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Casa editrice:
Einaudi, Gli Struzzi 305, 1992
Il contesto storico:
Il libro discorre nella sua maggior parte sulle vicende relative ai Lager nazisti o
circoscritti a questi, alla sua permanenza in questi (1942 - 1945), dedica poi una
parte abbastanza ampia alla contemporaneità rispetto alla pubblicazione del
libro e al futuro, alla memoria di questi avvenimenti, ai testimoni di questo
orrore, per dedicare poi una parte ai pensieri di chi vive in Germania con alle
spalle un avvenimento di queste dimensioni colossali (le lettere che i tedeschi
mandarono a Primo Levi relative all’edizione tedesca di Se questo è un uomo).
Il lasso temporale della narrazione è dunque molto vasto e dà luogo a molti
intrecci tra presente, passato e futuro.
Giudizio personale:
I sommersi e i salvati è il primo romanzo a proposito dell’Olocausto a non essere
il solito romanzo sull’Olocausto, a non essere un romanzo solo sull’Olocausto. È
un saggio sulla coscienza umana, sulla memoria, sulla forza di ricordare, sul
coraggio di ricordare per non permettere che ciò possa avvenire ancora, per
ricordare agli uomini che siamo uomini, tutti, sulla stessa Terra, con gli stessi
diritti e doveri, la stessa importanza.
Dovremmo smetterla di odiarci a vicenda, di creare paure inutili: xenofobia,
omofobia, intolleranze. Dovremmo capire finalmente, grazie alla scienza, grazie
alla ragione che ci rende esseri umani, che sono tutte infondate, che si tratta solo
di odio gratuito, che stiamo facendo di tutto per metterci i bastoni tra le ruote a
vicenda, per auto annientarci.
Finché c’è ignoranza, superstizione, credenza, ci sarà odio, ed è per questo che
libri come questo andrebbero letti e riletti, capiti e interiorizzati, fatti diventare
propri, per imparare il rispetto ed imparare anche ad assumersi le proprie
responsabilità. Non siamo isole nel mare, indipendenti gli uni dagli altri, ma
siamo costantemente in contatto tra di noi, anche con persone dall’altra parte
del mondo, con i social network. Ed è purtroppo anche a causa dei social se un
determinato atto denigratorio verso qualcuno o qualche categoria presupposta
da chi muove l’offesa diventi visibile a tutti, potenzialmente oggetto di
approvazioni di altri. Basta davvero poco per creare delle bestie, la Storia ce lo
dice, ce lo ha insegnato, ma noi sembriamo sempre ciechi, non riusciamo a
capire che stiamo sbagliando ancora, e ancora, e che continueremo a sbagliare
finché forse non coglieremo quello che il passato ha avuto da dirci.
E quando finalmente coglieremo il senso di quelle parole, allora ci renderemo
conto di quanto sangue inutile è stato versato; chi riesce già a comprendere
queste parole, sta già soffrendo.
Mi piace pensare che ci possa essere un tempo in cui l'uomo si possa redimere
dalla crudeltà che ha commesso in passato e che questo tempo possa essere
sempre, in ogni momento. Ogni forma di crudeltà e ingiustizia, causata
dall'ignoranza, dall'abuso del potere, dalla smania di grandezza, dalla necessità di
ottenere qualcosa. Sta a noi decidere quando l'uomo potrà finalmente
abbandonare la grettezza della violenza gratuita per vivere davvero: perchè
questo non è vivere. Da ateo ritengo che il Peccato Originale sia tutto ciò che
man mano ci stiamo portando dietro di nefasto, di ingiusto, e che questa colpa
non sia stata ancora espiata. Verrà il giudizio universale, ma verrà anche il
giudizio di ogni singola nostra vita, e saremo noi, proprio noi, nella vecchiaia, ad
un passo da abbandonare questo mondo, che ci volteremo indietro e vedremo
tutta la nostra vita scorrere davanti ai nostri occhi: solo lì ci renderemo conto di
aver vissuto per qualcosa, di aver fatto del bene, o di essere stati crudeli, spietati,
di non esserci mai pentiti e mortificati, o ancora di aver perso tempo in vita, di
non aver fatto nulla per impedire violenza gratuita, di non aver fatto del bene a
noi stessi e agli altri: come scriveva Seneca, "Non vixit iste, sed in vita moratus
est".