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Sindrome di K: la malattia fasulla che spaventò i nazisti

Nell'ottobre del 1943, nei giorni più drammatici dell'occupazione nazista in Italia, una malattia
sconosciuta e contagiosa iniziò a circolare nel centro di Roma: la sindrome di K, che si rivelò fin da
subito un incubo per i tedeschi, ma che fu la salvezza per decine di cittadini ebrei della Capitale.
Si trattava di una malattia inesistente e inventata!
All'alba del 16 ottobre 1943, sabato (il giorno del riposo per gli ebrei), le truppe tedesche fecero
irruzione nel ghetto di Roma per un rastrellamento mirato degli appartenenti della comunità ebraica
romana e alle famiglie della Comunità Ebraica di Roma venne consegnato questo volantino:

Furono sequestrate 1.024 persone (di cui 200 bambini), poi deportate al campo di sterminio di
Auschwitz. Solo in 16 sopravvissero per raccontare quegli eventi, e tra questi nessun bambino.

In quelle ore drammatiche molte famiglie


cercarono rifugio nel vicino
Ospedale Fatebenefratelli, sull'Isola
Tiberina.

Vittorio Sacerdoti era un giovane


medico di 28 anni quando, con il
collega Dott. Andrea Ossicini e del primario, Giovanni Borromeo, e di alcuni combattenti
antifascisti, mise a punto un piano per nascondere il maggior numero possibile di ebrei prima che
venissero rastrellati dalla Gestapo.

Dott. Vittorio Sacerdoti Dott. Andrea Ossicini Dott.


Giovanni Borromeo
Essi inventarono il Morbo K che era presentato come una tremenda epidemia scoppiata all’interno
di un padiglione del Fatebenefratelli di Roma nel 1943.
Il nome era stato scelto utilizzando la lettera K in riferimento agli ufficiali nazisti Kesselring e
Kappler che erano razzisti.
I medici intimarono ai soldati tedeschi di non accedere ai reparti dove erano ricoverati i
"contagiosi" pazienti. «Il giorno in cui i nazisti arrivarono in ospedale», racconta Sacerdoti,
«qualcuno venne nel nostro studio e disse: "Dovete tossire, tossire continuamente perché questo li
spaventa, non vogliono contrarre una pericolosa malattia e non entreranno. I nazisti pensarono che
fosse cancro o tubercolosi, e scapparono.»
Non sappiamo quanti "pazienti" furono salvati da morte certa grazie al coraggio e all'astuzia dei
medici: le testimonianze raccontano di almeno 45 persone, ma potrebbero essere state decine di più.
“Bisogna sempre cercare di essere dalla parte giusta”, dichiarò lo stesso Dott. Adriano Ossicini in
intervista rilasciata poco prima della sua morte avvenuta nel 2019, raccontando di come insieme al
Dott. Borromeo e Dott. Sacerdoti “scrisse sulle cartelle cliniche, altrettanto false, dei pazienti che
erano affetti da una malattia molto contagiosa, il Morbo di K. Questo scoraggiò i nazisti al
controllo dei nomi dei pazienti”. I nazisti decisero di non entrare in quel reparto perché terrorizzati
dal possibile contagio con una malattia mortale. Durante i giorni di degenza nel padiglione, quindi, i
cittadini di origine ebraica avevano il tempo di farsi preparare i falsi documenti di identità grazie ai
quali fuggire dopo una finta dichiarazione di morte a causa dello stesso Morbo K.
27 GENNAIO

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