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Riassunto testi di Foscolo

-IL SACRIFICIO DELLA PATRIA NOSTRA È CONSUMATO

Si tratta dell’inizio [= esordio] del romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis.

Nel testo, possiamo individuare due parti ben distinte:

• la nota con cui l’amico di Jacopo, Lorenzo Alderani, spiega ai lettori il mtivo che lo ha spinto a
pubblicare le lettere

• la prima lettera del romanzo che ci fornisce delle informazioni storiche e geografiche ed alcuni
aspetti della personalità di Jacopo. Vi troviamo già i due temi fondamentali dell’opera:

1) Il tema della persecuzione e dell’esilio

2) Il tema della necessità di Jacopo di scegliere fra due soluzioni: accettare da dominazione
austriaca o accettare quella francese per opporsi agli Austriaci. Per salvarsi dall’oppressore
austriaco, egli preferisce mettersi dalla parte di Napoleone

La lettera porta la data 11 ottobre 1797: nello stesso giorno iniziano le trattative fra Austria e
Napoleone che porteranno alla firma del Trattato di Campoformio. Jacopo (ma anche il Foscolo)
sperava che Napoleone fosse il liberatore dell’Italia e che garantisse agli Italiani la liberta.

Ma il trattato di Campoformio ha dimostrato, invece, che Napoleone è stato un tiranno ed un


oppressore; egli si è preoccupato di più della Ragione di Stato e degli interessi della Francia
perché ha ceduto Venezia all’Austria, in cambio del riconoscimento austriaco della Repubblica
Cisalpina sotto il controllo francese. Questo evento segna la fine delle illusioni di Jacopo ( del
Foscolo stesso e di tutti i giovani che appartenevano ala sua generazione).

La lettera è scritta dai Colli Euganei, dove Jacopo (e lo stesso Foscolo) si erano rifugiati dopo il
passaggio di Venezia sotto il dominio austriaco.

Il testo della lettera può essere diviso in tre parti: in ciascuna di esse il motivo politico (cessione di
Venezia all’Austria) si trasforma in un fatto personale perché ha una conseguenza sulla vita di
Jacopo e sui suoi affetti

• Nella prima parte la cessione di Venezia, indicata come sacrificio della patria, ha delle
conseguenze sul piano personale perché il nome di Jacopo viene inserito nella lista di
proscrizione (= di coloro che devono andare in esilio). Per questo motivo una disgrazia collettiva si
trasforma in una disgrazia personale

• Nella seconda parte, la cessione di Venezia costringe Jacopo a lasciare il suo paese natale (la
patria) e ad abbandonare la madre per cui si ha sintesi tra il concetto di patria e il concetto di
madre

• Nella terza parte, di nuovo il motivo politico si fonde con quello personale. Infatti Jacopo è
disperato per la sua condizione e per quella dei patrioti. L’unica consolazione è nel pensare che
una volta morto, il suo nome ricordato e compianto dai suoi pochi ma buoni amici che sono
rimasti.

-LA LETTERA DA VENTIMIGLIA

Quale concezione della natura emerge?

Emerge l’immagine id una natura arida, che tiene poco in considerazione l’uomo, vedendolo alla
stregua di “vermi”, senza una particolare importanza.

Una natura che è quindi solitaria, fatta solamente di “rocce, montagne e torrenti”, dove manca
vitalità. Si tratta di una natura “minacciosa”, che “caccia” l’uomo e ne rifiuta la presenza,
proseguendo per il suo corso senza tenere in considerazione il bene del singolo, seguendo le sue
leggi che vanno oltre l’uomo.

L’uomo è lasciato a se stesso e non riceve alcun aiuto. Si tratta di una natura stato d’animo, che
rispecchia le emozioni provate da Jacopo in quel momento. Jacopo, infatti, ne vede solo gli
aspetti negativi. Jacopo dice che non c’è un fine nella vita, non c’è una ragione per cui veniamo
messi al mondo, non c’è uno scopo unico. La natura ci ha messi al mondo senza uno scopo.

Anche Leopardi avrà questa concezione della natura. Infatti, prenderà spunto da quella di
Foscolo.

La natura, dandoci la vita, non ci ha fatto un regalo, ma ci ha dato due volte un motivo per cui
dolerci: ci ha messi al mondo senza un perché e ci ha dato la ragione, che ci fa rendere conto del
dolore che proviamo e ci fa pensare ad esso. La ragione si rivela essere un’arma a doppio taglio.
Ci fa rendere conto della nostra condizione misera. Questo concetto uscirà poi anche in Leopardi,
che lo svilupperà nei Canti e nelle Operette morali. Gli animali stanno meglio rispetto l’uomo,
perché a loro, la ragione, la natura non l’ha data. Non mette comunque in dubbio l’utilità della
ragione, ma ne fa emergere l’aspetto negativo.

Quale concezione ha Jacopo della storia?

Per Jacopo la storia prosegue oltre il volere umano. L’uomo non è l’artefice del proprio destino,
ma “le sciagure derivano dall’ordine universale”, è questo ordine a decidere per noi. È qualcosa di
superiore all’uomo che guida la storia. Inoltre il passato ha un particolare effetto sull’uomo, ovvero
quello di suscitargli superbia, ma non è abbastanza per risvegliarlo dall’inerzia in cui si trova.
Questo probabilmente dipende dal fatto che la storia non dipende da lui.

L’uomo riproduce sempre lo stesso momento, non è in grado di imparare dalla storia. Ciò che
comanda nella storia è la forza, la violenza. L’uomo è portato alla forza, alla violenza sempre.
Jacopo ha una visione della storia negativa. La si può definire nell’espressione hobbesiana “Homo
homini lupus”, ovvero che l’uomo è lupo per gli altri uomini. La visione di Foscolo della storia è
estremamente drammatica. Questo è dovuto anche alla sua esperienza. Infatti, fa questa
riflessione dall’esilio, come lo è anche Jacopo a Ventimiglia. La storia non insegna, perché l’uomo
fa sempre gli stessi errori, non impara. Farà la stessa considerazione Montale durante il fascismo.
Questa visione negativa della storia è dovuta anche alla situazione particolare storico-politica in
cui si trova.

Che tipo di idea trasmette l’autore in relazione alla religione?

Per Foscolo l’uomo si rifugia nella religione in quanto non trova felicità in terra. Definisce gli Dei
“protettori della debolezza”, in quanto non danno certezze all’uomo, ma lo nutrono di false
speranze. Infatti, Foscolo dice che gli Dei in realtà “si vestono delle armi dei conquistatori”. La
religione diventa cioè espressione del potere, sopprimendo di fatto i popoli, illudendoli. È uno
strumento utilizzato dal potere per controllare la popolazione, per comandare. I potenti la
utilizzano per governare ed opprimere i popoli.

Jacopo contrappone l’Italia contemporanea alla situazione italiana del passato. Che tipo di
considerazioni fa?

Jacopo contrappone la situazione contemporanea dell’Italia con quella del passato, dicendo
come prima dell’arrivo dei Romani gli “antichi Italiani” usassero sbranarsi. In questo modo
sottolinea il lavoro di unificazione che hanno fatto i Romani. In questo periodo gli Italiani sono stati
liberi, anche a scapito della libertà di altri popoli, che provavano terrore davanti la gloria dell’Italia,
non attaccandola. Però, il pensiero di questa grandezza passata non è sufficiente per far
riscattare gli italiani e spronarli a ribellarsi allo stato di oppressione in cui si trovano. Se una volta
l’Italia era grande a tal punto che gli altri popoli ne avevano paura, ora al contrario è lei ad avere
paura degli altri e a non essere in grado di riscattarsi.

Alla fine della lettura si parla di morte e sepolcro. Che cosa dice l’autore a riguardo? Che tipo di
concezione emerge?

L’autore esprime il suo desiderio-volontà di venire sepolto nella sua patria, in quelle terre che
tante volte hanno accolto i suoi dolori e le sue “membra affaticate”. La sua patria sarà l’unica ad
“udire il suo lamento”. In questo capiamo come Jacopo voglia trovare la morte nella sua terra
natia. Inoltre esprime la possibilità per il suo “spirito doloroso” di venire confortato dopo la morte,
ammesso che le passioni vivano dopo il “sepolcro”. Si capisce, quindi, come Jacopo trovi la
tranquillità e l’arresto dei dolori nella morte.

Nel testo compare la virtù della compassione. Che cosa la caratterizza e la distingue rispetto alle
altre virtù, che gli uomini ritengono tali ma Foscolo rifiuta?

Le altre virtù che Foscolo rifiuta sono “usuraie” perché richiedono sempre qualcosa in cambio. La
Compassione, invece, non lo fa e per questo è l’unica vera virtù. L’uomo prova compassione nei
confronti del compagno che si trova nella sua stessa situazione disagiata, capendone dolori e
sofferenze, senza aspettarsi qualcosa in cambio. È una sorta di sentimento reciproco che unisce
gli uomini nel dolore, spingendoli a ritrovarsi uno nell’altro e a supportarsi a vicenda. La
Compassione crea così solidarietà. È disinteressata, non implica una risposta in cambio. È l’unica
secondo Foscolo che si può chiamare virtù, in quanto la si prova e non ci si aspetta niente in
cambio.

-LA SEPOLTURA LACRIMATA

Viene trattato il tema della tomba, non è possibile per lui avere una tomba lacrimata in quanto
politicamente Ortis nn ha una patria.

Jacopo immagina la propria tomba onorata non solo dalla natura ma anche dai sospiri degli
antichi padri .

v.35: distruzione divoratrice di tutte le cose: è la distruzione insita in tutte le cose, nella
trasformazione della materia. La tomba è la morte ultima di tutte le cose.

v.37: vede la madre che parla alla sua tomba. tema del colloquio tra vivi e morti e tra madre e
figlio morto.

v.40: mettere le mani nella tomba=metafora.

v.31: la natura stessa si fa sentire persino nella tomba. Immagina inoltre che la sepoltura sia
lacrimata dalla donna che ama, Teresa

La tomba si configura come il luogo di incontro simbolico tra i vivi e i morti, attraverso la tomba
l'uomo è sottratto alla morte grazie al suo ricordo negli altri e permette i rapporti affettivi tra vivi e
morti.

Conclude con "o illusioni" perché ancora una volta il tema del rapporto affettivo dei vivi con i morti
da un lato si configura come valore, dall'altro come illusione, a rendere però impossibile a Jacopo
l'avere una tomba lacrimata è dovuto dal non avere una patria.

La frase finale: era uomo e infelice sottolinea che egli abbia partecipato di tutti gli aspetti
dell'esistenza (passioni, ideali, errori) ma che era anche infelice che è caratteristica dell'eroe
foscoliano e poi romantico che risulta infelice a causa della propria visione filsofica a causa della
presa di coscienza dei limiti della realtà.

La tomba è un mito consolatorio rispetto alla sofferenza perché consente uno scambio di affetti.
la memoria è quindi una vittoria sulla morte dando quindi speranza.

-ILLUSIONI E MONDO CLASSICO

Il brano è tratto dalla lettera del 15 maggio delle Ultime lettere di Jacopo Ortis e descrive lo stato
d’animo di Jacopo dopo che ha baciato Teresa. L’amore viene presentato come qualcosa che dà
forza, che vale la pena vivere. Anche se dà illusioni vale la pena passarci per la forza che dà.

Jacopo è stato appena baciato da Teresa. Non emerge più la visione di una natura divoratrice
come nella lettera da Ventimiglia. L’amore dà colore alla natura, è legato alla bellezza e
all’armonia. Partecipa della felicità del poeta, gli permette di provare sentimenti positivi. Torna il
tema della compassione, presente sempre nella lettera da Ventimiglia. Illudendosi e amando, per
un attimo il poeta non pensa alle sventure che lo colpiscono.

Si sente quasi più forte del fato, si sente rinvigorito. Viene descritto un locus amoenus. L’amore gli
fa vedere la natura come era vista dagli antichi, quindi come un locus amoenus, armoniosa e
positiva, come un luogo idillico. Grazie a questo, nella sua mente scaturiscono le immagini
mitologiche classiche delle Ninfe e delle Naiadi. Il protagonista sta facendo la descrizione di un
mondo classico visto come paradiso di serenità, gioia e armonia. Questo mondo classico è così
proprio grazie alla capacità degli antichi di illudersi.

L’illuminato, colui che utilizza la ragione, urla dicendo che si tratta, però, solo di illusioni.

Foscolo fa continui riferimenti alla classicità. Gli antichi sapevano che gli dei e il tipo di natura qui
descritta erano tutte illusioni, ma ci credevano lo stesso in quanto permetteva loro di vivere
felicemente e sicuramente meglio dei filosofi illuministi. Anche se erano illusioni portavano
comunque felicità. L’uomo ha bisogno di illudersi perché altrimenti proverebbe solo dolore.
Almeno per un momento, illudendosi si sente felice. Ha bisogno di questi frammenti illusori
dell’amore, anche se la ragione ci dice che è illusione. Senza di essa, la vita dell’uomo non
avrebbe senso, sarebbe arida e inerte.

La natura descritta è un paesaggio-stato d’animo: descrive la felicità che sta provando il


protagonista grazie all’amore, grazie al bacio appena ricevuto, ma si tratta di una felicità
comunque illusoria, come lo è il mondo classico degli antichi qui descritto. In questo testo, quindi,
viene sottolineata l’importanza del ruolo di tutte le illusioni, che sono indispensabili all’uomo per
non farlo vivere eternamente nella tristezza e nel dolore, ma soprattutto per impedirgli di
rassegnarsi alla noia e all’inerzia. Foscolo concepisce la vita come un momento energico ed
attivo. Le illusioni assumono così la funzione di garantire questa energia vitale e impedire all’uomo
di cadere in uno stato di inerzia.

Dal bacio, scaturisce una visione positiva dell’amore. Questo amore fa sentire il protagonista
sereno e felice, pieno di vitalità. L’autore paragona questa gioia e armonia alla bellezza del mondo
classico. Però, tra questo mondo descritto e i sentimenti del protagonista corre un filo comune,
ovvero che sono entrambe illusioni. Il protagonista sta provando dei sentimenti illusori, come
illusorio è anche tutto il mondo che gli antichi sono stati in grado di concepire. Ciò che è
importante, però, sono le stesse illusioni, in quanto permettono all’uomo di vivere con un minimo
di felicità, scampando da una situazione perennemente inerziale, sofferente e triste. Le illusioni
fanno vivere all’uomo appieno la sua vita. Come lui riconosce che i sentimenti che sta provando
sono solo illusori, allo stesso tempo anche gli antichi sapevano che l’armonia del mondo che
concepivano era solo illusoria, ma entrambi ci credono lo stesso perché sono per loro
indispensabili per poter vivere meglio.

-ALLA SERA

La sera, per il poeta, è il momento più bello della giornata: il momento in cui, finalmente, ci si può
riposare dopo gli affanni quotidiani; il momento in cui si placano i rumori dell’esistenza ed il cuore
è invaso da pace e serenità. Ma la meditazione sulla sera sfocia spontaneamente nella
meditazione sulla morte. Infatti, anche la morte, come la sera, è una promessa di pace: una pace
dolce e definitiva: un rassicurante porto d’oblio dove si annullano le fatiche di un’esistenza
tribolata ed angosciosa.

Questo sonetto appare nettamente diviso in due parti: le due quartine sono statiche, poiché
intendono descrivere lo stato d’animo del poeta dinnanzi alla sera, equivalente sia che si tratti di
una serena sera d’estate, sia che si tratti delle tenebre di una scura sera invernale: in tutti e due i
casi la sera porta con sé la tranquillità e la cessazione degli affanni. Nelle due terzine, invece, si
chiarisce perché la sera è cara al poeta: essa è immagine della morte, di quel “nulla eterno”, che è
liberatorio poiché, secondo la concezione illumistica e materialistica di Foscolo, rappresenta
l’annullamento totale, in grado di cancellare i conflitti e le sofferenze della vita. Secondo tale
concezione, infatti, l’universo, di cui anche l’uomo è parte, è un ciclo perenne di nascita, morte e
trasformazione della materia, che è l’unica realtà esistente. Si ripropone la medesima tematica
dell’ Ortis: lo scontro dell’eroe con il “reo tempo” in cui vive, la cui soluzione può essere soltanto
la morte, che porta sì annullamento, ma anche la tanto desiderata pace. La celebrazione della
morte come foriera di tranquillità si ritrova nel carme “Dei sepolcri” e rappresenta il lato pre-
romantico della personalità foscoliana. Le opposizioni principali in cui si articola il sonetto sono
nulla eterno vs reo tempo; fatal quiete della sera vs spirto guerrier del poeta. Il primo elemento
delle due opposizioni (positivo) annulla il secondo (negativo).

Il lessico è altamente letterario, costruito con parole auliche e poetiche; molte di queste sono
latinismi (“reo”, “aere”, “secrete”, “torme”, “cure”), che conferiscono al sonetto una forma
neoclassica, mentre i sentimenti espressi, come abbiamo visto, sono decisamente romantici. La
poesia è composta da periodi paratattici e ipotattici. Nelle quartine i periodi sono più ampi e
complessi, nelle terzine più corti e concitati.

-IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI

Questo sonetto tratta temi molto cari a Foscolo: innanzitutto, quello dell’esilio, unito a quello del
tormento interiore per la scomparsa tragica dell’amato fratello Giovanni, suicidatosi nel 1801, a
vent’anni, per debiti di gioco, davanti alla madre, qui rappresentata come anziana e sola. Si tratta
di suggestioni tipicamente romantiche.

Il tema dell’esilio va inteso non solo come condizione reale del poeta (andato in volontario esilio
dopo la cessione di Venezia all’Austria da parte di Napoleone, con il trattato di Campoformio), ma
come una condizione più generale di sradicamento e precarietà. In opposizione a questo,
troviamo il motivo della tomba, che si ricollega all’immagine del nucleo familiare e soprattutto
della madre. Il ricongiungimento con la madre e la terra natale è l’unico punto fermo nella
condizione di esule, ma è impossibile, pertanto l’unica alternativa praticabile resta la morte, che,
tuttavia, non è qui concepita come “nulla eterno” (come in Alla sera), ma consente quel
ricongiungimento con gli affetti familiari che in vita sembrava negato per sempre.

La morte, dunque, se è fonte di lacrime per i propri cari, permette un legame con la vita: la
restituzione delle ossa consente l’illusione della sopravvivenza, del ritorno tra le braccia della
madre, quindi troviamo qui anticipato quel forte legame, punto cardine di Dei sepolcri, tra tomba,
terra natale e figura materna. È, infatti, proprio la madre che, pur colpita da tante sciagure, tenta
pietosamente di ricomporre l’unità della famiglia accanto a un simbolo di morte, il sepolcro. Infine,
di tutte le speranze giovanili deluse, resta a Foscolo solo quella della morte, con la preghiera di
restituire le sue ossa alla madre: solo la morte, come detto, forse potrà ricongiungerlo agli affetti,
alla patria, alla terra natale.

-A ZACINTO

La poesia A Zacinto è dedicata a Zacinto (Zante, isola greca) che simboleggia la patria del poeta,
Venezia. Egli sceglie la Grecia perché terra mitica e irraggiungibile, piena di bellezze. I temi
dell’ode sono:

- l’irraggiungibilità della patria;

- la nostalgia di casa;

- la rivisitazione della Grecia come terra mitologica;

- la morte in terra straniera.

La poesia inizia con la convinzione del poeta che ormai non toccherà le coste della sua isola dove
il suo corpo fanciullesco visse i primi anni di vita. La poesia poi prosegue senza soluzione di
continuità in un crescendo di tensione che toglie il respiro fino alla penultima terzina. L’ultima
terzina riprende e chiude il tema iniziale. Tu, Zacinto mia, ti rifletti nell’onde del mar greco nel
quale nacque la vergine Venere che ti fece isola fertile con il suo primo sorriso e il sublime poema
di Omero non poté non parlare del tuo limpido cielo e della tua vegetazione e narrò le acque fatali
e il diverso esilio per il quale Ulisse, ricco di fama e di sventura, baciò la sua petrosa Itaca. Tu,
invece, non avrai altro che questa poesia da tuo figlio, o materna mia terra; il destino a noi esuli ha
prescritto una tomba senza lacrime.

Il messaggio della poesia è la disperazione del poeta che si sente un esule e lancia il suo grido di
dolore contro il fato avverso. Ma Foscolo sviluppa questo messaggio in un crescendo di confronti
tra lui ed Omero e tra lui e Ulisse. Foscolo scrive le proprie sventure, mentre Omero celebrò i
viaggi di Ulisse; Foscolo sa che Ulisse riuscì a ritornare a baciare la sua petrosa Itaca, mentre per
sé sente che non riuscirà mai più a ritornare nella sua isola. Ma come la poesia di Omero ha reso
immortale Ulisse e Itaca, così la poesia di Foscolo renderà immortale sé stesso e Zacinto. L’ultima
terzina chiude il tema iniziale del fato avverso che costringe il poeta a peregrinare continuamente
e Foscolo sente che il fato ha stabilito per lui una tomba senza pianto lontano dai familiari.

Il sonetto, dopo aver trattato i temi cari a Foscolo – l’amore per la patria, il presagio della morte
lontana, le bellezze di Zacinto, il mito di Venere, il viaggio di Ulisse narrato da Omero – si chiude
ritornando al tema iniziale e cioè al tema dell’esilio, determinando la circolarità della poesia e
collegando l’inizio alla fine. La tesi finale della poesia è l’idea che il poeta dona il sonetto alla sua
patria ed è il regalo più bello che un figlio poeta possa dare alla madre-terra; cioè un canto che la
renderà celebre ed immortale. Come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e la sua Itaca,
così il Foscolo rende immortale sé stesso e la sua Zacinto, e questa tesi è così importante e
affascinate che diventerà le tesi finale del carme “Dei Sepolcri”.

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