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Propongo questo interessante articolo [estratti: l’articolo completo è al link seganalato],

su come si è modificata la società argentina durante e dopo la crisi del 2001 che ha visto
il fallimento dello Stato.
A seguire, un altro interessantissimo articolo sull’esperienza della Grecia durante il crollo
della dominazione turca.
Per chi pensa che questo modello di società sia l’unico possibile...
Buon anno :)

Un nuovo modello di società dopo la crisi


di Kate Body
31 ott. 2010

(…)
Quando la gente pensa al collasso dell’Argentina nel 2001, automaticamente pensa a
rivolte, saccheggio e violente agitazioni. È vero. La coesione sociale si è spezzata nelle
grandi città in quanto hanno negoziato sia l’erosione delle norme sociali, sia la capacità
di carico della terra sotto di loro.
D’altro canto, nella Patagonia rurale esisteva una diversa dinamica che ha permesso la
nascita spontanea di mercati del baratto. Questi mercati si sono auto-organizzati per
creare un flusso commerciale di beni e servizi necessari quando l’accesso alla valuta
standard era radicalmente ridotto ed infine persino rimosso dalla società.
Inoltre, si sono formate delle cooperative comunitarie per fornire i mezzi per un maggior
livello di funzione locale e, quindi, di maggiore stabilità regionale. Durante il collasso,
entrambe hanno funzionato insieme al fine di creare una cultura di cooperazione
reciproca, per diminuire le tensioni e i conflitti e per salvaguardare i bisogni fondamentali
di ogni individuo all’interno della comunità.

(…)
In un lasso di tempo davvero breve, l’Argentina vide l’ascesa e la caduta di cinque
presidenti. Le misure adottate per affrontare la crisi economica comprendevano
limitazioni sui prelievi bancari. Ai cittadini fu permesso di ritirare circa 200 pesos alla
settimana (circa 70 dollari americani) e il governo iniziò a sequestrare le pensioni dei
funzionari della pubblica amministrazione.
Ne seguì una corsa agli sportelli che portò all’adozione del “Corralito” (piccolo recinto).
Inizialmente questo provvedimento bloccò tutti i conti bancari per un periodo di 90 giorni
e ai depositari non fu distribuita valuta americana.
Nel dicembre 2001 scoppiarono violente rivolte nel momento in cui la gente richiedeva
denaro per gestire le imprese. Il governo reagì passando al “Corralón” (grande recinto), il
che significava che tutti i depositi monetari furono sequestrati e al loro posto vennero
emesse delle obbligazioni. Presto, non c’erano più contanti in circolazione all’interno
dell’economia argentina.

Nascita di Mercati del Baratto

Il baratto iniziò a diffondersi spontaneamente ovunque nelle comunità. Poche persone


avevano una qualche conoscenza o esperienza di mercati del baratto. Quelli che le
possedevano, iniziarono rapidamente ad organizzare dei corsi di formazione. All’inizio, le
persone si presentavano in spazi pubblici come scuole, parchi pubblici e palestre.
Diventò ovvio che le comunità con un maggiore grado di produzione locale in aeree a
valore aggiunto come cibo, legname, e anche specialità come il miele, erano più forti di
comunità con una minore produzione locale. Non solo erano più adatti a soddisfare i loro
stessi bisogni, ma risultavano più forti in generale nel momento in cui le valute locali
emergevano, valide solo nelle aree di emissione. Il commercio regionale diventò possibile
solo tramite merci a valore aggiunto.

Un’altra importante e rapida scoperta fu che al di là del collasso di sistemi complessi, che
spesso non favorivano i migliori interessi di una comunità, la gente apprese cos’era reale
per loro. Le cose reali comprendevano non solo quelle necessarie alla sopravvivenza, ma
anche elementi che rafforzavano la comunità in generale.
I mercati del baratto equilibrano le società in maniere inaspettate. Questa lezione è stata
duramente imparata dai funzionari pubblici che hanno costituto l’ultimo riluttante
segmento ad unirsi al mercato del baratto. In particolare, i fisici consideravano i loro
servizi alla pari di quelli dei contadini e di altri lavoratori con esperienza nella produzione
alimentare. Dato che il collasso del governo andava avanti e che le pressioni economiche
si accumulavano, si sono rapidamente ritrovati a dover abbassare i loro prezzi. Molti
professionisti hanno imparato che la loro conoscenza ed educazione non poteva
competere con quella dei contadini organici, degli apicoltori e persino di coloro che
fabbricavano strumenti musicali.

Costruire Solidarietà e Democrazia

Mentre i mercati del baratto prendevano piede, le comunità hanno cominciato un lavoro
di organizzazione del mercato. Per poter partecipare, una persona doveva frequentare i
corsi di formazione gestiti dai moderatori. L’idea di solidarietà divenne importante nel
momento in cui si sviluppava la valuta locale. Il commercio auto-organizzato regionale e
locale iniziò a trascendere i confini stabiliti dai governi nel momento in cui non
riflettevano in modo realistico la natura dei servizi e delle merci effettivamente
disponibili. Le regioni vennero divise in quartieri e nodi (vedi nota 1).

Le famiglie diventavano membri del mercato del quartiere in cui risiedevano (vedi nota 2).
Non più di un membro doveva frequentare almeno 3 dei 4 incontri per la pianificazione e
per il mercato. Attraverso la registrazione al mercato, ogni membro riceveva 50 crediti di
valuta di scambio. I partecipanti erano tenuti a presentarsi presto e ad aiutare a sistemare
i banchi. Prima di ogni sessione, le persone davano un’occhiata al mercato in modo da
pianificare i loro scambi. Vennero create delle regole e delle linee guida del mercato per
favorire una gestione equa e lineare del processo.
Sono state inoltre sviluppate strategie per l’intrattenimento dei bambini in modo da
tenerli occupati lontani dalle zone di scambio. Teatri di strada, clown, musicisti non solo
hanno migliorato l’atmosfera per i giovani, ma hanno anche dato una possibilità di
espressione che è servita a dissipare il conflitto. Quindi, accanto al commercio è
proliferata una cultura.

Sebbene il processo si sviluppasse in modo semplice all’’inizio, nel tempo il livello di


complessità ha cominciato a crescere. Mentre venivano promosse anche le transazioni
dirette, avevano luogo problemi nel commercio multi-baratto e nella leadership. Al fine di
preservare il più forte senso di democrazia, la leadership veniva divisa in turni. In modo
regolare, veniva offerto il ruolo di leader a tre persone per un periodo di circa 2-3 mesi.
L’opzione di rifiutarsi di operare era sempre riservata senza ripercussioni, ma ognuno
aveva le stesse opportunità. Malgrado ciò, le tensioni continuavano a svilupparsi nel
momento in cui le persone incominciavano a dubitare dei loro ruoli. Quelli con delle idee
e con una forte base conoscitiva sentivano che i loro servizi andavano altamente valutati,
come anche quelli che lavoravano e producevano beni necessari. Quindi, dove venivano
lasciati coloro che offrivano meno?
Fenomeni Sociali e Culturali

Andrebbero fatte alcune distinzioni importanti sulle diverse reazioni sociali alla crisi
economica in Argentina.
Le città e le aree urbane più grandi hanno subito un livello maggiore di frattura nella
coesione sociale. Nel corso del 2001, ci sono state proteste violente, rivolte e saccheggi.
Molti supermercati furono presto completamente chiusi nel momento in cui
saccheggiatori vi si introducevano e svuotavano gli scaffali. Cittadini arrabbiati
scioperarono contro banche, imprese e multi-nazionali, e gli scontri con poliziotti armati
divennero più frequenti. Il governo dichiarò disperatamente lo stato di emergenza, ma
questo servì solo ad intensificare la violenta reazione populista. Dopo diverse vittime tra i
civili nella metà di dicembre, il governo collassò completamente.

Zone rurali come la Patagonia ebbero esperienze molto meno drammatiche.


Innanzitutto, bisogna capire, anche le più remote zone dell’Argentina sono abbastanza
ben sviluppate. Hanno servizi come l’acqua, l’elettricità, il telefono e dei sistemi di
trasporto. Mentre da una parte è vero che ci sono più animali da lavoro nelle fattorie e nei
ranch, ci sono anche molti trattori, camion e macchine nuove e di ultimo modello.
Tuttavia, una differenza fondamentale nella percezione e nella reazione alle pressioni
economiche si è sviluppata soprattutto per via della natura accessibile delle risorse. Le
zone rurali sono considerevolmente meno popolate rispetto alla loro capacità agricola.

Questi fattori hanno notevolmente influenzato la natura del commercio. Nelle città, la
maggior parte del baratto ha a che fare con merci usate e di seconda mano come abiti e
mobili. Una parte significativa della popolazione cerca e arraffa tra rifiuti e merci riciclate.
Di contro, le aree rurali hanno iniziato a produrre rapidamente una svariata gamma di
beni durevoli come anche di prodotti come il cibo.
Le richieste di servizi ad alta intensità di lavoro erano maggiori. Anche le regole in merito
ai diritti di proprietà divennero più elastiche in quanto gli abusivi non erano più
perseguiti dal governo. Poiché le aree meno popolose tendono anche ad avere un più alto
livello di responsabilità personale (vedi nota 3), questo ha effettivamente favorito
l’incremento della coesione sociale.
Il crollo delle norme sociali imposte, che avevano spesso portato al caos nelle città, di
fatto aiutò ad apportare una rinascita culturale in molte zone della campagna.

Cooperative Comunitarie

Un incremento delle valute locali combinato ad una diminuzione nella produzione portò
all’inflazione. Questo è stato particolarmente evidente quando c’era bisogno di sostituire
merci non prodotte localmente. Un pezzo di una macchina poteva essere difficile da
trovare e molto costoso. Era cruciale che una comunità possedesse le merci di cui aveva
bisogno per funzionare in modo da restare forte.
Nel tempo, la gente divenne più ingegnosa. Un esempio di come risolvere un problema in
modo creativo era convertire una vecchia lavatrice stile “torchio” in un tritatutto per
produrre succhi. Forni esterni e solari divennero più diffusi, sebbene il loro uso si limitava
a quello stagionale. I servizi se la cavavano meglio nelle zone in cui erano gestiti da
cooperative comunitarie locali i cui membri avevano un forte interesse nel mantenerle.

La Patagonia non era stata regolata tradizionalmente nella misura in cui lo è stata di
recente. Si generarono molte problematiche ecologiche riguardo l’industria mineraria ed i
diritti delle popolazioni indigene.

Dato che molti hanno cominciato a mettere su fattorie negli ultimi decenni, sono state
edificate nuove costruzioni usando materiali naturali.
A El Bolsón è stato costruito un asilo dagli stessi genitori. Questa scuola era fatta di
pannelli di legno, mattoni, pietra e adobe [misto di argilla, paglia e sabbia, ndt].
Insegnanti e genitori hanno collaborato al design. La costruzione era strutturata in modo
da essere incentrata specialmente sui bambini, con molte finestre basse e un grande
terrazzo per ospitare le ore per la narrazione delle storie, ad alto valore culturale. Tutti
coloro che avevano partecipato alla realizzazione della scuola furono contenti del
risultato. Questo è un altro esempio di coinvolgimento e responsabilità comunitari, quasi
mai visto nelle società urbane “avanzate” e industrializzate.

Conflitto e Consenso

I mercati comunitari del baratto, come già menzionato, erano gestiti da membri che
avevano il ruolo di moderatori. Le decisioni venivano raggiunte tramite il processo del
consenso generale. Questo significava essenzialmente che in finale nessuno doveva
essere in disaccordo.
Questo contrasta con il modo in cui vengono prese molte decisioni nelle società
moderne. La maggior parte delle volte, ogni partito tiene duro per ottenere l’accordo
migliore possibile personalmente per sé. Nella contrattazione del consenso, invece, si
traffica con negoziazioni e compromessi fino a che ogni persona si sente soddisfatta del
risultato. Lo scopo finale è di ridurre i conflitti e le tensioni all’interno della comunità
mentre si proteggono i bisogni fondamentali di ogni individuo. Questo può risultare
difficile a meno che tutte le parti non provengano da una posizione di cooperazione
reciproca e, quindi, dovrebbero essere alla base di ogni sistema di baratto.

È inoltre importante riconoscere che periodi di crisi e conflitto influenzano le persone in


maniera alquanto unica. Mentre in Patagonia emergevano mercati del baratto e
cooperative comunitarie, anche l’intera rete delle relazioni sociali stava cambiando. I
mercati e gli altri eventi comunitari divennero centri per lo scambio di informazioni e
quello culturale. Musica, teatri di strada e le arti servivano non solo come intrattenimento
ma anche come valvole di sfogo per la resistenza e la protesta pubbliche. I murales sugli
edifici pubblici riflettevano le lotte culturali in atto contro le forze economiche e politiche.
Diversi segmenti della popolazione offrivano e si identificavano con diverse forme di
espressione culturale. Tutti questi elementi insieme sono serviti come potenti strumenti
di rafforzamento delle comunità.

NOTE:

1. Un nodo era tipicamente formato da non più di 40 persone. 35-40 era considerata una
misura ideale.

2. Era permesso frequentare i mercati al di fuori del tuo quartiere ma solo a condizione
che si “aggiungesse valore” a quel mercato. Questo significa che andavano offerti o merci
o servizi come quota di ingresso. La ragione di ciò è che la valuta di scambio ha
rapidamente minacciato di superare in numero le merci e i servizi in molte regioni.

3. “Un più alto livello di responsabilità personale” è esistito in quanto la maggior parte
delle persone tendeva ad avere più affinità e legami sociali più forti in quella regione. Il
senso di anonimato personale provato nelle città più grandi è meno evidente nelle
comunità più piccole.

Articolo completo:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7817
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“Senza Stato: una storia reale”


di Carlo Brevi
20 feb. 2008

Dopo 4 secoli di dominazione turca, la Grecia di metà ‘800 si è vista senza più potere
centrale nel momento in cui l’impero ottomano è crollato.
I contadini si sono ritrovati senza più padroni e le comunità locali hanno iniziato ad auto-
organizzarsi in modo equo e solidale.

Nel discorrere della società e della sua struttura, si sostiene spesso la necessità di uno
stato ben organizzato in grado di garantire la sicurezza dei cittadini e la difesa dei più
deboli.
La sicurezza, l'ordine e l'organizzazione del vivere civile sono, secondo questo punto di
vista, gli elementi che rendono imprescindibile la presenza di un potere centrale che
sappia regolare lo svolgimento del vivere quotidiano.

Chi sostiene invece la nocività di un potere centrale, e vede lo stato come un ente
costrittivo che limita enormemente la libertà del singolo, è tenuto a rispondere ad una
serie di naturali obiezioni, che riguardano le funzioni principali dello stato stesso prima
menzionate: chi eviterebbe, in mancanza di un potere forte, che la società si trasformi in
una giungla?

Lasciando da parte per il momento una disquisizione tanto impegnativa, credo che un
ottimo spunto per eventuali riflessioni possa essere dato dall'analisi di alcuni fatti storici,
esperienze reali che possono offrire un interessante paradigma.
A tal proposito mi piace spesso ricordare ciò che avvenne nella nazione greca in seguito
alla rivoluzione del 1821, e la fine della egemonia ottomana.

Nel XIX secolo in Grecia si concluse la dominazione turca, che si protraeva da circa
quattro secoli.
La gestione del territorio era fino allora in mano ai rappresentanti del potere ottomano, e
la terra era proprietà delle nobili famiglie turche.
Come accade in ogni dominazione straniera, la maggior parte degli autoctoni lavorava
queste terre in condizione di semi schiavitù.
Con la fine della rivoluzione e l'allontanamento dei dominatori turchi, verso la metà del
XIX secolo in gran parte della penisola greca si venne a creare quello che gli storici
chiamano un vuoto di potere.

Lo stato greco si stava lentamente organizzando, venne scelta come capitale Atene,
all'epoca un piccolo centro di poche migliaia di abitanti, e nel frattempo la popolazione
nel resto del paese dovette continuare la propria vita.
La prima questione da risolvere era la distribuzione della terra lasciata libera dai vecchi
dominatori turchi.
Nella provincia dell'Elide i campi vennero divisi in lotti dagli abitanti stessi, e per decidere
come distribuirli si organizzarono delle corse con i cavalli.
Ogni famiglia fu rappresentata da un cavaliere, ed in seguito alla gara il vincitore avrebbe
scelto la porzione a lui più congeniale.
Il secondo classificato sceglieva un altro lotto, e così via, fino che tutte le terre coltivabili
fossero divise.
Prima della gara le comunità avevano stabilito quali terre assegnare alle vedove e agli
orfani, affinché anch'essi potessero avere una fonte di sostentamento.
In questo modo la vita ricominciò a prendere il suo ritmo, e le popolazioni del luogo
furono, per la prima volta dopo secoli, proprietarie delle terre che coltivavano.
Essendo la terra alquanto fertile era in grado di dare sostentamento a tutti gli abitanti, e
nel giro di pochi anni si poterono avviare anche le prime forme di commercio con
mercanti stranieri, sfruttando il surplus della produzione.

Lo Stato centrale non si era ancora organizzato, e le varie comunità si amministravano in


maniera autonoma, prevalentemente con le riunioni dei capifamiglia e la guida degli
anziani di ogni paese.
La vita procedeva tranquilla; pur senza polizia per le strade la gente non si ammazzava a
vicenda.
Finchè il governò centrale di Atene finalmente si diede una struttura, emanò le prime
leggi e formò un esercito nazionale.

Una delle prime leggi emanate riguardava la nazionalizzazione delle terre.


Tutte le terre della nazione da quel momento divenivano proprietà dello Stato greco, in
nome del popolo greco, ovviamente, e il primo compito dell'esercito greco neoformatosi
fu espropriare con la forza le terre ai contadini che nel frattempo le avevano lavorate.
In seguito le stesse terre furono rivendute dal governo, e finirono in gran parte in mano ai
grandi latifondisti protettori dei governanti.
I pochi contadini che riuscirono a ricomprarsi la propria terra dallo stato dovettero
rivenderla a breve, poiché le tasse che nel frattempo il governo aveva imposto rendevano
impossibile trarre guadagno dalla coltivazione diretta di piccole proprietà.
Nel giro di un decennio quindi i contadini si ritrovarono nuovamente a fare i braccianti,
nuovamente in condizione di indigenza.
Ai vecchi padroni turchi si erano semplicemente sostituiti quelli greci.

Questo breve lasso di storia greca offre numerosi spunti di riflessione.


Ovviamente è una storia che risale a più di un secolo e mezzo fa, e diversa era la società
del tempo rispetto a quella attuale.
Ma risultano, a mio parere, comunque significativi alcuni fatti.

Innanzitutto la popolazione dimostra di saper gestire e dividersi la terra in modo oculato


ed equo, mostrando solidarietà verso gli elementi più deboli della comunità.
La divisione non avviene mediante atti violenti, ma in base ad un comune accordo.
In secondo luogo, la comunità prospera con il semplice esercizio della coltivazione della
terra, laddove ognuno provvede ai propri bisogni lavorando la propria porzione.
Infine, nessuna polizia risulta necessaria per il “mantenimento dell'ordine pubblico”.
Le persone dimostrano di avere più convenienza nel collaborare che nello scannarsi a
vicenda.

Al contrario, il primo gesto che lo stato appena formatosi compie è il togliere le terre ai
contadini che le coltivavano e il concederle ai ricchi protettori latifondisti, che con i loro
mezzi avevano permesso la formazione della élite governativa.
E le tasse, imposte dal governo centrale per il proprio mantenimento, hanno fatto in
modo che non risultasse più vantaggioso per i piccoli proprietari il mantenimento dei loro
limitati possedimenti.
Storie lontane, forse, ma gli esseri umani nel loro profondo rimangono sempre gli stessi.
Sempre ci saranno coloro che vogliono solamente vivere in pace gli uni con gli altri, e
coloro che con la scusa dell'organizzazione si ingegneranno per togliere ai molti e dare ai
pochi.

http://santaruina.splinder.com/post/16030883/Senza+stato%3A+una+storia+reale

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