CARLA CORBELLA
SOMMARIO
Come è cambiata l’educazione sessuale
Una mutata visione antropologica
L’avvento del digitale
Il ruolo dell’etica
La sessualità è un aspetto della vita umana che tocca l’individuo nella sua identità personale, nelle
sue relazioni, nell’esperienza fondamentale dell’amare e dell’essere amato. Infatti ognuno nasce
maschio o femmina e si impegna, lungo l’intera esistenza, a divenire uomo o donna. Tutta la storia
della persona, tra il concepimento e la fine naturale, è dunque la storia del suo corpo, del suo
orizzonte relazionale ed affettivo, dei legami curati e traditi, della comunione fisica e della
possibilità di generare una nuova vita. Anche la domanda di senso che accompagna questo percorso
e la relazione col trascendente che ne consegue, riguardano sempre il mondo affettivo e presentano
angolature differenti proprio a partire dall’identità sessuale. Lo stato bisessuato dell’umano è la
ragione ultima del bisogno di relazione che connota l’essere dell’uomo. Da ciò si evince la
centralità della sessualità per ogni essere umano in quanto linguaggio cioè struttura finalizzata alla
comunicazione intersoggettiva e, conseguentemente, l’estrema importanza della sua educazione.
Quest’ultima, inevitabilmente, coinvolge la persona nella sua totalità in quanto processo orientato a
far acquisire al soggetto la capacità di gestire il nucleo profondo della sua identità, il suo essere
maschio o femmina, secondo la ricchezza dei suoi significati umani. Ciò comporta la distinzione tra
informare ed educare: il primo è un momento importante del secondo ma non lo esaurisce. Infatti, il
percorso educativo si articola lungo il cammino della vita attraverso tappe evolutive precise, snodi
problematici e momenti di crisi: dalla fanciullezza all’età anziana, l’identità, che è sempre identità
sessuale, chiede passaggi, assestamenti e cambiamenti. Se nel percorso educativo è dunque
coinvolta la persona nella sua totalità fatta di corpo, intelligenza, volontà e sentimenti è evidente
che tutte queste dimensioni chiedono di essere educate per crescere nell’amore oblativo sapendo
discernere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per scegliere il bene. In questo percorso la
conoscenza dei dinamismi biologici e psichici è importante ma ancora di più lo è la comprensione
antropologica ed il contesto relazionale dentro il quale si può realizzare una vera maturazione
umana.
Una mutata visione antropologica – negli ultimi anni la prospettiva dell’educazione sessuale passa
dall’essere attenta a mettere in luce i rischi ad un approccio orientato principalmente alla
valorizzazione dei desideri soggettivi e delle libertà individuali. Tra i documenti che
istituzionalizzano questo approccio sono importanti gli Standard per l’educazione sessuale in
Europa dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS. Questo testo propone l’affermazione del
diritto individuale a vivere liberamente la propria sessualità che implica la concezione della bontà
del desiderio sessuale in sé sganciato da valori di riferimento e discernimento. Si istituzionalizza
un’interpretazione della sessualità in termini di energia istintuale orientata al piacere il cui solo
limite è la libertà sessuale altrui. Attenzione è certamente rivolta alla prevenzione degli abusi
sessuali e l’affermazione del rispetto delle scelte individuali attraverso il principio della non
discriminazione ma si avvalla una concezione antropologica individualista e relativista che riduce
l’educazione all’insindacabilità delle scelte individuali. Ogni orientamento sessuale (etero o
omosessuale) e ogni tipo di condotta in questo ambito è così equivalente purché sia consensuale ed
escluda la coercizione, la violenza.
Un’educazione in questa prospettiva sostiene anche ‘l’identità gender’ cioè l’identità in senso psico-
sociale-culturale che, sottolineando non tanto come si nasce ma come si diviene (nel senso di come
ci si sente e come si appare), separa il genere sessuale dal corpo sessuato mettendo in discussione
2
una definizione di identità soggettiva ad esso correlata, e sdogana le inclinazioni sessuali da
qualunque vincolo. Questo ha ripercussioni enormi in termini di concezione del sesso e della
sessualità e mette pesantemente in crisi il paradigma tradizionale della differenza sessuale e della
reciprocità eterosessuale su cui si basava l’educazione sessuale classica. Anche l’idea tradizionale
di famiglia, di comprensione/gestione della generatività, di responsabilità verso ‘il figlio’ in questo
superamento delle differenze sessuali e trionfo della propria individualità, subisce un contraccolpo
evidente.
L’avvento del digitale – L’avvento del digitale e delle infinite possibilità di internet non fa che
implementare una visione della libertà sessuale individuale che viene posta come valore da
promuovere e tutelare senza considerare le responsabilità che da questo valore discendono. Il sesso
che i ragazzi, ma non solo, incontrano è fluido perché estemporaneo, possibile in quanto non ci sono
più resistenze all’attività erotica di qualunque natura a qualunque età, accessibile poiché il concetto
di ‘vietato ai minori’ non esiste più, normalissimo perché la sfera erotica, il ‘fare sesso’, è vissuta
come spontanea anche a discapito dell’idea di ‘fare l’amore’. Questa sessualità facile, immediata e
pronta al consumo è, soprattutto per i giovani, accelerata dalle nuove tecnologie. Il punto è come il
web, gli smartphone e i computer hanno incrociato il percorso di sviluppo e educazione sessuale
delle nuove generazione consentendo loro di esplorare in completa autonomia e solitudine territori
per i quali non hanno giuste competenze né sul piano cognitivo né su quello emotivo. È vero che la
pubertà negli ultimi cento anni è andata sempre più anticipandosi in conseguenza del miglioramento
delle condizioni ambientali e igienico-sanitarie ma sono soprattutto i fattori psichici ed educativi
che hanno contribuito al fenomeno: l’accumulo di immagini a sfondo sessuale implicito ed esplicito
ha reso normale che gli adolescenti percepiscano l’intera esistenza in un’ottica erotica. Questo, lo
confermano le neuroscienze, ha effetti che si ripercuotono anche sul cervello per cui la somma di
fattori organici e psicologici indotti dagli stimoli ambientali ha cambiato radicalmente ciò che le
giovani generazioni pensano, immaginano e fanno in tema di eros. La proliferazione di materiali
non solo sessuali ma esplicitamente pornografici diffusi sia in rete (con possibilità facilissime di
accesso) sia nella vita di tutti i giorni sono spesso traumatici: eccitano fisicamente ma anche
scioccano con conseguenze destabilizzanti sul piano emotivo, cognitivo e relazionale. Esse
generano modelli, attitudini, aspettative, pensieri, fantasie relativi al sesso e principalmente alla
donna che compromettono la percezione di sé e la costruzione di relazioni affettive equilibrate e
stabili.
Anche il sexting, parola sconosciuta fino a dieci anni fa, è oggi sulla bocca di tanti ragazzi ed adulti.
Essa descrive l’atto di condividere messaggi, immagini, video a contenuto sessuale più o meno
esplicito prodotti attraverso cellulari e tablet, scambiati via chat o postati su Facebook. È un
fenomeno nuovo per cui si sta iniziando solo ora a definirne diffusione e fattori di rischio e
individuare possibili protezioni. Inviare una foto a seno nudo a qualcuno che si è conosciuto in chat
o con cui si sta iniziando una relazione, significa esplicitare un coinvolgimento sessuale ma senza
arrivare al rapporto completo: tutto è virtuale. Ciò permette di non mettersi in gioco concretamente,
di mostrare il proprio corpo nudo senza essere toccati, di fingersi diversi da come si è. E così si
sperimenta alcuni aspetti della sessualità senza rischi apparenti e si vive un comportamento para
fisiologico che differisce l’incontro fisico. Al contempo questa pratica rischia di sollecitare
tendenze narcisistiche formando un’idea di sessualità non inclusa nella relazione ma compresa
come strumento per acquisire popolarità, ammirazione, affetto vicario. Essa contribuisce a sganciare
sempre più il sesso dall’amore e dalla relazione sottolineando maggiormente il piacere autoerotico e
gli altri scopi per cui il sesso può essere usato. I concetti di amore, dono di sé, responsabilità per
l’altro, scelta di vita, fedeltà, generatività e simili sui quali si basa l’educazione sessuale cristiana
devono fare i contri con questa realtà nella quale le giovani generazioni crescono e che ne forgia da
subito il pensiero influenzando sia la vita emotiva che morale.
3
Le componenti dell’educazione sessuale
Le tappe significative – Da quanto espresso si evince che l’educazione sessuale deve iniziare già nei
primi anni di vita per rafforzarsi e definirsi sempre più precisamente in seguito. Non è possibile dar
qui conto in modo dettagliato dei contenuti e degli obiettivi delle singole tappe e delle precisazioni
enunciate dai diversi orientamenti psicologici incluso quello classico freudiano. Ci si limita ad una
esposizione circoscritta ai caratteri fondamentali sapendo che il dinamismo sessuale rimane un
mistero nascosto che si rivela lentamente e la sua fenomenologia assume modalità diverse anche in
base alla cultura e all’epoca storica. L’infanzia è la prima età significativa della vita e dunque della
4
sessualità che compare inscindibilmente legata alla vita stessa. Il bambino attraversa le fasi tipiche
della sua età ed è già attratto dalla vita sessuale sia perché scopre la dimensione pulsionale nel suo
corpo sia perché si interroga in vario modo sull’origine della vita, propria e altrui. I genitori sono gli
agenti principali di questa iniziale educazione sessuale e devono mettersi in gioco rispondendo alle
domande del piccolo senza eluderle. La fanciullezza sembra essere un periodo di maggior
tranquillità degli impulsi. La ricettività e la subordinazione agli adulti rendono più facile contenere
la sessualità. Lo svilupparsi dell’esperienza del pudore, del disgusto, del senso del dovere e la
conoscenza ed esperienza dei valori etici della giustizia, della solidarietà, del rispetto reciproco,
dell’accoglienza e compassione aiutano il soggetto ad arginare e incanalare le tendenze erotiche. La
pubertà, con le sue caratteristiche fisiche e le sue importanti complicanze psicologiche, caratterizza
la preadolescenza. Il ragazzino inizia a vivere il passaggio dall’essere semplicemente maschio o
femmina al divenire uomo o donna con tutto ciò che questo comporta. Si ha bisogno di essere
accolti nella criticità fisica e umorale di questa fase e non solo di ricevere informazioni esatte sui
mutamenti psicofisici in atto. Il ruolo dei genitori, la loro intesa e la loro corretta concezione della
sessualità e del suo evolversi sono fondamentali come pure la presentazione di regole che aiutino a
vivere la sessualità nel rispetto proprio e altrui. Accanto ad essi è importante l’azione della scuola e
si registra il condizionamento a volte fuorviante del gruppo dei pari. L’accesso indiscriminato ed in
solitaria ai contenuti della rete, come già visto, ha un potente influsso quasi sempre negativo
rispetto all’integrazione del sesso nella sessualità in termini affettivi e relazionali. Il tempo
dell’adolescenza, che si sta dilatando sempre più, è caratterizzato da una sensazione di incertezza
generale. Il corpo muta notevolmente e raccoglie in sè, esprimendoli, i conflitti interiori ma, mentre
manifesta il conflitto, consente di oggettivarlo ed è occasione per affrontarlo meglio. Si registra una
esplicita ricerca del piacere associata agli organi genitali che è sempre più determinante e la
trasgressione è la parola d’ordine, anche in relazione al sesso, nella ricerca di ciò che si è. In questa
fase la crescita somatica, la maturazione psichica ed affettiva e il riconoscimento degli altri
consentiranno di affrontare i vissuti corporei di inadeguatezza e incompletezza. Il grado di
tolleranza ed accettabilità che una volta adulto verrà riservata a quelle parti di sé che non hanno
corrisposto alle attese, sembra essere direttamente correlata alla conquistata certezza della propria
identità maschile o femminile che si realizza in questa fase. Proprio per la fragilità identitaria di
questo periodo l’educazione sessuale deve essere, dunque, svolta in modo unitario dalle diverse
agenzie altrimenti il vuoto lasciato è facilmente colmato dal gruppo dei pari e dai media che
esaltano il piacere genitale sganciato dai suoi significati simbolici esistenziali e degli affetti
profondi. Le esperienze e i valori che ne derivano fatte in questi stadi permangono, mutatis
mutandis, nel corso della vita. Nella giovinezza e all’inizio dell’età adulta si sente sempre più forte
il bisogno di vivere la sessualità unitamente ai sentimenti, l’amore in particolare, all’interno di
relazioni stabili anche se non più in termini definitivi: la prospettiva del percorso della conoscenza,
fidanzamento, matrimonio appare sempre meno popolare. Molti sperimentano una vita
sessualmente attiva indipendentemente da legami istituzionali: il modello di famiglia classica è
affiancato da svariate forme di convivenza etero ed omosessuale. La maturità sessuale tuttavia va di
pari passo con la maturità personale e morale nell’amore: la capacità di amare in modo sempre più
oblativo desiderando il bene dell’altro come fosse il proprio tanto da essere aperti a donare la vita
ad un terzo. Il dono di sé totale, reciprocamente dato e ricevuto, che nell’amplesso prende forma
fisica esplicita, è un desiderio esistenzialmente radicato che implica, almeno come desiderio, una
fedeltà definitiva. Nessuno, infatti, vorrebbe essere amato ‘a tempo’. Lungo l’arco della vita adulta
tuttavia la spinta degli impulsi e i valori che guidano l’esistenza sono destinati a scontrarsi più volte
ed in fasi successive. Questa lotta è complessa perché il soggetto non la vive solo in termini
personali ma relazionali con il partner. Essa tuttavia non solo è caratteristica dell’uomo in quanto
uomo (fatto, ad un tempo, di impulsi e desideri, chiusure egoistiche e aperture al trascendente) ma è
salutare nella misura in cui può aiutare a raggiungere un’armonia sempre più profonda se viene
inserita in un orizzonte condiviso di senso. L’educazione sessuale in questo frangente può aiutare a
5
dare significato a ciò che si vive imparando ad attraversare le crisi come opportunità in
un’accoglienza di sé e del partner sempre più per l’unicità della sua persona (perché è lui/perché è
lei) e non per ciò che può dare o fare. Inoltre fondamentale è l’integrazione dei figli nell’armonia
della coppia e non a discapito di quest’ultima. Nell’anzianità il percorso dovrebbe giungere alla
pienezza a livello di dono di sé oltre il pericolo della distanza affettiva spesso alimentata da idee
scorrette rispetto alla sessualità in età avanzata. Imparare a non aver timore di un rapporto intimo
caratterizzato da fiducia e benevolenza arricchendo la dimensione istintuale di contenuti idonei a
corroborare la sua identità diventa significativo per integrare un’immagine di sé sempre più
fragilizzata e relegata a funzioni subordinate.
6
Il ruolo degli adulti – I giovani, nel loro stadio di sviluppo, nel prendere decisioni tendono a seguire
l’eccitazione e l’emozione piuttosto che il ragionamento e i valori: il ‘mi piace’ è all’origine delle
scelte piuttosto che il ‘mi giova’. Il rischio è che nel loro percorso di crescita siano stimolati a
rafforzare solo i circuiti neuronali che li fanno stare bene qui e ora. Costruire una visione complessa
del mondo, facilitare una modalità di ragionamento ed approccio integrata che includa funzioni
cognitive complesse e moralmente sviluppate, è un risultato che chiede la presenza di adulti maturi
e saggi che sappiano proporre valori che essi stessi vivono. Oggi, inoltre, i messaggi che ognuno
riceve quotidianamente mediante i media puntano spesso a suscitare una certa eccitazione mediante
riferimenti espliciti al sesso senza mai connettere quest’ultimo ad una seria relazione affettiva
interpersonale. Tutto questo costituisce un fonte implicita di educazione sessuale che, se non viene
equilibrata con altre prospettive, rischia di restare la sola fonte educativa. I genitori unitamente alle
altre agenzie educative, come la Chiesa e la scuola, hanno il dovere di rivestire il ruolo di educatori
anche in questo campo aiutando ad integrare un’energia che pulsa in un progetto di vita che
realizza. Per farlo occorre coinvolgere il ragazzo in una seria relazione educativa. Chi educa è
depositario di un riferimento valoriale e di un’esperienza vissuta benché imperfetta ed ha qualcosa
da offrire con un’autorevolezza conquistata. L’educatore è l’ermeneuta del senso nascosto che aiuta
i ragazzi a tirar fuori ed elaborare quello che hanno dentro e stanno vivendo. Questi ultimi, a loro
volta, costringono l’educatore a rielaborare il suo sapere e la sua esperienza di fronte a nuove sfide.
Oltre i riduzionismi – Se si concepisce la bontà della sessualità solo a livelli di significati e valori
(visione spiritualista) allora la maturità non è un’integrazione dei livelli ma ascesi mirante a
disattivare quelli inferiori. Ne deriva una educazione (come è stata per lungo tempo) attenta a
mettere in guardia contro le tentazioni della carne, per nulla interessata alla psicodinamica della
sessualità e principalmente concentrata a dare consigli sui comportamenti giusti e quelli sbagliati.
7
Al contrario, se si riduce la sessualità ad un insieme di impulsi ed emozioni che prima o poi devono
esprimersi (visione scientista) allora è meglio conoscerli ed esprimerli come meglio si crede
seguendo le inclinazioni puramente soggettive. Anche in questo caso l’educazione non si interessa
della psicodinamica della sessualità ma ha come obiettivo spiegare bene come quest’ultima funzioni
in modo che ciascuno possa farne l’uso che ritiene migliore per sé. Un’educazione sessuale che si
ferma alla pura descrizione dei ‘fatti’ sessuali lascia indeterminate alcune condizioni di quei fatti e
dunque non dice ancora nulla della persona umana dotata di una potenzialità così importante per il
suo benessere globale. Ma anche l’educazione al mistero sublime della sessualità resterebbe
evocazione vuota, senza risonanze affettive se non prende corpo in accadimenti concreti anche fisici
e sensuali. Senza connessione tra i livelli c’è il senso di frammentazione e si perde la dimensione
del piacere: del piacere di vivere in senso ampio ma anche del piacere legato a quel livello. È un
fatto che la sessualità vissuta solo a livello fisiologico prima o poi annoia. Ha bisogno di essere
connessa a valori emotivi, razionali, spirituali. In pratica, un elemento della sessualità è
significativo nel suo proprio livello ma è anche in correlazione con gli altri livelli per cui è solo un
aspetto della sessualità intera: per esempio l’orgasmo è qualcosa di fisico ma anche qualcosa che fa
commuovere, desiderare. Da qui si deduce che una seria educazione sessuale non può trascurare
l’affettività e non può ridursi alla sola informazione. È vero, tornando all’esempio, che per
sperimentare l’orgasmo occorre che il corpo funzioni ma quest’ultimo non basta per averlo. Occorre
infatti un immaginario fantastico, dei significati simbolici, dei desideri. Su questi ambiti
l’educazione ha molto spazio per fare interventi realmente incidenti sul comportamento ma finora si
è dimostrata carente.
Verso la maturità – Lo sviluppo sessuale, come del resto lo sviluppo dell’io globale, non significa
passare da forme più semplici, sensoriali a forme più razionali e logiche con la scomparsa delle
prime. Significa, invece, integrare i livelli precedenti con quelli successivi in modo da indurre un
ulteriore passo. Detto diversamente, significa la libertà di usare tutti i canali espressivi della
sessualità in modo da tenerli diretti verso un fine che sia coerente col mistero dell’amore e
dell’amore secondo l’esempio di Gesù. La maturità dovrà essere giudicata in base al parametro
dell’integrazione dei suoi vari aspetti tra loro e di questi con le altre componenti della vita psichica.
Occorre armonizzare tra loro i valori della sessualità ma in relazione con gli altri valori della
persona sapendo che il significato sta nei livelli più alti. Ciò significa che non possono essere i
valori sensuali ed emotivi, come l’infatuazione o il semplice innamoramento, a guidare
l’organizzazione della sessualità. In questo senso educare alla sessualità implica educare la persona
nella sua identità totale: sesso ed esistenza sono intrecciati. Da qui anche una nuova idea di
prevenzione che non si risolve nell’acquisizione di strategie adatte ma nella comprensione che ogni
comportamento sessuale è fatto in sequenza con altri, sessuali e non, e in questa sequenza va
compreso e valutato. In questa compenetrazione di livelli si coglie che ogni livello mentre cerca
l’oggetto specifico che gli appartiene svela un anelito per una ricerca ulteriore. In termini psichici si
coglie bene come le sensazioni si aprano alle emozioni e queste ai sentimenti che diventano affetti.
Il contatto fisico (fatto di toccare, sentire, vedere) fa nascere il bisogno di comunicare che fa nascere
il bisogno di condividere che a sua volta fa nascere il bisogno di con-creare. L’anelito di ogni livello
ad uno sbocco che non riesce a darsi da solo è naturale prima che intenzionale e per esprimersi usa
le parole proprie del livello in cui l’anelito sta operando: l’amore a livello fisiologico usa le parole
del corpo, ad altri livelli altre parole ma sempre parole d’amore. La cosa importante è che, seppur in
modi diversi, tutte esprimano lo stesso anelito. Se così non accade si cade nella menzogna, nelle
parole vuote, a livello sociale in parole di convenienza, a livello fisiologico esercizi fisici fatti in
due. In questa prospettiva anche l’istinto non è solo istinto ma invoca affettività. La pulsione
istintuale non è solo pulsione ma contiene una voglia di affetto dato e ricevuto, soddisfatto il quale
anche l’attività istintuale è meglio appagata. In questo senso le tendenze radicate nel corpo, quelle
fisiologiche ed emotive, non vanno eliminate per lasciare spazio allo spirituale ma possono essere
8
già considerate luogo di incarnazione dei valori. Quando si vive così il corpo ci si accorge che esso
è più di un insieme di materia biologica in quanto intriso di umanità e che non è che venga
umanizzato, in seconda battuta, dall’influsso della volontà e dei valori spirituali (Manenti).
L’educazione sessuale dunque più che mettere in guardia nei confronti degli istinti dovrebbe
mostrare che la persona umana non può scaricare solo i suoi istinti (Reich): proprio perché istinti
‘umani’ si portano sempre dietro qualcosa d’altro e di più.
Il ruolo dell’etica
L’introduzione della collaborazione con le scienze umane a livello educativo non lascia in secondo
ordine la dimensione morale. La psicologia non giustifica di per sé un comportamento, cerca di
spiegarlo individuandone la psicodinamica sottesa in modo che la proposta etica possa essere
inserita in modo promettente mostrando il bene ideale da raggiungere mediante la decisione di
realizzare il bene attualmente possibile. In questo senso la produzione di norme, che consentono di
giudicare i comportamenti e orientarli positivamente verso obiettivi di crescita nel bene e
nell’amore oblativo, non può prescindere da una seria attenzione alle esperienze reali. Tutte le
culture, a partire dalle più antiche, hanno elaborato norme specifiche per regolare l’ambito della
sessualità poiché essa ha uno spiccato carattere sociale: infatti può essere strumento di coesione
sociale ma può diventare elemento di conflittualità devastante. L’educazione sessuale ha dunque
bisogno di riferimenti etici anche normativi in quanto la persona in formazione senza regole non
può trovare identità in quanto non è ancora autonomo cioè non è capace di darsi da solo delle
regole. Nel contesto attuale, appare più promettente un’etica positiva che aiuti ad incanalare la
sessualità quale energia vitale di unificazione dell’io e di creazione di rapporti maturi piuttosto che
un’etica negativa incentrata per lo più sulla valutazione/discriminazione dei comportamenti ritenuti
devianti. Educare la sessualità significa educare la persona a vivere i diversi livelli della propria
sessualità in coerenza di significati e insegnando ad agire non solo assecondando il piacere ma
piuttosto integrandolo con il dovere, il rispetto degli altri e di sé, i valori che vuole esprimere. Se il
fine della sessualità è l’incontro profondo con l’altro a diversi livelli fino al livello massimo della
dare la vita ad un nuovo essere umano, ogni espressione che oggettivizza l’altro usandolo come
mero strumento di piacere o di sicurezza personale o di espressione di potere e persino di violenza
non è moralmente accettabile. Allo stesso modo una sessualità che si riduce al ‘fare sesso’ in
termini separati dall’amore, privilegiando un piacere autocentrato e a volte solitario, mutila la sua
caratteristica di linguaggio relazionale e, soprattutto, perde l’incontro con l’altro diverso da sé.
Escludendo le devianze legate a forme di sessualità malate che denotano un io infantile e bloccato
in qualche stadio evolutivo, casi questi da sottoporre prima allo psichiatra e poi immettere in un
percorso educativo, si può dire che una buona educazione sessuale va di pari passo con una seria
educazione morale: entrambe si richiamano reciprocamente.
Bibliografia
CORBELLA C., Resistere o andarsene? La fedeltà nelle scelte di vita, EDB, Bologna 2009.
D’AGOSTINO F., Sessualità. Premesse teoriche di una riflessione giuridica, Giappichelli, Torino
2014.
FOUCAULT M., L’uso dei piaceri. Storia della sessualità, Feltrinelli, Milano 2011.
FUMAGALLI A., L’amore sessuale. Fondamenti e criteri teologico-morali, Editrice Queriniana,
Brescia, 2017.
LEONE S., Educazione alla sessualità, EDB, Bologna 2000.
9
NEPI L., L’educazione sessuale nelle scuole: analisi critica sul piano etico e giuridico di alcune
proposte dell’OMS, in Medicina e Morale (2017)1, 83-98.
O’FLAHERTY M.-FISHER J., Sexual Orientation. Gender identity and International Human Rights
Law, Contextualising the Yogyakarta Principles, Human Rights Law Review (2008)2, pag 207-248.
PELLAI A., Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di internet,
DeAgostini, Novara 2015.
PIANA G., In novità di vita, vol II: Morale della persona e della vita, Cittadella Editrice, Assisi
2014, pp. 15-96.
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti
educativi in famiglia, Roma 8 dicembre 1995.
ZANETTI G., Orientamento sessuale, cinque domande tra diritto e filosofia, Il Mulino, Bologna
2015.
10