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BANDIERA NERA
Cercammo un simbolo. Il tricolore era stato troppo profanato
dalla retorica patriottarda dei partiti costituzionali, e rappresentava
ancora la vilt miserabile miserevole e miseranda dei governi demo-
liberali che si nutrivano di miscele doppio e di cantaride, lasciando
imbordellare lItalia e prostituire il suo destino
Allora scegliemmo il nero vessillo degli Arditi, che aveva
preceduto gli assalti oltre le trincee di carne umana del Grappa e
sullaltra riva del Piave gonfia di sangue.
Aveva il colore della morte che infutura la vita, e per questo
labbiamo prediletto; era il simbolo della nostra disperazione e della
nostra ferocia, e ci pareva che in esso risplendesse tenebrosa e
tremenda la volutt di morie che arroventava i nostri sensi di
giovani gagliardi pronti a tutto.
Erano i tempi in cui nelle nostre canzoni non ricorrevano i temi
dellamore, del piacere e della gioia, ma risuonavano cupe parole
apocalittiche: pugnale, bomba a mano trovavan rime che facevan
rabbrividire le timorate nonch vigliacchissime anime dei
conservatori pronti a ceder tutto pur di conservare le ghirbe flaccide
e graveolenti.
Il ritornello spavaldo echeggiava risolutivo ammonitore e
terribile come la cannonata, e volgeva in fuga le mandrie
imbestialite del socialismo gaglioffo e vigliacco
(Luigi Freddi, Bandiere nere, contributo alla
storia del fascismo, Roma 1929)


Fra le molte definizioni dello squadrista,
preferisco questa: squadrista litaliano che reputa
non soltanto dovere, ma piacere, scendere in strada
senza esitazione, per gare a legnate, a cazzotti o a
revolverate, per la difesa e lesaltazione della
PatriaSquadrismo il cazzotto che diventa dottrina
(F.T. Marinetti, in Squadrismo (numero del Ventennale di
AntiEuropa)", Roma 1939)
SQUADRISMO VENETO: LUMPENPROLETARIAT
A Venezia, nellautunno del 1921, personalismi e rivalit
(praticamente il solito contrasto tra duri e rivoluzionari e
moderati entristi) portano alla formazione di un gruppo autonomo,
I Cavalieri della Morte, guidato da Gino Covre, defenestrato
segretario politico e capo delle squadre. Singolare personaggio,
questo Covre, vero prototipo delluomo di mano, tanto che se ne
occupa lo stesso Gramsci, allorch, presente a Torino nel 1919, per
alcuni mesi, da Ufficiale degli Arditi appena smobilitato, guida un
assalto dei pochi fascisti contro la munitissima Camera del Lavoro
del capoluogo piemontese. Si trasferisce poi ad Udine, dove fonda il
fascio, e, infine, a Venezia, comandante delle squadre.in ombra
durante il ventennio (nonostante la personale conoscenza di
Mussolini), concluder la sua terrena avventura al comando di una
Brigata Nera repubblicana. (Interessante ledizione del 24 aprile
1945 del Popolo del Friuli con in apertura un grande titolo (Laspra,
gigantesca lotta nel cuore del Reich e in Italia) che preannunciava il
tracollo dei nazisti. In cronaca si dava notizia della scomparsa di
Gino Covre, fascista della prima ora e segretario del Fascio udinese
gi nel 1921, morto si precisava non come sarebbe piaciuto a lui,
con larme in pugno, ma in una clinica di Padova per un male
incurabile.)
In quel 1921, con vasto seguito nellirrequieta base squadrista,
non ha difficolt a strutturare, in breve tempo, i suoi Cavalieri,
che, per, presentano da subito due caratteristiche singolari (oltre
al nome, mutuato dalla tradizione arditesca):
-una predicazione sociale che va anche aldil del
sansepolcrismo, tale da attrarre un gran numero di ex
comunisti ed emarginati (leggi pregiudicati per reati
comuni).e infatti, il caduto del gruppo, Armando Cancellada,
di diciannove ani freddato da una Guardia Regia- presenta
ambedue queste caratteristiche, tanto da essere poi eliminato
prudentemente dal martirologio fascista
-una pratica attivistica che, oltre che contro i tradizionali
nemici social-comunisti, si rivolge al grande capitale,
imponendo a numerose fabbriche la riassunzione degli operai
licenziati per sciopero (gli operai, quando scioperano, il pi
delle volte sono dei disgraziati, anzich dei colpevoli c scritto
in un comunicato dei Cavalieri), e alla grossa propriet
speculativa, espropriando ai Caltagirone dellepoca numerosi
appartamenti sfitti, che vengono assegnati a povera gente
(gondolieri, ambulanti, operai) in difficolt economiche.
Inutile dire che la pericolosit di tali iniziative viene avvertita da
stampa, Forze dellordine e padronato, che scatenano una violenta
campagna di persecuzione e criminalizzazione contro i Cavalieri
(nel complice silenzio del fascio ufficiale), destinata ad avere
successo, dopo lincarceramento dello stesso Covre e dei suoi pi
noti seguaci.

(da: Giulia Albanese, Alle origini del fascismo,
la violenza politica a Venezia 1919-22, Padova
2001)


LA SOLITA STORIOGRAFIA
In ogni modo, storicamente certo che non fu la
rivoluzione bolscevica ad aprire nell'Europa
occidentale la via al totalitarismo ... ma fu la "marcia
su Roma", l'instaurazione del regime fascista e l'inizio
di un inedito esperimento di dominio politico;
tutto ci avvenne per impulso autonomo, insito nella natura
stessa del fascismo, e avvenne quando persino Mussolini
affermava pubblicamente, fin dal 1921, che parlare ancora di
"pericolo bolscevico" in Italia era una sciocchezza. (Emilio Gentile)


PIERO OPERTI A BENEDETTO CROCE
Particolarmente pesanti furono anche e soprattutto le aggressioni
fisiche, talvolta mortali, nei confronti di reduci, decorati ed ufficiali
dell'Esercito (i fascisti giustificheranno le loro prime azioni proprio
come rappresaglia a queste azioni). Piero Operti raccont cos la sua
esperienza a Benedetto Croce circa un'aggressione da lui subita da
parte di militanti di sinistra nell'ottobre 1920 a Torino: Inermi e
mancanti chi del braccio, chi della gamba, eravamo nell'impossibilit
di opporre qualsiasi reazione: ci strapparono le medaglie; le
calpestarono; non fecero di pi, soddisfatti del gesto o spenta l'ira
dalla nostra passivit, e si scostarono. Noi raccogliemmo dalla
polvere le nostre medaglie e tornammo all'Ospedale.


SQUADRISMO MARCHIGIANO:
UNA SPEDIZIONE FUORI DAL MITO
Alcuni tenacissimi fascisti di Pianello, frazione di Cagli.mi
invitarono a passare con loro una pacifica giornata di fede. Accolsi
con animo grato linvito, e scelsi i compagni per il glorioso viaggetto,
cinque autentiche lame dello squadrismo pesarese: Cesare Rossi,
forte come un toro, e quel giorno con me un poco imbronciato, per via
di Selene, la luna in gonnella, che dava ad entrambi i propri sorrisi;
Sebastiano Pompei, segaligno, dallaudacia pari allaltezza, spentosi
alcuni anni dopo nella lenta e spaventosa agonia di un male crudele;
Dante Gasparri, un buono, a cui il coraggio non fece mai difetto; Aldo
Vespignani, un modesto della prima ora, che ancor oggi vivacchia
nella penombra di un modestissimo impiego rimunerato con poco
peculio; Alberto Bazali,un caratteraccio, rosso di pelo, ma con un
cuore grosso cos.partimmo alla volta di Pianello, su di unauto da
noleggio, che Rossi si era portato da Fano. La pilotava un fanese che
aveva guadagnato qualche sesterzio in America
(Raffaello Riccardi, Pagine squadriste, Roma 1940)

Inizia cos, in un modo idilliaco, una delle giornate pi
turbolente nella storia del fascismo a Cagli fin a pistolettate: una
cinquantina i feriti tra i social-comunisti che, riconosciuti gli
avversari, diedero loro addosso, contando sul numerogli
squadristi ebbero due feriti e furono tutti incarcerati (Riccardi
scont cinque mesi di preventivo).
Niente di speciale, comunque, se non fosse che questo
episodio minore presenta tutti gli elementi caratterizzanti la
primavera squadrista: lapprossimazione organizzativa (il gruppo
che parte per Cagli molto approssimativo, messo su allultimo
momento), linferiorit numerica (in sei in un paese gi noto per la
forte presenza sovversiva), la decisione risolutiva dei fascisti
(spalle al muro, fanno il vuoto a rivoltellate), lazione delle forze
dellordine e della magistratura (che non vanno per il sottile negli
arresti, e non distinguono tra aggrediti e aggressori).


SQUADRISMO CAMPANO: SPEDIZIONI NOTTURNE
Misteriosi messi giungevano trafelati nella sede del fascio e
chiedevano del segretario politico. Parlottavano nella sala del
direttorio: partivano altri messi, e dopo un poco le squadre si
radunavano. Per non destare sospetti, si partiva quasi sempre alla
spicciolata. Un autocarro zeppo di gente filava a tutta velocit
nella strada bianca; i fari proiettavano aloni di luce, e gli alti pioppi,
come una fila di personaggi fantomatici, allungavano le loro ombre
sul letto stradale. Soffiava la tramontana, e la luna imbiancava i
campi di carciofi e le piccole case rurali. Castellamare diventava
una corona di luci ai piedi della montagna. Lautocarro correva
allimpazzata. Dove si dirigeva ? MisteroQualche contadino
ritardatario, lungo la strada deserta, abbagliato dalla luce di fari, si
soffermava e guardava stupito. Dove andavano tutti quei giovani ?
Mistero.
Il giorno appresso i giornali davano notizia di una sparatoria
tra fascisti e comunisti. Si agiva nel mistero. Voci sussurrate in un
orecchio: Questa sera alle dieci. La nuova circolava in segretezza,
e tutti ci ritrovavamo allora fissata, nl luogo convenuto. Si
ricomponevano cos le squadre; e via, in carrozzella, negli autocarri
o a piedi, per i viottoli dei campi. Si ritornava dalla spedizione, e
nessuno ne sapeva nulla in paese
(Piero Girace, Diario di uno squadrista, Napoli 1941)

TRA IL LUSCO E IL BRUSCO
Gentile signore, ella deve:
1) tentare di costituire un fascio di combattimento a Camerino
2) mandare qualche corrispondenza al Popolo
3) non mandarmi le novelle, perch non avrei il tempo di
leggerle
Sono lieto di aver conosciuto sia pure attraverso una lettera-
un valoroso e uno spregiudicato
Saluti trinceristi molto cordiali
Mussolini

Cos il direttore del Popolo dItalia risponde a Pietro Gorgolini che,
subito dopo la costituzione dei fasci, si fa vivo da Camerino.da
notare linvito a non mandare novelle (che poi erano brevi racconti
di memorialistica bellica) e i saluti trinceristi


CONNIVENZE
...Se nella prima met del '21 i fascisti poterono spadroneggiare in
vaste zone d'Italia, condurre quasi impunemente la loro offensiva
contro le organizzazioni "rosse" e influenzare notevolmente i risultati
della consultazione elettorale del 15 maggio ci non fu dovuto a
volontaria debolezza del governo, ma a cause oggettive e soprattutto
alle simpatie e alle connivenze che essi godevano tra le forze che
avrebbero dovuto assicurare l'ordine e il libero svolgimento della
campagna elettorale e delle votazioni. Invece di agire
imparzialmente contro tutti i perturbatori dell'ordine pubblico, in
moltissimi casi queste forze favorivano infatti i fascisti a danno dei
loro avversari. (Renzo De Felice)


UN DISASTROSO GRAMSCI
Disastrose dal punto die molto riduttive le considerazioni di un
Gramsci che dimostrava nel1921 (come peraltro molti dei suoi
colleghi comunisti o liberali) di non aver capito quali fossero le
peculiarit del Fascismo-movimento: Il fascismo si presentato
come lantipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo
a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealit
politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli
odii, dei desideri. Il fascismo divenuto cos un fatto di costume, si
identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo
italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola,
dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato
(Antonio Gramsci, LOrdine Nuovo, 26 aprile 1921)


IL PRIMO ESERCITO SQUADRISTA
La giovane et della gran parte degli squadristi ha fatto interpretare
ad alcuni autori la rivoluzione fascista come una rivoluzione
generazionale. Il primo nucleo di squadristi fu composto da circa
200 uomini, tutti sindacalisti rivoluzionari ed Arditi, che
sostanzialmente costituirono la guardia personale di Mussolini, il
quale tempo dopo ebbe a dire al riguardo:
Nel complesso erano alcune centinaia di uomini,
suddivisi in gruppi agli ordini di ufficiali, e ovviamente
ubbidivano tutti a me. Io ero una specie di capo di questo
piccolo esercito
(Benito Mussolini sul Popolo d'Italia del 13 aprile 1920)


LARDITO VA ALLASSALTO
CON VENTICINQUE BOMBE
E VENTICINQUE BOMBE
SON CINQUECENTO TOMBE
(ritornello ardito)





DE GASPERI DEMOCRISTIANO D.O.C.
Noi non condividiamo il parere di coloro i quali intendono
condannare ogni azione fascista sotto la generica condanna della
violenza. Ci sono delle azioni in cui la violenza, anche se assume
l'apparenza di aggressione, in realt una violenza difensiva, cio
legittima. (Alcide De Gasperi il 7 aprile 1921)


SMITIZZIAMO PURE, MA SENZA ESAGERARE
Le fotografie che ritraggono le squadre dazione hanno una
sorprendente analogia con quelle di squadre di calcio o gruppi
sportivi in genere. La spedizione punitiva, anche se aveva come scopo
quello di rompere la testa a qualcuno, per i partecipanti era spesso
unuscita con i compagni, un pretesto per fare del rumore, mangiare e
bere senza pagare, e, normalmente, spassarsela. Lo spirito di queste
riunioni stato descritto in modo brillante (e non senza una certa
simpatia) da Pratolini, nel suo romanzo Lo scialo
(Adrian Lyttelton in: AA VV, Bologna 1920, Bologna 1982)

LAutore inglese dimentica che spesso tali uscite con i compagni si
chiudevano tragicamente per i partecipanti, con imboscate, fuoco di
fucileria e morticmq, concordo, lo spirito di partenza era quasi
sempre quello, alieno da ogni malvagit.


SQUADRISMO TOSCANO: SERVIZIO AFFISSIONI
Una volta tanto, io, Pollione, Carnesecchi, Gino Arbaci,
Dino Paoletti e Ottone Rosai, volemmo prenderci un incarico
onorifico. Questo avvenne in occasione delle elezioni amministrative
del 20. Lo scopo era di coprire con i nostri manifesti quelli degli
avversari. Con un bussolotto, pi grande di una stagna di benzina,
pieno di colla, e con sottobraccio pacchi di manifesti, io, per essere
in carattere, avevo la funzione di spennellature, mentre Rosai, da
buon pittore, teneva il bigonciolo, Carnesecchi la scala e Arbaci e
Paoletti i manifesti.
Per un po la partita and bene. Su ogni manifesto sovversivo che si
trovava, pi qua pi l, non facevamo altro che appicicarcene uno
dei nostri. Il quartiere della Croce era gi stato convenientemente
tappezzato e ritappezzato dai nostri cartelli, quando, finalmente, si
giunse nei pressi della Filarocca.
Ed ecco che ci troviamo davanti una squadra di
attacchini rossi, contornati, come in una parata, dai
loro compagnoni. Aspettammo che avessero attaccato
i manifesti, e , a nostra volta, appiccichiamo i nostri
sopra i loro. Essi, appoggiati dagli amici, si
avviciniamo per ripetere il giochetto, quando, che
che non , il nostro bussolotto di colla prende
inavvertitamente la partenza.
Senza neppur uno squillar di trombetta, senza neppur un avviso del
capostazione. Era avvenuta una cosa semplicissima. Allamico Rosai
il bigonciolo di colla pesava troppo, ch cred opportuno di
rovesciarlo elegantemente sulla testa di un attacchino. E poich il
bigonciolo era sempre a m di tuba su quella zucca, mi gettai dun
balzo dalla scala sulla quale mi trovavo, e, col pennello che tenevo
in mano, gli detti una solenne rincarcata.
I compagni fecero latto di slanciarsi contro di noi, ma
una pennellata in faccia che ebbe ad incollare un occhio ad
uno di loro, e lapparire fra le nostre mani di argomenti
persuasivi fece loro senzaltro prendere la fuga in direzione di
Settignano. Fortunatamente lasciarono sul terreno gli arnesi
del loro mestiere, quindi noi potemmo fare un fal dei loro
fogli, e con la colla degli avversari attaccammo i nostri
manifesti.
Ci trovammo, per, ad essere padroni di tre scale a pioli, che
andarono un po scombussolate a fare compagnia ai ranocchi
dellAffrico

(Bruno Frullini, Squadrismo fiorentino, Firenze 1933)


SE GIRI TUTTA ITALIA / NON TROVI UN LAZZARONE
LI HA REQUISITI TUTTI / IL COLONNEL PAVONE
NELLE PATRIE GALERE NON CI SON PIU BANDITI
PERCHE ANDARON TUTTI COL BATTAGLIONE ARDITI
(ritornello ardito)


VECCHIO VIZIO
Il fascio di Torino tirava avanti alla belle meglio; dopo le
dimostrazioni del maggio e del giugno (del 1919 ndr) era
entrato in letargo. Tra laltro, avevamo sempre tra i piedi, in
abito simulato, un Maresciallo dei Carabinieri Reali, il
quale, con fiuto da segugio, teneva docchio ogni nostra
mossa, sapeva con esattezza il numero degli iscritti e, specie
dai giovani, veniva informato ad ogni passo
(Cesare Maria De Vecchi, Il quadrumviro scomodo, Venezia 1983)


SQUADRISMO LOMBARDO: EPITAFFIO
Ho detto dianzi che lo squadrismo stato un fenomeno
estremamente complesso. Bisogna aggiungere qualcosa di pi.
Bisogna dire, sia pur brevemente, in che cosa consistito. Non
storcete la bocca, e non esclamate annoiati: Ma lo sappiamo !
No, non lo sapetee lasciatemi dire
Chi erano gli squadristi ?
Una volta per sempre, tempo che venga cancellato ed
distrutto il clich stereotipato che perfidamente venne lasciato
circolare per lItalia, e poi per il mondo. Il quale presentava,
descriveva lo squadrista come una specie di mercenario nerboruto e
semi irresponsabile, violento per natura e inclinazione. Niente di pi
falso, di pi atrocemente falso e vile !...
Immediatamente dopo la Marcia su Roma a vittoria
ottenuta- davanti ad ogni squadrista si present il problema
aggrovigliato, quasi tragico, della propria esistenza. Problema
trascurato, dimenticato durante la fiammata di passione, ma pur
sempre, e in quel momento soprattutto, impellente. Difatti, lo
squadrista non era che un cittadino. Studente, commerciante,
operaio, professionista o contadino, per ben tre anni si era trovato
forzatamente costretto a trascurare le sue attivit pi necessarie ed
indispensabili
Cosa fece il fascismo per costoro ? Nulla !
Cio, offerse loro un moschetto (allude alla fondazione della Milizia
ndr), e lonore di sfilare gomito a gomito con legioni di individui che,
una volta deposta la divisa, erano certi di ritrovare una casa, un
focolare, unesistenza tranquilla che gli anni precedenti non
avevano avuto il potere di turbare.
Troppo poco per gente la quale, invece, per quattro anni
aveva maneggiato armi e si era avvezza a sfilare s, ma sotto il fuoco
dellavversario ! Troppo poco, ma fu tutto, cio no, commise anche
uningratitudine, li sconfess. Dimenticando che essi erano i
combattenti suoi pi fedeli, ne sconfess il passato, non
avvedendosi che con questo rinnegava la parte pi bella, pi fulgida
e pi pura della sua vicenda rivoluzionaria.
Agli occhi dei pi, lo squadrismo apparve
allora come uno spauracchio da seppellirsi nelloblio,
come una parentesi torbida da far dimenticare
(Emilio Santi, Bagliori, Milano 1930)

Mi pare vada sottolineata la data di questo branosiamo al 1930, il
regime ben saldo in sella, lopposizione non esiste pi, luscita
dalla grande depressione avviataeppure, gli scontenti ci sono,
dove meno te lo aspetteresti: Cosa ha fatto il fascismo per costoro ?
Nulla ! Poi, allepilogo di Sal, saranno di nuovo tutti in linea

BENITO MUSSOLINI
ALLE CAMICIE NERE DI MILANO (1924)
"Chi dice fascismo dice prima di tutto bellezza, dice coraggio, dice
responsabilit, dice gente che pronta a tutto dare ed a nulla
chiedere quando sono in gioco gli interessi della Patria."

SUICIDI SQUADRISTI
La Rete, a saper cercar, un tesoro di informazioni magari
da verificare- e di spunti di approfondimento senza pari.tempo fa,
per esempio, mi sono imbattuto nella corposa (520 pagine) ed
interessantissima tesi di laurea di uno studente padovano, dal titolo
La parabola dello squadrismo.
Tra gli argomenti affrontati, vi era quello che io sappia
inesplorato- dei suicidi tra gli squadristi, avvenuti durante, e,
soprattutto, dopo la primavera di bellezza.fenomeno
statisticamente inquadrabile nel sensibile aumento registrato nel
tasso dei suicidi nel primo dopoguerra, ma riferibile a motivazioni
specifiche, che si possono individuare nello stress conseguente ad
una lotta politica incrostata di violenza, nella delusione per i
risultati conseguiti, e, infine, nella personale incapacit a
riadattarsi ad una vita normale, per chi veniva da anni di trincea
esterna ed interna.
Non esiste, evidentemente, un elenco completo dei
suicidi, ma, nel documento, leggo il nome di Giuseppe
Corridoni, schiacciato dalla memoria dei fratelli Filippo,
Pippo e Ubaldo, morti in guerra, dello squadrista Piero
Marcolin, trovato cadavere in casa il 6 agosto del 22, e per il
quale le Autorit pensarono, in un primo tempo, ad un
assassinio per mano di nemici politici, del carabiniere
Giuseppe Pinna, che, iscritto al fascio, e per questo punito
dai suoi superiori, nel contrasto tra la fede fascista e la
disciplina formale, si tolse la vita, di Aldo Giovannardi,
medaglia dargento in guerra, squadrista e poi milite della
MVSN che, dopo aver ucciso, il 6 luglio del 1923, in una
colluttazione, un sovversivo sorpreso a cantare inni e
ingiuriare il Governo, distrutto dal rimorso, si suicid, di
Renato Grassetti, che si diede la morte nel novembre del 24
(gli fu poi intitolato un Gruppo Rionale) in un giorno in cui
forse lesistenza gli sembrava non aver pi ragione, perch
lideale bello lavea egli raggiunto, del ventiduenne Giorgio
Bettolo, combattente e legionario fiumano, toltosi la vita
durante un banchetto offerto al capo squadrista pisano
Bruno Santini, in un clima che ricorda il pranzo squadrista
di un noto brano de Lo scialo di Pratolini.
E poi, ci aggiungo io, il caso un po misterioso, per- dello
squadrista ventitreenne Cesare Baroni, che, mentre era sotto
interrogatorio in una Caserma dei Carabinieri, si impossess di un
moschetto e si suicid.
A parte, e da ultimo, va citato lepisodio del suicidio del
sedicenne Ampelio Scurri, del quale Marcello Gallian scriver:
anche i sedicenni potevano essere disperati assai pi dei
maggiorenni: nessuna ragione apparente li consigliava a quel gesto, o
forse la continua tenzone, forse la ribellione contro se stessi, se era
proibito usarla contro gli altri, forse il timore di soccombere sotto gli
strali dei nemici troppo forti, e, dunque, troppo difesi ancora da ogni
Partito, comune o avverso


FARINACCI NON AVEVA TORTO
Il nostro Partito una religione. Fuori di esso
si perduti. Quando si esce dalle nostre file, si pesci
fuor dacqua. Per un mese o due ci si pu ribellare
allagonia, ma poi si finisce col cadere nel
dimenticatoio. Non si possono creare contraltari o
doppioni del Partito. Il fascismo uno solo. E di
Mussolini non ce n che uno

Farinacci, Segretario del Partito, a Predappio, alla fine del 1925lui
ce lha con i fenomeni di dissidentismo che ancora affiorano qua e
l, ma dice una verit: il fascismo, ladesione al fascismo,
soprattutto al primo fascismo, quello per il quale era facile rischiare
la vita, aveva in s qualcosa di mistico, non era solo prendere una
tessera che si poteva restituire in qualunque momento.



SQUADRISMO TOSCANO: I DURI DI CARRARA
Come succede in molte citt e borghi, spesso il sacrificio di un
caduto a dare vigore al fascio nascente, procurandogli la solidariet
della popolazione e risvegliando lo spirito di rivalsa dopo mesi di
violenza sovversiva. quello che succede, per esempio, a Carrara:
l8 gennaio del 1921, a Bergiola sono uccisi due fratelli fascisti
studenti universitari, Renato e Eugenio Picciati, e il loro camerata
operaio cavatore Giulio Morelli. Il fascio, che sente crescere intorno
a s il consenso popolare, emette un durissimo proclama diretto ai
suoi avversari, che qui sono i repubblicani che amministrano la
citt, considerati complici degli assassini:
Guerra, guerra senza quartiere e senza misericordia.
Sulla piazza dove abbiamo allineato ancora tre morti, tre
giovani vite preziose, tre generose giovinezze che stanno alla
vostra vilt come luomo alla scimmia, noi vi dichiariamo ch
soltanto se voi uscirete tra i piedi, il nostro Paese avr la pace
che da tante parti e da tanto tempo si reclama
O ve ne andrete, o vi cacceremo con tutti i mezzi
Firmato: I fascisti
(da: Giorgio Alberto Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, vol
IV, Firenze 1929)

ME NE FREGO: ORIGINE DI UN MOTTO
Il 12 settembre del 1919, alla colonna dannunziana che si
avvicinava a Fiume, si unirono alcune autoblindoalla barra di
Cantrida, i Carabinieri di servizio intimarono lalt, ma il Tenente dei
Bersaglieri Costanzo Ranci, alla guida di uno dei mezzi, non se ne
diede per inteso, acceler, travolse la barriera e url in faccia agli
sbigottiti Carabinieri: Me ne frego !.
DAnnunzio, venuto a conoscenza dellepisodio, ne
diede riconoscimento al giovane Ufficiale, e dispose che il
motto apparisse sul vessillo della Prima Squadriglia
Autoblindo Fiumana.
(da: Mimmo Franzinelli e Paolo
Cavassini, Fiume, Milano 2009)
ROMA NEL BIENNIO ROSSO
Nel biennio rosso 1919-20, lItalia fu scossa da una serie
innumerevole di scioperi, locali e nazionali, settoriali e
generali...particolarmemte odiosi erano, per la mentalit dellepoca,
quelli che interessavano i pubblici servizi (trasporti, sanit, poste e
telegrafi, nettezza urbana) perch andavano oltre il conflitto
padroni-prestatori dopera, e colpivano tutti, indiscriminatamente
Fu per questo che i primi fascisti si mobilitarono, in qualche citt,
in azioni di crumiraggio, mentre nulla del genere avvenne nel caso
delle occupazioni delle fabbriche (anzi, viste inizialmente con
simpatia dallo stesso Mussolini), e discorso diverso da farsi per la
lotta nelle campagne, dove influivano fattori diversi, di carattere
tradizionale. Naturalmente, il compito di intervenire era affidato
alle donne o agli studenti pi giovani, magari sotto locchio di
qualche squadrista un po annoiato.
A Roma, per esempio, in occasione dello sciopero dei
postelegrafonici del gennaio del 1920, scesero in campo gli
studenti del Visconti, che si diedero da fare a distribuire la
posta ammonticchiata nei depositi.con qualche curioso
inconveniente: Menden Ombuen, che si era recato a portare
un telegramma in via Soderini, in casa di un portalettere
scioperante, dovette alla sveltezza delle sue agili gambe laver
evitato una gragnuola di bastonate, e due ragazzetti che,
recatisi nella redazione del giornale Avanti per consegnarvi
due lettere, furono accolti a calci e pugni dalla canaglia che si
atteggiava a tutrice dei lavoratori
(Domenico M. Leva, Cronache del fascismo romano, Roma, 1943)

relativamente facile diventare fascisti, piuttosto difficile
rimanere. Occorre, per essere fascisti, essere completamente
spregiudicatioccorre sentire nel sangue laristocrazia delle
minoranzeil fascismo battaglia continua, non attesa
infeconda
(da: Fasci italiani di combattimento,
Orientamenti teorici. Postulati pratici, Milano 1920)
VICO DINCERTI
Lingegnere Vico DIncerti (1902-1988) un personaggio di tutto
rilievo, ricco di interessi e di capacit in molti campi.dopo la
laurea al politecnico di Torino, lavora alla Lancia, quindi
chiamato.. alla Magneti Marelli, dove collabora con Enrico
Fermi.Nel dopoguerra dirigente di diverse aziende, tra cui la
Motta e la Ferrania. Detiene numerosi brevetti, in vari campi di
meccanica applicata. Nel tempo libero di dedica a numerosi
interessi, come la numismatica, la fotografia e il cinema, ottenendo
in tutti risultati di tutto rispetto. Ottiene due medaglie doro per i
suoi meriti culturali: nel 1967 dal Comune di Milano e nel 1970 dal
presidente della Repubblica.
Nel 1935, quando pubblica questo libro (Carpi, fascio della
prima ora, ndr).luomo di 33 anni non giudica il diciottenne che
stato con la pienezza di giudizio che ha acquisito nel
frattempo.non c un commento sui fatti che non sia di
autocompiacimento, non c una parola di compassione per le
vittime socialiste: c solo, onnipresente, la consapevolezza di aver
compiuto, a rischio della vita, un dovere, sentito come imperativo
etico irrinunciabile nei confronti della patria in pericolo. Si pu
avanzare lipotesi che il lavoro, o parte di esso, possa risalire agli
anni venti: ma certo che la decisione di pubblicarlo cos come lo
leggiamo stata presa nel 1935, da un uomo di salda mentalit
scientifica, al cui senso critico non possono essere sfuggite le
implicazioni del testo, e che dunque le ha approvate e nuovamente
sottoscritte
Nella dedica ai camerati squadristi di Carpi, Vico ricorda: Noi,
carpigiani delle prime squadre dazioneabbiamo avuto per diversi
mesi buona parte di 3 province virtualmente al nostro ordine, ma non
ce ne siamo n insuperbiti n esaltati. Cessata la lotta siamo tornati
quelli che non vi hanno lasciato la vita- al quotidiano lavoro, militi
sempre pronti e sempre fedeli.
Uomini soprattutto dazione, avevamo anche allora se
ricordate- una decisa avversione per i discorsi, per le
cerimonieAnche il lettore dovr ben sentire che quegli
scalcinati squadristi un ideale alto e disinteressato dovevano
veramente averlo, se, trascurando la considerazione della
gente per bene, abbandonavano gli studi e il tranquillo lavoro
per partecipare alle spedizioni, e, senza alcun premio, se
non la soddisfazione di compiere un dovere , rischiavano
volontariamente la vita e si facevano ammazzare nelle
imboscate Ideale non ben definito, forse, nei meno preparati,
pi che un ideale, una speranza di bene, un sicuro istinto che
li rendeva consapevoli del pericolo che minacciava la Patria,
cio la famiglia, la casa, lavvenire

(Anna Maria Ori, in: AA VV, Fascismo e antifascismo nella valle
Padana, Bologna 2007)

venuto un po lunghetto, ma credo meritasse: difficile trovare una
spiegazione migliore di chi veramente erano, cosa pensavano e
cosa volevano gli squadristie qui a parlare un esponente di
punta di quello che lAvanti defin il superfascio, noto per la
durezza dei comportamenti che, almeno in unoccasione gli cost un
severo richiamo mussoliniano.

LO SQUADRISMO
ROMANO NON FU UNA
GRAN COSA
indubbio che fu in Toscana, in Emilia e nel Polesine che lo
squadrismo ebbe le sue manifestazioni (peraltro diverse tra loro) pi
importanti.in unideale graduatoria credo dopo vada citato lo
squadrismo pugliese, il piemontese , il lombardo (diversi anchessi
tra loro e rispetto ai primi tre) e, a seguire, tutti gli altri. Le
diversit alle quali ho accennato e mi riservo magari di tornarci-
testimoniano lesattezza dellintuizione defeliciana secondo la quale
la dimensione migliore per capire il fascismo delle origini quella
provincialeconcordo in pieno. Il fascismo romano fu cosa
modesta, e ne erano consapevoli gli stessi protagonistiecco per
esempio, la testimonianza di Bottai:
Non ci si faccia a giudicarlo, codesto fascismo, nella misura di una
lotta antibolscevica che fu, per condizioni ambientali e sociali, di
modestissime proporzioni.non voglio far questo torto ai miei
camerati di quel tempo, cos schietti e istintivi. Spesso, anzi, il
paragone con le altre province li tormentava, li induceva ad assurdi
confronti, e pareva loro di non essere degni degli esempi che ci
venivano,in specie dalle regioni del Nord, della Valle Padana e della
contigua Toscana. Avrebbero dato corpo ai fantasmi, pur di
inventarselo un comunismo da combattere con le stesse armi e lo
stesso ardor di sacrificio di quei loro compagni
(Giuseppe Bottai nella prefazione a: Domenico Mario
Leva, Cronache del fascismo romano, Roma 1941)


IL RUOLO DELLA COMPONENTE
SQUADRISTA NEL REGIME
FASCISTA
La crescita del fenomeno squadrista anche nel 1921, giunta ben
oltre gli obbiettivi locali di difesa delle classi medie e degli agrari,
determin nuovi problemi. Primo fra tutti fu proprio quello
riguardante la convivenza con queste due ultime classi, in quanto la
crescita numerica e qualitativa dello squadrismo, unita alla
massiccia conquista territoriale nelle province, rese da questo
momento il movimento stesso una realt autonoma decisa a
conseguire i propri scopi politici (che andavano a collidere con gli
interessi economici della classe borghese e possidente) senza
compromessi. Una volta distrutto il sistema economico-finanziario-
sindacale socialista, lo squadrismo trov perci un nuovo nemico
nei latifondisti e nei grandi proprietari terrieri, che ne avevano
favorito l'ascesa, e nei commercianti, rei di non uniformarsi ai prezzi
popolari "suggeriti". Gi a partire dalla fine del 1920, infatti,
esponenti squadristi cercarono di caratterizzare il movimento come
un'organizzazione che tentava di rigenerare moralmente e
materialmente la patria, lottando da una parte contro il bolscevismo
rosso e bianco, dall'altra contro i settori pi egoisti della borghesia e
le sue rappresentanze liberaldemocratiche.
Queste istanze "rivoluzionarie" del primo fascismo
derivavano, secondo l'analisi di alcuni storici, dalle origini
prettamente piccolo-borghesi del movimento, che lo ponevano in
polemica sia col capitale sia col proletariato; tuttavia, fra la fine del
1920 e l'inizio del 1921, sotto la guida di Mussolini il fascismo si
alline sempre pi agli interessi del grande capitale; gli elementi
fascisti che erano maggiormente legati alla loro origine piccolo-
borghese tentarono invano di preservarne l'originaria "carica
rivoluzionaria", rinchiudendosi nello squadrismo.

La lotta contro il bolscevismo era un mezzo, non era un fine. Mirava
molto pi lontano. Cos ebbe inizio la rivoluzione fascista contro la
classe dirigente e contro il vecchio regime
(Roberto Farinacci, Storia della Rivoluzione Fascista)


SQUADRISMO PIEMONTESE: A CASALE, QUEL GIORNO
La fuggevole indicazione, in un libro che di altro parla (si tratta di
Strage a Torino, di Giancarlo Carcano), in merito agli arresti (ed
alle successive condanne ) di alcuni antifascisti di Casale
Monferrato, nel 1922, mi riporta alla mente un episodio che, per un
particolare che poi dir, mi ha sempre colpito per la sua unicit
Dunque: Carcano cos dice: 13 agosto (del 1922 ndr) dure
condanne sono inflitte a tre operai implicati in scontri armati con gli
uomini di De Vecchi a Casale nel 1921: 17 anni a Cavallo, 11 a
Ferrari, 7 a Cappa.
A leggerla cos, sembrerebbe che a Casale, (la data il 7
marzo del 21) ci fossero stati degli scontri tra i fascisti
(presumibilmente provenienti da fuori, perch De Vecchi risiedeva
stabilmente a Torino) e i loro avversari, ne nacquero incidenti, che
si risolsero un anno dopo con la condanna dei soli antifascisti. In
effetti, non cos: le cose andarono diversamente, e la conclusione
processuale non poteva essere che quella Domenica 7 marzo
confluiscono su Casale alcune centinaia di squadristi del vicinato,
per inaugurare il gagliardetto della locale neo costituita sezione del
fascio; discorsi in piazza, sfilata, nessun incidente, eccetto due
scapaccioni rifilati ad uno sprovveduto che si messo a gridare:
abbasso il fascio !.
Tutto finito, i convenuti ripartono: ci sono anche una
quindicina di fascisti torinesi montati su un pullman e una
macchina a nolosu questultima , in particolare, prendono posto
De vecchi e tre tamburini dellEsercito sardo in divisa, settantenni,
che in piazza hanno fatto la loro bella figura. I mezzi, obbligati a
passare dallunica strada che porta a Chivasso, capitano
inconsapevolmente non ci sono casalesi tra gli occupanti- davanti
alla sede della Camera del Lavoro, dove sono concentrate alcune
centinaia di sovversivi, allertati dai colpi di pistola sparati da una
vedetta appostata su un campanile, allavvicinarsi delle macchine
fasciste. Si scatena cos un inferno di fuoco, che fa tre vittime: lo
studente universitario Luigi Scaraglio e due tamburini, Antonio
Strucchi (74 anni) e Costantino Brioglio (69 anni)nessuna vittima
tra gli aggressori.
Richiamati dalla fucileria, arrivano i militari di servizio
rafforzato in paese, che, visibilmente scossi alla vista delle due
anziane e innocenti vittime, provano, sotto il fuoco proveniente dalle
finestre, ad entrare nella Camera del Lavoro, riuscendoci solo dopo
un paio dore, con successivo sequestro di un gran numero di armi
e materiale esplodente.in questa fase muore un operaio che era a
difesa della sede sindacale. Tale, in sintesi, lo svolgimento dei fatti:
che dopo un annetto in tribunale si arrivasse alle condanne solo di
chi aveva sparato e ucciso, e non di chi, preso di sorpresa, non era
riuscito nemmeno a difendersi, mi sembra assolutamente normale,
con buona pace di Carcano & C.

Un tale disse una volta: I fascisti sono dei bravi ragazzi, ma
manca loro qualche rotellina dellingranaggio cerebrale
(Emilio Papasogli, Fascismo, Firenze 1923)

IL PRIMO INNO FASCISTA
(RIMASTO POCO NOTO)
Una sera del 1919, era nel settembre, quando nellaria cera odor di
polvere e si svolgeva un comizio socialista alla Camera del Lavoro,
radunati in un gruppetto, sotto il portone sbarrato dai cavalli di
frisia del Popolo dItalia, a via Paolo di Cannobio, a Milano,
cantammo il primo inno fascista. Il primo, invero, che avesse solo
ed autentico carattere fascista e non venisse dalla guerra.
La musica ? Le parole ?
Ci insegn tutto il fascista Steffanini, impetuoso
temperamento, e che mi piace ricordare qui, come uno di coloro che
hanno donato alla causa.
Scrivemmo le parole a matita, appoggiandoci al portone, ed
intonammo in sordina il canto. Era come alal gridati un di seguito
allaltro. Strofe di guerra e di insurrezione: ritmi che erano
revolverate. Il canto, ben pochi cos eravamo- lo impararono e lo
serbarono nella mente, ma chiedete a Bonaccorsi di Bologna e a
Bresciani di Verona, chiedete di questo canto, e li udiretefu un
canto di barricata e chiamava:
Fascisti avanti / lora sonata
Squilla la tromba delladunata
Squilla la tromba delladunata
Questo lo squillo che infiamma il cor
Questo lo squillo che infiamma il cor
(da: Asvero Gravelli, I canti della rivoluzione, Roma 1928)


MEZZI DI PROPAGANDA
Uno dei candidati fascisti (alle elezioni del 15 maggio del 21 ndr),
anzi, il carpigiano Lancellotti, non fece comizi: Un autentico
squadrista, tutto azione e niente parole, che non fece neppure un
discorso, e la propaganda elettorale fu semplicemente un seguito di
spedizioni
(Rolando Cavandoli, Le origini del fascismo a
Reggio Emilia 1919-23, Roma 1972)
FASCISTI SI NASCE O SI DIVENTA ?
eccone unaltra testimonianza, nella quale traspare lorgoglio del
reduce, varie volte ferito, arrestato, dirigente delle Avanguardie,
collaboratore del Popolo dItalia:
Perch noi imparammo questo: che fascisti si nasce e
non si diventa. Cos, queste pagine sono nate fasciste, e sono
squadriste per eccellenza, e non si confondono con altre
terminologie, anche se c molta gente che, per il solo fatto di
aver appartenuto ad una squadra ginnastica, si arroga il
diritto di definirsi squadrista
(Asvero Gravelli, prefazione a Pattuglie di Luigi Freddi, Roma 1929)


IMPETO GENOVESE
Lanciarsi in tanti contro una folla come quella, sbalordirla
con limpeto, penetrarvi in mezzo per varchi aperti con la forza,
punirla, umiliarla, fugarla. E poi, con la stoffa rossa di quelle parodie
di bandiere, pulirsi le scarpe impolverate, tra la ridicola ecatombe dei
cappelli sfondati o calpestati, dei bastoni rotti E in quel macigno di
bruttura, in quel blocco di odio acceso di bandiere scarlatte, cozzar
dentro a denti stretti, muscoli nervi cuore volont appuntati,
picchiare, picchiare, picchiare, provocar la crepa, incunearsi in essa,
farla diventare fenditura ampia, e poi ancora picchiare, picchiare,
picchiare, finch tutto intorno ribollisce e le pagliette volano sfondate
e la gente scappa e i questurini fanno squillare la tromba. E si rimane
in pochi, ansanti, quasi piangenti per la rabbia e lo sforzo
disperatoin mezzo alla piazzache ora come una pattumiera,
cosparsa di cappelli sfondati, di bastoni rotti, di Avanti! Strappati, di
garofani rossi calpestati
Carlo Otto Guglielmino (Fascio Genovese di Combattimento)





ADA NEGRI DIXIT
Vi un episodio narrato ad uno scrittore della Revue
Hebdomadaire dalla poetessa italiana Ada Negri: E difficile essere
un vero fascista. Inoltre, la giovent arde nella opposizione, mentre,
al contrario, il potere conquistato, diviso e ripartito in posti ed in
impieghi, non infiamma pi le immaginazioni generose. Poco
importa, il fascismo ha esaltato ed esalta ancora la giovent.
Oh Signore, se aveste visto le sue grandi sagre. In ranghi
serrati, regolari, cadenzati, questi giovani giunti da ogni angolo della
provincia, a costi di due, di tre giorni di marcia, sfilano fieri e
vigorosi, la fronte alta, i capelli fluenti, e cos radiosi di corpo e di
anima che si scambierebbero per dei giovani Dei.
E la poetessa conclude: A Milano, un giorno, una sartina
che li vedeva sfilare per via Manzoni, mormorava con fervore: Sono
troppo belli per non aver ragione !
(da: Asvero Gravelli, I canti della rivoluzione, Roma 1928)


AMICI NON ANCORA CAMERATI
Lettera di Mussolini, datata 29 marzo 1920 ai primi fascisti di La
Speziail testo dice:
Egregio amico, se il Fascio non c, bisogna costituirlo,
se c, bisogna farlo funzionare.
Mettetevi
per tutto il resto in relazione con il Segretario Generale
Cordiali saluti

Breve, succinto e compendioso.. la lettera su carta intestata del
Popolo dItalia e, sostanzialmente, scarica su Pasella ulteriori
contattici sembra confermare la tesi defeliciana sulle incertezze
mussoliniane sulla scelta giornalismo/politica, almeno fino alla fine
del 20.


SQUADRISMO LOMBARDO:
VENDETTA PER UGO PEPE
Il 23 aprile del 1922, a Milano, viene assassinato, in un agguato
notturno lo squadrista ventenne Ugo Pepe,gi protagonista di mille
avventure, che, per fugare ogni sospetto di favoritismo nei suoi
confronti da parte delle Forze dellOrdine, in quanto figlio del
Contrammiraglio Gabriele e nipote delleroe risorgimentale
Guglielmo, si era allontanato da Venezia e iscritto allUniversit nel
capoluogo lombardo. Le modalit della sua morte, a seguito di un
vile agguato sotto casa, di tre armati contro uno solo disarmato,
suscitano lo sdegno dei compagni di fede, che cercano vendetta.
Durante le indagini che frattanto il Direttorio del fascio
dirigeva, nellintendimento di scoprire lassassino di Ugo Pepe, il
sospetto si pos sopra un anarchico gi noto. In un pomeriggio, due
auto sin fermarono in fondo a via Solari, scesero degli squadristi, e
trovarono il ricercato armato di rivoltella. Ma costui non ebbe tempo
di adoperarla: fu preso, caricato sopra una delle auto, e condotto in
via Paolo di Cannobio, dove prima era stata la sede del Comitato
Centrale dei fasci, ed al momento inabitata. Fu interrogato dai
membri del Direttorio, dette un alibi; furono incaricati degli
squadristi di procedere nelle indagini per assodarne la veridicit o
meno.
Intanto, la notizia del sequestro di persona era giunta in
Questura, dove fu dato lordine di perquisire tutte le sedi fasciste,
compresa la sede del fascio. Per tema che anche la sede di via Paolo
di Cannobio fosse perquisita, lanarchico fu messo sopra unauto,
con la scorta di tre fascisti; a questi fu dato lordine di girare per la
circonvallazione, ed ogni ora fermarsi ad un posto fisso, per ricevere
ulteriori disposizioni.
Intanto, era giunta la sera, e le indagini avevano potuto
appurare che lalibi presentato dallanarchico era veritiero. Verso le
19, si rec al Fascio il vicequestore, per parlamentare con il vice
segretario politico: Neh, sentite, voi avete preso chisto anarchico,
datemelo, vuie che ve ne fate ?
Beh, sentite, labbiamo preso noi, se fosse risultato
colpevole della uccisione di Ugo Pepe, ve lo avremmo
consegnato al cimitero; non colpevole, ve lo diamo. Alle or
20 precise una macchina da piazza si fermer un istante in
piazzetta Filodrammatici, ne cadr fuori un uomo;
prendetevelo. Per, se si tenter di fermare coloro che sono a
bordo dellautopubblica, essi spareranno., Siamo intesi ?
Va bene, intesi
Alle 20 precise unautopubblica si fermava un istante in piazzetta
Filodrammatici, un uomo era scaraventato fuori e cadeva tra
braccia solide: lauto si allontanava velocemente. Venne spiccato
mandato darresto contro il triumvirato e il vicesegretario politico
del fascio milanese, per sequestro di persona e per minacce a mano
armata; arresto non eseguito, perch passate le 24 ore di latitanza

(Panorami di realizzazione del fascismo, il movimento delle squadre
nellItalia settentrionale, Roma 1942)


UNO VA, UNO VIENE
La sera del 21 gennaio del 1921, tre giovani squadristi
modenesi, mentre rincasano, cadono in un agguato teso dai loro
avversari. Uno dei tre, Mario Ruini, cade a terra ferito; gli si avvicina
tale Luigi Evangelisti che sfuggito alla cattura, solo nel dopoguerra
ammetter il fatto, ricostruendone anche le tragiche modalit- e lo
finisce con due colpi alla testa.
Il 24 gennaio hanno luogo i funerali del caduto, con la
partecipazione di rappresentanze dei fasci di tutta la regione. Corteo
lunghissimo e composto, finch, allaltezza del Palazzo delle Poste,
un gruppo di sovversivi si avventa sul corteo, sparacchiando alla
texana come scrissero i giornali. Poi, dallalto, da tetti e finestre
piovono colpi di moschetto e rivoltella sul corteo: un vero agguato.
Alla fine restano a terra la camicia nera Augusto Baccolini di 22
anni e la camicia azzurra Orlando Antonini di 19. molti i feriti
fascisti (tra loro Arpinati), mentre nessun ferito da arma da fuoco
tra gli avversari, giusto qualche bastonato per strada, prima
dellincendio della Camera del Lavoro, che era stata lasciata
sguarnita.
Qualche giorno dopo, Umberto Baccolini, Tenente dei
Carabinieri e fratello di uno dei caduti, indirizza al Comando del
Battaglione Mobile Carabinieri Reali di Bologna, la seguente lettera:
Dopo lassassinio politico vilmente compiuto nella persona di
mio fratello Augusto, dopo che i Prefetti di Bologna e Modena
hanno dimostrato, nel concedere il permesso di onorarne
degnamente la salma, una titubanza che io reputo immorale, ho
ripugnanza a servire, nel presente momento, il Governo dItalia
asservito.alla parte pi turbolenta e incivile del nostro povero
Paese.
Rassegno, quindi, con la presente, le mie dimissioni, e prego di
darvi sollecito corso essendo mio fermo proposito svolgere
attivamente quella opera di cittadino per la quale mi occorre
libert di pensiero e di azione
Contemporaneamente, lex Tenente indirizza una missiva al fascio
bolognese:
Sul cadavere del mio povero fratello Augusto, del quale voglio
raccogliere intera leredit morale, ho, senza teatralit, ma con
animo fermo, incrollabilmente fermo, tacitamente giurato di
prendere il posto di combattimento che non deve rimanere vuoto
e che spero mi venga riservato di diritto.
La presente valga quindi come domanda di ammissione al fascio
di combattimento, del quale condivido la fede ed approvo il
programma, e fra le cui fila mi parr di ritrovare interamente la
personalit del povero morto
La domanda fu accolta e Baccolini divenne uno dei pi attivi
dirigenti del fascio bolognese, fino ad assumere la carica di
segretario federale e di Comandante della colonna bolognese alla
Marcia.
(da: Franco Focherini, Il fascismo modenese minuto
per minuto, Modena 2001)

SQUADRISMO EMILIANO
(a Reggio Emilia)la stessa dissidenza borghese del 24,
attribuendo due anime al fascio della prima ora, ne segnalava una
soprattutto patriottica e una di estrazione sottoproletaria,
anarcoide, sovversiva, atea, materialista, ecc; questultima avrebbe
poi prevalso inquinando e rovinando il movimento,che la
componente combattentistica avrebbe invece nobilitato.La base di
massa del movimento squadrista fu costituita da elementi delle pi
diverse origini sociali, con prevalenza di elementi del ceto medio, ma
anche con forti minoranze operaie. In unassemblea del fascio del
capoluogo tenuta il 21 gennaio del 22, e presieduta da Ottavio
Corgini, il Segretario politico De Lucio afferm risultare, dalla
classifica degli iscritti, una maggioranza operaia
(Rolando Cavandoli, Le origini del fascismo a Reggio
Emilia 1919-23, Roma 1972)

SQUADRISMO MARCHIGIANO: UN PUBBLICO UFFICIALE
Ci avevano detto che a Cuccurano uno dei nostri aveva avuto
una pesante dose di legnate. Senza indugi, come sempre, lerculeo
Cesarone Rossi, chebbe poi pagine di splendore squadrista nei fatti
di Ancona, Vespignani ed io partimmo per dare una pronta
restituzione. Il nostro libro del dare e dellavere doveva essere sempre
in attivo. Sapevamo che un impiegato postale era la mente direttiva
del sovversivismo locale. Gli facemmo lonore della prima visita.
Poche parole, molte legnate. Le demmo tutte a lui, lasciandogli
lincarico di ripartirle, ove lavesse voluto, tra i suoi associati. Ma,
nella furia di dargliele, dimenticammo un piccolo particolare, e cio
che quel signore, nel suo ufficio, cessava di essere un sovversivo per
diventare un pubblico ufficiale nellesercizio delle sue funzioni. Per
questo insignificante particolare, il giorno appresso fui arrestato e
tradotto nel carcere mandamentale di Fano. Ricordo che venni
ammanettato come un pericoloso delinquente; trovai altri tre camerati
di Fano, arrestati, come me. Tra questi, Biscottini e Mazzucca, due
tempre veramente eroiche
(Raffaello Riccardi, Pagine squadriste, Roma 1940)
SQUADRISMO EMILIANO A FERRARA
Un testo non benevolo, ma una narrazione colorita:
Gaggioli era il fondatore del fascio di Ferrara. Nei primi tempi
lavevano seguito in pochi. Un giorno del 20 aveva affrontato un
comizio socialista che si teneva al Montagnone verso Porta a mare. I
comizianti erano alcune migliaia, lui era solo, con una grande
bandiera tricolore..era rientrato in citt camminando in mezzo a
Corso Giovecca, alto grosso, con la bandiera sula spalla, come se
marciasse alla testa di un Reggimento. Lo seguiva una frotta di
ragazzini incuriositi dalle quattro medaglie dargento che portava
sul petto.
Gaggioli era una specie di atleta. In guerra era stato Tenente
dei Bersaglieri, ferito, pi volte decorato, un eroe. Ora viveva
modestamente facendo il tipografoDopo di lui, si erano iscritti:
Breviglieri, che prima della guerra faceva loperaio metallurgico a
Parigi, e che ora era disoccupato; Alberto Montanari, detto unghia
doro per la sua grande abilit nel giocare a carte, e Giulio Divisi,
che pi tardi avrebbe avuto il soprannome di sciagura-anche
Montanari in guerra era stato Ufficiale dei Bersaglieri, aveva
ricevuto medaglie e promozioni, arrivando fino al grado di Tenente,
bench avesse un modesto titolo di studioAveva una faccia
spavalda, era un belluomo
A volte era invitato a cena anche il professor Francesco
Brombinconosceva molti poeti a memoria, e li recitava agli
squadristi. Gli amici lo ascoltavano in silenzio. Anche finestra
chiusa, un semianalfabeta chiamato cos per via dellocchio che gli
mancava, e che si univa alla compagnia, taceva pieno di rispetto
quando il professore parlava.
Nellestate del 20, i fascisti di Ferrara erano quaranta e non
avevano ancora una sede. Le riunioni politiche le tenevano in casa
del professor Brombin; pi tardi ebbero ospitalit in casa del padre
di Barbato Gattelli, un altro dei primi iscritti, in Corso Giovecca.
Gattelli era il pi giovane di tutti: magro, con un viso pallidissimo.
Quando era tornato dal fronte, non aveva nemmeno un vestito da
mettersi, e il padre aveva dovuto ricorrere agli amici per fargliene
uno col quale sostituire la divisa da tenente
(Manlio Cancogni, Storia dello squadrismo,
Milano 1959)

Siamo a Ferrara, ma sembrano i personaggi di un film di
Fellinieppure, dopo meno di un anno, i quaranta sarebbero
diventati i quarantamila che accolsero Mussolini in visita alla citt
nell aprile del 19121. Pu il solo ricorso alla violenza (peraltro,
bilaterale e molto inferiore a quanto tramandato, come dimostra
Guerri)spiegare questo rapido successo? Credo proprio di no: la
verit che il fascismo interpret lo spirito del tempo aldil di ogni
connotazione di classema di questo, (e anche delle vicende del
primo fascio ferrarese) magari, parleremo unaltra volta


SQUADRISMO PIEMONTESE: DE VECCHI.AUTOIRONICO
Dal 9 al 24 luglio del1922 squadre fasciste provenienti da tutto
il Piemonte confluiscono su Novara e danno vita ad una serie di
operazioni tendenti ad eliminare le ultime sacche di resistenza
sovversiva, in unottica militare che ormai guarda alla prossima
conquista del potere.
A dirigere le operazioni Cesare Maria de Vecchi, uomo di
grande coraggio (tre medaglie dargento e due di bronzo) al quale,
per, non viene solitamente accreditata una pari intelligenza
(comunque, aveva due lauree, in Giurisprudenza e in Lettere e
Filosofia), anche se dotato, indubbiamente di grande senso
dellironia Ecco, per esempio, i resoconto del suo incontro con il
Prefetto di Novara che vuole imbrigliare lazione fascista:

Improvvisamente la porta dellufficio si apre , ed
irrompono nel medesimo gli Onorevoli De Vecchi, Gray
e LanfranconilOn De Vecchi, avvicinatosi al prefetto,
gli rivolse queste testuali parole:
Signor Prefetto, sono nato scemo, sono
cresciuto scemo, ma non voglio morir scemo. Da questo
istante noi occupiamo la Prefettura, come abbiamo gi
occupato il Palazzo delle Poste e domani occuperemo il
Municipio
(in: Cesare Bermani, La battaglia di Novara: 9-24 luglio 1922,
lultima occasione di una riscossa antifascista, Roma, 2009)


UNO SQUADRISTA COME TANTI
Lo squadrista Giancarlo Nannini: ragazzo del 99,
Sottotenente in guerra, decorato di medaglia di bronzo e con due
croci di guerra, fu a Fiume, Comandante del Presidio di Porto
Sauro, fino al Natale di sangue
Rientrato in Italia, fu squadrista e comandante di squadra a
Bologna, dove trover la morte nelle giornate della Marcia,
nellattacco, a San Ruffillo, ad una caserma dei Carabinieri (a
smentire chi continua a parlare di una passeggiata fatta con la
tolleranza delle Forze dellOrdine)
Ecco il racconto dellepisodio:
Verso le 15 (del 29 ottobre 1922 ndr) partirono in automobile
dalla sede del fascio alcuni squadristi e Arditi, al comando del
Seniore Giancarlo Nannini, vice-segretario del fascio
bolognese..Giunta lautomobile presso la caserma dei Carabinieri
(di San Ruffillo ndr), i fascisti chiesero a gran voce che il Brigadiere
cedesse le armi, come gi era accaduto in tutti i paesi delle provincia.
Il Brigadiere rispose negativamente..per notorio antifascismo e per
la covata avversione contro Nannini, il quale in precedenza aveva
assai frequentato la zona di San Ruffillo. Alla risposta
negativa(segu) linizio delle ostilit, con sparo da ambo le parti di
fucilate, bombe e mitraglia..leroico Oscar Paoletti (anchegli ex
legionario fiumano ndr) ebbe limpulso temerario di salire a mezzo di
una scala a pioli, verso una finestra al primo piano della Caserma, di
fianco alla facciata dove stava esaurendosi il conflitto.In un impeto
di ardore, scavalcando la finestra, si arrampic dentro la Caserma,
ma.non pratico dellambiente, invece di scendere le scale (per aprire
la porta dingresso ai suoi camerati ndr) capit nella stanza di un
Carabiniere che non partecipava alla battaglia. Lavversario (si allude
al Brigadiere, con il quale cera gi stata una prima zuffa ndr),
intanto, rialzatosi, trasse una bomba e la lanci, facendola scoppiare
sui due uomini.Paoletti giacque, forse presago dellimminente
orribile morte che il Brigadiere subito gli inferse con la
rivoltella..Giancarlo Nannini ordinava la calma ai suoi, e, alzando
le braccia verso quel feroce che lo mirava (il Brigadiere protagonista
dellintera vicenda ndr), insisteva per la tregua, incurante di se
stesso, quando, ad un tratto, cadde fulminato
La sua vita guerriera si era offerta al sacrificio con parole di pace !
(Giorgio Pini, Le legioni bolognesi in armi,
Bologna 1923)


Durante linsurrezione squadrista, in pieno duro, spesso
ingrato combattimento, quando la schiuma di ogni suburra ci
additava al popolo come venduti, un grido mi usc
dallanima: S, siamo i venduti allItalia che ci pag con
lazzurro del suo cielo divino e gli squadristi di Cingoli fecero
ricamare un motto sulla mia blusa di squadrista: Camicia
nera poesia (Auro DAlba, futurista e poeta)
(in Squadrismo (numero del Ventennale di AntiEuropa, Roma 1939)


AL FUOCO, AL FUOCO !!!!!!
Gran daffare per i pompieri nel quadriennio squadrista: il
fuoco a beni e propriet del nemico aveva per i social-comunisti un
significato vandalico, con contenuti anche di danno economico da
infliggere al padrone, mentre per i fascisti prevaleva limmagine
della redenzione: le fiamme purificatrici, non di rado successive al
sacrificio di un combattente in camicia nera, redimono un paese e
lo restituiscono alla Patria.
Il gramsciano Ordine Nuovo, nel luglio del 22, prima ironizza:
Diversi incendi si svolgono via via nei dintorni per via del caldo che
fa a Novara, aiutati forse anche da qualche fiammifero di ignota
provenienza. e poi minaccia: Contadini di Novara ! I vostri
padroni non hanno scrupoli nella scelta delle armi. Alla guerra come
alla guerra ! Qualche volta a voi pu bastare un fiammifero !.
Alcuni mesi prima, in gennaio, pi articolata era
stata la minaccia dei fascisti toscani: Noi crediamo nella
santa benzina, liquido infiammabile, mezzo persuasivo ed
indispensabile per placare i bellicosi sentimenti di coloro che
ci attendono agli angoli oscuri della via, per distruggere tutti
quegli edifici eretti a base di menzogna, di vagabondaggio, di
invidia, di odio, di vizio, di delinquenza, di diserzione e di
vergogna, che rispondono al nome di Camere del Lavoro, di
Case del Popolo e di Circoli Ricreativi.Le nostre anime non
hanno rimorso alcuno quando un postribolo rosso sparisce
sotto lopera divoratrice della fiammata, i nostri polsi non
aumentano n diminuiscono le loro pulsazioni, quando, con il
fiammifero acceso tra le dita iniziamo lopera demolitrice: il
nostro compito sacro che abbiamo giuratoe per questo noi
crediamo nella santa benzina !

LETTERATURA EPOLITICA
La mattina del 1 agosto del 1922, le squadre fasciste passano
allattacco in tutta Italia per stroncare lo sciopero cosiddetto
legalitariolazione pi eclatante si svolge a Milano, dove, con
unaudace manovra che vede tra i protagonisti Franco Colombo,
futuro Comandante della Muti, gli squadristi si impadroniscono di
palazzo Marino, sede del Comune. Assente dal capoluogo Mussolini,
perch infoiato in una non difficile avventura sui Castelli Romani,
come scriver Cesare Rossi, i responsabili dellazione si recano
allhotel Cavour dove alloggiato in quei giorni DAnnunzio, e lo
convincono, con qualche insistenza, a tenere un discorso dal
balcone del palazzo.
Fu un discorso breve, appassionato, reticente e in sostanza
equivoco, che alla fine serv benissimo ai fascisti. DAnnunzio, col suo
parlare metaforico e letterario, credette di parlare chiaro..(ma) in
effetti, le sue parole da quel balcone furono interpretate dai pi come
un atto di adesione al fascismo ed alle sue gesta milanesi di quel
giorno, cos De Felice.tutto sommato non mi pare abbia torto: il
contenuto del discorso riassumibile in questa frase:
Qui sembra che io parli una parola di battaglia
e non parlo se non una parola di fraternitOggi, e
questo debbono intendere tutti, tutti i lavoratori di
qualunque specie, di qualunque classe: oggi nulla
possibile di vitale fuori dalla nazione, contro la
nazioneoggi da qui noi segniamo un patto di
fraternit, e mai come oggi, mentre sembra che pi
infuri la passione di parte, mentre ancora sanguinano
le ferite, mai come oggi una parola di bont ebbe tanta
potenza
Qualche giorno dopo, il poeta, indispettito da quella che gli era
parsa una strumentalizzazione del suo intervento, a Michele
Bianchi che lo saluta in un telegramma con un Viva il fascismo !
risponder piccato: Vi un grido solo da scambiare oggi tra italiani:
Viva lItalia ! E il mio ! Io non ebbi, non ho e non avr se non questo.
Forse, quella sera in Piazza della Scala uno stile meno metaforico e
letterario (De Felice dixit) avrebbe reso tutto pi chiaro ai grezzi
squadristi lomellini e pavesi


IL TRESCONE
Nel grande giro di ieri verso Pistoia, tra le altre abbiamo avuto la
fortuna di pescare il Pozzi in persona. Il famoso Pozzi, lo Zar di
Settimello implicato nell'assassinio di un carabiniere in quel di
Pistoia, feritore di due vecchi contadini ex-combattenti e autore di un
sacco di birbonate che lo avevano reso celebre anche fuori i confini
del suo regno...alcuni lo volevano "spedire" senza tanti complimenti.
"Siccome a dir poco e si piglier un trent'anni, l' meglio
alleggerire lo stato di un mangiapane inutile: che vi pare?"...
nel frattempo, l'amico Pozzi, forse anche dietro le nostre
preghiere, sembrava volesse alleggerirsi dei suoi peccati; e fra le
tante venne fuori anche l'affare del ballo di fine carnevale, di come
cio lui ed altri sette od otto capoccioni rossi avessero fatto, in quel
gioved grasso, una specie di societaina per attribuirsi prima le danze
e poi, diciamo cos, le "prestazioni" di alcune ragazze del paese.
"ah sudicione! e 'un ti bastava di fare lo zarre politico? anche tu
volevi, eh?"
"Certo Pozzi e dovette essere una gran bella serata vero? e poi anco le
ragazze? ah sudicione, ma di' un p Pozzi, ma che lo sai ballare il
trescone?"
"Sa?"
"Guarda, l' molto facile : si alza un piede dopo l'altro, ogni tanto un
saltino, cos vedi!...."
"Sentino oh signori fascisti e mi credano, io 'un sono quel cattivo
che...."
"Cattivo te, Pozzi? ma che dici! Ma ora ci devi ballare il trescone!"
E gi Giovanni una revolverata tra i piedi che lo fece
saltare di mezzo metro.
"Ma guarda che agilit! ma che grazia! che ballerino tu sei Pozzi! e se
tu seguiti, dopo e ti si fa anche le carezze come quelle del carnevale!"
Un gruppo prese a battere le mani a ritmo: t, t,
tatat, mugolando una tarantella, mentre ogni tanto gli si
lasciava andare qualche colpo di pistola tra le gambe, come
per scandire il tempo. Sembrava un orso, con quel corpaccio
grasso, con quei capelli lucidi incollati sulla fronte da
delinquente, livido nel volto dalla paura e dall'affanno.
(Mario Piazzesi - diario di uno squadrista toscano)





QUANDO I NOMI AVEVANO UN SIGNIFICATO
Arconovaldo Bonacorsi (con una sola c, mi raccomando)
squadrista a Bologna nel 1921..Arconovaldomi sono sempre
chiesto da dove nascesse quel nome certo non comune. Ieri ho
scoperto che aveva un fratello, anche lui squadrista
bolognesecome si chiamava ? Aspromonte: e qui il riferimento
garibaldino mi pare facile


SQUADRISMO EMILIANO: SE PRIMA ERO
CALDO, ORA SONO BOLLENTE.
Silvio Vaga nasce a Parma, nel popolare Borgo del Naviglio, il
10 aprile 1900. Per la giovane et, non fa in tempo a prendere parte
alla guerra, ma , a soli 19 anni, tra i fondatori del fascio cittadino,
e si mette ben presto in mostra con la partecipazioni ad azioni che
lo portano anche fuori Parma. Le minacce ricevute dai sovversivi del
suo quartiere, lo costringono ad abbandonare la casa paterna e a
dormire, per parecchie settimane, alla sede del fascio, finch, il 21
aprile del 1921 un gruppo di Arditi del popolo d lassalto alla sua
abitazione, provocando incidenti che si concludono con un morto e
vari feriti.
Linsostenibile situazione lo costringe a lasciare Parma e
stabilirsi a Sestri Ponente, dove pure si impegna in azioni fasciste,
subendo unaggressione nellagosto del 1921, della quale cos scrive
alla sorella, rimasta a Parma: Le mie condizioni di spirito sono
ottime; e se prima ero caldo, ora sono bollente. Non ho mai temuto il
nemico perch lo so vile, e, nonostante io fossi solo contro ben 150
Arditi del popolo, ho dimostrato quale sia il nostro spirito, quale sia la
nostra fede, e come il fascista sappia non tremare mai
Arrestato e detenuto a Marassi, alla scarcerazione viene eletto
primo Segretario politico del fascio di Voltri, e, con i suoi uomini
partecipa alle giornate genovesi dellagosto 1922. Chiude la sua
attivit squadrista, nei giorni della Marcia, con loccupazione della
Prefettura di Genova.
molto probabile che i disagi di anni cos errabondi abbiano
influito sulla sua salute: infatti, muore a Parma (dove tornato da
vincitore) il 28 novembre del 1924, a soli 24 anni. Nel 1927 il PNF
gli attribuisce la qualifica di caduto per la causa fascista.
Uno squadrista come ce ne furono tanti: aggredito pi volte,
ferito, perseguitato (il bando dalla propria citt non fu
uninvenzione fascista), arrestato. Forse non ne avrei nemmeno
parlato qui, se non mi avesse colpito quel suo biglietto alla sorella.
(da: Cesare Bocconi, Pattuglia eroica, Parma 1931)

PS: ho scritto sopra: uno squadrista come ce ne furono tanti ed
verosi tratta, in genere, di personaggi minori, dei quali lo stesso
Regime amava poco parlare. Tra vecchie carte trovo un appunto in
tema (le fonti dovrebbero essere Chiurco e Cantagalli, ma vanno
verificate):
- Nazzareno Giovannelli, livornese: ferito a Cecina il 25.01.21, a
Livorno il 13.04.21, a porto Baros il 28.07.21, arrestato il 07.09.21,
viene ferito in un attentato il 08.06.22, muore nel 1924.
- Sergio Codeluppi, empolese, anni 25: 32 volte denunciato
allAutorit giudiziaria dopo incidenti con gli avversari.


LA DISPERATA
"...met da una parte, met dall'altra. Dino rimane a capo del Fascio
legalitario, Tullio e' con l'autonomo, anzi capo dell'autonomo. Ma la
nostra e' granitica e a Tullio che ci aveva inviato una vibrante lettera
'alla squadra delle squadre', abbiamo risposto che sopra le miserie
degli uomini c'e' la fede, quella fede per cui sono caduti i nostri
migliori. Domenica sera in treno, ritornando verso Pisa, uno di noi ha
detto : 'Mi sembra di essere un Ghibellino dopo la battaglia di
Monteaperti'. Forse il paragone non calzava, ma a tutti sembrava
andare come in terra di esilio."
(Mario Piazzesi - diario di uno squadrista toscano)


SQUADRISMO EMILIANO: MANIFESTI DALTRI TEMPI
Cittadini, i massimalisti rossi sbaragliati e vinti per le piazze
e per le strade della citt, chiamano a raccolta le masse del contado,
per tentare una rivincita, per tentare di issare il loro cencio rosso sul
palazzo comunale ! Noi non tollereremo mai questo insulto ! Insulto
per ogni cittadino italiano e per la Patria nostra che di Lenin e di
bolscevismo non vuole saperne.
DOMENICA LE DONNE E TUTTI COLORO CHE AMANO LA
PACE E LA TRANQUILLITA RESTINO A CASA, E SE
VOGLIONO MERITARE DALLA PATRIA ESPONGANO IL
TRICOLORE ITALICO.
PER LE STRADE DI BOLOGNA, DOMENICA, DEVONO
TROVARSI SOLO FASCISTI E BOLSCEVICHI. SARA LA
PROVA ! LA GRANDE PROVA IN NOME DELLITALIA

Questo il bellicoso manifesto predisposto da Arpinati alla vigilia dei
fatti di palazzo DAccursio. Predisposto, perch, in verit, fu
sequestrato in tipografia dalle Autorit, costringendo i fascisti ad
una affissione di copie scritte a mano.
(Brunella Dalla Casa Leandro Arpinati, un fascista anomalo)


UGO PEPE ALLA MADRE
"Mamma ti sia di conforto sapere che io muoio per la grande
idea. Sono felice di morire se penso che il mio sacrificio potr un
giorno essere utile al fascismo".
Ugo Pepe aggredito a Milano, la sera del 23 aprile 1922, da un
numeroso gruppo dei cosiddetti arditi del popolo e, nonostante si
fosse difeso con il solo suo manganello, ferito da cinque colpi di
pistola all'addome. Mor due giorni dopo all'ospedale.





IL VERO E IL FALSO
Spesso riporto qui brani di libri squadristi. Lo faccio perch riferiti
a episodi poco noti, non di rado divertenti nella scrittura (i toscani
soprattutto) e, comunque, sempre rivelatori degli stati danimo
comuni agli uomini delle squadre, pi di ogni analisi sociologica.
Naturalmente, so bene che vanno presi con le pinze nella
descrizione degli avvenimenti, ma credo siano attendibili per la
rivelazione delle psicologie Ecco un esempio: la notte del 13 febbraio
1922 muore, in localit Cartaia Vecchia (siamo nelle vicinanze di
Prato) il ventunenne Ischiras Calamai, attivo squadrista del fascio di
Coiano. Secondo la versione che ho trovato in un libro dedicato al
martirologio toscano, il giovane si sarebbe recato, con altri camerati,
nel vicino paese con lunico scopo di invitare alcuni elementi
facinorosi a rassegnare le dimissioni dal Partito
Comunistasennonch, giunti allabitazione di due fratelli, noti
sovversivi (uno era soprannominato Lenin), mentre bussano alla
porta per farsi aprire (?) parte da dentro una scarica di fucileria che
uccide il povero Calamai e ferisce un altro squadrista.
Con tutta la buona volont, non mi convince troppo: questo
giro notturno di propaganda a domicilio mi lascia
scetticocomunque, transitCi che sicuramente vero (lho
trovato riportato da tre parti diverse) il messaggio che Calamai
aveva vergato nelle giornate precedenti alla sua morte, quasi con un
triste presagio:
IL SENTIRMI SOLO MI PIACE E MI INORGOGLISCE.
MI POSSONO UCCIDERE, SE VOGLIONO, MA ANCHE DOPO
MORTO COSTERO SEMPRE PIU DI LORO
(da: Lolocausto di Firenze, ediz. La Nazione, Firenze 1934)


Fummo pochi individui di carattere autoritario, e
di temperamento risolutopochi uomini di dura cervice
e di pugno veloce (G A Fanelli, in Squadrismo (numero
del Ventennale di AntiEuropa, Roma 1939)

RICORDO DEL "MAGO"
...tre anni dopo era di ritorno, vecchio, completamente rovinato,
solo. Teneva sempre il mento in su e rideva delle proprie
disavventure. 'Ecco com'e' finita la Rivoluzione', diceva allargando le
braccia e mostrando l'abito logoro. ...lo misero a Montedomini, il
ricovero dei poveri vecchi. Era il piu' vivace dei ricoverati e la
direzione, se c'era qualche affaruccio da sbrigare fuori, mandava
sempre lui. Era contento d'andare a fare quattro passi per Firenze.
Camminava diritto e svelto. Se incontrava un amico, mostrandogli
tutto allegro la divisa, diceva : la Rivoluzione l'e' finita a
Montedomini
(Manlio Cancogni, gli Squadristi)


SQUADRISMO MARCHIGIANO:
PRIMI SQUADRISTI
I fascisti erano pochissimi. Si contavano sulle dita delle mani. Il
primo covo aveva sede nella via Passeri in uno stanziano disadorno.
Eravamo poveri in canna. La prima squadra dazione venne
battezzata con il simbolico e spregiudicato nome di Asso di
bastoni. La componevano un gruppo esiguo ma audacissimo di
autentiche pellacce a cui puzzava la salute. Magnifici ragazzi ai
quali mancavano sempre diciannove soldi per fare una lira. Fascisti
per istinto e per vocazione, gettavano nella impari lotta la pi
solenne e sublime spregiudicatezza, noncuranti della vita, ignari
dellinteresse.
Si ebbero, quale massimo premio, la citazione di Mussolini
sulle colonne del Popolo dItalia. Cera in loro qualcosa di
rossiniano. Le fresche, gaie note che sgorgano dalla vena della
giovinezza ed il crescendo dellazione. Scalmanati e selvaggi,
procedevano tra la generale inimicizia, beffeggiando il sovversivismo
e lo sciocco paternalismo dei partiti dordine. Avevano una vita
dura. Erano conosciuti e riconosciuti ovunque. Sempre sotto il tiro,
da mane a sera. Le loro stesse famiglie non erano risparmiate. Era
veramente difficile vivere in piccoli centri. Bisognava avere fede e
coraggio al cento per cento.
Ebbi la fortunata ventura di fondare la squadra ed esserne
sempre il Comandante. Mai mi fu necessario fare azione di
propulsione: tutti erano un po avanti della mano. Bisognava il pi
delle volte gettare un po dacqua sul fuoco dei loro ardentissimi,
incandescenti temperamenti.
Quei bravi figlioli, buoni come il pane se presi singolarmente,
diventavano furie ai primi, lievissimi prodromi del combattimento.
Si lanciavano a testa bassa e conoscevano una sola voce, la mia. Ho
la fierezza di averli sempre preceduti, mai seguiti. Per questo mi ero
guadagnato i galloni della loro piena, integrale estimazione. Solo
cos si pu comandare quando si ha la consapevolezza di non poter
fare ricorso ai codici ed ai regolamenti di disciplina
(Raffaello Riccardi, Pagine squadriste, Roma 1940)


SQUADRISMO TOSCANO: UNA BOMBA
MOLTO PARTICOLARE
Essendo a quel tempo membro del Direttorio, ebbi lincarico
di recarmi al Circolo di San Marco vecchio, per verificare un po
landamento dl circolo stesso che era nelle mani dellelemento
sovversivo locale
Giunti vicino alla sede della Societ, cominci contro di noi
una sparatoria dai tetti delle case vicine. E qui acconcio ricordare
un aneddoto. Il nostro camerata Pacilli agitava una vecchia
rivoltella a stava nel mezzo della strada a rischio di prendere
qualche colpo. Ad un tratto, il povero Pirro Nenciolini gli grida, con
la sua caratteristica voce nasale: Pacilli, getta la bomba !
Egli si volta, e, agitando la rivoltella ormai scarica, risponde:
O icch ho a buttare, se un ce lho !
Al che Nenciolini replica: Buttala lo stesso, perdio !
Pacilli prese delicatamente una di quelle cose che i cavalli sogliono
fare e lasciare nel mezzo della strada e la lanci contro una casa
dalla quale sparavano.
Abbiamo avuto anche noi i nostri Cambronne !
Il Circolo fu finalmente invaso, e trovammo, fra le altre carte, il
ruolino dei nomi degli iscritti al partito Socialista. Dopo una certa
raschiatura ai locali, ritornammo sui nostri passi. Il resultato di
quella visita fu che 25 dei nostri vennero arrestati.fra i quali va
ricordato ancora una volta il nome di un ragazzo, allora poco pi
che sedicenne, il quale, impavido tra le scariche, si diport
eroicamente: Mario Piazzesi.
(Bruno Frullini, Squadrismo fiorentino, Firenze, 1933)

PS: vale la pena di aggiungere che il Pirro Nenciolini
citato era un ingegnere, protagonista del primo squadrismo
fiorentino, su posizioni rivoluzionarie (anche lui !).per
questo, nel febbraio del 23 fu ucciso, in una violenta
sparatoria sulla piazza di Signa da alcuni sicari pseudo
fascisti assoldati dagli agrari.


CI SCRIVE IL FASCIO
Reggio Emilia, 2 maggio 1921
Alla redazione del giornale La Giustizia,
si avvertono i redattori di codesto giornale di voler tenere la
narrazione dei fatti avvenuti a Cavriago (si allude ad incidenti
tra fascisti e sovversivi ndr) nei limiti della stretta verit,
avvertendo pure che se, come al solito, saranno propalate
notizie tendenziose e false, saremo costretti a prendere nei
loro riguardi i provvedimenti che riterremo i pi opportuni
Il Segretario politico della sezione (firma illeggibile)


SQUADRISMO EMILIANO: LA CELIBANO
Se non per ordine di tempo, certamente per merito, i
celibanisti erano i primi squadristi di Ferrara. Due volte al
giorno, dopo desinare e dopo cena, si riunivano in quel caff
(il caff Mozzi, dietro piazza Duomo ndr) e, prima di lasciarsi,
bevevano un bicchierino di cherry brand. Breviglieri (che poi
sar ucciso dai sovversivi il 10 aprile del 21, a
Pontelogoscuro ndr) una sera aveva detto al cameriere:
Dammi un celibano. Gli era scappato cos, senza pensarci.
Da allora non dissero pi cherry brand, ma celibano. Fu
deciso di dare quel nome alla squadra. I celibanisti erano
ventuno: la prima tessera fu data ad Olao Gaggioli, la
seconda a Breviglieri
(Manlio Cancogni, Storia dello squadrismo, Milano 1959)


BOTTE A DESTRA, BOTTE A MANCINA
BOMBE A MANO E REVOLVERATE
UN TUBETTO DI GELATINA
GRAN TERRORE, CANTI E RISATE
(Mino Maccari)


SQUADRISMO TOSCANO: BARBE COMUNISTE
Ciascun consigliere munito di relativo distintivo comunista, se
lo vide strappare di sotto il naso e invasa la sede della Prefettura
(siamo a Siena, agli inizi del '21 ndr), cominci da parte nostra una
gragnuola di schiaffi e legnate, che conciarono anche il Presidente
della Deputazione, notissimo disonorevole comunista. Le cravatte
rosse che adornavano i consiglieri furono violentemente strappate.
Non so bene, ma certo non per opera mia, me ne trovai per le mani
quattro, ad una delle quali era ancora attaccato un ciuffo di peli,
che mi parvero, al caratteristico odore, di barba comunista.
Per la nostra indelicatezza e per il disturbo arrecato ai rossi,
qualche camerata fu arrestato, ma poco dopo rilasciato, intanto che
con foglio di via obbligatorio della locale Questura ci rimettemmo in
viaggio per Firenze.
(Bruno Frullini, Squadrismo fiorentino, Firenze, 1933)


SQUADRISMO PIEMONTESE: AMOS MARAMOTTI
Al reduce pluridecorato e monarchico convinto Cesare Maria De
Vecchi che, accompagnato dal figlioletto, si va ad iscrivere al fascio
di Torino, nella primavera del 19, si rizzano i capelli in testa: trova
un ambiente che: pur combattendo i social-comunisti, attaccava
senza tregua la Chiesa e il Requesto per dire quali fossero, nel
capoluogo piemontese, i caratteri del primo fascismo, diretto dallex
tipografo anarchico sindacalista Mario Gioda. Il dissenso tra Gioda
e De Vecchi marcher tutta la successiva vita del fascio torinese
che, sotto il profilo pi strettamente squadristico, trover in De
Vecchi e Brandimarte, piuttosto che nel mite Gioda i suoi esponenti
pi significativi.
Lepisodio principale dellattivit squadrista resta lincendio
della Camera del Lavoro, il 25 aprile del 1921.
Lantefatto sta nellassassinio di un operaio fascista, Cesare
Odone, ad opera di un suo collega di lavoro e abituale persecutore,
il comunista Giovanni Galbiati, membro della Commissione interna
delle Officine Spa. Giunta la notizia al fascio, verso la mezzanotte,
36 (avete letto bene, 36 e non 360 o 3600) squadristi, rifornitisi di
armi e latte di benzina, vanno allassalto della munitissima
giudicata imprendibile- sede sindacale. A guidare lattacco Piero
Brandimarte (anche se De Vecchi, nelle sue successive memorie
far il nome del Tenente di Artiglieria Cesarino Revel piccolo di
statura, di una bellezza quasi femminea): tra i suoi uomini lo
studente del Politecnico Amos Maramotti, originario di Reggio
Emilia, di anni 19, che, raggiunto da un colpo di arma da fuoco, si
accascia al suolo. Prima di partire per laudace impresa , egli ha
scritto alla madre: Mamma, vado forse a morire. Non piangere, ma
sii orgogliosa di tuo figlio. Viva lItalia, viva il fascismo !
Lepisodio suscita grande clamore in citt, per laudacia dei
fascisti che hanno attaccato ed espugnato una roccaforte avversaria
(e il giorno successivo colpiranno col fuoco anche la sede FIOM),
dalla quale nei due anni precedenti erano partiti le direttive
rivoluzionarie. I sovversivi provano a reagire, con scioperi di
protesta improvvisati in tutte le fabbriche, cortei in citt (ne
nascono incidenti con gli squadristi, che si concludono con vari
feriti da ambedue le parti) e rappresaglie varie: la pi grave vede il
sequestro, nelle officine Savigliano dove lavora, del Tenente
Domenico Bagnasco, noto esponente fascista cittadino, fatto
prigioniero e solo successivamente liberato.
Comunque, la distruzione della Camera del Lavoro rappresenta
veramente un punto di svolta nella vita della citt che, alle elezioni
di maggio premier De Vecchi facendone il candidato pi votato del
blocco nazionale

"...e se la Patria pot ritrovare se stessa lo dovette solo alla
volont di qualche migliaio di ex combattenti e di ragazzi che
tutto dettero di se stessi senza nulla chiedere, senza nulla
ricevere. Ho detto ragazzi perch la maggior parte di coloro che
caddero, del Fascio Fiorentino di Combattimento, lungo le
bianche strade del Valdarno o che macchiarono del loro sangue
le pietre serene delle strade fiorentine non avevano piu' di venti
anni..." (Mario Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano)


IL BENITO CHE NON TI ASPETTI
Alla fine del 1921, il governo Bonomi comincia a pensare
seriamente a misure repressive che colpiscano le ali estreme dello
schieramento politico, con particolare riferimento alle formazioni
paramilitari, per le quali previsto lo scioglimento. Mussolini
reagisce col suo discorso alla Camera del 1 dicembre:
Dichiaro subito che, per quel che riguarda noi, (lo
scioglimento delle squadre ndr) assai difficile, ed aggiungo che la
cosa non scevra di pericoli, perch domani, fascisti e comunisti
sottoposti quotidianamente ad un martellamento di polizia,
potrebbero finire anche per intendersi, salvo combattersi
energicamente dopo per la ripartizione del bottino. Anche perch io
riconosco che fra noi e i comunisti non ci sono affinit politiche, ma
ci sono affinit intellettuali.. Noi, come voi, riteniamo che sia
necessario uno Stato accentratore ed unitario, che imponga a tutti i
singoli una ferrea disciplina; con questa differenza, che voi
giungete a questa conclusione attraverso il concetto di classe, e noi
vi giungiamo attraverso il concetto di nazione

ABBASSO LE CRAVATTE !
Il colletto aperto preludia ad uno scamiciamento audace, per meglio
fare a pugni o per gettarsi in acqua al salvataggi odi un uomo che
annega. Collo libero delluomo forte e creatore. Collo svincolato dalle
cravatte idiote. Collo atletico che fa scoppiare il colletto della societ
(Filippo Tommaso Marinetti agli Ufficiali degli Arditi, ottobre 1918)


SQUADRISMO EMILIANO: UN
TIPETTO TUTTO PEPE
Dovendosi accreditare, dopo la fine della guerra, la vulgata di
una calata degli Hiksos, che rozzi e violenti avevano ucciso la
democrazia italiana, venne comodo identificare questi nuovi barbari
in omaccioni truculenti assetati di sangue e nulla pi. Cos non fu:
a essere squadristi nella provincia emiliana tra il 20 e il 21, ci
voleva un bel coraggio, ha scritto qualcuno che pure fascista non ,
e non si pu non convenire. Fede, coraggio e spregiudicatezza erano
le armi vincenti di quei pochi che si facevano propagandisti del
verbo mussolinianotra loro cerano dei veri tipi.
A Carpi (dove cera un attivissimo fascio, conosciuto in tutta
lEmilia e definito dallAvanti superfascio), per esempio, uno dei
capi riconosciuti era Virgilio Lancellotti, con un curriculum che
autorizza per lui la definizione di avventuriero alla London, in bilico
tra anarchia, sete di libert e protagonismo:
Nato nel 1887.. a 16 anni se ne va in giro per il mondo in
cerca di avventure, mozzo su una nave, nel 1904 in Russia, poi in
Estremo Oriente, e infine in America. Fa mille mestieri, il meccanico, il
minatore, il conduttore di caldaie a vapore, il cercatore doro in
Alaska. Combatte in Messico contro il Presidente Diaz, nel movimento
Tierra y libertad, incarcerato negli Stati Uniti, evade e torna in
patria per combattere nella prima guerra mondiale. Dopo la guerra
rimane a Carpi e fa il mugnaio
(Anna Maria Ori in: AA VV, Fascismo e antifascismo
nella Valle Padana, Bologna 2007)
Con questi precedenti non c da meravigliarsi se: fu un
autentico squadrista, tutto azione e niente parole (candidato alle
elezioni del 1921 ndr) non fece neppure un discorso, e la propaganda
elettorale fu semplicemente un seguito di spedizioni, forse per questo
Lancellotti riusc eletto trionfalmente
(Vico DIncerti, Carpi fascio della prima ora, Carpi 1937)
Ecco il ritratto di un altro carpigiano, incontrastato protagonista di
quei giorni burrascosi:
Guglielmo Nobis davvero un personaggio. A Carpi
rimasto leggendario. stato un valoroso combattente,
Capitano degli Alpini, Ardito superdecorato, legionario
fiumano e amico di DAnnunzio. Spirito irrequieto, patriota fino
alla morte (morir prigioniero in India), diverr ben presto a
Carpi il pi acceso interprete del nuovo movimento, il
fascismo. Non lo fa per ambizione o per esibizionismo. Non
terr mai a fare carriera da gerarca (anzi, pi tardi entrer in
aperto dissidio col fascio carpigiano), e nemmeno per lucro,
ma per esasperato patriottismo. Egli vede nei socialisti i
nemici della Patria per la quale ha combattuto ed entra perci
nel personaggio del ripulitore. Vuole fare repulisti di tutti,
picchia tutti i socialisti che incontra, tanto che, quando al bar
Milano entra lui, si fa il vuoto, come nei saloons dei film
western.
PICCOLO, MAGRO, TUTTO NERVI (il maiuscolo mio ndr), la
faccia scavata alla Gian Maria Volont, gli occhi infossati che
mandano sangue, il ras di Carpi tutti lo temono perch molto
facile a menar le mani e ad agitar sedie. Da solo, con una banda di
fascisti pi perdigiorno che uomini dazione, tiene a bada tutti i
socialisti e gli anarchici di Carpi e dintorni
(Franco Focherini, Il fascismo modenese
minuto per minuto, Modena 2001)
RINO DAUS
Nato Perugia, 1 novembre 1900 ucciso a Grosseto, 29 giugno 1921
appartenente ai Fasci Italiani di Combattimento, nei quali milit
come squadrista. Mor durante una spedizione di rappresaglia
contro i socialisti a Grosseto, divenendo una figura simbolo
dell'Italia fascista, che lo celebrarono come martire.


QUESTO DICEVA ANTONIO BALDINI DI MUSSOLINI NEL 1919:
"Non ricordo quanti e quali oratori uscissero quel
giorno a parlare sul palco, tra gli allori e le bandiere. Ultimo
sal Mussolini. Uomini e donne bevevan le sue parole col viso
estenuato degli assetati ........Quando Mussolini ebbe finito di
parlare e fu spento l'applauso, dal mare di tutta quella folla
sorse un mormorio tempestoso che subito prese voce in un
canto"

PAROLE CHIARISSIME
Non pochi datori di lavoro della Provincia, che non esito a
chiamare vigliacchissimi approfittatori della nostra grande recente
vittoria, hanno l'interessata pretesa di imporre ai propri operai un
assurdo ribasso di salari, minacciando di rappresaglie fasciste quei
lavoratori che si addimostrassero restii nell'accettare il nuovo
imposto patto di lavoro.
Sappiano questi signori che il programma sindacale fascista
mira sopratutto alla collaborazione di classe, il che significa
tutelare i liberi patti di lavoro e non le coercizioni.
Il sindacalismo fascista riconosce una duplice legittimit di
interessi, quella del datore di lavoro e quella del lavoratore e non
permetter mai che le masse operaie abbiano a soffrire le
imposizioni di un qualsiasi esoso avaro proprietario come non
consentir agli operai di estorcere salari eccessivi che non abbiano
un adeguato rendimento di lavoro. Tutto ci sempre in diretto
rapporto col capitale del singolo datore o della societ. Dunque,
egregi proprietari della psicologia che approfittate del momento e
che vi fate forti della nostra, esclusivamente nostra, forza, riflettete
su quel che fate e ficcatevi bene in testa che il fascismo non tutela
interessi privati ma mira al bene imprescindibile della Nazione, bene
che si ottiene conciliando gli interessi di tutti i produttori italiani.
Diffido quindi detti signori.
Il Segretario della Federazione Prov. RICCARDI


SQUADRISMO TOSCANO: ARRIVANO
LE SQUADRE, FESTA IN PAESE
Vennero, infatti, i fascisti, di mattina presto. Vennero da
tutti i paesi della Chiana, a squadre, a piedi, sui camion, in
bicicletta, accompagnati dalle loro fanfare e dai loro canti
Le donne, dietro i vetri, guardavano meravigliate quei giovani che
non finivano mai di sopraggiungere. Erano bei giovinetti, i fascisti !
con la camicia nera aperta sul collo, le maniche rivoltate sugli
avambracci venati e muscolosi, il fez a sghimbescio sui capelli
bruni, che uscivano, simili ad unala nera, dando ai volti unaria
sbarazzina e nello stesso tempo marziale..Ma non era solamente il
fez che attirava le donne; molti di quei giovani avevano occhi cos
ardenti, cos pieni di fuoco, che non si potevano guardare, e da
quella giovinezza si sprigionava un profumo che pungeva e
attirava
Passavano per tre i fascisti, in lunghe colonne,
cantando. Le loro canzoni erano come le loro musiche,
allegre, elettrizzanti; e i canti evocavano le lunghe marce al
sole, i bivacchi alla luna, quando i troppi ricordi non
lasciano dormire.
Le donne guardavano meravigliate, pensando: Son questi i fascisti,
gli incendiari, i sanguinari ? Possibile ? E le pi giovani
ammiccavano sorridendo, e si sussurravano allorecchio: Senti
come canta bene quel moretto ! E che bella bocca !
E pi di una arrossiva dietro i vetri.
O bella di maggio disse un fascista, mentre passava, ad
una ragazza affacciata sopra un vaso fiorito: Me lo getti un fiore ?
Subito una mano stacc da una pianta il pi bel fiore e lo gett
nella strada: la domanda era stata accompagnata da un sorriso cos
incantevole !
Dallalto due occhi lucenti seguirono il giovane inchinarsi a
raccogliere il fiore, fissarono, un po imbarazzati ma felici, il
maschio volto che si schiudeva a ringraziare, come una rosa al
mattino, e tremarono al gesto che metteva sulla bocca del
moschetto il fiore raccolto.

Asciuga il pianto
della fidanzata
si va allassalto
si vince o si muor
(Adolfo Baiocchi, Camions, Milano 1932)


DETTO QUESTO, DETTO TUTTO
detto questo, insieme spiegato il fenomeno della
duplicit contraddittoria, delle due facce, delle due anime, che
tanto ha dato da fare ai critici del fascismo. In realt, il fascismo
uno, ma, appunto perch si contrappone contemporaneamente a
due forze sociali tra loro opposte anche se complementari- esso
acquista connotati differenti secondoch lo si guardi nella sua
impostazione anticapitalistica o in quella antiproletaria. Parlare di
anticapitalismo fascista parr un assurdo a molti, anche fasciofili o
anche fascisti; eppure esso una realt. Si ricordino le
dichiarazioni esplicite e frequenti, nel campo fascista, contro la
plutocrazia, la borghesia, le vecchie classi dirigenti, dichiarazioni
che si accordano cos bene con le origini e lattivit passata della
maggior parte dei capi fascisti, e che si avrebbe assolutamente torto
a considerare come opportuniste ed ipocrite
Luigi Salvatorelli scriveva cos nel suo Nazionalfascismo del
23...credo che se a quell antiproletaria sostituiamo un
antisocialista si possa sottoscrivere al 100%...)

LA TRAGEDIA DEL MIO ARDIRE
A guerra finita, quelli che non hanno pi una via, quelli
circondati dallabisso, quelli senza pane, siamo proprio noi. Ognuno
di noi, avendo interrotto per quattro anni consecutivi gli studi o la
professione o il mestiere, obbligato ad escludere la possibilit di
riattaccare la propria vita al punto in cui la interruppe nel
1915.siamo stati sostituiti materialmente da altri, o, se non
materialmente, unaltra volont si insediata nel nostro spirito, al
posto di quella dellanteguerra; gli scopi non sono pi gli stessi, le
mete sono cambiate; tutti siamo coscienti di ci, anche se ci in
noi per ora indistinto...La guerra ormai pareva diventata la nostra
seconda naturami ero abituato ! ora comincia laltra, la pi dura,
forse: quella per lesistenza.Dove andr io ? Che far ? Continuer
gli studi ? Non so
(Ferruccio Vecchi, La tragedia del mio ardire, Milano 1923)

"..gagliardetto in testa, si entra al Gambrinus, nostro fortilizio numero
due si canta, si impone all'orchestrina "Giovinezza" e il direttore che
non l'ha ancora imparata finisce tra i leggii. 'Scusa, ma se non la
sapeva come doveva fare?'. 'Lascia fare, lascia fare, core di zucchero!
Quello li' l'e' quello rosso che l'altro anno e sonava l'internazionale e
questo scapaccione l'e' la paga per l'altra volta.'"
(Mario Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano)


SQUADRISMO TOSCANO: GLI UOMINI SERI
Tra gli squadristi prevaleva tutte le volte che era possibile-
listinto giocoso, della beffa ai danni dellavversario, specie in
regioni, come la Toscana, che avevano una tradizione in fatto di
burle e scherzi (anche pesanti)basta leggere i memoriali di
Banchelli, Frullini e Piazzesi per rendersene conto. Ci, per, poteva
avere anche conseguenze impreviste e pericolose per gli stessi
ideatori, in tempi che spesso erano crudelifu per questo che i
responsabili cercarono sempre di tenere le briglie corte agli
incoscienti, irrequieti e scapestrati uomini delle squadre dazione
Il colmo, credo, fu raggiunto in un documento ufficiale, la
circolare che Dino Perrone Compagni, segretario politico regionale
di fasci toscani, diram al momento della partenza delle squadre da
Grosseto, dove era stato realizzato un concentramento, dopo la
morte dello squadrista Rino Daus:
Tutte le squadre presenti in Grosseto rientreranno alle
loro sedi.. La zona di Grosseto resta sotto la
sorveglianza del ff. di Commissario provinciale Chiurco
di Siena. Lorganizzazione della costituzione del fascio
sar presa dal Tenente Castellani, il quale, con cinque
uomini SERI (maiuscolo mio ndr) rester in Grosseto

Firmato: Perrone Compagni, Banchelli, Giusto e Del Campo

(da: Giorgio Alberto Chiurco, Fascismo senese, Siena 1923)


SQUADRISMO TRIESTINO: SINERGIE
Una foto di recente visione che porta la didascalia: Le Guardie
Regie messe in fuga dai fascisti a Muggia (TS) il 5 agosto 1922
durante lo sciopero legalitario mi ha incuriosito non poco.
Sono tra quelli che contestano la tesi di una generale
connivenza tra fascisti e Forze dellOrdine: nota lavversione degli
Arditi verso i Carabinieri, risalente ai tempi di guerra, cos come il
diffuso risentimento verso le nittiane Guardie Regie, di recente
istituzione e ostinatamente filogovernative. Su un piano pi
generale, credo che vicinanza tra gli uomini in camicia nera e i
tutori dellordine vi fu soprattutto in nome della comune esperienza
di guerra non rinnegata e in funzione di autodifesa contro loffensiva
social comunista, che si indirizzava anche contro i familiari di
Carabinieri e poliziotti, le cui mogli lAvanti non si perit di definire
puttane. Vicinanza comunque limitata ai gradi bassi della
gerarchia, ch Comandanti di Legione, Questori e Prefetti rimasero
sempre per motivi di carriera, prima che intima convinzione-
nittiani e giolittiani.
Ma torniamo alla foto: incuriosito, dicevo, ho fatto qualche
ricerca: in Chiurco non ho trovato traccia dei fatti di Muggia, e
nemmeno in Panorami di realizzazione, nel volume dedicato al
movimento delle squadre al Nord Italia n il nome del caduto, il
ventiseienne Alessandro Mini viene citato nelle Pagine eroiche della
rivoluzione fascista di de Simone. Comunque, alla fine, qualcosa ho
trovato,e ve lo racconto
Proclamato, al 1 di agosto 1922, lo sciopero generale
cosiddetto legalitario, scatta in tutta Italia la contromobilitazione
fascista: su Muggia, nota roccaforte sovversiva, convergono squadre
triestine ed istriane, per controllare la situazione dei cantieri che,
infatti, rimane tranquilla, con zuffe limitate e come da prassi-
distruzioni di sedi socialcomuniste.
Finito tutto, il 5 agosto un gruppo di fascisti della cittadina
istriana di Visinada decide di ripartire, utilizzando la Parenzana
lentissima linea locale a scartamento ridotto
nel raggiungere la stazione, per, gli uomini, gi pochi, si
dividono per due strade diverse, e il nucleo meno numeroso cade in
unimboscata a colpi di bombe e revolverate, che fanno un morto e
quattro feriti (non quindi in un assalto alla Camera del Lavoro,
come scrive Franzinelli).
Il giorno dopo tornano a Muggia le squadre di Giunta (fermate,
per da blocchi di Carabinieri che hanno circondato la cittadina) e
quelle istriane. Queste ultime, per aggirare il blocco, sequestrano
un vapore, cos che 150 uomini sbarcano al porticciolo di San
Nicol, sorprendono le Forze dellordine, ed entrano in citt, con
rinnovati scontri con gli avversari locali.
Da distruggere a Muggia non c rimasto pi niente, e, perci,
finita la dimostrazione invano ostacolata da Carabinieri e Guardie
Regie (ed a questi incidenti che credo si riferisca la foto)-, i fascisti
se ne tornano sempre via mare- alle sedi: una ventina saranno poi
denunciati al Magistrato.
Con fantasia dannunziana, gli squadristi parleranno di
spedizione degli uscocchi e, probabilmente, ne daranno versioni
via via arricchite di particolari eroici, come da tradizione.
Peggio, comunque, fa Apollonio, definendola una gita
domenicale pomeridiana dopo un morto, svariati feriti, lanci di
bombe e rivoltellate !
(da: Almerigo Apollonio ,Dagli Asburgo a
Mussolini, Gorizia 2001)


SQUADRISMO TOSCANO: UN
FERITO CHE FAR STRADA
Le imboscate, col passare dei mesi, cominciarono a diminuire in
proporzione allo sviluppo fascista nella provincia, e nel 1922 abbiamo
solo quella di colle Val dElsa, causata dallo sciopero del 1 maggio,
ove ebbe luogo una dimostrazione rossa di circa 600 persone, e in
occasione della quale fu ferito il fascista Nepi, e, grazie allintervento
dei fascisti di Poggibonsi, comandati da Bencini (si tratta di Angiolo
Bencini, ex Ufficiale di professione vinaio, ideatore del Selvaggio ndr)
, furono evitate conseguenze peggiori; e solo pi tardi, nel settembre,
veniva ferito lavv. MINO MACCARI
(da: Giorgio Alberto Chiurco, Fascismo senese, Siena 1923)


SQUADRISMO CAMPANO: SPEDIZIONI IN CARROZZELLA
Leggo un volumetto di memorie di un liceale squadrista
meridionale. Location inconsuete, da me conosciute, ma mai trovate
prima in libri sullargomento: spedizioni che partono da
Castellamare di Stabia e raggiungono Pompei, Gragnano, Torre
Annunziatafasci di paese sostanzialmente paciosi, con
unatmosfera vagamente alla Sciascia: con laffaccio sulla piazza e
i tavolini fuori, dove gli iscritti si siedono a leggere i giornali.
Certo, c anche larmeria di sezione, fitta di pistole,
moschetti, randelli e bombe a meno, e ad essa si fa ricorso quando
serve, ma, insomma, il clima generale non quello dellirrequieta
Toscana, anche se, per esempio, in un conflitto a fuoco tra Forze
dellOrdine e dimostranti, in piazza, rimangono sul selciato ben sei
vittime.
C una cosa in comune, per, ed latteggiamento dei grandi
verso i figli scavezzacollo in camicia nera, che vogliono rifare lItalia:
Ora anche i ragazzi si interessano di politica ?
osserv tra il burbero e il faceto mio padre: Pensa piuttosto a
studiare, cos viene redarguito il giovane protagonista che
vuole dire la sua.
Non pu non venire in mente laltrettanto giovane Piazzesi e il suo
Diario di uno squadrista toscano:
Mio padre, che segue le nostre discussioni, commenta
che..in noi c troppa fantasia, troppi desideri di avventure,
troppo Corsaro Nero: Troppo Salgari, Mario, troppo Salgari
per fare le cose sul serio !
(da: Piero Girace, Diario di uno squadrista, Napoli 1941)


SQUADRISMO LOMBARDO: A MONZA,
TANTI ANNI FA
Giorni fa ho pubblicato un post (Ci vediamo al bar) nel quale
ricordavo labitudine delle prime squadre fasciste a fare anche per
limpossibilit finanziaria ad affittare locali idonei- dei caff il loro
luogo di raduno abituale. Portavo diversi esempi, e, dopo la
pubblicazione ne ho scoperto un altro: a Monza gli squadristi si
riunivano al Caff Galizia, in centro, definito prima trincea
avanzata del fascismo monzese.
(da: Giuseppe Maria DAlicandro (squadrista del 19),
Lo squadrista, Milano 1931)


Non ci preoccupiamo di essere solo in tre: fermiamo l'automobile,
discendiamo e ci scaraventiamo contro la folla menando nerbate
all'impazzata: Ci prendono pi per tre pazzi che per tre fascisti; ma il
risultato miracoloso: avviene il fuggi-fuggi generale
Roberto Farinacci


Lanciarsi in tanti contro una folla come quella, sbalordirla
con limpeto, penetrarvi in mezzo per varchi aperti con la forza,
punirla, umiliarla, fugarla. E poi, con la stoffa rossa di quelle parodie
di bandiere, pulirsi le scarpe impolverate, tra la ridicola ecatombe dei
cappelli sfondati o calpestati, dei bastoni rotti E in quel macigno di
bruttura, in quel blocco di odio acceso di bandiere scarlatte, cozzar
dentro a denti stretti, muscoli nervi cuore volont appuntati,
picchiare, picchiare, picchiare, provocar la crepa, incunearsi in essa,
farla diventare fenditura ampia, e poi ancora picchiare, picchiare,
picchiare, finch tutto intorno ribollisce e le pagliette volano sfondate
e la gente scappa e i questurini fanno squillare la tromba. E si rimane
in pochi, ansanti, quasi piangenti per la rabbia e lo sforzo
disperatoin mezzo alla piazzache ora come una pattumiera,
cosparsa di cappelli sfondati, di bastoni rotti, di Avanti! Strappati, di
garofani rossi calpestati
Carlo Otto Guglielmino (Fascio Genovese di Combattimento)


IL PARTITO DELLE MEDAGLIE DORO
Quando si cerca di storicizzare il fascismo, per inserirlo nel
percorso nazionale, dallUnit alla fine del secondo conflitto
mondiale, e per affermarne, nel contempo, la irripetibilit, si fa
normalmente riferimento ai grandi mutamenti determinatisi, a
partire dal secondo dopoguerra, in campo sociale, politico, nel
quadro internazionale, e anche per effetto del progresso tecnico.
Si trascura forse perch non rientrante nei canoni della
storiografia marxista, egemone in Italia per tanti anni- il fattore
umano, intendendo con questo la massa di manovra sulla quale
il movimento mussoliniano ed esso solo- pot contare per
assicurarsi la vittoria.
Senza alcune decine di migliaia di reduci, per quattro anni
abituati a convivere con lidea della morte, in una realt che
sovvertiva i valori del tempo di pace, probabile che labilit tattico-
politica di Mussolini e la stessa sintonia con il sentire della
maggioranza degli italiani non sarebbero bastati.
Furono gli uomini delle squadre ad assicurare il successo,
travolgendo le speranze social-comuniste, ridando coraggio ai pavidi
intimoriti dal biennio rosso, costringendo, in qualche caso, il vertice
milanese del movimento a non cedere alle lusinghe dordine.
E, a capire di quale tempra fossero fatti questi uomini, mi aiuta
la dedica trovata sul frontespizio di un libro di memorialistica
squadristica (Giuseppe Maria DAlicandro (squadrista del 19), Lo
squadrista, Milano 1931), che cos recita:
A Aldo Tarabella, Console Generale della Milizia
fascista, morto per incidente daeroplano a Ghedi, decorato di tre
medaglie dargento e tre di bronzo al valor militare, di tre croci di
guerra, di tre encomi solenni, di un promozione per meriti di
guerra, queste semplici pagine dedico, povero omaggio dellumile
squadrista al grande squadrista che a Monza, nel marzo 19,
affront in piazza Roma, un gruppo di energumeni e li baston di
santa ragione, facendosi s rompere la testa, ma mettendoli in
fuga
Ci sar pure dellesagerazione retorica, ma la realt delle
decorazioni non si discutee dire che di questo Tarabella non ho
mai sentito fare menzione da altra parte. Come lui, nelle squadre ce
nerano centinaia, tanto che ad un certo punto si parl del fascismo
come del Partito delle medaglie doro, e poi cerano i non decorati
perch magari non presentabili per certe loro intemperanze
giovanili da codice penale, ma bombardieri, caimani del Piave,
fiamme di ogni colore. Di fronte a loro la sconfitta dei pur
volenterosi (ed uso un eufemismo) attivisti socialcomunisti era
segnata in partenzauna situazione irripetibile, come dicevo
allinizio.

Nello squadrismo son fioriti quelli che sono i capisaldi del
modo di vivere fascista: il coraggio, il disprezzo del compromesso,
lamore del rischio, la lealt, laudacia, la fierezza desser pronti a
pagar di persona. Lo squadrismo stato, , e sar una scuola di
volont
Mino Maccari
SQUADRISMO LOMBARDO: MONZA E I MONZESI
un annetto fa circa, stato pubblicato un libro: Aldo
Tarabella, leroe ritrovato di Guido Giraudo, che ne ricostruisce la
figura, sia in guerra (confermate le sei decorazioni al valore) che
dopo, da attivissimo squadrista.
E c di pi: monzese e capo squadrista era anche Enzo
Galbiati (quello che da Capo di Stato Maggiore della Milizia fu
accusato di colpevole inerzia il 25 luglio), il quale, nella sua
autobiografia, pubblicata nel 1950, ci fornisce un ulteriore tassello
per capire di che pasta fosse fatto questo Tarabella siamo al 31
dicembre del 1924, quando un nutrito gruppo di Consoli della
Milizia si reca da Mussolini per sollecitare una reazione dopo il
delitto Matteotti:
Finalmente Mussolini stesso riprese il tema del cadavere
che gli avevano posto tra i piedi. A questo punto interloqu ancora
Tarabella: Ma vi pare troppo un cadavere per una Rivoluzione
?.Ne segu uno di quei gravi attimi in cui il silenzio voce di
decisioni irrevocabiliQui Mussolini ci conged bruscamente, il
che diede motivo a Tarabella di parafrasare una sua recente e a
noi ostica dichiarazione: Ci mettiamo sullattenti, duce postill
Tarabella- ma ce ne andiamo sbattendo le porte. Tarabella non
disarm n di fronte alle obiezioni n dinanzi alle promesse, e
lasci Mussolini tuttaltro che tranquillo sugli sviluppi possibili
della nostra condotta
Insomma, un uomo dalla schiena diritta questo
Tarabella, un vero squadrista monzese


DACCI PANE PEI NOSTRI DENTI
FANTASIE E CAZZOTTATURE
OGNI SORTA DI ARDIMENTI
DI MATTANE E DAVVENTIRE
(Curzio Malaparte)


Questo diceva Antonio Baldini di Benito Mussolini nel 1919:
"Non ricordo quanti e quali oratori uscissero quel giorno a parlare sul
palco, tra gli allori e le bandiere. Ultimo sal Mussolini. Uomini e
donne bevevan le sue parole col viso estenuato degli assetati
........Quando Mussolini ebbe finito di parlare e fu spento l'applauso,
dal mare di tutta quella folla sorse un mormorio tempestoso che
subito prese voce in un canto"


GIUSEPPE ATTILIO FANELLI
Comandante dei Fasci di Combattimento Pugliesi era uno dei tre
"Capitani del sud" con Villelli in Sicilia e Padovani in Campania
squadrista cattolico carismatico giornalista e scrittore fondatore del
giornale fascista "Nuovo Occidente" ed ebbe come suo collaboratore
un giovane Eugenio Scalfari rubato al giornale "Roma Fascista"
scrisse anche diversi libri :

1 [M] Antologia degli scrittori fascisti / a cura di Mario Carli, G. A.
Fanelli. - Firenze : Bemporad , 1931 [RAV0188745 - Testo a
stampa]
2 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - L'*artigianato : sintesi di una
economia corporativa / G. A. Fanelli ; con introduzione di Giuseppe
Brunati. - Roma : SPES , 1929 [RAV0178605 - Testo a stampa]
3 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Il *capitale salariato / G. A. Fanelli.
- [S.l. : S.n.] , stampa 1934 (Roma : Tipografia Oppio) [IEI0160880 -
Testo a stampa]
4 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Cento pagine su Mussolini : e un
ritratto politico della "Prima ora" / G. A. Fanelli. - Roma : Maglione ,
1931 [RAV0185375 - Testo a stampa]
5 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Contra Gentiles : mistificazioni
dell'idealismo attuale nella rivoluzione fascista / G. A. Fanelli. -
\\Roma! : Biblioteca del secolo fascista , 1933 [RAV0253561 - Testo
a stampa]
6 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Discorso agli italiani, manifesto agli
europei / per G. A. Fanelli. - Roma : Antieuropa , stampa 1930
[RAV0213280 - Testo a stampa]
7 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Ho ucciso la morte / G. A. Fanelli ;
con introduzione e note di Raffaele Mastrostefano. - [Roma] : [s.n.] ,
1935 [IEI0079312 - Testo a stampa]
8 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Idee e polemiche per la scuola
fascista / G. A. Fanelli ; scritti raccolti da Aristide Campanile. -
Roma : Cremonese , stampa 1941 [IEI0155612 - Testo a stampa]
9 [M] Serventi , Gaetano Nino - Inglesi 1935 / G. N. Serventi e P.
Balbis ; con prefazione di G.A. Fanelli e disegni originali di Bepi. -
Roma : Edizioni del Secolo fascista , stampa 1936 [IEI0124712 -
Testo a stampa]
10 [M] Fanelli , Giuseppe Attilio - Perch seguimmo e disobbedimmo
Mussolini : appunti di uno squadrista / G. A. Fanelli. - Roma : Le
sorgenti , 1984 [CFI0060476 - Testo a stampa]

I NEMICI DEL POPOLO
Operai italiani, venite con noi ! Stringetevi nei nostri fasci ! Come voi,
anche noi siamo proletari. Ma noi, che abbiamo affrontato cento volte
la morte, non permetteremo mai che il nostro sangue e i vostri sudori
siano sfruttati dai miserabili ciurmatori che vorrebbero disfare quanto
i combattenti hanno fatto, e cio unItalia grande per il popolo libero e
forte. Venite con noi, operai italiani, fratelli nostri ! Noi abbiamo
sempre vinto ! noi vi porteremo a tutte le vittorie !
(manifesto degli Arditi datato 18 aprile 1919, dopo la distruzione
dellAvanti)

I fascisti posseggono, disseminati in tutto il
territorio nazionale, depositi di armi e munizioni in
quantit tale da essere almeno sufficienti per costituire
unArmata di mezzo milione di uomini
(Antonio Gramsci, Ordine Nuovo dell11 giugno 1921)


SQUADRISMO PUGLIESE: E ARRIVARONO GLI UOMINI SERI
Squadrismo minore quello di Taranto, che pure ha lasciato,per
una traccia scritta nel libro di memorie indicato in calce, dal quale
si evince che l Albo di onore conta su un morto, otto feriti e
quattro arrestati. Poco roba rispetto, a citt anche pi piccole,
come, per esempio, Cremona, anche considerando che a Taranto vi
era una forte presenza sindacalizzata allinterno dei tre cantieri
navali che occupavano varie migliaia di operai.
Comunque, anche qui, dopo la Marcia, le cose cambiarono, e in
peggio:
Sarebbe lungo trattare particolarmente tutto ci che in
quei giorni (siamo alla fine del 22 ndr) si svolse a Taranto, dir
solamente che crebbero in ragione del 300 per cento le iscrizioni
al partito, e di conseguenza crebbero aspirazioni e appetiti; molti
arrivisti seppero ben raggiungere il posto del Comando, a tutto
danno deleroico squadrismo che si era dedicato con fede alla
santa causa.
Quel pugno di eroi rimase soffocato e disorientato, e da
allora non ebbe pi voce in capitolo. Tacer sugli oziosi litigi che
dilaniarono lo squadrismo tarantino in quei giorni, creati
opportunamente dagli arrivisti..Per la nomina dei componenti si
ricorse ad un sistema proporzionale, inviano al Direttorio un certo
numero (minoranza) di squadristi, ed un certo altro numero di
rappresentanti per la rimanente massa dei fascisti
(maggioranza), ad attestare la fede dei quali basta la famosa
frase: Il fascismo ormai al potere, e perci non pi il tempo
delle ragazzate, ma occorrono uomini seri
(Nicola De Benedictis, Cenni e ricordi storici del
fascismo ionico, 3 novembre 1920-28 ottobre 1922, Roma
1931)





GENNARO VILLELLI
Nato a Catanzaro il 12 gennaio 1895, proveniva da una famiglia
di alte tradizioni patriottiche e, giunto a Messina, fece della citt il
campo di ogni sua attivit: politica, forense e giornalistica. Nella
Grande Guerra combatt - ancora studente - da volontario e venne
ferito, ricevendo decorazioni al Valor Militare ed encomi. Nel 1920
fond il Fascio messinese di combattimento divenendo delegato per
la Sicilia e membro del Comitato Centrale dei Fasci italiani di
combattimento. Dopo la marcia su Roma divenne Alto Commissario
politico per la Sicilia, Console della M.V.S.N., ricoprendo nell'ambito
provinciale importanti incarichi nel Sindacato Forense e
nell'Associazione Fascista Professionisti ed Artisti. Fond nell'isola il
primo giornale fascista, dirigendo nella nostra citt il quotidiano " Il
Popolo di Sicilia ".

LE CANZONI PIU BELLE DEGLI ALTRI
Strano, eppure il fascismo ha vinto perch aveva le canzoni pi
belle degli altri. Canti bersaglieri dalleco delle diane, canti di
Arditi improvvisati fra riva e riva del Piave in aspre sinfonie di
bombe a mano.
Ho avuto dei miei camerati salvati, se cos si pu dire, in senso
di anima, dalle nostre canzoni. Vi furono giovani che, tolti la sera
allofficina, diventarono i migliori improvvisatori di rime, e su ogni
vecchio canto nutrito di lontananza, si improvvisarono e furono
tessute le canzoni fasciste.
Le provavamo nella notte,quando ci era possibile aprire le gole
per gridare la passione, ed ogni ritornello, ed ogni verso nuovo
erano lorgoglio nostro, e li insegnavamo ai pochi camerati, e li
tenevamo in serbo per le adunate, quando cerano anche i compagni
di altri paesi, onde poter far colpo e bandire le nuove gioiose grida.
Ma quanti canti nacquero nella tragica trepidazione delle
imboscate e quanti ignoti poeti, dolcissimi trovatori ai piedi di un
castello ideale ha avuto il fascismo !
(da: Asvero Gravelli, I canti della rivoluzione, Roma 1928)

"...alla Cievga, in uno scontro, sede dei rossi, scappa
fuori qualcosa di grosso. Anime di Foscari, di Bartolini e di
Montemaggi, ora sarete in pace e questa sera non vi siederete
li', a capo del letto, per ore ed ore, per ricordare a me, le ansie
comuni. Sto ritornando a Voi, e Voi ancora mi accoglierete. La
Cievga ha rotto il ghiaccio. L'incanto maligno e' stato spezzato,
nel conflitto ho ritrovato me stesso."
(Mario Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano)


MARINETTI E GLI ARDITI
Gli Arditi furono anche i grandi signori della guerra e gli
sbancatori della Montecarlo della morte. Amavano i paesaggi in
velocit, disprezzavano i fanti pedoni e la polvere delle strade
maestre. Poich si deciso di giocare tutto per la Patria, si parte in
carrozza, in pullman, in automobile. Da miliardari ! s, da miliardari
! Perch lo sono infatti. Miliardari del coraggio. Abbasso i bagagli !
Accidenti allo zaino !
Fra di loro, un latinista lo chiama, giustamente,
impedimenta. Non hanno forse addosso, nella pelle, i loro cheques
di temerit e violenza da buttare sul tappeto verde della battaglia ?
Perci essi, senza ingombro, e senza lantico zaino fantaccino,
volevano salir snellamente in macchina e scendere con disinvoltura
a pochi metri dal rouge et noir e dal rien ne va plus ta-ta-ta-ta-
gran gran delle mitragliatrici e dei cannoni croupiers
(prefazione di Marinetti a: Gino Svanoni, Mussolini e
gli Arditi, rieditato da La Testa di ferro nel 2012)


SQUADRISMO PIEMONTESE: DUE
GIORNATE COME LE ALTRE
A S. Giuseppe, pioggia e fango: poca gente nelle strade, nei
caff, piuttosto allarmata a vederci arrivare e saltar gi
dallautocarro, col nostro bagaglio di armi. La guardia comunale, o
il messo, o il beccamorti che fosse, insomma, uno col berretto da
rappresentante delle Autorit costituite, venuto subito a dirci che
il Sindaco era fuori
Alla Camera del Lavoro, un bel locale con un bar al
pianterreno, c stata una piccola resistenza; ed stato allora che si
sparato un po, ma poco. Quindici o venti giovinastri, facce da
guardie rosse, berretti da ciclista e pantaloni rimboccati per via del
fango, davanti alla Camera del Lavoro ci hanno accolti a fischi e
hanno cominciato a tirar sassi; e qualcuno, da una finestra della
Camera del Lavoro, tira due vasi di garofano, ha sparato un po di
rivoltellate, magari senza mirare. Si risposto con una buona
scarica, ben fitta, che non ha colpito nessuno, o almeno non ha
fatto feriti gravi, perch nessuno rimasto a terra, e poi, mano ai
randelli !
Rocca, tanto per far baccano, con la sua doppietta un
Hammerless- hamitragliato un po la finestra da dove erano partiti
i colpi, ma credo che abbia fracassato solo i vetri, le persiane e quei
due vasi di garofano.
Quei pochi sovversivi non hanno aspettato che gli si arrivasse
addosso coi legni e coi pugnali: si sono dispersi subito strillando per
le vie, meno uno che era un po troppo grasso, un tipo come il Vice
Rettore (lautore ospite in un Collegio ndr), che si fatto prendere
prigioniero...
I fili di ferro attraverso la strada, a tagliar le teste, quelli non ci
fanno pi paura. Con quelle due sbarre di ferro che ha combinato
Gambotto davanti allautocarro, e sopra, come le hanno le
autoblindate, i rossi possono tendere tra due alberi anche un cavo
di teleferica, noi lo si taglia in due !S. Mauro in vista, gi, in
fondo alla valle.laggi certo non si aspettano che venga ad
onorarli della sua presenza una personalit come il tenente Satana,
con dietro tutta la sua squadra e tutto larsenale di moschetti,
doppiette, pistole, eccetera, e anche una o due bombe a mano
Quando lautocarro piombato in paese, e dimprovviso, per le
vie addobbate con le bandiere rosse e certi paramenti oro e cremisi
che sapevano di visita del Vescovo alla parrocchia nuova, sbucato
sulla piazza, proprio davanti al palco delle Autorit quattro assi in
equilibrio su due botti, un simbolo !- tra la folla e le Autorit rosse
c stato come dire.un senso di stupore, di smarrimento.
Noi si saltati gi dallautocarro, ben raccolti in gruppo, a
cuneo, con le armi a spalla o infilate alla cintura e pronte a venir
fuori, ma con la faccia.buona, da gente che non vuole legnare,
faccia da onesti spettatori. Quello che ci ha visto arrivare con
minore piacere, io credo sia stato loratore ufficialeLibertario
Maffei
(Guido Strumia, Venti su un autocarro, Vercelli 1941)


SUCCEDEVA ANCHE QUESTO
Nel febbraio del 1924, il fascio di Reggio Emilia decide
lespulsione degli iscritti alla Massoneria, presente in citt con una
Loggia particolarmente numerosa e attiva. Per buon peso, le
squadre si premurano di fare una visita di convincimento ad
alcuni dei massoni pi noti e coriaceima non sempre tutto va
come dovrebbe:
Una folta squadra di fascisti si rec nella via ove aveva lo
studio un noto avvocato di Reggio. Ma, al momento di penetrare
nelledificio, uno di essi, noto ed esagitato bastonatore, volle
rivendicare a s, nei confronti dei compagni di squadra, lonore di
bastonare lui solo la persona che doveva essere vittima
delaggressione. Ottenuto ed imposto agli altri questo suo onore, si
present al professionista dicendogli per quale scopo i fascisti si
erano adunati, minacciosi e vocianti, sotto la finestra del suo
studio, ma che per, se avesse sborsato una buona somma, non
avrebbe subito alcuna violenza.
Naturalmente, il giorno dopo si vide girare per le vie della citt il
professionista con la testa fasciata per le botte che non aveva
ricevuto
(da: Giannino Degani, La nascita del fascismo a Reggio
Emilia, Reggio Emilia 1986)


IL 18 BL
Dalla fine del 20 a tutto il 22 furono di gran moda in Italia,
specie fra la giovent, alcuni oggetti caduti ormai totalmente in
disuso. Fra essi si notava un macchinino fragoroso, a nome
Camin, che nulla potrebbe avere a che fare con lodierna Buicche.
Capace di contenere una quantit immensa di gente in camicia
nera, ma non mai quanta desiderava di montarci, aveva la messa in
moto a manovella e si chiamava spesso Diciotto BL.
Amava molto il fascismo e lo serviva senza nullaltro chiedere
che un po di benzina e di olio. Infiammatosi damore per la vaga
donzella chiamata Spedizione Punitiva, sun con essa in vincolo di
matrimonio, e quando quella mor, il povero Camin, vinto dalla
disperazione, si mise a trasportar legnami, bale di gesso ed altro
materiale.
Un giorno del 1924, la Spedizione Punitiva ritorn su questa
terra, e , per qualche mese il Camin fil con lei il vecchio amore.
Egli si rammentava sempre di aver trasportato, in quellepoca,
allAbbadia San Salvatore, molti baldi giovanotti che andarono l a
salutare il duce e a fargli atto di devozione e di affetto.
Quando ricorda quel giorno, il povero Camin non pu frenare
una lacrima di nostalgia sul ciglio del carburatore. Agonizza ora in
un buio garage, consumandosi di odio verso linfame Buicche e si
duole che i giovani labbiano tradito per quella civettaccia straniera.
Muori in pace, vecchio Camin, e non te la pigliare !
Chi ti conobbe e pot apprezzare la tua fede fascista
disinteressata e pura, non ti dimenticher mai, e tu vivrai
nellaffetto e nella memoria di tutti gli squadristi

Il Camin, bench non sia scicche
pi fascista della Buicche
(Mino Maccari, riportato in: Asvero
Gravelli, I canti della rivoluzione, Roma 1928)



SIAM SQUADRISTI ASSALTATORI
ALLEGRI E PIENI DI GIOVENT
PERCH MUTARCI IN ASSSSORI
O BENITO, O PATRIA, O GES ?
(Mino Maccari)

VECCHIE COSE DELLA VECCHIA ITALIA
Non raccogliete le provocazioni; non fornite loro
pretesti; non rispondete alle ingiurie. Siate buoni, siate
pazienti, siate santi. Lo foste gi per millenni. Siatelo ancora.
Tollerate, compatite. Perdonate anche
(Filippo Turati il 26 aprile del 1921 al sindaco di Barletta, che
chiedeva direttive per contrastare lo squadrismo.nobili parole,
certo, ma che arrivavano quando loffensiva squadrista aveva ormai
scompaginato le speranze del biennio 1919-20 di un rivoluzione
alla russa in Italia, e che soprattutto dimostrano lassoluta
incomprensione politica del momento e del fenomeno)


MINIME DI CRONACA
Il 24 luglio del 1921, nella caserma dei Carabinieri di Correggio,
il fascista ventitreenne Cesare Baroni, in arresto e sotto
interrogatorio, afferra un moschetto e si suicida. Il giovane era
indiziato di aver preso parte agli incidenti avvenuti in S Martino in
Rio, a seguito dei quali il comunista Aurelio Campani era rimasto
ferito, ed era poi deceduto allOspedale di Modena.
Secondo la risposta data dal Sottosegretario allInterno Teso ad
una interrogazione parlamentare fascista, il Baroni aveva
ammesso le suddette circostanze (la partecipazione agli incidenti,
cio ndr) , solo negando di aver sparato
Una notizia minima, di poco conto, che per suggerisce almeno
due considerazioni:
il cosiddetto giornalismo dinchiesta era ancora tutto da
venire: infatti nessuno si interrog su come avesse fatto, in
una camera affollata di Carabinieri, il povero giovane ad
impadronirsi di un moschetto e spararsioggi su molto
meno si sarebbe costruita la trama di un omicidio di Stato:
la ripetuta tesi della connivenza tra Forze dellOrdine e
fascisti (che ci fu, ma in forme e modi pi limitati di quanto
si creda, e per motivi di reciproca autodifesa) presenta
molte crepe: questo interrogatorio nulla sappiamo sui
metodi, ma possiamo intuire i tempi erano diversi-
conclusosi col suicidio dellinterrogato, per esempio, appare
fuori contesto
(da: Rolando Cavandoli, Fascismo omicida, Reggio Emilia, 1973)


NON CI SONO PIU I CAPODANNO E I
VEGLIONI DI UNA VOLTA
Il 31 dicembre del 1920, una squadra di una quindicina di
squadristi modenesi (anzi, di Carpi, per la verit, dove si costituito
un fascio molto combattivo) si reca in camion a Correggio, per fare
atto di presenza dopo che i socialisti locali hanno picchiato un
attacchino di manifesti fascisti e hanno promesso proprio a loro, ai
Carpigiani, pane per i loro denti se si fossero affacciati in paese.
Portano con s un volantino indirizzato ai partecipanti alla festa
socialista per lultimo dellannodopo le consuete frasi di
propaganda, c scritto: Nel porgere un affettuoso saluto agli amici
ed ai simpatizzanti, auguriamo buon divertimento ai bolscevichi che
parteciperanno al veglionissimo rosso.
Laugurio, per, non gradito, e nascono incidenti che si
concludono con due morti socialisti, tre feriti fascisti e larresto di
alcuni squadristi (poi trattenuti in carcere per parecchi mesi), tra i
quali fa spicco il tenente Attilio Pappalardo, che, in questa fase
iniziale, certamente il pi noto squadrista emiliano, avendo gi
capeggiato lattacco alla Camera del Lavoro bolognese del 4
novembre.
Il giorno prima, e ancora in occasione di una rissa scoppiata
durante una festa danzante, stato ucciso a Gavello il
diciassettenne fascista Giuseppe Gianesiniinvitato alla festa di
fine anno, viene riconosciuto da alcuni socialisti (guidati da un
consigliere comunale del luogo, che sar poi lassassino), che fanno
uscire le donne dalla sala, lo circondano e lo accoltellano a morte.
E, ancora in tema di veglioni (anche se questi, forse, di
Carnevale), a Busseto, il 7 febbraio, le inevitabili provocazioni nate
nel corso dello svolgimento contemporaneo di due veglioni, uno
fascista e laltro socialista, sfociano in gravi incidenti, con
inseguimenti e sparatorie per le strade bianche di neve (presto
diventata rossa per il sangue dei molti feriti) e con un bilancio finale
di tre morti (uno fascista e due socialisti) e diversi ospedalizzati.
A chi lignoto ? A noi !, cos DAnnunzio ha scritto alla fine del
manifesto fiumano del 31 dicembre 1920, l Alal funebre .e
veramente ignoto appare il destino dellItalia allinizio di
questanno che sar decisivo per laffermazione fascista


CI VEDIAMO AL BAR
In tutta Italia, molte squadre fasciste hanno la loro prima sede
o luogo di raduno nelle case di qualche aderente o nelle salette di
un caff: cos avviene a Firenze con il Gambrinus, o a Milano, dove
la Randaccio si ritrova in una saletta del Boeucc, in via Silvio
Pellico.
A Nord come al Sud, il problema della sede risolto
sbrigativamente: a Savona i locali superiori del caff Chinese vedono
le prime adunanze fasciste, ad Alessandria le squadre si adunano e
partono dal caff Ligure, a Vicenza succede lo stesso al Garibaldi, a
Padova tocca allo storico Pedrocchi, a Ferrara la Celibano nasce al
caff Mozzi, dietro la piazza del Duomo, a Reggio Calabria le
iscrizioni si fanno presso il caff Commercio.
E ancora: a Pistoia, i primi squadristi, padroni solo del centro
cittadino, si riuniscono al Centrale, a Fidenza il primo punto di
ritrovo scherzosamente battezzato bar del manganello, mentre a
Perugia, a fine marzo del 21, non trovando nessuno disposto ad
ospitarli, i fascisti requisiscono i locali dellAccademia dei Filedoni,
circolo di giocatori.
Il fascio romano, che pure, per motivi di rappresentanza e per
non sfigurare nel confronto con i cugini nazionalisti dovrebbe
curare anche questo aspetto esteriore, e cercarsi una sede
dignitosa, non se ne d cura: I locali di via Laurina erano tropo
angusti ed infelici, cera la necessit di una sede pi vasta, se ne
parlava, si facevano proposte, ma non cera denaro per pagare fitti
molto alti; solo nei mesi avanzati dl 1922, il fascio romano ebbe una
sua sede vasta, seppure di fortuna, a via degli Avignonesi, quasi
allangolo con via Quattro Fontane, in uno scantinato che era stato
utilizzato quale sala Biliardi. Con dei tramezzi in legno furono
predisposti degli sgabuzzini per gli uffici, mentre restava libero un
salone rettangolare, dove ormai regolarmente ogni sera confluivano
decine e decine di giovani (Alfredo Signoretti, Come diventai
fascista, Roma 1967)
un fatto, comunque, che gli squadristi amano poco le sedi e
si curano ancor meno della loro apparenza formale ed esteriore:
quattro sedie, un tavolino traballante, il gagliardetto alla parete, e,
magari, un ritratto di Lenin sottratto a qualche sezione socialista
come sputacchiera, bastano e avanzano. E poi, la facilit con la
quale vanno a fuoco le sedi avversarie, non dimostra forse la
stupidit di ogni culto immobiliare ?
Alla vigilia della Marcia, nel settembre del 22, Mussolini, dopo
il discorso di Udine, manifester il desiderio di recarsi a visitare il
fascio di Pordenone, molto attivo, gettando nel panico i presenti.
Feci appena in tempo ad avvertire telefonicamente qualche amico,
annunziando la visita improvvisa, e quando arrivammo, Mussolini
vole subito visitare la nostra sede, che egli certamente pensava fosse,
alla vigilia della conquista del potere, una di quelli sedi gi
decorosamente allestite; ma, con sua grande sorpresa, egli vene
accolto in una grande, vecchia, e piuttosto malandata cucina. Era la
sede del fascio, e, quando sortimmo e ci trovammo in mezzo ad un
grosso nucleo di cittadini in attesa, Mussolini disse ad alta voice
parole che rimasero incise nella memoria di tutti: Mi piace la vostra
povert francescana
(Piero Pisenti, Una repubblica necessaria, Roma 1977)
Di certo, il movimento e lazione piacciono di pi agli squadristi
delle riunioni in sede: il piccolo fascio di Roverdella, che forse non
ha nemmeno una sede degna di questo nome, ci tiene a far
risultare, nella Storia della rivoluzione fascista di Giorgio Alberto
Chiurco, la sua partecipazione a molte spedizioni punitive: di cui
indice sicuro la somma di lire 300.000 di benzina spesa per il
rifornimento degli automezzi
I socialisti restano arroccati nella difesa dei simboli del loro
potere: Case del popolo, Leghe, Municipi; un errore, e lo capiranno
in ritardo:
Trenta, cinquanta fascisti armati sono in ciascun paese,
al momento in cui arrivano, pi forti dei lavoratori locali. I fascisti
sono quasi tutti degli Arditi e degli ex combattenti, guidati da
ufficiali; sono spesso trapiantati, come lo si al fronte, e possono
vivere ovunque. I lavoratori, al contrario, si agglomerano intorno
alla Casa del Popolo, come altre volte le capanne dei contadini
attorno al castello: ma il castello difendeva, sia pur
angariandolo, il villaggio; la Casa del Popolo, invece, ha bisogno
di essere difesa. I lavoratori sono legati alla loro terra, ove
hanno, nel corso di lunghe lotte, realizzato conquiste ammirevoli.
Questa situazione lascia al nemico tutte le superiorit: quella di
offensiva sulla difensiva, quella della guerra di movimento sulla
guerra di posizione. Nella guerra tra il camion e la Casa del
Popolo il primo che deve vincere e vincer. (Angelo Tasca,
Nascita e avvento del fascismo, Bari 1965)


SE VOLETE FAR LA GUERRA CON DEI BRAVI SOLDATI
ANDATE AL CELLULARE PRENDETE I CARCERATI
SE HA PIU DI SEI ANNI PUOI FARLO CAPORALE
SE E CONDANNATO A VITA PUOI FARLO GENERALE
(ritornello ardito)



RACCONTI "ARDITI" DEGLI
SQUADRISTI FASCISTI TOSCANI
"...Nel pomeriggio i camion fascisti risalirono la valle del
Bisenzio: andavano a Vaiano, un paese che in quel tempo era
considerato la capitale rossa della vallata. In vicinanza del paese la
colonna si ferm: una parte di fascisti scese e si disperse a gruppi nei
campi, chi a destra, chi a sinistra del fiume, in modo da prendere il
paese in una tenaglia.
Avanzando verso le case, i fascisti si nascondevano dietro i
cespugli o i fienili, come in guerra durante gli attacchi alle linee
austriache sul Carso o sugli altipiani.
Il grosso invece entr con i camion, puntando le armi alle finestre
per cacciarne i vaianesi che si affacciavano incuriositi. Da una
finestra o da un tetto part un colpo: cos almeno gridarono i fascisti
che senza perder tempo a cercare il responsabile cominciarono a
sparare tutti insieme, mentre le truppe a piedi venivano all'assalto
lanciando bombe a mano e agitando i pugnali. Vennero distrutte la
Camera del lavoro, le sedi dei partiti antifascisti, le cooperative, il
circolo ricreativo, i locali delle leghe, furono uccise due persone, altre
vennero bastonate.
Per un paio d'ore, il paese fu in balia degli occupanti. I carabinieri
vigilavano da lontano. Prima di andarsene, i fascisti ammassarono
un certo numero di persone: ne presero i nomi e poi gridarono loro di
considerarsi da quel momento ostaggi del fascio. Qualora un fascista
fosse stato toccato, avrebbero pagato con le loro teste."


STORIE DELLA VIGILIA: FRANCO
COLOMBOPRIMA DELLA MUTI
Torniamoci sopra.
A Milano, allinizio di agosto del 1922, fascisti provenienti da
tutta la regione confluiscono in citt per contrastare lo sciopero
legalitario: bisogna dire che, in quelle giornate, gli squadristi venuti
da fuori si spostavano quasi sempre in tass. Non conoscevano la
citt, e poi le corse erano gratis, offerte dai tassisti per paura o per
cameratismo, poich non pochi di loro avevano la tessera del fascio.
Bene, verso le quattro del pomeriggio (del 3 agosto ndr).sei di
questi tass si spinsero in piazza della Scala. Lo scopo era soltanto
turistico, diciamo cos: mostrare agli squadristi mai stati a Milano il
teatro e palazzo Marino, almeno dallesterno. In quel momento la
piazza era sguarnita.le Guardie Regie a cavallo erano ritornate in
caserma.
Allora tre di quegli autisti, Gastone Tanzi, Franco Colombo e
Natale Guaragnacos, per sfida, decisero di entrare nel Municipio,
tutto sbarrato. E ci provarono subito, scalando la facciata, e
saltando allinterno dalla finestra che sta sopra il portoneEcco,
cos fu occupato palazzo Marino da tre conducenti di auto
pubbliche
(da: Giampaolo Pansa Le notti dei fuochi, Milano 2001)


EBREI FASCISTI
Una singolare coincidenza si verifica a Modena il 26
settembre del 1921, quando, durante una manifestazione
fascista, le Forze dellOrdine, sentendosi pressate, aprono il
fuoco e fanno otto morti e una quarantina di feriti. Il primo a
sparare pare sia stato il Commissario Guido Cammeo, da
sempre ostile ai fascisti, ebreo, figlio di un rabbino e in
rapporti di stretta amicizia con lonorevole socialista Pio
Donati, anche egli ebreo.
La cosa curiosa che uno dei morti tra gli squadristi anchegli un
ebreo, il giovane Duilio Sinigaglia (che poi sar proclamato martire
fascista) ex Tenente degli Arditi, volontario fiumano e Comandante
di Squadra. La madre, nel 1939, nella richiesta di discriminazione,
scriver che il figlio per la sua fede fascista non esit a combattere
lopera allora svolta dai suoi correligionari modenesi che coprivano
cariche pubbliche nelle Amministrazioni socialiste
(da: Giorgio Fabre, Mussolini razzista, Milano 2005)

LA VERITA SU GOBETTI
Leggo un libro su Mussolini censore e trovo alcune notizie su
Paolo Gobetti che mi incuriosiscono un po:
in due anni e mezzo circa (dal 1922 al 1925), la sua casa
editrice diede alle stampe oltre 100 volumi: un record credo,
anche per i giorni nostri, quando velocit di stampa e
attrezzature di tipografia sono ben pi avanti..ancora pi
rilevante se si considera che lattivit procedeva tra sequestri
e perquisizioni dellocchiuta vigilanza fascista (che poi tanto
occhiuta non doveva essere)
laggressione di cui fu vittima, il 5 settembre del 24, fu
probabilmente opera di combattenti ex nazionalisti ed
originata dalle offese che egli aveva rivolto sul suo giornale a
Carlo Delcroix, medaglia dargento, grande invalido, cieco e
privo delle braccia, definito aborto morale.non si tratt,
quindi di una squadraccia fascista, e non fu nemmeno di
una esagerata violenza se, come lo stesso Gobetti scrisse su
Rivoluzione liberale:
mi difendevo alla meglio, e, bench circondato,
quasi sopraffatto, con gli occhiali rotti, badavo a non lasciare
nessuno dei colpi avversari senza risposta.quando ci
separammo, io rimasi sul portone di casa mia insultando i
miei provocatori, finch essi non si furono allontanati
Attribuire a questa aggressione linfiammazione bronchiale che lo
condusse alla morte di l a qualche mese, mi sembra un po
forzato.
(da: Mussolini censore di Guido Bonsaver, Laterza, 2013)


SQUADRISMO PUGLIESE: UN FUCILE DA
GUERRA, IL CAVALLO ED IL CANE
La mattina del 23 febbraio 1921, a Minervino, in provincia di
Bari:
Verso mezzogiorno, le guardie rosse, alla spicciolata, armate di
moschetti, pistole, pugnali e bombe a mano, affluirono al posto
convenuto; erano in numero di 120 circa. Le arring il Segretario
della Camera del Lavoro, il quale, fissati gli obiettivi e date le
disposizioni, si rec subito dopo alla stazione ferroviaria, e part col
primo treno.
La masnada, divisa in squadre, si avvi per la strada di
Montemilone.Verso le 14 diedero fuoco alla fattoria del fascista
Canonico Borrelli, poscia a quella di Mario Limongelli. Poco lontano
da questa vi era la masseria barbera. Nelle altre non vi era nessuno;
in questa vi era, solo, Riccardo Barbera.
Egli vide la masnada che avanzava, e fu visto. Poteva fuggire,
ma non volle: attese..Leroe, calmo e tranquillo, qualera il suo
carattere, si rinchiuse nella masseria, sbarrando le porte.
Forse pens, con tal gesto, di allontanare la bufera. Ma la
masnada di struggitrice inizi subito un vivo fuoco di fucileria, e
quindi, con arnesi raccolti allinterno, inizi labbattimento delle
porte, con urla selvagge e grida di gioia.
Riccardo Barbera non aveva per compagni che un fucile da
guerra, il cavallo ed il cane ! Medit un momento.e si rassegn al
suo tragico destino. Imbracci il fucile, fece fremere lotturatore, e
inizi lepica lotta.
Spar le prime fucilate attraverso la porta: uno degli aggressori
fu colpito; allora i capi decisero di incendiare la fattoria. La legna
raccolta nelle vicinanze, per le recenti piogge, non bruci; fu deciso
di salire sui tetti, e con picconi e pale rompere le volte
Una prima breccia fu aperta: coloro che erano sul tetto chiesero
a quelli di sotto le bombe a mano; le ebbero, ma il primo che si
affacci alla buca fu fulminato da una fucilata. Gli altri, in
confusione, si affrettarono a far scendere il cadavere dal tetto.un
senso di sbigottimento si diffondeva negli animi.
Riccardo Barbera ne approfitto: apr la porta, mont a cavallo, e
cerc di rompere lorribile cerchio di morte che lo avvolgeva da ogni
lato.centinaia di colpi si diressero verso di lui, gli fu sbarrato il
passo verso il cancello di uscita.
Egli rispose al fuoco; si diresse al basso muro di cinta e stimol
il cavallo a saltare, ma questo fu sordo al richiamo. Discese
imbracciando il fucilesalt aldil del muro.
Rincorso da cento tigri umane e da centinaia di pallottole fu
presto circondato. Ma non si spavent: spar ancora, ed un altro
dei suoi carnefici fu colpito a morte. Si apr il varcodopo altri
duecento metri fu raggiunto ancora: si ferm, si rivolt a pi fermo e
spar ancora contro, ed un quarto comunista cadde abbattuto dai
di lui colpi disperati e precisi.
Ma nella mischia furibonda e disuguale, anchegli aveva avuto
la mano destra trapassata da una pallottola.Egli non sparava pi.
Correva perseguitato dalla canizza feroce. Percorse cos altri due
chilometri buoni. I suoi nemici non gli erano pi daccanto, perch
avevano paura. Lo inseguivano a fucilate da lontano, e,
casualmente, lo colpirono ad unanca.
Egli cadde, per non rialzarsi pi
il suo corpo fu straziato da venti pugnalate
(PNF, Federazione Provinciale di Terra di Bari, I
caduti del fascismo di Puglia, Bari 1932)


STORIE DELLA VIGILIA: ESSERE E APPARIRE
In superficie, il periodico (LAssalto, organo del fascio di
Bologna, nel periodo 1921-22 ndr) sembra tenere un atteggiamento di
equidistanza contro i bolscevichi e contro i pescecani. Non mancano
nemmeno gli insulti a qualche agrario o proprietario di case non
ancora allineato. per il caso di distinguere ci che il fascismo era
realmente da ci che diceva di essere o come appariva a molti
italiani
(Nazario Galassi, Il fascismo a Imola, Imola 1993)

Mi sembra, in un testo dichiaratamente antifascista,
unammissione importante.De Felice dice, con miglior eleganza, e
con carattere generale, qualcosa di simile con riferimento a tutto lo
squadrismo.
Io andrei un po oltre: il fascismo non diceva di essere, n
tantomeno semplicemente appariva: come progressista, anzi
rivoluzionario, per la salvezza della Nazione, di tutto il popolo, in
particolare delle classi medie e dei lavoratori onesti e di sentimenti
nazionali contro gli interessi della borghesia pezzente e dei
bolscevichi traditori e nemici della Patria (sempre Galassi)ma
era quello effettivamente, nella volont e nelle intenzioni dei suoi
uomini, degli stessi che, montati su un BL18, se ne andavano,
senza esitazioni o dubbi, a metter fuoco ad una Camera del Lavoro.
Poi, le cose sono andate diversamente.ma questa unaltra storia.


I FRATELLI GAMBACCIANI E MORTAROTTI
Il quadriennio squadrista ricco di episodi ed aneddotica
che, nella loro unicit testimoniano lirripetibilit di unepoca e di
un fenomenounicit di uomini e di situazioni, che, per, non
spezza, pur nella durezza delle vicende, il filo di continuit con certo
nostro Risorgimento, a differenza di quanto avverr con la guerra
civile che avr in s un contenuto di efferatezza mai visto prima.
Frequente il coinvolgimento anche di appartenenti alla
stessa famiglia: innumerevoli gli esempi possibilieccone due,
abbastanza singolari:
la sera del 17 ottobre del 21, il sedicenne Italo
Gambacciani, iscritto al fascio di Montelupo, si reca, come di
consueto, alla sede fascista di Empoli, portando con s il
fratellinoe mi piace immaginare che questa compagnia sia
stata posta come conditio sine qua non" dai genitori per
farlo uscire:
Laria si era fatta buia e la strada era deserta quandocurvo sul
manubrio della sua bicicletta tornava veloce verso Montelupo,
scrutando la strada infida perch speso battuta da gruppi di
sovversivi. Infatti, allaltezza del ponte di Pontone, egli vide delle
ombre che venivano verso di luivenne subito circondato da alcuni
giovinastri che, con fare minaccioso, gli intimarono di togliersi il
distintivo fascista.Mentre con un categorico No rintuzzava
loffesacadde Il fratellino assistette terrorizzato alla tragica
scena, impotente a soccorrere, e, visto cadere il fratello colpito a
morte, riusc miracolosamente a fuggire

la notte del 26 maggio del 22 fu turbata da un grave
fatto di sangue a San Lorenzo di Vignale, nel Monferrato
un agguato, come era frequente in quei tempi: probabile
obiettivo era il diciottenne Camillo, ardito squadrista del
luogo: pare che quando gli assassini si accorsero della
presenza di Felice, abbiano sbrigativamente risolto con un
E il fratello di un fascista, che paghi anche lui:
I fratelli Camillo e Felice Mortarotti, ambedue giovanissimi,
quantunque il fratello Felice avesse anche avuto il tempo di
partecipare alla guerra, si erano recati quella sera nel Comune vicino
di Cuccaro Monferrato, per partecipare alla festa del Patrono. Si
erano trattenuti, ignari del tragico destino che li attendeva al ritorno,
fin oltre la mezzanotte, felici, dopo il faticoso lavoro dei campi, di
potersi concedere unora di onesto svago.
Presa la via del ritorno, giunti ad un certo punto furono raggiunti da
una scarica di rivoltellate. Non ebbero nemmeno il tempo di pensare
alla fuga o alla difesa, che gi gli assalitori erano sopra le loro
vittime, armati di pugnali. I due fratelli, gi feriti alla prima scarica,
furono crivellati di colpi di pugnale
(da: Giovanni Gallo, Avanguardismo rivoluzionario, Roma, 1934)


STORIE DELLA VIGILIA: SFOGLIANDO UN GIORNALE
Penso ancora che due impiccati su ogni piazza dItalia, un
demagogo che incit gli operai a sabotare la produzione e un
proprietario che non impiega i proprio capitali e non fa lavorare,
potrebbero essere pi giovevoli al Paese che non le sterili discussioni
di 535 medaglietti che popolano, senza prestigio e senza dignit, il
nostro Parlamento nazionale
(LAssalto, organo della federazione fascista
bolognese, 13 gennaio 1923)

Non certo il primo e non sar certo lultimo atto di forza (si
riferisce allarresto di alcuni comunisti ndr). Forse col tempo vedremo
anche qualche banchiere pi o meno italiano- o qualche sovversivo
pi o meno pagato- appeso ai fanali di una delle tante piazze
maestose delle nostre citt
(LAssalto, organo della federazione fascista
bolognese, 10 febbraio 1923)

Se la legge fascista che subordina gli interessi delle categorie e
delle classi al superiore interesse nazionale, stata imposta ai
lavoratori, la stessa leggedeve essere imposta agli agricoltori ed
agli industriali.Diversamente, la lotta di classe, uscita dalla
finestra, rientrer dalla porta, quando il fascismo non voglia
diventare come affermano i socialisti- una reazione borghese contro
il lavoro ed i lavoratori. Si detto e ripetuto ai sette venti e ai sette
cieli che il fascismo al di sopra della borghesia e del proletariato;
ebbene questa legge superiore deve essere applicata ovunque e su
tutti, diversamente il fascismo segnerebbe linizio della sua parziale
rovina
(LAssalto, organo della federazione fascista
bolognese, 14 aprile 1923)


A scrivere non lultimo degli arrivati o un intellettuale pieno di
fumisterie: Gino Baroncini, gi capolega di Ponticelli, poi attivo
squadrista e segretario della federazione bologneselarticolo del 14
aprile si intitola Botte agli agrari, ed aggiunge: Io che ho fatto
legnare i proletari ribelli, sono disposto a fare legnare gli agrari
ribelli. Esponente dellintransigentismo squadrista, sar coinvolto
nel dissidio Grandi/Arpinati, fino ad essere sfidato a duello dal
leader imolese accusato di tradimento dei postulati
sansepolcristipoi, amareggiato, si ritirer dalla vita politica.
(da: Nazario Galassi, Il fascismo a Imola 1914-1929, Imola, 1993)

LA CALATA DEGLI HYKSOS
Riprendo un argomento gi abbozzato tempo fa in un post,
avendo ora disponibile dellaltro materialesi tratta di un
argomento solo apparentemente tecnico, ma che ha, in effetti, un
solido contenuto storico (non ne parla mai nessuno) e politico (serve
a demolire la tesi crociana della calata degli Hyksos fascisti in
unItalia felix e democratica).
Partiamo da alcuni incontrovertibili dati di fatto:
solo nel 1913, gli aventi diritti al voto passarono da poco
meno di tre milioni (l8% della popolazione complessiva), a
circa otto milioni (il 23% della popolazione complessiva), con
linclusione degli analfabeti che avessero prestato servizio
militare e di tutti i trentenni, anche se illetteratirestavano
escluse le donne;
il voto riguardava solo la Camera, ch il Senato restava
anomina regia, anche se temperata dalle cosiddette
infornate, che erano nomine in numero consistente
proposte dal Governo al Re per uniformare lorientamento
dei due Organismi
il voto era pesantemente influenzato dallillegalismo delle
Leghe socialiste al Nord (padrone della realt dei paesi rurali
che allora costituivano il tessuto connettivo della Nazione) e
dalla violenza di mazzieri filogovernative al Sud, con
infiltrazioni camorristiche e mafiose (da qui la nota
definizione salveminiana di Giolitti ministro della malavita)

Due sole parole sul sistema delle Leghe (magari ne parler in
un prossimo post), contro il quale insorse il fascismo con una
battaglia che fudi libert: esse erano padrone della vita dei singoli
(con il controllo del mercato del lavoro tramite gli Uffici di
Collocamento) e della comunit (con limposizione di regole su tutto,
perfino su quando dovessero essere organizzate in paese le feste da
ballo), e arrivarono ad una tracotanza che le autorizz addirittura,
in alcune zone, a battere moneta in concorrenza allo Stato.
evidente che con una presenza cos invasiva il principio della
libert di voto era una mera chimera, resa tale anche dalla singolare
procedura regolata con leggi (nr 640 del 19 giugno 1913 e nr 456
del 2 giugno 1914) secondo le quali:
i Partiti predisponevano le schede con i nomi dei loro
candidati e le consegnavano agli elettori
il singolo elettore si recava, con queste schede, al seggio, per
il riconoscimento e laccertamento delliscrizione nelle liste
elettorali, dopodich raggiungeva la cabina unicamente per
piegare la scheda, gi scritta o stampatae poscia la
presenta, piegata in quattro, al Presidente del seggio (che)
depone la scheda in unurna trasparente di vetro, collocata
sul tavolo dellUfficio

Va da s che, con tale sistema, soprattutto nei paesi rurali dei
quali prima dicevo, il voto era libero per modo di dire, perch
bastava appuntarsi il nome di chi era passato s/no a ritirare la
scheda alla Lega o alla sezione del PSI per indovinarne le intenzioni
di voto.
Fu anche per questo che, alle elezioni amministrative del 19, in
alcune province emiliane e venete quasi il 100% dei Comuni pass
alle Amministrazioni socialiste..si aggiunga che, per buona
misura, fuori ai seggi era regola comune stazionassero squadre di
Guardie rosse che, individuati per quanto sopra detto- i non
elettori socialisti li convincevano a rinunciare ad esercitare il loro
diritto.
Dire, quindi, che i contropicchettaggi squadristi del 21
violavano la libert di voto mi sembra una bufala bella e
buonauna delle tante che il tempo ha stratificato e che, forse,
sar ormai impossibile scrostare.





A PROPOSITO DEL DELITTO MATTEOTTI
Leggendo pagine che parlano daltro, inciampo in un accenno al
delitto Matteotti che mi suggerisce una considerazione normalmente
trascurata, che, in realt, parte dallaffermazione mussoliniana
riportata da Silvestri- secondo la quale, in quel giugno del 1924,
solo il peggior nemico suo e del fascismo avrebbe potuto pensare di
buttargli fra i piedi il cadavere del deputato socialista, per far fallire
il suo progetto.
Quale fosse tale progetto stato spiegato e dimostrato da De
Felice, che lo definisce altamente probabile sulla base dei
documenti disponibili: Mussolini pensava seriamente attraverso
contatti con Baldesi, Buozzi e DAragona, per esempio- di aprire la
compagine governativa (nella quale, sar bene ricordarlo, gli
esponenti fascisti erano solo due) a uomini della sinistra, per dare
una svolta alla sua azione di guida del Paese.
Loperato di Dumini e compagni mand gamballaria tutto, ed
ebbe come effetto non di accentuare la svolta autoritaria del regime
(questo fu la facciata) quanto piuttosto di spingere lindebolito
fascismo tra le braccia del sistema plutoconservatore (la
monarchia, la grande finanza, la stessa Chiesa) contro il quale si
era battuto. La crisi del luned nero e il Concordato avrebbero poi
reso irreversibile il processo
Filone di indagine interessante, credo, per chi ama seguire piste
complottiste e di storia sommersa, normalmente trascurato dagli
antipatizzanti perch implicherebbe il riconoscimento di una
volont di sinistra del fascismo e del suo capo ancora fino al 24, e
dai simpatizzanti perch significherebbe ammettere la realt di un
compromesso sempre negato.
Per me, che, come sempre, amo stare ai fatti, una conferma
dellassenza di responsabilit dirette di Mussolini nellepisodio e,
anche, dellaccidentalit della sua tragica conclusione.




LAVORATORI CARRARESI,
ogni via per giungere al riconoscimento pacifico dei vostri
bisogni e dei vostri diritti, ormai irrimediabilmente chiusa dal
malvolere astioso e dallavara cecit di pochi da voi tutti e
dallintera cittadinanza ben conosciuti
perci, le nostre organizzazioni, a tutelare i diritti dei
lavoratori, colla coscienza sicura di interpretare il volere di tutta
la massa, stanca di indugi e di irrisioni, scadendo i termini per
laccettazione delle nostre richieste, hanno deciso di proclamare
da oggi, 31 ottobre 1924, LO SCIOPERO GENERALE E A
OLTRANZA di tutte le categorie degli operai del marmo
anche gli operai delle altre industrie, eccettuati solo i pubblici
sevizi, si asterranno dal lavoro, in segno di solidariet fraterna
OPERAI !
Questa battaglia non pu e non deve essere perduta, segner
una vittoria nuova ed una conquista duratura. Larma infallibile
per vincere la fermezza della nostra volont
Manifesto datato nello stile, ma sorprendente nella firma,
che quella di Renato Ricci, Segretario generale delle
Corporazioni fasciste di Carraralo scioper che si protrarr fino
alla vigilia di Natale, si concluder con la vittoria del
sindacalismo fascista e la sconfitta dei proprietari delle cave..
a questo seguir un altro manifesto che il Prefetto proib (ma fu
affisso comunque dagli uomini di Ricci) per incitamento allodio
di classe
A proposito di servi dei padroni


"Fascisti dell'Emilia e della Romagna ! Cittadini bolognesi !
Tutte le circostanze, a cominciare dalle accoglienze di ieri sera, dai
canti di questa notte, a questo magnifico mareggiare di teste, al
saluto che io accettai con trepida venerazione, dalla vedova del
nostro indimenticabile Giulio Giordani..."
Benito Mussolini

SUGO DI BOSCO, PICCHIASODO,
MAZZA-MENA, FOTTIVENTO
Mi vanto emi proclamo a gran voce, per quanto a qualcheduno
possa interessare, di non essere, come di molti sta accadendo,
scivolato nel fascismo dalla letteratura.
Io sono un fascista arrabbiato, di quelli che non sono
soddisfatti della tessera in tasca e dello scudetto allocchiello, ma
che leticano e si azzuffano e soffiano nel fuoco e giostrano ad ogni
occasione.
Per me, il fascismo non una pappa scodellata, come per tanti
italiani; il fascismo significa ani di vita: azioni, risse, polemiche e
fazioni mi hanno sempre visto presente, e, se ho fatto il mio dovere
nella mia squadra del fascio rurale, ho anche attivissimamente
preso parte alla cosiddetta vita di Partito.
(Mino Maccari su LAssalto, nel 1928)


LA RIVOLUZIONE FINISCE A MONTE DOMINI
Tra i personaggi pi caratteristici del primo fascismo fiorentino,
vi Umberto Banchelli, detto Il mago, unanimemente considerato,
da chi del periodo si interessato, espressione dellanima plebea
del fascismo toscano, squadrista e popolana, e, aggiungerei io,
uomo con un innato gusto della battuta.
Nato nel 1891, volontario in guerra sui fronti serbo, delle
Argonne e del Carso, al suo rientro si d un gran da fare a Firenze e
provincia, dove diventa ben presto popolarissimo, protagonista di
mille avventure che passano di bocca in bocca, arricchite ad ogni
passaggio di nuovi particolari che confermano la sua fama di
squadrista temibile, ma con una forte passione per la beffa
piuttosto che per la violenza fine a s stessa.
Gi in polemica nel 1923 ( lanno del suo Fascisti di
professione alla sbarra), lascia una sapida descrizione del clima
della vigilia ne Le memorie di un fascista, la vera storia del fascismo
fiorentino 1919-23.
Dopo la Marcia litiga un po con tutti (Mussolini compreso),
sconta qualche mese di prigione per diffamazione (denuncia tutti, in
nome della purezza rivoluzionaria) ai danni di questo e quello,
tira a camparecomunque, il 4 ottobre del 1936, alla cerimonia
inaugurale del Sacrario dei Caduti della Rivoluzione, in
riconoscimento del vecchio ruolo di preminenza, lui a guidare i
reduci delle squadre, e a ricevere labbraccio di Mussolini.
Aderisce alla RSI in una posizione di secondo piano, e, al suo
ritorno a Firenze, riprende una vita un po randagia, fatta di traffici
e lavoretti, finch viene mandato a Montedomini, il ricovero dei
vecchi poveri. Qui si industria a fare lo spicciafaccende, e lo si
incontra spesso in giro per Firenze, senza che abbia perso la
tradizionale allegria tutta toscanaa chi lo riconosce e gli vuol
parlare dei vecchi tempi, della rivoluzione che doveva esserci e non
ci fu, risponde, con un sorriso (e tartagliando un po, come ha
sempre fatto): La rivoluzione l finita a Montedominimorir nel
1975. A me fa venire in mente i personaggi di Amici miei, piuttosto
che certi grandguignoleschi ritratti di squadristi e picchiatori.


PAGINE DI SQUADRISMO FIORENTINO
"Dopo le battaglia di Firenze e di Scandicci del febbraio 1921, le
violenze fasciste proseguirono. Il 5 maggio fu la volta della Casa del
Popolo di Rifredi a subire un attacco che si concluse con lincendio
della gloriosa istituzione democratica. Lo squadrismo andava
sviluppando la sua aggressione in tante parti della Toscana, in larga
misura guidato da Firenze, come fu anche a Livorno, roccaforte
democratica e rossa, "espugnata" manu militari nellagosto del
1922.
Il fascismo fiorentino partecip massicciamente marcia alla
marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Si con una legione toscana,
comandata dal generale e ex legionario fiumano Sante Ceccherini,
uomo in stretto rapporto con Mussolini. Della Legione toscana
faceva parte una "colonna Perrone", dal nome del capo del fascismo
fiorentino. Gi nelle ore precedenti levento i fascisti fiorentini di
Tamburini avevano occupato i pi importanti punti strategici del
capoluogo e, di fatto, imprigionati ufficiali e messo sotto assedio la
Prefettura, prima che il "ras" Italo Balbo desse lordine di recedere
per non disturbare lazione di Roma." (incredibilmente la fonte
ANPI di Scandicci)


SQUADRISMO PIEMONTESE
Il fascio a Torino nasce qualche giorno dopo la riunione di
piazza San Sepolcro, ad opera di Mario Gioda e di un gruppo di ex
combattenti ed Arditinon mancano, da subito, le minacce degli
avversari, che sono almeno cento volte tanti, in una citt operaia e
fortemente politicizzata a sinistra. Ma i fascisti non sono gente
disposta a farsi intimidire: gi il 2 maggio Gioda cos scrive a
Mussolini:
Carissimo Benito,
ti scrivo a tamburo battente. Ieri il fascio si
trasformato in un corpo di guardia. Tutto il giorno vi
stato movimento. Se gli altri si muovevano, al fascio
non mancavano gli elementi per una prontissima
risposta. Laltra sera, alla Camera del Lavoro, stata
decretata la nostra morte e quella dei fasci. Un amico
riuscito a presenziare allassemblea. diventato
guardia rossa. Mi ha quindi informato. Per accopparci,
occorre, per, una cosa semplicissima: la nostra
disposizione a lasciarci accoppare
(in: AA VV, Torino tra liberalismo e fascismo, Milano 1987)


VECCHI FUSTI
Stamane, in una localit fuori porta si sono battuti alla
sciabola il comm Ettore Viola, medaglia doro, Console Generale della
MVSN e il comm Renato Ricci, Segretario Politico della Federazione
Provinciale di Massa.
Lo scontro durato due ore con 34 assalti. Ha diretto
mirabilmente il duello fausto salvatori. Erano presenti i padrini delle
due parti: On dot Raffaele Paolucci, medaglia doro e dott Ponzio di
San Sebastiano, medaglia doro. Gli avversari hanno entrambi
attaccato con grande audacia..(dopo una ferita al polso destro di
Ricciche rende improseguibile il duello ndr) Fausto Salvatori, rimessi
in linea gli avversari, ha elogiato altamente la loro condotta
combattiva, invitandoli a riconciliarsi. Gli avversari sono andati
incontro luno allaltro e si sono riconciliati stringendosi la mano (dal
verbale del duello).
Per la cronaca, lo scontro, svoltosi a febbraio del 24 nasceva da
contrasti locali tra i due duellanti. Se fa un po sorridere quel
comm preposto ai nomi, non si pu non notare che, su 4 presenti,
3 erano medaglie doro al valor militare (non per niente il fascismo
fu detto il Partito delle medaglie doro), mentre Ricci ne aveva
solo2 di bronzo (poi, nel 40, se ne guadagner altre 2 dargento).
Da notare anche come la veemenza del duello (34 assalti !) non
impedisca la riappacificazione finalefrequente, in verit, in casi
simili, ma non obbligatoria (il sanguigno e popolaresco
Mussolini, per esempio, la rifiut in pi di uno dei duelli sostenuti,
che, forse, vedeva come una trasposizione delle giovanili risse da
strada.)


CAMMINAVAM SERRATI E FEROCI
Avanti Ardito / come una fiera
bandiera nera / bandiera nera

Quante volte, nelle piazze milanesi in tumulto o sulle strade di
campagna propizie allagguato la fiera canzone rison
disperatamente mentre camminavam serrati e feroci, con lindice
destro pronto sul grilletto della rivoltella ! A molti di noi il canto
stato spezzato in gola dal gorgoglio della morte
Eravam tutti banditi, allora !
Eravam tutti banditi allora, e non ci importava di famiglia,
dufficio, damore, di piacere. E se ora dopo quattranni di guerra
ininterrottamente combattuta in trincea, e altrettanti di rivoluzione,
trascorsi tra la galera e le spedizioni, rinunciando, nellet pi bella,
a tutte le gioie della vita- se ora qualcuno di noi si attarda un
istante, timido e distratto, a ricercar qualcuna di queste gioie, ecco
che i funebri sacerdoti di una morale che vilt, i loschi pedagoghi
preoccupati soltanto della loro cattedra, che hanno trasformata in
cadreghino, i gesuiti di tutte le ore, capaci di occultar le concubine e
di tramutar le carte con cui barano in pagine del Vangelo, insorgono
e gridano e urlano allo scandalo
(Luigi Freddi, Bandiere nere, contributo alla
storia del fascismo, Roma 1929)


SU QUESTA BASE SI PUO
COMINCIARE A RAGIONARE
Inoltre, bisogner pur dire che nel 21 fare lo squadrista a
Ferrara era un mestiere n comodo n facile. Uno studio realistico
sulla violenza in Italia durante quegli anni non stato ancora fatto,
ma generalmente si tende a ipervalutare la violenza fascista. Gi
allora, infatti, i fascisti avevano il massimo interesse a gonfiare a
dismisura il numero delle loro azioni, la durezza dei loro attacchi, la
quantit di nemici feriti. Allo stesso modo, i socialisti sconfitti
avevano uguale interesse a fare apparire lavversario pi attivo, forte
e cattivo di quanto fosse in realt.
Insomma: se un socialista riceveva un graffio da un fascista,
entrambi hanno tramandato ala storia una ferita lacero-contusa, e
il ribaltamento di due vecchie scrivanie in una Lega diventava per
entrambi una distruzione totale
(Giordano Bruno Guerri, Italo Balbo)




GIUSEPPE DI VITTORIO ?
NO, LUIGI GRANATA, SINDACALISTA FASCISTA
I peggiori nemici di Andria sono appunto i signori cosiddetti
dellordine. Essi ostacolano veramente il fiorire delle nostre
organizzazioni, essi minano il fascio; pretendono di portare
veramente loperaio nella schiavit. Oggi, nelle giornate di agosto,
minacciano, anzi insistono nel voler pagare loperaio con lire 4,25 al
giorno. Loperaio cosa pu pensare ? Ci sono anche i buoni
proprietari, ma sono appunto quelli che sostengono sempre i grandi
sacrifici, e sono tanto pochi.
Io ho fatto un giro.ma ogni volta, al mio ritorno, trovo un mezzo
disastroA Bari vi un casino di ambiziosi, di arrivisti.son cose
che fanno schifo.
Bisognerebbe lasciare in disparte dalle cariche preminenti tutta
la borghesia, ed allora avresti ladesione della massa. Loperaio, fatto
maestro dallesperienza di un non lontano passato, teme dai
proprietari un ritorno allantico, ed ha perfettamente ragione
(Luigi Granata, organizzatore sindacale
fascista, a Starace, nellagosto del 22)



MUSSOLINI. DISCORSO DEL
7 SETTEMBRE 1920, CREMONA
Dire che noi siamo contrari agli operai , dire una
stupidit. La classe operaia un elemento troppo essenziale
nella vita della nazione, qualunque sia il suo numero. Io
sono pieno di ammirazione per gli operai e i contadini.
Sarebbe assurdo che io non amassi chi stampa i miei articoli
e il contadino che lavora la terra per dodici e anche
quattordici ore al giorno. Io combatto solamente la
degenerazione del movimento operaio mistificato dai nuovi
preti.
Siamo gli zingari della politica italiana. Zingari,
perch abbiamo una lunga via da percorrere, e, pur avendo
una meta, essa non dogmatica; zingari, perch nel nostro
accampamento vi posto per tutte le fedi, purch abbiano
un fondo comune di amore per la nazione.
Siamo imperialisti? Ogni individuo che non sia un
agonizzante o un impotente un imperialista; cos pure un
popolo che sia giovane e che sia forte imperialista. Noi non
siamo imperialisti alla prussiana, colla smania delleterna
conquista militare; noi siamo imperialisti alla romana,
perch vogliamo suffragare, colle leggi immortali di Roma,
una legittima conquista compiuta colle armi.


SQUADRISMO ROMANO: IGLIORI,
MUTILATO E FERITO DUE VOLTE
Il 27 giugno (1921 ndr), sotto uno splendido sole, in piazza di
Siena, alla presenza di Mussolini, furono consegnati i gagliardetti
alle Centurie del fascio romano...
Igliori, intanto, era stato chiamato durgenza, perch una delle
ronde disposte dal fascio per sorvegliare i prezzi dei generi
alimentari, era venuta a diverbio, in via della Vite, con un gruppo di
fattorini e di impiegati postali tutti di noti sentimenti sovversivi- i
quali avevano preso le difese di una fruttivendola che in quella via
teneva negozio e che era stata richiamata allordine dalla pattuglia
fascista.
Mentre i due gruppi venivano alle mani, giunse Igliori, che
prese parte alla mischia, rimanendo ferito dal calcio del moschetto
di una Guardia Regia. Grondante sangue dalla testa, fu portato al
vicino Ospedale San Giacomo, mentre il gruppo fascista veniva
respinto in piazza San Silvestro. Qui il fascista Marino Rocchi
sparava due colpi di rivoltella, senza per conseguenze. Le Guardie
gli furono addosso, ma i camerati ne impedirono larresto.
Intanto, nel corteo che, di ritorno dalla cerimonia scendeva per
il Corso, si spargeva la voce di quanto stava avvenendo: molti
fascisti, armati di bastoni, si recarono subito allOspedale San
Giacomo, dove trovarono il loro Comandante medicato e bendato. Lo
presero e lo portarono in trionfo lungo il Corso tra grida di evviva e
abbasso, e un rotear di bastoni.
Il gruppo dei fascisti era foltissimo, e, arrivato davanti al Caff
Aragno, occup completamente il quadrivio. Ad un tratto, un
carretto trainato da un cavallo sbuca da via del Parlamento e
investe i fascisti: sul carro, un giovane in maniche di camicia, ritto
in piedi, che lancia il carro nel folto del gruppo, afferra un grosso
bastone, e vibra un tremendo colpo al ferito, che cade svenuto.
Gli squadristi fanno fuoco, e il forsennato, raggiunto da alcuni
colpi di rivoltella, cade mortalmente ferito. Era il figlio della
fruttivendola di via della Vite, Piero Ciancotti, che dopo poco
moriva, vittima della sua rabbia insensata.
Nel conflitto di via della Vite rimasero feriti anche alcuni fascisti
e impiegati della posta, e, nella stretta davanti al Caff Aragno
rimase colpito da arma da fuoco il fascista Ettore Fonti
(Domenico Mario Leva, Cronache del fascismo
romano, Roma 1943)

Varr la pena di ricordare che Ulisse Igliori, ferito due volte nella
giornata, era mutilato di un braccio, decorato di medaglia dargento
e doro in guerra, aiutante di campo di DAnnunzio a Fiume poi
Comandante delle squadre romane e di colonna alla Marcia su
Roma.


APPUNTI SPARSI FRA 1919 E 1920
Mussolini si presenta, nelle elezioni del novembre 1919 a Milano,
con una propria lista. Riceve solo 5000 voti. Una cocente sconfitta.
"Questa disfatta colpisce duramente Mussolini, perch si palesa
proprio come uno scacco personale. Aveva sperato di fare una
breccia nel muro delle ostilit che si drizzavano contro di lui, e si
sente rigettato dalla corrente in un isolamento pericoloso.
Si lascia andare, durante le prime settimane, a riflessi di belva
in gabbia. Lui che, poco prima, aveva fatto mandare, in un pacco,
due bombe al prefetto ed all'arcivescovo di Milano, incarica un
gruppo di Arditi di gettare, il 17 novembre, il giorno dopo le elezioni,
una bomba sul corteo che festeggiava la vittoria socialista. Vi sono
nove feriti. Mussolini arrestato. C' la prova che ha organizzato lui
stesso l'attentato, ma non resta in prigione che un giorno e una
notte; l'istruttoria non andr oltre"
(Angelo Tasca: "Nascita e avvento del Fascismo",
Laterza, Bari, 1971, I, pg. 59)

La nota esplicativa dice:
"Mussolini fu arrestato il 18 novembre 1920, ma "il cellulare dur
appena una notte e un giorno"
(Chiurco, I, 81 e 218-19, cfr. "Popolo d'Italia" del 18
novembre 1938).


Un'istruttoria fu aperta dalla Procura Generale di Milano contro
Mussolini e i dirigenti del gruppo locale degli Arditi, tra l'altro, "per
aver formato nella estate e autunno 1919 un corpo armato per
commettere delitti contro le persone", per detenzione d'armi non
denunciate e "per avere in Milano la sera del 17 novembre 1919 al
fine di incutere pubblico timore e suscitare tumulto e pubblico
disordine, in Via di San Damiano, fatta scoppiare una bomba nel
mentre vi transitava in corteo una folla di persone, mettendo in
pericolo la vita di queste e causando lesioni personali..."
(Testo delle conclusioni, redatte nel novembre 1920,
Chiurco, II, 151-4).


Fu solo ai primi di gennaio 1922 che giunse alla Camera la
richiesta d'autorizzazione a procedere contro Mussolini e altri 27
imputati (Chiurco, IV, 8), e la procedura si ferm l.
Quanto all'arresto di Mussolini, esso sarebbe stato dovuto
all'iniziativa delle autorit locali, poich il presidente Nitti inviava il
19 novembre 1919 al generale Badoglio il telegramma seguente:
"Ieri a Milano fu perquisita casa Arditi in seguito lancio bombe et
furono perquisite associazioni fasciste. Vennero arrestati Marinetti,
Vecchi e Mussolini in possesso armi o bombe. Ho deplorato arresto
Mussolini, perch pu eccitare animi. Ma arresto giunse a me
inaspettato et autorit giudiziaria lo aveva gi deliberato"
(Pietro Badoglio, "Rivelazioni su Fiume", Roma,
De Luigi, 1946, p. 247

(apparso in Angelo Tasca: "Nascita e avvento
del Fascismo", Laterza, Bari, 1971, I, pg. 72)



MACCHE REPUBBLICA
MACCHE MAZZINI
VIVA DUMINI, PUGNALATOR !
E CON DUMINI, VOLPI E VIOLA
LA VITTORIA NON MANCHERA
(ritornello squadrista)



BRANI DEL DIARIO DELLA VOLONT DI
BENITO MUSSOLINI

Che cosa questo fascismo, contro il quale si accaniscono
invano i nemici vecchi e nuovi? Che cosa questo Fascismo le cui
gesta riempiono le cronache italiane?
Sia concesso a noi, che abbiamo l'orgoglio di aver lanciato nel
mondo questa superba creatura, piena di tutti gli impeti e gli ardori
di una giovinezza traboccante di vita; sia concesso a noi di
rispondere a queste domande.
Il Fascismo una grande mobilitazione di forze materiali e
morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie:
governare la Nazione. Con quale programma? Col programma
necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo
italiano.
Parliamo schietto: Non importa se il nostro programma
concreto, non antitetico ed piuttosto convergente con quello dei
socialisti, per tutto ci che riguarda la riorganizzazione tecnica,
amministrativa e politica del nostro Paese.
Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo
trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da
tutto ci che ipoteca arbitraria sul misterioso futuro.
Oggi si compiono i due anni dal giorno in cui sorsero i Fasci
italiani di Combattimento. Abbiamo appena il tempo di evocare la
data. La battaglia infuria dovunque. Le cronache sono rosse o
arrossate dal latin sangue gentile fascista. E poi, non abbiamo la
stoffa dei commemoratori. Camminiamo avanti e guardando dinanzi
a noi. E' il nostro stile. Siamo giovani, nati ieri e non abbiamo
storia. O ne abbiamo troppa. Ma non ci pesa. Non grava sulle nostre
anime il passato, perch il tumultuoso presente c'incalza verso
l'avvenire.
Non eravamo in molti, nella sala di Piazza San Sepolcro due
anni fa, quando gettammo le prime basi della nostra costruzione
ideale. Un centinaio forse. Io stesso non mi cullavo in illusioni
eccessive. Mi contentavo di costituire, in prosieguo di tempo, un
centinaio di Fasci nelle principali citt d'Italia.
Il Fascismo non aveva molti numeri per conseguire un successo
di adesioni e di popolarit. Si chiamava di "combattimento" e questa
parola, dopo quaranta mesi di guerra, suonava ingrata alle orecchie
di molta gente; partiva in lotta contro il rinunciatarismo, il che
alienava al fascismo le simpatie di coloro che fanno dell'
"imperialismo" per tutti i popoli, salvo che per quello italiano;
rivendicava la necessit dell'intervento in guerra e la grandezza
della vittoria, la qual cosa urtava i nervi di quelli che intendevano
superate le storiche differenze di neutralismo e interventismo,
finalmente scendeva in campo apertamente contro la demagogia
socialista che consigliava tutti i malcontenti delle classi medie ed
esasperava, nell'assurda aspettazione del paradiso russo, tutti i
fanatismi politici e le miserie morali del proletariato.
Dopo due anni di lotte, varie e tempestose vicende, gettiamo
uno sguardo sulla strada percorsa; il punto di partenza ci appare
straordinariamente lontano. Il Fascismo dopo essersi affermato
trionfalmente nelle grandi citt, dilaga, straripa nei piccoli paesi e
sin nelle pi remote campagne.
Due anni! rapida successione di eventi! Tumulto e passare di
uomini! Giornate grigie e giornate di sole. Giornate di lutto e
giornate di trionfo. Sordo rintocco di campane funebri; squillore
gioioso di fanfare all'attacco. Fra poco il Fascismo dominer la
situazione.
Nell'annuale della fondazione, inchiniamoci dinanzi ai morti e
salutiamo in piedi i vivi che si raccolgono a fiumane attorno alle
nostre bandiere. E' la migliore giovent d'Italia, la pi sana, la pi
ardimentosa. Intanto, dietro le armature possenti, tutto il cantiere
fascista all'opera. Chi porta le pietre, chi le depone, chi dirige e
traccia i piani.
Avanti, Fascisti! Tra poco saremo una cosa sola! Fascismo e Italia!
(Benito Mussolini, Diario della volont, 23 marzo 1921)


"Io riconosco e mi vanto di possedere uno spirito nobile ed
alacre: e aggiungo che il giorno in cui non mi sentissi pi stimolato
da questa inquietudine mi riterrei diminuito e liquidato.
Io non mi "adagio" mai in nessuna posizione; non mi siedo non
mi addormento sul gi raggiunto; non sono un impiegato tardo e
marginatore di pratiche, ma un camminante che non riconosce mai
nella meta raggiunta, quella definitiva o suprema.
Ho l'orgoglio di aggiungere a questo quadro auto-biografico che
non mi mancano e volont e tenacia. Sono trenta mesi oramai che
io, giorno per giorno, implacabilmente, ho tenuto fermo nella
battaglia contro le forze che minacciavano di rovina la Nazione.
Trenta mesi di duro lavoro, di quotidiano lavoro, alternato da
vittorie e da sconfitte; confortato talvolta da vasti consensi, gelato
talora da isolamenti improvvisi. E non ho mai piegato.
Sono infiniti i campi nei quali possiamo applicare le nostre
energie. Comprendo e compiango quelli che non sanno astrarre dai
loro ambienti, vi si inchiodono e non vedono altro, e non credono
alla esistenza di un pi vasto e complesso e formidabile mondo.
Sono i riflessi del campanilismo, riflessi che sono estranei a noi, che
vogliamo sprovincializzare l'Italia e proiettarla come "entit
nazionale" , come blocco fuso oltre i mari e oltre le Alpi.
Ma l'uomo che ha fondato e diretto un movimento e gli ha dato
fior di energia, ha diritto di prescindere dalle analisi di mille
elementi locali per vedere il panorama politico e morale nella sua
antitesi; ha il diritto di vedere dall'alto di una montagna, cio da un
ampio orizzonte, il panorama, che non di Bologna o di Venezia o di
Cuneo, ma italiano, ma europeo, ma mondiale. "
(Benito Mussolini, Diario della Volont , 19 agosto 1921)


AL POPOLO DITALIA
I cartelli incollati sui muri e sulle porte fanno gi sbarrare gli
occhi di meraviglia a tutti i pi pacifici visitatori che entrano, armati
di solo bastone.
Uno, tempo fa, diceva: I signori redattori sono pregati di venire
in orario quando vogliono, ma di rimanere in redazione il meno
possibile
Un altro: Chi impiega cinque parole per dire quanto possibile
dire con una parola sola un uomo capace di qualunque azione
Un terzo, incollato sopra la porta del cubicolo (lufficio di
Mussolini ndr): Chi entra mi fa onore, chi non entra mi fa piacere
Un quinto, inchiodato nel bel mezzo del tavolo di redazione:
Chi non sa tacere mentre il compagno lavora, dimostra di non saper
compiangere la sventura altrui
(Arturo Rossato, Mussolini, Milano 1922)


ERA COMINCIATA COSI
Tra gli squadristi e le Forze dellOrdine contrariamente a
quanto normalmente affermato- i rapporti non furono sempre dei
migliori: Carabinieri, voi non conoscete ancora i fascisti scrissero
sui muri di Novara i fascisti che occupavano la citt nellestate del
22.
Infatti, se la Guardia Regia era disprezzata in quanto scaturita
dalla volont repressiva nittiana, verso i Carabinieri cera una
vecchia insofferenza, nata al fronte tra gli Arditi ribelli ad ogni
disciplina e la Benemerita che proprio la disciplina doveva
assicurare tra gli uomini in divisa.
Mario Carli cos racconta:
Un giorno, un camion di Arditi correva velocemente verso
le prime linee, quando, vedendo a distanza dei Carabinieri,
quattro Arditi si misero daccordo, e, nel passare davanti ad essi,
due di essi puntarono contro di loro il moschetto, ed altri due,
non visti, spararono in aria.
La beffa riusc cos bene che i Carabinieri, vedendosi
mirati, e sentendo i due colpi, rotolarono a terra con la
convinzione di essere feriti. Ma, soccorsi dai compagni, ed
esaminatisi, si accorsero di essere perfettamente incolumi.
Gli Arditi, dal camion, ridevano pazzamente. Da quel
momento Carabiniere ed Ardito furono antagonisti, e ci furono
persecuzioni e rappresaglie da una parte e dallaltra
Ma quanti fanti, maltrattati ed umiliati dai
prepotentissimi caproni non ci hanno ringraziati ?
Essi hanno visto in noi dei vendicatori, e ci consideravano
un po come i loro fratelli maggiori
(Mario Carli, Noi Arditi, Milano 1919)

Per pura curiosit, va aggiunto che Carli con i Carabinieri
aveva proprio una questione personale: a guerra finita ebbe un
diverbio con un Maresciallo che gli cost venti giorni di arresti, e a
Fiume sfid a duello il Tenente Ernesto Cabruna (che in guerra era
stato asso dellAviazione, e verr decorato con medaglia doro), per
un articolo che riteneva offensivo dellonore Ardito.
Duello alla pistola (ben pi pericoloso di quello allarma
bianca): Cabruna tir per primo, ma fu Carli, che, nonostante la
forte miopia, al quarto colpo, fer lavversario, ponendo cos termine
alla sfida, che si concluse naturalmente, visto il carattere del
personaggio- senza riconciliazione.

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