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… PEEP (TIPO A)
L. 167 del 1962 per la realizzazione di alloggi pubblici. Si introducono due novità egualmente importanti: la
programmazione di realizzazione e il passaggio dall’edilizia all’urbanistica. Si predispone un piano
complessivo delle aree occorrenti per soddisfare il bisogno di abitazioni economiche prevedibile per il
successivo decennio. Tale piano (PEEP) comprende una o più aree che sono scelte nelle zone destinate ad
edilizia residenziale nei piani regolatori vigenti. Il piano di ciascuna zona, oltre alle costruzioni, estende
obbligatoriamente le sue previsioni anche alle opere e servizi complementari, urbani e sociali, ivi compresi le
aree a verde pubblico.
È un vero e proprio piano urbanistico, così articolato:
1. Espropriazione dell’intero comprensorio;
2. Concessione del diritto di superficie per la costruzione delle abitazioni e dei relativi servizi
urbani e sociali;
3. Per un corrispettivo pari al costo di acquisizione delle aree più al costo delle opere di
urbanizzazione. Lo stesso procedimento anche per le opere destinate ad insediamenti
produttivi.
… VINCOLI PAESAGGISTICI TIPO B
Nel sistema tradizionale (prima della legge Galasso del 1985) si tutelavano i valori estetici insiti in aree
individuate mediante uno specifico procedimento accertativo dei presupposti per l’imposizione del vincolo.
Oggi il vincolo è imposto di diritto su intere categorie di aree e quindi ha un’estensione enormemente
maggiore (anche al di fuori delle zone vincolate. Ambiti territoriali compromessi). (Codice dei beni culturali)
La nozione di paesaggio, inoltre, è mutata: da entità territoriale connotata da non comune bellezza
(soprattutto naturalistica), diviene l’insieme delle porzioni di territorio da conservare (indipendentemente
dall’eventuale pregio estetico). Alle Regioni si attribuisce il potere di adottare un piano paesaggistico esteso
all’intero territorio.
Piano strutturale: contenente le grandi scelte della pianificazione urbanistica ──> stabilisce i risultati
da conseguire;
Piano strategico: destinato al raggiungimento di obiettivi in un arco di tempo limitato ──> stabilisce
come effettuare i risultati.
L’EFFICACIA TEMPORALE DELLE PRESCRIZIONI URBANISTICHE
Piani regolatori generali e piani territoriali di coordinamento hanno vigore a tempo indeterminato (Legge
fondamentale del 1942), il Piano particolareggiato ha un tempo limite di 10 anni entro il quale il piano deve
essere attuato.
LA FORMAZIONE DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
Tutti i piani urbanistici sono di competenza del consiglio comunale; il piano regolatore generale (PRG) e il
piano particolareggiato sono di iniziativa del Comune stesso, il piano di lottizzazione è di regola di iniziativa
dei proprietari delle aree interessate.
I documenti del piano
Per redigere il PRG e il piano particolareggiato, occorre la predisposizione di un progetto, che può essere
redatto dall’ufficio tecnico comunale o da professionisti esterni all’amministrazione (appalto di servizi con
procedure tipiche e con opportuna motivazione). Questi piani vengono adottati con deliberazione del
consiglio e quindi depositati con ogni allegato presso la segreteria comunale per la fase di partecipazione
degli interessati.
PRG
Trascorsi 30 gg dopo il deposito, le parti interessate possono presentare delle osservazioni; il Comune in
seguito si esprime motivatamente con apposita deliberazione consiliare di controdeduzioni alle osservazioni.
Il piano viene così trasmesso alla regione, a cui spetta la competenza per l’approvazione o eventuali
modifiche.
Queste ultime non devono comportare sostanziali innovazioni, tali da mutare le caratteristiche essenziali del
piano e devono assicurare:
a) Il rispetto delle previsioni del piano territoriale di coordinamento (piano regionale);
b) La razionale e coordinata sistemazione delle opere e degli impianti di interesse dello Stato;
c) La tutela del paesaggio e di complessi storici, monumentali, ambientali ed archeologici;
d) L’osservazione degli standard urbanistici.
Se la Regione ritiene il piano complessivamente non approvabile, potrà motivatamente restituirlo al Comune,
ma, qualora questo, al termine di un nuovo iter procedimentale, ne confermi l’adozione, l’approvazione non
potrà essere ulteriormente rifiutata.
Piano Particolareggiato
Dopo il deposito possono essere presentate opposizioni dai proprietari di immobili compresi nei piani e
osservazioni da parte delle associazioni interessate. Ciò è importante perché la sua approvazione equivale a
dichiarazione di pubblica utilità e costituisce il presupposto per l’espropriazione delle aree occorrenti per
l’urbanizzazione. Per questi motivi, la legge dispone che il piano perde efficacia con il decorso di dieci anni
per ciò che riguarda le previsioni espropriative. Decorso il termine, il Comune è tenuto ad adottare un nuovo
piano.
I piani attuativi
La legge del 1942 prevedeva come piano attuativo il piano particolareggiato di esecuzione; con il tempo se
ne sono aggiunti altri con diverse finalità. In particolare, il piano di lottizzazione, disciplinato ex novo dalle
leggi successive. Inizialmente tale piano di lottizzazione altro non era che una semplice autorizzazione che
assicurava l’ordinata suddivisione dei lotti edificabili. Con la riforma del 1967 esso è divenuto un piano ad
iniziativa privata, cioè uno strumento con il quale accollare ai proprietari gli oneri di urbanizzazione della
zona.
Disciplina del piano di lottizzazione
Il piano viene presentato al Comune dal proprietario delle aree e approvato dal Consiglio comunale
(attraverso una vera e propria autorizzazione). L’efficacia del piano è però subordinata alla stipula di una
convenzione. Con tale convenzione il proprietario si obbliga a cedere gratuitamente al Comune le aree
necessarie per le opere di urbanizzazione primaria e una quota parte delle opere di urbanizzazione
secondaria, assumendosi tutti gli oneri per la realizzazione delle opere e fornendo congrue garanzie
finanziarie.
La convenzione di lottizzazione ha un termine decennale.
LA DISCREZIONALITÀ
La perequazione
Ampio potere discrezionale nelle scelte del Comune per ciò che riguarda la pianificazione.
Per limitare questo potere bisognerebbe distribuire equamente i vantaggi dell’edificabilità attraverso un
sistema di perequazione. La perequazione consiste nell’attribuire anche ad aree qualificate dal piano non
edificabili una cubatura potenziale da realizzare altrove, cioè su aree qualificate come edificabili.
In caso in cui l’edificabilità potenziale risulta inferiore a quella attribuita, è possibile acquistare la cubatura
necessaria per eguagliare l’edificabilità potenziale a quella effettiva riconosciuta dal piano.
Gli standard urbanistici
Sono limiti e rapporti da osservare nella formazione di nuovi strumenti urbanistici o nella revisione di quelli
esistenti, tali da assicurare una riserva di spazi da destinare ad usi collettivi o a servizi pubblici.
Per applicare gli standard, l’intero territorio comunale è diviso in zone territoriali omogenee. L’osservanza
degli standard è assicurata dalla sanzione della invalidità dei piani eventualmente elaborati senza rispettarli e
prima ancora dal potere/dovere della Regione di introdurre d’ufficio, in sede di approvazione dei piani stessi,
tutte quelle modifiche che siano riconosciute necessarie al rispetto della loro osservanza.
L’ATTUAZIONE DEL PIANO
Negli ultimi anni nasce e si sviluppa l’urbanistica consensuale o per accordi (strumenti attuativi dei piani)
attraverso l’accordo di programma e la conferenza di servizio.
Vantaggi dell’urbanistica contrattata
Utilizzando questi accordi, si raggiunge il miglior assetto degli usi del territorio, attraverso la partecipazione
del privato interessato, e si soddisfa la domanda di opere di urbanizzazione che le amministrazioni locali non
sono in grado di finanziare con capitale pubblico.
Rischi dell’urbanistica contrattata
Asservimento eccessivo dell’interesse pubblico all’interesse dei privati.
Perdita della visione pianificatoria più ampia, con il rischio di una inadeguata valutazione delle effetti
negative rispetto alla zona di intervento.
Programmazione temporale
Consiste nella:
1. Programmazione triennale delle opere pubbliche;
2. Programma pluriennale di attuazione.
Programma triennale delle opere pubbliche: deve assicurare che gli interventi infrastrutturali pubblici
abbiano la relativa copertura; identifica le esigenze da soddisfare ed i lavori ad esse strumentali per il
successivo triennio e deve essere affiancato da un elenco annuale delle opere da avviare prioritariamente.
Programma pluriennale di attuazione riguarda le costruzioni private che, per un periodo stabilito dal
programma stesso tra i 3 e i 5 anni, possono essere realizzate solo nell’ambito delle zone individuate, salvo
che si tratti di interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente o di aree in zone già. Il programma è
obbligatorio per i comuni con una popolazione superiore a 10.000 abitanti e per quelli individuati da un
apposito provvedimento regionale.
Procedura di realizzazione
La realizzazione delle opere di urbanizzazione da parte del Comune comporta tre adempimenti:
1. La progettazione dell’opera;
2. L’acquisizione dell’area occorrente per la sua realizzazione;
3. La stipulazione del contratto d’appalto con l’impresa che dovrà realizzarla.
La progettazione
Si articola attraverso tre livelli di successivi approfondimenti tecnici:
1. Il progetto preliminare, che individua compiutamente l’opera e consente l’inserimento nell’elenco
annuale dei lavori;
2. Il progetto definitivo, necessario per tutte le occorrenti autorizzazioni amministrative e che comporta
la dichiarazione di pubblica autorità
3. Il progetto esecutivo (che limita fortemente le varianti in corso d’opera), da porre a base della gara di
appalto.
L’acquisizione delle aree
Si realizza attraverso la procedura di esproprio.
Si presuppone che:
1. L’opera da realizzare sia prevista nello strumento urbanistico generale, o in un atto di natura ed
efficacia equivalente, e sul bene sia stato posto il vincolo preordinato all’esproprio.
2. Vi sia stata la dichiarazione di pubblica utilità;
3. Sia stata determinata, anche se in via provvisoria, l’indennità di esproprio.
L’indennità di esproprio
In passato (L. 22/10 1971 n.865) commisurata al valore agricolo medio; in seguito (L. 28/01/1977 n. 10) si
stabilì che qualsiasi nuova concessione doveva essere subordinata alla concessione (con cui il Comune
concedeva al proprietario una facoltà).
Nel 1992 con decreto legge n. 333, poi convertito nella legge n.359, si stabilì che l’indennità dovesse essere
determinata in base alla media aritmetica tra il valore venale dell’area e il reddito dominicale di cui al testo
unico delle imposte dei redditi. La corte Costituzionale è sempre intervenuta in merito all’indennità
sostenendo che l’indennizzo non doveva essere irrisorio, ma il massimo possibile.
Anche la Corte Europea ha condannato l’Italia per violazione del diritto di proprietà (che rappresenta un
diritto fondamentale garantito dalla Convenzione internazionale istituita dalla Corte stessa). Con la legge di
revisione costituzionale (2001) la potestà legislativa (art.117, comma 1) è stata assoggettata al rispetto, oltre
che alla Costituzione anche all’ordinamento comunitario ed internazionale, portando così alla dichiarazione
di illegittimità del criterio di esproprio. Con la legge finanziaria del 2007 si è stabilito che l’indennità di
esproprio è determinata nella misura pari al valore venale del bene e che in caso di cessione volontaria è
aumentata del 10%.
Sistemi alternativi all’esproprio
La particolare onerosità sia dell’indennità occorrente per l’acquisizione dell’area e sia del prezzo occorrente
per la realizzazione dell’opera di urbanizzazione ha fatto elaborare da tempo sistemi alternativi
all’espropriazione e all’esecuzione diretta da parte del Comune.
La compensazione
Consiste nella possibilità di stipulare una convenzione con la quale il proprietario di un’area vincolata cede
la stessa al Comune ottenendo in cambio la disponibilità di una cubatura su un’altra area.
La premialità edilizia
Per incentivare i privati a tenere comportamenti ritenuti utili alla collettività; in caso di interventi finalizzati
alla realizzazione edilizia residenziale sociale, il Comune può consentire un aumento della volumetria
premiale nei limiti di incremento massimi della capacità edificatoria prevista.
L’appalto pubblico
Dopo aver progettato l’opera pubblica e acquistata l’area su cui realizzarla (con esproprio o con sistemi
alternativi) occorre scegliere l’impresa di costruzioni e affidarle la relativa attuazione. Diritto urbanistico si
avvale del diritto interno (assicurare alla P.A. il contratto economicamente più conveniente) e del diritto
comunitario (garantire alle imprese un accesso concorrenziale alle imprese).
La normativa è racchiusa in un unico testo e può riassumersi nelle regole seguenti:
1. Salvi casi eccezionali non si può ricorrere alla trattativa privata
2. E’ necessario scegliere il contraente mediante gara pubblica, nella forma dell’asta pubblica o della
licitazione privata.