Sei sulla pagina 1di 4

UN MEDICO NELLA FOGGIA DELL’800: DOMENICO ANTONIO BERARDI (1)

Domenico Antonio Berardi è tra i numerosi, illustri esponenti della professione medica che
ebbero i natali in Foggia. Fu stimato ed apprezzato dai contemporanei, ma oggi ingiustamente
dimenticato dai più, non ha neppure l’onore dell’intitolazione di una strada cittadina (2).
Nacque a Foggia il 4 aprile 1819, da Germano e da Amalia Collicini di Terlizzi. Suo padre era
un notaio originario di Gioia dei Marsi (AQ), trasferitosi a Foggia sul finire degli anni ’80 del ‘700
(3). La zona di Gioia Vecchio, l’antica collocazione del paesino abruzzese, era impervia e il centro
abitato era fatto oggetto di continue scorrerie da parte dei banditi che sceglievano i boschi a sud
della Piana del Fucino come base operativa (4), per cui Germano decise di seguire le sorti di tante
famiglie, spostandosi a Foggia, terminale dei percorsi della transumanza. Qui diventò il punto di
riferimento per tutti gli abruzzesi emigrati dalla stessa zona che avevano necessità di rogare atti
pubblici e privati, per cui raggiunse una discreta solidità economica. Qualche anno dopo, però,
lasciò la professione per dedicarsi al commercio di tessuti, che continuò ad assicurargli cospicue
rendite.
Domenico Antonio, dunque, crebbe in una famiglia agiata e naturalmente inserita nel notabilato
cittadino. Per questo, poté seguire l’iter formativo del ceto alto-borghese e nobile, con una prima
istruzione ricevuta da insegnanti privati e un corso di studi superiori compiuto presso il liceo gestito
dai Padri Scolopi, nel vecchio convento di San Gaetano. (5)
Nel marzo 1837, alcuni dei rampolli delle famiglie nobili e notabili iscritti al convitto
agostiniano, tra i quali Domenico Antonio, che frequentava l’ultimo anno, si resero protagonisti di
un episodio piuttosto grave: furono espulsi in massa per aver scatenato una rissa, usando anche i
coltelli, durante il pranzo. (6)
Fu così che si scelse di far sbollire le “turbolenze” giovanili di Domenico Antonio piuttosto
lontano da casa, per cui venne iscritto al corso di studi di medicina dell’Università di Pavia, che
concluse brillantemente nel 1845.
«Esso Domenicantonio Berardi ebbe lauree professionali in Pavia nel 1845; la prima di Medicina
nel dì 18 Aprile (7), la seconda in Chirurgia nel 18 Giugno, la terza in ostetricia, la quarta in

1
) Nelle pubblicazioni, ma anche nei documenti dello Stato Civile del Comune di Foggia, il nome viene riportato alle
volte come “Domenicantonio” ed altre come “Domenico Antonio”. Scegliamo quest’ultima come fece lui stesso
firmando il documento di cui alla nota 8.
2
) Una istanza in tal senso è stata presentata dalla delegazione di Foggia del FAI all’Amministrazione comunale del
capoluogo, che ha investito del compito la Commissione Toponomastica. La domanda è stata accolta e sta seguendo
l’iter previsto in attesa della disponibilità di nuove strade da intitolare.
3
) I primi atti da lui rogati a Foggia sono datati 1787 e sono conservati nell’Archivio di Stato di Foggia – Sezione di
Lucera, Atti dei notai, serie I.
4
) Cfr. Concettina Falcone Salvini, Il niente del dopo – 13 gennaio 1915, Sulmona, 2015, pagg. 41-42.
5
) La struttura, danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e definitivamente abbattuta in seguito,
si trovava dove oggi sorge il Conservatorio musicale “Umberto Giordano”. Il liceo venne abolito dopo l’unità d’Italia
per lasciare spazio alle istituzioni scolastiche statali.
6
) Cfr. Carlo e Andrea Maria Villani, Il Giornale Patrio, Volume III (1831-1840), a cura di Pasquale Di Cicco, Claudio
Grenzi Editore Foggia, 2008, pag. 316, alla data di martedì 28 marzo 1837: «Il nostro collegio delle Scuole Pie à
ricevuta questa mattina una sensibilissima mortificazione. Per ordine dell'Intendente, dietro fedele rapporto del padre
provinciale Torchiaroli, è venuta espulsa dal convitto l'intera camerata de' grandi, composta dagli alunni signori don
Giovanni e don Domenico Barone di Giuseppe, don Giovanni Barone di Gaetano, don Luigi Spasiano, don Gaetano
Manolla, don Battista del Conte, di Foggia, don Ambrogio la Bella di Vico, don Giuseppe e don Domenico Corsi di
Minervino, non che i signori don Domenico Antonio Berardi di Foggia, e don Dario Ventura di Trani, che ne uscirono
giorni prima, per essersi battuti a colpi di coltelli durante il pranzo. Attualmente tutti trovansi sotto la sorveglianza della
polizia per le altercazioni e disubbidienze commesse verso i superiori del collegio!».
7
) In tale occasione discusse una tesi relativa alle proprietà curative del lattato di chinina che diede alle stampe con il
titolo Cenni sul lattato di chinina. Dissertazione inaugurale da Domenico Antonio Berardi di Foggia nel Regno delle
Due Sicilie presentata ad ottenere la laurea medica nell’I.R. Università di Pavia, Pavia, Aprile 1845. L’unica copia di
cui abbiamo notizia è conservata presso la Österreichische Nationalbibliothek di Vienna.
oculistica al 23 Agosto. Detti Diplomi vennero convalidati nel passato Regno delle Due Sicilie con
altro dato in Napoli complessivamente per Medicina e Chirurgia nel dì 31 Gennaio 1846». (8)
Sul finire di quell’anno, tornò a Foggia e cominciò ad esercitare la professione con spirito di
sacrificio e con grande competenza, guadagnandosi la stima dei propri concittadini.
Ben presto ebbe l’idea di fondare un sodalizio di medici che servisse come strumento di
confronto tra colleghi e come istituzione consultiva per le pubbliche autorità in caso di emergenze
mediche. Fu così che, con la collaborazione di alcuni colleghi lungimiranti, fondò il Comitato
Medico di Foggia, del quale venne nominato più volte Presidente. (9)
Il 5 settembre 1853 sposò Clementina de Nittis (10) che gli diede sette figli (sei femmine ed un
maschio). Fu padre esemplare e marito affettuoso. (11)
Dimostrò grande abnegazione sul lavoro, che gli procurò una grande esperienza clinica, ma
anche qualche “infortunio” professionale. Tra la fine del 1863 e il principio del 1864, un’epidemia
di tifo petecchiale colpì la caserma militare di Foggia, dov’era di stanza il 13° e 14° Reggimento
(12) della Brigata “Pinerolo”, causando il ricovero di numerosi soldati sia nell’ospedale militare che
negli ospedali civili della città. Il contagio si diffuse tra la popolazione e i clinici del Comitato
Medico, che avevano ricevuto solo un invito informale da parte del farmacista della brigata,
rifiutarono di andare a prestare servizio presso la caserma, senza peraltro negare le cure ai soldati
che furono trasferiti in gran numero nei reparti dei nosocomi civici. Il Prefetto de Ferrari -che prima
aveva ignorato i consigli di profilassi e cura raccomandati dal Comitato e poi aveva omesso di
comunicare ai medici ufficialmente la richiesta di collaborazione coi colleghi militari- il 9 febbraio
sospese dal servizio i medici dell’istituzione foggiana che avevano anche impieghi governativi, tra
cui lo stesso Berardi, in attesa di decisioni da parte del “Ministro per l’Interno”. (13) Intanto, la
vicenda era approdata in Parlamento, grazie ad un’interpellanza presentata dall’opposizione (14) più
preoccupata della eventuale diffusione del morbo nelle carceri che di screditare l’affidabilità dei
medici foggiani. Il titolare degli Interni, Ubaldino Peruzzi, smentendo la notizia relativa alle
prigioni, confermò la presenza dell’epidemia nella struttura militare foggiana e raccontò di avere
avuto inizialmente notizia di un rifiuto di intervenire da parte dei medici civili, poi rettificata dallo
stesso Prefetto. Peruzzi annunciava di aver sospeso i medici in servizio presso strutture pubbliche e
annunciava altre misure punitive (15). Per queste, chiese parere alla Commissione Esecutiva
dell’Associazione Medica Italiana la quale, dopo pochi giorni, così si espresse: pur rimproverando

8
) Così annotava lo stesso medico in una dichiarazione scritta di suo pugno e rilasciata al Comune di Foggia il 23
maggio 1874 –firmata con orgoglio D.r Domenico Ant.o Cav. Berardi- che è attualmente conservata nel fascicolo a suo
nome depositato nell’Archivio Storico dello Stato Civile dell’ente.
9
) Nel 1874 rivestiva ancora tale carica, come si rileva dal documento citato in nota 8.
10
) Nata il 21 dicembre 1834, Clementina apparteneva ad un ramo trasferito a Foggia della famiglia del noto pittore
barlettano Giuseppe (1846-1884).
11
) Ferdinando Villani, La nuova Arpi, cenni storici e biografici riguardanti la città di Foggia, Salerno 1876, pag. 408.
12
) Cfr. Alfredo Comandini, L’Italia nei cento anni del secolo XIX – 1861-1870 – Vol. 4. Milano, Vallardi 1900-1901,
pag. 494.
13
) I medici erano: Domenico Antonio Berardi e Tommaso de Veredicis dell’Ufficio Sanitario; Michele d’Ambrosio e
Matteo Medugno, addetti alle carceri ed al sifilicomio di Foggia; Sergio la Salandra, Visitatore delle farmacie, e
Domenico de Angelis, Vice-conservatore del vaccino. Cfr. Giovanni Du Jardin, I medici di Foggia al cospetto dei
poteri costituiti e della umanità nella ricorrenza del tifo castrense che colpiva il presidio di quella città negli ultimi
mesi dell’anno 1863 e nei primi del volgente, estratto dal Giornale “La Liguria Medica”, Genova, tipografia Sordo-
Muti, 1864. Nella copia conservata dalla Biblioteca Provinciale “La Magna Capitana” di Foggia, rilegata in un volume
miscellaneo con un’opera di Vincenzo Nigri dedicata al tifo petecchiale, sono riportate le note autografe del medico
foggiano che riproducono in copia la corrispondenza istituzionale e gli articoli di giornale relativi alla vicenda.
14
) Il 27 febbraio1864, l’interpellanza viene illustrata nell’aula della Camera dal deputato milanese della sinistra radicale
Mauro Macchi il quale, erroneamente informato, paventava una grave epidemia di tifo nelle carceri di Foggia. Cfr.
Alfredo Comandini, op. loc. cit.
15
) Atti del Parlamento Italiano - Discussioni della Camera dei Deputati : Sessione del 1863-64 (VIII legislatura) -
continuazione del 2° periodo (dal 15 febbraio al 20 marzo 1864) / [Camera dei deputati] ; seconda edizione riveduta da
Galletti Giuseppe e Trompeo Paolo, Roma : Tipografia Eredi Botta, 1888. Tornata del 27 febbraio 1864, pagg. 3414-
3415.
dal punto di vista etico i colleghi per l’omissione, ritenne che i medici non fossero imputabili per
aver rifiutato le prestazioni professionali, proprio perché non avevano ricevuto una richiesta formale
di intervento. Visto anche tale pronunciamento, il Ministro Peruzzi -già sollecitato in tal senso dal
Prefetto de Ferrari- revocò la sospensione dei medici foggiani con provvedimento del 20 agosto
1864. (16)
Come raccontò il dottor Luigi della Martora, nel pronunciare l’orazione funebre di Domenico
Antonio, durante quelle vicende, i medici del Comitato avrebbero voluto manifestare tutto il loro
sdegno per le accuse ingiuste che stavano ricevendo, ma Berardi -in quel periodo, Vice-Presidente
dell’istituzione- li invitava alla calma: «[...] egli [...] tutta adoperò la sua energia per contenerci ne’
limiti di una dignità sprezzatrice. E a noi che gli ricordavamo con Aristotile che la collera è qualche
volta l’arma della virtù, ei rispondeva con Seneca che noi maneggiamo le nostre armi, e la collera
maneggia noi; e ripeteva la massima di Montaigne che il male maggiore che si può fare ai nemici
non è quello d’ingiuriarli e contarne i vizii ed i difetti, ma di mostrare loro i propri talenti e le
proprie virtù ». (17)
L’occasione per applicare questa filosofica conclusione, si presentò già l’anno seguente, con la
feroce epidemia di colera che colpì la città di San Severo, uccidendo oltre il 6% degli abitanti (18):
Berardi e altri medici del Comitato di Foggia si precipitarono a soccorrere quella sventurata
popolazione. Per il coraggio e la generosità dimostrati in quel frangente, Domenico Antonio fu
insignito dell’Ordine cavalleresco dei SS. Maurizio e Lazzaro. (19)
Dall’abitazione di famiglia, che si trovava in Vico Mastrolillo, Domenico Antonio si spostò con
la famiglia verso la zona in espansione della città: la strada di S. Antonio Abate, che in seguito
prese il nome di Corso Vittorio Emanuele. Lungo questo asse, il Sindaco Lorenzo Scillitani aveva
deciso che Foggia dovesse svilupparsi, ricongiungendo l’antico centro storico (che terminava
all’altezza dell’attuale Corso Garibaldi) alla chiesa di Gesù e Maria, all’epoca isolata con il suo
convento e la chiesa della Madonna della Croce e circondata da un terreno sterrato e spesso
impaludato dalle acque pluvie. Nel deliberare la sistemazione della piazza antistante la chiesa -
l’attuale Piazza Giordano- il Sindaco sollecitava i notabili foggiani ad erigere nuove dimore sulla
strada nascente, per disegnare un “passeggio” decoroso e piacevole verso i nuovi giardini. Berardi
acquistò un’area che faceva parte dell’ampio fondo della baronessa Caracciolo (20) e su questo
terreno edificò il monumentale palazzo di famiglia, tuttora esistente. (21)
Oltre all’attività professionale, Berardi coltivava la passione per l’impegno civico: in quanto
esponente del ceto alto-borghese e grazie al prestigio del quale godeva, venne presto coinvolto
nell’attività amministrativa della quale fu interprete onesto e scrupoloso. Entrò a far parte della
“giunta” del Sindaco Scillitani e, oltre alle funzioni amministrative più comuni -sovrintese, ad

16
) Cfr. Giovanni Du Jardin, op. cit., pag. 12 delle note manoscritte dal dott. Nigri e allegate in coda al volume per
completare la descrizione della vicenda.
17
) F. Villani, op. cit., pagg. 411-412.
18
) Cfr. Francesco De Ambrosio, Memorie storiche della città di Sansevero in Capitanata, Napoli 1875, pag. 168;
Vincenzo Gervasio, Appunti cronologici da servire per una storia della città di Sansevero, Firenze 1871, pagg. 42-43.
Disse della Martora durante l’orazione funebre: «I giovani nostri solleciti accorsero, ed egli, il presidente del sodalizio,
prendendo le ragioni del suo operare dal cuore, impavido andò incontro al pericolo - La ricchezza del censo, la cresciuta
famiglia, le paurose istanze degli amici non valsero a rimuoverlo dal proposito di levare alta la bandiera dell’onore della
classe medica di Foggia - Uomo nobile e generoso, godè poi che la civile potestà fregiasse il suo petto, perchè reputò
questo atto un omaggio alla intera classe, anzichè un segno d’individua onorificenza». F. Villani, op. cit. pag. 412.
19
) Con Decreto Regio n. 10375 dato in Firenze il 3 novembre 1865, come riporta lo stesso Domenico Antonio nel
documento di cui alla nota 8. L’investitura fu riportata anche nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 292 del 14
novembre 1865.
20
) La proprietà si estendeva dall’attuale Corso Vittorio Emanuele all’attuale Via della Repubblica.
21
) Attualmente, il palazzo ospita, a piano terra, il Bar “Duetto” e l’Autoscuola “Graziani”. Nella dichiarazione
rilasciata al Comune di Foggia, così scrive lo stesso Berardi: «L’abitazione di detto Domenicantonio in fondo proprio,
sito al corso Vittorio Emmanuele [sic] già strada S. Antonio Abate al 2° piano, numero nero 90, rosso 28. È abitato il 1°
piano di detta casa palazziata dall’Agente Generale del Duca di Bovino ed è fittato pel prezzo di lire italiane 840 annue,
con scrittura del 30 Marzo 1871 registrata in Foggia al N. 338, fol. 666, cas. 2, vol. 19, 3 Aprile 1871 esatte lire 9».
esempio, il lavoro degli uffici dello Stato Civile, come è possibile desumere dagli atti di quel
periodo- si impegnò soprattutto nel settore della pubblica istruzione (22) e sovrintese, per incarico
del primo cittadino, alla nascita del Liceo “Lanza”, sorvegliando i progressi nel primo anno della
fondazione, e partecipando anche -in qualità di delegato del Comune- ai primi esami dell’Istituto,
negli stessi locali del convento di San Gaetano in cui era stato giovane studente irrequieto. (23)

Per i meriti personali e le competenze professionali ed amministrativi acquisiti, ottenne diverse


nomine in istituzioni pubbliche e private, svolgendo il compito -come di consueto, con lo zelo e
l’integrità che gli venivano pubblicamente riconosciuti:
- il 26 aprile 1865 fu nominato Socio Corrispondente e il 19 giugno 1866 Socio Ordinario della
Reale Società Economica di Capitanata;
- il 15 dicembre 1866 fu nominato Presidente della Succursale di Foggia della Banca Nazionale
(24);
- il 3 maggio 1863 fu eletto Medico Consulente della compagnia assicuratrice inglese “The
Grisham”;
- il 5 giugno 1867 il Consiglio di Amministrazione della Cassa Generale delle Famiglie, con sede
in Napoli, gli conferì il brevetto di Medico Consulente di Prima Classe;
- l’8 settembre 1867 e l’1 gennaio 1874 fu nominato e confermato, con Decreti Regi, Membro
Ordinario del Consiglio Scolastico Provinciale.

Nel pieno vigore delle forze, ad appena 56 anni, il 27 luglio 1875 fu improvvisamente stroncato
da una “violenta apoplessia”. (25)
Il grande concorso di popolo e dei notabili cittadini e l’accorata orazione funebre del collega
Luigi della Martora, collega ed amico, consocio da sempre del Berardi nel Comitato Medico
cittadino, restarono a testimonianza del grande affetto e della grande rinomanza professionale dei
quali godeva a Foggia e non solo.
È sepolto in una delle tombe di famiglia dei Berardi, al centro del cimitero di Foggia, accanto
all’artistico monumento funebre della famiglia de Nittis, cui apparteneva l’amata moglie.

Loris Castriota Skanderbegh

22
) Dice il della Martora: «Sentinella vigile della istruzione popolare, come delle pubbliche opere, con amore ed
interesse più unico che raro tutelava i diritti de’ cittadini ne’ confini del loro stato civile. Sollecito ad ogni invito che
ridondava ad onore del paese, non una volta negò l’opera sua, che sempre ebbe l’impronta dell’energia, dell’onestà ed
esattezza. Tutto compiva con alacrità forte di altissima abnegazione». F. Villani, op. cit., pag. 410.
23
) «[...] Gli orali poi, ne’ giorni 28 e 29 dello stesso mese [settembre 1868] si tennero pubblicamente con l’intervento
dell’Autorità municipale in persona dell’Assessore Signor Domenico Antonio Cav. Berardi, il quale dal cominciamento
fino al termine di esso fu testimone sì della severità de’ Professori esaminanti, che del profitto degli alunni di questo
Liceo ginnasiale». Teresa Maria Rauzino, Il Regio Liceo Lanza. Dalle Scuole Pie agli anni del Regime, Foggia, 2004,
pag. 69.
24
) Nel 1864, quando scrive la dichiarazione di cui alla nota 8, riveste ancora quella carica che mantiene anche negli
anni successivi: nel 1871, ad esempio. Cfr. Calendario Generale del Regno d’Italia pel 1871, Firenze, marzo 1871, pag.
727.
25
) F. Villani, op. cit., pag. 408. [N.d.R.: chi scrive questa breve biografia è trisnipote di Domenico Antonio Berardi.
Secondo i racconti di famiglia, il medico fu colto dal fatale malore mentre stava facendo una doccia “ante litteram”:
usava, infatti, farsi aiutare dal domestico che versava l’acqua attraverso un grosso recipiente forato sospeso nel bagno di
casa. Un precursore delle nostre docce, insomma.].

Potrebbero piacerti anche