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LEVI

BIOGRAFIA
 Primo Levi (1919-1987) è stato uno scrittore, partigiano e chimico italiano di origini ebraiche.
 Se Questo è un Uomo è un testo autobiografico che viene scritto di getto, sull’onda dei ricordi della terribile
esperienza vissuta. La narrazione segue in ordine cronologico le tappe cruciali dell’esperienza nel Lager.

SE QUESTO É UN UOMO
 I motivi della scrittura di Se Questo è un Uomo:
 Fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano.
 Documentare un’esperienza estrema.
 Mostrare le peggiori conseguenze della xenofobia, così da poterle prevenire.
 Meditare sul comportamento umano in condizioni “eccezionali”.
 Raccontare per liberarsi dall’ossessione.
 Il romanzo è composto da due generi di capitoli: diaristici (Liliana Segre) e saggistici (dove vengono proposti degli
aspetti della vita del Lager, le quali vengono analizzate).

STILE
Plurilinguismo
La pluralità delle lingue è elemento fondamentale del Lager: al tedesco e al polacco degli aguzzini, si contrappongono
le lingue dei deportati: yiddish, russo, francese, italiano, spagnolo, ecc. La differenza linguistica, come mostrato da
Levi, è nel Lager portatrice di odio: l'odio dei capi, i cui ordini non sono compresi; l'odio dei prigionieri, poco solidali
anche a causa dell'incomprensione.

L'autore inserisce inoltre alcuni frammenti, per lo più di tedesco o polacco, nell'italiano del narratore, che hanno una
funzione evocativa. Con questi e altri procedimenti Levi ha comunicato l'episodio più nero nella storia dell'umanità.

Ineffabilità
Egli ha dunque superato i limiti del linguaggio: "La nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la
demolizione di un uomo; se parleremo, non ci ascolteranno; e se ci ascoltassero, non capirebbero". 

Fonti letterarie= tentativo di razionalizzazione dell’indicibile esperienza


1. Il modello biblico
2. Il modello dantesco
3. tradizione ebraica con i suoi riferimenti principali.

Capitoli di due tipi


1. Diaristici: che raccontano storia dell’anno di deportazione, i primissimi e l’ultimo
2. Analitici, saggistici: analisi aspetti del lager, capitoli al centro

Lingua e stile: «Il linguaggio pacato e sobrio del testimone»


Nella scrittura di Primo Levi il problema stilistico è nettamente subordinato all’impegno di testimoniare, ovvero di
comunicare in modo chiaro ed esplicito un’esperienza vissuta.
Nella stesura dell’opera l’autore intende porre il lettore di fronte a una serie di fatti, senza proporre giudizi precostituiti:
egli racconta la verità e chi legge sarà posto in grado di formarsi un’opinione propria su ciò che ha significato la
creazione del sistema del lager, un sistema scientifico messo in atto dal nazismo per lo sterminio degli ebrei.

Il suo modo di descrivere e di narrare cerca di essere sempre chiaro e diretto, la sintassi è breve e vi prevale la
coordinazione; particolare attenzione viene data al linguaggio del lager, dove è stravolto anche il senso consueto delle
parole. Tra le figure retoriche prevalenti l’ossimoro, le metafore e le analogie mettono in evidenza la dimensione tragica
e inconcepibile, talvolta assurda e grottesca del lager; le interrogative retoriche, il discorso indiretto libero hanno la
funzione di coinvolgere il lettore nella materia del libro.

TRAMA

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Se questo è un uomo narra la storia dell’autore, ebreo e partigiano, che viene catturato dai fascisti il 13 dicembre 1943 e
portato nel campo di internamento di Fossoli (Modena), dove gli viene annunciato che sarà deportato con gli altri ebrei
verso una destinazione ignota. Partono su un treno e affrontano uno scomodo viaggio di 15 giorni. Arrivati alla stazione
di destinazione i deportati vengono divisi in due gruppi: quelli validi per lavorare e quelli non validi per lavorare. Si
lascia intendere che questi ultimi verranno subito uccisi. Gli altri vengono portati nel campo di concentramento di
Auschwitz, dove leggono sopra al cancello d’entrata le parole: Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi).    

Nel campo i deportati vengono rasati, lavati, gli viene fatta indossare la divisa a righe dei prigionieri e gli viene tatuato
il numero, avviando il processo di spersonalizzazione. Gli viene detto che si trovano in un campo di lavoro. Il narratore
ha la sensazione che tutto sia fatto allo scopo di burlarsi di loro e che il loro destino sia segnato fin dall’inizio. I nuovi
arrivati incontrano a questo punto gli altri prigionieri che tornano dal lavoro. Un giovane ebreo polacco parla
a Levi delle gerarchie interne del campo, vigenti anche tra i prigionieri, che sono divisi in politici, criminali ed ebrei.
Vengono descritte le regole e i rituali assurdi e senza senso del campo.  

Successivamente Levi, in Se questo è un uomo, inizia ad affrontare i problemi derivanti dalla convivenza di tante


persone nel campo: la mescolanza di molte lingue, la confusione nel momento dei pasti, i problemi igienici. Inizia
insieme agli altri gli strazianti turni di lavoro. Levi racconta di come l’esperienza fosse distruttiva e delle sue
permanenze in infermeria. La sua laurea gli permette, dopo un apposito esame, di ottenere un impiego come
chimico all’interno del campo. In una scena commovente, durante un momento di lavoro, Levi spiega a un compagno,
un deportato francese, il XXVI canto dell’Inferno di Dante, in cui si narra la storia di Ulisse.    
Nell’agosto 1944 ci sono dei bombardamenti da parte degli alleati, che interrompono il lavoro. In questo
frangente Leviriporta le reazioni dei tedeschi di fronte una possibile sconfitta. Con l’arrivo dell’inverno ritornano i
problemi causati dal freddo e i tedeschi incrementano le uccisioni nei forni crematori, facendo salire la tensione tra i
prigionieri.   

L’ultimo capitolo di Se questo è un uomo narra il ricovero di Levi colpito della scarlattina, che lo salva dall’uccisione di
massa dei prigionieri messa in atto dai tedeschi quando si vedono ormai accerchiati dalle truppe russe. La storia termina
con la fuga dei tedeschi e l’arrivo delle truppe russe, che liberano i prigionieri.   

CAPITOLO 7, Una Buona Giornata

Primavera

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In questo capitolo Levi sottolinea come nel campo di prigionia le mete che l’uomo si pone sono diverse da quelle degli
uomini liberi. Lo scopo principale qui sembra essere quello di riuscire ad arrivare alla primavera: i prigionieri scrutano
in continuazione il cielo cercando i segnali dell’arrivo di una stagione mite. Una giornata in cui spunta il sole fa si che la
speranza si risvegli. Non appena la stagione primaverile porta a far cessare il freddo insopportabile, contro il quale
hanno lottato fino a quel momento, un’altra sofferenza si fa viva: la fame. Levi sottolinea come nel campo di prigionia
le mete che l’uomo si pone siano molto diverse da quelle che si hanno nella vita da uomini liberi. Lo  scopo
fondamentale che i deportati si pongono e di cui parlano in continuazione è quello di riuscire ad  arrivare a primavera,
tutto il resto non interessa, non ha la minima importanza. Essi scrutano in continuazione il cielo in cerca di segnali che
rivelino l’arrivo della stagione mite.

Sopportare sofferenze
Levi riflette sul fatto che ciò che permette agli uomini di sopportare le sofferenze patite nel campo è la capacità della
natura umana di non soffrire le pene e i dolori patiti in modo simultaneo, sommandone l’impatto, ma percependoli con
un ordine basato sulla causa maggiore. Per esempio accade che non appena la stagione primaverile fa cessare il freddo
insopportabile contro cui i deportati hanno lottato per tutto l’inverno, subito emerge, con maggiore forza, l’altro grande
nemico contro cui i deportati lottano quotidianamente: la fame. Da quel momento tutte le conversazioni vertono sul
cibo. 

Speranza
Una giornata in cui spunta un tiepido sole risveglia subito la speranza che il peggio sia passato e che le cose andranno
migliorando. Una giornata serena fa notare le cose di cui prima non ci si accorgeva, per esempio il verde dei campi che
circondano il lager. L’unica cosa che rimane sempre grigia e squallida è la Buna (la fabbrica), grande quanto una città e
popolata, oltre che dai tedeschi, da oltre 40.000 stranieri e dove si parlano 15/20 lingue di

Fame
La fame è un modo concreto che concorre all’annientamento di un uomo. Gli uomini stessi sono la fame vivente. Fame
come “Leitmotiv” di tutto il libro, esso diventa persino tema dei sogni (di notte). I prigionieri, mentre aspettano
l’innacquata zuppa, trasformano il pane in merce di scambio.

La draga
L’ossessione per la fame viene inoltre espressa anche attraverso alcune immagini, come quella della draga che lavora la
terra.

Immagine di cerbero
Ciò che Levi vede, o meglio, ciò che la sua descrizione ricorda, è l’immagine di Cerbero che mangia la terra. In questo
caso la draga viene personificata: Cerbero gode del fatto di poter mangiare, ma poi, come se li volesse prendere in giro,
non trattiene quanto ha mangiato e lo rigurgita. La macchina, oltre che godere della facoltà di mangiare, sembra essere
più persona di quanto lo siano i prigionieri

Annientamento dell’uomo
Essi non hanno più un nome, sono vestiti tutti uguali, sono stati privati dei loro oggetti personali
I prigionieri vengono annientati sia moralmente sia psicologicamente tramite la privazione del tempo: Levi definisce il
tempo del Lager come eterno. A fine giornata il tempo è dimenticato, annullato, il futuro è impensabile. Un po’ di sole e
un po’ di zuppa è ciò che rende una giornata nel Lager più sopportabile.

Sigi
Sigi, un giovane diciassettenne, racconta con grande rimpianto di quando ad un pranzo nunziale non ha finito il suo
terzo piatto di zuppa di fagioli  e Béla parla di una ricetta per fare la polenta dolce. Anche Levi non resiste a fantasie di
fame che gli fanno danzare davanti agli occhi la pastasciutta cucinata al campo di smistamento e lasciata lì alla notizia
della partenza il giorno dopo per il lager.

Fischer
Fischer, un ungherese, uno degli ultimi arrivati, è riuscito a conservare mezza razione del pane distribuito al mattino e
adesso lo mastica lento e metodico sotto gli occhi affamati di tutti gli altri detenuti; nessuno dei prigionieri di lungo
periodo ha la capacità di conservare così a lungo un pezzetto del proprio pane.

Templer
La giornata, raccontata da Levi in questo capitolo, è speciale, non solo per lo spuntare del sole dopo il lungo inverno,
ma anche perché uno dei deportati, Templer, è riuscito a procurare una razione aggiuntiva di zuppa lasciata dagli operai
polacchi che lavorano poco distante perché sapeva di rancido e che per i deportati diventa un dono inaspettato capace di
placare per un po’ i morsi della fame.

Fine giornata

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A fine giornata, poiché tutti si sentono eccezionalmente sazi, gli animi sono pacificati e non nascono i soliti litigi.
Ognuno si ritrova a pensare ai propri cari, cosa che non avviene solitamente, e per qualche ora tutti “ possono essere
infelici alla maniera degli uomini liberi”.

ANALISI
La primavera
La primavera sta ad indicare la fine dell’inverno, l’inizio della bella stagione, ma è soprattutto simbolo di rinascita. La
bellezza di essa suscita felicità.

Deumanizzazione
Grossi numeri uomo ridotto ad un numero. Fressen= in tedesco al mangiare degli animali vocabolario proprio

Gioia
Felici per la primavera, zuppa, pensare ai famigliari delici per cose che si danno quasi per scontato opposizione fra
realtà e lager.

CAPITOLO 9, I Sommersi e i Salvati


Linguaggio scientifico
Si tratta di un capitolo di tipo saggistico dove Levi analizza la vita ambigua del Lager.  Levi considera il Lager una
gigantesca esperienza biologica e sociale. Levi analizza il capitolo utilizzando un linguaggio scientifico, come se stesse
redigendo un protocollo scientifico (freddezza descrittiva). Egli racconta l’esperienza vissuta cercando di capire se
valga veramente la pena e se sia bene ricordare quanto accaduto. Levi proviene dal campo scientifico, perciò l’utilizzo
di questo genere di linguaggio gli permette di creare una sorta di distacco tra se e l’esperienza atroce. Così riesce a
soddisfare il bisogno di liberarsi da quanto vissuto senza soffrire in modo eccessivo.

Demolizione dell’uomo
Sin dal primo minuto, tutto ciò che permette ad una persona di distinguersi dagli altri viene vietato/eliminato (nome,
taglio di capelli, vestiti, scarpe, gioielli, famiglie): tutto scopare e tutti sembrano essere diventati uguali.

Difesa della dignità


La dignità viene messa in pericolo dalle umiliazioni fisiche. “Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere anche
se stesso”  per mantenere la dignità gli Häftlinge compivano atti ben precisi (es. doccia con acqua torbida per
sopravvivere moralmente).

Titolo del capitolo: aspetto morale  selezione naturale


Levi individua tra gli uomini l’emergere di due categorie ben distinte: i sommersi e i salvati. Nella vita quotidiana da
uomini liberi queste categorie sono meno evidenti, poiché l’uomo non è solo, ma viene collocato in una società. Nel
Lager, invece, ognuno è solo nella lotta per la sopravvivenza.

L’autore non crede che in tali condizioni emerga che la sostanza dell’uomo sia fondamentalmente brutale ed egoista ma
che si produca invece una momentanea sospensione di alcune consuetudini e istinti sociali. In particolare egli individua
l’emergere tra gli uomini di due categorie ben distinte: i salvati e i sommersi. Nella vita da liberi questa distinzione è
meno evidente perché l’uomo non è solo ma collocato in una società, emerge invece nettamente nel Lager, dove ognuno
è “disperatamente ferocemente solo” nel combattere la lotta per la sopravvivenza.

I sommersi
La massa anonima del campo: chi si è limitato a mangiare le proprie razioni di cibo, chi si è adeguato alla disciplina del
lavoro e del campo. Sono delle figure vuote a cui è stato tolto tutto (sentimenti ed emozioni). Chi si è sempre attenuto
agli ordini ricevuti, si è limitato a mangiare la propria razione di cibo, si è adeguato alla disciplina del lavoro e del
campo, solo eccezionalmente è sopravvissuto più di tre mesi. Questi sono i sommersi, la massa anonima del campo,
tutti con la stessa storia di inadeguatezza.

I salvati
Coloro che lottano per sopravvivere e per mantenere un briciolo di dignità e di identità. Tra i salvati emergono i
prigionieri a cui i nazisti avevano dato un ruolo specifico, come i Prominenten (coloro che riescono a predominare sugli

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altri), i funzionari del campo, tra cui il direttore-Haftling, i Kapos, i cuochi, gli infermieri, le guardie notturne, fino ad
arrivare agli scopini delle baracche. 
Sono i prigionieri ai quali i nazisti avevano affidato un ruolo specifico (funzionari del campo, i kapos, i cuochi, gli
infermieri, ecc.). Levi analizza quattro storie:
 Chi sopravvive con qualche ferita.
 Chi persegue con tenacia un ruolo importante (curando ad esempio il proprio aspetto per distinguersi dal gregge).
 Il lavoratore forte e infaticabile.
 Henri, un giovane ventitreenne intelligente, secondo il quale, per sopravvivere, si devono seguire tre regole:
organizzazione, furto e pietà.

Legge
Nel Lager la legge iniqua, che talvolta prevale anche nella vita, del “a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà
tolto” è apertamente in vigore.Così soccombono coloro che si attengono pedissequamente alle regole ufficiali,
i Muselmanner (mussulmani – la nota di Levi precisa che con questo nome i vecchi del campo designavano i deboli,
quelli votati alla selezione per le camere a gas), che finiscono per essere i primi a indebolirsi e morire. Le statistiche lo
confermano dimostrando che tra i numeri esigui dei sopravvissuti non emergono mai dei semplici Haftling ma solo
coloro che hanno cercato di emergere come Organisator, Kombinator, Prominent, guadagnando una posizione di lavoro
privilegiato, come quella di Kapo, infermiere, medico, ciabattino, musicista, ecc.

Ebrei
Gli ebrei devono lottare duramente per ottenere incarichi da Prominente, rispetto agli altri detenuti che in “virtù della
loro supremazia naturale” li ottengono automaticamente al loro arrivo nel campo, e proprio gli ebrei si rivelano i più
tirannici e crudeli, consapevoli che se non lo fossero, facilmente potrebbero essere sostituiti da un altro ritenuto più
idoneo. La ferocia dei prominenti ebrei è conseguenza anche della necessità di appagare in qualche modo l’odio provato
verso gli oppressori scaricandolo sugli oppressi.

Individui superiori sopravvivono


Oltre ai prominenti vi è anche una categoria di individui che per sopravvivere ha condotto una lotta continua ogni
giorno ed ad ogni ora, in vari modi, attraverso aberrazioni e compromessi, aguzzando l’ingegno, sopportando le
umiliazioni, reprimendo la propria dignità.  Solo gli individui superiori riescono a sopravvivere senza rinunciare al
proprio mondo morale.Levi racconta le storie di quattro prigionieri che appartengono alla categoria dei salvati, figure
emblematiche della varietà delle vie di sopravvivenza:

Schepschel, da quattro anni nel Lager, aveva moglie e cinque figli e un negozio di sellaio. Non eccelle per furbizia,
prestanza fisica, coraggio e malvagità e si arrangia con espedienti miseri e saltuari: qualche furto, qualche manufatto
quando riesce a procurarsi i ferri del mestiere, qualche piccola esibizione canora per gli operai slovacchi. Anch’egli
quando gli si presenta l’occasione cede alla viltà di far condannare alla fustigazione il suo compagno di ruberie nella
speranza di acquisire credenziali per ottenere il posto di lavatore delle marmitte.

Alfred L., ingegnere sulla cinquantina che da libero dirigeva un’importantissima fabbrica di prodotti chimici. Nel lager
aveva ottenuto un posto come pulitore della marmitta degli operai polacchi in cambio di mezza gamella di zuppa al
giorno. Ma perseguiva con tenacia il progetto di un ruolo più importante, per questo motivo in maniera meticolosa
curava il proprio aspetto per distinguersi dal gregge: viso e mani sempre perfettamente puliti, lavava regolarmente la
propria camicia nonostante le difficoltà a reperire il sapone, lo spazio in lavatoio e il rischio di furto mentre la
asciugava, era riuscito a procurarsi una divisa a righe della sua misura e pulita. Attuò il suo progetto con tenacia ed una
rigida disciplina, senza considerazione per sé e per chi gli ostacolasse il percorso. L’occasione del salto di qualità gli
capitò con la costituzione del Kommando Chimico di cui venne nominato capotecnico di laboratorio. Quando si trattò di
esaminare il nuovo personale si guardò bene dal scegliere coloro che potevano rappresentare suoi possibili competitori.

Elias Lindzin, uomo molto basso ma molto muscoloso, grande lavoratore, molto forte e capace, emana un vigore
bestiale. E’ capace di fare mille lavoretti, trasportare enormi pesi, parla continuamente con voce tonante. Grazie alla sua
fama di lavoratore forte e infaticabile viene notato e da allora per assurdo smette di lavorare. Infatti viene occupato solo
per lavori di particolare perizia e vigore, per il resto è libero di fare scorribande in giro tornando con le tasche gonfie di
merce rubata. Levi interrogandosi su che tipo di uomo sia Elias giunge alla conclusione che egli rappresenti l’esemplare
umano più idoneo alla vita del Lager perché esternamente appare fisicamente indistruttibile e internamente, in quanto
demente, rimane indenne all’annientamento psicologico operato dal sistema nazista.  Riacquistata la libertà un soggetto
come Elias è destinato a vivere ai margini della società, o in carcere, o in manicomio, mentre nel Lager, dove non
esistono né pazzi, né criminali, prospera e trionfa.

Henri, è un giovane di 22 anni, intelligente, colto e parla diverse lingue. Dopo che in Buna è morto il fratello egli ha
reciso ogni vincolo di affetto e si è concentrato sulla lotta per sopravvivere attraverso tre metodi che gli permettono
anche di rimanere “degno del nome di uomo”: organizzazione, pietà e furto. Con la sua capacità di smuovere anche
nell’anima più indurita il sentimento di pietà egli è riuscito a tessere una tela di rapporti di amicizia e di protezione che
egli 

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ANALISI
I sommersi e i salvati
Il titolo del libro ci ricorda che al centro dell’interesse dell’autore è l’analisi dell’uomo, la comprensione di ciò che
l’uomo può fare e subire. La forma dubitativa esprime l’esitazione di Levi di fronte all’abisso di male presente
nell’animo umano che nel lager egli ha conosciuto e provato giorno per giorno. Nell’inferno del lager alcuni uomini
riescono a rimanere fedeli a se stessi, alla propria dignità umana. E infine, aiutati da una casualità cieca, sono emersi da
quell’inferno. Altri sono destinati fin dall’inizio a soccombere. 

Nel capitolo 9, I sommersi e i salvati, Levi individua queste due fondamentali categorie di uomini, che si distinguono
assai nettamente. La quasi totalità dei prigionieri appartiene ai «sommersi», mentre assai pochi sono i «salvati», pur se
molteplici e diversissime sono le modalità attraverso le quali ci si salva. Quattro sono i «salvati» che Levi ci propone:
Schepschel, Alfred L., Elias, Henri.A un personaggio particolare è dedicato il capitolo 16, L’ultimo; un prigioniero che
stava preparando una rivolta e per questo viene impiccato di fronte a tutti i Kommandos, in una lugubre cerimonia che
serva da esempio, che spenga ogni ribellione. Ma la morte solitaria che i tedeschi hanno preparato per il condannato «gli
frutterà gloria e non infamia perché dimostra che non tutti sono stati piegati, annullati dal sistema del lager.

Il canto XXVI dell’Inferno di Dante


Le pagine di Se questo è un uomo ci presentano una condizione umana particolarmente aspra e drammatica, squallida e
priva di speranza. Eppure dal racconto emerge una grande ricchezza di sentimenti, di gesti, di azioni capaci di
riaffermare la dignità dell’uomo.

Narrratore
Nel capitolo 9, I sommersi e i salvati, è il narratore che osserva con spirito scientifico, unito a grande pietà per le
sofferenze umane, «come il Lager sia stato, anche e notevolmente, una gigantesca esperienza biologica e sociale»,
«quanto di più rigoroso uno sperimentatore avrebbe potuto istituire per stabilire che cosa sia essenziale e che cosa
acquisito nel comportamento dell’animale-uomo di fronte alla lotta per la vita». È invece il personaggio immerso nella
vicenda non ancora conclusa che esprime queste previsioni circa le proprie possibilità di sopravvivenza: «Io so che non
sono della stoffa di quelli che resistono, sono troppo civile, penso ancora troppo, mi consumo al lavoro. Ed ora so anche
che mi salverò se diventerò Specialista, e diventerò Specialista se supererò un esame di chimica» (capitolo 10, Esame di
chimica).

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CAPITOLO 10, Esame di Chimica
Reparto di specialisti chimici
Nel Lager viene costituito un reparto di specialisti chimici, il Kommando 98. Levi, essendo laureato in chimica, si
presenta, con altri 14 Haftlinge, tra cui il suo amico Alberto, per essere inserito nel Kommando, sperando così di
migliorare le proprie condizioni di vita andando a far parte di un gruppo di lavoratori qualificati. 

Capo
A capo del Kommando, ovviamente, non viene scelto un chimico ma un deportato del gruppo dei delinquenti
professionali, che si rivela subito crudele e spietato come tutti gli altri Kapo. Il kapo del reparto è un uomo crudele e
spietato.

Delusione
Il kommando si rivela subito una delusione per chi ha chiesto di farne parte, poiché si tratta di un lavoro di trasporto.
Con grande delusione di chi ha chiesto di farne parte, il Kommando 98 si rivela da subito un comune Kommando di
trasporto addetto al magazzino del Cloruro di Magnesio. Al comando del Kapo i candidati del Kommando 98 vengono
fatti marciare fino al Magazzino del Cloruro di Magnesio dove vengono divisi in tre squadre incaricate di scaricare i
sacchi dal vagone, trasportarli e impilarli nel magazzino.

Le condizioni fisiche di Levi preoccupano il kapo, il quale è scettico riguardo al fatto che Levi sia veramente un
chimico.
↳ Italiano + ebreo + “è già mezzo kaputt”.
L’esaminatore si contrappone all’aspetto di Levi, poiché è magro, alto e ariano. Il fatto di riuscire a superare questo
esame permette a Levi di sopravvivere fino alla fine dell’esperienza traumatica vissuta nel campo. Se non avesse avuto
questa opportunità probabilmente non sarebbe sopravvissuto fino al termine della prigionia, egli sarebbe morto prima.

Il ventilato esame di chimica preoccupa tutti per varie ragioni:


 perché sarà in tedesco, 
 perché i prigionieri candidati, nelle precarie condizioni fisiche in cui versano, sanno che per loro sarà già un grosso
problema riuscire a reggersi in piedi davanti alla commissione esaminatrice, 
 infine perché i candidati che non riusciranno a superare il test saranno sicuramente destinati alla selezione per la
camera a gas.

7 candidati rimasti
Dopo tre giorni il gruppo dei candidati è già sceso a sette persone: tre sono sparite, come spesso avviene per i deportati
del campo, e cinque hanno rivelato di non aver competenze chimiche e quindi sono stati tenuti nel gruppo solo come
ausiliari. I sette candidati rimasti vengono chiamati un giorno dal Kapo per sostenere l’esame.

Mendi
Tutti sono nervosi ad eccezione di Mendi, rabbino russo che conosce sette lingue ed è inoltre sionista, glottologo,
partigiano e dottore in legge; non è chimico ma vuole tentare ugualmente per diventare Specialista e avere una
detenzione meno dura. Sei deportati vengono esaminati in mattinata, mentre il settimo, Levi, deve tornare nel
pomeriggio. 

Aspetto fisico
L’aspetto fisico particolarmente miserevole di Levi preoccupa il Kapo che è scettico riguardo al fatto che egli sia
effettivamente un chimico e sia in grado di sostenere l’esame. Egli viene quindi presentato all’unico esaminatore della
commissione rimasto, in maniera negativa e sfiduciata dal Kapo che lo qualifica con le seguenti caratteristiche: 
 è italiano, 
 è ebreo, 
 è da tre mesi soltanto in Lager ma “già mezzo kaputt”.

Esaminatore
L’esaminatore, Doktor Pannwitz, è il classico tedesco ariano, alto, magro, occhi azzurri e biondo,  egli squadra con
sguardo malvagio il candidato Levi, ritenuto appartenente ad un genere umano inferiore e da sopprimere ma da cui è
necessario prima accertarsi che non abbia qualche elemento utile da sfruttare prima di procedere alla sua eliminazione.
Il Doktor Pannwitz inizia ad interrogare in tedesco Levi che non conoscendo bene la lingua si sforza di intuire il
significato delle domande che gli vengono fatte. Levi, stupito che le sue facoltà intellettive siano inalterate, nonostante
la lunga inerzia a cui sono soggette nel Lager, riesce incredibilmente a rispondere alle varie domande. L’esame va bene
e Levi ottiene di entrare a far parte del laboratorio di chimica ma, sapendo come vanno le cose nel Lager, non fa

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previsioni ottimistiche ma si accontenta di gioire del fatto che almeno per quel giorno non abbia dovuto lavorare e che
quindi alla sera sarà meno affamato rispetto al solito.

ANALISI
Sguardo scientifico
Questo sguardo scientifico, distaccato è a volte agghiacciante
Sguardo del chimico freddo e oggettivo è un modo per prendere una distanza da ciò che ha vissuto

Perdita d’identità

Tema della memoria

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