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NOBEL PER LA PACE – 27 gennaio

ELIE WIESEL

Testimone dell’Olocausto

a cura di Anselmo Palini

U
n volume smilzo, dal potere
terrificante
Nel 1958 usciva a Parigi in prima
edizione francese un libro di memorie,
rapido quanto intenso e sconvolgente, di
un ex deportato nel campo di sterminio
di Auschwitz, dal titolo La notte, che solo
nel 1980 verrà pubblicato anche in edi-
zione italiana da La Giuntina.
L’autore era un giovane ebreo della Tran-
silvania, Elie Wiesel, che, scampato ai la-
ger nazisti, dove aveva perduto padre,
madre e sorellina, si era stabilito a Parigi
come corrispondente di un giornale di Tel
Aviv. Il testo, scritto direttamente in lin-
gua yiddish, dieci anni dopo la drammati-
ca esperienza, con il titolo “E il mondo
rimase in silenzio”, tradotto prima in
francese e poi in inglese, era stato rifiu-
tato dai grandi editori francesi e ameri-
cani ai quali era stato proposto, “nono-
stante gli sforzi infaticabili del grande
scrittore cattolico francese e premio No- Era stato tagliato anche il finale sconso-
bel, François Mauriac”, come ricorda lato:
Wiesel nella prefazione all’edizione ame- “E ora, a dieci anni scarsi da Buchenwald
ricana del 2006. (l’ultimo lager in cui finì Wiesel, ndr), io
Per renderlo più accettabile agli editori, mi accorgo che il mondo dimentica pre-
il manoscritto venne tagliato. Elie Wiesel sto. Oggi la Germania è uno Stato sovra-
ricorda il disincantato inizio che era e ri- no. L’esercito tedesco è stato risuscitato.
mane tagliato: (…) Criminali di guerra passeggiano per
“All’inizio c’è la fede, che è infantile; la le strade di Amburgo e di Monaco. Il pas-
fiducia, che è vana; l’illusione, che è pe- sato sembra essere stato cancellato, con-
ricolosa. Noi credevamo in Dio, avevamo segnato all’oblio.
fiducia nell’uomo e vivevamo nell’illu- Oggi ci sono antisemiti in Germania,
sione che a ciascuno di noi fosse stata af- Francia e perfino negli Stati Uniti, per-
fidata una sacra scintilla della fiamma sone che dicono al mondo che “la storia”
della Shekhina. Ma tutto questo fu la di sei milioni di ebrei assassinati è
fonte se non la causa delle nostre disav- nient’altro che una truffa. (…) Non sono
venture”. così ingenuo da credere che questo esile

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libro possa cambiare il corso della storia grazia. Se l’Eterno è l’Eterno, l’ultima pa-
o scuotere la coscienza del mondo. I libri rola per ciascuno di noi gli appartiene. Ec-
non hanno più il potere che avevano una co ciò che avrei dovuto dire al ragazzo
volta. ebreo. Ma non ho potuto fare altro che
Quelli che rimasero in silenzio ieri, ri- abbracciarlo, piangendo».
marranno in silenzio domani”. (François Mauriac, Prefazione a La notte
di Elie Wiesel).
Non fu facile far accettare il libro, ma alla
fine le insistenze dell’autore e di François Il libro di Elie Wiesel stimolò quella ri-
Mauriac, che stese la prefazione, riusciro- flessione che va sotto il nome di “Teolo-
no a farlo pubblicare, con ulteriori tagli, gia dell’Olocausto” o “Teologia dopo Au-
da una piccola ma prestigiosa casa editri- schwitz”. Il nome del campo di sterminio
ce di Parigi, Le Minuit. Non fu subito un di Oswiecim-Auschwitz, evocando i sei
successo, come era stato un decennio milioni di ebrei che vi trovarono la morte
prima per il Diario di Anna Frank, ma poi (e tra questi un milione e mezzo di bam-
il suo valore di testimonianza emerse in bini), è diventato la cifra del male assolu-
modo netto ed inequivocabile, ed il libro to, un fatto non comparabile con altri fat-
ebbe un’enorme risonanza in tutto il ti storici nella sua disumanità. La Shoah,
mondo. Il «New York Times» lo definì: “Un cioè la catastrofe che si è abbattuta sul
volume smilzo dal potere terrificante”. popolo ebraico, spicca per la sua unicità.
Il nome di Hiroshima, per esempio, per il
Perché tanta disumana sofferenza? mondo politico e militare americano è
Il libro di Elie Wiesel La notte contribuì a collegato con la volontà di porre fine al
innescare una grande discussione tra i secondo conflitto mondiale; quello che va
pensatori ebraici, ma anche tra i teologi sotto il nome di “arcipelago gulag”, per il
cristiani, sull’interrogativo radicale: sistema politico dittatoriale russo mirava
“Dov’era Dio?”. alla eliminazione dei dissidenti;
Già François Mauriac nella prefazione al l’apartheid in Sudafrica, e prima ancora
testo di Wiesel affrontò questo tema: la schiavitù nelle Americhe, erano sistemi
«E io, che credo che Dio è amore, cosa disumani che una ristretta élite di privi-
potevo rispondere al mio giovane interlo- legiati utilizzava per mantenere il proprio
cutore (si riferisce a Wiesel, ndr), i cui oc- potere.
chi azzurri conservavano il riflesso di quel- Ma il genocidio del popolo ebraico che
la tristezza d’angelo apparsa un giorno sul senso poteva avere?
volto del bambino impiccato? Cosa gli ho Perché tanta disumana sofferenza?
detto? Gli ho parlato di quell’israeliano, Ha scritto Theodor W. Adorno in Dialetti-
quel fratello che forse gli assomigliava, ca negativa (1966): «La morte nei campi
quel crocifisso, la cui croce ha vinto il di concentramento ha un nuovo orrore:
mondo? Gli ho confidato che quella che dopo Auschwitz la morte significa terro-
per lui fu pietra d’inciampo è diventata re, temere qualcosa di più orribile della
per me pietra angolare e che nella corri- morte». I teologi ebraici fanno osservare
spondenza fra la croce e la sofferenza che la Shoah mirava a sradicare dalla sto-
umana si trova, ai miei occhi, la chiave di ria quel popolo il cui genio religioso si era
quel mistero insondabile dove si è perduta espresso nella Bibbia. Proprio questo po-
la sua fede di bambino? Eppure Sion è ri- polo si voleva distruggere, il popolo
sorta dai crematori e dai carnai. La nazio- dell’alleanza, il popolo di Dio, il popolo
ne ebraica è risuscitata da questi milioni che nelle sue feste celebrava gli inter-
di morti. È per essi che vive di nuovo. Noi venti di liberazione del Dio della storia.
non conosciamo il prezzo di una sola goc- Benedetto XVI, il papa venuto dalla Ger-
cia di sangue, di una sola lacrima. Tutto è mania, nella sua visita del 28 maggio 2006

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al campo di Auschwitz, così si è espresso:


«In un luogo come questo vengono meno
le parole, in fondo può restare solo uno
sbigottito silenzio che è un interiore grido
verso Dio: Perché hai taciuto? Perché hai
potuto tollerare tutto questo?».
Accanto a quanti hanno parlato della mor-
te di Dio ad Auschwitz, c’è stato chi, in-
vece, come Etty Hillesum, ha indicato ad
alta voce le responsabilità dell’uomo e la
necessità di salvaguardare l’immagine di
Dio dalla devastazione e dall’annienta-
mento. Hans Jonas ha parlato di un Dio
che, dopo la creazione, non è più onnipo- Zakhòr, ricorda!
tente e non può intervenire a risolvere i Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche
problemi che l’uomo determina con le sue dell’Armata Rossa abbatterono i cancelli
azioni. Per altri autori dal fallimento di di Auschwitz, liberando i pochi prigionieri
Auschwitz è scaturita paradossalmente la superstiti. Proprio in ricordo di questo
speranza. In questo senso vanno le rifles- evento, la giornata del 27 gennaio è stata
sioni di Ernst Bloch e di Jürgen Moltmann. scelta a livello internazionale come
Durante un viaggio in Polonia nell’ottobre “Giornata della Memoria”. In Italia que-
del 1962, Moltmann visitò il campo di con- sta Giornata è stata istituita con la legge
centramento di Maidanek e così descrisse n. 211 del 20 luglio 2000. Questi i due ar-
quell’esperienza nella sua Autobiografia: ticoli della legge:
«Provai lo sconvolgimento più profondo 1 – La Repubblica Italiana riconosce il
quando attraversammo il campo di con- giorno 27 gennaio, data dell’abbatti-
centramento e di morte di Maidanek, mento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno
presso Lublin. I tavolacci delle baracche della memoria”, al fine di ricordare la
erano stati gli ultimi giacigli di persone Shoah (sterminio del popolo ebraico), le
affamate e tormentate. Dietro lastre di leggi razziali, la persecuzione italiana dei
vetro giacevano le piccole scarpe dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno su-
bambini ebrei uccisi, i capelli tagliati del- bito la deportazione, la prigionia, la mor-
le donne gassate. Vedevamo le fosse nel- te, nonché coloro che, anche in campi e
le quali in un solo giorno erano state fuci- schieramenti diversi, si sono opposti al
late più di 10.000 persone. Sarei caduto a progetto di sterminio, e a rischio della
terra dalla vergogna e dallo sdegno e sa- propria vita hanno salvato altre vite e
rei rimasto soffocato dalla persistenza protetto i perseguitati.
dello sterminio di massa, se su una delle 2 – In occasione del “Giorno della Memo-
strade del lager non avessi avuto una vi- ria”, di cui all’art. 1, sono organizzati ce-
sione: vidi il mondo della resurrezione e rimonie, incontri, iniziative e momenti
vidi tutti quegli uomini, quelle donne, comuni di narrazione dei fatti e di rifles-
quei bambini venirmi incontro. Da allora sione, in modo particolare nelle scuole di
so che la storia di Dio non si è interrotta ogni ordine e grado, su quanto è accadu-
ad Auschwitz e Maidanek, ma che conti- to al popolo ebraico e ai deportati milita-
nua insieme alle vittime e ai colpevoli: ri e politici italiani nei campi nazisti, in
senza speranza nella “nuova terra nella modo da conservare nel futuro dell’Italia
quale avrà stabile dimora la giustizia” (2 la memoria di un tragico ed oscuro perio-
Pt. 3, 13), questa terra, che ha patito do della storia del nostro Paese e in Eu-
Treblinka e Maidanek, sarebbe insoppor- ropa, e affinché simili eventi non possano
tabile». mai più accadere.

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Come ha osservato lo storico Georges momento che questo incluse i più ebrei
Bensoussan, il rischio di tali eventi è degli ebrei – quelli dell’Europa orientale –
quello di creare una “mistica della me- la sopravvivenza dell’ebraismo fu messa
moria”: preoccupati che i nostri figli o i in grave pericolo.
nostri studenti conoscano la realtà storica 2 - Questa uccisione fu letteralmente uno
e le atrocità commesse, si corre spesso il “sterminio”: non un singolo ebreo, uomo,
rischio di isolare i crimini compiuti dal lo- donna o bambino, doveva sopravvivere, o
ro contesto storico rendendoli atempora- sarebbe sopravvissuto se Hitler avesse vin-
li, segno di un passato lontano che non ci to la guerra (eccetto che per quei pochi
interpella più. che avrebbero trovato rifugio chissà dove).
Il senso della “Giornata della memoria” 3 – Questo accadde perché essere ebrei di
deve essere radicalmente differente. Nel- nascita era motivo sufficiente per merita-
la lingua ebraica l’imperativo zakhòr re tortura e morte; mentre il “crimine”
(“ricorda”), che ricorre 169 volte nella dei polacchi e dei russi era che ve n’erano
Bibbia, è sinonimo di “non dimenticare”. troppi, con la possibile eccezione degli
Non basta ricordare ciò che è avvenuto zingari, solo gli ebrei avevano commesso il
perché non si ripeta; occorre anche co- “crimine” di esistere in quanto tali.
glierne il senso più profondo, rinsaldando 4 – La “soluzione finale” non fu il progetto
continuamente quei valori di tolleranza e pragmatico che perseguisse un fine come il
di rispetto la cui negazione ha determi- potere politico o la ricchezza economica.
nato l’orrore di Auschwitz. Non fu il lato negativo di un fanatismo po-
E qui ci viene in soccorso un altro termi- sitivo, religioso o politico. Fu un fine in sé.
ne ebraico: Tiqqun, che significa ripara- E, per lo meno nell’ultima fase del dominio
re, cioè aggiustare il mondo, ossia farlo del Terzo Reich (quando Eichmann deviò i
più giusto. Tiqqun significa poi anche treni dal fronte russo a Auschwitz), fu
emendare, correggere, perfezionare, re- l’unico vero fine rimasto.
dimere, cioè accompagnare al ricordo un 5 – Solo una minoranza dei responsabili
atteggiamento positivo di costruzione di era sadica o perversa. La maggior parte
un mondo più giusto e solidale. era composta da normalissimi lavoratori
che svolgevano compiti straordinari. E chi
Dei fatti del tutto fuori discussione intonava il coro era, di solito, niente più
«I fatti fondamentali dell’Olocausto sono che un normale idealista, solo che gli
così semplici da essere del tutto fuori di- ideali erano la tortura e la morte».
scussione: (da Emil Fackenheim, Tiqqun-Riparare il
1 – Non meno di un terzo dell’intera po- mondo. I fondamenti del pensiero ebrai-
polazione ebraica fu assassinato: e dal co dopo la Shoah, Medusa 2010, p. 42)

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Dagli scritti di Elie Wiesel

Eravamo arrivati. A Birkenau L’Oberkapo fu subito arrestato. Fu tortura-


Verso le undici il treno si rimise in movi- to per settimane, ma inutilmente: non fe-
mento. Ci si affollava alle finestre. Il ce alcun nome. Venne trasferito ad Ausch-
convoglio rotolava lentamente. Un quarto witz e di lui non si sentì più parlare. Ma il
d’ora dopo rallentò ancora. Dalle finestre suo piccolo pipel era rimasto nel campo, in
si scorgevano dei reticolati: capimmo che prigione. Messo alla tortura, restò anche
doveva trattarsi del campo. lui muto. Allora le SS lo condannarono a
Avevamo dimenticato l’esistenza della si- morte, insieme a due detenuti presso i
gnora Schächter, quando improvvisamen- quali erano state scoperte altre armi.
te sentimmo un urlo terribile: Un giorno che tornavamo dal lavoro ve-
- Ebrei, guardate! Guardate il fuoco! Le demmo tre forche drizzate sul piazzale
fiamme, guardate! dell’appello. Tre corvi neri. Appello. Le
E mentre il treno si era fermato, noi ve- SS intorno a noi con le mitragliatrici pun-
demmo questa volta delle vere fiamme tate: la tradizionale cerimonia. Tre con-
salire da un alto camino, nel cielo nero. dannati incatenati e tra loro un ragazzi-
La signora Schächter aveva smesso da sé no, un pipel, come li chiamavamo noi. Un
di urlare; era ritornata muta, indifferen- bambino dal volto fine e bello, incredibi-
te, assente, nel suo angolo. le in quel campo, un angelo che in quel
Noi guardavamo le fiamme nella notte. Un momento aveva gli occhi tristi.
odore abominevole aleggiava nell’aria. Le SS sembravano più preoccupate, più
Improvvisamente le porte si aprirono. Dei inquiete del solito. Impiccare un bambino
curiosi personaggi, con delle giacche a ri- davanti a migliaia di spettatori non era
ghe e dei pantaloni neri, saltarono sul car- un affare da poco. Il capo del campo les-
ro. In mano una lampada elettrica e un se il verdetto. Tutti gli occhi erano fissati
bastone. Si misero a picchiare a destra e a sul bambino. Era livido, quasi calmo e si
sinistra, prima di gridare: mordeva le labbra. L’ombra della forca lo
- Scendere tutti! Lasciate tutto sul carro! copriva.
Presto! Il Lagerkapo si rifiutò questa volta di ser-
Noi saltammo giù. Diedi un ultimo sguar- vire da boia. Tre SS lo sostituirono. I tre
do alla signora Schächter. Il suo bambino condannati salirono insieme sulle loro
le teneva la mano. Davanti a noi, quelle seggiole. I tre colli vennero introdotti
fiamme. Nell’aria, quell’odore di carne contemporaneamente nei nodi scorsoi.
bruciata. Doveva essere mezzanotte. - Viva la libertà, gridarono i due adulti.
Eravamo arrivati. Il piccolo, lui, taceva.
A Birkenau. - Dov’è il Buon Dio? Dov’è?, domandò
(Elie Wiesel, La notte, editrice La Giunti- qualcuno dietro di me.
na, p. 34) A un cenno del capo del campo le tre

Dov’è il buon Dio? Il piccolo pipel dagli


occhi tristi
Un giorno la centrale elettrica di Buna sal-
tò. Chiamata sul posto, la Gestapo conclu-
se trattarsi di sabotaggio. Si scoprì una
traccia: portava al blocco dell’Oberkapo
olandese. E lì, dopo una perquisizione, fu
trovata una notevole quantità di armi.

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seggiole vennero tolte. Silenzio assoluto. e lo spazio, di sottometterli alla loro vo-
All’orizzonte il sole tramontava. lontà.
Quanto a noi, noi piangevamo. “Chi sei Tu, mio Dio – pensavo con rabbia –
Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vi- in confronto a questa folla addolorata
vevano più. La lingua pendula, ingrossata, che viene a gridarTi la sua fede, la sua
bluastra. Ma la terza corda non era immo- ira, la sua rivolta? Che significa la Tua
bile: anche se lievemente, il bambino vi- grandezza, Signore dell’Universo, di fron-
veva ancora… te a tutta questa debolezza, di fronte a
Più di una mezzora restò così, a lottare questa decomposizione, a questa putre-
fra la vita e la morte, agonizzando sotto i fazione? Perché turbare ancora i loro spi-
nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo riti malati, i loro corpi infermi?”.
bene in faccia. Era ancora vivo quando gli Diecimila uomini erano venuti ad assiste-
passai davanti. La lingua era ancora ros- re alla solenne funzione! Capiblocco, ka-
sa, gli occhi non ancora spenti. pò, funzionari della morte.
Dietro di me sentii il solito uomo doman- - Benedite l’Eterno…
dare: La voce dell’officiante si faceva appena
- Dov’è dunque Dio? sentire. All’inizio credetti che fosse il
E io sentivo in me una voce che gli ri- vento.
spondeva: - Sia benedetto il Nome dell’Eterno!
- Dov’è? Eccolo. È appeso lì, a quella for- Migliaia di bocche ripetevano la benedi-
ca… zione, si piegavano come alberi nella
(Da Elie Wiesel, La Notte, La Giuntina tempesta.
1995, pp. 65-67) - Sia benedetto il Nome dell’Eterno!
Ma perché, perché benedirlo? Tutte le mie
fibre si rivoltavano. Per aver fatto bruciare
migliaia di bambini nelle fosse? Per aver
fatto funzionare sei crematori giorno e
notte, anche di sabato e nei giorni di festa?
Per aver creato nella sua grande potenza
Auschwitz, Birkenau, Buna e tante altre
fabbriche di morte? Come avrei potuto dir-
gli: “Benedetto Tu sia, o Signore, Re
dell’Universo, che ci hai eletto fra i popoli
per venire torturati giorno e notte, per ve-
dere i nostri padri, le nostre madri, i nostri
fratelli finire al crematorio? Sia lodato il
Ma perché, perché benedirlo? Tuo Santo Nome, Tu che ci hai scelto per
L’estate era agli sgoccioli. L’anno ebraico essere sgozzati sul Tuo altare?”.
stava terminando. La vigilia di Rosh Ha- Sentivo la voce dell’officiante alzarsi, po-
shanà, ultimo giorno di quell’anno male- tente e affranta a un tempo, fra le lacri-
detto, il campo era elettrizzato dalla me, i singhiozzi e i sospiri di tutti i pre-
tensione che regnava nei cuori. Era, mal- senti:
grado tutto, un giorno diverso dagli altri: - Tutta la terra e l’universo appartengono
l’ultimo giorno dell’anno. a Dio!
Sul piazzale dell’appello, circondati dai Si fermava a ogni istante, come se non
reticolati elettrici, migliaia di ebrei si- avesse la forza di ritrovare sotto le parole
lenziosi si erano riuniti, il volto stravolto. il loro contenuto. La melodia gli si stroz-
La notte scendeva. Da tutti i blocchi altri zava in gola.
prigionieri continuavano ad affluire, ca- E io, il mistico di una volta, pensavo: "Sì,
paci improvvisamente di vincere il tempo l’uomo è più forte, più grande di Dio.

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Quando fosti deluso da Adamo ed Eva, Tu all’ospedale e passai due settimane fra la
li scacciasti dal Paradiso. Quando la ge- vita e la morte.
nerazione di Noè non Ti piacque più, fa- Un giorno riuscii ad alzarmi, dopo aver rac-
cesti venire il diluvio. Quando Sodoma colto tutte le mie forze. Volevo vedermi
non trovò più grazia ai Tuoi occhi, Tu fa- nello specchio che era appeso al muro di
cesti piovere dal cielo il fuoco e lo zolfo. fronte: non mi ero più visto dal ghetto.
Ma questi uomini qui, che Tu hai tradito, Dal fondo dello specchio un cadavere mi
che Tu hai lasciato torturare, sgozzare, contemplava. Il suo sguardo nei miei oc-
gassare, bruciare, che fanno? Pregano chi non mi lascia più.
davanti a Te! Lodano il Tuo Nome!" (Da Elie Wiesel, La notte, La Giuntina
- Tutta la creazione testimonia la gran- 1995, p. 112).
dezza di Dio!
In altri tempi il giorno del nuovo anno
dominava la mia vita; sapevo che i miei
peccati rattristavano l’Eterno e implora-
vo il Suo perdono. In altri tempi credevo
profondamente che da uno solo dei miei
gesti, che da una sola delle mie preghie-
re, dipendesse la salvezza del mondo.
Oggi non imploravo più. Non ero più ca-
pace di gemere. Mi sentivo, al contrario,
molto forte. Ero io l’accusatore, e
l’accusato, Dio. I miei occhi si erano
aperti ed ero solo al mondo, terribilmen-
te solo, senza Dio, senza uomini; senza
Il pericolo è normalizzare l’Olocausto
amore né pietà. Non ero nient’altro che
Non voglio scoraggiare nessuno, ma a
cenere, ma mi sentivo più forte di
volte credo che abbiamo perso la lotta
quell’Onnipotente al quale avevo legato
per il ricordo. Questo non significa che
la mia vita così a lungo. In mezzo a quella
dobbiamo smettere di lottare. Al contra-
riunione di preghiera ero come un osser-
rio, dovremmo continuare a combattere.
vatore straniero.
Il tempo però lavora contro di noi, come
(Elie Wiesel, La Notte, La Giuntina 1995,
diceva Joachim Fest: il tempo è un al-
pp. 68-70)
leato potente di coloro che parteggiano
per la storicizzazione del nazismo. La
gente non vuole più ricordare. Non può
Dal fondo dello specchio un cadavere
convivere con la verità e allora pensa di
mi contemplava
poter vivere contro di essa. Ma anche se
Il nostro primo gesto di uomini liberi fu
siamo solo in pochi e se diventiamo sem-
quello di gettarci sulle vettovaglie. Non
pre meno, dovremo continuare a ricor-
pensavamo che a quello, né alla vendet-
dare. Fra cento anni gli studenti scopri-
ta, né ai parenti: solo al pane.
ranno che ci furono alcuni che rimasero
E anche quando non avemmo più fame,
fedeli alla memoria. Questo è un motivo
non ci fu nessuno che pensò alla vendet-
sufficiente per continuare a ricordare.
ta. Il giorno dopo, qualche giovanotto
Spiegare la singolarità di Auschwitz non
corse a Weimar a raccogliere patate e ve-
è semplice. L’argomento che più fre-
stiti, e qualche ragazza, ma di vendetta
quentemente si ripete è ancora valido: il
nessuna traccia.
popolo ebreo era ed è l’unico popolo de-
Tre giorni dopo la liberazione di
stinato all’estinzione completa. Questo
Buchenwald, io caddi gravemente amma-
significa che un ebreo nell’Estremo
lato: un’intossicazione. Fui trasferito
Oriente o un ebreo a New York o in Nor-

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vegia era condannato a morte. Nessun perfino uccisi. In Ungheria, ad esempio,


altro popolo condivide questo destino l’antisemitismo fu più forte dopo la guer-
tranne un popolo dell’antichità, gli etru- ra che non prima, poiché coloro che si
schi. Furono estinti e nessuno sa il per- erano impossessati delle proprietà degli
ché. Un bel giorno i romani decisero di ebrei non volevano restituire nulla a colo-
ammazzare tutti gli etruschi e questa ro che erano riusciti a tornare. Le vittime
decisione si trasformò in un fatto. Que- dovevano sopportare una pena doppia.
sta decisione fu tale che i romani giunse- Nonostante tutti questi argomenti “razio-
ro a distruggere completamente la cultu- nali”, ci deve essere di più, qualcosa di
ra e la lingua etrusca. sconosciuto che rende tanto singolare la
Un ulteriore motivo della singolarità di singolarità. Ci sono storici che vorrebbero
Auschwitz è che nessun popolo fu mai far rientrare l’Olocausto nel corso gene-
tanto solo quanto quello ebreo. Durante rale della storia, vorrebbero “normalizza-
la guerra anche altri uomini furono elimi- re” questo evento. Fare questo è comple-
nati dai tedeschi, non solo gli ebrei. Per tamente assurdo. Un evento di questa
tutti esistevano comitati di soccorso che portata non si può rimuovere. Se acca-
sostenevano questa gente. I comunisti fu- desse questo, tale evento riemergerebbe
rono sostenuti da Mosca, altri da Wa- con una potenza indomabile. Finché la
shington o da Londra, gli ebrei non ebbe- Germania evita consapevolmente il suo
ro alcun aiuto. Non ebbero nessuno al lo- passato, sarà sempre in pericolo. Quando
ro fianco. Perfino dopo la guerra gli ebrei una persona singola rimuove un avveni-
non avevano una patria dove poter anda- mento di un certo peso del suo passato,
re. Quando un francese fu liberato dal si ritroverà un giorno o sul lettino dello
campo di concentramento, poté ritornare psichiatra o in un manicomio. E lo stesso
a casa sua; addirittura i tedeschi, che può succedere a una comunità.
erano nei lager, poterono farlo. Gli ebrei (da Elie Wiesel, Johann Baptist Metz, Do-
non sapevano dove andare. Se fossero ve si arrende la notte. Un ebreo e un cri-
tornati dove vivevano prima, sarebbero stiano in dialogo dopo Auschwitz, Rubet-
stati perseguitati anche dopo la guerra, e tino 2011)

Per approfondire
• Elie Wiesel, La Notte, La Giuntina 1995
• Elie Wiesel, Tutti i fiumi vanno al mare. Memorie, Bompiani 2002
• Elie Wiesel, Il processo di Shamgorod, La Giuntina 1995
• Elie Wiesel, J. Baptist Metz, Dove si arrende la notte. Un ebreo e un cristiano in dia-
logo dopo Auschwitz, Rubettino 2011
• Elie Wiesel, Jorge Semprùn, Tacere è impossibile. Dialogo sull’Olocausto, Guanda 1996
• Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il melangolo 2002
• Emil L. Fackenheim, Olocausto, Morcelliana 2011

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