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5/2/2021 Luigi Carlo Farini - Wikipedia

Luigi Carlo Farini


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Luigi Carlo Farini (Russi, 22 ottobre 1812 – Quarto, 1º


Luigi Carlo Farini
agosto 1866) è stato un medico, storico, politico e patriota
italiano, per breve tempo Presidente del Consiglio dei ministri
del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863.

Indice
Biografia
Giovinezza
Medico condotto e prime ricerche scientifiche
Dal 1835 al 1842
L'esilio (1843-1846)
Da medico a politico
Al governo negli anni 1859-1861
La follia e il tramonto
Opere
Onorificenze Presidente del Consiglio dei ministri
del Regno d'Italia
Note
Durata mandato 8 dicembre 1862 –
Bibliografia
24 marzo 1863
Voci correlate
Monarca Vittorio Emanuele
Altri progetti II
Collegamenti esterni Predecessore Urbano Rattazzi
Successore Marco Minghetti
Biografia
Dittatore dell'Emilia
Durata mandato 20 luglio 1859
Giovinezza (Anche in Romagna
dal 9 novembre) –
Luigi Carlo Farini nasce il 22 ottobre 1812 a Russi (Ravenna) da
13 marzo 1860
Stefano, il farmacista del paese e Marianna Brunetti. Suo zio
Girolamo Brunetti era un medico rinomato di Faenza. Inizia i Monarca Vittorio Emanuele
suoi studi a Russi. Don Pier Girolamo Sintoni gli insegna la II
grammatica e la retorica, mentre lo zio Domenico Antonio gli
impartisce lezioni di filosofia, matematica e scienze naturali:
Deputato del Regno d'Italia
Domenico Antonio era tra l'altro amico e discepolo del grande
naturalista forlivese Cesare Majoli[1]. Legislature VIII

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Da giovane aderisce alla Carboneria e successivamente alla Ministro dell'interno del Regno di
Giovine Italia. Si iscrive giovanissimo all'Università di Bologna Sardegna
(Facoltà di medicina e chirurgia). Sostiene l'esame di
ammissione il 10 novembre 1828 quando ha appena 16 anni. Durata mandato 24 marzo 1860 –
Inizialmente viene allontanato dall'università per aver urlato 31 dicembre 1860
durante una manifestazione dell'11 febbraio 1830 “Viva l'Italia, Monarca Vittorio Emanuele
Abbasso i tiranni”[2]. A seguito di una richiesta di perdono viene II di Savoia
riammesso alla facoltà. Egli partecipa ai moti del 31; combatte
Capo del Camillo Benso,
anche a Rieti e Rimini dove conosce i figli della regina Ortensia,
uno dei quali sarà il futuro Napoleone III. Dopo l'insuccesso dei governo conte di Cavour
moti la sua attiva partecipazione non viene segnalata alle Predecessore Camillo Benso,
autorità. Si laurea in medicina il 27 giugno 1832 con una tesi dal conte di Cavour
titolo Quid sit certitudo medica in qua conquiescunt Judices,
Successore Marco Minghetti
suasque sententias fulciunt[3] (riguardante casi pratici come
artrite, tonsillite ecc). Legislature VII Legislatura del
Regno di
Sardegna
Medico condotto e prime ricerche scientifiche

Ottiene la matricola per il libero esercizio della professione il 14 Ministro della pubblica istruzione
dicembre 1832 e incomincia l'attività a Russi. L'anno seguente del Regno di Sardegna
si sposa (agosto 1833) con Genevieffa Cassani di Dozza, dalla Durata mandato 20 ottobre 1851 –
quale ha 3 figli: Domenico, Armando e Ada. Ottiene anche le 16 maggio 1852
prime soddisfazioni in campo professionale: don Giovanni
Capo del Massimo d'Azeglio
Laghi, vicario di San Pancrazio (Russi), scrive di lui il 4
novembre: “In occasione di varie malattie si è prestato ed ha governo
esercitato la sua professione con esito felicissimo, per cui ha Predecessore Pietro Gioja
ottenuto l'approvazione universale”[4]. Il 30 aprile 1834 don Successore Carlo Bon
Giovanni Vassuri, arciprete di Russi, attesta: “il medesimo ha Compagni di
per circa due anni di pratica esercitata la […] professione in
Mombello
questa e nelle limitrofe parrocchie con zelo e carità verso ai
poveri, conducendo a felice esito le più gravi malattie a modo di Legislature IV Legislatura del
attirare l'attenzione e la stima di tutta la popolazione”[4]. Le Regno di
prime pubblicazioni del Farini contenenti le sue osservazioni Sardegna
scientifiche appaiono sul Bullettino della Società Medico
Chirurgica di Bologna: Dell'unione dell'acetato di morfina al
Deputato del Regno di Sardegna
solfato di Chinina nella cura delle febbri intermittenti, Malattie
convulsive da arterite, Sulle febbri periodiche intermittenti Legislature IV, V, VI, VII
(febbri che egli considera provocate dal “nerveo sistema”). Il 5
maggio 1834 diventa medico interno a Montescudo, paese Dati generali
nell'entroterra di Rimini. Il 31 dicembre dello stesso anno lo zio Partito politico Destra storica
Domenico Antonio, al quale era molto legato, viene ucciso;
questo delitto incide dolorosamente sulla sua vita. A 24 anni si Titolo di studio laurea
fa conoscere dal mondo scientifico ripubblicando in un unico Università Università di
opuscolo il suo lavoro dal titolo: Sulle febbri intermittenti, Bologna
Memoria del Dott. L.C. Farini di Russi medico di Montescudo,
Tip. Casali, Forlì 1835. Invia questa pubblicazione a Francesco Professione Medico chirurgo
Puccinotti (1794-1872), titolare della cattedra di Patologia e
Medicina legale di Macerata, che lo elogia per la sua perspicacia
Luigi Carlo Farini
induttiva nello stabilire alcune verità. Nel 1835 pubblica una
“Necrologia del Dott. Vincenzo Drei”, un medico ravennate;

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traduce anche e dà alle stampe due sermoni di sant'Agostino.

Dal 1835 al 1842


Il periodo ravennate

Nel giugno 1835 lascia Montescudo e si trasferisce a Ravenna


dove instaura un rapporto epistolare con il nuovo medico di
Montescudo, Antonio Filippini, che lo ha sostituito grazie ad
una sua raccomandazione. Farini descrive Ravenna come città
infestata dalle zanzare, che danno molto lavoro ai medici: “Un
medico che lavora discretamente infatti guadagna 50 scudi al
mese, e se lavora molto può fare cento, nessuno dà meno di un
Paolo per visita ed i signori non meno di due Paoli”[5].
Nell'ospedale di Ravenna fa intanto le veci del medico primario
Luigi Malagola, ammalatosi. Riceve gli elogi del prof. Angiolo
Nascita Russi, 22 ottobre
Nespoli e del primario medico di Reggio Emilia Alessandro
Puglia per i suoi studi sulle febbri intermittenti. Il 19 novembre 1812
1835 scrive allo zio Girolamo Brunetti, medico a Faenza, Morte Quarto, 1º agosto
esprimendo la sua preoccupazione per l'arrivo di un'epidemia di 1866
colera proveniente da Ferrara: “A Francolino - nel ferrarese - di
Luogo di Cimitero di Russi
dieci casi, otto hanno perso la vita”[6]. Nella città di Ravenna
sepoltura
dopo che anche ad Ancona si era diffusa la malattia, vengono
prese misure precauzionali, come la creazione di lazzaretti e la Dati militari
nomina di medici preposti unicamente alla prevenzione e cura Paese servito Carboneria
di tale malattia; per questo il nostro viene nominato medico Giovine Italia
dell'ospedale dei colerosi. Farini chiede al Gonfaloniere di
Forza armata Ribelli di Rieti e
Ravenna[7] di potersi recare dove l'epidemia stava già infierendo
per poterla osservare e studiarne le terapie, ma la sua richiesta Rimini
viene respinta. In quello stesso periodo il Farini, con il fisico Anni di 1830 - 1831
forlivese Carlo Matteucci (1811-1868), direttore del laboratorio servizio
chimico e della farmacia dell'Ospedale di Ravenna, sperimenta Comandanti Giuseppe Mazzini
l'applicazione dell'elettricità nella cura del tetano, ottenendo la
cessazione delle contrazioni e una temporanea tregua per Guerre Moti del 1830-1831
l'infermo. Battaglie Combattimenti di
Rieti e Rimini
L'attenta osservazione delle malattie curate nella sua zona di
lavoro gli permette di comporre una memoria Sulla Pellagra (57 Nemici Stato Pontificio
pp.) pubblicata col titolo Osservazioni teorico-pratiche sulla storici
pellagra da servire ad una esatta monografia della Frase celebre Viva l'Italia, abbasso i
medesima[8]. Questa malattia viene considerata come il tiranni
prodotto di molteplici cause, non solo dell'alimentazione a base
Altre cariche Presidente del
di mais, ma anche della scarsa alimentazione, dell'insalubrità
dell'aria, dell'acqua e dei cibi e della scarsa igiene. Il Farini Consiglio dei ministri
consiglia di adottare una terapia marziale (prodotti a base di Dittatore dell'Emilia
ferro), di ridurre le coltivazioni del mais e di assicurare alla Ministro dell'interno
popolazione vitto salubre, assistenza materiale e spirituale. Ministro della
pubblica
Medico condotto a Russi amministrazione
voci di militari presenti su Wikipedia

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Il 15 luglio 1839, Farini viene nominato medico condotto a


Russi, la sua città natale. In dicembre è già in grado di presentare un
quadro statistico delle malattie presenti nel suo paese al priore. Nel 1839
difende lo zio medico Girolamo dall'accusa di errori commessi nel curare il
Gonfaloniere Alessandro Ginnasi, morto a Faenza[9]. Il 28 gennaio 1841, nel
discorso di elogio al cardinale Luigi Amat, Farini coglie l'occasione per
un'interessante descrizione dei pregi e difetti dei romagnoli. Nello stesso
anno il Mezzetti (assistente di clinica medica) da Bologna lo informa che un
medico francese Sig. Des Maissons-Deupallans ammira il suo lavoro sulla
pellagra e vorrebbe essere informato sulle statistiche di questa malattia nel
suo comune e sull'influenza che le risaie hanno sulla pellagra.

Lo stesso anno partecipa al concorso per una condotta a Villanova di


Bagnacavallo. Presenta in Consiglio Comunale un curriculum ricco di
Monumento di Farini a
esperienze e di pubblicazioni: “15 attestati di studi fatti con profitto a
Ravenna
Bologna, 30 lettere di nomina in diverse condotte, 26 nomine e diplomi
accademici e lettere di distinti professori e 16 opuscoli medici da esso
pubblicati, è aggregato alle principali società medico chirurgiche d'Italia e
ad Accademie Scientifiche; delle sue opere fanno onorevolissima menzione i Medici e le Accademie più
rinomate che notano il vantaggio in esse nella cura dell'infermità, ha lettere onorifiche dei più celebri
professori di Bologna, Firenze, Pisa, Parma, Venezia e Napoli”.[10]. Nonostante le ottime referenze,
ottiene 7 voti favorevoli su 33.

Il 9 ottobre 1842 muore il padre per un ictus.

L'esilio (1843-1846)

Nel 1843 Farini svolge i suoi primi studi sulla rabbia. Nello stesso anno partecipa ai moti insurrezionali.
Ricercato, è costretto a fuggire in esilio. Lascia la moglie e due dei tre figli (Ada e Armando) a Dozza, da
suo suocero, l'altro figlio Domenico viene sistemato in collegio a Ravenna e lascia al cugino Francesco
Zanzi l'onere di amministrare i suoi averi. Fugge prima nel Granducato di Toscana e di lì in Francia.
Riceve dai suoi amici lettere di raccomandazioni per medici e persone influenti di Marsiglia e Parigi. In
una lettera per la cugina Clelia, il Farini così si compiace: ”ricevo dimostrazioni di cortesia da non pochi
fra quei scienziati prestanti che sono la fama del mondo. Ogni clinica mi è aperta e aperto mi è l'adito a
gabinetti e ad accademie; per mezzo di loro ho copia di libri, ed avrò facoltà di assistere e prendere parte
alle esperienze ed ai corsi scientifici che presto incominceranno”[11]. Passati i primi mesi, diminuisce
l'iniziale entusiasmo per la vita culturale di Parigi e così il 20 febbraio 1844 Farini si reca a Firenze, dove
viene raggiunto dalla famiglia; successivamente fissa la sua dimora nel Ducato di Lucca.

Qui comincia ad organizzare un movimento insurrezionale che doveva entrare in azione nello Stato
pontificio. Ma di lì a poco si rende conto che tale progetto non sarebbe stato realizzabile. Invece
dell'insurrezione, propone una serie di riforme di stampo moderato. Nell'estate del 1845 scrive il
Manifesto delle popolazioni dello Stato Romano ai Principi ed ai popoli d'Europa additando a tutti i
governi e sovrani europei l'illiberalità delle Corti speciali, istituite dal governo dello Stato della Chiesa e
chiedendo una maggiore libertà di azione politica a favore dei cittadini della Romagna. Il proclama
diventa noto col nome di Manifesto di Rimini.

Studi su risaie e ospedali

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Incaricato dalla Sovraintendenza di sanità del Granducato di Toscana di occuparsi dei problemi sanitari
dei lavoratori delle risaie, chiede a Don Francesco Monti di Russi un quadro statistico dei nati e morti
nelle risaie. A metà del 1845 pubblica in un libro il risultato delle sue indagini: Sulle questioni sanitarie
ed economiche agitate in Italia intorno alle risaie - Studi e Ricerche, Tip. Galileiana, Firenze 1845.[12]
Contrariamente alle opinioni negative del Puccinotti, il Farini ritiene che siano gli effluvi delle paludi a
causare le malsanie nelle risaie. In questo suo scritto troviamo anche un calcolo su guadagni e spese dei
produttori di riso in Italia. La risaia secondo Farini non va introdotta su terreni elevati ed asciutti, perché
vi aumenterebbero l'umidità e i miasmi, ma solo in terreni paludosi dove sarà bene non favorire il
ristagno dell'acqua ma il risanamento del terreno. L'ultima parte dell'opera è dedicata alla legislazione
vigente in Italia e all'estero e i suoi effetti. In seguito Farini si interessa della questione ospedaliera.
Avendo confrontato diversi livelli di organizzazione dell'assistenza sanitaria nel corso del suo girovagare,
Farini si rivolge ai suoi amici per raccogliere precise informazioni sugli ospedali di ogni regione d'Italia
formulando ben 66 quesiti[13]. Di Massimo D'Azeglio sono le notizie riguardanti gli ospedali piemontesi.
Farini attinge informazioni anche da ospedali stranieri: Berna, Monaco e Vienna.

Maurizio Bufalini, noto medico cesenate e docente all'Università di Bologna, decide di aiutare Farini e lo
presenta e raccomanda a Federico Girolamo, nipote di Napoleone I, che voleva che un medico lo
accompagnasse lungo un viaggio in Europa.[14] A Courmayeur, dove si reca con l'illustre infermo
bonapartista, guarisce una donna da una grave infermità agli occhi. La sua fama si diffonde: accorrono
malati in folla da Svizzera, Valle d'Aosta e Savoia per farsi visitare.[15] Il suo impegno con il nipote di
Napoleone finisce il 12 maggio 1847 con la morte di quest'ultimo. Si reca quindi a Parigi per visitare una
donna inferma, poi a Rennes visita il fratello del conte di Pirè.

Da medico a politico

In seguito dell'amnistia concessa dal nuovo papa Pio IX (1846), Farini rientra nello Stato Pontificio. Il 13
ottobre 1847 è nominato primario medico dell'ospedale di Osimo, nelle Marche, e lì si trasferisce con
tutta la famiglia. In una lettera scritta al cugino Francesco Zanzi richiede l'invio di alcuni libri. L'elenco
descrive in modo esaustivo i libri necessari a un buon medico nella prima metà dell'Ottocento[16]. A
Osimo egli diventa esponente del Partito d'azione; inizia a dirigere il movimento nelle Marche e
nell'Umbria.

Incarichi nello Stato Pontificio

Nel 1848 Farini si candida alle elezioni del primo Parlamento dello Stato Pontificio[17] e viene eletto nel
collegio di Faenza-Lugo. Da questo momento in poi l'impegno politico sopravanza di molto l'attività di
medico. Pellegrino Rossi, nuovo primo ministro dello Stato Pontificio, nomina Farini Direttore generale
della Sanità, all'epoca un dipartimento del Ministero dell'Interno: è un primo embrione di Ministero
della Sanità.

Farini rafforza le norme di igiene pubblica prescrivendo un limite alla densità abitativa, un controllo più
stringente nella gestione dei rifiuti urbani (spesso si gettavano oggetti dalle finestre nella pubblica
strada), l'analisi della potabilità dell'acqua, e una più efficace igiene dei luoghi pubblici, con pulizia
regolare di piazze e strade. Il 24 novembre 1848 Pio IX fugge da Roma, aprendo la strada alla seconda
Repubblica Romana.

Farini non vi aderisce e, in seguito alla formazione del triumvirato Mazzini, Armellini, Saffi, viene
destituito. Si rifugia a Firenze[18] poi a Torino, dove si ricongiunge col figlio Domenico.

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Torna a Roma il 20 luglio del 1849 dopo la fine della repubblica e riprende le funzioni di direttore
generale della sanità. Nell'ottobre del 1849 il cardinale Domenico Savelli, nuovo ministro dell'Interno lo
destituisce dalla carica. Riprende la strada per Firenze (novembre 1849) e qui scrive La Storia dello
Stato Romano, il cui primo volume viene pubblicato nel 1850[19].

Nuova vita a Torino

A fine dicembre si trasferisce a Torino, dove il figlio Domenico si è iscritto all'Accademia Militare. In
breve tempo ottiene la cittadinanza piemontese. Nel 1849 è già deputato al parlamento subalpino.
Sederà alla Camera ininterrottamente dal 1849 al 1865. Nello stesso periodo fonda il giornale La Frusta
per sostenere il governo D'Azeglio (è direttore nel periodo 27 marzo-30 novembre 1850), dirige inoltre il
giornale Il Piemonte. A fine agosto del 1850 pubblica il secondo volume della Storia dello Stato
Romano[20]. In autunno accetta la direzione del Risorgimento[21] di Cavour, che lascia perché è stato
nominato ministro.

Farini annovera anche un'esperienza ministeriale, l'unica nella Torino pre-unitaria: nel 1851 viene
nominato ministro dell'Istruzione pubblica nel gabinetto D'Azeglio. Inizia a pensare ad un generale
riordinamento degli studi superiori seguendo anche i consigli del Bufalini. L'esperienza dura solo pochi
mesi: nel maggio dello stesso anno Farini rassegna le dimissioni[22]. Nel 1852 va ad abitare a Saluggia[23]
(Vercelli).

Nel gennaio 1855 sostiene e difende alla Camera il trattato d'alleanza anglo-franco-sarda di cui era stato
da sempre fautore, trattato in base al quale le truppe piemontesi sarebbero poi intervenute in Crimea.
A seguito della guerra di Crimea si adopera per preparare l'opinione pubblica, dentro e fuori Italia,
all'inevitabile guerra del 1859; i suoi scritti sulla situazione italiana compaiono anche su riviste inglesi[24].
D'Azeglio lo nomina Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Al governo negli anni 1859-1861

Nel giugno 1859, con la conquista sabauda delle quattro Legazioni pontificie (Ferrara, Bologna, Ravenna
e Forlì), la sua carriera politica ha una svolta. Farini lascia Torino (era la prima volta dopo 11 anni) e si
reca a Modena come Regio commissario degli ex ducati di Modena e Parma. Entra a Modena il 19 giugno
1859. Pochi mesi dopo, nei Ducati, ha fine il dominio nobiliare. Dopo la partenza in esilio del Duca
Francesco V, viene nominato regio commissario di Modena[25][26][27]. L'incarico doveva essere
provvisorio, ma Farini riesce a convincere il governo piemontese a rimanere. Il governo Cavour istituì
per Farini la carica di "Dittatore" (20 luglio). Farini fa destituire dall'Università di Modena alcuni insigni
studiosi come Bartolomeo Veratti (storico della matematica), Giuseppe Bianchi (astronomo) e
Marc'Antonio Parenti (filologo e giurista) perché non in linea con il nuovo regime. Per giustificare il
proprio potere, indisse i plebisciti d'annessione al Regno di Sardegna (agosto-settembre 1859).

Il 9 novembre Farini assume la carica di dittatore delle «Provincie provvisorie» (entità composta
dall'unione di ex Ducati ed ex Legazioni). Sotto il suo comando avviene l'abolizione dei feudi, dei
fedecommessi e della censura preventiva sulla stampa. Successivamente viene incaricato di governare
tutto il territorio da Piacenza a Cattolica, fino al confine con le Marche. Farini, trovatosi a governare delle
realtà nettamente diverse tra loro, le fonde in un'entità nuova cui dà il nome di «Regie provincie
dell'Emilia». La nuova entità vede la luce il 30 novembre 1859.[28] Come Governatore, impone
l'introduzione della lira italiana anche nelle ex Legazioni,[29] dove successivamente indice il plebiscito
delle provincie dell'Emilia nei giorni 11 e 12 marzo 1860.

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Il 24 marzo viene ricompensato per i suoi servizi con la nomina a ministro dell'Interno del terzo governo
Cavour. In settembre gli eventi politici subiscono una nuova accelerazione: l'esercito sabaudo conquista
Marche ed Umbria; nel Sud l'avanzata dei Mille di Garibaldi procede sicura, tanto che si prospetta un
trionfo per il generale nizzardo. Farini si sente improvvisamente al di fuori dei giochi e, deciso a non farsi
sopraffare dagli eventi, il 28 settembre parte per Napoli al seguito di Vittorio Emanuele II.

Il 6 novembre 1860 viene nominato da Vittorio Emanuele II «Luogotenente generale delle provincie
napoletane». L'incarico è lo stesso che aveva ricoperto un anno prima a Bologna: guidare l'annessione
dei territori appena conquistati allo Stato Sabaudo (il plebiscito si è svolto il 21 ottobre). La realtà
napoletana è piuttosto diversa da quella che Farini aveva conosciuto tra la natia Russi e Torino. Rimane
tuttora celebre il feroce e sprezzante giudizio su Molise e Terra di Lavoro, che riportò in un dispaccio
inviato il 27 ottobre al presidente del Consiglio, Cavour:

«Ma, amico mio, che paesi son mai questi, il Molise e Terra di Lavoro! Che barbarie! Altro che
Italia! Questa è Affrica. I beduini, a riscontro di questi caffoni, sono fior di virtù civile! Il Re
[Francesco II] dà carta bianca; e la canaglia dà il sacco alle case de' Signori e taglia le teste, le
orecchie a' galantuomini, e se ne vanta, e scrive a Gaeta [dove Francesco II era asserragliato]: i
galantuomini ammazzati son tanti e tanti; a me il premio. Anche le donne caffone ammazzano; e
peggio: legano i galantuomini (questo nome danno a' liberali) pe' testicoli, e li tirano così per le
strade; poi fanno ziffe zaffe: orrori da non credersi se non fossero accaduti qui dintorno ed in
mezzo a noi[30]»

Dopo pochi mesi viene sollevato dall'incarico. Come ultimo atto della sua luogotenenza, Farini sequestra
le rendite dei vescovi assenti dalle diocesi. Motiva il provvedimento asserendo che, in base al diritto
canonico, le assenze non erano giustificate. In realtà i vescovi si erano allontanati dalle diocesi per
salvarsi la vita[31]. Il 30 dicembre Farini viene sostituito dal principe Eugenio di Carignano.

La follia e il tramonto

Tra l'8 dicembre 1862 e il 24 marzo 1863 è Presidente del Consiglio, ma dopo poche settimane rivela i
sintomi di una grave malattia mentale che, tuttavia, viene celata per non allarmare un gruppo finanziario
con cui il governo aveva avviato delle trattative per un prestito. È comunque costretto alle dimissioni
dopo un Consiglio dei ministri in cui, a seguito della rivolta polacca contro lo Zar di Russia, era arrivato a
minacciare il re Vittorio Emanuele con un coltello alla gola[32][33][34] per costringerlo a schierarsi con gli
insorti e a firmare la dichiarazione di guerra all'Impero russo[35].

Muore in miseria tre anni più tardi, dopo essere stato ricoverato nello "stabilimento di salute" (il
manicomio) di Novalesa (TO)[36]. Venne inizialmente sepolto nel Cimitero monumentale di Torino; nel
1878 le spoglie vennero disseppellite e trasferite nel cimitero della sua cittadina natale, Russi.

Farini fu iscritto alla massoneria[37].

Opere
Dell'unione dell'acetato di morfina al solfato di Chinina nella cura delle febbri intermittenti, in
Bullettino della Società Medico Chirurgica di Bologna, Nobili e C., Bologna, vol. VII, 1833
Malattie convulsive da arterite, in Bullettino della Società Medico Chirurgica di Bologna, Nobili e C.,
Bologna, vol. VIII

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Sulle febbri intermittenti, Memoria del Dott. L.C. Farini di russi medico di Montescudo, Tip Casali,
Forlì 1835
Della elettricità nella cura del tetano, Tip. Nobili e C., Bologna 1838
Sulle questioni sanitarie ed economiche agitate in Italia intorno alle risaie - Studi e Ricerche, Tip.
Galileiana, Firenze 1845"
Storia dello Stato Romano dall'anno 1815 al 1850, Tip. Ferrero e Franco, Torino 1850-1859, 4 voll.
Storia d'Italia dall'anno 1814 ai nostri giorni, Tip. Franco, Torino 1854-1859, 2 voll.

Onorificenze
Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata
— 1860
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
— 1860

Note
17. ^ Il Parlamento dello Stato pontificio viene
1. ^ Come ci ricorda Luigi Rava in Il Maestro di un istituito con la costituzione del 14 marzo.
dittatore: Domenico Antonio Farini (1777-1834),
Roma 1899. 18. ^ Pasi 2002, p. 202.
2. ^ Pasi 2002, p. 126. 19. ^ Pasi 2002, p. 205.
3. ^ Pasi 2002, p. 128. 20. ^ Il terzo volume sarà pubblicato nel 1851; il
quarto uscirà nel gennaio 1853.
4. Pasi 2002, p. 130.
21. ^ Rimane direttore fino alla chiusura, il 31
5. ^ Pasi 2002, p. 137. dicembre 1852.
6. ^ Pasi 2002, p. 142. 22. ^ Farini sosteneva la politica di apertura di
7. ^ Carica corrispondente all'odierno sindaco. Cavour a Rattazzi. Il governo D'Azeglio
8. ^ Pasi 2002, p. 147. osteggiava tale strategia, denominata
9. ^ Girolamo Brunetti, Sulla malattia che connubio.
condusse a morte il nobil uomo signor conte 23. ^ Anche in memoria di questo evento Saluggia
commendatore Alessandro Ghinassi stringerà il 5 marzo 1995 un gemellaggio con la
confaloniere di Faenza (lettera del dottore città natale di Farini, Russi.
Girolamo Brunetti al dottore Luigi Carlo Farini di 24. ^ Pasi 2002, p. 215.
Russi, Faenza, Montanari e Marabini, 1840. 25. ^ Gli uomini di Farini portarono via tutto quello
10. ^ Pasi 2002, p. 155. che trovarono. Poi fecero fondere l'argenteria,
11. ^ Pasi 2002, p. 163. che in parte vendettero a Torino mentre il resto
12. ^ Pasi 2002, p. 169. lo tennero per sé. Cfr. Lorenzo Del Boca,
13. ^ Pasi 2002, p. 174. Risorgimento disonorato, Torino, 2011, pp. 37-
38.
14. ^ Durante il viaggio il Farini, saputo che, a
Russi, un suo parente era malato, invia una 26. ^ La saggista revisionista Angela Pellicciari
lettera al dottor Luigi Zanzi con alcuni consigli scrive che, durante la sua permanenza nella
per le cure (somministrazione di acetato di città estense, Farini fu protagonista di un
episodio indecoroso: impossessatosi di tutte le
ammoniaca, uso di polveri di Dover e etere
solforico, alimentazione a base di carni e di chiavi del castello, vi entrò e compì un vero
crucifere e di asparagi). saccheggio. Fece poi raccontare alla stampa
che il Duca, fuggendo, aveva « "menato seco
15. ^ Pasi 2002, p. 181. tutta l'argenteria e tutti gli oggetti di qualche
16. ^ Pasi 2002, p. 189. valore, lasciando vuote financo le cantine».

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Angela Pellicciari, La barbarie entra nelle ex 32. ^ Storia d'Italia De Agostini, Novara 1991, p.
capitali, in La Padania, 28 settembre 2001. 148.
27. ^ Sparirono dalle casse del Granduca 690.000 33. ^ Indro Montanelli, Storia del regno d'Italia, vol.
lire. Cfr. Carlo Martucci, L'invenzione dell'Italia 2º, Il giornale, 1993.
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36. ^ Come racconta il gran maestro della
29. ^ 1 lira per Bologna di Vittorio Emanuele II° - massoneria Lodovico Frapolli, cfr. Luigi Carlo
Re Eletto (http://numismatica-italiana.lamoneta. Farini. Quadri storici degli ultimi anni dettati
it/moneta/W-REE/8) dall'autore di «Una voce», Tipografia del Diritto,
30. ^ Vedi Antonino De Francesco, La palla al Torino, 1864.
piede, Feltrinelli, 2012, pp. 84-85. 37. ^ Luigi Pruneti, Aquile e Corone, L'Italia il
31. ^ Don Giuseppe Buttà, In viaggio da Montenegro e la massoneria dalle nozze di
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Bibliografia
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Indro Montanelli, L'Italia del Risorgimento, Milano 1972
Romano Pasi, Maurizio Bufalini e Luigi Carlo Farini: i due grandi protagonisti romagnoli del
Risorgimento e della medicina dell'800, Ravenna, Edizioni del Girasole, 2002,
ISBN 9788875673932.

Voci correlate
Governo Farini
Province Unite del Centro Italia

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Collegamenti esterni

Luigi Carlo Farini, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Luigi Carlo Farini, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Luigi Carlo Farini, su sapere.it, De Agostini.
https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Carlo_Farini 9/10
5/2/2021 Luigi Carlo Farini - Wikipedia

(EN) Luigi Carlo Farini, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


Luigi Carlo Farini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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Luigi Carlo Farini, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
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VIAF (EN) 73956815 (https://viaf.org/viaf/73956815) · ISNI (EN) 0000 0001 2102 3605 (htt
p://isni.org/isni/0000000121023605) · SBN IT\ICCU\RAVV\017938 (https://opac.sbn.it/opac
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datos.bne.es/resource/XX1695202) · BAV (EN) 495/15428 (https://opac.vatlib.it/auth/detail/
495_15428) · CERL cnp00548516 (https://thesaurus.cerl.org/record/cnp00548516) ·
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