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Prima Guerra d’Indipendenza del 1848:

Nel 1848 si ha un periodo di grande confusione a livello europeo e si ha un mix di crisi


economiche unite a carestie. Nel 1484 nasce una rivoluzione europea a causa di richieste
quali una Costituzione, l’indipendenza o l’Unità nazionale e i nemici principali furono
l’imperatore d’Austria e il suo ministro Metternich. Questa ondata rivoluzionaria segna
l’inizio del Risorgimento: a Palermo durante dei festeggiamenti, uscirono fuori discorsi
sull’autonomia siciliana che portarono in poche ore ad una rivoluzione politica sociale. Il
giorno dopo una folla di contadini e mandriani sventolano la bandiera tricolore e la bandiera
trinacria (siciliana). Il re del Regno delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone propone una
Costituzione per l’autonomia della Sicilia, la quale viene rifiutata dai liberali. I liberali
volevano l’indipendenza e si adottò di conseguenza la Costituzione stilata dal Parlamento
siciliano nel 1812. A febbraio in Francia le strade si riempiono di barricate dietro le quali i
liberali sparavano ai soldati, a causa dell’incapacità di Luigi Filippo. Pochi giorni dopo si
proclamò la Seconda Repubblica nella quale si abolì la pena di morte e della schiavitù nelle
colonie e si promosse il suffragio universale maschile. Nelle nuove elezioni fu eletto
presidente Luigi Napoleone Bonaparte come Napoleone III. A Vienna la situazione è
questa: la corte aveva appena respinto una richiesta di Costituzione e il 13 marzo inizia la
rivoluzione. Ci sono barricate tra le strade e l’imperatore Ferdinando I d’Austria si rifugia a
Innsbruck, anche Metternich fuggì. Due giorni dopo a Budapest viene proclamata
l’indipendenza dall’Austria. Un mese dopo a Praga si rivendicarono maggiori libertà per le
popolazioni di lingua slava, senza l’indipendenza dall’Austria. Da Innsbruck l’imperatore
austriaco riesce a comunicare con l’esercito e a sopprimere alcuni tumulti nell’Impero. La
Prussia ebbe liberali e contadini come rivoluzionari per abbattere il sistema feudale. A
Berlino il re Federico Guglielmo IV promuove una nuova Costituzione. La Germania,
ancora divisa in piccoli Stati, inizia ad avere bisogno di una riunificazione, la quale sarebbe
dovuta nascere dall’annessione alla Prussia dei 39 piccoli Stati. Le difficoltà avute tra i
fautori di una “Grande Germania” (una Germania sotto la guida dell’Austria) e una “Piccola
Germania” (senza l’Austria e sotto controllo della Prussia) portarono all’imperatore prusso il
rifiuto della corona imperiale: nel giugno del 1849 le sue truppe sciolgono l’Assemblea
nazionale e soffocano il moto rivoluzionario. In Italia, per paura di moti rivoluzionari, papa
Pio IX, il granduca Leopoldo di Toscana e il re di Sardegna Carlo Alberto concedono gli
Statuti, ovvero Costituzioni che prevedevano un Parlamento composto da una Camera
elettiva (Camera dei deputati) e una i cui membri erano nominati dal re (Senato). Lo
Statuto albertino trasformerà il Regio di Sardegna da monarchia assoluta a costituzionale e
garantirà i diritti di ugualianza e libertà all’uomo.
Con il potere assoluto esercitato in Italia dagli Asburgo, Venezia è la prima a ribellarsi. Il 17
marzo infatti, il popolo insorse contro gli Austriaci liberando il capo dei democratici Daniele
Manìn dal carcere. Grazie all’aiuto tra borghesia e proletariato si scacciarono le truppe del
maresciallo Radetzky (governatore militare del Lombardo-Veneto) e proclamò la
repubblica. A Milano si fronteggiarono le truppe di Radetzky durante le famose “Cinque
giornate”, dal 18 al 23 marzo. Grazie alla solidarietà del popolo e al federalista Carlo
Cattaneo, Radetzky lascerà la città. Il 21 marzo la rivolta si estese a Modena e Parma.
La vittoria dei milanesi spinse Carlo Alberto di Savoia a dichiarare guerra all’Austria. Il 23
marzo 1848 inizia la Prima guerra d’Indipendenza. Il papa, il granduca di Toscana e il re di
Napoli inviano le loro truppe in appoggio a quelle piemontesi. Insiemi di volontari si
formarono per affiancarsi ai soldati. Presto però le truppe affidate saranno ritirate per paura di
ritorsioni. Inoltre Carlo Alberto si dimostrò un pessimo comandante. In questo modo i
Piemontesi permisero all’esercito austriaco di racchiudersi nel cosiddetto “Quadrilatero”,
una zona imprendibile racchiusa dalle fortezze di Verona, Legnano, Mantova e Peschiera.
Radetzky guadagna tempo e si prepara, vincendo contro i Piemontesi. Carlo Alberto per non
mettere in pericolo le sorti della dinastia, abdica al figlio Vittorio Emanuele II, il quale
firmerà nel marzo del 1849 l’armistizio di Vignale (pace con l’Austria). Brescia, prima di
arrendersi, lottò per 10 giorni meritandosi il nome di “Leonessa d’Italia”.
Papa Pio IX e Leopoldo II si rifugiano dal re di Napoli mentre la Repubblica Toscana viene
stroncata dall’esercito austriaco. La Repubblica Romana invece è retta dal triumvirato di
Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Amellini. Viene emanata una Costituzione che
stabilisce la libertà religiosa e la tassazione progressiva sui redditi (i poveri pagano meno
dei ricchi). Il papa invocò l’aiuto della Francia e delle truppe francesi comandate da Oudinot
furono mandate nel Lazio. Oudinot fronteggerà un esercito formato da volontari italiani
guidato da Giuseppe Garibaldi e Carlo Pisacane. Questi ultimi due perderanno alla fine e
Garibaldi scapperà a Venezia.
Le forze assolutiste avevano di nuovo ristabilito il loro ordine. Praga e Vienna furono
bombardate e Ferdinando I abdicò per il nipote Francesco Giuseppe. Ferdinando II di
Borbone aveva riaffermato il proprio dominio sul Regno delle Due Sicilie e Leopoldo II
rientrò in Toscana grazie all’esercito austriaco. Si scatenò ovunque la repressione: censura,
arresti e condanne. Soltanto il Regno di Sardegna si mantenne in pace, mantenendo in vigore
lo Statuto albertino e grazie al sovrano Vittorio Emanuele II che tenne testa a Radetzky
rifiutando l’assolutismo.
I veri vincitori del Quarantotto furono i borghesi, i quali all’inizio hanno combattuto sulle
barricate con i lavoratori e poi li hanno rinnegati. Pur di distinguersi dal proletariato nacque il
motto “classi lavoratrici, classi pericolose” e mai la società fu così divisa. Ora i nemici storici
erano borghesi e proletari: questo fu messo in luce nel 1848 da un libretto intitolato
“Manifesto del partito comunista” scritto da Karl Marx.

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