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5/2/2021 Luigi XIV di Francia - Wikipedia

Luigi XIV di Francia


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Luigi XIV di Borbone, detto il Re Sole (Le Roi Soleil) o Luigi il Grande (Saint-Germain-en-Laye, 5
Luigi XIV
settembre 1638 – Versailles, 1º settembre 1715), è stato un membro della casata dei Borbone nonché il
sessantaquattresimo re di Francia e quarantaquattresimo di Navarra. Regnò per 72 anni e 110 giorni, dal
14 maggio 1643, quando aveva meno di cinque anni, fino alla morte nel 1715.

Per la sua durata il regno di Luigi XIV è al primo posto nella classifica dei regni più lunghi della storia. Fu
il primogenito di Luigi XIII e di Anna d'Austria. Il 10 marzo 1661, alla morte del cardinale Mazzarino,
prese personalmente il potere senza nominare alcun primo ministro: la sua presa di potere segnò la fine
delle grandi rivolte nobiliari, parlamentari, protestanti e contadine che avevano segnato i decenni
precedenti. Luigi impose l'obbedienza a tutti gli ordini della popolazione e il controllo anche sulla
religione, condannando il giansenismo nel 1660 e il protestantesimo, revocando l'Editto di Nantes nel
1685. Durante il suo regno rafforzò l'influenza della Francia in Europa e nel mondo, combattendo tre
grandi conflitti; ma oltre che militarmente la cultura francese fu sovrana in Europa durante il suo lungo
regno. Fino alla morte convinto assertore di una monarchia di tipo assolutistico e della legittimità dei
diritti divini del monarca.

Continuò inoltre l'opera dei suoi predecessori nel tentativo di creare uno Stato sempre più centralizzato
governato direttamente dalla capitale: Parigi. Cercò di eliminare gli ultimi resti dell'antico feudalesimoSaint-Germain-en-Laye
medievale persistente in alcune parti della Francia con il trasferimento dal 1682 della corte intera alla/sɛʒ̃ ɛʁmɛ ɑ̃ ̃ 'lɛ/ èdiun
Ritratto comune
Luigi francese di
XIV di Hyacinthe
reggia di Versailles, il grande palazzo da lui fatto realizzare in aperta campagna con il preciso scopo di42.515 abitanti
Rigaud, situato
1702, Museonel
deldipartimento
Louvre, Parigi
degli Yvelines, nella regione dell'Île-de-
controllare direttamente l'aristocrazia francese e costringerla a vivere lontana dalla vera politica che si
Re di Francia e di Navarra
dibatteva nella capitale. Con questi mezzi consolidò il sistema della monarchia assoluta in Francia, la cuiFrance. I suoi abitanti si definiscono
supremazia, che non teneva in nessun conto l'opinione dei sudditi, perdurò sino alla rivoluzioneSaint-Germanois. Saint-Germain è noto
francese. soprattutto per il castello che sorge nel
t itt di
Alla sua morte gli succedette il bisnipote di appena cinque anni, che assunse il nome di Luigi XV, dal
momento che tutti gli eredi intermedi gli erano premorti: suo figlio Luigi, il Gran Delfino, il primogenito
del delfino Luigi, duca di Borgogna e anche il figlio di questi, Luigi, duca di Bretagna (fratello maggiore
In carica 14 maggio 1643 –
di Luigi XV).
1º settembre 1715 (72
anni)
Incoronazione 7 giugno 1654
Indice
Predecessore Luigi XIII
Biografia
Erede Luigi, il Gran Delfino
Infanzia e reggenza di Anna d'Austria
Educazione Successore Luigi XV
Erede miracolato Conte di Barcellona
Fronda come Luigi II
Matrimonio con Maria Teresa d'Asburgo In carica 14 maggio 1643 -
Regno autocratico e riforme ottobre 1652
Presa di potere e eliminazione di Fouquet Predecessore Luigi XIII
Obbedienza delle province Successore Filippo IV di Spagna
Colbert e creazione del Consiglio reale delle Finanze (12 settembre 1661)
Creazione della moderna polizia Nome francese: Louis-
Fondazione dell'Ospedale Generale di Parigi (27 aprile 1656) completo Dieudonné de France
italiano: Luigi Deodato
Politica estera dei primi anni (1643-1672)
di Borbone
Tradizionale alleanza anti-asburgica
Prime guerre nei Paesi Bassi Nascita Castello di Saint-
Germain-en-Laye,
Culmine della potenza (1672-1697)
Politica estera Saint-Germain-en-
Laye, Regno di
Affari interni
Francia (oggi
Revoca dell'Editto di Nantes
Francia), 5 settembre
Lega di Augusta
1638
Cause e conduzione della guerra
Trattato di Ryswick Morte Reggia di Versailles,
Versailles, Regno di
Gli ultimi anni (1697-1714)
Francia (oggi
La Guerra di successione spagnola
Francia), 1º settembre
Cause e conduzione della guerra
1715
Il punto di svolta e le trattative di pace
Luogo di Basilica di Saint-
La morte del re e la successione (1715)
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Una serie di lutti che indebolisce la dinastia sepoltura Denis, Saint-Denis,
L'impossibile successione spagnola Parigi
La legittimazione dei "bastardi reali" Casa reale Borbone
La morte del re Dinastia Capetingi
Matrimonio e figli Padre Luigi XIII di Francia
Amanti e figli Madre Anna d'Austria
La personalità del Re Sole Coniugi Maria Teresa
Il sole come emblema d'Asburgo
Aspetto e problemi di salute Françoise d'Aubigné
Luigi XIV patrono delle arti Scarron, marchesa de
Maintenon
Un monarca prestato alla guerra
(1683-1715)
Il rapporto personale con la religione
L'educazione religiosa ricevuta Figli Luigi
Una vita liturgica Anna Elisabetta
Maria Anna
Riti specifici del re
Maria Teresa
Ostilità al giansenismo
Filippo Carlo
Il problema della continuità nell'ancien régime Luigi Francesco
Onorificenze Religione cattolica
Titoli e trattamento Firma
Ascendenza
Luigi XIV nella cultura di massa
Note
Bibliografia
Voci correlate
Famiglia
Politica
Avvenimenti
Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia

Infanzia e reggenza di Anna d'Austria

Figlio di Luigi XIII di Francia e di Anna d'Austria, Luigi nacque il 5 settembre 1638 nel castello di Saint-Germain-en-
Laye. La nascita fu considerata eccezionale e miracolosa, essendo avvenuta dopo ventitré anni di matrimonio trascorsi
senza che la regina avesse partorito alcun figlio o figlia e dopo quattro aborti spontanei, tanto che il padre gli conferì il
nome di Luigi Deodato[1], poiché la sua venuta al mondo fu vista come una grazia del Cielo. Luigi XIII e sua moglie
Anna ebbero inoltre un secondo figlio, Filippo, duca d'Orleans, nato nel 1640.

Aveva quasi cinque anni quando il Re suo padre morì improvvisamente e Luigi venne chiamato a ereditare il trono di
Francia, venendogli affiancata la madre che gestì de facto il potere assieme al Primo Ministro, il cardinale Giulio
Mazzarino. Questi resse le sorti della Francia per molti anni e fu così influente che solo alla sua morte, avvenuta il 9
marzo 1661, Luigi poté assumere effettivamente i poteri.

Luigi XIII, però, prima di morire, si premurò che Anna non fosse sola a governare come reggente per il figlio Luigi XIV infante, ritratto di
primogenito Luigi XIV, e pertanto predispose che ella si dovesse avvalere di un consiglio di reggenza del quale venne anonimo
comunque messa a capo sino a che il figlio non avesse raggiunto la maggiore età.

Il rapporto di Luigi con sua madre era straordinariamente affettuoso per l'epoca. I contemporanei e le malelingue riportarono in più occasioni
come la sovrana trascorresse la maggior parte del proprio tempo con Luigi, trascurando spesso gli affari di stato. Il rapporto tra i due fu tale che
Luigi XIV riportava in un passo del suo diario personale:

«La natura fu responsabile dei primi nodi che mi legarono a mia madre. Ma i legami instauratisi successivamente furono qualità di spirito
che andavano ben oltre i legami di sangue.[2]»

Sempre secondo le disposizioni di Luigi XIII, la regina madre mantenne in carica il cardinale Mazzarino come primo ministro, malgrado la cerchia
politica dell'epoca si opponesse al fatto che un italiano, seppur fedele al programma voluto a suo tempo da Richelieu, governasse la Francia. La
reggente decise inoltre di abbandonare gli scomodi appartamenti reali al Louvre e si installò al Palais-Cardinal, lasciato in eredità da Richelieu a

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Luigi XIII, approfittando dello splendido parco privato che il palazzo offriva come
luogo di svago per il giovane Luigi XIV e suo fratello. Fu così che il Palais-
Cardinal divenne Palais-Royal dove si installò la famiglia reale e tutta la corte.

Educazione

Oltre alle proprie funzioni ministeriali e governative, Mazzarino fu tutore di Luigi


XIV e a partire dal marzo del 1646 si prese la responsabilità della sua educazione e
di quella di suo fratello Filippo, avendo come vice-governante il Maresciallo de
Villeroy. Il Re e suo fratello si recarono quindi spesso anche all'Hôtel de Villeroy,
non lontano dal palazzo reale. Luigi XIV strinse amicizia anche col figlio del
maresciallo, François de Villeroy.
Luigi da bambino con la
madre, Anna d'Austria Malgrado gli sforzi dei suoi diversi precettori (l'abate Péréfixe de Beaumont nel
1644, François de La Mothe Le Vayer a partire dal 1652), l'educatore con cui ebbe Louis-Dieudonné, Delfino di Francia,
maggior intesa fu senza dubbio Pierre de La Porte, suo primo valletto di del 1643 di Claude Deruet
stanza, che egli stesso nominò suo lettore di testi storici[3], che gli tenne
corsi di latino, storia, matematica, italiano e disegno, sebbene Luigi non sia
mai stato uno studioso modello.

Seguendo l'esempio di Mazzarino che era stato un notevole collezionista


d'arte del suo tempo, Luigi XIV si dimostrò sempre molto sensibile alla
pittura, all'architettura, alla musica e soprattutto alla danza che per l'epoca
era considerata essenziale per l'educazione di un aristocratico: si esercitò
infatti nella danza per due ore al giorno dai 7 ai 27 anni[4]. Ebbe anche
un'educazione sessuale straordinariamente moderna per l'epoca: sua
madre predispose che la Baronessa di Beauvais (soprannominata "Cateau
la Borgnesse") si "accertasse" se e quando il Principe avesse raggiunto la
maturità sessuale[5].

Erede miracolato
Luigi XIV e suo fratello minore
Durante la sua infanzia, Luigi XIV sfuggì più volte al decesso:
Filippo, detto "Petit Monsieur", olio
su tavola attribuito a Henri e Charles
a 5 anni finì quasi annegato in uno dei laghetti del giardino del Palais-
Beaubrun
Royal;
a 9 anni contrasse il vaiolo, e dopo dieci giorni di cure, quando i medici Luigi XIV negli abiti
avevano ormai perso le speranze, Luigi recuperò la salute dell'incoronazione nel 1648
"miracolosamente"[6];
a 15 anni soffrì di un tumore alla mammella da cui però si rimise dopo poco[6];
a 17 anni soffrì di gonorrea[6].

L'allarme più grave durante il suo regno fu a ogni modo il 30 giugno 1658, quando il Re subì una grave intossicazione alimentare (causata da acqua
infetta) da cui derivò una febbre tifoidale. L'8 luglio di quello stesso anno ricevette l'estrema unzione e iniziarono i preparativi per la sua
successione quando Guénaut, medico personale di Anna d'Austria, gli somministrò un emetico a base di antimonio e di vino che
"miracolosamente" guarì il re. Come riportò il segretario di corte Toussaint Rose, fu probabilmente in quell'occasione che iniziò a perdere quasi
tutti i capelli e a indossare la famosa parrucca che divenne una vera e propria moda durante il suo regno.

Fronda

Negli anni finali della Guerra dei trent'anni in Francia scoppiò una guerra civile meglio conosciuta col nome di
"Fronda", che effettivamente mise seriamente in crisi la stabilità della riuscita Pace di Westfalia. I Frondeurs,
originariamente, erano insorti contro il Re a protezione dei diritti feudali dell'aristocrazia francese contro il
crescente accentramento del potere statale guidato dal cardinale Mazzarino, che per di più aveva proseguito la
politica di Richelieu suo predecessore nel far crescere la Corona a spese della nobiltà e del parlamento.
L'opposizione della vecchia aristocrazia conservatrice si scagliò anche contro la nobiltà di toga (Noblesse de
Robe), cioè i "nuovi nobili" creati dal Re perché detentori di cariche pubbliche di rilievo o perché avevano
acquistato il titolo nobiliare, fatto questo che indignava profondamente i ricchi proprietari terrieri figli
dell'aristocrazia storica.

Nel 1648 il cardinale Mazzarino tentò di tassare i membri del Parlamento di Parigi, un organo giudiziario e di
controllo composto in gran parte da nobili e da personaggi dell'alto clero. I membri del parlamento non solo si
rifiutarono di sottoscrivere questo atto, ma ordinarono anche che il decreto finanziario promosso da Mazzarino
venisse pubblicamente bruciato. Mazzarino, rafforzato dalla notizia della vittoria di Luigi II di Borbone-Condé,
Ritratto di Luigi come vincitore della
principe di Condé, alla battaglia di Lens, diede quindi ordine di arrestare alcuni membri del parlamento come
Fronda nelle vesti di Giove
dimostrazione della rinnovata forza sui rivoltosi, ma la cittadinanza di Parigi insorse contro il governo. Dopo
Reggia di Versailles, 1655
che i frondeur avevano fatto irruzione nel palazzo reale, Anna e il piccolo Luigi XIV decisero di lasciare Parigi e
di trasferire altrove l'intera corte. Poco dopo la Pace di Vestfalia pose fine agli scontri in Francia.

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Dopo la prima fronda (Fronda parlamentare, 1648-1649), scoppiò una seconda fronda, che coinvolse i rappresentanti dell'aristocrazia (Fronda dei
principi, 1650-1653). Questa seconda fase vide l'insurrezione totale delle classi agiate, il che provocò danni anche maggiori della prima dal
momento che fu un periodo di sordidi intrighi e trame nascoste. Essa era condotta dagli aristocratici che protestavano contro la centralizzazione del
potere. Questa fronda venne guidata dai più alti nobili in vista nella Francia dell'epoca, tra cui molti parenti dello stesso re Luigi XIV: Gastone
d'Orléans, suo zio paterno, Anna Maria Luisa d'Orléans, duchessa di Montpensier (la Grande Mademoiselle) cugina del re e figlia di Gastone, Luigi
II, principe di Condé, Armando di Borbone, principe di Conti, Anna Genoveffa, duchessa di Longueville ed Enrico d'Orléans, duca di Longueville,
oltre a Francesco di Vendôme, duca di Beaufort e i discendenti di altre dinastie nobili francesi come Federico Maurizio de La Tour d'Auvergne-
Bouillon, duca di Bouillon, e suo fratello il famoso maresciallo di Francia, Henri de La Tour d'Auvergne-Bouillon, visconte di Turenna, oltre a
Marie de Rohan-Montbazon, duchessa di Chevreuse e François VI, duca de La Rochefoucauld.

Con la maggiore età di Luigi XIV e la sua successiva incoronazione, i frondeur smisero le pretese di rivolta in quanto miravano quasi
esclusivamente a costituire loro stessi il comitato di reggenza del re e non a spodestarlo dal trono. La fronda si concluse ufficialmente nel 1653,
quando Mazzarino fece il suo ritorno trionfale in Francia dopo un periodo di esilio.

Matrimonio con Maria Teresa d'Asburgo

Con la conclusione della guerra franco-spagnola, venne siglato il trattato dei Pirenei che finalmente fissava le
frontiere tra Francia e Spagna. Luigi XIV accettò di buon grado tutte le clausole con l'eccezione di una: sposare
l'infanta Maria Teresa d'Asburgo, figlia di Filippo IV di Spagna e di Elisabetta di Francia. Gli sposi erano due
volte cugini primi dal momento che la regina madre, Anna d'Austria, era sorella di Filippo IV ed Elisabetta era
sorella del padre Luigi XIII. Ovviamente il matrimonio era un fatto meramente politico per riavvicinare
Francia e Spagna, sebbene Luigi XIV avesse desiderato inseguire il vero amore. Il matrimonio venne celebrato
il 9 giugno 1660 nella chiesa di San Giovanni Battista a Saint-Jean-de-Luz.

Luigi incontrò la sposa appena tre giorni prima del matrimonio, rilevando come essa parlasse solo qualche Incontro tra Luigi XIV e Filippo IV di
parola di francese[7]. La prima notte di nozze tra i due, contrariamente alla tradizione dell'epoca, non ebbe Spagna sull'Isola dei Fagiani nel
testimoni[8]. 1659; dietro Filippo IV si riconosce
sua figlia, la futura regina di Francia

Regno autocratico e riforme


(FR) (IT)

«L'État, c'est moi!» «Lo Stato sono io!»

Conosciuto con l'appellativo di Re Sole (appellativo che gli venne attribuito durante la Monarchia di luglio,
anche se il Re aveva adottato questo emblema già nel 1653 danzando nelle vesti del Sole nel Ballet royal du
jour et de la nuit), Luigi XIV fece di tutto per rafforzare la propria posizione di monarca assoluto, scelto per
diritto divino. A soli sedici anni, nel mese di aprile del 1655, prese delle posizioni sulle finanze dello stato che
avrebbero aumentato le entrate fiscali totali del regno dai 130 milioni del 1653 agli oltre 160 milioni del 1659-
1660, gareggiando coi migliori economisti e legislatori del suo tempo e grazie alla collaborazione di personaggi
chiave come Jean-Baptiste Colbert. Per quanto Luigi XIV si identificasse con lo stato (celebre è la sua frase "lo
stato sono io!"), egli se ne associò sempre come il primo servitore, riassumendo tuttavia nell'idea anche dei suoi
Luigi XIV di Francia, in un ritratto di contemporanei l'immagine di un sovrano forte e accentratore, ma anche attento a riforme accurate sulle
Charles Le Brun del 1661, anno in politiche amministrative e fiscali, nella politica estera e in quella religiosa.
cui il Re di Francia decise di
governare autonomamente senza
tutori né primi ministri Presa di potere e eliminazione di Fouquet

Alla morte del cardinale Mazzarino, suo primo ministro, nel 1661, Luigi
XIV decise di assumere personalmente il controllo delle redini del governo, sebbene l'entourage del re non
fosse realmente convinto delle sue capacità di governare da solo lo stato: questo lo convinse ancora di più a
perseverare nelle proprie convinzioni di monarca assoluto.

La sua ascesa riportò ordine nell'amministrazione dello stato francese, ma allo stesso tempo le casse dello stato
si trovavano alla soglia della bancarotta dopo la rovinosa guerra contro la Spagna, ma anche a causa delle spese
personali sostenute da Mazzarino e a causa dell'arricchimento personale e speculativo di Nicolas Fouquet,
sovrintendente alle finanze di stato. Sei mesi dopo la sua presa di potere, dunque, Luigi XIV decise di eliminare
Nicolas Fouquet dalla scena, commutando l'esilio perenne promosso dal Parlamento in un imprigionamento a
vita, abolendo per sempre l'Ufficio della sovrintendenza ai fondi statali da lui ricoperto. L'imprigionamento
avvenne in pieno giorno, il 5 settembre 1661, e l'operazione venne condotta dal moschettiere D'Artagnan, reso
poi celebre dalla letteratura francese. Jean-Baptiste Colbert venne nominato Controllore generale delle Finanze
nel 1665. Inoltre egli si premurò di dimostrare che Fouquet aveva sottratto illegalmente del denaro alle casse
dello stato per costruire l'opulento castello di Vaux-le-Vicomte, sua residenza ufficiale, il che lo screditò presso
l'opinione pubblica. Nicolas Fouquet, il sovrintendente
delle finanze che il Re Sole fece
"rimuovere" per salvare le casse
Obbedienza delle province dello Stato

La reazione delle province francesi alla nuova politica del sovrano non tardò a farsi sentire e per sedare le
rivolte scoppiate in Provenza (a Marsiglia in particolare), il giovane Luigi XIV venne costretto a inviare sul
posto il Duca di Mercoeur per reprimerle. Il Re prese il caso di Marsiglia come capro espiatorio per dare un giro di vite alla situazione delle
province nazionali e per questo, dopo essere entrato in città il 2 marzo 1660, decise di cambiare il sistema comunale locale sottoponendolo al

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parlamento di Aix. Altre proteste si ebbero in Normandia e nell'Angiò, che però vennero represse nel 1661. L'obbedienza "non venne più accettata,
ma imposta".[9] Il potere del parlamento venne quindi fortemente ridotto con il diritto di veto del sovrano su ogni iniziativa e con l'abolizione della
"suprema corte" nel 1665, concedendo ai parlamentari unicamente il diritto di rimostranza.

Colbert e creazione del Consiglio reale delle Finanze (12 settembre 1661)

La prima parte del regno di Luigi XIV fu segnata da grandi riforme amministrative e, soprattutto, da una
migliore ripartizione della tassazione. I primi dodici anni videro il paese in pace e il ritorno di una relativa
condizione di prosperità. Con il Re Sole si passò infatti dal concetto di una monarchia giudiziaria (dove la
funzione principale del re è quella di rendere giustizia) a una monarchia amministrativa (dove il Re è il capo
dell'amministrazione statale).

La figura chiave di questo periodo rinnovamento fu a ogni modo Jean-Baptiste Colbert che improntò le riforme
economiche come la base del governo. Egli ridusse il debito nazionale con una più efficiente tassazione. Le sue
tasse principali includevano gabelle, taglie, tasse terriere e doganali. Queste ultime in particolare vennero
ampiamente sfruttate da Colbert per promuovere il commercio e l'industria francese, costringendo le imprese
nazionali a produrre per lo Stato, scoraggiando le importazioni che aumentavano i costi generali: promosse
nello specifico le seterie di Lione, grazie anche alla famosa Manifattura dei Gobelins, che da allora e sino a oggi
produce raffinatissima tappezzeria e bellissimi arazzi. Colbert incoraggiò anche l'immigrazione in Francia di
artigiani e artisti da tutta Europa come vetrieri da Murano, fabbri dalla Svezia e carpentieri navali dai Paesi
Bassi: in questo modo si vide diminuire sempre più la dipendenza della Francia dai beni importati dall'estero,
incrementando nel contempo le esportazioni, che fecero aumentare anche l'attivo delle casse dello Stato.
Jean-Baptiste Colbert che
succedette a Fouquet dopo Era ormai finito il tempo in cui i generali disobbedivano ai progetti della
l'eliminazione voluta da Luigi XIV corte e del governo centrale, dal momento che non erano più sottoposti al
governo dei piccoli signorotti, ma combattevano unicamente per il Re. Il
marchese di Louvois, in particolare, si prodigò personalmente per il
rinnovamento dell'esercito, disciplinandolo e dotandolo di nuove armi, contribuendo così all'innalzamento del
morale delle truppe, che ebbe effetti positivi sugli scontri che si susseguirono durante la reggenza del trono da
parte di Luigi XIV, malgrado questo lo fece entrare più volte in conflitto in seno al consiglio dei ministri del re
con Colbert che invece prediligeva delle riforme economiche.

L'influenza di Colbert sulle politiche del re permarrà sino al 1671 quando il sovrano, sentendosi maggiormente
attirato dalle prospettive di Lavois, si avvicinò alle posizioni militaresche di quest'ultimo (anche a fronte
dell'imminente scoppio della guerra con la Repubblica delle Sette Province Unite), la cui influenza sul sovrano
e sulle sue politiche durerà sino al 1685.

Luigi stesso si premurò di introdurre anche alcune riforme legali. La figura del guardasigilli, pur mantenendo
formalmente la propria posizione, si svuotò di quell'importanza data all'amministrazione della giustizia,
sebbene la volontà del Re si riflettesse chiaramente nella pubblicazione della Grande Ordonnance de Il Marchese di Louvois, segretario di
Procédure Civile del 1667, conosciuta anche col nome di Code Louis, un codice di procedura civile valido e stato per la guerra, rivale di Colbert
nel Consiglio del Re
uniforme per tutta la Francia, il primo a essere creato in questo senso. Esso riguardava i campi più svariati
come il battesimo, il matrimonio, le sepolture, la compilazione dei registri di Stato (contrapposti ai registri
della Chiesa). Il Codice Luigi giocò quindi un ruolo rilevante nella storia legale della Francia e gettò le basi per
il futuro Codice Napoleonico che Napoleone Bonaparte promulgò agli inizi dell'Ottocento, a sua volta base essenziale per il costituirsi del diritto
moderno; esso inoltre ebbe il grande vantaggio di unificare la legge francese che in precedenza si suddivideva come da tradizione in due parti: al
nord vigeva la consuetudine (insieme di leggi non scritte appurate per abitudine), mentre al sud vigeva ancora il diritto romano (ormai considerato
antiquato e fortemente frainteso). Inoltre riformò nel 1670, con l'Ordonnance criminelle, il sistema di procedura penale al duplice scopo di
unificarlo in tutto il regno e di limitare il potere dei vari Parlamenti, i quali erano principalmente organismi giudiziari che col tempo avevano in
qualche modo eroso la sovranità dello stesso Re. L'anno seguente, 1671, venne promulgato il Code Du Comerce, detto anche Code De Savary, con la
quale il re intendeva disciplinare la materia del diritto commerciale.

Un altro dei documenti legislativi famosi pubblicati da Luigi XIV fu il Grande Ordonnance sur les Colonies del 1685, conosciuto anche col nome di
Code Noir, che regolò la schiavitù, eliminò alcuni abusi, garantì la proibizione della separazione delle famiglie di schiavi e limitò fortemente la
schiavitù dei bianchi (detta anche servitù a contratto).

Creazione della moderna polizia

Re Luigi XIV viene spesso descritto come un sovrano che desiderava "sapere tutto".[10] Quando il regno del Re Sole ebbe inizio, "La Parigi del XVII
secolo era quasi invivibile": ovunque nella capitale e in diverse parti della Francia scoppiavano epidemie, incendi, inondazioni e condizioni di vita
al limite del sopportabile. La capitale del resto attirava le persone che speravano di vivere meglio a fianco dei ricchi: truffatori, rapinatori, ladri,
mendicanti, storpi, fuorilegge, senza terra e categorie di persone svantaggiate. All'epoca di Luigi XIV era ancora perfettamente funzionante la Corte
dei Miracoli (con una popolazione stimata di 30.000 abitanti, ovvero il 6% della popolazione totale).[11]

Non bisogna dimenticare che Luigi XIV all'epoca viveva ancora a Parigi siccome non aveva ancora costruito Versailles e, vedendo tutto ciò, si rese
conto di quanto vi fosse da fare e per questo decise di creare una moderna forza di polizia che venne affidata a Gabriel Nicolas de La Reynie. Questo
nuovo corpo d'azione permetteva agevolmente di affrontare tutte le situazioni criminose o le emergenze che si fossero manifestate, fondendo in sé
quattro diverse polizie che precedentemente operavano nella sola capitale. La prima azione della nuova polizia fu quella di sgomberare la Corte dei
Miracoli, ma essa si occupò anche di segnalare le situazioni a rischio e aiutare il re nella pianificazione della città (illuminazione pubblica, acqua
corrente, ecc). Tra i casi che questa nuova polizia prenderà in considerazione ricordiamo il complotto di Latréaumont (1674), e l'affare dei veleni
(1679-1682).

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Fondazione dell'Ospedale Generale di Parigi (27 aprile 1656)

Con un editto apposito datato al 27 aprile 1656, Luigi XIV si impegnò personalmente a trovare un mezzo per sradicare l'accattonaggio, il
vagabondaggio e la prostituzione nella capitale e la soluzione fu l'istituzione di un ospedale generale che sovrintendesse e regolasse tutte le
strutture sanitarie parigine. La struttura venne progettata sul modello dell'Ospedale di Lione (Ospizio della Carità, fondato nel 1624) e vi chiamò a
lavorare i membri della Compagnia del Santissimo Sacramento. Esso riunì tre storiche istituzioni della capitale: la Salpêtrière, l'ospedale di Bicêtre
e quello di Sainte-Pelagie.

Politica estera dei primi anni (1643-1672)

Durante il suo regno, Luigi XIV tese ad affermare la potenza del proprio dominio utilizzando le armi
tradizionali della diplomazia (ambasciate, trattati, alleanze, unioni dinastiche, supporto per gli avversari dei
suoi nemici). Ma è soprattutto con l'esercito che Luigi XIV decise le sorti della Francia. Il giovane Re, perseguì
infatti in primo luogo la strategia che era stata dei suoi predecessori per tentare di liberarsi dell'angustiante
problema che sin dall'epoca di Francesco I aveva attanagliato la Francia, ovvero l'accerchiamento egemonico
degli Asburgo in Europa. Il Re Sole colse quindi l'occasione per sfruttare la guerra come mezzo risolutivo,
trascurando in parte l'espansione coloniale in un'epoca in cui si stavano facendo passi da gigante nelle
esplorazioni del globo.

Tradizionale alleanza anti-asburgica


Territori del regno di Francia e
Uno dei primi obiettivi di politica estera messi in campo da Luigi XIV fu
conquiste di Luigi XIV dal 1643 al
quello di rompere l'accerchiamento degli Asburgo, motivo per cui già
1715
all'epoca della sovrintendenza politica di Mazzarino il giovane Re dovette
cedere a un patto con le grandi potenze protestanti europee, facendo
quindi eco alla politica dei suoi due predecessori e a quella di Richelieu,
agendo nell'esclusivo interesse della Francia e malgrado le proprie fervide convinzioni religiose cattoliche.

La Guerra franco-spagnola conobbe quattro fasi: all'inizio del regno di Luigi XIV, la Francia sosteneva
direttamente le potenze protestanti contro gli Asburgo nella Guerra dei Trent'anni, conclusasi nel 1648 col
trattato di Westfalia. Approfittando della Fronda, la Spagna cercò di indebolire il re sostenendo la rivolta
militare del Gran Condé (1653) contro Luigi XIV. Nel 1659, le vittorie francesi e l'alleanza con i Puritani inglesi
(1655-1657) e le potenze tedesche (Lega del Reno) imposero alla Spagna il trattato dei Pirenei (confermato dal
matrimonio tra Luigi XIV e l'Infanta nel 1659). Infine, il conflitto riprese nella morte del Re di Spagna (1665),
quando Luigi XIV iniziò la Guerra di devoluzione: in nome dell'eredità di sua moglie, il Re di Francia richiese
che gli fossero devolute tutte le città di confine tra il regno di Francia e i Paesi Bassi spagnoli, in un momento di
Luigi XIV in un ritratto del 1670 con i grandi tensioni tra Spagna e Portogallo.
caratteristici baffetti "à la royale"[12]
che caratterizzeranno la moda della Dopo queste vittorie, Luigi XIV si trovò a capo della prima potenza militare e diplomatica dell'Europa,
sua prima parte del regno ampliando il proprio regno a nord (Artois) e a sud (Rossiglione). Sempre sotto l'influenza di Colbert, il re
costruì una marina militare e ampliò il suo impero coloniale per la lotta contro l'egemonia coloniale spagnola.

Prime guerre nei Paesi Bassi

Dopo la morte dello zio di Luigi XIV, re Filippo IV di Spagna, nel 1665, il figlio di questi salì al trono spagnolo
col nome di Carlo II. Luigi XIV era tra i pretendenti del Ducato di Brabante, uno dei territori dei Paesi Bassi
governato dal Re di Spagna (ereditato per merito delle copiose parentele di Carlo V d'Asburgo, imperatore del
Sacro Romano Impero Germanico), dal momento che egli era divenuto il marito di Maria Teresa d'Asburgo,
sorellastra di Carlo II. Ad ogni modo, il trattato dei Pirenei, concluso nel 1659 tra Francia e Spagna, aveva
espressamente richiesto che Maria Teresa d'Asburgo rinunciasse ufficialmente alle proprie pretese sulla corona
spagnola in cambio del pagamento della somma di 500.000 scudi. Luigi disse che la somma non era mai stata
pagata, e la Francia, che godeva di grande considerazione dopo la vittoria nelle guerre della fronda e nella
guerra dei trent'anni, ottenne il Ducato di Brabante.

L'area dei Paesi Bassi era però molto contrastata e Luigi XIV se ne accorse molto presto. La figura politica più
importante della Repubblica delle Sette Province Unite dell'epoca, Johan de Witt, Gran Pensionario, era
spaventato dalle ambizioni di Guglielmo II d'Orange (poi Guglielmo III d'Inghilterra al termine della Gloriosa
Rivoluzione), un principe olandese che mirava a privare lo stesso De Witt del supremo potere sulla repubblica.
Luigi XIV in ritratto del 1673
Scioccate dalla rapidità dei successi della Francia, le Province Unite olandesi accantonarono
momentaneamente la loro diffidenza verso gli inglesi e conclusero un patto di alleanza con Gran Bretagna e
Svezia dando origine alla Triplice alleanza in funzione chiaramente antifrancese.

La Triplice alleanza, a ogni modo, non durò a lungo: nel 1670 Carlo II d'Inghilterra decise di entrare in alleanza con la Francia e siglò il trattato di
Dover; i due regni, assieme ad alcuni principi dell'area del Reno, dichiararono guerra alle Province Unite olandesi nel 1672, dando il via alla Guerra
franco-olandese. La rapida invasione e occupazione di gran parte delle province dei Paesi Bassi, consentì a Guglielmo III di riprendersi parte del
potere su De Witt. Egli, infatti, si alleò con la Spagna e con il Sacro Romano Impero. Questo fatto portò l'Inghilterra a siglare il trattato di
Westminster nel 1674, proclamando la pace tra Gran Bretagna e Paesi Bassi e siglando nel contempo il matrimonio tra Guglielmo III e Maria,
nipote del re Carlo II d'Inghilterra.

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Malgrado queste controverse politiche di alleanza, la guerra continuò con grandi vittorie da parte della Francia.
Nel giro di una settimana, nel 1674 il territorio spagnolo della Franca Contea passò sotto il controllo francese;
nel frattempo il principe di Condé sconfisse il grosso delle armate combinate di Austria, Spagna e Paesi Bassi,
mentre il Principe di Orange, con la battaglia di Seneffe, impedì che quegli stessi contingenti discendessero
sino a Parigi, minacciando la capitale; egli si guadagnò così la fiducia francese. Nell'inverno del 1674-1675 il
maresciallo di Turenna vinse in Alsazia contro il celebre feldmaresciallo imperiale Raimondo Montecuccoli,
attraversando quindi il Reno e prendendo l'intera provincia che era stata rioccupata dopo la Pace di Vestfalia
del 1648. Dopo una serie di altre vittoriose operazioni militari, Luigi XIV assediò e catturò Gand, azione che
Bassorilievo raffigurante un'allegoria spinse Carlo II e il parlamento inglese a evitare di dichiarare guerra alla Francia in quel momento, dal
della pace di Nimega momento che Luigi XIV si trovava in una posizione superiore sul tavolo dei negoziati internazionali. Dopo sei
anni di scontri, l'Europa era ormai esausta e cominciarono i negoziati di pace che si conclusero nel 1678 con la
Pace di Nimega. Se Luigi XIV venne costretto a cedere alle Provincie Unite tutti i territori conquistati con la
forza, ottenne d'altro canto molti villaggi e città nell'area dei Paesi Bassi spagnoli e riottenne la Franca Contea.

La Pace di Nimega aumentò ulteriormente l'influenza della Francia in Europa, ma non riuscì a soddisfare le mire di Luigi XIV. Il re licenziò il
proprio ministro Simon Arnauld, marchese di Pomponne nel 1679, visto come insicuro nelle sue azioni e troppo pesantemente compromesso con
gli alleati. Luigi XIV decise quindi di non avvalersi più solo delle armi per ottenere i territori che gli servivano, ma di utilizzare anche la legge e la
diplomazia: a causa dell'ambiguità dei trattati del tempo, Luigi XIV fu in grado di avanzare delle pretese sui territori ceduti in precedenza e sulle
terre che formalmente gli appartenevano.

Il Re di Francia era intenzionato a impadronirsi di territori come il Lussemburgo per la posizione strategica offensiva e difensiva sulla linea di
demarcazione tra Francia e Impero, così come era interessato all'area di Casale Monferrato, che gli avrebbe aperto la strada d'accesso al fiume Po,
facendolo penetrare quindi nel pieno dell'Italia settentrionale. L'altro desiderio grande di Luigi XIV era quello di impadronirsi di Strasburgo,
importantissimo avamposto strategico utilizzato già in passato dalle armate imperiali come linea d'entrata per invadere la Francia. Strasburgo si
trovava nella regione dell'Alsazia, ma non era stata ceduta dagli Asburgo assieme al resto della regione proprio per l'importanza militare che questa
città ricopriva.

Culmine della potenza (1672-1697)

Politica estera

Nella sfera degli affari esteri fuori dai confini dell'Europa, l'impero coloniale francese si estendeva in America,
Asia e Africa, mentre le relazioni diplomatiche toccavano nazioni ancora remote per il XVII secolo come il Siam
(attraverso l'ambasciatore Alexander de Chaumont), India e Persia. L'alleanza con l'Impero Ottomano giunse
nel 1669 guidata da Suleiman Aga, rinnovando l'antica alleanza franco-ottomana.[13] L'esploratore René Robert
Cavelier de La Salle diede il nome, nel 1682, all'area del bacino del fiume Mississippi nel nord America,
chiamandolo "Louisiana" in onore di Luigi XIV, mentre i gesuiti francesi e i missionari erano presenti
regolarmente alla corte dell'Imperatore Kangxi in Cina. In Francia, Luigi XIV ricevette una visita del gesuita
cinese Michael Shen Fu-Tsung dall'inizio del 1684,[14] e dopo alcuni anni poté addirittura disporre di un
bibliotecario e traduttore cinese stabilmente alla sua corte, di nome Arcadio Huang.[15][16] Le relazioni con la
Persia ripresero a pieno ritmo nel 1715, l'anno della morte stessa del re.

Affari interni Luigi XIV nel 1684

Negli affari interni, Luigi XIV riuscì a far divenire la Corona francese sempre più potente e gloriosa a scapito
dell'aristocrazia e del clero. Egli si prodigò per supportare il gallicanesimo, una dottrina che limitava l'influenza del Papa in Francia, e dispose la
costituzione dell'Assemblea del Clero a partire dal novembre del 1681. Questa si rivelò solo un contentino provvisorio, in quanto già dal 1682
l'assemblea venne sciolta anche se il monarca francese impose l'accettazione della "Dichiarazione del clero di Francia", che metteva in contrasto
ancora una volta il potere del Re di Francia con quello del Papa. I vescovi, però, non potevano lasciare la Francia senza un assenso reale e nessun
ufficiale di governo poteva essere scomunicato per atti commessi mentre si trovava in carica. Inoltre il medesimo documento dispose che non ci si
potesse appellare al Papa senza l'assenso del Re. Il Re a ogni modo accettò le leggi ecclesiastiche in Francia, anche se le bolle papali e le disposizioni
pontificie in Francia vennero dichiarate nulle senza l'assenso del monarca. La dichiarazione non venne accettata ovviamente dal Papa.

Luigi ottenne anche una grande influenza sulla nobiltà francese coinvolgendola nell'orbita del suo palazzo di Versailles. Egli calcolò che spendendo
la maggior parte dell'anno tra le feste della sua corte, sotto il suo diretto controllo, essi non si sarebbero curati dei loro affari politici e non
avrebbero tramato opposizioni contro la Corona. Solo rimanendo in contatto costante con lui, quindi, i nobili avrebbero potuto ottenere i privilegi
necessari per mantenere il loro stile di vita. Luigi XIV dal canto suo intratteneva i visitatori con opere di straordinario lusso, ricchezza e opulenza al
fine appunto di addomesticare questa nobiltà, soprattutto dopo l'esperienza delle fronde che avevano animato i primi anni del suo regno.

Luigi XIV viene soprattutto ricordato per aver fatto costruire il Palazzo di Versailles, originariamente una palazzina di caccia che venne per suo
volere convertita in uno spettacolare palazzo reale che si distinse ben presto come uno dei maggiori monumenti mai costruiti al mondo. Il palazzo
attuale è rimasto pressoché lo stesso che vide Luigi XIV a lavori completati, con l'eccezione della cappella che venne ricostruita e ampliata nel
Settecento. Egli trasferì ufficialmente tutta quanta la sua corte in questo palazzo dal 6 maggio 1682. Luigi aveva molte ragioni per voler creare un
simbolo del proprio potere così unico e stravagante, per spostare significativamente la sede stessa della monarchia dalla pericolosa Parigi verso le
campagne del villaggio di Versailles. Anche se è luogo comune ritenere che Luigi XIV odiasse Parigi, si può dire che a ogni modo non mancò di
abbellirla con monumenti gloriosi aiutandone lo sviluppo.[17]

Versailles era tutto il potere della Francia in quanto non solo il Re vi viveva ma qui avevano sede tutti i ministeri e i principali organi di governo che
non dipendessero dal parlamento che non a caso era stato lasciato a Parigi, dal momento che con l'autocrazia di Luigi XIV esso aveva solo un valore
ipotetico e formale.[17] I nobili qui vivevano di pettegolezzi, giochi, feste, tanto cibo e bevande, oltre ovviamente a quegli immancabili privilegi che

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Luigi XIV stesso creava per accattivare l'attenzione del pubblico aristocratico e farlo anche entrare in lotta segreta al suo interno. Vi erano privilegi
come quello di reggere la candela al re mentre questi si recava nella sua stanza da letto, o ancora quello di sedere a tavola col re o di assistere alla
sua vestizione mattutina.

Dal 1685 Luigi raggiunse effettivamente l'apogeo del suo potere. Il Sacro Romano Impero, uno dei principali
antagonisti economici e politici della Francia, si trovava impegnato nella guerra contro l'Impero Ottomano
nella Grande Guerra turca, che cominciò nel 1683 e si concluse sedici anni più tardi. Luigi XIV comunicò ai
turchi che non avrebbe mai combattuto al fianco dell'Imperatore Leopoldo.[18] Questo fatto rassicurò e
incoraggio i turchi a non rinnovare la Pace di Vasvár siglata vent'anni prima con l'Austria e a muoversi
all'offensiva dell'Impero.[19] Il Gran Visir ottomano quindi avanzò verso occidente con un numeroso esercito e
strinse d'assedio Vienna per circa 2 mesi. Quando tutte le speranze di salvezza per la capitale asburgica
sembrarono svanire, Giovanni III Sobieski, Re di Polonia, guidò le proprie armate alla vittoria al fianco degli
imperiali nella famosa battaglia di Vienna del 1683. Venne così siglata anche la Pace di Ratisbona il 15 agosto
1684, con la quale Luigi XIV acquisì il controllo di molti territori di confine con la Germania per proteggere il
proprio stato dalle invasioni esterne. Dopo aver scacciato l'avanzata ottomana a Vienna, l'Imperatore non fu
tranquillo dall'avere la spina nel fianco dei turchi così vicini e lasciò che Luigi XIV annettesse tali territori.

La regina Maria Teresa d'Austria, moglie di Luigi XIV, morì nel 1683, il che gli diede occasione di spaziare
finalmente con le sue molte amanti.

Revoca dell'Editto di Nantes

Madame de Maintenon, in origine protestante, si era convertita al cattolicesimo in


gioventù ed era poi divenuta una strenua persecutrice dei protestanti stessi. Luigi
Un pamphlet inglese che critica
XIV revocò quindi l'Editto di Nantes firmato da Enrico IV di Francia nel 1598 (che
Luigi XIV e Mehmed IV per i loro
era stato già revocato e successivamente riconcesso dal cardinale Richelieu rispettivi ruoli nella battaglia di
durante il regno di Luigi XIII), con il quale si garantiva la tolleranza religiosa agli Vienna del 1683 ("Senza l'aiuto
ugonotti. della più cattolica delle maestà/
Contro il più anticristiano dei
Per raggiungere il suo scopo Luigi XIV emanò un nuovo editto nel marzo del 1685 monarchi")
con l'ordine che esso avesse effetto anche nelle colonie francesi, ed espulse tutti gli
ebrei dai suoi possedimenti, proibendo così la pratica di qualsiasi culto che non
fosse quello cattolico. Nell'ottobre di quello stesso anno, il Re proclamò l'Editto di Fontainebleau, che revocava
l'Editto di Nantes. Tutti i protestanti che non si fossero convertiti al cattolicesimo venivano ufficialmente banditi dal
Regno di Francia e i bambini nati da famiglie protestanti vennero obbligati a convertirsi al cattolicesimo. Molte chiese
protestanti vennero distrutte.
Luigi XIV nel 1685, anno
della revoca dell'editto di A seguito dell'applicazione dell'editto circa 200.000 persone abbandonarono la Francia, il che provocò un danno
Nantes economico per il regno, essendo presenti tra i protestanti e gli ebrei molti imprenditori e commercianti: una parte di
essi venne accolta nella Prussia degli Hohenzollern e contribuì a dare slancio all'economia del paese. Nonostante il
danno economico la monarchia francese ottenne un rafforzamento del proprio controllo sul reame.[20]

Lega di Augusta

Cause e conduzione della guerra

La revoca dell'Editto di Nantes, ovviamente, provocò un sentimento antifrancese scatenatosi in tutte le nazioni
di religione protestante. Nel 1686, cattolici e protestanti, si riunirono nella Grande Alleanza scaturita dalla
Lega di Augusta, al fine di proteggersi in alleanza contro la politica offensiva inaugurata dalla Francia. La
coalizione comprese l'Imperatore del Sacro Romano Impero e molti stati tedeschi tra cui il Palatinato bavarese
e il Brandeburgo. Le Province Unite, la Spagna e la Svezia aderirono alla Lega.[21]

Nel 1685, Carlo II del Palatinato, fratello della cognata di Luigi XIV,
Luigi riceve il Doge di Genova alla
Elisabetta Carlotta di Baviera, morì senza eredi. Per diritto dinastico, Reggia di Versailles, il 15 maggio
dunque, in linea con la legge salica, la corona del Palatinato sarebbe dovuta 1685 dopo il bombardamento di
passare alla linea minore dei Neuburg e non a Elisabetta Carlotta, anche se Genova. Ritratto di Claude Guy
ovviamente Luigi XIV fece pressione perché alla cognata fossero Hallé, Versailles
riconosciuti i diritti ritenuti legittimi. Ad ogni modo questo pretesto,
assieme a quello circa la successione per l'Elettorato di Colonia, consentì a
Luigi XIV di inviare truppe nel Palatinato già dal 1688 col compito formale di sostenere gli scontri in difesa dei
diritti della cognata contro gli usurpatori. La verità è che tale azione fu una vera e propria invasione con
l'intenzione di infliggere un duro colpo alla Lega di Augusta. Le truppe, al comando del Ezechiel du Mas, conte
di Melac, letteralmente eseguirono l'ordine impartito da Luigi XIV "Brûlez le Palatinat!" ("Bruciate il
Battaglia di Fleurus, 1690
Palatinato!"), devastando grandi aree a sud-est della Germania. La politica della terra bruciata doveva servire
da esempio soprattutto all'Imperatore per evitare che invadesse Lorena e Alsazia.

Questa azione di Luigi XIV fece però sì che molti stati tedeschi si schierassero con l'Impero. Luigi si aspettava che l'Inghilterra, ora sotto il governo
del cattolico Giacomo II, sarebbe rimasta neutrale. Nel 1688, però, la "Gloriosa Rivoluzione" depose Giacomo II e pose al suo posto sua figlia Maria
II che governò assieme al marito Guglielmo III d'Orange. Guglielmo III aveva sviluppato un'inimicizia personale verso Luigi XIV in quanto questi
aveva attaccato il suo paese d'origine, la Repubblica delle Sette Province Unite, e per tutta risposta aderì alla Lega di Augusta.[22]

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La prima campagna della Guerra dei Nove anni (1688–1697) che si inaugurò di lì a breve, fu favorevole alla Francia.
Le forze imperiali erano infatti in gran parte occupate negli scontri nei Balcani con i turchi e giunsero in ritardo negli
scontri. La Francia registrò così molte vittorie nelle Fiandre e lungo la Valle del Reno, in Italia e nel sud della Spagna,
oltre che nelle colonie.[22]

Luigi XIV d'altro canto supportò Giacomo II nel suo tentativo di riottenere la corona inglese, ma il re scozzese venne
sconfitto nella battaglia del Boyne del 1690. L'anno successivo cadde l'ultima fortezza giacobita di Limerick dopo la
battaglia di Aughrim. I sogni di Giacomo II di ritornare sul trono decaddero definitivamente.[22]

A ogni modo, malgrado la grandezza della coalizione opposta, le vittorie francesi non mancarono e nelle Fiandre
continuava a combattere Francesco Enrico di Montmorency-Luxembourg, soprannominato "le tapissier de Notre-
Dame" per il gran numero di bandiere nemiche catturate che inviò a decorare la cattedrale di Parigi. Francesco Enrico
Il Maresciallo de vinse la battaglia di Fleurus (1690), la battaglia di Steenkerque due anni dopo e la battaglia di Landen l'anno ancora
Luxembourg successivo.

Sotto la supervisione personale di Luigi XIV, le truppe francesi presero Mons nel 1691 e
la fortezza di Namur nel 1692. Con la presa di Charleroi nel 1693 dopo la vittoria di Landen, la Francia ottenne una
copertura difensiva per la Sambre. Alla battaglia della Marsaglia e a quella di Staffarda, la Francia risultò ancora
vittoriosa sulle forze alleate. Lungo i Pirenei si combatté la battaglia di Toroella che aprì la strada verso l'invasione
francese della Catalogna. I francesi trionfarono anche sui mari con la vittoria nella battaglia di Beachy Head (1690) e
nuovamente alla battaglia di Barfleur e La Hougue del 1692 contro gli inglesi.

La guerra continuò sino a quando il Duca di Savoia non siglò una pace separata con la Francia nel 1696 con l'obbligo
di aderire alla coalizione francese, il che procurò alla Francia altre truppe e un prezioso alleato.

Trattato di Ryswick

La guerra contro la Grande Alleanza si concluse nel 1697 con il trattato di Ryswick. Luigi XIV dovette cedere gran Luigi XIV all'assedio di
parte dei territori conquistati, ma ottenne l'importantissima piazzaforte di Strasburgo, mettendo così in sicurezza i Namur del 1692
confini della Francia verso il Reno e prevenendo attacchi da parte dell'Impero. Luigi ottenne inoltre de iure il
riconoscimento che già aveva de facto del possedimento di Santo Domingo, così come la restituzione di
Pondicherry e Acadia. Luigi XIV riconobbe Guglielmo III e Maria II come sovrani inglesi e promise di non
favorire più la scalata di Giacomo II al trono. Allo stesso tempo egli rinunciò a intervenire nell'Elettorato di
Colonia, ricevendo una compensazione finanziaria per la rinuncia delle pretese sul Palatinato. Luigi XIV
restituì la Lorena ai legittimi sovrani, ma con l'intesa che essa avrebbe supportato le truppe francesi in caso di
necessità e che ne avrebbe garantito il libero passaggio. Gli olandesi ottennero invece di poter costruire delle
piazzeforti lungo il confine con la Francia in previsione di altri attacchi esterni. La Spagna riottenne la
Catalogna e altri territori nei Paesi Bassi.[22] Luigi XIV - Moneta da 1 Luigi d'oro

Luigi riuscì a causare inoltre la dissoluzione della Grande Alleanza attraverso intrighi e maldicenze che posero
gli alleati l'uno contro l'altro in breve tempo. Riuscì così a fare in modo che agissero in forze divise, sicuramente meno pericolose che non grandi
coalizioni che coalizzavano più eserciti. L'atteggiamento generoso della Francia nei confronti della Spagna sarà la base per i fruttuosi accordi che
seguiranno quando, alla morte di Carlo II, egli nominerà suo erede Filippo, duca d'Angiò, nipote di Luigi XIV. L'influenza della Francia, anche dopo
il trattato, rimaneva a ogni modo molto incisiva negli affari della politica europea, a tal punto che Luigi XIV riuscì a proporre suo cugino Francesco
Luigi, principe di Conti per la corona polacca anche se l'operazione non riscosse il consenso di altre potenze europee che proposero Augusto di
Sassonia, che risultò incoronato come Augusto II di Polonia.

Gli ultimi anni (1697-1714)

La Guerra di successione spagnola

Cause e conduzione della guerra

Dopo la Pace di Ryswijk, l'argomento politico dominante in Europa fu la successione al trono spagnolo, dal momento
che l'interdetto Re spagnolo Carlo II era morto senza lasciare eredi. L'eredità spagnola era una delle più ricche del suo
tempo, dal momento che comprendeva non solo il Regno di Spagna, ma anche il Regno di Napoli, il Regno di Sicilia, il
Regno di Sardegna, il Ducato di Milano, i Paesi Bassi spagnoli e il vastissimo impero coloniale spagnolo che si
estendeva in quasi tutti gli altri continenti del mondo.[22]

Francia e Austria si trovarono ovviamente ancora una volta contrapposte per la successione al trono, dal momento che
entrambe le famiglie regnanti erano imparentate con quella reale spagnola. Il pretendente proposto dalla Francia fu il
Duca d'Angiò, pronipote della figlia maggiore di Filippo III di Spagna, Anna d'Austria, e nipote della figlia maggiore di
Filippo IV di Spagna, Maria Teresa, moglie di Luigi XIV.[22]

Carlo, Arciduca d'Austria, figlio minore dell'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo, era il pretendente invece proposto dalla
casa imperiale austriaca dal momento che sua nonna paterna, Maria Anna di Spagna, era stata una delle figlie del Re
di Spagna.[22]
Filippo V di Spagna

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Molte altre potenze europee del resto però temevano che il possesso della Spagna da parte della Francia o dell'Impero
avrebbe a ogni modo sconvolto il bilanciamento delle potenze europee. Per questo motivo gli olandesi e gli inglesi
proposero un nuovo candidato alternativo alle due potenze, il principe bavarese Giuseppe Ferdinando Leopoldo di
Baviera, imparentato con entrambe le casate. Secondo un primo trattato del 1698, il principe bavarese avrebbe dovuto
ereditare solo la corona spagnola, mentre i territori italiani e i Paesi Bassi sarebbero stati suddivisi tra Francia e
Austria.[22]

Lo scontro però si riaprì dal momento che il giovane principe bavarese morì di morbillo sei mesi dopo la sua
candidatura e la casata reale spagnola, nuovamente, richiese un candidato valido per entrambe le posizioni. Carlo II
però prescelse il figlio minore dell'Imperatore Leopoldo, l'Arciduca Carlo. Ignorando questa mossa, Luigi e Guglielmo
III siglarono nel 1700 il trattato di Londra, che consentiva all'Arciduca Carlo di prendere il trono Spagnolo, i Paesi
Bassi e le colonie spagnole. In cambio, Luigi XIV avrebbe ottenuto i territori in Italia.[22]

Nel 1700 il morente Carlo II, prese decisioni molto importanti a proposito della successione al suo trono. Egli
intendeva seriamente impedire che la Spagna fosse unita alla Francia o all'Impero, ma considerava la potenza militare
della Francia più capace di preservare il suo impero nella sua integrità. Nel proprio testamento, quindi, egli dispose Luigi XIV in un ritratto di
che la corona spagnola fosse offerta al Duca d'Angiò, figlio secondogenito del Delfino di Francia, e in caso di sua Hyacinthe Rigaud (1701)
rinuncia la corona sarebbe passata a suo fratello, Carlo di Borbone, duca di Berry e quindi all'Arciduca Carlo, figlio
dell'Imperatore Leopoldo I.[23] Se tutti questi principi avessero rifiutato la corona, essa sarebbe dovuta essere offerta
alla Casa di Savoia, imparentata alla lontana con la casata reale spagnola. Le condizioni erano però le seguenti: chi accettasse la corona aveva
l'obbligo di mantenere integro l'impero spagnolo senza smembrarlo o cederne alcuna parte e doveva rinunciare alla successione alla corona del
proprio paese d'origine.

Luigi XIV si trovò così di fronte a una scelta difficile: egli avrebbe potuto accettare la partizione per una possibile pace in Europa, oppure avrebbe
potuto prendere possesso della Spagna intera alienando le altre potenze europee. Luigi, all'inizio, assicurò Guglielmo III, Re d'Inghilterra, che
avrebbe aderito alla spartizione dei domini spagnoli. Ad ogni modo Jean-Baptiste Colbert, marchese di Torcy, nipote del famoso ministro Colbert,
consigliere di Luigi XIV, disse che se la Francia avesse accettato una parte dell'eredità spagnola, la guerra con l'Impero sarebbe stata inevitabile e
Guglielmo III, era ormai chiaro che avesse firmato il trattato per evitare la guerra e non per farla, dal momento che non era intenzionato ad
assistere la Francia nell'ottenere i territori spagnoli. Luigi quindi capì che se la guerra fosse nuovamente scoppiata, sarebbe stato più proficuo
accettare l'intera eredità spagnola e combattere una guerra difensiva. Quando Carlo II morì il 1º novembre 1700, Filippo, duca d'Angiò, venne
quindi proclamato Re di Spagna col nome di Filippo V.

La nomina di Filippo V venne quasi universalmente accettata. Filippo, a ogni modo, agì troppo precipitosamente e nel 1701 promulgò l'Asiento al
fine di permettere la vendita degli schiavi delle colonie spagnole alla Francia, con un potenziale danno consequenziale al commercio con
l'Inghilterra. Luigi, dal canto suo, cessò i trattati con Guglielmo III d'Inghilterra e riprese a appoggiare le pretese dell'erede dell'ormai defunto
Giacomo II, Giacomo Francesco Edoardo Stuart al trono d'Inghilterra. Inoltre, Luigi XIV inviò forze armate nei Paesi Bassi spagnoli al fine di
assicurarsi che essi rendessero il giusto omaggio e la giusta lealtà a Filippo V, fatto che venne visto dagli olandesi come una vera e propria
aggressione, tanto più che la Repubblica delle Sette Province Unite era pur sempre il paese d'origine di Guglielmo III d'Inghilterra. Come
conseguenza, si formò un'ulteriore Grande Alleanza che comprese l'Inghilterra, le Province Unite, il Sacro Romano Impero e molti altri stati minori
della Germania. La diplomazia francese, dal canto suo, si assicurò l'alleanza di Baviera, Portogallo, e, ovviamente, la Spagna di Filippo V.[24]

La successiva Guerra di successione spagnola continuò per la maggior parte del restante regno di Luigi XIV, provocando enormi emorragie di
denaro dalle casse francesi. Essa cominciò con la discesa degli imperiali in Italia prima ancora che la guerra fosse ufficialmente dichiarata. La
Francia riportò molte iniziali vittorie, minacciando di prendere possesso di Vienna, ma le vittorie di John Churchill, I duca di Marlborough e del
principe Eugenio di Savoia mostrarono che ormai l'invincibile macchina da guerra francese stava tracollando.

A seguito delle vittorie del Duca di Marlborough e del principe di Savoia


nella battaglia di Blenheim, la Baviera decise di ritirarsi dai combattimenti,
venendo ripartita quindi tra Palatinato e Austria e l'Elettore Massimiliano
II Emanuele venne costretto ad andare in esilio nei Paesi Bassi spagnoli.
Altra conseguenza della battaglia di Blenheim fu la successiva defezione di
Portogallo e Savoia che passarono ad allearsi con l'Impero. Con la battaglia
di Ramillies e con quella di Oudenaarde, le forze franco-spagnole vennero
ignominiosamente cacciate dai Paesi Bassi spagnoli, mentre con la
L'armata franco-spagnola guidata battaglia di Torino del settembre 1706, Luigi XIV venne costretto anche a
dal Duca di Berwick sconfigge
ritirare le ultime truppe rimastegli in Italia.
definitivamente le forze alleate La battaglia di Ramillies tra francesi
portoghesi, inglese e della e inglesi, il 23 maggio 1706
A seguito delle sconfitte subite e delle grandi perdite militari e finanziarie,
Repubblica Olandese nella battaglia
la Francia venne costretta a cambiare la propria posizione. Dal 1709 Luigi
di Almansa
XIV era ormai indebolito nella sua politica e dovette cedere tutti i territori
conquistati, mantenendo alla Francia i territori del trattato di Vestfalia, siglato più di sessant'anni prima.
Malgrado questo gli scontri continuarono.

Il punto di svolta e le trattative di pace

Divenne così chiaro che la Francia non avrebbe potuto mantenere integralmente l'eredità spagnola ed era altrettanto chiaro che la coalizione anti-
francese avrebbe detronizzato anche Filippo V di Spagna dopo la sconfitta dell'alleanza franco-spagnola. Filippo V a ogni modo riuscì a reagire e
vinse la battaglia di Almansa, quella di Villaviciosa e quella di Brihuega, il che contribuì a portare le forze alleate fuori dai confini spagnoli.
Successivamente la battaglia di Malplaquet del 1709 la Francia riuscì a reagire e gli alleati lasciarono sul campo 25.000 uomini, quasi il doppio
delle perdite francesi, grazie all'abilità del capace generale Claude Louis Hector de Villars. Con la battaglia di Denain del 1712 la guerra volse in
favore di Luigi XIV e de Villars portò nuovamente alla vittoria le armate francesi contro Eugenio di Savoia, riottenendo anche gran parte dell'onore
e dei territori perduti in precedenza.

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La morte dell'Imperatore Giuseppe I d'Asburgo, succeduto al padre Leopoldo I nel
1705, portò nella mente degli imperiali il grande progetto di riformare il grande
impero di Carlo V grazie all'Arciduca Carlo che era ora salito al trono col nome di
Carlo VI d'Asburgo e che era tra i candidati del trono spagnolo, sostenuto in questo
dall'Inghilterra che tutto avrebbe auspicato, ma non l'unione di Francia e Spagna.
Nell'intenzione di riportare stabilità in Europa, Francia e Inghilterra firmarono un
concordato di pace.

Luigi XIV e Filippo V, inoltre, firmarono una seconda pace con Inghilterra e Province
Unite nel 1713 che prese il nome di trattato di Utrecht. La pace con il Sacro Romano
Impero venne siglata nel trattato di Rastatt e in quello di Baden del 1714. Secondo
quanto espresso nei documenti firmati, Luigi XIV avrebbe ottenuto Landau e
Friburgo come indennità di guerra, permettendogli di negoziare da una migliore
posizione. Filippo V venne riconosciuto re di Spagna e delle colonie, mentre i territori
dei Paesi Bassi spagnoli e dell'Italia vennero ripartiti tra Austria e Savoia, mentre
Gibilterra e Minorca passarono alla Gran Bretagna.

Luigi XIV, successivamente, tornò ad appoggiare gli Stuart affinché tornassero sul
trono della Gran Bretagna, ravvivando l'astio già esistente, sviluppato soprattutto Mappa dell'Europa dopo il trattato di Utrecht
perché nei trattati di pace la Francia aveva dovuto cedere all'Inghilterra le colonie di
Newfoundland, Rupert's Land e Acadia nelle Americhe, mantenendo per sé Île-Saint-
Jean (oggi Isola del Principe Edoardo) e Île Royale (oggi Isola del Capo Bretone); a ogni modo gran parte dei territori continentali erano devastati
dalle guerre e l'Inghilterra cercò di riprendere possesso dello storico Principato di Orange, di cui era originaria la famiglia di Guglielmo III e che
allo stesso tempo copriva il rilevante passaggio tra Alpi e Italia. Come ultimo atto, l'Elettorato di Baviera venne restaurato e Massimiliano II
Emanuele venne richiamato sul trono.

La morte del re e la successione (1715)

Una serie di lutti che indebolisce la dinastia

I problemi legati alla successione e il cattivo stato di salute intristirono gli anni finali del suo regno. Nel 1710, Luigi XIV aveva una grande famiglia e
molti eredi legittimi: un figlio di 48 anni, tre nipoti (tra cui Filippo V, re di Spagna) e diversi pronipoti oltre agli eredi più giovani della famiglia
d'Orléans, derivati da suo fratello Filippo. Ad ogni modo il sovrano perse quasi tutti i suoi eredi legittimi tra il 1711 e il 1714.

Nel 1711 il Gran Delfino morì di vaiolo a soli 49 anni, unico figlio maschio legittimo superstite di Luigi XIV e della regina Maria Teresa; l'anno
seguente vi fu un focolaio di vaiolo di cui morirono Luigi, duca di Borgogna (figlio del Gran Delfino) assieme alla moglie Maria Adelaide di Savoia e
al loro figlio maggiore, il duca di Bretagna. Rimaneva, unico principe di sangue reale ed erede legittimo di Luigi XIV, il figlio minore del duca di
Borgogna, Luigi, duca d'Angiò, divenuto poi sovrano di Francia col nome di Luigi XV. L'altro figlio del Gran Delfino, Carlo, morì anch'egli prima di
Luigi XIV.

L'impossibile successione spagnola

Dei figli del Gran Delfino, uno era divenuto re di Spagna con il nome di Filippo V di Spagna nel 1700 come risultato della Guerra di Successione
spagnola, ma per ottenere tale trono aveva dovuto rinunciare alla successione al trono di Francia in forza del trattato di Utrecht del 1713. In tutta
l'Europa, infatti, si era voluta evitare la fusione tra i due regni sotto l'unica corona dei Borbone di Francia. Luigi XIV stesso aveva dovuto accettare
questa condizione pur di vedere un Borbone sul trono di Spagna e sostituirlo agli Asburgo che da secoli reggevano quel trono.[25].

Quando pertanto tutti gli eredi diretti di Luigi XIV vennero meno, ci si rese conto che invertire questa promessa ufficiale di rinuncia al trono
avrebbe necessariamente comportato il rischio di una nuova guerra di successione e pertanto tale ipotesi venne scartata a priori.

La legittimazione dei "bastardi reali"

Presagendo delle problematiche nella successione, quello che Luigi XIV voleva a tutti i costi evitare era che salisse al trono suo nipote Filippo II
d'Orléans (che comunque ebbe la reggenza per il piccolo Luigi XV).

Il re decise allora, per ogni evenienza che si fosse presentata dopo la sua morte, di estendere il diritto di successione ai due maschi sopravvissuti dei
sette figli avuti dalla sua amante, madame de Montespan, ovvero Luigi Augusto di Borbone, duca del Maine (1670-1736), e Luigi Alessandro, conte
di Tolosa (1678-1737). Questa decisione violava le leggi fondamentali del regno che impedivano ai figli illegittimi dei sovrani di ottenere il trono, ma
pare che il Re Sole fosse fermamente intenzionato a favorire innanzitutto la propria progenie diretta prima ancora che quella derivata da suo
fratello.

La morte del re

Il 9 agosto 1715, di ritorno da Marly, il re apparve improvvisamente molto depresso e dolorante a causa di una fitta alla gamba sinistra. Dopo
un'attenta analisi gli venne diagnosticata una gangrena, derivante dalla gotta contratta nell'ultimo periodo della sua vita. Dopo un'agonia di diversi
giorni, Luigi XIV spirò alle 8.15 del 1º settembre 1715 a causa di un'ischemia acuta in una delle principali arterie dell'arto contro la quale i medici si
dichiararono impotenti. Morì pochi giorni prima del suo settantasettesimo compleanno e dopo 72 anni 3 mesi e 18 giorni di regno. Prima di
spirare, ai cortigiani che erano intorno al letto, disse: " Perché piangete? Cosa credevate, che fossi immortale?" [26]

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_XIV_di_Francia 11/23
5/2/2021 Luigi XIV di Francia - Wikipedia
La sua figura era tale che personaggi come l'Elettore di Sassonia Federico Augusto, apprendendo della morte di
Luigi XIV, disse solennemente ai suoi ministri: "Signori, il re è morto". Il parlamento di Parigi aprì il suo
testamento il 4 settembre successivo. Pare che, alla notizia della sua morte, la Francia intera esultasse e
festeggiasse con l'accensione di fuochi di gioia perché, secondo molti, con la sua morte terminava un'epoca di
guerre e di sperperi che avevano fatto apparire grande la Francia solo dall'esterno. A riconferma di questo
pensiero sta un evento avvenuto durante il suo funerale: il suo feretro, quando venne trasportato per la
sepoltura nella Basilica di Saint-Denis, fu oltraggiato dalla folla con sputi e fango. Il suo corpo, riposto nella
cripta dei Borboni, li rimase sino al 14 ottobre 1793 quando, durante la rivoluzione, la sua tomba venne
profanata e i suoi resti furono dispersi dai rivoluzionari in una fossa comune adiacente la chiesa.[27] Nel XIX
secolo, re Luigi Filippo fece realizzare un monumento commemorativo in suo onore proprio nella cappella dei
Borboni a Saint-Denis, tra il 1841 e il 1842. L'architetto François Debret fu responsabile del progetto di un
cenotafio composto da diverse sculture di varia origine: un medaglione centrale raffigurante un ritratto del re
di profilo dello scultore Girardon del XVII secolo, affiancato da due figure allegoriche scolpite rappresentanti la
Virtù e la Sorte, provenienti dalla tomba di Guillame du Vair, vescovo-conte di Lisieux, il tutto sormontato da
un angelo scolpito da Jacques Bousseau del XVIII secolo e proveniente dalla chiesa del cimitero di Picpus. Da
entrambi i lati di questo monumento si trovano quattro colonne di marmo rosso provenienti dalla chiesa di
Saint Landry, oltre ad alcuni rilievi scolpiti derivati dalla tomba di Louis de Cossé della chiesa del monastero Il cenotafio di Luigi XIV nella cripta
dei celestini di Parigi (alcuni geni funerari provenienti dal monumento sono stati spostati da Viollet-le-Duc al della Basilica di Saint-Denis
Louvre).

Luigi XIV venne succeduto al trono dal pronipote Luigi, Duca d'Angiò con il nome di Luigi XV; poiché aveva solo cinque anni, fu posto sotto la
reggenza (fino alla maggiore età nel 1723), del duca Filippo II d'Orléans, nipote e genero del defunto Re Sole.

Pagina 2 e 15 del Testamento di Luigi XIV, Archives nationales

Matrimonio e figli
Dalla moglie Maria Teresa d'Asburgo ebbe sei figli che morirono tutti prima di lui:

Luigi, il Gran Delfino (1661-1711);


Anna Elisabetta (1662), morta nel primo anno di vita;
Maria Anna (1664), morta nel primo anno di vita;
Maria Teresa (1667-1672), morta a 6 anni;
Filippo Carlo (1668 – 1671), morto a 4 anni;
Luigi Francesco (1672), morto a 4 mesi.

Dopo la morte della regina, Luigi XIV sposò morganaticamente Françoise d'Aubigné, marchesa
di Maintenon, dalla quale non ebbe figli.

Amanti e figli Luigi XIV e la sua famiglia dipinti come divinità romane
in un dipinto del 1670 di Jean Nocret. Da sinistra a
destra: Enrichetta Maria di Francia, Filippo I, duca di
Luigi XIV ebbe molte amanti, alcune delle quali esercitarono un grande ascendente sulla vita Orléans ("Monsieur"), la figlia del duca Maria Luisa
sociale e sulla cultura del loro tempo, tra cui Françoise Athénaïs de Rochechouart de d'Orleans, la moglie del duca Enrichetta Anna Stuart,
Montermart, marchesa di Montespan e Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon († 1719) la madre di Luigi XIV Anna d'Austria, Luigi XIV, suo
che si era occupata, come governante, dei figli avuti dal re e dalla Marchesa di Montespan e che figlio Luigi il delfino di Francia, la regina Maria Teresa
il re sposò in segreto dopo la morte della regina Maria Teresa, avvenuta nel 1683. d'Asburgo e Anna Maria d'Orleans, duchessa di
Montpensier ("la Grande Mademoiselle").
A Versailles fece allestire scale segrete per raggiungere più facilmente le sue "amiche". Queste
relazioni, che irritavano fortemente il partito dei devoti e moralisti di corte tra i quali il
precettore del Gran Delfino, Jacques Bénigne Bossuet, ebbero fine solo dopo il matrimonio con Madame de Maintenon.

Dalle amanti ebbe i seguenti figli illegittimi (molti dei quali successivamente legittimati):

da Louise de La Baume Le Blanc, duchessa de La Vallière et de Vaujours (1644 - 1710):


Carlo (1663), morto entro un anno
Filippo (1665 – 1666)
Luigi (1665 – 1666)
una figlia morta appena nata
Marie Anne de Bourbon, Mademoiselle de Blois, duchessa de La Vallière, principessa de Conti, (1666 – 1739); sposò Louis Armand de
Bourbon, 2º principe di Conti, (1661 – 1685)
Luigi, conte di Vermandois (1667 – 1683)
da Françoise Athénaïs de Rochechouart de Mortemart, Marchesa di Montespan (1640 - 1707):
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un figlio morto entro un anno (1669)
una figlia (1669 – 1672)
Luigi Augusto di Borbone, duc du Maine (1670 – 1736) (legittimato)
Luigi Cesare di Borbone, conte de Vexin, abbé de Saint-Denis et de Saint-Germain-des-Prés (1672 –
1683) (legittimato)
Luisa Francesca di Borbone, Mademoiselle de Nantes, duchesse de Bourbon, princesse de Condé
(1673 – 1743), (legittimata)
Luisa Maria Anna di Borbone, Mademoiselle de Tours (1674 – 1681) (legittimata)
Francesca Maria di Borbone, Mademoiselle de Blois, duchesse d'Orléans (1677 – 1749) (legittimata);
sposa Filippo II di Borbone-Orléans
Luigi Alessandro di Borbone, comte de Toulouse (1678 – 1737) (legittimato); bisnonno materno dell'ultimo
re di Francia, Luigi Filippo
da Claude de Vin, Mademoiselle des Œillets:
Lo stemma del Regno di Francia
Louise Marie-Antoinette Josèphe-Jeanne de Maisonblanche (1676 – 1718)
e Navarra
da Angélique de Fontanges, duchessa di Fontanges (1661 - 1681)
un figlio

Dall'ultima amante ufficiale, la marchesa di Maintenon, il re non ebbe figli. Rimane il fatto che quest'ultima fu
quella più fortunata, perché Luigi XIV la sposò segretamente dopo la morte della moglie. La marchesa divenne
consorte morganatica e sostenne il sovrano negli ultimi anni di vita, sopravvivendogli per quattro anni.

Alla figura di Luigi XIV vengono anche attribuiti numerosi flirt con molte altre donne e dame di corte tra cui:
Maria Mancini (nipote del cardinale Mazzarino), Olimpia Mancini, contessa di Soissons (1655), sorella della
precedente, Lucia La Motte-Argencourt (1657), Maria Enrichetta Stuart d'Inghilterra (anche se Jean-Christian
Petitfils riferì l'episodio come un caso di relazione platonica[28]), Catherine Charlotte de Gramont, principessa
La prima amante ufficiale di Luigi,
di Monaco in quanto moglie del principe locale, Bona Pons, marchesa d'Heudicourt (1665 o 1666), Anne-Julie
Louise de La Vallière, con i figli avuti
de Rohan-Chabot, principessa di Soubise (1674-1676), Marie-Elisabeth Ludres (1676-1677), Lydia de
dal re
Rochefort-Théobon, Anne-Lucie de La Mothe-Houdancourt.

La personalità del Re Sole

Il sole come emblema

Luigi XIV decise che come suo simbolo personale avrebbe scelto il sole in quanto è la stella che dà vita a tutto.
Inoltre questo emblema rappresentava il simbolo dell'ordine e della regolarità. Anche la sua giornata era
scandita come il percorso giornaliero del sole, dall'alba al tramonto, e coinvolgeva in questo anche tutti i
cortigiani che come immaginari pianeti dovevano gravitare attorno alla figura centrale del monarca.

Per quanto riguarda una possibile tendenza del sovrano all'egocentrismo, Madame de Maintenon riferì che
Busto di Luigi XIV di Francia di Gian
Luigi XIV, che nell'ultima parte della sua vita dovette affrontare diversi lutti susseguitisi in breve tempo tra cui
Lorenzo Bernini, 1665. Questa
quella dell'unico suo figlio maschio, vide questi eventi come una questione tra lui e Dio. Ella spiegò di seguito:
statua è conservata nel Salone di
"Il re era così abituato al fatto che tutti vivessero per lui che non avremmo potuto immaginare che sarebbe Diana nella Reggia di Versailles
stato in grado di morire da sé".

Voltaire ricorda nella sua Storia del secolo di Luigi XIV un episodio del Re Sole. Louis Douvrier, un noto
"antiquario" dell'epoca, ebbe l'idea, in previsione del carosello del 1662, di assegnare un emblema e un motto personali a Luigi XIV che non ne
aveva. Lo stemma proposto fu quello di un globo illuminato da un sole raggiante accompagnato dal motto latino nec pluribus impar ("non inferiore
alla maggior parte").[29] Napoleone I, commentando il motto di Luigi XIV, il suo stemma e la sua politica disse di lui: "Il sole non ha macchie? Luigi
XIV fu a pari merito un gran re. Egli è stato colui che ha riportato la Francia al rango delle prime nazioni. Solo Carlo Magno può essere paragonato
a Luigi XIV, in tutti i suoi aspetti."

Aspetto e problemi di salute

Si ritiene che Luigi fosse un uomo bellissimo. Viene descritto come affascinante, con gli occhi azzurri e di bellissima corporatura. È stato anche
riferito però da molti che il re non eccelleva nel suo aspetto. Nel 1956, Louis Hastier aveva derivato dalle dimensioni della armatura che era stata
offerta a lui in dono nel 1668 dalla Repubblica di Venezia, che il re non doveva essere più alto di 1,65 m. Questa deduzione a ogni modo è stata a
oggi molto contestata[30] dal momento che questa armatura era un articolo cerimoniale e pertanto regolato sugli standard medi dell'epoca: essa non
era destinata a essere indossata in quanto anche da diversi ritratti si può intuire come Luigi XIV si portasse sul campo di battaglia in parrucca e
cappello di piume più che con pesanti e anacronistiche corazze.

Secondo altri l'aspetto di Luigi XIV era invece gradevole e la sua figura era ben proporzionata. La signora de Motteville[31] dice ad esempio che,
durante l'incontro sull'Isola dei Fagiani del giugno del 1660, quando il giovane sovrano si incontrò per la prima volta con la futura sposa, l'Infanta
"lo guardò con occhi interessati per il suo bell'aspetto"; infine un testimone dell'epoca, François-Joseph de Chancel, maggiordomo della principessa
palatina, sorella del re, avanzò delle misure precise sul suo fisico, ovvero "cinque piedi e otto pollici di altezza" (1,73 m).[31]

Egli era un appassionato di danza e, come quasi tutti i suoi antenati, anche di caccia e di lunghe passeggiate a cavallo. Soprattutto nella sua
giovinezza, Luigi XIV era robusto e insensibile alla fatica, e non si lamentava né del caldo né del freddo, né della pioggia né della grandine, un uomo
di grande resistenza fisica e morale. La sua vita, di eccezionale lunghezza per l'epoca, fu paradossalmente minata continuamente da una cattiva
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salute e per questo era seguito quotidianamente dai propri medici personali (negli anni si susseguirono a questa carica Jacques Cousinot 1643-
1646, François Vautier nel 1647, Antoine Vallot 1648-1671, Antoine d'Aquin 1672-1693 e, infine, Guy-Crescent Fagon fino alla morte del re), i quali
spesso usarono e abusarono dei metodi curativi più comuni all'epoca che comprendevano salassi, purghe e clisteri (di questi ultimi ne fece quasi
5.000 in tutta la sua vita). Inoltre Luigi XIV aveva una serie di problemi poco "regali"[32]: il re aveva infatti l'alito cattivo a causa di problemi dentali
come derivato dal diario del suo dentista personale Dubois nel 1676, fatto che lo costringeva quando aveva i suoi frequenti incontri con le sue
amanti ad armarsi di fazzoletti profumati da passare in continuazione sotto il naso, esclusivamente caratterizzati però da essenze di fiore d'arancio
che era l'unico profumo che il naso del re poteva tollerare[33]. Oltre a questo, nel 1685 la situazione dentale del re peggiorò quando, durante
un'operazione per la rimozione di un ascesso nella parte sinistra della bocca, gli venne strappata anche una parte del palato, provocando una
"comunicazione oro-nasale"[34][35].

Sotto l'aspetto psicologico, Luigi XIV aveva tendenze megalomani, come dimostra la sua grande collezione di scarpe riccamente ornate, che le
testimonianze dicono essere stimate intorno alle 2500 paia per numero.

In generale a ogni modo la salute del re durante tutti i suoi anni di vita venne messa duramente alla prova da una serie di problematiche passeggere
o croniche che vennero dettagliatamente registrate sui diari personali dei suoi medici:[36]

Vaiolo nel 1647, all'età di soli nove anni, rischiando di morire per un'infiammazione dovuta a una grossa eruzione di pustole e una gangrena
che attaccò fino all'osso le dita dei piedi. Venne salassato, ma dopo dieci di cure, riuscì a sopravvivere e il popolo invocò il miracolo;
Nel 1653, all'età di 15 anni, soffre di allergie e indigestioni, disturbi cronici dovuti anche al fatto che il monarca fu da sempre un instancabile
banchettatore, accompagnati anche da un tumore al capezzolo destro che venne cauterizzato;
A 16 anni, herpes, risipole e verruche;
Gonorrea, nota in pubblico come lo scolo, a 17 anni, nel 1655, che doveva essere tenuta segreta, e il re finì per mettere in imbarazzo il suo
medico personale. Lo scolo attanagliò regolarmente la sua vita sin dalla sua giovinezza.
Languore e varie febbri verso la fine del 1655.
Mal di schiena e brufoli (dal novembre del 1647), attribuiti all'attacco di vaiolo seguito da un inizio di gangrena delle dita dei piedi che ebbe da
bambino.
A 19 anni, una febbre tifoide causata dall'ingestione di acqua infetta gli fa perdere tutti i capelli, cominciando così a indossare abbondanti
parrucche;
Scarlattina a 20 anni, con macchie rosse, delirio, sincope e lingua nera. Il re si riprese solo dopo aver defecato e vomitato ventidue volte;
Morbillo a 25 anni, con vomiti spasmodici, delirio e una eruzione furiosa, rischiando di morire dopo l'ennesimo salasso;
Vertigini, epilessia, sanguinamenti dal naso e vampate di calore;
Dissenteria a 37 anni, espellendo catarro sanguinolento e facendo incubi notturni così terribili che le sue urla echeggiano nel palazzo;
Mal di testa, febbre da cavallo e gravi indigestioni seguite da diarree;
Mal di denti e infezioni dentali, con la dentatura compromessa nella parte sinistra dal 1685 e i denti che, a causa dello scarso sviluppo della
medicina all'epoca, gli vennero estirpati senza anestesia. L'operazione fu così energica che gli si staccò un pezzo di palato, la ferita venne
curata con quattordici cauterizzazioni e il re ricominciò a mangiare normalmente solo alcuni mesi dopo. A 47 anni, è ormai quasi
completamente sdentato e ha un alito terribile;
A 48 anni, una fistola che si protrasse sino al novembre del 1686, quando il chirurgo Félix lo operò con una tecnica sperimentale e
rivoluzionaria per l'epoca, usando un lungo bisturi d'argento, e due giorni dopo, il re è in piedi. Non molto tempo dopo, venne colpito dalla
malaria e cominciò poi a soffrire anche degli acciacchi dell'età;
A 50 anni, soffre di gotta a causa della cattiva alimentazione e rimane fermo per diverse settimane. Sei anni dopo è ormai considerato grosso,
vecchio e malandato;
Negli ultimi 20 anni della sua vita, problemi urinari a causa di calcoli renali, accompagnati da una pelle squamata da affezioni dermatologiche;
Da anziano, gli attacchi di nausea di Luigi XIV erano così gravi che arrivavano anche a 5 barili pieni al giorno, con le feci liquidi o semiliquide,
rossastre o verdastre, vulcaniche o lisce, ma ogni volta estremamente copiose;
Una gangrena che lo attaccò negli ultimi anni di vita e che gli causò frequenti dolori alla gamba sinistra, inizialmente scambiata per sciatica.
Quando ciò venne scoperto, il re morì pochi mesi dopo a causa di questa malattia.

Luigi XIV patrono delle arti


Malgrado la sua attenzione all'economia nazionale, Luigi XIV diede prova di saper spendere ingenti quantità di
denaro, supportando gli artisti che lavoravano al suo comando per rendere sempre più potente la monarchia francese
anche sotto l'aspetto dell'immagine pubblica. Il cardinale Richelieu, sotto Luigi XIII, aveva fondato nel 1635
l'Académie française che anche Luigi XIV pose sotto il proprio patronato. Creò varie altre accademie che influirono
sulla vita intellettuale e artistica, tra le quali l'Accademia reale delle Scienze, l'Accademia reale d'Architettura e
l'Accademia reale di Danza, in un secondo momento ampliata in Accademia reale di Musica e Danza (la futura Opéra
di Parigi). Fu nel periodo del suo governo che fiorirono scrittori come Molière, Jean Racine, Jean de La Fontaine e
Charles Perrault, i cui lavori continuano ad avere grande influenza anche ai nostri giorni. Luigi XIV fu patrono di
molti altri artisti come i pittori Charles Le Brun, Pierre Mignard e Hyacinthe Rigaud, gli scultori Antoine Coysevox e
François Girardon, gli architetti Louis Le Vau e Jules Hardouin-Mansart, l'ebanista André-Charles Boulle e il
disegnatore di giardini André Le Nôtre, i cui lavori acquisirono ben presto fama in tutta Europa. In campo musicale
promosse artisti come Jean-Baptiste Lully, Marc-Antoine Charpentier, Jacques Champion de Chambonnières e
Charles Le Brun, Luigi XIV François Couperin, i quali per molto tempo furono d'esempio ad altri musicisti europei.
a cavallo
A Parigi l'azione urbanistica del Re fu di primo piano nonostante il suo abbandono definitivo della capitale per
Versailles nel 1682. In effetti, tramite vasti cantieri per l'edificazione di monumenti pubblici simbolici della monarchia
assoluta, Luigi XIV intendeva fare della capitale del Regno la più magnifica città d'Europa in rivalità con la Roma dei Papi, Madrid e Londra.

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Luigi XIV ordinò la costruzione del complesso militare dell'Hôtel des Invalides, per adibirlo a casa di riposo per
militari e ufficiali che avessero servito fedelmente nell'esercito sotto il suo comando e divenuti infermi per
ferite di guerra o anzianità. Fu questo luogo a divenire uno dei pionieri della farmacia internazionale. La sua
chiesa, con la grande cupola dorata realizzata da Jules Hardouin Mansart, è considerata come il capolavoro del
classicismo in campo religioso.

Il Re ampliò inoltre il palazzo del Louvre, così come altre residenze reali intorno a Parigi (in particolare
Vincennes, Marly e Meudon). Originariamente aveva proposto come architetto per questo progetto Gian
Lorenzo Bernini, il progetto fu poi però considerato eccessivo perché comportava la pressoché totale
distruzione dell'edificio esistente. Al suo posto fu realizzata da Claude Perrault, fratello del famoso scrittore, la
colonnata del Louvre, considerata il manifesto del classicismo e dell'architettura reale francesi. A Parigi, Luigi
XIV fu anche all'origine della costruzione di due piazze reali maggiori, che influenzarono l'urbanistica in tutta
Europa, la place Vendôme e la place des Victoires, realizzate da Hardouin-Mansart. Infine, ordinò la
costruzione di un vastissimo ospedale per il popolo lungo la Senna, la Salpêtrière. Per sostenere le attività
scientifiche, fece edificare l'Osservatorio di Parigi. Fece distruggere le vecchie mura medievali della città e
rimpiazzare le porte fortificate da archi trionfali dedicati alla sua gloria, la Porta di Saint Denis e la Porte Saint-
Martin. La cappella reale degli Invalides a
Parigi, realizzata da Hardouin-
Alla reggia di Versailles impiegò i più grandi artisti francesi del tempo, principalmente Le Vau (per Mansart per Luigi XIV
l'architettura), Le Brun (per l'arredamento e le pitture) e Le Nôtre (per i giardini) per creare la reggia più
prestigiosa d'Europa, che diventerà il modello assoluto della residenza reale in tutto il continente durante il
Settecento.

Ampliò considerevolmente le collezioni reali in tutti campi, particolarmente per quanto riguarda la pittura, con
l'acquisizione della prestigiosa collezione del mercante Everhard Jabach che comprendeva opere di primo
piano che costituiscono ancora oggi il cuore delle collezioni del museo del Louvre e dei grandi musei francesi.
Le antichità, i disegni di grandi maestri, le medaglie e i bronzi furono anche collezionati con avidità.

Inoltre, il Re incoraggiò le arti e l'industria francesi sostenendo importanti manifatture, tra le quali la
manifattura reale dei Gobelins, che realizzava arazzi pregiati in tutta Europa, e la manifattura di Saint-Gobain,
specializzata nel vetro, che fornì i famosi specchi della Galleria degli Specchi del Palazzo di Versailles, La Galleria degli Specchi della
Reggia di Versailles
inventando un metodo per produrre specchi molto più grandi di quanto si sapeva fare sino ad allora.

Nel giugno del 1686, su consiglio della moglie segreta, Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon, siglò le
lettere patenti per la creazione dell'Istituto di Saint-Louis a Saint-Cyr per le "povere figlie della nobiltà" di età compresa tra i sette e i venti anni.[37]
L'istituto comprese ben presto circa 250 ragazze che però dovevano dimostrare di avere quattro quarti di nobiltà per parte di padre, il che faceva di
questa scuola a ogni modo un istituto elitario.

Un monarca prestato alla guerra


Luigi XIV dedicò trentadue anni del suo regno alla guerra. Sul letto di morte, il re confessò al futuro Luigi XV:
"Ho amato troppo la guerra".

Contrassegnato dal modello di educazione di suo padre, affascinato in gioventù dal principe di Condé, Luigi
XIV ebbe modo di confrontarsi con la guerra già all'epoca della Fronda. Spinto dal maresciallo Turenne
ricevette un'accurata formazione militare e ricevette il proprio battesimo del fuoco alla battaglia delle Dune, a
20 anni, dove le sue truppe, da poco alleate con quelle inglesi (all'epoca comandate dal lord protettore Oliver
Cromwell) conseguirono un'importante vittoria contro la Spagna. Celebrò queste vittorie a Versailles con un
grandioso ciclo di affreschi nella Galleria delle Battaglie.

Del resto la riorganizzazione dell'esercito fu possibile grazie alla revisione delle finanze. Se Colbert riformò le
finanze, Michel Le Tellier e suo figlio, il marchese di Louvois, si occuparono di riformare le truppe del re con
una riforma del reclutamento, degli armamenti e la creazione dell'Hôtel des Invalides nel 1670. Il re chiese
inoltre a Vauban di costruire un anello di fortificazioni in tutto il paese. In breve tempo la Francia si trovò con
un esercito di 300.000 uomini, il più grande di tutta Europa. Per rafforzare il ruolo della Francia nel mondo,
Luigi XIV coinvolse la Francia in una serie di guerre:
Luigi XIV nel 1670 in abiti militari
dal 1667 al 1668, la Guerra di devoluzione;
dal 1672 al 1678, la Guerra franco-olandese che si concluse con la Pace di Nimega;
dal 1683 al 1684, la Guerra delle riunioni;
dal 1688 al 1697, la Guerra della Lega d'Augusta (detta anche Guerra dei Nove anni);
dal 1701 al 1713, la Guerra di Successione spagnola.

Tutte queste guerre ingrandirono notevolmente il territorio francese annettendo l'Alta Alsazia, Metz, Toul, Verdun, il Rossiglione, l'Artois, le
Fiandre francesi, Cambrai, la Contea di Borgogna, la regione della Saar, l'Hainaut e la Bassa Alsazia. Queste acquisizioni segnarono l'egemonia
francese in Europa e chi, come il doge di Genova o il duca di Lorena, ebbe l'ardire di sfidare il Re Sole, ne pagò le conseguenze.

Questo stato di guerra permanente, tuttavia, portò lo stato sull'orlo della bancarotta, costringendolo a levare pesanti tasse sulla popolazione, ma
anche sulla nobiltà (tassa sul capitale, decima, ecc.). Anche la famiglia reale venne costretta a pagare le tasse.

Il rapporto personale con la religione


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Il ruolo della religione nella vita del re è stato importante nella sua infanzia, a causa dell'educazione che egli stesso aveva ricevuto e a cui era stato
talvolta costretto; tuttavia negli anni a seguire il re manifestò una certa liberalità nei costumi che mal si accompagnava alla sua figura di "re
cristianissimo", ma al contrario contribuì a farne un personaggio colorito della sua epoca e nella memoria di quelle future. Nel 1680 ebbe una
specie di "conversione" personale che riportò ordine nella sua vita amorosa e che ebbe anche una certa influenza nelle sue scelte di natura politica.

L'educazione religiosa ricevuta

Anna d'Austria impose al figlio Luigi XIV esercitazioni periodiche di pietà; l'abate de Choisy, fece ricorso a metodi rigorosi per inculcare nel
giovane sovrano un fervido spirito religioso: "Non gli venne risparmiato nulla sul tema religioso, ancor più se si pensa che la regina madre, allora
reggente al trono, lo tenne in prigione nella sua stanza dove rimase per due giorni senza vedere nessuno per aver "peccato" al punto che egli stesso
proibì severamente la bestemmia tra i cortigiani.[38] La sua educazione religiosa venne quindi affidata a Louis Hardouin de Perefixe. Luigi XIV
iniziò a confessarsi nel 1647, la prima comunione a Pasqua e il giorno del primo Natale della sua vita venne celebrato il suo battesimo in ricordo del
giorno in cui fu battezzato l'antico re franco Clodoveo I.[39]

Una vita liturgica

Il Re Sole condusse una vita liturgica particolarmente densa di eventi e la sua vita pubblica era scandita da numerosi e quotidiani atti religiosi che
rappresentavano più che altro eventi comunitari dove il sovrano dava agli occhi del pubblico la propria immagine della sacralità del re.[40]

Prima di alzarsi dal letto, ogni mattina, Luigi XIV riceveva dell'acqua santa portata dal suo ciambellano; seduto sul letto recitava le Lodi dell'Ufficio
dello Spirito Santo.[41] Quindi, dopo essersi vestito, si inginocchiava per alcuni minuti a pregare in silenzio.

Ogni mattina Luigi XIV prendeva parte alla messa con l'eccezione di quando si trovava sul campo di battaglia impegnato a guerreggiare. Si stima
che in tutta la sua vita Luigi XIV abbia preso parte a trentamila messe.[42] Tutte le sue residenze reali vennero dotate obbligatoriamente di una
cappella su due livelli: un piano era destinato alla corte mentre il piano superiore (spesso in un'apposita tribuna) era lo spazio riservato al re, alla
famiglia reale e ai fedelissimi del sovrano.[43]

Il re faceva la comunione solo in precise occasioni: il Sabato Santo (Pasqua), la vigilia di Pentecoste, la vigilia della festa di Tutti i Santi e la vigilia di
Natale, il giorno dell'Immacolata Concezione e quello dell'Assunta.

Nel pomeriggio, il re si recava nuovamente in cappella per la celebrazione dei vespri, talvolta cantati nelle occasioni più solenni.[44] Ogni giovedì e
domenica nel tardo pomeriggio, per tutto il periodo dell'ottava del Corpus Domini, il re partecipava all'adorazione del Santissimo Sacramento.[45]

Importanti sermoni, tenuti da prestigiosi teologi (soprattutto cappuccini) accompagnavano i momenti liturgici importanti del sovrano che ogni
anno, tra il periodo dell'avvento e quello della quaresima, ne sentiva in tutto ventisei.

Riti specifici del re

Vi erano poi alcuni riti religiosi applicati esclusivamente alla figura dei re di Francia che Luigi XIV supportò largamente a ribadire il suo status
speciale di "Re cristianissimo".[46] Durante le messe celebrate alla presenza di un cardinale, di un arcivescovo metropolita o di un vescovo
diocesano, la posizione del re era paragonata per disposizione liturgica a quella di un vescovo privo di giurisdizione ecclesiastica.[47][48]

Ogni anno, il Giovedi Santo, Luigi XIV conduceva la cerimonia della lavanda dei piedi, come tutti i vescovi cattolici. Dodici poveri accuratamente
visitati dal medico personale del re, lavati, nutriti e propriamente vestiti con una veste di stoffa rossa, venivano portati nella sala dove avrebbe
avuto luogo la cerimonia e qui il sovrano in persona conduceva questo rito; così Luigi XIV fece dall'età di quattro anni sino alla sua morte.[49] Con
un particolare potere derivato dalla sua incoronazione, Luigi XIV come ogni re di Francia aveva inoltre il potere di guarire la scrofola, un'adenite
tubercolare che si presentava sotto forma nodale.[50] Luigi XIV, durante la sua vita, curò quasi 200.000 scrofolosi[51] pronunciando la frase "Dio ti
guarisce", a sottolineare dunque come egli fosse del resto solo un tramite tra Dio e il suo popolo e che quindi tale potere non fosse proprio del re,
ma esclusivo di Dio. La volontà di guarire o no il paziente era dunque comunque sempre in capo a Dio stesso.[52]. Versailles stessa, in riferimento a
queste pratiche, divenne un luogo di pellegrinaggio vero e proprio quando Luigi XIV vi si trasferì definitivamente. I pazienti venivano sistemati
sotto le arcate dell'Orangerie e venivano volta per volta toccati da Luigi XIV malgrado le numerose ferite purulente che spesso si manifestavano sul
viso di costoro. Nell'aprile del 1689, a ogni modo, il giornale Mercure Galant precisò come Luigi XIV, che praticò questo rito per tutta la sua vita,
non si fosse mai lamentato una sola volta e che anzi lo ritenesse un grande privilegio.[53]

Ostilità al giansenismo

Luigi XIV ebbe sempre una chiara inclinazione al tomismo e al molinismo, rendendosi invece particolarmente ostile al giansenismo, posizioni che
ebbero conseguenze politiche molto rilevanti durante gli anni del suo governo e che lo portarono talvolta in contraddizione con le tendenze
gallicane della chiesa di Francia.

Con la dichiarazione del 10 febbraio 1673, Luigi XIV estese la regalia a tutte le diocesi della Francia, mentre prima era riferita solo alle
settentrionali.

Il problema della continuità nell'ancien régime


Molti storici si sono interrogati sulla questione della continuità nel regno di Luigi. La domanda che si pongono è se egli sia riuscito a portare avanti
una politica vicina alla definizione di stato moderno e quindi sia riuscito a rinchiudere (figuratamente) i nobili all'interno della reggia di Versailles
o se al contrario i nobili abbiano costretto il re a farsi mantenere all'interno del favoloso edificio.

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Quest'ultimo punto è sicuramente più vicino al punto di vista dello storico statunitense Campbell, il quale ritiene i metodi di Luigi XIV più vicini a
una rifeudalizzazione che a una progressione; egli ritiene anche che il sovrano abbia influito nelle scelte del ministro delle finanze Colbert, il quale,
per timore del sovrano, sarebbe stato costretto ad arginare la fallace economia di corte che era stata portata avanti, a discapito delle innovazioni
economiche e amministrative da lui pensate. Sempre secondo Campbell, quindi, Colbert sarebbe stato dimenticato in fretta dal popolo invece di
essere ricordato come benefattore, quale era. La tesi contrapposta a questa è quella che riguarda un ammodernamento dell'amministrazione
attraverso il controllo dei nobili.

Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine dello Spirito Santo
Gran Maestro dell'Ordine di San Michele
Gran Maestro dell'Ordine di San Luigi

Titoli e trattamento
1638 - 1643 : S.A.R. Son Altesse Royale, Monseigneur le Dauphin
1643 - 1715 : Sa Majesté, le Roi de France et de Navarre

Ascendenza

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni


Carlo IV di Borbone-Vendôme
Antonio di Borbone-Vendôme
Francesca di Alençon
Enrico IV di Francia
Enrico II di Navarra
Giovanna III di Navarra
Margherita d'Angoulême
Luigi XIII di Francia
Cosimo I de' Medici
Francesco I de' Medici
Eleonora di Toledo
Maria de' Medici
Ferdinando I d'Asburgo
Giovanna d'Austria
Anna Jagellone
Luigi XIV di Francia
Carlo V d'Asburgo
Filippo II di Spagna
Isabella del Portogallo
Filippo III di Spagna
Massimiliano II d'Asburgo
Anna d'Austria
Maria di Spagna
Anna d'Austria
Ferdinando I d'Asburgo
Carlo II d'Austria
Anna Jagellone
Margherita d'Austria-Stiria
Alberto V di Baviera
Maria Anna di Baviera
Anna d'Asburgo

Luigi XIV nella cultura di massa


Luigi XIV compare come personaggio nel ciclo di romanzi di Richelieu e Mazarino di Alexandre Dumas: I tre moschettieri (1844), Vent'anni dopo
(1845), Il visconte di Bragelonne (1850) e nelle numerose opere cinematografiche da esso derivate.

È il protagonista dei film La presa del potere da parte di Luigi XIV (1966), L'uomo dalla maschera di ferro (1977), Louis, enfant roi (1993), La
maschera di ferro (1998), Le roi danse (2000), Le regole del caos (2014), della serie televisiva Versailles (2015) e del film La mort de Louis XIV
(2016).

Luigi XIV è inoltre personaggio di almeno due giochi per PC e PlayStation: Versailles 1685: Complotto alla corte del Re Sole (1996) e Versailles II:
Il testamento del re (2001).

Le Roi Soleil è un pezzo di Concerto grosso n. 2 dei New Trolls pubblicato nel 1976

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Anno Film Attore Note


1904 Le règne de Louis XIV Vincenzo Denizot Cortometraggio
Fouquet, l'homme au masque de fer Émile Chautard Cortometraggio
1910
Molière René d'Auchy Cortometraggio
Louise de Lavallière Fritz Delius
1922
Der hinkende Teufel Franz Höbling
1924 Nanon Leopold von Ledebur
Dal romanzo
1929 La maschera di ferro (The Iron Mask) William Bakewell Il visconte di Bragelonne
di Alexandre Dumas
Me and Marlborough Randle Ayrton
1935 Le cortigiane del Re Sole (Liselotte von der Pfalz) Michael Bohnen
Jérôme Perreau héros des barricades Jean Bara
The Face Behind the Mask Leonard Penn
Nanon Karl Paryla
1938
Maurice Schutz
Remontons les Champs-Élysées
Jacques Erwin (giovane)
Dal romanzo
1939 La maschera di ferro (The Man in the Iron Mask) Louis Hayward Il visconte di Bragelonne
di Alexandre Dumas
1942 Musica sulle nuvole (I Married an Angel) John Marlowe Film musicale non storico
1945 Échec au roy Maurice Escande
Le costaud des Batignolles Roger Saget
1952
I figli dei moschettieri (At Sword's Point) Peter Miles
Sacha Guitry
Versailles (Si Versailles m'était conté) Georges Marchal (giovane)
Dominique Viriot (bambino)
Stella dell'India (Star of India) Basil Sydney
1954
Il prigioniero del re Pierre Cressoy
Dal romanzo
Le vicomte de Bragelonne André Falcon Il visconte di Bragelonne
di Alexandre Dumas
Il processo dei veleni (L'affaire des poisons) Raymond Gérôme

1955 Dal romanzo


Das Fräulein von Scuderi Mathieu Ahlersmeyer La signorina de Scudéry
di E. T. A. Hoffmann
1956 Si Paris nous était conté Dominique Viriot
1957 The Runaway King Peter Asher Film televisivo
1958 Hexen von Paris Wolf Kaiser Film televisivo
"Le drame des poisons", episodio della
1960 Julien Bertheau
serie La caméra explore le temps
1961 Amori celebri (Amours célèbres) Philippe Noiret
Dal romanzo
1962 L'uomo dalla maschera di ferro (Le masque de fer) Jean-François Poron Il visconte di Bragelonne
di Alexandre Dumas
Mademoiselle Molière Jean Leuvrais Film televisivo

1964 Dal romanzo


Angelica (Angélique, marquise des anges) Angelica la Marchesa degli Angeli
di Anne e Serge Golon
Dal romanzo
1965 Angelica alla corte del re (Merveilleuse Angélique) Jacques Toja Angelica sulla via di Versailles
di Anne e Serge Golon
Dal romanzo
La meravigliosa Angelica (Angélique et le roy) Angelica e l'amore del re
di Anne e Serge Golon

1966 Pattuglia anti gang (Brigade antigangs) Michel Creton Film thriller non storico
La presa del potere da parte di Luigi XIV
Jean-Marie Patte Film televisivo
(La prise de pouvoir par Louis XIV)
Liselotte von der Pfalz Hans Caninenberg
Jacques Toja Dal romanzo Angelica l'indomabile
L'indomabile Angelica (Indomptable Angélique)
1967 (filmati di repertorio) di Anne e Serge Golon
The Further Adventures of the Musketeers Louis Selwyn Serie televisiva

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1968 The Man in the Iron Mask Nicolas Chagrin Serie televisiva tratta dal
romanzo Il visconte di Bragelonne
di Alexandre Dumas
The Three Musketeers Eric Donkin Film televisivo
1969
The First Churchills Robert Robinson Miniserie televisiva
Dal romanzo
"Le masque de fer", episodio della serie D'Artagnan Il visconte di Bragelonne
1970 Daniel Le Roy di Alexandre Dumas
"Zweiter Teil", episodio della serie Die Marquise von B.
1972 Qui êtes-vous Monsieur Renaudot? Hervé Mesnier Film televisivo
Le château perdu Michel Pilorgé Film televisivo
1973
Molière pour rire et pour pleurer Denis Manuel Miniserie televisiva
Gift-Affäre Romuald Pekny Film televisivo
1974 "The Golden Age of Ballooning",
Michael Palin
episodio della serie Monty Python's Flying Circus
Olivier Lefort (bambino)
1975 Le cardinal de Retz
Daniel Mesguich (adulto)
Marie-Antoinette François Dyrek Miniserie televisiva
Film televisivo tratto dal
1976 Das Fräulein von Scuderi Richard Lauffen romanzo La signorina de Scudéry
di E. T. A. Hoffmann
Le lauzun de la Grande Mademoiselle Paul Barge Film televisivo
Film televisivo tratto dal
L'uomo dalla maschera di ferro
1977 Richard Chamberlain romanzo Il visconte di Bragelonne
(The Man in the Iron Mask)
di Alexandre Dumas
La lilloise maudite Paul Dulon Film televisivo
Jean-Claude Penchenat
Molière Raphaële Penchenat (bambino)
1978 Antoine Brassat (adolescente)
Sylvain Seyrig (bambino)
Mazarin Pascal Sellier (Luigi XIV a 13 anni) Miniserie televisiva
François-Régis Marchasson (Luigi XIV a 20 anni)
1979 The Fifth Musketeer Beau Bridges
1980 Ojciec królowej Krzysztof Machowski
1981 La scélérate Thérèse Henri Tisot Film televisivo
1984 Le fou du roi Jean Desailly
Film televisivo tratto dal
The Man in the Iron Mask Colin Friels romanzo Il visconte di Bragelonne
di Alexandre Dumas
1985
Monsieur de Pourceaugnac Michel Mitrani
Die Einsteiger Kurt Weinzierl
1986 La guerre des femmes Stéphane Chamard Serie televisiva
Dal romanzo Vent'anni dopo
Il ritorno dei tre moschettieri (The Return of the Musketeers) David Birkin
di Alexandre Dumas
1989
"The Sun King's Apprentice",
Yves Aubert
episodio della serie The Chef's Apprentice
Tayna korolevy Anny ili mushketyory 30 let spustya Dmitriy Kharatyan
1993
Louis, enfant roi Maxime Mansion
1994 Eloise, la figlia di d'Artagnan (La fille de d'Artagnan) Stéphane Legros
1997 Marquise Thierry Lhermitte

The Man in the Iron Mask Nick Richert Dal romanzo


1998 Il visconte di Bragelonne
La maschera di ferro (The Man in the Iron Mask) Leonardo DiCaprio di Alexandre Dumas
Vatel (Vatel) Julian Sands
Saint-Cyr Jean-Pierre Kalfon
2000
Benoît Magimel
Le roi danse
Emil Tarding (Luigi XIV a 14 anni)
2002 Blanche José Garcia
2003 Charles II: The Power & the Passion Thierry Perkins-Lyautey Miniserie televisiva
Musketeers - Moschettieri (La Femme Musketeer) Freddie Sayers Miniserie televisiva
2004
Il mistero di Julie (Julie, chevalier de Maupin) Raymond Aquaviva Film televisivo
2005 Young Blades Robert Sheehan Miniserie televisiva

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"Die Geliebte des Königs", episodio


Sylvester Groth
della serie Amanti - Il potere segreto delle donne
Le roi soleil Emmanuel Moire
2006 "Napoleon: Steel Monster",
Brad Thomason Serie televisiva documentaristica
episodio della serie Costruire un impero
Sluga Gosudarev Dmitriy Shilyaev
2007
Jean de La Fontaine - Le défi Jocelyn Quivrin
Samuel Theis
2008 Luigi XIV - Il sogno di un re (Versailles, le rêve d'un roi) Film televisivo
Gautier van Lieshout (Luigi XIV bambino)
Cyril Descours (Luigi XIV - da 15 a 22 anni)
Arthur Vaughan-Whitehead
2009 La regina e il cardinale (La reine et le cardinal) (Luigi XIV - da 10 a 13 anni) Film televisivo
Antoine de Prekel (Luigi XIV - da 4 a 6 anni)
Jean-Paul Comart (Luigi XIV - 51 anni)
Davy Sardou
Le roi, l'écureuil et la couleuvre Miniserie televisiva
Tony Verzelle (Luigi XIV a 15 anni)
2010 "The Man in the Iron Mask",
David Herzog Serie televisiva documentaristica
episodio della serie Mystery Files
Minette Arman Pardisi
"L'affaire Fouquet", episodio della
2011 Pascal Neyron
serie Les procès de l'Histoire
Eléonore, l'intrépide Grégoire Bonnet Film televisivo
2012 Armand Eloi
Vauban, la sueur épargne le sang Film televisivo
Yoann Moëss (Luigi XIV giovane)
"Schaulauf der Sonnenkönige", episodio della
René Werner
serie Geliebte Feinde - Die Deutschen und die Franzosen
2013 Dal romanzo
Angelica (Angélique) David Kross Angelica la Marchesa degli Angeli
di Anne e Serge Golon
Episodio 2x56 della serie Hotel 13 Dimi Tarantino Serie televisiva non storica
Le regole del caos (A Little Chaos) Alan Rickman

2014 Sex, kofe, sigarety Sergey Medvedev Film commedia


"Prinz Eugen und das Osmanische
Reich - Mehr als nur Feinde", Cornelius Obonya
episodio della serie Universum History
"Louis XIV, l'homme et le Roi", Vladimir Perrin
2015
episodio della serie Secrets d'histoire Gabriel Matringe (Luigi XIV giovane)
2015-2018 Versailles George Blagden Serie televisiva
"Affair of the Poisons", episodio della serie Mysteries at the Castle Gio James Bertoia
"King Louis XIV", episodio della
Wayne Knight
serie The Crossroads of History
La mort de Louis XIV Jean-Pierre Léaud
2016
"La Grande Mademoiselle,
une rebelle sous Louis XIV", Matteo Capelli
episodio della serie Secrets d'histoire
Service à la Française Aurélien Porthéault
2017 The King's Daughter Pierce Brosnan

Note
6. Thomas Wieder, Stanis Perez: Louis XIV, grand corps malade;vedi
1. ^ La chapelle royale Saint-Louis du château de Saint-Germain-en- qui (https://www.lemonde.fr/livres/article/2007/11/22/stanis-perez-loui
Laye, su https://www.frontenac-ameriques.org. s-xiv-grand-corps-malade_981160_3260.html#5hyqfu8PfzgmkyKk.9
2. ^ Fraser, Antonia. "Love and Louis XIV: The Women in the Life of 9)
the Sun King". Random House, Inc, 2006, pp. 14–16.
7. ^ Jean-Christian Petitfils, Louis XIV, Perrin, 2002
3. ^ Pierre de La Porte, Mémoires de M. de La Porte, premier valet de
8. ^ Georges Bordonove, Les Rois qui ont fait la France, Louis XIV, Roi
chambre de Louis XIV, contenant plusieurs particularités des règnes
Soleil, Pygmalion, 1983
de Louis XIII et de Louis XIV, 1756.
9. ^ Jean Pierre Papon, Histoire Générale De Provence, vol. 4,
4. ^ Joël Cornette, op. cit., p.140
Moutard, 1786
5. ^ Primi Visconti riporta come i due ebbero il primo rapporto quando
10. ^ Memorie di Jean Baptist Primi Visconti
Luigi XIV aveva 16 anni e come, sempre col consenso di sua madre,
i due si fossero incontrati a letto più e più volte. Secondo alcuni Anna 11. ^ Françoise Labalette, Historia, n. 737.
d'Austria avrebbe predisposto questo stratagemma per assicurarsi 12. ^ Hélène Delalex, Alexandre Maral, Nicolas Milovanovic, Louis XIV
che il figlio fosse "educato propriamente al matrimonio". pour Les Nuls, Parigi, First, 2011, p. 84

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13. ^ Faroqhi, p.73 The Ottoman Empire and the World Around it (http:// 33. ^ Sacha Bogololski, Histoire du dentifrice, in Actes de la SFHAD,
books.google.com/books?id=oMHwBktE9MMC&pg=PA73&dq=Franc Marseille, 23 juin 2000, p. 1-5
o-Ottoman+alliance&as_brr=3&ei=4BTRSahWk-KQBPSahJQB&hl= 34. ^ Henri Lamendin, Praticiens de l'art dentaire du XIVe au XXe siècle:
en) Recueil d'anecdodontes, Éditions L'Harmattan, 2007, p. 52-53
14. ^ The Meeting of Eastern and Western Art (http://books.google.com/ 35. ^ Storia sanitaria del “Re Sole”, su skeggvaldr.wordpress.com, 7
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36. ^ Vallot, D'Aquin et Fagon, Journal de la santé de Louis XIV, ed. J.A.
Sullivan (1989) ISBN 0-520-21236-3
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15. ^ Barnes, Linda L. (2005) Needles, Herbs, Gods, and Ghosts: Millon, nel 2004.
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37. ^ Veronica Buckley, Madame de Maintenon: The Secret Wife of
ISBN 0-674-01872-9, p.85
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16. ^ Mungello, David E. (2005) The Great Encounter of China and the
38. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
West, 1500-1800 Rowman & Littlefield ISBN 0-7425-3815-X, p.125 Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, éd. Perrin, 2012, p. 45.
17. Louis de Rouvroy, duc de Saint-Simon, Historical Memoirs of the 39. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Duc de Saint-Simon, volume 1 1691-1709: The Court of Louis XIV, Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, éd. Perrin, 2012, pp. 49-50.
su fordham.edu. URL consultato il 19 gennaio 2008.
40. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
18. ^ The Siege of Vienna by John Stoye, p.53 (http://books.google.com/ Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, éd. Perrin, 2012, p. 57.
books?id=1ZxUAnxOSxUC&pg=PA53)
41. ^ Ordine cavalleresco di cui era Gran Maestro
19. ^ The Balkans since 1453 by Leften Stavros Stavrianos, p.171 (htt
p://books.google.com/books?id=xcp7OXQE0FMC&pg=PA171) 42. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, éd. Perrin, 2012, p. 59.
20. ^ Columbia Encyclopedia, Louis XIV, king of France, su
bartleby.com, 2007. URL consultato il 19 gennaio 2008 (archiviato dall'url 43. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
originale il 7 gennaio 2008). Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 59-61.
21. ^ Meriman, John, A History of Modern Europe, W.W. Norton & 44. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Company, 1996, p. 319. Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 63.
22. Meriman, John, A History of Modern Europe, W.W. Norton & 45. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Company, 1996, p. 320. Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 64.
23. ^ Kamen, Henry. (2001) Philip V of Spain: The King who Reigned 46. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Twice Published by Yale University Press. ISBN 0-300-08718-7. p. 6 Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 87-88.
24. ^ Merriman, John, A History of Modern Europe, W.W. Norton & 47. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Company, 1996, p. 321, ISBN 978-0-393-96888-0. Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 89-94.
25. ^ L'attuale sovrano, Filippo VI è un diretto discendente di Filippo V 48. ^ Luigi XIV, tra l'altro, in caso di lutti non vestiva il nero, ma il colore
viola che era quello previsto per il lutto dei sacerdoti e dei vescovi.
26. ^ Berault-Belcastel, Storia del Cristianesimo,1842, vol.12, p. 454. Durante la messa, il celebrante non doveva dimenticarsi di tributare
27. ^ Francine Demichel, Saint-Denis ou le Jugement dernier des rois, non meno di dieci profondi inchini verso il sovrano, presente nella
Éditions PSD, 1993, p. 260 navata o nel palco reale. Al momento dell'offertorio, il re veniva
28. ^ Jean-Christian Petitfils, Louis XIV, Perrin ed. 1995, rist. Tempus annunciato da tre doppi colpi subito dopo il celebrante, vale a dire
del 2002, pag. 299 prima di eventuali cardinali, vescovi e altri chierici che potessero
29. ^ Alcuni araldisti moderni hanno voluto intravedere in questo essere presenti. Durante le celebrazioni solenni, inoltre, il re
stemma il plagio dello stemma appartenuto a Filippo II di Spagna, il presenziava sotto un apposito baldacchino con davanti un leggio con
quale come il padre Carlo V aveva "un impero su cui il sole non un proprio vangelo, proprio come un vescovo officiante.
tramontava mai" 49. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
30. ^ Joëlle Chevé, Les 100 idées reçues (section Ancien Régime), Le Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, p. 99.
Point-Historia, marzo 2010 50. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
31. Valentin Conrart, Mémoires de Madame de Motteville sur Anne Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 99-100.
d'Autriche et sa cour (vol. 4), 1855, p. 203 (citato nell'opera di Joëlle 51. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
Chevé, Les 100 idées reçues (section Ancien Régime), Le Point- Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, p. 100
Historia, marzo 2010) 52. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
32. ^ Jérôme Watelet, Les “maelströms” de selles du Roi-Soleil, La Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, p. 102.
Lettre de l'Hépato-Gastroentérologue, vol. 3, n. 5, ottobre 2000, p. 53. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de
269 Louis XIV, prefazione di Marc Fumaroli, ed. Perrin, 2012, p. 104.

Bibliografia
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Collana I Grandi Libri n.205, Milano, Garzanti, 1977. Castelvecchi, Roma, 2015.
Voltaire, Il secolo di Luigi XIV, introduzione di Ernesto Sestan, trad. e cura di Umberto Morra, Einaudi, 1951-1994 (saggio di Giovanni
Macchia).
Louis Bertrand, Luigi XIV, traduzione di Amilcare Locatelli, Milano, Corbaccio, 1936. Collana Storica, Dall'Oglio, Milano, 1955
Will e Ariel Durant, Storia della Civiltà. L'età del Re Sole, Milano, Mondadori, 1964.
Philippe Erlanger, Luigi XIV, Collana Fatti e Figure, Club degli Editori, 1973.
Georges Mongrédien, Luigi XIV, traduzione di Marcella Boroli, Collana Testimonianze storiche a cura di Gérard Walter, Novara, Istituto
Geografico De Agostini, 1973.
John B. Wolf, Luigi XIV, Collezione Storica, Milano, Garzanti, 1975.
Jacques Wilhelm, La vita quotidiana a Parigi ai tempi del Re Sole, traduzione di Maria Novella Pierini, Collana Storia, Milano, BUR, I ed. 1984.
Robert Mandreau, Luigi XIV e il suo tempo, traduzione di Domenico Devoti, Torino, SEI, 1990.
Guido Gerosa, Il re Sole. Vita privata e pubblica di Luigi XIV, Collezione Le Scie, Milano, Mondadori, 1998.
Antonia Fraser, Gli amori del Re Sole. Luigi XIV e le donne, Collezione Le Scie, Milano, Mondadori, 2007.
Eve de Castro, Le Roi des Ombres, Editions Robert Laffont S.A., Paris

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5/2/2021 Luigi XIV di Francia - Wikipedia
Orest Ranum, Patricia Ranum, The Century of Louis XIV [1 ed.], 978-1-349-00499-7, 978-1-349-00497-3, Palgrave Macmillan UK, 1972

(FR)
Biografie

Hélène Delalex, Louis XIV intime, Paris, Gallimard, 2015 ISBN 978-2070149599
Hélène Delalex, Alexandre Maral, Nicolas Milovanovic, Louis XIV pour Les Nuls, Paris, First, 2011.
Hélène Delalex, «Les amours de Louis XIV», in revue Château de Versailles. De l'ancien Régime à nos jours, nº 5, avril-juin 2012, p. 14-24.
Lucien Bély, Louis XIV: le plus grand roi du monde, Gisserot, Histoire, 2005 ISBN 978-2-87747-772-7
Yves-Marie Bercé, Louis XIV, Cavalier Bleu coll Idées reçues, 2005 ISBN 978-2-84670-122-8
François Bluche, Louis XIV, Hachette, «Pluriel», 1999 (1re édition 1986) ISBN 978-2-01-278987-6
Vincent Cronin, Louis XIV, Perrin, 1967 ASIN B0014XDEK0 (https://www.amazon.com/dp/B0014XDEK0)
Max Gallo, Louis XIV (2 tomes: Le Roi Soleil (1638-1682) et L'Hiver du grand roi (1683-1715)), XO Éditions, 2007
Jean-Christian Petitfils, Louis XIV, Perrin, 1995 ISBN 978-2-235-02314-6
Gérard Sabatier, Versailles ou la figure du roi, Albin Michel, «Bibliothèque des idées», 1999 ISBN 978-2-226-10472-4
Béatrix Saule, La journée de Louis XIV, 16 novembre 1700, Actes Sud, 2003 ISBN 978-2-742-74279-0
Thierry Sarmant, Louis XIV: Homme et Roi, Tallandier, 2014 ISBN 979-1-021-00669-0

(DE)
Biografie

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Philippe Erlanger: Ludwig XIV. Das Leben eines Sonnenkönigs. Bechtermünz, Augsburg 1996, ISBN 3-86047-154-6.
Mark Hengerer: Ludwig XIV. Das Leben des Sonnenkönigs. C.H. Beck, München 2015, ISBN 978-3-406-67551-5.
Warren H. Lewis: Ludwig XIV. Der Sonnenkönig. Heyne, München 1989, ISBN 3-453-55034-X.
Klaus Malettke: Ludwig XIV. von Frankreich. Leben, Politik und Leistung. Muster-Schmidt, Göttingen 1994, ISBN 3-7881-0143-1; 2.
überarbeitete und ergänzte Aufl., Göttingen 2009.
Thierry Sarmant: Louis XIV. Homme et roi. Tallandier, Paris 2012.
Uwe Schultz: Der Herrscher von Versailles. Ludwig XIV und seine Zeit. Beck, München 2006, ISBN 3-406-54989-6.
Anuschka Tischer: Ludwig XIV. Kohlhammer, Stuttgart 2016, ISBN 978-3-17-021892-5.
Martin Wrede: Ludwig XIV. Der Kriegsherr aus Versailles. Theiss, Darmstadt 2015, ISBN 978-3-8062-3160-1.

La politica di Luigi XIV

François Bluche: Im Schatten des Sonnenkönigs. Alltagsleben im Zeitalter Ludwigs XIV. Ploetz, Freiburg 1986, ISBN 3-87640-253-0.
Peter Burke: Ludwig XIV. Die Inszenierung des Sonnenkönigs. Wagenbach, Berlin 2001, ISBN 3-8031-2412-3.
Michael Erbe u. a.: Das Zeitalter des Sonnenkönigs. Herausgegeben in Zusammenarbeit mit Damals — Das Magazin für Geschichte. Theiss,
Darmstadt 2015, ISBN 978-3-8062-2953-0.
Pierre Goubert: Ludwig XIV. und zwanzig Millionen Franzosen. Propyläen, Berlin 1973, ISBN 3-549-07280-5.
Manfred Kossok: Am Hofe Ludwigs XIV. DVA, Stuttgart 1990, ISBN 3-421-06523-3.
Klaus Malettke: Die Bourbonen. Band 1: Von Heinrich IV. bis Ludwig XIV. (1589–1715). Kohlhammer, Stuttgart 2008, ISBN 978-3-17-020581-9.
Lothar Schilling: Das Jahrhundert Ludwigs XIV. Frankreich im Grand Siècle. 1598-1715. Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 2010,
ISBN 978-3-534-17428-7.
Gilette Ziegler: Der Hof Ludwigs XIV. in Augenzeugenberichten. Rauch, Düsseldorf 1964.

Azioni militari di Luigi XIV

John A. Lynn: Giant of the Grand Siècle. The French Army 1610–1715. CUP, Cambridge 1999, ISBN 0-521-57273-8.
John A. Lynn: The Wars of Louis XIV 1667–1714. Longman, London 1999, ISBN 0-582-05629-2.
Paul Sonnino: Louis XIV and the origins of the Dutch War. CUP, Cambridge 1988, ISBN 0-521-34590-1.

Voci correlate

Famiglia
Borbone
Maschera di ferro

Politica
Assolutismo monarchico
Dragonate
Jean-Baptiste Colbert
Ad usum Delphini
Gallicanesimo

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_XIV_di_Francia 22/23
5/2/2021 Luigi XIV di Francia - Wikipedia
Giansenismo
Reggia di Versailles
L'État c'est moi!
Molière
Jean-Baptiste Lully
Jean-Philippe Rameau
Giovanni Guglielmo Riva

Avvenimenti
Guerra d'Olanda
Guerra di successione spagnola
Siracusa in età spagnola: dalla guerra contro l'Impero ottomano al terremoto del 1693
Siracusa in età spagnola: la guerra di successione e l'ultimo Asburgo

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Collegamenti esterni

Luigi XIV di Francia, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Luigi XIV di Francia, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Luigi XIV di Francia, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
(EN) Luigi XIV di Francia, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(FR) Luigi XIV di Francia, su CÉSAR - Calendrier Électronique des Spectacles sous l'Ancien régime et sous la Révolution, Huma-Num.
(EN) Luigi XIV di Francia, su Find a Grave.
Opere di Luigi XIV di Francia, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
(EN) Opere di Luigi XIV di Francia, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Audiolibri di Luigi XIV di Francia, su LibriVox.
(FR) Pubblicazioni di Luigi XIV di Francia, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
(EN) Luigi XIV di Francia, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
(EN) Luigi XIV di Francia, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
VIAF (EN) 268675767 (https://viaf.org/viaf/268675767) · ISNI (EN) 0000 0001 0803 0835
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h/detail/495_73975) · CERL cnp01259882 (https://thesaurus.cerl.org/record/cnp01259882) · NDL (EN, JA) 00621017 (https://id.n
dl.go.jp/auth/ndlna/00621017) · WorldCat Identities (EN) lccn-n80051801 (https://www.worldcat.org/identities/lccn-n80051801)

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