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Nova Europa
Milano, 2018
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Indice v
Prefazione ix
di Franco Milanesi
3 La via dell’impotenza 47
I Sulla soglia 65
1 I battistrada dell’hitlerismo 67
v
Indice
6 I puri 119
II La tirannide 207
11 La conquista del potere 209
12 Gangsterismo 223
15 I personaggi 283
16 SA e SS 297
vi
Indice
17 Il terrore 309
19 Inquadrarsi! 339
vii
Indice
Conclusione 645
34 Il provocatore 647
36 Genocidio 687
Poscritto 723
Appendice 729
Fare i conti con i demoni. La critica di Ernst Niekisch al
nazionalsocialismo 731
di Alessio Mulas
viii
Fare i conti con i demoni. La critica di Ernst
Niekisch al nazionalsocialismo
di Alessio Mulas
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Fare i conti con i demoni
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tra i pochi autori che, a suo avviso, costituiscono la Konservati-
ve Revolution, ne ha riassunto le posizioni in una sintesi efficace:
«Niekisch esalta il bolscevismo perché rifiuta radicalmente l’Oc-
cidente e approva tutto quello che l’Occidente detesta, cioè l’an-
tiliberalismo, l’anti-individualismo e l’aperto riconoscimento del-
la violenza»3 . Questi punti, che nella storia del pensiero politico
non si presentano necessariamente uniti (si può essere antiliberali
ma ritenere fondamentale la riduzione del conflitto, individualisti
ma auspicare che la politica si manifesti come violenza), coabitano
nella corrente cosiddetta nazionalbolscevica. L’esperienza bellica di
cui si faceva forte l’ala più a “sinistra” dei rivoluzionari conservatori
raccolta intorno a Widerstand, la rivista di Niekisch, aveva nutri-
to «il culto della lotta, l’odio per il mondo borghese e il disprezzo
verso le cose dello spirito»4 . In netto contrasto con il tradiziona-
lismo della borghesia tedesca, l’azione nazionalbolscevica non era
orientata a riformare, ma a distruggere le forme vigenti in senso
rivoluzionario, cioè ricorrendo alla violenza.
D’altra parte, lo stesso Jünger descriveva Niekisch come uno
scrittore «la cui intransigenza era direttamente proporzionale alla
difficoltà di definire il suo programma politico», complessità am-
pliata dalle influenze, mai coniugate né ridotte a sistema politico,
che egli riceveva: «Niekisch ammirava invece l’anima russa e l’ordi-
ne prussiano, con il suo senso dello Stato e il suo esercito popolare.
Nel suo programma politico voleva fondere i princìpi del prussia-
nesimo e quelli del bolscevismo. I suoi modelli erano Ranke come
3
E. Nolte, La rivoluzione conservatrice nella Germania della Repubblica di
Weimar, Rubbettino, Soveria Mannelli 2009, p. 61.
4
A. Pfahl-Traughber, Konservative Revolution und Neue Rechte. Re-
chtsextremistische Intellektuelle gegen den demokratischen Verfassungsstaat,
Leske-Budrich, Opladen 1998, p. 52.
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Fare i conti con i demoni
la questione storiografica
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La questione storiografica
6
Cfr. F. Meinecke, La catastrofe della Germania, La Nuova Italia, Firenze
1948; G. Ritter, Europa und die deutsche Frage, Münchner Verlag, München
1948; K. Barth, Zur Genesung des deutschen Wesens, Verlag von Franz Mittel-
bach, Stuttgart 1945. Sulla storiografia tedesca del dopoguerra, cfr. B. Faulen-
bach, La storiografia tedesca dopo la dittatura di Hitler, in G. Corni (a cura di), I
muri della storia. Storici e storiografia dalle dittature alle democrazie 1945–1990.
Atti del convegno internazionale, Edizioni Università di Trieste, Trieste 1996,
pp. 55-78.
7
Cfr. supra, in particolare i capp. 18 e 36.
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Fare i conti con i demoni
rio che va «dalla teoria della conoscenza di Kant fino alla “dottrina
nazionalista” di Hitler» è il percorso «dello spirito borghese tede-
sco dal principio del secolo decimonono fino alla metà del vente-
simo»8 . Egli non può che sostenere una teoria “continuista” della
storia tedesca, all’interno della quale il nazionalsocialismo è inte-
so come reazione conservatrice della classe borghese alle correnti
rivoluzionarie formatesi nel periodo weimariano in opposizione
all’Occidente e all’ordine di Versailles. In tal senso, Il regno dei de-
moni è soprattutto la vicenda storica della tangenza tra la grande
borghesia e il Terzo Reich.
da spengler a marx
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Da Spengler a Marx
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Fare i conti con i demoni
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Da Spengler a Marx
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l’antropologia politica
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L’antropologia politica
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23
M. J. Sandel, Liberalism and the Limits of Justice, cit., p. 179.
24
C. Schmitt, Il concetto di ‘politico’, in Le categorie del ‘politico’, Il Mulino,
Bologna 1972, p. 143.
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L’antropologia politica
25
C. Schmitt, Donoso Cortés. Interpretato in una prospettiva paneuropea,
Adelphi, Milano 1996, p. 28.
26
C. Schmitt, Il concetto di ‘politico’, cit., p. 143.
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Fare i conti con i demoni
all’anarchia27 .
Facendo un passo indietro, va ricordato che il liberalismo cui
fanno criticamente riferimento i comunitaristi (Sandel per primo)
è una tra le tante versioni della filosofia liberale, quella di John Ra-
wls. Nel caso di Sandel, sebbene tale precisazione sia delineata fin
dalle prime pagine di Liberalism and the Limits of Justice, viene
talvolta deliberatamente ignorata. Parlare di liberalismo sarebbe
di per sé un errore: non esiste il liberalismo, esistono i liberalismi.
Le teorie politiche che vanno sotto questo nome sono talmente di-
vergenti da non poter essere assimilate nel medesimo contenitore.
Un liberal non può essere messo sullo stesso piano di un liberale
di scuola austriaca, così come un libertarian è altra cosa da un libe-
rale classico. Con “antropologia liberale” ci si riferisce in genere a
tre modelli: l’uomo hobbesiano che, in virtù del bisogno di auto-
conservarsi e difendersi nello status naturalis, è egoista e violento;
l’uomo slegato da ogni vincolo (di tipo morale, etnico, religioso, di
genere) che non sia frutto di un processo razionale dell’individuo;
l’uomo la cui esistenza è indeterminata, non vincolata a un’essenza.
Quest’ultimo modello, la cui larga fortuna è legata al Novecento,
è un ribaltamento sia del pensiero greco, in cui l’uomo è parte del
cosmo (si pensi ad Anassimandro e al ciclo di creazione e distru-
zione secondo necessità) ed essere sociale (come asserito in modo
esplicito dalla Politica aristotelica), sia della visione cristiana del-
l’uomo inteso quale ens creatum. In ogni caso, poiché non tutti i
liberalismi aderiscono contemporaneamente a più modelli, sareb-
be un errore ritenere il filosofo liberale unilateralmente dedito a
figurarsi un uomo accumulatore di ricchezze, egoista e incapace di
provare quel genere di empatia che porta alla condivisione dei beni.
27
E. Niekisch, Die dritte imperiale Figur, cit., p. 217.
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L’antropologia politica
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L’antropologia politica
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Via coercitiva e via culturale
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Spontaneità e appartenenza sono caratteristiche già presenti nella defi-
nizione di comunità di F. Tönnies, Comunità e società, Laterza, Roma-Bari
2011.
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Via coercitiva e via culturale
37
R. Cubeddu, Le istituzioni e la libertà, Liberilibri, Macerata 2006, p. 67.
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