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TRADIZIONE FAMIGLIA E PROPRIETA’ – LA RETE

INTERNAZIONAL NERA
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September 17, 2021

L’ex giudice Carlo Palermo nel suo libro il quarto livello[1] dedica molte pagine
all’Associazione Tradizione Famiglia e Proprietà. Secondo Carlo Palermo dietro gli
attentati a Giovanni Paolo II ci sono forze da ricercare nell’ambito della massoneria
cattolica. In questa cerchia ha un ruolo importante secondo Palermo organismi come
l’Armata Blu di Fatima e appunto Tradizione Famiglia e Proprietà.

Carlo Palermo fa risalire l’origine di questa associazione alla società di Thule.

Prima di affrontare l’argomento della società di Thule bisogna tenere conto che la
Germania nazista – indubbiamente lo Stato più spietatamente moderno della prima metà
del XX secolo – impiegava mezzi e denaro per le sue ricerche esoteriche affidate a
un’intera truppa di studiosi (l’Ahnenerbe);[2] Hitler fece carte false pur di aver accanto a
sé la Lancia di Longino, quella che la tradizione affermava essere la lama che aveva
penetrato il costato di Cristo e il Führer pagano considerava un potente oggetto magico.

Come non bisogna dimenticare, le ricerche psichiche da parte delle SS.

Oltre alle classiche ricerche extrasensoriali sugli esseri umani, vennero per la prima
volta analizzate scientificamente le proprietà delle droghe psichedeliche sulle facoltà
cerebrali di alcune persone particolarmente dotate, proprio per cercare universi paralleli
al nostro,[3] e raggiungere così un sufficiente potere sulla materia e sulla vita animale nel
nostro mondo. Queste droghe ricavate da funghi, fiori e piante allucinogene dell’America
centrale e meridionale, costituivano un importante spunto per sperimentazioni estreme. Si
è parlato con insistenza, inoltre, di esperimenti volti alla cura e crescita dei cristalli,
tentando di “coltivarli” come se fossero piante vegetali.

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Si tenne conto di determinate tecniche tibetane prebuddiste, volte a favorire i
sogni lucidi e un’uscita della mente dal corpo, per procurare il classico viaggio in
astrale verso luoghi sconosciuti. Tutti questi studi furono continuati negli USA nel
dopoguerra, col progetto MK Ultra e altri esperimenti segreti.[4]

Tornando alla società di Thule non bisogna scordarsi del ruolo che questa società
esoterica segreta, ebbe nell’andata al potere del nazionalsocialismo.[5]

La società di Thule era stata fondata nel 1910 da Felix Niedner, che tradusse in
tedesco il libro Old Norse Eddas. La società fu influenzata dagli scritti di Lamz von
Liebenfels, un misto di teosofia, paganesimo nordico, antisemitismo, mistificazione
dell’alfabeto runico. La Società di Thule, che si configurava come una loggia massonica,
fu trasferita il 18 agosto 1918 a Monaco su iniziativa di Rudolf Glauer, Barone Rudolf von
Sebottendorff di adozione capo del ramo bavarese dell’Ordine Germanen Order[6]. Le
riunioni di questo Ordine erano segrete.[7]

Il 9 novembre 1918 von Sebottendorff pronunciò un appassionato discorso davanti alla


Thule, incitando i membri a una resistenza alla Repubblica dei Consigli bavarese che era
stata instaurata durante la rivoluzione tedesca del 1918.

Rudolf von Sebottendorff acquistò nel 1918 il Munchener beobachter, un piccolo


settimanale locale stampato per la prima volta nel 1868.

Von Sebottendorff ne fece l’organo ufficiale della Thule e in seguito cambiando nome
diventerà l’organo di stampa ufficiale del partito nazista. La Thule attinse a piene mani
dalle teorie del professore di geopolitica Karl Haushofer, che era un convinto sostenitore
del ritorno della grande Germania e dell’espansione a Est al fine di costruire un solido
“spazio vitale” che avrebbe a sua volta garantito il dominio del mondo, dagli insegnamenti
di uno strano monaco cistercense allontanato dalla Chiesa Cattolica, Adolf Lan von
Liebenfels, fondatore dell’Ordine dei nuovi Templari, una sorta di setta che predicava
l’esistenza di una razza superiore formata da ariani, che erano ritenuti semidei col
compito di liberare il mondo dagli ebrei.

La Thule si ispirò molto anche al Buddhismo tibetano, deformandone i contenuti, e


anche alle dottrine esoteriche di madame Blavatsky, la celebre medium e occultista,
fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva di essere in contatto
telepatico con…gli antichi “Maestri Invisibili” (ci sono tante persone negli ambienti
esoterici che ritengono di essere in contatto con dei “superiori sconosciuti” che sarebbero
i sopravvissuti di una razza eletta, che sarebbe vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si
sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nella viscere della terra, dove
avrebbero fondato una straordinaria civiltà, la mitica Agartha e da questa credenza c’è un
contatto con il pensiero sinarchico).

Gli appartenenti alla Thule miravano, attraverso la telepatia e riti occulti, che si
svolgevano solitamente nei boschi e vicino a vicino a corsi d’acqua ritenevano di entrare
in contato con questa sorta di superuomini, al fine di ricostruire la razza superiore.

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L’occultismo della Società Thule divenne patrimonio del Partito Nazionalsocialista
tedesco (NSDAP). Adolf Hitler ebbe come maestri all’inizio del suo percorso soggetti
come Glauser (von Sebottendorff) e Dietrich Eckart. Ma fu il secondo a favorire
l’iniziazione di Hitler nella Società di Thule nel 1919 e al medesimo Furher dedicò il Mein
Kampf. Intanto caduto in disgrazia von Sebottendorff, un ulteriore sviluppo occultistico del
nazismo avrebbe avuto luogo: la Thule venne abolita quasi immediatamente dopo che
Hitler ebbe preso il potere, per fare posto all’istituzione di nuova società segreta da parte
di Goebbels, la Vril.

Confesso, che io stesso che scrivo di queste storie, sono il primo stupirmi, ho dei
moti interni che vanno dall’incredulità alla sorpresa, rispetto a delle vicende che
assomigliano molto, forse troppo, alle trame che assomigliano a dei racconti dell’orrore.
Storie dove si racconta di ricerca di oggetti nascosti, trame in cui appaiono coinvolti
personaggi potenti e oscuri, tutto questo appare eccessivo e irrealistico e questo perché
queste vicende appaiono come qualcosa di desueto, a cui non siamo normalmente
abituati.

Quello che dobbiamo soffermarci, per riflettere meglio, non è tanto disquisire il valore
che si vuole attribuire alle credenze magiche, a quello che è definito paranormale (ma
che dal mio punto di vista sarebbe meglio dire è il normale che non si conosce) o
dell’attendibilità delle teorie sulla geografia sacra: quello che bisogna evidenziare è
l’esistenza di gruppi di persone, anche molto importanti e potenti, presso i quali tali
credenze sono prese molto sul serio.

Quella che è definita modernità – proprio la nostra cara modernità, così razionalmente
consolante – è una realtà molto più complessa di quella a una dimensione
tratteggiata dalla maggior parte dei manuali scolastici e anche in molti testi
universitari.

A riprova di quanto ho affermato adesso bisogna sapere che in Gran Bretagna


Churchill, era membro di una curiosa setta “celtica” chiamata Ancient Order of Druids e
chiese aiuto a maghi per cambiare le sorti della guerra.[8]

Nel 1936 in Germania si portò avanti una lotta feroce alle organizzazioni massoniche e
le altre società sette esoteriche, per esempio, quelle facenti capo a vario titolo al vecchio
OTO di Crowley. Tale lotta continuò con toni particolarmente feroci dopo la fuga di Rudolf
Hesse in Scozia avvenuta nel maggio 1941.

Fin dall’inizio del conflitto, infatti, i fratelli Ian e Peter Fleming (Ian Fleming fu il creatore
letterario dell’Agente 007), che erano agenti dei servizi segreti britannici si erano messi in
contatto con Crowley con un solo obiettivo in mente: catturare Hitler o il suo secondo
Hesse. La prima soluzione appariva impossibile, con Hess sembrava più facile.

Il delfino di Hitler era un anglofilo, amico dei “geopolitici” Karl e Albrecht Haushofer,
entrambi molto poco inclini a una guerra con l’Inghilterra. In più Hess era facilmente
emozionabile e soggetto a passioni esoteriche e all’astrologia. Tramite astrologi

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compiacenti, Hess fu convinto a seguire oroscopi falsificati ad arte che lo indirizzavano a
tentare una via di uscita per la guerra se si sarebbe recato segretamente in Scozia.

Questa è la versione ufficiale che pur contenendo elementi di verità, dal mio modesto
punto di vista, trascura il fatto che Hitler per avere mano libera all’Est contro l’URSS offrì
all’Inghilterra un accordo che doveva essere raggiunto attraverso una forte pressione
militare. Egli non intendeva colpire a fondo l’Inghilterra, ma raggiungere un’intesa.
Puntava sull’influenza di settori della società inglese legati all’esoterismo.[9]

L’atto decisivo per questa storia lo fece Crowley, nei primi mesi del 1941.

Il primo ministro inglese Churchill, appassionato occultista, lo fece pagare affinché si


consumasse un rito magico molto particolare, svoltosi poi nella foresta di Ashdown, tra
diversi occultisti, il servizio segreto inglese schierato e dei fanatici esoteristi. Un pupazzo
di Hess fu assemblato e inserito nel modello di legno di un aeroplano tedesco. Mentre
Crowley pronunciava oscure parole rituali, probabilmente in lingua angelica “enochiana”,
insieme con altri officianti i suoi adepti con il pupazzo di Hesse dentro era fatto volare con
una teleferica da un luogo all’altro del bosco.[10] Per quanto possa sembrare incredibile
la storia, tentativo di cominciare e trattative con la Gran Bretagna a parte, si potrebbe dire
che l’uso della magia Voodoo ebbe effetto, e pochi mesi dopo Hesse fu catturato.

Un altro esempio lampante dell’uso di persone che si occupano di esoterismo e


occultismo per fini bellici è quello inerente a Dione Fortune.

Dione Fortune visse in Inghilterra dal 1890 al 1946. Psicologa, ritenne di avere scoperto
in sé forse spirituali importanti e fondò un movimento The Society of the Innet Light (La
società della luce interiore), che esiste tuttora. Nella seconda guerra mondiale, Dione
Fortune combatté i tedeschi (a modo suo ovviamente) senza utilizzare bombe o metodi
spionaggio ma attraverso una lotta spirituale di successo, in collaborazione con numerosi
suoi compagni. Si servì dell’antico sapere occulto allo scopo di tenere la minaccia
tedesca lontana dall’Inghilterra.

Una parte del sapere a lei tramandato spiega che è meglio potenziare le proprie energie
positive, anziché combattere le forze negative, perché i risultati sono molto più efficaci (lo
stesso principio, tra l’altro, è praticato anche in tutte antiche tradizioni mediche). Nel caso
di Dion Fortune, si trattava quindi di rafforzare i valori interiori della nazione inglese,
piuttosto che contrastare la volontà di potenza dei tedeschi. I tedeschi, come si spiegava
prima, non impiegavano esclusivamente mezzi bellici tradizionali, ma avevano esperti in
psicologia che accumulando forza, cercavano di manipolare la coscienza collettiva degli
avversari allo scopo di indebolire la difesa.

Per osteggiare i nemici e rafforzare i principi spirituali positivi della nazione, Dione
Fortune istituì dei gruppi di meditazione. I partecipanti erano sparsi ovunque in Inghilterra,
ma il fulcro era costituito da una cerchia di esperti occultisti con sede a Londra. Ogni
domenica costoro meditavano e visualizzavano (a un’ora prestabilita) un tema ben
preciso, che era comunicato a tutti per lettera. In tal modo, Dion Fortune sfruttò la forza

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collettiva della mente umana nella sua guerra. La cronaca di questi avvenimenti è
riportata nel libro The magical battle of Britain, pubblicato da un suo discepolo
cinquant’anni più tardi.

Grazie alle notizie riportate nei giornali sulla guerra in Europa, era possibile costatare
che, ogniqualvolta il gruppo lavorava mentalmente su un determinato giorno era possibile
sapere l’esito di questi interventi.

Dione Fortune e i suoi collaboratori non hanno mai pensato di attribuire a lei il merito
della scampata invasione tedesca dell’Inghilterra, ma erano consapevoli del ruolo
decisivo nel rafforzamento del morale e della volontà di difesa di tutta la nazione, nella
costruzione di barriere mentali contro le influenze telepatiche dall’esterno e nella
neutralizzazione dell’operato degli agenti nemici nella propria patria. Chi conosce la
velocità di diffusione della paura e del disorientamento mentale in una guerra e sa come
questo stato può portare alla sconfitta, non potrà che ritenere interessante e di
conseguenza apprezzare il ruolo svolto da Dion Fortune.

Se affrontassimo il rapporto tra servizi segreti ed esoterismo, si scoprirebbe che è molto


vecchio.

Francesco Bacone (1561-1626) amico di Shakespeare, e cultore di studi esoterici e con


buona probabilità sembra che abbia avuto dei rapporti con la prima Massoneria (quella
operativa) e con i Rosacroce,[11] e soprattutto Gran Cancelliere d’Inghilterra, era
contornato da una cerchia di illustri letterati che erano in modo diretto o indiretto, collegati
al servizio segreto inglese, nato sotto gli auspici della regina Elisabetta al tempo del
conflitto con a Spagna.

Capo di questo servizio segreto, era sir Francis Walsingham, ambasciatore in Francia
dal 1570, e agente protestante,[12] il suo rapporto riguardante la Invecible Armada (la
flotta spagnola che aveva il compito di invadere l’Inghilterra) – oggi conservato fra i
manoscritti della raccolta Sloane al British Museum – dal titolo The Plot for Intelligence
out of Spain – è visto in assoluto come il primo documento formale elaborato da un
servizio segreto di uno Stato.

Sin dai primi passi della sua creazione, Walsingham si era contornato di agenti segreti
inviati a spiare ovunque. Uno dei primissimi collaboratori era stato l’astrologo e
matematico John Dee (1527-1608). Incaricato di seguire gli interessi britannici in Polonia,
Dee aveva riferito degli intrighi messi in atto dal Vaticano e dalla Spagna.[13] Qualche
anno prima, nel 1562, sempre Dee aveva scoperto e messo le mani su uno strano libro
intitolato Steographia di Johannes Trithemius, abate benedettino di Sponheim (1462-
1516) da cui aveva appreso l’utilizzo di codici e cifrari che aveva immediatamente reso
disponibili per l’utilizzo da parte delle spie agli ordini di Walsingham.[14] A seguito di
questo, ebbe inizio la tradizione di identificare gli agenti con un numero, ma anche le
persone coinvolte o i luoghi. Per esempio, l’Inghilterra era lo029, 096 l’Olanda, 070 a
Germania, la Regina di Spagna con lo 055, mentre Maria regina di Scozia era lo 003,
John Dee era contrassegnato dallo 007 (guarda caso lo stesso numero, come tutti sanno,
di James Bond, la spia per antonomasia).

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Oltre alle attività svolte in ambito governativo (soprattutto spionistico),[15] praticava
l’arte dell’alchimia con il beneplacito reale. Era anche ben noto per l’opera Liber
Mystorium che, per via delle “conversazioni angeliche” contenute, è sovente associata a
un’antica perduta arte (derivata dal biblico Enoch e conosciuta come magia enochiana),
grazie alla quale sarebbe possibile comunicare con gli angeli esercitando il comando su
di loro, al fine di vedere realizzato ogni desiderio. In realtà, l’opera (conservata in
originale al British Museum) non ha niente a che vedere con le potenze angeliche, in
quanto si tratta di una sorte di registrazione di discussioni in merito al servizio segreto
vaticano che Dee scrisse in forma criptata anche con l’aiuto dell’avvocato e compagno
Edward Kelly.[16]

I cattolici, nell’intento di screditare i rapporti di Dee, incominciarono a presentare i suoi


scritti enigmatici come una specie di manuale di stregoneria, un ramo della magia nera
che comportava il contatto con l’angelo Uriel, tramite un linguaggio sconosciuto. Da parte
sua, Dee traeva gran vantaggio da queste interpretazioni false, giocando con queste sue
presunte relazioni con forze soprannaturali. Qualche anno dopo i suoi scritti vennero
presentati al consesso della Royal Society, brillantemente decodificati dal genio di Robert
Hooke (che era un inventore prolifico).

Tornando alla società di Thule le tesi che propugnava all’inizio del Novecento e in
seguito nel periodo nazista e nei movimenti di destra tra i quali quelli con ideologie
assolute, come l’Ordine neotemplare del Tempio Solare, divenuto famoso nel 1994 per i
suicidi di massa.

È come si diceva prima storicamente appurata l’appartenenza di non pochi ufficiali delle
SS al nazismo magico in connessione a orrendi rituali. Inoltre, un libro dal titolo
eloquente, Internazionale Nera di Andrea Sceresini, apre un potente faro di squarcio
interpretativo su alcuni fenomeni mai trattati in precedenza: e cioè la sinergia tra
nazifascisti, alcuni Legionari fascisti e riti esoterici.

L’Internazionale nera per anni ha avuto una sede importantissima a Lisbona, sotto la
copertura dell’Aginter Presse, a sua volta coperta dal regime portoghese. Tutta la
peggiore sozzura criminale fascista italiana, spagnola e francese ebbe rapporti con la
Aginter Presse. Il vertice gerarchico dell’Aginter Presse era composto da ex legionari
francesi spesso transitati nella famigerata OAS o da ex SS. Il capo della Aginter era
Guérin-Sérac (alias Yves Guillou), forse oggi deceduto, il vicecapo era Jean Marie
Laurent, ambedue erano stati combattenti in Vietnam e Algeria. Altro pezzo da novanta di
Aginter era Robert Henry Leroy, francese, ma arruolatosi nelle SS durante la II guerra
mondiale. Sia Guérin-Sérac, sia Laurent che Leroy hanno avuto a che fare con la strage
di Piazza Fontana del 1969 e con altre stragi per i loro legami coi fascisti italiani.

Nel libro di Sceresini si descrivono dettagliatamente i rapporti stretti tra Guérin-Sérac


e l’Ordine del Tempio Solare, tramite il fascista belga Luc Jouret. L’Ordine del
Tempio Solare era una setta esoterica tradizionalista. Una parte degli appartenenti a
questa setta si suicidarono tra il 1994 e il 1995: 25 membri in Svizzera nel Canton Vallese
in due incendi, altri 23 membri, tra suicidati e ammazzati a Cheiry, sempre nel cantone
svizzero; 5 nel Québec, 16 in Francia nel massiccio del Vercors. I due leader della setta

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Joseph di Mambro e Luc Jouret furono trovati morti tra i 23 di Cheiry. Di rilievo resta il
fatto che Guérin-Sérac, ufficialmente cattolico tradizionalista, era componente della setta
esoterica neotemplare dell’Ordine del Tempio Solare. E’ quindi assodato che pericolosi
nazifascisti ex legionari erano al contempo membri di oscure sette esoteriche e
compagni di merenda della strategia della tensione in Italia ordita a suon di bombe
e di attentati. Peccato che gli archivi di Aginter Presse, sequestrati dall’esercito
portoghese che cacciò i fascisti al potere, sono “evaporati”; qualcosa fu pubblicato
dall’Europeo e dall’Espresso, il resto è finito o a Mosca o negli USA; sarebbe stato utile
leggere i nomi dei legionari fascisti italiani collaboratori. Per tornare a bomba, si possono
insomma perseguire insieme macabri rituali, che fanno anche da “cemento” all’interno
della comunità settaria, e obiettivi fascisti (per conto terzi?) di destabilizzazione.
Comunque, Don Guillou, cioè Guérin-Sérac, partecipò nel 2006 al Foro Espiritual
Estrella, un summit interconfessionale di vari movimenti settari, tra cui gli italiani della
Ananda Marga, il cui nucleo storico italiano fu fondato da appartenenti veronesi ad Ordine
Nuovo.

Un altro esempio di intrecci inquietanti sono stati i delitti firmati LUDWIG, un gruppo di
killer nazisti che commisero omicidi nel nord est italiano e in Germania tra il 25 agosto
1977 e il 7 gennaio 1984.

Le loro vittime furono barboni, prostitute, quelli che ritenevano i “rifiuti” della società e si
accanirono contro discoteche e cinema a luci rosse, una scia di sangue che fece 15 morti
e 39 feriti.

I membri del gruppo Ludwig erano figli dell’alta borghesia veronese. Marco Furlan era
figlio del primario del Centro Ustionati di Verona (sintomatico il fatto che molte vittime di
Ludwig furono arse vive) ed al momento dell’arresto risultava in procinto di laurearsi in
fisica c/o l’Università di Padova. Wolfang Abel era figlio di un consigliere delegato di una
compagnia assicurativa tedesca e viveva nella provincia di Verona. Aveva preso una
laurea in matematica a pieni voti e lavorava col padre nella medesima compagnia
assicurativa del genitore. I due erano parte di un gruppo di giovani che all’epoca, erano
soliti incontrarsi nella Piazza Vittorio Veneto di Borgo Trento. Si trattava di un luogo che a
livello locale era ritrovo di fascisti come i Parioli di Roma o Piazza San Babila a Milano.

Il gruppo Ludwig non nasce dal nulla, ma è parte integrante di una città nera. Il
Coordinamento laico antirazzista Cesark, che prende il nome da un immigrato polacco
morto asfissiato dentro una catacomba trasformata in dormitorio, in un’ex stazione dei
bus nel centro storico di Verona, dopo un lavoro durato mesi, nel 2000 presentò un
dossier.[17] In questo dossier vi si ricostruisce il passato squadrista di alcuni assessori di
AN, gli episodi di violenza (a decine) che hanno visto come protagonisti i fascisti
veronesi, i finanziamenti pubblici ai concerti nazi e i legami dell’estremismo di destra col
carroccio.

A Verona ci sono associazioni tradizionalisti cattolici come Il Sacrum Imperium che si


preoccupa di santificare Pio IX e Pio X, Famiglia e Civiltà che s’interessano della morale
tradizionale e della difesa della famiglia; Gruppi di famiglie cattoliche che si pone a difesa

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della liturgia tradizionale e pre Vaticano II° celebrata in Latino, il Comitato Principe
Eugenio che si pone come baluardo della pretesa islamizzazione in atto in Italia.

Non c’è da meravigliarsi che a Verona sia sorto un gruppo come Ludwig.

Ma c’è qualcosa di più inquietante, molto probabilmente dietro a Ludwig c’è altro, di
torbido.

Giovanni Gunella, figlio di Pietro Gunella un professore di filosofia ex repubblichino


rifugiatosi negli anni ’50 in Argentina e responsabile di una rete di informatori della CIA
coinvolti nella strage di P.za Fontana,[18] viene citato, all’interno della sentenza ordinaria
del Giudice Istruttore di Bologna Leonardo Grassi del 1990, per una conversazione
telefonica dove parlava di un terzo uomo del gruppo Ludwig. Questo emerge da una
sentenza del Giudice Istruttore di Bologna L. Grassi in data 02.04.90, contro
l’organizzazione denominata Ronde pirogene antidemocratiche attiva negli anni ’80 a
Bologna, dalla lettura di questa sentenza emerge il collegamento tra le Ronde e la destra
veronese.

La teoria del fuoco purificatore delle Ronde Pirogene Antidemocratiche coincide con
quella del Gruppo Ludwig. Questa impostazione filosofica è analoga a quella della setta
Ananda Marga già citata prima.

Torniamo alle coincidenze, Pietro Gunella il padre di Giovanni, come dicevo prima, era
un informatore della rete CIA faceva da contatto fra Sergio Minetto,[19] e il colonnello
Amos Spiazzi (Rosa dei Venti), che nel periodo della fine degli anni Sessanta
apparteneva al Nucleo di Difesa dello Stato di Verona, nonché fra questi e Elio
Massagrande un membro di Ordine Nero che negli anni ’70 si rifugiò nella Spagna
franchista.

Massagrande risulta aver importato nel veronese la setta Ananda Marga proprio nel
periodo era in India come addetto militare il gen. Magi Braschi Adriano Giulio Cesare.

Il generale Magi Braschi è uno dei partecipanti al convegno dell’Istituto Polio sulla
guerra non ortodossa nel 1965 dove si elaborò la strategia di quella che fu definita
strategia della tensione.

La partecipazione di Magi Braschi al convegno non era un caso, egli aveva frequentato
nel periodo 1960/61, il Corso di Psicologia Sociale e c/o l’Università di Bonn e c/o la
stessa Università frequentò un corso di Politica Internazionale.

Magi Braschi nel 1962 era considerato dal S.I.F.A.R. uno dei maggiori esperti di guerra
psicologica, nel 1963 ebbe un compiacimento da parte dei suoi superiori per l’attività del
Nucleo Guerra non Ortodossa.

Carlo Digilio, pentito dopo due decenni, su Piazza Fontana, molto attaccato dopo le sue
rivelazioni, e non solo dagli ex camerati,[20] disse ai magistrati che si occupavano della
strage di Piazza Fontana che Magi Braschi “…Era considerato, nell’ambiente ordinovista,

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un ufficiale di grande prestigio ed il rapporto del gruppo con i militari era essenziale per la
riuscita del progetto…”. Il progetto che parla è il tentato colpo di stato che sarebbe dovuto
essere compiuto dopo il fallito golpe Borghese, fra il 1973 e il 1974.

Con questo non deve essere scartata l’ipotesi che nel Veneto e nell’Emilia Romagna,
per le connessioni con Ordine Nuovo, con la rete C.I.A. e con l’accesso anticomunismo
delle formazioni come Ludwig, sia state un laboratorio di sperimentazioni di guerra non
ortodossa basata sull’uso terroristico di tendenze esoteriche-religiose. Attualmente il
proliferare di gruppi satanisti e altre sette, con attività fatta di omicidi rituali, uso di droghe,
lavaggio del cervello potrebbe essere la continuazione della guerra non ortodossa.

Un’intervista ad Abel, un membro del gruppo Ludwig alla giornalista Monica Zornetta,
parla della sua vita in carcere, di sua madre, di quello che sta facendo. Ma soprattutto si
proclama innocente, egli afferma di volere la verità:

D. Ma quale verità? Esiste forse un’altra verità?

R. Certo. La verità politica, quella che ha voluto mettere al centro della vicenda Ludwig
solo perché sono cittadino tedesco. Poi mi hanno messo vicino a Marco Furlan che, ha
quanto pare, fa parte del gruppo Ludwig. Quella che tutti conosciamo è solo verità di
Stato.

D. Ma non ti puoi dichiarare innocente, vi hanno arrestato in flagranza al Melamara.

R. E’ per questo che hanno messo Furlan vicino a me, a lui hanno dato sedici anni e a
me ventitré compresi tre anni di casa di lavoro a Sulmona anziché cure psichiatriche?
Siamo stati condannati entrambi a ventisette anni.

D. Forse perché lui ha confessato?

R. Non ha confessato, a meno che non si chiami confessione quella sceneggiata


(riferendosi all’intervista dell’uomo misterioso alle iene). E ti aggiungo che, secondo me,
nemmeno a Creta ha parlato, il poliziotto ha detto così per darsi un po’ di importanza. Se
una persona viene messa in libertà dopo sedici anni è perché o ha parlato o non
deve parlare. Non c’è una terza possibilità. Lui ha chiesto la semilibertà e l’hanno
mandato a casa direttamente, guarda un po’. Ho fatto ricorso ai tre anni di casa lavoro,
cioè il carcere duro ma l’ho perso sia in appello che in Cassazione. Eppure, ero
bisognoso di cure essendo stato condannato con seminfermità, è da quel momento che
ho capito che i miei diritti erano stati sospesi. Figurati solo dopo Sulmona il giudice si era
accorto che Abel aveva bisogno di cure. Mi hanno fatto fare la perizia, mi hanno messo
per quattro mesi agli arresti domiciliari con cure psichiatriche, poi è venuta la libertà
vigilata con controlli periodici. Una misura che continua ancora oggi.

Che cosa è successo al Melamara?

R. In quella discotecuccia? È successo che c’era stato già prima di quel triste episodio,
ricordo che stavo ballando e degli individui istituzionalizzati (i buttafuori) mi hanno
calpestato i piedi. E una, e due volte. E poi ancora, venivano lì mentre ballavo. A un certo

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punto non c’è l’ho fatta più e sono andato via. Il loro, è stato un atto di vigliaccheria, con
quei fisici da macho, si sono accaniti su una persona debole che arrivava da fuori.
Quando sono tornato a Verona, ho proposto a Marco Furlan di fare uno scherzo a quei
due, abbiamo preso la benzina e siamo andati. Ma non c’era volontà di fare del male alle
persone.

La banda c’è esiste. Fin qui tutti d’accordo. È una banda composta da quattro o cinque
persone più un paio di fiancheggiatori. È ovvio che i fiancheggiatori ci siano perché, ad
esempio, io che vivo a Verona non posso sapere che in una cella di Venezia c’è uno
spacciatore che, faccio per dire, a mezzanotte spaccia. Ciò significa che questi chiamano
e gli altri vanno e ammazzano.

Il PM parlava di una terza persona che occasionalmente si è aggiunta, capiva bene che
in una situazione del genere due sole persone erano po’ poco. Marco Furlan era più o
meno un collaboratore della banda, io l’ho capito quando è scappato a Creta.

Quando Marco è uscito dal carcere davano per scontato che avremmo saputo su tutto
su Ludwig. E invece no. Lui ha detto non se la sentiva, era una questione psicologica e i
giudici gli hanno dato ragione, e infatti poi ha fatto quella cosa in TV per fare un favore ai
giudici. Perché, continuo a domandarmelo e a domandarlo, scarcerare una persona dopo
sedici anni senza che questa abbia detto chi fa parte del gruppo Ludwig? Probabilmente
non si voleva che Marco parlasse altrimenti lo avrebbero fatto parlare, stai
tranquilla. E io invece mi sono fatto ventitré anni dentro. Conosco le cose, non ti fanno
uscire se non tiri fuori l’ultima goccia di sangue.

D. Ma chi è Marco Furlan?

R. Nessuno lo sa. Io meno degli altri. Non significa niente che fosse il mio migliore amico,
non sono mai riuscito ad entrare in quella persona. In quanto alla fuga a Creta penso sia
avvenuta grazie ad alcuni individui che presumo essere veronesi e che lui continua a
coprire. Secondo me c’entra la politica, c’entrano le persone facoltose legate alla destra
estrema. Tutto quel denaro gli è stato trovato a Creta ritengo gli sia stato dato da
qualcuno che deve avergli detto di rifarsi una vita, di sparire e non tirare in mezzo
nessuno. Quando è scappato mi sono sentito tradito, mi ha tradito ma non in quella
circostanza e basta, mi ha tradito tutta la vita. Li ho capito che aveva un’esistenza
parallela, ed è quello che penso adesso. Lui sta con loro, e io qua.

D. Chi è Ludwig?

R. Ludwig è uguale a ignoranza, per me. Dietro c’è tanta frustrazione sessuale, non c’è
una mente intelligente come la mia. Io quelle cose non le avrei mai commesse. Il fatto
che però non sono stati scoperti denota una certa furbizia. È gente scaltra, è il tipo
contadino furbo, quello che ci sa fare. Io li chiamo i compagni di merende proprio
come quelli del mostro di Firenze. Non penso che Ludwig sia interamente composto da
criminali, ma da persone che hanno interessi in comune. Sono soggetti che si parlano,
trascorrono del tempo insieme, giocano a carte o fanno anche altro, possono essere

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professionisti, possono esserci anche medici tra loro, e di sicuro in mezzo c’è qualche
criminale e anche qualche sempliciotto. Non stanno insieme per ammazzare ma può
capitare che ci scappi il morto.

Lo sai cosa penso? Che Ludwig sia un ambiente di gente un po’ deviata e variegata,
quindi con un quoziente di intelligenza variabile. Ludwig è un ambiente sfizioso, molto
superficiale a livello emozionale. Lo vedo quasi come una loggia segreta dove
l’omicidio può essere una conseguenza, che so un’apatia, di una insofferenza, di
un odio o cosa del genere.

D. Ludwig è dunque l’autore di tutti i delitti, anche di quelli che non gli sono stati attribuiti?

R. Si, sono tutti suoi, tutti di Ludwig.

In questa intervista Abel, in mezzo a quello che molto probabilmente è un miscuglio di


verità e menzogne, fa delle affermazioni importanti:

Ludwig non è solo il duetto di pazzi come si è voluto far credere, ma un gruppo
che si muove dentro un contesto molto più ampio.

Interessante l’identificazione dei membri ai compagni di merende, implicati per i delitti


del cosiddetto Mostro di Firenze. Parla di persone con una furbizia contadina
(sembrerebbe un’analogia a dei personaggi come Pacciani), e che nel gruppo ci
possa essere persone che possono fare il medico (come il Narducci). C’è il
sospetto che dà delle indicazioni per depistare o comunque di persone che
abbiano avuto un ruolo marginale.

L’analogia del gruppo come una loggia segreta. Sembrerebbe un messaggio, aiutatemi
o se no comincio a parlare. Che sia una sorta di messaggio cifrato?

Riferimenti alla società Thule sono usciti da un inchiesta fatta dal giornalista Franco
Fracassi che nel suo libro il quarto reich dice che “In Germania, un reporter ed un gruppo
di hacker pirati avevano rivelato l’esistenza di Te Thule Network, una rete clandestina che
interconnette la frangia più estremista dei gruppi neonazisti del mondo. Thule è costituita
da una dozzina di BBS (Bollettino Board Sistem luogo dove vengono scambiati messaggi
tramite conferenze) in tre paesi occidentali e riunisce qualche migliaio di aderenti. I suoi
indirizzi cambiano ogni giorno. In rete operano computer portatili che non usano mai lo
stesso numero di telefono per entrare on line (…) Per avere accesso a Thule bisogna
lasciare nome e numero telefonico. Qualcuno richiamerà il candidato per sottoporlo a un
rigorosissimo test di fedeltà. In seguito si entra in alcuni repertori chiamati “Residence”,
“Elias” e “The Empire”, che dispongono di vari programmi elettronici per costruire
volantini e giornali, per criptare le informazioni più sensibili, oppure per concepire e
maneggiare ordini di vario genere…”.[21]

Il nome di Thule è comparso nel caso del tecnico informatico Carlo Alberto Sartor nel
1995

11/20
Ai magistrati, Sartor ha raccontato che i suoi guai cominciano il 18 maggio, quando
viene avvicinato al bar del “Centro Torri” da un sedicente collega dell’Olivetti, Roberto
Pellegrino (il nome risulterà falso), che gli rivela d’ essere un consulente dei carabinieri e
gli chiede di collaborare alla decodifica di alcuni floppy disk. Il centro elaborazione dati
dell’Ambroveneto è una sorta di Fort Knox, inaccessibile agli estranei, ma Sartor non si fa
troppe domande su Pellegrino. E accetta l’incarico. Qualche giorno dopo, uscito dal
lavoro, trova un’auto che l’attende e l’accompagna a Padova, nella caserma dei
carabinieri di via Muggia. Qui, un ufficiale che si presenta come il capitano Giovanni Poli
(altro nome inesistente) spiega al sistemista che cosa dovrà fare: un compito delicato e
segreto, nell’ interesse del Paese. Sartor è disponibile, ma domanda come giustificherà
l’assenza dal lavoro: non si preoccupi, sarebbe stata la risposta, un dirigente
dell’Ambroveneto, Giuseppe Sormani, è già stato informato e provvederà a “coprirla”. La
mattina successiva, con un furgone, l’uomo viene di nuovo prelevato al “Centro Torri” e
portato dalle parti di Belvedere di Tezze, fra Padova e Vicenza, in un capannone che
ospiterebbe un centro elettronico del Sismi, il servizio segreto militare. I floppy disk da
decifrare sono un centinaio. Sartor comincia dai primi quattro, un po’ rovinati. E resta a
bocca aperta: sul video scorrono movimenti finanziari da capogiro, rimesse “estero su
Italia“, conti a nove zeri negli Usa e in Europa. “In totale 47 mila miliardi“, è l’incredibile
cifra riferita dal tecnico. Ricorrerebbero anche alcune sigle, come “D.R.N.”, “R.D.N.”,
“Atics Anir” e “Ht Riber“: lette al contrario, starebbero per “rinascita” e “rebirth” (rinascita
in inglese) e ricordano il piano di “Rinascita democratica” di Licio Gelli, scoperto nell’ 81 a
Castiglion Fibocchi. Sui dischetti è registrato anche il numero d’ un telefono satellitare
che (verrà accertato in seguito) corrisponderebbe a quello di Matteo Toson, il giornalista
free lance di Padova protagonista d’ un singolare sequestro e di un’altrettanta singolare
liberazione a Sarajevo.[22] Cifre, nomi in codice: alcuni sarebbero collegati anche alla
vicenda di Ilaria Alpi, l’inviata del Tg3 uccisa in Somalia mentre si occupava d’ un traffico
d’ armi.

Sartor si spaventa. Confida tutto a due amici giornalisti, gli viene consigliato di rivolgersi
al magistrato. Così, il 9 giugno, il tecnico va da Bruno Cherchi, sostituto procuratore di
Padova (che guarda caso indaga proprio su Toson). Cominciano le minacce. E cinque
giorni dopo, vicino alla caserma della Finanza di Padova, Sartor incontra di nuovo il
misterioso capitano Poli. L’ ufficiale è con altre persone, lo fa salire su una Croma e lo
porta sui Colli Euganei, dalle parti di Torreglia. Qui, il tecnico viene picchiato: un
avvertimento, perché non collabori con la magistratura. Al Policlinico di Padova, Sartor
resta ricoverato dal 14 al 20 giugno, trauma cranico commotivo. Quando esce, il giudice
Cherchi lo convoca e gli mostra le foto di ufficiali dei carabinieri, per capire chi sia
davvero questo “capitano Poli”. Sartor ne vede una e si blocca: “Se non è lui. dice. è suo
fratello gemello. Cambia solo la montatura degli occhiali…”. “Lui” è il tenente colonnello
Giovanni Antolini, veronese, in servizio a Vicenza dal ‘ 91 al ‘ 94, oggi comandante dei
Ros (il Reparto operativo speciale) di Palermo e braccio destro del procuratore Giancarlo
Caselli.

Da questo momento, quella che pareva una sceneggiata prende i contorni di una spy
story. E, con Padova, comincia a indagare anche il capo della Procura di Vicenza,
Gianfranco Candiani. Si fanno i primi riscontri: il giorno in cui avrebbe letto i floppy disk,

12/20
Sartor non fu visto dai colleghi, ma risultava registrato sui fogli presenze. In maggio poi,
secondo qualche testimone, Antolini sarebbe passato per Vicenza. I giudici raccolgono
indizi, tracce. E arrivano a un’ipotesi: che quei cento floppy disk siano stati rubati un anno
fa in una caserma della Finanza di Milano. Riversati da una bobina magnetica della
Banca d’ Italia, di quei dati si sarebbe occupato anche Antonio Di Pietro nelle indagini sul
conto Protezione e sui 7 milioni di dollari che Roberto Calvi versò, nell’ 81, come tangente
per un finanziamento dell’Eni al Banco Ambrosiano. Del furto non s’ è mai saputo nulla e
ancora oggi non se ne ha conferma ufficiale, ma i magistrati veneti sospettano ci sia
stato.

Sotto Ferragosto, Cherchi ascolta gli “eccellenti” citati da Sartor. Il primo (lunedì 7) è
Antolini, astro nascente dei Ros che nel febbraio del 1994 recuperò, proprio nel caveau
milanese dell’Ambroveneto, un Raffaello scomparso: “E una storia fantasiosa e
insensata. dice. Se Sartor è uno in buona fede, come credo, sta sbagliando persona“. L’
ufficiale nega d’ essere stato a Vicenza nel periodo del pestaggio: “Mi trovavo a Palermo
ed ero alle prese con ben altri problemi“. Subito dopo tocca a Giuseppe Sormani, uomo
ben introdotto in Vaticano (è stato nominato Gentiluomo di Sua Santità da Giovanni Paolo
II), amico di Papa Montini: “Di questa vicenda non so nulla“, è la smentita del dirigente
Ambroveneto che avrebbe coperto il lavoro di decifrazione. Tutto chiarito? Macché. Il
botto arriva venerdì 11, quando viene interrogato per oltre un’ora (come persona
informata dei fatti) il colonnello Mario Mori, vicecomandante dei Ros, famoso per aver
arrestato Totò Riina. Da lui, il giudice vuole sapere di più sui movimenti di Antolini fra
maggio e giugno.

Cherchi e Candiani vanno cauti: non hanno ben capito quali siano, oltre alle botte
prese da Sartor, gli eventuali reati su cui indagare. Fra i numeri annotati dal sistemista,
però, uno attira l’attenzione dei magistrati: sarebbe il telefono d’ un personaggio che già
nell’ inchiesta sulla reliquia di Sant’ Antonio (rubata a Padova e ufficialmente recuperata a
Fiumicino il 20 dicembre ‘ 91), quale mediatore con la banda di Felice Maniero, il boss
pentito del Brenta. Domanda: se fu pagato un riscatto, il denaro veniva dall’
Ambroveneto? Dopo il criticatissimo arresto del colonnello Roberto Conforti, comandante
del Nucleo patrimonio artistico, la prudenza è d’ obbligo. Anche perché, coincidenza.
Quelle manette furono ordinate proprio da Cherchi.[23]

Come si diceva prima la vicenda del tecnico vicentino è strettamente connessa col
traffico d’armi nel conflitto della ex Jugoslavia condotta dal giornalista Toson e
nell’inchiesta giudiziaria della magistratura di Torre Annunziata, riguardante il traffico di
armi, di valuta, di rifiuti denominata Cheque to Cheque[24].

Nell’inchiesta Cheque to Cheque sono a citati a verbale molti nomi appartenenti


all’estrema destra, tra i quali spiccano Roberto Fiore, leader di Forza Nuova e Delfo Zorzi
(condannato per la strage di Piazza Fontana e naturalizzato cittadino giapponese).
Nell’inchiesta Cheque to Cheque ebbero un ruolo significativo anche Gheddafi che
risultava avere un rapporto di affari con l’austriaco Haider e il leader della desta russa
Zhirinovski.[25]

13/20
Zhirinovski viene citato in un rapporto dei servizi segreti tedeschi per i suoi rapporti con
il partito neonazista tedesco Deutsche Volkusoni di Gerald Freiy.

Carlo Alberto Sartor, fu ritenuto testimone attendibile dai pubblici ministeri di Torre
Annunziata, venne di avvicinato dai “servitori dello Stato” quando la sua vicenda
sembrava essere avviata a conclusione. Ancora una volta chiedono la sua collaborazione
tecnica per decrittare nientemeno che i nastri della strage di Ustica. Offrono molti soldi ed
una tecnologia informatica molto sofisticata. Si presentano come appartenenti alla
Thule[26].

C’è da chiedersi se dalla rete di Thule scoperta da Fracassi che escono gli interlocutori
di Sartor?

Thule, qualunque sia suo ruolo attuale, secondo Palermo ingloberebbe la loggia cultista
Tradizione e Famiglia Proprietà[27].

In Italia esiste un’importante organizzazione che si autodefinisce la sua “consorella” e


condivide il culto per il fondatore della TFP, il brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira: Alleanza
Cattolica.

In Alleanza Cattolica militano diverse personalità note, tra queste:

Alfredo Mantovano, magistrato, che è stato sottosegretario al Ministero degli Interni


nel governo Berlusconi e coordinatore del Dipartimento Problemi dello Stato di
Alleanza Nazionale. Dopo le elezioni del 2013 è rientrato in magistratura.

– Massimo Introvigne, un avvocato torinese noto per le sue frequenti


apparizioni televisive, direttore del CESNUR, e membro del think tank della destra
Nova Res Pubblica. Introvigne si vanta di aver “tenuto lezioni o coordinato corsi –
fra gli altri – per il Critical Incidents Response Group dell’FBI e per esperti di
sicurezza israeliani” (Quarta di copertina di Massimo Introvigne, Osama bin Laden.
Apocalisse sull’Occidente, Elledici, Leumann (Torino) 2001).[28]

Attilio Tamburrini, direttore generale del segretariato italiano di Aiuto alla Chiesa che
soffre, (ACS). ACS, fondata in piena guerra fredda da Padre Werenfried van
Straaten nel campo politicamente molto delicato del sostegno alla chiesa nei paesi
socialisti.

Alla TFP fa riferimento anche un altro movimento, ancora più estremista, il Centro
Lepanto, diretto da Roberto De Mattei professore all’università di Cassino e autore di
un’ingenua agiografia di Plinio Corrêa de Oliveira, il “Crociato del XX secolo”. La natura
assai superficiale di questo testo non ci deve ingannare. De Mattei è stato consigliere per
le questioni istituzionali italiane e internazionali del Vice-Presidente del Consiglio
dei Ministri Gianfranco Fini e Presidente dello I.E.R.E.F (Institut Européen de
Recherches, Etudes et Formation) con sede a Bruxelles; è membro del Board della
“European Foundation” (Londra). Fu, tra non poche polemiche, è stato nominato sub-
commissario del CNR con delega per il settore delle scienze umane.

14/20
De Mattei ha partecipato spesso alle attività dei Comitati per la libertà di Marcello
Pera assieme a personalità come Vittorio Strada e Francesco Storace, ma anche
come Gilles William Goldnadel, che fu l’avvocato di Oriana Fallaci.

Nel suo curriculum, De Mattei si vanta di essere un Policy Expert della Heritage
Foundation. Si tratta di un’organizzazione tutt’altro che cattolica; anzi, è il primo e più
potente think tank della destra economica e militare degli Stati Uniti, finanziato – tra l’altro
– da Gulf Oil, General Motors, Ford Motors, Proctor and Gamble, Chase Manhattan
Bank, Dow Chemical, Reader’s Digest, Mobil Oil.

Con committenti del genere, non sorprende sapere che il cattolicissimo De Mattei si
sia schierato a favore della guerra contro l’Iraq, nonostante la netta presa di posizione del
Papa. Né che De Mattei abbia partecipato alla USA DAY organizzata da persone assai
poco cattoliche, come Giuliano Ferrara, Alfredo Biondi, Franco De Benedetti e Massimo
Teodori.

Attualmente ha una posizione critica rispetto alle posizioni teologiche di Papa


Francesco.

La TFP ha infine una propria rappresentanza in Italia, a cui fanno riferimento diretto
alcuni vivaci gruppi di estrema destra di Verona e dintorni, come Sacrum Imperium.

Dopo la morte di Plinio Corrêa de Oliveira, avvenuta nel 1995, il movimento si è scisso
tra la TFP stessa, fedelissima agli insegnamenti del “profeta”, e gli Arautos do
Evangelho (“Araldi del Vangelo”) o “Associaçâo Cultural Nossa Senhora de Fátima” un
movimento altrettanto pittoresco (con le sue divise che combinano abiti da crociati con
stivaloni militari), ma legato alla personalità di Joâo Scognamiglio Clá Días, che è riuscito
ad ottenere l’approvazione pontificia per le sue attività.

Questa ha sede a Mira, in provincia di Venezia,[29] con una tipografia da cui


smista la sua letteratura in tutta Italia.

A finanziare tutte queste realtà che configurano un’internazionale negale c’era


sicuramente il banchiere svizzero François Genoud[30].

Egli ha avuto un ruolo di asse importante del sistema nazista facendo da tramite tra
questo e il sistema finanziario svizzero. Genoud predestinato come i suoi fratelli alla
banca fondata dal padre: la banca Genoud & C., di cui infatti diventerà presidente. Nel
settembre 1932, a Monaco di Baviera, Genoud assiste un comizio di Adolf Hitler. E
scatta il colpito di fulmine. Colpito da Genoud, Hitler gli affida un ruolo ufficiale e uno
ufficioso. Quello ufficiale è di fondare un partito nazista svizzero, cui lui darà vita a
Ginevra e a Losanna nel 1934 e che chiamerà Fronte Nazionale; quello ufficioso e di
maggiore rilevanza strategica, è di creare un ponte, sotto lo scudo delle neutralità
svizzera tra il Terzo Reich e il mondo islamico.

In questa chiave si può leggere l’impresa del giovane Genoud, che nel il 13 maggio 1936,
a bordo di una Renault, intraprende come un avventuroso giornalista un viaggio da
Ginevra fino in Cina. Si tratta, in realtà, di una missione concordata con l’Abwehr, il

15/20
servizio segreto dell’esercito tedesco, e avente come obiettivo quello di fare un
quadro dettagliato della situazione politica dei paesi visitati, evidenziando possibili
aperture nei confronti del regime nazista. A Beirut Genoud incontra Ami al-Husseini,
muftì di Gerusalemme. In Iraq, così come in Libano, aizza la resistenza panaraba contro
gli inglesi e i francesi. In India incontra per la prima volta Subhas Chandra Bose, il leader
politico di Calcutta che lotta contro i colonialisti inglesi.

Membro del partito di Gandhi, Bose si oppone però alla filosofia della non-violenza e
non cerca accordi con gli inglesi. Ricercato dagli inglesi, nel 1938 fugge dall’India e
aiutato da Genoud, con un falso passaporto italiano a nome di monsignor Petazzoni, di
Bologna, si dirige a Mosca, poi a Roma e a Berlino. Come il Muftì di Gerusalemme,
durante la guerra lavorerà a favore dell’Asse, confezionando e inviando attraverso le
emittenti radiofoniche berlinesi messaggi di propaganda antisemita per l’estero.
Cogliendo l’occasione dell’ingresso del Giappone nel conflitto si reca a Singapore,
riuscendo a portare dalla sua parte i prigionieri di guerra indiani contro i colonialisti
inglesi. Il suo obbiettivo è quello di una rivolta indiana contro il colonialismo inglese. Negli
ultimi giorni di guerra viene segnalato su un sottomarino giapponese e poi su un aereo
militare diretto a Tokio. La storia ufficiale riporta che l’aereo era caduto in mare, mentre
ancora oggi da parte dei suoi seguaci indiani vuole credere che Bose sia vivo e stia per
tornare nella sua Calcutta. Fu un seguace di Bose, subito dopo la guerra, a uccidere
Ghandi in un attentato.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Genoud è un agente letterario che cura i
diritti di Adolf Hitler e di sua sorella. Sotto la copertura del pagamento dei diritti d’autore,
dalla Germania affluisce in Svizzera denaro di origine dubbia, probabilmente
finanziamenti amichevoli di industriali al partito nazista. Hermann Göring accumulerà nei
forzieri della banca ginevrina opere d’arte di valore inestimabile tele di Klee, Kandinsky e
di altri pittori che in Germania vengono ridicolizzati e banditi come “artisti degenerati”, in
Svizzera sono custodite come capolavori. Più il dominio nazista si estende sull’Europa,
più le razzie delle collezioni d’arte pubbliche e private dei Paesi occupati vanno ad
arricchire questi forzieri.

Durante la guerra Genoud continua a svolgere un importante opera di mediazione, ed è


citato negli archivi delle SS, come agente ufficiale della SD, i servizi segreti delle SS. Il
suo corrispondente a Berlino è Hans Rechenberg, con cui si incontra in varie occasioni
per elaborare strategie atte a mettere al sicuro patrimoni personali e di Stato, ma anche
acquisti di petrolio e di armamento e, nel caso, fare da interlocutore con i servizi segreti
angloamericani per la liberazione di agenti servizi segreti in mano avversaria sono attività
che non vanno al di là delle loro competenze.

Sarà proprio grazie alla conoscenza approfondita dei vari schieramenti e ai rapporti
personali instaurati durante la guerra con il personale dei servizi segreti di tutto il mondo
che Genoud potrà garantirsi un tranquillo dopoguerra. Durante il quale non cesserà di
operare in favore dei nazisti, finanziando la rete nazista di assistenza Stille Hilfe e
sostenendo economicamente la difesa di personaggi come Klaus Barbie, il criminale
nazista fuggito in Bolivia.

16/20
Genoud come agente dei servizi segreti tedesco era anche collegato alla rete di
Stoccolma, guidata da Paul Dickpof.[31]

Paul Dickpof che nella sua scheda personale nell’archivio delle SS si trovava il suo
numero di matricola (337259) e la prova della sua appartenenza al Sicherheitsdienst SS,
il servizio di sicurezza del partito nazista, venne eletto nel 1968 presidente
dell’Interpol.[32]

Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal denuncia che “I nazisti hanno utilizzato gli
archivi dell’Interpol non per eliminare i criminali internazionali, ma per ben altri scopi.
Hanno cercato tra gli archivi dell’Interpol i fascicoli di persone ricercate o arrestate in
passato in varie nazioni, così da utilizzare o abusare di queste persone per scopi politici”.
[33]

Il capitano della polizia reale canadese a cavallo Jack Wiecker afferma che “Le varie
ricerche condotte fino ad ora da noi indicano che l’Interpol impiega ex nazisti, che
operano grazie a finanziamenti clandestini di governi interessati, e vengono
utilizzati per acquistare informazioni di carattere politico”.[34]

Per capire la nascita dell’Interpol, bisogna partire dal fatto che ai primi anni del XX
secolo, la polizia europea cominciò a imbattersi in un nuovo problema: un crimine poteva,
ad esempio, avvenire a Parigi e poco dopo i criminale si trovava al sicuro al di là della
frontiera. Ciò era divenuto possibile grazie alla velocità degli spostamenti che si potevano
effettuare con i collegamenti ferroviari.

Sin dal 1904, la polizia francese si propose di formare una centrale europea di polizia.
Nel 1914 portarono al 1° Congresso della polizia criminale, tenutosi al Principato di
Monaco. Ma la prima guerra mondiale interruppe ogni ulteriore tentativo di
centralizzazione. I rapporti tra le forze di polizia ripresero quando il capo della polizia
viennese invitò gli altri superinvestigatori europei, nord e sudamericani nella capitale
austriaca. Il 3 settembre 1923 parteciparono alla creazione della Commissione criminale
internazionale della polizia (ICPC) 130 delegati provenienti da venti nazioni.

Il Congresso decise che il capo della polizia austriaca sarebbe divenuto


automaticamente il presidente dell’Interpol.

Il 12 marzo 1938 la Germania nazista si annesse l’Austria. Lo stesso giorno


Himmler fece arrestare il presidente dell’Interpol, mettendo al suo posto Otto
Steinhäusl un nazista che da diversi anni era in prigione perché era membro del
Partito Nazionalsocialista, allora illegale in Austria.

Nei piani di Hitler c’era l’utilizzazione della Polizia Criminale per scopi di
controspionaggio e per scovare gli oppositori politici. Come verrà dimostrato più tardi,
l’Interpol sotto la Germania nazista costituiva una parte essenziale nelle operazioni dedite
alla “soluzione finale” del “problema ebraico”. Secondo Wiesenthal, l’Interpol ha utilizzato
criminali comuni, come falsari e spie.

17/20
L’elenco dei nazisti coinvolti nell’Interpol includono personaggi come Reinhard Heinrich
(presidente dal 1940 dell’Interpol nazificata).[35]

Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946, rappresentanti di sedici nazioni si riunirono
in Belgio per tentare di ricostruire l’organizzazione. Dei cinque dirigenti incaricati di
convocare la riunione, almeno tre si erano compromessi con i nazisti: il belga Florent
Louwage, lo svedese Harry Soderman e il francese Louis Ducloux. E così, il maggior
organo investigativo del mondo nacque sulle ceneri del nazismo, utilizzando uomini fedeli
a Hitler. Ciò non fu senza conseguenze.

[1] Carlo Palermo, IL QUARTO LIVELLO, Editori Riuniti, 1996.

[2] Marco Zagni, la svastica e la runa Cultura ed esoterismo nella SS Ahnenerbe,


presentazione di Giorgio Galli, Mursia, Milano, 2011.

[3] In sostanza nella Germania nazista si cercava di creare le basi di quella era definita
“nuova scienza” – l’Universo, per come riusciamo a conoscerlo, deve essere interpretato
come un enorme ingranaggio interconnesso i cui denti non poggiano solo su pari basi
meccanicistiche e quantitative, ma soprattutto su basi qualitative analogico-sincroniche.

Il concetto fondamentale di partenza, passando dalla filosofia alla scienza è comunque


questo, un particolare atomo emette simultaneamente due fotoni dalle eguali
caratteristiche, ma che viaggiano in direzioni totalmente diverse.

Ebbene questi fotoni identici sono in realtà sempre armonicamente legati dalla stessa
informazione di base, per cui operando e modificando la costituzione di uno dei due fotoni
bombardandolo, per esempio, con elettroni, s’introduce un cambiamento istantaneo
anche nell’altro fotone, indipendentemente da dove questi si trova nello spazio: è il
concetto di sincronicità analogica, il cui fattore di collegamento portante è il principio
stesso dell’etere di antica memorie che, buttato fuori dalla finestra dalla fisica grazie alle
ipotesi pluriaaccreditate di Albert Einstein, riapparve con tutte le sue potenzialità
scientifiche e filosofiche negli studi alternativi della Germania nazista.

Due effetti apparentemente a-casuali sono legati in realtà dalla medesima causa, che
però nel nostro Universo tridimensionale, appare come invisibile.

Devono pertanto esistere altre dimensioni o altri universi dove quello che sembra
impossibile o “magico” da noi, diventa in realtà possibile.

[4] Marco Zagni, la svastica e la runa Cultura ed esoterismo nella SS Ahnenerbe,


presentazione di Giorgio Galli, Mursia, Milano, 2011, pagg. 397-98.

[5] http://wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_Thule

[6] Il Germanen orden è stato una società occulta tedesca, caratterizzato dalla pratica di
diversi riti esoterici neopagani. Fu formalmente costituito nel 1912.

[7] http://thule-ilsegnodelcomando.blogspot.it/2013/03/società.thule.html

18/20
[8] Gianluca Marletta, la riscoperta del graal Dal fenomeno Dan Brown al ritorno dei miti,
prefazione di Franco Cardini, Editori Riuniti, Roma, gennaio 2007, pag. 129.

[9] Giorgio Galli, hilter e il nazismo magico le componenti esoteriche del reich millenario,
BUR, 2001, pag. 227.

[10] Moon Peter, Spandau mystery Sky Boks, New York 2007, pagg. 267269

[11] http://www.angolohermes.com/Speciali/Inghilterra/St_Albans/Francis_Bacon.html

[12] Richard Deacon, A History of the Brihish Secret Sevices, London, Grafton Boks,
Capitolo 1, pagg. 23-24.

[13] C.s. Cap. 2, pag. 34.

[14] C.s. pag. 40.

[15] Fu anche consigliere personale della Regina

[16] Richard Deacon, A History of the Brihish Secret Sevices, London, Grafton Boks,
Capitolo 2, pag. 43.

[17] Vedere: http://www.cestim.it/argomenti/05verona/05verona_nera.htmm

[18] Fabrizio Calvi e Frederic Laurent, Piazza Fontana La verità su una strage,
Mondadori, pag. 262.

[19] Volontario nella marina della R.S.I., dopo la guerra scappò in Argentina dove
entra in contatto con elementi della C.I.A. e con nazisti tedeschi. Dalle inchieste su
Piazza Fontana risultò essere il referente della C.I.A. per, il Triveneto, cioè il
fiduciario di tutti gli informatori che operavano in Veneto, Friuli e Trentino. Membro
di un’associazione combattentistica Elmetti d’Acciaio, un’associazione paramilitare
segreta tedesca, integrata nei “Piani di sopravvivenza” di cui facevano parte i
Nuclei di difesa dello Stato.

[20] Carlo Digilio dal 1967 fiduciario della C.I.A. nel Veneto, nella seconda metà degli anni
Settanta era il diretto del poligono di tiro di Mestre e membro di Ordine Nuovo.

[21] Franco Fracassi, il quarto reich Organizzazioni, uomini e programmi


dell’internazionale nazista, Editori Riuniti, 1996, Roma, pp. 72-73.

[22] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/06/toson-torna-
libero.html

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/05/19/matteo-toson-
ricompare-sarajevo.html

https://www.radioradicale.it/scheda/71808/la-scomparsa-di-matteo-toson-a-sarajevo-il-
dossier-del-giornalista-padovano-sul

19/20
[23] https://nottecriminaleblog.files.wordpress.com/2016/05/bersaglio-delle-spie-per-un-
caffc3a8.pdf

[24] http://archivio.antimafiaduemila.com/notizie-20072011/47-cronache-in-italia/20416-
traffico-internazionali-di-armi-materiali-radioattivi-e-riciclaggio.html

http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=5281

[25] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/22/zhirinovskij-
nazi-patto-in-germania.html

[26] http://www.controappunto.org/resistenza/fascistinelcampo/notizie_viviana

[27] Tradizione, Famiglia e Proprietà è una famiglia di associazioni tradizionaliste di


ispirazione cattolica, distinte su base nazionale e diffuse soprattutto in America Latina,
Stati Uniti, Europa, Australia e Africa del Sud.

[28] http://www.kelebekler.com/cesnur/txt/tfp01.htm

[29] https://www.paginegialle.it/mira-ve/associazioni-religiose/associazione-madonna-
fatima_2

[30] François Genoud era un noto finanziere svizzero e un principale benefattore della
diaspora nazista attraverso la rete ODESSA e sostenitore di gruppi militanti mediorientali
durante il secondo secolo della seconda guerra mondiale. Morto suicida nel 1996.

[31] http://www.contrappunto.org/resistenza/fascistinelcampo/mutti/notizie_viviana

[32] Franco Fracassi, il quarto reich Organizzazioni, uomini e programmi


dell’internazionale nazista, Editori Riuniti, 1996, Roma, p. 33

[33] Franco Fracassi, il quarto reich Organizzazioni, uomini e programmi


dell’internazionale nazista, Editori Riuniti, 1996, Roma, p. 31

[34] C.s.

[35] https://ne-np.facebook.com/102242604618815/posts/in-seguito-a-un-attentato-dei-
resistenti-cecoslovacchi-a-praga-moriva-il-4-giugn/329127211930352/

Franco Fracassi, il quarto reich Organizzazioni, uomini e programmi dell’internazionale


nazista, Editori Riuniti, 1996, Roma, p. 32

~ di marcos61 su settembre 17, 2021.

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