Sei sulla pagina 1di 4

LE RIFORME CHE PRECEDONO IL ’48 ITALIANO

Nel 1846 fu eletto al trono pontificio un nuovo papa, Pio IX, che concesse alcune
riforme di tipo liberale: allentò la censura, liberò prigionieri politici, istituì una specie
di parlamento laico. Questi provvedimenti suscitarono un’irrefrenabile entusiasmo
in tutta la penisola: nel nuovo pontefice molti vedevano ormai il papa riformatore
descritto da Gioberti.
In tutta Italia si susseguirono manifestazioni e cortei in onore del pontefice e gli altri
sovrani italiani dovettero imitare il papa sulla via delle riforme. Ferdinando II di
Napoli, che non lo fece, si trovò a dover fronteggiare una rivoluzione e per
conservare il suo trono fu costretto a concedere una costituzione. COME IN UNA
REAZIONE A CATENA furono concessi costituzioni e statuti anche negli altri stati
italiani: in Toscana, in Piemonte, nello Stato della Chiesa. Lo statuto promulgato a
Torino dal re Carlo Alberto ( Statuto albertino) rimarrà in vigore per cento anni, dal
4° marzo 1848 al 1° gennaio 1948, quando sarà sostituito dalla Costituzione della
Repubblica italiana.
I moderati liberali guardavano al Piemonte come a un faro: sembrava che potesse
mettersi alla testa del movimento antiaustriaco per riunire l’Italia settentrionale
sotto una monarchia costituzionale, scongiurando il rischio che i rivoluzionari
democratici ( che miravano alla Repubblica) assumessero la guida delle rivoluzioni
appena scoppiate.

1848: L’ANNO DELLE RIVOLUZIONI EUROPEE


Nel 1848 l’Europa fu attraversata da numerose ribellioni. Questi sconvolgimenti
divennero proverbiali, tanto che ancora oggi si dice “un quarantotto” per indicare un
grande ribaltamento. Le rivoluzioni del 1848 cambiarono radicalmente la situazione
europea; questa stagione rivoluzionaria fu definita “primavera dei popoli”.
Il 1848 fu preceduto da una grave crisi economica che diffuse disoccupazione e
miseria e preparò il terreno alle rivolte.In Francia la crisi aumentò il malcontento
popolare nei confronti del re Luigi Filippo d’Orleans, accusato di favorire la classe
borghese a discapito dei ceti popolari. Nel febbraio 1848 il popolo di Parigi insorse,
chiedendo diritti politici e maggiore libertà. Il re ebbe paura e rinunciò al trono. Fu
proclamata la Repubblica ( la seconda dopo quella del 1792). Successivamente fu
eletto presidente della repubblica Luigi Napoleone, nipote di Napoleone Bonaparte.
Questi era un uomo ambizioso e non voleva perdere i suoi elettori: così nel 1849,
per conquistarsi i voti dei cattolici, inviò truppe a reprimere la repubblica romana
che nel frattempo era stata proclamata. Nel 1851, approfittando di un contrasto con
il parlamento, Luigi Napoleone rovesciò la seconda repubblica e l’anno dopo si fece
proclamare con un plebiscito imperatore. Con il nome di Napoleone III diede inizio al
secondo impero, sostenuto dai conservatori.
Nel 1848 da Parigi , in poco tempo, la rivoluzione si diffuse in tutta Europa. Ci furono
manifestazioni e rivolte in Germania, in Prussia e a Vienna, nel cuore dell’impero
asburgico ( 13-15 marzo 1848). L’imperatore promise la Costituzione, ma ormai
tutto l’impero era in agitazione e i vari popoli che ne facevano parte chiedevano
l’indipendenza. Si ribellavano Croati, Sloveni, Boemi, Slovacchi, Ungheresi.Si
sollevarono anche gli Italiani del Lombardo-Veneto.
Quando la notizia dei fatti di Vienna giunse a Venezia, la città insorse ( 17 marzo ) e
proclamò la Repubblica. Il giorno dopo toccò a Milano. Qui il popolo eresse
barricate e per cinque giorni, le celebri “cinque giornate di Milano”, combatté
eroicamente contro le truppe austriache. Il 22 marzo gli Austriaci dovettero
abbandonare la città. Ma accanto ai Veneti e ai Lombardi insorsero anche i patrioti
di tutta Italia, uniti dal desiderio di dare alla patria unità politica e indipendenza. Gli
insorti lombardi chiesero subito a Carlo Alberto di dichiarare guerra all’Austria. Ma il
re esitava: gli sarebbe piaciuto estendere i confini del suo regno, ma sapeva che
l’esercito austriaco era il più forte d’Europa e , soprattutto, non si fidava dei
democratici milanesi di fede repubblicana. Finalmente il 23 marzo, quando Milano si
era già liberata da sé, l’esercito piemontese varcò il Ticino, il fiume che faceva da
confine tra Piemonte e Lombardia: cominciava la prima guerra d’indipendenza
italiana.( vedi libro a p. 382).

Nel 1848 Daniele Manin e Niccolò Tommaseo vengono liberati dal carcere e
portati in trionfo tra la folla di piazza San Marco. Dipinto di Napoleone Nani
esposto a Venezia nel museo della Fondazione Querini Stampalia
La prima guerra d’indipendenza si concluse con la sconfitta di Carlo Alberto a
Custoza, costretto a chiedere un armistizio ( = interruzione della guerra) all’Austria.
Un altro tentativo, compiuto l’anno dopo, si risolse in un disastro: nuovamente
sconfitto a Novara ( marzo 1849) , Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio
Emanuele II, e si ritirò in volontario esilio.
Le repubbliche di Venezia, Firenze e Roma del 1849
La sconfitta del re diede vigore ai democratici ( = rivoluzionari che si ponevano il
fine di abbattere la monarchia), che facevano leva non sulla guerra regia ma
sull’insurrezione popolare.
Venezia, che già aveva proclamato la Repubblica, si preparò a sostenere l’attacco
degli Austriaci.
A Roma e a Firenze cominciarono violente agitazioni popolari. Il papa, ormai in
aperto contrasto con il movimento liberale, decise di abbandonare la città e si
rifugiò a Gaeta, dove fu raggiunto dal granduca di Toscana (Leopoldo d’Asburgo-
Lorena), quando a Firenze si formò un governo democratico. A Roma , in assenza
del papa, un nuovo parlamento eletto a suffragio universale proclamò la repubblica.
Il potere fu assunto da un triumvirato, del quale faceva parte anche G.Mazzini.
Dopo la sconfitta di Carlo Alberto a Novara, un esercito austriaco occupò la Toscana,
dove ritornò il granduca Leopoldo.
A Roma furono invece i francesi a causare la caduta della repubblica. Luigi
Napoleone Bonaparte aveva bisogno di assicurarsi l’appoggio dei cattolici e del
clero francesi. Per questo il presidente francese ( diventerà imperatore nel 1852)
intervenne con l’esercito. In difesa della repubblica romana accorsero volontari da
tutte le parti d’Italia. Il comando dell’esercito della repubblica fu affidato a Giuseppe
Garibaldi, che nel 1848 era rientrato dal Sud America per partecipare alla prima
guerra contro l’Austria.Fra i volontari c’era Goffredo Mameli, il poeta genovese che
scrisse le parole dell’inno Fratelli d’Italia ( il futuro inno nazionale italiano). Per un
mese , nella città assediata, infuriarono i combattimenti. Infine i triumviri ordinarono
la resa e i Francesi restaurarono a Roma il potere temporale dei papi.( leggi a p. 385
la triste vicenda di Garibaldi).
Venezia resistette ancora più di un mese, ma poi assediata e colpita dal colera fu
costretta ad arrendersi agli Austriaci.

L'opera d'arte La Trasteverina uccisa da una bomba di Induno Gerolamo (Milano 1825
-1890), di Induno Gerolamo (Milano 1825 -1890), si trova nel comune di Roma, capoluogo
dell'omonima provincia sita in Palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Galleria
Nazionale d'Arte Moderna, Viale Belle Arti, 131

Potrebbero piacerti anche