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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA

DIPARTIMENTO DI CIVILTÀ ANTICHE E MODERNE


CORSO IN FILOSOFIA MORALE

Olocausto: la morale di un tempo mai passato

RELATORE
Prof.ssa Giovanna COSTANZO

CANDIDATO
Martina FALBO

ANNO ACCADEMICO 2022-2023


"Sui vostri monumenti alla Shoah non scrivete violenza, razzismo,
dittatura e altre parole ovvie, scrivete 'indifferenza': perché nei giorni
in cui ci rastrellarono, più che la violenza delle SS e dei loro aguzzini
fascisti, furono le 12 finestre socchiuse del quartiere, i silenzi di chi
avrebbe potuto gridare anziché origliare dalle porte, a ucciderci
prima del campo di sterminio".

Liliana Segre
INTRODUZIONE

L’Olocausto o, come viene chiamato dagli ebrei Shoah, segna


una rottura dell’uomo con il mondo civilizzato. Milioni di ebrei
vennero privati della loro vita, della loro dignità, del loro essere
uomini, donne bambini, anziani. Persone che fino al giorno prima
vivevano liberi, lavorano nelle scuole, nelle industrie, i bambini
frequentavano le scuole e all’improvviso tutto svanì. I bambini
smisero di frequentare le scuole, i lavoratori furono costretti ad
abbandonare il loro lavoro, furono costretti a indossare una stella sui
vestiti per essere ben distinti dai non ebrei, gli amici, vicini di casa
all’improvviso diventarono nemici. La scusa che venne utilizzata era
quella inventata da Hitler cioè quella della razza ariana, l’unica razza
pura e superiore.
La cosa che dovrebbe farci riflettere leggendo diversi testi che
trattano questo argomento è che fu proprio la modernità a permettere
tale massacro e che quest’ultimo venne considerato come atto morale.
Si, atto morale perché seguiva semplicemente gli ordini, le leggi
proveniente dall’alto quindi nessuno commise colpe, perché come
sappiamo è il potere che ha il compito di emanare le leggi e farle
rispettare. Chiunque prese parte a questo massacro se fosse stato
sottoposto a visite psichiatriche le avrebbe passate senza problemi in
quanto erano consapevoli degli atti commessi, ma non potevano fare
altrimenti. Ma non furono gli unici colpevoli, come disse la Senatrice
Liliana Segre furono colpevoli anche tutti quelli che preferivano
chiudere le porte, le finestre e far finta di niente.
Dobbiamo essere consapevoli di dover tenere sempre vivo
l’Olocausto in quanto fa parte della storia e sappiamo che tutto quello
che viene dimenticato si ripete, quindi, dobbiamo ricordare e far
sapere tutte le umiliazioni subite, l’odio provato verso queste persone
pur senza avere colpa.
Molte delle testimonianze raccontano i drammi subiti, il
viaggio lungo dentro un treno merci ammassati come animali, l’arrivo
2
ad Auschwitz, la separazione che avvenne tra uomini e donne e la
consapevolezza acquisita di non avere via di scampo se non quella
della morte. Ma anche chi riuscì a salvarsi vedendo il mondo incapace
di ascoltare, comprendere il loro dolore, la loro sofferenza decise di
mettere fine alla propria vita, come Levi, incapace di vivere
sopportando il “silenzio”
Come ogni anno in tutto il mondo il 27 gennaio è la giornata
della memoria. Giorno in cui nel 1945 le truppe sovietiche riuscirono
ad aprire i cancelli e vedere l’orrore inaspettato e riuscendo a liberare i
superstiti. Per la prima volta il mondo intero riuscì a vedere l’orrore e
le macchine di tortura e annientamento utilizzate dai nazisti nei lager.
Oltre a ricordare le sei mila vittima ebree nei lager è giusto
ricordare anche le molte persone che con la loro umanità e pur
rischiando di essere uccisi decisero di salvare molte vite umane
nascondendole, come l’Italiano Gino Bartali che con la sua bicicletta
portava documenti falsi superando i controlli tedeschi.
Tutte queste persone che con molto coraggio aiutarono gli
ebrei, riposano nel Giardino dei giusti, nato a Gerusalemme nel 1962
ed è dedicato ai Giusti tra le nazioni. Anche in Italia nel corso degli
anni vennero realizzati i Giardini dei giusti. Ricordiamo il Giardino
dei giusti di tutto il mondo a Milano inaugurato il 24 gennaio 2003;
ricordiamo il Giardino dei giusti nato al sud precisamente a Catania
inaugurato il 27 gennaio 2003.

3
I. Olocausto

Nel corso dei secoli purtroppo il problema dell’Olocausto1 è


venuto sempre più accantonato, dimenticato. Sentiamo di Auschwitz
solo dai superstiti. La modernità ha iniziato a presentare l’Olocausto
come un qualcosa successo solo agli ebrei e quindi appartenente solo a
loro, pensando che ciò a noi non tocchi. Così facendo abbiamo messo
in atto ciò che voleva Hitler2 cioè mettere nel dimenticatoio la
“soluzione finale” e bisogna dire che ci riuscì in quanto più nessuno
ne parlò. Senza la modernità tutto questo orrore non sarebbe stato
possibile. Coloro i quali riuscirono a sopravvivere si chiedevano
spesso se per loro era ancora possibile la parola, il pensiero. Come
scrive Bauman3 nel suo testo Modernità e olocausto, l’olocausto viene
presentato come l’inizio dell’anti-semitismo europeo-cristiano. Gli
ebrei d’Europa vennero uccisi perché odiati dai tedeschi e da tutti
coloro i quali li aiutarono in questo loro atroce comportamento. La
prima idea che ci si fa parlando di Olocausto è quella di una
spiegazione logica. Come affermava André Neher non dobbiamo
cadere nell’errore di paragonare l’olocausto ad avvenimenti bellici
come fu Hiroshima dove gli aiuti arrivarono nell’immediato a
differenza di Auschwitz dove si rimase giorni, mesi, anni nel silenzio
più totale. Una delle tante caratteristiche da prendere in
considerazione è il fatto che tutte le persone che presero parte a questa
atrocità erano persone normalissime le quali magari non erano in
grado di compiere una rapina o un qualche altro gesto simile, ma sotto
comando furono in grado di compiere le atrocità più assurde. Ciò sta a
significare che anche se si tratta di gesti estremi quando vengono
1
Termine greco che significa “sacrificio consumato con il fuoco”. Gli ebrei lo chiamano
“Shoah”
2
Politico tedesco di origine austriaca, cancelliere del Reich e führer della Germania dal
1934 al 1945.
3
Bauman nasce in Polonia nel 1925, sociologo e filosofo
4
dettati da chi sta sopra diventa legge quindi anche se qualcosa viene
da noi considerata immorale diventa un gesto moralmente giusto.
Ma dunque cosa è che rende questi uomini “normali” in
“bestie”?4 Le cause che trasformano le persone sono:
1- violenza autorizzata: ordini proveniente dal potere; 2- azioni
routinizzata: quando si hanno precisi ruoli; 3- le persone vengono
disumanizzate, prive di ogni identità, private della propria dignità.
Hannah Arendt5 nel suo testo La banalità del male6 parla del
processo nei confronti Otto Adolf Eichmann7. Quest’ultimo durante
tutto il processo parlò in tedesco senza tener conto che pochi dei
presenti in aula conoscevano la lingua. Ciò per sottolineare la sua
superiorità e il suo ego di non volersi far sottomettere dall’opinione
pubblica israeliana. Difeso dal dottore Servatius venne presentato
come una persona ligia al dovere. Eichmann compì atti degni di una
persona che si trovava su un livello superiore che è il livello del
vincitore, il livello del potere. Da ciò è facile dedurre che è il potere a
creare la legge.

4
Z. Bauman, Modernità e olocausto Il Mulino, Bologna 1992, p.41
5
Filosofa e storica tedesca naturalizzata statunitense in seguito al ritiro della cittadinanza
tedesca
6
H. Arendt La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, 1963,1964, Giancarlo
Feltrinelli, Editore Milano, Prima edizione digitale 2019 da trentesima edizione
nell’”Universale economica” - saggi settembre 2019, pp2-3
7
Otto Adolf Eichmann, militare, funzionario e criminale di guerra tedesco
5
II. La paura vista con gli occhi dei sopravvissuti

Per comprendere realmente ciò che avvenne a questi 6 milioni


di ebrei tra questi 1 milione sono solo bambini i quali vennero privati
della parola. Uomini, donne e bambini vennero uccisi non per la fede
che processavano. Persone private del loro essere persone, privati
della dignità di essere uomo solo perché destinati alla “soluzione
finale”.
Per comprendere ciò che avvenne realmente bisogna prendere
in considerazione chi visse quei periodi, chi visse quei campi e le
brutalità inimmaginabili. Uno di questi fu Elie Wiesel il quale nel suo
testo La notte invoca la morte di 2 uomini e 1 bambino definito
“l’angelo dagli occhi tristi”8.
Auschwitz dunque chiama in causa Dio. Quel bambino che
penzola dalla forca, che non piange, non urla rappresenta Gesù sulla
croce. L’innocenza del bambino rappresenta l’amore incondizionato
Dio il quale è impotente di fronte la brutalità dell’uomo, del mondo.
Dio e il bambino rappresentano il bene che non conosce il male.
Hans Jonas nel Concetto di Dio dopo Auschwitz9 si pone una
domanda:
quale Dio ha potuto permettere ciò? Di fronte a questa
domanda cristiani ed ebrei rispondono in modo diverso. Per i cristiani
il mondo terrestre è di Satana quindi non ci si meraviglia di tutto il
male che si subisce, mentre per gli ebrei anche questo mondo è
creazione di Dio ed è per questo che per loro riesce difficile
comprendere la ferocia inaudita di esseri umani nei confronti di altri
esseri umani. Volendo potremmo citare Aristotele il quale utilizzò il
termine “thauma”10 che piò essere usato per definire meraviglia

8
Elie Wiesel, La notte, Giuntina Firenze 1980, pp.66-67
9
“Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica”, Melangolo, traduzione di C.
Angelino, M. Vento, p.22
10
Aristotele- Metafisica
6
stupore, ma in questo caso lo possiamo tradurre come paura,
sgomento.
Un’altra testimonianza dell’orrore subito è data da Liliana
Segre11. La Senatrice raccontò l’incubo vissuto da bambina.
Racconta12 di quando nel 1938 dopo aver frequentato i primi due anni
di scuola elementare pubbliche il padre le spiegò che non poteva
continuare in quanto ebrei. Ricorda anche le dita puntate da quelle
bambine che prima erano compagne di scuole, le quali divennero
subito delle sconosciute pur sentendosi sempre uguale alle altre. Ciò
che ammonisce la senatrice è il fatto che tutti sapevano, ma nessuno
fece niente. Anche nelle Università italiane molti professori dovettero
abbandonare la cattedra in quanto colpevoli di essere nati ebrei. La
cosa più grave fu appunto questo silenzio tombale. Nel 1947 ricorda
ancora dopo aver tentato la fuga per arrivare in Svizzera furono
rimandati indietro da un’ufficiale e dopo 5 giorni rinchiusa in una
cella a Como, tutti gli ebrei che tentarono la fuga furono rinchiusi per
40 giorni in un carcere a San Vittore a Milano. Un pomeriggio
vennero elencati 605 nomi ed è allora che iniziò la temuta e
inaspettata deportazione. Dalle celle lanciavano biscotti, guanti ecc. e
ricorda la Segre furono gli ultimi uomini dopo di che incontrarono
solo mostri. Furono caricati sui vagoni e come ricorda la senatrice
iniziarono 3 fasi: la fase del pianto, la fase del surreale e la fase del
silenzio.
Edith Bruck13 decise di mettere per iscritto la sua testimonianza.
Nel suo libro14 Signora Auschwitz. Il dono della parola parla del
compito che sente di avere, cioè quello di portare non solo la sua
testimonianza, ma anche quella di tutte le persone che persero la vita
in quel campo di concentramento. Compito arduo, ma necessario in
quanto anche le nuove generazioni hanno il diritto di sapere e il
compito di ribellarsi a queste atrocità. Tra tutte le domande che le
11
Senatrice a vita, superstite dell’olocausto e testimone attiva
12
DEP, testimonianza di Liliana Segre a cura di Silvia Romero
13
Nata in Ungheria, deportata bambina nei lager nazisti
14
E. Bruck, Signora Auschwitz: il dono della parola, Marsilio 2014, pp 4-6
7
vennero spesso rivolte dai giovani era se credesse in Dio. A questa
domanda preferì non rispondere in quanto la maggior parte riteneva
che la sua sopravvivenza fosse dovuta proprio dall’esistenza di Dio.
Anche alla domanda riguardante il perdono decise di non rispondere
lasciando increduli e un po’ dispiaciuti quei giovani a volte distratti e
inconsapevoli del dolore che la scrittrice portava dentro di sé. Ma pur
avendo dentro di sé macerie impossibili da oltrepassare cercò di
rincuorare anche quei giovani affermando che anche nella disumanità
è possibile trovare umanità ed è proprio in questa umanità che si
manifesta Dio.
Noi utilizziamo in modo molto semplice e senza nemmeno
pensare la parola “credere”, ma non ci soffermiamo mai al suo vero
significato. Credere significa ricordare; significa guardare ciò che ci
succede in torno e vederli come una futura rinascita. Possiamo
reputarci liberi solo attraverso il ricordo.
Di questo Dio che tace, di questo silenzio assordante da parte di
Dio ne parlò anche André Neher. Dice Neher gli uomini tacciono per
non farsi riconoscere da Dio, mettono fine al dialogo con lui, mentre il
dialogo di Dio è più difficile da comprendere. Spesso la parola di Dio
può essere presa in considerazione dall’uomo il quale si impegna a
decifralo come accadde per Giobbe. Philippe Nemo15nel suo libro16
Giobbe e l’eccesso del male ritiene che il testo di Giobbe tratta della
sofferenza. Questa sofferenza è l’angoscia, basata tutta sul terrore.
Quindi Giobbe viene interpretato come un ribelle, quando lui tace
sopraffatto dal dolore, gli amici tentano di decifrare la sua sofferenza.
Il Dio che invoca Giobbe è il TU ed è solo così che Giobbe riconosce
Dio come superiore al male.

15
Filosofo francese, direttore del centro di ricerche in Filosofia economica presso l’ESCP
Europe
16
P. Nemo Giobbe e l’eccesso del male, Città Nuova 2009, p.27
8
III. Gli eroi del XX secolo

Come detto nei capitoli precedenti, tutte queste persone che


presero parte alla “soluzione finale” ideata da Hitler e considerata un
comportamento morale, possiamo citare persone le quali ebbero
realmente un comportamento morale ed etico nei confronti di tutti
quegli ebrei portati a morire per un qualcosa che non esiste. Anche
molti italiani aiutarono a salvare tanti ebrei, nascondendoli rischiando
loro stessi la propria vita.
Molti dei nomi di queste persone sono riportati nel libro I
giusti. Gli eroi sconosciuti dell’Olocausto17. Uno di questi eroi fu
Franz Fritsch il quale venne mandato in Polonia per confezionare
uniformi su misura. Fece richiesta di manodopera ebrea e così riuscì a
salvare molti ebrei dai campi di concentramento e quindi li salvò da
morte certa.
Un altro che aiutò gli ebrei fu il tedesco Oskar Schindler il
quale salvò più di mille ebrei. Utilizzò il pretesto di impiegarli come
personale presso la sua fabbrica di utensili. Nel 1965 gli venne
riconosciuta l’onorificenza della Croce al merito per il suo coraggio e
il suo impegno nel salvare tantissime vite umane.
Diversi ospedali di Oslo aiutarono a gli ebrei nascondendoli
falsificando i dati degli ebrei e non avvisavano la Polizia di Stato delle
avvenute dimissioni.
Tra questi “eroi” possiamo ricordare anche degli italiani tra cui
Gino Bartali18il quale con la sua bicicletta faceva da tramite per
portare dei documenti falsi e riuscendo a passare i tanti controlli
tedeschi o Giorgio Perlasca19 il quale nel 1944 fingendosi console

17
M. Gilbert I giusti. Gli eroi riconosciuti dell’Olocausto 2002, trad.Mauro Celenza, p.218
18
Giocò un importante ruolo per la salvezza degli ebrei trasportando con la sua bicicletta
falsi documenti
19
Nato a Como, commerciante italiano aiutò più di cinquemila ebrei ungheresi
9
generale spagnolo riuscì a salvare tantissime vite di ebrei ungheresi
evitando loro la deportazione nei lager.
In tutto ciò anche la Chiesa si pronunciò, i vescovi fecero
notare che gli ebrei furono privati di ogni bene, privati delle loro
proprietà e condannati come dei criminali ingiustamente, anzi con la
sola colpa di essere nati ebrei. La Chiesa non voleva che con il
silenzio fosse considerata complice di queste morti legalizzate. La
Chiesa in quanto portavoce di Dio non può accettare che i
comandamenti mandati da quest’ultimo vengano calpestati senza un
reale motivo20.
Anche Papa Giovanni Paolo II nel suo libro Memorie e
identità21, ripercorre gli anni del nazismo definendolo un vortice,
un’eruzione di male. Questo libro parla di un uomo che ha lottato è
sconfitto il male. Ma perché male? Il male non è un qualcosa che
l’uomo ha dentro di sé dalla nascita, il male non fa parte della natura
umana dell’uomo, ma viene acquisito in seguito, è una scelta libera.
Quindi il male non appartiene all’Essere, possiamo considerarlo come
il Non Essere. Il male dunque può essere pensato solo attraverso la
negazione, qualcosa che uccide, distrugge e dunque qualcosa che
andrebbe eliminata dall’Essere umano.

20
M.Gilbert I giusti. Gli eroi riconosciuti dell’Olocausto 2002, trad. Mauro Celenza, p. 249
21
Papa Giovanni Paolo II Memorie e identità, Libreria Editrice Vaticana 2005, Città del
Vaticano, p.1
10
BIBLIOGRAFIA

Z. Bauman, Modernità e olocausto, Il Mulino, Bologna, 1992


H. Arendt, La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme,
1963,1964, Giancarlo Feltrinelli, Editore Milano, Prima edizione
digitale 2019 da trentesima edizione nell’ Universale economica -
saggi settembre 2019
E. Wiesel, La notte, Giuntina Firenze 1980
Trad. di C. Angelino, M. Vento, Il concetto di Dio dopo Auschwitz.
Una voce ebraica, Melangolo
DEP, testimonianza di Liliana Segre a cura di Silvia Romero
R. Bruck Signora Auschwitz: il dono della parola, Marsilio 2014
P. Nemo, Giobbe e l’eccesso del male, Città Nuova 2009
M. Gilbert, I giusti. Gli eroi riconosciuti dell’Olocausto, 2002, trad.
Mauro Celenza
Papa Giovanni Paolo II, Memorie e identità, Libreria Editrice
Vaticana 2005, Città del Vaticano

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INDICE

INTRODUZIONE……………………………………………………I
I. Olocausto…………………………………………………1
II. La paura vista con gli occhi dei sopravvissuti…………3
III. Gli eroi del XX secolo……………………………………6
BIBLIOGRAFIA…………………………………………………….9

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