QUESTIONI PRELIMINARI
Definizioni
Olocausto (di lingua inglese): sacrificio religioso agli dei compiuto bruciando una vittima. Parola contestata
dagli ebrei, perché associabile alla dimensione religiosa. In realtà fu un atto politico-ideologico, compiuto da
non sacerdoti.
Shoah: catastrofe imprevista e terribile. Israele istituì la Giornata nazionale. Parola non accettata perché
indica l’appartenenza esclusiva del fenomeno storico al mondo ebraico. In realtà lo sterminio degli ebrei è
parte integrante della vicenda storica occidentale.
Usare le parole Olocausto e Shoah significa affermare che si è trattato di un fenomeno unico, non
comparabile ad altri massacri della storia.
Genocidio: forma di massacro di massa unilaterale con cui uno Stato o un’altra autorità intende distruggere
un intero gruppo. Usata per la prima volta dal giurista Lemkin. Parola rifiutata perché denota che lo
sterminio degli ebrei sia solamente uno dei vari assassini di massa compiuti nella storia.
Usare la parola genocidio significa ritenere comparabile questo evento ad altri della stessa natura.
Dibattito storiografico. Negare l’esistenza della Shoah non è un’interpretazione storiografica. Le due
domande del dibattito storiografico riguardano le ragioni di fondo dei nazisti e la natura dello sterminio, se
è stato progettato fin dall’inizio in forma deliberata, oppure non era programmato. Le opere storiografiche
seguono due interpretazione:
1. INTERPRETAZIONE FUNZIONALISTA, secondo cui non è esistito un piano di sterminio predeterminato, ma
che prese forma successivamente, soprattutto a causa dell’occupazione dei territori polacchi e russi, in cui
abitavano molti ebrei. Come interpreti troviamo: Neumann, secondo il quale lo Stato nazista era articolato
in quattro poteri (partito, esercito, burocrazia, apparato industriale), in competizione tra di loro sul modo di
attuare le linee ideologiche di Hitler; Hilberg si concentra sulle modalità organizzative della “macchina dello
sterminio”, che procede per fasi non programmate, caotiche e che richiede un coinvolgimento ideale ed
emotivo dei partecipanti; Browing, si interroga sul grado di partecipazione dei tedeschi “comuni” allo
sterminio degli ebrei, mostrando come molti tedeschi credessero nella necessità di eliminare gli ebrei,
alcuni (10-20%) chiesero anche di partecipare.
2. INTERPRETAZIONE INTENZIONALISTA, mostra come fin dall’inizio fosse chiara l’intenzione di eliminare gli
ebrei. Come sostenitori di questa interpretazione troviamo: Dawidowicz, secondo cui la guerra offrì il
pretesto per attuare ciò che Hitler aveva intenzione di compiere già da tempo (idee antisemite); secondo
Goldhagen, la storia tedesca è caratterizzata da un diffuso aggressivo antisemitismo.
Unicità della Shoah: non era mai accaduto una vicenda con le caratteristiche della Shoah, che uno stato si
impegnasse a uccidere un particolare gruppo. Non è possibile equiparare i lager nazisti ai gulag sovietici,
perché i primi erano costruiti per uccidere i detenuti, mentre nei gulag sovietici le morti avvenivano a causa
delle difficili condizioni.
Le dimensioni della Shoah:
CRONOLOGICA: la persecuzione si sviluppa dal 1933 al 1945, lo sterminio sistematico dal 1941 al 1945;
GEOGRAFICA: riguarda la quasi totalità del continente europeo
QUANTITATIVE: le vittime della Shoah vanno dai 5100000 ai 6000000. I paesi maggiormente colpiti furono
la Polonia e la Russia. In Italia le vittime ebree sono stati 7mila.
La popolazione ebraica prima della Shoah. Tra la fine dell’800 e la SGM, la popolazione ebraica passò a circa
9 milioni. I caratteri dell’ebraismo europeo: aumento dell’emigrazione ebraica verso gli Stati Uniti; processo
di urbanizzazione della popolazione ebrea, che risiede nelle città; divisione in ashkenaziti, residenti
nell’Europa centro-settentrionale e nell’Est, e in sefarditi, presenti in Europa meridionale, più integrati; gli
ebrei esercitano professioni commerciale e nell’industria-artigianato, dovuto al divieto di possedere terra,
per l’alto tasso di alfabetizzazione, per la propensione ad esercitare mestieri “nuovi”.
Il pregiudizio contro gli ebrei. Il pregiudizio, propagato dalla Chiesa cristiana, di cui gli ebrei sono vittime è di
matrice religiosa, chiamato ANTIGIUDAISMO, cioè sono “il popolo che ha ucciso Cristo”. Questo pregiudizio
per la sua diffusione popolare ha sedimentato rancori e odi. Al gruppo sociale ebraico viene addossata la
responsabilità di ogni male, è ritenuto negativo e diventa “capo espiatorio”. Negli ultimi decenni dell’800, il
dominio coloniale europeo viene giustificato dal darwinismo sociale, cioè il processo di classificazione delle
specie animali deve essere esteso anche alla specie umana. Perciò il dominio della razza bianca europea
sarebbe il risultato della “selezione naturale”. Da questo deriva che le razze sono identificate da caratteri
genetici non modificabili. Crebbe l’avversione agli ebrei, che prese il nome di ANTISEMITISMO. Dopo la
PGM vi sono due eventi che rafforzano l’antisemitismo: la dichiarazione Balfour, secondo cui la sede degli
ebrei è la Palestina; la rivoluzione bolscevica, ovvero i bolscevichi sono al servizio degli interessi ebraici. Per
l’antisemitismo gli ebrei volevano creare un dominio ebraico internazionale.
CAP. 2 LA DISTRUZIONE DEGLI EBREI
La visione di Hitler e del nazismo. Esistono due “leggi di natura”: la storia del mondo è mossa dall’istinto di
conservazione delle razze; ogni razza cerca di conquistare più territorio possibile. (Costatazione storica) gli
ebrei non hanno mai avuto un loro territorio e combattuto con le altre razze. Se ne deduce che: gli ebrei
sono una razza “parassita” di altre razze; gli ebrei non sono una razza “umana”; gli ebrei sopravvivono
indebolendo i popoli umani; gli ebrei sono nemici di tutti i popoli “sani”.
Le legislazioni antiebraiche. Nei confronti degli ebrei vi era una situazione di generale pregiudizio negativo e
di indifferenza diffusa rispetto alla loro possibile sorte. Nell’aprile del 1933 sono emanate le prime leggi
antiebraiche, che regolano la presenza dei “non ariani” in alcuni ambiti lavorativi. Inoltre, viene posto il
blocco dell’immigrazione di ebrei dell’Europa orientale e la revisione delle cittadinanze. Nel settembre 1935
vengono emanate due leggi in cui è introdotta la classificazione razziale: legge sulla cittadinanza del Reich;
legge sulla difesa del sangue e dell’onore tedesco. Gli ariani vogliono eliminare ogni presenza ebraica,
attraverso il rendere impossibile la vita agli ebrei per costringerli ad andarsene dal paese. Tra gli strumenti
ci sono anche i pogrom, ovvero violenze organizzate contro i beni e le persone ebraiche (notte dei cristalli,
1938). Anche altri paesi adottarono normative antiebraiche (Romania, Italia, Ungheria, Slovacchia, Polonia),
perché vogliono scegliere una dimensione totalitaria in vista della guerra e per arrivare ad un modello
politico antidemocratico (rifiuto dei valori dell’uguaglianza e dei diritti). Allo scoppio della guerra, nei paesi
antisemiti si trovano ebrei non voluti.
La guerra, i ghetti e le violenze. Quando le armate rosse si espandono, trovano sempre nuovi ebrei in quei
territori da controllare. La guerra reintroduce il disprezzo della vita e riconfigura l’immagine dell’ebreo da
estraneo a nemico della nazione. Nei territori polacchi vengono istituiti i ghetti, per isolare gli ebrei in attesa
del loro allontanamento verso i luoghi di sterminio. Qui si afferma la diversità degli ebrei rispetto al resto
della popolazione. I pogrom sono violenze irrazionali e non pianificate compiute soprattutto dai paesi alleati
alla Germania nazista.
Lo sterminio. Nel giugno 1941, la Germania incoraggia i pogrom e vengono organizzati reparti speciali per
“ripulire” la zona conquistata dell’Unione sovietica, in cui risiedono 4 milioni di ebrei. Gli assassini hanno un
carattere di massa, anche romeni, ungheresi e croati compiono atrocità verso gli ebrei, visti come nemico
da eliminare definitivamente. Nel luglio 1941 si dà avvio al totale assassinio degli ebrei russi. Nel settembre
1941 Hitler approva i piani di trasferimento degli ebrei europei ad Est. Si passa alla decisione di eliminare
fisicamente gli ebrei. Fine ottobre 1941, la soluzione finale ha preso forma. Gli ebrei devono essere
deportati in campi dedicati all’uccisione attraverso gas tossico. Il principale campo di sterminio fu quello di
Auschwitz-Birkenau. La morte nei campi di concentramento poteva avvenire per selezione iniziale, in cui
venivano subito ucci vecchi, malati, bambini, o a causa della fame, del freddo e delle malattie. Il primo
paese ad affiancare la Germania nello sterminio degli ebrei fu la Romania. In Ungheria, in seguito
all’invasione tedesca gran parte degli ebrei venne sterminata. In Francia vennero difesi gli ebrei francesi,
consegnando gli ebrei di altra nazionalità ai nazisti.
Da parte degli ebrei era difficile immaginare “l’immaginabile”, pensano che per sopravvivere occorra
collaborare, molti ebrei si fidano della razionalità tedesca e molti ritengono di dover combattere in patria.
Ci fu una resistenza ebraica allo sterminio nazista, partecipando alla resistenza all’occupazione nazista, ci
furono rivolte all’interno dei ghetti (ghetto di Varsavia) e rivolte nei campi di sterminio (rivolta ad
Auschwitz).
Gli alleati ignorano le richieste della resistenza ebraica e le proposte tedesche. Non fecero nulla a causa
della percezione errata della situazione, per la cattiva disposizione verso gli ebrei e perché la salvezza degli
ebrei non era la priorità degli Alleati.
CAP. 3 GLI EBREI ITALIANI E IL FASCISMO
Anni 1922-1936. In Italia la comunità ebraica risiedeva soprattutto nell’Italia centro-settentrionale e la
maggior parte erano commercianti, impiegati o liberi professionisti. Mussolini strinse un accordo con la
Chiesa, i Patti lateranensi (11 febbraio 1929), in cui si sottolineava il cattolicesimo come “sola religione dello
stato”. L’antisemitismo fascista si concretizza nell’allontanamento degli ebrei da vertici dello Stato. Secondo
Mussolini occorreva perseguitare gli ebrei in modo discreto e graduale.
Anni 1938-1943. L’antisemitismo è visto come uno strumento per favorire l’aggregazione della comunità
nazionale. La decisione di perseguitare gli ebrei fu presa da Mussolini per ragione di politica interna, non
dipende quindi dall’alleanza con Hitler. Infatti, non era avvenuta la fascistizzazione delle strutture ebraiche,
gli ebrei non avevano portato alcun vantaggio alla politica estera, il regime era preoccupato per la
solidarietà tra gli ebrei italiani e tedeschi. La legislazione razzista, entrata in vigore dalla conquista
dell’Etiopia, poteva essere estesa anche agli ebrei. Gli ebrei dovevano essere “scacciati” tramite
l’eliminazione progressiva dai singoli ambiti, senza violenza fisica.
Il regime inizia una campagna di propaganda per creare un sentimento di antisemitismo. Molti giornalisti e
scrittori, come Orano, Preziosi, Interlandi attaccavano in modo denigratorio le comunità ebraiche. Efficaci
furono le barzellette e le caricature degli ebrei sui fumetti.
Nel 1938 avviene la fase di preparazione della discriminazione per legge, attraverso il censimento degli
ebrei e l’elaborazione giuridica della categoria “ebreo”. L’università deve censire gli ebrei tra gli studenti e i
professori. Fu pubblicato il manifesto degli scienziati razzisti. Gli ebrei furono allontanati dai ruoli del
ministero. Vengono elaborati gli schemi per calcolare le parti di “sangue ebreo” e di “sangue italiano”
possedute dai nati da coppie miste.
Vengono varate le leggi razziali, che prevedono l’espulsione degli ebrei stranieri, l’arianizzazione della vita
pubblica, agli ebrei viene vietato di possedere beni immobili, di avere personale domestico ariano, il
possesso di apparecchi radio, vengono sostituito i nomi ebraici delle strade, vengono vietati i matrimoni
misti. Le leggi sono firmate da re Vittorio Emanuele III. Tra il 1938 e il 1943 gli ebrei calarono del 20-25%.
Con lo scoppio della guerra, prese subito avvio l’internamento nei campi di concentramento di ebrei
stranieri. Il più grande campo di concentramento per ebrei stranieri è quello di Ferramonti di Tarsia
(Cosenza).
Nel 1943 si decide di avviare tutti gli ebrei al lavoro in campi speciali sotto la sorveglianza delle autorità di
polizia. Inoltre, si decide di mobilitare come forza lavoro obbligatoria anche gli ebrei italiani. Il fascismo è a
conoscenza dell’avvio dello sterminio nazista.
Anni 1943-1945. 8 settembre 1943armistizio. I tedeschi suddividono il territorio italiano in zone di
operazione e territorio occupato. I tedeschi formano la Repubblica Sociale Italiana con a capo Mussolini. Il
16 ottobre 1943 è realizzata la retata al ghetto di Roma con la deportazione ad Auschwitz. I rastrellamenti
sono facilitati dalla consegna degli elenchi nominativi degli ebrei. Il ministero dell’Interno decide per la
deportazione di tutti gli ebrei ai campi di concentramento, inoltre si prevede il sequestro di tutti i beni degli
ebrei.
I fascisti hanno il compito di arrestare ed internare gli ebrei nei campi di raccolta, mentre i tedeschi devono
trasportarli nei campi di sterminio.
Gli ebrei italiani uccisi sono circa 7000. Molti ebrei si salvano grazie all’integrazione nella popolazione, che
è disposta ad aiutarli, il periodo degli arresti è breve, gli ebrei italiani sono pochi, e i nazisti e fascisti sono
impegnati a combattere gli Alleati.
CAP. 4 GLI EBREI NELL’ITALIA PSOTFASCISTA
La riorganizzazione della vita ebraica. Gli Alleati impongono l’abrogazione della legislazione razziale. Per
molto tempo agli ebrei vengono imputate comportamenti sospetti e si nega loro il diritto alla conservazione
della propria identità peculiare. Gli ebrei trovano grandi difficoltà nel reinserimento nella vita civile e
politica italiana. Le brigate ebraiche unite agli Alleati si impegnano a far confrontare gli ebrei italiani con
l’ebraismo in Palestina. Riprende anche la scuola ebraica di Roma, che forma il nuovo gruppo dirigente
ebraico. Gli ebrei, nel referendum del 1946, scelgono la Repubblica. Il SIONISMO è un movimento politico e
religioso che vuole dare patria agli ebrei, la Palestina, ha un ruolo importante nel rinforzare l’ebraismo
italiano, aiutandolo a riformare la vita comunitaria. La comunità ebraica italiana sostiene il sionismo,
aiutando l’immigrazione illegale in Palestina.
La memoria della Shoah. Nei primi anni della Repubblica si attribuisce ogni colpa alla Germania nazista e gli
italiani vengono visti come “amici” degli italiani. Il più importante volume per ricordare la Shoah è di
Momigliano, Storia tragica e grottesca del razzismo fascista, in cui afferma che l’antisemitismo non ha alcun
fondamento nella società, la persecuzione è stata imposta da Mussolini e Hitler, la politica antiebraica non
è mai stata realmente accettata dagli italiani, la Chiesa cattolica ha aiutato gli ebrei. La persecuzione e lo
sterminio vengono visti dalla comunità ebraica come una tappa all’interno della storia del popolo ebraico.
Questo perché desiderano essere reinseriti nel nuovo Stato repubblicano. Per quanto riguarda
l’organizzazione della memoria, il punto di svolta è il processo Eichmann e la pubblicazione della ricerca di
Renzo De Felice sugli ebrei italiani sotto il fascismo.
La giornata della memoria viene istituita il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di
Auschwitz. Commemorare i morti della Shoah e della persecuzione vuol dire mantenere la pietas,
rinforzando gli ideali politici e culturali sorti dalla Seconda Guerra Mondiale.