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(Edizione Nazionale Delle Opere Di Giuseppe Parini) Giuseppe Parini (Autore) - Corrado Viola (Curatore) - Lettere-Fabrizio Serra Editore (2013)
(Edizione Nazionale Delle Opere Di Giuseppe Parini) Giuseppe Parini (Autore) - Corrado Viola (Curatore) - Lettere-Fabrizio Serra Editore (2013)
DEL L E O P E R E D I G I U S E P P E PARIN I
Istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (D. M. 2 giugno 1999)
d i retta da g io rg io ba roni
Co m m issione sc ie ntifica
Giorgio Baroni, Presidente
Franco Anelli (Rettore pro tempore
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Marco Ballarini · Paolo Bartesaghi · Anna Bellio
Davide De Camilli · Andrea De Pasquale, Segretario tesoriere
Marco Elefanti (Direttore amministrativo pro tempore
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Edoardo Esposito · Pietro Frassica · Bortolo Martinelli
Silvia Morgana · Andrea Rondini · Giuseppe Savoca
William Spaggiari · Corrado Viola
S ede
Biblioteca Nazionale Braidense
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tel. 02/86460907, fax 02/72023910
MINISTERO
PER I BENI E
LE ATTIVITÀ
CULTURALI
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l e tt e r e
G I US E P P E PA R I N I
a c u r a d i co r r a d o v i o la
con la co l la b o r a z i on e d i
pao lo ba rt e s ag h i e g i ova n n i c ata la n i
P I SA · ROMA
FA B R I ZI O SER R A ED I TORE
MMXIII
Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento,
anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo
effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione
elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta
della Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma.
Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
www.libraweb.net
isbn 978-88-6227-556-9
isbn elettronico 978-88-6227-558-3
isbn (rilegato) 978-88-6227-557-6
S OM M AR IO
Introduzione 9
Tavola delle abbreviazioni 23
Nota al testo 41
Il corpus: esclusioni e inclusioni 41
Fonti manoscritte 46
Fonti a stampa. Storia della fortuna e storia editoriale 48
La presente edizione 59
Criteri di trascrizione 60
Note 68
Distribuzione del lavoro 69
Ringraziamenti 70
Lett e re 71
i.
ar conto innanzitutto del titolo di questo volume, che pro-
D segue la serie dell’Edizione Nazionale dopo pezzi significati-
vi del Parini ‘maggiore’ e ‘minore’ – l’aggettivazione è ovviamen-
te carducciana, e il riferimento va nello specifico al Ripano Eupilino
(2011), agli Scritti polemici e alle Odi (entrambi 2012) –, equivale a
mettere in chiaro già in limine, a scanso di eventuali equivoci, due
aspetti essenziali dei testi che qui si pubblicano: la natura peculia-
re del corpus, e, in parallelo, l’attitudine di fondo del Parini episto-
lografo. Ma anche, di riflesso, le caratteristiche tecniche di questo
lavoro editoriale.
Lettere, dunque: e si prenda pure il sostantivo nel senso di una
pluralità collettanea, di un assemblaggio editoriale (e non d’au-
tore), di un accorpamento, se non di disiecta, certo di singularia;
i quali si presentano accomunati sì dall’esteriore caratterizzazio-
ne epistolare, ma sono talora intimamente diversi l’uno dal-
l’altro (per occasione, motivo, scopi, stile, struttura…), tanto da
configurare una varietà tipologica che va dalla vera e propria
familiaris alla supplica scritta in terza persona, dalla lettera uffi-
ciale, anche redatta per incarico e a nome di tutto un corpo («in
nome de’ Professori delle Scuole Palatine», nº 15), alla commen-
datizia, dall’accompagnatoria di altri testi fino al memoriale o a
quella che oggi diremmo ‘autocertificazione’. Non illogico per-
ciò, stante l’obiettiva inadeguatezza al caso specifico di apparen-
ti sinonimi come Carteggio e Corrispondenza, che il più neutro
sostantivo-titolo Lettere si sia subito imposto su di un concorren-
te come Epistolario: un termine, quest’ultimo, foriero di possi-
bili travisamenti per la semantica di compiutezza e organicità
che vi è sottesa, quanto meno sul piano connotativo. Perché
epistolario può intendersi all’incirca come ‘libro di lettere’: e di
‘libro di lettere’, per la presente raccolta, non si può proprio
parlare.
10 introduzione
ii.
Di Parini ci restano soltanto 66 lettere inviate a 391 destinatari fra
il 1752 e il 1798: quasi sicuramente il più «magro»2 epistolario del
nostro Settecento. La non foltissima letteratura critica che se n’è
occupata specificamente sottolinea questo primato negativo at-
traverso un raffronto di per sé eloquente: quello con le quasi due-
cento di Carlo Gozzi e le cinquecento circa di Vittorio Alfieri, gli
altri due epistolografi meno effusivi del nostro siècle epistolaire.3
Certo è che, nel caso di Parini, l’esiguità del corpus residuo con-
segue in primo luogo alla scarsa propensione del poeta al com-
mercio epistolare. È lui stesso a ricordare come fatto noto la pro-
pria «poltroneria» al destinatario non identificato della nº 4 («Voi
sapete, ch’io son poltrone»), la quale lo ha indotto a scrivere una
sola responsiva anziché due: perché, sentenzia per celia, «uno dei
primi assiomi della poltroneria si è di non multiplicar gli enti sen-
za necessità». Scusandosi con lo stampatore Giuseppe Bernardoni
di non aver risposto a una sua prima «graziosissima» lettera e «tar-
dato di rispondere» a una seconda, eccolo accampare, scrive, «una
invincibile mia pigrizia a scriver Lettere» (nº 63): e sì che si trattava
di impartire all’editore delle Odi istruzioni precise e tempestive
per la stampa. Ma anche oltre un quarto di secolo prima egli po-
teva giustificare il costante ritardo nel rispondere alle «carissime»
di Pellegrino Salandri dichiarando di non aver «molta corrispon-
denza di lettere», e perciò di non incaricare «veruna persona» al
prelievo della posta durante la villeggiatura «in campagna» (nº 6).
Al trovarsi «in campagna», e a una «serie di combinazioni» corre-
late, è imputato un ritardo di un mese e mezzo nel rispondere a
Giambattista Bodoni, che pure l’aveva «così di fresco favorito ed
onorato» stampando una «bellissima Edizione» dei suoi «poveri
1 Per un’altra «formula» replicata nella prosa epistolare pariniana cfr. Spaggiari
2011, pp. 167-168.
2 Reina 1801-1804, i, p. lxii. Il corsivo è del Reina, a segnalare le precise parole
della lettera di Parini a Paradisi. Queste medesime parole tratte dalla Vita del Reina
– «le parole di un classico» – citava Manzoni scrivendo al Grossi nell’aprile 1820, a
sostegno del sospetto che «alla posta si aprono le lettere»: Grossi 2005, i, p. 208.
3 BCTRov, Ms. 6. 33, cc. 27-28 (edita in Vittori 1899, pp. 75-76). L’«opera» che
Parini tarda a concludere è naturalmente il Giorno. Dell’accompagnatoria di
Vannetti a Parini accennata a testo, databile tra il 2 e il 6 giugno 1780, sappiamo da
due lettere del roveretano al Bettinelli appunto recanti quelle date: BCTRov, Ms. 6.
5, cc. 54-55.
12 introduzione
scriverà, ciò ch’io non credo, n’avrei gran piacere».1 Perché l’au-
tore del Giorno è, senza meno, «un pigraccio ipocondriaco per
non dire altro».2
All’esilità del carteggio ‘attivo’ non può rimediare, neppure
parzialmente, come invece accade in altri casi, quello ‘passivo’, di
fatto pressoché inesistente per la dispersione postuma delle carte
pariniane; le quali, scrive sconsolato il Reina a Diodata Saluzzo il
22 luglio 1801, «caddero sgraziatamente in barbare mani, per in-
giuria de’ tempi», e «tutto il carteggio fu dato alle fiamme».3 Non
è dunque possibile, oggi, ricostruire compiutamente la rete epi-
stolare pariniana in tutta la sua consistenza reale. Se però si con-
sidera la riluttanza del poeta alla pratica del corrispondere, non
sarà forse irragionevole presumere che alla rete residua non deb-
bano mancare molte maglie, e poche o addirittura nessuna delle
principali. Si aggiunga che, se ci fosse giunto, il carteggio passivo
non ci avrebbe probabilmente consentito di registrare molti altri
‘corrispondenti’ – s’intenda qui la qualifica nel suo senso forte,
con riferimento cioè ai titolari di uno scambio protratto nel tem-
po e ‘corrisposto’ dal destinatario –, ma semmai di stilare una lista
di mittenti di una o poche lettere ciascuno: per lo più, è presumi-
bile, accompagnatorie di lavori letterari in versi o in prosa inviati
in lettura al poeta presto celebre e verosimilmente lasciate da lui
senza risposta, o al più degnate di qualche parola di circostanza.4
iii.
Tuttavia, pur nella loro esiguità quantitativa, i materiali che ci so-
no giunti non impediscono la delineazione di un quadro comples-
sivo, o per lo meno il rilievo di alcuni nuclei d’interesse. Il primo
e più cospicuo è senz’altro riferibile al ruolo pubblico del Parini
intellettuale-funzionario, regio professore di «eloquenza superio-
re» e in stretto contatto con personaggi-chiave dell’amministra-
zione della Lombardia austriaca, come Gian Luca Pallavicini, Jo-
hann Joseph Wilczeck, Carlo Giuseppe Firmian, Gian Rinaldo
Carli, Antonio Greppi. Naturalmente, della collaborazione di Pa-
rini con gli organi di Governo, di quello che lui stesso definisce
«ardentissimo zelo di ben servire il suo Principe, e d’impiegarsi
con tutte le forze a vantaggio della sua Patria» (nº 9), emergono
qui i risvolti più legati alle vicende di una esistenza sempre preca-
riamente dipendente, per le condizioni materiali, dalla benevolen-
za munifica del potere: ecco dunque l’agognata istituzione della
cattedra milanese di eloquenza, la reiterata istanza di benefici ec-
clesiastici o di altri incrementi stipendiali, l’officiosa gratitudine
per le attenzioni o i donativi ricevuti, la richiesta di «qualche stan-
za» in più a Brera o di un posticipo della data d’inizio per il suo in-
segnamento. Pur senza mai derogare a una sua garbata dignità di
contegno, è un Parini tutt’altro che restio a «percoter / le dure il-
lustri porte» dei potenti. Petitio e gratulatio le due dimensioni
esclusive – anche a livello di tipologia epistolare, di organizzazio-
ne e coloritura retorica del testo – di queste lettere ai «Grandi»
(nº 27). I più ampi processi storico-politici e di riforma ammini-
strativa allora in corso, alla cui realizzazione Parini reca il suo con-
zi). A queste devono aggiungersene una (s. d. [1791]) del meratese ma cremonese
d’adozione Cosimo Galeazzo Scotti (1759-1823), riportata in Bellò 1823, pp. 173-175,
e un’altra (17.viii.1798) del ministro degli Affari Interni della Cisalpina Diego Guic-
ciardi (1756-1837), trascritta in Gioja 1878, p. 26. Del pochissimo rimasto delle cor-
rispondenze con Paradisi e Vannetti s’è già detto. Di altre lettere abbiamo soltanto
notizia: due (23.xii.1790 e 29.ix.1791) del piacentino Giampaolo Maggi (1744-1823) so-
no sunteggiate in Peri 1911, p. 56n (ma cfr. anche Carini 1995, p. 135); ad altre, che
il Parini avrebbe diretto non si sa in che anno al mortarese Luigi Travelli (1761-1836)
per offrirgli una cattedra a Brera, fa cenno Trona 1838, p. 18. Infine, Valente 1914
pubblica come di Gasparo Gozzi al Parini una lettera del 29.ix.1764 che in realtà è
indirizzata all’abate Giulio Perini da Giambattista Gozzi, figlio di Gasparo: cfr.
Gozzi 1999, p. 1143.
14 introduzione
tributo di fedele «servitore», come il riordinamento generale del-
l’istruzione superiore voluto da Maria Teresa, o, negli anni della
Cisalpina, l’organizzazione dei teatri nazionali nell’ambito di un
più vasto «piano di pubblica educazione», si profilano soltanto sul-
lo sfondo, o si intuiscono nel dettaglio dei «servizi» prestati dal
poeta e da lui esibiti in forma di memoriale come crediti per la ri-
scossione di qualche vantaggio personale: e sono mansioni non
prive di un certo rilievo, come la redazione del piano e delle leggi
per l’Accademia di Belle Arti di Mantova e per quella di Agricol-
tura e Manifatture, la compilazione della «Gazzetta di Milano», la
composizione dell’Ascanio in Alba per le nozze arciducali, il ruolo
di esaminatore dei professori in provincia, la stesura di pareri e re-
lazioni, la revisione formale di manoscritti e di atti governativi, la
partecipazione alla Commissione per la riforma dei libri scolastici
elementari e altro ancora. Sia pure nei limiti che si sono detti e in
maniera meno diretta rispetto ai vari scritti per le riforme e l’or-
ganizzazione degli studi e delle accademie,1 anche questi docu-
menti epistolari attestano, come è stato autorevolmente osserva-
to, «da un lato un impegno civile e una volontà riformatrice non
inferiori a quelli degli intellettuali illuministi inseriti nella gestione
dello stato, e dall’altro il prestigio di cui godette sia come poeta
sia come uomo di cultura».2
La deferenza dovuta allo status del destinatario si traduce in una
prosa ben consapevole dei necessari ingredienti retorici ma in nes-
sun caso corriva all’unzione servile o al vaniloquio cerimonioso;
e talora affiorano persino toni meno formali, soprattutto quando
la lettera non è occasionata da ragioni d’ufficio. Come nelle gra-
tulatorie al Greppi (ni 27 e 35), il quale, con «un atto di cortesia
spontanea ed opportuna», lo aveva omaggiato della china neces-
saria a guarire da un’ostinata «terzana» e successivamente risarcito
ad abundantiam di un furto di biancheria con il «regalo di due pezze
finissime di Tela d’Olanda»: a lui Parini sente di dover addurre
l’«esuberanza» dei suoi «affetti» a scusante della «lunghezza dello
scrivere» (nº 35). A Gian Rinaldo Carli, allora presidente del Regio
Magistrato Camerale, che lo aveva generosamente ospitato nel
suo palazzo durante i lavori di risistemazione delle scuole di Brera,
indirizza nella primavera del 1780 (nº 41) alcune righe all’insegna di
iv.
Ma anche i «grandi personaggi» possono «mostrare un generoso
interesse» alla poesia: e si sorprende allora il Parini impegnato nel-
la promozione fuori di Lombardia del Mezzogiorno, «Poemetto
consecutivo al Mattino», di cui il 17 agosto 1765 egli invia una copia
fresca di stampa all’ex-governatore della Lombardia austriaca
Gian Luca Pallavicini, da più di un decennio trasferitosi a Bologna
(nº 2).
Per il resto, la storia compositiva e redazionale del Giorno de-
posita nelle lettere qualche scarna ma non disprezzabile traccia. A
cominciare, nell’ordine, dalle dichiarazioni solo apparentemente
contraddittorie sulle effettive intenzioni di ultimare il poema che
si leggono nella lettera del settembre 1766 all’editore veneziano
Colombani, al quale dichiara sì di aver «quasi dimesso il pensiere»
della Sera, ma intanto propone l’idea e le condizioni contrattuali
di una futura «edizione elegante di tutte e tre i poemetti» (nº 3).
Ha poi una certa rilevanza, da questo punto di vista, la lettera al
Bodoni del novembre 1791 (nº 56): ne risulta che nell’inverno del-
16 introduzione
l’anno successivo il poeta si riproponeva di ultimare le due restan-
ti parti del Giorno e di compiere l’intera opera, ed era comprensi-
bilmente tentato da un’edizione definitiva bodoniana, nella quale
avrebbe innestato le aggiunte preparate al testo di Mattino e
Mezzogiorno. Ma, com’è noto, neppure col Bodoni le trattative in-
tavolate riuscirono concludenti. A un’edizione andata in porto,
ma delle Odi, si riferiscono invece i «pochi cangiamenti» al testo
di Alla Musa («que’ pochi senili miei versi»), preziosi per la filologia
pariniana, comunicati a Febo d’Adda nel giugno 1795 (nº 62).
Informazioni più dettagliate riguardano alcune prose critiche
pariniane degli anni Sessanta: e sono anzi le lettere, in questo ca-
so, a fornire testimonianze fondamentali e non attingibili ad altra
fonte. Così, soltanto dalla lettera al Salandri del dicembre 1768
sappiamo di una progettata ma poi abortita edizione luganese del
Femia di Pier Jacopo Martello, per la quale Parini aveva scritto la
prefazione (nº 6); mentre la prima delle tre missive al Bettinelli
contiene una preziosa assunzione di paternità dell’estratto del
Tableau de l’histoire moderne del Méhégan, comparso anonimo in
un giornale milanese nell’estate del 1767 (nº 7).
v.
Purtroppo, a differenza di quanto avviene per tanti altri epistolari
settecenteschi, le missive pariniane non consentono di ricostruire
che in minima parte le letture del poeta nell’arco dei trentacinque
anni compresi dalla composizione del Mattino alla morte: i com-
menti sulle novità letterarie sono rari e pressoché tutti di circo-
stanza, espressi come sono direttamente agli autori che a loro vol-
ta li hanno occasionati con l’invio dei propri libri o testi; e di
regola, e comprensibilmente, la gratitudine per l’omaggio fa velo
all’acume del giudice. Così, per quanto diffuso, resta sulle gene-
rali il plauso rivolto al Bettinelli per l’Entusiasmo («spiritoso e filo-
sofico Libro […] pieno di cose nuove ed importanti, e di principj
atti a rimetter sulla buona via gl’ingegni Italiani», nº 7: ma è nota,
d’altronde, la scarsa stima del Parini per il letterato gesuita).1 Non
diversamente, il giudizio sulle opere di Angelo Mazza si risolve in
un generico apprezzamento del «merito» nelle «cose letterarie»
del letterato parmense, noto a Parini «e per fama e per produzio-
1 «Parla poi con somma libertà delle cose stampate, stima pochissimi»: così Pin-
demonte scrive a Vannetti a proposito di Parini nella cit. lettera del 7 giugno 1783
(Cimmino 1963, ii, p. 47).
2 Sulle imitazioni del Giorno, ancora utile Agnelli 1888; e cfr. anche, per un
quadro bibliografico, la sezione viii (Imitazioni) di Bustico 1929, pp. 40-44.
18 introduzione
di schiettezza che segue subito dopo («io non asserisco mai se non
ciò che a tutto rigore mi sembra vero, e […] non amplifico mai nè
biasimando nè lodando per qualsivoglia motivo»), verrebbe fatto
di giudicare umanissimo e in tutto sincero, se non fosse la trascri-
zione nella «triviale prosa di una lettera», per dirla col Parini della
nº 52, di un complimentoso sonetto, il xl del Ripano, dettato quasi
mezzo secolo prima in lode di un’altra giovane poetessa.1
Si aggiunga pure, su un piano più generale, il rilievo preoccu-
pato sulle sorti della poesia, che nel 1768 Parini vede minacciata
dell’imperversante ‘filosofismo’ («sono oggimai mancati quei po-
chi che qui facevan professione di seguitar le Muse […]. Tutto ci
è divenuto politica, e filosofia: e mio danno s’io dico una bestem-
mia, credo, che non ci sia nè Muse, nè politica, nè filosofia»: nº 6).
Ma se è troppo poco, in ogni caso, per tracciare un quadro atten-
dibile dei gusti pariniani in fatto di letteratura contemporanea, i
giudizi sopra riportati hanno il merito, tuttavia, di restituire una
parte delle relazioni intrattenute da Parini con i letterati coevi. Per
completare il dossier, alle già ricordate deve aggiungersi almeno
la ferma lettera indirizzata ad Angelo Teodoro Villa nel gennaio
del 1776, a chiarire i rapporti reciproci temporaneamente compro-
messi dalla rivalità amorosa per l’attrice Teresa Mussi, a seguito di
un punzecchiante sonetto del ‘trasformato’ milanese (nº 28). Meri
atti dovuti, significativi meno di rapporti personali con i singoli
destinatari che di relazioni con i loro ruoli di rappresentanza ac-
cademica nonché di vicinanza a Parini da parte di precisi ambienti
culturali, sono invece le gratulatorie al Salandri (nº 11) e al Pizzi
(nº 31), per l’ascrizione rispettivamente all’Accademia Virgiliana
di Mantova e all’Arcadia; e così pure l’accettazione dell’incarico,
poi non eseguito, di redigere l’elogio della defunta Maria Teresa,
accettazione che Parini partecipa al segretario della Patriotica nel
gennaio 1781 (nº 43).
vi.
Una sezione a sé stante formano le tre già ricordate lettere ‘galan-
ti’ alla Curtoni Verza, che a Carducci parvero «appassionate».2 Il
Reina, pubblicando il quarto volume delle opere pariniane, dove
le «leggiadre ed affettuose» lettere sono edite per la prima volta (e
giudicate «uno de’ più vaghi ornamenti di questo elegante Volu-
i. Biblioteche e archivi
ABSBMi = Archivio della Basilica di San Babila - Milano
ACGu = Archivio Comunale - Gualtieri (Re)
AGCRSRm = Archivio Generalizio dei Padri Somaschi - Roma
ANVMn = Accademia Nazionale Virgiliana - Mantova
AOMMi = Archivio dell’Ospedale Maggiore - Milano
ASBo = Archivio di Stato - Bologna
ASDCo = Archivio Storico della Diocesi - Como
ASDMi = Archivio Storico Diocesano - Milano
ASMi = Archivio di Stato - Milano
ASNo = Archivio di Stato - Novara
ASPv = Archivio di Stato - Pavia
ASTs = Archivio di Stato - Trieste
BAMi = Biblioteca Ambrosiana - Milano
BARm = Biblioteca Angelica - Roma
BAV = Biblioteca Apostolica Vaticana - Città del Vaticano
BCASFo = Biblioteca Comunale Aurelio Saffi - Forlì
BCCNNo = Biblioteca Civica Carlo Negroni - Novara
BCLFDGLi = Biblioteca Comunale Labronica Francesco Domenico Guer-
razzi - Livorno
BCOme = Biblioteca Civica - Omegna (Vb)
BCQBs = Biblioteca Civica Queriniana - Brescia
BCTMn = Biblioteca Comunale Teresiana - Mantova
BCTn = Biblioteca Comunale - Trento
BCTRov = Biblioteca Civica Tartarotti - Rovereto (Tn)
BEUMo = Biblioteca Estense Universitaria - Modena
BLLondon = British Library - London
BNBMi = Biblioteca Nazionale Braidense - Milano
BNCFi = Biblioteca Nazionale Centrale - Firenze
BNMVe = Biblioteca Nazionale Marciana - Venezia
BNUTo = Biblioteca Nazionale Universitaria - Torino
BPPr = Biblioteca Palatina - Parma
BSCr = Biblioteca Statale - Cremona
BSLu = Biblioteca Statale - Lucca
BTMi = Biblioteca Trivulziana - Milano
CBVGMon = Consorzio Brianteo Villa Greppi - Monticello Brianza (Lc)
FRMMi = Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico -
Milano
HHSWien = Haus-, Hof- und Staatsarchiv - Wien
HSPPhil = Historical Society of Pennsylvania - Philadelphia
24 tavola delle abbreviazioni
MCRRm = Museo Centrale del Risorgimento - Roma
MMSMi = Museo Martinitt e Stelline - Milano
PAK = Pokrajinski Arhiv - Koper
PMLNY = Pierpont Morgan Library - New York
RMLPhil = Rosenbach Museum & Library - Philadelphia
SAAAW = Smithsonian’s Archives of American Art - Washington
ii. Opere1
Acerbi-Marcocchi 1988 = Ricerche sulla Chiesa di Milano nel Settecento, a cu-
ra di Antonio Acerbi e Massimo Marcocchi, Milano, Vita e Pensiero, 1988.
Agnelli 1888 = Giuseppe Agnelli, Precursori e imitatori del «Giorno» di
Giuseppe Parini, Bologna, Zanichelli, 1888.
Albonico 2011 = Giuseppe Parini, Alcune poesie di Ripano Eupilino, a cura
di Maria Cristina Albonico, presentazione di Giorgio Baroni, introduzio-
ne di Anna Bellio, Pisa-Roma, Fabrizio Serra, 2011 (Edizione Nazionale
delle Opere di Giuseppe Parini, dir. Giorgio Baroni).
Alfonzetti 2001 = Beatrice Alfonzetti, Congiure. Dal poeta della botte
all’eloquente giacobino (1701-1801), Roma, Bulzoni, 2001.
Allevi 1970 = Febo Allevi, Fortuna ed eredità del Parini, Firenze, Le Mon-
nier, 1970.
Amaduzzi-Gabrielli 1773 = Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, cur.
Giovanni Cristofano Amaduzzi - Cleofe Gabrielli, ii, Romae, apud Grego-
rium Settarium ad insigne Homeri, 1773.
Andrés 2006 = Juan Andrés, Epistolario, a cura di Livia Brunori, Valencia,
Generalitat Valenciana, 2006, 2 voll.
Antolini 1832 = Lettere familiari di celebri Italiani antichi e moderni corredate
di grammaticali e tipografiche annotazioni, e di copiosi paralleli per la retta pro-
nunzia di moltissime voci, ad esercizio della studiosa gioventù da Francesco
Antolini, Milano, Luigi di Giacomo Pirola, 18322 [18251].
[Antonini] 1996 = Angelo Maria Durini cardinale umanista nel secondo cente-
nario della morte, 1796-1996, [a cura di Ezio Antonini], Atti del convegno,
Lenno, 15 maggio 1996, Lenno, Biblioteca Comunale Vittorio Antonini,
1996.
Aporti 1910 = Giuseppe Parini, Prose scelte … Trattato dei principî delle belle
lettere. Discorsi e scritti letterarî, con prefazione e per cura di Pirro Aporti,
Milano, Sonzogno, 1910.
1 La presente bibliografia registra le opere citate in ogni parte del volume, com-
presa l’Introduzione. Di regola le edizioni delle opere di un autore sono siglate con
il nome dell’autore seguìto dall’anno di edizione: fanno eccezione le opere parinia-
ne, qui indicate con il nome del curatore (ad es. Caretti 1951, anziché Parini 1951)
per rendere immediatamente perspicuo il riferimento all’edizione, che altrimenti,
se la sigla recasse il nome dell’autore, sarebbe lasciato all’indicazione del solo mil-
lesimo (salvo, però, per quelle edizioni, come la Parini 1936, di cui resti ignoto il
nome del curatore).
tavola delle abbreviazioni 25
Arato 1987 = Franco Arato, Carlo Amoretti e il giornalismo scientifico nella
Milano di fine Settecento, «Annali della Fondazione Einaudi», 21, 1987, pp.
175-220.
Argentieri et alii 1999 = Anna Giulia Argentieri et alii, Finanza e poli-
tica nell’età di Maria Teresa: Antonio Greppi (1722-1799), «Archivio storico
lombardo», s. xii, vol. v, 1998-1999, a. cxxiv-cxxv, pp. 203-401.
Arnaldi - Pastore Stocchi 1985 = Storia della cultura veneta, a cura di
Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi, Vicenza, Neri Pozza, 1985.
Atti 1783 = Atti della Società Patriotica di Milano, Milano, Monastero di S. Am-
brogio Maggiore, 1783.
Auvray 1905 = Lucien Auvray, Inventaire de la Collection Custodi (autogra-
phes, pièces imprimées et autres documents biographiques) conservée à la Biblio-
thèque Nationale (Mss. Italiens 1545-1566), «Bulletin italien de la Faculté des
lettres de Bordeaux», iii-v, 1903-1905.
Bagatti Valsecchi et alii 1875-1885 = Famiglie notabili milanesi. Cenni storici
e genealogici, raccolti dai signori Fausto Bagatti Valsecchi, Felice Calvi,
Luigi Agostino Casati, Damiano Muoni, Leopoldo Pullè, Milano, Vallar-
di, 1875-1885, 4 voll.
Balestrieri 2001 = Domenico Balestrieri, Rime Milanesi per l’Accademia
dei Trasformati, a cura di Felice Milani, Milano-Parma, Fondazione Bem-
bo - Guanda, 2001.
Ballarini 2010 = Marco Ballarini, Lo Jefte di Antonio Mussi e lo stile
tragico, in Ballarini-Bartesaghi 2000, pp. 97-133
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Press, 2005, 2 tt.
tavola delle abbreviazioni 33
Grossi Turchetti 1979 = Maria Luisa Grossi Turchetti, Brevi note sul
fondo “Pertusati” della Braidense, «Accademie e Biblioteche d’Italia», xlvii,
1979, 5, pp. 370-376.
Guagnini 1996 = Elvio Guagnini, Uno stile di famiglia. Sul rococò nella
Parma borbonica del Settecento, «Problemi», 105, 1996, pp. 116-127.
Guastalla 1913 = Giuseppe Parini, Il Giorno, Odi scelte, poesie e prose varie,
commentate da Rosolino Guastalla, Livorno, Giusti, 1913 (19242).
Guglielminetti-Trivero 1993 = Il Romanticismo in Piemonte: Diodata
Saluzzo, a cura di Marziano Guglielminetti e Paola Trivero, Firenze, Ol-
schki, 1993.
Halm 1863 = Rhetores Latini minores…, emendabat Carolus [Felix] Halm,
Lipsiae, in aedibus B. G. Teubneri, 1863.
Infelise 1985 = Mario Infelise, L’editoria, in Arnaldi - Pastore Stoc-
chi 1985, vol. 5/1, Dalla Controriforma alla fine della Repubblica, pp. 91-111.
Infelise 1989 = Mario Infelise, L’editoria veneziana nel ’700, Milano, An-
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Ioli 1983 = Atti del convegno “Piemonte e letteratura 1789-1870” [1981], a cura di
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lano-Napoli, Ricciardi, 1975.
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et alii 1985, pp. 45-65.
Isella 1994 = Dante Isella, L’idillio di Meulan: da Manzoni a Sereni, Torino,
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Isella 1999a = Bibliografia delle opere a stampa della letteratura in lingua mila-
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Isella 1999b = Dante Isella, Classicità e moralità: Parini tra ieri e oggi, in
Mazzocca-Morandotti 1999, pp. 15-23.
Isella 2006 = Giuseppe Parini, Alcune poesie di Ripano Eupilino: seguite dal-
le scelte d’autore per le Rime degli Arcadi e le Rime varie, a cura di Dante Isella,
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Isella-Tizi 1996 = Giuseppe Parini, Il Giorno, ed. critica a cura di Dante
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Bembo - Guanda, 1996, 2 voll.
Janelli 1978 = Giovanni Battista Janelli, Dizionario biografico dei Par-
migiani illustri e benemeriti, Bologna, Forni, 1978 (rist. anast. dell’ed. Geno-
va, Schenone, 1877).
Lasagni 1999 = Roberto Lasagni, Dizionario biografico dei Parmigiani, Par-
ma, P. P. S. editrice, 1999, 4 voll.
Levati-Liva 2006 = Stefano Levati, Giovanni Liva, Viaggio di quasi tutta
l’Europa colle viste del commercio dell’istruzione e della salute. Lettere di Paolo
e Giacomo Greppi al padre (1777-1781), Milano, Camera di Commercio Indu-
stria Artigianato e Agricoltura di Milano - Silvana, 2006.
34 tavola delle abbreviazioni
Linati 1924 = Le più belle pagine di Giuseppe Parini, scelte da Carlo Linati, Mi-
lano, Treves, 1924 (Le più belle pagine degli scrittori italiani scelte da
scrittori viventi, 20).
LIZ 1993 = LIZ. Letteratura Italiana Zanichelli. cd-rom dei testi della letteratura
italiana, Bologna, Zanichelli, 1993.
Lombardi 1998 = Carmela Lombardi, Il ballo pantomimo. Lettere, saggi e
libelli sulla danza (1773-1785), Torino, Paravia, 1998.
Lombardi 2000 = Carmela Lombardi, Parini e il teatro di danza, in Baro-
ni 2000, pp. 413-424.
Longoni 2008 = Franco Longoni, Giuseppe Parini, A Silvia, in Caruso-
Spaggiari 2008, pp. 323-329.
Magnani Campanacci 1994 = Ilaria Magnani Campagnacci, Un bolo-
gnese nella repubblica delle lettere: Pier Jacopo Martello, Modena, Mucchi,
1994.
Maier 1959 = Lirici del Settecento, a cura di Bruno Maier, con la collabora-
zione di Mario Fubini, Dante Isella, Giorgio Piccitto, introduzione di
Mario Fubini, Milano-Napoli, Ricciardi, 1959.
Majer 1904 = Inventario dell’Antico Archivio Municipale di Capodistria, a cura
di Francesco Majer, Capodistria, Cobol-Priora, 1904 (estr. da «Pagine
istriane», 1904).
Malato et alii 1985 = La critica del testo. Problemi di metodo ed esperienze di
lavoro, Atti del Convegno di Lecce, 22-26 ottobre 1984, Roma, Salerno Edi-
trice, 1985.
Malvezzi 1924 = Aldobrandino Malvezzi, Il Risorgimento italiano in un
carteggio di patrioti lombardi. 1820-1860, Milano, Hoepli, 1924.
Manzoni 1986 = Alessandro Manzoni, Tutte le lettere, a cura di Cesare
Arieti. Con un’aggiunta di lettere inedite o disperse a cura di Dante Isella,
Milano, Adelphi, 1986, 3 tt.
Marcelli 1955 = Umberto Marcelli, Carteggio Carli-Kaunitz (1765-1793),
«Archivio storico italiano», cxiii, 1955, 3 e 4, pp. 389-407 e 552-581; cxiv,
1956, 1 e 4, pp. 118-135 e 771-788.
Marchesi 1904 = Giovanni Battista Marchesi, Un mecenate del
Settecento (il cardinale Angelo Maria Durini), «Archivio storico lombardo»,
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Marchi-Viola 2005 = Vittorio Alfieri e Ippolito Pindemonte nella Verona del
Settecento, a cura di Gian Paolo Marchi e Corrado Viola, Verona, Fiorini,
2005.
Martinelli-Annoni-Langella 2001 = Le buone dottrine e le buone lettere.
Brescia per il bicentenario della morte di Giuseppe Parini, 17-19 novembre 1999,
a cura di Bortolo Martinelli, Carlo Annoni, Giuseppe Langella, Milano,
Vita e Pensiero, 2001.
Mattii 1869 = Scelta di lettere famigliari edite ed inedite dei secoli xvii, xviii e
xix dedicate alla gioventù, raccolte e annotate da Vincenzo Mattii, pt. ii,
Lettere inedite, Siena, Ignazio Gati, 1869.
Mazza 1816-1819 = Angelo Mazza, Opere, Parma, Paganino, 1816-1819, 5
voll.
tavola delle abbreviazioni 35
Mazzocca-Morandotti 1999 = La Milano del Giovin Signore. Le arti nel
Settecento di Parini, a cura di Fernando Mazzocca e Alessandro Morandot-
ti, Milano, Museo del Risorgimento - Skira, 1999.
Mazzoleni 1970 = Jole Mazzoleni, Paleografia e diplomatica e scienze
ausiliarie, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1970.
Mazzoni 1925 = Giuseppe Parini, Tutte le opere edite e inedite, raccolte da
Guido Mazzoni, Firenze, Barbèra, 1925.
Mazzoni 1967 = Giuseppe Parini, Poesie e prose, [a cura di Guido Mazzoni],
Firenze, Barbèra, 1967.
Memorie 1878 = Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia e degli
uomini più illustri che v’insegnarono, Pavia, Bizzoni, 1877-1878, 3 voll.
Michaud 1854 = Biographie universelle ancienne et moderne, vi, éd. Louis-
Gabriel Michaud, Paris, Desplaces, 1854.
Micheli 1905 = Giuseppe Micheli, Lettere di Parini, Foscolo, Giordani, Me-
tastasio ad Angelo Mazza, Parma, Zerbini, 1905 (nozze Bergonzi-Pacetti).
Modelli 1830 = Modelli d’ogni genere di lettere in prosa opportuni specialmente alla
gioventù studiosa e raccolti dall’illustri scrittori italiani per cura di R… C…,
Milano, Placido Maria Visaj, 1830, 4 voll.
Montanari 1851 = Bennassù Montanari, Vita di Silvia Curtoni Verza ve-
ronese, Verona, Dionigi Ramanzini, 1851.
Morazzoni 1948 = Giuseppe Morazzoni, Le maioliche di Milano, Milano,
Gorlich, 1948.
Morgana 2010 = Silvia Morgana, Carlo Amoretti bibliotecario e divulgatore
scientifico, «Studi ambrosiani di italianistica», 1, 2010, pp. 135-150 (poi, col
titolo La divulgazione scientifica di Carlo Amoretti, in Morgana 2011, pp. 99-
114).
Morgana 2011 = Silvia Morgana, Mosaico italiano. Studi di storia linguisti-
ca, Firenze, Cesati, 2011.
Morgana-Bartesaghi 2012 = Giuseppe Parini, Prose. Scritti polemici
(1756-1760), a cura di Silvia Morgana e Paolo Bartesaghi, Pisa-Roma, Ser-
ra, 2012 (Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Parini, dir. Giorgio
Baroni).
Nacinovich 2003 = Annalisa Nacinovich, «Il sogno incantatore della filo-
sofia». L’Arcadia di Gioacchino Pizzi, 1772-1790, Firenze, Olschki, 2003.
Nardi 1710 = Isidoro Nardi, Il segretario principiante ed istruito, Roma, Pla-
cho, 1710.
Nardini 1810 = Scelta di lettere familiari degli autori più celebri con note ed
accenti che indicano la pronuncia ad uso dei licei del Regno, [a cura di Leonar-
do Nardini], Milano, Stamperia Reale, 1810.
Navoni et alii 2000 = Gian Andrea Irico. Un erudito nell’Europa dei Lumi, Trino,
Tridinum, 2000.
Nicora 2000 = Laura Nicora, L’attività di Giuseppe Parini dal Teatro Ducale
alla Scala, in Barbarisi et alii 2000, ii, pp. 911-931.
Novati 1909 = Francesco Novati, Un libro milanese del Settecento illustrato,
«Il libro e la stampa», n.s., iii, 1909, 4-6, pp. 107-126.
36 tavola delle abbreviazioni
Occelli 1771 = Joseph Joannes Occelli Taurinensis, ut j. u. prodoctor renuntiare-
tur, in Regia Scientiarum Academia die 27. Junii hora 5. pomeridiana anno a par-
tu Virginis 1771, Taurini, per Josephum Davico, 1771.
Occelli 1772 = Prolyta Joseph Joannes Occelli Taurinensis j. u. laureae candida-
tus in Regia Scientiarum Academia anno a partu Virginis 1772. die 13. Junii hora
7. pomeridiana, Augustae Taurinorum, excudebat haeredes Avondo, 1772.
Occelli 1807 = Essai pathologique et thérapeutique sur le cancer … pour être reçu
docteur en chirurgie, Turin, imprimerie de la Cour d’Appel, 1807.
Ostoja 1951 = Andrea Ostoja, L’archivio Pallavicini nell’Archivio di Stato di
Bologna, «Notizie degli Archivi di Stato», xii, 1951, pp. 75-81.
Ostoja 1956 = Andrea Ostoja, Un autografo inedito del Parini diretto al ma-
resciallo conte Gian Luca Pallavicini a Bologna, «Strenna storica bolognese»,
vi, 1956, pp. 103-106.
Ostoja 1959 = Andrea Ostoja, Un cittadino ferrarese di elezione: il
maresciallo Gian Luigi Pallavicini, statista e riformatore del Settecento, «Ferra-
ra viva», i, 1959, pp. 110-115.
Pace 1970 = Antonio Pace, An Addendum to the Correspondence of Parini,
«Italica», xlvii, 1970, 1, pp. 296-300.
Paglia 1881 = Enrico Paglia, Una lettera inedita del poeta Giuseppe Parini.
Nota letteraria letta nella tornata del giorno 11 luglio 1880 all’Accademia Virgi-
liana in Mantova, Mantova, Stab. Tipografico Mondovì, 1881, pp. 159-167
(estr. da «Atti e Memorie della R. Accademia Virgiliana», 1879-1880).
Pagliero 1991 = Giovanni Pagliero, L’Accademia Fossanese, in Venturi
et alii 1991, ii, pp. 605-612.
Paladini 1861 = Lettere di ottimi autori sopra cose familiari, raccolte da Luisa
Amalia Paladini ad uso specialmente delle giovinette italiane, Firenze,
Felice Le Monnier, 1861.
Panizza 1956 = Mario Panizza, L’Austria e gli studi superiori ecclesiastici
nella Diocesi di Milano durante l’ultimo trentennio del sec. xviii , «Memorie
storiche della Diocesi di Milano», iii, 1956, pp. 167-221.
Parini 1791 = Odi dell’abbate Giuseppe Parini già divolgate, Piacenza, Nic-
colò Orcesi, 1791.
Parini 1814 = Giuseppe Parini, Poesie scelte, Milano, Bernardoni, 1814.
Parini 1936 = Giuseppe Parini, Poesie e Prose, Sancasciano Val di Pesa (Fi),
Società Editrice Toscana, [1936].
Pasini 1905a = Ferdinando Pasini, Il Parini e Gian Rinaldo Carli, «Rivista
d’Italia», febbraio 1905, pp. 245-255.
Pasini 1905b = Ferdinando Pasini, La prolusione del Parini alle Scuole Pala-
tine, «Rassegna bibliografica della letteratura italiana», xiii, 1905, pp. 229-
234.
Pecchiai 1917 = Pio Pecchiai, La «Società Patriottica» istituita in Milano dal-
l’imperatrice Maria Teresa. Cenni storici, «Archivio storico lombardo», s. v,
1917, 1, pp. 25-152.
Peri 1911 = Severo Peri, Isotta Pindemonte Landi e Ippolito Pindemonte a Pia-
cenza, Pisa, Spoerri, 1911.
tavola delle abbreviazioni 37
Petronio 1957 = Giuseppe Parini, Opere, a cura di Giuseppe Petronio, Mi-
lano, Rizzoli, 1957.
Petrucci 2008 = Armando Petrucci, Scrivere lettere. Una storia plurimille-
naria, Roma-Bari, Laterza, 2008.
Pindemonte 1788 = Ippolito Pindemonte, Saggio di poesie campestri, Par-
ma, Stamperia Reale, 1788.
Pizzigoni 1864 = Carlo Pizzigoni, Fiori di stile epistolario italiano. Caro -
Sassetti - Tasso - Galilei - Redi - Lastesio - Gozzi - Baretti - Parini - Monti - Gio-
dani - Foscolo - Perticari - Pellico - Leopardi - Giusti - Gherardini, Milano, Car-
rara, 1864.
Pizzo 2007 = L’Archivio del Museo Centrale del Risorgimento. Guida ai fondi
documentari, a cura di Marco Pizzo, Roma, Gangemi, 2007.
Raccolta 1830 = Raccolta di prose e lettere scritte nel secolo xviii , vol. iii, Lettere
familiari, t. ii, Milano, Società tipog. de’ Classici Italiani, 1830.
Regolamento 2004 = Riproduzione anastatica del Regolamento capitolarmente
stabilito pel buon governo del Pio Albergo Trivulzi. In occasione della mostra
“Trivulzio, Martinitt e Stelline: due secoli dedicati ai poveri”, Milano, Fonda-
zione Pini, 18 novembre 2004 - 18 gennaio 2005, Milano, Azienda di Servizi
alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio
[Lampi di Stampa], [2004].
Reina 1801-18041 = Giuseppe Parini, Opere … pubblicate e illustrate da Fran-
cesco Reina, Milano, Genio Tipografico, 1801-1804, 6 voll.
Rezzonico 1815-1830 = Carlo Castone Della Torre di Rezzonico,
Opere, Como, Ostinelli, 1815-1830, 10 voll.
Rezzonico 1977 = Carlo Castone Della Torre di Rezzonico, Opere
poetiche, a cura di Elvio Guagnini, Ravenna, Longo, 1977.
Ricaldone 2000 = Maria Luisa Ricaldone, Le donne in Parini, in Bar-
barisi et alii 2000, pp. 187-203.
Riva 1901 = Giuseppe Riva, Le visite del cardinal Durini alle case del Parini e
del Balestrieri, «Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Rendiconti»,
xxxiv, 1901, pp. 773-792.
Rosini 2000 = Sara Rosini, Pietro Verri e il balletto, «Studi settecenteschi»,
20, 2000, pp. 257-314.
Rosmini 1887 = Lettera inedita di Giuseppe Parini, «Il Rosmini», i, 6 aprile 1887,
8, p. 528.
Rota 1987 = Daniele Rota, Pietro Custodi, i, La figura e l’opera. Scritti memo-
rialistici, Lecco, Cattaneo, 1987.
Rubbi 1782 = Andrea Rubbi, Elogj degli uomini illustri italiani scritti da ita-
liani moderni autori, Venezia, Marcuzzi, [1782], 12 voll.
Rubbi 1789 = «Giornale poetico o sia Poesie inedite d’Italiani viventi», [a
cura di Andrea Rubbi], ii, Venezia, Pietro Marcuzzi, 1789.
1 Si mantiene il 1801 indicato nel frontespizio del primo volume, benché l’edi-
zione Reina abbia preso «avvio soltanto negli ultimi giorni del 1802» (Spaggiari
2000, pp. 138-139 e 163-166) e sia uscita «dai torchi del Genio Tipografico nel gennaio
del 1803» (Isella 1999a, p. 21).
38 tavola delle abbreviazioni
Rubbi 1795 = «L’Epistolario ossia scelta di lettere inedite famigliari curiose
erudite storiche galanti ec. ec. di donne e d’uomini celebri morti o viventi
nel secolo xviii o nel mdcc», [a cura di Andrea Rubbi], Venezia, Graziosi,
a. i, 1795.
Rubbi 1796 = «L’Epistolario ossia scelta di lettere inedite famigliari curiose
erudite storiche galanti ec. ec. di donne e d’uomini celebri morti o viventi
nel secolo xviii o nel mdcc», [a cura di Andrea Rubbi], Venezia, Graziosi,
a. ii, 1796.
Saluzzo Roero 1796 = Versi di Diodata Saluzzo fra gli Arcadi Glaucilla
Erotea, Torino, Soffietti, 1796.
Saluzzo Roero 1797 = Diodata Saluzzo Roero, Versi … Nuova edizione
con aggiunte dell’autrice, Torino, Morano, 1797, 2 voll.
Saluzzo Roero 1843 = Diodata Saluzzo Roero, Poesie postume … Ag-
giunte alcune lettere d’illustri scrittori a lei dirette, [a cura di Coriolano di
Bagnolo], Torino, Chirio e Mina, 1843.
Salveraglio 1881 = Giuseppe Parini, Le Odi … riscontrate su manoscritti e
stampe, a cura di Filippo Salveraglio, Bologna, Zanichelli, 1881.
Sanesi 1922 = Ireneo Sanesi, Una lettera e un sonetto di Giuseppe Parini,
«Athenaeum», x, 1922, 2, pp. 77-88.
Savarese 1968 = Giuseppe Parini, Il Giorno e altre opere scelte, introduzione
scelte e commento di Gennaro Savarese, Firenze, La Nuova Italia, 1968.
Scherillo 1900 = Michele Scherillo, Studi di letteratura italiana, Napoli,
Giannini, 1900, 2 voll.
Serena 1898 = Augusto Serena, A proposito di una Raccolta. Noterelle pari-
niane, Treviso, prem. stab. tip. Ist. Turazza, 1898 (estr. da «Coltura e Lavo-
ro», Treviso, xxxviii, 1898, 12) (poi in Serena 1900, pp. 127-138).
Serena 1900 = Augusto Serena, Pagine letterarie, Roma, Forzani e C., 1900.
Siboni 2004 = Giorgio Federico Siboni, Una vita per gli archivi: Ilario
Corte (1723-1786) e il suo contributo alle riforme teresiane, «Acme», 57, 2004, 2,
pp. 163-186.
Silvestri 1821 = Giuseppe Parini, Opere … Prose, Milano, Giovanni Silve-
stri, 1821 (Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne, 104).
Spaggiari 2000 = William Spaggiari, L’eremita degli Appennini. Leopardi e
altri studi di primo Ottocento, Milano, Unicopli, 2000.
Spaggiari 2004 = William Spaggiari, 1782. Studi di italianistica, Reggio
Emilia, Diabasis, 2004.
Spaggiari 2011 = William Spaggiari, «Seguitar le Muse». Sul Parini
epistolografo, in Viola 2011b, pp. 161-171.
Spini 1984 = Ugo Spini, L’attività incisoria di D. Cagnoni per edizioni bresciane
(1756-1775), «Commentari dell’Ateneo di Brescia», Brescia, Geroldi, 1984,
pp. 62-115.
Stara-Tedde 1906 = Giorgio Stara-Tedde, Dall’Archivio d’Arcadia. Il Pa-
rini e l’Arcadia, «Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti», s. vi, i, 1906,
3, pp. 176-177.
Stella-Lavezzi 2001 = Esortazioni alle storie, Atti del convegno «… parlano
un suon che attenta Europa ascolta»: poeti scienziati cittadini nell’Ateneo pavese
tavola delle abbreviazioni 39
tra riforme e rivoluzione, Università di Pavia, 13-15 dicembre 2000, a cura di
Angelo Stella e Gianfranca Lavezzi, Milano, Cisalpino, 2001.
Tissoni 1983 = Roberto Tissoni, Considerazioni su Diodata Saluzzo (con
un’appendice di lettere inedite ad Alessandro Manzoni), in Ioli 1983, i, pp. 145-
199.
Tissot 1761 = Samuel-Auguste-André-David Tissot, Avis au peuple sur
sa santé, Lausanne, de l’imprimerie de J. Zimmerli aux dépens de François
Grasset, 1761.
Tongiorgi 1997 = Duccio Tongiorgi, L’eloquenza in cattedra. La cultura
letteraria nell’Università di Pavia dalle riforme teresiane alla Repubblica Italia-
na (1769-1805), Milano, Cisalpino, 1997.
Trampus 1992 = Antonio Trampus, Riforme politiche e «pubblica felicità»
negli scritti di Carli sulla pubblica educazione, «Quaderni istriani», 5-6, 1991-
1992 (ma 1992), pp. 13-40.
Trampus 2004 = Gianrinaldo Carli nella cultura europea del suo tempo, a cura
di Antonio Trampus, «Quaderni giuliani di storia», xxv, 2004, 1.
Trona 1838 = Edoardo Trona, Elogio storico del professore e canonico d. Luigi
Travelli letto in latino nel 1837 nella solenne inaugurazione degli studj … tradu-
zione del professore G. G. stampata per l’inaugurazione del monumento alla me-
moria dell’ill.re defunto eretto in Mortara il 24 febb.o 1838 coll’aggiunta di alcune
poesie dello stesso Travelli, Mortara, Luigi Capriolo, 1838.
Vaccaro 1988 = Luciano Vaccaro, I «veri cristiani». Esperienze di apostola-
to laicale a Milano tra Settecento e Ottocento, in Acerbi-Marcocchi 1988,
pp. 253-304.
Valente 1914 = Lettere inedite di Gasparo Gozzi e Apostolo Zeno pubblicate ed
annotate da Umberto Valente, «Rivista di Roma», 10 marzo 1914, pp. 297-301.
Venturi 1952 = Lionello Venturi, La peinture italienne du Caravage à
Modigliani, Genève, Skira, 1952.
Venturi 1958 = Illuministi italiani. Riformatori lombardi, piemontesi e toscani,
a cura di Franco Venturi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1958.
Venturi 1969 = Franco Venturi, Settecento riformatore, i, Da Muratori a
Beccaria, Torino, Einaudi, 1969.
Venturi 1987 = Franco Venturi, Settecento riformatore, v/i, Torino, Ei-
naudi, 1987.
Venturi et alii 1991 = Dal trono all’albero della libertà. Trasformazioni e conti-
nuità istituzionali nei territori del Regno di Sardegna dall’antico regime all’età
rivoluzionaria, Atti del convegno, Torino, 11-13 settembre 1989, Roma, Mi-
nistero dei Beni Culturali e Ambientali. Ufficio centrale per i beni archi-
vistici, 1991, 2 tt.
Verri 1910-1942 = Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri, dal 1766 al
1797, 13 voll.; vol. i, pt. i-ii, a cura di Emanuele Greppi e Alessandro Giu-
lini, Milano, Cogliati, 1923, voll. ii e iii, a cura di Francesco Novati e Ema-
nuele Greppi, Milano, Cogliati, 1910-1911; vol. iv, a cura di Francesco No-
vati, Emanuele Greppi e Alessandro Giulini, Milano, Cogliati, 1919; voll.
v-vii, a cura di Emanuele Greppi e Alessandro Giulini, Milano, Cogliati,
1926-1931; vol. viii, a cura di Alessandro Giulini e Giovanni Seregni, Mila-
40 tavola delle abbreviazioni
no, Milesi & figli, 1934; vol. ix, a cura di Giovanni Seregni, Milano, Milesi
& figli, 1937; voll. x-xii, a cura di Giovanni Seregni, Milano, Giuffré, 1939-
1942.
Verri 1999 = Pietro Verri, Cronaca di Cola de li Picirilli, Milano, Palazzo
Sormani, 1999 (I Quaderni di Palazzo Sormani, 22).
Verri 2003 = Pietro Verri, Scritti di argomento familiare e autobiografico, a
cura di Gennaro Barbarisi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003.
Verri 2004 = Pietro Verri, I «Discorsi» e altri scritti degli anni Settanta, a
cura di Giorgio Panizza, con la collaborazione di Silvia Contarini, Gianni
Francioni, Sara Rosini, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2004.
Vetro 2010 = Gaspare Nello Vetro, Lucrezia Agujari, la Bastardella, Par-
ma, Conservatorio di Musica Arrigo Boito, 20102.
Vianello 1933 = Carlo Antonio Vianello, La giovinezza di Parini, Verri
e Beccaria, Milano, Baldini e Castoldi, 1933.
Vianello 1935 = Carlo Antonio Vianello, Pagine di vita settecentesca,
Milano, Baldini e Castoldi, 1935.
Vicinelli 1963 = Augusto Vicinelli, Il Parini e Brera. L’inventario e la pian-
ta delle sue stanze. La sua azione nella scuola e nella cultura milanese nel secondo
Settecento, Milano, Ceschina, 1963.
Viola 2004 = Corrado Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio
bibliografico, Verona, Fiorini, 2004 (C.R.E.S., Edizioni e Strumenti, 1).
Viola 2008 = Corrado Viola, Epistolari italiani del Settecento. Repertorio
bibliografico. Primo supplemento, Verona, Fiorini, 2008 (C.R.E.S., Edizioni e
Strumenti, 4).
Viola 2011a = Corrado Viola, La Repubblica delle Lettere e l’epistolografia,
in Battistini-Griggio-Rabboni 2011, pp. 27-42.
Viola 2011b = Le carte vive. Epistolari e carteggi nel Settecento, Atti del primo
Convegno internazionale di studi del Centro di Ricerca sugli Epistolari
del Settecento, Verona, 4-6 dicembre 2008, a cura di Corrado Viola,
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2011.
Vita Nuova 1876 = Una lettera inedita di Giuseppe Parini, «La Vita Nuova», i, 16
maggio 1876, 10, p. 160.
Vittore 1863 = Gaio Giulio Vittore, Ars rhetorica, in Halm 1863.
Vittori 1899 = Vittorio Vittori, Clementino Vannetti. Studio del secolo
passato, Firenze, Elzeviriana, 1899
Zanoia 1823 = Giuseppe Zanoia, Due sermoni, Forlì, Moretti e Bardandini,
1823 (nozze Albicini - Albergati Capacelli).
Ziccardi 1935 = Giovanni Ziccardi, Forme di vita e d’arte nel Settecento,
Firenze, Le Monnier, 1935.
Zorzoli 1980 = Maria Carla Zorzoli, Le tesi legali all’Università di Pavia
nell’età delle riforme: 1772-1776, Milano, Cisalpino, 1980.
Zuradelli 1961 = Giuseppe Parini, Opere scelte, a cura di Gianna Maria
Zuradelli, Torino, Utet, 1961.
NOTA AL TES TO
1 Per un solo esempio tratto da uno dei manuali epistolari più in voga nell’Italia
del Settecento, si veda Nardi 1710, p. 17.
2 Cfr. su tutte l’ed. Barbarisi-Bartesaghi 2005.
46 nota al testo
delle scuole Palatine […] espongo […]»: nº 15), ed è lui solo a sot-
toscrivere, sia pure aggiungendo alla firma il titolo di «Professore
delle Belle Lettere», quasi a giustificare il suo ruolo di membro e
portavoce autorizzato del corpo docente. L’assunzione di pater-
nità per quanto attiene alla stesura del testo è confermata dalla nº
13 a Giuseppe Croce, in cui il Parini usa direttamente la prima
persona per accompagnare e inoltrare per via gerarchica la «com-
piegata» nº 12 al Kaunitz.
Fonti manoscritte
Di 11 lettere (ni 1, 5, 13, 15, 22, 27, 35, 41, 44, 48, 50) è purtroppo ri-
sultato irreperibile l’autografo (ma per una di queste, la nº 41,
disponiamo del microfilm, e per un’altra, la nº 34, di un’edizione
facsimilare), mentre i ni 12, 15, 60 e 62 ci sono tramandati da
apografi o idiografi. In caso di irreperibilità del manoscritto, ci si
è naturalmente attenuti alle fonti a stampa di più sicura affidabi-
lità filologica (e, salvo ove diversamente indicato, si tratta quasi
sempre dell’ed. Barbarisi-Bartesaghi 2005, dalla quale si sono
tratti i ni 5, 13, 22, 27, 35, 48).
Per le restanti 54 lettere disponiamo degli originali autografi,
per lo più in stato di buona conservazione e in condizioni di age-
vole leggibilità. Come risulta dal prospetto che segue, è Milano il
luogo dove essi si conservano in numero più consistente, con i
due ricchi giacimenti dell’Ambrosiana (18 lettere) e dell’Archivio
di Stato (13), cui si affiancano quelli decisamente minoritari della
Braidense (2) e dell’Archivio dell’Ospedale Maggiore (1); il resto
si distribuisce tra Mantova (5 in tutto), Forlì (3), Modena (2), men-
tre singoli esemplari si conservano non solo in Italia (Venezia, Bo-
logna, Brescia, Trieste, Como), ma anche all’estero (Londra,
Vienna) e addirittura oltreoceano (New York, Philadelphia). La-
sciando a parte il Fondo Reina, donato all’Ambrosiana da Cristo-
foro Bellotti nel 1910 e poi riordinato dal Mazzoni in vista della sua
edizione del 1925, fondo che anche per le lettere come per il resto
della produzione pariniana si conferma come la «base fondamen-
tale» per ogni lavoro di edizione,1 gli autografi accessibili sono
tuttora depositati per due terzi nei luoghi di conservazione del
carteggio passivo dei destinatari, mentre il restante terzo, disse-
Fonti a stampa.
Storia della fortuna e storia editoriale
Una sola lettera pariniana vede la luce vivente l’autore, quella al
Corniani del 1781, pubblicata nella seconda e ultima annata (1796)
di un curioso periodico di esclusivo contenuto epistolare, l’«Epi-
stolario» del Rubbi, tappa significativa della fortuna del genere
nell’Italia di fine Settecento.
A pochi anni di distanza segue, attesissima, l’edizione Reina,
che in coda alle opere inserisce una sezione epistolare di 16 lettere
(comprese le tre fittizie a una falsa divota). Ma nei confronti del-
l’edizione, come osserva il contemporaneo Pietro Custodi, è
subito «generale la doglianza» per la «nissuna scelta» e la «scarsa
critica»: e proprio le «lettere insignificanti» sono, sempre secondo
il Custodi, tra i motivi di insoddisfazione per la «faragine» di testi
di disparato valore messa insieme dal Reina.1 Di lì a poco anche
l’edizione Silvestri delle Prose, uscita dapprima nel 1821 e poi ri-
pubblicata nel 1830 e nel 1836, dichiara come inevitabile l’omissio-
ne delle 16 lettere fino ad allora note, «perché in esse nulla v’ha
che possa accrescere la fama dell’Autore».2
A monte di questi giudizi agisce evidentemente una concezio-
ne che può dirsi ‘bellettristica’, ben salda fino alla metà dell’Otto-
cento,3 per la quale anche un’edizione completa di un autore deve
1 Le parole del Custodi, tratte da una nota intitolata Parini e Reina, si leggono
ora nell’Appendice Ultima ii a di Rota 1987, pp. 1235-1236, che ristampa integralmente
Auvray 1905, dove per la prima volta esse furono pubblicate. Il biasimo per l’ope-
razione editoriale del Reina dovette davvero essere «generale»: anche il Foscolo, nel
1807, disse il Reina giustamente «lapidato» per l’edizione pariniana, al pari degli
editori delle opere alfieriane: Foscolo 1952, p. 186; e per analoghi giudizi del Pin-
demonte e di Isabella Teotochi Albrizzi, anche se riferiti al solo terzo volume del
Reina, cfr. Cimmino 1963, ii, pp. 371-373.
2 Silvestri 1821, p. 8. Pure, all’inizio dell’Avviso preliminare (riproposto tal qua-
le ancora nel 1830 e nel 1836), l’editore caldeggiava che anche le prose fossero altret-
tanto «avidamente studiate ed imitate» quanto le poesie, poiché «non la cedono alle
Poesie in originalità, forza, nobiltà, leggiadria, ed in quella facilità e naturalezza che
spesso si desiderano nei nostri Prosatori» (p. 5): ma si riferiva, evidentemente, ai
Principi delle belle lettere, ai discorsi, ai programmi per opere di pittura e di scultura,
ai pareri e giudizi letterari, non certo alle lettere.
3 E anche oltre, se ancora il Bertana, scrivendo in una importante testata della
cosiddetta Scuola storica, poteva pronosticare che una raccolta completa di tutte le
lettere allora note «rare od inedite del Parini […] non sarebbe riuscito un florilegio
di buona prosa epistolare (chè certo le lettere e, in generale, tutte le prose pariniane
nota al testo 49
limitarsi ai soli scritti provvisti di dignità letteraria, con esclusione
di quei testi che, come le lettere, per la loro costitutiva compro-
missione con la sfera del privato e del quotidiano, appaiono, o
possono apparire, assai meno ‘monumenti’ che ‘documenti’.1
D’altra parte la netta e «generale» censura per l’operazione edito-
riale del Reina va comprensibilmente correlata con il profilo
specifico di un epistolario come quello pariniano, occasionale,
eterogeneo, frammentario, legato, come s’è visto, a situazioni
contingenti e a fini pratici, e in quanto tale ritenuto assai poco
confacente, con le sue petitorie e gratulatorie ai potenti, all’im-
magine romantica, allora in via di consacrazione, dell’uomo eti-
camente superiore in lotta con la sua epoca corrotta. Un venten-
nio dopo, lo stesso Reina, che aveva contribuito a innescare
questo processo di trasfigurazione del Parini con la Vita premessa
alle Opere, provvede a condensare la sua precedente edizione in
due volumi per i Classici Italiani, sacrificando ovviamente, con
qualcos’altro di minore, quasi tutte le lettere, e sapientemente
trascegliendo e dislocando le due residue.2
Sta di fatto che la prima edizione Reina rimane per circa un se-
colo l’unica disponibile per il Parini epistolare. Poche persino le
antologie ottocentesche di modelli epistolari che accolgono, e
1 A titolo d’esempio: Silvestri 1821; Bettoni 1832; Giusti 18605; Boghen Co-
nigliani 1908 (erronea l’indicazione di Bustico 1929, p. 87, nº 405, che pone questa
antologia scolastica fra le edizioni di lettere pariniane, trascrivendone il titolo come
Lettere scelte anziché come Letture scelte); Aporti 1910; Guastalla 1913; Guastalla
1924; Parini 1936; Bianchi 1938; Cremonese 1959; Bianchi 1965 (19271); Mazzoni
1967; Caretti 1969; LIZ 1993, ecc.
52 nota al testo
Il quadro crono-bibliografico che segue ricostruisce analitica-
mente la storia editoriale delle lettere pariniane: esso elenca in-
nanzitutto le prime edizioni, di cui, se necessario, si dà in calce
una breve descrizione; non esclude però le principali riedizioni, le
quali, se sono prive di significato sul piano più strettamente filo-
logico, si rivelano di utilità tutt’altro che secondaria per chi voglia
delineare un quadro compiuto della fortuna dell’epistolario pari-
niano. I numeri si riferiscono ovviamente all’ordinamento di que-
sto volume, e sono in tondo nel caso di prime pubblicazioni, in
corsivo per le riedizioni, preceduti da asterisco a indicare una ri-
produzione fotografica o facsimilare del manoscritto:
Rubbi 1796
44
Reina 1801-1804
8, 17, 24, 34, 43, 44, 51, 52, 53, 54, 62, 63, 65
Le lettere – 16 in tutto per l’inclusione delle tre fittizie alla «falsa divo-
ta» – sono nel iv dei 6 voll., dedicato a Silvia Curtoni Verza e com-
prensivo di due elogi, quattro discorsi, il dialogo sulla nobiltà, una no-
vella e pensieri vari. Cfr. supra. Le due lettere al Paganini (ni 17 e 24),
prive di anno, sono attribuite al 1781.
Nardini 1810
52, 53
Rezzonico 1815-1830
48
Reina 1825
8, 65
Sono i voll. 107 e 108 dell’«Edizione delle opere classiche italiane del
secolo xviii»: il primo di Poesie, il secondo di Prose. Riproduce il testo
di Reina 1801-1804. Cfr. supra.
Modelli 1830
8, 34, 44, 48, 51, 65
I ni 8, 48, 65 sono nel t. iv e ultimo, pp. 51-52 e 153-158; i ni 34, 44, 51 nel
t. iii, pp. 29-30 e 100-102. L’anonimo curatore, il comasco R. C., si
propone di «presentare a’ giovani studiosi in poca mole il più bel fiore
delle italiane lettere» su cui «modellar» lo «stile» (p. 8).
Raccolta 1830
17, 52, 53
nota al testo 53
Antolini 1832
8
Saluzzo Roero 1843
65
Cantù 1854
3, 48
La nº 48 è riportata alla nota 39 di p. 65, senza indicazione della fonte,
come «non inserita nella raccolta del Reina». Mazzoni 1925 osserva
che il Cantù «talvolta credè inedito l’edito» (p. lxvii).
Brigidi 1855
16
Fanfani 1855
8
Paladini 1861
17, 34, 51
Pizzigoni 1864
17, 34, 65
Antologia epistolare destinata a «Giovinetti» e «Fanciulle», con lettere
di vari autori dal Cinquecento (Caro) all’Ottocento (Gherardini). Le
3 lettere pariniane – nell’ordine: 34, 17, 65 (la 17, al Paganini, è priva di
data) – sono a pp. 74-76.
Berlan 1865
18, 42
Raccoglie Lettere inedite di illustri Italiani provenienti dall’autografote-
ca di Damiano Muoni, poi dispersa.
Mattii 1869
48
È una delle tante antologie epistolari destinate «alla gioventù». La let-
tera pariniana, già edita, viene inclusa tra le «inedite» della parte ii, a
pp. 47-48, e qualificata come lettera «erudita».
Bagatti Valsecchi et alii 1875-1885
55
La lettera è riportata al vol. i (1875), nel supplemento alla iii e ultima
tavola dedicata alla famiglia Durini, in pp. non num.
54 nota al testo
Bortolotti 1900
12, 18, 31, 55, 57, 58, 60, 61, 66
Pubblica 5 nuove lettere, tre delle quali (ni 12, 57, 61) nell’appendice
di Documenti inediti e rari che si pubblicano separatamente (pp. 229-258).
La 55, data per inedita, era già stata pubblicata nel 1875 da Felice Calvi
in Bagatti Valsecchi et alii 1875-1885. Anche della 66, data per ine-
dita, aveva pubblicato un facsimile l’anno precedente Fumagalli
1899, p. 63.
Marchesi 1904
55
La lettera, già edita in Bagatti Valsecchi et alii 1875-1885 e in Bor-
tolotti 1900, p. 142, è qui ritrascritta dall’autografo (p. 100) secondo
criteri rigorosamente conservativi.
Pasini 1905a
41
Pasini 1905b
10
Lamentando in limine che, nel caso del Parini, ancora «si desideri il
sussidio più utile a chi studi i grandi uomini, vale a dire l’epistolario»,
il Pasini pubblica, oltre alla lettera del Parini al Kaunitz, anche la re-
sponsiva del secondo al primo del 28.xii.1769.
Micheli 1905
22
Bellorini 1913-1915
3, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 17, 18, 21, 23, 24, 25, 26, 28, 29, 30, 31, 34, 36, 37,
41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 60, 61, 62,
63, 65, 66
I due volumi raccolgono le sole Prose pariniane e sono rispettiva-
mente il 53 e il 71 della collana crociano-laterziana degli «Scrittori
d’Italia». Le Lettere sono nel vol. ii, dove formano la sez. xiv, penul-
tima dell’edizione (l’ultima è di Scritti vari e frammenti): in numero
di 45, 11 di esse sono pubblicate per la prima volta. Non è avanzata
alcuna proposta di datazione per le 6 lettere al Paganini (ni 17, 21, 23,
24, 25, 26), tutte prive di millesimo, che sono conseguentemente
confinate dopo le lettere datate o sicuramente databili, e numerate
da xl a xlv.
56 nota al testo
Pecchiai 1917
38, 42
La 38 è riprodotta in fac-simile in tav. fuori testo, posta tra le pp. 88 e
89; la 42 è trascritta a pp. 88n-89n.
Sanesi 1922
4
Linati 1924
3, 8, 18, 25, 30, 41, 53, 65
Antologia ‘d’autore’, inserita come nº 20 nella collana «Le più bel-
le pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi» dell’edito-
re Treves. È firmata dallo scrittore comasco, ma milanese di
adozione, Carlo Linati (1878-1949), cultore di letteratura e storia
lombarde (Manzoni, De Marchi, Grossi, Dossi…) e anello impor-
tante della linea espressionistica lombarda tra gli scapigliati e Gadda
(cfr. Isella 1994, pp. 139-145). L’inserimento delle 8 lettere si inqua-
dra nell’intento, esplicitamente dichiarato dall’antologista, di far
emergere dalla produzione di Parini non solo il fustigatore del de-
grado morale aristocratico, ma il poeta intero in tutta la sua
complessa umanità.
Mazzoni 1925
3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 16, 17, 18, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28,
29, 30, 31, 33, 34, 35, 36, 37, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 50, 51, 52, 53,
54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 65, 66
A pp. 981-1030, dopo una nota Sul testo indicante le fonti di ciascun
pezzo (pp. 976-980), raccoglie 69 Lettere e documenti autobiografici; delle
54 lettere (la nº 20 è fuori sezione, a p. 265n), 5 sono pubblicate per la
prima volta. L’editore dichiara criteri «scrupolosamente» conservativi
quanto alla «lezione» delle fonti, «ma non così alla loro grafia nè alla
loro interpunzione» (p. xc). Come già in Bellorini 1913-1915, le 6 let-
tere al Paganini (ni 17, 21, 23, 24, 25, 26), tutte prive di millesimo, sono
lasciate senza data precisa, collocate prima dei «documenti», in coda
alle lettere datate o databili, e numerate da 50 a 55.
Galbiati 1929a
*34
Galbiati 1929b
34
La dà erroneamente per inedita.
nota al testo 57
Vianello 1933
1
Caretti 1951
3, 6, 7, 8, 17, 18, 21, 23, 24, 25, 26, 28, 30, 33, 46, 48, 52, 53, 54, 56, 63, 65
Quella delle Lettere è l’ultima sezione (pp. 625-665) dedicata al Parini
nelle Poesie e prose Ricciardi: vi sono 23 pezzi, di cui l’ultimo è il testa-
mento. Anche Caretti, come già Bellorini e Mazzoni, colloca fuori or-
dine, numerandole da xvii a xxii e ponendole in coda alle lettere da-
tate, prima del testamento, le 6 lettere prive di millesimo al Paganini,
che pure a p. 653n, sulla base di Foresti 1948, dice databili «con buone
ragioni» la prima al 1773 e le altre cinque al 1774.
Bembo 1953
32
Cfr. qui infra, in nota alla lettera.
Ostoja 1956
*2
Al testo del breve articolo (pp. 103-104) segue la riproduzione fotogra-
fica dell’autografo (pp. 105-106).
Petronio 1957
3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 17, 18, 21, 22, 23, 24, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 33, 35,
36, 37, 42, 43, 44, 45, 48, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 59, 60, 62, 63, 65, 66
«Classici Rizzoli». Riprende la titolazione mazzoniana di Lettere e do-
cumenti autobiografici (pp. 1111-1212), riunendovi 50 pezzi, di cui pro-
priamente 44 lettere.
Chandler 1960
49
Zuradelli 1961
3, 6, 7, 8, 17, 18, 21, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 36, 52, 53, 54, 56, 62, 63, 65
Opere scelte dei «Classici italiani» Utet. Riprendendo la struttura di Ca-
retti 1951, la sezione epistolare, anche qui posta in coda al volume e
intitolata Dalle lettere e documenti autobiografici (pp. 1027-1076), com-
prende 22 pezzi, di cui 21 lettere e il testamento.
Savarese 1968
7, 30, 46
Il volume, della collana «Scrittori italiani», è organizzato in quattro se-
zioni: Il Giorno, Odi, Poesie minori, Prose. Queste ultime (pp. 273-331)
58 nota al testo
comprendono testi tratti dalla lettera contro il Branda, dal Discorso so-
pra la poesia, dai Principi delle belle lettere, dallo scritto Sul decadimento
delle belle lettere, dal Dialogo sopra la nobiltà, dai Soggetti di pitture deco-
rative e, in ultimo, dalle Lettere (pp. 326-331), che l’editore, a p. xxii, di-
chiara di trascrivere da Caretti 1951. Ciascuna lettera è preceduta da
un breve cappello introduttivo e annotata a piè pagina.
Bonora 1969
3, 6, 7, 8, 9, 10, 17, 18, 21, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 30, 31, 41, 42, 44, 48, 52,
53, 54, 56, 57, 58, 63, 65, 66
Pubblica in coda al volume, anch’essa riprendendo l’etichetta di Maz-
zoni 1925, 32 tra Lettere e documenti autobiografici (ultimo dei quali, an-
che qui, il testamento).
Bologna 1969
*59
Costa 1970
49
Pace 1970
14
Isella 1985a
19
Barbarisi 1999
15
Nicora 2000
39
Barbarisi-Bartesaghi 2005
2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 26,
27, 28, 29, 30, 31, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48,
49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 65, 66
Edizione critica in due volumi delle prose pariniane: il vol. i, Prose i , a
cura di Silvia Morgana e Paolo Bartesaghi (2003), comprende le Lezio-
ni e gli Elementi di retorica; le Prose ii contengono Lettere e scritti vari. I
pezzi sopra elencati sono 60, ma l’edizione ne conta 61 per l’inseri-
mento, come prima lettera, del documento dell’ASMi di cui s’è di-
scusso supra, al § Il corpus: esclusioni e inclusioni. Le lettere sono nella
sez. viii (Epistolario [1763-1798]), pp. 597-704 (a pp. 599-657 i testi; a pp.
658-704 una ricca Nota ai testi filologico-esegetica per ciascuna lettera),
scorporate dagli Atti personali e d’ufficio [1767-1798] (sez. ix, pp. 705-720).
nota al testo 59
I Criteri editoriali di p. 23 dichiarano, come sole deroghe alla trascrizio-
ne conservativa, l’abbassamento delle maiuscole non retoriche e la
normalizzazione dell’interpunzione.
Bartesaghi 2009
40, 64
La nº 64 è data come inedita, ma fu pubblicata per la prima volta in
Vita Nuova 1876.
La presente edizione
Questo volume raccoglie esclusivamente e integralmente le let-
tere pariniane finora note (1752-1798). Rispetto all’ultima edizione
completa, la Barbarisi-Bartesaghi 2005, il corpus qui raccolto
presenta sei pezzi in più, i ni 1, 4, 20, 32, 40 e 64: i primi due, di cui
resta irreperibile l’autografo, recuperati rispettivamente da Via-
nello 1933 e da Sanesi 1922; il terzo da Mazzoni 1925; il quarto
da Bembo 1953; il quinto pubblicato nel frattempo da Bartesaghi
2009; il sesto già a stampa da oltre un secolo (Vita Nuova 1876), ma
riscoperto autonomamente ancora da Bartesaghi 2009. Quanto
alla nº 16, poi, il rinvenimento dell’autografo ne ha consentito una
più sicura trascrizione.
I testi sono stati sistematicamente ricollazionati sugli originali,
ciò che ha permesso di correggere sviste ed errori delle stampe
anche più recenti.1
Criteri di trascrizione
La grafia del Parini è sufficientemente nitida, chiara, ordinata,
per lo più priva di correzioni, e dunque di agevole decifrazione.
Il ductus, uniformemente regolare, si presenta lievemente inclina-
to a destra. Fra i tratti caratteristici della grafia pariniana si osser-
vano: la scarsa elevazione, all’uso settecentesco, del tratto verti-
cale di l, t, b ed f; il deciso allungamento sotto il rigo, invece, della
p e della g (non però della f ); la forma tondeggiante della e, ver-
gata con doppio tratto, che la rende spesso simile alla a; la chiu-
sura a ricciolo (talora quasi un minuscolo cerchiolino) del gambo
nelle vocali a, e, i in fine di parola; lo scendere sotto il rigo della
e maiuscola.
Come prescrivono le norme di questa Edizione Nazionale, la
trascrizione segue criteri rigorosamente conservativi, non solo
per l’ortografia (A), ma anche per la mise en page del testo (B).
A) Quanto all’ortografia, non si sono alterati rispetto agli ori-
ginali:
– il sistema maiuscole/minuscole, benché non sempre unifor-
me, talora nella stessa lettera; nella nº 14, ad es., si riscontra
un’oscillazione come «copia»/«Copia», e nella nº 30 «governo»
(semel) / «Governo» (quater), «canzone»/«Canzone», «Suoi»/
«suo», e vi compare «mantova», nonché un’inconsueta minu-
scola iniziale in titoli come «sig.r conte»;
– le oscillazioni grafiche («megliorare»/«migliore») e, a fortiori,
sintattiche (sebbene usato tanto con l’indicativo quanto con il
congiuntivo: «sebbene gli si fecero» vs «sebbene si persuada»,
entrambi nella nº 9);1 i grafemi oggi caduti in desuetudine, co-
me la j italiana (intervocalica: «librajo»; iniziale: «jeri»; e più
spesso desinenziale: «maj», «augurj», «indizj», «encomj», «sus-
sidj», «vizj», «uficj», «varj»)2 e, a fortiori, latina («judicare»,
«Jan[nuariis]»); gli usi arcaici o difformi di scempie («afflige»,
1 Due «in oltre» anche nella Lettera al Branda: cfr. Morgana-Bartesaghi 2012,
p. 115. 2 Ma «Novembre», per esteso, nella nº 51.
3 Morgana-Bartesaghi 2012, p. 115.
62 nota al testo
et cachinnabit tui, meique amicissimus Rosa, si id unquam
monstri, per tuas litteras, rescierit.», nº 18), o introdotte dai de-
precativi «Ah» e «Deh», in cui altrove l’esclamativo è presente
(«Ah se ciò fosse, non saprei darmene pace per tutti i motivi»
contra «Ah se Ella si fosse qui trovata questo inverno […] quanto
il mio cuore sarebbe stato lontano dalla noia!»; «Deh, in nome
dell’amicizia che hai per me e della perfetta conoscenza, che io
ne ho, ti scongiuro di fare il possibile per sincerarmi su questo
affare» contra «Deh perchè le vostre circostanze e le mie mi fan-
no disperare di rivedervi mai più!»). Analogamente, non è stato
integrato l’interrogativo al termine di un periodo come il se-
guente: «Com’è possibile, che la vecchia, che dianzi era tutta
mia, voglia perseguitar l’amico a mio riguardo, ora che sono as-
sente, come è possibile ciò, se non fosse accaduto qualche sini-
stro.» (un «com’è possibile, che», regolarmente seguìto dall’in-
terrogativo, è invece nella prima lettera al Branda1). Ma queste
ultime inavvertenze nell’uso dell’interpunzione si trovano nel-
la nº 25, una lettera che lo stesso Parini dice dettata in uno stato
di «agitazione» di «spirito»: e il mantenimento della punteggia-
tura originaria ha qui il vantaggio di confermare la dichiarazio-
ne dell’autore. È parimenti degli originali la presenza o l’assen-
za del punto o della virgola dopo l’allocutivo-vocativo iniziale,
nell’intestazione della lettera;
– gli accenti e gli apostrofi. I primi, che a volte il Parini dimentica
di apporre, perché evidentemente li aggiungeva, secondo l’uso
del tempo, ex post, a fine riga, se non in fase di rilettura («Citta»
pro «Città», nº 24; «sopra di se» pro «sopra di sé», nº 37; «piu» pro
«più», nº 66), sono sempre stati trascritti come gravi, e conser-
vati anche se difformi e del tutto minoritari rispetto all’uso pa-
riniano (è il caso della preposizione «fra», che nelle lettere figu-
ra accentata una sola volta, contro altre 16 occorrenze prive di
accento). Quanto agli apostrofi, sono grafie senza dubbio in-
tenzionali «ognaltro» e «ognaltra», del resto analogiche rispetto
al tipo ognuno: se ne trovano infatti esempi anche nel Giorno
(MZ, v. 850; NT, vv. 259 e 521); va infine registrato un solo caso
(contro 60) di elisione non segnalata dall’apostrofo della -i nella
preposizione articolata dei (nº 12), altri trovandosene in un apo-
grafo assai corrivo nell’uso dei segni diacritici (nº 15).
B) Quanto all’impaginazione:
– all’edizione del documento è sempre premesso, in cifra araba,
il numero progressivo d’ordine della lettera, cui seguono, fra
quadre in quanto indicazione editoriale, il nome del destinata-
rio e, ove non sia già presente nel documento, la data ricostrui-
ta dall’editore;
– il vocativo iniziale, negli originali, è collocato sempre in testa al
foglio, talora al centro, talaltra a sinistra. Ricorrono i seguenti
tipi: «C. A.», anche invertito in «A. C.», nelle lettere più confi-
denziali, al cui destinatario Parini si rivolge con il voi o con il tu;
«Ill.mo Sig.re Sig.r P.ron Col.mo» o l’analogo «Sig.r e P.ron Riv.mo» in
quelle più formali, in cui l’allocutorio è il «V. S. Ill.ma»; e, salendo
di grado: «Eccellenza», in genere seguito da un punto fermo (da
virgola soltanto nella nº 29: ma, beninteso dopo l’ampio spazio
bianco di prassi, il corpo della lettera inizia in ogni caso con la
maiuscola); «Altezza» (nº 12 al principe Kaunitz); «Eminenza»
(nº 55 al card. Durini) o «Em.mo Principe» (nº 1 all’arcivescovo
Pozzobonelli); «Sacra Cesarea Reale Apostolica Maestà» (nº 15
all’imperatrice Maria Teresa). Si registrano anche alcuni casi di
intestazione ‘personalizzata’, con richiamo del nome, cogno-
me o titolo del destinatario: «Sig.r D. Ant.o stimatiss.o» (nº 5, trà-
dita però da stampe); «Ornatiss.o Sig.r Bodoni» (nº 56); «Ill.mo
Sig.re Prof. Col.mo» (nº 22 al Mazza, anch’essa però trascritta da
stampe); nonché un «Ornatiss.a Sig.ra Contessa» (nº 52 alla Cur-
toni), che, attraverso l’«Ornatiss.a Dama» della nº 53, si converte
poi in un più confidenziale e audace «Adorabile Silvia» (nº 54).
Perfettamente conforme alle prescrizioni classiche la salutatio
che apre l’unica lettera latina (nº 16): «Iosephus Parinius Hiero-
nymo Ferrio / S. P. D.». Costituisce un caso a sé la nº 66, che, se-
condo l’uso repubblicano, premette in capo al foglio il binomio
rivoluzionario di «Libertà» e «Eguaglianza» alla data e al voca-
tivo «Cittadino Ministro»;
– la data compare tanto in alto a sinistra, tra il vocativo iniziale e
il corpo, quanto, più frequentemente, in calce alla lettera, tra il
corpo e la sottoscrizione, a fianco o talora appena sotto il geni-
tivo («Di V. E.», «di V. S. Riv.ma», «di V. S. Ill.ma» ecc.) che precede
la sottoscrizione. Non sempre essa figura in forma completa.
Quanto all’elemento topico, poco meno della metà circa delle
66 lettere reca l’indicazione di Milano, sia per esteso (la nº 18,
nota al testo 67
in latino, ha ovviamente il locativo «Mediolani»), sia nella più
frequente forma abbreviata «Mil.º» (sono 31 per la precisione,
incluse due datate «Di casa» e una «Da Brera», e dunque an-
ch’esse inviate da Milano). Si può verosimilmente affermare,
però, che tutte le lettere, anche quelle prive di indicazione di
luogo, siano spedite dalla città lombarda. Cinque sole le ecce-
zioni, datate dai luoghi di villeggiatura di Rovagnate (nº 21),
Cantù (nº 23) e Vaprio (d’Adda, ma naturalmente il determi-
nante, estraneo all’uso e certo superfluo sia per il mittente che
per il destinatario, non è esplicitato: ni 60, 62, 63; in quest’ulti-
mo caso si ha «Vavero», formato sul dialettale Vàver). Quanto
alle date croniche, l’arco cronologico in cui si dispone il corpus
comprende ben quarantasei anni, tra il 1752 e il 1798. Sicura-
mente non varca i termini indicati nessuna delle 35 lettere prive
di data, di cui 16 mancanti del solo millesimo (integrato fra qua-
dre) e le rimanenti anche di giorno e mese (ma la nº 5, stando
al Mazzoni, che la pubblicò sulla base di un autografo ora irre-
peribile, ha una data appuntata a tergo): esse si possono tutte
situare cronologicamente con buona approssimazione sulla ba-
se di elementi interni o di dati esterni storici o biografici. Fanno
eccezione, e la loro collocazione nella sequenza cronologica è
di necessità convenzionale, la nº 40, collocabile nel decennio
1770-1780, e la nº 64, priva dell’anno ma databile tra 1792 e 1796,
per le quali rinviamo alle note ad locum. Nella sola nº 66, ultima
della raccolta, la data è indicata secondo il calendario repubbli-
cano («14. Messidoro a. vi. R.», corrispondente al 2 luglio 1798);
– il corpo della lettera può presentare una suddivisione in para-
grafi, che sembra in rapporto piuttosto con l’intenzione dello
scrivente di individuare all’interno del testo aree omogenee per
argomento che non con l’estensione del testo stesso: vi sono in-
fatti lunghe lettere del tutto prive di accapo (ni 30, 52, 53) e altre
più brevi scandite in più capoversi (48, 50, 51, 57, 60);
– ai già ricordati genitivi, posti subito in calce al corpo, sulla sini-
stra, fa seguito, oltre alla data (quando questa, se presente, non
sia posta in apertura), la sottoscrizione, quasi sempre composta
di due elementi. Precede una formula di ossequio, consistente
in aggettivi, per lo più di grado superlativo, seguìti da sostantivi
più o meno deferenti, a seconda dei casi, in coerenza con la qua-
lifica dell’intestazione: dagli officiosi «Umilissimo e Fedelissi-
mo Suddito» (nº 15 a Maria Teresa d’Austria), «Umilissimo Ser-
68 nota al testo
vidore» (nº 9 a «Vostra Altezza» il Kaunitz), «Um.mo Div.mo e
Obb.mo Serv.re» (in lettere intestate «Eccellenza», «Sig.r e P.ron
Riv.mo» ecc.) fino ai comitali «Vostro Affez.mo Amico e Serv.re»
(nº 4) o, nel registro galante, «Vostro vero e riverente Adorato-
re» (nº 54, all’«Adorabile Silvia»). Segue, subito sotto, la firma,
la quale reca nome e cognome per esteso nelle lettere più for-
mali, o, in quelle più intime rivolte a un tu, il solo cognome, an-
che abbreviato all’iniziale e di regola preceduto da un possessi-
vo d’affetto: «Il tuo amico. P.» (nº 17), «Il tuo Parini» (nº 19),
«Tutto tuo. Il Parini» (nº 21), «Il tuo P.» (nº 24), tutti dopo un
confidenziale «Addio». Il solo cognome, secondo il più spiccio
stile repubblicano, compare anche nella nº 66, dopo il laconico
congedo «Salute e Rispetto». A volte, la firma è seguìta dal tito-
lo professionale, come nelle lettere scritte a nome del «corpo»
docente delle Palatine («Prof.e di belle Lettere»: nº 12; «Profes-
sore delle belle lettere»: nº 15) o nella nº 62 («Prof.e di Lett.e e di
Arti, e Sopraintendente etc.»). Due casi particolari in cui l’as-
senza di sottoscrizione appare motivata da una stesura cursoria
della lettera sono rappresentati dai ni 25 e 26, redatte da un Pa-
rini agitato dalle evidenti ambasce d’amore per la Mussi;
– in quattro soli casi compare in calce un poscritto: nella nº 23 è
posto fra un «Addio» e la sottoscrizione («Il tuo Parini»), e non
è esplicitato da «P. S.» (così anche nella nº 26); nella nº 21, come
nella più formale nº 38, viceversa, segue la sottoscrizione ed è
introdotto dalla sigla.
In difetto degli autografi, i criteri enunciati valgono anche per la
trascrizione degli apografi e delle prime stampe (caso limite la nº
12, trascritta da un apografo che si segnala per singolari difformità
d’uso nell’interpunzione e nel rapporto maiuscole/minuscole).
Note
Le note editoriali sono di tre tipi (gli ultimi due solo eventualmen-
te presenti):
A) In calce al testo di ogni lettera è collocata una fascia di com-
mento, a sua volta suddivisa in tre aree, nelle quali si danno, ri-
spettivamente e nell’ordine, le seguenti informazioni:
– collocazione e descrizione (natura e caratteristiche materiali ed
esterne) della fonte manoscritta da cui si trascrive (o, in difetto
di questa, dichiarazione d’irreperibilità o inaccessibilità);
nota al testo 69
– fonti a stampa (limitatamente alla più recente ed. Barbarisi-
Bartesaghi 2005, alla prima stampa e alle due più autorevoli e
diffuse edizioni precedenti, Bellorini 1913-1915 e Mazzoni
1925; a ricostruire nella sua interezza la storia editoriale di
ciascuna lettera provvede l’elenco inserito qui supra, lungo il §
Fonti a stampa)
– commento, teso al chiarimento del testo della lettera e del suo
contesto di immediato riferimento (eventuale ripresa delle let-
tere di proposta o di risposta del corrispondente, o delle missive
di terzi variamente attinenti; essenziali notizie – biografiche, bi-
bliografiche, storiche, storico-letterarie… – su fatti, personaggi
o testi citati, ecc.).
B) A piè di pagina, invece, in conformità alle norme di questa
Edizione Nazionale, sono poste essenziali note esplicative, nume-
rate con cifra araba, utili al chiarimento di espressioni che posso-
no riuscire, oggi, non immediatamente perspicue a un pubblico
non specialistico (per le ragioni che hanno consigliato questa scel-
ta editoriale, inusuale per un’edizione critica, si veda la Presenta-
zione premessa da Giorgio Baroni ad Albonico 2011, pp. 10-11).
C) Alcune lettere, per lo più trascritte da minute, sono corre-
date anche di un apparato critico-filologico, posto sempre a piè di
pagina ma numerato alfabeticamente, che dà conto di correzioni
d’autore, inserimenti, varianti, eventuali interventi estranei pre-
senti nel manoscritto e delle scelte operate dall’editore.
[A Giuseppe Pozzobonelli,
arcivescovo di Milano]
Em.mo Principe.
Essendo chiamato ed eletto alla celebrazione delle Messe lasciate
dalla fu Anna Parina e delle altre di jus della veneranda scuola del
S. S.mo Sacramento di Bosisio, Pieve di Incino, il C.o Giuseppe Parini
di d.o luogo, ricercasi da codesta Cancelleria per l’approvazione di
esso la visita dei rispettivi beni; ma non potendo il detto chierico,
d’assai onorevole in umile stato caduto, e carico di genitori ottua-
genarii soggiacere alle gravi spese che si richiedono per quella e po-
tendosi altrove agevolmente comprendere la rendita di questi, egli
nelle pietosissime braccia dell’E. V. si getta umilmente scongiuran-
dola che si degni di alleviare la necessità di lui, ordinando alla Can-
celleria l’approvazione di dette messe senza la visita di detti beni.
Che della grazia etc.
1752 - 31 agosto del Chierico Giuseppe Parini
Con atti datati 11 giugno e 26 novembre 1752, il Parini era stato nominato
titolare, «a priore et Scholaribus V. Scholae S. S. loci Bosisii» (Vianello
1933, p. 48, nota 8), del «beneficio istituito nel 1609 da Gennaro de’ Nobili
per due messe settimanali da celebrarsi in Bosisio, cui era annesso l’as-
segno di L. 104, essendosi il canonico Agudio [scil. Giuseppe Candido
(1698-1773), primo mecenate e amico del Parini] reso garante della cele-
brazione di quelle, ove il Parini non le dicesse o facesse dire» (ivi, p. 41).
Al conferimento del beneficio ecclesiastico bastavano gli ordini minori,
che il Parini aveva ricevuto fra i 16 e i 18 anni (giugno 1745: tonsura; pri-
mavera del 1747: esorcistato e accolitato; riceverà suddiaconato, diacona-
to e sacerdozio solo tra il maggio e il 14 giugno 1754). Ma la «curia ritenne
idonei tali titoli solo il 27 maggio 1754», dopo che il poeta ebbe presentato
questa istanza di «dispensa dall’onere della visita vicariale ai suoi beni in
Bosisio, il che gli fu concesso, previe informazioni assunte» (ibid.).
Il card. Giuseppe Pozzobonelli (1696-1783), di famiglia marchionale
milanese, fu arcivescovo di Milano dal 1743, succedendo a Carlo Gaetano
Stampa; già accademico Filodosso e poi Trasformato, è ricordato con
affetto («nost Arziveschev Posbonell») da Domenico Balestrieri nelle
Sestinn in lod de Cavallasca rezitæ in l’Accademia di Trasformæ (Balestrie-
ri 2001, p. 17). Su di lui cfr. Castiglioni 1932.
Del «beneficio con obbligo di messa» istituito da Anna Maria Parini
Latuada (m. 1741) a favore del pronipote, esiste un Prospetto riepilogativo
redatto dallo stesso Parini in data del 16 brumaio a. vi repubblicano
(6.xi.1797) e pubblicato da Scherillo 1900, i, p. 1 (cfr. anche Barbarisi-
Bartesaghi 2005, p. 718).
lettere 75
Eccellenza.
Il D.r Occelli al suo ritorno da Bologna ha lusingato fortemente
l’amor proprio dell’autor del Mattino coll’annunciargli, che un
Personaggio illustre di cui la miglior parte di Milano si rammenta
ancora con piacere, e con sentimenti di gratitudine e d’ammira-
zione la giustizia, l’umanità, la munificenza, e la magnificenza, ha
fatto qualche conto della sua Operetta, ed ha mostrato di deside-
rarne il seguito. Io non ho potuto resistere a un così potente sol-
letico della gloria letteraria: e coll’occasione del pubblicarsi il
Mezzogiorno, Poemetto consecutivo al Mattino, ho voluto pro-
curarmi l’onore di presentarmi rispettosamente a V. E. in qualità
d’Autore dell’una, e dell’altra operetta; e di esporre al suo dilicato
giudizio quest’ultima, sperando che V. E. voglia avere per lo Mez-
zogiorno quella generosa condiscendenza che mi vien detto aver
Lei dimostrato per lo Mattino. Niuna cosa è più atta ad empir di
consolazione e di coraggio l’animo degli Scrittori, quanto il vede-
re al nostro tempo Grandi personaggi mostrare un generoso in-
teresse anche per gli talenti più mediocri. V. E. si distingue fra gli
altri; perchè, sebbene la finezza del suo gusto mi debba collocare
in un mezzano posto tra i Poeti d’Italia, nondimeno la sua magna-
nimità le fa avere tanta cura di me, quanta si potrebbe sperare da
quelli che mi sono di gran lunga superiori. Quindi è ch’io serberò
eternamente nel mio cuore que’ vivissimi affetti di compiacimen-
to, e di riconoscenza, co’ quali ora ho l’onore di protestarmi col
più umile ossequio.
Di V. E. Mil.o 17. Agosto 1763.
Um.mo Div.mo e Obb.mo Serv.re
Giusep[p]e Parini.
[A Paolo Colombani]
BNMVe, mss. It. classe x, codice 19 (6525), Lettere autografe d’illustri Italia-
ni, miscellanea in cui la lettera del Parini, imbraghettata a supporto
cartaceo, è stata recentemente numerata a matita 148 e 149. Autografo;
bifoglio di mm 182 × 251, scritto a piena pagina solo sulla c. 1r-v; sulla c. 2v
l’indirizzo: «Al Riv.mo Sig.r Sig.r P.ron Col.mo|Il Sig.r Paolo Colombani|
Librajo in Venezia», con tracce di ceralacca. La data è apposta in alto a
destra sulla c. 1r, con ampio spazio bianco fra intestazione e testo.
[A destinatario ignoto]
Si trascrive dalla prima edizione, Sanesi 1922, p. 88. Il Sanesi vide l’ori-
ginale («disteso e racchiuso fra due lastre di vetro che lo preservano
dall’umidità e dalla polvere») in casa del valtellinese Eugenio Morelli
(1881-1960), illustre tisiatra, docente di patologia speciale medica all’Uni-
versità di Pavia e senatore del Regno. Dalla descrizione del Sanesi (p. 80n)
si ricava trattarsi di un bifoglio, recante il testo della lettera alla c. 1r e il
sonetto alla 2r. Ricerche effettuate presso gli eredi del Morelli non hanno
dato esito.
Il Piano generale di riforma delle scuole, voluto dal Kaunitz, doveva per-
venire a Vienna in tempo per essere approvato prima dell’inizio dell’an-
1 soggetto: titolare.
84 giuseppe parini
no scolastico 1768-1769. Il Parini aveva il compito di illustrarvi la parte re-
lativa alla Cattedra di Eloquenza delle Scuole Palatine; il Beccaria invece
era responsabile della Cattedra di Economia e Commercio. In questa fa-
se si parlava ancora di Cattedra di Eloquenza e non di Belle Lettere. Il Parini
chiese appoggio per la cattedra di Milano al Greppi, perché intervenisse
presso il Firmian, ma la questione dell’organizzazione universitaria restò
insoluta fino al 1769, quando, il 23 settembre, Firmian scrisse al Kaunitz:
«Per la cattedra di eloquenza e di storia avevo in vista l’abate Parini e
l’abate Villa. […] Se due devono essere queste cattedre, avrei proposto il
primo per Milano ed il secondo per Pavia. Si tratta di due uomini di ta-
lento, conosciuti ambedue per qualche saggio dato al pubblico del loro
sapere e pressati dal bisogno di un impiego» (ASMi, Studi, Parte Antica,
Università di Pavia, cart. 376; anche Vicinelli 1963, p. 35).
Il conte Antonio Greppi (1722-1799), a cui il Parini era stato presentato
da Teresa Fogliazzi (cfr. Vianello 1933, p. 138), divenne suo grande pro-
tettore: a lui il Parini dovette il rapporto di fiducia con il conte Firmian
e i numerosi incarichi pubblici che ne seguirono. Sul Greppi cfr. Greppi
1995; Bologna et alii 1996; Argentieri et alii 1999; DBI, 59, 2002, pp. 312-
316; Levati-Liva 2006. Per la rete epistolare del Greppi (Baretti, Verri,
ecc.), cfr. Viola 2004 e Viola 2008, ad Ind.
Il Parini fece pervenire al Greppi una copia del discorso di apertura
della Cattedra di Belle Lettere con la seguente lettera di accompagna-
mento di Teresa, datata 16 dicembre 1769 (la lettera, edita anche da
Nicora 2000, p. 928, giace autografa in ASMi, Fondo Greppi, cart. 401, da
cui qui si trascrive):
Sig. Compare ed amico Stimat.mo
Il nostro abate Parini, mi da precisa comissione di trasmetterle la qui inchiu-
sa Prolusione, pensi il mio caro Sig.r Compare con quanto piacere io l’ad-
dempio sapendo la Stima, e l’attaccamento ch’egli ha per lei, e l’amicizia
ch’ella ha per questo Stimabile letterato. Con questa occasione poi godo an-
che il piacere di ramemor[ar]le la mia Sincera, e se vuole tenera amicizia.
Spiacemi che gli affarj lo trattenghino lontano per ora, pensi a rendersi a suoi
amici il più presto possibile e mi creda fra questi coi Sentimenti della più per-
fetta stima, e sincero attaccamento.
Di Lei Sig. Compare Stimati.mo
Milano 16 xbre 1769
Devoti.ma et obbligati.ma Serva
Angiolini Fogliazzi
Su Francesco Fogliazzi (Borgo San Donnino 1725 - Milano 1802) cfr. Ja-
nelli 1978, p. 170; DBI, 48, 1997, pp. 488-491; Lasagni 1999, ii, pp. 775-777.
Su Teresa Fogliazzi (1733-1792) cfr. Farina 1995, p. 463; DBI, 48, 1997,
pp. 491-492; Lasagni 1999, ii, pp. 777-779.
Su Gaspare Angiolini, cfr. la nota alla lettera 24.
lettere 85
[A Pellegrino Salandri,
segretario della R. Accademia di Scienze
e Belle Lettere di Mantova]
C. A.
Mil.o 12. x.bre 1768.
È una fatalità, ch’io debba sempre risponder tardi alle carissime
vostre. Siccome io non ho molta corrispondenza di lettere; e per-
ciò quando sono in campagna non incarico veruna persona, che
le levi per me dalla Posta; così io non ho trovato la vostra se non
al mio ritorno in città, ch’è seguito questa settimana passata. Ho
adunque il dispiacere di commettere un doppio mancamento a
vostro riguardo: l’uno di risponder tardi; e l’altro di non poter ser-
vire nè il Sig. Collonello di Baschiera nè voi per ciò che desiderate.
Il Femia del Martelli non fu altrimenti stampato a Lugano co-
me voi supponete, e come io aveva veramente intenzione di fare
già è parecchi anni. Voi sapete meglio di me, che la prima edizione
del Femia fu fatta in Milano per mezzo dello Argelati al tempo che
il Martelli viveva. Ne furono poi per prepotenza del Maffei fatte
sopprimere il più che si potè le copie, talmente che sono divenute
rarissime. Erami capitata una Lettera inedita del Martelli assai
lunga, nella quale si raccontavano le vicende del suo Femia; e la
condotta de’ suoi emuli per rispetto ad esso. Deliberai adunque di
far ristampare il Femia, e con esso alcune note che vi servivano di
chiave, fattevi già dall’Abate Quadrio manoscritte sopra una co-
pia stampata, ch’egli possedeva. A questo unendo la lunga Lettera
inedita del Martelli, io faceva conto, che mi dovesse riuscire un vo-
lumetto di una mole convenevole. Il Capitano Fe, che voi avete
conosciuto, s’incaricò di farne fare la stampa a Lugano; ma dopo
aver da me ricevuto il manoscritto, tirò tanto in lungo la cosa, che
io me ne stancai. Dopo qualche tempo mi propose egli, se io gli
voleva vendere il manoscritto quale si stava: e io, che come sapete
ho sempre più avuto bisogno di vendere che di comprare, gliel
vendetti. Questo Capitan Fe non istà più a Milano già da più anni;
e per quel ch’io so, non ha più pensato a pubblicare sì fatto mano-
86 giuseppe parini
scritto. Vo facendo pratiche per trovarvene una copia o stampata
o M.s. di esso Femia: ma sono oggimai mancati que’ pochi che qui
facevan professione di seguitar le Muse; e non c’è più chi goda di
conservar simili opere. Tutto ci è divenuto politica, e filosofia: e
mio danno s’io dico una bestemmia, credo, che non ci sia nè Mu-
se, nè politica, nè filosofia. Una copia M.s. ne aveva l’Abate Villa,
che ora è a Firenze col Nuncio: un’altra stampata il Can. Irico, che
sta in Trino sua patria. Non lascerò di far diligenza per averne una
copia in qualche modo, premendomi infinitamente di servir voi e
il Sig.r Collonello, ad amendue i quali io professo già da tanto tem-
po inalterabile servitù e divozione. Onoratemi d’altri vostri co-
mandamenti che mi compensino di quello che ora m’avete fatto
inutilmente. Presentate i miei umili ossequj al Sig.r Collonello; e
consideratemi qual sono colla più sincera stima
Di voi C. A.
Div.mo e Obb.mo Serv.re
Giuseppe Parini.
In questa lettera il Parini spiega le ragioni per cui non era stata realizzata
l’edizione di Lugano del Femia nel 1761, per la quale aveva scritto la pre-
fazione (cfr. Barbarisi-Bartesaghi 2005, pp. 229-231 e 264-265). Essen-
do il 12 dicembre del 1768 un lunedì, il ritorno in città del Parini va collo-
cato tra il 5 e il 10 dello stesso mese.
Merita di essere ricordata la lettera del 6 agosto 1809 con cui Alessandro
Manzoni ringraziò Francesco Reina dell’invio di una copia del Femia, che
gli era servita per chiarire qualche dubbio sull’originalità del Giorno pari-
niano rispetto allo stesso Femia (cfr. Manzoni 1986, i, pp. 93-94, nº 62).
La vicenda di questa lettera del Parini è ricostruita con attenzione dal
suo primo editore, Enrico Paglia, che ne diede comunicazione al-
l’ANVMn nella seduta dell’11 luglio 1880: cfr. Paglia 1881.
Scrive Francesco Reina nella sua Vita del Parini: «Il Femia di Pier-Jaco-
po Martelli, Dramma Satirico, in cui sotto il nome di Femia si censurò
Scipione Maffei; composizione scritta in eccellenti Versi Sciolti, per mo-
lettere 87
strare a Maffei, che Martelli sapeva farne da non invidiare que’ della Me-
rope, fu l’unica opera che desse a Parini, per propria confessione, alcuna
norma del suo verseggiare. Ingenuo com’egli era, amava di ristampare
il Femia con una Lettera inedita di Martelli, ed un suo proprio ragiona-
mento, che lo riguardava, ma trovò fatalmente smarrita ogni cosa» (Rei-
na 1801-1804, i, pp. xiv-xv). Sulla possibile ispirazione martelliana di al-
cuni passi del Giorno cfr. Isella-Tizi 1996, ii, pp. xxvi e 492.
Su Pier Jacopo Martello (1665-1727), cfr. Magnani Campanacci 1994.
Su Francesco Saverio Quadrio (1695-1756), l’erudito valtellinese autore
del Della storia e ragione d’ogni poesia (1739-1752), cfr. Berra 2010.
Pellegrino Salandri (Reggio Emilia 1723-1771) visse a Modena e a Mila-
no, membro dell’Accademia dei Trasformati (l’insegna dei Trasformati
appare sul frontespizio della corona degli ottantun sonetti da lui dedicati
alle Lodi di Maria). Si ritirò poi a Mantova dove divenne segretario per-
petuo dell’Accademia di Scienze e Lettere. Compose poesie e sonetti di
toni affini al Parini. Il Salandri viene ricordato nella Lettera di Giuseppe
Parini Milanese in proposito d’un’altra scritta contro di lui dal padre d. Paolo
Onofrio Branda Milanese come fonte, insieme con il Soresi, della notizia
della presunta morte del padre Bandiera: cfr. Morgana-Bartesaghi
2012, p. 179 e n.
Sul Salandri, cfr. Donati 1912, pp. 312-315; Maier 1959, pp. 1171-1172;
Gasperoni 1965, pp. 161-186; cfr. la nota in Beccaria 1984, pp. 618-619;
Venturi 1987, pp. 637-640.
Su Giovanni Andrea Irico (1704-1782), accademico Trasformato, dotto-
re dell’Ambrosiana dal 1748 al 1764 e poi parroco a Trino, storico della
liturgia e avversario del Branda tra 1756 e 1757, cfr. Navoni et alii 2000 e
Bartesaghi 2010.
Il colonnello romano Nicolò Baschiera (?-1780), ingegnere, ufficiale
del genio militare, fu uno dei maggiori protagonisti del dibattito idrau-
lico settecentesco; suoi interventi e progetti in ASMi, Acque, Parte Antica,
cart. 386 e Commercio, p. a., cart. 16. Su di lui, cfr. Bonora Previdi 2009.
Nominato, nel 1768, direttore degli ingegneri militari per le fortificazioni
in Italia, si trasferì da Mantova a Milano nell’estate del 1769. Non è stato
possibile precisare in che cosa avrebbe dovuto essergli utile il Parini: le
lettere del Salandri al Baschiera conservate presso l’ANVMn (Archivio
Storico, Serie Segreteria, busta 5, fasc. 3) datano tutte tra il 1770 e il 1771.
L’abate Villa è, ovviamente, Angelo Teodoro (cfr., qui, la lettera 28).
88 giuseppe parini
[A Saverio Bettinelli]
BCTMn, Carteggio Bettinelli, busta 11, fasc. 365, lett. 1. Autografo; bifoglio
di mm 170 × 215, scritto a piena pagina sulle cc. 1r-v e 2r; manca l’indica-
zione del destinatario; dopo l’intestazione, segue un ampio spazio bian-
co. La presente lettera e le lettere 34-35, indirizzate anch’esse al Bettinelli,
sono state acquisite dalla Biblioteca tramite l’editore-scrittore mantova-
no Viviano Guastalla (1836-1912) il 9 marzo 1868.
a Cassato loro.
c
b Cassato secondo le varie circostanze. Cassato agitando.
d Cassato Nè quest’Eloquenza, se si trattiene solamente sopra ciò che si chiama
Oratoria. e Cassato di buona Eloquenza.
f
di tanto in tanto aggiunto in interlinea.
h
maestri è corretto in interlinea su Autori.
Eccellenza
Poichè l’U.mo Serv.re dell’E. V. il P.re Giuseppe Parini fu in istato di
conoscere i proprj doveri, e di far qualche fondamento sopra gli
studj da esso fatti, altro più non desiderò, che d’avere occasione
d’adoperare i suoi tenui talenti in servigio di S. M. e della Patria:
e sebbene gli si fecero qualche offerte d’impiego sotto altri do-
minj, non giudicò di accettarle, sempre sperando, che gli si pre-
sentasse in patria una così favorevole circostanza.
V. E. ebbe la degnazione d’alimentare in lui una simile fiducia
colle umanissime espressioni delle quali più volte l’onorò: e il Sig.
Consiglier Pecis fino dall’anno passato si compiacque di propor-
gli, forse anche col benigno consentimento di V. E., una Cattedra
d’Eloquenza Sup.e, in caso che questa fosse nel numero delle Cat-
tedre che si destinavano per Milano.
Non potè essere accettata dal Parini, che col sentimento della
più grande soddisfazione e riconoscenza una proposizione1 che
tanto l’onorava; e perciò contento attendeva, che il caso si verifi-
casse per indirizzar poi a V. E. le sue U.me Suppliche. Nè tralasciò
egli di pregare il Sig. Consigliere Pecis, che ne volesse prevenire V.
E., come anche si raccomandò poi caldamente al Sig. Consigliere
Conte di Willecek, perchè si compiacesse di far con essa il mede-
simo uficio in qualche momento d’ozio che le venisse concesso
dalla presente villeggiatura.
Ora sente, che sia per conchiudersi l’affare degli Studj: e sebbe-
ne si persuada quanto sia utile, che la maggior parte delle Catte-
dre resti a Pavia, pure si lusinga, che questa che di sua natura più
influisce sopra la coltura, e sopra il gusto universale, possa esser
destinata per la Città dove risiede la Corte, il Governo, i Magistrati
supremi, il maggior corpo della Nobiltà, e il più gran numero di
1 proposizione: proposta.
98 giuseppe parini
cittadini: e che in tal guisa si concilj la più comune utilità colla for-
tuna di lui, e colle diverse relazioni che gli rendono il vivere assai
meno incomodo e dispendioso in Milano.
In tale supposizione il Parini ardisce di supplicare umilmente V.
E. che, qualora non lo stimi affatto indegno d’un tanto onore, si
degni di proporlo a S. M. per la d.a Cattedra d’Eloquenza Sup.e, as-
sicurandola, che tutt’altro potrà in lui mancare, fuorchè un arden-
tissimo zelo di ben servire il suo Principe, e d’impiegarsi con tutte
le forze a vantaggio della sua Patria.
10
11
[A Pellegrino Salandri,
segretario della R. Accademia di Scienze
e Belle Lettere di Mantova]
12
Altezza.
Pervenute a’ Professori delle Scuole Palatine le Medaglie coniate
per eternar la memoria d’un’epoca così fausta, qual è quella della
presente restaurazione de’ pubblici Studj, ne ringraziarono essi
tostamente S. E. il Sig.r Ministro Plenipotenziario, alcuni in parti-
colare, e il Corpo tutto per mezzo del Reg. Delegato D. Giuseppe
Croce.
Nel dì quattro poi dell’andante Aprile fu comunicata al Corpo
de’ Professori congregati Lettera di Governo in data 30 Marzo,
nella qual venivano eccitati a diriger formalm.te i Loro ringrazia-
menti per Le medaglie Stesse all’A. V., e al medesimo tempo,
perchè Le grazie fosser più colme, fu loro comunicato il Reale
Dispaccio riguardante i Pubblici Studii, dato il dieciotto Febrajo
del presente anno
Rimasero per tanto i Professori vivam.te commossi dalla singo-
lar degnazione, con cui all’A. V. piacque di riguardarli distinguen-
doli con sì onorifico dono: e deputarono me a renderle in nome
del Corpo1 cumulatissime grazie; e ad assicurarla, che sarà questo
dono riconosciuto da essi non tanto per un onore, quanto per un
Segno rammemorativo2 dell’obbligo che hanno di verificare dal
Canto Loro ciò, che con si nobile monumento viene autenticato
alla posterità
Ammirarono poi altamente nel Reale Dispaccio La instancabi-
le provvidenza, e munificenza, con cui S. M. degnasi di beneficare
ogni giorno per tutte Le vie, e a tutti gli oggetti possibili questa
fortunatissima Provincia: e provarono estrema contentezza nel
veder colle nuove Clementissime disposizioni, felicitato sempre
più quello, che dopo il loro Principe, hanno di più sacro, e di più
caro, cioè La pubblica educazione della Lor Patria, e il comodo, e
la perfezione degli Studj Loro.
ASMi, Studi, Parte Antica, Università di Pavia, Provv. Gen., Nuovo piano,
cart. 377. Apografo; bifoglio di mm 220 × 330, scritto nella c. 2r-v.
La lettera del 30 marzo 1771 del Firmian a don Giuseppe Croce, che il Pa-
rini indica all’inizio del secondo paragrafo, è riprodotta da Bertana
1898, p. 81, nota 2, e parzialmente da Bortolotti 1900, pp. 68-69. In essa,
Firmian scrisse di «trovar bene […] che dall’Università si rendano le gra-
zie a S. A. il sig. Principe di Kaunitz per il dono fatto a professori delle
medaglie coniate in memoria della ristorazione della medesima», ag-
giungendo: «Potrà Ella [scil. il Croce] adunque unire questi professori, i
quali faranno la formale Deputazione nell’Abate Parini, qual professore
d’Eloquenza, a presentare in una lettera al sig. Principe li riconoscenti
sentimenti del Corpo delle Scuole Palatine». La lettera del Parini venne
«cambiata» dal Croce, e quindi non fu inviata (cfr. la nota alla lettera 14).
Il Parini fa riferimento al «Reale Dispaccio» del 18 febbraio 1771, nel
quale, tra l’altro, Maria Teresa («una tanta Sovrana»), con le «nuove cle-
mentissime disposizioni», confermava di destinare alla città di Milano la
biblioteca Pertusati, acquistata dalla Congregazione dello Stato con de-
liberazione del 4 maggio 1763, con l’intento di farne dono all’arciduca
Ferdinando. Sulle vicende dell’acquisizione, che costituì il nucleo iniziale
della Biblioteca Braidense, cfr. i documenti dell’ASMi, Biblioteche. Biblio-
teca di Brera, cartt. 25-27. Una versione diversa si legge in Verri 1999, pp.
13-15 e p. 29, n. 15.
Sulla biblioteca di Brera, cfr. Grossi Turchetti 1979; Furlani 1982;
Beltramo Ceppi Zevi 1991.
108 giuseppe parini
13
Eccellenza,
In adempimento degli ordini di V. E. e della Deputazione in me
fatta1 dal Corpo dei Professori sottometto umilmente alla supe-
riore ispezione dell’E. V. la compiegata2 lettera; e supplico a nome
dei Professori medesimi che V. E. si degni di inoltrarla ov’è desti-
nata.
Sono con profondissimo rispetto
di V. E.
Umilis.mo Serv.re
Mil.o, 8 aprile 1771.
14
[A don Giuseppe Croce]
15
1 però: perciò.
lettere 111
partiti alla Patria loro, non poterono resistere all’impeto dell’inti-
ma loro riconoscenza, e delegarono chi a nome di tutti umilissi-
mamente la significasse alla M. V.
Io adunque, che hò la segnalatissima gloria d’essere a ciò for-
malmente deputato in nome de Professori delle scuole Palatine ai
piedi della S. C. R. A. M. V. espongo con profonda venerazione i
sinceri loro vivissimi ringraziamenti. E intanto essi rapiti da tanta
beneficenza, da tanta contentezza, da tanta gratitudine accende-
ranno sempre più nel loro cuore i voti per la perpetuità del vostro
felicissimo imperio. Benediranno instancabilmente nelle private,
e nelle solenni concioni l’adorato vostro nome: e ne loro scritti ga-
reggeranno colla riconoscente tradizione del popolo per com-
mendare la gloriosa memoria de’ vostri fasti, delle vostre virtù,
della incomparabile clemenza vostra alla più remota posterità
Milano 23. Lugl. 1771.
Della Sacra Ces. Reale Apost.a M. V.
Umilissimo e Fedelissimo Suddito
Giuseppe Parini
Professore delle belle lettere.
Pubblicata per la prima volta da Barbarisi 1999, pp. 229-230, dal quale
trascrive Barbarisi-Bartesaghi 2005, pp. 613-614. Barbarisi 1999 de-
scrive il documento come «originale apografo calligrafico» (p. 228), di-
cendolo «rinvenuto anni fa nei fondi non schedati della Vaticana da una
mia conoscente» (p. 225).
16
[A Girolamo Ferri]
La risposta del Parini al Ferri avrebbe dovuto contenere anche il testo in-
tegrale della lettera di Basinio a Gaza, ma per l’opposizione di Baldassare
Oltrocchi, l’allora prefetto dell’Ambrosiana (dal 1767 al 1797) – così alme-
no sostiene il Parini –, dovette limitarsi a una descrizione sommaria, a
una riproduzione «mancam et mutilam».
Il Ferri allora così gli scrisse (BCASFo, Raccolta Piancastelli, sez. Carte
Romagna, busta 171/235), spronandolo, tra l’altro, a ultimare la tanto at-
tesa «Poematis parte vespertina»:
Ferrium amem necesse est. Ut enim caetera praetermittam, ea mihi neces-
situdine est conjunctus, qua nemo alius. Quod si non esset, qui praeclarum
facinus non amarem, quo litteras latinas a Parinio importunissimus homi-
num extorsit? A Parinio, inquam, qui rebus omnibus ornatus, quae elegan-
tem scriptorem et politum faciunt ut amemus et probemus, facultatem eam
callidissimus celari volebat, qua litterati a vulgo in primis secernuntur. Ita
factum, ut Latinitati propugnatorem additum gloriemur, quem nostris et
alienis nequicquam contra nitentibus objiciamus. At quas litteras! quae ho-
minem cum Latinis quotidie versatum ostendant. Serio. Gratias tibi ago ha-
beoque magnas, qui et epistolam Basinianam, etsi mancam et mutilam,a ro-
ganti miseris, et ea lingua rescribendum putaveris, quam qui oppugnant,
quod facinus faciant, non sentiunt miseri; nisi forte illud tacite fateri volunt,
quod vulpecula in Aesopiis. Praefectos istos vestros quos appellem, nescio.
Invidosne, an malevolos? Blattarum certe et tinearum amatores egregios,
quibus ne quid demensi pereat, tantopere timent.b Atqui illud ego quaere-
bam, cuius esset Andreas ille Contrarius. Numquid ad familiam nobilissi-
mam pertineret, quae Ferrariae secundum Atestios principatum tenuit, de-
siitque esse cum Hercule, Alphonso ii . imperante. Sed heus tu! Quid de
Poematisc parte vespertina? Visne sine pedibus opus plane singulare, que-
madmodum sine corpore Basiniana isthaec nostra? Cave id flagitii admiseris,
mi Parini, Musis reclamantibus, Gratiis, et Apolline. Manum iterum ad ta-
bulam: quam tam bene incohatam et institutam, tamquam Venerem alte-
ram, nisi ipse perfeceris, qui praestet, quod reliquum est, frustra expecta-
mus. Noli nos diutius desiderio tabescere. Hoc hominis, nationis, poesis
ipsius dignitas postulat. Hoc Rosa amantissimus; qui te Latinum factum, mi-
hi crede, non mirabitur, si te bene noverit; hoc rogat denique
Quidquid est hominum venustiorum.
Vale; remque naviter aggressus, expedi quam celerrime.
Alla lettera sopra citata del Ferri a Nicola Pecci, seguiva immediatamen-
te quella a Michele Rosa, indicato come «amantissimus» sia del Pecci che
del Parini. Plausi del Rosa per il Parini in Cavazzuti-Pasini 1912, p. 34.
c
a Cassato ad me. b In interlinea cavent. Cassato tui.
116 giuseppe parini
Nicola Pecci, senese, di umili origini, auditore di rota nella sua città,
nel 1763 venne a Milano, dove fu scelto come membro della Deputazione
agli Studi, con nomina del 24 novembre 1765 (ASMi, Uffici regi, Parte An-
tica, cart. 221); direttore del Collegio fiscale e consultore del governo dal
1771, fu delegato dal Firmian alla riforma delle scuole nel milanese, insie-
me con mons. Michele Daverio, con cui lavorò nella Commissione del
1774 per la riforma dei libri elementari scolastici (cfr. Barbarisi-Barte-
saghi 2005, pp. 382-383). Divenne consultore di governo (1777), segretario
di stato (1784) e poi vicepresidente del Consiglio di Governo (1786). Morì
nel 1788.
Michele Rosa (1731-1812), riminese, autore del Saggio d’osservazioni cli-
niche (1766), uno dei cattedratici più illustri della facoltà di medicina
dell’ateneo pavese dal 1767 al 1772 (quando passò all’Università di Mode-
na), fu tenuto in grande considerazione dal Firmian, che lo consultò in
vista della riforma dell’Università, negli anni 1769-1771. Sul Rosa, cfr. la
voce a lui dedicata in De Tipaldo 1834-1845,vi, 1838, pp. 471-487; Memorie
1878, pp. 210-212; Stella-Lavezzi 2001, p. 274.
Su Girolamo Ferri, Basinio da Parma e Teodoro Gaza, cfr. rispettiva-
mente DBI, 47, 1997, pp. 154-156; 7, 1965, pp. 89-99; 52, 1999, pp. 737-746.
lettere 117
17
[A Giuseppe Paganini]
18
Eccellenza
Ardisco di scrivere con mano incerta all’E. V. dal letto, in cui mi
trovo novamente malato di febbre terzana. La mia presente situa-
zione, oltre l’ordinaria cagionevolezza della mia salute, mi fa ora
sentir maggiormente il peso della mia ristretta fortuna; e ciò mi
dà occasione di pensare con maggior cautela all’età più avanzata.
Io ho sempre riconosciuto in V. E. l’autore spontaneo della mia,
qualunque sia, sorte presente:a e se io non la godo migliore, non
è certo dipenduto dal cuore troppo magnanimo dell’E. V., ma da
un certo mio stoicismo, e dalla conoscenza del poco mio merito,
che mi ha renduto o modesto, o meno attivo di quel che sarebbe
convenuto al mio bisogno. Che sarebbe di me quando mai il giro
delle cose umane portasse che V. E. dovesse felicitar colla sua pre-
senza altri paesi? Io mancherei di sostegno in quel tempo appunto
che più mi bisognerebbe, cioè nella mia vecchiezza. Stimo adun-
que prudenza di ricorrere ad un Padre, che finora per moto pro-
prio mi ha soccorso ed anche onorato,b rappresentandogli il mio
stato, acciocchè quando se ne dia l’occasione, si degni d’averne
quel riguardo, che dalla grandezza del suo animo gli verrà sugge-
rito. Io non ho altri beni in questo mondo, che lo stipendio di Pro-
fessore; e il piccolo Beneficio, che per la protezione di V. E. ottenni
l’anno passato.c Ma questo, contro l’intenzione di V. E. e contro
l’aspettazione mia, è riuscito così picciola cosa, che quasi mi ver-
gogno di dirle, che non rende più di cento sessanta lire, l’anno.
Dall’altra parte presentemente è caro ogni cosa: ho le prime ne-
cessità, a cui supplire: ho quelle che porta la mia poca salute; e
quelle finalmente in cui mi pone la mia comunque umilissima
condizione. Io non oserò suggerire a V. E. i mezzi con cui meglio-
19
[A destinatario ignoto]
A. C.
Mil.º 30. Gen.º [1774]
Tu non potevi mai farmi un favore più grande, nè più sensibile,
che quello d’avermi donata e mantenuta per tanti anni la tua ami-
cizia. Vuoi tu farmene ora un altro non meno grande, nè meno
importante? Assisti con tutte le tue forze, e con tutte le tue ade-
renze, e in tutti i modi che ti è possibile, e che possono più giovare
il Sig. Giovanni Risi, che viene costì per farsi laureare. Fa tuo con-
to, che io tanto troverò grande il favore della tua amicizia, quanto
sarà grande l’assistenza, che presterai al mio raccomandato. Que-
sti è una delle persone che io più stimo ed amo per le qualità del
suo cuore, e per le obbligazioni, che gli ho. Poche sono le persone
che io conosca del suo carattere; e pochissime volte perciò mi
accade di raccomandare con tanto calore quanto fo adesso. Non
aggiungo di più; e lascio fare al tuo buon animo, e all’amor che
mi porti.
A rivederci presto. Addio.
Il tuo Parini.
20
Pubblicata per la prima e unica volta da Mazzoni 1925, p. 265, nota 4 (in
calce al testo della Cantata, pp. 265-267).
Oltre alla lettera, i due bifogli contengono due trascrizioni della medesi-
ma Cantata pariniana (inc. «Qual prodigio fia mai?»): la prima, in pulito,
alle pp. 23-24; la seconda in scrittura più corsiva e con correzioni; bianche
le pp. 28-30.
La Cantata è datata 1773 nell’apografo ambrosiano iii 8, pp. 41-42 (di
mano di Agostino Gambarelli), mentre Reina 1801-1804, iii, pp. 247-249,
la assegna al 1774, valendosi delle informazioni ricevute dal segretario
della Società Patriotica, Carlo Amoretti, nella lettera di accompagna-
mento dell’autografo:
Di Casa 3 Maggio 1801. V.I.
Amoretti saluta il C. Avv.º Reina, e quì compiegata gli manda la Cantata ori-
ginale composta da Parini a richiesta del fu Principe Chigi pel gran Ballo che
diede in Casa Imbonati a S. Fedele nel Carnevale del 1774. coll’intervento de’
RR. Arciduchi ai quali la Cantata allude.
Non fu messa in musica, perché il Maestro di Cappella Sig. Colla, marito
della così detta Bastardina, che dovea cantarla, pretendea che il poeta can-
giasse le arie, per la qualità, e quantità de’ versi, e le collocasse ove a Lui pia-
cea; e Parini non era poeta da servire ai capricci d’un maestro di cappella.
126 giuseppe parini
Riguardo all’elogio di Dadda, Amoretti l’ha chiesto al Segret.º Alfieri, che
gli rispose di non sapere d’averlo, ma che l’avrebbe cercato. Sinora non gli
ha dato riscontro. È probabile che trovisi nell’Archivio della Società Patrio-
tica; e se, quando il Cav. Reina avrà il permesso d’andarvi, vorrà un compa-
gno che l’aiuti a cercarlo, lo scrivente s’offre ad esser seco.
La lettera dell’Amoretti si trova in BAMi, S. P. 6/5 xii. 4, p. 18, vergata su
bifoglio di mm 142 × 200 scritto solo sulla prima facciata e numerato 18
sul primo recto, dove appunto è il testo della lettera.
Su Sigismondo Chigi (Roma 1736 - Padova 1793), principe di Campa-
gnano, letterato e mecenate, dedicatario dei famosi sciolti di Vincenzo
Monti (1783), giudicato a ragione «persona interessante per le sue singo-
larità» da Alessandro Verri (lettera al fratello Pietro del 2.ii.1774: Verri
1910-1942, vi, nº cci, p. 177), cfr. DBI, 24, 1980, pp. 755-758. Rimasto vedovo
di Flaminia Odescalchi nel 1771, il Chigi si era portato a Milano, dove eb-
be presto modo di consolarsi dei lutti familiari in avventure galanti.
Il ballo si tenne la sera del 13 febbraio 1774 nel palazzo Imbonati a S.
Fedele, già sede dell’Accademia dei Trasformati. Della festa, «riuscita ve-
ramente magnifica» (pare che il Chigi vi spendesse circa «sei mila zecchi-
ni»), dà una dettagliata «relazione» Pietro Verri in lettera al fratello Ales-
sandro del 16 febbraio 1774: vi si legge fra l’altro, a conferma delle notizie
dell’Amoretti, che vi intervennero, per «fare una sorpresa, che già era
nota, l’Arciduca, l’Arciduchessa», cioè i coniugi (dal 1771) Ferdinando
d’Austria e Maria Beatrice, «il duca di Modena, il duca e la duchessa di
Cumberland ecc.», e che «al partire della cena si ritrovò nella sala del bal-
lo la Aguiari, detta la Bastardina, che è la prima donna del Teatro, da cui
fu cantata la poesia» (Verri 1910-1942, vi, nº ccviii, pp. 182-184: 183).
Quest’ultima è l’acclamata virtuosa Lucrezia Aguiari (Ferrara 1747? - Par-
ma 1783), celebrata anche da Mozart per l’eccezionale estensione e agili-
tà della voce, la quale, dopo il suo rientro definitivo da Londra (1780), di-
venne moglie del cembalista e compositore Giuseppe Colla, nelle cui
opere aveva cantato come primadonna fin dal Vologeso re dei Parti (1770).
Sul Colla (Parma 1731 [ma 1739 secondo Vetro 2010, p. 64] - 1806), già a
servizio del duca di Parma dal 1766, cfr. DBI, 26, 1982, pp. 766-768, donde
risulta che già il 31 dicembre 1762 il Regio Ducal Teatro di Milano ne ave-
va dato l’Adriano in Siria; un altro dramma musicale del Colla, Il Tolomeo,
fu rappresentato al Regio Ducal Teatro a ridosso del ballo del Chigi, il
26 dicembre 1773, giorno d’apertura della stagione di carnevale 1774 (cfr.
Vetro 2010, p. 102). Sulla Aguiari, meglio che la voce del DBI, cfr. Vetro
2010, che tace dell’esibizione in casa Imbonati, ma a p. 103 ricorda come
la cantante, a Milano, interpretasse nel gennaio del 1774 anche l’Androme-
da di Giovanni Paisiello e si distinguesse nell’eseguire una cantata del
Colla in una sontuosa accademia tenutasi nel palazzo del conte Tomma-
so Marini. Per la Aguiari, che aveva udita a Pavia nel 1776, scrisse versi an-
lettere 127
che il card. Angelo Maria Durini, il mecenate e corrispondente del Parini
(cfr. ivi, pp. 115-118 e 143-144).
La destinazione della cantata pariniana al ballo del Chigi e il fatto che
il Parini, nella lettera, ne parli come di «versi» da lui composti «pochi
giorni sono» impongono di pensare, per la missiva in questione, a una
data anteriore al 13 febbraio 1774. Quanto al terminus a quo, va considerato
il largo anticipo con cui si procedette ai preparativi della festa, iniziati
grosso modo all’inizio della seconda decade di gennaio, dacché Pietro Ver-
ri, scrivendo il 9 febbraio al fratello Alessandro, dice il «divertimento»
«preveduto un mese prima» (Verri 1910-1942, vi, nº cciv, p. 180).
128 giuseppe parini
21
[A Giuseppe Paganini]
A. C.
9. Agosto. [1774]
Rovagnate.
Saluto te e tua moglie. Desidero che stiate bene come sto anch’io.
Se saluterai in mio nome anche la Tognina, il Bellati, il Pietrino,
l’Avv.o Casali etc., mi farai grande piacere. Saprai a quest’ora che
sono senza servitore; fa il possibile di trovarmene uno. Tu sai il
mio gusto e i miei bisogni. Se fosse maritato, nè vecchio, nè brut-
to, tanto meglio. Nondimeno comunque, purchè sia buono. Qua-
lor ti capiti, fissalo anche subito, se ciò bisogna. In somma fa tu.
Io resto qui sino al principio del mese venturo. Ingrasso, ringiova-
nisco, divento bello, che è una meraviglia. Addio.
Tutto tuo.
Il Parini.
BAMi, S. P. 6/5 xi. 11. Autografo; bifoglio di mm 178 × 250, scritto solo sul-
la c. 1r. La c. 2v, mutila, conserva un segno di ceralacca e la sola parte si-
nistra dell’indirizzo:
All’Ill.mo Sign.
Il Sig.r D.r Gius<…>
Nella Contrada <…>
Milano.
Manca indicazione dell’anno (1774, secondo Foresti 1948, p. 156).
Del «segretario Corti», ossia Ilario Corte (1723-1786), uomo di fiducia del
Parini, proprietario di un «casino» a Rovagnate, parla anche don Giusep-
lettere 129
pe Croce nella postilla inserita nella lettera dell’11 aprile 1771 (cfr. lettera
14 e relativa nota). Il Corte, archivista e poi segretario del Senato, intimo
amico, fino al 1770, di Pietro Verri, cui fornì i materiali per le Considera-
zioni sul commercio dello Stato di Milano, fu chiamato a Vienna nel 1767 per
riordinare l’archivio del Dipartimento d’Italia. Nel 1769, tornato a Mila-
no, divenne segretario della Deputazione agli Studi. Su di lui cfr. Gaspa-
ri 1980, pp. 729-732; e cfr. altresì la nota alle pp. 462-463 di Beccaria 1984,
e Siboni 2004.
Francesco Bellati (1749/50-1819) pubblicò nel 1773 la traduzione in mi-
lanese del primo canto dell’Orlando Furioso. Nel 1790 tradusse in dialetto
milanese l’ode pariniana A Silvia, per invito diretto dell’arciduca Ferdi-
nando. Fu segretario della regia Camera dei Conti e poi direttore del
Censo a Milano. Su di lui, cfr. Isella 1999a, pp. 120-121.
Problematica l’identificazione delle altre persone citate.
130 giuseppe parini
22
L’accenno del Parini a «una malattia dello spirito» riconduce alla vicenda
sentimentale con Teresa Mussi (cfr. nota alla lettera 17, e le lettere 25, 26,
28). Il poema sopra il bello, di cui il Parini gradisce l’invio, indica il Poe-
metto sul bello armonico, cominciato nel 1773, rimasto interrotto e inedito
fino alla pubblicazione in Mazza 1816-1819, iii, p. 165.
Potrebbe essere indirizzata al Parini la seguente lettera del Mazza,
conservata in ASMi, Studi, Parte Antica, cart. 105, e recante in alto a sini-
stra l’indicazione: «1793. 28 agosto. Parma»:
Dall’Ill.ma Amarilli mi era stato prenunciato l’atto cortese che V. S. Ill.ma vo-
leva meco usare presentandomi le sue Odi, e a Lei palesai quanto io avessi
prezioso questo dono. Ora colla gentilissima sua de’ 23 cor. Ella si è compia-
ciuta d’inviarmele, e non differisco ad attestare la mia viva riconoscenza e
renderle le più distinte grazie. Io assaporirò con tutto il piacere le bellezze
di questa sua Poesia, e sono sicuro che vi ravviserò quel merito sublime
nell’autore che la sua modestia non gli lascia conoscere. La prego di favorir-
mi le cagioni di comprovarle coi fatti li sentimenti della chiara stima e con-
fidenza con cui mi pregio di protestarmi […].
Si tratterebbe delle Odi dell’abate G. P. già divolgate a cura del discepolo
Agostino Gambarelli, stampate nel 1791 presso G. Marelli. La Bandettini
(per la quale cfr. lettera 59 e relativa nota) proveniva da Milano, dove ave-
va appena conosciuto il Parini; a lei il Mazza dedicò un’ode in quello stes-
132 giuseppe parini
so 1793: Alla signora Teresa Bandettini che invitò l’autore a comporre per la na-
scita del secondogenito del Marchese Lanfranco Cortesi l’anno 1793.
Su Angelo Mazza (1741-1817), oltre alla voce del DBI, 72, 2009, pp. 476-
480, cfr. Cappelletti 2009.
Il cavaliere torinese incontrato dal Parini nel 1772 è Gaetano Emanuele
Bava, conte di S. Paolo (Fossano, Cuneo, 1737-1829), che compì un viag-
gio di studio in varie città d’Italia dal 1772 al 1776. Amico di Gian France-
sco Galeani Napione, Carlo Denina e Vittorio Alfieri, fondò l’Accademia
Fossanese e fu autore di componimenti poetici, tra cui Il bello e il bello vi-
sibile (pubblicato in Poemetti italiani, Torino, Pane e Barberis, 1797), cui fa
riferimento il Parini. Su di lui, cfr. Pagliero 1991, ii, pp. 605-612. L’iden-
tificazione si basa sulla lettera di Angelo Mazza del 12 maggio 1772 a Mel-
chiorre Cesarotti, in cui gli annuncia: «Il Conte di San Paolo Cavaliere
Torinese […] si recherà a Venezia e a Padova […]. Esso è impaziente di
conoscervi di persona, come vi onora altamente per fama» (in Cesarot-
ti 1811-1813, xxxv, p. 226; ivi, xl, in data 17 maggio 1772, la risposta del
Cesarotti).
lettere 133
23
[A Giuseppe Paganini]
C. A.
Cantù. 8. 7.bre [1774]
Nell’atto che io era per iscriverti con un’occasione, che parte di-
mani, ricevo la graziosissima tua; e mi riesce graditissimo anche
l’essere stato prevenuto. Veggo da ciò quanta sia la sollecitudine
della tua amicizia; e te ne sono obbligato col più vivo del cuore. La
mia salute non è peranco ristabilita punto: e benchè non mi sia tor-
nata la febbre, io soffro però cotidianamente gl’incomodi che sof-
frivo a Milano con flati quasi continovi,1 che non mi lasciano risve-
gliar l’appetito, che mi producono un ingombramento nojoso di
capo; e mi rendono bene spesso gravoso a me medesimo. Io pas-
seggio; io vo spesso a cavallo; io non mangio altri frutti che una so-
la pesca al pranzo; io piglio interrottamente la china; io mastico
ogni mattina delle bacche di ginepro, suggeritemi dalla lettura che
qui ho fatta delle Opere di Tissot; ma tutto questo finora non mi
produce nessun sensibile vantaggio. Le forze per altro mi pare che
vadano acquistando qualche cosa, benchè assai lentamente. Spero
nel tempo, nell’aria, e nella tranquillità dello spirito, che procuro
ad ogni costo di guadagnarmi. Cantù è un bel paese, ma incomo-
dissimo per passeggiare e per cavalcare. Le donne sono il diavolo:
e se fossi anche sano vigoroso e di buon umore, non ci sarebbe pe-
ricolo che io facessi la menoma infedeltà alla Sig.ra Teresina; della
qual cosa ella sarà contentissima. Fui l’altro giorno a Monsorè,
uno de’ luoghi più deliziosi che io abbia mai visto. Credimi che io
ho desiderato la tua dolcissima compagnia massimamente quel
giorno. Oh quanto ci staremmo noi bene con un numero d’amici,
radunativi, non dalla vanità e dall’ambizione, ma dalla benevolen-
za e dall’amore! Perchè non ho io la mente libera per descriverlo
proporzionatamente alla sensazione che mi ha fatto?
Ho ricevuto colla tua lettera anche l’acclusa. Non so esprimerti
quanto io sia obbligato a chi l’ha scritta. Bisognerebbe essere il
1 il soggetto: la donna.
lettere 135
BAMi, S. P. 6/5 xi. 13. Autografo; bifoglio di mm 184 × 250, scritto sulle
cc. 1r-v e 2r. Manca l’indicazione del destinatario e dell’anno; secondo
Foresti 1948, p. 156, è del 1774.
24
[A Giuseppe Paganini]
c
a Cassato morale. b Sic nel ms. Cassato non.
lettere 137
me e trasmettermele, perchè io ne aspetto da Angiolini. Ti priego
ancora, se tu hai nuove di quelle che tu credi che mi possano in-
teressare, di farmene cenno. Io cerco tutti i mezzi di potermi di-
strarre, e ogni cosa può esser buona a farmi guadagnar qualche
momento. Sono due o tre giorni che la mia salute va meglio; onde
vo sperando di potermi col beneficio di quest’aria ristabilire,
quando io ottenga dia mettere un po’ più in calma il mio spirito.
Ma per ottener questo bisognerebbe o non ricevere o non leggere
le carte, che mi vengono per mezzo tuo. Questo però non è pos-
sibile perchè, se non altro, il dovere e la gratitudine mi obbligano
ed a ricevere ed a rispondere. Qui troverai una acchiusab, che ti
priego di consegnare occultamente al noto soggetto.1 In tanto io
mi valgo di te, perchè la necessità a ciò mi obbliga, oltre la tua
amichevole esibizione. Per altro, ti avvertisco sinceramente, che
se mai, per qualsivoglia delicatezza, quest’opera ti rincrescesse, io
sospenderò di più oltre incomodarti a tal riguardo. Tu mi farai un
piacer sensibile se mi darai nuove della salute del soggetto mede-
simo; e se mi dirai sinceramente quale ti sembri per rapporto a
me.2 Già il mio male non può esser più grave di quel che è: e una
verità saputa potrebbe forse animarmi a profittar delle circostan-
ze per iscuotere il giogo. So quanto sei delicato, e quanto mi ami.
Però non dubito, che fossi mai per iscrivermi cosa o ingiustamen-
te lusinghevole per me, o ingiustamente d’aggravio all’altra per-
sona. Solo ti avviso, per tutta l’amicizia, che hai per me, di non
toccarmi nemmeno per ombra nulla, che riguardi il vicino esito
di questo maladetto affare. Scusa, ti priego con quella conoscenza
del mondoc e con quella umanità, che tu hai i vaneggiamenti d’un
tuo amico. Salutami di tutto cuore la Sig.ra Teresina; e fa i miei
complimenti a D.n Alessandro, ed all’Ab.e Bonsignori. Procura di
star sano; ed amami come fai. Addio.
Il tuo P.
c
a Cassato poter. b Corretto su acclusa. Cassato che tu hai.
25
[A Giuseppe Paganini]
25 7.bre [1774]
C. A.
Con tutta la cordialità ringrazio te e tua moglie della graziosa
premura in cui vivete della mia salute. Non ho replicato alla tua
del 18 perchè le cose, che in essa mi scrivesti dell’amico, mi posero
in tal sospetto e turbamento, che mi tolsero e la voglia e la libertà
del pensare; e mi fecero risolvere d’aspettare altre lett.e o tue o
dell’amico stesso, colle quali speravo d’essere schiarito. Ma con
mia sorpresa l’ultima tua del 22 mi conferma anzi ne’ medesimi
sospetti, ed accresce l’agitazione del mio spirito. Perdonami se in
questa mia parlerò più delle relazioni che ho con altri, che di quel-
le che ho teco. Non potrei fare altrimenti nello stato in cui mi tro-
vo: e dall’altra parte credo che sia un coltivare la nostra amicizia
il depositar, come fo, nel tuo solo cuore e nella sola tua fede i se-
greti più grandi e più intimi dell’animo mio. Io non so quel ch’io
mi pensi dell’estrema malinconia, di cui mi parli nella tua del 18:
come parimenti della rigorosa custodia, in cui vive l’amico. La no-
vità di questo, e la circostanza che tu rilevi nella P. S., cioè che
quando tu gli consegnasti l’ultima mia, non ti parve che vi fosser tan-
ti torbidi, mi fa dubitar con tutto il fondamento che non gli sia sta-
ta sorpresa la mia lett.a, oppure qualche risposta, ch’egli mi pre-
parasse. Questo è quello che mi ha tenuto e mi tiene tuttavia nella
più grande agitazione, ch’io possa esprimerti. Vedo dalla premu-
ra, che ti sei fatto di rilevar nella P. S. l’accennata circostanza,
vedo, io dico, che tu avevi qualche notizia, o che almeno avevi lo
stesso sospetto che io. Temo che l’amico non abbia fatta qualche
imprudenza e che si sia vergognato di comunicarla a te. Dubito
anche che te l’abbia comunicata; e che tu ti guardi dal parlarmene
per non affliggermi maggiormente. Talvolta, non ostante le forti
e replicate dimostrazioni dell’amico, sono costretto a fargli il tor-
to d’immaginarmi qualche suo sutterfugio. In somma il mio spi-
rito e il mio cuore sono stati finora, e sono nel maggior tumulto,
e nello stato più penoso e violento, che io abbia provato mai. Deh,
140 giuseppe parini
in nome dell’amicizia che hai per me e della perfetta conoscenza,
che io ne ho, ti scongiuro di fare il possibile per sincerarmi su que-
sto affare. Qualunque sia la cosa, levami in ogni modo dall’orribi-
le incertezza, in cui vivo.
La natura mi ha disposto a dei sentimenti, che mi dovevan ren-
der perpetuamente infelice: ed io son così debole, che non ho mai
saputo far uso della ragione per domarli, o almeno per moderarli.
Sa il cielo quali sforzi ho fatto per allontanarmi questo poco tem-
po: e la mia fatalità vuole che anche nel mio ritiro venga il diavolo
a perseguitarmi. Com’è possibile, che la vecchia, che dianzi era
tutta mia,1 voglia perseguitar l’amico a mio riguardo, ora che so-
no assente, come è possibile ciò, se non fosse accaduto qualche si-
nistro. Ciò che mi fa più pena si è, che temo non ne sia consape-
vole il vecchio o qualche altra persona che più importi. Ah se ciò
fosse, non saprei darmene pace per tutti i motivi. Qualunque fos-
se per esser l’esito vicino di questo mio sventurato affare, io l’ave-
va portato fin qui salvando i miei riguardi. Ma tutto sarebbe ora
rovinato, se io indovinassi ciò che temo. Fa il possibile, ti replico,
fa il possibile di sincerarmi su quest’oggetto. So che non mi farai
il torto di credere che io abbia azzardato delle cose, che non mi
convengano; ma tu sai come sono le lett.e d’un certo genere, e co-
me s’interpretano dai materiali.2 Ti posso anzi dire, che io racco-
mandavo caldamente all’amico d’esser cauto nello scrivere. Ma
usciamo da questi oggetti tristi: e scusa l’indiscrezione con cui ti
aggravo d’incomodi.
La mia salute va piuttosto bene; ma non posso dire, che sia pe-
ranco in istato di consistenza. Non fo abuso di nulla; eppure ab-
bondo ancora di flati e bullicamenti3 al ventre, il quale però mi
serve discretamente. Mi si va svegliando l’appetito; ma se io man-
gio secondo la voglia, non dormo bene, e mi desto col palato ri-
gido, o imbrattato. Alla sera non mangio che una minestra. Di
giorno passeggio abitualmente, e vo frequentemente a cavallo. Se
ti suggerisce niente, che faccia al proposito, fammi il piacere di
prescrivermelo. Vorrei anche che mi avvisassi se posso far nulla
per ingrassare; e se mai il latte, che qui è buono, potesse esser utile
diluendolo. Sebbene mi par di presentire, che la mia salute non
a Cassato stato.
142 giuseppe parini
BAMi, S. P. 6/5 xi. 12. Autografo; due bifogli di mm 184 × 240, inseriti
l’uno nell’altro, il secondo scritto solo fino a metà della c. 1v. Sulla c. 2v,
d’altra mano (a matita): «Lettera di Parini». Senza indirizzo né firma.
Per «l’affare» di Paganini, cfr. la nota alla lettera 17; e anche qui Parini
evoca il mal d’amore per la Mussi (cfr. ancora la nota alla lettera 17, e le
lettere 22, 26 e 28).
lettere 143
26
[A Giuseppe Paganini]
C. A. 1. 8.bre [1774]
Non voglio trascurare anche questa volta l’occasione di scriverti
per mio piacere e per mio interesse. Sarò breve per accomodar-
mi all’imminente partenza di chi ti recherà questa mia. Sempre
più ti sono obbligato della frequenza e sollecitudine, con cui ti
sei compiaciuto dì scrivermi; ed assai più della bontà con cui hai
secondato le fantasie di questa mia adultissima fanciullaggine.
La lett.a dell’Amico, che tu m’hai mandata, l’ho trovata piena di
desolazione. Io non la credo esaggerata non ostante l’invincibile
pregiudizio, che l’amico stesso s’è fatto nel mio spirito colla
passata condotta. Non posso dunque a meno di non averne tutto
quel sentimento, che merita. Ma non posso attestarglielo in
iscritto come vorrei, perchè non mi par prudente di avventurare
altre lett.e per mani ignote, come al presente converrebbe fare.
Se mai tu avessi occasione di parlargli, o di scrivergli confidente-
mente ti priego con tutto il cuore di fargli scusa, e di assicurarlo,
che, non demeritandolo lui, io sarò sempre pertinacemente lo
stesso per amore, per ragione, e per gratitudine. Sebbene al mio
partire ti avessi pregato di non scrivermi nulla intorno al termine
del di lui affare; ora però l’incertezza mi riesce gravemente pe-
nosa; distribuendomi sopra molti giorni la riflessione d’un solo.
In caso adunque che tu abbi libertà e voglia di scrivermi un’altra
volta prima della tua partenza, mi farai grande piacere a dirmi
quel che sai senza riserva delle circostanze di questo affare. Il
mio maggior timore si è che non si prolunghi questa cosa anche
dopo il mio ritorno in città. Desidererei ancora che tu mi dicessi
schiettamente quel che ti sia parsoa della sua disposizione: e co-
me abbia dato luogo d’esser soddisfatti a te e a tua moglie colla
sua presente condotta a vostro riguardo. In somma vorrei, se fos-
se possibile, mille cose; e fra l’altre che tu mi perdonassi la mia
indiscrezione.
BAMi, S. P., 6/5 xi. 14. Autografo; bifoglio di mm 184 × 250, scritto sulla
c. 1r-v; senza indirizzo né firma.
27
28
A. C.
16. Genn.o 1776.
Ho ricevuta e fatta comunicare la vostra al Sig.r Prevosto Bossi:
e ne attendo e vi parteciperò la risposta. A me intanto pare che
avreste dovuto fissar più precisamente il termine in cui intendete
di trasmettere i vostri scritti, perchè gli altri nostri colleghi hanno
premura di far presto il debito1 loro.
Rispetto al foglio a parte della vostra lettera, mi guarderò bene
dall’andare in collera con voi per le puerilità, che contiene. Soltan-
to vi assicuro, che nè in questa nè in altre occasioni io non vi ho
fatto mai nè il torto nè l’onore d’esser geloso di voi. Tutt’altre so-
no le ragioni, per cui io tratterò o non tratterò la nota persona. Se
non concedeste tanto a cotesto vostro piccolo amor proprio, non
dareste corpo a certe sciocchezze, che non meritano di solleticar-
lo. Voi sapete, che io mi son talvolta doluto di voi con voi, che non
mostraste tutto l’interesse nel sostener la causa de’ vostri amici.
Se sapete distinguere i sentimenti, vedrete che questo è tutt’altra
cosa che gelosia. Del resto io conosco voi e me: e voi dovete esser
persuaso da tante pruove, che io ho un’anima, che si eleva mille
miglia al disopra di queste coglionerie. Guardatevi adunque un’al-
tra volta dal prestar fede a simili o sogni o imposture, che non deb-
bono occupare il commercio letterario2 di due Regj Profes[s]ori.
Altrimenti io dirò, che voi avete gusto d’accarezzare e nodrir nel
vostro animo delle fantasie puerili solamente perchè vi fanno sup-
porre d’avere o eguale o maggior merito del mio; il che sarebbe
una delle infinitesimamente piccole vanità del mondo. Comun-
que sia però io non intendo che nè i vostri sogni, nè le mie rifles-
sioni sopra di essi abbiano ad interromper punto la nostra solida
e leale amicizia di tanti anni. Addio.
Vostro Affez.º Amico e Serv.e
Giuseppe Parini.
BAMi, Fondo Casati, cart. 5, fasc. 12. Autografo; bifoglio, mm 200 × 290,
scritto nella 1r; in 2v tracce di sigillo e indirizzo: «All’Ill.mo Sig.re Sig.r P.ron
Col.mo|Il Sig.r Ab.e D.r Ang. Teodoro Villa|R. Professore di Storia ed
Eloquenza|nella R.a Università di|Pavia». Sul fascicolo che la contiene
c’è un’annotazione a matita, con parole poco leggibili, tra cui: «Carduc-
ci, sua Monografia» (con probabile riferimento a Carducci 1942, p. 323).
29
Eccellenza,
Mi sono più volte presentato all’anticamera di V. E.; ma, non
avendole le sue multiplici occupazioni permesso di ricevere, non
ho potuto aver l’onore di rappresentarle in persona le mie occor-
renze. Prevalendomi adunque della degnazione, che l’E. V. ha
avuto, d’accordarmi che io le faccia anche in iscritto, ardisco di
umiliarle il memoriale qui contenuto. Non aggiungo alla presen-
te importunità anche quella d’esporle le mie critiche circostanze,
avendolo io fatto altre volte che mi presi la libertà di scrivere; e
dall’altra parte son certo che V. E. le sa da se medesima misurare
con quella penetrazione che è tutta propria della magnanimità del
suo cuore. Molto meno mi stendo a supplicar l’E. V. con molte pa-
role. Il tempo è preziosissimo per essa; la sua beneficenza è famo-
sa per tutta l’Europa: io ne ho delle pruove luminose a mio riguar-
do: e perciò supplicandola di condonare la mia temerità, ho
l’onore d’esser, con profondo rispetto, di V. E.
Dev.mo e Obb.mo Serv.re
21 Luglio 1776.
Il memoriale di cui si parla potrebbe essere il testo della lettera 30, tra-
smesso per via gerarchica, tramite il Wilczeck.
lettere 151
30
BAMi, S. P. 6/5, xi. 15. Minuta autografa; foglio di mm 184 × 250, scritto a
tutta pagina sia sul recto sia sul verso; mutila in fine, la minuta non reca
data né indirizzo.
31
[A Gioachino Pizzi,
custode generale d’Arcadia]
32
[A Giuseppe Zanoia]
Caro Zanoia,
Ebbi il tuo invito di venire alla tua Omegna e l’accetterei se gli ac-
ciacchi non mi vietassero di muovermi da Milano e posso dire an-
che di casa.
E a non venire, come è mio antico desiderio, faccio davvero un
sacrifizio.
Mi è anche grave adesso lo scrivere per causa della vista che si
fa sempre più tenue. Pazienza anche per questo!
Ti saluto con affetto
tuo Giuseppe Parini
18 ottobre 1777.
33
[A Durante Duranti]
BCQBs, Autografi, cart. 9, fasc. 1. Autografo; bifoglio scritto sulle cc. 1r-v
e 2r, di mm 170 × 220; senza indicazione del destinatario. La lettera è in-
serita in una cartelletta che indica come sia pervenuta alla BCQBs il 25
gennaio 1831, in seguito a donazione da parte del figlio del destinatario,
conte Carlo Duranti.
34
35
1 predica: proclama.
lettere 165
Questa lettera trae origine dal furto di biancheria subito dal Parini, di cui
troviamo una conferma nelle cronache settimanali di Paolo Emilio
Guarnieri: «I ladri perseguitano il S. Abbate Parini. Fu per la seconda vol-
ta rubato, e per consimil modo, di tutta la biancheria. Ciò però ha dato
motivo ad una nobil azione del suddetto E. Co. Greppi. Il quale accom-
pagnò con graziosissimo biglietto un regalo di due pezze finissime di
Tela d’Olanda al medesimo Abbate» (Paolo Emilio Guarnieri, «Gaz-
zetta di Milano» [1778] «dai 24 Giugno al primo Luglio», pp. 2-3 del ms.
inedito, BAMi, S. C. v. ii. 7). La «Gazzetta di Milano» è costituita dai di-
spacci settimanali inviati dal Guarnieri al conte Giacomo Pier Francesco
Durazzo, ambasciatore cesareo a Venezia, attenti soprattutto a quello
che avveniva all’interno della Società Patriotica. Giulini 1928, senza
conoscerne l’autore, ne ha resi noti pochi passi, in forma talora appros-
simativa. Vianello 1935, pp. 151-152, ha identificato il Guarnieri. Il «gra-
ziosissimo biglietto» del Greppi è andato smarrito.
166 giuseppe parini
36
[A Saverio Bettinelli]
BCTMn, Carteggio Bettinelli, busta 11, fasc. 365, lett. 2. Autografo; bifoglio
di mm 170 × 210, scritto solo sulla c. 1r; segno di ceralacca sulla c. 2v, dove
figura l’indirizzo: «All’Ill.mo Sig.re Sig.r P.ron Col.mo|Il Sig.r Ab.e Saverio
Bettinelli|Mantova».
Il Parini ringrazia Bettinelli per gli elogi espressi nel seguente sonetto (si
cita da Bettinelli 1800-1801, xviii, p. 172, sonetto lii, nota a):
37
[A Saverio Bettinelli]
BCTMn, Carteggio Bettinelli, busta 11, fasc. 365. lett. 3. Autografo; bifo-
glio di carta azzurrina, di mm 185 × 240, scritto sulle cc. 1r-v; l’indirizzo,
«All’Ill.mo Sig.re Sig.r P.ron Col.mo|Il Sig.r Ab.e Saverio Bettinelli|Manto-
va», compare sulla c. 2v, come nella lettera precedente, con segno di
ceralacca.
38
Il Tedesco della Zecca, che come più abile ho scelto per fare il
Sigillo pretende non meno di quindici zecchini per farlo. Io gliene
ho esibiti1 dodici: ma egli non è contento. Non ho ardito di
strignere2 il contratto senza consultar V. S. Ill.ma. Ella mi dica che
debba fare, perchè mi sono impegnato di dar risposta decisiva3 per
dimani. Si tratta d’un lavoro piuttosto grande, e d’una composi-
zione di due figure etc. D’altra parte il Cagnoni più intelligente di
me in questa materia non crede il prezzo esorbitante, tanto più
che in Milano non si conosce chi potesse far meglio. Attendo il di
lei grazioso riscontro: ed ho l’onore di protestarmi
Dev.mo ed Obb.mo Serv.re
Giuseppe Parini.
Nella tornata dell’8 giugno 1779 della Società Patriotica, il Parini presen-
tò il disegno della patente da rilasciarsi ai soci e informò di aver commis-
sionato l’esecuzione del sigillo all’artefice della Zecca.
39
ASMi, Fondo Greppi, cart. 401, Residui (miscellanea), n. 173. Autografo; fo-
glio di mm 187 × 230, scritto solo sulla metà superiore della c. 1r; senza
data, destinatario né firma.
40
Co’ Signori che mi onorano de’ loro riguardi, divento alle volte
temerario; ma lo divento soltanto quando si tratta di far bene a
qualcuno. Ora è il caso. Il presentatore di questo ha bisogno d’una
protezione per ciò che espone nel suo Memoriale. Io non so tro-
varne una migliore in questo affare di V. S. Ill.ma e per questo uso
seco della mia temerità. Non ardirei di raccomandare altro che
persona onesta, massimamente a Lei. Dimando perdono se non
vengo in persona perchè è l’ora della scuola. Sono col maggior ri-
spetto
Di V. S. Ill.ma
V.o Dev.mo e Obbl.mo Ser.re
Giuseppe Parini.
BCASFo, Raccolta Piancastelli, Sez. Aut. xix sec., busta 147, ad vocem
Parini Giuseppe. Autografo; bifoglio di mm 170 × 215, scritto nella 1r. Nella
2v ceralacca e indirizzo: «Per V. S. Ill.ma|Sig.r Conte Carli|Sig.r e P.ron
Col.mo».
Il conte Carli non può che essere Gian Rinaldo Carli, con il quale il Parini
entra in contatto ‘professionale’ dopo la costituzione del Consiglio Su-
periore di Economia (1765), di cui il Carli è presidente, con competenze
anche per le riforme culturali nel milanese. La presente lettera va collo-
cata tra gli anni 1770-1780: qui non si ravvisa ancora il tono confidenziale
che contraddistingue la lettera al Carli del 22 aprile 1780. Per un inqua-
dramento generale di questo testo, cfr. Bartesaghi 2009.
Sui rapporti con il Carli, cfr. la lettera successiva.
lettere 175
41
[A Gian Rinaldo Carli]
Mil.o 22. Ap.le 1780.
E dal S.r Conte Fiscale fratello, e dal S.r Conte Melleri ho ricevuto
felici nuove della salute di V. E. Il vivo desiderio che io aveva di ve-
derla ristabilita per molti anni non poteva crescere per li nuovi be-
nefici ch’Ella si è degnata di farmi: ma questo desiderio è ora ac-
compagnato da un sentimento di riconoscenza, che me lo rende
assai più caro, e grazioso. Ho una dolce fiducia che i miei voti sa-
ranno esauditi e ch’Ella riceverà per lungo tempo i miei ingenui1
ringraziamenti. Frattanto io godo della delizia dei palazzi che V.
E. si è degnata di aprirmi. Le sensazioni che io ci pruovo sono tan-
to più piacevoli quanto che sono sempre accompagnate dalle idee
della generosa amicizia, di cui Ella s’è degnata onorarmi. Dall’al-
tra parte mi pare d’esser diventato un gran Signore. L’altro giorno
venne qualcuno a prendermi colla carrozza, per condurmi alla
Società Patriotica. Io passai per un grande appartamento, scesi ap-
poggiato al bastone per un magnifico scalone, montai in carrozza,
e mi ci sdraiai con quella felicità, che conviene ad un Duca gotto-
so. Se io impazzisco, la colpa sarà di V. E., ma anche la pazzia ha i
suoi piaceri, e di questi ancora sarò debitore a Lei. Invidio a V. E.
il soggiorno della campagna; e invidio V. E. al soggiorno stesso.
Qualche volta ci troveremo insieme V. E., la campagna, ed io. In-
tanto Ella ne profitti con quella cautela, che meglio possa conser-
varla a Lei, ed a suoi servidori, frà i quali io mi pregierò sempre
d’esser annoverato. Sono col maggior rispetto.
1 ingenui: sinceri.
176 giuseppe parini
gnetico non consente di fornire altre notazioni codicologiche. I mano-
scritti inventariati dal Majer all’Antico Archivio Municipale di Capodi-
stria furono asportati nel 1944 dalla Sopraintendenza bibliografica di Ve-
nezia e sono oggi alla BNMVe. Nel 2006, Livia Brunori, nel pubblicare le
lettere al Carli dell’ex gesuita spagnolo Juan Andrés, informava che il ma-
teriale d’origine era costituito da «dos grandes volúmenes manuscritos
que reúnen 101 cartas de Carli y muchas centenas de misivas dirigidas a
él, de los años 1737-1793», aggiungendo che i manoscritti del “Fondo Car-
li” si conservano alla BNMVe, «pero son inaccessibles» (Andrés 2006, ii,
p. 720). Inaccessibilità che, purtroppo, perdura tuttora.
42
Eccellenza.
La Società Patriotica mi ha dato l’onorevolissimo incarico di
tessere un Elogio alla defunta Sovrana sua gloriosa Institutrice.
Ma quanto l’incumbenza è sommamente consentanea a i senti-
menti del mio cuore; altrettanto è sproporzionata alle facoltà
della mia mente. In tale circostanza da niun altro potrei sperare
più benigni più grandi e più efficaci sussidj, che da V. E. Ardisco
dunque di supplicare la singolare umanità dell’E. V. che voglia
aver la degnazione di farmi comunicare quelle cose più straordi-
narie intorno alle virtù di una tanta Sovrana, che V. E. giudicherà
più opportune, e le quali le debbono spezialmente esser note in
grazia delle ben meritate gloriose relazioni in cui Essa è collocata.
Chiedo umilmente perdono della temerità mia: e sono con pro-
fondo rispetto
Di V. E.
26. Dicembre 1780.
Umil.mo Serv.re
Giuseppe Parini.
43
[A Francesco Griselini,
segretario della Società Patriotica]
BAMi, S. P. 6/5 xi. 2. Autografo; bifoglio di mm 215 × 330, scritto solo sulla
c. 1r.
La Società Patriotica nella sessione, che tenne ai 23. del mese p. p., relativa-
mente al suggerimento del Sig. Con. Secchi, ha determinato, che in una
solenne ragunanza si reciti un Elogio alla memoria immortale dell’Augusta
difonta Sovrana, e tutti i Socj sono concorsi nel sentimento di appoggiarne
l’incarico ai lumi superiori di V. S. Ill.ma.
In sequela di ciò mi è stato ordinato di ricercarle se Ella sia, come si desi-
dera, per assumersi tale impegno, e di riferire prontamente la sua risposta al
prefatto [sic] Sig. Conte.
In attenzione della medesima io son e sarò sempre con i sentimenti del
maggior ossequio.
Di V. S. Ill.ma
Casa 2. Gennajo 1781.
Umiliss. Dev. Obblig. Servitore
F.co Griselini. Segr.
La presenza della firma in calce a questa lettera sembra fugare ogni
dubbio circa l’identificazione del destinatario della responsiva parinia-
na, il cui autografo manca d’indirizzo. È vero che Pecchiai 1917, p. 110,
data all’11 dicembre 1780 il decreto giubilativo che rimosse dal segreta-
riato della Patriotica Francesco Griselini, cui subentrò l’abate Carlo
Amoretti; ma si può supporre che l’avvicendamento, avvenuto tra l’al-
tro in coincidenza con le festività di fine anno, divenisse effettivo solo
il 3 febbraio 1781, quando il Griselini fu nominato segretario emerito e
socio corrispondente (cfr. Atti 1783, p. 27), e che pertanto, nelle more, la
corrispondenza ufficiale della Società continuasse a essere firmata dal
Griselini.
Nella riunione del successivo 30 gennaio, il Parini accettò di recitare
l’elogio nella tornata solenne del 10 maggio e di lasciarlo inserire in aper-
tura del primo volume degli Atti della Società, dopo il proemio, secondo
la proposta formulata dal curatore, prof. Ermenegildo Pini. Il 22 marzo
si concordarono poi, presente il Parini, le modalità della recita del 10
maggio. Ma il 15 di questo mese Cesare Beccaria, conservatore anziano
della Patriotica, comunicava ai soci che la pubblica adunanza del 10 non
si era potuta tenere per «la malattia» del poeta (è la «lunga malattia di ca-
po» da cui il 15 giugno scrive a Giovan Battista Corniani di cominciare
«appena […] a riaversi»: cfr. qui infra la lettera 44), aggiungendo però che
questi «credeasi in istato di recitarlo [scil. l’elogio] avanti la fine del mese»
e fissando a quel tempo la tornata solenne. Il segretario così ne scrisse al
Parini (Salveraglio 1881, p. xxiv):
Il sig. Marchese conservatore ha significato alla Società i suoi incomodi e il
desiderio suo di protrarre per quindici giorni ancora la pubblica sessione. La
Società ben sensibile al di Lei male ha non solo a ciò volontieri acconsentito
ma essendo fra quindici giorni il dì dell’Ascensione l’ha protratta sino ai 31
del corrente.
lettere 181
44
Per la maggior conformità del testo con l’usus pariniano, si trascrive qui
da Reina 1801-1804, iv, pp. 177-178, accogliendo da Barbarisi-Bartesa-
ghi 2005, pp. 639-640, che peraltro non dichiara la propria fonte, la rein-
tegrazione del consueto «Ill.ma» in luogo di «Illustr.» e la collocazione in
calce della data (ma non l’erronea lettura «dirà» pro «dirò», né la paragra-
1 ingenuamente: schiettamente.
184 giuseppe parini
fatura, né l’aggiunta della formula «Dev.mo e Obbl.mo Serv.re», non fatta
precedere dal genitivo «Di V. S. Ill.ma»). Degne di nota due pur minime
varianti della prima edizione, Rubbi 1796, pp. 45-46, che qui non si segue
essendo nota la prassi manipolatoria di quella raccolta: «di non lo fare»
pro «di non farlo»; «il può così bene» pro «il può far così bene» (si aggiunga
il refuso «illuzioni» pro «illusioni» e lo scioglimento «Illustriss.» di
«Ill.ma»). Dal Reina sembrano dipendere Bellorini 1913-1915, ii, pp. 179-
180, lettera xxi e Mazzoni 1925, p. 1005, lettera xxviii, nei quali le diffe-
renze riguardano solo punteggiatura, maiuscole e resa delle abbrevia-
zioni.
45
Altezza Reale.
Nella imminente Provvista de’ Benefici semplici vacanti,
l’Umil.mo Serv.re dell’A. V. R. il Sacerdote Giuseppe Parini Pro-
fess.e di Belle Lett.e nelle Scuole Palatine, sperando qualche beni-
gna contemplazione1 alle sue circostanze di fortuna di salute e di
servigio
Umilmente supplica la R. A. V. che si degni di nominarlo ad al-
cuno de’ mentovati Beneficii. Che etc.
ASMi, Culto, Parte Antica, Benefici vari, 1779-1783, cart. 545, fasc. 6 (1783,
concorrenti a Benefizj), n. 72. Autografo calligrafico; bifoglio di mm 220 ×
330, scritto sulla c. 1r; in alto, centrale: «Altezza Reale», seguito da
ampio spazio bianco; a sinistra, d’altra mano: «Parini Prete Gius.e R.º
Profess.e pet.e Beneficio»; sulla c. 2v: «Altezza Reale dal Sacerdote
Giuseppe Parini».
46
1 da: circa.
188 giuseppe parini
Nelle Nozze di S. A. R. compose e mise in scena per superior
commissione un Dramma che fu rappresentato a vicenda con
uno dell’Ab.e Metastasio.
Per queste e simili cose non ebbe il Parini nè ricercò mai nè gra-
tificazione nè aumento al suo soldo primitivo di lire duemila.
Altronde, lasciando di parlare de’ suoi studj privati, si è egli abi-
tualmente prestato giusta la sua tenue capacità, a qualunque gli
ha fatto l’onore di ricercarlo della sua opera o direzione in materia
di Letteratura o di Belle Arti, come per l’una parte è notorio, e per
l’altra ne possono render conto a V. E. spezialmente lo Scultore
Franchi, e il Pittore Martini.
Il Parini rispettosamente sottopone le accennate cose alla beni-
gna riflessione di V. E. stimolato dalla sua presente condizione fi-
sica ed economica. Egli è privo di patrimonio, innoltrato nell’età,
infermo delle gambe, cagionevolissimo di salute: e, sebbene con-
tento della mediocrità, teme d’andare incontro ad una vecchiezza
più d’ognaltra incomoda e male assistita.
Questi ultimi motivi spera egli che possano interessare l’uma-
nità di V. E. ad assisterlo, quanto sia permesso dal miglior ordine,
o nella presente occasione di Provvista o in altra simile.
ASMi, Culto, Parte Antica, cart. 545, fasc. 6, n. 72. Autografo calligrafico;
bifoglio grande, di mm 220 × 330. Scritto sulle cc. 1r-v con ampio margine
a sinistra. In alto a sinistra, d’altra mano: «Parini Regio Professore|pe-
tente|Beneficio»; sulla c. 2v, in posizione centrale: «Per vostra Eccellen-
za Promemoria di Giuseppe Parini».
47
[All’arciduca Ferdinando d’Austria]
[17 settembre 1783]
Lentate
Nella presente vacanza del Beneficio Semplice eretto sotto il
titolo della Invocazione e nella Chiesa della B. V. del luogo di
Lentate, l’Um.o Serv.re di V. A. R. il Professore Sacerdote Giuseppe
Parini, sperando qualche clemente riguardo all’anzianità ed esat-
tezza del suo servigio, alla tenuità della sua fortuna, e spezialmen-
te alle abituali e crescenti incomodità della sua salute,
Umilmente supplica la Medesima R. A. V. che si degni di nomi-
narlo al detto Beneficio. Che etc.
La supplica del Parini non ebbe buon esito: il beneficio venne accordato
all’abate conte Carlo Melzi nell’ottobre del 1784 (cfr. Bortolotti 1900,
p. 117).
Lentate (oggi Lentate sul Seveso) è sulla destra del fiume Seveso, a 26
km a nord-ovest di Milano.
192 giuseppe parini
48
49
50
[A Giacomo Rezia]
Amico carissimo,
La graziosa amicizia, di cui mi avete sempre onorato, mi toglie il
ribrezzo di venirvi ad annojare con una mia raccomandazione.
Lorenzo Finatti, studente in codesta università, cerca di essere
licenziato in chirurgia. Desidero pertanto e vi priego che voi gli
prestiate tutta l’assistenza per il buono ed onorevole esito della
sua posizione, quanto comporta la giustizia ed il dovere del vostro
ufizio. Desidero ancora che voi lo raccomandiate, anche in nome
mio, a quelli de’ vostri colleghi che voi giudicherete più opportuni
allo stesso fine. Mi riprometto dalla gentilezza e bontà vostra ogni
sollecitudine nel favorirmi, e, pregandovi d’ora innanzi dal cielo
tutte le consolazioni, che merita la non comune ingenuità e deli-
catezza del vostro carattere, ho l’onore di dichiararmi, con since-
rissimo ossequio,
di voi, caro amico
Milano, 20 marzo 1788
Giacomo Rezia (Menaggio 1745 - Bellagio 1815), dopo aver studiato presso
i Gesuiti a Como, si laureò in medicina a Pavia, dove ebbe come insegnan-
te Pietro Moscati, che lo introdusse presso il Firmian. Dal 1771, appena
ventisettenne, ricoprì la cattedra a Pavia di Anatomia e Istituzioni Chirur-
giche; dal 1783 passò a quella di Fisiologia e Patologia Generale, e nell’an-
no scolastico 1784-85 divenne rettore dello stesso Ateneo, di cui ampliò la
biblioteca. Fondò il Museo Anatomico e lasciò diversi scritti scientifici. Fu
amico di Samuel Tissot (cfr. lettera 23 e relativa nota), Alessandro Volta e
Lazzaro Spallanzani. Su di lui cfr. Stella-Lavezzi 2001, pp. 247-254.
198 giuseppe parini
La raccomandazione del Parini dovette sortire qualche effetto. Il mi-
lanese Lorenzo Finatti (o Finati), immatricolatosi il 6 novembre 1786
all’Università pavese per il corso di Chirurgia (ASPv, Antico Archivio
dell’Università, Reg. 810, Matricola generale degli studenti (1772-1803)), fu
licenziato in Chirurgia il 18 aprile 1788 (ivi, Reg. 610, Registro di Medici-
na - Licenze e lauree in chirurgia - Rubrica (1767-1864)), previo superamento
del solo esame in tale materia, sostenuto il giorno prima, essendo stato
dispensato, per gli «studi fatti nell’Ospedale maggiore di Milano», tanto
«dalle Terziarie», ossia dalla frequenza di ciascuno dei tre periodi in cui
era suddiviso l’anno accademico (cfr. GDLI, xx, p. 967, s.v. terzería3),
quanto «dagli esami di Fisica» (ASPv, Antico Archivio dell’Università,
Cart. 358, Facoltà di Medicina - Esami di Chirurgia (1786-1789)).
lettere 199
51
A. C.
Mil.o 10. Novembre. [1788]
L’Ab.e Ron[n]a, il quale trovasi in cotesto Seminario, mi è sempre
paruto un giovane buono savio e studioso: e spero che fin da que-
st’ora si sarà dato a conoscere anche a voi. Egli vi debb’esser dun-
que abbastanza raccomandato per sè stesso. Ma egli è in oltre mio
speciale amico. Però come tale io lo raccomando agli ulteriori ufi-
ci della vostra amicizia per me; confidando che ben presto egli la
saprà guadagnare anche per sè medesimo. Lusingomi che il Sig.r
Rettore, che mi ha date molte pruove di graziosa propensione in
Milano, non mi avrà dimenticato costì: e perciò raccomando an-
che alla bontà di lui l’amico mio: e priego voi di comunicargli
questa mia premura. Non soggiungo di più, sapendo quanto
l’uno e l’altro siate disposti a giovare massimamente a i buoni, ed
agli amici degli amici vostri.
Con questa occasione vi ringrazio assaissimo della memoria
che avete avuto di mandarmi le Regole del Seminario, le quali
avendo io cominciato a leggere, mi sembrano molto bene esposte
nell’una e nell’altra lingua. Presentate le significazioni del mio ri-
spetto al Sig.r Rettore: e voi amatemi e valetevi di me.
Di voi C. A.
Dev.mo Obbl.mo Ser.re ed Amico
Giuseppe Parini.
52
53
Ornatiss.a Dama.
Temo che se io ho fatto male lasciandole desiderare la mia pri-
ma lettera, farò forse peggio spontaneamente importunandola
colla seconda. Nondimeno io non posso resistere alla voglia di di-
mostrarle ch’Ella non può esser dimenticata da chi una volta ha
avuto l’onore di vederla e d’udirla, e, quel che è più, di vederla e
d’udirla con un animo ed un cuore simile al mio. Negherà Ella di
credermi che da gran tempo i miei pensieri non vengano più vol-
te al giorno a Verona? Se Ella nol credesse farebbe non meno tor-
to a me che a sè medesima. Tuttavia questi pensieri, qualora per
necessità sono richiamati a Milano, non mi portano veruna no-
vella nè della salute nè degli studj nè de’ piaceri di lei: ed io oggi-
mai non desidero di sapere più altra cosa che questa. È dunque
forza che io a Lei scriva pregandola che si pigli il disagio di ren-
dermene qualchea conto. Che fanno cotesti occhi vivacissimi così
validi interpreti della penetrazione e della energia del di Lei ani-
mo? E coteste labbra dalla cui poderosa muscolosità viene con
tanto impeto scagliata la persuasione? A quale de’ più gentili e
più colti cavalieri Veronesi od estranei si volgono essi o parlano
più di sovente? Sopra tutto quali cose dettate dalla mente sì bene
ornata ed inspirata dalle Muse, quali cose sta deponendo in carta
quella bella mano, che tre o quattro volte da me veduta ha stam-
pato nella mia memoria così profonda immagine di sè, non tanto
perchè bella quanto perchè appartenente ad una persona fornita
di tante grazie e di tanti meriti? Non credo io già che questa si oc-
cupi mai sempre scrivendo di morti di tombe o d’altre simili ben-
chè da lei rendute bellissime, malinconie. Altre cose si convengo-
no alla sua età al suo sesso ed alla piacevole economia della vita.
Di grazia Ella mi parli di tutto ciò. Ho tanta brama di esserne in-
formato, che volentieri m’arrischio anche a sentire alcuna cosa,
che contenga qualche poco di amaretto per me. Sa il cielo quanto
a Cassato cosa.
lettere 205
avrei caro che non pochi giorni di conoscenza, ma una lunga
consuetudine avesse fatto nascere in lei quella confidente libertà,
di cui si nodrisce l’amicizia. Quanto guadagnerei io di felicità?
Quanto sopra l’idea grande, che già ne ho, crescerebbe smisura-
tamente in faccia mia la bellezza dello spirito, del cuore e di tutta
la persona di Lei! Ma a che servono questi miei voti, quando la
realtà è così lontana? Perchè non ho io una libera fortuna che mi
basti in ogni paese? Ella può troppo bene immaginarsi dove sce-
glierei d’abitare. E neppure questo mi è possibile. Or dunque che
fare? Venga Ella a Milano, dove ha fatto sperarea che sarebbe pre-
sto tornata, dove fra le dame si è acquistata in pochi giorni tante
ammiratrici del suo spirito della sua grazia e della sua cultura. Il
nostro Carnevale non meritava ch’Ella si pigliasse l’incomodo di
qui venire. Ma nel mese d’aprile è troppo piacevole e salubre il fa-
re un corto viaggio. Altronde Ella ben sa che noi dobbiamo avere
in quel mese e giochi e spettacoli e nozze solenni: e l’augusta
amica, ch’Ella co’ radi suoi pregi si è saputa ben tosto conciliare,
ben merita, e forse spera ch’Ella le dia questa prova della sua af-
fettuosa osservanza in occasione così fausta per lei. Venga, e si
trattenga di poi qualche mesi. Vorrà Ella scriver de’ versi? Ella ci
troverà ed ozio1 ed ammiratori. Vorrà Ella conversare? Quanti
dell’un sesso e dell’altro penderanno da coteste labbra così effica-
cemente parlanti! Che se le piacerà di fare all’amore, non le man-
cheranno bei giovani, che a tanto splendore accorreranno. E se
per distrazione soffrirà che altri soltanto gliene parli, ci sarà fino a
qualche vecchierello immaginoso, che senza stancarla le sospiri
qualche volta da vicino. Ah se Ella si fosse qui trovata questo in-
verno quanto sarei stato meglio di salute, quanto avrei usato del
poco mio ingegno stato finora sommerso nel torpore e nella stu-
pidità, quanto il mio cuore sarebbe stato lontano dalla noia! Po-
chi momenti io ho provati veramente e vivacemente piacevoli in
tutto il corso di questa ria stagione. Quali sono stati essi? La prie-
go ch’Ella non mi faccia l’ingiuria di non mi credere. Essi sono
stati quelli, sì soltanto quelli, in cui le due stimabili amiche Cusa-
ni e Castiglioni, forse senza avvedersene, mi hanno renduto lieto
e beato, parlandomi di Lei. Sovviemmi ora d’un altro. Ciò fu
54
Adorabile Silvia
Viene costì il Cavalier Guarini gentiluomo di Romagna molto
savio ed istruito. Colgo questa occasione di volo per indirizzarvi
questo foglio con alcuni pochi miei versi. Vi priego di gradirli
come un verace testimone dell’ossequiosa ricordanza con cui mi
glorio e glorierò di vivere perpetuamente. Deh perchè le vostre
circostanze e le mie mi fanno disperare di rivedervi mai più!
Siate sicura che il desiderio di contemplarvi e d’ammirarvi
un’altra volta da vicino è una delle più frequenti e principali
occupazioni dell’animo mio. Ma io non finirei più: e il tempo per
ora mi affretta.
Vostro vero e riverente Adoratore
Milano. 12. Marzo. [1789] Giuseppe Parini.
All’ornatissima Silvia.
Sonetto.
Silvia immortal, benchè dai lidi miei
Lontana il patrio fiume illustri e coli;
E benchè dentro ai gorghi atri letei
Ogni dolce memoria il tempo involi:
Pur con lo ingegno onde tant’alto voli
E con le vaghe forme e i lumi bei,
Dopo sì lungo variar di soli,
Viva e presente nel mio cor tu sei.
E spesso in me la fantasia si desta,
Tal che al dì chiaro e ne la notte bruna
Te veggio; e il guardo a contemplar s’arresta.
Nè ben credendo ancor tanta fortuna,
210 giuseppe parini
Palpito e dico: o l’alma Silvia è questa,
O de le Grazie o de le Muse alcuna.a
In testimonio di ricordanza
ossequiosa e perpetua
L’A. Parini.
BAMi, S. P. 6/5 xi. 8. Autografo; due bifogli di mm 170 × 225, inseriti l’uno
nell’altro, entrambi scritti solo sulla c. 1r; il primo bifoglio, in alto al
centro, reca la scritta: «Adorabile Silvia»; dopo un piccolo spazio bianco
segue il testo della lettera. Il secondo bifoglio reca il testo del sonetto.
Per la Curtoni Verza, cfr. le due lettere precedenti. Il cav. Guarini non è
stato identificato.
De Gubernatis 1913, p. 119n, ipotizzò la data del 1799, osservando che
«il sì lungo variar di soli del sonetto non avrebbe forse alcun senso, se let-
tera e sonetto fossero stati scritti poco dopo la partenza da Milano della
Contessa Silvia, che avvenne sul fine del 1788». Ma il De Gubernatis leg-
geva la lettera nel Reina, dove la data del 12 marzo 1789 appare in forma
completa, senza nulla che segnali l’assenza del millesimo nell’autografo,
e fu perciò indotto a supporre un’erronea lettura da parte dell’editore
(1789 pro 1799), laddove si tratta invece di datazione congetturale: «Nella
breve letterina che accompagna il sonetto, è indicata la data 12 marzo
1789, ma forse è da leggersi 1799». Anche a voler dar credito all’osserva-
zione relativa al «lungo variar di soli», non vi sono dunque ragioni di pen-
sare proprio al 1799 anziché a qualcuno degli anni precedenti (nulla di
preciso indica di per sé l’aggettivo «lungo»). Qui, tuttavia, si è ritenuta
più plausibile la datazione del Reina, accolta da tutti gli editori successivi,
sia perché non è improbabile che risalga a una comunicazione della
stessa Curtoni, corrispondente del Reina e dedicataria del vol. iv della
sua edizione (quello che contiene appunto le lettere pariniane), sia
perché il sostantivo «soli» al v. 7 del sonetto pare possa meglio leggersi
nell’accezione, altrettanto ben attestata, di ‘giorni’ che non in quella di
‘anni’(cfr. GDLI, xix, p. 311, Sóle7, con esempi da Dante a Bacchelli).
55
Eminenza.
Io scrivo momentaneamente fra l’agitazione del sentimento, che
V. E. ha destato nel mio animo col ricordarsi della mia così piccola
persona nel modo, ch’Ella si degna di farlo. Io non ho bisognia
nella mia mediocrità: ma come potrei essere così ingrato di non
accettare quello che proviene dall’E. V. tanto ingenuamente e dirò
quasi, tanto impetuosamente benefica? Ma come significarle la
mia riconoscenza ed ammirazione? Non posso altro fare che cita-
re in testimonio il presente stato del mio cuore. V. E. si contenti
per ora di queste tumultuose espressioni. E col più profondo ri-
spetto ho l’onore di protestarmi
Di V. E.
Um.o Serv.re
Giuseppe Parini.
ASDCo, Famiglia Durini, tit. ii, cart. 12, fasc. 47 (l’archivio storico della
famiglia Durini è stato depositato dalla contessa Carlangela Durini nel
settembre 2001 e dal gennaio 2004 è consultabile al Centro studi “Nicolò
Rusca” del Seminario Vescovile di Como; la cart. 13 dello stesso fondo,
con missive al card. Durini da parte di corrispondenti vari, ancora in par-
te non inventariata, non contiene documenti o lettere del Parini). Auto-
grafo; bifoglio di mm 187 × 250, scritto solo sulla c. 1r, a piena pagina; sen-
za data né destinatario; in alto, centrale, la scritta «Eminenza.», seguita
da circa un terzo di pagina bianca; alcune macchie d’inchiostro non im-
pediscono la lettura del testo.
56
[A Giambattista Bodoni]
1 accusato: annunciato.
214 giuseppe parini
penna quanto io l’ammiri, e quanto io me le professi obbligato: e
più non dico intorno a ciò.
Nella primavera ventura spero e quasi tengo per certo d’avere
in pronto due Poemetti per seguito e per termine di quelli altri
antichi due, che hanno avuto la fortuna di non dispiacere. Se mai
Ella mi facesse l’onore di meditar nulla anche intorno all’Edizione
di essi, Ella si compiaccia di farmene cenno. I due primi uscireb-
bero corretti variati in qualche parte ed accresciuti. Così tutti e
quattro verrebbero ad esser nuovi, e ridotti in una solo Poema,
che avrebbe per titolo il Giorno.
Finisco sperando ch’Ella, onorandomi d’altra sua, mi darà
luogo di rinnovarle gli attestati della mia costante gratitudine, e
di gloriarmi della sua pregiabilissima amicizia. Sono col maggiore
ossequio
Dev.mo Obb.mo Servitore
Giuseppe Parini.
Alla BPPr, presso il Museo Bodoniano, nel Fondo Bodoni (busta 48, fasc.
33), esistono due minute dello stampatore dirette a Parini, che riprodu-
ciamo qui di seguito, benché già in Boselli 1914; la prima dovrebbe es-
sere la «graziosiss.ma sua del 4. 8.bre» citata sopra:
a Cassato personalmente.
216 giuseppe parini
che giungendo a Milano, si recano a fausta ventura di poterla anche per brevi
momenti vedere, qualora non venga lor dato d’udirlo nelle sue colte lezioni,
e di ammirarla nelle sue eruditissime conversazioni. Imploro dunque dal di
lei animo ben fatto e cortese di accoglier con lieta fronte il mio raccoman-
dato, ch’Ella troveràa pure istruito nella italiana ed estera letteratura più di
quello che si possa aspettare da qualunque abilissimo Artefice; e con tanta
maggiore alacrità ho colto questo favorevole incontro d’indirizzarglielo,
quanto che questo mio onesto, soavissimo amico desidera di sentire se
l’incomparabile Sig.r Abate Parini sia prossimo a far godere alla dotta Europa
il tanto suo applaudito, ed atteso Poema che avrà per titolo il Giorno; di cui
gli ho supposta vicina l’impressione. Al ritorno del s.r Martini mi lusingo di
sentire ottime novelle sulla sua preziosa salute che gli desidero ferma ed atle-
tica. Mi conservi la sua pregevol grazia, mi comandib e mi credac qualed coi
più veraci sensi di ossequio e di insuperabile attaccamento ho l’onore di
soscrivermi Laus Deo Laus Laus
Alla morte del Martini, lo stesso Parini gli dedicherà l’Epigramma com-
memorativo intitolato Il ritratto dell’incisore Pietro Martini (cfr. Reina
1801-1804, iii, p. 243). Sul Martini, in difetto di una voce nel DBI, la fonte
più diffusa è il sito http://www.comune.trecasali.pr.it/allegato.asp?ID=
565376 (ultimo accesso: 15.x.2012).
57
[Al conte Johann Joseph Wilczeck]
[Milano, marzo-aprile in. 1792]
Eccellenza.
L’U.mo Serv.re di V. E. il Prof.e Parini trovasi già da più d’un mese
obbligato continuamente a letto per incomodo di podagra.
In tale situazione sente più che mai la necessità d’avere qualche
Stanza al di più delle quattro, che ora gode, massime per tenere
presso di sè il Domestico, che lo assista.
Altronde si risovviene con sentimento di riconoscenza del-
l’umanissima disposizione mostratagli da V. E. per fargli assegna-
re questo comodo ulteriore.
Quindi ardisce di supplicare la medesima E. V. che si degni di
commettere1 al Sig. Conte Pertusati che visiti e concerti ciò che
sarà opportuno affine di accrescere qualche Stanza al Parini senza
ingiuria nè scomodo2 di verun altro, che abiti legalmente in Brera.
ASMi, Studi, Parte Antica, cart. 178. Autografo; bifoglio di mm 190 × 285,
scritto solo sulla c. 1r, sulla colonna di destra. In basso a sinistra, d’altra
mano: «1579/858. Pres. 2 Ap.le 92.» (scritta quindi nei giorni immediata-
mente precedenti). La stessa cart. 178 ha anche una copia apografa, con
varianti «assiste» pro «assista», «alcun altro» pro «verun altro».
58
59
Eccellenza.
Mi viene spedito da Bologna l’annesso Foglio con commissione
di offerirlo a V. E. in nome della Sig.a Bandettini. Dovrei venire in
persona a presentarlo: ma ho troppe pruove della benignità con
cui V. E. rende giustizia alle mie fisiche circostanze. Oso adunque
dispensarmene: e professandomi perpetuo veneratore dell’otti-
mo animo di V. E., ho l’onore di essere
Di V. E.
Umil.mo Serv.re
Giuseppe Parini.
60
Ill.mo Signore
Per il corso d’anni venticinque, io sonoa sempre stato presente al
momento dell’apertura delle scuole, ma inutilmente; ma inutil-
mente perchè la costumanza del nostro paese non somministra
scolari massimamente alle scuole superiori fuorchè verso il gior-
no di S.ta Caterina. Questa esperienza mi dà coraggio di supplicar
vostra S. Ill.ma che voglia interporsi affinchè mi sia concesso di ri-
manermi in villa sino al detto giorno, pronto sempre a rendermi
in città al minimo cenno. Spero dalla gentilezza di V. S. Ill.ma un
tale ufficio, e dalla benignità superiore questa grazia, mentre che
con distinto ossequio ho l’onore di confermarmi
Di V. S. Ill.ma
Vaprio 8 9.mbre [1793]
dev.mo obb.mo servo
Giuseppe Parini.
61
ASMi, Studi, Parte Antica, cart. 273. Autografo; bifoglio di mm 250 × 350,
scritto solo sulla c. 1r. Nella colonna di sinistra il testo del Parini; nella
colonna di destra la «Nota», diretta a Parini e contrassegnata da un «N.º
9», con cui il conte Pertusati chiedeva, a lui come a tutti gli occupanti di
locali in Brera, legittimi o meno, di presentare una dichiarazione sul
proprio stato:
Nota
N.º 9.
È della Superiore intenzione, che il R.o Professore di Lettere, ed Arti, e Pre-
fetto delle RR. Scuole Abate Parini indichi all’infrasc.o Cons.e, e Soprinten-
dente li Rescritti, che legitimino l’abitazione, ch’Esso gode di sei Stanze, ed
un Gabinetto al Piano terreno, non che di una cucina con un piccolo Vesti-
bolo nel R.o Ginnasio di Brera: Lo stesso Cons.e, e Sopraintend.te comunica
quindi la sullodata Superiore volontà al surriferito R.o Professore, affinchè
per il g.no 15. del venturo Mese voglia compiacersi di somministrare la men-
tovata indicazione, e così essere abilitato a dar compimento alla Superiore
commissione.
Dalla R.a Sopraint.za alle Fabb.e Cam.li
Milano 31. Mag.o 1795.
Pertusati Consig.re Soprintendente
226 giuseppe parini
62
[Al marchese Febo d’Adda]
Se la bontà, con la quale V. S. Ill.ma ha accettati que’ pochi senili
miei versi, è troppo superiore al loro merito, mi è però dovuta la
giustizia ch’Ella rende ai sentimenti da cui mi sono stati dettati.
V. S. Ill.ma può farne quel che le pare, avendo io tutta la ragione
di commettermi al gusto ed al giudizio di Lei, massimamente
dopo aver letto il componimento, che ha avuto la gentilezza di
mandarmi.
Qualora V. S. Ill.ma persista nel pensiero di stampare i detti miei
versi, mi piacerebbe ch’Ella vedesse se giovasse di farvi i pochi
cangiamenti, che seguono.
«E novo entro al tuo cor sorgere affetto
Giuno che i preghi de le incinte ascolta
E vergin io de la Memoria prole»
Sarà la più grande pruova della parzialità di V. S. Ill.ma per me, se
Ella senza più oltre interrogarmi sopra di ciò userà meco libera-
mente, ritenendo, sostituendo, o cangiando la lezione come Le
parrà; e così parimenti per l’ortografia in ogni parte.
Ho l’onore di professarmi, con distintissimo ossequio e con
sincerissimi augurii d’ogni felicità
di V. S. Ill.ma
Vaprio 23 giugno [1795] Dev.mo Ob. S.
BAMi, S. P. 6/5 xi. 16. Apografo; monofoglio di mm 166 × 215, scritto solo
sulla c. 1r. In testa, della stessa mano: «Lettera dell’Ab. Gius.e Parini al
March. D’Adda». Nella data, il millesimo è aggiunto fra tonde accanto
al mese: «(’95)».
Barbarisi-Bartesaghi 2005, p. 655, che però lo giudica «autografo cal-
ligrafico» (ivi, p. 700). Reina 1801-1804, iv, pp. 192-193; Bellorini 1913-
1915, ii, p. 197, lettera xxxvii; Mazzoni 1925, p. 1015, lettera xlvii.
L’ode Alla Musa («pochi senili miei versi») fu composta nel giugno del
1795 e pubblicata subito in Milano presso l’editore Bianchi. Per l’accogli-
mento delle varianti (vv. 82, 94 e 95), cfr. Isella 1975, pp. 180-181.
228 giuseppe parini
Febo d’Adda (1772-1836) fu uno dei sessanta Decurioni e Ciambellano
di S. M. Imperiale; durante il Regno Italico, fu nominato Consigliere di
Stato e Cavaliere della Corona ferrea; al ritorno degli Austriaci, divenne
Consigliere di Governo, Vice-presidente del Governo di Lombardia e
Cavaliere dell’ordine di Leopoldo. Discepolo (negli anni scolastici 1778-
1782) e amico del Parini, compose odi e sonetti. Aveva sposato la contessa
Leopoldina Kevenhüller. Mentre il card. Durini ne celebrò il matrimonio
in un’ode alcaica, il Parini ne cantò la maternità in Alla Musa, e Febo
d’Adda rispose con un’altra ode intitolata L’Amicizia. Alla morte del Pa-
rini, l’amico scrisse un sonetto In morte dell’abate Parini sommo poeta,
stampato in un foglio volante, e La rimembranza (cfr. Salveraglio 1881,
p. 271).
lettere 229
63
[A Giuseppe Bernardoni]
Stimatiss.o Sig.re,
Vavero, 11. 9.bre [1795]
Una invincibile mia pigrizia a scriver Lettere ha fatto che io non
ho risposto alla sua graziosissima prima, e tardato di rispondere
alla seconda. Gliene chiedo perdono; e supplisco come posso al
presente.
La ringrazio cordialmente della premura ch’Ella si è presa di
farmi trascrivere la Carta da lei mandatami; e ciò soltanto per
soddisfare una mia vana curiosità.
Ho letta la canzone all’Inclita Nice; e l’ho trovata ottimamente
corretta, salvo che nel verso: «Vale passando» etc. dove in vece di
leve, vorrebbe scriversi lieve.
Quanto al resto dell’Edizione, conoscendo io il carattere e l’abi-
lità di Lei, veggo che non posso essere in migliori mani.
Solamente la priego, che qualora le paia di dovervi apporre
qualche note, queste siano modestissime e semplicissime, senza
rimprovero nè diretto nè indiretto di cosa o di persona veruna.
Circa il verso: «Noia le facezie» etc. Ella potrà dire che nelle al-
tre Edizioni dopo la prima di Milano vi si sono fatti de’ cangia-
menti per non essersi dagli editori avvertito alla pronunciazione
toscana ed agli esempi de’ buoni scrittori di versi nell’uso delle pa-
role che hanno dittongo o trittongo, come accade della parola No-
ia etc. Ella potrà ciò dire e più brevemente e meglio che ora non
ho fatto io. Del che le lascio ogni libertà.
La Canzone all’Inclita Nice non amo che abbia nota veruna in-
dicante la persona a cui è supposta diretta.
Le fo i più sinceri ringraziamenti per le tante pene, ch’Ella si
prende per me: e le offerisco tutta la mia amicizia e servitù, dichia-
randomi tutto suo
Giuseppe Parini.
Il tipografo milanese Bolzani, tra il novembre del 1795 e i primi mesi del
1796, ripropose l’edizione delle Odi curata da Agostino Gambarelli nel
1791, con l’aggiunta, in coda, delle tre composte dopo il 1791: All’inclita
Nice (1793), A Silvia (1795), Alla Musa (1795). Al v. 120 dell’ode a Nice il Bol-
zani accolse la correzione indicata dal Parini in questa lettera e ne rispet-
tò il desiderio di non dichiarare l’identità della donna, diversamente da
quanto si era verificato in Dalmistro 1793-1800, iii (1795), pp. 217-224,
dove figurava il titolo Alla signora contessa Castelbarco. Anche Reina 1801-
1804 (ii, p. 186) pubblicò l’ode con il titolo Il Messaggio e la seguente nota:
«Per l’inclita Nice, ossia Maria di Castelbarco». Per il v. 60 della Ca-
duta, «Noia le facezie», cfr. Isella 1975, p. 111. Sulle varianti testuali del-
l’ode anche in rapporto con la lettera al Bernardoni, cfr. Longoni 2008.
Maria Litta Arese (1761-1815), figlia del marchese Giulio Pompeo e del-
la contessa Elisabetta Borromeo Visconti (in seconde nozze), sorella di
Paola Castiglioni, sposò ancora molto giovane, il 1º maggio 1777, il conte
Carlo Ercole Castelbarco. Il Parini godeva dell’ospitalità dei Castelbarco
a Vavero (Vaprio d’Adda), dove aveva alcuni benefici (cfr. Barbarisi-
Bartesaghi 2005, ix.6, pp. 712-713 e 719).
Giuseppe Bernardoni (1771-1852), editore, pubblicista e poeta, fu allie-
vo del Parini; all’arrivo dei Francesi, si mostrò sostenitore delle idee ri-
voluzionarie e contribuì alla fondazione del Teatro Patriottico. Durante
l’occupazione austro-russa trovò riparo in Francia, da dove tornò nel
1802. Fece carriera sotto il governo austriaco e si ritirò a vita privata nel
1838.
Oltre a editare un’antologia delle poesie pariniane, Parini 1814, il Ber-
nardoni dettò un’epistola in versi Per Giuseppe Parini (Bernardoni
1848), nella cui seconda parte, pp. 37-91, sono inserite le già citate Testi-
monianze concernenti Giuseppe Parini, ordinate alfabeticamente. Su Ber-
nardoni editore delle poesie pariniane e sulle vicende editoriali dell’ode
citata nella lettera, cfr. Isella 1975, p. lvii; Carrai 1999, particolarmen-
te pp. x-xii e xvi-xvii. Sul Bernardoni collaboratore della prima Società
dei Classici Italiani, cfr. Berengo 1980, ad Ind. Sulla sua produzione in
dialetto milanese, cfr. Isella 1999a, pp. 137-139 (voce di F. Milani).
Sulla «pigrizia» del Parini nello scrivere lettere, cfr. supra, lungo l’Intro-
duzione, § ii.
lettere 231
64
[A Francesco Pertusati,
deputato del Pio Albergo Trivulzio]
Ill.mo Sig.re e P.ron Col.mo
La bontà e la cortesia, che unite a tant’altre virtù morali e cristiane
rendono V. S. Ill.ma così distinta fra’ suoi pari, spero che non le fa-
ranno sembrare impertinenza due libertà che io ardisco di pigliar-
mi con Lei. La prima si è di valermi della perversa stagione, e delle
mie note indisposizioni di salute per giustificarmi dello addirizzar-
le questa mia, in vece di venire io in persona, come per ogni conto
dovrei. La seconda si è d’abusarmi della parzialità, con cui a più se-
gnali mi è paruto che V. S. Ill.ma si degni di risguardarmi, non dubi-
tando di porgerle una Supplica, e questa col maggior calore, di cui
io mi senta capace. V. S. Ill.ma sa meglio d’ognaltro che non si vor-
rebbe mai perdere occasione di giovare altrui: e che ci sono delle
circostanze, in cui non si può senza crudeltà dispensarsene. Mi sia
dunque permesso di supplicare istantemente V. S. Ill.ma, perché, co-
me uno de’ Deputati del Luogo Pio Trivulzi, si degni d’impiegar la
sua carità, anzi d’assumersi d’inspirarla anche ne’ suoi Colleghi, af-
finchè vi sia collocato un povero vecchio settagenario di costumi e
maniere gentili, vissuto sempre onestamente del suo mestiere, fin-
chè l’età la salute e i mezzi gliel permisero. Questi è Baldassare Fac-
chetti Milanese stato già venditore di vecchi mobili, e spezialmente
di quadri, e che potrebbe per avventura esser noto anche a Lei.
Quanto sarebbe grande il compenso della mia presente licenza, se
mai il Cielo si valesse di questa per render felice un misero vecchio
negli ultimi suoi anni di questa vita passeggiera; e per accrescere il
cumulo di que’ tanti meriti, che V. S. Ill.ma si prepara per la vita im-
mortale. Non aggiungo di più per non esserle troppo lungamente
importuno, e per non diminuire in me il dolce sentimento della fi-
ducia, che ho di già conceputa. Perciò, supplicandola di perdono,
passo a dichiararmi quale ho l’onore con distintissimo ossequio
Di V. S. Ill.ma
Da Brera. 6. Feb.o
Dev.mo ed Obb.mo Servidore
Giuseppe Parini.
232 giuseppe parini
BCASFo, Raccolta Piancastelli, Sez. Aut. xix sec., busta 147, ad vocem Pa-
rini Giuseppe. Autografo; monofoglio di mm 195 × 255, con testo disposto
in 1r-v. Manca l’indirizzo.
Pubblicata per la prima volta in Vita Nuova 1876: l’autore anonimo del-
l’articolo premette alla trascrizione un brevissimo cappello introduttivo
in cui dichiara di dovere la lettera «alla cortesia di don Vittorio Melzi che
la trovò tra le carte dell’avolo conte Francesco Pertusati, ciambellano
dell’I. R. M. (1772), al quale Parini la diresse». La pagina di Vita Nuova 1876
si trova tra i documenti pariniani raccolti da Filippo Salveraglio (BAMi,
S. P. 6/11), ma sfuggì al Mazzoni, che pure quei materiali conobbe e rior-
dinò per la sua edizione. Ripubblicata come inedita e senza indicazione
del destinatario in Bartesaghi 2009.
Non registrano alcun Baldassare Facchetti gli elenchi dei «poveri» rico-
verati al Pio Albergo Trivulzio, come pure quello dei «ricorrenti» al rico-
vero (improponibile la lettura di «Lanzetti» pro «Facchetti» di Vita Nuova
1876, e in ogni caso nei detti elenchi non compare neppure un Lanzetti):
il filantropismo del Parini non dovette aver esito. All’ASMi, Fondo Tri-
vulzio, Nuovo Archivio (TNA), busta 29, è conservato l’elenco dei poveri
aggiornato fino al 30 aprile 1774. Gli elenchi dei «ricorrenti» dal 1771 al
1778 e quello dei ricoverati (uomini e donne) dal 1771 al 1810 e dal 1774 al
1829, già conservati presso l’Azienda di Servizi alla Persona Istituti Mila-
nesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio di Via Marostica 8, sono
ora all’MMSMi di Corso Magenta 59 (sull’archivio del Pio Albergo Tri-
vulzio, cfr. Cenedella 1993a). Un Giacomo Facchetti, residente in Con-
trada de’ Spadari 3237, «ripulitore di quadri» e decoratore di porcellane
attivo dal 1756 in società con un Giuseppe Sormani, è menzionato in Mo-
razzoni 1948, p. 30. Porta lo stesso cognome, ma ha nome Francesco,
anche l’«inserviente» di casa che Parini lascia erede testamentario dei
propri beni mobili (cfr. Barbarisi-Bartesaghi 2005, pp. 713-715).
La qualifica di «Deputato» non è indicazione generica, ma titolo spe-
cifico dei responsabili del funzionamento del Pio Albergo Trivulzio. I 12
deputati, la cui nomina fu stabilita nel maggio 1791, sono registrati sia
nel primo (1791) Regolamento capitolarmente stabilito pel buon governo del
Pio Albergo Trivulzi (ora riprodotto in anastatica: cfr. Regolamento 2004),
sia in un Elenco dei Sig.ri Deputati del Luogo Pio Trivulzi conservato ms.
all’ASMi, Fondo Trivulzio, Nuovo Archivio, cart. 14, insieme con la let-
tera del plenipotenziario Wilczeck all’arcivescovo di Milano del 7 mag-
gio 1791 e la risposta di questi del 22 dello stesso mese. Essi sono: il conte
don Gioachimo Gambarana; don Luigi Sopransi, segretario del Supre-
mo Tribunale di Giustizia; il conte don Carlo Archinto; don Giuseppe
Ordogno de Rosales; il sindaco don Pietro Vedani; il marchese don Gior-
lettere 233
gio Teodoro Trivulzi; il conte abate don Cesare Taverna; don Carlo Giu-
seppe Sala; don Apollonio Casati; il marchese don Francesco Piantanida;
Giuseppe Mauro; il conte don Francesco Pertusati. Di questi, sette sono
i «superstiti Deputati» dell’«Ospitale de’ Vechj» (o «Vecchi»), allora inca-
merato dal Luogo Pio Trivulzio, mentre i restanti sono di nuova nomina.
Poiché il Pertusati è fra questi ultimi, ne consegue che la lettera parinia-
na, che interpella il Pertusati «come uno de’ Deputati del Luogo Pio Tri-
vulzi», è successiva al maggio 1791; la lettera, dunque, può esser stata
scritta in un 6 febbraio di ciascuno degli anni fra il 1792 e il 1796 (non oltre,
perché con l’avvento della Cisalpina, nel maggio del 1796, decadrà anche
la giunta dei Deputati del Trivulzio). Sul Pertusati (1741-1823) cfr. Vacca-
ro 1988, pp. 262-283.
234 giuseppe parini
65
[A Diodata Saluzzo Roero]
Eccellenza.
Mil.o 12 Feb.o 1797.
Disposizioni naturali, educazione, studio, fantasia, sensitività, in-
genuità, delicatezza, nobiltà d’animo, novità conseguente di con-
cetti e d’immagini, tutto ciò che non si acquista se non con lungo
tempo ed assidua contemplazione de’ grandi esemplari, cioè fa-
coltà e dominio di locuzione, di stile, di verso, di metro etc. etc.
sono doti singolari, che tutte insieme ho riconosciute nella copio-
sa raccolta di Poesie composte da V. E. e di cui Ella si è compia-
ciuta di farmi preziosissimo regalo.
Quanto mi vergogno io mai veggendo una Donzella nella sua
freschissima età produrre tanti e così felici componimenti; mentre
io già vecchio non ne ho fatti che pochi a grande stento e tanto
mediocri!
Io non so se qualcuno mi avrà mai creduto soggetto così inte-
ressante da parlarle di me, e da farle cenno del mio carattere. Se
ciò per avventura fosse accaduto, le sarà stato detto che io non as-
serisco mai se non ciò, che a tutto rigore mi sembra vero; e che io
non amplifico mai nè biasimando nè lodando per qualsivoglia
motivo.
Ho tardato fino a quest’ora ad adempiere il mio debito, ed a si-
gnificarle i miei sentimenti, perchè io sperava e vivamente deside-
rava di far ciò in modo più solenne; ma troppe infelici circostanze
mi tengono abbattuto l’animo e la mente. Così la Provvidenza mi
conceda vita salute e tranquillità, come io profitterò de’ primi mo-
menti per render sempre più manifesta l’ammirazione che hanno
destata in me l’elevatezza del suo animo e la singolarità de’ suoi
talenti. Frattanto mi glorio di protestarmi col maggiore ossequio.
Di V. E. Dev.mo Obbl.mo Servo Giuseppe Parini.
BAMi, S. P. 6/5 xi. 10. Autografo; bifoglio di mm 184 × 250, scritto solo
sulla c. 1r-v; senza indirizzo; in alto, al centro della c. 1r e seguita da ampio
lettere 235
spazio bianco, la dicitura «Eccellenza». Sulla c. 2v, da altra mano, è stata
aggiunta la seguente postilla: «Ad Adeodata Saluzzo, ora ex-contessa Re-
vello».
66
[A Ruggero Ragazzi,
ministro degli Affari Interni]
Libertà. Eguaglianza.
Milano. 14. Messidoro, a. vi. R. [2 luglio 1798]
Cittadino Ministro.
Ho ricevute le Carte, che dal Direttorio Es. mi sono per mezzo
vostro spedite da esaminare. Mi spiace che alle altre infermità del-
la mia costituzione e dell’età mia si è aggiunta una cateratta, che
m’ha recentemente privato dell’uso d’un occhio, e minacciami
anche l’altro. Dico ciò per giustificarmi se mi bisognerà per l’ese-
cuzione qualche giorno piu che altrimenti non occorrerebbe, non
potendo io al meno per ora insistere al leggere o scrivere conti-
nuato senza incomodarmi o nocermi gravemente. Vorrei in per-
sona dirvi quanto vi scrivo: ma le mie gambe non mi permettono
che brevissimo e lentissimo cammino; e mi rendono impossibile
il salire le scale. Del resto sarò sempre pronto ad impiegare in van-
taggio della Patria fino alle ultime reliquie1 de’ miei sensi e della
mia mente.
Salute e Rispetto.
Parini.
ASMi, Autografi Monti-Parini, cart. 178 (dove si conserva anche una copia,
anch’essa datata 14 messidoro). Autografo; bifoglio scritto sulla metà su-
periore della c. 1r, di mm 240 × 350; a tergo, sulla c. 2v: «Al Cittadino|Mi-
nistro degli affari interni».
Bortolotti 1900, p. 208, segnala che la risposta del Parini è dello stesso
giorno della comunicazione del Rasori, che però è dell’11 messidoro (29
1 reliquie: resti.
lettere 237
giugno; cfr. infra, in questa stessa nota). La lettera venne protocollata il
16 messidoro (4 luglio), col «N.º 4744./490. Sez. v.» (c. 2v).
La Commissione per la organizzazione dei teatri nazionali, presieduta
dal Parini, operò dal 9 ventoso anno vi (27 febbraio 1798) al 1º fiorile anno
vii (20 aprile 1799). Il programma (ASMi, Spettacoli pubblici, Parte Antica,
Teatri, Provvidenze generali, cart. 14; da questa fonte si ricavano tutti i do-
cumenti qui di seguito citati), firmato da Ruggero Ragazzi, ministro del-
l’Interno, venne approvato l’8 annebbiatore anno vi (29 ottobre 1797):
Nel tempo che le autorità superiori si occupano con ardore a formare un pia-
no di pubblica educazione, che imprima a grandi caratteri nelle menti della
gioventù i sacri principi della Libertà e della Uguaglianza e nei loro cuori
l’amore della Virtù e della Patria, il Ministero dell’Interno ha rivolta la sua
attenzione ai teatri.
Questa salutare istituzione, la quale istruì già le nazioni nella morale e nel-
la grand’arte di eccitare e correggere le passioni, senza temere gli abusi del
fanatismo, era presso noi divenuta la scuola dell’errore, dell’adulazione, e
del vizio. Il dispotismo, a cui torna meglio l’avere cittadini più corrotti che
virtuosi, più ignoranti che illuminati, più stolidi che ragionevoli, abbando-
nava volentieri questa scuola del sentimento alla sola speculazione di un avi-
do negoziante, il quale regolando il suo traffico sulla frivolezza e sulla cor-
ruzione del popolo e null’altro presentando al suo sguardo che il superbo
spettacolo della grandezza dei despoti, rendeva domestica e cara la servitù
e potentissimo l’impero della tirannide.
Volendo dunque il Direttorio esecutivo richiamare alla sua prima dignità
questa nobilissima instituzione, e sull’esempio de’ Francesi e de’ Greci, veri
e sommi maestri di Libertà, accendere negli animi de’ Cisalpini il fuoco e la
gara delle grandi e utili passioni repubblicane, mi ha autorizzato a proporre
il premio di quaranta zecchini a chi nel termine perentorio di due mesi dalla
data del presente avrà esibito al Ministro dell’interno il miglior progetto per
l’organizzazione dei teatri nazionali.
Cittadini! Ognuno di voi è debitore alla Patria dei suoi talenti. Il vero pa-
triottismo è inseparabile dal desiderio di soccorrerla co’ suoi lumi, e consa-
crare tutte alla pubblica felicità le sue cognizioni. Occupatevi dunque di que-
sto onorevole pensiero, secondate i disegni di un Governo che vi vuol tutti
educati virtuosi e felici, e l’amor della Patria più d’assai che la speranza del
premio guidi le vostre meditazioni sul proposto argomento.
1763
2. A Gian Luca Pallavicini – Il D.r Occelli al suo ritorno da Bologna – 17
agosto
1766
3. A Paolo Colombani – Fu per errore che esibii a V. S. Riv.ma il mio Mezzodì
– 10 settembre
1767
4. A destinatario ignoto – Voi sapete, ch’io son poltrone: non vi maravigliate
– 30 marzo
1768
5. Ad Antonio Greppi – Ella ascriva alla troppa gentilezza delle sue offerte –
13 settembre
6. A Pellegrino Salandri, segretario della R. Accademia di Scienze e Belle
Lettere di Mantova – È una fatalità, ch’io debba sempre risponder tardi –
12 dicembre
1769
17. A Saverio Bettinelli – Le lodi, che V. R. s’è degnata di pubblicamente com-
partirmi – 10 maggio
18. Al conte Johann Joseph Wilczeck – L’occhio di parzialità con cui V. S.
Ill.ma si è sempre degnata – settembre-ottobre
19. Al conte Carlo Firmian – Poichè l’U.mo Serv.re dell’E. V. il P.re Giuseppe
Parini – novembre-dicembre
10. Al principe Wenzel-Anton von Kaunitz-Rietberg – La squisitezza del
gusto, con cui l’Altezza Vostra sente – 16 dicembre
240 indice cronologico e incipitario delle lettere
1770
11. A Pellegrino Salandri, segretario della R. Accademia di Scienze e
Belle Lettere di Mantova – Le pochissime corrispondenze che io ho – 2
gennaio
1771
12. Al principe Wenzel-Anton von Kaunitz-Rietberg – Pervenute a’ Pro-
fessori delle Scuole Palatine le Medaglie – 7 aprile
13. A don Giuseppe Croce – In adempimento degli ordini di V. E. e della
Deputazione – 8 aprile
14. A don Giuseppe Croce – Sottopongo al giudizio ed alla direzione di V. S.
Ill.ma – 11 aprile
15. A Maria Teresa d’Asburgo – L’annunzio della preziosa concessione, che
la S. C. R. A. M. V. – 23 luglio
1773
16. A Girolamo Ferri – Basinii Parmensis Epistolam ex Bibliothecae huiusce
– Id. Jan. [13 gennaio]
17. A Giuseppe Paganini – Io mi trovo in un’aria felicissima, in un paese
amenissimo – 13 luglio
18. Al conte Carlo Firmian – Ardisco di scrivere con mano incerta all’E. V. –
5 dicembre
1774
19. A destinatario ignoto – Tu non potevi mai farmi un favore più grande –
30 gennaio
20. Al principe Sigismondo Chigi – Io non ho ritenuto veruna copia di quei
versi – [gennaio-febbraio]
21. A Giuseppe Paganini – Saluto te e tua moglie. Desidero che stiate bene –
9 agosto
22. Ad Angelo Mazza – Io sono reo presso di V. S. Ill.ma d’un tale eccesso – 14
agosto
23. A Giuseppe Paganini – Nell’atto che io era per iscriverti con un’occasione
– 8 settembre
24. A Giuseppe Paganini – Fra poco tempo non avrò più il piacere nè meno –
12 settembre
25. A Giuseppe Paganini – Con tutta la cordialità ringrazio te e tua moglie
– 25 settembre
26. A Giuseppe Paganini – Non voglio trascurare anche questa volta l’occa-
sione – 1 ottobre
indice cronologico e incipitario delle lettere 241
1775
27. Ad Antonio Greppi – Perchè V. S. Ill.ma s’interessa tanto per la salute – 17
agosto
1776
28. Ad Angelo Teodoro Villa – Ho ricevuta e fatta comunicare la vostra al
Sig.r Prevosto – 16 gennaio
29. Al conte Carlo Firmian – Mi sono più volte presentato all’anticamera di
V. E. – 21 luglio
30. Al conte Johann Joseph Wilczeck – La perfetta conoscenza che io ho del
carattere di V. S. Ill.ma – [1776]
1777
31. A Gioachino Pizzi, custode generale d’Arcadia – L’onor singolare, che
cotesto illustre Corpo dell’Arcadia – 17 maggio
32. A Giuseppe Zanoia – Ebbi il tuo invito di venire alla tua Omegna – 18
ottobre
1778
33. A Durante Duranti – Appena potei scorrere, come ho fatto avidamente –
17 aprile
34. A Giovan Battista d’Adda – L’illustre consesso, di cui V. S. Ill.ma è così
degno – 6 giugno
35. Ad Antonio Greppi – Al solo sentirmi annunciare il cameriere di V. S.
Ill.ma – 17 giugno
1779
36. A Saverio Bettinelli – Un ostinato dolor di testa che da più giorni mi
afflige – 24 febbraio
37. A Saverio Bettinelli – Agli antichi debiti, che ho verso V. S. Ill.ma – 27
febbraio
38. A Pietro Secco Comneno – Il Tedesco della Zecca, che come più abile ho
scelto – [giugno in.]
1780
39. Ad Antonio Greppi – Il dottore Giovanni Risi, fratello del fiscale – [gen-
naio]
40. A Gian Rinaldo Carli – Co’ Signori che mi onorano de’ loro riguardi –
[1770-1780]
242 indice cronologico e incipitario delle lettere
41. A Gian Rinaldo Carli – E dal S.r Conte Fiscale fratello, e dal S.r Conte
Melleri – 22 aprile
42. Al conte Carlo Firmian – La Società Patriotica mi ha dato l’onorevolis-
simo incarico – 26 dicembre
1781
43. A Francesco Griselini, segretario della Società Patriotica – Mi sono
sempre gloriato d’ubbidire alla Società Patriotica – 2 gennaio
44. A Giovan Battista Corniani – Una lunga malattia di capo, che m’ha
influito sopra la mente – 15 giugno
1783
45. All’arciduca Ferdinando d’Austria – Nella imminente Provvista de’
Benefici semplici vacanti – [1783]
46. Al conte Johann Joseph Wilczeck – Nella imminente Provvista de’
Benefici Semplici vacanti – [1783]
47. All’arciduca Ferdinando d’Austria – Nella presente vacanza del Benefi-
cio Semplice eretto – 17 settembre
48. A Carlo Castone Della Torre di Rezzonico – Non posso che commen-
dare l’eleganza la copia e l’evidenza – [1783]
1784
49. A Paolo Frisi (?) – L’Abate Buchetti persona colta e gentile, deve andare –
13 aprile
1788
50. A Giacomo Rezia – La graziosa amicizia, di cui mi avete sempre onorato
– 20 marzo
51. Ad Antonio Mussi – L’Ab.e Ron[n]a, il quale trovasi in cotesto Seminario
– 10 novembre
1789
52. A Silvia Curtoni Verza – Dovrei vergognarmi d’essermi lasciato prevenir
– 22 gennaio
53. A Silvia Curtoni Verza – Temo che se io ho fatto male lasciandole deside-
rare – 25 febbraio
54. A Silvia Curtoni Verza – Viene costì il Cavalier Guarini gentiluomo di
Romagna – 12 marzo
1791
55. Al card. Angelo Maria Durini – Io scrivo momentaneamente fra l’agita-
zione del sentimento – [1791]
indice cronologico e incipitario delle lettere 243
1792
57. Al conte Johann Joseph Wilczeck – L’U.mo Serv.re di V. E. il Prof.e Parini
trovasi già – marzo-aprile in. 1792
58. Al conte Francesco Pertusati – Il Parini U.mo Serv.re di V. S. Ill.ma ha
presentito – 9 agosto
1793
59. Al conte Johann Joseph Wilczeck – Mi viene spedito da Bologna
l’annesso Foglio – 23-31 maggio
60. Al consigliere Pompeo Signorini – Per il corso d’anni venticinque, io
sono sempre stato – 8 novembre
1795
61. Al conte Francesco Pertusati – Il Prof.e e Sopraintendente delle R. Scuole
di Brera – 31 maggio - 15 giugno
62. Al marchese Febo d’Adda – Se la bontà, con la quale V. S. Ill.ma ha accet-
tati que’ pochi – 23 giugno
63. A Giuseppe Bernardoni – Una invincibile mia pigrizia a scriver Lettere
ha fatto che – 11 novembre
64. A Francesco Pertusati, deputato del Pio Albergo Trivulzio – La bontà
e la cortesia, che unite a tant’altre virtù morali – 6 febbraio [1792-1796]
1797
65. A Diodata Saluzzo Roero – Disposizioni naturali, educazione, studio,
fantasia – 12 febbraio
1798
66. A Ruggero Ragazzi, ministro degli Affari Interni – Ho ricevute le
Carte, che dal Direttorio Es. mi sono – 2 luglio
I NDIC E DEI DES TI NATARI *
* Il presente Indice registra tutti i nomi (eccettuato quello del Parini) citati in
ogni parte del volume, compresa l’Introduzione e la Nota al testo (non però il §
Ringraziamenti), con rinvio alla pagina. Il maiuscoletto segnala i nomi occorrenti
nelle lettere pariniane. I corrispondenti non sono registrati per le lettere a loro de-
stinate (per questi si rinvia all’Indice dei destinatari).
246 indice dei nomi
Bortolotti, Vincenzo 73-74, 106, 121, Contrario («Contrarius»), Andrea
217 115
Bossi, Gianmaria 147-148 Corbellini, Pietro 81
Bossi, Giuseppe 158 Corilla Olimpica, vedi Morelli Fer-
Branda, Onofrio 41, 58, 61-62, 87 nandez
Brunori, Lidia 176 Corniani, Giovanni Battista 17, 48,
Buchetti, Luigi Maria 61, 194- 118, 161, 180, 184-185
196 Corte («Corti»), Ilario 109,
128-129
C agnoni, Domenico 170-172 Costa, Gustavo 195
Calvi, Felice 55 Cristiani, Beltrame 76, 98
Calvi, Jacopo Alessandro 81 Croce, Giuseppe 46, 105, 107-109,
Calzabigi, Ranieri 138 111-112, 129
Carducci, Giosue 18, 50, 148 Curtoni Verza Guastaverza,
Caretti, Lanfranco 57 Silvia 11, 18-20, 52, 66, 68, 202-
Carli, Gian Rinaldo 13-14, 111- 203, 206-210
112, 135, 160-161, 167, 174-178, 182 Cusani Litta, Placida 205, 207
Carli, Girolamo 175, 177 Custodi, Pietro 48
Casali, avvocato, 21, 128
Casati, Apollonio 233 D’Adda, Febo 16, 227-228
D’Adda, Giovan Battista 163
Caspani, Carlo Francesco 42
D’Ancona, Alessandro 50
Castelbarco, Carlo Ercole 118, 230
Daverio, Michele 111, 116
Castelbarco, Maria di, vedi Litta
De Gubernatis, Angelo 210
Arese Castelbarco Visconti
Della Torre di Rezzonico, Carlo
Castelbarco Simonetta, Francesca Castone 17, 185, 193
117 De Marchi, Emilio 56
Castelbarco Visconti, Costanza 195 De Necchi Aquila, Giuseppe 118
Castelli, Giuliano 152, 154 Denina, Carlo 132
Castiglioni, Giuseppe 119 Dossi, Carlo 56
Castiglioni, Paola, vedi Litta Du Boccage, vedi Boccage
Castiglioni Duca di Parma, vedi Ferdinando
Catalani, Giovanni 69 di Borbone
Cesarotti, Melchiorre 132, 200 Dugnani, Giulio 196
Ceva, Tommaso 89 Duranti, Carlo 161
Chandler, Simon Bernard 194 Duranti, Durante 17, 161, 177,
Chigi, Sigismondo 125-127 183-185
Cicognini, Giuseppe 111 Durazzo, Giacomo Pier France-
Coburgo, principe, 221 sco 165
Colla, Giuseppe 125-126 Durini, famiglia, 53, 211
Colombani, Paolo 15, 77-79 Durini, Angelo Maria 66, 118, 127,
Condorcet («Condorçet») 200, 211-212, 228
Jean-Antoine-Nicolas de Durini, Carlangela 211
Caritat, marquis de, 194-196 Du Tillot, vedi Tillot
indice dei nomi 247
Ercole («Hercules») d’Este 115 Gambarana, Gioachimo 232
Gambarelli, Agostino 125, 131, 157,
Ercole iii Rinaldo d’Este, duca di
Modena e Reggio, 112, 246 196, 214, 230
Esopo («Aesopus») 115 Garbagnati, Gaetano 163
Gaza, Teodoro 114-116
Facchetti, Baldassarre 231- Gioia, Melchiorre 238
232 Giovenale 159
Facchetti, Francesco 232 Giulini, Giorgio 42
Giunchi, Paolo 157
Facchetti, Giacomo 232
Giuseppe ii, imperatore, 96, 108
Fairfax Murray, Charles 123
Gluck, Christoph Willibald von
Farina, Francesco 200
138
Fe, capitano, 85
Godard («Goudar»), Luigi
Ferdinando d’Austria, arcidu-
(Cimante Nicenio) 155-157
ca, 49, 107, 110-112, 126, 129, 181,
Gozzi, Carlo 10
186, 208, 225 Gozzi, Gasparo 13
Ferdinando di Borbone, duca di Gozzi, Giambattista 13
Parma e Piacenza, 96, 126 Gravisi, Girolamo 176
Ferri («Ferrius»), Girolamo 12, Graziosi, Antonio 77-79, 184
66, 113-116 Greppi, Antonio 13-14, 83-84, 124,
Finatti, Lorenzo 197-198 135, 165, 176-177
Firmian, Carlo Giuseppe Got- Griselini, Francesco 12, 78-79, 179-
tardo 13, 43, 84, 90-92, 95-96, 180, 182
98, 100-101, 106-109, 112, 116, 121- Grossi, Tommaso 11, 56
122, 135, 152-154, 173, 178, 188, 197 Guarini, cavaliere, 209-210
Fogliazzi, Francesco 84 Guarnieri, Paolo Emilio 165, 171,
Fogliazzi Angiolini, Teresa 84, 124, 176
138, 173 Guastalla, Viviano 89
Foresti, Arnaldo 118 Guicciardi, Diego 13
Foscolo, Ugo 48, 203
Francesco iii d’Este, duca di Mo- Harrach, Ferdinand Bonaventu-
dena e Reggio, 126, 171 ra von 76
Francesco Stefano di Lorena, im- Hasse, Johann Adolph 153
peratore, 111 Hercolani, Filippo 81
Franchi, Giuseppe 188-189
Frisi, Paolo 98, 171, 194-196 Imbonati, Carlo 207
Frugoni, Carlo Innocenzo 157, 193 Irico, Giovanni Andrea 86-87
Fuentes, Remigio 43
Fumagalli, Giuseppe 54 Kaunitz-Rietberg, Wenzel-An-
ton von 45-46, 55, 66, 68, 83-84,
Gadda, Carlo Emilio 56 95, 100-101, 106-109, 112, 124, 135,
Galeani Napione, Gian Francesco 171
132 Kevenhüller, Leopoldina 228
Galeazzi, Giuseppe 43, 90 Knoller, Martin 188-189
248 indice dei nomi
Lemene, Francesco de 89 Mellerio, Giacomo 177
Mellerio («Melleri»), Gio-
Linati, Carlo 51, 56
Longo, Alfonso 41, 237-238 vanni Battista 177
Litta Arese, Giulio Pompeo 230 Melzi, Carlo 191
Litta Arese Castelbarco Visconti, Melzi, Vittorio 232
Maria 207, 230 Metastasio, Pietro 138, 152-153,
Litta Castiglioni, Paola 119, 188
205, 207, 230 Mollo («Molo»), Gaspare 222
Longo, Alfonso 41, 237-238 Monti, Vincenzo 114, 126, 203
Morei, Michele Giuseppe 157
Lorenzi, Bartolomeo 203
Morelli, Eugenio 81
Morelli Fernandez, Maria Madda-
M affei, Scipione 85-87 lena (Corilla Olimpica) 157
Maggi, Carlo Maria 89
Morgana, Silvia 58
Maggi, Giampaolo 13
Mozart, Wolfgang Amadeus 126,
Majer, Francesco 176 153
Malatesta, Sigismondo 114 Muoni, Damiano 53, 121
Malvezzi, Aldobrandino 195 Mussi, Antonio 118, 200
Manzoni, Alessandro 11, 56, 86, 159 Mussi, Teresa 18, 20, 68, 117-118,
Marelli Giuseppe, tipografo, 131, 131, 139-144, 147-148
214
Maria Beatrice d’Este, duchessa di Napoleone i Bonaparte, impera-
Modena e Massa, 112, 126, 167, tore dei Francesi, 103, 182
208 Noverre, Jean-Georges 138
Maria Teresa, arciduchessa, 208
Maria Teresa d’Austria, imperatri- Occelli, dottore, 75-76
ce, 14, 18, 45, 66-67, 76, 96, 107, Occelli, Fabrizio 76
99-100, 103, 106-107, 110-111, 118, Occelli, Francesco Gioioso 76
171, 178-182 Occelli, Giuseppe Giovanni 76
Marini, Tommaso 126 Occelli, Lamberto 76
Martello («Martelli»), Pier Odescalchi Chigi, Flaminia 126
Jacopo 16, 85-87 Oltrocchi, Baldassarre 115
Martini, vedi Knoller Orazio 118, 159
Martini, Pietro 215, 216 Orcesi, tipografo, 215
Mascheroni, Lorenzo 41, 200, 237- Ordogno de Rosales, Giuseppe 232
238 Osio, Roberto 114
Mauro, Giuseppe 233
Mazza, Angelo 11-12, 16-17, 21, 66, Paganini, Giuseppe 15, 20-21,
131-132, 135 52-53, 55-57, 117-118, 136, 138, 142
Mazzetti, Antonio 100 Paganini, moglie di, 21, 117, 128,
Mazzoni, Guido 46, 51, 57, 67, 96, 134, 139, 144
117, 121, 179, 223, 232 Paisiello, Giovanni 126
Méhégan, Guillaime-Alexan- Pallavicini, Gian Luca 13, 15, 76, 148
dre de 16, 88-89 Paoli, Pasquale 196
indice dei nomi 249
Paradisi, Giovanni 11, 13 Richino («Ricchini») Malate-
Parini, Giuseppe, incisore, 44, 157 sta, Giuseppe 152, 154
Parini («Parina») Latuada, Risi, Giovanni 20, 123-124, 173
Anna Maria 73 Risi, Girolamo 124
Pasini, Ferdinando 55 Risi, Paolo 124
Passeroni, Gian Carlo 134-135, Riva, Giambattista 81
176 Ronna, Tommaso 199-200
Patetta, Federico 111 Rosa, Michele 62, 113, 115-116
Pecchiai, Pio 172 Rousseau, Jean-Jacques 135
Pecci, Nicola 111, 114-116 Rubbi, Andrea 48, 167, 184
Pecis, Giuseppe 92, 96-98, 111
Perini, Giulio 13 S ala, Giuseppe 233
Persio 159 Salabue, Maurizio 80-81
Pertusati, Carlo 118 Salandri, Pellegrino 10-11, 16, 18, 87,
Pertusati, Francesco 217-219, 103-104, 149
225-226, 232-233 Saluzzo Roero, Diodata 12, 17, 49,
Piantanida, Francesco 233 117, 235
Piermarini, Giuseppe 176 Salvadori, Angelo 152, 154
Pietrino 21, 128 Salveraglio, Filippo 50, 212, 232
Pindemonte («Pindemonti»), Sanesi, Ireneo 81
Ippolito 12, 17, 48, 90, 200, Sartirana, Francesco 111
203, 206-207 Savioli Fontana, Ludovico 220
Pini, Ermenegildo 171, 180 Schaffgotsch, Antonietta 195
Pizzi, Gioachino (Nivildo Amarin- Scotti, Cosimo Galeazzo 13
zio) 18, 156-157 Secco («Secchi») Comneno,
Plinio 192-193 Pietro 170-171, 179-180, 187
Pozzobonelli, Giuseppe 66, 74, 122, Serbelloni Ottoboni, Maria
196 Vittoria, duchessa, 118,
Preti, Ludovico 157 194-196
Sertori, commissario, 237
Quadrio, Francesco Saverio Signorini, Pompeo 223-224
85, 87 Silvestri, tipografo, 48
Soave, Francesco 89
Ragazzi, Ruggero 237 Sopransi, Luigi 232
Rasori, Giovanni 236, 238 Sormani, canonico, 122
Reina, Francesco 11-12, 18, 37, 41, Sormani, Giuseppe 232
48-49, 51, 53, 86, 118, 125-126, 157- Spaggiari, William 131
158, 163, 176, 179, 182, 184, 210, Spallanzani, Lazzaro 197
212, 235 Speranza, Domenico 176
Rezia, Eugenia 197 Sperges, Joseph von 151, 154
Rezia, Giacomo 197 Stampa, Carlo Gaetano 74
Rezzonico, vedi Della Torre Stoppani, professore, 54
Riccardi («Ricardi»), fratelli, 163 Strozzi, Camilla 203
250 indice dei nomi
Taverna, Cesare 233 Verri, Alessandro 126, 175, 195
Teotochi Albrizzi, Isabella 48, 203 Verri, Gabriele 76
Teresina 21, 133-134, 137 Verri, Pietro 42, 84, 90, 118, 126-127,
Tillot, Guillaime du 96, 101 129, 171, 177, 195
Tissot, Samuel-Auguste- Verza Guastaverza, Francesco 203
André-David 133, 135, 197 Vianello, Carlo Antonio 73-74, 176
Tognina 21, 128 Vicinelli, Augusto 43, 50
Torti, Giovanni 159 Villa, Angelo Teodoro 18, 84,
Travelli, Luigi 13 86-87, 148-149
Trivulzi, Giorgio Teodoro 233 Vismara, Carlo 54
Trivulzio, Girolamo 148 Vittorio Amedeo iii, re di Sarde-
Trogher, Leopold 152, 154 gna, 208
Tron, Cecilia 207 Vittorio Emanuele i, re di Sarde-
Trotti Bentivoglio, Lorenzo gna, 208
Galeazzo 194-196 Volta, Alessandro 197
Trotti Bentivoglio, Ludovico 195
Trotti Taverna, Paola 196 Wilczeck («Willececk»), Jo-
hann Joseph 45, 49, 95-98, 150,
Valmaggi, Luigi 50 153, 188, 217, 220-221, 232
Vambianchi, Carlo 106, 108 Winckelmann, Johann Joachim 193
Vannetti, Clementino 11-13, 17, 207
Vedani, Pietro 232 Zanoia, Giuseppe 20, 158-159
Velluti, Placido 177 Zingarelli, Nicola 237
comp osto i n c a r att e re da n t e m on otype da lla
fabr iz i o se rr a e d i to re, p i sa · ro m a .
sta m pato e ri l e gato n e l la
t i p o g r a f i a d i agna n o, ag na n o p i sa no (pisa ).
*
Aprile 2013
(cz 2 · fg 21)
ED I Z I O N E NA Z I O NALE
DEL L E O P E R E D I G I U S E P P E PARIN I
Istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (D. M. 2 giugno 1999)
d i retta da g io rg io ba roni