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Pasolini: Pier Paolo Pasolini viene considerato uno dei più grandi intellettuali del XX secolo.

Un alone
di mistero avvolge ancora la morte dello scrittore, che avvenne il 2 novembre del 1975, precisamente 46
anni fa da oggi.
Grazie alla sua versatilità, si distinse in diversi ambiti della cultura, riuscendo a lavorare anche come pittore,
linguista, romanziere, traduttore e saggista. Scopriamo insieme vita, opere, pensiero e poetica di Pier Paolo
Pasolini.

Molto attento alla società italiana e ai suoi cambiamenti, Pasolini suscitò spesso polemiche per via
della radicalità dei suoi giudizi, estremamente critici nei confronti delle abitudini borghesi e della
nascente – tra il secondo dopoguerra e gli anni Settanta – società dei consumi. Critico anche nei
confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti, era omosessuale e il rapporto che ebbe con questa
parte di sé fu al centro del suo personaggio pubblico.

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922. Primogenito, il padre era un tenente di
fanteria e la madre una maestra delle elementari.
Nel 1925 nasce il fratello di Pasolini, Guido, ma la famiglia vive spostandosi costantemente e il suo
unico punto di riferimento rimane Casarsa. Pasolini vive un rapporto simbiotico con la madre e, al
contrario, un rapporto conflittuale col padre

Nel 1928 Pier Paolo Pasolini esordisce come poeta, annotando su un quadernetto una serie di poesie
e disegni. Questo quaderno andrà però perduto nel periodo della guerra.
Dalle elementari ottiene il passaggio al ginnasio di Conegliano e, in questi anni, fonda insieme a
Luciano Serra, Franco Farolfi, Ermes Parini e Fabio Mauri un gruppo letterario per parlare di
poesie. A soli 17 anni Pier Paolo ha già finito il liceo e si iscrive alla facoltà di lettere
dell’Università di Bologna.

Nel periodo universitario collabora a Il Setaccio, periodico del GIL bolognese, e scrive poesie in
italiano e friulano, poi raccolte nel primo volume Poesie a Casarsa. Partecipa anche alla
realizzazione di un’altra rivista, Stroligut. Pasolini utilizza il dialetto allo scopo di levare
l’egemonia culturale sulle masse alla chiesa.
Arriva il momento della seconda guerra mondiale, periodo veramente difficile per lo scrittore.

Egli viene arruolato sotto le armi a Livorno nel 1943 ma, l’8 settembre, fugge dopo aver
disobbedito all’ordine di consegnare le armi ai tedeschi. Dopo essere stato un po’ in giro per tutta
Italia, torna a Casarsa. Con la famiglia si sposta a Versuta, al di là del Tagliamento, perché è un
luogo meno esposto ai bombardamenti. Qui insegna ai ragazzi dei primi anni del ginnasio, ma
quegli anni saranno segnati dalla morte del fratello Guido, massacrato in guerra dai garibaldini. La
sua famiglia saprà della morte e delle circostanze solo a guerra finita.

La morte di Guido devasta la famiglia Pasolini e fa sì che Pier Paolo si leghi ancor di più alla
mamma. Nel 1945 Pasolini si laurea discutendo la sua tesi dal titolo “Antologia della
lirica pascoliniana (introduzione e commenti)” e va a vivere definitivamente in Friuli. Qui lavora
nella scuola media di Valvassone, in provincia di Udine, come insegnante.Il 2 novembre 1975, sul
litorale romano ad Ostia, più precisamente in un campo incolto, una donna scopre il cadavere di un
uomo. Ninetto Davoli riconoscerà in lui Pierpaolo Pasolini.
Dell’omicidio verrà accusato Piero Pelosi, giovane che racconta di essere stato adescato da Pasolini
alla stazione Termini di Roma, portato a cena e poi nel luogo di ritrovamento del cadavere. Secondo
la sua versione, Pasolini avrebbe tentato un approccio di tipo sessuale e, vedendosi respinto,
avrebbe reagito in maniera violenta causando la reazione del ragazzo. Pier Paolo Pasolini muore
quindi assassinato il 2 novembre 1975, a 53 anni.

BEPPE FENOGLIO

'opera di Fenoglio si articola intorno a due grandi temi, quello della guerra partigiana al
nazifascismo e quello della vita nell'ambiente contadino delle Langhe. Questi due poli sono marcati
dal comune sigillo della violenza. Lo sguardo dell'autore è segnato da un radicale pessimismo. La
violenza è un dato di natura e l’uomo è un vinto perché il suo destino è la morte. Questo
pessimismo risponde alla vita con una stoica resistenza.
Per Fenoglio resistere significa affrontare sopportando ciò che il destino impone. La visione di
Fenoglio è dunque pessimistica ma non rassegnata. I suoi personaggi vanno incontro al proprio
destino senza piagnistei e senza lamento. Diversi elementi consentono di accostare all'epos classico
il modo fenogliano di trattare la materia della resistenza. Tra questi elementi vi è la presentazione
della lotta come avventura esistenziale vissuta con il rigore e accettazione virile del destino.
Epicamente eroico è l’esausto sforzo dei personaggi che non viene meno anche di fronte
all’inevitabile della sconfitta.
La particolare visione della dignità dell'uomo, l'aspirazione alla giustizia e all'equità che
contraddistinguono l'opera di Fenoglio derivano dalla sua grande ammirazione per la cultura inglese
dell'epoca della rivoluzione cromwelliana.
Lo stile di Fenoglio si fonda su una narrazione tutta movimento e azione e infatti il suo modo di
raccontare è assimilato a quello del cinema. Le descrizioni sono esatte e accurate nei minimi
dettagli; il paesaggio è specchio dell'azione che vi si svolge.
ITALO SVEVO

Pensiero

Svevo è unicamente uno scrittore di prosa, un narratore attento alla vita dell’individuo e alla
contemporaneità. Si forma con l’influenza del Naturalismo francese (Balzac e Flaubert) e della
narrativa russa, con esponente di spicco Dostoevskij.
Svevo si presta a descrivere situazioni ed ambienti seguendo una linea positivistica, accompagnata
da un’introspettiva psicologica. La figura ricorrente è quella dell’inetto: l’individuo in aptus, cioè
inadatto alla società e alla vita in generale, conduce la propria esistenza senza gestirla appieno.
Questo impianto tipico ottocentesco viene completamente ribaltato nella Coscienza di Zeno, dove si
ha uno stile caratteristico del Novecento.
Il pensiero di Svevo dal punto di vista filosofico è stato influenzato da:
 Schopenhauer: l’uomo non ha il dominio completo sulla propria sorte perché è comandato dalla
Volontà.
 Darwin: la società cresce a ritmo esponenziale con risorse sempre più insufficienti che generano
la lotta per l’esistenza. Dallo scienziato, Svevo riprende anche la selezione naturale con qualche
allusione al progresso.
 Freud: è importante per la fondazione della moderna psicanalisi, grazie alla quale Svevo, benché
trovasse noiose le opere di Freud, riesce a dare una visione d’insieme del personaggio di Zeno
Cosini, sia interiore che esteriore.

Al personaggio dell’inetto si contrappone il vincente, l’uomo di successo e invidiabile che, nel caso
di Zeno, si rispecchia in Guido Speier. Sono evidenti anche altri antagonismi fra personaggi, quali
la donna superficiale e molto femminile, sensuale e la donna pacata, risoluta e meno affascinante
ma con ottime doti morali. Tutti i personaggi sono credibili e “vivi” perché mostrati con i pregi e
difetti, pensieri e dialoghi, volontà e impulsi. Anche se molte vicende narrate prendono spunto da
fatti realmente accaduti all'autore, opere come la Coscienza di Zeno non sono un’autobiografia, ma
un modo per rendere complesso il rapporto tra autore e personaggio, che spesso finisce con il
coincidere con il suo creatore, che sa cosa si prova in certe situazioni e può dunque parlarne nei suoi
libri.
Svevo voleva “fare letteratura”, cioè scrivere riguardo la vita ogni giorno, per allenarsi e per capire
a fondo il proprio essere. L’autore affermava che la scrittura, la letteratura rendono il soggetto
consapevole di esistere e gli danno una possibilità per esprimersi e comprendere la sua natura. Da
questo deriva la necessità di adoperare un linguaggio serio, poiché se la letteratura è lo specchio
della vita, così come non si gioca con la vita allora non si deve giocare con le parole. Nella narrativa
di Svevo sono rare le figure retoriche.
La critica attaccò pesantemente gli scritti di Svevo per l’uso di una “lingua strana”. Lo scrittore era
bilingue e fece spesso errori grammaticali quali l’errore della concordanza dei tempi verbali, l’uso
errato di preposizioni oppure anche termini impropri o più goffi rispetto a quelli ideali. L’italiano è
una lingua che presta attenzione ai dettagli e per non essere ulteriormente demolito dai critici, i
quali ponevano un freno al suo successo, Svevo fece stampare una riedizione corretta, ma alcuni
errori rimasero. Quelle stesse sgrammaticature sono simbolo dei personaggi, sono parte di loro e per
alcuni sono il simbolo del loro disagio. Svevo è stato un autore più interessato al significato che alla
forma.
Giovanni Verga

Verga, il pensiero e l’approdo al verismo


Il 1874 è l’anno della pubblicazione di Nedda. Bozzetto siciliano. Si trattava di una novella molto
diversa dalle opere precedenti, ispirate a un patriottismo e a un sentimentalismo tardo-romantico.
L’ambientazione non è più il mondo dell’alta società milanese o fiorentina. La vicenda narrata ruota
invece attorno a un umile paese siciliano, una scelta che anticipa il passaggio al verismo. La vera
svolta nella poetica e nel pensiero di Verga avviene però alcuni anni più tardi con un’altra novella,
Rosso Malpelo, del 1878. È la storia di un giovane minatore e della sua dura vita, raccontata con
uno stile lucido e scabro.

Non è chiaro come sia avvenuta questo, passaggio che molti critici definiscono come una
“conversione” al verismo. Molto probabilmente lo scrittore ha subito l’influenza del naturalismo
francese, e in particolare dell’Assomoir di Zola. Tuttavia, nella sua opera approdò a soluzioni e
risultati lontani dalla letteratura francese.

Bisogna inoltre ricordare che già nelle opere precedenti Verga si era proposto di raccontare il
“vero”, usando la tecnica dell’impersonalità e rifacendosi a una concezione materialistica della
realtà. Con le due novelle del 1874 e del 1878 affinò le proprie tecniche, cercando di raccontare
tutte le classi della sociale, a cominciare dalle più umili per arrivare a all’aristocrazia e all’alta
borghesia. Su questa strada Verga proseguì con le novelle raccolte in Vita dei campi (1880) e
Novelle rusticane (1883), e con i romanzi del ciclo dei vinti.
GIOVANNI PASCOLI

Il pensiero e la poetica di Giovanni Pascoli


Fra umanitarismo e nazionalismo
L’esperienza del carcere segnò profondamente Pascoli, e in particolare gli fece capire quanto
fossero importanti i valori della concordia tra gli uomini e la solidarietà.
Per questo, quando parliamo della sua ideologia, parliamo di umanitarismo.

A partire invece dal fenomeno dell’emigrazione vediamo nascere in Pascoli l’ideale nazionalistico,
tanto che si schiera a favore dell’intervento coloniale in Africa.

Ciò che portò Pascoli a considerare l’emigrazione come un fattore del tutto negativo, è che essa
aveva come effetto la devastante distruzione del “nido” familiare.

Una nuova poetica


La poetica di Pascoli si basa principalmente su quanto esposto dal poeta stesso nel saggio “Il
fanciullino”, in cui Pascoli sostiene che dentro ogni uomo è nascosto un fanciullino in grado di
provare meraviglia e stupore e di scoprire, pertanto, i misteri che si nascondono in ogni cosa.
Di questo però è capace solo il poeta. Ed è così che nasce la poetica della meraviglia e dello
stupore, attraverso la quale si può conoscere la realtà vera, quella inaccessibile per via razionale.

Ed è proprio perchè solo la poesia (secondo Pascoli) può essere usata come strumento di
conoscenza del mondo, che egli matura una forte sfiducia nella scienza.
Entrambi gli aspetti appena citati, ci portano a collocare Pascoli all’interno di una prospettiva
decadente.
Infatti, ad esempio, il ritorno all’infanzia può essere considerato una sorta di tentativo di evasione
dalla realtà presente.
Ma la sua sensibilità decadente la si nota soprattutto da ciò che egli ha in comune con il Simbolismo
francese, ovvero:
la ricerca dei significati nascosti delle cose
l’uso di un linguaggio simbolico e musicale (soprattutto di analogie) per esprimere suddetti
significati.

Il suo stile può essere definito impressionistico, perchè vuole dare delle impressioni sensoriali
immediate attraverso l’uso di legami di suono tra le parole (il significato grammaticale quindi è
messo in secondo piano).

I temi della poesia di Pascoli


I temi ricorrenti nella sua poesia sono:
- Il ricordo dei cari defunti e l’assassinio del padre, quindi in generale il pensiero della morte.
- L’esaltazione del “nido”, visto come SIMBOLO del mondo chiuso, accogliente e protettivo degli
affetti familiari.
- la celebrazione della natura (che il poeta riesce a vedere in profondità grazie alla sua sensibilità da
fanciullino).
- il significato simbolico e misterioso attribuito ad alcuni elementi del paesaggio
- il senso di angoscia e smarrimento di fronte all’immensità del cosmo
- l’affrontare temi esistenziali riprendendo i miti del mondo classico
L’innovazione stilistica

Linguaggio analogico e allusivo


il linguaggio analogico in Pascoli si basa analogie tra le cose che creano legami tra realtà anche
profondamente diverse e lontane. in questo modo è possibile scoprire legami nascosti, e quindi
parliamo di potenza allusiva del linguaggio.

I simboli
le parole spesso assumono un significato simbolico, cioè creano un nesso tra il simbolo e la realtà
simboleggiata.
ad esempio il “nido” simboleggia la realtà del legame familiare.

la struttura sintattica
la struttura sintattica è prevalentemente PARATATTICA, cioè costituita solo da frasi principali

la metrica
pascoli usa versi, strofe e rime propri della tradizione, ma li rende nuovi grazie al variare degli
accenti ritmici, che creano effetti musicali particolari.
questo grazie all’inserimento nei versi di:
- puntini di sospensione
- incisi
- punti fermi
- punti esclamativi e interrogativi
Le pause a volte riescono a conferire alla poesia una certa drammaticità

Aspetti fonici
fa uso dell’ONOMATOPEA,ovvero il riprodurre il suono di un oggetto o di un’azione tramite una
parola che dal punto di vista semantico non ha significato, ma che descrive il modo in cui il nostro
orecchio sente quel suono (es. “gre gre di ranelle")
importante è anche il FONOSIMBOLISMO, cioè quel procedimento basato sulle suggestioni
provenienti dai suoni delle parole (scelte più per il loro valore fonico che semantico).

il plurilinguismo
si parla di “Plurilinguismo Pascoliano” perchè egli usa
sia termini aulici che colloquiali o dialettali;
o anche termini tecnici e scientifici;
o ancora, espressioni straniere.
PIRANDELLO

Il pensiero pirandelliano si fonda sul rapporto tra Vita (mobile e fluida) e Forma. La vita è un
impulso vitale autentico, appunto un flusso inarrestabile che scorre nell'individuo; la FORMA è
l'insieme degli accordi e degli inganni che la società impone all'individuo, costringendolo ad
un'esistenza inautentica. L'oppressione esercitata dalla forma sulla vita provoca sofferenza, disagio,
smarrimento. Questo rapporto è dato deriva dalrelativismo psicologico, in senso orizzontale,
riguarda il rapporto dell'individuo con gli altri, in senso verticale, il rapporto dell'individuo con se
stesso (subcosciente).
Il relativismo psicologico orizzontale: secondo Pirandello, gli uomini non sono liberi, sono come
tanti <<pupi>> nelle mani di un burattinaio che sarebbe poi il caso. Quando nasciamo per puro caso
ci troviamo in una società pre-costruita, regolata da leggi, convenzioni ecc. e inseriti in questo
contesto poi la società ci assegna una parte dell'enorme “pupazzata” che è la vita; ci fissiamo una
forma e siamo diciamo costretti a muoverci secondo degli schemi ben definiti. Ma sotto l'apparente
forma si cela il nostro spirito che avverte sentimenti e impulsi che vanno contro la maschera che noi
ci siamo imposti.
Relativismo psicologico verticale: ma il disagio dell'uomo non deriva soltanto dall'urto con la
società: nasce anche dal continuo ribollimento e trasmutarsi del suo spirito. Dal fondo del
subcosciente, che è la zona oscura e misteriosa del suo essere, affiorano sempre nuovi sentimenti e
impulsi che lo rendono diverso non solo dagli altri ma anche da se stesso.

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