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LA SCUOLA CLASSICA
La scuola da cui è nata la disciplina, va dal 1900 al 1930. Rispetto al contesto socio economico di
quel periodo vi erano determinate variabili che influenzavano le teorie. Tali variabili erano:
- Elevata disponibilità di manodopera poco scolarizzata (mushroom’s towns).
- Necessità di soddisfare i bisogni prima, ovvero mangiare, bere un alloggio.
- Allargamento dei mercati e la nascita della produzione di massa. Non esisteva un mercato
di sbocco determinato, poiche vi era un’enorme richiesta di beni a basso costo. Vi era una
contemporanea nascita della produzione di massa. La nascita della produzione di massa fu
dipesa dalla necessità di soddisfare la domanda di beni a basso costo e di mediocre qualità.
Tre grandi studiosi della teoria classica (vedi slide 5).
STRUTTURA LINE-STAFF
Rispetto all’organizzazione di tipo funzionale di stampo taylorista, secondo Fayol è necessario
affiancare un supporto. Eliminare le routine, differenziando le attività, tale differenzianzione aiuta
a gestire meglio l’organizzazione. Inoltre è fondamentale stabilire un sistema di supporto alla
direzione ed alla coordinazione ed al controllo delle risorse. Effettuare studi (spiegando al meglio
ai collaboratori tali nozioni) e definizione dei programmi (definizioni di formalita, tempistiche ecc).
Attività di innovazione tecnica e tecnologica fondamentale, anche nelle attività di back office.
ORGANIGRAMMA
Il concetto di organigramma è utile per seguire l’evoluzione delle strutture stesse. E’ una
rappresentazione statica, ovvero non cambia con l’evoluzione dell’azienda, ci dovrà essere
qualcuno a cambiarlo, quindi ritrae la struttura aziendale di una certa data. Quindi l’organigramma
è uno strumento che deve essere aggiornato spesso (a causa della sua staticità), in sostanza deve
essere reso dinamico con l’aggiornamento costante. Dal punto di vista formale rappresenta i
rapporti gerarchici all’interno dell’organizzazione e le varie mansioni (sostanzialmente spesso non
è cosi). Ed infine i rapporti organici, ovvero i rapporti con gli altri organi aziendali (es. se sono del
reparto vendite e devo presentare un nuovo prodotto dovrò relazionarmi con l’ufficio del
marketing).
LEZIONE 3
LEZIONE 22 SETTEMBRE
L’obbietivo è la comprensione del come e del perche vengono prese delle decisioni, cosi da
aumentare il grado di accettazione su tutti i livelli dell’impresa
IL PROCESSO DECISIONALE
Fattori che influenzano il processo
- L’ambiente competitivo -> che puo essere influenzato dall’ingresso in nuovi mercati, quindi
vi è la necessità di attuare nuove strategie. Una reingegnerizzaione dei processi. La
ristrutturazione (es. l’introduzione della fatturazione elettronica). Una fusione o
acquisizione. Il downsizing.
- Le decisone prese all’interno dell’organizzazione -> ricerca di un maggior coinvolgimento
nel processo decisionale (più soggetti fanno parte del processo decisionale piu il grado di
accettazione sarà elevato). Maggiore cooperazione tra i soggetti coinvolti, permetterà di
aumentare il grado di accettazione, ma sarà meno efficiente, poiche all’aumentare del
numero di soggetti che prendono una decisione maggiore sarà il tempo per prenderla.
- Un nuovo processo decisionale -> caratterizzato da un maggior grado di coinvolgimento,
quindi un maggior grado di accettazione a discapito di un maggior tempo nel produrre la
decisione stessa. Nessun singolo individuo è in grado di prendere una decisione avendo
tute le informazioni necessarie a prendere una decisione ottimale ed ottimizzante.
MODELLI PER IL PROCESSO DECISIONALE
- Modello della razionalità ottimizzante -> che ha prevalso fino agli anni 50 che dava come
assunto che coloro che erano al comando erano in grado di prendere le decisioni al meglio
avendo tutte le informazioni
- “ razionalità limitato -> critica al precedente, ovvero anche coloro che avevano le maggiori
conoscenze nei più disparati ambiti non potevano essere in grado di prendere le migliori
decisioni individualmente (soddifacentismo)
- “ incrementale -> presente nella maggior parte delle aziende
- Garbage can -> modello del cestino dei rifiuti che fa leva sulle priorità ed interviene nelle
situazioni caotiche (in cui alcune decisioni più importanti vengono ignorate dando la
precedenza a decisioni più operative, ma meno prioritarie)
- Politico -> modello basato sui giochi di potere all’interno della società (il modello basato
sulle maggioranze e minoranze)
FASI DELL’APPROCCIO RAZIONALE ALLA DECISIONE (domanda d’esame)
Solitamente sono 8 fasi da 1 a 4 atte all’identificazione del problema da 5 ad 8 alla soluzione del
problema:
1) Monitorare l’ambiente -> analisi dell’ambiente circostante. Essendo sempre allineato
all’ambiente stesso (conoscere il mercato, vedere le leve utilizzate dai concorrenti,
conoscere i fornitori)
2) Definire il problema -> valutazione atta al comprendere al meglio il problema e
comprendere la richiesta (es. se volessi internazionalizzare la mia università dovrei prima
comprendere cosa s’intende con internazionalizzare, che potrebbe modificarsi a seconda di
chi la propoen. Potrei voler aumentare il numero di corsi in lingua straniera o aumentare la
capienza per gli studenti erasmus e via dicendo)
3) Specificare gli obbiettivi -> definizione delle modalità di intervento, tempistiche (che in
molti contesti sono stringenti).
4) Diagnostica del problema -> scomposizione del problema ed analisi dettagliata, fatta con
più soggetti che permette di avere molteplici punti di vista sullo stesso problema
5) Sviluppare soluzioni alternative -> è sempre meglio avere un set di possibilità su cui
decidere, cosi da avere margine decisionale e minore possibilità di avere una soluzione
viziata
6) Valutare le alternative -> valutazione delle alternative, in un determinato arco temporale
predefinito (evitando di arrivare a decidere a ridosso della scadenza)
7) Scegliere l’alternativa migliore -> scegliere l’opzione migliore, che non necessariamente è
quella ottimale e maggiormente efficiente, ma magari è la migliore in quel dato momento
ed in quel dato contesto
8) Implementare l’alternativa migliore -> tematica centrale, ovvero momento dell’attuazione
della decisione presa attraverso gli altri punti. Molto spesso questo è la fase che più spesso
non viene attuata o comunque non riesce ad essere attuata da coloro che hanno preso la
decisione, a causa del turn over dei dirigenti (es. Marchionne è stato costretto a modificare
quasi tutto il set di dirigenti, poiche non erano in grado di atttuare le decisioni che veniva
prese)
IL MODELLO POLITICO
Non si puo non tenere conto che all’interno delle organizzazioni vi siano delle coalizioni che
presentano delle istanze. Tali coalizioni avranno propri obbiettivi che potrebbero essere
conflittuali rispetto a quelli delle altre. Tutte le decisioni saranno frutto di negoziazioni e di
consensi tra le varie contropartim. Le strutture di potere sono centrali all’interno del processo
decisionale, sia la struttura formale che informale (in alcuni casi un soggetto ad un livello
gerarchico inferiore potrebbe essere più influente di uno ad un livello superiore). Anticipatamente
alla decisione vi è tutta la ricerca dei consensi.
LEZIONE 24 SETTEMBRE
IL POTERE
- il potere è direttamente connesso alla capacità di controllare i margini di incertezza
presenti negli altri soggetti, cercando di ridurre tale incertezza. Non si possono elimanere
tutte le opposizioni alle innovazioni, saranno sempre presenti, potrò provare a spiegare il
perche di tali scelte.
- controllo dei rapporti squilibrati (i casi in cui alcuni soggetti gerarchicamente inferiori
hanno una influenza tale da controllare gli altri piu di coloro che sono a livelli piu alti)
- Il micropotere, una serie di meccanismi attuati dal basso per ostacolare le decisioni prese
dall’alto (essendo alcuni operai specializzati gli unici in grado di intervenire sulla tecnologia
quest’ultimi sono in grado di opporsi al vertice agendo contro la societa (es. il dirigente che
firma il cartellino e poi se ne va o che da permessi extra ad alcuni dipendenti).
Tutto quello di cui stiamo parlando fa parte del comportamento organizzativo, ovvero gestione e
valorizzazione delle relazioni e comportamenti degli individui all’interno di contesti organizzativi
CSCW
Disciplina che studia come la tecnologia posso replicare le dinamiche di gruppo dal vivo. Nascono i
groupware, che servono a far lavorare individui da remoto emulando un contesto dal vivo (es.
webex, shareplay ecc)
ASPETTI ORGANIZZATIVI
Ogni gruppo di lavoro a seconda del variare del numero si entra a far parte di vere e proprie
community di scambio. Le piattaforme a disposizione del team dovranno essere flessibili ed
adattabili ai vari gruppi, inoltre dovranno essere in grado di mantenere uno storico del lavoro
effettuato.
CLASSIFICAZIONE 3C (domanda esame)
Nell’ambito delle dinamiche di gruppo devo sempre fare in modo che siano garantiti 3 elementi
principali. Questi 3 elementi sono piu facili da attuare dal vivo, mentre online è piu difficoltoso.
- Comunicazione -> scambio di informazioni tra i componenti
- Condivisione -> generazione ed utilizzo di informazioni condivisi
- Coordinamento -> la capacità di poter assegnare dei compiti ai componenti del gruppo,
prendere decisioni prima che si genereno conflitti, quindi prendere decisioni basate sul
cosenso del gruppo, evitare la ripetizioni di task tra piu componenti ridondanze.
LEZIONE 1 OTTOBRE
LE TEORIE CONTINGENTI IL MODELLO BASE
A seguito della scuola classica emergono una serie di studi che vanno a snocciolare fattispecie che
la scuola classica non ttrattava. Di fatti la scuola classica poggiava la sua teoria su un sistema
chiuso “the one best way” scelta migliore fondata solo sugli studi della propria societa, che spesso
a causa di fattori esogeni non erano attuabili.
La teoria della contingenza cerca di capire l’impatto e l’influenza dell’ambiente esterno the one
best fit, ovvero l’analisi dell’ambiente esterno che diverrà la variabile indipendente e le scelte
interne la variabile dipendente. Sara quindi l’organizzazione che si dovra adeguare all’ambiente
esterno.
QUALI SONO LE VARIABILI:
- Dimensioni contestuali
- Obbiettivi e strategie
- Ambiente esterno
- Tecnologie -> centralità della digitalizzazione (le pubbliche amministrazione dovranno
comunque valutare le variabili ambientali inerenti alla necessità di memoria per poter
conservare tutte le informazioni digitali)
- Dimensione
LE TEORIE DELLE CONTINGENZE
Vi sono variabili interni:
- Tecnologia -> es. lampadine nelle fabbriche che nel 20esimo secolo erano molto buie,
l’aumento di luminosità dell’ambiente di lavoro fece aumentare la produttività
- La dimensione
- La dimensione e le scelte strutturali
IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE IL PRIMO ISTITUZIONALISMO DI PHILIP SELZNICK
Non è sufficiente pianificare tutto all’interno, ma bisogna anche valutare ed analizzare le variabili
esterne.
Secondo Barnard si creano una serie di transazioni tra contributi ed incentivi tra soggetti ed
organizzazione con una logica di un incremento di performance dell’organizzzazione.
Tutti questi processi venivano svolti in maniera efficiente (soddisfazione personale attraverso un
euqilibrio tra contributi e benefici) ed efficacia (la si raggiunge attraverso il raggiungimento del fine
attraverso il coordinamento delle risorse.)
Attenzione crescente sugli elementi di cooperazioni, nascita di transazioni tra contributi ed
incentivi.
I MOTIVAZIONALISTI
Un gruppo di studiosi che pone un enfasi sulla crescita degli individui. Eliminando del tutto i limiti
della scuola classica
MASLOW LA SCALA DEI BISOGNI UMANI E DELLE ORGANIZZAZIONI CHE LI REALIZZANO
Scala dei bisogni, 5 livelli nella piramide che dovrebbero avere tutti gli individui, poiche se
soddisfatti ogni soggetto sarà in grado di lavorare al meglio ed essere piu produttivo. I primi due
bisogni sono quelli che ogni individuo necessità di soddisfare.
- Bisogni primari -> fame, sete, salute e riposo
- Bisogno di sicurezza -> svolgere un’attività in un luogo tranquillo e socialmente tranquillo
- Bisogni sociali -> essere accettati, essere coinvolti nelle attività, avere senso di
appartenenza. Se tale elemento non viene soddisfatto gli individui rischiano di demotivarsi
- Bisogni di stima -> non solo essere accettati, ma anche essere apprezzati per quello che si
fa, ricerca di prestigio e di rispetto dagli altri.
- Autorealizzazione -> l’individuo si sentirà soddisfatto e cercherà di aiutare il prossimo cosi
da vederli crescere, perche tutti i suoi obbiettivi saranno soddisfatti.
Dal 2015 al 2020 la top ten delle soft skill , alcune, sono scese e altre sono arrivate nei primi posti…
perche?
Grafico integrato con le prime 3 soft skill-> 3 competenze che appartengono a 3 aree diverse.
- La creativita pero non nasce competenza ma che e’ di base un abilita’ che diventa
competenza se viene potenziaata con l’integrazione delle altre due soft skill mostrate.
- La trasformazione delle 3 c fa vedere che la creatvita’ sostiene sia il pensiero critico che il
problem solving (infatti e’ messa alla base); il manager di successo del futuro mette a
sistema queste tre cose ed e’ considerato un “visionario concreto”
1) ASCOLTO ATTIVO:
“ un leader di successo deve avere a cuore le opinioni di tutti coloro che compongono l’azienda”
L’ascolto:
- Deve essere aperto e disponibile verso l’altro e verso se stessi ; dobbiamo conoscere il
nostro stato d’animo mentre ascoltiamo qualcuno ; dobbiamo saper valutare il nostro
grado di ascolto verso un nostro dipendente; mi metto in ascolto anche della
comunicazione non verbale della persona dalla quale posso percepire stati d’animo e
atteggiamenti
Prevede :
- la sospensione di giudizi di valori e di classificazione dei ruoli
- Osservare ed ascoltare ; mettersi nei panni dell’altro (empatia); comprendere e curare la
logistica (trovare l’ambienet consono per comunicare con il dipendente)
2) MOTIVATIONAL SPEAKING:
“e’ importante che sappia motivare i collaboratori, ispirando positivita’ ma soprattutto fiducia”
Motivare il dipendente:
- Per mostrare fiducia e credere negli altri devo esssere io in prima persona credibile perche
senno nessuno mi ascoltare;l’obbiettivo e’ stimolare la persona verso un obbiettivo
- Motivazione e fiducia sono aspetti collegati
3) EMPATIA
Termine coniato da rosenberg (ascolto rispettoso -> capacita’ di ascoltare ed accogliere l’altro
senza portarlo in una direzione specifica, creando con lui un rapporto sano e nutriente)
“
-mettersi nei panni dell’altra persona , senza farsi carico dei suo problemi senno’ e’
controproducente, per comprendere meglio …
Si basano sul leader gentile -> abilita’ di una persona che sa lavorare bene con gli altri e fa gioco
sullla comunicazione non violenta , sull’ascolto e la collaborazione nei confornti di qualcun altro.
il manager gentile e professionista sa anche rintracciare le cause dei conflitti… trovare la radice
del problema puo ‘evitare conflitti futuri.
Evitare conflitti e’ fondamentale perche : “saper gestire e valutare le cause dei conflitti
favorisce uno scambio di opinioni piu’ efficace”
Gestire i conflitti aziendali aumenta l’intelligenza emotiva dei futuri manager
- non devo proiettare la luce su di me , ma su chi ascolto , sul mio dipendente per il
benessere della collettivita’ aziendale
8)time managemnet
8) feedback
9) la flessibilita’:
DIMENSIONE
Come valutare la dimensione di un’azienda due tipologie di parametri
- Dimensione economica -> utilizzando come parametro il fatturato o l’ammontare dei costi
- Dimensione operativa -> attraverso il numero di dipendenti o la dimensione dell’area di
influenza economica (es. per valutare la dimensione di una banca si valuta la capacità di
raccolta dei depositi e la capacità creditizia della banca). Rete commerciale (es. il numero di
uffici postali a disposizione di poste)
Per evitare fraintendimenti si è deciso di stabilire criteri dimensionali omogenei ed in funzione del
numero di addetti, del fatturato annuo e del totale di bilancio annuo (vedi tabella sulle slide).
GRANDE VS PICCOLO
- Aziende grandi vantaggi:
1) Economie di scala
2) Portata globale
3) Gerarchia verticale
4) Meccaniche -> tutto è programmato, misurato e verificato
5) Mercato stabile -> tendono ad evitare i mercati ad alto tasso di rischio. Prima di entrare
in un nuovo mercato attuano molte analisi di mercato per comprendere il livello di
rischio
6) Uomini organizzativi -> si seguono delle routine, delle procedure formalizzate ed
omogeneizzate
7) Rigidità -> spesso le grandi imprese non riescono ad adeguarsi a nuovi standard
velocemente (es. caso fiat e macchine elettriche, tempo tra la preparazione
dell’organizzazione in funzione dell’elettrico troppo lenta rispetto all’esplosione del
mercato)
- Aziende piccole vantaggi:
1) Reattive
2) Flessibili -> tutti fanno un po tutto
3) Portata regionale
4) Struttura piatta -> livelli gerarchici quasi assenti
5) Organiche -> veloci, flessibili, tutti fanno un po tutto all’interno dell’impresa.
6) Semplici
7) Ricerca di nicchia -> fanno attività di ricerca, ma spesso su in singolo prodotto ed in
forma ridotta
8) Imprenditori -> viene gestita direttamente dall’imprenditore
ORGANIZZAZIONI IBRIDE
Trovare imprese con una struttura e forma di quelle studiate sarà quasi impossibile. Spesso
all’interno avranno molteplici strutture.
Spesso le aziende si trovano ad esternalizzare, che non è un fenomeno sbagliato, però l’abuso
dell’esternalizzazione potrebbe portare al fenomeno del lock-in attuato dal fornitore (la società
sarà “schiava” del fornitore il quale potrà scegliere di aumentare il prezzo o ridurre le quantità,
senza che l’impresa possa fare nulla).
I distretti industriali, che nascono per superare il limite della piccola impresa, attuando delle
alleanze con altre aziende simili alla mia così da mantenere la propria autonomia, ma con la forza
della massa si è in grado di attuare economie di scala ed essere piu competitive (es. consorzio).
CONCLUSIONI
L’elemento dimensionale è importante per scegliere l’assetto organizzativo.
LEZIONE 8 OTTOBRE
PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA
Primi 10 minuti persi
- Ferma strutturale apprendimento vs efficienza
- Sistemi di controllo ed informativi
- Politiche per le risorse umane
- Elemento su cui lavorare è la cultura organizzativa, ovvero i comportamenti interni, le
procedure attuate ecc.
- Collegamenti interorganizzativi
Risultati ricercati
- Efficientamento del processo produttivo
- Raggiungimento degli obbiettivi
- Stakeholder -> elevato peso data la loro importanza
- Valori competitivi
Nella definizione delle strategie esistono vari livelli di maturità e cio dipende dal contesto
organizzativo:
- Contesto organizzativo -> conoscere le risorse che ho a disposizione le procedure attuate,
che tipo di progettualità. Infatti ogni qualvolta che vi è un cambia di management c’è un
periodo di stallo in cui il nuovo management studierà il contesto organizzativo prima di
agire.
TIPOLOGIE DI DECISIONI
Strategia deliberata -> decisioni che devono essere approvate tramite votazione dal consiglio di
amministrazione, che vengono raccontate anche ai dipendenti ed in casi anche attraverso siti web
o giornali (quotati in borsa). Nel caso in cui non vi siano difficolta una strategia deliberata diverrà
una Strategia delibera. Nel caso in cui si trovano difficoltà nell’attuazione (es. covid) la strategia da
deliberata passerà ad abbandonata e nasceranno delle strategie emergenti, strategie parallele alla
deliberata, che hanno l’intenzione di attuare l’obbiettivo superando le problematiche incontrate
dalla strategia deliberata.
STRATEGIA E STRUTTURA
E’ la strategia ad influenzare il contesto organizzativo o il contesto organizzativo ad influenzare la
strategia -> Nella fase di sviluppo dell’azienda o nelle pubbliche amministrazioni sarà la struttara
ad influenzare le strategie. Questo avviene perche nell’ambito pubblico il management ha
scarsissima autonomia decisionale perche dovrà seguire le normative regionali o nazionali “ho le
mani legate” tipica frase che viene detta all’interno della pubblica amministrazione
STRATEGIE DI BASE
Tipologie di strategie intraprese per raggiungere il vantaggio competitivo.
- Differenziazione -> sempre le solite cose
- Strategia di leadership globale dei costi -> sempre solite cose
- Strategia di focalizzazione -> lavoro sulle nicchie, ovvero ambiti competitivi di tipo ristetto