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Il Pratico Mondo per Edunet books

George Bernard Shaw

Il credo politico di chiunque


George Bernard Shaw
Il credo politico di chiunque
Il Pratico Mondo per Edunet books

PARTE PRIMA
1. La natura umana è incurabilmente depravata?
2. La questione agraria
3. Il sistema inglese dei partiti
4. I Parlamenti dei poveri
5. Democrazia: un passo avanti
6. Conoscere il nostro posto
7. L'eguaglianza
8. La proposta abolizione delle classi
9. Lo Stato e i bambini
10. I mostri generati dalla scuola
11. I misteri della finanza: la banca
12. Le illusioni del mercato monetario
13. Idee giuste e idee assurde in fatto di compensazione
14. Il vizio del gioco e la virtù dell'assicurazione
15. Le illusioni della finanza di guerra

1. LA NATURA UMANA E' INCURABILMENTE DEPRAVATA?

Se la natura umana è effettivamente depravata, leggendo questo libro non farete che
perdere il vostro tempo, e allora vi consiglio senz'altro di cambiarlo con un romanzo
poliziesco o con una piacevole opera classica, a seconda dei vostri gusti. Infatti, sebbene
questo libro sia in certo modo un romanzo poliziesco, dato che mira a scovare alcuni di
quegli errori che nello spazio di venticinque anni ci hanno regalato una stridente
sperequazione nella distribuzione del reddito nazionale e due guerre mondiali, sarà meglio
per noi risparmiarci il vano tormento di acquistare piena coscienza di tali errori, se ci
mancano parimenti la capacità politica e la sincera volontà di porvi rimedio. Meglio allora
attaccarci alle nostre illusioni, tenerci le nostre speranze e il nostro amor proprio,
continuando nei nostri vizi e facendo quante più follie è possibile, prima che esse ci
distruggano.

Riconosco senz'altro che gli argomenti a nostro sfavore sono suffragati dal fatto stesso che
proprio in questo momento le nazioni si stanno accanendo in un orrendo massacro
reciproco, in una lotta di distruzione. Basta leggere i "Viaggi di Gulliver" per apprendere
dal re di Brobdingnag come il semplice e nudo esame della storia d'Inghilterra possa
portare alla conclusione che l'umanità è incorreggibilmente scellerata. Quando Swift si
tolse di dosso la maschera del re, descrisse un'Utopia governata da cavalli, nella quale gli
uomini erano poco più che vermi, e non si chiamavano nemmeno uomini ma Yahoos.
Eppure Swift non conosceva fino in fondo le vere condizioni del genere umano, e
nemmeno Goldsmith, sebbene il suo "Deserted Village" dimostri come egli giungesse alla
conclusione che «quando il commercio prende il sopravvento, l'onore va in malora».

Solo nel diciannovesimo secolo, allorché Karl Marx strappò dalle intonse pagine dei nostri
rapporti ufficiali le relazioni dei nostri ispettori di fabbrica e rivelò il capitalismo in tutta la
sua atrocità, il pessimismo e il cinismo si tinsero dei colori più foschi. Marx dimostrò
irrefutabilmente che il capitale, nel perseguire quello che egli chiamò "Mehrwerth" e che
noi traduciamo come plusvalore (esso comprende rendita, interesse e profitto
commerciale), è spietato e non si ferma davanti a nulla: massacri e mutilazioni, schiavitù
bianca e nera, alcool e droghe, se questi promettono di fruttare uno scellino per cento in
più che non i dividendi della
Ilfilantropia. Prima
Pratico Mondo perdi Marx books
Edunet vi era già stata abbondanza di
pessimismo. Il libro dell'Ecclesiaste nella Bibbia ne è pieno. Shakespeare, nel "Re Lear",
nel "Timone di Atene", nel "Coriolano", ne subì il fascino restandone avvinto. Altrettanto
accadde a Swift e a Goldsmith. Ma nessuno di essi poté documentare il problema con fonti
ufficiali come fece Marx. Egli venne così a creare quell'esigenza di «un nuovo mondo» che
non solo anima il moderno comunismo e socialismo, ma nel 1941 diventò la parola
d'ordine perfino di zelanti conservatori ed ecclesiastici.

Essi convengono tutti che non si può cambiare il mondo senza cambiare prima l'Uomo.
Essi lo chiamano un «mutamento di cuore». Ma la Bibbia ci dice che il cuore dell'uomo è
menzognero e disperatamente cattivo; e la storia sembra dar ragione alla Bibbia. Quanto
più ci addentriamo nella questione, tanto più ci appare evidente che non soltanto la Grecia
antica e Roma, ma anche una mezza dozzina di civiltà anteriori, progredite e imponenti
come la nostra, decaddero e crollarono. A quanto sembra, l'incorreggibile cuore umano
non volle saperne dei mutamenti indispensabili per salvarle, dando così modo ai pessimisti
di convincersi che l'aspirazione a un mondo nuovo non ha probabilità di essere attuata
dall'attuale generazione di Yahoos, tutta occupata a massacrarsi di gusto in una guerra che
in fondo non è soltanto maniaca ma insensata.

E tuttavia, se vale la pena di scrivere o di leggere questo libro, tutto questo pessimismo e
cinismo si rivela un puro abbaglio dovuto non soltanto all'ignoranza della storia
contemporanea, ma alle false illazioni che da quel poco che se ne conosce si sogliono trarre.
Non è vero che tutte le atrocità del capitalismo siano l'espressione del vizio e del malvolere
degli uomini; al contrario, esse sono in gran parte il prodotto delle virtù domestiche, del
patriottismo, della filantropia, dello spirito d'iniziativa, dell'amore del progresso, e di ogni
altra sorta di qualità di alto valore sociale. Gli avari e coloro che arraffano senza scrupoli
non sono appoggiati dall'opinione pubblica. Dal capitalismo può risultare un inferno sulla
terra; ma è un inferno lastricato di buone intenzioni. Il capitalismo non è un'orgia di
scelleratezza umana: è un'utopia che ha abbagliato e fuorviato molti uomini amabili e
dotati di spirito civico, da Turgot e Adam Smith a Cobden e Bright. I sostenitori del
capitalismo sono sognatori e visionari che, invece di fare il bene con intenzioni malvage
come Mefistofele, fanno il male con le migliori intenzioni. Con tale materiale umano
potremo anzi produrre una dozzina di nuovi mondi, una volta che avremo imparato sia i
fatti sia le lezioni di scienza politica che questi fatti ci insegnano. Giacché prima che un
buon uomo possa tradurre in atto le sue buone intenzioni, egli deve non soltanto accertarsi
dei fatti, ma ragionare su di essi.

Quanto è detto qui sopra vale se miriamo a raggiungere la perfezione. In pratica tutto ciò
che possiamo fare è raccogliere quanto più materiale informativo è possibile e in base ad
esso agire nella maniera più illuminata che il nostro fallibile giudizio ci consenta. Anche il
nostro materiale informativo può indurci in errore: può essere a esempio onesto e accurato,
ma non più attuale. Nozioni validissime nel 1066 per Guglielmo il Conquistatore possono
essere viete per un Primo Ministro nel ventesimo secolo. Se la cultura non è andata di pari
passo col mutare dei fatti, quel Primo Ministro può essere un anacronismo vivente. La
maggior parte dei nostri Primi Ministri lo è. Se le informazioni datano dal 1500, epoca in
cui i baroni feudali si erano in gran parte sterminati a vicenda, mentre che i fatti,
diventando commerciali, facevano appello di per se stessi all'avventuriero del Galles che
concluse la strage dei baroni uccidendo Riccardo terzo e sostituendosi a lui come re, le
Scuole fondate allora saranno mercantiliste, favorevoli alla classe media, antifeudali e
perfino regicide. Ministri educati in esse combatteranno i Premiers conservatori in veste di
"leaders" di un'opposizione liberale, dando inizio a una tradizione che fa di loro i
rappresentanti del progresso e della libertà individuale contro il conservatorismo e il
servaggio feudale. Quando Il la conseguente
Pratico Mondorivoluzione
per Edunetindustriale
books raggiunge il punto nel
quale il capitale necessario per l'intrapresa di grossi affari sale da centinaia di migliaia a
milioni di sterline, gli imprenditori perdono la loro posizione di predominio e diventano
schiavi dei finanzieri, i quali li impiegano come amministratori stipendiati; con questo
nuovo mutamento dei fatti sorgono i discendenti della classe media proletarizzata che
denunciano il liberalismo come iniquo e rovinoso, mentre il Ruskin College e i suoi simili
educano capi laburisti e scagliano i principi marxisti sia contro i conservatori feudali sia
contro i liberali mercantilisti.

Il guaio di questa evoluzione è che le nostre abitudini umane e le nostre idee non cambiano
in sincronia coi fatti. Nell'undicesimo secolo l'Inghilterra fu feudalizzata dalla conquista
normanna; la terra divenne proprietà del re e i baroni ricevettero le loro proprietà da lui in
cambio di un gravoso servizio pubblico. Nel diciannovesimo secolo questo sistema si era
sviluppato (o era degenerato) in un sistema a tre classi; la terra diventò virtualmente
proprietà di coloro che la possedevano per eredità o per compera, fu coltivata da un
proletariato troppo numeroso per poter ottenere lavoro a condizioni superiori alla nuda
sussistenza, sotto la direzione di una classe media che vendeva ai proprietari la sua abilità
commerciale e professionale a prezzi di domanda e offerta; tutte e tre queste classi
apparivano politicamente "libere", ma in realtà erano in condizioni di effettiva schiavitù
economica. Cionondimeno le grandi "public schools" istituite dall'alto clero e dai monarchi
feudali nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, che servirono da modello alle
successive scuole fondate dai ricchi mercanti, continuano a insegnare oggi in Inghilterra i
sistemi feudali e i credi della Chiesa. Vi sopravvive persino l'uso esclusivo del latino come
lingua della letteratura, religione, diplomazia e legge, sebbene il latino, come lingua parlata,
sia morto di morte naturale quindici secoli fa.

Questa tecnica e tradizione dell'educazione secondaria domina ancora il nostro sistema


scolastico. Una volta mi presi la briga di criticare questo stato di cose alla presenza di un
rettore del Collegio di Winchester. Egli mi addusse orgogliosamente come prova della
modernità e del primato intellettuale della sua scuola il fatto che essa avesse appena
assunto un insegnante di matematica, raggiungendo così nel ventesimo secolo il punto
raggiunto da Archimede duemila anni prima.

Quando lo sviluppo del commercio obbligò le università ad aggiungere ai loro programmi


l'economia politica, ciò fu tollerato e anche ben accolto, in quanto una politica economica
ispirata al più puro egoismo (chiamato molto educatamente individualismo) avrebbe
assicurato automaticamente lavoro continuo e salari sufficienti all'intera popolazione,
lavoro dato da una classe superiore abbastanza ricca per accumulare capitali e mantenere
la cultura; anche questa teoria si è fossilizzata in una tradizione e si continua a insegnare
così come fu inventata dai fisiocrati francesi due secoli fa. Questa teoria non è stata mai
vera: ciò che in realtà essa produsse automaticamente fu l'orribile miseria rivelata da Karl
Marx; contro di essa gli umanitari di tutti i partiti indissero una campagna a favore di leggi
sociali, col concorso di sindacati operai troppo potenti per essere perseguitati come
cospiratori contro l'ordine pubblico.

La nostra istruzione pubblica è quindi in ritardo tra i cento e i duemila anni e produce lo
strano fenomeno conosciuto col nome di "Old School Ties"; il quale ha per effetto che Stati
moderni siano governati da gabinetti nei quali le idee di Noè e di Samuele, di Guglielmo il
Conquistatore e di Enrico settimo, di Cromwell e di Tom Paine, di Adam Smith e di Robert
Owen, di Gesù e di Darwin sulla società sono commiste in un'indicibile confusione.
Quando questi gabinetti si trovano, come oggi accade, di fronte a dittatori stranieri che
hanno letto Karl Marx alla luce di una amara esperienza personale di povertà proletaria e
di persecuzione, e che quindi
Il conoscono la parte
Pratico Mondo peggiore
per Edunet del mondo in cui vivono, la
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reciproca incomprensione che ne risulta è tragica e comica insieme, e in ambedue i casi
disastrosa. Alle "Old School Ties" i dittatori appaiono come ribelli ignoranti e incolti. Ai
dittatori le "Ties" sembrano volgari sfruttatori che vivono alle spalle dei poveri e sono
decisi a continuare a farlo per amore o per forza, ma più spesso per forza.

Ciò non toglie che ambedue le fazioni siano animate dalle migliori intenzioni e si credano
sulla strada di cessare di far male e di imparare a far bene.

Qualche volta i partiti sono più pericolosi quando dichiarano d'essere d'accordo che
quando dicono di non esserlo. Quando H. G. Wells prospettò una nuova Dichiarazione dei
Diritti e la sottomise alla discussione generale, io mi trovai perfettamente d'accordo, e
questo c'era forse da aspettarselo; mi trovai comunque perfettamente d'accordo anche con
tutti gli altri partiti intervenuti nella discussione, comprese le persone che considerano le
mie idee politiche come sovversive e perfino diaboliche.

Questa apparente armonia da Regno di Dio fu infranta dal Primo Ministro Winston
Churchill, il quale, in risposta ad alcuni scettici che stavano insistendo presso di lui per
ottenere una più esplicita dichiarazione sui nostri scopi di guerra, disse testualmente: «Se
voi cercherete di esporre partitamente quella che sarà l'esatta situazione delle cose e il
modo concreto di rimediarvi, vi accorgerete che nel momento stesso in cui avrete
abbandonato il campo delle pie insulsaggini scenderete nell'arena delle più accese
controversie».

Con questa mortale sentenza Churchill abbatté tutti i birilli in un sol colpo, lasciandoci in
quella regione astratta nella quale noi appariamo come una nazione unita. Tale unanimità
è utile in tempo di guerra, quando tutti dobbiamo combattere per le nostre vite, ci piaccia o
no; ma chiunque pensi che ciò debba continuare a guerra finita, quando dovremo
cominciare a ricostruire e a far piazza pulita, si lascia ingannare da frasi altrettanto inutili
ai fini legislativi quanto i simboli algebrici che rappresentano quantità ma non ci dicono di
che genere di quantità si tratti.

Fin quando descriviamo in termini astratti le virtù che bisogna praticare e i vizi che
bisogna fuggire, ogni retto pensatore, da Confucio e Mosè a Gesù e Maometto, e da questi
al papa e al presidente della "National Secular Society", è d'accordo con noi di tutto cuore.
Ma nel momento in cui passiamo al particolare e sorge la questione se alcuni specifici modi
d'agire siano virtuosi o viziosi, permissibili o criminali, l'accordo svanisce; piombiamo
allora in controversie che possono trasformarsi in crociate estremamente sanguinose. Noi
tutti ammettiamo la santità del matrimonio legale; ciò non toglie che legalitari siano
altrettanto l'indiano poligamo che conferisce la propria casta a un centinaio di figlie di
ricchi sposandole per un certo periodo contro una ricompensa, il musulmano che convive
con quattro mogli, l'eroe e l'eroina di molti divorzi di Hollywood e le coppie irlandesi legate
tra loro in una indissolubile monogamia. Siffatti vari tipi di istituzioni non possono che
opprimersi a vicenda o ammettere pacificamente di essere diverse; ma questo non è
sempre possibile. Fumatori e non fumatori non possono sentirsi egualmente liberi nello
stesso scompartimento ferroviario.
Per ottenere un accordo sostanziale sufficiente a fare un corpo di leggi non basta
un'omogeneità psicologica: l'omogeneità dev'essere anche scientifica. Come afferma Wells,
la legge comune presuppone nozioni comuni. Ai fini legislativi essa presuppone anche
conclusioni tratte da queste nozioni. Gli abitanti dell'isola Pitcairn ne sanno quanto i
britannici, ma non si preoccupano dei problemi dell'alta civiltà, perché aspettano in un
prossimo futuro la secondaIlvenuta di Cristo
Pratico Mondo che
per stabilirà il regno dei cieli sulla terra.
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I miei studi sulla vaccinazione mi hanno convinto che essa è una illusione dettata
dall'ignoranza e che il volerla imporre al prossimo costituisce spesso un atto di
sconveniente tirannia; ma molti scrittori che hanno avuto le stesse mie possibilità di
sviscerare a fondo il problema sono persuasi che la nazione sarà distrutta dal vaiolo se tutti
i cittadini non si vaccineranno a frequenti intervalli di tempo. In Russia sono tutti
comunisti e hanno una bellissima costituzione del tipo di quella proposta da Wells; ma gli
economisti ufficiali, convinti dell'imprescindibile urgenza di nuove fabbriche, centrali
elettriche e ferrovie, contrastano inappellabilmente il desiderio del popolo, che vorrebbe
più orologi d'argento. E che cosa devono fare le persone ipertoniche e rabbiosamente
dinamiche che desiderano lavorare sedici ore al giorno, spendere decine di migliaia di
sterline l'anno, ritirarsi a vita privata a 40 anni e morire consunte a 60, di fronte alle
persone ipotoniche che desiderano lavorare quattro ore al giorno per trecento sterline
l'anno, ritirarsi a 60 e morire a 90, quando entrambe le categorie si trovano di fronte a un
Governo abbastanza progredito da guardarsi bene di scuotere la stabilità sociale favorendo
una seria sperequazione di reddito tra i cittadini?

Vi è anche un'altra difficoltà; sapere chiaramente che cosa si deve fare non significa sapere
come si debba farlo. Dickens descrive le nostre classi dirigenti come perfette maestre
dell'arte di Come Non Fare Qualcosa. Ma la realtà è che, essendo convinte di stare
benissimo così come sono, esse non hanno alcuna voglia di fare quel Qualcosa. I
governanti che onestamente e intensamente desiderano far Qualcosa esercitano le loro
funzioni in modo disastroso, perché non ne sanno abbastanza.

Quando Maometto divise il calendario in dodici mesi lunari, egli sapeva bene ciò che faceva
e non si basò su teorie sorpassate, ma su fatti visibili di fisica astronomica. Tuttavia le
carovane si trovarono presto nei guai, perché la sua misura, abbastanza precisa fin là dove
giungeva, non giungeva abbastanza lontano.

Ma non abbiamo bisogno di risalire al settimo secolo per trovare esempi. Durante i dieci
anni che seguirono la rivoluzione bolscevica del 1917 in Russia, il Governo comunista,
benché aggiornato e anzi in anticipo sui tempi in fatto di teorie sociali e di conoscenza dei
fatti, fece tanti errori amministrativi e legislativi che la sopravvivenza dello Stato
comunista e dello stesso popolo russo sembra ancora miracolosa e provvidenziale. I
bolscevichi sapevano quello che volevano, ma non sapevano come attuarlo. Se le teste delle
nostre "Old School Ties" si potessero svuotare di quanto di politico hanno imparato a
scuola o a casa e riattare con la cultura e la capacità mentale di un Lenin, ripeterebbero gli
stessi sbagli e porterebbero la nazione ancor più vicino alla fame e alla rovina, senza alcuna
garanzia che le circostanze ci permettessero eventualmente di cavarcela come Lenin.

Rimane dunque una cosa sola da fare: individuare e isolare il maggior numero possibile di
punti pericolosi e indicare chiaramente il maggior numero possibile di strade giuste.

Proviamo a cominciare con la questione agraria. Essa è così fondamentale che, se


sbagliamo su di essa, ogni altra cosa risulterà automaticamente sbagliata.
2. LA QUESTIONE AGRARIA.
Qual è il punto di vista del buon senso sulla questione agraria, secondo l'opinione degli
uomini nati e allevati in città? Che un contadino dovrebbe essere il proprietario della terra
che coltiva. Se questa terra non è di sua proprietà ed egli non può scacciarne con l'aiuto
della legge coloro che abusivamente vi penetrano, quale sicurezza può egli avere del
possesso e del consumo delIlsuo raccolto?
Pratico Permettiamogli
Mondo dunque di essere il proprietario
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del suo piccolo appezzamento di terreno contro qualsiasi pretendente. I coltivatori
potranno allora prosperare a seconda della loro industriosità, del loro temperamento e
della loro onestà: in breve, a seconda del loro buon carattere e delle loro attitudini a questo
difficile lavoro tecnico. Se, date queste condizioni, un uomo non riesce a prosperare
insieme con la sua famiglia, si può ragionevolmente concludere che, o ha sbagliato carriera
e dovrebbe pertanto provare la vita cittadina, o nel suo carattere vi è qualcosa che non
funziona e quindi la sua povertà e il suo insuccesso «ben gli stanno». Questa è la semplice
morale che si può dedurre dall'esempio dei pionieri coltivatori di terra; funziona
abbastanza bene nelle regioni dove ci sono ancora terre libere ed egualmente fertili a
disposizione di tutti senza che si debba pagare un padrone per lavorarle. La nostra
presente sventura è di voler persistere in questa moralità primitiva ora che i fatti la
contraddicono apertamente in ogni punto. I coltivatori moderni non sono pionieri: essi
non possono trovare a portata di mano un ettaro di terra libera tutta fertile, né in verità di
qualsiasi altra terra. Tuttavia i contadini, che devono lavorare sedici ore al giorno per
pagare il fitto, le tasse e l'interesse delle ipoteche, vi dicono ancora seriamente che loro
sono indipendenti, che sono padroni di se stessi, che godono del beneficio inapprezzabile
della libertà politica e che i Governi stranieri che hanno abolito la proprietà privata delle
terre devono essere tiranni così mostruosi e così assetati di sangue che è nostro dovere
verso la civiltà far loro la guerra e sradicare le loro orribili dottrine dalla mente degli
uomini. Tutto questo lo imparano a casa e a scuola, e come se non bastasse se lo sentono
ripetere a sazietà dalla stampa, dalla radio, dal Parlamento, dai giudici e dagli oratori dei
comizi elettorali.

Non si può dubitare della loro buona fede. Credono onestamente di difendere i fondamenti
sociali dell'onore e della virtù pubblica e privata, quando invece votano per l'ozio, lo
sperpero, il lusso vizioso, il parassitismo, la povertà, l'eccesso di lavoro e tutti gli altri mali
che conseguono all'egoistica proprietà privata fino a intaccare le fonti primarie del
pubblico benessere. Ma vediamo di non precipitare nel pessimismo politico, dichiarando
che essi hanno ciò che si meritano per la loro stupida malvagità. Educateli come contadini
associati che pagano il loro fitto allo Stato per il bene comune come ora pagano le tasse, e
vedrete che gli stessi impulsi etici che fanno ora di loro conservatori bigotti li faranno
diventare bolscevichi. La Russia lo ha già sperimentato.

Per capire la questione, bisogna cominciare col rendersi conto del fatto che la terra non è
né illimitata in quantità né ovunque dello stesso valore. Esso varia da ettaro a ettaro, dai
terreni della City di Londra, che si valutano a piedi quadrati, al deserto del Sahara ove non
può esistere vita umana. Nelle Isole britanniche vi sono luoghi ove gli abitanti raccolgono
carbone a bassa marea portandoselo a casa nei loro battelli senza spendere un soldo, e
miniere nelle quali, dopo vent'anni di costosa costruzione di gallerie, il carbone viene
faticosamente spaccato e poi trasportato alla luce da punti situati a migliaia di metri sotto
il livello del mare. Vi sono terre che traboccano di latte e miele, terre che trasudano
petrolio, terre piene di diamanti e di pepite d'oro, eldoradi d'ogni genere, a fianco di deserti
di sabbia privi d'acqua, di paludi piene di malaria e di giungle abitate da serpenti velenosi e
da feroci leopardi. Nelle più belle contrade dell'Irlanda dell'Ovest e della Scozia vi sono
lande pietrose, dalle quali il coltivatore non riuscirebbe a trarre il proprio sostentamento
neanche a prezzo del più duro lavoro, a meno di non riuscire una volta l'anno a trovar
lavoro altrove come bracciante all'epoca del raccolto. Nelle vie suburbane gli affitti delle
case variano di chilometro in chilometro a seconda del prezzo delle tariffe del tram,
dell'autobus o della ferrovia che è necessario usare per recarsi al più vicino mercato o al
centro d'affari. Se gli affitti variano da alcuni scellini alla settimana a migliaia di sterline
l'anno, ciò dipende dal fatto che la terra varia in rendimento e ubicazione, e presenta
vantaggi e svantaggi di ogniIltipo. Questi
Pratico nonper
Mondo sono puntibooks
Edunet di vista sul problema agrario: sono
fatti. Sono fatti anche le donne che devono allevare i loro figli col sussidio di guerra di 40
scellini la settimana, mentre ne pagano quattordici la settimana d'affitto.

Se si divide la terra di un paese in piccoli appezzamenti e se ne conferisce la proprietà agli


occupanti, non si otterrà affatto come risultato finale che i singoli individui siano ricchi in
proporzione alla loro industriosità, onestà, sobrietà e capacità. Alcuni di essi saranno
longevi e favolosamente ricchi; altri ancora saranno abbattuti dalla febbre e mezzo morti di
fame o se ne staranno per la strada come derelitti vagabondi; gli altri si verranno a trovare
in una condizione intermedia tra questi due estremi. Quasi subito gli sfortunati
abbandoneranno le loro sterili sabbie e paludi e si offriranno di coltivare le terre dei più
fortunati allo scopo di ottenere un miglior sostentamento, sacrificando il resto dei prodotti
al proprietario come prezzo dell'affitto. I fortunati diventano così non soltanto una classe
ricca ma, se preferiscono, anche una classe oziosa. A una buona parte di essi piacerà di
costituire una classe di signore e signori e fondare una tradizione secondo la quale è
vergognoso dover lavorare per vivere e perfino portare un pacco per la strada. Camminare
invece di andare a cavallo o in carrozza equivale a decadere dalla propria casta.

Oltre a ciò, quando tutte le terre sono state assegnate, coloro che nascono dopo non
avranno terre e diventeranno una nuova classe schiava, detta proletaria, che vive vendendo
il proprio lavoro ai coltivatori, o pagando un affitto per la terra che occupa se si tratta di
contadini o di artigiani. Quando i proletari nascono in numero superiore a quello che i
coltivatori possono profittevolmente utilizzare, il prezzo del lavoro proletario cade fino a
un livello tale da bastare a stento a sostenere una vita abbreviata da una lenta inedia.
Stando così le cose, i proprietari sono le uniche persone che hanno più denaro di quanto
debbano spendere. Essi conglobano praticamente nelle loro mani tutti i risparmi del paese.
Il denaro risparmiato si chiama capitale; e i proprietari, già chiamati proprietari terrieri e
«che vivono di quello che posseggono», diventano capitalisti e prestano il loro capitale a
uomini d'affari per un affitto chiamato interesse, esattamente allo stesso modo in cui
hanno dato in affitto le loro terre. Il monopolio di classe del capitale segue il monopolio di
classe della terra, inevitabilmente come l'inverno segue l'autunno.

Facciamo un po' di storia del problema. Guglielmo il Conquistatore è ancora adesso una
figura interessante, a otto secoli dalla sua morte, come esempio del vantaggio che si ottiene
dall'incrocio tra le classi. Non aveva i quattro quarti di nobiltà; era il figlio bastardo di un
duca e il nipote di un volgare conciatore di pelli. Ma fu abbastanza abile da mettere insieme
un esercito di avventurieri normanni e conquistare l'Inghilterra. Essendo di educazione
feudale e monarchica, divise la terra in grandi tenute, fortificate da castelli e distribuite tra
i suoi compagni d'armi francesi, o lasciate nelle mani dei proprietari sassoni che non gli
davano noia, permettendo che ne facessero quello che volevano purché si interessassero
della difesa del paese, dell'amministrazione della giustizia nei loro domini, del
finanziamento delle istituzioni reali e, in genere, dello svolgimento di compiti locali di
civilizzazione, a condizione di serbare fedeltà a lui quale re, di passare in eredità i loro
possedimenti, all'atto della loro morte, integralmente a un solo erede maschio capace di
assumersi tutte le loro responsabilità. Essendo un cattolico battezzato, egli costruì, oltre ai
castelli, chiese e abbazie che affidò al clero insieme con le tenute relative, a condizione che
esso si prendesse cura del benessere spirituale del popolo.
Date le circostanze fu una sistemazione molto ragionevole e mantenne per qualche tempo
il paese in ordine, in una società agricola composta di baroni, vescovi, contadini e servi. Ma
soltanto per qualche tempo, ovverossia fin tanto che i fatti corrisposero press'a poco agli
schemi del feudalesimo. Ma i fatti, a differenza degli schemi, non amano restar fermi. Re e
baroni, per quanto abili, sono semplici mortali; l'abilità non sempre passa dal padre al
figlio, al contrario spesso muore col suo
Il Pratico possessore.
Mondo Tuttavia
per Edunet books il sistema feudale, invece di
provvedere alla scelta di persone abili per la successione dei re e dei baroni, previde
soltanto che il successore dovesse essere un maschio. E alla domanda «quale maschio?»
rispose «il figlio maggiore del morto». Questo provvedimento evitò lotte di successione ma
non garantì la competenza del nuovo governante nelle funzioni di giudice civile e di capo
militare. Il figlio maggiore di Guglielmo fu un inetto e non gli succedette, sebbene avesse
mosso guerra a suo padre in Francia e lo avesse anche sconfitto. Tra i baroni furono molti
gli incapaci che succedettero ai loro padri, e combinarono guai disastrosi o tirarono avanti
facendo quello che facevano gli altri baroni. I pochi che non furono né falliti né babbei, ma
anzi veri e propri re locali, contesero al re centrale il controllo del paese e perfino il trono
stesso. Il sistema aveva in sé fin dall'inizio il germe della guerra civile.

Esso creò inoltre una classe di cadetti per la quale non fu preso alcun provvedimento, e che
in Inghilterra fu allevata secondo le abitudini e la prodigalità dei baroni senza avere i
redditi per pagarsele. Essi dovevano vivere della generosità dei loro fratelli maggiori
oppure ottenere un impiego nazionale, quali ufficiali dell'esercito o diplomatici, o anche
benefici ecclesiastici e vescovadi. I loro discendenti dovettero vivere praticando le libere
professioni, il che costituì un tale abbassamento che riesco ancora a ricordarmi di quando
il fatto che il dottore accettasse denaro per i suoi servizi era trattato come un segreto
vergognoso, e si pagava quindi il dottore furtivamente come se si desse una mancia al
maggiordomo. La toga dell'avvocato ha ancora piccole tasche posteriori, che ricordano il
tempo in cui vi si faceva scivolare dentro il suo onorario. Finalmente i discendenti dei
cadetti figli più giovani dovettero accondiscendere a darsi prima al commercio all'ingrosso,
poi alla carriera impiegatizia, indi alla vendita al minuto, all'artigianato e infine al lavoro
non qualificato, con la conseguenza che si trovano molto spesso comunemente lavoratori
inglesi che sono "snobs" inveterati, che si considerano aristocratici, e votano sempre per il
candidato conservatore, mentre duchi e marchesi sostengono alla Camera dei Lords il
partito laburista.

Il sistema feudale si trovò di fronte non soltanto i suoi giovani figli diseredati, ma anche il
cinque per cento o poco più di borghesi che per naturale abilità politica o commerciale
acquistarono potere spirituale o ricchezze materiali (potere d'acquisto) divenendo cardinali
o mercanti. I cardinali, organizzati nella Chiesa cattolica, erano profondamente devoti alla
santa povertà e all'umiltà; ma trovarono che queste virtù non erano sufficienti senza
l'appoggio del potere temporale, e si mescolarono pertanto alla lotta per il controllo dello
Stato, mettendosi qualche volta dalla parte dei baroni e qualche volta da quella del re, ma
sempre contro gli eretici che formavano una classe intellettuale non prevista dal sistema.

I mercanti costruirono città che divennero piccoli Stati e si misero a competere per il
potere sia con la Chiesa sia con il re. Carlo Martello, che fu un grande capitano feudale
francese dell'ottavo secolo e virtualmente re della Francia, trattava le città in maniera
molto sbrigativa: le distruggeva con la stessa semplicità con cui distruggeva i covi dei ladri.
Ma più tardi i re non poterono fare a meno del denaro delle città e dovettero tollerarle. Con
quel denaro i borghesi comprarono terre e vi costruirono città. Assoldarono eserciti di
proletari perché combattessero per loro contro la Corona, la Chiesa e l'aristocrazia.
Lottarono tenacemente per abolire tutte le prerogative feudali connesse alla proprietà della
terra e per fare di questa una merce da commerciare come i beni mobili prodotti dalle loro
fabbriche. Ora, il libero commercio della terra non giovava loro gran che senza il libero
commercio del lavoro. La mano d'opera era strettamente vincolata ai possedimenti feudali
(servaggio della gleba) talché i servi non potevano abbandonare le terre e vendere il
proprio lavoro (ovverossia se stessi) ai mercanti delle città. Il lavoro, come la terra, doveva
perciò diventare una merce commerciabile da potersi comperare e vendere al pari di ogni
altra. Così la classe commerciale entròMondo
Il Pratico nella per
lottaEdunet
politica in veste di campione delle libertà
books
personali.

Ma si trattava pur sempre di una libertà in astratto; poiché quando i servi fuggirono dalle
campagne e dalle terre della Chiesa e vennero ad affollarsi nelle città, essi saturarono il
mercato del lavoro e abbassarono il proprio prezzo a tal punto che la povertà, l'eccessivo
lavoro e la crudele subordinazione ai monopolisti del capitale li obbligarono alla fine ad
acquistare un'amara consapevolezza di se stessi col generico nome di "proletariato",
intendendo con ciò una classe per la quale non vi è speranza né sotto il feudalismo né sotto
il capitalismo.

Essi cominciarono lentamente ad organizzarsi, prima nelle unioni operaie ferocemente


perseguitate dai proprietari terrieri, dai banchieri e dalla Chiesa, e più tardi alleandosi con
gruppi di socialisti dottrinari, avendo gli uni e gli altri come scopo la "dittatura del
proletariato"; in questa alleanza i socialisti fornivano la guida intellettuale e le unioni
operaie il denaro.

Lo sviluppo di questo fenomeno provocò il miracolo di unire gli uomini d'affari di città e i
proprietari di campagna in una plutocrazia solidamente organizzata contro il proletariato.
Marx lanciò la sfida nel 1861 col suo grido: «Proletari di tutti i paesi, unitevi» e dichiarò la
guerra di classe per l'abolizione della proprietà privata coi relativi suoi illeciti guadagni e
per l'organizzazione politica della società come comunità cooperativa dei lavoratori.

I due partiti aprirono le ostilità nel 1871 con la sanguinaria soppressione della Comune di
Parigi da parte dei plutocrati; a cui seguì cinquant'anni più tardi, nel 1920, il trionfo del
proletariato in Russia. Nel 1939 in Spagna il proletariato fu nuovamente sconfitto. Nello
stesso tempo però i plutocrati, che da principio si erano furiosamente opposti a ogni
interferenza governativa nelle loro attività affaristiche, cambiarono idea al riguardo, grazie
agli insegnamenti degli economisti proletari i quali dimostrarono che il pieno sviluppo
della produzione moderna non può essere raggiunto coi mezzi dell'iniziativa privata, ma
soltanto mediante l'autorità dello Stato e le sue risorse finanziarie. Se essi avessero potuto
mantenere il controllo dello Stato e profittarne per il proprio arricchimento privato invece
che per il bene generale, combinando così una produzione socializzata con una
distribuzione plutocratica, avrebbero potuto accumulare fortune che i loro progenitori
fedeli all'idea della concorrenza non si erano mai sognati. Sorse così un movimento che,
appropriandosi il credo socialista, mirava a sostituire il capitalismo di Stato al capitalismo
privato, mantenendo intatta la proprietà privata con tutti i suoi privilegi e corrompendo il
proletariato con sussidi e più alti salari. Questo movimento fu chiamato «fascismo» in
Italia e «nazional-socialismo» (o in modo abbreviato «nazismo») in Germania; in
ambedue i paesi esso si impossessò di capi proletari, li finanziò e li pose al comando del
Governo: vedi Benito Mussolini e Adolf Hitler. In Inghilterra e in America, dove questo
processo fu molto meno chiaro, il movimento fu chiamato "New Deal" e "New Order", ciò
che assicurò loro una base in ambedue i campi, democratico e plutocratico, ma a costo di
una guerra con la Germania e l'Italia per l'egemonia europea. Quando i nuovi dittatori
fascisti invitarono infatti gli Stati occidentali a unirsi a loro in un grande attacco contro la
Russia proletaria, essi furono respinti come rivoluzionari pericolosi e sovversivi; in
conseguenza di ciò i due dittatori si accinsero da soli a soggiogare non soltanto la Russia,
ma anche le recalcitranti Inghilterra e America. L'unico alleato considerevole che poterono
assicurarsi fu il Giappone, ed essi vennero così a trovarsi nella posizione di dover
combattere sia i comunisti sia le plutocrazie, combinati in un'alleanza paradossale ma
formidabile che doveva fatalmente distruggerli.

Questa è in termini concisi Il


la situazione storica
Pratico Mondo per attuale. Ma torniamo ora ai fatti spiccioli.
Edunet books

Per quanto io sia in teoria comunista e di professione commediografo, sono di fatto e per
posizione sociale un proprietario terriero e, ciò che è peggio, un proprietario terriero
assenteista; i miei beni si trovano infatti in Irlanda. Quando li ebbi in eredità, ero già un
uomo adulto, responsabile e sposato; se fossi vissuto sotto Guglielmo il Conquistatore, egli
avrebbe preteso da me che amministrassi la giustizia tra i miei fittavoli come fa un cadì
all'ombra di una palma, che li conducessi a combattere per lui, che controllassi e dirigessi
la coltivazione delle mie terre, e contribuissi in vari modi a finanziarlo. Oso dire che avrei
saputo fare tutto ciò non meno bene di alcuni dei suoi baroni. Ma la prima cosa che scoprii
fu che le mie terre non mi appartenevano affatto e che non avevo alcun potere di
controllarle o amministrarle. Invece dei certificati di proprietà, ricevetti un pacco di
ipoteche e un altro contenente polizze di pegno. La mia sorpresa non fu grande: mio zio
infatti, dal quale avevo ereditato la proprietà, era morto in stato di quasi assoluta povertà,
poiché la clientela che si era saputo conquistare come medico, e con la quale un tempo
viveva prosperamente curando i possidenti della contea, era stata rovinata dalla
trasformazione delle ville e dei parchi di campagna in file di casette abitate da impiegati
che ricevevano salari di quindici scellini la settimana. Lo stipendio del suo unico fedele
servitore era di diciassette anni in arretrato; il suo orologio d'oro era stato dato in pegno ed
egli era obbligato a contare le pulsazioni con un orologio d'argento che mi aveva regalato
molti anni prima e che poi aveva dovuto richiedermi in prestito... Quando egli comprò
l'orologio d'oro per trenta sterline io ero insieme a lui. Lo aveva impegnato per tre sterline
e dieci scellini, e per molti anni si era sforzato di non perdere il diritto di riscattarlo,
prendendo a prestito da mia madre gli interessi della somma.

Ereditando questo diritto, versai la polizza di pegno al titolare del prestito e riscattai
l'orologio. Lo portai a Londra dove lo misi in vendita all'asta. Lo vendetti per tre sterline e
dieci scellini, che ritirai debitamente, meno la provvigione per i diritti d'asta. Non avendo
tratto alcun profitto dall'affare e anzi avendo perduto l'importo della provvigione,
considerai questo risultato come tipico e gettai le altre polizze di pegno nel cestino.
Ricomprai poi i terreni che giuridicamente erano di mia proprietà, pagando le ipoteche e
diventandone così effettivo proprietario. Non avrei potuto farlo se non avessi avuto altri
mezzi, all'infuori di quella proprietà.

Ma la storia non finisce qui. Non avevo mai capito perché quei terreni mi fossero sempre
stati descritti come «una bella piccola proprietà». La terra non era più usata per coltivarla,
ma vi erano state costruite case d'abitazione e per uffici: in breve, era diventata parte della
città. Gli affittuari l'avevano subaffittata e i subaffittuari avevano fatto a loro volta la stessa
cosa dividendola in pezzi così piccoli che, sebbene io potessi in teoria dichiarare certe case
«di mia proprietà», in pratica poi non ebbi mai modo di esercitare su di esse un controllo
qualsiasi o di apportarvi migliorie di sorta; potevo però esigere da questo o quell'affittuario
o subaffittuario qualche forma di canone che rappresentava soltanto una parte del valore
del terreno. Soltanto tre case erano realmente in mano mia e sotto il mio controllo; le loro
condizioni erano così disastrose che, quando tentai di ripararne una per renderla abitabile,
essa crollò non appena i muratori la toccarono. Era stata ipotecata per tutto il suo valore e
anche oltre. Mio zio non poteva permettersi di ripararla, né era in condizioni di farlo
l'affittuario; e il creditore ipotecario, dal canto suo, non era tenuto a occuparsi della
faccenda fin tanto che il suo interesse veniva regolarmente pagato.

Come si vede, questa proprietà era veramente una bella piccola proprietà. Infatti per la
maggior parte non potevo disporne in alcun modo, se si eccettua il canone che mi facevo
versare da chi vi abitava; ma Il ciò non mi
Pratico attribuiva
Mondo alcuno
per Edunet dei poteri e delle responsabilità
books
imposti dal sistema feudale. Io non sono né giudice, né governatore, né custode o soldato,
impiegato civile, direttore, controllore, o qualsiasi altra cosa della pur minima utilità per il
paese. I poteri di vita e di morte che Enrico secondo aveva connessi alle mie terre, e che
egli avrebbe esercitato su di me se io li avessi trascurati o ne avessi abusato, sempre che
fossi stato abbastanza forte per farlo, sono scomparsi; ma lo stesso è accaduto per i doveri.
Non resta quindi nulla se non una «bella piccola proprietà» che posso vendere o ipotecare
a un qualsiasi straniero che non ha nulla a che vedere con la battaglia di Hastings o
coll'incursione di Strongbow, e che non può dimostrare in alcun modo di curarsi
minimamente del bene pubblico.

Questa trasformazione di una baronia feudale in una «bella piccola proprietà» e di un


responsabile servitore del paese in un irresponsabile parassita divenne possibile e
inevitabile quando il mondo feudale dell'agricoltura e della cavalleria diventò il mondo del
commercio e della concorrenza. Esistono ancora grandi possedimenti sui quali si sono
sviluppate grandi città, e i loro proprietari sono diventati enormemente ricchi ed
esercitano tuttora poteri definibili come poteri di vita e di morte, in quanto è loro facoltà di
mettere sulla strada i contadini e i braccianti, rimpiazzandoli con pecore, negozianti, ricchi
sportivi che si dedicano alla caccia al daino, o qualsiasi altro individuo che paghi per l'uso
delle loro terre più di quanto possa permettersi un contadino. Abbiamo così le «belle
grandi proprietà» vicino alle piccole, i cui proprietari sono egualmente irresponsabili. Essi
possono essere più o meno filantropi; ma nella loro educazione sociale non c'è nulla che
impedisca loro di diventare voracemente amanti del lusso; tutto anzi incoraggia in questo
senso. Si può facilmente dimostrare non soltanto il loro interesse individuale, ma il loro
dovere sociale di affittare la propria terra a prezzi esorbitanti e di investire il loro capitale
al più alto interesse possibile.

Questa immunità dalla legge morale distingue la proprietà della terra dalla proprietà
ordinaria in modo così netto che gli avvocati la chiamano proprietà reale, denominando
l'altra proprietà personale. Si crede che la distinzione sia stata abolita dalla legislazione del
1925, che pose fine alla primogenitura feudale; essa però sussiste egualmente. Si permette
al proprietario terriero di possedere un fucile di sua personale proprietà, ma soltanto a
condizione che, pur potendo uccidere con esso alcuni animali e uccelli in certe stagioni e in
certe circostanze, egli non ne faccia analogo uso contro di me; mentre invece se impianto
una grossa fabbrica sulla sua terra o vi costruisco sopra la mia casa, egli può prendermi la
fabbrica o cacciarmi via al termine dell'affitto senza il minimo riguardo per i miei interessi.

Che questo stato di cose non provochi un massacro generale dei proprietari terrieri può
sembrare sorprendente a coloro che ne comprendono l'enormità. Ciò è accaduto comunque
di tanto in tanto. Prima che in Irlanda entrassero in vigore le leggi sulla compravendita
della terra, i contadini irlandesi formarono le "Ribbon Lodges" per uccidere i proprietari
terrieri. Tra le manifestazioni sintomatiche della rivoluzione francese vi furono gli incendi
delle grandi case di campagna dei proprietari terrieri (gli "chƒteaux") da parte dei
contadini. La stessa tattica ebbe una parte importante sulla creazione del Libero Stato
d'Irlanda. In Russia il Governo bolscevico, stabilito nel 1917, ha abolito come istituzione la
proprietà privata della terra (proprietà reale), e punisce penalmente ogni tentativo di
introdurla di nuovo. Ma il sistema non porta sempre conseguenze così intollerabili da
spingere alla rivolta e all'omicidio la gente che è stata educata a considerarlo come onesto.
Quando un uomo che non possiede terra accetta di prendere in affitto un piccolo pezzo di
terreno da un proprietario terriero a un tanto l'anno, lo fa volontariamente e di sua
iniziativa, e si contenta di trarne quel provento che basti al suo tenore di vita abituale,
pensando che pagare l'uso della terra è naturale quanto pagare un ombrello. Egli non
capisce la questione agrariaIle spesso
Praticomira a diventare
Mondo per Edunetlui stesso un proprietario terriero;
books
infatti sul mercato vi son sempre terre a sufficienza per chi ha abbastanza denaro da
comperarle. Anche se il compratore non ha denaro bastevole, può sempre comperare la
terra prendendo in prestito il denaro con un mutuo.

La differenza che passa tra il comprare un ombrello dal fabbricante e il prendere in affitto
una terra da qualcuno che la trovò bell'e fatta non sfuggì agli economisti. I contadini
rivoltosi potevano soltanto cantare: «Quando Adamo zappava ed Eva filava, il gentiluomo
dove se ne stava?».

Ma i colti fisiocrati francesi esaminarono la questione scientificamente. I riformatori


francesi anteriori alla rivoluzione, in special modo il padre di Mirabeau, proposero
l'abolizione delle tasse sulle merci e la loro sostituzione con un'unica tassa sulla terra, come
mezzo per nazionalizzare la rendita fondiaria. Questa proposta fu messa in ridicolo da
Voltaire, il quale fece osservare che essa non avrebbe toccato il reddito del capitale, e che,
mentre il proprietario terriero sarebbe morto di fame, il banchiere sarebbe diventato più
ricco di prima. La proposta fu tuttavia riesumata un secolo più tardi con straordinaria
eloquenza dall'americano Henry George, il cui libro intitolato "Progress and Poverty" ebbe
ampia diffusione e tra l'altro attrasse la mia attenzione sull'argomento. Ma in quel tempo la
questione agraria aveva assunto proporzioni tali che la critica di Voltaire era più forte che
mai: era infatti evidente che, se lo Stato confiscava la rendita senza esser preparato a
impiegarla immediatamente come capitale nell'industria, la produzione sarebbe cessata e il
paese sarebbe morto di fame. Nacque pertanto un movimento, chiamato socialismo, che
tendeva ad avocare allo Stato l'organizzazione dell'industria per il beneficio di tutti.

Quando si presentò questa alternativa al capitalismo, gli economisti ufficiali diventarono


molto meno franchi sull'argomento della rendita. Nello stesso tempo un francese aveva
scritto un saggio intitolato "Che cos'è la proprietà? Un furto". La gente facilona disse
«quanto è stupido!». La gente seria disse «che malvagità! che disonestà!». Ma il francese
(di nome Proudhon) non era né stupido né disonesto: aveva analizzato la situazione e
scoperto che il proprietario terriero e il capitalista, in quanto consumano senza produrre,
arrecano alla comunità precisamente lo stesso danno che le fa il ladro.

Quel grande inglese profondamente rispettabile che era John Ruskin toccò la stessa piaga
quando rilevò che vi sono soltanto tre maniere possibili di guadagnarsi da vivere: 1)
lavorare; 2) chiedere la carità; 3) rubare.

Dobbiamo quindi concludere che i nostri proprietari terrieri sono ladri? William Morris, il
più grande dei comunisti inglesi, rispose bruscamente: «Sì, ladri dannati. Vivono
depredando i poveri». Ma De Quincey, il più bello spirito fra i "tories", definì i proprietari
terrieri «signori di campagna», aggiungendo: «chi più degno di loro?». Marx li chiamò
borghesia, termine che ora non è più esatto, poiché la borghesia più povera è diventata
proletaria per colpa dei grandi affaristi e la più ricca è stata assorbita dalla plutocrazia.

Cairnes, uno dei principali economisti inglesi, li ha definiti «pecchioni nell'alveare». Per
quanto mi riguarda, io non mi considero un ladro. Le mie intenzioni non sono disoneste; io
non ho creato né ho il potere di modificare il sistema legale in base al quale sono diventato
proprietario terriero, mi sia o meno piaciuto; devo però dire che ho dedicato tutta la mia
vita politica a mettere in chiaro quanto ho detto più sopra, e cioè che io infliggo ai miei
affittuari lo stesso danno economico che avrei loro causato se fossi un ladro, un borsaiolo,
uno scassinatore di negozi o un bandito di strada. Io non sono un barone brigante perché
non sono barone, ma in pratica un ladro lo sono senz'altro dato che pretendo che i miei
affittuari mi rimettano parteIl dei loro sudati
Pratico Mondo guadagni,
per Edunetsenza
booksmai rendere o aver reso loro in
cambio un qualsiasi servizio. Che non sia colpa mia, e che anzi questo stato di cose sia stato
per me in certa misura una disgrazia, non allevia loro per nulla il pagamento degli affitti. E'
egualmente irrilevante il fatto che, riscattando le ipoteche, io mi sia comprato col sudore
della mia fronte i miei poteri di sfruttamento: il ladro deve ben pagare il suo grimaldello.

Come può dunque la nazione sbarazzarsi di me? Uccidermi, come fecero col defunto Lord
Leitrim i suoi affittuari, porterebbe soltanto a sostituire al mio diritto di proprietà quello
del mio più prossimo parente. Perché lo Stato o il Municipio potesse prendermi la terra e
gettarmi sulla strada, sarebbe necessaria una rivoluzione bolscevica che legalizzasse questo
atto e un nuovo Dicastero che amministrasse tutti i beni immobili del paese e fosse pronto
a iniziare immediatamente la sua attività al mio posto. La prima regola infatti nel passare
dalla proprietà privata alla proprietà pubblica è che il Governo non deve confiscare
nessuna proprietà, terra o capitale, se non è già pronto a utilizzarla immediatamente con la
stessa produttività di prima. Se un campo non viene coltivato, non soltanto vi nasceranno i
cardi, ma questi si spargeranno anche sui campi coltivati limitrofi.

La soluzione del mio caso singolo è abbastanza semplice. Appena il Municipio della città
ove è situata la mia proprietà avrà bisogno della mia terra per costruirvi, poniamo, una
stazione elettrica, o bagni pubblici, scuole, una stazione tranviaria, una sede di polizia o dei
pompieri, una nuova casa comunale, un ufficio postale, un ufficio di collocamento o che so
io, l'unica cosa che dovrà fare sarà di pagarmi la proprietà secondo il valore per cui è
tassata, procurandosi il denaro col mettere una tassa su tutti i valori tassabili della città,
compresa la mia proprietà.

Così il mio pezzo di terra diventa proprietà pubblica a spese di tutti i proprietari terrieri, e
io sopporto soltanto la mia parte di espropriazione, invece di esserne rovinato, mentre i
miei compagni proprietari terrieri se la cavano gratis.

Non vi è niente di nuovo in questo affare: la gente è abituata alla compra-vendita delle
terre e a tasse che variano di anno in anno di un penny in più o un meno per ogni sterlina.
Io dovrei trovare un nuovo investimento per il denaro così ottenuto, oppure, nel caso che
avessi usato la mia proprietà come abitazione o ufficio, una nuova casa per viverci e
lavorarci; ma la gente non si preoccuperebbe di questo fatto, poiché ne accadono tutti i
giorni.

Basta ripetere abbastanza spesso questa transazione evidentemente normale per trasferire
tutta la terra della città dalla proprietà privata a quella pubblica ed estinguere così senza
violenza la classe dei piccoli proprietari terrieri. La stessa cosa può fare il Governo
nazionale coi proprietari di grandi tenute. Vicino a dove abito io, una compagnia privata
comperò uno di questi possedimenti e vi costruì una città giardino. Il costo dell'operazione
non fu sostenuto da una tassa pubblica, bensì sottoscritto da speculatori privati. Io ero uno
di quelli, e sono così diventato proprietario terriero inglese oltre che irlandese. Ma se il
Governo dovesse un giorno decidere di utilizzare la città per il benessere nazionale in
maniera migliore di quanto possiamo fare io e i miei amici per il nostro profitto privato,
esso potrà facilmente comperarla da noi e procurarsi il denaro a mezzo di una tassa di
redditi di tutti i proprietari terrieri del paese. Anche in questo caso basta ripetere
l'operazione abbastanza spesso fino a effettuare la completa nazionalizzazione della terra,
senza discostarsi dall'usuale procedura, senza alcuna legislazione rivoluzionaria, e senza
menzionare la parola nazionalizzazione, o la parola compensazione che ripugna ai teorici
della nazionalizzazione. L'unico procedimento legale all'infuori di questo sarebbe
l'avocazione della terra al re, sulle orme di una legge feudale che ancora esiste, sebbene sia
caduta in desuetudine e quasi dimenticata.
Il Pratico Mondo L'ultimo re ad
per Edunet applicarla in misura
books
considerevole fu Enrico quinto cinquecento anni fa. Guglielmo terzo ne fece qualche uso
duecentocinquanta anni fa. Ma ciò si basa sul presupposto che il re sia un re feudale, la
qual cosa perdette la sua attualità storica fin dal 1649. Oggi nella maggior parte dei paesi
europei e dell'America del Nord e del Sud non esistono più re.

L'alternativa rivoluzionaria consiste nel dichiarare la terra proprietà pubblica e decapitare


tutti i proprietari terrieri che non lasciano a tempo la campagna, come fu fatto durante la
rivoluzione francese nel diciottesimo secolo, oppure fucilare i pochi che si oppongono
attivamente e lasciare gli altri a sbrigarsela da soli con le entrate decurtate e le case
requisite, come avvenne in Russia nel 1917. Ma in ambedue i casi i nuovi Governi sorti
dalla rivoluzione non poterono far altro che dividere la terra agricola fra i contadini, pochi
dei quali erano capaci di sviluppare la sua produttività potenziale. I contadini russi, che
vivevano dei loro piccoli poderi e aravano coi cavalli, impiegando altri paesani come
lavoratori, furono denunciati come "kulaki" ed espulsi dai loro campi come sfruttatori e
profittatori, col risultato che i campi andarono in malora. Il Governo sovietico fu ben
presto costretto a ricercare i derelitti kulaki e a rimetterli al loro posto nei poderi con la
stessa violenza con la quale prima li aveva espulsi. Ma furono così pochi che ogni dieci
poderi coltivati col sistema e col rendimento dei kulaki (ancora molto inferiore alle
possibilità effettive) vi erano circa novanta appezzamenti miseramente coltivati dai loro
proprietari, i quali vivevano in baracche di legno con un'unica stanza appena sufficiente a
contenere un pidocchioso letto di famiglia, una stufa e un pezzo di pavimento fangoso. E
quando contadini ordinari e kulaki si accorsero che, quando essi producevano in misura
tale da poter risparmiare qualche soldo, il Governo sovietico glielo portava via con tasse
che equivalevano in realtà a un affitto, così come facevano i vecchi proprietari terrieri,
uccisero i loro cavalli e il loro bestiame e distrussero le semenze piuttosto che farsele
sequestrare dal Governo per le tasse. I cosacchi produssero in tal modo carestie artificiali e
vennero pertanto lasciati morire di fame.

Il Governo sovietico fu costretto alla fine a sbarazzarsi dei proprietari contadini,


competenti e incompetenti, e a rimpiazzarli con fattorie collettive e città giardino, che
ebbero un successo immediato e grandioso. Con una lezione simile sotto gli occhi, non vi
sono più scuse plausibili per insistere nel voler lasciare la nostra agricoltura in mano a
ignoranti contadini e a poco istruiti signori di campagna, che tutti lottano fra loro invece di
cooperare, e ognuno dei quali dovrebbe essere contemporaneamente chimico agrario,
allevatore di bestiame, finanziere, statistico, uomo d'affari e ragioniere: in breve un tale
modello di versatilità quale non fu mai immaginato neppure dal più stravagante dei
romanzieri. Coltivare una tenuta è lavoro collettivo e non individuale; nessun signore di
campagna, piccolo proprietario o contadino, può assommare in se stesso tutto un
personale tecnico, mentre in una fattoria collettiva l'esistenza di questo personale è un
fatto naturale.

L'avvenire della terra dal punto di vista produttivo sta nelle fattorie collettive e nelle città
giardino; non dovrebbe essere permesso a nessuna persona, la cui opinione sulla riforma
agraria si limiti al progetto di trasformare i possedimenti agricoli in piccole proprietà
contadine e di lasciare le città così come sono (vi sono molti di questi semplicioni), di
immischiarsi di questioni politiche. E' comunque psicologicamente consigliabile fare piani
di fattorie collettive e di città giardino in modo tale che ogni casa abbia annesso un piccolo
pezzo di terreno ove poter giocare, coltivare fiori e verdura, e tenere la propria vacca o che
so io?

Questa concessione all'intimità è stata trovata necessaria nell'U.R.S.S., nonostante il


successo delle fattorie collettive. Essa soddisfa
Il Pratico Mondo peril Edunet
senso domestico,
books che non è la stessa cosa
dell'agricoltura, mentre attualmente si verifica il fatto incongruo che la casa colonica debba
servire anche da casa di abitazione; e si trova anzi naturalissimo che gli operai vivano nei
mulini, nelle officine e nei loro negozi, e in qualche paese perfino entro le fabbriche.
Questo è uno stato di cose intollerabile. La questione agraria è una questione di vita privata
non meno che di vita produttiva. La vita privata produce bambini, che sono molto più
importanti del raccolto o della produzione di una fabbrica. Nessun dubbio che le abitudini
familiari subiranno una grande modificazione, non appena i fatti dimostreranno che le
sistemazioni in comune sono più convenienti di quelle private. Per esempio tutte le critiche
suscitate dal fatto che il contadino sia costretto a vivere nel suo podere, il mugnaio nel suo
mulino, l'operaio nella sua fabbrica, si applicano egualmente alla cuoca che deve vivere
nella sua cucina e alla sguattera confinata nel retrocucina. Il fornello e l'acquaio seguiranno
la stessa sorte della ruota da filare e del telaio a mano; nei clubs e nelle trattorie, negli
alberghi e nelle locande, negli ospedali e nelle scuole, la vera intimità aumenterà di pari
passo coll'organizzazione comunitaria.

Il mestiere di allevare i figli, mestiere assai gravoso, è già in gran parte passato dalle mani
dei genitori e dall'ambiente casalingo a quelle degli insegnanti nelle scuole: ovverossia dal
dilettante al professionista.

I socialisti sono così preoccupati dalla necessità di attuare riforme in questo senso, che
corrono il rischio di perdere di vista la corrente contraria. Quando si parla di rivoluzione
industriale, si pensa all'energia idraulica e all'energia del vapore che abolirono il telaio a
mano e riuscirono a cacciare i proletari dalle loro casette di campagna alle fabbriche, dove
la divisione del lavoro rese impossibile a qualsiasi lavoratore di imparare altro che una
minima parte nel lungo processo che va dalla raccolta delle materie prime alla loro
lavorazione e alla loro vendita. Fu una vera rovina per le classi lavoratrici; nelle città
industriali gli operai diventarono automi dai sentimenti di esseri umani. Si ridussero ad
abitare in tuguri pestilenziali; e i loro bambini morirono come mosche, mentre la ricchezza
e il lusso dei proprietari terrieri e dei capitalisti cresceva «a salti e a sbalzi», come disse
Gladstone quando era Cancelliere dello Scacchiere. Parve che l'umanità fosse condannata
per sempre a lavorare nelle fabbriche, negli opifici e nelle miniere, poiché la forza che
azionava la macchina per filare e il martello a vapore non poteva essere distribuita ed era al
di là delle possibilità di chiunque eccetto i capitalisti.

Ma noi sappiamo ora che la forza idraulica e il vapore possono essere trasformati in forza
elettrica, distribuita di casa in casa come l'acqua e il gas, e che anche un bambino può
adoperarla per farsi luce quando è a letto, o un artigiano per mettere in moto i suoi arnesi.
Mi ricordo ancora di quando usavo le candele di sego, che bisognava accomodare
continuamente con un paio di forbici o smoccolatoio, per farmi luce a letto, e maleodoranti
lampade a olio per leggere la sera. A quei tempi mi trapanarono un dente cariato con un
grosso chiodo. Sono vissuto abbastanza perché i miei denti (quando ne avevo ancora)
potessero essere trapanati elettricamente, perché i miei capelli potessero essere tagliati
elettricamente e le mie stanze non soltanto illuminate ma spazzate e spolverate
elettricamente, col solo sforzo di girare un piccolo interruttore nel muro.
Il primo uomo di Stato che vide in questo qualcosa di più che una delle nove meraviglie fu
il russo Lenin. Egli capì che l'unico modo di rivoluzionare la Russia era quello di
elettrificarla; e con la stessa rapidità con cui poté essere attuata l'elettrificazione, le steppe
russe e i deserti asiatici diventarono fiorenti città prive di tuguri, e i "barboni" delle tribù si
trasformarono in esperti artigiani.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Anche in questo caso il mondo occidentale si rese conto soltanto delle vaste imprese
elettriche dell'U.R.S.S., della diga del Dnieper, dei nuovi canali e delle fabbriche costruite
in acciaio e vetro che producevano decine e decine di trattori ogni giorno: opera tutta di
lavoratori irreggimentati sotto un'abile direzione e una ferrea disciplina. Sinché non fu
pubblicata la classica inchiesta di Sidney e Mary Webb, noi non sapevamo (e anche allora
non ce ne accorgemmo) che l'artigiano isolato, il fabbro ferraio, l'ebanista, il vasaio, il
tessitore stavano risorgendo in Russia, proprio sotto il segno di quel socialismo che si
credeva dovesse estinguerli. Quello di cui ci accorgemmo, fu che il governo della casa a
base di cucine automatiche e aspirapolvere smentì il vecchio detto: «il lavoro di una donna
non è mai finito», e di conseguenza alterò quel rapporto tra vita di casa e vita in comune,
che si era trasformato a scapito netto dell'intimità sotto il giogo del capitalismo.

Quindi lo sbaglio più grande che un uomo di Stato moderno possa commettere è quello di
lasciarsi ossessionare dal lato collettivo della questione agraria. Il fabbro ferraio Wayland
che lavora «per conto proprio» e definisce i suoi conti con lo Stato attraverso il ricevitore
delle imposte può diventare un fattore politico molto più importante che non il burocrate
della fabbrica di uno Stato totalitario cui l'inglese, incorreggibile individualista, guarda con
tanto timore.

I miei timori sono di natura opposta. La mia arte di commediografo potrebbe anche essere
esercitata separatamente in un'isola deserta; ne deriva che gli autori, anche per ciò che
riguarda la difesa dei loro interessi, sono più difficili a organizzare dei maiali. Sulla carta
essi sono modelli di ogni virtù: negli affari sono invece inveterati anarchici, attaccabrighe,
sentimentali incapaci di discutere senza perdere la calma, nonché abituati a considerare
ogni obiezione alle loro opinioni come un insulto personale.

Il giornalismo, essendo una attività sociale, li civilizza; ma i romanzieri che se ne stanno


tutti soli e creano il mondo dalla loro testa, senza nessuno che li contraddica o li corregga,
non imparano mai, a meno che non abbiano un forte senso di umorismo, come si deve
vivere in una società politica, e devono essere pertanto trattati dagli uomini di Stato come
gente che venga da un altro mondo. Possiamo trovare forse una spiegazione di ciò nel fatto
che la libertà dal bisogno favorisce un eccessivo sviluppo di individualismo in coloro che
hanno un'individualità da sviluppare e che, a differenza dei militari, non sono
specialmente allenati a non pensare con la propria testa. Gli autori non si disinteressano
delle proprie questioni pecuniarie, tutt'altro; ma chiunque ci tenga ai propri interessi
finanziari si guarderà bene dal darsi anima e corpo alla professione del letterato. Vi sono
ordini religiosi con un regolamento così completamente monastico che ogni soldo
posseduto dai loro membri appartiene all'ordine. Essi non possono nemmeno scegliere il
modello dei vestiti che indossano. Ma il loro pane quotidiano è sicuro e, ovunque vadano,
sono loro concessi dall'ordine almeno tre giorni di ospitalità. Chiesi a un mio amico che
apparteneva a un simile ordine se questo genere di vita producesse cattivi effetti sui suoi
confratelli. Egli ci pensò un momento e disse: «L'ordine cui appartengo sviluppa in
ciascuno un individualismo così spaventoso che all'età di quarant'anni ogni membro
diventa un perfetto rammollito». Sarà interessante vedere se il comunismo cambierà i
russi in una nazione di automi o in una nazione di eccentrici.
Concludendo, devo insistere sul fatto che il punto centrale della questione agraria è la
teoria classica della rendita ricardiana, battezzata da Ferdinand Lassalle come "legge ferrea
dei salari". Sfortunatamente essa non è così evidente come la rotondità della terra. E' così
contraria alla morale comune e così complicata matematicamente che mi sarebbe più facile
trovare cinquanta esperti di calcoli delle tensioni che non cinque uomini di Stato avvezzi a
concepire la questione agraria in termini
Il Pratico di legge
Mondo della rendita.
per Edunet books Essa è il ponte dell'asino
della matematica economica. I nostri uomini politici non possono trarne conclusioni più di
quanto Shakespeare potesse trarne dall'"okapi" o dall'"axolotl": la verità è che essi non si
rendono conto della sua esistenza. Karl Marx facendo un assurdo riferimento ad essa nel
"Capitale" dimostrò di non averne capito niente. John Ruskin, dopo aver esordito
brillantemente come economista coll'antitesi di valori di scambio e valori umani, dovette
arrestarsi di fronte a questa legge. E tuttavia Marx e Ruskin avevano più intelligenza e un
più acuto interesse alle questioni sociali che non tre o quattro Consigli di ministri o tre o
quattro milioni di normali elettori. Essa è lo scoglio su cui è naufragato il liberalismo di
Cobden e su cui si è andato costruendo il socialismo nella lotta tra plutocrazia e
democrazia. Noi ci troviamo attualmente nel vivo della lotta e, poiché rientra
necessariamente nel mio lavoro il fare propaganda ai miei scritti, sono tentato di
aggiungere che chi non ha letto il mio saggio sulle Basi Economiche del Socialismo nei
"Fabian Essays" non dovrebbe essere in alcun modo autorizzato a scrivere, parlare, o
agitarsi politicamente in questo infelice paese.

Coloro che sospettano che la legge ferrea sia una mia invenzione per far trionfare il
socialismo possono documentarsi al riguardo in modo accademicamente ortodosso
leggendo, circa la teoria delle rendite, il libro di Ricardo: "Principi di Economia Politica e di
Tassazione", scritto prima che il socialismo avesse trovato un nome in Inghilterra, e, per
quanto riguarda l'affine teoria del valore di scambio, il libro di Stanley Jevons: "Teoria
dell'Economia Politica", che corresse gli errori di Adam Smith, Ricardo e Karl Marx
sull'argomento.

3. IL SISTEMA INGLESE DEI PARTITI.


Praticamente nessun cittadino di queste isole sa che cosa sia il sistema dei partiti. Gli
inglesi non conoscono la sua storia. Essi credono che il sistema si basi sulla natura umana
e che sia quindi indistruttibile ed eterno. Quando io obbietto che esso non esiste nei nostri
Municipi, essi mi prendono per un ignorante o per un pazzo e mi assicurano che nei
consigli e nelle operazioni municipali sono rappresentati i partiti conservatori e
progressisti, «proprio come» in Parlamento, e che lo saranno sempre, per l'immutabile
legge della natura umana politica.

Come stanno realmente le cose? Lasciate che ve lo dica con un piccolo dramma storico; in
tal modo mi riesce più facile spiegarle ed è anche più divertente.

SCENA: "Althorp, residenza degli Spencer, conti di Sunderland. Sono presenti re


Guglielmo terzo di 45 anni, di gloriosa, veneranda e immortale memoria, e il suo ospite
Robert Spencer, secondo conte di Sunderland, maggiore di lui di dieci anni, famoso anche
alle corti di Carlo secondo e Giacomo secondo per la sua completa mancanza di
scrupolosità e la sua abilità politica. Siamo nel 1695."

ROBERT: Vostra Maestà mi ha fatto un grande onore visitando la mia umile residenza.
Poiché non oso pretendere di meritarmelo, penso che vi sia qualche ragione perché io
possa essere utile a Vostra Maestà.
GUGLIELMO: E' infatti così. Non so più che pesci pigliare. Ho bisogno di un consiglio. Ci
si attende da me che io salvi la religione protestante in Europa dalla Donna Scarlatta di
Roma. Ci si attende da me che io salvi il vostro paese (nonché l'Olanda, che è il mio) dai
Borboni. Ci si attende da me che io faccia tutto per tutti. E si pretende anche che io faccia
tutto senza denaro e senza un esercito permanente. Io non posso fare neppure i piani di
guerra per un anno, a causaIldiPratico
questo odioso Parlamento
Mondo per inglese, che è eletto per
Edunet books
governare l'Inghilterra e fa invece soltanto ciò che tutti gli inglesi desiderano: ovverossia
non essere governati affatto. Esso è capacissimo di lasciarmi da un momento all'altro senza
un soldo e senza un soldato. Il miglior generale di Francia, che ha vinto per essa tutte le sue
battaglie, è appena morto e ha lasciato così re Luigi in mio potere. E questo è proprio il
momento che il vostro Parlamento sceglie per minacciarmi di fare la pace. E' intollerabile.
Al diavolo il vostro Parlamento! Me ne tornerò ad Amsterdam: meglio essere un vero
Stadtholder che un finto re. Questi imbecilli di cavalieri vogliono la libertà. Bene, che se la
tengano la loro libertà: libertà di essere torturati sulla ruota per compiacere il papa, libertà
di essere vassalli della Francia, libertà di andarsene al diavolo, nel modo che preferiscono,
libertà da ogni interferenza di Re o Consiglio. Io getterò loro la corona in faccia e mi
scoterò dai piedi la polvere d'Inghilterra, a meno che voi non possiate mostrarmi il modo
di far fare al Parlamento quello che dico io.

ROBERT: Questo non sono in grado di farlo; ma posso indicarvi un sistema per impedire
al Parlamento di fare qualsiasi cosa se non votare i bilanci e ritardare al massimo la
prossima elezione.

GUGLIELMO: Davvero? Gli unici bilanci che mi interessano sono quelli di uomini e di
denaro, per salvare i protestanti da quel grasso bigotto di un Borbone. Se non posso averli,
la vostra corona non mi serve. Potete riprendervi Giacomo. Sapete bene dove trovarlo: in
tasca a Luigi. Sono sicuro che siete in corrispondenza con lui, intrigante del doppio gioco
che non siete altro.

ROBERT: Sono come mi hanno fatto i tempi; io mantengo la corrispondenza con tutti: non
si sa mai cosa accadrà in futuro. Ma io vorrei poter distogliere per un momento l'attenzione
di Vostra Maestà dai protestanti e dall'esercito. Vorrei potervi convincere che ciò che
dovete combattere qui non è re Luigi ma il Parlamento inglese.

GUGLIELMO: Forse che non lo so? Non ve lo stavo dicendo?

ROBERT: Va bene, Maestà. D'accordo che sono un intrigante?

GUGLIELMO: Siamo d'accordo, per Dio, d'accordo!

ROBERT: Vostra Maestà vuole arrivare forse fino al punto di ammettere che sono un
intrigante sufficientemente abile?

GUGLIELMO: Un intrigante diabolicamente sottile, direi. E allora?

ROBERT: Ho la mia idea circa la maniera di comportarsi col Parlamento, sebbene finora
non abbia mai trovato un re abbastanza furbo da capirla.

GUGLIELMO: Provate con me.

ROBERT: Voi, Sire, siete l'ultimo re sulla terra che possa capirla. Ma la deporrò
ugualmente ai vostri regali piedi. Voi scegliete i vostri ministri in base ai loro meriti e alla
loro capacità senza alcun riguardo ai loro partiti, un "whig" qui, un "tory" là, ciascuno nel
suo dicastero, che voi chiamate il suo Gabinetto; la loro assemblea forma il vostro
Consiglio, che si potrebbe chiamare anche il vostro Gabinetto.

GUGLIELMO: Proprio così. Trovate che c'è qualcosa che non va?
Il Pratico Mondo per Edunet books
ROBERT: La mia opinione è che Vostra Maestà dovrebbe scegliere in futuro tutti i suoi
ministri dallo stesso partito, e che questo partito dovrebbe essere quello che ha la
maggioranza alla Camera dei Comuni.

GUGLIELMO Ma siete pazzo! Chi ha mai sentito cose simili?

ROBERT: Ogni cosa deve avere un inizio, Sire. Pensateci.

GUGLIELMO: Ci sto pensando. E ricordo anche ciò che avete dimenticato.

ROBERT: Che cosa, Maestà?

GUGLIELMO: Che la maggioranza alla Camera dei Comuni è attualmente una


maggioranza "whig".

ROBERT: Non l'ho dimenticato, Sire. Dovete sbarazzarvi subito di tutti i vostri ministri
"tories" e rimpiazzarli con quelli "whigs".

GUGLIELMO: Ma io, perdinci, sono un "tory". State diventando pazzo?

ROBERT: Un giorno i "tories" avranno la maggioranza e sconfiggeranno il Governo "whig"


su qualche provvedimento. Voi allora scioglierete immediatamente il Parlamento; e
quando i "tories" avranno ottenuto dalle elezioni generali la maggioranza, sceglierete
soltanto ministri "tories".

GUGLIELMO: Ma qual è lo scopo di questa assurdità? State parlando con la stessa


freddezza che se diceste cose serie. Perché allora dite stupidaggini?

ROBERT: Se Vostra Maestà vorrà degnarsi di fare ciò che io le consiglio, garantisco sulla
mia parola che...

GUGLIELMO (scetticamente): Hum!

ROBERT: Scusate: avrei dovuto dire che garantisco sulla mia reputazione di intrigante.
Ebbene, garantisco che, dal momento in cui Vostra Maestà adotterà questo piano, nessun
membro della Camera dei Comuni voterà più secondo i suoi principi, le sue convinzioni, il
suo giudizio, la sua religione o alcun'altra delle sue ubbie. La gente crederà che egli voti per
la tolleranza, per la pace o per la guerra, o per l'opportunità o meno di passare la Corona
all'elettore di Hannover qualora i figli di vostra cognata continuino a morire; o sulla
soppressione del demanio comunale o sull'obbligo di alloggiare i soldati o sulla tassa alle
finestre o su qualsiasi altra cosa; ma la vera questione su cui egli voterà sempre è se il suo
partito resterà o meno in carica o se lui stesso dovrà spendere metà del suo patrimonio per
essere rieletto, con l'alea di perdere il seggio se il suo oppositore ha qualche migliaio di
sterline da spendere più di lui. GUGLIELMO: Non siate stupido, Robert. Io diventerei lo
schiavo della maggioranza, comunque votassero i deputati. Ma tutto questo che c'entra con
l'esercito e il denaro per pagarlo?
ROBERT: Vi sarebbe sempre un solo sistema per votare sulla guerra o su qualsiasi altra
cosa; e voi potreste sempre contarci. Nessuna maggioranza, "whig" o "tory", oserà mai
votare per la resa ai nostri nemici naturali: i francesi e il papa.

GUGLIELMO: Il papa è dalla mia parte.


Il Pratico Mondo per Edunet books
ROBERT: Fortunatamente soltanto pochi di noi conoscono questo fatto curioso. La miglior
carta che potete giocare in Inghilterra è sempre questa: niente papa.

GUGLIELMO: Voi mi state tendendo una trappola. Volete fare della maggioranza ai
Comuni quella che tira i fili e ridurre il monarca un burattino. E poiché la maggioranza è
sempre condotta per il naso da qualche ambizioso intrigante dotato come voi del genio
dell'eloquenza, costui sarebbe capace di dettarmi legge, come se lui fosse il re e io una
nullità.

ROBERT: Non sarò mai un dittatore sinché voi vivrete, perché voi, Sire, non sarete mai
una nullità. Ma io vi do un'altra garanzia ancora, e cioè che se voi fate come vi consiglio
non avrete mai nulla da temere dal più audace e scaltro avventuriero, anche se questi
dovesse essere Cromwell stesso o Lilburne il "livellatore". Egli spenderà metà della sua vita
e la maggior parte dei suoi averi per entrare in Parlamento; e quando finalmente vi
arriverà, non penserà ad altro che a entrare nel Gabinetto di Vostra Maestà. Quando a
forza d'intrighi avrà raggiunto quella posizione, sarà abile solo nel gioco dei partiti e in
niente altro. Verrà a prendere il cibo dalla mano di Vostra Maestà. E la gente crederà di
essere libera perché ha un Parlamento. Potrete allora combattere contro tutta l'Europa per
tutto il tempo che vorrete.

GUGLIELMO: Non lo capisco e non ci credo. Ma poiché non posso andare avanti in questo
modo senza saper dove andare a pescare nuovi reggimenti e nuovo denaro, proverò il
vostro piano sinché non avrò ricacciato Luigi nel suo porcile. Se il piano fallirà, vi farò
tagliare la testa.

ROBERT: Va bene, Sire. E' già stata troppo tempo sulle mie stanche spalle.

"Passano 25 anni. Guglielmo e Sunderland, morti nello stesso anno, sono già da diciotto
anni nelle loro bare. La regina Anna è morta e Giorgio primo è re. Carlo, figlio di
Sunderland, di 45 anni, è membro del Governo "whig". Robert Walpole, di anni 44,
sebbene sia un noto parlamentare "whig", è capo dell'opposizione contro il progetto di
legge sulla paria. I due si incontrano una mattina nel parco di S. Giacomo, dove sono
venuti a prendere una boccata d'aria. Walpole vorrebbe passare avanti, salutando con un
cenno della mano; ma Sunderland è deciso a intavolare una conversazione con lui e non lo
molla. Dopo i soliti convenevoli, Sunderland arriva alla questione che gli sta a cuore."

SUNDERLAND: Vorrei avere il vostro appoggio per questo mio progetto sulla paria.
Francamente temo che mi sconfiggerete se vi opponete. Perché non venite in mio aiuto?
Non è una questione di partito: noi siamo tutti "whigs" e tutti egualmente interessati.

WALPOLE: Come potete provarlo? SUNDERLAND: Bene, non è forse chiaro come la luce
del sole? Noi "whigs" siamo prima di tutto gli uomini del Parlamento: per noi inglesi
libertà significa supremazia del Parlamento. Il Parlamento ha due forze rivali da temere: il
re e la folla degli elettori. Il mio venerato padre, del cui genio politico pretendo di aver
ereditato un grano o due, ci salvò dalla tirannia della folla col sistema dei partiti. Egli vi ha
fatto diventare ciò che adesso siete: il più grande capo di partito del mondo: voi dovete la
vostra preminente posizione alla sua invenzione.

WALPOLE: Costa troppi denari. Ogni uomo ha il suo prezzo.

SUNDERLAND: Ragione diIlpiù per assicurarci


Pratico Mondo per ilEdunet
denarobooks
per noi e per la massa. Ma cosa ne
pensate dell'altro rivale del Parlamento, il re?

WALPOLE: La questione del re è stata sistemata 71 anni fa.

SUNDERLAND: No, mio caro Walpole; non si può uccidere la monarchia con un solo
colpo di scure a Whitehall. La Restaurazione ha riportato con sé la Camera dei Lords e ha
restituito al re il potere di riempirla di suoi fedeli creando sui due piedi tutti i nuovi pari
che vuole. L'unico scopo del progetto di legge sulla paria è di distruggere quel potere. Esso
renderà impossibile al re di creare foss'anche un solo pari in più del numero attuale.
Sicuramente siete d'accordo con me.

WALPOLE: Credo di no. Il vostro venerato padre convinse re Guglielmo che il sistema dei
partiti gli avrebbe dato il controllo del Parlamento. Ma in realtà esso dette alla
maggioranza parlamentare il controllo sul re. Ciò dovrebbe tornarvi assai comodo, perché
voi avete il controllo della maggioranza, fino a che non lo riavrò di nuovo io, come avverrà
dopo che avrò sconfitto il vostro progetto.

SUNDERLAND: Ma perché sconfiggermi su questo progetto, che è altrettanto nel vostro


interesse quanto nel mio? Potete scegliere qualche altra occasione.

WALPOLE: Non è altrettanto nel mio interesse quanto nel vostro. Voi siete un pari: io sono
un borghese. Voi volete fare dei Lords la massima autorità, distruggendo per mezzo loro il
potere del re. Io voglio che il re mantenga il suo potere sui Lords e che i Comuni
mantengano il loro sul re. So vedere attraverso il vostro gioco. Ho un cervello inglese, non
olandese.

SUNDERLAND: Vedo che siete troppo abile per me. Ma riflettete un momento. Voi siete
un borghese, ma non sarete sempre un borghese. Sarete presto uno dei nostri. Sapete che
vi è una contea pronta per voi, appena vorrete allungare una mano per prenderla.

WALPOLE: Sì, ammesso che il re mantenga il suo potere di farmi diventare conte. Il vostro
progetto potrebbe privarlo di tale potere. SUNDERLAND: Puh! Vi è sempre un posto vuoto.

WALPOLE: Anche così, una contea sarebbe la mia fine. Non m'aspetto di essere spinto in
alto a calci. La Camera dei Lords è per voi il trampolino dal quale siete saltato nella politica
all'età di ventun anni. Per me sarà lo scaffale su cui sarò archiviato a settant'anni.
SUNDERLAND: Questo può essere il vostro caso personale. Ma guardate il problema da
un punto di vista più ampio. Considerate gli interessi della nazione. La Camera Alta, con
tutti i suoi difetti, si frappone come una barriera tra l'Inghilterra e la folla dei
commercianti arricchiti che vogliono fare denari a spese della nazione; denari, denari e
ancora denari. Voi non siete un arricchito, siete un signore di campagna.

WALPOLE: Sì, e voi siete ingolfato fino al collo in questa pazzia commerciale dei Mari del
Sud. Sarà la vostra rovina. Io vi avverto: sarà la fine della vostra carriera politica fra un
anno, a partire da oggi.
SUNDERLAND: Voi siete impossibile. (Bruscamente) Buon giorno. "Si allontana
velocemente lasciando Walpole a finire la sua

passeggiata da solo."

*** Il Pratico Mondo per Edunet books

Se il terzo conte di Sunderland fosse stato capace di imbrogliare l'inglese Walpole così
come suo padre riuscì ad imbrogliare l'olandese Guglielmo, la legge sulla Riforma del 1832
non sarebbe forse passata senza una guerra civile; e quando il nuovo partito laburista andò
al potere un secolo più tardi, avrebbe rischiato di rimanere senza rappresentanti tra i Lords.
Stando invece le cose così come sono, i Lords sono sempre costretti a cedere sotto la
minaccia di nuove nomine. L'ultima parola rimane ai Comuni; cioè, in pratica, alla
plutocrazia. E questo è il punto a cui la questione è giunta ai nostri giorni.

Per farvi un'idea di cosa sia diventato ora praticamente il sistema dei partiti, guardate la
descrizione che se ne fa in un romanzo intitolato "Bleak House" e più diffusamente in un
altro intitolato "Little Dorrit", ambedue scritti da Charles Dickens, già reporter
parlamentare e giudiziario. Studiate poi le esperienze parlamentari di scrittori scientifici
come John Stuart Mill e Sidney Webb, e la carriera di gente come Charles Bradlaugh, Keir
Hardie, Ramsay MacDonald e altri intransigenti, che riuscirono a entrare in Parlamento e
si fermarono lì sino alla fine dei loro giorni. Confrontate quella che è la sterilità del
Parlamento in ogni campo, tranne quello dell'oratoria di banchetto, con lo sviluppo del
socialismo municipale nei municipi, dove non vi sono Gabinetti, nomine reali, elezioni
generali eccetto che a date fisse; dove in breve non vi è alcuna possibilità di un sistema di
partiti. "A chi non sa vedere fino in fondo cosa si celi dietro lo stratagemma di Sunderland
e capirne la sua storia, non dovrebbe essere affidato né voto né funzione parlamentare, e
non dovrebbe nemmeno essergli permesso di pronunciare in pubblico la parola
«democrazia»".

Questo ci porta all'inattesa conclusione che un Governo parlamentare modellato sul


sistema inglese dei partiti è ben lungi dal costituire una garanzia di libertà e di illuminato
progresso e deve pertanto essere decisamente respinto, in pieno accordo con Oliver
Cromwell, Charles Dickens, John Ruskin, Thomas Carlyle, Adolf Hitler, Pilsudski, Benito
Mussolini, Stalin e chiunque in genere si sia provato a governare per suo mezzo in modo
efficiente e senza corruzione o ne abbia studiato gli effetti conoscendo la sua storia e quella
della Rivoluzione Industriale. Mettete a confronto quello che ha fatto il Parlamento con
quello che avrebbe potuto fare un Governo efficiente e patriottico durante i due secoli della
sua deplorevole esistenza, o con quello che il Governo sovietico ha compiuto in 20 anni, e
tutte le nostre teorie "whigs" attinte a Macaulay scompariranno davanti ai fatti.

Ciò nondimeno la pianta parlamentare non deve essere estirpata dalle radici. Stalin e
Hitler, i più fedeli discepoli di Cromwell e Dickens in questo campo, sono anche i più
convinti assertori della tesi che un Governo non può operare grandi mutamenti finché una
lunga propaganda mirante a inculcare i suoi principi e le sue speranze non abbia persuaso
la massa del popolo, se non a capirli criticamente, almeno a seguire le bandiere e a fare eco
alle parole d'ordine dei suoi sostenitori. Un club di filosofi politici non potrà mai diventare
un Governo se prima non si sarà tenuto per anni a contatto con la comunità mediante libri,
opuscoli, e soprattutto, come Hitler sostiene, discorsi alla folla ora enormemente suffragati
in efficacia dalle conversazioni radiofoniche, che mettono direttamente a contatto lo studio
dell'oratore col focolare dell'ascoltatore.
Fu in questa maniera che i bolscevichi, i quali all'inizio non erano che un club marxista,
diventarono il Governo comunista della Russia, con l'appoggio dei contadini e dei soldati
contadini, né gli uni né gli altri comunisti, ma tutti più o meno indotti a credere mediante
discorsi, opuscoli e giornali che soltanto i bolscevichi avrebbero dato loro la terra e la pace.
Seguendo lo stesso metodo, Adolf Hitler divenne l'autocrate della Germania, politicamente
sostenuto da milioni di tedeschi, ai quali
Il Pratico egliper
Mondo aveva fattobooks
Edunet credere con discorsi e scritti, di
essere nientemeno che il Messia. Se un Governo vuole essere efficiente, dev'essere
popolare tra coloro che governa e bene accetto ai più. Esso deve avere cioè il favore
popolare. Il favore popolare può essere non intelligente ed equivalere a una ignorante
idolatria; ma deve esistere ed essere galvanizzato con un'attiva propaganda.

Non voglio dire con questo che il signore e la signora Ognuno dovrebbe essere autorizzati a
eleggere il signore e la signora Qualunque quali governanti, sebbene i nostri uomini politici
democratici a quanto pare pensino ancora così. Questo metodo lo stiamo sperimentando
sin da quando si emanciparono le donne, e abbiamo dovuto constatare che esso produce
non soltanto uno stagnante conservatorismo, ma addirittura un regresso, frenato
unicamente dal buon senso dei plutocrati. Tuttavia il Parlamento deve sopravvivere come
Congresso di signori Qualunque, lamentevoli e rumorosi, aventi l'illimitato permesso di
disapprovare, criticare, denunciare, domandare, suggerire, fornire e discutere notizie di
prima mano, sollecitare risoluzioni e dare un voto su di esse: in breve tenere aggiornato il
Governo sull'opinione pubblica.

Questo è in linea di massima ciò che fanno oggi i Parlamenti e i Congressi. Nella Camera
dei Comuni britannica, per esempio, quando una guerra, obbligando i partiti a coalizzarsi,
fa sospendere il sistema dei partiti, sia i deputati di destra sia quelli di sinistra sono liberi
di dire ciò che vogliono, e cominciano allora a diventare utili. Al difuori del Parlamento
possono essere convocate e organizzate da chiunque ne abbia la capacità pubbliche
riunioni nazionaliste non di partito e dimostrazioni d'ogni genere; il diritto a tale attività e
all'uso delle strade e dei luoghi pubblici dovrebbe essere gelosamente mantenuto; se infatti
non si fanno conoscere con molto rumore le lagnanze e i desideri del pubblico, non ci si
può aspettare che il Governo li prenda in considerazione e trovi qualche rimedio. Essi
forniscono una tribuna allo spirito d'iniziativa che ribolle continuamente nella massa dei
cittadini. I più saggi governanti non sono sempre coloro che hanno maggiore inventiva:
essi sono in massima parte abbastanza vecchi da aver esaurito le proprie doti
d'immaginazione e perduto il gusto della novità. I giovani devono avere invece una
piattaforma da dove gridare; un Governo deve infatti sapere che cosa hanno da dire i
giovani Calvini, Napoleoni, Hitler e Ataturk, e fino a qual punto essi siano in grado di
convincere il pubblico e di farsi fischiare dal medesimo.

Senza questo contatto i savi che governano rischiano di estraniarsi pericolosamente dallo
spirito del loro tempo.

Ma queste assemblee di agitatori e di postulanti non devono avere il diritto di legiferare. E'
necessario abolire le invenzioni pseudo- democratiche come l'iniziativa legislativa e il
referendum, che offrono al signore e alla signora Ognuno la facoltà diretta e immediata di
fare e disfare, poiché anche quando costoro sanno esattamente che cosa vogliono non
sanno come realizzarlo; come a dire che possono volere un'automobile, ma non sanno fare
il disegno che serve all'ingegnere per poterne costruire una.

Il legiferare deve essere compito delle persone d'"élite" e non della massa.
Quando si usano termini come "élite" e massa non bisogna mai dimenticare che essi non
indicano due classi di persone totalmente differenti. Si tratta invece delle stesse persone.
Nella letteratura e nell'arte del drammaturgo io appartengo per esempio all'"élite". Nella
matematica, nell'atletica, nella meccanica, io sono uno della massa e non soltanto mi
sottometto e obbedisco a chi ne sa più di me, ma reclamo il diritto che mi si dica che cosa
devo fare, da coloro che ne Ilsanno più di
Pratico me. per
Mondo Il migliore
Edunet di noi è per il 99 per cento massa e
books
per l'uno per cento "élite"; i «palloni gonfiati» sono soltanto coloro le cui menti sono così
occupate dalle poche cose che conoscono, che non vi è rimasto posto per le innumerevoli
cose che non conoscono. Io faccio alcune cose molto bene; ma la stima che ho di me stesso
è schiacciata dalla quantità di cose delle quali sono inguaribilmente ignorante. Nel
sostenere i diritti della massa, io difendo i miei.

Chi deve scegliere e designare la "élite"? Attualmente il re ove esiste il re, o il presidente
ove c'è il presidente; ma nessuno crede che il re d'Italia avesse molte alternative dinanzi a
sé quando scelse Benito Mussolini, né il maresciallo Hindenburg quando scelse l'ex
caporale Hitler, né la regina Vittoria quando scelse Palmerston o Gladstone. Anche il
presidente degli Stati Uniti, che ha più libertà di scelta di qualunque re perché lui stesso è
scelto da un plebiscito, non può scegliere il signor Qualunque. Deve scegliere tra le persone
preminenti; e la preminenza si guadagna con l'autoaffermazione, approfittando delle
circostanze favorevoli e della fortuna; possiamo così dire che i nostri governanti sono in
parte autoeletti e in parte il risultato di una naturale selezione darwiniana; ovverossia della
pura fortuna. In questo modo ci troviamo talvolta di fronte a grandi capi come Lincoln,
Brigham Young, Ferdinand Lassalle e Kemal Ataturk (per non parlare degli esempi viventi)
che riuscirono ad affermare se stessi, guadagnandosi il loro seguito grazie all'idolatria
prodotta dalla forza della loro personalità, più che dalla loro saggezza; infatti molte
persone energiche e ambiziose hanno raggiunto la preminenza e il potere servendosi di ben
poca saggezza.

Che dire dei periodi, qualche volta molto lunghi, durante i quali non sorge alcun capo del
genere e ciò nondimeno gli affari di Stato devono procedere senza un momento di pausa?
Un simile Governo non è possibile sotto il feudalesimo, dove l'autorità è legalmente
ereditaria, né sotto la plutocrazia dove è in gran parte virtualmente ereditaria. In ambedue
le forme di Governo, gli stupidi non soltanto non sono esclusi, ma molto frequentemente
sono scelti proprio come governanti.

Quando essi si trovano di fronte a un sistema stabile (quello che noi chiamiamo
Costituzione) su cui regolarsi, possono bordeggiare per lunghi periodi senza pericolo di
fare naufragio. Ma la risposta principale è che la Natura fornisce costantemente un numero
adeguato di persone aventi le richieste capacità mentali. Il problema è questo: come
scegliere le persone capaci; di gente capace ve n'è infatti sempre.

Nella vecchia Roma gli imperatori Antonini sceglievano i loro successori con risultati molto
migliori di quelli che avrebbero ottenuti adottando la successione ereditaria. Ma se si
escludono i casi di considerevole attività, che portano i governanti alla prova del fuoco, non
è sempre facile scoprire il successore più capace. Anche un governante abile come
Cromwell credette che non vi fosse persona più indicata di suo figlio a succedergli come
Lord Protettore; e il risultato fu un fallimento completo e quasi immediato. Il tentativo di
Napoleone di fondare una dinastia bonapartista fu un ridicolo fallimento. Una dinastia può
scegliere un'altra dinastia, come quando i gallesi Tudor scelsero gli scozzesi Stuart a
governare l'Inghilterra; ma il quarto re Stuart era uno stupido e fu detronizzato da un
olandese che aveva sposato sua figlia.
Bisogna fare piazza pulita con la tradizione dell'ereditarietà. Basta studiare le vite, non dei
grandi uomini, ma dei loro padri, madri, figli e figlie, per imparare che l'abilità politica si
eredita in quantità così infinitesimali, che una persona straordinaria può generare figli del
tutto normali, mentre una coppia comunissima può produrre un genio. In clima di
democrazia si dovrebbe partire tutti da quota zero, senza tener conto delle parentele illustri.
Le nostre idee attuali in proposito sonoMondo
Il Pratico disordinate e incoerenti.
per Edunet books La proposta di rendere
ereditaria la Presidenza degli Stati Uniti scandalizzerebbe gli americani; e tuttavia per loro
è naturale che l'amministrazione di un'impresa debba andare dal padre al figlio. Noi non ci
sogneremo mai di permettere al re di stabilire che cosa la nazione dovrà fare dieci anni
dopo la sua morte; tuttavia permettiamo che i cittadini diano per testamento disposizioni
fantastiche, ingiuste, bigotte e dispettosamente malvagie da attuarsi nei riguardi delle loro
proprietà dopo la loro morte, e attribuiamo a questi testamenti valore di legge. Noi non
conferiamo a un uomo la carica di giudice per il fatto che suo padre era giudice, né gli
diamo un diploma di chirurgo perché suo padre era chirurgo, né lo mettiamo al comando
dell'esercito perché suo padre era Maresciallo. Un secolo fa gli ufficiali dell'esercito (ad
esempio Burgoyne e Wellington) reclamavano le promozioni come un privilegio da
acquistare contro pagamento e riservato al loro rango di aristocratici, e avrebbero
considerato una richiesta basata su di un onorato e fortunato servizio come la pretesa di un
presuntuoso; oggi invece ogni altra richiesta cadrebbe nel ridicolo perché farebbe l'effetto
di una pretesa da snob. Queste incongruenze e contraddizioni costituiscono gli imprevisti
di una società non perfettamente organizzata, nella quale, in mancanza di un superiore
controllo sulla proprietà, bisogna permettere alla gente di disporne come meglio le aggrada.
Poiché l'organizzazione sociale progredisce e si sviluppa, e gli affari che ora sono privati si
vanno vieppiù trasformando in pubblici affari, le nostre attività e libertà personali
verranno limitate da condizioni quali ora neppure ci sogniamo. Ad esse non tarderemo ad
abituarci; e intanto, se non ci garbano, dobbiamo fare buon viso a cattiva sorte.

Dal momento che dobbiamo affidare l'autorità a coloro che sono capaci d'usarla, se
vogliamo salvare la civiltà, la nostra tradizione pseudo- democratica di governare mediante
comitati e relative maggioranze si scontra col fatto che il criterio della maggioranza non è
conforme alla natura delle cose; i governanti capaci sono infatti sempre una minoranza,
sebbene la natura, purché non ostacolata, ne produca abbastanza da consentire una buona
scelta. Il criterio maggioritario distrugge inoltre la responsabilità. Un uomo di Stato che
accetta di ricoprire una carica pubblica a condizione di essere processato ed eventualmente
fucilato se fallirà, o almeno rimosso dall'incarico e discreditato, è veramente un ministro
responsabile. Ma un ministro che deve fare soltanto ciò di cui riesce a persuadere una
maggioranza di Parlamento o di Comitato, non ha alcuna responsabilità; né alcun altro può
essere responsabile in sua vece, poiché le maggioranze non possono essere fucilate se non
con il loro consenso, né possono essere degradate, poiché non hanno grado.

Una delle migliori descrizioni di questo stato di cose si trova nell'autobiografia di Adolf
Hitler intitolata "Mein Kampf". Quando nel 1919 egli cominciò il suo lavoro di
organizzazione del nazional- socialismo in Germania all'età di 30 anni, si trovò a essere
membro di un comitato di sei sconosciuti, il cui patrimonio collettivo non arrivava a uno
scellino. Essendo del tutto privi di responsabilità, essi non potevano fare altro che
discutere tra di loro. L'esperienza fatta da Adolf in sei anni di vita militare gli aveva
insegnato che gli uomini non possono diventare efficienti e attivi se non si combina
l'autorità con la responsabilità, e ciò non è affatto possibile in un Governo di maggioranza:
è questo un fatto che noi ci nascondiamo con il semplice e familiare espediente di
chiamarlo Governo responsabile anziché irresponsabile. Il F• hrer non si fece ingannare
da questa fandonia: una dura esperienza e la sua abilità di farne tesoro gli avevano
insegnato qualcosa di meglio. Quando fu fatto presidente di un comitato, si guardò bene
dal partecipare alle riunioni, e mentre gli altri parlavano badò a lavorare. Quando diventò
capo del movimento per i suoi meriti personali (o demeriti, se vi è antipatico) e dovette
organizzare uno Stato Maggiore, dette ai suoi aiutanti autorità militare e li considerò
militarmente responsabili dell'uso che ne facevano. Quando con questo metodo riuscì a
diventare in 14 anni, da oscuro e ultimo adepto di un piccolo gruppo di sei persone, capo
ufficiale di 60 milioni di tedeschi e Cancelliere
Il Pratico Mondo pera Edunet
vita delbooks
Reich germanico, continuò la sua
propaganda orale facendo di tempo in tempo dal Reichstag discorsi radiodiffusi a 60
milioni di persone, ma non era il Reichstag che governava: l'autorità e la responsabilità
erano del F• hrer; e nelle sue mani e sulle sue spalle vi erano realmente autorità e
responsabilità. Dopo cinque anni quei 60 milioni ancora lo adoravano e lo fecero
Comandante in Capo di tutte le loro forze combattenti.

Prendiamo questo esempio di vita contemporanea come il punto estremo a cui si possono
spingere in pratica l'autorità e la responsabilità. L'estremo opposto è rappresentato dal
Parlamento britannico in tempo di pace, quando l'autorità, la responsabilità e l'attività
sono ridotte al minimo, e dove occorrono trent'anni per fare il lavoro di quindici giorni, a
meno che una guerra non obblighi il Parlamento ad abbandonare il sistema dei partiti e si
facciano allora sforzi disperati per compiere trent'anni di lavoro in una quindicina. Il
nostro problema è di trovare la via di mezzo più conveniente fra questi due estremi.

Dobbiamo respingere il piano di Hitler, poiché, sebbene abbia successo nell'esercito, dà a


un uomo più autorità e responsabilità di quanta ne possa sopportare. Se costui è debole, si
lascia corrompere dal suo stesso potere: se è forte, esso gli dà alla testa, e come Alessandro,
Hitler e Napoleone egli cerca allora di sottomettere il mondo al suo dominio, diventando in
tal modo nel peggiore dei casi un tiranno e un flagello, e nel migliore un esploratore e un
avventuriero come Giulio Cesare o Guglielmo il Conquistatore. Quante più conquiste,
avventure ed esperimenti sociali egli intraprende, tante più autorità egli deve delegare e
distribuire, per l'impossibilità di essere dovunque e di occuparsi di tutto. I suoi sottocapi
diventano allora corrotti o pazzi; da ultimo, il sistema diventa intollerabile, provoca una
rivoluzione o una reazione libertaria in senso anarchico, e non ha importanza che il capo
supremo sia Cromwell, Luigi quattordicesimo, il Kaiser oppure il signor Hitler. Le scope
scopano bene quando sono nuove; ma quando sono consumate, la sporcizia si accumula
come nelle stalle di Augia.

Quali precauzioni si possono prendere contro un simile stato di cose? Ovviamente, tanto
per cominciare, eleggere e rieleggere governanti per periodi abbastanza brevi da far sì che
essi non si dimentichino di dipendere dalla sottomessa approvazione dei sudditi. Prendete
il caso del Presidente degli Stati Uniti d'America. Sebbene il suo incarico fosse stato creato
dal successo della rivoluzione contro la tirannia del Governo inglese personificata in re
Giorgio terzo, gli venne tuttavia data, in base a principi schiettamente hitleriani,
un'autorità molto più assoluta di quella che ebbe mai re Giorgio. Neanche una sconfitta in
seno a un Comitato o al Congresso può spodestarlo. La descrizione che Byron fa di Giorgio
terzo come di «un povero matto cieco» e di «un vecchio re disprezzato» non è molto
applicabile a lui. Se qualche suo provvedimento non è costituzionale, si ricorre alla Corte
Suprema. In alcune questioni egli deve ottenere il consenso di almeno i due terzi del
Senato, il quale fra l'altro deve per esempio approvare la scelta dei ministri che formano il
suo consiglio. I singoli Stati dell'Unione hanno governatori che sono forniti di analoghi
poteri e restrizioni, che sono analogamente responsabili e vessati dal Parlamento, guardati
con fiducia, ma anche con sfiducia, liberi da restrizioni per quanto riguarda religione, sesso
e colore, ma sottoposti a certe limitazioni in fatto d'età e di nazionalità, nonché di luogo e
durata di residenza. Tutto sommato, uno strano miscuglio di precauzioni contro la tirannia
con misure atte a garantire la sicurezza della legge e dell'ordine.
In futuro dovremo impegnare di più la nostra intelligenza nel redigere la nostra
Costituzione. Bisogna gettare nella pattumiera la nostra idolatria per il Parlamento e i
nostri "slogans" sulla libertà inglese e americana e sul fatto che "i britannici non sono mai
stati schiavi". Allora scopriremo che ciò di cui abbiamo bisogno non è soltanto riformare il
nostro vecchio Parlamento, ma crearne di nuovi. Le decisioni politiche non devono essere
capricci o fobie di uomini resi pazzi dalla
Il Pratico loroper
Mondo autorità
Edunetassoluta
books come Nerone e lo zar Paolo
(per non citare esempi più recenti), contro i quali non c'è niente da fare finché la guardia
del corpo o i cortigiani stessi non s'incaricano di assassinarli. Abbiamo bisogno di Consigli
comunali, Consigli professionali, Consigli industriali, Consigli di cooperative dei
consumatori, Consigli finanziari, Consigli scolastici; di Consigli che facciano progetti e
servano di coordinamento, così come di congressi parlamentari (a intervalli non troppo
frequenti) per discutere dei mali nazionali e prendere in esame le eventuali proposte del
signor Ognuno. Questo è ciò che è accaduto nella ultrademocratica Russia sotto le
inesorabili necessità della natura umana e delle circostanze. Il sistema russo non si
discosta fondamentalmente dal nostro in senso rivoluzionario. Noi siamo governati più dai
sindacati operai, dalle società cooperative, dalle associazioni professionali di dottori e
avvocati, dalla magistratura, dai comitati del Consiglio Privato, dalla burocrazia e da
Consigli di ogni genere, che non dal Parlamento.

Il Ministero del Tesoro dirige la Borsa in modo molto più costante ed efficace di quanto
non faccia la Camera dei Comuni; analogamente il Ministero degli Esteri dichiara la guerra
e ci manda in trincea senza consultare il Parlamento, che viene avvertito semplicemente il
giorno dopo, come accadde nella Guerra dei Quattro Anni, o con un'ora di ritardo, come
nella guerra attuale, di quanto è stato fatto irrevocabilmente dietro le sue spalle.
L'abdicazione di re Edoardo ottavo fu preparata e portata a termine senza che ne venisse
fatta parola alla Camera dei Comuni o agli altri organi costituzionali. I funzionari delle
prigioni impediscono al pubblico di visitare le carceri, e hanno la facoltà di renderle a loro
piacere molto più crudeli dei campi di concentramento, come avviene ad esempio per la
prigione di Dartmoor.

Una trasformazione del nostro sistema in quello russo non sarebbe affatto un mutamento
per quanto concerne la molteplicità degli organi governativi. Tali organi non possono
essere aboliti; essi sono necessari e dovrebbero essere controllati e coordinati nell'interesse
del benessere generale, e composti di persone competenti e responsabili. Attualmente essi
non sono che un groviglio di vegetazioni bizzarre, spesso impopolari perché non sempre
all'altezza dei tempi, vengono diretti da uomini politici di partito, e amministrati da
imbecilli tirannelli, da ignoranti, o da incurabili parassiti che sono virtualmente
inamovibili. Ma questo stato di cose non è poi irrimediabile. In Russia gli organi
governativi vengono epurati e i negligenti «liquidati» (vale a dire anche fucilati nei casi
gravi) senza por tempo in mezzo, quando sono colti in fallo. Ciò che fanno i russi possiamo
ben farlo anche noi.

Competenza, responsabilità e coordinamento si dimostrano urgentemente necessari tanto


nelle associazioni volontarie e nelle imprese commerciali quanto negli affari di Stato. Gli
Stati capitalisti, fascisti e comunisti ne hanno egualmente bisogno, sebbene soltanto nello
Stato comunista sia possibile impedire l'opera di corruzione esercitata dagli interessi
privati. In ogni modo l'istituzione di simili organi è necessaria, e non comporta affatto un
catastrofico capovolgimento di tutte le istituzioni esistenti. La gente per bene, che è portata
spesso a credere perfette le istituzioni nazionali per il solo fatto che sono quelle della patria
beneamata, non si accorgerebbe quasi del mutamento. Al massimo ripeterebbe il proverbio
francese: «quanto più si cambia, tanto più le cose rimangono le stesse». I sognatori di
«nuovi mondi» non dovrebbero dimenticarlo; e, se lo dimenticano, si espongono a una
forte delusione.

Poiché questa esigenza non è nuova, e suppone un sistema di educazione e un sistema di


cernita basato su determinate qualifiche, ci si potrà chiedere perché la tradizione liberale si
opponga tanto aspramenteIl a qualsiasi formaper
Pratico Mondo di qualifica (speciale) restrittiva che da
Edunet books
qualche secolo a questa parte s'è cercato piuttosto di abolire quelle esistenti che non di
rafforzarle o crearne altre.

La risposta è che tali qualifiche sinora non hanno affatto giovato ad assicurare
l'uguaglianza di opportunità e a lasciare «la carriera aperta agli uomini d'ingegno»;
condizioni queste entrambe essenziali alla democrazia. Alcune di esse erano veramente
insulse; per esempio il requisito dell'appartenenza alla Chiesa d'Inghilterra per i membri
del Collegio dei Medici. Il re d'Inghilterra deve essere protestante, e deve esplicitamente
ripudiare, all'atto dell'incoronazione, la Chiesa Romana e implicitamente tutti gli altri credi
orientali, sebbene la maggior parte dei suoi sudditi siano ebrei, musulmani, indù, buddisti,
cattolici romani, atei o agnostici, e ciascuno di questi consideri gli altri come eretici, pagani
e idolatri.

Gli ebrei e gli atei una volta erano esclusi dal Parlamento inglese. I comuni sacerdoti della
Chiesa d'Inghilterra sono esclusi dalla Camera dei Comuni, sebbene i suoi prelati siedano
alla Camera dei Lords. Tutta la questione diventò così assurda che l'abolizione dei requisiti
e l'apertura di tutte le professioni e delle pubbliche carriere ai non conformisti, ebrei, atei e
settari di ogni sorta, purché non fossero veri e propri criminali come i Thugs e i cultori di
Vudu, mise profonde radici nel programma liberale.

Sfortunatamente la reazione contro i requisiti religiosi ha prodotto un movimento


anticlericale che sta diventando altrettanto assurdo quanto i requisiti religiosi. In Russia,
soltanto gli atei dichiarati sono ammessi al partito comunista (l'unico tollerato), che è
quello che in realtà elegge i Sovieti. Non vi è nulla di nuovo in questa esclusione: è il
sistema della Chiesa cattolica e di tutte le Chiese. Ne è derivato che il partito comunista
russo, avendo per fine la completa eliminazione del potere temporale del clero, è diventato
esso stesso un clero. Per eliminare l'ortodossia, ha istituito la più intollerante ortodossia
del mondo. Per sbarazzarsi degli ordini religiosi ha fondato la Lega dei Senzadio, con
medaglie ed emblemi simili a quelli dei Sette Dolori o del Sacro Cuore: capita di vederne in
Russia più frequentemente che non scapolari in Irlanda. L'Europa, dopo essersi spinta
dall'Età della fede all'Età dello scetticismo scientifico e dell'Umanesimo, trova ora che nulla
può salvare la sua civiltà se non una nuova fede democratica, intollerante non soltanto
verso i credi rivali, ma anche verso i partiti rivali. La conservatrice Inghilterra, convinta
dalle argomentazioni di Macaulay, non solo emancipò gli ebrei ma fece un ebreo Primo
Ministro. Ma la Germania, trasformando il liberalismo in nazional-socialismo sotto
direzione proletaria, è giunta non soltanto a perseguitare gli ebrei, ma a sterminarli.

Accade sempre così. Il liberalismo popolare, che è in pratica una anarchia sorvegliata,
caccia il Governo fuori dalla porta, per vederlo poi rientrare dalla finestra. I re dispotici e
gli zar sono rimpiazzati da Primi Ministri, Capi, Dogi e Duci, che hanno mignoli più grossi
dei lombi dei monarchi.

Il liberalismo e il libero pensiero, ben lungi dal trovare il loro culmine e il loro trionfo
finale nel socialismo, perderanno le prime battaglie contro la dittatura del proletariato. Ma
essi non sono ancora morti. Sono soltanto in una trance catalettica, e risorgeranno
poderosamente quando il socialismo produrrà quell'agiatezza senza la quale non esiste
vera libertà, e quando la gente, giunta a viver bene con sole ventiquattro ore di lavoro la
settimana, chiederà libertà di iniziativa e libertà di pensiero.

Tralasciamo ora per un momento la democrazia e torniamo a esaminare i Parlamenti nella


forma in cui esistono oggi in Inghilterra.
Il Pratico Mondo per Edunet books
4. I PARLAMENTI DEI POVERI
Se ciò che non funziona nella Camera dei Comuni è il sistema dei partiti e ciò che va bene
nei Municipi è la loro libertà dal sistema dei partiti, ci si può allora chiedere se basta
abolire il sistema dei partiti in Parlamento e lasciare invece i Municipi così come sono.
Sfortunatamente i Municipi sono paralizzati da una tirannia ancor più degradante di quella
rappresentata dal sistema dei partiti: essa è la povertà della maggior parte dei contribuenti
che eleggono i consiglieri municipali. Ciò impedisce qualsiasi manifestazione di quella
teorica democrazia alla quale essi devono i loro voti.

Vi descriverò adesso una scena tipica, alla quale io stesso presi parte.

Una delle mie prime esperienze quale membro del consiglio di una parrocchia di Londra,
che regolava la vita civica di un quarto di milione di persone, fu una seduta nella quale si
dovevano stabilire le tasse per il corrente anno. Il comitato incaricato della finanza ci
presentò un bilancio del costo dei pubblici esercizi e la tassa necessaria per coprirlo. Io, che
ero nuovo a tali cose, mi aspettavo naturalmente che questa appunto dovesse essere la
tassa proposta dal comitato. Invece no: mentre la tassa necessaria era di 14 pence per
sterlina di reddito, la tassa proposta era di uno scellino (dieci pence). Poiché non veniva
data alcuna spiegazione di questo deliberato passo versa l'insolvenza, proposi un
emendamento perché la tassa fosse di 14 pence. L'effetto fu spaventoso. Un vecchio
parrocchiano barbuto, che sedeva vicino a me, si mise a piangere come un bambino, e
mentre le sue lacrime cadevano rapide sul tavolo mi rimproverò di non avere alcuna pietà
per i poveri. I membri che versavano in men peggiori condizioni finanziarie mantennero
un tetro silenzio. Essi sapevano che io avevo perfettamente ragione; ma votarono contro di
me in modo così unanime, che non mi immischiai mai più nella questione delle tasse,
aspettando che giungesse anche per loro, prima o dopo, il giorno del giudizio.

Venne abbastanza presto. Fu approvata una legge sulle amministrazioni locali che
trasformò la parrocchia in un Consiglio Municipale, e ci obbligò a far rivedere i nostri conti
dal Consiglio Amministrativo locale invece che da noi stessi. Venne così a galla che il
nostro conto corrente in banca era in passivo di 70000 sterline; il nuovo revisore, senza
nemmeno dire «se avete lacrime, preparatevi a spargerle», ci ordinò di pagare
immediatamente la somma imponendo una tassa che ci avrebbe seriamente compromessi
alle prossime elezioni. Non ricordo come fosse sistemata la questione, perché in quel
periodo di tempo ero lontano. Credo comunque che le nostre umili suppliche poterono
farci guadagnare abbastanza tempo da rateizzare il sacrificio nello spazio di qualche anno.
Ciò non toglie che la tassa crebbe d'un salto di sei pence per sterlina; e i "candidati dei
contribuenti" furono spazzati via nella successiva elezione.

Ora, questo problema delle tasse era così semplice, che sarebbe assurdo voler concludere
che la differenza tra il mio modo di agire e quello del mio barbuto collega che si mise a
piangere e si adirò contro di me fosse la differenza tra un'alta intelligenza politica e una
relativamente bassa. Egli non sapeva scrivere commedie e libri; ma sapeva quanto me che
uno scellino non può comprare merci che valgano 14 pence. La differenza era che lui era un
povero diavolo che viveva in uno stato di cronica ristrettezza pecuniaria, mentre io ero una
persona ricca, e non mi occupavo in pratica della questione delle tasse, se non in quei pochi
momenti in cui, una volta l'anno, firmavo l'assegno relativo senza neanche preoccuparmi
di guardare a quanto ammontava. Se fossi stato povero come lui avrei senza dubbio pianto
e votato come lui. Ne trassi pertanto la conclusione che se il requisito di possedere un
reddito annuo di mille sterline fosse stato richiesto tanto per i membri del consiglio quanto
per i votanti, il consiglio di parrocchia sarebbe stato perfettamente solvibile, più efficiente
e molto meno alla mercè dei Ilsuoi funzionari,
Pratico cheEdunet
Mondo per lo detestavano
books e consideravano le riunioni
come una seccatura che avrebbe dovuto ridursi a due volte l'anno o anche meno. Gli stessi
membri che sedevano silenziosi in attonito assentimento, quando dovevano votare un
conto di 20000 sterline per macchine elettriche, avevano il coraggio di prolungare le
sedute per una notte intera per discutere furiosamente intorno a un conto di tre scellini e
sei pence sotto la voce "rinfreschi".

Soltanto assemblee di persone libere da preoccupazioni economiche, scelte da elettori


ugualmente sicuri della loro posizione finanziaria, offrono quella garanzia di
immaginazione e di audacia che sono indispensabili per l'amministrazione del denaro
pubblico ai nostri tempi.

E non si creda che il Parlamento sia libero dal timore della povertà per il semplice fatto che
per la maggior parte dei suoi membri la somma di cento sterline rappresenta una spesa
minore che non cinque sterline per il contribuente medio. In regime capitalista
l'indipendenza è una conseguenza della povertà proletaria. Attualmente i giornali stanno
pubblicando bilanci familiari nei quali le entrate sono di quaranta scellini e il solo affitto di
quattordici. Però tutte le lagnanze riguardano l'esiguità dei guadagni, non l'enormità di
quanto di essi viene confiscato dal padrone di casa per mezzo del suo esattore, che è
appoggiato dagli ufficiali giudiziari, dalla polizia, e dall'intero esercito, marina e aviazione
britannica, se l'affitto non viene pagato. Ogni acquisto fatto con i rimanenti scellini deve
servire a compensare l'affitto che il venditore deve pagare a sua volta.

La ricchezza dei membri del Parlamento e dei pari consiste in quei quattordici scellini più
la differenza tra i salari dei lavoratori e i prezzi che i datori di lavoro ottengono per i
prodotti.

I legislatori possono guarire la povertà dei loro elettori soltanto rovinando se stessi, a meno
di non possedere il genio industriale necessario ad aumentare la produttività del lavoro in
maniera tale da prendere due piccioni con una fava. Quando in questo campo tutto è stato
tentato, non resta al proletariato che la scelta fra la schiavitù, mitigata soltanto dagli artifici
usati per tenere in vita la gallina che fa le uova d'oro, e un completo capovolgimento
politico che stabilisca la dittatura del proletariato.

Nello stesso tempo i ricchi temono la povertà ancor più dei poveri, che vi sono ormai
abituati. Anche i milionari non possono mai essere sicuri che un giorno non morranno
poveri. Le loro rendite possono essere ridotte a zero da una bancarotta, da scoperte e
invenzioni, o anche, quando i loro beni sono investiti in titoli di Stato, dalle enormi tasse e
dall'inflazione causate dalle guerre moderne. Questo timore li obbliga a una continua
preoccupazione per i loro interessi privati, mentre una perfetta onestà nei pubblici affari
equivarrebbe al suicidio. Ricchi e poveri hanno preoccupazioni comuni e interessi opposti.

Questo è il risultato della plutocrazia; il rimedio è la democrazia. Abbiamo appena visto


che nei nostri Parlamenti centrali e locali dominati dalla plutocrazia e dalla povertà (che i
matematici potrebbero chiamare plutocrazia negativa), la democrazia è inevitabilmente
sconfitta. Esaminiamo ora la questione più a fondo.
5. DEMOCRAZIA: UN PASSO AVANTI
Democrazia significa organizzazione della società per il beneficio di tutti, a spese di tutti, e
non soltanto per il beneficio di una classe privilegiata.

La maggiore difficoltà che si opponga alla sua realizzazione consiste nel credere che, per
attuarla, sia necessario dareIlil Pratico
voto a tutti,
Mondociò cheEdunet
per costituisce
books invece l'unico metodo sicuro
per distruggerla. Il suffragio universale la uccide. Le persone di alta levatura morale e
mentale la desiderano; ma esse sono in trascurabile minoranza nelle sezioni elettorali. Il
signor Ognuno, come Voltaire lo chiamò (e noi dobbiamo ora aggiungere la signora e la
signorina Ognuno), ha il terrore di esser governato, un'intensa ripugnanza a essere tassato
e una forte avversione a ricevere ordini da un funzionario governativo, anche quando in
caso contrario rischia di essere reso schiavo e spogliato dei suoi averi da gente sua pari,
priva di responsabilità e autorità. La sua mente, quando riesce a oltrepassare la cerchia
ristretta dei suoi affari personali e familiari, è piena del romanticismo della guerra vista da
un punto di vista cavalleresco, e la sua immaginazione si lascia trasportare dall'adorazione
del suo oratore favorito o di famosi capitani di terra e di mare, che hanno ucciso il maggior
numero di stranieri. Egli è favorevole a qualsiasi legge negativa che si frapponga tra lui e il
potere dello Stato: alla Magna Carta, all'Habeas Corpus, alla libertà di parola per se
medesimo, per il giornale e per le pubbliche adunanze del suo partito, concessioni che egli
estende con riluttanza anche agli altri a patto che essi condividano le sue idee e le sue
preferenze; ma un semplice accenno a qualsiasi legislazione positiva fa sì che lui e i suoi
innumerevoli simili si precipitino a votare contro. Si può governarlo, soltanto
ingannandolo fin dall'inizio. E' stato quindi sempre necessario ingannarlo più o meno; ma
al momento di rendere il Parlamento realmente rappresentativo, il diritto di voto di cui egli
dispone ha reso la democrazia impossibile ad attuarsi. Nonostante tutti i suoi pregiudizi, le
sue superstizioni e le sue romantiche illusioni, egli si conosce troppo bene per votare per se
stesso. Ciò non toglie che egli si risentirebbe se gli fosse tolto il diritto di voto. Rimane da
vedere fino a qual punto i veri democratici possono ingannarlo fino a farlo votare per la
propria emancipazione.

Nel 1920 Sidney e Beatrice Webb, le nostre massime autorità in materia, dimostrarono in
modo molto convincente, in un libro intitolato "Progetto di costituzione per la comunità
socialista", che un unico Parlamento, anche se non infestato dai partiti, non può governare
una civiltà complicata come la nostra. L'uomo che sa fare tutti i mestieri non è esperto in
niente. I Webb proposero la creazione di due Parlamenti: l'uno politico e l'altro sociale. Gli
argomenti e i fatti da essi addotti erano incontestabili: di conseguenza il problema fu
risolto, come di consueto, non facendo alcuna attenzione alla loro proposta. Ora è facile
ignorare un libro o i suoi autori; se non fosse che i fatti rimangono, l'affare sarebbe bell'e
chiuso. Ma se i fatti sono ignorati troppo a lungo, le cose cominceranno ad andar male. E
uno dei fatti è che se tutti i problemi sociali, politici, commerciali, culturali e artistici sono
amministrati da un solo organismo, e il voto per l'elezione di tale organismo deve essere
perciò un voto onnivalente dato ogni cinque anni o giù di lì dal signor Ognuno, questi ha
diritto di essere compatito. Immaginate la sua perplessità in una elezione generale! «Sono
stato appena convinto da un candidato del partito laburista» egli dice «che se le miniere
saranno nazionalizzate potrò comperare il mio carbone a metà del prezzo che pago ora. Ma
egli ha promesso al mio vicino Smith che voterà per la revisione del Libro delle Preghiere;
ora questo non potrei sopportarlo: per me è basso ateismo. Il candidato conservatore mi
dice che difenderà fino alla morte il Libro delle Preghiere; ma egli è proprietario di metà di
una miniera di carbone nel Durham e non vuol sentir parlare di ribasso dei prezzi del
carbone. Mi dicono che egli sia un anglicano cattolico, il che è per me poco meglio che un
cattolico della Chiesa del papa; perché io, grazie a Dio, sono un inflessibile protestante.
Sono d'accordo con tutto ciò che dice il candidato liberale sulla libertà e sulla necessità di
sbarazzarsi di tutti questi asfissianti ispettori che vengono a interferire nei miei affari con i
loro regolamenti, il controllo governativo e altre cose del genere; ma egli è un repubblicano
e ha la sfrontatezza di dirlo; io sono invece per il re e la Nazione. L'indipendente sembra
essere il più simpatico di tutti; ma vuol fare una pace negoziata e renderci tutti schiavi di
Hitler. Inoltre non ha alcuna probabilità contro gli uomini di partito, e a me non garba che
il mio voto vada sciupato. L'altra voltaMondo
Il Pratico c'era un
percomunista,
Edunet booksma ci rimise il suo deposito
elettorale. Robinson votò per lui, ma vi assicuro che aveva l'aria di un pazzo. Per fortuna
questo è un paese libero e non sono costretto a votare se non ne ho voglia. Così non voterò
affatto. Al club ognuno crederà che abbia votato per il suo candidato. In ogni modo queste
elezioni sono una bella turlupinatura; i candidati ottengono i nostri voti promettendoci una
determinata cosa, e appena sono eletti fanno proprio l'opposto. Guardate la storia della
parità aurea! Guardate la "pace con onore" di Monaco! Puh!».

La proposta dei Webb sistemerebbe il Libro delle Preghiere, le miniere di carbone e molte
altre questioni, in scompartimenti separati; ma il successo avuto dal nuovo sistema
sovietico in Russia ci convince che la soluzione del problema va al di là del progetto dei due
Parlamenti. Il signor Ognuno in Russia può dividere i suoi voti tra una dozzina di
organismi governativi; i candidati sono persone che egli conosce e i cui figli potrebbero
sposare le sue figlie o viceversa senza degradarsi. Il signor Ognuno inglese crede di essere
governato soltanto da due autorità: la Camera dei Comuni, eletta dal suo voto, e la Camera
dei Lords, che egli spera sarà presto abolita, sebbene quest'ultima lo rappresenti in fondo
assai meglio, dato che nasce anch'essa per caso come lui. In realtà egli è governato da
altrettante autorità quante ne esistono in Russia: dal suo Sindacato o Associazione
professionale, dalla sua Società Cooperativa, dalla sua Federazione di datori di lavoro,
dalla sua Chiesa, dai suoi banchieri, dai suoi imprenditori e dai suoi padroni di casa. La
maggior parte di questi organismi esercita su di lui un potere (praticamente senza alcuna
responsabilità) quale nessun Ministero responsabile pretenderebbe di avere. L'uomo
qualunque può essere privato del suo impiego ed essere gettato sulla strada a morire di
fame o a vivere di sussidi forniti dal suo datore di lavoro, senza una ragione plausibile o un
utile rimedio. Il medico può essere inabilitato e rovinato, l'avvocato espulso dai ruoli, il
prete o il parroco interdetto, l'agente di cambio o lo speculatore espulso dalla Borsa, se si
oppone a regolamenti per i quali non gli è stato mai chiesto il consenso. Egli non può
essere registrato quale membro di nessuna professione o mestiere qualificato, a meno che
non sottostia a esami e a corsi di apprendista, sui quali non ha alcun controllo. Le dittature
commerciali e professionali tengono ben poco conto delle sue aspirazioni di libertà; esse lo
tassano e lo controllano a ogni passo; tuttavia, ogniqualvolta qualcuno propone di mettere
questi controllori sotto il controllo dello Stato, egli urla che gli stanno distruggendo la sua
libertà. Grida come un'oca spennata che non vuol diventare a nessun costo schiavo, perché,
non avendo esperienza della vera libertà, non sa che cosa sia.

Non bisogna però prendersela col moltiplicarsi delle autorità; al contrario quante più
autorità separate e specializzate esistono, tanto più è possibile passare dal ridicolo
principio «Ogni uomo, un voto» del sistema dei partiti all'ideale democratico «Ogni
questione, un voto». Ma bisogna che vi sia qualche pubblico controllo delle autorità, per
garantire il benessere della comunità contro le scandalose tirannie che si generano quando
manca ogni controllo. E se la democrazia vuol essere un principio centrale deve avere un
organo centrale. L'organo può avere un centinaio di registri, ognuno con la sua separata
fila di canne; ma qualcuno deve suonare l'organo; e sebbene il signor Ognuno possa essere
del tutto incapace di usare la tastiera, tuttavia chiunque la maneggi deve suonare musiche
che piacciano al signor Ognuno, altrimenti un giorno o l'altro egli romperà l'organo,
ucciderà l'organista e morrà per fame di musica, a meno che non abbia la pazienza di
aspettare che venga costruito un nuovo organo e che sia stato trovato un nuovo organista,
col rischio di averli poi nettamente inferiori a quelli di prima. Se il signor Ognuno si
costruisce da solo un organo e si prova a suonarlo lui, sarà certamente peggio. Se poi non
viene consultato in proposito, e non gli piace la musica, il nuovo organo farà la stessa fine
di quello vecchio. Esiste qualche sistema per uscire finalmente da questo vicolo cieco?

Certo che esiste. Ma prima Il di inculcarlo nellaper


Pratico Mondo testa del signor
Edunet books Ognuno devo sgombrarla da
molti rifiuti per farvi posto. E per cominciare devo rendere giustizia a quel signore. In un
recente romanzo di H. G. Wells, il signor Ognuno è rappresentato da un certo signor Albert
Edward Tewler. In una mia recente commedia la signora Ognuno è rappresentata da una
certa signorina Begonia Brown. Ambedue appartengono alla piccola borghesia. Tewler è un
uomo di vedute ristrette e un idiota ignorante, per i cui poteri di comprensione Kentish
Town è già troppo grande. Begonia ha vinto premi alla scuola della contea e ha un enorme
concetto di se stessa; ma il suo ardente patriottismo consiste nell'essere pronta a morire in
difesa della sua nativa Camberwell contro Peckham. (I londinesi capiranno da questo chi
siano Tewler e Begonia; ma per gli altri devo spiegare che Kentish Town, Camberwell e
Peckham sono soltanto sobborghi confinanti fra di loro della stessa metropoli.) Begonia
diventa la prima donna che assuma la carica di Primo Ministro, ma troppo tardi per
figurare nella commedia in tale veste.

Ora, non è certamente vero che tutti gli abitanti di Londra, e tanto meno quelli delle isole
britanniche, debbano essere altrettanti Tewler e altrettante Begonie. L'intelligenza del
signor Wells è certamente più grande di quella di Tewler, e quella di Bernard Shaw più
cosmopolita di quella di Begonia. Dietro a Wells e a Shaw esiste una considerevole
categoria di persone abbastanza intelligenti da comprare i loro libri e divertirsi alla loro
lettura, o almeno criticarli. Esse formano attualmente soltanto una "intellighentzia"; ma
sono il nucleo germinale di una vera aristocrazia, il cui avvento è ormai prossimo. Siccome
costoro però sono molto meno numerosi dei Tewler e delle Begonie aventi diritto di voto, e
sono da loro incompresi, sospettati, temuti e odiati, mentre d'altra parte vengono
disprezzati quali intellettuali nei più ricchi quartieri commerciali e tollerati dalla "crema"
della società solo come servi di categoria superiore e geni divertenti ("giullari di società")
purché non si occupino di politica, è impossibile che siano eletti a posizioni di
responsabilità nei pubblici affari.

Poiché inoltre la loro capacità permette loro di guadagnare bene e di farsi una posizione
agiata lavorando per se stessi, essi sono indotti a stare alla larga dalle agitazioni popolari e
dalla sporcizia della politica e a formare una aristocrazia privata, lasciando che il
proletariato sofferente e la plutocrazia politicante vadano a farsi benedire insieme. Così,
mentre nelle strade di Parigi e di Pechino venivano esposti a scopo di edificazione del
popolo criminali torturati sulla ruota o tagliati in mille pezzettini, le più eleganti
raffinatezze della civiltà venivano godute dall'"intellighentzia" francese del diciottesimo
secolo e dai mandarini cinesi del diciannovesimo. Sebbene da noi oggi non si pongano più
sul lastricato del cortile della prigione le persone indiziate che si rifiutano di rispondere
alle contestazioni mosse contro di loro, come fanno spesso i membri dell'esercito
repubblicano irlandese, e non si ammucchino più su di loro dei pesi finché muoiano o
acconsentano a parlare, e sebbene quando condanniamo un prigioniero a ricevere novanta
frustate gliene diamo dieci col gatto a nove code, tuttavia il nostro codice penale è ancora
orribilmente crudele e spietato e potrebbe essere chiamato addirittura brutale e barbaro se
si riscontrasse in qualche animale o in qualche tribù primitiva la colpa di mantenere
istituzioni simili alle prigioni di Dartmoor o di Mountjoy. Tredici anni a Dartmoor sono
molto più crudeli di una tortura sulla ruota; ma poiché ciò avviene lontano dagli occhi degli
intellettuali, essi possono permettersi di ignorarlo. E infatti lo ignorano. Vi è soltanto un
pubblico servizio che li obbliga a entrare in contatto con questo stato di cose: il servizio di
giurato. Come membro dell'"intellighentzia", anch'io dovetti assoggettarmi a questo
servizio fintanto che non fui colpito dai limiti d'età. Ben lungi dal pretenderlo come un
diritto, cercai ogni artificio per tenere il mio nome lontano dalla lista dei giurati, e in
questo fui fortunato. Così facendo fui senza dubbio un perfetto rappresentante della mia
classe.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Nulla impedisce agli intellettuali di prender parte alla vita politica della nazione; soltanto
essi sono troppo ansiosi di starne fuori. Di tanto in tanto qualche famoso assassinio li
induce a fare schizzinose proteste contro la pena capitale; ma appena il ministro degli
Interni è indotto a sospendere la condanna e pone l'assassino in salvo a Dartmoor o in
qualche simile posto infernale, essi si ritengono soddisfatti e il caso viene dimenticato per
sempre dai giornali. Lo slancio evolutivo però non va soggetto al suffragio universale. Esso
specializza una parte degli intellettuali per gli affari pubblici così come specializza altre
persone per la poesia, la pittura, la musica, il diritto, la medicina, la religione, il
combattimento, lo sport e il delitto. Da Confucio e Lao Tse, Socrate e Platone, Gesù, Budda
e Maometto, Marx, Engels, Bentham, Richard Wagner, Ruskin, Morris, Stuart Mill, i
Fabiani, Lenin, Trotsky e Stalin, la successione apostolica dei rivoluzionari non si è mai
interrotta. Ma sebbene essi abbiano governato città per breve tempo come Calvino a
Ginevra, il mutamento è stato soltanto nominale: i nuovi Governi sono altrettanto brutali
dei vecchi. Gli adoratori di Gesù instaurano l'Inquisizione spagnola e intraprendono in suo
nome la guerra dei trent'anni; i militanti nazisti in Germania credono di essere buoni
seguaci di Nietzsche e sono guidati da un discepolo di Wagner, le cui ultime parole al
mondo furono: «alla saggezza attraverso la pietà» ("durch Mitleid wissend"). E' pur
sempre vero, come ho detto in qualche altro libro, che la conversione dei selvaggi alla
cristianità è in realtà la conversione della cristianità alla barbarie.

Non vedo nessuna via di uscita da queste difficoltà, fintantoché i nostri democratici
insistono nel dire che il signor Ognuno è onnisciente e onnipresente e si rifiutano di
riesaminare il suffragio universale alla luce dei fatti e del buon senso. In che misura il
signor Ognuno ha bisogno del controllo del Governo per essere protetto dalla tirannia? In
che misura è egli capace di esercitare questo controllo senza rovinare se stesso e far
naufragare la civiltà? Sono queste domande veramente senza risposta? Non lo credo.

Sono d'accordo nel riconoscere che il signor Ognuno deve essere autorizzato a scegliere i
suoi governanti, non fosse altro che per salvarlo dal pericolo di essere governato in
maniera intollerabile. Ma fino a che punto dovrebbe poterli scegliere? Gli si potrà
permettere di scegliere un vitello d'oro come fece nel deserto del Sinai, o un gatto come
fece in Egitto, o un idolo come fa ora una setta chiamata "I testimoni di Jehovah", o Titus
Oates o Lord George Gordon o Horatio Bottomley, per non parlare degli idoli ora viventi?
Sicuramente no. Sarebbe come lasciare in libertà un asilo infantile tra i veleni di una
farmacia, o aprire le gabbie a tutti gli animali dello zoo. Vi è abbastanza possibilità di scelta
tra la gente per bene da consentirci di dare al signor Ognuno tutta la facoltà di controllo
che gli spetta. Questo è così ovvio, che quando la democrazia cominciò con i parlamenti noi
li tutelammo richiedendo ai candidati un certo censo, che assicurasse ai nostri legislatori
una istruzione elementare; senonché questi abusarono del loro potere in modo così
disastroso nel loro interesse di classe, che il requisito del censo fu messo da parte a favore
di coloro che non avevano alcuna qualifica, il che costituì un salto dalla padella nella brace,
del quale stiamo ora scontando le conseguenze.

Che gli uomini siano assai diversi in fatto di competenza politica, è una questione di
semplice storia naturale. Tale competenza varia infatti non soltanto da individuo a
individuo, ma secondo l'età dello stesso individuo. Di fronte a questo fatto positivo, è
sciocco continuare a pretendere che la voce del popolo sia la voce di Dio. Quando Voltaire
disse che il signor Ognuno era più saggio del signor Qualcuno, non aveva mai visto il
suffragio universale all'opera. Per fare un mondo occorrono tutti i generi di persone, e per
mantenere una civiltà alcune di esse devono essere uccise come cani arrabbiati, mentre
altre devono essere messe al comando dello Stato. Fintantoché le diverse attitudini non
siano esattamente classificate, non potremo
Il Pratico mai Edunet
Mondo per avere un suffragio scientifico, e senza un
books
suffragio scientifico ogni tentativo di democrazia fallirà, come è accaduto sempre.

La classificazione è quindi il primo passo verso una democrazia genuina, e di conseguenza


è giusto che essa abbia un capitolo a sé.

6. CONOSCERE IL NOSTRO POSTO


Molti anni fa cominciai a studiare la questione della classificazione chiedendo a H. M.
Stanley, il giornalista che esplorò l'Africa alla ricerca di Livingstone, quanti dei suoi uomini
avessero dimostrato qualità di capi nei brevi intervalli in cui egli doveva lasciare loro il
comando della spedizione. Egli rispose immediatamente e con sicurezza: «il cinque per
cento». Insistetti per sapere se quanto mi aveva detto fosse una congettura improvvisata,
oppure un dato esatto. Ammettendo che quella percentuale sia esatta, in mancanza di una
stima più accurata, possiamo calcolare che, sulla nostra popolazione di quaranta milioni di
abitanti, soltanto due milioni siano atti ad esercitare una qualche azione di Governo.

Ne deriva immediatamente la domanda: quale azione? Stanley trovò che una persona su
venti poteva assumere le sue stesse funzioni di comando in Africa. Ma se egli avesse avuto
bisogno di un Giulio Cesare, non avrebbe certamente trovato un uomo su venti e neppure
uno su mille, ma soltanto un uomo in tutto il mondo conosciuto: vale a dire, non avrebbe
avuto nessuna possibilità di scelta. Il papa Giulio secondo avrebbe potuto trovare una
quantità di pittori per decorare la Cappella Sistina, ma un Michelangelo solo. Il nostro re
Giacomo aveva dozzine di drammaturghi a sua disposizione, ma soltanto uno Shakespeare,
e dopo la morte di Shakespeare non si trovò più nessuno come lui. Giacomo secondo non
avrebbe potuto trovare un altro Shakespeare né per amore né per forza.

Tra questi casi estremi, ovverossia tra l'apparizione di un superuomo nel corso di quindici
generazioni o giù di lì, e il cinque per cento giornaliero di Stanley, vi sono molte vocazioni e
molti gradi di capacità in ciascuna di esse. Io non oso pretendere di essere il miglior
commediografo di lingua inglese, ma sono convinto di essere uno dei migliori dieci, e posso
quindi forse essere qualificato fra i migliori cento.

All'infuori della sua vocazione naturale, il più grande genio può essere una persona del
tutto insignificante. A teatro io sono una persona che rende; in un osservatorio
astronomico sarei licenziato alla fine della prima settimana, o al più sarei incaricato di
spolverare e pulire i telescopi, cosa che farei anche peggio di una qualsiasi buona cameriera.
Ora, il successo di ogni iniziativa dipende dal fatto che chi se ne occupa sia per vocazione
naturale al suo giusto posto: un conservatorio di musica non può essere infatti diretto con
successo da un sordo, né un'accademia di pittura da un daltonico, come hanno provato
alcuni esperimenti in proposito. Il più grande e difficile problema del mondo è
l'organizzazione, e l'amministrazione di un moderno Stato democratico, che deve trovare
per ogni cittadino un'utilizzazione rimunerativa, senza mai costringerlo a ricorrere al
sussidio per la disoccupazione. Se lo Stato sarà governato da persone inadeguate al loro
compito o sciupate nel posto loro assegnato, esso piomberà nei peggiori disastri e dovrà
per forza ricorrere a qualche avventuriero napoleonico, abbastanza folle da essere
ambizioso e tuttavia abbastanza abile, come ebbe a dire Mussolini, da ripulire le stalle di
Augia.
Bisogna ora fare un'altra distinzione. Sessanta anni fa, mentre passeggiavo una domenica
in Hyde Park, dove qualsiasi riformatore sociale o apostolo religioso può radunare attorno
a sé una folla semplicemente fermandosi e cominciando a parlare all'aria, mi incontrai con
un certo capitano Wilson, che ora temo sia stato dimenticato. Costui stava predicando un
vangelo, che chiamava comprensionismo, e invitava i suoi ascoltatori a diventare
comprensionisti. Ma un mondo di persone
Il Pratico Mondoche
percomprendono
Edunet books potrebbe essere, o forse
sarebbe, un mondo di incapaci. La comprensione è una cosa molto differente dalla facoltà
di esecuzione. Gli uomini d'azione, abili e pronti nelle questioni pratiche, raramente sono
pensatori. Il mondo è pieno di solerti avvocati che non hanno alcun senso del diritto, di
dottori per i quali la biologia potrebbe anche non esistere, di preti senza un barlume di
religione, di giornalisti sconsiderati che ripetono abitualmente decine e decine di frasi fatte,
di consigli di amministrazione che fanno soltanto quello che fu fatto l'ultima volta, di
lavoratori specializzati che del loro lavoro conoscono poco più che non le macchine che
stanno maneggiando, così come di Cancellieri dello Scacchiere i quali, convinti che quanto
più una nazione esporta tanto più è ricca, ritengono che l'ideale della prosperità per una
nazione sia di non produrre niente per uso interno e tutto per il commercio estero. Credo
che sia stato Palmerston, il nostro più grande ministro degli Esteri, a dire: «Se desiderate
essere informato male su di un paese, consultate un uomo che vi sia vissuto per trent'anni
e ne parli la lingua come uno del luogo».

Gli utopisti non devono concludere con questo che nessuno dovrebbe essere autorizzato a
praticare un mestiere o una professione se non ne è perfettamente edotto. Sarebbe come
sostenere che un bambino non dovrebbe essere messo al seno della madre finché non si sia
fatta una cultura sul metabolismo del cibo. Gran parte dei nostri affari deve essere trattata
da gente che non capisce quello che sta facendo, ma sa farlo anche senza capirlo. Lo farà o
meno nel modo migliore; ma bisogna pure farli in qualche modo, i nostri affari; ed è
sempre meglio farli nel modo peggiore, piuttosto che non farli per niente. I genitori a
esempio devono attualmente curare che i loro figli ricevano il nutrimento. Ne consegue che
alcune madri, pur molto affettuose, nutrono i loro figli con gin o aringhe affumicate, e i
loro mariti con carne e bevande distillate o fermentate, perfettamente convinte che senza
di queste non potrebbero mantenersi in forza. Esse dovrebbero essere istruite meglio alle
scuole elementari. Ma nello stesso tempo bambini e mariti devono pur nutrirsi in qualche
modo. Le aringhe affumicate, il gin, la carne di bue e la birra possono essere peggiori dei
cereali, delle verdure e delle bevande leggere; ma sono sempre meglio che niente.

L'istruzione è però limitata dalla capacità di assimilarla, nonché dal tempo a disposizione
dell'allievo e dalla necessità di scegliere le materie più proficue per la vita. Anche i geni più
dotati non possono studiare tutto. Io sono un competente commediografo; ma nulla
potrebbe fare di me un competente matematico. So maneggiare una macchina calcolatrice,
e oso dire che mi si potrebbe insegnare a usare le tavole dei logaritmi così come uso una
macchina calcolatrice; ma impiego meglio il mio tempo a scrivere libri e commedie.
Quanto al resto, o non lo faccio o devo trovare qualcuno che lo faccia per me, oppure, se lo
faccio io, devo farlo alla carlona, usando il metodo senza pretendere di capirlo. Nella
letteratura e nell'arte drammatica io sono una celebrità: in una fabbrica di aeroplani sarei
considerato un deficiente. Quando considero quello che so e quello che ho fatto (per
quanto non tutto quello che ho fatto), ho un'alta opinione di me stesso. Quando considero
quello che non so e quello che non so fare (e che sono spesso costretto a fare), mi sento
come si sentirebbe un verme se potesse sapere quanto è grande il mondo.

Ma vi prego di non concluderne che, essendo io assolutamente un profano in fatto di


meccanica e matematica, non possa capire l'immensa importanza democratica della
matematica e della fisica. I calcolatori prodigio e i grandi inventori non possono avere una
simile comprensione. Newton fu così grande matematico che, quando inventò il calcolo
infinitesimale, lo tenne segreto come un artificio extraprofessionale, sinché Leibniz lo
inventò anche lui e ne fu altamente lodato. Tuttavia Newton, nell'attento studio che compì
sulla cronologia storica, fu credulo come un bambino. Confondendo colui che agisce con
colui che capisce, siamo arrivati in Inghilterra a credere che i metafisici e filosofi siano dei
pazzi e gli uomini pratici delle guide sicure.
Il Pratico Mondo Non vi è dubbio
per Edunet booksche gli uomini pratici sappiano
dove si trovano, ma non sempre sanno dove stiano andando, mentre i pensatori, che sanno
dove stiamo andando, non sempre sanno dove stiamo.

La democrazia dovrà fare i conti non soltanto con le diversità di vocazione ma con il grado
di abilità nelle singole vocazioni. Quando fu iniziato uno studio sistematico sul benessere
del bambino, si trovò subito che l'autore della popolare canzone «si dice che nessuno può
prendere il posto della madre» sapeva ben poco di madri e di bambini.

D'altra parte, quando William Morris disse che è dubbio quali siano le persone più adatte a
prendersi cura dei bambini ma che senza dubbio i genitori sono le peggiori, egli presentava
la sua tesi con evidente esagerazione. E' sempre necessario esagerare in partenza, per
ottenere che la gente si disponga ad ascoltare e resti impressionata. Io lo faccio
abitualmente e deliberatamente.

Quando alcune persone presero a considerare il benessere dei bambini, che era un settore
trascurato dall'assistenza sociale, i fatti le costrinsero presto a classificare le madri in tre
categorie: a) madri che potrebbero allevare i loro bambini (o quelli degli altri) meglio di
quanto ogni altra persona potrebbe o vorrebbe fare; b) madri che potrebbero farlo
abbastanza bene, con un po' di istruzione e di guida; c) madri che sono assolutamente e
incorreggibilmente incapaci di educare bambini; in queste ultime sono comprese non
soltanto quelle che allevano i loro bambini in modo tale da farne ladri e prostitute, o quelle
violente e crudeli ma quelle che rovinano i figli adorandoli stupidamente e gelosamente.
Dovremmo anche considerare quei genitori che per la loro povertà sono costretti a
mandare i loro bambini a guadagnare un po' di denaro con lunghe ore di lavoro faticoso,
invece di educarli o dar loro opportuni svaghi. Questo è comunque un problema che
bisogna risolvere mediante leggi sulle fabbriche e sull'educazione o mediante una migliore
distribuzione del reddito nazionale. La rozza divisione in tre categorie, media, superiore
alla media e inferiore alla media, è una divisione naturale e continuerà sempre ad esserci a
dispetto di ogni sviluppo della legislazione sulle fabbriche o del socialismo.

Poiché la critica delle nostre istituzioni si è andata interessando sempre meno delle
sofferenze individuali e sempre più delle organizzazioni sociali, questa rozza divisione in
persone comuni, teste dure e geni è affiorata da tutte le parti. Nella professione medica,
nella quale un praticante con un vecchio diploma conferito 50 anni fa può intraprendere le
più moderne operazioni o prescrivere cure da lungo tempo ripudiate dalle scuole mediche,
troviamo che i dottori sono come le madri: la maggior parte di essi capace di cavarsela nei
casi difficili con la guida di altri medici chiamati a consulto, che formano l'aristocrazia
della professione, e una percentuale deteriore di gente che non dovrebbe essere mai
autorizzata a entrare nella stanza di un ammalato, poiché la sua presenza diminuisce
grandemente la probabilità di guarigione del paziente. Vi sono avvocati famosi per il
numero dei loro clienti impiccati benché innocenti; predicatori le cui prediche, per quanto
brevi, sono insopportabili; generali il cui inevitabile destino è il disastro; e nel mazzo si
possono contare coloro che sono un fallimento totale, le celebrità e i tipi medi. Nulla può
alterare la naturale differenza di grado nelle specifiche facoltà umane.
In una società come la nostra, dove la proprietà privata delle fonti di produzione ha
prodotto una mostruosa disparità nella distribuzione del reddito nazionale, con la
conseguenza di un sistema di caste che preclude tutte le professioni alle persone prive del
censo considerato indispensabile per esse, non dobbiamo meravigliarci molto
dell'incompetenza e della deficienza che ci affliggono; questo è l'effetto della pressione
sociale che si sforza di continuo di far entrare
Il Pratico pioli
Mondo per quadrati
Edunet booksin buchi tondi. Uno dei miei
nonni era molto dotato per il lavoro manuale. Il suo "studio" era attrezzato come una
bottega di falegname. Egli si costruiva da sé le sue barche e, se fosse vissuto del suo genio
di artigiano, sarebbe stato un utile membro della società. Sfortunatamente la sua
condizione era quella di un gentiluomo di campagna a cui era proibito di fare denari con il
dono della sua abilità manuale. Egli non aveva la minima attitudine per l'amministrazione
dei suoi possedimenti. Anzi, non ci viveva nemmeno: poiché lì non c'era la possibilità di
fare del buono sport, se ne andava in un altro paese ancor più selvaggio, dove cacciava,
sparava e pescava (nella barca che si era costruita lui stesso) a sazietà; sapeva montare
qualsiasi cavallo, anche difficile da maneggiare, e centrava il bersaglio con ogni tipo di
arma da fuoco. Nello stesso tempo, tutto quello che fece come proprietario terriero fu di
lasciare il suo possedimento alle cure di un agente e di ipotecarlo al punto di non poterlo
più riscattare. Egli non era per natura incompetente o inattivo, anzi del tutto l'opposto: era
soltanto un piolo quadrato in un buco tondo. In una società organizzata intelligentemente,
avrebbe fatto una utile e redditizia carriera come artigiano. Come membro della classe
proprietaria era... ciò che era.

Uno dei miei bisavoli se la cavò meglio mediante una straordinaria frode sociale. Egli si
presentava in tutto e per tutto come un tipico gentiluomo di campagna sposato con il
miglior sangue irlandese. Tuttavia contemporaneamente ammassava ricchezze facendo
l'usuraio in uno dei più poveri quartieri di Dublino. E' per me un mistero biologico come
egli potesse avere un nipote sfornito delle sue qualità come me. Difficilmente avrei potuto
superare gli anni di una povertà giovanile impostami dagli editori, se non fosse stato per la
parte rimastami dei profitti della sua usura.

Ma tralasciando questi casi, che scompariranno, se e quando la società si organizzerà in


modo più intelligente e tutti i pioli quadrati troveranno non soltanto buchi quadrati, ma
saranno anche obbligati dalla pressione sociale a stare dentro di questi invece che fuori, vi
sarà sempre un irriducibile minimo di diversità nell'abilità pratica in ogni professione. Non
voglio dire con questo di aver fatto una grande scoperta: infatti tutti gli Stati, democratici o
plutocratici, tengono conto di questo principio, istituendo corsi di apprendista, esami,
diplomi, registri, regolamenti, ordini professionali e altri espedienti, per affidare l'esercizio
dei mestieri e delle professioni alle persone che si sono qualificate mediante anni di studio
e di pratica, come meccanici specializzati, dottori, dentisti, avvocati, parroci, ragionieri,
architetti e così via.

Vi sono però varchi pericolosi nelle barriere create intorno alle professioni. Per esempio,
una persona di abilità affaristica di prim'ordine, che abbia creato un'impresa per la
produzione di beni o servizi vitali dando in tal modo lavoro a migliaia di proletari, può
lasciarla in eredità a un parente, in genere al figlio, la cui capacità può essere di secondo o
terz'ordine o anche del tutto negativa; così l'impresa, sebbene vada avanti sui vecchi binari,
non può adattarsi ai nuovi processi o ai cambiamenti delle condizioni sociali, e finisce per
morire di vecchiaia. In un'impresa socializzata questo non può accadere: nessuno si sogna
ora di permettere che i posti nel corpo dei funzionari siano riempiti per eredità, eccettuata
la Corona, la cui successione, se lasciata incerta o aperta a ogni concorrente, potrebbe
causare una guerra civile a ogni morte di re; d'altronde il trono non può essere dissipato al
gioco in una sola notte o lasciato a qualche parente o conoscenza favorita, come avviene in
un'impresa privata.

La lacuna più pericolosa consiste tuttavia nell'omettere l'intelligenza comprensiva dalla


lista delle professioni specializzate. Si ammette generalmente che tutti siano capaci di
condurre un'impresa e che Il delPratico
pari sappiano scegliere
Mondo per Edunetlabooks
persona più adatta alle funzioni di
Primo Ministro. Ne risulta che molti dei nostri affari sono amministrati da persone che
non sanno comprenderli in una visuale ampia; analogamente i Primi Ministri capaci di una
politica intelligente sono in verità molto rari. Il signor Ognuno è libero di provarsi nell'uno
e nell'altro mestiere e fare del suo peggio in entrambi.

Ma vi è una particolare esigenza democratica, nel caso della famiglia del signor Ognuno,
che fa sì che ogni tentativo di restringere le sue attività politiche sollevi una feroce
opposizione. Quando la legge diventa uno strumento di oppressione, come lo sono molto
spesso le leggi, specialmente prima che siano state emendate alla luce dell'esperienza, sono
i signori Ognuno che sanno dove la scarpa stringe. Bisogna quindi che essi abbiano delle
assemblee nelle quali possano sfogare le loro lamentele, agitarsi per invocare i rimedi cari
al loro cuore, promuovere risoluzioni e voti di fiducia o di sfiducia, proporre progetti di
legge, rivolgersi al Governo perché li adotti e li metta in opera e criticare impunemente il
Governo in tutta la misura del possibile. E poiché a tali assemblee devono presenziare i
governanti, che non potrebbero d'altronde mandare avanti gli affari dello Stato se
dovessero stare a sentire le doglianze del signor O., della signora O. o della signorina O. per
più di poche settimane ogni due anni, una libera e quotidiana discussione e agitazione deve
effettuarsi a mezzo dei giornali e dei libri, che dovrebbero avere gli stessi privilegi dei
comizi. Ciò che noi chiamiamo libertà di riunione, libertà di parola, libertà di agitazione,
libertà di stampa, sono dunque necessità democratiche. Dovendo poi le assemblee
rappresentare quanto più è possibile gli uomini qualunque, bisognerebbe che esse fossero
formate mediante sorteggio come le giurie, o con qualche altro metodo che renda
impossibile la distinzione in partiti. I legislatori e i governanti dovrebbero al contrario
rappresentare il meno possibile l'uomo qualunque, senza però arrivare al punto di essere
inumani.

L'assemblea degli uomini qualunque ci darà tutto ciò che di buono c'è attualmente nel
Parlamento. Nel privare il Parlamento di poteri che esso non possiede realmente, che non
ha mai posseduto e che non può possedere, noi non perderemo niente. La preminenza del
nostro Gabinetto è altrettanto assoluta quanto quella del Politburò o Sovnarkom russo (o
comunque essi chiamano il loro Gabinetto di uomini politici e industriali in questi tempi di
mutevoli denominazioni). Ma il male è che, siccome il Parlamento può dare il potere a
chiunque gli piaccia senza esigerne alcuna prova scientifica di capacità politica, noi
abbiamo Gabinetti e anche Primi Ministri che sono fanfaroni e buoni a nulla, bigotti,
plutocrati, conservatori e reazionari, pericolosi, indesiderabili, analfabeti, anti-intellettuali
e ridicoli fantocci di tutti i generi. Resta il problema di come limitare la facoltà di scelta del
signor Ognuno alle persone politicamente competenti, classificate e graduate secondo il
loro grado di competenza. Questo non lo possiamo fare, finché non sappiamo chi siano le
persone competenti. Bisogna perciò cominciare in qualche modo a compilare elenchi di
persone mentalmente capaci di funzionare in maniera soddisfacente come consiglieri di
parrocchia, consiglieri di distretto e di contea, assessori municipali, ministri di Stato per gli
Interni, per il Tesoro, la Finanza, gli Affari Esteri e così via. Sarebbe bene chiamare albi
questi registri, poiché abbiamo tutti confidenza con gli albi dei medici e possiamo quindi
facilmente abituarci agli albi dei Primi Ministri.
Ma non potremo riuscire a questo senza prove e misure antropometriche. Il nostro metodo
attuale per collaudare l'attitudine di qualcuno alle funzioni legislative è dato dalla
maggioranza dei voti da esso ottenuti in località che variano talmente quanto a
popolazione e carattere da non poter fornire nessun criterio sicuro di competenza. Per le
più alte cariche abbiamo la selezione fatta dal Primo Ministro, che raccomanda al re la
persona adatta. Ma poiché Il né Pratico
il PrimoMondo
Ministro
per né il re possono
Edunet books conoscere tutte le persone
tra cui potrebbe avvenire la scelta, questa è limitata al circolo delle loro conoscenze, che è
molto più piccolo del numero delle persone qualificate disponibili. Lo stesso sistema
evidentemente non è neppure applicabile alla burocrazia permanente, che deve essere
reclutata tra molte migliaia di persone assolutamente sconosciute a Downing Street o a
Buckingham Palace. Per costoro, dopo aver provato a lungo il sistema delle
raccomandazioni in alto e del lavoro obbligatorio in basso, ci siamo ridotti ad adottare il
sistema cinese del concorso con l'aggiunta di visite mediche e di colloqui personali con i
candidati. Negli ultimi tempi sono venute di moda le "prove d'intelligenza" con sistemi più
semplici; ma esse sono soltanto un'estensione del sistema del concorso e non cambiano
nulla nella faccenda.

Non abbiamo veramente nessun'altra alternativa al sistema del concorso, ora che ci
troviamo di fronte all'esigenza democratica di un censimento della capacità politica e di
una gerarchia di albi basata su di essa? Anche questo argomento meriterà un capitolo a sé,
più avanti.

7. L'EGUAGLIANZA
Democrazia significa eguaglianza: ma cosa significa eguaglianza? Naturalmente non
significa che siamo tutti eguali in fatto di disposizione per la politica o per qualsiasi altra
attività. La natura ci divide inesorabilmente in una massa di persone che differiscono nelle
attitudini e nelle capacità, con una percentuale di babbei e una percentuale di geni. Ma
poiché i bisogni materiali degli uomini sono gli stessi, il cibo, i vestiti e l'alloggio possono
essere razionati in maniera eguale; e gli uomini sono tutti egualmente indispensabili. Una
ordinanza abbisogna di più cibo e consuma più presto i suoi vestiti di un attempato
ammiraglio; ma un eguale stipendio provvederà al mantenimento dell'uno e dell'altro:
ambedue sono egualmente necessari alla flotta; la loro comune civiltà è una parte
necessaria della civiltà della nazione e anzi del mondo. Gli ammiragli pari-grado sono
pagati allo stesso modo, siano essi dei Byng o dei Nelson; lo stesso accade per le ordinanze,
svelte o lente, brave o stupide.

Tutte le comunità civili consistono in massima parte di classi entro le quali gli stipendi o i
salari sono gli stessi; la misura varia da classe a classe secondo il livello di vita usuale, ma
non da individuo a individuo, per quanto differenti possano essere i caratteri e gl'ingegni.
Le differenze di carattere e d'ingegno non possono essere stabilite in danaro: nessuno per
esempio può dire che siccome il signor Joe Louis, campione del mondo dei pesi massimi,
può guadagnare in 15 riprese di tre minuti più di quello che guadagna Einstein in 15 anni,
la sua attività valga 180.00 volte più di quella di Einstein. Nessuno riuscirebbe ad assolvere
l'incarico di fissare i guadagni di entrambi in base ai loro meriti: sarebbe come cercar di
misurare in danaro la differenza di valore che per la stessa famiglia possono avere una
padella e una Bibbia.

I prezzi delle padelle e delle Bibbie sono fissati non secondo i rispettivi valori intrinseci, ma
secondo il loro costo marginale di produzione: cioè a dire, di quella produzione che si
svolge nelle circostanze meno favorevoli. Le Bibbie sono più a buon mercato che non le
bottiglie di liquore, e i tagli di vestiti che non gli anelli di diamanti, sebbene abbiano un
valore infinitamente più grande. Il rimedio è che il Governo controlli la produzione in base
alle esigenze sociali, così che nessuno possa comprare un anello di diamanti finché vi sono
bambini che vanno in giro nudi e cenciosi, e che esso provveda a che i cittadini non
paghino per i beni necessari più del loro costo medio di produzione. Ma prima di
raggiungere questo grado di socialismo, o di civiltà, o di umanesimo scientifico o come
altrimenti volete chiamarlo, il Governo dovrà provvedere il paese di ordinanze e di
ammiragli, e fissare conseguentemente i loroper
Il Pratico Mondo prezzi. Orabooks
Edunet è facile per un uomo di Stato
democratico arrivare alla conclusione che, siccome tutti costano lo stesso per quanto
riguarda vitto, vestiario e un alloggio decente, e senza che entrino in gioco le differenze di
abilità, la soluzione più semplice sia quella di dare a tutti la stessa quota di reddito
nazionale. Una simile conclusione lo porterà però a urtare contro il fatto che costa di più
produrre un ammiraglio che un'ordinanza, sebbene i loro bisogni, come esseri umani,
siano gli stessi. Se noi li riduciamo tutti a un comune denominatore, avremo un'eccedenza
di ordinanze e nessun ammiraglio.

Il costo di produzione di un lavoratore varia secondo il genere di lavoratore richiesto. In


Giappone il costo di un operaio che lavora il cotone è di un penny all'ora. Nel Lancashire è
di 20 pence. Nella Russia zarista il costo di produzione di un lavoratore comune era di 24
scellini al mese. Nel Commonwealth britannico i coloni bianchi ritengono che i lavoratori
negri dovrebbero essere grati perché ricevono una capanna, un pezzetto di giardino, il
privilegio di essere sudditi britannici, l'insegnamento della dottrina cristiana da parte di
missionari, e otto scellini al mese di paga.

Ora non è possibile procurarsi nello stesso modo legislatori e amministratori, tecnici ed
eruditi, avvocati, dottori e preti, artisti e filosofi: essi costano istruzione, cultura,
nutrimento adatto, isolamento, decoro e qualche agio. Quando il Governo sovietico in
Russia volle dare a tutti i lavoratori una quota eguale del reddito nazionale che il loro
lavoro produceva, trovò che essi non producevano abbastanza perché si potesse dare a
ognuno di loro qualcosa di più dell'elemosina guadagnata dall'operaio peggio pagato sotto
il Governo degli zar. I Sovieti dovevano o aumentare il reddito nazionale sino a renderlo
bastevole a pagare ogni lavoratore in base al suo valore professionale, il che non era
immediatamente possibile, o fare a meno di una classe tecnica e burocratica, il che avrebbe
significato esporre l'esperimento comunista a una bancarotta sicura. Si dovette pertanto
rinunciare all'eguaglianza dei guadagni, in via provvisoria; e non sarà possibile ritornarvi
sinché il dividendo nazionale non raggiungerà il livello professionale. Questo livello è
raggiungibile e si profila già la possibilità di raggiungerlo in breve tempo; ma intanto la
Russia ha una burocrazia e una classe di professionisti che guadagnano 10 volte più degli
spaccalegna e degli idraulici.

Lo statista che miri a una eguale distribuzione dei guadagni troverà che deve fissare un
livello di paga tale che nessun uomo di genio sia impossibilitato a raggiungere il suo pieno
sviluppo creativo per mancanza di mezzi. Poiché questo livello sorpasserà all'inizio quello
che si ottiene dividendo tutto il reddito nazionale per il numero degli abitanti, egli dovrà
mantenere i guadagni della burocrazia e dei professionisti al livello prescelto, a carico del
reddito nazionale. Dovrà poi distribuire il resto nel miglior modo possibile, usando ogni
mezzo per incrementare il reddito nazionale e adoperando questo aumento per portare le
paghe più basse a un livello sempre più alto, finché tutte siano giunte al livello prescelto e
sia così ottenuta virtualmente, se non matematicamente, l'eguaglianza dei guadagni.

L'eguaglianza matematica non è infatti fine a se stessa. Gli uomini politici con cui Stalin
perse la pazienza, chiamandoli in tono di derisione mercanti dell'eguaglianza, non soltanto
stavano protestando per ottenerla prima che fosse possibile organizzarla, ma non
previdero che, quando fosse stata raggiunta, avrebbe perso la sua importanza.
Anche nella società capitalista vi è un livello, raggiunto il quale essa cessa di avere
importanza. La differenza tra una classe di persone che guadagna un paio di centinaia di
sterline l'anno o meno, e quella che ne guadagna un paio di migliaia o più, è disastrosa,
perché alla classe che ne guadagna duecento, fisicamente vigorosa e abitualmente
industriosa, la povertà preclude la possibilità di coltivare le sue naturali doti di comando e
il suo ingegno; la classe cheIlnePratico
guadagna piùper
Mondo di duemila, debilitata dall'ozio e dal
Edunet books
parassitismo, è esclusa dalla possibilità di mescolare il suo sangue con quello dei lavoratori.
Ma tra la classe di chi guadagna 5000 sterline l'anno e quella di chi ne guadagna 50000 (i
milionari), questa restrizione nella selezione eugenetica non esiste. La loro educazione è la
stessa. Tutte le carriere sono egualmente aperte a coloro che hanno ingegno. Essi si
associano a condizioni di parità: appartengono agli stessi clubs, mangiano cibi eguali,
indossano vestiti eguali, vivono nelle stesse strade dello stesso quartiere elegante della città.
Alcuni di loro possono avere cinque case e altri soltanto due; ma possono vivere soltanto in
una alla volta. Usano gli stessi avvocati e gli stessi dottori; fanno le spese negli stessi negozi.
In breve, possono sposarsi gli uni con gli altri. Vi è un così piccolo vantaggio personale
nell'essere 10 volte più ricco del proprio vicino, che i milionari come Carnegie e Pierpont
Morgan, Ford e Morris, fanno dono del proprio denaro superfluo e istituiscono fondazioni
come il Rockefeller Trust o il Pilgrim Trust, per sbarazzarsi del denaro di cui non hanno
bisogno usandolo per "opere di bene".

Un lascito di 20000 sterline, che costituisce un sogno dorato per un pover'uomo, fa


bestemmiare un ricco perché gli dà la noia di esigerlo e di investirlo. Di conseguenza,
quando tutta la popolazione sarà stata portata al livello delle 5000 sterline di guadagno, i
principali fini dell'eguaglianza di reddito saranno assicurati; e il Governo, pur continuando
a curare che nessuna classe diventi più povera, non avrà bisogno di impedire ai singoli di
diventare più ricchi se vi riescono e pensano che ne valga la pena. Una tale ambizione può
anzi essere incoraggiata, quando costituisca un incentivo ad aumentare la produzione.
Nell'U.R.S.S. è stato riscontrato che era impossibile aumentare la produzione o anche
mantenerla allo stesso livello, finché non fu introdotto il pagamento a cottimo, invece di
quello proposto dai mercati di eguaglianza. Quando il socialismo democratico avrà
raggiunto la sufficienza dei mezzi, l'eguaglianza delle opportunità e la possibilità per tutti
di sposarsi l'uno con l'altro, organizzando la produzione nel suo ordine naturale, dalle cose
necessarie a quelle di lusso, e i tribunali non saranno più corrotti da avvocati mercenari, il
suo lavoro sarà compiuto; queste cose, infatti, e non astrazioni matematiche come
l'uguaglianza dei redditi, sono il suo vero fine. L'attuale stratificazione della società sarà
livellata fino al punto in cui le varie possibilità della natura umana non saranno più
soffocate; ma rimarrà sempre la natura umana con le sue iniziative, le sue ambizioni ed
emulazioni, con le persone superiori che faranno da pionieri, con le persone di valore
medio che saranno conservatrici, e con quelle relativamente inferiori addette ai compiti
loro più conformi, tutte ben nutrite, istruite al massimo della loro capacità, libere di
sposarsi tra di loro. L'uguaglianza non può essere spinta più lontano.

8. A PROPOSTA ABOLIZIONE DELLE CLASSI


La Civiltà comporta la divisione del lavoro. L'uomo isolato deve saper fare tutti i mestieri.
La domanda: «che mestiere fai?» non ha significato per Robinson Crusoe: tutto ciò che egli
può rispondere è che fa il mestiere dell'uomo. Ma in seno a una società egli è stagnino,
sarto, soldato, marinaio, ricco, povero, farmacista o ladro, a seconda della sua occupazione.
Nella civiltà moderna vi sono molte più denominazioni, e quando le denominazioni
comportano differenti guadagni una denominazione indica in pari tempo una classe e una
occupazione. E poiché il signor Ognuno disprezza le persone che guadagnano poco, mentre
adora le persone che guadagnano molto, egli diventa uno snob nel suo atteggiamento verso
i relativamente poveri e un lacché nei riguardi dei relativamente ricchi. Si crede in genere
che questa duplice volgarità sia caratteristica della classe media, dato che essa sta tra il
proletariato e la plutocrazia, ma essa è egualmente forte a ogni livello di reddito. Il
meccanico specializzato disprezza il lavoratore: il plutocrate, insolente verso l'artigiano,
s'inchina alla persona di sangue reale ancor più profondamente che il suo maggiordomo.
In tutte le classi vi è un piccolo numero di uomini, repubblicani o comunisti per natura,
che usano le stesse buone maniere conMondo
Il Pratico tutte per
le classi;
Edunetmabooks
essi sono nondimeno obbligati a
vivere lontani dalla gente più ricca o più povera di loro, perché questa ha necessariamente
abitudini differenti e una diversa possibilità di spendere il denaro. Persone che hanno le
più diverse occupazioni, ammesso che i loro redditi siano eguali o abbastanza abbondanti
da lasciare un margine in più, possono associarsi senza imbarazzo. Cacciatori di volpi e
pescatori di trote s'incontrano a tavola con astronomi e filosofi in case di campagna su
piede di parità. Quando io ero giovane, un pari non poteva fare visita a un negoziante; ma
ora le figlie di pari ultratitolati danzano ai balli di grandi negozianti e anzi vanno lì a
cercarsi marito. Infatti a lungo andare il denaro porta ovunque, mentre la mancanza di
esso prostra anche il più orgoglioso dei pari.

Ciò nondimeno la divisione di classi creata dalla differenza di reddito produce effetti
indipendenti dalle differenze dei redditi e spesso contrari. Il sarto di mio padre, che era un
uomo molto più ricco di mio padre e conosceva per esperienza personale la mancanza di
fondi di quest'ultimo, lo trattava come una persona a lui socialmente superiore, poiché
ambedue ritenevano che un negoziante sia socialmente inferiore a un commerciante; e mio
padre, quando entrò negli affari, era un commerciante all'ingrosso. Quando io da ragazzo
avevo bisogno di un vestito nuovo, mio padre comprava alcuni metri di stoffa e li portava
da un sarto più povero, che sedeva a gambe incrociate sulla tavola del suo minuscolo
negozio e non era certamente un gentiluomo.

Una vecchia consuetudine aveva stabilito che un gentiluomo non potesse avere rapporti
privati con l'uomo che gli cuciva la giacca e i calzoni. Questo modo di fare durò anche dopo
che i principali sarti di Savile Row a Londra o di Dawson Street a Dublino erano diventati
dei principi del commercio e i loro cognomi erano diventati familiari nei più eleganti circoli
della città. Il pronipote di un duca poteva anche diventare un poveraccio, in condizioni di
non poter pagare il suo ricco fornitore di formaggio; ma il fornitore di formaggio, per
quanto ricco, non si sarebbe mai arrogato di mettere in discussione la sua supremazia
sociale.

Mi ricordo dell'epoca in cui la paga media di un impiegato a Londra era di 15 scellini la


settimana, mentre quella di un operaio specializzato era di 2 sterline; tuttavia la gente
faceva fare ai figli la carriera dell'impiegato e non quella del muratore, falegname o
aggiustatore, perché il vestito nero, il colletto duro e la penna erano più rispettabili della
giacchetta di fustagno, dei calzoni alla cacciatora, del cesello, della sega e del martello.
L'impiegato, ben più povero del meccanico, era almeno più ricco del contadino con i suoi
13 scellini o del bracciante dell'Oxfordshire coi suoi 8 scellini e due o tre bambini. Io
richiamo alla memoria questi oggi pressoché incredibili dati inglesi per norma di coloro
che ripudiano a priori qualsiasi cambiamento come utopia, in base al concetto che la
natura umana (e intendono parlare della condotta umana, che è infinitamente mutevole)
non può essere mutata.

Mi vien fatto di riandare col pensiero le più strampalate convenzioni di classe. Sessant'anni
fa, prima che scomparissero dalle case i martelli delle porte e quando l'andare a toglierli
via di notte era un passatempo da bellimbusti, io, che mi considero un gentiluomo,
domandavo il permesso di entrare con un susseguirsi di colpi assolutamente personale che
sembrava il crepitio di una mitragliatrice. Una persona di basso ceto era però autorizzata a
battere soltanto un colpo, a meno che non fosse il postino, nel qual caso egli dava due colpi,
decisi e violenti, grazie al suo incarico. Poiché i campanelli non si potevano maneggiare in
questo modo, la casa di un signore aveva due campanelli, uno per i visitatori e uno per i
fornitori. Non era allora concepibile che si potesse bussare o suonare il campanello in
maniera non consona al proprio rango sociale. Cominciammo pertanto inevitabilmente ad
associare mentalmente il colpo singoloMondo
Il Pratico alla persona povera,
per Edunet bookscon ragione, e finimmo, senza
ragione, per rispettare la persona povera che bussava a ritmo di una mitragliatrice e
disprezzare quella che dava un solo colpo, anche se era più ricca della prima.

Ora, è molto più difficile sbarazzarsi di questi riflessi condizionati, come li chiamano
adesso i nostri scienziati, che non delle distinzioni di classe, dovute unicamente
all'incompatibilità tra il modo di vivere del ricco e quello del povero. Queste differenze
scompariranno, quando quella quota base del reddito nazionale che noi chiamiamo
stipendio minimo sarà salita fino al punto in cui 10000 sterline in più di reddito annuo
non possano più dare al beneficiario privilegi di vitto, vestiario, alloggio e istruzione
inaccessibili al signor Ognuno e non lo esimano dal fare giornalmente la sua parte di lavoro
per la nazione, così come non lo esimono oggi dal servizio militare.

Finché ci saranno distinzioni di classe basate sulle differenze di reddito, e dovranno


essercene ancora per un considerevole periodo di tempo, non vi è nulla di più stupido e
crudele che cercare di porvi rimedio ignorandole. Le nostre principali scuole pubbliche,
fondate per l'istruzione dei poveri, sono diventate riserve dei ricchi; i nostri più
sconsiderati riformatori propongono di correggere questa situazione ingiusta,
introducendo nelle scuole dei ricchi gli scolari vincitori di borse di studio delle scuole
elementari; così Eton e Harrow verrebbero ad avere, a detta di costoro, dal dieci al quindici
per cento di ragazzi provenienti da famiglie i cui precari guadagni vanno da due a quattro
sterline la settimana, e dall'ottantacinque al novanta per cento di alunni provenienti da
famiglie i cui guadagni vanno da trenta a mille sterline la settimana. Non si potrebbe
immaginare un compromesso peggiore. Il ragazzo delle due sterline e quello delle trenta
sono, si voglia o no, due animali del tutto differenti. Ambedue sono casi estremamente
indesiderabili e dovrebbero essere portati allo stesso livello senza guardare in faccia a
nessuno; ma quello di metterli a prematuro contatto non è il sistema migliore per arrivarvi.
Uno degli attuali vantaggi della scuola di Eton è che al disopra di un certo livello le
manifestazioni snobistiche non sono permesse. Il ragazzo delle mille sterline alla settimana
può anche darsi delle arie nei riguardi di quello delle trenta sterline o del figlio del povero
prete che è obbligato per tradizione a considerare l'educazione in una «scuola pubblica»
come un'assoluta necessità e che ci arriva solo con una borsa di studio. Se il padre del
ragazzo è un professore, questi è altrettanto rispettabile che se suo padre fosse un
marchese. A scuola, i due ragazzi fanno la stessa vita: il cibo è lo stesso, l'alloggio lo stesso,
le abitudini di tavola le stesse; i vestiti gli stessi; l'accento lo stesso; il modo di fare e il tono
della voce gli stessi; la politica, la religione, i pregiudizi, gli interessi pecuniari sono gli
stessi. I ragazzi sono dei giovani signori; mentre i ragazzi delle due sterline nelle scuole
elementari sono dei «cafoni». I «cafoni» chiamano i giovani signori: damerini. Un cafone
abbastanza sfortunato da finire in una comunità di damerini deve o trasformarsi in un
signore, senza avere le abitudini e l'accento che tale pretesa presuppone, o rassegnarsi a
essere un infelice e un pesce fuor d'acqua, così come lo sarebbe un damerino in una scuola
sovrappopolata di bambini provenienti dagli "slums".

Il rimedio non è pertanto quello di obbligare in modo violento i cafoni e i damerini a stare
nella stessa scuola, ma di modificare la distribuzione del reddito nazionale in tal maniera,
che il livello di vita e di cultura di Eton possa essere anche raggiunto da coloro che
dimorano nei quartieri popolari, i quali in seguito a ciò abbandoneranno i loro sporchi
rioni ed educheranno i loro figli in modo altrettanto dispendioso di come sono educati
quelli di Eton. Poiché Eton deve già mantenersi dentro le possibilità dei genitori che hanno
un reddito di quattro cifre e tratta nello stesso modo anche i figli di genitori con un reddito
a sei cifre, si può lasciarla continuare per la sua vecchia strada sino a che un bel momento
cessi di essere una riserva di plutocrati viziati e di nobili lupacchiotti, destinati a sfruttare e
comandare vasti greggi di cafoni, e si trasformi
Il Pratico Mondo per invece
Edunetinbooks
una scuola ordinaria dove i
ragazzi dovranno essere educati a guadagnarsi il pane, lavorando socialmente in comune
con tutti i loro concittadini in un mondo dove non vi siano più cafoni e dove l'attuale
parassitismo del ricco venga considerato come una disgrazia invece di essere motivo di
onore e di riverenza. Eton pertanto non ha che due alternative davanti a sé: uniformarsi
alle altre scuole, o mantenere la sua unicità specializzandosi in qualche dimenticato ramo
di cultura, di scienza, di belle arti o anche di galateo.

Nel frattempo, però, sarà meglio che l'esclusività di cui questa scuola è simbolo si coltivi in
scuole separate per ricchi e poveri, con distintivi gelosamente differenti. Bisogna insegnare
ai cafoni a vergognarsi delle loro strade sporche e della loro povertà, ma ad essere nello
stesso tempo profondamente orgogliosi della loro dignità di lavoratori e fieramente
sdegnòsi nei confronti dei ricchi parassiti. A loro volta i damerini dovrebbero essere
incoraggiati a rifiutare di accettare in sorte una squallida povertà e l'ostracismo sociale, o
di distruggere le loro tradizioni eroiche o la pretesa che le loro scuole siano un vivaio di
uomini di Stato potenziali. I damerini di Eton e i cafoni del Politecnico dovrebbero venire a
contatto gli uni con gli altri soltanto in zuffe stradali, la cui organizzazione potrebbe essere
considerata come legittima parte dei loro esercizi fisici, oppure nelle aule di esame e nei
laboratori, dove le loro capacità e le loro pretese saranno saggiate in modo imparziale.

Non immaginiamoci però che la scomparsa della divisione in classi, basata sulle differenze
di reddito, possa produrre un fronte unico che comporti per tutti l'obbedienza
all'esortazione fatta da Cristo ai suoi discepoli, di amarsi gli uni con gli altri. Quando non vi
saranno più paria e saremo tutti intersposabili, la società sarà più compatta, ma non sarà
per questo più quieta né meno incorreggibilmente litigiosa. L'uguaglianza di redditi,
l'abolizione dei privilegi e la possibilità di sposare persone di ceto diverso già esistono
attualmente a vari livelli, nei mestieri, nelle professioni, nei ceti e nelle classi. Tuttavia a
ogni livello vi sono differenti fedi religiose, partiti politici, tendenze, combriccole, gusti e
capacità, molti dei quali possono generare guerre civili di estrema violenza. Attualmente
abbiamo una quantità di proletari, che sono troppo preoccupati della loro lotta per
l'esistenza e delle lunghe ore di lavoro per occuparsi di politica o di religione. E al vertice
della società abbiamo persone che, non avendo preoccupazioni economiche, né alcun
lavoro da fare, e consumando sette pasti al giorno, sono troppo indolenti per poter
discutere di questioni religiose o politiche. Quando questo stato di cose sarà superato, il
numero di coloro che discuteranno aumenterà fortemente e tutta la società diventerà
polemista e partigiana. Il leone può starsene in pace con l'agnello, o almeno astenersi dal
mangiarlo; ma quando mai potrà il monarchico starsene con il repubblicano, il quacchero
con il ritualista, il deista con l'ateo, il cattolico romano con l'anglicano e l'uno e l'altro con il
protestante, il bergsoniano col darwiniano, il comunista con l'anarchico, l'imperialista con
l'idealizzatore del Commonwealth, il giainista col bramino, il musulmano con l'indù, lo
scintoista col buddista, il nudista col pudico eccetera eccetera? Le controversie tra costoro
non sono ancora finite: sono state soltanto momentaneamente dimenticate nella suprema
emergenza della lotta tra capitale e lavoro, proprietà privata e proprietà pubblica. Quando
questa lotta sarà decisa e finita, ritorneranno tutte a galla, con molte altre nuove per
ingarbugliare ancora la matassa.
La gente priva di immaginazione disprezza il socialismo, perché teme che riduca la vita a
uno stagno. Nessuna apprensione fu mai più ingiustificata. Milioni di cittadini arroganti e
ben nutriti, con un sacco di tempo a disposizione per litigare, procureranno a tutti un
eccitamento tale da soddisfare anche gli spiriti più inquieti. Qualunque sia il limite entro
cui riusciremo a contenere la nostra incorreggibile litigiosità britannica, dovremo ancora
separarci in partiti, fedi e tendenze.
Il Pratico Quando le differenze
Mondo per di grado e di guadagno saranno
Edunet books
state dimenticate, le differenze di temperamento e capacità produrranno una separazione
analoga a quella che capita tra i figli di un stessa famiglia. Anche nelle famiglie le
separazioni vengono con l'adolescenza. Ho conosciuto numerosi uomini eminenti che
avevano dei fratelli. Chiesi a uno di essi di suo fratello. Egli disse: «Oh, siamo ottimi amici.
Naturalmente non potrei stare in sua compagnia nemmeno due giorni; ma poiché non ci
vediamo mai, tutto va sempre bene». Tutti avranno osservato come spesso i parenti vicini,
anche quando sono in apparenza molto uniti, si tengano a distanza gli uni dagli altri. Un
figlio e una figlia possono per temperamento preferire un gruppo di persone in mezzo alle
quali padre e madre si sentirebbero intrusi. A sua volta la cerchia dei genitori può essere
tale che i figli, o alcuni di essi, vi si sentano così a disagio, che il successo della loro vita
dipende dal sapersene districare completamente. Abramo Mendelssohn ebbe la sfortuna di
essere il padre di un famoso compositore e il figlio di un famoso teologo. Il padre di
Dickens ben difficilmente avrebbe potuto trovarsi a suo agio con Maclise, Stanfield,
Macready e tutto lo stuolo di celebrità di cui suo figlio era il centro. La figlia di Dickens mi
disse di non poter immaginare niente di più terribile che il destino di un genio costretto a
vivere in una famiglia di gente comune. Quei figli che, per avere ereditato il nome del padre
e presa la stessa professione, si crede possano ereditarne il genio (pensate al figlio di
Mozart e a quello di Wagner), farebbero bene a cambiar nome e a tener segreta la loro
parentela per evitare l'inconveniente di essere classificati come buoni a nulla anziché
essere rispettati come competentissime mediocrità.

Nelle famiglie generalmente il massimo che possa capitare è che ci si dichiari


amichevolmente d'accordo sul fatto di avere idee differenti: il disaccordo non arriva mai
fino al punto di provocare una guerra civile. Le guerre civili, nelle quali possono trovarsi a
combattere nelle parti opposte i parenti più stretti, sono però possibili sia in regime
socialista sia in regime capitalista. Considerate per esempio il fatto che alcune persone
sono piene d'energia e altre relativamente pigre. Vi è gente che fa colazione a letto e si alza
alle undici del mattino, e gente che preferirebbe lavorare 10 ore al giorno e ritirarsi a vita
privata all'età di 40 anni. Altri sarebbero invece molto soddisfatti di ritirarsi all'età di 60
anni, dopo aver lavorato 4 ore al giorno. Questi ultimi potranno a loro volta suddividersi in
gente che desidera lavorare tre giorni alla settimana fino alle ore piccole per avere poi tre
giorni di riposo, e altri che desiderano invece una settimana ininterrotta di lavoro a orario
ridotto. Gli artisti come me, che aborrono il tran tran dell'ufficio e il lavoro di fabbrica,
chiederanno che le giornate lavorative impiegate macchinalmente in attività da automi
siano il più possibile brevi, così da poter avere ogni giorno il massimo di tempo per scrivere
libri, comporre musica, dipingere quadri o modellare statue, finché il successo non
permetta loro di praticare queste arti come professionisti e li liberi per sempre dagli uffici,
dalle fabbriche, dalle miniere e dai campi. Altri non ne vorranno sapere di essere automi e
vorranno lavori interessanti che tengano desta la mente.

Vi è poi la questione del reddito. Anche quando tutti saranno sufficientemente educati a
capire la necessità dell'uguaglianza dei redditi, il che comporta un reddito tipo al quale
tutti gli altri devono tendere, con ciò non avremo ancora definito quale debba essere
questo reddito, ma soltanto aperta la discussione in proposito. E allora saranno gatte da
pelare.
Alcuni diranno: «fateci vivere con 20000 sterline all'anno e metteteci in condizioni di
guadagnarle». Altri diranno: «dateci una vita semplice e altamente intellettuale con un
modesto guadagno di 1000 sterline all'anno».

Nessun Governo, per quanto socializzato, può scansare tutte queste difficoltà lasciandoci
fare quello che ci pare e piace. Esso deve
Il Pratico fissare
Mondo per la misura
Edunet del reddito nazionale. Deve
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fissare le ore lavorative e l'età del collocamento a riposo. Le sue decisioni provocheranno
l'ira di numerosi gruppi di cittadini; alcuni invocheranno, senza sapere ciò che dicono, un
ritorno ai giorni felici (come essi credono) del diciannovesimo secolo e all'immaginaria
libertà di cui esso si vantava. Il Governo dovrà mettersi d'accordo con le unioni operaie su
quanto debba ricevere l'operaio in denaro da poter spendere come gli pare e piace e quanto
debba ricevere in generi di prima necessità e in divertimenti. Il pane e il latte si possono
collettivizzare con la stessa facilità con cui ciò è già avvenuto per l'acqua e l'illuminazione
stradale, perché sono generi che tutti consumano; ma sarebbe ridicolo impiantare un
rifornimento generale di microscopi, tromboni, ciclotroni e telescopi da osservatorio.
Anche la produzione di generi alimentari non potrà essere comunizzata senza che sorgano
conflitti tra carnivori e vegetariani. Ci attendono tempi piuttosto animati, a quanto pare.

Alcune difficoltà saranno sistemate o si sistemeranno da sé, senza spargimento di sangue;


ma ve ne sono altre che bisognerà affrontare molto seriamente. L'uomo energico e attivo e
quello pigro e facilone possono essere messi d'accordo variando le condizioni del loro
servizio; ma cosa dire dei conflitti tra genitori e insegnanti riguardo all'educazione religiosa
dei figli? Il genitore può essere cattolico e l'insegnante protestante; nei protestanti sono
compresi i glasiti, i fratelli di Plymouth, i seguaci di Jehovah e i pilastri di fuoco, i
presbiteriani, i prelatisti, i neoplatonisti, la Chiesa alta, bassa e lunga, mentre i cattolici
comprendono i cattolici romani, che dicono di essere supernazionali, così come lo dicono
tutti i cattolicesimi nazionali, gli anglicani, i greci, e tutti gli altri. Quando tutta l'istruzione
sarà obbligatoria e comunizzata, come lo è oggi l'istruzione elementare, e il suo scopo sarà
quello di fare di tanti piccoli selvaggi dei buoni cittadini, il Governo non dovrà permettere
fantastici insegnamenti settari a capriccio dei singoli genitori. Esso deve proteggere il
ragazzo contro questo proselitismo e proibire apertamente che gli venga inculcata
l'adorazione per Jehovah e la teoria della espiazione col sacrificio di sangue, di cui è pieno
il nostro libro di preghiere. L'istruzione laica, richiesta dalla società nazionale secolare e
dagli agnostici, è stata messa in discredito dagli studenti americani di psicologia giovanile.
Gli psicologi americani, che hanno studiato le menti dei ragazzi, mi dicono che le prime
cinque domande di un ragazzo sono: Che cosa? Dove? Quando? Come? Perché?. La Scienza
laica può rispondere alle prime tre e rispondere in parte o sperare di rispondere alla quarta;
ma la quinta, il Perché? non trova risposta dagli scienziati. Quando ero giovane e il
darwinismo era alla sua prima fioritura, gli scienziati amavano dire che tutti i libri della
biblioteca del British Museum avrebbero potuto essere scritti dalla selezione naturale
senza intervento della coscienza umana, e che sarebbero stati gli stessi parola per parola.
Quest'esempio della stupidaggine di cui sono capaci i laici e gli scienziati non è ormai
neppure divertente. Bisogna insegnare al ragazzo che egli deve essere un buon ragazzo; e se,
quando il ragazzo domanda «perché dovrei essere un buon ragazzo», l'insegnante non ha
altra soddisfacente risposta che l'agnostico «non so», il ragazzo perderà ogni rispetto per
l'autorità dell'insegnante e si sentirà dire, come accadde a Winston Churchill nella sua
scuola preparatoria, che se farà domande irrispettose sarà severamente frustato. Quando
ero bambino mi dicevano che se facevo il cattivo avrei passato l'eternità dopo la mia morte
a bruciare in un inferno di zolfo, morendo di sete e torturato da una magica combustione
che non mi avrebbe mai consumato. Questa favola fece il suo effetto, fintanto che fui
abbastanza giovane da crederci; ma quando diventai abbastanza grande da riderci sopra,
rimasi senza una plausibile ragione del perché dovessi comportarmi bene, e con l'abitudine
di deridere tutti gli insegnamenti religiosi come fraudolenti, ridicoli e impartiti da pazzi
superstiziosi e imbroglioni. Fortunatamente in quel periodo mi si era sviluppato il senso
dell'onore, che impedì lo svilupparsi dei miei peggiori impulsi e mi indirizzò verso quelli
migliori; conclusi pertanto nella mia nuova esperienza di ragazzo ateo che questo naturale
senso dell'onore, che non è menzionato in nessun luogo della Bibbia, era la vera fonte del
comportamento onorevole Il ed Pratico
era del tutto
Mondoindipendente dall'istruzione religiosa. Io lo
per Edunet books
classificai allora, e lo classifico ancora oggi, come una passione.

Ma prima che questo senso dell'onore diventasse imperativo, passai attraverso un periodo
di incredulità, durante il quale diventai a scuola un bugiardo senza scrupoli e svergognato
nel trovare scuse per non aver frequentato le lezioni e per non aver fatto i miei compiti,
mentre la vera ragione era che ero troppo occupato a leggere libri leggibili (i libri di scuola
erano terribilmente illeggibili), ad ascoltare musica, guardare quadri e girovagare per la
collina di Dalkey: a fare cioè cose che mi educavano veramente e mi facevano aborrire la
mia prigione scolastica, dove l'arte e la bellezza non avevano posto e dove gli insegnanti,
benché infarciti di latino e di greco e nella maggior parte candidati al pulpito, erano
relativamente ignoranti da un punto di vista squisitamente culturale. E' comunque facile
dire che non dovremmo più raccontare ai ragazzi bugie nella forma attraente di favole e di
leggende, e persuaderli che, se prendono in giro le persone anziane, gli orsi usciranno dal
bosco e li mangeranno. Perché non dire loro la verità, come la diciamo alle autorità del
fisco quando riempiamo i moduli della tassa sul reddito? Ebbene, supponiamo di
constatare che i ragazzi all'età di cinque anni sono completamente restii alla verità
scientifica; che essi continueranno a beffarsi delle persone anziane a meno di non credere
che in tal caso gli orsi li mangeranno; che essi possano credere nei serpenti e nelle scimmie
parlanti, in un'arca non molto più grande di una barca e contenente le coppie di ogni specie
vivente, e nei profeti che vivono tre giorni nel ventre di un grosso pesce, mentre le
Istituzioni di Calvino, il trattato di Bergson sulla Evoluzione Creatrice e il Manifesto
comunista non significano niente per loro e non hanno alcun effetto sulla loro condotta!
Questo è ciò che accade in realtà. Io ero in grado di leggere il "Pilgrim's Progress" con
grande interesse, quando avevo cinque anni; ma un'esposizione dialettica di Marx sarebbe
stata arabo per me.

Ora, il Ministero dell'Istruzione ha da fare con ragazzi che hanno da due a cinque anni, per
i quali i primi versetti del Vangelo di Giovanni non significano nulla, mentre il primo
capitolo della Genesi è intelligente, divertente e interamente credibile. Bisogna educarli per
mezzo di favole, leggende, allegorie e parabole, oppure a colpi di pantofola, righello,
bacchetta o mediante altre punizioni dolorose, che non insegnano altro che la paura di
essere scoperti e fanno dell'insegnante un carnefice ostile e odiato anziché una guida, un
filosofo, un amico e un genitore suppletivo.

Coi ragazzi di dieci anni la situazione è diversa: i ragazzi non credono più ai serpenti
tentatori, agli asini che protestano e agli orsi che fanno i giudici. Se essi continuano
irriflessivamente ad ammettere che esistessero in un remoto passato siffatti grotteschi
moralisti, e se si deve insegnar loro a pensare onestamente e seriamente, sarà necessario
dir loro con franchezza, quando vengono promossi e ammessi alla classe corrispondente
alla loro età, che le storie degli orsi erano discorsi da bambini, che devono essere messi ora
da parte per far posto alle lezioni di storia naturale e di astronomia, le quali ne
dimostreranno irrefutabilmente l'inverosimiglianza.

Il passaggio all'adolescenza deve essere similmente accompagnato da iniziazioni e dalla


caduta di altre illusioni, riprendendo così una istituzione delle antiche tribù che, per
quanto barbara nel rito, corrispondeva però a una necessità sociale.
Un codice scolastico che regoli tutto questo processo non potrà certamente essere messo in
pratica senza generare aspri conflitti di opinione. Alcuni dei nostri adulti rimangono
bambini di cinque anni in fatto di religione, mentre ne hanno invece cinquanta in fatto di
tecnica e commercio. Mi torna nuovamente alla memoria Newton, quando volle applicare
la sua prodigiosa capacità matematica a una cronologia del mondo nella supposizione che
esso fosse stato creato nell'anno 4004 Mondo
Il Pratico avantiper
Cristo, e Cromwell,
Edunet books grande governatore e
guerriero, alle prese con immaginari accordi tra Abramo e Jehovah, entrambi i quali
costituiscono ora per me, che non sono né un governatore né un guerriero, miti infantili e
certamente non edificanti.

Mi rendo conto che la previsione di una società così scientificamente civilizzata, libera da
tutte le distinzioni economiche di classi, intersposabile in tutti i ceti, per quanto
incoraggiante e rassicurante possa essere per giovani discepoli di Nietzsche che aspirano a
vivere pericolosamente quali esploratori di tutte le attività umane, lascerà terribilmente
delusi coloro che guardano al socialismo come a un eterno paradiso. Circa 60 anni fa chiesi
a un ragazzo molto intelligente (egli aveva finito di scrivere proprio allora un libro di poesie)
quale professione volesse intraprendere. Egli mi rispose molto seriamente che, tra breve
tempo, non sarebbero più esistite professioni di sorta, poiché il discorso del capo socialista
Henry Mayers Hyndman lo aveva convinto che nel 1889, centenario della rivoluzione
francese, vi sarebbe stata la rivoluzione in Inghilterra. Io gli ricordai che anche nel più
perfetto Stato socialista la gente avrebbe continuato a rompersi le gambe e che pertanto ci
volevano chirurghi per accomodarle, che le case non si potevano costruire senza tecnici e
capimastri e che i bambini non potevano nascere senza levatrici; in breve, che in regime
socialista vi sarebbero state le stesse professioni e gli stessi mestieri di ora, se non anche di
più.

Sebbene questo sia chiaro come il sole, lui non ci aveva mai pensato. Aveva considerato il
socialismo come una organizzazione nella quale nessuno avrebbe mai sofferto la fame o il
freddo, nessuno sarebbe stato malato o ignorante o comunque infelice. Gli avevano
insegnato a credere nel paradiso e nell'inferno e lui, invece di prendere in esame queste
credenze e di respingerle come favolose, le aveva semplicemente trasferite nell'antitesi di
socialismo e capitalismo. Aveva immaginato, invece di uno Stato in cui tutti devono
lavorare, uno Stato in cui il denaro non è necessario e nel quale nessuno deve lavorare.

Il suo caso non è poi raro. Di questi tempi si parla molto di un nuovo ordine che verrà dopo
la guerra. Vi potrà essere un nuovo ordine, ma questo sarà ancora soggetto come il vecchio
alla eterna tirannia della natura, che non è affatto possibile eludere o abolire, anche se la si
può democratizzare distribuendone con equità il retaggio di fatica e travaglio. I problemi
principali che il socialismo spera risolvere sono quegli stessi che il feudalismo e il
capitalismo hanno a loro volta tentato di risolvere, senza riuscirci; molti cittadini
rimpiangeranno in futuro quelli che essi chiameranno i bei tempi antichi; essi non
capiranno infatti il socialismo più di quanto non capiscano ora il capitalismo, sotto il quale
brontolano o gemono. Alla fine dei loro giorni essi avranno ancora cinque anni, dal punto
di vista politico. Temo pertanto che sia necessario privarli dei loro diritti e farli governare
da coloro che non potrebbero leggere questo libro senza addormentarsi alla prima pagina.

Differenze di classe sotto il socialismo? Partiti, fedi, unioni operaie, associazioni


professionali, clubs, sette e combriccole e in più i nuovi albi e registri? Sì: abbondanza di
tutto ciò, in un clima forse battagliero, ma che sempre permetta la discussione e il
matrimonio: cioè in un clima di eguaglianza.
9. LO STATO E I BAMBINI
L'uomo di Stato non deve mai comportarsi verso i bambini della nazione così come si
comporta con i propri. I suoi bambini crescono con una straordinaria rapidità. Egli ha
appena deciso il modo di regolarsi con il figlio di cinque anni, che questo è già sparito
lasciando al suo posto un ragazzo o una ragazza di dieci. Prima che egli abbia imparato
come comportarsi con questo nuovo venuto,
Il Pratico anche
Mondo per questo
Edunet se ne è già andato ed è
books
rimpiazzato da un adolescente di tredici anni. Ed ecco che l'adolescente cresce a sua volta e
diventa una persona indipendente, molto più estranea ai suoi genitori di quanto non lo
siano i loro coetanei. I genitori sono insensibilmente portati da questa esperienza a
considerare l'infanzia come una fase transitoria, che bisogna superare nel miglior modo
possibile, finché la crescita sia terminata ed essi non ne debbano più sopportare né il costo
né la responsabilità.

Ma i nostri bambini, presi nella massa, non crescono mai. L'infanzia, dal punto di vista
dello Stato, non è una fase transitoria: è un'istituzione permanente. Come l'infanzia, così la
maturità e così la seconda infanzia, cioè la vecchiaia. Le singole unità si spostano da una
all'altra fase, ma in ogni fase vi sono sempre tanti milioni di unità come prima. E ogni fase
deve essere per i suoi appartenenti un mondo stabilito, organizzato e riccamente dotato,
così come lo è una università. Quando un bambino esce dal mondo dei cinque anni,
bisogna che vi sia un mondo di dieci anni che lo aspetti, e oltre a questo altri mondi
separati per l'adolescenza, sia iniziale sia tarda.

E' ora evidente che questi mondi non devono essere quelle prigioni infantili che noi
chiamiamo scuole e che William Morris chiamò coltivazioni di bambini. Questi inferni
sono basati, non su quanto serve per l'educazione, ma sul fatto naturale e sicuro che
qualsiasi tentativo fatto da una persona grande per divertire un bambino esaurirà il più
forte campione dei pesi massimi molto prima che il bambino, dopo mezzo minuto di riposo
a ogni ripresa, si sia stancato a furia di giochi importuni, rumorosi e fisicamente violenti e
possa essere messo a letto in modo da sbarazzarsene per la notte. Se questa è l'esperienza
del padre, che se ne sta per la maggior parte del giorno fuori di casa, possiamo immaginare
quale sia lo sforzo della madre che deve non soltanto far divertire il bambino, ma aver cura
di lui sotto ogni riguardo ed evitare che le metta la casa a soqquadro. E' facile cantare «si
dice che nessuno può prendere il posto della madre» oppure «casa, casa: dolce dolce casa»;
le melodie sentimentali, per quanto possano soddisfare il naturale e reciproco affetto tra
genitori e figli, non modificano il fatto che i bambini, nella loro libera e sana attività, sono
seccature insopportabili per gli adulti. Bisogna o terrorizzarli in casa o lasciarli liberi per la
strada. Qualunque madre non sfrutti i suoi figli come piccoli schiavi infelici è ben contenta
quando la legge o l'abitudine sociale la costringono a mandarli a scuola. Così la scuola
diventa in primo luogo una prigione dove si chiudono i bambini per evitare che essi
importunino ed esauriscano i loro genitori. E i guardiani, per non essere importunati sino
alla pazzia dai loro prigionieri, devono mascherarsi da insegnanti e considerare il muoversi
o il parlare in classe senza autorizzazione una colpa da punirsi con la bacchetta. E come in
una prigione per criminali i detenuti cospirano continuamente contro i loro guardiani, così
nella scuola i bambini sono in continua cospirazione contro i loro insegnanti. La prima
lezione loro impartita per farli diventare buoni cittadini si trasforma così in una lezione di
ostilità verso la polizia, che è la negazione del diritto di essere cittadini. Le loro uniche armi
sono le menzogne, e il loro principale divertimento il sabotaggio.

Questo stato di cose, sebbene si verifichi in quasi tutte le scuole, è troppo inumano per
essere portato nella pratica alle sue estreme conseguenze. Tra gli Squeers e le Montessori
vi sono insegnanti di ogni sorta. Ci sono scuole in cui i bambini sono più liberi e più felici
che non a casa. Ma non abbiamo nulla di simile a quella specie di scuola che Goethe
prospettò nel "Guglielmo Meister"; e anche se l'avessimo, diventerebbe una scuola da
Goethe in erba, piuttosto che una comune scuola di giovani.

Ciò di cui i bambini hanno bisogno non è soltanto una scuola e una casa abitata da persone
adulte, ma un mondo di bambini del quale essi possano essere i piccoli cittadini, con leggi,
diritti, doveri e divertimentiIladatti alleMondo
Pratico loro capacità e incapacità.
per Edunet books Per ciò che riguarda la
loro fede religiosa dovremo prospettare loro alcune finzioni; non è infatti utile mettere il
trattato sulla "Volontà" di Schopenhauer o l'"Evoluzione Creatrice" di Bergson nelle mani
di un bambino che non può capire altro che le favole di Esopo, il libro della Genesi e il
"Pilgrim's Progress". Quando il bambino passa dal mondo dei cinque anni a quello dei dieci,
potrà trovare qui punti di vista più scientifici e meno immaginari che non le vecchie favole.
Non bisogna mettere da parte i vecchi libri; il bambino stesso cambierà, e ricaverà dai libri
un profitto sempre maggiore; o minore. Non è necessario che le opere d'arte, di letteratura
o altro siano purgate a uso dei bambini. Un bambino di sei anni può leggere l'edizione
integrale delle "Notti d'Arabia" senza venire colpito dai passaggi pornografici.

L'istruzione non si limita soltanto ai ragazzi: l'educazione liberale è infatti in massima


parte un'educazione per adulti, e continua per tutta la vita nelle persone che hanno uno
spirito attivo e non abitudini mentali di seconda mano. Ma l'educazione degli adulti è una
cosa a sé stante: tutto ciò che lo Stato può fare è di mettere a loro disposizione i materiali
necessari, biblioteche, gallerie d'arte, orchestre, e abbondanza di spazi aperti. Per gli adulti
bisogna che vi sia libertà di discussione e di critica; un'istruzione dogmatica è infatti
perfettamente inutile come strumento di educazione liberale. Un cittadino che non conosca
il suo argomento in modo da poterne discutere farebbe meglio a non interessarsene dal
punto di vista politico. I più dannosi e ignoranti dei nostri governanti sono quelli che,
avendo ricevuto nelle nostre scuole pubbliche un'istruzione dogmatica, credono a quello
che è stato loro insegnato e ne sono soddisfatti. L'uomo comune che crede che la terra sia
piatta può essere sotto molti aspetti una guida più sicura dell'erudito il quale ha imparato
che è tonda, ma si trova in un imbarazzo tremendo quando viene sfidato sull'argomento da
un convinto assertore della teoria che essa è piana, il quale conosca altresì tutti i lati della
controversia.

I bambini però non devono essere annoiati con le discussioni. E' necessario insegnare in
modo dogmatico a un bambino a vestirsi, almeno dodici anni prima che egli possa essere
arringato da un propagandista del nudismo. Bisogna fargli capire che alcune parole e
alcuni argomenti non devono essere toccati in una conversazione comune; che non deve
chiedere denaro, se non ai suoi genitori; che deve venire a tavola con le mani e i vestiti
puliti; che deve obbedire a nove dei dieci comandamenti e ad altri ancora, senza fare
domande. Bisogna insegnargli a fare le somme prima che capisca l'aritmetica, e insegnargli
le regole grammaticali a memoria, prima che si interessi della lingua. Se quando gli si dice
di fare o di non fare qualcosa egli ne chiede la ragione e le vere ragioni sono al di là del suo
potere di comprensione, può essere necessario raccontargli una bella storia o dirgli che se
non obbedisce andrà all'inferno dopo la morte, o che sarà frustato o che non gli daranno
più denari o che gli angeli non l'ameranno più, o che la mamma ne sarà addolorata; in
questo campo le più severe bambinaie e le più bigotte governanti possono avere subito più
successo dei profondi filosofi, specializzati in psicologia dei bambini; ma poiché un regime
di terrore può fare di loro dei nevrastenici e dei vigliacchi per tutta la vita, sarebbe molto
desiderabile che si ragionasse con i bambini in maniera adeguata alla loro capacità quanto
più presto e accortamente è possibile, e anche quando le ragioni fornite non sono le vere
ragioni: in breve, quando bisogna dir loro bugie, le bugie dovrebbero essere piacevolmente
incoraggianti, finzioni poetiche e non volgari bugie. Quando io ero bambino e tormentavo
le persone più grandi con «che cosa, e dove, e quando, e come, e chi» la bambinaia mi
diceva «non fare domande e non ti saranno dette bugie»; ciò che era vero, ma non
edificante. Mio padre, che era per me onnisciente e infallibile, fu la mia principale vittima,
e uno dei miracoli che ancora mi rende perplesso è la maniera con la quale, sotto questa
mia pressione, egli mi dette tante informazioni su argomenti nei quali doveva essere
ignorante come me. La domanda finale del bambino, che è sempre «perché», rimane senza
risposta, e bisognerebbe forse sempre Mondo
Il Pratico rispondere con unbooks
per Edunet franco «nessuno lo sa», sebbene
gli scienziati stupidi si mettano nel torto, confondendo troppo spesso i «come» coi
«perché». Noi tracciamo una linea tra vita giovanile e vita adulta a 21 anni di età; ma
questa linea non esiste in natura. Un corridore velocista è troppo vecchio a 19 anni e un
uomo di Stato troppo giovane a 70. Un Governo deve fissare i limiti di età per il diritto di
voto e per la messa in pensione dalle carriere pubbliche, perché bisogna pure tirare una
linea da qualche parte; ma la vita umana non sa nulla di queste stazioni ufficiali, dove la
gente deve cambiare treno; noi continuiamo a crescere e a invecchiare, guadagnando dal
punto di vista intellettuale e perdendo nello stesso tempo dal punto di vista fisico, e
passando attraverso fasi di offuscamento e di perspicacia, di successo e insuccesso, di
fortuna e sfortuna, di infelice inefficienza come pioli quadrati in buchi tondi, o di facile e
felice attività in buchi adatti a noi, rendendo impossibile allo Stato di classificare i suoi
soggetti dopo che hanno raggiunto la loro piena statura, sebbene essi pensino già per conto
loro a classificarsi in ogni senso in classi, caste, combriccole, tendenze, sette, partiti, gusti,
idee eccetera eccetera; ma l'uomo immaturo deve essere separato dall'uomo cresciuto e
istruito, dall'età di due anni fino all'adolescenza, se deve essere reso capace di diventare
cittadino quando sarà completamente cresciuto.

Ma la separazione come tutte le generalizzazioni verbali, è soltanto una parola vuota se non
se ne definiscono i limiti. Fino a che punto è possibile o desiderabile una separazione?
Un'eccessiva separazione presenta difficoltà a cui gli statisti non hanno ancora cominciato
a pensare. Prendiamo un esempio curioso.

Un uomo che si era fatto una grande fortuna esercitando il mestiere di negoziante comprò
un possedimento nel Surrey e lo attrezzò a luogo di ritiro e di riposo per donne che
avessero lavorato (governanti e simili) e fossero riuscite a mettere da parte un po' di
denaro, ma non abbastanza per la vecchiaia. Un minimo di risparmio era obbligatorio, in
quanto garantiva un minimo di carattere. Il possedimento era per loro un paradiso. Ma
invece di essere perfettamente felici, esse diventavano pazze, e il manicomio ne fu pieno
prima che i direttori potessero rendersi conto delle cause. L'unica compagnia delle vecchie
signore era la loro stessa compagnia: una compagnia di vecchie signore. I direttori
dovettero impiantarvi campi da tennis, da croquet e simili, e invitare tutti i giovani della
contea ad andarvi a giocare e a fare dello sport. Essi vennero, chiacchierarono e presero il
tè con le vecchie signore, che tornarono immediatamente in sé e in normale salute. Senza
dubbio, questi contatti erano necessari sia all'educazione dei giovani sia alla salute mentale
delle vecchie; ancor più importanti dei contatti dei bambini con gli adulti. I bambini non
sono sempre infantili, e i vecchi non sono sempre rimbambiti; io sono stato un bambino e
sono ora un vecchio rimbambito, e me ne intendo. La sapienza e le cognizioni di cui è
provvisto un bambino alla nascita non si limitano alla digestione del cibo, al cambiamento
dei denti, e alla sostituzione al latte materno di una dieta più ricca di minerali. Questi sono
risultati meravigliosi; ma vi sono anche eredità mentali non meno notevoli. Sotto alcun
riguardi la saggezza dei bambini e dei poppanti, così come la loro digestione, è più sicura di
quella che essi avranno quando saranno cresciuti e anche dopo che saranno stati membri
del Governo in una mezza dozzina di legislazioni. E i vecchissimi, se ancora continua il
processo evolutivo, possono essere dei giovani nel primo albeggiare di una nuova facoltà.
Di conseguenza, né la scuola infantile né la tenuta del Surrey rappresentano una soluzione
del problema sociale per i giovanissimi e i vecchissimi. Alcuni bambini sono mentalmente
più vecchi dei loro genitori, e alcuni settuagenari più giovani dei loro nipoti.

Noi provvediamo in parte a questo mescolando la vita di scuola con quella di famiglia. La
giornata del ragazzo è divisa nelle sue 24 ore tra queste due attività. Il collegiale ha le sue
vacanze. Ma né l'uno né l'altro dei dueMondo
Il Pratico espedienti sono soddisfacenti.
per Edunet books Non basta
organizzare le ore di lavoro del bambino: bisogna organizzare anche quelle di riposo. I
nostri collegi pubblici cercano di farlo con i giochi obbligatori. Il generale Baden Powell
fece molto meglio, creando i "boy scouts" e le "girl guides", che sono i primi seri tentativi di
organizzazione della vita dei ragazzi. A parte il codice penale, non posso immaginare niente
di più crudele e di più dannoso che obbligare un ragazzo che abbia la tendenza del
naturalista, del poeta, del pittore, del musicista o del matematico, a farsi schiavo del foot-
ball o del cricket, mentre dovrebbe starsene a passeggiare o a fare schizzi in campagna, o a
leggere o a suonare uno strumento o ad ascoltare un'orchestra alla radio.

Vi è poi la questione dell'isolamento. Vi sono persone che non possono stare sole, talvolta
perché ciò le terrorizza, più spesso perché la compagnia è l'unico loro passatempo. Altri
sono misantropi; essi possono dire «la mia mente è il mio regno»: prediligono la solitudine
e riducono i rapporti con gli altri al minimo indispensabile. Tra questi estremi esiste ogni
possibile grado di socievolezza, in quanto tutti hanno bisogno, in qualche momento della
giornata, di una stanza solitaria e di un posto per se stessi.

Tra parentesi, l'organizzazione della vita del bambino non deve diventare uno sport di
dottrinari che si credono democratici perché vanno pazzi per l'autogoverno attuato
mediante il suffragio universale. Uno Stato controllato da bambini e non sorvegliato da
adulti sorpasserebbe presto Nerone e lo zar Paolo in crudeltà, ed essi si batterebbero per il
puro piacere di battersi, come i Maori.

Le atrocità commesse dagli adulti con l'appoggio dei plebisciti sono abbastanza malvage;
ma preferisco non immaginare quello che potrebbero fare i bambini, se lasciati a se stessi. I
bambini devono essere educati all'obbedienza verso gli adulti, non perché gli adulti sono
fisicamente più forti, ma perché ne sanno più di loro. E gli adulti devono governare, non
sempre con la mano forte, che è utile soltanto per la coercizione pura e semplice, ma per il
fatto che ne sanno realmente di più e perché hanno l'autorità e il coraggio delle loro idee.

Ora, questa deferenza verso la cultura superiore e verso il carattere non è una servile
abbiezione da gettar via quando si diventa adulti e da rimpiazzare con risolute asserzioni di
democrazia e di eguaglianza. I bambini imparano nei loro giochi e nelle loro lezioni che
essi differiscono molto gli uni dagli altri nelle loro specifiche capacità, e che non possono
sperare di eccellere in tutto. Un futuro Newton, capace di sviluppare in un calcolo nuovo
quanto ha imparato dall'insegnante di matematica, può essere un incapace nel gioco del
cricket; lo stesso lanciatore di palla nel cricket può essere incapace di fare il capovoga in
una regata di "outrigger" da Putney a Mortlake. Tuttavia Newton può conoscere le regole
del cricket assai meglio del miglior giocatore; e il giocatore di cricket che non sa tenere in
mano un remo meglio d'un qualsiasi barcaiolo può allenare un armo da regata meglio del
capovoga. Il capire e il saper giudicare, ovverossia la saggezza, sono le arti di un buon
governante; e la natura, per quanto prodiga, non sciupa i suoi doni riversandoli su tutti,
certa che la società abbisogna di pochi governanti e di molti falegnami, muratori, fornai,
tessitori, artigiani e tecnici di ogni genere, compresi i padri e le madri, le levatrici e le
bambinaie. La natura provvede abbastanza governanti da dare alla democrazia una scelta
sufficiente, nel caso qualcuno debba essere squalificato per povertà, ignoranza e
trascuratezza; e la democrazia è l'esercizio di questa limitata scelta dei governanti da parte
dei governati. Finché i bambini non saranno educati a capire questo, diventeranno sempre
cattivi cittadini, come accade attualmente per la maggior parte di loro.

Ho incluso anche le madri e i padri tra i tecnici necessari alla società umana, per quanto
essi siano invero tecnici primitivi. Essi vengono anche prima dei mariti e delle mogli, i
genitori esistono anche prima dell'istituzione
Il Pratico delEdunet
Mondo per matrimonio.
books Quella dei genitori è una
professione molto importante; ma per essa non è stata mai chiesta nessuna prova di
attitudine nell'interesse dei bambini. Le tribù possono limitare questa professione con
l'esogamia o l'endogamia. Le nazioni civili possono limitarla con le leggi sul matrimonio,
con le tavole di consanguineità, con convenzioni private come la classe e il reddito, e
considerando il maltrattamento e la trascuratezza dei bambini come un reato. In alcuni
rari casi, come quelli del poeta Shelley e di Annie Besant, lo Stato può prendere i bambini
dalle mani dei genitori e metterli sotto tutela del Tribunale, per evitar loro il pericolo di
un'educazione atea; questa squalifica data ai genitori può essere paragonata con
l'espulsione di un dottore o di un avvocato dai ruoli, o con la sospensione di un sacerdote
"a divinis". In Cina lo Stato può intromettersi e sciogliere un matrimonio, consenzienti o
meno le parti, se esso è indesiderabile dal punto di vista della comunità. Ma queste sono
considerate misure di eccezione, poiché l'opinione generale ritiene che il matrimonio
benché libero deve essere indissolubile nella misura che la nostra natura può sopportare.
Le leggi matrimoniali variano nei particolari dalla Scozia al Giappone, dalla monogamia a
una illimitata poligamia; tuttavia in nessun caso ci si pone la domanda se i mariti e le mogli
siano atti a generare bambini capaci di diventare buoni cittadini e a educarli
opportunamente a tale scopo. Sotto questo punto di vista vi è un tipo solo di matrimonio,
mentre vi sono numerose differenze nelle leggi matrimoniali da luogo a luogo. Vi sono
anche diversi tipi di unioni possibili: a un estremo abbiamo matrimoni che portano a una
società domestica che dura per tutta la vita, e dall'altro rapporti di momentanea intimità
fra persone la cui incompatibilità di carattere non permetterebbe una vita in comune. Non
voglio dire con questo che le persone incompatibili siano sempre quelle di cattivo carattere,
gli egoisti, i lunatici, i bevitori, ovverossia i poco amabili. Newton non si sposò, e neppure
Kant. La regina Elisabetta e santa Clara morirono zitelle. Ma dal punto di vista eugenetico
essi non erano certamente da disprezzarsi; anzi, li si può benissimo considerare come
un'aristocrazia naturale, quella delle persone che non dovrebbero mai essere sterilizzate
per nessuna ragione, legale o tradizionale che sia. La società dovrebbe addirittura riservare
una posizione di legittimità alla loro eventuale prole naturale.

Vi è poi la questione dell'incrocio di razze e delle razze di colore. Talvolta essa non ha
effetto sterilizzante; si dice infatti che la moglie di un cinese non abbandona mai suo
marito- non ha importanza di quale nazionalità o colore essa possa essere - e che alcuni dei
più bei bambini del mondo siano quelli prodotti dai matrimoni tra lavandai cinesi e
ragazze irlandesi. E' difficile che ciò sia provato scientificamente; ma vi è qualche elemento
per ritenere che nei climi tropicali e subtropicali, dove i popoli di pelle nera e bruna si
moltiplicano e riempiono la terra, la gente dal volto roseo (che ama chiamarsi bianca)
muoia, mentre le razze incrociate ci stanno benissimo. Nelle isole Hawaii è ora difficile
trovare qualche aborigeno puro sangue: essi sono quasi tutti mezzi sangue, eccetto i
giapponesi che non si incrociano. Nella Nuova Zelanda i discendenti dei nostri
rispettabilissimi pionieri sono soltanto un milione e mezzo dopo 100 anni di occupazione.
Dovrebbero essere almeno dieci milioni. Nel Sud Africa il Governo ha dovuto ricorrere alla
immigrazione straniera per tenere in piedi il settore britannico della popolazione. Pare
accertato che la causa di questo stato di cose non sia il controllo sulle nascite. La necessità
degli incroci di razze va molto al di là della possibilità sociale dei matrimoni misti. Anche
nelle Hawaii, in Giamaica e nella Nuova Zelanda, dove la concupiscenza umana ha
superato la barriera del colore in misura notevole, non vi è posto legittimo per i bambini,
per quanto promettenti, i cui genitori siano reciprocamente incompatibili dal punto di
vista domestico. E' concepibile che qualche futuro Governo si decida a salvare i bambini
mezzo sangue dal marchio di bastardi e li metta sotto la tutela del tribunale. Quando la
povertà sarà eliminata per opera del socialismo, questi cambiamenti saranno più facili. Per
esempio, quando si propose che la regina Elisabetta sposasse Ivan il Terribile, la cosa non
fu resa impossibile dalla differenza di reddito
Il Pratico e diEdunet
Mondo per classe.books
Essi avrebbero potuto mettere al
mondo magnifici bambini; ma o si sarebbero separati quasi subito, o Ivan sarebbe ora
conosciuto come Ivan il Terrificato.

Io non credo che gli Stati del futuro vorranno o dovranno tollerare ciò che è chiamato
l'amore libero. Essi d'altronde tollereranno ben poco di libero che non possano regolare
con vantaggio per il benessere generale. Ciò che voglio mettere in rilievo è che, quando la
vita del bambino è riconosciuta come un aspetto permanente della vita della collettività e
una fase transitoria della vita dell'individuo, ed è legalmente e pubblicamente regolata a
spese del pubblico, molte delle onerose condizioni che ora sono connesse alla professione
di genitori diventeranno irrilevanti e non necessarie; si nascerà così da matrimoni
temporanei, anche se brevi, e da unioni domestiche permanenti. Io stesso sono il frutto di
un matrimonio non riuscito tra due persone molto amabili, che finalmente si separarono
nella più amichevole maniera e non si videro più, dopo aver passato molti anni insieme
nella stessa casa, senza partecipare nei gusti, nell'attività e negli interessi reciproci. Essi e i
loro tre bambini non litigavano mai: la convivenza familiare, sebbene non entusiasmante,
non era tuttavia spiacevole. La sua atmosfera di buona musica e libero pensiero era
salutare; ma come esempio di competenza da parte dei genitori nel guidare, allevare e
crescere i figli era così comicamente assurda che fin da allora la tenni presente come
spunto per importanti considerazioni.

10. I MOSTRI GENERATI DALLA SCUOLA


Fino a una certa età i bambini sono impressionabili e paurosi come topi, hanno paura del
buio e dei fantasmi, dei cani, delle mucche, e di immaginari pericoli di tutti i generi, dai
ladri ai serpenti a sonagli. In questa fase della vita possono essere terrorizzati per sempre,
come accade ai cani spaniels, derivi il terrore dalla crudeltà fisica o dall'idea di un inferno
soprannaturale, o da ambedue le cose insieme.

Se non vengono guastati a questo modo, in seguito essi diventano battaglieri, si


vergognano di qualunque pusillanimità e acquistano una crudeltà spensierata dovuta al
gusto delle bravate.

Amano l'autorità per se stessa, infliggono con piacere gli stessi castighi che li hanno
intimiditi; istituiscono ridicole regole di condotta e di contegno che impongono
violentemente e senza pietà, lavorano come schiavi e governano come prefetti; ciò
permette ai rettori dei collegi di lasciare la parte più faticosa del loro lavoro agli allievi, con
la certezza che il risultato non sarà un'anarchia distruttiva, ma una tirannide spietata e
irresistibile.

Questa fase della vita dei ragazzi ha un'importanza politica perché, sebbene non sia una
fase della loro vita adulta, può essere prolungata per tutta la vita coltivando
sistematicamente questa tendenza o facendo abortire quelle migliori. Ciò avviene con
sorprendente successo nei più eleganti collegi d'Inghilterra, benché sia una cosa del tutto
innaturale. Nella Germania degli Hohenzollern questo sistema venne adottato ancora più
energicamente, e dopo la caduta degli Hohenzollern è stato portato agli estremi limiti dai
nazisti. Prendete il caso di un ragazzo che abbia genitori ricchi. Inculcategli la convinzione
che il commercio e il lavoro manuale siano tradizionalmente degradanti; che il servizio
nell'esercito o in diplomazia siano le uniche occupazioni degne di un gentiluomo, e l'andare
a caccia, lo sparare, il cavalcare e il correre a cavallo i suoi unici svaghi; abituatelo a
considerare la religione come il fatto di andare in chiesa la domenica con i vestiti migliori
nonché chiedere imperiosamente a Dio di fulminare i politicanti e frustrare i malvagi
disegni dei nemici, commisto alla devozione per un idolo chiamato Sovrano o Capo, che sia
il simbolo vivente del suo paese, e avrete
Il Pratico nonper
Mondo soltanto
Edunetilbooks
notissimo tipo del giovine
plutocrate, le cui idee governano questo misero paese, ma un Dio nazionale dotato di istinti
imperiali, pienamente convinto che i collegi eleganti siano il trionfo supremo
dell'educazione prescritta dal cielo, dimodoché la verità, l'onestà e la giustizia siano frutti
spontanei e sicuri dei loro criteri educativi, e sotto la loro norma gli ottenebrati stranieri
debbano trovarsi molto meglio che non a casa propria. Questo è ciò che fanno in
Inghilterra ai figli della casta dirigente plutocratica le scuole come Eton e Harrow con i loro
corsi preparatori; e poiché la stessa cosa accade a tutti gli Stati plutocratici, abbiamo tanti
patriottismi rivali quante sono le lingue e le nazioni, rendendo per questa ragione
impossibile ai giorni nostri quella pace cui aspiriamo. Questo stato di cose è in parte una
degenerazione del sistema feudale, nel quale la stratificazione per classi era una base
morale necessaria. Esso sussiste ovunque fiorì un sistema feudale che ancora mantiene le
sue proprietà, i suoi privilegi, titoli, ricchezze e prestigio, mentre affida lietamente i faticosi
doveri politici a prefetti, tratti dalla classe media. Non bisogna prestar fede a coloro che
ritengono che il presente stato di cose sia una venerabile tradizione risalente all'età della
fede e della cavalleria. Fino al diciannovesimo secolo, quando l'aristocrazia feudale cedette
finalmente la sua sovranità agli orgogliosi commercianti arricchiti dalla rivoluzione
industriale e si mescolò a loro sposandone le figlie, i bambini dei ricchi venivano mandati a
scuola non per ottenere titoli di studio, per farsi una cultura, o acquistare quelle cognizioni
di cui erano capaci, ma soltanto per essere classificati come membri della "classe elevata".
Furono i 50 anni posteriori alla Legge della Riforma del 1832 a produrre quel curioso
mostro, noto sotto il nome di "Old School Tie" [1], che eccelle nel cricket, nel tennis, nel
golf, ha modi di fare di classe e un accento di classe, non sa niente del mondo in cui
viviamo o lo sa in modo errato, ed è mentalmente fornito delle idee di un cavaliere del
diciottesimo secolo.

Quando dico che "Old School Tie" è un mostro del diciannovesimo secolo, ciò che è
letteralmente esatto, non voglio dire con questo che il prodotto opposto della rivoluzione
industriale, il proletario, non sia, a modo suo, anche lui un mostro. Vero è che, siccome
lavora per vivere, egli può essere un mostro produttivo e utile e non un mostro rapace e
parassita; ma è sempre una creatura perversa e deformata. Io non sono un amico dei
poveri e un nemico dei ricchi, come la gente ignorante crede debba essere un socialista.
Quando ero bambino, la bambinaia che mi portava a fare del moto, così come avrebbe
potuto fare con un cane, mi conduceva negli "slums" dove essa aveva alcuni amici, invece
che in posti più belli e più salubri. Naturalmente io odiavo gli "slums" e coloro che vi
abitavano. Io voglio ancora fare di tutto per far demolire gli "slums" e sterminare i loro
abitanti, e sto scrivendo questo libro appunto a tale scopo, in vista della mia seconda
infanzia. Durante la mia vita ho ricevuto scrosci di applausi da platee formate di abitatori
di quartieri poveri, cui esprimevo appunto tali sentimenti. Ma appena fui uscito dalle mani
della bambinaia ed entrai in contatto con signore e signori, li trovai moralmente altrettanto
insopportabili. Nel loro deplorevole snobismo e nella loro ovattata ignoranza di quella che
è la vita negli "slums", grazie ai quali essi ingrassavano e dei quali io avevo fatto
clandestinamente conoscenza, non potei trovare alcun punto di contatto: anche loro,
conclusi alla fine, erano da sterminare. Soltanto le finzioni dell'arte mi dettero qualche
soddisfazione, e il compito che mi assunsi fu quello di dar vita a queste finzioni e nello
stesso tempo di vivere come un "bohémien", come un ribelle e un nemico, non
dell'umanità, ma della perversione dell'umanità, prodotta dalla proprietà privata più la
rivoluzione industriale. La massima «Amatevi gli uni con gli altri» era impossibile a
seguirsi in una società divisa in classi che si detestavano. Non si capirà mai abbastanza che
il socialismo non è carità né gentilezza di vita né simpatia per i poveri né filantropia
popolare a base di beneficenze e collette disinteressate, ma l'odio dell'economista per lo
sciupio e il disordine, odio dell'esteta per il brutto e lo sporco, odio del giurista per
l'ingiustizia, odio del medicoIl per la malattia,
Pratico odioEdunet
Mondo per del santo per i sette peccati capitali, in
books
breve una combinazione dei più intensi odi contro una struttura sociale in forza della quale
gli economisti sono legati da cospicui interessi pecuniari al capitalismo anarchico e
sciupone, gli artisti alla venalità e alla pornografia, i dottori alla malattia e i santi al
malvezzo di fomentare o lusingare i sette peccati capitali anziché denunciarli.

Ciò chiarito, ritorniamo al culto del rivale etoniano del mostro di Loch Ness, la "Old School
Tie". Tale culto è un dannoso anacronismo, ora che non s'ispira più al vecchio cattolicismo
e che ha sostituito al Sacro Romano Impero una profana e commerciale Alsazia.

Quando il feudalismo era all'apogeo, l'Europa occidentale aveva un unico Dio


supernazionale, un paradiso per tutta l'umanità e un inferno, l'inferno di Dante, in cui tutte
le anime, ricche o povere, di alto o semplice casato, sarebbero state gettate dopo la morte
se erano state trovate malvagie. Al giorno d'oggi il signore britannico crede in un Dio
insulare inglese, lo Junker tedesco in un Dio nordico come Wotan, il francese in un
materialistico Anti-Dio assolutamente francese, mentre nessuno di essi crede ad alcun
genere di inferno. Le guerre sono diventate fanatiche crociate intraprese con milioni di
soldati, milioni di denaro, e mezzi di distruzione e di uccisione sempre più grandi. Le
guerre delle due Rose sterminarono soltanto la vecchia nobiltà e trasferirono il potere a
una plutocrazia che si diede nuovi titoli nobiliari. Ma la guerra moderna, che ha perfino
prodotto l'oltraggio della coscrizione delle donne per il servizio militare, minaccia di
sterminare la razza umana e di distruggere la civiltà fino al punto in cui i suoi poteri di
distruzione si esauriranno e la gente per bene morrà di scoraggiamento, malattia molto
letale.

Ora, questi e altri guai consimili sono il risultato di un sistema di educazione che, invece di
guidare il naturale passaggio dall'infanzia all'adolescenza e alla maturità, arresta lo
sviluppo giovanile nella sua fase più delicata e obbliga gli uomini di Stato esperti a trattare
la nazione come un orfanotrofio, il cui limite di età sia 14 anni, e gli orfani come
mentalmente deficienti.

Naturalmente questo sistema, al pari di altri sistemi antiquati, non è attuato in pratica
nella sua completa integrità: i fatti sono troppo forti per consentirlo. Quando le scuole sono
invase da fortunati uomini di affari e da professionisti esse sono obbligate a sviluppare, per
quanto in un primo tempo con riluttanza e con disprezzo, il lato scientifico e poi quello
affaristico, i quali comprimono quello classico finché questo non ha la peggio. Ma il vecchio
sistema scolastico è ancora abbastanza forte da assicurare che la classe arricchita dal
sistema della proprietà privata sia l'unica che comandi in Parlamento, negli alti gradi della
burocrazia, nella diplomazia eccetto quando è in corso una guerra mondiale, nei quadri
delle forze armate.

La cosa peggiore è che i nostri più sinceri studiosi di pedagogia sono unanimi nel far
pressioni perché tutti i ragazzi siano obbligati a restare a scuola fino all'età di 18 anni, così
da essere preparati a fare tre anni di università, se ne hanno voglia. Questo può soddisfare i
genitori che desiderano che i loro figlioli divengano signori o signore con modi di fare e di
parlare e pregiudizi di classe propri di quella condizione. Ma lo scopo di uno Stato sano è di
fare dei suoi ragazzi altrettanti buoni cittadini; cioè di fare di loro membri produttivi e utili
alla comunità. I due scopi sono opposti e incompatibili; portare la cravatta di una vecchia
scuola non è infatti di alcun vantaggio a chi deve sopportare parte del fardello sociale
lavorando e servendo. Se non esistono altre scuole che quelle per i poveri, le quali
inculcano una mentalità da schiavi, e quelle per i ricchi, dove i bambini sono educati a una
vita di riposo, di lusso e di privilegio, o al massimo al monopolio di ogni opportunità
commerciale professionaleIl e politica
Pratico(che si suol
Mondo chiamare
per Edunet in termini cortesi arte del
books
comando), allora bisogna prontamente concludere che sarebbe meglio tenere lontani i
bambini da qualsiasi scuola e che Eton e simili istituti dovrebbero essere rasi al suolo e le
loro macerie cosparse di sale.

Ma in verità l'ignoranza non è adatta a creare buoni cittadini: qualsiasi sistema di


istruzione e di educazione è sempre meglio di nulla. Il nostro sistema deve perciò
continuare fino a tanto che non ne creeremo uno migliore. Nello stesso tempo, però, non
costituisce assolutamente un rimedio alla nostra attuale cattiva educazione civica imporre
l'educazione di Eton a moltitudini di proletari, compresa la classe media povera, mediante
borse di studio per scuole costose o estendendo il limite di età per la scuola obbligatoria a
18 anni. Abolire completamente le scuole e fare dell'insegnamento un delitto, come gli
erewhoniani di Butler avevano abolito la macchina e imprigionato l'esploratore perché
trovato con un orologio in tasca, darebbe il solo risultato di rendere clandestina l'istruzione,
come accadeva nella Russia zarista, dove le donne, perché insegnavano ai contadini a
leggere, erano condannate a 20 anni di carcere (e ciò non senza ragione: infatti i contadini
che sapevano leggere incoraggiavano gli altri a bruciare le case di campagna dei signori). Il
nostro sistema di Eton deve morire di morte naturale attraverso l'espropriazione dei suoi
attuali clienti plutocratici e la concorrenza di una nuova organizzazione di vita giovanile.

Quale debba essere questo nuovo sistema è al di là delle mie capacità di progettista. Si
svilupperà, immagino, dalle scuole della classe media, i cui allievi sono in massima parte
ragazzi e ragazze che dividono la loro vita giornaliera tra la scuola e la casa. Io fui allievo di
una scuola in cui vi erano ragazzi interni ed esterni. Gli esterni, essendo più numerosi,
disprezzavano gli interni e parlavano di loro chiamandoli i «macilenti». Gli interni erano
ugualmente sprezzanti e offensivi.

Ora, in Irlanda, un esterno era realmente un ragazzo che andava a scuola solamente mezza
giornata: egli infatti non tornava a scuola nel pomeriggio. La scuola non era ispezionata né
obbligata a raggiungere un certo livello dalle superiori autorità, e d'altra parte non si
poteva neanche determinare quale dovesse essere questo livello. Le lezioni che dovevo
imparare mi erano imposte sotto la minaccia di punizioni, non abbastanza dure però da
ottenere il loro scopo con ragazzi come me, che erano abbastanza liberi a casa per avere
qualcosa di più interessante da fare che non studiare su libri di scuola illeggibili; ma non
mi furono mai insegnati né le maniere di comportarsi né i sentimenti di lealtà né le norme
per vestirsi e aver cura della propria persona. La disciplina era limitata al fatto di stare in
silenzio, e seduti, ciò che non impediva di intraprendere rapide conversazioni o battaglie
con il mio vicino di banco, che poteva essere un amico o un nemico. Io odiavo la scuola e
non vi imparai niente di ciò che essa diceva di insegnare. Quando riuscii a liberarmene e
all'età di quindici anni fui condannato a cinque anni di schiavitù penale in un'altra specie
di prigione chiamata ufficio, ne sapevo molto di più sul mondo di quanto non sappia un
laureato proveniente da Eton più Oxford o da Harrow più Cambridge; ero però
terribilmente maleducato in fatto di questioni civiche e sociali. Imparai la maniera di stare
a tavola e di comportarmi in società da un utilissimo libro chiamato "Le maniere e lo stile
della buona società": un ammirevole testo che spero sia ancora in circolazione e di moda.
Con questo equipaggiamento potei non gravare sulle esaurite finanze dei miei genitori
(non avevo mezzi miei, poiché preferivo essere disoccupato senza un soldo piuttosto che
subire altra prigione); dovetti però fare da solo tutto il lavoro di educazione, di disciplina e
di formazione di me stesso che avrei dovuto ricevere da bambino. Se non fosse stato per
l'educazione estetica che avevo attinto a casa mia dalle attività musicali di mia madre, e per
la rara fortuna di essere stato dotato da madre Natura di un ingegno di tipo
shakespeariano, che potei cominciare a sfruttare prima che morissero i miei genitori, avrei
potuto fare la fine del vagabondo.
Il Pratico Mondo per Edunet books

La storia della mia educazione, eccetto che per il dono letterario e l'atmosfera musicale
della mia casa, è simile a quella della maggior parte dei proletari arricchiti e dei cadetti
decaduti delle buone famiglie che, sapendo almeno leggere e scrivere, devono condurre gli
affari e la politica di questo paese e delle sue colonie. Vi è da meravigliarsi, non già che essi
combinino una quantità di guai e ci precipitino in insensate lotte mortali (che per metà li
demoralizzano e per metà li addestrano al più stringato comunismo militare), ma che sotto
la loro amministrazione qualche poco della civiltà riesca a salvarsi.

Comunque, il sistema dello scolaro esterno, al contrario di quello di Eton, è mutevole e


perfezionabile. La proporzione fra il tempo che il bambino passa a casa e quello che passa a
scuola può essere cambiata, finché portando sempre più il bambino dalla casa alla scuola si
raggiungerà il punto in cui la scuola prenderà il posto della famiglia e gli insegnanti dei
genitori. Ai suoi più umili inizi il bambino viene spidocchiato e ci si occupa dei suoi denti.
Il bambino affamato riceve a scuola il latte e poi da mangiare. Se i suoi piedi sono bagnati
riceve le scarpe; e se ha le scarpe, perché non anche le calze, le camicie e finalmente
un'uniforme? I compiti di casa, che avvelenano il riposo del bambino, se pur non vengono
fatti, sono rimpiazzati da esercizi limitati ma obbligatori. Giochi regolati e sorvegliati
prendono il posto delle dannose avventure di strada. La benefica assistenza scolastica si
sviluppa sino a che i bambini non sono assicurati contro la povertà, lo sfruttamento, la
tirannia o la negligenza domestica e così via, un po' alla volta, fintanto che la scuola invece
di essere un infetto penitenziario in cui i bambini vengono incarcerati per apprendere a
leggere e scrivere e a far di conto diventa una colonia nella quale i genitori possono vedere i
figli e viceversa abbastanza da mantenere i vincoli familiari senza perpetuarne le gravi
deficienze, e che provvede a una vita organizzata del bambino, ora del tutto inesistente
eccetto che in embrione nei "boy scouts", nelle "girl guides", nei clubs di ragazzi o ragazze,
nei "komsomol", nei balilla, nelle leghe della gioventù e nei corpi e movimenti similari che
stanno spuntando dappertutto. Quando questi si combineranno con le scuole in un sistema
generale di colonia per ragazzi contemporaneamente a un parallelo sviluppo dei Ministeri
dell'Educazione, sarà alla fine possibile avere una autonoma civiltà di cittadini invece di
una schiavitù imposta a casaccio su selvaggi con la forza fisica.

Non dimentichiamoci che in una tale civiltà le famiglie create in prosieguo di tempo dai
ragazzi così educati coopereranno con le scuole e manterranno il naturale affetto verso i
propri figli, senza le riserve attualmente inevitabili. Non sarà più possibile per nessuno, io
spero, dire quello che io sono costretto a dire: e cioè che, sebbene non abbia mai litigato
con i miei amabili genitori, sono costretto ad ammettere che essi erano del tutto inadatti a
educare la loro prole.

In tale civiltà vi sarà più o meno libertà al tempo stesso. Lo Stato farà del proselitismo
altrettanto quanto ne fanno ora i genitori, e in modo più efficiente; il diventare cittadini
infatti, come ogni forma di vita corporativa, è impossibile senza una religione
fondamentale in comune; ed è meglio che essa sia inculcata da uno Stato democratico
fortemente interessato alla tolleranza e al libero pensiero, piuttosto che da genitori divisi in
centinaia di sette, ciascuna di esse persuasa di avere il monopolio della salvezza e del fatto
che ogni scettica critica mossa alle sue opinioni è empia e dovrebbe essere proscritta come
una eresia. Bambini educati in queste sette producono incidenti come la guerra dei
Trent'anni per una disputa sulla Transustanziazione, così come producono guerre mondiali
quando sono educati in nazioni ognuna delle quali si considera la razza eletta o lo
"Herrenvolk" [2] designato da Dio a governare e a essere il padrone di tutti gli altri.

Tutto ciò si può anche chiamare religiosità


Il Pratico Mondoe per
patriottismo. Ma una cosa è ammessa da tutti:
Edunet books
che nella vita privata quotidiana vige il comandamento «non rubare» e che ogni
insegnamento in contrario non può essere tollerato neppure per un momento. Nessun
difensore della famiglia contro lo Stato totalitario arriva al punto di proporre la
soppressione della libertà di pensiero e di parola, così come fu soppressa nel Sacro
Romano Impero; né l'uno né l'altro estremo sono infatti attuabili e desiderabili, ma è certo
che non possiamo organizzare l'infanzia senza organizzare e prescrivere la sua religione e
la sua politica in una misura che appare spaventosa a coloro che temono il Governo come i
bambini temono la polizia. E così, comunque consideriamo il problema, cerchiamo almeno
di non sentir dire più sciocchezze sopra la libertà individuale con la L maiuscola a
proposito di questioni in cui una completa libertà è socialmente impossibile; d'altronde si
può evitare assai più sicuramente che l'autorità necessaria si trasformi in tirannia quando
essa è esercitata da organi pubblici soggetti alla pubblica critica, anziché da irresponsabili
tiranni privati in case private o in scuole costose, che, sebbene siano chiamate "scuole
pubbliche", sono in verità scuole plutocratiche, che fissano una moda per tutte le altre.
Quando la vita del ragazzo sarà seriamente organizzata, lo sforzo degli insegnanti non sarà
più diretto a impedire che gli allievi pensino in modo differente da quello che prescrive il
Governo, ma a indurli anche a pensare un po' con la propria testa.

11. I MISTERI DELLA FINANZA: LA BANCA.


Al giorno d'oggi, poiché le imprese private diventano sempre più grandi e richiedono un
capitale sempre maggiore per poterle avviare, i finanzieri di professione, il cui lavoro è di
raccogliere capitali per il commercio invece che adoperarli essi stessi, sono i padroni della
situazione. La vecchia figura dell'imprenditore è diventata quella di un impiegato che
sarebbe più garantito, in migliori condizioni economiche e infinitamente più dignitoso,
come funzionario dello Stato piuttosto che come amministratore stipendiato di una
compagnia privata. Per lo Stato e per i servizi municipali non vi è difficoltà nel trovare
persone competenti e desiderose di lavorare per la metà o un terzo del compenso che esse
sarebbero costrette a richiedere in un impiego privato, dove non soltanto esse sarebbero
meno sicure, ma sarebbero altresì obbligate a darsi un tono molto più sostenuto dal punto
di vista sociale e dell'abbigliamento e ad attenersi all'osservanza di convenzioni religiose e
politiche assai più che non un funzionario statale, di un ingegnere del genio civile o di un
impiegato municipale.

La decadenza della classe degli imprenditori privati con il loro monopolio del saper leggere,
scrivere e far di conto, nei confronti di una moltitudine di proletari analfabeti, e la sua
sostituzione con stipendiati provenienti dal proletariato, grazie all'istruzione obbligatoria e
alle borse di studio accessibili a coloro che si distinguono, spiega solo in parte la
supremazia dei finanzieri. L'alta finanza è un fenomeno assai meno comprensibile di
quello di trattare affari per proprio conto e con il proprio piccolo capitale. Essa mette al
mondo progetti insensati ai quali la famiglia del signor Ognuno presta avidamente
orecchio, poiché promettono abbondanza di denaro per niente. L'idea fissa della
circolazione fiduciaria è un guaio per ogni movimento di riforma sociale. Gli apostoli del
Credito Sociale persuasero una volta il Parlamento canadese a fare il bilancio sulla base
delle immaginarie ricchezze della circolazione fiduciaria. L'alta finanza si sostiene grazie al
mistero delle operazioni di banca, che sembrano creare milioni dal niente e dal fatto, di cui
tutti facciamo quotidiana esperienza, che pezzi di carta sono accettati a saldo di debiti di
migliaia di sterline d'oro. In questo fenomeno vi è una prova dell'esistenza della pietra
filosofale, con il suo potere di trasformare metalli vili in preziosi, molto più concreta di
qualunque altra i vecchi alchimisti furono mai capaci di produrre. Possiamo cessare di
credere nella pietra filosofale e convincerci, data l'esperienza della tesoreria della provincia
di Alberta, che c'è qualcosa che non va nel Credito Sociale; ma fintantoché la banca resterà
un affare privato e la gente Il
ricca godràMondo
Pratico di enormi redditibooks
per Edunet immeritati, senza alzare neppure
un dito per guadagnarli, vi saranno sempre insensati progetti sotto un nome qualsiasi e la
famiglia del signor Ognuno correrà dietro di essi, come già corse dietro alla speculazione
dei Mari del Sud.

Qual è allora il mistero delle operazioni di banca?

Furono gli orefici lombardi a fare alcuni secoli fa questa scoperta, che è oggi commemorata
a Londra dal nome di Lombard Street, uno dei migliori indirizzi della City. Ai loro tempi la
gente che aveva un bel gruzzolo di denaro risparmiato e abituata a proteggerlo dai ladri con
le proprie mani e le proprie armi, tenendolo dietro le sbarre, i catenacci e i puntelli delle
proprie case, cominciò a portare i suoi risparmi dall'orefice, perché fossero ivi più
sicuramente custoditi, pagando naturalmente una cifra per il deposito. Ma poiché questa
gente ricca ritirava soltanto ciò che le abbisognava al momento, lasciando il resto a suo
credito, l'orefice si trovò ben presto ad avere molto più denaro di quello che gli veniva
chiesto giornalmente dai legittimi proprietari. Prestando questo soprappiù contro un
interesse, egli poteva ricavarne molto più profitto che continuando a esercitare la sua
professione di orefice. Così smise di fare l'orefice e divenne un banchiere.

Successivamente egli fece un'altra scoperta. Trovò che se stampava biglietti fiduciari per
cento, dieci, cinque, una sterlina, i suoi clienti li avrebbero trovati molto più convenienti
dei sacchetti d'oro e d'argento, quando dovevano ritirare forti somme per fare pagamenti;
con la certezza che essi rappresentavano l'oro custodito nelle sue casseforti. I biglietti
sarebbero passati da una mano all'altra per lungo tempo, prima di ritornare nelle sue come
altrettanto oro. E poiché non venivano mai tutti nello stesso giorno e ve n'era sempre una
quantità in circolazione, l'orefice-banchiere trovò che anche in questo caso bastava tenere
soltanto una percentuale dell'oro che essi rappresentavano, e che il resto poteva prestarlo a
interesse. Questa fu per lui la seconda Golconda. Egli non soltanto aveva scoperto il
mistero delle operazioni di banca, ma anche inventato la carta moneta. Aveva cioè scoperto
la pietra filosofale.

Ma nell'Era della Fede gli alchimisti che trovavano la pietra filosofale o che anche soltanto
la cercavano, venivano bruciati vivi come stregoni; ed egualmente coloro che per
professione prestavano denaro erano chiamati usurai, e dannati per tutto il mondo della
Chiesa. Così gli orefici non dissero nulla dell'uso che facevano dei depositi. Essi lasciarono
credere ai loro clienti che tutto il denaro depositato da loro fosse chiuso in modo sicuro e
imprendibile. Essi non si chiamarono alchimisti né usurai ma banchieri, sotto il cui nome
furono non soltanto tollerati, ma altamente rispettati. Gli ebrei, che le persecuzioni
avevano escluso da ogni occupazione all'infuori di quella di fare denari, si trovarono a loro
agio negli affari di banca. Essi non furono più rapaci dei Gentili: anzi il contrario, ma
furono più pratici nel maneggio del denaro.

I banchieri si accorsero subito che i clienti che avevano poco denaro erano altrettanto
profittevoli di quelli che ne avevano più del necessario. Essi dovevano chiedere prestiti per
portare avanti o estendere i loro affari. Nello stesso tempo quei clienti che avevano invece
larghe disponibilità erano tenuti a ritirarle per investirle in azioni o terre. I banchieri
perciò offrirono loro non soltanto di tenere il loro denaro in deposito per niente, ma di
pagare un interesse su quella parte delle loro disponibilità che si sarebbero impegnati a
non ritirare senza preavviso. Ma non pagarono mai ai depositandi lo stesso interesse che
esigevano dai debitori. Nel periodo in cui scrivo i banchieri pagano circa l'uno per cento sui
depositi, mentre esigono il 4,5 per cento sulle cambiali garantite. Essi prestano con
interesse il denaro del prudente Pietro all'impulsivo Paolo. Quando Pietro è in un
momento di difficoltà, gli prestano il suo
Il Pratico stesso
Mondo per denaro
Edunet allo
booksstesso tasso.

Oggi che le operazioni di banca sono così diffuse che i moderni banchieri hanno milioni di
clienti per ogni centinaio che ne poteva sperare l'orefice medievale, si è visto che tutto
quello di cui i banchieri abbisognano per le necessità giornaliere dei clienti assomma a
circa 3 scellini per ogni sterlina depositata. Con il soprappiù essi finanziano gli imperi
durante le alternative delle guerre mondiali o gli allevatori di pollame che vogliono
acquistare mangime per i loro polli. E' tutto pesce, piccolo o grande, che viene nella loro
rete.

Quello della banca è un mestiere lucrativo e utilissimo, ma presenta una difficoltà. I clienti
non ne sanno niente. Essi credono che il loro denaro sia al sicuro nelle casseforti del
banchiere. Talvolta per essere sicuri che ci sia veramente vanno alla banca e lo ritirano
tutto. Il cassiere dà loro un sacchetto di oro in cui è applicata una etichetta col loro nome.
Essi lo contano e lo restituiscono al banchiere, perché venga custodito come prima. Non
sospettano che lo stesso sacchetto d'oro, con una nuova etichetta e con il contenuto adatto
alla somma richiesta, serve per molti ingenui clienti e costituisce una sicurezza del tutto
illusoria. Ma il cliente che compie questa operazione, in genere un contadino preoccupato
o una povera donna sospettosa, rappresenta un gran numero di depositanti, che, sebbene
abbiano una tale confidenza nei loro banchieri che non li pongono mai di fronte a una
prova pratica, ciò nonostante credono che il loro denaro sia al sicuro e che non venga mai
toccato nei depositi della banca.

In condizioni normali questa illusione è molto comoda per i banchieri. Ma se si mette in


giro la voce che la banca non può pagare, tutta questa gente illusa si affretta a ritirare il suo
denaro, ovverossia assale, come si dice, gli sportelli. Ogni cliente, preso dal panico,
domanda tutto il suo deposito di sterline. Il banchiere ne ha tenuti soltanto alcuni scellini:
tanti quanti bastano per far fronte alle richieste ordinarie, ma non per un simultaneo ritiro
di tutti i depositi. Il primo venuto è subito pagato. La banca prende disperatamente a
prestito ogni quattrino che viene sotto mano, ma a meno che gli altri banchieri le vengano
in aiuto deve chiudere gli sportelli e confessare di non avere più denaro contante.
Ovverossia fa fallimento, e i suoi sfortunati clienti perdono i loro risparmi.

Si è tentati di dire: «una buona lezione per loro». Invece di affrettarsi a ritirare i loro
depositi, essi si sarebbero dovuti affrettare a depositare alla banca ogni soldo disponibile e
a limitare i loro assegni alla minore somma possibile. Avrebbero dovuto accettare una
moratoria e una quotizzazione dei loro crediti. In breve avrebbero dovuto fare l'inverso di
quello che invece han fatto. Essi lo avrebbero fatto, se fosse stato loro insegnato con cura
che cosa sono le operazioni di banca e come mai la banca aveva potuto fare per loro tanto
per niente. Avrebbero dovuto impararlo in quella scuola che doveva farli diventare buoni
cittadini. Invece nella migliore delle ipotesi fu loro insegnato a leggere oscene satire di
Giovenale nella loro originale lingua morta.

Ci si potrebbe chiedere perché i direttori di banca, prima di permettere ai loro clienti di


aprire dei conti, non spieghino loro esattamente a voce o con opuscoli perché tutti i
cittadini che hanno più denaro di quanto siano in grado di tenere in tasca possono
depositarlo a vista, in un edificio con camere di sicurezza e un buon numero di persone a
loro servizio, che pagano i loro clienti, prestano loro denaro, fanno loro da agenti di cambio,
da amministratori e da esecutori testamentari ed eseguiscono altri servizi per niente o
quasi niente, sebbene la banca paghi sempre ai suoi azionisti bei dividendi. Ebbene, il
risultato di una tale spiegazione sarebbe che i semplicioni non consentirebbero mai alla
banca di giocare col loro denaro; essi lo terrebbero in casa e lo metterebbero in una vecchia
calza. A loro volta i direttoriIlsarebbero licenziati,
Pratico Mondo per avere
per Edunet rivelato il segreto. Un'altra
books
ragione per non spiegare il segreto è che i direttori non sono necessariamente obbligati a
conoscere il loro mestiere. Essi non sono dei teorici, ma dei pratici e degli empirici. Gli
stessi banchieri conoscono spesso la teoria e la pratica non più dei direttori. Coloro che
capiscono bene quello che fanno, sanno che la banca potrebbe essere facilmente
nazionalizzata da una legge di acquisto delle banche simile alla legge di acquisto della terra,
che abolì i vecchi proprietari terrieri irlandesi. Se dovesse esservi una corsa agli sportelli
della banca nazionale, il Governo potrebbe dichiarare subito lo stato di emergenza e
limitare la disponibilità, così come ora fa con le uova in tempo di guerra. I semplicioni
dovrebbero comportarsi con maggiore buon senso, invece di rovinare se stessi e la banca in
un accesso di panico determinato dall'ignoranza. Essi avrebbero la garanzia del Governo
per ogni soldino dei loro depositi e potrebbero farsi imprestare quanto denaro vogliono
dalla banca a prezzo di costo per estendere i loro affari, mentre ora non possono prendere
in prestito che qualche ventina di migliaia di sterline al tasso del venti per cento o più. Ma
poiché gli enormi profitti attuali delle operazioni di banca cesserebbero, e i corrispondenti
enormi benefici sarebbero nazionalizzati, i banchieri fanno di tutto perché la banca
rimanga un mistero.

Una garanzia governativa ha un aspetto alquanto rassicurante; ma il suo valore riposa sulla
onestà e sulla intelligenza del Governo. Il potere che ha un Governo di fare del bene è
superiore a quello di qualsiasi compagnia privata; ma identico è il suo potere di fare del
male. Un sistema di credito nazionale sotto l'egida di un Ministero del Tesoro diretto da
semplicioni e che poggi su un Parlamento di semplicioni sarebbe molto più disastroso di
quello della più egoista banca privata. Considerate infatti la situazione di un semplicione
appena eletto in un Parlamento formato sulla base del suffragio democratico. Ogni
semplicione un voto. Egli (o ella) sarebbe abituato alla carta moneta, senza capire che cos'è.
Sarebbe abituato a pagare uno scellino un tabacco che vale un penny e mezzo, senza sapere
che egli sta così pagando 10 pence e mezzo di tasse. Il denaro sarebbe completamente
separato nella sua mente dai beni di cui esso rappresenta il valore, e senza il quale una
banconota vale soltanto la carta su cui è stampata. Finanziariamente egli penserebbe
sempre in termini di denaro e mai di beni. Se il Tesoro avesse bisogno di denaro, il sistema
più semplice del mondo gli sembrerebbe quello di stampare ed emettere una balla di
banconote e pagare con esse tutti i debiti nazionali. Il Governo socialdemocratico tedesco
fece questo dopo la guerra dei Quattro Anni, quando la Germania fu saccheggiata fino
all'ultimo pfennig dagli Alleati vittoriosi. Il risultato fu che il prezzo di un francobollo di
due pence e mezzo salì a 4 miliardi di sterline carta, mentre tutti gli altri beni crescevano in
proporzione di ora in ora. I pensionati e le persone che vivevano di redditi e investimenti
fissi furono ridotti alla miseria; i vecchi debiti e le obbligazioni furono pagati con meno del
prezzo di una crosta di pane; i lavoratori diventarono milionari e milionari gli autisti, e
tutto questo costituì un tale rivolgimento sociale che i tedeschi avrebbero sofferto assai
meno se avessero consegnato il loro paese ai nemici e detto: «voi ci avete conquistati: ora
siate abbastanza buoni da governarci sinché non riusciremo a rimetterci dalla sconfitta». I
nostri semplicioni nazionali, avendo perso in questo modo tutto il denaro che avevano in
Germania, sanno ora bene che l"'inflazione" è un male che bisogna evitare a tutti i costi.
Sfortunatamente essi non conoscono il significato della parola; poiché essa passa di bocca
in bocca e da penna a penna, ritengono che si riferisca ai prezzi alti e a niente altro. Che
cosa significa realmente "inflazione"? Come mai produce catastrofi al cui confronto i
peggiori danni che possono fare le bombe aeree non valgono neppure la pena di essere
menzionati?

Quando l'orefice trasformatosi in banchiere emise biglietti fiduciari, invece di consegnare


sacchetti d'oro ai suoi clienti, il loro valore dipendeva dal fatto che egli possedeva l'oro che
questi biglietti rappresentavano, o almeno
Il Pratico Mondoera
persicuro di books
Edunet possederlo, quando i clienti fossero
ritornati da lui ed egli avesse dovuto tener fede alla promessa fatta. Questo valore
dipendeva dal fatto che l'oro era talmente pregiato, che chiunque lo possedeva poteva
scambiarlo con pane o burro, con mattoni o vasi, lana o lino, carbone o legna, o qualsiasi
altra cosa di cui avesse bisogno o che desiderasse. E questo valore dipendeva ancora dalla
quantità disponibile di questi beni; una persona infatti che non pagherebbe un penny per
un bicchiere d'acqua di rubinetto in una città moderna pagherebbe al contrario tutto l'oro
del mondo (se lo avesse) per un sorso d'acqua se stesse morendo di sete nel deserto. Le
fragole costano sterline durante l'inverno e pochi pence al cestino in luglio. Ma quando la
civiltà abolisce le carestie e assicura un costante rifornimento di viveri per il sostentamento
umano a prezzi discretamente stabili, un orefice (o qualsiasi altra persona) può stimare
abbastanza accuratamente per pratica esperienza che cosa varrà il suo oro quando i suoi
biglietti fiduciari torneranno in sue mani.

Ora, se l'orefice è un furfante o un giocatore, o se fa il suo mestiere senza sapere


esattamente che cosa stia facendo, può cercare di arricchirsi emettendo biglietti fiduciari
per più oro di quanto ne possieda o di quanto è presumibile ne possegga al momento in cui
sono presentati per il pagamento. Questa è l'inflazione, e la pena relativa nel caso di un
singolo orefice è quella che spetta per la bancarotta fraudolenta. Ma quando è un Governo
a farlo ed esso inonda il paese di biglietti fiduciari (carta moneta), che poi non ha né oro né
merci a sufficienza per liquidare, può accadere che un uomo affamato con la tasca piena di
biglietti da 5 sterline e che offra 6 pence per un pezzo di pane e un pochino di burro in un
ristorante si trovi di fronte il cameriere che gli dice scuotendo la testa «niente da fare».
L'uomo affamato offre allora uno scellino con lo stesso risultato.

Una mezza corona, 10 scellini, una sterlina, 5 sterline, finalmente 4 miliardi di sterline per
un pezzo di pane senza burro: ciò è accaduto nella grande inflazione avvenuta in Germania
dopo la guerra dei Quattro Anni. Per quanto ricordo, la Germania mi doveva circa 200000
marchi e mi pagò bellamente con un biglietto di un milione di marchi che poteva valere
pochi pence come curiosità da museo. Il signor Lloyd George chiamò questo «far pagare la
Germania», ma in effetti il Governo tedesco, col trucco dell'inflazione, fece pagare me.

In un mondo solvibile, però, l'inflazione si cura da se stessa. Quando essa ridusse la valuta
tedesca a un valore assurdo, nessuno ne voleva sapere, la gente non comperava marchi ma
dollari americani che erano onesti e genuini. Il Governo tedesco dovette distruggere i suoi
biglietti inflazionati e sostituirli con una nuova valuta, che aveva una garanzia effettiva
dietro di sé. Ma la calamità non fu per questo meno grave. La gente che essa aveva rovinata
non tornò nelle condizioni di prima per il fatto che il disastro era troppo pernicioso per
durare e che gli Stati Uniti erano solvibili.

Può sembrare che gli uomini di Stato tedeschi debbano essere stati o straordinariamente
stupidi o pazzamente disonesti per aver reso inevitabile una così grande calamità. Ma la
stessa cosa avvenne in Russia sotto gli statisti bolscevichi eccezionalmente abili,
politicamente assai colti ed eroicamente patriottici, condotti da Lenin e Stalin, ora
universalmente riconosciuti come i più abili governanti che la nostra età abbia prodotto. Vi
fu anche inflazione in Inghilterra, sebbene non si sia spinta molto lontano. In Francia il
Governo, avendo contratto prestiti da tutte le parti durante la guerra, portò senza misteri e
senza vergogna il valore del franco a due pence, frodando in tal modo i suoi creditori dei
quattro quinti di quanto era dovuto. E nessuno ne fu scandalizzato; l'unica cosa che
accadde fu che, quando i turisti inglesi e americani si accorsero che con le loro sterline e i
loro dollari potevano comprare cinque volte più di prima, si affrettarono a passare in
Francia le loro vacanze, in maniera molto economica.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Che una grande ignoranza in fatto di questioni finanziarie sia diffusa in tutte le classi, è
dimostrato da episodi quali il panico che si sollevò quando il signor Winston Churchill
diventò Cancelliere dello Scacchiere: la gente temeva che egli usasse il denaro che era stato
depositato nelle casse di risparmio postali. La gente che aveva depositato somme credeva
evidentemente che le stesse monete che avevano consegnate alla posta fossero conservate
con cura con etichette su cui figuravano i loro nomi, in compartimenti separati, così da
poter essere restituite, a domanda, in qualsiasi momento. Le corse agli sportelli della banca
avevano già provato esaurientemente quanto ciò fosse errato. Il lato peggiore della cosa fu
che, quando i nostri più esperti uomini di Stato si misero al lavoro per rassicurare questa
povera gente, apparve subito evidente che essi ne sapevano ancor meno sulla questione (o
addirittura niente) di coloro che avevano provocato il panico. Più tardi, quando fu proposto
di sospendere la parità aurea, che obbligava la Banca d'Inghilterra a riscattare i suoi
biglietti in oro su presentazione, il Governo inglese incitò il paese a sostenere nella
prossima elezione il principio del "Gold Standard" del credito britannico. Questo appariva
assai giusto, ma prima delle elezioni si venne a sapere che quasi tutto l'oro disponibile nel
mondo era rinchiuso nelle casseforti americane. Il Governo dovette allora fare macchina
indietro e assicurare gli elettori che la carta moneta è buona come l'oro finché essa
rappresenti dei beni, e finché il Governo sia onesto. Ma ancora una volta i nostri esperti
uomini di Stato non poterono dare esaurienti spiegazioni, perché non capivano la
questione, e il governatore della Banca d'Inghilterra confessò che non capiva che cosa fosse
la moneta, il che non era sorprendente, poiché la moneta, separata dai beni e considerata
come un problema a parte, è semplicemente una sciocchezza e non può essere capita da
nessuno.

Non era infatti il cervello o l'onestà che mancassero, ma l'elementare conoscenza del
soggetto, che è poi più semplice che non tenere una contabilità o giocare a bridge, di cui
tante persone comuni sono invece esperte. Anche quei pochi che comprendono la teoria
generale della relatività di Einstein non dovrebbero essere fatti ministri del Tesoro se
prima non dimostrano di conoscere la storia del sistema bancario e la natura della carta
moneta.

Ma io sono ancora molto lontano dall'aver terminato di descrivere le illusioni cui


l'ignoranza politica va soggetta.

12. LE ILLUSIONI DEL MERCATO MONETARIO


Fa parte del lavoro di un direttore di banca prestare denaro a persone sulla cui onestà,
solvibilità e prospettive di successo egli si è formato un'opinione favorevole; questa
opinione è chiamata credito. Banchieri e prestatori di denaro prendono subito l'abitudine
di parlare e di pensare al credito come se si trattasse di beni effettivi, mattoni e malta, pane
e burro, colletti e polsini, o che so io, per i quali il denaro prestato costituisce un titolo,
sebbene tali titoli (non mi stancherò mai di dirlo) non abbiano alcun valore a meno che
detti beni esistano realmente e siano in vendita. Sentiamo parlare di gente che vive di
credito e costruisce case a credito, il che è una assoluta stupidaggine, e di banchieri che
creano il credito e perfino la moneta, il che è una pericolosa stupidaggine, sebbene la cosa
funzioni abbastanza bene finché esistano beni e il banchiere abbia del discernimento. Un
ministro delle Finanze con simili illusioni è una minaccia costante di calamità nazionale.
Ma esiste una illusione ancor più pericolosa. A parte le banche, vi è un mercato del denaro
chiamato Borsa. Il suo lavoro è di scambiare rendite annuali con somme di denaro
contante. Questo specifico commercio è praticato da agenti che comprano le rendite e da
speculatori che le vendono.

L'agente dice infatti allo speculatore:


Il Pratico «Il mioper
Mondo cliente ha più
Edunet denaro di quello che gli occorre
books
per le sue spese. Egli è venuto in possesso (supponiamo) di un migliaio di sterline
risparmiate dal raccolto di questo e dello scorso anno. Questa somma può essere impiegata
subito, egli ve la venderà per un reddito futuro. Voi rappresentate la gente che ha redditi da
vendere. Qual è il migliore che potete offrire al mio cliente?». Lo speculatore chiede se
desidera un reddito sicuro, cioè garantito dal Governo, o se preferisce un reddito
industriale che può aumentare, ma anche annullarsi completamente. Il prezzo di un
reddito assicurato non sarà infatti lo stesso di quello di un reddito rischioso. Lo speculatore
dirà all'agente: «Se desiderate un reddito di 1000 sterline l'anno garantite, com'è
l'interesse di un prestito governativo, dovrete versarmi, diciamo, 33000 sterline; se volete
rischiare la sorte con un reddito industriale, posso darvelo per 20000 sterline o anche per
10000, con un rischio doppio». In altre parole un reddito sicuro può essere comprato per
una somma equivalente a trentatré volte il suo ammontare ed uno rischioso per venti o
dieci volte o anche meno. Dicendolo in termini correnti, il denaro contante può essere
investito al tre, al cinque o al dieci per cento o ad un altro interesse qualsiasi, secondo i casi.

Ora nei molti secoli di vita commerciale un interesse del cinque per cento diventò così
frequente sul mercato monetario da produrre l'illusione che un reddito di mille sterline
l'anno possa sempre essere cambiato in una somma di ventimila sterline da un agente di
cambio. Una persona con un reddito di mille sterline l'anno si dice che ne valga "ventimila"
e una con un reddito di cinquantamila l'anno passa per milionaria. La ricchezza nazionale è
stata recentemente stimata da statistici che in tutto il resto sanno il fatto loro come il
reddito nazionale moltiplicato per venti.

A questo punto qualche agente di cambio mi interromperà per dirmi che, qualsiasi cosa io
possa dire in contrario, egli può vendere sicuramente un reddito di mille sterline l'anno per
ventimila sterline e farmi avere il denaro, meno la provvigione, entro 15 giorni. Di
conseguenza, ai fini del suo lavoro, la moltiplicazione per venti è praticamente giusta. Ma il
suo lavoro è limitato al mercato, cioè al dieci per cento circa della popolazione che ha o
redditi stabili da vendere o risparmi per comperarli. Applicate il trucco della
moltiplicazione all'intera nazione, e la sua assurdità vi porterà subito a trovarvi di fronte al
fatto incontestabile che, in grazia di nessuna magia finanziaria o di altra specie di magia,
voi potrete consumare il raccolto dell'anno... '60 nell'anno... '40. E' chiaro che tale raccolto
non esiste. Tuttavia quando si leva un clamore proletario a richiedere imposte sul capitale,
come ora accade in occasione di ogni bilancio annuale o supplementare, i nostri uomini di
Stato e giornalisti capitalisti, invece di rispondere semplicemente che non vi è niente da
tassare, poiché il capitale è stato consumato molto tempo fa e non è quindi più tassabile
della neve dell'anno scorso, danno immediatamente un mucchio di ragioni per non tassarlo,
tutte fondate sul presupposto che il capitale esista ancora, mostrando così di non
conoscere la natura del capitale e nello stesso tempo di essere dominati dalle illusioni della
Borsa così come coloro che hanno avanzato l'idea dell'imposta straordinaria.

Guardiamo ora che cosa è il capitale, come operi e ciò che accadrebbe se il Cancelliere dello
Scacchiere facesse un bilancio con il presupposto che ogni biglietto di 5 sterline esistente
ne rappresenti 100 in beni disponibili per l'immediato consumo.
Il capitale è denaro risparmiato, o messo da parte. Le nostre industrie sono state costruite
non direttamente dal Governo, ma rendono circa il dieci per cento della popolazione così
ricca da non riuscire nemmeno a farle spendere tutto il denaro che possiede, e lasciando il
rimanente 90 per cento così povero, da non poter nemmeno permettersi il lusso di mettere
da parte uno scellino; ma da averne anzi la vita abbreviata e una enorme parte della sua
prole uccisa precocemente Ildalla mancanza
Pratico Mondodi mezzi
per di sostentamento.
Edunet books Quando i poveri
cominciarono a lamentarsi, i nostri vescovi capitalisti non trovarono da dire niente di
meglio se non che era loro la colpa se non avevano messo in pratica il risparmio; con la
qual cosa intendevano dire ai poveri che bisognava "risparmiare" quando i loro bambini
morivano di fame. Naturalmente i vescovi furono considerati dal popolo come abominevoli
ipocriti senza cuore; ma in questo il popolo si sbagliava: i vescovi erano benevoli e
abbastanza in buona fede, ma non sapevano neppure di che cosa parlassero, avendo
imparato nelle loro università che il capitalismo deve inevitabilmente produrre la perfetta
prosperità e l'armonia sociale, solo che ognuno comperi nel mercato più economico e
rivenda nel più caro.

I vescovi sanno oggi che un mondo dove ogni cento persone novanta devono essere troppo
povere per permettere a dieci di essere troppo ricche non è né prosperoso né armonioso né
cristiano. Non soltanto i vescovi, ma anche gli arcivescovi e i decani predicano ora dal
pulpito il vangelo di Cristo comunista, ma poiché essi non hanno ancora le idee molto
chiare sulla natura e sul metodo del capitalismo (Cristo non lo conosceva sotto questo
nome) cercherò di facilitare il loro compito.

Prendete il caso di un lavoratore che abbia un piccolo pezzo di terreno. Egli s'accorge che
non può ricavarne niente finché non lo lavori con la vanga, e senza una vanga egli non lo
può fare. Deve perciò risparmiare parte del suo salario per comprare la vanga. Egli - o
piuttosto sua moglie - si adopererà quindi per mettere da parte un penny la settimana (o
sei pence o uno scellino o ciò che può permettersi) sino a che potrà comprare una vanga;
con questa e col lavoro riesce a far produrre al suo pezzo di terreno abbastanza verdure per
la sua tavola e forse anche qualcosa da poter vendere. Le verdure sono il reddito che egli
ricava dal suo capitale, così come chiamiamo la somma che egli ha risparmiata per
comperare la vanga. Fino a qui l'affare è perfettamente onesto, ragionevole e socialmente
benefico. Ma esso esclude assolutamente la pigrizia. La vanga in se stessa non produce
niente. Soltanto quando è adoperata per vangare produrrà una patata, e il vangare è un
lavoro abbastanza duro. Inoltre, sebbene il vangatore possegga la vanga, egli non possiede
più il denaro che rappresentava il costo della vanga. Questo è stato mangiato da coloro che
l'hanno fabbricata e dal negoziante di ferramenta, e se ne è andato per sempre.
Immaginiamoci ora un esattore delle tasse che vada dal proprietario del piccolo pezzo di
terra per imporgli la tassa sul capitale.

ESATTORE: Voi state lavorando con un capitale di 6 scellini (il prezzo della vanga). Siamo
in guerra, e il capitale è ora tassato 10 scellini ogni sterlina. Gli unni sono alle porte. Dovete
darmi 3 scellini per pagare la guerra.

CONTADINO: Ma io non posseggo questi 6 scellini, li ho spesi tutti per la vanga.

ESATTORE: Allora dovete darmi metà della vanga.

CONTADINO: Sciocchezze! Non potete far niente con metà vanga.

ESATTORE: E' vero, allora prenderò l'intera vanga, e voi reclamate dalla commissione
speciale per la tassa sul reddito per farvi rimborsare i vostri 4 scellini.
CONTADINO: Al diavolo! Voi non potere ricavare dalla vanga i miei tre scellini a meno che
non la usiate; e intanto il mio pezzo di terra va in malora, perché non avrò la vanga per
lavorarlo.

ESATTORE: Questo non è venuto in mente al Cancelliere dello Scacchiere o alla Camera
dei Comuni quando approvarono la legge.
Il Pratico MondoPerciò farestebooks
per Edunet meglio a mettere da parte i tre
scellini. Vi do un mese di tempo per farlo e poi passerò a prenderli.

CONTADINO: Col diavolo che verrete! Quella stupida gente non conosce il suo stupido
mestiere, conosce soltanto la maniera di depredare i poveri. Voterò contro di loro alla
prossima elezione.

ESATTORE: Potete votare come vi piace, questo è un paese libero. Ma dovete pagare lo
stesso. Buongiorno e arrivederci tra un mese.

Non difendo il modo di esprimersi del proprietario del piccolo pezzo di terra, ma ancor
meno posso difendere l'ignoranza e la follia del ministro che ha imposto la tassa e degli
agitatori che l'hanno domandata. Supponete che il Cancelliere dello Scacchiere abbia
effettivamente preso la vanga. Egli non può fare nulla

con essa a meno che non si prenda anche il pezzo di terra. Con entrambe egli potrebbe
coltivare il pezzo di terra con molto maggiore vantaggio di quello che possa farlo il
contadino, poiché potrebbe unirlo con tutti gli altri appezzamenti di terreno, provvederlo
di macchinario costoso e amministrarlo scientificamente con tecnici agricoli, ragionieri e
statistici; oltre a ciò potrebbe dare al contadino un salario superiore, per meno ore
lavorative di quello che egli avrebbe potuto mai sperare come proprietario. In breve, egli
potrebbe socializzare l'agricoltura e nazionalizzare la terra. Soltanto, come dimostrerò
adesso, questo non può essere fatto con pochi freghi di penna in una legge
sull'appropriazione.

Ma prima di arrivare a questo punto lasciate che mi soffermi su un'altra pericolosissima


possibilità.

Sebbene la vanga del contadino non possa produrre niente senza lavoro, non è necessario
che il lavoro sia quello del proprietario del pezzo di terra. Supponete che il pezzo di terra si
dimostri così produttivo che il proprietario s'accorga di poter avere tutti i prodotti di cui
abbisogna, più un margine extra sufficiente a un altro uomo e alla sua famiglia! Qualche
lavoratore, che non ha più un pezzo di terreno da lavorare, si offrirà di vangare, in cambio
di una parte del prodotto. L'accordo trasforma il proprietario in un ozioso parassita sul suo
pezzo di terreno, dall'industrioso coltivatore che era.

Ora supponete che dal suo pezzo di terra venga fuori petrolio, o che egli scopra oro o
diamanti, mentre lo sta vangando per piantarci carote! Questo accadde nel Sud Africa. Ciò
che accade in Inghilterra è invece che lo sviluppo di una città o la costruzione di una strada
o la creazione di un nuovo parco danno al pezzo di terra che serviva soltanto per piantar
cavoli un valore enorme. In tal caso il lavoratore a cui il proprietario ha affittato la sua
terra da cavoli trova che la può subaffittare a un prezzo talmente più grande di quello che
deve pagare al primo proprietario (ora chiamato proprietario del terreno) da poter vivere
oziosamente in un lusso ancora più grande. E se il valore del posto cresce ancora, il
subaffittuario può ripetere l'operazione, può fare l'affittuario del subaffittuario fin tanto
che si raggiunge il valore limite della terra, mentre ogni subaffitto aumenta il numero delle
famiglie parassite che vivono su redditi non guadagnati. Terre da cavoli, trasformate in
uffici nelle grandi città, hanno attualmente dozzine di famiglie che le depredano in questo
modo in forza dei pochi scellini spesi e consumati secoli fa nell'acquisto di una vanga e di
una zappa. Diventai socialista 60 anni fa perché ero abbastanza curioso di sapere come mai
certa gente facesse denaro senza far nulla, mentre altri vivevano come schiavi per 13
scellini o meno la settimana e morivano nelle officine, dopo aver duramente lavorato sin da
quando erano bambini. Il Pratico Mondo per Edunet books

Era infatti pur vero e inevitabile che nessuna terra da cavoli, fosse essa ancora un
appezzamento coltivato dal suo primo proprietario oppure la sede di una banca, di una
compagnia di assicurazione, di un trust commerciale, di un grande magazzino o simili,
poteva produrre mezzo soldo di carote o un soldo di rendita, a meno che non ci fossero
uomini e donne a lavorarci sei giorni la settimana.

Così l'appropriazione di un pezzo di terreno, o l'acquisto di una fattoria da parte di un


pioniere, avranno per risultato di dividere alla fine la società umana in parassiti e
produttori, lavoratori e fannulloni, padroni e schiavi, esattamente come accadde quando
Guglielmo il Conquistatore donava un possedimento a uno dei suoi baroni. E fosse il
capitale fornito dai proprietari sei scellini per una vanga o sei milioni per un colossale
impianto industriale o per una flotta di transatlantici, una volta che l'impianto e le navi
sono costruiti e che i sei milioni sono stati spesi per mantenere gli operai che li hanno
costruiti, questi milioni sono irrimediabilmente consumati e la loro presenza come cifre del
bilancio è soltanto un promemoria non sostanziato da alcun fatto. Sotto questo aspetto il
capitale è una pura illusione. La teoria secondo cui i capitalisti vivono d'aria e possono
essere tassati per essa costituisce una vera pazzia; noi tutti viviamo sul lavoro e non sulla
proprietà; l'essenza genuina di un vero vangelo economico può trovarsi negli scritti di
Ruskin che, essendo egli stesso un proprietario dotato di coscienza sociale, pubblicò i suoi
conti privati per dimostrare che ogni penny che aveva speso per sé lo aveva guadagnato col
suo lavoro e il resto era stato dato al paese. Cecil Rhodes privò nel suo testamento gli oziosi
da ogni beneficio.

Così il mondo vive di lavoro immediato e non di pane raffermo lasciato in eredità dagli
antenati. Alcuni strumenti con cui essi resero più produttivo il lavoro sono tuttora in uso,
strade, ponti, canali, ferrovie, acquedotti, porti, centrali elettriche, miniere, mulini a vento,
mulini ad acqua, fabbriche e anche macchinari, dalle ruote per filare e dai telai a mano ai
telescopi per osservatori, tutte queste cose ci rendono la vita ancora più facile che se non le
avessimo, ma senza un lavoro giornaliero esse sarebbero del tutto inutili e cadrebbero in
rovina e si deteriorerebbero per mancanza di riparazioni o di miglioramenti. Esse rendono
possibile a tutti di lavorare per un minor numero di ore al giorno e guadagnare di più,
facendo la stessa fatica, cioè a dire produrre non soltanto una maggior quantità di beni
materiali ma anche di agi. Una comunità saggiamente governata provvederà a che tanto i
beni quanto gli agi siano egualmente goduti da tutti. Una comunità governata
plutocraticamente darà tutti gli agi e tutti i beni a pochi favoriti, mentre farà lavorare il
resto sempre più duramente e lungamente per ottenere una parte sempre più piccola di
quello che produce.

Poiché questa è la nostra situazione, è possibile mai che siamo governati da idioti e
depredati da mascalzoni, e che le masse siano così vigliacche e imbecilli da sottomettersi a
questo stato di cose? La verità è che esse sono semplicemente ignoranti di scienza politica.
Il Governo deve soltanto non far niente ("laisser faire") e limitarsi a dar vigore ai contratti
volontari e a mantenere la pace; il male verrà automaticamente da sé. Il proprietario del
piccolo pezzo di terra non dovrà mai dire «voglio vivere in ozio e cercare un tizio che faccia
il mio lavoro oltre al suo». Il tizio verrà e si offrirà di fare il lavoro perché non ha altri
mezzi per vivere. Tolstòi disse che i ricchi fanno di tutto per i poveri, eccetto che togliere
loro il piede dal collo. Tolstòi si provò a farlo come uomo privato, e il tentativo finì con la
composizione di un dramma autobiografico in cui egli confessava di essere una vera
calamità e che egli lasciò interrotto all'ultimo atto, perché doveva finire col suicidio.
Soltanto lo Stato può fare ciò che egli tentò di fare da solo.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Abbiamo avuto barlumi di buon senso in questo campo. Prendete il caso dei nostri
inventori e autori. Come il proprietario del piccolo pezzo di terra prende un acro di arida
terra e con il suo lavoro gli fa produrre vegetali, così l'inventore prende un foglio di carta
bianca e lo trasforma in un disegno che spiega come si debba fare per costruire una
macchina calcolatrice o una turbina; analogamente l'autore prende un altro foglio di carta
bianca e lo trasforma in un poema, in una commedia, in un romanzo o in un trattato.
Tuttavia allo stesso modo che il piccolo pezzo di terra non continuerà a produrre i vegetali
a meno che non ci sia qualcuno che lo vanghi, così la macchina calcolatrice o la turbina non
produrranno niente se non c'è qualcuno che le adoperi, né i poemi, le commedie, i romanzi
e i trattati creeranno alcun divertimento, alcun miglioramento morale o educativo se non
sono continuamente stampati, messi in circolazione o rappresentati. Ma poiché non sono
gli autori né gli inventori a fare questo genere di lavoro, bisogna dar loro qualcosa dei
profitti che si ricavano; essi sono infatti indispensabili alla civiltà e alla cultura, e se
vogliamo che vivano bisogna pagare la loro opera creativa, anche se essi sono disposti a
compierla per niente piuttosto che non farla affatto.

Parve semplice in un primo momento fare del disegno una proprietà dell'inventore, del
libro una proprietà dell'autore e dello spartito musicale una proprietà del compositore, così
come il pezzo di terreno è una proprietà di colui che lo vanga. Ma questa nuova forma di
proprietà sembrò così speciale che i nostri giudici per lungo tempo non riuscirono a
persuadersi che essa potesse esistere. Il caso della terra era semplice: quando coloro che la
vangavano producevano una patata, questa poteva essere usata soltanto da un
consumatore. Una volta mangiata, la cosa finiva lì, e per rimpiazzarla bisognava produrre
una nuova patata con nuovo lavoro. Ma non vi è nulla di peggio di un disegno quando
questo è usato da un fabbricante di macchine: egli può utilizzarlo per fare milioni di
macchine e senza che esso perda di efficienza o si consumi. Lo stesso accade per gli spartiti
e per i libri. Quanto più sono letti o pubblicati o rappresentati o stampati, tanto più famosi
diventano: l'appetito da essi destato cresce parallelamente al loro uso; ed essi sono sempre
buoni dopo che milioni di persone ci si sono divertite, né più né meno che quando
l'inchiostro del manoscritto era ancora umido.

Inoltre, mentre nessuno potrebbe prendere una patata da un pezzo di terra senza avere
ottenuto dal proprietario il permesso di entrarvi e di scavarla, tutti potrebbero usare
disegni, spartiti e libri senza pagare nulla all'inventore, al compositore o all'autore.

E' evidente che bisognava fare qualcosa al riguardo, bisognava cioè che qualcuno pensasse
con maggior attenzione di quanta ne era stata dedicata alla questione della terra. La
soluzione più semplice era di proibire a tutti di moltiplicare le copie di un libro e di
venderle, oppure di rappresentare commedie e far pagare l'ingresso senza aver ottenuto
prima il permesso dall'autore, contro il compenso da lui richiesto, mettendo così libri,
commedie, eccetera nella stessa posizione della terra; non proprietà per uso personale, ma
proprietà "reale", cioè proprietà che dà rendita e profitto. Ciò sembrava più ragionevole
della proprietà della terra; poiché il proprietario terriero non ha fatto la terra; essa fu un
dono della natura, mentre l'autore ha lavorato molti mesi per scrivere un libro. La Bibbia
ha detto la parola di Dio sull'argomento: «la terra non dovrà essere più venduta per
sempre, poiché la terra è mia, voi siete infatti degli stranieri e degli abitanti temporanei di
fronte a me». Così dice, in maniera del tutto socialista, il venticinquesimo capitolo del
"Levitico", versetto 23.

Era difficile per un terrazziere o per un fabbro credere che il far scarabocchi con la penna
su un pezzo di carta fosse un lavoro che faceva venire la fame come il maneggiare la pala, il
piccone e il martello, così perIl un lungoMondo
Pratico periodo
per di tempobooks
Edunet gli autori dovettero vivere
vendendo i loro manoscritti a editori o ad attori. Ma la pubblicazione permetteva a
chiunque di copiare il libro: e quando si rappresentava una commedia, un esperto
stenografo poteva trascriverla parola per parola come era stata detta sul palcoscenico e così
ottenere una copia da pubblicare o da usare in un altro teatro senza pagare nulla all'autore.
Gli editori e i direttori di compagnia fecero molte obiezioni su questo punto; anche loro
volevano infatti il diritto esclusivo di stampare o rappresentare il libro o la commedia che
avevano comperato dall'autore, né d'altronde questi poteva venderlo loro, perché non lo
possedeva. Così, sebbene gli autori fossero in numero troppo scarso, troppo poveri, troppo
inesperti in questioni di affari e di politica per ottenere qualcosa per sé dal Parlamento, gli
editori, essendo uomini d'affari, ottennero questo per diritto loro e lo comperarono a prezzi
che lasciavano la maggior parte degli autori a lottare con "la fatica, l'invidia, il bisogno, il
padrone e la galera", finché poi anch'essi formarono associazioni professionali ovverossia
unioni operaie sotto nome più gentile, e cominciarono a sfruttare questa nuova forma di
proprietà in maniera più sensata.

Ma donde venne ai legislatori quel barlume di coscienza che ispirò loro il diritto d'autore?
Sembra che sia loro accaduto di pensare che, se la nuova proprietà fosse perpetua ed
ereditabile come una proprietà terriera, non soltanto io (ad esempio) avrei avuto di che
vivere a sufficienza con l'aver scritto uno o due "Pigmalioni", ma, ammesso che le opere
fossero destinate a durare nel tempo, i miei discendenti di qui a cinquecento anni
avrebbero nello stesso modo vissuto, pur senza aver mai scritto una parola, come veri e
propri parassiti del lavoro di tipografi, editori, attori, direttori e librai. Per la maggior parte
non potrebbero neppure pretendere di essere discendenti del Profeta (o sceriffo Shavian),
poiché i miei "copyrights" potrebbero essere stati venduti dai miei discendenti (siamo una
famiglia piuttosto previdente) ed essere così passati nelle mani di persone che non sanno
scrivere una sola riga di letteratura.

I nostri legislatori cercarono quindi di evitare questa dannosa assurdità. Essi limitarono la
durata dei diritti d'autore alla vita dell'autore più un periodo sufficiente a provvedere alle
necessità della vedova e a educare i suoi figli non maggiorenni, nel caso ne lasci qualcuno.
Attualmente questo periodo dura la vita dell'autore più 50 anni nella maggior parte delle
nazioni europee ai sensi di un accordo internazionale, salvo alcune modifiche locali che
non è necessario qui specificare. Negli Stati Uniti il periodo è di 28 anni, ma poiché è
rinnovabile per altri 28 anni il periodo è virtualmente di 56, abbastanza vicino a quello
europeo di 50 anni.

La parte più sorprendente della faccenda è che i nostri legislatori non si sono ancora
accorti che l'obiezione che essi fanno alla eredità perpetua nei diritti d'autore è egualmente
valida per la proprietà industriale e terriera. Vi è anzi attualmente un movimento che mira
a rendere perpetui i diritti d'autore, in base al fatto che non è bello che una persona il cui
nonno comperò prima degli altri un terreno senza valore nella zona di Chicago debba
essere milionario, mentre il pronipote di Dickens debba essere povero come uno scaccino.
Il sistema per eliminare questa anomalia è di municipalizzare la zona di Chicago e di
limitarvi la durata degli affitti, piuttosto che di fare, della progenie degli autori, insigni
parassiti come lo sono i discendenti dei primi diboscatori.
Ma vi è ancora un'altra anomalia da eliminare. Quale deve essere la sorte degli inventori? Il
loro caso doveva essere risolto, così come era stato risolto quello degli autori. Ma la
questione era ancora più urgente, poiché la vita civile viene modificata molto più dalle
invenzioni che dai libri. Esse hanno reso quasi trascurabili distanze che nella mia
giovinezza erano proibitive: queste sono state infatti abolite nel momento in cui furono
inventati il telefono e il cavo
Ilelettrico.
Pratico Al confronto
Mondo Shakespeare
per Edunet books non provocò forti
mutamenti sociali: furono Watt e Stephenson a determinare la rivoluzione industriale.
Viene fatto di pensare che, se deve esserci una differenza tra le condizioni degli inventori e
quelle degli autori, i primi dovrebbero essere trattati meglio. Invece il diritto dell'autore
dura tutta la sua vita più 50 anni, e il brevetto dell'inventore soltanto 16. La differenza è la
stessa che passa tra le idee del 1624 e quelle del 1911, ed è diventata ora ingiustificabile.

Tali anomalie dimostrano che i nostri legislatori stanno annaspando nel buio e passano da
un abuso all'altro senza alcuna comprensione del futuro, del passato e del presente. Mosè,
morto 35 secoli fa, fu abbastanza intelligente dal punto di vista politico da limitare a
cinquant'anni ogni diritto di proprietà; al sopraggiungere di questo termine (giubileo) tutti
i diritti di proprietà venivano conferiti alla comunità; ma poiché il meccanismo sociale
necessario a un simile mutamento non era nemmeno allora applicabile, l'idea non fu mai
attuata, e se lo fosse stata avrebbe rovinato la civiltà di allora. Ma almeno Mosè ebbe la
sagacia di vedere che sarebbe stato necessario fare qualcosa di simile; anche Gladstone,
quando le ferrovie furono autorizzate, per evitare che gli azionisti e i loro discendenti ne
fossero gli eterni proprietari dispose che fossero vendute alla comunità come rottame, alla
fine di un certo periodo di tempo. Ma poiché quando giunse la scadenza il Governo era
antisocialista, non attrezzato a prendersi le ferrovie e ad amministrarle, il progetto di
Gladstone fu messo da parte dai nostri giudici, così come era accaduto al progetto di Mosè.

E' chiaro perciò che il male della proprietà "reale" si trova nella sua perpetua ereditarietà.
Nel diciannovesimo secolo esso ha determinato una distribuzione del reddito nazionale
così cattiva e oltraggiosa, che non poté essere ignorata né difesa. C'erano bambini milionari
e lavoratori poveri benché essi si fossero esauriti in una intera vita di lavoro. Cagnolini
maltesi erano superalimentati con cotolette di montone e riscaldati su tappeti da salotto,
mentre molti bambini crescevano male e affamati per insufficienza di cibo e di
combustibile. Mentre la nazione aveva urgente bisogno di cose migliori, di vestiti, di
educazione e di viveri, il lavoro che avrebbe potuto produrli era invece impiegato nel
fabbricare articoli di fantasia (in massima parte inutili cianfrusaglie) e nel permettere il
parassitismo ai parassiti. Sebbene il male non fosse stato capito, esso era d'altra parte così
manifesto che si cominciò ad attaccarlo con violenza.

Nonostante il precedente dei diritti d'autore e dei brevetti, il primo attacco non fu sferrato
contro la durata dei diritti di proprietà. Il Governo, bisognoso di denaro per mandare
avanti i grandi settori degli affari nazionali che non potevano essere lasciati al capitalismo
privato, perché nessun profitto commerciale se ne poteva ricavare, cominciò a confiscare a
tutto spiano i redditi dei ricchi. Nella mia giovinezza la tassa sul reddito era di due pence
ogni sterlina. Essa è ora di diciannove scellini e sei pence sui redditi che eccedono le
ventimila sterline, il che significa non soltanto la loro nazionalizzazione ma anche le fine di
numerosi parassiti e la bancarotta dei loro proprietari. Si ammette ora esplicitamente e
ufficialmente che tali redditi non sono guadagnati da coloro che li ricevono. In breve,
poiché è ormai universalmente riconosciuto dagli economisti che le persone che li ricevono,
simili a "fuchi in un alveare", danneggiano la società nello stesso modo dei ladri, noi,
invece di mettere un freno a queste ruberie, abbiamo al pari di Wotan nell'"Anello dei
Nibelunghi" di Wagner preso come regola della nostra economia politica quella che dice
«Ciò che il ladro ti ha rubato, tu rubalo al ladro».
Successivamente, continuando a non capire il problema, abbiamo attaccato l'istituto
dell'eredità, istituendo le imposte di successione e determinandole su un capitale
puramente immaginario in base ai valori di Borsa.

Tutto questo, che si viene ora eseguendo in pieno sotto la pressione di una guerra che costa
dodici milioni di sterline alIlgiorno, staMondo
Pratico rovinando il sistema
per Edunet capitalista, da cui pure la civiltà
books
ancora dipende largamente. Sembra semplice prendere i milionari per la collottola e
rovinarli, ma poiché non possiamo farlo senza rovinare contemporaneamente Bond Street
e Bournemouth, oltre a dover trovar lavoro per i loro maggiordomi e le loro governanti, i
loro cuochi e le loro cameriere, finiamo per trovarci in un bel ginepraio invece che in un
paradiso terrestre. Prendete a esempio il mio caso. Trent'anni fa impiegai alcuni mesi del
mio tempo libero per scrivere una commedia chiamata "Pigmalione", per la quale, in virtù
della legge sui diritti di autore, sono stato abbastanza ultrapagato al confronto degli attori,
degli scenografi e del personale di palcoscenico, per cui merito la commedia veniva
rappresentata. Grazie all'invenzione del cinematografo (che non è stato inventato da me)
ricevetti in seguito una pioggia di 29000 sterline in conto dei miei diritti d'autore per il
film. Il risultato finanziario fu che dovetti pagare in due anni 50000 sterline al Cancelliere
dello Scacchiere. Il risultato di quella catastrofe è che ora uso i miei diritti di autore, non
perché si filmino le mie commedie e si dia in questo modo lavoro e divertimento ai miei
concittadini, ma per vietarle o sopprimerle, così da ridurre il mio reddito al punto in cui mi
sia possibile viverci. Analogamente, sebbene la guerra inciti ogni persona a lavorare fino al
massimo della sopportazione per stornare dal nostro capo la minaccia della sconfitta da
parte del nazismo, gli operai si rifiutano dappertutto di lavorare oltre l'orario, per tema di
guadagnare quanto basta per essere colpiti dalla tassa sul reddito.

Un mio amico, morto tempo fa, aveva un'ottima posizione economica, quando ebbe la
sfortuna di ereditare un vasto possedimento e il titolo di marchese. Egli diventò
immediatamente debitore verso il Cancelliere dello Scacchiere di una somma pari a tredici
anni di reddito del suo possedimento a titolo di imposta di successione, sebbene egli fosse
nell'impossibilità di ricavare dal possedimento più del raccolto dell'anno precedente. Il mio
amico disse al Cancelliere «naturalmente non posso pagarvi il denaro, ma posso darvi la
terra» (6000 o 60000 acri non ricordo bene). Il Cancelliere, sebbene fosse per principio un
ardente fautore della nazionalizzazione della terra, nonché ministro di un Governo
laburista, dovette rifiutare l'offerta, non essendo in condizioni di coltivare e amministrare
neppure un acro del suolo nazionale. Come sistemarono la questione, se mai lo fecero, non
posso dirvelo: tutto quello che so è che, quando dovetti pagare le mie 50000 sterline, non
offrii in loro vece alcuni dei miei diritti di autore; poiché infatti non abbiamo né un teatro
né un cinematografo nazionale, il Cancelliere non sapeva che farsene di un diritto d'autore.

Mi verrà ora chiesto perché, se tassare il capitale è un'operazione spesse volte impossibile e
non redditizia, questa tassa sia durata in pratica così a lungo sotto forma di tassa di
successione. La risposta è che questa forma di tassazione non è mai realmente esistita e
che sarebbe stata subito annullata se fosse stata applicata a tutti i capitalisti ogni anno
(come vorrebbero fare i suoi sostenitori) invece che a casi individuali a lunghi intervalli. Se
un Cancelliere domanda in un solo anno il reddito di 13 anni di un possedimento, lo fa
soltanto ogni 33 anni, cioè una volta in una generazione, ed è allora possibile per il
proprietario di provvedere al pagamento della tassa, risparmiando o mediante
un'assicurazione; e poiché si fece appunto così, tutto procedette benissimo fino all'inizio
della guerra dei Quattro Anni nel 1914, quando nelle Fiandre la carneficina era tale che la
vita di un ufficiale di compagnia al fronte si pensava potesse durare al massimo sei
settimane invece di 33 anni. Nel caso venissero uccisi tre eredi nello spazio di sei mesi, il
possedimento di famiglia doveva pagare l'imposta di successione, sul suo valore
immaginario, tre volte in un solo anno, e anche la sua completa confisca lasciava i suoi
eredi ancora in debito verso la Corona: una povera ricompensa per il massimo sacrificio
dei patrioti. In tali casi la tassa di successione dovette essere rimessa. Essa non è mai stata
attuabile e non lo sarà mai, se non quando potrà essere pagata a intervalli
considerevolmente più lunghi del numero dei redditi annui richiesti in una sola volta.
Il Pratico Mondo per Edunet books
La confisca dei redditi non guadagnati è possibile soltanto nella misura in cui l'iniziativa
socialista può provvedere all'impiego o a una pensione di Stato per tutti i parassiti a essi
collegati. Le guerre realizzano questo programma, impiegandoli come soldati, come
lavoratori nelle fabbriche di munizioni e nelle attività produttive, dalle quali i soldati e gli
operai delle fabbriche di materiale bellico, il cui lavoro è invece distruttivo e omicida,
ricavano i mezzi per il loro sostentamento.

Così la guerra dei Quattro Anni obbligò il Governo a costruire industrie nazionali e a
controllare quelle private, prescrivendo quali dovessero essere i prodotti, accertandosi dei
costi di produzione e limitando molto drasticamente i profitti. Ma quando la guerra finì,
tutti questi impieghi cessarono. Le industrie nazionali furono distrutte e il controllo cessò.
Vi sarebbero stati tumulti, se non si fossero aiutati i soldati smobilitati con sussidi di
disoccupazione anziché organizzare socialisticamente i mezzi di lavoro per dar loro modo
di guadagnarsi un decoroso sostentamento. Ma questo non lo potevano fare da sé senza
avere né terra né una direzione. Il sussidio ci diede il peso di una nuova orda di parassiti
viventi nella più abbietta povertà. I parassiti poveri sono molto peggiori dei ricchi: essi non
possono né risparmiare capitale, né dare lavoro, né dare un esempio di bel vivere come
fanno i ricchi.

Nel 1939 la situazione fu di nuovo temporaneamente salvata da una nuova guerra; ma essa
si riprodurrà e ci porterà infine alla rovina, a meno che non riusciamo a ottenere che i
nostri governanti capiscano che la semplice confisca dei redditi non guadagnati a mezzo di
tasse e l'abolizione dell'ereditarietà e le tasse di successione non sono sufficienti a ciò,
perché la terra e l'industria debbono essere mantenute in efficienza produttiva giorno per
giorno, minuto per minuto, e devono essere coltivate, amministrate, lavorate senza un
momento di sosta, altrimenti la nazione morirà di fame, per quanto il Cancelliere dello
Scacchiere possa star seduto su una scatola piena di certificati, azioni e titoli di beni. Il
nuovo Governo bolscevico russo del 1917 scoprì questa verità provando e sbagliando. Esso
non fu così pazzo da stimare le risorse nazionali col semplice metodo di moltiplicare il
reddito nazionale per venti: bensì ridusse alla miseria i capitalisti, i proprietari e i
profittatori, in base ai principi socialisti, col metodo della semplice espropriazione violenta.
I risultati immediati furono così disastrosi che ancor oggi c'è da meravigliarsi che il
bolscevismo sia sopravvissuto alla catastrofe. I capi sovietici, non avendo letto nessun
vangelo socialista più recente di quello di Karl Marx ed essendo quindi pre- fabiani, non
capirono che gli statisti socialisti non devono nazionalizzare un soldo di capitale né un
ettaro di terra, finché la nazione non sia attrezzata burocraticamente a usare quel capitale e
a coltivare quella terra senza un giorno di ritardo. Quando Lenin s'accorse di che cosa
accade quando si distrugge radicalmente l'impresa privata prima che il meccanismo
politico sia pronto a continuare il suo lavoro, dovette restaurare buona parte del
commercio e dell'agricoltura privati, sotto il nome di Nuova Politica Economica (egli
avrebbe dovuto chiamarla Vecchia) per tirare avanti il Governo sino a che non fosse
attrezzato per sostituirsi a loro.

Possiamo considerare arcidimostrato che né i principi cristiani, né i principi marxisti, né le


esperienze di affari dei banchieri e degli speculatori possono guidare sicuramente uno
Stato moderno verso una genuina democrazia. Ma non è possibile accertarsi con esami e
colloqui se l'esaminando conosca l'economia finanziaria abbastanza solidamente da essere
fatto Cancelliere dello Scacchiere o Lord del Tesoro, senza il rischio di essere portati alla
rovina da ubbie che vanno sotto il nome di "valori del capitale", valori terrieri, credito
sociale, risparmi, parsimonia e simili maschere del principio «Qualcosa in cambio di
niente». Gli uffici del Tesoro dovrebbero portare cartelli dove fosse scritto non LIBERTA',
UGUAGLIANZA, FRATERNITA', ma NIENTE
Il Pratico Mondo perPER NIENTE
Edunet books E POCHISSIMO PER UN
SOLDINO.

13. IDEE GIUSTE E IDEE ASSURDE IN FATTO DI COMPENSAZIONE


Poiché andiamo perdendo a una a una, e forse a dieci a dieci, tutte le illusioni, diventa
evidente a ogni piè sospinto che la civiltà, che prima dipendeva dalla proprietà e
dall'iniziativa privata, le ha entrambe sorpassate e le sta riducendo dappertutto a brandelli.
Dato che questo è un problema di fatti e non di opinioni, deve essere affrontato dai
cittadini di tutti i partiti. Coloro che credono di potersela cavare dicendo «io non sono per
il socialismo» sono altrettanto inutili di quei socialisti che immaginano che l'abolizione
della proprietà privata metterà automaticamente a posto ogni cosa. Entrambi si trovano
continuamente obbligati a sbarazzarsi un poco per volta e, qualche volta, molto per volta,
della proprietà privata e dell'istinto dell'eredità, sotto le rinnovate pressioni delle
circostanze e senza saper proprio come fare.

In un solo punto essi si accapigliano furiosamente. Coloro che non tengono per il
socialismo insistono che gli espropriati dovrebbero ricevere un cosiddetto indennizzo,
intendendo con ciò che essi dovrebbero riavere sotto altra forma la proprietà confiscata.
Gli altri sostengono con veemenza che essi non dovrebbero ricevere alcun riguardo e
dovrebbero essere lasciati tutti a lavorare o a morire di fame, come si meritano. Dicono
questi ultimi che, siccome la proprietà privata è in effetti un furto, coloro che ne
approfittano dovrebbero essere puniti invece che compensati. L'indignazione virtuosa è
una forma molto apprezzata di autoindulgenza in Inghilterra, e senza dubbio anche altrove.
Ma ciò non cambia il fatto che i signori e le signore gettati senza pietà sul lastrico non
hanno effettivamente la possibilità di lavorare. Essi non sanno lavorare e non sono stati
allenati a farlo. Alcuni di loro sono troppo giovani e altri troppo vecchi. Hanno molte
persone a carico (tra i quali i poveri parenti rovinati come loro), e tra queste coloro che
lavorano possono veder sfumare le loro possibilità di lavoro. La cameriera di una signora
che si presentasse per ottenere un posto di raccoglitrice di stracci sarebbe rifiutata con una
frase del genere «Lei non è il tipo che ci serve» nello stesso modo come lo sarebbe la sua
padrona rovinata; e se la espropriazione dovesse essere molto estesa, ben poche signore
impiegherebbero donne di servizio. Lo Stato inoltre non può, come un imprenditore
privato, sbarazzarsi dei suoi impiegati con un semplice licenziamento. Essi si presentano a
lui come "poveri" e, più educatamente, come "nullatenenti" che hanno diritto a esser
soccorsi secondo la vecchia legge di Elisabetta e tutte le sue moderne aggiunte. La teoria
secondo cui essi sarebbero in qualche modo colpevoli è ignorante e sciocca. Essi non
possono evitare di essere proprietari più di quanto gli altri possano evitare di essere
proletari. Se qualcuno deve essere ritenuto colpevole di qualche cosa, sono i proletari che
dovrebbero essere puniti perché poveri, e non i proprietari perché ricchi. La formula del
«nessun indennizzo» equivale alla crudeltà premeditata verso gli animali. Oggi anzi si fa
troppo poco uso dell'indennizzo. Quando gli operai che tessevano a mano furono rovinati
dalle industrie tessili meccaniche, essi furono spinti a rivoltarsi per il mancato indennizzo,
mentre sarebbe stato più economico darglielo subito. La gente umana e di buon senso
ammetterà questo senza discutere; ma si chiederà altresì che genere di indennizzo sia
quello dato ai proprietari, se esso li lascia ricchi come prima. Questa giusta domanda
dimostra che la parola indennizzo non è appropriata. I proprietari come classe non
saranno né potranno essere indennizzati; ma l'espropriazione dei loro beni può essere fatta
in modo da evitare che il proprietario di una grandissima proprietà debba sopportare più
della sua giusta parte di danno nella trasformazione di quest'ultima da proprietà privata a
pubblica. Ciò può farsi facilmente e in effetti si fa di continuo, comperando la proprietà al
suo prezzo di mercato e pagandolo con tasse imposte su tutto il complesso dei proprietari.
Il risultato non è un indennizzo, bensì un accomodamento e dovrebbe essere chiamato così.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Io stesso sono un proprietario, e quello che è peggio un proprietario assenteista. Da
quando ereditai la mia proprietà, circa trent'anni or sono, passai una sola volta alcune ore
nelle sue vicinanze, senza entrarvi e senza identificare una sola delle case ivi erette. Però
intasco un modesto reddito, guadagnato dal lavoro di coloro che ci abitano, i quali non mi
hanno mai visto né hanno mai ricevuto alcun servizio da me. Difficilmente si può
immaginare una più grande malversazione, ma non è colpa mia, devo accettarlo come
legge della terra; non vi sono infatti altre alternative per me. Sono nettamente favorevole
alla municipalizzazione di questa mia piccola proprietà; ma desidero essere pagato come se
la vendessi privatamente a un compratore privato. Perché dovrei restare infatti minorato
del mio pezzetto di città, quando i padroni di casa dei miei vicini non soltanto
continuerebbero a godere le loro rendite come prima, ma anche qualcosa in più, grazie ai
vantaggi che possono risultare dall'espropriazione della mia terra?

Senza dubbio il metodo giusto è quello di pagarmi il prezzo della mia terra e mandarmi
l'esattore delle tasse per ritirarmi una quota del prezzo, facendo nello stesso tempo
contribuire con le loro quote i colleghi proprietari terrieri. Con ognuna di queste
transazioni un pezzo di terra passa dalla proprietà privata a quella pubblica; il Municipio
diventa più ricco per via del suo uso o provento; la classe dei proprietari diventa più povera
in ragione del prezzo pagato per l'esproprio; i contribuenti diventano invece più ricchi in
ragione della stessa cifra. I nostri economisti classici dimostrarono che le imposte
finiscono sempre per ricadere sugli affitti; di conseguenza quando le imposte diminuiscono
gli affitti possono essere aumentati; ma questo è vero soltanto quando al contribuente
affittuario si impone un affitto esorbitante: cioè un affitto così alto che se fosse aumentato
di uno scellino egli dovrebbe rinunciare a fare l'affittuario. Questo però accade soltanto nel
caso di affittuari estremamente poveri. Finché l'affitto non giunge a questo punto, come
accade nella maggior parte dei casi, l'affittuario può godere una parte della rendita viva;
ma egli non può aumentar l'affitto del vicino, né possono farlo i locatari, sebbene essi
possano trarre un profitto dal subaffitto, se l'affitto che pagano non è alto. Ma queste vie di
evasione sono in massima parte soltanto teoriche, e quindi costituiscono una quantità
trascurabile. Poiché i padroni di casa sono tassati sempre sui loro redditi in modo tale che
le loro candele bruciano da tutte e due le parti, per rendere tutti i fondi urbani di proprietà
pubblica è sufficiente che la municipalizzazione mediante il sistema anzidetto sia effettuata
fino alla fine; in tal modo la classe dei proprietari rimasti senza proprietà si estinguerà, e i
loro figli saranno educati a lavorare per vivere, come fanno tutti.

Nonostante la sua semplicità, questo procedimento abbisogna di qualche elementare


ragionamento politico ed economico, perché sia pienamente capito. Chi non lo capisce non
deve avere mai niente a che fare con progetti di municipalizzazione e nazionalizzazione. Si
tratta di una posizione chiave, ed è perciò questo l'elemento decisivo per la qualifica.

Sebbene con questo sistema si possa provvedere perfettamente al trapasso del territorio
urbano dalla proprietà privata a quella pubblica con l'assenso degli uomini d'affari, vi sono
alcuni casi in cui questo sistema potrebbe essere troppo spietato verso i proprietari. Alcuni
privati possiedono il suolo di intere città o di parti importanti di città che sono di per sé
sole più vaste ed enormemente più redditizie di molte cittadine provinciali. Andare da uno
dei nostri pari terrieri e dirgli «stiamo per municipalizzare questa e quella casa della vostra
proprietà, ma non ne risentirete la perdita, perché vi pagheremo a prezzo di mercato
tassando tutti gli altri proprietari della parrocchia» sarebbe una stupidaggine, finché egli
potesse rispondere «grazie tante; sono il proprietario del suolo di tutta la parrocchia e sarei
io a pagare l'intero prezzo». Finché potessimo rispondergli che potrebbe benissimo
sopportare il sacrificio, potremmo andare avanti senza rimorsi; ma si arriverebbe a un
punto al quale egli non potrebbe più sopportarlo
Il Pratico senza un
Mondo per Edunet duro cambiamento nella sua
books
situazione: vale a dire, ridursi a vivere in un modo che, non per colpa sua, non gli è mai
stato insegnato e che quindi egli ignora, perdendo per giunta il margine necessario a
mantenere in vita i suoi vecchi parenti e i servi che in passato lo avevano servito
fedelmente. La privazione personale è al confronto trascurabile; un duca proprietario
terriero non mangia infatti più del suo giardiniere né consuma altrettanto presto i suoi
vestiti; e nei suoi viaggi deve talvolta vivere molto scomodamente. Ma egli ha tanti
imbarazzi e impegni che una sua improvvisa e completa espropriazione sarebbe una
calamità per molta altra gente. Egli ha il diritto, come lo hanno gli autori, di essere
avvertito con sufficiente anticipo da permettere a lui e a sua moglie di farsi una nuova vita,
e ai suoi figli di essere educati al loro avvenire nuovo e definito. Questo si può fare in
maniera ragionevole concedendo loro una rendita annua temporanea, o una pensione
vitalizia. La nostra esperienza dei figli cadetti sbalestrati nella vita come gentiluomini
senza una lira non c'incoraggia a tenercene attorno altri in avvenire. La povertà della gente
che non sa vivere poveramente è molto più penosa della povertà di un operaio che ha quel
tanto a cui è stato sempre abituato e non deve conservare false pretese sociali vivendo in
maniera inadeguata alle sue rendite, o addirittura senza rendite.

Se il futuro deve essere un futuro socialista, il caso di gente che viva di redditi non
guadagnati sarà ulteriormente modificato dal fatto che il lavoro sarà obbligatorio per tutti.
Esso lo è sempre stato per la maggior parte della gente; infatti, non soltanto il proletariato
non ha avuto altra alternativa che lavorare o morire di fame, ma anche la nobiltà feudale è
stata moralmente soggetta al servizio obbligatorio nell'esercito, nella Chiesa e nella
diplomazia. Soltanto nella classe media non solo manca un senso dell'obbligo sociale al
lavoro anche quando si può farne a meno, ma esiste addirittura una radicata convenzione
sociale che "l'indipendenza" (e cioè in verità la completa dipendenza dal lavoro altrui) sia
segno di distinzione. La gente distinta non deve farsi vedere a portar sacchi. Ora, il fatto di
avere molto denaro non abolisce per niente l'obbligo sociale di lavorare. Questo principio
finora è legalmente riconosciuto solo nel caso del servizio militare. L'uomo che ha un
reddito non guadagnato di ventimila sterline l'anno deve andare in trincea come quello che
non ha nulla e che prende la paga del re perché non saprebbe altrimenti come fare a vivere.
Ora, sotto la denominazione di lavoro di guerra, il servizio militare comprende ogni genere
di lavoro e tutti sono diventati egualmente obbligatori. Naturalmente questa obbligatorietà
è salutare sia in pace sia in guerra, così che non è distante il giorno in cui il ricco dovrà fare
la sua giornata di lavoro come la fa il suo vicino proletario. In tal caso quali privilegi darà il
reddito non guadagnato, senza i suoi vantaggi attuali? Noi potremmo dire al milionario
obbligato a lavorare al fianco dei suoi concittadini nei campi, nelle fabbriche, nelle miniere,
sulle navi e negli uffici, come ora è costretto a servire nell'esercito: «Se voi e gli altri
milionari vorrete rinunciare ai vostri redditi non guadagnati, noi possiamo ridurre il vostro
lavoro e quello di tutti gli altri di x ore al giorno».

Ogni progresso nell'organizzazione sociale sarà un ottimo affare per coloro che vivono di
rendita quando non sarà loro più permesso di fare i parassiti. Anche ora le vite che si
trascinano nell'ozio non sono felici: le loro vittime sono costrette a seccarsi e tormentarsi a
vicenda nell'andazzo senza senso di una moda che non viene neppure inventata da loro ma
è imposta dalle industrie di lusso che vivono a loro spese, e in tutto ciò l'occupazione
migliore è ancora quella di fare vita di campagna dedicando ogni mese alla caccia e alla
uccisione di qualche animale o uccello. Questa è una vita da cane e non da uomo civile, per
quanto possa essere più sana della vita mondana di Londra. Le unioni operaie e la
legislazione del lavoro hanno fatto qualcosa per mitigare la povertà e la schiavitù dei poveri;
ma non si pensa affatto alle miserie dei ricchi, che si crede vivano in uno stato di continuo
divertimento, poveri diavoli!
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14. IL VIZIO DEL GIOCO E LA VIRTU' DELL'ASSICURAZIONE
L'assicurazione, sebbene fondata su fatti che sono inesplicabili e su rischi che sono
calcolabili soltanto da matematici professionisti chiamati attuari, è nondimeno più
simpatica a studiarsi degli argomenti della banca e del capitale, che sono più facili. Questo
perché nel nostro paese per ogni uomo politico competente ci sono almeno 100000
giocatori che fanno scommesse ogni settimana, con i bookmakers dei campi di corse. Il
mestiere del bookmaker è di far scommesse su ogni cavallo iscritto alla corsa con chiunque
pensi che esso vincerà e desideri scommettere sulla sua vittoria. Poiché un cavallo solo
vince e tutti gli altri debbono perdere, l'affare sarebbe enormemente lucrativo se tutte le
scommesse fossero alla pari. Ma la concorrenza fra i bookmakers li porta ad attirare i
clienti con l'offrir loro quote alte sui cavalli che non hanno probabilità di vincere e quote
basse sul cavallo che ha le maggiori probabilità, e che si suole chiamare il favorito. Il ben
conosciuto grido, che imbarazza i novizi, di «due a uno», significa che il bookmaker
scommetterà sulla quota di due a uno contro tutti i cavalli della corsa eccetto il favorito. In
genere, però, egli farà scommesse a quote di dieci a uno e anche più sul cavallo considerato
"outsider". In questo caso, se vince l'"outsider", come talvolta è accaduto, il bookmaker può
perdere in questa scommessa tutto quello che ha guadagnato nelle scommesse contro i
favoriti. Tra le possibilità estreme di vincere o perdere, egli può cavarsela sempre
basandosi sul numero dei cavalli iscritti alla corsa, sul numero delle scommesse fatte su di
loro e sulla sua abilità nell'offrire le quote. In genere egli guadagna quando vince un
"outsider", poiché normalmente vi è più denaro su favoriti e sui probabili che sugli
"outsider"; ma può succedere anche il contrario: vi possono essere infatti diversi "outsider"
così come diversi favoriti, e poiché gli "outsider" vincono abbastanza spesso il tentare i
clienti con l'offrire quote troppo favorevoli costituisce un azzardo; e il bookmaker non deve
mai giocare d'azzardo, sebbene egli viva nel gioco. Vi sono sempre in pratica sufficienti
fattori variabili nel gioco per buttare in palio tutte le abilità finanziarie del bookmaker. Egli
deve fare il suo bilancio in modo da riuscire, anche nel caso peggiore, a essere sempre
solvibile. Un bookmaker che giochi d'azzardo si rovinerà certamente, proprio come accade
a un fornitore di liquori che beva o a un commerciante di quadri che non sappia separarsi
da un buon quadro.

Sorge subito la domanda: come sia possibile fare un bilancio di solvibilità trattando
questioni di probabilità. La risposta è che, quando si presentano in grande numero, le
probabilità diventano certezze, e questa è una delle ragioni perché un milione di persone
organizzate in uno Stato possono fare cose che non possono essere tentate dai singoli
privati. Questa scoperta nacque tuttavia dall'esperienza di ordinari affari privati.

Nel passato, quando il viaggiare era pericoloso e la gente prima di partire per un viaggio in
mare faceva testamento, e diceva le sue preghiere come se fosse in procinto di morire, il
commercio con i paesi stranieri era un affare rischioso, specialmente quando il
commerciante, invece di starsene a casa e di consegnare le mercanzie a una agenzia
straniera, doveva accompagnarle a destinazione per venderle sul posto. Per fare questo,
egli doveva stipulare un contratto con un proprietario di nave oppure direttamente col
capitano della nave.
Ora, i capitani delle navi, che vivono sul mare, non vanno soggetti al terrore che esso ispira
agli uomini di terra. Per loro il mare è più sicuro della terra; i naufragi sono infatti meno
frequenti delle malattie e dei disastri in terra. I capitani delle navi guadagnano sia
portando passeggeri sia portando merci. Immaginate quindi un discorso di affari tra un
commerciante avido di commerciare con l'estero, ma terribilmente pauroso di fare
naufragio o di essere divorato dai selvaggi,
Il Pratico Mondoe per
un comandante
Edunet books di nave avido di merci e di
passeggeri. Il capitano assicura il commerciante che le sue merci arriveranno sane e salve,
e che anche lui arriverà perfettamente a destinazione, in caso le voglia accompagnare. Ma il
commerciante, che ha la testa piena delle avventure di Giona, san Paolo, Ulisse e Robinson
Crusoe, non osa avventurarsi. Le loro conversazioni si svolgeranno più o meno in questo
modo.

CAPITANO: Venite! Scommetto quante sterline volete che, se partite con me, tra un anno
sarete ancora vivo e vegeto.

COMMERCIANTE: Se dovessi scommettere, scommetterei piuttosto che morirò entro


l'anno.

CAPITANO: Perché no? Tanto perderete certamente la scommessa.

COMMERCIANTE: Ma se io affogo, affogherete anche voi, e allora che cosa accadrà della
nostra scommessa?

CAPITANO: Giusto. Ma vi troverò qualcuno a terra che farà la scommessa con vostra
moglie e con la vostra famiglia.

COMMERCIANTE: Questo cambia la situazione; ma, e il mio carico?

CAPITANO: Puh! Si può fare la scommessa anche sul carico. Oppure due scommesse: una
sulla vostra vita e un'altra sul carico. Ambedue le cose saranno sicure, ve lo garantisco. Non
accadrà nulla; e voi vedrete tutte le meraviglie che si possono vedere all'estero.
COMMERCIANTE: Ma se le mie merci e io arriviamo sani e salvi dovrò pagarvi il valore
della mia vita e quello delle merci. Insomma, se non affogo io sarò rovinato.

CAPITANO: Anche questo è vero, ma non crediate che per me le cose andrebbero molto
meglio. Se voi affogate, io affogherò per primo; devo essere infatti l'ultimo uomo a lasciare
la nave. Tuttavia voglio persuadervi a tentare. Faremo la scommessa dieci contro uno. Vi
tenta?

COMMERCIANTE: Oh, in questo caso...

Il capitano ha scoperto l'assicurazione così come l'orefice scoprì le operazioni di banca.

L'assicurazione è un affare lucrativo, e se il giudizio dell'assicuratore e le sue informazioni


sono buone è anche un affare sicuro. Esso non è però così semplice come fare il bookmaker
sui campi di corse: mentre infatti in una corsa tutti i cavalli eccetto uno devono perdere e il
bookmaker guadagna, in un naufragio tutti i passeggeri possono vincere e l'assicuratore
andarsene in rovina. Egli deve quindi avere non una ma più navi, in modo che, quante più
navi arriveranno in porto invece di affondare, egli guadagnerà in proporzione e perderà
soltanto su una. Ma in effetti l'assicuratore marittimo non ha bisogno di navi proprie, così
come il bookmaker non ha bisogno di propri cavalli. Egli può assicurare i carichi e le vite
affidati a migliaia di navi che appartengono ad altra gente, anche se non ha mai posseduto
o nemmeno visto qualcosa di più di una canoa. Quante più navi egli assicura, tanto più
sicuri sono i suoi profitti; una mezza dozzina di navi può infatti naufragare nello stesso
tifone o essere spazzata via dalla stessa ondata di fondo, ma su mille navi la maggior parte
sopravviverà. Quando i rischi sono accresciuti dalla guerra le quote di scommessa possono
diminuire.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Quando il commercio estero si sviluppa al punto che gli assicuratori marittimi possono
impiegare più capitale di quello che possano fornire i singoli individui, per soddisfare la
domanda si formano società come i Lloyds britannici. Queste società si accorgono subito
che vi sono nel mondo molti altri rischi oltre a quello del naufragio. Gli uomini che non
viaggiano e che non spediscono merci per mare possono perdere la vita o parte del corpo in
un incidente, oppure le loro case possono essere distrutte da incendi o depredate dai ladri.
Sorgono allora da tutte le parti compagnie di assicurazioni, e gli affari si sviluppano e si
estendono fino a che non esiste più alcun rischio che non possa essere assicurato. I Lloyds
assicureranno non soltanto contro i naufragi ma anche contro qualsiasi rischio che non sia
specificamente coperto dalle società per azioni, ma purché sia un rischio assicurabile,
ovvero sia un rischio sicuro.

Questo sembra costituire una contraddizione in termini: come può infatti un affare sicuro
comportare un rischio o un rischio essere corso sicuramente?

La risposta ci porta in una regione misteriosa in cui i fatti non possono essere razionalizzati
da nessun sistema di raziocinio finora scoperto. L'esempio tipico è costituito dalla più
semplice forma di gioco, ovverossia quello di lanciare una moneta in aria e scommettere
quale sarà il lato visibile quando si sarà fermata dopo la caduta. Testa o coda, si dice in
Inghilterra, testa o croce in Italia. Ogni volta che la moneta è lanciata in aria, sia l'una che
l'altra parte hanno le stesse probabilità di vincere. Se vince la testa è probabile vincere
anche la volta dopo e ancora la prossima e così fino a mille volte; dal punto di vista teorico
è possibile che si verifichi una serie di mille teste o di mille croci; il fatto che la testa vinca a
ogni colpo non fa sorgere la più ragionevole probabilità che la croce vincerà la prossima
volta. Tuttavia i fatti smentiscono questo ragionamento. Chiunque possiede un nichelino e
lo lancia per aria cento volte, trova che la stessa parte ritorna successivamente varie volte;
ma il risultato finale sarà di cinquanta teste e cinquanta croci o giù di lì. Mi sono trovato
ora in tasca dieci soldi e li ho gettati dieci volte di seguito sul pavimento. Risultato: 49 teste
51 croci, sebbene il risultato 5 contro 5 si sia verificato soltanto due volte in 10 tiri, e le teste
abbiano vinto all'inizio per tre volte consecutive. Così, sebbene in due lanci il risultato sia
del tutto incerto, in dieci esso può dare abbastanza spesso un 6 a 4 o un 7 a 3 e ci si può
quindi scommettere sopra; ma in cento lanci il risultato sarà di 50 a 50 e lascerà i due
giocatori, di cui uno strilla testa e l'altro croce ogni volta, esattamente allo stesso punto o
molto vicino a quello in cui erano quando cominciarono, né più ricchi né più poveri, a
meno che le poste siano così alte che soltanto dei giocatori pazzi osino azzardarle.

Una compagnia di assicurazione ben diretta, che fa decine e decine di migliaia di


scommesse, non gioca affatto d'azzardo; essa conosce con sufficiente esattezza a quale età
moriranno i suoi clienti, quante loro case bruceranno ogni anno, quanti furti si
verificheranno, quanto denaro sarà sottratto dai cassieri, quanti indennizzi dovranno
pagare alle persone infortunate sul lavoro, quanti incidenti capiteranno alle automobili e ai
clienti stessi, quante malattie o periodi di disoccupazione essi dovranno affrontare e
quante spese faranno per nascite e morti: in breve, ciò che accadrà a ogni mille o diecimila
o un milione di persone, e ciò benché la compagnia non possa dire quel che accadrà a
ognuna di loro.
Nella mia giovinezza mi fu insegnato a giocare a "whist" per mettermi nelle condizioni di
affrontare degnamente una vita oziosa, dato che vi era gente ricca che, non avendo niente
altro di meglio da fare, scacciava la noia (che a quei tempi si chiamava "ennui") giocando a
"whist" ogni giorno. Successivamente quelle persone sostituirono al "whist" la "bésigue";
ora si gioca a "bridge." Ogni club ha infatti la sua sala da gioco. I giochi di carte sono giochi
di fortuna; sebbene i giocatori amino infatti
Il Pratico Mondo far
per credere che usano abilità e discernimento
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nello scegliere la carta da giocare, la pratica stabilisce subito regole mediante le quali anche
il più stupido giocatore può imparare quale carta scegliere correttamente: cioè non
scegliendola affatto, ma ubbidendo a certe regole. In conseguenza di ciò, la gente che gioca
ogni giorno a sei pence o a uno scellino al punto si trova alla fine dell'anno a non aver
guadagnato né perduto somme di grande importanza e ad avere ucciso piacevolmente il
tempo invece di essersi annoiata a morte. In realtà non si è esposti a rischi maggiori di
quanto abbiano sostenuto le compagnie di assicurazione.

Fu infine scoperto che non soltanto non è necessario che gli assicuratori posseggano navi o
cavalli o case o alcuna delle altre cose che essi assicurano, ma che non c'è neppure bisogno
che essi esistano. I loro posti possono essere presi da macchine. Sui campi di corse il
bookmaker vestito in modo vistoso, e impudentemente loquace, è sostituito dal
totalizzatore, dove i giocatori depositano le somme che sono disposti a scommettere sui
cavalli che essi immaginano vincitori. Dopo la corsa tutti i vincitori sono pagati mediante
questo fondo. La macchina ne trattiene una parte per il costo d'esercizio e il suo profitto.
Sulle navi che fanno crociere di divertimento, giovani donne con molto più denaro di
quanto sappiano utilizzare gettano scellini e scellini nelle macchine da gioco costruite in
modo tale che molto di rado lo scellino ritorna moltiplicato per dieci o venti. Queste
macchine sono gli ultimi successori della roulette, dei cavallini e di tutti gli altri trucchi che
vendono probabilità di far denaro per niente. Come il totalizzatore e la lotteria, esse non
rischiano assolutamente nulla, sebbene i loro clienti non abbiano altra certezza se non
quella che presi tutti insieme debbono perdere, dato che ogni vincita di Giacomo e Maria è
una perdita per Tom e Susanna.

In che modo tutto questo riguarda gli uomini di Stato? In questo modo. Giocare d'azzardo
o tentare di far denaro senza guadagnarlo è un vizio che economicamente (e cioè
fondamentalmente) è rovinoso. Nei casi estremi è una pazzia alla quale neppure le persone
più intelligenti sanno resistere; esse scommetteranno, infatti, tutto ciò che posseggono,
sebbene sappiano che le probabilità sono contro di loro. Quando si sono rovinati in
mezz'ora o in mezzo minuto, si meravigliano della follia della gente che sta facendo la
stessa cosa e della loro stessa follia.

Ora lo Stato, potendo fare milioni di scommesse laddove un singolo cittadino non ne può
affrontare che una, può tentare i suoi cittadini a giocare senza correre il minimo rischio di
perdere finanziariamente; infatti, come ho già detto prima, si sa con certezza ciò che
accadrà in un milione di casi sebbene nessuno possa invece prevedere ciò che accadrà nel
singolo caso. Di conseguenza ogni Governo essendo in continuo e assillante bisogno di
denaro a causa delle sue fortissime spese e dell'antipatia popolare per le tasse, è fortemente
tentato a cercar di riempire il Tesoro tentando i cittadini a giocare contro di lui.

Nessun delitto verso la società potrebbe essere più perverso e più dannoso. E' un
categorico dovere pubblico creare una salda coscienza popolare contro di ciò, facendo una
questione di pura e semplice onestà civica il non spendere ciò che non si è guadagnato e il
non consumare ciò che non si è prodotto; una questione di alto onore civico il guadagnare
più di quello che si spende, il produrre più di quello che si consuma, e il lasciare così il
mondo in condizioni migliori di come lo si era trovato. Nessun altro vero titolo di nobiltà è
concepibile al giorno d'oggi.

Sfortunatamente, il nostro sistema di considerare la terra e il capitale una proprietà privata


non soltanto rende impossibile tanto allo Stato quanto alla Chiesa di inculcare questi
fondamentali concetti, ma li Ilspinge in Mondo
Pratico realtà per
a predicare proprio l'opposto. Il sistema può
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spingere l'imprenditore attivo a lavorare duro e a sviluppare al massimo i suoi affari, ma il
risultato finale è quello di farlo diventare un membro della nobiltà terriera o della
plutocrazia, che vive sul lavoro degli altri e che mette i suoi figli nelle condizioni di fare lo
stesso senza aver mai lavorato un momento. La ricompensa del successo nella vita è di
diventare un parassita e di fondare una stirpe di parassiti. Il parassitismo è il chiodo della
ruota del carro capitalista; ovvero il principale incentivo, senza il quale, come ci è stato
insegnato, la società umana cadrebbe a pezzi. Il più audace dei nostri arcivescovi, il più
democratico dei nostri ministri delle Finanze non osa denunziare apertamente che il
parassitismo, tanto per i pari quanto per i giocatori, è un male che finirà per corrompere
anche la più forte civiltà, e che affermare l'opposto è semplicemente diabolico. I nostri più
eminenti uomini di Chiesa predicano ora con grande chiarezza e decisione contro la
tendenza a fare dell'egoismo l'elemento motore delle civiltà; ma essi non si sono ancora
arrischiati a seguire le orme di Ruskin e Proudhon e ad affermare definitivamente che un
cittadino che non produce beni o non presta servizi è in effetti un mendicante o un ladro. Il
punto più alto che si sia raggiunto in Inghilterra è l'abolizione del lotto di Stato e la messa
fuori legge delle lotterie sulle corse dei cavalli in Irlanda.

Ma anche qui il problema non è così semplice da poter essere risolto secondo le norme di
un'astratta perfezione socialista. Vi sono periodi nella vita di ciascuno durante i quali uno
deve consumare senza produrre. Ogni bambino è un vorace e impudente parassita. E per
trasformare il bambino in una persona bene educata e capace di produrre, e fare della sua
vita di adulto una vita degna di essere vissuta, bisogna prolungare il suo parassitismo fino
a circa 18 anni. Anche le persone anziane non possono produrre. Alcune tribù, che
prendono troppo sul serio l'economia della scuola di Manchester, risolvono facilmente la
difficoltà uccidendo i vecchi o lasciandoli morire di fame.

In una moderna civiltà non è necessario che questo avvenga. E' possibilissimo organizzare
la società in modo tale da mettere ogni persona intelligente e forte in condizioni di
produrre abbastanza da pagare non soltanto ciò che consuma, ma risarcire anche il costo
dei venti anni di educazione, e provvedere al più lungo intervallo tra l'inabilità al lavoro per
vecchiaia e la morte naturale. Questo è anzi uno dei primi doveri del moderno uomo di
Stato.

Ora la giovinezza e la vecchiaia sono due certezze. Ma come bisogna comportarci con gli
incidenti e le malattie, che per i singoli cittadini non sono certezze ma probabilità? Ebbene,
abbiamo visto che quelle che sono probabilità per il singolo diventano certezze per lo Stato.
Il singolo cittadino può partecipare a queste certezze soltanto giocando su di esse. Per
assicurarmi contro gli accidenti e le malattie devo fare una scommessa con lo Stato che
queste disgrazie mi capiteranno: e lo Stato deve accettare la scommessa, dopo che i suoi
attuari hanno fissato matematicamente il tasso che devo pagare. Mi si domanderà subito:
perché con lo Stato e non con una compagnia di assicurazioni privata? Semplicemente
perché lo Stato può fare ciò che un'assicurazione privata non può. Esso può obbligare ogni
cittadino ad assicurarsi, benché imprevidente e fiducioso nella sua buona fortuna, e
facendo così un gran numero di scommesse combinare il massimo profitto con la più
grande certezza e versare i profitti al tesoro pubblico per il bene di tutti. Può inoltre
causare un immenso risparmio di lavoro, sostituire a una dozzina di organizzazioni in lotta
tra di loro un'unica organizzazione. Infine, può fare assicurazioni a prezzo di costo e,
includendo quei prezzi nelle normali tasse, pagare per tutti gli incidenti e le malattie
direttamente e semplicemente senza quell'enorme lavoro di radunare gli specifici
contributi o di aver a che fare con quella massa di cittadini che perdono le loro scommesse
non avendo malattie né incidenti a ogni dato momento.
Il Pratico Mondo per Edunet books
La stranezza di questo stato di cose è che lo Stato, per rendere l'assicurazione sicura e
abolire il gioco, deve costringere tutti a giocare, diventando un supertotalizzatore per tutta
la popolazione.

Come l'assicurazione marittima portò alla assicurazione sulla vita, l'assicurazione sulla vita
a quella sul fuoco e così via fino alla assicurazione contro la tassa di successione e la
disoccupazione, la lista dei rischi assicurabili aumenterà ancora, e la polizza di
assicurazione diventerà col passare del tempo sempre più larga fino a non lasciare senza
copertura più nessun rischio che possa preoccupare un cittadino ragionevolmente
imprudente. E quando le assicurazioni saranno rilevate dallo Stato e conglobate nelle tasse
generali, ogni cittadino nascerà con una polizza di assicurazione contro tutti i rischi
comuni e potrà fare a meno di dipendere dalle penose virtù della previdenza, della
prudenza e dell'abnegazione che sono ora così oppressive e demoralizzanti, alleggerendo in
tal modo grandemente il fardello della moralità borghese. I cittadini saranno protetti,
piaccia loro o meno, così come ora i loro figli sono educati e le loro case sorvegliate dalla
polizia, piaccia o non piaccia loro, anche quando non abbiano figli da educare né case da
far sorvegliare. Il guadagno che faremo nel liberarci da queste piccole noie sarà immenso.
Non dovremo più perdere tempo né tormentarci coll'assillante interrogativo se vi sarà da
mangiare per la famiglia nella prossima settimana o se avremo lasciato sufficiente denaro
per pagare il nostro funerale quando morremo.

In tutto questo non vi è nulla di impossibile o anche di irragionevolmente difficile. Eppure,


mentre scrivo questo libro, un modesto e ben pensato piano di assicurazione nazionale
progettato da Sir William Beveridge, il cui valore come autorità in fatto di scienza politica
nessuno discute, è fortemente ostacolato non soltanto dalle compagnie di assicurazioni
private che questo piano dovrebbe sostituire, ma dalla stessa gente che esso dovrebbe
beneficiare; gli stessi suoi difensori in massima parte non lo capiscono e non sanno
difenderlo. Se l'educazione impartita ai nostri legislatori avesse compreso lo studio dei
principi dell'assicurazione, il piano Beveridge sarebbe stato trasformato in legge o messo in
attuazione entro un mese. Così come stanno le cose, saremo fortunati se ne resterà
qualcosa dopo anni di sciocche contese, a meno che il panico di qualche guerra lo faccia
approvare in poche ore dal Parlamento senza discussione ed emendamenti. Comunque ciò
possa essere, è chiaro che chi non capisce l'assicurazione e le sue enormi possibilità non
può essere in grado di occuparsi di affari nazionali. Nessuno può arrivarvi senza almeno
una larvata conoscenza del calcolo delle probabilità, non dico da giungere al punto di farne
i calcoli e riempire di equazioni tipiche fogli d'esame, ma da sapere abbastanza da poter
giudicare quando ci si possa fidare o meno. Quando infatti i loro numeri immaginari
corrispondono a esatte quantità di monete stampate con testa e croce, questi numeri sono
entro certi limiti sicuri: abbiamo infatti una assoluta certezza e due semplici possibilità,
che possono diventare pratiche certezze, in un'ora di prova (cioè una certezza costante e
una variabile, che in realtà non varia); ma quando il calcolo non include costanti e ha
invece parecchie variabili capricciose, entrano in gioco a tal punto i giudizi soggettivi
arbitrari, le inclinazioni personali e gli interessi pecuniari, che coloro i quali dapprima
scioccamente immaginavano che la statistica non possa mai mentire finiscono col credere
altrettanto scioccamente che essa menta sempre.
15. LE ILLUSIONI DELLA FINANZA DI GUERRA
Le guerre, si dice, non sono mai terminate per mancanza di denaro. Esse, infatti, non ne
hanno bisogno. Una volta che la civiltà ha raggiunto lo stadio della divisione del lavoro, la
guerra perpetua diventa possibile. Quando Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso, essi
dovettero pensare ai casi loro, procurarsi cibo, vestiti e casa non soltanto per sé ma anche
per i figli, altrimenti la razza
Ilsarebbe
Pratico perita
Mondo con
per loro. E' books
Edunet quindi condizione della
sopravvivenza dell'umanità che ogni coppia debba poter mantenere col suo lavoro almeno
tre marmocchi improduttivi, ingordi e cattivi. Vi sono molti esempi di coppie che hanno
allevato da dieci a quindici figli e sono state ricompensate dai loro Governi per questo
patriottico servizio. Tutto ci può costare un duro lavoro per molti anni ma un migliaio di
coppie, civili e organizzate, col loro lavoro diviso e facilitato dalle macchine, possono
sostentare senza troppe difficoltà non soltanto le loro famiglie ma anche sufficienti forze di
polizia ed esercito, nonché oziosi e stravaganti fannulloni. Miliardi di coppie potrebbero
mantenere milioni di soldati completamente equipaggiati per milioni di anni senza fare
bancarotta.

Questa è la ragione per cui la guerra non cessa mai per mancanza di denaro.

Per realizzare questa possibilità è necessaria una prudente amministrazione, perché vi è


sempre un limite al numero di uomini che una comunità può permettersi di impiegare sul
campo di battaglia e nelle industrie che equipaggiano i soldati. Le nazioni moderne non
possono esistere senza vettovaglie, vestiti, combustibili e abitazioni. Portate via tutti gli
uomini da queste industrie civili, e vedrete che non soltanto la guerra, ma anche la vita
umana diventerà impossibile. Il problema di quanti debbano essere assegnati all'esercito e
quanti alle fabbriche di munizioni può significare la sconfitta per esaurimento, se non
viene accuratamente risolto. Questo è abbastanza semplice in teoria; ma dove il capitale è
al potere i calcoli diventano complicati. Il capitale, come Marx ha dimostrato, è insaziabile
nella sua ricerca di lavoro a buon mercato; a parità di altre spese, quanto più economico è
il lavoro tanto più forti sono i dividendi. Se il lavoro costa 10 scellini al giorno per persona
in patria e vi sono luoghi all'estero ove costa 10 scellini la settimana, il capitale emigrerà in
uno di quei luoghi, a meno che il Governo non sia abbastanza saggio e forte da tenerlo in
patria per impiegarlo dove è più necessario. Ma un Governo di capitalisti non farà mai
questo: al contrario si farà facilmente persuadere dai fanatici di Cobden che non soltanto si
può ottenere dal commercio estero il massimo profitto, ma che, quando tutte le nazioni
sono per questo motivo dipendenti l'una dall'altra, esse muoiono di fame, se si fanno la
guerra: così che il libero commercio sarebbe in realtà una garanzia di pace universale, e
come tale qualcosa di incondizionatamente accettabile. Nel 1851, il Governo britannico si
era lasciato completamente convincere da queste teorie e organizzò pertanto in quell'anno
la prima delle grandi esposizioni; in questa esposizione vennero raccolti tutti i generi
prodotti da tutte le nazioni, per promuovere il libero commercio fra di esse.

Le conseguenze furono tutt'altro che felici. Quando si presentò all'Inghilterra l'assoluta


necessità di distruggere gli "slums" dove il suo popolo stava imputridendo e di nutrire i
suoi figli in misura sufficiente ad arrestare la terribile mortalità infantile, il capitale
necessario fu mandato invece nel Sud America, nella Malesia, in Egitto, nel Congo, in India
e ovunque il lavoro locale fosse più a buon mercato: ovverossia dove gli abitanti potevano
vivere a un livello di vita più basso di quello delle Isole britanniche, pur nella loro povertà.

Sessant'anni fa i portuali di Londra fecero sciopero per ottenere i sei pence all'ora;
analogamente le ragazze impiegate nelle fabbriche di fiammiferi di Londra scioperarono
per ottenere qualcosa di più di 5 scellini la settimana e perché fossero presi provvedimenti
per evitare loro la cancrena della mandibola per avvelenamento da fosforo. Oggi trovo che
la mia scatola di fiammiferi è stata fatta in India; anche il commercio del cotone del
Lancashire, una volta fonte di molta fortuna, sta lottando disperatamente per competere
con il lavoro giapponese, che costa un penny all'ora.

Con le nostre risorse naturali di ferro e carbone noi possiamo costruire ancora macchine
da esportazione, attaccandoci al ridicolo
Il Pratico paradosso
Mondo che books
per Edunet quanto più esportiamo e quanto
meno importiamo in cambio, tanto meglio stiamo; ma la conseguenza di tutto questo è che
siamo diventati ora dipendenti da altre nazioni per il pane che mangiamo e che uno stretto
blocco ci farebbe morir di fame; non possiamo infatti mangiare né il nostro ferro né il
nostro carbone, fatto questo che a Cobden sfuggì. Il blocco diventa dappertutto l'oggetto
della moderna strategia di guerra. La guerra di un uomo contro un uomo con il fucile e la
baionetta è diventata ora una cosa rara; i lancieri, gli ussari e i dragoni guidano carri
armati e conoscono i cavalli soltanto quali animali da cavalcare per il Derby. La guerra è
ora guerra di navi, insidiate dal profondo del mare da sommergibili e dall'aria da aeroplani;
un convoglio affondato vale quanto una diecina di sfolgoranti vittorie per terra.

Nel frattempo, sul fronte della moneta, i titoli vengono venduti forzatamente ai nostri
alleati perché ci aiutino a vincere il blocco. In questo modo una nazione creditrice in guerra
può facilmente diventare in poche settimane una nazione debitrice senza sapere cosa stia
accadendo, se i suoi uomini di Stato non sono più che competenti negli affari finanziari.
L'Inghilterra si è così ridotta a dipendere da altri Paesi e dalle sue colonie per il
vettovagliamento, facendo del commercio estero una questione di vita o di morte, e
mandando poi all'aria tutto il meccanismo del commercio estero con l'impegnarsi in guerre
mondiali. Nella guerra dei Quattro Anni fummo sul punto di morir di fame per colpa dei
sommergibili tedeschi; e mentre sto scrivendo siamo nella stessa situazione critica. Ci
stiamo stringendo la cinghia e ci stiamo razionando, mentre moriamo lentamente per la
paura che questa volta i sommergibili tedeschi possano affondare il meglio dei nostri
incrociatori e delle nostre corazzate.

Ciò nondimeno rimane sempre vero che l'Inghilterra, con un'agricoltura scientifica
collettivizzata e con un controllo governativo sul commercio estero e sull'esportazione di
capitale, può non soltanto nutrire se stessa ma mantenere fino al giorno del giudizio la
perpetua guerra che essa conduce sempre in qualche parte del mondo (e ciò almeno per
quanto concerne la finanza).

Un paese interamente socializzato può affrontare una guerra molto meglio di un paese non
socializzato, sebbene sia molto meno probabile che ne provochi una. Poiché può darsi che
si debba fare ancora la guerra contro la barbarie e il delitto, e specialmente contro la
moderna barbarie nazionale, la questione della finanza di guerra non deve essere messa nel
dimenticatoio con la scusa che la presente guerra sarà l'ultima guerra e che la vittoria
(ritenuta certissima dai combattenti di ambedue le parti) produrrà un nuovo ordine nel
quale la guerra sarà sconosciuta e impossibile. Qualsiasi cosa possa accadere, non accadrà
mai certamente questa.

Quando bisogna finanziare una guerra è necessario che l'uomo di Stato abbia in testa
almeno alcuni fatti fondamentali. Sebbene si possa finanziare una guerra facendo prestiti
sul mercato monetario, essa comunque non può essere pagata coi crediti. Il soldato non
può combattere con cambiali-pagherò, egli deve avere di che mangiare e di che sparare. Si
possono negoziare prestiti e passare ordinativi, ma poiché i rifornimenti devono essere
consegnati e distribuiti ai combattenti giorno per giorno bisogna che essi siano prodotti
giorno per giorno, altrimenti non si può fare la guerra. La guerra è una questione di denaro
contante, e di rifornimenti tempestivi. Il soldato, che consuma e spende in misura terribile,
non può posporre il consumo e anticipare la produzione, così come si fa in Borsa... Come
va allora che il costo della guerra può essere più o meno pagato dai debiti pubblici
(aggiunti al debito nazionale), come accade ora? La risposta è che i ritardi e gli anticipi che
costituiscono l'oggetto del mercato monetario sono avvenimenti impossibili che non
capitano affatto: essi sono soltanto illusioni della Borsa. Tra i singoli le illusioni hanno
buon gioco. Smith ha crediti Ilche vuol vendere
Pratico per
Mondo per denaro
Edunet contante. Jones ha più beni, in
books
massima parte deperibili, di quanti gliene occorrano per l'immediato consumo, e gli
piacerebbe di assicurarsi il futuro scambiandoli con i crediti di Smith. I due effettuano lo
scambio, l'affare può essere considerato come un ritardo del consumo di Jones e un
anticipo della produzione di Smith, ma dal punto di vista dello Stato non si sono verificati
né ritardi né anticipi, tutto quel che è accaduto consiste nel fatto che Smith ha consumato
alcuni beni ai posto di Jones e Jones se ne è privato al posto di Smith; la quantità e la
disponibilità totale dei beni è rimasta però la stessa. I beni attesi da Jones non esistono e
non esisteranno finché non saranno creati dal lavoro produttivo. E sul credito del suo
futuro lavoro che Smith ha ottenuto i beni di Jones.

Ma il lavoro del soldato non è produttivo, al contrario è distruttivo, incendiario,


devastatore, omicida. Gloria, vittoria, patriottismo, libertà, posterità, eroismo, sono tutte
belle parole, ma non servono per mangiare. Il formidabile consumo di guerra deve essere
accompagnato da una produzione egualmente formidabile, non nel futuro ma sul
momento e prima del consumo: fintantoché i rifornimenti non sono stati prodotti, le
truppe non possono mangiarli, indossarli e spararli non lasciandosi alle spalle altro che
storpi, cadaveri, stracci, e rovina.

Il mondo non può indebitarsi per una guerra, deve pagare man mano che si svolge, senza
un'ora di ritardo.

Sebbene il mondo non possa indebitarsi, gli Stati possono farlo. Essi possono accendere
debiti non soltanto fra di loro, ma anche verso i loro cittadini, chiamando poi l'operazione
"risparmio di guerra", il che è una sciocchezza poiché la guerra mangia a molti i loro
risparmi a una media di quindici milioni di sterline al giorno. Grazie alla legge americana
d'affitto e prestito, l'Inghilterra e la Russia stanno facendo importare i loro rifornimenti di
guerra dagli Stati Uniti. Nella guerra dei Quattro Anni la maggior parte degli alleati prese a
prestito il denaro occorrente dall'Inghilterra, e l'Inghilterra lo prese a sua volta dagli Stati
Uniti. Ma quando venne il momento di pagare il prestito o gli interessi, i debitori
dappertutto elusero i loro impegni. La Francia ripudiò i quattro quinti del suo debito
svalutando la moneta, i debitori dell'Inghilterra non chiesero nemmeno scusa: non
potevano pagare e non pagarono. L'Inghilterra, che si era assunta la garanzia dei loro
prestiti, venne anch'essa meno all'impegno; gli americani, che pur avrebbero dovuto
conoscerci meglio, ne rimasero indignati e sorpresi. Si ammette già ora che quanto è stato
ricevuto in base alla legge di affitto e prestito non potrà essere mai pagato in denaro
contante e che si dovrà quindi considerarlo, eccetto che per soddisfazioni puramente
metafisiche, come un contributo gratuito alla guerra. L'interesse del denaro prestato al
Governo per pagarlo dovrà essere accumulato col lavoro di coloro che hanno sottoscritto al
prestito, e poi confiscato mediante l'imposta sul reddito. Non c'è nulla da sperare dal
nemico sconfitto per ciò che riguarda il bottino; solo l'esaurimento e la bancarotta
potranno obbligare una nazione bene armata a cedere. Il buon samaritano, ben lunghi dal
poter depredare l'uomo che era caduto tra i ladri, dovette dargli due soldi per pagare il suo
conto d'albergo, e questo è precisamente ciò che dovranno fare gli alleati per la Germania,
quando l'avranno sconfitta. Dopo la guerra dei Quattro Anni l'Inghilterra tentò di far
pagare la Germania. Noi chiedemmo navi e acciaio, e mancò poco che il primo pagamento
facesse rovinare i nostri costruttori navali e produttori di acciaio. Dopo aver rapidamente
proibito ai tedeschi di mandarci un'altra nave o un'altra tonnellata di acciaio e averci essi
chiesto che cosa potevano mandarci in cambio, rispondemmo con molta leggerezza che ci
mandassero della potassa; tutta l'assurda questione cadde così nel ridicolo, e
cominciammo a lamentarci che la Germania, pur avendo perso la guerra, avesse vinto la
pace.
Il Pratico Mondo per Edunet books
La nostra orgogliosa determinazione di far pagare la Germania, così utile nelle lotte
elettorali, fu seguita dal timore che essa fosse capace di farlo e con ciò ci gettasse in una
crisi rovinosa di depressione industriale e di disoccupazione, quale essa stessa aveva
esperimentato dopo la vittoria sulla Francia nel 1871.

Non hanno fine le follie che commettono anche i più abili finanzieri quando permettono
alle abitudini delle Banche e della Borsa di interporsi tra loro e i fatti vitali dell'esistenza.
Lo storico Macaulay, signorilmente "whig" com'era, giunse fino al punto di sostenere che
un aumento del debito nazionale significava un aumento della prosperità nazionale,
sebbene il proletario Gobbett, che esaminava freddamente i fatti, vedesse nel sistema la
principale causa del processo descritto dal poeta Oliver Goldsmith nei profetici versi:

Va in rovina il paese, vittima di avidi flagelli, dove si accumula ricchezza e degenerano gli
uomini. In verità il debito nazionale, così come lo vede il mondo degli affari, è un'illusione
nazionale. Dopo la guerra dei Quattro Anni, il pagamento degli interessi salì a circa un
milione di sterline al giorno, cifra questa che avrebbe scosso Macaulay, se egli fosse vissuto
abbastanza da godersi questo spettacolo. Per le masse tuttavia ciò non ebbe considerevole
importanza. I creditori della nazione erano i capitalisti della nazione, e questi furono
tassati e sopratassati sui loro redditi. Gli interessi del debito furono raccolti mediante
l'imposta e la sovrimposta sul reddito. I capitalisti ricevevano così i loro interessi, ma
dovevano anche pagarseli. La conseguenza di tutto ciò fu una ridistribuzione dei loro
redditi in senso egualitario (indubbiamente una buona cosa) ottenuta graduando le tasse.
Io avevo un pacchetto di buoni del prestito di guerra e fui tassato in misura più bassa degli
altri che avevano redditi più forti. Non so se persi da un lato ciò che guadagnai dall'altro;
non mi presi mai la briga di calcolarlo. Ma le masse che erano esenti dall'imposta sul
reddito non pagarono né ricevettero un soldo in tutto l'affare. E poiché il Governo, dati i
suoi poteri di confisca e col vantaggio quindi che il suo credito era garantito, aveva potuto
far denaro al saggio più basso possibile d'interesse, mentre i privati suoi concorrenti
avrebbero dovuto tentarci con un saggio almeno doppio, la guerra fu più a buon mercato
della produzione di oggetti di lusso. In effetti costa meno bombardare le città della Renania
che ricostruirle. Questo è uno dei tanti paradossi del sistema capitalistico, che continua a
durare, perché non discutiamo mai in modo paradossale sui fatti puri e semplici, ma
continuiamo sempre a ragionare in base a premesse gratuite che sono in parte abitudini
romantiche e in parte puramente commerciali.

Da quando è incominciata la guerra nel 1939, sorprendenti contributi al prestito di guerra


nelle sue varie forme sono stati dati da proletari che vivono di paghe settimanali. Essi
hanno guadagnato il denaro col loro lavoro e si attendono ora di goderne gl'interessi. Ma
poiché dovranno guadagnare gli interessi con il loro lavoro esattamente come
guadagnarono il capitale (ormai scoppiato in minuti frammenti), essi inseguiranno invano
le carote che i loro guidatori fanno dondolare davanti al loro naso. Ugualmente i capitalisti
sopratassati non si accorgeranno che i loro interessi vengono fuori dalle loro tasche.
Finalmente i proprietari terrieri peleranno sia i lavoratori sia i capitalisti, rialzando gli
affitti. Mi ricordo di quando gli affitti settimanali pagati dai nostri schiavi salariati
variavano da due o tre scellini a cinque o sei. Ora essi variano da quattordici a ventidue.
Per avere il permesso di vivere e di lavorare sul suolo d'Inghilterra ho pagato ai suoi
proprietari decine di migliaia di sterline in più dell'interesse applicabile al costo delle
costruzioni che mi hanno fornito; e mi dispiace tuttavia di aver potuto estorcere un po' di
quella somma dai miei affittuari. Così la faccenda si complica nel particolare solo a causa
dei debiti che abbiamo gli uni con gli altri: nella massa non ci possono essere debiti perché
la massa vive nel mondo naturale e il mondo naturale vive di giorno in giorno. Per quanto
si possano immagazzinare viveri e congelare
Il Pratico carni,
Mondo per non books
Edunet possiamo vivere quest'anno sul
raccolto dell'anno passato o del prossimo; e quando vi è gente che pretende di farlo o
sembra pretenderlo, vuol dire che c'è qualche cosa di guasto nell'organismo dello Stato.

In questo come in altri casi, gli statisti machiavellici possono dover sfruttare e perfino
creare le illusioni che riconciliano i cittadini con la schiavitù del servizio militare e col peso
delle tasse di guerra; ma la confusione finanziaria e la catastrofe attendono tutte le nazioni
i cui uomini di Stato condividono queste illusioni!

NOTE.

1. Espressione intraducibile, equivalente in parte al nostro "codino", e basata sul fatto che
la cravatta ("tie") è un distintivo speciale per i vari collegi. (Nota del traduttore).

2. Popolo eletto. (N.d.T.).


PARTE SECONDA.
16. La guerra e i suoi grandi uomini
17. Il militare
18. L'uomo economico Il Pratico Mondo per Edunet books
19. L'uomo istruito
20. L'uomo di media istruzione
21. L'uomo traviato dall'educazione
22. L'esteta
23. Lo scienziato
24. L'uomo medico
25. L'architettura: una forza mondiale
26. L'uomo teocratico
27. Il biologo della collettività
28. Lo studioso di statistica della collettività

16. LA GUERRA E I SUOI GRANDI UOMINI


La guerra non è una delle complicate istituzioni pubbliche, economiche, finanziarie o
giudiziarie che si trovano nei pasticci perch maldirette da dilettanti di politica che non le
comprendono. Ognuno comprende anche troppo bene la guerra; perch essa  uno sport
cruento primitivo che appaga la bellicosit umana. I giocatori che in essa riportano
successo conquistano una fama sufficiente a soddisfare la pi folle ambizione umana. Io
godo di celebrit civile; ma siccome non ho ucciso mai alcuno in modo violento, la mia
gloria  offuscata senza rimedio da quella dei guerrieri che hanno a loro credito centinaia
di migliaia di morti violente. Napoleone era contemporaneo di Kant, Goethe, Mozart e
Beethoven. Confrontate le loro tombe e otterrete un estetico esempio di quanto noi
ammiriamo un grande soldato pi di un grande filosofo, poeta o compositore. Quando
Adolf Hitler, dopo aver decimato la Polonia e demolito mezza Varsavia, cacci dalla
Francia a mare l'esercito britannico, e l'esercito rosso dalle province baltiche al Don, era
padrone di mezza Europa, mentre Einstein si trovava in esilio, con un reddito molto
inferiore a quello di un campione di baseball. Noi parliamo di di della guerra, ma non di
di matematici, poeti o pittori, o di di inventori. Nessuno mi ha mai chiamato un dio:
alla meglio sono un saggio. Noi adoriamo tutti i conquistatori, ma abbiamo un principe
della pace, che fu orrendamente messo a morte, e, se vivesse oggi in queste isole, avrebbe
difficolt per farsi esonerare dal servizio militare quale coscienzioso oppositore, a meno
che poi non avesse contratto l'infezione della guerra, e si precipitasse ad arruolarsi.

In tutto ci non v' mistero n malinteso. Sebbene oggi la guerra sia cos diabolica che
i belligeranti moderni debbano protestare di combattere per difendersi, e che ogni guerra
 fatta per porre fine alla guerra e salvare la civilt, noi continuiamo a ucciderci a
vicenda e a glorificare come prima i nostri comandanti fortunati.

Una simile diavoleria  una briscola in mano ai pessimisti; ma non  che un altro
esempio di qual sia la lentezza della nostra evoluzione, dal tempo in cui gli antichi valori
morali e l'educazione adatta a essi divennero abitudini inveterate, che persistono dopo che
i fatti sono da lunga pezza mutati e li hanno ridotti a funeste superstizioni. La voga di
Napoleone e Alessandro pu ritrovare le sue origini nelle trib primitive, dove nessuna
donna onorata sposerebbe un uomo se questi non  in grado di esibire trofei dimostranti
che ha ammazzato almeno quattro nemici maschi adulti in singolar tenzone; ma n
Napoleone n Alessandro ostentarono mai un cuoio capelluto o uno scroto per provare di
aver ucciso un nemico in battaglia. Non portarono mai a casa il cadavere di un mammut o
di una tigre ircana, e neppure quello d'un cinghiale, perch le loro mogli li cuocessero per
la cena della famiglia. Infatti Napoleone, valoroso come si dimostr nella sua prima
campagna d'Italia, si rimprover d'essersi comportato da codardo dirigendosi all'Elba
travestito da postiglione; e in una crisi politica si dimostr cos nervoso che perse la
testa, e probabilmente gliel'avrebbero mozzata,
Il Pratico Mondo per se non fosse
Edunet booksstato salvato dalla presenza di
spirito di uno dei suoi fratelli. Alessandro si ubriac e uccise il suo miglior amico; per
non  per questo motivo che noi lo ammiriamo. Ma  per aver ordinato la morte di un
numero strepitoso di persone che quei due conseguiranno il pi alto splendore
raggiungibile nella storia dell'umanit. I grandi soldati-assassini diventano despoti e,
quando muoiono, lasciano la loro forma di governo in mano a uomini che non sono affatto
grandi, anzi, talvolta, proprio tutto il contrario. Allora capitano i guai. I despoti che non
sono all'altezza del loro compito, quando giungono al culmine del peggio devono essere
assassinati dai loro popoli, come Nerone e lo zar Paolo. A ogni modo risalta ben presto
evidente che il despotismo da Conquistatore  disastroso negli intervalli tra le apparizioni
dei grandi soldati, e che si deve trovare una qualche alternativa per questi intervalli, e che il
mondo deve essere governato tanto se vi sono geni a dirigerlo, quanto se non ve ne sono.
Quando non c' alcun uomo di merito, ed esso  costretto a venir governato da teste di
legno, queste teste di legno devono a loro volta esser governate da una sequela di regole
basate sulla storia, sull'esperienza e sul riguardo al benessere comune. Tali sequele di
regole sono quel che vien chiamato Costituzione.

Quando la conquista diventa la strada per raggiungere il potere e la gloria, le nazioni


dimenticano il benessere comune e combattono per l'egemonia militare, chiamandola
bilancia del potere, ma interpretandola come preponderanza in loro favore. Ogni Stato
sovrano, quando si sente abbastanza forte, si proclama culla di una razza eletta, sotto la cui
guida gli atri Stati si troverebbero meglio che non sotto la propria. In Germania questo 
pubblicamente discusso, proclamato, predicato, e infine messo alla prova della guerra. In
Inghilterra  supposto senza venir detto, come una verit tanto evidente da non aver
bisogno d'esser discussa fra persone sane di mente. Questo pretesto si mantiene valido
sotto i grandi capi; sotto i loro piccoli successori produce le guerre mondiali e rende
necessarie le Costituzioni sovrastatali. La Societ delle Nazioni  l'ultimo tentativo di tale
costituzione; ma gli artefici delle sue Convenzioni le infransero accuratamente tutte, a
causa dell'impossibilit che tutte le sue decisioni fossero unanimi. E cos il Comitato di
cooperazione intellettuale, creato in seno a essa negli ultimi tempi a opera di sociologi
privati, non trov fondi n pubblicit e, in conseguenza, non dest attenzione. Cos le
potenze continuarono a far la guerra come se la societ e il suo comitato non esistessero.
Mussolini apr il fuoco su Corf all'inizio, cos come l'Inghilterra dichiar guerra alla
Germania alla fine, e nessuno dei due si sogn di sottoporre il proprio caso alla Societ,
che avrebbe potuto anche benissimo non esistere, considerando tutto quel che fu in grado
di fare per prevenire una seconda guerra mondiale. Ma la Societ, ribattezzata Consiglio
internazionale, o che altro, dovr rinascere, con accordi fattibili e avveduti; perch la
civilt, non meno degli Stati che la compongono, deve avere una costituzione, o venir
dominata da teste di legno, fannulloni, monarchi ereditari incapaci, conquistatori
ambiziosi, oratori e radio-oratori popolari, bande finanziarie e commerciali, rivoluzionari
fortunati che non sono capaci di governare o governanti codini che non sono rivoluzionari:
in breve, da attori dilettanti di ogni genere, abbastanza intelligenti da rendersi idoli della
massa degli ignoranti di politica che si idoleggia a sua volta come democrazia.

Nel frattempo la Societ, attraverso il suo organo pi anomalo e tuttavia pi utile,
l'Organizzazione internazionale del lavoro (l'unico ramo della Societ che ebbe
consistenza reale), tien duro come meglio pu.
La disciplina militare  istruttiva? Pi di cinquanta anni fa io stavo marciando in un
corteo che comprendeva perlomeno mille uomini. Esso fu diviso e disperso in una
disperata confusione e terrore da non pi di venti poliziotti pallidi e nervosi armati
unicamente dei loro sfollagente. Nessuno dei mille uomini sapeva che cosa fare o che cosa
avrebbe fatto ognuno degli altri; cos corsero tutti via, all'infuori di quelli che furono
sopraffatti da un colpo sullaIltesta. Io non
Pratico corsi
Mondo pervia: mi allontanai
Edunet books camminando; e poich
ero ben vestito e parevo estraneo alla cosa, nulla mi accadde salvo che un vecchio, il quale
ravvis in me uno degli oratori che avevano incitato i mille uomini a marciare verso la
vittoria prima che il corteo si mettesse in moto, mi si precipit addosso gridando: Diteci
quel che dobbiamo fare! Dateci l'esempio!, rendendomi profondamente conscio della
mia disgraziata posizione di impotente parolaio. Non potei dirgli altro se non che non c'era
nulla da fare che cercar di ritrovarci tutti al posto della riunione, come meglio si poteva.

Ora quest'uomo era chiaramente meno spaventato di qualcuno dei venti poliziotti.
Desiderava combatter contro di loro, pi di quel che essi non desiderassero combattere
contro di lui. Ma ciascuno dei venti poliziotti sapeva quel che gli altri diciannove avrebbero
fatto, e aveva la legge dalla sua. Aveva una divisa, un elmetto e un'arma, e poteva contare
sulla cooperazione di diciannove camerati muniti di divisa, elmetto e armi. Fu un trionfo
della condotta preorganizzata sull'incertezza e l'anarchia. Da allora non ho pi avuto altro
che un sorriso sardonico per il Voi siete molti, essi son pochi di Shelley. Fu per me la
fine dell'illusione democratica che il mondo sia o possa mai esser governato da
maggioranze composte da individui non organizzati. Anche al comando della minoranza
che pu prender decisioni, che sa cosa fare e lo pu fare, vi sono uomini organizzati. E
costoro possono essere tanto ambiziosi mascalzoni quanto uomini di buona volont. La
vera democrazia deve trovar qualche mezzo per riuscir a fare distinzioni tra essi e privare
dei diritti politici i cittadini tanto ignoranti da ammirare i mascalzoni e preferire d'esser
governati da loro. L'assioma di Morris, secondo cui nessun uomo  abbastanza bravo da
poter essere padrone di un altro (avendo lui stesso una mentalit da padrone sapeva
quel che si diceva),  irrimediabilmente irriconciliabile coll'illusione democratica che
ognuno sia abbastanza bravo da poter essere padrone di tutti. Ci che noi chiamiamo
libert dipende dalla nostra facolt di sceglierci i nostri capi (ce ne sono sempre
abbastanza da lasciarci facolt di scelta), e dalla consapevolezza e saggezza con cui
facciamo la scelta. Quando mi si chiede su quali basi sostengo l'asserzione che ci siano
sempre abbastanza governanti-nati da lasciarci facolt di scelta, posso solo rispondere che
esiste una forza di natura che si suol chiamare Provvidenza. E' essa che combina queste
cose. Non possiamo darne ancora una spiegazione scientifica; ma la pratica politica deve
accettarla come dato di fatto a dispetto dell'aura di superstizione che essa ha acquisito per
merito delle associazioni ecclesiastiche. La disciplina  tanto necessaria e potente
nell'industria quanto in guerra; finch un uomo non cessa di essere un individuo per
divenire operaio di una fabbrica, non pu produrre nulla. La guerra stessa  un'industria
che ha le funzioni di uccidere, sopprimere, bruciare e distruggere per comandare, e la
meccanica moderna ha grandemente aumentato la propria potenza e la capacit per
servire a tali scopi. E' questa funzione peculiare e terrificante a riportarci a un antico
problema. Che giustificazione ha un cittadino quando uccide il suo vicino, sia che lo faccia
in veste di privato e per fini privati, sia che faccia parte di una giuria, sia come
feldmaresciallo? Uccidere  talvolta una cosa troppo semplice perch ci si discuta sopra:
un contadino deve uccidere conigli e scoiattoli, altrimenti saranno loro a ucciderlo.
Talvolta  molto complicata: per esempio io ho detto che, eccettuato il codice penale che
decide di gente chiaramente nociva, come i conigli, la miglior ragione per ammazzare un
vicino sta nel fatto che lui possiede tre scellini mentre voi avete solo mezza corona. Ora
questo  un argomento molto discutibile. Se il vostro scopo, nell'ucciderlo,  di
appropriarvi i tre scellini, oppure i sei pence in sovrappi che stanno fra voi, allora
commettete un delitto volgare e non siete adatto a vivere in una comunit civile. Una
giuria attuer questo punto di vista affidandovi al carnefice. Ma se da sociologo vi siete
reso conto che la prima condizione della stabilit di uno Stato civile e la prima condizione
di giustizia, produzione equa, buona nutrizione, buoni sentimenti e buona educazione
stanno nella parit del reddito; se voi credete in conseguenza che lo Stato deve prendere a
voi la mezza corona e a quell'altro i treMondo
Il Pratico scellini
perper restituirvi
Edunet books due scellini e nove pence a
testa, e lui  disposto a uccidere per non assoggettarsi a questa operazione, allora avete un
motivo valido per ucciderlo, se non riuscite a disarmarlo.

L'argomento finale la tua vita o la mia  valido sia per il bene sia per il male. Dick
Turpin che vi chiede o la borsa o la vita, e Adolf Hitler che vi chiede o il territorio o la vita,
non possono esser sconfitti da rimostranze morali: dovete per forza, o porgere la borsa a
Turpin o portare una pistola ed esser pi svelti di lui a maneggiarla. E per tener duro
davanti a Hitler dovete avere pi battaglioni o pi armi di lui, o tutte e due le cose. Di
fronte a Turpin, Hitler ha lo svantaggio che deve assicurarsi il consenso di milioni di suoi
vicini che mettano a sua disposizione le loro coscienze e uccidano chiunque egli vuole sia
ucciso, anche a rischio della loro stessa vita. E finalmente voi battete Turpin non portando
una pistola, ma organizzando una polizia cos diffusa e capace che egli disperi di eluderla.
E perci potete anche indurre uno scaglione di vostri vicini a porre a vostra disposizione
la loro capacit di ammazzare.

Uccidere per comando altrui rende l'assassinio pi facile. Hitler, dall'epoca in cui era un
oscuro caporale, non uccise mai nessuno. Altri hanno compiuto per lui i suoi assassinii.
Torquemada non arse mai un ebreo. Cromwell non tagli la testa di re Carlo, n re
Giacomo soppresse Guy Fawlies. Essi indussero altri a farlo per loro.

Ci significa che c' un freno alla guerra, nella persona dell'oppositore cosciente.
L'ufficiale pi disciplinato ha un limite oltre il quale non va. Un secondino  disposto a
frustare un uomo per mezza corona; e non  difficile trovare un boia disposto a lavorare
per una retribuzione modesta e il privilegio di vendere pezzetti di corda usata a
collezionisti di simili curiosit. Ma il secondino non  necessariamente uno sciagurato
crudele e senza scrupoli disposto a far qualunque cosa per pochi soldi, o anche per
divertimento. I maestri di scuola che picchiano i bambini non sono tutti dei sadici, sebbene
mi spiaccia di aggiungere che le biografie di quei miei coetanei che son passati attraverso le
nostre scuole preparatorie private provano che alcuni di essi lo sono di certo. Ma nessuno
pu indurre un uomo a ucciderne un altro per lui, a meno che lo convinca che pu farlo
onorevolmente. Quelle poche canaglie e sadici che godono della crudelt fine a se stessa
devono sostenere di essere patrioti e amministratori di giustizia per garantirsi la tolleranza
dei loro concittadini.

La meccanizzazione della guerra moderna diminuisce molto la facolt della coscienza


umana di tener sotto controllo i propri eccessi. Sarebbe difficile indurre un giovanotto
normale a far a pezzi con una bomba Mills una donna col suo bimbo in braccio, avendo
l'obiettivo sotto gli occhi. Ma lo stesso giovane, a migliaia di metri d'altezza, su un
aeroplano, preoccupato delle manovre del suo apparecchio e della precisione della mira,
sgancer la bomba che ridurr a brandelli intere famiglie, ustionando, accecando e
mutilando torme intere di madri e bambini, senza vedere della sua opera altro che il
bagliore dello scoppio, che  bello come uno spettacolo di fuochi artificiali. Il chirurgo
dell'ospedale vedr quello che ha fatto il pilota; ma  il pilota, e non il chirurgo, a
sganciare la bomba.
Il soldato di fanteria non vede neppure i fuochi artificiali. Io mi sono soffermato su un
moderno campo di battaglia a osservare un gruppo di soldati che facevano la guerra. Ebbi
compassione della loro noia estrema. Avevano un cannone mimetizzato e lo riempivano di
granate. Si doveva avvitare un fuso a ogni granata, prima di introdurla nella culatta del
cannone. Poi un uomo tirava una cordicella, e la granata saliva in aria con un tremendo
bang-zuzz. Dove andasse, che cosa facesse
Il Pratico Mondouna
pervolta giunta
Edunet alla meta, se esplodesse o meno,
books
tutto ci era ignorato da quegli uomini stanchi che raccoglievan le granate, vi avvitavano i
fusi, chiudevano la culatta e tiravano la cordicella di continuo senza aver l'orrore di vedere
alcun risultato del loro lavoro monotono. Non riuscii a provare il minimo interesse in
questa faccenda, dopo il primo sparo, neanche cercando di ricordare che un altro gruppo di
uomini, intenti alla medesima opera dalla parte tedesca, potevano mandare da un
momento all'altro una granata nel mio diaframma con la stessa noia. Rievocai le battaglie
descritte da Omero, che avevan deliziato la mia infanzia, e mi chiesi sardonicamente che
cosa ne avrebbe detto Omero di quella battaglia in cui io mi trovavo sotto il fuoco, e che il
nostro corrispondente di guerra avrebbe reso emozionante sui giornali come le battaglie
sulla pianura di Troia, a cui prendevano parte gli di e le de in persona. Non riesco a
concepire un'occupazione pi tediosa. Ma essa mi pales la completa scissione fra il
guerriero e gli effetti del suo vile operato. Egli non vede n sa quel che sta facendo: si
limita a porgere una granata o a tirare una cordicella. E a sei miglia di distanza un
Beethoven o un bambino muoiono. Tutto ci che prova  il desiderio che il suo turno di
lavoro finisca e che sia pronta la sua razione di manzo. Non mi infuriai neppure, come
fecero Goethe a Valmy, Wagner a Dresda e un mio autista a King's Cross durante
un'incursione. L'idea che quegli uomini stanchi morti fossero eroici, crudeli, o qualsiasi
altra cosa romantica e sensazionale, era ridicola.

Solo i duelli degli aeroplani riallacciano la guerra moderna ai duelli eroici di Aiace e
Diomede, Ettore e Achille, ma con la profonda differenza che il vincitore deve volarsene via
senza consolidare le proprie posizioni n ottenere una resa o una decisione militare
di qualsiasi genere. Le battaglie solevano durare una giornata e terminare con una vittoria
o una sconfitta. Adesso durano mesi senza risultato decisivo, cominciando gli offensori con
successi allarmanti e finendo poi con lo smetterla, ed essendo questa sanguinosa faccenda
superata al giorno d'oggi da linee di sbarramento, esaurimento, fame, rivoluzione, o da
altri eventi lontani dai campi di battaglia, dove gli eserciti concimano il campo che
ciascuno pretende di conquistare.

Non bisogna presumere, per quanto talvolta sia cos, che i militari sian tutti per la guerra
e i civili contro di essa. Sarebbe pi vicino alla, verit dire il contrario. Sono i soldati che
ci dicono che se potessimo vedere per un sol giorno una guerra non vorremmo pi
vederne una seconda. Soldati esperti, capaci di far qualsiasi cosa di meglio che non il
militare, finiscono coll'aborrire cordialmente la guerra come Paderewski ha finito col
detestare il piano. Marlborough era un generale fortunato quanto Napoleone. Wellington
sconfisse Napoleone. Bismarck sconfisse la Francia e l'Austria e cre il Reich tedesco "col
sangue e col ferro". Tutti e tre finirono col desiderare la pace a qualunque costo. Napoleone
pare un'eccezione; ma fu costretto a continuare a nutrire il popolo francese di gloria
militare perch esso non poteva capire nient'altro di ci ch'egli era in grado di fare. Il
nostro Lord Protettore Cromwell, quando scopr che poteva sconfiggere tutti i generali
che fossero alla sua portata, non cerc di trovare un impero mondiale a cui fare da
despota: esaur ogni possibilit di Governo parlamentare prima che questo, divenuto
incapace di far altro che ostruzionismo e logorree, lo costringesse a governare secondo la
legge marziale con uno Stato Maggiore che prendesse decisioni per lui tutte le volte che egli
doveva dire, come Napoleone quando ebbe notizia di Trafalgar, Non posso esser
dovunque. Sono i borghesi e le donne a mantener vivo il prestigio romantico della guerra,
non i militari.

Temo che sia ancora vero il fatto che quando un capo di Stato  scelto dal popolo invece
che eletto per eredit o per ammesso diritto divino, deve far colpo sui suoi elettori facendo
cose orrende. Mucchi di crani umani nelle
Il Pratico Mondopiazze, vergini
per Edunet bruciate vive sotto i lampioni
books
della sua abitazione, sacrifici umani eseguiti da sacerdoti che si imbrattano le chiome di
sangue umano, sembrano alle signore e ai gentiluomini civili crudelt detestabili; ma
codesta gente raffinata adora Ges e non tiene relativamente in nessun conto Socrate e
Maometto, per nessun altro motivo esplicito salvo che Ges fu orribilmente torturato, e
Socrate umanamente avvelenato, mentre Maometto fece una morte per nulla sensazionale
nel suo letto. Quando la trascuranza delle norme igieniche porta spaventose epidemie nelle
grandi citt, i giornalisti le spiegano come prova della maest e della grandezza di Dio
Onnipotente; e ora, perfino nell'ultramoderna Russia, la guerra attuale fu santificata da un
Te Deum proprio nella cattedrale che era stata adibita a museo anti-religioso. Noi
sacrifichiamo alla guerra tutte le libert: libert di parola, di stampa, di vita, e tutte le
nostre altre libert all'infuori dell'unica libert di combattere. Aboliamo financo la nostra
libert di non combattere. Quando la guerra diventa una seccatura perniciosa tale che le
grandi potenze si accordano per imporre la pace alle altre, gli Stati minori le
combatteranno per il diritto di combattere, e muteranno la guerra destinata a por fine alla
guerra in una guerra destinata a por fine alla pace (= la guerra per la pace in una guerra
per la guerra).

Possiamo quindi accettare senza ulteriori esempi il fatto che la guerra non pu essere
abolita e deve talvolta esser controllata al disopra degli interessi nazionali e convertita in
forza politica per annullare i tentativi che voglion far di essa un mezzo per soddisfare
l'istinto imperiale e altri istinti antisociali, nazionali o personali. Perch la guerra non 
necessariamente il culmine della depravazione umana: ora  una superstizione romantica
che ha le sue radici nel coraggio e nella generosit - nella cavalleria, in breve - piuttosto
che nella selvaggia ferocia aborigena su cui fu innestata. Queste virt non sono cadute in
disuso, tutt'altro. Bisogna che trovino da esser impiegate e organizzate. Negli affari, nella
scienza, in politica, nelle esplorazioni e ricerche di tutti i generi ci sono ora scopi
infinitamente pi grandi, per l'irrequieto coraggio dei giovani e per i ponderati tentativi
degli anziani, che non nell'omicidio e nella distruzione. H. G. Wells  pioniere sul sentiero
della saggezza quando asserisce che bisogna provvedere la nostra giovent di imprese
eroiche, altrimenti, senza tali opportunit, essa commetter nefandezze politiche o si
perder in sport sterili. L'assioma secondo cui Satana troverebbe da far commettere
nefandezze a mani oziose vale anche per le virt e le capacit inutilizzate.

Tuttavia sarebbe erroneo supporre che gli eserciti siano composti di giovani aspiranti eroi
trascinati a trovar nella vita militare una soddisfazione alle proprie energie costrette a
piegarsi in direzioni opposte. Essi sono formati per la massima parte da uomini dotati di
un fisico robusto e mentalmente cos incapaci da aver bisogno di una continua guida e
tutela che non potrebbero trovare in alcun altro luogo all'infuori dell'esercito. Essi sono gli
strumenti con cui i conquistatori diventano grandi uomini. E hanno ufficiali che, per
quanto meglio nutriti e addestrati, si trovano nella loro stessa situazione. Dobbiamo tener
conto non solo della guerra in astratto e dei conquistatori idolizzati, ma anche degli uomini
che vivono della guerra, come di una specie a s. Perch cos come esistono variet
umane che possiamo chiamare nera, di colore, gialla, e bianca (pi correttamente
descritta come rosa nella gialla Cina), cos abbiamo nella societ civile il militare,
l'economico, il religioso, lo scienziato, variet che abbisognano di conoscenza e studio
diversi da parte degli uomini di Stato. Prenderle in blocco per tutti i progetti
considerandoli umanit comune equivale a combinar guai.

E giacch siamo in argomento di guerra, esaminiamo per primo il militare.

17. IL MILITARE Il Pratico Mondo per Edunet books


Il Militare pretende d'esser dispensato dalla morale civile per seguire la sua passione ed
esercitare il proprio genio. Il Maresciallo Ney, l'ardito fra gli arditi, era una nullit
fuori del campo di battaglia. La guerra gli era necessaria come l'acqua a un pesce. Segu
Napoleone finch Napoleone ebbe un esercito; lo abbandon quando lo perse; torn a
unirsi a lui quand'egli riebbe il suo esercito: carriera di devota bellicosit che lo port a
esser fucilato, non molto generosamente, dagli Alleati per la sua seconda diserzione. Poi ci
fu lo stesso Napoleone, per cui le battaglie impetuose divennero un tal giochetto puerile
che egli fin per considerarsi invincibile. Milioni di persone morirono per appagare la sua
ambizione e tener in esercizio il suo genio, prima che le nazioni europee si unissero
abbastanza solidamente e trovassero un capo abbastanza abile da estirparlo. E'
stupefacente quel che pu fare un uomo della sua specie. Mentre scrivo, Adolf Hitler  in
piena carriera napoleonica: stanno morendo uomini a milioni, le citt vengono distrutte, e
un impero si disintegra a causa sua. E, come Napoleone, egli viene idoleggiato per questo: i
nostri contemporanei muoiono per il loro Fhrer venuto dal nulla, cos come i francesi
morivano per il loro Imperatore venuto dal nulla. Tutti i Napoleoni e gli Hitler, da
Alessandro e Attila ai nostri giorni, sono stati classificati dai loro compatrioti non come i
furfanti del melodramma storico, ma come i suoi eroi. I loro adoratori civili dan loro voti
sufficienti a metterli in grado di controllare il parlamento finch la fortuna  dalla loro; e
il parlamento d loro soldati ordinando il servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini
fisicamente abili.

Ora il servizio militare obbligatorio  la pi completa forma di schiavit che


un'umanit civilizzata conosca. Che cosa induce l'umanit a sottomettervisi e a
glorificarlo? E, prima di tutto, perch la guerra esisteva gi anche prima del moderno
servizio militare obbligatorio? Fino a qual punto l'uomo  un combattente, un rapinatore,
un omicida: insomma, un soldato, ad onta della pur sensata asserzione di Mark Twain
secondo la quale l'uomo medio  un codardo? L'inizio della faccenda si pu solo
indovinarlo. Sappiamo soltanto che su ogni cento uomini ve ne sono alcuni che sanno
pensare, far progetti e attenderne i risultati che verranno tra anni, e persino fra una
generazione in modo che essi non li vedranno ma avranno operato solo per la causa
dell'avvenire dell'umanit, e altri che sanno pensare, progettare e attendere soltanto alla
giornata, non avendo praticamente presente alla coscienza il proprio avvenire e tanto
meno quello del mondo. Questi ultimi sono spesso tremendamente coraggiosi perch non
vedono un palmo di l dal nemico pi vicino o dal desiderio della giornata. Non
avvertono il pericolo perch non avvertono nulla oltre la punta del proprio naso. Agli
albori della storia uomini simili dovevano vivere di caccia, di rapina, di schiavit, di
omicidio. Si specializzarono cos come cacciatori, tiratori, soldati, combattenti, maturi
per essere inquadrati come guerrieri di professione da chiunque possedesse il cervello,
l'energia e l'inclinazione speciale che una simile bisogna richiedeva. E cos nacque l'Uomo
Militare. Come comandante egli preferisce il signorotto di campagna che non produce
nulla all'infuori della preda di caccia e di pesca e considera il servizio prestato nell'esercito
o nella diplomazia militante come l'unica professione degna del suo rango, e qualunque
attivit commerciale, professionale e manuale come sconveniente. Ora, se la razza umana
deve sopravvivere bisogna che ogni donna abbia il suo uomo e ogni uomo la sua donna:
due in uno. Ma bench la donna debba soffrire tutti i gravami e le doglie del parto
nonch nutrire e proteggere l'infante durante la sua lunga minorit, per lei l'uomo 
qualcosa di pi che un mero fecondatore. Egli dev'essere un lottatore che sappia difendere
lei e i bambini inermi dall'aggressione di combattenti stranieri. Deve prendere e uccidere
gli animali che essa cuciner per la famiglia e scorticher per farne pellicce ad uso di
vestiario. Per conseguenza, prima di presceglierlo come compagno essa gli chiede prove
della sua capacit di uccisore. In Occidente egli deve mostrarle gli scalpi di coloro che ha
uccisi. In Oriente uno scalpoIl non ha valore
Pratico Mondo di prova:
per potrebbe
Edunet books essere quello di una donna.
Ci vuole l'organo genitale di un maschio adulto. Si sa che le donne dancale di Abissinia
chiedono ai loro guerrieri quattro di tali trofei se neri, ma si accontentano di uno se bianco.
Non  perci, come hanno supposto i soldati italiani, una semplice ferocia senza motivo
quella che spinge gli uomini delle trib a mutilare i cadaveri dei loro nemici: i trofei sono
l'equivalente primitivo della "Victoria Cross", della "croix de guerre", e di tutte le altre
targhette che designano gli uomini civili come guerrieri di provato valore nella difesa della
patria e del focolare domestico.

E intanto che cosa fanno i pensatori e i progettisti a lunga portata? Scoprono l'arte
fondamentale dell'agricoltura, e in tal modo rendono possibile la civilizzazione pacifica.
Vedono i vantaggi di attendere il raccolto un anno, e molti anni la crescita degli alberi da
frutto e da legname. Addomesticano il bove invece di mangiarlo, e lo aggiogano all'aratro.
Uccidono i rettili per sterminarli, non per mangiarli; e ben presto scoprono che la peggior
specie di rettile  quel genere d'uomini il cui motto : Devi morir di fame tu, altrimenti
muoio io, mentre il loro  Dobbiamo smettere di ucciderci, derubarci e mangiarci l'un
l'altro, altrimenti moriremo tutti di fame.

Questa divisione naturale della societ umana fra persone barbare e persone civili, fra
Napoleone-Hitler e oppositori coscienziosi, fra l'Enrico quinto di Shakespeare e il Parsifal
di Wagner, fra cannibali e vegetariani, viene confusa dalle unioni matrimoniali; in tal
modo gli esemplari puri son rari; ciononostante la divisione resta ancora marcata.
L'eredit, come dimostr Mendel, non agisce producendo solo un figlio grigio
dall'unione di un genitore bianco con uno nero: produce anche figli tutti neri o tutti bianchi,
in determinate proporzioni. Il bianco eredita le tradizioni del nero e il nero quelle del
bianco. E le influenze esterne su di essi sono potenti in ambo i casi. Le donne sono
costrette dalla loro condizione a esser pacifiche, econome, e previdenti per la salvezza dei
loro figli; cio per la salvezza della razza; ma sono anche costrette ad ammirare e
incoraggiare la bellicosit negli uomini, loro guardia del corpo. Essendo previdenti sono
esclusiviste, e gelosamente pugnaci nella difesa dei loro averi, e vendicative.

Inoltre le tradizioni che iniziano con la cruda barbarie in conflitto con gli albori della
civilt non sussistono intatte. E' nato un meraviglioso e affascinante lustro poetico e
romantico per glorificare i rischi e le audacie e le battaglie e le vittorie e persino le vicende
amorose dei combattenti. Quando Adamo zappava ed Eva filava, il cortese signore dove
stava? L'assassino Caino  divenuto, se non il cortese signore, sicuramente il
gentiluomo. Idealizzato da romanzieri e trovatori quale perfetto cavalier cortese la cui forza
valeva quella di dieci uomini perch il suo cuore era puro, egli fece girar la testa a Don
Chisciotte. E anche la mia. Quand'ero bambino e famoso vigliacco mi vedevo con la
fantasia nelle vesti di invincibile guerriero. Quando mi conducevano a teatro a vedere una
recita in costume, le spade degli attori mi interessavano quanto il dramma. Se pensavo
all'avvenire - come sogliono fare i ragazzini - e a quello che avrei comprato quando fossi
diventato grande e avessi avuto un sacco di quattrini, non dubitai un istante che il mio
primo e pi agognato acquisto sarebbe stato una rivoltella. Se qualcuno mi avesse
predetto che sarei cresciuto e avrei avuto un sacco di quattrini e avrei raggiunto gli
ottantotto anni senza aver mai comprato un'arma da fuoco, non gli avrei creduto. La
letteratura che mi eccitava con le grida dei capitani e i clamori della Bibbia, e il
combattimento di Cristiano contro Apollione e di Greatheart coi giganti nel "Pilgrim's
Progress", riesce ancora a eccitarmi nella "Canzone di Lepanto" di Gilbert Chesterton.
Gilbert divenne uomo di corporatura colossale; ma anche quando raggiunse il culmine
della grossezza continuava a giocare con la baionetta come un ragazzino. Nel 1914, quando
avevo cinquantanove anni, fui stupefatto e scandalizzato nello scoprire che si agitavano
ancora in me tracce di eccitazione guerriera.
Il Pratico Mondo per Edunet books

Gli amanti di letteratura e le persone che se ne occupano sanno meglio di chiunque altro
come la barbarie, sopravvivendo travestita da eroismo cavalleresco, sia sfociata in
un'idolatria dei guerrieri famosi, fanatica come quella della gloriosa schiera degli apostoli o
del nobile esercito dei martiri. Il pi saggio dei re di Francia, nonno del pi saggio re
d'Inghilterra, vien ricordato non per la sua aspirazione a una Francia in cui ognuno avesse
un pollo in pentola, ma per la ballata della battaglia di Ivry di Macaulay in cui Dio 
rappresentato come capo dell'esercito. Il monarca o uomo di Stato che desidera prevenire
un movimento popolare pu ancora riuscirvi infallibilmente ostacolandolo con una guerra.
Quantunque un riformatore possa cantar le lodi di Ges quale principe della pace, il
rombo di un sol colpo di cannone potr mutare l'inno in Il Figlio di Dio va alla guerra.
La gente non fa nulla per la pace e per la libert all'infuori di combattere per loro (o
contro di loro) anche se cos facendo le deve sacrificare tutte e due. La gloria non fu
inventata da Napoleone: l'avevano gi approntata per lui tutti i bardi e i romanzieri: egli
non aveva altro da fare che appropriarsela come un'aureola e servirsene fino al limite delle
sue possibilit per vincer le battaglie, e fino al limite della capacit degli altri generali per
batterli, e far di se stesso l'Imperatore di quasi tutta Europa per una dozzina d'anni. I
conquistatori possono abbattere tutte le leggi costituzionali, finch non sono a lor volta
abbattuti. Loro baluardi inespugnabili sono la bellicosit popolare, l'idolatria e
l'adorazione della gloria.

Ma l'adorazione della gloria, sebbene essa valga per la mentalit degli ufficiali, di cui un
conquistatore non manca mai, mal s'adatta alla ignoranza del corpo dei soldati comuni, dei
"soldati semplici", dei fanti e dei cavalieri di cui nemmeno i poeti laureati posson dir nulla
di pi glorioso che Non discutono: agiscono e muoiono e di quei sergenti di cui
Wellington si lamentava perch era impossibile trovarne uno non avvinazzato o disposto
a eseguire un ordine dopo le otto di sera. Tuttavia senza questi eroi Blenheim, Waterloo,
Balaclava, Wagram e Austerlitz non avrebbero nome. Che cosa dunque li attraeva, nella
vita militare?

Be', era pi una necessit che un'attrazione. La civilt apporta benefici al genere umano;
ma impone anche attivit e sforzi di cui non tutti siamo parimenti capaci; anzi alcuni di
noi ne sono totalmente incapaci. Bisogna far progetti per il lavoro, prender decisioni,
resistere alle tentazioni, capire procedimenti difficili. La capacit di assolvere a queste
richieste varia da individuo a individuo, e anche da classe a classe, quando ci sono
profonde diversit di educazione e di reddito. Coloro che son capaci di scoprire che cosa
fare nell'organizzare affari son pochi. Meno ancora quelli che riescono a scoprire come
farlo. Uomini che si trovano sperduti finch non vien detto loro cosa fare e come farlo
sono numerosissimi in ogni popolazione proletaria. La loro scelta sta fra l'ubbidienza e la
morte per fame. Sarebbero completamente alla merc degli organizzatori e di coloro che
prendon le decisioni se la loro forza fisica e il loro coraggio insensato non li rendessero
indispensabili ai loro datori di lavoro come questi sono indispensabili a loro.

Nei popoli moderni sono numerosi anche i casi di estrema incapacit. Mettiamo che non
siano pi del cinque per cento, tuttavia una popolazione di quaranta milioni - di cui met
donne- fornisce a un conquistatore un milione di incapaci che trovano la tutela di cui
hanno bisogno, con vitto assicurato, abiti, alloggio, rispettabilit e condizione sicura,
soltanto nell'esercito. Vestiti in divisa, la loro condotta  spesso esemplare e il loro
ardimento provato dalle numerose "Victoria Crosses". Smobilitati, vanno a finire sul banco
degli accusati per aver ceduto a tentazioni puerili o esser stati indotti dal bisogno a firmare
assegni a vuoto o a spender denaro non loro.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Oltre questi poveri diavoli, che lo Stato dovrebbe metter sotto tutela allo stesso modo che
assicura la libert ai pi forti, abbiamo una massa di persone dotate di capacit normale,
le quali non si occupano di politica. Accettano la societ cos come la trovano, e
assumono qualsiasi impiego legale e rispettabile purch si confaccia loro. Cromwell
raccolse i suoi "Ironsides" non solo tra i fanatici repubblicani e livellatori, ma tra gli uomini
rispettabili che eran soddisfatti dei salari da lui offerti e della certezza che nel suo esercito
si sarebbero trovati in un'ottima compagnia dove non venivan tollerati l'ubriachezza e i
discorsi scurrili. Ai nostri moderni Ironsides chiamati alle armi vien negato quel minimo di
decoro, n, a quanto pare, lo desiderano; perch potrebbero facilmente imporselo a
vicenda. Il proletario moderno, sotto questo aspetto,  una canaglia. In breve, i
conquistatori e i mercanti di gloria non sono mai stati a corto di soldati, per quanto si
sappia. Sono anche riusciti ad arruolare genti di prim'ordine: Coleridge e John Bunyan
partirono come soldati semplici volontari; e Bunyan non prest servizio solo nelle file
della propria fazione, ma combatt anche per i realisti, i quali lo cacciarono poi in
prigione per dodici anni perch non apparteneva alla Chiesa d'Inghilterra.

Infine, la barbarie militare gode di tal prestigio, e il genio militare di tal potere, che l'uomo
civile deve difendersi per non fare una guerra dopo l'altra e diventare in questo frattempo
un barbaro. Conquistatori esperti come Marlborough e Wellington odiavano forse la guerra;
ma gli agitatori romantici la esaltano come scuola necessaria per le virt virili, e son
appoggiati da verit come il fatto che  arduo svellere la civilt dai solchi profondi in cui
 radicata, con qualcosa di meno terribile della guerra. Ci son volute due guerre mondiali
per mettere i nostri orologi e arrangiare le nostre ore di lavoro e di riposo secondo i
mutamenti delle stagioni, cosa ovvia e semplice come ha dimostrato l'esperienza. Non
posso immaginare quanto verrebbe a costare una riforma della nostra aritmetica e della
nostra ortografia. Tuttavia l'avvenimento economico della creazione di un alfabeto
britannico capace di scrivere il mio nome in due lettere invece di quattro  molto pi
urgente di quello meteorologico di regolare i nostri orologi secondo le due ore di differenza
fra il solstizio d'estate e quello d'inverno.

Perci a nessun uomo di Stato passa per la mente di poter escludere la guerra dalle
possibilit contro cui deve prender provvedimenti, finch essa non si sopprimer da
sola per il costo e la crudelt eccessivi. Ma per ora non c' modo di evitarla. Il resistere
non  un male come ci insegnano i discepoli di Tolsti e il Mahatma Gandhi;  un
invito all'aggressione e alla conquista. Un uomo di Stato prudente non pu far a meno del
militare. Deve anche provvedere a che una parte della popolazione venga militarmente
addestrata: cio da barbari romantici. Ma deve sapere quel che fa e fare in modo da
esercitare su di loro un controllo politico. E pu far questo solo se  pi saggio e pi
abile di loro. Come il migliore dei chirurghi pu esser il peggior giudice nel decidere se
un'operazione va fatta o no, cos il pi brillante dei conquistatori pu esser pessimo
giudice nel decidere se una guerra  necessaria o no: comunque, in ambedue i casi, 
sicuramente un giudice prevenuto.

Talvolta per accade che un soldato nato sia pi abile e saggio di un uomo di Stato. Il suo
Governo pu esser migliore di qualsiasi Governo civile, e il suo potere necessario per
stroncare le superstizioni da cui il Governo civile non  abbastanza forte per liberarsi.
Napoleone non si sarebbe proclamato Imperatore se il Direttorio fosse stato intelligente,
capace e onesto. Se gli Alleati non avessero abusato della loro vittoria sulla Germania, nel
1918, invece di preoccuparsi di risanarla con quella stessa squisita attenzione che usarono
ai prigionieri di guerra tedeschi feriti, l'ascesa al potere di Adolf Hitler sarebbe stata
impossibile. Prima che un paese abbia bisogno di un salvatore militare, deve ridursi o esser
ridotto da un cattivo Governo in una condizione
Il Pratico che lo condurrebbe
Mondo per Edunet books alla rovina se
qualcuno non lo salvasse; e noi e i nostri Alleati fummo abbastanza stupidi e vigliacchi da
ridurre la Germania in quella condizione e offrire l'occasione opportuna a Hitler. Egli si
merit la gratitudine che il suo paese gli dimostr, per aver colto quell'occasione; ma la
vittoria gli and alla testa, e gli fece credere (come accadde anche a Napoleone) di essere
un invincibile inviato del destino, giudicando essere tale destino la salvezza del mondo
sotto la sua conquista.

Ora non basta conquistare il mondo: il conquistato deve esser rabbonito facendogli
scoprire che sta meglio sotto il conquistatore che non prima che egli gli imponesse il suo
dominio. Giulio Cesare fu abbastanza accorto da capirlo. Quand'egli, come Napoleone,
trov che le battaglie eran per lui un gioco da bambini, e anche che poteva governare i
popoli molto meglio che lasciandoli governarsi da s, ebbe cura che il popolo vinto - per
quanto stava nelle sue possibilit - fosse contento d'esser stato conquistato da lui, e molto
riluttante a riavere i governanti di prima. Anche Stalin l'ha capito. E anche Napoleone lo
cap abbastanza da annunciarsi sempre come liberatore e farsi considerare per un
momento come un eroe da Beethoven. E' inutile che un Governo minacciato da un
conquistatore induca la popolazione a resistergli fino alla morte per difendere la
democrazia, la libert, il re e la nazione, e tutta la rimanente nomenclatura della
piattaforma patriottica di reclutamento, se il paese  realmente cos mal governato che
ogni mutamento sarebbe il benvenuto, e ogni pretendente in vista sicuro di esser seguito.
Se la monarchia borbonica in Francia fosse stata abbastanza efficiente da pagar
puntualmente lo stipendio ai soldati invece di pagare con esso i debiti di gioco di Maria
Antonietta, l'insurrezione che diede inizio alla Rivoluzione francese sarebbe stata soffocata
dall'esercito, e le sue riforme varate costituzionalmente sotto Luigi sedicesimo, nel qual
caso Napoleone sarebbe diventato chiss cosa: forse sarebbe stato congedato dall'esercito
per aver prestato servizio oltre il termine dovuto, o forse sarebbe diventato un attempato
maresciallo al servizio del re, il che corrispondeva alle sue aspirazioni. Ormai questo non
importa; ma la lezione della sua carriera e quella dei suoi imitatori del ventesimo secolo
rimangono: cio, che i Governi incompetenti con ideologie sorpassate, per quanto
formalmente possan esser democratici, cadono dinanzi ai conquistatori d'attualit. E
quando la vittoria d alla testa al conquistatore e lo rende un fenomeno patologico invece
di un fenomeno politico (cosa che pu esser considerata come di ordinaria
amministrazione perch il potere politico illimitato avvelena come l'acido prussico), la si
deve pagar cara; e questo  un debito che noi stiamo pagando ora (1944) col sangue.

18. L'UOMO ECONOMICO


Tutti sono uomini economici dalla nascita alla morte, stante il fatto che le altre categorie
sono minoranze talvolta trascurabili.

Per noi tutti vengono in prima linea il mangiare, il bere, un letto al coperto e gli indumenti
necessari, perch senza queste cose morremmo. Sotto questo punto di vista siamo perci
tutti problemi economici per gli uomini di Stato. Ma nove su dieci di noi possono venir
contentati con due sterline alla settimana per famiglia, spesa che anche il capitalismo pi
egoista pu e deve fare per non uccidere la gallina dalle uova d'oro prima che sia tempo di
rimpiazzarla con una pi giovane e pi aurifera. Quando ha fame e freddo ed  nudo
l'uomo  economico al massimo. Quando lo nutrite, lo vestite e gli date una casa, sia pur
misera, cessa di esser solo economico e diventa una creatura dotata di aspirazioni e
scrupoli, con una coscienza, punti di vista, passioni e pregiudizi tutti immateriali e
irrazionali: cio metafisici.

Keir Hardie, il fondatore del partito laburista indipendente, tenne un comizio a certi
miserabili che aspettavano Ildi trovare
Pratico un lavoro
Mondo per occasionale
Edunet booksai "docks" di Londra, all'alba di
una gelida mattina invernale. Erano i lavoratori manuali peggio pagati di Londra; e la loro
povert era spietatamente accresciuta dalla pioggia dirotta. Keir Hardie parl loro
dell'economia socialista come del loro pi urgente interesse politico. E poi, in veste di
candidato del locale seggio parlamentare, chiese se avevano domande da fare. E allora un
uomo, che se ne stava schiacciato contro il muro per ripararsi come poteva dal diluvio, si
fece avanti e disse che aveva ascoltato l'abile discorso dell'oratore, ma era rimasto sorpreso
nel constatare che non conteneva alcun accenno politico. Disse che quel che loro volevan
sapere era il parere dell'oratore sulla soppressione della Chiesa gallese.

Nell'eventualit d'esser scelto dal capo-operaio per scaricare una nave col compenso di sei
pence all'ora e il rischio d'incidenti ogni venti minuti, secondo le statistiche del London
Hospital, l'economico era diventato un metafisico. Non era un gallese; e il mantenimento o
l'abolizione della Chiesa gallese non gli avrebbero portato la minima differenza. Ed era un
elettore tipico. Il cittadino che non  reso disperato dall'inedia  portato insanamente
alla metafisica per quel che riguarda l'attuazione di propositi pratici. Ha condotto
Ferdinand Lassalle alla disperazione con la sua maledetta mancanza di desideri.
Dobbiamo rendere quest'uomo ancor pi economico, e non continuare ad asserire che 
un'invenzione degli economisti capitalisti. Egli ha gi elevato il suo reddito da due a
quattro sterline alla settimana; ed  possibile elevare finalmente questo reddito al pi
lauto dividendo dell'intera produzione del lavoro nazionale che lascer abbastanza per il
nuovo capitale e nulla per i dissipatori e gli oziosi. Questo  l'ideale comunista, e fra esso e
la povert ci son molti stadi che soddisferebbero i filantropi e i tradunionisti che credono
ancora nella propriet privata e nella sufficienza del profitto come incentivo.

E' chiaro, allora, che la qualit che manca all'uomo perch l'uomo economico
corrisponda al vero animale umano, e il sistema di lavoro capitalista diventi cos
meraviglioso nella realt come lo era cent'anni fa sulla carta,  l'insaziabilit economica.
Come tale cosa sia rara  dimostrato dal fatto che un grado minimo di capacit mette gli
individui in grado di diventar ricchi, solo che dedichino tutte le loro energie al far denaro.
Una persona comune non far questo. Un merciaio ambulante deve continuare a fare il
suo mestiere finch ha guadagnato uno scellino con cui procurarsi un letto in un
dormitorio pubblico e due pasti. Deve lavorare a questo modo o morir di fame. Dategli una
mezza corona al mattino presto e invece di girare con la sua mercanzia fino a sera come al
solito, quadruplicando forse il suo reddito giornaliero, lascer immediatamente la strada
e se ne andr con la sua cassetta a vivere a proprio agio per il resto della giornata e
forsanco fino all'indomani.

Un operaio intelligente che lavora a cottimo in una fabbrica trova che un miglioramento
nel suo metodo di lavoro, di tanto in tanto, lo mette in grado di guadagnare in una
settimana il doppio di quanto abitualmente gli serve per vivere. Invece di elevare il suo
livello di vita del cento per cento smette di lavorare in fabbrica per tre giorni alla settimana.
E' avido, non di guadagnare o lavorare, ma di vivere comodamente in libert. Il suo datore
di lavoro, per quanto possa esser generoso,  in conseguenza obbligato a far cessare
questo "assenteismo" riducendo le paghe dei lavori a cottimo, e allora gli operai scioperano,
ed entrambe le parti hanno guai e perdite a non finire sinch i lavoratori non consentono
ad accettare un dividendo sull'aumento di produzione, abbastanza esiguo da obbligarli a
venire in fabbrica tutti i giorni come prima.

Da tutto ci si potrebbe dedurre che il dieci per cento dei nostri ricchi proprietari, che fin
dalla nascita hanno avuto denaro e agi in sovrabbondanza, non esercita alcuna pressione
economica sugli uomini di Il Stato; ma un
Pratico uomo
Mondo perdiEdunet
Stato che governasse con l'interferenza di
books
codeste persone scoprirebbe ben presto che, se la povert  tristemente saziabile, la
ricchezza  praticamente insaziabile. Nei quartieri orientali di Londra la rivolta contro la
miseria pu esser domata con quattro sterline alla settimana come massimo e meno di
una sterlina come minimo. Procedendo invece verso ovest la pace non si acquista a cos
basso prezzo. Due giovani sposi di Mayfair, anche se non hanno figli, sono convinti di aver
bisogno per lo meno di nove domestici; credono che i loro figli non possan venire educati
per meno di trecento sterline all'anno, somma che vien raddoppiata quando vanno
all'universit; e che i loro denti non possano venire curati e la loro vista esaminata per
meno di tre ghinee, e tutte le altre eventuali spese vanno considerate sulla medesima scala.

Karl Marx dimostr come il capitale che aspira a impossessarsi di plusvalore (reddito non
guadagnato)  insaziabile e privo di scrupoli al massimo grado. Come si pu conciliare
questo fatto con quello parimenti accertato che i capitalisti sono animali umani e che
l'animale umano non  n insaziabile n privo di scrupoli? Che cosa fa s che l'animale
uomo N. 1 si adatti a vivere in una sola stanza sovrabitata dei sobborghi, mentre l'animale
uomo N. 2  lussuosamente domiciliato in un grande palazzo di una piazza elegante di
Londra, con una casa di caccia negli Highlands, un castello nei Lowlands, una villa al mare
dove va a fare i bagni, un "pied--terre" principesco in Riviera, e uno yacht di prima
categoria per potersi godere l'aria in alto mare? Chiedete al N. 1 perch non costruisce un
castello: vi risponder che non pu permettersi la spesa:  troppo povero. Chiedetegli
perch non rifiuta un salario di fame: vi dir che l'altra alternativa  l'inedia senza
salario. Chiedetegli perch non si ribella: vi risponder che la polizia non glielo
permetterebbe e che la polizia ha alle sue spalle esercito e marina, e aviazione; inoltre,
anche se non ci fosse la polizia, non saprebbe in che modo ribellarsi n come nutrirsi
durante il tempo della rivolta.

Catechizzate il N. 2, e probabilmente si offender per la vostra impertinenza e ordiner


ai domestici di gettarvi fuori e di non farvi mai pi entrare. Per potrebbe essere
abbastanza filosofo da chiedersi perch si comporta cos come si comporta; e in tal caso
potrebbe esser disposto a discutere con voi della sua condotta, e perfino ad ammettere che
avete ragione, se avete ragione, se avete credenziali ragionevoli per cui vi siate potuto
permettere di fargli visita e parlargli cos. Chiedetegli perch, non potendo vivere altro
che in una casa alla volta, ne costruisce o ne compra quattro o cinque. Probabilmente vi
risponder che in effetti vive quasi sempre in albergo e in vettura-letto, e tiene quattro
cinque case col loro stato maggiore di noiosa servit (che quasi sempre non ha da far altro
che servirsi a vicenda) perch la societ  organizzata in modo tale per cui egli deve far
cos per mantenere la sua posizione, e perch la stima e il rispetto che nutre verso
se stesso sono direttamente proporzionali a quanto spende per le spese superflue. Forse
aggiunger anche: Non posso licenziare tutte quelle persone che dipendono da me.
Morirebbero di fame, non conoscendo altro servizio che quello alla dipendenza dei ricchi.
Combatterebbero fino alla morte in difesa di questo servizio, cos come adesso votano per
esso. Parecchi numeri 2 direbbero: Io sono un uomo di gusti e bisogni semplici che il
denaro non basta a soddisfare; e odio tutta questa maledetta societ elegante e vorrei
esser nato in Russia; perci andatevene e non scocciatemi. Parlate di questo al Governo e
alla democrazia, dato che solo loro potrebbero cambiare questo stato di cose.
Non disarmate: incalzate con le vostre domande chiedendo perch, quando ha speso tutti
i soldi che la societ lo obbliga a spendere, cerca ancora di aumentare il suo reddito
superfluo investendolo di continuo in azioni e cartelle di rendita. Egli ribatte chiedendovi
che altro dovrebbe fare con quel denaro. Se non lo presta a interesse lo far per lui il suo
banchiere. Se, preso dalla disperazione, voi ricadrete nel Vendi tutto quel che hai e dallo
al povero, la sua rispostaIl sar che se
Pratico lui vende
Mondo azionibooks
per Edunet e cartelle non far che mettere un
altro azionista al suo posto, e, se anche riuscisse a trovare il mezzo di dare il ricavato alla
decima parte oppressa di una moderna popolazione proletaria, il dividendo non baster
a procurare un pasto per persona, e l'unico effetto della traslazione sarebbe di aggiungere
anche lui al numero dei diseredati. E' verit dimostrabile che in un sistema capitalistico il
pi saggio consiglio economico attuabile da parte di un ricco  Investi tutto ci che
metti da parte al pi alto tasso d'interesse compatibile con una relativa sicurezza. Cos
alla fine il ricco  per forza uomo economico a dispetto della sua propria natura; e l'uomo
di Stato  per forza obbligato ad avere a che fare con lui cos com', all'ingrosso, pur
sapendo che in natura non esiste un simile animale.

Tuttavia in questa faccenda c' qualcosa che non va. Se il capitale  insaziabile di denaro,
e gli uomini no, presto o tardi essi finiranno a trovarsi in una scandalosa contraddizione.
Perch  conseguenza inevitabile della saziabilit umana che ciascun aumento nella
quantit di qualsiasi articolo richiesto ne riduce il prezzo sul mercato; e questo si adatta al
capitale (denaro messo da parte) allo stesso modo che si adatta al cibo o agli articoli di
vestiario. Per mantener alto il prezzo del pesce una certa quantit ne deve esser rigettata
in mare. Devono venir bruciate tonnellate di frumento e caff perch si possa vendere il
resto. La sovraproduzione  la maledizione del capitalismo, e la concorrenza commerciale
la sua molla principale; tuttavia la concorrenza commerciale rende inevitabile la
sovraproduzione. Quando cento persone han bisogno di cento paia di scarpe nuove, e dieci
calzolai concorrenti, ciascuno dei quali spera di ricever l'ordinazione, ordinano cento paia
di scarpe dalla fabbrica, che in conseguenza ne far mille paia, novecento paia di scarpe
rimarranno inutilizzate negli scaffali dei negozi. Finch novecento persone non avranno
consumato le scarpe e compreranno quelle rimaste nei negozi, la fabbrica non avr pi
ordinazioni e dovr licenziare i suoi operai aggiungendoli alla lista dei disoccupati. Da qui
possiamo vedere il ciclo di sovraproduzione seguito dalla disoccupazione e dalla
depressione del mercato, gli alti e i bassi, le crisi e le riprese, che sono caratteristiche del
sistema capitalistico e temuti flagelli economici.

Quando comincia il ribasso le fabbriche non possono licenziare tutti i loro operai in una
volta, n fermare le macchine, chiudere capannoni e uffici, e lasciare che le macchine si
arrugginiscano e che il loro capitale si consumi da solo. Devono continuare a produrre
merce invendibile perch le fabbriche restino in vita; e se non possono vendere le merci in
patria sono costretti a cercare nuovi mercati all'estero. E siccome le diverse nazioni
gareggiano forzatamente per tali mercati, gli industriali, per i quali un arresto delle
operazioni commerciali significherebbe la rovina, vengono ad avere un forte interesse
economico a che si facciano guerre di conquista. E questo interesse va dai fabbricanti ai
loro banchieri, le cui fortune reggono o crollano con le loro.

Ora, l'aristocrazia della finanza, sebbene il suo interesse sia strettamente legato a quello dei
fabbricanti, non tratta direttamente con essi: anzi, quasi tutti i suoi componenti non sono
mai entrati una sola volta in vita loro in una fabbrica o in un laboratorio, non son mai scesi
in una miniera. Vivono vendendo il capitale: cio denaro messo da parte. E il capitale,
come qualsiasi articolo richiesto,  caro o a buon mercato secondo la quantit che viene
posta in vendita sul mercato monetario. Come si arriva a un momento in cui il pesce
dev'esser rigettato in mare e il caff e il frumento bruciati per mantener il loro prezzo a un
dato livello, cos giunge un momento in cui solamente la distruzione del capitale pu
impedire la discesa a zero del suo valore, o anche a una cifra inferiore allo zero, per cui noi
dovremmo pagare i banchieri perch ci tengano il nostro denaro invece di prestarlo ad
alto tasso d'interesse.

Per spiegare come va questa Ilfaccenda devo cominciare


Pratico Mondo per Edunet dimostrando
books la profonda differenza
che corre fra capitale e propriet.

La propriet aumenta di valore sul mercato in proporzione diretta allo sviluppo


industriale e all'aumento della popolazione. Il capitale fa tutto il contrario. Quand'ero
giovane potevo ricavare un reddito sicuro di 1000 sterline all'anno su 20000 di capitale.
Lavorando non ero in grado di metter da parte 20000 sterline perch guadagnavo al
massimo cinque o sei sterline alla settimana; ma divenni proprietario dei diritti che si
dimostrarono lucrativi e mi concessero di goder il frutto del lavoro di altre persone per una
somma superiore di 20000 sterline a quanto mi bastava per vivere. Poche persone erano in
quella posizione, e il denaro che io avevo messo da parte non fruttava pi del cinque per
cento all'anno. Ma l'invenzione e la moltiplicazione delle macchine, e l'eliminazione della
perdita dovuta alla concorrenza, causata dalla fusione di ditte e societ concorrenti senza
un equivalente aumento nel costo di produzione, fecero aumentare il capitale risparmiato a
disposizione sul mercato, finch il suo prezzo cadde al tre e financo al due e mezzo per
cento. Quando potei metter da parte altre ventimila sterline ne ricavai solo cinquecento
all'anno di rendita, senza correr rischi, invece delle mille di prima. Il Governo riusc a
saldare i debiti con coloro cui doveva pagare il cinque per cento prestando il denaro al due
e mezzo.

Ci non andava ai finanziatori. E neppure a me. Furono adottate le solite misure per
limitare l'accumularsi dei risparmi, distruggendo i beni rappresentati dal denaro. Fu
bruciato il frumento, fu bruciato il caff, e il pesce venne ributtato a mare appena pescato,
mentre il proletariato moriva di fame non avendo i mezzi necessari per comprarsi da
mangiare. Ma queste ritorsioni puerili contro il ribasso del denaro messo da parte non
servirono. Era stupido bruciare i sacchi di caff; quel che occorreva era una distruzione in
misura tale che solo il Governo poteva conseguire, con le centinaia di milioni di sterline e i
milioni di soldati al suo comando. Lo scoppio della guerra sudafricana parve opera della
provvidenza, e io potei ancora ricavare 1000 sterline all'anno su un capitale di ventimila.

Ma re Edoardo settimo insistette a voler la pace per la sua incoronazione, e fece cessare la
guerra a condizioni tali da lasciar praticamente vittorioso il Sud Africa. Non importava. Per
i nostri padroni finanzieri bastava che il reddito dei risparmi fosse risalito al tasso del
cinque per cento.

Segu un periodo di grande attivit industriale, con l'inevitabile risultato che i risparmi
tornarono ad accumularsi, e una societ mineraria a cui avevo prestato denaro con una
garanzia dei sei per cento di reddito mi restitu il denaro lasciandomi nella vana attesa di
poter ricavare il cinque per cento dalla somma che mi era stata restituita. Era difficile
sperare che la provvidenza facesse ristabilire ancora una volta il valore del mio denaro.

Ma lo fece.

La guerra dei Quattro Anni arriv proprio a tempo e io prestai al Governo 20000 sterline
al cinque per cento, mentre l'anno prima avrei potuto considerarmi fortunato se ne
ottenevo tre. Il mio patriottismo fu applaudito dalla stampa.
Vent'anni dopo l'armistizio tornai a trovarmi in cattive acque. Il denaro da mettere a frutto
sovrabbondava sul mercato. Olocausti di grano e caff vennero offerti in quantit che
non aveva precedenti. Le aringhe vennero gettate a mare al cento per mille. I miei
banchieri mi pagavano un interesse cos irrisorio sulla somma da me depositata, che
aleggiava sull'orizzonte la minaccia di un interesse negativo. Poi l'armistizio venne infranto;
e la guerra con la GermaniaIlfuPratico
ripresa Mondo
e poi complicata
per Edunet con
booksuna guerra contro l'Italia, a un
costo che si aggira oggi sui quindici milioni di sterline al giorno. Il Governo mi invit a
prestargli i miei risparmi al due per cento. Cos esso confisc i miei averi con una tassa
di diciannove scellini e sei pence per sterlina.

Posso attribuire queste coincidenze a possibilit matematiche? Eminenti matematici di


mia conoscenza andarono a Montecarlo, dove, dopo aver dimostrato che certi risultati del
girar della pallina sulla roulette potevano capitare solo una volta ogni mille anni,
scoprirono che accadevano tre volte in sette settimane. Tuttavia tre coincidenze di una
guerra che eleva il valore dei depositi aurei del due e mezzo per cento era pi di quanto io
potessi digerire. Non potevo attribuir questo alla provvidenza: perch una provvidenza
che brucia la casa per arrostire il maiale  un'incredibile imprevidenza. Quando una
coincidenza miracolosa ricorre regolarmente in determinate circostanze si comincia a
sospettare che non si tratti di miracolo, ma di semplice causa ed effetto, intenzione e
progetto. Qualcuno fa da oracolo.

Chi, non son riuscito a scoprirlo. La guerra, finanziariamente, per me era un bene: son
sempre stato troppo vecchio per prestar servizio militare, e a causa sua ho perso soltanto
un parente anziano. Gli altri hanno fatto enormi fortune grazie a essa, vendendo vecchie
navi a un prezzo dieci volte superiore al loro valore anteguerra, e godendo inoltre di
enormi rendite e dividendi senza neanche alzare un dito per procurarseli. Non venitemi a
dire che la guerra non giova a nessuno: me ne intendo pi di voi. Se il denaro fosse stato
l'unica cosa di cui mi importava sarei stato militarista come Adolf Hitler e Benito Mussolini.
Stando cos le cose, si suppone che io abbia avuto la mia parte nel far nascere la guerra.
Ora io non ho mai scritto una riga in favore della guerra. Lungi dal curarmi esclusivamente
del denaro, sarei molto pi ricco se avessi dedicato ai miei affari un centesimo del tempo,
dell'attenzione, e dell'interessamento che ho dedicato alla mia professione e ai problemi
pubblici. La guerra  pi penosa per me che per i guerrafondai perch io mi addoloro
per le perdite di ambedue i contendenti, laddove essi sembrano aver fatto un buon affare se
l'uccisione di un inglese  seguita da quella di due tedeschi o di due italiani. Non posso
dimenticare che la perdita per l'Europa, e di conseguenza per tutti noi europei,  la stessa
quando l'ucciso si chiami John o Fritz o Beppo. Io non provo le consolazioni e le esultanze
del patriottismo inglese; perch sono un irlandese che per i suoi principi patriottici si
rallegra delle disfatte inglesi. Odio la guerra, e trovo che non ci sia alcuna differenza di
atrocit fra i bombardamenti di Londra e quelli di Napoli e di Colonia. Mi disgustano tutti
allo stesso modo.

Ora non sono io solo a pensarla cos. Tutti i capitalisti di mia conoscenza odiano la guerra
come la odio io. Il supporre che uno di noi potrebbe deliberatamente gettare un fiammifero
acceso in una polveriera con lo scopo di far elevare del due o tre per cento il tasso
d'interesse  assurdo e insultante nei riguardi della natura umana. E' evidentemente falsa
la concezione per cui tutti i finanzieri, tutti gli ebrei, tutti gli azionisti di fabbriche d'armi,
di fabbriche di carne in scatola e di abiti in serie, che tutte le fabbriche di scarpe, i cantieri
navali, e gli altri industriali che traggon profitto dalla guerra, per non parlare dei proletari
disoccupati, che non sono mai tanto ben vestiti nutriti e alloggiati come sotto le armi, siano
birbe matricolate. Cos i Governi che offrono agli elettori una guerra come tonico salutare
e ingrediente necessario al sostentamento di un carattere nazionale virile alla maniera
pseudo-nietzschiana son forse pi onesti dei Governi pseudo- cristiani; ma in Inghilterra i
Governi si preoccupano di professare la loro fede cristiana per cui Dio  dalla loro parte, e
se fan la guerra vi sono obbligati per impedire le guerre del futuro.

E tuttavia alla guerra vien dietro il due e mezzo per cento, cos come il giorno vien dietro
alla notte. La verit  cheIlil bisogno di morte
Pratico Mondo pereEdunet
distruzione
books provato dal capitale mette in
movimento la forza umana della bellicosit naturale, incarnata nel Militare. Ma di lui ci
siamo gi occupati.

19. L'UOMO ISTRUITO


Il signor H. G. Wells non perde mai l'occasione di ricordarci che le razze che non riescono
ad adattarsi alle condizioni naturali in cui son costrette a vivere, e a mutar le loro abitudini
col variare di queste condizioni, sono condannate. L'alternativa opposta  di adattare le
condizioni alle nostre abitudini, comprendendo fra esse le nostre fedi e le nostre speranze.
Ambedue queste attivit sono praticabili in misura cui non osiamo porre limite, a dispetto
della gente che dice che non possiamo cambiare la natura umana, n il clima, e che non
possiamo muovere le montagne. Non solo sono mutabili, ma lasciate a se stesse si mutano
pi in fretta di quel che ci mettiamo noi a cambiare il parere secondo cui i nostri Governi
raffazzonati non sono mai capaci di mantenere all'altezza dei tempi le nostre istituzioni.

La pi intralciante delle nostre incapacit a mutare le istituzioni sincronisticamente col


mutamento degli eventi sociali e naturali  il nostro sistema scolastico. Molto tempo fa,
quando tutti i nostri libri erano scritti in latino, non potevamo leggerli se non conoscevamo
il latino, e neppure scriverli. Senza il latino eravamo degli ignoranti. Oggi il latino  una
lingua morta in cui non si scrivono libri. Una persona che non conoscesse altra lingua
sarebbe ignorante e virtualmente sorda e muta, senza scampo. Tuttavia il nostro sistema
scolastico ignora questo mutamento e resta ancora fisso nella certezza che il latino sia la
lingua delle persone colte e letterate. Ne risulta che la nostra classe governante, che 
passata attraverso la macina della preparazione scolastica, elementare, secondaria e
universitaria,  ignorante per quanto  possibile che lo sia oggi una classe di popolazione
civile, e mantiene un disprezzo e un disgusto di cui  capace solo l'ignoranza pi crassa,
per le occupazioni intellettuali, scientifiche e artistiche. E qui finalmente scopriamo che,
sebbene non esista al mondo un animale pi ignorante dell'uomo istruito, tuttavia le
persone che sono state a scuola devono esser considerate dagli uomini di Stato come forza
sociale alla pari degli ignoranti e degli incolti.

Il dottor Inge ci ha detto molto saggiamente che, se noi formuliamo il nostro ideale di
istruzione, potremmo dire che ci si dovrebbe insegnare tutto quanto ci interessa di sapere
in modo da poter diventare tutto quel che ci interessa di essere. E' una tragedia nazionale
che, istruzione a parte, le scuole secondarie e l'universit non abbiano insegnato a lui
nulla di quanto gli premeva sapere, e in conseguenza lo abbiano penosamente ostacolato
impedendogli di diventare quello che gli premeva, cio molto pi che decano di una
cattedrale troppo vasta per la sua congregazione.

Quel che maggiormente ci minaccia non  l'ignoranza dell'uomo incolto, sebbene al


giorno d'oggi sia diventata molto pericolosa, col voto per tutti, mascherato da democrazia,
e basato sulla presunzione che ognuno sia onnisciente in politica. L'ignorante pu venir
istruito:  facile scrivere su una lavagna pulita. Ma le lavagne delle nostre scuole non sono
pulite: son tutte scarabocchiate non solo di versi pseudo-latini, ma di favole, di
superstizioni barbare, di codici e "slogans" sorpassati, e delle sciocchezze e stupidaggini
accumulate da secoli; perch queste lavagne non sono mai state pulite; e chiunque abbia
tentato di farlo  stato punito, o, se non era possibile colpirlo personalmente, denunciato
come nemico di Dio e degli uomini. Dalle lavagne di Eton e Harrow, Rugby e Winchester, i
nostri governanti imparano che i deisti come Voltaire, Rousseau e Tom Paine erano atei
malvagi, e che Washington, Brigham Young, Marx e Lenin erano mostri sovversivi. E
parimenti che le battaglie di Trafalgar e Waterloo, grazie alla quale ultima Napoleone fu
sostituito da Luigi diciottesimo, sovrano migliore per la Francia, furono trionfi della
civilt e del buon senso britannici. Questi
Il Pratico Mondosono
per soltanto alcuni dei pi noti esemplari
Edunet books
delle stupidaggini di cui son nutrite le menti dei nostri studenti. In rari casi esse provocano
un'accanita resistenza nelle persone pi risolute, come  il caso di Voltaire, che fu
educato dai gesuiti e tuttavia  diventato universalmente famoso come nemico
implacabile della Chiesa francese; ma la corruzione politica e l'assurdo anacronismo della
nostra istruzione sono stati denunciati e sviscerati da tanti scrittori che mi limito ad
accennarne senza soffermarmi, dato che se ne  parlato abbastanza, mentre tratter qui
degli aspetti della questione pi pericolosi a essere esaminati. Tuttavia, nella maggior
parte dei casi, essa ha ancora tanta potenza che una vecchia cravatta coi colori della scuola
vien considerata alla stregua dello stemma di un signorotto del diciassettesimo secolo.

L'istruzione  strettamente connessa al problema dell'infanzia. Ho gi messo in evidenza


il fatto che gli uomini di Stato non devono occuparsi dei bambini della nazione all'istesso
modo in cui i genitori devono occuparsi dei propri bambini, perch i bambini della
nazione non crescono mai e gli altri invece s. Ora, i genitori non possono imparare i loro
compiti finch non hanno allevato pi figli di quanti oggi acconsentano a metterne al
mondo, guastando i primi due o tre perch si occupano troppo o troppo poco di loro. Ci
d allo statista un vantaggio sui genitori. Quando deve occuparsi di bambini di tutte le
et, in massa, ha come guida l'esperienza di tutta la storia dell'umanit, laddove i
genitori cominciano senza alcuna esperienza, e scoprono che i loro problemi mutano di
anno in anno. Gli insegnanti di scuola godono degli stessi vantaggi: per esempio, Eton sa
come trattare i ragazzi fra i tredici e i diciott'anni molto pi scientificamente di quanto
non lo possano fare le madri.

Ci spiega l'asserzione di William Morris di Kelmscott, citata al capitolo sesto. Grande fra
i pi grandi vittoriani, come poeta, artigiano e abile uomo d'affari, e uno dei pochi che non
furono corrotti dalla falsa prosperit del tardo periodo vittoriano, disse, parlando da
genitore e da comunista: Il problema di chi sian le persone migliori cui affidare i
bambini  molto difficile; ma  certo che le peggiori sono i genitori. E la classe
benestante cui apparteneva era talmente del suo parere che dava i figli da allevare non ai
genitori, ma alle bambinaie, alle domestiche, alle governanti e ai maestri. Prima che
l'istruzione scolastica divenisse obbligatoria, i poveri eran costretti ad allevare da s i
propri bambini; e alcuni eseguirono magnificamente bene il loro compito; ma in generale
mandavano i bambini ancor piccoli a lavorare per salari miserabili; ostacolarono
fieramente la legge sul lavoro che proibiva di assumere bambini nelle fabbriche; e furono
poi ben lieti di liberarsi dei bambini per mezza giornata, affidandoli ai maestri elementari,
quando l'istruzione divenne obbligatoria. Il sindaco di un paese riusc a ridurre la
mortalit infantile dando una sterlina a ogni madre della sua giurisdizione che gli
portasse a vedere il suo bambino ancora vivo il giorno del suo primo compleanno.

Paragonato a questi fatti, il nostro sentimentalismo domestico, che blatera di cure dei
genitori e santit della famiglia come dell'unit inviolabile della societ umana, non 
altro che una scusa per non far niente. Una civilt elementare non pu effettuarsi senza
un codice morale come i Dieci Comandamenti, e senza una tecnica del linguaggio, della
scrittura e dell'aritmetica, e un codice legale di comportamento obbligato che abolisca
completamente la libert individuale e il libero arbitrio in tutto quel che cade nel suo
raggio di azione. La gente non pu vivere nella societ umana se non si comporta in un
dato modo, e altrimenti va corretta, e, se si dimostra incorreggibile, soppressa. La vita deve
svolgersi secondo norme fondamentali prescritte, e le attivit devono essere stabilite e
oneste. E qualcuno deve insegnare questi codici ai bambini. Devono essere imposti
dogmaticamente al bambino finch non sia abbastanza grande da poterli capire. Si
possono imporre in vari modi, tanto con crudeli bastonature ai bambini e spietate
punizioni agli adulti, quantoIlcon metodi
Pratico meno
Mondo perselvaggi
Edunet e nocivi; per in qualche modo
books
vanno imposti, altrimenti il mondo diventerebbe una gabbia di matti. E' una necessit
fondamentale; e lo statista il quale immagina che una formula di libert, eguaglianza e
fratellanza sia sufficiente a risolvere tutti i problemi, scoprir, se  capace di trarre
insegnamento dall'esperienza, che la libert deve cedere il passo alla uguaglianza e che la
fraternit pu significare tanto quella di Caino e Abele quanto l'amicizia di Davide e
Gionata. I bambini, se devono diventar cittadini, devono imparare molte cose che i loro
genitori non sono in grado di insegnare neppure se ne avessero il tempo necessario. Lo
statista deve provvedere a questo insegnamento, altrimenti verr a trovarsi di fronte
all'impossibile compito di mantenere la civilt con selvaggi al posto di cittadini.

Ma se la civilt deve esser mantenuta da tutti facendo quel che fanno gli altri, che cosa ne
avviene del progresso, dei mutamenti, delle evoluzioni, delle invenzioni, del libero arbitrio,
della libert di pensiero e di parola, dei diritti individuali, e di tutto ci che distingue
uomini vivi da automi conservatori? Questa domanda capita a buon punto per me, sotto
molti aspetti che mi paiono di importanza vitale; vorrei che il mondo cercasse di fare quel
che fan tutti e facesse qualcos'altro, anche fino al punto di far diventare criminali alcune
delle attivit del giorno d'oggi. E la storia dimostra che, se a nessuno  permesso di
patrocinare e iniziare questi mutamenti, la civilt si fossilizzer e perir. Dunque, non ci
pu esser civilt senza legge e ordine, convenzioni ed etichetta; tuttavia quando queste
cose son stabilite, deve esserci il diritto di rivolta, bestemmia, eresia, eccentricit,
innovazione, variet e mutamento, altrimenti la civilt croller un'altra volta non
riuscendo ad adattarsi alle scoperte scientifiche e allo sviluppo della mentalit. I Governi
devono perseguitare e tollerare contemporaneamente, stabilendo di continuo quando
devono perseguitare e quando tollerare. Non devono mai assumere a principio la
persecuzione o la tolleranza. La diffidenza inglese verso i principi e la logica ha le sue radici
nella saggezza di questa regola.

La morale che si deduce da questo  che bisogna dichiarare inabili a trattare questioni
culturali le persone incolte, che ignorano le lezioni della storia. Avendo (e probabilmente li
avremo) Gabinetti e anche Parlamenti diversi, per le questioni culturali, per le questioni
industriali, per le questioni agricole, e cos via, ci sar una tendenza alla persecuzione,
perch la persecuzione non solo  sempre necessaria ma di ovvia e immediata
ragionevolezza, laddove la tolleranza, sebbene parimenti necessaria,  immediatamente e
apparentemente irragionevole e pericolosa. L'eventualit che ci avvenga  improbabile,
ed  stata pensata solo da poche persone che, come me, essendo autori, giornalisti,
sociologi e propagandisti di qualsiasi tendenza, sono all'avanguardia della massa, e
chiedono per le loro attivit letterarie un'esenzione dalla legge comune completa come
quella richiesta dai fisiologi per le ricerche mediche. Sotto denominazioni quali Libert di
Stampa, Libero Pensiero, Libert di Parola, Libert di Coscienza, c' la nostra richiesta
di essere immuni in materia d'opinione pubblica dalle leggi contro le sedizioni, la
bestemmia, l'oscenit, e che ci sia concessa un'ampia immunit per il ridicolo, la
caricatura, l'invettiva politica e l'insulto personale volgare. La pubblicit gode di
impunit anche se mente su fatti positivi, con lo scopo di far denaro con falsi pretesti. E
proprio questa pretesa, che  la pi palesemente indecente,  l'unica ad essere
completamente concessa; perch sebbene ricorrano, abbastanza spesso da tenerli vivi e
renderli minacciosi, persecuzioni contro i libelli diffamatori, sediziosi e osceni, non si sente
parlare di persecuzioni contro i guadagni ottenuti con una pubblicit ingannevole.
Chiunque pu farsi una fortuna alla maniera del signor Ponterevo del famoso romanzo di
Wells intitolato "Tono Bungay".

Questa estrema forma di tolleranza  realmente vergognosa e si pu spiegare soltanto col
controllo esercitato non ufficialmente sullo Stato
Il Pratico Mondo dalla plutocrazia
per Edunet books commerciale; ma esiste
un caso che richiede ampia libert di opinione, stampa, e propaganda. Ogni forma di
progresso significa mutamento di opinione, sia pur soltanto di opinione tecnica; e le
opinioni nuove appaiono spesso, in principio, assurde e fantastiche, poi empie e pericolose,
quindi come questioni da discutere, e finalmente come verit accertate. In Inghilterra e in
America c'era l'usanza di frustare pubblicamente le donne rispettabili affiliate alla Societ
degli Amici (e che poi si chiamarono Quacchere); e tuttavia, oggi, un membro di codesta
associazione  considerato persona di grande intelligenza e probit. Vent'anni fa il
bolscevismo russo era condannato in Inghilterra, come lo  oggi nella Germania nazista,
come un'infamia che va bandita da ogni nazione civile. Oggi la costituzione bolscevica
viene considerata un modello per tutte le comunit progressiste; e l'Inghilterra e la Russia
si son giurate amicizia e alleanza, difensive e offensive, per i prossimi vent'anni. Alcune
delle mie commedie furono tenute per parecchi anni al bando dalla censura che le
considerava vergognosamente inadatte a esser rappresentate a causa della loro oscenit e
della loro empiet; e tutte furon considerate sediziose e paradossali. Al giorno d'oggi sono
deprezzate, perch fuori moda e troppo pudiche, dai giovani leoni della letteratura
drammatica. Perch non mi impedirono di scrivere invece di sopportarmi e lasciarmi
relativamente libero sebbene con qualche danno per il portafogli e per la reputazione?
Senza dubbio l'anarchia plutocratica che protegge la pubblicit ha lo zampino anche in
questo (commercialmente i miei libri e le mie commedie fruttarono moltissimi soldi); ma
talmente tanti riformatori furon arsi vivi sul rogo o impiccati, castrati, e squartati per aver
espresso opinioni che oggi nessuno si sogna pi di discutere, che la persecuzione delle
opinioni  segnata a dito dai nostri giornali come politica di pericolosa ristrettezza di
vedute. Ma in pratica non  mai possibile applicare la tolleranza su larga scala, perch la
santit della morale stabilita, essendo diventata un riflesso meccanico, non consente di
ammettere che la morale sia questione di opinioni, finch, mutando le circostanze, non
danneggia la gente a tal punto da obbligarla a cambiare mentalit o a perire.

Dobbiamo convincerci che la persecuzione  una funzione necessaria di governo, entro


dati limiti. Quando un paese civilmente progredito deve governarne uno meno civile, essa
 necessaria. Per questo motivo il Governo inglese perseguita spietatamente il "sati"
(grafia inglese "suttee" (1), i Thugs, e il carro di Juggernaut in India (2) e i Vudu in Africa e
nelle Indie Occidentali. I nostri amici liberali indiani ci dicono talvolta che il nostro dovere
in India sarebbe di cessare le persecuzioni e stabilirvi la libert di pensiero, parola,
religione ed educazione. In verit le persecuzioni sono l'unica giustificazione valida della
nostra presenza in India. Probabilmente, sia in patria sia all'estero, le nostre persecuzioni
hanno met del vigore che dovrebbero avere. La nostra tolleranza nei riguardi dell'ozio e
del parassitismo  sbalorditiva. E' vero che la persecuzione attuale degli ebrei come si fa
in Germania, e quella degli africani, cinesi e giapponesi che si pratica nell'Impero
britannico e negli Stati Uniti, han dato una trista fama a questa parola. Il rapimento,
l'uccisione, l'esilio di un cittadino tedesco colpevole del fatto che suo nonno pregava in una
sinagoga non hanno alcuna giustificazione plausibile, e lo stesso si dica per il divieto ai
negri di esercitare una professione intellettuale (questa  una delle nostre pi stupide
colpe). Un uomo di Stato pu leggere 10 volte i "Saggi sulla Libert" di Mill o la "Storia"
di Croce concepita come storia della Libert, senza arrivare a capire se una data attivit
vada tollerata o dichiarata colpevole.
E adesso, che ha a che fare tutto questo con l'istruzione dei bambini? Ha molto a che fare,
direi; siccome bisogna insegnare al bambino una religione e una morale, sorge la questione
se bisogna insegnargli la religione e la morale del suo maestro o quelle dei suoi genitori; e
se i genitori sono Fratelli di Plymouth o Testimoni di Jehovah e il maestro un agnostico
darwiniano, sorger la questione se tocca al Governo farsi avanti e imporre ai genitori un
corpo d'insegnanti fra cui non abbianoMondo
Il Pratico possibilit di scelta.
per Edunet booksNel diciannovesimo secolo fu
patrocinata dagli atei, dagli agnostici e dai darwiniani una novit chiamata educazione
secolare, secondo cui non si doveva affatto insegnare nelle scuole morale e religione; ma
siccome si doveva insegnare ai bambini come comportarsi bene a scuola, fu impossibile
seguire questa norma, che in pratica signific solo la sostituzione del timor di Dio col
timore della bacchetta. Si trov un altro espediente istituendo corsi di letture bibliche da
cui i genitori potevano liberamente esentare i propri figli e in cui non eran permessi
commenti settari da parte degli insegnanti. E siccome per la maggior parte eran felicissimi
di affidare ad altri l'educazione dei figli i genitori accettarono con indifferenza questi
espedienti e compromessi. Molti di essi, compresi anche alcuni convinti anticlericali,
mandavano le loro figlie nei collegi di monache perch queste eran le sole maestre che
insegnassero le buone maniere, sebbene non insegnassero quasi niente altro. Quanto agli
Stati capitalisti, essi lasciano che la gente che vive in case in cui si paga al massimo trenta
sterline all'anno allevi i propri figli come meglio le pare, e si occupano dell'educazione dei
bambini solo perch imparino a leggere ordini scritti e stampati, avvisi, orari e cose del
genere, e a far di conto; tutti requisiti necessari nell'industria moderna. Per non ci si
sogna neanche di farne cittadini di cultura completa.

Ora, negli Stati maggiormente socializzati dell'avvenire queste sciocchezzuole verran messe
da parte. Lo Stato insister su quella che noi chiamiamo la formazione del carattere del
bimbo come cittadino e, se i genitori gli inculcheranno dottrine sovversive, lo toglier alla
tutela dei genitori con la stessa risolutezza che venne usata nei riguardi dei bambini di
Shelley e di Annie Besant. Il conflitto fra le due autorit sarebbe serio se fossero molti i
genitori che conoscono o si curano abbastanza del modo di guadagnare i figli alle proprie
idee; ma alla maggior parte dei genitori basta che i bambini frequentino la pi vicina
chiesa o cappella vestiti dei loro abiti migliori come membri rappresentanti della setta
familiare. Questo semplifica la questione per i genitori, e anche per lo Stato, finch
l'educazione elementare non significa altro che insegnare ai bambini a leggere, scrivere e
far di conto. Ma quando si dovr insegnare la convivenza coi propri simili, come
l'intendiamo noi se la civilt deve esser reale e non un'organizzazione a delinquere come
 per la massima parte adesso, le nostre scuole dovranno inculcare principi politici, buone
maniere, morale e religione. La necessit della religione  indipendente dal credere nel
dio della trib, che Blake chiama vecchio pap-nessuno, o in qualsiasi altro dio. In
Russia la Lega dei Senzadio  un ordine religioso. In India i Jains (3) hanno costruito
templi di una magnificenza straordinaria per una fede da cui Dio  espressamente escluso
quale forza superiore all'umana comprensione che noi non dobbiamo permetterci di
nominare. Ci sono sette inglesi in cui la fede in Dio  cos logica e assoluta che i genitori
non devono discutere di religione coi figli: devono affidarli ciecamente a Dio. Un mio
amico, persona molto nota, che era ateo convinto e libero pensatore militante, era figlio di
devoti genitori glasisti (in Inghilterra, sandemaniani), e nipote di un capo di quella piccola
setta. Ma il suo tentativo di allevare il figlio ateo e anticlericale venne completamente
frustrato quando il ragazzo cominci a frequentare una scuola pubblica, dove si distinse
riportando un brillante successo secondo le norme pi convenzionali. Questo perch il
ragazzo aveva una "luce interiore" sua propria, diversa tanto dalla luce interiore di suo
padre ateo quanto da quella dei suoi nonni glasisti. Suo padre fu deluso cos come era
stato deluso suo nonno. Bisogna tener conto della luce interiore; perch noi procreiamo
molti brutti anatroccoli, che non diventeranno tutti cigni.
Ora, che cos' questa luce interiore?

Scientificamente  ancora un mistero; ma per quel che pu interessare un ministro della
Pubblica Istruzione  il punto di vista personale che il cittadino o la cittadina si fanno
della realt loro nota. Perci  di capitale importanza che il cittadino conosca quanto
pi pu la realt conosciuta o conoscibile.
Il Pratico Mi Edunet
Mondo per pare che da ci si deduca come si
books
dovrebbe impedire a ogni costo ai genitori, ai parroci, agli insegnanti e ai propagandisti
d'ogni genere di raccontare menzogne ai bambini invece d'insegnar loro verit scientifiche.

Tuttavia queste persone raccontano fole ai bambini sotto l'aspetto delle pi sacre verit.
Quando mio padre, dopo aver coscienziosamente compiuto il suo dovere paterno
dilungandosi sulla suprema autorit ed eccellenza della Bibbia quale fonte di
illuminazione e istruzione, fu tentato dal suo spirito di contraddizione ad aggiungere che
essa  il pi dannato sacco di bugie che sian mai state inventate, non pronunci
un'empia menzogna: esagerava solo la verit per far dello spirito. Infatti la Bibbia
contiene molte bugie che non dovrebbero mai venir dette ai bambini, e che tuttavia sono
loro inculcate come verit divine da tutte le Chiese cristiane. Chi pu impedire che si
insegni ai bambini, e anche agli adulti, che ci sono esseri chiamati streghe e che noi
dobbiamo ucciderli? Oppure che l'universo fu creato e vien governato da una divinit di
trib che fu cos disgustata dalla cattiveria dell'umanit, da lei stessa creata, da
mandare un diluvio per affogarla, salvando per una famiglia perch il suo patriarca
aveva messo la divinit di buonumore arrostendole un pezzo di bue sotto il naso? O che
una divinit pi tarda, parimenti disgustata della propria creazione, mand il suo
figliolo innocente nel mondo perch vi fosse orribilmente torturato e ucciso per espiare i
nostri peccati, e che quelli che credono a queste cose vanno in paradiso qualsiasi peccato
abbian commesso, mentre quelli che non ci credono saranno condannati in eterno anche se
hanno condotto vita virtuosa? Che civilt pu costruire uno Stato su queste superstizioni
selvagge di teismo vendicativo e sacrifici umani? Di certo il Governo russo, il Governo
tedesco e il Governo voltairiano francese hanno ragione nel decretare che i bambini sotto la
loro giurisdizione devono esser protetti contro tale istruzione e informati meglio. Nella
crisi attuale, il Governo britannico non dovrebbe far presente alla Chiesa d'Inghilterra che
verr sciolta e privata di tutti i beni se non la smette subito di dichiarare nel diciottesimo
dei suoi trentanove articoli che la maggior parte dell'umanit, compresi i nostri alleati
russi, deve essere scomunicata?

E allora cosa diremo ai bambini cattivi? Tutti i bambini sono cattivi, qualche volta, o per
una crisi di nervi o, pi razionalmente, perch non capiscono il motivo per cui non
dovrebbero fare i cattivi. E' facile, per un ministro della Pubblica Istruzione, decretare che i
genitori o l'insegnante o la bambinaia non devono raccontare bugie al bambino, n
batterlo o avvelenarlo. Ma supponiamo che una madre dica: Trovo che l'unico mezzo per
far cessare una crisi di nervi  una bella sculacciata. Potete suggerirmi qualcosa di
meglio?. Immaginiamo che un insegnante dica: Quando un bambino mi chiede
perch non deve fare quel che gli piace non posso dirgli di leggere il "Leviathan" di
Hobbes o i "Principi di Etica" di Spencer: devo dirgli che c' un posto che si chiama
inferno e che lui ci andr se non fa quel che gli si dice. E' una menzogna, ma il bambino ci
crede, la capisce e si comporta in conseguenza. Se non mi  permesso dire questa bugia,
che bugia devo dire, considerando che la verit  al disopra della comprensione
infantile?. La mia bambinaia mi faceva star buono minacciando che, se continuavo a
disobbedirle, sarebbe sceso il gallo gi dal camino. Ai miei occhi il gallo era una
divinit vendicativa. E non credo che il pi illuminato ministro della Pubblica Istruzione
sarebbe riuscito a farmi rigare diritto meglio della mia bambinaia. Maometto, uno degli
uomini pi saggi che mai si trovarono ad affrontare questo problema, non riusc a
governare gli arabi, n a distoglierli dall'adorazione delle pietre sacre, senza inventare un
inferno che non era solo terrificante ma anche disgustoso, e sostituendo alle pietre un Dio
(Allah), che era sicuramente un gradino superiore a Geova, ma nella cui esistenza non
possiamo pi credere candidamente come fece Maometto. Dante dipinse tale quadro per
le Chiese cristiane. Molta gente crede ancora con gran seriet nell'inferno; e sebbene un
numero considerevole di persone influenti
Il Pratico Mondoseper
ne Edunet
rida, il books
risultato non  rassicurante:
coloro i quali non temono nulla dopo la morte sono pericolosamente privi di scrupoli,
prima di essa. Nel Medio Evo gli uomini commettevano delitti; ma facevano ogni sforzo
possibile per espiarli. I nostri criminali non punibili a norma di legge sono lasciati alla loro
coscienza (quando ne hanno una); e sebbene sottoscrivano alle opere di beneficenza per
alleviare la povert e i disagi creati dal loro egoismo, non ci lasciano n le cattedrali n
le grandi istituzioni benefiche e le scuole che dobbiamo a Guglielmo il Conquistatore e ai
suoi pari.

Sembra allora che lo Stato debba raccontare ai suoi sudditi bugie di ogni sorta perch si
mantengano nell'ordine, e che queste bugie debbano variare a seconda dell'et, perch
un ragazzino o una ragazzina di dieci anni non hanno pi paura del gallo che vien gi dal
camino.

Come la mia educazione venne effettuata a opera di una successione di rivelazioni,


ciascuna delle quali implicava il ripudio di alcune convinzioni prima radicate
profondamente, e in conseguenza quella dell'infallibilit di mio padre, per non parlare
della mia, non capisco perch, quando la vita del bambino vien organizzata in gruppi
diversi seconda le et, come  sempre avvenuto nelle nostre scuole con la prima inferiore
e la sesta superiore e simili, la promozione di un bambino da un gruppo all'altro non debba
esser contraddistinta da una cerimonia di disillusione in cui il novizio venga informato che
ora pu beffarsi della parte religiosa della sua educazione infantile considerandola una
fandonia non adatta al crescer dei suoi anni. Come molto tempo fa, nel primo secolo dopo
Cristo, Paolo scrisse di metter da parte gli oggetti infantili come di un avvenimento
normale dovuto all'aumentar degli anni; e siccome questo accade pi o meno a tutti i
bambini, sarebbe meglio che lo si facesse sistematicamente e senza ambagi, cos
potremmo sbarazzarci di tutta quella gente su cui le superstizioni infantili continuano a
influire nonostante le mature conclusioni dovute all'et, all'esperienza e all'osservazione.
Quando raccontiamo deliberatamente una bugia al bambino per determinare nella sua
mente infantile un riflesso di buona condotta, dovremmo avere il buon gusto di
smascherare questa bugia quand'egli sar grande abbastanza da capire di pi il poco che
sappiamo sulla verit delle cose. L'altra alternativa consiste nel regolare in ogni
particolare il comportamento del bambino, e associare nella sua mente la disobbedienza
alla tortura fisica; procedimento chiamato talvolta soffocamento del carattere. Questo
metodo, sebbene ancora estesamente praticato nella vita privata e ufficialmente nelle
scuole pubbliche,  riprovevole per varie ragioni. Con la punizione non bisogna n
nuocere fisicamente al bambino n influire sul suo carattere. Quando questo metodo
viene esplicato di proposito a sangue freddo  crudele e deleterio per i rapporti tra i
bambini e i loro genitori e insegnanti. Esso vien troppo facilmente usato dalle persone dure,
stupide, cattive e sadiche, nelle cui mani non si dovrebbe mai lasciare un bambino, mentre
non vien mai adoperato dalle persone di buon cuore e intelligenti: e questo  proprio il
contrario di ci che ci vorrebbe. Questo metodo pu solo obbligare all'obbedienza, che 
totalmente diversa dalla moralit volontaria, e i suoi effetti cessano quando il ragazzo
giunge ai vent'anni, e si trova superiore a suo padre, uomo di mezza et, se si tratta di
farla a pugni, ed  pericoloso se maleducato moralmente. Essendo questo metodo
puramente terrorizzante e intimidatorio, la sua efficacia dipende dalla certezza di riuscire
infallibile, cosa questa impossibile. Fa del suo meglio per distruggere nella vittima il
naturale senso di rispetto verso se stessi e il senso dell'onore, su cui, dopo tutto, si basa la
vita civile; e sebbene tale distruzione non sia completamente possibile, tuttavia pu
giungere a tanto che la vittima si fa un punto di onore di eluderlo. Non  possibile
raggiungere un alto grado di civilt finch non verr abolito questo metodo.

Pi avanti vedremo che la Il rinuncia


Praticoalla punizione
Mondo e allabooks
per Edunet sua coefficiente espiazione
metafisica non abolir il diritto della societ civile di controllare e reprimere i deficienti
che non possono vivere che sotto tutela, e ripulire il giardino uccidendo le persone
nocive con la stessa indifferenza con cui si uccidono i cobra e le tigri divoratrici d'uomini. I
traditori politici e gli assassini non sono le sole persone che dovranno giustificare nel
futuro la loro esistenza con la loro condotta sociale.

Scartando dunque il progetto di civilizzazione mediante imposizioni e punizioni corporali


ci resta l'alternativa dell'educazione fatta a mezzo di favole e parabole basate sull'ipotesi
che, per quanto scientifiche possiamo renderle, sono al massimo transitorie. E ci riporta
il ministro della Pubblica Istruzione al problema di quanto realismo possa sopportare un
bambino, quanto un adolescente, quanto un adulto durante la giovent, la media et e la
vecchiaia, e quanto poco quando siamo in guerra e le notizie dal fronte sono allarmanti.
Fino a qual punto si possono eliminare le tradizioni e le abitudini (riflessi condizionati)?
Perch ciascun individuo, in una vita sola, deve passare attraverso quello che la civilt
occidentale ha provato durante cinquanta generazioni: un'et della fede, un'et
dell'iconoclastia e della delusione. E iconoclastia e delusione producono disgusto e
pessimismo a meno che le speranze frustrate e la fede distrutta non siano sostituite da una
speranza migliore e pi credibile e da una fede parimenti fiduciosa.

Proprio una bella gatta da pelare, per i nostri Ministeri. Ma ne hanno bisogno. C'
abbastanza speranza e fede nel socialismo per giustificarci dello scandalo di iconoclastia e
dell'asserzione che Proudhon aveva ragione quando definiva la propriet (la "propriet
reale") furto, e che Ruskin aveva ragione quando diceva che dobbiamo essere o lavoratori
retribuiti o ladri o mendicanti. Il marxismo non  un Vangelo infallibile per le et a
venire; ma si  rivelato efficace in Russia, ed  piuttosto adatto per i tempi che corrono.
Sebbene il darwinismo abbia bandito la mente dall'universo e il neodarwinismo ne
abbia bandito la vita, e ora dichiari che non  altro se non un laboratorio predestinato di
Robots (4) i quali cercano di capire il loro meccanismo tagliando a pezzi il cervello dei cani
e contando le gocce della loro saliva, tuttavia l'evoluzione creativa procede irresistibilmente,
con le sue infinite possibilit che danno speranze molto maggiori di quelle che possono
ispirare le favole medievali sul paradiso.

Solamente, non dobbiamo dimenticare che, sebbene le vecchie fole sian morte per molti di
noi, tuttavia non son morte per tutti. Mi ricordo di una cosa occorsami una sera in cui
partecipai a una grande riunione dell'Esercito della Salvezza, nell'Albert Hall, per
commemorare la signora Booth, moglie del fondatore dell'Esercito. Ero stato invitato
perch avevo scritto una commedia con una ragazza dell'Esercito come eroina, e perch,
in una lettura alla stampa, avevo rimproverato un ignorante prepotente che aveva
diffamato con alcuni scritti le eccellenti bande della Salvezza. Mi avevano messo proprio al
centro del grande anfiteatro. Non canto affatto male n stonato, e poich non c'
divertimento maggiore che cantare in coro e poich, anche, i motivi degli inni
dell'Esercito mi eccitavano ed eran privi di quella monotonia che ha procurato una cattiva
fama alla "musica sacra", io guidai con tremendo gusto il coro nel mio palco affollato. La
mia esibizione suscit l'entusiasmo di una ragazza dell'Esercito della Salvezza, la quale,
con gli occhi bagnati di pianto, mi afferr le mani gridando: Ah! noi sappiamo, vero?.
Che cosa dovevo rispondere? Coloro che credono che si debba sempre dire la verit
affermeranno senza ombra di dubbio che io avrei potuto e dovuto dire: "Cara la mia
ragazza, vi sbagliate di grosso. Tutta questa faccenda di arrampicarsi sulle stelle d'oro per
raggiungere il paradiso, che io ho cantato con tanto "lan", non  che una stupida
superstizione. Le stelle d'oro e il paradiso non esistono. Mi permetto di consigliarvi la
lettura delle opere del signor
Il Charles
Pratico Bradlaugh e del colonnello
Mondo per Edunet books Ingersoll. Condivido il
loro scetticismo. Buona sera".

Ma non potei dir queste cose, n avevo intenzione di dirle. Invece, per quanto non
riuscissi a farmi venir le lacrime agli occhi, feci del mio meglio per renderli sfavillanti come
i suoi, e col cuore apparentemente troppo commosso per parlare la lasciai nella
convinzione che noi sapevamo e che io credevo a tutto ci che credeva lei e speravo
tutto ci che sperava lei.

Chiunque mi biasimasse per questa comprensione ipocrita non  adatto a fare il ministro
della Pubblica Istruzione. NOTE. NOTA 1: "Suttee": usanza indiana secondo cui la vedova
si faceva cremare sul rogo del marito. NOTA 2: "Juggernaut": sacrifici umani a Visn.
NOTA 3: Setta buddista. NOTA 4: Uomini meccanici.

20. L'UOMO DI MEDIA ISTRUZIONE


Se noi definissimo istruiti tutti coloro che hanno un diploma universitario, dovremmo
trovare un'altra definizione per coloro i cui genitori non possono permettersi simili lussi, e
che sono stati costretti a lasciar la scuola poco dopo aver compiuto i dieci anni e a
cominciare a guadagnarsi almeno in parte da vivere come impiegatelli, aiutocommessi, e
qualsiasi altro genere d'impiego con giacca nera e colletto bianco, in cui sono necessarie
non solo l'istruzione elementare ma l'educazione, le abitudini e l'apparenza borghesi.
Chiamiamoli uomini di media istruzione. Costoro vengono incessantemente reclutati nel
ceto medio fra i pronipoti dei figli cadetti dei nobili di campagna, e nel ceto basso fra gli
esponenti migliori della classe operaia, le cui attitudini sono letterarie e aritmetiche pi
che manuali e le cui madri desiderano di vederli vestiti e rispettati (relativamente) come
signore e gentiluomini. Cominciai anch'io dal poco, con pretese sociali che non ero in grado
di sopportare, e per questo conosco profondamente lo snobismo e la scarsezza di mezzi di
queste persone. Riuscii a liberarmi da quelle condizioni raggiungendo la celebrit
professionale grazie al caso raro di aver il dono di un ingegno artistico redditizio. Anche
quelli che provengono da una classe superiore riescono a evaderne se capita loro di
possedere doti redditizie, come a esempio il genio per gli affari. Ma in generale gli uomini
di media istruzione, non avendo doti abbastanza redditizie da arricchirli, devono restare
quel che sono, poveri, pieni di pretese, e impossibili a venir organizzati perch non hanno
rapporti n con gli operai n coi ricchi, e di conseguenza le loro opportunit
matrimoniali sono cos limitate che non solo sono istruiti ma anche educati a met.

Tuttavia son loro che hanno in mano quasi tutti gli affari della nazione, e tra i loro figli si
contano Shakespeare e Dickens, Bunyan e Blake, Hogarth e Turner, Purcell ed Elgar, e una
dinastia di grandi attori da Burbage a Barry Sullivan, per non parlare di famosi mercanti,
soldati, avvocati ed ecclesiastici. Guardando all'estero vediamo che Spinoza e Rousseau,
piuttosto che soggiacere alla schiavit di far gli impiegati, i maestri o gli scrittori su
commissione, si guadagnarono il pane pi assennatamente fabbricando lenti e copiando
musica. Cos, nel medio ceto istruito per met, pare che la carriera sia aperta alle
persone d'ingegno, sebbene sarebbe pi giusto dire che il genio viene irresistibilmente alla
luce in tutte le classi, per quanto l'ignoranza e la povert possano abbatterlo o ritardarne
l'affermazione. Un alunno proveniente dal ceto medio pu sempre sognar di diventare, se
non uno Shakespeare o il presidente dell'Accademia Reale, un cittadino stimato e noto
come John Gilpin. E il fattorino di John Gilpin pu diventare il suo portalettere o il suo
commesso di negozio. I bambini del ceto medio, allevati in una casa abitata da non troppe
persone, e fornita di libri, pianoforte e qualche quadro, possono apprendere tutto quel che
riescono o che loro interessa dell'umano sapere, cosa che, poich  sempre presente nella
loro vita e non limitata alle ore di scuola (che sovente non fanno altro che interromperla), li
rende molto pi istruiti della media dei
Il Pratico laureati
Mondo in lettere.
per Edunet Se hanno i mezzi per pagarlo si
books
prenderanno un istitutore privato e ne troveranno di bravi, e non maestri senza vocazione
ed educazione.

Il rimedio non consiste nel mandare i ragazzi a Eton e Oxford, Harrow e Cambridge, e far
di loro altrettante vecchie cravatte scolastiche, con le idee e le tradizioni di sir Leicester
Dedlock al posto di quelle di John Gilpin. Perch sebbene il carattere commerciale di
John stia a quello feudale di sir Leicester come i Guelfi stanno ai Ghibellini, le sue scuole
scimmiottano i collegi del gentiluomo campagnolo.

Mi  permesso, quale illustre esemplare dell'uomo di media istruzione, di dir una parola
sulla mia scuola?

La mia scuola si basava sulla supposizione che la conoscenza del latino sia tuttora il
principio e la fine dell'istruzione. Era una cosa che andava da s; n mi spiegarono
perch avrei dovuto imparare il latino invece di una lingua viva. In realt non v'era alcun
motivo che me lo insegnassero, in quanto ci sono moltissime traduzioni dei classici che han
meritato di sopravvivere. Il metodo d'insegnamento era barbaro: mi ordinavano di
imparare le declinazioni e le congiunzioni e gli elenchi dei vocaboli come un pappagallo,
sotto pena di esser picchiato e "trattenuto" dopo le ore di scuola se non sapevo recitare
senza esitazioni i miei paradigmi. Quando fui in grado di farlo, il che fu facile per un
bambino abituato a notare le parole nuove e a tenerle a mente, mi furono messi fra le mani
i "Commentari" di Cesare e il famoso poema di Virgilio, e senza una parola di spiegazione,
come se quegli antichi commentari avessero avuto a che fare con me; e senza dirmi
perch dovessi occuparmi con tanta fatica di un antico troiano chiamato Enea, mi fu
ordinato di mettermi in gara con Dryden nel tradurre a prima vista quelle opere, ch se
non ci fossi riuscito sarei stato picchiato o trattenuto come prima. E sempre, anche quando
non ero sotto punizione, soffrivo sentendomi prigioniero (che  la peggiore delle
punizioni) per mezza giornata, condannato com'ero a starmene immobile, silenzioso e
attento per tutto il tempo salvo che per la mezz'ora di ricreazione in cortile, durante la
quale gridavo e correvo come un pazzo, per reazione a quella innaturale costrizione
prolungata. E pareva che non ci fosse una fine; zoppicare fra le righe di Cesare e Virgilio
non conduceva altro che ai paradigmi greci e all'ordine di tradurre l'"Iliade" di Omero, che
io avevo gi divorato per mio conto nel lapidario inglese di lord Derby, da me preferito ai
graziosi versi di Pope.

Non mi spiegarono perch, se ero obbligato a imparare una lingua morta, non avevano
cominciato col greco invece che col latino culturalmente inferiore, non me lo dissero forse
perch il motivo era troppo sciocco, stando il fatto che le scuole non avevano ancora
progredito dalla Conquista normanna al Rinascimento. Fuggii dalla mia scuola classica
proprio quando Omero mi stava minacciando, ma non prima che fossi messo a confronto
dell'algebra, senza una parola di spiegazione che me l'avrebbe resa interessante. Lasciai la
scuola, come Shakespeare e Dickens, con un po' di latino, e meno ancora di greco,
compreso quel poco che avevo imparato, prima di andare a scuola, da mio zio prete. Sarei
stato meglio senza sapere quello che mi avevano insegnato a scuola, poich era solo quel
che un galeotto impara dai suoi compagni di prigionia e dalla paura e dalla sofferenza;
sebbene sia esagerato dir questo, tuttavia paura e sofferenza erano abbastanza severe da
comporci sopra una canzone.

Devo aggiungere che siccome fui sempre un allievo esterno e mai interno, e poich nelle
ore di libert non soffrii mai il controllo dei miei amabili e molto indulgenti genitori, il
che significava lunghi intervalli fra unaMondo
Il Pratico giornata di scuola
per Edunet e la successiva, i miei rapporti
books
con gli altri ragazzi furono rapporti da gangsters, ma forse peggio, poich credo che i
gangsters lavorino per far bottino, mentre noi facevamo il male, cos, tanto per far
bravate. Cos come cospiravamo contro i maestri, allo stesso modo cospiravamo contro la
polizia, nelle cui mani sarei probabilmente finito se me ne fossi stato per la strada invece
che vagabondare solitario nell'affascinante reame della fantasia al cui incanto ero assai
suscettibile. Tuttavia, quando nel 1931 visitai un Penitenziario russo e mi fu chiesto di
rivolgere qualche frase edificante a un gruppo di giovani delinquenti (ladri, per la maggior
parte), mi sentii in obbligo di dir loro che, sebbene fossi una persona molto distinta e
"arrivata", tuttavia da bambino sarei finito nelle grinfie della polizia se non avessi avuto la
fortuna di non venir preso.

Ero parimenti distinto, rispettabile, e perfino venerabile, quando un giorno, bighellonando


lungo la riva del mare in Scozia, mi trovai fatto segno a un lancio di sassi abbastanza
pesanti e aguzzi da ferirmi seriamente se avessero colto il bersaglio della mia testa. Ero
entrato nel territorio di un villaggio di pescatori o minatori, dove i ragazzi stavano
giocando. Il loro gioco consisteva nel tirar sassi a uno strano signore anziano e barbuto,
schernendolo nel contempo con grida che lo descrivevano obbrobriosamente come un
Castoro.

Essendo notevolmente spaventato e troppo vecchio per scappare abbastanza in fretta,


senza contare il fatto che la fuga avrebbe incoraggiato i miei assalitori e aumentato molto il
loro divertimento, conclusi che non c'era altro da fare se non spaventarli pi di quanto
loro spaventassero me. Tre eran le cose di cui dovevano aver paura: la polizia, le cinghie
con cui i loro genitori punivano la loro condotta, e la possibilit che riuscissi ad
acchiappare uno qualsiasi di loro. Cos pensando avanzai alla loro volta sotto il fuoco, con
aria risolutamente vendicativa. Si dispersero e fuggirono, lasciandomi fortunatamente
incolume, ma pienamente convinto che se la civilt deve sopravvivere bisogna trovare
un'altra alternativa che non sia quella di imprigionarli in una scuola, se non si vogliono
lasciar i bambini liberi di divertirsi a modo loro.

Si pu dire che quei bambini eran poveri, rozzi e selvaggi. Ma pressappoco alla stessa
epoca gli studenti in medicina di Londra, molto maggiori d'et, e istruiti al punto da esser
capaci di scrivere le ricette in latino, e che stavano imparando una professione quant'altra
mai benefica e scientifica, si eran divertiti assalendo nelle vie affollate un riformista
temperante americano, accecandolo da un occhio e ledendogli la spina dorsale. Costui
mor poco tempo dopo. L'istruzione superiore non aveva civilizzato gli studenti: li aveva
imbarbariti.

Ora, se i ragazzetti scozzesi che mi lapidarono fossero stati organizzati come boy-scouts,
non si sarebbero mai sognati di trattarmi come fu trattato Santo Stefano 2000 anni fa. I
boy-scouts e le girl- guides sono il nostro primo tentativo di organizzare la vita infantile
secondo natura; ed  da notare che le due organizzazioni non furono fondate da un
educatore riformista, ma da un soldato. I filantropi che idoleggiano i bambini chiamandoli
angioletti, e i pedagoghi che li demonizzano considerandoli piccoli demoni maligni la cui
volont va soggiogata e che van liberati con le percosse dal peccato originale, sono nocivi
come i democratici che idoleggiano il suffragio degli adulti ritenendolo base di ogni saggio
Governo.

Il problema di quanto abbian bisogno di esser guidati i bambini e gli adulti, e di quanto
debban essere lasciati liberi di pensare e agire a modo loro,  sempre difficile. E' crudele
lasciare che un bambino scopra da soloMondo
Il Pratico quello che
per deve books
Edunet o non deve fare, e quel che deve o
non deve imparare per esser adatto alla vita civile Educando i ragazzi col sistema della
forza, come i guardiaboschi, gli sportivi, i pastori e gli ammaestratori educano i propri cani,
se ne fanno capaci agenti e bigotti difensori della civilt cos com' (in breve,
conservatori di prima classe), ma li si guasta come agenti e difensori dell'evoluzione. Il
rispettabile cittadino a cui  stato imposto il credo COMUNQUE SIA E' GIUSTO, 
dannoso come lo zingaro derelitto che  indotto ad affermare che COMUNQUE SIA E'
SBAGLIATO. Non esiste regola aurea per cui si possa determinare un punto conveniente
fra questi due estremi. Evoluzione significa cambiamento, e il cambiamento sconvolge
ordine e leggi; le due cose devono essere equilibrate. Henrik Ibsen, quando gli si faceva
pressione perch si iscrivesse a questo o a quel partito, rispondeva sempre: Non
appartengo a nessun partito. Ho entro di me tanto la destra che la sinistra. Ho piacere che i
miei nuovi punti di vista influenzino i liberali, i conservatori, i socialisti, e specialmente i
lavoratori, uomini e donne; ma non voglio mettermi l'etichetta di liberale, conservatore, o
laburista o suffragista. Le regole dei partiti non sono auree: non esistono regole auree.

Io sono del parere di Ibsen. Le sue obiezioni all'opportunit di adottare l'etichetta di un


partito vengono condivise da coloro che han per le mani pi di un argomento politico, e
che si prendono la briga di vedere come funzionerebbero in pratica le loro ipotesi. Il mio
metodo nell'esame di ogni problema consiste nel prendere in considerazione i due estremi,
entrambi inattuabili, e fare una graduazione tra i due cercando di determinare quale punto
di essa  il pi praticamente opportuno. Una madre che voglia stabilire la temperatura
del bagno del suo bambino ha due limiti stabiliti entro i quali lavorare. Il bambino non
dev'essere n bollito n congelato. Ella deve procedere per prove e sbagli entro questi
limiti. Immerge il gomito nell'acqua, e scopre ben presto che al disotto dei 70 gradi
Fahrenheit l'acqua  troppo fredda e al disopra dei 100 troppo bollente. Il bagno del
bambino  possibile ed effettuabile entro questi limiti stabiliti. Uno statista che abbia da
provvedere al bagno di milioni di bambini o soldati deve affrontare il medesimo problema.

Ma lo statista ha da risolvere problemi pi complicati per esempio il problema cobdenita


del libero scambio contro il protezionismo. Secondo il protezionismo portato all'eccesso
una nazione dovrebbe far tutto da s ed essere completamente autarchica e indipendente
dal commercio internazionale, non importa quanto lavoro e quanta materia possa costare
la produzione nazionale in confronto a quella estera. Secondo il libero commercio portato
all'estremo noi non dovremmo produrre nulla di quanto pu esser prodotto pi a buon
mercato all'estero, specializzandoci nella produzione dei beni che possono venir prodotti
pi a buon mercato in patria che in qualsiasi altro posto. Ambedue questi estremi sono
impraticabili. Prendete il mio caso: perch posso parlare con una certa autorit. Sono
capace di scriver commedie meglio di quanto sia capace di fare qualsiasi altra cosa.
Secondo i principi di Cobden, dovrei passar la giornata scrivendo e dettando commedie. Le
altre cose dovrebbero venir fatte da altre persone in mia vece; e ogni istante in cui fossi
occupato a fare qualsiasi altra cosa sarebbe considerato come una non patriottica perdita
del mio tempo. Tuttavia passo parte della mia giornata facendo il lavoro di giardiniere o di
taglialegna per mantenermi in buona salute, cos come un eminente uomo di Stato gioca
a golf, taglia un albero, fabbrica mattoni o dipinge quadri. Io devo attendere tanto agli
affari della mia professione, quanto alla pratica diretta; se mi specializzassi al punto da
scrivere soltanto, le mie commedie peggiorerebbero, e io morirei prima della mia ora. I
muratori e i carpentieri che hanno a portata di mano chiodi e altri arnesi accessori, in
modo da non poter far altro che il lavoro loro richiesto e che implica la loro particolare
attitudine, impazzirebbero se non potessero fare anche qualche altra cosa. Le operaie delle
fabbriche dove il macchinario e il "metodo scientifico" (talvolta chiamato razionalizzazione)
hanno ridotto il loro lavoro a un'unica operazione ripetuta di continuo e compiuta nella
massima economia di tempo Il ePratico
di sforzo possibile,
Mondo devono
per Edunet smettere di lavorare perch
books
presto cominciano a sognarsi il loro lavoro e a esserne perseguitate finch la vita diventa
loro insopportabile, e il miraggio di un guadagno relativamente alto non basta pi per
tentarle a essere automi che fanno sempre una sola cosa.

Sotto questo punto di vista le nazioni sono come gli individui. Per salvarsi dal cessar di
essere creature umane e diventare automi dalla vita breve che cadono addormentati in
meno di un minuto se cercano di leggere un libro, o che muoiono nei manicomi, gli
individui devono fare tanto qualche cosa come pasticcioni dilettanti quanto qualche altra
come abili professionisti. E i loro governanti non devono essere n scalmanati liberi-
scambisti n accaniti protezionisti, n "isti" di qualsiasi sorta, ma quel che il signor
Lancelot Hogben chiama umanisti scientifici, i quali sappiano qual commercio va protetto
e quale invece lasciato libero. Le loro madri non devono n bollire n congelare il
bambino, ma sapere entro il limite di una trentina di gradi e anche meno che cosa deve
segnare il termometro immerso nel bagno. E i loro drammaturghi non devono soltanto
scrivere commedie molto bene, ma anche suonare molto male il piano, come faccio io.

Quando l'istruzione scolastica, distinta da quella naturale, fu messa in pratica per la prima
volta, si presunse che un bambino destinato a essere uno studioso non dovesse far altro che
studiare e dedicarsi allo studio ininterrottamente, infliggendogli una spietata bastonatura
come punizione se era ozioso o disattento. Si presunse anche che ogni bambino, senza
curarsi delle sue tendenze, attitudini o capacit, sia un teologo, un filosofo, un poeta e
oratore latino di prima categoria, in potenza. Pi tardi, quando al latino si aggiunse il
greco, e ancor pi tardi quando con riluttanza si aggiunse la matematica, al bambino fu
chiesto di esser tutto in una volta Omero, Platone, Pitagora, Aristotile, Cicerone, Virgilio,
Newton, Leibniz ed Einstein.

Applicando queste idee a bambini vivi si scopr ben presto la loro assurdit: si scopr
che lavorando tanto e non giocando niente Giannino diventava un ragazzetto scemo, e che
non si pu ricavare una borsa di seta da un orecchio di porco a meno che non lo si provi a
fare in un istituto di plastica. In conseguenza dividemmo l'istruzione in elementare e
secondaria, tecnica e liberale, e nel curriculum degli studi trovammo posto anche per
inserire giochi ed esercizi fisici. Tuttavia nelle scuole preparatorie di lusso della plutocrazia
e nelle loro imitazioni a uso del ceto medio, continuano a trattare gli allievi come tanti
ammirevoli Critoni in potenza. Dickens, in "Dombey e Figlio", ci fa piangere sulla morte
del povero piccolo Dombey sovraccarico di lavoro alla sua scuola preparatoria; ma non ci
avrebbe fatto male pensare un po' pi a fondo alla tragedia di Toots nella medesima
scuola, tragedia che ci fa solo ridere. Toots era un disgraziato ragazzo che, essendo ricco,
ebbe il cervello rovinato da un insensato tentativo di far di lui uno studioso dei classici e un
poeta latino: destino infinitamente lontano dalle sue attitudini e capacit. Non ripeter
mai abbastanza spesso che insegnando ai ragazzi materie che non li interessano
direttamente, o che almeno non servono di necessario preambolo al compimento dei loro
desideri e delle loro speranze, non li si rende soltanto infelici ma li si danneggia sia
fisicamente che mentalmente. Un ripetitore tedesco mi raccontava che tre su cinque dei
ragazzi cui dava ripetizione non guarirono mai da tale operazione. Perci, se l'allievo non
ha da seguire alcuna tendenza naturale, dobbiamo servirci nell'insegnamento di motivi
indiretti.
Per esempio, un bambino pu provare una violenta repulsione per la tavola pitagorica,
che pure gli deve venir inculcata a tutti i costi. Ma facciamo in modo che il bambino si
convinca che non solo non gli verranno mai dati denari finch non imparer la tavola,
ma che imparandola diventer padrone del suo primo scellino, e allora eseguir
immediatamente il suo compito senza riportarne danno. Un ragazzo avventuroso che abbia
passione delle esplorazioniIl
o del mare Mondo
Pratico pu non aver il bernoccolo
per Edunet books della matematica;
tuttavia ne imparer abbastanza da poter essere in grado di fare il marinaio, cos come i
nostri nostromi imparano il codice Morse, che di per se stesso non  uno studio molto
attraente.

Allora quanto dobbiamo insegnare ai nostri futuri cittadini? Che Poca sapienza 
pericolosa  vero; ma che il rimedio proposto Bevete molto, o altrimenti non gustate
della fonte Pieria non  consigliabile se non in una data percentuale di casi. Una
monarchia in cui a tutti i cittadini venga insegnato di venerare il re, un esercito in cui ogni
fante abbia qualifiche tali da potersi comportare come un feldmaresciallo, un osservatorio
in cui si richieda ai portieri e al personale di fatica di aver nozioni di matematica celeste, ci
convincerebbero ben presto che persone troppo intelligenti per il lavoro loro richiesto sono
dannose e inefficienti come quelle troppo stupide per il lavoro che devono fare. Con tutti i
mezzi mettete la scienza a disposizione di tutti, cosicch nessun ingegno o capacit
vengano sprecati per mancanza di addestramento e di occasioni. Gli uomini di Stato
dovrebbero conoscere l'importanza di ci e provvedere a che chiunque possa e voglia
abbia la strada aperta all'istruzione superiore.

Gli uomini di Stato non devono per soltanto procurare che l'istruzione sia accessibile a
coloro che la desiderano, ma imporre un po' di sapere anche a coloro che fan di tutto per
sottrarvisi. Il loro programma deve andare dalla completa ignoranza a tutta l'enciclopedia,
e poi devono stabilire a che punto finisca l'istruzione obbligatoria e a quale cominci
l'ignoranza volontaria. I popoli civili devono saper leggere e scrivere, non foss'altro che per
leggere i pubblici avvisi, i rapporti scritti, le lettere, le istruzioni, gli assegni. Devono saper
fare le quattro operazioni ed esser capaci di contare il denaro. Devono aver qualche
cognizione dei calcoli e delle misure. Devono sapere perch i popoli civili devono
sottoporsi a una disciplina, perch le leggi e l'etichetta sono necessarie, quel che devono e
quel che non devono fare nella loro vita quotidiana. Devono capire le operazioni bancarie e
saper usare correntemente le macchine calcolatrici, i quadranti, le carte geografiche, gli
orari ferroviari, e i vocabolari. Per concedere loro un diploma in qualche specialit
potranno esser costretti a usare le tavole dei logaritmi, i teoremi dei binomi, e il calcolo
differenziale: ma per la vita comune la loro istruzione va dichiarata completa senza
bisogno di queste cose. In realt esiste un minimo irriducibile di istruzione senza il quale
l'uomo non pu vivere in una societ civile; in conseguenza l'acquisto di tale istruzione
deve avere la precedenza sulla libert e sulle eccentricit degli uomini. Tutti noi
desideriamo esser liberi da interferenze governative; ma scopriamo ben presto che senza di
esse saremmo selvaggi o schiavi dei prepotenti. Invano reclamiamo, da liberi britanni, il
diritto di ignoranza o di ozio illimitati. Tali libert hanno ridotto molti di noi in una
schiavit cui sarebbe preferibile una tollerabile dipendenza materiale.

Tutto questo significa che l'istruzione superiore pu esser volontaria, ma non significa che
dovrebbe esser libera dal controllo governativo. Bisogna controllare le scuole secondarie
anche se il frequentarle non  obbligatorio. Non si deve abbandonarle alle iniziative
private: la scuola privata per borsaioli di Fagin non va tollerata: tutte le scuole devono
giustificare la loro attivit dal punto di vista dell'utilit comune. Se, come sostiene questo
libro, i nostri governanti vanno scelti fra una graduatoria di persone qualificate, da liste di
elettori qualificati, i certificati di tali qualifiche vanno emessi da una commissione di
esaminatori che accetter i diplomi scolastici per ovvie ragioni; ed  chiaro che se i
diplomi delle scuole governative devono venir accettati senza discussione dai compilatori
degli elenchi, quelli rilasciati da scuole private saranno tenuti validi solo quando una
commissione governativa d'inchiesta avr garantito che si pu loro conceder questo
privilegio. Tutto questo non vuol essere una novit sensazionale; vorrebbe soltanto esser
un rinnovamento degli antichi e ben noti
Il Pratico benefici
Mondo del clero.
per Edunet booksAl giorno d'oggi i privati che
cercano impieghi privati scoprono che i certificati di immatricolazione li aiutano a ottenere
l'impiego come commessi in ditte importanti. I diplomi di laurea, privi di valore come sono
(e talvolta son addirittura nocivi) agli effetti dell'abilit pratica o della cognizione degli
affari, sono indispensabili in certi casi. Le direzioni dei pubblici servizi sono oggi accessibili
solo dopo aver sostenuto un esame, salvo le cariche massime (i ministri di Gabinetto e i
sovrani regnanti possono essere degli incolti ignoranti); e l'estensione del sistema di
qualifica a tutte le attivit politiche, compresa quella di elettore e di eleggibile, non  una
novit ma uno sviluppo che ci  stato imposto dagli sbalorditivi risultati dei tentativi di
raggiungere la democrazia concedendo il diritto di voto a chiunque sappia tracciare una
croce su una scheda. Quel che accade quando le elezioni si fanno col sistema di partito
inventato da Sunderland lo si pu studiare nella storia della Repubblica spagnola dopo la
rivoluzione del 1931, cos come ce la racconta Salvador Madariaga, capace storico-filosofo
dotato di moderna mentalit post-marxista, il quale trasse le sue informazioni dai contatti
personali e dalla partecipazione agli eventi che descrive e giudica. La morale  quella di
tutte le storie vere: cio che sono gli uomini istruiti a met, e non gli ignoranti e gli
incapaci, quelli che, avendo in mano le redini di una nazione, non sanno far altro che
uccidersi a vicenda finch non sanno pi chi ammazzare e la popolazione si sottomette a
qualsiasi tiranno che prometta pace.

La met mancante alla loro istruzione  la met politica.

21. L'UOMO TRAVIATO DALL'EDUCAZIONE


L'educazione soffre oggi di una corruzione politica quale mai si verific nell'et della fede,
quando in Europa esisteva un solo Dio e un solo credo, e coloro che dissentivano da esso
erano bruciati vivi come eretici. Tutti erano educati come cristiani cattolici o come
maomettani cattolici, e la Bibbia o il Corano venivano considerati la base immutabile e
indiscutibile di ogni legge morale. Questo modo di pensare sussiste ancora. Mi ricordo
molto bene di una riunione al Midland Hotel di Londra, dove capi della Chiesa e uomini
politici di tutte le fedi e di tutti i partiti si erano riuniti allo scopo di conferire con i capi
delle grandi compagnie commerciali per discutere, giungendo se possibile a un accordo, i
loro principi morali e religiosi. Ruskin si era gi appellato alla coscienza di questi magnati
degli affari, chiamandoli capitani d'industria e definendo commercianti onesti sotto ogni
punto di vista quelle persone che sarebbero disposte a morire piuttosto che ingannare i
loro clienti: per lui era questo il criterio generale dell'onest in ogni mestiere e
professione.

Alla riunione non vi erano vescovi protestanti (a quel tempo qualche vescovo della Chiesa
d'Inghilterra era capace di offendersi, se gli veniva chiesto d'incontrarsi con commercianti);
vi era invece il cardinale cattolico, che parl, e un pari del regno che rappresentava la
Camera dei Lords. Io ero presente in veste di socialista influente e di pubblico oratore.
Parlammo tutti, il cardinale, il pari, il sottoscritto e gli altri oratori presenti, predicando la
nobilt del commercio nella maniera che fu poi adottata dai membri del Rotary. I capitani
d'industria se ne stavano invece muti finch il presidente non chiese loro esplicitamente
di esporre le loro idee. Essi si alzarono, in verit non molto volentieri, e dissero che negli
affari seguivano un solo principio, che era il principio del loro Signore e Salvatore Ges
Cristo: fai agli altri quello che tu vorresti fosse fatto a te.
Questa definizione tapp la bocca a noi tutti. La discussione fu riportata dai tempi del
regno della regina Vittoria a quelli di Carlomagno. Io mi alzai e me ne andai via in silenzio;
analogamente fecero gli altri. Gli imprenditori, per quanto possano essere filantropi, sono
virtualmente obbligati a seguire nei loro affari privati la regola che ha, come fine, quello di
trarre il massimo profitto, senza alcun riguardo al fatto che i concorrenti possono andare in
rovina o il proletariato morire di fame;Mondo
Il Pratico essi sono infatti books
per Edunet obbligati ad attenersi a questa
norma e a mettere da parte le loro regole religiose. In verit nessuno aveva mai pensato a
questo problema, se non gli intellettuali seguaci di Ruskin. La devozione dei capitani
d'industria era soltanto una vecchia abitudine, acquisita nell'et della fede, e
sopravvivente in modo piuttosto originale come riflesso domenicale per tutto ci che
aveva il suono di una predica. Essa non aveva niente a che fare con i loro veri affari. Un
documento economico del diciassettesimo secolo intitolato "Vita e morte del signor
Badman", di John Bunyan, fa un'acuta descrizione del moderno uomo d'affari la cui
religione consiste nel comperare sul mercato pi economico e nel rivendere sul pi caro.
Commenta in proposito Bunyan: Che cos' questo, se non un commercio senza
scrupoli?.

Ma il signor Badman non poteva fermarsi a questo. Accortosi che, se voleva preservare la
sua rispettabilit, doveva commerciare in base a principi rispettabili e farsi una nuova
coscienza che potesse approvare i suoi profitti, e gli avrebbe permesso di chiamarsi da
allora il signor Goodman (1), trov subito quello che desiderava negli insegnamenti dei
fisiocratici francesi e nel famoso trattato di Adam Smith, che dimostra che il benessere
delle nazioni dipende nella libert del commercio dal controllo clericale e feudale. La
stessa Chiesa d'Inghilterra venne in suo aiuto per opera del reverendo Thomas Malthus,
che asser che la causa della povert del proletariato dipende dalla sovrapopolazione e
non dal commerciare senza scrupoli. Cos il commerciare senza scrupoli si travest in
libert di coscienza; il libero commercio divenne pertanto il grido di battaglia del signor
Badman e fu considerato, dal punto di vista educativo nelle universit e dal punto politico
al Parlamento, come fondamentale nella morale economica.

Questa rivoluzione della morale economica, inquadrandosi a meraviglia nella grande


rivoluzione protestante chiamata Riforma e Rinascimento, culmin nel diciannovesimo
secolo in una controrivoluzione contro la morale di tutti i Badman, avente Ibsen e
Nietzsche come suoi profeti, La Rochefoucauld e Oscar Wilde come suoi umoristi, mentre
Marx strappava via la maschera del signor Goodman e lo ribattezzava signor Borghese.
Anch'io mi schierai fra i difensori della tesi di Ibsen e di Marx, concludendo che la via del
signor Badman-Goodman-Borghese  la via della rovina e che l'unico sistema per evitarla
 di prendere la strada del libero pensiero e dal punto di vista economico di sostituire alla
propriet privata quella pubblica; in breve di adottare il comunismo.

Nel frattempo, per, divenne sempre pi chiaro che, se questi cambiamenti di opinione
dovevano essere stabiliti sulle fondamenta sicure del consenso popolare e della sincera
approvazione, essi dovevano essere inculcati nelle scuole come concetti basilari di
educazione. Napoleone fall nel suo scopo perch non pot fare di tutti i bambini
d'Europa altrettanti bonapartisti. L'impero di Bismarck-Hohenzollern fall perch,
nonostante l'idolatria imposta nelle scuole e nelle universit tedesche, non pot imporsi
al resto del mondo. Hitler sorpass gli Hohenzollern nel suo proposito di cambiare i
ragazzi tedeschi in tanti hitleriani; ma la sua dottrina cerc di combinare il socialismo con
l'anti-bolscevismo e ambedue con un grande sterminio di ebrei, con la sottomissione delle
razze latine, quali razze inferiori, alla teutonica, e finalmente con la supremazia mondiale
dei puri germanici, sebbene i puri germanici fossero razza altrettanto immaginaria quanto
le fate.
Napoleone, Bismarck, il Kaiser e Hitler avevano perfettamente ragione nel ritenere che
nessun sistema di Governo pu durare a lungo, a meno che non si impadronisca dei
ragazzi e pieghi l'arboscello nel modo in cui desidera che cresca. I Governi devono infatti
non soltanto coltivare e curare la crescita dei fiori da loro scelti, ma anche spogliare il
giardino dalle erbacce e distruggere senza piet e con tutti i mezzi gli animali dannosi:
dipende da loro stabilire quali siano i fiori,
Il Pratico Mondoleper
erbacce e gli
Edunet animali da curare o distruggere.
books

Non  possibile che vi sia un Governo onesto senza un'onesta educazione; le scuole oneste
sono infatti anormali nei Governi disonesti. L'educazione onesta  dannosa alla tirannide
e ai privilegi; sistemi come quello capitalista, mantenuto in voga dall'ignoranza popolare,
come quello della Chiesa che dipende dall'autorit dei preti, come quello delle classi
privilegiate che identificano la civilt con il mantenimento dei loro privilegi, dei
conquistatori ambiziosi e dei dittatori che devono inculcare l'idolatria per un uomo e il
romantico culto dell'eroe, usano tutti sia l'educazione sia l'ignoranza per mantenere il loro
prestigio di governanti. Tale corruzione  attualmente universale. L'educazione
democratica non pu essere tollerata sotto il capitalismo, perch porta inevitabilmente al
comunismo, contro il quale il capitalismo deve difendersi con la sistematica propaganda
della dottrina capitalistica e denigrando i maestri del comunismo, in modo da farci
diventare tutti proseliti della Scuola di Manchester e inculcarci una fobia contro ogni
specie di ingerenza statale nei riguardi del profitto privato o in tutto ci che concerne il
benessere nazionale. Non soltanto si considera ogni inclinazione verso il comunismo come
un pericolo sociale da impedire a tutti i costi, ma si ritiene che il Governo stesso sia un
male che deve essere ridotto al minimo possibile e che i suoi poteri devono essere non solo
limitati costituzionalmente ma addirittura stroncati, anche a costo di una rivoluzione e di
un regicidio, finch il potere reale sia passato al capitale e alla finanza privata, e i suoi
rappresentanti ufficiali siano o inermi capri espiatori legati alla monarchia o difensori
armati della propriet privata. Tutta questa propaganda deve essere mascherata da
educazione, dato che l'educazione e le scuole. che esistono per illuminare i poveri e
incoraggiare l'istruzione, sono inaccessibili ai proletari a causa del loro costo e nello stesso
tempo sono mantenute in una atmosfera di feudalismo che abolisce tutti i doveri e
mantiene tutti i privilegi; in breve in atmosfera di pura e semplice plutocrazia. Per
concludere, l'educazione finisce quindi per significare in pratica offuscamento mentale e
morale.

Ora tutto questo va benissimo dal punto di vista del capitalismo; ma il capitalismo non
pu sviluppare le sue possibilit senza una vera educazione tecnica. Esso deve quindi
limitare il suo offuscamento all'aspetto culturale. I suoi ragionieri possono essere
politicamente degli idioti; ma devono sapere che due per due fa quattro e non cinque. I
suoi falegnami devono sapere che dodici piedi sono pi lunghi di dodici pollici; e i suoi
capitani mercantili che il mondo non  piatto, anche quando fu insegnato loro che Ges
era onnisciente, allorch disse che nel giorno della sua venuta le stelle sarebbero cadute
sulla terra come le macchie di fuliggine su una frittella.

Cos ci troviamo di fronte a tecnici di prim'ordine i quali sono per dal punto di vista
politico e religioso cos offuscati che non dovrebbe esser permesso loro di prendere parte
a nessun pubblico affare. Essi usano le parole comunismo e comunista per denotare
qualsiasi individuo e qualsiasi cosa vile, e cos considerano infame ogni proposta che
valuti il benessere della societ umana al disopra del lusso delle classi abbienti. Essi
dipingono Lenin e Stalin come malfattori assetati di sangue cos come i loro padri
dipinsero Hegel, Tyndall e il vescovo Colenso come distruttori della religione. Gli onori, i
privilegi e l'autorit sono accumulati sui ricchi e su persone "bene introdotte" che non
hanno cervello, o abilit sufficienti a fare nemmeno la calza. Sebbene l'Inghilterra sia nel
comunismo fino al collo poich vi sono numerosissimi e necessari servizi pubblici che non
potrebbero rendere nulla ai capitalisti, essi credono che il comunismo sia altrettanto
impossibile quanto malvagio e mettono in giro parole come proletariato, bolscevico,
dittatore, libert, democrazia, legge e ordine senza collegarle con i fatti della vita umana
che stanno sempre di fronte a esse; in breve senza sapere quello che si dicono.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Devo qui di nuovo ricordarvi che non tutti sono per ipocriti e truffatori che agiscono e
mentiscono deliberatamente e abilmente per i loro fini esclusivi. In massima parte sono
individui molto per bene i quali ripetono pappagallescamente le dicerie che hanno udite
per tutta la loro vita e che vedono stampate sui nostri giornali ogni giorno. Bench si
possa esaminare la corruzione politica dell'educazione e la maggior parte dei nostri mali
sociali, senza con questo dover disperare della natura umana, dobbiamo ci nondimeno
cercar di capire il fenomeno e arrestarne lo sviluppo. La famosa frase di Ges sulla croce:
perdonate loro perch non sanno quello che fanno non port alcun rimedio alla sua
crocefissione. Capissero o meno gli ebrei ci che stavano dicendo, essi lo fecero
ugualmente; ed era compito del governatore romano il proibirlo, invece di piegarsi al
volere del popolo e diventare complice del suo bigottismo.

Ma l'opera dei Governi non deve limitarsi soltanto alla proibizione. Essi devono stabilire e
perpetuare il loro operato con l'educazione e la legislazione, ma specialmente con
l'educazione. Dobbiamo di conseguenza affrontare il fatto che quando gli interessi privati,
che realmente controllano ed esercitano attualmente il Governo, trovano che se si permette
alla gente di capire il funzionamento della banca, della locazione e dell'assicurazione, essa
chieder la nazionalizzazione di tutti e tre gli istituti e pi tardi quella della terra e del
capitale e si rifiuter di continuare a pagare gli affitti, i premi e gli interessi ai monopolisti
privati o di lasciare i propri conti correnti in mani private senza una garanzia governativa,
essi avranno cura che ogni insegnante che spieghi questi soggetti sia licenziato e
rimpiazzato da uno che inculchi invece il sentimento della santit, della propriet e del
contratto privato e ripeta che il nostro pi nobile diritto naturale  la libert di fare nelle
questioni di denaro ci che ci piace con tutti gli altri dogmi e modi di dire dell'utopia
capitalista e del teorico paradiso.

Cercar di alzare il vecchio grido di libert dei "whigs" contro questo proselitismo di Stato
significa perdere il proprio tempo. Nessun Governo pu agire senza un credo e un insieme
di comandamenti; esso dovr quindi propagandare queste idee ai ragazzi e perseguitare
l'eresia. La nostra teoria che soltanto i nazisti, i fascisti e i bolscevichi fanno questo e che gli
inglesi non potrebbero mai tollerarlo  stupida; le nostre leggi sono e devono essere
sempre basate sull'ortodossia; devono quindi venire imposte cos come sono imposte
quelle russe, italiane e tedesche. Sebbene l'ortodossia proletaria differisca dall'ortodossia
capitalista, essa sar inculcata nelle scuole e imposta nei tribunali cos come lo 
attualmente a Eton e nelle corti di giustizia l'ortodossia capitalista. Analogamente la sua
legislazione non seguir la teoria "whig" di una sempre minor interferenza governativa. In
regime democratico quei cittadini che fanno affari che nel nostro regime plutocratico li
portano a sedere in Parlamento e a ottenere titoli di nobilt saranno spietatamente
liquidati.

L'ortodossia non copre per l'intero campo della condotta umana. Vi  e vi sar sempre
una terra di nessuno nella quale le questioni morali possono essere discusse e mutate.
Abbiamo accettato i dieci comandamenti come la legge di Dio; e in base alle nostre leggi
ogni persona battezzata che abbandona quella fede dopo la cresima  soggetta a forti
multe. Tuttavia i nostri quadri, le nostre statue, le nostre bambole, i nostri orsi e le nostre
arche di No sono brecce aperte nel secondo comandamento. Consideriamo un dovere
patriottico uccidere il prossimo quando siamo in guerra; e ci imponiamo tutte le
conseguenze della propriet "reale" nonostante l'irrefutabile dimostrazione di Proudhon
che tale propriet  un furto.

Possiamo praticamente concludere che, sebbene dobbiamo imparare e imporci un codice


morale, e far s che ogni bambino impari
Il Pratico Mondoil per
suo Edunet
catechismo
bookscos come impara la
moltiplicazione e la tavola pitagorica, dobbiamo tuttavia permettere la discussione di tutte
le nostre leggi morali. L'avvocato del diavolo deve sempre essere autorizzato a perorare la
sua causa contro la saggezza e lo spirito delle nostre leggi, ma non a ostacolare la loro
esecuzione, fintanto che non ci abbia persuaso ad abrogarle.

Questo  il corretto modo di agire accademico; ma poich le opportunit di discutere le


leggi sono limitate e il desiderio della loro abrogazione o modificazione  spesso del tutto
irrazionale, pu accadere che l'unico sistema per cambiare la legge sia quello di non
osservarla, in modo che diventi lettera morta, nel qual caso essa si abroga da se stessa e
dovrebbe venire pertanto formalmente abrogata dal Governo, nel timore che possa essere
successivamente rimessa in uso per fini tirannici. Di fronte a queste sconcertanti situazioni,
la miglior cosa da fare dal punto di vista dell'educazione  di far sapere ai ragazzi, appena
siano capaci di comprenderlo, che le leggi e i credi sono mutevoli e non eterni, e che
devono pertanto cambiare cos come essi cambiano la nostra mente e il nostro spirito, ma
che nello stesso tempo sono strumenti necessari di disciplina civile, e fattori indispensabili
per quelli che noi chiamiamo "accordi tra gentiluomini", senza i quali  impossibile
attuare una vita sociale.

Quando facciamo cambiamenti, bisogna stare attenti a non gettare il bambino fuori della
finestra insieme con l'acqua del bagno. In Russia per esempio la reazione contro
l'analfabetismo e la tirannia degli zar fu cos intemperante che, quando fu messa in atto
nella rivoluzione del 1917, and troppo lontano. Fu decretata l'educazione gratis per tutti;
ma l'autorit e la disciplina nelle scuole non erano efficienti. Una mentalit da
bohmiens piccolo-borghesi, che fu creduta a torto una emancipazione proletaria, fu da
principio all'ordine del giorno. Fu severamente vietato agli insegnanti, come lo 
giustamente ancora adesso, di adottare metodi violenti come sistema di insegnamento;
tuttavia l'urgente bisogno di una comune dottrina nell'educazione, e la cieca fede
nell'onniscienza del suo profeta, furono tali che il Governo sovietico tent di fare di ogni
piccolo russo un perfetto filosofo marxista, cos come stupidamente Eton tenta di fare di
ogni ragazzo inglese un perfetto poeta latino, un teologo e un sommo matematico. Questo
procedimento inumano, limitato a Eton a causa del suo costo alle classi plutocratiche,
professioniste e baronali, fu imposto in Russia a tutta la popolazione. Non sorprende che
negli ultimi anni sia stata ristabilita la disciplina nelle scuole russe e che, sebbene ci che
noi chiamiamo l'educazione secondaria sia fornita gratis a coloro che dimostrano di esservi
adatti, l'educazione letteraria se la debbano pagare coloro che pensano ne valga la pena.
Insegnare la dialettica marxista o il modo di comporre versi latini a ragazzi, che
dovrebbero invece imparare un'arte e un mestiere,  dannoso e rovinoso cos come
l'insegnare l'arte del commercio o un altro mestiere a quegli scolari che hanno disposizione
per la matematica, la storia o le lingue, ma che dal punto di vista manuale non vanno al di
l del saper appuntare un lapis o allacciarsi le scarpe. Gli educatori che pensano si debba
insegnare tutto a tutti sono cattivi educatori, cos come lo sono ugualmente quei
"praticoni" della parte opposta che pensano sia sufficiente insegnare alla gente la
procedura tecnica dei commerci e delle professioni, che devono servire per vivere. Una
simile educazione pu produrre ottimi automi, ma non produrr mai cittadini.
Vi  tuttavia qualcosa di giusto nella teoria che tutti dovrebbero imparare tutto. Noi
dobbiamo considerare sia le inclinazioni sia le capacit; saremmo infatti selvaggi se
sapessimo soltanto quelle cose che sappiamo fare bene. Molti hanno una forte inclinazione
intellettuale e nessuna capacit creativa intellettuale; essi leggono tutti i trattati filosofici
che capitano nelle loro mani, senza essere per capaci di produrre un solo sillogismo
originale, mentre altri, che Il
non sanno Mondo
Pratico n leggere n scrivere,
per Edunet books sono all'atto pratico abili
dialettici. Migliaia di persone pagano per vedere incontri di football e campionati di
pugilato senza aver mai tirato un calcio a una palla e avere calzato un guanto da pugilatore.
Altri si dilettano di musica, senza saper suonare uno strumento e scrivere una nota. Essi
sanno tutto sulle loro arti e sport favoriti, mentre i pi famosi professionisti non sanno
altro che esercitarli. Tenni una volta un discorso in una pubblica riunione, alla quale era
presente, anche come oratore, uno dei pi famosi compositori inglesi. Egli sorprese
l'uditorio dicendo: Shaw conosce molto meglio la musica di me. A un giovane
musicista che gli aveva chiesto lezioni di armonia e di contrappunto, egli rispose che non
sapeva niente di tutto ci. Io, a esempio, mi guadagno da mangiare scrivendo commedie
per gente che non saprebbe scrivere una riga di dialogo drammatico neppure se dovesse
con questo salvarsi l'anima, sebbene molti tra costoro ne sappiano dieci volte pi di me
sulla letteratura drammatica mondiale. Dobbiamo quindi coltivare le inclinazioni di
milioni di spettatori, ascoltatori, conoscitori, critici e dilettanti, ovverossia degli amatori,
cos come le capacit dei professionisti nati. Vi  allora un minimo irriducibile
nell'educazione estetica come vi  nell'educazione elementare? Concesso che l'insegnare
musica a un ragazzo sordo e pittura a uno cieco significhi perdere tempo, fino a che punto
dobbiamo occuparci di ogni ragazzo che ha in potenza un orecchio come Handel, un modo
di vedere come Raffaello, che sa parlare e scrivere come Omero e Shakespeare, in
considerazione del fatto che tali prodigi capitano al mondo forse una volta in molte
generazioni? Siamo tentati di rispondere non occupiamocene affatto, ma ci fermiamo
per di fronte alla considerazione che il valore dei geni, quando capitano,  tale e dura
per tanti anni che a tutti dovrebbe essere data la possibilit di raggiungere i pi elevati
gradi della creazione. La povert, l'ignoranza, il lavoro duro, la fame e lo squallore
estingueranno infatti l'ingegno e impediranno la manifestazione del genio; una tale
estinzione si verifica sempre, ovunque il novanta per cento della popolazione sia formata di
proletari. Owen Meredith (il primo conte di Lytton) proclam che il genio  il padrone
dell'uomo; il genio fa quello che deve; l'ingegno fa quello che pu; e certo, nonostante la
schiavit, il servaggio e il proletariato, l'antica Grecia produsse Fidia e Prassitele, Eschilo
e Sofocle, Aristofane ed Euripide; l'Italia produsse Michelangelo e Raffaello, Tiziano e
Tintoretto; l'Inghilterra Shakespeare; la Germania Goethe; la Norvegia Ibsen e l'Irlanda me
stesso, per non parlare dei grandi compositori che hanno portato la musica a sommit
celesti. Ma nessuno di essi provenne dai poveri analfabeti. Sbarazziamoci della
maledizione della povert, e la possibilit di avere geni fecondi sar moltiplicata per
dieci.

La teoria di educare ogni Jack e Jill in modo tale che diventino geni  quindi troppo
stupida per essere discussa. Il genio trover la sua strada, se parte bene; e una volta che la
partenza sia per lui assicurata, egli non ha bisogno di mescolarsi con le autorit
accademiche. Ma se l'educazione non si deve impicciare di Beethoven o Michelangelo o
Shakespeare, ci non significa che essa non debba occuparsi di musica, pittura e
letteratura. Ci fu un'epoca in cui, se il reddito nazionale fosse stato equamente distribuito,
ogni adulto abile al lavoro avrebbe dovuto dedicare tutta la vita a produrre di che
sostenersi. Ma ora che abbiamo le macchine al posto del lavoro muscolare, e sappiamo
come estrarre l'azoto dall'aria, l'ossigeno e l'idrogeno dall'acqua, e l'energia motrice dal
vento, dalle onde e dalle maree, basterebbe un'organizzazione politica sensata per far s
che, fruendo di cinque mezze feste e due feste intere la settimana, noi si vivesse molto
meglio di quanto si sia fatto finora, costretti come siamo a sfruttare ogni ritaglio di tempo
libero per lavorare. Pure  da notare che tali risorse si possono distribuire in vari modi. Il
novanta per cento della popolazione pu fare il cento per cento del lavoro totale senza
godere di alcun tempo libero, affinch il restante dieci per cento disponga al cento per
cento del tempo libero disponibile. Ma il tempo libero senza un'adeguata educazione
estetica  una vera rovina.Il Cosa facciamo
Pratico Mondoinfatti quando
per Edunet ci troviamo ad avere mucchi di
books
denaro e la mente incolta e sprovveduta? Ci diamo esclusivamente ai piaceri del mangiare,
del bere, dell'ebbrezza procurata mediante droghe, dei rapporti sessuali, del
combattimento, della caccia, dell'uccidere, del gioco d'azzardo, del vestirci in maniera
sfarzosa, e di esercitare l'autorit ed esigere deferenza e adorazione per se stesse. Il
defunto Henry Salt, un famoso umanitario shelleyano che inizi la sua carriera come
insegnante a Eton, intitol la sua autobiografia "Settant'anni fra i Selvaggi".

Naturalmente questa era una denuncia esagerata, come devono esserlo tutte le denunce se
vogliono destare un'attenzione qualsiasi. Le persone che hanno tempo libero a disposizione
sono veri fuchi nell'alveare; ma sono pur sempre esseri umani vivi, e come tali sono
sospinte dai loro stimoli vitali a dominare la propria situazione e a conoscere la propria
natura, anche se gli unici incentivi esterni che agiscano su di loro sono quelli del piacere.
Per le migliori di queste persone la pura ricerca del piacere  tediosa, seccante e vana.
Eppure anche qui lo statista deve tener conto del giudizio di Salt; perch, quand'anche sia
impossibile trovare un singolo selvaggio fatto e finito tra i monopolizzatori dell'ozio,  pur
vero che tale classe di persone vota sempre con una mentalit da selvaggi, e che le loro
istituzioni sono barbare. In particolare i privilegiati dell'ozio hanno i loro gruppi musicali,
compagnie drammatiche, gruppi letterari, sportivi e politici; ma nella massa odiano
l'intelletto, disprezzano l'arte come raffinatezza invece di valutarla appunto per questo, e
iniziano i loro figli ai misteri dello sport insudiciando le loro facce col sangue delle volpi
ammazzate durante le cacce. Essi sono a favore dell'impero e non della repubblica, della
guerra e non della pace, del sensazionale piuttosto che del quieto vivere, del privilegio e
non dell'uguaglianza; in breve di tutto ci che  selvaggio e contro la civilt. A loro volta
i lavoratori, nelle loro feste e mezze feste, li imitano ancor pi selvaggiamente, poich
non soltanto sono senza educazione estetica, ma vivono brutte vite in brutti quartieri. Il
sostantivo esteta, nella rara misura con cui  ora usato o anche conosciuto,  un termine
di sarcastico disprezzo. La teoria che l'ozio distrugger una nazione che non sia una
nazione di esteti sembra troppo ridicola per essere discussa. Cionondimeno essa  una
sentenza cos saggia e importante che devo differirne l'esame al momento in cui tratter
della salute pubblica nel quadro della Scienza. Quando si  governati da persone
sufficientemente traviate da credere che il massimo bene in terra o in cielo sia la vita del
dolce far niente, non s'insegna alla gente ci che i loro governanti non desiderano che essi
sappiano e che loro stessi non sanno. Ma vi sono ignoranze che, essendo contro tutti gli
interessi plutocratici e proletari, sono veramente stupide. Si insegna ai nostri bambini
come devono indossare i loro vestiti e abbottonarseli, come si usano il coltello e la forchetta;
ma non si insegna loro mai come devono nutrirsi. Le persone grandi, che hanno fatto tutte
le scuole e hanno preso la loro laurea, credono di non poter vivere senza mangiare carne e
bere alcool. Essi vanno in farmacia e comprano e inghiottono pasticche delle pi velenose
droghe senza alcun timore, come se comprassero e inghiottissero dolci dal pasticciere,
come quando erano bambini. Essi apprendono l'esistenza di queste droghe dai dottori che
le prescrivono loro con la stessa indifferenza con cui potrebbero prescrivere pesce, carne,
pollo, vino e champagne. Sono passati circa 50 anni da quando un consulto di dottori
assicur che se non mangiavo carne sarei morto di fame; e i dottori continuano a seguire
ancora lo stesso metodo, come se tutti i vegetariani, compreso me, fossero morti nel
frattempo di fame. Mi ricordo di un simposio di eminenti fisici che decisero, con grande
seriet, che l'alcool sotto la forma di bevanda distillata e fermentata  un indispensabile
fattore della dieta umana.

L'istruzione sulle questioni sessuali  altrettanto importante dell'istruzione sui cibi da


mangiare, tuttavia non soltanto non si insegna ai nostri adolescenti la fisiologia del sesso,
ma non li si avverte neppure Il che pu Mondo
Pratico esistere
perlaEdunet
pi forte attrazione sessuale tra persone
books
che sono invece cos incompatibili nei gusti e nei caratteri, che non potrebbero vivere
insieme pi di una settimana e che quindi non dovrebbero sposarsi, anche se i loro
discendenti, che sono il fine a cui mira la natura, potessero essere dal punto di vista
eugenetico di prima qualit e quindi la loro unione sotto questo punto di vista fosse
altamente desiderabile. Non li si mette neppure in guardia contro le malattie veneree, e
quando ne restano contagiati l'unica cosa che possono dire  perch non mi  stato
detto?. Tutti questi fatti vengono soppressi per la paura delle immorali conclusioni che
se ne potrebbero trarre. Quand'anche si dimentichi il motivo della soppressione, questa
sussiste sempre come abitudine e come "tab". I "tab" sono spietatamente rafforzati
senza essere capiti e provocano finalmente una rivolta contro di s, sebbene sia
scientificamente dimostrato che alcuni dei primitivi impulsi, che esistevano prima
dell'invenzione della parola, rimangono ancora innominabili, e dovrebbero pertanto essere
soddisfatti in silenzio. L'"Epipsychidion" di Shelley  un meraviglioso sforzo fatto da un
gran maestro della parola per dire ci che non deve essere nominato; ma il risultato 
una rapsodia di sciocchezze, che non ha alcun riferimento con la storia naturale.

L'uomo di Stato, trovandosi alle prese con gente di testa dura che chiede che ai propri figli
debbano essere insegnati fatti e non favole, e con altri che chiedono che ai loro figli
debbano essere raccontate soltanto favole, mentre tutti i fatti devono essere loro
accuratamente nascosti, s'accorge subito (se  capace di imparare dall'esperienza) che le
verit devono essere riservate alla gente capace di digerirle, e che questa capacit varia
non soltanto da individuo a individuo, ma anche da et a et. Si accorge inoltre che,
quando si sostituiscono alle favolose cicogne e ai cavoli i fatti reali, quanto pi stupide
sono le favole tanto pi facilmente saranno messe da parte, quando la verit viene
discussa senza portare il bambino al di l della sua capacit di comprensione.

Ho gi scritto molte altre cose nei riguardi della scuola, specialmente nelle prefazioni alle
mie commedie "Misalliance" e "Heartbreak House", e non c' bisogno che le ripeta qui. Le
scuole ai miei tempi erano prigioni, e lo sono tuttora, con strumenti di tortura e relativi
esecutori. Le prigioni e le torture dovrebbero essere completamente abolite nella normale
vita dei ragazzi cos come lo sono nella normale vita degli adulti. La vita del bambino
dovrebbe essere organizzata in vari gruppi di et, cos da creare fra i bambini una forte
convinzione collettiva che vi siano cose che ognuno deve imparare e conoscere. L'opinione
pubblica, ben lungi dal non esistere tra i ragazzi,  cos tirannica che bisogna contenerla
piuttosto che lasciarle sfogo. L'insegnamento dovrebbe portare non libri di premio e
medaglie, ma privilegi e libert, posizioni e guadagni; soltanto in questo modo infatti
possiamo educare i bambini come cittadini. Gli esami con graduatoria finale dovrebbero
essere aboliti, poich danno ai competitori un interesse all'ignoranza e alle deficienze
reciproche e collegano il successo all'idea di sopraffare il compagno. La competizione
dovrebbe svolgersi tra squadre, poich in questo modo si incitano i loro membri a
dividere la loro istruzione e ad aiutarsi reciprocamente.

Ho incluso fra gli incentivi il guadagno; bisognerebbe infatti cominciare ad abituare presto
i ragazzi a guadagnare e a provvedere ai loro bisogni coi loro guadagni. I ragazzi
dovrebbero avere regolarmente del denaro spicciolo e non dovrebbero essere gettati nel
mondo senza nessuna pratica nel trovare da loro stessi un modo di guadagnarsi la vita.
Tutto ci significa che i ragazzi dovrebbero vivere in una societ organizzata con diritti e
doveri, ed essere allevati non come beniamini di casa e neanche come schiavi. Quando
sono grandi, devono essere sorvegliati. Alcuni di essi dovrebbero essere eliminati come
idioti congeniti e incurabili o come criminali, e tutti dovrebbero rispettare la polizia e
imparare che, se non si adattano a vivere in una societ civile, non sar loro permesso di
vivere; essi non dovrebberoIlper considerare
Pratico Mondo peri genitori e i maestri come ufficiali di polizia,
Edunet books
giudici ed esecutori. Le case, le famiglie e le scuole non dovrebbero essere case di lavoro e
prigioni. I ragazzi dovrebbero essere educati a vivere con maggior larghezza e non alienati
in una servit penale a vita.

L'educazione non riguarda soltanto la giovinezza. Io ho 88 anni e ho ancora molte cose da


imparare, sebbene la mia capacit sia ormai molto limitata. NOTE. NOTA 1: Gioco di
parole: "Badman" = uomo cattivo; "Goodman" = uomo buono.

22. L'ESTETA
Almroth Wright, anzi sir Almroth Wright, K. B. E., fondatore della teoria estetica
dell'igiene, molto noto come batteriologo, fisico e filologo, disse del tutto casualmente nel
corso di una discussione che fece seguito a un mio discorso: Io credo che l'effetto
dell'igiene sia estetico, e, dopo aver cos aperto una nuova epoca nella teoria dell'igiene,
si mise di nuovo a sedere e non ci pens pi sopra. Ma io ci pensai a lungo. Non riuscii
comunque a persuaderlo dell'importanza della sua scoperta pi di quanto Halley pot
persuadere Newton che la sua invenzione del calcolo infinitesimale tornava a suo grande
onore e che sarebbe stata di enorme valore per i matematici. Non vi era quindi altro da fare
che rubargli l'idea, e non sarebbe stata la prima volta che capitava un fatto del genere. E'
senza dubbio vantaggioso conoscere un uomo che ha scoperto la pietra filosofale e che non
conosce il valore dell'oro.

Trecentosessant'anni fa o circa, Shakespeare ci mise in guardia contro le persone che non


hanno nel loro animo un po' di sentimento musicale. Non fidatevi di un uomo del
genere egli disse enfaticamente, e defin un individuo siffatto capace soltanto di
tradimenti, di inganni e di ladrocini. Questa dichiarazione audace, ma profondamente
scientifica,  a prima vista allarmante. Un vecchio giudice di Tribunale di carattere molto
duro, avendo preso in mano un libretto d'opera nel corso di un processo in cui ero
interessato, lo mise da parte osservando che esso non significava nulla per lui. Il dottor
Inge, il pi grande decano di San Paolo,  cos "antimusicale" che, riferendosi alla
musica che veniva suonata nella cattedrale, espresse i suoi dubbi sul fatto che
l'Onnipossente potesse godere di tale continua serenata. Uomini di primo piano sono
rimasti insensibili di fronte alla musica e alla pittura. Ma i loro casi non provano niente se
non che non piacevano loro alcuni particolari tipi di musica. William Morris, uno dei pi
grandi e competenti musicisti del diciannovesimo secolo, odiava il moderno pianoforte a
coda e non ne voleva nella sua casa. Mozart odiava il flauto. Il cattivo jazz, suonato con
buoni strumenti deliberatamente diminuiti nella loro funzione da ridicole contrazioni
meccaniche, spinge le persone amanti di musica a chiudere gli apparecchi radio. Il pi
snervante frastuono musicale che abbia mai sentito fu quello di un ottimo organo in un
cinema di Cape Town, suonato in continuazione con tutte le canne aperte. Questi esempi
non contraddicono quanto ha dichiarato Shakespeare. Il dottor Inge  particolarmente
suscettibile al Vangelo di san Giovanni, la cui traduzione inglese lo lascia incantato per la
musicalit delle sue parole. Morris, mentre stava l l per morire, si commosse al suono
di una vecchia musica che non era suonata da un grande organo da concerti, ma era
eseguita nel modo come lui voleva. Posso testimoniare che egli sapeva cantare in maniera
perfettamente intonata. Samuel Butler non apprezzava Beethoven (cos come Chopin),
ma andava pazzo per Handel. D'altronde, l'arte non  cos a buon mercato da poter
ottenere che sia amata in tutte le sue forme senza una educazione estetica. Dopo
l'insegnamento ricevuto nelle scuole medie e nelle universit gli uomini restano ancora
cos ignoranti che, appena scoppia la guerra, si affannano subito dappertutto a chiudere
le gallerie d'arte e i musei, a cominciare dal British Museum, per usarli come magazzini e
uffici militari. Tuttavia anche questi filistei sono spesso molto sensibili alla poesia della
natura e ai colori e suoni cheIl sono conMondo
Pratico essa collegati;
per Edunetanche la pi infelice scuola, prigione
books
e morte dell'arte, sebbene non possa appendere quadri e permettere strumenti musicali,
non pu infatti precludere il cielo, le messi che maturano nei campi, gli alberi che
cambiano di colore in autunno, il profumo dei fiori e la musica eolia dei venti. N possono
farlo le sporche scuole che imprigionano i bambini per 9 anni e li restituiscono alla vita
senza che sappiano parlare correttamente l'inglese e sappiano leggere o scrivere se non per
dovere, pur non riuscendo a privarli della gioia delle bande musicali, degli organi di strada,
delle armoniche e delle canzoni. Anch'io dovrei classificare le persone insensibili a tutte
queste impressioni estetiche deficienti pericolosi, cos come gi fece Shakespeare.

Aveva ragione Shakespeare di fare una cos straordinaria dichiarazione? Aveva ragione
Platone quando, usando la parola musica nel pi ampio senso estetico senza limitazioni
tecniche, consider la musica una branca essenziale dell'educazione repubblicana? Vi 
certamente una notevole differenza. Prendiamo il caso di John Ruskin. Egli era un laureato
della universit di Oxford e fu professore di estetica nella stessa universit finch se ne
and sbattendo la porta quando essa permise la vivisezione come metodo di ricerca.
Perch egli era cos differente dai tipici laureati di Oxford e dai professori del suo tempo?
Perch la sua capacit letteraria era tanto migliore della loro? Come mai egli riusc a
vederci chiaro nell'impostura pseudoscientifica che pur aveva convinto tutti cos
facilmente e nell'impostura economica che pur port Gladstone a dichiarare che il sistema
sociale del proprietario terriero, del contadino e del lavoratore agricolo era la base naturale,
sana ed eterna della societ, mentre Ruskin la denunciava con invettive al cui confronto le
geremiadi di Karl Marx sembrano velati rimproveri da maestro di scuola elementare? La
spiegazione  che i suoi genitori, invece di mandarlo alla scuola preparatoria e dopo a
Eton o a Harrow, a Rugby o a Winchester per sbarazzarsi di lui, lo tennero a casa; gli fecero
imparare la traduzione autorizzata della Bibbia verso per verso; e lo iniziarono alle glorie
dell'arte europea invece che alle tradizioni delle "scuole pubbliche".

Io ho senza dubbio dei pregiudizi in questa materia; attribuisco infatti la mia eminenza
intellettuale al fatto che sono stato molto meglio educato di coloro che sono usciti dalle
scuole pubbliche e dalle universit, per i quali invece sono un ignorante assoluto. Voglio
dire con questo che, sebbene cominciassi col farmi una vasta cultura in fatto di musica sia
inglese, sia tedesca e italiana, dal sedicesimo al diciannovesimo secolo, non leggendo libri
ma ascoltandola e cantandola; sebbene conoscessi le nove sinfonie di Beethoven e le tre
pi grandi di Mozart cos bene come conoscevo le ninne-nanne infantili; sebbene avessi
guardato quadri e riproduzioni di quadri fino al punto che sapevo riconoscere con un solo
sguardo lo stile dei pi grandi pittori, non sapevo tuttavia leggere le "Satire" di Giovenale
in latino, poich, nonostante la mia prigionia di vari anni in una scuola, dove nulla era
considerato istruttivo se non il latino e il greco, non ero capace di leggere il pi banale
epitaffio latino senza dovermi inventare qualcosa, n scrivere una sola frase con lo stile di
Cicerone. Posseggo la traduzione delle "Satire" a cura di Dryden e le ho esaminate
sufficientemente a lungo per rendermi conto che non  possibile leggere pi di una
pagina di una simile massa di ignoranza, volgarit, cattive maniere e sudiciume; e
sebbene, grazie soprattutto a Gilbert Murray, io conosca quanto basta del vecchio dramma
greco e abbia imparato tutto quello che deve essere imparato di Omero e Virgilio da Lord
Derby, Morris, Dryden e Salt, mi considero tuttavia fortunato che la mia mente in
giovinezza sia stata colpita subito da Michelangelo e Handel, da Beethoven e Mozart, da
Shakespeare e Dickens e loro simili, e non da compositori di versi latini e da giocatori di
cricket.

Prendete il caso della storia, che ha una parte indispensabile nell'educazione del cittadino.
Avete mai riflettuto sull'impossibilit di imparare la storia da una sequela di fatti nudi e
crudi, esposti nell'ordine inIlcuiPratico
sono avvenuti?
Mondo perSarebbe come cercare di farsi un'idea di
Edunet books
Londra dalle pagine di un elenco telefonico. La storia francese non era tra le materie della
mia scuola; ma leggendo con grande mio divertimento i romanzi storici di Dumas padre mi
feci un vivo prospetto della Francia dal sedicesimo al diciottesimo secolo, da Chicot a
Cagliostro, dalla sottomissione della nobilt da parte della monarchia sotto Richelieu alla
Rivoluzione francese. Come Marlborough, avevo gi imparato tutto quello che c'era da
sapere sulla storia d'Inghilterra (da re Giovanni al suicidio finale dell'aristocrazia feudale
inglese e alla sua soppressione da parte dei capitalisti sui campi di battaglia di Bosworth)
dalle commedie storiche di Shakespeare. Aggiungendo a questi autori i romanzi di Walter
Scott, riuscii a farmi un gusto per la storia e una conoscenza dei suoi personaggi e dei fatti
relativi che mi resero reale e consistente la filosofia della storia, quando diventai grande.
Macaulay non mi respinse affatto come storico, n Hegel o Marx mi annoiarono e mi
disorientarono. Alla fine diventai anch'io uno storico. E scrissi una commedia intitolata "In
good King Charles's golden days". Non posso dimostrare la verit dei fatti che vi
avvengono, essendo assolutamente convinto che non avvennero mai; tuttavia chiunque
legge o assiste a una rappresentazione della commedia non soltanto si divertir, ma si
far anche una idea e una conoscenza della dinamica del regno di Charles; ovverossia
delle forze politiche e personali che vi ebbero parte; e questo in maniera molto pi efficace
che se avesse studiato i nudi fatti al British Museum o nell'Archivio di Stato. Mentre per la
maggior parte noi lasciamo la scuola risoluti a non aprire mai pi un testo e a non pensare
mai pi a quegli strumenti di tortura, preferirei morire se mi accorgessi che l'effetto dei
miei libri e delle mie commedie non spinge le persone per le quali essi furono scritti a
comperarne un altro e poi ancora un altro, fintantoch li abbiano letti tutti.

Devo al fatto di essermi fin da bambino imbevuto della Bibbia, del "Pilgrim's Progress" e di
Shakespeare nell'edizione illustrata di Cassel, se posso ora scrivere senza dover pensare al
mio stile. Quando ero ragazzo, mi insegnarono a tenere la Bibbia in tale considerazione che
quando un giorno, mentre stavo comperando un soldo di dolci in un piccolo negozio di
Dublino, il negoziante strapp una pagina d'una Bibbia sgualcita per avvolgermeli, rimasi
terrificato e mi aspettai di vederlo colpito dalla folgore. Ci non toglie che presi
ugualmente i dolci e me li mangiai; nella mia mente protestante infatti il commerciante,
quale cattolico romano, prescindendo dall'episodio della Bibbia, sarebbe andato all'inferno
ugualmente, e comunque non era affatto un gentiluomo. D'altra parte i dolci mi piacevano
molto. Ero troppo bambino per giungere alla maturata conclusione che la ragione per cui
potevo leggere e ricordare le storie della Bibbia e non leggere i libri di scuola era che le
storie della Bibbia furono tradotte quando la letteratura inglese era al sommo della sua arte,
in quanto i traduttori avevano creduto di anglicizzare le parole stesse di Dio.

Anche i poveri bambini diseredati che non possono leggere romanzi e poemi possono
leggere Bunyan e la Bibbia come un pio dovere. Se non fosse ora per questa sacra eccezione,
si potrebbe giudicare forse necessario di sterminarli. L'uomo di Stato deve perci aver
cura di liberarsi del comune pregiudizio di classificare l'educazione in religiosa e secolare.
L'educazione che risalta, finita la scuola,  l'educazione estetica. Definizioni come
educazione scientifica ed educazione secolare sono insulse stupidaggini; la scienza
trascende queste piccole differenziazioni; educazione secolare significa poi insegnamento
con la bacchetta invece che con un credo. Per gli uomini di Stato l'esatta classifica
comprende l'educazione estetica e quella tecnica; ma per evitare il pericolo di diventare
schiavi di queste definizioni, gli uomini di Stato farebbero forse meglio a dare un'occhiata
alle opere del filosofo italiano Benedetto Croce, che aborre ogni classificazione.

Per essere introdotti nell'educazione estetica, che deve essere volontaria,  necessario
cominciare con l'educazione tecnica, che deve essere obbligatoria. I libri che mi
insegnarono qualcosa erano Ilper me inaccessibili
Pratico prima che
Mondo per Edunet imparassi a leggere e che
books
potessi comperarne, privo com'ero di denaro e non sapendo come maneggiarlo. In qualche
settore dell'educazione si pu fare a meno dell'organizzazione. Uno pu farsi una cultura
nella pittura senza sapere cosa siano il cobalto e la gomma lacca e apprezzare Wagner
senza conoscere la differenza che corre tra un bemolle e il piede di un bue; ma per
occuparsi di letteratura bisogna sapere l'alfabeto e per far compere  necessario conoscere
la moltiplicazione e la tavola pitagorica. La matematica, che costituisce anch'essa un regno
di incantesimo, deve cominciare con la semplice aritmetica e si dovrebbe continuare a
insegnarla fino al punto di mettere lo studente nelle condizioni di usare una macchina
calcolatrice e le tavole dei logaritmi. Tutto questo non richiede necessariamente che si
abbia una certa abilit nel risolvere le equazioni, ma soltanto una minima conoscenza di
che cosa sia l'algebra. A scuola fui messo nelle condizioni di risolvere alcune operazioni
algebriche, ma fui lasciato talmente ignorante circa la loro essenza che immaginai che a + b
fosse un'abbreviazione per dire uova e prosciutto. Di conseguenza nei successivi venti o
trenta anni gettai da parte le equazioni come inutili stupidaggini (lo possono testimoniare
gli eminenti matematici Bertrand Russell e Karl Pearson) fintanto che un giorno J. L.
Joynes, meravigliato della mia ignoranza, mi disse che a e b non significavano n uova e
prosciutto, n cognac e Bibbia. Ma poich era figlio di un famoso maestro di Eton e
quindi istruito secondo quei sistemi, non mi disse che cosa significassero; e per me
rimasero un mistero, fintantoch non lo scoprii da me stesso, quando nel corso del mio
lavoro letterario presi il problema in seria considerazione.

E' evidente che la mia istruzione fu un completo fallimento e che quello che mi salv fu
l'educazione estetica che ricevetti fuori dalla scuola. La ragione per cui ne parlo qui come di
una questione di importanza pubblica  che questo fenomeno  tipico della classe
economica alla quale appartenevo, che pu essere definita brevemente come quella
costituita dai rampolli dei cadetti senza un soldo, e cio da gentiluomini che non hanno i
redditi dei gentiluomini. Essi non possono permettersi il lusso di mandare i loro figli alle
"scuole pubbliche" e alle universit, e perderebbero di tono se li mandassero a
economiche scuole diurne private, dove non viene loro insegnato nulla, ma dove esistono
doveri scolastici chiamati lezioni e di conseguenza si pretende di accertarsi se essi le hanno
imparate a memoria; in caso negativo essi sono puniti, bench raramente in modo severo
(ci sarebbe troppo faticoso per gli esecutori e ripugnante a tutti eccetto che ai sadici nati)
da far loro preferire di fare qualcosa di pi confacente ai loro gusti e desideri. Gli
insegnanti sono poco abili e mal preparati; le scolaresche troppo numerose. Mi ricordo che
durante la lezione di storia sedevo in una fila di circa 50 ragazzi disposti in ordine
alfabetico. Ogni giorno dovevamo studiare un capitolo. L'insegnante seguiva fino in fondo
il capitolo e l'alfabeto, facendo domande sui fatti e sulle date che vi eran menzionati.
Poich il mio nome cominciava con la lettera S, potevo calcolare, con un errore al
massimo di dieci righe, quale sarebbe stata la mia domanda. Ricordo ancora che, nel
capitolo sulla guerra peninsulare, la risposta alla domanda che mi veniva sempre fatta era
la ritirata da Burgos. Sfruttando le dieci righe che avevo frettolosamente lette durante
la lezione potevo anche permettermi di dare suggerimenti al mio vicino, nel caso in cui egli
non fosse stato ugualmente diligente.

Sebbene ora io non possa negare che cos facendo davo al mio nemico maestro una scusa
per credere che avessi non solo sviscerato tutta la storia della guerra peninsulare, ma anche
imparato che vi era stata una ritirata da Burgos, si pu difficilmente affermare che stessi
allora imparando la storia, mentre quando ero a casa e leggevo "Quentin Durward", "A tale
of two cities", o "I tre moschettieri", la imparavo molto piacevolmente. E in quanto la
presenza a scuola mi teneva lontano da questi libri per met giornata, devo affermare che
l'istruzione che ricevetti non soltanto non mi insegn ci che si era proposta di
insegnarmi, ma mi permiseIldiPratico
evitare di essere
Mondo pereducato in un modo che mi fa ora andare in
Edunet books
bestia, se penso a tutto quello che avrei potuto imparare a casa da me solo.

L'uomo di Stato, io ritengo, dovrebbe classificare le belle arti come una forza politica al
pari, se non al disopra, della religione, della scienza, dell'educazione e del potere
combattivo. Non abbiamo tuttavia ancora un ministro delle Belle Arti; e la nostra
promiscua democrazia si trova di fronte a governanti che sono stati eletti dai voti di un
corpo elettorale educato a considerare le belle arti come una materia cos peccaminosa da
consigliare di non insegnarne nulla. La situazione  salvata soltanto dall'impossibilit di
realizzare una vita senza arte. Fortunatamente, coloro che non hanno mai guardato un
quadro hanno per guardato un tramonto e un paesaggio e li hanno visti come li videro
Turner e Constable. Anche i fanatici calvinisti, che cercano di eliminare ogni gioia dalla vita
eccetto quella di fare denaro, non possono rinunziare alla musica, all'oratoria e alla
letteratura nelle loro celebrazioni domenicali. Tali fanatici sono una minoranza. Le
persone che possono occuparsi liberamente di belle arti, avendo i denari per farlo,
indulgono a esse pi che  possibile. I pianoforti a coda sono "di rigore" anche nei salotti
dove non sono mai aperti: le madri cantano o dipingono ad acquerello, e romanzi sono
sparsi in giro per tutta la casa. Anche nelle case di campagna dove gli unici divertimenti
sono quelli di uccidere uccelli, animali e pesci, secondo un ordine fissato mese per mese, e
dove si sporca la faccia dei ragazzi con il sangue della prima volpe uccisa durante una
caccia, vi  la bellezza naturale e la gioia di cavalcare per la campagna, che  molto pi
estetica della gioia di ballare. Anche nel cacciare, il piacere non  nell'uccidere gli animali,
ma nell'abilit artistica dell'operazione.

Ma sebbene non esista (neppure tra la gente che passa la maggior parte della sua vita nelle
case da gioco, a tavola e a letto) una classe composta di tutti filistei, tuttavia  molto
diffusa l'impressione che le belle arti siano narcisistiche, inutili, effeminate, impolitiche,
non scientifiche e molto sospette dal punto di vista morale. Per la gente della classe
agricola le belle arti sono una forma di dissolutezza e niente altro; sebbene, infatti, grazie
alla radio, i lavoratori agricoli e i giardinieri non credano pi, come facevano una volta,
che le canzoni e le ballate siano segreti vergognosi a cui si adattano molto bene gesti osceni,
e sebbene l'abilit nel cantare "Gently", "Johnny", "My Jingalo" o "The Seeds of love" non
debba pi essere celata come un illecito affare di amore, tuttavia, penso, questo
cambiamento  piuttosto considerato come una maggior tolleranza dell'immoralit, che
come un riconoscimento della santit della musica. La causa di questa errata concezione
 abbastanza chiara. L'appropriazione della terra da parte di proprietari privati ha creato
un proletariato e lo ha obbligato a lavorare per una infelice esistenza senza dargli mai un
momento di riposo, una cultura, denaro, o vestiti che possano essere indossati senza
vergogna nelle rappresentazioni artistiche o nelle gallerie di pittura. In queste condizioni,
sebbene possano esserci persone a cui piacerebbe interessarsi di questo genere di arti per
rendere la vita pi sopportabile, queste non possono fare altro che intossicarsi di alcool e
di tabacco (in misura tale da produrre una anestesia sufficiente per riuscire ad annegare la
tristezza della povert), scommettere alle corse dei cavalli e dei cani nella speranza di
facili ricchezze, e soprattutto darsi ai rapporti sessuali, la quale cosa si  loro insegnato a
nascondere come peccato originale. Cos stando le cose, l'associare il piacere soltanto
all'ubriachezza, al gioco e alla fornicazione, produce come effetto che i poveri proletari
identificano il divertimento con il vizio e il peccato, e l'arte con ci che  sporco e
immorale. Inevitabilmente il povero proletario educa suo figlio come il suo cane, ossia con
la frusta, e punisce le manifestazioni estetiche come manifestazioni di corruzione,
rendendo in tal modo impossibile la realizzazione di una educazione estetica. Il rimedio ,
senza dubbio, la disponibilit di tempo e il denaro. Quel soldato che, quando gli fui
mostrato come esempio di temperanza, disse che ero un bugiardo, perch nessuno che
avesse uno scellino in tascaIlpoteva passare
Pratico Mondodavanti a un'osteria
per Edunet books senza entrarvi e bervi un
liquore, era un prodotto della povert e del continuo lavoro snervante, cos come John
Ruskin era il prodotto del comodo e del denaro. Una legge sui poveri che si preoccupi
soltanto del vitto, dell'alloggio e del vestiario, senza pensare al divertimento e al denaro per
i minuti piaceri,  dal punto di vista sociale imperfetta. Il francese che disse che poteva
fare a meno delle necessit della vita purch gli restassero i suoi lussi era pi saggio dei
legislatori degli statuti dei poveri.

Una volta che l'uomo di Stato si sia reso conto che l'educazione liberale  estetica e
l'educazione estetica  propaganda, egli non deve dimenticare che l'arte pu fare del
bene come del male. Nietzsche defin la nazione come un popolo che legge lo stesso
giornale. Egli sarebbe potuto andare anche oltre i confini e definire i cattolici romani come
la gente che guarda gli stessi quadri e le stesse immagini. Non posso figurarmi quello che
avrebbe detto dell'invenzione del cinema, che porta per tutto il mondo gli stessi drammi e
discorsi, e che ha fatto di Hollywood una citt internazionale, che diffonde esteticamente
la sua dottrina cos come non pot mai fare nessuna Chiesa, e rendendo il cattolicesimo
musulmano e tutto il resto una ben piccola cosa di fronte al vero cattolicesimo dei film.

La leggerezza politica, che lascia questa gigantesca macchina propagandistica e i suoi


enormi profitti nelle mani di bande di speculatori americani, si trova ora di fronte a una
nuova pericolosa forma di moralit popolare, quella dell'anarchia individualista
temperata da cazzotti amministrati a furfanti armati di pistole automatiche da giovani
uomini dall'aspetto per bene occupati a corteggiare giovani donne, che hanno creduto di
rendersi pi belle strappandosi le sopracciglia e rimpiazzandole con altre artificiali
disegnate e situate in maniera pi artistica. E' qualcosa di pi di una coincidenza che,
quando si d il diritto di voto a persone che hanno la testa piena di siffatte stupidaggini, le
vecchie guerre come si facevano tra trib, nazioni, chiese e dinastie si trasformino
rapidamente in guerre mondiali nelle quali i cazzotti sulla mascella sono rappresentati
dallo scoppio di granate piene di alto esplosivo e le pistole automatiche da grossi carri
armati.

Tutto questo significa che l'uomo di Stato si trova ad avere a che fare non soltanto coi
semplici fatti di questo mondo, dei quali n lui n il popolo che egli governa possono mai
avere una conoscenza vasta e aggiornata, ma con una terra fantasiosa creata e nutrita dalle
finzioni di poeti e di romanzieri, illustrata e decorata da schizzettisti e disegnatori, resa
viva e parlante da pittori, musicisti e oratori, e simulata nei teatri e nei cinema fino al
punto che le sue fantastiche leggi di onore e disonore, di amore e odio, di lode e biasimo, di
patriottismo e tradimento, di virilit e femminilit e di comportamento in genere,
prendono il posto dell'osservazione e del ragionamento e fanno della democrazia una
fantasia per la gente che sogna. E' questo che rende possibili pazzie come le guerre
mondiali e crudelt come i codici penali. E' questo che permette agli avventurieri politici e
militari di essere venerati come messia e di portare milioni di uomini a rischiare inedia,
ferite e morte nel tentativo di fare del loro paese il regno di Dio sulla terra, mettendo sul
trono un piccolo mortale qualsiasi come se fosse Cristo sceso nuovamente sulla terra.

Stando cos le cose, l'artista professionista non viene rispettato come tale, sebbene egli
possa essere adulato e privilegiato; col chiamarsi artista egli si rovina infatti da se stesso.
Lo scienziato che professa l'irresistibile onniscienza  invece preso sul serio a onta
dell'evidente follia di tali pretese; ma l'artista che cerca di dar vita alle illusioni con la sua
penna, il suo pennello, il suo spartito, sebbene possa raggiungere una fama duratura, non
 mai posto sul trono, n viene obbedito e seguito fino alla morte da tutte le nazioni
come accade invece agli avventurieri che mantengono le illusioni e le sfruttano. Paragonate
la carriera di Fidia e di Pisistrato a quelle
Il Pratico di Richard
Mondo Wagner
per Edunet books e di Adolf Hitler e vi
accorgerete della differenza. L'artista onesto non pretende che le sue finzioni siano fatti;
ma afferma, come faccio io, che  soltanto attraverso la finzione che i fatti possono essere
resi istruttivi e anche intelligibili. Ma questo non  lo stesso che pretendere che essi non
siano finzioni. Lavorare deliberatamente sulle credenze popolari che esse generano  uno
dei trucchi della disonest politica; ma  anche un'arte necessaria all'onest politica; i
pazzi devono essere infatti governati secondo la loro follia e non secondo una saggezza che
non posseggono. Per praticare quest'arte, per, bisogna essere abbastanza realisti da
saper vedere attraverso le illusioni romantiche e da conoscere i fatti nudi e crudi in misura
maggiore di quanto non li conosca il signor Ognuno. Questa  la ragione per cui i
Napoleoni sono poco numerosi quanto i Washington e gli Stalin.

Quando mi trovai per la prima volta con Anatole France, egli chiese chi fossi. Rispondendo
da me stesso dissi: Sono, come voi, un uomo di genio. Questa era una risposta,
secondo le abitudini francesi, cos immodesta che lo spinse a replicare: Ah, bene; una
cortigiana ha il diritto di chiamarsi mercante di piacere. Non ne restai offeso; infatti 
vero che tutti gli artisti vivono come mercanti di piacere e non come profeti e filosofi; la
somiglianza del caso della cortigiana non era nuovo all'autore della "Professione della
signora Warren". Ma perch egli non disse un pasticciere ha il diritto di chiamarsi
mercante di piacere, il che sarebbe stato ugualmente vero? O un gioielliere? O un
commerciante di uno delle centinaia di articoli che si trovano nei negozi e che non sono
necessari alla vita e hanno soltanto un valore estetico? Questi paragoni sarebbero stati
anche pi giusti: la cortigiana, infatti, che abbia abbastanza cervello per sostenere questa
teoria, non ricorre certamente alla giustificazione di Anatole France; la sua difesa davanti
alla signora Grundy (nella commedia sopra citata)  infatti Dovete a me e alle mie simili
la purezza delle vostre figlie non ancora sposate. Essa sostiene che la soddisfazione
sessuale non  una lussuria ma una necessit, che disdegna le condizioni restrittive a cui
si attacca la signora Grundy. Da parte mia non posso sopportare di ammettere che sono un
semplice mercante di piacere. Io uso il piacere datomi dalla mia arte facendo il
commediografo per spingere la gente a leggere le mie commedie o a vederle rappresentare
e permettermi con ci di vivere; mi sono comunque accorto con molto disagio che vi sono
scrittori bisognosi e superficiali che sfruttano i pi vili piaceri dati dall'indecenza e dalla
scurrilit, dalla profanit, dalla immoralit e dalla falsit per fare quattrini. Anche la
migliore commedia deve avere quel tanto di eccitante per attirare il pubblico, anche se
piccolo e scelto. Il nostro pi grande autore drammatico, Shakespeare, dovette esercitare
la sua arte come piace a voi per poter finire la sua carriera da signore di campagna
dotato di un proprio stemma. Analogamente persone nate con la vocazione di fare l'attore
non possono farne a meno, anche se la paga  minore di quella di un operaio e la pena
comprende l'ignominia e la proscrizione come se si trattasse di furfanti o di vagabondi.

L'uomo di Stato si trova cos di nuovo di fronte al problema: Che cosa devo farne di
questi mercanti di piacere?. La decisione di Cromwell fu di classificare i teatri come la
porta dell'inferno e di rifiutarsi di tollerare in qualsiasi modo commedie e attori; ma
poich lui e i suoi amici puritani amavano la musica e cantavano gli inni, toller
momentaneamente l'opera e il canto, non prevedendo che un giorno si sarebbe detto che
un tenore di opera non  un uomo,  un'afflizione e che i castelli che egli stava
distruggendo sarebbero stati ricostruiti dalle prime donne. I suoi soldati distrussero statue
e bruciarono organi, soltanto per affrettare la nascita dell'orchestra di Wagner. I
musulmani imbiancarono gli affreschi di Santa Sofia in obbedienza al secondo
comandamento, e attualmente rimangono incantati davanti alle magiche vetrate della
moschea del sultano Suleiman. Napoleone, per diventare un imperatore presentabile,
dovette andare da un attore per imparare il modo di comportarsi. Un decano di San Paolo
non permise che si dipingesse nella sua
Il Pratico cattedrale
Mondo l'asino
per Edunet sul quale Cristo entr a
books
Gerusalemme; ma in quel tempio vi  ora la statua di un cavallo con un cavaliere molto
meno venerabile. Non  infatti possibile sopprimere le belle arti e interdire o sterminare
coloro che le professano; lo si  provato e riprovato in tutti i modi possibili, ma non ci si
 mai riusciti. Gli statisti sono obbligati a riconoscere che la fame di arte  inevitabile
come la fame di pane. Sarebbe del tutto logico arguire che, poich la fame porta a rubare e
ad assassinare, bisognerebbe reprimere l'abitudine di mangiare, o almeno autorizzarla
soltanto in condizioni molto miserevoli come si fece con la legge sui poveri nel 1832; ma i
pronipoti della scuola di Manchester devono ammettere che il cibo deve essere distribuito
a tutti, oziosi o industriosi, onesti o disonesti; anche i pi sporchi filistei si stanno
accorgendo che gli uomini privati di arte devono darsi all'alcool per rendersi la vita
sopportabile.

L'arte, tuttavia,  al giorno d'oggi qualcosa di pi di un semplice desiderio che l'umanit
civile erediti dalle nostre primitive condizioni di selvaggi e a cui si possa essere costretti a
rinunciare come altre simili eredit. Essa  diventata uno strumento di cultura, un
metodo di insegnamento, una forma di scienza e una indispensabile aggiunta alla religione.
Il commediografo, a esempio, non  soltanto uno che castiga il costume mediante il
ridicolo e che purifica l'animo mediante la piet e il terrore (queste sono le
definizioni classiche) ma anche un biologo, un filosofo e un profeta. In particolare  stato
sempre permesso agli autori di essere dei profeti e dei filosofi, quando le loro aspirazioni li
portarono al di l del semplice commercio di piacere. Gli autori della Bibbia goderono di
una suprema autorit scientifica e storica, fintantoch non si apr una crepa tra i preti e
gli scienziati seguaci di Bacone, crepa che si allarg di secolo in secolo fino a che l'arte e la
scienza li schierarono in campi opposti e li portarono a una reciproca guerra di parole. Fu
una guerra civile (condotta in modo molto poco civile); arte, scienza e religione sono infatti
realmente identiche e inseparabili nelle loro fondamenta; e io, che nella mia giovinezza
non volevo credere a niente di quello che insegnavano i preti e credevo invece a tutto
quello che insegnavano gli scienziati professionisti, mi accorsi subito che la scienza
professionale era giunta alla morte con il materialismo e il razionalismo e che, fintanto che
questi non fossero stati messi da parte, era possibile progredire soltanto passando sui loro
cadaveri. Io cominciai, come dovrebbero fare tutti gli artisti seri, a scrivere dei romanzi (il
teatro era allora per me del tutto oscuro) e produssi cinque fiacchi esempi di questo genere
d'arte. Scrissi i primi due, seguendo la dottrina scientifica di quel tempo, avendo
impersonificato nell'eroe del secondo un completo razionalista di professione ingegnere
elettrotecnico. Essendomi accorto che questa via non permetteva ulteriori sviluppi, la
abbandonai del tutto deliberatamente e coscientemente e creai eroe del mio successivo
romanzo un compositore musicale completamente stravagante, come Beethoven. Tutto
questo deve essere rilevato non tanto come un personale incidente di Shaw, ma perch
stava accadendo o stava per accadere in tutto il mondo.

Questo mutamento comport non un abbandono della scienza, ma una sua estensione.
Esso trov che la selezione naturale di Darwin era interpretata dappertutto in maniera
erronea come evoluzione, come lo  ancora adesso per coloro che non comprendono n
la selezione naturale n l'evoluzione. Salv cos l'evoluzione dal neo-darwinismo (il
darwinismo impazzito) e risuscit l'evoluzione come una viva forza creativa.
Non seguii in un primo momento il cambiamento della linea di condotta, che avvenne nel
1881, perch la mia attenzione era presa dalla scienza economica di Henry George e
perch nei successivi dieci anni mi ero buttato nel marxismo militante. Quando non
scrissi pi romanzi e, dopo un periodo di tempo in cui mi ero occupato di propaganda
marxista e di critica giornalistica, intrapresi la risurrezione del dramma, i vecchi problemi
biologici aspettavano ancora Il una nuova
Pratico soluzione.
Mondo In una
per Edunet complessa conferenza su Darwin
books
esaminai il problema del male, problema che turbava sant'Agostino e soddisfaceva invece i
darwinisti, perch era un'arma per attaccare Dio. Mi sbarazzai di tutta la massa di
abitudini acquisite ed ereditate dal darwinismo col far rilevare che, poich per un
evoluzionista tutte le abitudini erano acquisite, la controversia non aveva ragione di
esistere e che tutto ci che era necessario chiarire era un pi profondo studio della
ereditariet alla luce dell'embriologia. Questo avveniva trentasette anni fa; gli scienziati
professionisti non sono ancora oggi arrivati al punto che io, professionista artista, avevo
raggiunto nel 1906, sebbene il materiale scientifico che io avevo usato fosse stato scoperto
da loro e non da me.

Quando la follia bambinesca dei nostri statisti culmin nell'orgia di uccisioni e di


distruzioni, di morte e di dannazione, che si chiam la guerra per finire le guerre, ma che
 ora chiamata, nel fragore di un'altra guerra, la guerra dei Quattro Anni, scrissi non
soltanto una commedia ma un ciclo di cinque commedie intitolate "Back to Methuselah".
In questo ciclo, sei anni prima che fosse tradotto in inglese il trattato di Pavlov sui "Riflessi
condizionati", affrontai il soggetto dei riflessi e lo portai fino al punto di prevedere gente
altamente evoluta che si divertiva nella sua fanciullezza a fabbricare e a giocare con
bambole che potevano declamare poesie e formulare credi atanasiani, e che sembravano
vive come lo sono i nostri statisti, poeti, uomini politici e teologi, mentre in realt stavano
passando attraverso una serie di riflessi. Questo significava andare oltre Weismann,
che era il maniaco dei riflessi, e oltre quello che avrebbe osato Pavlov; ma poich usai le
comuni parole del linguaggio corrente e posi questa mia idea in una intelaiatura di
evoluzione creativa aggressivamente vitale, essa non raggiunse l'effetto voluto nei
laboratori. Io, che sono un artista filosofo, diffido dei metodi di laboratorio perch ci
che accade in laboratorio  combinato e prescritto. Le prove vengono combinate in
precedenza, se poi i risultati non sono quelli previsti e calcolati, si modifica l'esperimento,
fintanto che non provi quello che lo sperimentatore vuole che provi. Ma l'officina
dell'artista  l'intero universo fino dove egli riesce a capirlo; qui egli non pu n
organizzare n prescrivere ci che vi accade; pu soltanto osservare e interpretare gli
eventi che sono sotto il suo controllo. Un laboratorio pu essere il paradiso di un pazzo o
l'inferno di un pessimista; in ambedue i casi  fatto per dare ordini. La sua porta pu
chiudersi di fronte alla metafisica, che comprende la coscienza, il fine, la mente,
l'evoluzione, la creazione, la scelta (libero arbitrio) e qualsiasi altra cosa che ci si pone di
fronte nel mondo reale. Si pu cos pretendere che, poich non vi  alcuna differenza
chimica tra un corpo vivo e un morto, ma soltanto una differenza di comportamento, non
vi  nessuna differenza. Nello stesso modo si possono spiegare tutti i fatti che sono
incompatibili con il determinismo fisico come illusioni metafisiche. In breve il laboratorio
pu ridursi all'assurdit nel nome della scienza, laddove all'arte simili licenze non sono
permesse.

Ma lo statista e l'elettore non debbono credere che un artista non possa essere un pazzo
pericoloso quanto un ricercatore di laboratorio. L'arte di comporre quadri, statue, sinfonie,
favole, sia narrative sia drammatiche,  del tutto controllata, selezionata, scelta e
prescritta dall'artista nello stesso modo come lo  l'esperimento da laboratorio da parte
dello scienziato. Essa  ugualmente soggetta ai suoi pregiudizi, alle sue ignoranze, alle sue
sciocchezze e ancor pi alla sua corruzione da parte del gusto del pubblico in base al fatto
che Quelli che vivono per piacere devono piacere per vivere. L'idolatria per gli artisti
 altrettanto pericolosa che l'idolatria per gli scienziati. La loro istruzione  limitata, le
loro ipotesi hanno del provvisorio, la loro ignoranza  senza limiti, e la loro intelligenza
molto deficiente. Shakespeare sollev un problema biologico quando dichiar che una
divinit plasma i nostri fini, per quanto noi ci affanniamo a sbozzarli. Questo problema
non fu certamente risolto da IlDarwin
Praticoma neppure
Mondo da Shakespeare.
per Edunet books Goethe segu la
soluzione evoluzionistica, ma non arriv oltre la congettura. I progressi scientifici
cominciano nella maggior parte dei casi come congetture, scherzi, paradossi, finzioni,
superstizioni, imposture, incidenti e fattori irrilevanti di tutti i generi. Nessuno di questi 
al disotto della percezione dello statista o al disopra del suo senso critico. Sebbene egli
debba consultare molti specialisti egli deve tener presente che sono tutti fallibili. Molire
si fece un'idea dell'efficacia delle sue commedie; ma era l'opinione del suo cuoco, non
quella dell'Accademia francese. Egli era troppo avveduto per classificare il cuoco come
analfabeta e l'Accademia come un letterato infallibile. Ogni classificazione, come Croce
giustamente insiste nel dire, pu fuorviare chiunque non abbia scrupolosamente meditato
sui suoi limiti. Cartesio, proclamato ora padre della scuola fisica deterministica in base alle
dottrine di Darwin, Weismann e Pavlov, potrebbe essere giustamente classificato come
l'arcimetafisico in base al suo famoso detto Penso, dunque sono.

Qualunque statista abbastanza ingenuo da fare assegnamento su queste caselle


classificatorie pu tenere in ordine le sue carte; ma la sua mente sar quanto prima in
grande disordine. E' conveniente allineare i pensatori in diverse file a seconda che sono
scienziati, religiosi, artisti, filosofi, sociologi, uomini politici e cos via, nello stesso modo
come  conveniente allinearli quali pittori, scultori, falegnami, muratori, stagnini,
ritualisti, quaccheri, conservatori, liberali, dottrinari, scienziati cristiani, medici allopatici,
omeopatici o imbroglioni. In queste classificazioni Cartesio apparirebbe molto distante
dalla signora Baker Eddy; tuttavia il penso di essere malata, quindi sono malata della
signora Eddy  cos prossimo a Cartesio come la lettera E  vicina alla lettera D. Gli
uomini possono essere classificati dal punto di vista morale e intellettuale come stupidi e
bugiardi; ma le persone che concludono che gli stupidi non fanno altro che sbagliare e i
bugiardi altro che mentire sono vere calamit politiche. Newton fece talvolta errori
ridicoli; Colombo prese l'America per la Cina; Titus Oates deve aver detto molte volte la
verit, altrimenti non avrebbe potuto vivere. I cataloghi e gli archivi dello statista devono
avere pi riferimenti che numeri di protocollo; e se anche le sue conclusioni e le sue
persuasioni arrivano del tutto improvvise, egli non deve essere portato ad aver pregiudizi
contro di esse. Anche un maestro profondo come Ges avvert i suoi fedeli che la
salvezza sarebbe potuta giungere a loro come un ladro nella notte.

Si ammette in genere che anche gli uomini buoni hanno le loro debolezze; ci che invece
si riconosce meno  che i furfanti possano avere i loro punti di onore. Artisti disposti a
morire di fame piuttosto che violare la loro coscienza artistica, eretici che si fanno bruciar
vivi o gettare ai leoni piuttosto di chiamare altare una tavola da comunione o di bruciare
un granello di incenso davanti all'immagine della da Diana, possono essere individui
poco scrupolosi nelle questioni di denaro e nei loro rapporti con le donne. Un'assoluta
integrit intellettuale  impossibile al pari di un'assoluta integrit morale. Il pi rigido
razionalista, nei riguardi di un argomento, pu ricorrere in altri campi a grezze congetture:
i pi esatti matematici tengono i loro conti in banca in grande disordine. I dottori che
prescrivono diete scientifiche fumano, bevono e mangiano in misura che soltanto
l'autoindulgenza pu giustificare. Io curo molto l'ordine della mia stanza da letto, ma il
mio studio  invece cos disordinato che sebbene abbia disposto sistemi di cataloghi
perdo sempre ore intere per cercare le mie carte. Quanto a me stesso, potete classificarmi
secondo l'et, l'altezza, la lingua natia, il colore degli occhi, la lunghezza e la larghezza
della testa, poich questi fatti sono accertabili e misurabili; ma quando i critici e i biografi
tentano di classificarmi come autore, allora mi viene da ridere. Io non mi adatto in nessuna
casella di classificazione.

Tuttavia n noi n tanto meno gli statisti possiamo fare a meno di caselle classificatorie;
gli statisti infatti devono legiferare,
Il Pratico organizzare
Mondo per ilEdunet
lavorobooks
della nazione e scegliere le
persone adatte a preparare leggi e piani. Sebbene ogni individuo sia unico e differente dagli
altri, le leggi non possono esser fatte per ogni individuo; perci l'individuo deve adattarsi
alla legge invece di avere una legge adattata a lui. Tuttavia se l'organizzazione nazionale
deve essere efficiente, bisogna che non sia condotta da persone inadatte come pioli quadri
in buchi tondi; per evitare questo inconveniente bisogna classificare pioli e buchi. Per fini
privati  perfettamente inutile fare una classificazione degli esseri umani in donne e
uomini: una donna che si sceglie un marito o un uomo che si sceglie una moglie debbono
distinguere tra i pi svariati temperamenti come gli egoisti e gli altruisti, gli autoritari e i
docili, i turbolenti e i remissivi, gli avari e i prodighi, gli attenti e gli spensierati, i pacifici e i
vendicativi, i chiusi di temperamento e i comunicativi, i buoni e i noiosi compagni e altri
estremi che rendono i matrimoni cos differenti; ma l'uomo di Stato non pu fare tutto
questo: egli deve regolare la vita delle persone col presupposto che per taluni fini, e fino a
un certo punto per tutti i fini, uomini e donne siano tutti uguali, sebbene in realt
nessuno di essi sia uguale all'altro. Egli deve tirare una linea in queste classificazioni e
perseguire o uccidere le persone che sono da una parte della linea, e incoraggiare e
appoggiare quelle che sono dall'altra parte. Quando arriva poi a classificare gli artisti,
accorgendosi che gli artisti sono i pi efficaci propagandisti, deve decidere quali dottrine
proibire e quali tollerare.

Se per esempio la Chiesa d'Inghilterra deve rimanere organizzata come lo  adesso, gli
statisti possono dover rivedere il libro di preghiere che  pieno delle dottrine
sull'espiazione mediante il sacrificio di sangue, sulla nascita partenogenetica, sulla
divinit soprannaturale di Ges e sulla sua identificazione con il vecchio idolo Jehovah,
sulla vita eterna di tutti gli esseri umani in un paradiso o inferno materiale cos come 
stato descritto da Maometto e Dante, sull'accettazione della Bibbia come una enciclopedia
moderna e infallibile e altre dottrine che i migliori elementi nel clero e tra i parrocchiani
trovano incredibili o irragionevoli o socialmente dannose e talvolta tutte e tre le cose
insieme.

Questo mette anche il pi bravo sacerdote di fronte a una difficolt che gli statisti devono
egualmente affrontare. Ambedue devono non soltanto accertarsi della verit della scienza,
ma anche governare e dirigere milioni di persone che non sono n a conoscenza delle pi
acute e recondite di queste verit n capaci di comprenderle quando vengono loro
spiegate. Prendiamo il caso di Galileo. Si  detto di lui che, essendo un grande osservatore
e un impavido ragionatore, fosse perseguitato da un gruppo di preti superstiziosi, ignoranti
e di corte vedute. Questa  una volgarit protestante; Copernico aveva convinto il
Vaticano e i pi intelligenti preti italiani del fatto che, come Leonardo aveva immaginato,
la terra  la luna del sole e non il centro dell'universo. Ma essi dovevano governare i loro
greggi semplici e analfabeti non con le idee incomprensibili e apparentemente paradossali
di Copernico e Galileo, bens inculcando loro le storie infantili della Bibbia come se
fossero infallibili verit, che venivano dalla mano stessa di Dio. Tra queste storie vi era
quella di Giosu che ferm il sole finch non ebbe vinta una delle sue battaglie. Se
Galileo avesse detto alla gente che Giosu avrebbe dovuto fermare la terra invece del sole
e che quella storia era certo stata inventata da qualcuno che non doveva essere affatto
simile a Dio data la sua grande ignoranza in astronomia, la loro fede sarebbe stata scossa; e
il cristianesimo sarebbe finito in un'orgia di egoistica illegalit. Perci essi dissero a
Galileo: sappiamo bene come te che la terra si muove intorno al sole e non il sole intorno
alla terra; ma non bisogna dirlo e non devi dirlo; Galileo, che era un uomo sensato,
condivise il loro punto di vista e assicur la gente di aver fatto un infelice sbaglio e che la
Chiesa aveva sempre ragione. La gente, che sapeva che il sole si muoveva perch lo
vedevano muoversi ogni giorno da oriente a occidente e sapeva che la terra era piatta
perch quando si lasciava Il cadere un'arancia
Pratico essa
Mondo per restava
Edunet dove era caduta invece di
books
rotolare come fa un pisello dal coperchio d'una pentola, si ritenne soddisfatta e si sarebbe
radunata in folla per vedere bruciar vivo Galileo, se egli avesse insistito nel sostenere
quello che si riteneva fosse una stupidaggine e una bestemmia.

Quando la verit si fece strada, avvenne ci che i preti temevano. La ricerca della grazia
dette adito alla ricerca dei profitti commerciali e Manchester soppiant Roma come
quartier generale della civilt. Ma la gente sa ancora cos poco delle teorie di Adam
Smith e di David Ricardo quanto il popolo italiano sa di Tommaso d'Aquino e di Aristotele;
e gli statisti che devono governare i popoli di ambedue i paesi, sebbene non abbiano pi
bisogno di finger di credere che la terra sia piatta e che il sole si muova intorno a essa, sono
tuttavia ancora obbligati a dar credito a romantici spropositi resi popolari dalle opere
d'arte prodotte da poeti, commediografi, romanzieri e storici. La storia disse Henry
Ford  vanit. In parte  vero; tuttavia i nostri oratori politici quando parlano
devono tenerla presente e quando sono al potere devono perseguitare i realisti (a esempio i
marxisti) come se fossero eretici perch dicono la verit, cos come fecero i preti e i
papi nei riguardi di Copernico. Ma gli artisti marxisti sono ispirati a creare le utopie
comuniste, a dipingere quadri che esaltano il lavoro e a comporre sinfonie che esprimono
l'entusiasmo rivoluzionario. Tutte queste opere a loro volta produrranno una pubblica
opinione che sar appoggiata dagli uomini politici di carriera e che i governanti devono
sfruttare, se vogliono tenere il popolo nelle loro mani. In quanto ai veri capi, che possono
mantenersi al potere soltanto cambiando l'opinione pubblica, devono anche usare le belle
arti per far s che la gente li ascolti e si lasci persuadere da loro.

Vediamo quindi che  dovere dell'uomo di Stato andar contro ogni atteggiamento
antisociale e che l'atteggiamento dell'artista  il pi infettivo di tutti e pu essere
pericolosamente antisociale. Cosa deve fare l'uomo di Stato per adempiere a questo dovere?
In che modo deve mettere al bando l'arte dannosa e incoraggiare quella sana?
Nell'industria egli sconfigge l'imprenditore antisociale con le leggi sulle fabbriche,
mandando nelle fabbriche e nelle officine degli ispettori che ordinino agli imprenditori di
fare alcune cose e di non farne altre. Ogni imprenditore che non sappia sottostare a queste
condizioni, deve trovarsi qualche altra occupazione pi adatta alla sua incapacit. In
breve, l'imprenditore  moralmente regolato da una legge del Parlamento. Possiamo fare
analogamente per l'artista?

I nostri elettori, ignoranti e senza esperienza, e i loro rappresentanti credono che sia molto
facile risolvere questo arduo compito. Basta controllare le opere d'arte e se queste sono
sconvenienti mandarle alla polizia. Il magistrato pu farle bruciare. Molti libri e quadri
pornografici sono stati distrutti in questo modo; e anche qualche classico ha fatto la stessa
fine. Qualche volta anche gli scrittori di libri sono stati bruciati. Ora questo metodo rapido
e violento, che ha fatto tanto per rendere pi umane le nostre fabbriche e per eliminare la
sozzura dalle arti, e che  abbastanza semplice allorch si tratta soltanto di semplice
sozzura, fallisce assai meschinamente quando si trova di fronte a quelle pi alte opere
d'arte, che sono le pi importanti di tutte, che, come strumenti di evoluzione, osano
criticare l'opinione pubblica e le istituzioni esistenti. Io stesso fui per molti anni
considerato un pericoloso ricattatore e danneggiato nella reputazione e nella tasca, perch
ho utilizzato la mia arte per esporre le vere origini della prostituzione e pi tardi mostrai
come una prostituta e un ladro, ambedue professati nemici della moralit e schernitori
della religione, furono presi e convertiti dalla propria coscienza - parlando in termini
teologici dallo Spirito Santo - e salvati.

Io non fui l'unica vittima. Shelley, Ibsen, Tolsti, Maeterlinck e Brieux divisero la mia
sorte, mentre scrittori le cuiIlcommedie non arrivavano
Pratico Mondo per Edunet al livello di quello che sono i
books
rapporti di istruttorie nelle corti di polizia e nei tribunali dei divorzi, furono solidamente
protetti da certificati di correttezza rilasciati dai censori al costo di due ghinee per
commedia. Questa assurdit fu causata dal fatto che, quando sorge il problema di rendere
morale l'arte, il primo espediente che si trova - resisto alla tentazione di dire: il primo
pensiero che viene in testa a un imbecille -  di nominare un censore per esaminare tutte
le opere d'arte e decidere se debbano essere rese pubbliche e perfino se sia permesso loro
di esistere. La censura si basa in genere unicamente su fatti:  facile per la gente sciocca
dire che tutto ci che si deve fare  di trovare un censore che combini in s la saggezza,
l'istruzione e la sollecitudine per il benessere umano del Vaticano, del Comitato giudiziale
della Camera dei Lords, degli Episcopati di tutte le Chiese con l'onniscienza della Santa
Trinit, e di mettere le belle arti sotto il suo pollice. L'uomo di Stato, incapace di trovare
una simile persona, e abituato per educazione a classificare gli artisti come indesiderabili
"bohmiens", soddisfa alla richiesta affidando questo lavoro a un impiegato di seconda
categoria con un salario annuo di due o trecento sterline o meno. Questo impiegato,
riconoscendo che le sue doti mentali non sono adatte ai suoi doveri di giudice, fa una nota
delle parole che non devono essere usate e dei soggetti che, essendo controversi, non
devono essere trattati da persone frivole quali si ritiene siano gli artisti. I soggetti sono
evidentemente la religione, il sesso e la politica. Cos avvenne che un censore americano
di religione cattolica romana, molto temuto a Hollywood, esaminando una mia commedia
intitolata "St. Joan", trov che vi era in essa la parola aureola e la fece censurare,
essendo religiosa. E siccome l'eroina di quel dramma a un certo punto osserva che i soldati
sono spesso amanti dei bambini, anche questo passo dovette essere purgato, perch i
bambini in fin dei conti hanno a che fare col sesso (1). E cos via, fintantoch non rest
nulla di intelligibile della commedia che, sebbene non tocchi argomenti sessuali,  piena
di religione e di politica. Poich questa censura clericale negli Stati Uniti non pu fare
nulla per sostenere il suo giudizio se non esortare tutti i cattolici americani (venti milioni)
a starsene lontani dai divertimenti che essa disapprova, e poich i cattolici romani nei vari
Stati sono meno di un settimo della popolazione e commettono come i protestanti gli stessi
peccati che la loro Chiesa proibisce, io posso permettermi di non farci caso; ma nelle isole
britanniche le commedie possono essere soppresse dai commissari locali di polizia e per
tutta la nazione dal Lord Ciambellano su parere dei "lettori del re", che hanno modesti
salari. Per colpa loro ho dovuto subire notevoli danni, come ho gi detto, per commedie
che ora sono state autorizzate da alcuni intelligenti Lords Ciambellani che hanno superato
le follie dei loro lettori. Il loro predecessore, per causa del quale dovetti soffrire quel danno,
 ricordato per due sue espressioni Io non sono un lavoratore agricolo e Chi 
Tolsti?.

La prima commedia che mi mise nei pasticci richiam l'attenzione per il fatto che la
prostituzione, che si credeva derivasse dalle tendenze viziose delle donne sessualmente
prive di controllo e dei loro clienti maschili, era invece un fenomeno economico prodotto
dalle paghe eccessivamente basse delle donne oneste e dalle paghe molto elevate delle
prostitute, cos che una povera donna che avesse qualche lato attraente doveva vendersi
nelle strade piuttosto che fare un faticoso e miserabile lavoro di 16 ore al giorno a due
pence l'ora in una sartoria, o rischiare l'avvelenamento per fosforo in una fabbrica di
fiammiferi a 5 scellini la settimana. Quanto fosse necessaria questa rivelazione si trov
alcuni anni dopo, allorch l'organizzazione internazionale della prostituzione, fatta da
sfruttatori capitalisti, conosciuta come tratta delle bianche, divenne una tale tirannia che il
Governo fu obbligato a prendere provvedimenti. E tutto quello che pot fare fu di
emettere una legge che prescrive la fustigazione dei tenutari di bordelli, con il risultato che
questo lucrativo monopolio pass nelle mani delle mezzane, come accadde alla signora
Warren. Se la mia commedia non fosse stata soppressa dalla censura, il problema sarebbe
stato capito meglio e il rimedio non sarebbe
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Mondo per cos books
meschinamente stupido.

Poich so molto bene che  inutile denunciare un rimedio sbagliato senza trovarne uno
giusto, e che l'unico rimedio contro la calunnia privilegiata  di smantellarla coi fatti, non
urlai inutilmente sulle mie personali sventure. Feci rilevare che i music halls di Londra, che
erano stati i ricettacoli di ogni genere di sporcizia, erano stati ripuliti e trasformati in
decenti teatri di variet, costringendo i proprietari a ottenere di anno in anno una licenza
dal Consiglio di Contea di Londra e lasciandoli nello stesso tempo liberi di rappresentare
tutto ci che a loro piaceva per 12 mesi col rischio di perdere il diritto di esercizio alla fine
dell'anno, se le loro rappresentazioni erano state abbastanza scandalose da convincere la
maggioranza di una numerosa e sufficientemente rappresentativa autorit pubblica che
essi non erano adatti al loro lavoro. Come al solito, avrei potuto risparmiare il mio fiato.

L'unico risultato fu l'abituale richiesta che impiegati a poche centinaia di sterline l'anno
esercitassero una professione, che va al di l delle pretese dei pi grandi santi e profeti, e
munita di poteri che sono stati tolti ai re solo con due rivoluzioni. In Irlanda attualmente
questi poteri sono amministrati da un signore ben intenzionato e patriottico, la cui idea 
che, siccome l'80 per cento degli spettatori dei cinema irlandesi sono ragazzi, dovrebbero
essere rappresentati soltanto spettacoli adatti a ragazzi. Poich in Irlanda  stato abolito
il divorzio, gli scrittori di commedie devono farne cenno soltanto per condannarlo e
devono considerare i matrimoni come indissolubili, senza menzionare che ci nondimeno
essi devono essere frequentemente annullati. Questo  soltanto un esempio della lista
ufficiale delle restrizioni che rendono impossibile la rappresentazione in Irlanda di
commedie serie, salvo quelle meno intelligenti. Il censore locale suggerisce ufficiosamente
di rappresentare drammi storici che trattino della vecchia storia d'Irlanda (secondo il suo
punto di vista egli fu uno degli eroi della sollevazione del 1916). Poich questa storia,
sebbene romanticamente piacevole e capace di produrre buoni effetti nelle menti dei
ragazzi, , io calcolo, almeno per il 99 per cento falsa, essa non riesce a fornire
quell'elemento di realismo e di rilievo critico comico, senza i quali la storia romanzata
finisce nella delusione e nel cinismo. Don Chisciotte senza Sancio Panza ci avrebbe fatti
diventare pazzi, come divent lui stesso.

Coloro che soffrono di democrazia acuta sono fiancheggiati da una sinistra anarchica, che
si oppone a ogni controllo governativo dell'arte, e da una destra che sostiene che tutto
dovrebbe essere controllato dalle autorit che sono state elette dai voti di tutti. La destra
 d'accordo nel riconoscere che i teatri dovrebbero essere controllati dai municipi. Ma
questa sua idea  gi realizzata nella presente censura con la sua assurdit complicata
dalla impossibilit. Ho conosciuto gente abbastanza pazza da proporre che tutti i libri e le
commedie, prima di essere licenziati per la pubblicazione e la rappresentazione,
dovrebbero essere letti da tutti i membri del municipio, e la concessione della licenza
dovrebbe essere data con sistema di voto in assemblea plenaria. Non  venuto loro in
mente che la lettura delle commedie e dei libri avrebbe occupato tutto il tempo dei membri
del municipio, fino al punto da far loro trascurare tutti gli altri pubblici affari e, anche
cos, ci avrebbe provocato un tale ritardo che avrebbe significato la morte di ogni
pubblicazione e di ogni rappresentazione. Senza contare che le menti dei consiglieri
municipali sarebbero rovinate dall'eccessiva lettura; specialmente per tutta la robaccia che
verrebbe loro sottoposta.
Non bisogna d'altronde supporre che l'abbandono di tutti questi espedienti potrebbe
lasciare il dramma libero di esercitarsi come meglio crede. Lo metterebbe soltanto nelle
mani della polizia. Negli Stati Uniti, dove non esiste censura statale, la polizia arresta
talvolta l'intera compagnia per la rappresentazione di commedie che sono considerate
discutibili da qualche pio commissario conservatore e contro le quali si sono levate
proteste nella stampa, come Ilnel caso degli
Pratico Mondo"Spettri"
per Edunet books Questa  la ragione per cui
di Ibsen.
tutti i nostri amministratori teatrali appoggiano unanimemente la censura del Lord
Ciambellano. La sua licenza, che costa soltanto due ghinee, li assicura contro l'intervento
della polizia: o almeno essi credono che sia cos. In tutti i modi essa d loro il parere
ufficiale di un esperto in una materia che non sono spesso in condizioni di giudicare. Essi
possono cadere nel codice penale per oscenit, turpiloquio, sedizioni o per tenere una
casa da t. Poich le conseguenze possono essere pi serie del rifiuto di una licenza, essi,
molto giustamente, preferiscono il rischio minore.

Ora, l'autore condivide questi stessi rischi eccetto quello di tenere una casa da t. Non vi
 censura per i libri; ma chiunque scrive e pubblica un libro fuori del normale rischia di
farselo bruciare per ordine di un funzionario di polizia. Chiunque lo vende rischia la
prigione e una fine rovinosa. Soltanto per il fatto di comprare il libro, possederlo, leggerlo
o sentirlo leggere si pu andare incontro a una pena di durata illimitata. La gente era
abituata a essere deportata per leggere "L'et della ragione" di Paine e il "Queen Mab", di
Shelley. Per aver approvato il libro di Charles Darwin sulla selezione naturale, un
insegnante degli Stati Uniti fu perseguitato in base al fatto che il libro, essendo contrario
alla Sacra Scrittura,  da condannarsi; in Inghilterra non vi  nulla che possa evitare una
simile procedura da un momento all'altro. Durante la guerra dei Quattro Anni fu sollevata
molto logicamente la questione se il Nuovo Testamento, inopportunamente citato da un
vescovo, non fosse un libro sedizioso. Fintantoch questi provvedimenti sono legalmente
possibili nulla pu garantire un autore contro la loro applicazione, se ha qualcosa di
nuovo da dire. Di conseguenza non soltanto gli amministratori teatrali, quali uomini di
affari, sono molto favorevoli alla censura, ma gli stessi autori, anche quando hanno
qualcosa di nuovo da dire, hanno meno paura del censore che del commissario di polizia,
del pubblico accusatore e del delatore. Sarei anch'io favorevole alla censura se credessi,
come fanno molti miei colleghi, che il suo certificato di correttezza costituisca una valida
difesa contro i provvedimenti giudiziari.

Cos il problema di mantenere le belle arti sane e pulite, ben lungi dall'essere risolto col
pagare qualcuno con un modesto salario perch si occupi di esso,  veramente insolubile;
il problema supera infatti la capacit umana. La buona volont di qualcuno di
interessarsi della questione - e vi sono sempre dozzine di persone che se ne occupano - 
una prova conclusiva della grande incapacit per quel qualcuno di risolvere quella parte
che realmente interessa. Per l'indecenza e la volgarit il rimedio fondamentale  la
cultura degli spettatori e dei lettori assieme alle proteste della critica. Jeremy Collier si
interess della profanit e dell'immoralit del dramma durante la Restaurazione senza
avere alcuna autorit ufficiale. Ma la censura, organizzata non per ripulire il palcoscenico
ma per mettere la museruola a Henry Fielding, uno dei pi grandi scrittori britannici, fece
del teatro la pi stagnante istituzione culturale del paese.

Dobbiamo mettere allora gli amministratori teatrali in una posizione privilegiata, al di
l del bene e del male come fece Nietzsche, cos che possano violare la moralit
sociale con l'impunit? Tanto le professioni scientifiche quanto le mercantili elevano le
stesse pretese in maniera ancora pi impudente (naturalmente sempre in nome della
libert), ed hanno anche avuto la soddisfazione di vedersele riconoscere per un certo
periodo di tempo; ma nessun Governo britannico arriver mai a fidarsi fino a tal punto
degli sfruttatori delle belle arti. Arrivare all'estremo opposto e mettere il loro controllo
nelle mani di un impiegato di seconda categoria significa peccare contro lo Spirito Santo.
In apparenza non vi  niente da fare, se non lasciare questo controllo alla polizia, come
avviene in America e in Francia, fintantoch gli spettatori e gli scrittori non si saranno
coltivati al punto da poter fare da s la censura in base alla propria cultura.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Vi  tuttavia un'alternativa che funziona in pratica molto bene. I teatri ricevono le licenze
di esercizio dalle autorit del municipio locale di anno in anno, in base alla condizione che
siano igienici, protetti dal fuoco e provvisti di porte sufficienti a permettere la rapida
evacuazione del locale in caso di panico, e isolati se si tratta di teatri nuovi. Ma un teatro
pu essere del tutto soddisfacente sotto questi riguardi ed essere tuttavia diretto in modo
molto immorale. Anche quando le commedie rappresentate sono della pi desolante
innocenza, esse possono essere divise in atti con lunghi intervalli per permettere agli
spettatori di bere al bar e di andare nei ridotti, cos affollati di prostitute elegantemente
vestite che il posto finisce per non essere pi un tempio di arte drammatica, ma piuttosto
un mercato di tratta delle bianche e un negozio di bibite; dal punto di vista tecnico, una
casa da t.

Contro questa cattiva usanza nulla possono n i regolamenti delle autorit sanitarie n i
poteri del Lord Ciambellano. Non  il fabbricato che non funziona, ma la sua direzione.
L'imprenditore  colpevole di quello che il Consiglio generale dei medici chiama infame
condotta professionale. Naturalmente il problema di dare la licenza a un impresario 
altrettanto difficile che quello di dare la licenza a un innocente fabbricato. Per ottenere
questa licenza non deve essere necessario fare un esame, come lo  per ottenere il
diploma di dottore o la licenza di avvocato. Ogni persona rispettabile pu ottenere il
permesso, pagando una piccola tassa annuale, di tenere un fucile o un apparecchio radio,
un cane, una taverna o di fare il venditore ambulante. Non vi  nessuna ragione perch
egli (o essa) non possa, alle stesse condizioni, ottenere una licenza per aprire un teatro,
sotto pena di venirne privato in caso di abuso o venir punito se sprovvisto del permesso.
Una simile autorizzazione costituisce uno stratagemma familiare. La sua sostituzione
all'attuale censura permetterebbe di liberare il Lord Ciambellano da un odioso compito,
che non dovrebbe avere nulla a che fare con la casa del re (dato che Enrico ottavo  morto
da lungo tempo) e renderebbe impossibile la soppressione di opere d'arte col proibirne la
rappresentazione, la pubblicazione o la mostra, mentre farebbe qualcuno responsabile del
loro carattere e della decenza generale della sua condotta in quanto provveditore di un
divertimento artistico. Resterebbe la possibilit di persecuzione contro l'aspetto osceno,
blasfemo e sedizioso di ogni singola opera; ma tali provvedimenti dovrebbero essere
soltanto nel potere del pubblico ministero, e non dell'informatore di mestiere e neppure
del commissario di polizia, con tutto che egli potrebbe fare in proposito rapporti e
raccomandazioni, cos come l'informatore potrebbe fare le sue lagnanze.

Spero di essere stato abbastanza chiaro da far capire che non ci troviamo di fronte al
dilemma di istituire il controllo di singoli censori o di abolire qualsiasi controllo. La scelta
 tra un controllo ben ponderato e un controllo sconsiderato, che distrugge i suoi fini pi
vitali.

NOTE. NOTA 1: Il senso di questa frase risalta meglio in inglese, dove la parola "baby"
(neonato) di adopera anche per il feto.

23. LO SCIENZIATO
La biologia, ovverossia la scienza della vita,  quella parte della scienza che maggiormente
interessa i Governi. Essa comprende la fisiologia e la psicologia ed  la base della
legislazione della salute pubblica e della professione di medico. Essa ha oltrepassato tutte
le Chiese nella violazione della libert e dell'integrit individuale. La Chiesa cristiana
prende un infante dalle braccia della madre, gli spruzza addosso alcune gocce d'acqua e lo
nomina soldato e servitore di Dio; cerimonia questa che non ha mai danneggiato alcun
infante e ha beneficamente edificato molti padrini e madrine. Lo Stato, secondo il consiglio
dei biologi, prende l'infanteIldalle braccia
Pratico della
Mondo permadre
Edunete gli avvelena il sangue, per
books
esercitare il suo potere naturale di resistere vittoriosamente al veleno. Mette le mani sui
soldati, sulle balie e su altri adulti, che egli suppone siano specialmente soggetti a prendere
infezioni, e ripete l'operazione con vari tipi di veleni garantiti nel produrre specifiche
immunit. Un mio amico soldato mi disse di aver dovuto subire quaranta di queste
inoculazioni, che purtuttavia non gli avevano fatto male. Il suo sangue era cos sano da
non risentire gli effetti di tutti quei veleni.

Non tutti sono cos fortunati. Ogni inoculazione provoca effetti che variano dal malessere
di poche ore, con uno o due svenimenti, o da disturbi di circa una settimana, alla
temporanea paralisi che segue l'inoculazione contro la difterite, alla cattiva salute
permanente e alla terribile morte provocata da quella orribile e deturpante malattia, detta
vaccinia generalizzata, che consegue all'inoculazione contro il vaiolo.

C' ora qui il pericolo di una tirannia, che non fu considerato dagli autori della Magna
Charta, dell'Habeas Corpus, della Petizione dei Diritti, e della Dichiarazione Americana di
Indipendenza e Costituzione. Donerei molto volentieri al Governo tutti i miei diritti
derivanti da quei famosi documenti, piuttosto che essere costretto a permettere, da
bambino o da adulto, che la mia persona e il mio sangue siano violati e avvelenati su
consiglio di un'assemblea di dottori, che trovano nell'operazione un interesse pecuniario, o
in base a una serie di dati compilati da pseudoscienziati forniti di idee infantili sulla
statistica e sulla evidenza critica. Alcuni uomini si sono sottoposti alla castrazione per
assicurarsi un lucroso impiego, quali sopraintendenti di harem o cantanti nei teatri d'opera
e nelle chiese; in Cina i genitori legano e storpiano i piedi delle loro figlie, perch questa
era la moda sotto la dinastia mancese; ma il costringere tutti all'inoculazione di pericolosi
veleni, ogniqualvolta viene scoperto un nuovo bacillo dal microscopio elettronico, alla
sterilizzazione, alla estirpazione dell'ugola e delle tonsille, al parto col taglio cesareo,
all'asportazione di varie parti dell'intestino e dell'intera appendice, alla cura della sifilide e
della malaria con dosi di mercurio e di arsenico, iodio e chinino, procedimenti questi che
sono stati tutti sostenuti da eminenti dottori e chirurghi, e alcuni di essi resi oggi anche
obbligatori, e ci senza che i pi grandi campioni della libert individuale di pensiero, di
discorso, di culto e di commercio (specialmente di commercio) abbiano protestato o ne
abbiano fatto menzione, segna il sorgere di un'aberrata adorazione per tutto ci che si
chiama scienza, che supera ogni nota tirannia delle religioni di Roma, del Messico e dei
Druidi britannici. Ho spesso dichiarato che vi  nella natura una legge della conservazione
della credulit umana (simile alla legge di Joule sulla conservazione dell'energia), cos
inesorabile da essere impossibile scacciare una illusione senza crearne un'altra equivalente;
ma quando osservo le atrocit e le stupidaggini della scienza professionale, e il fatto che
essa arriva fino al punto di reclamare l'esenzione da ogni obbligo morale nella sua opera di
ricerca, e ci le viene concesso dal Governo, sono tentato di gettar via la legge di Joule e
considerare la credulit e l'idolatria come delle calamit, nelle quali l'azione e la reazione
non sono uguali, e di concludere che i domini della vera scienza sono illimitati come quelli
dell'illusione. L'onniscienza, l'infallibilit e l'incorruttibile veridicit, che erano una volta
riservati a un ideale chiamato in vario modo, Dio, Allah, Brahma eccetera sono stati
trasferiti a ogni Tom, Dick, o Harriet che abbia sezionato un cane o un porcellino d'India in
un laboratorio e scritto un libro o un articolo sulle reazioni dello sventurato animale.
Lasciatemi descrivere un lampante e famoso esempio di questa infatuazione. In questo
momento il Sommo Pontefice della scienza biologica  Ivn Petrvic Pvlov, da poco
morto, alla cui memoria ho sentito poco tempo fa alla radio un'apologia, che sarebbe stata
eccessiva anche se Pavlov avesse immedesimato nella sua persona tutti i pi grandi
benefattori dell'umanit, insieme a tutti gli di, profeti, inventori e filosofi conosciuti.
Egli era in realt il principe
Il dei semplicioni
Pratico pseudo-scientifici.
Mondo per Edunet books Che cosa fece per imporsi
in maniera tanto energica?

Dedic 25 anni della sua vita allo studio dei riflessi condizionati e ne dette il risultato al
mondo in 23 conferenze tradotte in inglese dal suo collega dottor Anrep e pubblicate nel
1927. Questo libro  intitolato: "I riflessi condizionati: una ricerca sull'attivit fisiologica
della corteccia cerebrale". Questo  un titolo molto imponente; ma esso significa in realt
soltanto: Le nostre abitudini; come le contraiamo e come i nostri cervelli le mettono in
opera". Vi sono state alcune lamentele a causa della difficolt dello stile del libro. Questo
non  giusto; non vi  alcuna espressione ambigua; sia le cose sensate sia le insensate
sono molto chiaramente espresse in una lingua che , come quella del dottor Johnson,
pretenziosa e ricercata, ma mai oscura. Il suo traduttore non deve abbassarsi a scrivere che
sulla strada di Dover vi sono pietre miliari; il dire che un canale di comunicazione tra la
metropoli e il porto  indicato da una serie di pietre equidistanti  per ugualmente
chiaro, se voi conoscete la lingua, e appare anche molto pi dignitoso e istruito.

Che cos' esattamente un riflesso condizionato? Lo imparai una cinquantina di anni fa


quando fu aperta a Chelsea una Esposizione Navale. Questa conteneva alcune riproduzioni
dell'ultima nave ammiraglia di Nelson e i locali di prima classe di un piroscafo passeggeri
della Peninsular and Oriental Liner. Guardai senza scompormi l'infermeria dove Nelson
baci Hardy e mor. Ma nel passaggio tra le file di cabine P. and O. ebbi
improvvisamente l'impressione del mal di mare e dovetti scapparmene di tutta fretta in
giardino.

Era questo un perfetto esempio di riflesso condizionato. Io avevo spesse volte sofferto il
mal di mare per il beccheggio e il rollio della nave. Il beccheggio e il rollio erano stati
accompagnati dalla vista dei saloni dei passeggeri e dall'odore di pittura e di stoppa. Si era
stabilita in me una cos perfetta connessione tra queste sensazioni, che anche quando
stavo sulla terra ferma quella vista e quegli odori mi disgustavano. A tutta prima questa
mia esperienza sembra molto ridicola. Ma considerandola successivamente, diventa non
soltanto scientificamente interessante ma anche spaventosa. Se un riflesso pu sussistere
quando  stato completamente staccato dalla sua causa originale, esso stesso pu
produrre un nuovo riflesso che si stacca analogamente e produce un altro nuovo riflesso e
cos via all'infinito. Che cosa accadrebbe se l'attivit umana non fosse altro che il
risultato di innumerevoli riflessi razionalmente collegati tra loro, e se i fatti originali
fossero andati definitivamente perduti? Non pu questo fatto spiegare perch la razza
umana concentra attualmente (1943) tutte le sue energie nel distruggere se stessa? Non 
questa possibilit abbastanza spaventosa perch si facciano subito ricerche sui riflessi
condizionati?

Il grande merito di Pavlov  di avere afferrato il senso di questa importanza; egli dedic
infatti la vita alla sua ricerca. Sfortunatamente fu pregiudicato da due potenti riflessi, che
non riconobbe come tali. Uno fu la reazione del diciannovesimo secolo contro un vecchio
idolo da trib, chiamato Jehovah, che vuole sacrifici di sangue e domina la Bibbia da No
a Samuele e cede poi il passo ad altri di pi civili chiamati Kohelet (Ecclesiaste) e Micah,
finalmente placati da Ges nel Padre nostro che sei nei cieli. Sfortunatamente i
discepoli di Ges ritornarono a Micah, facendo della crocefissione un sacrificio di sangue,
e risuscitando cos Jehovah come l'ultima autorit infallibile sulle questioni scientifiche
(cio a dire su tutte le questioni), che deve essere venerato come tale, sotto pena di gravi
punizioni in terra e del tormento eterno dopo la morte. La rivolta del buon senso moderno
contro questa atavistica idolatria  chiamata Iconoclastia (movimento dell'ottavo secolo),
scetticismo, ateismo, materialismo, agnosticismo, razionalismo, secolarismo e molti altri
nomi ancora. Questa rivoltaIlPratico
ora cos forte,
Mondo perche essa books
Edunet nega non soltanto l'esistenza e
l'autorit di Jehovah, ma anche quelle di ogni altro fattore metafisico in qualsiasi vita,
compresi il fine, l'intuizione, l'ispirazione, e tutti gli impulsi religiosi e artistici. Essa
boicotta la volont, la coscienza, e perfino la consapevolezza in quanto non spiegata dalla
scienza. In breve, essa cerca di abolire la vita e la mente, sostituendo loro la concezione che
ogni movimento e azione, mentale e fisica,  un'occasionale e accidentale agitazione di
collisioni fisiche. Una simile astrazione dai fatti rende questa teoria non soltanto inutile
all'uomo di Stato, ma anche estremamente dannosa.

Nel caso di Pavlov, si arriv a ridurre la scienza all'assurdit non col ragionamento, ma
con una associazione di idee completamente irragionevole, cio con una serie di "riflessi
condizionati" della stessa natura di quelli che portarono il mio stomaco a immaginare che
la terra ferma del giardino botanico di Chelsea fosse la baia di Biscaglia durante una
tempesta. Nella lettura della sua opera bisogna tener presente che il suo uso della parola
perci, cos come l'espressione ovvii rapporti tra questo e quello, non indica
una logica conseguenza ma soltanto un'associazione di idee o, come egli direbbe, un
riflesso condizionato. Non dimentichiamoci per che un riflesso pu essere una buona
congettura, cos come un perfetto sillogismo verbale pu essere soltanto un assurdo
gioco di parole. Bisogna andarci cauti con Pavlov. Quando egli cerca di creare una teoria
dei riflessi, vale la pena di leggere il suo libro. Ma quando cerca di adattare la sua teoria ai
suoi esperimenti, egli si imbroglia in tali sciocchezze, che siete tentati di gettare il libro
dall'altra parte della stanza e di mettervi a leggere un romanzo giallo.

Nella sua ultima conferenza, mentre cerca di difendere disperatamente i suoi esperimenti e
spinge i suoi successori a continuarli come l'unico metodo genuinamente scientifico di
ricerche, egli ammette tutto eccetto che questo. Siamo ora arrivati al secondo specifico
riflesso, che lo condanna quale ricercatore. Studiamo per un momento la sua storia.

Quelli che hanno studiato l'orientamento dei monoliti di Stonehenge sanno che i primi
scienziati erano preti che impressionarono le loro congregazioni con la loro
apparentemente profetica conoscenza dei solstizi, delle stelle e del tempo adatto per
seminare e raccogliere. Ma per impressionare la gente, incapace di afferrare dei risultati
scientifici, i preti dovettero propiziarsi i loro terribili di con sacrifici umani (per esempio,
la figlia di Jephtha e Ifigenia) e pi tardi, con maggior profitto per loro stessi, con
l'uccisione di uccelli e di animali. Per queste delicate operazioni di macelleria essi
inventarono gli altari; e per rendere l'altare augusto e terribile inventarono i templi, con il
loro santo dei santi. Per dare ai loro precetti e alle leggi l'autorit della rivelazione
divina inventarono l'oracolo e le scritture sacre. Cos come facevano gli Auguri, essi
usavano la crudele magia di sventrare gli uccelli e di leggere il futuro nei loro intestini.
Essendo cos nello stesso tempo scienziati, preti, maghi, astrologi, e governanti politici,
mischiarono in tal modo la scienza con la religione, le superstizioni popolari e la politica,
che il compito di separare la scienza da questo polpettone frustra ogni nostro pi sottile
potere analitico.

I riflessi condizionati prodotti da questi miscugli sono innumerevoli e difficilmente


reperibili. Molti di essi si cancellano a vicenda; alcuni sono infatti troppo crudeli per essere
tollerati dalla gente civile, e poich sono, come dice Pavlov, eccitanti, sono diventati
proibiti. Ma alcuni dei peggiori e dei pi ridicoli ancora sopravvivono. Nel laboratorio di
Pavlov essi avevano un'autorit maggiore che se fossero stati nella capanna di quel
contadino che alla vigilia di Natale vers del piombo fuso nell'acqua fredda e giocava a
indovinare il futuro, secondo le forme fantastiche nelle quali si solidificavano i trucioli di
piombo. La moderna tavola della comunione, come l'altare pagano, commemora ancora un
sacrificio di sangue; ma invece di sacrificare
Il Pratico la carne
Mondo per e ilbooks
Edunet sangue umano, li simbolizziamo
con pane e vino mangiato e bevuto dal celebrante o dai fedeli o da entrambi.

Cos il vecchio dio, che No corruppe per un piatto di arrosto, si mescol con il dio dei
cannibali che i suoi adoratori mangiavano per acquistare le sue qualit, nello stesso modo
in cui mangiavano i loro nemici vinti per acquistarne la forza, l'abilit e il coraggio. Sir
James Frazer, che  morto poco tempo fa, dedic la sua vita a descrivere questi riti da
analfabeti e i loro riflessi in un libro monumentale chiamato "The Golden Bough". Io ne
lessi il primo capitolo circa quarant'anni fa, quando usc il primo volume, ma rimasi
subito oppresso dalla similarit dei suoi esempi di illusione umana e non l'ho pi aperto
da allora. Per timore di rendere questo mio libro illeggibile, mi limiter a esaminare i
riflessi che collegano la scienza con il sacrificio degli animali vivi.

Il pi rimarchevole e recente esempio  la reazione che ebbero i medici britannici,


quando furono scossi dalla teoria americana dell'osteopatia. Un dottore americano di
nome Still aveva scoperto che certi mali erano collegati con spostamenti della spina dorsale
e che egli poteva curarli correggendo questi spostamenti. Egli si chiam un osteopatico e
fond una tecnica manuale che, come il massaggio Kellgren e altri sistemi di massaggio a
mano, abbisognava di due anni di istruzione, per impararla. In Inghilterra, dove i pi alti
incarichi di chirurgo possono essere raggiunti da gente che non ha mai fatto un'operazione,
l'aggiunta del sistema di Still alle cose che un dottore doveva gi sapere per poter
esercitare non fu bene accolta, specialmente perch il periodo di istruzione durava cinque
anni e costava molto denaro. Ma l'opposizione al sistema non fu soltanto una opposizione
di tutta la categoria; fu anche una opposizione scientifica. Nonostante una stragrande
quantit di esempi a suo favore, si sostenne che il sistema non poteva essere
scientificamente dimostrato e provato, finch non si trovasse in laboratorio un cane a cui
si spostasse la spina dorsale con gli usuali risultati, guarendolo poi mediante il metodo di
Still, che consisteva nel correggere lo spostamento. In conseguenza di ci gli specialisti di
osteopatia si disposero solennemente a compiere questo rito, e con ci si ammise con
riluttanza che l'osteopatia era diventata una dottrina scientifica.

Ovviamente questo inutile sacrificio di un cane sull'altare di un laboratorio non aveva nulla
a che fare con la scienza; era soltanto una semplice obbedienza a un riflesso condizionato
acquisito prima che le Piramidi fossero costruite, e "rinforzato" (sono parole di Pavlov)
sempre di pi in tanti secoli, fino a diventare inveterato. Non vi  altra spiegazione della
scelta che Pavlov fece di un ridicolo e crudele sistema di ricerca, quando gli erano aperti
tanti metodi umani e sensati, e della sua insistenza nel continuarlo, dopo che egli confessa
in molte sincere pagine che fu un fallimento.

Ci che egli fece fu di dedicare venticinque anni della vita a fare esperimenti su cani per
trovare, come conferma della sua teoria biologica, se le loro bocche sbavavano e, se questo
avveniva, in che misura (egli contava le gocce di saliva) quando i cani erano sottoposti ad
alcune sensazioni, quali la vista o l'odore del cibo o la vista di certune persone o oggetti.
Egli adoper dei metronomi, dei sibilatori, il suono di note musicali e il calore. Li
solleticava in alcuni determinati punti del corpo, poi dava loro da mangiare, con il risultato
che essi finivano per associare queste sensazioni cos invariabilmente con l'idea del cibo,
che le loro bocche sbavavano subito anche quando, senza al cuna offerta di cibo, erano
soltanto sottoposti a stimoli quali il sibilo, la punzecchiatura, il gioco, il calore o il solletico.
Egli chiamava riflesso non condizionato il naturale sbavamento alla vista o all'odore del
cibo; chiamava invece riflesso condizionato lo sbavamento provocato da qualche
sensazione, che era collegata nell'esperienza del cane con il cibo, cos come avvenne per
la mia nausea alla mostra di Chelsea.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Tutti gli esperimenti portavano a far uscire la saliva col forare la guancia del cane e
stabilirvi una fistola permanente, poich il delicato apparecchio per misurare la saliva non
poteva essere fissato alla lingua del cane, che era il naturale canale di quella secrezione. Da
queste osservazioni Pavlov trasse deduzioni cui attribu carattere del tutto scientifico.
Egli si era sottoposto alla condizione che le serie di salivazione e di insalivazione osservate
da lui dovessero essere costanti, inevitabili, invariabili e necessarie, se dovevano essere
accettate come prova scientifica. Esse non soddisfecero a questa condizione. Le serie, che si
verificavano saltuariamente - il pi delle volte con esito negativo contraddissero la sua
teoria. Qualche volta l'ordine teorico del processo fu completamente capovolto. Ben lungi
dall'essere costanti, inevitabili, invariabili e necessarie, esse furono spesso incostanti e
contraddittorie. Pavlov fu abbastanza onesto da ammettere di aver fallito la prova, nella
sua conferenza finale, sebbene egli arrivasse alla conclusione che ci doveva essere qualcosa
che non andava o negli apparecchi del laboratorio o nel temperamento dei cani; spinge
infatti i suoi successori a continuare nel suo metodo finch non trovino apparecchi
migliori e scoprano una razza di cani che abbia abbastanza considerazione per la sua teoria
da reagire nella maniera desiderata.

Poich pu sembrare incredibile che un cos bravo scienziato potesse essere cos
assurdo, mi affretto ad aggiungere che la sua acuta intelligenza non raggiunse l'imbecillit
in un solo salto. Egli si autoingann a passo a passo con un metodo che considerava ogni
insuccesso come una nuova scoperta e un'aggiunta alla sua teoria. Cos, quando
stimolava il cane e il cane non sbavava, egli non concludeva che o la sua teoria o il suo
metodo dovevano essere sbagliati. Pensava invece di aver scoperto che i riflessi hanno fasi
positive e negative e che potevano pertanto essere classificati come Eccitatorii o Inibitorii.
Questa osservazione, per quanto non fosse una scoperta originale, era appoggiata da alcuni
fatti comuni; sebbene infatti il nominare la marmellata faccia salivare la bocca del bambino,
tanto che egli dapprima manger la marmellata volentieri, tuttavia, se diamo al bambino
un vasetto pieno di marmellata e un cucchiaio e lo invitiamo a mangiarselo tutto, egli non
riuscir a finirlo tutto e si rifiuter di inghiottirne dell'altra. Il suo riflesso incondizionato
per la marmellata  diventato negativo e inibitorio. Pavlov poteva imparare questo fatto
dalla pi vicina bambinaia, senza dover affrontare la spesa e la fatica di comperare un
cane e di fargli un buco nella guancia; ma il suo riflesso druidico lo obblig a respingere la
testimonianza della bambinaia, fintantoch non fosse stato consacrato dal rituale
sacrificio del cane.

Quando le serie si verificarono in ordine inverso dell'atteso, Pavlov annunci la scoperta


di un nuovo fenomeno: la fase paradossale. Anche in questo caso egli si sent rafforzato
dal fatto che, quando un uomo si alza per andare a lavorare, indossa i suoi vestiti secondo
un ordine stabilito e abitudinario e quando  stanco di lavorare e desidera andare a letto a
dormire (fase negativa) si toglie i vestiti nell'ordine inverso (fase paradossale).

Pavlov cerc allora di produrre sui cani la fase paradossale secondo il suo volere. Ma non
ci riusc. Egli annunci immediatamente l'insuccesso, come la scoperta di una fase
ultraparadossale.
E' ora chiaro che uno sperimentatore che pu interpretare i risultati positivamente o
negativamente, logicamente o illogicamente, paradossalmente o ultraparadossalmente,
pu far dimostrare loro tutto ci che vuole. Datemi questa grande libert d'azione e
posso provarvi, con l'analisi dello spettro, che la luna  fatta di formaggio verde. Pu
darsi cos che, un giorno o l'altro, io sia proclamato dalla radio britannica come il pi
grande scienziato del tempo.Il Pratico Mondo per Edunet books

Pavlov non limit le sue ricerche ai riflessi. Egli voleva anche scoprire e localizzare i
diversi punti del cervello che causavano i riflessi quando il cane veniva stimolato in vari
modi o su differenti punti della pelle.

Per fare questo, il metodo pi ovvio era quello di asportare porzioni di cervello del cane, e
vedere come questo si comportava senza di esse. Nel diciannovesimo secolo alcuni
sperimentatori, che si erano proposti lo stesso fine, cauterizzarono alcune parti di cervelli
di scimmie; ma Pavlov prefer il suo metodo della salivazione, perch pi esattamente
misurabile. Esso era abbastanza esatto fintantoch si potevano contare le gocce di saliva;
ma anche in questo caso i risultati non furono costanti, invariabili e inevitabili. Quando
attribu a un particolare punto del cervello un riflesso, egli annunzi una nuova scoperta:
l'Irradiazione. Evidentemente non sapeva che, se lasciamo cadere una goccia d'inchiostro
su un pezzo di carta asciugante, essa non si concentra sul punto ove  caduta, ma si sparge
tutto intorno. L'evidente insuccesso dell'esperimento fu perci spiegato con le due parole:
concentrazione e irradiazione.

Qualche volta per, mentre cercava di provare l'esistenza di un rapporto tra un punto del
cervello del cane e la sua corrispondente zampa anteriore, trovava che lo stesso punto
aveva rispondenze uguali con la zampa posteriore, e, reciprocamente, che la zampa davanti
aveva anche un altro punto di corrispondenza nel cervello. Un altro insuccesso? Niente
affatto! Egli sapeva che un filo carico di elettricit pu indurre una corrente in un filo
vicino. Evidentemente, il messaggio dalla pelle del cane al suo cervello aveva la stessa
propriet: vi sono messaggi indotti cos come messaggi originali. Nessun altro
insuccesso: soltanto un'altra scoperta.

Le conclusioni di Pavlov non erano contestabili. Ogni osservazione sperimentale si


adattava loro come un guanto. Nessun esperimento di controllo pot contestarle: nessuna
contraddizione pot non essere conciliata, nessuna casa di carta o castello in aria poteva
essere messo meglio insieme. Tutto appare cos scientificamente e fisicamente genuino e
obiettivo, che le persone che non ragionano meglio di Pavlov, e vogliono credergli, non si
accorgono che la storia dei suoi cani e il suo libro sono una girandola di sciocchezze
dall'inizio alla fine.

La sua teoria comunque s'impose e ancora s'impone a gente di prima qualit. Quando
essa apparve, il mio amico e saggio compagno H. G. Wells ne rimase cos impressionato
che, se avesse visto Pavlov e me in procinto di affogare e avesse avuto a disposizione
soltanto un salvagente, lo avrebbe gettato a Pavlov e mi avrebbe lasciato affogare. Egli
aveva conosciuto Pavlov in Russia e ne era rimasto incantato, fino al punto di sostenere che
era umanitario nei suoi metodi, amava i suoi cani e ne era amato, mentre io, che non
l'avevo mai conosciuto di persona, in base all'evidenza dei suoi esperimenti ero giunto al
punto di chiamarlo un furfante, ossia una persona che ripudia la morale comune per il
perseguimento dei suoi interessi personali o professionali. Infatti chiunque non fosse stato
come Pavlov uno scienziato professionista e avesse fatto simili cose ai suoi cani (comperati
per questo scopo), sarebbe stato non soltanto perseguito per crudelt verso gli animali,
ma anche rinviato a giudizio quale mostro. Ecco la relazione di Pavlov nella sua
diciannovesima conferenza.

L'unico metodo utile per tale studio consiste nell'osservare gli effetti della distruzione
parziale o della completa estirpazione di differenti parti della corteccia cerebrale. Questo
metodo soffre naturalmente IldiPratico
fondamentali svantaggi,
Mondo per in quanto comporta le pi dure
Edunet books
forme di interferenza meccanica e lo smembramento di un organo di squisitissima
struttura e funzione. Immaginate di dover osservare il funzionamento di una macchina
molto pi semplice costruita da mani umane, e che per questo scopo, non conoscendo le
sue varie parti, invece di smontare accuratamente la macchina voi tagliate parti di essa
sperando di farvi una nozione esatta di come funziona. Il metodo comunemente applicato
allo studio del cervello e di altre parti del sistema centrale nervoso  altrettanto primitivo.
Martello e scalpello, sega e trapano; questi sono gli strumenti che devono essere usati per
aprire la ben protetta scatola cranica. Cos facendo, laceriamo diverse parti delle
membrane protettive, rompendo molti vasi sanguigni, e danneggiamo o distruggiamo
infine tutta la massa del delicato tessuto nervoso con vari sistemi meccanici, quali la
concussione, la pressione e l'incisione. Ma cos meravigliosa  la resistenza funzionale e
la particolare vitalit della sostanza che, nonostante queste grandi manipolazioni, entro il
lasso di un solo giorno  qualche volta impossibile, senza ricerche speciali ed esatte, di
osservare qualcosa di anormale negli animali sottoposti a operazioni del cervello. Di
conseguenza, anche con questi sistemi primitivi si pu arrivare a capire qualcuna delle
funzioni della corteccia. Ma l'ovvia utilit di questi mezzi crudeli non dovrebbe soddisfare
affatto il fisiologo. Egli dovrebbe ingegnarsi ad applicare i nuovi progressi della scienza
tecnica e a cercare nuovi e pi appropriati metodi per lo studio del delicato meccanismo
del cervello. Naturalmente i metodi utili per la ricerca sulla corteccia, ottenuti con la
estirpazione di differenti parti, possono portare soltanto a confusi stati patologici, e anche
le pi caute deduzioni, nei riguardi della costituzione della corteccia, non possono perci
essere garantite contro una forte probabilit di errore. In verit, poich la speciale
funzione della corteccia  di stabilire nuovi collegamenti nervosi e di assicurare cos una
perfetta correlazione funzionale tra l'organismo e i suoi dintorni, ogni disturbo di qualsiasi
sua parte si rifletter sopra l'intero meccanismo. Oltre questa diretta influenza della
procedura operativa, che si pu ragionevolmente credere diminuisca spontaneamente col
tempo, vi  un'altra molto seria complicazione dell'operazione che appare pi tardi,
ovverossia lo sviluppo di una cicatrice al posto della lesione cerebrale, che diventa ora
fonte di irritazione e porta a ulteriori distruzioni delle parti vicine. Da una parte la cicatrice,
a causa della sua irritazione meccanica sulle circostanti parti del cervello, provoca
ricorrenti scoppi di eccitamento nervoso; dall'altra, a causa della pressione, della
distorsione e della rottura, essa disintegra progressivamente il cervello. Non sono stato
fortunato nel tentare di perfezionare la tecnica operativa, avendo fatto, come ora penso, un
grosso errore. Per ovviare all'emorragia durante l'operazione, prima di cominciare
l'operazione sul cervello, ero solito levare i muscoli che coprono il cranio del cane; ci
portava a una parziale atrofizzazione degli ossi del cranio, cos che questi potevano essere
aperti, spesso senza la perdita di una sola goccia di sangue. Ma in questi casi si provoca
anche una considerevole atrofizzazione della meninge, che diventa asciutta e fragile, cos
che  impossibile, nella maggior parte dei casi, di usarla per far rimarginare
completamente la ferita cerebrale. Di conseguenza, dopo l'operazione, la ferita era lasciata
in diretta comunicazione con i tessuti pi esterni, ci che portava alla formazione di una
dura cicatrice che penetrava e cresceva nel tessuto cerebrale. Quasi tutti gli animali che
furono operati soffrirono di attacchi di convulsioni, che in talune occasioni avvenivano
anche da cinque a sei settimane dopo l'operazione. Alcuni animali morirono durante il
primo attacco, ma pi comunemente le convulsioni non erano gravi all'inizio e avvenivano
a intervalli non frequenti. Dopo diversi mesi si verificavano pi frequentemente e
aumentavano di forza, provocando infine la morte o qualcosa che portava a un nuovo e
molto profondo disturbo dell'attivit corticale. I metodi terapeutici sotto la forma di
ripetute anestesie o di estirpazione della cicatrice furono trovati di scarso affidamento,
sebbene talvolta fossero senza dubbio efficaci.

A pagina 353 impariamo che Il i cani vivevano


Pratico Mondo perda una a books
Edunet sei settimane dopo l'operazione; la
morte sopravveniva sempre per causa di gravi attacchi di convulsioni. In altre pagine
leggiamo di cani che vivono tre o quattro anni, nonostante le mutilazioni dei loro cervelli. A
pagina 284, la stessa nociva influenza causa gravi e prolungati disordini in alcuni cani; in
altri i disordini sono soltanto lievi e saltuari; mentre altri cani rimangono praticamente
immuni.

Bisogna riconoscere che il problema degli esperimenti  stato esaminato con la massima
chiarezza e con straordinario candore dallo stesso Pavlov. Egli ammette non soltanto la
loro crudelt e durezza, ma anche la loro inutilit. Tuttavia il riflesso condizionato che ha
associato la scienza col sacrificio di sangue  in lui cos forte, che il suo appello finale ai
suoi successori non  soltanto di spingerli alla ricerca, ma di continuare nello stesso futile
e disgustante metodo.

Notiamo che Pavlov non fa mai menzione della piet. Egli la esclude sulla base che essa 
psicologica e quindi sconosciuta alla fisiologia; ossia che  soggettiva e non oggettiva; che
 metafisica e non fisica; e poich egli non vuole ammettere che la psicologia sia scienza
o che considerazioni soggettive o metafisiche siano scientifiche, tali riflessi condizionati
(sensazioni naturali) come la piet, la misericordia, la compassione, la gentilezza sono
fuori di discussione e dovrebbero essere scartati dai legislatori come robaccia sentimentale.
Ma poich il tentativo di auto-accecarsi  contrario alla sua natura e al di l dei suoi
poteri come essere umano, egli non lo ha pi sollecitato come una condizione della sua
integrit quale fisiologo, e lo cogliamo quindi in flagrante a descrivere certi riflessi (i
sentimenti naturali) come autoconservativi, investigativi e in cerca di libert ( chiaro
che il libero riflesso  uno dei pi importanti) cio come psicologici, soggettivi e
metafisici. Egli non si avvede di questo. La sua attenzione  occupata altrove. Non vede
che ogni riflesso alimentare, che serve di modello in tutti i suoi esperimenti e nelle sue
osservazioni,  un riflesso vitale e non soltanto meccanico. Soltanto una volta si permette
di essere sentimentale. Parla dei venticinque anni durante i quali numerosi compagni
operai che ora ricordo con tenero affetto hanno unito in questo lavoro i loro cuori e le loro
mani. Perch i suoi sfortunati cani non dovrebbero avere una parte in questo
sorprendente passaggio dalla fisiologia oggettiva alla volgare emozione soggettiva?

L'amministratore politico non pu avere nulla a che fare con il biasimevole modo di
ragionare di Pavlov, con le sue contraffatte correlazioni e con i suoi corollari, con il suo
modo di considerare come percentuali i rapporti di tre o quattro fatti osservati, poich
non vi  alcuna legge che punisca queste dannose aberrazioni, n che si ponga contro la
sua pretesa che la vera scienza sia quella che viene fatta in laboratorio. Non ha nessuna
importanza per il magistrato che lo sperimentatore confessi che i suoi metodi di
laboratorio sono crudeli, futili, inadatti e nelle loro intenzioni impraticabili. Questo non li
rende illegali. Ma la loro crudelt nondimeno esiste. La legge vigente prescrive in termini
chiari che se si tiene un cane non bisogna maltrattarlo; e poich Pavlov non soltanto
maltrattava orribilmente i cani, ma pretendeva, quale scienziato, di poterlo fare
impunemente, egli port la polizia di fronte alla imbarazzante questione, fino a qual
punto essa dovesse tollerare e anche appoggiare procedimenti che la legge e il buon senso
classificano come criminali e detestabili. Il caso dei seguaci di Pavlov non  affatto unico.
L'uccisione di creature sensibili per farne cibo, la caccia di esse per sport e il loro
avvelenamento quali animali dannosi, la loro cattura e uccisione per farne pellicce, olio,
pelli e sego, comportano molta crudelt, che ci nondimeno nessuno si sogna di far
perseguire. La guerra e la punizione dei criminali sono atrocemente crudeli; ma sono
autorizzati come atti di giustizia e di patriottismo. Il vivisezionista seguace di Pavlov,
quando  rimproverato per la sua crudelt, risponde sempre che non devono essere gli
uomini di piacere, che cacciano e uccidono
Il Pratico Mondocrudelmente senza anestesia volpi e cervi
per Edunet books
soltanto per il divertimento di farlo, a rimproverare gli scienziati per le crudelt che essi
impongono ai cani a scopo di istruzione.

Io non sono uno sportivo, comunque, se potessi, direi al cacciatore di cervi: La vostra
crudelt non  n necessaria n indispensabile; dovete cercare qualche altro sistema
per divertirvi. Vi sono infatti numerosi altri sistemi. Il vivisezionista, se facessi anche a
lui lo stesso discorso, obietterebbe che per lui non vi sono altri sistemi. Risponderei allora:
Dovete trovarli. Se egli chiedesse come, io direi: Usate il vostro cervello e liberatevi
dalle vostre superstizioni druidiche. Vi sono probabilmente una cinquantina di sistemi
legali e decenti che possono essere scoperti dai pensatori umani. Voi non siete un
pensatore; voi siete soltanto mentalmente pigro, e fate quello che  stato fatto l'ultima
volta, come tutti i pigri. Egli risponderebbe senza dubbio di non poter discutere con un
esteta sentimentale la cui mente  disperatamente antiscientifica; e tutti i vivisezionisti
sarebbero d'accordo con lui; ma lo statista non deve permettere che le questioni vengano
sistemate da epiteti (bench qualche volta lo faccia, sono dispiacente di dirlo) e deve
criticare la setta degli scienziati, cos come ogni altra setta che porti una differente
denominazione.

Lo scienziato pu qui ricordarmi che questo sommario ripudio degli sport crudeli non
tocca la crudelt delle corti d'assise, il timore delle quali  un necessario fattore della
nostra civilt. E' vero che i Governi devono reprimere gli atteggiamenti antisociali
attaccandone le spaventevoli conseguenze, e che queste conseguenze non saranno impedite
finch non saranno abbastanza spiacevoli da essere temute. Ma la vittima del
vivisezionista non si  resa colpevole di condotta antisociale, n la sua tortura pu
evitare agli altri animali lo stesso trattamento.

La paura del Governo pu essere l'inizio della civilt, cos come il timore di Dio 
l'inizio della saggezza. In pratica ambedue sono paure di conseguenze; ma vedremo pi
avanti che queste conseguenze non devono comportare la mutilazione e la tortura fisica.
Per il momento per il mio soggetto  lo scienziato; non mi sono ancora interessato di
coloro che praticano l'arte della guarigione, che sono molto pi numerosi dei ricercatori di
laboratorio, e godono di straordinari privilegi nonch di una diffusissima fede nella loro
sapienza, in quanto uomini di scienza. I vivisezionisti non sono popolari e non lo saranno
mai; ma il dottore  considerato ovunque un amico dell'uomo e il fondamento della
scienza. Come tale,  giusto che abbia un capitolo a parte per lui solo.

24. L'UOMO MEDICO


I privilegi di un dottore, impiegato dello Stato o libero professionista, sono cos
straordinari e pericolosi che sollevano alcuni dei pi spinosi problemi che l'uomo di Stato
debba affrontare. Essi diventano ogni giorno pi imbarazzanti, dato che i servizi medici
passano sempre di pi da irresponsabili associazioni di privati (che sono praticamente
sindacati operai) a pubbliche mani responsabili. Nella maggior parte delle professioni
l'incompetenza  seguita e svelata dall'insuccesso. Un artigiano che faccia male il suo
lavoro si accorge subito che con questo non pu vivere e che deve trovare qualche impiego
che meglio si adatti alle sue capacit, se non vuole morire di fame. Ma il pi sciagurato
stupido che si mette a fare il dottore, iscritto o meno agli albi, si accorger che dei suoi
primi venti clienti diciannove guariranno a dispetto delle sue cure; per la guarigione di
quei diciannove malati, i clienti gli daranno credito e racconteranno ai loro amici quale
meraviglioso dottore egli sia. Quanto al paziente che muore, be', dobbiamo tutti morire un
giorno; e nessuno si aspetta che un dottore renda i suoi pazienti immortali.

Perch quei diciannove malati guariscono,


Il Pratico Mondo se
peri dottori
Edunet fanno
books loro pi male che bene?
Perch la forza vitale o il bisogno di vita o l'"lan vital" o il respiro della vita, o comunque
vogliate chiamarlo, non soltanto ci mantiene in vita, ma possiede un'officina di riparazione
che comincia a lavorare nel momento in cui una persona  attaccata da una infezione o 
debilitata da una lesione di qualsiasi genere. Essa ripara le ossa rotte e gli organi malati, e
risolve le pi gravi infezioni, spesso a dispetto di quello che possono fare i pi pazzi
dottori e i meno scrupolosi mercanti di specifici. Quando, come nella maggior parte dei
casi, il dottore non  pazzo e ha un sufficiente istinto clinico da aiutare questa forza vitale
invece di soffocarla, i risultati sono ancora pi soddisfacenti e convincenti; ma in ogni
modo i dottori, le infermiere e i farmacisti riscuotono tutto il credito e nulla ne viene invece
dato alla forza vitale. La forza vitale, invece di creare la fiducia verso se stessa, crea la
fiducia nei dottori e nelle medicine, nel caso sia che questi la aiutino sia che la opprimano.

Chiunque dubiti di quello che ho detto non ha che da studiare la storia clinica della
professione di dottore. Shakespeare scrisse una scottante commedia, ancora molto
popolare, che chiam apertamente "As you like it", nel timore si supponesse che essa
rispecchiasse la natura. Egli prese l'argomento da una novella scritta da un dottore
chiamato Thomas Lodge. Nei giorni in cui ero ancora disoccupato, dal punto di vista
letterario, feci un indice delle opere di Lodge, comprese quelle mediche. Le sue teorie
sull'igiene erano sorprendentemente acute e degne di nota; ma la sua "materia medica" e la
medicina che egli fece inghiottire ai suoi sfortunati pazienti sfidano ogni decente
descrizione. Egli considerava una malattia come un caso di ossessione diabolica, che
poteva essere scacciata soltanto introducendo nel corpo le pi disgustose sostanze.
Credeva inoltre che, se si somministravano oro e metalli preziosi in forma di polvere, la
loro preziosit sarebbe stata intollerabile a quei diavoli, che erano abbastanza cattivi da
amare il sudiciume e disprezzare le cose belle. Non so se Shakespeare lesse i libri medici di
Lodge e la sua novella "Rosalinda". Se li lesse, anticip la pi moderna scienza medica,
facendo gridare a Macbeth Gettate il medico ai cani in base alla teoria che l'origine di
ogni malattia deriva dalla mente. Ma il popolo britannico non era saggio come Shakespeare
e credeva nell'arte medica di Thomas Lodge con la stessa devozione con cui adesso crede
nell'Accademia di Medicina.

Passiamo ora al letto di morte di Carlo secondo, curato nel secolo successivo dai pi
eminenti dottori del tempo. Leggete nella descrizione di Macaulay l'elenco delle medicine
che gli fecero inghiottire nella fiducia di curarlo, mentre invece lo aiutavano a morire.
Ancora un altro secolo e siamo al capezzale di un mio bisavolo. Non so quello che i dottori
gli mettessero in bocca; sono comunque arrivati fino a me le descrizioni dei ruggiti che
faceva quando lo cauterizzavano e dei salassi e delle sanguisughe con cui gli toglievano il
sangue. I suoi dottori erano i pi eminenti della capitale d'Irlanda. E nulla poteva scuotere
la loro autorit; infatti, qualsiasi cosa essi facessero ai loro clienti, era sempre la natura
nella maggior parte dei casi che si incaricava di curarli, senza badare a quello che essi
prescrivevano. Essi erano comunque abbastanza onesti, perch uomini timorosi di Dio,
da ammettere l'esistenza di una "vis medicatrix naturae" di cui la scienza non sapeva dar
conto, e che secondo i dottori e i pazienti rappresentava il volere di Dio. In questo, essi
erano molto pi progrediti dei biologi del mio tempo, che nella loro reazione contro
l'autorit della Chiesa e della Bibbia non vogliono ammettere che la natura possa avere
qualche ingerenza nella questione, n che esista qualche forza del genere. Fino alla met
del diciannovesimo secolo essi permisero ai parenti dei loro malati di dire Sia fatta la
volont di Dio, ma quando Darwin abol Dio (in maniera del tutto preterintenzionale)
essi reclamarono tutto il credito per se stessi, compresi alcuni attributi divini, quali
l'onniscienza, l'onnipresenza clinica e l'infallibilit.

Col sorgere del vero sapere,Ildello scetticismo


Pratico laico,
Mondo per del disdegno
Edunet books estetico, la parte
disgustante della "materia medica" di Lodge e i vecchi procedimenti delle cauterizzazioni e
dei salassi diventarono impossibili; ma i nuovi vaccini profilattici, che infettano il sangue
di germi patogeni invece di estrarlo per nutrire le sanguisughe, l'immobilizzare gli esseri
umani che hanno membra rotte, come se fossero tavoli e sedie con le gambe spaccate, e il
degradare le operazioni chirurgiche a lavori meccanici di carpenteria e di impiombatura,
sono forse pi letali dei vecchi sistemi medici di Sydenham e Abernethy e della chirurgia
di Ambroise Par. Tuttavia, quando uno  malato, non vi  altro da fare che chiamare
un dottore e seguire le prescrizioni; e quando la "vis medicatrix" fa quello che avrebbe
dovuto far lui, le generazioni che non credono pi in Dio passano tutta la loro credulit
alla professione medica e continuano a farsi le stesse illusioni di prima. L'ostia consacrata
della comunione pu essere pi sana della pillola del farmacista. La conversione del
credente nei miracoli della Bibbia in un credente nei miracoli della scienza pu essere
spesso un mutamento per il peggio.

Il pi sorprendente esempio politico di questo fatto avvenne nel diciannovesimo secolo,
quando le nostre classi governanti cambiarono la loro fede nell'efficacia del battesimo in
una ancor pi fanatica fede nell'efficacia della vaccinazione e la resero obbligatoria per
legge. Per la verit tale fede non raggiunse i suoi scopi e fu mortalmente compromessa da
due epidemie di vaioio (1871 e 1881), quando la vaccinazione e la rivaccinazione erano
obbligatorie, molto tempo dopo che i suoi egualmente temuti rivali, tifo e colera, erano
stati aboliti dall'igiene estetica. Le statistiche addomesticate su cui quella fede si basava
furono facilmente annientate dagli oppositori della vaccinazione; ma l'obbligatoriet non
fu ritirata, finch una mostruosa persecuzione, spietatamente appoggiata da magistrati
ingannati, provoc una ribellione contro di essa e il Parlamento si trov costretto, con
molta riluttanza, a farne oggetto di una coscienziosa discussione. Tuttavia editorialisti e
radiocommentatori continuano a ripetere come tanti pappagalli che la vaccinazione ha
abolito il vaiolo, sebbene ancora adesso la vaccinia stia uccidendo pi bambini del vaiolo.

Mentre scrivo, i giornali stanno polemizzando pro e contro un nuovo regolamento, mirante
a reprimere l'allarmante diffondersi delle malattie veneree, che seguono sempre le truppe
durante la guerra. Il regolamento obbliga le persone contagiate a denunciare la loro
condizione alle autorit e a presentarsi per la cura prescritta. Uno si aspetterebbe che i
nostri legislatori si preoccupassero come prima cosa di controllare l'efficacia della cura.
Invece no; essi si preoccupano soltanto della breccia che hanno fatto nella libert
individuale con questo obbligo. Accade ora che sorgano i pi gravi dubbi se le prescritte
cure non siano dannose invece che utili. All'inizio queste si ricollegarono all'arte degli
alchimisti, che attribuivano propriet magiche ai metalli e specialmente al mercurio. Il
mercurio  un veleno lentamente mortale; ma esso sopprime i primi sintomi della sifilide
e apparentemente la cura: divent quindi il trattamento ufficiale per la cura della sifilide.
Ma in taluni casi il paziente rimane contagiato e la malattia spunta di nuovo alcuni anni
dopo, in forma pi grave, chiamata sifilide secondaria e terziaria. Il mercurio divent
allora impopolare come la vaccinazione; vi fu un grande senso di sollievo quando fu
annunziato che era stato trovato un infallibile sostituto nei sali di iodio. Ma anche questo
veleno, che alcuni pazienti non tollerano in alcun modo, provoc una delusione; fu
finalmente presentata una combinazione di medicine, chiamata Salvarsan, come il nuovo
rimedio sovrano, garantito infallibile e innocuo. Tutti credettero che fosse un sostituto del
mercurio; in realt esso combinava il mercurio con l'arsenico, che  altro potentissimo
veleno. Molte centinaia di esperimenti sono stati fatti per arrivare a una combinazione di
questi veleni che curi veramente e sopprima la malattia; l'ultima combinazione  quella
che  stata prescritta dal nuovo regolamento. Si dice che una nuova serie di preparati
produca magiche guarigioni della gonorrea; ma essi lasciano i dottori perplessi, perch
portano soltanto in apparenza alla completa
Il Pratico guarigione,
Mondo per mentre lasciano il paziente ancora
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col contagio e i gonococchi (il caratteristico microbo) vivi e vegeti.

Non vi  nulla di nuovo in tutto questo. Una delle malattie pi dannose  la malaria. I
suoi sintomi sono soppressi dal chinino e questo  stato infatti il rimedio prescritto negli
ultimi secoli; ma esso non guarisce la malaria, poich gli attacchi ritornano di anno in
anno. Sono sorti allora gravi dubbi se la soppressione dei sintomi non possa significare la
soppressione della guarigione naturale. Quando, come nel caso della sifilide, l'agente
soppressore  un veleno, si ritiene, in alcuni ambienti, che le tremende ricorrenze
secondarie e terziarie dei sintomi peggiori non siano affatto la malattia in s ma l'effetto
specifico dei veleni che sono stati adoperati. I naturapatici, come sogliono chiamarsi, che
sostengono questa teoria, dichiarano che nei loro ospedali, se i pazienti si attengono
scrupolosamente alle loro prescrizioni, la sifilide si cura da sola e non si ripresenta,
n lascia il paziente contagiato. Ma dall'altra parte si afferma con eguale convinzione che
la sifilide non si cura da sola e deve essere trattata con medicine che, sebbene siano
velenose nelle dosi allopatiche, nelle diluizioni omeopatiche permettono invece alla forza
vitale di radunare le forze per respingere vittoriosamente l'attacco. Come pu un uomo di
Stato permettersi il lusso di farsi guidare dal consiglio dei medici, quando questi hanno
idee tanto differenti?

Lo scetticismo sull'utilit delle medicine  condiviso dai chirurghi. Essi usano le


medicine soltanto per produrre una temporanea insensibilit al dolore (anestesia), arte
portata ora a tal punto di perfezione, che operazioni che prima dovevano essere fatte in
pochi minuti possono durare ora un intero giorno, e chirurghi anestetizzati localmente si
sono operati da se stessi. Operazioni che erano prima impossibili o disperatamente difficili,
sono ora facili e sicure. Finch le operazioni sono necessarie e benefiche, questa  una
benedetta misericordia; essa rende per la vivisezione degli esseri umani cos facile a
farsi che, quando un organo non funziona, il semplice rimedio chirurgico  di asportarlo e
di lasciare che qualche altro organo prenda il suo posto. Il proverbio se la tua mano
destra ti offende, tagliala sembra facile e comodo, quando possiamo cavarcela
egualmente bene con la sinistra. Poich le operazioni sono molto lucrative, dato che i
ricchi le pagano da cinquanta a varie centinaia di ghinee, i chirurghi si sono fatti la
convinzione che non esista nulla di paragonabile al bisturi, cos come i ciabattini pensano
che non vi sia nulla di paragonabile al cuoio. Non avevo mai capito bene fino a quali
estremi fosse arrivata questa teoria, finch un giovane chirurgo dell'Impero britannico
non mi assicur che di qui a qualche anno tutti i bambini nasceranno col taglio cesareo,
invece che con i normali sistemi dell'ostetricia. E molto pi facile e rapido; naturalmente,
per il chirurgo. Si afferma inoltre che questo sistema sia anche molto meno dannoso per il
bambino, specialmente nel caso che esso debba essere estratto con il forcipe, e meno
doloroso per la madre, che viene anestetizzata. In proposito nessuno fa mai menzione del
fatto scandaloso che i chirurghi non ricevono alcuna istruzione pratica nell'uso dei loro
strumenti e che devono ricorrere alla loro abilit, come meglio possono, nella sala
operatoria. La mia esperienza di ostetricia fu fatta quando da studente in medicina andavo
a visitare i capezzali dei poveri e ne conclusi che, sebbene la mortalit infantile sia
scandalosamente pi grande tra i poveri che tra i ricchi, la mortalit delle madri 
talvolta pi grande tra i ricchi, che sono assistiti dai dottori, che tra i poveri, i quali
ricorrono soltanto alle levatrici. La regina Anna dette alla luce diciassette figli, nessuno dei
quali sopravvisse. Essi sarebbero stati certamente sani e salvi, se fossero nati nelle fangose
capanne di Connemara.

Che cosa deve fare l'uomo di Stato di fronte a tutti questi fatti? I chirurghi e i dottori lo
tormentano perch vengano adottate misure obbligatorie per iniettare, drogare e
vivisezionare, facendogli balenare il pericolo
Il Pratico che,Edunet
Mondo per se nonbooks
vengono adottate queste misure,
la razza umana sar sterminata dai microbi e dalle appendiciti. La gente di Chiesa lo
esorta a fidarsi della preghiera, come  detto nella Bibbia, e i naturapatici a lasciar fare
alla "vis medicatrix". Tra questi estremi vi sono innumerevoli cure e sistemi igienici che
devono essere studiati, incoraggiati o proibiti. Si fa presto a dire che, se lo statista non sa
quello che deve fare,  meglio che non faccia niente; egli non si trova affatto di fronte a
questa disperante alternativa. Il clamore di chi esige che qualcosa sia fatto  troppo forte.
Egli cede ora qui ora l alle professioni, alle agitazioni, alle sette, cos come cede al
grande capitalismo, ovunque le pressioni sono pi forti e le grida pi elevate; prova
questo o quel rimedio raccomandato, positivo o negativo, e lascia che esso faccia tutto il
male o tutto il bene che deve, finch non sia stato definitivamente collaudato dalla prova e
dall'errore. Quando cerca di farsi una sua opinione sulla faccenda, si trova di fronte una
massa di opinioni contrastanti, che lo lasciano ignorante come prima e gli confondono
ancor pi le idee. Una sana intelligenza e il buon senso possono portare ai migliori
risultati.

Alcune conclusioni sembrano del tutto ovvie. Non vi  nulla di pi stolto nel nostro
sistema sociale che permettere che il guadagno di un dottore dipenda dalle malattie dei
suoi pazienti. Questo fatto non  necessario. In Svezia il dottore di famiglia  pagato un
tanto all'anno, sia la famiglia sana o malata. E' perci interesse del dottore di mantenere
tutti i suoi membri sani. Quando uno svedese senza cappotto incontra in una giornata
fredda il suo dottore per via, questi lo manda subito a casa a indossarlo. Felice il dottore i
cui pazienti non sono mai malati. E' senza dubbio nel suo interesse uccidere i malati
eccessivamente noiosi e gli invalidi cronici, invece di considerarli come insperate fortune;
ma sebbene sia meglio dal punto di vista politico che la gente eccessivamente noiosa e gli
incurabili muoiano, non  previsto che i dottori li uccidano, eccetto quei casi molto
dolorosi in cui anche la morfina non serve a niente. Gli svedesi che abitano a Londra non
trovano difficolt nel prendere un dottore privato a queste condizioni, che sono gi
accettate dai nostri dottori eleganti. Questo accordo non  privatamente attuabile nei casi
che comportano operazione chirurgica o consulti con specialisti; ma questi non sono
chiamati dal paziente, bens dal dottore di famiglia, che non riceve per questo alcun
profitto pecuniario, a meno che non abbia una segreta partecipazione agli utili del chirurgo
o dello specialista; usanza questa che si  sviluppata negli Stati Uniti e ha determinato
una legge contro di essa. Poich qui non esiste una legge del genere, non  necessario che
ce ne occupiamo; ma ci non rimedia al male dell'interesse pecuniario del chirurgo nelle
operazioni e dello specialista nelle malattie.

E' inutile dichiarare, in onore di una nobile professione, che siamo psicologicamente
garantiti contro la corruzione medica. Ci troviamo nuovamente di fronte al fatto, che un
migliaio di persone possono essere profondamente corrotte da un interesse comune, al
quale ognuna singolarmente presa  personalmente superiore. I dottori, nel loro semplice
e generoso slancio, fanno tanto lavoro caritatevole che sembra cinico l'assoggettarli a un
codice penale. Ma l'uomo di Stato si accorge subito che gli impulsi generosi e i codici di
onore professionale, per il fatto che sono senza prezzo, possono essere messi da parte a
causa del continuo inesorabile bisogno di denaro. I generosi impulsi occasionali agiscono
saltuariamente in tutte le direzioni: l'interesse pecuniario non varia mai. Se il delitto porta
alla promozione di un ufficiale di polizia; se la lite  proficua per l'avvocato; se la guerra
 l'unico mezzo per il soldato di distinguersi, un motivo sicuro del rialzo del prezzo del
capitale, una causa di affari lucrosi per il commercio e di impiego costante a salari crescenti
per il proletariato; allora, come il giorno segue la notte, i delitti saranno "provocati" dalla
polizia; cause giudiziarie per ricatti saranno messe in piedi dalle grandi ditte legali; le
nazioni si dovranno armare fino ai denti per paura reciproca dei rispettivi guerrafondai; e i
codici di onore saranno invocati dalle associazioni
Il Pratico professionali
Mondo per Edunet books quali codici per la
protezione di abusi lucrosi.

Di nuovo subentrano qui la natura e l'igiene a fare opera benefica, del cui credito si
impadronisce il dottore anche quando le misure da lui prese sono state dannose. La natura
punisce la sporcizia, il brutto, la guerra, la cattiva nutrizione, la superalimentazione e le
altre offese contro di essa, non vendicandosi subito sulla singola persona che l'ha offesa,
ma con periodiche epidemie che infettano e distruggono tutti coloro il cui sangue non 
abbastanza sano da resistere al contagio di un attacco specialmente forte. La peste nera d
l'idea di un tentativo di sterminare la razza umana in un momento di disgusto contro il
sudiciume delle citt. Il nome comune di questi attacchi fu La Peste. Ne abbiamo letto le
descrizioni in Tucidide e De Foe e pensiamo talvolta che quelli siano fatti del passato ma la
descrizione del colera del diciannovesimo secolo fatta dal dottor Axel Munthe e
ugualmente terribile; anche la spagnola, che super in morti le battaglie della guerra dei
Quattro Anni, ci  ancora ben presente alla memoria. Mio padre scamp un attacco di
colera nell'ultima grande epidemia; anch'io me la cavai, quando fui contagiato nella
seconda delle due grandi epidemie di vaiolo, che dimostrarono l'assurdit della
vaccinazione nel 1871 e nel 1881. Noi siamo ancora soggetti alla peste e alla carestia: alla
guerra, all'assassinio e alla morte improvvisa; le nostre preghiere per esser liberati da
questi mali supernaturali non sono state ancora soddisfatte. Ma vi  sempre una grande
maggioranza di persone, il cui sangue  abbastanza sano e potente da sfidare le infezioni e
produrre eserciti di fagociti, anticorpi autogeni e altro per sconfiggere le moltitudini
contagiose dei microbi patogeni, che sono le armi della malattia nelle pi feroci
concentrazioni epidemiche. Quando quasi tutti sono morti o ammalati, l'epidemia, invece
di raddoppiare di forza e portare la sua guerra di sterminio alle estreme conseguenze,
diminuisce d'intensit e cessa per miracolo come cominci, apparentemente soddisfatta
(per il momento) dell'amichevole consiglio che ci ha dato, di pulire le nostre citt,
cambiare le nostre abitudini, nutrire i nostri agnelli e sfuggire alla prossima sfuriata.
Nessuno d al dottore la colpa della peste, che viene considerata come un atto di Dio; ma
appena essa diminuisce e i casi diventano ogni giorno meno fatali, egli si acquista il credito
di tutte le guarigioni. Se egli ha inoculato i suoi pazienti contro la malattia, quelli che
sfuggono all'infezione attribuiscono la loro immunit alla inoculazione e non alla
resistenza del loro sangue; e poich la massima parte dei morti sar tra i poveri, gli
analfabeti, gli ignoranti e tra quelli che non si sono curati di farsi inoculare, le statistiche
potranno dimostrare che la inoculazione (o ogni altro tipo di profilassi) assicura
l'immunit; il dottore, che prima era chiamato soltanto quando il paziente stava male, 
ora chiamato per somministrare profilattici a bambini e adulti che sono in perfetta salute.
Uno non rimpiange l'onorario che ha dovuto pagare; i guadagni dei medici sono infatti in
genere molto precari; ma la sua speranza e la sua fiducia nei facili e lucrativi sistemi di
profilassi lo gettano tutto dalla loro parte contro l'igiene, che ci ha sbarazzati del tifo, del
colera, e della peste nera, mentre la vaccinazione ha lasciato il vaiolo e la difterite ancora
ugualmente temibili.

Di tutte le tirannie legalizzate nessuna  pi intollerabile di quella che mette le mani su
di noi e sui nostri figli, e inietta veleni nelle nostre vene o ce li butta gi per la gola.
Quando la vaccinazione obbligatoria era arrivata alle sue estreme conseguenze negative e i
bambini morivano di vaccinia, i dottori negavano che la vaccinazione avesse a fare
qualcosa con essa e diagnosticavano il caso come sifilide contratta e comunicata ai figli dai
genitori. I poveri non potevano difendersi contro queste accuse; ma finalmente una coppia
cit i suoi accusatori per calunnia. La difesa disse che la vaccinia nella sua forma acuta
non  distinguibile dalla sifilide, e che lo sbaglio era perci scusabile e inevitabile.
Poich la vaccinia uccideva un bambino alla settimana (essa uccide tuttora pi bambini
del vaiolo), ci si pu immaginare l'effetto
Il Pratico Mondodiper
questa testimonianza
Edunet books medica su coloro che ne
vennero a conoscenza. Ma per far conoscere questo e altri casi, gli oppositori della
vaccinazione dovettero pubblicare uno speciale giornale e limitarsi alla diffusione che esso
poteva raggiungere. I giornali, in genere, non fanno altro che ripetere la menzogna che la
vaccinazione ha abolito il vaiolo e sopprimono ogni prova contraria. Ora che la
vaccinazione  stata sostituita dalla inoculazione contro difterite, ci troviamo di fronte alla
stessa credulit, alla stessa soppressione di notizie che annunziano che essa  stata
seguita da attacchi pi o meno lunghi di paralisi infantile, e alla stessa esposizione di
statistiche da dilettanti, all'ombra della minaccia che, se ogni bambino non sar inoculato,
morir di difterite dopo avere infettato tutti gli altri bambini, finch la razza umana non
sar spazzata via da un bacillo, che  stato trovato nella gola di persone che stanno
benissimo. Ma nessuno parla del fatto che i figli dei genitori, che hanno avuto cura di fare
"immunizzare" i loro bambini, figurano nelle statistiche pi dei bambini di quei genitori
che non si sono presi la briga di farli vaccinare. Anche la povert produce interessanti
statistiche che possono essere volte a vantaggio degli sfruttatori di un qualsiasi specifico.
Se i gioiellieri avessero l'idea di dire che il possesso di un orologio e di una catena d'oro 
l'infallibile profilattico contro il vaiolo, le loro statistiche sarebbero altrettanto convincenti
di quelle fatte dai fautori della vaccinazione.

L'uomo di Stato che si prenda la briga di spendere una mezza giornata per rendersi conto
di tutte queste ciarlatanerie decider probabilmente in un primo momento che niente lo
indurr mai a imporre per legge delle cure specifiche. Egli pu anzi essere tentato a
dichiarare il loro uso passibile di pena. Questo fu fatto nel caso della diretta inoculazione
del vaiolo, che era di moda prima che fosse sostituita dall'inoculazione del vaccino.

Un abile e fantasioso dottore, di nome Jenner, dal punto di vista professionale istruito dal
famoso John Hunter, credeva in maniera cos entusiastica nell'inoculazione del vaiolo,
che scrisse un opuscolo in cui dichiarava che tutte le facce butterate, che egli prima
incontrava, erano ora quasi scomparse. Uno dei miei nonni si vantava che, per quanto
fosse stato inoculato e vaccinato, aveva dopo tutto preso il vaiolo. Un giorno Jenner
ricevette la visita di una donna che accudiva al bestiame. Nel corso della conversazione
essa disse: Io non posso prendere il vaiolo, perch ho gi avuto il vaiolo bovino.
Jenner, afferrando la nuova idea vide nella sua immaginazione tutto il mondo redento dal
vaiolo con una inoculazione di vaiolo bovino. La sua visione si diffuse come un incendio. Il
Parlamento vot 30000 sterline per Jenner e nulla per la donna.

Quando un bambino di una nobile famiglia mor di vaiolo bench vaccinato, Jenner
cambi idea sul vaiolo bovino e lo sostitu con il vaiolo equino; ma il pubblico e il
Parlamento preferivano la vacca al cavallo e continuarono con il vaiolo bovino,
considerando le inoculazioni del vaiolo come un delitto. Poich allora l'esame
batteriologico non era ancora conosciuto e, quando fu conosciuto, non si trov nessun
bacillo caratteristico n di vaiolo n di vaiolo comune, il Parlamento pot soltanto
prescrivere la vaccinazione senza sapere bene cosa fosse. Ogni specie di ulcera che si
poteva provocare in un vitello era ufficialmente ritenuta vaiolo e veniva propagata da
braccio a braccio dei bambini. Pi tardi i batteriologi dichiararono che il metodo corretto
 di inoculare la stessa malattia; e tutte le moderne antitossine sono, come i rimedi
omeopatici, un pelo del cane che ti ha morso. Ma la legge si appoggia ancora alla
guardiana del bestiame e alla linfa di vitello, prodotta dall'inoculazione del vaiolo,
sebbene tutto ci sia delittuoso. L'ultimo favorito di Jenner, il cavallo,  diventato di
moda per l'inoculazione contro la difterite. Ma nessun estremo limite di superstizione,
persecuzione, superficialit o professionalismo venale fermer la marcia della scienza.
Per quanto grande possa essere la congiura del silenzio intorno agli errori e agli insuccessi
della medicina, i dottori e iIl
biologi cheMondo
Pratico sono veramente
per Edunet scienziati
books conoscono questi fatti e
non potranno acquietarsi finch non avranno trovato cos' che non va. Quando la
tubercolina di Koch, che doveva abolire la tubercolosi, produsse saltuariamente delle
ulcere che imputridivano le membra del paziente, Almroht Wright, allarmato come dottore
da questi fatti, e possedendo l'ardimento dell'artista filosofo, si mise al lavoro per trovare
perch questo avveniva, e scopr subito il curioso ritorno di fasi in cui la resistenza del
sangue all'infezione si alterna tra la vittoria e la sconfitta. Quando venne di moda la
trasfusione del sangue non ci fu detto che, mentre qualche volta essa guariva, altre volte
portava alla morte, senza che nessuno ne sapesse il perch. Karl Landsteiner esamin il
problema e trov che vi sono almeno quattro tipi differenti di sangue. Se si fa la
trasfusione con il tipo sbagliato il paziente muore; se si usa il tipo giusto, il paziente 
salvato. E cos, nel continuo susseguirsi di prove e di errori, gli sperimentatori che hanno
buona facolt ragionativa e di indagine eliminano gli errori a uno a uno. L'uomo di Stato
deve interessarsi da vicino di tutte queste faccende, altrimenti la sua testa sar piena di
errori gi scontati. Questo  attualmente il problema di fronte a cui si trovano i nostri
Governi. Essi considerano Jenner e Lister come le ultime luci della scienza e non sanno
nulla di Almroth Wright o di Joseph Needham (la cui madre, come la mia, gli riemp la
testa di musica, invece che di neodarwinismo). Passare da Lister a Weismann a Scott
Haldane e al suo pi noto figlio il marxista J. B. S. Haldane,  come passare dalla morte e
da un passato senza speranza a un futuro vivo e carico di promesse.

Posti di fronte a questo miscuglio di vera scienza sperimentale, di magia antica e di, una
scienza moderna mal cucinata che cambia le sue: conclusioni di anno in anno (e che 
espressa da naturalisti che conoscono i fatti fisici ma ragionano pazzamente su di essi, e da
filosofi che ragionano esattamente ma che non conoscono i fatti) possiamo difficilmente
criticare la legislazione igienica. Bisogna tuttavia fare delle leggi; non si pu lasciare la
questione al "laissez-faire". Il libero commercio del gin e della cocaina distruggerebbe un
proletariato che  cos miserabile da non poter affrontare la vita senza droghe. Bisogna
far applicare le norme igieniche, altrimenti avremo di nuovo la peste, il colera e il vaiolo.
Gli "slums" devono essere distrutti, perch sono brutti e sporchi, rimpiazzandoli con
strade grandi e belle e con citt giardino in base al concetto che l'igiene, come la cultura,
 essenzialmente estetica. I pidocchiosi e le loro cose devono essere disinfettati, se
necessario con la forza, appena hanno una nuova casa. Costruzioni belle ma mal situate
devono essere rimosse, come fu fatto prima in America e come si fa ora in Russia, senza
nemmeno disturbare i loro inquilini.

In ogni riforma sanitaria ed estetica del genere l'uomo di Stato  al sicuro. Non vi e
pericolo che egli venga affrontato da un madre infuriata e piangente che gli dica: Voi
avete ucciso il mio primo bambino con le vostre inoculazioni; prima di prendervi il secondo
passerete sul mio corpo. Se in una citt i capi famiglia non pensano a collegare i loro
lavatoi e gabinetti con la fognatura principale, la locale autorit sanitaria verr nelle loro
case e provveder al collegamento a loro spese, piaccia o non piaccia loro, infischiandosi
della tradizione secondo cui la casa di ogni inglese  un castello; non bisogna temere che
vi siano obbiettori di coscienza, in quanto il nostro istinto estetico  cos forte che
l'opinione pubblica, sebbene tolleri colui che si oppone al servizio militare perch pu
essere un santo, non tollerer a nessuno costo un individuo sporco.
Ora come l'impiegato municipale manda la sua Gestapo sanitaria in una malsana casa
privata, e perseguisce l'inquilino per non aver chiamato lo stagnaro ad attrezzargli la
fognatura, cos egli perseguisce un genitore per non aver chiamato un dottore a curare il
figlio malato o un fornaio a nutrire il figlio affamato. La gente  infatti perseguita e
imprigionata per queste mancanze senza che si prendano in considerazione l'opposizione
di coscienza o la libert dell'individuo. La giustificazione
Il Pratico Mondo di queste costrizioni e penalit
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 che l'uomo di Stato conosce la verit circa la nutrizione e l'igiene. In realt egli sa
molto poco sia dell'una che dell'altra, perch molto poco se ne sa ancora. Cos quando i
dottori annunciano di avere estirpato o grandemente ridotto la mortalit di una malattia,
mentre le cifre dell'ufficio generale di statistica dimostrano che essa  mortale come mai
era stata o che questa riduzione non  affatto pi grande, anzi forse minore di prima,
l'uomo di Stato deve valutare queste statistiche con molta diffidenza. Se si trova che una
sensibile diminuzione nella mortalit e nella prevalenza di una malattia, proclamata come
l'effetto di questa o quella medicina o di qualche inoculazione, fa seguito alla notificazione
dei casi e all'isolamento dell'ammalato (questo accadde con il vaiolo del 1885, dopo
l'insuccesso della vaccinazione), allora l'uomo di Stato pu incoraggiare l'isolamento e la
notificazione della malattia. Ma egli deve tenere sempre presenti le statistiche
disinteressate e le loro abili ed ugualmente disinteressate interpretazioni. Egli deve
corazzarsi contro le pretese dei dottori di avere il monopolio della scienza medica o una
maggiore saggezza degli altri nell'esercitarla. Non deve valutare gli avvocati dal numero dei
loro clienti che sono stati impiccati, i dottori dal numero di persone titolate o di casa reale
che sono morte nelle loro mani, o i biologi dal numero di cani che hanno vivisezionati.
Deve soprattutto opporsi alla pretesa che le ricerche mediche siano libere dagli ordinari
obblighi morali verso l'umanit e che per esse si possano esercitare poteri e privilegi
attualmente negati anche ai preti e ai monarchici. Deve dire inoltre ai ricercatori di
laboratorio che giustificano la loro crudelt dichiarando di sperare qualcosa da esse: Vi
sono alcune cose che non dovete sapere; se per esempio girate il rubinetto dell'acqua calda
del bagno di vostra moglie per accertare quale temperatura possa sopportare il suo corpo
prima di disintegrarsi, voi aggiungerete a quella conoscenza anche quella di provare ci
che si sente quando si  impiccati. Egli deve usare la legge per obbligare le ricerche
scientifiche a seguire metodi umani cos come il legislatore, che impose la legge sulle
fabbriche, obblig l'iniziativa industriale (o dovrei chiamarla l'arte di fare denaro?) a
metodi che sono relativamente umani, e cacci via gli oppressori che non erano capaci di
prosperare se non usando quei metodi di lavoro. Pavlov avrebbe fatto un lavoro molto utile
dal punto di vista scientifico se avesse trovato uno Stato abbastanza forte da assicurargli
che quello che egli faceva ai suoi cani sarebbe stato fatto anche su di lui. Pu essere
difficile abolire l'attuale privilegio che ha un dottore di avvelenare e un chirurgo di
mutilare, e, quando i risultati sono letali, di certificare che il paziente mor di morte
naturale;  infatti difficile che il giudice istruttore faccia un'inchiesta per ogni morte; e la
professione di medico se soggetta al rischio dell'impiccagione potrebbe finire per apparire
troppo poco attraente per assicurarsi abbastanza reclute; ma potremmo rendere almeno
pecuniariamente indipendenti i nostri chirurghi dalle operazioni inutili e i nostri dottori
dalle malattie immaginarie, sostituendo a esse forti argomenti positivi per indurli a
valutare il miglioramento delle nostre statistiche sanitarie pi di ogni altra considerazione
professionale. L'onore e la coscienza del dottore e il giuramento di Ippocrate salirebbero
allora alla pi alta dignit e sarebbero una sufficiente garanzia di buona fede e di
patriottismo.

E' concepibile che gli Stati moderni, dominati dal signor e dalla signora Qualunque, eletti
dal signore e dalla signora Ognuno, possano giocare con trucchi come quello della
sterilizzazione della gente che non amano o temono, o del ringiovanimento obbligatorio
mediante innesti scimmieschi di persone che vengono considerate come buoni riproduttori,
fino al punto che i loro sudditi stiano molto peggio di come siano stati gli spagnoli o anche
gli ebrei sotto Torquemada. Questi era un uomo dannosamente ignorante; ma una
istruzione appena di poco superiore lo avrebbe reso peggiore invece che migliore; forse
tanto dannoso quanto il Consiglio generale dei Medici finch rimarr depositario di
funzioni e di poteri che dovrebbero essere esercitati soltanto dal Ministero della Sanit
Pubblica, autorit laica che IlsiPratico
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professionisti solo nella loro veste di esperti e di consiglieri.

Ma noi abbisogniamo sempre di maggiore istruzione; e con questo intendiamo parlare


dell'educazione critica e non della dogmatica. Le scuole insegnano soltanto un lato delle
loro materie di studio; e sinch i loro allievi non conoscono ambedue i lati, farebbero
meglio a non sapere niente e dovrebbero essere esclusi senza piet dalle cariche pubbliche.
Io mi sono conquistato la mia educazione attraverso le discussioni : questa  la ragione
per cui sono molto meno sicuro di me dei dogmatici e perch trovo impossibile prendere
sul serio le loro pretese, mentre invece presto un orecchio speranzoso ai dilettanti, agli
artisti, agli atleti e ai naturapatici, che hanno scoperto tecniche di cura "yoghi" con
esperimenti su se stessi, e in genere a tutti i terapeutici che sono boicottati e disprezzati dai
professionisti patentati.

25. L'ARCHITETTURA: UNA FORZA MONDIALE


L'architettura  una tremenda arma nell'armeria estetica dell'uomo di Stato. Sei delle
sette meraviglie del mondo sono opere di architettura, l'altra  una statua colossale. Una
meraviglia non  per un'invenzione o una scoperta utile. La ruota, l'arco, la spilla di
sicurezza, la macchina per cucire, il motore a scoppio, il telefono, la radio, il cinema, la
televisione sono grandissime invenzioni, ma non meraviglie. Una meraviglia  invece
un'opera dell'uomo che vi toglie il respiro quando la vedete. Io, a esempio, rimasi
letteralmente senza respiro quando entrai per la prima volta nel gigantesco coro che
costituisce tutto ci che rimane della cattedrale di Beauvais. Venti anni pi tardi, pur
sapendo cosa mi attendeva, vi entrai di nuovo, e di nuovo sentii il mio respiro che se ne
andava. Esso  decisamente una delle meraviglie del mondo. Ero molto pi vecchio di
quando vidi le rovine del tempio di Giove a Baalbek; ma ci che qui mi scosse non fu
soltanto il fatto apparentemente sovrannaturale che esso fosse stato costruito, ma il fatto
che gli arabi avessero potuto pensare che valesse la pena di tentare l'ancor pi impossibile
impresa di distruggerlo, impresa che dovettero lasciare infatti a met. Essi avrebbero
potuto costruire una citt col lavoro che cost loro quel tentativo; e non furono tuttavia
capaci di portarlo a termine. Niente poteva armarli a quell'impresa se non il sapere di non
poter uccidere Giove e mettere Allah al suo posto finch il possente tempio fosse rimasto
l a imporre la sua maest su tutto il mondo civile. In Inghilterra i nostri puritani si
intestarono similmente ad abbattere tutte le statue che capitavano loro sotto mano nelle
nostre cattedrali. Le glorie dell'ispirazione estetica provocano una furia iconoclastica,
quando le religioni e le istituzioni che esse celebrano finiscono per essere odiate invece che
venerate.

Mos e Maometto proibirono la riproduzione di immagini intagliate di qualsiasi cosa


fosse in terra e nelle acque sotto di essa. Ma l'impulso estetico sfid Mos e Maometto. I
cristiani, mentre accettarono gli altri comandamenti come parola di Dio, ignorarono
volutamente e passarono sotto silenzio questo particolare comandamento. I musulmani,
quando conquistarono Costantinopoli, imbiancarono i mosaici di Santa Sofia, ma
tentarono di superare i cristiani col costruire una moschea pi grande di Santa Sofia.
Quando si accorsero che la grandezza non  il segreto di una bella costruzione, il sultano
Suleiman fece loro costruire un'altra moschea, la quale prese il posto di quella grande che
non aveva raggiunto lo scopo, e fu ed  una gemma artistica, pur senza violare il secondo
comandamento.

Che relazione passa tra questa storia antica e l'arte di governo di domani? Il problema 
esposto molto chiaramente in una lettera che scrissi in mare dal Golfo del Siam il 4
febbraio 1933 al defunto Ensor Walters.
Il Pratico Egliper
Mondo era Edunet
stato un mio buon collega nella parrocchia
books
di San Pancrazio e aveva raggiunto un'elevata posizione come ministro metodista. Ecco la
lettera:

Caro Ensor - Walters,


Vi scrivo questa mia dal Golfo del Siam, dopo aver esaminato un buon numero di
religioni in Egitto e in India. La moltiplicazione apparente degli di produce in un primo
momento delle confusioni; ma scoprite poi subito che si tratta sempre dello stesso dio
esposto sotto varie forme, funzioni e anche sesso. Vi  sempre un ultimissimo dio che
sfida la personificazione. Questo fa dell'induismo la religione pi tollerante della terra,
perch il suo dio trascendente comprende tutti gli di possibili, dagli di elefanti, uccelli
e serpenti, alla grande trinit di Brahma, Vishnu e Shiva, che precorre la Vergine Maria e
il moderno femminismo, facendo di Shiva un essere che  nello stesso tempo uomo e
donna. Cristo appare laggi come Krishna, che potrebbe essere anche Dioniso. Infatti
l'induismo  cos elastico e cos acuto che anche i pi profondi metodisti e i pi crudi
idolatri ci si troverebbero bene.
L'Islam  molto differente, essendo decisamente intollerante. Quello che posso
chiamare un monoteismo multiplo diventa nelle menti di gente semplice un'assurda
idolatria politeista; lo stesso accade nei nostri contadini europei che non soltanto venerano
i Santi e la Vergine come di, ma sono pronti a combattere fanaticamente per una brutta
piccola bambola nera qual  la Vergine della loro chiesa contro un'altra bambola nera del
vicino villaggio. Quando gli arabi portarono questa idolatria a tali estremi da venerare ogni
pietra che apparisse buffa e strana, Maometto insorse, a rischio della vita, e denigr le
pietre, dichiarando che c' un solo dio, Allah, il glorioso, il grande, attaccandosi al
secondo comandamento secondo cui nessun uomo deve osar di rappresentare Allah o
qualcuna delle sue creature.
Questa intolleranza si manifest in maniera molto seria. O voi accettavate Allah, o
qualcuno che lo accettava e che andava in paradiso per avervi mandato all'inferno vi
tagliava la testa. Maometto fu una grande forza religiosa protestante come George Fox o
Wesley. La principale differenza nella lotta tra Islam e induismo e tra protestanti e cattolici
 che cattolici e protestanti si perseguitano ferocemente a vicenda quando hanno la forza
dalla loro parte. L'induismo non perseguita invece nessuno, perch tutti gli di, e quello
che  pi profondo, i non-di, si posson trovare nei suoi templi. Vi  attualmente una
grande setta ind, i giainisti, con templi magnifici, i quali escludono Dio, non in base a
considerazioni materiali atee, ma perch non se ne pu parlare e non si conosce, in
quanto trascende ogni comprensione umana.
Tutto ci  abbastanza semplice per chiunque abbia senso religioso. Quando voi vi
trovate a faccia a faccia con i templi e con i suoi adoratori, trovate che gi prima che
Maometto e il fondatore dei giainisti fossero sepolti, le istituzioni e i riti che essi fondarono
cominciarono a ritornare ai tipi pi popolari e che tutti gli di e non di si mischiarono
l'uno con l'altro, esattamente come gli apostoli persero la fede quando Ges fu ucciso. Nel
tempio dei giainisti ci sono altari, immagini e bagni dove dovete lavarvi completamente
prima di poter entrare nel tempio e adorare l'immagine. Se riuscite a trovare un prete
intelligente, che sia un vero teologo giainista, gli chiedete: "come va questo fatto? Un dio in
un tempio giainista!". Egli vi spiega allora che quell'immagine non rappresenta dio, ma 
il ritratto di uno dei loro grandi santi, e che l'uomo che dopo aver fatto il bagno si sta
prostrando davanti ad essa non la sta adorando ma esprime il suo rispetto per la memoria
del defunto Ensorarmji Waltershagpat. Ma  come quando il decano Inge tenta di
interpretare san Paolo. E' naturalmente evidente che l'immagine  un Budda ultra
raffinato e che il giainismo e il buddismo si sono irrimediabilmente mescolati tra di loro. Il
Budda dei giainisti  accompagnato da elefanti scolpiti. Voi chiedete che cosa significano e
vi rispondono che sono opere d'arte puramente ornamentali. Posate allora lo sguardo
sull'immagine di Ganesh, ilIldioPratico
ind con
Mondola testa e il tronco
per Edunet booksdi elefante. Mentre siete sul
punto di esclamare: "Que diable fait-il dans cette galre?" vi ricordate che non dovete
mettere il vostro cortese ospite con le spalle al muro e tenete pertanto la bocca chiusa pur
continuando a pensarci seriamente.
Accade sempre cos. Se si escludono i pochi che hanno senso religioso e che stanno
ugualmente bene dentro e fuori dei templi di tutte le fedi, vi sono moltitudini di uomini
medi. Ci che essi chiedono al fondatore della loro fede sono anzitutto i miracoli. Se voi
come Maometto li riprendete e dite loro che non siete un negromante, o, come Ges, dite
seccamente: "Una generazione malvagia e adultera mi chiede dei segni", sprecherete
inutilmente il fiato; infatti una volta che siate diventato famoso con la vostra predicazione
e abbiate curato i malati guarendo le loro menti e con ci curando i loro corpi, il vostro
uomo medio inventer che avete fatto tanti miracoli da eclissare sant'Antonio da Padova.
Allora egli vi elegger suo dio, il che significa che vi far delle richieste e, quando sar
giustamente atterrito di voi, far dei sacrifici per propiziarvi, fino al punto di uccidere la
propria figlia (Ifigenia o la signorina Jephtha) per compiacervi; ma subito dopo
comincer a ingannarvi sostituendo un ariete al proprio figlio (Isacco) e facendo poi il
sacrificio in modo puramente simbolico e immaginario. Non  quindi attraverso gli
autentici principi del fondatore della sua fede che dovete arrivare all'uomo medio, se volete
farne un decente essere umano. Bisogna infatti governare i pazzi secondo la loro pazzia. In
Giamaica e nella Rodesia tutti i buoni negri e i loro grandi capi e ministri sono
fondamentalisti. Se gettate tra loro un Bradlaugh e un Ingersoll, probabilmente non
soltanto li scandalizzerete, ma li demoralizzerete. La stessa cosa si verifica nei nostri
villaggi di minatori. Il metodismo ha reso gli uomini religiosi senza bisogno di splendidi
templi: le sue case di Dio sono molto povere. L'altro clero ne ha costruite invece di
magnifiche, tanto che i poveri non ci si trovano bene. Ma l'efficacia delle grandi costruzioni
nell'afferrare l'immaginazione popolare si impresse su di me in maniera molto potente a
Baalbek, a Delfi, a Eleusi e a Karnak dove Giove, Apollo e gli di egiziani avevano templi
colossali. La gente guarda queste rovine e si meraviglia del prodigioso lavoro compiuto da
coloro che costruirono maneggiando blocchi di pietra che pesavano varie tonnellate come
se fossero mattoni e sollevandoli a centinaia di piedi di altezza in cima a giganteschi pilastri,
in modo da eclissare le nostre gru a vapore. Ma la cosa veramente impressionante non 
tanto l'enorme lavoro e la fatica fatta nel costruire, quanto l'ancor pi stupefacente lavoro
e la fatica spesa nel distruggere questi templi. Ci pu provare l'influenza che essi
esercitavano sopra l'immaginazione dei popoli. Gli arabi, questi protestanti dell'Oriente,
avrebbero potuto costruire un centinaio di splendide moschee, una volta deciso che
dell'imponente tempio di Giove a Baalbek non dovesse rimanere una pietra sull'altra e che
Apollo dovesse rimanere senza casa a Delfi ed Eleusi. Ci che fecero al confronto i nostri
puritani nelle nostre cattedrali fu roba da ragazzi. La rabbia che si accumula nei cuori
religiosi quando queste meraviglie di architettura diventano tane di ladri e sostituiscono
riti sensuali alla ricerca di Dio deve esser cresciuta fino a farsi forza di terremoto il giorno
in cui essa distrusse Delfo.

26. L'UOMO TEOCRATICO


Appare chiaro dalla mia lettera a Ensor Walters che un libero pensatore occidentale pu
trovarsi molto pi a suo agio nei templi dell'Estremo Oriente piuttosto che in una
cattedrale britannica o straniera. Le dozzine di personificazioni con cui  rappresentata la
natura della forza vitale non lo turbano pi delle tre persone della Trinit, pi della dea
Vergine e Madre, per non parlare dello stuolo di di minori chiamati santi. E come
potevano questi resistere al politeismo della vecchia Grecia quando Giove e Apollo,
Giunone, Afrodite e Atena si presentavano al mondo in forme di bellezza pi che umana,
eternata dalle sculture di Fidia e Prassitele per impressionare la nostra immaginazione?
Generazioni di pittori da Giotto e Cimabue (la cui colossale Vergine  veramente una dea)
a Raffaello e Michelangelo Ildovettero
Praticorendere
Mondo perquesta teocrazia
Edunet books comprensibile, visibile,
suscettibile alle preghiere, alle candele, all'incenso per la moltitudine dei fedeli, con un tale
successo che generazioni di papi, imperatori e primi ministri dovettero essere conniventi
con tutti i miracoli di Lourdes. Noi andiamo oltre Canossa disse Bismarck; ma fu
costretto ad andarci lo stesso. Lo stesso accadde a Mussolini.

Il sacerdote per cui gli di stranieri sono degli idoli e i loro fedeli degli idolatri pagani da
convertire alla sua fede  un dannoso portatore di guai che si  dimenticato del monito
rivolto da Ges a coloro che distruggono il grano per strappare la zizzania. L'uomo di
Stato, quando si occupa di religione, deve comportarsi come un libero pensatore. Egli deve
occuparsi imparzialmente di tutte le drammatizzazioni estetiche della divinit.

Deve allora tollerarle tutte? Certamente no. Egli ha a che fare con l'educazione dei bambini
e si accorge subito che l'attuale personificazione di Dio comprende abominevoli idoli cos
come rispettabili divinit. La Bibbia ci racconta di molti di: Jehovah, Dagon, Moloch,
Baal, Chemosh, il nobile dio di Micah il Morastite, e il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo dei
cristiani. Ges, Maria e Maometto sono stati personalmente deificati. Gli ebrei scelsero
Jehovah come loro dio; noi, con la nostra caratteristica faciloneria, abbiamo tenuto
Jehovah mentre adottavamo la Trinit cristiana, stabilendo cos una conveniente
combinazione, in base alla quale possiamo perdonare o trucidare i nostri nemici a seconda
che ci aggrada. Cos sebbene nessun uomo di Stato osi tollerare una scuola elementare
ove si insegni la venerazione di Moloch, l'adorazione di Jehovah non soltanto  tollerata,
ma anche ritenuta tacitamente evidente anche quando la scuola  "secolare".

Ora, alla luce del moderno pensiero e sapere ogni confronto tra il Jehovah del Libro dei
Numeri e Dagon o Baal  a svantaggio di Jehovah. Nel Libro di Micah egli appare
completamente trasformato come un dio non soltanto di Israele ma dell'intera razza
umana, che aborre i sacrifici di sangue della divinit del Libro dei Numeri e non vuole
niente da noi se non misericordia, giustizia e l'umilt che si conviene alla nostra
profondissima ignoranza. Ma il vecchio Jehovah con i suoi sacrifici di sangue torna fuori
nel Nuovo Testamento, dove per suo ordine il figlio  condannato a morte per espiare il
malfatto del Padre che non ha creato una umanit migliore. A causa di questa confusione
la fede in Dio  finita in un tal pietoso discredito che la scienza professionale  diventata
rabbiosamente anticlericale e preferisce inghiottire le pazzie di Weismann e di Pavlov
piuttosto che avere un qualsiasi altro dio a qualunque prezzo. Il fatto che il suo culto sia
stato legalmente abolito in Russia e in Germania  fonte di credito per quei paesi, cos
come il non averlo abolito  per noi fonte di discredito.

Ma che cosa dovrebbe prendere il suo posto? La semplice abolizione ci lascia tra l'ateismo
pragmatico, che non prevede una evoluzione, e la cristianit sentimentale che fa del suo
profeta un universale capro espiatorio, e non  praticabile dagli uomini di Stato; per
quanto infatti si possa procedere in questa direzione non punendo coloro che fanno del
male, gli uomini di Stato devono tuttavia combatterli accanitamente, sopprimerli e qualche
volta anche sterminarli. L'uomo di Stato non ha in realt alcuna scelta: deve essere
prammatico.
Ma prammatico significa tirare il miglior partito dai popoli cos come essi sono; e quello
che essi sono dipende da quello che credono. La decadenza di credi immutabili li lascia
increduli, agnostici, e irriverentemente prammatici. I loro figli non hanno n la vecchia
disciplina mosaica n una nuova fede, e l'anarchia morale comincia a crescere.

L'individualismo senza scrupoli, e al pari


Il Pratico di questo
Mondo il nazionalismo,
per Edunet books il razionalismo,
l'imperialismo, il coribantismo e l'anacreontismo culminano in mostruose guerre mondiali
e in distruttive rivoluzioni per risolvere problemi che avrebbero potuto essere sistemati in
modo ragionevole. La natura romantica, che aborre il vuoto, lo riempie in Germania con
Wotan e con il pugnace Sigfrido invece che col compassionevole Parsifal. I russi tentarono
di riempire questo vuoto con il marxismo, ma si accorsero che avrebbero dovuto avere una
nazione di filosofi, e cantano ora i Te Deum nelle cattedrali che avevano sconsacrate e
trasformate in musei antireligiosi. In questo momento il dio di tutti i continenti  Marte;
saccheggi e tributi sono chiamati sanzioni. La necessit di creare un'assemblea
supernazionale si fa ogni giorno pi pressante; ma non se ne fa niente, poich, non
essendo capaci di concepire una suprema assemblea che dichiari la giustizia di Dio e si
appoggi soltanto sulla sua forza morale, noi tutti obiettiamo che essa non servirebbe senza
una polizia militare e aerea, capace di ammazzare tutti coloro che fanno la guerra e di
radere al suolo qualsiasi citt dove la sua autorit non sia riconosciuta e seguita.

Ci dimentichiamo (se mai lo abbiamo imparato) che fu proprio una simile militarizzazione
della Chiesa cristiana, che infranse il suo potere spirituale e fece di questa un semplice
Stato papale. La mia proposta, fatta nella commedia "Ginevra", di un'assemblea di
semplice giustizia senza polizia, prigioni, punizioni e nessun altro potere se non quello
della giustizia sopra l'intelligenza umana, non  stata presa in maggior considerazione del
"Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare.

Il futuro uomo di Stato deve trovare naturalmente un sostituto di Jehovah, se non si vuole
che la civilt perisca in un'oziosa negazione di tutto. Egli pu chiamare il sostituto di
Jehovah con una diecina di nomi differenti; ma deve abolire alcuni attributi di Jehovah e
specialmente quello dell'infallibilit; infatti il Creatore, lo Spirito Santo, la parola (pi
propriamente il pensiero), l'energia cosmica, l'"lan vital", la scintilla divina, la forza
vitale, la forza della giustizia (chiamatelo come volete) non  infallibile; anche lui va
avanti provando e sbagliando e i suoi errori sono chiamati il problema del male. Esso non
 onnipotente; in verit non ha alcun potere diretto, ma agisce soltanto attraverso le sue
creazioni. A loro volta queste creazioni non sono onniscienti, ma procedono per congetture;
il male sorge quando le congetture, pur con le migliori intenzioni, sono sbagliate. Esso non
ha n corpo, n parti; ma ha, o piuttosto  ci che noi chiamiamo un'anima o una
passione, che ci spinge a ottenere un maggior dominio delle nostre situazioni e una pi
grande conoscenza e comprensione di quello che stiamo facendo. Ha anche un desiderio
bramoso di verit (corrispondenza della fede ai fatti), bellezza, giustizia, misericordia,
considerate dalla Chiesa come virt salutari, contro le quali dobbiamo per porre alcuni
desideri come l'orgoglio, la cupidigia, la lussuria, la golosit, l'ira, l'invidia e l'accidia che
sono i sette peccati capitali, ma evidentemente considerandoli soltanto come eccessi e
abusi degli istinti di autoconservazione. D'altronde la lista non  ancora completa; essa
omette, a esempio, la crudelt sadica che va dalla tortura fisica e dalla mutilazione
(privazione di membra) al sarcasmo e alla provocazione, e che  specialmente repellente
in quanto  la pi terribile arma dei molti peccatori contro i pochi virtuosi.

Un'altra attribuzione da abolire  quella della onnipotenza o dell'illimitato potere fisico di


interferire direttamente negli affari umani e di assicurare la vittoria alla ragione invece che
alla malvagit umana. Una volta le controversie legali si soleva rimetterle alla giustizia di
Dio obbligando querelante e convenuto a deciderle con un duello, armati di spada e scudo.
Coloro che non erano in grado di combattere potevano stipendiare dei campioni che
combattessero per loro. Ora si stipendiano degli avvocati, che discutono, interrogano i
testimoni degli avversari e fanno discorsi, invece di combattere. Ma la vittoria va ancora al
pi abile avvocato e quindi a chi ha pi quattrini, come accade in guerra ai battaglioni
pi numerosi e ai pi capaci generaliMondo
Il Pratico senzaper
considerazione
Edunet books per la giustizia di Dio, a parte
la confusione che lo Spirito Santo pu gettare nella coscienza dell'una o dell'altra parte.
Nella mia giovinezza ho sentito una pia madre irlandese che diceva a suo figlio, poich
questi l'avvertiva che correva il rischio di perdere il treno, che essa lo avrebbe preso con
l'aiuto di Dio. Allora egli rispose: Va bene, ma anche tu devi far presto. Questo 
ci che l'uomo di Stato deve sempre dire all'uomo teocratico.

Ora tutto ci significa che l'uomo di Stato deve fare il lavoro di Dio senz'altro aiuto che il
suo potere, la sua abilit e la sua coscienza. E poich le coscienze variano di intenzioni,
di costanza e di qualit, e sono dannose quando non sono accompagnate dal sapere,
soltanto le persone che sono passate attraverso le pi minuziose prove dovrebbero poter
essere elette quali supremi governanti.

Il nostro sistema di suffragio universale, in cui il candidato lungimirante  sconfitto dal


candidato miope, colui che agisce da colui che parla, colui che sebben riluttante si offre
volontario per un gravoso servizio dall'ambizioso arrivista che cerca di aggiungere
l'autorit all'importanza che attribuisce a se stesso,  una invenzione che non funziona in
pratica.

In queste condizioni anche l'individuo pi saggio non ha possibilit, essendo mal
compreso, aborrito, e temuto pi che ammirato e obbedito. I demagoghi, il cui genio
politico  irresistibile, imparano le arti con cui si pu truffare il popolo e si mantengono
al potere combinando quelle stesse arti con la mano forte e il timore che deriva dalla loro
cospicua superiorit sui loro avversari. In tali circostanze non  possibile formare un
Gabinetto composto delle persone pi sagge; saremo cos costretti al sistema dei quadri,
per scegliere individui adatti al lavoro intellettuale della democrazia. Se questo sistema
fallir, rientreremo nel problema del male e saremo sterminati come i mammut e i
mastodonti da nuove razze di maggior capacit politica. Non abbiamo infatti alcuna
ragione per credere che noi siamo l'ultima parola del Creatore.

27. IL BIOLOGO DELLA COLLETTIVITA'


La biologia  senza dubbio la prima preoccupazione dello Stato. In verit  la prima
preoccupazione di ogni cosa vivente; non mi occupo qui di quella parte di essa che pu
essere lasciata all'attuazione dei singoli individui. I singoli individui possono tenersi
momentaneamente in vita; ma per tenere in vita in uno spazio limitato e per lungo tempo
un milione di persone,  necessario adottare misure d'ordine pubblico che superano il
potere del singolo individuo; e se queste misure devono essere qualcosa di pi di semplici
misure empiriche bisogna che dietro di esse ci siano una teoria generale, qualche
riferimento e qualche lavoro intelligente. I nostri principali legislatori, dottori e poeti
drammatici sono tutti biologi specializzati in quello che il papa ha chiamato l'esatto studio
dell'umanit: cio l'uomo. Essi devono essere assistiti da statisti di professione (i
matematici della biologia); le statistiche sono infatti indispensabili e quelle addomesticate
non servono.

Pu sorgere ora il dubbio se la biologia possa essere classificata quale scienza; il suo
compito principale consiste infatti nel definire la differenza tra un corpo vivo e un corpo
morto; in questo settore i nostri fisiologi e biochimici hanno fallito cos completamente lo
scopo che alcuni di essi sono arrivati al punto di dichiarare che scientificamente non vi 
alcuna differenza. E infatti nessuna dissezione n analisi ha scoperto in un corpo vivo
qualcosa che non esista anche nel suo cadavere. Ci nondimeno i due si comportano in
modo cos differente, che coloro che negano che vi siano differenze devono essere
considerati pazzi.
Il Pratico Mondo per Edunet books
I pi antichi biologi scientifici, per quanto ne sappiamo, furono coloro che scrissero il
Libro della Genesi. Essi non erano chimici analitici e non sapevano nulla di gas, cellule,
ormoni, cromosomi, vitamine, geni e antigeni, gameti, clorofilla e altre fille, soma, eccetera,
tutti nomi coi quali gli scienziati ci mettono a tacere. Ma essi li conoscevano nell'insieme
come materia o, come essi la chiamavano, la polvere della terra. I loro scultori
sapevano farne una forma a immagine dell'uomo, ma non un corpo vivente; sapevano che
quando questa diventava un essere pensante, con sensazione e movimento, qualcosa di
strano doveva accadere in esso. Non sapendo cosa fosse, non essendo cos pazzi da
negare che esso esistesse e credendo che la creazione, essendo apparentemente miracolosa,
dovesse essere opera di un Dio, descrissero il processo con le parole Iddio form l'uomo
con la polvere della terra e soffi nelle sue costole per dargli il soffio della vita; e l'uomo
divent cos un essere vivente. Osservarono inoltre che dopo qualche tempo il corpo
cessava di vivere e si decomponeva nella sua materia originale. Da questo dedussero che
l'uomo aveva contristato Dio e lo aveva spinto a dichiarare e decretare Tu sei polvere e
polvere dovrai tornare.

Non fu questo un cattivo inizio della biologia come scienza. I suoi autori erano molto pi
scientifici dei loro moderni successori; infatti, sebbene essi drammatizzassero i fatti
secondo il sistema della loro cosmogonia deistica, restavano per sempre aderenti ai fatti
e non si rimbambivano a forza di tentar di misurare l'universo e far riuscire la saliva dalla
bocca di un cane, o col tagliar le code di generazioni di topi bianchi. Ci troviamo ancora di
fronte a questi fatti basilari che, sebbene siano stati sfrondati della loro favolosa
drammatizzazione, sono ancora adesso i pi miracolosi. Rousseau ci esort a sbarazzarci
dei nostri miracoli; ma tanto pi ci sbarazziamo di vecchie storie favolose, tanto pi
miracolosa diventa la creazione. Da quali fatti miracolosi deve partire l'uomo di Stato? Una
forza naturale, che egli deve accettare dogmaticamente perch vede buona parte di quello
che essa fa, ma nulla di quello che essa sia e perch faccia questo qualcosa, comprende
uno svariato mucchio di robaccia che egli pu chiamare ugualmente polvere della terra o
in qualsiasi altro modo. Essa si atteggia in varie forme tutte fantastiche e alcune
ridicolmente grottesche; mette queste forme all'opera, provvedendole di una volont,
alcune per un istante, altre per momenti, altre ancora per anni e secoli. Alcune crescono
senza muoversi; altre si fermano nella crescita e si muovono! Consumano la loro sostanza e
altre ne acquistano per rimpiazzarla, costruendola entro se stesse, fintantoch non si
stancano di vivere; la forza allora le abbandona e ritornano a essere polvere. La lunghezza
della loro vite varia secondo le loro condizioni d'esistenza e la loro educazione, che sono
entrambe controllate dallo Stato. Nei paesi mal governati un enorme numero di bambini
muore nei primi anni di vita. Io sono ancora vivo (fino a un certo punto) a ottantotto anni.

Il problema non  comunque cos semplice come pu sembrare da questa esposizione
schematica. La miracolosa forza creativa non crea una sola specie di creatura per fermarsi
a essa. Le creature sono cos varie, che appaiono strumenti piuttosto che mete finali. La
creazione  come la bottega di un falegname con i suoi martelli, seghe, ceselli, pialle, viti,
chiodi morse, torni e il resto, strumenti tutti che hanno lo scopo di aumentare il potere del
falegname sui suoi materiali e che sono tutti inutili se il falegname non ne comprende l'uso
e non li pu maneggiare senza tagliarsi le dita. Ma questo paragone non calza bene in
molti punti. Nell'officina dell'universo il falegname  onnipresente ma invisibile,
silenzioso, intangibile e inscrutabile. Egli non ha niente da tagliarsi, n le dita, n le
mani, n il cervello, n i muscoli. Secondo le parole della Chiesa d'Inghilterra egli 
senza corpo, membra e passioni. Egli deve costruire quindi certi utensili che agiranno
senza che li maneggi, dotati di coscienza, di scopo, di volont, di orgoglio quando sono in
efficienza e di vergogna quando servono male il falegname. E poich il falegname cerca
sempre strumenti migliori Il e nePratico
esperimenta di nuovi,
Mondo per Eduneti suoi
booksutensili devono avere
un'inclinazione al miglioramento che io chiamo inclinazione all'evoluzione. Poich si
consumano e devono rinnovarsi, gli utensili devono avere una inclinazione alla
riproduzione. Poich non possono soddisfare le loro inclinazioni senza istruzione, devono
avere anche quella inclinazione per l'istruzione che noi chiamiamo curiosit. Poich
nello stesso tempo devono avere cura di se stessi, devono avere un'inclinazione
all'autoconservazione. Essendo queste inclinazioni fatti primitivi, inconcepibili, irrazionali,
miracolosi e mistici, l'uomo di Stato deve sfruttarli nel modo migliore e trovare loro un
nome. Essi vengono chiamati istinti. La parte fastidiosa di tutta la questione  che gli
istinti non vanno sempre d'accordo; possono anzi entrare in serissimo conflitto reciproco.
Alcuni di essi producono coraggio, altri vigliaccheria. La curiosit ha portato certe
persone molto intelligenti a esplorare i poli, affrontando rischi e difficolt che Cherry-
Garrard ha descritte molto vivamente nel suo libro intitolato "Il peggior viaggio del
mondo". Il senso di autoconservazione ha indotto molti di noi a starsene a casa e a
mandare i poli a quel paese. Il dottor Edward Wilson, che prese parte al "viaggio peggiore"
con Cherry-Garrard, non si curava affatto dei poli, ma desiderava sezionare le uova del
pinguino imperatore, e pag la pena della sua curiosit, restando congelato. Vien fatto di
chiedersi, come Amleto, che cosa fossero i pinguini per lui e lui per i pinguini, perch egli
dovesse morire per loro. Colombo, per indurre gli uomini a partire con lui per l'Asia
passando da ovest, dovette impiegare dei criminali, le cui sentenze erano abbastanza gravi
perch il rischio valesse la pena, nella speranza del perdono che era stato loro promesso. I
governanti devono intervenire dappertutto in questi conflitti, armati di tutti i poteri di
elogio e di punizione che ha lo Stato, gettando il loro peso da una parte o dall'altra per
incoraggiare e spingere, o per scoraggiare e prevenire.

Questa funzione richiede giudizio e capacit di decisione di primissimo ordine, non


raggiungibili da alcun complesso di massime e di comandamenti aridi e schematici. E'
facile dire Non uccidere; ma l'uomo di Stato deve rispondere: Cosa! Non uccidere
una pulce che mi trovo nel letto! non uccidere un milione di cavallette o di formiche
bianche per salvare la campagna dalla devastazione e la razza umana dallo sterminio! non
uccidere gli avvelenatori, i traditori e i sabotatori! non uccidere gli invasori e i
conquistatori! Perch mai? l'ucciderli  una necessit giornaliera del mio lavoro.

Ma bisogna affrontare fatti ancora pi spaventosi. Questa misteriosa forza creativa lavora
su piani differenti e produce, come sua cosa migliore, una creatura che ci fa esclamare
pieni di ammirazione Che capolavoro  l'uomo! e come sua cosa peggiore un virus
mortale. Essa crea a ogni gradino della scala compreso tra questi estremi; e lo spaventoso
effetto di questa variabilit  che a ogni momento pu scivolare, come se avesse
cambiato idea o stesse facendo uno scherzo crudele. L'uomo vivente, il suo capolavoro, non
soltanto diventa un mucchio di vermi quando muore, e non sa e non si cura pi di quello
che gli accade, ma, mentre  ancora vivo, pu avvenire che la sua carne si rinnovi non
come carne umana, bens come l'orribile e letale prolificazione di cellule inferiori che
chiamiamo cancro. Essa pu anche produrre ossa dove dovrebbe produrre muscoli; a
Dublino vi  lo scheletro di una donna i cui muscoli divennero cos simili alle ossa, che le
sue braccia divennero immobili come quelle di una statua. I morbidi e fluenti tessuti e i
liquidi dei normali organi umani possono essere sostituiti da pietre.
Nella terribile necessit di sapere perch la forza cosmica ci giochi di questi diabolici
trucchi, noi sottoscriviamo o lasciamo in eredit centinaia di migliaia di sterline al Fondo
per la Ricerca sul Cancro e simili organizzazioni, nella speranza che, se non si riesce a
scoprire il perch, si possa fare almeno un po' di luce sul come.

Ma questi fondi sono sperperati dai vivisezionisti,


Il Pratico che dopo
Mondo per Edunet booksinnumerevoli sacrifici di rito
chiamati esperimenti ci dicono che sono riusciti a produrre il cancro in un topo. Non 
molto per il denaro che abbiamo dato. La forza cosmica, chiamata Spirito Santo nella
Chiesa d'Inghilterra, crea dubbi inquietanti agendo occasionalmente in maniera non del
tutto santa, come se non avesse una coscienza. La sua apparente crudelt  usata da
vivisezionisti per persuaderci che non esiste; che quello che vediamo  un seguito di
accidenti, quello che stiamo dicendo un balbettio che sarebbe esattamente lo stesso, se non
esistesse la coscienza, dato che l'unica forza che fa qualcosa  la selezione naturale che
agisce senza fine e che tuttavia produce, a mezzo delle prodigiose probabilit
matematiche, possibili in un tempo illimitato, i riflessi condizionati che simulano il
comportamento intelligente e ingannano le persone non scientifiche.

Nessun uomo di Stato degno di questo nome dovrebbe lasciarsi influenzare da queste
stupidaggini del diciannovesimo secolo. Egli ha a che fare con la vita e con la morte, con la
salute e le malattie, con la coscienza e l'incoscienza; col volere e con il fine, con la creazione
e l'evoluzione, considerati come fatti; e se i discepoli di Weismann e di Pavlov lo assicurano
che i fatti sono illusioni, egli deve rispondere: Molto bene; ma le illusioni sono fatti e
sono i fatti con cui io devo fare i conti. In ogni modo, poich un tessuto sano e un cancro
sono fatti viventi e non illusioni, vogliate dirmi, se lo sapete o potete provarlo, come uno di
questi fatti pu evitare che ci accada;  questo infatti ci che interessa un ministro
dell'Igiene pubblica. E per piacere, non venitemi a raccontare cosa accade a cani mutilati, a
porcellini d'India, a topi morti, poich devo avere a che fare con ci che accade a cittadini
non mutilati, che soffrono di questi cambiamenti, mentre altri che bevono e mangiano le
stesse cose rimangono tali e quali. A me interessa ci che accade naturalmente nel mondo,
non ci che voi escogitate in maniera non naturale nei vostri laboratori. Se non potete
rispondere alla mia domanda, siate abbastanza buoni da non farmi perdere tempo e
uscite.

Anche quando i dottori e i chimici trovano un rimedio, l'uomo di Stato deve considerare se
 possibile dal punto di vista economico e umanamente attuabile. Ogni chimico pu dire
al Tesoro come si fa a fabbricare diamanti dalla cristallizzazione del carbone e come si pu
estrarre l'oro dalle acque del mare. Ma il costo del procedimento supera il relativo valore
dei diamanti e dell'oro. Ogni individuo specializzato in sieri pu raccomandare alle
autorit sanitarie una serie di iniezioni profilattiche garantite nel prevenire la maggior
parte delle pi note malattie. Lawrence di Arabia mi disse che nel corso della sua carriera
militare aveva subito oltre quaranta iniezioni. Senza dubbio il fatto che egli non mor di
nessuna delle quaranta malattie contro le quali gli erano state fatte le iniezioni figurer
come prova statistica dell'efficacia della profilassi. Ma l'uomo di Stato non osa in base a
questa prova, o meglio in base a questa non-prova, obbligare tutti i cittadini a fare
quaranta iniezioni. Del resto le iniezioni possono fare anche del male. Ho gi descritto
come la vaccinazione e le iniezioni di tubercolina abbiano talvolta provocato pi morti del
vaiolo e della tisi e come sir Almroth Wright abbia inventato una tecnica che rendeva le
iniezioni pi sicure. Ma mentre lo scienziato nell'interno del suo laboratorio si
preoccupava soltanto della efficacia delle precauzioni che egli prescrive, l'uomo di Stato
deve pensare al loro costo, quando vengono praticate a milioni di persone. Una singola
inoculazione, che abbisogni soltanto della punta di un bisturi o dell'ago di una siringa
ipodermica, e che non comporta nessuna successiva invalidit, pu essere resa
obbligatoria se i suoi meriti sono riconosciuti; ma se un dottore di campagna pu farlo
solo spendendo sterline per trasformare il suo gabinetto chirurgico in un attrezzato
laboratorio, e passando ore e ore a esaminare sangue al microscopio e a contare i microbi
nelle sue provette per accertare l'indice fagocitico di ogni cliente, questa precauzione non
deve essere accettata dall'uomo di Stato, perch economicamente impossibile. Accertare
gli indici di quaranta milioni
Il di persone
Pratico in una
Mondo pervolta (per
Edunet non parlare delle quaranta volte
books
di Lawrence) sarebbe troppo lungo e costoso anche se i dottori fossero gi istruiti in
questa tecnica. Tuttavia senza queste precauzioni l'iniezione pu riuscire dannosa tanto
spesso, da provocare una reazione nella quale l'obiezione a ogni genere di iniezione e di
immunizzazione diventa un riflesso condizionato, rafforzato dalla paura di intervenire
artificialmente nel sangue umano vivente, che  un sugo molto speciale come lo
chiam Mefistofele. Tutto  possibile in una faccenda che nessuno ancora capisce. I
cristiani cantano che la Provvidenza si muove in modo misterioso per effettuare le sue
meraviglie. Cos anche lo scienziato pi fanaticamente ateo non pu dirci niente di pi
su questo argomento.

La situazione  per lo statista piena di difficolt. Da una parte la scarsa "intellighentzia"


proletaria grida Via le mani dal nostro corpo e dal nostro sangue, mentre la numerosa
"non-intellighentzia" corre dietro a incanti, fascini, battesimi, circoncisioni, vaccini e simili,
come se fossero suggerimenti per vincere alle corse.

I dottori, la maggior parte dei quali sono in difficili condizioni poich la loro vita dipende
dalle malattie dei poveri, favoriscono ogni pratica che renda la salute lucrativa quanto le
malattie. Quando facevo parte di un consiglio di igiene pubblica, pagavamo mezza corona
per ogni rivaccinazione; e i bambini che aprivano la porta quando si suonava o si bussava,
essendo i loro genitori fuori di casa, erano qualche volta presi e rivaccinati l per l, ci
che provocava poi aspre discussioni quando avveniva che i loro genitori fossero contrari
alla vaccinazione. Non vi  dubbio che i dottori fossero onestamente convinti che la
vaccinazione fosse innocua e prevenisse il vaiolo; ma con quella onesta convinzione
c'entrava molto di pi la mezza corona che un imparziale studio scientifico del soggetto. I
dottori sono propensi come molte altre persone a credere ci che desiderano e non si
rendono conto che, siccome ogni pensiero nasce dal desiderio, esso non pu avverarsi
finch un desiderio non agisca come padre al pensiero. La maggior parte di noi crede ci
che desidera credere a dispetto di ogni evidenza. L'uomo di Stato  portato finalmente a
considerare con profondo sospetto ogni testimonianza professionale che sia
pecuniariamente interessata, e a far approvare o abrogare leggi dal Parlamento in aperta
sfida contro di essa.

Ora, le malattie si propagano al di l della classe dove cominciano. Un monaco tedesco di


nome Oken scopr nel 1808-11 che i nostri corpi sono formati di cellule viventi, che egli fu
abbastanza intelligente da chiamare trasmutazioni dello Spirito Santo, che  il nome
cristiano della forza vitale. La pi piccola di queste cellule, invisibile anche attraverso il
microscopio elettronico, pu abbondare nel sangue. Quando la forza vitale non funziona
bene, come e perch nessuno lo sa, esse cambiano forma e si dividono in armate con
uniformi distinte e combattono e si mangiano tra di loro, mentre il loro ospite umano
soffre dolori e disordini delle funzioni normali e dei loro organi; per farla breve soffre di
una malattia o di un malessere. Quando i polmoni sono malati, queste cellule si mettono
un'uniforme speciale, un'altra se ne mettono quando sono gli intestini che non vanno bene,
un'altra ancora quando non funziona bene il controllo muscolare della gola e si producono
involontarie contrazioni che possono uccidere il paziente e cos via. Queste cellule speciali
chiamate germi, microbi, bacilli, spirocheti, leucociti, fagociti possono andarsene per l'aria
col respiro, lo sputo, e diffondersi dal fazzoletto, dagli escrementi e dai vestiti, e possono
attaccare la malattia a chiunque sia abbastanza sfortunato da venire in contatto con loro
mentre si trova in una fase negativa di difesa e non pu cos evitare che si moltiplichino
vari milioni di volte dividendosi in due.

Quando i fisiologi scoprirono questi strani agenti delle malattie, conclusero subito che i
microbi non soltanto sono gli Il agenti
Praticoe Mondo
i diffusori delle malattie,
per Edunet books ma che sono le malattie
stesse e che se si riusciva a distruggerli si potevano abolire le malattie.

Come accade a tutte le prime immature conclusioni anche questa fu semplicemente e


avidamente trangugiata, e divenne subito popolare, come lo  tuttora. Ma sebbene
spiegasse abbastanza bene il manifestarsi della malattia e delle epidemie, essa fall
quando si tratt di spiegare il perch delle loro misteriose cessazioni. La peste a esempio
si adattava abbastanza bene alla teoria; ma perch la peste non si propagava fino al punto
che i suoi microbi moltiplicandosi ponessero fine alla razza umana, invece di cessare a un
tratto come faceva? Durante la mia giovinezza negli ospedali di Dublino, i microbi erano
chiamati "animalculae"; ma nulla si conosceva delle loro caratteristiche uniformi; e il
sospetto che vi fosse una relazione tra loro e le malattie non andava al di l
dell'aneddotica. Ricordo che mio padre mi raccontava di un uomo che, soffrendo di mal di
denti, se ne stava con la bocca aperta sui fumi di un'erba velenosa, perch ne uscissero
fuori molte "animalculae" soffocate e il mal di denti cessasse. I chirurghi operavano
tenendosi indosso i normali vestiti e tenevano gli strumenti tra le labbra; dovevano infatti
operare molto in fretta, prima che fossero scoperti gli anestetici. E nulla di molto speciale
accadeva il pi delle volte. Le operazioni riuscivano altrettanto bene di quelle che si fanno
ora con tutte le precauzioni contro i microbi. Alcune di esse, specialmente l'estirpazione dei
reni e delle ovaie, che ora sono del tutto sicure, erano allora considerate come operazioni
disperate; ma il rinnovamento fu effettuato da chirurghi di vecchia scuola che usavano
acqua non sterilizzata e le cui nuove precauzioni non andavano molto al di l del
mantenere immutata la temperatura nella camera del malato finch il paziente non fosse
fuori pericolo.

Le operazioni non andavano per sempre cos bene. Di tanto in tanto le operazioni negli
ospedali diventavano improvvisamente mortali. Se un'infermiera si pungeva un dito con
una spilla, moriva di setticemia. Tutti i malati del reparto chirurgico morivano;
un'operazione equivaleva a una esecuzione. Ma questo misterioso stato di cose non dur a
lungo. La "cancrena di ospedale", come fu chiamata, divent sempre pi lieve finch
non scomparve, cessando di visitare gli ospedali, cos come la peste scomparve dalle
nostre citt, senza che sappiamo esattamente perch. Un chirurgo di nome Lister fu
abbastanza intelligente da comprendere la teoria dei germi; e sebbene la sua capacit
manuale di operatore fosse al disotto della media, le sue precauzioni contro le infezioni dei
microbi comportarono un tale eccesso di igiene estetica, che la conseguente scomparsa
della "cancrena di ospedale" lo rese famoso. Sfortunatamente la sua chirurgia battericida,
che egli chiam antisettica, uccideva tanto le cellule protettive e riproduttive quanto
quelle aggressive e rese la sua chirurgia molto pi dannosa di quella dei suoi concorrenti
della vecchia scuola. Nel 1898 mi sottoposi a una operazione che mi lasci un buco al
piede sinistro, che le cellule riproduttive avrebbero dovuto riempire. Ma Lister era allora in
gran voga; e mi riempiva giornalmente il buco di garza allo iodoformio per uccidere i
microbi. Questi morirono realmente, ma il risultato fu che dovetti andare con le grucce per
diciotto mesi. Un vecchio chirurgo pre-listeriano mi fece sospendere l'uso della garza e mi
prescrisse una benda bagnata di acqua normale piena di microbi, mantenuta umida da un
pezzetto di seta oliata. In una quindicina di giorni ero guarito.
Lister non si accontent della garza allo iodoformio, Invent una "macchina ausiliaria"
che spargeva uno spruzzo di acido carbonico nella sala operatoria, e avvelenava i microbi, il
paziente e il chirurgo nello stesso tempo. Egli pens che quello che ci voleva per abolire le
malattie e rendere permanentemente sana la razza umana era la messa in opera di una
"macchina speciale" che spruzzasse acido carbonico a ogni angolo di strada. La "fin de
sicle" puzz cos di acido carbonico.
Il Pratico Mondo per Edunet books

Ma i chirurghi sollevarono qualche obiezione al fatto di dover essere avvelenati e soffocati e


che le loro operazioni non dovessero portare alla guarigione dopo che costavano al
paziente da cinquanta a varie centinaia di sterline.

Lister non fu pubblicamente discreditato; la sua macchina fu messa silenziosamente da


parte e lui stesso fu sistemato nel Valhalla dei medici, simbolizzato da una statua nella
Portland Place. Il suo metodo tramont, eccezion fatta per l'igiene estetica, che entrava
proprio incidentalmente nel suo metodo. I chirurghi e le infermiere indossarono cos
immacolati camici bianchi. Sir Almroth Wright dette il colpo di grazia alle teorie
antisettiche, abbattendo polemicamente quanto ancora rimaneva della teoria di Lister.
Come Lessing, egli non soltanto decapit Lister, ma ne alz in aria la testa per
dimostrare che non vi era cervello. Dimostr cos che con acqua normale contenente il
dieci per cento di sale s'otteneva lo stesso effetto di quello che aveva cercato di fare Lister
con lo spruzzo di acido carbonico, mancando scandalosamente lo scopo.

Per me, con le mie grucce e le stigmate sul piede, questa  storia di cinquant'anni fa.
Tuttavia essa sar accolta da molti dei miei lettori con incredulo stupore e come se fosse
blasfema. Le medicine e gli specifici che si comprano nelle farmacie portano scritto
sull'etichetta che sono antisettici. Jenner e Lister sono venerati come gli autori di un
miracolo terapeutico; la verit su di loro  tenuta nascosta con la stessa gelosia di un
segreto di fabbrica. Ma se le autorit di salute pubblica non vengono messe a conoscenza
di questi segreti, essi possono fare molto danno. Lo fecero infatti alla fine del secolo scorso
quando nella campagna contro la tubercolosi ricoprirono le stazioni ferroviarie e gli altri
luoghi pubblici di cartelli che esortavano la gente a non sputare per terra, ma a usare
sempre il fazzoletto. Esse continuano a farlo ancora adesso. La tosse e gli sternuti
propagano le malattie; usate sempre il vostro fazzoletto ci dicono gli avvisi pubblici:
anche nei cinema i film ci esortano a catturare miliardi di germi dell'atmosfera e a metterli
al riparo nel nostro fazzoletto.

Difficilmente si potrebbe dare un consiglio peggiore. I microbi, sebbene siano i prodotti e


non le cause delle malattie, non sono per questo meno infetti; non sono tuttavia n
immortali n invulnerabili. E' sufficiente una esposizione di una frazione di secondo al
sole per ucciderne la maggior parte. Essi vegetano e si moltiplicano soltanto all'umido e al
buio. Fu trovato che, dopo che grandi citt come Londra e Parigi avevano scaricato i rifiuti
delle fogne nei fiumi aperti, l'acqua che passava due miglia a valle della citt era pi pura
di quella di venti miglia a monte. Villaggi che avevano adottato i loro fiumi come scarichi
per i rifiuti, e che furono poi provvisti di sistemi di fognature che nascondevano i rifiuti nel
buio umido, furono colpiti da epidemie di tifo. Evidentemente c'era qualcosa che non
andava nella politica svizzera del "Tout a l'gout" che sollev le speranze di Voltaire
come la vaccinazione aveva sollevato quelle di Macaulay. C'era qualcosa che non andava
nelle fogne e nei fazzoletti. Ora, quello che non funzionava bene nelle fogne era il buio
umido; lo stesso accadeva per i fazzoletti. Quando soffiamo fuori dal nostro naso dei
microbi patogeni e li facciamo cadere su un pezzo di terra illuminata dal sole, essi muoiono
subito e non infettano nessuno. Quando invece li raduniamo in un umido fazzoletto e li
spingiamo dentro una tasca buia essi si moltiplicano fintanto che finiscono nella
biancheria, dove infettano i vestiti di dozzine dei loro proprietari. La maggior parte delle
infezioni locali hanno la loro origine nella biancheria, ammesso che si possa trovare
un'origine. Se io fossi stato incaricato di redigere gli avvisi pubblici della fine del secolo,
avrei scritto cos: Se siete raffreddati e siete in campagna, non usate mai il fazzoletto.
Adoperate le dita, quando nessuno vi sta a guardare. E cercate il posto pi soleggiato che
potete trovare. Quando siete Il sui selciati
Pratico di una
Mondo percitt o sull'impiantito
Edunet books di un locale chiuso,
adoperate un fazzoletto di carta e poi bruciatelo.

Il fuoco e non l'acqua  il pi sicuro e pi sano disinfettante. Quando una persona
infettata porta i suoi abiti all'autorit sanitaria perch vengano disinfettati, essi non
vengono immersi nell'acido carbonico, ma sono messi in un forno riscaldato a una
temperatura a cui non pu resistere nessun essere vivente. Lord Samuel, nella sua
suggestiva utopia intitolata "Una terra sconosciuta", fa adoperare ai suoi abitanti i forni
elettrici, invece che gabinetti ad acqua. Per sterilizzare l'acqua, la facciamo bollire. Il latte
lo "pastorizziamo". Ma qui cadiamo di nuovo nell'errore di Lister. Il latte pastorizzato 
imbevibile per qualsiasi palato sano. Analogamente l'acqua bollita o distillata. Il fuoco
distrugge senza distinzione le cellule attive e quelle patogene: dunque, sebbene possiamo
bruciare un fazzoletto infetto, non possiamo bruciare un essere vivente infetto. I cadaveri
possono essere bruciati. E tutti dovrebbero esserlo; la sepoltura infatti, orribile
consuetudine, sar un giorno proibita dalla legge non soltanto perch  antiestetica, ma
anche perch i morti popoleranno tutte le terre, se si continua nella consuetudine di
conservare i nostri corpi per la loro resurrezione nel giorno immaginario del giudizio (in
realt, ogni giorno  un giorno del giudizio). Ma un disinfettante che distrugga ci che
deve disinfettare, che bruci cio la casa per arrostire il porco, non  applicabile nei casi in
cui  nostro compito di conservare sia la casa sia il porco. Il casto piano di sbarazzarci
della peste bovina uccidendo le sue vittime non  attuale nelle epidemie di rosolia, una
malattia trascurabile, quando la ebbi da bambino, ma che ora  diventata mortale. I
genitori farebbero obiezioni e gli assassini sarebbero linciati.

Ci di cui abbiamo bisogno  un disinfettante che distrugga le cellule patogene e


risparmi quelle riproduttive. L'unico che conosciamo  il sangue sano vivente. Noi
assorbiamo milioni di microbi ogni giorno e non ci ammaliamo perch il nostro sangue li
stermina in maniera ancor pi decisa di quanto Sansone non fece con i filistei. Il nuovo
microscopio elettronico ha rivelato la struttura dei fagociti, che i normali microscopi usati
da Metchnikoff e da sir Almroth Wright non avevano potuto scoprire. L'uomo di Stato, che
pu rendere il nostro corpo sano abolendo la cattiva nutrizione, la sporcizia e l'ignoranza,
non deve preoccuparsi della fobia dei microbi che ha dominato e corrotto la scienza
dell'igiene per tutto il secolo scorso.

28. LO STUDIOSO DI STATISTICA DELLA COLLETTIVITA'


Il primo compito dell'autorit sanitaria, quando essa si trovi di fronte a un morbo,  di
accertarsi dell'entit del male, curandosi di stabilire la curva crescente e decrescente del
contagio. Questa curva, tradotta in cifre,  unicamente ricavabile dai certificati mortuari
redatti dai medici, i quali danno alla causa di morte dei loro pazienti il nome ricavato dalla
diagnosi. Ora, non soltanto una diagnosi pu essere errata, ma spesso dottori diversi non
battezzano con lo stesso nome la medesima malattia. Feci parte un giorno di un comitato
di salute pubblica e mi presi la briga (credo di essere stato il primo a prendermela) di
esaminare le nostre statistiche ufficiali, le quali, a onta dell'ingente spesa sostenuta nel
raccoglierle e stamparle, erano ignorate non solo dal pubblico, ma, ne sono certo, anche
dai membri del comitato stesso. Stavamo occupandoci di un quartiere ultrapopolato dove
tre grandi stazioni ferroviarie si erano divorate appezzamenti di ottima terra, costringendo
migliaia di persone ad abbandonare le loro primitive dimore e a stiparsi in locali privi di
ogni requisito d'igiene. La febbre tifoidea vi era endemica. Mentre scartabellavo le
statistiche notai che i morti di tifo erano in numero inferiore a quanto avessi immaginato.
Questa constatazione avrebbe potuto mettermi fuori strada se non mi fossi accorto,
voltando la pagina, di altre cifre rispondenti alla voce: "febbre enterica". Sapevo, per caso,
che il tifo e l'enterite sono nomi dati indifferentemente dai medici allo stesso morbo. Un
eminente ufficiale medico della Sanit
Il Pratico di Londra,
Mondo oggi books
per Edunet scomparso, mise per iscritto che
chiunque fosse a conoscenza delle pi elementari nozioni di medicina poteva
tranquillamente commettere un assassinio, certo di ottenere poi un certificato di morte
naturale. Questo documento non venne reso pubblico ma, oggi quanto allora, risponde a
verit. Simili metodi rendono le nostre statistiche ufficiali alquanto incerte, atte tra l'altro
a promuovere conclusioni del tutto errate. Il giudizio pi ottimistico deve al massimo
conceder loro il valore di un presupposto necessario a stabilire per i legislatori una base di
partenza. Riuscito a chiarire l'ambiguit nel campo denominativo del tifo, m'imposi al
comitato quale persona di profonda cultura; da allora i medici sono stati ufficialmente
avvertiti di usare nei certificati di morte le stesse denominazioni per le stesse malattie e di
astenersi nei casi letali dubbi dai termini vaghi quali "arresto del cuore" o "dispnea"
(mancanza di respiro). E' purtroppo facilissimo mettere in voga nuovi appellativi creatori
di confusione, cosicch, fino a quando le diagnosi non assumeranno un significato assai
pi scientifico, le statistiche sulla mortalit dovranno essere vagliate con estrema cura (e
dagli esperti, non dai medici) affinch la legge si possa basare sicuramente su di esse.

Continuando le mie ricerche mi rallegrai nel constatare che non risultavano casi letali di
vaiolo, morbo apparentemente estinto nel quartiere. I sostenitori di Jenner consideravano
questo fatto un trionfo della vaccinazione, ma io, conoscendo la situazione meglio di loro,
guardai alle voci "tifo" e "colera" che nella mia giovinezza erano epidemie temutissime.
Parevano estinte anch'esse. Che cosa dedurne? O la vaccinazione preveniva sia il
manifestarsi del tifo e del colera sia quello del vaiolo, o essa non aveva effetto alcuno,
oppure ancora esisteva una causa comune a tutte e tre le malattie. A ogni modo, poco dopo
queste mie ricerche scoppi una nuova epidemia di vaiolo. Sebbene il morbo fosse leggero
e la mortalit trascurabile, tanto pi se confrontata al periodo in cui la vaccinazione era
stata obbligatoria, pur tuttavia fu abbastanza seria da far ritener necessaria in tutto il
quartiere una nuova offensiva vaccinatoria, con relative conseguenze di malattie e
malessere. Ora il vaiolo come il tifo ha pi di un nome. Lo si pu identificare
chiamandolo "eczema pustoloso" e se questo nome fosse troppo lungo "vaioloide". Di
conseguenza, quando uno dei medici membri del nostro Comitato protest perch un
suo paziente, vaccinato da poco, era stato mandato all'Ospedale dei vaiolosi, la diagnosi
venne riveduta e corretta in "eczema pustoloso" o "vaioloide", e il malato rapidamente
trasferito all'ospedale comune. Le statistiche ufficiali dimostrarono poi che non una delle
persone vaccinate aveva contratto il vaiolo durante l'epidemia, la quale scomparve com'era
venuta, senza ragione alcuna. Mi resi conto allora del come la vaccinazione praticata
nell'esercito tedesco poco prima della grande epidemia di vaiolo del 1871 fosse stata
giudicata efficace. Nessun medico militare in Germania aveva osato diagnosticare il morbo
col suo vero nome.

Le statistiche sanitarie non sono tanto viziate dal fatto che la diagnostica  lungi
dall'essere una scienza esatta - non si diparte per lo pi dalla semplice nomenclatura -
quanto dall'essere essa il frutto del lavoro di dilettanti, i quali si credono autorizzati, dalle
elementari nozioni di calcolo da essi possedute, a imporre i loro medicamenti empirici alle
autorit sanitarie, affinch queste li rendano obbligatori mediante decreti-legge. Le
vecchie statistiche sulle vaccinazioni, che cento anni fa parvero tanto convincenti, si
basavano su un'epidemia di vaiolo in cui era stato constatato che il cento per cento dei
malati non vaccinati era deceduto, mentre il cento per cento dei vaccinati si era rimesso.
Questa dimostrazione impression il pubblico, convinto che il teatro della prova fosse una
grande citt con qualche centinaio di migliaia di abitanti. Si trattava invece di una piccola
frazione rurale, dove due casi soli erano stati accertati. N i medici n i magistrati
conoscevano abbastanza i presupposti della matematica per dedurne che nessuno ha il
diritto di parlare di percentuali se non quando si tratta di migliaia di casi, e che le
percentuali sono di poco valore sperimentale
Il Pratico se le
Mondo per migliaia
Edunet sono scarse.
books

La mia conoscenza con Karl Pearson m'indusse tosto a convincermi della necessit di
adottare il procedimento matematico, sia in biologia sia in tutti i rami delle scienze esatte.
Pearson, sorridente e gentile, asseriva che soltanto un matematico possiede il diritto di
riconoscersi una qualsiasi autorit scientifica. Fui un fedele abbonato del suo giornale
"Biometrika", bench non mi riuscisse di capire alcuna delle sue equazioni e, al massimo,
il 5 per cento delle sue dimostrazioni. Riscontrai pertanto che i biometrici, sebbene la loro
abilit tecnica e la loro sottigliezza abbiano per me del meraviglioso, erano, al pari di
Isacco Newton, creduloni leggeri e soggettivi, sia nel trattamento dei dati da loro presi in
esame, sia nelle premesse dalle quali partivano. Anche dei loro calcoli non c'era molto da
fidarsi; senza distinzione di sorta usavano frammischiare fatti ed opinioni e manipolare i
risultati basandoli sui frutti delle loro congetture personali.

E' quindi necessario che i pubblici servizi abbiano un ufficio di statistica matematica a cui
l'uomo di Stato possa rivolgersi quando voglia sottomettere a rigido esame il rapporto
esistente fra progetto di legge e pratica amministrativa. I dati ufficiali non sono infallibili,
in quanto raccolti da esseri fallibili; ma poich riconosciamo gradi diversi di fallibilit,
possiamo almeno tentar di scegliere il personale addetto alla statistica stabilendo i due
estremi della curva sulla quale determinare un punto medio dove fissare la scelta.
All'estremo superiore invece, coloro che, mossi dalla passione per l'esattezza e la
veridicit astratte, sono i pi atti a trovare impiego in un lavoro di raccolta e correlazione.
Un ufficio di statistica cos concepito dovrebbe attrarre uomini precisi, di tendenze
pignolesche, invogliandoli a farsi funzionari del servizio civile.

Lo statista non dovrebbe accettare dai medici, avvocati, preti, banchieri, artisti, artigiani,
operai, o altri individui specializzati, nessun dato che non fosse corredato, corretto e
approvato da questo ufficio. Se nel diciannovesimo secolo una simile organizzazione avesse
funzionato, l'errore grossolano da cui deriv la legge sulla vaccinazione obbligatoria non
avrebbe potuto essere commesso. Il confronto fra i dati statistici del tifo e quelli del colera
avrebbe dimostrato che la vaccinazione aveva servito unicamente a ritardare la vittoria
dell'igiene sul vaiolo; difatti l'importanza dell'igiene fu soltanto messa in rilievo nel 1885,
quando cio la legge obblig alla denuncia e all'isolamento dei casi infettivi.

Il trionfo dell'igiene fu, come sir Almroth Wright accert per primo, un trionfo
dell'estetica. Il vaiolo, il tifo, il colera, la tubercolosi e la peste sono le conseguenze del
sudiciume, dello squallore e della miseria. Esse scompaiono all'avvento della nettezza e
dell'aria pura. Ci che offende e degrada lo spirito degrada anche il corpo. E' bens vero
che arrecando danno al corpo si pu arrecare danno alla mente: ma un danno non 
necessariamente una degradazione e la perdita di un arto o di un organo inabilita s la
sua vittima, ma non muta un pi alto ordine in uno pi basso, come avviene quando la
sana vitalit di un organo degenera in proliferazione cancerosa. Beethoven perse l'udito, e
compose da sordo la sua pi rinomata sinfonia. La poesia di Milton non ebbe a soffrire
causa la cecit del poeta. Un buon ministro della Salute pubblica deve sapere che la mente
rende sano il corpo, e non viceversa. La versione greca del Vangelo di san Giovanni dice
che all'inizio c'era il Verbo. Ci vuol dire, tradotto in onesto inglese, che all'inizio esisteva
il Pensiero di cui il Verbo non  che il nome.
A questo punto, il ministro della Salute pubblica diventa un ministro dell'Istruzione. Non
abbiamo bisogno di pillole e pozioni e nemmeno di iniezioni profilattiche e altre scosse
fisiche. Le pi generose somministrazioni di calcio e di oppio non aboliranno il colera.
Abbisogniamo di ambienti piacevoli e della possibilit di soddisfare alcune fra le nostre
pi urgenti necessit materiali affinch queste non debbano mutarsi in ossessioni.
Il Pratico Mondo per Edunet books
La poesia, la musica, la pittura, i libri, ci sono necessari, come pure è necessario il tempo
libero occorrente a goderne. All'infuori di questi piaceri non vi sono godimenti se non
nell'avidità, nell'ubriachezza e nella lussuria, stimolo fastidioso degli anni in cui non è
igienico soddisfarla, e istinto irresistibile se mancano del tutto le attrattive estetiche atte a
sublimarla o, per lo meno, a disgustare dall'amore raccolto per strada.

Una massa umana ignara di arte, priva del denaro e del tempo necessari a chiunque
desideri pensare o dedicarsi a qualsiasi esercizio fisico, è un vivaio non soltanto di sifilide
ma anche di ogni altra malattia. L'affollamento è infatti più mortifero della fame e del
freddo. I giornali annunciano oggi la costruzione da parte dello Stato di trentamila casette
nelle quali a nessuno è dato poter fruire di una camera per sé solo. Il Primo Ministro,
intanto, lancia un appello propagandistico per invogliare le famiglie a farsi più numerose!
Quando cominceremo a capire che la parola d'ordine: Ogni Cittadino, Una Stanza, 
molto più urgente della parola d'ordine: Ogni Uomo, Un voto?

PARTE TERZA

29. Lo Stato di fronte al problema genetico


30. La corruzione dello Stato
31. La corruzione municipale
32. Coercizioni e sanzioni
33. Legge e tirannia
34. Giurie e ministri di Grazia, difendeteci!
35. Obiezione di coscienza e sciopero generale
36. Saggi di antropometria
Intermezzo
37. Della fede e della condotta
38. Ribalderia collettiva
39. Il Governo dei cosiddetti grandi uomini
40. Per i critici
41. Sommario economico
42. Sommario politico
43. Sommario religioso
44. Congedo

PARTE TERZA.

29. LO STATO DI FRONTE AL PROBLEMA


Il Pratico GENETICO
Mondo per Edunet books
Abbiamo dunque concluso che lo statista può fare a meno di preoccuparsi dei microbi.
Sappiamo pure che la selezione o una appropriata concimazione possono produrre qualità
di piante immuni dalle malattie da cui prima erano distrutte. Dopo minuziose ricerche i
nostri allevatori hanno scoperto il segreto per migliorare la razza negli equini, nei suini, nel
bestiame e nel pollame: basta dare un giusto valore ai loro ascendenti. Adolf Hitler, che
pur non è un allevatore, è arrivato con l'aiuto del suo cervello alle stesse conclusioni per
quanto concerne la razza umana. Poiché è tedesco e nazionalista, egli ritiene che i destini
della suddetta razza umana debbano essere conquistati e guidati dai migliori suoi figli, cioè
i nordici, i quali sono atti a governare slavi e latini sterminando incidentalmente ebrei,
polacchi e ogni razza sfavorevole alle sue teorie. Egli è riuscito a convincere i suoi tedeschi
a lasciarsi organizzare per un'eroica guerra mondiale, e in questo momento essi stanno
spargendo fiumi di sangue e denaro per raggiungere la necessaria conquista.
L'esperimento, nonostante i primi sensazionali successi sui campi di battaglia, non ha
giustificato l'efficacia di un sistematico accoppiamento fra consanguinei nordici. Gli
scandinavi e gli anglo-americani si sono dimostrati tanto recalcitranti da costringere Adolf
a escluderli dal numero degli stalloni eventuali del mondo e a scegliere per questa missione
i soli uomini della Germania. All'epoca in cui questo libro sarà dato alla stampa, egli avrà
probabilmente scoperto che anche i cugini del Nord non sono migliori degli ebrei e dei
polacchi e forse molto più stupidi, e condurrà certamente il suo esperimento fino
all'estrema conclusione, a prezzo anche della propria vita, se i tedeschi sopravvissuti, i cui
genitori avranno pagato il prezzo del suo esperimento, non gli si rivolteranno contro.

Speriamo, comunque, che egli riesca a cavarsela e a godersi un comodo esilio in Irlanda o
in altro paese neutrale, come già fecero Luigi Napoleone a Chislehurst e il Kaiser a Doorn.
Quale razza, alla luce del suo odierno esperimento, ci consiglierà allora di allevare? Può
darsi che egli disperi dell'intiera specie poiché le razze tutte gli avranno fallito. Ma, dato il
suo straordinario ottimismo, egli scoverà forse l'esistenza di una via d'uscita. I nostri
genetici sono d'accordo nel riconoscere che il segreto dell'eugenetica è di sostituire
l'incrocio all'accoppiamento fra consanguinei: muta la materia, rimane il metodo.

Il futuro dell'umanità appartiene ai bastardi e non ai levrieri, belli, sì, ma privi di cervello.
Lo stesso Fuhrer non è un puro prussiano; dal punto di vista genealogico egli è un essere
del tutto estraneo, prescelto dalla natura a vincere. Si dice che i lavandai cinesi in unione
con le ragazze irlandesi producano una eccellente nidiata di figli. L'albero inglese innestato
su quello italiano genera disposizione sia per gli affari in grande stile sia per le belle arti. In
Russia, dove un'intera generazione di bei signori e di belle signore è stata costretta a
fingersi figlia di lavoratori della gleba, e dove la promiscuità fra ogni tipo di creatura è cosa
naturale, la civiltà sta facendo passi tanto lunghi da lasciarsi indietro a miglia di distanza
un'Europa dal fiato mozzo. Frattanto, nei villaggi remoti in cui l'incrocio è reso impossibile
per mancanza di forestieri, e la popolazione è formata tutta da cugini, la razza decade e i
difetti congeniti sono comuni. Le genealogie partono da incroci esogami e terminano
ignominiosamente in una chiusa casta di consanguinei dove parassiti generano parassiti.
Lo statista deve perciò evitare ogni forma di endogamia, sia di casta sia di nazione o colore,
e dare invece le più ampie possibilità alla naturale scelta fra i sessi. Questo non è sempre
facile; ne abbiamo una prova nel nostro vastissimo impero. Non siamo riusciti a popolare
la Nuova Zelanda nella quale, invece delle decine di milioni di bianchi che ognuna delle sue
due isole potrebbe contenere, ne abbiamo soltanto immesso un milione e mezzo. Quando
ero a Durban, nel 1935, il ministro dei Trasporti fece un appello per incoraggiare
l'immigrazione britannica nel Sud-Africa, allo scopo di mantenervi la nostra supremazia.
L'Australia è stata da noi considerata inabitabile fuorché in poche determinate regioni.
L'abbiamo perciò abbandonata. Nel frattempo, gli aborigeni inventori del miracoloso
"boomerang", come pure leIltribù nere Mondo
Pratico d'Africa,
pereEdunet
i maoribooks
della Nuova Zelanda, stanno
moltiplicandosi con ritmo decisamente impressionante, tanto più adesso che hanno
cessato di divorarsi tra di loro. Il vero rimedio pare essere quello della mescolanza genetica.
Nell'isola di Giamaica questa mescolanza è stata tanto ampiamente praticata, che nel 1911,
quando la visitai, alcuni dei bianchi più civili da me incontrati avevano per padre un uomo
di colore. Nelle Hawaii, dove desideravo udire un po' di musica locale genuina invece delle
canzoni popolari inglesi e americane con le quali i nostri turisti sono presi in giro, mi resi
conto che i puri discendenti dei vecchi abitanti delle isole Sandwich sono ora curiosità da
museo. I giapponesi soli sono endogami. Anch'essi stanno provando in Oriente
l'esperimento selettivo di Hitler, ma, se fossi un giocatore, punterei sulla vittoria dei
bastardi. In questo, come in ogni altro settore riguardante la pubblica amministrazione,
vediamo che lo statista non è stato educato nella sfiducia vaga e generica verso la scienza,
quale parola vuota, adornata da lettera maiuscola, ma in quella verso i naturalisti, fisiologi,
biologi e filosofi viventi, chiusi nelle loro sette battagliere di selezionisti e di evoluzionisti
(neo-darwinisti guidati ora da Julian Huxley, bergsoniani condotti da Joseph Needham).
Nemmeno contro l'Arte (con l'A maiuscola) è stato educato lo statista, ma contro ogni
scuola che abbia per scopo preponderante la disputa su questioni concernenti musica,
pittura, scultura, letteratura, e soprattutto architettura. Nella maggior parte dei casi l'uomo
di Stato si trova del tutto impotente se privato dell'aiuto e del consiglio di abili studiosi di
statistica non corrotti da interessi pecuniari antisociali, o sviati da una passione più forte di
quella matematica che, in alcune persone, è la più salda e di gran lunga la più duratura di
tutte le passioni. Il matematico nato è il fagocito che la natura ha creato per divorare il
profittatore.

30. LA CORRUZIONE DELLO STATO


Il socialismo, nel trapasso dalla dottrina alla pratica, ha esteso le attività e i poteri dello
Stato aumentando al medesimo tempo la possibilità di corruzione e le occasioni di
guadagni illeciti. I socialisti richiedono la nazionalizzazione dei mezzi di produzione,
distribuzione e scambio; essi ci esortano a Educare, Agitare e Organizzare, in vista di
questo scopo. Dal punto di vista economico tutto questo è logico, ma renderà il capitalismo
e l'imperialismo più forti che mai, tanto più se il trapasso degli affari da privati a pubblici
verrà attuato come sta attuandosi ora, da capitalisti e imperialisti finanziati dallo Stato
(fascisti) che combattono per il loro interesse, piuttosto che dai comunisti i quali mirano al
benessere della comunità. Perché, lo ripeto, è possibile nazionalizzare i mezzi di
produzione, distribuzione e scambio, sfruttandoli ben più a fondo di come non lo siano,
dato che oggi servono soltanto ad aumentare i redditi non sudati e ad alleggerire i
proprietari dalle tasse, mentre producono un rialzo nel costo della vita del proletariato,
riducendogli i mezzi per sostenere un onere maggiore. I nostri ottimisti puntano esultanti
sull'aumento dei salari; i salari delle donne impiegate nei lavori di guerra sono, ad esempio,
saliti dai due pence e mezzo orari del 1914 ai sei pence del 1941, il che fa sei scellini al
giorno per dodici ore di lavoro invece di mezza corona. Ma quando la donna porta a casa i
suoi sei scellini il proprietario confisca immediatamente da otto pence a due scellini. Con
quello che le rimane, la donna compera cibo e vestiario a prezzi sensibilmente maggiori di
quelli del 1914. I salari dei lavoratori specializzati sono saliti da due sterline la settimana a
settanta- ottanta scellini; ma lessi tempo fa che uno di questi aristocratici del lavoro pagava
un affitto di ventotto scellini la settimana. Ieri (febbraio 1943), il Governo annunciò la
costruzione per conto dello Stato di 6000 case per lavoratori agricoli. L'affitto deve essere
di tredici scellini la settimana, e questo con un salario di due sterline. Tali affitti sarebbero
stati considerati mostruosi prima dell'aumento dei salari.

Non dimentico che, non appena case e terreni fossero comprati dallo Stato, come ho scritto
nel capitolo 13, non vi sarebbero più proprietari né tasse per loro. Il proprietario, però,
pagato per l'abbandono deiIl suoi beni, si
Pratico troverebbe
Mondo caricato
per Edunet booksd'un tratto di danari da
impiegare, e diventerebbe un capitalista, mutando tutt'al più l'appellativo affitto in quello
di reddito, ciò che non è di alcun profitto per il proletariato. I capitalisti possono essere
rimunerati, e probabilmente lo saranno, per la cessione delle loro industrie allo Stato, e
pure i proprietari terrieri quando abbandoneranno le loro terre; ma che cosa riuscirà a
impedir loro che, con un qualsiasi pretesto, non si mutino in pensionati a vita, se la
distribuzione della rendita, degli interessi e dei profitti è lasciata nelle loro mani? I
proprietari terrieri e i capitalisti possono essere aboliti con relativa facilità; ma la rendita e
l'interesse rimarranno a disposizione del Governo che, controllando la produzione e i
mercati, può profittarne, se gli garba. E non potrà fare a meno di trarre qualche profitto
poiché dovrà pure assicurarsi una certa solvibilità. La distribuzione dei profitti e delle
rendite da esso ottenuti rimarrà a sua discrezione. Facendone uso potrà pagare stipendi e
pensioni giganteschi ai membri del Parlamento, compresi i pari che sono praticamente
irriducibili sinecuristi, e istituire un sistema di privilegi graduati che dalla nobiltà si
estendano con paghe da fame al semplice operaio, facendo sì che l'auspicato trapasso della
proprietà privata in quella pubblica risulti un mutamento in peggio.

E' del tutto secondo natura che il vecchio liberale sogni istituzioni politiche dalle quali
scaturisca automaticamente una millenaria prosperità, e questo senza restrizione alcuna
della libertà individuale, e senza che lo Stato interferisca nelle questioni di carattere
politico e religioso. Questo suo sogno è potentemente appoggiato dall'individualismo
cristiano, il quale pone in rilievo l'infinito valore dell'anima di ogni uomo, da Dio creata
immortale e dotata di libero arbitrio, in contrapposizione all'espediente di autorità
totalitaria su cui si appoggiano gli Stati artificiali di questo mondo, nei quali il nostro
passaggio è soltanto un breve e peccaminoso episodio dell'eternità. Un Governo socialista
può risultare cattivo quanto qualsiasi altro tipo di Governo. L'eterna vigilanza è il prezzo
che il socialismo e la libertà devono pagare per esistere e, a meno che questa vigilanza non
sia molto illuminata, essa può produrre parecchio male, pur partendo da ottime intenzioni.
E' più sicuro respingere ogni sistema automatico, giudicandolo un facile schermo posto a
nascondere tendenze di pigrizia politica, e considerare invece con dovuto rispetto ogni
sistema che comporti una direzione giornaliera e riguardosa dell'individuo. La fede nella
salvezza automatica ha rovinato il capitalismo, e ha estinto il liberalismo di Cobden;
abbandonandoci a questa utopia produrremmo lo stesso disastro nel socialismo.

La storia degli Stati costituzionali ha, in questo punto, qualcosa da dire. Il monopolio
governativo della terra e del capitale non è cosa nuova. Virtualmente è già nella lettera
della legge in vigore, dove la proprietà terriera non poggia su alcuna base legale. La terra
appartiene tutta al re, e può essere posseduta da un privato soltanto come proprietà
passeggera donata dal monarca, il quale in qualsiasi momento ha la facoltà di
riprendersela. Il diritto per cui il sovrano impone tasse sui suoi soggetti non è limitato da
alcuna restrizione. Egli sta attualmente confiscando i redditi dei più ricchi fra i suoi sudditi
alfine di impiegarli alla difesa del regno. Così, la completa «espropriazione degli
espropriatori», facendo del Governo l'unico capitalista proprietario terriero e datore di
lavoro, potrebbe essere attuata con la presente legge. Enrico ottavo s'impadronì delle terre
della Chiesa, senza per questo promuovere una rivoluzione. Allo stesso modo il Tesoro si
sta ora impossessando di tutto il denaro che può spillarci, senza provocare per questo la
rovina dell'intero sistema capitalistico. La legge è socialista, come d'altronde è nella natura
di tutte le leggi costituzionali. Perché, allora, gli attuali Governi sono nella pratica tanto
antisocialisti da far ribollire ovunque, fuorché in Russia, il malcontento rivoluzionario?

La risposta è che tanto il re, quanto i ministri che esercitano i suoi poteri, non sono
socialisti; neppure lo sono coloro che li eleggono. Le proprietà terriere vengono concesse a
privati affinche essi ne estraggano un profitto
Il Pratico Mondo perpersonale. I sovrani solevano vendere i loro
Edunet books
diritti di tassazione a gabellieri che spellavano senza pietà i contribuenti. I Cancellieri dello
Scacchiere, nello stabilire i loro bilanci, danno alla tassa diretta sul reddito il valore di un
ultimo espediente da imporsi soltanto allorché ogni altra fonte di reddito sia stata sfruttata
al massimo. Quando l'iniziativa privata si rifiuta di imbarcarsi in affari, indispensabili sì,
ma giudicati di scarso rendimento (il servizio postale, a esempio), i Governi s'impegnano
loro. Essi si guardano bene, però, dal fornire i servizi richiesti al prezzo di costo: ne
traggono invece un profitto che serve loro ad alleggerire, o addirittura annullare, le
imposte sui redditi non sudati. Questo è accaduto per avere affidato allo Stato i mezzi di
produzione, distribuzione e scambio, lasciando di pari passo le redini del Governo nelle
mani di ministri antisocialisti, educati al concetto che la prosperità nasce dal libero ed
egoistico commercio fra privati. Ne sono risultate povertà, schiavitù, prostituzione, e morte
prematura in sì vasta scala, da promuovere quel particolare movimento da noi chiamato
socialismo. Purtroppo, movimenti a sfondo sociale essi pure, quali il liberalismo, l'anarchia,
il sindacalismo o qualsiasi altro credo a sfondo scettico sulla capacità dello Stato,
appoggiano la tesi del libero scambio fra privati.

Prendete il caso della vantata abolizione della schiavitù in Inghilterra e in America. Se ho


uno schiavo o un servo della gleba e se sono responsabile del suo benessere anche nelle ore
in cui non lavora, e se la legge lo protegge contro gli abusi che potessi compiere nei suoi
riguardi, a che cosa gli servirebbe di essere buttato sul lastrico in nome della libertà? Egli si
troverebbe di colpo nell'alternativa di dover morire di fame o vendersi come "libero
lavoratore". Crederebbe, forse, di potersi scegliere il padrone, ma quando si trovasse
davanti al dilemma: «trovar lavoro o crepar di stenti» si avvedrebbe ben presto che è il
padrone a scegliere, non lui. All'istante in cui perde il suo signore, perde pure i diritti
inerenti allo stato di schiavitù, e allora non appena è incapace di lavorare può finire anche
sul letamaio. Quando la schiavitù insita nel sistema feudale venne abolita in Inghilterra, le
morti per stenti sarebbero diventate innumerevoli se la regina Elisabetta non vi avesse
provveduto per mezzo della Legge sui Poveri. La rivoluzione industriale rese la voce "morte
di fame" d'uso comune nei registri degli uffici di stato civile. Venne poi l'armistizio a
conclusione della prima guerra mondiale, e milioni di smobilitati esperti soltanto nell'uso
delle armi, induriti dalla carneficina, e abituati a mangiare regolarmente la loro razione di
carne in scatola, si trovarono nell'impossibilità di procurarsi un impiego. Per tema di una
rivolta la Legge sui Poveri fu ampliata coll'aggiunta di sussidi, aggregando così una massa
di parassiti, miserabili e affamati, a quella dei ricchi super-nutriti.

E' accaduto spesso che ferrovie gestite dallo Stato decadessero a un limite scandaloso
d'inefficienza. Questo soltanto perché il Governo, invece che impiegare in riparazioni
necessarie o a favore del perfetto andamento dei servizi il danaro pagato dal pubblico per i
trasporti, lo usava per ridurre tasse. Se poi c'erano profitti, questi erano devoluti a
diminuire il prezzo delle tariffe, o a migliorare le condizioni degli impiegati della ferrovia
stessa.

Il paragone tra ferrovie statali, cioè male in arnese, e ferrovie private inglesi o americane,
paragone ben sfavorevole alle prime, è sovente usato per screditare il progetto socialista
sulla nazionalizzazione delle nostre strade ferrate. Ciò non è molto logico, dato che le
nostre compagnie ferroviarie, tutte private e in competizione l'una con l'altra, sono riuscite
a stabilire una rete ferroviaria così inadatta al fabbisogno del paese che è a volte meno
dispendioso spedire le nostre merci, se destinate a uno dei nostri porti, via mare in
America e da quel continente dirottarle qui, piuttosto che inviarle direttamente a
destinazione via terra. In Italia i treni non furono mai in orario finché il Duce, reggitore
assoluto alla maniera di Luigi quattordicesimo, non li ebbe messi sotto la tutela dello Stato.
Così fece in Spagna Primo de Il Rivera.
Pratico In Russia,
Mondo per il ministro
Edunet dei Trasporti Zerzinskij uccise
books
un capostazione troppo amante dei suoi ozi. Dato però che gli amanti dell'ozio erano più
numerosi dei Zerzinskij, il Sovièt dovette organizzare una polizia con speciali poteri di vita
e di morte prima di riuscire a stabilire l'ordine.

Ogni servizio ferroviario statale può essere reso efficiente, attivo e proficuo, se il ministro
dei Trasporti è deciso a volerlo tale. Se invece il Cancelliere dello Scacchiere ritiene meglio
farlo diventare un monito contro l'iniziativa di Stato, piuttosto che un esempio, egli può
molto facilmente riuscirvi. La gente non saprà rendersi conto di ciò che accade e dichiarerà
lo Stato colpevole della disfunzione ferroviaria. Dato poi che il socialismo patrocina
l'amministrazione governativa, la gente darà la colpa anche al socialismo, perché l'idea
millenaristica che essa si è fatta di quel movimento non è giunta a tanto da capire che uno
Stato socialista, retto da spiriti corrotti e incapaci, risulta più dannoso che non una
egoistica plutocrazia.

Una cattiva amministrazione del Tesoro posta alla mercè di governanti poco scrupolosi e
scelti a casaccio (poco importa che si chiamino socialisti o conservatori), non potrà
condurre se non a una calamità nazionale. Sappiamo tutti cosa sia un treno e, se ci
prendiamo la briga di studiarlo, potremo anche capire l'intero funzionamento ferroviario.
Nessuno, invece, intende che cosa sia la moneta. Se da un venditore ambulante comperate
mele per il valore di due pence e pagate con una moneta d'argento di sei pence, egli vi
restituirà quattro pence di bronzo, dopo di che potrete concludere che il venditore conosce
perfettamente il meccanismo della moneta. Se poi gli domandate da dove quelle monete
provengono, egli vi risponderà che nascono dalla Zecca. Ma se volete farvi spiegare il
perché vi dona due mele gradite al palato in cambio di due piccoli dischi di bronzo, egli
rimarrà muto. Sa tutti i Che Cosa, i Quando, i Dove, e i Come; ma non conosce una risposta.
Il governatore della Banca d'Inghilterra, nell'ultima discussione sulla base aurea, dovette
ammettere di essere incapace di trovare una soluzione soddisfacente a questo perché
fondamentale.

Immaginate, ora, che il nostro venditore ambulante diventi membro laburista del
Parlamento, fatto possibilissimo nell'attuale stato di cose, purché egli sia dotato di una
certa loquela e purché, assistendo a comizi, o leggendo opuscoli, si sia impadronito degli
argomenti astratti a favore del socialismo e a discredito del capitalismo. Ho condiviso il
palco oratorio con parecchi di questi eloquenti rivenditori che riscuotevano maree di
applausi, sebbene la loro pronuncia fosse alquanto trascurata. Immaginate che il vostro
venditore ambulante diventi membro del Governo, Primo Ministro o, se volete, Duce,
Fuhrer, Commissario. Cose che capitano, al giorno d'oggi. Egli si troverà nella stupenda
posizione di poter creare un illimitato benessere con la semplice stampatura di pezzetti di
carta contrassegnati dieci scellini, una sterlina, cinque sterline, cento sterline. Ne può
stampare milioni di questi pezzetti, e dar loro corso legale. I Governi rivoluzionari, formati
di uomini privi d'esperienza che troppo conoscono la povertà e il centesimo, e troppo poco
i milioni, si lasciano quasi sempre abbagliare da simili follie. Nessun Governo può creare
una pagnotta, un uovo, un paio di scarpe, e neppure riparare una finestra rotta, stampando
numeri su pezzi di carta. Quei pezzi di carta possono avere valore come buoni per il pane, il
burro, le scarpe, i mattoni e per ogni altra cosa, compresi i servizi personali che pure si
possono comprare, purché esistano sul mercato gli oggetti, o il personale, ricercati dalla
domanda. Nel caso contrario, i possessori dei buoni possono anche fischiare... Allo stesso
modo potrebbero possedere azioni di una inesistente miniera d'oro!

Dapprincipio, le merci che una onesta moneta potrebbe pagare non mancano del tutto.
Supponete che il Governo, abituato a dare un penny per ogni uovo che compera, ritenga di
potere in qualche modo ottenere sempre
Il Pratico unaper
Mondo abbondante quantità di uova a questo prezzo,
Edunet books
e poggiando su tale assunto emetta buoni capaci di acquistare una dozzina di uova per ogni
mezza dozzina che si trovi sul mercato: il prezzo delle uova salirà matematicamente a due
pence l'uno. Questo indisporrà il Governo che accuserà i rivenditori di voler trar migliori
profitti a mezzo del mercato nero. Pur di combattere questo rialzo, i governanti
promulgheranno una legge sui prezzi massimi che imporrà una multa di 100 sterline, o
diversi anni di prigione, o che so io, da infliggersi a chiunque sia sorpreso a vendere uova a
un prezzo superiore a quello fissato. La polizia, però, non può far rispettare questa legge,
non avendo essa a disposizione il numero necessario di guardie, tanto più che per ottenere
un risultato ci vorrebbe una guardia per ogni negozio e una a ogni angolo di strada. D'altra
parte, la polizia può unicamente rilevare l'infrazione alla legge quando è chiamata dalla
parte lesa. Ma se ambedue le parti si mettono d'accordo, non vi è parte lesa, e nessuno
chiama la polizia. Nulla può evitare che la scarsità delle uova provochi un aumento del loro
prezzo, tanto più se il Governo stampa buoni in eccesso sulla disponibilità, e lascia il
traffico delle uova nelle mani della libera concorrenza e del commercio privato. Dopo la
guerra dei Quattro Anni l'affrancatura di una lettera da Londra a Berlino costava due pence
e mezzo. Da Berlino a Londra, in moneta tedesca, si dovevano sborsare 12 sterline e mezzo.
Poiché lo stipendio dell'impiegato postale era basato su una scala mobile, egli non ci faceva
molto caso; ma chi viveva dei redditi fissi, i pensionati, le zitelle a cui i genitori avevano
provveduto per mezzo di lasciti, i possessori di obbligazioni, i creditori ipotecari, e i
creditori tutti in genere, furono rovinati. Al momento dell'armistizio, nel 1918, possedevo
un credito di migliaia di sterline presso editori e impresari teatrali tedeschi. La parola
d'ordine generale era allora «Fate pagare la Germania». Ho infatti ancora il milione di
marchi con cui la Germania mi pagò; valgono forse qualche centesimo... di curiosità. La
stessa cosa accadde al rublo in Russia nel 1917, al dollaro americano dopo la Guerra Civile,
ai buoni- moneta durante la Rivoluzione francese e in centinaia di altri casi in cui il denaro
eccedette di molto i beni disponibili. Questa cattiva condotta finanziaria dello Stato si
chiama inflazione. E' una variante della truffa all'americana. D'altra parte, i debitori si
sentono sollevati, potendo adempiere ai loro obblighi con moneta svalutata; anche le
società commerciali si alleggeriscono dei loro debiti usufruendo di questa truffa legale. Gli
speculatori lungimiranti comprano merci con danaro svalutato e le rivendono all'estero
contro buona valuta, oppure le tengono in disparte per rimetterle sul mercato in patria
quando il Governo, non potendo più a lungo autotruffarsi, sarà costretto a ritornare a una
moneta basata sui beni reali o sull'oro. A ogni modo, una quantità rilevante di persone
approfitta di questa truffa dello Stato. Esse incitano il Governo all'inflazione e si
oppongono in tutti i modi alla deflazione. Un anno d'inflazione è per certuni un anno di
prosperità. Il Governo che spoglia Pietro per pagare Paolo può sempre contare
sull'appoggio di Paolo.

L'inflazione, comunque, si sconfigge ben presto da sé sola. In Germania, quando milioni e


anche miliardi di marchi non potevano comperare un uovo, o pagare il biglietto di un tram,
gli uomini d'affari forestieri stabilirono di farsi pagare in dollari americani o in oro; questo
obbligò il Governo tedesco a emettere una nuova moneta basata sui beni disponibili. Il
ritorno ai prezzi normali salva i pensionati, ma rovina i debitori e rende la cura calamitosa
quanto la malattia, poiché ora è Paolo che viene spogliato per pagare Pietro. Tuttavia,
l'illusione della cartamoneta è irresistibile per i finanzieri ignoranti posti al potere dalla
rivoluzione e dal suffragio universale.
L'educazione che diamo ai nostri governanti e agli elettori non serve. Le inflazioni tedesca
e russa non furono provocate da venditori ambulanti, ma da persone che, avendo
frequentato le scuole e l'università, sapevano tutto quello che si riesce a imparar dai libri e
dagli studi finanziari. Enrico ottavo, uno degli uomini più istruiti e compiti del suo tempo,
e non certo uno sciocco, svilì il suo danaro prima ancora che la carta moneta fosse di moda.
Egli sapeva di commettere Il unaPratico
truffa; Mondo
ma non capì
per che alla
Edunet bookslunga il Tesoro non avrebbe
guadagnato nulla dalla frode, e che nel frattempo essa avrebbe causato molte sofferenze.
Forse, dopo tutto, lo capì; certo è che non se ne curò. A quasi tre secoli di distanza un altro
monarca, Luigi quindicesimo di Francia, agì allo stesso modo e alle rimostranze mossegli
dai saggi rispose col famoso «Après moi le déluge!».

Mentre scrivo queste righe, il Governo inglese è ricorso a decreti di razionamento dei
generi di prima necessità, fissandone il prezzo massimo, e infliggendo severe pene a chi
disobbedisce (mercato nero). Nello stesso tempo - e qui viene il nuovo - esso compensa i
negozianti per le eventuali perdite subite nell'osservanza della legge, concedendo un
sussidio. Ecco ancora un provvedimento abbastanza intelligente; ma, poiché i sussidi
devono essere pagati dai contribuenti, compresi i negozianti, ciò che corrisponde a dare la
differenza fra il massimo prezzo autorizzato e il vero valore della merce - valore di scarsità,
cioè - l'inflazione non è affatto sconfitta e il suo peso, invece che ricadere indirettamente
sui compratori, è portato un po' da tutti: provvedimento d'inflazione nazionalizzata, tutto lì.
I Governi privi di illusioni sulla circolazione monetaria possono essere disonesti quanto gli
altri. Il Governo francese finanziò la prima guerra mondiale chiedendo prestiti quando il
franco valeva dieci pence. Dopo la guerra esso «svalutò» la sua moneta e dette al franco il
valore di due pence. In conseguenza di ciò, coloro che avevano imprestato dieci pence alla
Francia furono ripagati con due e la Francia non si curò certo di chiedere scusa. Il Governo
francese si comportò come un privato il quale, essendo fallito, si confessa insolvente e offre
di pagare a sconto dei suoi debiti quattro scellini per ogni sterlina dovuta. I francesi, che
non si sognarono neppure di fare una simile confessione, svalutarono senza fallire. Essi
ripudiarono semplicemente i quattro quinti dei loro debiti. I sottoscrittori inglesi del
prestito s'indignarono, giudicandosi defraudati, come infatti lo erano. Il più bello fu che
l'Inghilterra, dopo essersi fatta imprestare una grossa somma dagli Stati Uniti, ripudiò a
sua volta il debito scusandosi con il fatto che le nazioni alleate, per agevolare le quali essa
aveva richiesto il prestito, si erano comportate allo stesso suo modo. La Finlandia, che
aveva ricevuto prestiti direttamente dall'America, rimase l'unica nazione solvente.

Possiamo dedurre da ciò che la fiducia in un Governo non dipende soltanto dalla sua
solvibilità e onestà, ma anche dal sapere i ministri ciò che stanno facendo.

I datori di lavoro e i proprietari terrieri possono equiparare il valore dei pubblici servizi a
quello delle pensioni, sia col crescere gli affitti, sia impiegando pensionati ai quali vengono
offerti stipendi che, addizionati alla loro pensione, siano di poco inferiori al minimo di
categoria. Quando nel creare una nuova arteria stradale o un nuovo giardino pubblico si
valorizzano proprietà private, i proprietari equiparano l'incrementato valore dei loro beni
aumentando gli affitti. Non è necessario che i datori di lavoro e i proprietari prendano
l'iniziativa di queste transazioni. Essi devono soltanto aspettare che i pensionati e gli stessi
costruttori comincino a litigare fra loro, chi per la terra, chi per il lavoro, offrendo stipendi
più bassi e affitti più alti. I pensionati finiscono per regalare ai datori di lavoro il valore
delle loro pensioni e i costruttori regalano ai proprietari quello che si può chiamare
"valorizzazione senza sforzo', sebbene la valorizzazione sia in pratica dovuta agli sforzi
riuniti di tutti i contribuenti. Questa non è corruzione colpevole; è una inevitabile
automatica conseguenza della proprietà privata sulla terra e sul capitale unita
all'imposizione di contratti privati.
Ma se lo Stato o il Municipio acquistano i terreni ove tracciare nuove strade o giardini,
omettendo di acquistare o municipalizzare le proprietà che vengono beneficate dai lavori,
se ne rendano conto o no, essi mettono in moto la macchina di una vera corruzione. Se
Stato o Municipi pagano una pensione insufficiente o, pur dandone una sufficiente, non la
sospendono quando il pensionato accetta un lavoro per il quale gli viene corrisposto uno
stipendio inferiore al minimo di paga, Mondo
Il Pratico gli effetti
per della corruzione
Edunet books vengono pure
automaticamente prodotti. A questo punto, e messo di fronte a sì forte probabilità di
corruzione, il proletariato può giustamente esclamare: «E' questo, dunque, il risultato della
vostra decantata nazionalizzazione e municipalizzazione, della confutazione della dottrina
del "laisser- faire" patrocinata dalla scuola di Manchester, delle dimostrazioni che la
società fabiana è sempre pronta a dare a favore delle economie realizzabili in un regime
d'iniziativa e di controllo di Stato, della socializzazione dei mezzi di produzione,
distribuzione e scambio?! I capitalisti si arricchiranno maggiormente di quanto sarebbe
stato loro possibile in un regime di "laisser-faire"; gli affitti, di già troppo onerosi,
aumenteranno a nostro scapito, e a noi toccherà essere più che mai sfruttati. Nessun
ringraziamento, perciò! Al diavolo il vostro socialismo costituzionale che promette e non
mantiene! Intonate la Marsigliese: "Aux armes, citoyens!"».

Ma la Marsigliese non salverà la situazione. Il sabotaggio e l'assassinio, usati quali metodi


di cura contro gli abusi politici, non sono medicamenti di lunga efficacia e spesso
aggravano la malattia. Perché ne temono gli effetti, Governi corrotti riescono a trattenersi
dal condurre i loro governati alla disperazione; ma al giorno d'oggi gran parte della
corruzione è preterintenzionale e automatica e i Governi non sanno riconoscerla né,
riconoscendola, sanno quali provvedimenti prendere. Posti di fronte a una rivolta, essi
mettono in opera la polizia, chiamano i militari alla riscossa, dichiarano lo stato d'assedio,
durante il quale ogni legge è sospesa a eccezione della legge marziale, e ripagano gli insorti
con la loro stessa moneta. Se gli insorti, come accadde nella Rivoluzione francese,
sconfiggono il Governo, essi sapranno meno ancora che cosa fare per migliorare le loro
proprie condizioni, di ciò che non sapessero i governanti caduti; cosicché il loro Regno del
Terrore si dimostrerà inutile quanto il terrore ufficiale che lo provocò. Il terrore produce
terrore e ancora terrore a non finire. Fouquier- Tinville, l'amministratore ufficiale della
ghigliottina, finì decapitato; mentre già sul palco stava subendo gli improperi della folla,
egli gridò: «Credete con ciò che il pane sarà domani a miglior prezzo?». Fu, difatti, più caro
e il ridicolo ricadde sulla folla, non su Fouquier. Nella mia Irlanda natia il sabotaggio,
l'assassinio, gli incendi dolosi e le canzoni dei soldati ebbero ognuno la loro ora nella lotta
fra gli Shinners e i soldati inglesi. Michael Collins, l'eroe degli insorti, disse, quando gli
inglesi bruciarono le latterie: «Per ogni latteria incendiata, incendierò due case di
campagna». Egli mantenne la parola e con questo metodo riuscì, nominalmente almeno, a
fare della cattolica Irlanda uno Stato libero. Dopo di che i cattolici irlandesi fucilarono
Michael e s'impelagarono in un pasticcio economico altrettanto intricato di quello che era
stato combinato per loro dal Governo inglese e dalle vecchie Grandi Giurie.

Era logico: essi non possedevano esperienza alcuna delle questioni civili, nessun concetto
economico, nessuna filosofia della storia, nessuno scopo ben definito, nessuna capacità di
organizzare gli accantonamenti di merci necessarie al commercio. Si accontentavano di
romantiche ubbie e, ben presto, incominciarono a brontolare per i prezzi e per gli affitti più
alti che mai. Le statistiche della mortalità erano tali da atterrire l'Europa, se l'Europa non
avesse perso il donchisciottesco interesse che aveva provato per l'Irlanda ai giorni in cui il
mio paese era oppresso dall'Inghilterra invece che da se stesso.

La morale è la medesima in tutti questi capitoli. Le aspirazioni eroiche, la devozione


incondizionata, l'impavido coraggio, lo spargimento di sangue sono molto più dannosi che
utili quando i combattenti non sanno riconoscere ciò che va per traverso o, riconoscendolo,
ignorano come rimetterlo per dritto.

Tuttavia parecchi socialisti credono che il Governo socialista sia incorruttibile. E', di fatto,
più corruttibile di un altro, in quanto impiega i poteri e le ricchezze dello Stato a
incremento della produzione Il agricola
Pratico e industriale
Mondo invece
per Edunet di lasciare che questa si sviluppi
books
da sola, limitandosi a garantire i servizi di polizia e altri indispensabili, che per natura loro
non possono dare profitti commerciali o sono al di là delle risorse del capitale privato.
Naturalmente una simile estensione del potere e dell'attività statali sfocia in una
formidabile estensione di possibili abusi.

Fortunatamente nessun Governo, per quanto corrotto, può essere completamente


antisociale. Fabbricare strade attraverso le quali ognuno cammina senza pagar pedaggio è
comunismo puro e semplice, mentre il fabbricare scarpe con cui gli stessi uomini possano
andare sulle dette strade è opera da lasciare all'iniziativa privata. In campagna le strade e i
ponti possono essere costruiti da privati, e pagati dai pedoni mediante tasse di pedaggio,
ma ben presto ciò crea confusione. I posti di pedaggio sono una noia per coloro che non
amano essere ritardati da ripetute fermate e relativi pagamenti, e sono inutili ai proletari
che, non avendo denaro in tasca, devono sfuggire ai posti di controllo sviando per i campi o
sgattaiolando di tra le siepi. Per questa ragione, ponti e strade sono liberi alla circolazione:
mediante le tasse si paga l'uso che se ne fa, attuando in tal modo un'organizzazione
comunista possibile soltanto quando lo Stato è sufficientemente organizzato per
intraprendere l'amministrazione dei servizi pubblici. Gli antichi romani, che erano grandi
costruttori di strade e di ponti, lasciarono il suolo della Britannia nel quinto secolo, da
allora, fino al secolo diciannovesimo, nessun ponte fu costruito in Inghilterra. Oggi ancora
i nostri fiumi ne scarseggiano. Per recarsi al suo ufficio, proprio nel centro di Dublino, mio
padre doveva attraversare la Liffey, varcandone uno dei ponti con diritto di pedaggio. La
tassa ammontava a mezzo penny e mio padre per burletta si compiaceva di esclamare:
«Questo ponte maledetto mi rovinerà!».

A ogni modo, eccetto in pochi casi in cui l'iniziativa privata si ridusse all'assurdo, come nel
caso delle strade e dei ponti a pagamento, il mondo in cui nacqui considerava sacro il
principio che il Governo non debba fare nulla di quanto l'iniziativa privata voglia
accaparrare a proprio profitto. Appena raggiunsi l'età della ragione mi sentii pronto a
discutere l'assurdità di un sistema che obbligava mio padre a pagare mezzo penny ogni
volta che il suo lavoro lo chiamava dall'altra parte del fiume, e il ponte da attraversare non
era che uno stretto e arrugginito pontile di ferro a uso dei soli pedoni, mentre gli era
concesso di bighellonare a piacimento su bei ponti di pietra con marciapiedi e carreggiate.

Riflettendoci su, mi resi conto che mio padre pagava mediante tasse comunali la sua parte
per le spese di manutenzione dei ponti pubblici. La sua parte era però molto inferiore al
mezzo penny imposto come pedaggio dal ponte privato, ed era evitata la seccatura del
soldino pronto a ogni passaggio. Ecco un esempio pratico di capitalismo da una parte e
comunismo dall'altra. A poche centinaia di metri di distanza, il comunismo forniva una
superiore comodità a un prezzo inferiore. Karl Marx e altri filosofi ebbero a occuparsi del
come mai, a onta di fatti così probanti, il comunismo debba essere aborrito e il capitalismo
considerato invece fonte di ogni prosperità. A Londra, il medesimo problema venne
sollevato da un gruppo di giovani, più o meno della mia specie, che formarono una società
chiamata «fabiana». Vi aderii io pure, provvedendo così a fornirmi di abilissimi colleghi
capaci di riempire i vuoti lasciati nella mia cultura da una educazione esclusivamente
estetica, la quale ebbe un unico merito, un po' istrionico, di farmi giudicare da loro idoneo
a servire quale oratore o capo popolo. Uno di essi, Sidney Webb, a me ben superiore sia per
la cultura politica, sia per l'esperienza amministrativa, e per quella miracolosa capacità di
rapida assimilazione e memoria che distingue i Newton e i Napoleone dagli altri uomini -
capacità di cui sono totalmente privo - addusse una così poderosa valanga d'esempi a
favore dei vantaggi economici realizzabili in una oculata amministrazione pubblica
coadiuvata dai poteri governativi e dalle risorse fiscali, che, a pochi anni di vita della
società fabiana, la politica del "laisser-faire"
Il Pratico era già
Mondo per gravemente
Edunet books colpita e un programma
socialista si era imposto all'ultra-individualista partito liberale, prima ancora che
Gladstone fosse morto.

Questo notevole successo raggiunto dalle prime generazioni dei fabiani mancò purtroppo il
segno. Parve necessario far rappresentare in Parlamento, da un partito nuovo e
indipendente, il proletariato al cui beneficio si mirava. Webb e io componemmo un
opuscoletto intitolato "Piano di una campagna a vantaggio del lavoro". La messa in pratica
del nostro piano richiedeva però ben più denaro di quanto ne disponesse il nostro
gruppetto di socialisti fabiani. Soltanto i Sindacati operai sarebbero stati in grado di
appoggiarlo. Webb, il primo storico capace del Sindacato operai, spiegò le nostre teorie ai
capi del movimento, e, in uno con la fiducia, ne conquistò il rispetto. Egli li iscrisse nel
nuovo partito e persuase alcuni di loro a chiamarsi socialisti; ma iscrizione non vuol dire
conversione; infatti, quando nel 1906 il nuovo partito vinse la sua battaglia ed entrò a far
parte del Parlamento, soppiantando tosto all'opposizione il partito liberale, e raggiungendo
il dicastero del Tesoro con un Primo Ministro a tutta prima intransigente socialista, la
vinse in realtà quale partito laburista, soltanto nominalmente socialista. Cosicché i suoi
deputati denunciarono la rivoluzione comunista russa con violenza paragonabile a quella
dimostrata dai più codini tra i conservatori.

Il partito conservatore ebbe agio, allora, di convincersi che nessun mutamento


rivoluzionario si sarebbe mai sviluppato sotto un Governo laburista e adottò il capo del
partito socialista, prima tanto intransigente, quale suo capo partito. Il partito liberale
promosse una giusta legge che stabilì il salario da corrispondersi ai deputati. Il risultato più
evidente fu che la Camera dei Comuni parve sempre più mutarsi in una casa di riposo a
favore dei segretari delle Trade Unions colpiti dai limiti d'età, segretari pronti ad adornarsi
dell'appellativo di "socialista" quando veniva loro detto di farlo, ma che tutti ignoravano il
significato di questa parola. La supposta conversione a un socialismo costituzionale, per
opera della società fabiana, condusse a mutamenti ancora più trascurabili di quelli che si
ebbero quando Costantino convertì l'impero romano al cristianesimo. I lauri del successo
non furono assegnati alla società fabiana, bensì al defunto Disraeli, il quale, nella sua veste
di capo del partito conservatore, si era incamminato per primo sulla via dell'affrancamento
del proletariato, ricordando che all'alba della sua carriera la Camera dei Comuni gli aveva
rifiutato il diritto di parola. «Verrà il giorno in cui dovrete ascoltarmi» era il suo "slogan"!
Egli imparò, così, che i baluardi del conservatorismo non si elevavano nel frivolo quartiere
di Mayfair ma nella poverissima Mile End. L'estendersi dei provvedimenti per garantire
sempre maggiori diritti al proletariato rese la situazione più precaria ancora.
L'affrancamento esteso alle donne, e il voto concesso a qualsiasi categoria di cittadini,
furono realizzazioni dei Governi oligarchici vittoriani di Disraeli e di Gladstone, il che li fa
apparire rivoluzionari al confronto di quelli capeggiati da Baldwin o da Ramsay
MacDonald.

Il lato negativo di questo problema viene spiegato a mezzo della generale paralisi in cui
incorse il Parlamento dalla fine del diciannovesimo secolo in poi; paralisi dovuta al trucco
di Sunderland. Altri fatti, carichi di conseguenze gravi, maturavano intanto nel
diciannovesimo secolo. Il fenomeno di un socialismo sviato in un movimento mirante a
stabilire i partiti laburisti al potere non fu unicamente un fenomeno inglese. In Europa
l'iniziativa era stata presa dal partito social-democratico tedesco capeggiato da Wilhelm
Liebknecht e da August Bebel. Quest'ultimo, che era il più facondo oratore d'Europa, vantò
a un Gongresso Internazionale Socialista i trionfi elettorali ottenuti dal suo partito. Jaurès,
l'altrettanto facondo capo socialista francese, rispose: «Se in Francia avessimo tutti quei
voti e tutti quei seggi, qualcosa accadrebbe». Poiché dal punto di vista parlamentare nulla
accadeva in Germania, e nemmeno Il Praticoaltrove,
Mondo ilper
proletariato deluso si disgustò del Governo
Edunet books
parlamentare, senza comprendere bene quale ne fosse la pecca. Gli anarchici, i sindacalisti,
i socialisti, e i socialisti corporativi oppressi dal fabianesimo, sollevarono nuovamente il
capo, dimostrando chiaramente che le masse militanti cittadine eran più temute dai
despoti che non i partiti laburisti parlamentari dall'oligarchia capitalista. I dittatori
dispotici diventarono di moda con la stessa rapidità con cui i Primi Ministri lib-laburisti
furono smascherati. Pietro il Grande che costruisce una nuova capitale sulla Nevà,
Napoleone che spazza le stalle augee, rompe catene arrugginite, prosciuga paludi,
costruisce strade di traffico internazionale e, aureolato di gloria rivoluzionaria, si fa
mecenate dei maggiori geni suoi contemporanei; Napoleone terzo che romanizza Parigi,
Mussolini che ricostruisce Roma, un Primo de Rivera e un Hitler che tracciano strade
nuove, contrastano con l'incapacità del Parlamento britannico a costruire financo un solo
ponte sulla Severn e coll'impotenza di un Liebknecht e di un Bebel oppressi dal tallone di
Bismarck prima, e del Kaiser dopo. Nessun Parlamento è mai riuscito ad abolire la
disoccupazione che è di gran lunga il male più temuto dal proletariato, né a trattare
degnamente i disoccupati. Il fatto più strano accadde in Russia, dove per raggiungere un
potere duraturo il socialismo e la democrazia dovettero ingigantire l'apparato della polizia,
tanto da far sembrare minuscola quella esistente all'epoca degli zar, e questo a comprova
della saggezza con cui Ruskin, il vecchio tory, previde che la salvezza sociale non può
essere basata sul minor Governo e la maggior libertà, bensì proprio sull'opposto. Adolf
Hitler e Benito Mussolini capirono, e prima di loro Cromwell ne aveva fatto l'esperienza,
che con un esercito modello ben pagato, e un gruppo di prefetti scelti spalleggiati
dall'esercito, essi potevano fare tutto ciò che a loro piaceva, financo gettare nella
spazzatura, vivi o morti, i parlamentari recalcitranti. Molti credettero perciò che i dittatori,
purché lo volessero, fossero in grado di adempiere ogni loro promessa, e i partiti
parlamentari invece, volenti o no, riuscissero per natura del tutto impotenti. Nessuna
meraviglia, quindi, se i plebisciti dettero ai dittatori maggioranze tanto cospicue. I dittatori,
però, non erano assoluti quanto può sembrare. I plutocrati, forti e ricchi come non mai,
erano pur sempre i padroni della situazione. Avevano fatto proprio l'insegnamento ricavato
dallo scacco subito dai fabiani, e ne avevano tratto profitto. Capivano, è vero, altrettanto
poco gli ingranaggi del sistema capitalista quanto i partiti laburisti capivano quelli del
socialismo. Sapevano però che seguendo la traccia segnata dal profitto sarebbero diventati
ricchissimi, e infinitamente più potenti, senza per questo abbisognare di cultura o
conoscenza speciali; bastava abbandonare il "laisser-faire", sostituendo alla libera
concorrenza, e al risparmio privato, l'organizzazione statale. I fabiani avevano devoluto il
guadagno a beneficio del proletariato; ma la provvidenza divisò altrimenti, e sia la
produzione sia il risparmio dello Stato furono utili a Faraone quanto a Fabio (o Shavius).

I dittatori saliti al potere sbandierando concetti socialisti furono fatti segno a rivoltellate e
messi ogni tanto in prigione fino a quando non raccolsero il denaro sufficiente a creare un
esercito di nuovo modello, fornendolo di camicie nere o brune. Così, come i vecchi fabiani
finirono strumenti delle Trade Unions che pure li avevano sfruttati per ottenere libera
entrata al Parlamento, e persero ogni consistenza politica, i dittatori divennero strumenti
dei plutocrati, per ottener quei fondi senza i quali Adolf Hitler non starebbe ora dettando
legge, ma giacerebbe sul selciato di qualche strada in compagnia delle pallottole dei
plutocrati, lanciate a turbini su di lui.
Quando cominciai la mia carriera politica, le concessioni date dai capitalisti allo Stato si
compendiavano in quanto segue: «Via le mani dall'industria, via dall'agricoltura, via dalle
banche, dalla navigazione, dalle miniere; via le mani da tutto, fuorché dalla politica estera e
dalla polizia istituita a protezione della proprietà privata». Nel 1888, a un convegno
dell'Associazione britannica di Bath, dichiarai la necessità di nazionalizzare la terra. Henry
Sidwick, un professore di etica e di economia
Il Pratico politica
Mondo per Edunetrinomato
books per la sua immutabile
pacatezza, fu tanto indignato dalla mia dichiarazione che si mise a urlare chiamando
delitto qualsiasi perorazione a favore della nazionalizzazione terriera, delitto al quale egli
non intendeva dare l'appoggio della sua presenza. E se ne andò sbattendo violentemente la
porta. Il brutto è che mai mi riuscì a persuadere gli amici di Sidwick non presenti della
violenza dimostrata da questa degna persona. E' che la parola "nazionalizzazione" agisce da
detonatore anche tra gli uomini più pacifici.

Oggi invece, l'ordine del capitalismo è: «Nazionalizzate ciò che volete; municipalizzate
tutto il possibile; trasformate le corti di giustizia in corti marziali, i parlamenti e le
corporazioni in consigli di amministrazione presieduti dai vostri oratori più popolari,
purché la rendita, l'interesse e i profitti defluiscano nelle nostre tasche con l'abbondanza di
prima, e purché il proletariato ricavi da tutto ciò quanto basti per non morir di stenti».

Ecco il pericolo che ci minaccia oggi e che proviene dalla corruzione del socialismo. Questa
corruzione in Italia si chiama fascismo, in Germania nazional-socialismo (abbreviato in
"nazismo"), "New Deal" negli Stati Uniti, e con rara intelligenza è rimasta priva di nome in
Inghilterra. Significa però dovunque la stessa cosa: produzione secondo i canoni socialisti,
distribuzione contraria a tali canoni. E dalla padella si è caduti nella brace. Infatti, sebbene
il fascismo (una abbreviazione per capitalismo di Stato) abbia distribuito qua e là alcuni
sostanziali benefici al proletariato, e abbia dato uno stato giuridico a funzionari che prima
erano semplici impiegati avventizi, sebbene abbia potenziato i pubblici servizi e predicato il
culto dello Stato (chiamato totalitarismo) che condurrà logicamente a un socialismo
genuino, esso ha prodotto una guerra mondiale in cui il fascismo anglo-americano
combatte il fascismo tedesco e italiano perché il fascismo è internazionale, mentre i
capitalisti sono ancora fortemente nazionalisti. Infatti, se la Germania si propone di
fascistizzare il mondo sottoponendolo alla guida di Adolf Hitler e l'Italia vuole ottenere lo
stesso scopo con Benito Mussolini, i fascisti anglo-americani si proporranno la distruzione
della Germania e dell'Italia, pur di soggiogare qualsiasi fascismo non creato da loro e non
guidato dai loro Duci. I fascisti anglo-arnericani si battono contro lo straniero come i loro
predecessori si batterono contro Napoleone quando l'Imperatore dei francesi tentò di
promuovere gli Stati Uniti d'Europa sotto l'egida dei Bonaparte e l'amministrazione dei
marescialli imperiali, concedendo una spiccata preferenza ai mariti delle sorelle. I fascisti
sono ulteriormente divisi in due correnti: quella che vorrebbe adattare il fascismo al
vecchio sistema parlamentare decretato dall'esperienza a prova di qualsiasi rivoluzione, e
quella che concepisce invece la necessità per il fascismo di evolversi in nuove istituzioni, in
quanto gli sarebbe difficile svilupparsi senza un Governo efficiente e rapidamente attivo, e
si vede perciò costretta a sbarazzarsi del sistema dei partiti immobilizzati quali sono nelle
loro tradizioni, nella loro inerzia, nei baluardi dei comitati irresponsabili e utili a chiunque
desideri seguire la routine e non sappia muoversi coi tempi.

Se i nostri miopi belligeranti si rendessero conto della situazione o se, per lo meno,
avessero studiato qualche rudimento di politica, essi si accorderebbero contro il genuino
socialismo dell'U.R.S.S. e regolerebbero le loro divergenze dopo essersi spartita la Russia.
Allo stato attuale delle cose, i fascisti occidentali si stanno invece accordando con la Russia
per distruggere i fascisti centrali e centro- meridionali, e con la Cina comunista per
sconfiggere il Giappone capitalista. Tali contraddizioni e confusioni finiranno per chiarirsi;
i belligeranti si allineeranno ognuno dalla parte che gli spetta: plutocrazia contro
democrazia, fascismo contro comunismo; il più bello è che le idee socialiste si adatteranno
a entrambi. Come può il cittadino distinguere nella pratica giornaliera la differenza che
corre fra il socialismo fascista e quello comunista? Come può accertarsi che buona parte
dei redditi da lui versati a mezzo delle imposte nelle casse dell'erario sarà industrialmente
capitalizzata e che il suo denaro gli frutterà
Il Pratico Mondo in merci,
per in pubblici
Edunet books servizi, in stipendi, o in
tutte e tre queste cose, invece di essere regalato a spendaccioni privilegiati che, a sue spese,
saranno così messi in grado di vivere improduttivamente nel lusso? Se poi il cittadino è egli
stesso uno dei soprannominati spendaccioni, o se, aspirando a diventarlo, è disposto a
tentar fortuna sotto la bandiera fascista, come potrà accettare una forma di Governo che gli
prometta il contrario dei suoi desiderata?

E' impossibile rispondere a queste domande ponendo teoremi intesi a dimostrare i


maggiori meriti del vecchio liberale "laisser-faire" capitalista, o del nuovo capitalismo
fascista, o del democratico comunismo. Quando i partiti fascisti e comunisti promuovono
uguali misure di nazionalizzazione e municipalizzazione, uguali sostituzioni del capitale e
controllo privati con quelli pubblici, tanto da convenire entrambi sull'impossibilità di
aprire una nuova miniera al lavoro, o varare una grande nave, senza l'aiuto dello Stato;
quando contadini e braccianti sono spazzati via da un'ondata d'agricoltura collettiva;
quando nemmeno il "laisser-faire" si distingue dalla "nuova economia politica" di Lenin
del 1921 (N.E.P); quando, in breve, i mezzi sono gli stessi e gli scopi differenti quanto il
nero lo è dal bianco, le teorie non sono d'alcun aiuto per gli elettori; questi, se non vogliono
votare all'impazzata, quasi prendessero parte a un giuoco d'azzardo, non avranno altra via
d'uscita che tentar di mettersi al corrente delle varie forme di corruzione.

31. LA CORRUZIONE MUNICIPALE


La corruzione municipale è attualmente in pieno sviluppo. Quanto più è attiva, tanto più
voti ottiene. E' tempo di far qualcosa per prevenire questo mal costume. Tutti si condanna
il sistema d'imbrogli e mercanteggiamenti associati alla parola corruzione, ma al confronto
delle principali truffe attuate dalle giunte municipali, truffe che nella nostra ignoranza non
siamo capaci di distinguere dai legittimi profitti privati, la corruttela di cui sopra diviene
trascurabile. Ai maggiori utili dei municipi, corrispondono sempre più vivaci applausi. Ora,
un municipio non dovrebbe trarre profitti. In qualche caso non può forse farne a meno,
poiché i servizi che concede ai suoi utenti sono goduti da tutti senza ricevere in cambio un
pagamento diretto. L'illuminazione stradale, la pavimentazione, la polizia, i pompieri, il
servizio di fognatura, il rifornimento dell'acqua, costano parecchio; ma tutto è pagato con
tasse, imposte agli abitanti senza alcuna valutazione dell'uso che essi fanno di tali servizi.
Gli abitanti, dal canto loro, elevano continue proteste rivolte a diminuire le tasse, cosicché i
municipi non osano aumentarle. I municipi che sovente provvedono abitazioni,
illuminazione, gas, bagni e lavatoi per abluzioni e bucati privati si fanno pagare
individualmente per questi servizi; essi possono, perciò, traendo esempio dalle società
private, stabilire un prezzo oltre il costo reale, realizzando così un profitto. Il risultato più
ovvio e naturale di questi profitti tratti dalle varie amministrazioni municipali sembra
essere quello di versare il guadagno all'ufficio di finanza, ottenendo al più presto una
diminuzione delle imposte, il che dovrebbe servire a calmare le proteste dei contribuenti.
Questa è però una procedura corrotta. Ammettiamo che io viva in qualche possedimento
appartenente a una contea e paghi al Consiglio comunale il mio affitto più il conto della
luce; se quello che pago oltre al costo reale dei servizi di cui godo l'uso viene detratto da ciò
che i miei vicini non consumano e perciò non pagano - dato che illuminano le loro case con
lampade a petrolio e con candele - io vengo a essere sovraccaricato di tasse loro spettanti e
sono praticamente sfruttato e derubato a loro vantaggio.
Teoricamente, il rimedio è semplice. Non sovraccaricare di tasse; fornire i servizi a prezzo
di costo. Praticamente, non è però così semplice. Anche quando i municipi mantengono
onestamente i loro prezzi al più basso livello compatibile con una certa sicurezza (in
commercio si usa fare proprio l'opposto), un profitto, sia esso minimo o massimo, si
riscontra sempre. I conti sono complicati dal fatto che i consumatori truffati e i
contribuenti beneficati sono IlinPratico
massima parte
Mondo perleEdunet
stesse persone
books Questa mancanza di
equilibrio può, è vero, produrre vantaggi altamente desiderabili dal punto di vista del
pubblico benessere, tanto più quando riesce a sovraccaricare gli abitanti delle strade più
eleganti, favorendo coloro che vivono negli "slums". Qualsiasi municipio può onestamente
ricavare profitto dagli abbienti per equilibrare le perdite derivate dai non abbienti. Quando
ci si trovi di fronte a dannose disuguaglianze di reddito, ogni provvedimento mirante ad
uguagliarle diventa lecito. Anche in questo caso, simili provvedimenti si possono approvare
alla sola condizione che i municipi si rendano conto esatto di quello che fanno. Ora,
purtroppo, i più non lo sanno. Pilotati da persone esperte negli affari privati, ma del tutto
ignoranti di politica, l'assunto che in una amministrazione, non importa se municipale o
privata, il profitto debba essere spinto al massimo, e che esso sia la prova di ogni buona
gestione, fa sì che i sostenitori del buon profitto commerciale nella pubblica
amministrazione vengano licenziati come teorici o sognatori.

Coloro che appoggiano il diritto ai profitti anche nelle organizzazioni municipali,


propongono l'esempio della posta. Essa mi porta a destinazione lettere e cartoline e
spedisce i miei telegrammi; mentre, però, tempo addietro sborsavo un penny per le lettere,
mezzo penny per le cartoline e i miei telegrammi erano inoltrati per sei pence, la tassa è
ora rispettivamente di due pence e mezzo, due pence, e uno scellino. Il profitto ricavato da
questo aumento viene devoluto alla diminuzione della tassa sul reddito. A me,
personalmente, questo fatto non importa in quanto spedisco, è vero, parecchie lettere,
cartoline e telegrammi, ma pago anche la tassa sul reddito. Ha importanza, invece, per chi,
possedendo un reddito troppo misero per essere tassato, debba pagare la somma, sovente
troppo elevata, di due pence e mezzo, ogni qualvolta intenda spedire una lettera. Stando
così le cose sarebbe più giusto concedere la franchigia postale ai proletari che direttamente
non pagano tasse sui redditi (indirettamente, la loro prestazione di lavoro
insufficientemente rimunerata è già di per se stessa una tassa) e rifarsi della perdita a
mezzo dell'imposta complementare.

Tutte queste complicazioni scompariranno se e quando un socialismo genuino e


democratico livellerà i redditi. Ci stiamo sempre più avviando verso realizzazioni consimili:
ecco perché diventerà via via meno scusabile l'abitudine oggi invalsa del profitto tratto
dalla pubblica gestione. Allorquando il socialismo avrà raggiunto il suo pieno sviluppo, si
dovrà fornire ogni servizio a prezzo di costo, senza maggiorazione di profitto.

Il prezzo di costo, che per un negoziante è facilmente determinabile, non lo è altrettanto


per il fabbricante. Nella prima guerra mondiale, il disastroso fallimento dell'iniziativa
privata nel rifornire di munizioni l'esercito ci costò migliaia di vite e varie sconfitte nelle
Fiandre. Il Governo dovette scegliere allora tra il gestire direttamente le fabbriche di
munizioni o il perdere la guerra. Decisosi per la prima alternativa, scoprì ben presto che le
industrie private stabilivano prezzi mostruosi, non soltanto perché consideravano loro
dovere verso gli azionisti e verso se stessi ottenere i massimi profitti possibili, ma anche
perché ignoravano i particolari del costo dei loro prodotti, né d'altra parte si curavano di
saperlo, ponendo unicamente il loro impegno a far sì che i dividendi risultassero
soddisfacenti. Il Governo s'impose il dovere di trovare per l'acquisto di ogni voce il più
economico dei mercati e costrinse le ditte private a stabilire i loro prezzi in base al minimo
ottenuto, permettendo una maggiorazione fissa dalla quale ricavare il profitto necessario a
mantenere l'industria in vita. Per la prima volta le industrie furono costrette ad accertarsi
dei loro prezzi di costo e a tenerne conto, realizzando un tale miglioramento da farle
trovare in posizioni ben più stabili, quando vent'anni dopo scoppiò la nuova guerra.

Dopo tutto, il costo di produzione è l'ammontare della spesa in cui incorre il produttore per
riuscire a vivere, lavorare, riprodursi,
Il Pratico riparando nel contempo
Mondo per Edunet books l'usura del macchinario e
degli attrezzi, e provvedendo risparmi atti a creare nuove industrie e nuovi esperimenti.
Questo calcolo non possiede dati fissi. Varia tra sesso e sesso, epoca ed epoca, paese e
paese. Le fluttuazioni delle offerte e delle domande sul mercato del lavoro possono
deprimere tale mercato sotto il livello del minimo necessario alla sussistenza, ciò che l'alta
mortalità infantile e l'accorciamento della media nella vita degli adulti rendono subito
evidente, oppure sollevarlo a livelli d'abbondanza, come nell'attuale momento, in cui alcuni
ragazzi fortunati si guadagnano 12 sterline la settimana per un semplice lavoro manuale,
giornalisti un dollaro la parola per effimeri articoli di giornali, chirurghi somme con tre
zeri per operazioni che durano un'ora, commediografi 20000 sterline per la sceneggiatura
d'un film. In pari tempo i genitori del ragazzo campano forse con un quarto di quanto il
figlio guadagna, e i mercati rigurgitano di merci fabbricate da lavoratori cinesi e giapponesi
che guadagnano un penny all'ora.

Di conseguenza, quando un municipio ricava dalla sua gestione profitti commerciali, non
sono i contribuenti i soli a protestare. All'epoca in cui ero consigliere regionale gli spazzini
ricavavano per il loro lavoro diciotto scellini la settimana; oggi, sono pagati quattro volte
tanto. Gli impiegati organizzati in sindacati, non soltanto intascano paghe più alte quando
il loro genere di lavoro è scarso, ma nei periodi d'abbondanza rifiutano di lasciarsi
impoverire da operazioni non controllate di domanda e di offerta e reclamano «un minimo
di paga» per poter mantenere il loro abituale livello di vita.

In base a queste considerazioni, la questione del costo di produzione comprende pure il


problema del livello di vita del lavoratore. Quale è il più alto livello che ci sia consentito
raggiungere con le nostre attuali risorse? Quando, in base a fantastiche dicerie
giornalistiche, mi si taccia di milionario affogato nel lusso, rispondo che nessuno chiede
meno di me per vivere. Datemi un alloggio conveniente in città, una comoda villa in
campagna, più qualche ettaro di prato e di giardino, due automobili, una per i viaggi brevi
l'altra per i lunghi, del denaro che non ha necessariamente da superare le duemila sterline,
e non troverete uomo più lieto di me sulla terra.

Questo mio dire viene classificato tra i caratteristici scherzi alla Shaw. Mi fa ben piacere se
le mie parole divertono qualcuno; soltanto il vero scherzo sta nella mia assoluta serietà in
materia. Per riuscire a dedicarmi completamente al mio lavoro professionale sono
obbligato a farmi servire in tutto, quasi fossi un bambino. Coloro che provvedono per me
devono a loro volta ricavare un utile dai servizi che mi procurano. Questo utile esce di tasca
mia. Spero con tutto il cuore di valere il lavoro a cui essi si sottopongono per mio e loro
beneficio. La cifra di 4000 sterline fissata da Wells come minimo guadagno decoroso è
derisa perché calcolata frutto di prodigalità da chi la considera quale mezzo di
sostentamento di una sola persona. Se la si considera invece sotto la specie di reddito
familiare guadagnato dal cittadino con l'esercizio di una professione o di un lavoro che
occupino tutto il suo tempo lavorativo e tutta la sua energia, il riso scomparirà, secondo il
detto dell'Ecclesiaste, «come scricchiolio di spini sotto un vaso». Coloro che mantengono
una famiglia debbono necessariamente essere liberati dalle cure casalinghe e pagare per
questo sollievo. Essi non hanno tempo per farsi gli abiti, per abbrustolirsi il pane, per
cucinarsi il cibo, per rullare i loro prati e zappare il loro giardino, e neppure per ripulirsi le
scarpe o rifarsi il letto. Non mi dilungo poi sul fatto che essi devono mantenere ed educare
i figli e offrire gran parte dei loro guadagni ai proprietari di casa che, in compenso,
concedono loro soltanto il permesso di vivere sulla terra, poiché questi carichi dovrebbero
essere assunti dallo Stato socialista. Abbiamo dunque per il capo famiglia l'onere educativo
e di abitazione; le 4000 sterline l'anno dovranno servire a mantenere direttamente non
soltanto una persona, bensì anche mezza dozzina, e indirettamente, nonché parzialmente,
tutta una filza di negozi. Ecco che le 4000
Il Pratico sterline
Mondo l'annobooks
per Edunet per famiglia diventano al
massimo 600 a testa. Questa somma può sembrare generosa al lavoratore a cui viene
richiesto di mantenere una famiglia con 104 sterline l'anno (quando riesce ad averle); ma
nessuna nazione può vantarsi di essere altamente civile, se la maggioranza dei suoi
cittadini vive in simile stato di povertà. Bisogna provvedere a che i guadagni familiari
raggiungano le 15 sterline settimanali almeno e, in un modo o nell'altro, è bene che
l'amministrazione statale si arrangi a produrre denaro bastevole affinché a ogni lavoratore
capo famiglia venga assicurata tale somma, poiché il livello medio di due sterline è
assolutamente intollerabile.

Questi dati hanno soltanto valore come rappresentazione numerica del presente livello
medio di vita. Certo è che un commercio a base municipale e un'organizzazione nazionale e
supernazionale riescono, socializzando le fonti naturali della produzione, a fornire i generi
di prima necessità a prezzo di costo, e possono ridurre i prezzi al punto che due unità di
una moneta duodecimalizzata permetteranno senz'altro di fare ciò che si usa chiamare una
vita gradevole. Se, a esempio, i trasporti fossero socializzati (sarebbe errato dirli "liberi"), e
se soltanto col richiederle si potesse ottenere la maggior parte delle cose di cui tutti
beneficiamo e che tutti usiamo, finirebbe col venire a noia il doversi portare dietro biglietti
e monete, o l'andare alla banca tanto spesso come si suole fare adesso. Sollevati da simili
impacci, potremmo vivere tutti da signori, e sentirci liberi dall'intollerabile noia, sovente
demoralizzatrice, che proviene dal non potersi occupare di qualche lavoro utile.

Che cosa dovrebbero dunque fare i municipi per i membri delle loro comunità? Come
sarebbe giusto tassare i vari cittadini? Quanta parte delle imposte bisognerebbe devolvere
in stipendi e quanta utilizzare per il ribasso dei prezzi dei servizi? E' meglio sopratassare i
consumatori oppure sottotassarli a spese dell'intero corpo dei contribuenti? Simili
domande non possono essere capite, e tanto meno possono ottenere risposta da consiglieri
privi dello speciale sapere necessario al trattamento intelligente di siffatti problemi. In una
riunione di consiglieri regionali composta di negozianti locali, osti, costruttori, banditori
d'asta, più qualche medico e un prete metodista, venne richiesto a me, commediografo, il
parere su tali problemi, quasi credessero fosse in mio potere illuminarli di qualche luce. I
due più capaci tra noi erano un erbivendolo e un calzolaio, che mi parvero sorpassare in
accortezza la maggioranza dei membri del parlamento. Certo è che per riuscire a essere un
buon negoziante, o meglio anche un buon oste, ci vogliono carattere e abilità. Mentre
invece chi possiede un bel gruzzolo di denaro può facilmente sedere in parlamento senza
aver mai fatto nulla di buono. I due negozianti citati furono per me una eccellente
compagnia; li rispettai per le loro qualità e provai simpatia per loro. Membri di una
municipalità che avesse un Richelieu come sindaco, o soltanto come funzionario, essi
sarebbero riusciti a realizzare imprese notevoli a mezzo dell'iniziativa municipale.
Purtroppo, non soltanto i Richelieu non abbondano, ma nemmeno sono immortali. In
quanto a noi, privi di un Richelieu, ci trovammo del tutto impari all'importanza del
compito affidatoci, e cioè di governare nel modo migliore un quarto di milione di uomini.
L'educazione e l'istruzione ricevute da giovani ci rendevano capaci di lavorare per
l'attuazione di profitti privati o personali, ma erano del tutto inadatte a essere applicate a
profitto di una amministrazione pubblica. Non soltanto non potevamo risolvere certi
problemi, ma nemmeno sapevamo che esistessero. Delle varie contingenze a cui il fluire del
tempo ci poneva di fronte, non conoscevamo che un lato solo. Da fabianista quale ero, mi
rendevo conto di parecchi interrogativi, e per qualcuno di essi avevo anche pronta una
soluzione dottrinaria. Il mio amico metodista, il fu Ensor Walters, era in sé una forza
spirituale sempre volta verso la giusta direzione; ma, nell'insieme, eravamo altrettanto
ignoranti di questioni politiche quanto lo era la massa dei nostri elettori i quali non
avrebbero certo mai eletto una persona come me, se avessero avuto il più vago sospetto
delle mie fondamentali opinioni politiche.
Il Pratico MondoLaper
corruzione nei frangenti accennati era
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inconscia e automatica. La si praticava con le migliori intenzioni del mondo, e in perfetta
onestà. Spesso, la famosa saggezza intuitiva inglese, così accuratamente osservata e
descritta dal mio amico Keyserling nel suo libro sull'Europa di quattordici anni fa, servì da
ancora di salvezza. Keyserling, detto tra parentesi, è un barone baltico, certamente privo
delle prevenzioni che fanno di me irlandese un osservatore non sempre sereno. Egli fondò
a Darmstadt una università di saggezza della quale avremmo avuto gran bisogno nel mio
collegio elettorale di San Pancrazio. So benissimo che la pratica e l'allenamento razionale
di cui i miei colleghi erano privi e che essi disprezzavano, menano talvolta a gravi errori
evitabili sovente con l'uso della saggezza intuitiva. Ho sufficiente pratica e intelligenza per
poter sorridere all'illusione giacobina sull'infallibilità della ragione. L'intelletto può
prendere cantonate madornali; altrettanto però l'intuizione se ignorante. Solo coll'aiuto di
fatti esaurienti, l'intelletto e l'intuizione potranno entrambi raggiungere qualche solida
conclusione. D'altra parte, se i fatti conosciuti sono troppo pochi, o essendo immaginari
non sono per nulla dei fatti, le deduzioni e le congetture saranno assai zoppicanti. I fatti
non conducono sempre a illazioni ragionate. Essi possono essere causa di risentimenti
vendicativi, di dolcezze sentimentali, di speranze e paure, pregiudizi e cupidigie, col
risultato di provocare esplosioni emotive tali da obliterare la ragione nelle menti che non
posseggono la qualità innata della serenità di giudizio e non vi sono state severamente
educate. Non basta nascere con le doti necessarie a far di noi competenti consiglieri
municipali; bisogna anche educarci ad acquisirle, quelle doti. Non per questo la corruzione
nelle amministrazioni municipali è sempre innocente, sebbene sia in massima parte troppo
infantile per rivestire importanza. L'esperienza mi insegna che la corruzione è lungi
dall'essere sfrontatamente consapevole, dato che chi ne usa la considera piuttosto un dono
dovuto che un compromesso illecito. Mi meraviglierei certo, e mi asterrei del credervi, se
qualcuno mi venisse a dire che un imprenditore qualsiasi, desideroso di ricevere in appalto
la costruzione di bagni, lavanderie e simili, andasse dal presidente della commissione
municipale incaricato della questione e gli promettesse 50 sterline in cambio
dell'accettazione del suo progetto. L'appaltatore e il presidente giudicherebbero entrambi
estremamente scorretto un siffatto modo d'agire. Se vi fosse invece una consuetudine, che
acconsentisse all'appaltatore scelto di offrire al suddetto presidente un servizio di piatti
d'argento il cui costo sarebbe implicitamente compreso nel progetto d'appalto, il
presidente potrebbe accettare con coscienza pulita, come accetterebbe un qualsiasi
provento casuale, e l'appaltatore, a cui il regalo non costerebbe nulla, diventerebbe
senz'altro persona grata al municipio e avrebbe molta probabilità di riuscita quando vi
fossero altri appalti in vista.

Supponiamo, invece, che un'importante azienda voglia acquistare spazio chiudendo una
strada. Non verranno certo distribuiti biglietti da dieci sterline ai consiglieri comunali. No.
L'amministratore delegato si fa eleggere in qualche carica municipale. Appena eletto
acquista popolarità tra i suoi colleghi invitandoli a banchetti esilarati da abbondante
"champagne", e mostrandosi pronto ad aderire a qualsiasi giusta causa i consiglieri
vogliano patrocinare. Ben presto il convincimento che la strada in questione sia inutile,
anzi dannosa, e che dev'essere abolita, si farà largo. Cosicché la via si chiude, e
l'imprenditore scompare dalla vita pubblica; nessuno gli vedrà più indossare la sua veste
assessorile.
Non è però tra i consiglieri che la corruzione ha i più numerosi aderenti; gli impiegati sono
da sorvegliare. In ogni paese il cittadino comune, indisciplinato e politicamente ineducato,
non considera il servizio pubblico come un lavoro serio che per dovere e punto d'onore
personale egli debba fare quanto meglio può senza falsi riguardi verso terzi e verso se
stesso, ma una sinecura in cui la sua dignità ufficiale gli richiede di essere insolente verso il
pubblico. Ogni qualvolta è deluso nell'aspettativa
Il Pratico che il books
Mondo per Edunet suo impiego sia un'espressione del
dolce far niente, egli si crede in diritto di pretendere un compenso dal cittadino per il quale
è stato costretto a fare qualcosa. Fin dall'alba della mia carriera propagandistica pro-
socializzazione municipale mi resi conto che questo punto di vista era riscontrabile tanto
fra i personaggi di maggior importanza quanto nelle file dei semplici impiegati.

Una domenica mattina, mentre passeggiavo nel giardino pubblico di una città di provincia,
notai compiaciuto che il municipio aveva provveduto uno spogliatoio per i giocatori di
football e di cricket. Entrai curioso nello spogliatoio e vi fui testimonio di un'accesa
discussione tra il custode e un giocatore di football reo di avere omesso il rito dell'unzione
palmare. Alla presenza di parecchio pubblico, sicuro dei suoi diritti, il custode domandava
al colpevole se gli pareva giusto usufruire dello spogliatoio «senza lasciare un regalino». Il
giocatore rispondeva di non poter lasciare danaro visto che non ne possedeva. Al che il
custode di rimando: «Chi è senza danaro non usi lo spogliatoio».

Quest'opinione parve essere condivisa dai presenti, persino dallo stesso malfattore, il quale
con tutta evidenza ignorava come un semplice rapporto, fatto in municipio, sarebbe
bastato a far licenziare il custode, resosi colpevole di pretendere gratifiche. Quello che
nell'accaduto veramente mi turbò fu la visibile ignoranza delle istituzioni municipali
mostrata dai presenti. Senza dubbio alcuno, parecchi dei giocatori, in gran parte poveri
diavoli, avevan già dato o stavano per dare la mancia al custode, ed erano pronti a regalare
qualche penny in nome del compagno meno abbiente; essi non scorgevano nel fatto stesso
alcunché di disonesto e di antisociale. Se una guardia di città avesse preteso una gratifica
per lasciarli passeggiare nella via principale del luogo, essi ne avrebbero provato scandalo.
L'abitudine li conduceva a credere che, per quanto ben illuminata, pavimentata, spazzata e
sorvegliata una strada fosse, essa lo fosse per dono di natura, per la stessa legge misteriosa
che ci gratifica della luce solare e dell'acqua piovana. Ai custodi di spogliatoi, invece, si era
sempre dato qualcosa, cosicché la richiesta di colui di cui scrivo sembrava a tutti
regolarissima. Che l'ignoranza nelle questioni di politica ed economia sociale non sia
soltanto l'appannaggio di persone di poca cultura è dimostrato da un ridicolo incidente
avvenuto durante il periodo in cui Ramsay MacDonald fu Presidente del Consiglio: in base
a ottimi elementi, egli aveva raccomandato un suo amico affinché gli venisse concessa una
baronia. Appena esaudito il suo desiderio, qualcuno scoprì che l'amico di cui sopra gli
aveva regalato un'automobile. Ne venne fuori un grande scalpore, del resto comprensibile,
perché un Primo Ministro non dovrebbe accettare regali da chiunque possa aver un motivo
interessato a farglieli. Il povero Ramsay, che non essendosi mai soffermato su simili
problemi era del tutto innocente di ogni intenzione meno che retta, si liberò subito
dell'auto. Lo scalpore non si riferiva però al vero punto debole della questione. L'agitazione
dei giornali e del pubblico era causata dalla controversia sorta sul diritto o meno per un
socialista di possedere un'automobile. Secondo alcuni un socialista è una specie di
francescano, il quale, dopo aver rinunciato agli abiti lussuosi, vende tutto quel che possiede
e ne sparge per strada il ricavato a miglior beneficio dei poveri. Ciò farebbe supporre che,
se MacDonald non avesse professato il socialismo, gli sarebbe stato concesso di possedere
una dozzina, almeno, di macchine regalate da preminenti persone. Anthony Trollope, noto
romanziere del secolo scorso e abile funzionario civile, aveva creduto riscontrare in
Thackeray le qualità degne di un eroe, e aveva eletto l'artista a suo proprio modello
letterario. A onta della riverenza provata per Thackeray, Trollope non poté fare a meno di
sentirsi scandalizzato nell'assistere alla svergognata manovra operata un giorno dallo
scrittore desideroso di ottenere una sinecura.

Se un uomo del calibro mentale di un Thackeray concepiva le sinecure come parti naturali
della nostra "routine" politica, si può immaginare quale possa essere sulla questione
l'atteggiamento dei cittadiniIldiPratico
minoreMondo
cervello.
per Tempo fa, un aristocratico che avesse
Edunet books
voluto risparmiarsi il carico di pagare una pensione al suo vecchio maggiordomo gli
procurava un posto nell'amministrazione civile (sotto- governo, la si diceva). Lo stesso
posto si offriva ai vecchi parlamentari la cui abilità nei dibattiti era indispensabile in
Parlamento.

Alla fine, questo abuso non fu più tollerato, e venne istituita l'attuale legge di selezione a
mezzo concorsi.

Il vecchio sistema, e il concetto che il pubblico se ne fa, prevalgono ancora nell'Europa


meridionale dove s'incontrano Stati nei quali ogni funzionario civile si appropria il salario
del suo immediato subordinato, che a sua volta agisce allo stesso modo, finché si giunge
all'ultimo gradino della scala impiegatizia su cui sta il poverello a cui non resta nessuno da
derubare. Questi, pertanto, si rifiuta di fare il suo dovere a meno che non gli vengano
corrisposte congrue mance.

Espedienti simili non sono soltanto messi in pratica dagli impiegati più umili. Li vediamo
in uso pure fra gli alti gradi. Durante la guerra di Crimea un rinomato appaltatore, allo
stesso tempo mercante di legname, nell'attraversare in carrozza assieme alla moglie una
città del Midland si trovò a passar di fronte a uno dei suoi depositi in cui la legna marciva.
Proprio in quei giorni i giornali avevano reso pubbliche le sofferenze alle quali erano
sottomessi i soldati al fronte e un'ondata d'indignazione si stava riversando sul paese. La
moglie del commerciante, che aveva letto i giornali, disse: «Non si potrebbe usare la legna
per farne baracche ai soldati?». Il commerciante accettò il suggerimento e riuscì a collocare
gran parte del suo legname presso l'esercito francese. Quando volle poi riscuotere il prezzo
del legname, si accorse che era meglio andarselo a prendere. A Parigi fu ricevuto con molta
cortesia da un ministro, il quale gli disse che il leggero ritardo nel consegnargli il danaro
proveniva da alcune formalità ormai quasi del tutto compiute. Ritornasse. Sembrava però
che le formalità non dovessero mai aver fine, e il commerciante ne era seriamente
preoccupato, quando un giorno incontrò un appaltatore esperto più di lui sul modo di
trattare con i Governi. Saputo l'imbarazzo in cui si trovava l'amico, gli domandò: «Avete
fatto il necessario?». «Che necessario?» si stupì il commerciante. «Un centinaio di sterline
posate distrattamente sul tavolo del ministro e ivi dimenticate» fu la risposta.

Il commerciante seguì le istruzioni dell'amico, e ricevette l'assegno che fin dalla sua prima
visita era pronto sullo scrittoio del ministro.

Raccontai una volta a un filosofo del Sud Europa, che una compagnia mineraria alla ricerca
di ottenere una concessione nella zona si lamentava di aver dovuto spargere gratifiche a un
esercito di persone di poca importanza, prima di riuscire a concludere la transazione. Il
filosofo rispose che la compagnia non aveva saputo fare: una forte somma offerta in alto
avrebbe risparmiato le molteplici noie coi più piccini. Quando ero bimbo, sentivo dire da
mio nonno che nessun uomo, nemmeno se altolocato, era capace di rifiutare un biglietto da
cinque sterline agitatogli sotto il naso. Bisogna oggi aggiornare la cifra, sia di fronte al
valore della moneta nei paesi ricchi, sia per il mutato valore della nostra. Io però considero
il detto di mio nonno così utile e giusto, da tenerlo presente quando mi occupo di affari.
E' errato supporre che corruzione e imbrogli siano unicamente caratteristiche dei servizi
pubblici. In una plutocrazia come la nostra, ogni strato sociale è inevitabilmente
contaminato dal sistema delle mance. Nel corso della sua esperienza di avvocato e di
giudice il primo lord Russell di Killowen aveva contratto sì forte sdegno per il suddetto
sistema e per i danni che arrecava, da farsi promotore della legge contro le gratifiche
segrete e cose del genere. IlIlguaio è cheMondo
Pratico similiper
leggi risultano
Edunet booksdi scarsa utilità, se nessuna
delle parti interessate si cura di usufruirne. Ammettiamo che i borsaioli e le loro vittime si
accordino per non chiamare la polizia: fare il borsaiolo diventa di colpo un mestiere
privilegiato, e una moltitudine di persone per le quali la moralità è soltanto questione di
abitudine si metterà a praticare un simile lavoro. Per la stessa ragione, dato che l'olio del
palmo di mano serve da lubrificante in commercio, un uomo d'affari avveduto deve
saperne fare uso con perizia.

Circostanze di famiglia fecero sì che a sedici anni diventassi cassiere di una importante
agenzia d'affari di Dublino. Rientrava nelle mansioni a me affidate di pagare i conti dei
nostri clienti campagnoli. Nel mio primo giorno di lavoro, dopo aver ritirato dalla Banca il
danaro necessario, decisi di fermarmi nei negozi creditori e pagarli in contanti. Quale fu la
mia sorpresa quando i negozianti mi porsero una percentuale sull'ammontare del conto!
Ero ancora innocente, tanto che meravigliai i donatori rifiutando la mancia. Debbo dire
che il mio gesto non nasceva da scrupolo sorto all'idea di essere pagato due volte per lo
stesso lavoro, ma dallo snobismo naturale alla mia classe, snobismo che non ammette di
poter ricevere danaro in regalo da gente addetta al negozio.

Questo accadeva prima che avessi imparato da Karl Marx come nel nostro sistema la
mancia non serva ad arrotondare la paga di colui che la riceve, poiché, nella lotta per
ottenere un impiego rimunerato da uno stipendio sufficiente per vivere, il lavoratore
chiede unicamente quel poco necessario a non mutare il suo tenore di vita. Se l'impiego
trovato comporta l'uso di gratifiche, il lavoratore automaticamente diminuisce le sue
pretese e raggiunge a volte l'assurdo di accettare l'impiego facendo a meno di stipendio,
quando addirittura non paga il datore di lavoro! Sovente, poi, gli tocca a sua volta dar
mance: il cameriere di un piroscafo vive in massima parte sulla generosità dei passeggeri;
egli deve però lasciar correre gratifiche nelle cucine di bordo per affrettare il servizio e non
incorrere nel rischio di scontentare chi gli ha unto la mano. Il dar mance è virtualmente
una necessità dei sistemi a libera concorrenza. Qualche volta la legge stessa ne rende l'uso
obbligatorio; in Austria, per esempio, un cameriere di albergo a cui non sia stata elargita la
sommetta consueta ha il diritto di trattenere il bagaglio del cliente fino a quando non sia
stato soddisfatto nelle sue pretese. In Austria, sempre, il dieci per cento è calcolato ormai il
giusto obolo, tanto che un cameriere vi darà il resto se la moneta che gli avete messa in
mano supera la suddetta percentuale. Questo genere di convenzione libera chi dà mance da
ogni incertezza sul quanto dare; esclude, però, sia la generosità sia la relativa gratitudine,
ragione per cui in Inghilterra preferiamo lasciare incerto l'ammontare delle mance e
rendere il dono legalmente volontario anche se in realtà non lo è sempre.

All'inglese piace essere generoso e ricevere in cambio un servizio mosso da gratitudine; gli
ci vogliono però anni di viaggi prima che egli riesca a superare l'agonia in cui lo piomba
l'incertezza del quanto e a chi dare mance: colui che gli rende servizi non avrà mai con lui
alcuna sicurezza di ricevere un compenso adeguato alle sue fatiche. Aggiungete a ciò che,
alla lunga, coloro che ricevono mance non stanno affatto meglio dei compagni privi di
contatti personali con i clienti, e capirete il perché i più saggi organizzatori di masse, nel
loro intento di riunire in sindacati camerieri, garzoni, autisti di piazza e tutti coloro che per
usanza ricevono gratificazioni, siano contrari al sistema delle mance e con gioia vedrebbero
gli iscritti alle varie categorie rifiutarle altezzosamente, richiedendo invece stipendi
decorosi.

Non appena riuscii a liberarmi dal mio sportello di cassiere, mi gettai con disperata
impudenza nel mare letterario di Londra, dove ben presto mi toccò convincermi che
nessuno si sognava di pubblicare i mieiMondo
Il Pratico tentativi libreschi;
per Edunet per alcuni anni mi guadagnai da
books
vivere facendo il critico letterario, artistico, musicale, eccetera. Una mia parola elogiativa
aveva a quell'epoca un certo valore, ma nessun pittore, negoziante d'arte, compositore,
attore o direttore di teatro che fosse, mi offrì mai danaro per invogliarmi a buone
recensioni. Una volta, un giovane provinciale mi mandò una pipa di marca accompagnata
da una lettera nella quale mi pregava di essere gentile con un suo diletto fratello il quale si
era votato alla carriera teatrale. Non fumo, ma colpito da tanta fraterna devozione avrei
certamente fatto del mio meglio se mi fosse capitato di veder recitare il fratello o se, per lo
meno, non ne avessi scordato il nome. I metodi usati dagli impresari teatrali erano meno
primitivi: dopo aver acquistato i diritti d'autore su qualche commedia straniera, e prima di
decidere se metterla in scena o no, domandavano il mio parere. Nel caso di un giudizio
favorevole mi offrivano di tradurre l'opera, e, se questo mi garbava, di vendere dopo sei
mesi per 5 sterline l'opzione dei miei diritti di rappresentazione. Si noti bene che, se la
commedia era qualche noto lavoro forestiero, soprattutto francese, non mi sarebbe riuscito
difficile vendere l'opzione due volte all'anno, incassando così un centinaio di sterline. Un
eminente attore e capocomico si offerse di accettare una mia commedia, e senza
compromettersi per la data della rappresentazione mi propose un anticipo sulle mie
competenze ogni qualvolta lo avessi desiderato. Nelle serate di prima, sul palcoscenico del
mio teatro aveva luogo un banchetto al quale si giudicava un privilegio l'essere ammessi. I
critici solevano ricevere l'invito di prendervi parte appena transitavano di fronte al
botteghino del teatro. Non rifiutai mai quell'invito, che mi pareva un cortese tributo alla
mia influente posizione, ma nemmeno sedetti al banchetto.

Nell'ambiente pittorico nessuno si sognò di offrirmi danaro in cambio di una critica


favorevole. I mercanti di quadri stabilivano il giorno in cui ricevere la stampa prima
dell'apertura delle mostre; alcuni di loro, esperti nell'arte di ingannare i giornalisti pivellini
incapaci sovente di distinguere un Greco da un Guido Reni un Frith da un Burne- Jones,
cosicché per cavarsela lodavano unicamente i pittori eminenti, riuscivano a dar a intendere
a questi novizi del giornalismo che la loro ultima speculazione sull'opera di un principiante
era invece la scoperta di un genio. Al mio primo apparire in uno di questi ricevimenti
stampa un famoso mercante d'arte, defunto da lungo tempo, mi rivolse cortesemente la
parola per esaltare i pregi di una mezza dozzina di mediocri disegni esposti da un pittore
sconosciuto. Lo ascoltai con l'attenzione dovuta e gli dissi poi: «Signor..., come potete
dirmi simili sciocchezze? Valete di più». Egli, di rimando, mi fece un cenno confidenziale;
lo seguii allora nel suo studio dove potei ammirare alcuni tesori d'arte antica, di primitivi
specialmente. Il suo principale concorrente, morto anch'egli, usava un metodo più sottile.
Egli m'invitò un giorno a vedere le ultime opere di un noto pittore, e mi ricevette
mostrando l'umore di un uomo nauseato dal cattivo gusto imperante. «Ecco» mi disse
«siete venuto anche voi a vedere queste croste! Già, roba dipinta per gente della vostra
fatta, e a noi tocca propinarvela! Guardate qui!», e indicava un quadro appeso al muro, in
un posto poco appariscente. «Ecco un dipinto che vale dieci volte gli altri. A voi però non
interessa: se vi dicessi il nome del pittore, dovreste confessare di non averlo mai udito
nominare. Che tocco, invece! Guardate il cielo! Ma voi signori della stampa passate davanti
a queste meraviglie senza neppure degnarle di uno sguardo.» Naturalmente, i giornalisti
che non sapevano distinguere il gesso dal formaggio si affrettavano a dimostrare la loro
competenza esaltando il valore del genio dimenticato. A me non la diede a bere, ma mi
mancò il cuore di rovinare al vecchio uomo la gioia di credere riuscita una commedia tanto
ben congegnata. Tosto i negozianti di arte mi qualificarono critico avveduto e tra loro e me
si stabilirono quei rapporti di piacevole cameratismo d'uso tra i critici genuini e i più seri
commercianti di quadri. Tra di noi non si facevano trucchi, tanto che i migliori critici
ignoravano in genere il mercanteggio a base d'inganni praticato su giornalisti novellini
impiegati da direttori privi d'ogni dimestichezza con l'arte e mal tolleranti il costume che li
costringeva a non trascurarla. Rassegnati
Il Pratico a dare
Mondo a Cesare
per Edunet quel che è di Cesare, essi
books
solevano mandare i reporters più verbosi alle gallerie d'arte, nei teatri, e all'opera,
riservando i migliori per i convegni politici e i tribunali.

A me, personalmente, nessun mercante d'arte propose mai gratifica alcuna né, dopo i miei
primi passi nel mestiere, tentò d'ingannarmi. Rinunciai una volta, è vero, a collaborare a
un importante settimanale perché mi venne richiesto l'elogio incondizionato di pitture
eseguite dagli amici del principale; e non facessi lo schizzinoso, visto che mi si permetteva
di fare altrettanto per i miei amici. Un po' dopo rinunciai pure a una importante
collaborazione perché la proprietaria del periodico perseverava nell'interpolare a mio
nome trafiletti laudativi di mediocri quadri di pittori di second'ordine che, all'ora del tè,
solevano invitarla nei loro studi.

L'ambiente musicale non mi premiò mai direttamente, né seppi di alcun collega che
accettasse doni interessati. All'Opera, come pure nei teatri e in tutti i luoghi di pubblico
ritrovo, era certo molto più semplice lodare ogni cosa e passare sotto silenzio le
manchevolezze, piuttosto che attenersi a una critica obiettiva. All'Opera i miei colleghi
faciloni erano soliti dilungarsi durante gli intervalli sui demeriti del nuovo famoso cantante
italiano, la cui voce pareva quella di uno strillone e i cui modi si erano palesati degni di un
barocciaio, tanto da mostrare proprio in quella data sera la sua assoluta incapacità a
rappresentare degnamente Manrico o Lohengrin. Il direttore d'orchestra, poi, era tutt'al
più degno di trovar posto tra le seconde viole; i tagli inflitti allo spartito dovevano
giudicarsi imperdonabili vandalismi; con tutta evidenza non vi erano state prove o, tutt'al
più, una mezza prova; nel duetto d'amore, tenore e soprano non si erano mostrati
all'altezza dovuta. Gli strumenti a corda, i legni, gli ottoni riproducevano ognuno per conto
proprio i motivi wagneriani tanto da rendere irriconoscibile l'insieme; i capi coristi
avevano ormai raggiunto la settima o ottava decade, non avevano quasi voce e non
imboccavano mai il centro della nota; ben inteso, si doveva sopportarli data la loro abilità
d'attacco, e così via, da una impostura all'altra, come d'uso negli spettacoli lirici. Questo
sistema rende il teatro d'opera un inferno, sia per i compositori sia per i critici. «Bisognerà
far rilevare tutto ciò» mi dicevano i colleghi faciloni. Ma si guardavano bene dal mettere in
pratica il suggerimento. Preferivano descrivere il fulgore dei diamanti con i quali le signore
dei grandi palchi di prima fila sfoderavano le ricchezze dei mariti. I critici compiacenti
erano d'altronde sempre ben accolti anche a teatro completo, ciò che li obbligava a
ramingare qua e là alla ricerca d'un posto. Mi capitò di ricevere allettamenti
dall'impresario e dai cavalieri serventi della prima donna allora in voga, con allusioni a
biglietti per ogni concerto della medesima e a qualche probabile invito in un delizioso
castello nel Galles, purché omettessi di menzionare che la diva, mal sicura ormai del suo
"fa diesis", preferiva raggiungere soltanto il "mi bemolle". Il castello del Galles non mi ebbe
suo ospite, nemmeno dopo aver chiesto all'accompagnatore della signora in quale chiave
essa cantasse: «Ah non giunge».

L'andava proprio così. Si tolleravano i critici incorruttibili perché i loro articoli sollevavano
controversie interessando il pubblico all'arte, terreno di sfruttamento degli impresari. Una
critica sfavorevole ma di gradita lettura costituisce migliore pubblicità che non un noioso
articolo laudativo. Senza dubbio, il timore della lingua biforcuta del critico indipendente
c'entra per qualcosa nell'autorità e prestigio di cui lo si aureola. I critici compiacenti non
sono alla loro volta tutti corrotti; essi ignorano sovente di essere influenzati da menti più
abili delle loro; sovente, pure, non hanno abbastanza cultura per sapere che le cose non
vanno e, quando a poco a poco se la sono fatta, la cultura, non sono abbastanza sicuri di sé
o non trovano in sé il coraggio necessario per affermare un'opinione contro corrente.

Queste mie esperienze nonIl hanno nulla


Pratico a cheper
Mondo fare con labooks
Edunet corruzione municipale. Le cito
soltanto per dimostrare che un alto livello di moralità privata non è sicura garanzia del
minimo barlume di coscienza morale nella vita pubblica. Tra i letterati, la posizione sociale
e le qualità dell'educazione ricevuta, combinate con l'ingegno che tutti si spera possedere,
vengono considerate superiori a quelle dei commercianti e negozianti dominatori della
moralità municipale. Nessuno di noi si vergogna però di aspettar favori e accettarne da
gente sulla quale possiamo trovarci nell'obbligo di dover emettere qualche giudizio. Benché
non si prendano apertamente gratifiche in danaro, accettiamo senza arrossire l'equivalente
di abbondanti mance. In una città italiana, il direttore dell'albergo di lusso a cui avevo
chiesto le camere mi pregò di insediarmi quale ospite d'onore, e per tutto il tempo che mi
fosse piaciuto, nel migliore appartamento del suo albergo. In altri casi, di fronte a conti
ridicolmente bassi, fui obbligato a insistere affinché mi si facesse pagare come a chiunque
altro. E' questo un fatto d'uso comune, tanto che i più rispettabili giornalisti lo sfruttano
come cosa normale e pagano mediante articoli laudativi. Usano altresì reclamare sconti nei
negozi, libero ingresso nei locali di divertimento, e sarebbero meravigliati se qualcuno
osasse tacciare di corruzione il loro agire. Non sono veri delinquenti; mancano soltanto di
educazione politica.

In un mondo onesto non ci si dovrebbe dipartire dall'assunto fondamentale che la giustizia


e la verità non possono essere vendute né comperate, e che di tutti i mali commerci il
negozio del falso è il peggiore. Ogni cosa, invece, in una società commercializzata è da
vendere o comprare. Per aver venduto troppe polizze sulla vita eterna, la Chiesa cattolica
perdette metà dei suoi fedeli. I giudici, oggi, non usano più ricevere doni dai contendenti,
come si faceva una volta; l'avvocato invece è ancora venale in quanto vende i suoi servigi al
più alto offerente, ciò che risulta un notevole svantaggio per i miserelli dalle tasche vuote.
Stando così le cose, non può certo riuscire di sorpresa se le autorità municipali devono
essere continuamente in guardia per aiutare i loro amministrati a non pagar più volte, con
mance, gratifiche, tasse, i servizi che i funzionari municipali hanno a piacimento il potere
di rendere o meno. Essere pagati due volte per uno stesso lavoro e un insperato guadagno a
cui pochi impiegati sanno resistere, tanto più che non è necessario esigerlo per ottenerlo.
In un tempio solenne come pochi, cioè nel mausoleo di Napoleone a Parigi, il cui vestibolo
è tappezzato di cartelli nei quali si avverte essere severamente proibito dare mance, ho
sentito i guardiani chiedere gratifiche ad alta voce, ciò che mi ricordò quell'altro impiegato
municipale di uno spogliatoio, in un giardino pubblico, all'epoca dei miei primi passi come
predicatore di socialismo nelle pubbliche amministrazioni. Senza dubbio alcuno, gli
impiegati al mausoleo avevano lottato per ottenere il loro posto ed erano pagati meno dello
stretto necessario.

32. COERCIZIONI E SANZIONI


Nell'occuparmi delle richieste avanzate dalle professioni liberali, desiderose di non
sottostare nell'esercizio della loro attività alle limitazioni imposte dalla legge comune, e
dalla loro istanza in favore di una energica presa di posizione del Governo al fine di
garantire mediante crudeltà inveterate, generalmente connesse allo stato di guerra, un
sistema di polizia dei costumi del tutto indispensabile, secondo loro, al mantenimento
dell'ordine necessario a una società civile, considerai fuori legge sia le punizioni sia le
crudeltà. Posi quindi un problema: quali sanzioni debbono oggi rimpiazzare la pantofola, il
bastone, la bacchetta, la mazza, il gatto a nove code, la prigione, la forca, l'ascia, la
ghigliottina, la ruota, il rogo, il palo e ogni altro sistema di tortura e di assassinio con i
quali i governanti costringono i loro sudditi all'obbedienza?

Notiamo subito che l'abbandono della tortura quale punizione, e della pena di morte, non
comportano ciò che si usa comunemente chiamare l'abolizione della pena capitale: esse
implicano cioè l'abolizione Ildella pena capitale
Pratico Mondo perinEdunet
quantobooks
punizione, ma non della sentenza
di morte. Il diritto di partecipare all'umana società non può essere incondizionato; ecco
perché è bene non sia concesso a persone inadatte al vivere, ché, se fossero invece
autorizzate a rimanere al mondo, verrebbero sprecate altre vite utilissime, al solo scopo di
tener sotto controllo esseri nocivi. Mettiamo il caso di un uomo violento al punto di
giungere all'omicidio; non vedo quale legge morale possa autorizzarci a trasformare il suo
vicino in una guardia carceraria, per la sola ubbia di voler tenere in vita l'assassino.
Contempliamo, ora, un'avvelenatrice, oppure una donna che abbia gettato del vetriolo sul
viso di qualcuno. E' contrario al più elementare buon senso far sprecare la vita di una
donna di buoni costumi mettendogliela al fianco quale guardiana. Mi sembra doveroso
compatire i mostri e procurar loro una morte indolore, così come la si procura a un cane
arrabbiato. Allo stesso modo dovrebbero trattarsi tutti coloro che non valgono il pane con
cui si nutrono e sciupano la vita di chi, invece, non soltanto vale quel suo pane, ma rimane
ancora creditore verso la comunità, come d'altra parte dovrebbe rimanerlo qualsiasi
cittadino desideroso di meritarsi il rispetto e la considerazione sociale concessi, per ora,
soltanto ai signori di una certa classe.

Ai pensatori che rovinano ogni discussione proponendo di «riformare il criminale»


dobbiamo dire, usando modi più o meno pazienti, di andare al diavolo o di attenersi al
problema. Il cattivo soggetto che può essere riformato non è un criminale congenito e non
solleva quindi alcun problema; il nostro dovere è appunto di riformarlo. Egli farà poi, se
saremo veramente riusciti nel nostro intento, tutte le ammende possibili per i suoi misfatti.
Il problema sorge invece capitale nei riguardi del criminale congenito che non possiede gli
elementi necessari a subire l'influenza di una riforma e che, d'altra parte, non può essere
tollerato in una società civile. Lasciamo pure che i riformatori studino metodi adatti allo
scopo: essi si accorgeranno subito dell'assurdità che risiede nell'infliggere al colpevole pene
crudeli e spietate, e, dopo averlo bene ingiuriato ed esasperato, nel rimetterlo in
circolazione pronto a commettere nuovi delitti.

Vi è poi chi, come il "Peer Gynt" di Ibsen, teme ogni azione irrevocabile e preferisce
caricarsi di un'atrocità orribile quale è, a mio parere, il chiudere in carcere per tutta la vita
una creatura umana, piuttosto che ucciderla, possibilmente senza farglielo sapere,
mediante anestetici.

Possiamo usare di questa fobia dell'azione responsabile, facendo osservare agli


abolizionisti che un giorno di prigione è irrevocabile quanto la decapitazione; se ciò non
bastasse a tacitarli, null'altro potrà valere.

Eccoci giunti a una conclusione che coglierà di sorpresa i protestanti. Quando aboliamo le
punizioni e «non giudichiamo per non essere giudicati» ammettendo che due neri non
possono fare un bianco, che Satana non riesce - e, potendolo, non lo vorrebbe comunque
fare - a scacciare Satana, e che, dopo tutto, Gesù non era l'individuo eccentrico e poco
pratico da molti finora giudicato, ci troviamo nell'obbligo di far rivivere l'inquisizione.
Avremmo gran bisogno di una simile istituzione. Bisogna, si capisce, liberarla dalla follia
punitiva, ma per ottenere questo sarà bene preoccuparci senza indugi di mettere
l'eutanasia al servizio dei nostri Torquemada. La funzione principale di una onesta
inquisizione, quella cioè di sbarazzarsi dei non atti a vivere, assumerà maggior urgenza
quando i vecchi rimedi, dimostratisi peggiori delle malattie, saranno aboliti. I membri di
questo tribunale supremo dovrebbero essere scelti in una lista di giurati qualificati allo
scopo, poiché la questione di vita o di morte, sebbene abbastanza semplice nei casi di
assassinio e di egoismo spinto a tal punto da condurre ad assenza di scrupoli verso il bene
comune, può diventare difficile e sottile nei casi di tradimento e di eresia. Ma se anche non
esistesse una lista di simili Il
giurati a cuiMondo
Pratico ricorrere, dobbiamo
per Edunet bookscercar di fare del nostro
meglio valendoci di chi abbiamo sottomano. I delitti non aspetteranno certo per svolgersi
che il tribunale ideale sia impiantato; meglio perciò accontentarci di una qualsiasi giuria la
quale varrà sempre meglio di niente. Il veneziano Consiglio dei Dieci, il Vehmgericht, la
Star Chamber, il Politburò con la sua Cekà, la Cabala nazista con la sua Gestapo, le Ribbon
Lodges, i Ku-Klux-Klan furono e sono organismi di inquisizione; ben più semplici e giusto
sarebbe il chiamarli a questo modo, invece che glorificarli con nomi altisonanti, come si
glorificò la vecchia Inquisizione, sotto la specie addirittura di Santo Ufficio.

Per quanto ci sia dato prevedere, le cose si svolgeranno più o meno come segue: la polizia
dovrà fissare l'eccezionalità di un caso e presentare l'imputato ai giurati di un tribunale. Il
giudice, invece di dare esecuzione alla sentenza promulgata, riporterà il caso e il verdetto
all'inappellabile giudizio dell'Inquisizione, affinché questa esamini se l'accusato possa
rimanere in vita senza mettere in pericolo la sicurezza della comunità. Se, a esempio, il
colpevole si è sposato diverse volte e le sue mogli sono finite tutte annegate per caso nel
bagno domestico, o bruciate nella stufa, lo si troverà un bel mattino morto nel letto in cui si
era adagiato la sera prima senza alcun sospetto e godendo di perfetta salute.

Per quanto indolore possa essere la morte somministrata dall'Inquisizione, ogni cittadino
dovrebbe meditare sul fatto che essa vigila in attesa di colpire i delinquenti pericolosi,
incorreggibili. Il colpevole, poi, sapendo il suo caso preso in esame dall'Inquisizione, non
sarebbe mai sicuro la sera di svegliarsi vivo l'indomani. L'incertezza in proposito non
riguarderebbe soltanto il colpevole, ma un po' tutti, poiché il problema della maggiore o
minore attitudine a vivere potrebbe coinvolgere ognuno, prescindendo dal fatto che un
delitto sia o non sia stato commesso. Questo "memento homo" dovrebbe produrre un
senso di responsabilità sociale, che non soltanto è oggi inesistente, ma ancora discreditato
dalla chiassosa insistenza con cui reclamiamo la nostra libertà, al confronto della piccola
voce con cui ci riferiamo convenzionalmente ai nostri doveri. Parecchi anni addietro
suggerii che dovremmo essere obbligati a comparire ogni cinque anni di fronte a un
consiglio (praticamente una Inquisizione), al fine di giustificare la nostra esistenza,
correndo il rischio, se l'Inquisizione non fosse del tutto soddisfatta di noi, di incappare
nella pena di morte. Poco tempo fa, invece, scrissi una commedia intitolata "The Simpleton
of the Unexpected Isles", ove terminavo con la rappresentazione del Giorno del Giudizio
che immaginavo aver luogo in una bella mattina priva di qualsiasi manifestazione di
terrore apocalittico, in cui veniva chiesto di rispondere a un'unica domanda, e cioè: se in
coscienza l'interrogato si sentiva di asserire che faceva del suo meglio per mantenere a
galla la barca sociale. Chi si dimostrava un peso morto scompariva misteriosamente.
Debbo però confessare che nessun impresario a Londra ha giudicato il mio soggetto
abbastanza interessante da attrarre un pubblico a pagamento.

A ogni modo non riesco a concepire una civiltà duratura priva di questo potere di
inquisizione e di un costante e generale senso di responsabilità rivolto a sostenerlo.
Null'altro può distruggere la profonda convinzione radicata in noi, che il lavoro sia una
maledizione, il servire un atto degradante, la raffinatezza l'inseparabile attributo
dell'opulenza oziosa e improduttiva.
Tutti i casi, però, non pongono in questione il diritto di vita o meno dell'accusato. La
Dichiarazione americana d'indipendenza rivendica, per i cittadini tutti, il diritto alla vita,
alla libertà e al conseguimento della felicità. Ma la forca e la sedia elettrica hanno tenuto
poco conto di questo diritto di vivere mentre il conseguimento della felicità è il sistema più
semplice per andare incontro alla delusione e al suicidio, dato che la felicità è un
sottoprodotto di attività benefica e di circostanze
Il Pratico favorevoli.
Mondo per Edunet booksChe cos'è allora la libertà, e
quanta libertà bisogna considerare? Fra la vita e la morte non vi sono gradi intermedi, ma
fra la legge e la libertà ne esistono invece molti. Rousseau, il cui "Contratto Sociale" fu il
precursore della Dichiarazione americana, disse che gli uomini nascono tutti liberi,
proferendo a questo modo la più grossa bugia che persona sana di mente abbia mai detta.
Tutti gli uomini nascono in stato d'impotenza, ciò che li sottopone al buon volere dei
genitori e dei tutori, e crescono per arrivare a vivere del proprio lavoro, il quale può essere
evitato solo a prezzo di rendere schiavi i propri simili. Ogni Governo deve dire alla
maggioranza dei suoi amministrati: «Lavora o muori di fame; questa è la legge della
natura». E poiché al giorno d'oggi pochi cittadini possono trovar lavoro se non in qualche
elaborata e costosa organizzazione industriale, la cui messa in efficienza è ben superiore
alla capacità dei più, è bene che i Governi facciano essi stessi da elargitori di lavoro. Ed
ecco che il diritto alla libertà viene distrutto, mentre giungiamo alla constatazione che,
fuori dal socialismo, libertà significa schiavitù o fame; e che col socialismo addio libertà di
vivere oziosamente sul lavoro altrui, ciò che costituisce la principale attrattiva del
capitalismo.

E' chiaro che il "Contratto Sociale" e la Dichiarazione americana sono troppo poco
considerati per essere di qualche utilità all'Inquisizione, la quale dovrà decidere sul
problema di quanta libertà possa essere affidata a un cittadino, ammesso ch'egli sia
abbastanza utile da essere lasciato in vita. L'Inquisizione dovrà rivedere la posizione di
molteplici persone, oggi in prigione; ne troverà certo parecchie inabili a fare un uso
normale della libertà e tuttavia capaci di lavorare per sostentarsi, purché poste sotto
speciale controllo. Queste persone sono invece lasciate alla mercé delle crudeltà e
privazioni inflitte dal nostro codice penale senza vero riguardo alla qualità del peccatore,
risultando esse pene a puro vantaggio dei datori di lavoro: capitalisti i quali insistono
sull'utilità di porre in miserando stato i fuori legge allo scopo di condurre i proletari ad
accettare stipendi di fame e una abbietta servitù, pur di non condividere la sorte dei
malcapitati compagni. In Russia ho visitato uno stabilimento di correzione diretto con
sistemi umanitari. Sorgeva in un fiorente centro industriale dove i carcerati, allo spirar
della pena, finivano sovente per rimanere, simili in ciò a molti soldati i quali, benché sotto
le armi godano della minima libertà possibile, rinnovano la ferma, considerando grande
sventura la fine del servizio militare. Anche nelle prigioni britanniche i peggiori cittadini
sono spesso i migliori ospiti. Questi prigionieri esemplari non dovrebbero essere rilasciati,
ma sarebbe doveroso trattarli con intelligente senso di umanità tanto da impedir loro di
desiderare la liberazione. Meglio ancora sarebbe se giungessero a temerla. Al punto in cui
tutti siamo, i "liberi" poveri di oggi finirebbero per rompere i vetri delle prigioni pur di
entrarvi; ma quando la gente onesta se ne potrà stare comodamente in pace a casa propria,
questo pericolo verrà scongiurato.

Nulla può limitare l'estensione del pubblico potere sulla vita privata, all'infuori
dell'estensione del potere individuale su quello collettivo. Se a ogni individuo fosse dato di
annullare con un gesto della mano le forze che il Governo può usargli contro, l'Uomo
giudice, trasformato dalla fantasia di Shakespeare in una scimmia irata rivestita di
temporanea autorità, non dovrebbe più causare terrore; le sue vittime infatti, benché prive
della minima autorità, diverrebbero altrettante scimmie irate pronte a imitare un
meschino sottufficiale qualsiasi «to use his heaven for thunder, nothing but thunder» [1].
Nelle varie utopie lasciateci in dono dai nostri profeti politici, vediamo come essi non siano
stati capaci di concretare un piano di società umana perfetta, senza conferire allo Stato, o a
qualche individuo, il potere di vita o di morte.

Il letterato Bulwer Lytton, uomo di lunga esperienza politica, ci ha lasciato una sua Utopia
intitolata "The Coming Race" Il [2], nellaMondo
Pratico qualeper
ogni individuo
Edunet booksè dotato di un innato potere
chiamato "Vril", con cui può metter fuori combattimento vuoi un drago, vuoi un dittatore o
un esercito. Di conseguenza, in quella terra purtroppo favolosa, non esistono né draghi né
dittatori, e l'orrore dell'assassinio è tale da risultare impossibile il commetterne. H. G.
Wells, invece, ha scritto un racconto in cui la guerra è abolita grazie alla invenzione di una
bomba capace di disintegrare l'atomo in modo così decisivo, da produrre senza indugio la
decomposizione dell'universo intiero. Qualsiasi ambizioso tenti dare quell'arma in
dotazione alle sue truppe provoca una spontanea Lega delle Nazioni, la quale con assoluta
umanità decreta la fine del malcapitato. Shakespeare, dovendo spiegare in qualche modo la
sopravvivenza del filosofo Prospero in un'isola abitata da un solo abitante, il selvaggio
Calibano, fornito del potere di uccidere qualsiasi filosofo ponesse mai piede nel suo
territorio, dovette ridurre la personalità di Prospero a quella di un mago volgare,
procurandogli per madre la sfortunata strega-mostro Sicorace, e facendogli da questa
lasciare in dono il potere di procurare doglie dolorosissime e fortissime febbri ai suoi
nemici. Swift fornì i governanti della sua immaginaria Laputa di una isola volante, che
potevano scagliare quale gigantesco mattarello sopra una eventuale massa di rivoltosi.

Queste favole non illuminano la storia di luce alcuna, perché né Vril, né magia, né isole
volanti sono mai esistite, e nemmeno bombe atomiche di siffatta potenza. L'interesse
pratico di simili fantasie sta nel notare che neppure i poeti maggiori, e i romanzieri più
fantasiosi, sono riusciti a concepire una società nella quale non sia ritenuto necessario
tenere in scacco l'istinto che conduce gli uomini a uccidersi scambievolmente. Quando, in
una serie di commedie riunite sotto il nome di "Back to Methuselah" [3], diedi il mio
contributo all'utopia conferendo alla mente sulla forza fisica un potere altrettanto
irresistibile di quello conferito a Propero su Calibano, dovetti pur ricorrere a un simbolo;
ma, non accontentandomi di pura fantasia perché con le utopie non si giungerà mai ad
alcun risultato pratico, m'indussi a scegliere quale stimolo capace di tenere a bada gli
uomini una forza usata comunemente, atta perciò a poter anche subire mutamenti
rivoluzionari nella sua applicazione. Questa forza si chiama soggezione. Essa sola permette
al maestro di mantenere la disciplina fra la massa degli scolari che altrimenti, e con ogni
facilità, lo farebbero a pezzi, allo stesso modo con cui nel 1672 la plebaglia olandese trattò
de Witt. L'uomo di Stato deve saper sfruttare il sentimento di soggezione perché esso ha da
conferire autorità non soltanto a persone superiori che già di per se stesse la ispirano, ma
anche a qualsiasi zoticone a cui abbigliamenti, seguiti, livree e uniformi risultano essere un
corredo necessario affinché possa imporsi ai comuni mortali, diventando una specie di
idolo animato.

La reazione a questo stato di soggezione fittizia ha prodotto a tutta prima i "Roundhead"


[4], i quaccheri inglesi, e in un secondo tempo i diplomatici americani che usano
presentarsi a corte, fra altezze reali e aristocratici rivestiti di sontuose uniformi, mentre
essi non indossano che un abito borghese e si chiamano semplicemente "Mister". Persino
questi iconoclasti sono impotenti di fronte a coloro che per loro natura ispirano riverenza.
Sono irriverente e sarcastico quanto sia dato esserlo a un onesto pensatore: eppure ricordo
che a venti anni, in una data occasione in cui conobbi un rabbino, questi m'incusse un tale
senso di soggezione da farmi rimanere muto. Non so trovare una causa al mio sentire: non
ci eravamo mai incontrati prima, e quel giorno scambiammo appena qualche idea, in pochi
minuti di conversazione, su ordinarie questioni d'affari. Emanava da lui un ignoto potere
magnetico, mesmerico o ipnotico che fosse, tanto che al suo cospetto mi ridussi in uno
stato di soggezione da me totalmente ignorato fino allora, e mai più provato di poi. Di
fronte al rabbino, senza ragione alcuna, mi ero disanimato. Da quel giorno lo spirito di
osservazione e le storie lette su tribù primitive in cui la forza vitale si disgrega all'apparire
dell'invasore civile mi hanno convinto che ogni persona vivente possiede un campo
magnetico di maggiore o minor intensità,
Il Pratico Mondocheper
permette a chi è più carico di energia di
Edunet books
dominare chi lo è meno, o chi, a causa di timidezza eccessiva, rimane più suscettibile alla
sua influenza. Ho assegnato a questa mia opinione un valore scientifico nella quarta parte
di "Back to Methuselah"; ma so già che i biologi non vorranno credermi fin tanto che uno
di loro non riesca a far sì che in una prova di laboratorio un cane non provi soggezione per
un porcellino d'India. Può darsi che un giorno o l'altro un intelligente bio-fisico riesca a
misurare la suddetta energia come oggi si misura l'elettricità. Nel frattempo non si può
negarne l'esistenza, per cui ogni governante dotato di senso pratico farebbe bene a
riconoscerla e anche a sfruttarla.

Nella mia Utopia ricorsi pertanto alla Soggezione naturale e artificiale quale mezzo grazie a
cui la mia "razza a venire" teneva in soggezione gli zoticoni. E poiché l'età è fonte naturale
di rispetto, tanto da assicurare la necessaria sottomissione dei figli ai genitori o ai tutori,
liberai la mia razza dalla morte naturale, seguendo in ciò Weismann che suggerì essere la
morte il rimedio propinato dalla natura contro la sovrapopolazione, causa unica della
caducità umana. Non fosse per essa causa, l'uomo potrebbe essere immortale come le
amebe.

Ecco come, senza dover ricorrere ad alcuna magia, riuscii a rendere accetta una favola in
cui, grazie allo sviluppo evoluzionista delle sole forze naturali, la saggezza si era fatta
temibile sino al punto da diventare mortale. La soggezione, difatti, ingenera scoramento e
lo scoramento, nel suo ultimo grado, significa morte.

E' chiaro che l'uomo di Stato debba tener conto sia della soggezione naturale sia di quella
artificiale, e ricorrere all'artificiale quando la naturale non è sufficiente a mantener la
disciplina popolare. Corrispondente alla Soggezione, quale forza sociale, si riscontra il
Disprezzo, che può esso pure venir maneggiato a piacimento. Gli uomini sono per lo più
classificati dai vestiti che indossano. I nudisti dimenticano talvolta che se il terrazziere e il
re si mostrassero attorno nudi, non fosse che per convenienza sociale il primo dovrebbe
per lo meno riprendere il suo berretto in mano e il secondo la sua corona; questo anche se
si giungesse al punto di considerare i terrazzieri più rispettabili dei re. Il pagliaccio da circo,
la cui professione è di far la parte dell'indolente, vigliacco, ladruncolo, ingordo, ubriacone e
dispettoso, e di sollevare lo scherno in ogni sua attività, sia questa l'inciampare, o il cadere,
o il prendere botte e calci, indossa a questo effetto un abito ridicolo e si dipinge
assurdamente il volto. Se si mettesse le uose di un decano o l'ermellino di un giudice,
sebbene con l'andar del tempo questi ornamenti appaiano ormai ben poco meno bizzarri
del multicolore vestito con cui si acconcia il buffone, egli non riuscirebbe a far pagliacciate,
anche se le autorità glielo permettessero. Un attore che si accinge alla parte di generale
deve omettere qualche piccolo particolare dell'usuale divisa, alfine di stabilire una frontiera,
non importa se minima, fra la realtà e il simulacro. Non è questo soltanto un costume
d'arte, ma l'applicazione al teatro della legge generale che nega ai cittadini di usare
distintivi di grado o di sesso a cui non abbiano ufficialmente o naturalmente diritto.

Qualsiasi Governo può promuovere a volontà Soggezione e Disprezzo e può anche abusare
sia dell'una sia dell'altra cosa. Il sistema feudale si era creato una aristocrazia usando il
sistema della ereditarietà, ciò che produsse un numero rilevante di baroni, i quali, incapaci
di incutere per loro propria natura un minimo di soggezione, furono differenziati dai
comuni mortali mediante vesti, ricchezze e rendite. All'epoca in cui la peste ridusse di tanto
il numero dei popolani da far aumentare la paga di un umile lavoratore sino al punto di
permettere alla sua donna il lusso di comperarsi ornamenti d'argento, l'emanazione della
legge suntuaria proibì al popolino di portare gioielli; gli insorti della Rivoluzione francese
furono chiamati "sans culottes" perché le brache, a quell'epoca, le portavano soltanto gli
aristocratici. Quando la Rivoluzione
Il Praticoamericana
Mondo per proclamò per tutti il diritto alle armi,
Edunet books
quella categoria di americani che Dickens rese celebre con il signor Hannibal Chollop ne
abusò a tal punto che i Governi americani furono alla fine costretti a proibire a tutti il porto
della pistola, così come il Governo italiano, per la stessa ragione, proibì molto tempo fa il
porto del pugnale. Non mi è dato oggi possedere un fucile senza aver prima ottenuto un
regolare permesso, e in tutta Europa oggi si è uccisi se trovati in possesso di armi. Non c'è
fine alle Azioni e Reazioni messe in moto all'epoca in cui si ricorse alla soggezione
artificiale per colmare la deficienza in natura di questa qualità ritenuta necessaria.

E' certamente assurdo credere che la natura abbia commesso una deficienza proprio in
questo campo. La natura è incorreggibilmente prodiga e produce governanti e
organizzatori in misura più che sufficiente a riempire tutte le liste delle necessarie
gerarchie, fornendo altresì un sovrappiù bastevole a facilitare ai governati il controllo
democratico degli eletti. Di questa generosa abbondanza deve essere partecipe la
popolazione intiera, dalla cui totalità risulta poi la piccola percentuale di capi scelti per doti
naturali. Inoltre, per rendere più proficua la selezione, è necessario che cultura ed
educazione siano alla portata di tutti. Se, causa l'indigenza proletaria, il 90 per cento della
popolazione è escluso da questa cultura, viene matematicamente escluso il 90 per cento dei
possibili governanti o organizzatori, ottenendo il risultato di dover ricorrere al vecchio
sistema che riveste d'orpello "the tenth transmitter of a foolish face" [5] tanto per
conferirgli un aspetto abbastanza autorevole e permettergli di prender parte alla cosa
pubblica dove non saprà far altro se non quello che sempre è stato fatto.

Muoiono imperi a causa di queste finzioni; lo ricordino gli Stati democratici, che andranno
alla rovina se non vorranno rivolgere i loro sforzi ad aprire a tutti le porte della cultura e
dell'educazione; ciò che in pratica significa uguaglianza, di guadagno per tutti. La sanzione
finale di questa uguaglianza, ora che non si crede ciecamente a un potere divino di
remissione o di condanna eterni conferita ai sacerdoti, è il potere di vita e di morte
posseduto dai Governi secolari che mai, e per nessuna ragione, lo delegano ai duellanti. I
monarchi si abituano presto a firmare condanne a morte, specialmente nei paesi molto
popolosi. La vita umana non è certamente più sacra in Irlanda che in Inghilterra;
purtuttavia, quando ero ragazzo, in Irlanda una esecuzione capitale avveniva forse ogni sei
mesi, e per qualche tempo costituiva il fatto saliente del giorno, rappresentato a caratteri
vistosissimi sui giornali. In Inghilterra, invece, dove si ha una popolazione dieci volte
superiore a quella dell'Irlanda, la regina Vittoria firmava settimanalmente condanne a
morte, ciò che mi fa credere che ella non desse al fatto maggior importanza di quanta ne
ponesse per la firma di un assegno. Gilbert Chesterton, un giorno in cui assolveva ai suoi
doveri di giurato, fece osservare che allorquando si debba ricorrere a qualche misura
radicale, bisognerebbe dar voce in capitolo a persone non di mestiere, la cui sensibilità cioè
non sia incallita del tutto ancora dall'abitudine quotidiana all'imposizione di crudeltà.

I poteri di vita e di morte necessari alla disciplina degli Stati civili trovano la loro più ampia
applicazione nell'istituto chiamato Guerra, mediante il quale un'intiera nazione, o un
blocco di nazioni si costituisce inquisitore internazionale, e, se stabilisce che qualche altra
nazione (o blocco di nazioni) è indegna di vivere, procede a sterminarla. Tale decisione è
naturalmente reciproca, poiché la nazione giudicata non accetterà il verdetto, cosicché non
le rimarrà altra soluzione all'infuori di sterminare chi ha deciso di distruggerla. Ora, i
poteri di vita e di morte cominciano ad aver la loro prima applicazione in patria; poiché gli
eserciti, per poco avessero un po' di buon senso, fraternizzerebbero gli uni con gli altri o si
darebbero alla fuga invece di accingersi a una carneficina in cui chiunque può lasciar la
pelle, se non sapessero che all'alba chi non ha ucciso, devastato, incendiato, chi non si è
comportato come un pazzo omicida, verrà fucilato dai suoi compagni.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Tutto questo sterminio, per quanto logicamente perfetto, non produce l'effetto desiderato.
Portarlo alle estreme conseguenze diverrebbe troppo costoso, e d'altra parte né i soldati né
i cittadini lo sopporterebbero; accadrebbe così quello che è avvenuto in Germania nel 1918.
D'altronde, per sterminare una nazione è inutile perder tempo a uccidere gli uomini che le
donne possono subito rimpiazzare. Tanto vale uccidere le donne. A onta dell'evidenza di
questo ragionamento, nessuno sterminatore ha ancora osato proporlo come obiettivo, di
guerra. Adolf Hitler, la cui fobia anti-semita superò la fobia anti- cananita di Giosuè o il
furore reciproco fra i crociati e i saraceni, si arrestò davanti alla decisione di uccidere le
donne e lasciare in pace gli uomini.

I casi estremi servono soltanto a fissare gli estremi limiti entro cui dobbiamo stabilire la
nostra scelta. Sebbene non si possano sterminare le nazioni nemiche, né permettere loro di
invaderci e ridurci in schiavitù, noi possiamo, anzi dobbiamo sterminare i singoli individui
e uccidere un numero bastevole di nemici da far ragionevolmente sperare di poterli
sconfiggere poi tutti, e, giuste o no, imporre le nostre condizioni ai sopravvissuti. Non
esiste, purtroppo, una legge abbastanza perfetta in base alla quale i governanti possano
decidere, mettendo da un canto il loro giudizio personale, quando possano o debbano
uccidere.

C'è forse un altro limite al potere esercitato dallo Stato sugli individui: le sentenze devono
essere eseguite così come sono state decretate e approvate; ma può darsi riesca impossibile
trovare l'esecutore materiale della sentenza. Finora, tuttavia, questo pericolo non mi pare
essersi avverato, ché non ricordo casi di tortura non applicata per carenza di boia. Il rogo
per donne vive, l'esecuzione capitale dei ribelli inventata per intimidire patrioti insorti
della tempra di un William Wallace, l'uso romano della crocifissione applicato a Gesù, il
sistema trovato dai francesi per punire i parricidi usato contro Damiens e Ravaillac, e gli
orrori messi in opra per torturare l'Anabattista Giovanni di Leyden (ho visto appesa alla
torre della cattedrale di Munster la gabbia dove i suoi carnefici rinchiusero quel poco che
dopo la tortura rimaneva di lui, per finirlo con la fame), sembrano esaurire l'inventiva della
crudeltà umana; non si ricorda tuttavia esempio, in cui la ricerca del volontario disposto a
fare da boia per un compenso nemmeno troppo lauto abbia causato difficoltà. Alla folla
piace contemplare i condannati a morte sulla via del supplizio. Essa si rovescia per strada e
paga somme considerevoli pur di ottenere un posto a una finestra dalla quale osservare la
macabra funzione. Dopo tutto, un'esecuzione capitale è uno spettacolo popolare. La gente
si assiepa fuori delle mura della prigione in cui un assassino deve essere impiccato,
sebbene sappia che nulla potrà vedere dell'esecuzione. La generazione di parigini
contemporanea di san Francesco di Sales si divertiva a contemplare i condannati le cui
ossa venivano stritolate dal supplizio della ruota, supplizio del quale l'usanza continuò nei
secoli. Sui miei vent'anni conobbi persone che ricordavano di aver assistito a qualche cosa
del genere. Di proposito mi astengo dal parlare dei circhi equestri, sebbene oggi ancora
godrei di ciò che nella mia giovinezza chiamavo equitazione, perché non posso sopportare
di veder eseguire da animali esercizi in antitesi alla loro natura, mentre sarei pronto a
uccidere i loro allenatori purché fossi sicuro di ottenere un'assoluzione per omicidio
giustificato.
I Governi possono trar vantaggio da simili manifestazioni di ferocia primitiva, usandone
per imporsi sui loro amministrati. Ecco perché i governanti dovrebbero essere scelti con
molta cura; in ogni Stato moderno vi è infatti un numero sufficiente di furfanti pronti a
procurare a un Governo di malfattori le forze armate alle quali i cittadini disorganizzati
non possono resistere. Le migliori coscienze sono ben più umane dei codici penali e
militari; la breccia fra gli uni
Il ePratico
gli altri Mondo
non può
peressere
Edunetcolmata
books se non si affida il comando
alle nostre migliori coscienze. Finirà, altrimenti, per capitarci quello che è avvenuto in Cina;
squisita civiltà nelle classi colte, e i criminali tagliati a pezzi per divertire la folla.

33. LEGGE E TIRANNIA


La storia si è fin troppo occupata delle tirannidi esercitate da re, usurpatori o conquistatori
e delle fasi terroristiche a cui ogni rivoluzione va soggetta. Tutto il dicibile su questo
argomento è ormai stato detto e ripetuto. Ciò che urge è studiare come liberarci dalle
tirannidi, che, con le migliori intenzioni, i nostri governanti c'impongono perché tratti in
inganno da una scienza bugiarda e dai grossolani errori commessi da intelletti mediocri del
tipo di un Jenner, di un Lister o di un Pavlov. Parlo per esperienza perché da giovane patii
dello stesso male che acceca molti. A un dato momento della mia evoluzione intellettuale
trasferii la fede nell'infallibilità e autorità assolute delle epistole dei santi Pietro e Paolo,
fede che fin dalla fanciullezza mi era stata inculcata, agli scritti di Helmholtz e di Tyndall;
allora, il primo capitolo della Genesi mi apparve una favola ridicola, mentre "Le origini
delle specie" di Darwin assunsero la forza di una rivelazione. Tutti, più o meno, facciamo la
stessa cosa. San Tommaso d'Aquino e san Giovanni Battista credevano che l'acqua santa,
specialmente se proveniente dal fiume Giordano, avesse proprietà magiche; devo però
riconoscere che essi non si esaltavano per questa loro credenza quanto i nostri scienziati
allorché s'incominciò a parlare di radio. Giovanni e Gesù, che sostituirono il battesimo alla
circoncisione, furono molto meno creduli e intolleranti del contadino Jesty e del dottor
Jenner i quali sostituirono al battesimo la vaccinazione. A noi fanno tanta impressione gli
sciamani africani che scoprono le streghe al fiuto e le fanno uccidere, che li tacciamo
d'infamia con la stessa risolutezza con cui tacciamo d'infamia gli stregoni Vudu: eppure,
Dio sa quali grida sappiamo lanciare contro i "portatori" di malattie, e con quale terrore
considerammo Mary la portatrice di tifo, quasi fosse stata la terribile strega di Endor.

Non intendo dire con ciò che tutte queste forme della nostra credulità siano dannose. Noi
non proponiamo di bruciare viva la "Typhoid Mary": coloro che ne reclamavano la
segregazione o la soppressione arrivavano al massimo all'idea di una morte indolore.

Né bisogna dedurre che tutte le scoperte scientifiche siano mistificazioni, basandosi sul
fatto che oggi si crede nella scienza altrettanto ciecamente di quanto tempo fa si credesse
nel sole fermatosi un bel giorno ad aspettare Giosuè. Quello su cui insisto è che l'uomo di
Stato non deve accettare qualsiasi sanzione professionale di una proposta scientifica, quale
prova della sua efficacia. Può darsi che sia efficace, ma può anche darsi che non lo sia. La
chirurgia antisettica di Lister, che gli fruttò una statua a Londra e un altare nel tempio di
Esculapio, si dimostrò in pratica un errore grossolano; ciò non di meno è bene non
dimenticare l'esistenza dei fagociti, esseri lunghi meno di un bimilionesimo di pollice che,
grazie al nuovo microscopio elettronico, possiamo ormai contemplare. Bisogna comunque
tener presente che gli errori non sono sempre del tutto disastrosi. La chirurgia antisettica
di Lister si mostrò dannosa per il paziente e per il chirurgo ma, incidentalmente però.
riuscì a debellare la cancrena ospedaliera, imponendo una pulizia scrupolosa là dove prima
aveva regnato la pestilenza. Però, dopo aver raggiunto questo risultato, si giunse a tali
estremi che, allorquando la guerra rinnovò l'urgenza d'interventi tempestivi e di fortuna, i
feriti sovente morivano nell'attesa che le infermiere listeriane avessero finito di bollire
l'acqua e di sterilizzare tutti i ferri. Dei listeriani, con loro gran sorpresa, si finì per doversi
sbarazzare.

Quando l'approvazione di una nuova legge richiama l'attenzione su questioni fin allora
trascurate, si provoca un mutamento che richiede l'uso di un'accurata interpretazione. Io
stesso, quale membro di unIlconsiglio
Pratico d'igiene,
Mondo perhoEdunet
avuto books
la mia parte di responsabilità
nell'imporre ai proprietari di case attrezzature igieniche che, si scoprì poi, erano molto più
dannose dei vecchi gabinetti. A ogni modo, l'aver rivolta l'attenzione del pubblico verso un
problema a lungo trascurato per falso pudore, migliorò di tanto le statistiche di vita, da
farci credere che le nostre decantate vaschette igieniche fossero un ritrovato miracoloso.

Scoprimmo poi di aver errato e ci rimettemmo a perseguire coloro che non si decidevano
ad abbandonare gli utensili sanitari da noi imposti poco prima, pena una multa.

Per l'appunto in questi giorni mi capitò di udire un ministro portare a difesa delle iniezioni
anti-difteriche praticate ai bambini una statistica che egli giudicava del tutto convincente, e
cioè che dei bimbi vaccinati uno solo era morto, mentre 418 casi letali si erano riscontrati
fra i non vaccinati. L'uomo della strada si convince subito nel leggere questo genere di
statistiche. Esse invece non eliminano neppure il sospetto che l'inoculazione e la
vaccinazione possano essere più mortali delle malattie che dovrebbero prevenire. I
bambini vaccinati appartengono alla categoria dei figli di genitori coscienziosi e colti i quali
si prendono molto a cuore la salute della loro prole e si preoccupano di far ispezionare una
volta all'anno gli impianti sanitari delle loro comode abitazioni. Quelli non vaccinati sono
invece i figli di genitori sbandati, o ignoranti, oppure poveri, i quali ultimi non possono
permettersi il lusso di obbedire alle prescrizioni mediche. La mortalità infantile, in simili
ambienti sovente sovrapopolati, è sempre altissima per cause assai diverse da quelle
trattabili con vaccini o simili. Le statistiche che lumeggiano la resistenza all'infezione fra i
bimbi ben nutriti e ben alloggiati da una parte, e dall'altra bimbi denutriti nati e cresciuti
in squallide case o appartenenti comunque a un agglomerato composto del 90 per cento di
proletari, sono sempre di gran lunga a favore dei primi. I fautori della inoculazione
affermano che la differenza sta a dimostrare il valore del loro sistema; dato questo, non
vedo il perché i gioiellieri e gli eleganti empori di West End non debbano sostenere che il
merito della minor mortalità deriva tutto dal padre, in quanto esso possiede un orologio
d'oro o un cappello a cilindro. Gli statisti seri si guardano da simili affrettate deduzioni
sottoponendo ogni novità a un controllo sperimentale. Se dopo aver praticato a tutti i
ragazzi di Eton una puntura anti-morbo, e aver lasciato a quelli di Harrow le sole forze
naturali per combattere esso morbo, si riscontrassero differenze notevoli di contagio a
favore dei primi, allora sì che si riuscirebbe a provare l'efficacia del farmaco, mentre invece
un paragone tra l'una di queste scuole e un'altra di un distretto molto più povero non
proverebbe altro se non che la miseria e la sporcizia sono dannose alla salute.

Oltre a ciò, le statistiche possono essere falsificate. L'esperienza da me fatta quale


consigliere di amministrazione nella mia parrocchia comprende l'ultima seria epidemia
londinese di vaiolo. La gente si affrettava a farsi rivaccinare e, poiché davamo mezza
corona per capo vaccinato, i medici si affrettavano a rivaccinare. Dopo poco ci capitò di
riscontrare che tra i pazienti, da noi mandati all'ospedale contumaciale perché affetti da
vaiolo, se ne trovavano alcuni già rivaccinati. Detto e fatto, li spediamo dal contumaciale a
un ospedale di medicina ordinario, battezzando questa volta il male: eczema pustolare o
vaioloide. Di conseguenza, per parte nostra la rivaccinazione ne uscì probante quanto mai,
sebbene, a mio parere, essa abbia provocato gravi malattie e temporanei malesseri anche
fra noi del consiglio parrocchiale. In quanto a me non mi feci rivaccinare. Nemmeno il
nostro ufficiale medico si sottopose alla puntura, sebbene nelle sue conferenze al pubblico
si mostrasse ardente fautore della teoria di Jenner. Entrambi uscimmo indenni
dall'epidemia, ma nessuno si degnò di far figurare i nostri casi nelle statistiche ufficiali.

Sulla scienza della diagnosi mi sono già pronunciato: dovrebbe essere l'esatta
classificazione delle cause di malattia e di morte, mentre invece ci si accontenta di pura
nomenclatura. Far apparireIle scomparire malattie
Pratico Mondo è un gioco;
per Edunet books questione di nomi. Ci è facile
ridurre 1000 casi di tifo a soli 500, purché la metà di questi 1000 li classifichiamo come
enteriti.

L'ingannevole scienza sorta dal trucco che consiste nel far credere che una semplice
nomenclatura sia un'importante scoperta è così delusiva, che chiunque veda attraverso le
apparenze è tentato di promuovere agitazioni allo scopo di indurre la legge a dichiarare
illegale l'uso di ogni parola nuova finché il suo significato non venga chiarito da un atto
parlamentare. Siccome il rimedio sarebbe forse peggiore della stessa malattia, è una vera
fortuna che i moderni testi scientifici siano così pieni di parole nuove da diventare per lo
più illeggibili. Quando il signor A. annunzia di aver ottenuto in laboratorio un dato
risultato, e il signor B. risponde che i risultati da lui conseguiti non sono gli stessi, da
qualche parte deve pur esservi un errore; si riesce a parare questo inconveniente definendo
importanti scoperte sia i risultati ottenuti da A. sia quelli ottenuti da B., battezzandoli con
nomi differenti e scegliendo l'appellativo tra nomi greci possibilmente polisillabi. Ecco
come i libri di testo, mettendo da un canto la logica, acclamano quali inventori certi
messeri che non altro han scoperto all'infuori dei loro errori.

I governanti che si lasciano ingannare da simili raggiri dovrebbero essere cancellati dalle
liste elettorali.

Quando si tratta di salute pubblica o di diplomazia, l'uomo di Stato non deve mai
dimenticare che, come disse Ferdinand Lassalle, «la menzogna è una forza europea». Nelle
questioni di medicina, essa è addirittura una forza mondiale. La pubblicità fa abbondante
uso di bugie, e questo le è permesso perché il commercio è ricco e potente, così come lo era
permesso ai principi, secondo l'insegnamento del Machiavelli. La vaccinazione produsse
un fiorente commercio di vaccini. Più tardi la parola vaccino fu applicata a profilattici che
nulla avevano a che fare con il vaiolo e ora abbiamo una intiera industria dedicata ai
vaccini, pseudo-vaccini, sieri terapeutici, estratti ghiandolari detti ormoni, antigeni,
antitossine, in aggiunta alle vecchie pillole, purganti, tonici, cinti elettrici e simili, i quali
tutti si vantano di prevenire o curare qualsiasi male conosciuto o immaginato; alcuni di
essi promettono persino di ringiovanire i loro compratori e di prolungare la vita di una
cinquantina d'anni. Frammenti di greco o di latino, con l'aggiunta di suffissi in «osi», a
ina», «ax», «on», sostituiscono i vecchi nomi o ne creano di nuovi, riuscendo a
impressionare il pubblico, così come la lunga parola Mesopotamia pare impressionare in
senso religioso la gente semplice. Noi tutti leggiamo gli avvisi di questi prodotti,
comperiamo i prodotti stessi, ci curiamo con la nostra "vis medicatrix naturae" e,
attribuendo la guarigione alla medicina, mandiamo ai fabbricanti numerosi atti di
testimonianza i quali vengono debitamente pubblicati e talvolta debitamente pagati. Una
signora di mia conoscenza ricevette 800 sterline in cambio di una lettera nella quale
attribuiva la bellezza della carnagione - e Dio sa che se ne scorgeva da lontano il trucco a
un rinomato unguento per il viso. Anche a me è stata offerta una somma considerevole
affinché mettessi le mie facoltà al servizio di un corso educativo per corrispondenza. Non vi
è dubbio che le guarigioni sono talvolta genuine, le testimonianze disinteressate, e che
coloro che decantano i pregi di certi medicamenti sono abbastanza onesti da averli almeno
provati; ciò non toglie, però, che l'impudenza venale di queste menzogne sia enorme.
Ora, se una menzogna è popolare, come lo sono i racconti di fate o di miracoli, è
impossibile fermarla una volta entrata in circolazione. Per quanta autorevolezza si
impieghi nello smentirla, gli ignoranti continuano a ripeterla e i giornalisti a copiarsela
l'uno con l'altro, fintantoché cessi il bisogno di credervi. Allora, e soltanto allora, l'inganno
muore di morte naturale. Ma la morte è lenta e può anche durare un secolo o più; di questa
lentezza fanno prova le molteplici falsità
Il Pratico contro
Mondo per le quali books
Edunet già si lottava nella mia giovinezza,
e che oggi, alla fine della mia lunga vita, serbano tuttora il loro potere di illusione. I
governanti debbono stare in guardia contro di esse. Possono utilizzarle a uso di governo,
come faceva Cesare Borgia (meglio non parlare dei nostri statisti contemporanei); ma se
prestano fede anch'essi all'inganno, sono perduti. Si dice che lord Melbourne, il Virgilio
della regina Vittoria quando essa era appena salita al trono, mettesse il Gabinetto da lui
presieduto con le spalle al muro dicendo: «Poco m'importa quale maledetta bugia si abbia
da dire, ma nessuno di voi uscirà di qua se prima non ci siamo messi d'accordo di dire tutti
la medesima bugia». Prescindendo dalla verità o meno di questa storiella, sta di fatto che
anche l'uomo di Stato più onesto deve governare dicendo al popolo ciò che è bene che esso
creda, sia questo secondo verità o meno. Se la settimana dopo il detto del governante si
mostrerà di già falso, nessuno vi farà caso in Inghilterra, perché il popolo inglese non
ricorderà mai un discorso politico oltre l'intervallo che decorre fra il giornale del mattino e
quello della sera. Dissi una volta in pubblico (stavo facendo un brindisi ad Albert Einstein),
che la religione ha sempre ragione e la scienza sempre torto. Lord Melbourne si sarebbe
espresso in altro modo: avrebbe detto, cioè, che i preti dicono sempre la stessa bugia e mai
l'abbandonano, mentre gli scienziati cambiano storiella ogni tanti anni, e trascorrono gran
parte del loro tempo a contraddirsi vicendevolmente, cercando di mettere in evidenza gli
errori l'un dell'altro. In fisica astrale, per esempio, il libro della Genesi è rimasto
immutabile come roccia per quelle che sono ormai decine di migliaia d'anni, mentre
durante il semplice corso della mia vita l'universo astronomico, che dapprincipio mi si
presentava accompagnato dal desolante vaticinio del sole in via di raffreddamento, e della
terra ricoperta di ghiacci in cui ogni forma di vita si sarebbe inevitabilmente estinta, oggi
viene più piacevolmente raffigurato: pare che l'azione ritardatrice delle maree condurrà
alla fine all'immobilità tutti i corpi celesti, i quali si fracasseranno poi l'un contro l'altro
formando un'unica massa di inimmaginabile mole, dotata in seguito all'urto di una
temperatura tanto elevata da rendere difficile il farsi un'idea su quale forma di vita vi
potrebbe attecchire. La legge newtoniana del movimento rettilineo deviato dalla
gravitazione è stata soppiantata dall'ipotesi della traiettoria curva, la quale c'induce a
chiederci se la più lontana stella, rivelataci dai telescopi, non sia altro che il nostro sole
rifratto tutto attorno all'universo. Ci hanno regalato poi un universo in espansione le cui
stelle si allontanano da noi a una velocità terrificante, secondo quanto ci viene indicato
dallo spostamento del rosso sullo spettro; in base alla stessa evidenza, ci è stato poscia
dimostrato che alcune stelle si avvicinano a noi con velocità pari a quella propria delle
stelle che da noi si allontanano, ciò che fino a nuovo ordine pare condurci alla conclusione
che un bel giorno Sirio ci urterà, simile, salvo le dovute proporzioni, a una palla di cricket
lanciata contro un palo, riducendo l'universo a un eruttante vulcano. La conoscenza
semplicistica dell'atmosfera nella sua composizione di tre gas è stata sconvolta dalla
scoperta dell'argon con il suo seguito di nuovi gas. Tyndall, che meravigliò il mondo
annunciando com'egli riscontrasse nella materia la promessa e la potenzialità di tutte le
forme esistenti, è dimenticato e sostituito dai fratelli De Broglie, che ci convincono della
non-esistenza della materia soppiantata ormai dal moto.

Da un punto di vista intellettuale tutto ciò è molto divertente in quanto dà alla scienza un
certo fascino di novità, priva della quale l'attenzione non riuscirebbe ad applicarsi a lungo
senza incorrere in una noia intollerabile; ma l'uomo di Stato non può governare senza una
fede stabile, vera o falsa che sia. Questa è la ragione per cui egli deve limitarsi alle certezze
virtuali e diffidare delle incerte speculazioni. Alcune certezze esistono; si sa, ad esempio,
che il sole sorgerà e tramonterà pure domani, che il cittadino privo per dodici ore di cibo e
bevande diventerà pericolosamente vorace e antifilosofico, e che, se col prolungarsi delle
privazioni non si indebolirà fino a morirne, finirà col ribellarsi e rubare. L'uomo di Stato
possiede con ciò elementi sufficientemente solidi per affrontare con una certa sicurezza il
problema agricolo. Tuttavia, Ilsenza l'aiuto
Pratico di per
Mondo qualche conoscenza
Edunet books di chimica agraria, anche
le terre più fertili s'inaridiscono, come stanno ora facendone la triste scoperta alcuni amici
miei i quali qualche anno fa avevano fattorie in America. In Russia, con la
collettivizzazione della terra e la meccanizzazione dei metodi di coltivazione della
medesima, si è raggiunto un meraviglioso progresso; ma entrambi i sistemi finirebbero per
mutare la Russia in un deserto di Gobi, se non fossero coadiuvati dall'uso di fertilizzanti
chimici, ciò che riconduce l'uomo di Stato a fare i conti con lo scienziato, il quale si farà un
dovere di provargli che la terra abbisogna di un concime a base di vitamine A o B o C, o X o
Y o Z. Ammetto che l'uomo di Stato troverebbe alcune difficoltà a rispondere: «Questa è
scienza; e il signor Shaw dice che la scienza sbaglia sempre».

L'uomo di Stato si trova di continuo davanti allo stesso dilemma: senza una stabilità
governativa, che di per sua stessa natura impedisce il naturale svolgersi di cambiamenti
progressivi, egli non riesce a governare; d'altro canto il signor Wells lo ammonisce
dicendogli che una comunità è condannata a finire, se non sa adattare le istituzioni che la
reggono ai mutamenti risultanti da invenzioni e scoperte, comunicazioni veloci,
meccanizzazione del lavoro, distribuzione dell'elettricità, che permette alle officine di
soppiantare le fabbriche così come le fabbriche soppiantano le industrie casalinghe,
sfruttamento delle maree e uso del vapore vulcanico, ciò che gli italiani stanno ora facendo.

Nella Nuova Zelanda per esempio esiste un soffione naturale la cui forza sarebbe
sufficiente a mettere il mondo sottosopra.

Tutto questo moltiplica la produzione di cose immangiabili, mentre le rudimentali


cognizioni agricole dei contadini mantengono la produzione alimentare al vecchio livello;
cosicché gli uomini chiedono bensì pane, ma si offron loro tonnellate di acciaio e, come ho
già detto, i deserti del Sahara e di Gobi minacciano di distruggerci più rapidamente di
quanto fecero i ghiacciai. Il sapere sino a che punto si possa governare secondo i dogmi
conservatori, senza incorrere nel pericolo di stagnare negando al Governo l'elasticità
necessaria per adattarsi ai mutamenti che possono avvenire in zone esterne al suo
controllo, non è dato ai Tom, Dick e Harriet qualsiasi. Soltanto i migliori possono giungere
a tanto discernimento, ed essi debbono essere scelti a tale scopo, ed a tale scopo elencati
nominativamente in liste da consultare al momento del bisogno. Il miglioramento della
produzione, delle comunicazioni e simili, non è la sola forza che sospinga gli uomini
politici conservatori verso cambiamenti rivoluzionari. Mentre il Sahara e il Gobi
lambiscono le radici della produzione, il cancro, il diabete e la malaria colpiscono quelle
della vita umana. Gli inebrianti e deliziosi veleni, dal gin alla cocaina, possono
demoralizzare un'intera civiltà e distruggere tribù e razze, se il loro commercio non viene
controllato. L'uomo di Stato deve occuparsi di simili problemi ed è questa una necessità
che rappresenta un vantaggio per i mercanti di scienza, i quali impongono ai legislatori le
loro cure e i loro profilattici facendo mostra del medesimo fanatismo con cui l'Inquisizione
imponeva messe, assoluzioni, battesimi, privilegi, sacramenti e preghiere. I laboratori
scientifici hanno le stesse camere di tortura dell'Inquisizione e pretendono di possedere i
medesimi privilegi, gli stessi poteri di legare e sciogliere. Naturalmente, i preti e gli
scienziati, da rivali che sono, si trovano in lotta mortale per accaparrarsi in esclusiva la
formazione e il controllo delle nostre menti.
L'uomo di Stato ha le sue camere di tortura a Dartmoor e altrove. Mentre scrivevo queste
righe, due ladri stavano ricevendo 108 frustate (nove a ogni colpo), in aggiunta alla pena di
detenzione; e ora che le sto correggendo, una recluta inferma è stata trattata con la
maniera forte in uso nell'esercito britannico, perché è sospetta di malattia simulata, e
ridotta così a mal partito da finire per morire. I carnefici del soldato furono, è vero,
condannati dalla corte marziale, ma laMondo
Il Pratico sentenza
per è stata molto
Edunet books meno severa di quella che un
tribunale civile avrebbe emesso verso i borghesi, e cioè l'impiccagione. Siamo usi a
condannare dall'alto il terrorismo tedesco, eppure il rilassamento europeo
nell'applicazione delle dottrine umanitarie, vanto del diciannovesimo secolo, ci ha
talmente guastati che è necessario ricordare al più presto come la crudeltà, sia essa
vendicativa o sadista, metta in rapida attuazione la legge di Gresham, la quale afferma che
la cattiva moneta scaccia la buona. E' legge applicabile così alle questioni morali come a
quelle monetarie.

34. GIURIE E MINISTRI DI GRAZIA, DIFENDETECI!


La legge non rispetta né le persone né le circostanze: altrimenti non sarebbe legge. Tuttavia,
siccome ha sempre a che fare con le persone e le circostanze, s'incorrerebbe in ingiustizie e
violenze intollerabili se fosse in maniera inesorabile amministrata. La legge, s'intende,
deve essere inflessibile; ma tra la legge e il cittadino bisogna porre gli uffici di qualche
istituzione più elastica, mossa da misericordia, compassione, rispetto per la persona
umana, e dalla considerazione delle circostanze o delle pressioni esercitate da qualche
urgente caso politico. La mano che firma la condanna di morte deve poter anche firmare il
perdono, perché, se esiste una convenzione per la legge, bisogna pure che ve ne sia una per
la grazia.

Nella costituzione britannica le due principali dispensatrici di grazia sono la prerogativa


sovrana del perdono, e la giuria. Il sovrano ha molti altri doveri; la giuria esiste, invece,
unicamente in funzione di cuscinetto fra il cittadino e la legge. Sfortunatamente questa
funzione della giuria è generalmente male intesa, tanto che in pratica esula spesso dallo
scopo per cui fu creata. Almeno il 99 per cento dei cittadini britannici iscritti alle liste dei
giurati credono che non appena la polizia abbia fissato lo stato di fatto, e il giudice li abbia
edotti in riguardo alla legge, essi debbano automaticamente sapersi pronunciare sulla
colpevolezza o meno dell'imputato. Fosse realmente così, non vi sarebbe bisogno di giuria;
il caso potrebbe venir sistemato dalla polizia e dal giudice, senza richieder la
partecipazione di dodici promiscui contribuenti. Ma non è così: la funzione della giuria è
del tutto emancipata da quella della polizia e del giudice, e ha inizio quando termina il
compito di ambedue.

Per meglio illustrare ciò, soffermiamoci a un caso popolare: un processo per omicidio. Tom
è nella gabbia, accusato dalla polizia di avere assassinato Dick. In primo luogo la polizia
deve convincere i giurati che Dick è stato ucciso, e in un secondo tempo che è stato Tom a
ucciderlo, e che ha voluto ucciderlo. Se fallisce in questi intenti, il processo non ha più
luogo e giuria, giudice, polizia e imputato possono fare i bagagli e andarsene. Se riesce, il
giudice comincia lui il suo compito e spiega alla giuria il significato della legge in rapporto
al caso specifico. Dopo di che la giuria è a conoscenza della legge e dei fatti. Essa allora si
ritira in disparte applicandosi all'unico scopo per cui è stata convocata: decidere cioè se
l'omicidio intenzionale commesso da Tom in persona di Dick sia stato un atto lodevole o
malvagio, necessario o per lo meno scusabile. Si deve impiccare Tom, o è bene chiedere al
Parlamento di concedergli una gratifica di 20000 sterline? E' egli colpevole o innocente?

A questo modo il verdetto deriva soltanto dal semplice studio dei fatti. I dodici contribuenti,
tutti correttamente informati, sia dell'accaduto sia della legge, possono non risultare
d'accordo nel concedere a Tom una giustificazione per il suo operato. Se Dick ha sedotto la
moglie di Tom mentre Tom se ne stava combattendo per il suo paese, essi lo assolveranno.
Se Tom è un fanatico rivoluzionario e Dick un uomo di Stato conosciuto, Tom può esser
sicuro di esser giudicato colpevole. Nel caso che la polizia non sia riuscita a convincere la
giuria della responsabilità di Tom nell'assassinio di Dick, ma abbia presentato prove dalle
quali Tom sia risultato uomo Il di carattere
Pratico pericoloso
Mondo chebooks
per Edunet meglio varrebbe tenere al sicuro o
impiccare, Tom potrà senz'altro esser riconosciuto colpevole; se però le prove di
colpevolezza sono troppo dubbie, il ministro degli Interni e il ministro di Casa reale
annulleranno probabilmente la sentenza capitale sostituendola con quella di prigionia a
vita. In ogni caso, se la giuria invece di sottoporre il proprio cervello alle parole dei giudici
e degli avvocati è capace di un giudizio indipendente, il verdetto sarà il frutto della somma
di educazione, sentimenti, principi morali e pregiudizi dei suoi componenti, e questo
prescindendo dai fatti e dalla legge. Sarà un atto di coscienza condotto a termine di fronte
alla possibilità di grazia.

L'emendamento necessario per dare credito ed efficacia al sistema della giuria sarebbe
quello di limitare la scelta dei giurati a persone capaci d'intendere la missione a cui sono
chiamate; ognuna di esse dovrebbe capire la funzione della giuria e conoscere la storia
della lunga lotta da essa intrapresa per salvaguardare la propria indipendenza di fronte alle
pressioni che re e giudici volessero esercitare. Gli emolumenti offerti ai giurati dovrebbero
essere di tal natura da far giudicare un privilegio l'esser scelti, mentre ora questo privilegio
è calcolato una disgrazia da evitarsi con ogni mezzo possibile.

Arrossisco nel ricordare gli espedienti con cui mi riuscì di evitare il servizio di giurato; la
mia sola scusa sta nel fatto che, giudicando del tutto errato il sistema di punizioni con il
quale usiamo trattare i nostri criminali, non sarei riuscito a mostrarmi un buon giurato.
Perché non dovrebbe essere sufficiente che il giudice istruisca la giuria con cura sia sulle
speciali funzioni che le competono, sia sulla peculiarità della legge di cui deve occuparsi?
La ragione sta nell'ignoranza di cui le giurie miste danno prova e nella loro debolezza di
fronte all'eloquenza venale e sofistica degli avvocati; cosicché i giudici si son convinti che
qualsiasi caso sarà sempre meglio risolto da un giudice piuttosto che dai giurati. In base a
questo assunto il giudice fa di tutto per mantenere la decisione finale nelle sue mani e, a
questo scopo, conferma la giuria nell'errore in cui vegeta e cioè che il suo verdetto deve
attenersi alla legge e ai fatti. I nostri giudici andarono oltre in questa direzione. Il
Parlamento votò un giorno una legge conosciuta sotto il nome di legge Fox. Essa stabiliva il
diritto della giuria a emettere un verdetto generale di colpevolezza o di innocenza, a favore
o contro il querelante e il convenuto. Voleva impedire l'abito invalso, per cui i giurati si
accontentavano di rispondere alle domande che il giudice credeva bene di fare, lasciandogli
l'intera responsabilità della decisione ultima; intendeva pure che i giurati ascoltassero, sì,
le raccomandazioni del giudice, ma in piena libertà di accoglierle o meno. Circa un secolo e
mezzo è ormai trascorso da quando la legge è stata promulgata, e oggi essa è praticamente
così ben soppressa che, mentre scrivo, persone del tutto innocenti, colpevoli soltanto di
alcune omissioni a norme tecniche della finanza di guerra, norme da loro del tutto ignorate
e di cui nemmeno la più scrupolosa moralità poteva immaginar l'esistenza, han pagato
fortissime multe, certe com'erano che, con l'ammettere ciò che senz'altro giudicavano colpa,
avrebbero evitato alla corte una inutile perdita di tempo.

Quanto alla polizia, non è affar suo istruire la giuria ed esporre all'accusato i diritti che gli
competono. Il suo compito sta invece nel convincer l'accusato di colpevolezza, usando a ciò
di ogni mezzo in suo potere, poiché è ufficialmente riconosciuto che il codice penale serve a
sventolare la bandiera della paura al fine di dissuadere i cittadini da ogni violazione della
legge; questo punto di vista conduce alla conclusione che qualsiasi delitto, commesso o no,
deve essere punito. L'impiccagione di un innocente serve d'esempio e incute altrettanto
terrore quanto quella di un colpevole, purché il pubblico sia convinto della colpevolezza del
giustiziato. Per questo, un commissario di polizia può esser convinto, e in piena coscienza,
che, dato un delitto, conviene giustiziare qualcuno, anche se quel qualcuno è innocente. Il
filosofo che dichiarò esser dovere di ogni giuria mettere in stato d'accusa sia il giudice sia il
colpevole intendeva certo porre nella lista
Il Pratico Mondo degli
per accusati anche la polizia. Non appoggio
Edunet books
questa stravaganza ma la cito, affinché serva a rammentare che il potere concesso alla
giuria di liberar l'accusato tanto dalla polizia quanto dalla lettera della legge è la sola
ragione per cui essa giuria è stata istituita.

Al disopra della giuria troviamo il re al quale è data la facoltà di grazia anche se la giuria ha
emesso un verdetto di condanna. Nel 1876, quando venni a Londra per la prima volta,
solevo leggere la rubrica dei delitti non per avere i brividi, ma perché porto interesse alle
questioni giuridiche. Ricordo sempre un caso in cui un uomo e una donna erano accusati di
aver ucciso la moglie dell'uomo. Lo stesso verdetto li giudicò entrambi colpevoli e li
condannò a morte. Il ministro degli Interni ignorò verdetto e condanna, e confinò l'uomo
all'ergastolo a vita, mentre graziava la donna la quale in virtù del momento di celebrità in
cui si trovava, ottenne un buon impiego in un bar.

A volte la pressione di talune opportunità politiche protegge il violatore della legge senza
l'aiuto di alcun sensazionale atto di grazia. Non sarebbe per nulla illegale che un
commissario di polizia di Belfast mettesse in stato d'accusa un sacerdote cattolico
colpevole di procacciarsi denaro abusando della crudeltà altrui. Infatti, i sacerdoti si fanno
pagare per la celebrazione di messe a favore dei defunti, valendosi della credenza che, a
questo modo, le loro pene in purgatorio verranno abbreviate. Non sarebbe dunque illegale,
ma condurrebbe a una guerra civile paragonabile alla guerra dei trent'anni in Germania.

Sarebbe bene, però, abolire l'uso di lasciare nel codice leggi antiquate, adducendo a scusa
che a nessuno salterà mai in mente di farle osservare. Abbiamo tuttora, contro le pratiche
omosessuali e l'apostasia, leggi che comportano pene tanto mostruose da impedire allo
stato attuale della nostra sensibilità qualsiasi verdetto positivo da parte della giuria, e
questo non per clemenza, ma perché le punizioni prescritte sono abbominevolmente
crudeli. All'epoca in cui per il reato di alto tradimento si era puniti con la confisca dei beni,
pena che ricadeva sui discendenti dei colpevoli, la giuria rispondeva sempre negativamente
alla domanda che le veniva fatta se l'accusato disponesse o no di qualche avere, benché
sovente gli averi risultassero consistere in interi ducati. Le leggi più barbare del nostro
codice, quali il rogo per le donne, o l'impiccagione dei fanciulli rei di qualche furterello,
sono a questo modo cadute in disuso; ma l'arma è a doppio taglio, poiché non lascia alla
giuria via di mezzo fra condannare l'imputato a una orrenda pena, oppure assolverlo anche
in casi in cui, come diceva il duca di Wellington riportandosi alla disciplina militare, «tutto
è meglio dell'impunità». La distinzione in uso fra assassino e massacratore, violazione di
domicilio e furto con scasso, è di un certo aiuto, ma la giuria si trova sovente in condizioni
di non potere in coscienza assolvere l'accusato e di non sentirsi d'altra parte il coraggio
necessario a infliggergli la pena prevista dalla legge. I giurati risolvono il problema
inoltrando al sovrano una domanda di grazia, e aggiungono al verdetto di colpa da loro
emanato un appello alla clemenza.

Tutti questi espedienti provano quanto sia necessario procedere a periodiche revisioni
dello statuto. Provano altresì un bisogno più fondamentale ancora, e cioè quello di
eliminare dal nostro codice penale la caterva di punizioni e crudeltà che vi si trova inclusa.
Né giuria né giudici né sovrano dovrebbero aver il diritto di considerare se un colpevole ha
da esser tormentato o no. Le nostre prigioni sono inferni artificiali a cui non saprei trovare
scusanti; le brutalità fisiche usate nei campi di concentramento, o nelle camere di tortura,
diventano effimere inezie se paragonate alla routine della prigionia descritta da Fenner
Brockway dopo 28 mesi d'esperienza, e dei lavori forzati come dal libro di Jim Prelan
scritto al termine della pena, cioè tredici anni dopo. Entrambi questi signori si sarebbero
giudicati ben felici di cavarsela con una bella fustigazione, il che, per quanto venga
giudicato selvaggio, avrebbe Ilservito di Mondo
Pratico divertimento al pubblico.
per Edunet books

Questa crudeltà non è né umana né inglese: è specificamente capitalistica. In ogni


complesso sociale ci incontriamo con persone che, del tutto incapaci di vivere in una
società civile, è bene togliere di mezzo usando, s'intende, qualche mezzo indolore, e, se si
vuole, chiedendo loro perdono nel segreto dei nostri spiriti. Altre persone riescono invece a
mantenersi, e non fanno alcun male purché poste sotto tutela di una inflessibile disciplina.
E' bene far uso della capacità di queste ultime e guidarle, tutelandole a mezzo delle
necessarie restrizioni alla loro libertà; al contempo vorrei procurar loro la maggior felicità
possibile. Questo sistema costringerebbe i padroni ad aumentare le paghe di quel tanto
necessario a far sì che i lavoratori comuni raggiungano un livello di vita per lo meno
corrispondente a quello dei detenuti, godendo in soprappiù della libertà vietata a questi
ultimi. Se non fosse così, i più poveri fra gli schiavi dei salari, e l'armata sempre pronta dei
disoccupati, si adoprerebbero a disubbidire alla legge al fine di barattare la loro libertà di
crepar di fame contro un soggiorno nei penitenziari. In quanto alle merci da loro prodotte,
esse riuscirebbero in breve tempo a imporsi a ogni altra produzione sul mercato. Oltre a ciò
i capitali necessari a sovvenzionare le industrie delle case di pena non potrebbero essere
cavati che dalle tasche dei capitalisti, i quali giungerebbero all'assurdo di finanziare se
stessi e i loro competitori. Ecco perché il regime capitalista rende necessario che le
condizioni di vita nelle prigioni siano peggiori delle condizioni dei lavoratori, per quanto
abbiette esse possano essere. All'epoca in cui il capitalismo inglese raggiunse il culmine di
sviluppo della proprietà privata, Karl Marx disse, e con conoscenza di causa, che le prigioni
inglesi eran le più crudeli del mondo e che la caccia al profitto intrapresa dal capitale aveva
ormai assunto l'aspetto di una lotta senza quartiere. Con tutto ciò, l'inglese non è certo il
popolo più crudele della terra. Se si riuscisse a fargli entrare nella testa una chiara visuale
della situazione, certo direbbe: «Tra un socialismo riguardoso e un capitalismo spietato,
scegliamo senz'altro il primo».

E' bene ricordare che né giurie, né costituzioni e prerogative di grazia, sono a prova di
bomba. Nei periodi di emergenza politica, quali a esempio le rivoluzioni e le guerre, tutti
gli espedienti per render la legge più umana vengono aboliti. Ogni qualvolta il movimento
nazionalista si fa più inquieto, la parte d'Irlanda posta sotto controllo inglese vede sospesa
l'applicazione della legge dell'"habeas corpus" (legge che sottopone l'arresto di un
individuo a un giudizio preventivo), tanto che oggi si può dire non esista più. Nell'Eire
invece (sotto gli irlandesi), un consiglio formato da cinque ufficiali ha il diritto di far
impiccare chiunque la pensi politicamente in modo diverso dal loro. In India, il Governo
inglese nemmeno s'incarica di tenere in sospeso i processi nell'attesa del verdetto emesso
dalla giuria, tanto che si son riscontrati casi in cui persone prosciolte dai giurati furon
condannate tal quale fossero state giudicate colpevoli. Il fatto che le elezioni non sembrino
per nulla influenzate da questi episodi d'illegittimità- nemmeno quando i partiti li
sbandierano con accompagnamento di grancassa tanto per servirsene nella propaganda
antigovernativa- dimostra l'inutilità per un corpo elettorale ineducato e sistematicamente
ingannato di esser governato da una democrazia promiscua che nemmeno riesce a mitigare
gli eccessi più impudenti di super-potere da parte dello Stato o le più volgari violazioni dei
diritti popolari.
35. OBIEZIONE DI COSCIENZA. E SCIOPERO GENERALE
Quella specie di Governo di Chicchessia eletto da Tutti, che si è autonominato Democrazia,
ci ha dato capi i quali, senza curarsi di capire ciò che fanno, o per lo meno di considerare le
inevitabili conseguenze del loro agire, emanano decreti ogni qualvolta si trovano in
difficoltà. Nell'intento di disarmare l'opposizione al servizio obbligatorio, che nel
diciannovesimo secolo era Il considerato un'imposizione
Pratico Mondo per Edunet napoleonica
books alla quale un libero
cittadino britannico non avrebbe mai potuto assoggettarsi, si stabilì che chiunque per
scrupoli di coscienza non volesse fare il soldato doveva farlo presente e venire di
conseguenza immediatamente esentato dagli obblighi militari. Difficile immaginare
un'anomalia più insensata! Solo chi non abbia studiato la differenza che corre tra legge e
diritti costituzionali può risolversi a un così misero espediente. Mosè, al ritorno dal Monte
Sinai, non si sognò di aggiungere, ai «Non» eccetera, dei suoi comandamenti, codicilli di
questo genere: «ma potrai fare come ti parrà meglio». Legge è legge; diritto è diritto; se
entrambi coprono lo stesso oggetto l'una cosa finisce per annullare l'altra. I nostri
legislatori non si preoccuparono di questa anomalia come ai suoi tempi la brava regina
Elisabetta non si preoccupò del ventottesimo articolo della Chiesa d'Inghilterra, il quale
prima afferma, poi nega, la transustanziazione nell'Eucaristia, accontentando così sia i
prelatisti sia i puritani. Nulla di nuovo in tutto ciò; ben prima della riforma questa lotta fra
autorità e giudizio privato si faceva sentire; oggi, poi, che il socialismo estende di tanto i
poteri pubblici, maggiormente se ne riscontrerà la gravità. Ruskin previde il pericolo nel
secolo scorso, all'epoca in cui uomini politici appartenenti ai più svariati colori
presumevano, come di poi i bolscevichi nel 1917, che la civiltà punti sempre verso maggiori
espressioni di libertà individuale. Finché le leggi saranno escogitate da persone le cui
azioni risultano tanto sorprendenti da far sì che i cittadini più intelligenti stupiscano nel
notare la scarsità di saggezza usata a governare il mondo, la scappatoia dell'obiezione di
coscienza dovrà esser lasciata in uso, e, per mantenersi tale, l'autorità dovrà combatterla.
E' giusto perciò spender qualche parola a favore della registrazione di obiezioni
coscienziose e ragionevoli ad alcune leggi, e per accordare a taluni individui un'avveduta
esenzione dall'obbligo di obbedienza. Io, tanto per dire, sono esentato dal servizio militare
perché alla mia età renderei ben poco come soldato. Nessuno invece mi esenta dal pagare
le tasse di guerra, alle quali si ribella la mia coscienza politica che giudica prive di senso, e
decisamente cattive, la maggior parte delle guerre moderne. Pago, sia perché non posso
farne a meno, e sia perché, se mi trovassi sopra una nave nella quale si è aperta una falla,
darei mano alle pompe anche se sapessi che la causa del guasto è dovuta unicamente
all'incompetenza del capitano e dei suoi ufficiali. L'esenzione accordatami, per cui in vista
della mia età non mi vien fatto obbligo di ammazzare direttamente il mio prossimo, vien
pure fruita da gente in perfetto equilibrio fisico impiegata in qualche lavoro speciale. Non
c'è ragione che i tribunali chiamati a decidere sul'opportunità di concedere o no l'esenzione
dalla comune legge di guerra non possano anche emettere giudizi nei casi di obiezioni alla
guerra e al massacro. Mentre asserisco che io servo meglio il mio paese scrivendo libri e
commedie che non facendo evoluzioni nelle piazze d'armi, o giocando a improvvisar
battaglie quale parte attiva della guardia nazionale, o provandomi a uccidere giovani fra i
quali c'è forse un Beethoven o un Goethe, mi trovo sullo stesso piano della donna che
argomenta essere il suo apporto alla comunità più utile nei lavori domestici che non in una
fabbrica a riempire bombe, e di un uomo che, troppo povero per pagare la tassa sul reddito,
inoltra una domanda di rimborso.

La peggior via d'uscita da simili difficoltà sta proprio nell'emanar leggi seguite da un
codicillo in cui si ammette l'eccezione alla dovuta obbedienza, per coloro che in coscienza
obiettano alla legge in causa. Siccome le autorità non sono minimamente intenzionate a
esentare chiunque sia atto alle armi dall'obbligo di difendere in modo diretto o indiretto la
patria, esse interpretano a modo loro le parole «in coscienza»; dato poi che a nessuno è
concesso stabilire se l'appellante all'esenzione è un uomo coscienzioso o no, i risultati del
suo ricorso sono imprevedibili. Un mio amico, tanto poco obiettore di coscienza da avere
seguito un corso volontario per l'addestramento degli ufficiali, si appellò al tribunale,
esponendo quale motivo della sua obiezione, non la guerra in generale, ma quella
"speciale" guerra per cui era stato chiamato sotto le armi. Lo esentarono subito, mentre dei
convinti pacifisti cristiani appellatisi
Il PraticoalMondo
Sermone della Montagna
per Edunet books furono arruolati di forza e
messi in prigione. E' detto che nessun criminale, una volta assolto, possa esser messo in
giudizio sotto la stessa accusa, e che la pena dei lavori forzati non deve oltrepassare il
termine di due anni. A onta di ciò, il disgraziato Conshy fu ripetutamente accusato per il
medesimo reato (rifiuto d'obbedienza), e ogni volta punito con i due anni di prammatica,
cosicché il suo tempo di lavori forzati divenne pressoché perpetuo e la sua salute ne
ricevette il contraccolpo. In questo caso, l'assurda applicazione della legge ideata a
esentarlo risultò una pena a cui pochi criminali vengono sottoposti.

L'odiosa discriminazione a cui si costringono i casi di coscienza è però del tutto logica,
poiché negare l'esistenza di un diritto e di un dovere sociale, i quali portano a togliere di
mezzo chi attenta al pacifico sviluppo della civiltà - sia individualmente, e sono i criminali,
sia in massa, e sono gli eserciti ostili - risulta più immediatamente pericoloso di ciò che
non sarebbe un'obiezione rivolta a un qualsiasi caso particolare in cui questo diritto e
questo dovere, benché universalmente ammessi, vadano a cozzare contro le particolari
convinzioni dell'obiettore di coscienza. Se, e non è del tutto impossibile, le Potenze
occidentali dovessero dichiarare guerra all'U.R.S.S. - guerra del capitalismo di Stato contro
il Governo democratico - gli obiettori di coscienza si conterebbero a milioni e la guerra non
potrebbe aver luogo. Organizzare su una base sociale astensioni avvalorate dall'intima
coscienza dell'individuo mi pare oggi il solo mezzo valido per evitare una guerra. Finora
l'unico preventivo raccomandato è lo sciopero generale, metodo fatalmente votato
all'insuccesso poiché non è che il ripetersi di un vecchio sistema in cui l'oppresso, col
semplice fatto di stendersi a terra e morir d'inedia sui gradini di casa dell'oppressore, creda
di aver condotto questi alla ragionevolezza. Lazzaro, si sa, è predestinato a morir di fame,
ed Epulone non salterà mai un pasto; ma Lazzaro è uno sciocco e la morte se la merita. Lo
sciopero, per aver successo, deve limitarsi a distogliere dal lavoro una sola categoria di
lavoratori, mentre le altre devono lavorare con lena, facendo anche straordinari, se
necessario, pur di mantener in vita gli scioperanti. Gli obiettori di coscienza, invece, non
s'inducono a morir di fame; essi asseriscono il loro diritto semplicemente col rifiutare di
battersi e, se sono abbastanza numerosi, di guerre non ve ne saranno.

La prestazione obbligatoria allo Stato di alcuni servizi i quali, come nel servizio militare,
comportano alloggio, vitto, e cure mediche statali, possono condurre a seri conflitti fra lo
Stato e l'individuo. Non facciamo che preoccuparci di essere d'un tratto dallo Stato
comandati a batterci, quand'anche la lotta non ci paresse giusta, e dimentichiamo che,
sottomettendoci, ci toccherà condividere la stanza da letto con decine di altre persone,
mangiare determinati cibi, non importa se si confanno alla nostra natura o no, indossare
determinati abiti anche se non ci piacciono, prendere, in caso di malattia, dati medicinali
anche se nei medicinali non crediamo, e, quando viviamo in buona salute, assoggettarci a
varie specie di inoculazioni, benché si possa essere convinti del danno che sovente
arrecano. Pochi di noi si agitano per simili questioni perché tale è l'abitudine di veder tutto
ciò deciso per noi, che più non vi facciamo caso, e seguiamo passivamente quello che fa il
nostro vicino. Siamo ormai d'idea che su simili questioni non abbiano da esistere
divergenze di opinioni. Alcuni di noi, però, studiano questi problemi, ed è dal loro studio
che l'obiezione di coscienza si muove.
Esistono persone che, come faccio io, non bevono né birra né tè, e non mangiano carne,
selvaggina o pesce. Alcuni malati per guarire scelgono medicinali omeopatici, altri, invece,
cure allopatiche, e altri meglio si fidano della sola natura. Gli anti-vaccinisti non sono oggi
che una tra le molteplici sette di "anti", e non soltanto mettono in pratica il loro credo, ma
ancora lo propagano e soffrono per esso con lo zelo proprio dei martiri.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Fino a un certo punto lo Stato può modificare le disposizioni da esso impartite, ed
accontentare quelle sette. Si potrebbero preparare ranci vegetariani e ranci a base di carne;
nulla vieta di ammannire l'acqua d'orzo assieme alla birra e al rum; si può perfino
provvedere ai non fumatori celle ben chiuse al fumo. Ma vi sono questioni per le quali gli
obiettori non trovano spirito di comprensione.

Nel diciassettesimo secolo John Bunyan rimase dodici anni in prigione perché si ricusò di
appartenere alla Chiesa d'Inghilterra. Oggi gli obiettori come lui sono tanti che mai le
prigioni riuscirebbero a contenerli tutti, cosicché ognuno ha il diritto di appartenere
impunemente a una Chiesa, a un'altra, a nessuna. Il nuovo Conshy è l'antico dissenziente,
il quale, quando era una novità, era un eretico. Con ciò, la moderna obbligatorietà al
servizio militare è ben peggior costrizione di quella che potesse essere l'obbligo domenicale
di andare in una chiesa piuttosto che in una cappella. All'epoca in cui Bunyan viveva, non
era certo cosa ben fatta assediare una città, prenderla d'assalto e saccheggiarla; ma
distruggere una città col fuoco e con potenti esplosivi, riducendo incidentalmente i suoi
abitanti, senza alcuna discriminazione di sesso o di età, a frammenti umani, come è
avvenuto a Stalingrado, Kharkov, Amburgo, Colonia, Napoli, Berlino, Coventry, Plymouth,
alla vecchia Londra e un po' ovunque, è una colpa così orrenda che, al paragone, le peggiori
malefatte perpetrate da Tilly a Magdeburgo e da Suvarov a Ismailia appaiono atti di
clemenza. Le abominazioni inglesi del 1943 si lasciano indietro la Schrecklichkeit [6]
tedesca del 1915, sebbene si sia smesso di far uso dei gas perché gli alti esplosivi e le bombe
incendiarie sono più micidiali e distruttivi di essi. La sola scusante che un intelletto
umanitario possa trovare alla messa in opera di simili orrori sta nel fatto che, sebbene se
ne possa limitare il danno ai soli nemici, entrambe le parti ne ricavano terrore: ciò che
Londra fece a Berlino ieri (ieri del giorno in cui scrivo), Berlino può farlo a Londra domani.
Poco tempo fa il peso delle bombe era calcolato in libbre; ora lo si numera in tonnellate e il
loro contenuto esplode più violento, tanto che, dove una volta cadeva una casa, oggi
precipita una strada intiera. Le obiezioni di coscienza contro l'uso di simili bombe crescono
in rapporto al male che producono e vengono rafforzate da un concetto realistico: all'epoca
in cui Tilly e Suvarov saccheggiavano una città, terminati i pochi giorni concessi alla rapina
e al massacro, rimaneva pur sempre la città quale compenso di tante fatiche, mentre,
allorché Stalingrado e Kharkov furono riconquistate, i vincitori dovettero accontentarsi di
avere in loro possesso cumuli di macerie, cadaveri da seppellire, e prigionieri nemici da
nutrire. L'uso di esplosivi ad alta potenza non è un buon affare; i muratori e i vetrai
sarebbero tanto più proficuamente impiegati a costruire nuove città che a rimettere in
piedi le vecchie, follemente distrutte.

Dato che le case possono essere sostituite in pochi mesi - poche settimane se si fosse un po'
più in gamba - mentre a rifare un essere umano adulto ci vogliono vent'anni, le carneficine
moderne falcidiano in modo ben più preoccupante il numero dei lavoratori validi di quanto
non lo falcidiassero le vecchie guerre, all'epoca in cui si massacravano principalmente i
soldati, e si riteneva la guerra un rimedio contro la sovrapopolazione, come oggi si
ritengono le bombe un mezzo spicciativo di bonifica per i quartieri più miserabili delle città.
Tilly, Suvarov, Wallenstein e Gustavo Adolfo, Marlborough, Saxe e Wellington,
conducevano i loro battaglioni al sacrificio sapendo perfettamente che nei loro paesi
l'istinto di riproduzione era sempre pronto a rimpiazzare abbondantemente gli uomini
uccisi. Oggigiorno, invece, non si fanno discriminazioni tra militari e borghesi, bimbi e
adulti, padri e madri, e allora le madri sopravvissute hanno imparato una tecnica che,
controllando le nascite, permette loro di non fornire ai generali nuova carne da cannone.
Ho già fatto notare che le guerre usavano scoppiare quando gli interessi degli investimenti
sicuri scendevano al 2,1/2 per cento e terminavano non appena questi risalivano al 5 per
cento, ma la guerra moderna Il non la si Mondo
Pratico fermaper
tanto semplicemente;
Edunet books può nel giro di una
settimana sorpassare il limite massimo del 5 per cento sfociando nell'inflazione e nella
rovina.

Sebbene la guerra crei molteplici fortune e sia, finché dura, un'ottima cura contro la
disoccupazione, il commercio s'intesta a non volerle far fronte senza una moratoria, e la
moratoria, portando con sé il controllo statale dei prezzi, la limitazione dei profitti, la
confisca dei redditi e dei sovraprofitti su una scala che i governanti dell'epoca vittoriana
non avevano nemmeno sognata, aggiunge al numero dei soliti obiettori di coscienza la cifra
degli obiettori mossi da interessi commerciali e finanziari. Gli obiettori di coscienza non
hanno bisogno di essere una maggioranza; ad interrompere la guerra basterebbe una
minoranza bene organizzata, come bastò agli Stati Uniti quando si volle mettere fine al
proibizionismo.

Nondimeno, l'obiezione di coscienza nella sua veste d'istituzione legale è assurda; una
legge dev'essere osservata o revocata o, per lo meno, posta nel dimenticatoio. Quale
risultato della sempre più vasta socializzazione dello Stato si finirà per imporre
l'obbligatorietà al servizio civile e, allo stesso modo in cui ogni uomo, milionario o
accattone che sia, è costretto oggi a prestar servizio militare, far ginnastica e battersi,
domani i fisicamente abili saranno costretti al lavoro. Potrebbero gli individualisti della
scuola di Manchester sollevare il caso dell'obiezione di coscienza verso l'adozione del
servizio civile obbligatorio? Certo che lo potrebbero, e chiunque altro con loro, se il
socialismo avesse da produrre i disastri che la guerra porta con sé e fosse perciò da tutti
odiato. Poiché il socialismo si è mostrato finora tanto produttivo quanto la guerra è
distruttiva, esso non corre alcun pericolo; ma se anche ne corresse, il ritorno al capitalismo
non sarebbe certo un buon rimedio, come un ritorno al militarismo a oltranza non
muterebbe in nulla le manchevolezze dell'obiezione di coscienza al servizio militare in
guerra, ratificata dalla legge.

In breve, la legalizzazione dell'obiezione di coscienza è l'espediente escogitato affinché


leggi cattive diventino tollerabili, e questo per aspettare il giorno in cui si riuscirà a farle
revocare. E' in realtà una specie di sabotaggio, e sempre significa che la legge non va.
Meglio si potrebbe raggiungere gli scopi che essa si prefigge, ponendo le obiezioni mosse
dal punto di vista cristiano sullo stesso piano di quelle mosse da altri punti di vista.

Verrà forse il giorno in cui chi non prova un'obiezione di coscienza contro la guerra sarà
trattato come son trattati i Conshy, e anche peggio, poiché non potrà addurre a sua difesa,
come fanno i Conshy, che, se tutti lo imitassero, il mondo sarebbe molto più prospero di
ciò che non sia al presente.

36. SAGGI DI ANTROPOMETRIA


Le prove più efficienti stabilite finora dalla legge e dal costume al fine di misurare la
capacità intellettuale degli individui sono ancora gli esami universitari e quelli di
immissione nei quadri del servizio civile. Tranne in qualche particolare, queste prove si
rassomigliano, e son certo meglio che niente, in quanto assicurano alla nazione una forte
aliquota di persone capaci almeno di leggere, scrivere, far di conto, e anche di usare le
formule dei binomi. Per dare esami basta però saper rispondere a un limitato numero di
domande tosto conosciute anche da chi non dovrebbe, cosicché l'allenare esaminandi è
diventata una professione. Qualsiasi testone quindi, purché rotto ai trucchi scolastici e
dotato di buona memoria, può mettersi a scuola da uno di questi professionisti e farsi
rimpinzare il cervello di domande e risposte già belle e preparate che lo, o la, aiuteranno a
far fronte, con una buona probabilità di riuscita, alle domande prescelte per ogni prova. La
maggior parte degli impiegati nel servizio
Il Pratico Mondocivile
per eEdunet
dei laureati
books si son guadagnati a questo
modo posto o laurea. Il sistema di cui sopra esclude dal successo i giovani dediti alla
riflessione, i quali, sovente, non riescono a ritenere le cose inutili a ricordarsi, e si sentono
stomacati di fronte ai testi scolastici, appunto perché affamati di libri scritti con
intendimento d'arte o comunque atti a servir d'aiuto alla critica e allo studio dell'esistenza
intiera. A conti fatti, il sistema vigente esclude dai posti più necessari proprio coloro che si
dovrebbero scegliere.

Non per questo abbiamo diritto di condannare tutti gli esami in massa. Ogni sistema
esaminativo può esser ridotto all'assurdo, se non all'ignominia, a causa di errori volontari o
non nell'applicazione del metodo usato, o per la scelta di domande insulse che comportano
viete risposte sovente false. Il male sta dunque nel metodo, nelle domande e nelle risposte,
ma non nell'esame usato quale prova necessaria a stabilire un giudizio. Il rimedio non è di
abolire gli esami e affidarsi alla sorte, proprio ora che la fortuna si è messa a far parte delle
scienze matematiche, benché si debba riconoscere che le probabilità matematiche, dopo
tutto, procurerebbero ai pubblici servizi un maggior numero di bravi impiegatucci anziché
di idioti. D'altro canto, e per nostra fortuna, le probabilità matematiche danno per
altrettanto improbabile l'immissione in tali servizi di superuomini (o debbo chiamarli
cerebrotonici, seguendo le orme di Aldous Huxley e del dottor Sheldon?); e Dio sa che per
mantenere in ordine un macchinario complicato quanto quello dello Stato moderno
democratico ne occorrerebbero, di cerebrotonici!

E', ahimè, estremamente pericoloso lasciar disoccupati i superuomini politici: la


disoccupazione dà loro agio di veder andare a carte quarantotto parecchie cose che, se ne
avessero il potere, essi saprebbero rimettere a posto. Se sono uomini d'azione, presto o
tardi saranno spinti ad appellarsi agli scontenti chiedendo loro l'appoggio necessario per
tentare un colpo di Stato, rovesciare il Governo, e salire al potere. Se invece, a mia
sembianza, si trovano a essere uomini di lettere, finiscono per impegnarsi in una
propaganda di sedizione e di rivolta ben poco raccomandabile a mantenere lo Stato in
buona salute. Voltaire, Diderot, Rousseau prepararono la strada a Robespierre e a
Napoleone. Senza Lassalle, Marx, Engels e Richard Wagner, non sarebbero stati possibili
degli Hitler e dei Mussolini; e nemmeno dei Lenin, Stalin e Ataturk. In Inghilterra, Carlyle
e Ruskin, Wells e Shaw, Aldous Huxley e Joad, stanno spianando la via a Dio sa chi:
probabilmente a qualcuno che essi, i saggi, disapproverebbero appieno. La democrazia
deve trovar revisori più abili di quello che non possano esserlo i suoi letterati malcontenti,
o altrimenti contenere alla meglio la loro agitazione rovinosa.

Oltre agli esami, possiamo ricorrere a particolari prove, atte esse pure al vaglio
dell'intelligenza, prove che tanto interesse hanno suscitato nei moderni studiosi di
psicologia. Sono specie di saggi di capacità in luogo dei puri saggi di memoria, che fanno
rilasciare a tanti insegnanti e scolari mentalmente difettosi un buon certificato abilitativo.
In quanto a me, non mi è ancora occorso d'incappare in una prova d'intelligenza che fossi
capace di superare, o in un foglietto di tesi alle quali avrei saputo rispondere, eccetto in
pochi casi in cui le mie risposte non sarebbero state quelle attese, ciò che mi avrebbe pur
valso la bocciatura. Se questo effetto su di me sia a favore o a danno delle prove
esaminative quali vengono concretate oggi, non spetta a me dirlo.
Possediamo, poi, svariate altre prove: prove endocrine, prove del sangue, prove
batteriologiche, ed elettroniche. Gli studiosi dei laboratori credono di essere le sole autorità
scientifiche, e vanno già immaginando il giorno in cui gli scienziati sapranno diagnosticare
un'abilità politica potenziale e, fors'anche, praticare su infanti speciali inoculazioni che
riusciranno a far di loro, all'età dovuta, primi ministri in gamba. Finora però questi
sapientoni si sono dimostrati Il inesperti e politicamente
Pratico Mondo per Edunet irresponsabili;
books troppo spesso, pure,
le loro scoperte non son state altro che buchi nell'acqua, cosicché essi non sono riusciti ad
acquistarsi la fiducia necessaria al buon esito dei loro esperimenti. A ogni modo esistono in
questa direzione alcune possibilità che è bene non sottovalutare. Lord Samuel, per esempio,
suggerì un'operazione chirurgica: nella sua Utopia gli isolani vengono sottoposti a suture
speciali che permettono al cranio di svilupparsi in modo di lasciar maggiore spazio ai
cervelli, ciò che fa di ognuno di loro un cerebrotonico. Verrà forse il giorno in cui la misura
dei cappelli di tutti i componenti del Governo sarà per lo meno di dieci pollici. E dire che il
mio cappello misura al massimo sette pollici, virgola otto! I biologi matematici, impegnati
a escogitar prove di attitudini professionali, sono parecchio più interessanti e molto più
intelligenti, dei vivisezionisti. Finora però non sono andati oltre a qualche tentativo di
classificare quali soldati, meccanici, o contabili potenziali, dei ragazzi tra gli undici anni e
mezzo e i tredici e mezzo. I ministri di Stato e i superuomini cerebrotonici non sono ancora
all'altezza della situazione, sebbene il loro linguaggio si libri in sfere per lo più inaccessibili
all'intendimento dei lettori di questo mio libro (e non parliamo del mio!). Chiunque
desideri approfondire il mistero delle proprie regressioni o dei propri coefficienti di
correlazione, saper di più sulle proprie selezioni e misure multivariabili e univariabili,
farebbe bene ad abbonarsi al "British Journal of Psychology", che prosegue l'opera
principiata da Karl Pearson nella sua Biometrica. Le ricerche di questi scienziati, ricerche
incruenti indolori e del tutto scevre da riflessi druidici o aztechi, non sono, a simiglianza
del lavoro fisiologico fatto in laboratorio, piene di attrattive per teste di legno di poca
fantasia. Gli statisti avveduti dovrebbero tenerle d'occhio, perché grande utilità si potrebbe
ricavare dai loro progressi, se mai se ne otterranno.

Tanto negli ordini religiosi quanto nei partiti politici più giovani, noviziato e disciplina
operano da vaglio nella scelta dei capi, siano essi spirituali o politici, e nelle opere di carità
affinché queste vengano svolte per puro amore del prossimo. Le suore di carità indossano
una veste antiquata ma attraente, simile a quella che in Francia, nel sedicesimo secolo,
qualsiasi donna da bene di umili natali usava indossare. San Francesco di Sales aveva
scelto quest'abito appunto perché non avesse menomamente a dare nell'occhio
distinguendosi troppo da quello abituale a una comune popolana; oggi esso è divenuto una
delle più avvenenti uniformi del mondo. Le suore di carità non fanno voto se non per un
anno, ciò che ogni dodici mesi permette loro, se ne hanno voglia, di tornare nel mondo
quali libere cittadine; nella congregazione non si trovano, perciò, cuori tiepidi. In Russia, il
partito comunista con le sue leggi, la sua disciplina e le frequenti purghe, si libera pure dei
cuori tiepidi. La Lega sovietica dei Senza Dio è altrettanto ardente nell'adorazione di Marx
quanto i trappisti lo sono in quella di Cristo, ma infinitamente meno egocentrica e più
socievole. Eccoci però di nuovo in acque fonde. I rapporti dello statista con la religione
sono complicati e importanti quanto i suoi rapporti con la scienza. Entrambe le discipline
non si accontentano di essere forze sociali dalle radici assai tenaci; esse sono forze anche
pericolose dalle quali s'irradia una luce di speranza. Occupiamoci di esse.

Mi sono già abbastanza dilungato nell'esporre la facilità con cui pur di avere una
preparazione pappagallescamente adatta, si riesce ad aggirare gli scogli delle licenze, e sul
fatto che questo metodo esclude i candidati migliori, quelli che non dedicano ai libri di
testo una fede supina, ma preferiscono pensare con il loro cervello. Nelle nostre università,
appena gli insegnanti ai corsi si trovano in possesso di una qualche esperienza, essi non si
sbagliano nel giudicare quali studenti sia meglio spingere sulla via dello studio in vista del
puro sapere, e quali lasciar semplicemente arrancare verso la laurea che, una volta
ottenuta, diverrà nelle loro mani la prova della classe sociale a cui appartengono, e
sicuramente non il certificato di una cultura più vasta di quella richiesta ai camerieri che
rifanno loro il letto nei collegi ove studiano. Qualsiasi insegnante esperto nella professione
di preparare giovani agli esami necessari
Il Pratico perper
Mondo essere ammessi
Edunet books alle carriere statali saprà
senz'altro scegliere tra i suoi allievi quali faranno meglio agli Affari Esteri e quali
all'Agenzia delle Imposte.

E' bensì vero che il giudizio sulla maggiore o minor probabilità per un candidato di passare
o no un esame è veramente importante solo quando ha per scopo di riempire le file dei
professori universitari e dei funzionari statali corretti. Il giudizio tuttavia è un'attività
umana, e perciò fallibile; d'altra parte è il solo strumento a nostra disposizione quando si
siano raccolte le premesse necessarie a usarne. E poi, se buttassimo a mare qualche sacco
pieno delle nostre tesi d'esame, ciò non servirebbe a nulla, visto che niente di meglio
abbiamo pronto. Bisognerebbe abolire l'uso del processo esaminativo singolo,
sostituendolo con una serie di prove spartite lungo un periodo di tirocinio nel quale capaci
insegnanti sottomettano i candidati all'osservazione critica della loro esperienza, così come
si fa nell'esercito e nella marina mercantile o da guerra.

In quanto poi all'università, essa non mi pare un asilo per scolaretti; sarebbe perciò
indicato mandare per un dato periodo i suoi aspiranti in giro per il vasto mondo a
guadagnarsi di che vivere, così come usano fare gli adulti, in modo di stabilire un ponte
d'esperienza tra gli studi scolastici e quelli universitari. I gradi accademici non si debbono
ottenere per mezzo di una abilità tecnica, come un'abilitazione tecnica non la si ottiene con
un grado accademico. Sarebbe bene che nessuno, mai, fosse creato insegnante senza che
prima venga ben specificato in quale arte egli sia abilitato a insegnare. E' dannoso mettere
nello stesso calderone il direttore di un collegio, persona piena di sapere ma capace a nulla,
con l'uomo abile che non ha sapere ma sa far di tutto. Per dirla con espressioni dotte, la
specie cogitiva dovrebbe essere distinta da quella conativa, non perdendo di vista il fatto
che, siccome questi due estremi non esistono nel senso assoluto della parola, gli esseri
umani non dovranno essere posti che sui punti intermedi della curva sviluppata fra i due
tipi.

Tanti sono i mezzi con cui dissodare questo nuovo terreno che vorrei abbandonare il detto:
«nel dubbio attienti a ciò che è già stato provato», adottando invece il motto che dice: «non
fare mai ciò che è già stato fatto altre volte». Al presente ci tocca operare come meglio si
può, pur di principiare. Il compito è troppo arduo per le mie sole forze, ma posso tentar di
studiare qualche voce almeno del problema. Deve un uomo la cui professione si risolve nel
dar consigli al pubblico essere un matematico? Sì e no. Non ripeterò mai abbastanza che i
tecnici, benché indispensabili come esperti e assessori, non devono servir da giudici. Un
Primo Ministro può benissimo non saper fare il conto della sua lavandaia; egli deve però
intendersi abbastanza di matematica da capire che il renderne pubblico l'insegnamento è
un provvedimento più importante che una qualsivoglia imposta sulle cipolline sottaceto.
Non vorremmo certo essere governati dalla specie di quegli uomini i quali decapitarono
Lavoisier dando come spiegazione che la repubblica non ha bisogno di chimici, o di quegli
altri che spogliarono Einstein, confinandolo all'esilio, perché di lui capivano soltanto la sua
qualità d'ebreo. Oggi, poi, a ogni più vaga minaccia di guerra, le nostre autorità non
pensano che a vuotare il British Museum o il Royal Observatory riducendoli a uffici militari
o magazzeni, e a richiamare sotto le armi il personale addetto ai due importantissimi
istituti. Non è necessaria una speciale competenza tecnica a salvaguardarci da simili
pericoli; basta un'oncia di buon senso, e un quarto d'ora di conversazione è sufficiente a
giudicare se un candidato possiede quest'oncia o no. Ben inteso la conversazione non deve
svolgersi in termini astratti, quei termini detti dal popolo "belle parole", tanto più che nel
campo dei termini astratti le vedute dei nostri capi risultano tutte ineccepibili. Le belle
parole sono paragonabili alle lettere dell'alfabeto usate quali segni algebrici, segni del tutto
inutili se applicati a questioni pratiche o a determinare quantità ben definite. Gli statisti
fanno bene a trovarsi d'accordo nell'asserire
Il Pratico che Edunet
Mondo per una pinta equivale a venti once liquide; se
books
però ne desumessero che una pinta di latte è l'equivalenza di venti once di gin, essi
diventerebbero pericolosissimi ogni qualvolta si trattasse dei problemi inerenti alla
nutrizione dell'infanzia. Si può essere abili quanto De Quincey e Ricardo nel capire la legge
della "rendita", e ignorare al contempo l'esistenza del problema fondamentale che
s'impone allorché si abbia a decidere quanto del patrimonio nazionale in terra e in denaro
debba essere usato per l'agricoltura, e quanto, invece, investito nell'industria. La teoria
della rendita non getta luce alcuna su tale questione; eppure, se gli statisti prendono una
cantonata nell'applicarla, essi potran trovarsi tra le mani una nazione di agricoltori
doviziosa di campi, ma scarsa di vanghe aratri e trattori atti a coltivarli, oppure una grande
abbondanza di utensili e macchinari e nulla da mangiare. L'uomo non fa che muoversi fra
questi due estremi. In Russia, la ricerca del punto giusto su cui stabilirsi venne condotta tra
esperimenti ed errori e fu fonte di tali disagi, che il Governo sovietico sarebbe forse anche
naufragato se non fosse stato per la paura che i contadini provavano all'idea di un possibile
ritorno degli antichi proprietari. Il cibo si deteriora se non viene subito consumato, mentre
gli utensili durano anche tutta una vita. Porto le mie chiavi appese a un anello che
comperai a Dublino sett'anni fa per il modico prezzo di quattro pence, l'anello è sempre
ancora atto all'uso, mentre di tutto il pane infornato allora, o della carne macellata,
nemmeno un pezzetto si mantenne mangiabile una settimana.

Non certo meno importante della teoria sulla rendita è quella del valore. Il pericolo qui non
sta, come nel caso della rendita, nel non aver teorie, ma nell'essere ossessionati da una
teoria sbagliata, ciò che potrebbe in special modo capitare a un devoto del socialismo
marxista. Marx dedusse la sua teoria sul valore - teoria alla quale attribuiva grande
importanza - dagli studi di economisti classici fra cui Petty, Adam Smith e Ricardo che
ritenevano di poter misurare il valore di una merce per mezzo del lavoro necessario a
produrla, istituendo perciò il lavoro a misura del valore. Questa opinione venne scossa da
John Ruskin, il grande artista filosofo britannico, allorquando egli indicò che il valore di
scambio degli articoli prodotti dal lavoro per essere usati in commercio non può servire da
indice al suo valore sociale, di cui sovente si trova a essere l'opposto. Il colpo mortale alla
teoria del "Lavoro-Valore" venne dato dai matematici quando principiarono a curarsi delle
scienze economiche. Il buon senso ha sempre riconosciuto al valore di un oggetto uno
stretto rapporto con il desiderio che di questo oggetto si prova. La teoria laburista, invece,
ammetteva un valore di utilità ma si adombrava di fronte alle sue continue variazioni,
tantoché il valore pareva incalcolabile e impossibile a misurarsi con il metro della sua
durata. I matematici si divertono al sentirsi dire che le variabili non possono essere
calcolate. Quel genere di calcoli sta per l'appunto alla base del loro lavoro giornaliero. Essi
proposero il caso di un uomo morente di fame e di sete in un deserto. Per un primo
bicchier d'acqua e un primo grappolo di datteri quest'uomo darebbe certo tutto quanto
possiede, mentre al ventesimo bicchiere o al ventesimo grappolo di datteri che gli venisse
offerto non proporrebbe più nemmeno un centesimo. Vero quanto questo esempio è il fatto
che ogni pagnotta sfornata dai panettieri di Londra va ad aumentare il numero delle
pagnotte già sul mercato e automaticamente vale un pochino meno della pagnotta sfornata
subito prima. I teorici laburisti bandirono dai loro calcoli questa differenza giudicandola
infinitesima e incalcolabile. «Errore» dissero i matematici: «noi possiamo calcolare gli
infinitesimali come voi potete contare i fagioli; questa è la nostra abilità per cui veniamo
chiamati matematici puri.»
La teoria laburista è nata morta. Un Governo convinto che un portachiave e una pagnotta
debbano avere valore purché rappresentino il medesimo numero di ore lavorative fa
correre a un paese il rischio di trovarsi un giorno inondato di portachiavi e all'asciutto di
beni mangerecci. Oggi giorno tocca ai Governi di fissare i prezzi, e i prezzi non possono,
s'intende, variare fra portachiave e portachiave, pagnotta e pagnotta, come fa invece il loro
valore. Impossibile imporreIlsuPratico
un mercato
Mondodue
per prezzi
Edunetdifferenti
books per lo stesso articolo,
perché mai una massaia si rassegnerà a pagar due ciò che può ottenere per uno. I prezzi,
perciò, non rispecchiano fedelmente il valore. Alcuni beni di prima necessità come il sole,
per esempio, non hanno prezzo: la natura ce li dà gratis. I brillanti, invece, benché del tutto
inutili fino a quando non si sia saturi di ogni altro bene, sono valutati migliaia di sterline
ciascuno.

Nella pratica commerciale - e qui la teoria di Marx ha ragione quanto quella di Ricardo - i
prezzi sono in rapporto al costo di produzione del lavoro. Questo costo varia moltissimo
nel campo della stessa produzione. A X... un pezzo di carbone costa la fatica di chinarsi a
terra, raccattarlo, portarlo alla stufa, mentre a Z... per trovarlo si deve scavare un tunnel
fino a un pozzo situato a parecchie miglia sotto il livello del mare. Una misura di grano del
tal campo costerà una giornata di lavoro; e del tal altro, un paio d'ore. Nessuno però
coltiverà una terra arida o trasporterà in un pozzo remoto le mine necessarie ad aprirlo, se
prima la scarsità sia di grano sia di carbone non avrà fatto rincarare il loro prezzo fino al
punto di rendere proficuo il lavoro in più necessario a produrli. Per la stessa ragione,
quando le miniere e la terra sono di proprietà privata, e i proprietari si fanno concorrenza
per accaparrarsi i clienti, sarà il costo della produzione peggio rimunerata a fissare il
prezzo delle merci. Mentre invece un Governo a cui appartengano tutte le fattorie e miniere,
tanto le buone quanto le infruttifere, può fissare il prezzo del carbone e del grano al medio
costo di produzione dell'intiera voce: ecco il "valore" quale lo intendeva Marx, valore
assunto dai socialisti - benché come teoria astratta l'abbiano rigettato - quale fattore
specifico e pratico del loro piano economico. Esso diminuisce di molto il prezzo dei
prodotti e permette così di dividere fra i consumatori il maggior utile ricavato dalla terra o
dalle miniere più ricche, utile di cui oggi traggono unicamente profitto i fortunati
proprietari i quali, si capisce, sono ardenti fautori dell'uguaglianza delle entrate purché
non si tratti delle loro. Sotto il regime capitalista le entrate degli agricoltori si equiparano
con le maggiori o minori rendite, e i lavoratori ricevono la stessa mercede, tanto se la terra
o le miniere in cui lavorano sono altamente produttive, quanto se ripagano a mala pena il
lavoro fatto. In quello stesso regime noi consumatori paghiamo un unico prezzo per il
nostro carbone o per il nostro grano, o per qualsiasi altra merce vendibile, costi essa un'ora
di lavoro o una settimana, sborsando in tal modo un prezzo troppo alto per i prodotti delle
migliori terre o miniere, e uno sempre troppo inadeguato per i prodotti delle terre e
miniere peggiori.

Qualsiasi aumento nel costo lavorativo della produzione finisce, dato l'aumento delle paghe,
per rendere infruttifero lo sfruttamento delle miniere o delle terre di minor rendimento,
ciò che equivale al loro abbandono fuorché nel caso in cui tutti i minatori e gli agricoltori si
mettano a lavorare di più, sacrificando ore di riposo allo scopo di mantenere le scorte al
loro livello primitivo. Un aumento di produttività, sia esso portato da una tecnica
migliorata, da trasporti più veloci, o che so io, farà sì che miniere e terre di ancor minor
rendimento saranno sfruttate, mentre né i prezzi diminuiranno, né le paghe verranno
aumentate, né alcun vantaggio risulterà se non ai proprietari!

E' bene che i capi di Stati moderni retti da Governi miranti al benessere della comunità, e
non al solo scopo di proteggere gli averi privati e la libertà dei proprietari capitalisti,
studino questi problemi e cerchino d'intenderli. Essi sono tanto più delicati, in quanto i
capitalisti ricorrono al comunismo per affidargli i vari servizi o le industrie che non
permettono un profitto, sebbene tutta la loro vita dipenda da essi.

Vediamo quindi come sia necessario che gli statisti sappiano per lo meno quanto Ruskin
non essere i prezzi commerciali o i profitti un indice direttamente proporzionale ai valori
sociali ma, anzi, se posti al Il
servizio dell'interesse
Pratico privato,
Mondo per Edunet risultare spesso inversamente
books
proporzionali ai medesimi. Essi dovrebbero sapere che il lavoro, benché necessario alla
loro attuazione, non può assolutamente crearli: piuttosto, sarà il valore a creare il lavoro.
Dovrebbero sapere che la rendita, chiamata da Marx "plus-valore", lungi dal non
partecipare alla formazione del prezzo, come c'insegnano nelle università, ci costa una
parte a volte cospicua di quanto spendiamo, e non può esser distribuita con giustizia se
non fissando i prezzi al valore marxista, cioè nazionalizzandola: misura a cui si accede
unicamente se la terra è di proprietà pubblica e non privata. Dovrebbero sapere che
l'interesse è il prezzo d'affitto del capitale, e che si deve trattarlo alla stessa stregua. In
breve, dovrebbero sapere moltissime cose che nessuno sa se non dopo un accurato studio
di economia politica, studio giudicato un macigno dalla maggior parte degli elettori.
Sarebbe anche bene che sapessero che la vendita delle merci al loro medio costo non
soppianterà il nostro comunismo odierno, comunismo di ponti, strade, illuminazione
stradale, acqua potabile, pompieri, polizia, refezioni scolastiche, ispezioni sanitarie,
servizio militare, eccetera, e nemmeno verrà applicato ai liquori e agli stupefacenti.

Perché la democrazia risulti vera ed effettiva, lo Stato deve garantire un produttivo e ben
regolato impiego della mano d'opera e i più alti salari che il paese possa permettersi;
queste due premesse a ogni buon buon Governo debbono essere riconosciute diritti
fondamentali di ogni cittadino e di ogni famiglia. Edificate su queste basi, e ben inquadrate
da leggi protettive, tanto l'impresa privata quanto la mano d'opera assunta privatamente
non possono apportare alcun male, anzi dovrebbero rivelare nuovi orizzonti, cosicché è
bene incoraggiarle e dar loro i necessari sussidi. Ne segue che, sebbene gli azionisti
calcolino il valore commerciale delle azioni dall'ammontare dei profitti e delle perdite da
esse subiti, gli statisti debbono misurarli dalle cifre degli uffici del registro. La teoria
dell'affitto economico o legge della rendita richiede molta abilità nell'applicazione. Tra
l'affitto ricavabile da due acri di terra, l'uno posto nel bel mezzo della piana di Salisbury e
l'altro in Lombard Street, la differenza non è tanto grande quanto tra i profitti di un
Carnegie e quelli di un qualunque negoziante scozzese. E poiché un appezzamento di
terreno, venga esso destinato alla coltivazione del grano o alla costruzione di una cattedrale
o di un collegio, apporta al proprietario minor lucro che se lo destinasse a impiantarvi un
totalizzatore, è più facile che un abile commerciante faccia denari indulgendo ai vizi
dell'umanità che non un inventore o un filantropo ponendosi al servizio delle sue virtù e
dei suoi bisogni. In Inghilterra un chirurgo può guadagnarsi centinaia di sterline per
un'operazione grave, e tre sole ghinee per dire che l'intervento non è necessario. Il medico
perde il paziente che guarisce, il buon cliente di un bar - colui, cioè, che beve più di quanto
gli si confaccia - è un cattivo cittadino, e un lattoniere previdente si adopera a non render
troppo durature le sue riparazioni. Risulta perciò disastroso, per lo meno in vista
dell'interesse pubblico, concedere a qualsiasi individuo un guadagno pecuniario sulle
malattie e sui guasti in generale. Non dimentico, certo, che gli uomini hanno una coscienza
e non solo interessi egoistici. Le coscienze, però, dipendono dalle opinioni e nulla è più
evidente del fatto che la maggior parte dell'umanità crede a ciò che le arreca profitto, a cui,
perciò, vuole credere. Sotto il regime della libertà di contratto e del "laisser- faire", la
nazione inglese venne rovinata e sciupata, condotta alla fame, all'assassinio e alla
prostituzione; ma poiché i fabbricanti e i proprietari di miniere si arricchirono in un modo
che allora sembrava colossale, il "laisser-faire" divenne la religione politica della borghesia
inglese, classe, ciò non di meno, altamente coscienziosa. L'opinione prodotta dal desiderio
non è un ritrovato nuovo; il pensiero è sempre frutto di desiderio, e non può, anzi,
manifestarsi se non suggerito da esso. Per fortuna i desideri umani includono il desiderio
evolutivo che spinge a fare il bene e ad assicurarci del grado in cui una verità è vera. Gli
uomini di Governo forniti di scarso appetito per la verità sono pericolosi. Il "laisser-faire"
cobdeniano è un terribile esempio dell'opinione prodotta dal desiderio dei profittatori.
L'organizzazione dei sindacati operai, Mondo
Il Pratico e le leggi
peraEdunet
governo dell'industria, hanno impedito
books
che esso arrechi il danno peggiore; esistono però ancora parecchie ditte che si rifiutano di
trattare con le camere del lavoro, non tollerano consigli di fabbrica o di gestione, e mai
impiegherebbero operai iscritti ai sindacati. Se un venditore ambulante dimostrasse di
avere uno spirito così antiquato, certo gli si negherebbe la licenza di commercio.

Un uomo di Stato messo di fronte al ricavo dedotto da una data abilità può tollerare il fatto
o confiscarne l'uso. Se una prima donna dotata di un'ugola estesa alle tre ottave riesce a
riempire un teatro o un salone da concerto con un pubblico che per udirla paghi una
somma variante tra una ghinea e uno scellino, essa guadagna un centinaio di migliaia di
sterline, mentre la sua cameriera non riesce a intascare nemmeno un centinaio di migliaia
di pence. Lo statista di buon senso non si preoccupa di simili cose visto che chi dà alla
cantante una ghinea o uno scellino non s'impoverisce certo. Da parte sua la cantante deve
far scale, studiarsi le parti o le canzoni, e mantenersi in efficienza, espletando un lavoro
ben più arduo di quello a cui gran parte degli uomini d'affari si sottopongono. Più che
giusto se ella conferisce pieno valore a denaro offertole con tanto entusiasmo! Si compri
pure anelli zibellini e vezzi di perle (purché ne trovi nei negozi), non foss'altro che per
tenersi su il morale, facilitando alla propria fantasia il compito di ravvisarla regina del
canto. Il diritto, però, di creare una plutocrazia di prime donne o di sconvolgere l'equilibrio
dello Stato nessuno certo glielo deve concedere, e nemmeno quello di vivere più
comodamente dei suoi vicini, anche se avesse a sua disposizione mezza dozzina di castelli.
Bisogna pure che si accontenti di un comune marito, a meno che non voglia sposare un
rivale nella persona di un tenore di grido, altrettanto innocuo dal punto di vista sociale
quanto lei. E' bene che qua e là vi siano individui provvisti di denari da buttar via, e non
solo in castelli di pietra, ma pure in castelli in aria, importante ramo di costruzione questo,
e in cui i Governi non hanno da ficcare il naso. Se le nostre cantanti minacciassero di
combinar guai, si potrà sempre parare il colpo con qualche sovraimposta, o per mezzo della
tassa di successione. Importa poco che la loro classe si componga di prime donne o di
pugili: il loro numero è tanto esiguo che gente siffatta può solo recar danno a se stessa.
Gracie Fields e John MacCormack, Gene Tunney e Joe Louis, Charles Chaplin e Greta
Garbo sono in grado di ammonticchiare pile di dollari per ogni centesimo messo da parte
dal comune dei mortali e procurare gran soddisfazione ai loro tifosi, senza che per questo
qualche persona al mondo stia peggio di prima. Perfino i pochi autori e commediografi che
con la loro penna riescono a guadagnarsi, oltre al puro e precario mantenimento, anche un
po' di companatico, possono essere lasciati in pace, non fosse che allo scopo di tener in vita
la letteratura, allettando qualcuno a farne una professione.

Tutti questi lavoratori d'arte ricavano il loro guadagno dal sudore della loro fronte e non da
quello delle fronti altrui. Lo ricavano divertendo, intrattenendo e coltivando gli svaghi
degli industriali loro vicini; tanto vale lasciarli liberi di trattare le loro mercedi purché,
mentre stanno costruendo o minando la loro reputazione artistica, si assicurino loro gli
ordinari diritti di impiego e svago. Il loro valore sociale è cospicuo, ma così incalcolabile e
disordinato che il Governo può soltanto tenerli d'occhio lasciandoli liberi di arrangiarsi a
modo loro, a condizione, ben inteso, che essi si mantengano ossequienti agli usuali
ordinamenti di polizia, i quali, al loro confronto, non han bisogno di essere applicati con
soverchia rigidezza. Il ricavo ottenuto dalle doti artistiche è, politicamente parlando,
trascurabile; ma gli statisti debbono capirne il perché, e non vivere nella beata ignoranza
della questione.

Essi debbono pur tener presente che, al disopra di una rendita media livellatrice delle
classi, qualche fortuna eccedente la norma comune non risulta politicamente dannosa. Più
che un sollazzo, essa è un fardello, perMondo
Il Pratico colui che
per la detiene,
Edunet né gli conferisce alcun potere
books
sugli altri individui. Oggi, il potere di A. con qualche migliaio di sterline all'anno, su B.
detentore di poche ghinee la settimana, può risolversi in tirannia: diamo però a B. un paio
di migliaia di sterline all'anno ed egli potrà prendersi il lusso di fare uno sberleffo ad A.,
anche se A. di sterline annue ne ha qualche centinaio di migliaia. I milionari di buon senso
usano scaricarsi del soverchio denaro sulle fondazioni tipo Rockefeller o Carnegie, Pilgrim
o Nuffield, Peabody o Guinness e sui premi Nobel e simili; oppure fabbricano cattedrali e
trasformano in solidi mattoni e cemento castelli in aria. I patrimoni dei cervelli un po' corti
son tosto dissipati e dilapidati, se non alla prima, certo alla seconda generazione.
Allorquando socialmente ci equivarremo, fruiremo tutti di una comune uguaglianza in tutti
i campi politici anche se qualcuno di noi incorrerà nella mala fortuna di possedere
cinquanta mila sterline all'anno invece di cinquemila.

La ricchezza derivante dal commercio è lungi invece dall'essere politicamente trascurabile.


Sebbene appena il cinque per cento del nostro popolo sappia e voglia occuparsi di affari,
resta il fatto che il cinque per cento di quaranta milioni è bastevole a formare una classe di
un paio di milioni di persone il cui immediato interesse pecuniario è anti-sociale, visto che
meno pagano la loro mano d'opera più denaro rimane loro. E' altrettanto vero che quanto
meno pagano d'affitto ai loro proprietari di casa e ai banchieri che li finanziano, tanto più
han da spendere per conto loro; ma poiché essi intendono stabilire sé e i figli nella
categoria dei proprietari e dei capitalisti - dei potenti, diciamo - essi buttano il loro
cospicuo peso politico sul piatto della proprietà privata. La combinazione "proprietari abili
al commercio" e "proprietari terrieri o di capitali" impone sul proletariato una tassa così
enorme, e sotto parecchi aspetti così dannosa, che a un certo gradino di civiltà essa diventa
una minaccia al bene comune. Nel diciannovesimo secolo l'Inghilterra raggiunse questo
gradino, cosicché gli aspiranti al Governo, i quali non siano coscienti di ciò, dovrebbero
essere privati del diritto elettorale e classificati non idonei alla pubblica cosa.

Ed eccoci ritornati al concetto per cui ogni cittadino ha il diritto di ottenere una
occupazione che gli dia i mezzi necessari al sostentamento, questo quando l'impiego che ha
non gli procura benefici commerciali. Dato che le aziende commerciali private esistono
unicamente in vista del profitto commerciale che se ne ricava, la difesa nazionale dal
pericolo della fame dev'essere organizzata e amministrata dallo Stato allo stesso modo di
qualsiasi altra difesa nazionale. Attualmente l'associazione tra possessori di abilità
commerciali e possessori di terreni è tanto fruttifera da permettere il riscatto dei proletari
che non può impiegare traendone profitto, riscatto ottenuto con un sussidio il quale serve a
far vivere in uno stato di ozio e di povertà avvilente. Intanto, parecchi lavori pubblici quali
la costruzione di ponti, il tracciamento di strade, i piani regolatori di città, il risanamento
dei quartieri più poveri, l'uso della marea e della forza vulcanica per l'incremento
dell'elettrificazione sono trascurati, e più ancora lasciati in disparte. Chi non è capace di
comprendere lo spreco e il male arrecati da un simile sistema può, nella sua vita privata,
riuscire innocuo benché stupido, ma politicamente egli è un nemico pubblico e dovrebbe
essere inabilitato in merito.

Bisogna tenere a mente che la relativa scarsezza di capacità commerciale non è prodotta
soltanto da difetto d'ingegno affaristico, ma pure da profonda avversione, accompagnata
sovente da strapotenti preferenze volte a occupazioni di maggior interesse. Osserviamo il
caso di Shakespeare. Egli abbandonò presto la scuola nell'intento di aiutare il padre,
commerciante assai conosciuto nella città di Stratford. La carriera successiva del poeta sta
a dimostrare che con quel bel po' di allenamento egli avrebbe facilmente potuto prosperare
negli affari. Mosso invece da una irresistibile vocazione letteraria e teatrale egli recise ogni
legame col paese natio ed emigrò a Londra (cosa che feci io pure), dove gli riuscì di entrare
nell'ambiente teatrale e di acquistarvi un certo
Il Pratico Mondo pernome organizzando
Edunet books il posteggio dei cavalli
appartenenti agli spettatori di rango. Marlowe "dalla magna rima" era allora re tra i
commediografi; ma quando poi morì, Shakespeare di versi magni ne aveva scritti a bizzeffe,
e non solo di magni, ma anche di divertenti e pieni di senno. Egli aveva avuto l'incarico di
ricomporre commedie antiquate e trasformare in drammi vecchi racconti, lavoro in cui
riuscì tanto meravigliosamente da non sentire mai il bisogno di operare sul suo. Difatti,
una volta sola nella sua breve vita (morì a 52 anni), inventò una storia genuina. Scrivere
divenne dunque la sua maggiore occupazione; tuttavia, aiutato dall'esperienza acquisita in
casa, egli coltivò di pari passo, o quasi, letteratura e affari, ottenendo un ottimo successo
tanto che sui quarant'anni gli riuscì di ritornare a Stratford non più come Shaxper il
fuggitivo cacciator di frodo ma nella parte di William Shakespeare, gentiluomo possessore
di terre, di uno stemma gentilizio e dimorante nella casa più bella e nuova della via
principale. I suoi colleghi provenivano in gran parte dai banchi universitari; i casi della vita
non li avevan costretti a far pratica nel ramo degli affari, mentre, ahimè, li avevano indotti
a scrivere in latino le didascalie delle loro commedie, cosicché non solo conoscevan la
povertà, ma vi fu chi, a simiglianza di Chapman, il rivale numero uno di Shakespeare, visse
e morì in relativa indigenza. Se John Shakespeare avesse potuto pagare al figlio gli studi
universitari, William, probabilmente, l'avrebbe vista brutta.

Risulta da tutto ciò che l'attrattiva per il commercio proviene dai lucri che se ne possono
ricavare, ed è tuttavia assai debole e rara se paragonata a quella prodotta dalle arti e
mestieri, dalla scienza, dalle occupazioni all'aria aperta, le quali ultime comportano un
contatto giornaliero con i miracoli, la bellezza visiva e il poema della natura. Non dunque la
capacità di far denaro è rara, bensì il gusto e l'egoismo necessario a riuscire. Sarebbe
assurdo credere che il Lawrence d'Arabia non avrebbe saputo fare buona prova nel lavoro
del commerciante o dello strozzino; egli, però, deliberatamente scelse di guadagnarsi la
vita prestando servizio nel più basso grado dell'aeronautica: preferì cioè quell'umile stato
agli alti comandi, alla diplomazia o alla letteratura. Shakespeare maneggiò abilmente il suo
denaro guadagnato nel trasformare cattive commedie in buone; ma corse il rischio di
rendere quelle commedie troppo belle per essere intese dai suoi spettatori. Dickens,
nell'ultimo suo romanzo, dipinse un carattere gretto, piccino, avido e codardo a tal punto
da riuscire a non aver altro pensiero all'infuori di quello che l'incitava a far denari e
diventare molto più ricco dei cittadini migliori di lui, per i quali il denaro rappresentava
unicamente una fastidiosa necessità. La capacità commerciale è sovente pura avidità.
Quando il commercio fosse privato dell'appoggio proveniente dalle scorte di denaro
investibile in possesso dei proprietari e dei capitalisti, e di una mano d'opera ignorante e
bisognosa da sfruttare, esso procurerebbe minor guadagno del lavoro manuale o
meccanico specializzato. In Russia questo è già accaduto, e da parecchio tempo anche negli
Stati capitalisti; vedi i rami del commercio minuto.

Intermezzo
Non sono giunto ancora alla fine della lista di cose che ogni cittadino dovrebbe sapere e
capire prima di venir qualificato a occuparsi della cosa pubblica. Completare questa lista, o
preveder aggiunte e cancellature del futuro, è opera troppo oltre il mio intendimento e la
mia capacità. Mi debbo accontentare di mostrare le fondamenta economiche basilari sulle
quali ogni Stato dovrebbe svilupparsi, e i risultati inevitabili a cui si va incontro se su quelle
basi si edificano sistemi feudali capitalisti o comunisti, illustrando il mio dire con esempi
tolti dal campo limitato del mio sapere e dalla mia propria esperienza. Ho tralasciato molte
cose di cui altri scrittori si sono occupati, mirando più ai soggetti in genere trascurati, o a
nuovi punti di vista provenienti da angoli negletti e non studiati ancora, piuttosto che
ripetere all'infinito cose ritrite. Mi sono attenuto, per quanto possibile, a fatti
contemporanei e del passato di cui, per quanto parziale possa essere la mia scelta e anche
le citazioni, nessuno possa Il mettere in dubbio
Pratico l'esistenza.
Mondo per Edunet books

Abbandono ora questo terreno relativamente solido per le mobili sabbie dell'opinione e
dell'ipotesi, trasbordando dalla fisica alla metafisica e dalla storia naturale alla filosofia.
Dalla regione delle sequenze in cui i fatti s'inseriscono tanto regolarmente da poterli
prevedere con una certa giustezza, a quella del pensiero (cornice di referenze) dove ci tocca
sistemarli prima di averli potuti capire; dal disordine in cui si presentano in realtà, alle
leggende e ai drammi in cui i cantastorie tentano di dar loro un senso intelligibile;
transitando, cioè, dal piano razionale su cui ogni effetto ha la sua causa da cui precede
(determinismo), alle congetture evoluzioniste, dove il desiderio per l'effetto, a volte in
assoluta antitesi con la ragione e la prudenza, diviene esso stesso la causa, e dove fuggiamo
dalla prigione del gigante disperato per inoltrarci sul sentiero che conduce alla Città
Celeste [7].

37. DELLA FEDE E DELLA CONDOTTA


Ora non proporrò più nuovi soggetti da esaminare: ciò che basta basta, tanto più che per
intenderli è sufficiente uno studio attento e lo scambio delle idee, per mezzo delle parole
nonché dello scritto. Essi sono soggetti elementari e indispensabili, eppure la loro
padronanza implica una naturale inclinazione politica ben lungi dalle pretese conoscenze
dei plutocrati e degli arrivisti che ci governano. Al loro confronto l'esaminato si trova libero
di sostenere la linea di condotta che giudica migliore. Nessun dogmatismo su questo punto:
nessuna risposta prescritta alle domande, e nessuna tendenza ortodossa da dover seguire
nei saggi e nelle conversazioni.

Ciononostante qualche assioma e qualche postulato bisogna pure accertarli: esaminatori


ed esaminandi debbono a esempio convenire che due più due fanno quattro, e che il
linguaggio da usarsi deve essere quello comune e sintattico; privato di tali accordi basilari
la convivenza umana riesce impossibile. Se l'esaminatore dice: «due più due fan quattro;
va bene?» e l'esaminato risponde: «no, non sono d'accordo»; questi deve essere congedato
perché inetto. Ma se l'esaminatore dice: «siamo d'accordo nell'asserire che due dozzine di
uova fanno 24 uova?», e l'esaminato risponde «no, 20 uova secondo me, perché la mia
aritmetica che sarà, lo spero, l'aritmetica ufficiale del futuro, ha basi duodecimali», la
risposta dev'essere giudicata soddisfacente. Essa prova non solo che l'esaminato conosce
bene la tavola pitagorica, ma che in sovrappiù capisce come il sistema numerale, a
simiglianza delle regole di pronuncia, sia pura convenzione atta a subire mutamenti e
migliorie. L'esaminatore non deve però proseguire nelle sue indagini e domandare: «siete
favorevole a un mutamento dell'ordine odierno?» trattando la risposta, affermativa o
negativa che sia, in senso squalificativo. Allo stesso modo, quando i problemi industriali e
terrieri sono sul tappeto, se l'esaminando nega che al mondo sia mai esistito qualcosa come
la legge della rendita o il Proletariato o la Guerra di Classe, o il sistema Feudale o quello
Capitalistico, lo si deve senz'altro bocciare perché ignorante e illetterato. Se invece egli dà
prova di saperne sulla legge della rendita quanto ne sapevano Tommaso De Quincey e
Henry George, e sulla Rivoluzione Industriale altrettanto di Karl Marx, non si deve
domandargli se le conclusioni sue personali sono il Conservatorismo di De Quincey o la
Tassazione Singola di George o il Sistema Rivoluzionario di Marx. Bisogna lasciarlo libero
di addivenire da solo a una conclusione, poiché egli dimostra di conoscere i fatti accertati
più rilevanti, e in breve sa di che si tratta.
D'altra parte la democrazia non può impegnarsi di concedere speciali poteri a tutti coloro
che riescono a provare di sapere la teoria, e conoscere la storia e gli sviluppi dei sistemi
politici di cui avrebbero da occuparsi in caso ne fosse dato loro l'incarico. Un esaminando
può passare a gonfie vele qualsiasi prova e lasciare i cittadini che si propone di governare
nella più assoluta oscurità sull'interrogativo se egli- o ella - sia un santo o un mascalzone,
uno sciocco o un saggio. Egli Il oPratico
ella possono
Mondo essere intelligentissimi
per Edunet books e profondi in una data
materia, senza provar per questo il minimo impulso a porre questi loro doni al servizio
della comunità. John Bunyan, uno dei nostri conoscitori più autorevoli alla voce natura
umana, spietatamente relegò il "signor Ignoranza" all'inferno, non omettendo tuttavia di
chiarire che il "signor Saggio Mondano" e il "signor Cattivo" lo avrebbero raggiunto colà,
benché negli affari fossero ben più abili di "Cristiano" o di "Fedele" o di "Speranzoso".
Parecchi uomini buoni sono risultati pessimi come governanti. Pietro il Grande fece tanto
in Russia per la civiltà, che perfino un santo umanitario quale il suo compatriota Pietro
Kropotkin ammirava di lui questa sua passione. Tolstòi, un altro santo russo, non era
capace di cavarsela negli affari: la sua «pazzia applicata a migliorare il mondo», così i figli
chiamavano la passione del padre, lo conduceva alla rovina nella vita privata. Akenaton,
nel quattordicesimo secolo avanti Cristo, e Amanullah, ieri, caddero in disgrazia quali
monarchi seguendo la via fatale intrapresa dal nostro pio e sempliciotto Giacomo secondo.
Luigi undicesimo di Francia, pio quanto Giacomo ma abile, lasciò alla morte finanze
fiorenti, tali da poter sopportare le follie dei suoi successori fino a che, nuovamente all'orlo
dell'abisso, Enrico quarto le rimise in sesto. Dio sa se questo monarca era lungi dall'esser
pio, tanto che mutò religione con un motto di spirito. La sua vita privata, imitata in ciò dal
suo nipotino, il nostro Carlo secondo, fu alquanto dissoluta. Altri sovrani irreprensibili
sono finiti in esilio, o decapitati o comunque uccisi. Allorquando a Waterloo la disfatta di
Napoleone assunse un aspetto definitivo, Byron, il miglior cervello d'Inghilterra, si sentì
"damned sorry" [8] e Beethoven, il più nobile spirito della Germania, "atterrito". E' che
Napoleone, volgarmente ambizioso qual era, fece di più per la Francia, anzi per l'Europa,
del virtuoso abate Siéyès. Il duca di Wellington, vincitore di Napoleone, era certo un
soldato dalle vedute molto più originali e dal carattere ben più nobile dell'imperatore dei
francesi; tuttavia era privo nella vita politica di quel dono di previsione che conduce ad
aver fede in un possibile mutamento della natura umana, purché si provveda a migliorarne
le condizioni materiali e morali. Robert Owen possedeva, lui, il dono della previsione e la
fede, ma fuori dall'uscio delle sue fabbriche non sapeva più trattare con il mondo. Un
giorno, mentre a un comizio stavo perorando la causa del socialismo, venni controbattuto
da un oratore il quale mi disse di aver preso la parola non perché dissentisse dai miei
argomenti o da quelli degli apostoli di Owen, ma perché i caratteri e la condotta di questi
stessi apostoli non erano in armonia con le loro professioni.

Ne risulta che, sebbene i candidati alla vita pubblica possano essere squalificati causa la
loro ignoranza e la loro incomprensione politica, il contrario non deve senz'altro garantirne
la qualifica. Dovrebbe, al massimo, assicurare l'iscrizione dei loro nomi fra quelli dei
cittadini ritenuti più capaci di dedicarsi all'attività politica nei suoi vari aspetti e gradi, atti,
perciò, a essere eletti. Quando una persona qualsiasi presenta la sua candidatura a un dato
posto, o per qualche elezione, i quesiti che gli esaminatori non gli faranno sono per
l'appunto quelli che gli elettori e membri dell'amministrazione civile vorrebbero proporgli.
In un esame Adolf Hitler batterebbe di gran lunga George Washington (il suo libro "Mein
Kampf" contiene parecchi saggi di giusta dottrina); ma poiché le sue conclusioni includono
l'egemonia tedesca, l'assoggettamento dei non ariani, la distruzione degli ebrei, e tutto un
sistema di assassinio degli ostaggi e di terrorismo militare, apparve così poco saggio
lasciarlo in possesso del potere politico, che sulla premessa di questa obiezione si
promosse una guerra mondiale. Egli non ha mai compiuto un atto di giustizia, né ha amato
la clemenza, né lo si è veduto camminare umilmente al seguito del suo dio. Nemmeno noi,
o i nostri alleati, abbiamo saputo far tanto, ma questa non è una ragione per tollerare il
signor Hitler: lo è, invece, per addivenire a riforme in noi stessi e debellare lui.

I nostri governanti non debbono accontentarsi di essere colti e capaci; li vogliamo anche
buoni e retti. Per questo gli aspiranti alla politica farebbero bene ad avere una condotta
esemplare. Ma come giudicarne? Facile
Il Pratico risulta
Mondo perl'accertarsi se un esaminando ne capisce
Edunet books
qualcosa di questioni bancarie, o di assicurazioni, o di feudalismo, o della precessione degli
equinozi, poiché, qualunque siano le conclusioni a cui si addiviene a loro riguardo, queste
conclusioni sono accertabili dai fatti. Il giudizio da darsi sulla condotta poggia invece su
opinioni variabilissime. Il furfante di oggi può divenire il santo di domani. Nel secolo
scorso Shelley, Tom Paine e Mary Wollstonecraft furono messi al bando perché nemici di
Dio. Oggi, questi stessi personaggi son famosi per le loro virtù pubbliche, benché in privato
si siano comportati scandalosamente. Chi può dire perché si è loro perdonato, perché anzi
li si ammira?

Semplicemente perché le nostre nozioni di condotta esemplare privata passano sveltissime


di moda. La Chiesa cattolica romana proibisce il matrimonio fra cugini primi e ai suoi
sacerdoti nega qualsiasi matrimonio. Nella legge mosaica un uomo deve sposare la vedova
del fratello sotto pena di incorrere nella pubblica ignominia. Nella tragedia di Amleto,
invece, il re che agisce a questo modo è tacciato d'incesto. La legalità concessa
recentemente a questo genere di matrimoni fa sì che essi appaiano oggi convenienti e
naturali, cosicché la tragedia shakespeariana dovrebbe esser giudicata priva di senso, se
non fosse che, il re essendo pure assassino, possiamo in ogni modo provar per lui una
giusta ripulsa. In alcuni ambienti, poi, una ben più evidente consanguineità rende
obbligatorio il matrimonio. All'epoca della nostra lotta contro Napoleone il destino
dell'Inghilterra dipendeva da due capi: Wellington e Nelson. Di Wellington, Tennyson
scriveva: «Qualsiasi azione commessa da lui venga alla luce, egli non avrà mai da provarne
vergogna». Intanto, Nelson aveva abbandonato la moglie e condivideva quella di sir
William Hamilton; con ciò, Nelson era certo il più popolare fra i due grandi uomini. Di
Daniel O'Connell, celebre patriota irlandese e buon cattolico, veniva sussurrato a Kerry, il
suo paese natio, che non si poteva buttare un sasso in loco senza colpire uno dei suoi figli
illegittimi. A ogni buon conto, alle signorine del secolo scorso non era permesso di leggere,
e nemmeno menzionare, Shelley o Byron, e Parnell e Dilke furono politicamente annientati
causa la loro condotta sessuale dipartitasi da certe convenzioni.

Che dire dello straordinario caso impersonato dal mio santo omonimo, Bernard di
Clairvaux? Egli sapeva tanto bene controllare il proprio carattere, e il carattere aveva così
dolce, l'intelligenza così sicura e gli interessi volti a scopi così divini che, sebbene fosse
soltanto un frate questuante promosso abate, gli riuscì in pieno turbolento dodicesimo
secolo di far intender ragione e pacificare baroni, predoni e imperatori, personaggi usi tutti
a guerreggiare tra loro. All'epoca in cui studiavo la sua vita scrissi: «Usiamo imparare la
storia dalle gesta dei nostri furfanti: quando incominceremo a impararla da quella dei
nostri santi?». Il suo posto nella storia sarebbe fra i più eminenti uomini di Stato. Se errò,
come a esempio nella sua predicazione a favore della seconda crociata, il suo errore fu del
tutto religioso, dovuto al culto del Cristo deificato peculiare alla Chiesa a cui apparteneva.
A ogni modo la sua regola di vita personale non è da additarsi a esempio, dato che, se tutti
vivessero com'egli visse, la razza umana sarebbe tosto estinta: il suo celibato è un delitto
sociale e la sua auto-mortificazione un suicidio.

Queste ultime colpe a suo carico sollevano una questione d'importanza vitale. Era san
Bernardo un masochista suicida o non era egli piuttosto un uomo voluttuoso, dai sani
istinti volti a più alti valori, valori del tutto diversi da quelli patrocinati da un Falstaff o da
un Anacreonte? Ci sarebbe da chiedersi se il concetto secondo cui la virtù consiste nella
negazione della propria natura - concetto partecipatoci dallo stesso Iddio per bocca di
William Law nel suo "Serious Call" non sia altro che un tradizionale e pernicioso errore,
maliziosamente inculcato dai profittatori al fine di mantenere il desiderio di eterna felicità
delle classi più povere fisso in un altro mondo immaginario, piuttosto che volto al
socialismo e al sindacalismo.Il E' l'automortificazione
Pratico unabooks
Mondo per Edunet virtù cristiana? San Bernardo si
ridusse volontariamente alla fame abbandonando il vino per l'acqua, e il lusso per la
povertà. Gesù invece mutò l'acqua in vino, ricusò di digiunare, sedette a banchetto con i
funzionari del Governo di Roma e si dolse di essere chiamato ghiottone e beone per il solo
fatto di non praticare le austerità a cui Giovanni Battista si sottoponeva. Mai, nel Vangelo,
si fa cenno a un diniego del Cristo di fronte a qualche dolcezza capitatagli fra le mani, e
compatibile con la sua vocazione. Perché, allora, san Bernardo si mise tanto d'impegno a
rifiutarsi ogni conforto, e fondò l'Ordine cistercense imponendo disagi e astinenza a
chiunque si convincesse di dover prendere il saio? E come mai questo suo ordine raccolse
tanta simpatia da riuscire a moltiplicarsi come i funghi per tutta la cristianità e anche
altrove?

Forse è bene classificare fra i voluttuosi nati coloro che giudicano normale una vita di
negazione della propria natura, voluttuosi, e in sovrappiù masochisti, poiché intendono di
imporre il loro gusto di autotortura a gente che avrebbe tendenze gioconde... Veramente
buono è chi è buono perché tale gli piace essere. La sua vita, per buona che sia, diventa
allora una vita di auto-affermazione, non certo di auto- diniego: così egli è fatto, e non per
merito proprio bensì del suo fattore, lo si chiami Dio oppure Evoluzione Creatrice.

Mi è capitato di trovarmi discepolo del mio santo patrono nel rifiutare di mangiar carne
pesce e selvaggina, di fumar tabacco e qualsiasi altro ingrediente, di stimolare in alcun
modo il mio io a mezzo di alcoli e droghe. Non vado attorno vestito di un saio, ma per
vestirmi spendo forse meno di quanto alla stessa voce spende un uomo che fruisca della
venticinquesima parte delle mie entrate. Da quasi cinquant'anni ho a mia disposizione una
rendita da me non guadagnata che mi permetterebbe di vivere comodamente senza
lavorare; eppure, come qualsiasi proletario, faccio il mio compito giornaliero. Se la santità
consiste in questo genere di astinenze e fatiche, porrò forse la mia candidatura per un
posto nella comunione dei santi accanto a san Bernardo o a qualsiasi altro eroe degli
agiografi.

A chiarire il mio tenore di vita corre una leggenda la quale fa derivare i miei gusti
dall'educazione strettamente puritana impartitami da fanciullo, educazione che avrebbe
impresso nel mio carattere il marchio del "Serious Call" di Law. Poche favole sono meno
consone alla verità. La sola credenza impostami nell'infanzia, colorita di protestantesimo
irlandese, poneva all'inferno al momento della morte tutti i cattolici romani come tali, e in
paradiso tutti i protestanti purché fossero stati bravi bambini. Abbandonai questa credenza
quando le mie sottanelle si trasformarono in calzoni alla zuava; in quanto al resto della mia
educazione, essa mi veniva impartita in una atmosfera familiare così scettica, così
zingaresca e anarchica, e basata su un punto di vista estetico, che nella mia adolescenza mi
professavo ateo e, mentre non provavo rispetto alcuno per la S.S. Trinità, ne risentivo uno
profondo e duraturo per Michelangelo e Raffaello, per Handel, Mozart e Beethoven. Mi
dedicai alla letteratura non per entusiasmo o ambizione, ma perché l'avevo nel sangue.
Sono a ogni modo l'ultimo essere al mondo da potersi catalogare, sia nella pratica sia nella
teoria, fra gli asceti. Quando rifiuto di bere il maraschino e accetto invece il succo di mele,
posso unicamente apparire a qualche dissennato altrettanto eroico di san Tommaso
d'Aquino o san Bernardo all'atto in cui respingevano investiture vescovili. Fatto sta che il
succo di mele mi piace molto, mentre preferirei ingoiare petrolio piuttosto che maraschino.
Non sarebbe più semplice trovar la verità nel fatto che, poiché i due summenzionati santi
differivano nei gusti da Becket, Wolsey o Richelieu, essi davano infinitamente meno valore
alle mitre, alle berrette scarlatte e alle ricchezze che non alla solitudine, ai rapimenti e alla
vita semplice dei monaci? Bene conoscevo Lawrence, quello d'Arabia; so perciò che egli
scelse di appartenere al più basso rango dell'esercito, rifiutandosi di dare ordini e
classificandosi illetterato, non perché fosse
Il Pratico Mondo umile e modesto,
per Edunet books o comunque desideroso di
autosacrificarsi, ma perché giudicava di poter essere più libero quale semplice aviere che
non alla mensa ufficiali. Stalin superò di gran lunga Lawrence in quanto dal nulla sociale,
benché privo di un titolo qualsiasi o di un portafoglio ministeriale, pervenne al fastigio del
potere. Soltanto molto più tardi, quando ebbe da firmare trattati e concretare con i suoi
alleati occidentali operazioni militari, egli si trovò nell'obbligo di doversi conferire i titoli di
Primo Ministro e di Maresciallo. Bene sarebbe considerare questi casi mantenendosi puri
da ogni pregiudizio, poiché, se basato su termini astratti, il discutere sulla rettitudine
personale è una perdita di tempo.

Concesso che san Bernardo e san Tommaso fossero irriducibili egoisti del mio tipo, e che
tutti e tre, andandocene per i fatti nostri, abbiamo trascurato allo stesso modo gli interessi
e i desiderata delle nostre rispettive famiglie, e che sempre e a qualsiasi costo nostro o degli
altri ci siamo scelti la vita a noi più consona, perché i due santi han fatto tanto da uccidersi
di stenti e fatiche mentre erano ancora relativamente giovani (avevano metà degli anni che
ho io oggi sulle spalle)? Non fu certo perché giudicarono di essere servi e strumenti di Dio,
poiché io mi credo servo e strumento della Evoluzione Creatrice, e appunto per questa
ragione mi permetto di calcolarmi religioso quanto loro; religioso: individuo cioè, per cui il
mangiare, il bere e il riprodursi risultano essere necessità fastidiose, tanto più se
confrontate con l'impulso verso un più vasto e profondo sapere, verso una più alta
comprensione, verso una maggiore capacità di controllo su se stessi e sulle proprie
condizioni di vita. Così stando le cose non vedo il perché non dovrei essere canonizzato
anch'io, e dopo tutto chissà che un giorno o l'altro, dopo la mia morte, non lo sia.

A ogni modo una differenza esiste. San Bernardo credeva in una vita eterna e individuale,
retaggio di ogni creatura umana dopo morte. Egli credeva che la felicità nell'altra vita,
benché non certo meritata da creature peccatrici quali siamo, ci sarebbe concessa
sull'assunto che tutte le nostre colpe sono già state espiate, e assai in anticipo, dalle torture
subite da Gesù e dalla sua morte, da quel Gesù cui Dio aveva imposto l'obbrobrio delle
nostre iniquità. Per conto mio non credo a tanto e mi stimerei ben poco se permettessi ad
alcuno di scontare in vece mia i miei peccati. D'altra parte, l'idea che l'assai poco
soddisfacente prodotto del l'Evoluzione Creatrice contrassegnato dalle iniziali G. B. S.
debba esistere per sempre, invece di subire un processo di spersonificazione e venir
rimpiazzato da qualcosa di meglio, non soltanto riesce ostica e intollerabile alla mia
fantasia, ma certamente a qualsiasi altra. E qui, sia nei fatti sia nella morale da dedurne, mi
trovo in aperto contrasto con l'abate di Clairvaux.

Il coraggio e l'umiltà di san Bernardo provenivano dalla sua fede per cui si credeva servo di
Dio; il mio coraggio e la mia umiltà vengono invece dalla mia fede, di lontano imparentata
con la sua, che mi fa credere servo della Evoluzione Creatrice e rende la mia suprema
aspirazione una semplice aspirazione evolutiva. A questo punto tra me e il mio santo
patrono si stabilisce un'altra profonda differenza, poiché egli concepiva Dio onnisciente,
onnipotente, supremamente giusto e infallibile, mentre a mio parere l'Evoluzione Creatrice
procede per mezzo di prove ed errori, fors'anzi di prove e fallimenti. Il mondo è tanto
sovraccarico di questi fallimenti che ci tocca sprecare gran parte del nostro tempo a
eliminarli per evitare di venir eliminati a nostra volta. Non esiste così, per me, un
Problema del Male, mentre per Bernardo di Clairvaux esso è insolubile, tanto che l'unica
soluzione possibile egli la trovò nel mito del demonio in contesa con Dio per il possesso
della terra, e da Dio tollerato quale prova della nostra virtù.

Il vantaggio del mio punto di vista, per lo meno dal lato politico, è che non correrò mai il
rischio di credere che, quale strumento dell'Evoluzione Creatrice, io sia immune da errori
mentre eseguisco la parte delIl suo travaglio
Pratico Mondoaper
me Edunet
affidata. Poiché essa procede attraverso
books
prove ed errori, altrettanto debbo fare io. I suggerimenti da me offerti agli uomini in
questo libro sono i migliori che io possa dare all'epoca in cui vivo e alla mia età; ma nulla
impedisce che essi siano errati. Avrei probabilmente fatto meglio a scrivere una commedia.
Un servo di Dio, invece, sebbene convinto di essere miserabile e peccatore, è portato a
credere che nell'atto in cui mortifica la propria carne, o comunque agisce in nome dell'Ente
Supremo, egli sia nel giusto perché, indirizzato da Dio, esercita allora la suprema autorità
divina. San Bernardo, per fortuna, credeva in un Dio di misericordia e giudicava Cristo il
principe della pace. Fu questo concetto a farlo santo. Ma è quale servitore di Dio che Carlo
Magno uccise per direttissima tutti i prigionieri di guerra che rifiutavano di abbracciare il
cristianesimo; che Torquemada divenne uno dei più abbominevoli tiranni della storia; e
che coscienziosi e pii imperatori cristiani quali Carlo quinto e suo figlio Filippo secondo
sono oggi ancora esecrati per le crudeltà commesse nei Paesi Bassi. Quando Samuele
Butler, il vittoriano predicatore della dottrina laodicea, ci consigliava di non prender
troppo a cuore le nostre convinzioni, egli aveva sott'occhio molti ferventi che da
Carlomagno e Robespierre a Hitler commisero atrocità chiamandole "sanzioni" cosicché,
uguale in ciò al suo grande contemporaneo norvegese Ibsen, egli giudicava la civiltà una
specie di melodramma in cui buon numero dei furfanti sono piissimi idealisti.

Da quanto sopra, si vede come la diffidenza britannica per i servitori di Dio, e la preferenza
data ai personaggi cauti, scettici e opportunisti quali sono i primi ministri, affonda le sue
radici in un terreno di amara esperienza. Il guaio è che un semplice opportunista non sa
creare le occasioni; egli è unicamente capace di afferrarle quando altri le fanno nascere, e
anche allora si corre pur sempre il rischio che egli non le scorga o che addirittura le scambi
per un pericolo pubblico. Non importa se da un punto di vista intellettuale egli si trova in
testa alla lista dei candidati poiché, se oltre a saper afferrare le occasioni non sa anche
crearle senza per questo credersi un Jehovah o un Cristo, anche se solo di cartapesta, è
meglio abbandonarlo alla vita privata.

Secondo la mia visuale del mondo lo statista deve aver qualità religiose: è bene, però, che
egli sappia liberare la sua religione da qualsiasi elemento meno che universale. Nulla di
male se concentra la sua visione della razza umana nell'universalità della Chiesa cattolica,
purché non prenda parte decisa per il cattolicesimo anglicano o per quello romano, e, se in
biologia egli è portato a personificare il fattore creativo in Dio, si astenga almeno dal
nazionalizzare questo fattore in Jehovah, Allah, Budda, oppure Brahma. Soprattutto non
deve aspettarsi che Dio faccia in vece sua il lavoro per cui egli è al mondo. Deve
considerarsi servitore fallibile di un fallibile Iddio, e agire e pensare per quel suo Iddio,
poiché Dio non potendo raggiungere i Suoi scopi senza l'ausilio di mani e di intelletti ha
fatto evolvere le nostre mani e i nostri intelletti al fine di agire e pensare per Lui: in breve,
noi non siamo nelle mani di Dio, ma Dio è nelle nostre. Un uomo di Stato non deve
esclamare impotente: «Sia fatta la volontà tua»! Deve indovinarla, questa volontà, e
tradurla in pratica. Il suo Dio non dev'essere una perfezione reale, onnisciente e
onnipotente, ma soltanto un ideale verso cui l'Evoluzione Creatrice sta arrancando seguita
dall'umanità, la quale, per ora, è il suo tentativo meglio riuscito per quanto lungi
dall'essere soddisfacente, poiché soggetta a venir sostituita da un momento all'altro
quando l'Evoluzione Creatrice, priva di illusioni, l'abbandonerà alle sue sole forze. Al male
del mondo, che praticamente riduce all'assurdo la bontà divina, egli deve far fronte come a
un residuato di errori, intesi in origine al bene. Può considerare eterna la vita, purché nel
trattare con i contemporanei non scordi che essi sono effimeri e mortali, e che
nell'oltretomba non godranno di alcun'altra vita a compensarli delle ingiustizie patite in
questa.

Ma sarebbe certo difficile formulare


Il Praticotutto ciòper
Mondo in un catechismo,
Edunet books e stabilire quale condizione
"sine qua non" alla carica di Primo Ministro la conoscenza di tale catechismo, pretendendo
in soprappiù la fede giurata nel credo ivi esposto; si dovrebbe poi aggiungere un articolo
che decretasse atto fellone l'apostasia. E' questo il metodo da noi oggi usato per rendere
permanente il cristianesimo. La Chiesa d'Inghilterra è riuscita a elaborare 39 articoli a
questo proposito, e nessun savio di mente riuscirà mai a crederli tutti; ciononostante, ogni
qual volta un sacerdote sta per entrare in possesso di un beneficio ecclesiastico, e il vescovo
al cospetto dell'intiera congregazione gli chiede se crede nei 39 articoli, egli deve mentire.
Il vescovo, che a suo tempo dovette pure mentire, sa della menzogna, e i pochi membri
della congregazione a conoscenza degli articoli lo sanno pure. E' questo il prezzo che i
sacerdoti candidati a una prebenda debbono senza alcuna logica ragione pagare per
seguire la loro vocazione, ed è decisamente un prezzo scandaloso, sebbene esso serva ad
assicurarci che il nostro clero sia abbastanza laodiceo da saper dire in date occasioni bugie
madornali, e che i quaccheri o qualche altro molesto fanatico del genere vengano
scomunicati. Una Chiesa che non possiede abbastanza energia spirituale per recidere dal
suo rituale ogni ramo secco ed essere alla testa dei suoi seguaci, invece di restare qualche
secolo indietro a essi, non è una vera Chiesa. Il fatto, poi, che essa non incontri difficoltà
nell'ottenere da maestri e da uomini politici di sapere più profondo del suo queste
professioni di fede sta a dimostrare la futilità dei credo, dei catechismi, e dei giuramenti
intesi quali testimonianze di condotta e di carattere.

I partiti politici quanto le Chiese stanno a dimostrare lo stesso fatto; i loro programmi e i
loro credo sono ingoiati e rigurgitati proprio come si usa fare con gli articoli religiosi:
ministri saliti al Governo in virtù di un più volte manifestato socialismo intransigente
usano del loro potere per fare null'altro che impedire qualsiasi possibile mutamento; i più
favoriti tra i conservatori, quelli appartenenti alla lega della Primula, presentano alla
Camera leggi per opporsi alle quali furono eletti. Non che io li critichi per questo: il
progresso è impossibile senza mutamenti, e chi non sa cambiar d'opinione non sarà mai
capace di cambiar cosa alcuna. I credo, gli articoli di fede e le istituzioni religiose
calcificano i nostri cervelli e li rendono inabili a mutare; sono perciò da catalogare fra le
cose dannose e, in pratica, è bene ignorarli.

Credo e istituzioni religiose servono però a porre un importante quesito: poiché le fedi
politiche possono e debbono cambiare, non esisterebbero dunque verità eterne e
immutabili? E, in caso negativo, non dovrebbero ugualmente, statisti ed elettori, agire
verso qualsiasi assunto provvisorio, se mai c'è da agire, come fossero verità eterne? Non
diceva Voltaire che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo? E dopo molte prove ed
errori nell'esercizio del potere mai raggiunto da Voltaire, non arrivò Robespierre alle
medesime conclusioni? Non sarebbe forse bene tollerare un governante che odia la
giustizia, ama la crudeltà e calpesta orgogliosamente il proprio Iddio, poiché l'ingiustizia,
la crudeltà e l'infedeltà non solo risultano a volte espedienti inevitabili ma anche necessità
logicissime? Logica a parte, non dovremmo noi per puro sentimento stabilire una linea
divisoria tra il male e il bene?

La risposta è, che, lo si debba o meno, la linea la tracciamo, e sempre la tracceremo. Per


quanto in cima alle liste di eleggibilità un cittadino sia, prima di eleggerlo o nominarlo a
qualche carica dovremmo tentar di scoprire in quale punto egli abbia fissato la sua linea di
demarcazione. Ignoro, però, il metodo che possa aiutarci in questo frangente. Un secolo fa,
chiunque professasse il libero pensiero, o sentimenti repubblicani, o anche solo di
cooperazionismo, era giudicato reprobo. Più tardi si incominciarono a tollerare i dubbi
sull'esistenza delle fiamme infernali, e sulla risurrezione: alla stessa epoca fu concesso agli
uomini di convivere con le sorelle delle loro defunte mogli senza per questo incorrere
nell'ostracismo; le antiche leggi istituite
Il Pratico a prevenire
Mondo l'apostasia,
per Edunet books l'oscenità e la sedizione,
benché non venissero respinte come viete, furono mitigate o tacitamente ignorate, se non a
volte addirittura soppiantate da qualche nuova legge. Con sempre maggiore evidenza si
poté osservare che gli scettici, i ribelli e gli eretici erano sovente uomini retti e sinceri,
mentre rigidi conformisti si rivelavano spesso di nessuna capacità all'infuori di quella
dovuta a un fenomenale egoismo. Nel fare la divisione tra candidati buoni e cattivi - e a
questa divisione, ragionevole o no, ogni elettore deve addivenire con altrettanta
inevitabilità e naturalezza quanta ne impiega nel respirare - le classifiche non danno alcun
affidamento. Molteplici elettori britannici hanno per regola di votare contro gli ebrei, i
gesuiti, gli irlandesi appartenenti alla Chiesa cattolica, gli atei, i socialisti, i repubblicani, i
proibizionisti - e chi più ne ha più ne metta - mentre altri partono proprio dall'opposta
convinzione. Ecco le sole divisioni di cui sono capaci e, se la loro scelta fosse fatta da una
lista, non vi sarebbe di che preoccuparsi; a ogni modo, però, sarebbe bene privarli dei
diritti elettorali.

Di solito in Inghilterra la scelta elettorale non può ancora essere istintiva, e questo perché i
nostri governanti sono per lo più eletti da persone che non li hanno mai veduti e che nulla
sanno della loro vita intima. Le votazioni vengono perciò fatte in conformità delle liste
presentate dai vari partiti, o dei credo religiosi, o dei pregiudizi sociali, e sotto la pressione
di propagande e sollecitazioni più o meno attive.

Oltre alla propaganda occasionale dei comizi elettorali abbiamo l'incessante propaganda
espletata dalle varie Chiese e dai movimenti di questo o quell'indirizzo, ognuno dei quali
cerca di far proseliti tentando di persuadere il pubblico che sul proprio argomento esso
solo è autorevole, e solo detiene il segreto della eterna verità. Alcuni, poi, si dichiarano
addirittura le sole autorità esistenti, capaci a chiarire qualsiasi soggetto. A noi tocca
accettare queste pretese poiché, visto che le decisioni debbono pur esser prese o da un
individuo o da una congrega di individui, siamo costretti, almeno per il momento, a
trattare questi "decisori" come infallibili.

Ex-cathedra, il Papa è infallibile; il Comitato giudiziario della Camera dei Lords è infallibile;
l'Accademia reale delle Belle Arti è infallibile; il Consiglio generale di medicina è infallibile;
la Bibbia è infallibile; il Governo è infallibile; le Corti marziali dei tribunali speciali sono
infallibili; e il re non può in nessun caso commettere male azioni. Tocca a noi giudicare
della verità di queste asserzioni sottoponendole alla luce delle migliaia di volte in cui tutte
queste autorità hanno errato e rierrato.

38. RIBALDERIA COLLETTIVA


Ribaldo è colui che si prefigge il conseguimento della propria soddisfazione senza tenere in
alcun conto i sentimenti e gli interessi altrui. Gli individui isolati riescono difficilmente a
raggiungere la perfezione nella ribalderia, benché vi sia chi a questa perfezione è andato
tanto vicino da aver resa necessaria la propria liquidazione. Cartouche, Titus Oates e coloro
che come mezzo di sussistenza scelgono di sposarsi, mettere una assicurazione sulla vita
della moglie e poi assassinarla, hanno certamente commesso qua e là qualche buona azione;
ciononostante nessun governante degno di questo nome esiterebbe un istante a
condannarli a morte. Nell'attesa di qualche scoperta che serva a mutar la loro natura essi
debbono essere affidati al boia, così come alcune escrescenze maligne vengono affidate al
chirurgo.

Per gli individui organizzati in blocchi la cosa è diversa. Se ordinati in Stati, Chiese,
professioni e compagnie commerciali, essi non solo commettono le più orrende atrocità ma
si appellano altresì al diritto
IldiPratico
commetterle, gloriandosene
Mondo per Edunet bookscome si glorierebbero di un
trionfo nazionale. La Cristianità viene soppiantata dalla Ribalderia; e nel regno dei ribaldi i
Governi incorrono nell'obbligo di sanzionare o escogitare, a salvezza dello Stato, malvagità
dalle quali rifuggirebbero inorriditi nella loro vita privata. Le organizzazioni non ufficiali,
se abbastanza numerose, si comportano allo stesso modo, asserendo ognuna che i suoi
interessi sono altrettanto totalitari di quelli dello Stato. Le conquiste imperialistiche
accompagnate dagli inevitabili assedi e bombardamenti, offensivi o difensivi che siano, i
roghi di Smithfield e dell'Inquisizione, i codici penali, le crudeltà dei laboratori di fisiologia,
l'abbreviamento del corso normale della vita dei proletari e il suo intristimento a favore dei
profitti commerciali, tutto ciò sta a provare che la morale pubblica differisce da quella
privata.

E qui c'imbattiamo in Machiavelli. Nulla gli sarebbe stato più facile che dire a Cesare
Borgia come fosse suo dovere operare con giustizia, amare la clemenza e camminare
umilmente al cospetto di Dio. Pii consigli, tutti, ma non certo utili al Borgia che doveva,
come egli disse, «trangugiarsi l'Italia pezzo a pezzo a mo' di carciofo» al fine di poterla
unificare in un unico Stato cattolico. In questo suo proposito Machiavelli non era peggiore
di Garibaldi o di Cavour; non peggiore di Abramo Lincoln dedicatosi a unificare gli Stati
nord- americani, di Chamberlain e Lord Randolph Churchill nell'opera espletata per
mantenere l'unione fra l'Inghilterra e l'Irlanda, di Bismarck, il fondatore dell'unità
germanica, e di Adolf Hitler che, dopo avere per mezzo dell'Anschluss riunita l'Austria al
tronco germanico, aspirò, seguendo le orme di Napoleone, a unificare il continente
eurasiano. E' evidente che Cesare Borgia non poteva unificare l'Italia soltanto con
l'obbedire ai precetti del profeta Micah, facendo, cioè, unicamente quanto Dio gli
richiedeva. Bisognava pur sottomettere principi ostili e creare entusiasmo in popolazioni
ignoranti e superstiziose. A Cesare Borgia interessava perciò sapere quel che doveva fare
per superare i principi in furberia e meglio ingannare le popolazioni, badando bene a non
perdere di vista le caratteristiche di tali principi e popolazioni, e le sue proprie. L'inganno
era necessario, lo spargimento di sangue pure; il tradimento, atto di ordinaria
amministrazione, e l'ipocrisia, naturale. Indispensabile assicurare al popolo che i soli
oggetti delle azioni politiche del Borgia erano la vittoria e l'adempimento del voler di Dio.
Machiavelli elogiava il principe per la sua sagacità nell'intendere quanto sopra e per
l'abilità con cui metteva in pratica quanto intendeva. Perché biasimare Machiavelli per non
aver mentito? E' vero che nella sostituzione dell'ipocrisia con il candore egli scopriva il suo
gioco, ma poiché era di natura ben più profonda del Borgia son certo che la sua intenzione
era per l'appunto di scoprirlo. Anch'io mi sono intromesso nella cosa pubblica - e oggi
ancora lo faccio sulle orme di Machiavelli - mentre scrivo questo libro. Nel frattempo le
Grandi Potenze sono impegnate a bombardare città, silurare navi, affamare popolazioni, e
minare i sette mari, azioni che non soltanto giudico abbominevoli ma anche diaboliche.
Tutto darei al mondo affinché una legge supernazionale classificasse queste azioni fra le
più criminali che vi siano ed esse perciò venissero abbandonate dall'uso civile, come ormai
sono abbandonati il duello e la pirateria; tuttavia le circostanze mi costringono oggi a
insistere affinché tutto questo continui e si intensifichi fin tanto che i nazisti non siano
sconfitti e il loro Fuhrer messo politicamente fuori legge. Così, amici e nemici, siamo
tutt'uno.
Nulla è più sconcertante che dover vivere con due specie di morali. Il re di Brobdingnag
giudicò Gulliver un caro amabile piccolo essere fino a che questi non si mise a esaltargli le
glorie della storia d'Inghilterra, udite le quali il re si sentì meravigliato nel constatare che il
suo caro piccolo beniamino non era altri che un pericoloso furfantello. Il signor Wells trovò
Pavlov umano, intelligente, simpatico e stranamente rassomigliante a me che ebbi invece a
denunciarne le mostruose crudeltà.
Il PraticoPavlov
Mondoaveva due nature,
per Edunet books e forse parecchie, non
soltanto nel senso che gli uomini differiscono gli uni dagli altri e che «tutti i tipi sono
necessari a formare il mondo», ma anche nel fatto che ognuno di noi non è un singolo
carattere, bensì un fascio di caratteri. Tuttavia per fini di pubblica utilità boicottiamo un
individuo in quanto vigliacco e iscriviamo il nome di un altro nell'albo degli eroi. La
"Victoria Cross" [9] è stata guadagnata da uomini che pure provavano un pazzo terrore dei
fantasmi, dei cani, o dei dentisti. Lawrence d'Arabia racconta di aver provato una "fifa"
tremenda, e per oltre una ventina di minuti, all'unica battaglia in grande stile a cui
assistette. Nel 1815 nessuno avrebbe avuto la faccia tosta di fare una simile confessione.
Nel 1915, invece, pochi avevano la faccia tosta di pretendere che nessuna apprensione li
avesse mai colti quando il tiro di sbarramento nemico si stava aggiustando sulle linee in cui
si trovavano.

La difficoltà e l'incertezza nell'arte della legislatura e del Governo si basano sul fatto che le
leggi non possono esser varie quanto gli individui. Benché non esistano due persone uguali,
le leggi devon presumere che tutti si sia congegnati allo stesso modo; benché si sia tutti un
pozzo di contraddizioni, esse si devono basare sulla coerenza umana e fingere che tutti i
matrimoni, tutte le storie d'amore, tutti i bambini, tutti i genitori, tutte le coscienze e le
capacità siano simili, mentre in realtà differiscono quanto le impronte digitali. I semplici
legislatori delle varie professioni si trovano di fronte allo stesso dilemma degli uomini
politici. Si dice che Clifford, Allbutt, medico famoso, abbia detto ai suoi allievi disposti
attorno a un letto d'ospedale: «Questo male, signori, è quanto usiamo chiamare scarlattina;
ma tutti i casi di scarlattina sono differenti l'uno dall'altro». Un altro medico eminente,
Bland Sutton, curava il tifo senza propinar medicine, proprio quando una mia amica
lottava contro la stessa malattia ingoiando una mezza dozzina di differenti veleni
ordinatigli dal suo medico. Debbo dire che guarì. D'altra parte, sia la legge sia la medicina
debbono poter affermare che la scarlattina è la scarlattina, e che per il tifo una sola cura è
valida. In qualsiasi direzione ci si volga, si finisce col trovarsi costretti a stabilire una scelta
limitativa. E' ammesso, per esempio, che il corpo medico di un ospedale provi una nuova
medicina in una corsia di bimbi (qualche volta la maggior parte dei fanciulli muore);
tuttavia non è ancora stata approvata una legge che consideri quale attività scientifica
normale l'uccisione di infanti a scopo di ricerca scientifica.

Nei laboratori i medicinali si provano sui cani, sui topi, sulle cavie e sulla mosca drosophila.
Non siamo usi a sprecar pietà sulle mosche; anzi le nostre leggi sanitarie si prefiggono lo
sterminio delle mosche, delle cimici, dei pidocchi e di altri insetti. Chi vive in campagna e
coltiva la terra impara tosto che una parte importante del lavoro consiste nella lotta
spietata contro volpi, conigli e scoiattoli, benché gli scoiattoli siano creaturine veramente
attraenti e i conigli, purché bianchi, vengano considerati animali domestici. Un maestro di
scherma francese mi disse, quando seppe che non assaggio mai carne: «Ma se non
mangiamo gli animali, gli animali mangeranno noi». A ogni modo non è mangiandoli che li
terremo tutti a bada, poiché ci rifiutiamo di mangiare i gatti come fanno i cinesi, e le rane
come i francesi, mentre i tedeschi non intendono divorar conigli come facciamo noi e tutti
gli europei ricusano di pasteggiare a scarafaggi secondo l'usanza africana. La Chiesa
cattolica romana e qualche Chiesa indiana rifuggono in qualsiasi circostanza dal toglier la
vita a un essere umano; tra noi vi è chi obbietta all'esecuzione capitale inflitta agli assassini,
mentre rimane freddo al cospetto del carcere a vita. Simili persone non debbon salire i
gradini dell'Olimpo politico. Uccidere è una necessità, sovente un dovere, che nessuno
Stato, per umanitario che sia, può ignorare o abbandonare alla mercé del caso. Un genitore
che trovi un cobra nel giardino in cui giocano i suoi figlioletti ed esiti a ucciderlo non è atto
ad aver cura di bimbi. Tutti conosciamo la necessità di sterminare lupi e tigri. Allorché
uomini e donne diventano pericolosi quanto le belve bisogna ucciderli, non per infliggere
loro una punizione o per obbligarli a espiare,
Il Pratico maEdunet
Mondo per semplicemente
books perché non sono adatti a
vivere in una società civile e perché la vita di gente a modo non deve venir sprecata a
tenerli in prigione. La nostra facoltà di uccidere deve avere un gioco assai vasto: incominci
con l'eliminazione degli elementi nocivi e prosegua fino alla estinzione di una specie intera.
Bisogna che gli abolizionisti della pena capitale stabiliscano in questo campo una linea
discriminativa.

Se ci soffermiamo a considerare non soltanto gli uccelli i pesci e gli animali in genere, ma
anche gli insetti, l'alternativa di distruggere o essere distrutti risulta terrificante. Mentre
scrivo, la specie umana è occupata nell'intento di autodistruggersi: metà della popolazione
sulla terra fa del suo meglio per distruggere l'altra metà e, pur non riuscendovi poiché
questo risultato oltrepassa la capacità di carneficina di entrambe le parti, i morti si
sommano a milioni. Qualche anima semplice chiede perché Dio non ponga termine a tanta
distruzione. Ma in che modo potrebbe farlo?

Fossi l'Onnipotente, so benissimo come riuscirei a metter fine alla guerra: darei vita a
qualche bilione di locuste o di formiche bianche, calandole poi d'imperio sul terreno
occupato dalle truppe belligeranti. Il giorno dopo, invece di battersi gli uni contro gli altri, i
belligeranti volgerebbero le loro capacità distruttive verso gli eserciti di minuscole creature
le quali, avanzando disciplinatamente in innumeri ondate sui cadaveri dei loro compagni
uccisi, si porrebbero a distruggere con tale velocità ogni risorsa alimentare umana che
perfino la pallida spirocheta e le mosca anofele verrebbero dimenticate nel terrore generale.
Non avremmo allora più semiti e anti-semiti, inglesi e tedeschi, americani e giapponesi,
proletari e padroni, democratici e plutocratici, musulmani e indù, bianchi e neri, gialli e
rossi, nemmeno irlandesi, per questo, bensì soltanto uomini e donne uniti nella lotta
affannata per il sopravvento della vita umana in pericolo, causa la violenza di
un'aggressione conosciuta finora soltanto in piccolissimi esempi.

Siccome, però, la creazione ex-abrupto del numero necessario d'insetti potrebbe procurare
noia e confusione, non sono certo che non adotterei un altro metodo. Supponete che
domattina i giornali, al posto dei soliti titoli sulla guerra, ne portino uno solo, stampato a
grandi caratteri, il quale annunci che le calotte polari stanno estendendosi. Questo
fenomeno è già accaduto, dopotutto, e può riprodursi sempre. Ecco allora che i nostri
imperi, i nostri grandi destini nazionali, i gloriosi passati, le frontiere gelosamente
custodite, non conterebbero molto più di quanto oggi valgano per noi i dinosauri e i
pterodattili. Ecco il genere di cose di cui fantastico quando mi diverto a immaginare i
nostri patriotti e militaristi sgonfiati dalla tronfia boria e nudi, alfine, in tutta la loro
insipienza; ma poiché nella mia presente attività mi sono proposto di dimostrare come
l'importanza di uccidere sia un necessario comparto della nostra attività politica e
personale, e come i nostri governanti siano costretti a ignorare il comandamento di Mosè:
«Non uccidere», per adottare quello dettato dalla natura: «Uccidi o perisci», sono costretto
ad abbandonare al loro destino le formiche bianche e le calotte polari. Mi accontento così
di perseguitare la scelleratezza in tutti i suoi aspetti, specie quando il Governo invece di
aver forma collettiva ne ha una individuale. E questo è un pericolo sempre ricorrente dato
l'abito inveterato che ci volge a idolatrare i grandi uomini.
39. IL GOVERNO DEI COSIDDETTI GRANDI UOMINI
E' generalmente ammesso da tutti che due soli sono i metodi di governo: l'uno, illustrato
da Lincoln, è il governo del popolo per il popolo, composto dal popolo, e lo si chiama
democrazia. Il secondo è il governo dei singoli grandi uomini, e ha per nome dittatura.
Spero di esser già riuscito a chiarire che la democrazia, definita come sopra, non è altro che
una sciocchezza romantica.IlIl Pratico
popolo siMondo
è sovente rivoltato
per Edunet contro i Governi ma non ha mai
books
governato di fatto. L'idea del Grande Uomo necessita invece di un esame più minuzioso,
esame che intraprendo con un sembiante di autorità, poiché nella setta dei shawiani [10]
mi gratificano di tale appellativo.

I due sistemi di cui tratto rappresentano gli irraggiungibili estremi di un concetto,


piuttosto che una inevitabile alternativa; ma, in vista di un periodo elettorale, è bene che
siano creduti tali. «Vorreste, o libere popolazioni britanniche, votare la rinuncia alla libertà
conquistata dai vostri padri e diventare gli schiavi di un dittatore e della sua burocrazia?»
gridano i democratici. «Non ne avete abbastanza delle scempiaggini parlamentari e
dell'anarchia che generano?» strillano invece gli idolatri. «Votate dunque per un Governo
effettivamente responsabile; votate per il nostro grande capo.»

Nei Governi, come in ogni altra attività umana, oltre gli scopi ultimi risultano necessari i
mezzi. La saggezza ci impone di cavare tutto il bene possibile dai governanti che abbiamo,
senza indulgere a lacrimare per quanto di meglio vorremmo ottenere. Il Governo di popolo
è un'utopia se il popolo non si sa governare da solo e vuole d'altra parte esser governato il
meno possibile ma in modo spettacolare.

Il Governo dei cosiddetti grandi uomini abbisogna di candidati capaci i quali non si
trovano sempre a portata di mano; quando lo sono, invece, difficilmente appartengono
tutti alla medesima specie. Ignazio Paderewski venne classificato fra i grandi uomini per le
sue eccezionali doti di pianista e diventò presidente dello Stato polacco. Napoleone assurse
a un posto consimile nella sua veste di genio militare. Io sono classificato un genio
drammatico, ma nessuno mi ha finora invitato a governare l'Impero britannico, e
nemmeno, in quanto a questo, la mia nativa Irlanda. Tanto vale suggerire che neppure
Shakespeare venne eletto imperatore della terra benché fosse «grande non per un'epoca
sola ma per tutti i tempi». Benito Mussolini e Adolf Hitler, autoclassificatisi grandi uomini,
hanno creduto bene di prepararsi al Governo di tutte le nazioni del mondo mettendosi per
intanto a capo della loro, aiutati in ciò dall'entusiasmo dei rispettivi connazionali. Titus
Oates mise a morte in Inghilterra parecchie persone benché il potere regale fosse detenuto
da Carlo secondo; Rasputin esercitò in Russia un'influenza dispotica perfino sul despota
ufficiale ed ereditario. Cromwell, Richelieu, Federico Guglielmo di Prussia e suo figlio
Federico il Grande, riorganizzarono a piacimento i loro Stati usando metodi tirannici. Allo
stesso modo agì Pietro il Grande; Giulio Cesare, Gengis Khan e Attila si guadagnarono
fama di grandi uomini prima di Gesù Cristo, il quale promise di risuscitare dalla tomba al
fine di stabilire in terra il regno dei cieli: questa promessa, sebbene incompiuta, conta
ancora su numerosi credenti.

La lista di cui sopra è lungi dall'essere completa. Semplice raccolta di esempi, vuole
dimostrare che la scorta dei grandi uomini non è messa assieme dalla Provvidenza:
presuntuosi mezzi-scemi, furfanti ambiziosi, indesiderabili di ogni specie, hanno
adulterato a tal segno questa scorta che soltanto la reazione a simili individui è riuscita ad
avvolgere di un alone romantico la parola democrazia e a conferire all'Anarchia il valore di
un riflesso condizionato. E' bene d'altra parte notare che queste stravaganze hanno a loro
volta prodotto varie reazioni: vedi feudalismo, oligarchia, diritto divino a favore di
monarchi e la favola ora di moda nominata totalitarismo, cioè la completa sottomissione
dell'individuo allo Stato. Tutti, a ogni modo, democratici e anarchici quanto militaristi ed
ecclesiastici, posseggono i loro eroi, senza di cui si sentono pecorelle smarrite.

Un partito privo di capo, e uno Stato privo di governanti somigliano a una nave senza
nocchiero, cosicché il problema di fronte al quale si sofferma il filosofo politico è quello di
escogitare i vincoli atti a tenere a bada,Mondo
Il Pratico per loper
meno moralmente,
Edunet books i capi. Con ogni
probabilità i francesi avevano ragione quando, per restaurare l'ordine a casa loro, scelsero
Napoleone. Egli riuscì difatti a governare con maggiore abilità di quanta il Direttorio
avesse saputo mostrarne al medesimo scopo. Il guaio è che ben presto egli volle assicurare
a sé e ai suoi il fasto derivante da una corona regale e impose così al Papa di riconoscerlo
quale imperatore del Sacro Romano Impero. Sebbene allora Napoleone fosse considerato
lo spirito più realista del mondo, ecco che a Sant'Elena egli si mise a litigare con sir
Hudson Lowe perché realisticamente questi gli rifiutava un titolo che più non aveva e lo
chiamava: generale Bonaparte. I pochi fedeli compagni volontari del suo esilio dovevano
star ritti in piedi alla sua presenza e dargli il titolo di Sire, benché in realtà egli fosse ormai
men che nessuno. Quando, mercante di gloria, conobbe la bancarotta, di lui non rimase
altro che il sognatore pietoso di una impossibile restaurazione, sognatore intento a
ricostituirsi una figura morale scrivendo numerosi volumi letti unicamente dai più diligenti
tra gli studiosi di storia. Perfino all'apice della sua fortuna egli teneva in così poco conto la
realtà da cacciar via un Volney, altro spirito decisamente realista, perché si era mostrato
favorevole al ritorno dei Borboni in Francia. Un'altra volta in un accesso d'ira fece
giustiziare il duca d'Enghien, ciò che praticamente lo rese un assassino, mentre ai suoi
nemici Enghien morto serviva molto di più che Enghien vivo.

E' quindi giusto conferire a Napoleone le qualifiche di ambizioso, vanaglorioso, assassino e


mascalzone. Confrontato con generali altrettanto famosi e più originali di lui, un
Marlborough, un Maresciallo di Sassonia, un Wellington, egli è ben lungi dal risultare un
gentiluomo. Confrontato al suo subordinato Bernadotte, i cui eredi detengono tuttora il
trono di Svezia, egli appare un fallito. Coloro fra i suoi detrattori che credono l'indomabile
coraggio dote necessaria a ogni grande generale possono far rilevare che in due occasioni
della sua vita egli si sentì atterrito, tanto che nella prima dovette la vita al fratello e nella
seconda provò tale paura da tacciare egli stesso la propria condotta di codardia. Al
confronto con l'antico compagno di scuola, e per molti anni suo segretario privato,
Bourrienne, il quale si dimise da quest'ultimo incarico dopo aver gratificato il padrone con
appellativi poco protocollari, egli appare simile a un povero diavolo a cavallo di un
destriero lanciato al galoppo sulla via della perdizione. Difatti, oltre la rovina procurata a
se stesso con la schiacciante disfatta politico-militare, si dice che egli abbia fatto perdere
alla nazione francese qualche pollice della sua statura causa la falcidia di giovani vite
buttate via in tante battaglie. Non sono queste che poche prove messe giù alla bell'e meglio,
ma chiunque si sentisse portato a compilare una lista più completa potrebbe aggiungerne
di ben più gravi.

Serio errore sarebbe concludere sulla base dei fatti sopra menzionati che Napoleone non
fosse un grande uomo. I fatti dimostrano unicamente che la natura di Napoleone differiva
da quella di un Dio in sembianza umana; visto però che la qualità divina è proprio quanto i
suoi fedeli riscontravano in lui, si può tranquillamente affermare che grandi uomini e dèi
antropomorfi sono similmente frutto di pura fantasia.

Il potere non corredato del necessario carico di responsabilità, disse lord Acton, corrompe
qualsiasi uomo. A volte, vedi Nerone e Torquemada, esso produce orrendi eccessi di
crudeltà e bigotteria. Altre volte, uomini come Cesare, Maometto, Cromwell e Washington
riescono a trarre il miglior partito possibile dal loro potere, o, per lo meno, non il peggiore.
E' doveroso confessare che, nel complesso, l'enorme maggioranza dei governanti assoluti
non ha abusato della propria autorità. Questa maggioranza ha governato seguendo la
falsariga stabilita dalla condotta morale, legale e rituale, ciò che risulta efficace quanto una
costituzione. Il Cadi, benché apparentemente un despota, non provoca certo rivoluzioni,
seduto, come si confà, sotto un palmizio. E' soltanto al momento in cui si tratta di
addivenire a riforme che i despoti incominciano
Il Pratico a intorbidare
Mondo per Edunet books le acque e il grande uomo si
fa strada. Cromwell, il birraio signorotto campagnolo, diventa Lord Protettore; lo zar
Pietro diventa Pietro il Grande; Bonaparte, semplice tenente d'artiglieria, diventa
l'imperatore Napoleone; Kemal, subalterno anche lui, diventa Supersultano; Mussolini,
giornalista proletario, regna simile a un Arciduca; Hitler e Stalin, entrambi di nessuna
importanza sociale, si trovano per sola legge di gravitazione a raccogliere ed esercitare un
potere di cui nemmeno sognarono gli imperatori del Sacro Romano Impero. Fra tutti
questi despoti, unicamente Cromwell con l'aiuto della sua Bibbia, e Stalin coadiuvato dalla
filosofia marxista, si mantennero entro limiti costituzionali (seguirono cioè qualche
principio etico), tanto che essi soli riuscirono ad aver fortuna nella loro opera di governo.
Napoleone principiò la sua carriera quale strumento giacobino della Rivoluzione francese e
quale collega di Siéyès, specialista in costituzioni; tosto però egli si liberò di Siéyès e
proseguì il suo cammino, simile in ciò al Riccardo terzo di Shakespeare che nella sua
ultima professione di fede disse: «Ci servano le nostre forti braccia di coscienza, e le spade
di legge».

Troppo poco so di Kemal Ataturk per riuscire a classificarlo; certo è che la stabilità del suo
successo e la consistenza delle sue riforme inducono a credere sia stata la speciale
quadratura del suo cervello a servirgli da costituzione. Pietro, un terribile furfante, era
fautore della civiltà occidentale, simile in ciò al nostro Governo in India; ora l'ideale
occidentale, anche se ciecamente messo in pratica, distoglie i governanti dal naturale
egoismo e dona loro un credo. Dato poi che di credo se ne trovano d'ogni sorta, non
importa quale di essi si scelga un uomo di governo. Ateo o affiliato alla confraternita di
Plymouth, giainista o musulmano o buddista, seguace di Confucio o di Lao-Tse, cattolico o
protestante, cattolico romano anglicano od ortodosso, ritualista o quacchero, purché egli (o
ella) militi nella fede e non sia passivo, le regole di governo a cui si atterrà saranno sempre
extra-personali e perciò prevedibili; se poi queste regole sono anche accettabili, atte allo
scopo e popolari, con molte probabilità esse riusciranno a durare per quanto anti-
democratiche nella forma. In poche parole, benché non si possano sempre prevedere le
azioni di questi tipi di autocrati, si può tuttavia prevedere quelle che non faranno mai.
Hitler e Mussolini hanno fallito a questo riguardo. Essi sorsero al loro posto di preminenza
perché seppero attuare alcune riforme volute dai più, ciò che assicurò loro l'idolatria di
molti; ma poiché non posseggono un credo ben definito e intelligibile, nessuno riesce a
immaginare dove si fermeranno. Privi di un credo, al fine di mantenere la loro supremazia
si trovano costretti a nutrire i loro adoratori di glorie militari, e i loro finanziatori di
successi commerciali. Tutto ciò non è però possibile a getto continuo. Napoleone rimase
quindici anni al suo posto di mercante di gloria; suo nipote venti; Mussolini ventuno. Dopo
solo dieci anni, a dispetto di sbalorditive conquiste, il potere di Hitler è già malamente
scosso. A Sant'Elena, Napoleone può forse aver giudicato che per mezzo dei suoi effimeri
successi egli era riuscito a donare al suo paese maggior bene di quanto non avessero saputo
procurargliene i governanti da lui soppiantati, e nulla impedisce che anche gli altri dittatori
giudichino allo stesso modo su quanto li riguarda. Ciò non serve però a perdonare la
futilità e la corruzione che furon causa delle loro fortune, né lo spargimento di sangue, la
distruzione e la demoralizzazione che il mercante di gloria deve, per riuscire, sostituire alla
«grazia di nostro signor Gesù Cristo». Tutto il bene operato dai grandi uomini avrebbe
potuto veder la luce senza di loro se i Governi o governanti che essi hanno sostituito
fossero stati efficienti o per lo meno ragionevoli.
Due altre insidie rendono poco consigliabile il governo dei grandi uomini. La prima è che
ben presto il lavoro li logora. Dopo sei anni di fatiche Napoleone considerava finito un
generale; egli stesso non era certo il medesimo uomo a Lipsia e nemmeno a Waterloo, dopo
il forzato riposo dell'Elba, di quel che era ad Austerlitz. Tuttavia il comando di una guerra è
lavoro alquanto più semplice del governo civile di un Impero; infatti per conseguire la
vittoria si rinuncia a qualsiasi interesseMondo
Il Pratico a essa opposto,
per Edunet a ogni salvaguardia morale o
books
costituzionale, mentre tutto ciò in tempo di pace funziona in pieno e non può venir
soppresso con la violenza. Negli Stati Uniti la carica di Presidente dura quattro anni;
soltanto la pressione esercitata da una guerra o la miglior scelta fra due mali ammettono
una seconda rielezione. Dato però che quattro anni sono veramente pochini, la rielezione
diverrà probabilmente consuetudine ogni qualvolta un Presidente avrà operato bene.

La seconda obiezione a sfavore del potere affidato alle mani di un grande uomo sta nel
fatto che questo sistema di governo diventa troppo totalitario per risultar veramente
possibile. Certo è che, se il più capace tra gli autocrati dovesse dirigere da solo ogni attività
del suo paese, nel volgere di pochi mesi egli se ne andrebbe all'altro mondo. Bisogna
dunque che abbandoni i vari governi locali nelle mani di piccoli autocrati scelti fra i più
ossequienti suoi seguaci piuttosto che tra i rivali più abili. E' degno di nota osservare che
all'epoca in cui il presidente degli Stati Uniti e lo zar di Russia rappresentavano i due
estremi, l'uno di un Governo responsabile, l'altro dell'Autarchia, il credito politico e
commerciale concesso al presidente e ai suoi ministri era di gran lunga superiore a quello
goduto dallo zar e dai suoi governanti, benché ognuno di questi godesse di tanto potere da
riuscire facilmente a far radere al suolo un'officina nel caso che la loro amante non ne
avesse gradita la vista.

Questi sono fatti, e poco c'è da dire contro la loro evidenza. Il governo di un singolo uomo
idolatrato lascia poco campo alla civiltà. La nostra salvezza non può venire che da un
consiglio di persone provate e qualificate allo scopo, soggette quanto più è possibile alla
critica del pubblico e a periodiche - in caso di urgenza anche sommarie - rimozioni e
sostituzioni. La finalità per cui mi sono accinto a questo libro sta appunto nel desiderio di
mostrare la necessità di liste in cui includere i qualificati alle varie specialità e di suggerire
le voci necessarie nei criteri di giudizio. E bene non desumere da quanto scrivo che
esistono Stati i quali possano dispensarsi da qualsiasi espressione d'autorità assoluta
riconosciuta infallibile. In ogni ramo debbono aversi autorità le cui decisioni siano
conclusive; sì, dalla massaia nella sua cucina al papa in Vaticano. Il papa, però, si riconosce
unicamente infallibile quando parla ex-cathedra, cioè in consiglio con i suoi cardinali e
l'ausilio della Biblioteca vaticana. Le considerazioni fatte da Alessandro Borgia nel corso
dei suoi assai scandalosi trascorsi sono tutt'altro che pontificie. Papa, in Inghilterra, è il
Consiglio giudiziario della Camera dei Lords, ed è pure qualificato infallibile soltanto
quando riunito in Consiglio: le conversazioni tenute dai giudici fuori consesso non hanno
maggior valore delle vostre o delle mie parole. Non che il papa o il Consiglio giudiziario, il
Vaticano o la Camera dei Lords siano realmente infallibili, poiché in natura non esiste cosa
alcuna che pur da lontano ci autorizzi a credere in una infallibile autorità umana. Qualcuno
deve, però, avere l'ultima parola: tutto è lì, ma per lo meno quest'ultima parola sia
pronunciata soltanto ex- cathedra, sia l'ultima parola di un Consiglio e non di un individuo.
In un Consiglio il capo può avere, è vero, abbastanza influenza da fare virtualmente di lui
un dittatore; ma poiché nessun capo può sapere tutto, se realmente le decisioni dipendono
soltanto da lui egli deve essere abbastanza accorto da lavorare con i suoi assessori, vedere e
ascoltare ogni parte e tenersi informato di tutti i fatti locali. Gli assessori, però, non
riescono a sostituire buoni consiglieri: è legge naturale che mai i fatti acquistano evidenza
se non molto tempo dopo gli eventi. Gli uomini di Stato meglio informati debbono saper
indovinare a priori, dato che, come disse Wellington, essi non potranno mai vedere quanto
accade sull'altro versante del colle.

E bene non preoccuparci esclusivamente del come guardarci da un regime di Governi


insopportabilmente cattivi poiché ve ne possono essere di insopportabilmente buoni. Da
Amenhotep quarto, re dell'antico Egitto,
Il Pratico ad Amanullah,
Mondo khan dell'Afganistan, parecchi
per Edunet books
sono stati i monarchi, cerebrotonici illuminati, che tentarono di imporre ai loro soggetti
riforme e nuove istituzioni troppo elevate per essere comprese. Ognuno di loro fallì
nell'intento, raccogliendo una messe di odio maggiore di quella raccolta da Nerone e dallo
zar Paolo. Quando, negli Stati Uniti, il movimento a favore della temperanza nel bere
culminò con la legge detta del proibizionismo, i risultati ottenuti furono soddisfacentissimi;
questi risultati si stanno tuttora affermando qua e là in Inghilterra per mezzo di
associazioni locali e in tutta la Svezia e anche altrove. Tuttavia, dall'illecito traffico degli
alcoolici sorto negli Stati Uniti a frodare la legge proibizionistica si sviluppò un tale eccesso
di criminalità che l'abolizione del proibizionismo venne giudicata un male minore che non
il mantenimento del medesimo nella costituzione. Fossi un despota onnipotente
distribuirei le condizioni di normale vitalità in modo da procurare ai miei soggetti una
totale indipendenza dagli analgesici, intossicanti, stimolanti, e dal tabacco, carne, pesce e
selvaggina. Mi proverei pure a ostacolare il commercio di tutti questi generi fino ad
abolirlo, né mi lascerei commuovere dalle chiacchiere sulla «libertà per ognuno di
scegliersi la propria dieta» e dalle grida di: «Meglio un'Inghilterra ubriaca ma libera, che
un'Inghilterra astemia e schiava». Il fatto è che non aspiro a diventare uno zar britannico e
nemmeno a essere linciato: tra l'altro mi si giudica, a ragione, troppo buono per governare
una nazione povera, incapace perciò di affrontare le difficoltà inerenti alla combinazione di
povertà e bontà. Un amabile buontempone conoscitore di whisky, di sigari e di cavalli,
fornito inoltre di esuberante energia e scarso intelletto, riuscirà sempre più popolare di
quanto potrei sperare esserlo io, e per di più non provocherà come farei io un movimento
regicida. Fossi quel tale onnipotente despota e morissi di morte naturale, la mia dipartita
sarebbe seguita da una reazione al cui confronto quella scatenatasi alla morte di Cromwell
parrebbe un'inezia. E' bensì vero che la licenziosità della corte inglese all'epoca della
restaurazione non toccò l'intera nazione, la quale è tuttora puritana; in quanto all'opera
moralizzatrice di Calvino e di Knox, ottima quanto quella svolta da Cromwell, essa non
andò del tutto perduta benché, omettendo di concedere al demonio quanto gli era dovuto,
essi istigassero una reazione imponente del tutto inutile. Senza questa omissione mai
avrebbero confuso il Divino Artefice con il Principe delle Tenebre... Eppure questi puritani
filistei riuscirono a intravedere sprazzi di luce grazie alla parola musicale della Bibbia
inglese. Cromwell riteneva immorale l'arte drammatica ma approvava l'opera. Un ministro
a cui chiedevo un giorno una dotazione in danaro a favore di una scuola drammatica a cui
mi interessavo mi rispose: «Non potreste mettere un organo in qualche parte della
scuola?». Acconsentii e ricevetti la somma voluta. Lo stesso ministro si distinse quale capo
dell'opposizione al tentativo fatto in Parlamento di rivedere il "Book of Common Prayer"
[11], documento del tutto sorpassato in parecchie questioni essenziali ma che, come opera
d'arte, riveste ancora l'antico fascino.

Per fortuna la Bibbia non si accontenta di essere la più alta espressione dell'arte letteraria
inglese. Molto in essa ci appare pericoloso e barbaro, ma l'insieme tutto nella sua costante
associazione con il campo spirituale si ispira alla musica, esentando a questo modo la più
incantevole delle arti dalla dannazione in cui incorrono le arti figurative, le quali persistono
nel rappresentare immagini a somiglianza di quanto esiste in cielo, giù in terra e sotto
nell'acqua, fino a travestire volgari istrioni con i paramenti devoluti ai personaggi sacri.
Morale: i capi e comunque i governanti dovrebbero essere muniti di una buona cultura
estetica, così da non cadere troppo facilmente nell'errore popolare che suole confondere
l'arte ricreativa con lo sconcio di quanto, imitandola, la prostituisce. Cromwell finì per
convincersi che, sebbene il regno dei Peccatori [12] risultasse tanto cattivo da indurlo a
decapitare re Carlo, il regno dei Santi rendeva impossibile ogni arte di governo.
Venticinque anni fa la RussiaIl abolì Dio,
Pratico soppresse
Mondo la Bibbia
per Edunet bookse fece sua la massima
dell'abazia di Thélème: «Fa' ciò che vuoi». Oggi la Russia è il paese più puritano del mondo
e non palesa il minimo segno di una controreazione.

Se dovessi scegliere fra due Governi, l'uno retto da fanatici, l'altro da fautori di Laodiceo,
darei il mio voto a quest'ultimo. A entrambi preferisco però un Governo retto da uomini
equilibrati e illuminati.

40. PER I CRITICI


Ecco che la necessità di por fine a questo interminabile libro si fa imperativa. Vi ho trattato
in massima di questioni sovente ripetute da me, e da altri prima di me. Eppure bisognerà
ridirle ancora, più sovente di quanto un martello abbia da battere su un chiodo per farlo
penetrare in un muro, se si vuole che queste cose entrino nella coscienza del signor
Ognuno.

Debbo pure considerare i critici e per questo mi ripeto qui. I miei primi passi nella carriera
letteraria li feci appunto come critico, e so benissimo che la lettura di un libro da parte del
revisore dipende dalla somma che riceverà per la sua recensione. A volte è un semplice
giudizio sulla copertina; in questo caso l'autore è fortunato perché il giudizio suona sempre
laudativo. Spero perciò anch'io in un giudizio attraente sulla copertina del mio libro. La
questione è, che alcuni critici, essendo ben pagati, si possono permettere il lusso di fare un
esame coscienzioso. Dato però che a leggere interamente un libro perderebbero troppo
tempo, non può far loro altro che piacere se qualcuno riassume lo scritto.

In ultimo è bene non dimenticare il lettore il quale, lui, paga per ottenere il privilegio di
leggere ciò per cui sono pagati i critici. Egli, o ella che sia, raggiunto il trentesimo capitolo
ha sovente una tale confusione in capo che abbisogna, a ritrovar equilibrio, di un breve
riassunto il quale serva a ricordargli quanto era scritto nelle prime pagine.

Ecco perché intendo fare un giro a volo d'uccello sui vari campi da me sorvolati in questo
mio libro.

Cinque sono i rami in cui una civiltà, specialmente se antiquata e appesantita da


superstizioni innestatesi sul suo tronco per mancanza di cure, potature eccetera può
perdersi, e cioè: l'economia, la politica, la scienza, l'educazione, la religione. A mio parere
in tutti e cinque questi rami siamo pericolosamente in ritardo sui tempi e finiremo a
catafascio come le precedenti civiltà a nostra conoscenza, se non ci decideremo a
revisionare con una certa frequenza le nostre istituzioni.

Sorge ora una questione: sotto quale punto di vista ci troviamo arretrati? Per il signor
Ognuno e Consorte non solo non siamo in ritardo con i tempi, ma addirittura in notevole
anticipo, e questo perché il signor Ognuno e Consorte son tanto ignoranti e ineducati nelle
questioni economiche, politiche, scientifiche e religiose da non sapersi autogovernare e,
meno ancora, scegliersi con una certa saggezza i propri governanti. Così, i loro mal scelti
governanti li conducono in tali pasticci che, colti dalla disperazione, i poveri signori
Chiunque cadono in balia di dittatori autonominatisi tali, i quali tosto si corrompono
nell'esercizio del potere assoluto. E qual è l'uomo, ammettendolo incorruttibile, che
sarebbe capace da solo di maneggiare un simile potere? Presto o tardi questi despoti
invecchiano e muoiono lasciando i loro adoratori sperduti e angosciati fino a che non sorga
un nuovo avventuriero a raccogliere la sua messe di idolatria.

La sola cura radicale a tanta ignoranza la si troverebbe in una educazione completamente


aggiornata e a portata di tutti, tecnica eMondo
Il Pratico obbligatoria finobooks
per Edunet a un dato punto (si obbligano
bene i ragazzi a studiare la tavola pitagorica), e, oltre quel dato punto, volontaria razionale
ed estetica, spinta al limite dell'umana conoscenza e capacità. Questo limite varia tanto da
un individuo all'altro, che i nostri tentativi di imporre a menti di media levatura
l'istruzione superiore senza lasciarsi guidare da un qualche concetto discriminativo è non
soltanto una perdita di tempo, ma anche una perniciosa crudeltà. Tanto varrebbe mettere
un bimbo a remare nelle regate universitarie. D'altra parte, negarla a un Einstein o a un
Gilbert Murray significherebbe impedire il completo fiorire di qualche genio, di valore
forse inestimabile per la civiltà. Ecco perché l'istruzione superiore dovrebbe essere alla
portata di tutti e imposta a nessuno. Gli individui né troppo né troppo poco istruiti trovano
gioiosamente il loro posto nel mondo e ammettono per primi che l'idea, puramente teorica,
patrocinata dal nostro Ministero dell'Istruzione e dai nostri adulti suffragisti, idea per cui
chiunque può essere educato a scuola a divenire un matematico, uno scrittore di poesia
epica greca o latina, un filosofo che faccia epoca, un papa o un primate, un competente
Primo Ministro o il membro di un Governo, un maresciallo vittorioso o un ammiraglio, un
giudice di Cassazione, un abile negoziante o un direttore di fabbrica, e con molto minor
impegno un individuo qualificato a giudicare ed eleggere tutti costoro, è una sciocca
pedanteria. Chi si dedica alla carriera del governo deve possedere le necessarie qualità e
abilità, e deve acquistare una tecnica esecutiva pari a quella che nel loro campo possono
avere un falegname e un cuoco. Ecco perché nei loro vari gradi e incarichi i designati a
governare dovrebbero essere scelti da liste in cui fosse iscritto soltanto chi avesse superato
le prove più adatte a mostrar la sua capacità, e non a casaccio da un elenco telefonico o da
liste di contribuenti compilate senza alcun criterio discriminativo.

La natura fornisce miracolosamente il numero necessario di individui dotati delle più alte
qualità specifiche, e li fornisce sempre in eccesso - dando agli elettori un vasto campo di
scelta il quale, solo, rende possibile la democrazia - purché il rifornimento non ne risulti
impedito, come lo è oggi che si vuol negare ai nove decimi del popolo la necessaria
educazione. Questo speciale operato della natura viene chiamato divina provvidenza. Da
un secolo a questa parte i nostri scienziati di professione ne negano l'esistenza o la
ignorano allo stesso modo in cui la provvidenza diabolica produttrice della nostra
percentuale di idioti viene negata dai democratici dottrinari. Questa speciale provvidenza è
invece idoleggiata dai nostri partiti democratici, e generalmente dai nord-americani, i quali
sostengono che in politica non esiste ciò che si usa denominare specializzazione, dato che
qualsiasi maggioranza risulta in ugual modo infinitamente saggia quanto a filosofia sociale
e infallibile come elettrice.

Beninteso è questa una sciocchezza; la regola della maggioranza non è altro che
l'accettazione pacifica di una probabilità, che, nel caso in cui i vari partiti si battessero per
ottenere la supremazia, darebbe la vittoria al partito più numeroso, non certo a quello
dotato maggiormente d'ingegno. La natura, o divina provvidenza, comunque vogliate
chiamarla, è orientata tutta verso il governo di minoranza; e questo spiega perché i ministri
competenti siano in ben più esigua minoranza che non gli stagnini e i sarti. Non si
conoscono maggioranze professionali, e un Governo saggio è la vocazione più altamente
specializzata che vi sia. I sedicenti democratici di professione, ignari di questi fatti,
vengono nel mio libro trattati con la massima irreverenza e nominati "pubblica calamità".
Beninteso entrambe le categorie mi rendono pan per focaccia bollandomi di "nemico delle
scienze" e "vecchio codino". Ma per quanto ci possiamo bisticciare, i fatti sono fatti e il
lettore farà bene a osservare il mondo senza prestar attenzione ai nostri reciproci vituperi.

Passiamo, ora, ai miei sommari.

41. SOMMARIO ECONOMICO Il Pratico Mondo per Edunet books


Prima di prefiggersi qualsiasi altro scopo i nostri sociologi, oggi, debbono applicarsi a
ripulire l'assurda fola di cui il diciottesimo secolo è responsabile, fola premarxista, nata con
Rousseau e Jefferson. Devono insistere proprio sul concetto opposto a essa, e insegnare,
cioè, che tutti siamo nati schiavi della natura la quale ci impone di lavorare x ore al giorno,
così come le mucche sono costrette a pascolare, se non vogliono morir di fame, di sete e di
freddo. Nessuno può scansare questa fatica, a meno di imporne una doppia a un altro
individuo, o, se il doppio non gli riesce, una decima parte su dieci persone [13]. Perché
questo possa però accadere, è necessario che chi intende scansare la legge naturale del
lavoro sia il padrone politico dei lavoratori e i lavoratori schiavi suoi e della natura.

Tutti, lavoratori e scansafatiche, debbono dormire otto ore su ventiquattro e riservare due
altre ore per mangiare, vestirsi, lavarsi e fare quel tanto di moto che non è possibile
scaricare in nostra vece sui cavalli, sulle automobili o sulla schiena di Sindbad il marinaio.
Vero è che dormire, mangiare, bere e moderatamente far moto sono attività piacevoli e
nessuno perciò vorrebbe farsene esentare; nessuna legge, d'altra parte, riuscirà mai ad
alterare il funzionamento materiale di queste attività, cosicché allo statista premono
soltanto le quattordici ore rimaste libere per essere impiegate in un lavoro produttivo e
vantaggioso.

Così, dunque, schiavo come la natura lo ha creato, l'uomo deve lavorare; senonché
l'avversione per il lavoro obbligatorio è tale in lui da spingerlo a far di tutto pur di ridurlo e
accaparrarsi il maggior tempo possibile da dedicare a far quanto gli piace: questo tempo
libero ha per nomi riposo e svago. Come il lavoro, esso è trasferibile. Utensili, divisione del
lavoro e produzione in massa, macchine e macchinari, vapore, elettricità, pressione
vulcanica usati quali forza motrice, rendono oggi tanto produttivo il lavoro da far sì che
quattordici ore dedicate al lavoro da un solo operaio producano il guadagno necessario a
mantenere per una intiera giornata vuoi parecchie famiglie oltre quella del lavoratore, vuoi
con larghezza regale la sola famiglia del proprietario e nell'indigenza qualche famiglia di
lavoratori, vuoi qualsiasi altro aggiustamento possibile fra questi due estremi. Si deduce da
ciò che, ove si avessero, diciamo, quattordici milioni di lavoratori che lavorassero con la
maggior lena possibile, e si accontentassero di consumare unicamente quanto necessita
per vivere e riprodursi, un milione di famiglie godrebbe quattordici ore al giorno di ozio,
oltre a tutto il lusso compatibile, senza aver dato alla comunità il minimo contributo di
lavoro all'infuori del travaglio a cui si sottopongono le loro donne per mettere al mondo i
figli.

Ab initio, nessuna persona sana di mente proporrebbe un simile ordinamento di cose.


L'intenzione prima di ogni società umana, tranne nel caso di congreghe di ladroni, è stata
sempre di stabilir per fermo che chi non lavora non mangia. Ma quando, partendo
dall'agricoltura, la nostra società cominciò a progredire, il mezzo più sicuro per non
deviare da questa premessa morale apparve esser quello di concedere a ogni uomo la
proprietà della terra a cui dava le sue cure e di istituire leggi atte a impedire a chicchessia
di ricavar frutti dalla proprietà altrui, senza previa concessione del proprietario o senza la
conferma di un atto di compera. Finché si ebbe abbastanza terra fertile da dividere fra tutti
i capifamiglia, questo sistema di cose risultò assai soddisfacente. Ma non appena la terra
migliore, e poco dopo tutta la terra, fu divisa e le popolazioni crebbero da centinaia a
milioni di individui, proprio l'anomalia che la proprietà della terra aveva cercato di
prevenire venne da essa provocata: i proprietari ebbero gli ozi e gli altri fecero tutto il
lavoro.

Poiché nell'ordine di cose suddetto i senza terra erano schiavi con appena quanto bastava
per campare, e i proprietariIlavevano
Praticoben piùper
Mondo del Edunet
necessario,
booksil monopolio della terra creò
successivamente il monopolio del danaro risparmiato. Il danaro risparmiato rese possibile
l'attività industriale, e usato a scopo d'industria fu detto capitale. I proprietari
dell'industria si chiamarono capitalisti, gli schiavi che non avevano danaro da cui prender
nome si chiamarono proletari, e la massa dei proletari fu il proletariato. Il monopolio del
capitale per parte di una classe sola fece pure dell'istruzione e della cultura estetica il
monopolio di una sola classe. Questi monopoli si trasmisero da una generazione all'altra
per mezzo di eredità o lasciti, soli metodi con cui si può disporne fino a che lo Stato non
evolva in una Comune attrezzata a possedere, dirigere e amministrare terre e industrie
all'unico scopo di servire l'interesse pubblico.

Il semplice costume ereditario comporta la suddivisione della terra e spezza il capitale in


particelle sempre minori, finché a un certo punto non vale più la pena di possedere l'uno e
l'altro bene. E' nell'intento di evitare ciò che i proprietari istituirono i diritti di
primogenitura, grazie ai quali la terra passa intatta al figlio primogenito, dando vita a una
nuova classe composta di cadetti dotati dell'istruzione, cultura e abitudini dispendiose
particolari alla loro classe, ma privi sia di pane sia di companatico. Per guadagnarsi l'uno e
l'altro essi si dedicarono a professioni e affari, da cui, causa l'ignoranza, il proletario si
trovava escluso.

Automaticamente, senza che nessuno supponesse quanto stava accadendo, si venne allora
a formare un sistema poggiato su tre ceti: un ceto alto, un ceto medio, e un ceto basso
illetterato. Il ceto basso superava in numero gli altri due ceti sommati assieme, ma troppo
povero e ignorante e preso alla gola per dedicarsi a una proficua attività politica, privo di
armi all'infuori dei bastoni e delle pietre, di qualsiasi tattica eccetto gli scioperi e le
sommosse, esso non poteva far altro se non quanto gli veniva ordinato dai padroni, ed era
a mala pena pagato abbastanza da impedirgli di estinguersi in massa, sebbene fosse
decimato dalla mortalità infantile e dalla breve vita degli adulti.

La lotta di classe nasce e perdura cronica in un simile stato di cose, lotta in cui la classe
superiore e quella media si mettono in lega contro quella inferiore. Difatti gli uomini
d'affari, che sono gli strumenti attivi dello sfruttamento a cui è sottoposto il proletariato,
vivono accaparrandosi parte del bottino e abbandonano l'esercizio della legislazione e della
diplomazia a quei membri della classe proprietaria a cui per capacità o fantasia piaccia
dedicarvisi, e lasciano agli altri componenti di questo ceto privilegiato l'agio di vivere
improduttivi sul cespite delle loro rendite.

Prima ancora che il sistema dei tre ceti fosse studiato nel suo aspetto organizzativo,
proteste e rivolte contro le iniquità da esso derivanti erano all'ordine del giorno. Saggi,
veggenti, profeti, agitatori e demagoghi appartenenti a ogni ceto ne denunciarono
l'immoralità. Parecchi di loro furon martirizzati e il più conosciuto tra questi è forse Gesù,
il quale dichiarò esser più facile a un cammello passare per la cruna di un ago, che a un
ricco entrare nel Regno dei Cieli. Avrebbe fatto anche bene a chiarire che per i ricchi è
facile essere virtuosi, mentre ai poveri ciò riesce tremendamente difficile; ma Egli non era
al corrente del sistema capitalista e, trasportato dalla pietà verso i miseri e dal corruccio
per il modo cui era in uso trattarli, attribuiva ogni virtù ai poveri e ogni malvagità agli
abbienti. La verità è invece un poco diversa; cattivo è il povero preso in massa, mentre in
massa il ricco è migliore; ciò che sta a dimostrare che il male da combattere e abolire non è
la ricchezza, bensì la povertà.

Verso il diciottesimo secolo il sistema capitalistico era ormai così complicato, che per
giungere a intenderlo si dovette lavorare duro. In Francia i fisiocrati (specialmente Turgot)
affrontarono il problema e Il lo studiarono finoper
Pratico Mondo a un dato punto;
Edunet books lo scozzese Adam Smith
riprese l'argomento e Malthus, Ricardo e De Quincey lo condussero alla sua finale
chiarificazione. Essi riuscirono a convincere persone intelligenti e generose come John
Austin, Macaulay, Harriet Martineau, Cobden e John Stuart Mill (quest'ultimo divenne poi
socialista), che, con tutti i suoi difetti, pienamente riconosciuti in quanto a ciò e affrontati,
il sistema delle tre classi era quanto di meglio la natura umana potesse procurare. Il
sistema venne adunque comunemente adottato nella prima metà del diciannovesimo
secolo; ma, dato che per forza di cose ben presto lo si dovette rafforzare ovunque con
provvedimenti di marca comunista, esso è tanto discreditato in Inghilterra che l'ultimo
cobdeniano presentatosi alle elezioni non raccolse nemmeno i voti necessari a rimettersi in
tasca il deposito lasciato per l'occasione. Tuttavia il cobdenismo ha tuttora nelle università
il suo posto d'onore tra i sistemi classici di economia politica, e probabilmente riacquisterà
per intiero il suo perduto prestigio quando una legislazione comunista sarà finalmente
riuscita a creare un paese liberato dalla povertà e dalla schiavitù, paese in cui ogni
individuo riceva la sua parte di agio e di danaro risparmiato. Ecco, allora, che il
cobdenismo potrà tornare abbastanza vitale da render nuovamente attuabile la ristampa
dei "Saggi sulla Libertà" del Mill; da canonizzare Benedetto Croce accanto a Karl Marx; e
da dominare le menti come ai giorni migliori di Cobden e Bright le dominava il "Libero
Scambio".

E' che il cobdenismo non riuscì mai a convincere i sociologi più illuminati, coloro cioè che
sapevano vedere oltre gli interessi della classe cui appartenevano e conoscevano il mondo
in tutte le sue debolezze. I fatti erano troppo orrendi. Ruskin, Carlyle e Dickens non vollero
saperne delle piacevoli teorie miglioriste e di tutte le chiacchiere sulla "spinta al progresso"
(vedi Macaulay). Essi si resero conto che il capitalismo era una strada per soli predoni e
non vollero perder tempo a studiarne la teoria; così, poiché non lo conoscevano, non
seppero trovargli un soddisfacente antidoto politico. Sorse allora Karl Marx, un profeta che
aveva letto i rapporti degli ispettori di fabbrica, e più di qualsiasi altro conosceva le
condizioni di vita della classe lavoratrice. Essendo ebreo egli ne soffriva come Geremia
avrebbe potuto soffrirne, e, con altrettanta foga, odiava. Educato al metodo di Hegel, seppe
far suo quel tanto di pensiero ricardiano da potergli tener testa con le stesse armi.

Ferdinand Lassalle, altro ebreo di genio, fece la stessa cosa in Germania: i due uomini
possedevano tra loro quanto mancava a Geremia, a Gesù, a Ruskin: un'economia politica
atta a tener testa a quella insegnata da Ricardo e da Cobden. Questa economia, chiamata
socialismo, poté risolvere i problemi inerenti alla produzione in massa e all'agio da
procurarsi alle masse. A questo scopo essa patrocinò la statizzazione della terra, il controllo
e l'esercizio delle industrie da parte dello Stato, e, sempre a opera dello Stato, la
ripartizione del prodotto fra consumo, capitale e investimento, ponendosi così in aperto
contrasto con le restrizioni cobdeniane all'attività statale, la quale secondo questa ultima
doveva unicamente preoccuparsi di controllare la polizia, la diplomazia, l'alto clero e
proteggere il contratto privato.

L'antagonismo fra i due sistemi ha indotto qualcuno a fonderli insieme. I socialisti fabiani
apersero gli occhi ai nostri cobdeniani di Manchester e del Midland sull'enorme impulso
che le risorse finanziarie e l'appoggio politico concesso dallo Stato possono dare
all'iniziativa commerciale. Riuscire a tanto senza riconoscere allo Stato la qualità di
proprietario terriero, o il diritto di confiscare rendite e interessi, porta la classe capitalista a
una ricchezza così grande da permetterle tetragona ormai all'avarizia - di essere generosa
verso il proletariato, soddisfacendo così una decisiva maggioranza di elettori. Questa
politica, chiamata fascismo in Italia e nazionalsocialismo in Germania, sta prendendo
piede e sviluppandosi sempre più in Inghilterra e nelle cosiddette democrazie occidentali
dove è rimasta innominata.IlCapitalismo di Stato
Pratico Mondo è il suobooks
per Edunet vero nome, ma, poiché lo si suole
confondere ancora con il vecchio capitalismo privato, i sostenitori di quest'ultimo
denunciano il fascismo italiano e tedesco quali prodotti di un terribile e malvagio sistema
politico e lo additano all'obbrobrio generale. Tutto ciò è dovuto alla presente e generale
confusione delle lingue che, poiché le teorie capitaliste, socialiste e fasciste sono
unicamente capite da pochi specialisti, porta a erronee interpretazioni di vocaboli e a errori
d'ogni sorta da parte di uomini politici o di giornalisti i quali non sanno che si dicano.
Invece i pochi non del tutto ignoranti in materia scoprono che nel diciannovesimo secolo il
socialismo si preoccupava troppo di abolire la povertà e troppo poco di studiare un giusto
impiego per le ore di svago e la cultura. Il suono della parola socialismo percuote gli
orecchi di questi pochi, quasi fosse un barbarismo; essi, perciò, a socialismo sostituiscono
umanismo scientifico, espressione più comprensibile e, senza dubbio, appartenente a
lingua più raffinata, libera se non altro dall'Inumanesimo che negli ultimi cento anni è
riuscito a orrendamente imbarbarire la parola Scienza.

Nel frattempo la tirannia imposta dalla natura domina tutte le considerazioni politiche di
partito e fondamentale rimane sempre il problema intorno alla organizzazione della società
umana. E' necessario assicurare a ognuno il massimo benessere possibile, distribuendo fra
tutti, con criterio di giustizia, il peso del lavoro e il beneficio dell'agio. Fino a tanto che
tutto questo, oltre a esser richiesto, non verrà pure messo in pratica, tutte le costituzioni,
"slogans" da comizi e programmi politici - dai Comandamenti di Mosè e dal Sermone della
Montagna alla Carta Atlantica e al Convegno di Teheran - avran poco più valore di bolle di
sapone. Benedetto Croce ha ragione quando insegna che la libertà è chiave alla storia;
ugualmente ragione Benito Mussolini nel chiamare la libertà un cadavere fetido. Quanto a
noi, gridiamo a gran voce di essere entrati in guerra per difendere la democrazia, e Adolf
Hitler ci risponde che la democrazia inglese non è altro che una plutocrazia anglosemitica.
Libertà e democrazia sono due parole vuote per il cittadino che non gode di qualche agio.
Là dove il 90 per cento della popolazione deve sobbarcarsi il peso di tutto il lavoro e
rinunciare a ogni svago, mentre il 10 per cento ha tutto lo svago e nulla del lavoro (o poco
ci manca), la libertà è un miraggio fuggevole; la Magna Carta, la Dichiarazione dei diritti
dell'uomo, la Costituzione americana, il motto francese Libertà, Fraternità, Uguaglianza,
semplici pezzi di carta; né si riuscirebbe a congegnare qualche nuova dichiarazione dei
diritti; un simile stato di cose rende endemica la guerra di classe e, come si è dimostrato in
Spagna e in Russia, questa guerra è tremendamente sanguinosa e distruttiva. Le vecchie
qualifiche dei partiti: democratico e repubblicano, laburista e nazionalista, liberale e
conservatore, di destra e di sinistra, reazionario e progressivo, non sono più appropriate;
bisogna invece appurare se i candidati hanno opinioni pre - o post marxiste; se sono
capitalisti, fascisti o comunisti. Per intanto, fino a che la distribuzione del lavoro e degli agi
rimane corrotta quale è oggi, tutti i Governi, centrali o locali che siano, agiscono quali
strumenti di corruzione, e ciò indifferentemente dalla democraticità dei principi e dei
programmi a cui si attengono.

Questo punto di vista sulla situazione economica è basilare in vista di uno sviluppo
armonico della politica moderna.

42. SOMMARIO POLITICO


Fino a che il popolo non potrà scegliersi i suoi capi, e disdire la propria scelta a intervalli
abbastanza lunghi da permettere un giudizio sull'operato di chi lo governa, governare
risulterà un atto di tirannia esercitato nell'interesse della classe, casta o cricca al potere. E
fino a che il suffragio popolare sarà limitato e guidato da un regime costituzionale,
l'ignoranza delle più semplici questioni politiche unita all'idolatria riuscirà non soltanto a
provocare l'avvento di dittatori alla Hitler, ma anche movimenti insensati condotti da
bugiardi o da pazzi dello stampo di Titus
Il Pratico Oates
Mondo per oEdunet
di lordbooks
George Gordon. La scelta dei
governanti dovrebbe pertanto venir limitata a coloro che abbiano superato tutte le prove
credute necessarie a giudicare della saggezza, comprensione, cultura ed energia di un
individuo. Ai fini legislativi il suffragio universale è fuori questione, dato che unicamente
una piccolissima percentuale di qualsiasi popolo al mondo possiede la competenza
necessaria a una scelta efficace. Ma per una pubblica disamina del malcontento, per una
inchiesta sull'operato dei ministri o una critica al Governo, per un suggerimento di nuovi
metodi e di nuovi rimedi, di promozioni, di risoluzioni, di voti di fiducia o di sfiducia, e in
modo generale per mantenere il Governo in contatto col popolo, risulta necessaria l'opera
che solo può svolgere un parlamento popolare i cui seggi siano divisi in numero uguale fra
uomini e donne.

Soltanto un cosiffatto parlamento può propriamente chiamarsi Camera dei Comuni. Non
dovrebbe però essere investito del potere di emanare leggi in quanto la capacità legislativa
è tutt'altro che comune. La natura provvede una piccolissima percentuale di persone
abbastanza fuori dal comune da esser capaci di rivedere, progettare, aggiungere qualche
articolo ai Dieci Comandamenti, o anche soltanto di provvedere acciocché i loro precetti
vengano messi in pratica con efficacia. Ma, a meno che questa piccolissima percentuale
possa essere eletta dal popolo, e dal popolo venir rimossa, esso, non sentendosi governato
da persone scelte dalla sua libera volontà, si darà alla sedizione. Per fortuna, ai veri bisogni
la natura provvede sempre e con estrema larghezza: nel mare, per esempio, un uovo di
pesce ha una probabilità su mille di riuscire a schiudersi; la natura, allora, mette riparo
procurando le uova a milioni; un solo Primo Ministro, o Console o Presidente che sia, e
una dozzina di ministri bastano a governare un paese; la natura, se l'ignoranza e la miseria
non ne frustrano il normale sviluppo, ne produce a centinaia. Un popolo ben nutrito e bene
istruito possiede perciò una percentuale di buoni legislatori del tutto sufficiente a
permettergli la scelta dei suoi capi; ora, la facoltà di scelta è quanto occorre affinché gli
elettori abbiano a portata di mano uno strumento capace di stabilire sul Governo il
necessario controllo. Per riuscire a porre in atto questa facoltà di scelta occorre sceverare
dalla massa gli individui abili, e di questi individui mettere alla prova le capacità; dopo di
che bisogna classificarli in apposite liste, ciò che a questo riguardo, per lo meno,
renderebbe l'arte di governare una professione come tante altre. Allora soltanto, il
legislatore e l'amministratore dei beni pubblici si troveranno a pari condizioni del
sacerdote consacrato, dell'avvocato e del dottore iscritti negli albi professionali e del
laureato. Il tribuno, anche se non registrato su qualche lista, avrà ugualmente agio di farsi
sentire alla Camera dei Comuni. Si dovrebbero perfino considerare dei mezzi con cui
eccezionalmente eludere le limitazioni procurate dalle prove esaminatrici. Questi mezzi
potrebbero essere le lauree "ad honorem" o i titoli vari conferiti a professionisti in "bona
fide", purché la capacità degli individui così gratificati sia stata comprovata dagli eventi; a
ogni modo tali irregolari qualifiche ed evasioni non dovrebbero essere concesse che da
governanti vagliati con il sistema delle prove. Necessario, poi, è che le prove siano ogni
tanto aggiornate ai bisogni dell'epoca; a questo scopo è bene riesaminarle sovente e
considerarle provvisorie e mutevoli, non sacre e infallibili.

Il sistema dei partiti, quale d'uso in Inghilterra, dovrebbe venir relegato nel dimenticatoio.
Lo si escogitò due secoli e mezzo fa per metter in vincoli la Camera dei Comuni
costringendo il re a scegliersi i ministri nel partito di maggioranza e a sciogliere il
Parlamento - ciò che infliggeva ai deputati un'elezione costosa - ogni qualvolta questo
partito era sconfitto. Ecco perché i membri del Parlamento non votano mai sui meriti o
demeriti di un provvedimento, ma sempre sull'interrogativo se il partito al potere deve
rimanere in carica o no, ciò che fa correre ad ambe le parti il rischio di perdere i propri
seggi e, nel caso in cui il Governo fosse rovesciato, procura gravi spese e un cumulo di guai.
Il Pratico Mondo per Edunet books
Bisognerebbe, perciò, adottare in Parlamento i metodi in uso presso le nostre municipalità
dove i membri vengono eletti per un tempo fisso, e svolgono la loro opera in comitati
stabili i quali studiano i problemi di loro pertinenza e riferiscono al consiglio comunale le
conclusioni a cui sono giunti. Queste conclusioni vengono discusse o accettate, emendate o
respinte in vista soltanto del loro valore intrinseco; ciò ha luogo perché i membri votanti
non ricavano vantaggio o svantaggio dal voto a cui sono chiamati, e perché il ripudio di
qualsiasi provvedimento non comporta l'immediato sciogliersi della giunta con susseguenti
rielezioni, né fa decadere dall'incarico il presidente della sezione in causa. Attualmente i
consiglieri municipali si divertono al gioco della politica dei partiti guadagnando alle
proprie vedute i compagni più bovini, coloro i quali, se privi dell'incitamento dato da
qualche caporione politico, non saprebbero per chi votare, e alle elezioni si oppongono ai
candidati indipendenti. Per rimediare a ciò bisogna escludere dalle liste municipali i nomi
dei bovini poiché, eccettuato loro, chiunque altro sa dare il suo parere su un qualsiasi
rapporto, indipendentemente dalle considerazioni di partito.

Parlamenti e municipalità non permeano, però, l'intiero terreno politico, e nemmeno lo


permeeranno quando, scindendosi, si moltiplicheranno al punto che invece di un
parlamento ne avremo parecchi. I versi che il dottor Johnson inserì nel poema di
Goldsmith:

How small of all that human hearts endure That part which kings or laws can cause
or cure! [14].

sono oggi ancora d'attualità, poiché i Sindacati operai. le Associazioni professionali, il


Consiglio generale dei medici, i vescovi, la Borsa - non parliamo poi degli imprenditori
privati, dei finanzieri e delle loro federazioni - mantengono diritti di ammissione o di
esclusione da tanti lavori atti a procurare il pane quotidiano che l'abolizione di ogni diretto
controllo governativo, ammettendo fosse possibile, lascerebbe i nostri mezzi di sussistenza
alla mercé di organizzazioni sulle quali non abbiamo nessun controllo. Soltanto lo spirito
di corpo, chiamato in Inghilterra etichetta professionale, serve da verificatore alle citate
organizzazioni e lo spirito di corpo può venire in conflitto con la cura da darsi al bene
pubblico, così come finisce per procurare al sacerdote un interesse nel peccato, all'avvocato
nella lite, al poliziotto nel delitto e nella dimostrazione di colpevolezza, al dottore nella
malattia, alla Borsa nel gioco, all'impero nella povertà e nella servitù, e all'impiegato nel
compiere il minor lavoro per la miglior paga ottenibile.

Qualsiasi organizzazione di questi sistemi antisociali tende a trasformarsi in una


cospirazione contro l'interesse pubblico. E' così che, al fine di mantenere alti gli
emolumenti da ottenersi nell'esercizio di una data professione, esse procurano scarsità nei
servizi, creando gravose difficoltà quali tirocini inutilmente prolungati, esami su questioni
tecniche superate, prove di lingue morte e questioni accademiche di nessuna importanza.
Esse oppongono una resistenza passiva a qualsiasi tecnica nuova atta a soppiantare la loro
propria e a imporre un nuovo studio; perseguitano senza pietà chiunque non appartenga
alla loro organizzazione. Ciò che garantiscono di abilità e di sapere è sovente immaginario;
quanto all'abilità, basta considerare che si può ottenere il più grande attestato di capacità
chirurgica senza mai aver eseguito un'operazione, e quanto al sapere, esso è spesso
puramente accademico e antiquato.

Questo lasciar liberi da qualsiasi controllo statale organi capaci in potenza e realtà a
produrre simili danni, mentre, invece, usufruiscono di poteri e privilegi che nessuno degli
Stati componenti il nostro reame sognerebbe
Il Pratico chiedere,
Mondo per Edunet èbooks
semplice follia politica; tuttavia
non ce ne preoccupiamo mentre strilliamo di indignazione contro l'orribile tirannia messa
in opera sul continente dai moderni Stati fascisti i quali nazionalizzano gli organismi di cui
sopra incamerandoli nei vari dicasteri. Nulla risulta certo più democratico del rifiuto di
creare uno Stato professionale ponendo per base che sono i profani, cioè gli interessati, a
dover controllare politicamente le professioni, e non le professioni i profani.

Un'organizzazione medica in cui i pazienti non abbian diritto di parola, un clero


autorizzato a vincolare e sciogliere le anime dei congregati, una professione legale non
frenata dai clienti, un sistema industriale in cui i produttori e non i consumatori siano
rappresentati, tutto ciò produce una tirannia pericolosa quant'altre mai. Ciononostante
riteniamo normale che il clero venga controllato dai sacerdoti, i medici dai medici, i
tribunali dagli avvocati, i proprietari dai proprietari, gli agenti di cambio dagli agenti di
cambio, i minatori dai minatori, gli ingegneri dagli ingegneri e così via. Allo stesso modo,
in caso saltasse in mente a qualcuno di promuovere una associazione atta a controllare
delitti e furti, dovremmo trovare naturalissimo che i membri di questo consesso fossero
tutti assassini e ladri. Perfino con un organismo del Consiglio privato quale è da noi il
Comitato generale di medicina, dovetti per anni far fuoco e fiamme prima di ottenere che i
profani, in questo caso i pazienti, vi fossero rappresentati, e quando riuscii nel mio intento
fu soltanto in grazia alla scandalosa politica di persecuzione a scapito di chiunque ne fosse
fuori, condotta dal suddetto Comitato.

Questa consuetudine non è frutto di una linea di condotta deliberata. La sua unica ragione
d'essere sta nell'organizzazione dei produttori fatta in anticipo su quella dei consumatori.
Organizzarsi risulta assai più facile per i primi che per i secondi, poiché i primi formano
organi assai limitati il cui solo scopo è la preoccupazione di mantenersi in vita. I
consumatori, invece, che nei casi più rilevanti sono addirittura l'intera nazione, debbono
esser organizzati nazionalmente, ciò che significa che, fino a quando l'organizzazione
sociale non sarà sviluppata al punto da render possibili organismi nazionalizzati a questo
modo, ogni consumatore se la cava come meglio può, ragione per cui i prodotti hanno la
meglio.

Nulla da fare contro di ciò, poiché nelle popolazioni - milioni di anime, oggi, in ciascuna
nazione - i gruppi organizzati, lo sappiano essi o no, finiscono sempre per governare i
gruppi disorganizzati. Lo Stato socialista nel suo aspetto marxista è una organizzazione dei
consumatori decisi a difendersi contro i produttori organizzati.

Finché l'organizzazione dei consumatori non risulti abbastanza estesa da dominare quella
dei produttori, la differenza di ingegno riscontrabile in natura da che mondo è mondo
renderà impossibile lo stabilizzarsi di una vera democrazia, tanto più che alcuni ingegni,
fra i più preziosi, non sono lucrativi, mentre altri, tanto inferiori da potersi meglio
annoverare fra i vizi, rendono moltissimo.

I super-poeti, i super-filosofi, i super-matematici, debbono morir di fame o rassegnarsi a


impartire i loro insegnamenti da qualche cattedra universitaria, a giovani del tutto incapaci,
bisognosi unicamente di imparare le risposte da dare alla tesi di esame, a meno che,
imitando Morris e Richardson, essi non intendano dedicarsi saggiamente a un'industria
assicurandosi a questo modo una rendita certa. Allo stesso tempo, individui dai progetti
arditi combinati con una spiccata tendenza affaristica fanno fortuna tanto nel commercio
quanto nella finanza. Sotto il regime capitalista le carriere non sono aperte a tutti gli
ingegni: le porte si spalancano ad alcuni, mentre di fronte ad altri rimangono
ermeticamente chiuse. Al culmine della fama William Morris, maggiore tra i maggiori poeti
del diciannovesimo secolo,Il miPratico
disse che guadagnava
Mondo un books
per Edunet centinaio di sterline all'anno con le
sue poesie. Egli viveva però nell'agiatezza, grazie ai proventi di un'industria e di un negozio
per cui produceva e vendeva mobilia e oggetti d'arte di grande pregio artistico; ben inteso,
però, i suoi proventi non erano lauti quanto quelli dei suoi concorrenti che commerciavano
roba scadente di gusto più che comune.

Robert Browning, tassato a vista per la sua attività poetica con un imponibile di 100
sterline annue, minacciò di abbandonare il suo paese per parecchi anni, e difatti se ne andò.
Egli viveva con i proventi del suo reddito privato non guadagnato. Newton per il suo
calcolo infinitesimale, Einstein per la sua relatività non furono pagati tanto quanto lo sono
stato io per una sola rappresentazione di una commedia a cui nemmeno prendevo parte.
Così anche tra coloro i quali godono di ingegno eccezionale il reddito è caratterizzato da
profonde disuguaglianze senza calcolare, poi, le disuguaglianze dovute alla proprietà
privata in terra e capitali.

L'uguaglianza del reddito fino al punto di rendere affini tutte le sezioni della comunità è
base fondamentale a ogni civiltà stabile. Questo scopo è facilmente ottenibile poiché i geni,
i santi, gli eroi, i conquistatori, e in generale tutti i cerebrotonici, non costano per il loro
mantenimento più dei semplici Tom, Dick e Molly. Ecco una bella smentita di quanto è
comunemente detto - i nostri Tom, Dick e Molly ne parlano certo più sovente dei nostri
Omero e Pitagora - e cioè che, se individui meno abili e più poveri di loro ricevono per il
lavoro che fanno un aumento di mercede, è giusto che essi pure vengano pagati di più al
fine di mantenere una differenza di reddito quale sicuro segno della loro superiorità.
L'educazione dovrebbe bollare di indegnità un concetto politico tanto misero; peccato
invece che la si usi per imporlo. Prendiamo a base il tenore di vita che oggi (1943) viene
rappresentato da una rendita di qualche migliaio di sterline annue, e diciamo che tutti i
redditi guadagnati debbono salire a questo livello. Poiché l'estrema urgenza è
maggiormente risentita dai più poveri, si dovrebbe incominciare coll'innalzare il reddito
più basso fino al gradino che gli è subito superiore; livellati così i due gradini più bassi,
innalzarli assieme al grado superiore ancora, e così via via finché non si raggiunga la parità
previamente fissata. L'operaio specializzato lasci aumentare la paga di quello comune fino
a raggiungere la somma da lui guadagnata, e allora, ma soltanto allora, si adoperi a salire
assieme al compagno fino al gradino superiore posto sulla scala delle paghe. Nulla gli vieta,
se questo lo soddisfa, di credersi un essere superiore e di sentirsi orgoglioso delle sue
capacità; sappia però che il manovale e il garzone muratore sono necessari quanto lui;
sappia che da un momento all'altro l'invenzione di qualche nuova macchina può fare del
manovale e del muratore due lavoratori inutili, oppure rendere lui inutile e il manovale
necessario; sappia ancora che il benessere del suo vicino è parte inseparabile del suo
proprio benessere: il palazzo più lussuoso diventa indesiderabile e poco sicuro se gli sorge
intorno un quartiere miserabile in cui l'aliquota delle morti sia altissima. Più di ogni altra
cosa egli deve liberarsi dall'errata nozione per cui è spinto a credere che la lunga gamma
dei valori intercorrenti fra il lavoratore comune a un estremo e la più rara di tutte le
capacità tecniche all'altro possa trovare la sua espressione in una scala di paghe, salari,
onorari, o in qualsiasi altra espressione monetaria.
Se poi per caso dubitasse di quanto sopra, si potrebbe domandargli di esprimere in sterline,
scellini e pence la differenza che corre fra il lavoro di un arcivescovo e quello di un
allibratore, di stabilire un giusto compenso sia per i poeti sia per i salumai.

Sta invece nella nostra capacità il rendere ben chiaro che due ore detratte dal tempo libero
di qualsiasi individuo valgono, come inMondo
Il Pratico ogni per
altroEdunet
caso, ilbooks
doppio di un'ora, e variare la
ripartizione dei periodi di lavoro e di riposo, nonché, quando non si tratti di fabbriche,
uffici, servizio militare, eccetera, anche l'età in cui poter onorevolmente andare in congedo.
Nel caso di un commediografo, per esempio.

43. SOMMARIO RELIGIOSO


E' giunta l'ora di dire chiaro e tondo ai nostri fondamentalisti che essi sono oggi i peggiori
nemici della religione. Sappiamo che Jehovah non è un Dio, bensì un barbaro idolo da
tribù. In quanto alla Bibbia, frutto del lavoro di abilissimi scrittori, essa è, senza per questo
ricorrere alla ispirazione celeste, ricca di poesia, proverbi e precetti degni di suscitare
ammirazione, nonché di aneddoti divertenti se non sempre edificanti. (Il traduttore inglese
ne ha poi fatto un capolavoro della nostra letteratura.) Per il resto troviamo nelle sue
pagine un ammasso di superstizioni selvagge, una cosmologia sorpassata, una scienza
teologica assai barbara. Da principio questa teologia non si diparte da espressioni di rozza
idolatria basate su sacrifici propiziatori sanguinari (dal Libro della Genesi al Libro dei Re);
poi si ritrae in uno scettico pessimismo disilluso e ateo (l'Ecclesiaste); quindi rivive in un
trasporto di ardore rivoluzionario che, araldo della giustizia e della pietà divina, ripudia
tutti i sacrifici (Micah e i Profeti); ricade, allora, nel sentimentale e concepisce Dio in veste
di tenero Padre (Gesù); ritorna quindi ai sacrifici sanguinosi e scansa la politica
rifugiandosi nella fede dell'altro mondo e nel Secondo Avvento (Atti degli Apostoli);
finalmente esplode in un mistico sogno da oppiomani per un'impossibile Apocalissi
(Rivelazioni).

Ognuna di queste fasi è presente in modo così unilaterale e squilibrato da aver indotto la
prima Chiesa cristiana cattolica a proibirne la lettura ai laici che non ne ricevessero
l'autorizzazione; quando, poi, la Riforma l'affidò alle mani dell'uomo comune, il risultato fu
tutta una serie di lotte religiose culminate oggi nella guerra mondiale hitlerizzata.

In quest'ultima guerra le campagne di Giosuè per la conquista di quanto formava il suo


mondo sono ritornate di moda. Riscontriamo un'unica differenza: il popolo eletto a
conquistare ed ereditare la terra non è stavolta l'ebraico, ma il tedesco "Herrenvolk", e le
contrade traboccanti di latte e miele da conquistarsi e passarsi a fil di spada non sono
soltanto le terre nord-africane chiamate ai tempi antichi il paese di Cana, ma, in potenza, i
cinque continenti. Paradossale in tutto ciò è che Giosuè-Hitler, nato e cresciuto in un
ambiente assai povero, tutto dedito a quell'arte del piccolo commercio in cui tanto temuta
e risentita è la concorrenza degli ebrei e per cui egli, Hitler, aveva scarse doti, odii Israele e
sia tuttavia così pregno di giudaismo biblico - dovuto all'influenza dei primi anni di studio -
da perseguitare gli ebrei fino allo sterminio, così come il primo Giosuè perseguitò gli
abitanti di Cana. Ciò facendo egli conduce il suo paese alla rovina; ora, non è l'anti-
semitismo a muoverlo, ma il semitismo succhiato dalla Bibbia e rivolto contro se stesso.

Il signor Ognuno che mai per conto proprio legge la Bibbia, e, privo di qualsiasi senso
critico, ascolta ogni domenica in chiesa (se ci va, cioè, poiché ne sta perdendo l'abitudine)
quanto della Bibbia gli viene letto durante l'Ufficio Divino, non ricaverà altro da questa mia
critica se non un severo giudizio sulla mia irreligiosità. Probabilmente mi giudicherà degno
dell'inferno, ammesso vi sia un inferno; ora il signor Ognuno non è più sicurissimo di ciò,
dato che se fosse questo luogo una certezza per me, sarebbe, a suo riguardo, per lo meno
una probabilità.

Se dovessimo canonizzare alcune raccolte di opere letterarie, perché ispirate in senso


evoluzionistico - ed è quanto abbiamo fatto con l'abbondante selezione di antichi scritti
ebraici da noi chiamata "Libro dei Libri"
Il Pratico - faremmo
Mondo certo
per Edunet meglio a canonizzare la nostra
books
letteratura moderna, poiché allo stesso modo di quella ebraica essa si ispira in senso
evoluzionistico, mentre si trova a essere assai più evoluta dal lato scientifico e sociale. Nel
suo aspetto religioso, la Bibbia non ci è di nessun aiuto; ci ostacola, anzi, rendendoci del
tutto irreligiosi. Nel diciottesimo secolo Rousseau diceva: «Sbarazzatevi dei vostri miracoli
e l'umanità intera cadrà ai piedi del Cristo»; parole dette a proposito, allora, benché egli
avesse torto; il mondo intero era ormai indifferente ai miracoli della Bibbia, e invece di
inginocchiarsi ai piedi del Cristo si inginocchiava a quelli di Pasteur e di Pavlov, stabilendo
un nuovo canone dei miracoli: miracoli della scienza, questa volta.

Il mondo non ha, d'altra parte, buttato via le vecchie superstizioni fondamentalistiche e il
suo abito mentale. Alla fine dello scorso secolo il pastore di anime Stewart Headlam si mise
nei pasticci di fronte ai suoi superiori per aver detto che la Chiesa avrebbe fatto bene a
seppellire la Bibbia per un centinaio d'anni, di modo che riscoprendola si potesse
giudicarla secondo il suo valore reale. Per conto mio si dovrebbe seppellire anche il "Prayer
Book", troppo saturo di sacrifici di sangue per poter addivenire a un'utile revisione. In
quanto alle costanti ripetizioni delle parole «Per Gesù Cristo, Signor nostro», sempre più
esse ci dàn fastidio, perché sempre più la gente si rende conto che quanto c'è di vero nel
"Prayer Book" è vero anche astrazion fatta dalla venuta del Cristo, e che il suo martirio non
ci toglie la minima responsabilità nei peccati da noi commessi. Per esempio, benché un
ladro possa redimersi diventando onesto, fino a che non mette in pratica l'onestà rimane
un ladro, e questo anche se Gesù fosse morto le mille volte. Gesù non ha mai detto:
«Peccate quanto vi piace; il mio sangue laverà le vostre colpe». Egli ha ripetuto, invece:
«Non peccate più». Il "Prayer Book" che costantemente ci presenta il Cristo come capro
espiatorio finisce per screditarlo e rovina l'opera civilizzatrice svolta dalla Chiesa. A questo
modo il "Prayer Book" allontana dalla Chiesa l'uomo comune, sebbene egli creda che
sarebbe forse bene andarci, e così questo miserello passa sovente la sua domenica in
maniera ben più monotona e dispendiosa di come l'avrebbe trascorsa in una chiesa
modernizzata e ispirata ai bisogni della nostra epoca.

La Chiesa cattolica romana, più saggia della Chiesa anglicana, è servita da sacerdoti istruiti
all'uopo in modo del tutto professionale, invece che da dilettanti gentiluomini britannici
che si distinguono dagli altri uomini per un colletto di forma leggermente inusitata; eppure
essa si trova in una posizione di minor vantaggio ancora, poiché non ammette di esser mai
caduta in errore, e si rifiuta a ogni esperienza. Ora, al punto in cui la scienza moderna ci ha
oggi condotti, non è più lecito credere in Dio, eccetto se si voglia ammettere che Dio nei
suoi esperimenti si è a volte sbagliato. Il mondo è pieno dei suoi errori; tocca a noi
correggerli e liberarcene. Ecco un esempio tra i più usuali: i cattolici appartenenti alla
Chiesa romana debbono tollerare che perfino i loro più cari vengano sottoposti alla pratica
della corruzione della carne, e continuano perciò a seppellire i propri morti: la sola ragione
di ciò è che la loro Chiesa si compromise un giorno sostenendo la teoria assai infantile per
cui un corpo seppellito può risuscitare, mentre uno bruciato no. Ciò mi ricorda uno zio il
quale, credendo giunta la sua ora e immaginando di essere portato in Paradiso, come Elia,
sopra un carro celeste, si tolse gli stivali per facilitare il trasporto. Se la Chiesa cattolica
romana intende competere con i cattolicesimi rivali e ottenere la fede di uomini meglio
istruiti di quanto non lo fosse mio zio, essa deve innalzarsi sopra questo mediocre livello
mentale e ammettere che la legge dell'eterno mutare è la legge di Dio. Un altro esempio ce
lo dà con il suo rifiuto di ammettere il divorzio. Essa, così, si trova costretta ad annullar
matrimoni basando l'annullamento su motivi a volte tanto futili che nemmeno il Tribunale
dei divorzi nello Stato del Dakota potrebbe trovarli validi.

I santi e i quaccheri riescono a essere religiosi pur facendo a meno dell'ausilio di un rito, e
sanno anche comporre le loro preghiere;
Il Pratico c'è per
Mondo peròEdunet
chi non andando in chiesa dimentica la
books
propria religione e se ne va all'inferno o, peggio, in guerra. Certo a lungo andare la gente
finirà per non mettere più piede in chiesa, tanto più se quanto le viene insegnato nel luogo
sacro risulta in antitesi con la ragione. Le Sanzioni dogmatiche e i Divieti debbono essere
riveduti abbastanza sovente se si vuol mantenerli aggiornati coi tempi, evitando così un
disastroso conflitto fra dogma e pragma. Di quanto vo dicendo purtroppo ne ho già fatto
l'esperienza - il signor Ognuno saprà trovare una morale così poco lusinghiera per tipi della
mia fatta da indurlo a mettere sotto chiave l'argenteria ogni qualvolta gliene capiterà
qualcuno per casa. So pure che egli mi apprezzerebbe meno ancora, se scoprisse che ho
abbastanza spirito religioso da aver dedicato gran parte della vita alla fatica di ripulire
alcuni "credo" costretti nella polvere degli anni, e renderli degni di fede, poiché son
convinto che, senza l'aiuto della religione, la società si sfalda. Una religione incredibile
comporta sempre molti disagi: è questa la ragione per cui il signor Ognuno non ama la
religione, né le persone religiose. Ero giovanissimo quando mi diedi a sostenere che gli
uomini non sono buoni in obbedienza ai Dieci Comandamenti ma al loro senso di onore:
cognizione, questa, che devo a me solo e che servì a guarirmi dalle bugie e dai furterelli
infantili.

Basandosi su ciò i miei numerosi zii conclusero che ero ateo e che bisognava in qualche
modo correre ai ripari. Ma poiché nulla fu fatto, accettai l'epiteto di buon grado
giudicandolo ben guadagnato dalle mie qualità di integrità morale e mi sentii alla pari di
Giordano Bruno e della nobile schiera di martiri che la scienza pone su un gradino
superiore a quello su cui si suole onorare la religiosa Compagnia degli Apostoli. Sono
d'accordo anch'io nel riconoscere che, se giovani di buona famiglia come potevamo
calcolarci Shelley e io si vantano di essere eretici e nelle università, per seguire il loro
esempio, altri giovani si riuniscono in circoli, il signor Ognuno ha ragione di pensare che
da qualche parte qualcosa non funziona. Gli eretici sono con ogni evidenza traditori della
civiltà e dovrebbero perciò venire liquidati dall'Inquisizione (non è del tutto necessario
mandarli al rogo), la quale oggi ha cambiato nome, pur mantenendosi ugualmente attiva,
non fosse altro che nella lotta contro le eresie Thug-gee e Vudu.

Le cose però si complicano quando l'Inquisizione è di idee antiquate, mentre gli eretici
sono aggiornati alla loro epoca. Ai tempi nostri l'istruzione religiosa e l'abitudine di andare
in chiesa hanno tanto perduto del loro imperio sopra il signor Ognuno che le critiche da me
mosse ai "credo" non provocarono in nessun momento l'indignazione suscitata da quelle di
Shelley allo stesso proposito. Si dice infatti che uno scandalizzatissimo inglese, avendo per
caso incontrato il poeta in un ufficio postale, gliele diede secche. In quanto a me, essendo
ospite un giorno di un circolo di Manchester, venni insultato in modo tanto villano da uno
dei membri, che mi trovai nell'obbligo di rimproverarlo severamente per il suo
comportamento così poco degno e di avvertirlo che chi mi aveva invitato poteva anche
lagnarsi di lui alla presidenza. Egli non era rimasto urtato dal mio deciso rifiuto di
riconoscere in Jehovah un Dio, ma dall'aver io negato l'onniscienza e l'infallibilità di
Shakespeare.

Un'altra volta mi trovai presente a una riunione presieduta da un signore che aveva
dedicato l'intera vita allo scopo di combattere la moderna eresia della sfericità della terra.
Lui la terra la dichiarava piana. Il dibattito che ne seguì fu tra i più buffi a cui abbia mai
assistito. Il conferenziere venne subito assalito dal fuoco di fila di un'opposizione quale mai
un ateo avrebbe saputo suscitare; egli, che conosceva a memoria gli argomenti degli
oppositori, pareva giocare ai birilli con essi e, rispondendo disinvolto a quanto era creduto
irrefutabile, lanciava sferzate all'assemblea infuriata. Gli si chiese se mai avesse osservato
una nave con il cannocchiale e se mai si era accorto che a un certo momento essa pare
affondare pian piano sotto Illa linea dell'orizzonte;
Pratico con molta
Mondo per Edunet bookscalma l'oratore replicò
domandando al contraddittore se poteva asserire di aver fatto egli stesso questa prova.
Risultò all'inchiesta che, dei presenti, soltanto l'oratore e io avevamo un'esperienza
personale di questo fenomeno di illusione ottica. Il conferenziere proseguì dicendo: «Il mio
contraddittore confessa di aver parlato per sentito dire; ora vorrei domandargli: si è mai
egli soffermato su un ponte ferroviario e non ha veduto prima convergere, poi congiungersi
in lontananza le rotaie? Sì, vero? E crede egli che le rotaie si congiungano veramente come
pare facciano?». Un altro contraddittore, rosso per l'ira, si alzò gridando: «Siete capace di
negare che se partite da Liverpool e vi mettete a viaggiare sempre verso est o sempre verso
ovest, ritornerete a Liverpool?». «Si capisce che ci ritorno» disse l'oratore e con un dito
tracciò un circolo sul tavolo. Il contraddittore successivo, sicuro di avere in mano la carta
vincente, la giocò di botto: «In un eclissi l'ombra del corpo eclissante è rotonda: come lo
spiegate?». E l'oratore: «Anche l'ombra di una teglia da focaccia, che pure viene
considerato un oggetto assai piatto, è rotonda».

Intervenni allora nella discussione per dichiarare che il conferenziere aveva ormai ridotto
al silenzio tutti i suoi oppositori, i quali si erano accontentati di ripetere
pappagallescamente una filza di asserzioni pescate qua e là, senza mai essersi dati la pena
di verificarne la veridicità. Soggiunsi però che, da quanto avevo potuto dedurre secondo gli
argomenti offertici dal conferenziere, mi sembrava dover concludere che la terra aveva la
forma di un cilindro.

Nei giorni susseguenti mi piovvero addosso molteplici lettere minatorie nelle quali i signori
Ognuno notificavano la loro rinuncia alla mia amicizia e chiedevano la mia espulsione da
qualsiasi associazione di gente colta e anche solamente di gente per bene. Ritenevano che
io credessi piana la terra, e che questo fosse segno evidente della mia ignoranza e della mia
delinquenza morale. Non c'era dubbio che i miei corrispondenti mi avrebbero visto
volentieri, se non proprio legato al rogo, imprigionato almeno per un anno. Se per quattro
lustri avessi scritto l'articolo di fondo del "Libero Pensatore", non avrei ricevuto nemmeno
una cartolina d'ingiuria. Sovente il signor Ognuno è oggi altrettanto credulone e bigotto nel
suo moderno scetticismo scientifico, di quanto suo nonno lo era nella sua religione
evangelica.

Il signor Ognuno e la sua consorte sembrano tener per certo che se qualcuno dissente da
loro su questioni a loro parere importanti essi hanno il diritto di fargli tutto il male che
vogliono, salvo bruciare "l'eretico". Essi giudicano questi diritti giusti e naturali quanto
l'altro diritto che li spinge a infliggere tormenti inauditi a chi viola la legge e a frustare i
figli cattivi, facoltà, questa, condivisa con i maestri di scuola. Se, a giustificazione del loro
operato, ci dicessero che i caratteri dei malandrini e dei figli di cui sopra sono così
impulsivi e violenti da poter mandare in rovina la civiltà qualora non vi fosse lo sfogo di
una valvola di sicurezza, si potrebbe discutere con loro. Il guaio invece è che sostengono
teorie strampalate, come a esempio che due neri formano un bianco, e che il loro "sereno
agire secondo giustizia" è unicamente volto alla difesa della società umana. Quando insisto
a far loro intendere che non hanno nessun diritto di punire chicchessia eccetto, forse, se
stessi; che Gesù nel suo insegnamento a questo proposito dava loro un buon consiglio, e
pratico per di più, e che il trattamento inflitto ai delinquenti è diabolico, essi mi tacciano di
sentimentalismo sognatore. Ma quando soggiungo che, lungi dal simpatizzare con coloro
che vorrebbero sostituire l'ergastolo a vita alla pena capitale, l'ergastolo a mio avviso è
molto peggiore della morte, e chiedo che gli individui dannosi, per cui più non c'è speranza
di ravvedimento, vengano liquidati nel modo più garbato possibile, essi si confondono e
perdono il bene dell'intelletto. Così fanno pure quando dopo aver dichiarato esser la mia
fede del tutto democratica chiedo la privazione dei diritti elettorali e l'allontanamento degli
uomini politici incompetenti Il ePratico
sempliciotti
Mondoda qualsiasi
per attività politica che non sia quella
Edunet books
di presentare le proprie lagnanze e discuterne, o di scegliere i propri governanti fra uomini
di già conosciuta e classificata competenza.

Mi trovai una volta presente all'investitura del rettore in una parrocchia appartenente alla
Chiesa d'Inghilterra. Benché sapessi che il vescovo avrebbe dovuto fare all'aspirante una
domanda alla quale la risposta non poteva essere che una deliberata menzogna
riconosciuta tale da ambedue le parti, e che tutti e due i contraenti dovevano assoggettarsi
alla menzogna o rinunciare alla loro vocazione, cionondimeno provai una vera ripulsa al
momento in cui questo inganno venne perpetrato. Uno dei più chiari intelletti fra gli alti
dignitari della nostra Chiesa scrisse che, se i Trentanove Articoli (soggetti della menzogna
di cui sopra) fossero presi sul serio, la Chiesa sarebbe unicamente composta di sciocchi,
bigotti e bugiardi. Fino a quando non avremo una Chiesa o un Governo abbastanza forti e
retti da poter abolire i Trentanove Articoli, riscrivere il "Prayer Book" e dare alla Bibbia il
suo giusto valore, non riusciremo a cavar fuori la nostra civiltà dal pantano in cui sta
affondando.

I contrasti fra Scienza e Religione ci hanno condotti nel campo della politica a una guerra
mondiale del tutto suicida. In quanto all'idea tanto comune che una delle due deve pur
avere tutte le ragioni e l'altra tutti i torti, non posso fare a meno di chiamare ciò un
ragionare all'acqua di rose. Non è anzi nemmeno un ragionare, ma un correre con la testa
nel sacco a una conclusione priva di senso. La nostra Religione e la nostra Scienza sono
entrambe in grave torto; eppure non in tutto hanno torto ed è nostro compito il tentar di
mondarle dagli errori e metterle il più possibile in carreggiata. Se riuscissimo a porle
entrambe sulla retta via, svanirebbero le contraddizioni che oggi le dividono, e avremmo in
una sola sintesi: una scienza religiosa e una religione scientifica. Per intanto ci tocca far del
nostro meglio evitando con tutte le forze di sfuggire il conflitto come, vigliaccamente,
stiamo facendo.

Per lungo tempo ancora, la tendenza verso un deismo antropomorfico rimarrà una delle
ipotesi a cui ricorreranno con maggior frequenza non solo i fanciulli ma anche parecchi
adulti. La preghiera consola, guarisce, forma la nostra anima; approvare una legge che
proibisce la preghiera come, se ne avessero il potere, vorrebbero alcuni dei nostri
secolaristi, sarebbe futile quanto crudele. Di preghiere ne abbiamo di ogni sorta: dalle
semplici suppliche dei mendicanti, e dagli incantesimi, frutto di magia, all'opera
contemplativa di chi vuol formarsi un'anima. Abbiamo pure diverse specie di divinità a cui
rivolgerci. Un ragazzetto che assisteva alla rappresentazione della mia "Santa Giovanna"
disse al suo maestro che Gesù non gli piaceva e che perciò non si sentiva di pregarlo,
mentre avrebbe ormai potuto indirizzare le sue preci a Giovanna. Un insegnante dell'Ulster,
che avesse per di più appartenuto alla Chiesa evangelica, gli avrebbe probabilmente dato
un bel fracco di legnate, tanto per insegnargli a essere un buon protestante. Ma quel
maestro, ben più saggio, gli disse di pregare pure per intanto santa Giovanna, dato che ciò
che conta è la preghiera, non colui al quale si rivolge la preghiera. Per i francescani,
Francesco, non Gesù, è il Redentore; e per innumeri cattolici e non pochi anglicani, la
Madonna è colei che intercede. Per i giainisti, Dio è l'Inconoscibile, ma nei loro templi a
Bombay si vedono ovunque immagini rappresentanti ogni specie di santi, dalle innominate
figure apportatrici di pace beatificante a immagini di rozzi idoli con la testa di animali.
Quando ero fanciullo mi era stato insegnato che i miei compagni cattolici sarebbero andati
tutti all'inferno perché dicevano: «Ave, Maria». Al tempo stesso, al mio contemporaneo
inglese Arthur Conan Doyle, allora a Stonyhurst, si insegnava che io sarei stato dannato
perché non pregavo la Vergine. Ho poi vissuto abbastanza per vedere la Germania mutare
l'"Ave, Maria" in "Ave, Hitler" e, ne andasse della mia vita, non riesco a convincermi che
questo cambiamento abbiaIl migliorato la situazione.
Pratico Mondo Lo trovo
per Edunet books un po' troppo affine al culto
del vecchio dio egizio Ra che aveva per capo la testa di un falco. Tuttavia la Chiesa
d'Inghilterra ha torto quando impone Gesù - che ad alcuni, come per esempio al ragazzetto
devoto di Giovanna d'Arco, può non piacere - al culto dei suoi fedeli dicendo che Egli è la
sola forma in cui si possa pregare Dio. Ogni Chiesa dovrebbe essere tempio di tutti i santi e
ogni cattedrale luogo di pura contemplazione per i più alti spiriti di ogni razza, fede e
colore.

44. CONGEDO
Questo libro non sarà mai finito. Eppure, ogni scrittore che riprenderà il discorso dovrà
fermarsi anche lui in qualche punto come sto facendo io, non perché non vi sia poi più
nulla da dire, ma perché sarà stanco di scrivere, e i suoi lettori di leggerlo, senza parlar poi
dei limiti disponibili di tempo e spazio. Debbo far punto e basta, e molte cose non le avrò
dette.

La mia governante mi faceva leggere da fanciullo un libro intitolato: "Child's Guide to


Knowledge" [15]; al culmine della virilità scrissi: "As Far As Thought Can Reach" [16],
Questo mio libro odierno, scritto all'epoca della mia seconda fanciullezza, non è intero per
chi vuol sapere fino a dove il pensiero politico possa giungere: è appena una Guida Politica
scritta per infanti. So per esperienza che in questo ramo tutti sanno l'x y z di tutto e
nessuno l'a b c di niente. Sebbene la democrazia sia basata sull'assunto veramente assurdo
che il signor Ognuno e la sua consorte poiché onniscienti debbono anche esser dotati di
onnipotenza, nessuno di loro ha la più pallida idea di quanto Herbert Spencer chiamava
Statica Sociale: Dio sa però che di fatto ne debbono conoscere perlomeno gli effetti assai
amari. Essi sogliono giudicare della politica come qualcosa fuori della vita, mentre o la
politica è scienza della vita sociale o non è proprio un bel nulla. Quando, spinti dai nostri
giornali, ci mettiamo a discorrere, e sovente a bisticciare, di socialismo, fascismo,
comunismo, capitalismo, nazionalismo e utopie romantiche di ogni altro genere, siamo
altrettanto discosti dal collegare queste parole con il mondo reale di quanto lo fosse Don
Chisciotte nel suo fantasticare sulla cavalleria errante. Ci è facile comprare una cosa o far
andare avanti un ufficio o un negozio col semplice imitare i nostri vicini; ma di economia e
finanza ignoriamo tutto. Sappiamo di elezioni perché esse non differiscono molto da altre
competizioni, corse di cani, eccetera, ma se scegliamo un partito piuttosto che un altro è
perché i nostri padri lo scelsero prima di noi e ci educarono a capirlo oppure, a volte,
proprio per antagonismo alla loro scelta. Quando - può sempre accadere - sogniamo o
abbiamo visione di un mondo migliore immesso in un ordine nuovo, quello che ci rende
incapaci di mettere i sogni in pratica allacciandoli a qualche istituzione preesistente è che
nulla sappiamo della tecnica e della teoria di queste istituzioni, né sospettiamo che i nostri
sogni possano essere stati sognati da altri prima di noi e che gran parte della storia umana
è appunto formata dai tentativi fatti di attuare il sogno, usando qualche volta, ahimè,
sistemi errati e tremendamente disastrosi.

Un chimico può avere sul futuro della chimica le intuizioni più acute e può anche esser
dotato di speciale ingegno atto a promuovere lo sviluppo di questa scienza in senso del
tutto sociale; ma se dell'antimonio e del manganese sa soltanto che ambedue sono neri,
invece di contribuire al Nuovo Ordine salterà in aria in compagnia dei suoi vicini. Un
Cancelliere dello Scacchiere può studiare con supremo interesse le opere atematiche e
speculative più astruse scritte da sir Arthur Eddington e da sir James Jeans; ma se non
riesce ad afferrare il fatto che due più due uguale quattro e non 80, invece di creare nel
verde e piacevole paese detto Inghilterra una nuova Gerusalemme manderà in rovina la
finanza e l'industria nazionali.

Inutile e dannoso, a questoIl punto, concludere


Pratico Mondo perche gli uomini
Edunet books di Stato debbano sapere ogni
cosa per poter costruire su basi perfettamente scientifiche un sistema politico che sia anche
perfettamente scientifico. Del mondo reale in cui viviamo nessuno può conoscere più del
frammento che sta nel raggio della sua personale esperienza o di quanto ha udito
discorrere. Ora, questo frammento non lo vediamo partecipe, quale è, del grande quadro
storico a cui appartiene, bensì deformato in un ristretto circolo chiuso. Nel diciannovesimo
secolo la sedicente Scuola Storica tedesca ripudiò l'aspetto classico, drammatico e
aprioristico rivestito fino allora dalla storia e si dedicò a collezionare la maggior quantità
possibile di fatti registrati impiegando anni in aride ricerche di documenti. Ebbene, nel far
ciò gli storici di quella scuola trascurarono il fatto che il loro metodo era materialmente
impossibile, visto che la più gran parte dei fatti è nascosta da un velame oltre il quale non
possiamo vedere, o perché le notizie che leggiamo sugli annali sono per lo più menzogne o
nel migliore dei casi supposizioni fatte di desiderio. Ne risulta che nel momento in cui
l'uomo di Stato si trova a dover fronteggiare qualche situazione nuova egli non può certo
ricorrere all'aiuto che gli procurerebbe l'onniscienza; non gli rimane perciò che appoggiarsi
a quanto sa delle reazioni che sogliono prodursi nella natura umana sotto lo stimolo di
pressioni esterne. Egli deve essere aprioristico fino al punto di potere, quale psicologo e
quale fisico, intuire il da farsi, pur non possedendo certezze su cui basare un ragionamento.
Non può certo dilazionare le decisioni da prendere fino a che non abbia interrogato le
migliaia di libri e di documenti serbati nell'Archivio di Stato: l'opposizione lo attende alla
porta e, a sua volta, le baionette gli son già puntate alla gola.

Tutto ciò non giustifica l'opportunismo e la superficialità mostrata dai nostri parlamentari
i quali reagiscono alle sorprese e ai colpi procurati dall'andamento dell'evoluzione sociale
con altrettanta intelligenza quanta ne mette una palla di cricket colpita dal bastone.
Ammettere di saper poco non implica ignorar tutto; quel poco a nostra conoscenza è per
l'appunto la differenza che corre fra pacifici mutamenti costituzionali e guerre civili, le
quali ultime rovinano il paese. Nell'economia abbiamo l'appoggio delle due leggi sul
reddito e sul valore, sicure e stabili entrambe quanto gli assiomi dei matematici e degli
astronomi. Tuttavia, fra i nostri seicento straordinari membri del Parlamento ne conosco
uno solo che dia segno di aver udito parlare della teoria del reddito, e questi non fa parte
del Ministero. Sebbene la storia sia contraffatta da menzogne e congetture, frutti di puro
desiderio, essa, vagliando e scernendo, lascia alfine un bel blocco di fatti, liberi il più
possibile da fantasie; così, benché gli scritti intorno a una rivoluzione lasciataci da
contemporanei risultino, quando la va bene, unilaterali, e quando la va male decisamente
mendaci e carichi di insulti, noi possiamo accertarci con una certa probabilità d'incappare
nel vero di alcuni fatti storici come la conquista normanna sotto re Guglielmo, il
Commonwealth sotto Cromwell e il successivo assalto sferrato alla Corona e al Parlamento
dalle forze della plutocrazia, la Rivoluzione francese sotto i giacobini e Napoleone, il futile
nostro gesto di aiutare la restaurazione dei Borboni in Francia, la Rivoluzione del 1917 in
Russia sotto Lenin e il colpo di Stato germanico nel 1933 sotto Hitler. La Storia
d'Inghilterra di Macaulay e il "Manifesto" comunista di Marx ed Engels non sono
documenti infallibili: ma chi non li ha letti né ha inteso la differenza di concezione storica
fra l'uno e l'altro scritto non dovrebbe, al Ministero degli Affari Esteri o negli uffici di
Downing Street, far altro mestiere che non sia quello di cameriere o di custode. Non ci
passa tuttavia nemmeno per l'anticamera del cervello di informarci presso un ministro se
egli abbia mai udito parlare di Macaulay o di Marx, e, a onor del vero, nemmeno se conosce
l'alfabeto.

Questo mio libro è soltanto il tentativo di un vecchio ignorante di comunicare a persone


più ignoranti ancora di lui l'esperienza di alcuni problemi sociali quale egli ha potuto farsi
per mezzo dello studio o diIl incontri capitatigli
Pratico Mondo per - sia con esseri
Edunet books viventi sia con fatti sovente
assai duri - nel lungo cammino della sua vita. Lungo, forse, il cammino in rapporto alla vita,
ma troppo breve in vista dello scopo per cui scrivo; e l'ho spesa in gran parte nel tentativo
di correggere gli errori in cui i miei antecedenti e l'ambiente a cui appartengo mi hanno
condotto a vivere. Di certo non li ho corretti tutti, questi errori: ma quelli a cui il mio abito
mentale ha potuto maggiormente rendermi refrattario ho tentato almeno di sviscerarli con
la maggior chiaroveggenza di cui sono capace. Il resto lo devo lasciar fare a chi sa meglio di
me.

In quanto al futuro, cominciando dall'anno 1944...

("La continuazione a chi saprà farlo").

FINE.

NOTE

1: «A usare del proprio cielo per tuonare, null'altro che per tuonare.»

2: «La razza futura.»

3: «Ritorno a Matusalemme.»

4: Teste Rotonde. Vale a dire il nomignolo dato ai Puritani di Cromwell.

5: Il decimo erede di un volto idiota.

6: L'orrore.

7: Dal "Pilgrim's Progress".

8: Maledettamente dispiaciuto.

9: Decorazione al valore istituita dalla regina Vittoria nel 1856.

10: Associazione di ammiratori di Bernard Shaw.

11: Libro di preghiere ufficiale della Chiesa anglicana e di varie altre Chiese evangeliche.

12: Regno di Carlo primo.

13: O qualsiasi altra proporzione che meglio convenga.

14: Di tutto quanto il cuore umano deve sopportare - è ben piccola la parte che sovrani e
leggi possono causare o curare!
15: «Guida alla conoscenza, per bambini.»

16: «I confini ultimi del pensiero.»

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