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Leonardo Dini
Filosofia della Economia
Riflessioni di un marxiano a Roma
Aracne editrice

Copyright © MMXXI

isbn 978–88–255–xxxx–x

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,


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I edizione: dicembre 2021


Indice

7 Introduzione

9 Capitolo 1. Andare oltre il passato


15 Capitolo 2. Marx aveva ragione: il capitale umano
25 Capitolo 3. La Rivoluzione come Valore ateo
31 Capitolo 4. Evoluzione
39 Capitolo 5. Conclusioni

45 Bibliografia

5
Introduzione

Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo,


Marxiano.
Iniziamo con questo paradosso, citando Gaber e Flaia-
no, la nostra riflessione su economia e finanza nel mon-
do attuale e futuro.
Partiamo da questa provocazione alla intelligenza per
affermare la necessità di una rivoluzione nella economia
attuale e di domani.
Già Karl Marx dando il là e l’incipit al comunismo e
socialismo e anarchismo attuali aveva affermato la neces-
sità e la urgenza di una rivoluzione concettuale e mate-
riale della economia.
Nella epoca recente Noam Chomsky, Toni Negri, e
prima di loro epistemologi del livello di Einstein e Rus-
sell, il primo nelle sue Memorie degli anni difficili e il se-
condo con le sue idee ultra progressiste che sfociarono
nel Tribunale Russell, avevano perorato la causa di un
inevitabile riequilibrio socio economico globale.
Ora siamo a una svolta: o ritornare quasi tutti poveri,
analfabeti, stavolta digitali, e schiavi o andare verso l’an-
nichilimento delle ricchezze parassitarie globali.

7
8  Introduzione

Il prezzo di questa sfida è o rischia di essere la per-


dita definitiva delle Libertà individuali, a solo vantaggio
di pochissimi ultra miliardari globali, vere e proprie case
Reali borghesi, un po’ come gli Agnelli sostituirono con
l’avvento della Repubblica il potere dei Savoia in Italia.
Occorre dunque una risposta anticapitalista globale
che sia all’altezza delle sfide globali e che dia ai cittadini
del pianeta una dimensione appunto di cives liberi e non
di schiavi tecnologici.
Capitolo 1

Andare oltre il passato

Occorre quindi scrivere oggi un nuovo libro di filosofia


sul Capitale, che sia l’inizio di una rivoluzione1 futura e
non una semplice rilettura critica del capolavoro di Marx.
Si è detto, da più parti, del fallimento del progetto Mar-
xiano: perché divenuto dittatura, solo apparente, del pro-
letariato e non democrazia diretta guidata dal proletariato.
Si è detto che: Marx non aveva previsto la televisione
(Popper), e quindi che la crisi post comunista si innesca-
va in Urss e nel mondo su un non adeguarsi dei sistemi
comunisti alle nuove categorie antropologiche e ai nuovi
mass media e a un mondo indirizzato, non solo dal capita-
lismo, verso un individualismo di massa devastante perché
autodistruttivo della specie umana, prima ancora che della
collettività.
Da qui nasce la necessità di ricostruire il tessuto sociale
e lo zeitgeist collettivo del solidarismo umano, inteso come
istinto positivo originario, vocato alle Libertà.

1. Una rivoluzione educata (F. Marini), una rivoluzione delle


idee e dei comportamenti senza alcuna violenza, prevaricazione o
strumentalizzazione di sorta.

9
10   Filosofia della Economia

La economia perfino in Adam Smith e in Kant, che non


possono certo essere additati come comunisti, richiede
prodromicamente una cooperazione2 originaria fra indivi-
dui e collettività che anche in un mondo tecnologicamen-
te avanzato risulta ineludibile.
In questo contesto il vero pericolo nasce allora dal ri-
schio che disgregazione sociale e egoismo individuale e
di corporazione dei più potenti: managers, industriali e
banchieri e affaristi a livello mondiale, si traducano in un
sistema economico finanziario che più e peggio del tempo
di Marx, si realizzi in uno schiavismo di massa senza fine.
Si deve dunque di necessità andare oltre il passato,
se non si vuole tornare nel peggiore dei mondi possibi-
li, quello neo medioevale fondato su una neo economia
schiavistica. Dove il capitale pure se svincolato da denaro
contante e lavoro materiale si organizza intorno alla sfera
sociale Walzeriana3 del denaro virtuale come nuovo deus
ex machina assoluto.
In questa realtà uomini robotizzati e robot umanizzati
non sarebbero altro se non le due nuove classi di schiavi.
Si ripropone quindi nel 2000 e ad secula il ritmo e la
gerarchia sociale di 2000 anni fa della antica Roma, con
schiavi, debitori, ed emancipati e immigrati come motore
schiavistico sociale immanente della economia.
Ecco allora che i neo schiavi tecnologici sono già fin

2. Cfr. In Derridà Jacques la antinomica differenza tra libertà


individuale e esigenze globali collettive, quasi parafrasi involontaria
del tema del Capitale di Marx.
3. Nella analisi socioeconomica di Michael Walzwr su può age-
volmente intuire il confine fra nuovo mondo libero o di nuovi as-
servimenti globali.
1 . Andare oltre il passato  11

da ora nella medesima condizione dei lavoratori bistrattati


di Marx, dei neri schiavi della Capanna dello zio Tom o dei
ghetti di Ragazzo nero di R. Wright4.
Dunque non esistono più nel mondo globale distinzio-
ni di colore, razza, condizione o ceto o di guadagno:tutti
sono schiavi.
Miliardi di schiavi, privi di ogni diritto e obbligati a ser-
vire il nuovo signore Feudale.
Nel frattempo provvedono le banche a volatilizzare i
loro antichi risparmi e ad assorbire surrettiziamente tutto
il patrimonio immobiliare dei privati mediante mutui ipo-
tecari e risoluzione con devoluzione dei beni dei debitori.
Si aggiunge il ruolo deleterio delle guardie di finanza
nel combattere non la malvivenza e il capitale internazio-
nale investito o in flusso, ma i pesci piccoli, vale a dire i ri-
sparmiatori e i lavoratori e i pensionati, accomunati forza-
tamente a frodatori, pur di fare cassa, di riportare denaro
allo Stato, a ogni costo.
Attenzione però, perché questo denaro rubato anche
con tasse esorbitanti e balzelli da usura dagli usurai di Stato,
confluisce ai ricchi traducendosi in pensioni e indennità do-
rate per i boiari, i managers top e i politici dello Stato stesso.
Così facendo giudici e polizie finanziarie di ogni Paese
divengono involontari complici nell’adempiere ed esegui-
re leggi assurde, dei furti di Stato.
Così facendo il Leviatano di Hobbes esiste ancora e si
realizza nel saccheggio da Robin Hood al contrario, del-

4. Due romanzi americani che come i romanzi di Dickens, Hugo


e i films di Ken Loach narrano thinking the unthinkable le sofferenze
della povertà associata al lavoro.
12   Filosofia della Economia

lo Stato, che ruba ai poveri per dare ai ricchi, tecnica ben


poco evangelica.
Date a Cesare quel che è di Cesare ammoniva già il
Vangelo duemila anni fa, ma oggi si fa esattamente l’oppo-
sto, con la forza lo Stato opprime con i suoi birri facendo
concorrenza, con gli stessi metodi alle mafie, per ridurre o
tenere forzosamente in soggezione e povertà i poveri cit-
tadini/contadini, ché tali sono in quanto, con la violenza
dello Stato e la connivenza di banche e finanza, vengono
ricondotti all’ovile della condizione primigenia e contadi-
na dei loro avi.
La economia non si può più permettere ascensori so-
ciali, fermi peraltro dal ‘900, né si può permettere classi
sociali intermedie con piccoli o medi borghesi ex prole-
tari.
Molto meglio ricondurre i cittadini a innocui e inoffen-
sivi sudditi, lasciando solo un involucro formale, un velo di
Iside, della vecchia e pavida democrazia.
In verità va detto che il Demos, il popolo non ha mai
governato5.

5. La storia umana narra in tutto il pianeta l’alternarsi fra mo-


narchie e repubbliche, fra totalitarismi e pseudodemocrazie, fra
governo di uno, (Re, Imoeratore, Signore, Dittatore, Presidente a
vita) governo dei pochi (oligarchi), governo a elezione universale
ma formato come i parlamenti da borghesi alias club borghesi per
cooptazione così cpme lo è la politica e la economia e finanza stessa
tutta, e il popolo è spettatore, elettore e lavoratore e demos sfrut-
tato, numero in funzione del. Gioco del potere. Mandarini, Imam,
satrapi, tiramni, generali e moezzin, Imperi Regni, Signorie, Re-
pubbliche e Cesaro Papismi oggi in versione Fides et Ratio, gioca-
no la stessa partita.
1 . Andare oltre il passato  13

Sempre trattato da pecore inutili, da numeri da sfrutta-


re, da esseri superflui, utili solo a servire i padroni, i nuovi
elohim questa volta umani.
Capitolo 2

Marx aveva ragione: il capitale umano

Emerge così che non soltanto Karl Marx e Engels avevano


ragione ma la loro denuncia laica dello sfruttamento dei
lavoratori e in pratica del lavoro altrui, non soltanto non si
è estinta ma prosegue, indefinitamente, nel tempo.
In tal modo non esisté nessuna differenza tra schiavi
antichi, Servi della leba medioevali, contadini mezzadri,
operai, impiegati tecnologici del terziario avanzato1.
Tutti loro in ogni tempo della Storia, formano il capi-
tale umano.
Ma sono capitale umano anche i giudici, anche le
guardie finanziarie, anche i nuclei speciali al servizio
come body guards dei ministri finanziari, come dei ban-
chieri centrali.
La giustizia, nata per dirimere i conflitti fra i ricchi,
tra nobili e borghesi, continua ad essere un martello che
colpisce i poveri al servizio dei ricchi.

1. Unici esempi di democrazia diretta la Confederazione Repub-


blicana Elvetica, dove si tende a limitare il differenziale tra governa-
ti e governanti proponendo una forma quasi Marxiana di governo
collettivo, che funzionava infatti nei primi Soviet Russi.

15
16   Filosofia della Economia

Codici e giustizia sono ab origine, inequivocabilmente,


giustizia e codici borghesi o per meglio dire altoborghe-
si, al servizio dei cosiddetti poteri forti e fatti di personale
borghese.
Il cosiddetto capitale umano rappresenta la peggiore
delle ipocrisie manageriali borghesi, perché il capitale di
sfruttamento nasce proprio dallo sfruttamento ampia-
mente ragionato ne Il Capitale di Marx.
Eppure quanto è orribile la definizione neo nazista più
che tardo capitalista che vede gli esseri come capitale.
I Soviet del 1917 Russi, la Comune di Parigi del 1848
e quella del 1870, uniche forme di comunismo vero rea-
lizzate cpme democrazia comune condivisa sono esempi
positivi in tal senso.
La repubblica di San Marino con i suoi due Consoli,
come la Svizzera tende alla democrazia demos-krateia.
Non può non inorridire le coscienze la equazione uo-
mini=servi/animali che costituisce l’anima nera del mer-
cato globale.
Può definirsi democrazia del lavoro2 o repubblica fon-
data sul lavoro quella che si fonda sullo sfruttamento inde-
finito del capitale umano? No.
Il progresso della umanità che si fonda sulla evoluzione
immanente delle Libertà e opportunità umane può dirsi
interrotto.
Non è vero che false democrazie sono il migliore dei
sistemi possibili, sbagliava Churchill a definire la democra-

2. Cfr. l’articolo 1, dimenticato e bistrattato della Costruzione


Costituzionale italiana, ispirato dalle forze Comuniste Socialiste in
parlamento.
2. Marx aveva ragione: il capitale umano  17

zia come il male minore, in realtà è il male maggiore, se


non determina un progresso vero e continuo.
Oggi anzi si praticano e diffondono ideologie che pre-
dicano la democrazia, mentre invece combattono organi-
camente la democrazia vera.
Economia e finanza che dovrebbero essere al servizio
del mondo si rendono quindi complici della devastazione
del mondo, per non parlare dell’ambiente dove la nemesi
del climate change nasce proprio dai danni causati dal-
le scelte finanziarie e politiche del sistema basato sullo
sfruttamento.
Umani e natura sono simultaneamente sfruttati e di-
vengono strumenti di sfruttamento indefinito.
Il capitale nel Rinascimento a sua volta non ha genera-
to solo capolavori ma anche molti mostri3.
Le feroci lotte di potere tra signorie rinascimentali e le
lotte tra i regnanti e i banchieri hanno consumato milio-
ni di vite umane anche in quell’epoca
Si passa poi dopo un medioevo occidentale e orientale
fatto di schiavi e di contadini servi della gleba poi mezza-
dri, alla magna charta che da spazio ai baroni, alla nascita
di un parlamento fatto di Pari del Regno.
Si giunge così alle Repubbliche italiane ante litteram

3. Le repubbliche nella storia: si inizia con le Poleis da Polis della


Grecia, in realtà come insegna la vicenda di Atene, con Pericle dit-
tatore strateface con la Repubblica di Platone vocata al governo dei
filosofi e degli aristos oligarchi. Si prosegue con la Roma repubbli-
cana per breve tempo, presto sfociata in Impeto, e in realtà dominio
precoce dei Patres, dei Senatori e degli Equites e dei Patrizi, con un
ruolo marginale del popolo, qyando anche non privato per debiti
o damnatio della libertà o, liberto schiavo emancipato o lavoratore.
18   Filosofia della Economia

di Venezia, Pisa, Amalfi, Genova, Siena e Firenze… dove


emerge la borghesia e solo in classi e arti minori il popo-
lo, dove nasce la borghesia mercantile e bancaria diffusa,
come ceto.
Nel Rinascimento come dopo la rivoluzione francese
e quella industriale si ha una emancipazione artigiana e
commerciale e agricola, solo parziale provvisoria tempo-
ranea del popolo minuto presto ricondotto nel 1600, alla
mezzadria di massa e nel 1800 degli operai di massa e
infine degli impiegati globali del 1900, oggi schiavi tec-
nologici a distanza col telelavoro o diretti.
Si può quindi sviluppare una filosofia della economia
e conseguentemente una economia e finanza neutrali
non politicamente o ideologicamente indirizzate? Pur-
troppo no perché la Storia afferma e dimostra che un
uso neutrale della economia per non dire dei mercati.
non esiste.
La neutralità della moneta, del denaro è un’altra favo-
la per anime belle.
Solo un mondo senza denaro di nessun tipo, senza fi-
nanza, senza una economia capitalista, può restituire alla
umanità la sua dignità.
Una economia basata sullo scambio gratuito e di so-
lidarietà dove nessuno può arricchirsi, perché denaro e
ricchezza e capitale non esistono più e sono solo, come le
guerre guerreggiate, un brutto ricordo del passato, que-
sto può dirsi un mondo giusto e degno di essere vissuto.
Siamo ancora in tempo, il mondo è ancora in tempo
per fare questo?
Etica atea, etica delle religioni e etica scientifica con-
vergono su questo, su una visione del mondo come Uma-
2. Marx aveva ragione: il capitale umano  19

nesimo integrale per dirlo con Jacques Maritain o come


mondo senza il Capitale per dirla con Marx.
Putroppo il denaro e ne abbiamo trattato nella nostra
riflessione intitolata Etica a Nietzsche, si rivela essere re-
almente la teufel spiesse e non il capitale benedetto webe-
riano della etica protestante.
I protestanti a loro volta vogliono con la loro etica
sottolineare la emancipazione individuale che passa per
l’homo faber e per l’uomo inteso come essere umano ban-
chiere e finanziatore di sé stesso in una umanità in cui
every man is an island e dove autonomia economica signi-
fica Libertà superiorem non recognoscentem.
Questa utopia però si può rivelare altrettanto perni-
ciosa quanto la deriva violenta oligarchica e appunto
neoborghese che ha travolto il socialismo reale nel no-
vecento.
Ecco quindi che l’uomo come capitale4 si rende antiuma-
no per definizione.
La umanità può essere in grado di riprendere il suo
percorso solo se liberata dai moduli schiavistici capita-
listici. Ma quale umanità hanno i turbocapitalisti per i
quali gli umani sono bestie da lavoro, animali da soma,
numeri e cifre inerti.
Per questi aspiranti nuovi Hitler la insostenibile legge-
rezza dell’essere umani, non conta affatto, anzi è un peso
di cui liberarsi.

4. Si confrontano qui il Kant de L’uomo come fine, sinonomizzato


da Moravia A., scrittore e pensatore, nell’omonimo suo saggio, e
il sein in der welt mit eine zeitgeist che accomuna Heidegger e altri
filosofi.
20   Filosofia della Economia

Ma lo spirito selvaggio non è quello che percorre e de-


termina i mercato di merci, finanza e lavoro, ma quello
di chi consapevolmente e letteralmente si vende l’anima
in cambio della adorazione del dio denaro e del dio suc-
cesso.
Quasi nuove deità pagane gli idoli della tribù prendo-
no il posto della razionalità o peggio ancora divengono
razionalità e banalità del Male come nella disamina di H.
Arendt5.
La unica logica che resta a dominare il mondo è quella
dell’homo homini lupus6, in cui il Teatro dell’Essere della
esistenza umana si fa schiavo e merce di un mercato ben
poco umano. E questi top managers o super miliardari
mancano, quasi nativamente, di una etica laica o la im-
provvisano spesso solo per farsi pubblicità.
Dunque non condanniamo la ricchezza in quanto tale
ma l’uso devastante distruttivo e schiavistico di essa.
Se ed è Adam Smith7 con Rousseau e Aristotele ad af-
fermarlo Montesquieianamente, gli esseri umani sono
tutti uguali e liberi, che senso ha proseguire a costruire la
ricchezza sullo sfruttamento? Come si può pensare che
non esistano alternative.

5. H. Arendt, E. Canetti e aggiungo le analisi di Maritain e la


cronaca drammatica dei Diari di Anna Frank descrivono lo stesso
mondo e la banalità del Male.
6. Cfr. Hobbes.T., Opere, ibidem.
7. Smith Adam, La ricchezza delle nazioni, (1770), di ispirazione
Newtoniana e Empirista, involontariamente Smith esalta assurda-
mente la nobiltà del servire da schiavi i ricchi e il Capitale di cui per
primo teorizza il ruolo pure già lodato da Calvino e Lutero alla
origine dell’ethos Protestante.
2. Marx aveva ragione: il capitale umano  21

Nella nostra epoca finalmente si può sostituire il lavo-


ro umano con quello umanoide dei robots e delle mac-
chine.
Dunque seguendo l’esempio positivo e costruttivo di
Leonardo da Vinci, posso affermare che come la umani-
tà può vivere senza nutrirsi cannibalisticamente di altri
esseri viventi, così può vivere senza sfruttare il lavoro di
altri esseri umani.
Le differenziazioni nel lavoro devono essere solo ed
esclusivamente funzionali e non gerarchiche.
Va rivisitato e rivisto il concetto stesso di lavoro che
non deve, riduzionisticamente, proporsi come in Smith
quale rinuncia al tempo per dedicare tempo ad altri, da
retribuiti.
A parte il fatto che, Einstein docet, il tempo è una
illusione persistente, e dunque non esiste tempo del e
per il lavoro, il tempo è immanente per tutti, lavoratori
e non, e il lavoro riesce solo ad essere, nella esegesi, se
visto come fondamento delle costituzioni, una funzione
retorica neoschiavista.
Non a caso i lager nazisti recavano all’ingresso il mot-
to, nazista appunto, arbeit macht frei:il lavoro (sic!) rende
liberi.
Una involontaria lettura ironica dei principi di Smith.
Allo stesso modo oggi gli anziani da rottamare, le vit-
time delle pandemie, i morti per fame o povertà, le don-
ne sottomesse e i giovani sfruttati e obbligati a nuove e
indelebili povertà a vita, sono visti come oggetti viventi,
dalla internazionale capitalista che unisce sceicchi arabi
e petrolieri texani, banchieri svizzeri e finanzieri inglesi,
come danni collaterali del neo capitalismo.
22   Filosofia della Economia

Come già Hayek sosteneva, ordine liberale e ordine


capitalista si sovrappongono e in questa deriva di iperca-
pitalismo il liberalnazismo, Orban docet, diviene il nazio-
nal socialismo del XXI secolo.
Le coscienze libere divengono puramente degli in-
tellettuali di regime, chierici laici al servizio della chiesa
specchio anti Cristiana fondata sul nomos del daimon del
potere associato al denaro.
A questo punto il nuovo mondo metaumano per usare
un neologismo, fatto di civiltà delle macchine, di robots
macchine e metaanimali e metapiante8, diviene ulteriore
apologia del metodo eterno schiavistico.
Del resto la specie umana nasce serva degli Elohim
extraterrestri o serva dei primi esseri patriarcali che bibli-
camente sottomisero i figli e i nipoti per assimilarsi agli
dei e copiarne il potere sugli uomini.
Oggi ancora si vive come migliaia di anni fa da post-
scimmie animali sociali come li chiamava Aristotele, sud-
divisi in servi e padroni.
Questa analisi non è stata sviluppata adeguatamente
neppure dallo stesso Marx: una umanità genericamente
predisposta per servire il o i padroni è condannata alla
dannazione eterna della infinita privazione della libertà.
In tale senso non esiste differenza fra dittature, gestio-
ni padronali, patriarcato o maschilismo nelle famiglie,
gerarchie imposte per legge o per regola. L’intero siste-
ma delle relazioni sociali umane appare ed è costruito in
modo sbagliato.

8. Cfr. Il parlamento degli esseri nelle idee del filosofo francese


Bruno Latour, ibidem.
2. Marx aveva ragione: il capitale umano  23

Pensiamo, rapsodicamente e random solo al concetto


di razza che il genetista Luca Cavalli Sforza9 ha definiti-
vamente smontato.
Ai principi del maschio padrone, del padre padrone,
della patria potestà e della nazione come patria e dei dit-
tatori o regnanti come padri padroni delle nazioni.
Eppure il peggio deve ancora venire e potrebbe
consistere in quello che neanche Hitler o Napoleone
hanno saputo fare, in orrende dittature continentali o
mondiali10.
Nella imposizione della legge Shariah o Confuciana
a tutto il pianeta con le donne ridotte a esseri di serie b
al servizio degli uomini e con i giovani servi dei nuovi
padroni globali.

9. Cfr. Cavalli Sforza Luca, Geni, popoli, razze, ivi.


10. Prosegue la storia dei tentativi di democrazia dopo le Repub-
bliche italiane medievali, con la nascita della Repubblica Svizzera e
dei suoi Cantioni Federali, autonomi già nel 1500, che riuniscono
culture europee importanti come quella francese, italiana e tedesca e
ladina. Poi la lotta di Cromwell per una Inghilterra repubblicana che
sbocca poi con il MayFlower e con suoi migranti in America nella ori-
gine della Democrazia in America come la chiamerà A.De Tocquevil-
le, criticamente. La effimera democrazia inglese anch’essa a dominio
borghese, è parallela agli Stati autonomi delle Fiandre, dove in parti-
colare nella Spinoziana Olanda si sviluppano ipotesi e esperienze di
democrazia e di res-publicae sempre a guida borghese però. La Re-
pubblica Fiorentina e quella Senese tramontano colpite dall’Impero e
dal Gran Duca, rispettivamente, e divengono neo monarchia statale.
Soltanto nel 1776 con la nascita della America Federazione in diveni-
re Repubblicana, ispirata da Roma antica e Svizzera e con l’avvento
della I Repubblica in Francia nel 1789-1800, si potrà parlare, almeno
fino a Napoleone I Console, di una vera Rivoluzione di popolo, solo
parziale nel ‘600 inglese e olandese.
24   Filosofia della Economia

Un mondo dove pandemie, guerre, carestie, catacli-


smi naturali favoriscano estinzione e sottomissione, dove
solo i più forti resistono a una nuova selezione naturale,
peggiore di quelle passate.
Ecco quindi che la economia può essere l’unico e più
efficace strumento di Libertà se usata per liberare e non
per opprimere e schiavizzare.
Ecco dove la Oikos Nomeia ha valore, solo se diviene
regola di libertà, basata sulla Libertà come unica regola.
L’esatto opposto del mettere ordine nel cortile di casa
voluto da Hitler o del nuovo ordine mondiale voluto da
americani russi e cinesi.
Occorre una nuova Libertà mondiale e senza nessun
ordine politico economico o religioso teocratico imposto.
Il capitale umano è in realtà capitale disumano e que-
sta in ultima analisi resta la triste verità.
Capitolo 3

La Rivoluzione come Valore ateo

A questo punto della riflessione emerge la necessità di


ribadire il Valore laico ateo e economicamente essenziale
del nomos della Rivoluzione.
Anche se la rivoluzione russa comunista è fallita, la
rivoluzione francese e quella americana e cinese sono ri-
uscite e anche quella russa1 è riuscita, a estirpare un siste-
ma parassitario e sostituirlo con un metodo di governo
egualitario, il risultato positivo comune alle 4 rivoluzioni
che hanno creato il mondo attuale.
In definitiva allora la vera rivoluzione sarà quella glo-
bale la quinta che ancora non è.
I popoli del mondo, superate le anacronistiche dicoto-
mie tra destra e sinistra, nord e sud, est e ovest, si uniran-
no, come ai principi del pianeta Terra, nella biblica rivolta
dei Giganti, per combattere i colossi di argilla del capitale
mondiale, che sono diventati i padroni dei governi.
Quando poi i popoli si riprenderanno il potere, il

1. Si arriva così nella storia delle rivoluzioni umane ai soviet


Sovietici e alle unità di base popolari Cinesi, primi nuclei moderni
di un comunismo, libertà e democrazia realizzata possibili.

25
26   Filosofia della Economia

mondo sarà davvero comunista, libero, nel senso degli


anarchici e Cristiano nel senso della Uguaglianza anti-
schivista sognata dal profeta di Nazareth.
La rivoluzione in senso Marxiano e Gramsciano e ora
Diniano2 diviene quindi valore e valore laico universale.
Libertà uguaglianza e fraternità sono tuttora valori uni-
versali e condivisi da tutti i terrestri.
Quando l’intero pianeta sarà privo di guerre di ditta-
ture e di prevaricazione verso i deboli sarà un nuovo pia-
neta. Solo a quel punto la dimensione umana prevarrà su
quella primitiva e ferina.
Già Kant descrivendo L’Uomo come fine non come mez-
zo e lo scrittore Moravia, avevano visto nel superamento
della guerra e dello schiavismo il punto di arrivo della
evoluzione umana.
Anche la teoria dell’equilibrio evolutivo punteggiato
di S. Jay Gould se confrontata con il superamento delle
razze della teoria di L. Cavalli Sforza e con La fine della
storia della teoria di F. Fukuyama3 giunge a questo.
Nel contesto della nostra odierna analisi appare dun-
que superfluo citare il prodromo del fallimento della
economia del socialismo reale innescata dall’accerchia-
mento capitalista americano.
Il fallimento della economia neo liberale causato dal
capitalismo selvaggio e predatorio.
Il fallimento del neo monetarismo causato dal do-

2. Diniani, neologismo :nel senso delle proposte innovative


presenti in questo saggio del filosofo Dini.
3. Fukuyama Francis, La fine della storia, 1989, cfr. con Hun-
tington Samuel, Il conflitto delle civiltà, e con Parag Khanna, studi
sull’Asia la tigre asiatica nascente.
3. La Rivoluzione come Valore ateo  27

minio della finanza internazionale sulle banche centrali


fino a cooptarne i vertici nelle banche private e complessi
multinazionali. La etica della economia è stata dunque
surclassata dalla dimensione mondiale dell’agire Econo-
mico, Habermasianamente4 insostenibile.
La insostenibile leggerezza dell’Essere dell’Homo Eco-
nomicus, formatosi in funzione del Capitale come Sovra-
no assoluto e assolutista, fa il pari con la distruzione pro-
grammata secondo un orologio economico e non biolo-
gico, delle classi sociali.
Eppur si move Galileianamente, il mare magnum Mar-
xiano del capitale universale, ma non possiamo Goethia-
namente dirgli:Fermati, sei bello, perché il sonno della ra-
gione, ha generato il peggiore dei mostri e il daimon del
potere e della ricchezza ha sempre rappresentato la fine
della evoluzione positiva e costruttiva della Storia.
Pensiamo all’Impero Romano, al Rinascimento, agli
Imperi Moderni, al potere attuale Usa o tedesco, a come
la ubermenschlichen della sete di potere e di ricchezza ab-
bia travolto anche i poteri più grandi.
Eccoci dunque al nocciolo della questione: non occor-
re chiamare in causa il Vangelo o appunto il Capitale di
Marx, per capire che i limiti del capitalismo lo portano,
perfino nella declinaziome applicata dalle oligarchie sta-
liniane, al socialismo reale, a declinare automaticamen-
te, autodistruggendosi.
E così prima o poi come accadeva a Imperatori, Papi,
Monarchi e Nobili, un tempo, si autodistruggono le 200

4. Habermas Jurgen, Teoria dell’agire sociale, e L’inclusione


dell’altro.
28   Filosofia della Economia

famiglie che dominano il mondo e i grandi capitalisti self


made man5.
La prima generazione crea, la seconda amministra, la
terza distrugge o viene distrutta o deforma in parassiti-
smo lo zeitgeist di conquista, la weltanschaung degli inizi.
Neanche il neo Capitale, è eterno anche se, vocazio-
nalmente, aspira a esserlo.
L’Apparire eterno degli eterni, del denaro, della ricchez-
za, del potere, tolto il Velo di Iside, si disvela per quello che
realmente è, ambizione di potere che, quando degenera
in ambizione di dominio e di sottomissione di umani su
altri umani finisce prima o poi quindi con il distruggere
per distruggersi.
Come è noto, ed è questo, solo uno dei paradossi della
Storia, talora governanti di sinistra hanno fatto politiche
di destra e viceversa.
Anche se i concetti di destra e sinistra e le ideologie
storicizzate sono definitivamente tramontate, non tra-
monta mai la esigenza naturale di libertà che unisce pro-
letari di sinistra e di destra appunto, di tutto il mondo, la
nemesi del rancore anticapitalista, del resto, non si può
Ignorare o mettere tra parentesi, poiché nasce dalla e
nella Storia della Umanità.
Ma se è così la Storia non è finita come voleva Fukuya-
ma nel 1989, ma finisce quando gli umani, pacifici, liberi
e uguali fra loro si proiettano ad esplorare il cosmo e a
convivere piuttosto che a schiavizzarsi gli uni agli altri.

5. Cfr. gli studi di Marramao G. e Bolaffi su Global e Glocal e


sul. Mondo come visto come Civitas globale nella geometria filoso-
fica del filosofo italiano Marramao.
3. La Rivoluzione come Valore ateo  29

Un finale della Storia già scritto, pertanto.


La saga bipartisan della alternativa e alternanza al e
di potere fra governi, nazioni e potentes di ogni epoca, si
integra così di un nuovo capitolo, dato che finora, ascen-
sore sociale di massa e alternanza sono scattati solo nel
caso delle rivolte e rivoluzioni, queste sì sempre globali e
con effetto globale in ogni epoca della Storia.
Non è una utopia la catarsi e palingenesi della specie
umana e non passa necessariamente per un apocalittico
sacrificio da Armageddon del tutti contro tutti, cui pure
gli scontri freddi o caldi, anacronistici, tra le nuove super-
potenze, fanno tristemente pensare.
La palingenesi della specie può invece passare proprio
dalla economia come rivoluzione.
Capitolo 4

Evoluzione

Niente al mondo è più rivoluzionario di una economia


rivoluzionaria anticapitalista e infatti, nella Storia, ogni
volta che si è prospettata o progettata una economia an-
tischiavista e anticapitalista, è sempre stata accerchiata,
combattuta e contrastata: pensiamo alla Francia dopo il
1793, alla America anti inglese del 1776, alla Russia tra il
1917 ed il 1989, alla Cina tra il 1949 e oggi, tuttora alle
prese con un braccio di ferro col capitalismo Usa e occi-
dentale, nel tentativo di imporre nuovi paradigmi e un
nuovo lessico politico economico a suo modo Marxista
comunista e Leninista, pure se in dialogo col cosiddet-
to libero mercato. Veniamo così al punctum dolens centrale
della nostra analisi: ad economisti liberisti o monetaristi
o neoclassicisti chiedo: perché il mercato è libero e i lavo-
ratori no, perché il mercato del lavoro nasce, era e resta
del tutto funzionale a una finanza ed economia di sfrut-
tamento e fondate sullo sfruttamento?
Che differenze esiste ora e in divenire tra lo sfrutta-
mento diretto o quello mediante la valuta elettronica, i
bitcoins, i contratti elettronici e il lavoro da casa o da re-
moto? Nessuna.

31
32   Filosofia della Economia

Che differenza esiste e parlo al singolare, tra le 12 ge-


nerazioni di miei avi contadini mezzadri, servi della gleba
post litteram, dal medioevo al XX secolo, e la schiavizza-
zione di mio padre impiegato a vita, o quella presente del
dovere io stesso vivere fuori dal mondo per non allinearmi
a moduli, metodi e regole imposte dal Signore del mon-
do che è il signoraggio di finanzieri e banche su presiden-
ti, ministri governi e parlamentari?
Anche io da buon selvaggio Rousseauiano1, ingenua-
mente ottimista sul destino della necessita’, del pianeta,
ho creduto a lungo nella utopia delle magnifiche sorti
e progressive del mondo, salvo poi aprire gli occhi di
fronte alla palese contraddizione di un mondo reso
omologato e omogeneo subito dopo la fine del Co-
munismo, come se il male del mondo fosse nel Comu-
nismo che è stato un Bene necessario e non un Male
necessario, contrariamente a quanto sostenuto da K.
Wojtyla.
In effetti se si relativizza e disontologizza la forzosa
santificazione del capitale in termini più ancora esagerati
che presso i Protestanti, da parte dei tycoons autorefe-
renziali, si coglie il Re nudo, cioè la nullità e la pochezza
del denaro e del capitale se privati della loro aura di irrag-
giungibile perfezione.

1. Rousseau Jean Jacques, Cfr. L’Emile metafora del bon savage,


il buon selvaggio, che anticipa non solo la genesi del socialismo.
Universale e umanitario ma della uscita dalla foresta di moltissi-
mi milioni di europei:italiani, francesi, russi ad esempio e oggi di
miliardi di esseri in Asia, Africa, Sudamerica, verso le città o verso
una borghesizzazione o operaizzazione forzata e strumentale che
si rivela libertà finta falsa incompiuta.
4. Evoluzione  33

Allora è giusto chiedersi quale sia e possa essere l’uso


corretto della Economia e della Finanza.
Credo in un mondo in cui il denaro esista solo nei mu-
sei, dove le transazioni non siano più finalizzate a arric-
chire e a creare maggiore proprietà e accumulare.
Del resto svuotare gli arsenali e riempire granai e ac-
cumulare il Bene e il fare del Bene piuttosto che dei Beni
e del denaro, dovrebbe essere il modus vivendi e il con-
cept essenziale esistenziale e per niente, da questo punto
di vista, esiziale, di ogni essere realmente umano.
Inoltre, siamo sicuri che presso le altre civiltà del Co-
smo e in un ambiente così vasto come il Multiverso esista
una Economia e sia questa?
E se non esistessero denaro, economia e finanza e
banche nel resto del Cosmo?
Dovremmo forse inquinare il Cosmo con la idea tere-
stre di economia capitalista?
O forse pensiamo a un dio banchiere creatore o a una
Banca Centrale dell’universo e degli universi con un dra-
go vero come presidente? Quindi come potrebbe, do-
vrebbe essere un ipotetico mondo concreto ma ideale?
In primis senza denaro né contante né virtuale.
Ricordo che la civiltà umana non nasce con il denaro
ma con le transazioni in natura: un metodo tuttora vali-
do e addirittura più concreto e praticabile che prima.
Secondo punto: si deve abolire il capitale da ricchezza
in quanto tale: è possibile che ancora sia un tabù la aboli-
zione non solo del capitalismo ma più ancora del capitale?
Terzo problema: il modulo cosiddetto schiavistico,
funzionale al sistema economico dal tempo di Greci e
Egizi, se non dei Babilonesi Assiri.
34   Filosofia della Economia

In ogni continente resta la ripartizione devastante e


crudele e che si da per dogma ineliminabile, tra ricchi e
poveri.
Un tempo nobili e popolo, poi nobili, borghesi e po-
polo, poi borghesie e popoli, oggi capitalisti e popolo, al
netto del tramonto di nobiltà e borghesia.
E nel futuro? Terrestri popolo e esploratori spaziali
come nuovi Hidalgos oppure, più banalmente capitalisti
globali e spaziali universali e schiavi tecnologici informa-
tizzati?
Per altero verso troviamo la dicotomia tra colti e in-
colti che purtroppo rinasce e si è anzi rafforzata.
In concreto è possibile un mondo senza schiavi, non
diviso in padroni e schiavi? Sì.
Ma esattamente come non si possono né devono
schiavizzare le piante o gli animali, a maggior ragione
non si possono, devono, schiavizzare esseri umani o esse-
ri di altri mondi2.
In futuro nel corso della esplorazione spaziale umana.
Se i cosiddetti padroni del vapore o delle ferriere,
come si diceva un tempo, avessero una minima cognizio-
ne delle condizioni di totale sofferenza dei loro stessi avi,
figli e nipoti di contadini schiavizzati o di operai e mano-
vali, prenderebbero coscienza dei loro errori attuali.
Se i ricchi si immedesimassero o cercassero di imme-
desimarsi nei poveri, anche solo per un giorno, Liberta-
riamente o Marxianamente o Cristianamente, non im-
porta come, sarebbero obbligati a ricredersi e a rinnegare

2. Vedere Wilson E., Biodiversity, Harvard, 1992 e Socioeconomy,


Harvard, 1975.
4. Evoluzione  35

una ideologia turbo capitalista che distrugge, in primis


nell’anima e nelle capacità creative, proprio chi la ostenta
come indissolubile e insuperabile.
Il comunismo non è affatto fallito come ideologia, se
non nella vulgata anticomunista, allo stesso modo in cui
il socialismo della Libertà non è fallito.
La anarchia della economia e le idee di libera econo-
mia non si rispecchiano certo nel capitalismo libero sel-
vaggio o nella diatriba tra pro e contro il capitale, ma
nella assenza e fine del capitale di impresa e di mercato.
Solo un mondo che impara a fare a meno degli schiavi
e dei poveri può essere un mondo civile, non in senso
borghese ovviamente e evoluto.
Lincoln e Kennedy furono uccisi perché volevano Li-
berare gli schiavi e liberare i neri restituendoli alla con-
dizione normale e questa si naturale di uguaglianza con
i bianchi.
Il fascismo nacque per fermare le libertà in divenire e
la rivoluzione comunista. Il nazismo, spacciandosi arbi-
trariamente per nazional socialismo, nacque per fermare
il socialismo.
Gli Usa hanno favorito la dissoluzione della Unione
Sovietica in quanto baluardo della economia comunista
socialista.
Oggi Cina e Cuba sono chiamati a resistere alla finta
democratizzazione forzata di matrice Occidentale e Usa,
che impone il capitalismo a tutto il pianeta sotto le men-
tite spoglie di liberazione dal comunismo.
È ipotizzabile un mondo senza denaro? Si perché
come abbiamo detto le transazioni in natura possono ri-
prendere il posto del denaro.
36   Filosofia della Economia

Non abbiamo alcuna fiducia invece nelle transazioni


virtuali ma non per una sfiducia verso la techne che anzi
apprezziamo moltissimo, ma perché siamo certi dello
stravolgimento ab origine del capitale virtuale.
Come la lettura di un libro cartaceo o il dialogo diret-
to tra persone non sono sostituibili cosi non lo sono le
transazioni secondo la prassi di natura.
Gli animali non pagano con carta di credito e le piante
non usano bit coins.
Questo per dire che un mondo senza denaro è possi-
bile e non è utopia.
Quanto al denaro virtuale ha un senso se non è appun-
to denaro ma un corrispettivo di unità di misura moneta-
ria simbolico e senza monete bit coins no, bit exchange si.
Possiamo concludere che la economia ha un senso se
senza la finanza di opportunismo e senza sfruttamento.
In pratica il comunismo e il socialismo e la anarchia
finiscono per essere più liberali dei liberali nel senso di
favorire la libertà senza sfruttamento.
Ma è possibile accontentare le istanze liberal e liberal
e lasciare il sistema come? Purtroppo no perché la pro-
prietà privata, come errore, un altro dei tabù, liberali e
liberisti e qui la coincidenza e sintesi è inevitabile, parla
da sé.
I liberali di ogni tempo sono essenzialmente borghe-
si e nello specifico spesso alto borghesi. Dunque un po’
come i giudici nella visione di Jean Paul Sartre3, dovreb-
bero andare contro gli interessi della loro stessa classe
sociale per assimilarsi alle sinistre.

3. Per Sartre vedere: Autobiografia, Scritti X, Paris, 1980


4. Evoluzione  37

Ma la uguaglianza delle classi sociali diviene a sua vol-


ta un tabù per chi vuole lasciare le cose così come sono
tuttora.
Un mondo senza proprietà è indispensabile perché
l’uso sociale della proprietà si è rivelato una utopia e una
ipocrisia dichiarata: non è dando una proprietà a tutti,
cosa utopistica perfino nel socialisno reale e nel liberal-
democratismo, che si risolve il problema. Ma nella pro-
prietà non solo abolita ma sostituita dal possesso univer-
sale condiviso.
Usucapiamo il mondo, il pianeta intero, perché i con-
tadini che hanno coltivato con fatica i terreni hanno di-
ritto di avere i ricavati e i frutti di quei beni, allo stesso
modo, gli operai hanno in ogni parte del mondo, tutto il
diritto di gestire e governare autonomamente le fabbri-
che dove lavorano appunto da sfruttati.
La forma cooperativa è la unica forma solidale e giu-
sta di condivisione di possesso accettabile.
Le case spettano a chi le vive, chi le abita e tiene in
ordine e non a chi vive da rentiers di affitti e di rendita.
Certo è un altro mondo, con una altra economia quel-
lo che andiamo descrivendo, un mondo da realizzare e
preservare e che renderebbe più accettabile il nostro pia-
neta anche rispetto al resto del metaverso universo.
Ma come già ammonivano Marx e Gramsci e Prou-
dhon4 e i pensatori libertari e socialisti ed ecologisti, non
si deve mai più sfruttare la natura o sfruttare gli animali,

4. Proudhon rende scientificamente coerente e asseruva la pro-


posta socialista emergente nella Comune di Parigi: un mondo sen-
za poveri è possibile e non vana utopia sociale socialista.
38   Filosofia della Economia

sia perché questo rende la specie umana indegna anche


verso il resto del cosmo, sia perché non si deve fare agli
altri ciò che non si vuole subire. Gli impiegati, a loro vol-
ta siano i responsabili dei loro uffici, le differenze nel la-
voro devono essere sempre funzionali e non gerarchiche.
Solo un lavoro senza gerarchie è un lavoro accettabi-
le ma il punto di arrivo è che nessuno lavori più e non
perché nuovi schiavi, robots o metaumani sostituiscono
quelli umani, ma perché nessuno deve più in universale
rinunciare al suo tempo, in definitiva al tempo prezioso
della sua vita o alle sue libertà, o a viaggiare dove vuole
o a vivere dove ritiene o a avere o non avere relazioni o
famiglie, a causa del lavoro.
5. Conclusioni  39

Capitolo 5

Conclusioni
Dopo Marx quale pianeta per la specie umana

Per il tempo che la specie ancora abita questo pianeta e an-


che come modello culturale esoplanetario e per la esplora-
zione spaziale il nostro mondo deve quindi in sé e nel tem-
po, avere come peculiari le caratteristiche di un mondo :

– Senza moneta
– Senza lavoro
– Senza proprietà
– Senza gerarchie
– Senza guerre
– Senza poveri
– Senza finanza
– Senza Stati
– Senza confini
– Senza schiavi

Queste sono le parole essenziali per definire nella li-


bertà e nella uguaglianza solidali il futuro del mondo1.

1. Un decalogo laico essenziale coeso con i Goals Onu peraltro.


40   Filosofia della Economia

Nella Storia la realizzazione delle utopie cambia sem-


pre il mondo in meglio mentre la mancata realizzazione
o incompleta di esse, finisce talora per peggiorarlo.
Dopo Marx, e nel futuro, si pone il problema di come
costruire, rafforzare rendere effettiva la demos crateia ma
in modo anarchico senza una archè che volutamente o in-
volontariamente, informi di sé il progresso del mondo.
La natura, si è detto, gioca un ruolo centrale in tal
senso, proprio Marx per primo imposta sulla dialettica
tra uomo e natura, la forza che costituisce il motore del
mondo, quella che Hegel chiama, per altro verso, la fiac-
cola della libertà.
In ultima analisi e non solo per Marx, Libertà, ugua-
glianza e fraternità costituiscono una trinità di valori laici
universali insostituibili.
In tale accezione possiamo ben dire che dio è laico
come noi, ironicamente, perché ogni miglioramento del
pianeta è utile a tutti non credenti e credenti e va oltre
l’esistente.
Certo il principio universale e universalistico del Mar-
xismo scientifico come scienza atea resta valido proprio
perché il mondo ha bisogno più che mai di scienza e non
di poeticità o fantasie religiose. Tuttavia non una allean-
za tra fides et ratio, ma tra libertà, scienza e ragione im-
pronterà il mondo di domani.
Dobbiamo però chiederci quale sia l’esito della dialet-
tica fra uomo e natura:agevole affermare che è la techne
questa sintesi positiva.
Di qui l’errore essenziale comune a religioni e filoso-
fie ontologiche non positiviste, nell’ostacolare e biasima-
re la tecnologia come Male.
5. Conclusioni  41

Ecco allora che la tecnica che schiavizza i pochi al ser-


vizio dei molti o che ipnotizza e anestetizza la vita attiva
per sostituirla con la esistenza virtuale da avatar è dele-
teria se non si costituisce come elemento fondamentale
e primigenio di una specie post umana o meta umana.
Nel futuro forse gli umani avranno corpi o cervelli im-
mortali ma come: macchine o esseri?
E la immortalità e la libertà e la conoscenza scientifica
del Tutto libereranno la specie o quel che ne rimane dal
nomos schiavistico capitalistico?
O cambieranno solo le dimensioni scalari del proble-
ma con schiavismo spaziale dopo quello digitale o colo-
niale spaziale e coloniale planetario?
L’universismo e universalismo globale saprà eman-
ciparsi dal sostituire le nazioni con colonie di lavoratori
planetari sfruttati?
La sfida futura non sarà più tra Uomo come genere e
Natura ma tra techne e cosmo.
Se prevarrà lo zeitgeist del lavoro come must necessa-
rio abbinato a bit coins come valuta e capitalismo spazia-
le, è il caso di dirlo, e alla proprietà come dogma laico li-
beral democratico, le magnifiche sorti e progressive del capi-
talismo globale non potranno che sfociare, esattamente
come accadde con il progresso industriale nel 1800 e con
il Rinascimento, in nuovi schiavismi da sfruttamento, di
masse analfabete digitali, povere, migranti e disorganiz-
zate oltre che private di diritti e di ascensori sociali.
E non è un pregiudizio passatista e antistorico a obbli-
garci a dire questo ma una analisi oggettiva di quello che
finanza e industria naviganti senza noccchiero, stanno pro-
ducendo, per non dire della deforestazione, del climate
42   Filosofia della Economia

change, dell’innalzamento degli oceani e dei tanti pericoli


che il turbocapitalismo globale, tutto concentrato su un
profitto fine a sé stesso e che non risolve alcun problema
collettivo o individuale, tuttora produce.
Confidare nella redenzione globale del capitale, con
nuove generazioni di imprenditori che costruiscano
spontaneamente la redistribuzione di beni e proprietà
e opportunità, appartiene più a una visione idealistica e
messianica della economia, che alla realtà effettuale.
In pratica la umanità si è fatta coinvolgere e trascinare
a tal punto da questa ossessiva esaltazione del dato eco-
nomico finanziario da fare delle borse finanziarie e dei
mercati globali il centro del mondo, spostando peraltro,
conseguentemente, il baricentro della politica, da padro-
na ad ancella della economia.
Ma nella storia umana ogni volta che questo è ac-
caduto, si pensi ai grandi Imperi della antichità e mo-
derni, la specie umana è stata in massa addomesticata
come accade ora col sigillo del W.w.w. o del triplice sei
della Apocalisse su ogni essere, sottoposto tutti a una
marchiatura da animali preumani o post umani, così fa-
cendo il capitale, la economia e la finanza non solo non
favoriscono e migliorano il progresso umano ma favo-
riscono e incentivano nuovi medioevi, nuove schiaviz-
zazioni e nuove crisi distruttive, belliche o pandemiche
o di povertà globale.
Si può reputare il risparmio come aspetto positivo del
capitale? No, perché sfocia non in una libertà collettiva
e individuale solidale, condivisa ma diviene motore im-
mobile e incentivo allo sfruttamento o alla rendita fine
a sé stessa, come parassitizzazione forzata di interi ceti
5. Conclusioni  43

sociali, il famigerato reddito da capitale che diviene vero e


proprip reddito di cittadinanza capitalista del capitalismo
globale, diviene non un dividendo o un diritto frutto del
lavoro ma una bolla speculativa immanente e parallela,
come le proprietà immobiliari e terriere immobili e in-
fertili inutilizzate come assets di capitale virtuale.
Così in fin dei conti in questo gioco autodistruttivo, il
denaro svanisce divenuto virtuale, la proprietà scompare
divenuta virtuale e simbolica su palazzi, fabbriche, ter-
reni, ville, vuoti, le azioni finanziarie si rivelano solo un
colossale gioco globale di avatar.
Il niente produce il niente e la bolla virtuale si sostitu-
isce alla economia e finanza reali.
Resta, reale e non virtuale la unica conseguenza possi-
bile di questo gioco spietato, il costruire un globo virtua-
le ma con miliardi di schiavi reali.
Solo i pochi iper capitalisti globali e le banche e in-
dustrie e reti finanziarie al loro servizio si salveranno da
questa nemesi storica che va ad annichilire con la rapidi-
tà di un computer post quantistico, tutti i progressi com-
piuti nei millenni dalla civiltà umana.
E la natura, Marxianamente, non potrà che fare ven-
detta naturale di questo scempio estinguendo quel che
resta di umano della specie umana con pandemie, tsuna-
mi, meteoriti, cataclismi e terremoti.
E questo finale già scritto della specie umana, sorpren-
dentemente, non sarà perciò innescato dalle guerre o dal-
le ideologie o dalle religioni, dai nazionalismi o egoismi
o dalla tecnica, ma dal nomos capitalista che sconfitti i
socialismi, gli ambientalismi, le religioni, non troverà nel
denaro ormai solo virtuale e nel capitale virtuale, la via
44   Filosofia della Economia

della salvezza, ma al contrario la più classica tra le buone


intenzioni di cui è lastricata la via dell’inferno.
Questo saggio come la voce del Laooconte mitologi-
co antico intende farsi portavoce non di un generico e
antistorico anticapitalismo ma della analisi ragionevole e
razionale dei fattori di crisi potenziali che possono porta-
re il mondo ad una catastrofe senza palingenesi possibili
e ampiamente annunciata.
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