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Nel 1846 fu eletto al trono pontificio un nuovo papa, Pio IX, che concesse alcune
riforme di tipo liberale: allentò la censura, liberò prigionieri politici, istituì una specie
di parlamento laico. Questi provvedimenti suscitarono un’irrefrenabile entusiasmo
in tutta la penisola: nel nuovo pontefice molti vedevano ormai il papa riformatore
descritto da Gioberti.
In tutta Italia si susseguirono manifestazioni e cortei in onore del pontefice e gli altri
sovrani italiani dovettero imitare il papa sulla via delle riforme. Ferdinando II di
Napoli, che non lo fece, si trovò a dover fronteggiare una rivoluzione e per
conservare il suo trono fu costretto a concedere una costituzione. COME IN UNA
REAZIONE A CATENA furono concessi costituzioni e statuti anche negli altri stati
italiani: in Toscana, in Piemonte, nello Stato della Chiesa. Lo statuto promulgato a
Torino dal re Carlo Alberto ( Statuto albertino) rimarrà in vigore per cento anni, dal
4° marzo 1848 al 1° gennaio 1948, quando sarà sostituito dalla Costituzione della
Repubblica italiana.
I moderati liberali guardavano al Piemonte come a un faro: sembrava che potesse
mettersi alla testa del movimento antiaustriaco per riunire l’Italia settentrionale
sotto una monarchia costituzionale, scongiurando il rischio che i rivoluzionari
democratici ( che miravano alla Repubblica) assumessero la guida delle rivoluzioni
appena scoppiate.
Nel 1848 Daniele Manin e Niccolò Tommaseo vengono liberati dal carcere e
portati in trionfo tra la folla di piazza San Marco. Dipinto di Napoleone Nani
esposto a Venezia nel museo della Fondazione Querini Stampalia
La prima guerra d’indipendenza si concluse con la sconfitta di Carlo Alberto a
Custoza, costretto a chiedere un armistizio ( = interruzione della guerra) all’Austria.
Un altro tentativo, compiuto l’anno dopo, si risolse in un disastro: nuovamente
sconfitto a Novara ( marzo 1849) , Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio
Emanuele II, e si ritirò in volontario esilio.
Le repubbliche di Venezia, Firenze e Roma del 1849
La sconfitta del re diede vigore ai democratici ( = rivoluzionari che si ponevano il
fine di abbattere la monarchia), che facevano leva non sulla guerra regia ma
sull’insurrezione popolare.
Venezia, che già aveva proclamato la Repubblica, si preparò a sostenere l’attacco
degli Austriaci.
A Roma e a Firenze cominciarono violente agitazioni popolari. Il papa, ormai in
aperto contrasto con il movimento liberale, decise di abbandonare la città e si
rifugiò a Gaeta, dove fu raggiunto dal granduca di Toscana (Leopoldo d’Asburgo-
Lorena), quando a Firenze si formò un governo democratico. A Roma , in assenza
del papa, un nuovo parlamento eletto a suffragio universale proclamò la repubblica.
Il potere fu assunto da un triumvirato, del quale faceva parte anche G.Mazzini.
Dopo la sconfitta di Carlo Alberto a Novara, un esercito austriaco occupò la Toscana,
dove ritornò il granduca Leopoldo.
A Roma furono invece i francesi a causare la caduta della repubblica. Luigi
Napoleone Bonaparte aveva bisogno di assicurarsi l’appoggio dei cattolici e del
clero francesi. Per questo il presidente francese ( diventerà imperatore nel 1852)
intervenne con l’esercito. In difesa della repubblica romana accorsero volontari da
tutte le parti d’Italia. Il comando dell’esercito della repubblica fu affidato a Giuseppe
Garibaldi, che nel 1848 era rientrato dal Sud America per partecipare alla prima
guerra contro l’Austria.Fra i volontari c’era Goffredo Mameli, il poeta genovese che
scrisse le parole dell’inno Fratelli d’Italia ( il futuro inno nazionale italiano). Per un
mese , nella città assediata, infuriarono i combattimenti. Infine i triumviri ordinarono
la resa e i Francesi restaurarono a Roma il potere temporale dei papi.( leggi a p. 385
la triste vicenda di Garibaldi).
Venezia resistette ancora più di un mese, ma poi assediata e colpita dal colera fu
costretta ad arrendersi agli Austriaci.
L'opera d'arte La Trasteverina uccisa da una bomba di Induno Gerolamo (Milano 1825
-1890), di Induno Gerolamo (Milano 1825 -1890), si trova nel comune di Roma, capoluogo
dell'omonima provincia sita in Palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Galleria
Nazionale d'Arte Moderna, Viale Belle Arti, 131