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1150/42
La più importante legge in Italia in materia di governo del territorio è la Legge Urbanis ca Nazionale
1150/42. Questa legge, emanata negli ul mi anni del ventennio fascista, è rigida e razionale; essa prevede
la dis nzione in tre livelli di piani cazione, che possono essere generali o se oriali (rela vi a speci ci se ori,
come i piani di bacino o i piani paesaggis ci):
-1. Piani di area vasta
-2. Piani comunali
-3. Piani sub-comunali (a ua vi)
Le prescrizioni di ogni livello condizionano il livello successivo; i piani di terzo livello contengono invece
prescrizioni solo per i ci adini.
In realtà, già negli anni ‘60 dell’o ocento erano sta introdo dei piani per i comuni oltre 10.000 abitan : il
piano regolatore, come strumento rela vo solo all’area urbana, e il piano di ampliamento, per regolare
eventualmente l’urbanizzazione dei territori agricoli, na insieme all’introduzione del conce o di esproprio,
che me eva un limite all’esercizio della proprietà individuale. Il piano regolatore, che comunque non era
l’unica pologia di piano in Italia, ma era l’unica disciplinata a livello nazionale, verrà poi trasformato ed
esteso a tu a l’area comunale dalla legge del ‘42.
Strumento principale della 1150/42 era il PRG, il Piano Regolatore Generale, che prevedeva una rigida
dis nzione del territorio comunale in zone de nite dalla des nazione d’uso prevalente.
Tra le altre cose, il PRG era formato da:
-elabora gra ci di analisi
-elabora gra ci programma ci
-relazione
-Norme Tecniche di A uazione
-Regolamento Edilizio
Le NTA de niscono gli indici e i parametri per ogni zona; il RE è invece un documento tecnico-
amministra vo che disciplina l’a vità edilizia so o l’aspe o procedurale, este co e igienico sanitario,
nonché tecnico; elenca de agliatamente gli interven ammissibili, le documentazioni, le modalità, le
condizioni di rilascio dei toli ecc..
Secondo la LUN, il PRG era obbligatorio solo per un certo numero di comuni inseri in delle liste reda e dal
Ministero dei Lavori Pubblici. Per i comuni sprovvis di Piano Regolatore Generale, la 1150/42 prevedeva
l’adozione di un Regolamento Edilizio, che poteva essere facolta vamente accompagnato da un Programma
di Fabbricazione. Il PdF era una sorta di piano regolatore sempli cato, che conteneva le prescrizioni rela ve
soltanto all’area urbana di piccoli comuni o, al massimo, alle loro aree di espansione, oppure si pccupava
solo di una porzione di area urbana. A ualmente è quasi inu lizzato.
Il PRG aveva una durata illimitata nel tempo; ciò, assieme alla dis nzione in zone omogenee, rendeva la
piani cazione poco essibile nonché poco sostenibile (sia dal punto di vista ambientale che sociale). Per
questo mo vo, a par re dagli inizi del 2000, è stata introdo a una nuova categoria di piani cara erizza da
una bipar zione funzionale; in Campania, con la legge 16/2004, è stato introdo o il PUC. Questa pologia
di piani si ar cola in due i livelli:
-PSC. Livello stru urale, che de nisce delle invarian di piano. Il PSC ha durata illimitata, e stabilisce i
principi da seguire.
-POC. Livello opera vo, che ha durata limitata e coincidente con l’amministrazione comunale. De nisce le
modalità di a uazione degli obie vi stabili nel Piano stru urale Comunale.
-RUE. è uno strumento di piani cazione prescri vo, con validità a tempo indeterminato, che regolamenta
tu gli interven che a engono all'uso, alla conservazione e sos tuzione del patrimonio edilizio esistente
nelle aree storiche, nelle aree urbane consolidate e nel territorio rurale. Il RUE può stabilire, per le par del
territorio speci catamente individuate nel PSC, e in conformità alle previsioni del piano, la disciplina
par colareggiata degli usi e delle trasformazioni ammissibili, de andone i rela vi indici e parametri
urbanis ci ed edilizi.
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D.M. 1444/68
Il d.m. 1444/68, introdo o tra i decre a ua vi della L. 765/67 (Legge Ponte), de nisce le zone territoriali
omogenee, cioè la suddivisione del territorio in aree cara erizzate da una des nazione d’uso prevealente, e
gli standard urbanis ci, cioè le quan tà minime di dotazioni per ogni zto.
Nella redazione di un piano comunale, dimensionare signi ca stabilire in termini quan ta vi e qualita vi le
dotazioni necessarie per supportare il carico urbanis co connesso a ciascuna a vità. Una volta concluso il
dimensionamento, si procede alla distribuzione delle dotazioni sul territorio (disegno di piano), realizzando
una divisione in zone omogenee (zoning).
art. 3. Rappor massimi tra gli spazi des na agli insediamen residenziali e gli spazi pubblici o riserva alle a vità
colle ve, a verde pubblico o a parcheggi
Per gli insediamen residenziali, i rappor massimi di cui all'art. 17, penul mo comma, della legge n. 765, penul mo
comma, della legge n. 765 sono ssa in misura tale da assicurare per ogni abitante - insediato o da insediare - la
dotazione minima, inderogabile, di mq 18 per spazi pubblici o riserva alle a vità colle ve, a verde pubblico o a
parcheggio, con esclusione degli spazi des na alle sedi viarie.
Tale quan tà complessiva va ripar ta, di norma, nel modo appresso indicato:
a) mq 4,50 di aree per l'istruzione: asili nido, scuole materne e scuole dell'obbligo;
b) mq 2,00 di aree per a rezzature di interesse comune: religiose, culturali, sociali, assistenziali, sanitarie, amministra ve,
per pubblici servizi (u ci P.T., protezione civile, ecc.) ed altre;
c) mq 9,00 di aree per spazi pubblici a rezza a parco e per il gioco e lo sport, e e vamente u lizzabili per tali impian
con esclusione di fasce verdi lungo le strade ;
d) mq 2,50 di aree per parcheggi (in aggiunta alle super ci a parcheggio previste dall'art. 18 della legge n. 765. 18 della
legge n. 765): tali aree - in casi speciali - potranno essere distribuite su diversi livelli.
Ai ni dell'osservanza dei rappor suindica nella formazione degli strumen urbanis ci, si assume che, salvo diversa
dimostrazione, ad ogni abitante insediato o da insediare corrispondano mediamente 25 mq di super cie lorda abitabile
(pari a circa 80 mc vuoto per pieno), eventualmente maggiora di una quota non superiore a 5 mq (pari a circa 20 mc
vuoto per pieno) per le des nazioni non speci camente residenziali ma stre amente connesse con le residenze (negozi di
prima necessità, servizi colle vi per le abitazioni, studi professionali, ecc.).
Per le zone A e B, qualora non sia possibile raggiungere il dimensionamento da norma, è necessario
dimostrare l’e e vo impedimento e il modo in cui si ha intenzione di rimediare (ad esempio fornendo le
a rezzature nell’area fruibile più vicina).
Per le zone F, quando risul l'esigenza di prevedere le a rezzature stesse, devono avere almeno:
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- 1,5 mq/abitante per le a rezzature per l'istruzione superiore all'obbligo (is tu universitari esclusi);
- 1 mq/ abitante per le a rezzature sanitarie ed ospedaliere;
- 15 mq/ abitante per i parchi pubblici urbani e territoriali.
Il dm 1444/68 indica inoltre le altezze e le distanze massime tra i fabbrica per le varie zone:
- per le zone A, B e per le zone C in dire o rapporto con aree urbanizzate consolidate, non si devono
superare le altezze degli edi ci esisten , a meno di piani a ua vi che dispongano diversamente;
- per le altre zone, le altezze sono stabilite dagli strumen urbanis ci.
- per le zone A, le distanze minime non possono essere inferiori a quelle tra i volumi edi ca preesisten ;
- 10 m per i nuovi edi ci nelle altre zone, mentre per le zone C, la distanza minima deve essere almeno
uguale all’altezza dell’edi cio più alto se entrambe le pare sono nestrate o se una delle due è nestrata
ma si fronteggiano per più di 12 ml
- per le facciate separate da strade, la distanza minima deve essere proporzionata in base alla larghezza
della strada maggiorata di 5, 7.5, o 10 m per lato.
OPERE DI URBANIZZAZIONE
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ESPROPRIO
Esproprio per pubblica u lità: is tuto giuridico in virtù del quale la pubblica amministrazione può
privare un sogge o di uno o più beni immobili di sua proprietà per esigenze di pubblico interesse e
previo pagamento di una giusta indennità. Quindi l’ente pubblico acquisisce il diri o di proprietà
sull’immobile.
Nel tempo, numerose leggi hanno inciso sulla ques one espropria va. Le più an che sono la
L. 2359/1865, che introdusse il conce o stesso di esproprio, e la Legge di Napoli (L. 2892/1885),
volta allo sventramento dei vecchi quar eri malsani e alla costruzione di nuovi complessi edilizi per
il risanamento della ci à a seguito di una grave epidemia di colera (indennità di esproprio = media
tra valore venale e somma degli a riscossi negli ul mi 10 anni).
INDENNITÀ
L. 2359/1865 giusto prezzo che avrebbe il bene nel mercato (valore venale del bene)
Legge di Napoli (L. 2892/1885) l’indennizzo è pari alla media tra il valore venale e la somma deli
ul mi 10 anni di a
Sentenza della corte cos tuzionale del 29 maggio 1968: de nisce an cos tuzionali i vincoli
preordina all’esproprio permanen e non indennizza quindi ssa a 5 anni il limite di validità
L.1187/1968 Legge Tampone. Il vincolo decade se non è steso entro 5 anni il piano
par colareggiato o di lo zzazione convenzionata.
L. 359 del 1992 Legge amato: si torna all’indennità della legge di Napoli decurtata del 40%
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D. Il decreto di esproprio
L’autorità espropriante forma l’elenco dei proprietari che non hanno concordato la determinazione
dell’indennità di espropriazione e invita il proprietario interessato se vuole avvalersi di un collegio
di tecnici (uno nominato dal proprietario, uno dall’autorità espropriante ed uno dal presidente del
tribunale civile).
- Se il proprietario acce a il collegio di tecnici:
- vengono nomina 3 tecnici
Che depositano la loro
Relazione presso l’autorità
Espropriante
-Decorsi 30 gg, l’autorità
Espropriante autorizza il
Pagamento dell’indennità
Oppure ne ordina il deposito
Presso la Cassa deposi e
Pres per conto del
Proprietario
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Dell’indennità alla
Commissione provinciale che
Provvede entro 90 gg
D) Il decreto di esproprio
Una volta versata l’indennità (dire amente al proprietario, se acce ata, o alla Cassa deposi e
pres , se non acce ata), può essere emanato il decreto di esproprio, che viene no cato agli
interessa almeno 7 giorni prima dalla data prestabilita per l’esecuzione.
Se l’opera pubblica o di pubblica u lità non viene cominciata entro 10 anni dal decreto di
esproprio, l’espropriato può chiedere di far decadere la dichiarazione di pubblica u lità e che siano
dispos la res tuzione del bene espropriato e il pagamento di un’indennità (retrocessione).
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PEREQUAZIONE