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Appunti di legislazione dei beni

culturali
Riassunto del Codice Urbani

Melania Rinaldi
6 febbraio 2021

Appunti di legislazione dei beni culturali 1


Il Codice Urbani è un decreto legislativo del 2004, che è stato poi


integrato con due decreti correttivi nel 2006 e nel 2008. Esso si basa su
alcuni articoli della Costituzione, come ad esempio l’articolo 9, che
promuove lo sviluppo della cultura e la tutela del paesaggio e del patrimonio
storico e artistico, e l’art. 117, che dice che la valorizzazione dei beni culturali
è una materia che rientra nella potestà legislativa concorrente tra Stato e
Regioni.
Essa si divide in cinque parti:
1- disposizioni generali;
2- beni culturali;
3- beni paesaggistici;
4- sanzioni;
5- disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata in vigore.

PARTE PRIMA: DISPOSIZIONI GENERALI


La prima parte del codice dice che lo Stato, le Regioni, le città
metropolitane, le Province e i Comuni devono assicurare tutela, fruizione e
valorizzazione del patrimonio culturale, mentre gli Enti pubblici non
territoriali sono tenuti ad assicurarne tutela e fruizione, e i privati devono
invece assicurarne la tutela. Esso dà inoltre una prima de inizione che
distingue tra beni culturali è beni paesaggistici:
- i beni cultural sono le cose immobili e mobili che presentano interesse
artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e
bibliogra ico;
- i beni paesaggistic sono gli immobili e le aree costituenti espressione
dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio.
Il codice dà poi le de inizioni di tutela e valorizzazione del patrimonio
culturale:
- la tutel consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle
attività dirette ad
individuare i beni costituenti il patrimonio culturale e da garantirne la
protezione e la
conservazione per ini di pubblica fruizione;
- la valorizzazion consiste nell’esercizio delle funzioni e della disciplina
delle attività
dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad
assicurare la
fruizione del patrimonio stesso.
Tutti gli interventi operativi di tutela, fruizione e valorizzazione sono
a idati alle competenze di archeologi, archivisti, bibliotecari,
demoetnoantropologi, antropologi isici, restauratori di beni culturali e storici
dell’arte in possesso di adeguata formazione ed esperienza professionale. Un

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discorso a parte viene fatto per le regioni e province ad autonomia speciale,


che conservano le proprie potestà, e per i beni culturali di interesse religioso,
ai quali il ministero provvede in accordo con le rispettive autorità.

PARTE SECONDA: BENI CULTURALI


La parte seconda si divide in 3 titoli: tutela, fruizione e valorizzazione e
norme transitorie.

Tutela
La tutela a sua volta si divide in 7 capi:
1. oggetto della tutela;
2. vigilanza ispezione;
3. protezione e conservazione;
4. circolazione in ambito nazionale;
5. circolazione in ambito internazionale;
6. ritrovamenti e scoperte; 7. espropriazione.

1) Oggetto della tutela


L’articolo 10 è un elenco delle cose che possono essere considerate beni
culturali. I primi due commi si riferiscono alle cose appartenenti ad enti
pubblici; in essi si dice che sono Beni Culturali le cose immobili e mobili che
presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico,
oltre alle raccolte di musei, pinacoteche, gallerie, archivi, raccolte librarie,
biblioteche e singoli documenti. Il terzo comma, invece, si riferisce alle cose
appartenenti ad altri soggetti, cioè privati, e fa un elenco molto simile a
quello dei commi precedenti, ma aggiungendo che le cose elencate devono
presentare interesse storico particolarmente importante o eccezionale
interesse culturale. L’ultimo comma invece speci ica alcune cose comprese
negli elenchi precedenti, ad esempio cose di interesse numismatico,
manoscritti, carte geogra iche spartiti musicali, fotogra ie e pellicole che
presentino carattere di rarità e di pregio, o anche cose che interessano la
paleontologia, la preistoria e le antiche civiltà, i siti minerari di interesse
storico, le navi di interesse storico, artistico, e così via.
Non sono invece considerati beni culturali le cose che siano opera di
autore evidente ho la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquant’anni, se
mobili, o ad oltre settant’anni se immobili.
L’articolo 11 invece, elenca alcune cose che sono assoggettate ad articoli
successivi, come ad esempio:
- A reschi, stemmi, gra iti, lapidi ed altri elementi decorativi di edi ici;
- Studi d’artista;
- Aree pubbliche;
- Opere di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre 50 anni;

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- Opere di architettura contemporanea di particolare valore artistico;


- Fotogra ie e opere cinematogra iche;
- Mezzi di trasporto aventi più di 75 anni.
A inché una cosa sia considerata bene culturale deve sottostare ad un
procedimento di veri ica, se appartiene ad un ente pubblico, o di
dichiarazione, se appartiene ad un privato.
Il procedimento di veri ica dell’interesse culturale presuppone una
presunzione di interesse culturale: i beni pubblici vengono trattati come beni
culturali anche prima che ne venga accertato l’interesse. I competenti organi
del ministero si occupano di veri icare la sussistenza dell’interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico; qualora nelle cose non sia stato
riscontrato interesse, esse vengono escluse dalle disposizioni del Codice
Urbani. Nel caso in cui la veri ica con esito negativo avvenga su cose
appartenenti al demanio dello Stato, si procede alla sdemanializzazione, a
meno che non sussistano altre ragioni di pubblico interesse.
Il procedimento di dichiarazione dell’interesse culturale viene avviato dal
soprintendente, che ne dà comunicazione al proprietario, possessore o
detentore. La comunicazione di avvio del procedimento contiene gli
elementi di identi icazione della cosa e il termine, comunque non inferiore a
30 giorni, per la presentazione di eventuali osservazioni. Se il procedimento
riguarda complessi immobiliari, la comunicazione viene inviata anche al
Comune e alla città metropolitana.
La dichiarazione di interesse culturale viene noti icata tramite messo
comunale o a mezzo posta raccomandata con avviso di ricevimento. Avverso
il procedimento di dichiarazione è ammesso ricorso al ministero entro 30
giorni dalla noti ica della dichiarazione. Il Ministero decide sul ricorso entro
90 giorni dalla presentazione dello stesso e, qualora lo accolga, annulla o
riformula l’atto. Il Ministero inoltre assicura la catalogazione dei beni culturali,
la cui consultazione è disciplinata in modo da garantire la sicurezza e la
tutela della riservatezza dei beni.

2) Vigilanza e ispezione
La vigilanza riguarda i beni culturali pubblici, mentre l’ispezione riguarda
i beni privati. La vigilanza compete al Ministero, e può essere attuata anche
mediante forme di intesa e di coordinamento con le Regioni. L’ispezione,
invece, viene e ettuata dal soprintendente, che può procedere sempre (con
preavviso non inferiore a cinque giorni, tranne nei casi di estrema urgenza)
per accertare l’esistenza e lo stato di conservazione dei beni.

3) Protezione e conservazione
Il terzo capo si divide a sua volta in tre sezioni: misure di protezione,
misure di conservazione e altre forme di protezione.

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Misure di protezione:
In questa sezione vengono elencati gli interventi vietati e quelli soggetti
ad autorizzazione.
È vietato danneggiare, distruggere o adibire i beni culturali ad usi
incompatibili con il loro carattere storico artistico; inoltre è vietato
smembrare archivi dichiarati di interesse culturale. Sono invece soggetti ad
autorizzazione del Ministero lo spostamento di beni culturali, lo
smembramento di collezioni, lo scarto di documenti degli archivi, mentre le
opere di edilizia sono autorizzate dal soprintendente. Lo spostamento di beni
culturali dipendente dal cambio di dimora del detentore, deve essere
denunciato al soprintendente che deve prescrivere le misure necessarie ad
evitare danni nel trasporto. Il richiedente può presentare un progetto o una
descrizione tecnica dell’intervento al ine di richiedere l’autorizzazione. Se i
lavori non iniziano entro cinque anni dalla richiesta, il soprintendente può
dettare altre prescrizioni.
Le autorizzazioni in materia di edilizia devono essere rilasciate entro 120
giorni dalla ricezione della richiesta. Questo termine può essere sospeso
qualora la soprintendenza chieda chiarimenti oppure se risultano necessari
accertamenti di natura tecnica; la sospensione non deve superare però i 30
giorni. Decorso inutilmente il termine stabilito, il richiedente può di idare
l’amministrazione a provvedere. Se l’amministrazione non provvede nei 30
giorni successivi, il richiedente può rivolgersi ad un giudice (amministrativo).
Per gli interventi edilizi che necessitano di titolo abilitativo, si può
sempli icare la procedura presentando l’autorizzazione conseguita. Nel caso
di urgenza possono essere e ettuati degli interventi provvisori indispensabili
per evitare danni al bene, purché ne sia data immediata comunicazione alla
soprintendenza, per ottenere la necessaria autorizzazione riguardo i progetti
de initivi. Esistono inoltre alcune misure cautelari e preventive: il
soprintendente può ordinare la sospensione di interventi condotti in
di ormità dalla autorizzazione, e può anche sospendere interventi relativi a
cose per le quali non siano ancora intervenute la veri ica o la dichiarazione;
l’ordine si intende revocato se entro 30 giorni non è comunicato l’avvio del
procedimento. In caso di lavori pubblici in aree di interesse archeologico, il
soprintendente può richiedere l’esecuzione di saggi archeologici anche
prima della veri ica o della dichiarazione.

Misure di conservazione:
La conservazione è assicurata mediante attività di studio, prevenzione
(limitazione delle situazioni di rischio), manutenzione (mantenimento
dell’integrità) e restauro (intervento diretto sul bene inalizzato al recupero).
Lo Stato e gli altri enti pubblici hanno l’obbligo di assicurare sicurezza e
conservazione, mentre ai privati spetta solo la conservazione. Sui beni
culturali possono essere fatti interventi conservativi imposti o volontari:

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- Interventi impost : vengono imposti dal Ministero. Il soprintendente


redige una relazione tecnica che viene inviata al proprietario, possessore o
detentore, che entro 30 giorni può far pervenire delle osservazioni. Il
soprintendente, se non ritiene necessaria l’esecuzione diretta dei lavori, può
assegnare al proprietario un termine per la presentazione del progetto
esecutivo; se questo non viene rispettato, oppure se il progetto non è
conforme alle indicazioni del soprintendente, si procede con l’esecuzione
diretta. Le spese sono a carico del proprietario, ma sei beni sono in uso o
godimento pubblico, il ministero può concorrere in tutto in parte alla spesa.
Se le spese sono sostenute dal proprietario, il ministero provvede al
rimborso, anche mediante acconti. Se le spese sono sostenute dal ministero,
esso provvede a recupero della parte che spetta al proprietario.
- Interventi volontar : gli interventi conservativi volontari sono autorizzati
dal soprintendente, che può certi icare il carattere necessario dell’intervento
ai ini della concessione dei contributi. Questi possono essere in conto
capitale o in conto interessi. I contributi in conto capitale sono un
ammontare non superiore alla metà della spesa sostenuta dal proprietario,
ma se il bene è ad uso pubblico, il ministero può concorrere alla spesa ino al
suo intero ammontare. Il contributo è concesso al lavoro ultimati o mediante
acconti sulla base dell’avanzamento certi icato dei lavori; se gli interventi non
sono stati regolarmente eseguiti, il bene iciario deve restituire gli acconti. Il
contributo in conto interessi, invece, riguarda solo gli interessi sui mutui o
altre forme di credito, e può essere concesso anche per opere di architettura
contemporanea di cui il ministero abbia riconosciuto il particolare valore
artistico. I Beni Culturali restaurati con il concorso dello Stato, sono resi
accessibili al pubblico.
Il ministero anche la facoltà della custodia coattiva, cioè di custodire
temporaneamente vedi al ine di assicurarne la conservazione. Il proprietario
ha la possibilità di tutelarsi con ricorso amministrativo rivolgendosi al
giudice, come ogni volta che il ministero esercita un potere forte.

Altre forme di protezione:


Il ministero ha la facoltà di tutelare indirettamente i Beni Culturali
evitando che ne sia messa in pericolo la prospettiva, la luce o le condizioni di
ambiente e di decoro. Il soprintendente avvia il procedimento di tutela
indiretta, comunicandolo al proprietario o, in caso di innumerevoli
destinatari, mediante idonee forme di pubblicità. Nel caso di complessi
immobiliari, la comunicazione va anche al Comune e alla Città Metropolitana.
La comunicazione comporta la temporanea immodi icabilità dell’immobile,
limitatamente agli aspetti cui si riferiscono le prescrizioni. Il provvedimento è
noti icato tramite messo comunale a mezzo posta raccomandata e trascritto
nei registri immobiliari. È ammesso ricorso amministrativo.
Le altre forme di produzione comprendono:

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- il divieto di collocare cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edi ici
tutelati, salvo autorizzazione del soprintendente;
- il divieto di eseguire il distacco di a reschi, stemmi, gra iti, lapidi
eccetera...;
- il divieto di modi icare la destinazione d’uso degli studi di artista;
- l’individuazione delle aree pubbliche, da parte dei comuni, che abbiano
valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico nelle quali vietare o
limitare l’esercizio del commercio;
-la preservazione delle attività commerciali tradizionali.

4) Circolazione in ambito nazionale:


I beni culturali appartenenti allo Stato e agli altri enti pubblici che
rientrino nelle tipologie elencate all’articolo 822 del Codice Civile
costituiscono il demanio culturale, e non possono essere alienati se non nei
limiti previsti dal Codice Urbani. Sono poi elencati i beni inalienabili, ad
esempio gli immobili e le aree di interesse archeologico, le raccolte di musei,
pinacoteche, gallerie e biblioteche, gli archivi e le cose appartenenti allo
Stato anche prima della conclusione del procedimento di veri ica. Se esso si
conclude con esito negativo, le cose saranno liberamente alienabili. Ci sono
poi altri beni che sono alienabili su autorizzazione del soprintendente;
l’autorizzazione può essere di due tipi: quali icata o semplice. L’autorizzazione
quali icata serve per i beni culturali immobili non elencati precedentemente
come beni inalienabili; tutti gli altri beni culturali (non inalienabili e non
immobili) possono essere alienati con autorizzazione semplice, un tipo di
autorizzazione che contiene meno elementi rispetto a quella quali icata.
Per quanto riguarda i beni privati, la cessione in favore dello Stato non è
soggetta ad autorizzazione; la permuta dei beni appartenenti allo Stato non
alienabili o per i quali serve un’autorizzazione quali icata è invece autorizzata
qualora dalla permuta derivi un arricchimento delle raccolte pubbliche.
Per trasferire o alienare beni privati è necessaria una denuncia di
trasferimento. La denuncia deve essere e ettuata entro 30 giorni:
-dall’alienante o dal cedette in caso di alienazione a titolo oneroso
gratuito;
-dall’acquirente in caso di trasferimento avvenuto nell’ambito di
procedure di vendita forzata; -dall’erede in caso di successione a causa di
morte.
La denuncia viene presentata al soprintendente e deve contenere i dati
identi icativi delle parti e le rispettive sottoscrizioni, i dati identi icativi del
bene, il luogo, la tipologia del trasferimento e l’indicazione del domicilio delle
parti. La denuncia incompleta o imprecisa si considera non avvenuta, e
comporta sanzioni penali.

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La denuncia serve per l’applicazione di tutte le norme in materia di


tutela, ad esempio ispezione, conservazione, e anche per l’esercizio della
prelazione. La prelazione è la possibilità, per il Ministero e per gli altri enti
pubblici territoriali, di acquistare un bene culturale al medesimo prezzo
stabilito nell’atto di alienazione. La prelazione può essere esercitata entro 60
giorni dalla denuncia, o 180 se essa risulta tardiva o incompleta. Se il prezzo
non è stabilito nell’atto di alienazione, esso è determinato d’u icio dal
soggetto che procede alla prelazione. Se l’alienante non accetta il prezzo
stabilito, le parti si accordano per la nomina di un terzo che lo stabilisca,
oppure si rivolgono al presidente del tribolare del luogo per la nomina del
terzo. Nel caso in cui il Ministero eserciti la prelazione solo su parte delle
cose alienate, l’acquirente ha la facoltà di recedere dal contratto. Quando il
soprintendente del luogo riceve la denuncia di prelazione, ne dà immediata
comunicazione agli Enti pubblici territoriali che potrebbero essere
interessati; Gli Enti, entro 20 giorni dalla denuncia, possono formulare al
Ministero una proposta di prelazione, e il Ministero può rinunciare alla
prelazione trasferendone la facoltà all’ente interessato.
Le attività commerciali di cose antiche e usate devono essere denunciate
all’autorità locale di pubblica sicurezza, che la trasmette al soprintendente e
alla Regione, e deve essere tenuto il registro con le operazioni giornaliere
eseguite. Il soprintendente veri ica l’adempimento dell’obbligo con ispezioni
periodiche, anche mediante i carabinieri. Con ogni vendita sussiste l’obbligo
di consegnare all’acquirente la documentazione che attesti l’autenticità o
almeno la probabile provenienza delle opere, o comunque tutte le
informazioni disponibili. Tale dichiarazione è apposta su copia fotogra ica
dell’opera.

5) Circolazione in ambito internazionale:


La circolazione in ambito internazionale è limitata per garantire l’integrità
del patrimonio culturale e la fruizione da parte del popolo italiano. I beni
costituenti il patrimonio culturale non sono assimilabili a merci.
L’uscita de initiv dal territorio italiano è vietata per tutti i beni culturali
appartenenti ai commi 1, 2 e 3 dell’articolo 10, e per le cose appartenenti allo
Stato (comma 1), di autore non più vivente e di oltre 50 anni, per le quali non
sia ancora stata e ettuata la veri ica.
L’uscita de initiva è soggetta ad autorizzazione:
- per tutte le cose, a chiunque appartenenti, che presentino interesse
culturale e che siano opera di autore non più vivente;
- per gli archivi e documenti appartenenti a privati che presentano
interesse culturale;
- per alcune cose appartenenti all’articolo 11.
L’autorizzazione consiste nel ’attestato di libera circolazione che ha
validità triennale ed è redatto in tre originali (uno depositato agli atti d’u icio,

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uno che deve accompagnare la circolazione dell’oggetto e uno che va nel
registro u iciale del Ministero); essa deve essere richiesta all’u icio
esportazione con una denuncia nella quale deve essere indicato il valore
della cosa o del bene. L’u icio, entro tre giorni dalla denuncia, contatta gli
u ici del Ministero per ottenere tutte le informazioni utili al ine di rilasciare o
negare l’attestato; ciò deve avvenire entro 40 giorni dalla presentazione della
cosa. Se le cose presentano interesse culturale, l’attestato viene negato,
dando invece inizio al procedimento di dichiarazione. L’u icio esportazione
può anche proporre al Ministero l’acquisto coattivo, al prezzo indicato nella
denuncia; in tal caso, il termine per il rilascio dell’attestato viene prorogato di
60 giorni, mentre il termine per la noti ica dell’acquisto coattivo è di 90
giorni dalla denuncia. Prima della noti ica, l’interessato può anche decidere
di rinunciare all’uscita dell’oggetto. Se il Ministero non risulta interessato, può
proporre alla Regione di appartenenza dell’u icio esportazione di acquistare
coattivamente la cosa.
Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita degli oggetti d’arte opera di
autore vivente risalenti a meno di cinquant’anni.
L’uscita temporane , invece, può essere autorizzata sia per i beni e le
cose per i quali è vietata l’uscita de initiva, sia per quelli che necessitano di
autorizzazione. Essi possono uscire per manifestazioni, mostre, esposizioni
d’arte di alto interesse culturale, se costituiscono il mobilio privato di cittadini
italiani in sedi diplomatiche all’estero, se devono essere sottoposti ad analisi
o interventi, o anche se la loro uscita viene richiesta in attuazione di accordi
internazionali in regime di reciprocità. Non possono comunque uscire i beni
suscettibili di subire danni e quelli che costituiscono il fondo principale di
una sezione. Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita temporanea dei mezzi
di trasporto aventi oltre 75 anni per la partecipazione a mostre e raduni
internazionali.
Chi intende far uscire temporaneamente una cosa o un bene soggetto
ad autorizzazione, deve fare denuncia per richiedere l attestato di
circolazione temporane , che deve contenere il valore e il responsabile della
custodia all’estero. Se la cosa presenta interesse culturale, viene avviato il
procedimento di dichiarazione, contestualmente al rilascio o al diniego
dell’autorizzazione. L’attestato ha inoltre due particolarità: deve contenere il
termine per il rientro del bene o della cosa (prorogabile ma non superiore a
18 mesi), ed il rilascio è sempre subordinato all’assicurazione. Queste due
particolarità non si applicano in caso di mobilio di ambasciatori, interventi
conservativi all’estero e accordi internazionali. Avverso il provvedimento di
diniego è ammesso ricorso amministrativo.
La spedizione in Italia da uno Stato membro e l’importazione da un Paese
terzo sono certi icati su richiesta dall’u icio di esportazione con validità
quinquennale, prorogata su richiesta.

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Contestualmente all’attestato di libera circolazione, se il bene deve
uscire dall’UE, risulta necessaria la licenza di esportazion , rilasciata dagli
u ici competenti del Ministero, che è valida per 6 mesi, e non può essere
rilasciata più di 30 giorni dopo l’attestato di libera circolazione. L’u icio di
esportazione può anche rilasciare, su richiesta, una licenza di esportazione
temporanea.
Premesso che un bene si considera uscito illecitamente quando supera il
termine del rientro nel proprio Stato di appartenenza, oppure quando vìola le
prescrizioni dell’autorizzazione, la restituzione è regolata nel seguente modo,
riguardo un bene uscito illecitamente da uno Stato membro, il Ministero:
- assicura la propria collaborazione
- fa eseguire ricerche su richiesta dell’altro Stato volte alla localizzazione
del bene
- noti ica il ritrovamento
- custodisce temporaneamente un bene ritrovato (se lo Stato richiedente
veri ica l’uscita illegittima entro 6 mesi dalla noti ica)
-favorisce l’amichevole composizione tra Stato richiedente e possessore/
detentore, proponendosi come arbitro
L’azione di restituzione avviene dopo che lo Stato richiedente ha
presentato un atto di citazione contenente un documento descrittivo del
bene che ne certi ichi la qualità di bene culturale e la dichiarazione di uscita
illecita. L’azione è promossa entro 3 anni dal giorno in cui il richiedente ha
avuto notizia del ritrovamento, ma si prescrive entro 30 anni; non si prescrive
invece (tempo indeterminato) per collezioni pubbliche museali, archivi, fondi
di biblioteche e istituzioni religiose. Tutte le spese di ricerca e restituzione
sono a carico dello Stato richiedente.
Il soggetto interessato, se riesce a dimostrare di aver avuto la diligenza
necessaria a seconda delle circostanze, può ottenere un indennizzo, che sarà
corrisposto dallo Stato richiedente all’atto della restituzione.
La restituzione di un bene all’Italia viene esercitata dal Ministero, di
intesa con il Ministero degli a ari esteri, davanti al giudice dello Stato
membro.
Se il bene non appartiene allo Stato, il Ministero provvede a consegnarlo,
ottenendo il rimborso delle spese sostenute. Qualora non si conosca chi sia
l’avente diritto, viene pubblicizzato il ritrovamento sulla Gazzetta U iciale;
decorsi 5 anni, il bene è acquisito dal demanio.
Presso il Ministero è istituita la banca dati dei beni illecitamente sottratti.
Al ine di sollecitare una maggiore reciproca conoscenza del patrimonio
culturale e della legislazione dei diversi stati membri, il Ministero promuove
opportuni accordi.

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6) Ritrovamenti e scoperte:
Le attività di ricerca delle cose indicate all’articolo 10, nel territorio
nazionale, sono riservate al Ministero, il quale può ordinare l’occupazione
temporanea degli immobili dove si devono eseguire le ricerche; il
proprietario dell’immobile ha però diritto ad un’indennità, che può essere
corrisposta in denaro o mediante rilascio delle cose ritrovate o di parte di
esse, quando non interessino le raccolte dello Stato. Il Ministero può anche
concedere a soggetti pubblici o privati (nonché al proprietario dell’immobile
dove verranno eseguite) l’esecuzione delle opere di ricerca. Il concessionario,
oltre alle prescrizioni imposte dell’atto di concessione, deve osservare tutte
le altre imposte dal Ministero. La concessione può essere revocata anche
quando il Ministero decide di sostituirsi al concessionario, e in quel caso
provvede a rimborsare tutte le spese occorse per le opere, con il relativo
importo issato dal Ministero. Se il concessionario non accetta l’importo
stabilito, viene chiamato un perito tecnico nominato dal presidente del
tribunale.
Nel caso in cui una persona scopra fortuitamente cose immobili o mobili
indicate all’articolo 10, deve fare denuncia entro 24 ore dal ritrovamento, al
sindaco o al soprintendente. Egli deve provvedere alla conservazione
temporanea delle stesse, anche prelevandole se necessario per la loro
sicurezza, ino all’arrivo dell’autorità competente. Le spese sostenute per la
custodia sono rimborsate dal Ministero.
Tutte le cose ritrovate nel sottosuolo e sui fondali marini, appartengono
allo Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, appartengono
rispettivamente al demanio o al patrimonio indisponibile. Gli oggetti
archeologici e storici rinvenuti nella zona di mare estesa 12 miglia marine a
partire dal limite esterno del mare territoriale, sono invece soggette alle
regole della convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio culturale
subacqueo.
Per i ritrovamenti è stabilito un premio dal Ministero. Per il proprietario
dell’immobile dove è avvenuto il ritrovamento, per il concessionario
dell’attività di ricerca e per lo scopritore fortuito che ha ottemperato agli
obblighi previsti, spetta non più di 1⁄4 del valore delle cose ritrovate, mentre
per il proprietario dell’immobile che sia anche concessionario dell’attività di
ricerca, spetta non più della metà del valore delle cose ritrovate. Il premio
può essere corrisposto in denaro o mediante rilascio di parte delle cose.
Nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto nel fondo altrui
senza il consenso del proprietario. La determinazione del premio spetta al
ministero che, in corso di stima, corrisponde a ciascuno degli aventi diritto
un acconto non superiore ad 1⁄5 del valore stimato. Essi possono anche
ri iutare la stima de initiva, designando un terzo in accordo con il Ministero,
che determini il valore. La nomina viene e ettuata, su richiesta di una delle

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parti, dal presidente del tribunale del luogo, e la determinazione del terzo è
impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.

7) Espropriazione
I Beni Culturali immobili e mobili possono essere espropriati per ini di
pubblica utilità, se questo riesce a migliorare le condizioni di tutela dei beni
medesimi. Il ministero può autorizzare anche gli altri enti ad e ettuare
l’espropriazione, e la pubblica utilità viene dichiarata con decreto
ministeriale. L’espropriazione di un immobile vicino ad un altro immobile
dichiarato bene culturale può avere la inalità di assicurarne la luce e la
prospettiva, garantirne il decoro o il godimento da parte del pubblico,
oppure si può espropriare per eseguire interventi di interesse archeologico.
Nel caso di espropriazione, viene data quindi un’indennità al proprietario, che
consiste nel prezzo che il bene avrebbe in una libera contrattazione
all’interno dello Stato.

Fruizione e valorizzazione
Il titolo secondo dei Beni Culturali si divide in tre capi: fruizione dei beni
culturali, principi della valorizzazione dei Beni Culturali e consultabilità dei
documenti degli archivi e tutela della riservatezza.

1) Fruizione dei beni culturali


I principi generali riguardanti la fruizione dei beni culturali cominciano
con l’elencare quali siano gli istituti e luoghi della cultura. Essi sono
inalienabili, e comprendono:
-Museo, biblioteca e archivio, che sono strutture permanenti; il museo ha
inalità di educazione e di studio, la biblioteca promuove la lettura e lo studio
e l’archivio conserva documenti originali per inalità di studio di ricerca.
-Area archeologica, sito caratterizzato dalla presenza di resti fossili,
manufatti o strutture preistoriche o di età antica;
-Parco archeologico, attrezzato come museo all’aperto;
-Complesso monumentale, un insieme di fabbricati edi icati in epoche
diverse con rilevanza artistica, storica o etnoantropologica.
I luoghi della cultura appartenenti a privati possono essere assoggettati a
visita da parte del pubblico con modalità da concordare tra il proprietario ed
il soprintendente.
I luoghi e gli istituti della cultura appartenenti ad enti pubblici invece,
devono essere usufruibili e l’accesso può essere gratuito o a pagamento.
L’accesso a biblioteche e archivi pubblici per inalità di lettura, studio e
ricerca è gratuito; nei casi di accesso a pagamento, invece, il ministero e gli
altri enti territoriali determinano le categorie di biglietti, il prezzo, i casi di

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accesso gratuito, le modalità di emissione, distribuzione e vendita del


biglietto, e di riscossione del corrispettivo.
Lo Stato gli altri enti possono concedere l’uso individuale o strumentale
e precario di Beni Culturali; l’individuale può essere concesso per inalità
compatibili con la loro destinazione, a singoli richiedenti determinando il
canone dovuto. I canone di concessione sono corrisposti, di regola, in via
anticipata. L’uso strumentale, invece, consiste nel consentire la riproduzione
dei Beni Culturali, ma di regola è vietato trarre calchi, per contatto, dagli
originali. Sono invece consentiti, previa autorizzazione, i calchi da copie già
esistenti nonché quelli ottenuti escludendo il contatto diretto. I proventi
derivanti dalla vendita dei biglietti degli istituti appartenenti allo Stato, per il
principio della circolarità, sono sempre destinati ai Beni Culturali. Essi sono
versati ai soggetti pubblici cui gli istituti o i luoghi appartengono o sono in
consegna, e sono destinati, ad esempio, alla conservazione, al
funzionamento, alla valorizzazione degli istituti e dei luoghi della cultura,
all’espropriazione o all’acquisto di beni culturali. Invece i proventi derivanti
dalla vendita dei biglietti di ingresso ad istituti appartenenti ad altri soggetti
pubblici, sono destinati all’incremento ed alla valorizzazione del patrimonio
culturale.

3) Consultabilità dei documenti degli archivi e tutela della riservatezza


I documenti conservati negli archivi di Stato e di ogni altro ente sono
liberamente consultabili, ad eccezione di quelli di carattere riservato, relativi
alla politica estera o interna, che diventano consultabili cinquant’anni dopo la
loro data, e di quelli contenenti dati sensibili, che diventano consultabili
quarant’anni dopo. Il termine è di settant’anni se i dati rivelano lo stato di
salute, la vita sessuale o rapporti riservati di tipo familiare. Il Ministro
dell’Interno, previo parere del direttore dell’archivio di Stato, può però
autorizzare la consultazione per scopi storici di documenti di carattere
riservato, anche prima della scadenza dei termini. La riservatezza infatti, non
è stabilita solo dal Ministero dei Beni Culturali, ma anche di intesa con il
Ministero degli Interni. Anche gli archivi privati ed i singoli documenti
appartenenti a privati sono consultabili da studiosi, che ne devono fare
richiesta al soprintendente, per scopi storici; le spese sono a carico dello
studioso, e sono esclusi dalla consultazione i documenti riservati.

PARTE TERZA: BENI PAESAGGISTICI


Il Codice Urbani dà la prima de inizione di “paesaggio ; inizialmente, la
caratteristica principale che individuava un paesaggio era l’omogeneità, ma
nel 2008 viene modi icato come “territorio espressivo d’identità, il cui
carattere deriva da fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”.

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Il Codice continua dicendo che la tutela del paesaggio, essendo parte
integrante dello sviluppo della cultura, serve a riconoscere e salvaguardare i
valori culturali che esso esprime. Della tutela, nonché della valorizzazione del
paesaggio, si occupano il Ministero e le regioni, de inendone le modalità,
anche tenendo conto delle proposte dell’osservatorio nazionale per la qualità
del paesaggio e degli obblighi issati dalle convenzioni internazionali.
I beni paesaggistici sono divisi in tre categorie:
- gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico;
- le aree tutelate per legge;
- gli immobili e le aree sottoposti a tutela dai piani paesaggistici.
Gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico si dividono in
bellezze individue e bellezze d’insieme. Le bellezze individue sono le cose
immobili che presentano importanti caratteri di bellezza naturale, e le ville,
giardini e parchi non considerati beni culturali, ma che si distinguono
comunque per la loro notevole bellezza. Le bellezze d’insieme, invece, sono
complessi di cose immobili che hanno valore estetico e tradizionale (es.
centri storici) e le bellezze panoramiche, compresi i punti di belvedere.
Tutte le bellezze di questa categoria, devono essere dichiarate di
notevole interesse pubblico. La proposta di interesse viene fatta da apposite
commissioni individuate dalle Regioni, ed è pubblicata per 90 giorni all’albo
pretorio e depositata presso gli u ici dei comuni interessati; ne viene inoltre
data notizia da almeno due quotidiani regionali e uno nazionale. Se si tratta di
una cosa privata, la comunicazione viene data anche al proprietario,
possessore o detentore che, assieme agli enti pubblici e a chiunque altro sia
interessato, può presentare osservazioni nei successivi 30 giorni. Ogni
dichiarazione viene poi pubblicata sulla Gazzetta U iciale della Repubblica e
sul Bollettino della Regione, e va a costituire parte integrante del piano
paesaggistico. Tutto ciò viene fatto perchè è necessario che tutti sappiano
che quella cosa è soggetta a vincolo.
Le aree tutelate per legge sono comunque di interesse paesaggistico e
non è necessaria la dichiarazione. Esse comprendono i iumi, i torrenti e i
corsi d’acqua inseriti in apposito elenco, la parte superiore a 1600 m per le
montagne delle alpi e 1200 m per gli Appennini, i ghiacciai, i parchi e le
riserve nazionali e regionali, le zone paludose, i vulcani e le zone di interesse
archeologico.
I piani paesaggistici comprendono almeno:
-l’analisi delle caratteristiche paesaggistiche del territorio
-la ricognizione degli immobili e delle aree di notevole interesse pubblico
-le misure necessarie per l’inserimento degli interventi di trasformazione
del territorio.
Inoltre, possono contenere:

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-le aree soggette a tutela nelle quali la realizzazione di interventi può


avvenire previo accertamento -le aree compromesse o degradate nelle quali
gli interventi volti al recupero possono essere realizzati senza autorizzazione
-le linee-guida prioritarie per il recupero, la conservazione e la
valorizzazione di aree regionali indicandone gli strumenti di attuazione.
I piani paesaggistici sono prevalenti su tutti gli altri piani e sugli
strumenti urbanistici, che ad essi si devono adeguare. La de inizione dei piani
paesaggistici può essere risultato di intese tra le regioni, il ministero ed il
ministero dell’ambiente, e al procedimento di approvazione possono
partecipare anche i soggetti interessati e le associazioni portatrici di interessi
di usi.
Non sono consentiti interventi in contrasto con il piano già a partire
dall’adozione; con l’approvazione, le prescrizioni sono immediatamente
prevalenti sui piani territoriali ed urbanistici. In particolare, esso diventa
e icace il giorno successivo alla pubblicazione sul bollettino u iciale della
regione.
I proprietari, possessori o detentori di immobili ed aree di interesse
paesaggistico non possono distruggerli né introdurre modi icazioni che
arrechino pregiudizio al valore paesaggistico di detti beni. Molte di queste
modi icazioni necessitano di autorizzazione; i proprietari, possessori e
detentori hanno l’obbligo di presentare alle amministrazioni competenti il
progetto degli interventi da eseguire, e devono astenersi dall’avviare i lavori
ino a quando non abbiano ottenuto l’autorizzazione. L’ autorizzazione è un
atto autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire. Essa è
e icace per un periodo di cinque anni, ed i lavori iniziati devono terminare
entro l’anno successivo alla scadenza quinquennale. La Regione ha l’autorità
in materia di autorizzazione, e si avvale dei propri u ici dotati di adeguate
competenze tecnico-scienti iche. Può tuttavia delegare il compito a Province,
Comuni e altre forme associative e di cooperazione tra enti locali.
L’amministrazione competente al rilascio dell’autorizzazione, ricevuta l’istanza
dell’interessato, veri ica se l’intervento proposto sia possibile;
l’amministrazione trasmette poi al soprintendente la documentazione
presentata, e dà comunicazione all’interessato dell’inizio del procedimento. Il
soprintendente rende il parere limitatamente alla compatibilità paesaggistica
dell’intervento ed alla conformità con il piano paesaggistico. Decorsi 60
giorni dalla ricezione degli atti da parte del soprintendente, senza che questi
abbia reso il proprio parere, provvede l’amministrazione competente. Se
neanche l’amministrazione si pronuncia, l’interessato può richiedere
l’autorizzazione alla Regione. Qualora la Regione non abbia precedentemente
delegato altri enti, e sia essa stessa inadempiente, la richiesta del rilascio va
presentata al soprintendente. L’autorizzazione paesaggistica è impugnabile,
con ricorso al TAR o al presidente della Repubblica, dalle associazioni
portatrici di interessi di usi e da qualunque soggetto interessato. Presso ogni

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amministrazione competente è istituito un elenco delle autorizzazioni


rilasciate. Se l’autorizzazione viene richiesta da un ente pubblico, essa viene
rilasciata in esito ad una conferenza di servizi.
Esistono anche alcuni interventi non soggetti ad autorizzazione:
-manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di
restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore
degli edi ici;
-gli interventi inerenti l’esercizio di attività che non comportino
alterazione permanente dello stato dei luoghi;
-forestazione, riforestazione, boni ica, opere antincendio e di
conservazione dei boschi e delle foreste. La regione o il ministero hanno
facoltà di inibire che si eseguono lavori senza autorizzazione o comunque
dannosi, o sospendere lavori iniziati.
Le amministrazioni competenti possono anche intervenire nelle aree
soggette a tutela per quanto riguarda l’a issione di cartelli o altri mezzi
pubblicitari, ed il colore delle facciate degli edi ici, se risulta necessario che
armonizzino con la bellezza di insieme. La vigilanza sui beni paesaggistici
tutelati è esercitata dal Ministero e delle Regioni. Le Regioni vigilano
sull’adempienza da parte delle amministrazioni individuate per l’esercizio
delle competenze in materia di paesaggio. L’inerzia nell’esercizio di tale
competenza comporta l’attivazione dei poteri sostitutivi da parte del
Ministero.

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