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FILOSOFIA Numero 55

Addio a Günter Maschke


maestro ribelle d’Europa
Lo scorso 7 febbraio, al termine di una lunga malattia, si è spento il grande pensatore tedesco
In eredità ci lascia insuperate lezioni di realismo politico e la sua inimitabile verve polemica

di Valerio Benedetti 20122), che poi altro non è che la summa di tutti i suoi studi
schmittiani. Me lo divorai in un paio di giorni. Insomma, era
destino: di lì a qualche giorno mi feci dare il suo contatto,
preceduto anche da telefonata di raccomandazione. I tedeschi,
si sa, sono formali. Ma di quella formalità che in certe

E
occasioni non guasta, e che nell’era dei social si sta purtroppo
sattamente un anno fa, nel numero del Primato perdendo.
Nazionale di aprile 2021, pubblicammo una mia
intervista a Günter Maschke. Come ho appreso Era uno degli intellettuali
con grande tristezza, lo scorso 7 febbraio Günter è
andato avanti. Per chi non lo conoscesse, Maschke più profondi
era uno degli intellettuali di punta della nuova destra tedesca,
nonché uno dei massimi conoscitori del pensiero di Carl Sch- della nuova destra tedesca
mitt a livello mondiale. Per sapere più da vicino chi era Ma-
schke, e che cosa ha rappresentato per la cultura tedesca, non e uno dei massimi conoscitori
posso che invitarvi a riprendere in mano l’intervista pubblicata
l’anno scorso: a mo’ di introduzione, infatti, ne avevo tracciato del pensiero di Carl Schmitt
un profilo biografico, che è possibile leggere anche online sul
nostro sito internet. a livello mondiale
Come mi ha fatto notare un comune amico, Eberhard Straub,
quella al Primato Nazionale è stata la sua ultima intervista. Non avendo Maschke un indirizzo di posta elettronica,
Non vi nascondo che questa circostanza mi riempie sì di le nostre conversazioni avvenivano perlopiù per telefono.
tristezza, ma anche di orgoglio, perché la nostra rivista si Conversazioni che mediamente duravano un’ora e mezza
è sempre distinta per il dialogo con le migliori menti della – cosa che mi toglieva letteralmente la vita, ma era davvero
cultura non conforme a livello europeo. E anche stavolta ha un piacere ascoltarlo. Le telefonate, infatti, erano costellate
tenuto fede al suo programma. di dotte spiegazioni di teoria politica, gustosi aneddoti tratti
Non ho mai conosciuto Maschke di persona. Il suo nome mi dalla sua vita avventurosa, battute dissacranti, risate e lunghe
era noto solo per le mie letture schmittiane. Poi, durante il riflessioni sui temi più svariati. Non era uno che ti faceva
mio ultimo soggiorno berlinese, un altro amico mi fece dono parlare tanto, Günter. Quasi sempre dovevo incunearmi nel
di un libro molto particolare: Verräter schlafen nicht (Kiel bel mezzo di un discorso, magari facendo finta di non aver
2011). E cioè: «i traditori non dormono». Si tratta di un libro- capito una parola. E allora gli dicevo la mia. Tra le altre cose,
intervista in cui Maschke ripercorre tutta la sua biografia, sia Maschke mi aveva detto che, purtroppo, era malato da tempo.
esistenziale che culturale. Diedi una scorsa veloce al volume, E, a quanto pare, la sua salute si è aggravata in maniera
quasi per noia: ero infatti convinto che fosse il solito libro irrimediabile. Speravo di poterlo visitare a Francoforte ma,
da riporre il più presto possibile sullo scaffale di casa. E anche a causa della pandemia, non mi è stato possibile.
invece, pagina dopo pagina, rimanevo affascinato dalle parole Ad ogni modo, non appena saputo della sua morte, ne
di Günter, e soprattutto dallo spirito indomito di cui erano diedi notizia sul mio profilo Facebook, allegando – insieme
impregnate. all’intervista del Primato – una foto di Günter e Alain
Tra i vari doni che ricevetti dagli amici berlinesi, c’era anche de Benoist, che erano molto amici. Il post è stato notato
l’opus magnum di Maschke: Der Tod des Carl Schmitt (1987, da Robert Steuckers, intellettuale belga e animatore di

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Il Primato Nazionale Filosofia

Maschke nel 1970 al Tribunale di Monaco di Baviera, che lo condannerà a un anno di reclusione per diserzione

Esattamente un anno fa lo intervistammo


sul «Primato Nazionale» nel numero di aprile 2021
Synergies européennes, che lo ha poi fino all’irriverenza. Giusto per aiuta-
trasmesso a Jerónimo Molina Cano, re il lettore a cogliere le sfumature, il
storico delle idee politiche e docente testo è incentrato su L’uomo a cavallo,
presso l’Università di Murcia, con cui romanzo di Pierre Drieu la Rochelle,
proprio Maschke mi aveva già messo dato alle stampe nel 1943. La storia è
in contatto. Il professor Molina, molto ambientata in Bolivia, e il suo protago-
provato per la scomparsa dell’amico, mi nista è l’ufficiale di cavalleria, in forza
ha allora inviato un necrologio in onore al reggimento di Cochabamba, Jaime
di Maschke, che uscirà in Francia su Torrijos, che a tratti rappresenta l’al-
Éléments e in Germania su Sezession. ter ego di Drieu. L’homme à cheval era
Nell’email mi pregava di tradurlo dallo una delle letture preferite di Maschke,
spagnolo all’italiano e di pubblicarlo che non a caso lo tradusse e pubblicò
sul Primato Nazionale. Una richiesta in tedesco nel 1981 con un titolo assai
che, ovviamente, non avrei mai potuto suggestivo: Il sogno boliviano. Ultima
rifiutare. nota di costume, prima di lasciarvi im-
Il necrologio di Molina, ve lo anticipo, mergere nella lettura: Alain Delon ha
è meraviglioso e commovente. Cre- più volte tentato di fare del romanzo
do che rispecchi benissimo lo spirito di Drieu un film, chiamando alla regia
di Günter: profondamente colto, ma La summa degli studi di Maschke Sam Peckinpah. Il progetto, però, non
anche argutamente ironico, talvolta su Carl Schmitt fu mai realizzato.

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Morire
a Cochabamba
di Jerónimo Molina Cano

Conobbi Günter Maschke a Madrid più di vent’anni fa. Gli regalai una copia del
mio Julien Freund, il politico e la politica, e ci intendemmo subito: fu, come si dice,
Liebe auf den ersten Blick, «amore a prima vista». Percorremmo più volte la Gran
Vía fino alla partenza del mio treno. Ebbi così il tempo di rendermi conto che la
scienza schmittiana che instancabilmente mi dispensava – Maschke era un vero
insegnante e la sua vis docente straordinaria – era compatibile con un altro delizioso
scopo: una ragazza cubana che serviva alla caffetteria Nebraska (un’attività con quel
nome può prosperare solo in una città che si crede il meridiano delle Americhe).
L’homme couvert de femmes – piuttosto un galantuomo peripatetico, poiché all’epoca
aveva quasi sessant’anni – ricorderà sicuramente l’avventura della sua vita, il
suo particolare Contrappunto cubano (un libro dell’antropologo Fernando Ortiz
che lo segnò profondamente). Il nostro amico lasciò Cuba non senza pagare un
prezzo: «Ragazzo, sai troppo. O te ne vai, o per te son dolori», gli dissero i due
singao dell’intelligence cubana che lo fecero salire su una Lada russa per portarlo
all’aeroporto dell’Avana, da dove lo rimandarono in Germania attraverso la Spagna.
Mi conquistai la sua simpatia in Colombia, perché non permisi che si parlasse male
del generale Franco davanti a un pubblico «latinoamericano» ostile, disposto ad
ascoltare solo gli stupidi mantra di destra e di sinistra sulla guerra civile spagnola.
Me ne uscii ad alta voce con un «Franco, genio della decadenza», esattamente
come Julien Freund definiva il generale de Gaulle: fu allora che una risata rauca
di Maschke inghiottì tutte le polemiche. Mi guadagnai poi la sua ammirazione
in Spagna, in una situazione critica per la sua salute, procurandogli – non con la
ragione, ma con l’astuzia e la forza – una fiala di insulina che la burocrazia medica
di quel Campo dei Santi gli negava.
Discepolo diligente, mi sono lasciato istruire da lui per scoprire il realismo politico
in discorsi interminabili, sempre divertenti, talvolta deliranti, a Medellín, Porto,
Uberlândia o Cartagena e, ultimamente, per telefono. Maschke era anche, tra
l’altro, l’acribia in persona, una virtù che, in lui, a volte diventava un fastidio per
altri, meno dotati per i dettagli. E meno pazienti con la cura che la lettera richiede.
In una città sperduta nella giungla colombiana, Maschke, Yolanda, mia moglie,
ed io viaggiavamo su una carrucha, una rudimentale funivia di legno. Mentre
le corde che la tenevano scricchiolavano, Günter prefigurò una morte certa, ed
esultò… perché non sarebbe morto a Francoforte, città che ha sempre odiato. Più
tardi abbiamo avuto molte occasioni per parlare del suo «necrologio», che io avrei
dovuto scrivere seguendo le sue istruzioni: «Günter Maschke, nato a Erfurt (1943)
e morto a Cochabamba (2022)».
Mon vieux, il nostro «sogno boliviano» (unser bolivianischer Traum) è terminato.
Salutami il capitano Jaime Torrijos. «Le temps des empires viendra, console-toi».
Coraggio! Il tempo degli imperi verrà.

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