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Riassunto del Codice Urbani
Melania Rinaldi
6 febbraio 2021
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Tutela
La tutela a sua volta si divide in 7 capi:
1. oggetto della tutela;
2. vigilanza ispezione;
3. protezione e conservazione;
4. circolazione in ambito nazionale;
5. circolazione in ambito internazionale;
6. ritrovamenti e scoperte; 7. espropriazione.
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2) Vigilanza e ispezione
La vigilanza riguarda i beni culturali pubblici, mentre l’ispezione riguarda
i beni privati. La vigilanza compete al Ministero, e può essere attuata anche
mediante forme di intesa e di coordinamento con le Regioni. L’ispezione,
invece, viene e ettuata dal soprintendente, che può procedere sempre (con
preavviso non inferiore a cinque giorni, tranne nei casi di estrema urgenza)
per accertare l’esistenza e lo stato di conservazione dei beni.
3) Protezione e conservazione
Il terzo capo si divide a sua volta in tre sezioni: misure di protezione,
misure di conservazione e altre forme di protezione.
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Misure di protezione:
In questa sezione vengono elencati gli interventi vietati e quelli soggetti
ad autorizzazione.
È vietato danneggiare, distruggere o adibire i beni culturali ad usi
incompatibili con il loro carattere storico artistico; inoltre è vietato
smembrare archivi dichiarati di interesse culturale. Sono invece soggetti ad
autorizzazione del Ministero lo spostamento di beni culturali, lo
smembramento di collezioni, lo scarto di documenti degli archivi, mentre le
opere di edilizia sono autorizzate dal soprintendente. Lo spostamento di beni
culturali dipendente dal cambio di dimora del detentore, deve essere
denunciato al soprintendente che deve prescrivere le misure necessarie ad
evitare danni nel trasporto. Il richiedente può presentare un progetto o una
descrizione tecnica dell’intervento al ine di richiedere l’autorizzazione. Se i
lavori non iniziano entro cinque anni dalla richiesta, il soprintendente può
dettare altre prescrizioni.
Le autorizzazioni in materia di edilizia devono essere rilasciate entro 120
giorni dalla ricezione della richiesta. Questo termine può essere sospeso
qualora la soprintendenza chieda chiarimenti oppure se risultano necessari
accertamenti di natura tecnica; la sospensione non deve superare però i 30
giorni. Decorso inutilmente il termine stabilito, il richiedente può di idare
l’amministrazione a provvedere. Se l’amministrazione non provvede nei 30
giorni successivi, il richiedente può rivolgersi ad un giudice (amministrativo).
Per gli interventi edilizi che necessitano di titolo abilitativo, si può
sempli icare la procedura presentando l’autorizzazione conseguita. Nel caso
di urgenza possono essere e ettuati degli interventi provvisori indispensabili
per evitare danni al bene, purché ne sia data immediata comunicazione alla
soprintendenza, per ottenere la necessaria autorizzazione riguardo i progetti
de initivi. Esistono inoltre alcune misure cautelari e preventive: il
soprintendente può ordinare la sospensione di interventi condotti in
di ormità dalla autorizzazione, e può anche sospendere interventi relativi a
cose per le quali non siano ancora intervenute la veri ica o la dichiarazione;
l’ordine si intende revocato se entro 30 giorni non è comunicato l’avvio del
procedimento. In caso di lavori pubblici in aree di interesse archeologico, il
soprintendente può richiedere l’esecuzione di saggi archeologici anche
prima della veri ica o della dichiarazione.
Misure di conservazione:
La conservazione è assicurata mediante attività di studio, prevenzione
(limitazione delle situazioni di rischio), manutenzione (mantenimento
dell’integrità) e restauro (intervento diretto sul bene inalizzato al recupero).
Lo Stato e gli altri enti pubblici hanno l’obbligo di assicurare sicurezza e
conservazione, mentre ai privati spetta solo la conservazione. Sui beni
culturali possono essere fatti interventi conservativi imposti o volontari:
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- il divieto di collocare cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edi ici
tutelati, salvo autorizzazione del soprintendente;
- il divieto di eseguire il distacco di a reschi, stemmi, gra iti, lapidi
eccetera...;
- il divieto di modi icare la destinazione d’uso degli studi di artista;
- l’individuazione delle aree pubbliche, da parte dei comuni, che abbiano
valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico nelle quali vietare o
limitare l’esercizio del commercio;
-la preservazione delle attività commerciali tradizionali.
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uno che deve accompagnare la circolazione dell’oggetto e uno che va nel
registro u iciale del Ministero); essa deve essere richiesta all’u icio
esportazione con una denuncia nella quale deve essere indicato il valore
della cosa o del bene. L’u icio, entro tre giorni dalla denuncia, contatta gli
u ici del Ministero per ottenere tutte le informazioni utili al ine di rilasciare o
negare l’attestato; ciò deve avvenire entro 40 giorni dalla presentazione della
cosa. Se le cose presentano interesse culturale, l’attestato viene negato,
dando invece inizio al procedimento di dichiarazione. L’u icio esportazione
può anche proporre al Ministero l’acquisto coattivo, al prezzo indicato nella
denuncia; in tal caso, il termine per il rilascio dell’attestato viene prorogato di
60 giorni, mentre il termine per la noti ica dell’acquisto coattivo è di 90
giorni dalla denuncia. Prima della noti ica, l’interessato può anche decidere
di rinunciare all’uscita dell’oggetto. Se il Ministero non risulta interessato, può
proporre alla Regione di appartenenza dell’u icio esportazione di acquistare
coattivamente la cosa.
Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita degli oggetti d’arte opera di
autore vivente risalenti a meno di cinquant’anni.
L’uscita temporane , invece, può essere autorizzata sia per i beni e le
cose per i quali è vietata l’uscita de initiva, sia per quelli che necessitano di
autorizzazione. Essi possono uscire per manifestazioni, mostre, esposizioni
d’arte di alto interesse culturale, se costituiscono il mobilio privato di cittadini
italiani in sedi diplomatiche all’estero, se devono essere sottoposti ad analisi
o interventi, o anche se la loro uscita viene richiesta in attuazione di accordi
internazionali in regime di reciprocità. Non possono comunque uscire i beni
suscettibili di subire danni e quelli che costituiscono il fondo principale di
una sezione. Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita temporanea dei mezzi
di trasporto aventi oltre 75 anni per la partecipazione a mostre e raduni
internazionali.
Chi intende far uscire temporaneamente una cosa o un bene soggetto
ad autorizzazione, deve fare denuncia per richiedere l attestato di
circolazione temporane , che deve contenere il valore e il responsabile della
custodia all’estero. Se la cosa presenta interesse culturale, viene avviato il
procedimento di dichiarazione, contestualmente al rilascio o al diniego
dell’autorizzazione. L’attestato ha inoltre due particolarità: deve contenere il
termine per il rientro del bene o della cosa (prorogabile ma non superiore a
18 mesi), ed il rilascio è sempre subordinato all’assicurazione. Queste due
particolarità non si applicano in caso di mobilio di ambasciatori, interventi
conservativi all’estero e accordi internazionali. Avverso il provvedimento di
diniego è ammesso ricorso amministrativo.
La spedizione in Italia da uno Stato membro e l’importazione da un Paese
terzo sono certi icati su richiesta dall’u icio di esportazione con validità
quinquennale, prorogata su richiesta.
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Contestualmente all’attestato di libera circolazione, se il bene deve
uscire dall’UE, risulta necessaria la licenza di esportazion , rilasciata dagli
u ici competenti del Ministero, che è valida per 6 mesi, e non può essere
rilasciata più di 30 giorni dopo l’attestato di libera circolazione. L’u icio di
esportazione può anche rilasciare, su richiesta, una licenza di esportazione
temporanea.
Premesso che un bene si considera uscito illecitamente quando supera il
termine del rientro nel proprio Stato di appartenenza, oppure quando vìola le
prescrizioni dell’autorizzazione, la restituzione è regolata nel seguente modo,
riguardo un bene uscito illecitamente da uno Stato membro, il Ministero:
- assicura la propria collaborazione
- fa eseguire ricerche su richiesta dell’altro Stato volte alla localizzazione
del bene
- noti ica il ritrovamento
- custodisce temporaneamente un bene ritrovato (se lo Stato richiedente
veri ica l’uscita illegittima entro 6 mesi dalla noti ica)
-favorisce l’amichevole composizione tra Stato richiedente e possessore/
detentore, proponendosi come arbitro
L’azione di restituzione avviene dopo che lo Stato richiedente ha
presentato un atto di citazione contenente un documento descrittivo del
bene che ne certi ichi la qualità di bene culturale e la dichiarazione di uscita
illecita. L’azione è promossa entro 3 anni dal giorno in cui il richiedente ha
avuto notizia del ritrovamento, ma si prescrive entro 30 anni; non si prescrive
invece (tempo indeterminato) per collezioni pubbliche museali, archivi, fondi
di biblioteche e istituzioni religiose. Tutte le spese di ricerca e restituzione
sono a carico dello Stato richiedente.
Il soggetto interessato, se riesce a dimostrare di aver avuto la diligenza
necessaria a seconda delle circostanze, può ottenere un indennizzo, che sarà
corrisposto dallo Stato richiedente all’atto della restituzione.
La restituzione di un bene all’Italia viene esercitata dal Ministero, di
intesa con il Ministero degli a ari esteri, davanti al giudice dello Stato
membro.
Se il bene non appartiene allo Stato, il Ministero provvede a consegnarlo,
ottenendo il rimborso delle spese sostenute. Qualora non si conosca chi sia
l’avente diritto, viene pubblicizzato il ritrovamento sulla Gazzetta U iciale;
decorsi 5 anni, il bene è acquisito dal demanio.
Presso il Ministero è istituita la banca dati dei beni illecitamente sottratti.
Al ine di sollecitare una maggiore reciproca conoscenza del patrimonio
culturale e della legislazione dei diversi stati membri, il Ministero promuove
opportuni accordi.
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6) Ritrovamenti e scoperte:
Le attività di ricerca delle cose indicate all’articolo 10, nel territorio
nazionale, sono riservate al Ministero, il quale può ordinare l’occupazione
temporanea degli immobili dove si devono eseguire le ricerche; il
proprietario dell’immobile ha però diritto ad un’indennità, che può essere
corrisposta in denaro o mediante rilascio delle cose ritrovate o di parte di
esse, quando non interessino le raccolte dello Stato. Il Ministero può anche
concedere a soggetti pubblici o privati (nonché al proprietario dell’immobile
dove verranno eseguite) l’esecuzione delle opere di ricerca. Il concessionario,
oltre alle prescrizioni imposte dell’atto di concessione, deve osservare tutte
le altre imposte dal Ministero. La concessione può essere revocata anche
quando il Ministero decide di sostituirsi al concessionario, e in quel caso
provvede a rimborsare tutte le spese occorse per le opere, con il relativo
importo issato dal Ministero. Se il concessionario non accetta l’importo
stabilito, viene chiamato un perito tecnico nominato dal presidente del
tribunale.
Nel caso in cui una persona scopra fortuitamente cose immobili o mobili
indicate all’articolo 10, deve fare denuncia entro 24 ore dal ritrovamento, al
sindaco o al soprintendente. Egli deve provvedere alla conservazione
temporanea delle stesse, anche prelevandole se necessario per la loro
sicurezza, ino all’arrivo dell’autorità competente. Le spese sostenute per la
custodia sono rimborsate dal Ministero.
Tutte le cose ritrovate nel sottosuolo e sui fondali marini, appartengono
allo Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, appartengono
rispettivamente al demanio o al patrimonio indisponibile. Gli oggetti
archeologici e storici rinvenuti nella zona di mare estesa 12 miglia marine a
partire dal limite esterno del mare territoriale, sono invece soggette alle
regole della convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio culturale
subacqueo.
Per i ritrovamenti è stabilito un premio dal Ministero. Per il proprietario
dell’immobile dove è avvenuto il ritrovamento, per il concessionario
dell’attività di ricerca e per lo scopritore fortuito che ha ottemperato agli
obblighi previsti, spetta non più di 1⁄4 del valore delle cose ritrovate, mentre
per il proprietario dell’immobile che sia anche concessionario dell’attività di
ricerca, spetta non più della metà del valore delle cose ritrovate. Il premio
può essere corrisposto in denaro o mediante rilascio di parte delle cose.
Nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto nel fondo altrui
senza il consenso del proprietario. La determinazione del premio spetta al
ministero che, in corso di stima, corrisponde a ciascuno degli aventi diritto
un acconto non superiore ad 1⁄5 del valore stimato. Essi possono anche
ri iutare la stima de initiva, designando un terzo in accordo con il Ministero,
che determini il valore. La nomina viene e ettuata, su richiesta di una delle
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parti, dal presidente del tribunale del luogo, e la determinazione del terzo è
impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.
7) Espropriazione
I Beni Culturali immobili e mobili possono essere espropriati per ini di
pubblica utilità, se questo riesce a migliorare le condizioni di tutela dei beni
medesimi. Il ministero può autorizzare anche gli altri enti ad e ettuare
l’espropriazione, e la pubblica utilità viene dichiarata con decreto
ministeriale. L’espropriazione di un immobile vicino ad un altro immobile
dichiarato bene culturale può avere la inalità di assicurarne la luce e la
prospettiva, garantirne il decoro o il godimento da parte del pubblico,
oppure si può espropriare per eseguire interventi di interesse archeologico.
Nel caso di espropriazione, viene data quindi un’indennità al proprietario, che
consiste nel prezzo che il bene avrebbe in una libera contrattazione
all’interno dello Stato.
Fruizione e valorizzazione
Il titolo secondo dei Beni Culturali si divide in tre capi: fruizione dei beni
culturali, principi della valorizzazione dei Beni Culturali e consultabilità dei
documenti degli archivi e tutela della riservatezza.
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Il Codice continua dicendo che la tutela del paesaggio, essendo parte
integrante dello sviluppo della cultura, serve a riconoscere e salvaguardare i
valori culturali che esso esprime. Della tutela, nonché della valorizzazione del
paesaggio, si occupano il Ministero e le regioni, de inendone le modalità,
anche tenendo conto delle proposte dell’osservatorio nazionale per la qualità
del paesaggio e degli obblighi issati dalle convenzioni internazionali.
I beni paesaggistici sono divisi in tre categorie:
- gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico;
- le aree tutelate per legge;
- gli immobili e le aree sottoposti a tutela dai piani paesaggistici.
Gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico si dividono in
bellezze individue e bellezze d’insieme. Le bellezze individue sono le cose
immobili che presentano importanti caratteri di bellezza naturale, e le ville,
giardini e parchi non considerati beni culturali, ma che si distinguono
comunque per la loro notevole bellezza. Le bellezze d’insieme, invece, sono
complessi di cose immobili che hanno valore estetico e tradizionale (es.
centri storici) e le bellezze panoramiche, compresi i punti di belvedere.
Tutte le bellezze di questa categoria, devono essere dichiarate di
notevole interesse pubblico. La proposta di interesse viene fatta da apposite
commissioni individuate dalle Regioni, ed è pubblicata per 90 giorni all’albo
pretorio e depositata presso gli u ici dei comuni interessati; ne viene inoltre
data notizia da almeno due quotidiani regionali e uno nazionale. Se si tratta di
una cosa privata, la comunicazione viene data anche al proprietario,
possessore o detentore che, assieme agli enti pubblici e a chiunque altro sia
interessato, può presentare osservazioni nei successivi 30 giorni. Ogni
dichiarazione viene poi pubblicata sulla Gazzetta U iciale della Repubblica e
sul Bollettino della Regione, e va a costituire parte integrante del piano
paesaggistico. Tutto ciò viene fatto perchè è necessario che tutti sappiano
che quella cosa è soggetta a vincolo.
Le aree tutelate per legge sono comunque di interesse paesaggistico e
non è necessaria la dichiarazione. Esse comprendono i iumi, i torrenti e i
corsi d’acqua inseriti in apposito elenco, la parte superiore a 1600 m per le
montagne delle alpi e 1200 m per gli Appennini, i ghiacciai, i parchi e le
riserve nazionali e regionali, le zone paludose, i vulcani e le zone di interesse
archeologico.
I piani paesaggistici comprendono almeno:
-l’analisi delle caratteristiche paesaggistiche del territorio
-la ricognizione degli immobili e delle aree di notevole interesse pubblico
-le misure necessarie per l’inserimento degli interventi di trasformazione
del territorio.
Inoltre, possono contenere:
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