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– Nel 1953 il Parlamento israeliano, la Knesset, ha adottato una legge sulla memoria dei

Martiri e degli Eroi e ha fondato, sul Monte della Rimembranza (Har HaZikaron) a
Gerusalemme, il Memoriale di Yad Vashem. Uno degli scopi di Yad Vashem è quello di
rendere omaggio e commemorare i «Giusti tra le Nazioni», ovvero coloro che rischiarono
la vita per salvare degli ebrei.
– La definizione «Giusto tra le Nazioni», nel corso del tempo, ha designato qualsiasi non
ebreo che dimostra un comportamento positivo verso gli ebrei.
– Yad Vashem conferisce il titolo di «Giusto tra le Nazioni» ai non ebrei che durante la
Shoah, disinteressatamente e a loro rischio e pericolo, hanno salvato la vita agli ebrei. Chi sono i
Questo titolo viene assegnato sulla base della testimonianza dei sopravvissuti o di
testimoni oculari o su documenti attendibili. giusti tra le
– Coloro che vengono riconosciuti «Giusti tra le Nazioni», sono invitati ad una cerimonia
nella quale ricevono una medaglia e un diploma d’onore. La cerimonia si svolge sia a Yad nazioni?
Vashem, sia nel paese di residenza della persona riconosciuta come Giusto.
– In contrasto con il regime nazista, che ha istituito campi di concentramento in cui le
vittime erano spogliate della loro umanità, queste persone eccezionali, « i Giusti tra le
Nazioni», si sono opposte al regime e agli atti disumani da esso perpetrati.
– Più in generale, i Giusti, sono le donne e gli uomini che, in ogni tempo e in ogni luogo,
hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battuti in favore dei diritti umani
durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona.
– Poiché il Monte della Rimembranza è stato completamente ricoperto
di alberi, il nome dei Giusti viene inciso sul Muro d’onore eretto a tale
scopo nel perimetro del Memoriale.
– Yad Vashem ha riconosciuto circa ventimila «Giusti tra le Nazioni».
Questa cifra dimostra che, nonostante la terribile tragedia che ha
colpito il popolo ebraico, molte persone non sono rimaste indifferenti
al loro destino e hanno saputo sacrificarsi per essere coerenti con
l’esortazione «ama il prossimo tuo come te stesso». Il numero dei
«Giusti» italiani riconosciuti è circa di 400 e vi sono ancora dossier che
devono essere esaminati.
– Con le loro azioni i «Giusti tra le Nazioni», durante il periodo della
barbarie nazista, non solo salvarono la vita di singoli ebrei, ma anche
l’onore di tutta l’umanità, ottemperando al versetto: «Colui che salva
la vita di una singola persona è come se avesse salvato il mondo
intero».
– Alcuni dei salvatori, come padre Marie Benoît, Oskar Schindler, Raul
Wallenberg, Joop Westernweel, Irena Sendler e altri, alle cui figure
sono stati dedicati libri e film, sono diventati simboli di coraggio di
un’epoca ed esempi per l’uomo e per le generazioni future.
I Giardini dei giusti tra le
nazioni: Moshe Bejsky
– Sono dei giardini dedicati alle persone che hanno salvato vite
umane, hanno combattuto per i diritti umani in contesti diversi e
hanno dimostrato coraggio nell’evitare di piegarsi ai regimi
totalitaristici, a volte a costo della loro stessa vita.
– Il primo giardino dei Giusti tra le nazioni è stato quello di
Gerusalemme, nato nel 1962 da un’ idea di un ebreo israeliano di
nome Moshe Bejsky, che dopo una travagliata storia di fuga
dall’invasione nazista in Polonia, viene deportato nel 1942, riesce a
fuggire da un campo di lavoro nei pressi di Cracovia per restare
nascosto, ma è costretto a tornarci solo pochi giorni dopo. Infine
viene salvato definitivamente da Oskar Schindler, che lo prende a
lavorare nella sua fabbrica assieme a molti altri ebrei per proteggerli
e salvarli.
– Dopo che la guerra ebbe termine, Bejsky si dedicò alla ricerca
assidua dei Giusti tra le nazioni non ebrei, riuscendo a trovarne circa
20.000.
– In Italia sono sorti quasi cento Giardini dei Giusti.
Il giardino dei giusti di Vercelli
– I giardini dei giusti di Vercelli sono due parchi dedicati alla
commemorazione di 13 Giusti tra le nazioni italiani, partendo
dall’esempio del giardino di Gerusalemme, quello diYad Vashem.
– Il primo giardino si trova presso l’istituto Sandro Pertini mentre
l’altro nel parco cittadino di Iqbal Masih.
– I Giusti presenti non sono unicamente riconducibile alla Shoah, in
quanto vi possiamo trovare, ad esempio, Marielle Franco che
combatteva per i diritti delle minoranze il Brasile tra gli anni novanta
del novecento e i dieci del duemila, oppure Jan Palach, divenuto
emblema della resistenza alla dittatura sovietica in Cecoslovacchia.
CARLO ANGELA: UN GIUSTO TRA LE NAZIONI
Carlo Angela nasce ad Olcenengo, in provinciali Vercelli, il 9 gennaio del 1875. Studia
medicina all’Università di Torino e si laurea nel 1899. Tornato in Europa dopo un lavoro da
medico in Congo, si specializza in neuropsicologia a Parigi. Nel primo dopoguerra decide di
partecipare alla vita politica italiana, diventando membro della “Democrazia sociale”,
partito socialista del 1921, il quale, pur sembrando progressista, sostiene il fascismo.
Proprio per questo motivo Angela si allontana dal partito e dopo pochi mesi si schiera
pubblicamente contro Mussolini, accusandolo della morte di Matteotti, in un articolo di
“Tempi Nuovi”. Come conseguenza, i sostenitori di Mussolini irrompono nella redazione del
giornale, dando fuoco all’intero edificio, costringendo Angela a fuggire a San Maurizio
Canavese (Torino), dove incomincia a lavorare come direttore sanitario. È proprio
all’interno dell’ospedale in cui lavora che avvia il proprio percorso di solidarietà umana
salvando molte persone dalla deportazione nei campi di concentramento. Insieme ad
alcuni dei suoi compagni più fedeli soccorre numerosi antifascisti ed ebrei, stila diagnosi
errate e modifica cartelle cliniche, trasformando gli ebrei in “ariani”. Sospettato dalla
polizia fascista, Carlo viene interrogato a Torino e rischia la fucilazione.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Angela viene eletto sindaco di San Maurizio
Canavese, dove muore nel 1975.
Le sue gesta sono rimaste sconosciute, fino al 1995, quando vengono pubblicati i diari di
alcuni ebrei da lui salvati, tra cui anche il diario di Renzo Segre, pubblicato dalla figlia Anna
Segre.
Il 13 novembre 2001 l’istituto israeliano di Yad Vashem ha dichiarato Carlo Angela “Giusto
tra le Nazioni”. Il riconoscimento viene consegnato ai suoi figli (tra cui il famoso divulgatore
scientifico Piero Angela) nel 2002.
– Odoardo Focherini è stato un dirigente d’azienda ed intellettuale cattolico Italiano. Nato a Carpi, fin dagli
anni giovanili frequentò i Sacramenti e militò tra le file dell’Azione Cattolica Italiana, in cui svolse il ruolo
di educatore e poi di Presidente Diocesano.
– Nel 1928 entrò nella giunta diocesana dell'Azione Cattolica di Carpi. Il 9 luglio 1930 sposò Maria Marchesi
(1909-1989), dalla quale ebbe sette figli. Tra il 1930 e il 1942, Odoardo Focherini fu regista e cronista di
importanti avvenimenti diocesani, quali i congressi eucaristici, che segnarono profondamente la vita

Odoardo religiosa e sociale della zona.


– Nel 1939 assunse l'incarico di consigliere mandatario de L'Avvenire d'Italia, un giornale con sede a
Focherini: il Bologna.

– Tuttavia, Odoardo passò alla storia per aver aiutato gli Ebrei a fuggire dall’Italia. Secondo alcune
primo testimonianze, già dal 1938 Focherini si attivò per rendere più facile la fuga di perseguitati verso
la Spagna e l'America Latina.

Italiano beato – Dopo l'8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca della penisola, l'impegno di Focherini a
favore degli ebrei si fece più intenso e rischioso: cominciò a prendere contatti con persone di fiducia e a

per aver aiutato tessere quella tela di aiuti organizzativi che gli servirono per procurarsi carte d'identità in bianco,
compilarle con dati falsi, consegnarle ai perseguitati ed accompagnarli fino al confine con
la Svizzera. Purtroppo, la coraggiosa azione gli costò la vita. L'11 marzo 1944 Odoardo Focherini
gli organizzò la fuga dal campo di concentramento di Fossoli (lager di transito a pochi chilometri da Carpi)
del medico ebreo Enrico Donati con la scusa di un'operazione chirurgica urgente. Giunto presso

Ebrei. l'ospedale di Carpi, Focherini fu arrestato dai fascisti della città. Fu inizialmente detenuto nel carcere di
San Giovanni in Monte a Bologna dal quale venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli. Il 5
agosto fu trasportato al campo di Gries (Bolzano)e poi deportato in Germania, nel campo di
concentramento di Flossenbürg e poi nel sottocampo di Hersbruck (non lontano da Norimberga), dove
morì il 27 dicembre 1944. Di questi terribili mesi di prigionia fra il carcere e i lager rimane come
testimonianza preziosissima il corpus delle 166 lettere (pubblicato per la prima volta nel 1994) che
Focherini, clandestinamente e non, riuscì a far pervenire alla moglie Maria, ai genitori e agli amici. Il 10
maggio 2012 papa Benedetto XVI ha firmato il decreto che ne riconosce il martirio in odium fidei. Il
riconoscimento ha aperto la strada alla beatificazione di Focherini, celebrata a Carpi il 15 giugno 2013.
Fin da bambini ci insegnano cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Ci
insegnano a sviluppare una coscienza, a pensare sempre al prossimo e a
compiere delle buone azioni. La cosa, tuttavia, importante da comprendere
è come le azioni che noi compiamo influenzino la vita di chi ci circonda.
E’ straordinario ciò che coloro che sono stati definiti Giusti tra le Nazioni,
abbiano fatto per le persone intorno a loro che stavano vivendo un
momento di enorme difficoltà. Erano persone normali, che magari avevano
RIFLESSIONI perso per via delle guerra parenti, amici e che vivevano in condizioni di
povertà, ma questo non gli ha impedito di sacrificarsi per il prossimo.
Dovremmo tutti prendere ispirazione da loro.
Le loro storie dovrebbero essere ricordate, discusse e prese da esempio.
Erano persone normali, certamente, ma noi possiamo definirli eroi, perché
hanno avuto l’ardire di aiutare coloro che in quel momento erano martoriati
dalla malvagità di tante altre persone.
Cosa poteva significare per queste persone salvare un’altra vita a costo della propria? Come è
giusto che sia, al giorno d’oggi tutti (o quasi purtroppo) siamo d’accordo sulla mostruosità dei
lager e sulla atrocità compiute nei confronti degli ebrei, ci troviamo sicuramente a condividere il
pensiero che gli ebrei siano stati torturati e massacrati ingiustamente e che niente di quello che
hanno dovuto subire sia nemmeno in minima parte meritato.
Ma avremmo avuto abbastanza coraggio da provare a salvarli? È difficile proiettarsi e immaginarsi
all’epoca degli avvenimenti, eppure sappiamo di per certo che nella riuscita delle imprese di questi
giusti, che possiamo senza ombra di dubbio definire eroiche, abbiano agito coraggio, senso della
giustizia e un’immensa umanità.
Bisogna riconoscere e ammirare queste persone, che sono riusciti a portare un barlume di
speranza a quelle famiglie ebree che ogni giorno guardavano la morte in faccia.
Il numero di queste persone se confrontato a quello di quelle altre che invece hanno soppresso
l’empatia nei loro animi per costruire un muro di indifferenza (seppur anche il loro comportamento
sia più che comprensibile, la sopravvivenza o l’attaccamento alla famiglia sono fattori importanti),
potrebbe risultare esiguo. Ma con una più attenta riflessione possiamo comprendere come,
invece, questo sia un numero straordinario data la straordinarietà del bene che hanno compiuto.
Ancora più impressionante e meritevole di una riflessione è vedere come alcune di queste
persone, gli unici civili ad aver tentato di salvare le vite di questi innocenti, al termine della loro
vita o della guerra si siano chiesti: “ Avrei potuto fare di più? Ne avrei potuti salvare di più? “ .
Nel momento in cui il tempo era finito si chiedevano se avessero fatto abbastanza, loro che, in
pochi, avevano salvato donne, bambini, uomini e famiglie intere dalla cattiveria implacabile della
maggioranza , del nazismo.
“Avrei potuto avere una persona in più ... e non l’ho fatto “
Oskar Schindler - dal film Schindler list

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