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EDITORIALE

Schiavi del denaro


e servi del diavolo
di Marco Mantovani

Dieci anni fa iniziò la tempesta finanziaria per-


fetta. Dalla “grande depressione” del 1929 non si
era mai vista una crisi simile. Anche la gente co-
mune imparò il significato del termine “sub-
prime” (mutui ad alto rischio) e cominciò a te-
mere società storiche come i fondi d’investi-
mento e le banche d’affari internazionali stra-
colme di “titoli tossici”, detonatori del dissesto
globale. Tranne i possessori, e spesso fautori,
d’informazioni riservate che stazionano da sem-
pre negli ambienti privilegiati di Wall Street e
della City di Londra, fino al giorno prima di tale
disastroso tsunami finanziario, nessuna indiscre-
zione era trapelata, né si presagiva l’uragano
Forza 5 che si sarebbe abbattuto sui mercati bor-
sistici e sull’intera economia mondiale. Circa un
anno dopo arrivò il crack del colosso bancario
Lehman Brothers. Conoscevo bene alcuni mana-
ger e broker italiani che lavoravano presso la
sede londinese di codesto istituto a partire dalla
seconda metà degli anni ‘90. Alla fine del decen-
nio e nel primo lustro del Duemila si erano arric-
chiti in modo esagerato, diventando veri e propri
schiavi del denaro. Guadagnavano cifre astrono-
miche grazie a ciò che realizzavano nei labora-
tori alchemici dei quattrini e alla successiva ven-
dita attraverso gli istituti di credito. Siamo par-
lando soprattutto di strumenti finanziari denomi-
nati “Asset backed securities” (Abs) emessi a
fronte di operazioni di cartolarizzazione. Appa-
rentemente simili alle normali obbligazioni che
pagano cedole a scadenza sulla base di tassi d’in-
teresse fissi o variabili, in realtà gli “Abs” pos-
sono celare come “valori sottostanti” titoli o con-
tratti spazzatura. Potrei raccontare dettagliata-
mente le dinamiche di questi numerosi ed esotici
(o meglio: truffaldini) prodotti derivati e di come
milioni d’investitori sono stati turlupinati attra-
verso operazioni d’ingegneria finanziaria strut-
turata. Tra gli altri, in quegli anni, anche una nota
azienda nazionale, quotata tra le “Blue chip” (so-
cietà ad alta capitalizzazione) di Piazza Affari ha
acquistato “Abs” per miliardi di euro attraverso
la propria finanziaria lussemburghese, ma la vi-
cenda è rimasta ben nascosta dopo il repentino
cambio di proprietà avvenuto con una mega Opa
ostile. Questi capitalcomunisti...
Trascorsa una decade, adesso c’è qualche pinoc-
chietto sinistrorso che afferma (sapendo di men-
tire) che, a causa di Trump, coloro che control-
lano i mercati avrebbero riconquistato la possi-
bilità di fare danni, dimenticando però che
l’unica candidata foraggiata dai potentati di Wall
Street era invece Hillary Clinton. I padroni
dell’alta finanza, palesemente servi del diavolo
(chiunque esso sia) stanno cercando in tutti i
modi di eliminare il presidente Usa più scomodo
tra i recenti inquilini della Casa Bianca (il suo
nazionalismo economico è un freno per i loro
obiettivi). Una volta annullato il problema, essi
potranno continuare a spalmare sul mercato glo-
bale il proprio rischio, con nuovi strumenti, na-
scosti dietro titoli strutturati diversi, ma altret-
tanto efficaci. Questi banchieri miliardari, “com-
pagni di merende” di politici potenti come
Obama, Macron e Merkel, stanno preparando la
prossima crisi planetaria. Il loro motto sovrano
è: solo dal caos globale può nascere il Nuovo Or-
dine Mondiale (“Repetita iuvant”: osservare il
retro della banconota da un dollaro statunitense).
Le élite “progressiste” sono apparse troppo
spesso sinergiche, persino simbiotiche, con gli
interessi della finanza e, ahimè, pare che
quest’ultima stia stringendo un’alleanza di ferro
anche con i giganti delle tecnologie digitali. At-
tenzione quindi a non nuotare nell’oceano tor-
bido di quegli editori e analisti, falsamente alli-
neati al “politicamente corretto”, che intenzio-
nalmente disinformano l’opinione pubblica di-
chiarando che tutto sta procedendo per il meglio,
l’economia si è ripresa e la crisi delle banche è
ormai sotto controllo; sono clamorose bugie. Il
fuoco dell’imminente disastro cova sotto la ce-
nere (si sente il flebile crepitio) e scoppierà
all’improvviso come accadde nel 2007. Il fulcro
su cui ruota il pianeta è la più totale incertezza.
In Italia, nel frattempo, come se non fossero ba-
state la nefasta crisi economica tutt’ora in corso
e la successiva altrettanto devastante “austerity”,
per sviare l’attenzione verso i reali gravissimi
problemi del Paese, i pinocchietti nostrani, ar-
mati di falso buonismo, hanno perorato e facili-
tato in ogni modo l’invasione di centinaia di mi-
gliaia di migranti (fasulli rifugiati). Hanno creato
“ad hoc”, come logica conseguenza, il principale
tema politico e sociale di discussione, facendo
dimenticare alla gente tutto il resto. I profughi
sono stati accolti come servi della gleba dal ca-
poralato e dallo spaccio mafioso e come lucrosa
fonte di guadagno dalle innominabili coop rosse
e da alcune associazioni cattocomuniste. Tutti
assieme appassionatamente ne hanno fatto il bu-
siness dei tempi recenti. Per fortuna, parrebbe
ora che il governo, il Parlamento (tranne una pre-
sidenta, ma quella non conta) la magistratura e
finalmente (avverbio con doppia sottolineatura)
anche la Cei, si stiano schierando per cercare una
soluzione seria a questa emergenza nazionale.
Come possiamo scongiurare altri shock globali?
Per evitare il bis, dovremmo innanzitutto risol-
vere le diseguaglianze estreme tra i pochissimi
supermiliardari e la moltitudine dei poveri, ridi-
stribuendo la ricchezza mondiale. Ma temo che
prima di un auspicabile nuovo “boom” econo-
mico, avremo il “bang” della Corea del Nord.
Marco Mantovani
editoriale@vocedimantova.it

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