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La “Schuldfrage„
«L'intero popolo tedesco è responsabile di questi assassinii in massa e deve essere punito in quanto
popolo. Dietro al partito nazista è stato il popolo tedesco a eleggere Hitler dopo che, nel suo libro e
nei suoi discorsi, aveva chiarito le sue intenzioni spudorate senza la minima possibilità di
malinteso».
A. Einstein, Sugli eroi del ghetto di Varsavia, 1944
«Il crimine dei tedeschi è veramente il più abominevole mai registrato nella storia delle nazioni
cosiddette civili. Il comportamento degli intellettuali tedeschi, nell'insieme, non è stato migliore di
quello della plebe».
A. Einstein, Lettera a Otto Hahn, 1949
«In Germania è accaduto tutto, si sono manifestate tutte le possibilità storiche ancora esistenti
nell’uomo. […] Hitler in pochi anni ha trasformato i tedeschi in ebrei, e oggi “tedesco” è divenuto
una parola dolorosa come “ebreo”».
E. Canetti, La Provincia dell’Uomo, 1973
Il “Taglio del Bosco”: la Vergangenheitsbewältigung nella Germania Ovest
Letteratura dell’Impegno
Polemica col Passato & Imperativo del Ricordo della Colpa
Scrittori Socialisti:
Eredità della Colpa & Assunzione dell’Impegno
Profondità Riflessione → Analisi & Sperimentalismo
Criptica e Profonda Elaborazione del Trapasso senza Soluzione di Continuità
→ Spaesamento, Disincanto, Sobrietà e Rassegnazione
Scrittici Tedesco-Orientali:
Protofemminismo Letterario → Affermazione Identitaria ed Espressiva
Rifiuto Autoritarismo “Patriarcale”
«Ma pensi dunque che anch’io non sia stato, un giorno, pieno di speranze? Che anch’io non abbia
pensato al fatto che insieme con la radice del male sarebbe stato estirpato anche il male? Ma esso ha
mille radici. È inestirpabile. Nobile scopo, forse, voler proseguire il tentativo. Ma, senza
convinzione, la nobiltà d’animo si muta in una smorfia. Per te è la prima esperienza, per me no.
Questa è la differenza. Qui, so con chi ho a che fare. Qui, sono preparato a tutte le sorprese. Di là,
chissà quanto tempo passerà ancora prima che, dietro le belle parole, spuntino i fatti. E i fatti sono:
l’uomo non è costruito per essere socialista. […] “A che cosa brindiamo?”, egli chiese. Poiché da
parte di Rita non venne risposta, levò il bicchiere. “A te. Ai tuoi piccoli errori e alle loro grandi
conseguenze”. “Io non brindo a nulla”, disse lei. Non brindava più a nulla. Proprio sopra di loro
scorreva, in senso obliquo rispetto alla piazza, la linea di confine tra il cielo diurno e notturno. Quel
pezzetto di terra su cui essi si trovavano, una mattonella di marciapiede, non più ampia di un metro
quadrato, era rivolta verso il lato notturno. Un tempo, le coppie di amanti prima di separarsi
cercavano una stella, su cui i loro sguardi la sera potessero incontrarsi. Che cosa dobbiamo cercare
noi? “Il cielo almeno non possono dividerlo”, disse Manfred beffardo. Il cielo? Tutta questa cupola
di speranza e di anelito, di amore e di tristezza? “Sì, invece”, disse lei piano. “Il cielo è sempre il
primo a essere diviso”. […] Rita fa un lungo giro vizioso per le vie e guarda dentro molte finestre.
Vede come, ogni sera, un cumulo infinito di benevolenza, consumata durante il giorno, si sia
rigenerata e riprodotta a nuovo. Non teme di restare a mani vuote nella ripartizione di quella
benevolenza. Sa che talvolta sarà stanca, talvolta irritata e rabbiosa. Ma non ha paura. Pareggia tutto
il fatto che ci abituiamo a dormire tranquilli. Che viviamo senza risparmiarci, come se ce ne fosse
anche troppa di questa stana sostanza che è la vita. Come se non dovesse finire mai».
C. Wolf, Der geteilte Himmel, 1963
«Aveva una grossa voglia sulla fronte, cosa che sulle prime lo faceva apparire spaventoso. “La
prego!” disse Mario, facendosi coraggio. “Stiamo per avere un bambino”. Con la mano il russo fece
un gesto verso il cielo; e immediatamente cessò di piovere. Poi si chinò vero l’auto dove
l’esistenzialista era in preda alle doglie. Gemeva e gridava. Il russo si dette da fare all’interno
dell’auto e dopo qualche attimo ne uscì di nuovo tenendo un neonato già tutto fasciato che depositò
in braccio a Mario. Quando ebbe entrambe le mani libere, il russo toccò il cofano della Trabi. l’auto
ripartì all’istante. “Questo è un russo che fa miracoli!”, gridò l’esistenzialista. […] “Cazzo, quante
ne abbiamo combinate”, disse Micha in seguito, “sarebbe andata avanti così in eterno. Era tutto uno
schifo, dall’inizio alla fine, ma ci siamo divertiti alla grande. Eravamo tutti così intelligenti, colti,
pieni di interessi, ma sotto sotto era tutta un’idiozia. Davamo l’assalto al futuro, ma eravamo buffi,
e non ce ne accorgevamo neppure”. Sarebbe andata avanti così in eterno, ma nel frattempo è
successo qualcosa».
T. Brussig, Am kürzeren Ende der Sonnenallee, 1999