Sei sulla pagina 1di 93

Intestazione

scuola

Anno Scolastico 2010/2011

Classe 5a sezione C indirizzo Scientifico sperimentazione Brocca

Area di progetto

Il concetto di razza, tra ricerca scientifica e ricadute storico-culturali



Sentendo parlare di politica di paura e terrore nella Zingaropoli Islamica, di cori razzisti negli stadi, di
vagoni solo per stranieri, leggi contro gli omosessuali, discriminazioni nel confronto dei disabili,
sentimenti contrastanti al pensiero di accogliere gli immigrati, viene spontaneo chiedersi se tutto ci sia
giusto e accettabile. Tutte questi avvenimenti presuppongono lesistenza di persone che siano tra di loro
diverse, ma i motivi di queste differenze non sono ben chiari; non sappiamo infatti se siano culturali,
biologici, politici o religiosi. Perci abbiamo deciso di affrontare una discussione sul concetto di razza
umana e sullesistenza o meno di distinte razze umane nellinterazione tra ricerche scientifiche e fenomeni
storico-culturali. Spesso i telegiornali trattano episodi di discriminazione razziale in ambienti quotidiani ma
anche di rilievo, e quindi abbiamo deciso di capirne le ragioni, partendo dagli avvenimenti studiati nell
ultimo anno scolastico; quindi, abbiamo approfondito la nostra discussione correlandola ad alcune
discipline del nostro corso di studi: la biologia, la storia, la filosofia, la letteratura italiana e inglese, larte e
leducazione fisica. Per quanto riguarda la biologia sono state analizzate tutte quelle teoria che confutano
lesistenza delle razze allinterno della specie umana. Nella parte di storia abbiamo riportato gli avvenimenti
pi rilevanti del primo 900 in quanto alle persecuzioni su popoli ritenuti allora inferiori. In letteratura
italiana e inglese abbiamo analizzato le posizioni e le idee di alcuni letterati e la loro influenza, mentre nella
sezione di filosofia le opinioni di alcuni filosofi nei confronti della Shoah e dellantisemitismo. Abbiamo
inoltre tracciato una descrizione dellestetica nazista trattando larte degenerata e di quella di regime, oltre
a quella negra. Per quanto riguarda leducazione fisica sono state studiate le differenze in campo sportivo
tra i vari gruppi umani. Per aiutarci nella risoluzione del nostro problema abbiamo distribuito dei
questionari, per diverse fasce det, alla popolazione del Friuli-Venezia-Giulia e del Veneto; questo anche
per comprendere il sentimento generale dei cittadini nei confronti del concetto di razza, e il loro grado di
informazione in quanto a ci. Infatti importante capire quali siano i rapporti tra italiani e immigrati nel
tessuto sociale locale per approfondire la nostra discussione.

Storia
Norimberga (in tedesco Nrnberg ) una citt extracircondariale tedesca situata nel Land della Baviera.
Sede preferita dai nazisti per i loro congressi annuali ed adunate, stata, nellarco di 10 anni, fulcro di due
tra gli eventi pi importanti nella storia della Seconda Guerra mondiale e del Novecento: lemanazione delle
leggi antisemite che prendono il nome da questa (1935) e lo svolgimento del processo contro gli imputati
tedeschi per la guerra appena conclusa e per la Shoah (1945).

Le Leggi Razziali Di Norimberga
Il 15 settembre 1935 il Reichstag approvava allunanimit alcune leggi di importanza decisiva sullo statuto
del governo, pervaso dal riconoscimento che la purezza del sangue tedesco una premessa per la
conservazione del popolo tedesco e animato dal proposito irriducibile di assicurare il futuro della nazione
tedesca. Esse proibivano matrimoni misti tra ebrei e tedeschi, con valore retroattivo, e qualsiasi rapporto
sessuale, pena il carcere; impedivano agli ebrei di assumere come personale di servizio cittadini di sangue
tedesco o affine inferiore ai 45 anni; obbligavano gli ebrei ad esibire sugli abiti la stella di David e proibivano
loro di esporre la bandiera del Reich. Quella pi rilevante e significativa degli obiettivi del Fuhrer riguardava
la cittadinanza tedesca: potevano averla a pieno diritto, e quindi godere a pieno dei diritti politici, solo
coloro che erano tedeschi o di sangue affine. Di conseguenza un ebreo non pu essere cittadino del
Reich. Non gli spetta alcun diritto di voto in questioni politiche; non pu ricoprire un ufficio pubblico. Il
significato di tali provvedimenti era molteplice: dal punto di vista psicologico, la codificazione e la
generalizzazione della discriminazione abbatteva ogni barriera relativa allantisemitismo che diveniva un
fatto obbligatorio con cui scontrarsi; dal punto di vista legale e civile la privazione della piena cittadinanza
creava pressioni ai fini dellespatrio degli ebrei e dellabbandono dei loro averi. Una volta segregati e
ufficialmente e pubblicamente diffamati semplicemente per quello che erano e non per reati contro il
regime, potevano essere esposti a qualsiasi vessazione senza che questo creasse pi scalpore. Gi due anni
prima, nel 33, Hitler aveva decretato il boicottaggio delle attivit economiche ebraiche allontanando
avvocati e giudici ebrei dai tribunali tedeschi e in generale tutti gli ebrei dagli uffici statali di qualsiasi grado.
Anche se le materie erano attuabili a discrezione e nella qualit decisa dai singoli Lander, si capisce come
pure non colpendo le pi influenti famiglie e le loro maggiori associazioni stessero privando pian piano gli
ebrei di ogni possibile diritto e protezione. Nello stesso anno (14 luglio) venne emanata una legge per
prevenire la nascita di bambini malati mediante una sterilizzazione volontaria: in realt questo
provvedimento eugenetico contro le malattie ereditarie la intendeva come obbligatoria, senza la necessit
del consenso della vittima. I criteri utilizzati erano relativi al possibile impiego dellindividuo malato a
vantaggio della societ: lindividuo affetto da malattie congenite fu considerato un essere improduttivo (a
contrasto con la definizione di razza superiore vista come produttiva), e secondo quanto scrissero Binding e
Hoch nel loro saggio La rinuncia alla vita indegna affinch essa possa essere distrutta (1920), mantenere
in vita coloro che avevano cessato di essere utili a se stessi e alla societ significava sfruttare la volont di
lavorare degli altri e sprecare le ricchezze delle persone sane e produttive. Concludevano dicendo che
leutanasia era basata sul rispetto della volont di vivere di ciascun individuo. Questo avvocato e questo
medico, seppur non apertamente razzisti e non trattando mai nel libro argomentazioni basate
sulleugenetica razziale, avevano enunciato due concetti integrati facilmente poi nelle concezione razziali: il
concetto di utilit sociale e lidea della morte di alcuni utili a garantire la vita migliore di altri. Nellazione
che spinge Hitler allantisemitismo vi era insita unidea fondante frutto di distorsione, di appropriamento
dei concetti eugenetici e bio-politici che vennero poi usati al di fuori o in un ambito che non corrispose a
quello dorigine: il rimaneggiamento subito da queste teorie apr nuove porte sconosciute persino da coloro
che primi le avevano formulate. Studiosi e teorici di ogni tipo vennero cos capitalizzati dalla grande
macchina nazista. Cesare Lombroso ebbe un ruolo importante nel processo di selezione per leutanasia, il
cui decreto datato dal Fuhrer 01/09/1939: nella sua psicologia la deformit fisica era segno di malattia
mentale. Collegata allindegnit di vivere e allimproduttivit era anche la supposta criminalit ebraica: un
criminale era un essere affetto da atavismo, che riproduceva cio nella propria persona gli istinti feroci
dellumanit primitiva e degli animali inferiori e questa degenerazione si palesava nelle deformazioni del
cranio e per estensione dellintero corpo (la frenologia aggiunse a ci che i criminali, poich violenti,
ricadono nel nomadismo). Non potendo essere riabilitati, essendo il loro stesso aspetto fisico ad essere
coinvolto nelle loro azioni, dovevano essere condannati a morte. Solo gli ebrei subirono una tale
indiscriminata accusatoria: altri gruppi come gli zingari vennero selezionati, ritenuti da Himmler discendenti
delloriginaria razza ariana; i polacchi pure vennero solo schiavizzati. Questa ossessione da ricercare in
colui che ha legato il suo destino a quello della Germania dalla sua salita al potere ed perci la chiave di
volta della storia del razzismo europeo. Adolf Hitler (1889-1945) trascorse gli anni della sua maturit
intellettuale a Vienna, ambiente fervido in questo campo. Hitler frequent con regolarit il teatro, per
assistere alla rappresentazione delle opere di Richard Wagner, che celebravano la spiritualit del popolo
tedesco e la grandezza degli eroi germanici. Apprezzava molto la rivista Ostara, periodico che diffondeva
concezioni razziste e antisemite, derivate da vari autori dellOttocento, celebrava la superiorit delluomo
nordico (biondo e dagli occhi azzurri) e nella sua miscela di razzismo e teosofia sosteneva che solo un
simbolo di luce e perfezione come la svastica era idoneo a raffigurarne la grandezza creativa. Sempre a
Vienna vide in azione i primi movimenti politici dichiaratamente antisemiti. Il primo leader politico
austriaco che si mosse in quel senso fu Georg Ritter von Schnerer, un ideologo austriaco che, ossessionato
dal timore di un accerchiamento delle popolazioni tedesche da parte degli slavi, considerati culturalmente
inferiori e barbari, fond la sua dottrina sul nazionalismo, sull'antisemitismo, sull'antisocialismo, sull'unione
dell'Austria alla Germania. Schnererer per era ancora un uomo dellOttocento e quindi non comprese
limportanza delle masse; fu Karl Lueger a compiere questo passo. Il suo antisemitismo era di tipo cristiano,
pi che di matrice razzista, ma ci non gli impediva di definire gli ebrei animali da preda in forma umana
e di affermare che lantisemitismo sarebbe scomparso solo con la morte dellultimo giudeo. Nel 1913 torn
a Monaco dove partecip come volontario alla guerra, rimanendo poi nel 18 animato da una collera
profondissima al momento della capitolazione. La sconfitta gli apparve come il prodotto di un tradimento
delle retrovie. Trov, negli anni del dopoguerra, un grande sostegno e forse lunico vero amico che mai
ebbe in Dietrich Eckart, commediografo e giornalista, che divenne suo consigliere ideologico, oltremodo
influente, durante i primi anni di politica. Secondo Eckart lebreo era il principio del male, il responsabile
della sconfitta tedesca e del bolscevismo (nel dopoguerra alcuni di essi erano entrati a far parte di governi
di sinistra dellEuropa continentale/orientale e sfruttando le rivoluzioni in questi paesi cercarono di
ottenere eguaglianza e la fine della discriminazione) nonch della censura ad alcuni suoi scritti. Sempre
Eckart afferm inoltre di aver incontrato solo un ebreo onesto, Otto Weininger, che si tolse la vita quando
riconobbe che un ebreo viveva della disgregazione di altri caratteri nazionali. In tutto questo atteggiamento
paranoico era comunque teso ad una soluzione non violenta della questione ebraica, come lesclusione
dalla vita tedesca e la loro ghettizzazione. Insieme allamico Alfred Rosenberg (futuro capo intellettuale del
partito nazista) fece conoscere a Hitler i Protocolli dei Saggi di Sion (sono i verbali contraffatti di una
riunione segreta della cospirazione ebraica mondiale, fabbricati dall'Okhrana, la polizia segreta zarista. I
Protocolli non si limitano soltanto a immaginare l'esistenza, su scala mondiale, di una segreta cospirazione
ebraica: si presentano come un vero e proprio manuale di strategia e di tattica che spiega ai presunti
congiurati come dovrebbero sovvertire le istituzioni e i valori tradizionali, come manipolare l'opinione
pubblica e i mezzi di informazione), che plasmarono in modo indelebile la visione che il futuro Fhrer aveva
degli ebrei. Segu lamico persino in carcere nel 1923 poich implicato nel fallito putsch di Monaco, presto
rilasciato per motivi di salute. A lui Hitler dedic lultima frase dellopera che dett durante i nove mesi di
prigionia al suo camerata Rudolf Hess, il Mein Kampf, in cui venne teorizzata lideologia nazista propria del
suo partito NSDAP e si raccolsero varie teorie e pensieri di personaggi sia dellOttocento che dinizio secolo
(Nietzsche,Wagner,Gobineau), come pure concezioni tratte dai movimenti pangermanisti (Schnerer),
nazional-patriottici, antisemiti e anche dal cristianesimo (Lueger).I punti salienti erano:

necessit di riunire tutti i tedeschi in una Grande Germania

abolizione dei trattati di Versailles, ovvero creazione di una Germania potente, metterla in grado di
vendicarsi della sconfitta subita

soltanto i cittadini di puro sangue germanico avranno diritto alla cittadinanza; tutti gli altri saranno
soggetti alle legislazioni per stranieri

necessit di uno spazio vitale (le colonie per i tedeschi sono nell'Est europeo; impossibile ristabilire
confini esistenti prima del 14, necessario andare oltre; Francia nemico mortale)

dittatura come unica forma di potere e lotta contro il bolscevismo

lo Stato a tutti i costi deve attivarsi per mantenere pura la razza

Simbolico fu un evento raccontato da lui stesso riguardo il suo primo incontro con un ebreo per le vie di
Vienna: Una volta che mi aggiravo nelle vie del centro capitai improvvisamente su un personaggio dal
lungo kaftan e dai riccioli neri. Anche costui un ebreo? Fu il mio primo pensiero. Ma quanto pi lungamente
fissavo quel viso straniero esaminandolo tratto per tratto, tanto pi si trasformava nel mio cervello la prima
domanda in una seconda: costui anche tedesco?. Tenendo conto che prima di questo ipotetico incontro
considerava l'antisemitismo come qualcosa di volgare, un pregiudizio delle classi inferiori, e che gran parte
degli scorci autobiografici sono caratterizzati da memoria selettiva e distorsione dei fatti, e sono
volutamente oggetto di invenzioni, omissioni ed esagerazioni, deducibile la visione che Hitler dice di avere
dellebreo, ovvero di un essere minaccioso che emana una potente e intrinseca essenza malefica. Nei 25
punti trattati, molti dei quali pervasi di un senso anticapitalistico, antimarxistico, antiparlamentare,
antisemita, lidea fulcro del nazionalsocialismo era quella della superiorit della razza germanica su tutte le
altre. Questo aspetto comparve e si rinforz con la guerra, quando tra i soldati in trincea serpeggiava lo
spirito di cameratismo e di attivismo, nonch quello di eroismo (anchessi principi fatti propri dal razzismo)
e gli scrittori dellepoca, alla ricerca nella societ virile che combatteva i simboli viventi della vera comunit,
della bellezza umana e del sacrificio, mettevano in risalto le loro qualit e virt. Virt che dal piano morale
si trasferiscono allaspetto esteriore: Otto Braun, tedesco caduto, elogiava le forme classiche di questi suoi
commilitoni; nella letteratura inglese si identificava la bellezza virile dei soldati con il loro essere biondi ed
avere forme classiche. Da queste definizioni poi furono presi da esempio gli ariani e la loro diversit con gli
ebrei,ad iniziare appunto dal fisico come abbiamo gi visto. Cruciale fu per a questo punto il modo con cui
si fece fronte allondata di stermini: in Germania vi fu una sorta di brutalizzazione delle coscienze,con la
quale tutti gli eventi vennero fatti passare senza molte controversie come inevitabili anzi glorificati (nei
giovani questa carneficina, mostrata in molti libri divenuti cos in voga allepoca, provocava il rimpianto per
non esser nati prima e per la perdita di questa sfida alla virilit). Aver perso la guerra per la Germania fu
unonta enorme, per la quale sconfitta gli ebrei, la pi grande minoranza vivente in Europa, furono il miglior
capro espiatorio, soprattutto per la grande quantit di visioni riguardanti il loro modo di essere e di
comportarsi: accusati di vigliaccheria durante la guerra, o di essersi sottratti alla leva per trovare posti pi
sicuri nelle retrovie, continu ad essere viva la loro vecchia immagine di sfruttatori capitalisti (da qui lidea
di una cospirazione ebraico-capitalista-bolscevica opposta alla liberazione nazionale e la circolazione dei
Protocolli). Hitler, che ebbe periodi altalenanti riguardo la presenza nei suoi discorsi pubblici di riferimenti
agli ebrei, nellottobre del 41 (fase prolifica di accenni) li defin come il nemico universale, coloro il cui fine
sarebbe quello di annientare le nazioni distruggendo la loro profonda essenza razziale. La loro eliminazione
era un traguardo importante per lumanit, anzi non appena gli europei avessero compreso la loro natura la
solidariet con il popolo tedesco sarebbe stata immediata: ma lebreo impediva lunione, viveva per questo,
anche se involontariamente seguiva listinto della sua razza. Attribu loro il peso dei morti della guerra
conclusa e di quella iniziata da qualche anno: essi stavano dietro tutto ci, erano incendiari del mondo. E il
Fuhrer cos aveva profetizzato: Se il capitalismo ebraico internazionale in Europa e fuori di essa dovesse
ancora una volta riuscire a gettare le nazioni in guerra, allora il risultato non sar la bolscevizzazione della
terra, ma la distruzione della razza ebraica in Europa. In maniera tragicamente efficace Hitler seppe
trasferire la sua ossessione in unazione politica efficace, modulando la virulenza e gli argomenti delle
invettive antisemite a seconda del contesto e del messaggio che voleva far recepire. Non avrebbe mai detto
esplicitamente, in quellottobre del 41, che dietro tutto cera lebreo e solo lebreo se non avesse intuito
che un tale atteggiamento radicalmente antisemita trovava piena risonanza tra le centinaia di migliaia di
soldati. Tra il popolo i nazisti promettevano la restaurazione dellordine e il rafforzamento della morale e
del decoro nella vita pubblica e privata: con minor eufemismo, si trattava di accettare il razzismo come
baluardo della moralit, della legge e dellordine contro i principi negativi del bolscevismo, del comunismo
e degli ebrei. Lantisemitismo venne collegato e reso tuttuno con gli ideali della classe media (Hss pensava
di essere una persona rispettabile, morale, onesta, un buon padre e marito, e si compiaceva di rispecchiare
i valori borghesi pur essendo comandante del campo di sterminio di Auschwitz) per cui anche coloro che
non erano antisemiti poterono inizialmente accettare i moderati provvedimenti presi contro gli ebrei (tra le
numerose versioni delle leggi di Norimberga che gli furono sottoposte Hitler scelse la pi moderata, e
sappiamo come fino al 37, ovvero fino alla presentazione del Protocollo Hossbach e alla decisione
dellaffrettare lespulsione degli ebrei dalla Germania, poco era stato fatto dal Fuhrer per indebolire la
posizione economica della maggioranza degli ebrei tedeschi) e sentirsi nuovamente orgogliosi di essere
tedeschi (un testimone afferma che aveva votato nazista perch era bello vedere ragazzi impeccabili
marciare per le strade, offrendo uno spettacolo che dava ordine di fronte al caos). I ragazzi erano le nuove
leve del Reich e dovevano essere gestiti con grande attenzione, e cos fu: la globalit delle masse giovanili
tedesche venne inquadrata nella Hitlerjugend, la Giovent hitleriana, organizzazione che ebbe largo
successo nelle scuole e nelluniversit negli anni di Weimar fino a monopolizzare lassociazionismo giovanile
divenendo lunica organizzazione di stato della giovent consentita. Di appartenenza obbligatoria,
racchiudeva tutti i giovani dai 10 ai 18 anni ed era un prolungamento della scuola dove si praticavano anche
attivit paramilitari che ricoprivano interamente il tempo libero dei giovani. A facilitare lassorbimento delle
ideologie naziste ci pens Joseph Goebbels, ex studente di teologia ora capo e fautore della campagna
propagandistica del nuovo regime. Aveva da subito intuito come la libert di stampa potesse essere un
grande ostacolo per laffermazione del nazismo e si propose di seguire alcuni precisi obiettivi: creare un
sistema centralizzato per I'informazione e la formazione dell'opinione pubblica, al punto da mettere in
forse la possibilit di continuare a usare per questo periodo il concetto stesso di opinione pubblica (il
Fuhrer, grazie al suo tempismo sia in politica estera che nella questione ebraica, agiva contro gli ebrei
perch spinto o provocato, o almeno questa era limpressione data al popolo, che non sapeva che i tumulti
popolari che precedevano la promulgazione di una legge antisemita erano diretti, e molte volte organizzati,
dal regime nazista); uniformare all'unico modello consentito ogni manifestazione artistica e culturale, al
punto da annullare o capovolgere lo stesso ruolo degli intellettuali (e il suo primo risultato fu proprio che
migliaia di artisti, accademici e scienziati furono costretti a lasciare la Germania per ragioni politiche e
razziali e la sfera di autonomia di quelli rimasti fu notevolmente limitata). Fece largo uso della radio, in
quanto mezzo di comunicazione privilegiato da Hitler, oltre che della coreografia delle grandi parate e
adunate del Partito Nazionalsocialista; condann l inquinamento ebreo nellarte davanguardia e il
bolscevismo culturale, che comport la scomparsa di molte opere pubbliche e la loro distruzione. Allazione
repressiva attuata dalla polizia di partito (le SS), lazione intimidatrice e costrittiva diretta allottenimento di
obbedienza e passivit,esercitata dai canali di disciplinamento collettivo rappresentati dalla subordinazione
ad un centro ispiratore ed organizzatore unico, si poneva in linea parallela alla prima, concorrendo
inevitabilmente al medesimo risultato. Altri strumenti di consenso furono i notevoli vantaggi economici
derivati dalla persecuzione e dallassassinio degli ebrei, che aumentavano la disponibilit delle persone ad
accettare le disposizioni pi radicali, e i trattati stipulati con la Chiesa, intesi a strumentalizzarla ed a
aumentare il consenso verso gli obiettivi fissati (molte volte si nascose alla Chiesa in particolar modo locale
loggetto delloperato per evitare gravi ritorsioni ed altre fu essa a non esprimersi chiaramente al popolo,
dando alla gente delle impressioni su cui ragionare e rimediare. I singoli talvolta sono stati eroici, i gruppi
sociali e le istituzioni no,Saul Friedlnder). La furia nazionalista seguita al fallimento delle rivoluzioni post
1 Guerra Mondiale non fu repressa dai governi che si dimostrarono al proposito troppo deboli e riluttanti.
Il nazionalsocialismo che nacque in quel periodo fu, come il comunismo, una concezione pseudoscientifica
ed un progetto sociale tendente allegemonia che si fondava su scenari catastrofici, agitando le paure e le
speranze pi profonde degli uomini: per questo movimento la potenza demoniaca da combattere era
lebreo. Tale visione si intrecci, in Hitler, in un tipo particolare di antisemitismo: quello salvifico. Si tratta
della forma pi radicale dellodio verso questo popolo, fusione dellantisemitismo razziale con unideologia
pseudoreligiosa della redenzione e della morte. Mentre quello razziale era soltanto la componente di una
generica concezione del mondo basata sullideologia della razza, lantisemitismo salvifico costituiva un
sistema di fede in cui la razza determinava s la lotta contro gli ebrei, ma non ne era lunico fondamento:
essa assunse qui una dimensione apocalittica. La liberazione del popolo, della razza e dellumanit ariana
si poteva conseguire solo mediante la soppressione degli ebrei. Una vittoria da parte loro restava tuttavia
possibile, e ci determinerebbe la fine del popolo ariano. Questa concezione onnicomprensiva della
realt aveva legami profondi e consequenziali con la politica di sterminio tedesca, con varie possibili
interpretazioni. Intesa come parte di una terapia sociale razionalmente perseguita, si parl di selezione
biologica della razza: dopo linizio della 2 Guerra Mondiale le misure antisemite furono concentrate in un
programma sistematico volto al trasferimento e alla soppressione delle popolazioni locali al fine di
rafforzare lessenza tedesca. Leccidio ebraico sarebbe quindi in primo luogo il risultato di pianificazioni
biologico-politiche della popolazione, puramente razionali. Almeno nellEuropa orientale il piano
complessivo potrebbe esser stato influenzato dalle pianificazioni naziste in materia economico-
demografica. Il diverso modo di procedere contro vari gruppi di vittime mostra come la guerra contro gli
ebrei fosse connessa solo indirettamente con la trasformazione della comunit secondo lidea di perfezione
razziale. Isolare autori ebrei dagli ariani, distinguere tra scienziati ebrei e ariani, musica ebrea e
ariana, ecc. indica unossessione legata alla lotta finale contro questo popolo, e questo particolare d alla
politica del Fuhrer un carattere metapolitico. Lassassinio di massa non rientrava nel programma primario
del Partito Nazionalsocialista ma solo il ritiro della cittadinanza agli ebrei: Goebbels in un catechismo
nazista del 31, dichiarava incontestabile che essi erano considerati esseri umani, mai messo in dubbio, ma
anche la pulce era un animale, per quanto sgradevole, ed era questo il motivo per cui gli uomini non
proteggevano n ingrassavano la pulce, ma cercavano di renderla innocua. La maggior parte degli storici
sono concordi nel ritenere che lannientamento degli ebrei europei inizi in un momento imprecisato tra
lattacco tedesco allUnione Sovietica e la fine del 1941. Un indizio di una possibile precedente decisione
la lettera di Gring a Heydrich datata 31 luglio 1941, che recava lordine di fare i preparativi per la
soluzione finale della questione ebraica in Europa. Indizi di un chiaro ordine a tal proposito vengono dati
dai diari di Himmler e Goebbels secondo cui esso venne impartito dopo lentrata in guerra americana.
Durante tutta lestate il Fuhrer mai accenn a tale questione, ma bisogna tenere a mente come egli mirasse
a trasmettere ai suoi subalterni le proprie opinioni senza impartire un ordine preciso: questo modellava le
coscienze in modo da dare a tutti lo stesso criterio di giudizio e di pensiero, magari far maturare idee
nuove, innovative ed efficaci, per risolvere i problemi presenti o le necessit del partito, questo sperava
Hitler. I risultati migliori si ebbero nelle creazioni delle camere a gas: per arrivare a tale risultato vi furono
molte prove e diverse intuizioni. Al dottor Albert Widman, chimico delle ss in servizio presso la polizia
criminale, si attribu lidea di usare il gas di scarico (il monossido di carbonio) di un veicolo a motore come
strumento omicida, nellesecuzione dei malati mentali del manicomio di Mogilev: qui un gruppo di malati fu
collocato in una stanza sigillata e dallesterno fu immesso il gas di due automobili e poi anche di un
autocarro. I pazienti morirono nel giro di dieci minuti circa; quella di Mogilev pu essere considerata la
prima camera a gas (settembre 1941). Nel 1940, in Prussia orientale, per uccidere i malati di mente era gi
stato utilizzato un furgone che, di fatto, era una camera a gas mobile. Il camion era mascherato da una
scritta commerciale (Kaisers-Kaffee); in realt, allinterno del cassone, era immesso del monossido di
carbonio, prelevato da apposite bombole. Lesperimento di Mogilev dimostr che il gas poteva essere
introdotto direttamente dal tubo di scappamento del veicolo, risparmiando gli ingombranti contenitori.
Nacquero cos i cosiddetti Gaswagen. Lesperienza mostr che, per la riuscita delloperazione, erano
essenziali due elementi: linganno e la rapidit. Di qui lo stratagemma di mascherare da bagni le camere a
gas, e i comandi concitati, che insieme alle percosse impedivano alle persone di riflettere, cio di rendersi
conto della vera natura del luogo in cui erano state portate.

- IL CASO : illuminante al riguardo lesperienza di Vincenz Nohel, meccanico tedesco mal retribuito
che accett di cambiare lavoro per avere pi soldi. Fu assegnato al campo di Hartheim, dove lavor
dal 40 al 44, divenendo un esperto nel campo della distruzione di esseri umani. Conosceva tutta la
procedura, dallispezione iniziale alle fotografie e allimmatricolazione (alcuni venivano segnati sulla
schiena per segnalare la presenza di denti doro). Venivano condotti poi attraverso una porta
dacciaio (dotata di uno spioncino rotondo attraverso il quale gli osservatori potevano seguire
quanto accadeva allinterno) nella camera a gas. Quando un medico apriva il rubinetto del gas
questo si diffondeva in breve tempo. A gruppi di quattro, con turni alternati di dodici ore, gli
inservienti trascinavano via i morti dalla camera a gas in una stanza accanto dove i corpi venivano
accatastati in attesa di sbarazzarsene nel forno a carbone. Nohel toccava i cadaveri, sue erano le
mani con cui i cadaveri venivano separati, accatastati per limmagazzinamento e poi spinti nel
forno. Gli addetti alla struttura del campo di sterminio trovarono una difesa comune nella linea
immaginaria tracciata tra quelli che adempivano alle funzioni di routine e quelli che operavano
nella camera a gas e nei forni. Era come se la responsabilit fosse pi diretta, pi facilmente
riconoscibile nel punto di transizione, dove gli uomini diventavano cadaveri. In questo senso gli
addetti del Castello condividevano unillusione comune, cio che le loro azioni individuali non
fossero funzionali allintero processo. Perfino quelli che, regolarmente, ogni giorno, provvedevano
a far giungere le vittime alla loro destinazione ultima, evitavano di guardarle e toccarle nel
momento della morte. Essi credevano che questo stare alla larga potesse liberarli dalle
responsabilit. Il reale orrore delloperazione era visibile solo alla fine; e il prodotto finale, che era
la morte, era nelle mani di un gruppo di uomini ubriachi, i fuochisti (una razione giornaliera da un
quarto di litro di grappa aiutava gli uomini a sopportare simili compiti), addetti alla distruzione delle
vittime. Solo l, cos almeno sembrava ai dipendenti del castello, era la vera contaminazione che
ciascuno di loro aveva collaborato a rendere inevitabilmente evidente. Non ci si deve sorprendere
quindi se, alla conclusione della guerra, lunica persona ad essere uccisa per aver partecipato alle
operazioni di sterminio a Hartheim fu proprio Nohel.

Il Processo Di Norimberga
Il 19 novembre 1945 si apr il processo gestito dal Tribunale Internazionale, sulla base di tre imputazioni
fondamentali: crimini contro la pace (preparazione di guerre daggressione), crimini di guerra (violazioni di
norme e usi bellici), crimini contro lumanit (deportazioni, genocidio, lavoro forzato, rappresaglie ecc.).
furono portati a giudizio, allinfuori di Hitler e degli altri responsabili che si erano sottratti al verdetto dei
vincitori col suicidio (Goebbels, Himmler, Ley), i pi alti responsabili della direzione politica ed economica
del Terzo Reich ed i pi alti quadri militari. Il 10 ottobre 1946 fu emessa la sentenza della Corte
internazionale che pronunci:

Condanna a morte: Gring (comandante della Luftwaffe) (suicidato dopo questo esito), von
Ribbentrop (ministro degli esteri tedesco), Rosenberg (ideologo del partito nazista e padre delle
teorie razziste), Streicher (giornalista, direttore del settimanale Der Strmer), Kaltenbrunner (capo
dell'RSHA), Frank (governatore del Governatorato Generale), Sauckel (plenipotenziario del
programma di sfruttamento del lavoro dei prigionieri), Seyss-Inquart (Gauleiter in Olanda), Frick
(ministro dell'Interno, responsabile delle leggi di Norimberga), Keitel (capo dell'OKW), Jodl (capo
dello Staff dell'OKW);
Condannati allergastolo: Raeder (comandante della Kriegsmarine fino al 1943), Funk (ministro
dell'Economia), Hess (successore designato di Hitler e segretario del partito nazista), Speer
(ministro degli armamenti del governo Hitler);

Condannati a ventanni di reclusione: von Schirach (capo della Hitlerjugend);

Condannati a quindici anni di reclusione: von Neurath (governatore del Protettorato di Boemia e
Moravia);

Condannati a dieci anni: Dnitz (comandante della Kriegsmarine dal 1943 e, dopo la morte di Adolf
Hitler, Presidente del Reich);

Uno solo tra i stretti collaboratori di Hitler, Martin Bormann, suo segretario e capo della cancelleria del
NSDAP, fu condannato a morte in contumacia. Dove fosse fu un mistero, svelato solo molti anni dopo col
ritrovamento del suo cadavere seppellito sotto delle vie di Berlino: dalle tracce per si cap che non era
morto l ma probabilmente in America Latina, in Paraguay. Bormann era solo una tra i molti gerarchi nazisti
scampati agli Alleati alla fine del conflitto mondiale. Dietro, vi era unintricata rete attraverso la quale
questi riuscirono ad ottenere nuove identit per poi imbarcarsi per lAmerica del Sud, aiutati persino dai
regimi locali nel loro travestimento (come lArgentina di Pern). Il nome di questa organizzazione ODESSA
(Organisation Der Ehemaligen SS-Angehrigen, Organizzazione degli ex-membri delle SS) e la sua prima
riunione datata 10 agosto 1944, a Strasburgo, dove molti influenti uomini politici e industriali si
incontrarono, spinti dalla necessit di risolvere un problema imminente: fronteggiare il futuro che si
intravedeva ostile. In relazione alle loro analisi, l'unico modo per raggiungere questo obiettivo era uno solo:
salvaguardare la vita e il denaro dei pi eminenti gerarchi. Molti furono coloro che fuggirono tramite la
rete romana, la rete attraverso la quale la Chiesa cattolica soprattutto in Italia, nelle regioni confinanti
con lAustria, prelati anticomunisti davano il loro aiuto a questi fuggitivi, tenendoli nelle chiese, per
tradizione luoghi inviolabili per eccellenza quindi sicuri. Josef Mengele, langelo della morte di Auschwitz-
Birkenau, usufru di tale servizio, riuscendo a trascorrere il resto della sua vita in Argentina senza che
nessuno lo trovasse. Era stato, durante il Reich, capitano delle SS e medico in servizio nel campo di
sterminio polacco. Dalla personalit lunatica, tristemente noto per i crudeli esperimenti medici e di
eugenetica che svolse, usando come cavie umane, i deportati, anche bambini (aveva una certa fissazione
con i gemelli monozigoti, che sottoponeva a ricerche di tipo comparato: effettuava misurazioni, fotografie,
prelievi di sangue, ma anche altre pratiche come lutilizzo di sostanze chimiche per analizzare la reazione
della pelle, o pressioni su parte del corpo per misurare la resistenza o iniezioni. I gemelli allinterno del
campo, proprio per linteresse che destavano, erano privilegiati in tutto). L'ingresso ad Auschwitz venne
vissuto da Mengele come un'occasione unica ed irripetibile: poteva eseguire ricerche su qualsiasi soggetto
lo interessasse. Era per questa ragione che Mengele, a differenza di altri medici SS, dedic tutte le sue
energie alle ricerche e ai suoi studi, proprio perch sapeva che in nessuna parte del mondo era possibile
svolgere le sue ricerche in un modo anche solo simile. Il suo obiettivo consisteva proprio nel riuscire tramite
gli esperimenti nel campo di concentramento ad effettuare quelle scoperte (soprattutto riguardo alla
trasmissione dei caratteri e nell'ambito dell'eugenetica) tali da consacrarlo per sempre alla storia della
scienza. La passione per la scienza praticata accomunava Mengele con Heisenberg (enunciatore del
principio di indeterminazione), anchegli spinto a voler migliorare la fisica tedesca negli anni Venti, la
migliore al mondo, con il contributo di personalit come Einstein che vennero in seguito messe al bando dal
regime. Lasservimento al regime, con il quale egli condivideva, se non altro, la determinazione a
trasformare di nuovo la Germania in una grande potenza internazionale, rispettata e temuta a livello
mondiale, restava lunica arma a disposizione per poter continuare il proprio lavoro. Durante il processo
vennero incriminati i corpi polizieschi delle SS (Schutzstaffeln, squadre di protezione), le SD
(Sicherheitsdienst, servizio di sicurezza) e le SA (Sturmabteilung, reparto dassalto), principali responsabili
della pratica intimidatoria e repressiva nel Reich, della gestione dei campi di concentramento, del loro
sfruttamento economico; soprattutto lRSHA, lUfficio centrale per la sicurezza del Reich, fu organo
esecutivo della politica di terrore e genocidio. Ci che fu pi sorprendente fu constatare come la
Wehrmacht, lesercito regolare tedesco, quello composto dai soldati di leva, fu la principale mandante ed
esecutrice della guerra di sterminio che il nazismo condusse sin dal 1941 allEst (Polonia, Unione Sovietica,
Jugoslavia). La scoperta e le prove di questa implicazione stanno nelle molte lettere spedite dai soldati alle
loro famiglie o mogli dove si raccontava ci che si faceva, il tutto accompagnato da moltissime foto
(immagini scattate dagli stessi soldati tedeschi mentre compivano le azioni, vere e proprie foto ricordo
come si trattasse di una gita che di solito venivano anche spedite ai parenti, dove i soldati appaiono in pose
divertite e solenni, spesso in gruppetti di amici, sullo sfondo di impiccagioni, massacri, fosse piene di corpi;
fotografia che gli stessi autori preferivano tenersi in tasca e mostrare solo a qualche amico intimo; come la
sequenza, scattata in Bosnia, di un partigiano jugoslavo al quale, tenuto fermo da quattro soldati
sghignazzanti, viene mozzata la testa con unaccetta; foto scattate dagli operatori dei servizi di propaganda
della Wehrmacht, che non sono state mai rese pubbliche perch giudicate controproducenti). La
convinzione che a commettere i crimini di guerra pianificati dal regime e dallo stato maggiore hitleriano, in
Europa, fossero stati soltanto i reparti delle SS e non i reparti dellesercito regolare faceva ormai parte di
quel bagaglio storico, culturale e psicologico col quale ci che restava della nazione tedesca dopo la
catastrofe nazista era stato in grado di inserirsi senza troppi traumi nel dopoguerra. Questa sorta di
esorcismo venne negato dalle rivelazioni che circa un terzo della popolazione fosse a conoscenza dei
massacri a Est, ed a moltissimi tedeschi erano note le proporzioni ed i dettagli della soluzione finale.
Lindifferenza iniziata dagli anni Trenta si protrasse anche in tempo di guerra, legata al culto del Fuhrer e
allentusiasmo per il risveglio nazionale, cresciuto per i successi bellici ottenuti. Vi furono altre colpe che
per derivarono da errate valutazioni da parte alleata: relazioni di ebrei scampati dai campi di sterminio
vennero poco considerate dagli Stati Uniti che, dicendo di aver preso tutte le misure necessarie per salvare
le vittime quando invece lunico loro impegno fu quello di continuare la guerra; foto scattate dalla RAF,
laviazione britannica, del campo di Auschwitz-Birkenau, dove ben si vedevano colonne di fumo uscire dalle
torri dei forni crematori e quindi sicuramente gli inglesi non erano alloscuro di quello che succedeva
allinterno di quei campi fotografati a pi riprese. Eppure inizialmente passarono inosservate, anzi molte
immagini americane conservate negli archivi governativi vennero analizzate solo nel 1978. Non solo quelle
furono ignorate: anche quelle scattate dai Sonderkommando, fatte uscire dallorganizzazione di resistenza
dal campo il 3 settembre e inviate il giorno successivo a Cracovia presso il Comitato di aiuto ai prigionieri
dei campi di concentramento ma poi anche tutte le notizie fatte giungere al governo polacco in esilio a
Londra avrebbero dovuto dare il via a unazione che impedisse la continuazione delle deportazioni, come
avevano pi volte chiesto i rappresentanti ufficiali dellAgenzia ebraica al primo ministro britannico
Winston Churchill.

Leo Pisker, 1882: Per chi vivo lebreo un uomo morto; per gli indigeni uno straniero e un vagabondo;
per i possidenti un mendicante; per il povero e lo sfruttato un milionario; per i patrioti un uomo senza paese;
per tutte le classi un rivale odiato

Razzismo in Italia
Il problema del razzismo in Italia , sempre stato fonte di discussione e dibattito .Viene definito come
fenomeno storico complesso di cui una componente lantisemitismo. Un esempio ci giunge allinizio del
XVI secolo,quando iniziarono la costruzione dei ghetti:da qui iniziarono le prime persecuzioni agli ebrei.
Secondo alcuni studiosi , negli anni Venti, per il fascismo il problema ebraico non esisteva, anzi fu proprio
Mussolini che si espose al problema della razza dicendo: Noi fascisti non intendiamo farci banditori di odi
razziali. Io gi dissi che non ci sono razze. Si tratta di una illusione dello spirito,un sentimento.
Lantisemitismo inizi a manifestarsi dopo lascesa del nazismo in Germania, quando sui giornali apparvero
per la prima volta articoli che accusavano gli Ebrei di voler conquistare lintero mondo. Da allora,in Italia , ci
furono segnali antiebraici,che culminarono con le leggi del 1938 tutto un insieme di emendamenti e decreti
in cui il fascismo apprezzava e accettava la visione razziale sulla questione ebraica. Il razzismo contro gli
ebrei venne legalizzato con le leggi razziali fasciste, cancellate definitivamente con la costituzione
repubblicana.

Le leggi razziali fasciste
Le leggi razziali fasciste sono dei provvedimenti che vennero emanati nel 1938 in Italia dal fascismo,rivolti
prevalentemente contro gli ebrei. Furono lette per la prima volta a Trieste da Benito Mussolini. Le leggi
razziali presero le mosse dalla pubblicazione de il Manifesto della razza il 15 Luglio 1938 , firmato da 180
scienziati aderenti al regime. Tale manifesto, per alcuni storici, sarebbe stato redatto quasi completamente
da Mussolini. Ci emergerebbe dai diari del ministro delleducazione Bottai e da quello degli esteri Ciano
Galeazzo. Il 25 luglio il Partito nazionale fascista emana il testo con tutti gli aderenti e i firmatari. Il
manifesto dichiarava apertamente ladesione del fascismo alle teorie razziste << E tempo che gli italiani si
proclamino francamente razzisti. Tutta lopera che finora ha fatto il regime in Italia fondo del razzismo.
Frequentissimo stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza,gli ebrei non
appartengono alla razza italiana >> Da questo momento il Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini
approvano una serie di emandamenti contro la razza ebrea affermando il razzismo. Linsieme di questi
emandamenti lintero contenuto delle reggi razziali. Per il fascismo era ebreo chi era nato da un ebreo ed
uno straniero,chi era nato da genitori ebrei oppure chi,pur avendo un genitore non ebreo, professava la
religione ebrea. Agli ebrei nati in terra straniera,furono applicate le leggi razziali ma con qualche eccezione
.Gli ebrei ebbero svariati divieti come: il divieto di matrimonio con italiani,il divieto di avere servi italiani il
divieto di arruolarsi nellesercito militare,il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista,e il
divieto di essere proprietari di terreni o fabbricati .Ritroviamo anche il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei
nelle scuole italiane .Il Manifesto della razza , venuto poco dopo la Notte dei cristalli, pu manifestare il
carattere della storia , che la vede muoversi tra farsa e tragedia. La creazione del nemico interno,era
compiuta; in effetti, le conseguenze della legislazione, fomite per lo pi della massima sorpresa fra gli ebrei,
furono devastanti per la coscienza civile degli italiani. Nella fase successiva, oltre diecimila ebrei furono
mandati al lavoro coatto. Quando i nazisti occuparono il paese, erano gi pronti per la deportazione. E
come dimenticare che sotto la Rsi essi furono privati della cittadinanza italiana, considerati stranieri
appartenenti agli stati in guerra contro lItalia e privati dei loro beni.
Procedure di deportazione
Il 23 settembre 1943 Lufficio centrale per la sicurezza del Reich comunic agli uffici esteri in Italia che gli
ebrei in Italia erano divenuti assoggettabili alla deportazione verso est. La polizia di sicurezza ricevette
lordine di preparare larresto e la deportazione . Le prime azioni iniziarono il 9 Ottobre a Trieste e il 16
Ottobre a Roma, per proseguire poi con la toscana, Bologna Torino,Genova e Milano. La procedura di
deportazione pu essere cosi descritta : gli italiani arrestavano e trasferivano a Fossoli (poi a Bolzano-
Gries)gli ebrei, i tedeschi prendevano in consegna e deportavano(svuotando il campo), gli italiani
arrestavano e trasferivano a Fossoli, i tedeschi prendevano in consegna e deportavano, e cos via. Si
trattava di un meccanismo semplice, ma non spontaneo: occorreva un accordo preventivo e una buona
sincronizzazione tra chi immetteva e chi prelevava.
Deportazione in Italia
Insieme ai militari, il gruppo che, nellimmediato, sub maggiormente le conseguenze delloccupazione
tedesca fu quello degli ebrei. Durante i primi anni di guerra, la loro situazione si era aggravata, ma non era
mai stata drammatica. Il 16 maggio 1940 Il ministero dellinterno predispose una prima circolare che
ordinava linternamento di tutti i cittadini di stati stranieri a quellepoca, in Italia si trovavano circa 3800
ebrei non italiani e per essi fu disposto che, in caso di guerra, fossero separati e trasferiti in strutture
speciali, riservate a loro. Poche settimane dopo che lItalia ebbe dichiarato guerra a Francia e Inghilterra, il
20 giugno 1940 entr in funzione il principale campo di concentramento per ebrei stranieri. Era stato
allestito in fretta, nel corso del mese di maggio, a Ferramonti di Tarsia (in provincia di Cosenza). in
settembre, con larrivo di 302 persone deportate da Bengasi, il campo raggiunse la cifra di 700 prigionieri
(diversi dei quali donne e bambini). anche se, dal novembre 1941, furono condotti a Ferramonti anche
prigionieri non ebrei (soprattutto iugoslavi e greci), la presenza ebraica non scese mai sotto il 75%del totale
dei reclusi, che nellagosto del 1943 tocc il proprio culmine, con 2016 prigionieri. Il 14 settembre 1943, il
campo venne liberato dalle avanguardie dellesercito inglese, che salv tutti gli internati dalla deportazione.
Nei primi anni di guerra, la maggioranza degli ebrei italiani non fu internata. Nel maggio 1942, per, i
soggetti di et compresa tra i 18 e i 55 anni (circa 10 000 persone) vennero precettati e adibiti al lavoro
obbligatorio. Loperazione fu ampiamente propagandata dalla stampa fascista, ma si rivel un completo
fallimento sotto il profilo economico, in quanto gli individui furono in genere impiegati in lavori manuali,
per i quali non avevano alcuna attitudine e competenza. Nellautunno 1943, allarrivo dei soldati tedeschi, il
numero dei soggetti a rischio per ragioni razziali ammontava a circa 43 000, di cui 35 000 italiani e 8000
stranieri tra il 21 e il 22 settembre, si verific uno dei primi eccidi di ebrei (54 persone uccise) in varie
localit, sulla sponda occidentale del lago Maggiore. Composto da nazisti convinti, appena giunto sul nuovo
teatro di operazioni il reparto ag secondo le stesse modalit che da anni erano prassi comune in URSS:
loccupazione militare andava di pari passo con lo sterminio. I fascisti italiani aiutarono i nazisti nellopera di
deportazione degli ebrei italiani.in particolare, questori, prefetti e funzionari di polizia o degli uffici
danagrafe misero a disposizione dei tedeschi le liste degli ebrei italiani, complete di indirizzo e stato di
famiglia. Nei giorni 16-18 ottobre 1943, ebbe luogo larresto e il trasferimento verso Auschwitz degli ebrei
di Roma. Furono deportate 1023 persone, delle quali solamente 17 fecero ritorno. Il 21 novembre 1943,da
borgo san Dalmazzo (Cuneo) furono deportati ad Auschwitz almeno 328 ebrei che fino all8 settembre
avevano trovato rifugio nelle regioni della Francia occupate dagli italiani. Nel febbraio 1944, i tedeschi
ordinarono alle autorit fasciste della repubblica sociale di concentrare a Fossoli (un piccolo paese vicino
alla citt di Carpi, in provincia di Modena) tutti gli ebrei detenuti nelle carceri italiane. Il primo convoglio per
Auschwitz (650 persone) part il 22 febbraio; solo 23 di questi deportati (8 donne e 15 uomini, tra cui Primo
Levi) sarebbero tornati in tutto, da Fossoli partirono per Auschwitz sei convogli ferroviari, per un totale di
2445 persone. Nel complesso, i deportati per motivi razziali dallItalia furono circa 7500. solo 826
sopravvissero e ritornarono in Italia. Ai morti nei campi, vanno aggiunti altri 318 ebrei, fucilati dai tedeschi
in Italia. Lepisodio pi noto avvenne il 24 marzo 1944: dopo che in un attentato partigiano, compiuto in via
Rasella, a Toma, erano morti 33 soldati tedeschi, per rappresaglia i nazisti uccisero 335 detenuti italiani alle
Fosse ardeatine. Di questi, 75 erano ebrei.

Fascismo e Chiesa: problema delle leggi raziali
Un pesante scontro esplose nel 1938, al momento della promulgazione delle leggi razziali la protesta del
pontefice non riguard i provvedimenti antisemiti cio che agli ebrei fosse tolta la completa eguaglianza
civile. Male. Le critiche della Chiesa nacquero dal fatto che lantisemitismo fascista si muoveva da
presupposti razzistici e non da motivazioni di tipo religioso.La protesta del papato non ebbe come oggetto
la difesa della dignit umana e civile;si concentr solo sulla questione degli ebrei convertiti al cattolicesimo.
In particolare, la Chiesa non poteva accettare il fatto che che, sulla base del concetto di razza, a un ebreo
battezzato fosse vietato il matrimonio con unariana cattolica (e viceversa). Per la Chiesa, un simile
atteggiamento del regime era del tutto inaccettabile, era contrario a tutta la dottrina cattolica sul
matrimonio e, era in contrasto con un articolo secondo il quale il matrimonio contratto secondo il quale il
matrimonio era valido a tutti gli effetti anche sotto il profilo civile. Questa volta per la Santa Sede non
riusc a far ritirare le clausole razziali sui matrimoni

Per concludere
Gianluca Di Feo cos scrive sullespresso on-line << Lantisemitismo una macchina di morte voluta da
Mussolini;migliaia di ebrei catturati dalla polizia e consegnati ai tedeschi senza piet per donne vecchi e
bambini >> . Lantisemitismo stato davvero una macchina della persecuzione antiebraica che non poteva
essere governata. La responsabilit deve essere attribuita ai governanti, alle istituzioni, alla burocrazia,
allamministrazione italiana in quanto hanno portato migliaia di sofferenze e lutti. Concludo con una
testimonianza di Eugen Keller (deportato da Fossoli ad Auschwitz) che in un processo berlinese ha descritto
il proprio viaggio << Cosa volesse dire Auschwitz lo seppi durante il viaggio da uno degli ebrei,era un campo
di concentramento nella quale saremmo stati uccisi. Dapprima non gli credetti. Nel vagone una donna
aveva partorito. I carabinieri la arrestarono seppur incinta e madre di tre bambini dicendo soltanto
abbiamo obbedito agli ordini; daltronde questa lunica giustificazione che potevano trovare durante
tutto L Olocausto. La donna fu uccisa poche ore dopo larrivo al lagher, con i suoi quattro figli>> In
Germania,dopo sessantanni, si parla e ci si interroga sulle cause che hanno portato un popolo intero a tale
massacro. In Italia delle migliaia di ebrei consegnati ai tedeschi,non se ne parla,nonostante quegli ordini
fossero stati emanati dal Duce. C ancora chi dice che Mussolini non uccise gli ebrei, non sapendo che si
limit a consegnarle in mano alla Germania. E giunto il tempo di responsabilit.

Colonialismo della seconda guerra mondiale

Definizione di colonialismo
Si definisce colonialismo l'estensione della sovranit di una nazione su territori e popoli all'esterno dei suoi
confini, spesso per facilitare il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio di questi ultimi. Il
termine indica anche l'insieme di convinzioni usate per legittimare o promuovere questo sistema, in
particolare il credo che i valori etici e culturali dei colonizzatori siano superiori a quelli dei colonizzati. Il
termine indica anche, in senso pi stretto, il dominio coloniale mantenuto da diversi Stati europei su altri
territori extraeuropei lungo l'et moderna e indica quindi il corrispettivo periodo storico, cominciato nel XVI
secolo, contemporaneamente alle esplorazioni geografiche europee e formalmente conclusosi nella
seconda met del XX secolo, con la vittoria dei movimenti anti-coloniali.
Origini del termine
Il termine colonia deriva dal latino colonia, cio "terra da coltivare". La denominazione di una colonia
romana veniva fatta, talvolta premettendovi la parola colonia, utilizzando il nome di chi le aveva fondate o
ne aveva promosso la costruzione, di solito un console o un imperatore. Ad esempio Colonia Augusta
Nemausus (Nmes).

Colonialismo italiano

Limpero coloniale italiano nel 1914. Limpero coloniale italiano nel 1939.

Mappa anacronistica che mostra tutti i territori


occupati dal Regio Esercito italiano in Europa e in
Africa nel corso della seconda guerra mondiale, tra
il 1940 e il 1942.
Il colonialismo italiano fu un fenomeno storico che comport l'espansione della sovranit del Regno
d'Italia su territori, ad essa non contigui, dell'Africa e dell'Europa. Il colonialismo italiano ebbe inizio con la
presa di possesso dei porti di Assab e Massaua sulla costa africana del mar Rosso negli ultimi decenni
del XIX secolo ed ebbe termine con la sconfitta dell'Asse nella seconda guerra mondiale che comport la
perdita di tutte le colonie italiane, eccetto la Somalia Italiana che rimase in amministrazione fiduciaria ONU.
Tuttavia, rimanendo la Somalia de facto protettorato italiano fino al 1960, alcuni prendono tale data come
termine del colonialismo italiano. Le colonie italiane furono in Africa l'Eritrea, la Somalia Italiana,
la Libia (strappata all'Impero ottomano nel 1912) e l'Etiopia italiana (annessa nel 1936) e in Europa
il Dodecaneso e l'Albania (occupata dalle truppe italiane nel 1939). I territori sotto il comando degli italiani
nel continente africano raggiunsero la massima estensione nell'estate del 1940, quando fu occupata anche
la Somalia Britannica (3-19 agosto) e alcune localit egiziane vicino al confine con la Libia (settembre).

Colonialismo in Etiopia: conquista e nascita dell'Impero
Il fascismo cerc innanzitutto di presentarsi
in maniera diversa, da come aveva fatto con
altri stati, nei confronti dell'Etiopia cercando
di attuare un trattato di amicizia con
l'amministrazione del reggente Haile
Selassie. Tale accordo si concretizz
nel 1928. In questa fase la colonia eritrea,
sotto l'amministrazione del
Governatore Jacopo Gasparini cerc di
ottenere un protettorato sullo Yemen e
creare una base per un impero coloniale sulla
penisola araba. Ma Mussolini non volle
inimicarsi la Gran Bretagna e ferm il
progetto. Infatti tergivers e si lasci sfuggire
il possibile controllo di un'interessante area
petrolifera. Del resto in quegli anni Mussolini
era in continuo contatto epistolare
con Winston Churchill (allora suo amico), che lo convinse a non appoggiare il governatore Gasparini. La
decisione di intraprendere una campagna militare in Etiopia inizi a maturare a partire dal 1930.
A seguito della completa conquista della Libia, avvenuta alla fine degli anni venti, Mussolini manifest
l'intenzione di dare un Impero all'Italia e l'unico territorio rimasto libero da ingerenze straniere era
l'Abissinia (attuale Etiopia), nonostante fosse membro della Societ delle Nazioni. Secondo alcuni storici,
che si oppongono alle teorie degli studiosi cosiddetti anticolonialisti, lo scoppio dell'ostilit fu provocato
dall'Etiopia e dallo stesso negus Selassie, che dalla met del 1934 consent a bande armate, guidate
da ras locali, di sconfinare in Eritrea e di attaccare i presidi italiani. L'intenzione era quindi quella di
intimorire le autorit italiane e di indurle ad avviare una trattativa per la revisione dei confini, prima che la
situazione gli sfuggisse di mano. Coloro che invece danno un giudizio diverso sulle responsabilit del
conflitto affermano che Mussolini stesse, circa dal 1925, progettando il piano di aggressione dell'Abissinia.
A tal proposito Angelo Del Boca riporter nella sua opera Italiani, brava gente? una lettera, del 1925,
scritta dallo stesso Mussolini e diretta al ministro delle Colonie Lanza di Scalea in cui veniva scritto:
Prepararsi militarmente (parola che sulla carta venne sottolineata ben tre volte) e diplomaticamente e
approfittare di un eventuale sfasciamento dellimpero etiopico. Nellattesa, lavorare in silenzio, sin dove sia
possibile in collaborazione con gli inglesi, e cloroformizzare il mondo ufficiale abissino.
Gli atti di ostilit che portarono al conflitto furono gli incidenti di Gondar e di Ual Ual. Il 4 novembre 1934 il
consolato italiano di Gondar fu attaccato da gruppi armati etiopici che causarono la morte di
numerosi ascari eritrei e il 5 dicembre 1934 la postazione italiana di Ual Ual, presidiata da 200 militari,
venne sottoposta all'attacco di 1.500 soldati abissini che caus 80 vittime tra i difensori italiani.
Quest'ultimo episodio divenne il casus belli. Mussolini pretese delle scuse ufficiali e il pagamento di
un'indennit per le famiglie degli uccisi da parte del governo etiope, conformemente a quanto stabilito
nell'accordo del 1928 (Trattato italo-etiope del 1928 che prevedeva tre fasi da seguire in caso di contese territoriali fra Italia
ed Etiopia: trattative, conciliazione e arbitrato. Se la procedura delle tre fasi non avesse risolto lo scontro, le due parti avrebbero
potuto ricorrere alla Societ delle Nazioni che sarebbe subentrata solo se tutte e tre le fasi fossero state esaurite e non si fosse giunti
ad un accordo).
Il negus Selassie, avendone la possibilit in virt del medesimo trattato, decise invece di rimettersi, tra le
riserve italiane, alla Societ delle Nazioni (2 gennaio). Ci provoc la cosiddetta crisi abissina all'interno
della Societ delle Nazioni che, per far luce sulla vicenda, si impegn in un arbitrato tra le parti,
temporeggiando. Tuttavia i rapporti italo - etiopi erano irrimediabilmente compromessi e le truppe italiane
iniziarono a mobilitarsi in previsione di un prossimo conflitto. Come sostenne poi lo stesso Mussolini, fin da
dopo la battaglia di Adua gli italiani prepareranno la conquista dell'Etiopia.Ma Inghilterra e Francia, che non
volevano alienarsi l'appoggio di Mussolini nel nuovo scenario politico d'Europa, impedirono di fatto che
l'azione italiana fosse ostacolata. Solo in un secondo tempo, quando l'opinione pubblica internazionale
inizi a mobilitarsi contro la violenta aggressione dell'Italia, la Societ delle Nazioni approv una serie di
sanzioni economiche contro l'Italia (ottobre 1935).
Le Sanzioni
Attaccando il paese africano, che era membro della Societ delle Nazioni, l'Italia aveva violato l'articolo XVI
dell'organizzazione medesima: "se un membro della Lega ricorre alla guerra, infrangendo quanto stipulato
negli articoli XII, XIII e XV, sar giudicato ipso facto come se avesse commesso un atto di guerra contro tutti
i membri della Lega, che qui prendono impegno di sottoporlo alla rottura immediata di tutte le relazioni
commerciali e finanziarie, alla proibizioni di relazioni tra i cittadini propri e quelli della nazione che infrange
il patto, e all'astensione di ogni relazione finanziaria, commerciale o personale tra i cittadini della nazione
violatrice del patto e i cittadini di qualsiasi altro paese, membro della Lega o no". Per questo motivo, la
Societ delle Nazioni, espressione principalmente della volont della Francia e del Regno Unito (i due stati
pi forti ed influenti), condann l'attacco italiano il 7 ottobre e il 18 novembre l'Italia venne colpita
dalle sanzioni economiche imposte dalla Societ delle Nazioni. Le sanzioni risultarono inefficaci perch
numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantennero buoni rapporti con l'Italia, rifornendola di
materie prime. Tra queste la Germania: di fatti, la guerra d'Etiopia rappresent il primo punto di
avvicinamento tra Mussolini e Adolf Hitler, anche se Hitler permise la fornitura di armamenti al Negus
ancora nel 1936. Alcune come la Spagna e la Jugoslavia, pur avendole votate comunicarono al Governo
italiano che non intendevano rispettarne diverse clausole. Il 18 novembre le sanzioni divennero operative.
Per rispondere alle sanzioni, esattamente un mese dopo, il 18 dicembre, fu proclamata la Giornata della
fede, giorno in cui gli italiani furono chiamati a donare il proprio oro (soprattutto le fedi nuziali) per
sostenere i costi della guerra.

Il 2 ottobre 1935, in un famoso discorso pubblicato il giorno successivo su tutti i giornali italiani, Mussolini
annunci l'inizio della guerra rispolverando come giustificazione la bruciante sconfitta subita dall'Italia alla
fine del secolo precedente: Con l'Etiopia abbiamo pazientato quaranta anni! Ora basta!. Con tale spirito e
considerato lenorme dispiegamento di mezzi disposto dallItalia lesito della guerra fu facilmente
immaginabile. Il progetto d'invasione inizi all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di
amicizia. Il 3 ottobre le truppe italiane invasero l'Etiopia dall'Eritrea, occupando in breve tempo Adua,
Axum, Adigrat, Macall e a met Novembre la direzione delle operazioni fu affidata al generale Pietro
Badoglio, che, dopo aver affrontato la controffensiva etiopica, entr ad Addis Abeba il 5 maggio 1936.
Quattro giorni dopo venne proclamata la nascita dell'Impero italiano e l'incoronazione di Vittorio Emanuele
III come Imperatore d'Etiopia (con il titolo di Qesar, anzich quello di Negus Neghesti (equivalente del titolo
di imperatore)) ed in tale occasione Mussolini proclam tale impresa con il discorso che segue:
Ufficiali! Sottufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato, in Africa e in Italia! Camicie nere della
rivoluzione! Italiani e italiane in patria e nel mondo! Ascoltate! Con le decisioni che fra pochi istanti
conoscerete e che furono acclamate dal Gran Consiglio del fascismo, un grande evento si compie: viene
suggellato il destino dell'Etiopia, oggi, 9 maggio, quattordicesimo anno dell'era fascista. [] L'Italia ha
finalmente il suo impero. [] Impero di pace, perch l'Italia vuole la pace per s e per tutti e si decide alla
guerra soltanto quando vi forzata da imperiose, incoercibili necessit di vita. Impero di civilt e di umanit
per tutte le popolazioni dell'Etiopia. [] Ecco la legge, o italiani, che chiude un periodo della nostra storia e
ne apre un altro come un immenso varco aperto su tutte le possibilit del futuro: 1. - I territori e le genti che
appartenevano all'impero di Etiopia sono posti sotto la sovranit piena e intera del Regno d'Italia. 2. - Il
titolo di imperatore d'Etiopia viene assunto per s e per i suoi successori dal re d'Italia. Ufficiali! Sottufficiali!
Gregari di tutte le forze Armate dello Stato, in Africa e in Italia! Camicie nere! Italiani e italiane! Il popolo
italiano ha creato col suo sangue l'impero. Lo feconder col suo lavoro e lo difender contro chiunque con le
sue armi..
A tale propositi Mussolini dar le seguenti disposizioni a Graziani, vicer di Addis Abeba: Occupata Addis
Abeba vostra eccellenza dar ordini perch: 1. Siano fucilati sommariamente tutti coloro che in citt o
dintorni siano sorpresi con le armi in mano; 2. Siano fucilati sommariamente tutti i cosiddetti giovani
etiopici, barbari crudeli e pretenziosi, autori morali dei saccheggi; 3. Siano fucilati quanti abbiano
partecipato a violenze, saccheggi, incedi; 4. Siano sommariamente fucilati quanti, trascorse 24 ore, non
abbiano consegnato armi da fuoco e munizioni (3 maggio 1936). Tali provvedimenti vedono conferma
della loro veridicit in un passaggio tratto dal libro Ufficiale da sbaraglio dallallora Ufficiale di Cavalleria
Luigi Cavarzerani di Nevea, in cui si legge: era vicer ad Addis-Abeba, il Maresciallo Graziani, il quale
aveva emanato un bando diffuso in tutto lImpero secondo il quale le armi detenute illegalmente dagli
indigeni, dovevano essere versate entro una determinata data. Non ci sarebbe stata alcuna sanzione se
versate spontaneamente in tempo, altrimenti, per coloro che ne fossero stati trovati in possesso, era
prevista pena capitale [] Il mio compito era quello di disarmare i rivoltosi a tutti i costi e troncare sul
nascere la ribellione. I termini erano chiari. [] Si trattava della regione del Semada, dove i capi locali
avevano fatto sapere minacciosamente al Vice Residente che loro se ne infischiavano del bando e le armi,
se le volevano, se le venissero a prendere []mi accampai [] incominciarono ad arrivare a decine gli
indigeni. Molti recavano viveri ed i Capi si presentavano con le solite espressioni di ossequio e di fedelt al
Governo Italiano. A buon conto avevo fatto disporre due fucili mitragliatori [] Avevo tutti i motivi per
essere diffidente, anche se non mi avevano ricevuto a fucilate, e forse proprio per questo. La popolazione
non era di certo tutta l. [] Incominciai a chiedere i nomi a quelli che mi sembravano i pi prestigiosi e,
controllando i nominativi fornitomi [] Mi accorsi subito di avere nelle mie mani gli esponenti dei rivoltosi.
Fu allora che parlai chiaramente dicendo che io ero venuto per ritirare le armi che avrebbero dovuto avere
gi consegnato. In questa prima parte del passaggio si pu notare come gli ordini impartiti da Graziani
fossero categorici ed andassero eseguiti senza indugio anche se, come si legger di seguito, il buon senso di
alcuno Ufficiali riusc, fortunatamente, a risparmiare alcune vite: (dissi) Che, pur essendo scaduto il
termine previsto dal Bando, se le avessero consegnate spontaneamente, sarebbero stati liberi. Ma, se le
armi le avessi trovate io, sarebbero stati giustiziati. Ripetei ancora due o tre volte le stesse cose, poi dissi che
lasciavo il tempo di riflettere. Non volevo avere scrupoli. Dopo un quarto dora dissi di nuovo di riflettere
bene perch ero sicuro di trovare le armi ed ero venuto solo per ritirarle e non per uccidere. Sapessero per
che ero uomo di parola nel male e nel bene. [] Incominciai ad interrogare quelli di cui sapevo anche il tipo
di arma posseduta. Il primo interrogato neg ripetutamente. Altro ammonimento a riflettere, altra attesa,
altra interrogazione, altro diniego. Lo consegnai allora ad altri graduati che [] usavano in casi estremi un
sistema che senza compromettere lintegrit dellindividuo lo costringevano a confessare. Comparvero le
prime armi scoperte, e fui costretto a giustiziarlo, indicandolo agli altri come responsabile della propria
morte. Fui costretto ancora con un secondo poi con un terzo dopo aver ripetuto pi e pi volte gli stessi
ammonimenti anche con questi due. [] esclamai allora: Volete capire che sono stati loro a voler morire?
Non avete capito che io non voglio la vostra vita, ma le vostre armi? Siete tutti in mio potere, e potrei
uccidervi tutti, ma non questo che voglio!. Si alz allora un tale [] che parl alla sua gente [] Quando
capii che si erano convinti, provai un senso di sollievo. Il primo giorno versarono 112 fucili ed il secondo 105.
[] I giorni 27, 29 e 30 luglio 1937 vennero giustiziati complessivamente 11 Capi risultati briganti o
esponenti dei rivoltosi in possesso di armi, arrestati i giorni precedenti. In tale occasione, infatti, non cera
stata da parte mia approvazione dellesecuzione di tutti i giustiziati.. I numeri relativi alle armi sequestrate
si ritrovano anche in Italiani, brava gente dove lautore riporter: iniziava il disarmo totale delle
popolazioni che fruttava 7000 fucili e 250000 cartucce.

Per poter capire a fondo lo spirito con cui Mussolini agiva e con cui voleva che il suo esercito andasse in
Abissinia viene riportato di seguito un passaggio di una Guida pratica per lufficiale destinato in Africa
Orientale Etiopia consegnata a carattere riservato a tutti gli ufficiali, destinati alle colonie, che dovevano
interpretarla a mo d manuale. Dopo aver trattato lingua, ordinamento politico ed usi comuni dellAbissinia
si ritrova scritto: Labissino sporco [] In Abissinia lorgoglio una malattia contagiosa [] Labissino
permaloso [] Labissino adulatore.. Tutte affermazioni che, abilmente nascoste tra dati geografici e
politici, volevano mettere in guardia il combattente italiano che, non conoscendo ne quei luoghi ne quelle
popolazioni, poteva vedere i lati pi negativi del nemico, lo stesso con cui tanti italiani si troveranno a
combattere spalla a spalla e ad instaurare rapporti di quasi fratellanza.

A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta, durante il
dominio coloniale italiano in Africa furono commessi crimini, con l'impiego contro civili inermi di armi
vietate, quali gas asfissianti e iprite.

Armi usate
La guerra d'Etiopia si caratterizz per diversi crimini e atrocit commesse dall'una e dall'altra parte e che
ebbero grande risalto internazionale e sull'opinione pubblica.
Da parte etiope si ebbe:

impiego di proiettili dum-dum (I proiettili Dum-dum sono normali proiettili con la differenza che la camiciatura (il
rivestimento, in genere in leghe di rame od ottone che ricopre il proiettile) lascia scoperta una parte della punta pi o meno
grande a seconda dell'effetto voluto, esponendo il nucleo di piombo. La letalit di tale proiettile data dal fatto che il piombo,
pi tenero, penetrando nel bersaglio facilita l'espansione "a fungo" della palla. La messa al bando deriva dal fatto che questo
munizionamento crea ferite gravissime portando spesso la vittima dopo un' agonia pi o meno breve a morte certa, data
l'impossibilit di operare tali ferite su di un campo di battaglia. ) sia prodotti artigianalmente che importate.
mutilazione ed evirazione dei prigionieri
abuso dei simboli della Croce Rossa per coprire obiettivi militari
massacri contro le popolazioni simpatizzanti per l'Italia (galla, tigrini e somali)
massacro del cantiere di Mai Lahia, dove tutto il personale civile della ditta Gondrand fu sterminato
Gli italiani reagirono con:

impiego di armi chimiche: gas asfissianti, iprite (vescicante d'estrema potenza, possedendo la spiccata
tendenza a legarsi a molte e diverse molecole organiche costituenti l'organismo. L'iprite liposolubile e penetra in profondit
nello spessore della cute cosicch si aprono devastanti piaghe. estremamente penetrante ed agisce sulla pelle anche
infiltrandosi attraverso gli abiti, il cuoio, la gomma e diversi tessuti anche impermeabili all'acqua.) e fosgene (veleno
particolarmente insidioso poich non provoca effetti immediati. I sintomi si manifestano tra le 24 e le 72 ore dopo l'esposizione.
Combinandosi con l'acqua contenuta nei tessuti del tratto respiratorio, il fosgene si decompone in anidride carbonica e acido
cloridrico; quest'ultimo dissolve le membrane delle cellule esposte causando il riempimento delle vie respiratorie di liquido. La
morte sopraggiunge per combinazione di emorragie interne, shock e insufficienza respiratoria. A differenza di altri gas, il
fosgene non viene assorbito attraverso la pelle, il suo effetto si produce solo per inalazione.)
bombardamenti di rappresaglia contro villaggi e bestiame
bombardamento dell'ospedale CR di Malca Dida
rappresaglie e decimazioni sulle trib accusate di sostenere la guerriglia
Sia l'Italia che l'Etiopia risultano fra i firmatari nel 1925 del Protocollo sui Gas di Ginevra, ratificato dall'Italia
il 3 Aprile 1928 e dall'Etiopia il 7 Ottobre 1935 (quattro giorni dopo lo scoppio della guerra con l'Italia).
L'Etiopia era contraente del Trattato sulle condizioni dei feriti e dei malati di Ginevra del 27 luglio 1929 ma
non di quello sui Prigionieri di guerra in pari data, entrambi firmati e ratificati dall'Italia. L'Italia ratific
entrambi i trattati il 24 marzo 1931, l'Etiopia solo il primo, il 15 luglio 1935. Entrambi i paesi avevano
sottoscritto la dichiarazione dell'Aia del 29 luglio 1899 contro l'impiego di "pallottole esplodenti". L'Etiopia
lo aveva ratificato il 09 agosto 1935, l'Italia il 04 settembre 1900. Il 26 dicembre la brutale uccisione del
pilota Tito Minniti, che caduto in territorio nemico, era stato torturato, evirato e infine decapitato fu il
pretesto per la decisione di utilizzare l'iprite. Il via libera all'uso di tali ordigni (vietati dalla convenzione di
Ginevra del 1925) venne data da Mussolini come riportato di seguito:
Direttive di Mussolini a Graziani:- Sta bene per azione giorno 29. Autorizzato impiego gas come ultima
ratio per sopraffare resistenza nemico e in caso di contrattacco [27 ottobre 1935]. - Autorizzo vostra
eccellenza all'impiego, anche su vasta scala, di qualunque gas e dei lanciafiamme. [28 dicembre 1935].
- Approvo pienamente bombardamento rappresaglia e approvo fin da questo momento i successivi.
Bisogna soltanto cercare di evitare le istituzioni internazionali e la croce rossa. [2 gennaio 1936].
Lo storico Arrigo Petacco tuttavia riferisce che "L'iprite fu comunque utilizzata sia sul fronte sud che sul
fronte nord, ma non su larga scala".Del Boca invece sostiene che l'estensione dell'utilizzo di bombe
all'iprite, al fosgene e altri agenti vescicanti dal 23 dicembre in poi avvenne su vasta scala, sia sul fronte sud
(Graziani), sia sul fronte nord (Badoglio).
Mentre Petacco sostiene che questi bombardamenti erano attuati "non con tale frequenza da poter
sensibilmente mutare il corso della guerra", di diverso avviso Del Boca (di cui si trova conferma nella sua
opera, ormai uscita di pubblicazione, Gli italiani in Africa Orientale, la caduta dellImpero), secondo il
quale i bombardamenti furono continui e devastanti in ogni occasione in cui le truppe italiane, nazionali e
coloniali, non venivano messe in pericolo dalla vicinanza con gli obiettivi etiopi. In ogni caso il numero di
ordigni utilizzati durante il conflitto italo-etiope rimane agghiacciante ed i numeri vengono riportati dallo
stesso Del Boca in un passaggio tratto da Italiani, brava gente? in cui verr detto che tra linverno del
1935 e la primavera del 1936 vennero sganciate: sul fronte Nord 1020 bombe C.500T per un totale di
300 tonnellate di iprite [] sul fronte Sud [] 95 bombe C.500T, 186 bombe da 21 chilogrammi di iprite,
325 bombe caricate a fosgene da 41 chilogrammi per un totale di 44 tonnellate [] Il totale generale
raggiunge le 350 tonnellate di aggressivi chimici..
Gli italiani bombardavano anche il bestiame e i corsi d'acqua, al fine di far mancare agli etiopi ogni tipo di
sostentamento. I numeri che fornisce Del Boca furono ripresi nel 1996 dalla relazione che il generale
Corcione, allora ministro della Difesa, che rifer al Parlamento che dal dicembre 1935 al maggio 1936 gli
italiani sganciarono in Etiopia circa 85 tonnellate di iprite con bombe da aereo, nonch proiettili di
artiglieria caricati ad arsine e vescicanti. Di fronte alla resistenza degli etiopi Mussolini non esit ad
approntare anche un fornito arsenale di aggressivi batteriologici (bombe caricate con i bacilli del colera, del
tifo, della dissenteria bacillare) stoccato nel deposito di Sorodoc in Eritrea, accanto a 6170 quintali di
aggressivi chimici.

Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette ad una ristrutturazione delle colonie del Corno
d'Africa. Somalia, Eritrea ed Abissinia vennero riunite nel vicereame dell'Africa Orientale Italiana (AOI). Il
progetto coloniale termin con l'occupazione britannica dei territori soggetti al dominio italiano nel 1941.

Canzoni derivate dalla Campagna
Sono derivate molte canzoni dalla Guerra etiope: tra questa la pi famosa certamente Faccetta nera,
cantata anche in dialetto romanesco, tedesco, inglese e francese. Si ricordano anche Povero Selassi, O
morettina, Noi tireremo dritto, In Africa si va, Adua, Stornelli neri e L'ha detto Mussolini.
Di seguito riportato il testo di quella che probabilmente la pi famosa delle sopra citate canzoni Stornelli
Neri Labissino vincerai:
Se prenderemo il negus Dai dai dai lAbissino vincerai
gliene farem di belle (x 2) Io parto per loriente
se lui far il testardo E vado in Abissinia (x2)
noi gli farem la pelle E a tutti i nemici
Dai dai dai lAbissino vincerai Far la permanente
Se lAbissino nero Dai dai dai lAbissino vincerai
Gli cambierem colore (x 2) Se il negus non risponde
A colpi di legnate E allarmi fa lappello (x2)
Ohi gli verr il pallore Noi gli farem gustare
Dai dai dai lAbissino vincerai Lantico manganello
Il general De Bono Dai dai dai lAbissino vincerai
Ci ha detto in confidenza (x2) C una nazione grande
Se prenderemo il negus che ha molti quattrini (x2)
Ci mander in licenza noi in compenso a Roma
Dai dai dai lAbissino vincerai abbiamo Mussolini
Or ti facciamo in coro Dai dai dai lAbissino vincerai
Una gran preghiera (x2)
Su manda in Abissinia
pur anche Carnera
Dallanalisi del testo di questa canzonetta fascista si possono individuare tutte le caratteristiche principali
della guerra dEtiopia ed i sentimenti delle truppe italiane nei confronti degli abissini: il fatto di volerli
sottoporre a torture o comunque a punizioni corporali, il fatto di voler prendere il pi importante degli
abissini ovvero il Negus (imperatore), fare appello alle armi per un offensiva contro labissino ed infine
limmancabile riferimento a Mussolini visto come guida e come esempio da seguire.

Fine dell'Impero
L'Impero coloniale italiano tramont definitivamente nel corso del 1943, dopo l'espulsione del regio
esercito ad opera delle forze britanniche e del Commonwealth, prima dall'Africa orientale (Campagna
Alleata in Africa Orientale), nel novembre del 1941, e successivamente dal Nord Africa (Campagna del Nord
Africa), nella primavera del 1943. Un episodio significativo che mi sento in dovere di riportare e che
rappresenta in modo considerevole i rapporti che si erano instaurati tra italiani ed abissini lesperienza
della resistenza in Africa orientale dellufficiale di cavalleria Amedeo Guillet. A capo del Gruppo Bande
Amhara a cavallo, un reparto indigeno formato da eritrei, etiopi e yemeniti a lui fedelissimi, Guillet lasci il
segno nella controffensiva italiana nei confronti degli inglesi. Nella battaglia di Cher (come si pu leggere
in La guerra privata del Tenente Guillet di Vittorio Dan Segre) lanci una travolgente carica che per poco
non gli permise di catturare il quartier generale dellavanguardia nemica. Questa fu un azione memorabile,
che ritard di un giorno lavanzata inglese permettendo alle forze italiane di riorganizzarsi. Lesercito
italiano, anche se tagliato fuori dalla madrepatria, mal equipaggiato e senza rinforzi, combatt con coraggio
contro gli invasori sino allo scontro decisivo di Cheren dove venne sconfitto. Guillet, meglio conoscito dai
suoi come comandante diavolo, non si arrese e, in sella al suo cavallo Sandor ed insieme alla sua
compagna Kadija, figlia di un capo villaggio etiope, intraprese una vera e propria guerra privata contro gli
inglesi. Dopo mesi di guerriglia Guillet dovette nascondersi, con laiuto di alcuni etiopi, a Massaua dove
trasformatosi nello yemenita Ahmed Abdullah al Redai sopravisse facendo lacquaiolo fino a quando non
riusc a fuggire nello Yemen neutrale, sino a raggiungere, solo nel 1943, lItalia. In un commento di John
Keegan nella prefazione di un secondo libro in cui viene narrata interamente lavventura africana di Guillet
(Amedeo: vita, avventura e amori di Sebastian OKelly) si potr leggere: Il 19 gennaio, la 4 e la 5
divisione indiane attraversarono il confine a nord del Nilo Azzurro; [] incontrarono scarsa resistenza,
anche se a un certo punto vennero caricate da un ufficiale italiano su un cavallo bianco, alla testa di una
banda di cavalieri amhara lanciata alla disperata contro le loro mitragliatrici.. Tutto ci per far notare
come, dopo infiniti episodi di soprusi, razzismo, discriminazione e stragi restano, guidati dal buon senso,
personaggi dellesercito italiano che hanno saputo collaborare con le popolazioni africane ed instaurare con
loro rapporti strettissimi che gli permisero di combattere insieme una stessa guerra potendo contare luno
sullaltro in un conflitto che caus la perdita di un ingente numero di vite per tutte le nazioni.
Le truppe italiane in Albania, nel Dodecaneso e nella altre isole greche, non senza episodi cruenti come la
Strage di Cefalonia, vennero ritirate a partire dal settembre 1943 dopo la caduta di Mussolini e la successiva
resa dell'Italia. Formalmente l'Italia venne privata di tutti i propri possedimenti coloniali con il trattato di
Parigi del 1947. Nel 1950 le Nazioni Unite riconobbero all'Italia l'amministrazione fiduciaria della Somalia
Italiana fino al 1960.

Bibliografia
Italiani, brava gente? Angelo Del Boca Neri Pozza Editore 2005
Etiopia: guida pratica per lufficiale destinato in Africa orientale Comando Superiore A. O. Asmara Stab.
Tip. Coloniale Ditta M. Fioretti 1935
Amedeo Vita, avventure e amori Sebastian OKelly Rizzoli 2002
La guerra privata del tenente Guillet Vittorio Dan Segre Casa Editrice Corbaccio 1993
Gli italiani in Africa orientale La caduta dellimpero Angelo Del Boca Editori Laterza 1982
Ufficiale da sbaraglio Luigi Cavarzerani di Nevea Campanotto Narrativa 1994




Nord-Est italia e razzismo
La convinzione dell'esistenza di razze diverse e il fenomeno del razzismo hanno caratterizzato l'intera storia
dell'uomo, in quanto la discriminazione verso gruppi umani pi deboli e svantaggiati si sempre perpetuata
nel corso della storia, sviluppandosi in diversi contesti storici. Esempi di discriminazione fondati sull'idea
dell'esistenza di diverse razze umane poste tra loro in rapporti gerarchici li possiamo trovare per esempio in
Africa, con lo sfruttamento delle colonie attuato dall'Italia, il disprezzo per le popolazioni native e in
generale con la questione dei neri e l'Apartheid, in America, con l'analogo caso dei neri d'America,
caratterizzato da gravi episodi di intolleranza razziale, in Germania, con l'antisemitismo nazista contro gli
Ebrei e infine in Italia, con quello attuato dal Fascismo, fino giungere ai casi pi vicini alle nostre terre. In
particolare andr a riportare episodi di storia locale, cercando di focalizzare l'attenzione su episodi di
razzismo nel nord-est dell'Italia.

Episodi di intolleranza razziale nel nord-est dellItalia
Nel corso della storia il popolo ebreo fu perseguitato e odiato. Infatti gi in epoca cristiana, esso venne
accusato di deicidio nei confronti di Ges e tale accusa venne in seguito riformulata in modo ufficiale e
solenne a met del V secolo dal Papa Leone Magno I. Una seconda accusa intervenne pi tardi, verso la fine
dell'800, e nacque in particolare in Germania, dove gli Ebrei erano accusati dai regnanti tedeschi di essere
usurai e di esercitare la lutocrazia, ovvero un governo basato sulla ricchezza speculativa, al fine di cospirare
contro la patria tedesca. Episodi significativi di antisemitismo si registrano tuttavia anche nel Nord-Est
dell'Italia, come rilevato dalla studiosa Imelde Rosa Pellegrini nel saggio "Streghe, stregoni stregati". Infatti
vengono riportati vari episodi di antisemitismo contro gli Ebrei gi ai tempi della Repubblica Veneta:
quest'ultimi infatti erano costretti a vivere in quartieri separati dal resto della popolazione, chiamati ghetti
ed esercitavano, ove la legge lo permetteva, il prestito a interesse, poich era loro proibito praticare diversi
mestieri, primo fra tutti ricoprire cariche pubbliche e cos, emarginati dalla comunit cristiana, si
dedicavano al prestito di denaro, che era interdetto ai cristiani perch l'usura sfruttava il tempo, che,
nell'immaginario medioevale, apparteneva a Dio e non agli uomini. Cos si confermava l'immagine del
popolo ebraico come popolo impuro, peccatore e avido di denaro. Per distinguersi ed essere riconoscibili
agli occhi dei cristiani, gli Ebrei dovevano portare sempre in testa un copricapo, non potevano acquistare
terreni e case, e molto spesso non veniva loro concesso un posto per sepellire i morti. Comunque l'accusa
pi grave che veniva loro mossa era quella dell'omicidio rituale: era ritenuta cosa vera che gli Ebrei
catturassero e uccidessero bambini, sacrificandoli come vittime per i loro riti ed proprio per questo
motivo che numerosi Ebrei, anche nel nord-est, vennero sottoposti a processi, condanne e, in alcuni casi,
vennero perfino bruciati vivi, come per esempio nell'episodio verificatosi a Portobuffol (TV) nel 1480, nel
quale degli Ebrei, dopo essere stati accusati di aver catturato e ucciso un piccolo mendicante cristiano di sei
anni, furono imprigionati e poi condotti a Venezia in piazza San Marco, dove vennero legati e arsi vivi.
L'atteggiamento della Chiesa di fronte alla popolazione ebraica fu a favore di una sua possibile conversione,
in quanto riteneva che la persona ebrea si potesse in linea di principio "salvare", purch si convertisse;
tuttavia per il fatto che dopo diversi secoli la conversione di questo popolo non era ancora stata attuata,
questa iniziale posizione divenne in seguito problematica, alimentando l'idea che il popolo ebraico fosse
riottoso ad accogliere il messaggio cristiano e che quindi fosse peccatore per eccellenza. Infatti la Chiesa col
passare del tempo si dimostr sempre pi ostile verso gli Ebrei: poteva succedere che nella comunit
ebraica qualcuno che volesse convertirsi al Cristianesimo venisse isolato per paura di interferenze e
capitava anche che minori venivano sottratti ai loro genitori per essere convertiti, per poi costringere anche
i loro parenti a rinnegare la propria religione. Comunque in molte localit della nostra zona furono emanati
proclami e statuti che stabilivano rigorose norme per facilitare l'integrazione degli Ebrei: in particolare
furono emanati pronunciamenti come l'Editto Sopra gli Ebrei da parte del Papa Pio VI nel 1775, l'ordinanza
inviata dall'Austria al vescovo di Concordia a Portogruaro per impedire ai cristiani di sottrarre i minori "inviti
parentibus", cio contro la volont dei genitori. Nel 1797, quando la Rivoluzione Francese sanc la parit di
diritti per ogni uomo, anche il ghetto di Venezia fu abbattuto e molti Ebrei assunsero rilevanza sociale,
partecipando attivamente anche alla politica. Tuttavia i pregiudizi contro di essi rimasero: oltre alla Chiesa,
anche la stampa conservatrice li vide come ostili e li fece apparire come cospiratori e sostenitori di idee
rivoluzionarie, atte a turbare l'ordine e la naturale gerarchia sociale. Subito dopo la Prima Guerra Mondiale,
con l'affermarsi in Europa delle dittature pi spietate come il Nazismo, nacquero il mito dell'uomo forte, il
culto della razza superiore, ovvero quella ariana, l'odio contro gli Ebrei, gli zingari, gli omosessuali, i
portatori di handicap, gli oppositori politici e i seguaci di Geova: il risultato furono milioni di deportati nei
campi di concentramento e milioni di sterminati. Hitler, quando sal al potere, si impegn fortemente a
preservare la razza ariana, e per fare questo era necessario ripulire lo stato da tutti coloro che non fossero
ariani, soprattutto Ebrei e zingari, convinto che lo scopo principale di uno stato dovesse essere quello di
mantenere la razza sana e pura, che in questo caso era quella ariana, la pi valorosa. Da precisare che la
nascita del razzismo antecedente alla presa di potere di Hitler: infatti nel corso dell'800 lo scrittore e
filosofo francese Joseph Arthur de Gobineau pubblic il "Saggio sulla diseuguaglianza delle razze umane"
proponendo il problema della diversit delle razze. Egli sosteneva che i popoli, dopo essersi espansi e dopo
aver raggiunto il pieno della loro potenza, si avviavano inesorabilmente verso un progressivo declino nel
momento in cui venivano "contaminati" da altre razze: quindi Gobineau fu il primo che mise in luce il
terrore per la contaminazione dei popoli, rintracciando in essa un'idea di decadenza. Al vertice della societ
vi era la razza bianca (ariana) che dominava su quella gialla e su quella nera, considerata l'anello mancante
del percorso evolutivo umano, ovvero il passaggio tra gli animali e l'uomo. Successivamente per l'idea di
razza divenne pi che altro una sorta di mito pi che l'esito di lavori scientifici e venne usata per giustificare
quell'odio nei confronti del "diverso", come nel caso appunto dell'antisemitismo del popolo tedesco verso
gli Ebrei. Nel 1933 inizi la lotta contro quest'ultimo popolo culminata con l'emanazione in Germania delle
leggi di Norimberga, a causa delle quali molti Ebrei furono costretti a fuggire, mentre quelli che rimanevano
subivano umiliazioni di ogni tipo, come per esempio l'esclusione da qualsiasi attivit pubblica, l'obbligo di
riconoscimento e anche l'impossibilit di accedere a qualsiasi luogo pubblico. In Italia la dittatura fascista
adott il mito della Germania, riuscendo anche ad avvelenare la stampa e diversi intellettuali che prima
erano ritenuti campioni di democrazia. Nel 1938 con la pubblicazione delle "leggi razziali" molti Ebrei
italiani vennero perseguitati, compresi molti esponenti della cultura e della politica, colpevoli solo di
essere Ebrei: essi persero cos il loro ruolo sociale, il loro lavoro e i loro diritti e subirono anche l'umiliazione
del carcere. In numerose scuole del nord-est per esempio gli studenti venivano indirizzati verso l'ideologia
della difesa della razza pura: infatti anche il nord-est diede un pesante contributo di vittime del razzismo.
Tra le razze inferiori vennero considerati anche gli zingari e i portatori di handicap che, nei campi di
concentramento, furono sottoposti a torture ed esperimenti medici, e, in particolare per gli zingari ritenuti
particolarmente pericolosi e corrotti, si ritenne opportuna come soluzione definitiva la loro totale
eliminazione. A Trieste, all'inizio del '900, la comunit ebraica, grazie alla prosperit raggiunta, avvert
l'esigenza di concentrare tutta l'attivit culturale in un unico luogo, la sinagoga. Cos, dalla seconda met
degli anni '30 alla prima meta degli anni '40, essa divenne un punto di riferimento della persecuzione
antisemita verso gli Ebrei, specialmente dopo l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania. Infatti
nel giugno del 1940 la persecuzione razziale attuata da Mussolini divenne pi feroce e la sinagoga in
particolar modo fu oggetto di sfregi e atti vandalici e oltre a essa vennero presi di mira anche l'alloggio degli
emigranti ebrei e la scuola ebraica; tale situazione venne accentuata dalla presenza a Trieste di Roberto
Farinacci, un giornalista che pubblic numerosi articoli aggressivi contro gli Ebrei. Il 18 luglio 1942 la
sinagoga venne incendiata da un gruppo di squadristi nei suoi arredi interni dove bruciarono numerosi libri
di preghiera, ma si salv l'Arca Sacra con i rotoli della legge; inoltre numerosi Ebrei furono oggetto di
violenze e per questo motivo molti di essi si rivolsero al questore che per non riusc a identificare i
colpevoli. A documentare gli atti vandalici della sinagoga rimangono alcune fotografie scattate all'interno
del tempio, che danno l'esatta cognizione dell'entit della rovina. La sinagoga dopo il 1944 divenne
magazzino dei beni razziali confiscati agli Ebrei e solo nel giugno del 1945 venne riaperta al culto.
Nell'inverno del 1943-44 ci furono altri sequestri illegali di edifici della comunit ebraica e a Trieste furono
prelevate circa 700 persone ebree, di cui quasi 500 trovarono la morte nei campi di concentramento. Dopo
l'armistizio del settembre del 1943 e dopo l'occupazione nazista di Trieste, fu creata da Hitler una zona
strategica sul litorale adriatico, che comprendeva le province di Udine, Gorizia, Pole, Fiume e Lubiana. Per la
presenza di una forte resistenza slovena e croata, per mantenere l'ordine e la sicurezza, questa zona venne
presieduta dalle SS naziste, le quali misero in atto un sistema di repressione con la creazione di un nuovo
campo di concentramento: fu ricavato da una ex fabbrica per la lavorazione del riso e dei cereali, la Risiera
di San Sabba, e fu funzionante dall'ottobre del '43 fino al 1945. Fu un campo di concentramento misto: di
transito, per gli Ebrei catturati nelle zone vicine e destinati alla deportazione e anche allo stesso tempo un
campo di detenzione, di tortura e di eliminazione di partigiani e ostaggi civili. L'unico in Italia a possedere
dei forni crematori, fu destino di decine di migliaia di deportati e prigionieri catturati in Slovenia e in
Croazia, tra cui Ebrei, italiani e oppositori politici. In particolare per gli Ebrei triestini fu per la maggior parte
una sistemazione temporanea in attesa della deportazione in campi pi grandi come per esempio
Auschwitz, anche se comunque si stimano oltre cinquemila vittime; infatti attraverso questo lager
transitarono oltre 1450 ebrei di cui 700 triestini di cui solo 20 facero ritorno. Dopo la liberazione il campo fu
adibito a centro di raccolta profughi per gli italiani in esodo dall'Istria e dalla Jugoslavia, dopo il trattato di
pace nel 1947. Negli anni successivi il complesso della Risiera fu lasciato in stato di abbandono e solo negli
anni '60 venne proclamato monumento nazionale e luogo della memoria per l'intero paese, dove possiamo
trovare numerosi reperti e testimonianze di come fosse stato a tutti gli effetti un luogo di sterminio. Nel
nor-est dell'Italia significativo anche il ghetto di Venezia poich rappresenta un caso emblematico della
nostra storia in quanto, dopo la soluzione finale del '42, i nazisti applicarono feroci persecuzioni contro gli
Ebrei anche in Italia al fine di sterminare in maniera radicale questo popolo: infatti nelle notti del 5
dicembre del '43 e del 7 agosto del '44 circa 200 persone vennero deportate in massa nei campi di
concentramento. In questo modo il ghetto in queste due notti venne letteralmente svuotato e si trasform
da semplice luogo di segregazione in una vera e propria trappola per illudere gli Ebrei e condurli al
massacro senza opposizione.
Un altro saggio significativo per quanto riguarda la questione dell'antisemitismo a livello locale pu essere
"In fuga da Hitler" di Daniele Ceschin, dove vengono raccontate le storie degli Ebrei stranieri provenienti
soprattutto dalla Iugoslavia, occupata dalle truppe nazifasciste, e internati in provincia di Treviso durante la
Seconda Guerra Mondiale. Il libro nato grazie allo stimolo del sociologo e saggista Renato Mannheimer, la
cui famiglia pass per Castelfranco Veneto e fu salvata da un ignoto "giusto" di nome Renato. La ricerca
negli archivi comunali della cittadina veneta, col contributo di Ivo Dalla Costa, storico e politico
organizzatore culturale trevigiano, hanno riportato alla luce un fascicolo con notizie e nomi di ebrei passati,
durante la Seconda Guerra Mondiale, in molte localit della provincia veneta. Si tratta di persone, circa 380,
abbastanza benestanti e con un titolo di studio che vennero fatte alloggiare in case private e alberghi di una
ventina di comuni. Il loro internamento definito "libero" perch potevano mantenere i legami con i loro
familiari, per rimanendo entro i cosiddetti "perimetri della razza" predisposti dal regime fascista e dai
quali non potevano uscire: quasi dei campi di concentramento sottoposti ai vincoli delle autorit. C'era
comunque la possibilit di lavorare, senza per interferire con la manodopera locale. Nonostante il
Fascismo abbia considerato gli Ebrei come nemici interni, pericolosi per la sicurezza nazionale e presi di
mira anche dalla stampa, quelli che passarono per la provincia di Treviso riuscirono a intrecciare le loro vite
con quelle della popolazione locale. Nella citt di Castelfranco Veneto arrivarono centinaia di sfollati
provenienti da ogni parte dell'Italia e anche dell'Africa, causando la preoccupazione delle autorit comunali
per il problema della sistemazione di numerosissimi profughi. Da qui pass anche la famiglia di Renato
Mannheimer, citato all'inizio: era costituita da quattro persone, due coniugi, il figlio e la madre della sposa
e tutti si integrarono molto bene con la gente del posto. Gli Ebrei del Veneto rimasero nei "perimetri" fino
all'armistizio, poi venne resa necessaria un'altra e definitiva fuga verso la Svizzera o verso l'Italia gi liberata
per sottrarsi alla deportazione nei campi di sterminio. In questo periodo molti veneti, comprese le autorit
di polizia e i carabinieri, aiutarono gli Ebrei in pericolo a fuggire; la stessa questura di Treviso attese l'ordine
di arrestare tutti gli Ebrei del territorio nazionale fino a che essi potessero mettersi in salvo. Quindi gli Ebrei
nel nord-est dell'Italia non ebbero tutti le stesse sorti: infatti il caso di Treviso rappresent una "speranza"
di sopravvivenza per gli ebrei italiani poich alcuni di essi ebbero la possibilit di salvarsi scappando in
tempo prima dei rastrellamenti, al contrario invece della situazione degli Ebrei triestini nella Risiera di San
Sabba e degli Ebrei deportati nei campi di concentramento dal ghetto di Venezia.

Dalla schiavit a Obama: I diritti dei cittadini neri in America
Gli Stati Uniti dAmerica furono teatro di episodi di razzismo a partire dalla fine del Sedicesimo secolo fino
agli anni Sessanta del Novecento (anche se ancora oggi il problema non totalmente risolto), ai danni in
particolar modo della popolazione nera. Proprio nel Secondo Dopoguerra, tra gli anni Cinquanta e gli anni
Sessanta, si registrarono gli episodi pi gravi di intolleranza razziale, come la divisione di mezzi di trasporto,
spazi pubblici, bagni e ristoranti e addirittura delle sacche di sangue destinate alla trasfusione, operata dalla
Croce Rossa statunitense, in base alla razza del donatore. Importante riflettere sulle radici di origine del
fenomeno, sviluppatosi in un Paese che ha fatto degli ideali illuministi di libert e uguaglianza sociale uno
dei punti cardine della propria politica e del proprio orgoglio nazionale.

Il razzismo negli Stati Uniti

Le origini
La deportazione degli africani in America fu attuata nel periodo coloniale, per ragioni prettamente
economiche; tale scelta infatti fu dettata dalla carenza di manodopera capace di sfruttare lampia quantit
di materie prime disponibile nel nuovo continente. In seguito tuttavia laumento del numero degli schiavi e
limportanza che essi ricoprivano per leconomia dei colonizzatori portarono questi ultimi a cercare degli
alibi, soprattutto di carattere religioso, per giustificare la sottomissione della popolazione nera. Nel corso
del Settecento si era diffusa lidea che ci fosse una gerarchia tra le razze umane, nella quale i bianchi
occupavano il vertice ed i neri gli strati pi bassi; si accentuarono in tal modo i sentimenti razzisti verso la
popolazione di colore. Come sostiene Friedrikson in Breve storia del razzismo, nellOttocento il pregiudico
razziale rimase ampiamente diffuso, alimentato anche dalle teorie sulla supremazia della razza ariana e sul
pericolo della contaminazione delle razze diffuse dal francese Gobineau. Nel corso del secolo nacquero
anche diversi gruppi razzisti, il pi famoso dei quali il Ku Klux Klan, un movimento che attu vere e proprie
persecuzioni violente verso i neri, al quale si associarono molti cittadini convinti che i neri rappresentassero
una grave minaccia. Il Ku Klux Klan torn in primo piano nel corso degli anni Venti del Novecento, quando la
politica isolazionista del paese fece crescere nei cittadini la paura per tutto ci che straniero.
Contemporaneamente al Nazismo in Germania, anche negli USA si diffuse lidea che linferiorit dei neri
fosse dimostrata da un punto di vista estetico, per le differenze corporee tra bianchi e uomini di colore; in
entrambi i Paesi si registrarono dunque gravi episodi di razzismo che presentano molte analogie. In
Germania infatti, durante il regime nazista, venne attuata una violenta e feroce persecuzione nei confronti
degli ebrei. Hitler, per giustificare tali persecuzioni, trov diverse motivazioni: linferiorit della razza, la
religione, la falsa propaganda che descriveva gli ebrei come cospiratori ai danni degli onesti lavoratori
tedeschi, analogamente a quanto fatto nel corso dei secoli dagli schiavisti per giustificare la sottomissione
della popolazione di colore. Gli ebrei, privati di qualsiasi diritto, vennero rinchiusi nei ghetti (proprio come i
neri che vivevano nelle zone pi degradate e malfamate delle citt). Nel corso del regime nazista per non
si registrarono grandi episodi di ribellione da parte degli ebrei, che lasciarono cos via libera ai nazisti di
compiere un vero e proprio genocidio. I cittadini neri invece, seppur vittime di soprusi e persecuzioni,
insorsero numerose volte, in particolar modo con le proteste degli anni Sessanta, riuscendo infine a far
valere i propri diritti. Probabilmente la follia nazista colse di sorpresa il popolo ebraico, che si rese conto del
degenerare della situazione quando ormai era troppo tardi, a differenza di quanto avvenuto per gli afro-
americani. Nel corso della storia dunque i bianchi cercarono molti tipi di alibi diversi (religioso, scientifico,
nazionalista) per dimostrare linferiorit dei neri e giustificarne la sottomissione, condizionando ancora oggi
il pensiero di molte persone.

Dallera coloniale al novecento


Nel periodo coloniale ebbe inizio la cosiddetta Tratta degli schiavi che dallAfrica venivano portati in
America come manodopera. La deportazione degli schiavi fu originata da ragioni prettamente economiche,
infatti nel Nuovo Mondo i colonizzatori europei avevano riscontrato gravi difficolt nel trovare
manodopera disponibile. I primi neri sbarcati in America non furono vittima di alcuna evidente
discriminazione, infatti nel 1700 lessere neri non comportava necessariamente la condizione di schiavit:
cerano infatti uomini di colore liberi e schiavi bianchi, in quanto la schiavit era considerata una condizione
giuridica e non legata alla razza; la situazione mut radicalmente con laumentare del numero degli schiavi
e si giunse a costruire un sistema di regole giuridiche per legittimare e tenere sotto controllo la
manodopera costituita dai neri. La maggior parte degli schiavi africani era sistemata nel Sud del paese, dove
le grandi piantagioni di cotone richiedevano limpiego massiccio della forza lavoro.La crescita del prezzo
degli schiavi port a ridurre in schiavit anche la popolazione di colore libera. La condizione ed il diffondersi
della schiavit port ad una vera e propria spaccatura tra Nord e Sud allinterno del Paese: le citt
industrializzate del nord infatti non necessitavano pi della manodopera dei neri; cos allo scoppio della
guerra dIndipendenza tra i coloni e la Gran Bretagna, al nord il sogno della libert accomunava sia bianchi
che neri, desiderosi di ottenere lindipendenza dallInghilterra; diversa era invece la situazione al sud, dove
il sogno della libert riguardava solo i bianchi e la popolazione di colore rimaneva in schiavit, in quanto
risultava determinante per leconomia di questi Paesi. Si venne cos a creare una netta divisione tra Nord e
Sud del Paese che rischiava di minare seriamente lequilibrio raggiunto dopo lindipendenza. Come
affermato da Enrico Beltramini in LAmerica post-razziale, una volta liberi gli Stati Uniti dovettero
confrontarsi con le proprie contraddizioni interne: il Paese incarnava infatti gli ideali illuministi di libert e
uguaglianza, che per non erano rispettati allinterno del nuovo Stato. Per timore di una possibile frattura
tra Nord e Sud, non fu trovata una soluzione, ma il problema della schiavit rimase in primo piano per tutto
il secolo successivo, fino alla svolta adottata dal presidente Abraham Lincoln, che abol la schiavit nel
1863; tuttavia gli stati del sud, che dipendevano dalle piantagioni, quindi dalla manodopera degli schiavi, si
opposero ancora una volta fermamente a questo provvedimento; questo fu uno dei motivi principali della
guerra di secessione (1861-1865).Causa lapprovazione di una serie di emendamenti che migliorarono la
condizione della popolazione nera, gli stati del sud reagirono in modo violento (Ku Klux Klan1) e in poco
tempo reintrodussero la schiavit, attuando una vera e propria separazione tra bianchi e neri2 (riguardanti
scuola, trasporti, servizi pubblici), mantenendo questi ultimi totalmente subordinati e privandoli delle
stesse opportunit date ai bianchi e introducendo inoltre molte leggi discriminatorie note come Black
Codes e leggi di Jim Crow3. In questo clima alla fine dellOttocento iniziarono i flussi migratori della
popolazione nera dalle zone agricole del sud del Paese alle citt industrializzate del nord.

Dagli anni venti ai nostri giorni


La politica isolazionista e conservatrice attuata dal presidente Harding negli anni Venti contribu a far
riemergere il problema razziale negli USA. Il timore della possibile diffusione del comunismo anche negli
Stati Uniti contribu a rafforzare il nazionalismo dei cittadini americani; si registrarono cos violenti episodi
di xenofobia e razzismo e torn di moda la setta segreta dei Ku Klux Klan, che colpirono in particolar modo
la popolazione di colore. Si diffusero, in questo periodo, pregiudizi negativi che contribuivano a far crescere

1
Ku Klux Klan: nome usato da diversi movimenti razzisti degli Stati Uniti, che credono nella superiorit della razza
bianca su tutte le altre. Il movimento fu fondato il 24 dicembre 1865, al termine della guerra di secessione, dai reduci
dellesercito della Confederazione. Si possono individuare tre fasi storiche di sviluppo e diffusione del Ku Klux Klan:

- la prima (1865-1874) fu sostenuta dai reduci dellesercito della Confederazione;

- la seconda (1915-1950), rappresenta il periodo di maggiore diffusione e ferocia del movimento;

- la terza (dal secondo Dopoguerra ad oggi), nella quale il movimento ha progressivamente perso il

consenso di cui godeva, fino ad arrivare alla situazione odierna caratterizzata dalla dispersione dei gruppi affiliati.

Tuttavia le tre fasi del movimento furono caratterizzate da episodi di palese intolleranza verso la popolazione di
colore. Dal 1915 gli affiliati al Ku Klux Klan si riunirono in vere e proprie sette, indossando tuniche bianche con il
cappuccio, considerando il loro compito assegnato direttamente da Dio, e adottando come simbolo la Croce Ardente.

2
Separazione tra bianchi e neri: via tendenzialmente adottata nei paesi anglosassoni dove erano diffusi ideali
razzisti. Ne sono esempi emblematici gli Stati Uniti degli anni Cinquanta e Sessanta ed il Sud Africa durante lapartheid,
dove i bianchi e i neri erano divisi in tutti gli aspetti della vita quotidiana (zone di residenza, mezzi di trasporto, locali
pubblici, scuole). Questa netta separazione contribu ancor di pi ad alimentare odi e pregiudizi da entrambe le parti.

3
Leggi di Jim Crow: Alcuni esempi furono la separazione tra bianchi e neri per quanto riguarda le scuole pubbliche, i
luoghi pubblici, i mezzi di trasporto e la differenziazione dei bagni e dei ristoranti.
lodio ed il sospetto verso i neri che erano dipinti dai movimenti razzisti come pigri e viziosi, dediti al
consumo di alcol e di sostanze stupefacenti. Successivamente, il presidente Roosevelt , volendo conferire
agli Stati Uniti un volto democratico da contrapporre al carattere totalitario e violento del regime nazista,
eman lExcutive Order 8802; un provvedimento che vietava ogni tipo di discriminazione razziale
nellassunzione di personale nellindustria bellica e nellamministrazione federale. Questo atto costituiva il
primo significativo passo compiuto dal governo a favore dei neri. Ma solo negli anni Cinquanta si
scatenarono le pi accese proteste dei neri americani per ottenere una vera parit di diritti, alimentate
dalla pressione dellopinione pubblica integrazionista degli Stati Uniti e dellOccidente (sconvolto dalla
tragedia dellOlocausto), dai rapporti sempre pi frequenti con i Paesi afro-asiatici allONU, la maggior parte
dei quali, nel Dopoguerra, aveva dato vita al cosiddetto processo di decolonizzazione, ottenendo
lindipendenza. Esperienza analoga a quella statunitense si era venuta a creare in Sud Africa, dove il
governo era detenuto dalla minoranza bianca, che applicava una rigida politica di segregazione ed
esclusione razziale (apartheid) nei confronti dei neri, che pur rappresentando la maggioranza della
popolazione, erano esclusi dalla vita politica. Di conseguenza anche nel Paese africano si formarono dei
movimenti di protesta, che sostenevano le rivendicazioni dei diritti civili dei neri. Sono gli anni della Guerra
Fredda, in cui il Mondo diviso in due blocchi, quello americano e quello sovietico. Gli USA promossero la
democrazia liberale ed i cittadini neri, con lappoggio del presidente John Kennedy, furono incentivati nelle
loro manifestazioni di protesta. In seguito il fratello Robert Kennedy fu il primo a rendersi conto del
paradosso che la discriminazione razziale creava in un Paese liberale come gli Stati Uniti; per questo motivo
egli si impegn affinch la popolazione di colore fosse posta nelle condizioni di sviluppare autonomamente
la propria identit. Dunque, al termine del secondo conflitto mondiale, si registr una svolta nella lotta per i
diritti civili dei neri dAmerica, che, presa coscienza della loro forza e incoraggiati ancor di pi dalla spinta
del governo e dallindipendenza raggiunta dagli Stati africani nei confronti dei Paesi colonizzatori, diedero
vita a frequenti e vivaci manifestazioni per ottenere finalmente pari diritti e dignit sociale dei bianchi.Due
furono gli esponenti principali che guidarono la protesta della popolazione afro-americana tra gli anni
Cinquanta e Sessanta: Martin Luther King e Malcolm X.

Martin Luther King: giovane pastore della Chiesa Battista, si mise a capo della protesta attuata nel 1956
nella citt di Montgomery (Alabama), dove la popolazione nera boicott per un anno i trasporti pubblici, ai
quali era stata applicata una rigida separazione tra bianchi e neri. Egli, molto attaccato alla propria fede
cristiana, rifiut sempre la violenza (proprio come Gandhi, protagonista dellindipendenza indiana) come
strumento di lotta: solo cos infatti i neri potranno riuscire ad integrarsi con i bianchi ed evitare linutile
diffusione di odio derivante dalle proteste violente. La protesta di Montgomery ebbe successo e la Corte
suprema dichiar incostituzionali le leggi di segregazione dello Stato dellAlabama; tuttavia il Sud del paese
si oppose fermamente ai provvedimenti presi dalla Corte e si verificarono gravi episodi di razzismo che
portarono ad una netta spaccatura tra il potere centrale e quello periferico (interprete dei sentimenti dei
bianchi). Gli episodi di intolleranza razziale colpirono profondamente il presidente Kennedy, che si schier
apertamente al fianco della popolazione nera per abolire qualsiasi netta separazione tra bianchi e neri; al
fine di promuovere tale iniziative le maggiori associazioni antirazziste organizzarono una grande marcia su
Washington il 28 agosto 1963, capeggiata dallo stesso Mrtin Luther King, che pronunci un discorso
destinato a passare alla storia e di cui riportato uno dei passaggi pi significativi:

Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno
giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualit del loro carattere. Ho un sogno, oggi!

Io ho un sogno, la celebre frase che ancora oggi torna alla mente quando ricordato il discorso di
Washington di Martin Luther King; il sogno di cui parla il pastore battista statunitense ovviamente
luguaglianza dei diritti politici e delle condizioni sociali tra bianchi e neri. Mantenendo la linea della non
violenza che contraddistinse la sua ribellione, Luther King denuncia nel suo discorso i soprusi e le ingiustizie
subite dalla popolazione nera, auspicando, in un futuro molto vicino, la cessazione e leliminazione di ogni
tipo di pregiudizio razziale, giungendo in tal modo alla convivenza pacifica tra bianchi e neri, in uno Stato
dove tutti sono uguali e hanno pari diritti. Egli ricevette il premio nobel per la pace nel 1964 ed il 4 aprile
del 1968 fu assassinato da un razzista bianco, ma resta nella storia come uno dei simboli della lotta per i
diritti civili dei neri.

Malcolm X: rappresentante della popolazione nera che negli anni Cinquanta emigr in cerca di una vita
migliore nelle citt del nord del paese; qui per la popolazione nera si concentrava nelle zone pi
degradate, dove era ampiamente diffusa la delinquenza. Cos dopo unadolescenza segnata da una serie di
crimini, Malcolm X conobbe in carcere la dottrina detta Nazione dellislam, fondata da Elija Muhammad.
Tale dottrina affermava che luomo bianco era una creatura diabolica, da cui era necessario separarsi.
Malcolm X divenne uno degli esponenti di spicco del movimento che invitava a mutare il cognome dei
propri seguaci con una X, in memoria dellignota trib africana di provenienza. Gli affiliati della Nazione
dellislam rifiutarono la religione cristiana, a favore di quella mussulmana, per testimoniare il netto distacco
che intendevano prendere dai bianchi; la dottrina professata da Malcolm X, imponeva inoltre rigide regole
che contribuirono a distruggere la propaganda negativa verso i neri. Si venne cos a formare un vero e
proprio movimento nazionalista e separatista nero, il cui slogan era Black Power, ossia Potere Nero, che
indicava lemblematica volont della popolazione di colore di scindersi dalla dipendenza nei confronti della
popolazione bianca, che era vista come un vero e proprio nemico. Il movimento ebbe grande successo tra
la seconda met degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta e arriv a contrapporsi agli ideali di pace e
integrazione razziale, diffusi da Martin Luther King. Come il pastore cattolico anche Maolcolm X fu
assassinato (21 febbraio 1965). Questi due personaggi restano nella storia come i simboli della lotta per i
diritti civili americani; anche se operarono con metodi e principi morali differenti, entrambi ricoprono un
ruolo fondamentale nella storia della lotta per i diritti dei neri dAmerica. A tal proposito nel 1964 con
l'approvazione del Civil Rights Act e nel 1965 con il Voting Rights Act, i cittadini neri ottennero finalmente
pari dignit civile ed il diritto di voto. Oggi, sebbene la condizione sociale dei neri in America sia
notevolmente migliorata rispetto ai secoli precedenti, sussistono ancora nel paese episodi di razzismo. A
testimonianza di ci, come sostiene Daniele Petrosino in Razzismi, la percentuale di matrimoni misti
bassissima, gli afro-americani hanno un tasso di disoccupazione molto pi alto di qualsiasi altro gruppo
etnico, in molti casi le donne di colore sono retribuite molto meno rispetto ai loro colleghi maschi di etnia
diversa. Tuttavia con lelezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti, il Paese ha dato un
importante segnale nella lotta al razzismo: Obama infatti il primo presidente di colore nella storia degli
USA. Ma come affermato da Obama in un discorso pubblico a New York, un gran numero di dati statistici
dimostrano la mancanza di pari opportunit tra bianchi e neri; secondo il Presidente gli statunitensi hanno
bisogno di un nuovo tipo di mentalit, nella quale non ci deve essere posto per i pregiudizi, solo in questo
modo sar possibile estirpare definitivamente la piaga razziale dagli Stati Uniti.

LApartheid

Il fenomeno dell Apartheid pu essere considerato un esempio di razzismo in quanto il popolo nero stato
isolato in zone riservate a esso, venne privato dei diritti civili e politici e sub misure che ne limitavano la
libert di movimento e ostacolavano la carriera lavorativa. La popolazione bianca al governo attu atti di
violenza e tortura per sedare le rivolte. L'orrore del razzismo inizia quando si sostiene che esistano diverse
razze umane ma gli effetti peggiori avvengono quando si stabilisce che una razza migliore ed una (o tutte
le altre) peggiore; anche perch quella che si ritiene superiore finisce poi spesso per convincersi di potere
sottomettere e maltrattare tutti i membri di quelle ritenute "inferiori".
Il concetto di razza piuttosto recente. Nell antichit l umanit non era divisa secondo criteri di sangue o
di pelle. I greci definivano barbari coloro che parlavano una lingua diversa dalla loro e li consideravano
inferiori ma solo da un punto di vista culturale, non strutturale. Tra il 1500 e il 1600, epoca di colonialismo e
schiavismo dei neri d Africa nelle colonie inglesi del nord America, e di segregazione e persecuzione degli
ebrei in Europa, non esisteva ancora il concetto di razzismo inteso come ideologia poich ogni sopruso
contro le minoranze e i diversi dipendono da fini politici, economici e religiosi e da ragioni di egoismo.

Negli anni sessanta dell'Ottocento l'eugenetica venne portata in auge da Francis Galton (cugino di Charles
Darwin) che teorizz il miglioramento progressivo della razza secondo criteri analoghi a quelli
dell'evoluzione biologica. Sosteneva necessario un intervento delle istituzioni per questo fine, mediante
l'incrocio selettivo degli adatti. Galton ide anche il termine eugenetica, traendolo dal greco classico.
Specialmente in Inghilterra ed in Germania, questa teoria ebbe grande successo, grazie anche alla forte
impostazione positivista della cultura e all'ideale imperante di progresso della civilt. Ad inizio Novecento,
anche grazie all'impegno di soggetti come la Fondazione Rockefeller e la Massoneria di Rito Scozzese,
l'Inghilterra divenne il centro della diffusione delle teorie eugenetiche. In gran parte dell'Europa occidentale
e del Nord america vennero applicati provvedimenti di vario tipo di carattere eugenetico a partire dagli
ultimi anni dell'Ottocento. I programmi eugenetici pi efferati sono stati applicati dalla Germania nazista.
Nel corso del XX secolo, le leggi eugenetiche furono votate pressoch ovunque a stragrande maggioranza.
Le forze politiche di ogni orientamento furono concordi sull'utilit delle pratiche di sterilizzazione, per il
miglioramento della razza, o per motivi demografici ed economici. In particolare in Svezia e Finlandia la
gestione del welfare state port a scegliere interventi di questo tipo per ridurre il carico degli assegni di
maternit. Negli Stati Uniti ad essere sterilizzati erano coloro che venivano dichiarati deboli di mente, pazzi,
idioti, imbecilli, criminali-nati, o addirittura epilettici, persone moralmente degenerate o sessualmente
pervertite.
Oltre alle sterilizzazioni vi erano le politiche che miravano a favorire la riproduzione tra soggetti "adeguati",
a cui si accompagnava il divieto di matrimonio tra "adatti" e "inadatti". Misure eugenetiche pi o meno
blande sono state prese pressoch ovunque. Negli Stati Uniti, la violazione delle regole sul matrimonio era
punita con pene fino a 10 anni di reclusione. Queste teorie vennero applicate anche alle relazioni tra
bianchi e neri in Sudafrica.
In Africa gli schiavi esistevano ancora prima dell arrivo dei bianchi, infatti i membri delle trib conquistate e
soggiogate dalle popolazioni pi forti erano ridotti in schiavit e venduti sui mercati africani come forza
lavoro. Gli arabi dal Nordafrica si diressero verso linterno e trattavano le popolazioni locali come merce
poich non erano tolleranti verso le genti di credo diverso.

Tra il 1652 data dallo sbarco dei primi coloni olandesi nella penisola del Capo, e il 1806, quando le colonie
passarono in mano britannica, la penisola venne amministrata dalla Compagnia delle Indie Orientali
(compagnia commerciale privata, senza interferenze del governo olandese). Nel 1852 l Ordinance stabiliva
criteri per essere titolari del diritto di voto relativamente accessibili ci nonostante la popolazione africana
rimase ai margini della vita politica della colonia e solo pochi si registrarono. Nel 1894 venne emanata la
Glen Gray Act, che escludeva le terre possedute secondo diritti di propriet collettivi (che rappresentavano
la fattispecie di gran lunga pi diffusa tra la popolazione nera) dal conteggio della rendita, rese ancora pi
difficoltosa la registrazione elettorale della popolazione non bianca.

La regione tra i fiumi Orange e Vaal, occupata dai Voortrekkers, rimase sotto il dominio britannico,
amministrata come un estensione del Capo, fino al 1854, quando l Orange Free State ottenne l
indipendenza con la Bloemfontein Convention. Questa Repubblica boera era retta da una Costituzione
rigida, che conteneva anche una sorta di Bill of rights, che insisteva sull uguaglianza dei cittadini,
ovviamente solo bianchi, di fronte alla legge, sulla libert di parola e di espressione. A fine 800 si giunse alle
guerre boere che contrapposero gli inglesi e i boeri (coloni sudafricani di origine olandese). La prima si
svolse dal 1880 al 1881 e la seconda dal 1899 al 1902.

I due conflitti portarono alla supremazia britannica in Sudafrica e posero fine alle repubbliche boere (la
Repubblica del Transvaal e lo Stato Libero dell Orange) inglobandole nella Colonia del Capo. Nel 1910 il sud
Africa divenne indipendente dall Impero britannico e scelse per affrontare la questione dei rapporti tra
bianchi e neri, una via segregazionista. Questa strada venne scelta sia per la tradizione inglese, evidente
anche in America, sia perch la ferita della Shoah era recente e una nuova strage era improponibile. Lo
sviluppo politico-costituzionale del paese port alla costruzione di un ordinamento fortemente basato sulla
discriminazione e sulla differenziazione di status giuridici, e quindi di diritti e doveri, di livelli di tutela e di
benefici, ben prima dell instaurazione del regime di apartheid propriamente detto. Il sistema di
oppressione razziale nato e si sviluppato attraverso una meticolosa regolamentazione per mezzo di leggi
che istituivano la discriminazione in ogni aspetto della vita pubblica e privata degli individui. Il Sudafrica
sceglie la via segregazionista Legge cardine dell intero sistema era il Black Land Act del 1913, con cui si
imped ai neri di acquistare terre al di fuori delle aree a loro riservate che rapprestavano circa il 7% del
territorio del paese, percentuale elevata al 14% nel 1936; l obiettivo era isolare questa popolazione per
controllarla. Un altro ordinamento cardine era il Native Labuor Regulation Act del 1911, che permetteva di
controllare la mobilit della manodopera obbligando tutti i lavoratori neri a possedere una sorta di
lasciapassare (il pass) per poter lasciare la zona di lavoro e circolare sul territorio nazionale; si cerca di
eliminare qualsiasi libert dazione. Sempre nello stesso anno fu emanato il Color Bar che sanciva il
definitivamente la discriminazione nel lavoro regolamentando un trattato seriale e di carriera differenziato
e inferiore per i non bianchi; si condannavano i neri ai lavori pi umili e faticosi riservando ai bianchi i posti
pi prestigiosi, e si toglieva quindi ogni possibilit di carriera ai neri. Il progressivo inurbamento della forza
lavoro cominci a far convergere verso le citt un crescente numero di neri.

Nel 1923 venne approvato il Natives Act che prevedeva l espulsione dei neri dalle zone urbane decretate
bianche e il loro trasferimento in lotti abitativi denominati location, completando cos l isolazionismo.
Malgrado il ristretto diritto al voto della popolazione della provincia del Capo fosse protetto nella
Costituzione da una entrenched clause, esso fu progressivamente indebolito fino a essere completamente
eliminato nel 1936; si toglie ogni diritto civile, qualsiasi possibilit d interventon nelle questioni dello stato.
Nel 1956 venne abrogato anche il diritto di voto dei coloured. Ci fu una forte opposizione della popolazione
non bianca sia sul piano politico sia attraverso il ricorso alla giustizia; a capo della opposizione politica vi
erano il South African Native Congress (che divenne l ANC African National Congress), l Indian Congress e il
Communist Party of South Africa.

La vittoria elettorale del 1948 del partito nazionalista afrikaner segn l inizio della politica di apartheid
propriamente detta. L apartheid non fu una forma di calvinismo redicale, n una sorta di bastione estremo
del colonialismo, e neppure una variante africana di fascismo o nazismo. Il suo testo cardine fu il Population
Registration Act del 1950 che divideva la popolazione in quattro gruppi razziali: bianchi, neri poi definiti
bantu, coloured e indiani poi ridefiniti asiatici; e stabiliva i criteri di appartenenza razziale di ciascun
individuo. Il governo utilizz pregiudizi e strumenti di vecchio stampo risalenti al Settecento europeo. La
razza fu definita attraverso criteri biologici e identitari; in assenza di prove manifeste dell appartenenza a
un gruppo, essa era determinata empiricamente misurando le narici, osservando le unghie o facendo
scorrere una matita nei capelli della persona da identificare. La nascita del termine razza viene collocato nel
700 dagli storici Leon Poliakov e George Mosse in quanto in questo secolo vengono formulati trattati tesi a
dimostrare che la superiorit della razza bianca europea su tutte le altre derivasse proprio da motivi
biologici; ci appare paradossale perch sono i decenni definiti l et della ragione e l era della
tolleranza . Voltaire scrisse ad esempio il celebre trattato della tolleranza, ma allo stesso tempo ricavava
ingenti somme di denaro dall import export degli schiavi neri dall Africa all America. Nell 800 Johann
Gottfried von Harder fa risalire il luogo d origine del genere umano ad una montagna primitiva dell Asia;
questa teoria viene ripresa da Gobineau, il quale aveva il terrore di una mescolanza tra le razze, origine a
suo dire della decadenza delle razzi superiori, con l opera Saggio sull ineguaglianza delle razze nella
quale sono teorizzati i criteri per determinare la superiorit di una razza sullaltra, basate sul presupposto
che il bello superiore mentre il brutto inferiore. Gli europei per essere definiti belli devono essere
bianchi, meglio se biondi e con gli occhi azzurri; coloro che avevano una carnagione nera o gialla e gli ebrei
sono brutti per definizione. Solo i bianchi che derivano dall India e da un capostipite chiamato Ario
possiedono i requisiti per essere considerata una civilt: una religione (cristiana) e una storia. Nel 1949 il
Prohibition of Mixed Marriages Act imped le unioni tra persone appartenenti a gruppi razziali differenti e
nel 1950 l Immorality Act rese penalmente perseguibili le relazioni sessuali tra individui di razze differenti
per timore di mescolanze e di decadenza derivante da questo. Questo provvedimento simile a quelli dell
Europa nazi-fascista contro gli ebrei, e la fobia tra le presunte razze sostenuta da Gobineau. A partire dal
1952 il pass divenne obbligatorio per tutti i neri adulti. Nel 1953 il Separate Amenities Act istitu accessi
separati ai servizi e defin zone riservate ai vari gruppi di collocazione nei luoghi pubblici, dagli uffici postali
ai mezzi di trasporto, dai cimiteri alle panchine, dalle banche alle spiagge. Nello stesso anno fu emanato il
Bantu Education Act che si fondava sul presupposto dell utilit di fornire un istruzione completa a una
popolazione che era strutturalmente inferiore e destinata a svolgere mansioni di bassa manovalanza. Si
riformava dunque l istruzione della popolazione nera prevedendo un sistema scolastico orientato all
insegnamento tradizionale, al lavoro manuale e alla trasmissione di quei saperi tecnici utili all impiego della
manodopera nera nel sistema economico dell apartheid. L imposizione dell afrikaans come lingua
veicolare nell insegnamento dei giovano neri nel 1976 fu la scintilla che fece scoppiare la famosa rivolta di
Soweto e il movimento di boicottaggio delle scuole da parte degli studenti. Le organizzazioni di
opposizione elaborarono dichiarazioni, tra cui le pi importanti furono: l African Claims in South Africa che
riformulava i principi della carta atlantica nella prospettiva della lotta contro l apartheid, adottato dall Anc
nel 1945; e la Freedom Charter, primo documento ufficiale in aperta opposizione al regime di apartheid,
organizzato in 10 titoli, preceduti da un sorta di preambolo che riprende la formula usata nella Costituzione
degli Stati Uniti che si apre con la proclamazione: Noi, popolo sudafricano . I principi cardine sono il
suffragio universale; principi di un welfare egualitario che si fondava sulla redistribuzione della terra, sulla
nazionalizzazione delle ricchezze del paese, sulla tutela dei diritti dei lavoratori e sulla promozione di uno
stato sociale che regolamentasse l orario di lavoro, proteggesse la sicurezza dei cittadini, promuovesse
servizi sanitari di base; e soprattutto l abolizione dell apartheid. Tali richieste furono osteggiate nel 1950
dal Suppression of Communism Act il quale legittimava la repressione di ogni forma di protesta e di
resistenza. Nel 1953 il Public Safety Act dava facolt al governo di decretare lo stato di emergenza su parte
o sull intero territorio del paese e quindi di governare a decreti. Il Terrorism Act del 1967 dava alla polizia
amplissimi poteri di detenzione e di detenzione nei confronti di chiunque fosse accusato di terrorismo
(reato di cui la legge non forniva una definizione). Ci si tradusse nella legittimazione della tortura e dalla
detenzione senza alcuna garanzia n rispetto dei diritti previsti dall habeas corpus degli oppositori; con
questo si cerc in tutti i modi di reprimere le rivolte esasperando il proprio potere con l uso della violenza.

Dal 1941 presente il partito repubblicano, nel 1960 il primo ministro nazionalista Hendrik Verwoerd,
indisse un referendum sulla forma di stato, con il 52,14% venne proclamata la Repubblica. Ovviamente neri,
coloured e indiani rimasero esclusi dal voto. L Unione Sudafricana si trasform in Repubblica Sudafricana;
fu riaffermata l uguaglianza tra le lingue afrikaans e inglese, lintera struttura dell ordinamento mirava alla
conservazione del potere politico nelle mani della minoranza bianca. L entrata in vigore della Costituzione
repubblicana fu contemporanea all uscita del paese dal Commonwealth, a seguito delle posizioni critiche
contro la politica di apartheid di diversi Stati dell organizzazione. A fianco della piccola apartheid che
comprendeva le panchine e i bus marcati white only , il governo di Pretoria andava elaborando un
complesso sistema di destrutturazione dello Stato, creando una serie di riserve, chiamate homelands o
bantustans, in cui confinare almeno formalmente la popolazione nera. Il Bantu Homeland Citizenship Act
del 1970 attribuiva a ciascun nero la cittadinanza dell homeland che, privata dei diritti politici, era una
cittadinanza poco pi che formale per ottenere la fine delle rivolte. Si consolidava la nozione di gruppo
etnico, istituzionalizzandolo attraverso la territorializzazione di un gruppo di individui, ritenuti essere uniti
da una comunanza di lingua, cultura e origini, all internodi frontiere artificiali non giustificate n
storicamente, n geograficamente e ancor meno economicamente. A partire dal 1976 quattro bantustans
furono dichiarati indipendenti i cittadini persero la cittadinanza sudafricana. Pi di nove milioni di
sudafricani persero la cittadinanza. Nel 1954 fu creata la Federation of South Africa Women, un
organizzazione ombrello che ricomprendeva le associazioni femminili dell Anc Women League, quelle dei
sindacati e delle molteplici organizzazioni comunitarie. Da una scissione dell Anc nel 1959 nacque il Pan
Africanist Congress (Pac). Il 1960, con il massacro di Sharpeville in cui la polizia uccise 69 persone e ne fer
180 durante una manifestazione contro il pass, segna una tappa cruciale. Per la prima volta le Nazioni Unite
condannarono pubblicamente il Sudafrica; il governo reag mettendo al bando Anc e Pac. Gli anni Settanta
si caratterizzarono per l emergere di un nuovo movimento chiamato Black Consciousness guidato da Steve
Biko e Barney Pityana; il movimento ebbe una grande influenza sui moti studenteschi che, partiti da Soweto
nel giugno 1976, si diffusero in tutto il Sudafrica contro l introduzione dell afrikaans come lingua veicolare
per l istruzione dei neri. Willem Botha sal al potere nel 1978 e si fece promotore dell adozione di una
nuova costituzione il Republic of South Africa Act, approvata dal Parlamento nel settembre 1983 e il 2
novembre dal 66% dell elettorato bianco. Questa carta aveva come obiettivo principale quello di dare
rappresentanza parlamentare almeno formale a indiani e coloured. Un solo articolo era dedicato alla
popolazione nera, l art. 93, che prevedeva che il controllo e l amministrazione delle questione dei neri
siano di competenza del presidente, che conserva tutti i poteri straordinari in tale materia che aveva prima
dell entrata in vigore della Costituzione. A partire dal 1981 l Electoral Act for Indians Amendment Act 16 e
l Elections Amendment Act 104 del 1982 avevano riattribuito il diritto di voto alla popolazione indiana e
coloured. Nel 1984 ci furono grandi manifestazioni del Witwaterstrand contro la nuova Costituzione. Sul
fronte della popolazione bianca, dall inizio degli anni Settanta una minoranza, con un consenso tra il 15 e il
20% espresse il proprio dissenso per il Progressive Party, il partito bianco in opposizione al National Party e
alla sua politica di apartheid. Nel 1973 l Assemblea generale adott la Convenzione internazionale per l
eliminazione e la condanna del crimine di apartheid. Nel 1986 il Congresso degli Stati Uniti, aggirando il
veto presidenziale,aveva adottato il Comprehensive Anti-Apartheid Act, che imponeva alla imprese
statunitensi un embargo assai rigorosi nei confronti del Sudafrica e vietava investimenti americani nel
paese. Altri paesi proibirono o scoraggiarono imprese commerciali o finanziare in o con il Sudafrica; venne
inoltre escluso dal Comitato internazionale olimpico e non pot pi prendere parte ai Giochi olimpici.
Diversi paesi dell Europa occidentale e orientale si opposero contro tali misure, diedero asilo politico alla
leadership dei movimenti di liberazione nazionale in esilio e sostennero politicamente ed economicamente
la lotta contro l apartheid. Dal 1985 sotto la pressione interna ed esterna si inizi a smantellare il sistema di
apartheid con labrogazione delle norme pi odiose; nel 1987 a Dakar avviene il primo incontro tra l ala
liberal afrikaner e la leadership dell Anc in esilio. Due anni dopo Botha e Mandela ancora incarcerato, si
incontrano. Botha per problemi di salute si ritira e viene eletto Frederik De Klerk, ci segn una tappa
importante verso la libert. Mandela fin da giovane si distinse nelle campagne di resistenza organizzate
dall ANC. Nell'agosto 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana, in seguito a informazioni fornite dalla CIA,
notizie che per lo stesso Mandela nella sua biografia ritiene non attendibili, e fu imprigionato per 5 anni
con l'accusa di viaggi illegali all'estero e incitamento allo sciopero. Divenuto libero cittadino e Presidente
dell'ANC (luglio 1991 - dicembre 1999) Mandela concorse contro De Klerk per la nuova carica di presidente
del Sudafrica e vinse, diventando il primo capo di stato di colore. De Klerk fu nominato vice presidente.
Come presidente, (maggio 1994 - giugno 1999), Mandela presiedette la transizione dal vecchio regime
basato sull'apartheid alla democrazia, guadagnandosi il rispetto mondiale per il suo sostegno alla
riconciliazione nazionale ed internazionale. Tale transizione fu portata avanti tramite l'istituzione, da parte
dello stesso Mandela, di un tribunale speciale, la cosiddetta Commissione per la Verit e la Riconciliazione
(Truth and Reconciliacion Commission, TRC). Alcuni esponenti radicali furono delusi dalle mancate
conquiste sociali durante il periodo del suo governo, nonch dall'incapacit del governo di dare risposte
efficaci al dilagare dell'HIV/AIDS nel Paese. Mandela stesso ammise, dopo il suo congedo, che forse aveva
commesso qualche errore nel calcolare il possibile pericolo derivante dal diffondersi dell'AIDS. Mandela
stato anche criticato per la sua stretta amicizia con Fidel Castro e Muammar Gheddafi, da lui chiamati
"compagni in armi". Anche la decisione di impegnare le truppe Sudafricane per opporsi al golpe del 1998 in
Lesotho rimane una scelta controversa.

Filosofia

Jean-Paul Sartre
La risposta allodio antisemita
Ho avuto una lite intollerabile con dei pellicciai, mi hanno derubata, mi hanno bruciato la pelliccia che
avevo loro affidato. Naturalmente erano ebrei oppure un ebreo stato promosso allesame di concorso
nellanno in cui io fui bocciato e non mi farai credere che quellindividuo, il cui padre veniva da Cracovia o
Leopoli, comprendeva meglio di me una poesia di Ronsard o unegloga di Virgilio.Queste due frasi,
pronunciate rispettivamente da una donna e un uomo francesi, sono le tipiche sentenze antisemite che si
potevano udire per le vie di Parigi allinizio del XX secolo alle quali Sartre, massimo esponente
dellesistenzialismo francese, cerca attraverso uno studio molto minuzioso di ribattere tracciando il ritratto
dellantisemita, del democratico e dellebreo.
Per risposta alle affermazioni precedentemente citate Sartre rileva alcune delle tipiche caratteristiche
dellantisemita, vale a dire la superbia, linvidia e lodio e come sentimento motrice delle sue azioni la
passione.
Lantisemita esige di predicare la sua crociata antiebraica poich ritiene la sua unopinione e come tale
autorizzata ad essere espressa in virt dei diritti di libert raggiunti dalluomo in seguito alla rivoluzione
francese. Ma lodio antisemita, osserva Sartre, lontano dal poter essere ritenuto unopinione di libera
espressione, pi correttamente una passione che prende di mira determinate persone, che tende a
sopprimere i loro diritti e a sterminarli, una passione che non ha nulla a che fare con la fisicit ma una
libera posizione che assume lanima, una posizione molto profonda e radicata, non derivante
dallesperienza ma base teorica con la quale lantisemita cerca di chiarire la realt. Se lebreo non esistesse
lo inventerebbe poich lantisemita ne ha bisogno, senza di lui piomberebbe nel vuoto, correrebbe il
rischio dessere egli stesso il responsabile dei suoi mali; il suo non un odio provocato ma anzi
continuamente ricercato delineando nellebreo colui che ha introdotto il male nel mondo. Lantisemita ha
dunque una visione manicheista della realt poich la interpreta come uno scontro di forze positive e
negative corrispondenti rispettivamente a se stesso e allebreo. Lantisemita una persona mediocre, ha
paura di emergere dalla folla, non simpegna a ristabilire il bene con il bene ma convinto che per
estinguere il male non basti che eliminare ci che dal suo punto di vista la fonte stessa del male, cio il
popolo ebraico, senza per accorgersi di fare altro male inteso tuttavia come bene grazie alla visione
distorta che possiede della realt; una volta estinto il male convinto che larmonia si ristabilir
autonomamente; Sarte coglie da questa riflessione tutta la mediocrit dellantisemita; luomo della folla
che non vuole addossarsi le responsabilit delle scelte morali fatte, un burattino accondiscendente, ha
bisogno di essere pilotato. un uomo che ha paura di scoprire che il mondo fatto male perch allora
bisognerebbe inventare, modificare lesistente e luomo si ritroverebbe padrone dei propri destini,
angosciosamente autonomo; questa responsabilit fa vacillare lantisemita che nel tentativo di risolvere la
realt individua banalmente nellebreo tutto il male delluniverso e nellebreo concentra tutta la sua forza
distruttiva, sincarica di un mestiere, quello di epurare la societ; un uomo che ama lordine sociale e
poich non c nulla deroico nello scagliarsi contro uomini disarmati e cos poco temibili come il popolo
ebreo prova addirittura una sfumatura di divertimento nelle sue azioni. Pu battere e torturare gli ebrei
senza alcun timore. Distruttore per funzione, sadico dal cuore puro, lantisemita nel profondo del cuore
un criminale e ci che vuole raggiungere veramente la morte dellebreo. La sua una coscienza perversa
e quando riesce a soddisfarla sente in s un senso di leggerezza e di soddisfazione. Per chiudere il ritratto
lantisemita un uomo che ha paura di se stesso, della sua coscienza, delle sue libert, delle sue
responsabilit, della solitudine, del cambiamento e del mondo. un uomo che vuole essere roccia spietata,
un torrente furioso, fulmine devastatore: tutto fuorch un uomo.Questo voler essere torrente furioso
nasconde in realt la conseguenza del mancato completamento del processo edipico individuato da Freud e
porta lantisemita ad indossare una maschera che nasconde la sua debolezza e gli permette di sentirsi pi
sicuro di se stesso e di farsi accettare dalla societ.
Sarte non si limita tuttavia al ritratto del colpevole, dellantisemita, ma sposta la sua analisi anche sulla
vittima, lebreo, e procede quindi alla descrizione dei caratteri e degli atteggiamenti contro cui si scaglia
lantisemita per cercare di comprendere perch egli individui proprio nellebreo il male della societ.
Lebreo, sostiene lantisemita, un essere umano definito da determinate caratteristiche fisiche. Questa
teoria chiaramente infondata poich risulta evidente che anche allinterno della razza semita si possono
individuare caratteri somatici tipicamente ariani e parallelamente molti uomini ebrei potevano
tranquillamente camminare per le strade della Germania nazista senza timore di essere riconosciuti come
tali. La comunit ebrea costituisce un solido insieme di persone unite da unidentit nazionale e dunque
risulta essere pericolosamente coeso e forte: nemmeno questo corretto poich il popolo dIsraele ha
affrontato 25 secoli di dispersione e ci implica da disgregazioni delle tradizioni comuni. Se dunque vero,
come ha detto Hegel, che una comunit storica in proporzione alla sua memoria storica, il popolo ebreo
risulta essere il pi dissociato di tutte le societ. Ecco che il filosofo spiega dunque chi lebreo: per farlo si
ricollega allesistenzialismo affermando che non esiste a priori una natura umana, ma che ogni uomo un
uomo in situazione. Ne deriva che lebreo tale perch si trova in una comunit che lo considera ebreo:
colui che le nazioni non vogliono assimilare.Ci che pesa originariamente sullebreo che egli
storicamente lomicida di Cristo; non tuttavia questo il motivo allorigine dellantisemitismo moderno.
stato scelto lebreo a causa dellorrore religioso che costui ha sempre ispirato. In epoca medievale egli
sempre stato tollerato senza tuttavia mai essere integrato. A lui fu affidata la gestione del denaro poich
per i cristiani ci era negato e contemporaneamente la mentalit medioevale gli fa di questo una colpa, gli
attribuita una maledizione economica. Ma tutte le motivazioni appena elencate, continua Sartre, sono
solo dei pretesti perch lodio antisemita ha radici pi profonde, una passione, come descritto
precedentemente.
Lebreo deve quindi scontrarsi con una realt bivalente: in famiglia gli viene detto dessere fiero delle sue
origini; al di fuori sente affermare che deve vergognarsi; dopo listituzione della legge che obblig gli ebrei a
portare cucita sulla giacca la stella di David costretto a vivere sotto costante osservazione di tutti gli
antisemiti. Vive con langoscia dessere ebreo. Sa che ogni suo gesto verr osservato, analizzato e
criticato.Nasce quindi per lebreo la necessit di non apparire come tale: nasce lebreo non autentico.
Lebreo non autentico utilizza determinate armi per difendersi dai giudizi altrui e incontrando altri ebrei
vede in loro ci che non vuole essere e analizza s stesso e gli altri ebrei con fare antisemita, nella paura di
riscontrare in lui una conferma delle accuse che gli vengono mosse. Si assiste dunque ad un processo di
introspezione con il fine di individuare nelluomo ebreo quelle caratteristiche che lo rendono tale per poi
eliminarle e ad un comportamento antisemita verso la sua stessa comunit; un marito ebreo caduto nella
trappola dellantisemitismo, ad esempio, rimprovera la moglie di essere ebrea perch muore dalla paura
di sembrarlo e questo sfocia in un vero e proprio inferno per la coppia. Gli ebrei partecipano luno alla
vita degli altri e ciascuno ossessionato dalla vita degli altri perch ogni suo comportamento andr ad
influire negativamente con limmagine che ha la comunit nazionale.
Un esempio di questo comportamento la reazione di un antisemita alla scoperta che lorigine della
prostituta che ha scelto ebrea: subito, colpito da impotenza e da unintollerabile umiliazione viene colpito
da violenti conati di vomito. Non il fatto di andare con una prostituta che lo sconvolge ma la notizia della
sua origine lo distrugge, si sente partecipe della condanna alla sua comunit. Lebreo arriva prima a
rinnegare la sua razza per cercare di essere finalmente un uomo tra gli uomini e in secondo luogo rinnega
la libert di uomo in modo da raggiungere il silenzio degli antisemiti, per liberarsi da ogni responsabilit di
essere ebreo ed essere trattato come semplice cosa.Di fronte allattacco passionale dellantisemita,
impotente di reazioni significative, lebreo ricorre ad unarma non convenzionale: la razionalizzazione. Il
semita ritiene che il metodo migliore per non sentirsi ebrei quello di ragionare, poich un ragionamento,
come lo pu essere la matematica, non n ebraico n francese o tedesco bens universale: grazie alla
razionalit ogni uomo uguale allaltro. Sartre passa ad analizzare le conseguenze che produce la
razionalit e che lantisemita, che in quanto uomo mosso da istinti e irrazionalit, sfrutta per alimentare il
suo odio. Lebreo, proprio perch tende ad interpretare qualsiasi evento con razionalit, manca di tatto,
non comprende gli impulsi e linconscio, non li vuole capire perch altrimenti si comporterebbe come il suo
antagonista e poich lebreo analizza il mondo in un modo opposto alla comunit in cui vive lo fa
sprofondare in un particolarismo che lo esclude in modo ancora pi radicale dalla societ. A questa prima
caratteristica, quella della mancanza di tatto segue la mancanza di pudore: proprio perch guidato dalla
razionalit vede il corpo come un meccanismo e lo tratta come tale in forte contrapposizione con la visione
comune e cristiana attenta a coprire le nudit e gli aspetti naturali del corpo come la sessualit. Ultima
caratteristica individuata lapparente avarizia del popolo ebreo: la genesi di questo pregiudizio si scopre
dallapparente amore dellebreo per il denaro; questo tuttavia lunico mezzo universalmente riconosciuto
che d allebreo il diritto di comprare le cose. Lantisemita per obietta che non pu tuttavia possederle;
anche se acquistasse un terreno, un importante edificio non lo possederebbe poich il suo spirito non
infuso nella propriet come lo sarebbe quello di un francese per la sua terra. Lantisemitismo otto-
novecentesco infatti, proprio poich si fonda sulla convinzione dellesistenza di unessenza immutabile
ariana, ebraica e poich pone lessenza ariana in stretto contatto con la madre-terra, rifiuta a priori
allebreo la possibilit di godere di un autentico contatto con il territorio nazionale, riconfermando cos
limmagine medioevale dellebreo errante, del popolo ebraico come il popolo che, per eccellenza, apolide,
privo di patria. La domanda che si pone Sartre in conclusione del suo saggio : Come si risolve il problema
dellantisemitismo?

Il problema va risolto innanzi tutto con leducazione, con linterdizione legale della libert dellantisemita
(denunciando , condannando quelle idee che sono in netto contrasto con la societ civile e
democratica). Non basta per guardare verso il futuro se non si agisce nel presente. Sartre costata con
piacere come molte leghe ebraiche si siano formate: segno che gli ebrei hanno capito che devono lottare
per la propria libert. Ma sono i cittadini non ebrei a dover lottare per primi: tutti ne portano la colpa (tutti
hanno la responsabilit di creare la situazione ebraica) ma soprattutto tutti rischiano di esserne le vittime.


Ecco dunque la significativa chiusura:

Non ci sar un francese libero, finch gli ebrei non godranno la pienezza dei loro diritti; non un francese
vivr sicuro, finch un ebreo in Francia e nel mondo intero potr temere per la propria vita.
Il clima di odio che si respirava negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale e ha scatenato una
reazione negli intellettuali e nei filosofi come Sarte, Arendt e Levinas mentre allo stesso tempo le teorie
superomistiche di Nietszche, con la collaborazione di una sorella sconsiderata, arrivano sulla scrivania di
Hitler alimentando il suo ego e la smania di conquista. bene sfatare la chiave di lettura filonazista di
Nietszche anche se nei suoi testi si trovano spunti antidemocratici e antiegualitari. A sostegno della
estraneit di Nietszche al processo di nazificazione della Germania si pu richiamare la classificazione dei
vari gradi di nichilismo ed il suo superamento da parte delloltreuomo. Possiamo dire che il manicheismo
dellantisemita e la sua convinzione che il bene si ristabilir automaticamente una volta distrutto il male fa
di lui un nichilista completo passivo, un uomo che fugge dalla verit, si nutre di idoli, di falsi dei. In un certo
senso il nazionalismo un falso dio, un surrogato di dio, e i nazisti, molti di essi, nutrivano per lo stato e
lideologia, o per lo stesso furher, una sorta di fede, di adulazione. Lantisemita che giustifica le sue azioni
come realizzazione del piano di Nietzsche del superuomo attraverso la sottomissione violenta del prossimo
dimostra di possedere una visione distorta dei concetti del filosofo. Infatti il ruolo del superuomo , come
quella del viandante protagonista di un passaggio del la gaia scienza, quella di distruggere le credenze
metafisiche per liberare cos tutte le potenzialit delluomo. Non c odio o violenza verso il prossimo in
Nietzsche, sentimenti che stanno invece alla base del coscienze antisemite. Come ha analizzato Sartre ci
che muove lantisemita non una missione filosofica di ordinamento del mondo secondo nuovi valori ma
una passione che ha preso di mira un popolo indifeso come quello ebreo, un tentativo arrogante e violento
che non si limita a sottomettere il prossimo ma a distruggerlo completamente.
Essendo la passione a governare le azioni di questi uomini la vittima delle sue azioni violente pu essere
chiunque ed il rischio che fenomeni come il genocidio ebreo si possano riproporre alto.
Pu cambiare la vittima, il gruppo umano discriminato e anche il discriminante, ma la dinamica della
discriminazione, con il ruolo della passione dodio, con il meccanismo del capro espiatorio, il manicheismo,
la mediocrit, la chiusura, la mancata presa di coscienza della complessit del reale, la mancata assunzione
di responsabilit nellessere attori della storia pu riproporsi; lanalisi che Sartre effettua importante per
prevenire tali crimini, individuarli prima che il processo sia troppo avanzato e bloccarli. Quello di Sarte un
apporto fondamentale alla societ e fa di lui uno dei pi importanti filosofi esistenzialisti della storia.

La riflessione filosofica sulla Shoah e sullantisemitismo:
Hannah Arendt.

Il cane di Pavlov, l'esemplare umano ridotto alle reazioni pi elementari, eliminabile o sostituibile in
qualsiasi momento con altri fasci di reazioni che si comportano in modo identico, il cittadino modello di
uno stato totalitario, un cittadino che pu essere prodotto solo imperfettamente fuori dai campi. Queste
sono parole di Hannah Arendt, filosofa e storica tedesca , autrice de La banalit del male e Le origini del
totalitarismo, costretta ad emigrare negli Stati Uniti a causa delle sue origini ebree. Nelle due opere la
Arendt propone la sua analisi del fenomeno accaduto durante il secondo conflitto mondiale,
l'antisemitismo. Nella prima ella ricerca le origini del male attraverso il processo di Gerusalemme a cui
stato sottoposto uno dei personaggi principali dell'ingranaggio usato dai nazisti per risolvere la cosiddetta
questione ebraica, Adolf Eichmann, proponendo di questultimo un vero e proprio ritratto psicologico. Ne
Le Origini del Totalitarismo, la scrittrice passa in rassegna quella che l'ideologia totalitaria. Per mettere
in atto un regime totalitario, ovvero un regime politico in cui il potere concentrato nelle mani di una
persona o di un ristretto gruppo dominante, che assume il controllo di tutti gli aspetti della vita dello stato
imponendo la propria esclusiva ideologia, necessaria una trasformazione della natura umana. Il luogo,
secondo la Arendt, che meglio si addice per fare avvenire tale trasformazione sono i lager nei quali in gioco
non c' semplicemente la morte od il dolore ma bens la natura umana. La societ formata nei campi
l'unica in grado di impadronirsi interamente dell'uomo. Ci che sembra non aver senso nella realt,
assume fin troppo senso in un sistema totalitario. I mezzi migliori per attuare questo tipo di regime sono il
terrore e la violenza, utilizzati in modo permanente. Non vengono usati per difendersi da un nemico, ma
per anticiparlo. Proprio per questo gli ebrei durante la seconda guerra mondiale furono perseguitati senza
reali colpe. Analoga la situazione che si verific anche in Russia, in proporzioni minori, a fine Ottocento.
Il compito dei lager, dice la Arendt, era eliminare, in condizioni scientificamente controllate, la spontaneit
stessa come espressione del comportamento umano e di trasformare l'uomo in oggetto. All'interno di
questi infatti venivano portati solo alcuni tipi di persone, sottratti alla protezione della legge. I lager, cos
posti al di fuori del sistema penale ordinario, ospitano categorie di persone che sono gi private della
possibilit di agire e la cui personalit morale (ovvero quellinsieme di aspetti che caratterizzano una
persona) stata eliminata. La domanda che frequentemente ci si pone come milioni di persone si siano
lasciate condurre nelle camere a gas senza opporre resistenza. Unipotesi che viene avanzata pone in luce
la dinamica dellannullamento della personalit Distruggendo l'individualit, viene distrutta anche la
spontaneit, ovvero quella capacit che ha l'uomo di iniziativa, di fare qualcosa di nuovo. una situazione
in cui n si vive n si muore. Gli ebrei dunque erano come marionette mentre i nazisti avevano capito che
questo era il modo migliore per mantenere il popolo in schiavit. Avevano inoltre compreso che se si
doveva uccidere ci doveva essere fatto su larga scala, per due motivi. Il primo che qualsiasi imputazione
del sistema giuridico sarebbe risultata assurda ed inadeguata di fronte ad uno sterminio di massa; il
secondo che sar pi semplice credere agli assassini (i quali mentono) piuttosto che alle vittime perch
ci che queste ultime diranno sembrer al di fuori del buon senso. Anche i sopravvissuti al genocidio
faticano a credere che ci che gli accaduto sia reale, come se si fosse trattato di un incubo. L'assassinio di
una persona non pi quindi il male peggiore, in quanto, quando si uccide una persona, si cancella
un'identit ma non il ricordo o il dolore delle persone che la amavano. Gli uomini uccisi dai nazisti invece
dovevano essere cancellati, come se non fossero mai esistiti. In ci il sistema nazista somigliava a quello
staliniano. Hannah Arendt osserva che nei campi nazisti come in quelli staliniani gli individui venivano divisi
secondo categorie che non venivano mai a contatto tra loro. Nei primi c'erano coloro che dovevano essere
sterminati subito, coloro che dovevano essere sterminati in un futuro prevedibile (polacchi, russi ed ucraini)
e coloro la cui sorte non era ancora decisa (come belgi e francesi). Nei secondi, le categorie erano: il
gruppo di lavoro coatto con periodi limitati di detenzione, un gruppo di cui venivano sfruttate a pieno le
forze umane e l'ultimo gruppo annientato da denutrizione e mancanza di cure. Entrambi hanno quindi
come finalit il lavoro coatto, per i lager, a differenza dei gulag, assumono via via la finalit di macchine di
morte. In un campo nel momento in cui la morte fisica la morte pi completa ed efficace in quanto
separato dal resto del mondo. Ne La Banalit del Male, invece, Hannah Arendt ripercorre le tappe pi
significative della soluzione del problema ebraico a partire dal processo di Gerusalemme ad Eichmann.
Dalla sua opera si pu ricavare il ritratto psicologico di un antisemita, in questo caso appunto Eichmann. Il
suo caso l'esempio di quanto tempo occorre ad un uomo medio per superare la ripugnanza per il crimine
e sapere che cosa gli accade una volta raggiunto quel punto. La sua vita si contraddistingue da subito per
una serie di disastri iniziali. Non termina la scuola superiore, n tanto meno l' avviamento. La sua vita
per viene segnata nel momento in cui, nel 1932, si iscrive al partito nazionalsocialista. Scelta, tra l'altro,
del tutto causale in quanto dovuta all'esclusione da un'altra associazione. Non era mosso dai principi, dai
valori, dalle ideologie del partito, in questo non ebbe mai una fede ideologica. Non era nemmeno spinto
dalla curiosit di informarsi sul cosa stesse affrontando. Non conosceva nemmeno il programma del partito.
Semplicemente non aveva motivi per non far parte delle SS. L'autrice lo definisce col termine gregario,
ovvero seguace di un capo. Nel momento in cui la Germania viene sconfitta durante il secondo conflitto
mondiale Eichmann si sente perso, in quanto non appartenente pi a nessun organismo, senza un capo che
gli impartiva ordini. Nel corso della sua vita non era mai stato capo di se stesso, non prendeva decisioni.
una persona come tutte le altre, travolto dal corso della storia senza che se ne rendesse conto in quanto
incapace di decidere, agire, semplicemente pensare. Sempre trattato da fallito, vide nel partito la possibilit
di saltare da una vita senza senso, noiosa alla storia. Era spesso la noia che lo muoveva da una parte ad
un altra, come il passaggio dal servizio militare al servizio di sicurezza del Reichsfuhrer delle SS, dove fu
assunto senza saperne nulla. Anzi era convinto di diventare la guardia di un qualche alto funzionario. Cos
inizi la sua carriera che lo port fino all'ufficio che si occupava degli ebrei. Inizia ad operare attivamente
nel ricercare una soluzione politica dopo aver letto, sempre su consiglio, Lo Stato Ebraico di Theodor
Heral. Mai avrebbe pensato di dover ricorrere allo sterminio. Eichmann un idealista, credeva negli ordini
che gli venivano imposti dall'alto; per questo avrebbe mandato a morire perfino il padre se fosse stato
necessario. Uno psicologo che analizz il suo comportamento concluse dicendo che l'orrido pu diventare
ridicolo e ancora di pi comico. Eichmann, dice la Arendt, era incapace di vedere dal punto di vista altrui,
era un millantatore. Fu inoltre accusato di dire cose vuote, nascondendo cose ben peggiori, ma in realt
non nascondeva nulla. Credeva nei suoi cliches che lo rendevano apparentemente normale. Era incapace di
esprimersi, di pensare. In particolar modo era incapace di pensare dal punto di vista altrui. Non poteva
comunicare in quanto la realt che lo circondava non lo toccava, gli era estranea. Eichmann rappresentava
tutte quelle persone che si proteggevano dalla condizione reale tramite dei trucchi, ovvero bugie che
spesso cambiavano, si annullavano spesso a vicenda. Queste strategie erano ormai alla base della sua
mentalit. Questo lo rendeva diverso da un criminale comune. Un'altra caratteristica di questo personaggio
era la memoria corta per cos dire. Era in grado di ricordare tutte le svolte, anche pi insignificanti, della
propria carriera ma non era assolutamente in grado di ricollegarle alle tappe dello sterminio degli ebrei.
Come gi precedentemente detto la via pi semplice da intraprendere per chi lo giudicava era considerarlo
come un bugiardo, anche se non lo era affatto. Non era un mostro, sostiene la Arendt nella sua analisi, ma
pi che altro un buffone che nessuno contrast durante il suo operato. Bisognava prenderlo sul serio,
conciliare il contrasto tra la mostruosit delle azioni da lui compiute e il suo carattere teatrale che lo
portava spesso a dire frasi come salter nella tomba ridendo e in seguito sar lieto se m'impiccherete in
pubblico, come monito per tutti gli antisemiti di questa terra. Nel suo modo di pensare le due frasi non
avevano alcuna distinzione in quanto entrambe avevano lo stesso scopo, esaltarlo. Colpito da stati d'animo
mutevoli non si rendeva conto della propria incoerenza e ricorre spesso, addirittura in punto di morte, a
frasi fatte, completamente vuote. Questo linguaggio gli apparteneva completamente ed era perfetto anche
per trattare la soluzione finale. Doveva apparire come un trattamento temporaneo, mantenendo cos
l'ordine e l'equilibrio. Cos facendo i nazisti, seppur consapevoli di ci che commettevano, non percepivano
l'accaduto come un delitto tradizionale. Hannah Arendt sostiene che Eichmann, nonostante tutto,
possedesse una coscienza anche se funzion normalmente per solo quattro settimane (sempre entro dei
limiti) poi in modo inverso. Era infatti consapevole del destino degli ebrei, quanto quello dei comunisti. Era
a conoscenza del fatto che venivano fucilati in massa. Di fronte a ci per la sua coscienza non si
preoccupava. Veniva turbato invece non dall'idea dell'omicidio in s, bens dall'omicidio degli ebrei
tedeschi. La coscienza di Eichmann in sostanza non aveva nulla di differente da quella appartenente alla
societ rispettabile che lo circondava. Non era cosciente di essere un assassino, piuttosto era convinto di
essere un cittadino ligio alla legge. Di aver compiuto non semplici ordini, ma doveri. Eichmann dice di aver
letto la critica della Ragion Pratica di Kant. Sostiene anche di aver vissuto secondo l'etica Kantiana del
dovere. Ma ci incomprensibile perch questa si fonda sulla facolt di giudizio dell'uomo mentre esclude
la cieca obbedienza che invece appare chiaro prevalere in tutte le decisioni della sua vita. Si attiene sempre
ai concetti kantiani quando dice una legge una legge non ci possono essere eccezioni. Pensa infine di
aver messo da parte questa filosofia solo nel momento in cui dovette attuare la soluzione finale. Per lui il
peccato mortale non era l'omicidio, bens causare inutili sofferenze. In genere il meccanismo che
trasformava uomini normali in assassini consisteva nell'autoconvinzione di fare parte di un processo
grandioso, unico nella storia del mondo e in quanto tale gravoso. In loro ci che non venne mai eliminato fu
proprio questo tipo di coscienza. Mentre invece veniva soffocata la piet istintiva che ogni individuo
normalmente prova di fronte alla sofferenza fisica altrui. Questo era possibile se trasmesso come un
terribile compito, che gravava sulle spalle degli individui di quel periodo storico, ma che era necessario per
costruire un futuro migliore alle generazioni prossime.
Hannah Arendt dimostra nel suo saggio che la durezza dei nazisti era per lo pi un mito e che ogni
qualvolta si scontravano con una posizione pi forte della loro non avevano n uomini n tanto meno il
coraggio di imporsi. Lo fa riportando l'esempio di un paese che per il suo comportamento si distacca dal
clima antisemita di quel periodo. Il paese in questione la Danimarca. testimonianza di potenza, di non
violenza e di resistenza passiva anche se l'avversario si presentava in modo violento e con pi mezzi. Fu
l'unica capace di esprimere la propria opinione, l'unica libera di contestare la politica antisemita. Il re fu il
primo a sostenere che se la stella gialla fosse stata introdotta nel suo paese lui sarebbe stato il primo a
indossarla mentre i ministri minacciarono di dimettersi. Gli ebrei in Danimarca furono difesi. Perfino i
nazisti coinvolti nella questione danese mutarono la loro mentalit e si rifiutarono di collaborare con la
Germania. Lo sterminio di un intero popolo appare non pi ovvio. Si erano ritrovati i saldi principi. Nel
Terzo Reich invece il male aveva perduto quella propriet che permette alle persone di riconoscerlo per ci
che , ovvero una propriet della tentazione. Questo tipo di male viene definito dalla Arendt ne Le origini
del Totalitarismo come male radicale, quel male impunibile in quanto imperdonabile, in cui l'impossibile
diventa possibile, in cui l'orrore si attua in campi di concentramento e non percepibile dall'immaginazione
perch al di fuori sia dalla vita che dalla morte. Non pu essere descritto tornando in mezzo ai vivi perch
impossibile da credere. Il male radicale compare quando tutti gli uomini diventano superflui e i carnefici
sono pericolosi perch a loro indifferente se vivere o morire. Eichmann non era un criminale comune, non
aveva compiuto crimini comuni. Non aveva compiuto nemmeno un omicidio di sua mano. Ma nel caso di un
omicidio di massa il grado di responsabilit cresce quanto pi ci si allontana dall'uomo che usa con le sue
mani il fatale strumento.

Gabriele D Annunzio

La vita
Gabriele D'Annunzio stato uno scrittore, poeta, militare e politico italiano,
simbolo del Decadentismo ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cio "il
profeta", occup una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889
al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Sia in letteratura che in
politica lasci il segno ed ebbe un influsso sugli eventi che gli sarebbero
succeduti.

Gli anni di formazione
Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863. Terzo di cinque
fratelli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacit. Della
madre, Luisa de Benedictis, erediter la fine sensibilit, del padre, Francesco
D'Annunzio, il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la
disinvoltura nel contrarre debiti, cosa che port la famiglia da una condizione agiata ad una difficile
situazione economica. Manifest una personalit ambiziosa, priva di complessi e inibizioni, portata al
confronto competitivo con la realt. Nel 1879 il padre finanzi la pubblicazione della prima opera del
giovane studente, Primo vere, una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da
un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana Il Fanfulla della Domenica, il successo del libro venne
aumentato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte
per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul
romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Lo stesso D'Annunzio poi sment
la falsa notizia. Dopo aver concluso gli studi liceali giunse a Roma, con una notoriet che andava crescendo
e si iscrisse alla Facolt di Lettere.

Il periodo romano
Gli anni 1881-1891 furono decisivi per la formazione dello stile comunicativo di D'Annunzio, e nel rapporto
con il particolare ambiente culturale e mondano della citt si form quello che possiamo definire il nucleo
centrale della sua visione del mondo. Attratto alla frequentazione della Roma "bene" dal suo gusto per
l'esibizione della bellezza e del lusso, nel 1883 spos, con un matrimonio "di riparazione" Maria Hardouin
duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, Gabriellino e Veniero). Il primo grande successo letterario
arriv con la pubblicazione del suo primo romanzo, Il piacere nel 1889. Venne presto a crearsi un vero e
proprio "pubblico dannunziano", condizionato non tanto dai contenuti quanto dalla forma divistica, un vero
e proprio star system ante litteram, che lo scrittore costru attorno alla propria immagine. Egli invent uno
stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutr il bisogno di sogni, di misteri, di
"vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di
massa.

Fine del periodo romano
Tra il 1891 e il 1893 D'Annunzio visse a Napoli, dove compose il suo secondo romanzo, L'innocente, seguito
da Il trionfo della morte e dalle liriche del Poema paradisiaco. Sempre di questo periodo il suo primo
approccio agli scritti di Nietzsche che vennero in buona parte fraintesi, sebbene ebbero l'effetto di liberare
la produzione letteraria di D'Annunzio da certi residui moralistici ed etici. Proprio dalla lettura di Nietzsche
nasce Le Vergini delle rocce,romanzo scritto nel 1895. Tra il 1893 e il 1897 D'Annunzio intraprese
un'esistenza pi movimentata che lo condusse dapprima nella sua terra d'origine e poi ad un lungo viaggio
in Grecia.Nel 1897 volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo
bizzarro e clamoroso: eletto deputato della destra, pass quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi
con la celebre affermazione vado verso la vita.

Il periodo fiorentino
Sempre nel 1897 inizi una relazione con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe inizio la
stagione centrale della sua vita. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasfer a
Firenze, nella zona di Settignano dove affitt la villa "La Capponcina", trasformandola in un monumento del
gusto estetico decadente. in questo periodo che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana che
piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro dominanti in Italia e che non di
rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse.

Il trasferimento in Francia
La relazione con Eleonora Duse si incrin nel 1904, dopo la pubblicazione del romanzo Il fuoco, in cui il
poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione. Nel 1910 D'Annunzio si trasfer in Francia: gi da
tempo aveva accumulato una serie di debiti e per evitare i creditori aveva preferito allontanarsi dal proprio
Paese. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientr in Italia. A Parigi
era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hrelle e il dibattito tra decadenti e naturalisti
aveva a suo tempo suscitato un grosso interesse gi con Huysmans. Ci gli permise di mantenere inalterato
il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane. Nel 1910 Corradini aveva organizzato il
progetto dell'Associazione Nazionalista Italiana, al quale D'Annunzio ader inneggiando a una nazione
dominata dalla volont di potenza e opponendosi all' Italietta meschina e pacifista.Dopo il periodo
parigino si ritir ad Arcachon, sulla costa Atlantica, dove si dedic all'attivit letteraria in collaborazione con
musicisti di successo (Mascagni, Debussy,...), compose libretti d'opera, soggetti per film (Cabiria).

L'arruolamento nel 1915
Nel 1915 ritorn in Italia, dove rifiut la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli; condusse
immediatamente una intensa propaganda interventista. Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunci a
Quarto il 4 maggio 1915 (in occasione della sagra dei Mille) suscit entusiastiche manifestazioni
interventiste. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915 (il cosiddetto "maggio radioso"),
D'Annunzio si arruol volontario e partecip ad alcune azioni dimostrative navali ed aeree. Per un periodo
risedette in quel di Cervignano del Friuli perch cos poteva essere vicino al Comando della III Armata,
comandante della quale era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, suo amico ed estimatore. Nel
gennaio del 1916, costretto a un atterraggio d'emergenza, sub una lesione all'altezza della tempia e
dell'arcata sopraccigliare, urtando contro la mitragliatrice del suo aereo. Non cur la ferita per un mese e
ci port alla perdita di un occhio. Visse cos un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla
figlia Renata. Tuttavia, ben presto torn in guerra. Contro i consigli dei medici, continu a partecipare ad
azioni belliche aeree e di terra. In quel periodo compose Notturno utilizzando delle sottili strisce di carta
che gli permettevano di scrivere nella pi completa oscurit, necessaria per la convalescenza dalla ferita
che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel 1921 e contiene una serie di ricordi e
di osservazioni. Al volgere della guerra, D'Annunzio si fa portatore di un vasto malcontento, insistendo sul
tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della societ e della politica
italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento trov ben presto un
sostenitore in Benito Mussolini, che di qui al 1922 avrebbe portato all'ascesa del fascismo in Italia.

L'impresa di Fiume
Nel 1919 organizz un clamoroso colpo di mano paramilitare, guidando una spedizione di "legionari",
partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925, Ronchi dei Legionari in ricordo della storica
impresa), all'occupazione della citt di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato
all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito
personale e politico. L'11 e 12 settembre 1919, la crisi di Fiume. A Fiume, occupata dalle truppe alleate, gi
nell'ottobre 1918 si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l'annessione all'Italia. Di cui fu
nominato presidente Antonio Grossich. D'Annunzio con una colonna di volontari occup Fiume e vi instaur
il comando del "Quarnaro liberato". Il 5 ottobre 1920 ader al Fascio di combattimento di Fiume. Il 12
novembre 1920 viene stipulato il trattato di Rapallo: Fiume diventa citt libera, Zara passa all'Italia. Ma
D'Annunzio non accett l'accordo e il governo italiano, il 26 dicembre 1920, fece sgomberare i legionari con
la forza.

Gli ultimi anni. L'esilio a Gardone Riviera
Deluso dall'esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritir in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco
(comune di Gardone Riviera) che pochi mesi pi tardi acquist Qui lavor e visse fino alla morte. Mor nella
sua villa il 1 marzo 1938 per un'emorragia cerebrale. Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime
fascista, la partecipazione popolare fu imponente.

Il pensiero di DAnnunzio
Uomo di indole curiosa e attenta alle pi diverse suggestioni, dAnnunzio assimil durante la sua intensa
vita esperienze culturali e artistiche spesso antitetiche e divergenti, unendole comunque in un sistema a
suo modo coerente. Appassionato e sensuale, portato a fondersi nellevento pi che a comprenderlo, fin da
giovane sent lincapacit della scienza di dare agli uomini la felicit e di fornire uninterpretazione della
realt che forse in qualche modo appagante. Da questo atteggiamento ideologico il razionalistico e
antipositivistico, nasce il suo estetismo, cio il suo atteggiamento esistenziale volto a esaltare i valori
estetici a discapito di tutti gli altri, anche di quelli morali. Dannunzio, infatti, convinto non solo che i sensi
siano lunico mezzo per accostarsi alla realt, ma anche che solo larte pu dare forma a un mondo di
raffinata bellezza, lontano dalla vita banale di tutti i giorni, un mondo ideale contrapposto alla volgarit
della vita materiale. Quindi, forte di queste esperienze, muove alla ricerca di un sistema ideologico e
filosofico in cui inserire la propria personale concezione esistenziale e il proprio innato sensualismo.
Attraverso le deformazioni dellesaltazione wagneriana, lo scrittore si accosta cos al mito nietzschiano del
super uomo, ma come sempre trasceglie, non senza fra intendimenti e deformazioni, solo alcun aspetti del
pensiero di Nietzsche, ossia quelli che meglio si adattano alla sua personalit e alle esigenze della sua arte.
Del complesso sistema del filosofo tedesco, infatti, DAnnunzio fin col privilegiare gli aspetti che gli
permettevano di giustificare teoricamente lalto concetto che aveva di s in quanto artista e dellartista in
genere, come lesaltazione del vitalismo e del sensualismo pi esasperati. Per gli stessi motivi, del pensiero
di Nietzsche egli fece suo anche il principio della completa libert dazione delluomo superiore, il quale
sempre, in ogni suo atto, al di l di ogni possibile giudizio e profess sempre con entusiasmo la fede nel
culto della bellezza nonch il mito della potenza creatrice dellarte. Successivamente, a questa
assimilazione personale ed estetica del pensiero nietzschiano, DAnnunzio fece seguire
uninterpretazione di esso pi propriamente legata a motivi politici e sociali. Con la sua scelta superomistica
abbandonava la primitiva veste di cronista mondano e di cantore delle debolezze, delle perversioni e delle
crisi delluomo borghese e passava a esaltare quello stesso uomo borghese nei panni delleroe e del
dominatore. Lo stesso mito del superuomo sar per anche lo sfondo ideologico della migliore produzione
lirica dannunziana., come testimoniano le liriche della raccolta Alcyone. Infatti, dalla fusione tra elementi
estetizzanti, sensualit e vitalismo scaturisce un particolare atteggiamento del poeta nei confronti della
natura, chiamato panismo o naturalismo panico, che alla base di molti componimenti dannunziani.
Da questa ideologia complessa e articolata, deriva una produzione letteraria caratterizzata da unestrema
variet di opere. Dannunzio si ciment in quasi tutti i generi letterari, passando di continuo dalla poesia
alla prosa e dedicandosi ora alla lirica, ora al novella, ora allartistico giornalistico, ora al romanzo, ora al
poema, ora al dramma, ora alla memoria autobiografica, ora alla prosa oratoria. Tanta variet di opere, cui
naturalmente e sottesa unaltrettanta variet di atteggiamenti, pu dare, e di fatto ha dato, limpressione
di una fondamentale dispersivit creativa. In realt le cose stanno ben diversamente.

Il Superuomo di DAnnunzio
D'Annunzio coglie le concezioni di Nietzsche: il rifiuto dei principi borghesi di profitto ed ugualit bloccano
la personalit dell'individuo; il rigetto della cristianit intesa come freno del vivere dionisiaco; la volont di
potenza e dell'affermazione di s; il mito dell'superuomo. Questi concetti sono intrisi di un forte accento
antiborghese e reazionario ed infatti lo scrittore si scaglia violentemente contro la realt borghese in cui
trionfano principi democratici ed egualitari. Il superuomo di Nietzsche, travisato da D'Annunzio perch
viene interpretato come di diritto di pochi "eccezionali" ad affermare se stessi rinunciando alla morale del
bene e del male. D'Annunzio propose il dominio di una classe privilegiata sopra la massa, dando vita ad una
politica aggressiva dello stato, in grado di ridare splendore alla nazione risollevandola dalla mediocrit
presente. Per egli ingloba l'immagine dell'esteta: l'essenziale la bellezza per il processo di elevazione. Lui
si pone come dominatore della realt stessa. D'Annunzio pubblica il suo quarto romanzo "Il trionfo della
morte" che non rappresenta la completa realizzazione della nuova figura, ma una fase di transizione, in cui
il protagonista, Giorgio Aurispa, ancora un esteta, non lontano da Andrea Sperelli del "Piacere". Il "Trionfo
della morte" fu pubblicato prima, parzialmente e a puntate, sulla "Tribuna Illustrata" e sul "Mattino" di
Napoli, e poi in volume nel 1894. Il romanzo ha una debole struttura narrativa ed articolato in sei parti. E'
incentrato sul rapporto contradditorio ed ambiguo di Giorgio Aurispa con l'amante Ippolita Sanzio, ma su
questo tema di fondo si innestano e si sovrappongono altri motivi e argomenti: il ritorno del protagonista
alla sua casa natale in Abruzzo il pretesto per ampie descrizioni del paesaggio e del lavoro delle genti
d'Abruzzo. Giorgio cerca di trovare l'equilibrio tra superomismo e misticismo, e aspira a realizzare una vita
nuova. Per questo vive il rapporto con l'amante come limitazione, come ostacolo: per il suo fascino
irresistibile, Ippolita Sanzio sentita come la "nemica", primigenia forza della natura che rende schiavo il
maschio. Solo con la morte Giorgio si liberer da tale condizione: per questo si uccide con Ippolita, che
stringe a s, precipitandosi da uno scoglio. Grande caratteristica di quest'opera il cambiamento della
forma narrativa, infatti anche il "trionfo della morte" si sposta nella direzione del romanzo psicologico,
incentrandosi sulla visione soggettiva del protagonista, in cui si svolge tutta la vicenda. Il romanzo
successivo, "Le vergini delle rocce" nel 1895, rappresenta un cambiamento, in quest'opera D'Annunzio non
vuole pi rappresentare un personaggio tormentato e incerto, ma un eroe forte e sicuro di se stesso.

Il piacere
Uno dei pi celebri romanzi dannunziani, in cui lo scrittore confluisce tutta lesperienza mondana e
letteraria da lui vissuta sino a quel momento, Il Piacere. Questo romanzo stato scritto nel 1888 e
pubblicato nel 1889, nello stesso anno in cui Verga pubblica il Mastro don Gesualdo. Al centro della storia
si pone la figura di un esteta, Andrea Sperelli, il quale non che il doppio di DAnnunzio stesso, in cui
lautore obiettiva la sua crisi e la sua insoddisfazione.

Trama
La storia si apre al centro dellazione narrata, il protagonista ,Andrea Sperelli, nella sua casa romana a
Palazzo Zuccari, in attesa della sua ex amante, la duchessa di Scerni, Elena Muti, che ha accettato il suo
appuntamento dopo una lunga separazione. Nel frattempo egli ricorda la scena in cui Elena lo aveva
lasciato senza una degna spiegazione , due anni prima, nel 1885. I due giovani si erano conosciuti quando
Andrea. Arrivato a Roma, fu invitato a cena delle marchesa di Ateleta, sua cugina, alla quale aveva
partecipato anche la vedova Elena Muti. In breve tempo i due si innamorarono e vissero unintensa
relazione che dur fino a quando Elena annunci ad Andrea di voler porre fine al loro rapporto. Dopo
labbandono il protagonista si immerse in un periodo di continue seduzioni, conquistando una dopo laltra,
sette nobildonne. Alla fine, cercando di sedurre Donna Ippolita Albonico, entr in conflitto con Gianetto
Rutolo, amante di lei, che lo sfid a duello e lo fer gravemente. Durante la convalescenza nella villa di sua
cugina, la marchesa di Ataleta, conobbe Maria Ferres e affascinato dalla bellezza spirituale della donna, se
ne innamor. Tornato il marito di Maria, ella se ne and, lasciando Andrea. Di ritorno a Roma, il giovane
riprese, ancora una volta, una vita mondana ricca di piaceri. Qui a Roma rincontr Elena che ne frattempo si
era sposata con un nobile inglese,che non amava, ma che era molto ricco. Subito, attratto dalla giovane,
volle riprendere la sua relazione con Elena, che per lo respinse. Tentando di riconquistare la donna, torn
Maria, e sentendosi attratto anche da questultima, decise di farle sue entrambe. Elena per non volle
cedere alle avance del giovane e cos Andrea instaur unintensa relazione con Maria. Luomo, non
riuscendo a dimenticare Elena,in un momento di smarrimento, distrutto dal fatto che Elena avesse un
nuovo amante, chiam per errore Maria con il nome della giovane duchessa. Cos senza esitare un attimo,
Maria scapp sconvolta, lasciando per sempre Andrea.

I personaggi
I personaggi presenti nel romanzo sono molteplici, ma sono quasi tutti accumunati da evidenti
caratteristiche: bassi valori morali, ricchezza, nobilt, desolante stupidit e frivolezza delle donne. Con
queste caratteristiche DAnnunzio vuole presentarci la societ del suo tempo. I personaggi principali sono
tre:

Andrea Sperelli : il protagonista della storia, un giovane aristocratico e poeta. Rimasto signore di una
discreta fortuna per la morte di suo padre. Rappresenta il nobiluomo alla ricerca del grande amore.
Lincontro con elena muti fa presagire il raggiungimento di questa meta. Il perch del suo atteggiamento
nei confronti delle donne, per cui riesce a passare da una storia allaltra senza nessun rimpianto, forse da
ricercare nella sua infanzia. Egli infatti ha vissuto la separazione dei suoi genitori, causata dal rapporto extra
coniugale della madre. Il suo studiare attentamente ci che dovr dire ad una donna per sedurla, fa
diventare Andrea un esempio intermedio tra superuomo e inetto, il quale ha perso il dominio di s. Cos
egli destinato al fallimento, soprattutto in amprima con Elena e poi con Maria.

Elena Muti : una giovane vedova, molto bella e nota nellalta societ romana. In questo romanzo
impersona limmagine di donna fatale che grazie alla sua bellezza non lascia indifferenti gli uomini, i quali
arrivano addirittura a farsi sottomettere da lei. La vittima in questo caso Andrea Sperelli, al quale
trasferisce parte della sua personalit, infatti il suo allontanamento porta il protagonista ad una situazione
di smarrimento e confusione. Di conseguenza Andrea, cerca di colmare il vuoto da lei inflitto, con unaltra
donna che in qualche modo la rispecchia.

Maria Ferres : la moglie del ministro Guatemala, il quale aveva ferito Andrea durante il duello. molto
religiosa e legata alla famiglia, soprattutto a sua figlia Delfina. Allinizio non si interessa pi di tanto ad
Andrea perch il suo senso di purezza e di onore fa si che non cada in tentazione del giovane. In un certo
senso Maria rappresenta lopposto di Elena, in quanto, al contario di questultima, ha una figlia, colta ed
ha unun intellinge sensibile allarte.

Temi
Il tema principale quello dellestetismo, in altre parole lesteta colui che fa della propria vita unopera
darte e che vive nel culto esasperato di una Bellezza raffinata ed eccentrica; proprio come fa il
protagonista del romanzo. Di conseguenza ne deriva il disprezzo per la mediocre realt quotidiana (mondo
borghese) poich lesteta si sente superiore ad essa.Infine DAnnunzio si fa portavoce dellestetismo anche
attraverso la cultura, che deve ricercare il bello, illuminare le menti del nuovo pubblico nascente e deve
infondere in loro il piacere per la bellezza.Un altro tema fondamentale quello dellamore. Elena
rappresenta la passione, mentre Maria simbolo di purezza.Se lamante sensuale, Elena, risulta falsa,
voluta per forza laltra, lamante buona e santa, Maria Ferres. Dovrebbe essere una creatura ricca di tutte
le pi nobili doti dellanima, che disprezza ladulterio; invece, la bont di Maria, tutta falsa; e basta
leggere il diario di lei che evidenzia la sua falsit.I due amori alla fine sintrecciano: Elena, ritornando a
Roma dopo il nuovo matrimonio, va a ritrovare Andrea forse per il fascino della vecchia passione, per
curiosit, incerta essa stessa di ci che potrebbe accadere in tale incontro; ma tutto questo non appare
poich diventa fredda perfida e vendicativa. Andrea, di fronte a questi momenti di desiderio e gelosia
riacquista sincerit ed immediatezza. Infine, quando nella prima notte damore con Maria, Andrea,
nellimpeto della passione, si lascia sfuggire linvocazione di Elena, tutto crolla e Maria, inorridita, fugge.


Ambientazione
Il romanzo ambientato prevalentemente a Roma ,tra gli anni 1885 e 1887, nella sua massima espressione
aristocratica, tardo-rinascimentale e barocca. La casa del protagonista, Palazzo Zuccari, viene immaginata in
cima a piazza di Spagna; si parla quindi della folla, della scalinata, di Trinit dei Monti, ed anche di alcune
vie e piazze vicine, ad esempio piazza Barberini, via Sistina. Un paio di momenti romani si svolgono
all'ippodromo e a teatro. La citt viene descritta nei suoi colori, a seconda delle stagioni e dell'ora;
particolarmente si d importanza a Piazza di Spagna, che viene osservata e percorsa da Andrea. Viene
descritto anche l'interno del palazzo, arredato sontuosamente dal conte Sperelli, in particolare una stanza,
dove hanno luogo gli incontri amorosi di Andrea ed Elena, che molto accogliente: ha tappezzerie, un
prezioso letto a baldacchino, un caminetto dove arde sempre il fuoco, e una poltrona dove Elena appoggia i
vestiti. L'autore si sofferma molto sulla descrizione della stanza, sul fatto che per Andrea come un piccolo
rito disporre i fiori e profumarla per Elena, in modo da creare una situazione d'intimit.L'altro posto dove si
svolgono le fasi principali della storia Schifanoja; sappiamo solamente che in campagna e dista poco dal
mare; la vegetazione molto fitta, mediterranea. La villa dove abitano i protagonisti molto grande, una
tenuta, ed anche lussuosa.

Le vergini delle roccie
Il mondo la rappresentazione della sensibilit e del pensiero di pochi uomini superiori".

(Gabriele DAnnunzio)

Le vergini delle rocce un romanzo scritto nel 1895 da Gabriele D'Annunzio. Dopo aver pubblicato Il
piacere nel 1889 e poi Giovanni Episcopo e L'innocente in cui evidente l'adesione all'estetismo,
D'Annunzio entra in contatto con il pensiero del filosofo tedesco Nietzsche, da cui rimane profondamente
segnato. Le Vergini delle Rocce uno dei romanzi in cui si parla del Superuomo. Il romanzo segna una
svolta ideologica radicale. DAnnunzio non vuole pi proporre un personaggio debole,tormentato,ma un
eroe forte e sicuro,che va senza esitazioni alla sua meta. Lautore era solito annunciare la pubblicazione di
unopera mentre ancora era in fase di progettazione quindi si conoscono molti titoli ipotizzati per questo
romanzo, fino allindicazione definitiva tramite una lettera al traduttore francese Georges Herelle
(attraverso le lettere a questultimo si pu risalire a vere e proprie dichiarazioni di poetica): Gli
avvenimenti reali vi appaiono trasfigurati da significazioni alte e complesse. Le tre figure delle vergini si
muovono su un fondo di paesaggio che in accordo con lardore e con la desolazione delle loro anime. Una
catena di rocce acute si svolge sul loro orizzonte disegnandosi nel cielo, ora azzurre, ora bianche e raggianti,
ora purpuree come fiamma, ora delicate e rosee come: Le vergini delle rocce. Il romanzo prende il
titolo da un celebre dipinto leonardesco conservato a Parigi: una raffinata citazione che sintona al clima
particolarmente estetico della rivista Il Convito,sulla quale il libro dannunziano usc a puntate tra la fine
del 1894 e il 1895,prima di essere raccolto in volume.

La trama
Il protagonista Claudio Cantelmo discendente di Alessandro Cantelmo, conte di Volturara, tenuto in gran
conto da Leonardo Da Vinci e morto prematuramente in battaglia. Egli abbandona Roma perch disgustato
dalla societ borghese in cui vive, regolata solo dalla legge del profitto; crede infatti che l'operosit
borghese distrugger ogni valore della civilt. Decide quindi di lasciare un erede che riporti la societ ai
vecchi valori nobiliari, ormai travolti da quelli della plebe. Vuole generare un Superuomo e per questo va a
cercare una donna adatta alla procreazione. Si reca nei luoghi in cui ha passato l'infanzia, a Rabusa,paese
delle vertebre di roccia. Raggiunge la vicina Trigento, dove vive, nell'avvilita nostalgia del proprio passato,
un principe borbonico decaduto, Luzio Capece Montaga; sull'antico palazzo nobiliare, ricco di testimonianze
artistiche, aleggia un clima di disfacimento e di dolore: la moglie del padrone di casa, donna Aldoina, una
folle che vaga sperduta per i giardini. ("Quella grande stirpe moribonda aggiungeva a quel paese di rocce
una specie di funebre bellezza") . Claudio si intrattiene con i due figli maschi, Antonello e Oddo Montaga,
per attratto dalle loro tre sorelle Massimilla, Anatolia e Violante, tra le quali non sa scegliere la sua
amante per generare il futuro re di Roma. Claudio vorrebbe idealmente sposare tutte e tre le sorelle ("O
belle anime [...] nella casta trinit non forse la perfezione dell'amore umano"). Massimilla, gracile e soave,
in procinto di farsi monaca, rappresenta la virt e la timidezza. Anatolia, "forza generosa" e "bont
efficace", simboleggia la femminilit, che raccoglie e a sostiene. Violante "l'amore sterile [...], la volutt
che non crea", bellissima e lussuriosa. Dovendo operare una scelta, Claudio rimane incerto fino alla fine.
Sembra che Cantelmo alla fine del romanzo non riesca a scegliere tra le tre principesse,e che il romanzo si
concluda nella sua perplessit. In realt leroe sceglie la sua compagna, Anatolia,quella delle tre sorelle
che ha la maest e la forza interiore di una regina. Ma questa non pu seguirlo nel suo cammino di
gloria,perch legata al triste destino della famiglia, deve accudire la madre demente, i fratelli deboli e
malati, il vecchio padre. Leroe viene quindi sottomesso dalla bellezza di Violante, colei che si sta
lentamente uccidendo con i profumi,immagine di morte. Alla fine quindi non riuscir nel suo intento.


Il protagonista: Claudio Cantelmo
DAnnunzio nelle Vergini delle rocce vuole proporre un eroe forte e sicuro, che va senza esitazioni alla sua
meta. Claudio Cantelmo incarna questi ideali e rappresenta il superuomo nietzschiano. Discendente di un
illustre famiglia resasi gloriosa nel Rinascimento, si allontana da Roma, deluso dalla politica dello Stato.
Claudio rappresenta la sintesi tra esteta e superuomo. Egli non si limita al culto assoluto dellarte, vuole
trasformarsi in uomo dazione ,affrontare la realt, combattere la corruzione della societ borghese. E
quindi sdegnoso della realt borghese contemporanea, del liberalismo politico e dellaffarismo dellItalia
postunitaria e vuole portare a compimento in s "l ideal tipo latino" e generare il superuomo, il futuro re di
Roma che guider lItalia a destini imperiali. Tutta la prima parte del romanzo statica ed incentrata
solamente sui ragionamenti del protagonista sulla societ e sulla decisione di lasciare un erede superiore.
Claudio si sentiva l'unico erede della stirpe latina e doveva incontrare una donna tale che gli desse un figlio
per continuare la stirpe prediletta. Egli non accetta i valori diffusi sin dalla Rivoluzione Francese e considera
i plebei (cio i borghesi e i proletari) gente sempre pronta a porgere i polsi per le catene. Claudio vuole
quindi determinare una riscossa antidemocratica che ristabilisca un regime autoritario e aristocratico. Per,
nonostante laffermata sicurezza nelle volont del compimento del suo progetto, possibile cogliere
ancora nelleroe segrete perplessit e ambiguit, tant vero che il romanzo si conclude sullimpossibilit
della scelta, sulla rinuncia, sulla partenza. Infatti Claudio si rende conto che le possibilit dazione sono
lontane, e cerca un sostituto dellazione nella letteratura, nella composizione di una "perfetta opera
darte"; in seguito quando si pone alla ricerca di una compagna, entra in una famiglia della nobilt
borbonica (malata e folle) e si convince che da questa immersione nella "putretudine" potr trarre nuove
energie. Il protagonista dannunziano resta sempre quindi debole e sconfitto, incapace di tradurre le sue
aspirazioni in azione.

Gli altri personaggi:
Luzio Capece Montaga e donna Aldoina: il primo un principe borbonico decaduto la seconda la moglie,
una donna divenuta folle con let. Entrambi rappresentano la decadenza, il dolore e la nostalgia di un
passato florido.

Antonello e Oddo Montaga: figli di Luzio e Aldoina, sono molto sensibili e vivendo in un clima decadente ne
assorbono la negativit.

Le vergini
le pi belle le pi ardenti e le pi misere che sieno mai apparse nellestrema discendenza di una razza
imperiosa (Prologo)
Strumenti meravigliosi delle mie volont e dei miei destini. Non siete voi quali io vi avrei create per ormare
di una bellezza e di un dolore sublimi il mondo occulto di cui sono lartefice infaticabile?

Massimilla Montaga: figlia di Luzio e Aldoina, gracile e soave e vuole farsi monaca. Rappresenta la virt e
la timidezza.
Anatolia Montaga: unaltra figlia Montaga. Simboleggia la femminilit, la maest, infatti ha la forza
interiore di una regina. E il pilastro e la forza della famiglia e lo dimostra quando rinuncia ad avere una vita
propria per continuare a seguire la famiglia.

Violante Montaga: unaltra sorella. Rappresenta la bellezza e la lussuria. Ama ricoprirsi di profumi che
lentamente la uccideranno.

L'ideologia del Superuomo nelle Vergini delle rocce


DAnnunzio scrisse sette romanzi: Il piacere(1889), Giovanni Episcopo(1892), Linnocente(1892), Il
trionfo delle morte(1894), Le vergini delle rocce(1895), Il fuoco(1900), Forse s forse che no(1910).
Non tutti si possono qualificare,in senso stretto,come romanzi del superuomo: la vera e propria fase
superomistica di DAnnunzio si esprime nel 1895, lanno delle Vergini delle rocce,dopo lincontro con il
pensiero di Nietzsche. Le vergini delle rocce, che mostra un definitivo superamento del romanzo
dintreccio, inteso come azione narrativa e racconto di fatti, viene definito infatti antiromanzo in quanto
la prosa poetica,svuotata di ogni risvolto realistico, orchestra un gioco di complicate allegorie, di emblemi
sacrali e di cadenze melodiche. Lo scrittore gareggia infatti con la sinfonia wagneriana,ripetendo a distanza
di pagine, secondo la tecnica musicale del leitmotiv, frasi identiche, per segnalare la similarit della
situazione psicologica. Nellambizioso programma aristocratico del protagonista, fatto di esaltazione della
forza e di polemica contro il volgare mondo borghese, si compie il passaggio dallesteta al superuomo in
senso nietzscheano, gi implicato in Giorgio Aurispa, protagonista del Trionfo della morte, dove si
celebrava lesaltazione intellettuale, lo sfrenato desiderio di godimento, legoismo di chi si colloca fuori da
ogni norma o legame sociale. La teoria del superuomo era giunta a DAnnunzio attraverso una superficiale
conoscenza del filosofo tedesco Nietzsche. DAnnunzio coglie esclusivamente gli aspetti pi eclatanti e tutto
sommato pi esteriori, ignorando invece sia la radicale negativit del pensiero nietzscheano, potente
sovvertitore degli schemi e dei valori della cultura del tempo, sia il progetto visionario di un nuovo e
integrale umanesimo. Per DAnnunzio il superuomo un individuo superiore, un capo, un dominatore
assoluto, proteso a tracciare nuove strade per lumanit. Egli vive al di sopra del bene e del male, svincolato
da ogni legge. Le sue caratteristiche sono: lenergia, lesuberanza, listinto di dominio, lamore per la
violenza, lo sprezzo del pericolo, lestetismo e lerotismo. La sua principale funzione quella di annunciare
una rivoluzione, materiale e spirituale, necessaria per superare la presente crisi della societ borghese. Tale
rivoluzione si potr compiere sovvertendo in politica le regole liberali della democrazia e del
parlamentarismo. Nelle Vergini delle rocce Claudio Cantelmo celebrato come il superuomo, sprezzatore
della folla e divulgatore di unideologia antisociale, antidemocratica, antireligiosa; un individuo superiore,
che anche nella vita di tutti i giorni obbedisce ad una morale che supera i confini del bene e del male che
giudica spregevolmente convenzionali. Cantelmo vede il mondo come un dono magnifico largito dai pochi
ai molti, dai liberi agli schiavi. Ma la societ contemporanea immersa nella corruzione e negli scandali:
Roma ne emblema e fulcro. Di fronte a questa situazione, lesteta-superuomo Cantelmo concepisce un
sogno di grandezza,un delirante progetto di riscatto politico dellItalia. Il progetto prevede la nascita di un
erede di straordinarie qualit, capace di incarnare tutte le virt aristocratiche e divenire il nuovo Re di
Roma.Il protagonista quindi un misto di estetismo e superomismo. Anchegli un aristocratico esteta
come lAndrea Sperelli del Piacere; ma non si limita al culto del bello e dellarte: si propone anche
allazione politica, deciso a combattere la corruzione della societ borghese e la degenerazione delle
istituzioni parlamentari democratiche. In quest'opera D'Annunzio vuole rappresentare un eroe forte e
sicuro di se stesso. Il romanzo quindi contiene la completa esposizione delle nuove teorie aristocratiche,
reazionarie ed imperialistiche dannunziane. La morte e il disfacimento hanno sempre influenzato
D'Annunzio; questo svela la costante attrazione per i temi di matrice decadente, che pu essere riscontrato
direttamente nei personaggi di questo romanzo.

Il trionfo dellla morte
Il romanzo all'inizio stato pubblicato parzialmente e a puntate sulla "Tribuna Illustrata" e sul "Mattino" di
Napoli, e poi in volume nel 1894. L'opera ha una debole struttura narrativa ed articolata in sei libri (o
parti). L'opera stata scritta dopo "Il piacere" ed ha avuto necessit di 5 anni di lavorazione. Da questi dati
si pu capirne la complessit dovuta alla profonda riflessione dell'autore. Scrivere un romanzo con una
trama ricca, solo per lo scopo di divertire necessita di lavoro psicologico minore e la cosa pi importante
diventa la fervida immaginazione. Nel caso di D'Annunzio, ci si trova davanti un uomo complesso,
travagliato e quindi le sue opere saranno non di facile comprensione. "Il trionfo della morte" un romanzo
psicologico, sviluppa il tema del superomismo. Ma non si pu assolutamente definire il superuomo di
D'Annunzio nel senso letterale del termine. Il superuomo non una persona di successo. Per chi vuole
vedere solo l'esteriorit, potr con estrema facilit catalogare questo tipo di persona. Per coloro che invece
abbiano voglia di scavare la superficie, devono sapere che dovranno dotarsi di grande spirito di coraggio
perche l'intimo di quest'uomo terribile. D'Annunzio pu essere paragonato alla digitale purporea: un fiore
cosi' affascinante, ma appena lo si tocca o se si gli avvicina oltre al pericoloso e soave profumo il terribile
dolore prima o poi giunger. E cosi' Gabriele D'Annunzio si presenta: un potente leone di successo ma
all'interno spaventato come una lepre inseguita... terribile mistero da scoprire. Questo romanzo
specchio della sua anima, Giorgio (protagonista di "Il trionfo della morte") si rispecchia in lui. Giorgio per
rivela ci che D'Annunzio non sar mai capace di rivelare direttamente agli altri e cio il suo travagliato
spirito. La maschera di successo e di vanit viene tolta solo tramite la penna, quest'ultima infatti la sola
capace di sbugiardare il povero poeta. Allora sfogliando le pagine e addensandosi sempre pi in profondit
nel romanzo, analizzando i personaggi con cura e rileggendo il tutto si pu capire che il poeta D'Annunzio
ha un' animo malato che non riveler mai. In questo romanzo infatti (e anche negli altri) nessuna
spiegazione psicologica ne critica da parte dell'autore, mai la trama stata infatti sfiorata da un commento.
Infatti il poeta, dotato di grande ingegno e di intelligenza non comuni bravo a celare le proprie
insicurezze. Ma perche non rivelare il proprio stato d'animo, le proprie paure? Perche non piangere sulla
spalla di qualcuno? Perche continuare a soffrire in silenzio trovando conforto e sfogo dei pensieri pi intimi
solo in un misero calamaio e semplice carta? Perche quando i nemici scoprono il lato pi debole
cominciano ad attaccarlo senza piet e se si tocca proprio l'intimo dell'animo si ha come risultato la
distruzione totale della personalit. Cosa succeder se gli ammiratori di D'annunzio scopriranno che lui
una persona umana capace di debolezze e il suo successo apparente? Le risposte possono essere tante.
L'abbandono da parte degli altri e la fine del successo sono le due cose fondamentali che fanno pi
rabbrividire il poeta. allora cerca per tutta la vita di mantenere ben salda la maschera del "superuomo" nel
vero senso del termine. Solo nel suo succeso pu trovare conforto. Non riveler mai il proprio io perch il
fallimento della propria carriera di militare (la presa di Fiume), politica e poetica fa troppa paura. la pi
interessante trattazione di questo personaggio viene fuori dalle sue opere poetiche. Il lettore sapendo della
personalit del poeta legger il romanzo "il trionfo della morte" piangendo di fronte alla tragicit
dell'insieme e del finale ma sorrider di fronte all'intento di D'Annunzio di nascondere la propria tragicit. Il
poeta per avrebbe dovuto capire che il suo nascondersi dietro i personaggi e storie verr prima o poi
scoperto. Per capire D'Annunzio la cosa migliore quindi leggere i suoi componimenti. Per le sue opere si
distinguono nettamente da quelle "pure" e non "pure". In quelle non pure emerge il suo lato trionfante.
D'Annunzio si specchia nella massa informe dei lettori, ribadisce la sua potenza, la sua superiorit
intellettiva, la sua forza di comando. Coloro che leggeranno solo quelle opere avranno certamente una
visione pi bella di questo personaggio ma non avranno capito nulla. Faranno l'applauso a D'Annunzio alla
sua potenza ma non mostreranno la capacit di capire a fondo le persone. Invece sfogliando le pagine dei
componimenti e dei romanzi "puri" anche i lettori meno attenti casi capiranno la differenza e finalmente si
domanderanno come mai alcune pagine sono piene di parole cupe ed altre invece sono cosi' solari? la
risposta che D'Annunzio non ci che appare. Per esempio il romanzo "Il trionfo della morte" ha una
trama semplice, il poeta sembra distaccato. La trama non particolare, pu essere compresa da chiunque.
L'opera pu essere facilmente paragonata ad una tragedia greca nella quale l'apollineo rappresentato
dalla storia d'amore iniziale che sembra fresca, semplice e giovanile come tutte le storie d'amore di tutti i
secoli. Il dionisiaco il caos del mondo rappresentato dalla rottura di questo amore, dalla morte che giunge
per tutti e due i protagonisti. Infatti l'analisi dell'opera necessaria al lettore nel momento in cui legge la
fine del romanzo. Le ultime frasi hanno bisogno di una seconda rilettura perche con troppa facilit la morte
sopraggiunge. Questa morte terribile e sembrano assai poche le motivazioni che spingono il poeta ad
abbandonarsi al nulla. Tornando alle pagine, rivedendo il contenuto, rileggendo le frasi dall'ampolloso
linguaggio ci si accorge che la brevit del romanzo non automaticamente sinonimo di non complessit.
Giorgio Aurispa un giovane complesso ma colto e raffinato. Decide di abbandonare il paese natio per
trasferirsi in una citt di maggior grandezza, a Roma. Non necessario per lui svolgere un lavoro,
raggiungere un obiettivo che gli consenta di arricchirsi e vivere bene. Questo fatto dovuto all'eredit
lasciatagli dal suicida zio Demetrio. In seguito conosce Ippolita Sanzio. La fanciulla gi sposata, ma non
soddisfatta dalla monotona relazione con il marito decide di abbandonarlo in favore del protagonista. Il
rapporto sentimentale nato tra i due ha quell'intensit violenta cara a D'Annunzio, cosi' come Andrea
Sperelli ne "Il Piacere". In tutte e due le opere la passione descritta come opera d'arte. Tutti e due i
personaggi sono pieni di ambiguit e anche se di fatto sono due persone completamente diverse tra i loro
comportamenti si possono evidenziare tratti di evidente rassomiglianza. Questi sono tutti e due eroi
dannunziani. L'eroe dannunziano malato. debole e gelosamente chiuso in se stesso, per il quale la realt
umana si rivela senza speranza, vuota ed inutile. Per Giorgio l'amore per Ippolita alla fine non capace di
dare alcuna consolazione ed al protagonista non rimane altra scelta che quella di porre fine al "mal di
vivere" che gli insopportabile. Come nel Piacere in questo romanzo ci sono tantissimi immagini
simboliche. Per esempio, sono abbondanti le scene di morte che presagiscono il suicidio del protagonista.
Giorgio Aurispa alla ricerca di qualcosa che lo renda felice, soddisfatto e soprattutto occupato. Lui un
esteta alla continua ricerca di un significato nobile ed alto che dia un senso alla propria esistenza. Non cerca
la felicit e la pace interiore dentro se stesso, ma riversa le sue frustrazioni all'esterno affannandosi a
svolgere un migliaio di attivit... doloroso guardarlo perche sembra che si lasci trascinare da un vento
infernale... nessun luogo gli amico, ogni oggetto gli sembra avverso. la mente umana deve tenersi
continuamente occupata perch per natura il vuoto non esiste. Giorgio cerca disperatamente a riempire
questo vuoto mentale. Passa in rassegna dapprima le attivit degli intellettuali. le note della musica e la
variet variopinta dell'arte lo affascinano a tal punto che si sente ebbro. Poi la passione affievolisce piano
fino a diventare quasi un dovere svolgerla e poi il povero protagonista provando un certo senso di nausea
finisce per abbandonarla. In quale altro luogo si hanno buone possibilit di trovare la gioia? Bambini che
corrono, madri afettuose, famiglie felici an chiesa riunite per celebrare la santa messa. Giorgio cerca di
immaginarsi questo luogo idilliaco ricordandosi della propria famiglia. Allora lui ritorna felice e speranzoso.
Stessa casa, persone nelle vene delle quali scorre il medesimo sangue, somiglianza dei lineamenti. Giorgio si
immagina un nido dove potersi rifugiare, vuole ritrovare il calore materno... All'improvviso una nuvola nera
oscura il suo cielo limpido. La madre, con l'aspetto tipico di chi nella vita ne ha patite tante, lo sguardo
minaccioso, rughe di espressione che fanno sembrare il viso una maschera di terrore. Lei sbotta vedendo
comparirle dinanzi il figlio. Il fratello ancora pi adirato. Gli domandano in malo modo dove sia stato per
tutto questo tempo. Il fratello ribadisce che stato solo lui a prendersi cura della loro madre mentre di lui
non c'era n traccia n notizia. Gli attacchi verso Giorgio sono continui, piovono parole non belle, minacce
soprattutto da parte del fratello. Il protagonista, sconvolto, fugge via spaventato pensando alla povera
madre che ha dovuto sopportare il dolore della separazione dal marito. Lui adesso si ritrova consapevole
del fatto che stato via per troppo tempo, che quel piccolo legame che c'era stato spezzato. Capisce bene
che quella famiglia idilliaca esiste solo nei suoi sogni e che la realt brutta vicina anche a lui. La
disillusione faticosa da accettare e contribuisce a minare il suo animo gi cosi' fragile.
Cogliendo l' occasione ma senza grandi aspettative questa volta, va a fare visita al padre. Incamminandosi
verso la sua casa sente gi le allegre grida dei bambini. Loro sono figli illegittimi avuti dalla nuova donna del
padre. Giorgio li guarda sprezzante, li chiama tra s e s "bastardi". Incontra suo padre quindi gi
infastidito. Il padre lo saluta felice, il figlio lo trova invecchiato debole, gli confessa di avere dei problemi al
cuore. Il protagonista lo guarda sprezzante pensando a quali mali ha procurato alla famiglia lasciandola per
quella perfida donna che, secondo lui sicuramente star origliando da qualche angolo nascosto i loro
discorsi. Il figlio si aspettava la richiesta di denaro da parte del padre. Infatti lui gli chiede una cospicua
somma di denaro per problemi di affari che Giorgio alla fine gli concede con malavoglia ( dubbioso per
quanto riguarda il lavoro, convinto che lui spender i suoi soldi futilmente). Il padre, ottenuto il voluto,
guarda il figlio con indifferenza come chi non pi interessato a fare cerimonie per ottenere qualcosa.
Giorgio rimane disgustato dai bambini, dalla donna, dal suo stesso padre. convinto che non torner mai
pi in quella casa. E cosi' si conclude la tragica visita alla famiglia. A Giorgio tutti questi eventi gli procurano
una ferita che non conosce medicazioni, far sempre parte di lui. Riprendendosi la sua Ippolita, si rifugia
con lei in una casetta in riva al mare sperando tra i profumi della campagna e della salsedine di ritrovare
finalmente se stesso. Il luogo estremamente pacifico fa un forte contrasto con l'interiorit del protagonista
invasa dai fuochi dell'Inferno. Ma gli abitanti del paesello non sanno cosa vuol dire essere infelici avendo da
mangiare ogni giorno. Infatti solo la coppia di fidanzatini ha del cibo a disposizione quotidianamente.
Mendicanti si aggirano per le strade senza arti o con il viso sfigurato sembrando un gruppo di lebbrosi.
Famiglie numerose aventi figli di ogni et abitano in misere capanne dove lo spazio non mai sufficiente.
Persone malate, scene raccapriccianti. Tanto sangue, tanto dolore. Bambini e adulti coperti di stracci.
Miseria ovunque. Tutti loro si avvicinano alla coppia imploranti chiedendo piet, una moneta, la tanto cara
elemosina. La processione del paese alla quale assistono i due fidanzatini la cosa pi dolorosa del mondo
da vedere anche se le scene di povert ed estrema miseria sono quotidianamente davanti agli occhi della
coppia. Come fanno a non far percepire un po di piet al protagonista queste terribili immagini? Giorgio
invece troppo preoccupato del suo mal vivere per accorgersi della presenza degli altri. Se il protagonista si
fosse fermato un po a riflettere avrebbe capito che il suo dolore non paragonabile a quello provato da
quelle misere persone. Cosi forse smetterebbe di pensare soltanto al proprio IO interiore dedicando solo
una piccola parte di tempo a chi ne ha davvero bisogno. Anche Ippolita sospira sconsolata di fronte a tanta
miseria e dolore. Quindi di nuovo il protagonista dimostra la non volont di partecipazione alla vita reale
rifugiandosi nel suo egoistico pensare a se stesso. Rivolge uno sguardo di estremo interesse verso la sua
amata Ippolita. E una donna di prorompente sensualit. Mediterranea, materna, calda. Il suo aspetto fisico
espressione di salute e freschezza. Comincia ad osservarla ogni giorno sempre di pi. I suoi gesti, i suoi
anche pi piccoli movimenti che possono sembrare impercettibili, invece da Giorgio vengono visti sotto una
molto potente lente dingrandimento. I dialoghi tra i due sono semplici, sono basate su vicende quotidiane
tipo su cosa fare durante La giornata, su come farsi servire i pasti. Le giornate passano allinsegna della
normalit. Ci sono baci, abbracci. La coppia sembra rappresentare il modello di fidanzatini perfetti. Stanno
pacifici, tra di loro non ci sono discussioni. Trascorrono la giornata al mare sotto il sole ed il mare
mediterranei. Ippolita felice. Ma che cosa direbbe se scoprisse che la felicit mostrata dallamato solo
apparente. Tra di loro non c lamore cosi come inteso dai Romantici: ingenuo, trasparente contornato da
quella spontanea sincerit e attenzione. La donna per Giorgio invece solo un oggetto da usare per
raggiungere i propri scopi. Lui interessato a colmare usandola quel vuoto mentale che si creato. Disilluso
e tradito dalla famiglia, annoiato e stanco da tutto si getta su di lei pensando a lei come ultima cosa capace
di dargli una vera felicit. Allinizio si getta nellamore per lei con violenza, come chi stato per tantissimo
tempo a assetato ora trovando il cibo di fronte a se lo divora con impazienza.
Ippolita, secondo il protagonista, sar capace di dargli quella felicit tanto attesa e mai ottenuta. Gli inizi
della storia sono felici, lui la guarda con occhi da vero innamorato. A lungo andare per linteresse finisce
per affievolirsi.
Cosi successo per le altre passioni del protagonista. Comincia a notare nella donna molti difetti, la sua
presenza gli fastidiosa. Aveva sperato che Ippolita, con la sua prorompente sensualit, avesse potuto
guarirlo da tutti i mali esistenziali e rappresentare la risposta ad ogni dubbio. Invece, lungi dall'esserlo, la
donna verr avvertita come una nemica e la morte sar l'unica possibile soluzione al "mal di vivere". Giorgio
si recher con Ippolita sull'alto di una rupe e si getter di sotto, precipitandosi nella morte insieme alla sua
compagna che, disperatamente, tenter invano di sottrarsi all'abbraccio fatale. Il romanzo si richiama
apertamente alla teoria del "superuomo" di Nietzsche nel tratteggiare la personalit di Giorgio Aurispa che
un uomo al di l ed al di sopra dei suoi simili che si lasciano vivere un esistenza insulsa e mediocre. Ci
vedo anche un legame, probabilmente inconsapevole, ad alcune teorie esistenzialiste di Kierkegaard. Non
fu proprio il filosofo danese, infatti, a descrivere i vari stadi della vita dell'individuo, "etico", "estetico" ed
"ascetico" ed a sottolineare come ogni possibile percorso, tranne quello che porta ad una sincera e totale
comunione col Dio creatore, sia destinato al fallimento sfociando, irrimediabilmente, in una "noia"
interiore? E l'accenno alla religione pure presente nel romanzo di D'Annunzio. Giorgio assister con
Ippolita ad una processione di paese, ma tutta quella massa informe e osannante non fece altro che
generargli sentimenti di disgusto ed assolut estraneit. In conclusione, direi che nonostante la tragicit del
finale della storia che, sembra, non ammettere vie d'uscita per chi voglia vivere un'esistenza autentica,
D'Annunzio ci lascia in eredit un sentimento costruttivo di ricerca dei valori profondi delle cose, che non si
trovano in superficie, ma solo indagando l'ombra.


Primo Levi
Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio del 1919. La sua giovinezza fu
caratterizzata da studi regolari e profonde letture. Appartenne a una
famiglia ebraica, si laure in chimica nel 1941. Il suo diploma reca la
menzione "di razza ebraica". Levi entr nel Partito d'Azione clandestino. Il
25 luglio del 1943 cadde il governo fascista. Tuttavia, le forze armate
tedesche occuparono il nord e l'Italia centrale. Primo si un a un gruppo
partigiano operante in Val d'Aosta, ma fu arrestato. Fu poi deportato nel
campo di sterminio di Auschwitz, dove vi rimase dal febbraio 1944 al
gennaio 1945. Per tutta la durata della permanenza nel Lager, Levi riusc a
non ammalarsi, eccezion fatta per la scarlattina venutagli proprio quando
nel gennaio 1945 i tedeschi, sotto 1'incombere delle truppe russe,
evacuarono il campo, abbandonando gli ammalati al loro destino. Nel
giugno inizi il viaggio di rimpatrio che dur circa cinque mesi. Una volta a
Torino trov lavoro presso una fabbrica di vernici. Intanto, nacque "Se
questo un uomo". Levi present il dattiloscritto alla casa editrice Einaudi, che lo rifiut. Il testo fu invece
pubblicato dall'editore De Silvani di Torino. Il successo, all'inizio, fu scarso. Le cose cambiarono quando il
libro usc nella collana dei "Saggi" Einaudi. Nel 1963, la stessa Casa Editrice, pubblic La tregua. Mor a
Torino l'11 aprile del 1987.

Se questo un uomo

La poesia
Il romanzo si apre con una poesia che coinvolge i lettori in prima persona,
contrapponendo la loro confortevole situazione (Voi che vivete sicuri nelle vostre
tiepide case) a quella di un uomo o una donna non pi degni di questo nome, quali
i prigionieri del Lager.



Voi che vivete sicuri come una rana d'inverno.
nelle vostre tiepide case, Meditate che questo stato:
voi che trovate tornando a sera vi comando queste parole.
il cibo caldo e visi amici: Scolpitele nel vostro cuore
Considerate se questo un uomo stando in casa andando per via,
che lavora nel fango coricandovi, alzandovi.
che non conosce pace Ripetetele ai vostri figli.
che lotta per mezzo pane O vi si sfaccia la casa,
che muore per un si o per un no. la malattia vi impedisca,
Considerate se questa una donna, i vostri nati torcano il viso da voi.
senza capelli e senza nome (Primo Levi)

senza pi forza di ricordare


vuoti gli occhi e freddo il grembo



Analisi e riassunto del libro

L'opera stata composta tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947.
Rifiutata dall'editore Einaudi, fu pubblicata da De Silva e successivame
nte, in una redazione rivista e con aggiunte, dallo stesso Einaudi.
Il testo - che rievoca la prigionia dell'autore in un lager - articolato in
diciassette capitoli: Il viaggio, Sul fondo, Iniziazione, KaBe,
Le nostre notti, Il lavoro, Una buona giornata, Al di qua del
bene e del male, I sommersi e i salvati, Esame di chimica, Il
canto di Ulisse, I fatti dell'estate, Ottobre 1944, Kraus, Die
rei Laute vom Labor, L'ultimo, Storia di dieci giorni. Levi fu
arrestato dalla Milizia fascista nel dicembre del '43 perch
appartenente a gruppi antifascisti e perch di origine ebraica: per i nazisti, ma anche per i loro alleati, gli
Ebrei non sono uomini ma cose, macchine da lavoro.Egli viene poi avviato nel campo di Monowitz, o
Auschwitz terzo, nei pressi di Auschwitz, con circa seicentocinquanta persone (oltre gli ebrei, ci sono anche
criminali comuni e detenuti politici) stipate in dodici vagoni, tutte avvinghiate le une alle altre, come cani
maltrattati. Per far questo i nazisti, qui impersonati dalle SS, agiscono alla radice, cercando, secondo i loro
principi, di eliminare dal mondo tutte le impurit. Per attuare quest'opera dissennata di epurazione
annullano ogni speranza dei detenuti sul nascere. Primo lavora alla Buna, una fabbrica tedesca di gomma e
prodotti sintetici. Fin dal viaggio di trasferimento al campo i prigionieri scoprono che la loro vita non ha pi
alcun valore: i tedeschi utilizzano gli ebrei come forza-lavoro (ci costituir la salvezza per Levi, giacch fino
ad allora gli ebrei catturati erano stati immediatamente soppressi) e coloro che non risultano utilizzabili
vengono portati nelle camere a gas. I prigionieri sono subito separati dai loro cari, in modo a dir poco
disumano, senza la possibilit di un saluto, senza un abbraccio, informati che riusciranno a sapere qualcosa
dei familiari solamente quando, e soprattutto se, riusciranno ad uscire da quel luogo. La vita del campo si
rivela subito infernale: appena arrivato Levi viene spogliato di tutti i suoi averi, gli vengono rasati i capelli e
per essere riconosciuto i nazisti tatuano sul suo braccio il numero 174 517, viene sottoposta a condizioni di
lavoro estenuanti, cibo scarsissimo, temperature rigide da sopportare con indumenti inadeguati, scarpe che
piagano i piedi, divieto assoluto di infrangere il rigido regolamento (per esempio il divieto di dissetarsi con
un pezzo di ghiaccio o quello di dormire con il berretto).I prigionieri smettono di avere un nome, unidentit
e diventano un numero e a poco a poco cessano di avere una personalit, abbrutiti come sono dagli stenti,
dalle percosse, dalla fame, dalla sete, dalle malattie, dalla disperazione. Essi sentono di non condividere pi
il mondo dei vivi. Ladunata dopo il lavoro mostra volti di persone che ormai non sono pi uomini; pur
respirando ancora, e potendo ancora camminare e lavorare, si nota a prima vista che sono vuoti dentro,
senza pi un'anima, senza pi libert, senza pi dignit, senza pi umanit. Le domande, all'interno del
Lager, sono tante, e lo capisce a sue spese lo stesso Levi: appena trasferito insieme ai suoi compagni di
sventura all'interno di una stanza umida e fredda, un generale delle SS entra e viene tempestato di
domande di ogni genere, di fronte alle quali egli deliberatamente, suscitando un orrore impressionante,
rimane impassibile in un silenzio statuario. Con il passare del tempo, due sono i processi che portano alla
completa trasformazione dell'uomo, dell'essere vivente in una cosa, non pi capace di provvedere alla
propria sopravvivenza: da una parte cresce l'esperienza di vita nel Lager e si sviluppa la furbizia per
accaparrarsi una fetta di pane o un dito di zuppa in pi; dallaltra inizia una costante perdita della dignit,
della considerazione degli amici, della speranza di uscire vivo da quella tragica esperienza, da quel tragico
viaggio. Ben presto per il prigioniero si rende conto che non deve guardarsi solo dalle SS tedesche ma
anche dai compagni di sventura. Tutto, in un momento di distrazione, pu venir rubato
e rivenduto (il cucchiaio, la camicia ridotta a brandelli, oltre che, naturalmente,
la misera razione di cibo) e i Numeri Grossi, gli ultimi arrivati, devono difendersi
dai compagni pi furbi, i quali hanno imparato che nel campo la sopravvivenza
va conquistata con sforzi quotidiani. Chi riesce, per esempio, a ottenere un qualsiasi
incarico dai tedeschi passa dall'altra parte, dalla parte degli aguzzini, ed esercita
il proprio compito con solerzia per dimostrarsene all'altezza. Si delinea cio, fra gli
stessi prigionieri, un preciso discrimine: da un lato i sommersi, i vinti,
destinati a morire; dall'altro i salvati, i dominanti, quelli che sopravvivono. Una
breve sosta costituita dal ricovero in infermeria (KaBe) nella quale Levi vi trascorre qualche
giorno, dove tuttavia non possibile restare a lungo, visto che i malati
che non mostrano segni di guarigione vengono soppressi, come periodicamente vengono soppressi
(selezionati) tutti coloro che a una sommaria visita medica risultano eccessivamente indeboliti. E cos
passano i giorni, i mesi, le stagioni. Lunico obiettivo sopravvivere, senza pi rispetto per gli altri, intenti
solo a dimostrare che legoismo pi forte che qualsiasi altro sentimento; il problema che proprio
questo quello che i nazisti vogliono, perch solo tramite l'odio dei prigionieri nei confronti di altri
prigionieri, nato dalla paura che qualcuno possa sottrarre un pezzo di pane quotidiano, un bottone, un
cucchiaio, un coltello..., si possono ottenere gli esseri inermi e asociali utili alla grande industria. La fortuna,
se cos si pu dire, di Primo Levi quella di trovare persone, che cos ancora si possono chiamare, che
sappiano comprendere e condividere la sua condizione, i suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue domande.
All'interno del campo il protagonista, infatti, ha modo di stringere salde amicizie, e
quella con Alberto la pi significativa. Quando Levi viene chiamato a svolgere
il lavoro di chimico nel laboratorio del campo, si apre per lui una nuova
fase, meno dura per quel che riguarda le condizioni fisiche, pi difficile dal
punto di vista psicologico, giacch l'avere pi tempo per pensare e ricordare il
passato acuisce la sofferenza per lo stato presente. Una circostanza puramente fortuita
fa s che il protagonista sia tra i ricoverati in infermeria nel momento
in cui i tedeschi fuggono per l'imminente arrivo dei sovietici. Nel
campo deserto i sopravvissuti trascorrono dieci giorni terribili prima dell'arrivo dell'Armata
Rossa: abbandonati a se stessi, molti muoiono, mentre i pochi validi si organizzano
per far fronte al freddo, alla fame e al pericolo di contagio costituito dai
malati pi gravi e dalla presenza di molti cadaveri.

Il racconto si interrompe
al 27 gennaio 1945 e le vicende
successive all'arrivo dei russi saranno oggetto
di un altro libro, La tregua , pubblicato
nel 1963. Nella Prefazione l'autore spiega
che la rievocazione di quei tragici mesi
risponde al bisogno di raccontare e
allo scopo di fornire documenti per
uno studio di alcuni aspetti dell'animo
umano. La narrazione condotta con
linguaggio volutamente pacato, senza animosit
, affinch questa testimonianza ferma e preci
sa possa vincere le eventuali incredulit ad am
mettere che tali barbarie siano veramente
accadute e accadute in modo tanto efferato.


Linferno di Primo Levi
Come sulla porta dellinferno di Dante, anche sul cancello di Auschwitz
c una scritta: ARBEIT MACHT FREI (il lavoro rende liberi). Il racconto di
Primo Levi tiene costantemente presente lo stretto rapporto tra l
Inferno dantesco e quel luogo fondato sulla metafora lager-inferno. Il
viaggio verso Auschwitz un viaggio verso linferno.
Lautocarro che trasporta i prigionieri assimilato alla barca che
traghetta le anime dannate al di l del fiume Acheronte.
Il soldato tedesco che li sorveglia chiamato il nostro Caronte, ma
invece di gridare "guai a voi, anime prave", chiede loro denaro ed
orologi. Il secondo capitolo del libro intitolato Sul fondo e pi volte lespressione ricorre: giacere sul
fondo, eccomi sul fondo, viaggio verso il fondo, premuti sul fondo. Occorre ricordare che, nella geografia
dantesca, linferno una voragine a forma dimbuto che si apre nellemisfero boreale, sotto Gerusalemme,
e termina al centro della Terra, dove si trova Lucifero.
Nel libro, il fondo metafora del campo di annientamento, dove viene annullata la dignit umana: luomo
ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignit e di discernimento
La prima giornata nel lager definita antinferno.
La diversit tra la vita nel Lager e la vita precedente allinternamento spiegata dallo scrittore con una
citazione dantesca:

" Qui non ha luogo il Santo Volto,
qui si nuota altrimenti che nel Serchio!"

Anche nel Lager tutto stravolto, non hanno pi alcun valore le regole del vivere civile.
Il Lager definito casa dei morti ed quindi anche per questo un inferno. Morti sono i prigionieri, in primo
luogo perch destinati nella stragrande maggioranza a morte sicura, in secondo luogo perch in loro
uccisa lumanit. Anche lumiliante nudit assimila i prigionieri ai dannati, cos come la loro paura di fronte
alle crudeli parole dei loro aguzzini.


"Ma quellanime, cheran lasse e nude
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che nteser le parole crude."

Le pene dei prigionieri ricordano quelle dei dannati. Dice Primo Levi: spingo vagoni, lavoro di pala, mi fiacco
alla pioggia, tremo al vento
NellInferno dantesco gli avari spingono massi; i golosi sono oppressi da una "piova etterna, maledetta,
fredda e greve" e Ciacco dice: A la pioggia mi fiacco; i lussuriosi sono tormentati dalla "bufera infernale"
che "voltando e percotendo li molesta" .
Anche nel Lager come nellInferno c la confusione babelica delle lingue.
Il pane, pensiero dominante della popolazione del Lager ripetuto in italiano, tedesco, yiddish, russo,
francese, ebraico, ungherese: pane, brot, broit, chleb, pain, lecchem, kenyr .
I mattoni della torre del Carburo, nella fabbrica della Buna, sono chiamati in sette modi diversi e cementati
dell'odio dei prigionieri contro il sogno demente di grandezza dei tedeschi che hanno edificato questa torre
di Babele. Riecheggia il verso dantesco "Diverse lingue, orribili favelle" , che contribuiscono a rendere
latmosfera infernale cos terribile per il poeta.
Anche il "tumulto", cio il rumore che Dante percepisce appena varcata la porta dellinferno, ha un preciso
corrispettivo nel buio del Block 30 (la baracca alla quale assegnato Primo Levi), dove tutti urlano ordini e
minacce in lingue mai prima udite.
La vita nellinfermeria, o Ka-Be, definita vita di limbo e il limbo il cerchio dellinferno dove si trovano i
non battezzati, dove minore la sofferenza dei dannati. Il Ka-Be il Lager senza il disagio fisico, una
parentesi di relativa pace.
La musica che accompagna la marcia dei prigionieri verso il lavoro appare a Primo Levi, ricoverato in
infermeria, infernale e la ricorder sempre come la voce del Lager.
I dannati del Lager, come i dannati dellInferno dantesco, sono paragonati a foglie secche:

"Come dautunno si levan le foglie
luna appresso de laltra, fin che l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
similemente il mal seme dAdamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel peri suo richiamo.

Si parla di contrappasso a proposito degli operai civili internati per punizione perch hanno commerciato
con degli Haftlinge. E contrappasso la relazione di analogia o di contrasto, che nellInferno dantesco lega
la colpa alla pena.
Il dottor Pannwitz, che fa lesame di chimica a Primo Levi, assimilato ad un giudice infernale. Come il
Minosse dantesco ("Stavvi Mins orribilmente e ringhia"), il dottor Pannwitz siede in modo da incutere
paura dietro la sua scrivania ed esprime il suo giudizio non a parole ma in segni incomprensibili.
Alex, il kapo del kommando Chimico , paragonato ai diavoli di Malebolge, perch corre leggero sulle sue
scarpe di cuoio.
Primo Levi cerca di ricordare il canto di Ulisse e lo recita a Jean Pikolo . Cercare di ricordare la Divina
Commedia ha il senso di continuare ad essere uomini, come sottolinea il canto XXVI dellInferno dantesco
ed in particolare la terzina in cui Ulisse rivolge la sua "orazion picciola" ai suoi compagni:

"Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza".

Questa terzina assume un valore terribilmente attuale per Primo Levi e per Pikolo, perch nel lager si vive
come "bruti", la "semenza" umana calpestata, la virt e la conoscenza sono allontanate dallurgenza della
sopravvivenza.
Anche la punizione di Ulisse (il naufragio), voluta da un Dio che lui non conosceva ma di cui aveva sfidato la
volont andando con la sua nave oltre le colonne dErcole, ricorda il destino dei prigionieri per essersi
opposti allordine fascista in Europa, e in particolare il destino degli ebrei: fra le ragioni dellantisemitismo
tedesco cerano, infatti, lodio e il timore per lacutezza intellettuale degli ebrei, unacutezza che li avvicina
allUlisse dantesco e che sentita dai tedeschi come pericolosa. Ulisse rende "acuti" anche i suoi compagni
con la sua "orazion picciola". Il "folle volo" di Ulisse, infine, ricorda anche un altro folle volo, cio il tentativo
di sollevarsi per un momento al di sopra della condizione disumana del Lager con lo sforzo di ricordare la
Divina Commedia.
Durante i bombardamenti, cominciati nellestate del 1944, il Block privo di luce sembra una bolgia buia ed
urlante.
Nella turba dei nudi spaventati, che affrontano la selezione facendo di corsa i pochi passi tra la porta del
Tagesarum e quella del dormitorio, c una reminiscenza dei versi danteschi:

"correan genti nude e spaventata
sanza sperar pertugio o elitropia".

Spazio
Se si esclude il primo capitolo che si svolge sul treno, in viaggio verso la Polonia, tutta la vicenda
ambientata nel campo di lavoro di Auschwitz, un luogo aperto se si considera ci che principalmente
facevano gli uomini (il lavoro), chiuso se si dovessero prendere in considerazione i vari reparti descritti.
Tutti i luoghi, anche quelli apparentemente meno importanti, quali il treno o le cuccette, sono menzionati e
descritti affinch diano una maggior enfasi al dramma di chi visse quel campo.
Da queste descrizioni ricaviamo proprio le notizie sulla struttura, sulla topografia del Lager: un quadrato di
circa 600 m a lato, circondato da filo spinato, percorso da corrente ad alta tensione, costituito da 60
baracche in legno, i Blocks, pi la cucina in muratura, le docce e le latrine (una per ogni gruppo di 6 o 8
Blocks). Vi sono Blocks adibiti a scopi particolari, ad esempio linfermeria, e i comuni Blocks divisi in
Tagesraum, labitazione del capo-baracca, e dormitorio, con 148 cuccette strette e fitte come celle di
alveare. Vi poi la Piazza DAppello, dove venivano radunati al mattino per lappello, appunto.
Descrive, inoltre, il Ka-be, ovvero linfermeria, la Buna, ovvero la fabbrica a cui lavoravano i prigionieri di
Auschwitz, e infine il Laboratorio di Chimica, meravigliosamente simile a qualunque altro laboratorio; per
Levi infatti era straordinario e incredibile che in quell angolo dimenticato dal mondo ci potesse essere
qualcosa di cos familiare che lo riporta, con la mente, alla sua vita, ai suoi studi universitari.

Tempo
Il periodo della descrizione quello della seconda guerra mondiale. Il protagonista viene deportato ad
Auschwitz nel 1944. Le vicende narrate si svolgono in pi di un anno, dal dicembre 43 al gennaio 45. Il
tempo nel Lager, com facile immaginare, non passa mai, i giorni si somigliano tutti e non facile
contarli. Non possedendo pi orologi, il tempo scandito dai ritmi di lavoro ( passano i prigionieri
inglesi, sar presto ora di rientrare), dalle sirene (la sirena di mezzogiorno esplode ad esaurire le nostre
stanchezze), dalla sveglia (pur senza orologio, siamo in grado di prevederne lo scoccare con grande
approssimazione), nonch tristemente dalla scomparsa dei compagni. Significativa infatti lespressione
la vita ha uno scopo: il nostro scopo di arrivare in Primavera, in quanto linverno aggravava la loro
situazione a causa del freddo e delle condizioni disumane di lavoro. Solo nellultimo capitolo, con
lapprossimarsi della liberazione, si ricomincia a calcolare il tempo, segno che il Lager ormai morto. Sono
presenti numerosi flashback che rimandano il lettore alla vita passata del protagonista per rappresentare
un confronto tra lesistenza nel Lager con quella passata. Sono presenti anche anticipazioni che servono a
sottolineare la rassegnazione degli animi dei deportati.

Stile
Il protagonista parla quindi in prima persona e quasi sempre prevale il punto di vista interno del
personaggio pi che quello onnisciente del narratore. Proprio per dare sfogo allistinto di narrare una serie
di vicende, senza necessariamente seguire un ordine cronologico, Levi non si cura molto dello stile che
risulta cos molto diretto: frequente luso di periodi brevi o comunque dimmediata comprensione, nonch
molte similitudini e figure retoriche, che stimolano limmaginazione del lettore, per meglio immedesimarlo
nella descrizione; ad esempio, il momento della sveglia viene descritto come un cancro rapido, oppure i
prigionieri in fila dietro al Kapos vengono paragonati a dei goffi pulcini, o ancora i prigionieri che si
guardano intorno ai primi raggi del Sole estivo, dopo il lungo inverno, sono come i ciechi che riacquistano
la vista. Infine, molto frequente luso del gergo del Lager, che comprendeva parole di diverse lingue,
specie tedesche, o anche espressioni usate dagli Haftlinge; cos, il nome musulmani stava ad indicare i
cosiddetti sommersi, cio i prigionieri destinati sicuramente a soccombere, oppure, per indicare i nuovi
arrivati, si usava lespressione Grandi numeri, riferendosi al numero di serie che veniva tatuato ad ogni
prigioniero e che diventava il loro nuovo nome. Addirittura Levi afferma che, per descrivere la loro
condizione di non-uomini, di bestie stanche, le parole fame, freddo, paura non erano neanche
adatte, perch il loro modo davere fame, freddo e paura non era quello di un qualunque uomo affamato,
infreddolito e impaurito; queste sono parole libere create da e per gli uomini liberi, mentre per descrivere
il Lager occorrerebbe inventare delle nuove parole.

Personaggi
I personaggi che compaiono nel libro sono molto numerosi, ma la maggior parte viene ricordata da Levi in
relazione ad una singola vicenda e solo a volte alcuni personaggi vengono ripresi. Fra quel campione di
umanit Levi individua due principali categorie, dei sommersi o dei musulmani, di cui fa parte la
stragrande maggioranza degli Haftlinge, ovvero i pi deboli, i pi sottomessi, quelli per cui vale il detto del
Lager lunica cosa obbedire, quelli che sono qui di passaggio e di cui non rimarr che un pugno di
cenere, che per Levi ben rappresenta limmagine di tutti i mali del nostro tempo.
Ma ci sono anche i cosiddetti salvati, gli adatti, i candidati a sopravvivere, quelli per cui vale un altro
detto del campo che A chi ha sar dato, a chi non ha sar tolto. Sono quelli che lottano non solo per
sopravvivere ma anche per mantenere un briciolo di dignit, di identit, che trovano espedienti per
conquistare una razione di pane in pi, un litro di zuppa in pi, per fuggire ai lavori pi duri e per farsi
rispettare anche dai Kapos, che spesso trovano in questi soggetti i pi forti alleati e fanno s che godano
di privilegi o che vengano promossi alle alte cariche pur di voltare le spalle ai compagni. Non c da
meravigliarsi dunque se i Prominenti erano quasi tutti ex criminali o comunque persone senza scrupoli.
Per citare qualche personaggio, dello sterminato gregge di musulmani facevano parte ad esempio Kraus,
luomo Kraus ( ricordando la definizione data da Levi ai prigionieri: i non-uomini ) o anche lo stesso
autore, che pur tuttavia sopravvissuto; mentre fra il ristretto gruppo di salvati egli esamina quattro
personaggi significativi: Schepschel che viveva di piccoli espedienti, come rubare una scopa e rivenderla, ma
che non esit a far condannare un compagno e complice pur di ottenere una buona reputazione; lingegner
Alfred L., il quale aveva elaborato e portato a termine un piano ben preciso, che consisteva nel curare
meticolosamente il suo aspetto, per distinguersi dalla massa, e cerare di mettersi in mostra in quanto a
disciplina, conoscendo lesasperata dedizione allordine dei tedeschi, per guadagnarne infine il rispetto. Poi
vi Elias Lindzin che era lesemplare umano pi idoneo a questo modo di vivere, in quanto possedeva un
fisico eccezionale che, per unassurda legge del Lager, gli consent di essere esonerato dal lavoro pi
faticoso. Infine vi Henri, secondo il quale per sopravvivere nel Lager, vi sono tre regole: lorganizzazione, il
furto e la piet. Questultima era il suo punto forte: egli sapeva come rigirare chiunque volesse, persino i
tedeschi, e cos godeva di molte amicizie e di molti protettori.
Questi, specie tra i lavoratori civili delle fabbrica, erano numerosi e in stretto contatto con i prigionieri, con i
quali contrattavano scambi, per cos dire commerciali o semplicemente ai quali offrivano ogni giorno
qualche razione di cibo in pi.
Lorenzo era appunto il protettore di Levi, ma con lui non aveva il solito rapporto tra prigioniero e civile; egli
era semplicemente buono, non pensava si dovesse fare del bene per una ricompensa; Levi lo ricorda con
infinita gratitudine perch, dice, proprio a Lorenzo deve di essere vivo, non tanto per il suo aiuto materiale,
quanto per avergli fatto capire che ancora esisteva qualcosa o qualcuno di buono nel mondo. Lorenzo,
infatti, il solo uomo tra i personaggi del libro e grazie a lui, dice Levi, mi accaduto di non
dimenticare di essere io stesso un uomo..
Il personaggio pi importante e pi presente nel ricordo del protagonista, per, Alberto, il mio amico non
domato, quello che per primo ha capito che questa vita guerra. Alberto infatti era il miglior amico di
Primo, erano inseparabili, venivano chiamati i due italiani e, come dice lautore stesso, rappresenta per
Levi la rara figura delluomo forte e mite. Era due anni pi piccolo di lui, era al quarto anno di Chimica
alluniversit e con Primo condivideva tutto: il protettorato di Lorenzo, il cibo, le imprese; solo il
ricovero per scarlattina di Primo non pot condividere e cos, nella notte del 18 gennaio, part insieme a
tutti i sani, mentre Primo rimase con i malati nel Ka-be ormai abbandonato; quella fu la prima ed ultima
volta che i due amici si separarono.

Scopo
Lo scopo dell'opera quello di "fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo
umano". "In Se questo un uomo- afferma Levi- ho cercato di scrivere le cose pi grosse, pi pesanti, e
importanti. Mi sembrava che il tema dell' indignazione dovesse prevalere: era una testimonianza di taglio
quasi giuridico". Il libro nasce dunque come testimonianza e documento, e di questa sua natura ha i
caratteri stilistici: una scrittura chiara, comunicativa, oggettiva, referenziale, rigorosamente aderente ai
fatti e attenta alle sfumature.

Commento
Levi si trova dinnanzi ad un sistema, il lager, con il fine di annientare la dignit umana. Dentro questo folle
progetto di distruzione, luomo non riesce pi a provare piet, non conosce pi lamicizia, la ribellione, la
speranza: si cura solo di non morire e per questo lotta. Se questo un uomo non unopera di fantasia,
non pu essere cos; scrivere queste pagine costato sofferenza e, in qualche modo, lo scrittore pretende
da noi uno sforzo disumano: farci sentire dentro noi quella stessa sofferenza fisica, fatta di ore, giorni ed
anni, sentire sotto le nostre scarpe il pantano o, almeno, tentare di immaginare che qualcuno,quelle
sofferenze le ha provate veramente. Questopera una preziosa testimonianza delle barbarie naziste
subite dal popolo ebreo. L'autore racconta con nuda e cruda realt la vita nei lager, usando a volte
espressioni forti,facendo immaginare al lettore quel terribile "inferno". Una cruda e nuda realt che deve
far riflettere le generazioni presenti e future, affinch tutto ci sia e rimanga un terribile ricordo! Quello
che hanno passato gli ebrei stato a dir poco orribile e questo genocidio lascer una cicatrice indelebile
nella umanit, una colpa troppo grande da poter comprendere, troppo grande da poter perdonare.



I passi che pi rappresentano la questione del razzismo nel libro sono questi:

Noi non crediamo alla pi ovvia e facile deduzione: che luomo sia fondamentalmente brutale, egoista e
stolto come si comporta quando ogni struttura sia tolta, e che lo Haftling non sia dunque che luomo
senza inibizioni.

senza odio e senza scherno, Alex strofina la mano sulla mia spalla, il palmo e il dorso, per nettarla, e
sarebbe

assai stupito, linnocente bruto Alex, se qualcuno gli dicesse

che alla stregua di questo suo atto io oggi lo giudico, lui e Pannwitz e gli innumerevoli che furono come lui,
grandi e

piccoli, in Auschwitz e ovunque.

"come mia indole personale non sono facile all'odio" ma "gli occhi azzurri e i capelli biondi

sono essenzialmente malvagi."

"I tedeschi sono sordi e ciechi; chiusi in una corazza di ostinazione e di deliberata

sconoscenza... Fabbricano rifugi, trincee, riparano i danni, costruiscono, combattono comandano,


organizzano ed uccidono. Che potrebbero fare? Sono tedeschi; non potrebbero fare altrimenti.

"Il popolo tedesco non ha tentato "di prendere le distanze dal nazismo...,e di questa deliberata omissione lo
ritengo pienamente colpevole."

"Infatti, centinaia di

migliaia di tedeschi furono rinchiusi nei Lager fin dai primi mesi del nazismo... e tutto il paese lo sapeva, e
sapeva che nei Lager si soffriva e si moriva."

Nonostante sia ormai chiaro quali possano essere le conseguenze della diffusione del pregiudizio razzista,
questo continua a esistere e a manifestarsi ogni qualvolta ci sia una "responsabilit" da attribuire a
qualcuno. Nel mondo contemporaneo, travagliato da conflitti e problemi, purtroppo queste occasioni non
mancano e infatti stiamo assistendo, alla ricomparsa del fenomeno del razzismo, sempre alla ricerca dei
"capri espiatori" ai quali attribuire responsabilit: ieri della degenerazione della razza, oggi della
disoccupazione, della violenza e degli altri innumerevoli problemi che affliggono le societ contemporanee.

La tregua
TITOLO: La Tregua
AUTORE: Primo Levi
EDITORE: Einaudi
LUOGO E DATA DELLA PUBBLICAZIONE: Torino, Aprile 1963
GENERE: Biografia
CONTESTO CULTURALE: storico (II guerra mondiale)
ARGOMENTO FONDAMENTALE: Le esperienze e le amicizie compiute da Primo Levi durante il lungo viaggio
di ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz.

La tregua composta di diciassette capitoli di media lunghezza, tutti circa simili in dimensioni.
I vari capitoli hanno date di stesura differenti:


Il disgelo, 1947-1948
Il Campo grande, 1947-1948
Il greco, 1961
Katowice, dicembre 1961
Cesare, febbraio 1962
Victory Day'
I Sognatori, marzo 1962
Verso sud, maggio 1962
Verso nord, giugno 1962
Una curizetta
Vecchie strade
Il bosco e la via, luglio 1962
Vacanza, agosto 1962
Teatro agosto 1962.
Da Staryje Doroghi a Iasi
Da Iasi alla Linea
Il risveglio


Cartina con le principali tappe del viaggio di ritorno (confini statali attuali

Lopera introdotta da una poesia che ha molta importanza nel contesto. Innanzi tutto essa stata scritta
l11 gennaio 1946 cio il giorno dopo della poesia che fa da introduzione a Se questo un uomo.

Sognavamo nelle notti feroci


E si spezzava in petto il cuore.
Sogni densi e violenti
Ora abbiamo ritrovato la casa,
Sognati con anima e corpo:
Il nostro ventre sazio,
Tornare; mangiare; raccontare.
Abbiamo finito di raccontare.
Finch suonava breve sommesso
tempo.
Il comando dellalba:
Presto udremo ancora
Wstawac; Il comando straniero:
Wstawac.
11 gennaio 1946.
Wstawac! il suono che richiama la campanella del campo che annuncia il comando dellalba, lalzarsi.
Quest'ordine spezzava il cuore dei prigionieri, poich rompeva il tanto atteso riposo, e non permetteva
nemmeno una vana fuga dal terrore attraverso il sogno. La giornata ricominciava, dura e faticosa. Un
ritorno alla dura realt, incontro con la fame e la sete, ma anche con i ricordi, con la voglia di tornare alla
vita di prima senza dover subire un trattamento che non andrebbe riservato nemmeno alle bestie. La prima
strofa ricostruisce e rievoca la vita del lager, mentre nella seconda strofa Levi descrive la ritrovata pace
della casa, afferma che il ventre sazio e che ha finito di raccontare agli altri la sua terribile esperienza.
tempo di riprendere il lavoro della vita normale, ma sa che ben presto ritorner la paura del comando
Wstawac! che allalba toglieva la gioia del sonno. Solo quando passer la paura del comando dellalba
solo allora il cuore di Levi non si spezzer pi. Ma lautore consapevole del fatto che purtroppo sar per
lui, e per tutti coloro che hanno subito la vita del lager, impossibile rimuovere i dolori e le violenze che
ormai rimarranno indelebili. La paura di rivivere una situazione anche lontanamente simile domina luomo
anche ora che tornato finalmente libero, perch simili esperienze non possono essere dissuase. Ma
sicuramente il tempo aiuter ad alleviare le sofferenze. La poesia trasmette un messaggio di tensione e di
ansia, perch il comando straniero non si ferma con il ritorno a casa, ma continuer ancora negli anni a
venire e si presenter nei sogni e allalba perch quella vita di prigioniero non si canceller mai. La saziet
del ventre, non sufficiente a ristabilire lequilibrio, restituire la libert persa, ripagare loffesa ricevuta.
Il linguaggio alto, sostenuto, lucido, costruito su una sintassi paratattica semplice e chiara. La
composizione ha alcune figure retoriche come ad esempio lanafora, lallitterazione.

Trama
IL DISGELO Nel primo capitolo lautore riflette riguardo al fatto che oramai nulla potr cancellare il passato
dei prigionieri e alleviare le offese subite, ma nonostante ci sente dentro la gioia della liberazione. Durante
la notte per. Levi non riesce a dormire a causa della fatica e della malattia, si sente pervadere dal dolore
dellesilio, dalla solitudine, dagli amici perduti. Intorno a lui ci sono solo cadaveri; nellanno passato nel
lager di Buna ha perso tanti, troppi compagni. Tre giorni dopo un prigioniero, un russo ebreo, Yankel,
trasporta Levi, mezzo incosciente a causa della febbre ma sostenuto da Charles, nel lager centrale di
Auschwitz. IL CAMPO GRANDE Nel secondo capitolo, Levi parla del suo ricovero in un ospedale nel Campo
Grande di Auschwitz, lager che lo aveva colpito per la sua immensit rispetto a Buna-Monowitz. Forse i
Russi volevano eliminare il passato dei deportati, renderli uomini nuovi, comunque conformi ai loro
modelli. Lumanit viene restituita in parte, dato che tra i malati solo i casi pi gravi vengono affrontati con
tempestivit. IL GRECO I prigionieri, circa una decina di persone, partono, e lasciano il fronte sotto la
guida e la scorta di un soldato russo, senza per conoscere la loro destinazione. Levi viaggia con Mordo
Nahum, un greco con direzione Cracovia. Sulle strade di questa citt brulicavano uomini e donne di tutte le
razze. Per la libert tanto sperata non era giunta, bisognava affrontare altre prove, fatiche.
KATOWICE Katowice , anzi era un minuscolo Lager tedesco in cui giungono i prigionieri. Qui Levi trova
una parte dell umanit persa grazie al lavoro; prima assume lincarico di farmacista e successivamente
grazie a Leonardo, un medico, ottiene un incarico nellambulatorio del campo. Inoltre anche le sue
condizioni fisiche cominciano a stabilizzarsi anche grazie alla migliore alimentazione che il suo ruolo gli
permetteva di avere. CESARE Nel quinto capitolo, Levi parla di Cesare, un commerciante di Roma. Aveva gi
conosciuto questo personaggio, quasi moribondo. La tranquillit del campo viene interrotta a causa dell
Inspektsija, unispezione da parte di un generale proveniente da Mosca. Ma le acque si calmarono, il
controllore arriva qualche settimana dopo, e decide di rimanere nel campo.
VICTORY DAY Cesare rifiorisce giorno dopo giorno allinterno del campo; cerca di imparare il tedesco da
Levi per poter comunicare con la sua pagninca ragazza russa della quale si era innamorato ma con cui
purtroppo non riusciva a comunicare. L8 maggio la guerra finisce, e per otto giorni ovunque si scatena un
entusiasmo delirante. I sovietici si esibiscono in un teatro per festeggiare. I SOGNATORI Levi rimane vari
giorni sdraiato e immobile, lamico Leonardo seriamente preoccupato per lui e gli procura alcuni farmaci
clandestinamente. Lopera di guarigione del dottore Gottlieb lo aiuta lentamente e riprendersi dalla
malattia. VERSO SUD Nellottavo capitolo il capitano Egorov annuncia allintero campo il viaggio di ritorno
verso Odessa, punto di imbarco per lItalia. La festa di scatena, e la gioia dilaga e tutti fanno fracasso, vanno
a congedare la ragazza o a spendere gli ultimi soldi russi. A Katowice incontrano una bottegaia, una
vecchietta grinzosa, dallaria bisbetica e diffidente. Questa racconta di aver scritto una lettera a Hitler in cui
lo pregava di non entrare in guerra, per evitare la morte di molte persone e perch la Germania non
avrebbe potuto vincere contro tutto il mondo, anche un bambino lavrebbe capito. Il viaggio in treno, in
cui ci sono circa ottocento italiani e nemmeno una scorta russa, dur circa sei giorni. VERSO NORD Nel
nono capitolo, il viaggio riprende verso Nord. Dopo due giorni di viaggio Levi e Cesare arrivano in un paese.
Poi proseguono verso un campo di smistamento nei pressi di Sluzk in Bielorussia - la citt sovietica con la
pi ricca ed influente comunit ebraica, prima del comunismo- e Levi in aperta campagna ritrova ancora
una volta il suo amico greco, Mordo Nahum, quasi irriconoscibile in una uniforme sovietica.
UNA CURIZETTA Siamo a Sluzk, campo sovietico che nel luglio 1945 ospitava circa diecimila persone,
uomini, donne e bambini di tutte le religioni e razze. Il soggiorno qui dura una decina di giorni, poi Levi
racconta il viaggio a piedi verso il campo di Staryje Doroghi, iniziato il 20 luglio. Il protagonista e i suoi
compagni di viaggio si fermano presso alcune case, dove Cesare vuole a tutti i costi comperare una gallina.
Levi dopo un difficile dialogo con gli abitanti del luogo riesce a barattare la gallina, in russo Kuriytza con sei
piatti. VECCHIE STRADE Levi descrive la vita che si svolgeva nel campo di Staryje Doroghi, che in russo
significa Vecchie Strade, sono descritti sia i pensieri, che i comportamenti e gli scambi commerciali che si
svolgevano nel campo tra gli ex prigionieri e i contadini sovietici. Finalmente Levi si sente libero.
IL BOSCO E LA VIA Nel dodicesimo capitolo, Levi descrive la vita nei due mesi di permanenza nel campo. Gli
italiani si trattengono alla "Casa Rossa" dal 15 luglio al 15 settembre, tra visite nei boschi intorno al campo e
il passaggio dell'armata rossa ormai in disarmo, a fine agosto. I soldati rimpatriano disordinatamente, a
piedi, a cavallo, su carri o carri armati; in piccoli o grandi gruppi, tutti colmi d'euforia e gioia di vivere.
VACANZA Lautore sente il bisogno di contatti umani, lavoro mentale e fisico, novit e variet. Levi racconta
un incontro inaspettato e pieno di emozioni con Flora, una donna ebrea italiana, probabilmente incinta, che
Levi, insieme con Alberto, aveva conosciuto nel lager e da cui aveva ricevuto del pane. Levi aveva scoperto
che ella doveva sottostare a convegni amorosi con uomini stranieri a cui non poteva sottrarsi; Per tre giorni
il camioncino del cinematografo militare sovietico proiett spettacoli con lo scopo di intrattenere, e con
argomenti ovviamente bellici. TEATRO Levi racconta lo spettacolo teatrale che i sovietici allestiscono per gli
italiani. Alla fine dello spettacolo un ufficiale italiano annuncia che il giorno dopo si sarebbe partiti verso
lItalia.Il mattino seguente l'arrivo del generale porta la conferma della partenza definitiva per lItalia,
guerra finita, tutti a casa, entro pochi giorni il viaggio sarebbe iniziato.
DA STARYJE DOROGHI A IASI Levi racconta il 15 settembre, il giorno della partenza, che non era il domani
che era stato loro detto, ma alcuni giorni dopo lannuncio. Insomma bisognava avere pazienza in quella
sorta di odissea. DA IASI ALLA LINEA Levi racconta alcuni episodi del lungo viaggio come la ricerca
dellacqua in pozzi vicino alle stazioni, rischiando di rimanere a terra alla partenza del treno. L'8 ottobre
arrivano a Vienna dove sostano alcuni giorni. Gli ex-prigionieri per non provano gioia nel vedere la citt
sfatta e i tedeschi piegati, provano solo una profonda pena. Alcuni giorni dopo Levi e i suoi compagni
arrivano in prossimit della frontiera e l'attraversano passando dalla protezione sovietica a quella
americana. I soldati americani conducono gli italiani a un campo profughi vicino dove Levi e gli altri
ottengono un bagno e una disinfestazione accurata tramite un insetticida, il DDT. Levi presente a un
episodio di violenza da parte degli americani.
IL RISVEGLIO Nel diciassettesimo capitolo, il 15 ottobre, ovvero il trentunesimo giorno di viaggio, Levi
descrive la fermata alla stazione di Monaco, citt in macerie, devastata dalla guerra. lindifferenza dei
cittadini tedeschi provoca nellautore una sorta di rabbia, in quanto le offese terribili subite sembrano non
esser mai accadute. Il treno riparte per Verona. Levi arriva a Verona il 17 ottobre, e a Torino il 19 ottobre,
dopo 35 giorni di viaggio, ritrovando la pro pria casa e i famigliari. Ma lincubo vissuto sempre vivo in lui.

Limportanza dellopera
Limportanza del racconto-testimonianza La tregua sta nella capacit letteraria di Primo Levi, che sa
ricostruire e rievocare in maniera del tutto naturale e realistica la situazione materiale, paesaggistica,
sociale, culturale, militare, politica, antropologica che egli visse dalla liberazione al rientro in Italia durante il
periodo bellico e postbellico che si visse in prima persona nel 1945. Nei mesi di aprile e maggio Levi
ricostruisce leuforia e lentusiasmo dei russi nella vittoria contro i Tedeschi. Levi non racconta la sua vita di
ex-prigioniero in un lager nazista ma anche la ventata di gioia dei vincitori dei russi e la tiepida gioia dei
Polacchi. Vi anche lintento di Levi di mettere a nudo lanima dei Russi, cosi come aveva tentato di
mettere a nudo lanima dei Tedeschi. Primo non parla quindi solamente della sofferenza e del dolore come
in Se questo un uomo, ma vuole far comprendere a noi il duro rientro alla realt. Infatti la liberazione
dei perseguitati non immediata, non regalata. Devono affrontare ancora dure prove e sacrifici,
vivendo con langoscia e con la paura di un ritorno dei tedeschi. La strada non si rivela affatto in discesa. In
una parte del libro Levi pensa: Avevamo resistito, dopo tutto: avevamo vinto. Dopo lanno di lager, di pena
e di pazienza; dopo londata di morte seguita dalla liberazione; dopo il gelo e la fame e il disprezzo e la fiera
compagnia del greco; dopo i trasferimenti insensati, per cui ci eravamo sentiti dannati a gravitare in eterno
attraverso gli spazi russi, come inutili astri spenti; dopo lozio e la nostalgia acerba di Staryje Doroghi,
eravamo in risalita, dunque, in viaggio allin su, in cammino verso casa. Il tempo, dopo due anni di paralisi,
aveva riacquistato vigore e valore, lavorava nuovamente per noi, e questo poneva fine al torpore della
lunga estate, alla minaccia dellinverno prossimo, e ci rendeva impazienti, avidi di giorni e di chilometri.
Bisognava avere ancora molta pazienza per tornare, per quanto possibile, alla vita di sempre.
Durante il ritorno le condizioni di Levi migliorano lentamente, e riusciamo a comprendere oltre al cammino
vero e proprio di ritorno in patria, quello interiore dellautore, che deve riprendersi dalle ingiurie subite e
trovare la forza di ricominciare a vivere. Deve subire una disinfestazione da parte degli americani tramite
un insetticida, il DDT. Questo era una novit assoluta per gli ex-prigionieri, come la jeep, la penicillina e la
bomba atomica. Erano rimasti isolati dal mondo, senza conoscere i progressi dellumanit; erano semmai in
preda del regresso di questa. Dopo aver provato pena per i Tedeschi, e non rabbia o sentimenti di vendetta,
Primo parla del comportamento degli Americani, che sebbene fossero dei liberatori, usavano la violenza.
Oltre che un opera letteraria, La tregua anche soprattutto un importante testimonianza storica. Le
descrizioni dettagliate dellautore, la precisione delle le date, ci permettono di cogliere veramente i fatti
reali avvenuti dopo il genocidio degli ebrei. Il lungo viaggio di Levi stato intrapreso da molti altri
sopravvissuti; storie molto simili alla sua hanno caratterizzato la vita di molti altri individui scampati alla
prigionia. La bellezza del racconto data dal linguaggio, dalla descrizione approfondita dei personaggi, dalla
capacit di descrizione dei sentimenti, della riconquistata libert e dignit di uomo che aveva perso dentro
il lager, dalla capacit di Levi di scrivere delle riflessioni sulla via e sulla morte, e dalla sua consapevolezza di
non smarrire mai il senso della vita e di non perdere mai il sentimento della speranza in una vita futura
positiva e basata sulla giustizia umana e in una societ aperta alla uguaglianza di tutti i popoli della terra
senza distinzione di razze n di religioni, n di colore di pelle. Nonostante tutto lautore non perde mai la
speranza, e questo messaggio positivo dovrebbe spingere tutti noi ad andare avanti nelle difficolt della
vita, perch se Levi riuscito a risollevarsi dopo una tale esperienza, nulla dovrebbe scoraggiarci.
L'indignazione scaturita non tanto dagli effetti delle atrocit compiute da altri, quanto dagli effetti che ne
conseguono e che conducono coloro che le hanno subte a provare un senso di vergogna. Durante questa
sorte di odissea c' chi intraprende la strada del commercio per procurarsi del denaro con il quale
sopravvivere e chi ruba; ma nello stesso tempo si mescolano tra di loro, si aiutano l'un con l'altro e si
compatiscono: sono cos "tornati ad essere delle persone" con sentimenti, emozioni, desideri, in quanto
possono finalmente pensare e riposare. Pi si avvicinano alle proprie terre e pi sono assaliti da sentimenti
opposti: l'ottimismo e l'angoscia che qualcosa possa impedire loro il rimpatrio e infatti, all'inizio sono
increduli del loro arrivo, ma infine riacquistano la loro sicurezza . La condizione bestiale di questi uomini,
l'annientamento sia morale che fisico non impedisce loro tuttavia di continuare a lottare senza tregua,
contro il dolore, la fame, la miseria, una lotta che senza dubbio li nobilita e che testimonia come l'uomo,
anche nelle situazioni estreme, conservi la speranza. Luccisione di un numero fin troppo grande di persone
un atto ingiustificabile. Lomicidio di per s lo , togliere la vita ad un uomo privarlo della sua libert.
Nessuno ha il diritto di considerarsi superiore e di imporsi su altri sfruttandone la paura. Il messaggio
fondamentale del libro senza dubbio la positivit della vita e lumanit di molti personaggi minori. Tranne
nei nazisti che erano effettivamente criminali legittimati, assassini senza cuore, pi bestie che uomini,
dominate da una ideologia falsa e barbarica, portatrice di disumanit. La tregua, come gi Se questo
un uomo, testimonia la volont di vivere di Primo Levi. Di 650, quanti eravamo partiti, ritornavamo in
tre. E quanto avevamo perduto, in quei venti mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa? Quanto di noi
stessi era stato eroso, spento?Ci sentivamo vecchi di secoli, oppressi da un anno di ricordi feroci, svuotati
e inermi. I mesi or ora trascorsi, pur duri, di vagabondaggio ai margini della civilt, ci apparivano adesso
come una tregua, una parentesi di illimitata disponibilit, un dono provvidenziale ma irripetibile del
destino. Le riflessioni di Primo dimostrano ancora una volta il dolore interiore che un tale crimine provoca
allinterno di un individuo. Quando ritorna a casa dice: Ero gonfio, barbuto e lacero, e stentai a farmi
riconoscere. Ritrovai gli amici pieni di vita, il calore della mensa sicura, la concretezza del lavoro quotidiano,
la gioia liberatrice del raccontare. Ritrovai un letto largo e pulito. Ma nonostante ci: Ora questo sogno
interno, il sogno di pace finito, odo risuonare una voce, ben nota; una sola parola, non imperiosa, anzi
breve e sommessa. il comando dellalba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi,
Wstawac.

Analisi
I luoghi in cui si svolge la vicenda sono tutti ovviamente reali, e per la maggioranza sono citt e paesini della
Polonia. Durante il suo lento ritorno Primo ha modo di passare per diverse nazioni dellest europeo. Dalla
Polonia il suo peregrinare lo porta prima in Russia e in seguito in Romania, Ungheria, nella Repubblica
Ceca e in quella Slovacca. La sensazione del ritorno avvertita con lingresso in Austria, e in Germania poi,
per via del ritrovato modo di vita occidentale. Il ritorno lo porta nuovamente in Austria e finalmente arriva
il rimpatrio: lItalia e il tanto agognato ritorno a casa. La durata della vicenda invece di qualche mese, e
inizia subito dopo la liberazione da parte dei russi del campo di concentramento in cui era prigioniero
lautore. Quindi dura dal 27 gennaio e il 19 ottobre 1945. Lo scrittore usa un linguaggio lineare, con
espressioni e frasi in altre lingue, come il francese, il tedesco, il polacco, il russo, il greco. La conoscenza di
queste espressioni determinata dagli studi dellautore ma anche dalle esperienze e conoscenze maturate
durante la terribile situazione. Nel romanzo sono presenti numerosi discorsi indiretti, non mancano per i
discorsi diretti, in minor quantit; prevalgono le descrizioni, soprattutto quelle dei personaggi. E non
mancano di certo le riflessioni e i profondi pensieri dellautore, che si ferma spesso meditare sulla sua
condizione. Il narratore interno poich il libro unautobiografia. Levi un narratore onnisciente interno
alla vicenda poich narra i propri ricordi e le proprie esperienze

Personaggi
I personaggi descritti da Levi hanno tutti un loro perch, tutti la loro storia che sicuramente colpisce il
lettore. Lumanit che essi perdono a causa della prigionia, ricercata al momento della liberazione.
Questo avviene attraverso il tentativo di recupero delle cose semplici della vita, i piccoli gesti quotidiani, ai
quali nemmeno si fa caso, tanto sono abitudinari. Vogliono tornare alla societ civile dopo aver vissuto in
condizioni disumane. Lautore sente il bisogno di contatti umani, lavoro mentale e fisico, novit e variet.
Per quanto riguarda il lavoro Marja Fjodorovna e il dottor Leonardo aiutano Levi a ritrovare se stesso e la
sua indipendenza offrendogliene uno, di poco conto e sicuramente non appagante, ma pur sempre un
mezzo per sentirsi un uomo, per quanto possibile. Levi racconta un incontro inaspettato e pieno di
emozioni con Flora, una donna ebrea italiana, probabilmente incinta. Ci sono immagini che colpiscono
lautore e il lettore, come quella di Olga, col cranio completamente rasato, o di Fraue Vita, un'ebrea
italiana, vedova di Trieste, reduce da Birkenau, che era stata condannata al trasporto dei cadaveri, di pezzi
di cadaveri, di miserande anonime spoglie. Questultima trascorreva molto tempo con Levi ed era l'unica
che si occupava dei malati e dei bambini e quando aveva del tempo libero lavava i vetri e i pavimenti.
Amava tutti gli esseri umani di un amore semplice e fraterno e quindi un esempio da seguire. Si
contrappone fortemente alla violenza razzista tedesca. In ogni situazione anche nella pi terribile, la
presenza di persone buone e altruiste che si rivela fondamentale per ristabilire un equilibrio ormai perduto.
In una situazione talmente disastrosa basta poco per affezionarsi alle persone; come nel caso di Marija
Fjodorovna, che prova subito simpatia per Levi in quanto il suo nome, Primo, richiama il cognome di lei
Prima.
Le imprese commerciali del mercato di Katowice portano allautore e a Cesare una relativa serenit;
durante il periodo di prigionia il contatto con gli altri, la possibilit di uscire, di svagarsi, di andare anche
solo a comprare qualcosa, erano azioni impensabili. Il greco inizialmente amico di Levi per convenienza,
ma poi lo diventa anche per simpatia e stima. La convenienza non di per se un buon valore da seguire
per in una tale situazione di necessit pare a Levi un' ottima soluzione, in quanto il suo bisogno quello di
sopravvivere. Ecco le semplici azioni che alcuni personaggi compiono da liberi: Cesare a tutti i costi vuole
comprare una gallina e riesce a farlo scambiandola con sei piatti; Mordho, il tedesco, tra la prime cose che
vuole fare dopo la liberazione, andare a vendere una camicia al mercato; La vecchietta bottegaia che
scrive una lettera a Hitler nel tentativo di dissuaderlo dalla guerra, fa riflettere molto. Sappiamo che il
cancelliere tedesco non si sarebbe di certo fatto intimorire o addolcire per merito della lettera di un'
anziana signora. Ma nonostante tutto, vediamo come anche le persone pi semplici si dimostrino contrarie
alla guerra, e desiderose di provare in qualche modo a cambiare la situazione, pur consce di compiere un
azione probabilmente inutile. Un ulteriore denuncia alla discriminazione riscontrabile nel personaggio del
piccolo Hubinek. Egli un bambino nato ad Auschwitz, definito figlio di Auschwitz. Dimostra circa tre
anni, non sa parlare e non ha un nome. paralizzato dalle reni in gi, e le sue gambe sono atrofiche e
sottili; il piccolo nonostante le sue condizioni fisiche, sicuramente contrarie al modello della razzia
superiore ovvero quella ariana, viene apprezzato, viene amato dalla infermiere, trova anche un amico.
Questo dovrebbe essere un insegnamento per tutti, una denuncia contro le discriminazioni, tutti hanno il
diritto di vivere. Concludendo possiamo dire che ci sono molti personaggi, tutti ben caratterizzati attraverso
le loro dure esperienze, e tutti alla ricerca della perduta normalit.

Bibliografia
Primo Levi, Se questo un uomo; La tregua , Edizioni Einaudi 1989

Levi P., Se questo un uomo, Einaudi, Cles (Trento), 2006;



Sitografia
www.studenti.it; www.philohanna.com

www.digilander.htm www.wikipedia.it

www.italialibri.net www.valloranir.it


English Literature

This is the English part of the area of project about the problem of the race. We decided to choose some
authors that have faced this topic. These authors are: Alex Haley, Chinua Achebe, Hanif Kureishi, Derek
Walcott and Tony Morrison.
Alex Haley, in his novel Roots: The Saga of an American Family, based on his family's history, deals with
his origins, starting with the story of Kunta Kinte, his ancestor. He denounces the condition of the African
slaves, and he underlines the importance of everyones origins.
Chinua Achebe, the father of Modern African literature in English denounces colonialism and corrupt
regimes in Nigeria, his country. He has explicitly criticized the racist worldview that the West had to show
about the image of Africa
Derek Walcott's work differs considerably from that of other contemporary poets to the extreme
originality of wording, the great visionary imagination and the presence of metaphysical themes. This is a
single author, endowed with the ability to create a great poem starting with biographical data, linked to his
native land, the West Indies. My Beautiful Laundrette is a 1985 British comedy-drama by Hanif Kureishi.
The story is set in London during the period when Margaret Thatcher was Prime Minister of the United
Kingdom, as shown through the complexand often comicalrelationships between members of the
Asian and White communities. The plot tackles many polemical issues, such as homosexuality, racism, and
Britain's economic and political policy during the 1980s. Beloved by Toni Morrison is inspired by a true
story; it shows the conditions of the African American community and its culture, through the collection of
documents, photographs, newspaper articles, poems and songs.


Alex Haley

Life
Alexander Murray Palmer Haley was an African-American writer. He was
born in Ithaca, New York on August 11, 1921, and was the oldest of three
brothers and a sister. He lived with his family in Henning,Tennessee, but
when he was five years old he returned to Ithaca. Haley was enrolled at
Alcorn State University at age 15 but he did not excel at school so he soon
left it. On May 24, 1939, when he was 18, Alex began his twenty-year
enlistment with the Coast Guard. He enlisted as a mess attendant and then
became a Petty Officer Third Class in the rate of Steward, one of the few
rates open to African Americans at that time. It was during his service in the
Pacific theater of operations that Haley taught himself the craft of writing
stories. It is said that during his enlistment he was often paid by other sailors
to write love letters to their girlfriends. After World War II, Haley was able to petition the Coast Guard to
allow him to transfer into the field of journalism, and by 1949 he had become a Petty Officer First Class in
the rating of Journalist. He later advanced to Chief Petty Officer and held this grade until his retirement
from the Haley died in Seattle, Washington of a heart attack.

Writing Carrier
At the age of 37, after twenty years of service, Haley left the Coast Guard with the rank of Chief Journalist,
and moved back to New York to become a full-time writer, he eventually became a senior editor for
Reader's Digest. Haley conducted the first interview for Playboy magazine. In the interview, with jazz
legend Miles Davis he candidly spoke about his thoughts and feelings on racism. Martin Luther King, Jr.'s
Playboy Interview with Haley was the longest he ever granted to any publication. Throughout the 1960s,
Haley was responsible for some of the magazine's most notable interviews, including an interview with
American Nazi Party leader George Lincoln Rockwell, who agreed to meet with Haley only after Haley, in a
phone conversation, assured him that he was not Jewish. Haley also interviewed Muhammad Ali. Other
interviews include Jack Ruby's defense attorney Melvin Belli, Sammy Davis, Jr., Jim Brown, Johnny Carson
and Quincy Jones. He completed a memoir of Malcolm X just weeks before Malcolm X was assassinated in
February 1965. This book is his first major work and was published in 1965. It describes the trajectory of
Malcolm X's life from street criminal to national spokesman for the Nation of Islam to his conversion to
Sunni Islam. It also outlines the philosophy of black pride, black nationalism, and pan-Africanism. Haley
wrote an epilogue to the book summarizing the end of Malcolm X's life, including his assassination in New
York's Audubon Ballroom. In 1973, Haley co-wrote his only screenplay, Super Fly T.N.T.. In the late 1970s,
Haley began working on a second historical novel based on another branch of his family, traced through his
grandmother Queenthe daughter of a black slave woman and her white master.

Roots
Roots was published in 37 languages; the book won in 1977 the National Book Award and a special Pulitzer
Prize. In one year, the book sold more than million copies and became the basis of courses in 500 American
colleges and universities. Roots was also adapted into a popular television miniseries that year. The serial
reached a record-breaking 130 million viewers. Roots emphasized that African Americans have a long
history and that not all of that history is necessarily lost, as many believed. Its

popularity provoked an increased public interest in genealogy, as well. In 1976, Haley published Roots: The
Saga of an American Family, a novel based on his family's history, starting with the story of Kunta Kinte,
kidnapped in the African village Juffure in 1767 and transported to the Province of Maryland to be sold as a
slave. Haley claimed to be a seventhgeneration descendant of Kunta Kinte, and Haley's work on the novel
involved ten years of research, intercontinental travel and writing. He went to the village of Juffure, where
Kunta Kinte grew up and which is still in existence, and listened to a tribal historian about the story of
Kinte's capture. Kunta teaches his daughter, Kizzy some African words and tells her about Africa and his
village Jaffure. He asks Kizzy to pass on this information about her ancestors to her next generation. Kizzy is
sold away to an English master named Tom Lea who rapes her. So after some problems she gives birth to a
son named George. He takes care of his masters fighting cocks and soon gets famous as Chicken George.
He gets married to Mathilda, an African slave woman. Mathildas fourth son is named Tom after Georges
father. Tom becomes a blacksmith and the leader of the family. He marries a half Native American woman,
Irene, who is originally an Indian slave. Cynthia is born as the youngest of Tom and Irene and grows up to
be the authors grandmother. Alex Haleys Roots is an autobiographical work, and so through the story of
his family we can understand the condition of many other families that had been victim of racism. By
tracing back his own roots, Haley tells the story of 39 million Americans of African descent. This book is
important because even if a person (or a family) moves to another state must always remember his roots
and all the sacrifices that his ancestors have done to allow him to have a better life. Roots wants to teach
us to appreciate the little things of our life. Kunta Kinte's story illustrates an enduring theme of African
American life: the conflict between assimilation and separatism. In Africa, Kunta would never have been
confronted with this issue, but in the American colonies he is subject to the powerful pressures of
assimilation. He tries to hold on his African identity, which has always defined him but as a slave, his entire
social context has been redefined. Kunta Kintes story is difficult and troubled. He was a slave so he hadnt
the most important thing: freedom. So he tried to re-conquer it in any way but initially without any success.
There is always someone that fells superior to the other people, but there is also someone who wants to
help other. So in the end Kunta Kinte finds a sort of freedom, because he finds love and a job. He remains a
slave, but he can live in a better condition and he isnt mistreated. His daughter, has a similar destiny. She
suffers but in the end she can live happily. So Haley wants to underline the condition of Africans slave, and
their difficult life. For this reason he has to remember always his roots, and also his culture even if he lives
in another state with different customs and traditions.

Themes
- Origins - Respect and reputation
- Slaves condition - Tradition and customs
- Family
Chinua Achebe

Biography
Chinua Achebe is a writer: his novels describe the effects of Western
customs and values on traditional African society. He was born in Ogidi,
Nigeria. His parents installed in him many of the values of their traditional
Igbo culture. In 1944 Achebe attended Government College in Umuahia.
He was also educated at the University College of Ibadan, where he
studied English, history and theology. At the university Achebe
contributed several stories and essays to its magazine, University Herald.
Rejecting his British name Achebe took his indigenous name Chinua. He
travelled in Africa and America, working for a short time as a teacher at a
local school in Oba. For a period in the 1960s he was the director of
External Services in charge of the Voice of Nigeria. In 1961 he married
Christie Chinwe Okoli. They had four children. In 1967 Achebe cofounded
the publishing company Citadell Press at Enugu with Christopher Okigbo,
a gifted poet and close family friend. Ogibo joined the army and was killed
in action in August 1967 and the operation of the press was terminated.
Achebe's writings from this period reflect his deep personal
disappointment with what Nigeria became since independence. Achebe narrowly escaped death. Many of
his poems written during the war were collected in BEWARE, SOUL BROTHER (1971), which won the
Commonwealth Poetry Prize. Achebe wrote his first novel, THINGS FALL APART (1958). The story of a
traditional village "big man" Okonkwo, and his downfall has been translated into some 50 languages.
Okonkwo is an ambitious and powerful leader of an Igbo community, who counts on physical strength and
courage. His life is good: his compound is large and he is respected by his fellow villagers. When Okonkwo
accidentally kills a clansman, he is banished from the village for seven years. But the vehicle for his downfall
is his blindness to circumstances and the missionary church, which brings with it the new authority of the
British District Commissioner. The story is set in the 1890s, when missionaries and colonial government
made its intrusion into Igbo society. In this process Okonkwo is destroyed, because his unwillingness to
change set him apart from the community and he is fighting alone against colonialism. Also ARROW OF
GOD (1964) concerned traditional Igbo life as it clashed with colonial powers in the form of missionaries
and colonial government. Set in the 1920s, it tells of Ezeulu, priest, who sends one of his sons to missionary
school and gains in some respect the approval of the English district superintendent. However, Ezeulu is
doomed, because when defending the traditions of his people he is unyielding, unable to reach a
compromise, and afraid of losing his authority. A MAN OF THE PEOPLE (1966) was a satire of corruption
and power struggles in an African state. The central characters are the Minister of Culture, Nanga, the man
of the people, and teacher Odili, an African Lucky Jim, who tells the story. Odili stands against the
government, but not because of ideological reasons. He has personal interests: Nanga has seduced his
girlfriend. Their political confrontation becomes violent, Nanga's thugs inflict havoc and chaos, and the
army responds by staging a coup. Among Achebe's later works is ANTHILLS OF THE SAVANNAH (1987), a
polyvocal story with multiple narrators, which was set in an imaginary West African state of Kangan, a
thinly veiled Nigeria. Sam, a Sandhurst-trained military officer, who has become President. The tragic hero
Chris Oriko, modeled after Okigbo, and Ikem Osodi, his friends, die when resisting brutal abuse of power,
and eventually a military coup eliminates Sam. Beatrice Okah - Chris's London-educated girl friend - is
entrusted with her community of women to return the political sanity. Achebe has also written collections
of short stories, poetry, and several books for juvenile readers. He has received a Margaret Wrong Prize,
the New Statesman Jock Campbell Prize, the Commonwealth Poetry Prize, and the 2007 Man Booker
International award. In 1983, upon the death of Mallan Aminu Kano, Achebe was elected deputy national
president of the People's Redemption Party. As the director of Heineman Educational Books in Nigeria, he
has encouraged and published the work of dozens of African writers. He founded in 1984 the bilingual
magazine Uwa ndi Igbo, a valuable source for Igbo studies. An automobile accident on the Lagos-Ibadan
expressway in 1990 left Achebe confined to a wheelchair, permanently. Achebe has defined himself as a
cultural nationalist with a revolutionary mission "to help my society regain belief in itself and put away the
complexes of the years of denigration and self-abasement."

Things Fallapart
How it all goes down

Though Okonkwo is a respected leader in the Umuofia tribe of the Igbo people, he lives in fear of becoming
his father a man known for his laziness and cowardice. Throughout his life, Okonkwo wants to be his
fathers opposite. From an early age, he is known as a wrestler and hard-working farmer. Okonkwos efforts
pay off big time and he becomes wealthy. Okonkwos life is shaken up a when an accidental murder takes
place and Okonkwo ends up adopting a boy from another village. The boy is named Ikemefuna and
Okonkwo comes to love him like a son. In fact, he loves him more than his natural son, Nwoye. After three
years the tribe decides that Ikemefuna must die. When the men of Umuofia take Ikemefuna into the forest
to slaughter him, Okonkwo actually participates in the murder. Although hes just killed his adoptive son,
Okonkwo shows no emotion because he doesnt want to be weak like his own father was. Inside, though,
Okonkwo feels painful, guilt and regret. Later Okonkwo accidentally shoots and kills a boy. For his crime,
the town exiles him for seven years to his mothers homeland, Mbanta. There, he learns about the coming
of the white missionaries whose arrival signals the beginning of the end for the Igbo people. They bring
Christianity and win over Igbo people. As the Christian religion gains legitimacy, more and more Igbo
people are converted. Just when Okonkwo has finished his seven-year sentence and is allowed to return
home, his son Nwoye converts to Christianity. Okonkwo is so bent out of shape that he disowns his son.
Eventually, the Igbo attempt to talk to the missionaries, but the Christians capture the Igbo leaders and jail
them for several days until the villagers cough up some ransom money. Contemplating revenge, the Igbo
people hold a war council and Okonkwo is one of the biggest advocates for aggressive action. However,
during the council, a court messenger from the missionaries arrives and tells the men to stop the meeting.
Enraged, Okonkwo kills him. Realizing that his clan will not go to war against the white men, the proud,
devastated Okonkwo hangs himself.

Characters
Okonkwo (protagonist)
Okonkwo is well-respected member of the Umuofia clan. Though outwardly stern and powerful, he has an
internal fear. His greatest worry is that he will become like his father: lazy, unable to support his family, and
cowardly. Okonkwo considers many of his fathers characteristics female. He wants to be completely
different from his father. In fact Okonkwo attempts to work hard, provide for his family materially, be
brave, and be masculine in every possible way. As a result, Okonkwo has success in many ways he
becomes very wealthy, holds a high-ranked position in the community, has three wives, and is known for
his skill as a wrestler and warrior. But he also tends toward emotions that are extreme. His fear of being
feminine leads him to assist in the murder of Ikemefuna whom he loved, to beat his wives, be emotionally
distant from his children, and to disown his oldest son. His three wives are there to serve him his food and
raise his children. By seeing them as his subjects, Okonkwo can justify his brutal behavior against them. He
can beat his wives without guilt. He can threaten Ekwefi with a gun when she talks back. An example is
when Okonkwo takes Ikemefunas life. He feels complete ownership over his family. There is, however,
the problem of love and intimacy. Okonkwo rarely shows these aspects of himself since he considers
emotion soft and feminine. Thus we come to one of the central conflicts in the novel: the divide between
Okonkwos personal pride and the actions forced on him by the external social laws of the Umuofia. His
final act of suicide is the ultimate demonstration of things falling apart because it is the first and only time
that Okonkwo breaks the clan laws.

Unoka (Antagonist)
Unoka is Okonkwos father. Though he is a talented musician, he is lazy and irresponsible, falling into debt
and bringing shame upon his family. Unokas bad reputation in Umuofia haunts Okonkwo throughout the
novel. However, Unoka did not intentionally set out to defame his family; he just seemed to find no
pleasure in anything but leisure, parties, and music. Unokas fear of blood and warfare combined his
laziness mark him as dangerously effeminate in Okonkwos eyes.

Obierika
Obierika is Okonkwos best friend and also a respected man in Umuofia. He often offers reasonable
counterpoints to Okonkwos desire for rash action, although Okonkwo rarely takes his friends advice. He is
one of the few characters who is truly concerned with moral ambiguities and he encourages Okonkwo to
view the world in a more balanced and less hasty manner.

Ezinma
Ezinma is Okonkwos eldest daughter. The girl has a very close relationship with her mother, and she is her
fathers favorite child. Okonkwo being a man who basically only values masculine qualities strongly
wishes that Ezinma had been born a boy, which, from his frame of mind, shows how much he loves and
values her. Because she is her mothers only child, Ezinma is coddled and often acts in a bolder manner
than the other children. She grows up more privileged and adored than many of her peers. Her deep love
for her mother is based on little conspiracies like eating (forbidden) eggs together secretly in Ekwefis
locked bedroom and a shared sense of respect that goes beyond that of the traditional mother-daughter
relationship. Ezinma calls her mother by her given name, and she has the audacity to ask Ekwefi questions
that other mothers would find annoying. Like Ekwefi, Ezinma has an inborn confidence that outshines that
of most girls. The narrator suggests that the she sits like a man, asks to take on the tasks of a boy, talks with
brazenness unknown to her sex, and even has temper tantrums like her father.


Themes
- Gender
- Sin
- Family
- Traditions and Customs
- Respect and Reputation - Man and the Natural World
- Fear - Fate and Free Will
- Religion

Derek Walcott
"I am just a red nigger who love the sea, I had a good colonial education, I have in me the
Dutch, and English of the Negro, are zero or are a nation"[D.W.]

Biography
Derek Alton Walcott is a Caribbean poet, playwright, writer and visual artist. He
won a Nobel Prize for Literature in 1992. Walcott in his work explores and
expresses the conflict between the legacy of European culture and the original of
the West Indies, the long historical path that led to the soil Caribbean
independence from European domination and the her feel like a 'nomadic' of the
two civilizations. Derek Walcott was born in 1930 in Castries, the capital of Saint
Lucia in the Lesser Antilles. To be born and grow in a particular geo-political
context as well - a small volcanic island, a former British colony - has a large
influence on the literary production of Walcott. His father Warwick, bohemian
artist, left him and his twin brother Roderick when they were children. The first line of Derek and Roderick
takes place at St. Mary's College, where he teaches his mother Alix, who was the first to send Derek's love
for poetry. After a scholarship to the University of West Indies Kingston, Jamaica, Walcott moved to
Trinidad in 1953, working as a journalist in local newspapers and as professor in several schools. His life is
divided between Trinidad and the United States, where he is Professor of Poetry at the University of
Boston. His literary career began at eighteen, when he published at his own expense Twenty Five Poems.
Also writer of plays and lyrics for radio won his first major recognition by the general public with the work
pubblicaizone In a Green Night (1962).

A far cry from America


A wind is ruffling the tawny pelt Delirious as these worried beasts, his wars
Of Africa, Kikuyu, quick as flies, Dance to the tightened carcass of a drum,
Batten upon the bloodstreams of the veldt. While he calls courage still that native dread
Corpses are scattered through a paradise. Of the white peace contracted by the dead.
Only the worm, colonel of carrion, cries: Again brutish necessity wipes its hands
"Waste no compassion on these separate dead!" Upon the napkin of a dirty cause, again
Statistics justify and scholars seize A waste of our compassion, as with Spain,
The salients of colonial policy. The gorilla wrestles with the superman.
What is that to the white child hacked in bed? I who am poisoned with the blood of both,
To savages, expendable as Jews? Where shall I turn, divided to the vein?
Threshed out by beaters, the long rushes break I who have cursed
In a white dust of ibises whose cries The drunken officer of British rule, how choose
Have wheeled since civilizations dawn Between this Africa and the English tongue I
>From the parched river or beast-teeming plain. love?
The violence of beast on beast is read Betray them both, or give back what they give?
As natural law, but upright man How can I face such slaughter and be cool?
Seeks his divinity by inflicting pain. How can I turn from Africa and live?

"A Far Cry from Africa," published in 1962, is a painful and jarring depiction of ethnic conflict and divided
loyalties. The opening images of the poem are drawn from accounts of the Mau Mau Uprising, an extended
and bloody battle during the 1950s between European settlers and the native Kikuyu tribe in what is now
the republic of Kenya. In the early twentieth century, the first white settlers arrived in the region, forcing
the Kikuyu people off of their tribal lands. Europeans took control of farmland and the government,
relegating the Kikuyu to a subservient position. One faction of the Kikuyu people formed Mau Mau, a
terrorist organization intent on purging all European influence from the country, but less strident Kikuyus
attempted either to remain neutral or to help the British defeat Mau Mau. A Far Cry from Africa is the story
of a man half African and half English, who is witnessing the death and destruction of Africa resulting from
the English colonization of South Africa. It expresses the conflict between African and European. The first
part depicts the contradiction between the great beauty on the African landscape and the cruel reality of
blood and corpses on the ground. Second part introduces religious imagery, and all forms of violence are
seen as part of mans past cruelty to others and his with to dominate. In the third part colonizer and
colonized are both depicted as savage; they both have blood on their hands. Then in the last stanza the
poet asking how he can choose between the two worlds that both divide him to create his personality.
Its four elaborately rhymed stanzas create a formal pattern to give order to confused and irreconcilable
feelings: identification of the poet with black Africa, disgust at violence, and love of English language.
Landscape is used as background for the expression of crucial themes and as a symbol of the poet's
personal feelings. The author uses metaphors, such as colonel of carrion, and ironic statements, such as
corpses are scattered through a paradise, to describe the death and destruction and inhumanity that has
occurred in both Africa and Europe.

Hanif Kureishi
My beautiful launderette

Biography
Hanif Kureishi is a playwright, screenwriter, novelist and film-maker.
Kureishi was born in London to a Pakistan father and and English
mother. His father, Rafiushan, was from a wealthy Madras family,
most of whose members moved to Pakistan after the Partition of
British India in 1947. He came to Britain to study law but soon
abandoned his studies and later worked at the Pakistan Embassy.
After his father and mother (Audrey Buss) married, the family
settled in Bromley where Kureishi was born. The poet Maki Kureishi
is his aunt. His first play, Soaking the Heat, was performed at the
Royal Court Theatre in London in 1976 and was followed in 1980 by
The Mother Country, for which he won the Thames TV Playwright
Award. In 1981 his play Outskirt won the George Devine Award
and in 1982 he became Writer in Residence at the Royal Court
Theatre. His screenplay for the film My Beautiful Laundrette, directed by Stephen Frears, was nominated
for an Academy Award. The film was critically acclaimed for its sensitive depiction of a homosexual
relationship between a gay skinhead and a young Asian man. He also wrote the screenplays for Sammy
and Rosie Get Laid and London Kills Me (1991), which he also directed. His film My Son the Fanatic
was adapted from his short story included in Love in a Blue Time (1997). The film was first shown at the
1997 Cannes Film Festival. His play Sleep With Me (1999) was first performed at the National Theatre in
London in 1999, and was followed by When the Night Begins (2004), produced at the Hampstead Theatre
in 2004. Kureishi's first novel was the semi-autobiographical The Buddha of Suburbia, published in 1990.
Karim, the novel's young hero, like Kureishi, has a Pakistani father and an English mother. The novel
describes Karim's struggle for social and sexual identity, a comic coming-of-age novel and a satirical portrait
of race relations in Britain during the 1970s. It won the Whitbread First Novel Award and was produced by
the BBC in 1993 as a four-part television series. His second novel, The Black Album (1995), explores some
of the issues facing the Muslim community living in Britain in the 1980s. Love in a Blue Time, his first
collection of short stories, focuses on a series of characters working in the media. Intimacy (1998), a
novella, is a painful account of a man's decision to leave his partner and two young sons. It was produced as
a film in 2001 starring Mark Rylance and Kerry Fox. His second short story collection, Midnight All Day
(1999), continues to explore very personal issues about human relationships and sexual desire. Gabriel's
Gift (2001) tells the story of a 15-year-old schoolboy whose artistic skills enable him to survive the trauma
of his parents' separation. Dreaming and Scheming: Reflections on Writing and Politics, a collection of
Hanif Kureishi's non-fiction, including essays and diary fragments, as well as a new collection of short
fiction, The Body and Other Stories, were both published in 2002. The Word and the Bomb (2005), is
also a collection of non-fictional writings. Hanif Kureishi's latest works are the play, Venus (2007), and the
novel, Something to Tell You (2008). In 2009, his own stage adaptation of his novel The Black Album
(2009), premiered at the National Theatre.

Summary
Omar is a young man living in 1980s London. His father, Hussein, is a Pakistani journalist who lives in
London but hates Britain and its international politics. His dissatisfaction with the world and a family
tragedy has caused his alcoholism to take over, so that Omar has to take care of him. By contrast, Omar's
paternal uncle Nasser, Papas brother, is a successful entrepreneur and an active member of the London
Asian community. Omar's father asks his uncle to give him a job and, after working for a brief time as a car
washer in one of his uncle's garages, he is assigned the task of running a run-down laundrette and turning it
into a profitable business. At Nasser's, Omar meets a few other members of the Pakistani community:
Tania, Nasser's daughter and possibly a future bride; and Salim, who traffics drugs and hires him to deliver
them from the airport. While driving Salim and his wife home that night, the three of them get attacked by
a group of right-wing extremists shouting racist slogans. Among them, Omar recognizes an old friend of his,
Johnny. Omar asks Johnny to resume their friendship. Johnny decides to help with the laundrette and they
resume a romantic relationship which (it is implied) had been interrupted after school. Running out of
money, Omar and Johnny sell one of Salim's drug deliveries to make cash for the laundrette redecoration.
The laundrette becomes a success. At the opening day, Nasser visits the store with his mistress, Rachel.
They dance together in the laundrette while Omar and Johnny are having sex in the back room. Omar and
Johnny are almost caught by Nasser, but Omar claims they were sleeping. Tania confronts Rachel about
having an affair with her father, Nasser. Nasser and Rachel leave the laundrette and fight, Rachel storms
off. She later falls ill with a skin rash apparently caused by a potion made by his wife, and decides to leave
him. Omar proposes to Tania, but she decides to leave. She drops by and asks Johnny to go away with her;
he refuses because he does not want to leave Omar, and she departs. Omar's father also stops by and
appeals to Johnny to persuade Omar to go to college, unhappy with his son running a laundrette. Omar
decides to take over two laundrettes owned by a friend of Nasser, with the help of Salim. Salim drives
Johnny and Omar to view one of the properties, and he expresses his dislike of the British non-working
punks. Salim attempts to run over the group of punks who had previously attacked Omar's car and injures
one of them. The group of working class punks decides to wait for Salim around the laundrette. They
ambush and attack him, until Johnny decides to save him, despite their mutual dislike. The film cuts to
Nasser visiting Omar's father, and their decision about his future. Nasser sees Tania at a train platform
while she is running away. Meanwhile, Johnny's friends decide to attack him for supporting the Asian
community, and beat him savagely until he is saved by Omar. Omar proceeds to clean up his wounds, and
the two bonds. The film ends with them playfully splashing each other with water while topless, implying
they are continuing their relationship.

Main Characters
Omar: is a young man, son of a Pakistani immigrant. Is a bright but passive youth who hasnt yet figured out
the strategy by which he will approach the world. He is a blank slate, pleasant, agreeable, not readily
showing the sorrows and angers that we figure ought to be inside there somewhere.

Hussein: is a Pakistani journalist. His dissatisfaction with the world and the death of his wife has caused his
alcoholism.
Nasse: is a successful member of the Pakistani community in London. He has largely abandoned his
immigrant roots. He has deserted eastern tradition in favour of money, success, and a white mistress.
Despite this, Nasser retains many Asian ways: returning to his rancorous wife and attempting to arrange his
daughters marriage.
Rachel: Nassers British mistress, with pride and dignity defends her positions as Nassers mistress by
describing herself as a woman who has never had a break in life, who has always had to ask for what she
wanted and who deserves some small measure of happiness, just like anybody else.

Johnny: Omar's childhood friend who briefly joined the racist, fascist National Front. Johnny is homeless
and unemployed until Omar hires him to help with his laundrette. He becomes Omars lover.

Comment
My Beautiful Laundrette was ground-breaking in its bold exploration of issues of sexuality, race, class and
generational difference. It also sparked controversy, particularly within the Asian community, which was
disgusted by its perceived degrading representation of Pakistanis. Much of the outrage was targeted at the
homosexual affair between Omar and Johnny, which develops from a genuine mutual fondness through the
buzz of sexual experimentation, before hinting, at the end, at something deeper. On the way, it survives
several obstacles, including Johnny's racist connections and Omar's resentment. The comedy-drama
highlights a dilemma at the heart of the immigrant experience, the desire to belong to Western society
while maintaining a clear sense of Pakistani identity. The two brothers, Nasser and Papa, demonstrate this
cultural conflict. An ardent intellectual socialist, Papa belongs to old school Pakistan because, like most first
generation immigrants, he believes fervently in education combating racism and is vehemently against the
greed and conservative economics of Thatcherism. Nasser, however, has largely abandoned his immigrant
roots, toasting "Thatcher and your (Omar's) beautiful laundrette". He has deserted eastern traditions in
favour of money, success, and a white mistress. Despite this, Nasser retains many Asian ways: returning to
his rancorous wife and attempting to arrange his daughter's marriage. Kureishi writes characters for what
they are rather than what they represent, and while he may dislike his character's actions, it is evident that
he is fascinated by their humanity. It is for this reason that we are able to grasp the underlying truths of My
Beautiful Laundrette, often ambiguous and contradictory, sometimes obscure, but hauntingly resonant,
even today.

Toni Morrison
Toni Morrison was born in Lorain, Ohio in a working-class family.
She studied a lot in her life: her favourite authors were Jane
Austen and Leo Tolstoy. Her father told her numerous folktales
of the black community so after she writes a lot about this
themes. She prayed a vital role in bringing black literature into
the mainstream. She has got a Nobel Prize and Pulitzer-winning
American novelist, editor and professor. Her novels has got epic
themes, vivid dialogue and richly detailed black characters.

About studies:
She earned a master of Arts degree in English, for which she
wrote a thesis on suicide in the works of William Faulknerand
Virginia Woolf. After graduation, she became an English
instructor at Texas Southern university in Huston, Texas. She became a member of Alpha Kappa Sorority. In
1958 she married Harold Morrison, a Jamaican architect and fellow faculty member at Howard University.
But after they had two children and divorced. After the divorce she moved to New York where she worked
as textbook editor. A year and half later she went to work as an editor at the New York City headquarters
of Random House.
Beloved (1987)
Pulitzer Prize -winning novel by Toni Morrison.

Plot Summary
The book talks about the story of Sethe and her daughter Denver, they are try to rebuild their lives after the
escape of slavery. The house that they inhabit is haunted (124 Bluestone), a revenant, which turns out to
be ghost of Sethe's murdered daughter, visits there with an alarming regularity. This is a strange situation.
The worst of all is that Denver pay for it. Denver is Sethe's youngest daughter that hasn't got friends and
she is very shy. Howard and Buglar, Sethe's sons, run away from home by the time they are thirteen
because of the ghost's persistent torment. It's not passed a lot of time and the mother of Sethe's husband
Halle, dies in bed. Paul D (one of the slaves) with many other slaves had worked, goes at 124 Bluestone. He
wants a new future for the house. He tries to bring a sense of the real life. He wants that the family leave
the past behind. He try to force the ghost of Beloved. He was happy because the results were good because
he leads the family to a carnival out of the house for the first time in all the years. So the situation in family
is good for the moment, after all, they meet a very young woman. She was sitting in front of the house. She
was very little, she seems a baby. her name is Beloved. Danver is surprised and shocked because he
recognizes that she must be a reincarnation of her sister Beloved. He is very confused and talks to Sethe.
She talks about this girl to him, about the problem and about of all his suspicions. But Sethe was too much
charmed by the girl. Paul D is gradually forced out of Sethe's home by a supernatural presence. When made
to sleep outside in a shed, he is cornered by Beloved, who has put a spell on him. She burrows into his mind
and heart, forcing him to have sex with her, while flooding his mind with horrific memories from his past.
Paul thinks that he is guilty. He wants to say that to Sethe but he cannot. But in the end he said that he
wants this baby. Sethe was very happy for this fact. But there are a problem: paul's friends don't accept his
big plans to have a family, to have this baby. that was for the community rejection of Sethe. The stamp
reveals that. Seathe tells Paul D about this fact. After escaping from Sweet Home and making it to her
mother-in-law's home where her children were waiting, Sethe was found by her master. The master wants
Sethe and her children. She is desperate. She wants a way of escape for her children so she decided to kill
all of them but she decided to not to kill the oldest of her daughters. After, she said to Paul that she was
"trying to put my babies where they would be safe". Paul was shocked, he decided to leave. This is too
much for him. Unfortunately Paul was so important for Sethe. Without of him the sense of reality and of
the time disappears. Sethe was so crazy and desperate that she becomes to think that the young girl called
Beloved is the daughter she murdered when the girl was only two years old. She feels depressed so she
becomes to spent too much for Beloved. Beloved becomes too much spoiled, she becomes angry and more
demanding. Seth's life was based to Beloved, she doesn't eat to permit to her to buy something. Beloved
begins bigger and bigger.
CLIMAX The younger daughter searches for help from the black community. All this people arrive in the
house 124 to help to exorcise beloved. But Beloved seems very fat but she is not fat in fact, but she is
pregnant . Paul D is the Dad of this baby. Sethe is confused and she is scare of his master, she thinks that he
can return again. Beloved disappears.
At the outset, the reader is led to assume Beloved is a supernatural, incarnate form of Sethe's murdered
daughter. Later, Stamp Paid reveals the story of "a girl locked up by a white man over by Deer Creek. Found
him dead last summer and the girl gone. Maybe that's her". Both are supportable by the text. Beloved sings
a song known only to Sethe and her children; elsewhere, she speaks of Sethe's earrings without having seen
them.

Relationship between fother and mother
Sethe develops a very dangerous maternal passion. But this is a bad passion because that results in the
murder of one daughter and the estrangement of the surviving daughter from the black community. Sethe
want to safe her children from a life in slavery. But she knows that her daughter Denver need in interaction
with the black community in order to enter into womanhood. Denver is a very intelligent and mature girl so
she helps her mother. With this help she becomes more strong and she finds her individuation. But Sethe
only reaches individuation after Beloveds exorcism. She can accept the first relationship that is completely
for her, the relationship with Paul D. This relationship relieves Sethe from the ensuing destruction of herself
that resulted from the maternal bonds controlling her life. This fact can explicate how the slavery can
devast a family. The mother is separated from her children. This thing creates a devastating consequences
for the children and for the mother. The mother knows that she cant provide for the child because she is
unable. When the children are taken away from she, they feel a lost sense of self. Without a mother and a
father the children lose the familial identity. Mother-child relationships are broken. Sethe was never able to
see her mothers true face. This true face with the smile was distorted from having spent too much time
with the bit. So she never has a true mother. So Sethe wasnt able to connect with her own mother, and
therefore does not know to connect to her own children, even though she longs go. The earliest need a
child has is related to the mother : the baby needs milk from the mother. But Sethe hasnt got the milk. She
is traumatized for that because she thinks that it means she cannot from the symbolic bond between
herself and the daughter. Slavery can destroyed a person. It splits a person into a not define figure but
fragmented one. The memories of slaves are repressed in an attempt to leave behind a horrific past. The
repressions of slavery causes a fragmentation of the self and a loss of identity. All the characters of the
novel as Sethe, Paul D lost their identity. They must accept the past and the memory of their original
identities. Beloved serves to open these characters up to their repressed memories., eventually causing the
reintegration of their selves.

Bibliography
www.absoluteastronomy.com
www.notablebiography.com
www.wikipedia.com
www.aalbc.com
www.shmoop.com

Arte

Per quanto riguarda l'arte, il concetto di razza pu essere visto sotto due chiavi di lettura: le differenze
presenti nelle opere tra due civilt diverse o due pensieri diversi all'interno della stessa nazione. La
raffigurazione invece della razza e del probabile razzismo che lopera vuole raffigurare, facendo valer una
popolazione o anche un singolo rispetto ad un altro, viene meno nellarte in generale, infatti anche la storia
piena di atti di razzismo da parte del genere umano, ma difficilmente possibile se non impossibile
trovare unopera di questo tipo. Dunque facciamo un esempio per ognuno dei due modi di intravvedere il
concetto di razza nell'arte. Un esempio di differenza d'arte tra due civilt diverse rappresentato dal modo
di fare arte comunemente usato in quasi tutto il mondo e il modo di fare arte in Africa. Quest'arte,
comunemente chiamata arte negra, venne scoperta in et tarda, nel 1900 circa, e suscit subito grande
interesse tra i vari scultori e pittori di grande fama. Ci che interessa in generale era valutare quale lezione
larte negra poteva offrire alla cultura occidentale, abituata da millenni a considerare come unico modello
di perfezione la proporzionalit, lequilibrio e lidealizzazione della statua classica. Trascurandone i
significati religiosi, magici, simbolici, gli artisti parigini vedevano nella scultura negra soprattutto il frutto di
una cultura completamente differente dalla propria, quella cultura detta primitiva che tanto interesse
andava suscitando ormai da molto tempo, una cultura libera dai preconcetti tradizionali, nellambito della
quale lignoto scultore africano aveva raggiunto una straordinaria sintesi formale con la semplificazione e la
squadratura dei volumi, che conferivano alloggetto immediatezza e forza espressiva. Nei primi decenni del
900 la scultura negra era conosciuta soltanto da qualche esploratore che, nella sua corrispondenza a casa,
parlava con orrore degli orripilanti piccoli idoli dei selvaggi, e da qualche etnologo che ne collezionava gli
esemplari con altri fenomeni della vita africana, senza tuttavia pensare che si potessero prendere sul serio
tali manifestazioni darte.
Quando un artista osservava una di queste immagini, provava un senso di compiacimento al pensiero di
quanto larte civilizzata avesse superato questi maldestri e grossolani abbozzi della figura umana. Cos
allinizio del 900, a Parigi, alcune persone che sinteressavano ai movimenti artistici contemporanei
cominciarono a parlare della scultura negra.


Alcuni pittori che cercavano di produrre certi effetti sulla tela scoprirono dun tratto che effetti molto simili
erano gi stati ottenuti con notevole successo dallarte primitiva africana. Anche se quindi si cap che larte
africana era un qualcosa di ormai superato per larte moderna, manteneva comunque il suo fascino per
quella semplicit e misticit che scaturiva. Un esempio invece in cui all'interno dello stesso stato si formino
due gruppi con pensiero diverso sull'arte, specialmente la pittura, lo troviamo in Germania, durante la
dittatura di Hitler. Il 15 novembre 1933 il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels form la
Camera della Cultura del Reich che di fatto stabiliva quali artisti potevano lavorare e cosa si potesse
mostrare al pubblico: una ferrea censura costrinse i pochi artisti non allineati rimasti in Germania al
silenzio.

Negli anni '20 e '30 la Germania aveva generato scrittori, pittori e storici di ogni tendenza, ma i bersagli
principali del regime furono coloro che si occupavano di arti figurative. Questo perch il nazismo aveva
subito capito l'importanza e il fascino che esercitavano sulla massa le immagini, tanto da sfruttarle
intensamente nella sua propaganda: Hitler voleva che la popolazione fosse circondata da simboli di potere.
Allo stesso modo occorreva distruggere le opere che lanciavano messaggi non rispondenti all'ideologia
nazionalsocialista. I movimenti dell'arte moderna, senza distinzioni, furono presto definiti "degenerati" e
"corrotti". I nazisti volevano dimostrare che i pittori astratti contemporanei e gli espressionisti
trasmettevano valori che avrebbero ostacolato il ritorno della Germania alla supremazia in Europa,
inquinavano con le loro rivoluzionarie soluzioni e tecniche la presunta bellezza fisica e spirituale del vero
tedesco. Secondo Hitler, che si considerava egli stesso un artista, l'uso ardito del colore e di immagini
surreali da parte di questi pittori era una distorsione della natura. Nell'ottobre 1936 la sezione d'arte
moderna della National Gallerie di Berlino fu chiusa: fu istituito un tribunale che purgasse le gallerie e i
musei di tutto il paese. Si calcola in circa 16.000 il numero di tele, disegni, sculture che finirono nella
categoria dell'"arte degenerata", la maggior parte di espressionisti e di pittori moderni tedeschi, anche se vi
furono comprese opere di grandi stranieri come Picasso, Van Gogh, Czanne.
Le migliori furono messe all'asta a Lucerna, mentre diverse migliaia furono bruciate nel cortile della sede
del Corpo dei Pompieri di Berlino nel marzo 1939. Alcune opere si salvarono, essendo state requisite dal
maresciallo Herman Goring in persona, desideroso di tappezzare di capolavori le pareti della sua residenza.
Ma distruggere le opere degli artisti non bastava: era necessario mobilitare l'opinione pubblica contro gli
artisti stessi. Nell'estate del 1937, a Monaco furono allestite due mostre contemporaneamente. Una esibiva
le opere di artisti ben accetti al regime, dove si esaltavano eroismo, dignit ariana, muscoli, fatica ed i valori
semplici e sani delle rustiche famiglie lavoratrici dai capelli biondi e gli occhi azzurri e dove soprattutto
facevano mostra di s innumerevoli ritratti del Fhrer. Quattrocentomila persone visitarono la mostra.


L'altra si svolgeva nella nuovissima Casa dell'Arte Tedesca, terminata quell'anno e progettata da uno dei pi
importanti architetti nazisti, Paul Ludwig Troost. All'interno c'era una mostra grottesca, intitolata "Arte
degenerata". Vi erano esposte oltre 650 opere delle avanguardie del XX secolo, con grande concentrazione
di quelle espressioniste, senza cornici e nella pi totale confusione. I titoli erano stati aggiunti dagli
organizzatori: un quadro, raffigurante un gruppo di lavoratori agricoli, era intitolato Contadini tedeschi visti
alla maniera yiddish. Un opuscolo fungeva da guida, essenzialmente in senso concettuale: mostrava al
visitatore quale fosse il modo "giusto" di interpretare le opere esposte avvicinandole a prodotti di dilettanti
o di malati di mente. Una condanna ulteriore di tali opere derivava dal fatto che, appartenendo a istituzioni
pubbliche, erano state acquistate col denaro del "popolo lavoratore tedesco". Adolf Ziegler, che tenne il
discorso di inaugurazione della mostra, defin i lavori esposti prodotti della follia, della spudoratezza,
dell'incapacit e della degenerazione. Due milioni di visitatori si riversarono nella Casa dell'Arte.

Arno Breker nasce il 19 luglio del 1900. Dal 1916 al 1925 conduce gli usuali studi artistici che lo vedono
anche allievo, al Kustakademie di Dusserdolf, del Prof. Wilhelim Kreis. I suoi primi lavori risentono delle
esperienze che in Europa si compiono in quegli anni. Nel 1927 si reca a Parigi, citt che considerer sempre
la sua capitale dadozione. In questa citt intreccia numerose relazioni con molte personalit artistiche
dellepoca. Intraprende un viaggio anche in Africa settentrionale da cui trae una serie di litografie riunite in
una raccolta denominata Tunesische Reise. Inizia anche a produrre le prime opere monumentali ed ad
ottenere i primi riconoscimenti. A lui si deve, sul finire degli anni venti, il busto del primo presidente
socialista Friedrich Eber. Nel 1929 affida i suoi interessi al mercante darte Alfred Flechthein, amico del pi
conosciuto Kahnweiler, mercante di Pablo Picasso. Nel 1932 si trova a Roma, soggiorna a villa Massimo,
realizza una copia della piet Rondinini e vince il premio Roma. A convincerlo a rientrare in Germania il
pittore ebreo Max Lieberman, di cui realizzer un ritratto in bronzo e la maschera mortuaria. Lanno 1936
segna linizio della sua ascesa nel panorama artistico tedesco. Ascesa che coincide con laffermarsi del
nazismo e che sar successivamente la sua rovina. La sua cultura di sapore squisitamente classico,
unitamente alla sua capacit di realizzare opere di grande dimensione, lo pongono fra i preferiti artisti da
Hitler che vuole dare origine a unarte caratterizzata dal forte orgoglio nazionale. Quando nel 1937 si
organizza a Monaco la manifestazione contro larte definita degenerata, Breker viene nominato professore
allAccademia. Dal 1938 al 1944 svolge unintensa attivit, fatta di numerose commesse governative. Alla
sua opera spesso ricorre A. Speer, chiamato ad edificare la nuova Cancelleria e la nuova Berlino. Per lui
realizzer le due statue che ornavano il cortile della nuova cancelleria e lavorer, fra laltro, ai 24 grandi
bassorilievi che avrebbero dovuto ornare lArco di Trionfo mai realizzato. Sar lui ad accompagnare Hitler
nella breve visita fatta dal dittatore a Parigi poco dopo loccupazione . Durante loccupazione nazista di
Parigi , fu grazie al suo intervento che P. Picasso si salv dalle conseguenze dellaccusa di aver sottratto
metalli indispensabili alla produzione bellica. Nel 1945, con la caduta del nazismo, i suoi tre studi vengono
confiscati e distrutti. Le opere esposte allOrangerie spariscono e vengono ritrovate solo negli anni sessanta
in una fonderia dove venivano vendute a peso. Circa lottanta per cento della sua produzione si dissolve e
va irrimediabilmente perduto. Una legge del 1947 gli impedisce anche il riacquisto delle poche opere che
lartista riesce a rintracciare. Solo pochissime si salvano grazie alla compiacenza di unamica svizzera. Pur
non avendo mai aderito ufficialmente al partito nazista, viene sottoposto allesame di un comitato di
epurazione ed invitato a fornire pubbliche scuse; scuse che si rifiuter di porgere. Lessere considerato uno
dei massimi scultori sotto il nazismo non impedisce a I. Stalin di formulargli linvito di recarsi a Mosca per
continuare il suo lavoro. Invito che Breker rifiuta. Dal 1948 nuovamente in Francia , citt dove si stabilisce
e dove esegue numerosi ritratti. Pur vivendo lontano dal grosso pubblico, mantiene i contatti con alcuni
grandi della cultura occidentale dellepoca. Amico personale di Jean Cocteau, continua il suo lavoro dando
sempre pi importanza alla ritrattistica, genere per il quale vanta una indiscussa fama. Di quel periodo sono
i ritratti di Cocteau, del barone Thyssen, del Prof. Ludwig ecc. Arno Breker morir nel 1991. Alla sua morte il
pittore viennese Ernst Fuchs dice Con il decesso di Arno Breker finita unepoca della scultura del nostro
secolo. Breker era un vero profeta del bello; egli ha modellato, di volta in volta nella tradizione classica , la
bellezza dellimmagine delluomo come Dio la intendeva con ineguagliata maestria Attualmente, il maggior
numero delle sue opere conservato presso lArt Museum Norevenich di Colonia

Helene Bertha Amalia Riefenstahl detta Leni (Berlino, 22 agosto 1902 Pcking, 8 settembre 2003) stata
una regista, attrice e fotografa tedesca. Celebre soprattutto come autrice di film e documentari che
esaltano il regime nazista e che le assicurarono una posizione di primo piano nella cinematografia tedesca
del suo tempo. In seguito autrice di opere sulle culture tradizionali africane e sulla biologia marina. La sua
adesione al nazionalsocialismo fu caratterizzata dall'amicizia e reciproca stima con Adolf Hitler e dalla
condivisione dellestetica nazista, che contribu a sviluppare e a cui diede espressione visiva. I contrasti con
alcuni gerarchi nazisti, soprattutto con il ministro della propaganda Joseph Goebbels, la spinsero a una
progressiva autonomia dal NSDAP. Sebbene la sua arte abbia avuto una forte connotazione
propagandistica, nei suoi film non sono presenti gli elementi antisemiti e razzisti che invece permeano le
opere di Goebbels e Julius Streicher. La sua dimensione artistica non pu essere ridotta a quella politica: la
sua personalit anticonformista non corrisponde al modello femminile nazista e la sua influenza culturale,
le sue innovazioni tecniche e il suo prestigio sopravvissero alla caduta del regime e le permisero di
minimizzare il suo passato nazista (che comunque le imped a lungo di lavorare), riaffiorato negli anni
ottanta nella causa legale contro la regista tedesca Nina Gladitz.


Triumph des Willens ("Il trionfo della volont", il titolo fu scelto da Hitler) considerato un classico dei film
di propaganda politica per l'efficacia nel glorificare la figura del Fhrer, nuovo messia del popolo tedesco.
L'innovativa regia della Riefenstahl, che pot disporre della quasi totalit degli operatori cinematografici
tedeschi e si avvalse di teleobiettivi e grandangoli, riusc a trasmettere agli spettatori un epico senso di
potenza attraverso inquadrature panoramiche di sterminate masse d'uomini marcianti in formazioni
rigidamente inquadrate, accompagnate da una musica wagneriana travolgente. Estratti dei discorsi tenuti
da Hitler e dagli altri gerarchi nazisti intervallano e si fondono con l'incalzare delle immagini, che
enfatizzano le scenografie imponenti realizzate per il congresso dall'architetto Albert Speer, destinato a
diventare negli anni successivi uno dei pi importanti leader nazisti. Nel 1936 Hitler affid alla Riefenstahl la
realizzazione di un film celebrativo delle Olimpiadi di Berlino. Timorosa di eventuali interferenze creative da
parte, soprattutto, del potente ministro della Propaganda Goebbels, con cui i rapporti, inizialmente buoni,
si erano guastati dai tempi di Triumph des Willens, ella chiese ed ottenne di poter produrre direttamente il
film - a differenza di quanto era avvenuto con quelli precedenti girati a Norimberga e prodotti dallo NSDAP.
La Riefenstahl dedic quasi due anni di lavoro alla selezione delle scene e al montaggio, visionando oltre
400.000 metri di pellicola. Il risultato finale quello che considerato il film pi importante della regista e
uno dei migliori film dedicati allo sport: Olympia. In Olympia vengono ripresi i temi cari alla Riefenstahl: le
grandi masse, l'esaltazione della corporeit e della bellezza dello sportivo, la musica travolgente,
l'espressione della forza e della dinamicit del gesto atletico catturato dal dolly montato su rotaie e dallo
slow-motion. Sono temi tipici anche dell'estetica nazista e il film, nonostante riguardi la storia e lo
svolgimento delle Olimpiadi di Berlino del 1936, aveva anche scopi propagandistici in favore del regime
hitleriano, che peraltro sfrutt l'intero evento olimpico come cassa di risonanza per mostrare al mondo gli
aspetti pi benevoli e presentabili della "nuova" Germania (durante le Olimpiadi cessarono le persecuzioni
antisemite). La Riefenstahl scart tutti i filmati, ancora conservati, in cui appariva un'immagine di Hitler
diversa da quella della propaganda del Partito. La relativa libert creativa che la Riefenstahl pretese le
permise di riprendere atleti di ogni nazione e di dedicare all'afro-americano Jesse Owens, l'atleta pi
rappresentativo delle Olimpiadi del 1936, una cospicua parte del girato, nonostante i richiami di Goebbels
che avrebbe voluto celebrare i trionfi della razza ariana e non certo quelli di un atleta di colore. Il primo
piano dedicato all'espressione di disappunto mostrata da Hitler per la vittoria di Owens nel salto in lungo
per alcuni l'espressione del tacito dissenso della Riefenstahl sulle dottrine razziali naziste. Olympia vinse la
Coppa Mussolini come miglior film alla 6 Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del
1938, ma vanno segnalate le forti pressioni politiche del regime fascista sulla giuria internazionale. Il tour
promozionale negli Stati Uniti inizi poco dopo la Notte dei cristalli (il pogrom condotto dai nazisti tra il 9 e
il 10 novembre 1938) e la Riefenstahl dovette affrontare l'ostilit della stampa, della Anti-Nazi League e di
Hollywood, alimentate da Fritz Lang e dagli altri cineasti tedeschi espatriati a causa del nazismo. Le
contestazioni non le impedirono di incontrare Walt Disney (che in seguito si giustific dicendo di non sapere
esattamente chi ella fosse) e di organizzare una proiezione privata per una cinquantina tra critici e addetti
ai lavori. Nonostante la critica entusiasta del Los Angeles Times, non riusc a far distribuire il film negli USA.

Educazione Fisica

Lo sport deve essere innanzitutto un confronto agonistico, finalizzato a valorizzare i rapporti tra gli atleti, il
rispetto reciproco e la comunicazione, al di l di qualsiasi differenza individuale o di razza, ha un valore
universale capace di superare barriere e discriminazioni.
Lo sport quindi PROMOTORE DI INTERCULTURALIT, in quanto pone a confronto e costituisce anche un
input per la conoscenza reciproca tra gli atleti, questi, con caratteristiche simili tra loro ma non uguali sotto
il punto di vista fisico.
Fattori ed evidenze fisiche rilevanti.
Neri americani:

Densit corporea molto alta: essa sfavorisce le attivit in acqua in quanto maggiore la massa
rispetto al volume del corpo, maggiore sar la difficolt nel galleggiare. Ci che caratterizza questo
infatti la spinta di Archimede: per far si che un corpo non affondi, la densit del volume dacqua
spostato deve essere maggiore rispetto alla densit media del volume del corpo immerso.

Alto tasso di testosterone: esso agisce nello sviluppo corporeo e nellefficienza energetica
muscolare. Il testosterone uno steroide anabolizzante, che ha un effetto di stimolo sulla sintesi
delle proteine. Ci produce un aumento della velocit di crescita del corpo, favorendo lo sviluppo
della muscolatura e di una corporatura tipicamente mascolina. Il termine, anabolizzante, si
riferisce infatti alla propriet di questi composti di accelerare, nellinsieme dei processi metabolici, i
fenomeni anabolici, ossia i processi di sintesi delle proteine, dei carboidrati, dei lipidi e di tutti i
costituenti cellulari.

Maggior quantit di fibre bianche rispetto le fibre rosse: le fibre di tipo 2 chiamate fibre bianche, si
contraggono rapidamente ma per breve tempo (fibre veloci), consumando un elevato quantitativo
di ATP; tendono ad affaticarsi rapidamente a causa del consumo di glicogeno, ma sono in grado di
esprimere grande esplosivit. Le fibre di tipo I (fibre rosse) sono tendenzialmente sottili, hanno
buona resistenza e modesta velocit, comunque molto minore rispetto a quelle bianche. Esse
hanno un ottima vascolarizzazione (conferisce il caratteristico colore rosso) e sono ricche di enzimi
con il ruolo di demolire i depositi adiposi ai fini energetici. La mioglobina una proteina che
trasporta ossigeno ai tessuti muscolari, ed quindi fondamentale per garantire continue riserve
energetiche alla contrazione muscolare. Il colore rosso dato da un pigmento, chiamato eme,
presente nella mioglobina. La molecola molto complessa, ma il cambiamento di colore legato ad
un singolo elemento chimico : il ferro.

Arti inferiori pi lunghi rispetto ai bianchi: gli atleti di colore risultano avere il baricentro pi alto
rispetto agli atleti bianchi; ci permette di avere gambe pi lunghe ed una circonferenza della vita
pi stretta, e di conseguenza un centro di gravit pi alto, a parit di altezza; il busto dei bianchi
pi lungo e li avvantaggia invece nel nuoto; gli atleti di colore sono quindi pi avvantaggiati nelle
discipline in cui richiesta la corsa.

Arti superiori pi lunghi rispetto ai bianchi: la lunghezza dellomero risulta poco pi corta rispetto ai
bianchi, diversamente la lunghezza dellavambraccio decisamente maggiore. Ci potrebbe
risultare vantaggioso nella boxe in cui la lunghezza delle braccia abbinata alle caratteristiche
muscolari fanno si che il colpo sferrato sia rapido, ma allo stesso tempo molto forte.


Neri keniani-etiopi:

Densit corporea molto bassa: la struttura ossea e muscolare esile dei keniani-etiopi permette di
risparmiare energia a parit di movimenti con atleti europei ed americani.

Smaltimento rapido dellacido lattico: la concentrazione di acido lattico nei muscoli un parametro
critico poich se essa troppo alta cala la prestazione dellatleta. Essi bruciano infatti meno
ossigeno degli atleti bianchi nel compiere lo stesso sforzo a causa della loro struttura ossea pi
leggera e fina rispetti agli europei. Maggiore il consumo dossigeno da parte dellatleta
nellattivit prolungata, maggiore la possibilit che esso entri in lavoro anaerobico con la
produzione di acido lattico, questo spiega maggiormente la predisposizione alla resistenza dei
keniani-etiopi nella corsa lunga.

Capacit polmonare maggiore rispetto ai bianchi: la respirazione durante la fase di corsa dellatleta
un fattore determinante in quanto viene introdotto O2, fonte energetica per la contrazione
muscolare, e viene espulsa la CO2 , il prodotto di scarto della respirazione cellulare. Durante la fase
di corsa lunga, un maggiore apporto di ossigeno aiuta nettamente a ritardare la soglia del lavoro
anaerobico lattacido, ovvero in cui, in carenza di ossigeno il 95% dellenergia arriva dai carboidrati
e si forma acido lattico.

Alta capillarit delle fibre muscolari e discreta presenza di fibre muscolari rosse: unottima densit
di capillarit nella sezione trasversale delle fibre muscolari insieme con unelevata capacit di
contrazione di questultime (favorita di climi caldi) avvantaggia la performance nellendurance.





Bianchi (caucasoidi):

Maggior efficienza cerebrale: le statistiche del Q.I. e gli studi anatomici dimostrano che la
popolazione di pelle bianca ha un efficienza cerebrale maggiore. Durante il periodo della pubert
lencefalo della popolazione bianca subisce una fase di maturazione pi lunga rispetto la
popolazione nera; di conseguenza la corteccia cerebrale dei bianchi infatti il 15% circa pi spessa
di quella dei neri, ed i lobi frontali cerebrali, responsabili del
ragionamento sono pi sviluppati avendo cos pi circonvoluzioni, ci permette di avere un
vantaggio in discipline pi tecniche in cui le abilit psicologiche sono maggiormente richieste come
ad esempio la ginnastica.

Fattori che influiscono sul fisico.

Temperatura dellambiente: I caldi climi africani e latino-americani, consentono allenamenti pi
efficaci in quanto il calore favorisce la decontrazione muscolare diminuendo la viscosit dei
muscoli facilitandone lo scorrimento di uno sull'altro. Tali climi inoltre favoriscono una maggior
produzione di ormoni androgeni (primo fra tutti il testosterone), ormoni che favoriscono lo
sviluppo della muscolatura e i processi metabolici incrementando la forza. La temperatura
riguarda, ovviamente, anche il sangue e ci favorisce la liberazione dell'ossigeno dai globuli rossi
alle cellule rendendo queste pi pronte a produrre energia, specialmente per via aerobica. La
contrazione muscolare il risultato di una serie di modifiche intracellulari coordinate che portano
al movimento della fibra muscolare e, di conseguenza, del muscolo stesso. La contrazione avviene
in tutti i tipi di muscolo. Testosterone: un ormone steroideo anabolizzante del gruppo androgeno
prodotto soprattutto dalle cellule di Leydig nei testicoli e, in minima parte, sintetizzato nella
corteccia surrenale.

Altitudine: gli atleti keniani-etiopi, allenandosi per lo pi ad altitudini mediamente di 2000 metri, in
cui si dispone di minore quantit di ossigeno nellaria, sviluppano un fisico pi adatto a svolgere
sforzi in tempi lunghi con il minor dispendio energetico.

Ereditariet e alienabilit.

Alla banale domanda velocisti si nasce o si diventa? la risposta da dare entrambi . Le
caratteristiche di un atleta derivano in parte dai geni ed in parte dalla tipologia di allenamento
affrontato e dallo stile di vita. Lo sviluppo di determinate capacit fisiche da parte di alcune razze
rispetto ad altre, pu essere considerata come la reale applicazione della legge di Darwin sulla
sopravvivenza del pi forte, ossia levoluzione della specie in base alla selezione naturale. Negli
ultimi anni la ricerca si avviata verso lanalisi dei legami esistenti tra fisiologia, biochimica e
genetica nel campo dellesercizio fisico indagando sullereditariet di vari tratti della performance,
sulle basi genetiche e molecolari delladattamento allesercizio e dei differenti indicatori della
performance sportiva. Il numero di geni potenzialmente correlati con la performance sportiva sta
aumentando ogni anno, attualmente comprende 140 geni autosomici, e 4 geni localizzati sul
cromosoma X. Inoltre sono stati identificati 16 geni mitocondriali le cui varianti sembrano
influenzare in modo rilevante la performance sportiva.

Gene ACTN3: Secondo una recente scoperta di un gruppo di ricercatori australiani, Universit di
Sydney e di Camberra (American Journal of Human Genetics, settembre 2003; riportato dal
Corriere della Sera, Ottobre 2003) gli atleti campioni godono di un privilegio genetico. La ricerca ha
scoperto un gene del DNA chiamato alfa-actinina-3 che comanda nel muscolo la produzione
dellactinina, un costituente chiave delle fibre a contrazione veloce. Il gene alfa-actina-3 esiste in
due forme alternative principali, dette alleli, avute in regalo da ognuno dei genitori, che possono
essere uguali o differenti, si pu presentare con una doppia coppia:
di alleli RR, determinano la presenza nel muscolo della proteina dello sprint;
di alleli XX, non comandano, invece, la produzione di actinina;
di alleli RX, parziale produzione di actinina, maggioranza della popolazione.

Distinzione delle performance sportive tra bianchi e neri.

Le discipline in cui vengono favoriti i neri sono:

Velocit: Usain Bolt (USA); 16 agosto 2009; Berlino - Record mondiale 100 metri piani con 9.58s.
Salti: Mike Powell (USA); 30 agosto1991; Tokyo Record mondiale di salto in lungo con 8,95m.
Resistenza: Haile Gebrselaisse (Etiopia); 20 settembre 2008 Berlino Record mondiale maratona
con 2h03.

Le discipline in cui vengono favoriti i bianchi sono:

Nuoto: Csar Augusto Cielo Filho (Brasile); 18 dicembre 2009; Roma primatista mondiale 100 m
stile libero con 46"91.
Canottaggio: Daniele Molmenti (Italia); 12 settembre 2010; Tacen (Slovenia) campionati mondiali
di canoa slalom primo posto con 13100.
Ginnastica: Jury Chechi (Italia); 1996; Atlanta; - olimpiadi Primo posto nella ginnastica ad anelli.

Bibliografia

HARRE D. "teoria dell'allenamento", Roma, societ stampa sportiva, 1972

Pier Luigi Del Nista, June Parker, Andrea Tasselli. "Praticamente sport". Casa editrice: G. D'anna

Helena Curtis, N. Sue Barnes. "Invito alla biologia". Zanichelli

Enciclopedia multimediale Microsoft Encarta 2009

Sitografia

Endocrinologia: http://www.glossariomedico.it/html/it/e/endocrinologia/

Allenamento; fibre rosse; fibre bianche; mioglobina; acido lattico: http://www.my-


personaltrainer.it/


Biologia

Nel corso dei secoli molti scienziati si sono occupati dello studio del genere umano. Prima dello sviluppo
della genetica classica questi studiosi tendevano a suddividere la specie umana secondo gruppi umani o
razze sulla base di differenze nellaspetto fisico, luoghi di appartenenza o estrazione sociale. Infatti vennero
formulate numerose teorie che proponevano una catalogazione della specie umana. Un esempio dato
dalla classificazione in 7 razze diverse, i caucasici, gli africani al di sotto del Sahara, i mongoloidi, gli
aborigeni dell Asia del Sud Est, gli amerindi, gli abitanti dellOceania e gli aborigeni australiani; un altro
esempio propone una suddivisione in 4 gruppi umani, gli asiatici, gli africani del sud, gli africani dellest
assieme agli europei e gli abitanti della Nuova Guinea. Ad ogni razza vennero attribuite precise
caratteristiche anatomiche che permisero di inserire ogni individuo in una particolare categoria. In seguito
allo sviluppo della genetica classica, alla sintesi dei principi mendeliani e di teorie evolutive, in particolare
quella darwiniana, gli scienziati hanno potuto confutare l esistenza di gruppi umani all interno della specie
Homo sapiens. Analisi sempre pi approfondite sui polimorfismi, sull inesistenza di farmaci etnici,
sullorigine della pelle nera e bianca e sulle differenze a priori di Q.I. hanno ulteriormente confermato che
allinterno del genere umano non esistano suddivisioni razziali di natura biologica ma la convinzione diffusa
allinterno dellimmaginario collettivo che siano rintracciabili delle razze frutto solamente di errati ideali di
carattere culturale.

Origine della suddivisione raziale


La scienza deriva direttamente dalla curiosit, per questo molti scienziati hanno dedicato il loro tempo a
ragionare sulla diversit umana e a catalogarla. Non si sa bene da cosa deriva questa parola, ma ci sono
due ipotesi: quella che derivi alla parola radice e si sia diffusa dallitaliano al francese e poi allinglese, o
dallarabo rasche in genere significa stirpe, testa o discendenza. Non facile neanche stabilire chi sia
stato il primo a utilizzarla, o chi per primo ha tentato di descrivere l umanit catalogandola in razze
distinte. Gi nella Bibbia, secondo la discendenza dei tre figli di No, Sem avrebbe fondato la razza asiatica,
Cam gli africani e Jafet gli europei. Anche nelle decorazioni sulle tombe egiziane si possono identificare
quattro gruppi umani diretti verso loltretomba: egiziani, asiatici, libici e nubiani. Il primo tentativo serio di
classificazione sistematica attribuito per ad Aristotele che ci ha lasciato una serie di principi generali tra i
quali lidea che si debba partire dal basso, dagli individui, aggregandoli in specie e questi in categorie
superiori fino a giungere al genere universale che le comprende tutte. John Roy alla fine del diciassettesimo
secolo definisce la specie in base alla costanza delle forme ereditarie che nel 1684 sar da spunto per
Bervier che pubblicher un volume intitolato Nouvelle division de la terre par les differents especes ou
races qui habitent in cui propone quattro razze umane. Successivamente con Linneo nel diciottesimo
secolo, nasce la sistematica scientifica moderna. Egli cataloga in tredici edizioni tutte le specie viventi,
animali vegetali e non viventi come i minerali. Fondando una nuova scienza, la TASSONOMIA. I tassonomi
infatti confrontano lanatomia, la fisiologia e oggi anche i geni dei diversi organismi. Sulla base di questi
confronti danno poi un nome alle varie specie le quali sono divisi in famiglie, ordini, phyla e grandi regni. Al
di sotto delle specie c la razza o sottospecie, che per allepoca non aveva significato preciso e veniva
spesso usata come sinonimo di specie. Anche Darwin classifica lumanit in sei razze che lui chiama variet:
americana, europea, asiatica, africana, selvaggia e mostruosa. Lultima comprende casi di malformazioni
congenite, mentre la penultima registra tutti quei casi di creature descritte nel corso del settecento anche
da autori come Calvino nel il Barone Rampante: uomini dei boschi, uomini-scimmia e uomini-orso. A
parte questi due gruppi,gli altri quattro sono divisi sostanzialmente secondo il colore della pelle, rossa,
gialla, nera e bianca, ma possiamo ritrovare anche delle implicazioni psicologiche: gli indigeni americani
sono considerati testardi, liberi e governati dalle tradizioni, gli asiatici sono malinconici, perfidi e governati
dalle opinioni, gli africani negligenti e passivi, imbroglioni e governati dalle leggi mentre gli europei sono
intelligenti,inventivi e governati dalle leggi. La classificazione umana fatica dunque a mantenersi su un
piano biologico per ricadere su quello della psicologia di gruppo che stabilisce gerarchie per valore. Nella
suddivisione di Linneo manca per lOceania che per aggiunse Blumenbach che vede il mondo diviso in
cinque razze corrispondenti ai vari continenti in cui vivono per esempio etiopi (africani), malesi (australiani),
caucasici (europei e abitanti Asia occidentale). Egli vede lumanit come divisa in tipi ideali e secondo lui il
compito dellantropologia quello di individuare questi gruppi e di descriverne le caratteristiche In modo
da arrivare a descrivere le caratteristiche di tutta lumanit. Il problema fondamentale fu per introdotto
da Paul Broca che prese coscienza del fatto che non tutti gli uomini appartenenti ad una particolare tipo
rappresentino in tutto e per tutto le caratteristiche del loro tipo ideale. Ogni popolazione infatti variabile,
nessuno corrisponde perfettamente al suo ideale ma assomiglia per alcuni aspetti ad altri tipi.

Troppe razze
Anche Fritsch nellottocento formula una sua teoria, ovvero quella che le razze si possano dividere in tre
gruppi, protomorfe o primitive, arcimorfe o dominatrici e metamorfe o miste. Secondo lui infatti le razze
arcimorfe (negroidi, mongoloidi e caucasoidi) avrebbero sviluppato un istinto di migrazione. Il loro
nomadismo le avrebbe infatti portate a colonizzare vaste regioni del pianeta e a dominare sulle protomorfe
che, essendo sedentarie, si sarebbero confinate in aree pi ristrette. La tendenza espansiva delle razze
arcimorfe avrebbe condotto inoltre i loro membri a incontrarsi e mescolarsi tra loro formando le razze
metamorfe. Risulta infatti quasi impossibile fare una classificazione razziale poich non si capisce pi
quante razze esistono e i dati non sono pi sufficienti poich le mescolanze sono sempre pi frequenti per
essere controllate. Il contesto sociale inoltre non aiuta, nella stagione in cui sbocciano nazionalismi e
tendenze egemoniche, le posizioni pi naturalistiche e antropomorfiche si mescolano con quelle
linguistiche, patriottiche e storiche e si crea una confusione tale per cui non si riesce pi a discriminare tra
scienza e ideologia. Lesempio pi efficace di questa teoria sicuramente la razza ariana a cui si
attribuirono via via origini caucasiche, lituane, balcaniche e scandinave.

Tassonomie razziali tradizionali


La definizione di razza come popolazione nella quale uno o pi geni ricorrono con una frequenza
caratteristica contraddice le nozioni popolari sulle divisioni razziali del moderno Homo sapiens.
nella visione popolare luomo Si divide in un piccolo e determinato numero di gruppi razziali i cui caratteri
sono facilmente riscontrabili nellaspetto esteriore. Si pensa che ogni razza possieda un particolare bagaglio
di tali elementi: i caucasoidi devono avere la pelle chiara, capelli lisci o ondulati, molti peli sul corpo, naso di
piccola o media taglia e una statura tra il medio e lalto. I negroidi si pensa, hanno la pelle nera o bruno
scura, pochi peli sul corpo, capelli crespi, labbra grosse e naso camuso. I mongoloidi devono avere la pelle
da chiara a bruno chiara, capelli neri e lisci, occhi scuro con accentuato epicanto, statura medio-bassa e il
corpo ed il viso quasi privo di peli. Il primo problema derivante da questo concetto di razza che tali
lineamenti non sono accomunati nello spazio o nel tempo. Al contrario, ogni lineamento pu essere
assortito indipendentemente e pu essere geneticamente segregato ed soggetto alle forze evolutive della
mutazione, alla deriva, e alla selezione. Il risultato che oggi pi della met della popolazione presenta
caratteristiche miste non contemplate dagli stereotipi razziali popolari. L errore di voler ficcare ad ogni
costo ogni individuo in una delle poche classi razziali ben illustrato dal sistema correntemente adottato
negli Stati Uniti per distinguere l identit razziale. Nelle classificazioni popolari infatti il figlio di un individuo
nero e di un individuo bianco sar classificato come individuo nero. Dopo la riscoperta degli studi di
Mendel, in genetica vennero condotte numerose ricerche, tra le quali quelle di carattere citologico ed
esperimenti di incrocio con molti organismi, grazie alle quali i biologi confermarono e ampliarono le
conclusioni di Mendel. In seguito a questi studi, alla speciazione e alla formulazione delle teorie evolutive di
Darwin, le tassonomie razziali iniziano ad essere messe in dubbio.

Gli sviluppi della genetica classica


Nel corso del XX secolo gli scienziati si accorsero che gli effetti fenotipici di un dato gene sono influenzati,
oltre che dagli alleli di quel gene, anche da altri geni presenti nellorganismo e persino dallambiente.
Inoltre, la maggior parte dei caratteri sicuramente influenzata da pi di un gene, proprio come la maggior
parte dei geni pu influenzare pi di un carattere.
Hugo de Vries, nel 1902, scopr le mutazioni, cio improvvisi cambiamenti nei geni, e i mutanti, cio
organismi con tali mutazioni. Le caratteristiche determinate da un gene modificato vengono poi trasmesse
come ogni altro carattere ereditario. De Vries riteneva che alleli differenti dello stesso gene si originassero
in seguito a mutazioni. In seguito venne fatta chiarezza anche sui fenomeni chiamati della dominanza
incompleta e della codominanza. Nel primo, il fenotipo delleterozigote mostra caratteristiche intermedie
tra quelle dei due omozigoti, nel secondo invece, gli eterozigoti non mostrano fenotipi intermedi , ma
esprimono contemporaneamente entrambi i fenotipi omozigoti. Gli alleli multipli invece, sono quelli che
derivano da differenti mutazioni dello stesso gene. Oltre alle interazioni che avvengono tra alleli dello
stesso gene , ci sono anche le interazioni tra alleli di geni differenti. In realt, la maggior parte delle
caratteristiche, sia strutturali sia chimiche, che costituisce il fenotipo di un organismo, il risultato
dellinterazione tra due o pi geni distinti. Talvolta, quando un carattere influenzato da due o pi geni
differenti, pu apparire un fenotipo del tutto nuovo. In altri casi, invece, linterazione genica non produce
alcun nuovo fenotipo, ma un gene pu interferire con un altro mascherandone gli effetti. Questo tipo
dinterazione detta epistasi. Inoltre, alcuni caratteri non sono il risultato di interazioni tra uno o due geni,
ma lesito complessivo degli effetti combinati di molti geni, questo fenomeno detto eredit poligenica. Un
carattere che risente dellazione di pi geni non presenta una netta differenza fra individui, ma una
gradazione di lievi differenze che detta variazione continua. La maggior parte dei caratteri influenzata
da un certo numero di geni differenti, ma spesso accade che un singolo gene possa avere effetti multipli sul
fenotipo di un organismo, ci si definisce pleiotropia. Ne un esempio lanemia falciforme.
Lespressione di un gene sempre il risultato della sua interazione con lambiente e spesso anche la
temperatura influisce sullespressione genica. In seguito H. J. Muller, scopr che i raggi X e altre forme di
radiazioni, come la luce ultravioletta e alcuni prodotti chimici, agivano da mutageni, cio da agenti in grado
di produrre mutazioni. Partendo da Mendel si arriv alla conclusione che se gli alleli di due geni differenti
sono sullo stesso cromosoma, durante la meiosi dovrebbero essere trasmessi entrambi allo stesso gamete.
I geni che tendono a rimanere insieme perch sono nella stessa coppia di cromosomi omologhi si dicono
appartenenti allo stesso gruppo di associazione. Poi le mutazioni cominciarono a essere suddivise in
quattro gruppi di associazione, in relazione alle quattro coppie di cromosomi visibili nelle cellule.
Gli studi sui gruppi di associazione rivelarono per alcuni problemi inaspettati e lunica soluzione fu
ipotizzare che a volte, tra cromosomi omologhi, gli alleli potessero scambiarsi, potessero cio ricombinarsi.
E da qui si arriv alla scoperta del crossing over. Con la scoperta di questo meccanismo divenne chiaro che i
geni sono portati dai cromosomi, che essi debbono essere localizzati in punti particolari o loci dei
cromosomi e che gli alleli di ogni gene debbono occupare loci corrispondenti su cromosomi omologhi.
Inoltre fu chiaro che la percentuale di ricombinazione tra due geni qualunque era differente dalla
percentuale di ricombinazione tra altri due geni e che queste percentuali erano fisse e prevedibili. Poi, A. H.
Sturtevant intu che la percentuale di ricombinazione avesse qualcosa a che fare con la distanza fisica tra i
loci genici, cio con le loro distanze relative lungo i cromosomi. Questo concetto apr la via alla costruzione
delle prime mappe cromosomiche. I presupposti di Sturtevant erano che: i geni fossero disposti sui
cromosomi in una lunga serie; i geni vicini fossero separati da crossing over meno frequentemente dei geni
pi lontani; doveva essere possibile, determinando la frequenza di ricombinazione, tracciare la sequenza
dei geni lungo i cromosomi e conoscere la distanza relativa tra essi. Nel 1933 vennero scoperti dei
cromosomi giganti, dove i genetisti riuscirono a localizzare i punti in cui erano avvenute eventuali variazioni
della struttura cromosomica, come delezioni, duplicazioni e traslocazioni.

Origine della specie
Nel corso del suo viaggio sul brigantino Charles Darwin non fu solo colpito dallo straordinario numero di
specie che non aveva mai visto prima, ma anche dalla loro distribuzione. Secondo l'antica concezione
classica, accettata anche da Darwin fino al momento della sua partenza, ogni specie era stata creata in
modo indipendente da ogni altra specie; inoltre, ognuna di esse era stata creata appositamente per un
particolare tipo di vita e collocata nel luogo per il quale era meglio adattata. Non una coincidenza che
Darwin per la prima volta dubit della teoria della creazione divina mentre era in viaggio in zone tropicali,
dove vi una straordinaria variet di specie e dove, persino oggi, ne vengono scoperte di nuove.

Che cos una specie?


Darwin aveva compreso che le specie non sono tanto diverse tra loro come aveva inizialmente ritenuto. Per
esempio, via via che scendeva lungo la costa orientale del sud America e risaliva lungo le coste occidentali,
egli osserv cambiamenti graduali nelle diverse caratteristiche delle piante e degli animali, prova che gli
organismi si erano modificati col tempo a seconda degli ambienti in cui vivevano.
Wallace e Darwin non riuscivano a spiegarsi come mai luoghi con clima e topografia assai simili fossero
spesso popolati da organismi molto differenti; per esempio, in Gran Bretagna e nell'Europa continentale
vivono molte variet di conigli, mentre in certe zone del Sud America che hanno un clima analogo a quello
europeo vi solo il mar, detto anche lepre della Patagonia, che pur assomigliando alla lepre europea,
appartiene a una specie molto diversa, pi affine alle cavie e agli istrici che non ai conigli. Una grande
quantit di esempi di questo tipo fornirono a Darwin prove evidenti a sostegno del fatto che gli esseri
viventi sono quello che sono e si trovano dove si trovano a causa degli eventi che si sono verificati nel corso
della loro storia.
Nonostante Darwin abbia intitolato la sua opera principale Sull'origine delle specie, egli non fu affatto in
grado di spiegare come le specie si fossero originate. Tuttavia, un'enorme quantit di studi, per lo pi nel
XX secolo, forn molti chiarimenti per la comprensione del processo di speciazione. Un importante punto di
partenza stato lo sviluppo di una definizione chiara del termine specie.
In latino species significa semplicemente tipo e perci le specie sono, nel loro significato pi
immediato, i differenti tipi di organismi.
una specie costituita da quegli organismi, molto simili tra loro, che possono incrociarsi dando
origine a prole fertile, ma non possono incrociarsi (o generalmente non lo fanno) con componenti
di altri gruppi analoghi. Per esempio, l'asino e il cavallo sono molto simili tra loro e possono
accoppiarsi, ma la prole, cio il mulo, sterile; perci asino e cavallo fanno parte di due specie
diverse.
Ci che favorisce il mantenimento delle specie l'isolamento riproduttivo: se tra i membri di una specie e
quelli di un'altra specie dovesse avvenire un flusso genico, e interrompersi quindi l'isolamento riproduttivo,
i loro discendenti non potrebbero presentare pi quelle caratteristiche tipiche che li identificano come
appartenenti a uno dei due differenti tipi di organismi.
Da un punto di vista evolutivo, una specie un gruppo o una popolazione di organismi
interconnessi per quanto riguarda la riproduzione, ma molto probabilmente in fase di
trasformazione a mano a mano che la specie si muove attraverso lo spazio e il tempo.
Gruppi piccoli, isolati riproduttivamente dal grosso della popolazione, possono andare incontro a
cambiamenti sufficienti da trasformarli in nuove specie. Questo processo detto speciazione. Verificandosi
ripetutamente nel corso di pi di 3,5 miliardi di anni, la speciazione ha dato origine a tutti i diversi
organismi che sono vissuti in passato e a quelli che vivono attualmente.

Modalit di speciazione
I membri di una specie hanno un pool genico comune che effettivamente differente dal pool genico di
altre specie. Bisogna comprendere come un pool genico si possa separare da un altro per cominciare a
seguire un cammino evolutivo diverso, e capire come mai due specie, spesso molto simili tra loro, pur
vivendo contemporaneamente nello stesso luogo, riescano a rimanere isolate dal punto di vista
riproduttivo. Si ritiene attualmente che, nella maggior parte dei casi, la speciazione sia il risultato della
separazione geografica di una popolazione di organismi: questo processo detto speciazione allopatrica
(altro paese). In determinate circostanze, tuttavia, la speciazione pu anche verificarsi senza isolamento
geografico, nel qual caso parla di speciazione simpatrica (stesso paese).

Speciazione allopatrica
Ogni specie ad ampia diffusione comprende popolazioni tipiche dell'area geografica in cui vivono e che
posso differire anche notevolmente una dall'altra;
Una specie formata da un'ampia variet di tipologie particolarmente soggetta a speciazione nel caso in
cui intervengano barriere geografiche che impediscano il flusso genico. Le barriere geografiche sono di tipo
molto differente. Spesso sono le isole i luoghi in cui si sviluppano pi facilmente le nuove specie. La
frammentante della Pangea, il supercontinente che a partire da 200 milioni di anni fa and frantumandosi
dando origine ai continenti oggi presenti sulla Terra, alter profondamente il corso dell'evoluzione. Le
popolazioni di molti organismi, tuttavia, possono trovarsi separate tra loro anche da barriere meno nette
degli oceani. Per una pianta, un'isola pu essere la vetta di una montagna, e per un pesce un lago
d'acqua dolce; un boschetto pu essere un'isola per un piccolo mammifero, mentre pochi metri di
terreno asciutto possono isolare due popolazioni di chiocciole. Possono formarsi isole anche per
l'insorgere di barriere tra zone geografiche precedentemente contigue. L'istmo di Panama, per esempio,
ripetutamente affondato e riemerso nel corso delle ere geologiche; a ogni emersione, l'oceano Atlantico e
Pacifico diventavano isole, popolazioni di organismi marini risultavano separate e si formavano alcune
specie nuove. Poi, quando gli oceani si riunivano (con l'immersione dell'istmo), i continenti del Nord e del
Sud America si separavano e diventavano, a loro volta, isole. Spesso la popolazione isolata piccola e
periferica, ed quindi pi probabile che differisca dalla popolazione originaria (per l'effetto del fondatore).
Una volta separata, la popolazione isolata pu cominciare a divergere geneticamente sotto la pressione di
differenti forze selettive. Se trascorre un periodo di tempo sufficiente e se le forze selettive sono
abbastanza grandi, la popolazione isolata pu modificarsi cos tanto che, anche se venisse riunita alla
popolazione di partenza, i membri delle due popolazioni non potrebbero pi incrociarsi tra loro in
condizioni naturali; a questo punto si dice che avvenuta una speciazione. Non automatico, ovviamente,
che ogni popolazione isolata diventi una specie; essa pu anche riunirsi alla popolazione d'origine o
estinguersi, cosa che probabilmente accaduta a gran parte delle piccole popolazioni isolate.

Speciazione simpatrica
Un meccanismo accertato mediante cui vengono prodotte nuove specie attraverso la speciazione
simpatrica la poliploidia, che consiste in un aumento del numero di cromosomi rispetto al normale
assetto diploide (2n). La poliploidia pu derivare da una non-disgiunzione che si verifica durante la mitosi o
la meiosi, oppure pu comparire quando i cromosomi si dividono correttamente durante la mitosi o la
meiosi, ma non avviene la successiva citodieresi. Individui poliploidi possono essere prodotti
sperimentalmente in laboratorio mediante l'uso della colchicina, una sostanza chimica che impedisce la
separazione dei cromosomi durante la mitosi. La poliploidia, che porta alla formazione di nuove specie, si
verifica talvolta in seguito al raddoppio del numero di cromosomi in alcuni individui. Se, infatti, durante la
meiosi di un organismo diploide i cromosomi non si separano, possono comparire gameti diploidi (2n)
l'unione di due gameti di questo tipo, prodotti o dallo stesso individuo o da individui diversi appartenenti
alla stessa specie, dar origine a un individuo tetraploide (4n). Pi frequentemente, invece, si originano
nuove specie perch si raddoppia il numero di cromosomi in organismi ibridi. Un organismo ibrido
prodotto da genitori di specie differenti. Possono esserci ibridi tra gli animali (il mulo, che prodotto
dall'incrocio di un asino con una cavalla), ma gli organismi ibridi sono molto pi frequenti tra le piante (la
gramigna, un'erba che forma centinaia ibridi ciascuno adattato all'habitat in cui cresce). Tali ibridi, che si
diffondono mediante riproduzione asessuata, sono a volte in grado di adattarsi meglio al luogo in cui
crescono rispetto alle piante da cui hanno avuto origine. I ceppi di piante ibride generati per via asessuata
possono essere considerati specie in quanto sono geneticamente isolati sia dalle piante d'origine sia tra
loro. Gli ibridi delle piante e degli animali sono spesso sterili perch i cromosomi (non avendo omologhi in
quanto le due serie di cromosomi che compongono l'assetto diploide provengono da genitori di specie
differenti) non possono appaiarsi durante la meiosi, evento necessario per la produzione di gameti
funzionali. Se, per, in tali ibridi sterili si verifica la poliploidia e le cellule che ne risultano si dividono
mediante successive mitosi e citodieresi in modo da produrre alla fine un nuovo individuo per via
asessuata, questo individuo avr un numero doppio di cromosomi rispetto alla cellula madre. Di
conseguenza, tale ibrido risulter isolato dal punto di vista riproduttivo dalla linea parentale, ma i suoi
cromosomi, ora duplicati, potranno appaiarsi; potr allora avvenire la normale meiosi (anche se i gameti
cos prodotti saranno diploidi) e la fertilit sar ripristinata; si avr cos una nuova specie in grado di
riprodursi per via sessuata.

Teorie evolutive
Le differenze genetiche non permettono di tracciare fra le popolazioni della terra i confini stabili che
autorizzerebbero a parlare di razze. Queste differenze si sono accumulate nel corso dei millenni e vogliamo
capire come, come ha fatto lumanit ad arrivare ad essere come , attraverso quali passaggi evolutivi? Per
rispondere ci servono delle teorie. In campo scientifico, una teoria consiste in un insieme di generalizzazioni
che sintetizzano e rendono interpretabili i dati sperimentali. Cos, la biologia evoluzionistica ha definito i
meccanismi attraverso cui le popolazioni si differenziano e si parla di tre modelli, cio tre teorie che
intendono spiegare le tendenze evolutive documentate dai fossili e dal DNA. Ciascun modello comporta
una diversa idea su come siano comparsi i primi umani anatomicamente moderni e sulle differenze
biologiche fra le popolazioni attuali.

Le cinque sottospecie di Carleton Coon
Il primo modello da considerare quello di Carleton Coon che, nel suo The origin of races del 1963
propone un modello evoluzionistico, cio non solo elenca le sue razze, ma cerca di spiegare come si siano
differenziate. L apparente complessit delle specie, scrive Coon, in larga parte frutto delle migrazioni
recenti, eliminandole, il quadro complessivo diventa semplicissimo. Ci sono state essenzialmente due fasi
dellevoluzione umana: quella che corrisponde allavvento dell Homo erectus, e quella in cui compare
Homo sapiens, ma gi prima di questa seconda fase, secondo Coon, lumanit profondamente
differenziata al suo interno. Infatti, secondo la sua teoria, quando ancora eravamo allo stadio di erectus
cerano cinque sottospecie umane: caucasoide, mongoloide, capoide, congoide e australoide. Ciascuna
sottospecie differisce dalle altre in misura considerevole per alcune caratteristiche misurabili.
importante prestare attenzione poich le caratteristiche da usare per questi confronti vanno scelte bene in
quanto alcune di loro possono risentire di un adattamento dellambiente, e cio delleffetto della selezione
naturale. Secondo Coon gli appartenenti alle diverse sottospecie di sapiens deriverebbero da popolazioni
distinte di Homo erectus che vivevano, rispettivamente, in Europa, Asia, Africa e Australia. In sostanza,
ciascuna sottospecie si sarebbe evoluta indipendentemente dalle altre, diventando Homo sapiens in
momenti diversi. Di conseguenza, alcune sottospecie avrebbero trascorso pi tempo nella condizione
sapiente, mentre altre, attardatesi nella condizione brutale, avrebbero un ritardo evolutivo che Coon
quantifica in 160.000 anni. Dunque levoluzione ha raggiunto nelle diverse razze, stadi diversi. La razza,
scrive Coon, un insieme di individui di entrambi i sessi, chiaramente localizzati in una regione, che
abitualmente si incrociano fra loro, e che dimostrano una continuit nel riprodurre, attraverso il tempo, un
certo tipo morfologico; questi individui non solo hanno lo stesso aspetto, ma si comportano anche allo
stesso modo. Le teorie di Coon furono accolte da razzisti come George Wesley, Carlton Putnam e David
Duke come legittime basi scientifiche per la discriminazione razziale. Tuttavia egli aveva torto. Oggi
sappiamo infatti che le prime forme umane anatomicamente moderne si trovano in Africa, e da l sono
diffuse negli altri continenti. All interno di una specie tutti hanno origine da un gruppo di antenati comuni
vissuti in un certo momento, quindi lo stesso intervallo di tempo separa tutti dagli antenati comuni e
nessuno pi evoluto degli altri. Inoltre Coon propone che lumanit si sia evoluta attraverso un fenomeno
che non ha confronto in nessuna altra specie della biosfera. N nella zoologia n nella botanica, infatti,
esistono esempi di una stessa specie che si forma a pi riprese in momenti diversi. Per capire la diversit
umana bisogna capire come si evoluta a partire da un unico evento di speciazione. Cos oggi, almeno fra
gli scienziati, le teorie di Coon sono definitivamente tramontate.

Levoluzione multiregionale
Unalternativa al modello di Coon consiste nellipotizzare che di speciazioni non ce ne sia stata neanche
una. Se sia le forme umane anatomiche arcaiche, sia quelle anatomiche moderne sono in realt ununica
specie, vista in momenti diversi, ma che si evoluta senza scosse, molto gradualmente, senza veri episodi
di speciazione, le differenze fra le popolazioni attuali possono essere molto antiche: cos antiche da risalire
a centinaia di migliaia di anni fa. Secondo il modello di evoluzione multiregionale proposto da Milford
Wolpoff infatti, esistita ununica specie umana, che comprende tutte le forme umane che abbiamo
chiamato con nomi diversi da Homo sapiens in poi. Questa specie si espansa dallAfrica molto tempo fa e
si differenziata in gruppi regionali; questi gruppi hanno molto in comune con le popolazioni moderne che
vivono nelle stesse regioni e dunque sono i loro antenati. Nel corso del tempo, queste forme non hanno
dato origine a specie distinte perch, nonostante le grandi distanze geografiche, sono sempre rimaste in
contatto, incrociandosi fra loro abbastanza per scambiarsi geni, e quindi mantenendo lunit della specie. Il
modello muti regionale prevede che lumanit sia emersa nel corso di un unico processo che ha riguardato
la specie in blocco, nel corso del quale le varie popolazioni si sono separate, isolate, si sono scambiati
individui attraverso la migrazione, e a volte si sono fuse. Il dato principale a sostegno di questa teoria sta
nei cosiddetti caratteri a continuit regionale, cio nelle somiglianze che Wolpoff riscontra fra scheletri
arcaici e moderni in varie aree della terra.

Fuori dallAfrica
Anche secondo un terzo modello le forme umane arcaiche si sarebbero evolute in Africa e da l si sarebbero
spostate in Asia e in Europa a partire da oltre un milione di anni fa. La novit per consiste nel fatto che un
secondo gruppo africano, rappresentato da una forma chiamata ergaster, avrebbe dato origine in Africa a
una popolazione con caratteristiche anatomiche moderne, e questa popolazione si sarebbe espansa,
colonizzando rapidamente tutto il pianeta. A sostegno di questo modello, che stato chiamato Out-of-
Africa, fuori dallAfrica o modello dellorigine africana recente, sta il fatto che non esistono fuori dallAfrica
popolazioni fossili con caratteristiche intermedie e ci fa pensare ad un processo di immigrazione e
sostituzione. Inoltre se vero che lumanit ha avuto unorigine africana recente, significa che i Neandertal
si sono estinti, non ci hanno trasmesso i loro geni.

Chi ha ragione?
Studi successivi hanno dimostrato che scheletri con caratteristiche moderne sono pi antichi rispetto agli
scheletri neandertaliani e ci fa crollare la teoria del modello multiregionale secondo cui i Neandertal
sarebbero gli antenati dei moderni. Inoltre gli studi di Marta Mirazn Lahr hanno dimostrato che
esattamente per met dei caratteri considerati le popolazioni antiche assomigliano di pi a quelle moderne
della stessa zona, e per met a quelle moderne dellaltra zona. Diane Waddle invece, ha constatato che vi
unalta probabilit che le popolazioni arcaiche dellAfrica o del Medioriente siano ancestrali alle popolazioni
moderne. Infine utile osservare che il modello multiregionale implicitamente prevede grandi differenze
genetiche fra i diversi continenti, e poca variabilit al loro interno; il modello dellorigine africana recente,
al contrario, porta a prevedere che le popolazioni continentali siano geneticamente simili perch non
hanno avuto il tempo di differenziarsi, e che in ciascuna di loro sia rimasta una frazione considerevole della
diversit genetica globale. Ed evidente che le popolazioni continentali sono molto variabili al loro interno
e poco differenziate fra loro. E anche questo difficile o impossibile da giustificare se si pensa che lumanit
si sia evoluta secondo quanto propone il modello multiregionale.

Le teorie evolutive di Darwin
Lidea che un organismo potesse evolversi nel tempo, che un tipo di organismo potesse dare origine a un
diverso tipo di organismo precedente ad Aristotele. Gi il filosofo greco Anassimandro e lautore latino
Lucrezio si dedicarono alla storia dell evoluzione proponendo una loro teoria evoluzionistica; tuttavia le
scoperte e le tesi pi interessanti approdarono intorno al XVIII e nel XIX secolo con lo sviluppo della
biologia. Georges-Louis Leclerc Buffon fu il primo a suggerire che le specie potessero in qualche modo
subire dei cambiamenti nel corso del tempo, egli sosteneva che alla base di questi cambiamenti ci fosse un
processo degenerativo. Per esempio, sebbene fosse stato creato un modello di felino ideale, i suoi
deiscendenti erano degenerati in una certa variet che comprendeva le specie presenti nel globo. In seguito
alla progressione di altre scienze come la geologia i biologi poterono interpellare altri campioni ed acquisire
altre informazioni per tracciare la linea evolutiva della terra. Jasmes Hutton formul la teoria dell
attualismo, secondo questa teoria la terra sarebbe ben pi antica di quanto si ipotizzava, essa sarebbe
dunque stata modellata da processi lenti e graduali che avrebbero anche influenzato le specie viventi.
Durante lultima parte del XVIII secolo, nacque un rinnovato interesse per i fossili, William Smith fu tra i
primi a studiare la disposizione dei fossili; egli scopr che ogni strato della crosta presentava tipi
caratteristici di fossili. Il primo scienziato europeo che elabor una teoria sistematica dell evoluzione fu
Jean-Baptiste Lamark, egli ipotizz che tutte le specie discendessero da un'altra specie.
Lamark inizi a studiare organismi semplici e questi lo portarono a considerare che tutti gli organismi si
presentano via via pi complessi, da qui dedusse che al principio dovesse esserci un unico organismo base.
Lamark prov questa sua tesi osservando che rocce pi antiche presentavano generalmente fossi con
forme pi semplici delle rocce pi moderne. Ci che avrebbe portato esseri pi semplici a svilupparsi in
organismi pi complessi,secondo Lamark, era una progressione regolata da due principi fondamentali. Il
primo principio lereditariet dei caratteri acquisiti : caratteri che determinavano un progresso in un ente
divenivano ereditari e si presentavano attivi nelle progenie successive. Il secondo importante principio
lidea della vita universale, un impulso inconscio che spingeva ogni vivente verso una maggiore complessit,
verso lalto della scala naturale.

Gli sviluppi della teoria di Darwin
Darwin cap, in seguito ai suoi viaggi e ai suoi studi, che sulla terra ci sono meno individui di quanti
potrebbero essere potenzialmente, il processo mediante il quale gli individui viventi vengono scelti prende
il nome di selezione naturale. Darwin cap inoltre che quando individui con certe caratteristiche ereditarie
sopravvivono e si riproducono mentre altri con caratteri ereditari diversi vengono eliminati, la popolazione
lentamente si modifica e si evolve. Secondo Darwin queste variazioni che sono presenti in ogni popolazione
naturale,sono dovute al caso;non sono prodotte n dall ambiente, n da una forza creatrice, n da un
impulso inconscio dellorganismo.
Tutte le idee evolutive Darwiniane furono pubblicate nel volume :Sullorigine delle specie; qui lautore
prov ogni sua tesi confutando ogni obiezione. Quest opera rivoluzion la biologia.
Il suo processo evolutivo si basa su cinque premesse :

Gli organismi generano organismi, il processo di riproduzione stabile

Nella maggior parte delle specie il numero di individui che sopravvivono e si riproducono piccolo
in confronto al numero di organismi nati

In ogni popolazione ci sono delle differenze tra i singoli individui, differenze che non sono prodotte
dallambiente, e alcune di esse sono ereditabili

Le variazioni favorevoli ereditarie tendono a diventare sempre pi presenti da una generazione


allaltra. selezione naturale-

Dopo un periodo sufficientemente lungo,la selezione naturale porta ad un accumulo di


cambiamenti tale da differenziare i gruppi di organismi

Prove che derivano dallosservazione diretta


Alcuni cambiamenti evolutivi possono essere prodotti per via sperimentale mediante il processo di
selezione artificiale. Chi legge anche solo per la prima volta Sullorigine delle specie pu sorprendersi del
fatto che da subito trova una dettagliata trattazione sullincrocio di diversi piccioni teso a creare un piccione
che abbia le caratteristiche desiderate. Questo processo di selezione artificiale, tramite il quale vengono
scelti dalluomo gli individui che saranno rappresentanti della generazione successiva, venne considerato da
Darwin del tutto analogo a quanto avviene casualmente con la selezione naturale.

Biogeografia
Prove a supporto dellevoluzione furono fornite da una scienza nota come biogeografia,essa consiste nello
studio della distribuzione delle piante e degli animali nelle diverse regioni del mondo. Darwin e colleghi
erano rimasti stupiti del fatto che luoghi con clima e topografia simili sono spesso popolati da organismi
molto differenti. Le osservazioni sulla distribuzione geografica non smentiscono la possibilit di una
creazione speciale tuttavia, la biogeografia, fornisce prove a sostegno del fatto che gli esseri viventi sono
quello che sono e si trovano dove si trovano a causa di venti verificatisi nel corso della loro storia.

Teorie attuali
Oggi la teoria Darwiniana ampiamente accettata, lunico punto debole di tale teoria era lassenza di un
meccanismo che spiegasse la trasmissione ereditaria. La combinazione della teoria di Darwin con i principi
della genetica mendeliana detta sintesi neodarwiniana o teoria sintetica dell evoluzione. Gli studi genetici
successivi hanno concretamente dimostrato lesistenza della variabilit genica causata dalla mancanza di
barriere che quindi favoriscono il continuo svilupparsi di flussi genici sempre pi vari.
I clini
Il concetto popolare di razza definisce le razze come occupanti delle patrie ben definite, in realt i geni
responsabili dei differenti caratteri esteriori comunemente utilizzati per definire le categorie razziali si
ritrovano, con frequenza maggiore o minore, nelle diverse regioni. Tali distribuzioni sono chiamate clini. I
clini sono il risultato di due processi evolutivi : il flusso genico e la selezione. Risulta essere lecito attendersi
un graduale cambiamento nelle frequenze dei geni come risultato di un graduale flusso genico attraverso
popolazioni vicine. Si avr una distribuzione simile se esiste un vantaggio adattativo per un gene e se tale
vantaggio varia con la latitudine, la longitudine o laltitudine. Lesistenza dei clini mette in dubbio la nozione
che le razze siano associate ad antiche e stabili patrie native. Il flusso genico, la mutazione e la selezione
naturale sono costantemente al lavoro, spostando le frequenze dei geni e i confini delle popolazioni.
Pertanto non non mai esistito un punto di partenza dove le attuali razze vivevano incontaminate, senza
scambi e solamente nelle loro terre natali.

Genetica di popolazione
La genetica di popolazioni nasce come una nuova branca della biologia in seguito alla sintesi dei principi
mendeliani e dellevoluzione darwiniana. Una popolazione definita come un gruppo di organismi della
stessa specie che si riproducono tra loro in un certo spazio e in un determinato tempo. Ogni popolazione
distinta dalle altre dal suo pool genico che la somma complessiva di tutti gli alleli di tutti i geni di tutti gli
individui della popolazione. I genetisti studiano con molta attenzione i cambiamenti della loro
composizione nel tempo e le forze che li producono. Si pu definire quindi evoluzione il risultato
dellaccumulo nel tempo dei cambiamenti del pool genico. Il successo biologico o fitness non significa
adattamento ottimale allambiente ma indica il numero relativo di discendenti che sopravvivono, cio
quanti alleli del genotipo di un individuo sono presenti nelle generazioni successive.

Ampiezza e quantificazione della variabilit


Per esserci per unevoluzione debbono comparire variazioni tra gli individui che permettono alle
popolazioni di cambiare a mano a mano che mutano le condizioni ambientali e sono anche il materiale
grezzo su cui agiscono le forze evolutive. Per misurare la variabilit si procede con analisi condotte a livello
molecolare. Come sappiamo, alle sequenze di amminoacidi presenti nelle proteine corrispondono le
sequenze di nucleotidi dei geni che codificano per esse. J.L Hubby e R.C. Lewontin presero numerosi
moscerini di una popolazione naturale ed estrassero dalle cellule di ciascuno le proteine. Riuscirono ad
isolare dalle proteine 18 tipi di enzimi differenti dal punto di vista funzionale e li esaminarono uno ad uno
per determinare se le molecole avessero strutture diverse per ogni moscerino o se fossero uguali. Il metodo
che essi usarono fu lelettroforesi. In questo processo le proteine vengono disciolte, deposte sul bordo di
una lastra di materiale gelatinoso ed esposte a un debole campo elettrico. Dai 18 enzimi studiati emerse
che 9 erano composti da molecole proteiche indistinguibili mediante elettroforesi, cio il gene era identico
in tutta la popolazione di moscerini studiati. Invece, ognuno degli altri 9 enzimi era costituito da 2 o pi
forme strutturali diverse. Da ci conclusero che tra i moscerini studiati cerano 2 o pi alleli del gene
responsabile per ognuno di questi 9 enzimi. Analoghi studi sugli essere umani, effettuati su tessuti come il
sangue o la placenta, indicano che almeno il 25% dei geni di una data popolazione rappresentato da 2 o
pi alleli e che gli individui, in media, sono eterozigoti per almeno il 7% dei loro geni. Il sequenziamento del
DNA sta rivelando una variabilit genetica pi ampia di quanto si potesse supporre.

Equilibrio di Haedy-Weinberg
I biologi sollevarono il problema sul mantenimento della variabilit nelle popolazioni. In che modo sia gli
alleli dominanti sia quelli recessivi possono rimanere allinterno delle popolazioni? Perch i dominanti non
eliminano i recessivi? Hardy e Weinberg dimostrarono che la ricombinazione genetica che si verifica a ogni
generazione negli organismi diploidi non modifica di per se la composizione del pool genico. Per dimostrare
ci esaminarono una popolazione ideale che presentasse le seguenti condizioni:

Popolazione praticamente infinita. Ci richiesto affinch si possa applicare la legge dei grandi
numeri e quindi le frequenze siano praticamente coincidenti con le probabilit.
Sorprendentemente, basta una popolazione di poche centinaia di individui, pur essendo possibili
(ma improbabili) fluttuazioni.
Assenza di immigrazione ed emigrazione. In questo modo il pool genico influenzato solo dalle sue
dinamiche interne.
Panmissia (incrocio casuale). Significa che la probabilit che due individui si incrocino non
influenzata dal fenotipo del carattere in questione. In questo modo come se i geni di tutti gli
individui fossero mescolati nel pool genetico ed estratti a sorte per creare i genotipi dei nuovi
individui. La panmissia manca, ad esempio, nel caso di forti preferenze matrimoniali all'interno di
caste chiuse, specie se con diversa origine etnica.
Non selezione. Il successo riproduttivo medio degli individui (detto anche fitness) non deve essere
influenzato dal genotipo per il carattere in questione. I due (o pi) alleli devono quindi avere la
stessa probabilit, una volta presenti, di essere trasmessi alle successive generazioni.
Non mutazione. Ovviamente le mutazioni alterano la composizione del pool genetico delle nuove
generazioni. Sono comunque eventi rari.

Ora immaginiamo un singolo gene che abbia solo 2 alleli, A e a. I 2 studiosi dimostrarono che le frequenze
degli alleli A e a non si modificano da generazione a generazione e nemmeno le loro possibili combinazioni
AA Aa aa. Il pool genico si trover in uno stato di equilibrio rispetto a questi alleli. Tale equilibrio espresso
in questo modo:

p2 + 2pq + q2 = 1

(p + q)2 = 1

Dove p e q sono definite come le frequenze alleliche dei due alleli presenti in una popolazione per un dato
gene. Poi p2 indica la frequenza di individui omozigoti per un allele, q2 la frequenza di individui omozigoti
per laltro allele e 2pq la frequenza degli eterozigoti. Se tali calcoli vengono eseguiti per pi generazioni
possibile individuare esattamente i cambiamenti avvenuti nel pool genico di una popolazione e cercarne le
cause.

Fattori che modificano lequilibrio


Le mutazioni sono cambiamenti ereditari del genotipo. In questa pu avvenire una delezione o una
sostituzione di uno o pi nucleotidi della molecola. Le mutazioni possono avvenire sia nei geni strutturali sia
in quelli di regolazione. Si calcolato che mediamente ogni nuovo essere umano, con oltre 30000 geni
(coppie di alleli), porti mediamente 2 nuove mutazioni. Esse sono considerate la base dei cambiamenti
evolutivi: forniscono la variabilit su cui altre forze evolutive possono agire. Uno dei fattori principali che
modificano lequilibrio rappresentato dal flusso genico. Questo il movimento di alleli verso linterno e
verso lesterno della popolazione secondo la migrazione di individui in et produttiva. Il flusso genico pu
introdurre in una popolazione nuovi alleli o pu cambiare le frequenze alleliche. Con il movimento di
individui si diminuiscono le differenze tra le popolazioni. Altro fattore la deriva genetica provoca
cambiamenti nel pool. Una deriva genetica, in genetica delle popolazioni, leffetto statistico risultante
dallinfluenza di una possibilit di manifestazione degli alleli (varianti di un gene). Questo effetto pu far
divenire un allele e il carattere biologico da esso rappresentato pi comune o pi raro col passare di
generazioni successive. In definitiva la deriva pu sia rimuovere lallele dal pool genetico, sia rimuovere
tutte le altre varianti. Dato che la selezione genetica naturale la tendenza di alleli con effetti positivi pi
comuni nel tempo(e di quelli con effetti negativi a divenire meno comuni), la deriva genetica la tendenza
fondamentale di ogni allele di variare casualmente in frequenza nel tempo per una variazione statistica
sola, cos che lungo questo processo non siano comprese tutte le distribuzioni, ma neanche nessuna. Ci
sono almeno 2 situazioni in cui la deriva genetica si dimostrata determinante: leffetto del fondatore e il
collo di bottiglia. Il primo, un processo che, ad esempio in seguito ad un prolungato periodo di
isolamento, determina lo sviluppo di una nuova popolazione a partire da un piccolo numero di individui che
portano con s solo una parte della variabilit genetica della popolazione originale. La nuova popolazione
pu quindi differenziarsi sia geneticamente sia fenotipicamente; in particolare, questo fenomeno pu
determinare la fissazione di alleli rari, inizialmente portati soltanto da uno o pi individui, con leffetto di far
permanere tali alleli nella nuova popolazione formatasi. In casi estremi si pensa che l'effetto fondatore
possa portare alla speciazione e alla successiva evoluzione di nuove specie. La nuova popolazione di
norma molto poco numerosa, per questa ragione spesso mostra una maggiore sensibilit alla deriva
genetica anche a causa della scarsa variabilit genetica, dovuta anche ai numerosi accoppiamenti fra
consanguinei. Ci sono almeno due situazioni in cui la deriva genetica si dimostrata determinante: leffetto
del fondatore e il collo di bottiglia. La seconda, identifica un particolare tipo di deriva genetica. Si verifica
quando il numero di individui facenti parte di una popolazione viene ridotto drasticamente da forze
atipiche nella selezione naturale (caccia, persecuzioni), o ne viene isolata definitivamente una parte,
(spostamenti migratori anomali, barriere geografiche).Ovviamente se solo una parte esigua della
popolazione generale sopravvive, o comunque sopravvive isolata dal resto della popolazione generale, tali
sopravviventi possono, per il passaggio attraverso un "collo di bottiglia" metaforico, dal quale sortono unici
o isolati, recare solo il proprio corredo genetico che non pu essere significativo di tutta la popolazione
generale della propria specie di origine. La conseguente riduzione della variabilit genetica pu giungere
alla criticit e tendere ad eliminare del tutto alcuni alleli, ma anche a far s che altri vengano rappresentati
in eccesso nel pool genico.

Mantenimento e incremento della variabilit


La riproduzione sessuata il metodo con cui gli organismi eucarioti incrementano la variabilit nei loro
discendenti. Questa da luogo a nuove combinazioni genetiche in tre modi:

Mediante assortimento indipendente al momento della meiosi


Mediante crossing over e ricombinazione genetica
Mediante la combinazione, durante la fecondazione, di 2 differenti genomi parentali

Cosa ci dicono i geni. Razze e polimorfismi


A partire dagli anni 60 gli studi sul nostro genoma ebbero un cos ampio sviluppo da rendere possibile
una risposta sullesistenza delle razze. Richard Lewontin, un genetista di Harvard, dimostr con il confronto
genico quanto le razze siano diverse fra loro. Analizzando il codice genetico di un determinato campione di
individui possibile suddividere in 3 componenti la variabilit genetica: le differenze medie fra due
individui nella stessa popolazione, alleffetto della variabilit fra popolazioni della stessa razza e alleffetto
della variabilit fra razze diverse. La domanda a cui si cerca una risposta se fra le razze umane troviamo
grandi o piccole differenze. Nel 1972 Lewontin decide di analizzare come variano 17 geni, i 17 geni meglio
conosciuti allepoca, in tutte le popolazioni umane studiate fin a quel momento. Utilizza anche un catalogo
di razze confrontando fra loro 7 razze: i caucasici, gli africani al di sotto del Sahara, i mongoloidi, gli
aborigeni dell Asia del Sud Est, gli amerindi, gli abitanti dellOceania e gli aborigeni australiani. Da questi
studi riscontr che l85% della variabilit genetica umana totale sta allinterno delle popolazioni,
appartenere a popolazioni diverse della stessa razza aggiunge un po pi dell8% a questa variabilit e
appartenere a razze diverse aggiunge il restante 7%. Essendo l85% pi grande del 7% porta ad affermare
che le differenze fra razze rappresentano una piccola frazione della diversit, mentre c grandissima
variabilit allinterno delle singole popolazioni. Significative sono le parole con cui Lewontin chiude il suo
articolo:

La nostra percezione che ci siano grandi differenze fra i gruppi e sottogruppi umani, rispetto alle differenze
interne a questi gruppi chiaramente una percezione deformata. Sulla base delle loro differenze genetiche,
le razze e le popolazioni umane sono notevolmente simili le une alle altre, mentre la parte di gran lunga
maggiore della diversit umana rappresentata da differenze fra individui. La classificazione razziale
umana non ha alcun valore sociale e ha un chiaro effetto distruttivo sulle relazioni sociali e umane. Dato che
adesso dimostrato che questa classificazione non ha alcun significato genetico o tassonomico, non c
nessuna giustificazione per mantenerla.
Qualsiasi conclusione va presa per con scetticismo in quanto Lewontin aveva dedotto le differenze
geniche dal confronto fra le proteine. Luca Cavalli-Sforza invece ha raccolto e ci ha fornito informazioni su
109 regioni del DNA in 16 popolazioni dei 5 continenti. Si scopr che 30 di queste 109 regioni del DNA
stavano allesterno dei geni. Il risultato stato pi simile a quello di Lewontin di quanto fosse lecito
attendersi: 85,5,10. Le differenze fra razze si rivelano molto piccole, il 10% del totale, rispetto alla frazione
di variabilit che troviamo allinterno di ogni popolazione, l85% del totale, mentre resta un 5% di differenze
fra popolazioni dello stesso continente. Ci conferma che le frazioni di diversit genica umana associata alle
razze in ogni caso piccola. Ma cosa vogliono dire questi dati? Se poniamo pari a 100 la differenza genetica
fra uno di noi italiani e la persona che gli assomiglia di meno al mondo, un eschimese o un maori, la
differenza tra noi e il nostro vicino di casa non sarebbe 20 o 30 come molti pensano, ma 85. E la differenza
fra uno di noi italiani e un altro europeo sarebbe 90, cio 85 pi quel 5% rappresentato dalle differenze fra
popolazioni. Altri studi pi specifici effettuati sempre sui geni hanno cercato di individuare quali siano i
principali gruppi umani. Il gruppo di David Goldstein ha studiato il cromosoma X, quello che le donne hanno
in 2 coppie, e ha identificato 4 gruppi umani principali: gli asiatici, gli africani del sud, gli africani dellest
assieme agli europei e gli abitanti della Nuova Guinea. Noah Rosenberg, di cui si parlato poco fa ha
studiato 377 geni e ha trovato 6 gruppi: Africa, Europa assieme all Asia occidentale, Asia dellEst, Oceania,
America e i kalash del Pakistan. David Serre e Svante Paabo ripeteranno le analisi e trovano in realt che i
risultati sono sempre pi precisi se si suddivide lumanit in sempre maggiori gruppi. La suddivisione
migliore quella in cui ogni individuo forma un gruppo per conto suo. Pi si studiano nuovi geni pi si fa
esile la speranza di trovare chiari confini fra gruppi umani a cui possiamo dare il nome di razze. Il fatto che
non si riescano a trovare risultati in comune testimonia la diversit genetica umana e ci dicono che nei
nostri geni non ci sono barriere chiare quindi nemmeno razze distinte. I nostri geni non sono disposti in
pacchetti ben differenziati e facilmente etichettabili. Come le caratteristiche morfologiche, anche quelle
genetiche sono distribuite. In conclusione, non solo le differenze fra i principali gruppi umani sono piccole,
e rappresentano meno del 10% di tutta la nostra variabilit; ma non sono nemmeno disposte in modo da
permetterci di discriminare gruppi diversi. Numerosi studi eseguiti su caratteri particolari, come i gruppi
sanguigni, il Q.I. e la capacit di risposta ad alcuni tipi di farmaci; sono oggetto di interesse per numerosi
scienziati che intendono confutare lesistenza delle razze.

Gruppi sanguigni e razze


Aggiungendo caratteri non visibili dallesterno al bagaglio tradizionale considerato tipico di una razza i
confini di questa cambiano. Questo fatto pu essere constatato nel caso degli alleli che determinano le
propriet immunologiche del sangue. Tutti gli esseri umani hanno uno dei quattro fenotipi del gruppo
sanguigno ( A, B, AB, O ).

TIPO 0: 70-80% in scozzesi, africani, siberiani e australiani

TIPO A: 10-20% in africani, indiani e cinesi


20-29% in giapponesi, scozzesi, aborigeni

TIPO B: 10-30% in asiatici

0-5% in nativi americani e aborigeni


15-20% in africani occidentali ed europei orientali

In maniera simile gruppi sanguigni come lRh sono distribuiti in maniera non conforme alle divisioni razziali.

Corsa al farmaco etnico


Il primo farmaco etnico si chiama Bidil ed stato creato per curare linsufficienza cardiaca congestizia , la
particolarit risiede nel fatto che destinato a pazienti Afro-Americani. Si inizia cos a parlare quindi di una
medicina personalizzata sulla base di un determinato patrimonio genetico. Questa pratica prende il nome
di farmacogenomica. Se per si ripercorre la storia del Bidil si giunge alla conclusione che parlare di
farmaco etnico non corretto. Infatti il Bidil composto da 2 prodotti generici ( idralazina e isosorbide
dinitrato) che erano usati da anni contro linsufficienza cardiaca in persone di tutti i gruppi etnici. Infine non
c nessuno studio che provi che questo farmaco funzioni meglio negli afroamericani. Perch quindi si parla
di farmaco etnico? Lo studio del Bidil inizia pi di ventanni fa con alcuni studi realizzati per determinare gli
effetti dei vasodilatatori sullinsufficienza cardiaca. Nel 1987 Jay Cohn dellUniversit del Minnesota avanza
la proposta di brevettare il metodo che usa una combinazione di idralazina e isosorbide dinitrato per
alleviare lo sforzo cardiaco. Nasce cos il Bidil che inizialmente si rivel molto efficace. Solamente in seguito
nel 1991 si rivel pi efficiente un secondo trial per questa malattia. Nel 1996 Cohn e la Medco, che
deteneva i diritti sul Bidil, presentarono il farmaco alla FDA per ottenere lapprovazione al commercio, ma
non venne dato il consenso. Cohn pens quindi di riprendere i risultati e scomporli in base allappartenenza
etnica, esaminando la qualit della risposta degli afroamericani. Osserv che questo funzionava
particolarmente bene su questo gruppo ma comp anche un errore di valutazione in quanto non tenne in
considerazione che il campione sottoposto alla terapia era esiguo. Nel 1999 richiedette un nuovo brevetto
specificando che era un farmaco etnico destinato a pazienti afroamericani. Cohn e la NitroMed , che
possedeva i diritti del Bidil, cos facendo, sfruttavano la razza per ottenere vantaggi commerciali. Infatti il
farmaco brevettato ha un costo quasi sei volte superiore rispetto agli equivalenti generici. Questo ha
permesso al governo degli Stati Uniti di usare i gruppi etnici come categorie genetiche. Un editoriale del
2001 proclamava: gli scienziati dicono da tempo che a livello genetico c pi variabilit fra 2 individui della
stessa popolazione che fra due individui di popolazioni distinte, e che non esistono basi biologiche per la
razza. Si dimostra quindi che il farmaco etnico frutto solamente di logiche di mercato tese a sempre pi
profitti senza avere basi scientifiche.

Razza e Q.I.
Hanno una base genetica le differenze tra bianchi e negri nei valori di quoziente dintelligenza?
due genetisti esaminano criticamente i dati disponibili e concludono che attualmente impossibile
rispondere
articolo di Walter F. Bodmer e Luca Cavalli Sforza
Lo scopo dei due genetisti esaminare criticamente la relazione tra Q.I. e razza, nonch le metodologie
utilizzate per stabilire in che misura il Q.I. sia ereditario. In primo luogo bisogna definire i termini eredit,
intelligenza, e razza. Il termine eredit si riferisce a tutte le caratteristiche del individuo che questo
eredita dalle precedenti generazioni; lentit principale dell eredit il gene. lintero corredo genetico di
un individuo indicato con il termine genoma e consiste nelluomo di circa 10 milioni di geni. Che cos
lintelligenza? Non facile formulare una rigorosa e obiettiva definizione di questo concetto, ma per i fini
di questa discussione si pu indicare come le qualit che possono essere oggettivamente osservate e
misurate. Fra gli strumenti atti a questa misurazione si annovera il reattivo mentale di Stanford-binet con il
quale si cerca di misurare la capacit di trarre profitto dall esperienza. I reattivi per misurare lintelligenza
si fondano sulla risoluzione di brevi problemi di vario genere, il punteggio totale viene standardizzato per
una certa fascia di et confrontandolo con i valori di un grande campione di una determinata popolazione.
Il punteggio finale viene detto comunemente Q.I. , esso viene abitualmente espresso in una scala di
riferimento che pone come medio il valore 100. Tuttavia bisogna notare che tutti i reattivi mentali saggiano
necessariamente labilit posseduta da un soggetto a una determinata et della sua vita. Poich tale abilit
il prodotto di una combinazione fra la disposizione innata e lesperienza del soggetto stesso, i reattivi
mentali sono necessariamente test di abilit acquisita. questa limitazione risulta confermata dal fatto che il
valore diagnostico di tutti i test funzione del particolare ambiente culturale. Fino ad oggi i tentativi di
costruire dei reattivi universali e liberi da influenze culturali sono regolarmente falliti. Le razze sono dei
sottogruppi che si differenziano nell ambito di una determinata specie. La specie umana si diffusa in una
grande diversit di ecosistemi ci ha determinato delle differenzazioni tra gli esseri umani,tali prendono il
nome di selezione naturale cio il processo per cui preferenzialmente sopravvivono i soggetti che meglio
sono in grado di adattarsi e riprodursi nel suddetto habitat. Prendendo in esame laspetto fenotipico degli
esseri umani la distinzione razziale sembra diventata palese ma essa non pu essere provata con tali
banalit. Nel corso della storia gli scienziati hanno svolto diversi esperimenti per confermare leventuale
esistenza di razze umane. Le analisi biochimiche si sono dapprima concentrate sull analisi del sistema di
gruppi sanguigni AB0. Gli studiosi hanno da subito notato che ci sono profonde differenze fra le varie razze
per quanto riguarda lincidenza statistica dei geni polimorfici. per esempio nelle popolazioni orientali la
frequenza dei geni A, B, 0 rispettivamente del 49%,del 18% e del 65% ;nelle popolazioni caucasiche
invece del 29%, del 4% e del 60%. Lanalisi dei polimorfismi genetici mette in risalto tre fatti molto
importanti circa la natura delle differenze genetiche che contraddistinguono le singole razze o i diversi tipi
di una razza.1- Il grado di variabilit che si osserva nell ambito di una qualsiasi popolazione supera di gran
lunga le differenze medie tra popolazione e popolazione.2- le differenze tra popolazione e popolazione, tra
razza e razza, sono pi di ordine quantitativo che qualitativo.3- per effetto di ibridazione, che a dispetto
dellisolamento riproduttivo si verificano di continuo nelle zone di frontiera dei gruppi razziali e altres per
la formazione di gruppi ibridi dovuta a una migrazione recente che sia seguita da un profondo
mescolamento di gruppi razziali precedentemente isolati. Successivamente gli studi hanno deviato,per
stabilire se esistono o meno differenze di Q.I. dovute a fattori genetici,sul esame dei gemelli biovulari.
Losservazione di questo tipo di gemelli in effetti consente di affermare che in questo caso le differenze non
sono dovute solamente a fattori ambientali ma anche a fattori genetici. Le differenze di Q.I. che possono
sussistere tra gemelli biovulari hanno un ampiezza maggiore di quelle riscontrate fra gemelli monovulari,
ci dimostra che la diversit del corredo genetico, sommandosi ai fattori ambientali di differenziazione,
aumenta la differenza complessiva ra i due membri della coppia gemellare. Da ci si pu dunque desumere
che i fattori genetici possono contribuire a stabilire una differenza di Q.I. anche fra due individui qualsiasi.
Esami di questo tipo hanno per suscitato due considerevoli obiezioni: 1-le differenze tra due gemelli
biovulari costituiscono solo una parte delle differenze genetiche che possono sussistere tra due individui in
quanto le differenza che si riscontrano tra due gemelli biovulari e due persone qualsiasi sono assai minori.
2- le differenze di origine ambientale tra due gemelli costituiscono solo una parte di tutte le differenze di
identica origine che possono sussistere tra due individui, sia pure appartenenti alla stessa famiglia. In breve,
il confronto fra gemelli monovulari e gemelli biovulari sembra rendere in fin dei conti trascurabile il peso
delle differenze genetiche e considerevole invece quello delle differenze ambientali. Per superare queste
difficolt bisogna cercare di utilizzare tutti i possibili confronti tra con sanguigni di vario tipo e grado, per
esempio il Q.I. dei genitori e quello dei figli. Questa misura di somiglianza chiamata coefficiente di
correlazione ed uguale a 1 quando nelle due serie di misure i valori sono identici, esso uguale a 0
quando le due serie di misure sono completamente indipendenti mentre ha un valore intermedio se la
relazione tra le due serie tale che il valore delluna tende ad aumentare quando aumenta laltra. I valori
medi del coefficiente di correlazione sono risultati vicini al valore di 0.5. Anche questo esame ha riscontato
difficolt ad affermarsi poich in questo caso sono state tenute in considerazione complicazioni quali le
differenti modalit dell azione genica,la tendenza al matrimonio fra persone che si somigliano,lesposizione
dei membri di una stessa famiglia agli stessi fattori ambientali. Se noi ignorassimo queste possibili
complicazioni e coincidenze potremmo ingenuamente concludere che il Q.I. determinato interamente dai
meccanismi pi elementari dellereditariet biologica. Si pens poi che sarebbe stato possibile determinare
quanto il Q.I. fosse influenzato da fattori genici e quanto da fattori ambientali conoscendo interamente i
genotipi umani e stilando un preciso e dettagliato elenco delle variet ambientali. Questo genere di
previsione si present subito impossibile a causa del fatto che la variet dei genotipi e le variet ambientali
sono praticamente infinite. Le argomentazioni che sostengono la natura prevalentemente genetica delle
differenze di Q.I. tra razza e razza si basano sul presupposto che le attuali stime circa lereditariet del Q.I.
bench rimandino esclusivamente a osservazioni effettuate nell ambito della razza bianca siano valide
anche per la misurazione delle differenze razziali dordine genetico. In questo si vuole sottolineare che le
stime di ereditariet hanno valore solo per la popolazione studiata, e in riferimento allambiente a essa
peculiare. L estrapolazione delle attuali stime alle differenze razziali si fondano sul presupposto che le
differenze ambientali fra razza e razza siano comparabili siano comparabili alle variazioni dordine
ambientale che si rivelano nellambito di ciascuna razza. Poich questo presupposto arbitrario bisogna
concludere che dalle stime di ereditariet compiute nellambito delle singole razze non si possono derivare
indicazioni circa le differenze genetica tra razza e razza. Il fatto che le variazioni di Q.I. nellambito di una
razza sia interamente determinato da fattori genetici o ambientali non ha niente a che fare con la domanda
relativa alla misura in cui i fattori ambientali e i fattori genetici rispettivamente influiscano sulla
determinazione delle differenze tra razza e razza.
Lorigine della pella nera
Se si invertono gli effetti combinati della selezione naturale e della selezione culturale possibile spiegare
levoluzione verso una pelle molto scura alle latitudini equatoriali. Lelevata temperatura e il sole a picco
costringevano i lavoratori a lavorare senza vestiti, questo fece si che in questi luoghi la vitamina D non
mancasse mai. Il calcio era presente nelle verdure. Grazie a questa situazione il rachitismo era raro mentre
il cancro della pelle era il problema maggiore. Lesperienza mostrava che gli individui pi scuri vivevano pi
a lungo e avevano figli pi numerosi, proprio per questo i bambini pi scuri venivano favoriti dai genitori.
Cos il nero venne considerato bello e selezionato sia biologicamente che culturalmente. Infatti gli Africani
inizialmente provavano repulsione per gli Europei.

Lorigine della pelle bianca


Gli allevatori e i coltivatori mediterranei che emigrarono nellEuropa del nord circa 6000 anni fa erano
minacciati dal rachitismo. Infatti a causa del clima sfavorevole perch freddo e piovoso erano costretti a
coprirsi molto con vestiti pesanti. La loro dieta non forniva un quantitativo adeguato di vitamina D. Per
questo motivo chi era in grado di sfruttare al massimo quelle poche ore di sole per abbronzarsi era favorito
nella selezione naturale rispetto agli altri. La depigmentazione port verso la soluzione di produrre vitamina
D nella pelle di questi Mediterranei. Ora mancava per risolvere il problema del rachitismo unadeguata
assunzione di calcio. La prima risorsa il latte. Solamente che per un individuo adulto la digestione del latte
difficile (vedi digestione della lattasi) e quindi dovevano acquistare la capacit di digerire il lattosio come
nellinfanzia. Non perci un caso che i Nordeuropei abbiano sia la pelle chiara che unelevata capacit di
digerire il latte. La selezione naturale per ha agito insieme a quella culturale. Quando i coltivatori
dovevano decidere quali bambini nutrire sembra che abbiano scelto quelli con la pelle pi chiara perch
questi tendevano a crescere pi alti, pi robusti e pi sani rispetto agli altri. Anche gli adulti tendevano a
scegliere come partner quelli di pelle pi chiara. Il bianco venne considerato quindi come modello di
bellezza.

Potrebbero piacerti anche