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DELLA LETTERATURA
EUROPEA
Collana diretta da
NUCCIO ORDINE
Traduzione e note di
Roberto Gigliucci
BOMPIANI
ISBN 978-88-587-9879-9
www.giunti.it
www.bompiani.it
Os Lusíadas / I Lusiadi
1. Classicismo e universalismo
Il modo in cui Luís de Camões riceve la tradizione letteraria, e con questa e
attraverso questa crea una nuova poesia, fa di lui uno dei maggiori poeti di
sempre. Un fatto di tal genere è tanto più straordinario, in quanto si tratta
di uno scrittore inserito nel grande sistema del Classicismo. In realtà, la
pratica letteraria del Classicismo è vincolata a una serie di norme consacra-
te da trattati di poetica specifici che eleggono come modello un congiunto
di testi e autori selezionati, ai quali è attribuito un valore supremo. Questi
devono essere seguiti e imitati con l’obiettivo di attingere un perfetto equi-
librio formale e semantico. È a partire da questa tradizione, nella quale
Camões si inserisce, che egli costruisce il nuovo.
La sua opera rispecchia una conoscenza stupefacente dei grandi autori
della letteratura classica, dei teologi medievali, della letteratura porto-
ghese e di altre letterature iberiche, così come degli umanisti e dei nomi
più illustri del Rinascimento italiano. Alla profondità con cui domina
questo vasto territorio del sapere, Camões associa un’agilità e una sotti-
gliezza che gli permettono di penetrare nelle sue regioni più recondite.
Ciò che lo distingue, e lo pone ad un livello più alto rispetto ai letterati
del suo tempo, è la forma con cui interroga quella stessa tradizione del
Classicismo, indagando e identificando con precisione e fi nezza i suoi
punti di sutura, per creare un universo poetico deviante e perturbato
(desassossegado, come lo dirà Fernando Pessoa, il poeta dell’eteronimia),
collocato nella ricerca di un altro equilibrio: sempre in procinto di es-
sere raggiunto, ma sempre rimandato. L’intensità di una ricerca tanto
determinata quanto inquieta fa di Camões uno dei grandi poeti della
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modernità che per questo continua a vivere in mezzo a noi, come succe-
de con i classici.
Camões ha vissuto in un tempo di scoperte straordinarie e di cambiamen-
ti cruciali per la storia dell’umanità. L’esplorazione dei meandri dell’uo-
mo moderno, delle sue debolezze e del suo eroismo, che il poeta compie
a partire dalle declinazioni del Classicismo, non può essere veramente
compresa senza le grandi esplorazioni che rivelarono nuove regioni del
globo e popolazioni di cui si ignorava l’esistenza fino ad allora. Se le pro-
fonde trasformazioni in atto, siano esse di ordine antropologico, religioso
o geografico, condussero al rinnovamento della visione del mondo di tutta
un’epoca, furono i viaggi oceanici dei portoghesi a mostrare al mondo, in
maniera pionieristica, la sua dimensione planetaria. E Luís de Camões,
poeta e viaggiatore oltre oceano, conobbe questa dimensione in prima
persona.
Un’esperienza eccezionale per il periodo in cui visse lo portò sulle rotte
marittime dell’Impero. Percorse la costa africana e visse in Asia per molti
anni, trattenendosi in Mozambico al suo ritorno. Ma la geografia dei suoi
itinerari fu anche linguistico-letteraria. I cammini intrapresi, che furono
quelli del colonialismo portoghese, coincidono con gli stessi descritti, da
allora fino ad oggi, dalla lingua che Camões coltivò in maniera straordina-
ria, cioè la lingua portoghese. Lungo questa strada la sua opera si riempie
di un simbolismo che si riversa nell’epoca post-coloniale.
Attualmente il portoghese è lingua ufficiale di Timor (Oceania), Macau
(Asia), Mozambico, Angola, Guinea Bissau, São Tomé e Príncipe, Capo
Verde (Africa) e Brasile (America del Sud), oltre che del Portogallo (Euro-
pa), e in tutti quei continenti, attualmente, si parlano lingue miste di base
portoghese, i creoli. Inoltre, flussi migratori molto attivi continuano a dis-
seminare la lingua nei più svariati angoli del mondo. Da questa prospetti-
va, Camões è un poeta portoghese in senso lato. La qualità espressiva del
suo discorso ha dato un contributo molto significativo alla costituzione
del modello linguistico-letterario di quella che è oggi la sesta lingua più
parlata nel mondo. La festa nazionale, in Portogallo, si commemora nel
giorno della morte del poeta, il 10 giugno, giorno in cui si celebrano con-
temporaneamente le comunità di lingua portoghese sparse per il mondo.
D’altronde, la stessa designazione di Camões come poeta vale come una
metonimia, poiché non ha scritto soltanto poesia, ma anche teatro e let-
tere in prosa.
VIII
IX
Nunca os nosso antiguos antecessores nem outros muito mais antiguos doutras
estranhas jeraçoens poderom crer que podia vir tempo que o nosso oucidente fora
do ouriente conhesido e da India pello modo que aguora he. Porque os escritores
que daquellas partes falarom escreverom dellas tantas fabulas por honde a todos
pareceo impossible que os Indianos mares e terras do nosso oucidente se podesem
navear.
(Esmeraldo 1991, pp. 375-376)
XI
Mai i nostri antichi antecessori né altri molto più antichi di altre strane generazioni
poterono credere che sarebbe potuto venire il tempo in cui il nostro occidente sa-
rebbe stato conosciuto dall’oriente e dall’India nel modo in cui lo è ora. Perché gli
scrittori che di quelle parti parlarono, scrissero d’esse tante favole, per cui a tutti
parve impossibile che i mari Indiani e le terre del nostro occidente si potessero
navigare.
XII
Camões si era formato con la lettura di quegli autori dell’Antichità che gli
umanisti italiani avevano portato alla ribalta, ai quali bisogna aggiungere
gli scrittori del Rinascimento, con un rilievo particolare al filone del poema
cavalleresco. Tutti questi materiali finiscono nel bagaglio di esperienze del
poeta, nel traversare un impero che dall’Europa si estende ai vari angoli
del mondo, ma in modo tale che quella stessa tradizione fungesse da soglia
che inaugurasse un nuovo capitolo del poema epico dedicato alla naviga-
zione oceanica (Marnoto Epica e Oceano, pp. 123-132). Reciprocamente, il
grande autore epico italiano, Torquato Tasso, non tralasciò di tributare a
Camões la propria ammirazione, come già si è detto sopra.
Il modo in cui il poeta portoghese «lavora» la tradizione del Classicismo
per costruire il nuovo rappresenta il punto culminante di un processo sto-
rico molto più vasto insediato sui rapporti luso-italiani. Una pluralità cul-
turale densa e in costante riconfigurazione, reattiva a una egemonia cen-
tralizzante del potere, conferisce all’Italia una straordinaria vocazione per
il contatto con il diverso. In realtà, lo stesso Umanesimo e lo stesso sistema
del Classicismo sono una matrice dotata di spazi di apertura che compren-
dono la propria riconfigurazione in funzione del terreno dove andranno
a germogliare. Quindi, l’humus del pionierismo portoghese nel campo
del sapere nautico e della costruzione di un mondo planetario risiede in
quell’appello originario allo sforzo dell’uomo lanciato dagli umanisti. Il
valore differenziale che lo sostiene spetta alla vocazione universalista della
cultura portoghese. «O universal é o local sem paredes», «L’universale è
il locale senza muri», scrive il poeta contemporaneo Miguel Torga (Torga
Diário, pp. 204, 327).
In questo senso, l’Universalismo corrisponde a un modo di dialogare con
il mondo che dà significato locale all’universale. Lo sottrae al suo orizzon-
te astratto, portandolo ai tempi e ai luoghi della storia. L’esplorazione di
nuove geografie, la relazione con popolazioni sconosciute e, inoltre, la resi-
stenza a climi insalubri e a giornate durissime, con un sentimento gregario
sedimentato dall’appartenenza a una delle più antiche nazioni dell’Euro-
pa, non possono essere totalmente intesi se non considerando una forma
mentis vincolata ai rapporti di alterità o, si direbbe, alla «personalizza-
zione» dell’altro. Non a caso, il maggiore poeta portoghese dopo Luís de
Camões è Fernando Pessoa, il poeta multiplo che porta dentro di sé varie
«persone» (il port. pessoa corrisponde all’it. «persona»), cioè gli eteronimi
in cui si è manifestato e che sono più di un centinaio.
XIII
2. Le rotte dell’impero
All’epoca di Camões, Lisbona era una delle più variegate città europee
(fig. 1). Commercianti e agenti finanziari arrivati da tutte le parti si incro-
ciavano con uomini di chiesa, navigatori in transito, avventurieri, schiavi,
animali esotici e spie, in una babele di lingue e genti. Si stima che in una
popolazione di 100.000 abitanti, 10.000 di questi provenissero da altre
parti dell’impero coloniale. Alla transizione di spezie, oro, argento, pietre
preziose, legnami esotici, cotone, piante tintorie, zucchero e schiavi prove-
Fig. 1. O chafariz d’el-rey no século XVI (La fontana del re nel XVI secolo).
Autore sconosciuto. Post 1550. Olio e tempera su legno, 93 × 163 cm.
Collezione Berardo, Lisbona.
XIV
Ao descarregar forão pesadas toda a pimenta e drogas: mandou El-Rey a seus offi-
ciaes fazer conta de todo o gasto dos tres navios e fazendas, e cousas que levárão,
e mercês e pagamentos dos Capitães e gente, (porque tudo ficará escrito) até parti-
rem de Belem: de todo feita a soma, e do que valia o retorno, se achou que de hum
se fazião sesenta.
(Correia Lendas 1975, vol. 1, p. 142)
Durante lo scarico sono stati pesati tutto il pepe e le spezie. Il re ha mandato i suoi
ufficiali a fare i conti della spesa delle tre navi e delle fattorie, e le cose che portaro-
no, e le merci e i pagamenti dei capitali e la gente (perché tutto rimarrà scritto) fino
alla partenza da Belem: fatta la somma di tutto, e di quello che ne vale il ritorno, si
verificò che di uno si facevano sessanta.
XV
Il Portogallo, una volta stabilizzate le sue frontiere terrestri nella metà del
XIII secolo, aveva davanti a sé l’oceano e dentro di sé l’appello all’avven-
tura che gli fremeva nelle radici celtiche. Il progetto di allargamento del
regno verso sud si concretizza con la seconda dinastia, di Avis. I figli del
suo primo re, D. João I, furono armati cavalieri dal padre durante la con-
quista di Ceuta (1415). Successivamente, D. Duarte continuò l’esplorazione
della costa africana in modo da dislocare il commercio con i musulmani
verso l’oceano. L’attrazione per il grande continente sentita da suo figlio, D.
Afonso V, gli valse l’epiteto L’Africano. Comandò la conquista di Alcácer-
Ceguer nel 1458 e di Assila nel 1471, battaglia in cui il futuro re D. João II
fu armato cavaliere, e in seguito occupò Tangeri. La corte portoghese era
famosa in tutta Europa non propriamente perché vi fossero adottati modelli
all’italiana, ma per il suo esotismo. L’abitudine delle donne di accomodarsi
su cuscini sistemati sul pavimento rimase nel corso dei secoli. I contatti
con le nuove culture erano anche materia di spettacoli per l’intrattenimen-
to dei cortigiani, con scenari e giochi di ispirazione navale. Il teatro di Gil
Vicente, che animò le corti di D. Manuel I e di D. João III, sfrutta spesso il
comico generato dai personaggi provenienti da varie parti dell’impero che
portavano sulla scena regia i propri costumi e le loro parlate.
XVI
Alla metà del XVI secolo il Portogallo deteneva un impero che si estende-
va dalle coste dell’Africa occidentale e orientale fino alla penisola indiana,
prolungandosi verso l’estremo oriente con zone di punta a Giava, nelle
Molucche, in Cina e in Giappone e che a Occidente comprendeva il litorale
del Brasile. Tuttavia, a una macchia geografica in aumento costante e dai
confini fluidi, non corrispose mai l’assunzione di un titolo imperiale da
parte dei monarchi portoghesi. Nel 1503 D. Manuel attribuì poteri di rap-
presentazione regia al primo viceré dell’India, D. Francisco de Almeida, e
da allora i territori orientali furono amministrati da viceré o da governatori
generalmente stabilitisi a Goa.
Le modalità di questa spinta andavano dall’insediamento di semplici agen-
zie commerciali, le fattorie, fino all’occupazione territoriale e alla conqui-
sta, con la costruzione di fortezze e chiese che trasportavano l’architet-
tura portoghese verso le regioni più remote, con l’istituzione di archivi
dell’amministrazione regia, la fondazione di scuole e perfino l’impianto
di tipografie. Le relazioni commerciali si stabilivano lungo la costa e solo i
missionari si avventuravano nell’entroterra dei continenti. I primi contatti
di Vasco da Gama con il zamorin di Calicut non furono propizi alla com-
prensione. Il secondo viceré dell’India, Afonso de Albuquerque, guerrie-
ro e diplomatico dalle larghe vedute, s’impadronisce dell’isola di Goa nel
1510, alleandosi strategicamente con il raja di Kochi, nemico del zamorin,
e l’anno seguente occuperà Malacca. Si lanciarono così le basi dell’impero
sud asiatico.
Le spezie erano commerciate in regime di monopolio dalla Casa da Índia,
l’entità regolatrice della loro distribuzione. Creata nel 1503 e installata nel
cuore di Lisbona, vicino al Tago e al palazzo reale della Ribeira, era con-
trollata dal re. L’agenzia commerciale di Anversa, ma anche quelle dell’An-
dalusia, di Venezia e di Bruges, ne organizzavano la vendita nei mercati
europei. Nei primi decenni del XVI secolo, la quantità di spezie trasporta-
ta per via oceanica soppiantò quella che arrivava per via terrestre. Venezia
si risentì inizialmente di questo cambiamento, ma i commercianti della
Repubblica si adattarono molto rapidamente alla nuova configurazione dei
mercati e passarono a fornirsi a Lisbona. Alla metà del secolo l’affluenza
delle spezie alla Casa da Índia cominciò a diminuire e lo stabilimento com-
merciale di Anversa venne chiuso.
Ciononostante, quando nel 1543 i portoghesi arrivarono nel sud del Giap-
pone, una nuova radiosa finestra si spalancò. L’empatia fra le due culture fu
XVII
immediata. Le relazioni fra Giappone e Cina non erano tollerate dai cinesi,
ma i portoghesi riuscirono a fondare una fattoria nella costa asiatica di
Macau. Molto abilmente stabilirono un ponte fra questi due mondi che vi-
vevano con le spalle girate l’uno all’altro, commerciando seta e porcellane
cinesi, armi, e dando appoggio alla costruzione navale e alla navigazione.
Contemporaneamente, in Europa arrivavano meravigliosi prodotti esotici,
e ancora oggi si possono ammirare, nelle collezioni appartenenti a vari
palazzi romani, degli oggetti decorativi in lacca, ceramica o legno portati
dall’Oriente dai viaggiatori portoghesi.
Al tempo stesso, tutti questi contatti erano accompagnati dall’attività mis-
sionaria che in questa fase fu rafforzata dall’intervento di un ramo della
chiesa energico, ben organizzato e di recente formazione, la Compagnia
di Gesù. La sua azione oltre-europea privilegiò precisamente l’Estremo
Oriente e l’America del Sud.
Sono vari i fattori che ostacolarono la continuità di questi successi. In Por-
togallo, un territorio metropolitano con meno di 100.000 km², non c’e-
ra forza lavoro sufficiente per occupare e dirigere un impero tanto vasto.
Inoltre, nella seconda metà del XVI secolo il dominio musulmano rag-
giungeva il suo apice, estendendosi dal nord ovest dell’Africa al sud ovest
asiatico, attraverso una macchia continua. Ma più di questo, la pirateria e
la concorrenza di altri paesi erano molto forti. Quando nel 1568 scoppiò
la rivolta olandese contro la Spagna degli Asburgo, esplosero gli attacchi
alle rotte portoghesi, il che portò a un cambiamento della strategia ul-
tramarina con lo sviluppo dell’esplorazione del Brasile e l’intensificazione
della penetrazione nell’Estremo Oriente. La situazione si aggravò quando
gli Asburgo presero il governo del Portogallo, in un sistema di monarchia
duale iberica, fra il 1580 e il 1640. D. João III e Catarina d’Asburgo, sorella
dell’imperatore Carlo V, ebbero una discendenza numerosa. Nonostante
questo, alla data della morte di D. João III, nel 1557, gli restava un nipote
di tre anni, D. Sebastião. Egli assunse il governo a 14 anni e nel 1578 az-
zardò la conquista di Alcácer-Quibir, dove il suo esercito fu decimato e il
giovane re perse la vita. Gli successe Felipe II d’Asburgo, con il titolo di
Filipe I de Portugal, che era nipote di D. Manuel da parte di madre, Isabel
de Portugal.
La forza di questo impero fu anche costruita e pagata con il regime di
schiavitù, uno dei suoi grandi motori. Nella costa nord dell’Africa veniva-
no catturati i berberi e in Africa subsahariana i neri appartenenti a varie
XVIII
Ó tu, celestial Padre, que com tua poderosa mão, sem movimento da tua divinal
essencia, governas toda a infinda companhia da tua santa cidade, e que trazes
apertados todolos eixos dos orbes superiores, distinguidos em nove esferas, mo-
vendo os tempos das idades breves e longas, como te praz!
Eu te rogo que minhas lágrimas nem sejam dano da minha consciencia, que nem
por sua lei daquestes, mas a sua humanidade constrange a minha que chore pie-
dosamente o seu padecimento. E se as brutas animalias, com seu bestial sentir,
por um natural instinto conhecem os danos de suas semelhantes, que queres que
faça esta minha humanal natureza, vendo assim ante meus olhos aquesta miseravel
companha, lembrando-me de que são da geração dos fi lhos de Adão!
No outro dia, que eram VIII dias do mês de agosto, muito cedo pela manhã por
razão da calma, começaram os mareantes de correger seus bateis e de tirar aqueles
cativos, para os levarem segundo lhes fora mandado; os quaes, postos juntamente
naquele campo, era uma maravilhosa cousa de ver, que entre eles havia alguns de
razoada brancura, fermosos e apostos; outros menos brancos […].
Mas qual seria o coração, por duro que ser podesse, que não fosse pungido de pie-
doso sentimento, vendo assim aquela companha? Que uns tinham as caras baixas
e os rostos lavados com lagrimas, olhando uns contra os outros; outros estavam
gemendo mui dolorosamente, esguardando a altura dos ceus, firmando os olhos
em eles, bradando altamente, como se pedissem acorro ao Padre natureza; outros
feriam seu rosto com suas palmas, lançando-se tendidos no meio do chão; outros
faziam suas lamentações em maneira de canto, segundo o costume de sua terra,
nas quaes, posto que as palavras da linguagem aos nossos não podesse ser enten-
dida, bem correspondia ao grau de tristeza.
Mas para seu dó ser mais acrecentado, sobrevieram aqueles que tinham cargo de
partida e começaram de os apartarem uns dos outros, a fim de poerem seus qui-
nhões em igualeza; onde convinha de necessidade de se apartarem os fi lhos dos
padres, e as mulheres dos maridos e os uns irmãos dos outros. A amigos nem a pa-
rentes não se guardava nenhuma lei, somente cada um caía onde o a sorte levava!
(Zurara Crónica, pp. 121-123)
XIX
O tu, Padre celestiale, che con la tua poderosa mano, senza movimento della tua
divina essenza, governi tutta l’infinita compagnia della tua santa città, e che porti
strette tutte le assi dei globi superiori, distinti in nove sfere, muovendo i tempi
delle età brevi e lunghe, a tuo piacere!
Io ti imploro che le mie lacrime non siano danno della mia coscienza, nemmeno
per la legge che questi seguono, ma la loro umanità costringe la mia a piangere
pietosamente per la loro sofferenza. E se i bruti animali, con il loro sentire bestia-
le, per un naturale istinto conoscono i danni dei loro simili, cosa vuoi che faccia
questa mia umana natura, vedendo così davanti i miei occhi questi miserabili,
ricordandomi che sono della generazione dei figli di Adamo!
In un altro giorno, che erano VIII giorni del mese di agosto, la mattina molto pre-
sto per ragioni di mare calmo, cominciarono i marinai ad arrangiare le loro barche
e a prendere quei prigionieri, per portarli dove era stato loro ordinato; i quali, mes-
si insieme in quel campo, erano una meravigliosa cosa da vedere, che fra di loro
c’erano alcuni di ragionevole bianchezza, belli e eleganti; altri meno bianchi […].
Ma quale sarebbe il cuore, per quanto duro possa essere, che non fosse punto da
pietoso sentimento, vedendo così quell’insieme di gente. Che alcuni avevano le
facce abbassate e i volti lavati da lacrime, guardando gli uni contro gli altri; altri
gemevano molto dolorosamente, sorvegliando l’altezza dei cieli, fermando gli oc-
chi su di essi, bramando altamente, come se chiedessero soccorso a Madre natura;
altri ferivano loro stessi il viso con le palme delle mani e si lanciavano distesi per
terra; altri facevano le loro lamentele cantando, secondo i costumi della propria
terra, le quali, posto che le parole della loro lingua non potessero essere intese dai
nostri, ben corrispondevano al grado di tristezza.
Ma per aumentare ancora il loro dolore, sopraggiunsero quelli che avevano l’in-
carico della partenza e cominciarono a separarli gli uni dagli altri, col fine di di-
stribuirli equamente dove c’era necessità di dividere i figli dai padri e le donne dai
mariti e i fratelli dai fratelli. Ad amici e a parenti non si garantiva alcuna legge,
semplicemente ognuno cadeva dove la sorte lo portava!
XX
XXI
XXII
XXIII
Si tratta del famoso planisfero di Cantino (fig. 2), che arrivò a Ferrara per
commissione di Ercole d’Este al suo ambasciatore a Lisbona, Alberto Can-
tino, da cui deriva il nome con il quale è conosciuta la bellissima mappa.
Fu elaborato furtivamente da un cartografo (o da vari cartografi) al corren-
te dei segreti della Casa da Índia, al quale fu pagata la somma smisurata di
12 ducati di oro.
A sua volta, dalla parte portoghese, i viaggi in Italia di membri della nobil-
tà e del clero erano una costante, in particolare le missioni diplomatiche.
L’esplorazione dei territori ultramarini poneva questioni delicate, relative
alla legittimazione dell’occupazione dei nuovi territori, e che esigevano una
prudenza particolare. Nel XIII secolo il papa Innocenzo IV aveva chiamato
a sé la responsabilità pastorale di tutta l’umanità, cosa che poneva il proble-
ma della conquista e dell’evangelizzazione di regioni fino ad allora scono-
sciute. Con la bolla Dum diversas (1452), Nicola V conferisce al Portogallo
la facoltà esclusiva di fare guerra agli infedeli, in una rinascita dello spirito
delle crociate, alla quale si aggiungeva il diritto di stabilire relazioni com-
merciali con coloro, e il dovere di evangelizzarli. Un tale sistema di diritti e
doveri è riaffermato dalla bolla Romanus Pontifex dello stesso papa (1455).
Tuttavia, la Spagna dei Re Cattolici, Isabella e Fernando, dopo che il ge-
novese Cristoforo Colombo ebbe raggiunto l’America centrale, rivendicò
la partecipazione al commercio ultramarino. Alessandro VI, il papa della
XXIV
famiglia Borgia nato vicino a Valencia, risolse il dissenso con la bolla Inter
caetera (1493), al che si seguirà la firma del trattato di Tordesillas (1494).
Questo trattato divideva il dominio del nuovo mondo fra due potenze, Por-
togallo e Spagna, sotto l’egida della chiesa romana. Prendendo come rife-
rimento un meridiano a ovest dell’arcipelago di Capo Verde, stabiliva che
l’area di influenza portoghese si situasse a est e quella di influenza spagnola
si situasse a ovest. Le negoziazioni per la firma si dilungarono. D. João II
insistette, strategicamente, nella dislocazione di questo meridiano verso est.
Fu però, di fatto, dislocato verso ovest, con conseguenze che si palesaro-
no nell’anno 1500. Quando Pedro Álvares Cabral approdò in America del
Sud, l’inclusione a pieno diritto del nuovo territorio nell’area di influenza
portoghese non poneva alcun dubbio. Si ammette che coste dell’America
del Sud fossero già state esplorate anteriormente, come afferma Duarte Pa-
checo Pereira nel già citato Esmeraldo de situ orbis (Esmeraldo 1991, p. 182).
Le navigazioni nella costa dell’America del Nord, compiute nel 1491 da
Pero de Barcelos e João Fernandes Labrador, lasciarono la loro impronta,
fino a oggi, nel nome nelle terre del Labrador. Anche questa successione di
vicende si inquadra nella possibile politica segreta dei viaggi oceanici.
Nel frattempo, le relazioni con Roma stavano diventando sempre più in-
tense. Le orazioni di obbedienza proferite davanti a ogni nuovo pontefice
non lasciavano in mani qualsiasi le eredità dell’Umanesimo e della diplo-
mazia portoghese (orazioni di Vasco Fernandes de Lucena, 1495; Fernan-
do de Almeida, 1493; Diogo Pacheco, 1505, 1514; Aquiles Estaço, 1560,
1574; António Pinto, 1566). Ma la più spettacolare e più riuscita missione
di questa epoca fu l’ambasciata d’obbedienza inviata da D. Manuel al papa
Leone X nel 1514, sotto la tutela di Tristão da Cunha, il navigatore che
avvistò le isole al largo della costa occidentale sudafricana che ancora oggi
portano il suo nome.
D. Manuel era un diplomatico abilissimo e comprese perfettamente l’im-
possibilità di competere con lo sfarzo del pontefice della casa dei Medici, se
il campo fosse stato quello dell’emulazione dell’Antichità. Di conseguenza,
spostò i termini della rappresentazione simbolica e delle offerte correlate
al dominio dell’esotismo ultramarino. Damião de Góis, nella Crónica do
felicíssimo rei D. Manuel (Góis Manuel, vol. 1, pp. 207-216), descrive in det-
taglio l’entrata del corteo nella città e il suo passaggio da Castel Sant’An-
gelo davanti a Leone X e altri membri della curia. In evidenza, un cavallo
con una sella proveniente dall’India, sulle cui anche stava in equilibrio un
XXV
4. La poesia
Il poeta e cortigiano Garcia de Resende, segretario dell’ambasciata dell’e-
lefante, fu il compilatore del Cancioneiro Geral. Questo grande volume,
al quale collaborarono circa 300 poeti, raccoglie la produzione elaborata
nell’ambiente della corte lungo un periodo che va dalla metà del XV secolo
fino alla data della sua pubblicazione, l’anno 1516. Nonostante la diversità
XXVI
XXVII
ascoltate. Scritta in prima persona da una voce femminile, nel segno della
Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio, l’opera è pervasa da
una sensibilità delicata e sofferente. La moltiplicazione dei livelli narrativi,
a cui si aggiunge il tono di una complicità che unisce le due narratrici inter-
ne, istituisce però una maggiore complessità strutturale. Boccaccio abban-
dona il circuito epistolare fra amante e amata dando voce a Fiammetta, ma
nonostante associ ad essa una interlocutrice femminile, cioè la sua serva,
questa rimane una figura sbiadita. Per contro, il modo in cui l’autore di
Menina e moça lavora l’organizzazione narrativa rende possibile l’impiego
di tonalità elegiache più profonde e sentite.
Bernardim fu anche autore delle prime ecloghe della letteratura portoghe-
se e scrisse una sestina che con tutta probabilità introdusse questa forma
nelle letterature iberiche. Continuò a usare esclusivamente il verso alla ma-
niera peninsulare, la redondilha, in una intersezione molto significativa fra
persistenze locali e novità provenienti dall’Italia.
In realtà, il passo decisivo nel senso del rinnovamento delle lettere porto-
ghesi fu compiuto da Francisco de Sá de Miranda, poeta e personalità fon-
damentale per le relazioni luso-italiane di questa epoca. Fu lui ad introdur-
re l’endecasillabo e il settenario (che, secondo il sistema metrico di conteg-
gio portoghese, corrispondono al decasillabo e al senario), il primo cultore
della terza rima, dell’ottava rima, del sonetto e della canzone petrarchesca,
così come, in ambito bucolico, del frottolato e della polimetria (Marnoto
Sá de Miranda). Dedicò due canzoni a Nostra Signora: una inserita nello
schema metrico dell’ultima composizione del Canzoniere di Petrarca, Vir-
gem formosa que achastes a graça (Sá de Miranda Poesias, pp. 87-92: Vergine
bella che trovasti la grazia); l’altra, intitolata À festa de Anunciação de Nossa
Senhora (Sá de Miranda Poesias, pp. 470-472: Alla festa dell’Annunciazione
di Nostra Signora), che segue lo schema di Chiare, fresche et dolci acque.
Quanto alla sestina, la acclimatò al metro della redondilha negli stessi ter-
mini di Bernardim. D’altronde, la tradizione peninsulare continuerà ad
essere coltivata con perseveranza da Miranda. La sua poesia illustra bene
un’autonomia creativa in relazione ai modelli del Classicismo italiano, poi
potenziata e ampliata da Camões. Scrisse in portoghese e spagnolo, come
era comune all’epoca.
Nonostante il modo in cui Sá de Miranda canta l’amore non obbedisca a
un unico modello, nella sua opera predomina, in termini concettuali e di
estensione, una nozione di amore come sentimento nefasto, di effetti profon-
XXVIII
damente negativi, che secondo il poeta sono quelli che si propagano fra gli
uomini. Uno dei domini in cui il legame con Petrarca si mostra più evidente
è quello che si riferisce ai contrari dell’amore, anche se la sua esplorazione
segue un processo totalmente differente, esponendo le incongruenze danno-
se della passione. In realtà, il pensiero del poeta si basa su principi razionali-
sti e su un moralismo nutrito delle grandi categorie del pensiero medievale.
Del resto, incontriamo nei suoi versi le prime descrizioni dettagliate della
figura femminile, elaborate a partire dall’apparato retorico petrarchesco.
Come altre figure del Rinascimento portoghese, anche Sá de Miranda
viaggiò fino in Italia, ma il suo soggiorno si prolungò per circa un de-
cennio, durante il quale ebbe l’opportunità di accompagnare l’attività dei
più avanzati ambienti letterari o perfino di convivere con alcuni di questi.
Tanto è vero che la formula «viaggio in Italia», nella storia della letteratura
portoghese, è associata in modo lapidario al suo soggiorno romano e all’in-
troduzione delle novità rinascimentali. Partì in qualità di segretario di D.
Miguel da Silva, il dedicatario del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, e
rimase in Italia per un periodo che probabilmente andò dal 1515 al 1526.
D. Miguel da Silva, che studiò all’Università di Siena, venne successiva-
mente nominato ambasciatore permanente presso la Santa Sede e visse a
Roma fra il 1515 e il 1525, mantenendo relazioni molto strette con membri
delle famiglie Medici, Farnese, Rucellai e Tolomei (Marnoto Cortegiano e
cortesão). Dopo essere tornato in Portogallo fu designato vescovo di Viseu
da Clemente VII, di cui era stato famigliare. Nel 1540, sapendo che stava
per essere nominato cardinale, titolo ambito dal fratello più giovane di D.
João III, D. Henrique, fuggì in Italia.
La scelta di Baldassarre Castiglione di dedicare a lui Il libro del cortegiano
è un altro tassello ad illustrare la vicinanza dei rapporti fra le due culture.
L’impegno mecenatico di D. Miguel da Silva gli valse anche altri onori let-
terari. Una delle prime opere in greco pubblicate a Roma, gli Attici eloqui
elegantie, di Thomas Magister (1517), si apre con un epigramma encomia-
stico di Lattanzio Tolomei, che celebra la generosità dell’umanista porto-
ghese. Gli vengono dedicati anche Il Petrarcha, nell’edizione fiorentina dei
Giunti (1522), nonché il dialogo Il Polito (1525) di Claudio Tolomei, cugino
di Lattanzio, sottolineando la dedizione dell’ambasciatore portoghese alla
città di Siena.
Una delle più assidue compagnie di D. Miguel da Silva era Giovanni Ru-
cellai, familiare di Leone X. Il suo ruolo nel campo del recupero moderno
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chi lo ha captato nel racconto L’amore di Don Pedro dei Volatili del Beato
Angelico, Cecil Balmond lo ha ridisegnato in uno dei ponti di Coimbra, al
quale ha dato il nome della coppia di amanti.
A differenza di António Ferreira, Pero de Andrade Caminha scrisse poesia
tanto in portoghese quanto in castigliano, usando forme metriche penin-
sulari e italiane. Si formò nell’ambiente di corte, rimanendo legato alla
casa dei duchi di Bragança, insediata a Vila Viçosa, nell’Alto Alentejo, e
alla corte regia, ottenendo molti benefici. La sua poesia nasce, quindi, dal
rinnovato ambiente di aristocrazia cortigiana.
Oltre ad aver scritto varie sestine in verso decasillabo, Caminha fu il primo
cultore della ballata. Il manoscritto della British Library, dedicato a D.
Francisca de Aragão, che deve essere stato copiato da un amanuense di
merito sotto la vigilanza dello stesso poeta, costituisce un elegante can-
zoniere petrarchesco formato da tre centinaia di composizioni. Nella sua
impostazione prevalgono relazioni di omogeneità sequenziale fra testi, il
che è correlato alla subalternizzazione di un supporto narrativo o referen-
ziale di circostanza. Questa misura generale, alla quale sono sottratte spie
di tempo o di spazio e quindi applicabile alle più diverse situazioni, è molto
tipica di un ambiente di corte rarefatto.
A sua volta, André Falcão de Resende frequentò l’Università di Coimbra
e quella di Evora. Scrisse poesia in latino e in volgare, usando sia forme
metriche peninsulari che italiane. Si distinse come traduttore di Orazio, di
cui rese in portoghese 34 odi. André Falcão de Resende possedeva perfetta
nozione del fatto che il prestigio della poesia dei greci e latini e del Petrarca
fosse da mettere in parallelo con quello dei poeti del suo tempo.
Questa breve panoramica della poesia lirica del tempo di Camões non
sarebbe completa senza un riferimento a Diogo Bernardes (1530-1594?).
Pubblicò tre volumi di poesia nell’ultimo decennio del XVI secolo, Várias
rimas ao Bom Jesus (1594), O Lima (1596) e Rimas várias. Flores do Lima
(1597). Le circostanze in cui furono stampati, la ripetizione di alcune po-
esie di volume in volume e il rispettivo ordine hanno causato alcune per-
plessità, alle quali si aggiunge una certa incertezza quanto alla data della
morte del poeta. Inoltre, esistono varie composizioni, in particolare dei so-
netti, che sono simultaneamente attribuite a Diogo Bernardes e a Camões.
Questo secolare problema ha appena ricevuto una soluzione definitiva (So-
netti), la quale permetterà agli studi su Camões di compiere grandi passi
in avanti.
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XXXIII
5. La prosa
Uno dei filoni più originali della prosa portoghese del XVI secolo è quello
della letteratura di viaggio. Il contatto con popolazioni, costumi, lingue e
territori assolutamente insoliti era talmente straordinario che non poteva
non essere raccontato. Ma questa registrazione aveva anche uno scopo prag-
matico, in quanto guida propedeutica per la graduale comprensione e per
l’istituzione di un dialogo sempre più vicino ad altre realtà antropologiche. I
portoghesi avevano abitudini di stretta convivenza con gli abitanti del Nord
Africa, i cosiddetti mori. Tuttavia, avanzando verso il sud lungo la costa
cominciarono anche a realizzare che le popolazioni incontrate erano molto
diversificate e cominciarono quindi a distinguere genti, lingue e costumi.
Letteratura di viaggio è una designazione oltremodo ampia che include
una grande varietà di scritti, con maggiore o minore grado di investimento
retorico. È molto sottile la linea di frontiera che separa testi letterari da
testi non letterari, i quali possono essere puramente e semplicemente con-
siderati fonti documentarie sprovviste di una portata retorica.
Portolani, diari di bordo o libri di marineria riportano in forma quasi li-
neare il percorso compiuto e le tecniche di navigazione utilizzate, dando
informazioni essenziali sui territori e le popolazioni. I primi portolani de-
scrivono la costa africana, come nel caso di quello elaborato da Valentim
Fernandes. Il suo non è un manoscritto compilato con particolare cura,
così come non lo sono molti altri, scritti currente calamo. Tuttavia, i por-
tolani dell’India di D. João de Castro contengono osservazioni di metodo
particolarmente acute riguardo la relazione fra osservazione della natura e
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XXXVI
pliate del 1562, 1565, 1570, ecc., e varie traduzioni. Inoltre, queste missive
lanciavano un appello estremamente coinvolgente alla partecipazione nelle
attività missionarie.
Tuttavia, le pubblicazioni più lette erano di gran lunga gli opuscoli con
resoconti di naufragi. Questi piccoli libriccini, con uno scarso numero
di pagine, raccontavano drammi di naufragi e infortuni marittimi in un
linguaggio diretto ed emozionante. Alcune delle narrative uscirono dalla
penna di scrittori di alto rango, come Diogo do Couto o João Baptista
Lavanha, altre da talenti più modesti. Furono poi raccolte da Bernardo
Gomes de Brito nella História Trágico-Marítima (1735-1736, 2 voll.).
Insieme a questo filone si sviluppò la storiografia ufficiale, tutelata dai mo-
narchi regnanti, che mirava alla raccolta e alla compilazione sistematica di
informazioni e documenti relativi alle varie parti dell’impero. La forma di
organizzazione più comune è la divisione in decenni. Nello stesso tempo
in cui si imita il modello storiografico usato da Tito Livio per scrivere la
storia di Roma, si esaltano le imprese dei portoghesi al di sopra delle glorie
del passato.
Il primo storico che spicca in questo periodo è Fernão Lopes de Castanhe-
da, autore della História do descobrimento e conquista da Índia pelos por-
tugueses. Questo grande progetto era organizzato in funzione delle cam-
pagne dei successivi viceré e governatori dell’India, a partire dal primo,
D. Francisco de Almeida (1505-1509). Dei dieci libri in cui si divideva,
ne furono pubblicati otto fra il 1551 e il 1561. Le già nominate Lendas da
Índia, di Gaspar Correia, danno molta attenzione ai grandi sforzi e agli
ingenti sacrifici richiesti dalle imprese orientali. Seguono allo stesso modo
l’azione dei vari viceré, ma i quattro tomi rimasero inediti. Invece, le Déca-
das di João de Barros si distinguono per l’attenzione posta alla raccolta di
documentazione e per l’erudizione del suo autore, dotato di una solida for-
mazione umanista. Le prime tre Décadas furono pubblicate nel 1552, 1553
e 1563, mentre la quarta uscì solo nel 1615. A differenza degli altri storici,
Barros non andò mai in Asia, ma come amministratore della Casa da Índia
aveva accesso a informazioni privilegiate. Il suo rapporto, che non va ol-
tre il 1540, fu continuato dalle Décadas di Diogo do Couto che ricoprono
il periodo fino al 1600. Couto fu soldato in India e guardia dell’archivio
regio di Goa, e aveva convissuto con Camões in Oriente. Il suo lavoro
presenta una visione critica dell’espansione e l’edizione delle sue Décadas
subì alcuni impedimenti.
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erano state le critiche di Paolo Giovio nella Moschovia (1525), in cui aveva
diffamato la qualità dei prodotti portoghesi nello stesso momento in cui
pubblicizzava una nuova rotta terrestre attraverso la Russia, secondo quan-
to si pensa per proteggere gli interessi di un mercante di Genova.
Nel quadro di questa rete di relazioni in nessun modo lineare, fu proprio
Damião de Góis a indicare l’inesattezza dell’informazione che Erasmo e
Giovio mostravano e a sottolineare il contributo delle esplorazioni por-
toghesi per la comprensione fra popolazioni di varie parti del mondo e,
su questa via, per la comprensione fra gli stati recentemente creati. Con
Legatio Magni Indorum imperatoris (1532) fa conoscere all’Europa la situa-
zione in cui si trovano i cristiani dell’India, circondati da musulmani, e in
Fides, religio, moresque Aethiopum (1540), alla luce di questa stessa visione
di tolleranza, prende le parti degli etiopi che vivevano isolati e desiderava-
no avvicinarsi alla chiesa romana. Già precedentemente aveva pubblicato
l’opuscolo Legatio magni indorum imperatoris (1532), nel quale si esprimeva
in difesa delle differenze del cristianesimo praticato in Etiopia che non
giustificavano il rifiuto di stabilire relazioni con quelle popolazioni. A sua
volta, in Deploratio Lappianae gentis (1540) si rammarica per lo stato di
abbandono e dimenticanza in cui erano relegati i lapponi, senza che potes-
sero beneficiare dell’evangelizzazione, così come lamenta lo sfruttamento
economico di cui erano oggetto, sanzionato dal loro colpevole e insanabile
paganesimo.
A sua volta, André de Resende, nel poema Erasmi encomium e nell’ora-
zione inaugurale Pro rostris, presenta l’azione di Erasmo e sostiene il suo
spirito di conciliazione, dissociandolo dall’eresia, oltre a difendere il suo
programma filologico. Entrambi ebbero una ripercussione intellettuale
notevole. Il poema sopracitato fu pubblicato per la prima volta a Basilea
nell’anno 1531 sotto il titolo di Carmen eruditum et elegans per iniziativa di
Erasmo e l’orazione fu pronunciata nel 1534 all’università, in quell’epoca
situata a Lisbona. Inoltre, il rilievo concesso ai nuclei semantici di fides e
pietas è una costante di tutta la sua opera.
Una patina erasmiana ricopre, più o meno profondamente, la visione di tol-
leranza che traspare dalla letteratura dell’epoca. Questi segnali sono ben
presenti nelle Décadas dello storico João de Barros, così come nel dialogo
morale che designò Ropicapnefma (1531), un titolo che vuole significare
commercio spirituale. Fu scritto in seguito al sacco di Roma, quando le
relazioni fra i grandi signori europei erano ai ferri corti e quando l’espan-
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rio di seguire l’esempio dei Cinque Martiri del Marocco, ma alla fine finì
per arrivare in Sicilia, unendosi subito alla comunità di San Francesco di
Assisi.
All’epoca dell’impero si usano distinguere due fasi dell’attività missionaria
(Dicionário de história religiosa de Portugal).
La prima inizia con D. João II e accompagna l’esplorazione delle coste afri-
cane e indiane. Suoi agenti distaccati sono i francescani, che svolsero un
ruolo fondamentale, i domenicani, i lóios (canonici regolari di S. Giovan-
ni Evangelista) e gli agostiniani. Non c’è molta documentazione riguardo
questa fase, ma i mendicanti privilegiavano una evangelizzazione rivolta ai
poveri, alle persone più umili, fino agli emarginati.
La seconda fase si estende al Brasile e al Pacifico, contemplando anche
l’esplorazione di zone remote all’interno dei continenti, dove si avventu-
ravano soltanto i missionari. Si fa iniziare dal decennio 1540, in continuità
con l’azione dei mendicanti e sull’onda dello sbarco a Goa, nel 1542, di
São Francisco Xavier, noto come Francesco Saverio. Questo gesuita lanciò
diversi appelli alla collaborazione di missionari che parlassero portoghese.
Passò poi a Malacca, nelle isole Molucche, a Canton e in Giappone, accom-
pagnando l’avanzata delle navigazioni in Estremo Oriente. Le sue reliquie
sono sepolte nella chiesa del Bom Jesus di Goa (fig. 3), una delle tante
chiese dell’impero portoghese costruite secondo il modello della chiesa
del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, di Roma.
Nato in Navarra, Francesco Saverio aveva studiato nel Collegio di Santa
Barbara a Parigi, il cui principale, il già ricordato Diogo de Gouveia, lo rac-
comandò a D. João III. Apparteneva al gruppo che aveva formato, insieme
a Santo Inácio de Loyola, in quella stessa città, l’ordine dei clerici regolari
della Compagnia di Gesù. La Spagna degli Asburgo si mostrò riluttante
ad affidare l’evangelizzazione dei suoi territori ai gesuiti, in virtù delle ten-
sioni mantenute con il papato, fatto per cui i suoi missionari operarono in
particolare nell’impero portoghese.
L’evangelizzazione, i contatti commerciali e l’organizzazione militare furo-
no i principali veicoli di espansione della lingua portoghese nell’impero:
tutti e tre seguivano rotte parallele. Infatti, le narrative di viaggio raccon-
tano la facilità con cui i naviganti arrivarono alla comprensione reciproca
con le popolazioni dell’Africa conosciute per prime. Quando poi comin-
ciarono ad entrare in contatto con genti più lontane, la non conoscenza
della loro lingua non impedì la comunicazione. Inizialmente si capivano
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Fig. 4. Carta do padre Gaspar Vilela de Iapão para os padres e irmãos da Companhia
de Iesu da India, e Europa, a 29. de Outubro de 1557. annos. Cartas que os padres e
irmãos da Companhia de Iesus escreverão dos Reinos de Iapão e China aos da mesma
Companhia da India, e Europa, des do anno de 1549 até o de 1580, Évora, Manoel de
Lyra, 1598, t. 1, p. 61 [ed. anast., apres. José Manuel Garcia, Maia, Castoliva, 1997].
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tà del suo autore è subito illustrata dai due nomi che figurano nelle due ti-
rature del frontespizio della stessa edizione, Salusque Lusitano e Salomon
Usque Hebreo. De los Sonetos, canciones, Mandriales y Sextinas del Gran
Poeta y Orador Francisco Petrarca, Traduzidos de Toscano uscì a Venezia nel
1567 dalle stampe di un tipografo di grande prestigio, Nicolao Bevilacqua,
con una dedica a Alessandro Farnese.
Questo itinerario si estende, inoltre, ai meandri più lontani della parte
orientale dell’impero. Nonostante la distanza, è prossimo il contatto con le
opere di Dante, Petrarca e Bembo, che venivano lette nell’originale italia-
no. Ci racconta il cronista Diogo do Couto nella sua settima decade:
[…] e rimasero in così tanta amicizia che, nascendo un figlio al Chinguiscan, andò il
Caracem a festeggiarlo a Baroche, dove io lo visitai, poiché mi trovavo allora in quel-
la città, essendo anche molto amico suo, in quanto leggevamo entrambi l’italiano e
io gli mostravo Dante, Petrarca, Bembo e altri poeti, che egli si dilettava di vedere.
XLVIII
1. Il mito
XLIX
Camões he Lusitano, este que vos parece Homero, na semelhãça do rosto, nos mes-
mos partos do entendimento, e na igualdade da vida. Homero foi falto de ambas
as vistas, Câmões de hâa dellas: aquelle possuyo poucas riquezas, este viveo em
perpetua pobreza.
(Faria Luis de Camões, f. 134r)
Camões è Lusitano, questo che vi sembra Omero, nella somiglianza del volto, ne-
gli stessi parti dell’intelletto e nell’uguaglianza della vita. Omero fu privato di
entrambi gli occhi, Camões di uno solo; quello possedette poche ricchezze, questo
visse in perpetua povertà.
LI
Ariosto, Luis Alamani, Luis Tãsilo, Luis Paterno, Luis Castelvetro, Luis Dolce,
Luis Domenico, Luis Marteli, Luis Ricci, Luis Corsini, Luis Grotto, Luis Novelo,
Luis Veniero […]
(Faria e Sousa, vol. 1, cc. 53-54)
Così come contribuì per il nostro Poeta l’ingegno di molti, come già abbiamo
mostrato; di molti contribuì anche la fortuna, come ora mostreremo. Nel rimanere
a pochi anni senza padre, assomigliava al gran Petrarca. Nell’essere esiliato per
aver esercitato l’arte di amar, a Ovidio, per averla insegnata e scritta. Nell’ave-
re peregrinato il mondo e mendicato alle durissime porte dei potenti, a Dante.
Nell’essere cieco e povero, a Omero. Nel condannare la patria a vivere senza di
lui, poiché essa lo offese, a Scipione e a Diogene. Nel salvare questo Poema dal
naufragio, a Cesare. Nell’essere stato venduto per duecento ducati, a Giuseppe.
Nel non sapersi per certo il luogo della sua nascita, proprio a Omero. Nell’eserci-
tare la spada e la piuma con reputazione, allo stesso Cesare. Nella libertà del dire,
agli stessi Dante e Petrarca. Nel portare questo Poema fra le mani per trenta anni
prima di pubblicarlo, a Virgilio, che portò il suo undici anni, senza averlo fi nito; a
Stazio, che nella sua Tebaide ne spese dodici; a Tucidide, che portò ventisette anni
la sua storia; a Sannazaro, che portò ventuno anni il suo Poema sacro; al Cavaliere
Guarini, che portò altrettanti anni il suo Pastor Fido. Nell’essere celebrato dopo la
morte, a tutti i Grandi, quelli che realmente lo furono, mai da vivi parvero tanto. E
finalmente, nella fortuna del nome di Luigi, che sembra fatale nel Parnaso, furono
suoi compagni prima e dopo, Lodovico Ariosto, Luigi Alamanni, Luigi Tansillo,
Lodovico Paterno, Lodovico Castelvetro, Lodovico Dolce, Lodovico Domenichi,
Lodovico Martelli, Luigi Riccio, Lodovico Corsini, Luigi Groto, Luigi Novello,
Lodovico Venier […].
LII
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diffusione. Si calcola che ogni tre imbarcazioni che salpavano, due arriva-
vano a destinazione. Ma l’exemplum di Cesare insaporisce l’eroismo nella
disgrazia con un altro ingrediente, nell’aggiungervi cioè una fusione fra il
valore nelle armi e la gloria poetica, in un adattamento opportuno degli
ideali della paideia umanista. Quanto all’infelicità di perdere il padre da
giovane, come Petrarca, di essere cieco, povero e di non conoscere il luo-
go della sua nascita, come Omero, sempre presumibilmente, o quanto al
fatto di essere stato celebrato solo dopo la morte, queste manifestazioni di
commiserazione traducono molto bene un certo sentimentalismo strug-
gente proprio della patria del fado, quella forza superiore che domina la
vita degli esseri umani, e che presta il suo nome stesso alla manifestazione
musicale riconosciuta come patrimonio culturale dall’Unesco.
In questo modo, furono lanciate le idee di base che sostengono il mito di
Camões, così come oggi è genericamente concepito dal senso comune. Si
noti, però, che la sua origine è erudita, come lo dimostra bene la funzione
dell’exemplum. Manuel Severim de Faria e Manuel de Faria e Sousa dete-
nevano un portentoso bagaglio letterario e lavoravano in ambienti cultu-
rali molto dinamici. In questo modo, Camões si innalza indelebilmente a
una specie di personaggio di carta, la cui vita va costruendosi attraverso
successivi confronti e paralleli con altri personaggi e con altre realtà ugual-
mente di carta, da Lodovico Ariosto a Lodovico Venier, come nel passo di
Faria e Sousa appena citato. Di conseguenza, il piano finzionale e roman-
zesco guadagna il primato sul piano documentario, in un processo accom-
pagnato dalla giustificazione data dai versi dello stesso Camões (Marnoto
Sete ensaios, pp. 107-140). In questo modo, la sua opera diventa l’enorme
messe dove vengono raccolti passi soggetti a interpretazioni e amplifica-
zioni che ogni esegeta legge a suo modo, ma che continuano a rientrare,
persino, nello stesso immaginario antropologico. A questo si aggiungano,
nel caso della lirica, tutti i problemi che l’istituzione del corpus letterario
effettivamente scritto dal poeta ha suscitato. Tuttavia, una buona parte
delle congiunture biografiche elaborate nel frattempo ha avuto come base
alcuni testi che oggi si sa essere con certezza non di Camões.
Durante il XVIII secolo, il poeta meritò un’ammirazione piuttosto vinco-
lata alla precettistica neoclassica. Sarà quindi nel secolo seguente che il
mito biografico irromperà in tutto il suo vigore, conoscendo la sua grande
espansione. Da allora fino a oggi, si è irradiato durante il tempo in una
trasversalità alimentata dal senso comune.
LIV
LV
poeta simbolo della nazione, non potrebbe che essere uno dei grandi fuo-
chi polarizzanti del discorso. Che siano in causa materie di ordine lettera-
rio, politico o sociale, è lui il ponte che lega più energicamente l’assenza del
passato alla proiezione del futuro, sotto l’egida della forma identitaria che
Eduardo Lourenço designò come labirinto della saudade.
Costruzione di immagini
La vitalità acquisita dagli archetipi precedentemente nominati e, contempo-
raneamente, dall’impulso che dà loro vita è straordinaria. Non è possibile
rimanere indifferenti davanti al colorito acceso di descrizioni dettagliate o
alla buona fattura degli intrecci avvincenti che intessono le varie narrative
biografiche camoniane. Varrà la pena percorrere alcuni di questi passi.
Cominciamo dall’infelicità del poeta alla nascita. Nell’estratto della bio-
grafia di Faria e Sousa sopracitato, Camões è comparato a Petrarca per aver
perso il padre in tenera età. In realtà, Petrarca perse la madre a circa 15
anni e il padre a circa 22. Inoltre, quanto alla morte del padre di Camões,
Faria e Sousa sostenne due opinioni. L’erudito commentatore stese due
biografie del poeta, una che accompagna l’edizione dei Lusíadas (1639) e
un’altra pubblicata con le Rimas varias (1685, vol. 1), che fu la prima a esse-
re scritta. In quest’ultima, afferma di aver visto un registro della partenza
del poeta per l’India nel quale esisteva un riferimento a suo padre in vita
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, Vida, § 9).
L’immagine raggiunse però una certa fortuna e la critica ottocentesca
insistette sulla morte del padre durante un naufragio. Nell’opinione di
Wilhelm Storck, lo perse quando era ancora bambino, anche se il biografo
esita relativamente alla data del naufragio in cui il genitore morì (Storck
Vida, pp. 158-166). Eppure, la stessa Carolina Michaëlis de Vasconcelos,
che tradusse in portoghese la biografia di Storck, aggiunse una nota a piè
di pagina nella quale richiamava l’attenzione sull’omonimia, osservando
che si possono enumerare molto facilmente almeno sette persone che vis-
sero nel XVI secolo con lo stesso nome del padre di Camões (Storck Vida,
p. 164). A sua volta, secondo l’opinione di Teófi lo Braga fu il nonno di
Camões a morire in un naufragio in India (Braga Camões, vol. 1, p. 56).
A questa si possono aggiungere varie notizie riguardo altri membri della
famiglia Camões che persero la vita in naufragi.
Conviene ricordare fin da subito che sono presi in causa tre critici di Camões
molto influenti, tutti attivi fra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del
LVI
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Fig. 5. Camões salvando «Os Lusíadas» Fig. 6. Portada da 1.ª edição dos
do naufrágio (Camões che salva i «Lusíadas» (Facciata della 1ª edizione dei
«Lusíadas» dal naufragio). «Lusíadas»).
Francobollo delle Poste Portoghesi, Francobollo delle Poste Portoghesi,
1924. 1924.
LVIII
2-3: «quei Canti che bagnati / son»), a suo avviso, non lascia spazio a dubbi.
Il fatto che gli scritti fossero già bagnati si può spiegare soltanto in funzio-
ne di un altro naufragio subìto poco tempo prima. E qui si può cogliere un
altro effetto di enfasi biografico-ricostruttiva per sdoppiamento.
Riprendendo l’immagine dell’infelicità della nascita, la sua incidenza ac-
quista rilievo attraverso argomenti di altro ordine. Teófilo non ha dubbi
che la cattiva sorte del poeta si debba a fattori specifici di incidenza astrale
(Braga Camões, vol. 1, pp. 418-419). In un foglio sciolto, identificato e esa-
minato dallo studioso stesso, questi trova la smentita della previsione di
un cataclisma che era stato annunciato in un almanacco per l’anno 1524. Il
prognostico aveva generato grande agitazione e convinto addirittura molte
persone a costruire arche nelle quali salvarsi, per cui si rese necessario
pubblicare appunto una smentita. Secondo il suddetto almanacco, la ca-
tastrofe era dovuta alla congiunzione di tutti i pianeti nel segno dei pesci.
Nella canzone X il poeta scrive: «Quando vim da materna sepultura / de
novo ao mundo, logo me fizeram / estrelas infelices destinado» (Canzoni,
p. 165: «Quando venni dalla materna sepoltura / di nuovo al mondo, su-
bito mi fecero / stelle infelici obbligato»). Questi versi si aggiungono alla
sequenza interpretativa montata da Teófilo Braga per confermare non solo
l’oroscopo che condannò Camões alla sventura, ma anche l’anno della sua
nascita, il 1524.
La suddetta opinione meritò tuttavia le riserve di Wilhelm Storck (Storck
Vida, pp. 149-152). A suo parere, la disgrazia descritta nel brano della can-
zone X esprime i lamenti del neonato per la madre morta durante il parto.
Tale lettura, a suo avviso, è confortata dai versi della strofa seguente, che
comincia: «Por ama tive hâa fera que o destino / não quis que melhor fosse
a que tivesse / pera o que ele de mim fazer queria» (Canzoni, p. 165: «Come
balia ebbe una fera che il destino / non volle che miglior fosse quella che
avessi / per quanto egli di me far voleva»). Il bambino sarebbe stato educa-
to da una matrigna, alla quale il critico non esitò a dare un’identità civile
(Storck Vida, pp. 142-156).
All’infelicità della nascita di Camões, uno dei suoi più recenti e mediatici
biografi, José Hermano Saraiva, aggiunse il discredito della famiglia a cui
il poeta apparteneva, i Camões (Saraiva Vida ignorada, pp. 45-63). Mem-
bro di varie accademie, Saraiva passò dall’essere ministro dell’Educazione
al tempo della dittatura, a popolarissimo comunicatore televisivo dopo il
1974, al tempo della democrazia. In realtà, la biografia che scrisse raggiun-
LIX
LX
Tali osservazioni fanno parte della biografia del poeta che serve da in-
troduzione al poema di Almeida Garrett intitolato Camões, diviso preci-
samente in dieci canti come i Lusíadas. Pubblicato per la prima volta nel
1825 a Parigi, città in cui Garrett pativa il suo primo esilio, Camões segna
l’introduzione del Romanticismo nella letteratura portoghese e, al tempo
stesso, della costruzione e diffusione dell’immaginario biografico roman-
tico su Camões (Garrett Reis & Buescu Camões). Da parte sua, Camilo
Castelo Branco, il grande maestro della finzione sentimentale ottocentesca
che mise fine ai suoi giorni nel 1890, ha fatto precedere il Camões di Gar-
rett da una prefazione che sistematizza le sue idee chiave. A questo filone si
deve aggiungere, a sua volta, l’intervento di Teófilo, che annotò la biografia
di Camilo e commentò anche il poema stesso (Garrett Braga Camões).
Osserva Faria e Sousa, nella vita del 1639, che Camões non poteva evitare
di menzionare il nome della sua amata in forma criptica e con grande
cautela, in virtù del pericolo che correva (Faria e Sousa, vol. 1, cc. 27-
28). Secondo la sua opinione, questa donna si chiamava Violante. Eppure,
LXI
LXII
La donna orientale, una fioritura della femminilità esotica, gli affascina i sensi
come un profumo acre che abbaglia e addormenta. Il poeta non poteva rimanere
freddo davanti la voluttuosa sinuosità di quelle curve che animavano movimenti
che lo coinvolsero.
LXIII
Tuttavia, i versi che Camões dedicò alla Bárbora escrava (Redondilhas, pp.
339-341), una schiava di pelle scura e capelli neri che però ha la meglio su
Laura, crearono problemi delicati alla critica istituzionale, in un paese il
cui governo difese il colonialismo fino al 1974 (Marnoto Bárbora escrava). Il
direttore della Biblioteca Nacional de Portugal, Xavier de Cunha, fu uno
degli studiosi che più si batté per la riconversione di questo episodio alle
norme di condotta che intendeva adeguate a un poeta nazionale. Dedicò
al tema un volume di più di 800 pagine, nel quale sostiene che la Bárbora
escrava non era effettivamente nera, ma solo abbronzata dal sole (Cunha
Pretidão de amor).
Anche la Bárbora escrava ha il suo doppio, creando un problema supple-
mentare, Dinamene, la fanciulla orientale che si dice sia morta affogata e
alla cui morte Camões dedicò il sonetto Ah minha Dynamene, assi dura-
ste (Sonetti, pp. 178-180: Ah, mia Dinamene, sì durasti). Si tratterà di un
altro caso di sdoppiamento, ma che richiese, anche questo, un’operazio-
ne normalizzante. Juromenha si limita a sottovalutare l’intreccio, poiché
«esta nova impressão parece ter sido como um Oásis que se apresentava
na aridez do infortúnio» (Juromenha Obras, vol. 1, p. 86: «questa nuova
impressione sembra essere stata come un’Oasi che si presentava nell’aridità
della sfortuna»). Ammette perfettamente, quindi, che il poeta, «apesar de
o abrasar o mais intenso fogo pela sua Natércia, se chamuscou em várias
chamas» (Juromenha Obras, vol. 1, p. 86: «nonostante sia arso dal più in-
tenso fuoco per la sua Natércia, si bruciacchiò in diverse fiamme»). A sua
volta, Teófilo è dell’opinione che Dinamene sia il nome letterario di D.
Isabel de Vasconcelos, una giovane di 15 anni appartenente a una famiglia
di Goa che morì in un naufragio (Braga Camões, vol. 1, pp. 633-635).
Un doppio stabilizzatore si aggiunge, però, a questo quadro orientalista,
lo schiavo Jau. L’integrazione delle figure della Bárbora escrava e di Jau si
svolge attraverso il loro trasferimento a Lisbona e l’attribuzione, a entram-
bi, della virtù della carità. Jau era uno schiavo dell’isola di Giava e non po-
neva problemi di altro ordine. Fu persino iconograficamente rappresentato
accanto a Camões nel suo letto di morte (fig. 9).
Le versioni ipotetiche riguardo all’occupazione di Bárbora si succedette-
ro instancabilmente. Per António Feliciano de Castilho, critico e scrittore
molto rispettato, essa durante il giorno vendeva fiori e di notte frutti di
mare (Castilho Camões, vol. 1, p. 184). Dal canto suo, di notte Jau chiedeva
l’elemosina nei vicoli della capitale (Castilho Camões, vol. 1, p. 60). Tutto
LXIV
questo per garantire alcune misere monete al poeta, del quale i due insie-
me si prendevano cura. In questo modo, la relazione fra l’europeo e il non
europeo è normalizzata attraverso una pratica cristiana che, senza sottrar-
re il secondo alla sua condizione subalterna, evidenzia l’eccezionalità del
primo. Così si mostra come a glorie belliche e letterarie non corrisponda il
riconoscimento meritato.
Non è soltanto l’esperienza amorosa che avvina Camões a Ovidio. Un altro
elemento che sostiene il confronto è, come si è antecedentemente ricorda-
to, la condanna all’esilio. Anche in questo caso la sofferenza che ne provie-
ne è enfatizzata dalla moltiplicazione degli espatri. Espatrio da Coimbra,
dove studiava, a Lisbona. Espatrio da Lisbona, dove frequentava la corte,
al Ribatejo. Espatrio da Lisbona a Ceuta. Prigione nel carcere del Tronco
e esilio forzato a Goa. E ancora altri espatri nei luoghi remoti dell’oriente.
È questo il significato attribuito ai versi «[…] a vida / pello mundo em
pedaços repartida» (Canzoni, p. 154: «[…] la vita / per il mondo a pezzi
ripartita»).
In merito ai primi esili, le loro cause sono quasi invariabilmente relazio-
nate con gli eccessi amorosi, la condizione sociale più elevata della donna
(o delle donne) amata e l’austerità di costumi imposta da D. João III e da
sua moglie D. Catarina, oltre, evidentemente, all’inesorabile fado che sul
poeta si abbatte. Già l’esilio nelle parti orientali dell’impero, i successivi
espatri e le varie incarcerazioni sono principalmente attribuiti al suo tem-
peramento rissoso e libertino. Quando il suo talento poetico cominciò ad
essere conosciuto, avrebbe subito invidie, animosità e pettegolezzi che, se-
condo Teófilo, fecero sì che, nel giorno della processione del Corpo di Dio,
un gruppo di attaccabrighe lo provocarono brutalmente (Braga História
da literatura, pp. 320-321). È chiaro che l’intrepidezza della sua gioventù,
nel fiore degli anni, lo portò a reagire. A questo proposito, il Visconde de
Juromenha chiama a supporto una fonte coeva che attribuisce a Camões
l’epiteto di trinca fortes, lo spaccone, il girandolone gradasso, piantagrane
e burrascoso che frequenta posti malfamati (Juromenha Obras, vol. 1, pp.
136-137). Questa immagine aderirà alla figura del poeta come espressione
di uno spirito libero per eccellenza, che fu quindi castigato in occasioni di
grande ingiustizia nei suoi confronti.
La sventura dell’esiliato, alla maniera di Ovidio, si incrocia con la peregri-
nazione per l’impero e con il servizio come soldato, alla maniera di Dante.
Queste sciagure ripropongono il destino del vate italiano che abbandonò
LXV
la sua amata Firenze per prendere le armi contro i nemici della sua città
e conquistare la fama come poeta, in esilio. Lo stesso libro che Camões
stava compilando in Mozambico, secondo l’opinione di Teófilo, seguiva il
modello organizzativo della Vita nova:
Tuttavia, Camões non ebbe la fortuna di Dante. Dando credito alla VIII
decade di Diogo do Couto, questo libro, il Parnaso, gli fu rubato (Couto
Dec. VIII 1673, p. 119; Couto Dec. VIII 1786, p. 232), e se ne perse ogni
traccia.
In questo quadro, l’elaborazione dei Lusíadas si estende lungo tutta la sua
vita, con riferimento particolare al viaggio in Oriente. La dilatazione del
tempo di composizione sostiene l’exemplum che avvicina Camões a Virgi-
lio, Stazio, Sannazaro o Guarini. Nonostante le condizioni avverse in cui i
biografi dicono siano stati scritti i Lusíadas, Juromenha non resistette alla
fascinazione della malinconia del luogo in cui il poeta avrebbe composto
una parte sostanziale delle sue stanze, lontano dalla gente: la grotta di Ma-
cau. La descrive in un passo esteso del quale si ricordano alcuni passaggi:
LXVI
ver um poeta entre tantos perigos da vida, e em tão remoto clima, prosseguir na
continuação de um poema encetado na pátria a tanta distância, e escrito a pedaços
nos diferentes lugares longínquos que discorria com a espada sempre na mão.
(Juromenha, Obras, vol. 1, pp. 74-75)
LXVII
LXVIII
ore e ore di lavoro. Nonostante il rigore dei suoi calcoli, il critico prussiano
non raccolse consensi.
Le afflizioni sofferte dal poeta sono, infine, l’altra faccia dell’ideale nazio-
nalista che colloca l’amore per la patria e per la lingua portoghese al di
sopra di tutto. Da questo punto di vista, l’infelicità della nascita, i naufragi,
le disgrazie amorose, gli espatri e lo spargimento di sangue formano un
tutto sincretico giustificato e che giustifica l’eccellenza del suo poema: la
creazione richiede sofferenza:
Não somos nós em geral da opinião daqueles que fazem do infortúnio e da desgraça
uma forçosa necessidade do génio, todavia estamos persuadidos de que, se o Poema
português não fosse escrito entre as rajadas do vento e os inóspitos embates das on-
das do cabo proceloso, sobre os reparos de uma peça, junto às baterias de uma forta-
leza, ou no campo sobre o broquel do homem de armas, e tinto com o sangue do au-
tor, molhado pelas ondas do naufrágio, crestado com os suspiros ardentes do aman-
te ausente, não ofereceria rasgos tão magistrais, nem um colorido tão verdadeiro.
(Juromenha Obras, vol. 1, pp. 75-76)
Noi non siamo in generale dell’opinione di quelli che fanno della sfortuna e della
disgrazia un’inevitabile necessità del genio: tuttavia siamo persuasi del fatto che
se il Poema portoghese non fosse stato scritto fra le raffiche del vento e gli ostili
urti delle onde del capo procelloso, sui ripari di una tela, vicino agli assalti di una
fortezza, o nel campo sotto il brocchiere di un uomo d’armi, e tinto con il sangue
dell’autore, bagnato dalle onde del naufragio, bruciato dai sospiri ardenti dell’a-
mante assente, non offrirebbe squarci così magistrali né un colorito così veritiero.
LXIX
[Q] coisa mas lastimosa q ver un ta’ gran ingenio mal logrado yo lo vi morir en un
hospital en Lycboa sin tener una savanda co’ que cubrirse despues de aver triufado
en la India Oriental y de aver navegado 5500 Leguas per mar q aviso ta gra’de pa
LXX
Dall’alto in basso
LXXI
los q de noche y de dia se ca’san estudiando sin provecho como a araña en urdir
tellas pa casar moscas.
(Jackson Camões, Intr., p. 16)
Che cosa più pietosa che vedere un tale grande genio mal logorato, io lo vidi morire
in un ospedale a Lisbona senza avere un lenzuolo con cui coprirsi dopo aver trion-
fato in India Orientale e aver navigato 5500 Leghe per mare, che avvertimento
talmente grande per quelli che di notte e di giorno si stancano studiando senza
profitto, come il ragno nell’ordire tele per cacciare mosche.
Una tradizione più o meno vaga racconta di un Joseph che arrivò nella me-
tropoli con l’armata di Pedro Álvares Cabral nel 1501, proveniente dal Sud
dell’India, e si convertì al cristianesimo. Visse nel convento carmelitano di
Guadalajara, da cui proviene il suddetto esemplare dei Lusíadas, fatto che
portò alcuni critici ad ammettere che fosse appartenuto davvero a Camões,
il quale glielo avrebbe donato in punto di morte.
Neanche Storck resistette all’emozione della lettura della nota, commen-
tando: fu Joseph «o religioso, que cerrou os olhos ao cadáver do grande
mas desditoso Poeta, e o benzeu» (Storck Vida, p. 729: «il religioso che
chiuse gli occhi al cadavere del grande ma sventurato Poeta e lo benedis-
se»). È D. Carolina che non si lascia convincere, nel considerare che Joseph
si esprime con distanza e non come chi aiutò il poeta a morire. Per questo
redige lei stessa la nota che avrebbe preferito leggere: «foi-me dado este
exemplar pelo próprio Poeta, minutos antes dele fechar os olhos para sem-
pre» (Vasconcelos apud Storck Vida, p. 730: «mi fu dato questo esemplare
dallo stesso Poeta, minuti prima di chiudere gli occhi per sempre»).
Invece, la miseria di Camões, per il pensiero ottocentesco legato a Hegel e
Proudhon, fu presa come documento vivo degli errori del passato storico
del Portogallo. In questo senso vanno le letture dello scrittore e intellettua-
le Antero de Quental o dello storico Oliveira Martins. Il tono del saggio
che quest’ultimo dedicò ai Lusíadas (Martins Ensaio) è condensato nella
citazione delle parole estreme del moribondo, personaggio del poema di
Garrett: «Pátria, ao menos / Juntos morremos…» (Garrett Reis & Buescu
Camões, p. 223: «Patria, almeno / Insieme moriamo…»). A suo avviso, il
pellegrinaggio di Camões in Oriente è segno dell’incapacità organizzativa
dell’impero e i Lusíadas non dimenticano di porre enfasi su questa disgra-
zia. Ancora una volta la biografia si impone: «Quando a desgraça toma
LXXII
LXXIII
2. Dati e ricerche
I ritratti
Molteplici interrogativi sono stati sollevati riguardo al vero volto di Camões,
non soltanto per quanto concerne il suo ritratto fisico, ma anche in merito
al suo temperamento e al suo modo di vivere. Eppure Camões continua a
essere un poeta che sfugge nella foschia del tempo, tra i tentativi riusciti di
chiarire il suo profilo e quelli che continuano a proporsi.
Il primo enigma che si presenta allo studioso della biografia di Luís Vaz
de Camões è quello della fisionomia del poeta che scrisse tra i più bei versi
della lingua portoghese.
La descrizione più antica che si conosce risale al XVI secolo. Si trova in
un manoscritto, attualmente appartenente alla Biblioteca di Washing-
ton, che riunisce brevi resoconti di episodi giocosi del Cinquecento e del
Seicento:
Aquelle famoso poeta Luis de Camoes que absolutamente falando foy Princepe de
todos elles; foy nas feiçoes do corpo alto de estatura, largo das espadoas, de cabello
ruivo, no rosto sardo, e torto nos olhos; era de entendimto agudo, do juizo claro, e
LXXIV
raro engenho, na Umanidade visto, na Sciencia Verçado, nas armas destro, no ani-
mo Valente; concorreraõ com elle muitos homens de abilidade os quais todos hora
em caza de hâ, hora de outro passavaõ alegremente a vida em desputas coriozas,
ditos galantes, e deleitoza converçassão.
(Anedotas portuguesas, p. 170)
Quel famoso poeta Luís de Camões, che parlando in modo assoluto fu Principe di
tutti loro, fu negli aspetti del corpo alto di statura, largo di spalle, di capello fulvo,
nel viso lentigginoso, e storto negli occhi; era di intelletto acuto, di giudizio chiaro
e raro ingegno, nell’Umanità consapevole, nella Scienza Esperto, nelle armi agile,
nell’animo Valente; competerono con lui molti uomini di abilità, i quali tutti, ora
in casa di uno, ora in casa dell’altro, passavano allegramente la vita tra dispute
curiose, detti galanti e dilettevole conversazione.
Foi Luis de Câmões de meam estatura, grosso e cheo do rosto, e algâ tanto carre-
gado da fronte, tinha o nariz comprido levantado no meio, e grosso na ponta; afe-
avao notavelmente a falta do olho direito, sendo mancebo, teue ocabello tão louro,
que tirava a açofroado; ainda que não era gracioso na aparecia, era na conversação
muito facil, alegre, e dizidor, como se ve em seus motes, e esparsas, posto que ja
sobre a idade deu algâ tanto em malenconico.
(Faria Luis de Camões, ff. 128v-129r)
Fu Luís de Camões di media statura, grosso e abbondante nel viso, e un po’ cupo
nella fronte, aveva il naso lungo rialzato nel mezzo e largo in punta; lo imbruttiva
notevolmente la mancanza dell’occhio destro; essendo giovane, ebbe i capelli così
biondi che sembravano zafferano; anche se non era grazioso nell’apparenza, era
nella conversazione molto facile, allegro e buon parlatore, come si vede nei suoi
motes e esparsas, anche se già nell’età diventò alquanto malinconico.
LXXV
LXXVI
Fig. 12. Retrato de Luís de Camões o único que dizem existir, e ser tirado do natural.
Fernando Gomes, fez em Lisboa (Ritratto di Luís de Camões, l’unico che si dice esista e
sia preso dal vivo. Fernando Gomes l’ha fatto a Lisbona).
Luís José Pereira de Resende. Disegno a sanguigna su carta. Fra 1819 e 1844.
14,5 × 13 cm. Arquivo Nacional Torre do Tombo, Gavetas, Gav. 25,
m. 2, nº 7 (4ª estampa, f. 10).
LXXVII
Fig. 13. Ov retrato de Lviz de Camoes ofresido o v rey D. Lviz de Athayde por Fernão /
Telles de Menezes (Il rittatto di Luís de Camões offerto al viceré D. Luís de Ataíde
da Fernando / Teles de Meneses). Autore sconosciuto.
Pittura su carta. 1581 ca. 1,423 × 1,522 cm. Casa de Rio Maior, collezione privata.
LXXVIII
LXXIX
grafia, fu fatta incidere nel 1622 per iniziativa di suo nipote Gaspar de Faria
Severim (Faria Luis de Camões, f. 132r), che la commissionò all’incisore fiam-
mingo Andries Pauli. Le fattezze sono regolarizzate, il viso acquista contorni
forti e il poeta acquisisce una posa solenne. A partire da questa immagine
si sviluppò un ricco filone iconografico con successive rielaborazioni che, a
volte, vi aggiunsero ornamenti specifici. Faria e Sousa, o una altra mano, la
ridisegnò nel frontespizio del manoscritto che contiene una delle redazioni
del suo commentario ai Lusíadas (Spaggiari O «Segundo borrador»).
Varie rappresentazioni iconografiche si potrebbero aggiungere, come quel-
la di Camões in prigione (Azevedo Uma espécie iconográfica). Sembra essere
un’opera tardiva che meriterebbe però un esame materiale più dettagliato.
LXXX
LXXXI
Nascita
Passiamo ora ad analizzare i fatti, cominciando dal considerare la questione
della data e del luogo di nascita. Il luogo di nascita di Luís de Camões non è
documentato e sono state anzi fatte le più svariate ipotesi. Quanto alla data,
è verosimilmente collocata tra il 1524 e il 1525, sulla base di argomenti di
vario ordine, fra cui risaltano tre.
Il primo riguarda la sua partecipazione alla battaglia di Tunisi come scudie-
ro di circa undici anni di età (registro citato da Buescu D. João III, p. 199).
Per la conquista di questa piazzaforte del Nord Africa da parte di Carlos V,
il 14 luglio del 1535, fu fondamentale la strategia dell’armata portoghese.
Il secondo, più approssimativo, è la designazione di Luís de Camões come
mancebo nella lettera di perdono del 1553 (apud Juromenha Obras, vol. 1, p.
166), la quale si applica ai giovani che si apprestano a entrare nell’età adulta.
Il terzo è il registro della Casa da Índia, datato 1550, che secondo Faria e
Sousa documenta l’arruolamento di Luís de Camões a servizio dell’armata,
«escudeiro de viente y cinco años, barbirubio» (Faria e Sousa Rimas varias,
vol. 1, f. 11v, § 5: «scudiero di venticinque anni, dalla barba rossa»), la cui
ubicazione non è attualmente conosciuta, essendo stati sollevati alcuni dubbi
sul valore di questa testimonianza (Albuquerque A expressão, pp. 34-47).
Luís era figlio di Simão Vaz (anche detto Simão Vaz de Camões), fidalgo
della casa reale, e di Ana de Macedo (anche detta Ana de Sá e Ana de Sá
de Macedo, da Faria e Sousa, Rimas varias, vol. 1, f. 12r, § 8, nonché da
altri critici). Per parte di padre apparteneva molto probabilmente al ramo
dei Camões di Coimbra, tra i cui discendenti in linea verticale si annove-
rano Antão Vaz, João Vasques de Camões (scudiero e consigliere del Con-
de de Penela, signore della tenuta di Lordemão, scrivano del Comune di
Coimbra) e Vasco Eanes de Camões (canonico e tesoriere della cattedrale
Sé Velha di Coimbra, vicario generale del vescovato, laureato in decreto a
Salamanca) (Sena Estrutura, pp. 19-63; Costa A problemática).
LXXXII
I Camões erano originari della Galizia. Uno dei primi membri di quella
famiglia a stabilirsi in Portogallo sarebbe stato João Camoz, «castelão e ma-
rinheiro» (Costa A problemática, p. 179: «castellano e marinaio»), al quale
D. Afonso IV, nel 1328, offre alloggio a Lisbona. Nel 1370, al tempo di Hen-
rique II di Trastamara, scende in Portogallo un altro Camões, Vasco Pires
de Camões, per appoggiare le aspirazioni di Castiglia al trono portoghese,
il quale ritorna in Galizia quando la casa di Avis ha la meglio, lasciando una
discendenza sparsa tra Coimbra, Evora, Alcobaça e Vila Viçosa.
Il marchese di Santillana, nella famosa lettera che accompagna l’offerta
delle sue opere a D. Pedro, connestabile del Portogallo, nipote di D. João
I di Avis, registrò nel suo resoconto storiografico il nome del poeta Vasco
Peres de Camões (Santillana Poesías, vol. 2, p. 219). La sua opera è però
scarsamente conosciuta. Nel Cancionero de Baena, una raccolta manoscritta
la cui compilazione risale al secondo quarto del XV secolo, frei Diego de
Valença si rivolge a «Vasco Lopes de Camoes, un cavalleiro de Galisia»
(«Vasco Lopes de Camões, un cavaliere della Galizia»), in una serie dialoga-
ta di domande e risposte che rientra nella tipologia della questio medievale
(Cancionero de Baena, vol. 3, pp. 975-978). Tuttavia, non sono registrati gli
interventi del poeta Vasco Lopes de Camões. Certo è che, durante i secoli,
un altro cognome si associa a quello dei Camões, cioè Vaz, che potrebbe
essere una forma sincopata di Vasco o Vasques.
L’ascendenza materna è meno conosciuta e l’oscillazione tra i nomi Ana
de Macedo e Ana de Sá non è stata ancora risolta. Il sopranominato Pedro
de Mariz, primo biografo del poeta, dice che fu figlio di Ana de Macedo.
Trattandosi di Ana de Macedo, figlia di Jorge de Macedo e nipote di Diogo
Gonçalves de Macedo, sarebbe cugina di D. Manuel de Portugal, della
casa dei Vimioso (Guerra Camões era fidalgo?). Eppure, nei documenti re-
lativi al trasferimento della pensione del poeta alla madre, dopo la sua
morte, questa è identificata come Ana de Sá (licenze del 31 maggio e del
13 novembre del 1582 e del 5 febbraio 1585, apud Juromenha Obras, vol.
1, pp. 171-173), nome comune a diverse donne che vissero in quell’epoca.
In ogni caso, ferma rimane l’appartenenza di Luís Vaz de Camões, dal lato
paterno, a una famiglia colta della piccola nobiltà e di cristiani vecchi di
buona reputazione. Si ammette che suo padre ebbe numerosi fratelli, alcu-
ni dei quali presero gli ordini (Albuquerque A expressão, pp. 78-82). Isidro
Vaz fu cappellano del re e D. Bento fu priore del monastero di Santa Cruz
di Coimbra e cancelliere dell’Università.
LXXXIII
I più antichi registri dello stemma di armi dei Camões portoghesi si tro-
vano in due armoriali del Cinquecento, uno dei quali è la copia di un al-
tro del secolo anteriore (Albuquerque A expressão, pp. 59-78; figg. 15, 16).
Mostra un serpente dorato tra le rocce che nel secondo armoriale striscia
tra macigni di argento rossastro in un prato verde. Il serpente fu utiliz-
zato dal primo re del Portogallo, D. Afonso Henriques, come simbolo di
Cristo, e Faria e Sousa interpreta la sua ondulazione come un’allusione al
passaggio dei Camões dalla Spagna al Portogallo e alla loro ascesa in virtù
dei benefici ricevuti (Faria e Sousa, vol. 1, cc. 20-25; Faria e Sousa Rimas
LXXXIV
varias, vol. 1, pp. 138, 139, etc.). Non ci sono segnali secondo cui Camões
abbia usato le armi di famiglia, anche se avrebbe avuto ogni diritto di farlo,
come minimo per via dei nonni paterni. Eppure, vari passi della sua opera
furono già interpretati come allusioni letterarie all’iconografia delle armi
dei Camões (Moura Os penhascos, pp. 87-98).
I qualificativi attribuiti a Luís de Camões sono quindi quelli di «scudiero»,
nel documento della Casa da Índia, datato 1550, a cui allude Faria e Sousa
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, f. 11v, § 5); quello di «cavaliere-fidalgo»
(licenza del 28 luglio 1572, apud Juromenha Obras, vol. 1, pp. 169-170); e
quello di «cavaliere» della casa reale (licenza del 5 febbraio 1585; apud
Juromenha Obras, vol. 1, pp. 172-173), gli ultimi due relativi alla pensione
che ricevette alla fine della sua vita e che poi passò a sua madre. Queste
designazioni furono codificate dagli ordini di D. Afonso V, D. Manuel e
D. Sebastião. Potevano essere ereditarie nel caso non si verificasse infamia
nella successione e qualificavano lo stadio transitorio che dava accesso ai
titoli di barone, visconte, conte, ecc.
Spedizione a Tunisi
La registrazione del paggio di nome Luís de Camões, di circa undici anni
di età, nel contingente di Tunisi (Buescu D. João III, p. 199), non sembra
comportare ipotesi di omonimia. D’altronde, già il Visconde de Juromenha
aveva accennato a tale questione (Juromenha Obras, vol. 1, p. 16). Il conte-
sto in cui si svolse la campagna nel Nord Africa è significativo.
Carlos V chiese aiuto militare per la spedizione a D. João III, sposato con
la sua sorella più giovane, Catarina di Asburgo, e fratello di sua moglie, Isa-
bel de Portugal. La spedizione era diretta contro il corsaro Haredin Barba
Roxa e i turchi che dominavano il Mediterraneo e avevano preso Tunisi.
Il re portoghese organizzò quindi un’armata comandata da António de
Saldanha, nella quale si imbarcarono aristocratici distinti, come D. Afonso
de Vasconcelos, D. Fernando de Noronha, D. Luís de Ataíde o D. João de
Castro. Una volta salpati, D. Luís, fratello di D. João III, lasciò il Portogallo
senza rendere conto al re, che ne rimase scontento ma finì per prendere
tutte le disposizioni necessarie affinché gli si obbedisse in tutto (Portugal
Vida D. Luiz). Lo seguì un nuovo contingente di membri della più alta ari-
stocrazia, tra i quali si contano D. Luís Álvares de Távora, suo fratello D.
Rui Lourenço de Távora, D. Afonso de Portugal, figlio di D. Francisco de
Portugal, I Conde de Vimioso, o D. Teodósio, Duque de Bragança.
LXXXV
D. João III aveva messo D. Luís alla sua destra quando era stato acclamato
re nel 1521 e gli aveva affidato importanti missioni diplomatiche. Conne-
stabile del regno, gli fu attribuito il priorato di Flor do Crato nel 1527 per
decisione di Clemente VII. Tuttavia, il loro rapporto comporta qualche
aspetto oscuro. D. Luís ambiva alla gloria di combattere nelle piazzeforti
dell’Africa o di mostrare la sua bravura in India, imprese che però non ot-
tennero l’appoggio di suo fratello. L’armata di Tunisi era composta da circa
quattro decine di navi, duemila quattrocento uomini assoldati e molti vo-
lontari. Il Connestabile si distinse al comando del famoso galeone São João
Baptista, che usò trecentosessantasei dei suoi seicento pezzi di artiglieria e
riuscì a rompere la catena sommersa che proteggeva il porto della Goletta.
La partecipazione di Luís de Camões a questa spedizione mostra che, attra-
verso le proprie esperienze relative a quando era molto giovane, conobbe
manovre militari di alta portata inserite in un complesso quadro strategico,
sia sul piano nazionale, sia su quello internazionale. Il suo coinvolgimento
attesta anche contatti molto prossimi con famiglie dell’aristocrazia. Al di
là di questo, sono vari i resoconti storici che associano questa campagna a
uno stretto convivio tra poeti di notevole spessore. D. Luís stesso coltivò la
poesia, benché la sua opera sia poco conosciuta. A sua volta, Garcilaso de
la Vega, che partecipò anche alla spedizione e rimase ferito alla Goletta,
scrisse versi in cui perpetuò il ricordo di questa campagna.
Formazione e studi
Non ci sono documenti che attestino il luogo in cui Camões si formò e in
cui acquisì la sua portentosa cultura. Sicuramente deve essere stato in un
grande centro, attrezzato con biblioteche ben rifornite e che seguiva la me-
todologia umanista di lettura, ripetizione e commento. I fattori che sono
stati presentati a favore dei suoi studi a Coimbra sono di natura indiziaria.
Infatti, il suo nome non figura nei registri delle matricole dei Collegi di
Coimbra o della sua Università, che però sono lacunosi. Intanto, si deve
considerare che soltanto nel 1537 l’università, fondata a Lisbona, fu defini-
tivamente insediata in questa città.
Il poeta possedeva una memoria ben allenata e doti mnemoniche eccezio-
nali, il che gli permetteva di aver presente nella sua mente, disponibili per
essere citati, centinaia di scrittori, dai grandi autori greci, latini, italiani e
spagnoli, fino ai cronisti medievali portoghesi e alla poesia portoghese che
allora circolava, o all’opera di storici, teologi, geografi e trattatisti scienti-
LXXXVI
LXXXVII
Ceuta
La campagna di Camões a Ceuta è abitualmente collocata negli anni ’40
del secolo, se pure non è da escludere la possibilità che si sia estesa fino ai
primi anni del decennio seguente (1548-1550 per Storck Vida, p. 284; 1547-
1548 ca. per Ramalho Camões, p. 51; 1549-1551 ca. secondo Macedo, in
Losada Soler, p. XV). In parte coincise con il governo di questa piazzaforte
di D. Afonso de Noronha (1535-1549), figlio di D. Fernando de Noronha,
II Marquês de Vila Real e futuro viceré dell’India (1550-1554).
Una campagna nel Nord Africa poteva durare due anni o più. Si ammette
che da lì abbia scritto una lettera in prosa piena di riferimenti letterari,
nella quale racconta le inquietudini che gli occupavano lo spirito. Tutta-
via, questa carta non include alcuna allusione allo scenario africano, né a
qualsiasi altro.
A Ceuta scrive anche l’elegia Aquela que de amor descomedido (Quella che
con amore smisurato), dedicata a un certo D. António de Noronha, che forse
era figlio di D. Francisco de Noronha e di D. Violante de Andrade. Vari
studiosi hanno proposto l’ipotesi secondo cui Camões fosse stato precettore
del giovane, ma sempre con grande cautela, considerando l’assenza di prove
che lo attestino e non dimenticando che a quell’epoca esistevano varie per-
sone con lo stesso nome di António di Noronha (Ramalho Camões, p. 32;
Ramalho Cataldo Parísio Sículo, pp. 15-16). Fatto sta che il poeta, durante la
sua vita, mantenne senz’altro legami con la potente famiglia dei Noronha.
A Lisbona
A Lisbona non è da escludere che Camões avesse avuto accesso alla cor-
te. Scrisse alcune poesie inserite nella tradizione peninsulare iberica de-
LXXXVIII
LXXXIX
XC
Fig. 17. Carta de perdão a Luis Vaz de Camões, preso por ter ferido a Gonçalo Borges
(Lettera di grazia a Luís Vaz de Camões, arrestato per aver ferito Gonçalo Borges).
Lettera su carta. Cancelleria di D. João III, 7 di marzo del 1553.
Arquivo Nacional da Torre do Tombo, livro 20, f. 296v-297.
Riprodotta presso P. Avelino de Jesus da Costa, Álbum de paleografia e diplomática
portuguesas: estampas, 6ª ed., Coimbra, FLUC - Instituto de Paleografia
e Diplomática, 1997, nº 216.
XCI
L’India
L’idea di partire per l’Oriente si agitava già da un po’ di tempo nella mente
del poeta, se si accetta per buono quanto detto nel registro della Casa da
Índia del 1550, sopra menzionato, che fu trascritto da Faria e Sousa: «Luis
de Camoens, hijo de Simon Vaz, y Ana de Sá, moradores en Lisboa a la
Moraria; Escudero de veinte y cinco años, barbirubio: truxo por fiador a su
Padre: và en la nave de San Pedro de los Burgaleses» (Faria e Sousa Rimas
varias, vol. 1, f. 11v, § 5: «Luís de Camões, figlio di Simão Vaz e Ana de Sá,
residenti a Lisbona nella Mouraria; scudiero di venticinque anni, rosso di
barba; gli fece da garante suo Padre; va nella nave di São Pedro dos Burga-
leses»). La nave sarebbe la stessa in cui viaggiava D. Afonso de Noronha,
che era stato governatore di Ceuta durante il soggiorno del poeta in questa
piazzaforte africana e che nel 1550 mutò questo incarico con quello di vi-
ceré dell’India. Se le cose stanno così, non si conoscono le ragioni in virtù
delle quali Camões all’atto pratico non partì in questa occasione. Sappia-
mo che il viaggio in India era un’opzione abbastanza comune per i membri
della piccola nobiltà sprovvisti di mezzi e anche per i figli non primogeniti
dell’alta aristocrazia.
Invece, si conosce il registro della sua partenza effettiva «Luiz de Camões
f.º de Simão Vaz e de Ana de Sá E. F. B.or Bareto» (Albuquerque A ex-
pressão, p. 46; Almeida O rosto, pp. 138-139: «Luís de Camões figlio di
XCII
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mite l’epitome che il belga Clusius ne elaborò, pubblicata nel 1567 e della
quale furono ristampate numerose edizioni che gradualmente sommersero
il nome di Garcia de Orta nell’oblio.
La licenza per i Colóquios fu concessa da D. Francisco Coutinho e l’opera
fu dedicata a Martim Afonso de Sousa, medico e combattente in Oriente,
che assunse perfino l’incarico di capitano maggiore dell’Oceano India-
no ed era anche amico di Orta. Di conseguenza, è possibile inquadrare
Camões in un circolo di conoscenze abbastanza definito.
D’altronde, D. Francisco Coutinho era sposato con D. Maria de Blaesvet,
come si è già detto sopra, e da questo matrimonio risultò una prole numero-
sa. A una delle loro figlie, D. Guiomar Blasfé, Camões aveva quindi rivolto,
in uno scenario cortese, una galanteria nelle redondilhas, appena menzio-
nate, sulla bruciatura nella fiamma di una candela (Redondilhas, p. 426). Il
figlio primogenito della coppia, D. Luís Coutinho, IV Conde de Redondo,
morì ad Alcácer-Quibir, passando il titolo al fratello D. João Coutinho, V
Conde de Redondo. Il sonetto Dos illustres antigos que deixárão (Degli an-
tichi illustri che lasciarono), sarebbe stato rivolto da Camões a D. João Cou-
tinho, da identificare come il II o il V Conde de Redondo (Sonetti, p. 376).
Una campagna militare in India durava generalmente tre anni, motivo per
il quale bisognerebbe sapere cosa fece e di cosa visse Luís de Camões dopo
aver svolto quell’incarico. Eppure, a questo proposito non si conosce nulla
di concreto. Si pensa che il poeta abbia svolto funzioni legate a segreterie e
archivi, tenendo conto della sbalorditiva quantità di autori e citazioni che
popolano i versi che scrisse. Certo è che la facilità con cui nella sua poesia
evoca scrittori di tutte le epoche deriva da una memoria prodigiosa. Ma è
molto probabile che abbia avuto a disposizione una biblioteca ben fornita.
La storia mostra che le imbarcazioni che salpavano per l’India portavano
non soltanto prodotti da commercio, ma anche libri. Lo testimonia, un
esempio tra altri, l’eloquenza latina di D. Jerónimo Osório, che nel De
rebus Emmanuelis gestis racconta quello che successe all’indomani della
vittoria navale del viceré D. Francisco de Almeida nel 1509, contro un’ar-
mata organizzata insieme a molti altri paesi. Nelle navi catturate si trovò
una grande quantità di libri scritti nelle più diverse lingue (Ramalho Hu-
manismo em Portugal, vol. 4, pp. 135-139).
Pedro de Mariz, nella sua nota biografica, attribuì a Camões l’incarico di
«Prouedor mòr dos defunctos aas partes da China, de q̃ o Visorey o pro-
veo, para ver se o podia levantar da pobreza em q̃ sempre andava envolto»
XCVI
Aqui em Moçambique achamos aquelle principe dos poetas dos nossos tempos
Luis de Camões de quem fui especial amigo e contemporaneos nos estudos em
Portugal e na India matalotes muitos tempos de casa e meza, o qual tinha ido
aquella fortaleza em companhia de Pero Barreto Rolim quando foi entrar naquella
capitania, porque desejou elle de lhe fazer bem, e o pòr em estado de se poder ir
pera o Reyno por estar muito pobre porque da viagem que fez à China por pro-
vedor dos defuntos que lhe o governador Francisco Barreto deu, vindo de là se
foi perder na costa de Sião, onde se salvarão todos despidos e o Camões por dita
escapou com as suas Lusiadas como elle diz nellas e ally se lhe afogou hâa moça
china que trazia muito fermosa com que vinha embarcado e muito obrigado.
(Couto Dec. VIII 1993-1994, vol. 1, p. 469)
Qui in Mozambico trovammo quel principe dei poeti dei nostri tempi Luis de
Camões, di cui fui speciale amico, e contemporaneo negli studi in Portogallo, e in
India compagni di scorta molte volte, casa e tavola, il quale era andato in quella
fortezza in compagnia di Pero Barreto Rolim quando entrò in quella capitaneria,
perché credette di fargli bene e metterlo in stato di poter partire verso il Regno,
trovandosi molto povero, perché del viaggio che fece in Cina come procuratore dei
defunti, incarico che gli conferì il governatore Francisco Barreto, venendo da lì si
perse nella costa di Siam, dove si salvarono tutti senza vestiti e Camões per fortuna
scappò con i suoi Lusiadi come egli dice in quelli e lì affogò una sua ragazza cinese
molto formosa con cui veniva imbarcato e a lei molto obbligato.
XCVII
1542, quindi circa due decenni più tardi del poeta. Fu al servizio dell’in-
fante D. Luís, figlio di D. João III, e successivamente dello stesso re fino
alla sua morte. Era dotato di una solida formazione intellettuale che aveva
conseguito al Collegio di Santo Antão di Lisbona, con i gesuiti, e al Col-
legio di São Domingos di Benfica, dove seguì i corsi di Filosofia di frei
Bartolomeu dos Mártires. Come spesso accadeva ai figli non primogeniti
delle famiglie nobili, partì per l’India alla ricerca di migliori opportunità.
Fu soldato per dieci anni e dimostrò una bravura tale che gli fu affidata
la Capitaneria di Tarapor. In occasione di un viaggio verso Lisbona trovò
quindi il poeta nell’isola di Mozambico. Camões non sarebbe più tornato
in Oriente, diversamente da Diogo do Couto. Nel suo secondo soggiorno
in India Couto assumerà compiti amministrativi e si impegnerà intensa-
mente nella scrittura. Filipe I gli attribuì funzioni di archivista capo della
Torre do Tombo di Goa, così come l’incarico di cronista dell’Asia, in modo
tale da proseguire l’opera di João de Barros.
Inoltre, il ruolo di procuratore maggiore dei defunti in Cina sembra non es-
sere mai esistito (Almeida O rosto, pp. 174-178). C’era, difatti, un procurato-
re maggiore, tuttavia insediato a Goa, che aveva il compito di raccogliere il
patrimonio lasciato da quelli che morivano in Oriente per poi consegnarlo
ai loro eredi. Questi finiva poi per appropriarsi di una buona parte dei beni
senza troppi scrupoli, il che garantiva un rendimento che poteva arrivare
fino a 800.000 réis l’anno. Non stupisce che si trattasse di un incarico la cui
designazione era fatta direttamente dal re, che lo attribuiva a membri di fa-
miglie di status elevato per un periodo di sei anni. In Cina il ruolo esistente
era quello di capitano maggiore procuratore dei defunti. Era esercitato da
un capitano, in itinere, a bordo della sua stessa nave.
Al massimo si ammette la possibilità che Camões abbia potuto essere scri-
vano dei defunti. Era un incarico modesto, da cui si esigeva poco e che
poteva rendere 100.000 réis annui. Ma in questo modo cadrebbe l’ipotesi
del viaggio in Cina, con il naufragio nella foce del fiume Mecong e con la
storia d’amore con la giovane cinese. Certo è che le redondilhas Sobre os
rios que vão (Sovra i fiumi che vanno), nella versione trascritta nel Cancio-
neiro de Cristovão Borges, sono introdotte dall’epigrafe: «De L. C. à sua
perdição na China» (Redondilhas, pp. 40-63, pp. 216-262: «Di L. C. alla
sua perdizione in Cina»).
Un’altra peripezia che si intesse nella trama delle biografie del poeta è la
sua detenzione a Goa. Le circostanze in cui accaddero una o più incarce-
XCVIII
Ritorno a Lisbona
La città che aveva lasciato nel frattempo aveva conosciuto molti cambia-
menti. D. João III era morto nel 1557 e suo nipote D. Sebastião aveva as-
sunto il governo dell’impero, a quattordici anni di età, nel gennaio del
1568. All’apprensione causata dalla morte di tutti i figli di D. João III che
gli sarebbero potuti succedere, si aggiungeva la diffusa ansia ispirata dal
giovane re che amava navigare nel Tago in giorni di tempesta. Camões
tornava alla metropoli con una lunga esperienza del mondo e un’opera
poetica grandiosa, sia che la trasportasse nel suo bagaglio materiale, che
immateriale. Non è frutto del caso che il poema epico più innovatore del
tempo arrivi a Lisbona in una nave proveniente dall’Oriente.
I Lusíadas escono nel 1572 in un’edizione senza alcun apparato di de-
dicatoria e senza alcun riferimento a un mecenate, a un patrocinante o
XCIX
costa est dell’Africa, al largo di Angoche. Una tradizione dice che nel te-
stamento aveva disposto che il suo corpo fosse gettato in mare, non prima
di avergli tagliato il braccio destro per trasportarlo a Ceuta, e che tutto ciò
fu compiuto. Il suo viceregno dovette affrontare una situazione militare
abbastanza avversa e D. Leónis Pereira si distinse, durante quel periodo,
per i servizi prestati in imprese belliche di grande rilievo. Era capitano
della fortezza di Malacca nel 1568 quando questa fu accerchiata dal sulta-
no di Achem, che poteva contare sull’appoggio turco, ma D. Leónis riuscì
ad avere la meglio con mezzi scarsissimi.
Camões e Gandavo potrebbero essersi conosciuti in Oriente, in mezzo
a questi scenari, o a Lisbona. Gandavo era un umanista di discendenza
fiamminga che si suppone abbia viaggiato in Oriente e in Brasile. La
Historia da província sãcta Cruz, che riunisce informazioni raccolte in
questa spedizione, è considerata pietra angolare della storiografia bra-
siliana. Nelle pagine iniziali, Gandavo spiega per quale motivo il nuovo
territorio si dovesse chiamare Santa Cruz (Santa Croce), ricordando che,
appena la flotta di Pedro Álvares Cabral vi approdò, il capitano fece ce-
lebrare una messa e alzare una croce. Era il 3 maggio 1500, giorno che
il calendario liturgico consacrava alla celebrazione della festa In Inven-
tione Sanctae Crucis, ossia, al recupero da parte di Santa Elena, madre
dell’imperatore Costantino, della croce su cui Cristo era stato sacrificato.
Visto che il toponimo Brasile proviene dal colore rossastro del legno che
abbondava nel nuovo territorio, che è quindi il colore della brace, Gan-
davo intende che la designazione cristiana di Santa Croce implica anche
la sconfitta del demonio. Tuttavia, a prevalere fu il toponimo legato alla
nuova materia prima, che arrivava in grande quantità al regno per essere
messa in commercio.
I legami tra Camões e Gandavo sono anche comprovati dalla trafila di
edizioni che escono in date contigue dalla bottega dello stesso stampatore,
António Gonçalves: Os Lusíadas (1572); le Regras que ensinam a maneira de
escrever e orthographia da lingoa Portuguesa (1574), un trattato di Gandavo
offerto a D. Sebastião; e quindi la Historia da província sãcta Cruz (1576),
dedicata a D. Leónis Pereira.
Furono già avventati fattori che inseriscono la prossimità tra Camões e
Gandavo in certi mezzi intellettuali molto critici dell’immobilismo e del-
la corruzione sociale (Moura Sobre Camões, Gândavo, pp. 17-141). Questi
circoli condividevano una visione critica dell’oscurantismo fanatico e degli
CI
intrighi di corte, che era propria anche degli umanisti André de Resende,
Pedro Sanches, Inácio de Morais o Damião de Góis. La riapertura del
processo di Inquisizione contro Damião de Góis nel 1571 non fu estranea
alle pressioni dei Bragança, potendo contare sulla connivenza di un poeta
legato a questa casa e alla corte, Pero de Andrade Caminha. Góis morì nel
1574 in cupe circostanze.
Nella Historia da província sãcta Cruz, Gandavo mette in evidenza le po-
tenzialità del continente sudamericano, descrivendo la ricchezza e l’esube-
ranza della natura, così come le immense risorse che si offrono all’esplo-
razione e, al tempo stesso, le forme di organizzazione amministrativa e di
popolamento. Concepita in forma chiara e stesa in uno stile diretto, si pre-
senta come guida per coloni interessati al dissodare nuovi territori. D’altra
parte, D. Leónis Pereira era partito dall’India nel 1574 dopo aver con-
dotto con determinazione e successo imprese assai difficili, per poi essere
ricevuto discretamente a Lisbona, agli inizi del 1575. Nonostante avesse
reclamato maggiori mezzi e una organizzazione militare più efficace, non
ottenne nulla. La Historia di Gandavo e il percorso militare di D. Leónis
traducono in forme diverse le problematiche che l’impero affrontava in
Oriente e il ribaltamento geo-strategico in corso. Ai problemi che colpiva-
no l’impero asiatico corrispondeva il progetto di concentrare gli sforzi su
nuovi fronti, il Brasile e il Nord Africa. D. Leónis partirà per Ceuta come
capitano generale nel 1578. In questa stessa piazzaforte e in questo stesso
anno sarà uno dei primi capi militari a ricevere la notizia della morte di D.
Sebastião nel campo di Alcácer-Quibir.
Nell’omaggiare D. Leónis Pereira con la Historia da província sãcta Cruz,
Gandavo elevava il valore della dedica e dell’opera con due composizioni
altamente encomiastiche. Allo stesso tempo, dava l’opportunità alla penna
di Camões di brillare davanti alle insigni personalità che avrebbero sfo-
gliato le sue pagine.
Tuttavia, il poeta mise la sua penna anche al servizio di cause ben più
discrete. Non è possibile datare con certezza la petizione, stesa in ottava
rima, che rivolse al commissario di Lisbona perché liberasse dalla prigione
di Limoeiro una giovane nobile che aveva commesso adulterio, Esprito va-
leroso, cujo estado (Spirito valoroso, il cui stato). All’umanità di chi scrive, si
aggiunge una penetrazione acuta nelle ripercussioni sociali dell’espansione
oceanica. Camões non chiede perdono per gli errori della ragazza, chiede
che sia risparmiata dall’esilio ultramarino e dal conseguente sfruttamento
CII
venale. Evoca la sua situazione di moglie il cui marito era partito lasciando-
la senza mezzi e con una bambina da crescere, la sua condizione di orfana
e l’abbandono a cui l’aveva relegata il resto della famiglia.
Finalmente, a partire dal 1572, il poeta ottiene una pensione regia attraver-
so una serie di permessi che si trovano archiviati nella Torre do Tombo. Il
primo, che è del 28 luglio 1572, comincia così
Eu El Rey faço saber aos que este alvará virem que avendo respeito ao serviço
que Luis de Camões cavalleiro fidalgo de minha casa me tem feyto nas partes da
India por muitos annos e aos que espero que ao diante me fará e a informaçam que
tenho em seu engenho e habillidade, e a suficiencia que mostrou no livro que fez
das cousas da India ey por bem e me praz de lhe fazer merce de quinze mil reis de
tença em cada hum anno por tempo de tres annos.
(apud Juromenha Obras, vol. 1, p. 169)
Io Il Re faccio sapere a chi vedrà questo permesso che, avendo rispetto del servizio
che Luís de Camões cavaliere fidalgo della mia casa mi ha fatto in India per molti
anni, e che spero più avanti mi farà ancora, e le informazioni che ho del suo inge-
gno e abilità, e la capacità che mostrò nel libro che fece delle cose dell’India, che
ritengo sia retto e mi aggrada fargli mercé di quindicimila réis di pensione in ogni
anno per un tempo di tre anni.
CIII
si dice che risiede nella corte, il che porterebbe a credere che fosse un
abitante della casa del re. Tuttavia, né il suo nome appare nelle liste dei
cortigiani, né questa condizione si addice alla situazione in cui sembra aver
passato gli ultimi anni della sua vita.
La pensione non era sicuramente piena. La ricompensa offerta al poeta e
soldato non ha confronti con le pensioni attribuite a funzionari e scrittori
che circolavano nei corridoi regi. Eppure, era sufficiente per un’esistenza
discreta. Il pagamento fu rinnovato e regolarizzato con successivi permessi
del 2 agosto 1575, 22 giugno 1576 e 2 giugno 1578.
Tre altri permessi, del 31 maggio e del 13 novembre 1582 e del 5 febbraio
1585, autorizzano il passaggio della pensione alla madre, Ana de Sá. La
data di morte di Luís de Camões ivi registrata è del 10 giugno 1580.
Negli ultimi anni della vita di Camões ci sono chiari segnali del suo legame
con due famiglie in particolare, dalle quali potrebbe aver ottenuto prote-
zione, i Portugal e i Coutinho.
A D. Manuel de Portugal dedica una ode encomiastica ove lo loda come
mecenate delle lettere, A quem darão de Pindo as moradoras (A chi daranno
di Pindo le abitanti). D. Manuel, quarto figlio di D. Francisco de Portugal
e Castro, I Conde de Vimioso, era una personalità di grande cultura e fu
un poeta distinto che accompagnò l’introduzione delle grandi innovazioni
letterarie provenienti dall’Italia. Si è considerato che il già citato ritratto
di Camões, disegnato da Fernão Gomes e conosciuto solo attraverso una
copia (fig. 12), fosse magari destinato ad ornamentare un manoscritto con
opere di Camões esistente nella biblioteca del Conde de Vimioso, come
appena detto. Questo insieme di fattori ha portato la critica a considerare
l’ipotesi secondo cui la casa di Vimioso avesse contribuito ad agevolare
l’edizione dei Lusíadas. Stando così le cose, continua però a non spiegarsi
l’assenza nell’apparato di un qualsiasi riferimento a questo contributo me-
cenatico.
Quanto alla casa dei Coutinho, la permanenza di Camões in India coinci-
de con il periodo in cui D. Francisco Coutinho, III Conde de Redondo, fu
viceré, dal 1561 al 1564, ma questo legame si era creato già in preceden-
za. Eppure, negli ultimi anni della vita del poeta, uno dei suoi maggiori
ammiratori fu D. Gonçalo Coutinho, giovane membro di questa famiglia
appartenente al ramo dei Marialva. Era figlio di D. Gastão Coutinho e di
D. Filipa de Sousa e si era sposato con D. Maria de Oliveira. Le due pri-
me edizioni delle Rimas, del 1595 e del 1598, ricevettero il suo appoggio
CIV
Morte
Si crede che fu questo stesso fidalgo, D. Gonçalo Coutinho, a curare la se-
poltura di Camões. Sarebbe stato sepolto nella chiesa del monastero fran-
cescano di Santa Anna. Alcuni anni dopo, D. Gonçalo Coutinho finanziò
una pietra bassa su cui fu incisa una lapide. Non ci sono molte certezze
circa la data in cui rese questo omaggio al poeta, ma già il prefatore dell’e-
dizione delle Rimas del 1595 vi fa riferimento.
La prima trascrizione dell’epitaffio si deve a Pedro de Mariz:
Qui giace Luís de Camões, Principe dei Poeti del suo tempo.
Visse povero e miseramente e così morì, anno 1579.
Questa tomba gli fu mandata a deporre quivi da D. Gonçalo Coutinho.
Nella quale non sarà sepolta persona alcuna.
CV
CVI
CVII
La lingua di Camões
La lingua utilizzata da Luís de Camões, ossia il portoghese, già nell’e-
poca in cui egli scriveva era sostanzialmente stabilizzata. Il poeta aveva
ereditato dai suoi antecessori una lingua derivante dal latino che aveva
seguito il suo percorso evolutivo nel quadro delle lingue romanze. Nel
XVI secolo il portoghese è caratterizzato da strutture morfologiche e sin-
tattiche già ben sedimentate, che poco variano quando confrontate con
quelle dell’attualità.
Il poeta fece un uso letterario di un linguaggio che era quello della sua
epoca attraverso mezzi esplorati anche da altri scrittori suoi contempo-
ranei. Eppure, se la lingua di Camões si innalza al di sopra dell’orizzonte
linguistico-letterario del suo tempo e di tutti i tempi, questo si deve al suo
eminente contributo all’arricchimento, al rinnovamento e al perfeziona-
mento della lingua portoghese. I domini in cui il suo operato si distingue
maggiormente sono quelli del lessico e della sintassi, in un procedimento
che si effettua per modalità di erudizione. In questo ambito, il latino è il
grande punto di riferimento, nonostante anche il greco abbia la sua impor-
tanza, ma su una scala più ridotta. D’altronde, le opzioni di Camões, privi-
legiando la latinità, accompagnano non soltanto i sentieri dell’Umanesimo
portoghese, ma anche dell’Occidente dell’Europa. Bisogna riconoscere,
oltretutto, che la straordinaria vitalità dei processi messi in azione dal suo
linguaggio potrà essere compresa veramente soltanto tenendo in conto il
legame del poeta con il proprio tempo. È questa la sorgente di una trasver-
salità che si proietta fino ai nostri giorni (Castro in Dicionário Camões, s. v.
Língua de Camões).
CIX
Molti dei latinismi lessicali che si trovano nelle pagine del poeta sono ne-
ologismi introdotti nella lingua portoghese per puro calco (Carvalho Con-
tribuição). Alcuni di questi possono essere sentiti dal lettore di oggi come
veramente insoliti, dato che il loro uso non ebbe continuità, perlomeno nel
linguaggio comune: armígero (it. ‘armigero’, ‘guerriero’), salso (it. ‘salso’,
‘salato’), ciparisso (it. ‘cipresso’), nequícia (it. ‘nequizia’, ‘malvagità’). Altri,
più numerosi, sono invece perfettamente integrati: admirar (it. ‘ammirare’),
aquático (it. ‘acquatico’), nítido (it. ‘nitido’), máquina (it. ‘macchina’), moder-
no (it. ‘moderno’). Inoltre, Camões contribuì alla latinizzazione formale di
vari vocaboli portoghesi già esistenti, liberandoli dall’erosione del tempo,
per conferirgli la forma che oggi mantengono: abundar < avondar (it. ‘ab-
bondare’), inimigo < imigo < *miigo (it. ‘nemico’). Allo stesso tempo, rivi-
talizza l’accezione latina di lessemi correnti, rafforzandone la polisemia:
claro (it. ‘illustre’ < ‘chiaro, luminoso’), gente (‘nazione’ < ‘congiunto di
persone’), parte (‘regione’ < ‘elemento in cui un intero è diviso’), peregrino
(‘straniero’ < ‘pellegrino’).
La stessa parola Lusíadas traspone nella lingua portoghese il vocabolo la-
tino creato dall’umanista André de Resende, Lysiades (Ramalho Camões,
pp. 135-153). Resende lo utilizzò nell’Erasmi encomium (1531) e dopo di lui
altri eruditi lo ripresero in opere scritte in latino che sono anteriori all’edi-
tio princeps dei Lusíadas, del 1572.
Il fatto che il movimento retrospettivo che porta fi no al latino trascini con
sé anche il greco è fuori discussione. Il poeta riceve e rielabora molti tratti
linguistici di provenienza greca che passarono al latino e che sono mediati
da questa lingua. La destrezza con cui sfrutta etimologie incrociate, in-
tersezioni derivazionali e processi di evoluzione semantica illustrano, di
riflesso, un contatto con il greco che in alcuni casi si configura particolar-
mente stretto.
Allo stesso modo, dovrà essere tenuto in conto il ruolo di mediatrici svolto
dalle lingue europee di maggior prestigio letterario, cioè quelle degli scrit-
tori che Camões leggeva intensamente e che erano suoi modelli: lo spagno-
lo e l’italiano. Queste lingue si interpongono come grandi fasci luminosi
direzionati sia retrospettivamente, sia in proiezione verso il futuro. Nella
sua direzione retrospettiva, questo fuoco illumina e dà rilievo a fenomeni
di lingua ormai passati. Parallelamente, la loro valorizzazione, mantenen-
do vive le eredità del greco e del latino, si riflette ugualmente in senso
proiettivo. Gli scrittori spagnoli e italiani del XVI secolo trasportano, nella
CX
CXI
CXII
das sono formate da una frase sola, dovendo arrivare fino al quindicesimo
verso per conoscere il verbo della proposizione principale, ossia espalha-
rei. Questo procedimento non è esclusivo del campo dell’epica. L’ecloga A
rústica contenda desusada (La rustica contesa inconsueta) inizia con una fra-
se che si estende per dodici versi, occupando quattro terzine. In realtà, la
sua costruzione riprende quella delle quartine del primo sonetto di Petrar-
ca, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, con la posposizione del verbo.
La plasticità che Camões conferisce alla sintassi gli permette di esplorare
l’anacoluto e l’inarcatura con una audacia e una perizia fino ad allora inu-
suali, costruendo sequenze con ritmi, sonorità e regimi metrici ben calco-
lati. Inoltre, la complessità della maglia della sintassi, la cui strutturazione
logica è nettamente evidenziata, è una delle fonti del suo stile elevato e
sostenuto.
La questione del castigliano o, più ampiamente, dello spagnolo, merita lo
stesso rilievo perché gli scrittori della vicina Spagna erano letti con avidità
dal poeta, anche se la loro circolazione europea era più discreta. Verso la
metà del XV secolo, lo spagnolo-castigliano passò a essere una lingua par-
lata nella corte regia, al pari del portoghese. Furono vari i re della dinastia
di Avis che si sposarono con regine spagnole, in un clima in cui l’intensità
dei contatti fra i nobili dei due paesi era molto forte. Il re D. Manuel si spo-
sò tre volte in Spagna, la prima con Isabel, figlia dei re cattolici Fernando e
Isabel, poi con sua sorella Maria e infine con Leonor d’Asburgo, nipote di
questi stessi re e sorella dell’imperatore Carlos V. Suo figlio, il re D. João
III, si sposò con Catarina d’Asburgo, sorella di Leonor. Questo sistema di
matrimoni faceva parte di un progetto politico di approssimazione fra le
due corone che era condotto con molta cautela. La sua messa in pratica ini-
ziò da un avvenimento funesto, la morte del re D. Sebastião nella battaglia
di Alcácer-Quibir. Poiché non vi era discendenza, il trono portoghese ri-
mase senza diretto erede. Fu proclamato re Felipe II di Spagna, con il tito-
lo di Filipe I de Portugal, figlio di Carlos V e di Isabel de Portugal, e come
tale nipote del re D. Manuel. Durante il periodo della monarchia duale,
che durò fino al 1640, il Portogallo fu governato per mezzo di viceré.
Per comprendere il declino dell’uso dello spagnolo dopo il 1640, devono
essere tenuti in conto gli avvenimenti verificatisi in quell’anno. Il primo
dicembre del 1640 una rivolta pose fine al governo spagnolo, rimettendo
il trono nelle mani di una dinastia portoghese, i Bragança. La casa dei
Bragança, ricca e potente, si era formata in conseguenza del matrimonio
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simativa che sussume la varietà instaurata nel loro seno, come mozarabico.
Il mozarabico si caratterizza per il suo aspetto conservatore. Rimane fedele
al latino che prevaleva al momento della fine della monarchia dei visigoti
e che conservava, di conseguenza, tratti arcaizzanti propri del latino usato
nella Betica e nella Lusitania. Passano quindi a distinguersi, nella Penisola
Iberica, due zone linguistiche, una a nord e una a sud. Di conseguenza,
le zone che si contraddistinguono per il loro conservatorismo linguistico,
ovviamente vincolato a evoluzioni differenziate, si situano a sud e nel nord
ovest della Penisola.
La lingua del Nord Ovest della Penisola Iberica è definita galego-porto-
ghese. Questa designazione comporta oscillazioni che non sono state an-
cora definitivamente chiarite. Difatti, riunisce il riferimento a due lingue
che successivamente si sono autonomizzate, il galiziano e il portoghese. Di
conseguenza, occorrerebbe spiegare se effettivamente all’origine del gali-
ziano e del portoghese esistesse o un ramo misto, o un galiziano ancestrale,
o un portoghese ancestrale. D’altra parte, la rispettiva identificazione può
essere geografica. Le frontiere linguistiche confinano a sud con le parlate
mozarabiche, a est con il leonese e il castigliano. Al di là di questo, le
delimitazioni nel territorio erano soggette a costanti fluttuazioni e i con-
tatti culturali, etnici e istituzionali fra le diverse popolazioni e i diversi
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Molti studiosi ammettono che il poeta abbia concluso una tappa fonda-
mentale della sua formazione verso la fine del decennio del 1530, data che
corrisponde a un momento decisivo della normalizzazione della lingua. Le
due prime grammatiche del portoghese furono pubblicate in questo pe-
riodo: una nel 1536, la Grammatica da lingoagem portuguesa, di Fernão de
Oliveira, e l’altra nel 1540, la Grammatica da lingua portuguesa, di João de
Barros. È significativo che sia Oliveira che Barros si affermino come figure
di cerniera fra la cultura umanistica letteraria, sapere nautico e pratica di
viaggio. Per difendere lo statuto della lingua portoghese e la sua espansio-
ne, l’autore della Grammatica da lingoagem portuguesa mette in parallelo
la situazione linguistica degli antichi imperi di Grecia e Roma con quella
dell’impero portoghese. Così come i regnanti greci e romani avevano or-
dinato che tutti quelli che vivevano sotto il loro dominio apprendessero
il latino, così i portoghesi, a suo avviso, dovevano insegnare la loro lin-
gua agli abitanti dei territori oltremare sotto la loro giurisdizione (Olivei-
ra Gramática, p. 57). Allo stesso modo, nel sostenere che la lingua usata
in Portogallo non doveva nulla a quella proveniente da Roma, il latino,
Fernão de Oliveira promuoveva l’elevazione del portoghese con argomenti
che si allineavano a quella tendenza generale verso la nobilitazione delle
lingue volgari allora in corso in altri paesi d’Europa.
In realtà, la reciprocità di contatti fra i portoghesi e le popolazioni delle
nuove terre che raggiunsero con i loro viaggi ebbe riflessi vividi nel campo
linguistico. Non furono solo i colonizzatori a insegnare la loro lingua a
queste popolazioni, ma anche il portoghese a essere arricchito da contribu-
ti delle loro parlate, come mostra bene il portoghese di Camões.
È significativo che, nello stesso anno in cui fu pubblicata la prima gram-
matica portoghese, fu presentato anche l’ultimo auto del grande autore
teatrale Gil Vicente. Le opere di questo drammaturgo andarono in scena
fra il 1502 e il 1536 alla corte dei re D. Manuel e D. João III. Il linguaggio
che Vicente colloca sulla bocca dei suoi personaggi è un tesoro di arcaismi,
colloquialismi, forme popolari e tracce di parlate ultramarine, sopra una
base in cui si incrociano gruppi sociali, etnie, professioni e credenze molto
diversificate (Teyssier Gil Vicente). Sono ancora usate particelle partitive, la
forma homem in senso impersonale (it. arc. ‘hom’, ‘on’), così come i posses-
sivi atoni femminili (ma > minha, it. ‘mia’; ta > tua, it. ‘tua’; sa > sua, it. ‘sua’),
la desinenza della seconda persona plurale con -d- intervocalico (olhade >
olhai, it. ‘guardate’) e il participio dei verbi della seconda coniugazione in
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-udo (recebudo > recebido, it. ‘ricevuto’; sofrudo > sofrido, it. ‘sofferto’; te-
mudo > temido, it. ‘temuto’). Inoltre, occorrono molte oscillazioni di genere
grammaticale.
Se questi e altri tratti linguistici erano fonte di comicità, generando effetti
di grande impatto drammatico, ciò si doveva al fatto che o erano sentiti
come ormai sorpassati o connotavano una rusticità stagnante. Sfuggivano,
effettivamente, alla consolidazione linguistica consacrata e istituita dalla
grammatica di Fernão de Oliveira e, successivamente, da quella di João de
Barros e altre. Questo insieme di circostanze illumina quindi un punto di
svolta fondamentale.
Difatti, Fernão de Oliveira non può fare a meno di notare, nella sua Gram-
matica da lingoagem portuguesa, che «os homens fazem a língua e não a
língua os homens» (Oliveira Gramática, p. 57: «gli uomini fanno la lingua,
e non la lingua gli uomini»). Alla luce di queste riflessioni, fatte dallo stesso
grammatico, possiamo meglio comprendere come, nonostante l’attività di
standardizzazione grammaticale in corso segnasse la stabilizzazione della
lingua usata dagli scrittori del XVI secolo, Camões fece di questa un esem-
pio di elevazione e di depurazione linguistica.
Fonetica e grafia
Il portoghese dell’epoca di Luís de Camões è una lingua che, nella serie di
trasformazioni verificatesi durante il XV secolo e ancora agli inizi del XVI,
aveva sofferto un processo di semplificazione per analogia, regolarizzando
la propria sintassi e la propria morfologia, in correlazione con modifiche
sul piano fonetico. Ciononostante, non sempre la grafia aveva assorbito
questa evoluzione. Difatti, la scrittura del XVI secolo si caratterizza per
una certa resistenza all’assimilazione e alla registrazione di fenomeni che
erano invece assolutamente stabilizzati sul piano fonetico. In questo senso,
la grafia accusa un certo ritardo in relazione a una evoluzione fonetica che
era effettiva. Oltretutto, si tratta di un distacco che si verifica ancora oggi,
costituendo uno dei fattori delle importanti differenze attuali che intercor-
rono fra la scrittura e l’oralità del portoghese.
Per un parlante italiano, familiarizzato con una lingua ove fonetica e orto-
grafia si corrispondono in modo abbastanza prossimo, la grafia dei testi di
Camões non mancherà di suscitare alcuni problemi. Per contestualizzare
questa tematica, si presenterà di seguito un quadro, necessariamente mol-
to breve e generale, delle principali trasformazioni verificatesi sul piano
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Allo stesso modo, la terza persona del plurale del preterito piuccheperfetto
(it. trapassato remoto), che terminava con la desinenza -am in sillaba atona,
passa a -ão, che rimane atono in forme parossitone (cantaram > cantarão,
it. ‘avevano cantato’; deveram > deverão, it. ‘avevano dovuto’; partiram >
partirão, it. ‘erano partiti’).
Da qui risulta l’esistenza di tre forme verbali differenziate della terza per-
sona plurale che sono però allografe, cioè scritte nello stesso modo (futuro,
preterito perfetto, preterito piuccheperfetto). Le forme del futuro si distin-
guono foneticamente per essere ossitone, mentre le forme del piuccheper-
fetto e del perfetto sono entrambe parossitone. Il ritiro della sillaba tonica
solo raramente è espresso nella grafia del XVI secolo.
A questo si potrà aggiungere la collisione fra la prima persona singolare e
la terza persona del plurale del verbo ser (it. ‘essere’) all’indicativo presen-
te, são (che occorre anche attualmente in it. ‘sono’, ma non in portoghese:
sou, prima persona del singolare; são, terza persona del plurale). La prima
persona può presentare varie grafie (sum, som, sam, são), che molto proba-
bilmente si pronunciavano tutte come são. Questa forma coincideva con la
terza persona del plurale.
Non si tratta, però, degli unici casi di collisione omofonica nella flessione
verbale. Anche le terminazioni della prima persona plurale del presente
indicativo e del preterito perfetto sono comuni alle tre coniugazioni ver-
bali (cantamos, devemos, partimos, it. ‘cantiamo’, ‘cantammo’; ‘dobbiamo’,
‘dovemmo’; ‘partiamo’, ‘partimmo’).
Persistono ancora molti dubbi riguardo alla distinzione fra a aperta |a|
e a quasi aperta |ɐ|, ma questa differenziazione, anche se si fosse verifi-
cata, sarebbe comunque scarsamente produttiva. In qualche modo nei
testi di Camões e, in maniera più generale, degli scrittori della seconda
metà del XVI secolo, se fosse esistita una tale differenziazione, essa
non sarebbe sostanzialmente rimarchevole perché queste forme sono
utilizzate in rima reciproca. In tal modo solo il contesto potrà aiutare
a differenziare la loro identità flessionale, il quale però non sempre è
evidente.
A sua volta, alcuni iati nasali si mantengono (luna > lâ-a > lâa, it. ‘luna’),
nonché la forma del pronome indefinito femminile con iato âa e derivati.
Ma dittongazione e crasi, in poesia, sono processi da considerare con una
certa flessibilità, in funzione di regimi di accenti, ritmi, rime, ecc., che
dipendono dall’intonazione della lettura.
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1. Metodologia
Il testo dei Lusíadas ha come base l’editio princeps del 1572, a cui si aggiun-
gono alcuni manoscritti apografi. La sua configurazione specifica è uno
dei problemi critici più ardui della letteratura portoghese e, come tale, da
sempre è stato oggetto di aspre polemiche. Fino ad oggi, non si è trovata
alcuna soluzione che si basi su dati oggettivi. Con le stesse referenze biblio-
grafiche (Lisboa, António Gonçalves, 1572), esistono copie che mostrano
differenze patenti a partire dal frontespizio. Iconografia, tipografia e testo,
nonostante le analogie, presentano divergenze che tuttora aspettano di es-
sere pienamente giustificate.
Ne consegue che resta ancora da determinare quale fosse la configurazio-
ne originale del testo del poema epico che incarna la nazione portoghese.
In realtà, la risoluzione di tutti gli aspetti in gioco si potrà ottenere solo
attraverso un approccio molto attento ai metodi specifici della bibliografia
descrittiva e analitica, in un dialogo assiduo con la critica testuale. I pro-
blemi che si pongono con rilevanza primaria sono legati alla produzione
del libro come oggetto, cioè alla sua materialità. Ora, questo dominio è,
per eccellenza, l’àmbito di studio della bibliografia descrittiva e analitica.
Questa metodologia si è sviluppata, in particolare, nel Regno Unito e
nell’America del Nord. In Italia ha dato luogo non solo ad ampie visioni
d’insieme (Quondam La letteratura in tipografia), ma anche a un fi lone
metodologico che si intreccia intrinsecamente con il neo-lachmannismo,
sotto la designazione specifica di fi lologia dei testi a stampa (Stoppelli
Filologia dei testi; Stoppelli Filologia della letteratura). Per quanto riguar-
da il Portogallo, ha incontrato una ricezione piuttosto limitata (Proença
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2. Tradizione manoscritta
La tradizione manoscritta dei Lusíadas è formata da un codice contempo-
raneo all’editio princeps che contiene il primo canto del poema, e da altri
items di minor valore, tra i quali si distaccano due manoscritti del seco-
lo XVII (Tocco Dos manuscritos). Tutti questi manoscritti sono apografi,
poiché non esiste, in termini assoluti, un qualunque autografo di Luís de
Camões. Dal canto loro, dei due manoscritti secenteschi abbiamo appena
una conoscenza indiretta. Altri manoscritti che di tanto in tanto vengono
menzionati non meritano particolare rilievo, sia per l’imprecisione e la fu-
gacità dei relativi rimandi, sia perché la loro effettiva esistenza non è mai
stata comprovata.
La testimonianza cinquecentesca del I canto appartiene al Cancioneiro de
Luis Franco Correa, un codice miscellaneo del secolo XVI che attualmente
è conservato nella Biblioteca Nacional de Portugal. Il poema cominciò a
essere copiato, ma l’amanuense interruppe il suo lavoro alla fine, appunto,
del primo canto, giustificandosi con una nota di rara chiarezza: «Não con-
tinuo porque / Sahio a luz» (Cancioneiro de Luis Franco, f. 215v: «Non pro-
seguo perché / fu pubblicato»). Ovvero, nel frattempo era già uscita l’editio
princeps dei Lusíadas, il che permette di stabilire il termine post quem della
trascrizione all’anno 1572. Poiché la copia del testo non fu molto accurata,
sono riscontrabili vari lapsus, che riflettono, in molti casi, il modesto livello
culturale dell’amanuense (Pereira Camoniana, pp. 33-50).
Per quanto riguarda i due manoscritti secenteschi cui si è accennato sopra,
ci sono noti solo in forma indiretta, per l’intermediario di Manuel de Faria
e Sousa, che si riferisce alla loro testimonianza nel suo monumentale com-
mento al poema di Camões, edito nel 1639 (Faria e Sousa, vol. 1, cc. 37-40).
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CXXXIII
Fig. 23. Licenza del Desembargo do Paço, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,
António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BNP-Cam3P.
CXXXIV
Fig. 24. Licenza del Desembargo do Paço, ed. E/D. Luís de Camões, Os Lusíadas,
Lisboa, António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BDMII-378.
CXXXV
Fig. 25. Licenza del Santo Ufficio, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas,
Lisboa, António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BNP-Cam3P.
CXXXVI
Fig. 26. Licenza del Santo Ufficio, ed. E/D. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,
António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BDMII-378.
CXXXVII
CXXXVIII
CXXXIX
Rimas varias. Questo lavoro però non arrivò a essere pubblicato durante la
vita di Faria e Sousa, che scomparve nel 1649. Si dovette aspettare il 1685
perché uscisse il suo primo volume, a cui fece séguito un secondo, nel
1689, senza che con questo il commento venisse alla fine pubblicato nella
sua totalità.
La diversità dei vari esemplari a stampa del poema è menzionata nella Vida
del Poeta che fa parte dei capitoli introduttivi alle Rimas varias. Lì si legge:
Aviendo, pues, llegado el P. a Lisboa el año 1569. el del 1572. publico por medio de
la Estampa su Lusiada, aviendosele concedido Privilegio Real en 4. de Setiembre
de 1571. Dió con el un gran estallido em todos los oidos, y un resplandor grande
a todos los ojos màs capazes de Europa. El gasto desta impression fue de manera,
que el mismo año se hizo otra. Cosa que aconteció rara vez en el Mundo; y en Por-
tugal ninguna más de esta. Y porque esto ha de parecer nuevo, y no facil de creer,
yo asseguro que lo he examinado bien en las mismas dòs ediciones que yo tengo;
por differencias de caracteres; de ortografia; de erratas que ay en la primera, y se
ven emedadas en la segunda; y de algunas palabras que mejorò lo dicho.
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, [f. 14], § 27)
Essendo arrivato nel 1569 a Lisbona, nel 1572 pubblicò a mezzo della Stampa la
sua Lusiada, dopo aver ottenuto un Privilegio Reale il 4 settembre 1571. Suscitò
una grande ripercussione in tutte le orecchie, e un grande splendore in tutti gli oc-
chi più capaci d’Europa. La quantità di copie vendute di questa prima impressione
fu tale che nello stesso anno ne fu fatta un’altra. Cosa che raramente è successa nel
mondo; e in Portogallo mai. E poiché questo deve sembrare un fatto nuovo, e non
facile da credere, posso assicurare che l’ho osservato bene nelle due edizioni che io
stesso possiedo: relativamente alle differenze di caratteri tipografici; di ortografia;
di errori che si trovano nella prima, e vengono emendati nella seconda impressio-
ne; e di alcune parole che migliorano quanto precedentemente detto.
La divergenza degli esemplari con data 1572, per ciò che riguarda la tipo-
grafia, l’ortografia, gli errori e le correzioni della stampa, sotto la penna di
Faria e Sousa si trasforma in gloria per il poeta: la prima tiratura si sarebbe
immediatamente esaurita, e dunque, nello stesso anno 1572, si dovette pro-
cedere a una ristampa.
Tuttavia questa spiegazione è difficilmente sostenibile dal punto di vista
storico. Ammettiamo pure che l’editio princeps del poema sia uscita nella
CXL
CXLI
4. Contingenze editoriali
Un’analisi globale dei vari specimini del 1572, che sono fino ad oggi so-
pravvissuti, permette di individuare subito quanto c’è in comune tra loro.
Uno dei primi aspetti che salta agli occhi riguarda la scarsezza dei mezzi
a disposizione e il poco impegno riservato alla produzione. La carta è
sottile e di cattiva qualità. I caratteri in lega metallica sono usurati e
non di rado spezzati, nonostante che, in origine, la fonte si distingua
per la sua robustezza e per la sua leggibilità. Si tratta del famoso corsivo
creato dall’incisore di punzoni François Guyot, un francese emigrato ad
Anversa, dove lavorò per Christophe Plantin. Nella composizione delle
linee, i tipi furono talvolta inseriti con pressione eccessiva o, al contrario,
insufficiente. Ci sono zone, spesso di una stessa pagina, in cui l’intensità
dell’inchiostro è più forte e altre in cui è talmente sbiadita che si legge
con difficoltà, il che dimostra come la pressa non era stata debitamente
calibrata. L’impressione è visibile in trasparenza, le sbavature e le mac-
chie si succedono, e i segni in bianco lasciati dai caratteri rimasti senza
inchiostro denunciano la poca attenzione con cui furono montate le for-
me tipografiche.
Lo stile usato, la disposizione delle stanze e la costituzione dei quaderni
tendono a limitare gli sprechi. In ogni pagina sono disposte tre stanze, o al
minimo due, come accade in generale all’inizio e alla fine di ciascuno dei
dieci canti, senza lasciare dunque nessuno spazio vuoto.
Un primo fascicolo non numerato è composto da un foglio piegato, che
contiene il frontespizio ornato da una xilografia, la licenza regia e la licenza
dell’Inquisizione. Seguono i 23 quaderni del poema propriamente detto,
con segnature da A a Z e numerazione araba nella prima metà dei fogli,
ad eccezione di quello iniziale che non è numerato. Questi 23 quaderni
sono tutti costituiti di 8 fogli, il che corrisponde a due fogli riuniti, ad
eccezione dell’ultimo, che ne contiene 10. Dunque, un foglio completo di
carta piegato in quattro fogli bastava per stampare il foglio supplementare
del quaderno Z e il duerno iniziale, che fu probabilmente l’ultima parte ad
essere impressa.
Si tratta di un 4º in 8º. L’imposizione e la sua geometria, l’organizzazione
dei quaderni e le segnature obbediscono poi a un ordine perfettamente
pianificato, nonostante la scarsità dei mezzi impiegati. La formula di colla-
zione, comune a tutti gli esemplari conosciuti e indipendentemente dalle
loro differenze, è la seguente:
CXLII
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critica solo agli inizi del secolo XIX. A riportarla all’ordine del giorno fu
José Maria de Sousa Botelho Mourão e Vasconcelos, Morgado de Mateus,
a cui si deve una lussuosa edizione dei Lusíadas, illustrata con incisioni di-
segnate e eseguite da un insieme di artisti di eccezione: Gérard, Massard,
Fragonard, Laurent, Lignon, Bovinet, Pigeot, Toschi, Forster, Richomme
o Oortman. Impressa nel 1817 dai torchi parigini di Firmin Didot, in una
carta di eccellente qualità e con caratteri che furono specificatamente in-
cisi per la sua stampa, ebbe una tiratura di 210 esemplari. Tutti furono
generosamente destinati ad omaggi.
Politico e diplomatico, José Maria Botelho svolse missioni delicate nel
quadro delle relazioni luso-francesi, in un periodo in cui il Portogallo
fu invaso tre volte dalle truppe napoleoniche. Sposato in seconde nozze
con una figura di rilievo dell’alta società francese, la romanzista Adélaïde
Marie-Émile Filleul, vedova del conte di Flahaut de la Bellarderie, finì per
stabilirsi a Parigi. Portato dal suo amore per la patria e con puro intento di
mecenate, si dedicò allora all’edizione dei Lusíadas.
Per prepararla, ebbe a sua disposizione l’esemplare appartenente a Lord
Holland, un altro esemplare che fu messo a sua disposizione dal Visconde
da Lapa, suo nipote, e, già dopo la pubblicazione del volume, consultò an-
cora un altro specimine nel frattempo entrato a far parte della Bibliothèque
du Roi. Mantenne inoltre contatti assidui con membri dell’Academia das
Ciências de Lisboa e con studiosi che, dal Portogallo, gli andavano invian-
do informazioni indirette a proposito di altre copie.
L’esemplare dei Lusíadas allora appartenente a Lord Holland, che si trova
attualmente nella Texas University, è un item bibliografico dotato di ca-
ratteristiche molto particolari, come si è anteriormente detto, ancor oggi
avvolto da un alone di stupore. Il testo, stampato in fogli di dimensione
più grande, presenta al suo inizio una nota manoscritta attribuita a frei
Joseph Índio, il che fece immaginare che il libro fosse appartenuto a Luís
de Camões. Non è stato mai oggetto di un’analisi materiale dettagliata, ma
l’autenticità di questa annotazione manoscritta suscita dubbi (Lisboa Uma,
duas).
L’edizione del Morgado de Mateus dette la preferenza al testo del volume
di Lord Holland, nel quale José Maria Botelho introdusse correzioni e
alterazioni. Nonostante ciò, non tralasciò di mettere in rilievo e di pro-
blematizzare una serie di differenze tra i vari esemplari, che fino ad allora
erano passate inosservate.
CXLIV
Ee/S
Ee - Il 7º verso della prima stanza dei Lusíadas recita E entre gente remota edifi-
carão, con congiunzione copulativa all’inizio. La sigla |Ee rinvia alle prime due
lettere della sequenza E entre (fig. 27).
S - Il pellicano della xilografia che figura nel frontespizio del libro presenta la testa
voltata verso la sinistra del lettore (lat. sinistra) (fig. 21).
E/D
E - L’inizio del 7º verso della prima stanza dei Lusíadas recita Entre gente remota
edificaram, senza la congiunzione copulativa iniziale. La sigla |E rinvia alla sua
prima lettera, Entre (fig. 28).
D - Il pellicano della xilografia che figura nel frontespizio del libro presenta la
testa voltata verso la destra del lettore (lat. dextra) (fig. 22).
In tal modo, le sigle Ee/S e E/D associano una caratteristica testuale (E entre/
Entre) a una caratteristica iconografica (testa del pellicano voltata verso sinistra,
S/testa del pellicano voltata verso destra, D), differenziando due tipi di esem-
plari con la stessa data del 1572. Ci sono altre sigle che oggi continuano ad es-
sere usate marginalmente, come A e B, secondo l’equivalenza approssimativa:
A = Ee/S
B = E/D
CXLV
CXLVI
CXLVII
scitato forti reazioni, scaturite da motivazioni che hanno a che fare più
con l’antropologia che con la scienza. Era inaccettabile, per larghi settori
dell’opinione pubblica, che Luís de Camões, il vate nazionale, fosse autore
di un poema epico che circolava, dal 1572, in una edizione-pirata. L’impat-
to di questa forma di ragionamento e di reazione emotiva, ancor oggi, non
si trova totalmente eradicato.
Varie ipotesi furono avanzate, a partire dal secolo XIX, sulla possibilità di
una contraffazione (Noronha A primeira edição; Anselmo Camões e a cen-
sura). A dire il vero, la seconda edizione debitamente autorizzata dei Lusía-
das uscì 12 anni dopo l’editio princeps: «Com licença do Supremo Conselho
da Sancta e Geral Inquisição, por Manoel de Lyra Em Lisboa. Anno de
1584» («Con il permesso del Consiglio Supremo della Santa e Generale
Inquisizione, da Manoel de Lyra A Lisbona. Anno 1584»), conformemente
a quanto si legge nel registro. Si tratta di quella che viene correntemente
designata come edição dos piscos, con riferimento al ridicolo commento
di III, 65 [numerata 47], 2, in cui l’aggettivo piscosa, applicato alla città
marinara di Sesimbra, è spiegato col fatto che in quel luogo confluisce una
«grãde cãntidade de piscos, pera se passare a Affrica» («grande quantità
di piscos, per passare ad Africa»), indizio eloquente dell’orizzonte culturale
dell’anonimo annotatore (Spaggiari Camões, pp. 47-58). Dopo l’edizione
dei piscos, che trasmette di fatto un testo con molti tagli e alterazioni, do-
vuti a interventi censorii, è plausibile che una contraffazione rispondesse
alle aspettative non solo dei lettori, desiderosi di accedere alla versione in-
tegrale del poema, ma anche agli interessi degli impresari avidi di sfruttare
una fonte di guadagni in questa nicchia di mercato.
La licenza regia contenuta all’inizio del libro, con data «24 de Setembro
de 1571» («24 settembre 1571»), come già segnalato, concedeva a Luís de
Camões diritti editoriali per 10 anni, che decorrevano a contare dalla data
di edizione. Che il poeta li avesse o meno venduti a qualcun altro è irrile-
vante per questo tema. La durata della licenza era comunque scaduta nel
1582, per cui a partire da allora sarebbe stata comunque necessaria un’altra
autorizzazione per pubblicare il poema.
Del resto, occorre liberare il dibattito intorno al numero di edizioni e del
loro testo dalle ombreggiature impressioniste che lo avvolgono. Se i pro-
blemi sollevati possono, di per sé, presentare una loro pertinenza, l’im-
possibilità di fornire loro una risposta concreta ha condotto a divagazioni
nel campo della pura fantasia, sulla scorta della narrativa romanzata della
CXLVIII
CXLIX
CL
dato che egli aderisce all’opinione per cui i Lusíadas avrebbero avuto
un’unica edizione, nella quale furono progressivamente introdotte delle
correzioni (Aguiar e Silva Jorge de Sena, pp. 111-126). Poiché le correzioni
si realizzano nel senso E/D > Ee/S (secondo una formulazione di per
sé impropria, trattandosi di una stessa edizione), è la lectio facilior che
fi nisce per essere preferita.
La convinzione che tutti gli esemplari del 1572 uscirono da una stessa edi-
zione, con varianti di stato tipografico dovute all’introduzione di successi-
ve emendazioni, era già stata espressa nel secolo XIX, senza ottenere gran-
de eco (Túlio Facsímile do rosto). Nonostante ciò, a partire dalla decade del
1960 guadagnò nuovi adepti. Le ricerche condotte da Charlton Hinman
sopra il first folio di Shakespeare non saranno state estranee a questa rin-
novata voga. Uno dei sostenitori più entusiasti dell’idea che la spiegazione
data per le varianti del first folio poteva applicarsi ai Lusíadas del 1572, nel
senso di poter elucidare le differenze tra i vari esemplari, fu Jorge de Sena
(Sena Trinta anos, vol. 2, pp. 170-171, 250-251). A suo avviso, tali divergen-
ze sarebbero dovute all’alternanza tra i responsabili del lavoro all’interno
dell’officina tipografica. Tuttavia, Sena non ha mai potuto affinare questa
ipotesi attraverso un’analisi diretta degli esemplari.
Un fugace tentativo di esplorare questa via, conforme a quanto fu intra-
preso da Francisco Dias Agudo, non ha raccolto frutti (Agudo A edição).
Questo critico tentò di spiegare l’alternanza tra la grafia delle nasali con
consonante (am/an, em/en, ecc.) o con tilde (ã, e, ecc.) in funzione della
facciata della forma di stampa, o bianca o volta, a cui appartiene uno stesso
insieme di quattro pagine. La configurazione del testo dei Lusíadas non si
accorda però con una simile ipotesi di differenziazione. Inoltre, in difesa
di una edizione unica, Dias Agudo presentò un argomento che involve
l’esistenza di macchie nella carta comuni ai vari esemplari, che sarebbero
dovute alle sbavature causate dallo spandere dell’inchiostro dai bianchi,
ai tipi difettosamente inseriti o ad altri fattori. Ora, il lavoro tipografico
nel suo insieme fu fatto, come già detto, con scarsa attenzione, essendo le
sbavature talmente frequenti che non è possibile attribuire loro un valore
distintivo.
All’inizio del nuovo secolo, la tesi dell’unicità editoriale tornò a prendere
vigore con Kenneth David Jackson, che nel 2003 ha riprodotto in CD-
ROM 29 esemplari dei Lusíadas datati 1572, facendoli accompagnare da
uno studio che prende in considerazione quattro ulteriori esemplari osser-
CLI
vati de visu e un facsimile (Jackson Camões). Non sarà mai di troppo lodare
questo lavoro intrapreso dal lusitanista di Yale, che ha messo a disposizio-
ne degli studiosi un tale acervo di materiali.
In effetti, gli esemplari dei Lusíadas del 1572 che sono sopravvissuti fino
ad oggi si trovano sparsi per le biblioteche d’Europa e d’America. Molte
delle incongruenze ed esitazioni che si insinuano nel loro studio dipen-
dono proprio dalla difficoltà di accesso a un insieme di unità che sia rap-
presentativo. Gli ostacoli da oltrepassare sono ben illustrati dalla prima
riproduzione fotografica di un esemplare del 1572. Accadde intorno al
1898, per iniziativa di Teófi lo Braga (Braga), ma in circostanze tali che
nemmeno Teófilo, certamente per delle buone ragioni, rivelò la provenien-
za dello specimine che ancor oggi resta sconosciuta. Salvo onorevoli ec-
cezioni, come la riproduzione in facsimile di due esemplari, in parallelo,
organizzata dalla Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a
Edição Crítica d’Os Lusíadas (Academia das Ciências de Lisboa), non era
stato tracciato, prima di Jackson, un piano di riproduzioni suscettibile di
rispondere in forma sistematica a questa carenza. Le iniziative avanzarono
in ordine sparso, con il ricorso a tecniche non omogenee e perfino a diffe-
renti scale di riproduzione.
Sul piano testuale, il grande argomento attraverso cui Jackson giustifica
l’esistenza di un’unica edizione si basa sulla rilevazione di quattro errori
paratestuali comuni agli esemplari presi in considerazione. Come tali sono,
a suo avviso, universali, ciò che vuol dire che sarebbero comuni anche ad
altri esemplari, se se ne conoscessero di nuovi. Tuttavia, questo critico va
ancora più lontano per spiegare l’esistenza di un numero così elevato di
varianti tra i diversi specimini. A questo scopo costruisce, infatti, quattro
tabelle che mettono a confronto un totale di 33 fenomeni nell’insieme ico-
nografico e testuale preso in esame. Le sue conclusioni si orientano verso
una pubblicazione in continuum, con l’introduzione di successive corre-
zioni, che secondo lui vengono incorporate in una lectio facilior alla qua-
le concede la priorità. Questo tipo di evoluzione presuppone una pratica
tipografica che perfeziona via via il testo, operando su una stessa matrice,
ossia, una stessa forma tipografica. Ma già per giustificare la presenza di
due frontespizi, uno con il pellicano verso la destra, l’altro con il pellicano
verso la sinistra, è più difficile trovare una spiegazione valida.
Le prime copie ad essere stampate costituirebbero, nell’opinione di
Jackson, un insieme di sei esemplari in cui il pellicano ha la testa voltata
CLII
verso destra. A questo primo gruppo avrebbe fatto séguito una fase di
transizione, durante la quale furono gradualmente introdotte le correzioni.
D’altro lato, lo stadio finale è testimoniato da un numero di esemplari più
importante, 17, che sono tra sé più omogenei e portano tutti il pellicano
voltato verso sinistra. Questa evoluzione nel senso di un testo più curato e
corretto troverebbe il suo fondamento grazie ai 33 elementi differenziali di
ordine iconografico e testuale che sono stati presi in esame.
Potrebbe, dunque, affermarsi che la progressione si realizzò nel senso
«E/D» > «Ee/S». Ma nella prospettiva di Jackson, una tale osservazione
non avrebbe ragione di sussistere. Lo studioso di Yale postula l’abbandono
di queste sigle, perché non rappresentano il processo graduale di correzio-
ne di un’unica edizione in progress, nei termini da lui argomentati.
Nel frattempo, la sua interpretazione non ha mancato di ottenere un certo
séguito.
CLIII
f. 97r Segnatura N
BNP-Cam3P Ia mais seguro do que dantes vinha.
BDMII-378 Ia mais seguro do que dantes vinhv.
f. 97r Richiamo As
Ia mais seguro do que dantes vinha.
BNP-Cam3P
[assenza di intersezione]
CLIV
CLV
BNP-Cam3P BDMII-378
VI, 3, 1 Capitão Capitam
VI, 4, 4 baroes barões
VI, 4, 4 seu sen
VI, 4, 6 Estarâ Estarà
VI, 4, 8 tão tam
VI, 5, 5 não nam
VI, 5, 7 nauegação nauegaçam
VI, 5, 8 vinha vinhv
CLVI
logia, che non stiamo qui a dettagliare per evitare fastidiose ripetizioni,
è stata realizzata in identico modo per le altre tre pagine che contengono
un errore comune a tutti gli esemplari: f. 103r, f. 110r, f. 120r. Si è ugual-
mente proceduto al confronto di due pagine che presentano, in tutti gli
esemplari noti, refusi piuttosto bizzarri: Qut [Que] Iesu Christo (X, 108, 8,
f. 178v); ao profnndo [profundo] (X, 147, 8, f. 184v). Le conclusioni tratte
dall’ulteriore confronto confermano gli elementi differenziali già eviden-
ziati nel primo caso.
Le ricerche che abbiamo effettuato si sono poi estese ad un insieme si-
gnificativo di specimini, tutti consultati de visu, che appartengono a varie
istituzioni portoghesi e straniere: Biblioteca Nacional de Portugal, Acade-
mia das Ciências de Lisboa, Sociedade Martins Sarmento de Guimarães,
Universidade de Coimbra, Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila
Viçosa, Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, Biblioteca
Nacional de España e altre. L’esistenza di due matrici bibliografiche in-
dipendenti, rispettivamente corrispondenti a Ee/S e a E/D, non lascia il
minimo dubbio.
Le differenze oggettive, che si sono potute reperire, sono dovute ad una
serie di fattori legati intrinsecamente alla produzione del libro. Le forme ti-
pografiche non furono le stesse, cosa che provocò una disposizione diversa
dei blocchi costituiti da testata, corpo delle stanze e piè di pagina. Perciò,
il rispettivo scheletro ebbe un’altra disposizione e fu diverso il compositoio
usato per comporre le forme.
Quanto all’iconografia del frontespizio, la posizione del pellicano, voltato
verso la sinistra in Ee/S (fig. 21) e voltato verso la destra in E/D (fig. 22),
è solo una delle varie dissimiglianze. Sono infatti differenti le volute del
frontone, il suo fregio, i caschi dei sommoscapi delle colonne, la faccia
dell’ombreggiatura degli imoscapi, del toro e della scozia, la direzione del-
le scannellature degli imoscapi e la relazione tra la loro base e lo stilobate.
Nello stilobate, il disegno della corona di foglie, dell’intreccio, degli ele-
menti vegetali che la circondano e delle riprese laterali non si corrispondo-
no tra loro, come più dettagliatamente si dirà.
Invece, i caratteri utilizzati nel frontespizio si differenziano per la gran-
dezza, lo stile e la disposizione. Altrettanto chiare sono le differenze re-
lative agli aspetti tipografici della licenza regia e della licenza del Santo
Ufficio, montate con due compositoi distinti, che avevano misure di riga
disuguali (figg. 23-24, 25-26). Il loro testo mostra molteplici differenze di
CLVII
CLVIII
CLIX
CLX
Ee/S E/D
II, 56, 2 Filho de Maia Filho de Maria
VI, 18, 6 recebem de Phebe recebem de Phebo
VI, 38, 6 Do Eoo Emisperio Do Eolo Emisperio
VI, 85, 6 ensifero Orionte ensifero Oriente
VIII, 32, 3 Portugues Cipião Portugues Capitam
CLXI
lisi chiarisce con limpidezza e rigore, per questa stessa ragione, il modo
in cui si verificarono, caso per caso, le interpolazioni. Allo stesso modo,
conferma sul terreno la configurazione e differenziale, e seriale delle due
edizioni Ee/S e E/D.
Consideriamo, dunque, a titolo di esempio, tre specimeni misti, formati
per interpolazione, e verifichiamo quale è la loro costituzione materiale in
rapporto alla produzione.
Cominciamo con l’esemplare dell’Universidade de Coimbra, che si trova
nella sua Biblioteca Geral con la segnatura Cofre nº 2. Corrisponde in tutto
a Ee/S, eccetto per il f. 65, che è una interpolazione di E/D, come dimo-
strano i parametri di produzione già esposti. Questo foglio presenta, in
Ee/S, un errore nel testo del titolo corrente, CANTO TERCEIRO invece
di CANTO QVARTO. In E/D, invece, è correttamente registrato, nel tito-
lo corrente, CANTO QVARTO, secondo lo schema:
Ee/S E/D
f. 65r CANTO TERCEIRO CANTO QVARTO
CLXII
Jackson, non venne rilevata e dunque non risulta nelle tavole comparative
stilate dallo studioso.
In conclusione, è questa la formula di collazione semplice dell’esemplare
della Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila Viçosa BDMII-378:
CLXIII
CLXIV
CLXV
[…] all’epoca della stampa manuale la presenza di varianti tra le copie appartenenti
a una stessa edizione costituisce la norma non l’eccezione. Ma se ne traessimo la
conseguenza che ognuna di quelle copie va considerata come un testimone indipen-
dente, non faremmo che ricondurre, e impropriamente, il fenomeno delle varianti
di stampa all’interno della problematica delle trasmissioni manoscritte. Intanto, in
relazione alle varianti di stampa, l’unità filologica da prendere in considerazione
non è la copia e non sono neppure i singoli fascicoli che costituiscono le copie, ma
quella parte di testo che è stampata dalla stessa forma di stampa, cioè ciascuno dei
due lati del foglio di stampa. Poi, quelle varianti, per poter essere adeguatamente
catalogate e interpretate, devono essere assoggettate a una specifica tecnica d’analisi
che ha il suo punto d’arrivo nella definizione dell’esemplare ideale (ideal copy), un
concetto fondamentale della bibliografia analitica che è materialmente inapplicabi-
le alle trasmissioni manoscritte, dove ogni elemento costituisce un individuo.
(Stopelli Filologia dei testi, p. 15)
CLXVI
CLXVII
14. Criteri per lo stabilimento del testo dell’«editio princeps» dei «Lusíadas»,
esemplare ideale
Il testo è stabilito a partire dalla collazione dei seguenti esemplari o parti
di esemplari:
CLXVIII
CLXIX
CLXXI
(Si tenga presente che il motivo del poem me inizia nell’ottava precedente;
cfr. sul topos Gigliucci Pone me). Cominciamo ovviamente dalla prima ver-
sione integrale italiana, quella secentesca di Carlo Antonio Paggi (1658 c.
60v.; cfr. Martinengo Paggi):
Seguendo il percorso degli altri canti la situazione non cambia; solo due
ulteriori esempi:
CLXXII
– «cos anafis os Mouros respondiam» (II, 105, 8) > «I Mori alternan l’anafi sonore»
– «ó peitos carniceiros» (III, 130, 7) > «carnicieri», caso quest’ultimo proprio tratto
dall’episodio di Inés, e qui per ora ci fermiamo.
Dunque Paggi – non abbiamo spazio per illustrare meglio il dato – si com-
porta con gusto ed eleganza nei confronti del capolavoro portoghese. L’u-
nica libertà autentica che si permette è di aggiungere il nome di Colombo
agli eroi scopritori nominati da Camões, per spirito nazionalistico peraltro
comprensibile (Epica e Oceano; cfr. ivi, Rita Marnoto, O poema de Camões
entre Europa e Oceano, pp. 123-132).
La nostra ottava nella facies del Paggi mostra però il problema fondamen-
tale che si trovano ad affrontare i traduttori di Lus. III, 129, ovvero la resa
del verso Ali co amor intrinseco e vontade. Il genovese sceglie i lemmi amor
e lealtade. Così però impoverisce il primo termine, omettendo intrinseco
(per la giuntura, vd. lo stesso canto III a 24, 1), e declina troppo spiglia-
tamente la vontade, una ferrea volontà/desiderio che non è propriamente
lealtà, anche se ovviamente la implica (Inés è leale a Pedro fino al sacri-
ficio). In ogni caso però è visibile uno sforzo intelligente di mantenere la
prossimità all’organizzazione testuale e semantica dell’originale.
CLXXIII
d’arrivo. Tuttavia, anzi proprio per questo, le variazioni risultano assai in-
teressanti da verificare. Soprattutto le risorse retoriche «fiorite» sono atti-
vate dal castigliano, come ad esempio l’antitesi piedad ≠ fiereza, o la figura
etimologica fiero-fiereza, l’allitterazione – anzi piuttosto paronomasia in
rima – fiereza : firmeza. Il cruciale verso 5 (quasi litmus test della nostra
analisi comparativa) agglomera la dittologia amor intrinseco e vontade in
una pura firmeza de amor che presuppone un’ermeneusi della coppia camo-
niana come una endiadi, cosa che non è, ci pare.
CLXXIV
confinez-moi dans le séjour des Tigres & des Lions, j’éprouverai si l’on ne trouve
pas chez eux la pitié que les hommes me refusent: là, au milieu des pleurs & des
soupirs, & le cœur plein du cher objet pour qui l’on me traîne au supplice, j’éleve-
rai mes enfans, leur vûë sera l’unique consolation d’une mère plus tendre encore
qu’elle n’est malheureuse.
(Castera, I, p. 236)
CLXXV
manzificato», per così dire. Certo, la nobiltà del linguaggio che con l’alessan-
drino tragico aveva colto i suoi fiori più splendidi nel secolo precedente lascia
dei segni, ma complessivamente la versione del Duperron de Castera appare
quasi come un romanzo d’avventura e, nell’episodio di Inés, di amore tragi-
co. Il romanzo d’analisi è invenzione francese, del resto, e si avverte anche in
Duperron il segno del nuovo genere inaugurato da M.me de la Fayette. Il v.
5 dell’originale si scioglie qui nell’immagine di un cuore femminile plein du
cher objet: si fonde, potremmo dire, col flutto patetico che lo trascina con sé.
[…] reléguez-moi dans les déserts glacés de la Schythie, ou dans les sables brûlans
de l’Afrique, au milieu des lions & des tigres. Je trouverai parmi ces monstres la
pitié qu’on me refuse ici. J’y trainerai dans les pleurs ma vie languissante. Mon
unique soin, ma seule consolation sera de veiller sur les jours de ces infortunés. Je
nourrirai, j’éleverai leur enfance, le cœur tout plein de l’objet pour qui je souffre
tant de maux; & j’aurai du moins pour dernier soutien la vue de mes enfants & le
souvenir de leur père.1
CLXXVI
Nel 1883 Wilhelm Storck, il grande biografo di Camões, pubblica una tra-
duzione in tedesco dei Lusiaden.3 Leggiamo la versione della nostra ottava:
Si noti innanzitutto che il pone me è variato: qui abbiamo verweise mich, men-
tre nell’ott. precedente avevamo verbanne mich, che conteneva in sé l’implicito
desterro, ‘esilio, bando’, ma faceva venir meno la ripetizione che risale, come
sappiamo, ad Orazio. È questa l’occasione per sottolineare che il sistema della
repetitio, a tutti i livelli, struttura il discorso camoniano, come avremo modo di
vedere capillarmente nel commento; sostituirlo con la variatio è errore di incom-
prensione totale. L’iperbole onde se vse toda a feridade svanisce in un generico
paesaggio desertico (In Wüstenei’n); amor intrinseco e vontade diventa una cop-
pia piuttosto anodina, Lieb und Treue, come già Paggi rendeva con amore e leal-
tà. Non si tratta di un errore, ma di un mancato approfondimento di quel com-
plesso lemma vontade che è meglio tradurre in completa fedeltà. Naturalmente
Storck si trova nella notevole difficoltà di rendere in lingua teutonica un testo
in lingua romanza; inoltre, il suo insistere nel costruire ottave perfette metrica-
mente lo porta inevitabilmente a rischiare il «bello infedele», ungetreu Schön…
CLXXVII
Il Paggi, ed io abbiamo scritto in ottava rima, che si è il metro istesso usato dal Ca-
moens. Chi di noi sia stato più esatto, e fedele col confronto dell’originale si potrà
decidere; e se il signor Duperron, che nella prefazione dichiara d’avere scritto in
prosa a motivo che la rima non ci lascia la libertà dell’espressione, ed è una specie di
tiranno, che si usurpa tutt’i nostri pensieri, e tutti gli richiama a sé, facendoci perder di
vista que’ dell’originale5 abbia vinta la causa, egli è pur un punto, che rimetto alla di-
scussione degl’intendenti delle tre lingue. Non pretendo io per altro che questa mia
traduzione venga considerata per letterale, e scrupolosa, perché certamente non mi
sento capace di tanto; ma vorrei bensì il lettore persuaso che nel tradurre ho sempre
proccurato di non iscostarmi dal vero spirito dell’autor Portoghese, il quale a questo
fine ho esattamente seguitato di ottava in ottava: ancorché sia vero che in certi luo-
ghi, senza allontanarmi però giammai da lui, io mi sia fatto lecito di servirmi di qual-
che espressione, la quale mi sembra più accomodata al gusto della Italiana favella.6
CLXXVIII
CLXXIX
Queste due traduzioni ottocentesche, che aprono in modo così simile, poi
dimostrano un atteggiamento totalmente diverso rispetto all’originale:
mentre Briccolani segue un suo percorso di libertà e di autonomia, pro-
ducendo un ductus sintattico e stilistico poco convincente e lutulento, il
Bellotti è più limpido e fedele, soprattutto alla dolcezza patetica inconfon-
dibilmente camoniana. Il problema perenne di amor intrinseco e vontade
è proposto con una inversione lessicale in Briccolani (prima la brama, poi
l’amore), mentre Bellotti itera soltanto il motivo dell’amore con figura eti-
mologica (amate … amore) e si mostra infelice nell’espressione «per cui
sono in tanti guai», peraltro già presente in forma analoga nel Gazano
«piemontese».
CLXXX
ponmi ove è sfrenata tutta la ferocia, tra leoni e tigri: vedrò se tra questi posso
trovar la pietà che tra petti umani non trovai; ivi, col pensiero fisso in colui per cui
muoio, alleverò queste reliquie sue che tu qui vedi, onde sian sollievo della dolente
madre.13
CLXXXI
CLXXXII
Lasciamo per ultima la traduzione di Averini (su cui vd. Tocco Per una
nuova edizione),19 già apparsa nel 1972 (Milano, Mursia), non solo per ordi-
ne cronologico, ma perché ormai è l’unica circolante nell’attuale mercato
editoriale. La decisione di riproporla era fondata sul presupposto che, pur
meno fedele di quella di Poppa Vòlture, fosse più elegante e perfetta nella
resa delle ottave. Purtroppo questa opzione si è dimostrata infelice quanto
mai. I livelli di «infedeltà» dell’Averini sono così sconvolgenti da rendere
inammissibile quasi ogni sua scelta traduttoria. Non abbiamo qui lo spazio
per esemplificazioni estese. Chiunque legga anche solo la prima ottava del
poema nella versione dell’Averini può verificare quanto stiamo dicendo. Si
citi poi alla rinfusa: «nossa idade» (I, 6, 6) > «globo umano»; «em versos
divulgado numerosos» (I, 9, 8) > «messo in versi con neumi scrupolosi»;
i fraintendimenti a II, 20, 1-2 e 25, 1-2; e tanto altro ancora. Inoltre, l’ele-
ganza della traduzione non ci sembra così certa: non mancano goffaggini e
sbavature. Sulla versione averiniana della nostra ottava in particolare non
ci appulcriamo parole: è sufficiente leggerla.
CLXXXIII
2) in certi casi ardui, come vontade che abbiamo visto frastornare molti
traduttori, meglio mantenere la corrispondente parola italiana, le cui
sfumature semantiche non sono del tutto aliene da quelle del termine
portoghese; in ogni caso meglio perdere qualcosa sul piano della per-
spicuità (a volte impossibile e a volte non presente proprio in Camões
come in ogni poeta) e conservare il suono e l’aura della parola comune
nelle due lingue romanze;
3) postilla: in casi come il precedente, vontade, è bene demandare alla
nota linguistica sull’originale la discussione di semantica storica;
4) il verso sarà fondamentalmente endecasillabico: d’altronde la migliore
poesia novecentesca, come quella montaliana, mantiene l’endecasilla-
bo come paradigma ineludibile, anche quando vi aggiunga o sottragga
qualche sillaba;
5) le rime saranno conservate ove possibile, ma mai si altererà il testo ori-
ginale per finalità metriche di traduzione (cosa che ad esempio Averini
ancora faceva abbondantemente, mentre Poppa Vòlture no);
6) postilla: le rime baciate a fine ottava avranno un trattamento partico-
lare, ovvero l’impegno massimo sarà posto nel conservarle, o al limite
trasformarle in un’assonanza (come nell’ottava da noi prescelta); in ogni
caso, se lo sforzo risulta impossibile al traduttore, si rinuncerà;
7) la traduzione non può inglobare il commento, cioè rendere «facile»
ciò che è complesso, quando non oscuro, in un poema cinquecentesco
come quello di Camões; ne deriverà una traduzione che, come l’origi-
nale, avrà bisogno di note esplicative;
8) infine, la traduzione cercherà di mantenere un’aura poematica cinque-
centesca, memore dell’ottava ariostea ma non solo, senza un eccesso
inutile di arcaismi, ma con tutte le libertà accettabili da un colto lettore;
crediamo migliore il rischio di un effetto vintage che quello di una tra-
sformazione dei Lusíadas in un testo acronico o troppo «attualizzato»
secondo istituti poetici praticati nella contemporaneità del traduttore.20
CLXXXIV
1524 o 1525 (?). Nasce Luís Vaz de aver aggredito Gonçalo Borges,
Camões da una famiglia della pic- mulattiere del re, nel giorno della
cola nobiltà, figlio di Simão Vaz de processione del Corpus Christi.
Camões, del ramo dei Camões di
Coimbra, e di Ana de Sá o Ana de 1553. Ottiene l’amnistia tramite la
Macedo. Non si conosce il luogo di lettera di perdono regia del 3 marzo
nascita. 1553, copiata dalla cancelleria regia
il 7 marzo 1553.
1535. A 11 anni e in qualità di pag-
gio si unisce all’armata portoghese 1553. Parte per l’India come soldato
che appoggia Carlos V nella batta- nel marzo del 1553 su una nave co-
glia di Tunisi. mandata da Fernão Álvares Cabral,
e arriva a Goa all’inizio del settem-
153(?). Si forma in un grande centro bre dello stesso anno. Un soldato
intellettuale, forse Coimbra, in un aveva diritto al trasporto e normal-
periodo in cui suo zio D. Bento era mente riceveva una remunerazione
priore del monastero di Santa Cruz. per tre o quattro anni.
154(?)-. Ha dei contatti con la cor- 1553. Parte per la costa del Malabar
te regia a Lisbona e partecipa a una a novembre come soldato incorpora-
campagna nella piazzaforte africana to nell’armata comandata dallo stes-
di Ceuta che sarebbe durata due anni. so viceré D. Afonso de Noronha.
CLXXXV
CLXXXVI
Bacon
The Lusiads, ed. Leonard Bacon, New York, Hispanic Society of Ame-
rica, 1950.
CLXXXVII
Basto
Os Lusíadas, ed. Cláudio Basto, Porto, Marânus, 31945.
Bellotti
Il Lusiadi poema di Luigi di Camoens tradotto dalla lingua portoghese da
Felice Bellotti […], Milano, C. Branca, 1862.
Bismut
Les Lusiades, trad. Roger Bismut, Paris, Belles Lettres, 1980.
Bonaretti
I Lusiadi, trad. Adriano Bonaretti, Firenze, Salani, 1925.
Braga
Os Lusíadas, ed. Teófilo Braga, Lisboa, Joaquim Eusébio dos Santos
[1898?] [rist. anast. di esemplare del 1572 non identificato].
Briccolani
I Lusiadi del Camoens recati in ottava rima da A. Briccolani, Parigi, Fir-
min Didot, 1826.
Caldera
Los Lusiados, ed. Nicolás Extremera & José Antonio Sabio, trad. Benito
Caldera [1580], Madrid, Cátedra, 2009.
Carvalho
Os Lusíadas de Luís de Camões, ed. Francisco Freire de Carvalho, Lis-
boa, Tipografia Rolandiana, 1843.
Castera
La Lusiade du Camoens, poeme heroique sur la decouverte des Indes
Orientales. Traduit du Portugais par M. Duperron De Castera, 3 tt., Paris,
Huart-David-Briasson-Clousier, 1735.
Cidade IV
Obras completas, ed. Hernâni Cidade. Vol. IV, Os Lusíadas, 2 tt., Lisboa,
Sá da Costa, 1947.
Correa
Os Lusiadas […]. Commentados pelo Licenciado Manoel Correa […], Lis-
boa, P. Craeesbeck, 1613.
De Faria
Lusiadum libri decem. Autore domino fratre Thoma de Faria […], Lis-
boa, G. De Vinca, 1622.
CLXXXVIII
Epifânio Dias
Os Lusíadas, ed. Augusto Epifânio da Silva Dias, 2ª ed. melhorada, 2
tt., Porto, Companhia Portuguesa, 1916-1918 [1ª ed. 2 voll., Porto, Ma-
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Fanshaw
The Lusiad, or Portugals Historicall Poem. […] Now newly put into En-
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Faria e Sousa
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Los Lusíadas, ed. trad. Lamberto Gil, 2 tt., Madrid, M. De Burgos,
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Obras de Luis de Camões […] pelo Visconde de Juromenha [João António
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La Harpe
La Lusiade de Camoëns, ed. Mr. De La Harpe, Londres, s. ed., 1776
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Luís de Camões, Os Lusíadas […], ed. Francisco de Sales Lencastre, 2
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Losada Soler
Los Lusíadas. Poesías. Prosas, coord. Elena Losada Soler, intr. Helder
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La Lusiade di Luigi Camoens poema eroico in dieci canti. Traduzione
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Marcos S. Lourenço
Os Lusíadas […]. Comentados por D. Marcos de S. Lourenço, ed. Isabel
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The Lusiad, or the discovery of India […], by William Julius Mickle, 3
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Morgado Mateus
Os Lusíadas […], nova edição segundo a de Morgado de Mateus […] cor-
rigida […] e enriquecida […] pelo Dr Caetano Lopes de Moura, Paris,
Firmin Didot, 1847 [1ª ed. Os Lusíadas, poema épico de Luís de Camões,
ed. José Maria de Sousa Botelho Mourão e Vasconcelos, Morgado de
Mateus, Paris, Firmin Didot, 1817].
Os Lusíadas 1572
Os Lusiadas de Luis de Camoes, com privilegio real, Impressos em Lis-
boa, com licença da sancta Inquisição, & do Ordinario, em casa de
Antonio Gõçaluez Impressor, 1572.
Os Lusíadas 1584
Os Lusiadas, agora de novo impresso com algâas Annotações, de diver-
sos Autores, Lisboa, por Manoel de Lyra, 1584 [ed. dos piscos].
Os Lusíadas 1591
Os Lusiadas, agora de novo impresso com algâas annotações de diver-
sos Autores, Lisboa, Manoel de Lyra, 1591.
Os Lusíadas 1597
Os Lusiadas, polo original antigo agora novamente impressos, Lisboa,
Manoel de Lyra, a custa de Estevão Lopez, 1597.
CXC
Os Lusíadas 1613
Os Lusiadas […] Commentados pelo Licenciado Manuel Correa, Lisboa,
Pedro Crasbeeck, Domingues Fernandez seu Livreyro, 1613.
Nervi
I Lusiadi, trad. Antonio Nervi, Milano, Società Tipografica dei Classici
Italiani, 1821 [prima ed. Lusiada di Camoens trasportata in versi italiani
da Antonio Nervi, Genova, Stamperia della Marina e della Gazzetta,
1814].
Paggi 59
Lusiada Italiana di Carlo Antonio Paggi, Lisbona, H. Valente de Olivei-
ra, 1659 [1ª ed. 1658].
Pellegrini
I Lusiadi, ed. Silvio Pellegrini, Torino, Unione Tipografico-Editrice To-
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Piemontese
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3
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CCXXXVIII
Breve antologia
CCXLI
Opera composita, progettata per essere una nuova Iliade o una nuova Enei-
de, I Lusiadi, seguendo il viaggio di Vasco da Gama, narrano la storia dei
discendenti di Luso (mitico compagno di Bacco) e ne celebrano la voca-
zione transoceanica e colonizzatrice, valendosi di tutte le tecniche messe
a punto da Omero, da Virgilio e dal nostro Ariosto. Nella sua struttura si
giustappongono (raramente si amalgamano) la tradizione eroica e il gusto
per il grottesco, l’effusione lirico-elegiaca e il descrittivismo comico-reali-
stico, gli dèi dell’Olimpo e i santi dell’empireo, in un insieme disarmoni-
co ma interessante, aperto e disponibile (come accade con i capolavori) a
un’infinità di letture, e per ciò stesso di volta in volta esaltato e vilipeso,
apprezzato e criticato, assunto a manifesto di poesia nazionale e avvilito a
centone di luoghi comuni in nome di concezioni estetiche diverse, spesso
antitetiche.
In realtà, la singolarità stessa dell’opera, non solo esige che a valutarla si-
ano adibiti criteri inusuali, ma impedisce altresì una sua catalogazione ri-
gorosa: perché I Lusiadi non sono un poema epico nel senso classico del
termine, né valgono solo per i brani lirici che lo costellano, ma si propon-
gono come una combinazione originale di elementi eroici e lirici, come un
tessuto in cui i fili tradizionali dell’ordito e quelli innovativi della trama
– pur di colori diversi – danno vita a un prodotto variopinto e affascinante,
originale proprio per il suo carattere composito. La disarmonia che na-
sce dal contrasto programmato tra antico e nuovo, tra una cultura classica
mediterranea e le civiltà eterogenee d’Oriente, tra concetti irriducibili di
spazio e di tempo, di bello e di brutto, di vero e di falso, costituisce l’unica
prospettiva che appare lecito assumere nel valutare il poema. Camões anti-
CCXLII
cipa nella sua opera la grande novità della cultura portoghese d’oltremare:
quel sincretismo tra civiltà e ideologie opposte la cui massima espressione
è data dalla cultura afrobrasiliana.
Poema di argomento storico – e di storia recente che non ammetteva ecces-
sive deformazioni fantastiche –, I Lusiadi prendono le mosse dal racconto
della scoperta della via delle Indie orientali per ricostruire le vicende na-
zionali precedenti, lette come antefatti dell’avventura imperialista, e profe-
tizzare quelle «future», di un futuro che è tale per Vasco da Gama ma che
in realtà è il più recente passato per l’autore e per il lettore contemporaneo.
La narrazione – che comincia «in medias res», secondo la tecnica collauda-
ta dei classici – prende l’avvio dagli inganni e dalle insidie con cui, ispirati
da Bacco, i Mori di Mozambico prima, poi di Mombasa, per impedire la
continuazione del viaggio, tentano di distruggere la flotta e di annientare
i portoghesi. Questi giungono in seguito a Melinde (sempre sulla costa
orientale dell’Africa): accolto amichevolmente dal re del luogo, e su sua
richiesta, Vasco da Gama espone tutta la storia del Portogallo (che occupa
i canti III-V) fino alla partenza della flotta da Lisbona, alla tormentata
navigazione oceanica, e all’arrivo al porto amico.
Ripartiti da Melinde alla volta dell’India, i portoghesi debbono affrontare
ancora una paurosa tempesta provocata dal solito Bacco ma anche dagli
dèi del mare e dei venti, fino all’approdo a Calicut, sulla costa occidentale
della penisola indiana. Qui la visita a bordo dei notabili indigeni offre lo
spunto a nuove considerazioni di storia patria; successivamente, superate
alcune difficoltà nelle relazioni con gli abitanti del posto, la flotta intra-
prende il viaggio di ritorno. A premiare i suoi protetti per l’impresa com-
piuta, Venere li fa sbarcare nell’isola degli Amori dove, mentre le ninfe
intrattengono dilettosamente i gregari, Teti indica al capitano, dall’alto di
una montagna, una miniatura dell’universo con i luoghi destinati a vedere
le alte gesta dei portoghesi.
Si è discusso a lungo e si continua a discutere sull’epicità dei Lusiadi, sul
problema se siano o no un poema epico, se a esso sia lecito applicare il
metro di valutazione e di classificazione utilizzato per i poemi dell’antichi-
tà greca e latina o dei cantari medievali, se e quanto Camões sia debitore
dell’Ariosto e del Tasso per l’ideologia, la struttura, lo stile della sua ope-
ra. È indubbio che, come ha sottolineato Silvio Pellegrini, I Lusiadi pur
adottando gli schemi, le movenze e gli artifizi delle epopee classiche, sono
poveri di autentico spirito eroico, e nella sua scrittura l’autore manifesta
CCXLIII
una più stretta consonanza con i toni encomiastici, elegiaci, bucolici che
con quelli caratterizzanti la poesia epica. Semmai, è con i poemi cavallere-
schi del Cinquecento italiano, e soprattutto con la Gerusalemme Liberata
del Tasso, che va istituito un eventuale confronto. Nel senso che I Lusiadi,
come la Gerusalemme – e sia pure su un piano diverso –, sono opere nel-
le quali si manifestano uno stile e un’idea della poesia ormai distanti sia
dal classicismo dell’Eneide, sia dal medievalismo feudale della Chanson de
Roland, sia ancora dalla magia fantastica dell’Orlando Innamorato e del
Furioso. Camões avverte, non meno del Tasso, la necessità di far nascere la
poesia da situazioni concrete, storicamente documentate: anzi, nei Lusiadi,
tali situazioni debbono essere anche cronologicamente e topicamente pros-
sime, per esercitare la funzione catartica che il poeta ha assegnato alla sua
opera. E se entrambi i poemi attingono ancora all’immaginario mitico e
mitologico – medievale-cavalleresco la Gerusalemme, greco-latino I Lusiadi
–, ne stemperano i toni in un intreccio stilistico che risente del manierismo
e del concettismo di fine secolo, ormai irrompenti sulla scena letteraria.
Se I Lusiadi sono poveri di autentico spirito eroico, almeno di quel che i
parametri dell’epopea classica definivano come tale, in essi non è affatto
assente l’ideale eroico, sia pure frammisto a ingredienti nitidamente lirici,
svarianti dall’idillico all’erotico, e a un colorismo manieristico che assu-
me a volte modulazioni proprie dello stile grottesco, come all’inizio del II
canto, quando – a Mombasa – Bacco, vestito dei paramenti sacerdotali, si
mostra dinanzi a un ricco altare in atteggiamento di adorazione del «vero
Dio», al fine di meglio ordire tradimenti a danno dei portoghesi. L’ideale
eroico di Camões non è però individuale: il suo canto non vuole esaltare
un eroe singolo, ma tutto un popolo di eroi, di guerrieri intrepidi, di navi-
gatori arditi, quasi di superuomini, che guidati da gloriosi re hanno saputo
costruire un nuovo regno, dilatando la fede e l’impero in Africa e in Asia,
cioè conquistando alla cristianità e al dominio portoghese terre fino a quel
momento dominate dagli infedeli, e dunque acquistando per le loro impre-
se fama imperitura. L’immagine di eroicità che apre il poema («as armas
e os barões assinalados») si farà via via più rigorosa, più ricca di esigenze
e soprattutto meglio articolata, fatta di forza fisica e morale, di ardimen-
to guerriero, di orgoglio nazionale, di disposizione al sacrificio. L’ideale
camoniano si precisa meglio alla fine del canto VI: la conclusione di una
furiosa tempesta scatenata dall’ira ormai impotente del nemico Nettuno
e del malevolo Bacco – intensificatasi dopo l’invocazione a Dio di Vasco
CCXLIV
CCXLV
estranea allo spirito del poema, all’ideale di eroicità tutta umana insito
nella grandiosa gesta colonizzatrice ed evangelizzatrice di tutto un popolo.
Il poema portoghese, come si è anticipato in apertura, non è dunque un
poema epico, almeno non secondo i paradigmi determinati dalla tradi-
zione; ma non è neppure un romanzo, come avrebbe dovuto essere appli-
cando la teoria di Bachtin: o meglio, non lo è ancora. È il prodotto di una
civiltà e di una cultura alimentatesi per due secoli del miraggio prima,
della pratica poi di mondi ignoti divenuti noti, di una dimensione esisten-
ziale che ha visto l’immaginario farsi realtà, di una tradizione marinara e
cavalleresca, rinascimentale e barocca il cui punto di arrivo forse non po-
teva essere diverso da quel che sono I Lusiadi: un’opera letteraria che con
tutti i suoi difetti formali e sostanziali, le sue cadute di stile, il macchinoso
armamentario mitologico, le concessioni ai toni encomiastici, la mistura di
formule diverse, resta un monumento notevole di un’epoca e di un paese.
CCXLVI
Via Actéon na caça tão austero, / De cego na alegría bruta, insana, / Que por
seguir um feio animal fero, / Foge da gente e bela forma humana; / E por castigo
quer, doce e severo, / Mostrar-lhe a fermosura de Diana. / (E guarde-se não seja
inda comido / Desses cães que agora ama, e consumido).1
CCXLVII
1.2. L’involucro entro il quale Faria e Sousa e António Sérgio hanno co-
stretto la favola del cacciatore tramutato in cervo dall’offesa Diana risul-
ta innanzitutto accettabile per i fautori di un Camões «critico», specchio
immediato del proprio tempo storico anche nella denigrazione del per-
sonaggio regale. Testimone di questa prospettiva di lettura è stato fra gli
altri António José Saraiva, che enfatizza e giustifica l’ostilità del poeta nei
confronti di Sebastiano:
os conselhos paternais que lhe dirige, os termos por vezes duros com que censura
a sua mania da caça e a sua fobia das mulheres, e acima de tudo as farpas agudas
que enterra na pele dos seus mentores jesuítas (…) mostram que ele abraçou o
partido, digamos, de oposição aos privados do rei, em que se contava a melhor
parte da nobreza…5
CCXLVIII
CCXLIX
dunque chiudere ogni spazio a obiezioni successive: tanto più che lo stesso
«poeta minore» aveva in altre occasioni espresso qualche rincrescimento
per le incerte volontà matrimoniali e la passione venatoria del re.12 Ma il
problema viene riproposto in pieno clima celebrativo, e ripartendo dalla
trattazione complessiva del mito, nel commento del Costa Pimpão che ac-
compagna la sua edizione del poema.
A proposito dei versi di IX 26, il curatore appare infatti perplesso nei con-
fronti dell’interpretazione prevalente – «Não tenho notícia de que Actéon
fugisse “da gente e bela forma humana”, que fosse misógino e misóga-
mo…» –, anche se infine giunge ad ammettere che forse «no entanto, (…)
D. Sebastião estava a necessitar de uma frechada de Cupido…».13
CCL
6°: «Ao longo da água o níveo cisne canta: / Responde-lhe do ramo filomela; /
Da sombra de seus cornos não se espanta / Acteon n’água cristalina e bela» (Os
Lusíadas, IX 63).
7°: «Outra, como acundindo mais depressa / À vergonha da Deusa caçadora, /
Esconde o corpo n’água; outra se apressa / Por tomar os vestidos que tem fora»
(Os Lusíadas, IX 73).
Atteone come cervo ormai fuori del tempo, ridotto a semplice denotazione
di una categoria animalesca, si colloca nella realtà naturale dei luoghi: la sua
vicenda, svuotata di ogni dimensione tragica o moralistica,17 appare infine
come un’occasione per arricchire e meglio connotare il canovaccio della
rappresentazione che si va compiendo nello spazio scenico dell’Isola degli
Amori. L’esito felice a cui il poeta ha piegato il materiale archetipico apre a
CCLI
CCLII
una precisa visione gerarchica. La stessa Teti lo guida «Para o cume dum
monte alto e divino, / No qual âa rica fábrica se erguia», dove solo possono
compiersi i «doces jogos» e il «prazer contino» del capo, al di sopra e al
di là delle agresti esperienze dei compagni. L’esplicito richiamo a una di-
stinzione dei ruoli, se non distrugge l’aura rinascimentale e catartica degli
amori visti come avvio al processo di divinizzazione degli eroi, riconduce
d’altra parte l’intero episodio entro la specificità del tempo storico camo-
niano, bisognoso di un protagonista che avesse insieme le qualità del lieto
amante e del condottiero indiscusso.20
Del resto l’accostamento immediato fra il binomio amore-caccia e il con-
cetto rigido delle distinzioni sociali non doveva essere estraneo al poeta,
poiché una parte dell’Auto de Filodemo – incerto nei tempi di stesura, ma
di sicuro antecedente a Os Lusíadas – si organizza, com’è noto, intorno alle
vicende di caccia e d’amore del nobile Venadoro. L’atteonico personaggio,
già segnato dal nome fatidico, dopo essersi isolato «dos caminhos e da gen-
te» incontra una «fermosa serrana», che lo distoglie da altre selvaggine e lo
conduce alle soglie del matrimonio. Ma le nozze si celebreranno soltanto
ad agnizione avvenuta, quando alla fanciulla agreste saranno riconosciute
origini degne di avvicinarla al cacciatore innamorato.21
L’episodio di Vasco e Teti fa dunque parte di modi narrativi e di problemi
ideologici ricorrenti nella produzione camoniana: e se il topos di Atteone
e dei cani si è andato evolvendo sino alla conclusione dell’Isola, è proprio
in questo luogo ideale – apparentemente metastorico per il suo erotismo
umanistico e i possibili risvolti platonici – che il mito riprende forme con-
crete. I personaggi appaiono tutti collocati negli spazi precisi di una situa-
zione di Corte, dove il Principe può godere, distaccato dai sudditi e dai
compagni, l’amore congruo di una Dea sua pari.
CCLIII
3.1 Per la salute economica e politica del Portogallo era necessario costrui-
re un re battagliero e prolifico, non un monarca timido e casto; d’altra par-
te, nell’involucro vuoto dell’infante, orfano dalla nascita e sessualmente
troppo precoce29 si erano introdotte, per interessi non sempre dichiarabili,
le informazioni e le sollecitazioni di una Corte composita, dove la nonna
Caterina cospirava a favore del fratello Filippo, mentre lo zio cardinale si
occupava della salvezza dell’anima giovanile usando precettori religiosi e
severi, e i nobili si contendevano la benevolenza regia per gli onori promes-
si dalle guerre future.
Così il re solitario, perso nelle preghiere e nei sogni ambiziosi, viene esor-
tato dai parenti a matrimoni difficili o inappetibili, mentre esplicitamente
aspira alla figlia di Filippo (per agganciare Castiglia?), o a una Medici dalla
CCLIV
ricca dote; il cacciatore antimondano, che usa gli sforzi fisici anche contro
la propria defatigante sessualità, è visto con sospetto da coloro che nei re-
cinti del Palazzo più facilmente avrebbero potuto dirigerne e manipolarne
le scelte.
Dalla situazione qui schematizzata, ma facilmente articolabile anche sulla
base delle molte carte rinvenute negli archivi di Spagna,30 discende la dop-
pia leggenda, o almeno la doppia enfatizzazione, della misoginia invinci-
bile e della «loucura» anche venatoria imputate al monarca durante la sua
breve vita, ma soprattutto – e molto più chiaramente – dai primi annunci
della sua scomparsa.
Dopo Alcácer-Quibir e l’annessione del Portogallo a Castiglia, al fenome-
no del messianismo sebastico di origine forse socio-religiosa ma dagli svi-
luppi politici certamente in funzione antispagnola, si contrappone un pro-
cesso di ridimensionamento e di denigrazione nei confronti del re ormai
Encoberto. Non sfugge a questa operazione sollecitata da Madrid il Faria
e Sousa, impegnato a difendere il poeta-vate dal sospetto di aver cantato
un monarca rovinoso per sé e per il regno, così come non vi si sottrarrà
António Sérgio, dedito a una meritoria campagna di demistificazione nei
confronti della mocidade portuguesa, spinta negli anni venti al misticismo
saudoso dai fautori di un’improbabile rinascita imperiale.
Il messaggio complessivo della fictio camoniana di Atteone va riletto, cre-
diamo, anche tenendo conto del lungo gioco di manipolazioni a cui il per-
sonaggio Sebastiano è stato sottoposto; e questa prospettiva, che inserisce
le innovazioni del poeta nel clima critico della sua epoca, servirà forse a
chiarire qualche aspetto della costruzione testuale.
3.2 Intellettuale encratico, interno alla logica del potere di cui vive e per il
quale scrive, il poeta si pone di fronte all’opera dedicata al Re e al suo po-
polo con la coscienza di una sfasatura palese fra la destinazione immediata
del poema e il passato illustre volontariamente enfatizzato. Le contraddi-
zioni interne a un ideale cavalleresco immerso a forza nel Rinascimento – a
un crociatismo mescolato con Erasmo e le utopie neoplatoniche – costrin-
gono e condizionano il messaggio civile e «storico» della sua epopea. Lo
scoglio più difficile che si oppone al tentativo di imitare Virgilio per la
fabbricazione di un’ideologia imperiale è costituito proprio dall’Eroe a cui
il testo appare finalizzato:31 le res gestae belliche di Sebastiano non possono
fornire materia al canto, perché ancora non compiute, né può essere defi-
CCLV
nita la figura concreta del re, visto che secondo la communis opinio eterodi-
retta egli è soprattutto un cacciatore sospetto di deficienze sul piano della
mascolinità. D’altro lato, se Camões tendeva a un’operazione organica di
suggestione bellica e civile, appare poco sostenibile l’ipotesi che – proprio
nel poema bellico e civile – egli abbia voluto piegare una favola in altri luo-
ghi liricamente innovata a strumento critico e denigratorio nei confronti
di Sebastiano.
Soprattutto in un ambiente di maldicenze orchestrate, il poeta poteva assu-
mersi il ruolo non ovvio di esaltare le caratteristiche più contestabili nel so-
vrano: la giovinezza acerba come la passione per la caccia, l’insofferenza alle
trame parentali e la convulsa aspirazione a una grandeur ancora indefinita.32
Lungo Os Lusíadas si rilevano «spie» frequenti di questa possibile azione di
propaganda gratificante: si cantano spesso principi giovani e fieri – Afon-
so I e l’Africano, João I e João II –, mentre si invitano i portoghesi onesti a
meglio operare per la grandezza del Capo. Questo versante «pratico» del
poema si articola dunque in momenti diversi ma progressivi, all’interno di
una inventio che vuole convincere e commuovere soprattutto ricorrendo
alla finzione poetica.
Così la favola di Atteone può essere anche offerta direttamente al re, per
rassicurarne l’animo (e tranquillizzare i suoi fedeli), con una storia tra-
dizionale ma completamente rinnovata nell’happy-end. Tutto l’episodio
dell’Isola degli Amori, canovaccio teatrale costruito intorno allo spunto
venatorio, va perciò letto anche come una rappresentazione beneauguran-
te, «ad usum Delphini», accoppiando gli spunti avventurosi della caccia
con i piaceri gerarchizzati di Cupido e di Venere.
L’Isola viene quindi riportata all’attualità con il ricorso a un topos già in
precedenza manipolato: l’immagine di Atteone salvo («não se espanta…»)
dopo la metamorfosi diventa occasione per un discorso sui problemi che
premono fuori dalla felice smemoratezza del Giardino.
Il presente invade la costruzione platonica ed erotica rivisitandola secondo
un’ottica nuova, che non distrugge le immagini della beatitudine e della
deificazione, ma piuttosto le riconduce alla qualità concreta dei dipinti cin-
quecenteschi che illustrano, per il diletto e il riposo dei potenti, le antiche
storie degli amori mitologici.33 La favola di Atteone rappresentata dalle
ninfe e da Vasco e compagni giunge in tal modo a prefigurare un’armonia
del tutto volontaria: l’uomo domina la natura e questa, mitologicamente
stilizzata, deve apparire felice sotto il dominio dell’uomo.
CCLVI
[Erilde Melillo Reali, Atteone e il re, in Studi Camoniani 80, pp. 47-62]
CCLVII
CCLVIII
CCLIX
CCLX
CCLXI
Jujar, to proenzalesco,
s’eu aja gauzo de mi,
non prezo un genoì.
No t’entend plui d’un Toesco,
o Sardo o Barbarì,
ni non ò cura de ti.14
CCLXII
CCLXIII
CCLXIV
CCLXV
CCLXVI
CCLXVII
[…]
Eis, de meus companheiros rodeado,
vejo um estranho vir, de pele preta,
que tomaram per força, enquanto apanha
de mel os doces favos na montanha.
CCLXVIII
CCLXIX
nella scala evolutiva, quella gente resta chiaramente al di qua della soglia
dell’umano. Di conseguenza, la comunicazione con i Lusitani non è più solo
gestuale, ma arriva appena a concretizzarsi nella possibilità del baratto.35
Questa situazione di estrema disparità culturale non si dà mai, per contro,
all’interno del poema, nei frequenti contatti che i Cristiani hanno con la
Maura gente. Si è già visto, a tale proposito, come Camões ignori ogni scru-
polo di verosimiglianza nei casi del re di Melinde e di um dos das Ilhas,
messi in grado di comunicare direttamente con i sudditi di D. Manuel.
Ma la tendenziale assimilazione culturale denunciata da tali esempi non
inibisce, a differenza di quanto avveniva nelle chansons de geste, il (pre-)
giudizio etico e religioso e non sempre, del resto, la differenza di lingua
viene passata sotto silenzio: per tre volte, infatti, lo scrittore portoghese,
come già Arnaut Vidal, segnala la presenza necessaria di un latinier.
Nel primo caso ci troviamo al cospetto del Regedor del Mozambico e del
suo seguito:
Appare subito chiaro che, ancor più della differenza di «colore» e di «abi-
to», è la diversità di lingua che crea uno stato di confusione e, quindi,
di diffidenza fra i due gruppi. Con maggior forza del suo predecessore
tolosano, lo scrittore portoghese sottolinea quella diversità, ricondotta –
coerentemente con le istanze epocali – entro un ambito etico attraverso
la connotazione spregiativa della lingua «altra»: non semplicemente «son
algaravic» ma «linguagem bárbara e enleada».
Da tale premessa non poteva che conseguire la necessità di interporre un
mediatore linguistico: in questo caso si tratta di un Portoghese, um que a
lingua escura bem sabia (e si noti come l’autore, non solo attraverso la scelta
dell’attributo, ma soprattutto per mezzo della giustapposizione contrastiva
di bem a escura lasci trasparire il suo intento gnomico), il quale traduce al
Regedor le parole del suo «capitano».37
CCLXX
CCLXXI
CCLXXII
CCLXXIII
CCLXXIV
CCLXXV
A tale impasse, imputabile ovviamente alla scelta tematica da lui stesso ope-
rata (e impostagli, del resto, dal contesto socio-culturale), Camões sfugge
attraverso un apparente sdoppiamento del piano poetico e narrativo. Da
una parte il «meraviglioso», che non è tanto costituito, per quel che in
questa sede ci interessa, dalla presenza delle divinità pagane, quanto dalla
proiezione di uno schema culturale tipicamente occidentale sul «mondo
altro» che vanifica tendenzialmente, in positivo (Mori e Indiani) o in ne-
gativo (i «selvaggi»), le differenze di religione o razza. Dall’altra il «reale»,
la dimensione verosimile in cui quelle differenze vengono recuperate e
rese esplicite: la notazione della diversità di lingue o, addirittura, della
impossibilità di una comunicazione linguistica attraverso le quali passa-
no chiare discriminazioni di natura, rispettivamente, etica ed etnica (alla
linguagem bárbara e enleada degli infedeli risponderà, dunque, il giudizio
di «sub-umanità» a proposito degli Etíopes). Per utilizzare, insomma, il
lessico saussuriano, unicità (mitica) di langue, varietà (pratica) di parole,
in un quadro che contraddice, in buona misura, lo schematismo imposto,
e proposto dell’epica, dalla proposizione bachtiniana ricordata all’inizio.
Si è definita, tuttavia, solo «apparente» la concezione dicotomica appena
stabilita, che, di fatto, «meraviglioso» e «reale» entrano, già a livello te-
stuale, in rapporto dialettico tra loro (aspetto, peraltro, abbondantemente
indagato in molti studi camoniani, sia in una prospettiva storico-letteraria
che per le sue possibili implicazioni filosofiche).51 Nella fattispecie, ricor-
deremo come la sinteticità della visione culturale propria dei Lusiadi non
annulli in concreto la consapevolezza delle diversità, che non sono solo
di natura linguistica ma anche antropologica, all’interno, come si è visto,
della stessa categoria dei «selvaggi». Ed è esemplare altresì, al riguardo,
la descrizione, presente nel canto settimo, delle divinità indiane: il codice
culturale permane unitario, sul piano letterario-figurale (ragion per cui i
raffronti sono tutti imperniati su una iconografia di tipo «classico» o, co-
munque, latamente «occidentale»), ma non viene compiuto, tuttavia, alcun
tentativo di celare o, tantomeno, di ignorare l’«alterità».52
D’altro canto, la disparità di lingue, anche laddove – e non sembri un pa-
radosso – non è notata (come nel caso del re di Melinde), appare tuttavia
disponibile a una funzionalizzazione che, a quanto si è visto, è meta-te-
stuale, ossia legata alle esigenze dell’udienza e scevra da scrupoli di verosi-
miglianza. Di fatto l’ideologia nobiliare, cui Camões deve considerarsi, in
buona misura, integrato, non permetteva allo scrittore di arrestarsi, come
CCLXXVI
[Ettore Finazzi-Agrò, I Lusiadi e gli altri (contatti tra culture e lingue nell’e-
pos camoniano: la figura dell’interprete), in Studi Camoniani 80, pp. 17-45]
CCLXXVII
CCLXXVIII
CCLXXIX
1.1. Sceglierò, per questo primo esercizio, la sequenza centrale della «fabu-
la» camoniana, quella che sparte questa vita in due come la prova suprema,
CCLXXX
il giro di boa a partire dal quale tutto è ritorno. Voglio dire la sequenza nel
naufragio nei mari della Cina.
Nella sua estrema stilizzazione, quale può essere quella di una popolare
«história de Camões em quadrinhos» la «fabula camoniana» consta di una
dozzina di sequenze topiche essenziali e in questo senso pertinenti:
1. Nascita oscura, ma da antenati illustri; 2. Studi a Coimbra; 3. Amori a
Corte e primo «desterro» per colpa d’amore; 4. Perdita di un occhio nella
campagna d’Africa; 5. Vita rissosa di «valente» (il Trincafortes) a Lisbona;
6. «Desterro» a Goa e «saudades» della «alta dama» amata a Lisbona; 7.
Composizione dei Lusíadas nella grotta di Macau; 8. Naufragio e salvamen-
to a nuoto dei Lusíadas; 9. Prigione a Goa; 10. Accattonaggio in Mozam-
bico; 11. Ritorno e morte in miseria a Lisbona con accanto il fedele servo
giovanese (O Jau); 12. Gloria (postuma) per la pubblicazione dei Lusíadas.
Come si vede, tutta una «fabula» in funzione del poema, in cui pertanto la
scena in cui questo viene salvato dalle acque assume valore centrale e se-
mantizzante. Perché è qui che l’eroe (per usare una spicciola terminologia
alla Propp), dopo le «prove» cui è stato sottoposto, vince definitivamente
ogni antagonista teso a negargli la vittoria finale e compie l’impresa as-
segnatagli dal destino e poi liberamente assunta (cantare le glorie della
patria), anche a costo della propria perdonale sventura.
Stilizzata e divenuta topica, la sequenza del naufragio ci appare presentata
con una certa omogeneità narrativa da parte dei biografi, anche se è ben
diverso il tono e se ben più sfumate sono le certezze quando il narratore è un
filologo, attento a far rilevare le cuciture fra documento e documento, o un
«poeta de cordel» interprete «secondo morale» di ogni sequenza della sto-
ria, o un biografo moderno delle tempra di un Aquilino Ribeiro, polemico
distruttore di miti. Il fatto è che anche il biografo popolare, incline al fan-
tastico e al meraviglioso, sente che Camões uomo, come il suo poema, non
appartengono alla sfera della leggenda ma a quella della storia. E che quindi
anche la mitizzazione deve realizzarsi entro i confini narrativi della verisimi-
glianza storica: la vita di un poeta soldato del Cinquecento portoghese che,
in epoca di storia tragico-marittima e di espansione imperialista, è egli stesso
un «lusíada» come gli eroi che canta, ne ripercorre a distanza ravvicinata iti-
nerari e traversie, per poi, come loro, trionfare nel nome della fede degli av-
versari esterni e delle passioni interne. «Chi voglia scrivere un poema eroico,
dirà Milton, dovrà fare un poema eroico di tutta la sua vita».18 In questo sen-
so, in una luce d’interpretazione come sempre romantica, la vita di Camões
CCLXXXI
CCLXXXII
Mostra o Poeta come veio ter a este reino da Cambaia vindo da China onde esteve
alguns dias tomando algum alento dos grandes trabalhos que naquela viagem da
China passara, e dos naufrágios e baixos de que escapara, de que naqueles mares
há muitos, pela que razão se não pode chegar a algumas partes daquela região. 26
foi fi lho de Simão Vaz de Camões, natural desta cidade, o qual indo para India per
Capitão de âa nau, à vista de Goa deu à costa e se salvou em âa taboa e lá morreu.27
Mariz ci dà cioè una prefigurazione della vita del figlio in quella del padre
o, se si vuole, un autoschediasma per transfert, che, se non provato sul
piano della storia, darà peraltro tutti i suoi frutti su quello della leggenda.
CCLXXXIII
e como o nosso Poeta ficou sem pai e tão pobre que se salvou [qui evidentemente il
padre] em âa táboa em tempo que esperava ficar rico, vendo-se neste desamparo (ou,
como alguns dizem, homiziado ou desterrado por uns amores no Paço da Rain-
ha) se embarcou para a India … Na India foi sempre muito estimado assim pelo
valor da sua pessoa na guerra, como pela excelência do seu engenho; mas como
era grande gastador, mui liberal e magnífico, não lhe duravam os bens temporais
mais que enquanto êle não via ocasião de os despender a seu bel prazer, como lhe
aconteceu quando foi por provedor mor dos defuntos às partes da China, de que o
Viso Rei o proveu para ver se o podia levantar da pobreza em que sempre andava
envolto; mas nem a enchente dos bens que lá grangeou o pode livrar que em terra
não gastasse o seu liberalmente e no mar perdesse o das partes em um naufrágio que
padeceu terrível de que faz menção na octava 128 do canto 10…29
CCLXXXIV
Esto es, que nuestro poeta viniendo de la China, adonde avia ido por Provedor ma-
yor de los difuntos, se perdiò en la mar, i saliò en esta tierra, salvando del naufragio
este Poema que traia como Cesar en semejante trabajo sus Comentarios.33
CCLXXXV
Ciò che interessa, per il riflesso che getterà sul naufragio di Camões, è qui
comunque solo il gesto di Cesare, che tiene alti i libelli sui flutti, perché
non si abbiano a bagnare: «ne libelli madefierent», scrive Suetonio (Caes.
64); «que il ne vouloit pas moillier» traducono Li Fet des Romains. Mentre
l’Intelligenza, che deriva dai Fet, distribuirà addirittura l’episodio in una
quartina e, interessante coincidenza per noi, farà degli anonimi «libelli»
un «car libro sagrato»:
CCLXXXVI
CCLXXXVII
T. Fry, dove, accanto al Camões che nuota, galleggia sui flutti la sua spada.
Il tipo, per la sua suggestiva iconicità, si ripete per tutto l’Ottocento e giun-
ge fino a noi, costituendo a livello divulgativo l’immagine più «popolare»
dei «Camões de cordel» o addirittura dei Camões filatelici. Come a dire
che l’iter del topos figurativo, e cioè dell’icona del Camões nuotatore, si
affianca, quando non lo precede e condiziona, all’iter del topos letterario
di cui ecco qui, a titolo di esempio, una sequenza che dall’Ottocento ro-
mantico giunge sino al nostro 1980 delle celebrazioni centenarie:
1850 «romantico»
Ma s’inabissa il legno… oh chi è che sbalza
Nell’onde, e lotta con la rea tempesta?…
Dell’una man fende i marosi, e innalza
L’altra con sforzo estremo oltre la testa;
Tra ’l periglio feral che il preme e incalza
Del viver suo non un pensier gli resta,
Ma sol gli scritti di salvar procura,
Unico suo tesoro, unica cura!
Giannina Milli, Luigi Camoens, 1858
1877 «patriottico»
Luta Camões no sul (no mar) salvando um livro a nado!
Cesário Verde, O sentimento dum ocidental, 1877-1880
1975 «intellettual-enciclopedico»
alors, appeau posé, l’oiseau glué dans le truc noir l’foudre griffé dans l’lait gâté,
manitou s’repand sous les manuscrits du naufrage (nageant d’une main et tenant
dans l’autre son poème, «seul bien qui lui restait», Camoëns fit naufrage sur les
côtes de Chine)
Christian Prigent, L’main, 1975
1980 «turistico»
Il faut profiter d’un voyage au Portugal pour lire ou relire Camoens qui fut le
chantre des grandes découvertes. Le poète retraça l’épopée de Vasco de Gama
jusqu’aux Indes, écrivit, paraît-il, les Luciades (!) à Macao et, après un naufrage,
tout en nageant, il sauva son manuscrit en le maintenant hors de l’eau au dessus de
sa tête. Camoens a bien mérité de la littérature…
CCLXXXVIII
L’eau est l’objet d’une des plus grandes valorisations de la pensée humaine: la va-
lorisation de la pureté…
En liaison avec ce problème de pureté ontologique, on peut comprendre la su-
prématie que tous les mythologues ont reconnu à l’eau douce sur l’eau des mers.41
E ancora:
D’abord, dans sa violence, l’eau prend une colère spécifique ou, autrement dit,
l’eau reçoit facilement tous les caractères psychologiques d’un type de colère. Cet-
te colère, l’homme se vante assez rapidement de la mater. Aussi l’eau violente est
bientôt l’eau qu’on violente…
CCLXXXIX
Forse, il divario fra i due significati impressi al «canto molhado» sta pro-
prio in questa dualità insita nell’elemento «acqua»: mentre Camões era
già curvo accanto (super) all’acqua (dolce anche in estuario?) del «Mecom
rio», i suoi fantasiosi biografi ed esegeti lottavano ancora nei «procelosos
baixos» del mare infuriato, artefice del «naufrágio triste e miserando».
Ma rileggiamo le due celebri ottave del canto X, in cui l’io autobiografico
del poeta pare per un istante sovrapporsi alla voce ispirata della dea che,
per il «felice Gama» e i suoi, legge nel globo etereo ed elementare della
macchina del mondo il «trasunto» delle future imprese lusitane. E non
dimentichiamo mai che questi versi sono, per il nostro episodio, l’unica
fonte di tanta affabulazione, di così pittoresca biografia, di tanta informata
aneddotica:
CCXC
La scienza del poi, che è prescienza della storia, ma che come tale confe-
risce allo storico del futuro l’imparzialità di un narratore epico sottratto
al flusso della storia, fuori quadro, è qui come rischiarita dalla luce che si
sprigiona dalla Gran Macchina del Mondo. E il fiume Mekong di Cam-
bogia, visto, o meglio mostrato a distanza, didascalicamente («Vês…»,
127, 1), sul globo cristallino del mappamondo eterno, acquista prima l’a-
stratta modellizzazione di un accidente geografico e poi, in un successi-
vo avvicinamento, la serena fissità di un dio fluviale, anch’esso sottratto
alla storia e alle sue procellose vicende. Antropomorfizzato in apertura
(127, 1) dal qualificativo rio posposto all’idronimo e quindi a esso saldato
a costituire una specie di antroponimo (Mecom rio), il fiume è vieppiù
umanizzato, ma sempre a livello eroico, da quell’«interpretação», e cioè
traduzione del suo nome («que “capitão das águas” se interpreta», 127,
2: per intepretar «traduzir», cfr. Lus., VII, 46; VIII, 1 ecc.) in portoghe-
se. La traduzione, se rivela il gusto fi lologico e linguistico dell’umanista
che è Camões, conserva peraltro intatto il significato «militaresco» e di
«comando» insito per il guerriero Camões nel termine capitão (cfr. Lus. I,
26: «quando alevantarem um por seu capitão»; ivi, 44, «Vasco da Gama
o forte capitão», ivi, 49 ecc.): il che rende ancor più umano e autorevole
quel gesto di accogliere in grembo, con placida dolcezza («Este receberá,
plácido e brando, no seu regaço o Canto…», 128, 1-2) l’opera a esso giun-
ta, come in porto di salvezza, dopo i travagli di tutta una vita: non solo il
naufrágio triste e miserando (128, 3), ma, in climax distribuito nel tempo, i
procellosos baxos (128, 4) le fomes (128, 5) e i perigos grandes (128, 5). Che
sia corretta o meno l’interpretazione data dai biografi di quel plácido e
brando, da essi trasferito dal fiume alle genti che ne abitavano le coste, fra
i quali Camões avrebbe dimorato dopo il tragico evento, curando le ferite
materiali e morali, lo diranno un giorno, forse, i documenti che fi nora
non abbiamo ritrovato.
Per ora, l’interpretazione resta solo altamente, poeticamente, autoschediastica.
Tutta l’opera di Camões, l’epica come lirica, ha sempre, in sottofondo, il
mormorio o il fragore dell’acqua. Acqua gioiosa di fiumi portoghesi, visua-
lizzati attraverso il cristallo delle lacrime saudosas dell’esule entro il loro
verde contesto naturale: il Mondego che enverdece il prado di Coimbra
(Lus., III,80), come il Tago che vai suave e ledo stringendo in una cinta di
freschezza la città di Toledo (Lus., IV,10). Acqua salsa di «lácrimas em fio»
e acque letee «do eterno esquecimento». Acqua violenta di mari in tempe-
CCXCI
CCXCII
Naufragium sit in homine, quando mens non imperat et gubernat sed caro. Et
naufragium sit circa fidem, quando quis aberrat a recta fide (I Tim. I d.).53
E più oltre:
CCXCIII
Solo un poeta poteva stringere così, nel giro di un sonetto, i molti sensi
di cui Camões prima e poi i suoi biografi ed esegeti avrebbero rivestito il
suo naufragio nei mari della Cina. Il libro salvato dalle acque come Mosè,
come Romolo e Remo, come i libelli di Cesare, è anche il libro battezzato,
il libro che l’acqua lustrale ha sottratto al «mortal perigo», alla morte senza
battesimo che divide in due schiere gli abitatori dell’Oltretomba dantesco
come gli attori dei Lusíadas, «povo batizado» (Lus. I, 104, 3) vs «infiéis».
È il libro che, come la primitiva arca di Noè, è scampato al diluvio, «bapti-
smum mundi» nella concezione umanistica e nella rappresentazione grafi-
ca di Francisco de Holanda.55 E come l’arca esso sarà consegnato alla gente
futura, per suo «eterno abrigo». In quest’arca, che un naufrago solitario
salvò un giorno dalle «frias mãos do tempo adverso» (dov’è un’eco chia-
rissima del frio, epiteto per antifrasi del Nilo, ma «epitethum constans»
CCXCIV
dell’acqua lustrale), è riposto quello che Cervantes chiamerà «il tesoro del
Luso»: lingua, storia, nazione, armi, poesia, tutto racchiuso in quel canto
che brandamente, per sicura predestinazione, riemerge dai flutti.
E a questo punto ha forse meno interesse il fatto che Luís de Camões sia
effettivamente naufragato, e come, e quando, alla foce di un fiume chia-
mato Mekong. Come dirà Fernando Pessoa, «o mito é o nada que é tudo»
e ciò che conta non è la realtà, ma la sua interpretazione o trasfigurazione
leggendaria:
CCXCV
Dopo le grandi celebrazioni del 1972 e del 1980 (qui in Italia, quest’ultime
passate un po’ in sordina), che hanno visto un seppur timido sprint nella
divulgazione dei Lusíadas tra di noi,1 Camões non è stato oggetto di studi
di grande respiro o di nuove edizioni che tenessero conto dei contributi
critici nel frattempo usciti dentro e fuori il belpaese. In realtà, dal 1980 a
oggi, numerosi studi sono stati compiuti fuori dai nostri confini, su singo-
le ottave o su interi episodi; parecchie interpretazioni e reinterpretazioni
sono state avanzate sull’architettura del poema e i fondamenti ideologici
che lo hanno sostenuto e lo hanno reso ciò che è considerato oggi. Propor-
re una nuova edizione in Italia oggi significherebbe, perciò, reinquadrare
il poema camoniano all’interno della attuale discussione sul modo epico;
rivedere, alla luce dei risultati filologici recenti, il prototesto da proporre e,
parimenti, consegnare un metatesto che rilanci i Lusiadi nell’ambito della
nostra letteratura.
Passi la modestia, ma l’unico apporto di rilievo è stato (ed è a tutt’oggi)
l’edizione che Giuseppe Mazzocchi e io abbiamo licenziato per i Classici
della BUR nel lontano 2001. Rispetto a ogni altra edizione dei Lusíadas,
questa risulta, a tutti gli effetti, la più completa, giacché contempla un
apparato paratestuale fino a quel momento ignoto, per diversificazione e
ricchezza, a ogni proposta editoriale del poema. E non mi voglio limitare
– e mi si perdoni ancora l’arroganza – al mercato italiano, il quale, prima
dell’edizione BUR, aveva a disposizione traduzioni parziali in verso e/o in
prosa del poema, parcamente annotate, o traduzioni prive del testo a fron-
te, anch’esse parsimoniosamente corredate da apparati informativi.2 Nep-
pure in Portogallo, eccettuando l’edizione scolastica della Porto Editora,
CCXCVI
CCXCVII
nuova limatura del dettato camoniano sulla scorta della collazione degli
esemplari noti della princeps, delle edizioni posteriori al 1584, e con un
occhio alla tradizione manoscritta.
Senz’altro, il testo che ne conseguirebbe non sarebbe assai diverso da quel-
lo conosciuto, ma certo filologicamente più affidabile.
L’edizione BUR è esaurita, si sa, da molto tempo e la mancanza, in Italia,
di una esauriente e aggiornata presentazione del poema è sentita da molti
anni come una reale esigenza, dentro e fuori le mura universitarie.
Oltre alla revisione del testo di partenza, come detto, una nuova edizione
dovrebbe anche contenere, con la rispettiva traduzione a fronte e un breve
inquadramento critico, le cosiddette ottave omesse dalla princeps, ovvero
quelle stanze giunte a noi manoscritte oppure trascritte nel monumenta-
le commento al poema vergato dal poligrafo barocco Manuel de Faria e
Sousa (1639).8 Non solo quelle poche, più commentate e diffuse, inserite
al canto IV (le cosiddette Ottave dei bastardi), ma anche le restanti; e tutte
quante: quelle del primo canto copiato nel Cancioneiro Luís Franco Cor-
reia, quelle del manoscritto detto Pedro Coello, persino quelle del mano-
scritto Manuel Correia Montenego, nonostante la loro dubbia attribuzione
a Camões o al progetto Lusíadas. Settantadue nuove ottave, mai incluse,
nel XX e XXI secolo, a corollario del testo princeps, e la versione di quelle
quattordici che presentano una lezione parzialmente diversa rispetto alla
stampa del 1572. Tutte queste stanze, dopo la pubblicazione del commento
di Manuel Faria e Sousa, sono state riproposte al pubblico solo nel 1779,
nel 1805 e nel 1815 (nell’edizione – e riedizione – di Tomás de Aquino),
nell’edizione di C. D. Winterfeld dedicata a Von Humboldt nel 1810, che
segue Aquino, e in quella poi di Juromenha del 1876. E in seguito, mai
più. Ma è oltremodo importante che si ritorni a considerare queste lezioni
espunte, che spesso rimandano a fonti poi abbandonate da Camões,9 o che
risentono di letture ingenue di fonti canoniche,10 o, ancora, che sembrano
riflettere periodi oscuri della vita del poeta:11 anche gli studiosi e i curiosi
italiani devono essere consapevoli che del poema esistono diversi stadi di
redazione e devono poter valutare il peso, il tenore e il valore estetico delle
prime proposte epiche del Nostro.
Visto che ho menzionato le ottave «sui bastardi», eliminate – secondo Va-
sco Graça Moura –12 o per prudenza politica o per disarmonia all’inter-
no del canto, qui lascio testimonianza del lavoro compiuto in occasione
del Laboratorio traduttivo del Corso di Laurea Magistrale in Traduzione
CCXCVIII
Bastardos são também Homero e Orfeu, Era bastardo Orfeo e pure Omero,
dous a quem tanto os versos ilustraram: che lustro alla poesia hanno donato,
e os dous de quem o Império procedeu e i due progenitori dell’Impero
que Troia e Roma em Itália edificaram. che Troia e Roma hanno edificato.
Pois se é certo o que a fama já escreveu, E ancora, se la storia dice il vero,
se muitos a Filipo nomearam se per alcuni re Filippo è stato
por pai do macedónico mancebo, il padre del macedone campione,
outros lhe dão o magno Nectanebo. per altri è Nectanebo il faraone.
Non è facile impresa tradurre un testo poetico del XVI secolo, nel rispet-
to del verso e della rima. Tuttavia, da un lato, la poesia epica, con il suo
«codice espressivo cristallizzato»13 o la natura formulare di certi stilemi e,
dall’altro, la lingua camoniana (nonostante il propalato «estilo grandílo-
CCXCIX
CCC
CCCI
devastando». Con questi versi, Camões inizia a indurre una lettura delle
imprese portoghesi orientata verso la prospettiva quintimperialista e di
instaurazione della Monarchia Universale, riproposta a più riprese lungo
tutto il poema. La traduzione di Averini, invece, introducendo il posses-
sivo «suo» riferito alla Fede, appiattisce sul piano meramente religioso la
portata di quelle stesse gesta, impoverendo di molto la complessità del
messaggio camoniano: «le memorie gloriose dei sovrani / che acquista-
rono fama, propagando / la Fede ed il suo impero fra i pagani». Sarebbe
bastato sostituire il singolare con il plurale per restituire l’interezza del
discorso ideologico trasmesso dal poeta, senza generare alcun residuo: «le
memorie gloriose dei sovrani / che acquistarono fama, propagando / la
Fede e il loro impero fra i pagani». Inoltre, subito dopo, all’ottava 3, v. 5, il
«peito ilustre lusitano», volutamente e programmaticamente collettivo,22 si
trasforma in «un cuore lusitano», inducendo una lettura al singolare della
materia da cantare. Ancora una volta sarebbe sufficiente usare l’articolo
determinativo al posto dell’indeterminativo per ristabilire l’equilibrio tra
la fonte e l’arrivo.23
Un altro luogo critico dove si coaduna l’idea che quello portoghese è il
popolo eletto da Dio per l’impresa universalistica è ancora violato nel suo
spessore epistemologico dalla traduzione di Averini, che neutralizza spesso
questo peculiare aspetto dell’epopea. Camões, dedicando e al contempo
invocando D. Sebastião, gli si dirige in questo modo: «Vós, tenro e novo
ramo florescente / de âa árvore, de Cristo mais amada / que nenhâa nasci-
da no Ocidente» (I, 7, 1-3). E Averini traduce: «Voi, tenero virgulto rifioren-
te, / d’un albero da Cristo prediletto / pur su quelli cresciuti in Occidente».
Il valore asseverativo di pur (‘proprio, davvero, veramente’) o aggiuntivo
(‘anche’) o avversativo concessivo (‘nondimeno’) non rende immediatamen-
te e perentoriamente trasparente la superiorità del casato lusitano su tutti
quelli occidentali, come, invece, i versi di Camões in modo inequivocabile
trasmettono. L’ambiguità indotta da pur non è del prototesto camoniano
che, molto più semplicemente, afferma: «Voi, tenero virgulto rifiorente, /
d’un albero da Cristo prediletto / su tutti quelli nati in Occidente».
Mi sia permesso un ulteriore esempio di quel processo che produce residui
non compensati in altri luoghi della traduzione. Nella fattispecie, si tratta
di un elemento culturale importante, ovvero, la presenza, sulle navi dei
portoghesi, di un traduttore che facesse da interprete in occasione dei con-
tatti con le popolazioni africane. La figura dell’interprete è fondamentale
CCCII
CCCIII
CCCIV
Os Lusíadas
Do teu Príncipe ali te respondiam
As lembranças que na alma lhe moravam,
Que sempre ante seus olhos te traziam,
Quando dos teus fermosos se apartavam;
De noite, em doces sonhos que mentiam,
De dia, em pensamentos que voavam;
E quanto, enfim, cuidava e quanto via
Eram tudo memórias de alegria.
CCCV
naviganti portoghesi: «Já parece bem feito que lhe seja / mostrada a nova
terra que deseja». È Giove che reputa ormai giunto il momento che i
naviganti trovino fi nalmente un porto amico ove chiedere la rotta per
le Indie, e non ai naviganti stessi, come traduce Averini: «già le sembra
gran cosa che le venga / additata una terra a cui s’attenga». Glissando
sull’ultimo verso, che in italiano non è affatto trasparente (come invece
lo è l’originale), 29 il v. 7 dovrebbe essere tradotto almeno con «mi sembra
cosa giusta che le venga».
Molti sarebbero i casi di language, intendendo qui, visto che stiamo trat-
tando di poesia, «Smoothness and readability» della categorizzazione di
Mossop come la resa della funzione poetica, referenziale e, soprattutto,
emotiva del linguaggio, e dunque dei rapporti non soltanto logici ma
anche estetici tra parole. Per di più, in una tradizione come quella in cui
Os Lusíadas si inseriscono, il ‘peso estetico’ delle stesse parole, o di interi
sintagmi, è significativo in sé poiché può esibire un rimando a una fonte
letteraria, al modello di imitazione. Lo abbiamo visto sopra, nel caso del
richiamo intertestuale a versi di Petrarca. E altri luoghi si potrebbero
indicare, come III, 128, 5 («Põe-me em perpétuo e mísero desterro») e
III, 129, 1 («Põe-me onde se usa toda a ferindade»), dove è palese l’eco
petrarchesca del sonetto CXLV («Ponmi ove ’l sole occide i fiori et l’er-
ba»), del resto già oraziana, Odi, I, 22, 17-22: «Pone me, pigris ubi nulla
campis […] // pone sub curru nimiun propinqui […]». Averini sostitui-
sce il verbo porre con mettere, spezzando, in questo modo, quel legame
intertestuale così ostentatamente esibito. Restituire «Ponmi» al posto di
«Mettimi» (aggiustando poi il verso alla sua isometria, vista la diminu-
zione di una sillaba) sarebbe revisione giusta e necessaria. Così come
giusto e necessario sarebbe ristabilire il sintagma «maçãs de ouro» (IV,
55,1) al posto del generico «tanto oro», dove Camões evoca il Giardino
delle Esperidi.
Dal punto di vista propriamente stilistico, cito, a carattere meramente
esemplificativo (molti altri casi sarebbero da addurre),30 quel luogo carico
di pathos e ideologicamente essenziale che è l’ottava X, 145. Questa otta-
va, a conclusione della lunga celebrazione delle eroiche imprese lusitane
in Oriente, esprime, manieristicamente, una riflessione dolorosa sulla
reale situazione socio-politica in cui il canto viene ad essere proferito.
La strofa è diventata così famosa che il v. 8 è presto diventato locuzione
idiomatica.
CCCVI
Os Lusíadas
Nô mais, Musa, nô mais, que a Lira tenho
Destemperada e a voz enrouquecida,
E não do canto, mas de ver que venho
Cantar a gente surda e endurecida.
O favor com que mais se acende o engenho
Não no dá a pátria, não, que está metida
No gosto da cobiça e na rudeza
Dâa austera, apagada e vil tristeza.
Insomma, Camões si merita una traduzione che sia, oggi, all’altezza della
sua importanza culturale, che sia capace di trasmettere il suo valore este-
tico e le sue dominanti ideologiche, storiche e letterarie. Forse bastereb-
be una revisione terminologica lessicale e una revisione terminologica e
stilistica della versione di Averini per fare in modo che il poema possa
essere ancora oggetto di ricerche teoriche e preziosa fonte di informazioni
per filologi, storici e antropologi anche in un contesto ignaro della lingua
originale.
CCCVII
[Valeria Tocco, Per una nuova edizione dei «Lusíadas» di Camões (nota a
margine sulla traduzione), in Intorno all’epica ispanica, ed. Paola Laskaris e
Paolo Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, 2016, pp. 257-270]
CCCVIII
Fin dal suo esordio, il poema camoniano si pretende fondato sulla verità
storica, che viene apertamente contrapposta all’ordito fantastico del Fu-
rioso: eppure, alle bordate polemiche del portoghese, l’Ariosto aveva, per
così dire, risposto in anticipo, nelle ottave solo apparentemente scanzonate
del trentesimoquinto del Furioso, vòlte a ironizzare su quella poesia en-
CCCIX
È un’antica querelle, quella sulla veridicità delle imprese narrate nei poe-
mi epici, e il problema viene risolto in maniera antitetica da Camões e da
Ariosto: il primo, come già osservò Hegel,5 rivendicando la legittimità sto-
rica dell’impresa portoghese contro gli indiani, deve insistere sulla assoluta
autenticità dei fatti narrati; l’altro, nel rivolgersi contro il contenuto ormai
esaurito della tradizione cavalleresca, non può che adoprare lo strumento
specifico dell’ironia. È indubbio che ne derivino risultati poetici molto di-
versi e che i Lusiadi si collochino per certi aspetti agli antipodi del Furioso.
Altrettanto innegabile è però che l’autenticità delle gesta narrate nel poema
camoniano sia anch’essa squisitamente letteraria: non si spiegherebbe, al-
trimenti, l’estesa impalcatura mitologica, che occupa un quinto del testo.
Quel che comunque risulta sorprendente, a una lettura parallela dell’Or-
lando e dei Lusiadi, data la diversità dei due poemi, è il modo in cui Camões
ha fatto tesoro della lezione ariostesca. E qui intendo presentare solo delle
semplici annotazioni di lettura, che non hanno alcuna pretesa di essere
esaustive, con l’unica speranza che esse possano contribuire a illuminare
un nodo storico letterario, il rapporto Camões-Ariosto, su cui, per quanto
CCCX
CCCXI
Qui stile, sintassi, ritmo, aprono interessanti prospettive sul tirocinio ca-
moniano alla scuola ariostesca, anche se, quando Camões si appropria del
registro «oratorio» dell’Orlando, sistematicamente lo priva di ogni implica-
zione ironica, coerentemente con i propri presupposti teorici.
Indicativa a questo riguardo è la lettura del VII dei Lusiadi, con la nota in-
vettiva contro i principi cristiani occupati a farsi guerra e dimentichi della
minaccia musulmana:
CCCXII
Un’analoga requisitoria si può rinvenire nel XVII del Furioso, in una delle
celebri «digressioni» ariostesche sulla storia contemporanea:
Continua Camões:
CCCXIII
CCCXIV
Che il «colto e buon Luigi» avesse in mente i versi del Furioso mi pare
molto probabile: ancor più interessante è però il procedimento adottato
dal portoghese nei confronti del modello. Anziché di «imitazione» o di
«influenza» è infatti il caso di parlare di «neutralizzazione»: conscio della
cruda ironia dei versi dell’Orlando, Camões sembra giocare con lo stile
ariostesco, smussando le punte del sarcasmo e riducendone l’asprezza, sen-
za allentare però il ritmo vorticoso dell’invettiva:
«Dove abbassar dovrebbono la lancia / … tra lor si dan nel petto e ne la pan-
cia»: «pera os de Cristo tem a espada nua… »; «il Turco immondo»: «o torpe
Ismaelita»; «O d’ogni vizio fetida sentina»: «sumersa / Em vícios mil»…
Simili riscontri di lettura potrebbero moltiplicarsi, solo ad aver la pazienza
di scorrere parallelamente le due opere. Quel che ora mi preme di propor-
re è però una considerazione di carattere più generale.
La principale innovazione dell’Ariosto nei confronti della anteriore lettera-
tura cavalleresca è probabilmente quella di aver esplicitato a livello teorico
e condotto all’estrema elaborazione la tecnica della rappresentazione visi-
va. «La visività», è stato recentemente ribadito, «è forse la qualità specifica
dell’arte ariostesca più generalmente riconosciuta, fin da quando uno dei
CCCXV
CCCXVI
CCCXVII
D’altra parte basterebbe rileggere il XXXIII canto del Furioso, ove, rie-
vocando le tragiche imprese dei re francesi in Italia, l’Ariosto produce «il
maggiore sforzo di comprensione storica»,21 per scoprire quello che, al di
là delle infinite rassegne eroiche presenti nella tradizione cavalleresca,22
credo sia il più autentico antecedente dell’ottavo (e in parte anche del ter-
zo) canto dei Lusiadi.
Nell’esordio ariostesco si scorgono ancora i segni dell’intento amara-
mente parodistico nei confronti dell’ottavo libro dell’Eneide (intento
più compiutamente esplicitato nei versi, poi rifiutati, della cosiddetta
Storia d’Italia, che occupavano nel poema il posto più tardi assegnato
alla sala di Merlino). È infatti una serie di sciagure nazionali quella va-
ticinata dai demoni-pittori del mago, di contro ai trionfi istoriati sullo
scudo di Enea:
CCCXVIII
Solo gli indiani, infatti, hanno bisogno di ricorrere agli aruspici, per sco-
prire quello che è già noto, perché la gloria delle gesta portoghesi è splen-
didamente effigiata sulle bandiere delle navi di Paolo da Gama.
Pur con queste importanti differenze di impostazione, la ariostesca Storia
d’Italia e la camoniana rassegna delle gesta lusitane presentano, come s’è
detto, significative analogie, soprattutto nelle tecniche espressive, che pri-
vilegiano l’icastica rappresentazione di taluni esempi emblematici:
CCCXIX
CCCXX
In seno al vasto canzoniere del Tasso, si attribuisce oggi una posizione non
preminente al sonetto Vasco, le cui felici, ardite antenne, con cui il poeta
elogiava le imprese di Vasco da Gama attraverso l’encomio dell’epica di
Luís de Camões.
Al sostanziale disinteresse dell’italianistica italiana ha dovuto sopperire,
come in un dialogo allo specchio, l’attenzione di numerosi studi lusitani-
stici, che hanno chiarito le coordinate storiche ed editoriali del sonetto.1
Testimoniato dal ms. 1072.XII, fol. 120r della Biblioteca Universitaria di
Bologna, databile al 1579, il sonetto esordisce a stampa nelle Gioie di Rime
et Prose edite a Venezia nel 1587. In Portogallo campeggia nelle carte ini-
ziali delle seconde Rimas camoniane (1598, insieme ad altri due sonetti in
italiano di Luís Franco e Leonardo Torriani),2 poi in esergo a Os Lusíadas
del 1626, e ancora in numerose traduzioni:3
CCCXXI
È noto quanto terreno fertile l’ombra del Tasso4 avesse trovato nella peniso-
la iberica, già segnata dall’impulso rinascimentale di Garcilaso de la Vega
e del Boscán in Spagna, e almeno di Francisco Sá de Miranda in Portogal-
lo.5 Di conseguenza, a fronte della svolta epica iper-nazionale di Camões, la
prima cura della nascente critica camoniana era di attenuare la paventata
eclissi di Os Lusíadas all’ombra dell’esempio tassiano.
Il commento a Os Lusíadas del Faría e Sousa aveva, è noto, chiari riferi-
menti politici, finalizzati a puntellare in Camões i confini di un Portogallo
allora annesso alla corona di Spagna. Pubblicato a Madrid in castigliano,
il commento, vistosamente dedicato a Filippo IV, puntava su un ambiguo
e costante confronto con il modello tassiano per dimostrarne la superiorità
di Camões. Infatti, il nostro sonetto, benché letto dal Faría e Sousa qua-
le rara concessione di uno scrittore invidioso, superbo e sopravvalutato,6
compariva cubitale tra le carte iniziali del commento, sotto il ritratto di
Camões, a suggellarne paradossalmente la riconosciuta eccellenza poetica.
Rinnegata ma sfruttata, insomma, l’immagine del Tasso veicolava la speci-
ficità poetica portoghese, cui, pochi mesi dopo la pubblicazione del grande
commento, avrebbe fatto seguito l’indipendenza politica.
Del resto, il coacervo critico-ideologico del confronto Camões-Tasso è
confermato dal suo stesso successo, che, almeno fino all’Ottocento, ha
prodotto tra i due scrittori parallelismi biografici e poetici non di rado
romanzeschi, mitografici e fantasiosi. È sufficiente ricordare la romantica e
già antiariostesca esclamazione delle Veglie: «Camoens! Noi siamo sventu-
rati entrambi!»,7 oppure la vulgata che dipingeva un Tasso timoroso della
concorrenza del solo vate lusitano, e anzi spinto alla Liberata da una sorta
di agone con lui.8
Tuttavia, alla domanda sulla conoscenza del Tasso di Os Lusíadas si è ge-
neralmente pervenuti a risposte negative, suffragate in specie dal silenzio
su Camões nei discorsi tassiani di teoria poetica.9 Inoltre – con almeno
due evidenti abbagli non imputabili al poeta – nelle Gioie il sonetto reca
il titolo Loda il Signor Luigi Cerma [sic], il quale ha scritto un Poema in
Lingua Spagnuola de’ Viaggi del Vasco. Il pur improprio riferimento alla lin-
gua spagnola richiama la prima diffusione italiana del poema camoniano,
CCCXXII
che avvenne con ogni probabilità grazie alla versione castigliana di Luis
de Tápia.10 Edita nel 1580 a Salamanca, essa era dedicata al futuro cardi-
nale Ascanio Colonna, allora rampollo allo studio nella medesima città e
più tardi divulgatore del poema camoniano.11 Inoltre, la versione fu edita
dopo un lungo lavorio, parallelo alla congiuntura politica dell’annessione
spagnola.12
Il sonetto del Tasso matura dunque in questi anni, a meno di non accetta-
re, con Faría e Sousa, un’interessante retrodatazione al 157313. Inoltre, al
poeta si attribuiva almeno un sonetto dedicato ad Ascanio Colonna quale
pregio dell’«Ibero Ispano».14 Che poi Tasso avesse contezza delle vicen-
de iberiche di Ascanio, ciò può inferirsi dalle numerose trasferte romane
del poeta negli anni ’70: ospite del cardinal Ippolito, Tasso soggiornava al
Quirinale accanto alla villa dei colonnesi, al tempo gestita da Marc’Anto-
nio Colonna, principe di Paliano, reduce di Lepanto e padre di Ascanio.15
A conferma dei contatti diretti, il Manso racconta di un motto rivolto da
Tasso a Marc’Antonio, mentre il poeta stesso lo cita in un discorso come
modello.16
Certamente è fantasiosa l’ipotesi del Faría e Sousa che, interpretando il
verso camoniano «o Bétis me ouça, e o Tibre me levante»,17 immaginava un
incontro diretto, a Roma, tra Tápia e Tasso.18 Tuttavia, è legittimo pensare
che, mediante l’ambiente dei Colonna, in Italia e in particolare a Tasso
giungessero notizie di un poema iberico, vergato o adattato in lingua spa-
gnola, sull’impresa di Vasco da Gama: una conoscenza indiretta e impre-
cisa, dunque, ma non inconsapevole, cioè potenzialmente informata sulla
struttura generale, sulle questioni fondamentali e sul magma problematico
del poema camoniano.
In primo luogo, Tasso dovette avvertire lo stridore di un poema che si
voleva nazionale e che invece si diffondeva in spagnolo proprio mentre
il Portogallo era in piena crisi politica. Nel Discorso intorno alla sedizione
nata nel regno di Francia l’anno 1585, infatti, le competenze di Tasso sulla
politica portoghese coeva sono evidenti: vi sono infatti consapevolmente
commentate la sfortunata impresa africana di D. Sebastião e la travagliata
azione di D. António all’isola Terceira.19
Una fonte primaria cui Tasso poteva attingere sul Portogallo e la Spagna
era il padre, Bernardo, che tra il 1537 e il 1539 era stato due volte in Spa-
gna per conto di Ferrante Sanseverino,20 e la cui influenza sulla poetica
iberica è dimostrata.21 Camões stesso, nel sonetto De um tão felice engenho,
CCCXXIII
CCCXXIV
CCCXXV
CCCXXVI
CCCXXVII
1
QP – Non credi che il fascino dei Lusíadas, poema senza fantastico e senza
amore, senza eroi individuali e senza donne, eppure sentito come primo e
unico grande poema moderno non stia nell’aver invertito la rotta dei poemi
classici?
Non credi che, mentre i poemi classici sono tutti solo dei nóstoi, dei ritorni
dall’avventura della guerra alla normalità, dall’ignoto al noto, il fascino dei
Lusíadas non risieda nel fatto che qui, come nella Gerusalemme della cro-
ciata, gli uomini partono dall’Occidente e vanno verso Oriente, partono
dal noto e vanno verso l’ignoto? E in questo senso non sono superuomi-
ni paragonabili agli eroi dei poemi omerici, ma sono discendenza diretta
dell’Ulisse dantesco, e come lui mossi (sia pure con rotta inversa) dalla
stessa tensione conoscitiva?
CS – Certamente Camões intendeva proseguire sulla strada dell’Ariosto
e del Tasso: il romanzo in ottave era diventato romanzo cavalleresco, poi
poema epico in base a una sofferta identificazione con i modelli classici.
Ma i Lusíadas non sono né romanzo cavalleresco, né poema epico; sono
una forma tradizionale per un contenuto completamente nuovo. Qui l’op-
posizione forma/contenuto, da intendere in un’accezione dinamica, è de-
CCCXXVIII
CCCXXIX
2
QP – Rispetto all’eroe «tipico» del romanzo cavalleresco, quali sono a tuo
avviso le caratteristiche più differenziatrici dell’eroe camoniano?
CS – Non. dico nella realtà; certo, nella finzione celebrativa di Camões,
Gama è soltanto un esecutore. È il re che, dal Portogallo, compie la sua im-
presa per mezzo di Gama. Sole iniziative concesse a Gama sono quelle che,
di volta in volta, possono rimuovere ostacoli dal programma prestabilito,
opponendo quasi sempre prudenza, talora saggezza o astuzia agli avversa-
ri. Ostacoli e avversari restano comunque all’esterno della sfera ideale di
Gama e dei compagni di viaggio: per questo, come dicevo prima, non c’è
CCCXXX
conflitto, e in un certo senso non c’è trama. La trama realizza una scelta fra
alternative, produce mutamenti nel modo di comportarsi o di atteggiarsi
dei protagonisti. Qui si tratta invece di percorrere un itinerario, e di essere
in grado di tornare indietro, dall’imprenditore.
Una riprova: tra le avversità naturali e quelle umane non sussiste una gran
differenza, la tromba marina (canto V, 19-23) e lo scorbuto (canto V, 80-82)
– questo descritto con un realismo estraneo alla letteratura epica moder-
na – sono molto più pericolosi, e il secondo più esiziale, di tanti incontri
con popoli e loro governanti. Al posto dei contrasti tra volontà o tra carat-
teri, nei Lusiadi mi pare si avverta lo scontro dell’uomo con la natura (un
mondo da scoprire e da dominare), e la forte componente volontaristica e
autosuggestiva che stigmatizza non inopportunamente il «velho do reste-
lo» (canto IV, 94-104). Il grande interlocutore è l’Oceano, corrucciato o
benigno, sempre formidabile: «Não é (…) cousa justa / Tratar branduras
em tanta aspereza, / Que o trabalho do mar, que tanto custa, / Não sofre
amores nem delicadeza; / Antes de guerra férvida e robusta / A nossa hi-
stória seja, pois dureza / Nossa vida há-de ser, segundo entendo, / Que o
trabalho por vir mo está dizendo» (canto VI, 41).
3
QP – Nel poema eroico della tradizione occidentale, l’eroe trova ristoro e
conforto nell’isola, si chiami Ogigia o Itaca o isola dei Feaci; e nell’isola
non per caso è nata Venere. Vuoi dirci quale è la tua lettura semiologica
dell’isola nel poema eroico?
CS – Non mi soffermo sull’interpretazione semiotica dell’isola, perché mi
pare che la offra già, con esattezza, Camões, quando immagina che Venere
dica a Cupido: poiché i portoghesi «das insídias do odioso / Baco foram
na Índia molestados, / E das injúrias sós do mar undoso / Puderam mais
ser mortos que cansados, / No mesmo mar, que sempre temeroso / Lhe
foi, quero que sejam repousados, / Tomando aquele prémio e doce glória /
Do trabalho que faz clara a memória» (canto IX, 39). È implicita in questa
ottava la constatazione che la terra può costituire per i naviganti un rifugio
contro i pericoli del mare, il mare contro i pericoli della terra (ricorrendo a
una disposizione relazionale e chiastica dei due schemi affini: mare = peri-
colo v sicurezza; terra = sicurezza v pericolo). Nell’isola il mare trasforma
la terra, circondandola, in rifugio, e la terra si fa rifugio rispetto al mare e
alle sue insidie.
CCCXXXI
CCCXXXII
[Cesare Segre, Cesare Segre risponde a tre domande sul poema epico, a cura
di Luciana Stegagno Picchio, «Quaderni Portoghesi», 6, 1979, pp. 161-168]
CCCXXXIII
I LUSIADI
[fl. s. n. r]
EV el Rey faço saber aos que este Aluara virem / que eu ey por bem e me
praz dar licença / a Luis de Camões pera que possa fazer im-/primir nesta
cidade de Lisboa, hâa obra em / Octaua rima chamada Os Lusiadas, que
con-/tem dez cantos perfeitos, na qual por ordem / poetica em versos se
declarão os principaes fei/tos dos Portugueses nas partes da India depois
que se descobrio a / nauegação pera ellas por mãdado del Rey dom Manoel
meu visa/uo que sancta gloria aja, e isto com priuilegio pera que em tem-/
po de dez anos que se começarão do dia que se a dita obra acabar / de
empremir em diãte, se não possa imprimir ne vender em meus / reinos e
senhorios nem trazer a elles de fora, nem leuar aas ditas / partes da India
pera se vender sem liceça do dito Luis de Camões / ou da pessoa que pera
isso seu poder tiuer, sob pena de que o con-/trario fizer pagar cinquoenta
cruzados e perder os volmes que / imprimir, ou vender, a metade pera o
dito Luis de Camões, e a / outra metade pera quem os acusar. E antes de
se a dita obra ven/der lhe sera posto o preço na mesa do despacho dos
meus Desem-/bargadores do paço, o qual se declarará e porá impresso na
pri-/meira folha da dita obra pera ser a todos notorio, e antes de se im/
primir sera vista e examinada na mesa do conselho geral do san-/to officio
da Inquisição pera cõ sua licença se auer de imprimir, e / se o dito Luis de
Camões tiuer acrecentados mais algâs Cantos, / tambem se imprimirão
auendo pera isso licença do santo officio, / como acima he dito. E este meu
Aluara se imprimirà outrosi no / prìncipio da dita obra, o qual ey por bem
que valha e tenha for-/ça e vigor, como se fosse carta feita em meu nome por
mim assi-/nada e passada por minha Chancellaria sem embargo da Orde-/
nação do segundo liuro, tit.xx. que diz que as cousas cujo effeito / ouuer
de durar mais que hum ano passem per cartas, e passando / por aluaras não
valhão. Gaspar de Seixas o fiz em Lisboa, a.xxiiij: / de Setembro, de M.D.
LXXI. Iorge da Costa o fiz escreuer.
[fl. s. n. v]
VI por mandado da santa e geral inquisição estes dez / Cantos dos Lusiadas de
Luis de Camões, dos valero-/sos feitos em armas que os Portugueses fizerão em
Asia e / Europa, e não achey nelles cousa algâa escandalosa, nem / contraria
â fe e bõs custumes, somente me pareceo que era / necessario aduertir os
Lectores que o Autor pera encarecer / a difficuldade da nauegação e entrada
dos Portugueses na / India, vsa de hâa fição dos Deoses dos Gentios. E ainda
que / sancto Augustinho nas suas Retractações se retracte de ter / chamado
nos liuros que compos de Ordine, aas Musas Deo-/sas Toda via como isto he
Poesia e fingimento, e o Au-/tor como poeta, não pretenda mais que ornar
o estilo Poeti-/co não tiuemos por inconueniente yr esta fabula dos Deoses
/ na obra, conhecendoa por tal: e ficando sempre salua a ver-/dade de nossa
sancta fe, que todos os Deoses dos Getios sam / Demonios. E por isso me
pareceo o liuro digno de se impri-/mir, e o Autor mostra nelle muito engenho
e muita eru/dição nas sciencias humanas. Em fe do qual assiney aqui. / Frey
Bertholameu / Ferreira.
Vidi per mandato della santa e generale Inquisizione questi dieci Canti dei
Lusiadi di Luís de Camões, relativi alle valenti gesta in armi che i Portoghesi
compirono in Asia e in Europa, e non trovai in essi nessuna cosa scandalosa,
né contraria alla fede e ai buoni costumi, soltanto mi sembrò necessario av-
vertire i Lettori che l’Autore, per impreziosire la difficoltà della navigazione
e ingresso dei Portoghesi in India, adotta una finzione di Dei pagani. E seb-
bene Sant’Agostino nelle sue Retractationes [I, 3] abiurasse al fatto di aver
chiamato, nei libri che scrisse De Ordine [1, 3, 6. 8, 24; 2, 14, 41], le Muse
Dee, tuttavia, poiché questa è Poesia e fingimento, e l’Autore come poeta non
pretende se non abbellire lo stile poetico, non consideriamo sconveniente la
presenza di questa favola di Dei nell’opera, conoscendola per quel che è, e
trovandovi sempre salva la verità della nostra Fede santa, che cioè tutti gli
Dei pagani sono Demonii. E per questo m’è parso il libro degno di essere
stampato, e l’Autore vi mostra molto ingegno e molta erudizione nelle umane
scienze. In fede di ciò ho apposto qui la mia firma.
Frate Bartolomeu Ferreira.
RIEPILOGO. Protasi (ott.) 1-3. – Invocazione alle Muse del Tago 4-5. – Dedica a Dom
Sebastião 6-18. – Inizio della narrazione 19. – Consiglio degli dèi nell’Olimpo 20-
41. – Convocazione e arrivo degli dèi 20-23. – Discorso di Giove 24-29. – Discorso
di Bacco che si oppone 30-32. – Venere interviene in accordo con Giove 33-34.
– Discussione generale 35. – Marte appoggia Venere 36-40. – Giove decide per
favorire i Lusitani e chiude il consiglio 41. – La flotta portoghese giunge all’isola di
Mozambico 42-43. – Sulla nave ammiraglia vengono accolti alcuni Mori del luogo
44-55. – I Mori lasciano la nave 56. – Notte e descrizione lunare 56-58. – Il capo dei
Mori, ispirato da Bacco, decide di annientare i Portoghesi cristiani 69-83. – Vasco
da Gama scende a terra ma è attaccato proditoriamente; riesce a vincere gli isolani
e porta con sé una guida, che però è stata istruita per condurlo alla rovina 84-99. –
Venere evita che la flotta dei Lusitani da lei protetti sbarchi a Quiloa, dove sarebbe
stata assalita e sbaragliata 100. – Ulteriori tentativi del piloto moro di indurre la
flotta alla rovina; nuovo intervento di Venere 101-102. – Arrivo a Mombaça 103. – I
Portoghesi si fermano a Mombaça; Bacco consiglia al re locale di distruggerli 104.
– Esclamazioni e lamenti dell’autore sugli inganni perpetrati, e i continui pericoli
cui è soggetto l’uomo durante la sua misera esistenza 105-106.
Direzioni interpretative
Tutto inizia con le armi (As armas), come in Virgilio, certo, ma senza la
pietas che indurrà Tasso a cantare l’arme pietose. Piuttosto viene a mente la
ferocia dei Bella o degli Arma nei più tardi e gonfi poemi di Lucano e Si-
lio. Ma non è neppure crudeltà, questa che ispira l’ouverture dei Lusíadas,
bensì una solida certezza, una fiducia assoluta e ben riposta nel proprio
popolo e in Dio che lo assiste. Diciamo che le ambivalenze camoniane, pur
presenti, sono meno tormentose di quelle tassiane.
Armi e baroni. Quest’ultimo lemma viene inteso nel senso di «uomini for-
ti», come Marco de S. Lourenço sottolinea citando un passo ciceroniano
(Ad Att. V), ove però il termine sarebbe usato ironice. Infatti, il Calepinus
si rifà proprio a Cicerone per definire i «barones» quali viros molles, e se
guardiamo il Forcellini troviamo un’esplicazione del tutto al negativo: baro
vuol dire stupido, ottuso, e chi invece volle ritenere significasse vir fortis
sbagliò, o piuttosto «haec significatio ad corruptae Latinae linguae aetatem
referenda est» («questa accezione va riportata all’età tarda della lingua latina
corrotta»). D’altra parte, Nascentes (Dicionário etimológico) chiarisce che il
portoghese barão viene «do germ. baro, homem livre», («dal tedesco baro,
cioè uomo libero») e, attraverso vari passaggi, «homem forte». Insomma,
con una genealogia magari poco onorevole, i barões camoniani sono tuttavia
ormai senza macchia né paura, sono gli eroi, anzi l’eroismo collettivo dei
Lusitani celebrato in tutto il poema. Ecco che il peito ilustre Lusitano (I, 3,
5), erroneamente inteso porfiadamente da Faria e Sousa come perifrasi per
Vasco da Gama, è invece emblema di un popolo intero, come precisa in po-
lemica Pires de Almeida (Almeida Discurso e Poema heróico). Non c’è spazio
per un vir come oggetto di canto, nei Lusíadas. Si tratta di un elemento di
relativa novità; infatti, generalmente, un poema poteva avere un protagonista
effettivo (Odissea, Eneide, Hercole del Cinzio) o nominarne esordialmente
uno ineffettivo – o piuttosto relativo – (Achille per l’Iliade, Orlando per il
Furioso, Buglione per la Liberata ecc.), ma la volontà di indicare un eroe dal-
la vis centripeta più o meno debole era tendenziale. In tal senso l’insistenza
dell’esegesi camoniana antica e moderna a sottolineare l’esemplarità degli
Argonautica di Apollonio Rodio e Valerio Flacco è comprensibile. D’altra
parte, i Lusiadi sono anche in parte un poema di trasformazioni, di disfarces,
di miracoli e illusioni veraci, di visioni universali, di mitologia raffinata e se-
riamente ironica: insomma, i Lusiadi sono pure debitori dei Metamorphoseon
libri di Ovidio, l’esiliato con cui il nostro si identificava autobiograficamente.
10
Per una figura autorevole come Severim de Faria (Faria Luis de Camões,
1624) Camões è senz’altro il «Principe dos Heroicos de Hespanha» (c. 88v),
quindi ha la primazia nel poema eroico (termine tecnico, ovviamente), an-
che rispetto agli antichi, e a Tasso altresì («merece Luis de Câmões particular
louvor», 106r: «merita Camões una lode particolare su tutti»). Il confronto
col romanzesco è ovviamente improponibile. Nel giudizio di Faria Luis de
Camões, Ariosto propose «tantas acções» e per questo «errou muito, assi
em as multiplicar, como em as propor primeiras» (197v: «errò molto … sia
in moltiplicare le numerose avventure, sia nel proporle come primarie»),
rispetto alle gesta di Orlando (Dirò d’Orlando in un medesmo tratto ecc.).
Del resto, anche Lucano, Silio Italico e Ovidio moltiplicarono le azioni, e
questo li pone al di sotto del nostro. Un’unica azione, dunque («o desco-
brimento da India» 108r), ma compiuta da una comunità, da un popolo,
dai Portoghesi, e in questo Camões si avvicina, nell’ouverture collettiva del
poema, agli Argonautica di Apollonio Rodio (e dobbiamo aggiungere, an-
cor più, al poema di Valerio Flacco). E poi intesse un’azione honesta, cioè
imitabile e nobile, diversamente dal tema fratricida eletto da Stazio (The-
bais) o da quello lascivo del De Raptu Proserpinae di Claudiano (108v-109r).
La difesa dell’uso della mitologia, scelta concessa ai poeti, oltretutto in
possibile chiave allegorica (ipertrofizzata dal commento di Faria e Sousa),
è sottolineata dal fatto che in bocca a Gama, o nelle situazioni di contra-
sto cristianità vs maomettanesimo, o in certe tirate moraleggianti del poeta
stesso ecc., la religione cattolica è osservata scrupolosamente. Cosa che
non accade ad esempio quando un poeta fa intervenire, e pure in modo
indecoroso, figure di Santi! Il riferimento polemico ad Ariosto è di nuovo
osteso et pour cause: l’irriverenza con cui nel Furioso si fa parlare l’evange-
lista Giovanni è clamorosamente condannabile (110v). Inoltre, glossiamo
noi, S. Giovanni è l’espositore della fede dark-umanistica ariostea nella let-
teratura come menzogna, un retaggio del pensiero lucianeo-albertiano, per
intenderci. E se la letteratura è menzogna, e se a dirlo è l’evangelista, per-
ché non pensare che il vangelo stesso sia una menzogna? Ariosto sfiora la
blasfemia, ma forse Faria Luis de Camões non coglieva l’empia potenzialità
di quelle ottave del Furioso, pur biasimandole.
Dunque, Faria Luis de Camões trasmette pacificamente l’evidenza che l’uso
degli dèi gentili in Camões è perfettamente legittimo in sede poetica, giac-
ché ogni lettore sa distinguere tra finto e vero; d’altra parte «os milagres
verdadeiros, & cousas santas, as trata com a decencia, & gravidade divida»
11
(111r «i miracoli veraci e le cose sante egli le tratta con il decoro e la gravità
dovute»). Quanto agli episodios alegres, che taluno taccia di inonestà, Faria
Luis de Camões dimostra che un poema così serio come i Lusiadi doveva
essere inframezzato da momenti più delicati e amabili, come già il colto let-
tore poteva verificare in Omero, Virgilio, Apollonio Rodio e Valerio Flacco
(vd. la vicenda delle damas de Lemnos con gli Argonauti, una delle fonti
di ispirazione per l’Ilha dos Amores, per cui cfr. infra Nota introduttiva al
Canto IX).
Passando all’analisi stilistica, Faria Luis de Camões esalta la consonancia
camoniana contro la dissonancia omerica, quindi decanta uno stile dilet-
toso ed armonico contro asprezze «arcaiche» o poco decorose, ma insiste
soprattutto sul piacere che nasce dalla facilità fluente della dizione e versi-
ficazione del nostro, senza apparenza di artificio e con smagliante natura-
lezza. Poi, nelle zone patetiche, Camões è intenso e commovente; quando
descrive, ponit ad oculos con una evidentia vivida (114v). E nella squisita
semplicità riesce ad essere anche erudito, persino concettoso – per quanto
sempre perspicuo – e capace di «pensamentos peregrinos» (115r «pensie-
ri originali»). Tutto ciò non discorda affatto dallo stile dileitoso («foi tão
abundante de conceitos e tão facil em os por em verso», 120v: «fu così
abbondante nei concetti e così limpido nel porli in verso»). Oltretutto la
varietas di registro dei Lusíadas, a parere di Faria, è giustificata da un’idea
di poema – che il biografo di Camões dice aristotelico – intermedio fra tra-
gedia e commedia, e a questo punto dell’argomentazione Omero diventa
un modello positivo in tal senso (116v). Il dotto secentista non lesina elogi
anche al lessico camoniano e alla sua floridezza di parole nuove, latinismi,
invenzioni raffinate, onomaturgie (117r).
Sorvolando su altri aspetti, è intrigante osservare che Faria Luis de
Camões applica ai Lusíadas lo stesso paradigma che Tasso aveva praticato
nella Liberata e teorizzato nei Discorsi: eligere una vicenda non troppo
remota né troppo recente. In realtà la storia di Vasco da Gama, ben docu-
mentata da diari e cronache, nel 1572 è decisamente recente. Purtuttavia
non si dimentichi che Torquato, oltre ad aver scritto il celebre sonetto in
lode dei Lusiadi, aveva accennato nel proprio poema alla opportunità di
comporre un epos relativo alle scoperte transoceaniche, che infatti fra
Cinquecento exeunte e primi decenni del Seicento troverà molti coltiva-
tori, quali Stigliani o Bartolommei, per fare solo due nomi (cfr. Epica e
Oceano).
12
13
Fra i difensori a spada tratta del nuovo poema lusitano figurano numerosi
altri intellettuali del Seicento, dell’area di Évora e non solo, come Barreto,
Brito, ovviamente Faria e Sousa nella monumentale introduzione alla sua
edizione del poema del ’39, e più avanti personaggi dell’intelligenza di un
Inacio Garcez Ferreira. Le problematiche affrontate sono varie, e in parte
le abbiamo già incontrate sopra: l’unità d’azione, la presenza di un eroe
protagonista, il mescolarsi di pantheon pagano e cristianesimo, lo stile, gli
episodi divaganti, gli episodi amatorii e così via. Naturalmente sull’esordio
si appuntano osservazioni decisive, ma non abbiamo lo spazio per indul-
gervi troppo in questa sede.
14
Il canto presenta già due elementi cruciali dello sviluppo dell’opera: la fal-
sità e ingannosità dei Mori (come si vedrà non proprio di tutti) e le trame
di Bacco contro i Lusitani. I due dati si sposano perfettamente, perché Bac-
co è un dio che interagisce col male umano assumendone anche le forme
fisiche, per così dire, e si offre così ad essere individuato come il motore
principale della vicenda lusiadica. Ne riparleremo subito a proposito del
prossimo canto.
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Canto primeiro.
16
17
[1v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
18
19
[2r]
CANTO PRIMEIRO. 2.
20
21
[2v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
22
23
[3r]
CANTO PRIMEIRO. 3.
24
25
[3v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
26
27
[4r]
CANTO PRIMEIRO. 4
28
29
[4v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
30
31
[5r]
CANTO PRIMEIRO. 5.
32
33
[5v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
34
35
[6r]
CANTO PRIMEIRO. 6.
36
37
[6v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
38
39
[7r]
CANTO PRIMEIRO. 7.
40
41
[7v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
42
43
[8r]
CANTO PRIMEIRO. 8.
44
45
[8v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
46
47
[9r]
CANTO PRIMEIRO. 9.
48
49
[9v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
50
51
[10r]
CANTO PRIMEIRO. 10
52
53
[10v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
54
55
[11r]
CANTO PRIMEIRO. 11
56
57
[11v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
58
59
[12r]
CANTO PRIMEIRO. 12
60
61
[12v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
62
63
[13r]
CANTO PRIMEIRO. 15.
64
65
[13v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
66
67
[14r]
CANTO PRIMEIRO. 14
68
69
[14v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[15r]
CANTO PRIMEIRO. 15.
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[15v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
74
75
[16r]
CANTO PRIMEIRO. 16
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[16v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
78
79
[17r]
CANTO PRIMEIRO. 17
80
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[17v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[18r]
CANTO PRIMEIRO. 18
84
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[18v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
Fim.
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87
RIEPILOGO. Invito del Re di Mombaça a entrare nel porto; vengono fatti sbarcare
due condenados (ott.) 1-9. – Bacco si trasforma in un sacerdote e inganna con falsità
i due Portoghesi 10-15. – Venere con l’aiuto delle Nereidi impedisce che la nave
Capitana entri nel porto 16-24. – Il pilota imbarcato in Mozambico e gli altri Mori
fuggono; Gama supplica Dio di mostrargli la via per le Indie 25-32. – Venere si reca
da Giove: con la sua forza di seduzione, lo convince a proteggere i Lusitani 33-55.
– Mercurio, inviato sulla Terra, prepara un’accoglienza favorevole per i Portoghesi
a Melinde e ispira Gama sul cammino da seguire; la flotta riparte 56-71. – Arrivo a
Melinde: Gama invia un ambasciatore al re locale che accetta un incontro più che
pacifico; gioia e festeggiamenti in mare e in terra 72-91. – Il Re di Melinde si reca a
visitare la flotta portoghese e, incuriosito e affascinato, chiede a Gama di parlargli
della storia del suo paese, il Portogallo 92-113.
Direzioni interpretative
Non dico nulla di originale ribadendo che la figura di Bacco nei Lusía-
das ha intrigato e continua a intrigare i lettori del poema. Un dibattito
quasi feroce sussiste sull’esegesi del personaggio mitico nella letteratura
critica portoghese (e non solo). Perché il dio che assoggetta l’Oriente,
ed ha avuto per figlio, o per stretto sodale, il capostipite della stirpe lu-
sitana, sostituisce in Camões la Giunone virgiliana come nemico numero
uno dei Portoghesi, dos nossos? Lo rode una nera invidia nei confronti
dei suoi stessi discendenti (padre Baco) perché vogliono spodestarlo dai
territori indiani? Certo, ma tutto si spiega così semplicemente? Molti in-
terpreti rispondono di no. Sull’universo dionisiaco si son scritte fiuma-
ne di versi e di interpretazioni. Figura ambigua, vittima e carnefice, dio
dell’irrazionale, dell’estasi, della mattanza, del femminile, del maschile
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Agostino già parla di aspetti diabolici: «eius velut dei nomine per inmun-
dos daemones Bacchanalia sacra vel potius sacrilegia sunt instituta, de
quorum rabiosa turpitudine post tam multos annos sic senatus erubuit,
ut in urbe Roma esse prohiberet» (Civ. Dei XVIII, 13, 1: «nel nome di
quel dio tramite immondi demoni furono istituiti i Baccanali, riti sacri o
meglio sacrileghi, per la cui turpitudine rabbiosa dopo tanti anni il senato
provò una tale vergogna, che li proibì a Roma»). Il furor delle baccanti, cui
l’ipponense ha accennato due righe sopra, si aggiunge alla turpitudo rabio-
sa del culto, e il Bacco camoniano è marcato da una rabies incontenibile,
certamente sacrilega. In un passo di impostazione evemeristica, Arnobio
include Bacco fra gli dèi ex-uomini, alludendo agli inganni vergognosi con
cui egli si impossessò del regno degli Indiani (Adv. nat. IV, 29, 1-2: sull’e-
vemerismo camoniano avremo occasione di tornare). Lattanzio rammenta
il trionfo indico di Liber pater, il quale però invictus Imperator Maximus fu
vinto ridicolosamente dall’amore lascivo: «libidine turpissime victus est»
(Div. Inst. I, 10, 8-9). Clemente Alessandrino (Protrept. 34, 5) riporta un
frammento eracliteo (123 Diano) che conclude: «il medesimo sono Ade e
Dioniso, per il quale impazzano e infuriano [ληναΐζουσιν]». Dunque, il dio
del fallo esibito e celebrato e quello della morte sarebbero, nell’assiologia
paradossale di Eraclito, la stessa cosa. In tal senso, volendo forzare la mano
dal punto di vista cristiano-apologetico, Dioniso sarebbe il padrone dell’In-
ferno, insomma il diavolo. «Ao longo da Idade Média», aggiunge Aguiar
e Silva (A lira dourada, p. 136), «a identificação de Baco com o Demónio
tornou-se habitual e como que se naturalizou» («Durante il Medioevo l’i-
dentificazione di Bacco con il Demonio divenne abituale e praticamente
si naturalizzò»); tutto questo confluisce nelle Geneologie boccacciane (V,
25), dove troviamo citazioni di autori che pongono Bacco in negativo, qua-
li Stazio, Orosio, Agostino (Aguiar e Silva A lira dourada, pp. 136 sg.).
Di questa assai ristretta selezione di testi che abbiamo messo sul piatto,
forse quello agostiniano è il più interessante, mentre altrove l’insistenza
93
94
dos Campos Elyseos», scriveva già Nabuco Camões nel 1872, p. 224 («L’i-
sola di Venere è immagine del paradiso musulmano, o dei Campi Elisi»), e
il poeta Nuno Júdice Camões por cantos, oggi: «É algo que vem da imagem
do paraíso islâmico», 1919, p. 90 («È qualcosa che viene dall’immagine del
paradiso islamico»).
In tal modo se il vero universo arabo-orientale con cui si confrontano
Gama e i suoi ha in sé una inevitabile molteplicità di nature e atteggia-
menti, quasi secondo una più realistica resa del dato antropologico, Bacco
dio-emblema assume in sé tutto il negativo dello xènos, e viene scelto come
protagonista della remota conquista mitica dell’India. Si sa che l’inven-
zione di tale mitologema è posteriore alla reale avventura di Alessandro
Magno sino all’Idaspe, e che fu costruita a fini propagandistici (Buccino
Dioniso trionfatore, pp. 49 sgg.). Ma questo non era necessariamente evi-
dente per Camões. Quel che invece il nostro poteva – e forse doveva –
conoscere, come abbiamo suggerito sopra, era la condanna apologetica
cristiana della divinità orgiastica dionisiaca come essenza demoniaca. Non è
necessario che Luís avesse letto l’Adhortatoria di Clemente Alessandrino,
o il già citato Arnobio, o Firmico Materno (Jeanmairie Dionysos, pp. 379-
382). La natura subdolamente serpentina e diabolica di Bacco era un topos
patristico. Certo, tutto il pantheon pagano viene fustigato dai padri della
Chiesa, mentre Camões, da poeta libero, ne fa un uso disinvolto. Tuttavia
vi insinua, anche se non sistematicamente come vorrebbe Faria e Sousa,
uno spunto allegorico. E da questo punto di vista, Bacco è una forza del
male. Cercare di recuperarne l’ambivalenza costituisce una legittima op-
zione ermeneutica recente (l’arte senza interpretazione/i non ha nessun
interesse), ma la scelta di mettere in cattiva luce il Dioniso mago inganna-
tore da parte del poeta non mi pare negabile toto corde. Perché poi aver
optato, fra i vari dèi, proprio per il padre Baco sodale o genitore di Luso è
un problema su cui torneremo più avanti. Intanto prospettiamo una lettura
para-freudiana, fondata sul complesso edipico, che il grande Jorge de Sena
non esitava a configurare: «Eles eram totemicamente “seus” filhos. E como
pai, cujo reino è ameaçado pelo sucessor, Baco procura impedir que os fil-
hos se lhe substituam» (cit. in Macedo Camões e outros, p. 112: «Essi erano
totemicamente suoi figli. E come padre, il cui regno è minacciato dal suc-
cessore, Bacco si impegna ad impedire che i figli prendano il suo posto»).
Ma senza dimenticare che Bacco pater lo era tradizionalmente, come ad es.
si legge in Ovidio, Fast. III, 761 e 765 sg.: «Seu quis tu pater es, patres sua
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Se Bacco gioca il ruolo del nemico, Venere è la splendida alleata dei Por-
toghesi. Tutto l’episodio in cui la dea seduce il padre Giove per ottenere
favore per i suoi diletti è inquadrabile in un ambito di leggerezza lirica
ed epico-cavalleresca, intersecando Ariosto, Virgilio, Petrarca e scendendo
anche verso livelli più bassi – agli occhi di un aristotelico post-tassiano –
come, ad esempio, nel paragone con la donna «maltrattata» dall’amante,
di sapore elegiaco-latino («realistico» e «manieristico»), o addirittura nel
possibile imminente incesto (42, 7-8). Che si possa qui parlare, come in
altri luoghi del poema (relativi a Bacco travestito, ad esempio), di «irrisório
de algumas representações mitológicas» (Alves in Comentário Camões, p.
554: «parodia irridente di alcune rappresentazioni mitologiche») è plausi-
bile, in un’economia ancora omerica della gestione dei registri epici, e con
l’influsso ariosteo che certamente non possiamo occultare, anche se sarà
bene non precipitare dall’eccesso di negare ad Ariosto ogni autorità su
Camões all’eccesso opposto di porre l’Orlando furioso come un «modello»
per il nostro (cfr. ancora l’ottimo Alves ivi, pp. 569-575).
Lo scintillante «paganesimo» di Camões raggiunge in un episodio come
questo supremi gradi di poliedricità (direi, più che ambiguità), maneggian-
do l’allegoria possibile in modo delicatissimo, come delgado è lo zenda-
do che indossa Venere, per far vedere e non vedere la propria bellezza e
quindi accendere di più Giove. Faria e Sousa va in estasi, considerando
la formosità di Venere (come della Sposa del Cantico dei Cantici) sempre
simbolica della bellezza della Chiesa, e della sua Religione innamorata,
dantescamente innamorata e innamorante, potremmo specificare. Anche
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e assi festeja
Hum ao outro, a maneira de peleja.
[91, 7-8, c.vo mio: come se combattessero].
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☙ Canto Segundo.
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[19v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[20r]
CANTO SEGVNDO. 20
102
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[20v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
104
105
[21r]
CANTO SEGVNDO. 21
106
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[21v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
108
109
[22r]
CANTO SEGVNDO. 22
110
111
[22v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
112
113
[23r]
CANTO SEGVNDO. 23
114
115
[23v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
116
117
[24r]
CANTO SEGVNDO. 24
118
119
[24v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
120
121
[25r]
CANTO SEGVNDO. 25
122
123
[25v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
124
125
[26r]
CANTO SEGVNDO. 26
126
127
[26v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
128
129
[27r]
CANTO SEGVNDO. 27
130
131
[27v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
132
133
[28r]
CANTO SEGVNDO. 28
134
135
[28v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
136
137
[29r]
CANTO SEGVNDO. 29
138
139
[29v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
140
141
[30r]
CANTO SEGVNDO. 30
142
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[30v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[31r]
CANTO SEGVNDO. 31
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[31v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[32r]
CANTO SEGVNDO. 32
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151
[32v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
152
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[33r]
CANTO SEGVNDO. 33.
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[33v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[34r]
CANTO SEGVNDO. 34
158
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[34v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[35r]
CANTO SEGVNDO. 35.
162
163
[35v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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165
[36r]
CANTO SEGVNDO. 36
166
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[36v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
168
169
[37r]
CANTO SEGVNDO. 37.
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[37v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
172
173
Direzioni interpretative
L’excursus iniziale del discorso di Gama è geografico, ampio e raffinata-
mente allusivo; inizia poi la sequenza storica portoghese che occupa gran
parte del canto. L’ufficio auto-celebratorio è qui massimo, come si addice
al codice epico nazionale, e su questo non c’è molto da dire.
Qualcosa va detto, se mai, sul nome del capo dei Re mori che combattono
contro Afonso Enriques nella celebre battaglia di Orique: Ismar. Potrebbe
avere un legame con il toponimo Ismaro, città della Tracia, donde proveni-
va un vino fortissimo e squisito, l’οἶνος Ἰσμαρικός su cui già Archiloco (vd.
D’Acunto Ἑλλενικά, pp. 102 sg.). Nell’Odissea un personaggio di nome
Marone sfugge alla strage dei Ciconi donando a Ulisse del vino di Isma-
ro, quel vino che merum farà ubriacare profondamente Polifemo. Orbene,
questo Marone discendeva da Dioniso, anzi, Euripide lo considera figlio
stesso del dio (Cicl. fr. 141 sgg.). Dunque, Ismar potrebbe essere un nome
camoniano – estratto dalla cronaca di Duarte Galvão – che ci rimanda al le-
game fra il dio del vino e i maomettani, nella mitopoiesi vendicativa per cui
i Lusiadi sarebbero quasi da sempre – fin dai tempi del loro primo re – stati
177
178
179
☙ Canto Terceiro.
180
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[38v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
182
183
[39r]
CANTO TERCEIRO 39.
184
185
[39v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
186
187
[40r]
CANTO TERCEIRO. 40
188
189
[40v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
190
191
[41r]
CANTO TERCEIRO 41
192
193
[41v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
194
195
[42r]
CANTO TERCEIRO. 42
196
197
[42v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
198
199
[43r]
CANTO TERCEIRO 43
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[43v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
202
203
[44r]
CANTO TERCEIRO. 44
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205
[44v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[45r]
CANTO TERCEIRO. 45.
208
209
[45v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[46r]
CANTO TERCEIRO. 46
212
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[46v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
214
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[47r]
CANTO TERCEIRO. 47.
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217
[47v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO TERCEIRO. 48.
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[48v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[49r]
CANTO TERCEIRO 49.
224
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[49v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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227
[50r]
CANTO TERCEIRO. 50
228
229
[50v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
230
231
[51r]
CANTO TERCEIRO. 51.
232
233
[51v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
234
235
[52r]
CANTO TERCEIRO. 52
236
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[52v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
238
239
[53r]
CANTO TERCEIRO 53.
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[53v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
242
243
[54r]
CANTO TERCEIRO. 54
244
245
[54v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
246
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[55r]
CANTO TERCEIRO. 55.
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[55v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[56r]
CANTO TERCEIRO. 56
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[56v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
254
255
[57r]
CANTO TERCEIRO 57.
256
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[57v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
258
259
[58r]
CANTO TERCEIRO. 58
260
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[58v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
262
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[59r]
CANTO TERCEIRO. 59
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[59v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
266
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[60r]
CANTO TERCEIRO. 60.
268
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[60v]
OS LVSIADAS DE. L. DE CA.
270
271
[61r]
CANTO TERCEIRO. 61
272
273
[61v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
274
275
Direzioni interpretative
Il legame profondo con la fine del canto precedente è dato dall’introduzio-
ne di una terza coppia, quella formata dal Conte João Fernandes Andeiro e
Lianor. I due erano in relazione già ancora vivente Fernando, anzi, Andeiro
era consigliere molto vicino al re e, ovviamente, alla regina. Questa, alla
morte del marito, divenuta reggente, non nasconde il suo rapporto intimo
col favorito Andeiro, odiato da molti e alla fine assassinato dal futuro re
João I, il Mestre de Avis, con l’aiuto dei suoi sgherri. L’episodio cruento è
raccontato dal grande cronista Fernão Lopes come un pezzo di romanzo
nero, quasi una pagina di feuilleton avant-lettre (João I cap. X, 1, pp. 39-44).
Questa terza coppia, cui son dedicate solo due ottave all’incirca, è la più
degenere e indifendibile, e giunge storicamente e idealmente, per Camões,
dopo il décalage Inés Pedro > Fernando Leonor, a segnare il
punto più basso dei baixos amores. Con un tocco di misoginia – legittimata
dai fatti: le coppie 2 e 3 hanno in comune la parte femminile, una donna
intrigante che tale resterà sino all’estremo degli anni d’esilio. È proprio
questa gradatio discendente a far risaltare più luminosa la tragica purezza
279
Il canto prosegue nel susseguirsi dei re sul trono portoghese, con battaglie
memorabili come quella di Aljubarrota, da porre in relazione con le prece-
denti di Orique e del Salado (vd. Le Gentil Camões, pp. 54-57); spiccano
eroi grandiosi come il santo conestabile Nuno Álvarez Pereira, ma soprat-
tutto si configura una volontà di confrontare i memorabilia classici a quelli
operati dai Lusitani nella modernità. Si tratta di un modulo epico che alme-
no da Dante al Cinquecento si imponeva prepotentemente sul classicismo
tematico cui contrapporre un classicismo emulativo e quindi superativo. E
dopo le guerre, il sangue, i corpi fatti a pezzi, il canto IV si indirizza verso
l’espansione transoceanica, con Manuel I. Due elementi strutturanti il plot
del poema, questi, il conflitto e l’esplorazione, con derive meravigliose e
sempre in un quadro cristiano-pagano coerente.
L’episodio fondamentale e finale, il più famoso del canto IV, quello del
velho do Restelo, sembra ostendere a gran voce un controcanto (mi si per-
metta il calembour) all’euforia epica nazionalista. Fior di interpreti si sono
accaniti e accapigliati su questo discorso del veglio, facendone anche cam-
po di battaglia per studi postcoloniali e interculturali. Riassumere l’intero
dibattito in merito è arduo; lo ha fatto in parte, da par suo, Aguiar e Silva
(A lira dourada, pp. 117-123): più di dieci anni ci separano da tale eccel-
lentissimo saggio, che però resta forse insuperato. Il problema cruciale
sarebbe il seguente: il vecchio venerando, pieno di esperienza e di saggez-
za, quindi voce presentata come autorevole da Gama che racconta e da
Camões che scrive, si scaglia contro le navigazioni oltreoceaniche motivate
essenzialmente dall’avidità e dall’ambizione con costi umani inenarrabili.
Poi aggiunge un orientamento bellico che chiameremmo geo-politicamen-
te l’impulso africano e antiorientale: perché inoltrarsi così lontano, fra peri-
coli e con smanie di razzia, invece di combattere i nemici vicini, quelli veri,
gli infedeli arabi nordafricani? Quindi il suo discorso si apre a dimensioni
più grandiose, umane in senso universale, con exempla classico-biblici e
un ricorso evidente al topos della miseria humanae conditionis. Il punto
280
281
282
283
284
Fig. 31. F. 62r, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa, António Gonçalves, 1572.
Esemplare della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, S.Q. XXIV G 31.
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☙ Canto Quarto.
286
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[62v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
288
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[63r]
CANTO QVARTO 63
290
291
[63v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
292
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[64r]
CANTO QVARTO 64
294
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[64v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[65r]
CANTO TERCEIRO. 65
298
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[65v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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301
[66r]
CANTO QVARTO 66
302
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[66v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[67r]
CANTO QVARTO. 67
306
307
[67v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
308
309
[68r]
CANTO QVARTO. 68
310
311
[68v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
312
313
[69r]
CANTO QVARTO. 72
314
315
[69v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
316
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[70r]
CANTO QVARTO 70
318
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[70v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[71r]
CANTO QVARTO. 71
322
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[71v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[72r]
CANTO QVARTO. 72
326
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[72v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
328
329
[73r]
CANTO QVARTO. 73
330
331
[73v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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333
[74r]
CANTO QVARTO. 74
334
335
[74v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
336
337
[75r]
CANTO QVARTO. 75
338
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[75v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
340
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[76r]
CANTO QVARTO 76
342
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[76v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO QVARTO 77
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[77v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[78r]
CANTO QVARTO. 78
350
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[78v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
352
353
[79r]
CANTO QVARTO 79
354
355
Direzioni interpretative
Le ottave sulla tromba marina sono determinanti per configurare una poe-
sia e una Weltanschauung che fra Cinquecento e Seicento si definisce come
un nuovo rapporto con la realtà. La maravilha cui assistono Gama e i suoi
è indicativa di una verità, non di una fantasia. Una effettualità sorprenden-
te che i filosofi-scienziati dovrebbero conoscere de visu e poi analizzare
ed esplicare con gli strumenti dell’ingegno e delle precognizioni acquisite.
359
Siamo cioè in una dimensione di realismo epico che non rinuncia a tutti gli
artifici retorici del discorso poematico, ma al fine di realizzare una eviden-
tia che riporta una esperienza verace, quale viene descritta con precisione
puntigliosa. La comparazione con la sanguisuga, che ha stupito, deliziato
o orrificato tanti lettori dal Seicento in avanti, è straordinariamente feli-
ce e puntuale nella sua verosimiglianza. Se il bue che beve nelle acque di
un fiume viene morso sul muso dalla sanguisorbens, e se questo diventa
oggetto di canto, come le mosche di Omero, ma molto di più, in quanto
quasi sequenza da documentario televisivo, allora ci troviamo difronte a
una poesia nuova. Non è un caso quindi che Faria e Sousa insista sull’origi-
nalità assoluta della comparazione camoniana, e Garcez Ferreira testimo-
ni dell’ammirazione di molti difronte a simile sorprendente similitudine.
Al di là del verso di Orazio in fine dell’Epistula ad Pisones e delle liriche
cinque-secentesche sul salasso (vd. nn. ai vv.), l’immaginazione camoniana
va oltre, in direzione di una acquisibile ipotiposi naturale, di uno sforzo di
osservazione di ciò che può essere «umile», ma tutto interno a una eccezio-
nale normalità della Natura.
Inoltre, risulta anche straordinariamente significativa in questa economia
l’ottava sulla pulitura della sentina e del resto delle navi (V, 79):
360
Vediamo intanto alcuni dei testi fondativi, in cui è presente il gigante Da-
mastor, poi Adamastor.
Nella Gigantomachia latina di Claudiano (101-103), Damastor – di cui non
si sa pressoché nulla – lancia contro gli dèi nemici il corpo pietrificato del
fratello Pallante:
saevusque Damastor
ad depellendos iaculum cum quereret hostes,
germani rigidum misit pro rupe cadaver.
il crudele Damastor
cercando un oggetto contundente per scagliarlo contro i nemici,
lanciò, come fosse una rupe, il cadavere irrigidito del fratello.
361
362
Alla fine del canto Camões torna sull’asserzione perentoria della superio-
rità del proprio epos su quello pregresso, soprattutto per i valori di quella
verità nuda e cruda che è oggetto di narrazione, cioè la traversata di Gama
e dei suoi. Mentre nel primo canto (protasi, invocazione e dedica a Seba-
stião) il nostro aveva insistito sulla vanitas dei racconti e dei personaggi
cavallereschi, contrapponendovi gli eroi della storia lusitana, ora egli im-
pone il taceat del topico superamento addirittura ai monumenti supremi,
fondativi del canto grandiloquo epico, ovvero Omero e Virgilio. Tutti gli
363
364
Fig. 32 F. 79v, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa, António Gonçalves, 1572.
Esemplare della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, S.Q.XXIV G 31.
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☙ Canto Quinto.
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[80r]
CANTO QVINTO. 80.
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[80v]
OS LVSIADAS DE. L. DE CA.
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[81r]
CANTO QVINTO. 81.
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[81v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[82r]
CANTO QVINTO. 82
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[82v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[83r]
CANTO QVINTO. 83
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[83v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
382
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[84r]
CANTO QVINTO. 84.
384
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[84v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
386
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[85r]
CANTO QVINTO. 85.
388
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[85v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[86r]
CANTO QVINTO. 86
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[86v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[87r]
CANTO QVINTO 87
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[87v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
398
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[88r]
CANTO QVINTO. 88.
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[88v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[89r]
CANTO QVINTO. 89
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[89v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[90r]
CANTO QVINTO. 90
408
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[90v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
410
411
[91r]
CANTO QVINTO. 91.
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[91v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[92r]
CANTO QVINTO. 92
416
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[92v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
418
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[93r]
CANTO QVINTO. 93
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[93v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
422
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[94r]
CANTO QVINTO. 94
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[94v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[95r]
CANTO QVINTO. 95
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[95v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
430
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[96r]
CANTO QVINTO. 96
FIM.
432
433
Direzioni interpretative
La discesa di Bacco nel regno Nettunino, con la magnifica èkphrasis, il
discorso del dio, il consiglio e l’intervento risolutivo di Tetide a favore della
decisione di Nettuno, potrebbe serbare una memoria omerica, flebile se
pur impressiva.
A Il. Ζ [vi] 130-140 si legge:
437
No, vedi, neppure il figlio di Driante, il robusto Licurgo, visse a lungo, dopo che
combatteva con gli dèi. Senti: una volta lui inseguì giù per il sacro monte di Nisa le
nutrici di Dioniso folleggiante [μαινομένοιο Διωνύσοιο]. Ed esse tutte insieme but-
tavano a terra i tirsi, percosse com’erano dall’ascia di Licurgo assassino. E Dioniso
scappava via e si immerse nell’onda del mare. L’accolse Teti nel suo seno: era terro-
rizzato. Un forte tremito, credi, ancora lo teneva, per l’urlare di quell’uomo. Ma
allora gli dèi dalla facile vita si adirarono con lui, e il figlio di Crono lo rese cieco. E
neppure viveva ancora a lungo, poiché era odioso a tutti gli immortali.
438
Ah, sì! È in casa mia una dea riverita e rispettata! Fu lei a salvarmi nei giorni che
il dolore mi colpì, quando caddi lontano per colpa di mia madre, quella cagna
sfacciata. Intendeva nascondermi perché ero zoppo. E allora avrei patito e sofferto
a lungo, se Eurinome e Tetide non mi accoglievano nella profondità marina: anche
Eurinome, sì, figlia di Oceano che rifluisce su se stesso.
439
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Fig. 33. F. 96v, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa, António Gonçalves, 1572.
Esemplare della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, S.Q.XXIV G 31.
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Canto Seisto.
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445
[97r]
CANTO QVINTO. 97
446
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[97v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
448
449
[98r]
CANTO SEXTO. 98
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[98v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
452
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[99r]
CANTO SEXTO. 99
454
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[99v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[100r]
CANTO SEXTO. 100
458
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[100v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
460
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[101r]
CANTO SEXTO. 101
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463
[101v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
464
465
[102r]
CANTO SEXTO. 102
466
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[102v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
468
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[103r]
CANTO QVINTO. 103
470
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[103v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
472
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[104r]
CANTO SEXTO. 104
474
475
[104v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[105r]
CANTO SEXTO. 105
478
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[105v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[106r]
CANTO SEXTO. 106
482
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[106v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[107r]
CANTO SEXTO. 107
486
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[107v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
488
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[108r]
CANTO SEXTO. 108
490
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[108v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
492
493
[109r]
CANTO SEXTO. 109
494
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[109v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
496
497
[110r]
CANTO SEXTO. 106
498
499
[110v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
500
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[111r]
CANTO SEXTO. 111
502
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[111v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[112r]
CANTO SEXTO. 112
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[112v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
508
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[113r]
CANTO SEPTIMO. 113
FIM.
510
511
Direzioni interpretative
A 10, 5 è evocata la luctifica Aletto, furia infernale che semina discordia;
nell’episodio virgiliano del canto VII dell’Eneide, di certo ben presente
al nostro, Aletto, spronata da Giunone, viene collegata, sebbene simulato
515
nomine, a Bacco (vv. 385 sgg.). Dunque potremmo leggere le prime ottave
del canto, invettiva contro l’Europa coeva delle guerre intestine e religiose,
come una ulteriore implicita denuncia di influenza del demoniaco dio del
male sugli occidentali. Si salvano – e si salveranno – i Lusitani, pequena casa
ma forte quale un grande impero e soprattutto ricca di uomini coraggiosi
che valgono almeno ognuno per tre nemici, topos iterato nel poema.
516
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☙ Canto Septimo.
518
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[113v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[114r]
CANTO SEPTIMO. 114
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[114v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[115r]
CANTO SEPTIMO. 115
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[115v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[116r]
CANTO SEPTIMO. 116
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[116v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[117r]
CANTO SEPTIMO. 117
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[117v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[118r]
CANTO SEPTIMO. 118
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[118v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[119r]
CANTO SEPTIMO. 119
542
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[119v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
544
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[120r]
CANTO SEPTIMO. 102
546
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[120v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
548
549
[121r]
CANTO SEPTIMO. 121
550
551
[121v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
552
553
[122r]
CANTO SEPTIMO. 122
554
555
[122v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
556
557
[123r]
CANTO SEPTIMO. 123
558
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[123v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
560
561
[124r]
CANTO SEPTIMO 124
562
563
[124v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
564
565
[125r]
CANTO SEPTIMO. 125
566
567
[125v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
568
569
[126r]
CANTO SEPTIMO. 126
570
571
[126v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
572
573
[127r]
CANTO SEPTIMO. 127
574
575
[127v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
FIM.
576
577
RIEPILOGO. Paulo da Gama illustra al Catual le figure effigiate sulle bandiere, Luso,
Viriato, Sertorio, D. Afonso Henriques, D. Nuno Álvares e tanti altri, tra cui alcuni
già incontrati nel precedente catalogo del poema (ott.) 1-42. – Il Catual, pieno di
curiosità, dopo aver fatto numerose domande, infine riscende a terra; gli aruspici
del Samorim compiono sacrifici che profetizzano la sciagura totale degli indiani
ad opera dei portoghesi 43-46. – Bacco si mostra in sogno a un sacerdote islami-
co in forma di Maometto e lo avverte prepotentemente del pericolo che sovrasta
sul suo popolo a causa dei nuovi venuti 47-50. – Il sacerdote racconta a tutti il
sogno; vari pareri; intervento dell’autore che lamenta la «solitudine» dei re che
sono ignari delle macchinazioni cortigiane; Gama decide di parlare al Samorim:
questi lo fa convocare 51-60. – Il re chiede a Gama di discolparsi di tutte le accuse
che gli sono mosse (mendacio, pirateria ecc.); Gama si difende con argomenti fieri
e inoppugnabili; il re si convince della sua sincerità e, animato dal desiderio di
concludere affari coi Portoghesi, lo rilascia con la promessa di scambiare merci: il
Catual accompagna Gama verso la flotta (61-78). – Ma il Catual, in combutta con i
maomettani e disobbedendo al re, nega a Gama un battello per raggiungere la sua
flotta, e lo invita invece infingardamente a far avvicinare la flotta al porto, così da
poterla distruggere; Gama non si fa ingannare e rifiuta, protestando; rimane così
«prigioniero» per una notte e il giorno seguente: gli viene quindi impedito di par-
lare nuovamente al Samorim 78-91. – Il Catual, temendo di essere scoperto dal suo
re come disobbediente ai suoi ordini, propone a Gama di lasciarlo risalire sulla sua
nave e in cambio di mandare su imbarcazioni indiane tutta la merce europea che
interessava al Samorim; Gama comprende che questo è l’unico modo per salvarsi e
accetta; ritorna sulla nave e attende 91-96. – Tirata finale sull’onnipotenza dell’oro
che corrompe, distrugge, altera ogni cosa e persona 97-99.
581
Direzioni interpretative
Il canto, ricco di formazioni ecfrastiche e catalogiche, ha un dato evidente
che pone un interrogativo al lettore. Parliamo della glorificazione di Luso,
da cui la stirpe portoghese (lusitani, lusíadas) prende origine.
Qui (ott. 3-4) Luso è senz’altro figlio e compagno di Bacco, mentre sopra,
a III, 21, Luso (o Lysa) era definito figlio o compagno del Tebano, con un
tono molto meno glorioso. (Sull’Elisio rimandiamo alla nostra nota infra).
Il punto è che Luso è definito figlio amato di Bacco, mostra il tirso, insom-
ma è vicinissimo al dio del vino. Ma questi è il nemico numero uno dei
nostri Lusitani, anzi, proprio nella seconda parte di questo stesso ottavo
canto, egli compie una delle sue malefatte, operando la sua terza «trasfor-
mazione». Il dio più finto, falso, ingannoso e diabolico è il papà adorato
del fondatore della Lusitania, suo leale adepto. C’è una contraddizione, o
le vie del mito sono infinite, e non ha senso farci domande siffatte? Forse
Bacco odia i discendenti di colui che è stato suo fedelissimo e forse ram-
pollo, poiché hanno con hybris umana tentato la via della conquista del
mondo oltreoceanico e delle Indie orientali? In tal caso la rabbia sarebbe
alimentata nel dio dal fatto che i suoi avversari sono proprio della stirpe di
suo figlio… Si tratta tuttavia di ipotesi non confermate da Camões, quindi
suscettibili dell’accusa di sovrinterpretazione.
D’altra parte, anche Vasco da Gama, in risposta al Re, ostenta una rivendi-
cazione di sincerità che può essere messa in dubbio (ott. 75).
582
Cosa ci dicono queste ottave? Non potrebbero esser più perspicue: Vasco
vuole tornare in patria per trasmettere i risultati straordinari delle sue scoper-
te, e bem sabe che il re portoghese approfitterà della sua impresa per operare
quella che oggi chiamiamo una colonizzazione violenta, quindi una conquista,
una conversione forzata al cristianesimo e una sottomissione brutale e gene-
rale. D’altronde chi è Gama, se non «un diligente scopritore delle terre d’O-
riente»? I ministri del Re, aizzati da Bacco, in effetti, pur nella loro demonici-
tà, temono proprio ciò che dovrà accadere, insomma non hanno tutti i torti.
Risulta anche di estremo interesse l’exemplum indigeno del «buon» Re mal-
consigliato, ignaro di quel che si macchina, come accade anche in Occiden-
te… Il mondo moro continua ad essere ambivalente e più complesso di quel
che si creda (come in Tasso?).
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☙ Canto Octauo.
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[128v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[129r]
CANTO OCTAVO. 129
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[129v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[130r]
CANTO OCTAVO. 130
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[130v]
CANTO OCTAVO. 130
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[131r]
CANTO OCTAVO. 131
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[131v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[132r]
CANTO OCTAVO. 132
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[133r]
CANTO OCTAVO. 133
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 134
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[134v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 135
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[135v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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[136r]
CANTO OCTAVO. 136
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 137
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 138
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[138v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 139
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 140
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 141
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 142
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 143
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 144
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[144v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
FIM.
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655
Direzioni interpretative
L’amore come eros autentico, fisico, si contrappone all’amore per le cose e
le ricchezze e il potere, seguendo forse una traccia agostiniana: occasione
per una tirata sulla cupidigia umana. Segue la condanna degli amori disordi-
nati. Curiosa l’invenzione (camoniana?) delle ninfe feias che si adattano ad
alcune piaghe d’amore come aspri contravveleni: un tocco di grottesco che
sembra insolito, ma che non stona in un contesto manierista «capriccioso».
Infelizmente, alguns eruditos que o teem explicado, não vêem em cada um dos
seus episódios, em cada estancia, em cada verso, senão traducções ou imitações!
Enchem volumes de pesada e indigesta leitura, para provarem, não a gloria do
poeta, ainda quando sejam apaixonados d’ella, como Faria e Sousa; mas a vaidade
do seu próprio saber. Isto, em vez de merecer louvor, é desserviço á memoria do
épico insigne. Pelos commentarios de Faria, o maior poeta de Portugal seria de
uma pobreza inventiva abaixo de tudo! Não passa quase um só verso dos Lusíadas,
sem que este commentador nos pretenda mostrar o respectivo original!
(Amorim II, p. 221)
656
Non ha tutti i torti qui l’editore del poema, altrimenti famigerato per un
furor congetturale ed emendativo quasi sempre vano.
Non si è pensato, in tanto vivaio-verminaio fontistico-glossatorio, a un pos-
sibile suggerimento etero-culturale (escludendo improbabili riferimenti a
leggende arabe: cfr. Domingues A concepção). O meglio, en passant, qual-
cheduno vi ha accennato.
Timentes autem, locum hortis & fontibus fœcundum possidebunt, vestibusque se-
ricis et purpura vestiendi, puellas ducent cum oculis claris & immensis: quorum
657
albugines candidissimae, & pupillae nigerrimae. Pro velle quoque suo fructus mul-
timodos absque timore comedent, non gustaturi mortem nisi primam etc.
(Alcoran, p. 154)
A cotali uomini saranno aperte le porte del Paradiso, nel quale ociosamente seden-
do mangieranno pomi di molte sorti, e beranno sciroppi. Haranno mogli bellissi-
me, le quali non volgeran gli occhi altrove, che a lor mariti.
(Alcorano 76v)
Tuttavia, qui la sostituzione delle Huri con spose legittime ci riporta più
presso alla situazione camoniana della monogamia fra eroi e ninfe (que ham
de ter eternamente, 145, 7), talché la pessima versione italiana – ovvero la
sua fonte diretta –, conosciuta o no che fosse al nostro, ci indica una via
di ortopedizzazione, per così dire, dei piaceri carnali coranici, ancora più
evidente che nella traduzione latina.
Non abbiamo certezze, certo. Però la fruizione camoniana di un immagina-
rio premiale coranico non ci pare proprio in contrasto con l’atteggiamento
658
fondamentale del poeta: salvare quello che c’è di umano e di positivo an-
che nella sfera culturale «nemica». Un poema antislamico (come la Libe-
rata coeva) non tralascia ragioni di sensibilità artistica e storica lato sensu,
espresse in forme di tolleranza, curiosità intellettuale e comprensione. Tas-
so lo fa con una maggiore sottigliezza, ambiguità e nevrotica infingevolezza;
Camões è forse più perspicuo, anche se non abbandona certo l’assunto
contro-musulmano che deve necessariamente strutturare il suo capolavo-
ro. Os Lusíadas non è un’opera per esegeti superficiali, e la sua smagliante
bellezza si arricchisce anche di apparenti aporie che però un’analisi appro-
fondita può e potrà sviscerare e illuminare.
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☙ Canto Nono.
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[145r]
CANTO NONO 145
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 146
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 147
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 148
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[fl. 148v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO 149
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 150
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 151
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[151v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 152
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO 153
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 149
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CANTO NONO. 155
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 156
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO 157
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 158
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO NONO. 159
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO OCTAVO. 160
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
FIM.
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RIEPILOGO. Banchetto offerto da Teti e le ninfe agli eroi navigatori; una fra le ninfe
descrive le vicende «future» del Portogallo; invocazione a Calliope del poeta, che
va invecchiando (ott.) 1-9. – Canto della ninfa 10-73. – Teti conduce Gama con i
suoi sulla vetta di un monte, dal quale si vede una epitome dell’universo intero,
la «grande macchina del Mondo» 75-90. – Giunta a indicare il centro di questo
mondo, cioè la Terra, ne descrive le grandi regioni: Europa, Africa, Asia ecc., e
profetizza altre gesta eroiche portoghesi (in particolare si registra l’episodio di São
Tomé martire 108-119) 91-141. – Teti congeda i Lusitani che tornano alla loro pa-
tria insieme con le «leggiadre spose eterne»; i nostri si pongono in viaggio e rientra-
no a Lisbona dal loro Re 142-144. – Il poema si conclude esortando D. Sebastião
a rendere grandi onori agli eroi esploratori appena tornati dalle Indie; supplica
benevolenza e apprezzamento per il proprio canto e sollecita il Re a compiere gesta
gloriose contro i Mori 145-156.
Direzioni interpretative
Il canto miscela in sé tre elementi cruciali dei Lusíadas: il racconto della
storia (pregressa e qui anche futura-anteriore), la descrizione geografica, la
visione cosmologica. Quest’ultima, anzi, nel X riassume in una totalità ogni
altro dato, con una precisa volontà di superare ogni precedente cosmovisão
poetica e imitare in questo l’ardire supremo di Dante nel suo Paradiso.
Queste parole di Vieira (Emblema, Alegoria, p. 106) si adatterebbero infat-
ti anche alla Commedia, oltre che ai Lusíadas:
729
erentes todos os eventos históricos aparentemente caóticos, pelo menos aos olhos
do século XVI, é a absorção da história humana na divina.
Il poema, infine, chiude con la ripresa della dedica a Rei Sebastião. Qual-
che dato essenziale.
La Carta II di Camões si riferisce a un testo «que me parece melhor que
quantas fiz» (Cidade Autos e Cartas, p. 248: «che mi pare la migliore di
quante ne feci»; quantas dovrebbe riferirsi a éclogas, ma può riferirsi anche
a cousas, della frase precedente), e dovrebbe trattarsi della «prima» della
serie bucolica (Que grande variedade vão fazendo) che, se si presta fede
alla redazione del ms. Franco Correia (cc. 13v-19v), sarebbe stata scritta
in India nel 1557, dopo la morte del protettore di Camões António de
Noronha e del principe D. João. Nel 1554 nasce D. Sebastião, promessa
per tutto il Portogallo, che salirà al trono effettivamente nel 1568, anche
se era re dal 1557. L’inizio del lavoro di Camões sul poema è impossibile
stabilirlo con certezza; non è improbabile che risalga ai primi anni ’50 del
secolo, o più prossimamente alla metà, riteniamo già in terra indiana. Altra
data plausibile da ricordare qui è che la dedicatoria conclusiva del poema
sarebbe stata vergata da Camões non prima del suo ritorno a Lisbona, nel
1570. Sarebbe passato quindi un po’ di tempo dalla originaria concezione
del capolavoro. Che quest’opera, nelle sue ottave finali, si configuri come
uno speculum principis dovrebbe quindi essere un dato non nativo, an-
che se obbligato in qualche modo (una dedica ci vuole), ma sviluppatosi
precisamente in estrema fase. L’ipotesi che la dedica del I canto sia stata
vergata alla nascita di Sebastião o pochi anni dopo (Tocco, p. 45) ci sembra
implausibile: non c’è bisogno di pensare a «un re bambino», anche perché
nel ’68 egli era comunque un quattordicenne, ancora un ramo infiorescente.
Si veda inoltre l’espressione tenra mocidade per Afonso Henriques (cfr. III,
28, 5 e nostra nota) che, stando a Galvão Chronica, fonte camoniana, era in
quel momento diciottenne (ma aveva in realtà pochi anni). È più probabile
ritenere che ouverture e finale di offerta a Sebastião del poema siano stati
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CANTO DECIMO. 161
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
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CANTO DECIMO. 163
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CANTO DECIMO. 164
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CANTO DECIMO. 165
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CANTO DECIMO. 166
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OS LVSIADAS DE L. DE CA.
FIM.
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FINE
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R. M.
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15 Luis de Góngora, Il Polifemo, a cura di 1947 (1a ed. 1918), passim; A. Machado Pi-
Pietro Taravacci; La Tisbe, a cura di Giulia res, D. Sebastião e o Encoberto, Lisboa, 1971,
Poggi, Pisa, ETS, 2013, entrambe versioni pp. 31 e 42-43.
splendide e ricche di apparati. 4 A. Sérgio, Camões e D. Sebastião – Ru-
16 Luis de Góngora, Favola di Polifemo e dimentar organização de documentos para o
Galatea, a cura di Enrica Cancelliere, Tori- estudo de um problema curioso, Paris-Lisboa
no, Einaudi, 1991; le uniche eccezioni sono 1925. L’opuscolo è stato ripubblicato nel IV
un paio di casi di assenza di rima e un altro vol. degli Ensaios, Lisboa, 1934, alle pp. 117-
paio di semplice assonanza. 150 col titolo di Camões panfletário.
17 5 A. J. Saraiva, Luís de Camões, Lisboa,
Luís Vaz de Camões, I Lusiadi, a cura
di Enzo di Poppa Vòlture, Firenze, Sansoni, 1959, p. 143.
1972, p. 129. 6 H. Cidade, Luís de Camões – O Épico,
18 Traduz. di Riccardo Averini in Luís Vaz Lisboa, 1953, pp. 65-78.
de Camões, I Lusiadi, a cura di Valeria Toc- 7 J. Filgueira Valverde, Camoens, Barcelo-
co, introduz. di Giuseppe Mazzocchi, Mila- na, 1958, p. 253. Antisebastianista è anche
no, Rizzoli, 2001, vol. I, p. 405. l’interpretazione più recente di J. H. Sarai-
19 Su cui vd. di recente Valeria Tocco, va, Vida ignorada de Camões, Lisboa, 1978,
Per una nuova edizione dei «Lusíadas» di p. 333.
Camões (nota a margine sulla traduzione), in 8 O. Milheiro Caldas Paiva Monteiro, «Os
Intorno all’epica ispanica, a cura di Paola La- Lusíadas»: significado epocal e estrutura do
skaris e Paolo Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, poema; V. De Aguiar e Silva, O significado
2016, pp. 257-270, con proposte di nuova do episódio da Ilha dos Amores na estrutura
traduzione, che riproponiamo qui nella de «Os Lusíadas», ambedue in AA. VV., XL-
sezione dedicata all’Antologia di saggi della VIII Curso de Férias da Faculdade de Letras
critica italiana sui Lusiadi. da Universidade de Coimbra – Ciclo de lições
20 Accettiamo perciò non soltanto la «pa- comemorativas do IV Centenário da Publi-
tina» ma anche certe forme arcaizzanti che cação de «Os Lusíadas», Lisboa, 1972, pp.
33-59 e 81-96.
Poppa Vòlture defi niva ridicole (ediz. cit.,
9 A. Da Costa Ramalho, O mito de Actéon
introduz. p. XXII).
em Camões, in Estudos Camonianos, Coim-
ROBERTO GIGLIUCCI bra, 1975 (già in Humanitas, XIX-XX,
Coimbra, 1967-68) pp. 77-78.
10 A. Da Costa Ramalho, op. cit., pp. 73-74.
Antologia critica 11 Id., ibid., pp. 75-77.
12 Id., André Falcão de Resende – O poeta
Atteone e il re
Quinhentista, in Estudos sobre a época do
1 Est. 26, ed. di A. J. Da Costa Pimpão, Renascimento, Coimbra, 1969 (già in Huma-
Lisboa, 1972 (usata anche per le citazioni nitas, IX-X, 1957-58), p. 232.
successive). 13 A. J. Da Costa Pimpão, op. cit., pp. 447-
2 M. de Faria e Sousa, comm. alla ed. di 48.
Os Lusíadas (1693). 14 Neppure la chiave moralistica appare
3 Oliveira Martins, Camões, «Os Lusía- immediatamente applicabile seguendo gli
das» e a Renascença em Portugal, Lisboa, esempi del Costa Ramalho: di Sebastiano
1952 (1a ed. 1872) pp. 116-120; J. L. De Aze- sarebbero infatti sotto accusa la misoginia e
vedo, A evolução do sebastianismo, Lisboa, l’acquiescenza ai consiglieri, non gli «ecces-
844
si» di prodigalità monetaria o delle proprie zione dell’auto (dal 1554 al 1555) si trova in
forze fisiche. Filgueira Valverde, op. cit., pp. 377-78.
15 Per i problemi di datazione cfr. la prefa- 22 «Porque todo confluye al futuro go-
zione di A. J. Da Costa Pimpão alla ed. cri- bierno del joven Rey, y, concretamente, al
tica delle Rimas, Coimbra, 1953, qui usata problema de la cruzada africana, que desde
per le citazioni. la apertura del poema y apareciendo en los
16 «O mesmo autor que nas cartas e prosas momentos culminantes, se presenta como el
dos Autos consegue sugestionar-nos com o futuro histórico, inmediato, como el “desti-
imprevisto e a novidade das imagens (…) no” de Os Lusíadas»: Filgueira Valverde, op.
aparece-nos agora como virtuose das artes cit., p. 255; cfr. anche C. Láfer, «O problema
dialécticas, preferindo à imagem sensorial a dos valores n’ “Os Lusíadas”», in Revista
pura linha geométrica dos arabescos»: A. J. Camoniana, n. 2, 1965, pp. 72-108, e A. J.
Saraiva, op. cit., p. 28. Saraiva, «Os tempos verbais e a estrutura
17
de “Os Lusíadas”», in Colóquio. Letras, n. 8,
«Pois grande castigo merecia [Camões]
luglio 1972, pp. 32-48.
por ter feito de Actéon um habitante da Ilha
23 V. De Aguiar e Silva, op. cit., p. 94.
dos Amores, nada espantado da sombra dos
seus cornos, entre aves e animais inofensi- 24 Cfr. J. do Prado Coelho, «História» e
vos…», commenta A. J. Da Costa Pimpão «discurso» n’ «Os Lusíadas», in Ao contrário
nella citata edizione del poema, alla p. 447. de Penélope, Lisboa, 1976, pp. 87-92.
18 V. De Aguiar e Silva, op. cit., p. 95. 25 Sobre a seta que o Santo Padre mandou
19 J. De Sena, A estrutura de «Os Lusíadas» a el-rei Dom Sebastião no ano do Senhor de
e outros estudos camonianos e de poesia pe- 1575, alle pp. 320-22 della cit. ed. Costa
ninsular do século XVI, Lisboa, 1970, p. 67, Pimpão delle Rimas, reca nella penultima
ripreso dall’ Aguiar e Silva nel loc. cit. strofa: «Assi vós Rei, que fostes segurança /
20
de nossa liberdade, e que nos dais / de gran-
«De 1530 à 1572 ou 1579 Camões a donc
des bens certíssima esperança; / nos costu-
vécu le déclin de l’Empire d’Orient. Etait-ce
mes e aspeitos que mostrais / concebemos
vraiment le déclin défi nitif de l’Empire por-
segura confiança / que Deus, a quem servis
tugais?»: F. Mauro, L’expansión portugaise
e venerais, / vos fará vingador dos seus re-
à l’époque de Camões, in AA. VV., Visages
véis, / e os prémios vos dará que mereceis».
de Luís de Camões, Paris, 1972, p. 104. «O
26 Come invece affermava perentoriamen-
seu herói necessário é aquele que alcança e
mantém o domínio, não o que, de qualquer te Th. Braga in Camões e o sentimento nacio-
maneira, o usa»: J. B. De Macedo, História nal, Porto, 1891, p. 54.
e Doutrina do Poder n’ «Os Lusíadas», in 27 Cfr. V. Magalhães Godinho, Os desco-
«Garcia de Orta». Ed. comemorativa do IV brimentos e a economia mundial, II, Lisboa,
Centenário da publicação de Os Lusíadas, 1965-71, alle pp. 343-62.
Lisboa, 1972, p. 369. 28 Id., ibidem: «Desde 1540-1550 houve
21 «O mérito dos Autos, especialmente de que escolher entre, por um lado, a India
Filodemo, consiste justamente em nos dar em pleno florescimento e o Brasil em ple-
consciência dramática (…) das frustrações, no arranque, e, por outro lado, Marrocos,
quer inerentes à sociedade do seu tempo, cujo aprovisionamento se transformara em
quer à própria divinização do amor com fardo esmagador. D. Sebastião, e uma parte
que o poeta lhe reage»: O. Lopes, Ler e dos que o rodeavam, pendendo para uma
depois – Crítica e interpretação literária, I, escolha oposta à de D. João III, sonharão
Porto, 1969, p. 128. Una sintesi delle varie ainda com a conquista integral de Marro-
posizioni in merito alla contrastata data- cos», p. 342.
845
29 Sull’ipotesi della precocità sessuale cfr. mais rigorosa que nos oferece a teoria da re-
J. De Moura-Relvas, El-Rei Dom Sebastião- cepção (…) teremos de começar por carrear
Ensaio biológico, Coimbra, 1972. os materiais necessários para que um dia se
30 Questi materiali d’archivio costituisco- possa fazer a história da literatura das obras
no la base del lavoro di J. M. Queiroz Vello- que a compõem. (…) E Camões é obviamen-
so, D. Sebastião 1554-1578, Lisboa, 1935, che te o autor que, pela complexidade da sua
abbiamo seguito per il nostro schema. Un obra e pela cópia de material que ela tem
riassunto del lavoro di Queiroz Velloso può provocado, melhor se presta a um inquéri-
leggersi in F. S. Loureiro, D. Sebastião antes to deste tipo»: L. De Sousa Rebelo, intr. ad
e depois de Alcácer-Quibir, Lisboa, 1978. AA. VV., Camões e o pensamento filosófico
do seu tempo, Lisboa, 1979, p. 13.
31 «Étrange paradoxe: nous possédons une
Epopée, mais pas de heros»: E. Lourenço de ERILDE MELILLO R EALI
Farria, Camões et le temps ou la raison oscil-
lante, in AA. VV., Visages de Luís de Camões, I Lusiadi e gli altri
cit., p. 109.
1 Est. 11, dall’ed. curata da A. J. da Costa
32 «Sey mui bem, e tenho particularmente
Pimpão, Lisboa, 1972 (utilizzata per tutte le
visto que he o trabalho do mar, e qual o da
citazioni da Os Lusíadas).
terra, e qual por tantas vias, que menos vem
2 Si veda, ad esempio, Au. Roncaglia, «Os
a ser o corporal..»., dichiarava Sebastiano in
una lettera a Luiz da Silva, nel novembre del Lusíadas de Camões. Ut pictura poësis», in
1577: in Queiroz Velloso, op. cit., p. 250. Arquivos do Centro Cultural Português, IX,
33 «François Clouet (…) pinta Diana no
1975, pp. 258-59 e, all’opposto, A. Hernâni
Cidade, Luís de Camões, vol. II (O Épico),
banho enquanto Actéon passa ao lado a ca-
Lisboa, 19683, pp. 104-05 (ma, per una ret-
valo, em trajo de corte. Há, pelo menos, dois
tifica parziale, vd. anche p. 121 dello stesso
quadros destes (…). Por um desenho seu de
volume).
Carlos IX, é possível reconhecer o monarca
3 «Porém, pois das antigas cousas não
sob os traços de Actéon, já em via de tran-
sformação, num quadro francês de autor temos outra certeza, é necessário darmos-
desconhecido, povoado de ninfas no banho, lhes tanta fé, quanta nos elas testificam.
em que a figura mais exposta na atraente nu- Quanto mais, que a experiência das nossas
dez lembra muito os retratos conhecidos da presentes autorizam todas as suas passadas.
sua favorita»: A. Da Costa Ramalho, Estu- E quem nesta verdade duvidar, ponha os
dos camonianos, cit., p. 72. olhos na grandeza das obras del-Rei vosso
padre, e desfará a roda do pouco crédito
34 J. De Sena, Dialécticas aplicadas da li- que todas as outras der»: Crónica do Impe-
teratura, Lisboa, 1978, p. 465. Del resto, rador Clarimundo, ed. M. Marques Braga,
«A alusão mitológica e histórica em geral vol. I, Lisboa, 1953, p. 7. Sui rapporti tra
é uma espécie de estenografia, que ocupa «meraviglioso fantastico» e «meraviglioso
relativamente menos espaço físico do que storico» nei romanzi di cavalleria portoghe-
corresponde à carga de sentido que comu- si del ’500, si può vedere quanto ho scritto
nica..».: S. Reckert, «Mudanças e enganos» in A novelística portuguesa do Século XVI,
(«Os Lusíadas» como documento histórico, Lisboa, 1978, pp. 30-34 e 50-54. Più in gene-
cultural e literário). Comunicação apresenta- rale, sul «problema della realtà» nella narra-
da à Reunião Internacional de Camonistas. tiva occidentale, si può utilmente leggere il
Lisboa, 1973, p. 22. capitolo II significato della narrativa nel vo-
35 «E se se quiser fazer a história da lite- lume La natura della narrativa, di R. Scholes
ratura portuguesa dentro da perspectiva - R. Kellog, Bologna, 1970, pp. 103-200.
846
4 Solo per questa via, assumendo, cioè, 8 Si vedano gli esempi riportati da G.
il testo come «cronòtopo» (cfr. C. Segre, I Polena, «Volgarizzare» e «tradurre»: idea e
segni e la critica, Torino, 1968, p. 28), po- terminologia della traduzione dal Medio Evo
tranno, forse, essere sanate, a proposito italiano e romanzo all’umanesimo europeo, in
dei Lusiadi, opposizioni come la seguen- AA. VV., La traduzione Saggi e studi (Atti del
te: «Georges Le Gentil a écrit que peu de convegno di studi, Trieste, 28-30 aprile 1972),
poétes ont su introduire tant de réalité dans Trieste, 1973, pp. 59-120 [p. 70]. A questa
le genre conventionnel qu’est, par nature, importante comunicazione si rinvia, non
l’Epopée. Dans un certain sens la formule solo per una visione organica dei problemi
est exacte, mais nous serions tenté de l’in- di traduzione in epoca medievale e umani-
verser: peu de poétes ont su introduire tant stica, ma per una esemplificazione testuale e
de convention dans un genre aussi concret, bibliografica più ampia di quella che è pos-
par culture, que celui de l’Epopée» (da E. sibile addurre in questa sede a proposito del
Lourenço de Faria, Camões et le temps ou la personaggio del latinier oltreché per uno
raison oscillante, in AA. VV., Visages de Luís studio semantico-storico ed etimologico di
de Camões, Paris, 1972, p. 112). questo termine.
5 9 Del resto, oltre che in queste due crona-
Dom Lucidardos è, com’è noto, l’eroe
principale del Memorial das proezas da Se- che rimate, ricordate da G. Polena nel suo
gunda Tavola Redonda di Jorge Ferreira de studio (cit., p. 70), il personaggio del latinier
Vasconcelos, romanzo di cavalleria stam- compare in molte altre opere di diversa na-
pato per la prima volta nel 1567. Sui rap- tura – seppure più tarde –, sia in area oita-
porti tra quest’opera e Os Lusíadas, si veda nica che occitanica. Numerosi esempi in A.
Massaud Moisés, A novela de cavalaria no Tobler - E. Lommatzsch, Altfranzösisches
quinhentismo português, São Paulo, 1957, in Wõrterbuch, vol. V, Wiesbaden, 1963, s. v.
particolare pp. 21-36. latinier e in E. Levy, Provenzaliscbes Supple-
6 ment-Wörterbach, vol. IV, Leipzig, 1904, s.
Michail Bachtin, Epos e romanzo. Sul-
v. latinier.
la metodologia dello studio del romanzo, in
10 Cfr. P. Zumthor, op. cit., pp. 30 s. Si veda
G. Lukács, M. Bachtin e altri, Problemi di
teoria del romanzo. Metodologia letteraria e anche, a tale proposito, E. Köhler, Quelques
dialettica storica, Torino, 1976, pp. 179-221 observations d’ordre historico-sociologique
[la citazione è a p. 215] (il saggio di Bachtin sur les rapports entre la chanson de geste et
è stato di recente ripubblicato «con tagli» in le roman courtois, in AA. VV., Chanson de
Teorie e realtà del romanzo. Guida storica e geste und höfischer Roman (Heidelberger
critica, a c. di G. Petronio, Bari, 1977, pp. Kolloquium, 30 januar 1961), Heidelberg,
151-76). Nella medesima direzione paio- 1963, pp. 21-30.
no andare le teorie di Ju. Lotman e B. A. 11 Cfr. P. Zumthor, Lingua e tecniche poe-
Uspenskij esposte in Mito - Nome - Cultura, tiche nell’età romanica, Bologna, 1963, p. 34
saggio compreso nel volume miscellaneo di e passim.
Ju. L. e B. A. U., Semiotica e cultura (a c. di 12 Anche in tale prospettiva, dunque, si
D. Ferrari-Bravo, Milano-Napoli, 1975, pp. può forse parlare di sovra-linguaggio («una
99-131 [cfr., in particolare, p. 100: «La rap- sovra-lingua metafora dell’altra») secondo
presentazione mitologica è, in linea di mas- quanto postulato da P. Zumthor, Lingua…,
sima, monolinguistica; i suoi oggetti infatti cit., pp. 221 ss. (ma si vedano pure le conclu-
appartengono a uno stesso mondo, costruito sioni cui giunge B. A. Uspenskij a proposito
nello stesso modo»]). delle varietà stilistiche interne a una lingua
7 Cfr. P. Zumthor, Semiologia e poetica intese come fenomeno di poliglottismo [in
medievale, Milano, 1973, pp. 23 ss. Semiotica e cultura, cit., pp. 31-57]). Si deve
847
848
1978, pp. 119-43 (il saggio, in realtà, era già 27 Per limitarci a Camões, si può utilmente
apparso nel volume miscellaneo Michail leggere quanto scrive E. Lourenço de Fa-
Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e ria, nel suo Camões et le temps (cit., p. 122):
marxismo, a c. di A. Ponzio, Bari, 1977, pp. «C’est dans la relation du Poète avec son
105-37). Importanti riserve sul «metodo» Écriture que la pression du temps est saisie,
bachtiniano (applicato tuttavia, nel caso dans l’acte même où elle s’exerce, dans ces
specifico, a Dostoevskij) restano, d’altronde, repentirs créateurs si typiques de Camões,
quelle avanzate da I. Ambrogio, Ideologie e dans ce retour vers ce qui naît sous sa piume
tecniche letterarie, Roma, 1971, pp. 128-38. et, immédiatement, devient objet de regard
21 A. Limentani, L’eccezione narrativa. La et de trouble, que le monstre insaisissable
Provenza medievale e l’arte del racconto, To- dont Saint Augustin a parlé, révèle son em-
rino, 1977, p. 112. prise sur l’âme du Poète».
28 Cfr. canto I, est. 53-55.
22 Trascrivo dall’ed. curata da P. Meyer,
Guillaume de la Barre. Roman d’aventures, 29 Ibidem, est. 53, vv.2-4.
par Arnaut Vidal de Castelnaudari, Paris, 30 Vd. canto II, est. 110, vv. 3-4.
1897, pp. 7-8. 31 Canto V, est. 27 (v. 5) - 29.
23 Op. cit., pp. 110-19. Lo studioso (il qua- 32 Ibidem, est. 34 v. 4. La flotta portoghese
le segnala come il contesto in cui si inscrive
si troverebbe, a questo punto, nella baia di
l’episodio di Malleo si avvicini ai «toni alti
Santa Helena; cfr. ed. Costa Pimpão, cit., p.
dell’epica») istituisce, tra l’altro, un interes-
378, nota 24. 1-5.
sante parallelo tra la figura del latinier e quel-
33 Ibidem, est. 62-63. Seguendo la rotta di
la, topica nel romanzo cortese, del senechal.
24
Vasco da Gama, ci si troverebbe nella agua-
Si veda l’ed. Meyer, cit., in particolare
da di S. Brás; cfr. ed. Costa Pimpão, cit., p.
vv. 1537-1858, pp. 46-55.
383, nota 61. 1-8.
25 Cfr. A. Limentani, op. cit., pp. 118-19. 34 Sulla rispondenza di queste descrizioni
26 Sul realismo nell’ambito dei Ritterro- camoniane di Etíopes a stereotipi letterari
mane basso-medievali, si veda, in particola- (e ideologico-culturali) circolanti in epoca
re, H. R. Jauss, Chanson de geste et roman tardo-rinascimentale, sarebbe opportuno
courtois (Analyse comparative du Fierabras soffermarsi ben più a lungo di quanto non
et du Bel Inconnu), in AA. VV., Chanson de mi sia consentito in questa sede. Dopo aver
geste und höfischer Roman, cit., pp. 61-77. In constatato, pertanto, l’esistenza di una «gra-
particolare, per l’ambito portoghese, si può dualità» nelle rappresentazioni dei «selvag-
leggere quanto ho scritto a tale proposito gi» all’interno dei Lusiadi e aver mostrato
in A novelística…, cit., p. 67. Volendo for- i riflessi che le differenze di civilisation
nire un’etichetta di genere a opere come il producono sul piano della comunicazione
Clarimundo o il Memorial, ci si potrebbe, in linguistica, non resterà che rinviare, per i
tale ottica, rifare alla defi nizione di «fanta- necessari riscontri nell’ambito del pensiero
stico strano» fornita da T. Todorov (in La europeo occidentale e per una esauriente
letteratura fantastica, Milano, 1977, pp. 46- esemplificazione di natura letteraria, all’im-
48): non a caso – per quanto banalizzante portante studio di S. Landucci, I filosofi e i
possa sembrare tale inclusione – in questa selvaggi 1580-1780, Bari, 1972 [in particola-
categoria potrebbero farsi rientrare anche re si vedano le pp. 93-178; da questo studio
Os Lusíadas, visto che anche qui «certi av- ho anche tratto l’espressione «selvaggio fe-
venimenti che sembrano soprannaturali lice», da preferire, a giudizio dell’autore, a
nel corso della storia, ricevono alla fi ne una quella tradizionale di «buon selvaggio»: cfr.
spiegazione razionale». pp. 16-17]. Poco noto ma utile mi pare, altre-
849
850
ben più ampie, tali da consentirgli, come si ampliamenti e con un diverso montaggio,
vedrà, una funzione non ristretta alla inter- sono stati presentati in forma di comuni-
mediazione linguistica. cazione rispettivamente al «Colloque In-
46 Sulla posizione preminente degli abi- ternational sur Camões et la Civilisation
tanti delle Indie orientali in ideali «gerar- de la Renaissance», Fondation Calouste
chie dell’umanità» formulate nel ’500, si Gulbenkian, Parigi 19-25 ottobre 1980, nel
veda S. Landucci, op. cit., pp. 98 ss. quadro delle celebrazioni del IV centenario
dalla morte di Camões, e al «XXI Collo-
47 Cfr. canto VII, est. 1, v. 8. que International d’Études Humanistes-
48 Si leggano i vv. 1-4 dell’ottava 101 del se- L’Humanisme Portugais et l’Europe, 1500-
condo canto: «Já no batel entrou do Capitão 1580», che ha avuto luogo presso il Centre
/ o Rei [di Melinde], que nos seus braços o d’Études Supérieures de la Renaissance» di
levava; / ele, co a cortesia que a Razão / (por Tours, dal 3 al 13 luglio 1978. I due testi,
ser Rei) requeria, lhe falava». portoghese e francese, saranno inclusi nei
49 La sua stessa funzione narrativa, infatti, volumi degli «Arquivos do Centro Por-
all’interno dei Lusiadi, lo assimila all’Alci- tuguês», che conterranno gli Atti dei due
noo dell’Odissea e alla Didone dell’Eneide, Colloqui. Ringrazio l’amico Professor José
mettendolo al riparo da possibili giudizi di Vitorino de Pina Martins, Direttore del
natura morale. Centre Culturel Portugais della Fondazione
Gulbenkian di Parigi e promotore dei due
50 E questo, ovviamente, non perché non incontri, di avermi consentito, con il suo in-
esistesse in Italia una letteratura di viaggi, ma vito a partecipare ai due colloqui prima, e
perché il nucleo tematico della Gerusalemme con la sua concessione di traduzione italiana
liberata è dichiaratamente «leggendario»: la dei due contributi ora, di approfondire un
sua funzione (e la sua stessa evidenza) morale aspetto degli studi camoniani che da anni
è molto più legata alla littera che non alla hi- mi appassiona e di far partecipi dei primi
storia o, ancor più, alla chronica. risultati i lettori dei nostri «Quaderni».
51 Si veda, per tutti, J. de Sena, Uma canção 1 I documenti, com’è fi n troppo noto,
de Camões, Lisboa, 1966, p. 431: «a espiri- sono in tutto nove, di cui sette sullo stesso
tualidade de Camões é das que, fi losòfica- argomento: 1. La «lettera di perdono» con-
mente, elidem a distinção entre real e ideal, cessa nel 1553 in nome del re D. João III a
entre sujeito e objeto, entre o macrocosmos «Luiz Vaz de Camões, fi lho de Simão Vaz,
e o microcosmos, superação que é obtida cavaleiro», allora imprigionato nel Tronco
precisamente pela metamorfose suprema: a di Lisbona per aver ferito, nel giorno del
representação poética de um universo, cuja Corpus Domini del 1552, Gonçalo Borges.
essência se justifica através do poeta». Il documento, scoperto dal Visconte de
52 Vd. canto VII, est. 47-48. E si leggano, Juromenha nella Torre do Tombo di Li-
in particolare, i versi conclusivi di questa ot- sbona (Perdões e legitimações de D. João III,
tava: «Os cristãos olhos, a ver Deus usados lib. 20, fl. 296 v.), e da lui pubblicato nella
/ em forma humana, estão maravilhados». sua ed. delle Obras de Luiz de Camões (I,
53 Lisboa, Imprensa Nacional, 1860, pp. 166-
Canto VII, est. 71, v. 8.
67) entra nel circuito delle biografie solo a
ETTORE FINAZZI-AGRÒ partire da questa data; 2. L’«alvará» regio
del 29-9-1571 con cui D. Sebastião conce-
de «licença» a Luís de Camões di stampare
«O canto molhado»: storia di un topos
a Lisbona «uma obra em oitava rima cha-
* Gli originali portoghese e francese dei mada Os Lusíadas». Dell’alvará, che venne
due testi che qui si propongono, con alcuni incluso nell’ed. dei Lusíadas del 1572, v. il
851
documento originale nell’Archivio del Tom- co stesso (Alex., 1): un genere con proprie
bo, Doações de D. Sebastião, lib. 32, fl. 86; categorie e con topica rigida, che interven-
3. L’alvará regio del 28-7-1572 con cui D. gono pesantemente sulle sequenze narrative
Sebastião concede a Luís de Camões una della biografia stessa. Interessanti notazioni
«tença» di 15.000 réis annui, per la durata a questo riguardo, con speciale riferimento
di tre anni, in ricompensa per la pubblica- alle biografie trobadoriche, in Maria Luisa
zione dei Lusíadas (doc. in A.N.T.T., Doações Meneghetti, «Una vita pericolosa. La «me-
de D. Sebastião, lib. 32, fl. 86); 4. Proroga diazione» biografica e l’interpretazione del-
della «tença» di 15.000 réis per un trien- la poesia di Jaufré Rudel», in Cultura Neola-
nio, in data 2-8-1575 (A.N.T.T., Doações de tina, XL, 1980, fasc. 1-3, pp. 145-63.
D. Sebastião, libr. 33, fl. 229); 5. L’«ementa» 3 C.M. Bowra, From Virgil to Milton, Lon-
sulla «tença» di 15.000 réis che non era stata
don, 1945, pp. 130 ss.; una chiara e sottile
pagata a tempo dovuto (A.N.T.T., Ementas,
messa a punto del problema in Thomas R.
libr. 2, fl. 145 v.); 6. La proroga per un altro
Hart, The Author’s Voice in «The Lusiads»,
triennio della «tença» di 15.000 réis, in 2-6-
HR, 44, 1976, pp. 45-55.
1576 (A.N.T.T., Doações de D. Sebastião, libr.
4 Aristotele, Poetica, 1460 A 5. Nella trad. di
33, fl. 119 v.; 7. L’alvará che trasferisce ad
Ana de Sá, madre di Luís de Camões, 6000 M. Valgimigli, Bari, Laterza, 19463, pp. 173-74.
réis della «tença» non utilizzata a causa 5 Un interessante tentativo di studiare tut-
della morte del poeta, 31-5-1582 (A.N.T.T. ta l’opera camoniana sotto lo stesso deno-
Doações de D. Sebastião e D. Henrique, fl. minatore, sulla base dei rapporti formali fra
388); 8. L’ementa che riporta il pagamen- Lusíadas e lirica, è quello di Roger Bismut,
to del saldo di 6765 réis, dovuti a Luís de La lyrique de Camões, Presses Universitaires
Camões, alla madre, dato che il poeta era de France, Paris, Fondation Calouste Gul-
morto il 10 giugno 1580 (doc. in data 13-11- benkian, 1970. Gli stretti rapporti intercor-
1582, in A.N.T.T., Ementas, libr. 3, fl. 137); renti fra opera lirica ed epica di Camões era-
9. [manca il riferimento al documento, ndr] no già stati studiati tuttavia in precedenza;
2 Recupero il termine della terminologia Afrânio Peixoto («O “Parnaso” de Camões
retorica αὐζοσχεδίασμα (fr. impromptu, ingl. fonte d’“Os Lusíadas”», in O Instituto, vol.
improvisation), già presente ad es. in Aristo- 73,4a serie, vol. 2, Coimbra, 1926, pp. 172-
tele (Poet. 1448b 23) e nei comici (Plato co- 94, e poi ripubbl. nel suo vol. Ensaios Ca-
micus 87), secondo l’uso che ne fanno oggi i monianos, Coimbra, Imprensa da Universi-
classicisti in genere e quelli della Scuola ro- dade, 1932, pp. 113-41) studiava addirittura
mana di Ettore Paratore in particolare (oltre la lirica come fonte precipua del poema,
a Paratore, Brugnoli, Giomini, D’Anna, R. considerando che non solo ispirazione po-
Scarcia), nel senso di dato «done offhand» etica, ma precisi segmenti formali venivano
(Liddel-Scott, s.v.), ma essenzialmente ba- all’autore dei Lusíadas dal «delicioso lirico,
sato sul testo dell’autore alla cui vita reale anterior ao épico sagrado» [114].
esso viene attribuito. S’intende che va pre- 6 José Hermano Saraiva, Vida ignorada
supposto – come presuppongo e presup-
de Camões, Lisboa, Publicações Europa-
ponevano gli antichi e presuppongono i
classicisti moderni da Friederich Leo (Die América, 1978; 2a ed., revista e aumentada,
Griechische – Römische Biographie, Leipzig, ivi, id. 1980.
1901) in poi – che la biografia antica, tardo- 7 Mi si perdoni il bisticcio o, se si vuo-
antica e medievale e così quella umanistica le, l’«agudeza». Seguendo infatti la pista,
e rinascimentale che la imita, sia soprattutto già indicata e poi rifiutata da Faria e Sou-
un genere letterario, come appare evidente sa, nuovamente proposta da Stork e infi ne
ad es. in Plutarco ed è dichiarato da Plutar- adottata da Aquilino Ribeiro, Saraiva torna
852
853
cisamente: Th. Braga, Historia de Camões, P. de diversos Autores… por Manoel de Lyra,
I, Vida de Luiz de Camões, Porto, Imprensa Lisboa, 1584.
Portuguesa, 1873; id., Camões, Porto, J. Co- 24 Inácio Garcês Ferreira, «Vida do Poe-
sta e Emílio Biel, 1881; id., Camões. Epoca ta», in Os Lusíadas… ilustrados… por, I,
e Vida, Porto, Lelo e Irmão, 1907. Si veda Napoles, Oficina Parriana, MDCCXXXI,
anche, Camilo Castelo Branco, Luiz de Ca- p. 12: «Navegando agora de Goa para
mões. Notas biographicas, Porto, Chardon, Macao, lugar decretado do seu degredo,
1880. Fra le biografie moderne, interessante a vista da Foz do Rio Mecon, na Costa de
come «biografia attraverso i testi», quella, Cambaia, deo a Nao em huns baixos; e
destinata peraltro a un pubblico «diverso», fazendose em pedaços, sobre hum delles,
di Henry H. Hart, Luis de Camoëns and the renovando o caso de Cesar, sahio o poeta a
Epic of the «Lusiads», Norma, Univ. of Ok- terra, e preservando com huma mão este
lahoma Press, 1962. seu Poema, e com a outra, livre para nadar,
17 Sulla biografia «genere letterario», in a propria vida».
area ispanica, cfr. José Luis Romero, Sobre 25 Teófi lo Braga, Os dois naufrágios de
la biografía y la historia, Buenos Aires, Edi- Camões, Coimbra, Imprensa da Universida-
torial Sudamericana, 1945. Stimolanti osser- de, 1916. Tutte le affermazioni di T. Braga
vazioni marginali anche in Jean Starobinski, sono discusse e contestate da Jordão de
La relation critique, Paris, Gallimard, 1970, Freitas, O naufrágio, cit.
pp. 83-97. Per l’area italiana, ma con idee 26 Os Lusiadas do grande Luis de Ca-
di interesse generale, cfr. Riccardo Scri-
moens… Commentados pelo licenciado Ma-
vano, Biografie e autobiografia. Il modello
noel Correa, Lisboa, Pedro Crasbeck, 1613.
alfierano, Roma, Bulzoni, 1976 e Marziano
27 Ivi, id.
Guglielminetti, Memoria e scrittura, PEB,
Torino, Einaudi, 1977 (cfr. specialmente il 28 Cfr. l’opinione di Jorge de Sena per cui
cap.: «l’apologia del letterato», pp. 159 ss.). Camões sarebbe stato e si sarebbe sentito
18 Già cit., a proposito di Camões, da Joa- «nobile», «mas perdido numa massa enor-
quim Nabuco, Camões, Rio de Janeiro, Di- me de aristocratas, socialmente sem estado,
scurso pronunciado a 10 de Junho de 1880 e para sustentar os quais não havia Indias
por parte do Gabinete Português de Leitura, que chegassem, nem comendas, tenças, ca-
1880: ed. facs. Rio, Biblioteca Nacional, 1980. pitanias, etc»., in A Estrutura de «Os Lusía-
19 das» e outros estudos camonianos e de poesia
Joaquim Ferreira, Camões. Dúvidas &
peninsular do século XVI, Lisboa, Portugália
Acertos, Domingos Barreira, cit.: «o Poeta
ed., 1970, pp. 36-37.
foi nomeado provedor-menor dos defuntos
29 l. cit. alla nota 26.
até ao fi m do governo do seu Mecenas, em
1558». Tutto il volume di J. F. è utilissimo, 30 «O esboço biográfico de Pedro de
nella sua probità storiografica, per la «ri- Mariz, em relação ao épico, não foi poste-
costruzione» dell’avventura portoghese in riormente muito enriquecido com novos
Oriente negli anni in cui vi risiedette Ca- dados. Daí a importância desta biogr., cujos
mões. informes são tidos em grande parte como
20 Ivi, pp. 163-204. autênticos devido ainda à relativa proxi-
21 midade no tempo em relação à morte de
Ivi, pp. 201 ss.
Camões»: J. Vitorino de Pina Martins, in Os
22 Ivi, p. 200. Tutta la ricerca di Joaquim Lusíadas 1572-1972. Catálogo da Exposicão
Ferreira è su questo capitolo fondamentale. bibliográfica iconográfica e medalhística de
23 Os Lusíadas de Luís de Camões Agora Camões, Lisboa, Imprensa Nacional-Casa
de novo impresso, com. algâas Annotacões da Moeda, 1972, p. 10.
854
31 Manuel Severim de Faria, Discursos va- Cito dalla 10e Réimpression. Librairie José
rios políticos, Evora, Manoel Carvalho, 1624. Corti, Paris, 1971, p. 20.
32 Ivi. 41 Ivi, p. 22.
33 Manuel de Faria e Sousa, Lusíadas, cit. 42 Non entrerò qui nella diatriba che sepa-
alla n. 7, Commento a C. 10, 128, II, col., 544. ra i difensori della lezione della «princeps»,
34 Manuel de Faria e Sousa, «Vida del Poe- con i suoi «cantos molhados» al plurale
ta», cit. alla n. 7, (cap. XXVIII). e coloro che, dal Seicento in poi, hanno
ritenuto di dover correggere col singolare
35 Ringrazio Giorgio Brugnoli per l’aiuto «Canto». Già Faria e Sousa, che pure non
prestatomi in questa ricerca. correggeva, aveva scritto: «Claro està que en
36 Intelligenza, 211. Per Li Fet des Romains, su idea dixo: Este receberá plàcido e brando
cfr. l’ed. Flutre-Sneyders, Paris, 1937-38, p. / No seu regaço o canto que molhado… I la
655, 1. grandeza del dezir de Camoens, està mo-
37 The Lusiad, or, Portugals historicall strando, que avia de dezir canto, no cantos
poem: written in the Portingall language by i al escribir, o estampar, cayeron aquelas as,
Luis de Camoens and now newly put into con que le hizieron esclavo de la censura de
englìsh by Richard Franshaw Esq., London, irreverentes ignorantes..»., Lusiada, cit., I,
Humphrey Moseley, 1655. p. 547. Non si potrebbe dir meglio: natural-
mente correggendo, come già faceva tra gli
38 Le quattro citazioni sono tratte rispet- altri Epifânio da Silva Dias, soprattutto per
tivamente da: Giannina Milli, Luigi Camo- regolarizzare una imperfetta rima abnorme
ens, Stanze, Padova, ed. Joaquim de Araújo, in un poema di rime perfette. L’interpreta-
Tip. Fr. Gallina, 1897 (cit. da Giacinto zione di Costa Pimpão (Os Lusíadas de Luís
Manuppella, Camoniana Italica, Coimbra, de Camões… por A.J. da Costa Pimpão,
Subsídios Bibliográficos, 1972, pp. 79-81); Inst. Alta Cultura, Lisboa, 1972, p. XV) che,
Cesário Verde, «O sentimento dum ociden- non accogliendo la correzione, ne deduce
tal», in «O livro de Cesário Verde», C.V. che, poiché il poeta allude ai suoi cantos
Obra completa, Lisboa, ed. Joel Serrão, s.d. molhados al plurale, questo «significa que
La variante no mar, in luogo di no Sul (del- se tratava já de um volume apreciável, cuja
la prima redaz. 1878, ed. in 10 ed. in «Ave perda seria irreparável. O principal da obra
Maria», di «O sentimento dum ocidental», estava feito..»., mi pare, realmente troppo
Revista de Coimbra 1879) è della 20 ed. in restrittiva. Quanto alla lettura «pracelosos
O Livro de Cesário Verde, 1901; Christian baixos», in luogo di «procelosos», con cui
Prigent, «L’main», in Christian Prigent, non sono d’accordo, cfr. ad es. Lus. IV, 1
«L’main» précédé de «Sister Chien» per De- «depois de procelosa tempestade», VII, 70
nis, Paris, L’Energumène, 1975, p. 3. Della «Parte, cortando os mares procelosos» ecc.,
segnalazione della quarta citazione, com- oltre ad alcuni esempi nella lirica.
parsa già dopo che io avevo scritto queste 43 «Ela só viu as lágrimas em fio, / que
pagine, sono debitrice all’amico e collega d’uns e d’outros olhos derivadas / s’accre-
Paul Teyssier che qui ringrazio. scentaram em grande e largo rio…», son.
39 Numerosi altri esempi di questa stilizza- «Aquela triste e leda madrugada»; «Que,
zione iconografica in B. Xavier e Coutinho, posto que me mate meu tormento, Pelas
Camões e as artes plásticas. Subsídios para e aguas de eterno esquecimento», son. «De
iconografia camoneana, 2 voll., Porto, Livr. vós me aparto ó Vida! Em tal mudança».
Figueirinhas, 1946. 44 Cfr. Luciana Stegagno Picchio, Camões:
40 Gastón Bachelard, L’Eau et les Rêves. significato d’una mostra, nel volume-catalo-
Essai sur l’imagination de la matière (1942). go Camões e il Rinascimento italiano. Mostra
855
bibliografica, Accademia Nazionale dei Lin- imbevuti di cultura classica. Nel Prologo al
cei. Fundação Calouste Gulbenkian, Roma, I libro del suo trattato Da pintura antigua,
1975, pp. IX-XVI [XI]. dedicato al re D. João III, datato 1548, ma
45 Sonetto n. 16 ed. A. Salgado Júnior, forse composto anche prima, Francisco de
Aguilar, Rio de Janeiro, 1963. Holanda dichiara che il sapere che si è con-
46 quistato venendo in Italia nessuno glielo
Sonetto n. 42, ed. cit., «Lembranças
saâdosas, se cuidais». potrà togliere e in qualunque calamità, di
terra o di mare, naufragio o città arsa (che
47 Sonetto n. 51, ed. cit. questi sono i due topoi classici che il Rina-
48 Sonetto n. IX ed. 1595; ed. Pimpão n. 3, scimento eredita dall’antichità classica) egli
p. 118. Su Camões marinaio, cfr. A.M. Bra- potrà facilmente portarselo via a nuoto («a
zada Silva, Camões marinheiro (Navegação e que inda quando se a nao alagasse, e a cida-
marinharia em «Os Lusíadas»), Brasilia, Inst. de saqueada stevesse ardendo, eu posso sem
Nac. do Livro, 1972. empedimento de carga levemente comigo
49 Sonetto n. 3, ed. Salgado Júnior, cit. trazer a nado, ou posseando; que estas são as
50 Cfr. ora il testo delle redondilhas «Su- proprias riquezas em que mais pode confiar
per flumina» nell’ed. del Cancioneiro Cri- a vida, as quaes nem a tempestade iniqua
stóvão Borges, Edition and Notes by Arthur da fortuna, nem a mutação das republicas
Lee-Francis Askins, J. Touzot, Paris, 1979, e estados, nem as calamitades da guerra
n. 23 con l’epigrafe iniziale «A sua perdição lhes podem empecer, porque dizem que o
na China». saber é só de todos…». Francisco de Hol-
51 Calens, per Lucano, è la parte calda del landa, Da Pintura Antigua, I, «Prólogo Ao
Sud. Non pertinente sembra qui la consueta muito alto e augusto Rei D. Joam III» Ed.
cit. di Dante, Par. 6, 66 «sì ch’ai Nil caldo si Joaquim de Vasconcellos, Porto, Ed. Rena-
sentì del duolo», perché «caldo» non è qui scença Portuguesa, 1918, p. 58). In tutta l’o-
riferito a Nilo. Cfr. la trad. di Pézard, «qu’au pera di Francisco de Hollanda ricorre poi il
Nil la douleur fut cuissante». topos del Diluvio come Baptismum mundi.
52
Lo ritroviamo nel ms. De Aetatibus mundi
Per «frio» con connotazione negativa,
imagines così come accanto al personaggio
cfr. ancora Lus. XVI,1 «O Mouro frio»;
di Noè che esce dalle acque (fig. XXX, 15)
Elegia VII, «com temor frio» ecc.
troviamo la scritta Resurrectio. Devo queste
53 Sylva / allegoriarum / sanctae scripturae indicazioni alla cortesia di Sylvie Deswarte
mysticos eius sensus et magna etiam ex par- (cfr. la sua comunicazione su «La Machine
te litera / les complectens syncerae Theolo- du monde»: Camoens et Francisco de Hol-
gie candi/datis perutilis, ac neces / saria»
landa presentata al Colloquio camoniano di
del monje benedectino de Monserrat Jeroni
Parigi), che ringrazio.
Lloret (Hieronymus Lauretus), Barcelona,
56 Fernando Pessoa, «Ulysses», in Men-
1570, s.v. navigare, navis, transfretare, nauta,
naufragium, prora, puppis, proreta, vol. 2, p. sagem, 1934. Nell’ed. dell’Obra Poética a
461. Devo questa indicazione a Luis Gotor, cura di M. Aliete Dorez Galhoz, Aguilar,
che ringrazio. Non dimentichiamo che an- Rio de Janeiro, 1960, p. 8. Su questo testo e
che Ramon Llull perdette i suoi manoscritti sul valore del mito nella tradizione poetica
in un naufragio da Tunisi a Genova. portoghese, cfr. Roman Jakobson - Luciana
54 Machado de Assis, Occidentais «Camões», Stegagno Picchio, «Les oxymores dialecti-
IV. ques de Fernando Pessoa», in Langages, déc.
55 Il topos del «salvato dalle acque» è
1968, n. 12, pp. 9-27.
frequente in questi umanisti portoghesi LUCIANA STEGAGNO PICCHIO
856
Per una nuova edizione dei Lusíadas Exemplares mais Raros, in Estudos Portu-
di Camões (nota a margine gueses. Homenagem a Luciana Stegagno Pic-
sulla traduzione) chio, Lisboa, Difel, 1991, pp. 589-601; K. D.
1
Jackson, Camões and the First Edition of «The
In occasione delle celebrazioni del quin-
Lusiads», 1572, Cd-rom, Darmouth, Center
to centenario della pubblicazione del poe-
for Portuguese Studies and Cultures, Univer-
ma epico, nel 1972, sono in effetti uscite ben
sity of Massachusetts Darmouth, 2003.
due traduzioni nella nostra lingua: quella di
4 «Os Lusíadas» de Luís de Camões. Fac-si-
Enzio di Poppa Vòlture, per Sansoni (Firen-
ze), e quella di Riccardo Averini, per Mursia mile da Edição Princeps de «Os Lusíadas»
(Milano). Quest’ultima non è ancora uscita Reproduzindo o Exemplar Pertencente à So-
dal mercato e rappresenta l’ultima versione ciedade Martins Sarmento (Guimarães), Bra-
integrale del poema pubblicata in Italia. ga, Universidade do Minho, 2004.
Simile sorte ha il poema nelle altre lingue: 5 Così viene defi nita la casa editrice Nabu
pare che la traduzione in ottava rima più re- Press, nell’articolo dedicatole in <buonelet-
cente sia quella tedesca del 1999 (ristampata ture.wordpress.com/tag/nabu-press/> (data
successivamente fi no al 2010), per le cure di di accesso: 18 aprile 2015).
Hans-Joachim Schaeffer. Le celebrazioni 6 Nel 2000 era uscita anche l’edizione
del quinto centenario della morte del poeta in facsimile del commento ai Lusíadas del
(1980) hanno invece ingenerato importanti Morgado de Mateus (1817), con una tiratura
contributi dei più riconosciuti critici italia- limitata a 1000 esemplari, per i tipi dell’edi-
ni: la bibliografia è troppo estesa per essere tore J. Carvalho Ribeiro.
citata in questa sede.
7 Sembra che Nabu Press faccia parte
2 Per ciò che attiene al Novecento, oltre di BiblioBazaar, «an imprint of the histo-
alle due edizioni citate alla nota preceden- rical reprints publisher» (<www.answers.
te, ricordo la versione in prosa vergata da com /Q/ W ho _ a nd _where _ a re _ Nabu _
Silvio Pellegrini, per UTET nel 1934 (ri- Press>; data di accesso: 18 aprile 2015).
pubblicata, riveduta e corretta, nel 1966), o
8 Se ne veda la mia edizione portoghe-
quella in versi a cura di Mercedes La Valle
del 1965 (Guanda). Quanto alle ristampe, è se: V. Tocco, Os Lusíadas: dos Manuscritos
da segnalare la versione di Carlo Bonaretti, à Princeps, Coimbra, Centro Interuniver-
in endecasillabi sciolti (Livorno, P. Vannini sitário de Estudos Camonianos, 2012.
e F., 1880), proposta da Salani nel 1925 e 9 Per esempio, nell’ottava su Teresa, ma-
ancora nel 1963. In merito a traduzioni par- dre di Afonso Henriques (III, 29), se la
ziali, dobbiamo risalire all’inizio del secolo prima redazione si basa sulla Crónica de
per imbatterci nelle prove di Prospero Pere- Afonso Henriques di Duarte Galvão, quella
gallo (1903) o di Antonio Padula (1905), op- defi nitiva, che noi tutti conosciamo, ripren-
pure spostarci in terra lusitana per leggere, de, invece, la ricostruzione contenuta nelle
su «Estudos Italianos em Portugal» (XX, Décadas di João de Barros: ma di versioni
1961), gli esperimenti di Enzio di Poppa discordanti sull’episodio del doppio imeneo
Vòlture. Quanto alle antologie, quella che di Teresa ne dà conto al v. 1 di quella ottava.
Jole Ruggieri compila nel 1939 per la collana 10 Mi riferisco alle varie ottave – poi
di Testi e Manuali dell’Istituto di Filologia espunte dalla princeps – che palesemente si
romanza dell’Università di Roma (Modena, modellano (quali meri «esercizi di stile») su
Società tipografica modenese) è in lingua luoghi del Furioso, laddove l’Ariosto indugia
originale. nella descrizione iperrealista delle battaglie,
3 K. D. Jackson, Para uma Edição Crítica che molto avrà attratto l’artista Camões da
de «Os Lusíadas», 1572: a Contribuição dos giovane.
857
11 Così, ad esempio, sono state interpretate 18 Perché «guarnecida a lassa frota» (I, 29,
le ottave dedicate a quel Salazar grão taful 7) è reso con «risarcita la malconcia flotta»
(grande baro) di Siviglia che sarebbero se- e non, come dovrebbe essere, «rifornita» (e
guite a IV, 40. glissiamo su «malconcia» per lassa), dal mo-
12 Cf. V. Graça Moura, Oitavas Esqueci- mento che è esattamente questo che Giove
das de Camões, in Os Penhascos e a Serpen- determina per l’armata di Vasco da Gama:
te, e Outros Estudos Camonianos, Lisboa, che trovi un luogo d’approdo amichevole
Quetzal, 1987, pp. 185-213. dove possa rifornirsi e riposare.
19 M. Magris, La valutazione della qualità
13 S. Zatti, Il modo epico, Roma - Bari, La-
terza, 2000, p. 18. della traduzione nella teoria e nella pratica,
in Studi in ricordo di Carmen Sánchez Mon-
14 Riccardo Averini (1915-1980), vissuto a
tero, ed. di G. Benelli e G. Tonini, Trieste,
Monselice negli anni della sua formazione,
Edizioni Università di Trieste, 2006, I, pp.
fu pilota d’aviazione, amico di Marinetti,
183-194 (p. 184).
membro del Gruppo Futurista Savarè del-
20 B. Mossop, Revising and Editing for
la cittadina veneta ancora in piena Seconda
Guerra Mondiale, aeropittore. Insignito del Translators, Manchester, St. Jerome, 2001,
Premio Monselice per la traduzione letteraria cap. 10, passim, cit. in G. Scocchera, What
e scientifica alla memoria (1981), per dieci Kind of Training for Literary Translation
anni fu direttore dell’Istituto Italiano di Revisers?, «inTRAlinea» Special Issue:
Cultura di Lisbona (1969-1979), oltre che Challenges in Translation Pedagogy
docente di Storia dell’Arte Moderna all’U- (2014), http://www.intralinea.org/specials/
niversità Nova della capitale portoghese, article/2093 (data di accesso: 3 febbraio
storico e critico d’arte. A lui si devono an- 2015). Ultimamente, la traduttologia sta
che le traduzioni delle liriche camoniane dando molta attenzione alla valutazione
(uscite a Lisbona sotto l’egida dell’Istituto della traduzione, anche in chiave pedago-
italiano di Cultura nel 1979). Cf. G. Tonini, gica, in vista della formazione di revisori
Ricordo di Riccardo Averini, «Rassegna Ibe- competenti o della auto-revisione da parte
ristica», 10 (1980), pp. 89-91; J. A. França, dei traduttori stessi. Molti modelli di sin-
Em Memória do Professor Riccardo Averini, tesi sulle categorie da prendere in esame
«Estudos Italianos em Portugal», XLIII- per il controllo della qualità dei metatesti
XLIV (1980-1981), pp. 15-20. si sono succedute, comunque, dalla secon-
da metà del secolo passato ai giorni nostri,
15 Il traduttore ricorre all’assonanza o alla
da quelli di Holmes a quelli di Delabasti-
rima per l’occhio, per esempio, in I, 26, 29, ta o Torop, solo per citare alcuni nomi di
38, 43, 46, 83; II, 6, 73; IV, 101; VII, 39, ecc. riconosciuta competenza. Una panoramica
16 Tutta la seconda parte dell’ottava in ragionata sull’argomento è contenuta, tra
questione risulta inficiata. La «pastoral com- l’altro, in B. Osimo, Traduzione e qualità. La
panha» del v. 5 non è la «vaga pastorella» valutazione in ambito accademico e professio-
che «afferra le vesti» (v. 8) per sfuggire nale, Milano, Hoepli, 2004; i punti salienti
all’incendio, bensì un gruppo di pastori che trattati nel volume sono confluiti anche in
raduna le greggi per salvarle dal fuoco. Per un approccio scientifico alla valutazione
17 O ancora Gama «vestido […] ao modo delle traduzioni, apparso sulla rivista on-line
Hispano» (II, 97, 5) che si trasforma in «Tradurre. Pratiche Teorie Strumenti», 4
«montato […] al modo ispano»; o il calco (primavera 2013) (http://rivistatradurre.it;
«mimosa» di II, 41, 2: «E nisto de mimosa» data di accesso: 4 febbraio 2015).
è ricodificato in «e il viso di mimosa», lad- 21 La lettura comparata del prototesto e
dove mimosa sta per «vezzosa». metatesto dei Lusíadas indurrebbe a pensare,
858
addirittura, per certi versi, alla presenza di 28 Vasco da Gama e i suoi salpano nel lu-
due mani, ciascuna con una «ideologia», una glio 1497 da Belém. All’ottava in questione,
«poetica» propria. Tuttavia, anche l’ampio la flotta si trova nell’inverno 1498, dopo
arco cronologico plausibilmente impiegato aver doppiato Buona Speranza, al largo del-
nel lavoro traduttivo di 1102 ottave (ovve- le coste del Mozambico.
ro, 8816 versi) può verosimilmente spiegare 29 Una possibile ritraduzione della chiusa
quella mancanza di coesione ermeneutica e potrebbe essere: «mi sembra cosa giusta che
stilistica patente nel risultato finale. le sia / indicata quella terra che desia».
22 Ricordiamo l’imitazione con variazio- 30 In particolare nel vibrante episodio di
ne di I, 1, 1, dove l’«arma virumque cano» Inês de Castro, in cui la lira camoniana sì
virgiliano diventa «as armas e os barões as- che stona e stecca nella nostra lingua!
sinalados», in un plurale che, già dal titolo
(Os Lusíadas), è la cifra della celebrazione VALERIA TOCCO
collettiva del popolo portoghese, delle sue
imprese, della sua storia. Considerazioni su Ariosto e Camões
23 «Que eu canto o peito ilustre lusitano»,
* Il saggio è ripreso e ampliato in un inter-
recita Camões; «ch’io celebro d’un cuore lu-
vento in portoghese dello stesso autore per
sitano», traduce Averini; «ch’io celebro del
cui vd. L. Rossi, Considerações sobre Ariosto e
cuore lusitano» si potrebbe emendare.
Camões, in «Brotéria», 111, 1980, pp. 378-93.
24 Lo stesso processo userà il traduttore in 1 Cfr. J. Tynjanov, Dostoevskij e Gogol’.
merito alla descrizione iniziale del tempio in-
Per una teoria della parodia, nel vol. Archai-
duista, non marcata ideologicamente nel te-
sty i Novatory, Leningrad, 1929, tradotto
sto di partenza, almeno in questa fase. Dove
parzialmente in italiano col titolo Avanguar-
Camões parla di «sumptuoso templo», Ave-
dia e tradizione, Bari, 1968, pp. 135-71 (si
rini traduce «l’orrendo decoro» (VII, 46, 7).
veda la p. 135).
25 Si ricordi il Canzoniere, LXXI, 7: «occhi 2 Cfr. in proposito l’utile rassegna di J. da
leggiadri dove Amor fa nido»; ma si vedano
Costa Miranda, «Camões em Itália. Camões
anche i sonetti CCLX e CCLXXX), o San-
e Ariosto», estratto da Estudos Italianos em
nazaro, Arcadia, Egl. II, v. 116: «volgi a me
Portugal, Número comemorativo da IV Cen-
gli occhi, ove s’annida amore».
tenário da morte de Camões, Lisboa, 1979-
26 I versi camoniani «[os brutos matadores] 80 (in particolare, l’articolo: «Camões/Ario-
Se ecarniçavam, férvidos e irosos, / no futu- sto: um confronto evidente no percurso do
ro castigo não cuidosos» sono ricodificati Orlando Furioso em Portugal», pp. 18-35).
da Averini in questo modo: «Gli assassini 3 Vd. « Os Lusíadas» de Luís de Camões,
infieriscono spietati / né sanno che già Dio
leitura, prefácio e notas de A. J. Da Costa
li ha giudicati». Una possibile revisione del
Pimpão, Lisboa, 1972, I, 11.
solo verso fi nale potrebbe prevedere la se-
4 Vd. Ludovico Ariosto, Orlando Furioso,
guente ricodifica: «né sanno a qual castigo
son votati». Volendo cambiare le rime della a c. di C. Segre, Milano, 1954, XXXV, 26 e
chiusa, si potrebbe proporre qualcosa come: 27. Queste ottave e l’intero canto non sem-
«Dan sfogo i boia a loro furia abietta / igno- brano del resto ignoti a Camões, cfr. Lusía-
rando il castigo che li aspetta». das, V 94 sgg.
27 5 Cfr. G. W. F. Hegel, Estetica, trad. it.
È A. J. Saraiva, Estudos Sobre a Arte
d’«Os Lusíadas», Lisboa, Gradiva, 1992, pp. Milano, 1963, pp. 360, 778, 1402, 1405 ecc.
91-94, a denominare in questo modo i versi 6 Vd. Orlando Furioso, XV 21 e 22. Sulla
in esame. genesi e il valore della metafora cfr. le in-
859
teressanti osservazioni di G. Caravaggi, nei che cita fra l’altro l’addobbo della nave del
suoi Studi sull’epica ispanica del Rinascimen- Floriant et Florete (cfr. P. Rajna, Le fonti
to, Pisa, 1974 (in particolare il cap. V, «Nuo- dell’Orlando Furioso, rist. della seconda
vi Argonauti e nuovi Tifi», pp. 153-68). edizione 1900, accresciuta d’inediti, a c. di
7 Vd. Lusíadas, I 1. cfr. altresì l’Orlan- F. Mazzoni, Firenze, 1975, p. 378.).
do Furioso, XV, 17: Quasi radendo l’aurea 23 Vd. Aen., VIII 626-29.
Chersonesso, / la bella armata il gran pelago 24 Vd. Orlando Furioso, XXXIII, 6.
frange: / e costeggiando i ricchi liti, spesso / 25 Vd. Lusíadas, VIII, 45.
vede come nel mar biancheggi il Gange; / e
26 Vd. Orlando Furioso, XXXIII, 40.
Traprobane vede, e Cori apresso; / e vede il
mar che fra i duo liti s’ange. / Dopo gran via 27 Vd. Lusíadas, III, 52.
furo a Cochino, e quindi / uscirò fuor dei 28 Vd. Orlando Furioso, XXXIII, 24.
termini degli Indi.
29 Vd. Lusíadas, VIII, 25.
8 Vd. Lusíadas, VII, 4 e 5. È merito di J. M.
30 Cfr. H. Hatzfeld, Un saggio di stilistica
Rodrigues aver segnalato alcuni riscontri fra
questo canto dei Lusiadi e il XVII del Furio- comparata: la stilizzazione del motivo delle
so, che prenderemo in esame: cfr. Os Lusía- ninfe in Camões e Tasso, in Saggi di stilistica
das, Lisboa,, Ed. Nac., 1928, pp. CLII-CLIII. romanza, trad, it., Bari, 1967, pp. 254-76 (vd.
9
p. 256).
Vd. Orlando Furioso, XVII, 74.
10 Vd. Lusíadas, VII, 6. LUCIANO ROSSI
11 Vd. Orlando Furioso, XVIII, 75.
12 Tasso e l’«iperidentità» portoghese.
Vd. Lusíadas, VII, 8.
Per una rilettura di «Vasco, le cui felici,
13 Vd. Orlando Furioso, XVII, 76. ardite antenne»
14 Vd. Lusíadas, VII, 11.
* Nato a Milano, 1985. Iscritto al dottora-
15 Vd. Orlando Furioso, XVII, 78. to in Storia della lingua e letteratura italia-
16 Cfr. N. Borsellino, Ludovico Ariosto, in na presso l’Università di Milano. Autore di
C. Muscetta, La letteratura italiana: storia e vari saggi di impostazione interdisciplinare
testi, IV, p. 311. sulla letteratura italiana del Trecento e del
17 Cfr. Hegel, Estetica, cit., p. 778. Seicento. Oltre a articoli su Dante e Boccac-
18
cio, ha scritto su Giambattista Marino e la
Cfr. Au. Roncaglia, I Lusiadi di Camões
poesia seicentista italiana tra retorica e po-
nel quarto centenario, conferenza tenuta nel-
litica (Semiosi e caracteristica dello stile «me-
la seduta ordinaria del 13 maggio dell’Ac-
taforuto», Versus, 2008; Le ceneri dei secen-
cademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1975,
tisti, Acme, 2009) e sui suoi rapporti con la
p. 25.
fi losofia contemporanea («Periferia continua
19 Vd. Lusíadas, II 34. e senza punto». Per una lettura continuista
20 Vd. Orlando Furioso, XI, 65. della poesia secentesca, Ets, 2010).
21 Cfr. C. Segre, Esperienze ariostesche, 1 A. Martinengo, «La fortuna del Camões
Pisa, 1966, p. 34. in Italia», Studi Mediolatini e Volgari, 2,
22 La descrizione di padiglioni storiati, in 1954, pp. 97-174: 100-101; G. Manuppella,
cui erano raffigurate imprese future, era un Camoniana Italica, Coimbra, FLUC, Insti-
topos, oltre che nella letteratura cavallere- tuto de Estudos Italianos, 1972, pp. 161-171.
sca, già nella tradizione epica francese: si 2 A. Martinengo, Três Sonetos Italianos em
veda quanto osserva in proposito il Rajna, Louvor de Camões, in Actas da IV Reunião
860
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862
863
sitado pp. 133-162; d’altra parte sempre alle fizera imitar a Homero, e Virgilio» («Nel
prime ottave dell’Araucana si legge un disti- proemio deve risultare sempre esplicito,
co come il sg.: «Venus y Amor [Amón prin- o comunque indirettamente, il nome del
ceps] aquí no alcanzan parte, / sólo domina personaggio cantato; così si vede nell’Iliade
el iracundo Marte», 10, 7-8: «Venere e Amo- e nell’Odissea. Sostenere che fu imitazione
re qui non hanno luogo, / solamente domina di Apollonio Rodio, che nel proemio della
l’iroso Marte», mentre in Camões il ruolo sua Argonautica non nominò Giasone, ca-
di Venere e dell’Amore sono determinanti). pitano dell’impresa, passi pure; ma che per
Farà eco Francisco de Andrada che ad ou- ciò facesse buona imitazione artificiosa lo
verture del suo Primeiro Cerco de Diu (1589) neghiamo, in quanto l’avrebbe dovuta fare
esordisce con «Empresas grandes, casos imitando Omero e Virgilio»: Amora Manuel
perigosos» («Grandi imprese, eventi peri- Pires de Almeida p. 121: vd. Pires A crítica
gliosi») e sposta al v. 5 l’evocazione espli- camoniana p. 77; Pires Académicos Eboren-
cita dei «varões illustres, altos, animosos» ses pp. 45-46). D’altra parte il Gama, come
(«baroni illustri, sublimi, animosi»), anche Goffredo per la Liberata, è un primus inter
se nel suo poema il modello ariosteo e gli pares, più che un protagonista; Tasso tutta-
amori saranno presenti (vd. Alves Camões, via vuole rispettare il modello virgiliano (vi-
Corte-Real, p. 174). Tornando al nostro, mi rum – capitano) e pone il duce nella protasi,
pare lampante che il primo verso proemiale salvo appunto farne solo uno degli eroi del
voglia sposare l’arcimodello virgiliano con suo poema. Già Leoni Camões e «Os Lusía-
una tradizione più autoctona di canto epi- das» commentava: «À maneira de Apollonio
co fondamentalmente «nazionalistico». I Rhodio, que não cantou Jason, mas os Argo-
Lusíadas sono un poema eroico, storico e nautas, Camões não célebra exclusivamente
«maraviglioso», il poema di una nazione e o Gama: canta os heróes d’aquella gloriosa
del suo espandersi nel mondo ignoto e osti- expedição» (pp. 175 sg.: «Come Apollonio
le. Da non dimenticare, comunque, che sia Rodio, che non cantò Giasone, ma gli Argo-
gli Ἀργοναυτικά di Apollonio Rodio (cfr. nauti, Camões non celebra esclusivamente il
Faria e Sousa, Almeida Poema heróico) che Gama: canta gli eroi di quella gloriosa spe-
gli Argonautica di Valerio Flacco esordiva- dizione»). Sulla vivace discussione in merito
no con volontà di cantare una pluralità di all’assenza del nome di un eroe nella protasi
persone (eroi, nati da dèi), e la nave Argo dei Lusíadas vd. Alves Camões, Corte-Real
in cui essi viaggiano. Inoltre, l’attacco del pp. 196 sgg. Garcez Ferreira difende aper-
poeta latino («Prima deum magnis canimus tamente la scelta camoniana: «a multiplici-
freta pervia natis», «Mari per la prima volta dade dos Heroes não prejudica a Unidade
attraversati da grandi semidei») sembrereb- da Acção Epica» ecc. («La molteplicità
be echeggiare nel verso 3 di questa prima degli Eroi non pregiudica l’unità dell’azio-
ottava camoniana (vd. Post Uma fonte pp. ne epica»: Apparato Preliminar pp. 38 sg.).
160 sg.). Almeida Poema heróico, altrove Sulla secolare tradizione critica (non tutta
più favorevole al nostro, condanna tale tipo portoghese) che riconosce nel poema la ce-
di esordi a oggetto di canto «indefi nito», lebrazione di un’intera nação, vd. fra l’altro
per dir così: «Na proposiçam ha de estar Laitenberg Tema e herói.
sempre clara, ou ocultamente o nome da 2 «También con Virgilio ai: Troiae qui pri-
pessoa cantada; tudo se vee na Iliada, e na mus ab oris» (Faria e Sousa: «Proprio come
Odyssea. Dizer que foi imitaçam de Apollo- Virgilio, si legge qui [ai > ahí]: colui che per
nio que na proposiçam da sua Argonautica primo dai lidi di Troia…»). Ovviamente la
nam nomeou a Jasam [Giasone], capitam da flotta partì da Lisbona, all’inizio del mese
jornada, passe; mas que por isso fizesse boa di luglio 1497 (cfr. Radulet Vasco da Gama
imitaçam artificioza, negamos, porque se a p. 16). Il primo ad usare il termine Lusíadas
864
per Lusitanos, ovvero Portugueses, sembra Etym. XIV, III 5 («insulam quoque Taproba-
sia stato André de Resende, richiamandosi nem gemmis et elephantis refertam», «an-
peraltro a Virgilio: «A Luso, unde Lusitania che l’isola Taprobana colma di gemme ed
dicta est, Lusiadas adpellavimus Lusitanos elefanti») e VI, 12, più diffusamente. Egidio
[…] sicut ab Aenea Aeneadas dixit Virgi- da Viterbo riprende Plinio nel 1507: «tan-
lius» (Basto, Rodrigues p. XXXIV: «Da dem Taprobanem penetrat, alterum (ut dicit
Luso, onde Lusitania fu chiamata, il Lusiadi Plinius) orbem terrarum habitam» («infi ne
abbiamo chiamato Lusitani»). Ma cfr. Plin., penetra fi no a Taprobana, che è nell’altro
N. H. III, 1, 8 e qui infra III, 21, 5-8; VIII, orbe terrestre come dice Plinio»), cit. da Ra-
2, 7-8, 3, 4, 1-4, nonché il saggio fondamen- malho Estudos Camonianos pp. 15 sg.
tale di Ramalho Estudos Camonianos, pp. 5 Cfr. Verg., Aen. I, 3-5: «multum ille et
12 sgg. Né si dimentichi la leggenda di Lu- terris iactatus et alto, / […] multa quoque et
sitânia, figlia del Sole e della ninfa Lisibea, bello passus, dum conderet urbem» («egli
rappresentata nella Farça chamada Auto da assai fu gettato da una terra all’altra dal
Lusitania di Gil Vicente, nel 1532, su cui mare, / e molte cose sopportò in guerra,
vd. Maria João Pais do Amaral, «Lusitânia»: mentre fondava la città»).
uma história de origens, in Estudos pp. 763- 6 Il primo esempio di una soluzione sti-
781. Garcez Ferreira fa notare che la praia
listica cara a Camões, la figura etimologica
Lusitana viene distinta così dall’altra praia
(esforçados…força), anche talora in forma di
atlantica, quella della Galizia. polyptoton, giocante su diverse sfumature se-
3 Cfr. supra n. 1. Si tratta comunque di un mantiche di parole apparentemente del tutto
topos; basti rievocare Lucr. I, 926 sg. «loca simili. Equivocazioni raffinate che Epifânio
nullius ante / trita solo» («luoghi mai prima Dias nel suo finale Registo Philològico chiama
calpestati da piede umano»). Rossi evoca trocadilhos. Si veda anche Corte-Real «gran-
Ariosto, O. F. XV, 21, 3-4: «aprire / la strada de esforço, força, & ousadia» (‘grande forza,
ignota infi n al dì presente». energia e ardimento’, V, p. 58).
4 L’isola di Ceylon, come lo stesso Camões 7 Ancora una sottolineatura della lonta-
illustrerà a X, 51 e 107, 3-4 («Taprobana / nanza, della suprema distanza che attinsero
que ora è Ceilão»). V’era comunque chi la i Portoghesi; l’aggettivo remoto ricorre nel
identificava erroneamente con Sumatra (cfr. poema.
Rodrigues Estudos p. 71). Inoltre, il nome 8 ‘resero insigne, sublime, elevarono’.
antico Taprobana (vd. Ov., ex Pont. I, v, 80), Come altri traduttori, rimaniamo fede-
aveva anche un’aura di favoloso estremo li a questo lemma caro a Camões e molto
oriente: «Taprobanen alterum orbem ter- espressivo.
rarum esse diu existimatum est Antichtho- 9 furo dilatando] Paggi; uno degli esempi
num [i. e. degli uomini degli antipodi, dell’e-
– che indicheremo talvolta – della caparbia
misfero australe] appellatione. Ut insulam
fedeltà al testo da parte del primo volgariz-
liqueret esse Alexandri Magni aetas resque
zatore italiano (che tuttavia si prende, natu-
praestitere» (Plin., N. H. VI, 81: «Taprobana
ralmente, anche le sue licenze). Per quest’u-
fu a lungo considerata essere l’altro emisfero
so del gerundio in portoghese vd. Said Ali
terrestre per il termine degli uomini degli
Gramática histórica 2, p. 158.
Antipodi»). Insomma, la proposiçao camo-
10 ‘infedeli’, seguaci del vicioso Mahoma
niana sottolinea l’immenso viaggio della
flotta portoghese dall’estremo occidente (infra VII, 17, 7).
europeo (praia Lusitana) al profondo miste- 11 L’insistenza sulla distruzione («ma-
rioso oriente indiano. Ben informato sull’i- tando, destruyndo e queymando» ecc.
sola Taprobana sembra invece Isidoro nelle ‘uccidendo, devastando e incendiando’) è
865
866
867
«Saepe enim audivi, poetam bonum ne- sembri cantare con piccolo flauto, / purché
minem […] sine inflammatione animorum il tuo flauto vinca le sonore trombe degli al-
exsistere posse et sine quodam afflatu quasi tri»). Cfr. Aguiar e Silva A lira dourada, p.
furoris» (Cic., De or., II, xlvi, 194: «Spesso 12.
infatti ho udito che nessun buon poeta può 32 Rende cioè vermiglio, arrossa, infuoca.
esservi, che non abbia infiammazione dell’a- La parola gesto, usata nel poema più di 30
nimo e sia privo di un certo afflato quasi di volte, può valere sia per ‘viso’, sia più in ge-
furore»). Manoel Correa evoca la dottrina nerale per ‘aspetto’.
platonica del furor come invasamento di- 33 digne des] Bismut. Scegliamo di tradur-
vino e alienazione, ma ci sembra non per-
re equal in luogo di egual (originale igoal)
tinente. L’idea platonica della possessione
per indicare il senso di (ad)aequatio del
da parte delle Muse, indispensabile per un
grande poeta anche secondo Democrito, è canto al tema, secondo il concetto cardine
qualcosa di distinto dall’infl ammatio ispira- classicistico del prèpon.
34 Marte è compl. ogg. «Com os seus fei-
tiva (cfr. Dodds I greci pp. 112-117). Garcez
Ferreira, oltre allo Ione platonico, aggiun- tos bélicos, os Portugueses são um podero-
ge un richiamo a Claud., De raptu Pros. I, so auxiliar do deus da guerra; prestam-lhe
5-6: «Iam furor humanos nostro de pectore serviços na realização do seu ideal» (Rodri-
sensus / expulit et totum spirant praecordia gues: «Con le loro gesta belliche, i Porto-
Phebum» («Già il furore fa emergere dal ghesi sono “ausiliari” del dio della guerra;
nostro petto umani sensi e spirano i precor- prestano a lui servizio nella realizzazione
di ogni forza poetica apollinea»). del suo ideale»; cfr. Rodrigues Estudos p.
28 L’aggettivo sonoroso, rispetto a sonoro, 74). Diversamente Epifânio Dias ritiene aju-
indica spesso un suono alto, potente (come dar nel senso di «glorificar», paragonandolo
di applausi, o trombe), più che – oppure ol- al latino adiuvare.
tre che – armonioso. Cfr. Peixoto Camões p. 35 Letteralmente: ‘e si canti’, riferito a la
321 sg. gente vossa.
29 «Ruda, es lo mismo que rustica, 36 La formula è quella prototipica virgilia-
campestre» (Faria e Sousa). na «Teque adeo» di Ecl. IV, 11 sgg. ovvero
30 Non lo stile umile dell’ecloga, esempla- «Tuque adeo» di Georg. I, 24 sgg. La dedica
to dal flauto ovvero dall’avena («silvestrem camoniana si rivolge a Dom Sebastião; que-
tenui musam meditaris avena», Verg., Buc. sti, nato nel 1554, divenuto re a tre anni alla
I, 2). Camões scrisse certamente 5 éclogas, morte di João III, assunto il pieno potere nel
probabilmente 8; per la questione dell’au- 1568, morirà nel ’78 nel disastro della batta-
toría vd. Azevedo Filho Lírica 1, pp. 395- glia di Alcácer-Quibir, e diventerà un sim-
399. Frauta e avena sarebbero sinonimi bolo e una leggenda. Giusta l’osservazione
(Epifânio Dias); «AVENA s. f. t. poet. Frauta complessiva di Saraiva (Estudos p. 61) che i
pastoríl» (Moraes e Silva Dicionário: ‘flauto Lusiadi «apresentam-se como uma obra pe-
pastorale’). Tuttavia abbiamo qualche dagógica, um regimento de príncipes» («si
sospetto che frauta designi il flauto dolce, propongono come un’opera pedagogica, un
mentre l’avena sia l’avena structa, cioè il flau- regimen principis»), uno speculum principis,
to di Pan (cfr. Ov., Met., 676). Anche Manoel insomma. Sui rapporti fra il nostro e Se-
Correa non crede a una sinonimia. bastião vd. Dicionário Camões pp. 191-201
31
(voce di V. Aguiár e Silva).
Il contrasto fra avena e tuba era già in
37 Cfr. naturalmente Verg., Aen. II, 280
Marziale, VIII, III, 21-22: «angusta cantare
licet videaris avena, / dum tua multorum «spes o fidissima Teucrum».
vincat avena tubas» («sarà giusto che tu 38 L’aggettivo pequena (non tradotto) in-
868
dica che l’espandersi immenso della fede outra, segundo convém aos seus intuitos»
cattolica non si è ancora compiuto. «E la (Rodrigues: «Quando sul medesimo assun-
speranza che ha la fé di Cristo / ne’ futuri to v’è più d’una opinione, il Poeta non esita
trofei» (Bonaretti, c.vo mio). ad adottare, in passi differenti, ora l’una, ora
39 Espressione tipica dei panegirici; si può l’altra, a seconda del proprio intuito»).
richiamare anche Ariosto, OF I, 3, 2 «orna- 43 Prima epiteta Sebastião quale tenero
mento e splendor del secol nostro», analoga- ramo infiorescente, ora quale poderoso re,
mente in sede di dedica. comunque presumibilmente non più che
40 stupore fatale dei nostri tempi, inviato diciottenne.
al mondo da Dio a reggerlo tutto alfi n di 44 Figurazione che accompagna tutto il po-
dare a Dio gran parte del mondo] Pellegri- ema, il Sole, con i suoi elementi di altezza,
ni. Sogg. di dada è maravilha. Questo distico luminosità, chiarità, emblema di un potere
fi nale ha suscitato diverse interpretazioni, sicuro e nitido.
ma il dettato è chiaro, nel gioco raffinato 45 Intende dire che il Sole, in Oriente,
del parallelismo. L’unica domanda sensata
vede i possedimenti indiani del Portogallo,
che ci si può porre è la seguente: «si D. Se-
a mezzogiorno il Portogallo stesso e i domi-
bastião devenait le roi du monde, pourquoi
ni africani, a Occidente il Brasile. Insomma,
ne donnerait-il à Dieu qu’une partie de ce
il celebre motto di Carlo V, che era peral-
monde?» (Bismut: «se D. Sebastiano era di-
tro padre di Giovanna madre di Sebastião,
venuto re del mondo, perché avrebbe dona-
quindi suo nonno. Faria e Sousa fa comun-
to a Dio solo una parte di questo mondo? »).
Potremmo rispondere che ‘tutto il mondo’ que notare che l’immagine grandiosa era
rappresenta, per l’epoca di Camões, il mon- già usata nell’antichità; citiamo soltanto
do conosciuto, talché parte grande indiche- Ov., Fast. I, 85-86: «Iupiter, arce sua totum
rebbe la gran parte del globo terracqueo, cum spectet in orbem, / nil nisi Romanum,
che nella sua vera totalità non è interamente quod tueatur, habet» («Giove, osservando
noto. Ma anche questa ci sembra inutile so- dall’alto della sua reggia tutto il mondo, /
fistica precisazione. non vede cosa che non sia Romana»).
41 46 La speranza è che il re porrà ignominio-
Il riferimento è alla corona germanica e
a quella francese. samente sotto il proprio giogo gli Arabi, di-
42
scendenti di Ismael, i Turchi, che popolano
Dopo la battaglia di Orique (1137), in
le regioni orientali (dal 1453 erano subentra-
cui furono sgominati ben cinque re mori da
ti ai Bizantini conquistando Costantinopo-
D. Afonso Henriques, lo scudo portoghese
li) e i Pagani (Gentios), che bevono in India
si ornò di cinque scudi, che qui si riferi-
l’acqua del sacro Gange. L’Ismaelita è det-
scono alle piaghe di Cristo, il quale sareb-
to cavaleiro, secondo Faria e Sousa perché
be apparso in sogno ad Afonso prima del
«son grandes hombres de a cavallo», men-
combattimento. Diversa la descrizione dello
tre Epifânio Dias rimanda all’espressione
scudo che Camões farà a III, 54, seguendo
camoniana «por armas esforçados» di Lus.
la Crónica del Rey Don Afonso Henriques
di Duarte Galvão (cfr. ms. ALC 295 CFC2 IV, 100, 7. Rinunciamo alla rima nel distico
della Biblioteca Nacional de Portugal, f. fi nale, anche per non incorrere in soluzioni
13v; Chronica de El Rei D. Affonso Henri- infelicissime quale quella di Poppa Vòltu-
ques por Duarte Galvão, Lisboa, Escriptorio, re: «al Turco orientale e al Gentilume / che
1906 p. 76; prima ediz. a stampa: 1727; e cfr. l’onda beve ancor del sacro Fiume».
infra). «Quando sôbre o mesmo assunto há 47 Nuovamente l’attributo tenro già com-
mais de uma opinião, o Poeta não hesita em parso a 7, 1. Camões ama le ripetizioni
adoptar, em passos diferentes, ora uma, ora lessicali, gli echi a distanza e ravvicinati,
869
ritenendo ciò ricchezza e non povertà stili- stato del Re sono gli uomini; chi ne ha di
stica. Per versi ripetuti identici vd. Peixoto migliori è più forte»: si trattava di una mas-
Camões p. 313. sima del conte di Vimioso (Tocco). Il regime
48 na inteira idade è inteso dai commenta- di eternidade connette in una sorte sublime
tori alla latina, integra aetate, cioè nel fiore e in una corte paradisiaca il Re, i Lusitani,
degli anni. Tuttavia potrebbe anche signi- il Poeta.
ficare: ‘al termine dell’intero corso della 53 Iperbole estrema. Il «Re del mondo», ad
vostra vita’. Il che giustificherebbe, subito es. nella Liberata, è sempre Dio. Ma Camões
dopo, il riferimento all’eterno templo, che non intende certo essere blasfemo.
non è quello della Fama, bensì il Cielo che 54 Si ripete la formula Ouvi…vereis
accoglie gli eroi: cfr. infatti infra, 17, 7-8. dell’ott. precedente (v. 5), al negativo.
49 Anche qui un latinismo: numerosus, ‘ar- 55 Queste Muse ‘straniere’, ed anche ‘estra-
monioso, ben ritmato’. Vd. Peixoto Camões nee’ allo spirito del poema camoniano, sono
pp. 329-331 (cfr. Sonia Nascimento Gonçal- soprattutto quelle che ispirarono i poemi
ves, Contributos para a definiçao do orador cavallereschi, quali l’Inamoramento de Or-
ideal – estudo e tradução de «Orator» de Cí- lando o l’Orlando furioso. Risulta evidente
cero, Tesi Univers. De Lisboa. Fac. Letras, che Camões prende le distanze dalla mate-
2017, p. 63 «numerosus: harmonioso, rítmi- ria romanzesca, dalle fole di romanzi, per
co»; disponibile online all’indirizzo http:// usare un’espressione petrarchesca. Gli eroi
repositorio.ul.pt/bitstream/10451/30434/3/ portoghesi che in seguito enumera sono
ulfl242149_tm.pdf). Cfr. anche Peixoto storici, e l’ottava 12 culmina con un Gama
Camões, «Numerosos», p. 329 sg. che riceve il testimone della fama di Enea.
50 Qui l’eternità è propriamente quella Se mai Virgilio, quindi, e non Ariosto. Si
data dalla fama al poeta: «exegi monumen- tratta di una presa di posizione per il poe-
tum aere perennius» (Or., Od., III, 1). Per il ma di argomento storico (includente anche
topos cfr. Ramalho Estudos Camonianos, p. il meraviglioso, magari cristiano e credibile,
29-30, n. 18. o travestito da allegoriche deità pagane) che
51 Il patrio nido della poesia italiana, ad
in contemporanea abbraccia analogamen-
te Torquato Tasso, e che era diffuso anche
esempio in Benedetto Varchi, De’ sonetti,
nella letteratura portoghese dell’epoca (vd.
Firenze, L. Torrentino, 1555, pp. 52, 103, ma
indicazioni bibliografiche in Tocco). Solidi-
potremmo citare Sannazaro, Tansillo, Ala-
tà, verità ed eternità caratterizzano gli eroi
manni ecc. Forse più interessante trovare
dei Lusíadas, mentre vacuità, anzi vanitas, è
l’espressione paterno nido in un sonetto di
il regno di Orlando, Ruggero, Rodomonte
Bernardo Tasso (Rime, Venezia, G. Giolito,
(cfr. vãs e vão ai vv. 1 e 7). La lode a Camões
1560, V libro, p. 10). E non si dimentichi na- come autore di poema eroico e non di in-
turalmente Rvf 127, 82-83: «Non è questo il decorosi romanzi si ripete nel XVII secolo
mio nido / ove nudrito fui sì dolcemente?» portoghese: vd. Miranda Estudos luso-italia-
Il lemma pregão (< lat. praeconium) indica nos pp. 36 sgg.; 87 sg. Nel Sucesso do segundo
propriamente un ‘bando’, un annuncio im- cerco de Diu sono le muse pagane ad essere
portante, quindi anche una ‘celebrazione’. È rifiutate, sostituite dalla cristianità: «Deixo
hapax nel poema; vd. Verdelho Concordân- Apolo, & Minerva: deixo as Musas / que os
cia ad voc. antigos Poetas invocarão, / nam alcançando
52 vedrete esaltare il nome] Pellegrini. Tut- o bem tam verdadeiro / de nossa Fé sagrada,
ta l’opera di engrandecimento che Camões e luz divina. / O gran Calvaro invoco» ecc.
compie col suo canto è indirizzata alla cele- (Corte-Real Sucesso p. 6: «Tralascio Apollo e
brazione dei grandi uomini portoghesi. «Lo Minerva: tralascio le Muse / che gli antichi
870
871
problemi: «Subentende-se fizerão, sendo latinismo (< exitium, da cui exicial, it. ‘esi-
vencedora nome predicativo de bandeira». ziale’).
Anche Faria e Sousa non commentava, ma 73 Si ripropone – e si riproporrà – la distin-
parafrasava: «trayendo siempre vitoriosas zione fra Mori maomettani e Gentili (che
vuestras vanderas». Qualche traduttore tradurremo talora ‘pagani’) idolatri spesso
moderno dà senso consecutivo al verso: seguaci del brahmanesimo.
«furono in arme tanto risoluti / da far 74 Caeruleum mare è espressione latina ri-
l’emblema vostro ognor vincente» (Poppa
salente già ad Ennio, cit. da Gell., II, 26, 21;
Vòlture). In qualche modo il senso è forse
Front., Disp. gramm.; e cfr. App. Verg., Ciris
proprio questo: ‘restando così la vostra ban-
390: «per mare caeruleum» ecc. La forma
diera sempre vincitrice’.
Tethys indica la moglie dell’Oceano, mentre
65 Duarte Pacheco Pereira (1460-1533), ca-
Tetis è una ninfa Nereide; Camões usa per
pitano nelle Indie, viaggiatore, cosmografo, entrambe la stessa grafia Thetis.
autore dell’Esmeraldo de situ orbis (1505- 75 Per la terza volta la connotazione tenro,
1507); nel 1498 percorre parte del Brasile,
che si adatta a un adolescente delicato come
anche se sarà Magellano a individuare la
un Adone. Ma da qui a dimostrare che Se-
conformazione del continente sudamerica-
bastião non è ancora asceso al potere regale
no (cfr. Francisco Contente Domingues, A
mi pare ci corra. Cfr. comunque infra, 18,
Travessia do Mar Oceano. A viagem ao Brasil
1-2.
de Duarte Pacheco Pereira em 1498, Parede,
76 Da Verg., Georg., I, 31: «teque sibi ge-
Tribuna de História, 2011). Vd. infra X, 12
sgg. nerum Tethys emat omnibus undis» («E
66 Francisco e Lourenço de Almeida, sui Teti acquisti te come suo genero su tutto il
mare»). Faria e Sousa aggiunge B. Tasso: «e
quali vd. X, 26 sgg.
lo vorrian per Genero comprare / Thetide,
67 D. Afonso de Albuquerque e D. João
e l’Ocean con tutto il mare» (Amad., I, 63,
Castro, vicerè delle Indie, sui quali vd. X, 40 7-8).
sgg., 67 sgg. Il lemma terríbil (per terrível) è 77 João III o Piedoso (1521-1557) e Carlo V,
uno dei numerosi latinismi camoniani.
rispettivamente nonno paterno e materno, il
68 Cfr. supra, 2, 6. primo re più pacifico, il secondo celeberri-
69 Locus dell’impotenza a celebrare un og- mo combattente e conquistatore.
getto troppo elevato (nel caso di Sebastião 78 Potrebbe serbare vaga memoria di Dan-
c’era anche ben poco da cantare ancora); te, Par. XI, 37-39: «L’un fu tutto serafico in
Faria e Sousa richiama Or., Od., I, 6, 5 sgg., ardore; l’altro per sapienza in terra fue / di
anche se il contesto odastico è qui propria- cherubica luce uno splendore».
mente anti-epico. Curtius chiama il topos 79 Cfr. supra, 9, 3-4. Poco ha a che fare con
affektierte Bescheidenheit, pp. 93-94.
questo passo il fragm. di Ennio riportato in
70 L’aggettivo grosso si contrappone a del-
Cic., Divin. I, 20: «quamquam multa manus
gado, fino (Moraes e Silva), mentre grande è ad caeli caerula templa / tendebam lacru-
opposto di pequeno. Peso grosso vale per peso mans» («sebbene tendessi in lacrime fre-
grande (Epifânio Dias), ma con più forza quentemente le mani verso i templi azzurri
espressiva: un peso molesto, duro, brutale. del cielo»).
71 Il popolo africano, immerso in un clima 80 Ma mentre avanza lento il tempo, so-
torrido, diventa frio de medo, agghiaccia nel spirato dai popoli, in cui li reggerete] Pel-
fuoco, secondo un paradosso caro alla po- legrini. L’interpretazione corrente è: «passa
esia d’amore e qui riconvertito epicamente. lento esto tempo, em que ainda não regeis
72 Il termine exício è chiaramente un altro os povos … enquanto não chega o tempo de
872
873
100 Da Nord, Sud, Est e Ovest. Faria e Sou- 105 incrustés] Bismut □ esmaltados] Ramos.
sa propone con certezza («no hay duda») 106Dittologia tipicamente petrarchesca
una derivazione da Minturno, che va (Rvf 46,1; 126, 48; 181, 2), quindi generica.
piuttosto presa con beneficio d’inventario: 107 Una vaga suggestione poteva venire al
«chiamò tutto il celeste alto consiglio, / e
poeta dalla descrizione del «Palatino cele-
d’ogni spera i suoi ministri eletti / quanti
ste» che fa Ovidio, Met. I, 171-176 («plebs
n’han del Ponente i larghi regni, / quanti
habitat diversa locis: hac parte potentes /
del bel Levante, e quanti d’Austro, / quanti
caelicolae clarique suos posuere penates»;
di Borea gl’indorati scettri» (Rime et prose
«la plebe abita diversi luoghi, qua e là [si
del Sig. Antonio Minturno, Venezia, F. Ram-
noti l’ipallage]; da questa parte invece i po-
pazetto, 1559, libro terzo, ecloga I, p. 210).
tenti / abitatori del cielo luminosi han posto
101 degno] Poppa Vòlture □ vénérable]
i loro penati, ovvero la loro abitazione»).
Bismut. In effetti dino (per digno, ma cfr. Le spiegazioni iper-allegoriche proposte da
Epifânio Dias Registo Philológico) indica qui Faria e Sousa (i pianeti, i cori angelici, l’or-
‘degno’, ovvero ‘elevato, supremo, venerabi- dine dell’empireo ecc.) sono qui irricevibili.
le’. Ci permettiamo una semi-infedeltà e una La distinzione fra dèi maggiori (Giunone,
rima identica. Venere, Atena, Apollo ecc.) e dèi minori
102 Si può richiamare Stat., Theb. I, 201- (recenziori) era già implicita nella mitologia
203: «mediis sese arduus infert / ipse deis, greco-latina. Si osservi ancora un polypto-
placido quatiens tamen omnia vultu, / stel- ton: assentados… assentavão, che rispettia-
lantique locat solio» (c.vo mio: «egli avanza mo, e che rampolla dagli assentos del primo
elevato fra gli dèi, / con volto placido, che verso e si ripercuote sull’assento del secondo
tuttavia fa tremare ogni cosa, / e si pone sul verso dell’ott. sg. Bisogna fare l’orecchio a
soglio stellato»), in un’analoga scena topica questo ritmo iterativo peculiare dello stile
di concilio degli dei. Vd. anche Verg., Aen. poematico del nostro.
X, 3 «sideream in sedem». 108 Terribile a udirsi. Può valere anche acu-
103 Ogni allusione alla dottrina evemeri- sticamente, come ad esempio il «bramido
stica (su cui vd. infra X, 90-91) mi pare qui horrendo» di Corte Real, Naufragio IX, in
prematura e fuor di luogo. Giove emana una Obras p. 667.
tale aria divina che potrebbe comunicarsi 109«Caelicolae magni», come Giove chia-
anche agli umani, tanto è potente. Si tratta ma gli Dei introducendo il suo discorso in
di una iperbole in forma ipotetica. Del resto Verg., Aen., X, 6. La forma polo è latinismo
Dio, che Giove rappresenta in forma alle- per ceo, cielo. Vd. anche «sideream in se-
gorica come ogni altra divinità dei Lusíadas dem», ivi, 3 (già cit. supra).
– senza perdere il fascino «classico» – tra-
110 Cioè ‘non vi siete dimenticati’, o piutto-
smise in qualche modo la propria divinità
alla creatura umana facendola a sua somi- sto, meglio, ‘non perdete l’intento, il dise-
glianza. Non a caso Faria e Sousa cita Gn gno’ su di loro.
1, 7: «et inspiravit in faciem eius spiraculum 111 La forte gente Lusitana.
vitae» (cfr. respirava al v. 5). Magari incro- 112 I quattro massimi imperi antichi; vd.
ciandolo – alla lontana – con Venere che in l’interpretazione del sogno di Nabucodono-
Aen. VIII, 373 «divinum aspirat amorem» sor fatta da Daniele (Dn 2, 36 sgg.). Sarà un
rivolgendosi a Vulcano. caso la coincidenza col verso di Panfi lo Sas-
104 Ovidio lo descrive «celsior ipse loco so «asyrii: persi: Greci: o ver Romani» nel
sceptroque innixus eburno» (Met. I, 178: capitolo XXIII (Opera del praeclarissimo po-
«stante in alto luogo e appoggiandosi allo eta Miser Pamphilo Sasso Modenese, fol. O IV
scettro d’avorio»). v: per le stampe e ristampe fra 1500 e 1519,
874
dopo la princeps, cfr. Panfi lo Sasso, Sonetti se affamarão si intenda ‘si coprirono di fama,
(1-250), a cura di Massimo Malinverni, Pa- vennero esaltati’.
via, Croci, 1996, nota al testo pp. LXIX-LXXII 118 Sertorio (126-72 a. C.), che fuggì da
e LXXXVI sgg.). Faria e Sousa dà per certa Roma vittima delle proscrizioni di Silla, e si
la «fonte», Epifânio Dias è sicuro invece si unì poi ai Lusitani; quindi peregrino come
tratti di poligenesi. In realtà, a nostro mo- esule e straniero. La sua vita è narrata da
desto parere, la poesia del Sasso forse non Plutarco.
era così estranea al nostro. Vd. Comentário 119 Plutarco narra che Sertorio ricevette
Camões, 4, p. 106. una graziosa cerva bianca da un cacciatore,
113 Per tutto il poema Camões insiste spes- e la addomesticò; divulgò poi la falsa notizia
so sull’inferiorità numerica dei Portoghesi che Diana gli avesse dato quella cervetta, e
rispetto ai nemici vinti. che questa avesse poteri divinatori e sovran-
114 naturali (Sert. 11, 2 sgg.).
Per Manoel Correa e Faria e Sousa il ri-
120 Rispettivamente vento sudoccidentale
ferimento è alle gesta di Afonso Henriques
in particolare. e meridionale. Entrambi procellosi, come
115
si vede in Verg., Aen. I, 85-86 («una Euru-
Lo scontro con i Castigliani culmina
sque Notusque ruunt creberque procellis
nella battaglia di Aljubarrota, cfr. supra. / Africus», c.vo mio) e in Ov., Her., II, 12
116 Secondo il costume di erigere un palo, o (Epifânio Dias).
una colonna, e appendervi le armi e le spo- 121 In pratica scendendo da Nord (Lisbo-
glie dei nemici. Più spesso si trattava di un na) a sud (Capo di Buona Speranza) per la
albero privato dei rami, come indica padre costa occidentale africana, e quindi attra-
Vieira cit. da Epifânio Dias. Anche i roma- versando luoghi a nord e a sud dell’Equa-
ni appendevano tropaea e spolia opima dei tore dove la lunghezza del giorno cambia.
nemici uccisi, come si evince da numerosi «A expressão “as partes onde o dia he
passi dell’Eneide. comprido e onde breve” designa a costa
117 Viriato (181-139 a. C.), generale di umili africana ao sul do Ecuador, onde os dias
origini che tenne a lungo in scacco i Romani grandes correspondem aos dias pequenos
difendendo la libertà di quelli che sarebbe- e os dias pequenos aos dias grandes das re-
ro stati i Portoghesi, è un eroe nazionale. giões que demoram ao norte de Ecuador»
(Epifânio Dias: «L’espressione le parti
Vd. Chronica generale d’Hispagna, et del
dove il sole è più lungo e dove breve indica
Regno di Valenza […] composta dall’eccel-
la costa africana a sud dell’Equatore, ove i
lente M. Anton Beuter […] tradotta in lin-
giorni lunghi corrispondono a quelli brevi
gua italiana dal S. Alfonso d’Ulloa, Venezia,
e i giorni brevi a quelli lunghi delle regioni
Giolito, 1561, pp. 309 sgg. Si consideri che
che si trovano a nord della linea equato-
anche in queste pagine dedicate al capitano riale»). Bismut è di diverso parere: «C’est
Viriato (alla fine ucciso a tradimento dopo ainsi que le 8 jullet, date de son [di Gama]
una ingannevole pace) si sottolinea l’abilità départ, les journées ont à Lisbonne quinze
dei lusitani nello sconfiggere nemici di nu- heures environ, alors qu’au Cap-Vert, où il
mero assai superiori: «assaltarono trecento aborde trois semaines plus tard, elles n’ont
Portogallesi in un bosco mille Romani, & guère plus de douze heures» («È così che
fu molto stretta la zuffa tra loro, nella qua- l’8 luglio, data della partenza di Gama, i
le morirono trecento vinti Romani, & delli giorni hanno a Lisbona 15 ore circa, men-
Portogallesi settanta soli» (p. 310; la fonte è tre a Capoverde, dove egli sbarca tre set-
Orosio, Hist. V, 4, 5). Cfr. sulle gesta di Vi- timane dopo, i giorni non contano più di
riato Appiano, Ῥωμαικά VI, 62 sgg. Il verbo 12 ore»).
875
122 L’oriente, dove nasce il sole. 133 Luoghi più o meno paralleli in Verg.,
123 Giustamente Faria e Sousa insiste nell’i- Aen. X, 96-97 («Talibus orabat Iuno cuncti-
dentificare il Fato con la Provvidenza di- que fremebant / caelicolae adsensu vario»:
vina, citando Cicerone, Boezio e il Corpus «Con tali detti perorava Giunone e tutti
Hermeticum. fremevano / i celìcoli, con diversi pareri»);
Ov., Met. I, 244-245 («Dicta Iovis pars voce
124 Cfr. Dante, Purg. XXX, 142: «Alto fato
probant stimulosque frementi / adiciunt,
di Dio sarebbe rotto» (Ramos). Iuxta e. g. alii partes adsensibus implent»: «Parte de-
Agostino, Civ. Dei V, 8: «ipsa Dei volun- gli dèi approvano a voce i detti di Giove e
tas vel potestas, fati nomine appellatur», stimoli a lui fremente di collera / aggiungo-
ripreso da Tommaso, Summa Theol., pars I, no, altri si profondono in assensi»). Natural-
quaest. CXVI, art. 2, 1: «la volontà e la pote- mente si può anche evocare Omero (Faria
stà divine sono chiamate col nome di fato». e Sousa), nella traduzione di Valla: «Haec
125 Altra delicata immagine riferita all’o- locuto Iove, illae apud se tacitae fremebant»
riente: la parte del mare che vede il sorgere (Homeri Ilias p. 156 = IΛ. Θ 457).
rosato (omericamente) del sole. 134 Prima apparizione del dio nemico per
126 Giustamente si fa notare che nell’emi- eccellenza dei Lusitani, come Giunone per
sfero australe i Portoghesi hanno trascorso i Troiani nell’epica virgiliana. Bacco rap-
un periodo da novembre a marzo circa (dal presenta la forza infernale, anzi il Principe
Capo di Buona Speranza al Mozambico), dell’inferno, come illustra iper-doviziosa-
che laggiù sono mesi estivi. L’accentuazione mente Faria e Sousa. Infatti si oppone al
però del duro inverno fa gioco al discorso viaggio dei Portoghesi, che aprono l’oriente
di Giove. alla religione cattolica – o comunque pon-
127 L’India come target estremo, per ora gono le basi per questa evangelizzazione.
la costa africana, e precisamente Melinda Faria e Sousa cita opportunamente una fra-
(Malindi), cfr. infra II, 73. se di Barros in cui il demonio teme di perde-
re giurisdizione nella terra del Congo a causa
128 Comunemente nel portoghese antico
delle numerose conversioni al cristianesimo:
il part. pass. retto da ter si concorda con il «Mas como o demónio com éstas obras de
compl. oggetto. Così seguiamo fedelmente se baptizar cada dia muyta gente, elle perdia
nella traduzione. grande jurdiçam» etc. (I, III, 10: «Ma il de-
129 Si tratta di espressioni topiche e ricor- monio, con queste opere di evangelizzazio-
renti nel poema; cito soltanto I, 105, 5 «Ó ne, battezzandosi ogni giorno molta gente,
grandes e gravíssimos perigos»; VI, 35, 7 sentiva di perdere grande giurisdizione»).
«as fúrias dos ventos repugnantes», e si può L’irritazione di Bacco è dovuta al fatto che
continuare. È fondamentale comprendere egli teme l’invasione delle terre orientali,
che le dizioni «formulaiche» (con variazio- dove la sua divinità è particolarmente ono-
ni, ovviamente) sono care all’autore perché rata. È chiamato padre, appellativo comune
sostanza del linguaggio epico classico, e degli dei nel linguaggio greco-latino: «Ita-
quindi funzionali all’engrandecimento di re- que & Iupiter a precantibus pater vocatur:
gistro stilistico. & Saturnus, & Ianus, & Liber [Bacco], &
130 Ee reca rata, E em. Rota. Cfr. infra 100, caeteri deinceps» (Lact., Div. inst. IV, 3). Fa-
1:3. ria e Sousa aggiunge un passo dal vangelo di
Giovanni: «vos ex patre diabolo estis et de-
131 Cfr. supra, 23, 4. sideria patris vestri vultis facere» (8, 44: «voi
132 Il termine sentença evoca la chiusa del derivate dal demonio vostro padre e volete
discorso di Giove in Ov., Met. I, 244: «sic compiere i desideri del padre vostro»). C’è
stat sententia». però anche da dire che, secondo una errata
876
traduzione di Plin., Nat. Hist. III, 8, nel sec. 151, e Alves Post imperial Bacchus, brillante
XVI si riteneva Bacco addirittura padre di quadro della critica camoniana su Bacco
Luso, il fondatore del popolo portoghese, o displayed in chiave ideologica tutta interna
altrimenti suo compagno nelle peregrina- alla storia tormentata del Portogallo. Alves
zioni orientali. L’equivoco sembrerebbe ori- comincia con l’evocare appropriatamente il
ginare da André de Resende («Plinius […] classico Bowra From Virgil, che non aveva
Lusum enim Liberi patris, ac Lysam cum dubbi sulla scelta di Camões a proposito di
eo bacchantem, nomen dedisse Lusitaniae. Bacco come inimigo: «Bacchus is no doubt
Quorum verborum hic est sensus. Lusum chosen partly because he was connected
Liberi Patris fi lium, non autem socium, ut with India and was believed once to have
quidam contra loquendi usum interpretan- conquered it. He is not the god of wine or of
tur, una cum Lysa, nimirum Liberi socio, Dionysiac extasy, but the spirit of the East
nomen Lusitaniae nostrae dedisse», Resen- in its vanity, cunning and disorder» (p. 112:
de Vincentius, in librum post. adnotationes p. «Bacco è stato scelto da Camões senza dub-
39, n. 24: «Plinio … da Luso figlio del padre bio in parte perché connesso con l’India e
Libero, e Lisa con lui baccante, diede nome considerato suo antico conquistatore. Non
alla Lusitania. Delle quali parole questo è è il dio del vino o dell’estasi dionisiaca, ma
il senso. Luso figlio del Padre Libero, non lo spirito orientale nei suoi aspetti di vanità,
socio, come alcuni interpretano contro l’uso scaltrezza e disordine»). Scriveva Arriano,
linguistico, insieme con Lisa, propriamente in traduz. latina, che «solum vero Alexander
in società con Libero, diede il nome alla in Indos expeditionem fecisse. Atqui ante
nostra Lusitania»). Il passo pliniano è il sg.: Alexandrum fama tenet Liberum contra In-
«Lusum enim Liberi patris aut lyssam cum dos expeditionem suscepisse, eosque sube-
eo bacchantium nomen dedisse Lusitaniae». gisse […]. At vero expeditionis a Libero fac-
La traduzione corretta suona: «la Lusitania tae non leve documentum est Nyssa urbs et
avrebbe infatti derivato il suo nome dal Merus mons, quodque hedera in hoc monte
gioco [lusum] del padre Libero [cioè del nascitur: quod praeterea Indii ipsi tympana
padre Bacco], o dalla frenesia [lyssa] delle ac cymbala pulsantes pugnam adeunt, item-
donne che baccheggiavano insieme a lui» que veste distincta maculis, Libero patri
(vd. Plinio I, p. 383). Fonte della notizia sa- bacchantium more, utuntur» (Hist. Indica
rebbe una perduta opera dell’enciclopedista V, 7-9 «soltanto Alessandro in verità fece
Marco Varrone. Secondo Ramalho Estudos una spedizione in India. Tuttavia prima di
Camonianos, infi ne, Camões non ha presenti lui fama vuole che Bacco intraprendesse una
tutte le implicazioni simboliche, misteriche spedizione contro gli Indi, sottomettendoli.
e mitopoietiche relative al dio del vino: «O … Ma in verità non debole documento re-
Baco funcional de Camões serve apenas lativo alla spedizione compiuta da Libero è
para polarizar, encarnando-as, o conjunto dato dalla città Nissa e dal monte Mero, e
das dificuldades que vão levantar-se contra dal fatto che su questa altura nasca l’edera,
os portugueses» (p. 19, c.vo mio: «Il Bacco che gli Indi inoltre vanno al combattimen-
funzionale di Camões serve unicamente per to percuotendo timpani e cimbali, e altresì
polarizzare, incarnandole, l’insieme delle indossano una veste a macchie di leopardo,
difficoltà che si oppongono ai Portoghe- secondo i costume delle baccanti di padre
si»: questo concetto di Bacco strumentaale Libero»; vd. Jeanmairie Dionysos pp. 351-
ha avuto molto seguito critico ed è un dato 372). A prescindere dalla conoscenza camo-
interpretativo importante, anche se forse, in niana questa fonte, risulta evidente che la
un certo modo, limitato). Vd. anche Ramal- difficoltà incontrata da Megalèxandros nei
ho Estudos (A palavra «Lusiadas») pp. 221- confronti del radicato culto indico dionisia-
236, Aguiar e Silva A lira dourada pp. 131- co è vagamente simile allo scontro dei Por-
877
toghesi con un dio che non conosce le mezze 137 Indicava l’intera penisola iberica. «Re-
misure e ama l’illusionismo fatale con cui cordemos que […] André de Resende, em
confondere i suoi nemici: l’esempio del rap- carta de 4 de Maio de 1567, de resposta ao
porto Dioniso-Penteo nelle cruciali Bacchae toledano Bartolomeu de Quevedo, lhe lem-
euripidee è clamoroso come antecedente brava que portugueses e espanhóis eram
(cfr. Vidal-Naquet Dioniso mascherato). Il todos hispanos: “Hispani omnes sumus”»
rapporto ominoso di Dioniso con Atteone (Pinho Decalogia p. 194: «Rammentiamo
è specificato, oltre che alluso in Apollodoro che A. de Resende, nella lettera del 4 maggio
(Bibl. III, 4, 4), proprio nel capolavoro estre- 1567, in risposta al toledano B. de Quevedo,
mo di Euripide: «Vides Actaeonis miserum gli ricordava che portoghesi e spagnoli era-
interitum. Quem crudiori canes, quos aluit, no tutti ispanici: Hispani omnes sumus»). In
/ discerperunt» (Euripidis Tragoediae, Basi- Ee abbiamo il refuso fortissimo, facilmente
lea, I. Oporinum, 1558, p. 105: ‘Vedi il mi- corr. in fortissima da E.
sero decesso di Atteone, che i crudelissimi 138 Vd. Verg., Buc. X, 5: «Doris amara suam
cani, che egli aveva allevato, sbranarono). non intermisceat unda», schol. «Doride,
Mettersi contro Dioniso è fatale, ma i Por- amara madre delle ninfe marine, posta qui
toghesi avranno la meglio, in qualche modo. per l’istesso mare secondo la figura Metoni-
Sul mito di Atteone nei Lusíadas vd. Aguiar mia» (L’Opere di Virgilio […] Venezia, eredi
e Silva Camões pp. 165-162. Per una lettura Sessa, 1588, c. 32r). Figlia di Oceano e Teti,
complessa e originale del Baco camoniano Δωρίς sposò Nereo, figlio di Ponto e Gea,
vd. Nóbrega No reino da água, che anche e generò le Nereidi. La sua onda è detta da
discute la bibliografia più rilevante sul tema. Virgilio amara perché salsa, in quanto sim-
135 Si veda Graves Miti greci: «Egli si di- bolo del mare stesso. Camões intende quin-
resse poi ad oriente, verso l’India. Giunto di tutta l’India che il mare bagna.
all’Eufrate si trovò di fronte un avversa- 139 Ancora una preziosa figura etymologica.
rio, il re di Damasco, che Dioniso scorticò Riguardo alla nostra traduzione, segnalia-
vivo; poi lanciò sul fiume un ponte d’ede- mo che i condizionali presenti nell’italiano
ra e di vite; e una tigre mandata dal padre letterario fi no a non molto tempo fa avevano
suo Zeus, lo aiutò a passare sulla sponda valore anche di «futuro nel passato».
opposta del Tigri. Raggiunse così l’India, 140 «Ou a honra que elle tinha alcançado,
dopo aver affrontato molti avversari lungo il ou outros: como Alexandro & Traiano, que
cammino, e conquistò l’intera regione, inse- naquellas partes fizerão cousas dinas de me-
gnando agli abitanti l’arte della viticoltura, moria» (Manoel Correa: «O l’onore che egli
istituendo leggi e fondando città» (27c). Cfr. aveva ottenuto, oppure altri: come Alessan-
Filostr., Vita di Apoll. di Tiana II, 9; Diod. dro e Traiano, che in quei luoghi compirono
Sic. II, 38; Nonnos I, 24 ecc. Il Dioniso pro- atti degni di memoria»).
logante nelle Bacchae di Euripide dichiara 141 Città fondata da Bacco (cfr. Curzio Rufo
di aver attraversato «Asiam vero totam» VIII, 10), ma anche, secondo diversa leggen-
(Eurip. 1550 c. R5a). da, luogo – variamente collocato geografica-
136 Nella poesia latina i fata, plur. di fatum, mente – dove Bacco fu nascosto dalle ire di
potevano essere addirittura considerati Giunone e protetto dalle ninfe Iadi (Apol-
come divinità (cfr. Prop. IV, 7, 51 «Iuro lodoro/Frazer Biblioteca III, 4, 3 e comm.),
ego Fatorum nulli re volubile carmen»: o ancora nome della nutrice del dio. Forse
«Giuro io sul volere già mai irrevolubile del Camões identifica Nysa con un’alta vetta,
Fato»), o più generalmente valevano come al stando a Aen. VI, 804-805: «nec qui pampi-
singolare: «fata viam invenient», Aen. III, neis victor iuga flectit habenis / Liber, agens
395 ecc. celso Nysae de vertice tigris» («e neanche
878
Libero vittorioso che guida cocchi con re- ma, l’apparente divina perspicuità delle otta-
dini adornate di pampini / movendo tigri ve camoniane può celare simmetrie, asimme-
dall’alta vetta di Nisa»). trie, agnizioni, metafore al quadrato ecc.
142 Sineddoche: il fiume principale per in- 146 Dopo il nemico Bacco, l’amicissima
tendere tutta l’area geografica dell’India. Venere, che rivede nel popolo Lusitano le
Con Índia al v. 3, Indo forma una ulteriore gloriose virtù dell’antica gente romana a
repercussio. lei cara (Aeneadum genetrix… alma Venus,
143 Faria e Sousa accumula esempi di poeti come la defi nisce Lucrezio nel celebre in-
italiani cinquecenteschi che abbinano For- cipit del suo poema). Gli sforzi di Faria e
tuna e Caso nei loro versi (Tansillo, Varchi Sousa di identificarla allegoricamente con
ecc.). Non è necessario: la dittologia era pre- la Chiesa Cattolica sono infruttuosi, ma pur
sente in testi classici come Stazio e in Tom- suggestivi; si veda questo passo della smisu-
maso d’Aquino commentatore d’Aristotele, rata nota al v. 1: «A los ojos Catolicos, pues,
per fare solo due nomi. no ay cosa tan bella como la Iglesia, i Reli-
144
gion Catolica: luego bien elegida está para
Ovvero dai poeti. Camões non poteva
representarla essa Venus, por ser la muger
conoscere il più ampio poema celebrativo
mas hermosa de la compañia» ecc. («Agli
di Bacco, Le Dionisiache di Nonnos di Pa-
occhi del Cattolicesimo, poi, non v’è cosa
nopoli, a meno che non lo leggesse in greco
così bella come la Chiesa e la Religione Cat-
(l’editio princeps uscì ad Anversa nel 1569
tolica: qui ben scelta per essere rappresenta-
e, tradotta in latino nel 1605, sarà ben pre-
ta da Venere, essendo costei la femmina più
sente al Marino dell’Adone). Tuttavia pote-
bella della compagnia divina»). In realtà Ve-
va averne notizia, visto che l’altra opera di
nere, madre di Enea e quindi progenitrice
Nonnos, la Parafrasi del vangelo di Giovanni,
dei Romani, assume ora nel moderno poema
circolò in versione latina per tutto il ’500.
camoniano il ruolo di madre dei Portoghesi,
145 L’immagine è ricca di intrecci metaforici eredi dei romani per virtù e fortuna. Si veda
e colti, quasi pre-barocca, a usare una trivia- la magnifica descrizione della dea che si ma-
lità categoriale. Ovviamente il vaso con le nifesta al figlio in Aen., I, 402 sgg.
ceneri di un morto veniva sepultado, e l’ag- 147 Tingi o Tingis era il nome antico di
gettivo negro, come specifica Faria e Sousa,
Tangeri, capoluogo della Mauritania, con-
è indicativo di tristezza, lutto, dolore. Ma il
quistata dai Portoghesi nel 1471. «Tomase
vaso in questione è pieno d’acqua d’oblio,
[si prende, si adotta] aqui “terra Tingitana”
cioè dell’acqua del fiume Lete, o Amele-
geralmente por terra de Africa» (Manoel
te, che fa smemorare le anime (ben diversa
Correa). Quindi l’allusione è più in generale
l’acqua di Parnaso, sopra citata, che invece
ai successi lusitani nell’africa del nord.
rinvigorisce i poeti il cui canto vince l’oblio).
148 L’espressione na qual quando imagi-
Dunque l’esquecimento è figurato mercé una
immagine doppia e fusa: sepoltura e acqua na vale per a qual quando nella imagina, e
letea. Ma forse non è il caso di fermarsi qui. «não deve conseguintemente pôr-se pausa
Nel celebre mito di Er della Repubblica pla- [porsi una pausa] entre na qual e quando»
tonica si legge fra l’altro del fiume Amelete (Epifânio Dias). La nostra traduzione scon-
«che nessun vaso [ἀγγεῖον] può trattenere» volge un poco il delicato equilibrio gram-
(621a). Può darsi che Camões volesse rove- maticale del testo.
sciare l’effato platonico, ad accentuare la pa- 149 Infatti il portoghese è una lingua neo-
radossalità estrema e beffarda della metafora latina, come tutti sanno, e come ribadivano
che Bacco adotta? Inoltre un vaso pieno d’ac- al tempo di Camões: «nostra lingua paene
qua è uno smacco per il dio del vino, abituato latina est» scriveva André de Resende in
a colmare vasi di merum inebriante. Insom- Vincentius Levita et Martyr (p. 47 n. 44). Tut-
879
tavia proprio nel XVI secolo era diffusa una ecc.; così nella poesia antica: Luc., Phars. V,
orgogliosa concezione del portoghese come 721; Stat. Theb. I, 350-353 ecc. Austro fero fa
più direttamente derivante dalla lingua lati- pensare a espressioni come trux Eurus (Ov.,
na e più ad essa simile. Testo fondamentale Met., XV, 603).
in questo ambito fu Barros Dialogo, di cui si 155Cfr. Ov., Fast. VI, 9 «nemus arboribus
vedano i parr. 220 sgg. e l’introduz. di Ste- densum» (Epifânio Dias).
gagno Picchio pp. 27 sgg. 156 «domus omnipotentis Olympi» (Aen. X,
150 Uno degli appellativi notissimi di Ve- 1). Camões in questa ottava prende ispira-
nere, dal nome dell’isola di Citera. L’agget- zione, fra l’altro, da ivi, 96-97: «ceu flamina
tivo è ovviamente diffuso nella poesia di prima / cum deprensa fremunt silvis et cae-
Camões e nel petrarchismo europeo; cito ca volutant / murmura» ecc. («come i primi
soltanto l’Hinno a Venere di Tasso senior: soffi / quando fremono impigliati nelle selve
«Poi che cotanto grate / le vostre voci sono e agitano / ciechi mormorii»; Bismut evoca
a questa Dea; / meco di Citherea / altamen- anche ivi IV, 442-443). Si conferma comun-
te cantate / la virtute infi nita, e la beltate» que la considerazione generale di Ramalho
(Tasso B. Ode p. 104). sull’aemulatio camoniana: «Também a apro-
151 Che ovviamente conoscevano i destini ximação literal, de verso a verso, não è tanto
futuri. Cfr. infra IX, 38. Un passo dell’Attica frequente em Camões quanto a sugestão ge-
di Pausania riporta la seguente informazio- nérica» (Estudos Camonianos, p. 83: «D’altra
ne «Epigramma autem indicat, cœlestem parte l’approssimazione letterale, da verso
Venerem esse earum quae Parcae appellan- a verso, non è tanto frequente in Camões
tur, natu maximam [πρεσβυτάτην]» (XIX, quanto piuttosto la suggestione generica»).
157 Dio della guerra audace, quindi vicino
2: «Un epigramma indica che la Venere
celeste era una di quelle che son chiamate ai Portoghesi, interviene ora con violenza.
Parche, suprema per nascita»). Dunque Ve- 158 Ripetizione di perfia (porfia ott. 34, 7).
nere sarebbe la più antica delle Parche, o 159 Notori sono gli amori di Marte con Vene-
comunque loro vicinissima. re, moglie di Vulcano (Ov., Met. IV, 171 sgg.
152 Camões usa um e outro come sostantivi, ecc.). L’espressione amor antigo rammenta il
quindi non concorda il secondo col femmi- virgiliano «veteris vestigia flammae» (Aen.
nile (Venere). Nella traduzione, ovviamente, IV, 23), da cui la nostra traduzione.
ci si regola in altro modo. Rodrigues Estu- 160 Come Achille in Il. A 58.
dos discute l’argomento, adducendo altri 161 Merencório deriva da melancholicus,
esempi della costruzione (p. 84) .
ma qui ha più valore di enfadado, carrega-
153 Verg., Aen. X, 96-97: «Talibus orabat
do (cfr. Moraes e Silva Dicionário), ‘tetro,
Iuno conctique fremebant / caelicolae fosco, profondamente irritato’. D’altronde
adsensu vario» (cfr. supra). lo spettro semantico della melancholia era
154 ne la spessura] Paggi □ dell’oscura fo- amplissimo, come ho provato a mostrare nel
resta nel più folto] Averini. Come sempre mio volume La melanconia, Milano, Rizzoli,
sorprendente la fedeltà lessicale che il primo 2009. Non molto ci aiuta la voce Melancolia
traduttore italiano offre talora (salvo poi do- in Dicionário Camões, pp. 930 sgg. (Fernan-
ver modificare la sintassi). La coppia Austro do Pinto de Amaral).
Borea (vento del sud e vento del nord, quin- 162 Lo scudo pertiene all’iconografia di
di confl iggenti) è largamente diffusa nella Marte; Faria e Sousa suggerisce un’eco –
koinè poetica cinquecentesca; vd. Rvf 269, 4; non tanto convincente – da Aen. XI, 11:
Bembo, Rime, 172 Donnini, 11; Ariosto, O. «ensem collo suspendit eburnum» («sospe-
F. XLV, 112, 1; B. Tasso, Ode cit., pp. 97, 136 se la spada eburnea sul collo»): il gesto di
880
gettare sulle spalle lo scudo, straordinaria- 169 Tratto dall’inizio del discorso di Ve-
mente efficace e «visivo», potrebbe essere nere in Aen. X, 18: «O pater, o hominum
invenzione di Camões. rerumque aeterna potestas!», traslato da
163 Traduciamo letteralmente (come Paggi Camões in bocca a Marte.
59, Poppa Vòlture e altri), ma l’elmo è, alla 170«valia e obras = obras valorosas; è
latina, adamantinus, cioè duro come l’accia- hendyadis» (Epifânio Dias).
io, ovvero fatto di acciaio: son casque de dur 171 Naturale anche in italiano il verbo al
acier] Bismut. plurale dipendente da un sostantivo collet-
164 Immagine tipica dei poemi cavallere- tivo.
schi; cfr. ad es. Ariosto, O. F. XVIII, 101, 4: 172 Cfr. Aen. X, 8 «abnueram bello Italiam
«e alzossi la visiera». concurrere Teucris», detto da Giove («avevo
165 Come ben illustra Epifânio Dias, duro vietato che l’Italia ingaggiasse guerra coi
è un aggettivo caro a Camões e dalle molte Teucri»).
occorrenze semantiche; «aqui parece equi- 173 Spiega perché Bacco è «sospetto»: per-
valer a ‘temeroso’», ‘temibile, terribile’. ché le sue apparenti ragioni sono dettate in
166 Si veda la scena di Marte in Ov. Met. realtà da una passione violenta e odiosa.
XIV: «posita cum casside Mavors / talibus 174 Cfr. supra 30, 5 n. Qui molti intendono
adfatur divumque hominumque parentem / privado nel significato di ‘favorito, compa-
[…] impavidus conscendit equos Gradivus gno prediletto’, o anche ‘ministro, servitore’,
et ictu / verberis increpuit» (vv. 806-807, come nell’italiano antico privato. Tuttavia
820: «Marte, toltosi l’elmo, / in tal modo si c’è da dire che privar può significare ‘essere
rivolse al padre d’uomini e dèi / … impavi- in grazia di qualcuno’, e quindi lato sensu
do incitò i cavalli il Gradivo e con colpo / di ‘essere amato’ (amato] Paggi 59 □ predilet-
frusta li stimolò»). Il sólio puro è quello di to] Pellegrini ecc.). In ogni caso per Camões
Giove, cfr. supra 22, 3. Certo il gesto risulta Luso è sia filho che companheiro amado di
di una insolenza estrema. Bacco: vd. VIII, 3, 1 e 4, 4.
167 Espressioni analoghe nel X dell’Eneide, 175 intento] Faria e Sousa Paggi 59 □ pre-
sempre nella scena del concilio degli dei: «et tese] Pellegrini □ avis] Bismut; «tençao
tremefacta solo tellus, silet arduus aether», = parecer (sententia) […] e não ‘intento’»
«et totum nutu tremefecit Olympum» (vv. (Epifânio Dias).
103, 115). Altri esempi del topos in Faria e 176 da stomaco dannato] Paggi 59 □ d’a-
Sousa. nimo geloso] Pellegrini □ di cuore esulce-
168 Cfr. Stat., Theb. VII, 45-46: «laeditur rato] Poppa Vòlture □ un cœur plein de
adversum Phoebi iubar ipsaque sedem / lux fiel] Bismut ecc. Intende dire che il centro
timet» («il raggio di Febo riflettendosi ne è viscerale dove si riteneva fossero gli umori è
ferito / e la stessa luce teme quella casa»). in Bacco danado, «pervertido pela paixão»
Significativo che il passo sia tratto dalla (Epifânio Dias), «apaixonado, mal disposto
descrizione dell’orribile domus immansueta contra alguem, de máo animo, e mal inten-
del dio Marte, imitata dal Boccaccio in Tes. cionado» (Moraes e Silva Dicionário: «preso
VII, 32 sgg. («in questa vidde la ca’ dello dio dalla passione, maldisposto contro altrui, di
/ armipotente, questa edificata / tutta d’ac- malanimo e mal intenzionato»). Cfr. infra
ciaio splendido e pulio, / dal quale era dal 70, 6: «de peito venenoso e tão danado». «O
sol riverberata / la luce che abborreva il luo- motor do comportamento de Baco è a inve-
go rio», 32, 1-5). Si noti l’acciaio boccacciano ja, espécie de sentimento doloroso, próprio
(la casa è in realtà di ferro) e si rammenti de homens inferiores» («Il motore del com-
l’elmo adamantino di Marte in Camões. portamento di Bacco è l’invidia, specie di
881
sentimento doloroso, proprio degli uomini ligera»: «dritta e schietta, perché così è più
inferiori»), scrive Luis de Oliveira e Silva, leggera»).
delineando, come osserva Nóbrega No rei- 183 Nell’originale va (vá) ha valore congiun-
no da água che lo cita, un Bacco «neurótico tivo e ottativo: ‘vada’; per ragioni di tradu-
frustrado, rancoroso, invejoso e ressentido» zione lasciamo un vago presente che ha sfu-
(p. 318). Alves (A fortuna crítica, p. 201) rin- mature di futuro.
cara: l’ira del dio è «dominada, segundo as 184Il verbo reformar-se, come annota
vozes do narrador e do próprio personagem,
Epifânio Dias, sta per «refazer-se», riposan-
pela inveja e pelo medo da humilhação»
dosi e procurandosi foraggiamento.
(«dominata, secondo le parole del narratore
185 Il cenno d’assenso richiama quello di
e dello stesso personaggio, dall’invidia e dal
terrore di subire umiliazione»), senza se e Giove in Aen. IX 106 «adnuit» = X, 115
senza ma. (la ripetizione di versi identici nel poema
177
virgiliano si ritrova anche in quello di
e giammai l’invidia altrui toglierà il
Camões, detto per inciso).
bene di cui si è degni e che il Cielo vuole]
186 Mavorte è latinismo da Mavors.
Pellegrini. Ecco espressa patentemente da
Marte la specifica passione di Bacco: l’inveja. 187 Risulta evidente anche la memoria
178 È una delle virtù cardinali; Faria e Sousa precisa di un passo dell’Iliade: «Atque
la intende per ‘costanza, perseveranza’, ma haec locutus […] annuit. Ad quem nutum
così l’opposizione con fraqueza (v. 3) si in- cœlum omne contremuit, et ambrosiae di-
vini verticis comae odorem spiravere» (A
debolisce.
528-530, traduz. Valla, Homeri Ilias p. 21:
179 Aen. X, 6-7: «Quianam sententia vobis «E dette tali cose annuì. Al suo cenno tutto
/ versa retro» («Perché le vostre intenzioni il cielo fremette, e le chiome del suo capo
/ si sono volte indietro? », parole di Gio- divino spirarono profumo d’ambrosia»).
ve all’inizio del concilio degli Dei); I, 237: Non improbabile altresì una reminiscenza
«quae te, genitor, sententia vertit?» («quale di Verg., Georg. IV, 415 «Haec ait et liqui-
intenzione, o padre, muta la tua decisio- dum ambrosiae defundit hodorem», pur
ne?», Venere a Giove). È evidente che de- se in contesto totalmente diverso (da cui
terminação corrisponde alla latina sententia. Garcilaso: «Ella [Venus] con mano presta y
180 Aen. I, 37: «Mene incepto desistere vic- abundante / néctar sobre el enfante despar-
tam» («Io, vinta, desistere dalla mia inten- zia», Ecl. II, 1297-1298, Boscan & Garcilaso
zione? »: a parlare è Giunone). c. 271r; «abundante» è ipallage, in quanto
181 Cfr. supra 20, 8. Per Faria e Sousa Mer- logicamente riferito a «néctar», oppure può
esser tradotto con ‘ricolma’).
curio rappresenta l’Arcangelo Gabriele. Vd.
188 Vd. supra, XX, 6.
Barreto Micrologia pp. 519-520 e infra II, 57.
182 189 Cioè: non dopo aver fatto gesto di omag-
Immagini diffusissime; cfr. Verg., Aen.
X, 248: «ocior et iaculo et ventos aequan- gio e saluto al sovrano Giove.
te sagitta» («più veloce di un dardo, e di 190 Sempre con dotta aemulatio, Camões
una freccia veloce come i venti»); XII, 856: sembra rifarsi anche qui a Omero, nel fi nale
«Non secus ac nervo per nubem impulsa del libro primo dell’Iliade: «se domos pe-
sagitta («Non diversamente da una freccia tendi somni gratia recipiunt. Habent enim
dall’arco scagliata attraverso una nube»); proprias singuli dij domos» ecc. (A 608 sg.,
espressioni come levior vento, ocior vento HV p. 24: «si ritirano nelle loro case per
e simili sono presenti in tutta la latinità. prendere sonno. Infatti ogni divinità ha la
Per bem talhada valga la glossa di Faria e sua propria casa»). Per néctar nel senso di
Sousa: «derecha, i pulida, porque asi es mas liquido odoroso si veda ad es. Ov., Met. IV,
882
250: «nectare odorato [Sol Clytien] sparsit Manilio (Astr. 5, 577 sg.; ai vv. sgg. il mito)
corpusque locumque». La differenza fra dica che i nati sotto il segno dei Pesci hanno
nettare e ambrosia, nota Manoel Correa, «se un animo ardentem che è spinto da summa
confunde, segundo tenho notado nos auto- libido ad ire per ignes (Sources Myth. pp. 33-
res» («si confonde, a quanto ho notato negli 34): cfr. «o Sol ardente / queimava então os
autori») e rimanda a Celio Rodigino, Lectio- Deuses». Ovidio, raccontando di Tifeo che
nes Antiquae (cfr. VII, 13, a p. 472 dell’ediz. terrorizzava gli dei, si limita a dire che «pi-
Lugduni, S. Onorato, 1560). sce Venus latuit» (Met., V, 331), mentre nei
191 La domus aetherea ad es. di Hor., Od., I, Fasti narra una versione alternativa, in cui
3,29 (‘cielo, Olimpo’). Venere e Cupido sono tratti in salvo da due
pesci gemelli che poi saranno la costellazio-
192Aen. XII, 791: «omnipotentis Olympi». ne (Fast. 2, 461-474).
Riprende ora la narrazione del viaggio di
197 Para-similitudine: infatti Giove e Vene-
Vasco da Gama e dei suoi.
re vegliano sui Portoghesi.
193 Una delle espressioni recursive (formu- 198 Nell’originale os tempos, al plurale come
laiche) del poema. Cfr. ad es. Verg., Aen. V,
in latino tempestates (Epifânio Dias).
2 «fluctusque […] secabat». Cfr. Peixoto
199 Aen. V, 862: «Currit iter tutum non se-
Camões p. 155 per la forma analoga arar o
mar. tius aequore classis» («La flotta percorre il
194 proprio cammino sicuro sulle acque tran-
Cioè a sud-est, o meglio, nel profondo
quille»). Cfr. anche passi quale: «Caeruleo
dell’emisfero australe procedendo verso
per summa levis volat aequora curru; / sub-
oriente. Cfr. Rodrigues Estudos pp. 86 sg.
sidunt undae, […] / fugiunt vasto aethere
195 Fra la costa africana e l’isola di Mada- nimbi» (ivi, 819-821: «Vola sul carro ceruleo
gascar, difronte al Mozambico da cui dista sulla superficie dell’acqua; / le onde s’abbas-
circa 400 km («algunas 60 leguas» Faria sano … / fuggono le nuvole dal vasto cielo»).
e Sousa, cioè più o meno 334 km). Etiopia Nondimeno Camões, riteniamo, procede
identificava l’Africa in generale. Sulla visita qui come altrove liberamente, con tutte le
in Mozambico cfr. Castanheda Descobri- memorie classiche e volgari possibili nella
mento I, 5. mente, certo, ma in «serenità» creativa. Si
196 Intende che il sole era nel segno dei vedano altri passi del poema come V, 1, 2-4
Pesci (siamo alla fi ne di febbraio del 1498). («quando abrimos / as asas ao sereno e sos-
Varie le fonti del mitologema. Cfr. ad es. segado / vento»), oppure X, 144, 1-2 («Assi
Hyg., Astr. 2, 30 («Diognetus Erythraeus ait foram cortando o mar sereno, / com vento
quodam tempore Venerem cum Cupidine sempre manso e nunca irado»). Il nome an-
fi lio in Syriam ad flumen Euphraten venisse, tigo è quello dell’Etiopia, dove si riteneva
eodem loco repente Typhona [un Gigante fossero nati i primi uomini sulla terra, e. g.
«violentissimo»], de quo supra diximus [28], ap. Diod. Sic. I, 10, 3 (che si riferisce precisa-
apparuisse; Venerem autem cum fi lio in mente agli abitanti κατ’Αἴγυπτον).
flumen se proiecisse et ibi figuram piscium 200 Cfr. Barros Ásia I, 8, 4: «Em a párte da
forma mutasse» ecc. («Diogneto Eritreo so- terra de Africa sobre a Ethiopia o que Pto-
stiene che un tempo Venere venne col figlio lemeu chama interior […] jáz outra terra
Cupido in Siria al fiume Eufrate, e che in que em seu tempo nam era nota, e ao pre-
quel luogo all’improvviso apparve Tifone, sente muy sabido o maritimo della, depois
di cui sopra dicemmo. Venere allora si get- que descobrimos a Jndia per este nósso már
tò nel fiume col figliolo ed ivi mutò la loro oceáno. O principio da qual, começando na
figura in forma di pesci»; vd. Sources Myth. Oriental párte della é Prasso promontorio,
p. 35; Igino Mit. Astr. p. 51). Curioso che Áque elle Ptolemeu situou em quinze graos
883
contra o sul e em tantos está por nos vere- cita due occorrenze (interessanti ma inutili)
ficádo». «Na verdade o cabo Praso, onde, se- nel Floridante di B. Tasso (la princeps curata
gundo a geographia de Ptolomeu, começava dal figlio, uscirà nel 1587) e altre in Barros,
a terra incognita que juntava a costa oriental ma tutto deriva se mai da un’espressione bi-
africana com a extremidade oriental da Asia, blica: «quia non est factum sicut cogitabat»
era o cabo Delgado» (Epifânio Dias; «Nel- (1 Mcc 6, 8). Camões replica il verso identi-
la parte della terra africana sopra l’Etiopia co a II, 70, 4.
ciò che Tolomeo chiama interiore … giace 207 «sayano daquela ilha sete ou oyto barcos
altra terra che al suo tempo non era nota, a vela» (Castanheda ibid.).
e al presente è assai conosciuta la costa di 208 s’alborota [Paggi (con ispanismo cru-
essa, poi che scoprimmo l’India attraverso
do). Camões segue da presso Castanheda:
questo nostro oceano. Il principio di tale
«y os nossos […] derão hâa grande grita»
terra, cominciando dalla sua parte orientale,
ecc. (ibid.).
è il promontorio Prasso, che Tolomeo aveva
209 non fanno altro che rimirare la causa
situato quindici gradi verso sud e noi l’ab-
biamo verificato. In verità il capo Prasso ove, della loro contentezza] Pellegrini. Cioè l’ap-
secondo Tolomeo, iniziava la terra incognita parizione dei batéis.
che univa la costa orientale africana all’e- 210 Per ‘Legge religiosa, Credo’. Il termine
stremità orientale dell’Asia, era capo Delga- tornerà molto spesso nel poema.
do»). Un errore di coordinate nell’edizione 211 Camões sintetizza Castanheda, ivi, p.
di Tolomeo del 1525, spiega Epifânio Dias, xii.
fece sì che i lettori collocassero la latitudine 212 Sempre da Castanheda viene l’informa-
del Capo al livello del Mozambico, mentre
zione (cfr. Epifânio Dias).
la giusta latitudine era più a sud di quasi 5°.
213 Notiamo che l’espressione o sabe riferi-
201 Per ‘bagna’. Useremo altre volte questo to al Po offre il destro a Faria e Sousa per
calco. Faria e Sousa evoca Barros Ásia I, 4, 4: citare loci paralleli da Virgilio a Sá de Mi-
«em hum pedaço de terra torneado dáguoa randa, e va bene; significativo però è dopo,
salgada» («in un pezzo di terra circondato in parallelismo, l’uso del verso o sente per
d’acqua salsa»). l’Eliade che si va metamorfosando e quindi
202 Sintagma che ritroviamo a II, 56, 6; V, subisce (sente) l’evento nel proprio corpo in
97, 1; la variante «valeroso Capitão» a I, 64, trasformazione.
1; II, 109, 1. 214 Quindi di colore nero, abbrunato. Per
203 Espressione oblativa eroica, più vol- il mito di Fetonte cfr. Ov., Met. II, 1 sgg.;
te iterata nel poema: «se oferecer á dura in particolare: «Tum vero Phaeton cunctis
morte» (III, 35, 5); «dos perigos a que ele e partibus orbem / adspicit accensum / […]
se oferece» (ivi 69, 6); «ao duro sacrifício se Sanguine tunc credunt in corpora summa
oferece» (ivi 131, 8, detto di Inés); «quem a vocato / Aethiopum populos nigrum traxis-
tamanhas cousas se oferece» (IV, 82, 8). se colorem» (vv. 227 sg., 235 sg. «Allora Fe-
204 Cfr. Ar., O. F. 44, 91, 1: «E come uom tonte vide il mondo incendiato da ogni par-
d’alto e di sublime core». In traduzione alte- te … Si crede dunque che per l’affluire del
riamo l’ordine naturale sintattico, che inve- sangue alla superficie della pelle / i popoli
ce Camões tende a rispettare quasi sempre. Etiopi abbiano da allora avuto il colorito ne-
gro»). Il Po è ivi citato tra i fiumi incendiati
205 «Vasco da Gama não quis que as tomas- (v. 239 e cfr. Marziale X, 12, 2 «Phaeton-
sem, por não aver disso necessidade» (Ca- tei…Padi»), mentre «Lampetie», una delle
stanheda I, 1, 5, p. xi). Eliadi trasformate in pioppi od ontani, si
206 Espressione molto diffusa; Faria e Sousa irrigidisce radicandosi al suolo (vv. 348 sg.).
884
Il nome «corretto» della ninfa sorella di Fe- mentre Lattanzio Placido, commentatore di
tonte sarebbe a Lus. V, 91, 6 («Lampécia»), Ovidio, ci svela il nome della terza fanciulla:
mentre qui «Lampetusa» ha creato molti «Phaetusa, Lampetie, Phoebe»; in dettaglio
dubbi negli esegeti. Epifânio Dias verifica vd. Benedetta Rossignoli, L’Adriatico gre-
la presenza del nome Lampetusa in alcuni co. Culti e miti minori, Roma, L’Erma di
manoscritti di Fulgenzio (ma vd. Myth. I, Bretschneider, 2004, pp. 239 sgg.
Fabula Phäetontis: «Arethusa, Lampetu- 215 Forse – e ripetiamo forse – vaga me-
sa», dall’edizione basileense Henricpetrina moria di un celebre verso dantesco: «dalla
del 1543, p. 29) e nel commento del Servio cintola in su tutto il vedrai» (Inf. V, 33: si
Danielino ad Aen. X, 89 («Phaetusa et Lam- noti che Das cintas di Ee è corr. in Da cinta
petusa»), nonché in Boccaccio (Geneal. VII, in E, ma è trivializzazione). In Castanheda,
43) il quale «cita Lampetusa como encon- se vedo bene, il particolare della nudità non
trando-se em Ovidio, o que não è verda- è indicato.
de». Infatti recita Boccaccio puntualmente: 216 Segue Castanheda I, 5: «vestidos de pa-
«Phäetusa, Lampetusa et Lampetia, ut ait
nos dalgodão listrados e de muytas córes,
Ovidius, fi liae fuere solis, & secus Padum
uns cingidos ate o giolho, e outros sobraça-
mortem Phäetontis flentes in arbores versae
dos como capas, e na cabeça fotas [= toucas
electrum lachrymantes sunt» (dall’edizione
Cam.] con vivos de seda laurados de fio dou-
di Basilea 1532, p. 190: «Fetusa, Lampetusa
ro, e trazião terçados mouriscos e adagas»
e Lampezia, come tramanda Ovidio, furo-
(p. xii). Cfr. Radulet Vasco da Gama, p. 89.
no figlie del sole e presso il Po piangendo
217 L’anafil (plur. anafis) era una «trombe-
la morte di Fetonte vennero trasformate in
alberi che lacrimano ambra»). Se la fon- ta direita, como charamela, senão que tem
te di Camões fosse Boccaccio (cosa di cui menos boca [ancia più corta], e mais largu-
alcuni dubitano), allora tutto tornerebbe: ra, usada entre Mouros» (Moraes e Silva);
in questi versi del poema sarebbe evocata «Anafi l es instrumento de la forma de chiri-
Lampetusa, più avanti Lampetia, entram- mia con menos boca, i mas largura, pero de
be figlie del Sole iuxta lo pseudo-Ovidio metal» (Faria e Sousa). Quindi una specie
boccacciano. Ma la tradizione classica, a di corno elementare (il port. charamela e lo
parte gli esempi addotti da Epifânio Dias, spagnolo chirimía rimandano all’italiano
sembra indicare talvolta due Eliadi, come ciaramella). Manoel Correa parla invece di
in Odiss. XII, 132 (Φαέθουσά τε Λαμπετίη), «frautas retorcidas» (letteralm. ‘flauti ritor-
talvolta tre, come in Ovidio, ove abbiamo ti’). Il termine comunque, di origine araba
Phaethusa sorella maggiore, Lampetie e (cfr. Federico Corriente, Dictionary of Ara-
una «tertia» innominata. Escludendo l’idea bic and Allied Loanwords, Leiden-Boston,
peregrina che Camões fondesse i due nomi Brill, 2008, ad voc), era diffuso nelle sue va-
ottenendo «Lampe+tusa» (Costa Pimpão), rianti locali nell’area romanza: amfil (Fran-
resta l’ipotesi più probabile che il nostro cia meridionale, «trompette», con varianti
avesse in qualche modo contezza del passo note nafil lamfil, namfil), anafil appunto, o
di Boccaccio. Tuttavia, a complicare tutto, añafil (catalano, spagnolo, portoghese) ecc.
ci si mette ad es. il consultatissimo Ravisius Vd. la noterella erudita di Giulio Bertoni
Textor, che negli Epitheta nomina tre He- in «Archivum Romanicum», 1, 1917, p. 439.
liades: «Phaetusa, Lampetia, & Iapetia» (p. Si osservi, per sonorosos, che qui l’attributo
157 dell’Epitome pubblicata da S. Gryphius non può avere il senso di ‘melodioso’, ben-
a Lione nel 1548). Non solo. Fonti antiche sì piuttosto ‘fragoroso’. Cfr. le «sonorosas
come Igino offrono un elenco di nomi del- trombetas» di Corte-Real (Sucesso IV, p. 49).
le Eliadi più corposo: «Merope Helie Ae- 218«E com tudo os barcos os seguião
gle Lampetie Phoebe Aetherie Dioxippe», sempre capeandolhes a gente deles que os
885
esperassem», etc., Castanheda ibid («e in- lis inter mensas laticemque Lyaeum». Per i
tanto le barche li seguivano, e la gente su di queimados de Faeton cfr. supra, n. a 46, 8.
esse faceva gran cenni perché li aspettasse- 224 Cfr supra, «da Ocidental praia Lusi-
ro»). Cfr. Verg., Aen., III, 532: «vela legunt tana», I, 2. Ponendo in facile ma efficace
socii et proras ad litora torquent» (Faria e rima baciata del distico Occidente e Orien-
Sousa; «i compagni raccolgono le vele e vol- te, Camões epitoma con un linguaggio va-
gon le prue verso la riva»). gamente canterino l’immensità del viaggio
219 Analoga illusione è espressa in Barros e dell’opera dei Portoghesi – e del proprio
Ásia, I, iv, 6: «pareceu aos nóssos […] que poema indirettamente.
tinham acabado o fi m de seus trabálhos» 225 «Chegádos estes bárcos ao navio de
(«sembrò ai nostri … che avessero raggiunto Vásco da Gãma, levantouse hum daquelles
il termine delle loro fatiche»). homeens vestidos, e começou per aravigo
220 Nell’originale: amainase a verga alta. perguntar que gente era e o que buscávam.
Qualche esempio di traduzioni: scendon le Ao quem Vasco da Gãma mandou respon-
antenne] Paggi □ ripiegar vele, ammainar der per Fernam Martinz linguoa [o lingua
pennoni] Bonaretti □ raccolgono le vele alla era detto ‘l’interprete’; cfr. comunque Barros
verga alta] Poppa Vòlture □ abbassando le ivi p. 130; Castanheda I, 6, p. xiij «isto lhe
vele e l’alta antenna] Mercedes la Valle □ dezía pelo língoa Fernão Martinz»], que eram
the sails furled aft and main] White □ on Portugueses vássallos del rey de Portugal»
cargue les voiles, on amène la haute vergue] (Barros Ásia I, 4, 3: «Giunte queste barche
Bismut etc. In sostanza si sciolgono tutte le alla nave di Vasco da Gama, si levò uno di
vele, compresa la più alta. quegli uomini con addosso abiti, e cominciò
in lingua araba a chiedere chi erano loro e
221 Si osservi che il termine gente si è ripe- cosa cercavano. A lui Vasco comandò fosse
tuta cinque volte nelle ultime ottave senza la risposto, tramite l’interprete F. Martins, che
ricerca di sinonimi: è una scelta ben precisa. erano Portoghesi, sudditi del re del Porto-
222 Ovvero ‘cortesemente, amabilmente’, gallo»; cfr. Radulet Vasco da Gama p. 88 sg.).
come in latino humaniter (Epifânio Dias). Per interrogazioni simili in Virgilio vd. ad es.
Insolitamente abbiamo un enjambement, Aen. I, 369 sg.: «Sed vos qui tandem, quibus
per quanto non forte. aut venistis ab oris / quove tenetis iter?» (≈
223 «Estes homens como chegarão aos na- «quem eram, de que terra, que buscavam»).
vios entraram dentro muy seguramente 226 Fuori luogo qui il rimando a «diver-
como quem conhecerão os Portugueses, e sa per aequora vectos» ecc. di Aen. I, 376.
assi conversarão logo coeles, e falavão ara- Semplicemente, forse, diversa si riverbera su
via [cfr. arábica língua]: no que se conhe- diversos, v. 4.
ceo que erão mouros. Vasco da Gama lhes 227 L’immagine è topica; la ritroviamo in
mandou logo dar de comer: e eles comerão Garcilaso (El. I, 307), in Ariosto, OF III, 17.
e beberão» (Castanheda ivi, p. xii: «Questi Si intenda dall’estremo Sud (Antartico) all’e-
uomini appena giunsero alle navi vi salirono stremo Nord (Callisto, la ninfa trasformata
molto sicuramente come chi conoscesse già in Orsa maggiore, visibile solo nell’emisfero
i Portoghesi, e così conversarono subito con boreale). L’espressione, dicevamo, diffusa,
loro, e parlavano arabo, dal che si capì che sta a significare pressoché «tutto il mondo»,
erano mori. Vasco da Gama ordinò subito o meglio, tutto l’Oceano. Più avanti, a V, 15,
di rifocillarli, e quelli mangiarono e bev- 7 Camões nomina entrambe le Orse, mag-
vero»). Per il licor di Lieo (vd. gli attributi giore e minore (Callisto e Arcade). In realtà
di Bacco enumerati in Ov., Met., IV, 11-18), il percorso dei Portoghesi è stato da Nord a
cioè il vino, cfr. Verg., Aen. I, 686: «rega- Sud: forza dei topoi nella poesia.
886
228 Non può non risuonare l’espressione 233 Vd. Ov., Met. I, 300: «nunc ibi defor-
biblica «coelos novos et terram novam» (Is. mes ponunt sua corpora phocae». Cfr.
65, 17; cfr. anche 66, 22; II Pt 3, 13; Apc 21, anche Boscán, Leandro 2455: «los phocas
1); nel verso di Camões il refrain veterote- y delfi nes y otros monstruos» (Boscan &
stamentario proietta l’impresa dei Lusitani Garcilaso c. 167v). Si noti che qui, come in
in una prospettiva provvidenziale e persino Camões, phoca è maschile. Se nel portoghe-
escatologica. se antico il lemma poteva essere sia maschi-
229 D. Manuel (1495-1521), chiamato O le che femminile, sembra che Camões, su
venturoso: sotto il suo regno Gama compì ispirazione del cit. Boscán, sia stato il primo
la conquista dell’India, Cabral scoprì il Bra- a usare il termine al maschile (Rodrigues
sile, altre esplorazioni si diressero verso la Estudos p. 87).
Groenlandia ecc. 234 Ma ci par ben ragion] Paggi □ ma ades-
230 L’Acheronte è uno dei fiumi infernali, so è giusto] Pellegrini. Ulteriore espressione
come si sa. «La désignation de lac est impro- ricorrente (anche fuori del poema); cfr. IX,
prie, mais traditionelle: cf. Virgile, Énéide, 20, 5; I, 101, 3-4, 113, 7 ecc.
VI, 323; Cocyti stagna vides Stygiamque palu- 235 Memoria possibile di Inf. V, 81: «Venite
dem, où des autres fleuves des Enfers, le Co- a noi parlar, s’altri nol niega». Singolare il
cyte et le Styx, sont respectivement désignés parallelismo poligenetico con Tasso, G. L.
comme un étang et comme un marécage», XII, 60, 5-6: «pregoti (se fra l’arme han loco
cioè ‘come uno stagno e come una palude’ i preghi) [:neghi] / che ’l tuo nome e ’l tuo
(Bismut). L’altro fiume a completare la serie stato a me discopra». Forse anche memoria
dei quattro era il Flegetonte. Inutile dire vaga di una frase di S. Ambrogio, ripetuta
che questi idronomi erano presenti ampia- nel tempo da numerosi predicatori: «ibi ne-
mente nell’Inferno di Dante. gat, ubi veritas non est» (Exp. In Lucam X,
231 Ripetizione appena variata di 50, 8. Il 75). Non vedo nella parentetica del v. 6 una
sistema compattamente ecoico della sintassi maliziosa allusione al costume menzognero
camoniana si ripropone subito con il polit- dei Mori (Faria e Sousa), piuttosto una for-
toto navegamos…navega. mula di cortesia.
232 236 Domande ricorrenti nell’epica virgilia-
Aggettivo ricorrente, in parte stereotipa-
to, ma anche emblematico di un poema della na, come fa notare Faria e Sousa (cfr. ad es.
distanza estrema, degli antipodi, della fine – Aen. I, 330-333; VI, 669-671 ecc.). Cfr. supra,
o quasi – del mondo conosciuto. Nel primo 51, 3-4.
canto si ritrova a 57, 3 e 100, 5 («terra tão 237 S’intenda sempre Lei per ‘Legge religio-
remota»). Faria e Sousa commenta il nostro sa, credo religioso’. L’uomo das ilhas vuole
verso così: «entiende no navigado hasta ago- distinguere sé e la propria ‘razza’ (nação) da-
ra; qual era desde el Cabo de Buenaesperança gli aborigeni (probabilmente di etnia bantu)
hasta alli» («vuole dire non navigato fino ad che sono rimasti allo stato di natura, irrazio-
allora; quale era dal Capo di Buona Speranza nali e senza un culto certo, stabilito. Mentre
sino a colà»). Infatti Adamastor, descriven- loro sono maomettani, e fieri della propria
do la propria pietrificazione, dirà «remoto religione che è diffusa in tutto il mondo
Cabo» (V, 59, 6). Non si dimentichi poi il (iperbolicamente). Si osservi il parallelismo
memorabile finale della prima elegia Tristium Lei… nação… Lei… ração; la prima cop-
di Ov.: «nobis habitabitur orbis / ultimus, a pia è virata «al negativo» come la seconda
terra terra remota mea» («dovrò abitare l’ulti- (sem) in quanto i maomettani si defi niscono
mo lembo di mondo, / una terra remota dalla estrangeiros. Da notare che raçao, più che
mia terra»). Non sarà sfuggito il malinconico ‘ragione, razionalità’, indica «regra [regola]
e virtuoso calembour ovidiano a Camões. que se dá nos navios, communidades, nas
887
888
falsità nel comportamento ossequioso dei (a seconda dei mss. che lo tramandano, uno
Mouros. «Vasco da Gama […] não ficou muy viennese, uno di Laon, l’altro di Monaco):
satisfeito dos modos e cautÑlas que sintio no «currus cristallo lucidus alba», Keil V, p.
mouro falando com elle, porque entendeo 576 («albo pro alba legendum»).
nam ficar tam contente como mostrou quan- 252 insolita] Pellegrini.
do soube quÑ eram Portugueses» (Barros 253 La dittologia cuida e nota viene seguita
Ásia I, IV, 4, pp. 132 sg.: «Vasco da Gama …
dalla preposiz. articol. na, che si legherebbe
non rimase molto soddisfatto delle maniere
solo al primo dei due verbi, ma l’irregolarità
cautelose che avvertì nel moro parlando con
sintattica è ammessa; anche noi nella tra-
lui, poiché intuì che quello non era affatto
duzione usiamo riflette e nota seguiti da un
contento, come mostrò quando seppe che
compl. ogg. che si addice transitivamente a
loro erano Portoghesi»).
nota e non a riflette. Rodrigues Estudos, p.
250 Nel’originale Irmaã, sorella: Diana so- 88, ritiene invece che cuida concordi con na
rella di Febo. e nota, a distanza, con como del v. 7.
251 L’ottava è divisa nettamente in due 254 «Partido o Mouro muy alÑgre das peças
quartine. Nella prima ha provvisoria con- que leváva mais que por ver os nóssos na-
clusione l’episodio dell’incontro coi Mori quellas pártes, começarãm elles festejar a
dell’isola, nella seconda assistiamo a una nóva que deu: dando louvóres a deos pois já
delle tante figurazioni astronomico-mitolo- tinham visto gente que lhe faláva na Jndia»
giche che marcano il linguaggio dell’epos (Barros Ásia I, 4, 4, p. 132: «Partito che fu il
classico. La luce del giorno scende sulle ac- Moro, ben contento delle regalie che porta-
que dell’oceano e vi affonda, scomparendo, va con sé, molto più che del vedere i nostri
ma subentra un’altra luminosità (alumiasse), in quei luoghi, cominciarono i Portoghesi a
quella lunare. Febo e Diana sono dunque festeggiare le notizie che quegli aveva dato,
fratelli nel ruolo di schiarire la tenebra. Il ringraziando gli dèi poiché finalmente aveva-
sole dovrebbe tramontare dalla parte della no incontrato gente che parlava loro dell’In-
terra in Mozambico, è stato fatto notare. Ma dia»). Vasco da Gama però rimane cauteloso
Camões, più che pensare «alla portoghese», e dubbioso, come spiega Barros di seguito.
pensa da poeta. Infatti il topos è così diffuso L’errata Setta è ovviamente quella del mao-
da rendere inutili le dotte citazioni di Faria mettanesimo. I marinai sono rimasti forse
e Sousa (peraltro nessuna di esse proprio impressionati da quanto detto all’ottava 53, 7.
congruente); significativo invece il riman- 255 Di Nettuno, cioè del mare. Propria-
do agli ultimi versi dell’ecloga camoniana mente Neptunine è vocativo di Thetys, iuxta
As doces cantilenas (VII): «quando Febo Catull., Peliaco quondam, Carm. 64, 28, se-
nas águas se encerrou / cos animais que o condo la lectio delle stampe antiche (oggi
mundo alumiavam, / e co luzente gado apa- si preferisce la lezione Nereine, cfr. Catullo
receu / a celeste pastora pelo Céu» («quan- Poesie p. 126 appar.), ma qui Camões usa un
do Apollo si richiuse nelle acque del mare / aggettivo colto, un para-latinismo.
con i cavalli che illuminavano il mondo, / 256 Cfr, Sannaz., Arc. IIe, 135: «le stelle n’ac-
mentre col lucente gregge apparve / la cele-
compagnano e la Luna» (Faria e Sousa). Cfr.
ste pastora nel Cielo»). Diana è detta «Phoe-
in generale Marnoto A «Arcadia».
bi germana» (Cam. Irmã) ad es. da Claud.,
257 Cfr. Rvf 23, 142: «per spelunche deserte
Cons. Stil. III, 334. Singolare la coinciden-
za – poligenetica, si è costretti a dire – con et pellegrine»; Aen. I, 60: «sed pater omni-
un verso, o frammento di verso, attribuito potens speluncis abdidit atris [scil. ventos]».
a Ovidio dal compilatore di un trattato De 258rubiconda] Paggi 59 □ color di rosa]
dubiis nominibus, o De generibus nominum Bonaretti □ variopinta] Pellegrini □ aux
889
teintes vives] Bismut □ variegata] Averini nopolitano non lasciava dubbi, ad esem-
ecc. «El marchetada vale esmaltada porque pio all’inizio del poema: «Fatui, qui boves
todo es una hermosa labor, i composicion de Hyperionide Solis / comederunt» (Homeri
pedacitos de colores varios», che sia tarsia o Odyss. c. 3r).
mosaico (Faria e Sousa: «Il termine marche- 262 «[…] Vasco da Gama, que sabendo
tada significa smaltata, poiché è tutto uno que ele avía de ir, mandou embandeirar e
splendido lavoro e composizione di pezzi di toldar a frota», ma tenendosi pronto a un
vario colore»). eventuale tradimento dei mori (Castanheda
259 Lo spargimento della luce da parte I, 6, p. xiij: «Gama, che sapeva che doveva
dell’aurora è immagine classica: «Et iam andarsene, ordinò di imbandierare e co-
prima novo spargebat lumine terras / Ti- prire la flotta»; toldar sta per «cobrir com
thoni croceum linquens Aurora cubile», tolda», che è «obra de panno que cobre os
celeberrimi versi di Aen. IV, 585 sg.: «E già barcos, e navios para abrigar do Sol, e chuva
la prima Aurora spargeva la terra di nuova a quem vai sobre a coberta», Moraes e Silva
luce / lasciando il letto dorato del consorte Dicionário).
Titone» (versi ripresi identici a IX, 459 sg.; 263 se pure allegro] Averini. Cioè era di lieto
cfr. Hom., Il. XI, 1-2 e Od. V, 1-2, in entram- aspetto ma, come vedremo subito, dubitava
bi i casi ad apertura di canto). Virgilio è a che i nuovi arrivati fossero Turchi (sospetto
sua volta debitore di Lucrezio II, 144: «Pri- errato, confermato da Castanheda e Barros).
mum aurora novo cum spargit lumine ter- Tuttavia o Regedor avrebbe dovuto nutrire
ras». Camões contamina il modello latino «sympathie pour des frères en religion»
con la figurazione petrarchesca dei «capei (Bismut). Infatti l’odio nascosto nasce nel
d’oro a l’aura sparsi» a Rvf 90, 1, dove le de- Regedor quando scopre di avere davanti a sé
clinazioni del verbo spargere si moltiplicano cristiani: cfr. infra 69. Ma i Turchi eventuali
(cfr. ivi, 127, 83 sg.; 196, 9 ecc.), e peraltro, invasori erano comunque temibili.
come notano i commentatori del Canzonie-
264 Espressione tecnica già latina: leves na-
re, non senza un paradigma virgiliano alle
spalle: «dederatque comam diffundere ven- ves, expeditae ecc.
tis» (Aen. I, 319). Così il cortocircuito della 265 Inumani o immanissimi erano spesso
memoria poetica camoniana si chude e si defi niti i Turchi; cfr. Epifânio Dias.
compatta, senza necessità di citare numero- 266 Gli apousentos originari dei Turchi erano
se altre riprese del topos. presso il mar Caspio. «La Natione de’ Turchi
260 Tinta di colore che si predica formulai- senza dubbio alcuno ha l’origine sua da gli
camente dell’Aurora (Ἠώς) sin da Omero Scithi, hora chiamati Tartari; i quali habita-
(ῥοδοδάκτυλος ecc.), come si sa. no le solitudini sopra il mar Caspio» (P. Gio-
261 Elios, il sole, fi glio di Iperione; dal lat. vio in Dell’Historia universale dell’origine et
Hyperionius, locuzione sofisticata, più pro- imperio de’ Turchi parte seconda […] raccolta
babilmente derivata da Valerio Flacco (Arg. da M. Francesco Sansovino, Venezia, appres-
II, 34 sg. «Hyperionius […] currus») che so F. Sansovino, 1560, c. 72v = Dell’Historia
non da Avieno, come propone Faria e Sousa universale dell’origine et imperio de’ Turchi,
(Descr. orb. terr. v. 1309 «Sol Hyperionius»). raccolta da M. Francesco Sansovino, Venezia,
Averini traduce erroneamente «Iperio- F. Rampazetto, 1564, c. 213r).
ne» e Tocco segue la svista (nonché Costa 267 Costantino Paleologo XI Dragàses (dal
Pimpão), commentando «Iperione […] pa- nome serbo della madre Dragaš, figlia del
dre del Sole. Spesso, come qui, si identifica principe Costantino Dragaš) fu l’ultimo
col sole medesimo». Ma anche la traduz. imperatore bizantino; i Turchi presero Co-
latina dell’Odissea di Andrea Divo Giusti- stantinopoli alla fi ne del maggio 1453. Che
890
qui Camões faccia forse riferimento a Co- Aen., I, 734: «adsit laetitiae Bacchus dator»
stantino il Grande (Epifânio Dias), come e il nostro, nel Rei Seleuco: «que segun di-
simbolo stesso dell’impero bizantino, non è cen, Señor, / Vinum laetificat cor / hominis,
impossibile. Il «grande Costantino» è però y le es provechoso» («che come si dice, Si-
chiaramente indicato infra, III, 12, 8 (in gnore, il vino letifica il cor degli uomini, e gli
quel luogo non può trattarsi del Paleologo, è giovevole»).
come invece lascia intendere Tocco). «Some 270 Cfr. Castanheda I, 6, p. xiij: «lhe man-
by Constantino understand the Great, when dou dar muy bem de comer dessas conser-
it means the Little: the difference is shown vas que levava, e do vinho, e ele comeo e
by the apocryphal inscription on the famous bebeo de boa vontade» («comandò di dargli
bronze pillar at Byzantium: “Constantinus molto bene da mangiare di quelle conserve,
me construxit: Constantinus me destruet”» che con sé traeva in viaggio, e del vino, e
(Burton II, p. 574, n. a I, 60, 8). Anche Bar- quello mangiò e bevve di buon appetito»).
reto non aveva dubbi: «O primeyro de que
271 Epifânio Dias osserva che il termine ara-
o poeta falla, C. 1 est. 60, foy per alcunha
cognominado o Paleologo, o qual perdeo a via per lingoa arabica era spesso usato per
cidade de Constantinopla, no anno de 1543 intendere lingoagem inintelligivel. Ancora
em 29 de Mayo […]. O segundo em o C. 3 oggi anche noi diciamo ‘parlare arabo’ allo
est. 12 foy Constantino Magno» (p. 234). stesso modo.
272 Cfr. sopra, 60, 1 e n. «Ho çoltão pregun-
268 Barros parla di «conservas da ilha de
Madeira» e «peças» (I, 4, 3-4). Traducendo, tou a Vasco da Gama se vinha de Turquía,
non rispettiamo subito dopo (e anche) la tri- porque ouvira dizer que erão brancos assi
plice anafora dell’originale dalhe. como os nossos» (Castanheda, I, 6, p. xiij:
«il sultano chiese a Vasco da Gama se venis-
269 Si osservi la ripetizione, in un’area ri- se dalla Turchia, poiché aveva sentito dire
stretta, di alegria e derivati: cfr. 57, 2; 59, 6 che erano bianchi come i nostri»). Traccia di
e 7; 60, 1; 61, 1 e 6. Nella traduzione non questo dubbio originato dalla pelle chiara
variamo, anche se le sfumature di senso dei portoghesi può essere presente nel ter-
cambierebbero. Ma è importante sottoline- mine a cor del v. 6, che in genere si riferisce
are ancora la tendenza alla figura etimologi- alla policromia di vesti e vessilli, mentre per
ca e al polìttoto come parte di una tensione Faria e Sousa è prima di tutto «el color de
generale della lingua del poema verso la nuestra gente».
repetitio e la selectio lessicale (vd. Rodrigues
273 Tre modi di intendere la stessa cosa,
Estudos, pp. 89-90, con documentazione
coeva ma conclusioni inaccettabili). Questa cioè il credo documentabile da libri sacri.
tensione è intesa come squisitamente epica Una «variedad de nombres» (Faria e Sousa)
da parte di Camões, che quando vuole è che articolano in un tricolon l’identità re-
capace di esibire un eloquio ben più mar- ligiosa. Naturalmente la trittologia non è
chetado. Per quanto concerne l’attributo ar- sinonimica, anche se forma una sorta di en-
dente, predicato del licor, cioè vino, disusato diatri. Lei è il termine ricorrente nel poema
per i maomettani («diventerà topos della a indicare in generale il tipo di religione:
letteratura anti-araba imputare ai musulma- cristiana, maomettana, pagana, ebraica. Il
ni di bere vino contro i precetti della loro preceito allude alla sfera normativa liturgica,
religione» Tocco), Faria e Sousa rimanda a morale e/o sociale della Lei, la fé a quella
Hor., Carm., II, 11, 19: «ardentis Falerni». spirituale e a ogni forma di adorazione.
Ardente è aggettivo caro al nostro, come già 274 Si noti deseja: seja, rima ricca, e la ripe-
notammo sopra, a 55, 2. Che il vino infon- tizione di ver negli stessi versi, con veja in
da gioia è res nullius; cfr. comunque Verg., polittoto al v. 5.
891
275 Il vero dubbio del Regedor è ora chia- 281Evidente il richiamo al Symbolum Nica-
ramente evidenziato: teme di avere cristiani enum, ovvero il nostro Credo: «visibilium
nella sua terra, nemici aborriti. L’astuzia dei omnium et invisibilium».
Mori, tema su cui Faria e Sousa insiste ri- 282 Cfr. Petr., Rvf 4, 3: «che criò questo
percussivamente, si dimostra in una forma et quell’altro hemispero», ovvero l’intero
di cautela e diplomaticità nel Regedor, che globo terracqueo. Epifânio Dias intende
riesce a ottenere la risposta giusta con una invece il riferimento alla sfera celeste e ter-
domanda indiretta. restre («factorem coeli et terrae»), mentre
276 Ci si aspetterebbe un pretérito imperfeito Roridrigues Estudos p. 89 considera hemi-
(desse) e invece abbiamo un congiuntivo pre- spherio come sineddoche per «‘todo o mun-
sente. Caldera traduce così: «dice a Vasco de do’, ‘todo o universo’». In Rodrigues si legge
Gama que recibe / gusto de ver las armas que poi che «segundo o conceito primitivo, a
usaba / cuando con enemicos peleaba [com- terra era um disco, uma superfície plana cir-
batteva]». Faria e Sousa parafrasa: «pide al cular, coberta por um hemisfério».
Capitan, que le dè muestras de las fuertes ar- 283 Per: ‘l’animato e l’inanimato’, ‘l’organi-
mas» ecc. Paggi: «mostra de l’armi al capitan co e l’inorganico’. La prima quartina espone
richiede». L’eccezione alla consecutio tempo- la dottrina del Dio creatore, secondo l’anda-
rum che Camões ostende (pedia que lhe dê) mento dittologico del Credo; tuttavia esordi-
si ripropone alle strofe 64 e 66, mostrandosi sce non con l’atto della creazione, che viene
quindi come una consuetudine stilistica; «a
nominato subito dopo, ma con l’império di-
isso autorizavam os versos ditos de redon-
vino, e ciò è significativo perché Gama sta
dilha, cuja pouca extensão forçava por vezes
parlando a un musulmano e implicitamente
a recorrer a tais processos, nos modos e nos
confutando con autorità la sua religione.
tempos» (Rodrigues): «ciò autorizzavano i
La seconda quartina invece è cristologica e
versi della redondilha, la cui brevità forzava
soteriologica, centrata sulla Passione e sulla
a volte a ricorrere a tali procedimenti, nei
redenzione del genere umano.
modi e nei tempi». Faria e Sousa più sdegno-
284Riassume in una ulteriore formazione
samente: «variando lo tiempos, no solo con
la licencia Poetica, sino inclinandose aun a bimembre tutta l’umiliazione della Passio.
la vulgaridad de los Romances antiguos» (c.vo 285 inaudita] Paggi □ intollerabile] Pelle-
mio: queste variazioni di tempo, argomenta il grini □ intolérable] Bismut □ incredibile]
commentatore, non erano solo licenza poeti- Averini ecc. Camões crediamo intenda ‘al
ca ma concessione alla volgarità delle vecchie limite della possibilità di sofferenza’, quindi
forme poetiche). Cristo soffrì più di ogni altro essere al mon-
277 Sviluppo di quanto riporta Castanheda (I, do. Ma insofríbil (latinismo come visíbil, in-
6, pp. xiij-xiiij): «e dizíalhe que lhe mostrasse visíbil, insensíbil) potrebbe riferirsi anche a
os arcos de sua terra, e os livros de sua ley». injusta formando una specie di endiadi: ‘una
278 Il già citato Fernão Martins, per cui vd.
morte che non era giusto che Cristo dovesse
soffrire’. Si noti comunque che il verso è in-
anche Radulet Vasco da Gama pp. 89, 111,
corniciato da una figura etimologica: sofren-
139 n. 45. Vasco aveva un secondo interpre-
do…insofríbil, per cui la più intima volontà
te, Martim Afonso (ivi p. 82, 85 e intr. p. 61),
poetica camoniana è sempre generazione di
che capiva le lingue africane.
senso-suono. Il concetto principale risulta
279 Nell’ordine delle domande del Moro. quindi quello del ‘soffrire l’insoffribile’, che
280 «la generacion Turca, a que llama enojo- è predicabile del Dio che si fa uomo e la cui
sa, que en Portugues vale inmunda» Faria sofferenza è la nostra salvezza, ove crescen-
e Sousa. do l’una cresce anche l’altra.
892
286 «descendit de caelis […] et ascendit Faria e Sousa in questo modo: «entiende
in caelum», Symb. Nic. Camões aggiunge por ellos la Escritura sacra, i en particular
un chiasmo Terra-Céu/Céu-Terra (che pur- el Testamento nuevo, i el Missal i Breviario
troppo noi non rendiamo nella traduzione), Romanos». Tuttavia si può anche pensare,
alludente appunto, con soluzione retorica oltre che al semplice plurale neutro βιβλία,
altamente semantica, all’incarnazione come ai libri del Pentateuco (ovvero la Torah per
salvezza per i cristiani (e comunque coelum gli ebrei) riconosciuti nel Corano. «Deus
et terram era all’inizio del Genesi, come si pius atque misericors, scilicet vivus et altis-
sa). Il topos è consustanziale alla religione simus, praeter quem non est alius: qui prius
evangelica, per cui citare loci paralleli sem- testamentum, deinceps Evangelium rectas
bra inutile; comunque Faria e Sousa evoca vias hominibus tradidit; postremo librum
Jorge Manrique e le sue splendide Coplas a veracissimum videlicet Alfurcam vestre le-
la muerte de su padre: «y aun aquel hijo de gis confirmatorem vobis desuper praebuit»:
Dios, / para sobirnos al cielo, / descendió / «Dio santo e misericordioso, ovvero vivo e
a nascer acá entre nos / y bivir en este suelo altissimo, oltre al quale non ve n’è altro: egli
/ do muriõ» (VI, 68-73: «e ancor quel figlio trasmise agli uomini il vecchio testamento,
di Dio, / per elevarci al cielo, / discese / a quindi il Vangelo come rette vie da seguire;
nascer qua tra noi / e bere su questo suolo infi ne il libro veracissimo detto Alfurca die-
/ ove morì»). de a voi come conferma della vostra legge»
287 (Alcoran p. 21 = L’Alcorano c. 34r; cfr. sura 3,
L’espressione Deus Homo allude impli-
2-3); più avanti: «a prophetis, quibus [Deus]
citamente all’apologia dell’incarnazione
libros et sapientiam tradidit» (ivi p. 24 =
salvifica secondo ragione operata da S. An-
L’Alcorano c. 36r). Da non escludere poi la
selmo nel suo celebre Cur Deus Homo. Ma
diade Antico e Nuovo Testamento.
ovviamente l’effato è universale; cfr. ad es.
289 «Ele lhe disse que não era de Turquia
Ag., Serm. 186, 1: «ut quemadmodum homo
est anima et caro, sic esset Christus Deus et senão dum grande reyno que confi nava coe-
Homo» («al modo in cui l’uomo è anima e la, e que os seus arcos e armas lhe mostraría,
carne, così è Cristo Dio e Uomo»). e os livros de sua ley não os trazia, porque
288 no mar não tinhão necessidades deles» (Ca-
Potrebbe esserci una memoria del «di-
stanheda I, 6, p. xiiij: «Egli rispose che non
scorso scritto nell’anima» di cui parla So-
era turco, ma di un grande regno che confi-
crate in Fedro 276a («qui in animo discentis
nava con la Turchia [in quanto grosso modo
cum scientia scribitur»; la contrapposizione
in area “europea”], e che gli avrebbe mostra-
em papel…na alma corrisponderebbe in
to i suoi archi e le sue armi, ma che i libri
parte al ragionamento socratico che in pra-
della sua fede non li portava con sé, perché
tica rovescia completamente il nostro detto
nel mare non ne avevano necessità»). Forse
verba volant, scripta manent, trasforman-
perché in mare il Capitano è responsabile
dolo, se vogliamo, in scripta volant, verba
anche dell’osservanza religiosa e presiede ai
manent in animo inscripta). Ma quella del
culti? Ma forse per altro motivo, visto che in
Capitano è anche un’ulteriore risposta pro-
genere nella flotta erano presenti sacerdoti
fondamente cattolica (e anti-protestante):
o frati.
ogni mediazione fra libro e individuo è
290 Nel senso di ‘mi impegno, garantisco’.
data dai sacerdoti, per cui il buon cristiano
ha la sua verità evangelica appresa e scritta 291 Inizia qui un catalogo di armi, che se-
nell’anima, anche senza la continua lettura gue in parte il modello dell’elenco di reges
della Bibbia, diversamente dal rapporto che ed acies di Aen. VII, 641 sgg., topos epico
i musulmani hanno col Corano. Il plurale os (su cui vd. Roberto Nicolai, Il catalogo dei
livros (anche in Castanheda) è spiegato da popoli italici nell’«Eneide» (7, 623-817) e i
893
suoi modelli, «Antiquité», 129, 2017, 1, en ses, termine generico, indica qui particolar-
ligne: http://journals.openedition.org/me- mente le armature che proteggono il tronco;
fra/4108). Si vedano versi quali: «Pila manu malhas e laminas si riferiscono metonimi-
saevosque gerunt in bella dolones / et tere- camente alle armature in maglia di ferro e
ti pugnant mucrone veruque Sabello» (ivi, in lamine metalliche (vd. in Faria e Sousa
664 sg.: «Portano in mano giavellotti e acute una descrizione dettagliata); la partazana
picche in guerra, / e combattono con pugna- era un tipo di alabarda con punta di ferro.
li arrotondati e con lo spiedo Sabino’); «Non Cfr. Corte-Real: «de laminas se vestem logo
illis omnibus arma, / nec clipei currusve so- todos, / e de luzente malha grossa, & forte»
nant: pars maxima glandes / liventis plumbi (IV, p. 49).
spargit, pars spicula gestat / bina manu (ivi, 296Proietti per uccidere, ben diversi dalle
685-688: «Non da tutti costoro s’ode il ri- bombas di II, 90 (infra), che sono festose lu-
suonare delle armi, / degli scudi, dei carri: minarie.
la maggior parte d’essi lancia ghiande / di
297 les barils de poudre] Bismut □ le mar-
piombo livido, altri brandiscono / due aste
per mano»); «Teretes sunt aclydes illi / tela, mitte sulfuree] Averini □ sulphur pots]
sed haec lento mos est aptare flagello; / lae- White. Erano le «panelas para a polvora»
vas cetra tegit, falcati comminus enses» (ivi, (Epifânio Dias).
298 Perifrasi mitologica indicante gli ‘arti-
730-732: «Hanno giavellotti tondeggianti, /
ma è loro costume adattare a questi una dut- glieri pesanti, bombardieri’.
tile cinghia; / uno scudo coriaceo protegge 299Non credo possa intendersi per «apou-
la sinistra, usano spade falcate nei combat- cadas de animo», come ipotizza Epifânio
timenti da vicino»); «aerataeque micant pel- Dias, ossia ‘di scarso coraggio’.
tae, micat aereus ensis» (ivi, 743: «bronzei 300 I rimandi di Faria e Sousa a Manrique
rifulgon gli usberghi, rifulge bronzea la spa-
e Ariosto possono essere tralasciati; il lin-
da», ove si noti lo splendente chiasmo) etc.
guaggio, paremiografico, di questo verso
292 «com referencias ás empresas e divisas»
risuona di passi biblici; ad es. Sir 4 35: «noli
(Epifânio Dias) che adornavano appunto gli esse sicut leo in domo tua» («non essere
scudi. come il leone nella tua casa»); Rm 15, 1:
293 In traduzione purtroppo non rispet- «debemus autem nos firmiores inbecillitates
tiamo l’ipallage (espingardas de aço puras ≠ infirmorum sustinere et non nobis placere»
*puro). («dobbiamo noi dunque sorreggere le fragi-
294 Calco di Ov., Met., I, 468: «sagittifera… lità degli infermi e non compiacercene») o,
pharetra» (Faria e Sousa). Si noti l’affollarsi in generale, Io 10 ecc.
di latinismi nel poema, come sarà nella 301 «avendo muyta communicação entre os
lingua spagnola con Góngora. nossos e os mouros vierão eles a entender
295 «e mostroulhe algâas bestas [archi, o que os nossos erão Christãos pelo qual toda
meglio balestre; cfr. infra IX, 67] com que amizade que tinhão coeles se ne tornou em
mandou tirar. De que ho çoltão ficou espan- odio e desejo de os matarem e de lhe toma-
tado, e assi d’algâas couraças que lhe forão rem as naos» (Castanheda I, 7, p. xiiij: «es-
mostradas» (Castanheda I, 6, p. xiiij: «e gli sendoci piena comunicazione fra i nostri e
mostrò alcune balestre con cui ordinò di i mori, costoro intesero che i nostri erano
lanciare; del che il sultano fu intimorito e Cristiani, talché tutta l’amicizia che nutri-
meravigliato, e altrettanto d’alcune corazze vano per loro si volse in odio e desiderio di
che gli furono mostrate»). Per la defi nizione ucciderli e prender loro le navi»).
precisa delle singole armi, ricorriamo alle 302 È la prava cogitatio del linguaggio patri-
glosse di Epifânio Dias, riassumendo: arne- stico e il malo pensamento dell’italiano an-
894
tico, presente in numerosi commenti a Inf. alla malvagità del Soldano c’è l’immagine
IX, 38, ove le tre Furie rappresentano la pra- del serpente del Genesi, velenoso in quanto
va cogitatio, la prava elocutio e la prava ope- serpente e condannato a strisciare sul petto
ratio, tutti e tre comportamenti predicabili (Gn 3, 14). L’attributo danado rafforza que-
del Moro. Naturalmente anche l’espressione sta configurazione. Inoltre il Moro è parti-
mala volontà è diffusa nei testi cinquecen- colarmente callidus, come il serpente dell’E-
teschi, e in portoghese má vontade assume den, e perciò maledictus, dannato.
il significato preciso di «odio intestino, ou 309 Cfr. supra, 69, 4.
entranhavel» (Vieyra Dictionary, ad voc. 310 Per la forma sabendo ser sequaces, ar-
«Grudge»).
caica («inteiramente antiquado» Epifânio
303 Ulteriore figura etimologica; cfr. sopra, Dias): «Hoje sabendo serem, porque o infi ni-
n. a 61, 6. Bella l’analogia (per poligenesi?) to tem sujeito próprio no plural. No tempo
che Faria e Sousa istituisce con Tasso, Ger. de Camões ainda havia plena liberdade no
Lib. VII, 30, 4: «motto non fanne, e no ’l di- uso desta forma verbal» (Rodrigues).
mostra in faccia». 311 Naturalmente Cristo.
304 Comportamento pregno di falsità, che si 312«Eternidade: em sentido concreto, =
attribuiva come luogo comune ai Mori. Fa-
Deos eterno» Epifânio Dias.
ria e Sousa parla di «espiritu infernal».
313 Prima delle aperture oratorie di cui il
305 affabilmente] Pellegrini □ doucement]
poema è non parco. Forse c’è una vaga me-
Bismut. Più spesso traduciamo brando e
moria di passi danteschi come Par. XXXIII,
derivati con un calco, anche se il senso può
124-125: «O luce etterna che sola in te sidi, /
avere nuances appena diverse. Si noti co-
sola t’intendi, e da te intelletta / e intenden-
munque che l’italiano ‘blandire’ qui è cal-
te te ami e arridi!»
zante: di blandirli decise] Averini. La radice
314 Ribatte insistentemente sull’ipocrisia
è la stessa, anche se brandir in portoghese
significa ‘brandire un’arma’, o anche ‘oscil- del Moro: falso… enganosa… fingido, e vd.
lare, vibrare, far vibrare’. sopra, 69, 4-8. «Note-se o e adversativo»
306
(Rodrigues).
«levar o premio corresponde a praemium
315 Nella traduzione non si rende la forte
(pretium, fructus) ferre» Epifânio Dias. In-
fatti Faria e Sousa cita Claudiano, Epith. de allitterazione dell’originale cortárão… curta,
nupt. Honor. 142: «pretium non vile laboris». ulteriore elemento della tenuta omogenea e
307
brillante del linguaggio camoniano. Per cor-
«e sabendo que tinha necessidade de
tar vd. sopra, 18, 5 e n.
piloto pedío ao çoltão que lhe desse dous,
316 Cfr. sopra, 58, 2. L’espressione latina
porque se hum morresse ficasse outro: e ele
lhos prometeo com condição que os conten- Neptuni aquas era alquanto diffusa; vd. ad
tasse» (Castanheda I, 6, p. xiiij: «e sapendo es. nel commento a Ov., Met., VI, 70 sgg. di
che aveva necessità di una guida chiese al Giorgio Sabino: «sicut et rerum perturbatio
sultano che gliene fornisse due, affiché se per Neptuni aquas [scil. intelligitur]» (Fabu-
uno dovesse morire, ne restasse un altro; larum Ovidii interpretatio, Wittenberg, Ere-
egli glieli promise, a condizione che poi li di G. Raw, 1555 c. G6r).
premiasse»). 317 Rodrigues (Estudos p. 90; Rodrigues)
308 Nel ternario-invettiva Contra li malivoli ritiene che il testo originario di Camões ri-
di Cariteo, forse noto e magari anche caro portasse qui «despedido» in rima identica,
al nostro, troviamo il sintagma «venenoso ma è supposizione poco convincente.
petto» (v. 197 Pèrcopo; cfr. Cariteo Endi- 318 alla sua abituale abitazione] Pellegrini
mione c. Rviiir). C’è da dire però che dietro (cognito aposento).
895
319 Si parla naturalmente di Bacco, sulla cui ao futuro» (Epifânio Dias): «nella veemen-
doppia nascita da Semele e dalla coscia di za della sua rabbia, sembrano a Bacco già
Giove vd. Ov., Met. III, 260 sgg. (e non «IV, compiute le vittorie che ancora riguardano
12» Tocco). Bacco, tornando a Tebe, città il tempo futuro»; Bacco vede come già ri-
materna, ne fece la città principe del suo assunte in un’epitome anticipatoria le gesta
culto; cfr. Eur., Bacchae. Magnifica apertu- portoghesi che il poema illustrerà. Come il
ra di ottava che sposta il punto di vista alla Demonio, Bacco è un dio già sconfitto in
‘luminosa sede celeste’ (claro assento etéreo). partenza, ancorché attivamente nefario. In-
320 Ripresa di ajuntamento del penultimo fatti il Fado, il destino già determinato, lo
verso dell’ott. precedente. condanna ineludibilmente.
321 «El falso alli, vale astuto, perfido, o inju- 324 ‘Figlio di Giove’; cfr. sempre Giunone
sto; que assi declara Iustiniano esta voz en nell’Eneide: «Iovisque / et soror et coniunx,
las Instituciones. Dezimoslo, porque parece una cum gente tot annos / bella gero. Et
a algunos, que falsedad, i engaño, es lo mi- quisquam numen Iunonis adoret / prae-
smo, acusando al Poeta de descuido» (Faria terea aut supplex aris imponet honorem?»
e Sousa: «L’aggettivo falso vale per astuto, (I, 46-49: «Io, sorella e consorte di Giove,
perfido o ingiusto; Giustiniano spiega bene con un solo popolo da tanti anni / condu-
questa voce nelle sue Istituzioni. Lo diciamo co una guerra. E chi adorerebbe la divinità
poiché pare a qualcuno che falsità e ingan- di Giunone / ormai, o supplice porrà a me
no siano la stessa cosa, accusando il Poeta offerte sugli altari?»; si rammenti l’attacco
di trasandatezza»). Il grande commentatore dell’Hercules furens di Seneca in cui Giu-
secentesco difende Camões dall’accusa di none lamenta: «Soror Tonantis, hoc enim
ridondanza, o peggio sciatteria; delle Insti- solum mihi / nomen relictum est»).
tutiones di Giustiniano ha forse presente il 325 Si noti che la parola-chiave fado compa-
passo sulla Lex Cornelia de falsis (IV, 18) e re all’inizio e verso la fi ne dell’ottava (poi
l’espressione tecnica «dolo malo». Si noti
sotto a 75, 4); purtroppo noi non rispet-
che subito Bacco viene inserito nella scia
tiamo l’anafora squisitamente camoniana,
della falsità e dell’inganno in cui già si situa-
ma almeno la segnaliamo con evidenza in
va il Moro.
questa nota. «Entre os antigos ouve grande
322 e mentre in tale pensiero era tutto pre-
altercação, que cosa era Fado, & o poder
so] Pellegrini □ tandis qu’en son âme rou- que tinha […]. Tomando Fado como se deve
lait cette unique pensée] Bismut. A indicare tomar por huma ordem & curso das cousas,
che il malefico Bacco è ossessionato dall’i- encaminhado per divina Providencia, pode-
dea di come nuocere ai Lusitani. Il modello se admittir falar em Fado» (Manoel Correa
è senz’altro Giunone nel primo dell’Eneide: c. 15v: «Fra gli antichi vi fu grande dibattito
«cum Iuno aeternum servans sub pectore su cosa fosse il Fato e sul potere che aveva
volnus / haec secum: Mene incepto desi- … Prendendo il termine Fato come si deve
stere victam» ecc.: «quando Giunone, ser- prendere, cioè quale ordine e corso delle
bando eterna ferita nel suo petto, / disse fra cose, avviato dalla divina Provvidenza, si
sé: – Io desistere vinta dall’impresa?» (vv. può ammettere che si parli di Fato»).
36 sgg., influenti anche sull’ottava seguente;
326 Potremmo tradurre ‘si eclissi’. Il verbo
cfr. pure in particolare il v. 50 «Talia flam-
mato secum dea corde volutans»: «Tali pen- in questa accezione si ripropone a III, 2, 8.
sieri rivolgendo la dea nel cuore fra sé»). 327Alessandro Magno, le cui gesta narrate da
323 Letteralmente ‘conseguito’: «na vee- Curzio Rufo erano note a stampa già dal 1470.
mencia da paixão afiguram-se a Baccho já 328 Soggetto della frase, a indicare l’abilità
realizadas as vitorias que ainda pertencem bellica di Alessandro che fece ampie con-
896
quiste in Asia. Ci permettiamo una figura voltus sese trasformat anilis» (si tramuta in
etimologica assente nell’originale (soggio- aspetto di vecchia’). In realtà, dopo Omero,
gasse…giogo) per «compensare» gli analoghi «todos los Latinos frequentaron estas
artifici retorici che a volte non riusciamo a transformaciones», come ammette Faria e
riprodurre. Sousa. Vd. infatti anche Ov., Met. III, 275
329 Fa qui apparizione uno dei Leitmotive sgg. ecc.
della celebrazione camoniana dei Portoghe- 340 dal Xeque in conto havuto] Paggi, con
si, spesso vittoriosi nonostante l’inferiorità fedeltà eccessiva. Si tratta del Regedor di
numerica. prima, nominato qui col termine arabo.
330 Traiano, per cui cfr. supra III, 3. Non Nella nostra versione Sceicco è da computa-
viene ripetuta la preposizione co, secondo re come bisillabico.
una prassi comune dell’epoca; fra gli esempi 341 in un momento adatto per le sue men-
riportati da Rodrigues riportiamo solo il sg. zogne] Pellegrini □ en temps et heure pro-
dal Palmeirim: «se encontrarã cõ o principe pices à sa machination] Bismut. L’espressio-
Arjelao e rey de Bitinia». ne portoghese a tempo e a horas (‘in tempo
331 Letteralmente ‘dar luogo’. utile, al tempo opportuno, in orario’) è di
332
ampia diffusione.
Si osservi la repercussio su lemmi quali
342 Nell’originale como vale que modale,
astutamente, engano. L’espressione «fabricar
inganni» è anche nella Gerusalemme libera- soprattutto dopo verba dicendi. Anche nel
ta (IV, 19, 3), proprio a proposito dei diavoli nostro italiano antico e forbito può darsi un
mandati da Lucifero a ostacolare i cristiani. fenomeno simile.
333 343 Cioè ‘or ora’. Anche nell’italiano antico
Epifânio Dias fa notare un’analogia sul
piano della struttura oratoria con Eneide II, nuovamente poteva significare ‘per la prima
577-587 (l’episodio di Enea che scorge Ele- volta’.
na fra le fiamme di Troia, peraltro da alcuni 344 Figura etimologica in aggetto (fi ne ver-
ritenuto spurio). so): roubadoras… roubadas. Cerchiamo di
334 Chiude, come altrove, l’ottava con un restaurare un po’ di ecoicità traducendo co-
apoftegma, che suona stonato – o quanto- stor… costa. All’ott. sg.: roubos… roubarem.
meno triviale – in bocca al malefico dio; il 345 «Ca segundo tinha sabido dalguns ho-
tema dell’occasione, riproposto da Machia- meens das partes da franquia donde diziam
velli nel De Principatibus, come tutti sanno, ser: elles nam tinham rey, ou fe o avia na
è appunto proverbiale e perenne. sua pátria, o seu officio mais éra andar pelo
335Una delle dizioni formulaiche del poe- már darmáda a maneira de cosairos que por
ma: cfr. sopra, 56, 1. razam do commércio» (Barros Ásia I, 4, 9,
336 p. 154: «Infatti così aveva saputo da alcu-
Se seguiamo la sequenza dei significati
ni uomini della parte della regione da dove
di rabidulus (< rabidus, ‘rabbioso’) nel For-
dicevano provenire: essi non avevano re né
cellini o nel Du Cange, troviamo in sequen-
fede in patria, il loro mestiere era andar per
za «furore plenus, iratus, insanus». Qui i
mare armati come i corsari piuttosto che per
due termini però non sono sinonimi: l’ira
motivi commerciali»). In sostanza anche
conduce quasi alla follia il dio Bacco.
Bacco nelle sembianze del veglio accusa i
337 Vd. sopra, 43, 5. Portoghesi di essere pirati. Inoltre rovescia
338 In portoghese milhor (melhor) può vale- su di loro la modalità ingannosa che invece
re sia come aggettivo comparativo che come caratterizza il dio e i suoi protetti, i Mori.
avverbio (‘meglio’). 346sanguinolenti] Paggi 59 □ truculenti]
339 Più o meno come in Eneide VII, 416: «in Averini □ sanguinaires] Bismut. Si noti il
897
brillante passaggio dal discorso indiretto a 354 Cioè ‘venendo a terra dalle navi la gente
quello diretto, narrativamente efficace. fiduciosa, senza sospetto’. Cfr. Corte-Real:
347 Bacco usa lo stesso termine destruído «Grandes males, & danos soccederam / por
che sopra, a 73, 6, indicava il suo proposito hum pouco resguardo, ou por descuido»
di distruggere i Portoghesi: una ulteriore (III, vv. 3-4, p. 33: «Grandi mali e danni capi-
marca anche lessicale della sua falsità. tarono / per poca attenzione o distrazione»).
348 355 «Grandes ardis […] / engenhos, &
Vd. sopra, n. a 78, 8. E vd. 73, 5 falso
engano. invençam» (Corte-Real IV, vv. 1-2, p. 46).
349 356 La rima identica pare non creasse
Figura etimologica: roubos…roubarem.
350
problemi al gusto stilistico dell’epoca di
molheres è forma antica per mulheres,
Camões (Rodrigues). D’altra parte rafforza
analogo al nostro disusato mogliera.
il sistema della repetitio.
351 Altro part. pass. già visto sopra nella
357 Ovviamente nel senso latino di ‘abile,
meditazione odiosa di Bacco, 74, 1. Il dio-
sagace’.
demonio utilizza le parole della propria
358 Ancora destruídos all’inizio e alla fi ne
rabbia per ingannare il Moro attribuendo
false macchinazioni ai Lusitani. «En todo dell’ottava, insieme con la ripetizione di
esto quiso el P[oeta] enseñar las mañas del mortos, a compattare la coerenza semantica
traidor, que son imponer a otros lo que solo e il valore formulare del linguaggio epico:
ay en el, y pretender que cayga sobre ellos cfr. sopra, n. a 79, 3. Altri sono i richiami
el rayo que derechamente devia caer sobre intratestuali che omogeneizzano la sfera
el mismo» (Faria e Sousa: «In tutto questo «dionisiaca» (demoniaca) dei Lusíadas in
volle il Poeta illustrare le macchinazioni del questa e nelle precedenti stanze: imaginada
traditore, che consistono nell’attribuire ad no conceito ≈ 73, 7; astuto no engano ≈ 79,
altri quello che è soltanto nel suo animo, e 5; 77, 5; 76, 2-3; 73, 5 ecc. La rabbia di Bac-
pretendere che sopra di loro ricada il fulmi- co culmina nel cumulo fi nale dell’ottava, a
ne che giustamente dovrebbe cadere su lui enfatizzare una volontà di distruzione totale
stesso»). (totalmente, v. 2).
352 359 Perditio et mors sono dittologia in Iob
«O semper timidum scelus!» Stat.,
Theb. II, 490. «D’aqui veyo aquelle pro- 28, 22; Faria e Sousa richiama Greg., Mor.
verbio tão usado entre os Latinos: Ex con- in Iob XIX, 2: «Qui perditionis et mortis
scientia metus» Manoel Correa. Anche nomine nisi maligni spiritus designantur?
nell’ottava che Faria e Sousa riporta come Qui inventores mortis et perditionis exti-
sg. a questa «en el original», quindi assente terunt» ecc. («Chi col nome di perdizione
dalla stampa (cfr. Juromenha, Estancias de- e morte son designati se non gli spiriti ma-
sprezadas p. 400), appare in conclusione un ligni? Che furono gli inventori della morte
detto proverbiale che indicava la proiezione e della perdizione»). In tal modo il grande
del destino stesso di Bacco ingannatore sui commentatore secentesco rafforza la sua
suoi nemici: «que quem quer enganar fique argomentazione sull’interpretazione allego-
enganado». Cfr. Petr., Tr. Cup. I, 119-120: rica di Bacco come demonio.
«ché, chi prende diletto di far frode, / non 360 Qui il Moro, a nostro parere, è il Xeque,
si dê lamentar s’altri lo ’nganna». L’Anónima il Regedor, mentre soggetto della frase pre-
versão opta per una fig. etimol. che sarebbe cedente era Bacco travestito (cfr. Bismut pp.
piaciuta a Camões: «e quem engannos folga 233 sg.; il testo riportato da Cancioneiro de
de fabricar / nam se queixe depois s’outrem Luís Franco 212v dà conforto: «Tanto que
o enganna» (Triunfos p. 13, comm. p. 102). estas razois Bacho acabou, / o ya danado
353 di nascosto e in silenzio] Pellegrini. Xeque sabio e velho / os braços per lo colo
898
899
acendido, si noti che nel poema ha diverse latino (Epifânio Dias). Cfr. anche Rodrigues
sfumature semantiche, ma in generale tutte Estudos pp. 93-95, più analiticamente.
molto intense; l’abbiamo già incontrato su- 379 Bella la nota descrittiva sintetica delle
pra a 46, 6 a proposito del mito di Fetonte. candide spiagge in un contesto di scontro
371 Letteralmente: ‘si organizzava’, quindi bellico; a X, 50, 40 trovremo invece le «ro-
‘si teneva pronta’. xas Arábicas ribeiras». Nel Camões lirico
372 A proposito del topos Manoel Correa abbiamo ribeiras florecentes, deleitosas, gra-
evoca il De divinatione di Cicerone I passim; ciosas.
cfr. Forcellini ad vocc. «Praesagire, Praesa- 380 Alla latina: ‘di nobili sentimenti’
gitio». Cicerone distingue due «divinandi (Epifânio Dias), ed anche ‘forte, ardente,
genera, quorum alterum artis est, alterum piena di energia’.
naturae» (Div. I, 11: «due tipi di divinazio- 381 Insulto comune per i musulmani. Non
ne, dei quali uno è frutto d’arte, l’altro di
congruente il rimando a Ps 21, 17: «quoniam
natura»; vd. l’Introduz. di Sebastiano Tim-
circumdederunt me canes multi» (Faria e
panaro nell’ottima edizione da lui curata,
Sousa). Andar-lhe: «Hoje: “andarem”, por
Milano, Garzanti, 1988). Il sintagma cor
ter sujeito próprio no plural» (Rodrigues)
presago è ampiamente diffuso nell’italiano
come sopra, 71, 3.
poetico già dal XIV-XV secolo; un solo
382 Quindi ligeiro sta per ‘rapido’, oltre che
esempio da B. Tasso, L’Amadigi, IX, 32, 7
(«L’innamorato cor, presago forse / di nova ‘agile’.
haver di chi d’amore il morse», p. 50 dell’e- 383 Il toreador, toureio. Magnifico attacco
diz. Venezia, Giolito, 1550). di verso in un’ottava che lega gioia d’amo-
373 «Ne credas inimicum tuum in aeter- re ed eroismo alla devastazione di morte.
num» Sir 12, 10 (Burton). Dom Sebastião, il dedicatario dei Lusía-
374 Ripetizione del medesimo attributo di das, pare fosse un torero abilissimo e molto
84, 4, là in chiusa di verso, qui in apertura. appassionato, anzi quasi un vero profes-
La prudentia del Gama si manifesta nella sionista dell’arte della corrida (cfr. Anto-
sua estrema cautela. nio Rodovalho Duro, Historia do toureio
375 La cronica di Castanheda (I, 7, pp. xv
em Portugal, Lisboa, Bertrand, 1907, pp.
21-22). Tuttavia, in questa ottava la simili-
sgg.) è più articolata; il lungo estratto è ci-
tudine è istaurata fra i Portoghesi e il toro
tato quasi per esteso da Epifânio Dias. Vd.
atroce, contro i Mori nella parte del torero
Radulet Vasco da Gama p. 90.
felice amoroso. «Surpreendentemente, aos
376 Per ragioni di traduzione più armoniosa
navegadore portugueses corresponde, no
(ragioni ovviamente discutibili) creiamo un plano da comparação, não o toureiro, que
enjambement che nell’originale è assente; exibe a valentia correspondente ao epíteto
infatti le inarcature sono rare nel poema, “generosa” das linhas anteriores, mas a
che in questo senso aspira a una classicità figura moralmente repugnante do touro»
composta ma paradossalmente più vicina
(Madeira O símile épico p. 82: «Sorpren-
ad Ariosto e ben lontana dalla gravitas arti-
dentemente, ai naviganti portoghesi corris-
ficiosa di Tasso. Camões continua a conden-
ponde, sul piano del paragone, non il tore-
sare la più lunga narrazione di Castanheda
ro, che esibirebbe il valore corrispondente
e di Barros: è il diritto di «inventiva do Po-
all’epiteto generosa dei versi precedenti, ma
eta» (Rodrigues).
la figura moralmente ripugnante del toro»).
377 Leteralmente saya: ‘escano allo sco-
A III, 47, invece, Afonso re del Portogallo
perto’. sarà paragonato a un moloso, un forte cane
378 Costruzione simile all’ablativo assoluto da caccia, che riesce ad abbattere un enor-
900
me toro. Più avanti lo stesso Re eroe risul- trice petrarchesca (cfr. il classico Dámaso
ta nuovamente simile a un toro sconvolto Alonso, Pluralità e correzione in poesia, Bari,
dal desiderio erotico, bruto e cego amante, Adriatica, 1971). Sono le modalità con cui il
che irrompe sui nemici facendone scempio toureador provoca la bestia.
(III, 66-67). Tutto ciò apparrebbe contrad- 386 Ulteriore latinismo.
dittorio, o almeno ambiguo anche perché i 387 Non crediamo che qui derriba anticipi
Mori infedeli sono defi niti spesso cani (cães,
l’ultima immagine põe por terra (cfr. abbat-
perros). Ma fra il generico cani e il robusto
te] Pellegrini), con un hysteron proteron
e coraggioso molosso c’è una gran diffe-
iterativo. Moraes e Silva Dicionário riporta
renza. Sottendere sfumature ideologiche a
l’espressione specifica «derribar a lança»,
comparationes epiche ispirate dai contesti
cioè «pò-la no reste, horizontalmente
diversi ci pare dubbio. Si veda poi Luca 1,
para dar encontro», in italiano «mettere la
69 «et erexit cornu salutis nobis in domo
lancia in resta». Il toro (v. 6) inclinandosi
David pueri sui»; cornu salutis Christi sarà
ha esattamente posto ‘le corna in resta’,
così commentato nel Sentido metaforico:
quindi il suo derribar non è già l’azione
«tomando la metafora del toro que quando
di atterrare l’avversario, ma se mai il suo
quiere ventilar su enemigo abaxa la cabeça,
incornarlo orizzontalmente, più o meno.
cierra los ojos, y juega poderosamente las
Così la sequenza quadrimembre ritrova
armas, con evidente riesgo del que coge:
una consequenzialità perfetta. Vd. infatti
asi Dios erexit cornu: per primiero abaxò
Paggi: «incontra, fere uccide e prostra a
quanto fue possible la cabeça de los hom-
terra».
bres y de los Angeles» etc., c. 175v (Sentido
388 Letteralmente ‘nella’. Per l’uso vd. alme-
metaforico literal de todos los lugares de la
Sagrada Escritura […] Madrid, A. Martin, no II, 13, 8.
1627: «prendendo la metafora del toro che 389 «a furia da nossa artilharia» (Barros
quando vuole assalire il suo nemico abbassa Ásia I, 4, 4, p. 136). Inutile iper-correggere
il capo, serra le palpebre, e gioca poderosa- artilheria in artilharia (Epifânio Dias), come
mente con le sue armi, con evidente perico- indica Rodrigues Estudos p. 95.
lo di chi colpisce, così Dio eresse il corno, 390 In latino plumbea glans, che troviamo in
per primo abbassò quanto possibile la testa Lucrezio (VI, 306 sg.) e Ovidio (Met. XIV,
degli uomini e degli Angeli»). Il toro può 825 sg.). In Bluteau Vocabulario alla voce
essere in genere simbolo del sacrificio cristi- Plumbeo viene citata proprio la plumbea
co, come ad esempio in una lirica di Angelo pela di Camões, mentre in Thesouro IV si
Grillo; cfr. qualche notizia generica in Louis leggono, sempre alla voce Plumbeo, i versi
Charbonneau-Lassay Le Bestiaire du Christ, di De Andrade dal Primeiro Cerco de Diu
Paris, Desclée de Brouwer, 1943; traduz. «o plumbeo peso / saia lá da spingarda».
ital. Roma, Arkeios, 1994, pp. 123 sgg. Si notino le riprese dall’ottava precedente,
384 cerca bravamente] Pellegrini □ provo- ospitante il secondo termine di comparazio-
que] Bismut ecc. Il ledo amante andrà incon- ne (stile epico): mata, brado, ferido; assouia
tro a una pessima fi ne, come i mori contro evoca più alla lontana sibila ecc.
i Portoghesi da loro incitati (il bel paragone 391 Si osservino nell’originale le allitterazio-
epico si riferisce infatti alla strofa preceden- ni, le onomatopee, i contrasti fonici (retum-
te; cfr. almeno Verg., Aen., 103 sgg.: «mu- ba e assovia) in un magnifico dis-concerto di
gitus veluti cum prima in proelia taurus / musica materica. La metafora aërem ferire
terrificos ciet» ecc.). è quasi una catacresi, usata dalla Bibbia in
385 Formazione plurimembre (riproposta avanti. Ad es. Boezio spiega che una corda
al v. 8), di lontana ma sempre presente ma- più è tesa e più, percossa, «frequentius ac
901
spissius aërem ferit», ‘assai frequentemente rebbe parallelismo con la gente Portuguese
e spesso trafigge l’aria’ (Inst. mus. I, 3). del primo verso, così come all’ottava 87 ave-
392 fràngesi] Paggi 59. Infatti, letteralmente vamo la corrispondenza di belicosos Mouros
‘si spezza il cuore’ per l’angoscia. v. 2 e fortes Portugueses v. 4). Gli ultimi due
393 Coloro che erano postos em cilada (so-
versi ostendono un cambiamento d’aspetto
verbale (blasfema…maldizia), ma questo ri-
pra, 86, 6).
entra nell’uso camoniano e diremmo gene-
394 Somiglianza casuale con un celebre ralmente espressivo. Oggetto comune della
verso della Ger. lib. XII, 65, 1-2: «Segue bestemmia e della maledizione è la guerra,
egli la vittoria, e la trafitta / vrgine minac- incastonata a occhiale fra i due verbi reggen-
ciando incalza, e preme». Sequi nel senso di ti. Il soggetto è duplice, per concordanza ad
‘incalzare, perseguire’ è attestato nel latino sensum: il velho e la mãe, cioè le creature
classico; cfr. ad es. Verg., Aen. XI, 674: «se- più deboli che tradizionalmente imprecano
quiturque incumbens eminus hasta».
contro la guerra («bellaque / matribus dete-
395 Tricolon a eco del v. 2, con elegante pa-
stata», Hor., Carm. I, 1, 24-25).
rallelismo. 399 In originale apressado da pressa, ‘fretta’,
396Nell’originale cavalgada, inteso «figura- incontenibile (cfr. ital. prescia), quindi sma-
damente: ‘empreza arriscada’» (Thesouro). nia di sottrarsi ai colpi nemici. Cfr. infra V,
397 Letteralmente ‘la madre’; si intenda ‘i 32, 1.
vecchi deboli e le madri con prole’. 400 «con piedra, palo, flecha, lanza y dardo»
398 Bestemmiando la guerra, e ’l van consi- (Ercilla, Araucana VIII, 382); «E sendo os
glio / del pazzo veglio, e chi creò tal figlio] nossos bateis a tiro de funda lhe começarão
Paggi 59 □ blasfemó de la guerra y la mal- a tirar as pedradas, e os nossos lhe respon-
dixo / y al viejo inerte y madre de tal hijo] derão logo com muytos bombardadas» (Ca-
Caldera □ Ya blasfema de la guerra, i mal- stanheda I, 7, p. xvj: «ed essendo i nostri
deziala el viejo inerte, i la madre que cria al battelli a tiro di fionda, cominciarono a lan-
hijo] Faria e Sousa □ Oh come al vecchio, / ciare pietre contro di loro, e i nostri rispo-
al vecchio inerte che a tanta ruina / lo trasse, sero loro subito con molte bombardate»);
impreca [sogg. «il popol Moro»] dal core an- cfr. anche Barros Ásia I, iv, 4); «defenden-
goscioso / e nella piena del dolor bestemmia dose com sua corágem a qual lhe ministráva
/ il proprio nascimento, il proprio seme!] as ármas de pao, pedra, dentes e unhas»
Bonaretti □ già imprecano alla guerra i (Barros Ásia I, i, 6, p. 27: «difendendosi col
vecchi deboli e le madri che crescono i figli] coraggio che davano loro le armi di pali,
Pellegrini □ old men and women with their pietre, denti e unghie») «os mouros, que
babes lamented / cursing war and damning com pédras e cantos empediam a passágem
him who sent it] White □ Ils maudissent la per baixo» (Ivi, viii, 5, p. 306: «i mori che
guerre et blasphèment contre elle, le veillard con pietre e pali impedivano il passaggio dal
débile et la mère qui nourrit son enfant] Bi- basso»). Il termine canto «como sinónimo
smut. Come si vede da questi esempi, c’è una de pedra talhada era usual no tempo» (Costa
certa confusione nei traduttori. Proviamo a Pimpão); noi sospettiamo che invece signifi-
fare chiarezza. Il Mouro come popolazione è chi un palo cui è stata tagliata un’estremità
declinato al plurale sopra, a 86, 1; 87, 2; 89, rendendolo forse più aguzzo.
5, ma all’ottava seguente o Mouro va inteso
401«iamque faces et saxa volant, furor arma
collettivamente. Nella nostra ottava, al v. 4,
c’è il dubbio che Camões si riferisca al Moro ministrat» (Verg., Aen. I, 150).
come al Governatore o, più probabilmente, 402 atterriti] Pellegrini □ al panico in pre-
ai Mori in genere (in quest’ultimo caso ci sa- da] Averini.
902
903
415 «hum mouro branco […] disse a Vasco 420 Secondo Epifânio Dias a tento si riferi-
da Gama que o çoltão estava muyto arre- sce ancora a respondendo; generalmente si
pendido da paz que quebrara coele, e que intende invece che Gama, pur parlando con
tornaria de muyto boa vontade a confirmala il piloto, stia ben attento al momento in cui
e ser seu amigo» (Castanheda I, 7, p. xvj: ordinare l’apertura delle vele.
«Un moro chiaro di carnagione … disse 421 Anfitrite, che sarà detta «fermosa como
a Vasco da Gama che il sultano era molto as flores» a VI, 22, 1, in quanto consorte
pentito di avere infranto la pace con lui, e di Nettuno e madre di Tritone, e perciò
che tornerebbe con gran buona volontà a regina del mare, è il mare stesso con classica
riconfermarla ed essere suo amico»). metonimia mitologica (vd. Ov., Met., I, 14,
416 Nell’originale inica è sì un latinismo (< dove «Amphitrite» vale esattamente per
iniquam), ma con la caratteristica riduzione «pontus»; cfr. analogamente Catull. 64,
di qu al suono di c occlusiva; cfr. Epifânio 11); tuttavia è presente, nei versi camonia-
Dias p. 334. Per avere la forma perfettamen- ni, anche come Deusa, quindi come simbolo
te latina nei Lusiadi bisogna andare a II, 64, e creatura insieme. Vd. altresì Ov., Fast. V,
6: «terra iniqua tanto». 731: «ubi dives aquis acceperit Amphitrite».
422 Le altre Nereidi, «damas maríti-
417«pacem ipsam si afferrent, quoniam
sub nomine pacis bellum lateret, repudian- mas» (Faria e Sousa), accompagnano la
dum», Cic., Philipp. XII, 17 («anche se por- flotta lusitana come un corteggio fedele
tano pace, poiché sotto il nome di pace si e felice, quasi delfini-donne che esaltano
nasconde la guerra, va rifiutata»). l’aspetto femminile sereno del mare, cui si
contrappone quello tempestoso e perigoso.
418 Le fonti cronachistiche (Castanheda I, 7
Cfr. l’Elegia I, O poeta Simónides falando, v.
e Barros Ásia I, 4, 5) vengono ulteriormente 73: «O coro das Nereidas nos seguia».
scorciate da Camões. Vd. comunque conso- 423 «cahir em uma cousa è locuçao antiga no
nanze – segnalate da Faria e Sousa – quali:
sentido de dar por o que uma cousa è, conhe-
«levando consigo mais verdadeiramente
cer o que ella è» (Epifânio Dias). Quindi
hum mortal jmigo que piloto» (Barros ivi,
Gama non ha alcun sospetto di come stiano
p. 137: «portando con sé piuttosto un vero
effettivamente le cose, cioè che il Moro pilo-
nemico mortale che una guida») e, per il v.
to è un traditore maligno.
4, «porque em lugar de paz et resgate que
424 Parole ricorrenti per defi nire l’inganno-
lhe tinham prometido, armávam muytas
trayções» (I, 1, 15, p. 58: «giacché in luogo sità e le strategie malvage dei mori: cfr. ad
di pace e riscatto, libertà, che avevano pro- es. sopra, str. 81: ardil… engano.
messo loro, preparavano in armi molti tra- 425minuziosamente] Pellegrini □ copiosa-
dimenti»). mente] Poppa Vòlture.
419 C’è da tener presente anche l’interpre- 426 «Ille, dolis instructus et arte Pelasga»
tazione sintattica di Rodrigues: «o sujeito (Verg., Aen. II, 150). A parlare è Sinone il
de foi agasalhado não è o Capitão, ma sim traditore, e singolarmente Camõens lo evoca
o piloto do verso anterior, representado subito dopo, 98, 2. «El mismo Poeta nos avi-
pelo subtendido ‘este’. È mais um caso de sa desta imitacion en la est. siguiente» (Faria
mudança de sujeito» ecc. (Estudos p. 97: «il e Sousa). L’autore stesso, cioè, conferma
soggetto del verbo foi agasalhado non è il l’agnizione di lettura suggerendoci quanto
Capitano, ma piuttosto il piloto del prece- sia stretto il legame col suo auctor.
dente verso, rappresentato da un sottinteso 427 Rispetto ad es. a malquerente, l’allo-
este, questi. Si tratta di un caso di mutazione tropo malévolo è prossimo al latino (>
di soggetto»; contra Epifânio Dias). malev£lum). Come nei latinismi di Boccac-
904
cio, per i quali si inventò appunto la scher- una volta arrivato presso questa terra, che i
zosa dizione «boccaccevole». piloti mori conoscevano, dissero che l’isola
428 Ancora una probabile memoria virgilia- dei Cristiani, cioè Quiloa, era distante tre
na: «At Cytherea novas artes, nova pectore leghe dietro da poppa»; l’espressione a ré
versat / consilia» (Aen. I, 657 sg.), che in è parafrasato in Moraes e Silva Dicionário
qualche modo si riverbera anche sull’ottava come: «para traz de … por poupa de»). Il
100 infra. seguito si ricollega a infra 101.
433 Cfr. sopra 95, 7.
429 Dando razões: «no sentido de ‘dar in-
434 Gama si rivela piuttosto ingenuo, ma
formações’ é ainda corrente no português
popular» (Epifânio Dias: «nel significato di per certi versi, nell’ottica camoniana, la sua
fornire informazioni è ancora corrente nel confiança è umanamente e cristianamente
portoghese popolare»). l’opposto positivo della falsidade del Moro.
430 435fiducioso] Pellegrini □ confiant] Bi-
Soggetto può essere ancora Gama (Bi-
smut) o, più probabilmente secondo noi, a smut. Come il latino securus (Epifânio Dias).
forte gente del v. sg. In ogni caso il senso è 436 Ciò che desidera Gama, cioè attraccare
il medesimo: i Portoghesi si fidano dell’in- a Quiloa che crede città cristiana, è o mesmo
trigante piloto. Per quel che riguarda il que che vuole il Moro mentitore, per far sì che
multifunzionale, qui ha valore consecutivo, i Portoghesi siano distrutti. Infatti, come
«de modo que» (Rodrigues Estudos p. 99). viene detto nella seconda quartina, Quiloa
431 I Troiani. La vicenda di Sinone è narrata è più forte e potente rispetto al Mozambico,
in Aen. II, 57 sgg. e quindi più armata e pericolosa.
437Nome che indica Maometto: traducia-
432 «O mouro […] determinou meter os
mo qui fedelmente con un calco, altrove
navios no porto da cidáde Quilóa, por ser
proponiamo la forma italiana.
povo grosso que poderia per fórça dármas
438 Espressione ricorrente nel poema, deri-
desbaratar os nóssos navios. Pera fazer aqual
maldáde mais a seu salvo, disse a Vásco da vante dal fama notus latino; cfr. ad es. Verg.,
Gámma em módo de o querer comprazer, Aen., I, 379: «fama super aethera notus».
que adiante estáva hâa cidáde per nome Per l’isola di Quiloa vd. supra 54, 4.
Quilóa: a qual éra mea povoáda de Chri- 439Per se inclinava cfr. infra VII, 16, 5:
stãos abexijs [abissini] e doutros da Jndia, «pera là logo as proas se inclinaram».
que se mandásse elle o levaria a ella» (Bar- 440 Venere Citerea, naturalmente. Con
ros Ásia I, 4, 5, p. 137: «Il moro … decise di l’intervento della divinità Camões declina
porre le navi nel porto della città di Quiloa, in forma epico-mitologico il dato cronachi-
essendovi molto popolo che avrebbe potuto stico: «[…] que a ilha dos Christãos (que
con forza d’armi distruggere le nostre navi. era a de Quiloa) ficava a ré tres légoas, de
Per compiere la qual malefatta più sicura- que Vasco da Gama ficou muyto agastado,
mente per sé, disse a Vasco da Gama, fi n- cuydando verdadeyramente que era de
gendo di volerlo compiacere, che più avanti Christãos, e quisera pingar [torturare con
c’era una città dal nome di Quiloa, che era olio bollente o simile] os pilotos […]. E elles
per metà popolata da Cristiani abissini e da se desculpavão com ho vento ser muyto, e
altri dell’India, e che se glielo comandasse as correntes grandes» ecc. (Castanheda I,
egli lo condurrebbe colà»). «[…] e chegado 8, p. xviij: «che l’isola dei Cristiani Qui-
junto com esta terra, que os pilotos mou- loa stava a tre leghe dietro, di ciò Vasco
ros a reconheçerão, disserão que a ilha dos da Gama ebbe grande piacere, pensando
Christãos (que era a de Quiloa) ficava a ré seriamente fosse di Cristiani, e voleva sot-
tres légoas» (Castanheda I, 8, p. xviij: «e toporre le guide alla tortura … ma quelli
905
906
452 Si noti l’uso di crer transitivo, arcaico. arrivarono alla stretta apertura del porto.
453 Cfr. infra II, 18, 5-6: «Mas a linda Erici- Scoperta la città, come i suoi edifici erano
na que guardando / andava sempre a gente di pietra e calce con fi nestre e terrazzi …
assinalada». Guardadora, che traduciamo ed essa rimaneva in una pianura che dava
approssimativamente con «difensora», indi- grande vista al mare: era così bella come
ca propriamente chi protegge dal pericolo avevano udito i nostri entrando in qualche
e dal male qualcuno, come il guardador do porto di questo regno. E posto che la vista
gado, cioè del gregge. d’essa affascinasse tutti, Vasco da Gama
454 non consentì alla guida che ancorasse le
«e eles surgirão a tiro de bombarda dos
navi dentro, come egli richiedeva, perché
baixos [le secche di S. Rafael] […]. Seguindo
era già sospettoso di lui, e rimasero distan-
sua rota, hum sabado sete Dabril a horas de
sol posto foy surgir de fora da barra da ilha ti»; cfr. Castanheda I, 9, p. xix).
457 Qui estranhamente vale per ‘straordina-
de Mombaça» ecc. (Castanheda I, 8-9, pp.
xviij-xix: «e loro si tennero a un tiro di bom- riamente, sommamente’ e non ‘stranamen-
barda dalle secche … Seguendo la rotta, te, meravigliosamente’.
un sabato 7 d’aprile al tramonto arrivarono 458Castanheda menziona «huma barca
fuori dell’imboccatura del porto dell’isola grande» e Barros Ásia «hum barco» (ibid.).
di Mombaça»). Il 7 aprile 1479 i nostri getta- 459 Seconda trasformazione di Bacco in un
no l’ancora a Mombasa, a una certa distanza
altro Moro che si presenta al Re, mentre il
dal porto.
precedente avatar si era rivolto allo Xeque.
455 Bella l’apparizione della grande città Pereira Camoniana non tratta di Bacco nel
che stupisce i Portoghesi, come spiega bene suo capitolo sul tema metamorfico (45-67),
Barros, vd. nota infra. E cfr. Verg., Aen. VI, mentre Aguiar e Silva ne accenna appena
23: «Contra elata mari respondet Cnosia nel saggio su Bacco (A lira dourada p. 167
tellus». sg.). Potremmo senz’altro dire che nel caso
456 «A situaçam da quál cidáde estáva me- del dio nemico e demoniaco anche la capa-
tida per hum esteiro que torneáva a tÑrra cità di tramutazione è indizio di una protei-
fazendo duas bocas: com que ficáva em forme connaturata ingannosità.
módo de ilha tam encubÑrta aos nóssos, 460 Topos ben attestato, questo del vele-
que nam ouvÑram vista della senam quan-
no celato sotto il miele; cfr. Ov., Am., I, 8,
do amparáram com a garganta do porto.
104: «impia sub dulci melle venena latent»;
Descuberta a cidáde, como os seus edificios
Girolamo, Epist. 15, 4: «venenum sub melle
Ñram de pédra e cal com janÑllas e eyrados
latet» e l’archetipo moderno celebre, Aesopi
[…], e ella ficáva em huma chápa que dáva
Fabulae, De mure rustico et campestri: «latet
gram vista ao már: estáva tam fÑrmosa que
hoc sub melle venenum» (Accii Zuchii […]
ouvÑram os nóssos que entravam em algum
in Aesopi fabulas interpretatio – detto anche
porto deste reyno. E posto que a vista della
Aesopus moralisatus di Accio Zucco –, Ve-
namorásse a todos, nam consentio Vasco
rona, J. e A. Alvisius, 1479, per cui vd. Jac-
da Gámma ao piloto que metesse os navios
dentro como elle quisÑra, por vjr já so- queline de Weever, Aesop and the Imprint of
spetóso contrélle e surgio de fora» (Barros Medieval Thought, Jefferson North Carolina
Barros Ásia I, 4, 5, p. 138: «La quale città & London, McFarland, 2011 pp. 166 sgg.).
era situata ove un braccio di mare si intro- L’espressione non è presente nell’Esopo ori-
duceva in essa, un estuario che contornava ginale (243 Chambry).
la terra producendo due foci, per cui sta- 461 Intendi: ‘come poi si scoprì, smascheran-
va come un’isola così celata ai nostri, che do l’inganno’. Secondo Epifânio Dias qui se-
non riuscirono a scorgerla se non quando gundo «corresponde ao ᾡς dos Gregos».
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re Solem» (I, 1, 271 sg, 282). Indubbiamente 5 «Estando Vasco da Gama aqui surto,
di Plauto e dei suoi ludi verbali c’è poco da forão bem noyte obra de cem homens em
fidarsi. Tuttavia Rodrigues non ha dubbi: huma barca grande, e todos com terçados e
«Era uma divindade especial, que presidia escudos. E em chegando aa capitaina qui-
à noite e em honra de quem existe ainda serão entrar todos com as armas, e Vasco da
mais uma inscripção, com os dizeres “Noc- Gama não quis, nem deixou entrar mais de
turno sacrum”» (Estudos II, p. 13: «Era una quatro». (Castanheda I, 9, p. xix: «Giunto
divinità speciale, a presidio della notte e nel qui Vasco da Gama, si presentarono in pie-
cui onore esiste ancora una inscrizione con na notte cento uomini su una barca grande,
le parole sacro a Notturno»; cfr. Forcellini e tutti armati di daghe e scudi. Avvicinan-
ad voc. «Nocturnus… deus noctis» con la dosi alla nave ammiraglia vollero salirvi con
citaz. dell’iscrizione). Non crediamo si pos- tutte le armi, ma Vasco da Gama lo impedì
sa trattare di Espero, ovvero Lucifero (cfr. e ne lasciò entrare non più di quattro»; cfr.
M. Acci Plauti Comoediae, ex recognitione Barros I, 4, 5, p. 138). Come si vede, e si po-
Iani Gruteri […], Bibliopolis, Z. Schurer, trà vedere, Camões elabora liberamente le
1621, p. 32), né di Erebo, o Morfeo, o ad- fonti storiche.
dirittura Nettuno (la casa marítima secreta 6 Si riprende l’area lessicale dell’engano;
è il profondo oscuro dell’Oceano dove si
cfr. qui sopra, I, 7, infidas gentes.
nasconde il Sole, ma non la sede del Deus
7 Espressione quasi formulare; l’abbiamo
Noturno) ecc. La citazione di Stat., Theb. X,
158 «noctivagi vis blanda dei» non è perti- vista a I, 64, 1; la ritroveremo a II, 109, 1.
nente, perché Stazio si riferisce al «Sopor», 8 Si può anche intendere, endiadicamen-
ovvero al sonno che i Greci trepidi non te, come ‘la salata via del regno di Nettuno’,
possono ottenere. Manoel Correa conclu- perifrasi, ovviamente, per le acque dell’O-
de con un certo supercilio: «São cousas de ceano. L’espressione salsum aequor è diffusa
Poetas». L’ipotesi di una identificazione fra nei poeti latini, cfr. Specimen Epithetorum
sol e deus nocturnus, in un’ottica di sdop- Ioannis Ravisij Textoris […], Parigi, H.
piamento propria dell’Amphytruo, è sug- Stephanus, 1518, c. 10r.
gestiva ma audace: cfr. Ludovica Radif, Il 9 La stampa ha anche la forma alvoroçado:
doppio notturno del Sole: l’eclissi di Giove in
vd. V, 74, 8.
«Amph.» 272, «Latomus», 62, 2003, 4, pp.
10 «E disseram-lhe que el Rey de Mombaça
789-793. Non si dimentichi che qualcuno ha
identificato il Deus nocturnus in Bacco (vd. sabia de sua vinda, e por ser noyte ho não
ivi, p. 789 n. 3), ma è oltremodo improbabi- mandara a visitar, mas que o faria ao outro
le che questa assimilazione sia pervenuta a dia, porque folgava muyto con sua vinda, e
Camões, che comunque l’avrebbe – credia- folgaria mais de ho ver» (Castanheda ivi, pp.
mo – esplicitata. xix-xx: «E gli disse che il re di Mombaça era
4 al corrente della sua venuta, ed essendo not-
E riporta fingidas, che è lezione adiafora,
ma l’aggettivo infido è hapax nel poema, e te non era venuto a fargli visita, ma che l’a-
quindi va scelta la lezione difficilior di Ee: «a vrebbe fatto al dì seguente, giacché era mol-
supposta emenda provêm de ser desconhe- to entusiasta della sua venuta, e ancor più lo
cido do corrector o vocabulo infido, sendo sarebbe stato nel vederlo di persona»; cfr.
que até na lingoa latina o ajectivo infidus è Barros ivi p. 138). Il tenore del linguaggio
palavra rara» (Epifânio Dias: «il supposto del messaggero è tanto iperbolico quanto
emendamento deriva dal fatto che il corret- mentitore.
tore non riconobbe il vocabolo infido, dal 11 Evidente anche qui l’eccesso di lusinga
momento che in lingua latina infidus è parola per attrarre Gama nella trappola. Infatti,
rara»), mentre fingido è diffuso nei Lusíadas. crediamo, cousa nomeada non vale soltanto
909
per ‘personaggio sconosciuto di cui parla- gasse as nãos […] e se quisesse entrar pera
vano tutti come cousa nova’ (espress. di Ca- ho seu porto lhe daria tudo ho de que te-
stanheda), quanto ‘famoso capitano’, ‘perso- vesse necessidade, e por seguro lhe mandou
naggio onorevole’, «de gran nombre» (Faria hum anel e de presente hum carneyro, e
e Sousa). E come poteva conoscere il Re le muytas laranjas, cidrões e canas daçucar»
gesta di Gama? (Castanheda ivi p. xx: «e gli avrebbe dato
12 L’insistenza della richiesta a Gama da spezie da caricarne le navi … e se voleva
parte dei Mori ambasciatori di entrare nel entrare nel suo porto gli avrebbe dato tutto
porto, per non apparire sospettoso od osti- ciò di cui avesse bisogno, e per garanzia gli
le, è ben evidenziata da Barros (ivi p. 138). mandò un anello e in dono un ariete, molte
13 In italiano come in portoghese, qui il fu-
arance, cedri e canna da zucchero»).
21 Letteralmente: ‘con cui tu ponga fi ne
turo rappresenta una possibilità quasi certa,
quindi è pressoché un presente indicativo. al tuo desiderio (più grande)’; «e quanto
14 Oggetto ‘la terra’. Il concetto (ribadito a
ás cousas que aviam mistÑr de bõa vontáde
lhas mandaria dar, e assi carga despeçaria
IX, 66, 2-3 e altrove) per cui è naturale che
pola muyta que tinha» (Barros ivi p. 138:
i naviganti desiderino toccare terra e sbar-
«e quanto a ciò di cui avevano necessità,
care era presente in Virgilio, come ricorda
con buona volontà avrebbe comandato di
Epifânio Dias: «Defessi Aeneadae [cfr. gen-
dargliene, e anche gran quantità di spezie,
te cansada] […] ac magno telluris amore /
giacché tante ne possedevano»). «Habet
egressi optata potiuntur Troes harena / et
tota quod mente petisti», esclama Giunone
sale tabentis artus in litore ponunt» (Aen.
rivolgendosi a Venere in Aen. IV, 100. Fra
I, 157, 171-173: «Stremati gli Eneadi … e
le varie indicazioni intertestuali offerte da
spinti dal gran desiderio di terra / sbarcati
Faria e Sousa ci sembra abbastanza calzante
i Troiani calpestano la desiderata spiaggia /
quella di Araucana XXXII, 37, 8: «que en él
e adagiano sul lido le loro membra intrise di
hallára término el deseo».
mare salato»).
22 Formula già incontrata supra, I, 21, 8.
15 Nell’originale vás per vais.
23 Dentro il porto, ovviamente, come gli
16 L’Oriente è defi nito con latinismo
era richiesto dal Re.
aurífero in quanto ritenuto ricco d’oro, più
24 appena la luce mostrerà per dove la
o meno favolosamente.
17 flotta possa passare senza pericolo, libero
Ecco un primo esempio in cui l’aggetti-
di timori] Pellegrini □ non più temendo /
vo ardente si applica alle spezie, fortemente
gl’ignoti fondi] Averini. Quindi, e natural-
piccanti e odorose.
mente, Gama non si riferisce al timore di
18 « = ou droga medicinal: nosse salutife-
ostilità dei locali, ma alla sicurezza dell’at-
ras … herbas (Stat., Achil. I, 117); praestans è tracco. «Esta suerte de temor es prudencia,
vulgar, nomeadamente em Plinio, fallando- qual el Poeta pretende mostrarla siempre en
se de drogas e remedios» (Epifânio Dias). suo Heroe» (Faria e Sousa).
19 La coppia rubino e diamante è natural- 25 «Vásco da Gamma por segurar a suspei-
mente topica, sia in senso proprio che figu- ta que se delle podia tÑr, aceptou a entráda
rato; la ritroviamo in Ariosto, Trissino ecc. pera dentro ao seguinte dia» (Barros ivi, p.
Si noti che, con una sorta di chiasmo, canela 138: «Vasco da Gama per tacitare il sospetto
e cravo sono riassunti in especiaria, mentre che quegli poteva nutrire nei suoi confronti,
pedraria anticipa l’articolazione in rubí e accettò di entrare nel porto entro il termine
diamante. del dì seguente»); «E Vasco da Gama lhes
20 «e lhe daria especiaria com que carre- fez muyto gasalhado e lhes deu algumas
910
peças, e mandou agradecer a el Rey ho ofre- pera aventurar coestes recados, ou pera os
cimento que lhe fazia, dizendo que ao outro deixar em lugares onde visse que era necessa-
dia entraria pera dentro» (Castanheda ivi p. rio pera que subessem o que ya neles, e os to-
xx: «E Vasco da Gama gli si mostrò molto masse da volta que fizesse» (Castanheda ibid.
contento e gli donò alcuni oggetti, e ordinò «E per confermare maggiormente la pace col
di dire al Re che gradiva l’offerta che gli fa- re, mandò con loro due dei nostri. Costoro-
ceva, assicurando che entro il giorno dopo no erano due degradados fra alcuni imbarcati
sarebbe entrato nel porto»). per mandarli in avanscoperta, o per lasciarli
26 che ben sa il fatto suo] Pellegrini. Non in luoghi ove capisse che era necessario per
erra ovvero non ‘devia’ dal mandato ricevu- informarsi su cosa succedeva in quelle re-
to dal Re di intrappolare i Portoghesi. gioni, e per riprenderli al ritorno»). Questi
27
degradados erano dei «criminosos» (Faria
«‘idea de acautelar-se’» (Epifânio Dias)
e Sousa) la cui condanna era commutata
□ ogni proposito di guardinga prevenzio-
in una sorta di bando, qui in particolare
ne] Pellegrini. Il termine suspeita va inteso
costretti a partecipare alla navigazione verso
come sostantivo.
l’India; e venivano all’occasione esposti per
28 «E disseram mais que apartado dos primi ad ogni pericolo, dal momento che in
mouros avia muytos Christãos que moravão patria sarebbero stati comunque giustiziati.
sobresi, com que Vasco da Gama folgou Tocco rimanda a Maria Augusta Lima Cruz,
muyto, e então acabou de crer que avia Degradados e arrenegados portugueses, in Di-
Christãos naquela ilha, vendo que concer- mensão da Alteridade nas culturas de língua
tavão aqueles mouros com o que lhe tinhão portuguesa, Lisboa, Univ. Nova, 1982, II, pp.
dito os pilotos. E con tudo ele não deixou 77-96.
de ter alguma sospeita que aqueles mou- 30 Fraintendono Poppa Vòlture e Averini
ros vinhão ver se poderião tomar algum
(«fortunati», «graziati» ecc., vd. contesto)
dos navios» (Castanheda ibid.: «E dissero
ma non Paggi 59 («per essere occorrendo
che inoltre, separati dai mori, c’erano molti
avventurati, / in casi di tal sorte perigliosi»),
Cristiani che vivevano accanto a loro, del
né Pellegrini ovviamente («adoprati»).
che Vasco da Gama fu assai rallegrato, e
31 L’aggettivo duvidoso è comune in por-
arrivò così a credere che ci fossero davve-
ro Cristiani in quell’isola, constatando che toghese (qui casos duvidosos: ‘accidenti
coincideva quanto detto da quei mori con rischiosi’); traducendolo ci siamo avvalsi
ciò che gli avevano detto le guide. Ma nono- dell’arcaismo dubitoso (cfr. Dante, V. N.,
stante ciò, egli non smise di avere qualche Donna pietosa v. 43 «Poi vidi cose dubitose
sospetto che quei mori venissero a vedere se molto», nel senso di ‘temibili, minacciose’).
potevano prendere qualcuno delle navi»). Il Altrove Camões usa duvidoso con diverse
Gama delle cronache sembra un po’ meno sfumature semantiche, come per la luz duvi-
ingenuo di quello camoniano. Ma come dosa del crepuscolo a VIII, 44, 1.
abbiamo detto ciò è segno di buona indo- 32 Vengono a mente i versi del VII dell’E-
le, contrapposta a quella mefistofelica dei neide: «Quare agite et primo laeti cum lumi-
mori; si osservi la figura etimologica se fia ne solis / quae loca quive habeant homines,
da infiel che indica perfettamente questa di- ubi moenia gentis, / vestigemus et a portu
varicazione etica. Non crediamo, con Faria diversa petamus» (130-132: «Dunque orsù,
e Sousa, che qui infiel faccia riferimento alla muovetevi e alla prima luce del sole sere-
fede musulmana. namente / investighiamo quali sian questi
29 «E pera mais confirmar a paz com el luoghi, e che uomini vi abitino, dove siano
rey, mandou coeles dous dos nossos. E estes le città di tali popoli, / e partendo dal porto
forão dous degradados dalguns que trazia sparpagliamoci»).
911
33 Ci permettiamo una rima identica, chie- 40 Motto ripetuto in realtà sino ai nostri
dendo perdono al lettore se non la gradisce. tempi: «aliquis ex sua malitia suspicatur
Nell’originale la formula polittotica e omo- mala de bonis» (Bonav., De profectu. Reli-
fonica produce vejão: ver desejão. gios. I, x); «malitia suspicantis, qui sibi de
34 Fra l’altro Castanheda specifica che fra i propria malitia conscius, faciliter iudicat
doni vi era un ramo di coralli molto fini (ibid.). alios esse tales qualis est ipse» (D. Dionisii
35
Cartusiani Operum minorum Tomus secun-
Soggetto di tenha, secondo Epifânio
dus […], De modo iudicandi et corripiendi,
Dias, è Vasco, con mutamento repentino ri-
Colonia, Io. Soter, 1532 c. 379v: «la malizia
spetto a mostrava che è verbo retto dal Rey.
di colui che sospetta, che è consapevole del-
Rodrigues ritiene inutile ipotizzare questo
la propria malizia, facilmente giudica gli al-
cambiamento di soggetto. Concordiamo.
tri essere maliziosi come lui stesso»).
36 Vale per ‘favorevole, benigna’, come più
41 Numerose le testimonianze di tale par-
avanti a 39, 3: «brando, afábil e amoroso».
ticolarità del dio; citiamo soltanto Ov., Fast.
37 Faria e Sousa evoca, forse inutilmente,
III, 773: «quod ipse puer semper iuvenisque
Ariosto, O. F. XX, 105, 1-4: «Cortesemente videris».
dico in apparenza, / ma tosto vi sentîr con- 42 Cfr. sopra I, 73, 2.
trario affetto; / che ’l signor del castel, beni-
43 ‘Aspetto fi nto’, habitus, più che hábito
volenza / fi ngendo e cortesia, lor dé ricetto».
38
nel senso proprio di ‘veste’.
Sempre legante – se non imprigionante
44 Culminazione delle falsidades ordite dal
– la maglia lessicale della finzione nefaria.
Questo e ha valore avversativo (Rodrigues), demoniaco Bacco. Le trasformazioni uma-
mentre subito sopra, pérfida e nefanda forma- ne del dio ora pervengono a una blasfemia
vano quasi una dittologia para-sinonimica. suprema. A VIII, 47 apparirà in sogno nelle
39 Castanheda, ibid.; più articolato Barros: vesti di Maometto in persona.
45 Per l’aggettivo, che suona volutamente
«mas a tençam sua éra mandar per estes
hómeens espiar o estádo da cidáde e povo iperbolico, vd. anche infra VIII, 62, 5. Si
della e que navios avia dentro. Os mouros noti che la fabbricazione dell’altare inganne-
ou que o entenderam o arteficio, ou porque vole rievoca il sintagma engano fabricado di
sempre usam de cautÑlas, posto que leváram I, 76, 3.
os hómeens mostrando contentamento de o 46 «e mostraram-lhe pintada em huma car-
fazer, sempre foram trazidos per mão, e de ta a figura do Spirito sancto a que adoravão»
passáda notáram sómente o que lhe oferece (Castanheda ibid. «e mostrarono dipinta su
á vista» ecc. (ivi p. 139: «ma la sua intenzio- una carta la figura dello Spirito Santo che
ne era ordinare a questi uomini di spiare lo adoravano»).
stato della città, la sua popolazione e le navi 47 Il diminutivo portoghese Pombinha «es
che avevano dentro il porto. Le mura, o ciò
imagem de ternura estremada» («estrema
che avevano visto come artificio [equivoco:
tenerezza»), commenta Faria e Sousa.
costruzione artificiosa e/o inganno], o perché
48 Ridondante il «librata» di Pellegrini,
sempre i mori usano cautele, nonostante
conducessero gli uomini mostrandosi con- Poppa Vòlture, Averini.
tenti di farlo, sempre però i visitatori erano 49 La vera Fenice, emblema classico mi-
praticamente tenuti per mano, e di ciò che tologico di creatura assolutamente unica e
attraversavano potevano notare soltanto sempre risorgente, è la Vergine. Un sonetto
quello che esteriormente offriva loro la vi- di Camões sviluppa appunto questo concet-
sta»). Si noti l’efficace immagine dei mes- to spirituale; citiamo da Cancioneiro Luís
saggeri sempre «trazidos per mão» dai mori. Franco (201v): «Pera se namorar de que for-
912
mou / te fez Deos, sancta fenix virgem pura soché favolosa, quasi utopica, celebrata per
/ […] pera que unica fosse a compostura» i suoi profumi e la produzione di incenso.
ecc. («Per innamorarsi della sua fattura / ti 57 Uno degli attributi di Bacco, in quanto
fece Dio, santa fenice vergine pura / … af- figlio di Tione, appellativo di Semele quan-
fi nché unica fosse la composizione») Per gli do elevata al cielo (dal greco θύειν, che si-
altri numerosi testimoni del son. vd. Sonetos gnifica ‘smaniare, agitarsi violentemente’);
e soprattutto la discussione di Perugi in So- cfr. Graves Miti greci 27, k, 12; Jeanmaire
netti pp. 264 sgg. Dionysos pp. 346 sg. Un figlio di Bacco
50 Apostoli di Cristo. Thioneo, di cui parla brevemente Boccaccio
51 Nell’originale como os que è una para- nelle Genealogiae V (c. 97v dell’edizione ve-
similitudine, quali ne troviamo numerose neziana del 1554), non ha nulla a che fare,
in Dante. ovviamente, col soprannome del padre,
52
dallo stesso Boccaccio poco sopra regolar-
Ovvio il riferimento alla Pentecoste
mente regestato. Nella traduzione Tioneo è
(Act II, 1-4). Mirabile il gioco fra le linguas
bisillabo, in un endecasillabo a minore.
di fuoco e le linguas straniere, peraltro già
58 Nostra piccola licenza traduttoria; por
presente nel dettato neotestamentario:
linguae ignis … loqui aliis linguis. Sopra si derradeiro è spostato al verso fi nale (in con-
osservino le figure etimologiche afigurada… clusione, «ainsi pour tout dire» Bismut). Per
figura e pintura… pintada. il senso di estrema finzione vd. n. sg.
53 59 Il verso, vera pointe fi ne-stanza, andreb-
Si lega al seguente onde: ‘qui…dove’,
‘nel luogo…in cui’. be magnificamente bene, pieno di smaglian-
54
te ironia, se il peraltro geniale Saraiva non
Fra le tante figurae etymologicae di
fosse venuto a capovolgere l’ordine soggetto-
Camões ci permettiamo di aggiungerne
oggetto: sarebbe Bacco il dio vero e Cristo il
ogni tanto una nostra, anche a compensa-
finto (Estudos pp. 39 sgg.). Come conciliare
zione di quelle che si perdono.
ciò con l’indubbio cattolicesimo di Camões?
55 I due companheiros, ignari della fi nzio-
«A nossa interpretação tem também um
ne, si inginocchiano per adorare l’effettivo pressuposto: è que os verdadeiros deuses
Dio che governa (gouernaua per ragioni ri- objectivos, n’Os Lusíadas, são os deuses
miche) il mondo. da fábula e que Deus (cristão) è um deus
56 Vd. Virg., Georg. II, 139: «totaque tu- subjectivo, illusório dentro da máquina do
riferis Panchaia pinguis arenis» («tutta la Poema, um deus relativo ao Autor, nos seus
Pancaia è ripiena di pingui arene ricche apartes, e aos actantes cristãos, mas não deus
d’incenso»). Evemerus, l’autore di una Sto- para dentro do Poema e da sua acção» (p.
ria sacra di cui abbiamo solo notizie e fram- 41: «La nostra interpretazione ha un presup-
menti, e la cui dottrina teologica è seguita posto: i veri dèi oggettivi, nei Lusiadi, son
da Camõens, più o meno (cfr. X, 82), disse dèi favolosi e il Dio cristiano è un dio sog-
di aver scoperto un’isola in mezzo all’Oce- gettivo, illusorio nella macchina del Poema,
ano, partito dall’Arabia felix, di nome ap- un dio relativo all’Autore, presente nei suoi
punto Panchaia, splendida per monumenti, a parte, e agli attanti cristiani, ma non dio
antichità e ricchezze, ove si adoravano gli all’interno del Poema e della sua azione»).
Dei e vi era un grande tempio dedicato a Affascinante il pressuposto e tutta l’esegesi
Giove. Il tutto è raccontato, ad esempio, in camoniana di Saraiva. Ma per noi questo
un frammento del VI libro della Bibliotheca verso è chiaro: come punto d’arrivo della cli-
historica di Diodoro Siculo, ripreso da Eu- max ingannatrice di Bacco, trasformista, tea-
sebio (Praepar. Evangel. 2, 53 sgg.). Poetica- trante, scenografo, illusionista, ecco il colpo
mente, Pancaia viene ritenuta un’isola pres- da maestro: il dio finto, cioè egli stesso, si fa
913
vedere mentre adora quello vero, il suo – ma- infatti a Dante, Purg, IX, 1: «La concubina
gari indiretto – nemico. Perché fingido? Per di Titone antico». C’è da dire che sull’epi-
vari motivi, in quanto rappresentante il dio teto concubina gli esegeti si sono scannati,
degli infedeli, in quanto dio pagano e quin- spesso al limite del delirio; cfr. Benvenuto
di evemeristicamente finto dio, in quanto da Imola: «Dico ergo quod simpliciter de-
demonio e quindi opposto del dio che fi nge scribit auroram lunae; sed cum vocat eam
di adorare, ecc. L’essenziale è che l’assiologia concubinam Titonis, dico et credo, quod
falso/verdadeiro sia rispettata, altrimenti il poeta noster de novo hoc fi ngit, sicut sae-
personaggio proteiforme e mefistofelico del pe, imo quasi semper facit novas fictiones
Bacco camoniano non emergerebbe come si in omni materia. Consideravit enim quod
deve. Vd. anche Mt 4 10: «tunc dicit ei Iesus: omnes poetae dant auroram solis in uxo-
vade Satanas, scriptum est Dominum Deum rem Titoni; ideo ipse dat illi amicam, sci-
tuum adorabis et illi soli servies» (Faria e licet auroram lunae, quia uxor stat prope
Sousa, c.vo mio: «disse allora a lui Gesù: vat- virum, amasia vero a longe» («Dico dunque
tene Satana, è scritto che adorerai il tuo Dio che Dante semplicemente descrive l’aurora
e lui solo servirai»). lunare; ma quando la chiama concubina di
60 La mancata rima di enganado (lez. della
Titone, sostengo e credo che il nostro poeta
in modo nuovo immagina ciò, come spes-
princeps) con agalhados : espalhados viene
so, dacché anzi quasi sempre crea nuove
giustificata da Rodrigues (Estudos pp. 15
fi nzioni in ogni materia. Considerò infatti
sgg.) in quanto la lettura dei versi congiun-
che tutti i poeti danno l’aurora solare come
gerebbe la sillaba fi nale di 3 con quella ini-
moglie di Titone; così egli la prende come
ziale di 4, ottenendo enganado os e quindi
sua amica, ovvero aurora lunare, perché la
restituendo la rima, in una sorta di inarca-
moglie sta accanto al suo uomo, l’amante
tura fonica. Altri emendano in enganados.
invece lontana»); ancor più perspicuo Fran-
61 Falso, perché inscenato da Bacco, ma
cesco da Buti: «E fi ngeno li Poeti che Titone
pure sacro, perché rappresentativo comun- s’imparentasse col Sole e pilliasse per mollie
que dei veri simboli Spirituali, Mariani e Aurora fi lliuola del Sole, e menato dal Sole
Pentecostali. L’infingimento è tanto più effi- per lo cielo s’innamorò d’Aurora fi lliuola
cace e geniale, da parte di Bacco, quanto più de la Luna, e fecela sua concubina, sicchè
paradossale e difficile da detegere. elli ebbe due Aurore; cioè l’una dal Sole per
62 Nell’originale si tratta di un genitivo: do donna, e l’altra dalla Luna per concubina, e
Sol. Noi lo trasformiamo in una particella coll’una e coll’altra si coniungea, ora coll’u-
d’agente. na ora coll’altra»; Anonimo Fiorentino:
63 Scegliamo una forma insolita antica ita-
«Ora l’Auttore fa un’altra fizione, et imma-
gina che, come il sole fa, innanzi al suo ap-
liana per cui vd. almeno Giovanni Romani,
parire, biancheggiare i monti, com’è detto,
Oservazioni sopra varie voci del Vocabolario
così la luna, venendo ancora dall’Oriente,
della Crusca, Milano, Silvestri, 1826, ad voc.
innanzi ch’ella si lievi, fa una altra aurora
Rubinoso. simile a quella del sole; et questa Aurora
64 Fonte indiscutibile è Petr., Tr. Cup. I, 5:
della luna, chiama l’Auttore concubina di
«la fanciulla di Titone». Vd. l’Anónima ver- Titanio: però che l’Aurora del sole è sua mo-
são: «a bella moça de Titam» (Triunfos p. 7, glie, com’è detto, convenevolmente si può
comm. p. 92). Naturalmente l’immagine, va- dire quella della luna, ch’è men bella, essere
riata in molteplici modi, ricorre dall’antichi- concubina, ciò è amica di Titanio» (citaz.
tà a Dante e oltre. Ma in Camões e Petrarca tratte dal Dante Dartmouth Project, https://
non sembra propriamente casada con il ve- dante.dartmouth.edu/). In ogni caso la so-
gliardo immortale Titone (Basto); si pensi miglianza moça-concubina fa sospettare una
914
conoscenza camoniana del celebre brano ivi, p. xxj: «E quando Gama vide le spezie,
dantesco. Nell’originale abbiamo Na moça e che il re gliene prometteva una enorme
de Titão, che qualcuno ritiene da emendare quantità, fu assai lieto, e ancor più per l’in-
in Da moça. formazione che gli avevano riportato i nostri
65 Colmandoli di doni, come testimonia sulla terra e sui due cristiani che avevano
Castanheda ibid. Anche in Barros (ivi, p. trovato: tenne consiglio con tre capitani, e
139) Gama, che s’era sempre mostrato guar- decisero alla fi ne di entrare in porto … E
dingo, e i suoi consiglieri si fidano dei mori. nel frattempo venivano alcuni mori all’am-
66
miraglia e stavano con i nostri con tale tran-
Essendo non propriamente un fiume
quillità [assego per assocego, cfr. Thesouro:
ma il sottile corridoio d’acqua che divideva
forma arcaica o aplografia] e accordo che
Mombasa dalla terraferma, è ovviamente
pareva li conoscessero da molto tempo»). In
acqua oceanica, e quindi salata.
Barros troviamo l’espressione «a presa que
67 Chiasmo elegantemente semantico (sa- desejávam» (ivi, p. 139).
cras…santo, aras…sacerdote). 73 Nel senso di ‘ingannosamente, di na-
68 Cfr. Sil. Ital. XII, 613: «terras caeco nox scosto’, «ardilosamente» (Epifânio Dias),
condit amictu» (Epifânio Dias). Si può ve- «secrétement» (Bismut).
dere anche la traduzione ampliata dell’An- 74 Ricompare una dizione quasi formulare:
guillara di Met. V, 446: «L’alme città la notte
cfr. supra 73, 6; 81, 7-8; 79, 3 ecc.
havea sepolte / Co ’l manto suo caliginoso e
75 In netta opposizione a cautamente del
nero» (Delle Metamorfosi d’Ovidio, Venezia,
G. Griffio, 1563, V, 142, c. 82v). primo verso.
69 76 L’espressione è diffusa; citiamo almeno
«mostra: manifestaçao dos sentimentos
de que uma pessoa está animada» (Epifânio Virgilio: «tum dente tenaci / ancora funda-
Dias). bat navis» (Aen. VI, 3-4).
70 77 È il «nauticus clamor» virgiliano (Aen.
Ripetizione del concetto di 15, 7-8 (e
del termine mostra) in forma apoftegmati- V, 140 sg.; III, 128); Epifânio Dias lo identi-
ca. Ancora una volta la fiducia ingenua di fica col celeuma (κέλευμα), il grido che dava
Gama nella pérfida gente viene sottolineata il ritmo ai vogatori, seguendo la tradizione
come propria di un cuore buono, che non che risale a Servio e al Danielino; un erro-
sospetta il male, e conseguenza di un estre- re dei commentatori, come rileva Nicholas
mo di malizia negli infedeli. Bismut traduce Horsfall glossando III, 128 (Virgil, Aeneid
«une grande âme». 3. A Commentary, Leiden-Boston, Brill,
71 Figura etimologica con alegremente del 2006).
verso 2. La compattezza retorico-semantica 78 l’entrata del porto, marcata da segnali]
dell’ottava è come sempre studiata e cesellata. Pellegrini □ barra marcata] Poppa Vòlture.
72 «E quando ele [Gama] vio a especiaria, Le balizas erano per lo più pali indicanti un
e que el rey lhe mandava prometer carrega, limite da non oltrepassare: «terminos, que
foy muyto ledo, e muyto mais da enfor- son dos pilares, o colunas que sirven de guia
mação que lhe os nossos derão da terra e a la entrada de los baxeles, para que no peli-
dos dous Christãos [in Camões Bacco tra- gren tocando en algun lado» (Faria e Sousa:
vestito] que acharão: e ouve conselho com «termini, che sono due pali, o colonne, che
os tres capitães, e acordarão que entrassem fungono da guida all’estrata dei vascelli, af-
no porto […]. E neste tempo vinhão alguns fi nché non corrano pericolo urtando contro
mouros à capitaina e estavão com os nossos qualche lato»).
em tanto assego e concordia que parecia que 79 Venere era detta anche Erycina dal to-
os conhecião de muyto tempo» (Castanheda ponimo siciliano di Erice, dove sorgeva un
915
tempio in suo onore. Orazio usa l’elegante luminosi delfi ni argentati in cerchio / l’ac-
espressione «Erycina ridens» (Carm., I, 2, que battevano con le code e solcavano i ma-
33) Erice era anche il nome di un figlio di rosi»). Da questi tre versi memorabili, come
Venere, quindi fratello di Enea (cfr. Aen. V, da una radice sublime, si sviluppa tutta l’ot-
24), ucciso nel pugilato da Ercole (ivi, 410 tava 20.
sgg.). 88 in inusitata veemenza] Pellegrini.
80 Nel senso di ‘proteggere, vigilare’. 89 Camões cita tre Nereidi: Cloto, Nise e
81 Cfr. ovviamente I, 1. Nerine. Cloto è errore per Doto (cfr. Aen.
82 «Noto citius volucrique sagitta / ad ter- IX, 102 «Nereia Doto»), già risalente ad
ram fugit» (Aen. V, 242 sg.: «Più rapido del edizioni virgiliane cinquecentesche, come
vento Noto e di una saettante freccia / fuggì ad es. in Pub. Virgilii Maronis Poetae Man-
a terra»); «Illa volat celerique ad terram tur- tuani Universum Poema […], Venezia, B.
bine fertur / non secus ac nervo per nubem Cesano, 1551, c. 311r. Du Castera p. 91 tra-
impulsa sagitta» (ivi XII, 855 sg.: «Quella duceva «Doto nage moins qu’elle ne vole» e
vola ed è portata a terra da celere turbine nel commento aggiungeva: «Presque toutes
/ non diversamente da una freccia lanciata les éditions de Camõens mettent Clotho au
dalla corda dell’arco attraverso una nube»); lieu de Doto, c’est une faute grossière. Je
«Corda non pinse mai da sé saetta / che sì m’étonne qu’elle soit échapée à la diligen-
corresse via per l’aere snella» (Dante, Inf. ce du Commentateur Espagnol» (p. 141;
VIII, 13 sg.): vd. supra I, 40, 6, n. si riferisce certamente a Faria e Sousa). Le
83 Cfr. sopra I, 96, 3. «Casi siempre dá Ho- altre due Nereidi camoniane sono state ri-
mero a las Ninfas el epicteto de albas [candi- tenute nomi di invenzione. Sempre Du Ca-
de]» (Faria e Sousa). «Λευκοθέαι, Nereides» stera le crede emblemi di Fede, Speranza
(Lexicopator Etymon […] per Ioan. Chaera- e Carità, ma non convince affatto; Faria e
damum, Parigi, G. Rolant, 1543, col. 1114). Sousa le considera Angeli che proteggono
rispettivamente le tre navi dei Portoghesi.
84 Tritoni, delfi ni ecc. Son detti latinamen-
Tutto questo è irrilevante; per l’onomastica,
te ‘cerulei’ per sineddoche, in quanto ceru- Nise (o Nisea?) può essere la Νησαίη di Il.
leo è il mare ed essi sono divinità e abitanti
Σ, 40 e presente in altri cataloghi di Nerei-
del mare.
di (Esiodo, Apollodoro, Igino; cfr. poi Aen.
85 Esattamente come Nettuno dice a Ve-
V, 826). Per Nerine il problema è maggio-
nere in Aen. V, 800 sg.: «Fas omne est, Cy- re; il nome significa genericamente ‘figlia
therea, meis te fidere regnis, / unde genus di Nereo’, ovvero Nereide; Priscianese lo
ducis» («È giusto, Venere, affidarti i miei indica appunto fra i patronimici femminili
regni, / da cui sei nata»). Afrodite nacque (Francesco Priscianese Fiorentino, Della
dalla schiuma del mare prodotta dai genitali lingua romana, Venezia, B. Zanetti, 1540, c.
di Urano, suo padre, recisi da Crono, come 22v). Infatti Virg. quando defi nisce Nereia
narra la tradizione esiodea. la ninfa Doto la include appunto fra le fi-
86 Nell’originale la forma negativa não che- glie di Nereo. L’ipotesi di cassare la virgola
gasse (= chegasse in portoghese moderno e della princeps tra Nise e Nerine aggiungendo
nella nostra traduzione) è dovuta al verbum una copulativa ‹e› prima di se arremessa (e
impediendi «estorvar». ottenendo così un risultato simile alla Ne-
87 «sed fluctu spumabant caerula cano, / reia Doto di Virgilio) è suggestiva, ma non
et circum argento clari delphines in orbem ci convince appieno (cfr. Pereira Camoniana
/ aequora verrebant caudis aestumque se- pp. 97-99).
cabant» (Aen. VIII, 672-674: «Ma l’azzurro 90 Vd. il son. di Tansillo E freddo è ’l fonte
spumeggiava di bianchi flutti / e intorno i e chiare e crespe ha l’onde (c.vi nostri).
916
917
gottito ne la faccia; / e grida invano e invan 117 Fra le «fonti» che Faria e Sousa sciori-
con mano accenna / or di voltare, or di calar na, pertinente mi sembra Garcilaso, Egl. II,
l’antenna». 1815 sg.: «el viejo de alli un salto dio con
106Nell’originale ‘davanti a loro’, cioè ai brio / y levanto del rio, espuma al cielo»
naviganti. (Boscan & Garcilaso c. 280r: «il veglio da
lì un salto spiccò con agilità / e l’acqua del
107 Secondo Castanheda «hum bai- fiume si levò, spuma verso il cielo»).
xo», dove si presentava il rischio serio di
118Il legame, nell’originale, è asindetico,
incagliarsi (ivi, p. xxj).
«na verdade um tanto duro» (Epifânio
108 La celeuma, come detto sopra, sarebbe Dias).
propriamente il grido che dà il ritmo ai vo- 119 Si notino i vv. 4-5 dell’ottava incorniciati
gatori. Si noti in questi versi la variatio nei
dal polittoto Saltando… saltavão. Forte an-
termini che indicano urla e rumore (gritan-
che la omofonia quasi paronomastica n’agoa
do… brada… estrondo), come alternativa al
a nado.
dominante gusto della repetitio camoniano.
120 «no duda en arrojarse al mar furioso,
Per medonha vd. Faria e Sousa: «pavorosa,
horrisona i espantable». / teniendo aquel morir por menos grave»
(«non esita a slanciarsi nel mare furioso, /
109 Traducendo non riusciamo a mantenere
considerando quel morire meno atroce»,
la sineddoche dell’originale (singolare per Araucana IX, vv. 515 sg. (Faria e Sousa).
plurale).
121 Come narra Ovidio, Met. VI, 317-381.
110 Il termine estrondo è assai onomatopei-
122 Bellissimo esempio di incidentale de-
co; lo ritroviamo in questo canto a 96, 8.
scrittiva che «exprime apenas uma circun-
111 In sostanza fraintendono gli sforzi por-
stância concomitante» (Rodrigues).
toghesi per evitare di incagliarsi con un cla- 123 Interrompiamo nella traduzione la se-
more di guerra aggressivo.
quenza di gerundi, sul cui uso sintattico
112 nell’imbarazzo] Pellegrini □ dans cette
si veda, con numerosi esempi a conforto,
angoisse] Bismut. Il lemma pressa è glos- Rodrigues Estudos pp. 16-19. Figura eti-
sato con «apêrto, afl ição» (Basto). Indica mologica sentem… sente ai vv. 3, 6. In più
quindi situazione di paralisi, se vogliamo, o saltando (v. 5) duplica il saltando dell’ottava
comunque di disordine, caos, appunto. precedente (v. 4). Non parliamo dei nessi
113 «tanto que os mouros que estavam per allitteranti e dell’insistenza sul suono della
os outros navios viram esta revolta, pare- sibilante.
cendo-lhe que a traição que êles levavam 124 Le coincidenze con tre passi danteschi
no peito era descoberta» (Barros ivi p. 148: sono intriganti: «Come le rane innanzi a la
«tanto che i mori che stavano per le altre nimica / biscia per l’acqua si dileguan tut-
navi videro questa rivolta, credendo che il te»; «E come a l’orlo de l’acqua d’un fosso
loro meditato tradimento fosse scoperto»; /stanno i ranocchi pur col muso fuori»; «E
Castanheda p. xxj). come a gracidar si sta la rana / col muso
114 Nell’originale: ande sta per hão-de. fuor de l’acqua» (Inf., IX, 76 sg.; XXII, 25
sg.; XXXII, 31 sg.). Non si dimentichino,
115Faria e Sousa evoca Ercilla, Araucana tuttavia, i versi di Ovidio nel brano sopra
XIX, 37 e dintorni. citato: «nunc proferre caput, summo modo
116 «todos uns per cima dos outros lança- gurgite nare, / saepe super ripam stagni
ram-se aos barcos» (Barros, ibid.: «tutti uno consistere, saepe / in gelidos resilire lacus»
sopra all’altro si lanciarono alle barche»; (VI, 372-374: «ora alzare il capo, nuotare a
Castanheda p. xxj). fior d’acqua, / spesso starsene sulla riva del-
918
lo stagno, spesso / saltare di nuovo nel lago sa nei testi di patristica. Ripetizione di mila-
gelido»). gre sopra a 29, 8.
125 «até o pilôto do Moçambique, que se 135 Cfr. supra 6, 8: «infiel e falsa gente».
lançou dos castelos de pôpa ao mar, ta- 136 Epifânio Dias sposta la virgola prima di
manho foi o temor de todos» (Barros ivi p. sabiamente, riferendo l’avverbio ad acudir
249: «sino alla guida del Mozambico, che del v. fi nale; non sembra convincente, anche
si gettò in mare dal castello di poppa, così perché il testo della princeps ha un punto
grande fu il terrore di tutti»). Cfr. la pseudo- fermo proprio dopo sabiamente. Inoltre: «É
etimologia isidoriana: «Proprie autem mare mais lógico do que dizer que a Guarda so-
appellatum eo quod aquae eius amarae berana acode sábiamente, não se admitindo
sint» (Etym. XIII, 14, 1). que ela acuda de outro modo» (Basto: «è più
126 Cioè ‘aspro e duro’, neppure scalfibile. logico di affermare che la Guardia sovrana
A X, 15, 8 Camões userà l’aggettivo riferen- porta aiuto saggiamente, non essendo am-
dolo agli dèi pagani ‘vani e sordi’. Il penedo missibile che ella lo faccia in altro modo»).
è nominato sopra, 24, 7. 137 Faria e Sousa evoca Ariosto, O. F. XIII,
127 Cfr. infra IV, 29, 7-8 (e 39, 8). 16, 5: «se non ci aiuta Quel che sta di sopra».
128 butta giù] Poppa Vòlture. 138 «Bien claro vemos quanto se engañava
129 Sulla forma atentado (= atentando: «se nuestra confiança en aquella apariencia de
não quando atentando bem virão que erão amistad» Faria e Sousa, quindi Epifânio
os imigos» ecc., Castanheda ivi pp. xxj-xxij), Dias, Basto; diversamente Rodrigues: «[na
cfr. Rodrigues Estudos pp. 19-20. aparência]: no que se nos mostra», e così
anche Bismut. Seguiamo questa seconda
130 strano e inatteso comportamento] Pel- interpretazione.
legrini.
139Ovvero ‘non coglie, non riesce a rag-
131Nell’originale continua la costruzione giungere, comprendere’.
gerundiale iterativa.
140 Nell’ordine del sistema iterativo, si os-
132 «Sabido por Vasco da Gama este segre- servi cuidado a 30, 1 e a 31, 7; engano 30, 3,
do deu muytos louvores a nosso Senhor por enganada 31,4, enganos 31, 6; Guarda sobera-
os livrar tão milagrosamente, e disseram na 30, 7, Guarda Divina 31, 7, guardado 31,
todos a Salve na capitaina» (Castanheda ivi 8 ecc.
p. xxj: «Riconosciuto da Vasco a Gama que-
141 «Iuppiter omnipotens, precibus si flec-
sto segreto tranello sventato, egli levò molte
lodi a nostro Signore per averli liberati così teris ullis, / aspice nos! Hoc tantum; et, si
miracolosamente, e tutti recitarono un Salve pietate meremur, / da deinde augurium, pa-
ter» (Verg., Aen. II, 689-691: «Onnipoten-
nella nave ammiraglia»); «Quando Vasco da
te Giove, se alcuna prece ti può piegare, /
Gama e os outros capitães viram tam súbita
guardaci! Solo questo; e, se siamo degni di
novidade, abriu-lhe Deus o juizo pera en-
pietà, / mandaci un segno augurale»). Faria
tenderem a causa dela» (Barros ivi p. 149:
e Sousa aggiunge: «Iuppiter omnipotens, si
«Quando Vasco da Gama e gli altri capitani
nondum exosus ad unum / Troianos, si quid
videro una così improvvisa stranezza, Dio
pietas antiqua labores / respicit humanos»
aprì loro gli occhi della mente per compren-
ecc. (ivi V, 687 sgg.: «Giove onnipotente,
dere la causa di quello che accadeva»).
se ancora non provi odio per tutti i Troiani
133 Ancora Garcilaso: «O admirable / caso, fi no all’ultimo, / se ancora qualcosa dell’an-
y cierto espantable [spaventoso]» (Egl. II, tica pietà guarda / alle umane sofferenze»),
1806 sg., Boscan & Garcilaso c. 279v). nonché «Troes te miseri, ventis maria omnia
134 L’espressione miraculum evidens è diffu- vecti, / oramus» (I, 524 sg.: «Noi Troiani mi-
919
seri, trascinati dai venti per ogni mare, / ti 150 Quello di Giove.
preghiamo»). Naturalmente la suggestione è 151 Ci si perdoni l’arbitrio traduttorio. Co-
virgiliana, sì, ma generica. munque, Venere è avvolta di uno zendado,
142 Locus notoriamente petrarchesco. e il termine velo, petrarchescamente, può
143 Cioè ‘veramente sicuro, non in apparen- valere come corpo – se pure mortale.
za’ (cfr. Rodrigues Estudos p. 21). Cfr. infra 152 molto affannata] Paggi 59 □ invermi-
II, 63, 2 «de mais verdade». gliata dal moto] Pellegrini □ accaldata]
144 Il suono biblico che si avverte in questi Averini. Epifânio Dias glossa «encendida»
versi echeggia il lamento e le suppliche del (e cfr. Faria e Sousa «calurosa, encendida»).
153 Le stelle saranno ancora una volta i pia-
popolo ebreo dell’Esodo alla ricerca della
terra promessa già da Dio ad Abramo (Gn neti, come sopra (più difficilmente le stelle
15, 18). Gama invoca Dio, la Guarda divina, fisse; infatti, Faria e Sousa informa che «a
e ad ascoltare e reagire è Venere, secondo la donde el Poeta aqui dize Estrellas, dezia
consueta convivenza di mitologia e religio- en el manuscrito Deoses»), mentre l’aer è la
ne, come già sottolineava Severim De Faria sfera dell’aria, più prossima alla superficie
(c. 110v). terrestre, oltre la quale aria v’è la sfera del
145 fuoco iuxta Tolomeo.
Cfr. supra 21, 2, ove era furiosa.
154 «Mostrasi sì piacente a chi la mira / che
146 Si noti che saudosas è quadrisillabo. Sta
dà per gli occhi una dolcezza al core»; «Ne
per ‘immalinconite’, in quanto già sentono
gli occhi porta la mia donna Amore / perché
la mancanza della dea. L’espressione Dantre
sì fa gentil ciò ch’ella mira»; «degli occhi
as Nimphas (de antre = de entre) indica che
suoi, come ch’ella gli mova, / escono spirti
Venere si allontana dal corteggio delle nin-
d’amore infiammati» ecc., tutti celeberrimi
fe (‘via dallo stare tra loro’), ma siccome il
esempi danteschi presenti nella Giuntina
movimento è in subitanea salita, l’avverbio
di rime antiche (Sonetti e canzoni di diversi
allude bene all’ascesa dal mare (da ‘dentro’
autori antichi toscani, Firenze, Giunta, 1527,
le acque) al cielo.
cc. 8r, 5v, 5r).
147 «e piange scolorita / con le stelle sua
155 Petr., Rvf 71, 7: «Occhi leggiadri dove
grave dipartita», Tasso B. Ode I, p. 8,
Amor fa nido», e di qui una incredibile sfi-
squisita intertestualità suggerita da Faria
lata di imitazioni petrarchiste che Faria e
e Sousa. Gli altri rimandi che il grande
Sousa golosamente registra.
commentatore propone ad Ariosto e Virgilio
156 Come fanno notare i commentatori, vale
sono molto più remoti. E insistiamo col ri-
ammentare che la conoscenza camoniana per ‘insufflava’; un latinismo di cui è model-
delle odi di Tasso padre, come ha ben dimo- lo ad es. Virgilio, in cui Venere parlando a
strato la Spaggiari, è pressoché indubitabile. Vulcano «dictis divinum inspirat amorem»
(Aen. VIII, 373). Quanto a spiriti e spiritelli
148 Ovvero i Pianeti, quinque stellarum d’amore, essi popolano tutta la poesia italia-
quae falso vocatur errantes, mentre le stelle na dall’età di Dante al Cinquecento, com’è
fisse erano inerrantes, secondo il passo cice- noto. Non si manchi di notare la fig. etimo-
roniano citato da Epifânio Dias (Nat. Deor. logica espíritos… inspirava. L’aggettivo vivos
II, 20). Rodrigues fa notare che Dante, Par, fa pensare Faria e Sousa all’atto creativo
II, 30, chiama la Luna «la prima stella». di Dio che dà vita a Adamo («inspiravit in
149 Dopo il cielo della Luna e di Mercu- faciem eius spiraculum vitae», Gn 2, 7, ove
rio (che sarebbero appunto pianeti, ovvero c’è analogamente un gioco etimologico), ma
estrelas erráticas), Venere sosta un poco nel tutto rientra nella sua interpretazione alle-
terzo cielo, il suo. gorica sacra di Venere che è inaccettabile.
920
157 Cfr. ancora Rvf 30, 10: «vedrem ghiac- 161 Per galgos: «galgo, que representa o la-
ciare il foco, arder la neve». Nell’immagine tim (canis) Gallicus (Ov., Met., I, 533), toma-
camoniana, coerentemente col contesto co- se na poesia por ‘cão de caça’ em geral»
smologico, i due Poli si accendono, mentre la (Epifânio Dias: «galgo che viene dal latino
sfera del Fuoco agghiaccia. Il soffio amoroso canis Gallicus è usato in poesia come cane
di Venere inverte le naturali qualità delle da caccia in generale»).
cose. Ma il topos ghiaccio-fuoco, iper-petrar- 162 mai l’avrebbero ucciso i voraci cani: ché
chesco e petrarchista, lega tutti i fenomeni i desideri l’avrebbero consumato prima]
meravigliosi qui indicati nel segno dell’in- Pellegrini. Il valore condizionale del verbo
namoramento e della condizione di chi ama va sottinteso anche nell’originale; acabar
(cfr. il mio Contraposti, cit., pp. 163 sgg.). nel senso di ‘matar’ è forma colta, letteraria,
158 La contiguità namorar…amada accen- prossima al latino conficere (Epifânio Dias).
tua la volontà di sedurre più accesamente Il caçador mitologico è appunto Atteone (le
un padre già amante della figlia. Si aggiunga allusioni di Camões sono quasi sempre indi-
il namorava dell’ott. precedente, v. 4, a con- rette; per ragioni metriche qui traduciamo
ferma – se ce ne fosse bisogno – del sistema direttamente col nome del personaggio, che
iterativo camoniano che quasi forma una peraltro Camões stesso non tace a IX, 26, 1).
nuvola semantica in cui avvolge, in questo Sul tema di Atteone, ricorrente in Camões,
caso, la dea. si veda il dotto e classico saggio di Ramalho
159 Il mito di Paride giudice, e della vittoria Estudos pp. 55-82; quindi Dicionário Ca-
di Venere, fu reiterato, in chiave di eulogio mões pp. 15-19 (Aguiar e Silva).
amoroso, nel Cinquecento ad esempio da 163 Linguaggio di forte connotazione pe-
Bembo (Se stata foste voi nel colle Ideo, fra trarchesca; cfr. ad es. le «crespe chiome
l’altro in Rime diverse […], Venezia, Gioli- d’or puro lucente» di Rvf 292, 5 ecc. Si
to, 1545, p. 10); Ariosto, O. F. XI, 70, 1 («Se veda anche «La testa òr fi no, et calda neve
fosse stata nelle valli Idee»); Della Casa (La il volto», Rvf 157, 9, et similia, nonché la ce-
bella Greca onde il pastore Ideo, in Rime et lebrata imitazione bembiana nel son. Crin
prose, Venezia, D. Farri, 1565, c. 11r) ecc. d’oro crespo (e cfr. ottimamente Marnoto O
ecc. Cfr. Comentário Camões, 4, pp. 103 sgg. petrarquismo 2015 pp. 292 sgg. e Marnoto
160 L’evocazione di Atteone risente forse di O petrarquismo 1997 111 sgg.). Vd. ancora
alcuni versi della História de Santa Comba Rvf 127, 76-77 «Le bionde treccie sopra ’l
di António Ferreira: «Chegara ali a moça na collo sciolte, / ov’ogni lacte perderia sua
alta sesta / banhar-se, como sói, nâa fonte prova». Non si manchi però di richiama-
clara […]. Qual a casta Diana de sua fonte re Virg., Aen. X, 137 sg.: «fusos cervix cui
/ afrontada saiu contra Acteão» ecc. (260, lactea crines / accipit, et molli subnectens
1-2; 290, 1-2: Ferreira Poemas pp. 246 sg. circulus auro» («la di lei candida nuca i
«Lì giunse la fanciulla in pieno mezzogior- capelli sciolti / riceve e un cerchio d’oro
no / a bagnarsi, come soleva, in una chiara flessibile li allaccia»). E Camões stesso, nel
fonte … come la casta Diana alla sua fonte, son. 10 Quem pode livre ser vv. 9 sg.: «Quem
/ oltraggiata, uscì contro Atteone»; l’opera vê que em branca neve nascem rosas / que
dovrebbe collocarsi negli anni ’60 del Cin- fios crespos de ouro vão cercando» («Chi
quecento; è presente anche in una miscella- vede che in bianca neve nascono rose / che
nea insieme con componimenti di Camões: fi li crespi d’oro van cerchiando», Sonetti p.
cfr. ivi p. 570). Rodrigues Estudos p. 22 fa 140; cfr. poi l’altro son. Ondados fios d’ouro
notare una discordanza da Ovidio e una reluzente, spurio, e vd. Marnoto O petrarqui-
concordanza con Boccaccio, ma forse non smo 1997 pp. 526 sg. L’espressione candidior
è necessario. nive variamente modulata è in Catullo (80,
921
2), Ovidio (Am. III, 5, 11; 7, 8; VIII, 373) ecc. riporta («mento e gola e peitrina», da Dona
164 «Ciò detto, nel partir la neve e l’oro / e le genser) ci orienta verso il ‘petto’; cfr. infatti
rose del collo e de le chiome» ecc., traduz. di Morgado Mateus p. 381. Nel passo sopra cit.,
Annibal Caro di Eneide I, 402 sg. Ariosto torna al seno ben tre volte (nella stes-
sa ott. 14). D’altra parte, il «cinto» di Vene-
165 La presenza di candide mamme o pomi
re è però topos iconografico indubbio. Cfr.
acerbi ecc. fra i segmenti corporei dell’a- Hom., Il, Ξ, 214-217 («Haec locuta, [Venus]
mata è invece indizio di una lirica di tipo ceston discolorem balteum, quem circa pectus
non «bembianamente» petrarchistica, più gerebat, revinctum solvit. Ibi insunt amores,
boccacciana e quattrocentesca, o comunque ibi cupidines, ibi illecebrae, ibi blandae sua-
è viva in contesti non lirici, come d’altron- delae, ibi denique omnia amatoria lenocinia
de qui in Camões (cfr. il mio Alcune cose ac veneficia, quae quantuncunque prudentis
sull’antipetrarchismo, «Critica letteraria», declinant mentem», Homeri Ilias p. 272, c.vo
XXXVIII, 2010, 2, pp. 211-225: 215 sg.) e in mio: «Detto questo, Venere sciolse il ceston,
Ariosto, e poi in Tasso, nonché nei «canoni cintura multicolore, che teneva intorno al
lunghi» della descriptio puellae. petto. Ivi sono gli amori, ivi i desideri, ivi le
166 Cfr. Ariosto, O. F. 7, 14, 3-4: «due pome lusinghe, ivi le dolci attrattive, ivi infine ogni
acerbe, e pur d’avorio fatte, / vengono e van lenocinio e veleno d’amore, che piegano l’a-
come onda al primo margo» (c.vo mio). nimo anche del più saggio e prudente»).
167 Cfr. Petr., Rvf 72, 51 «il lume in cui 169 Il Minino (= menino) è ovviamente sem-
Amor si trastulla»; Ariosto, O. F. 7, 12, 3 «in- pre il fanciullo Amore.
torno cui par ch’Amor scherzi e voli» (nella 170 Metafora per le gambe già nel Cantico
descrizione di Alcina abbiamo anche «bian- dei Cantici («crura illius columnae marmo-
ca neve è ’l bel collo, e ’l petto latte», ivi 14, reae, quae fundatae sunt super bases aure-
1). Garcez Ferreira evoca anche un testo ita- as», 5, 15, da cui, con inversione, Rvf 44,
liano minore, le Stanze per la signora Pellina 16: «muri eran d’alabastro, e ’l tetto d’oro»,
D’Oria di Stefano Ambrogio Schiappalaria rappresentazione architettonicamente tra-
(Anversa, G. Latio [Hans Laet], 1556, accol- slata del corpo di Laura). I riferimenti al
te anche nella Seconda parte delle Stanze di Cantico biblico non mancano nell’ottava,
diversi illustri poeti. Nuovamente raccolte da anche se mediati dal linguaggio classico-
M. Lodovico Dolce, Venezia, Giolito, 1564, petrarchistico, e fanno buon gioco a Faria
rist. 1581 p. 255 sgg.): «Le vostre chiome at- e Sousa per la sua interpretazione allegori-
torte a l’aura sparse, / o su le spalle erranti a ca di Venere come Religione ovvero Chiesa
guisa d’onde, / con cui scherzando Amor usa cattolica. Tocco rimanda al saggio di José
legarse, / e vago d’esser visto si nasconde, / Lara Garrida, «Columnas de cristal»: códigos
non son né d’or né d’ambra» ecc. (p. 262). In y discursividade entre un soneto de Lope y un
effetti anche Schiappalaria (su cui vd. la voce famoso romance anónimo, in El cortejo de
del DBI online, di Myriam Chiarla, vol. 91, Afrodita. Ensayos sobre literatura hispánica y
2018), in quel poemetto elogiativo iperboli- erotismo, ed. Antonio Cruz Casado, Málaga,
co, stava a suo modo «scherzando». Univ. de Málaga, 1997, pp. 23-67.
168 cesto] Paggi 59 □ cintura] Pellegrini □ 171 In italiano zendale o più frequentemente
seno] Poppa Vòlture □ Averini glissa igno- zendado, indica un «drappo sottile e fi nissi-
bilmente. Pensiamo però che, nonostante la mo o velo, per lo più di seta» (Treccani, con
descrizione discenda verso il basso, petrina ess. Da Boccaccio a Montale). «Cendal is
possa stare anche per peito, come il fr. poi- Low-Latin Cendalum (Ducange) = thin silk»
trine. Burton II p. 580 traduce con girdle, (Burton II p. 580). Faria e Sousa commenta:
ma poi l’esempio da Arnaud de Maruell che «en rigor, Sendal es tela de lino fi nissima»,
922
e così è per lui nel caso di Venere, come di Silva riporta le espressioni generiche di vulto
Teti più avanti a VI, 21, 5-8 («delgada bea- angélico, semblante angélico. Res nullius, dun-
tilha»). Cfr. poi il solito Ariosto, O. F. VII, que, originata probabilmente dal prototipico
28, «avolta in un legger zendado» (Tocco). Guinizzelli di Al cor gentil, ultima stanza
172 Metaforico per le rosee carni della dea, («semblanti … d’angel sembianza», Rime di
o forse più ousadamente pei caporelli; in diversi antichi autori toscani, Venezia, A. &
molti però credono che si tratti del pube (vd. fratelli da Sabio, 1532, c. 110r), tesaurizzata e
Bismut pp. 249 sg., adducendo esempi fran- concocta da Dante e Petrarca, ecc.
cesi non sappiamo quanto pertinenti ed esi- 176 Anche la Laura di Petrarca miscela in sé
bendo uno statement un po’ folle: «Camões gioia e severità: «e ’n aspetto pensoso anima
désigne donc ici les muqueuses vaginales lieta» (Rvf 215, 4).
de la déesse» sic). D’altra parte, ancora nel 177 Per la consustanzialità istantanea dei
Cantico dei Cantici, si legge: «venter tuus
contrari cfr. il mio Contraposti, passim, e p.
sicut acervus tritici vallatus liliis» (7, 2). E
55: «E quinci è che gli amanti or piangono,
comunque un suggerimento più calzante, in
or ridono; anzi […] piangono e ridono in un
tal senso, poteva venire da Apuleio: «tenui
medesimo tempo» (Tullia d’Aragona, Della
pallio bombicino inumbrabat spectabilem
infinità di Amore). Cfr. Ariosto, O. F. 1, 2,
pubem» (Metam. X, 31 «con sottile velo se-
1: «in un medesmo tratto»; 29, 63, 7: «in un
rico celava appena lo splendido pube»), con
medesmo istante» ecc.
la chiosa del Beroaldo: «Merito inumbrabat
178 Faria e Sousa evoca Dante, Purg. XVI,
dixit cum tenuissimo velamine non tam
pubes tegeretur quam inumbraretur [non 86 sg.: «a guisa di fanciulla / che piangen-
tanto copriva quanto adombrava]» (Apule- do e ridendo pargoleggia». Inutile ci sem-
ius cum commento Beroaldi, Venetiis, per P. bra proporre la lettura «entre alegre ‹e›
Pincium Mantuanum, 1510, c. 207r). magoada» (Rodrigues Estudos pp. 22-23);
173 la parafrasi giusta è «magoada no meio da
Ma anche ‘trasparente’: così Pellegrini;
alegria que mostra» (Epifânio Dias «affl it-
rado] Poppa Vòlture. Epifânio Dias richia-
ta in mezzo all’allegria che mostra»). Tutta
ma il lat. rarus e glossa «ralo, pouco denso».
la comparazione camoniana ha ben poco
Tutto il discorso sul coprire-scoprire, molto
di spirituale e simbolico, sembra davvero
sensuale e caro anche al Tasso (Liberata IV,
pagana e di gusto elegiaco classico romano
31-32, relativo alla diabolica Armida), per
(cfr. ad es. Ov., Am. I, 5; I, 7 ecc.). Ha un
Faria e Sousa ha valore sacro-allegorico:
sapore lascivo-cortigiano, molto in linea con
scoprire ai dotti e coprire agli indotti il si-
la lirica «manierista» italiana ed europea
gnificato autentico, il riferimento alla Chiesa
cattolica. Nel passo sopra cit. ariosteo abbia- del tempo.
179 vezzosa] Paggi 59; «más melindrosa que
mo «restò il vel suttile e rado» (ivi, c.vo mio).
174 Vulcano, marito di Venere, è sempre ge- lastimada» Faria e Sousa («più seducente
loso, mentre Marte, suo amante, sempre in- che lacrimosa»).
namorato: routine mitologica. Faria e Sou- 180 Vd. Aen. I, 227 sgg.: «Atque illum [Io-
sa, che deve procedere coerentemente con vem] talis iactantem pectore curas / tristior
la sua lettura simbolica, considera Vulcano et lacrimis oculos suffusa nitentis / adlo-
non come sposo di Venere ma emblema del quitur Venus» «A Giove, che agitava nel
fuoco infernale, mentre Marte sarebbe im- proprio petto tali preoccupazioni / affl itta e
magine dell’amore di San Pietro o Santiago soffusa negli occhi di lucenti lacrime / parla
(San Giacomo) per la Chiesa. Venere», in difesa dei Troiani.
175 Da Ariosto al Marino, il sintagma gode 181 Nel senso di ‘potente, forte’; cfr. sopra
di ottima fortuna; alla voce angélico Moraes e I, 8, 1, riferito al Re Dom Sebastião, e qui
923
infra, 49, 3, riferito al Reino d’Ormuz. «O tu che le sorti di uomini e dèi / reggi
182 Tricolon in gradazione ascensiva. con eterno comando e atterrisci col fulmine,
183
/ cosa poté il mio Enea commettere di così
‘A qualche avversario, a un nemico, a un
grave contro di te, / cosa poterono i Troiani,
oppositore’, cioè nella fattispecie Bacco, no-
ai quali dopo aver sofferto tante disgrazie,
minato in fi ne ottava. Subito dopo, lhe è un
/ è preclusa ogni terra del mondo intero a
pleonasmo che sottolinea l’intento dichiara-
causa dell’Italia?»).
tivo. Sottile tessuto retorico in questo esor-
190 I commentatori evocano il «Nunc pere-
dio di Venere: i primi 4 versi sono ribaltati
dal quinto e sgg.; contra rispetto a contrairo at» in bocca a Giunone ad Aen. X, 617.
enfatizza il rivolgimento e la delusione: si 191 Stava per dire forse mofina (Faria e Sou-
ripete a 40, 4 e 6. sa, che coglie così perfettamente l’esigenza
184 «O te è dativo e não accusativo» (Rodri- camoniana di repetitio delle parole chiave).
gues). Nel Moraes e Silva Dicionário proprio L’aposiopesi, che immaginiamo studiata ad
questo esempio camoniano è riportato, a il- arte dalla parlante, è apparentemente mo-
lustrare il significato di errar a alguem come tivata dal singulto (como se, v. 5). Il que è
«offender, faltar ao dever». comune pleonasmo camoniano, giusta Ro-
185 Ovvero ‘sotto cattiva stella’. La sfortuna drigues (Estudos pp. 23-25). Un esempio di
reticentia analogo è ad es. in Verg., Aen. I,
è confermata nell’ottava sg. al v. 6: Venere
135 («Quos ego…»). Poco convincente Ro-
cercando il bene dei suoi protetti suscita il
drigues dove nega la reticenza: «eu, proteg-
male per loro e quindi per se stessa.
gendo-o, fui causadora do mal que lhe vai
186 Abilissima oratrice, Venere ricorre ora
acontecer».
al paradosso (aggettante in anacoluto), per 192 Come già detto a 38, 8: l’aggettivo splen-
disinnescare l’evidenza dell’ingiustizia con-
dido e morbido incornicia, ripetendosi, il
tronaturale di cui si sente vittima. La pointe
discorso venereo, emblematizzando in una
esplode coerentemente in fi ne ottava, con la
parola l’atteggiamento seduttrice della dea,
brevitas che si addice all’effato in apparenza
delicato, tenero, infelice, offeso ecc. Non
illogico, e sorprendente – ed anche ironico,
o meglio sarcastico. comprendo la glossa di Tocco: «vezzosa,
non mimosa», ma mi sfuggirà qualcosa.
187 Piango, e prego, e bramo] Paggi 59. Gar-
193Come la Lavinia virgiliana «lacrimis […]
cez Ferreira avrebbe preferito clamo.
flagrantis perfusa genas» (Aen. XII, 64 sg.).
188 ‘E tanto mi affanno contro il mio interes-
194 Si noti il contrasto fra l’ardore e la frescu-
se, contro il mio successo’. Ancora una volta
contra, senza timore di nimia repercussio. ra in seno al paragone. Il paragone è ripreso
dal Tasso, nota Faria e Sousa: «e il bel volto
189 Evidente la struttura parallelistica e e ’l bel seno alla meschina / bagnò d’alcuna
contrastiva del distico fi nale, non geometri- lagrima pietosa. / Quale a pioggia d’argento
ca ma molto efficace. Ingrediente principe e mattutina / si rabbellisce scolorita rosa (II,
è sempre la figura etimologica (quero-lhe 129, 1-4, ma la situazione è diversa).
querer). Tutto il discorso di Venere è vaga-
195Il se verrebbe ricavato dalla s di dentes
mente memore, aggiungendovi marchetaría
manierista, di quello della stessa dea nel (Rodrigues), ma nonostante gli esempi dot-
primo dell’Eneide: «O qui res hominumque tamente addotti ci permettiamo di dubitre.
deumque / aeternis regis imperiis et fulmine 196 Cfr. Aen. IV, 30 «Sic effata sinum la-
terres, / quid meus Aeneas in te committe- crimis implevit abortis»; 76 «incipit effari
re tantum, / quid Troes potuere, quibus tot mediaque in voce resistit»; II, 774 «vox
funera passis / cunctus ob Italiam terrarum faucibus haesit» ecc. Inutile seguire Faria e
clauditur orbis?» ecc. (229 sgg., c.vo mio: Sousa che evoca B. Tasso, B. Martirano ecc.
924
una versione minore della leggenda mito- en passant, al magnifico incipit camoniano
925
dell’ode Fermosa fera humana, con analoga Latinismo, superl. di bellax per cui vd. Luc.
allitterazione. Phars. IV, 406: «bellaci confisus gente».
210 «Parce metu, Cytherea» (Aen. I, 257, 218 Cfr. duro, sopra a I, 37, 4, in rima con
Giove tranquillizzando Venere nel passo seguro. Varie le sfumature semantiche
più volte citato). dell’attributo, ma chiare: i Turchi sono ‘fe-
211 Nel’originale il verbo temer regge la for- roci, rudi, forti, difficili da abbattere’, come
ma negativa come il latino timeo ne. un muro. In tal modo la terna muros: duros:
212
seguros produce un’idea collettiva di nemici
Insistenza sul carinhoso epiteto paterno.
potenti, apparentemente invincibili, che i
213 I Portoghesi, contrapposti – con già Portoghesi invece distruggeranno senza pie-
adottata Überbietung – ai Greco-Romani tà, trasformando le mura da implicito osta-
(cfr. supra I, 24, 2-3 e n. a I, 3, 4). colo metaforico a loro grandioso manufatto
214 L’aggettivo piedoso è calco del virgi- civile e militare.
liano pius, che marcava Enea agli occhi 219 Si noti la triplice ripetizione di vereis,
degli uomini medievali e rinascimentali cui si assommano via via le iterazioni nelle
(da Dante a Tasso) come una sorta di eroe seguenti ottave. In Virgilio abbiamo un cer-
protocristiano. nes; cfr. nota a fi ne strofa.
215 Tre modelli classici di navigatori e sco-
220 Al Re del Portogallo.
pritori e fondatori: cfr. Hom., Il. VII, 244
221 Tutta l’ottava riecheggia la risposta di
sgg. (Homeri Odyss. c. 60r; «facundus Uli-
xes» Ov., Met., XIII, 92 Epifânio Dias); per Iuppiter a Venus in Aen. I, 257 sgg.: «manent
Antenore, fondatore di Padova, cfr. Virg., immota tuorum / fata tibi; cernes urbem»
Eneide I, 242 sgg ad litt.: «Antenor potuit ecc., con riprese talora letterali. L’ultimo
mediis elapsus Achivis / Illyricos penetrare verso si rifà a «iura dabunt» di ivi, 293.
sinus atque intuma tutus / regna Liburno- 222 Vasco da Gama. Qui incontriamo la
rum et fontem superare Timavi» («Ante- prima prefigurazione dei fatti e delle gesta
nore sfuggito agli Achei / poté penetrare le dei Portoghesi, modulo che occuperà oltre
insenature dell’Illiria / e superare sicuro i decine di ottave del poema più avanti.
regni dei Liburni e la fonte del Timavo»); 223Nel pieno della fatica, degli affanni,
infi ne per Scilla e Cariddi vd. ivi, III, 420 «no meio de trabalhos e não = apressado»
sgg. Precisazione: «Illyricos sinus is the Il- (Epifânio Dias).
lyrian or Adriatic gulf, up which Antenor 224 Il termine medos viene glossato per lo
penetrated to the mouth of the Brenta. […]
più con perigos dai commentatori.
Antenor is said to pass by Liburnia and the
225 Cfr. – alla lontana – Aen. I, 280: «quae
“fons Timavi” […] because past and not
into Liburnia and the “fons Timavi” was mare nunc terrasque metu caelumque fati-
the Antenor’s way to the Brenta and site of gat», sogg. Giunone.
his future city» (Aenaeidea by James Henry, 226 Anacoluto come sopra, 40, 1-3 con ag-
vol. I, London-Edinburgh, Williams & Nor- getto a sinistra in alto del lemma rilevato in
gate, 1873, pp. 544-547). Sul fiume Timavo, caso obliquo. Nettuno è sineddoche con-
vd. l’ampia nota di Burton II, pp. 581 sg. sueta per il mare.
216 Espressione-chiave delle scoperte inte- 227 Il caso miracoloso è suggerito a Camões
roceaniche moderne; cfr. Epica e Oceano, da un fatto riportato dalle cronache, re-
passim. lativo al terzo viaggio di Gama in India
217 Il superlativo poetico belacíssimos è ha- quale Viceré. Un mercoledì, 6 settembre
pax camoniano, o almeno l’unico es. ripor- del 1524, riporta Barros, vi fu un sommo-
tato in Moraes e Silva Dicionário è questo. vimento delle acque in mare (nel golfo di
926
927
Correa); «o arcebispo de Goa ainda tem o con la vittoria lusitana del 1509. L’evento
titulo de “Primaz de Oriente”» (Epifânio sarà ricordato infra più volte.
Dias: «l’arcivescovo di Goa ancora ha il 249 In accezione affatto positiva: temerario]
titolo di Primate d’Oriente»). Garcez Fer- Pellegrini □ valente] Poppa Vòlture □ un
reira fa notare una possibile imitazione di cœur noble et rare] Bismut (che glossa: «in-
questa zona del poema camoniano da parte solente dans son acception latine: inaccoutu-
di Fulvio Testi nell’Avanzo del primo can- mé». Costa Pimpão propone «orgulhoso»,
to dell’India conquistata («che del Persico ma il senso più autentico resta ‘straordinario
seno insù la punta / già l’orgoglioso Ormus nella propria forza e audacia’. Vi si avverte
stava in catena, / e Goa dal ferro, e dall’ar- il latino insolens, che generalmente signifi-
dor consunta / pagata havea di rotta fé la ca ‘ignaro di’ qualcosa, o anche ‘insolito’,
pena: / mordeano e Calicut, e la congiunta ma il traslato ‘violentemente coraggioso’
/ Narsinga il freno; e d’ogn’intorno piena prende possesso del latinismo crudo. Cfr.
/ di timor, di terror quell’ampia riva / ub- comunque Annibal Caro che traduce il vir-
bidiente al giogo il collo offriva» vd. Terza giliano sine more appunto con insolente, ma
parte delle poesie del Sig. Conte Don Fulvio nel senso di ‘brutale, sfrenato’ («raptas sine
Testi […], Modena, G. Cassiani, 1648, p. 83 more Sabinas» VIII, 635 > «una insolente
Le poesie liriche del conte D. Fulvio Testi, / rapina di donzelle», Caro Eneide p. 346).
vol. II, Brescia, G. Venturini, 1822, p. 67; D’altra parte, fa notare Epifânio Dias, super-
cfr. anche Lus. X, 14). bus et insolens è dittologia classica in senso
244 Exalçada è forma antica per exaltada; si anche negativo, come in Camões stesso a VI,
noti il tricolo che invade il verso, con due 29, 6 («soberbas e insolências», se pur detto
aggettivi che pongono la città, quasi in pro- malignamente da Bacco contro i Lusi!).
sopopea, soggettivamente imperiosa e il L’ambivalenza del lemma insolente è lunga-
terzo che delinea il suo triunfo nell’essere mente e ben discussa da Faria e Sousa, che
celebrata. Così senhora si lega idealmente a glossa correttamente «desacostumbrado, i
soberba e altiva, mentre sublimada ed exalça- extraordinario» per il nostro passo, senza
da, in rima, formano una dittologia presso- escludere però anche l’opposta sfumatura
ché sinonimica. Anche senza regime iterati- semantica da tomar á má parte. La sua cita-
vo, le modulazioni camoniane tendono alla zione di Hor., Carm., II, I4, 2-4 «prius inso-
coerenza e alla compattezza. lentem / serva Briseis niveo colore / movit
245 I pagani idolatri, diversi dai Maometta-
Achillem» («per prima la serva Briseide dal
colore di neve toccò l’animo dell’insolente
ni ovviamente (vd. infra X, 14, 8); può trat-
Achille») non mette in buona luce l’eroe, e
tarsi di induisti o buddhisti.
in effetti Epifânio Dias la considera fuori
246 Faria e Sousa osserva con acume che se
luogo, anche se nell’ottica oraziana la «vio-
il duro freio è riservato ai ribelli, quello del lenza» nell’amore ancillare non è poi così
re portoghese è un doce freio (infra VIII, sconcia. Il peito è quello di Duarte Pacheco
28, 7) e un jugo honroso e brando (10, 40, 4), Pereira, eroico difensore di Cochim contro
quasi un suave iugum come quello di Cristo. il Samorim di Calicut nel 1504; diffusamen-
247 Il duro cerco della fortezza portoghese te ne parlerà magna cum laude il nostro a X,
di Cananor da parte delle forze del re locale, 12-21.
nel 1507, fu poi sventato dall’arrivo dei con- 250 Τόπος, per cui vd. anche supra I, 12, 3-4;
tingenti guidati da Tristan da Cunha. infra IV, 102, 6 (al negativo) ecc.
248Cioè ‘venir distrutta’. Le battaglie per la 251 Vd. Verg., Aen. III, 274-275: «Mox et
928
num Apollinis]»: «Presto le cime del monte dedi impudentis puellae causa, / quoniam ei
di Leucate coperte di nubi / si mostrano e pulchra fi lia, et non prudens» (Homeri Ilias
il porto di Apollo, temuto dai naviganti». c. 67v: «Finché il padre mi renda la dote che
Molti ritengono che il primo verso faccia ri- è legittimamente mia: / che io stesso diedi a
ferimento all’isola di Leucate, mentre il se- causa dell’impudente ragazza, / poiché sua
condo all’omonimo promontorio, cioè Azio. figlia è bella ma non onesta»), ove non pru-
252 È Verg., Aen. VIII, 675-677: «In medio dens sta appunto per ‘sfacciata’.
classis aeratas, Actiaca bella, / cernere erat 255Cfr. nota a 53, 2; qui ferver si accentua
totumque instructo Marte videres / fervere dinamicamente per le fiamme.
Leucatem» («In mezzo, le flotte bronzee, la 256 Genitivo soggettivo.
battaglia di Azio / potevi scorgere e avresti
257 Bello l’antichismo idololatra (= idolatra),
visto per lo schieramento marziale / tutto il
con la sillaba in più necessaria metricamen-
Leucate schiumare»). Se qualcuno ancora
te per il decassílabo (anche se una dialefe
dubita che Virgilio abbia salato il sangue di
Camões, si ricreda. Latinismo crudo, istrut- avrebbe supplito ugualmente). Di nuovo
to sta per classibus instructis. Il ferver di vengono distinti i Musulmani dai pagani
derivazione virgiliana, pur riferito propria- indigeni, entrambi nemici. Giove parla un
mente a un promontorio (o pseudo-tale), è po’ da Padreterno cristiano, ma la collusio-
una ripresa del medesimo verbo che trova- ne allegorica fra divinità gentili «poetiche»
vamo a 47, 6 e ritroveremo poco infra. So- e religione cattolica è ormai evidente.
258 Il contrasto fra la moleplicità delle etnìe
spettiamo che Camões indichi fervere come
spumeggiare delle acque intorno a Leucade, avversarie e l’unità piramidale – sotto il Re e
per la battaglia navale. Dio – del popolo portoghese è analogo alla
253 Marco Antonio, nel 31 a. C. divaricazione fra il popol misto degli infedeli
e i cristiani riuniti compattamente sotto a i
254 La congiunzione e ha valore avversativo; santi segni (G. L. prima ott.). Imprescindi-
riduciamo la litote non pudica, efficace nel bile il rimando all’efficace e gradevolmente
contrasto con linda, proponendo inverecon- rozzo volume di Sergio Zatti, L’uniforme
da per ragioni di rima baciata finale, e ce ne cristiano e il multiforme pagano, Milano, il
scusiamo. Antonio, come sanno tutti, con- Saggiatore, 1983. Naturalmente dietro al
quistò l’oriente e si legò d’amore con Cleo- manicheismo ideologico-controriformistico
patra. Per questi suoi errori è defi nito ingiu- si celano complessità e osmosi ben note nel
sto dal poeta. Tutto è consueta traduzione Tasso ma anche in Camões.
da Virgilio: «Hinc ope barbarica variisque
259 Malacca, penisola a sud-ovest del-
Antonius armis, / victor ab Aurorae populis
et litore rubro, / Aegyptum viresque Orienti la attuale Federazione malese, davan-
et ultima secum / Bactra vehit, sequiturque ti a Sumatra. Cfr. Ariosto, O. F. XV, 17,
(nefas) Aegyptia coniunx» (VIII, 685-688: 1: «Quasi radendo l’aurea Chersone-
«Da questa parte Antonio con forze barbare so» ecc. Ma è espressione antica: Χρυσῆ
e varie armi, / venendo vincitore dai popoli Χερσόνησος, Chersonesus Aurea. Ariosto
dell’Aurora e del mar Rosso, / con sé porta viene sempre dopo.
le forze egizie e d’Oriente e la remota / Bat- 260 La forma longinco (longínquo < longin-
tra, e lo segue, infamia, la consorte egizia- quum) è uno dei tanti elativi latinismi del
na»). Ma forse, come suggerisce Faria e Sou- poema. Il Bactra Cítico è l’abitante della
sa, gli epiteti della regina egiziana ricalcano Battriana (la forma in –a è modellata su Sci-
quelli rinfacciati nell’Odissea dal geloso ta, ove Camões «podia facilmente incluir a
Vulcano alla moglie fedifraga: «Donec mihi Bactriana na Scythia» Epifânio Dias), detto
valde omnes pater reddat dotes: / quas ipse robusto forse anche per influsso di Quinto
929
Curzio (Gest. Alex. IV, 6: «gentes promptis- 267 Da Oriente (sineddoche: Gange) all’Oc-
simi, horridis ingeniis […]; bellicosissima cidente (sineddoche: Cadice, ovvero Ga-
gente et rapto vivere adsueta semper in ar- des o Cadiz). Epifânio Dias fa notare che
mis erant»: «popoli prontissimi alla guerra, l’espressione «in Gaditano oceano» è già
dall’animo ferocissimo … erano composti pliniana (Nat. Hist. II, 227). L’iperbole ca-
di gente bellicosissima e abituata a vivere moniana relativa alla forza lusitana non è
di saccheggio, sempre in armi»). Erronea insolita nel poema celebrativo; mais que hu-
l’assimilazione del Bactra camoniano col mano ne è un ictus, già peraltro visto a I, 1,
fiume Bactrus (che è invece infra nominato 6; cfr. anche la gente remota di ivi 1, 8 con
a VI, 60, 5): Tocco e Faria e Sousa, in tale le Ilhas mais remotas qui subito sopra, 54, 7.
svista, sono probabilmente influenzati dalla Tout se tient nel poema.
contiguità nel verso di Nilo, ma il contesto è 268 Da scandire quale trisillabo, come
cristallinamente inequivocabile.
nell’originale.
261 Dentro e fuori la sequenza rimica, si noti
269 Di Magellano (Magalhães), raggiunto
l’incalzare gerundiale di pelejando, levando,
nel 1520. L’accusa di anacronismo è ridico-
triumphando, navegando (cui aggiungere
la; «Peut- être, comme le signale J. M. Ro-
l’iniziale fervendo, però estraneo ai verbi di
drigues [Estudos pp. 31-34], les prophéties
cui è soggetto l’esercito Luso). Un effetto di
divines confondent-elles le passé et le futur,
pluri-consonanza compatta l’ottava musica-
puisque les prophètes lisent dans l’avenir
mente e semanticamente, come altrove l’uso
comme dans un livre déjà écrit. Je pense
della figura etimologica, dell’anafora ecc. Il
que ce détail, comme tant d’autres, indique
sistema della repetitio poetica camoniana
tout simplement la propension du poète à
non si smentisce. L’arrivo alla Cina e all’e-
intercaler des réflexions personelles dans
stremo oriente è fantastica marca di quanto
le discours qu’il prête à ses personnages»
il coraggio possa estendere le conoscenze
(Bismut).
umane, non solo la brama di dominio. In
270 scoprì] Poppa Vòlture.
Cina i Portoghesi arrivarono nel 1530.
262 271 Da Nord a sud. ‘L’offeso Portoghese’ –
L’arcipelago giapponese (1540).
263 risentito] Poppa Vòlture –, Magellano, subì
La struttura sintattica di questa ottava
il rifiuto da parte del re lusitano Manuel I e
è stato oggetto di discussione fra Epifânio
passò al servizio del re spagnolo per intra-
Dias e Rodrigues; la proposta del primo di
prendere il suo straordinario viaggio.
mettere forte pausa dopo vossos e una virgo-
272 ‘Offesi, punti nell’orgoglio’, riferito agli
la dopo triumphando ci convince poco. D’al-
tra parte, la radicale suddivisione della stro- eroi morti nelle guerre ormai passate.
fa in due quartine (Rodrigues Estudos pp. 273 anche se in tutto il mondo, mortifica-
29-31) va anch’essa moderata. Per la clausula ti, risuscitassero tutti i defunti] Pellegrini
cfr. Aen. III, 97: «hinc domus Aeneae cun- □ même si dans le monde entier les héros
ctis dominabitur oris» («Qui la casa di Enea d’autrefois ressuscitaient de dépit] Bismut.
dominerà su tutte le terre»). 274 venerando] Pellegrini □ divin] Bismut.
264 Formula epilogica del discorso di Gio- Cfr. supra, I, 19, 7.
ve. Apre e chiude con filha minha. 275 Mercurio, veloce messaggero degli dèi
265 Letteralmente locuzione significante ‘in (per Faria e Sousa rappresenta l’Arcangelo
tal modo’. Gabriele). Da Virgilio, Aen. I, 297: «Haec
266 Rimaniamo fedeli sino al calco, ma non ait, et Maia genitum demittit ab alto» («Ciò
si dimentichi che sforço sta quasi sempre per dice, e dall’alto spedisce Mercurio, figlio di
‘forza, potenza’. Maia»), dopo il discorso di Giove a Venere.
930
276 «Equivale a: expondo-se a perigo» (cioè et caduceum, quo virorum oculos sopit /
‘esponendosi al pericolo’, Epifânio Dias). quorum vult, alios autem rursus et dormen-
277 Faria e Sousa suggerisce una (un po’ tes excitat. / Hoc in manibus tenens volavit
vaga) eco da Aen. IV, 222-226: «Tunc sic fortis Mercurius» ecc (Homeri Odyss. c. 42r:
Mercurium [Iuppiter] alloquitur, ac talia «Subito, quindi, indossò ai piedi i bei calza-
mandat: / “Vade, age nate, voca Zephyros, ri / divini, aurei, che lo avrebbero condotto
et labere pennis: / Dardaniumque ducem, fi no al mare e alla terra immensa col secon-
Tyria Carthagine qui nunc / expectat, fati- dare del vento. / Prese anche il caduceo, con
sque datas non respicit urbes, / alloquere et cui assopisce gli occhi di qualunque uomo
celeres defer mea dicta per auras”» («Allora voglia, / ed altri per contro dormienti risve-
così Giove si rivolge a Mercurio e gli dà tali glia. / Tenendo questo in mano il forte Mer-
ordini: / – Va’, affrettati, figlio, convoca gli curio volò»), seguita e arricchita da Virgilio,
Zefiri, e scendi con le tue ali: / parla al co- sempre modello primario per il nostro: «et
mandante dardanio, che ora nella tiria Car- primum pedibus talaria nectit / aurea, quae
tagine / si trattiene, e non considera le città sublimem alis sive aequora supra / seu ter-
assegnate dai fati, / e porta le mie parole su ram rapido pariter cum flamine portant; /
rapide brezze»). tum virgam capit (hac animas ille evocat
Orco / pallentis, alias sub Tartara tristia
278 Topos epico del sogno rivelatore e avver- mittit, / dat somnos adimitque, et lumina
titore. Un archetipo era dato nell’inizio del morte resignat): / illa fretus agit ventos, et
secondo dell’Iliade con il sogno inviato da turbida tranat / nubila» ecc. («e per prima
Zeus ad Agamennone (Homeri Ilias pp. 24 cosa allaccia ai piedi i calzari / aurei, che lo
sgg.). Vedi, fra l’altro, Manuel Ferro, O sogno portano con le ali sì sopra l’acque che so-
na épica quinhentista. Camões e Tasso em con- pra la terra con rapido soffio di vento; / poi
fronto, in Imaginação e Literatura, Coimbra, afferra la verga – con questa egli richiama
Faculdade de Letras, 2009, pp. 53-83. le anime dall’Orco / pallide, altre manda
279Mercurio nasce da Maia fecondata da nel profondo tetro Tartaro, / dà il sonno e
Giove sul monte Cillene in Arcadia. lo toglie, ed apre gli occhi ai morti –: su di
280 Può serbar memoria di «fatalis virgae» essa poggiandosi muove i venti, e le torbide
(Aen. VI, 409) ma senso e contesto sono trascina / nubi», IV 239-246); Camões non
differenti. segue però analiticamente tale passo vir-
281
giliano, soprattutto in quel sintagma così
Faria e Sousa evoca Ercilla, Araucana
controverso («et lumina morte resignat»)
XXIII, 43, 3: «el mar revuelve, el viento le
che forse non comprende appieno, e che ha
obedece».
causato secoli di discussioni: cfr. almeno
282 La descrizione di Mercurio segue l’ico- Forbiger Vergilius II pp. 397 sg. e Paratore
nografia classica. Si consideri: Verg. Aen. Eneide II, p. 208.
I, 300 sg.; IV, 239-246; V, 246 sgg.; Claud. 283 conduce] Pellegrini.
Rapt. Pros. I, 77-78; Stat., Theb. I, 304-306;
284 Cfr. Luc., Phars. VIII, 274-276: «sed me
Ov., Met. I, 671 sg. ecc. Camões enumera gli
attributi dell’agile dio: ali ai piedi, verga (il vel sola tueri / fama potest rerum, toto quas
caduceo) che addormenta ed evoca le anime gessimus orbe, / et nomen, quod mundus
e comanda al vento, il cappello tipico detto amat» («ma può proteggermi la sola / fama
galero. All’origine c’è comunque la descri- delle gesta, che abbiamo compiuto in tutto
zione in Odissea V: «statim aut postea sub il mondo, / e il nome, che il mondo ama»),
pedibus legavit pulchra talaria / divina, au- detto da Pompeo Magno.
rea, quae ipsum portarent in mare / et ad 285Il latinismo perclaro (> praeclarum) è
immensam terram cum aura venti. / Accepit metatetico; sembra che «o Poeta formou a
931
palavra á semelhança de perdoctus, perutilis, 292 Memoria generica dei Proverbia di Salo-
tanto mais que em latim tambem ha per- mone; cfr. ad es. «habe fiduciam in Domino
claresco» (Epifânio Dias). In effetti anche ex toto corde tuo et ne innitaris prudentiae
rumor è calco del lemma latino che ha il si- tuae» (3, 5); «meum est consilium et aequi-
gnificato di ‘voce, clamore, diceria’; questo tas mea prudentia mea est fortitudo» (8, 14);
rumor famosíssimo rappresenta la notizia «cor hominis disponet viam suam sed Do-
della fama eroica dei Portoghesi che Mercu- mini est dirigere gressus eius» (16, 9); «sor-
rio diffonde fra i melindani (magnificando- tes mittuntur in sinu sed a Domino tempe-
ne l’imprese straordinarie] Pellegrini). rantur» (16, 33); «ne glorieris in crastinum
286 Sullo spargersi della fama, negativa- ignorans quid superventura pariat dies» (27,
mente o positivamente che sia, vd. i celebri 1) ecc. («abbi fiducia di tutto cuore in Dio
versi di Aen. IV, 173-177: «Extemplo Libyae e non fondarti sulla tua saggezza»; «mio è
il discernimento e l’equità, mia la saggezza,
magnas it Fama per urbes, / Fama, malum
mia è la forza»; «il cuore dell’uomo dispone
quo non aliut velocius ullum: / mobilitate
la sua strada ma è il Signore a guidare il suo
viget virisque adquirit eundo; / parva metu
cammino»; «la sorte è nel tuo seno, ma è
primo, mox sese attollit in auras / ingredi-
Dio a indirizzarla»; «non ti gloriare del do-
turque solo et caput inter nubila condit»
mani, perché non sai cosa porterà il giorno
(«Subito va la Fama per le grandi città della
in arrivo»).
Libia, / Fama, male che non ha più veloci
293Cioè siamo nel momento in cui «il ver si
di lei: / ha vigore nel movimento e accresce
forze avanzando; / piccola all’inizio con sogna» (Dante, Inf. XXVI, 7).
timore, poi si eleva sull’aure / e avanza sul 294 Quella solare: «luce lucebat aliena»
suolo e solleva il capo tra le nubi»). Impor- (Cic., Somn. Scip. 16, detto della luna).
tante anche il passo vivace sulla Fama in Epifânio Dias evoca lo Zodiacus Vitae di
Val. Flac. II, 116-125. Si rammenti anche, Marcellus Palingenius (abbiamo presente
un po’ a latere, la frase di Agostino «repeti- l’ediz. Lugduni, apud I. Tomaesium & G.
tio nominis indicium est dilectionis» (Serm. Gazeium, 1556, p. 333): «Nil per se in coelo
103, 2, 3 PL XXXVIII, col. 614). Per gesto si lucet, nisi Phoebus; ab illo / accipiunt lucem
intenda ‘aspetto’. stellae omnes ipsaque Luna» («Nulla riluce
287 trepidanti] Pellegrini □ bellicose] Pop- in cielo per sé, tranne il sole; da lui / pren-
pa Vòlture (irricevibile). dono luce tutte le stelle e la stessa Luna»). Si
288 Nell’originale rima ricca e quasi identi-
veda anche Dante, Par. V, 129: «altrui raggi»
(del Sole, rispetto a Mercurio). Si credeva
ca (ovviamente etimologica).
che, come i pianeti, anche le stelle brillasse-
289 Dittologia ripresa a III, 68, 7; IV, 15, 6;
ro di luce riflessa dal sole.
V, 86, 7; IX, 91, 3; X, 42, 7; già era apparsa 295 Allitterazione forte per contiguità.
supra a I, 75, 6. Si configura una dizione for-
296 L’immagine è palinsensto la cui scriptio
mulare patente, che coniuga potenza fisica
e intelligenza strategica, oltre che abilità inferior è data da numerosi luoghi classici
tecnica. topici, fra cui: «Nox erat et placidum carpe-
bat fessa soporem / corpora» (Aen. IV, 522);
290 Torna il motivo dell’ingannosità delle
«Nox erat et terris animalia somnus habe-
forze del male, che ha avvelenato fi nora il bat» (ivi III, 147) e altrove nel poema virgi-
primo canto e parte del secondo. liano; Faria e Sousa aggiunge ess. da Ovidio,
291 Il termine siso è squisitamente lirico Orazio, B. Tasso, ma il locus è di vasta for-
elegiaco, con innumeri riprese camoniane tuna. Non si tralasci la prima quartina del
in questo ambito; cfr. comunque Lus. VIII, celeberrimo son. petrarchesco Or che l’aria
14, 5. e la terra e ’l vento tace.
932
297 Cfr. Aen. X, 215-218: «Iamque dies ca- isto, / huic victor victo nempe pudendus
elo concesserat almaque curru / noctivago eras» (c.vo mio: «Non ti sovviene l’immagi-
Phoebe medium pulsabat Olympum: / Ae- ne del crudo Diomede / che senza pietà nu-
neas (neque enim membris dat cura quie- triva le cavalle di corpi umani? / Se t’avesse
tem) / ipse sedens clavomque regit velisque visto Busiride in questi abiti / certo vincitore
ministrat»: «Ormai il giorno aveva ceduto il davanti a costui vinto ti saresti vergognato»).
suo posto nel cielo, e l’alma Luna / sul carro Diomede, re di Tracia, dava in pasto ai suoi
nottìvago premeva il centro dell’Olimpo: / feroci cavalli gli ospiti, mentre Busiride, re
Enea stesso – né infatti la preoccupazione d’Egitto e figlio di Nettuno, sacrificava gli
dà quiete alle membra – / sedendo regge il stranieri che venivano nella sua terra. En-
timone e governa le vele» (Enea è più vigile trambi questi brav’uomini furono sconfitti,
dello spossato Gama). come si sa, da Ercole. Per Busiride vd. Gra-
298
ves Miti greci 133k e fonti n. 13; per Diomede
Secondo i turni di guardia.
130° e n. 1.
299 Memoria del drammatico «Heu fuge 304 che soleva dare in pasto] Pellegrini. Non
nate Dea», Aen. II, 289, nonché di «Heu
probabile la concordanza di acostumado con
fuge crudelis terras», ivi III, 44. Già un an-
manjar come suggeriva Faria e Sousa: «aquel
tico carmen oracolare, da alcuni attribuito que dava el cruel Diomede a sus huespedes,
a Livio Andronico, riportato da Tito Livio que era hazerlos acostumbrado pasto de ca-
(XXV, 12, 5) suonava: «Amnem, Troiugena, vallos» (c.vo mio).
fuge Cannam, ne te alienigenae cogant in
305 «illaudati nescis Busiridis aras ?» (Verg.,
campo Diomedis conserere manus» («Nato
Georg. III, 5; infamato traduce illaudatus, ag-
da Troia, fuggi il fiume Canne, affi nché gli
gettivo che a Macrobio pareva troppo tenue
stranieri non ti costringano a combattere sul
per lo scelleratissimo Busiride). Il sintagma
campo di Diomede»), con evidenti tracce di
si ripropone in Seneca, Stazio, Claudiano
lacerti esametrico-dattilici.
ecc.; vd. Paola Paolucci, Pentadius Ovidian
300 Analogamente, ma all’inverso, per il Poet. Music, Myth and Love, Hildesheim,
Palinuro di Aen. V, 870: «O nimium caelo Weidman, 2016, pp. 47 sgg.: 49.
et pelago confise sereno» («O troppo fidu- 306 Gli esempi mitologici così topici e colti
cioso nel cielo sereno e nel mare calmo!»).
sono in realtà exempla attivi per compren-
Cfr. anche «nec Zephyros audis spirare se-
dere il carattere ingannevole e subdolo degli
cundos?», ivi IV, 562. La visio in somniis che
avversari dei Lusi, fondato su una falsa ho-
avverte del pericolo è ovviamente già biblica
spitalidade che si traduce poi in volontà di
e poi classica.
annientamento.
301 Comincia ad affacciarsi la visione del 307 Vd. supra «pois as agoas discorrendo» I,
mondo musulmano altro che però non è tut- 101, 5 e n. (questo e il passo glossato citt. in
to omogeneo e malvagio ma, come in Tasso, Moraes e Silva); infra «mares discorrendo»
può ospitare umanità o ferocia ottusa. È un VII, 53, 6, e cfr. anche son. Alegres campos:
punto di passaggio cruciale nel poema. «claras y frïas ágoas […] / discorrendo d’al-
302 Cioè ‘il tipo di ospitalità’. Si noti la vi- tura dos rochedos» (Sonetti p. 142); 129, 2
stosa figura etimol. hospício… hospedava… ecc. Un verbo, particolarmente al gerundio,
hospedes (ai vv. pari 2, 4, 6). caro a Camões per suggerire la navigazione
303Nell’originale v’è l’attributo cru, ‘crudo, o lo scorrere d’acqua rapidi quasi come un
crudele, spietato, inumano’. Vd. infatti Ov., volo.
Her. IX, 69-72: «Non tibi succurrit crudi 308 Una terra, Melinde, de mais verdade,
Diomedis imago / efferus humana qui dape cioè letteralmente ‘di maggiore schiettezza,
pavit equas? / Si te vidisset cultu Busiris in lealtà, onesta’ e quindi de mais segurança, ag-
933
giunge Garcez Ferreira. C’è memoria delle tanto la naturalità di un raggio che perfora
parole dei Penati nel III dell’Eneide: «Mu- la tenebra, ma soprattutto il simbolismo di
tandae sedes […]. / Est locus, Hesperiam un intervento divino e dello schiarirsi im-
Grai cognomine dicunt […]. / Surge, age, et provviso della mente di Gama, che com-
haec laetus longaevo dicta parenti / haud du- prende il pericolo in cui si trova.
bitanda refer» (vv. 161-170: «Occorre mutare 316In accezione avverbiale, ‘chiaramente’,
sede. … C’è un luogo, i Greci lo chiamano ma con legame semantico secondario con la
Esperia … Sorgi, muoviti, e riferisci queste precedente luz.
parole con gioia al vecchio genitore, / parole
317 Nell’originale il latinismo iniqua, da pro-
di cui non devi dubitare»).
nunciarsi inica, già incontrato a I, 94 («iniqua
309 Ovvero presso l’Equatore, a 3° circa di
terra»). Letteralmente: ‘malvagia, sleale’.
latitudine sud. Cfr., fra l’altro, Lucrezio V,
318Il rinnovato animo del Capitano («cheio
688 «nocturnas exaequat lucibus umbras».
agora de animoso talento» Epifânio Dias)
310 L’aggettivo alegre introduce un nuovo segna il passaggio a una nuova vicenda, fi-
clima di socialità positiva con gli indigeni: nalmente favorevole. Vd. anche l’ecloga ca-
Melinde vs Mombasa, come già accennato, moniana A quem darei (V, 24): «Enquanto
e come vedremo meglio. Repercussio sul mo- aparelho um novo esprito».
tivo dell’alegria notato supra, nota a I, 61, 6.
319 Bel caso di capfinidad tra ottave, con ri-
311 Sicurezza che ribadisce la verdade del v. petizione allitterante di velas… vento. Cfr.
2 e si rafforza con l’agg. certa del v. 8. Tutto sopra, I, 95, 8: «as velas manda dar ao largo
in contrapposizione alla ingannosità dei mori vento».
incontrati a Mombasa.
320 Cfr. sopra I, 24, 2, analogamente «claro
312 Per ragioni ritmiche riduciamo la coppia
Assento». Inutile ribadire la presenza del
certa & sabia in abile, che traduce solo la se-
linguaggio epico-formulare nel poema ca-
conda parola della dittologia, e neppure con moniano. Come Faria e Sousa indica con si-
pienezza semantica adeguata; infatti, sabia curezza trionfante, Mercurio è equiparabile
indica non solo esperienza e attitudine, ma a un angelo messaggero, ovvero all’Arcan-
anche prudentia, saggezza. Inoltre, viene a gelo Gabriele, e il mandante Giove a Dio, e
cadere l’attributo certa, che garantisce la si- qui il pio Gama sembra dargli ragione.
curezza ai Portoghesi rispetto alle traditrici
321 L’uso del verbo Aleuantase dà più
guide precedenti. Ce ne scusiamo coi lettori.
potenza al mouimento nell’originale, cre-
313 Formula classica: ita dixit. Siamo co-
ando un verso potentemente sonoro come
munque sempre presso Virgilio, questa vol- certi virgiliani.
ta dal libro IV, ove proprio Mercurio appare
322 Forse que se estima serba ricordo di
a Enea invitandolo a lasciare subito Cartagi-
ne: «Tali Cyllenius ore locutus» ecc. (v. 276). «che sua forza estima» (Rvf 20, 7) in fi n di
verso. Per tutta l’ottava si avverte in scrip-
314 Anche Enea reagisce atterrito alla visio-
tio inferior un cumulo di lacerti virgiliani:
ne del Cillenio; vd. IV, 279 sg. «Omnibus idem animus, scelerata excedere
315 «Nox Aeneam somnusque reliquit» terra, / linqui pollutum hospitium et dare
(Aen. VIII, 67). Vd. poi Dante, Par. XXIII, classibus austros» (III, 60 sg. e vd. qui supra
79 sg. «Come a raggio di sol che puro mei / 62, 2 hospício: «Tutti hanno uno stesso pen-
per fratta nube». Ispirandoci a Dante ver- siero, lasciare quella terra scellerata, / ab-
tiamo ferida in fratta; comunque, Moraes bandonare quel luogo impuro e affidare le
e Silva Dicionário indica chiaramente che navi agli austri»); «Ergo agite et, divom du-
l’espressione ferir as nuvens, relativa al sole, cum qua iussa, sequamur» (ivi, 114: «Orsù
è comunissima. Qui, in Camões, non c’è sol- muovetevi e indirizziamoci dove ordinano
934
gli dèi»); «Nunc etiam interpres divom Iove 325 «E nesta mesma noyte [tra il 10 e l’11
missus ab ipso / (testor utrumque caput) ce- di aprile del 1498] á mea noyte sentirão os
leris mandata per auras / detulit; ipse deum que vigiavão no navio Birrio [sic] bolir ho
manifesto in lumine vidi / intrantem muros cabre de huma ancora que estava surta, e
vocemque his auribus hausi» (IV, 356-359: logo cuy darão que erão toninhas, senão
«Ora anche l’interprete degli dèi mandato quando atentando bem virão que erão os
dallo stesso Giove / – lo giuro sul capo di imigos que a nado estavão picando o cabre
entrambi – ordini portati dai venti / mi in- com terçados [sorta di daga], pera que cor-
via; io stesso vidi il dio in manifesta luce / tado desse ho navio á costa e se perdesse, ja
che penetrava i muri e udii la sua voce con que doutra maneyra ho não podião tomar.
questi orecchi»; secondo lo scoliasta Tiberio E logo os nossos bradaram aos outros na-
Claudio Donato utrumque caput si riferisce vios, dizendolhes o que passava pera que se
a Giove e Mercurio: «hoc est Iovis qui mi- goardassem. E nisto os do navio Sam Rafael
sit, & Mercurii qui retulit» (Verg. Comm. c. acodirão, e acharão que alguns dos imigos
276r); «Tum vero Aeneas subitis exterritus estavão pegados nas cadeas da enxarcia do
umbris / corripit e somno corpus sociosque seu traquete. E vendo eles que erão sentidos
fatigat: / “Praecipites vigilate, viri, et consi- calaranse abaixo e com os outros que pica-
dite transtris; / solvite vela citi. Deus aethe- vão o cabre do Berrio fugirão a nado pera
re missus ab alto / festinare fugam tortosque duas almadias que estavão de largo em que
incidere funis / ecce iterum instimulat”» os nossos sentirão rumor de muyta gente,
(IV, 571-576: «Allora Enea atterrito dalle e remando as com muyta pressa tornarão
ombre apparse subitanee, / scuote il corpo aa cidade, donde aa quarta e quinta feyra,
dal sonno e incalza i compagni: / – Sveglia- que ainda despois disto Vasco da Gama
tevi precipitosamente, uomini, e sedete ai ali esteve yão os imigos de noyte a nado
banchi dei remi; / sciogliete rapidi le vele. ver se podião picar os cabres das ancoras:
Un dio mandato dall’alto cielo / ci stimola mas não poderão por a grande vigia que ti-
ad affrettare la fuga e a tagliare le funi ri- nhão os nossos; e com tudo deram-lhe assaz
torte / ecco ora di nuovo»); «Idem omnis de trabalho, e os poserão em muyto temor
simul ardor habet, rapiuntque ruuntque: / delhes queymarem os navios. E foy muyto
litora deseruere, latet sub classibus aequor, / não sayrem os mouros a eles nas naos, o que
adnixi torquent spumas et caerula verrunt» parece que foy com medo da nossa artelha-
(ivi, 581-583: «Subito un medesimo ardore ria, que sabião que vinha na frota; porem
spinge tutti quanti, e afferrano, e corrono; / ho mais certo he que Nosso Senhor lhe pos
abbandonarono i lidi, l’acqua si cela sotto le este medo pera livrar os nossos, que sain-
navi, / agitano veementi le schiume e flagel- do os immigos a eles ouverão de ser todos
lano i flutti azzurri»). mortos» (Castanheda I, 9, xxj-xxij: «E in
questa stessa notte, a mezzanotte le vedette
323 Cfr. ancora Virg., Aen. IV, 580: «stricto-
della nave Berrio sentirono muoversi il capo
que ferit retinacula ferro»; «tortosque inci- della fune di un’ancora, e súbito pensarono
dere funis» (ivi 575). fossero delfi ni [o propriamente tonnine], se-
324 Modo di dire comune e ancora attuale. nonchè, osservando meglio, videro che era-
Si consideri, però, volendo proprio affonda- no proprio dei nemici che a nuoto stavano
re nelle pieghe possibili del testo, che le linci segando la fune con delle daghe, in modo
furono dono che l’India sottomessa offrì a che disancorato il bastimento andasse alla
Bacco (Met. XV, 413), ostile qui ai Portoghe- deriva verso la costa e si perdesse, giacché
si, ma comunque loro padre perché padre – in altro modo non lo potevano ormai con-
o padrone, tutore, compagno – di Luso (cfr. quistare. Immediatamente i nostri grida-
infra III, 21, 5-7). rono alle altre navi, comunicando ciò che
935
stava accadendo, e che stessero accorte. E alle catene della sartia del trinchetto della
allora quelli della nave San Rafael accorsero Rafael; appena si accorsero d’essere stati
e s’avvidero che alcuni nemici stavano rag- scoperti, si calarono giù in silenzio e fug-
gruppati intorno alle funi che assicuravano girono. Questa e molte altre malvagità or-
l’albero maestro. Vedendo costoro che era- divano questi cani, ma Nostro Signore non
no stati scoperti, si calarono in basso insie- volle che riuscissero, poiché non credevano
me con gli altri che tentavano di tagliare la in Lui».
fune del Berrio e fuggirono a nuoto verso 326 Squisita variante di I, 18, 5. Per vias hú-
due almadie che erano al largo in cui i nostri
midas (e húmidos caminhos più sotto, 108,
sentirono rumore di molta gente, e remando
8) cfr. Homeri Odyss. 19v: «O hospites, qui
con grande furia tornarono alla città, dove
estis? Unde navigatis humidas vias?» (Odiss.
di mercoledì e giovedì, siccome anche dopo
Γ 71).
questo fatto Vasco da Gama rimase colà,
327 Vento leggero e prospero di nord-est –
tornarono i nemici di notte per vedere se
potevano a nuoto tagliare le funi delle an- talché brando è quasi un pleonasmo poetico,
core, ma fu loro impossibile per il grande come indica Costa Pimpão, mentre Garcez
spiegamento di sentinelle che i nostri aveva- Ferreira parla di «amplificação». «GALER-
no predisposto; ciononostante diedero loro NO. Vento fresco que corre entre Norte, &
936
330 ché il pensiero non si stacca facilmente 339 che come debil fusse in ogni parte / e
dai casi avventurosi donde, fra grandi angu- de la gente fiacco il petto humano] Paggi 59
stie, scampammo la vita per miracolo] Pelle- □ ché lo scarso e fiacco equipaggio, conscio
grini. A proposito del topos, Marcos S. Lou- della propria debolezza e pauroso] Pellegri-
renço p. 325 sciorina esempi latini (Ovidio, ni □ car comme était débile et craintif le fai-
Cicerone, Petrarca) traendoli per lo più dalla ble coeur humain de son maigre équipage]
Polyanthea Nova del 1607; vd. ad es. Cic., De Bismut. Il genitivo da pouca gente riteniamo
fin. II, 32: «suavis laborum est praeteritorum abbia anche un valore epesegetico, e impli-
memoria». Garcez Ferreira evoca ancora Se- citamente causale.
neca, Aristotele, e soprattutto Virgilio: «for- 340 Il malvagio e ingannevole pilota che
san et haec olim meminisse iuvabit» (Aen. lo aveva condotto a rischio di morte si era
I, 203). Macrobio (Sat. VII, 2, 9) proponeva gettato in mare per sfuggire alla vendetta
come fonte di Virgilio un passo dell’Andro- (supra II, 28, 1-4).
meda di Euripide: «ma dolce allo scampato
341 Ripresa formulare di I, 44, 8. Locus com-
rammemorare i dolori» (Paratore Eneide).
munis testimoniato anche da Ariosto, O. F.
331Per il sintagma cfr. I, 42, 6; III, 115, 1; I, 9, 5: «contrari ai voti poi furo i successi»
Canç. IX, 35; X, 106. (Faria e Sousa).
332 Consueta frequenza dell’aggettivo bran- 342 Il monarca melindano rappresenta il
do e derivati (vd. subito sopra, 67, 3); qui modello del maomettano buono, onesto,
l’avverbio indica un incedere lento e tran- accogliente e non ingannatore. L’opposto di
quillo, come a VII, 58, 6 «com passo bran- quanto incontrato fi nora. Vd. l’acuto saggio
do» (Epifânio Dias). A meno che non si dia di Oliveira Reinventing, p. 113 e passim.
credito a Rodrigues (Estudos p. 34) che lega
343 avec des marques de haute vénération]
brandamente a respiram, sogg. os ventos.
Bismut. Le doti decantate sono un vero
333 Nel testo: respiram. Si noti la frequenza resumé di quelle che doveva possedere un
con cui Camões alterna i tempi verbali, in Principe iuxta gli specula, con terminologia
una libertà espressiva la cui efficacia è stata che defi niremmo quasi tecnica (liberalitas,
spesso notata dagli esegeti. magnificentia ecc.). «As partes de que era
334 Si osservi la rima equivoca, con ver al louvado este Rei, eram, Bondade, que è
pretérito perfeito e virar al presente, e si noti âa virtude que não primite fazer-se mal a
l’allitterazione sul suono della fricativa la- alguém. Condição liberal, i. desenteressada.
biodentale sonora per tutta l’ottava. Sincero peito, i. desenganado, e sem fi ngi-
335 Uno dei due navios, o zambucos. mento. Magnificência, i. liberalidade Real, e
336 grandeza de ânimo generoso. Humanidade,
meno abile] Pellegrini. «manhoso = ha-
clemência, e caridade, com partes de grande
bil» (Epifânio Dias).
respeito, que eram prudência e autoridade,
337 Cioè senza che si accenda battaglia o com que se fazia a todos venerável e respei-
si spari un colpo («sem golpe de espada, e tado» (Marcos S. Lourenço: «Gli aspetti per
sem tiro d’artelharia» Marcos S. Lourenço). cui era lodato questo Re erano: la bontà, che
La metafora mitologica era la medesima a I, è una virtù che non permette si faccia male
68, 3-4 (e cfr. «non armis mihi Vulcani […] ad alcuno: condizione liberale, cioè disinte-
/ est opus», Aen. IX, 148: «non ho bisogno ressata. Animo sincero, ovvero senza ingan-
delle armi di Vulcano») e a 53, 1 («Marte ni né fi nzioni. Magnificenza, cioè liberalità
[…] furioso»). reale, e grandezza d’animo generoso. Uma-
338 La forma como fosse introduce una nità, clemenza e carità, con doti di grande
pseudo-similitudine, o meglio ancora una rispetto, quali saggezza e autorità, con cui
esplicativa: ‘in quanto era’. si rendeva venerabile e rispettato da tutti»).
937
938
352 Cioè si era nel dì di Pasqua (cfr. n. infra). chegou a Melinde» (Barros, I, 4, 6, p. 149:
353 Traduciamo col verbo di aspetto perfet- «Proseguendo Gama il suo cammino con
tivo; l’imperfetto dell’originale, indicante la questi mori catturati, al giorno seguente,
lenta e maestosa entrata della flotta porto- che era Pasqua di Resurrezione, con tutte
ghese in vista di Malindi, è in parallelismo le navi imbandierate e insieme con gran-
con il primo verso dell’ottava precedente: di feste per la solennità pasquale, arrivò a
quando entraua… quando chegava. Malindi»). «There is a wonderful realism
in this Stanza» (Burton II, p. 585). «Faz o
354
«Como em latim terra Hispania (T. Liv. Poeta nesta Estrofa huma Hipotiposi do
XXXVIII, 58)» (Epifânio Dias). festejo» (Garcez Ferreira). Certo si tratta di
355 L’ancoraggio davanti a Malindi avven- un’ottava trionfale, sgargiante di cromatismi
ne la sera del 14 aprile del ’98. Il 15, giorno e risonante di timbri (cfr. anche sopra I, 59,
dell’ingresso in città, era Pasqua. Cfr. Virg., 5-8). Si noti poi la stretta fig. etym.: leda…
Aen., IV, 418: «puppibus et laeti nautae im- ledos vv. 3, 8.
posuere coronas» (= Georg. I, 304; vd. nn. 359 L’immagine, più poetica che storica,
Forbiger Vergilius e Paratore Eneide). ricorda Aen. III, 675 sg.: «At genus e silvis
356 «No solamente era este color purpureo, Cyclopum et montibus altis / excitum ruit
que se via deste lexos, el de algunas ad portus et litora complent» («Ma il popolo
vanderas, sino aquellas faxas roxas con que dei Ciclopi dalle selve e dagli alti monti /
se suelen rodear las naves en ocasion de mosso, corre al porto e riempie le rive»).
festejo […] al uso antiguo»: «Non soltanto 360Di nuovo ribadito il contrasto: gente ver-
era questo colore purpureo, che si scorgeva dadeira ≠ enganosa.
di lontano, quello di alcune bandiere, bensì 361 sous leur regards, la flotte lusitanienne
quelle fasce rosse con cui si sogliono circon-
s’immobilise] Bismut.
dare le navi in occasione di festeggiamento
362 Cioè che attracchino al porto della sua
… all’uso antico» (Faria e Sousa, che evoca
Virg., Aen. V, 133 «ipsique in puppibus auro città.
/ ductores longe effulgent ostroque decori», 363 Tocco rimanda ad Araucana I, 2, 3-4:
«gli stessi comandanti sulle poppe delle «temerarias empresas memorables / que
navi / rifulgono da lontano d’ornamenti celebrarse con razon merecen; / raras in-
d’oro e porpora», che però ha poco a che dustrias, términos loables / que más los
vedere con le faxas roxas). españoles engrandecen» («temerarie im-
357 La forma moderna è tambor; il pandei- prese memorande / che meritano a ragione
di essere celebrate; / sottili industrie, gesta
ro è il tamburello, detto in italiano antico
lodevoli / che ancor più ingrandiscono il
anche cembalo, con i caratteristici sonaglini
valore spagnolo»; stessa rima in Camões en-
nella corona di legno che tende la pelle. La
grandece: merece).
sonorità suggerita dal verso è dunque mista,
364 Insistenza sull’attributo verdadeiro (so-
rimbombante e squillante. Troviamo tambo-
res e pandeiros pure in una lunga sequenza pra 74, 3). Vd. l’ott. sg.: verdadeiros… since-
di strumenti in Barros Ásia I, 5, 1 p. 181 (fe- ras ecc.
steggiamento dei Lisboeti per la partenza di 365 La lode delle qualità del re melindano
Pedrálvares Cabral). è in climax; ora la pureza («limpeza moral»
358 «Seguindo Vasco da Gama seu caminho Moraes e Silva Dicionário) eleva ancor più
com esta prêsa de mouros, ao outro dia, que l’effictio spirituale del sovrano dall’animo
era Pásqua de Reisurreção, indo com tôdolos generoso e incorrotto.
navios embandeirados e a companha dêles 366 godere l’ospitalità dei suoi domini]
com grandes folias por solenidade da festa, Pellegrini. «Todo esto es a imitacion de
939
Virgilio, descriviendo las acciones de Dido cristiano, pur essendo egli un «infedele».
generosas, con los Troyanos, que surgieron Molto più concreta la descrizione che Barros
en Cartago»: «Voltis et his mecum pariter da di lui: «El-Rei, havido êste recado, pôsto
considere regnis: / urbem quam statuo, que ao nome cristão tivesse aquêle natural
vestra est; subducite navis» (Aen. I, 572 sg.: ódio que lhe teem tôdolos mouros, como era
«Desiderate con me parimente sedere su homem bem inclinado e sesudo, sabendo
questi regni: / la città che governo è vostra; per êste mouro o modo de como os nossos
conducete qui le navi»). se houveram com êles, e que lhe pareciam
367Nel senso di ‘doppie’; cfr. infra 83, 4 homens de grande ânimo no feito da guerra
«peito fi ngido». e na conversação brandos e caridosos, se-
368 Riprende il motivo dell’ottava proemia- gundo o bom tratamento que lhe fizeram,
depois de os tomarem, não querendo perder
le (I, 1, 3-4), ripetuto spesso nel poema in
amizade de tal gente com más obras, como
costrutti analoghi.
perderam os outros principes per cujos por-
369 Bel latinismo (cfr. Virg., Aen. III, 660: tos passaram, assentou de levar outro modo
«lanigerae comitantur oves»). «[Il Re] man- com êles enquanto não visse sinal contrario
dou tres carneyros e laranjas e cana da do que lhe êste mouro contava» (I, 6, pp. 149
çucar» (Castanheda I, 11, p. Xxiij; cfr. Radu- sg.: «Il re, ricevuto il messaggio, posto che
let Gama p. 99). per il nome cristiano egli avesse quel natu-
370 ma i doni la bontà sopravanzava] Poppa
rale odio che hanno tutti i mori, siccome era
Vòlture. Piccola iperbole. Il richiamo a Virg. uomo ben inclinato e prudente, sapendo da
Aen. III, 484 («nec cedit honore», var. «ho- questo moro il modo con cui i nostri si erano
nori», passo controverso) che propone Faria tenuti con loro, e che gli sembravano uomi-
e Sousa è incongruo. Meno impertinente, ma ni di grande animo nell’azione di guerra, e
comunque non abbastanza solido il rimando nella conversazione gentili e amichevoli,
di Garcez Ferreira a Ov., Met. VIII, 677 sg. dato il buon trattamento da loro ricevuto
La bontà del Re che dona sopravanza il valo- dopo essere stati fatti prigionieri, non volen-
re dei doni stessi, questo è il concetto espres- do perdere l’amicizia di tale gente con cat-
so nel verso camoniano. Come a dire che tive azioni, come era accaduto con gli altri
il desiderio di donare è superiore al dono. principi per i quali porti erano passati, deci-
Siamo in un ambito etico cristiano – oltre se di tenere altro comportamento con essi, in
che genericamente humano. Non vogliamo quanto non vedeva segnale contrario in base
indicare una fonte specifica, ma possiamo ad a quanto raccontava quel moro»). Quindi,
es. citare un qualunque passo patristico che continua Barros, il re decide di informare
si avvicini allo spirito più che alla lettera del- Gama della propria gioia per l’arrivo dei
le parole di Camões: «Haec autem felicitas Portoghesi, e del vivo desiderio che coloro
est gratuitum et supernaturale donum. Ideo sbarcassero per essere da lui ospitati, ecc. Il
charitas ad eam perducens, naturalem facul- confronto del testo camoniano con la fonte
tatem excedit», «Questa felicità dunque è il cronachistica è fondamentale, per compren-
dono gratuito e sovra naturale. Così l’amore dere l’atteggiamento del poeta nei confronti
inducendo ad essa, eccede la facoltà natu- dell’alterità islamica (vd. la nostra premessa
rale» (Summae fidei orthodoxae D. Dionysio al canto).
Chartusiano auctore, Antwerp, ved. & eredi
371 le liete notizie] Pellegrini. Conserviamo
J. Steels, 1569, t. I, l. III, art. 55, c. 35r). In
sostanza, la bontà gratuita è premio a se stes- mandato per non perdere la figura etimolo-
sa, quindi superiore a qualunque entità del gica (manda v. 3). Per la dizione formulare,
dono. Al re di Melinde sono implicitamente cfr. supra I, 61, 1-2.
attribuite virtù che lo accomunano al buon 372 Agettivo caro a Camões e modulato per
940
diversi soggetti, dal sole alle spezie. Qui è guntas de sua vinda e navegar, e de cousas
il caso di ricordare Virg., Aen. IV, 262 sg.: de Portugal» ecc.
«Tyioque ardebat murice laena / demissa ex 379 Ovvero ‘limpido, luminoso’, come il
umeris» («Di tiria porpora ardeva il manto / claro di I, 73, 1 (Epifânio Dias). L’attacco
giù dalle spalle»). dell’orazione è in chiave di auxesis, lieve-
373 «E mandoulhe de presente hum mente iperbolico: il Rei è detto sublime, e
balandrão ão vermelho que era trajo daquele gli è avvicinato l’Olimpo quindi la suma Ju-
tempo, e hum chapeo, e dous ramaes de stiça, con vago ricordo di Dante, Inf., III, 4-6
corais e tres bacias da rame, e cascaveis, e («Giustizia […] / somma sapienza»).
dous alambeis (Castanheda ibid.: «E gli 380 Luogo comune, e fonte di dibattito an-
mandò come dono una palandrana vermi- tico e moderno, da Cicerone («metus absit,
glia che era abito di quel tempo, e un cappe- caritas retineatur», De off. II, 7), Seneca (De
llo, e due rami di corallo e tre bacinelle di clem. I, 13, 4: il re buono «a tota civitate
rame, e chincaglieria e due tovaglie colora- amatur, defenditur, colitur») a Machiavelli,
te»; cfr. analogamente Radulet Gama p. 99). che problematizza tutto nel De Principati-
374 Come riferisce Ovidio, Met. XV, 416 sg.: bus, come è ben noto. Cfr. Peter Stacey, Ro-
«sic et curalium, quo primum contigit auras man Monarchy and the Renaissance Prince,
/ tempore, durescit; mollis fuit herba sub Cambridge, Univ. Press, 2007, pp. 11-12.
undis»: «il corallo, appena dall’acqua esce 381 Congiuntivo con valore finale. Tutto
all’aria / si indurisce; sotto le onde del mare è l’esordio del messaggero serba memoria di
un’erba morbida» (e cfr. ivi, IV, 751 sg.; in va- Virg., Aen. I, 522-525: «O regina, novam cui
rie stampe antiche si leggeva coralium; ad es. condere Iuppiter urbem / iustitiaque dedit
Ov 1515 f. clxxxviiiv). Vd. anche Plin., Nat. gentis frenare superbas, / Troes te miseri,
Hist. XXXII, 11, 22 (Marcos S. Lourenço). ventis maria omnia vecti, / oramus» («O
375 Un abile oratore, dunque, forse lo stesso regina, cui Giove concesse di fondare una
che conosceva la lingua indigena, a I, 65, 2. nuova città / e diede la facoltà di frenare con
376 la giustizia i popoli superbi, / noi Troiani,
Vd. infra ott. 83.
trascinati dai venti per ogni mare, / ti pre-
377 distinto] Pellegrini. «Excellente» ghiamo»).
(Moraes e Silva Dicionário). Il nostro calco 382 Segue da vicino sempre Virgilio: «Non
linguistico non deve trarre in inganno: non
nos aut ferro Lybicos populare penatis / ve-
è qui l’avvenenza del messaggero che conta,
nimus aut raptas ad litora vertere praedas»
quanto la sua abilità diplomatica e il suo
(ivi 527 sg.: «Non siamo venuti a devastare
ingegno. Infatti, è Minerva (Palla v. 7), la
le case libiche / o a trascinare prede rapite
dea della saggezza, a ispirarlo.
sulla costa nelle nostre navi»). Dopo l’exor-
378 Cioè non ‘pregava, supplicava’, quanto dium è il momento della narratio.
piuttosto ‘parlava esercitando l’arte orato- 383 L’attributo soberba evoca, ma e contra-
ria’. Adducendo questo verso camoniano,
rio, sempre l’Eneide, ivi 529: «non ea vis ani-
Moraes e Silva Dicionário glossa orar «pro-
mo nec tanta superbia victis». Il sintagma
ferir orando, pedindo». Annota Epifânio
soberba Europa anche infra a III, 6, 6; forte
Dias: «a mensagem, tal como o apresentam
Europa belicosa sopra I, 64, 7.
as est. 78 a 84, è ficção poetica; todavia
384Altra dizione formulare, già incontrata,
Gaspar Correia diz que a pedido de V. Da
Gama o mouro Dauane» ebbe modo di par- con piccole varianti, a I, 50, 8; 52, 1; 64, 8.
lare col Re e rispondere alle sue domande; 385 «Est locus, Hesperiam Graii cognomine
cfr. Correia Lendas 1858 I p. 53 (xiv): «onde dicunt» ecc. (ivi 530 sgg. ; cfr. qui sopra 63,
aly com o mouro [il Re] lhe fez muitas per- n. 308).
941
386 «Rex erat Aeneas nobis, quo iustius al- dato di sé una cattiva immagine a chi lo
ter / nec pietate fuit nec bello maior et ar- aveva mandato in quel luogo» (Radulet
mis» (ivi 544 sg.: «Nostro re era Enea, del Gama p. 99, nel dialogo fra Gama e il Re;
quale un altro più giusto / mai vi fu né per cfr. poi Barros Ásia I, 4, 6, p. 150; Castanhe-
pietà né maggiore in armi»). da I, 11, p. xxiij). Siamo alla conclusio dell’o-
387 Sempre nel senso, alla latina, di ‘ospita- razione.
lità, rifugio’. 399 Tocco rimanda al Policraticus di John
388 che animo ci si attribuisce] Pellegrini. of Salisbury: «è topos degli specula e del-
la letteratura politica considerare lo stato
389 ‘Che cosa’. Seguiamo Epifânio Dias,
come un corpo umano, di cui il re rappre-
mentre Rodrigues Estudos p. 37 interpreta i
senta la testa, e i vassalli le membra». La
que dei vv. 5 e 6 come consecutivi. commentatrice omette di citare il luogo del
390 Ancora Virg., Aen. I, 539-541: «Quod Saresberiense; si tratta di Policr. V, 2, in cui
genus hoc hominum? Quaeve hunc tam si parafrasa la pseudo-plutarchea Institutio
barbara morem / permittit patria? Hos- Traiani: «Princeps vero capitis in Republica
pitio prohibemus harenae; / bella cient obtinet locum» ecc. (Ioannis Saresberiensis
primaque vetant consistere terra» («Che Policraticus […], Lugduni Batavorum, I.
genere d’uomini è questo? Quale barbara Maire, 1639, p. 252); V, 6: «De principe qui
patria / permette un tale comportamento? caput est reipublicae, et de electione eius,
Siamo impediti di rifugiarci sulla spiaggia; & privilegiis, & praemio virtutis & culpae»
/ ci fanno guerra, vietano di fermarci sul ecc. (p. 265), L’apologo di Menenio Agrip-
lido»). pa, anch’esso vagamente pertinente, era in
391 Captatio benevolentiae. Livio (vd. Le Deche di Tito Livio […] Tra-
392
dotte nella lingua Toscana, da Iacopo Nardi,
Davvero parola-chiave quasi ossessiva,
Venezia, Giunti, 1547, c. 27v). Faria e Sousa
verdade. L’abile oratore, dopo lo sdegno,
richiama però Aristotele, senza specificare il
passa subito alla lode dell’interlocutore.
passo. Potrebbe essere questo: «Onde è da
393 Pleonasmo (c’era già em quem al primo
farne la consideratione nell’huomo, che sia
verso) che conferma il gusto della repetitio; ben disposto & nel corpo, & nell’animo; nel
cfr. infatti a ti, v. 7. quale ciò si fa manifesto: imperocché negli
394 Ovviamente il riferimento è a Ulisse huomini cattivi, o che sono cattivamente
(detto «Ithacus» anche in Aen. II, 104) ac- disposti si trova sovente, che ’l corpo vi co-
colto dai Feaci, nel settimo dell’Odissea. manda all’anima per istar simili malamente
395 Mercurio, apparso in sogno a Gama disposti, & fuor dell’ordine della natura»,
come un Arcangelo. Cfr. Aen. IV, 356: «in- oppure: «Perché così come il corpo è com-
terpres divom Iove missus ab ipso». posto di parti, et debbe pigliar l’augumento,
che sia moderato, accioché e’ vi resti la pro-
396 Intendiamo que come «partícula cau- portione delle membra; perché altrimenti e’
sal» (Epifânio Dias). verrebbe a guastarsi, quando, cioè, un piè vi
397 Tricolo in lieve climax: raro corona la fusse di quattro cubiti, & il resto del corpo
costruzione oratoria elogiativa defi nendo il fosse due spanne […]. Così la Città anchora
Re insigne e dotato di un cuore raro a tro- ella è composta di parti» ecc. (Trattato dei
varsi fra gli uomini (e a maggior ragione fra Governi di Aristotele Tradotto di Greco in
i musulmani…). lingua vulgare Fiorentina da Bernardo Segni,
398 «Il capitano gli rispose che non aveva Firenze, L. Torrentino, 1549, pp. 25, 253).
il permesso del suo signore di scendere da 400Ultima memoria, più lessicale che se-
terra, e che se fosse sceso a terra, avrebbe mantica, del discorso di Ilioneo a Didone:
942
943
stesso, cioè la propria autorità indigena. Gli ecc. Per il tramonto sull’oceano, incongruo
ultimi tre versi solvono ogni dubbio: il Re di nei luoghi dove si trovano ora i Portoghesi,
Melinde, pur rappresentando il supremo po- cfr. supra, n. a I, 56, 5-8.
tere in loco, riconosce l’analoga supremazia 424A parere di Bismut alegre è attributo di
del re lusitano sui suoi ex longinquo. ambaixada, nel senso di «boa notícia».
414 «e porem que lhe pesava muyto de não
425 Forse serba traccia di Dante, Purg. II,
querer ir ver a sua cidade» (Castanheda I, 41-42 e 51: «e quei sen venne a riva / con un
12, p. xxvj: «e poiché gli pesava molto quel vasello snelletto e leggero, / tanto che l’ac-
non voler andare a vedere la sua città»). qua nulla ne ’nghiottiva. […] / ed el sen gì,
415Polittoto (o quasi: avverbio/aggettivo) come venne, veloce»
muito…muita; nella seconda occorrenza 426 Ancora figure etimologiche (alegre…
muita vale per ‘assoluta, indefettibile’. alegria) nel segno della viva soddisfazione
416venga meno] Pellegrini. Direi che desfaça reciproca dell’incontro.
ha un’intensità maggiore: il Re non vuole, 427 vero mezzo] Pellegrini. Cioè il piloto che
pur avendone la facoltà e il diritto, che la avrebbe fatto da guida.
nobiltà d’animo (obbedienza) dei Portoghesi
428 Consueta dizione formulare del poema;
venga distrutta e offesa dal potere autoctono.
cfr. supra in questo canto 32, 7; 70, 2; 80, 6.
417 Cioè del giorno dopo, del domani = cras
429 Cfr. «claro tremulos ardore cometas»,
latino. Rimaniamo fedeli all’oltranza lessi-
cale dell’originale. Vd. Aen. VIII, 170: «et Cic., Divin. I, 18. Anche in portoghese co-
lux cum primum terris se crastina reddet»; meta è sost. maschile.
V, 244: «Crastina lux». 430 Hapax nel poema.
418 Cfr. supra I, 92, 1. 431 Il paragone in fi ne di ott. 91 con una
419 Vd. infatti qui sopra, 58, 7-8. battaglia è rafforzato dall’uso di un lin-
guaggio propriamente guerresco in que-
420 Cioè ‘leali, schietti, senza ombra di in-
sti versi; il verbo atroar, molto espressivo
ganno’: «sans arrière-pensée» Bismut. («fazer grande impressão com estrondo
421 Traduciamo con un calco, ma non si
[…] quasi ensurdecer» Moraes e Silva Di-
tratta qui di armi, che non mancavano ai cionário), si ritrova ad es. in infocate descri-
Portoghesi, bensì di arnesi per la riparazio- zioni belliche del poema, come a III, 48, 8;
ne delle navi. IV, 31, 6.
422 Cfr. Aen. I, 571, sempre nella risposta 432 Cfr. la splendida descrizione della fuci-
di Didone ai Troiani: «auxilio tutos dimit- na dei Ciclopi in Verg., Aen. VIII, 416 sgg.
tam opibusque iuvabo». Secondo Barros, il 433 Nell’originale bombas va congiunto a
Re mandò a dire a Vasco «que descansasse,
de fogo; il que è un cuneo, forma un pic-
porque pilotos e amizade tudo acharia na-
colo iperbato, in una figura di transposição
quele seu pôrto» (I, 4, 6, p. 150: «che stesse
(Epifânio Dias).
tranquillo, poiché guide e amicizia, tutto
434Annibal Caro traduce «clamores simul
avrebbe trovato in quel suo porto»).
423
horrendos ad sidera tollit» (Aen. II, 222)
Ovvero Apollo, il Sole, «Iovis et Lato-
con «et d’horribili strida il ciel feriva».
nae fi lius» (Homeri Ilias p. 3). L’immagine
435 Un altro degli efficaci latinismi camo-
del tramonto come un nascondersi dell’a-
stro nelle acque è classica; cfr. Virg., Georg. niani. Cfr. ad es. «Iovis altisoni», Cic., Di-
I, 438: «Sol quoque et exoriens, et cum se vin. I, 47.
condet in undas»; Ov., Met. XV, 30: «can- 436 I fuochi artificiati, le girandole di raggi
didus Oceano nitidum caput abdiderat Sol» ecc. erano d’ampio uso in occidente; anche
944
in oriente tuttavia erano noti. Più tarda è 444 Ovvero l’Aurora. Vd. il lamento di co-
la testimonianza ad es. di Daniello Bartoli stei sulla morte del figlio in Ov., Met. XIII,
a proposito di padre Ricci che a Nanchino 576 sgg.; cfr. pure Fast. IV, 714: «Memnonis
assisté a «una delle meraviglie dell’inge- in roseis lutea mater equis». Tocco in nota
gno cinese, cioè i fuochi arteficiati, nel cui confonde Memnone con Mnenone, che fu il
magistero, sì del componimento, come de’ soprannome di Artaserse, dalla prodigiosa
giuochi che ne formano su le machine e in memoria (ma sarà un refuso).
aria, ci avanzano di gran lunga» ecc. (Cina 445 Verso a struttura chiastica. Più frequen-
II, 107). Naturalmente i melindani non sa- te in Camões il parallelismo. Vari altri loci
ranno stati tanto abili, comunque resta la paralleli relativi al sorgere del sole propone
testimonianza di Castanheda che «das naos Marcos S. Lourenço, traendoli dall’Officina
dos Indios tiravão muytas bombardas por di Texier.
festa» (I, 12, p. xxvj). 446 Stupenda rielaborazione di Verg., Ecl.
437 «a polvora encerrada nos tubos dos VIII, 14 sg.: «Frigida vix caelo noctis de-
fogos de artificio» (Epifânio Dias). La de- cesserat umbra, / cum ros in tenera pecori
scrizione rutilante e gioiosa è pur assimilata gratissimus herba est» («Era appena fug-
al fuoco guerresco; qualcosa ci rammenta gita dal cielo la fredda ombra notturna, /
anche la sinistra (benché favorevole) appa- allorquando la rugiada nell’erba tenera è
rizione della stella cadente in Aen. II, 691 carissima alle greggi»). Ma nei due versi di
sgg.: «subitoque fragore / intonuit laevom Camões si intersecano immagini coesistenti
et de caelo lapsa per umbras / stella facem paradigmaticamente: le ombre si sfanno in
ducens multa cum luce cucurrit. / […] tum rugiada (littera), le ombre si disfano come le
longo limite sulcus / dat lucem et late cir- nuvole e il fumo (vanitas), i fiori si disfano –
cum loca sulpure fumant» («con improvvi- sfioriscono – presto (idem) ecc. Tutti motivi
so fragore / si udì un tuono a sinistra e una ricorrenti nella Bibbia, nella poesia antica e
stella caduta dal cielo attraverso l’oscurità / rinascimentale, e tutti ipotestuali in questo
portando una scia di moltissima luce preci- passo camoniano.
pitò. / … allora per lungo tratto un solco / 447 Si noti sempre la presenza di polittoto:
diede luce e i luoghi intorno largamente fu-
viam-se… ver. Come subito sotto, 94, 2 e 5:
marono di zolfo»). Vd. anche i versi lucanei
vinha…vem. E ancora a 94, 2 e 8, sedas…
citati da Manoel Correa, Phars. I, 526-531.
seda, cui aggiungere prima la seda di 93, 4,
438 Cfr. ott. precedente, v. 7. indi quella di 96, 1.
439 Ancora una volta alternanza pres./im- 448 Cfr. supra 74, 1-2. Abbiamo omesso il só
perf. indicativo. legato a ver; Bismut traduce: «une foule jo-
440 Aen. I, 727: «noctem flammis funalia yeuse, qui n’est accourue que pur regarder».
[torce] vincunt» (Faria e Sousa). 449 La cabaia era una tipica veste turca in
441Una vaga analogia con i proelia ludo di forma di tunica lunga e aperta su un lato,
Aen. V, 583-593. con ampie maniche. Il termine ricompare
442 Perché sempre in movimento. sotto, 95, 1.
443 450 Dopo il brulicante fervore della gente le
«Aurora interea miseris mortalibus
almam / extulerat lucem, referens opera macchie luminose degli abiti; il verbo lustrar
atque labores», Aen. XI, 182 sg. («L’aurora è usato intransitivamente, in modo assolu-
intanto ai miseri mortali l’alma / luce ave- to cioè, e risulta quasi fosse un intensivo di
va portato, riconducendoli alle opere e alle luzer (e cfr. reluze sotto a 95, 5).
fatiche»), con la tipica malinconia virgiliana 451 «Lança curta arrojadiça ferrada com
del «lavorare stanca», del labor improbus. ossos de animães, ou puas, de que usão os
945
Cafres, e outros Barbaros» (Moraes e Silva lega a guarnecida (Epifânio Dias, Rodrigues
Dicionário, citando Barros II, 6, 1: «Lan- Estudos pp. 38 sg.); Faria e Sousa spiegava
cia corta da scagliare, ferrata con ossa di così: «turbante […] texido de seda i algo-
animali, o punte, che usano i Cafri e altri don, i guarnecido de oro». L’esempio che
Barbari»). già il grande commentatore adduceva, dalla
452 Un enjambement abbastanza forte, raro seconda decade del Barros, suona: «hâa fota
nel poema, accentuato oltretutto dall’ana- de seda e ouro» (II, 2, 3).
strofe. Inutile dire che la mezzaluna è un 459 Cfr. Aen. II, 262 sg.: «Tyrioque ardebat
simbolo arabo islamico per eccellenza (pri- murice laena / demissa ex umeris» e vd. su-
ma ancora bizantino). pra 77, 5.
453corona dei vincitori] Pellegrini □ au- 460 Vd. Barros Ásia: «um colar de ouro ao
thentique couronne des triomphateurs] colo» (I, 2, 2, p. 73); «ao pescoço um colar»
Bismut. L’aggettivo verdadeira vale qui ap- (I, 3, 1, p. 80) ecc.
punto per ‘giusta, appropriata, degna’. 461 Cfr. Ov., Met. II, 5: «materiam supera-
454 Vd. supra 73, 3. bat opus».
455 Cfr. Aen. I, 639: «arte laboratae vestes 462 Riassume Faria e Sousa: «de modo, que
ostroque superbo». L’ostro, ovvero la porpo- en la capa, i color della, venia a la Francesa; i
ra, l’abbiamo già incontrata subito sopra a en las calças, i jubon, i gorra [copricapo], a la
93, 3, e vd. infra 95, 2. Española; i en la espada, a la Italiana» («di
456 Ovvero la sua regale eccellenza, il suo modo che nel manto e nel suo colore si pre-
rango. sentava alla francese; nelle calzature, giub-
457 La fota o touca è precisamente ciò che ba e copricapo alla spagnola, e nella spada
all’italiana»). Come dire eleganza europea,
chiamiamo ‘turbante’ o piuttosto ‘cuffia’.
occidentale, insomma.
Il Re, riporta Castanheda, «levava vestida
463 Assai prossimi alto… alta, mentre dou-
huma cabaya de damasco carmesim, forra-
da de cetim verde: e na cabeça huma touca rada sembra riassumere tutto l’ouro replica-
muyto rica» (I, 12, p. xxv: «aveva indosso to sinora (94, 8; 95, 3 e 8). In questa stessa
una túnica di damasco color carminio, fo- ottava la fig. etimol. quentura… queime; se
derata di seta verde, e sul capo un turbante si emendasse horríssimo in horrísono, come
molto ricco»). Barros non dà una descrizio- molti fanno, ne avemmo un’altra, se pur sfu-
ne precisa, ma Faria e Sousa cita opportuna- mata dal latinismo crudo, som horrísono. Si
mente un altro passo, dalla seconda decade: consideri che la descriptio di queste ottave
«posta na cabeça uma fota [sota err. Cidade] 93-96 presenta una ricchezza di colori e suo-
de sêda e ouro, e vestida uma cabaia de ce- ni – e lemmi – brillante, cui però è garantita
tim cremesim apedrado de ouro, com lavo- una salda tenuta tramite insistite repetitio-
res de outra côr, pano em vista rico e gracio- nes nella molteplicità delle suggestioni. Il
so, e na cinta um terçado lavrado de ouro e sistema del linguaggio epico camoniano è
pedraria, e uma adaga da mesma sorte» (II, chiaramente fondato su una incastonatura
2, 3, p. 57: «posto sul capo un turbante di ripetizionale e spesso formulaica, su cui
seta e oro, e vestita una tunica di seta rossa può fiorire ogni marchetaria e invenzione
accesa tempestata d’oro, con adorni di altro espressiva. Castanheda descrive il Re con
colore, panno in vista ricco ed elegante, e un «sombreiro» e accanto a lui un paggio
nella cinta una spada corta lavorata in oro e anziano che gli portava «hum terçado rico
pietre preziose, e una daga simile»). com a bainha [fodero, guaina] de prata»
458 Si ritiene che tecida vada riferito sol- (ibid.).
tanto a seda e algodão, e non a ouro, che si 464 Segno di grande onore; si veda la detta-
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gliata descrizione di tale sombreiro in Bar- 473 Il sost. roupa corrisponde al fr. robe.
ros III, 10, 9, p. 532. 474 A Venezia il raso cremisi (o la seta) era
465 «Hum ministro is not a servant or slave, ornamento di Dogi e maggiorenti, nonché
as some translators think; on state occasions di suppellettili di valore; cfr. ad es. Alvise
a “Caboceer”, or grandee, would carry the Zorzi, La vita quotidiana a Venezia nel seco-
umbrella, a sign of royalty» (Burton II, p. lo di Tiziano, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 56,
586). 252 ecc.
466 Nell’originale horríssimo è forma aplo- 475 L’espressiva iperbole è riverita in genere
logica di horridissimo. Come già detto, mol- al rilucere delle armi, come infra a VI, 61,
ti editori hanno corretto in horríssono (> 3 – o talora in T. Tasso. La nostra traduzione
horrísono, la doppia s indica il suono forte), viso (latinismo) sta per l’originale vista.
considerata lectio difficilior (cfr. Epifânio 476 Nell’originale qui la parola ouro, che
Dias: «o compositor tomou on per im»), tante volte è stata iterata sopra, viene espres-
nonché latinismo caro all’autore: cfr. infatti sa tramite una perifrasi, cui segue o mesmo.
qui infra, II, 100, 5 e Ecl. VI, 89 e 147 (si può È un esempio tipico camoniano della va-
applicare quindi anche il parametro dell’u- riatio nella repetitio strutturale. Per il par-
sus scribendi; abbiamo visto ad es. altíssonos ticolare descritivo vd. Aen. IV, 139: «aurea
riferito a strumenti supra 90, 8). Diversa- purpuream subnectit fibula vestem» («una
mente, horridíssimo semplificato in horríssi- fibbia aurea chiude la veste purpurea»).
mo risulta hapax. Caldera riporta horrísono. 477 Epifânio Dias adduce la bella descrizio-
467Cfr. «grande estrondo de trombetas», ne dell’abito di Christovão da Gama nella
Barros I, 4, 6, p. 150. Historia das cousas que o mui esforçado ca-
468 Risposta-eco a 94, 7 e 5. Cfr. Aen. IV, pitão dom Christovão da Gama fez no Reynos
149 sg.: «haut illo segnior ibat / Aeneas, tan- do Preste Ioão, Lisboa, Ioam da Barreyra,
tum egregio decus enitet ore» («Così rapido 1564 cap. 6, c. 9v, dove si rilevano conso-
incedeva / Enea, tanto brilla nel volto egre- nanze con l’effictio camoniana.
gio la maestà»). 478 Di nuovo la porpora; vd. supra 93, 3; 95, 2.
469 Si ricordi che «nenhum outro modo lhe 479 Evidentemente diverse nuances del ros-
[a Gama] parecia melhor, por não saír do so; Garcez Ferreira cita Garcilaso, ecl. terza:
seu regimento, que ir êle em seus batéis té «varia tinta / que se halla en las conchas del
junto da praia e sua rel senhoria meter-se pescado» (vv. 115 sg.; Boscan & Garcilaso
naqueles zambucos, com que ambos se po- c. 283v: «varia sfumatura / che si trova nelle
derian ver no mar» (Barros ibid., c.vo mio: conchiglie del pescato»).
«nessun altro modo gli pareva migliore, per 480 Policromia accentuata dall’eco semanti-
non uscire del suo reggimento, che anda-
ca vária… diferente.
re sui suoi battelli fi no a presso la spiaggia
481 «Esmalte aqui significa variedade de co-
mentre la reale signoria si disponeva su
quegli zambuchi, in modo che entrambi si res», «varietà di colori», commenta Garcez
potevan vedere sul mare»). Ferreira; «Falando segundo a propriedade
470 da língua portuguesa, esmalte é a cor que
Lustrosa nel senso dello splendore delle
por galanteria se põe sobre o ouro e prata
vesti; cfr. supra 93, 4.
pera realçar mais estes metais» (Marcos S.
471 «e ele vestido de festa com doze homens Lourenço: «Parlando secondo la proprietà
dos mais honrados da frota» (Castanheda I, linguistica del portoghese, esmalte è quel
11, p. xxv: «ed egli vestito a festa con dodici colore che per eleganza si pone sopra l’oro
uomini dei più onorevoli della flotta»). o l’argento per far risaltare e brillare mag-
472 Genericamente ‘iberico’. giormente questi metalli»). La traduzione di
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Pellegrini «smaglianti costumi» è raffi nata, il verso camoniano. Del resto, un gran nu-
perché il verbo smagliare deriva proprio da mero di battelli agitano l’acqua e la fanno
smalto. Moraes e Silva Dicionário chiarisce: spumeggiare, quasi ‘addensare’.
«fig.: á cor viva, variata e lustrosa». Dunque, 488Irricevibile Averini: «fi n sulle tolde l’ac-
un terzo lemma che si unisce a quelli sopra qua sollevando».
citt. indicanti varietas cromatica. 489 Potrebbe esservi eco di Catull. 64, 261-
482‘A un colpo d’occhio generale’, «à qui les 264: «plangebant aliae proceris tympana
embrassait d’un regard» (Bismut). palmis / aut tereti tenuis tinnitus aere cie-
483 L’aggettivo ricompare nel poema, spes- bant, / multis raucisonis efflabant cornua
so attribuito alle stelle (V, 14, 5) o alla Luna bombos / barbaraque horribili stridebat
(I, 58, 1), o al riflesso solare sulle armi (VI, tibia cantu» («alcune a palme aperte batte-
61, 3; IX, 94, 3), o allo scettro di Giove (I, vano sui timpani, / o acuti tintinni traevano
22, 7). L’etimo è latino: «RÚTILO do lat. ru- dal bronzo rotondo, / molte suonavano i cor-
tilu[m], avermelhado, afogueado, ruvio» ni emettendo rauchi rimbombi, / e il flauto
(Nascentes Dicionário etimológico). barbarico strideva con orribile sonorità»).
484 Dell’Iride («Thaumantias» Aen. IX, 5: 490 Vd. fra l’altro Garcilaso, elegia seconda:
«Iride era la figlia di Taumante, figlio a sua «el humo sube al cielo, el son se escucha» (v.
volta dell’Oceano e della Terra. Ma siccome 60; Boscan & Garcilaso c. 237r).
in greco θαῦμα significa ‘meraviglia’, Servio 491 I quali pare si spaventassero al rumore
afferma che il patronimico vuole esprimere delle bombarde portoghesi, come riporta
ammirazione per la bellezza dell’arcobaleno Barros («foi para êles tam grande espanto»,
identificato con la dea» Paratore). Vd. anche ivi p. 151).
Aen. V, 88 sg.: «ceu nubibus arcus / mille 492 Gama, con cambio di soggetto.
iacit varios adverso sole colores» (Faria e
493 Aggiungeremmo: per essere egli un Re
Sousa: «come l’arcobaleno fra le nubi / lan-
cia contro il sole rifrangente mille colori»). perfetto, ideale, accogliente, diversamente
L’iride introduce un ulteriore elemento di da tanti altri Mori – e talora cristiani… L’in-
policromia. Vd. anche Ov., Met. I, 270 sg.: cidentale induce Faria e Sousa a richiamare
«nuntia Iunonis varios induta colores / con- un passo dell’Iliade: «Caeteri siluere (ut de-
cipit Iris aquas alimentaque nubibus adfert» bebant Rege loquente)»: «Gli altri tacquero
(«nunzia di Giunone vestita di svariati colo- – come dovevano, mentre parlava il Re»; l’a-
ri / l’Iride raccoglie le acque e alimenta le blativo assoluto del traduttore latino ben si
nuvole»). accorda con la frase parentetica di Camões
485 Nel sistema iterativo vd. supra 96, 7
(vd. Homeri Ilias p. 365 «ut decebat»).
494 «e logo se meteo no batel, e fezlhe
(trompeta in portoghese e castigliano signi-
fica per lo più semplicemente ‘tromba’; la tamanha cortesia como se fora rey como
traduzione-calco cerca di replicare il ritmo ele» ecc. (Castanheda I, 12, p. xxv).
del verso originale, come è nostra costante 495 Torna soggetto il Re.
intenzione). Cfr. «Sonoro, Sonoroso» in Pei- 496 Ripresa del concetto già espresso a 75,
xoto Camões p. 321. 1, 4 e altrove, ribadito nelle due ott. seguen-
486 incitano gli animi all’allegria] Pellegrini. ti. «[Il Re] disse, que mais ho estimava que
487 L’originale coalhavam ha come primo si- lhe dar [= der] outra cidade como a sua»
gnificato ‘cagliare’, ma anche specificamen- (Castanheda ivi, p. xxvj: «Il Re disse che lo
te ‘coprire del tutto’, in particolare detto di stimava a tal punto che gli avrebbe donato
barche che popolano il mare; Moraes e Silva un’altra città come la sua»).
Dicionário cita per questa accezione proprio 497 ‘Nobili, eloquenti’.
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498 Cfr. Aen. I, 565 sg.: «Quis genus Aene- infandos Troiae miserata labores, / quae
adum, quis Troiae nesciat urbem / virtu- nos, reliquias Danaum, terraeque marisque
tesque virosque aut tanti incendia belli?» / omnibus exhaustis iam casibus, omnium
(«Chi può non conoscere la stirpe degli egenos / urbe domo socias, grates persolve-
Eneadi, la città di Troia, / il valore e gli eroi re dignas / non opis est nostrae, Dido, nec
e l’incendio spaventoso di una così grande quicquid ubique est / gentis Dardaniae,
guerra?»). magnum quae sparsa per orbem. / Di tibi,
499 Ovvero con altri arabi maomettani (cfr. si qua pios respectant numina, si quid /
infra 108, 4). Oltre a quanto specificato nei usquam iustitia est et mens sibi conscia rec-
versi seguenti, il Re melindano era probabil- ti, / praemia digna ferant. Quae te tam laeta
mente a conoscenza delle ultime vicende dei tulerunt / saecula? Qui tanti talem genuere
Lusitani in Mozambico. parentes? / In freta dum fluvii current, dum
500 montibus umbrae / lustrabunt convexa, po-
Nel testo originale il verbo è al singolare
lus dum sidera pascet, / semper honos no-
(se soa, pres. indic.). Rodrigues Estudos pp.
menque tuum laudesque manebunt, / quae
39-41 scrive una lunga nota linguistica, os-
me cumque vocant terrae» (Enea a Didone:
servando che il costrutto del tipo lê-se livros
«O tu che sola commiseri gli inesprimibili
(lat. legitur libros) è ampiamente attestato.
travagli subiti da Troia / e che noi, relitti dei
501 Per feitos… fizerão vd. qui supra 50, 4. Danai, essendo esausti per tutte le vicende
502 Cioè nell’Africa nord-occidentale, in per terra e per mare affrontate, bisognosi di
particolare nel Marocco, o meglio in gene- tutto, / tu accogli come compagni nella tua
rale nella Mauritania, presa dai Portoghesi città, nella tua casa, renderti degne grazie
mercé le gesta di Afonso V d’Aviz, detto / non è nella nostra possibilità, Didone, né
l’Africano (1458-1471); nel 1611 Vasco Mou- di chiunque sia ancora in qualche luogo /
zinho de Quebedo pubblicherà l’impor- del popolo Dardanio, sparso per l’immenso
tante poema Afonso Africano, a proposito mondo. / Gli dèi a te, se i numi rispettano in
delle conquiste di Arzila e Tangeri. «Les qualche modo i pii, se qualche / giustizia an-
souverains portugais avaient pris depuis cora esiste, e se v’è una mente consapevole
Alphonse V le titre de Roi de Maroc, qui in sé di cosa sia rettitudine, / concedano
leur donnait le droit exclusif d’y conquérir premi degni. Quale tempo così fortunato
des territoires» (Bismut). Il giardino delle / ti diede origine? Quali grandi genitori ti
Esperidi, secondo una tradizione, si trovava fecero nascere così nobile d’animo? / Fin-
proprio alle pendici del monte Atlante (Gra- ché i fiumi correranno al mare, fi nché nei
ves Miti greci 133c, 1). monti le ombre / esploreranno le cavità,
503 ogni minimo merito dei figli di Luso] fi nché il cielo pascerà le stelle, / sempre l’o-
Pellegrini. nore e il tuo nome e le lodi rimarranno, /
504Costruzione polare come spiega Rodri- qualunque terra mi richiamerà»). L’aemula-
gues (Estudos pp. 41 sg.): il meno e il più val- tio camoniana è fi nissima, pur nella fedeltà
gono per il tutto; cfr. la Sextina camoniana notevole al modello.
Foge-me pouco v. 24: «o menos que passei, e 507Accentiamo liberamente per ragioni
o mais que falo». metriche. Eolo è il re e custode dei venti.
505 Il sintagma latino mare insanum (e va- 508 Tricolo in gradazione ascendente.
rianti) è presente in tutta l’antichità; Faria 509 La metafora, come è noto, sarà ripresa
e Sousa cita luoghi da Virgilio a Seneca a S. da Góngora all’inizio della prima Soledad v.
Gerolamo. 6: «en campos de zafiros pace estrellas». Vd.
506Questa e la seguente ottava sono ampia- anche supra, n. a 72, 3. E cfr. anche Lucr.,
mente debitrici di Aen. I, 597-610: «O sola Rer. nat. I, 232: «aether sidera pascit».
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510 Rispetto a Virgilio, Camões omette tirar» (Castanheda I, 12, p. xxvj: «andò il
l’immagine dei fiumi e aggiunge quella del re rallegrandosi tra la nostra flotta, da dove
sole (per il tipo di figura, cfr. Lausberg Ele- tiravano molti colpi di bombarda, che egli
menti 189, 3a: «il concetto di sempre viene gradiva molto sentir scoppiare»). Il verbo
concretizzato dalla “durata dell’ordine na- folgar (‘rallegrarsi, gradire’) è ripetuto in-
turale”: Aen. I, 607-608»). In effetti va poi fi nite volte dal cronista in relazione al Re.
detto che la frase virgiliana «dum montibus Già nell’ott. 100 trovavamo bombardas e
umbrae / lustrabunt convexa» non era di trombetas.
facilissima decifrazione; cfr. Servio: «Alii 517 Sopra: 96, 7; 100, 1.
hoc loco distinguunt, & dicunt: quamdiu
518 I Mori alternan l’anafi sonore] Paggi 59.
inclinata in montibus latera umbrae pro
Cfr. I, 47, 8 (dove Paggi vertendo tralasciava
Solis flexu circumibunt, ut Lustrat Aventini
gli anafi).
montem [Aen. VIII, 231: ‘percorre il monte
519 Si noti la ripresa di 106, 4.
Aventino’]. Aut lustrabunt, inumbrabunt.
[…] Aut alii convexa sydera volunt .i. pen- 520 Qui pasmava non vale per ‘restava sgo-
dentia [cioè concordanti]» ecc. (Verg. Comm. mento’ o addirittura «sobbalzava» (Pelle-
c. 187v); «come anche Servio e il Danielino grini), bensì per ‘rimaneva stupito, sorpre-
ci avvertono, alcuni […] collegano convexa so’, non senza ammirata meraviglia.
con sidera separandone lustrabunt; ma in 521 Ripetizione dello stesso sintagma a 89, 4.
tal caso l’espressione precedente col dativo
522 Ovvero ‘svariati’.
montibus diviene incomprensibile» (Para-
tore). 523 Cfr. supra 102, 8 e n.
511 Singolare la consonanza coi celebri versi 524 La penisola iberica, mentre l’Hesperia
tassiani: «Viva la fama loro; e tra lor gloria / era l’Italia (Aen. I, 530; Hor., Carm. III, 6,
splenda del fosco tuo l’alta memoria» (Ger. 8). «Hesperiae sunt duae: una quae Hispa-
Lib. XII, 54, 7-8). Tuttavia, la poligenesi è nia dicitur, altera quae est in Italia; quae hac
anche favorita dalla facile rima, che si ripete ratione discernuntur, aut enim solam He-
alla fi ne del canto. speriam dicis, & significas Italiam, aut ad-
512 Riteniamo soggetto os barcos; cfr. Bis- dis ultimam, & significas Hispaniam quae
mut n. p. 255; Rodrigues Estudos p. 43. in occidentis est fi ne: ut Horatius qui nunc
513 «que logo quis ir ver os nossos navios,
Hesperia sospes ab ultima [Carm. I, 36, 6]»
(Serv.; cfr. Verg. Comm. c. 183r: «Due sono
rodeando a todos» (Barros Ásia I, 4, 6, p.
le Esperie: una che è detta Ispania, l’altra
151: «che subito volle andare a vedere le
che è in Italia; si distinguono per questo,
nostre navi, girandovi intorno»).
o diversamente puoi chiamare e indicare
514 La repercussio ha un’ulteriore eco nel
come la sola Esperia l’Italia, oppure aggiun-
primo verso dell’ottava seguente: tudo. gi ultima, e intendi allora l’Ispania, che è
Inoltre, è simmetrica rispetto a âa e âa del situata alla fi ne dell’occidente: come scrive
v. preced. Sottolineiamo ancora frota v. 2 Orazio Hesperia… ultima»).
replicata al v. 7; note v. 4 in polittoto con 525 marittimi cammini] Averini. C’è me-
notando ott. sg. v. 1.
moria di Aen. I, 748 sgg.: «Nec non et va-
515 Sempre metaforicamente per l’artiglie-
rio noctem sermone trahebat / infelix Dido
ria. Vulcano può essere ogg. di fuzilando o longumque bibebat amorem, / multa super
piuttosto sogg. di una costruzione assoluta. Priamo rogitans, super Hectore multa; /
516«andou el Rey folgando por antre a nunc quibus Aurora venisset fi lius armis, /
nossa frota, donde tiravão muytas bom- nunc quales Diomedis equi, nunc quantus
bardadas, que ele folgava muyto d’ouvir Achilles» ecc. («Né senza vario discorrere
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trascorreva la notte / l’infelice Didone, e tue vicende / e il tuo vagare; già infatti la
beveva a lunghi sorsi l’amore, / molto chie- settima estate / ti conduce errante per ogni
dendo su Priamo, molto su Ettore; / ora con terra e mare»). Mar irado anche sopra a I, 18,
quali armi fosse venuto il figlio dell’Aurora, 7; cfr. «iratum mare» in Hor., Ep. 2, 6.
/ ora come erano i cavalli di Diomede, ora 529 Camões giunge a far assimilare da parte
quanto eroico Achille»). Naturalmente, fa del Re un’ottica quasi fi lo-occidentale, forse
notare Faria e Sousa, dietro c’è la richie- rischiando l’inverosimiglianza psicologica,
sta di Alcinoo ad Ulisse: «Dic autem mihi ma noi riteniamo che la forma mentis del
terramque tuam populumque urbemque /
melindano sia coerente, fornisca un model-
[…]. Sed age, mihi hoc dic et vere narra: /
lo di curiosità e di apertura all’altro che è
quo aberraveris et ad quae perveneris loca
comunque una possibilità storica, al di là
/ hominum, ipsosque civitatesque bene ha-
del nazionalismo lusitano.
bitatas, / et qui difficilesque, et sylvestres,
530 Svariate immagini analoghe, emulate
neque iusti» (Homeri Odyss. c. 71v, fi nale
canto Θ: «Dimmi dunque della tua terra, con eleganza da Camões, vengono alla men-
popolo e città / Ma ascolta, raccontami la te; ad es. Aen. XII, 114 sg.: «cum primum
verità su questo: / dove hai vagato e a quali alto se gurgite tollunt / Solis equi lucemque
terre d’uomini sei pervenuto, / e se costoro elatis naribus efflant» («quando ecco che
avevano città ben abitate, / e se erano ostili, dal profondo gorgo marino si levano / i ca-
selvaggi e senza giustizia»). L’ottava è ricca valli del Sole e soffiano la luce dalle froge
di ripetizioni che la saldano come un gioiel- dilatate»).
lo in un castone: l’anafora di agora, il polit- 531 Primo ipotesto è certamente l’attacco
toto perguntando… pergunta, l’altro povo… del son. petrarchesco Or che l’aria, e la terra,
povos, l’omofonia nel distico fi nale delle e ’l vento tace, cui aggiungere magari Aen.
prime cinque sillabe, sino a fi nezze più re- X, 102 sg.: «silet arduus aether, / tum zephy-
condite come ad es. mora in rima-crasi con ri posuere, premit placida aequora pontus»
Mafoma adORA. («tace l’alto cielo, / e allora si placarono i
526 L’aggettivo diligente ha valore avverbiale. venti e il mare spiana le placide distese d’ac-
527 «e disselhe que lhe dissesse o nome de qua»).
seu rey e mandou ho escrever; e perguntou- 532 «I si el tiempo está placido y propicio
lhe muyto meudamente por ele e por seu po- para que estés hablando aqui, no lo está
der» (Castanheda I, 12, p. xxv: «e gli disse menos nuestro deseo para oir lo que
che gli dicesse il nome del suo re e ordinò contares» (Faria e Sousa: «E se il tempo
di scriverlo; gli domando molto dettagliata- è tranquillo e propizio perché tu stia qui
mente di lui e del suo potere»). Scarno appi- a parlare, non è meno favorevole il nostro
glio cronachistico per l’immensa storia poe- desiderio di udire quello che ci racconte-
tica del Portogallo che Camões squadernerà rai»). «O desejo de te ouvir vai sendo cada
nel canto seguente. Si noti comunque che vez maior; cresce à proporçao do tempo que
l’avverbio meudamente si riflette in qualche vai descorrendo, do dia que vai andando»
modo su diligente e distintamente (vv. 2, 4). (Rodrigues: «Il desiderio di ascoltarti di-
528 Sempre da Aen. I, 753-756: «Immo age, venta sempre maggiore, crescendo a pro-
et a prima dic, hospes, origine nobis / in- porzione del tempo che scorre, del giorno
sidias – inquit – Danaumque casusque tuo- che se ne va»); «più il tempo passa, più s’ac-
rum / erroresque tuos; nam te iam septima cresce in noi / il desiderio di sentirti dire»
portat / omnibus errantem terris et fluctibus (Averini, e vd. Tocco n.); «Et puis, à mesure
aestas» («Orsù, ospite, narraci dalla prima que marche le temps, se fait jour le désir de
origine / le insidie – disse – dei Danai e le t’entendre parler» (Bismut).
951
533 In luogo del congiuntivo. 541 Come fonte Manoel Correa cita Solino,
534 «Ce vers n’est pas très clair», commenta Polyhistoria 53 (vd. C. Iulii Solini Polyhi-
Bismut. «A Mélinde, c’est-à-dire sur l’équa- stor, Vienna, L. Atlantsee, 1520, c. 121r).
teur, les rayons du soleil tombent presque Erostrato conclude una serie di «eroi» fal-
d’aplomb. Le soleil est donc très proche de limentari, emblemi di disperazione o follia.
l’équateur. Y aurait-il là un emploi figuré, et Dai Giganti ai due stolti Piritoo e Teseo al
sol désignerait-il le soleil de la civilisation?» pazzo Erostrato che per darsi fama compì
Ma si tratta di un’espressione topica: con- un atto di distruzione che gli causò eterna
temporaneamente al nostro, Tasso scriveva: damnatio. Ignorando l’obiezione che un re
«Qual sì disgiunta / terra è da l’Asia, o dal di Melinde potesse conoscere così a fondo
camin del sole, / vergine gloriosa, ove non la mitologia classica greca, visto che siamo
giunta / sia la tua fama, e l’onor tuo non in un’opera poetica, resta il fatto che la con-
vole? (Ger. Lib. II, 47, 1-4); tutta lontana dal clusione del canto, pregna di saggezza come
camin del sole è per Petrarca la regione del ogni fi nale di canto nei Lusíadas, è posta sul-
nord estremo, cioè a dire una remotaggine le labbra di un arabo maomettano.
assoluta (Rvf 28, 48) e dietro a costoro c’è
Virgilio, Aen. I, 567-568 (vd. Tomasi Gerusa- Canto III
lemme e ovviamente Faria e Sousa).
1 Letteralmente: ‘voce’.
535 «A tentativa dos Gigantes, filhos da
2 Cfr. Dante, Purg. I, 7-10: «Ma qui la
Terra […] de escalarem o ceo pondo serras
sobre serras [ponendo montagne sopra mon- morta Poesì risurga, / o Sante Muse, poi
tagne] é memorada por Vergilio (Georg. I, che vostro sono; / et qui Calliopè alquan-
280-283), por Ovidio (Met. I, 151-155; Fast. to surga / seguitando ’l mio canto, con quel
V, 35-42), por Claudiano (Gigantomachia) suono» ecc., palesemente contaminato con
ecc.» (Epifânio Dias). Par. I, 19: «entra nel petto mio, e spira tue»,
536 riferito ad Apollo. Vd. anche Verg., Aen. IX,
Ossia ‘ciechi, insensati’.
525: «Vos, o Calliope, precor, adspirate ca-
537 Nominati, insieme ad Ercole, anche da nenti». Naturalmente anche altri poeti epici
Virgilio a Aen. VI, 393. I due eroi scesero invocano la prima delle Muse, come ad es.
nell’Ade; Piritoo voleva in moglie la sposa Stazio (vd. Garcez Ferreira), ma crediamo
del dio degli Inferi: questi li accolse con che l’intarsio dantesco con Virgilio alle
simulata cortesia e poi li condannò a rima- spalle sia sufficiente per inquadrare l’ipote-
nere attaccati alla Sedia dell’Oblio subendo sto camoniano.
atroci torture. Ercole, sceso all’inferno per
3 Apollo, il quale inseguendo Dafne, le
catturare Cerbero, liberò Teseo e, secondo
una tradizione, anche Piritoo (Graves Miti dice giustappunto: «inventum medicina
greci 103c-e). Cfr., tra le fonti, Hyg., Fab. meum est» (Met. I, 521).
LXXIX Helena. 4 Figlio di Apollo e Calliope, secondo una
538 Metafora mitologica per il mare. tradizione attestata ad es. da Pind., Pyth. III,
176 sg. (Epifânio Dias) ma non da Verg., Ecl.
539 Cioè ‘ingegnoso’. IV, 55-57, ove si afferma che Lino fu figlio di
540 Cfr. Plin., Nat. Hist. XXXVI, 96: Calliope ed Eagro, Orfeo di Apollo e Psa-
«Operi praefuit Chersiphron architectus». mate (cfr. Servius auctus).
Ma le stampe antiche riportano il nome 5 Tre ninfe di cui si invaghì Febo; cfr. Met.
Ctesifonte (vd ad es. Historia Naturale di G.
I, 452 sgg; IV, 194-211 sgg.
Plinio Secondo tradotta per M. Lodovico Do-
6 Qui per ‘Musa’.
menichi, Venezia, Giolito, 1561, p. 1137), da
cui Ctesifonio > Tesifonio. 7 Cfr. supra I, 4, invocazione alle Tágides.
952
Probabilmente qui Camões non fa differen- 13 Burton (II, p. 588, preceduto da Garcez
za fra Ippocrene e Aganippe; anche Ovidio Ferreira) ricorda l’antico proverbio «laus in
sembrava aver confuso le due differenti fonti proprio ore vilescit».
dell’Elicona in un passo dei Fasti (V, 7): «Di- 14 Marcos S. Lourenço, rifacendosi alla so-
cite, quae fontes Aganippidos Hippocrenes», lita Polyanthea, voce Iactantia, riporta passi di
espressione peraltro un po’ controversa. Valero Massimo, Cicerone ecc. «Já Menelau,
D’altra parte Ovidio stesso distingue, a Met. na Ilíada (XVII. 19), denunciara a improprie-
V, 312, le due fonti dell’Elicona, l’Ippocrene, dade do louvor em boca própria. “Devemos
che si trovava sulla sommità del monte, e l’A- considerar em presença de quem louvamos,
ganippe, o Eonia, che scorreva più in basso, porque, como Sócrates deixou dito não é
derivando dal fiume Permesso (cfr. Giampie- difícil elogiar os Atenienses estando entre
ro Rosati, nota a Ov. Met. III, p. 181). E Ca- os Atenienses”, escreveu Aristóteles (Retó-
mões nomina Hipocrene a I, 4, 8 e água Aónia rica, 1367b), citando o Menexeno platónico.
a V, 87, 1. Cfr. anche Verg., Ecl. X, 11-12: Segundo o mesmo Aristóteles, o louvor dos
«nam neque Parnasi vobis iuga, nam neque próprios feitos traduz descaro, impudência
Pindi / ulla moram fecere, neque Aonie Aga- (anaiskhuntia) e é indício de adulação (ko-
nippe» («infatti né i gioghi del Parnaso, né lakeia) (Retórica, 1383b). “Falar demorada-
del Pindo / fecero a voi alcun impedimento, mente sobre nós próprios […] é sintoma de
né l’Aonia Aganippe»). presunção” (alathoneia), escreve o Estagi-
8 Monte della Tessaglia abitato dalle rita mais adiante (Retórica, 1384a). “Omnis
Muse. Il sintagma fiori di Pindo lo troviamo vitiosa iactatio est”, escreveu Quintiliano
diffusissimo dopo Camões (si pensi a Mari- (XI.I.5)» (Oliveira e Silva Ideologia 2012, p.
no, ma anche a poeti neolatini e iberici del 126: «Già Menelao nell’Iliade aveva denun-
Sei-Settecento). Infruttuosa – per ora – la ciato un’improprietà della lode di se stes-
ricerca dell’immagine pre-camoniana. si: Dobbiamo considerare in presenza di chi
9
emettiamo questa lode, perche, come Socrate
«Non me carminibus vincet nec Thra-
lasciò detto, non è difficile elogiare gli Atenie-
cius Orpheus», Ecl. IV, 55: l’hybris virgilia-
si stando tra gli Ateniesi, e Aristotele scrisse
na conforta la specie di “ricatto” di Camões.
ciò citando il Menesseno platonico. Secondo
10 «Conticuere omnes intentique ora tene- sempre Aristotele, la lode delle proprie ges-
bant» Aen. II, 1, celeberrimo attacco di canto. ta esprime assenza di vergogna, impudenza
11 Cfr. Ov., Met. XIII, 124-127: «donec ed è indizio di adulazione: Parlare a lungo di
Laertius heros / adstitit atque oculos pau- noi stessi … è sintomo di presunzione, scrive
lum tellure moratos / sustulit ad proceres, lo Stagirita più avanti nella Retorica. Ogni ia-
expectatoque resolvit / ora sono» («fi nché ttanza è segno di vizio, scrisse Quintiliano»).
l’eroe laerziade, Ulisse / si levò e, dopo aver 15 Il dovere della modestia, più che il dove-
tenuto gli occhi bassi per un po’, / guardò re di raccontare tutto (cfr. Bismut).
i comandanti, e prese a pronunciare un di- 16 Cfr. Verg., Aen., I, 372-374: «O dea, si
scorso atteso da tutti»). Si confronti Ulisse prima repetens ab origine pergam, / et vacet
heros col sublime Gama. annales nostrorum audire laborum, / ante
12 «Infandum, Regina, iubes renovare do- diem clauso componet vesper Olympo» («O
lorem», esordisce Enea, come si sa, nel II dea, se io proseguissi richiamandomi all’ori-
dell’Eneide, «con las diferencias de que allá gine prima, / e vi fosse tempo per te di udi-
era un dolor, i acá una gloria» (Faria e Sousa: re gli annali delle nostre fatiche, / Vespero
«con la differenza che nell’Eneide si trattava prima, chiuso l’Olimpo, darebbe sepoltura
di un dolore, mentre qui in Camões di una al giorno»). Ci permettiamo di accentuare
gloria»). la figura etimologica quadruplice con la ri-
953
petizione identica di dico. Il topos dell’inef- 20 Intendi: fra il sud segnato dal tropico
fabilità, ovvero dell’insufficienza del dire, del Cancro e il nord, temuto per il gelo come
è diffuso, particolarmente nella Commedia la zona intorno all’equatore per il caldo
dantesca. Interessante un passo della Summa («media […] non est habitabilis aestu», Ov.,
Theologiae di Tommaso, riportato da Garcez Met., I, 49). Complessivamente cfr. Verg.,
Ferreira: «mendacium in duo dividitur: sci- Georg. I, 231-239.
licet in mendacium quod transcendit verita- 21 Vd. sopra, I, 21, 6. Rappresenta il nord.
tem in maius, quod pertinet ad iactantiam,
22 E a sud è bagnata dal mare Mediterra-
et in mendacium quod deficit a veritate in
minus, quod pertinet ad ironiam» (Sec. sec. neo. «La descrizione geografica del vecchio
q. 110 art. 2: «la menzogna si divide in due continente sembra seguire la falsariga di
modalità: ovviamente in menzogna che in quelle carte antropomorfe cosiddette del-
gran parte trascende la verità, che è perti- l’“Europa Fanciulla” o “Vergine Coronata”,
nente alla iattanza, quindi in menzogna che disegnate prima da Opicino de Canistris e,
manca di verità in minima parte, ciò che per- nel XVI secolo, dal Münster e dal Bünting»
tiene all’ironia»). Il primo tipo si relaziona a (Tocco).
quanto Gama ha detto nelle precedenti due 23 A oriente l’Europa confi na (se avizinha)
ottave, il secondo a quanto espresso in questi con l’Asia.
versi, salvo l’assenza di colpa e di ironia nel 24 Si tratta del Tanai, ovvero il Don, che
senso odierno del termine. stando a Plinio il Vecchio (e quindi a chi
17 «Maior rerum mihi nascitur ordo» dopo di lui seguì, come il Boccaccio del
(Aen. VII, 44 e cfr. naturalmente Ecl. IV, 5), De montibus cit. da Tocco) nasce dai monti
ma a parte il termine ordo, l’impostazione Ripei, o Rifei, e sfocia nel «lago» Meotide,
della frase è altra. ovvero l’odierno mar d’Azov (Nat. Hist. IV,
18 Cfr. Verg., Aen. VII, 37-42: «Nunc age, 78). L’indicazione montes Ripaei è piuttosto
qui reges, Erato, quae tempora rerum, / quis generica; potrebbe trattarsi degli Urali, o
Latio antiquo fuit status, advena classem / delle vette del Caspio. Cfr. Verg., Georg., IV,
cum primum Ausoniis exercitus appulit 517 sg.: «Hyperboreas glacies Tanaimque
orem, / expediam, et primae revocabo exor- nivalem / arvaque Riphaeis numquam vi-
dia pugnae. / Tu vatem, tu, Diva, mone. Di- duata pruinis»: «I ghiacci Iperborei, e il
cam horrida bella, / dicam acies, actosque Tanai gelido come neve / e i campi Rifei mai
animis in funera reges» ecc.: «Ora, o Erato, privi di brina».
orsù: esporrò quali re, quali occasioni, / 25 Il mare Egeo, considerato rischioso per
quale fosse lo stato del Lazio antico quan- i naviganti (cfr. gli «Aegaeos tumultus» di
do un esercito straniero / primamente fece Hor., Carm. III, 29, 63). Si noti il paralleli-
approdare la propria flotta alle rive italiche, smo, in fi n di verso, della coppia aggettivale:
/ e richiamerò alla memoria il principio curvo-frio / fero-horrendo. Tutta la geografia
della prima battaglia. / Tu ispira, tu Diva, di questa ottava è «corretta» da Rodrigues
me poeta. Dirò dell’orride guerre, / dirò (Estudos pp. 16-19), con la seguente conclu-
degli schieramenti, e dei re indotti animo- sione riassuntiva: «em III, 7, diz-se quaes os
samente alle stragi». limites que dividem a Europa da Asia, nos
19 «Tout se passe donc comme si le soleil sitios onde ellas se avizinham. Esses limites
montait tous les jours pour culminer au são o Tanais, até a foz, e o mar da Grecia,
zénith le 21 juin à midi sur le tropique du desde o Bosphoro, onde, segundo Barros,
Cancer, puis redescendait pour culminer au elle começa, até a saída do Hellesponto para
zénith le 21 décembre à midi sur le tropique o Egeu, portanto na parte que banha a re-
du Capricorne» (Bismut). gião em que existiu Troia» («a III 7 si dice
954
quali siano i confi ni che dividono l’Europa nai, la palude Meotide ecc. Alcuni solevano
dall’Asia, nei luoghi ove i due continenti si «chiamare Scithi tutti i popoli settentriona-
avvicinano. Questi confi ni sono il Don, sino li» (cfr. l’annotatione in La Geografia di Clau-
alla foce, e il mare greco, dal Bosforo, da dio Tolomeo […], Venezia, G. Ziletti, 1574).
dove, secondo Barros, comincia, fi no allo Vd., sull’immaginario greco degli Iperborei,
sbocco nell’Ellesponto attraverso l’Egeo, Athanasios Votsis, The Ancient Greek Myth
pertanto nella parte che bagna la regione in of Hyperborea, in Imagining the Supernatural
cui Troia sorgeva»). North, ed. Eleanor Rosamond Barraclough,
26 L’ira dei Greci vincitori era dovuta Danielle Marie Cudmore & Stefan Doneck-
all’onta per il rapimento di Elena, causa del- er, Edmonton, Univ. of Alberta Press, 2016
la guerra di Troia (Epifânio Dias). Si noti la pp. 39-53; cfr. anche ivi, Maria Kasyanova,
figura etimologica viu…ve (v. 8). The Realm of the North in Ancient Greek
27
Proverbs, pp. 25-38: 33 sg.
Si è discusso molto su questo attributo.
30 Inutile correggere do sopros con dos
Nulla di strano, ci pare: intendasi ‘Troia che
un tempo fu trionfante’, anzi fu superbum sopros: cfr. le ragioni fonosintattiche e gli
Ilium (Aen. III, 2-3, da cui il «superbo Ilion» esempi a conforto addotti da Rodrigues
dantesco). Che anche l’Europa soberba pos- Estudos pp. 19 sg.
sa un giorno fi nire nel nulla come l’antica 31 I Rifei (cfr. supra 7, 3), il cui nome deri-
Troia («campos, ubi Troia fuit», ivi 11) è for- verebbe dal greco ῥιπή, per cui cfr. Omero,
se un retro-pensiero dell’autore stesso. Il. Ο 171: ὑπὸ ῥιπῆς […] Βορέαο, «aquilonis
28 Soggetto sottinteso sempre l’Europa. turbine» (Homeri Ilias p. 285). Camões al-
Comincia a descriverne la fascia più setten- lude quindi all’etimologia dei Rifei, o Ripei,
trionale. cioè appunto al ‘soffio violento’ dei venti
29
nordici. Si noti la figura sopra…sopros e l’o-
Monti «favolosi», come si esprimevano
mofonia con sempre.
Strabone e Gaspar Barreiros, addotti da
32 Cfr. ancora Georg., III, 349 sgg. E so-
Pimpão, e Seb. Münster (Marcos S. Lou-
renço pp. 394 sg. e n. 63). Come i popoli detti prattutto Rvf 28, 46-48: «Una parte del
Hyperborei, i monti con lo stesso nome indi- mondo è che si giace / mai sempre in ghiac-
cano una localizzazione all’estremo nord, ol- cio et in gelate nevi / tutta lontana dal ca-
tre il vento di Borea. Alcuni geografi li identi- min del sole» (< «Sic mundi pars ima iacet,
ficavano con gli stessi Rifei, altri con le vette quam zona nivalis / perpetuaeque premunt
caucasiche ecc. Virgilio, nelle Georgiche, hiemes», Luc., Phars. IV, 106 sg.).
indica sia i luoghi Iperborei («qualis Hyper- 33 Cioè Sciti ed Egiziani si contesero il
boreis Aquilo cum densus ab oris / incubuit, primato di essere la popolazione più anti-
Scythiaeque hiemes atque arida differt / nu- ca del mondo. Giuniano Giustino, nei suoi
bila», III, 196-198: «come il vento Aquilone Epitoma, rammenta questa disputa e con-
quando fortissimo arriva dalle lande Iperbo- clude così: «his igitur argumentis superatis
ree, / e disperde le burrasche invernali della Aegyptiis, antiquiores semper Scythae visi»
Scizia, e le asciutte / nubi») che gli omonimi (II, 1, 5-21: «con questi argomenti, dunque,
popoli («talis Hyperboreo Septem subiecta scavalcando indietro gli Egiziani, i più anti-
trioni / gens effrena virum Riphaeo tunditur chi sempre furono considerati gli Sciti»; cfr.
Euro», ivi 381 sg.: «tale la gente sotto l’Or- Marcos S. Lourenço p. 401 n. 83). «Aegyp-
sa iperborea, / popolo selvaggio, è sferzata tum gentem omnium vetustissimam, nisi
dal vento Euro rifeo»). Nella Tabula secunda quod super antiquitate certat cum Scythis»,
Asiae tolemaica si trovano i monti Sarmati Amm. Marc. XXII, 15, 2 («la popolazione
Hyperborei, più a nord gli Scythae Hyperbo- egiziana è la più antica di tutte, tranne per il
rei, e nella Sarmatia Europaea il fiume Ta- fatto che, riguardo all’antichità, se la gioca
955
con gli Sciti»). Faria e Sousa aggiunge molte era un’isola, come si credeva, qui Camões ri-
altre fonti e opinioni antiche. pete il dato che Sabellico (Enn. VIII, 5), Ga-
34 Ar., O. F. I, 7, 2: «Ecco come il giudicio spar Barreiros nella Chorographia (1561) e
uman come spesso erra!» (cfr. Rvf 110, 7). tutta la cartografia sino ad allora riportava»
Deriva da Ov., Met. VI, 472 sg.: «Pro superi, (Tocco; cfr. Rodrigues Fontes pp. 220 sgg.).
quantum mortalia pectora caecae / noctis 38 Sempre secondo Sabellico i Longobardi
habent!», più immaginoso, ma il concetto è sarebbero venuti dalla Scandinavia. Mar-
il medesimo («Per gli dèi, quanto di cieca cos S. Lourenço invece cita Matias Michou
notte / detengono gli animi umani!»). (Orbis Novus 1532) il quale, appoggiandosi
35 Chi era così fuori della verità, sarebbe erroneamente a Paolo Diacono, scriveva che
stato esattamente informato se si fosse ri- «valde ergo indistincte ac impertinenter iam
volto ai piani di Damasco] Pellegrini: «cum dictae gentes Alanique Gotti et Huni ab
iam ex limo terre rerum omnium Faber inexpertis de Scandia dicuntur exiisse cum
optimus Adam manu compegisset propria, in ea numquam fuerunt» (p. 404 e n. 92: «as-
et ex agro, cui postea Damascenus nomen sai confusamente e impropriamente le già
inditum est, in orto delitiarum transtulis- nominate popolazioni di Alani, Goti e Unni
set», Bocc., Clar. mulier. I, 2 (cfr. l’ediz. a son dette dagli inesperti che siano venute
cura di Vittorio Zaccaria, Tutte le opere vol. fuori dalla Scandinavia, mentre in realtà non
X, Milano, Mondadori, 1967, p. 28 e p. 483, ci furono mai»). Marcos S. Lourenço ritiene
n. 2, dove è indicata la fonte principale in che questi barbari (i primi Godos a scendere
Paolino Minorita; ‘avendo dal limo della nel meridione) provenissero dalla Scizia (ivi
terra il Fattore d’ogni cosa formato Ada- pp. 404 sg. e n. 96). La situazione delle fonti
mo di propria mano, e dal campo, che poi è incredibilmente intricata, per cui evitiamo
fu chiamato Damasceno, l’abbia condotto qui profusioni erudite eccessive.
nell’Eden, giardino di delizie’, il paradi- 39 Dovrebbe trattarsi del mar Baltico.
so deliziano dell’italiano antico). Secondo 40 «Brusio é aportuguesamento da palavra
Rodrigues, Camões segue direttamente le [‘portoghesizzazione della parola’] Borus-
Enneadi di Marcantonio Sabellico, di cui si com que o latim moderno designa os
lo studioso cita la traduz. portoghese del- Prussianos» (Epifânio Dias). Faria e Sou-
la Noronha (Coimbra 1550-1553): «Muyto sa credeva assurdamente a un errore di
mais verdadeiramente parece que se pode stampa. «Brússia, o Borússia, è âa Região
afirmar que a terra que primeiro se povoou setentrional a quem da parte do norte
estaa entre estas ambas [le regioni di Egitto cerca âa enseada do mar chamado Báltico»
e di Scizia]: a qual he ho campo Damasce- (Marcos S. Lourenço: «è una regione
no & os lugares circâjeitos a elle. Esta foy settentrionale che a nord confina con un
a primeira terra que foy povoada: & assi o
golfo del mare chiamato Baltico»).
mostra a sagrada scriptura» (Fontes pp. 219
41 L’abitante della Danimarca.
sg.: «Molto più veracemente sembra che si
possa affermare che la terra che per prima 42 Ci spiace, per ragioni di traduzione in
si popolò sta tra Egitto e Scizia: la quale è versi, annullare un altro dei non frequenti
il campo Damasceno e i luoghi circostanti. enjambements camoniani. L’aggettivo estran-
Questa fu la prima terra ad essere popolata: ha può valere per ‘genti dai singolari costumi’.
ed anche lo mostra la Sacra Scrittura»). 43 Popolo slavo prossimo ai Lituani.
36 Perché ampiamente disabitata. 44 «A Livonia è um dos districtos da
37 «Anche se Girolamo Ruscelli nella Russia banhados pelo Baltico» (Epifânio
traduzione della Geografia di Tolomeo Dias: «La Livonia è uno dei distretti della
(1561) aveva indicato che la Scandinavia non Russia bagnati dal mar Baltico»).
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trice / di costumi, insigne per gli ingegni e 68 La metafora indicante il mare tornerà a
le coraggiose imprese»). Lodi della civiltà IX, 42, 1 e cfr. Oit. II, 117.
greca non erano mancate nell’antichità; cfr. 69 Le Alpi. L’espressione attribuita a Plinio
ad es. Cic., Fin. bon. mal. V, 3, 7; de Orat. il Vecchio «Alpes Italiae pro muris […] na-
I, 13: «Atque ut omittam Graeciam, quae tura dedit» è una parafrasi, probabilmente
semper eloquentiae princeps esse voluit, inventata da Tassoni, del passo di Nat. Hist.
atque illas omnium doctrinarum inventri- III, 24 («veluti naturae providentia»).
ces Athenas, in quibus summa dicendi vis 70 Cfr. Rvf 146, 13 sg.: «il bel paese /
et inventa est et perfecta, in hac ipsa civi-
ch’Appennin parte, e ’l mar circonda e l’Al-
tate profecto nulla umquam vehementius
pe», da cui O. F. XXXIII, 9, 7-8: «la terra /
quam eloquentiae studia viguerunt» («e
ch’Apenin parte, e il mare e l’Alpe serra».
per non parlare della Grecia, che sempre Ma non si tralasci di citare ancora Sannaza-
prima volle essere nell’eloquenza, e l’Atene ro: «nubiferae quam praeruptis anfractibus
inventrice di ogni dottrina, ove fu creata e Alpes / praecingunt, mediamque pater se-
perfezionata la somma efficacia del dire, cat Apenninus, / et geminum rapido fluctu
città in cui appunto nessun genere di stu- circumtonat aequor» (Part. Virg. II, 186-188:
dio fiorì più strenuamente di quello dell’e- Cv: «che le Alpi nuvolose con scabrosi an-
loquenza»). fratti / cingono, mentre la parte media è
60 La Dalmazia provincia romana si esten- attraversata dagli Appennini, / e risuonano
deva dall’Istria all’Albania. intorno con rapidi flutti i due mari gemel-
61 Seno dell’Adriatico; cfr. l’espressione li»).
iterata in Prima parte della Geografia di Stra- 71 Romolo era figlio di Marte. Si fa riferi-
bone, di greco tradotta in volgare italiano da mento in estrema sintesi alle vittorie belli-
M. Alfonso Bonacciuoli, Venezia, F. Senese, che e alle conquiste di Roma antica.
1562, Libro V, c. 87r. 72 Ovviamente il successore di Pietro, il
62 Cfr. supra II, 45, 3. Pontefice.
63 Cfr. supra la «soberba Europa», III, 6, 5, 73 Cfr. Rvf 4, 10 sg.: «tanto sovr’ogni sta-
mare’). Venezia fu fondata dai reduci della dignata triumphis, / quam Rhodanus, quam
distruzione di Aquileia operata dagli Unni findit Arar, quam permeat ingens / Sequana,
di Attila nel 452. piscosoque interluit amne Garumna. / Tum
65 La penisola italiana: «in effetti nelle quas piniferis genteis praerupta Pyrene /
carte antropomorfe l’Italia era appunto il rupibus, Herculeas prospectat adusque co-
braccio della donzella» (Tocco). lumnas / cogit Anas» ecc. (Part. Virg. Ciir:
«la Gallia resa degna del Lazio dai trionfi di
66 Cerchiamo di riprodurre con VigoR Va-
Cesare, / che tagliano il Rodano e l’Arar, che
Rie l’omofonia originale esforÇO naÇÕes. è attraversata dalla grande / Senna, e bagna
67 Sul topos di armas e letras cfr. Rebelo la Garonna con acque pescose. / Quindi le
A tradição clássica pp. 195 sgg.; Curtius Eu- genti che la dirupata Pirene con le sue mon-
ropäische Literatur pp. 186 sgg. tagne ricche di pini, / e guardando sino alle
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turno romano. L’età avanzata indicava ap- le singulares è riferito ai combattenti, non
punto lo scorrere del tempo: cfr. «senex […] alle armas, in forma di «nome predicativo»
Saturnus», Ov., Am. III, 8, 35. (Epifânio Dias).
107 Cfr. Dante, Purg. VI, 30. 121 A dirlo erano Duarte Galvão e la antica
108 Se la coppia aggettivale si riferisce al Cronica de Cinco Reis, ma è notizia destituita
Cielo, dovrebbe trattarsi del Primo Mobile, di ogni fondamento; André de Resende ri-
come a X, 85, 7. Fa problema, nella princeps, porta anche l’informazione alternativa (spa-
l’articolo prima di Ceu, forse da sopprimere. gnola) che Enrico fosse «Lotharingum» (vd.
109
infra VIII, 9, 3-4 e cfr. i passi citt. per esteso
Il Velho era soggetto, esta oggetto: «veio
in Pimpão). «O Conde D. Henrique era filho
a darlhe no mundo tão vasto senhorio»
de Henrique, 2° filho de Roberto o Idoso [il
(Epifânio Dias: «venne a dargli nel mondo
Vecchio], Duque de Borgonha» (Basto). Cfr.
così vasta signoria»).
Marcos S. Lourenço pp. 90-92 e nn.
110 essa venne ad essere importantissima 122 «[Don Afonso] querendo satisfazer aos
parte del mondo, salendo a dignità di regno
serviços e ajudas que lhe o Conde Dom
illustre] Pellegrini. L’enclitica di criando-a si
Hanrique nesta guerra dous mouros tinha
può riferire, crediamo, sia a esta che a tanta
feito e dado, não achou cousa mais dina
parte.
de sua pessoa, nem de maior galardão, que
111 Afonso VI el bravo (anche detto ‘dalle aceitá-lo por fi lho, dando-lhe por mulher a
mani bucate’, per la sua generosità: da mão sua fi lha Dona Tareija e, em dote, tôdalas
furada, LMS) fu Re di León, Galizia e Ca- terras que naquele tempo eran tomadas ao
stiglia e morì nel 1109, dopo essersi distinto mouros nesta parte da Lusitânia que ora é
nelle battaglie vittoriose contro gli Almora- reino de Portugal» (Barros Ásia I, 1, 1 p. 11:
vidi. «D. Afonso volendo dar soddisfazione per
112 Traduzione iperletterale; intendi ‘cruen- servizi e ausili che gli aveva dato e dimos-
te, sanguinose’. Cfr. sanguineus Mars ad es. trato coi fatti il conte D. Enrique in questa
In Ov., Rem. 153. guerra contro i mori, non fece cosa più deg-
113 Formula: cfr. supra 17, 5. na della sua persona, né di maggior valore,
114
che accettarlo per figlio, dandogli in moglie
Dalla colonna d’Ercole iberica alle mon-
sua figlia Teresa e, in dote, tutte le terre che
tagne presso il mar Caspio.
fi no allora erano state conquistate ai mori in
115Cfr. Verg., Aen. VII, 104 sg.: «Sed cir- questa parte della Lusitania che è ora regno
cum late volitans iam Fama per urbes / au- di Portogallo»). Teresa era nata da una rela-
sonias tulerat» (Faria e Sousa). zione extra-coniugale del Re; il matrimonio
116‘Intimo, profondo’; cfr. ott. sg. v. 5. Tale avvenne alla fi ne del 1095.
amor regge il genitivo da Fé. 123 Madre di Ismaele, da cui discendono i
117volgari] Averini. Piuttosto: ‘tributati dal turpi Ismaeliti.
popolo’: potremmo scindere in ‘onori e ac- 124 Presente indicativo all’interno di un di-
clamazioni’. scorso al passato remoto; in più, deve rima
118 Cfr. giunture classiche quali «e patriis con teve (paronomasticamente), accentuan-
laribus» Luc., Phars. I, 278; «agros atque do il mutamento repentino d’aspetto verbale.
Lares patrios» Hor, Epod. 16, 19 ecc. (Faria 125Afonso Henriques, nato nel 1109, sarà il
e Sousa). primo re del Portogallo.
119Da altos a subidos c’è climax ascendente, 126 Cioè dalla prima crociata. Galvão Chro-
non è dittologia sinonimica. nica (c. 4v) lo conferma, ma non è affatto
120 Nella traduzione come nell’origina- certo che Enrico vi partecipasse; certamente
961
non era a Gerusalemme nell’anno della con- idade de seis anos debaixo da obediência e
quista, il 1099. La forma cidade Hierosólima tuitoria de sua madre, sem ela lhe dar pa-
è un latinismo sintattico, come urbs Roma drastro, nem êle a prender, e outras fábulas
(Epifânio Dias). que a Crónica conta»; «Duarte Galvão ren-
127 Riferimento al battesimo di Gesù. derà conto a Dio per aver macchiato la fama
di due così illustri persone quali furono la
128Goffredo di Buglione, il capitano del regina Donna Teresa e il re Don Afonso En-
poema tassiano. riques, suo figlio, riguardo ai contrasti che
129 O ‘distinto, eccelso’? da l’humana fiac- racconta ci fossero fra loro. Poi, al tempo
chezza al fi n consunto] Paggi 59; eccelso] che suo padre, il conte Don Enrico, morì,
Pellegrini Mercedes La Valle □ stremato] egli, principe Don Afonso, resto in età di
Averini □ avventurato] Poppa Vòlture; ecc. sei anni sotto l’obbedienza e tutoraggio di
130 Nel maggio del 1112 (secondo altri sua madre, senza che lei gli desse un patrig-
1114). Si noti la struttura del verso, fondata no, né egli imprigionarla, e altre favole che
ancora una volta sul polittoto (deu…dado). la Cronaca racconta». Ciò non toglie che la
Un precedente in Jorge Manrique, Coplas a fonte prima per queste ottave resti sempre
la muerte de su padre: «dio el alma a quien Galvão.
ge la dio» (v. 475, ultima strofa: «diede l’ani- 136 Galvão Chronica parla di due matrimo-
ma a chi gliel’aveva data»). ni, poi aggiunge che l’ex consorte di Teresa
131 Piuttosto diremmo adolescente, se andò in sposo con una figlia della medesima
Camões segue la falsa indicazione di Duar- (VI, p. 8), e simili nefandezze. Che si trat-
te Galvão (Chronica V, p. 7) che Afonso era tasse di favole lo ritengono anche antichi
diciottenne alla morte del padre Enrico. In commentatori come Manoel Correa, Garcez
effetti il principe doveva avere 3 o 5 anni Ferreira, Marcos S. Lourenço ecc. Il preteso
all’incirca, quando perse il genitore. La pa- secondo marito di Teresa fu in realtà il suo
rola evoca però il «genere» che cantava le amante, il conte Fernando Pérez de Trava, il
mocedades dei re e degli eroi. nobiluomo più potente della Galizia.
137 «ho Princepe D. Affonso Anriques vio
132 O forse anche ‘il comando’.
que nom tinha onde se acolher, e que sua
133 Omettiamo il secondo que per ragioni
mãy tam pouco delle curava» (Galvão Chro-
metriche; ha valore esplicativo, mentre il nica VI, p. 8: «il principe don Afonso Enri-
precedente era semplicemente relativo. Si ques vide che non sapeva dove ricoverare, e
noti la reiterata allitterazione forte…famo- sua madre si curava ben poco di lui»).
so…forçado…fatal. 138 «Minha he ha terra, e serra que meu
134 Cfr. Hor., Carm. IV, 4, 29: «Fortes crean- pay ma deu, e ma leixou» (Galvão Chronica
tur fortibus et bonis» (Marcos S. Lourenço: ibid.).
«I forti sono generati dai forti e buoni»). 139 «se fez chamar Princepe», Galvão Chro-
135 I dubbi di Camões erano legittimi; d’al- nica V, p. 7.
tronde, a proposito di quanto segue, egli 140 Come in Virgilio: «nomen avi referens
poteva leggere in Barros Ásia III, 1, 4 (p.
Priamus» (Aen. V, 564).
32): «Duarte Galvão […] dará conta a Deus
141 governano e taglieggiano] Pellegrini. Si
de macular a fama de tam ilustres duas pes-
soas, como foram a Rainha D. Tareija e El- tratta di un’endiadi (‘malgovernano’), da cui
-Rei D. Afonso Hanriques, seu fi lho, nas di- la nostra scelta traduttoria.
ferenças que conta haver entre eles. Pois, ao 142 Espressione di gusto classico e neo-lati-
tempo que seu pai, o Conde D. Hanrique, no; cfr. ad es. «fervebat Mavors» (Sil., Pun.
faleceu, êle, Príncipe D. Afonso, ficou em VI, 317); «fervet amor belli» (Stat., Achill.
962
I, 412) ecc.; per durus Mars vd. ad es. Verg., 152 Manoel Correa è scandalizzato da questa
Ecl. X, 44: «Nunc insanus amor duri me diceria, e osserva che Camões avrebbe fatto
Martis in armis» ecc. meglio a ometterla. Garcez Ferreira sotto-
143 Alla latina: causa nel senso giudiziale scrive. Faria, dal canto suo, concludeva la
di ‘argomento, oggetto di dibattito’. «Per glossa sentenziando: «Perdone nuestro Poeta
translationem tamen caussa dicitur omnis que anduvo en esto con demasiada passion».
actio, quam in senatu vel in foro habemus» 153 Il modello è Giovenale (I, 6, 643-646):
Calepinus Dictionarium, e nel caso presen- «credamus tragicis quidquid de Colchide
te si può parlare del ‘foro della coscienza, torva / dicitur et Procne: nil contra conor; et
dell’intelletto’, dove appunto il giovane illae / grandia monstra suis audebant tem-
Afonso medita le diverse possibilità di poribus, sed / non propter nummos» (c.vo
azione. mio: «crediamo ai tragici quando parlano
144 Cfr. Ar., O. F. XVII, 110, 5: «l’effetto della cupa colchide Medea / e di Procne:
ne seguì, fatto il pensiero». Ma è un locus non tento nulla contro di essi, e quelle / cer-
classico: «Nam et prius quam incipias, con- to grandi mostruosità ardirono compiere ai
sulto, et ubi consulueris, mature facto opus loro tempi, ma / non per denaro»). Ovvia-
est», frase molto nota del Bellum Catilinae mente magica (nostro calco) sta per ‘maga’.
di Sallustio (I, 7: «e quindi prima di co- 154 «non dovei tu i figliuoi porre a tal cro-
minciare, rifletti, e quando avrai riflettuto, ce» (Dante, Inf., XXXIII, 87).
allora si deve procedere con maturazione 155 Rispettivamente Tèreo e Giasone.
al fatto»). 156 Si rammenti che nel sistema tomistico
145 «Sobre esto se dezafiaraõ para um dia dei peccati in Dante incontinenza e cupidigia
certo [24 giugno 1128], e vieram-se àjuntar sono fondamentale parte della triade cui si
em Guimarães em hum lugar que chamaõ aggiunge la matta bestialitade.
Santilanhas» (Galvão Chronica VI, p. 9: «Su 157 Vd. Ov., Met. VIII, 81 sgg. Scilla uccide
questo si sfidarono per un giorno determi-
il padre Niso spinta da amore incontenibile
nato, e vennero a incontrarsi a Guimarães,
per Minosse: «suasit amor facinus» (v. 90).
in un luogo chiamato Santillana»). Esatta-
158 I tre esempi mitici di donne assassine
mente il luogo della battaglia fu São Mame-
de, presso Guimarães. dei figli e patricide sono superati dalla gret-
146 ta malvagità e lussuria che inducono la mo-
Memoria inevitabile dell’inizio della
derna regina Teresa: cedat superata vetustas.
Pharsalia: «Bella per Emathios plus quam
159 Ovviamente ‘a lui’, lost in translation.
civilia campos […] / civiles hauserunt san-
guine dextrae» (I, 1 e 14). 160 Terzo dei mali strutturanti la geografia
147 Letteralmente: ‘che così poco pareva es- infernale ap. Dante. Pimpão e, al suo segui-
sere madre’. Piuttosto matrigna, come scrive to, Tocco citano un passo di Duarte Galvão
Duarte Galvão. dal XLV libro che non ci è stato dato di ri-
148 trovare. Il cronista riporta d’altra parte una
Avversativo.
tetra maledizione che la madre in ferri lan-
149 Polittoto via…vê. cia contro suo figlio (cap. VI, p. 9).
150 Sul peccato e mal peccato di Teresa in- 161 Che l’ira vinca l’intelletto è concezio-
siste Duarte Galvão nella sua cronaca. Cfr. ne classico-cristiana riccamente attestata;
infra 32, 4. si veda ad es. il cap. De ira (XXX) dal De
151 Vaga memoria biblica neotestamentaria: profectu religiosorum di S. Bonaventura: «ira
«pater peccavi in caelum et coram te» (Lc […] rationem obnubilat […] excaecat intel-
15, 18 e 21). lectum» ecc. Che l’ira fosse ἂλογος ὂρεξις
963
lo affermava Aristotele; ovviamente Seneca questa prevale la semplice menzione del so-
nel De ira si basa sul fatto che la ragione prannaturale cristiano.
regna fi n dove non sia vinta dalle passioni, 170 Bel latinismo; cfr. anche V, 51, 1; VIII,
come l’ira appunto (passim), e inoltre l’ira 10, 5. Si tratterebbe della battaglia del
riesce a distruggere anche l’amore più ar- 1128 nella piana di Valdevez (omn. fi no a
dente e naturale (IV, 36, 6) ecc. Vd. Seneca, Epifânio Dias, Bismut, Ramos, Basto ecc.);
Dialoghi, ed. Giovanni Viansino, Milano, Tocco però fa osservare che effettivamente
Mondadori, 1988, pp. 125 sgg. la storica battaglia agli Arcos de Valdevez
162 «Ho Princepe D. Affonso poz entam
si combatté nel 1140, per la conquista della
sua may em ferros» (Galvão Chronica VI, Galizia.
9; anche nella Cronica de Cinco Reis, cit. in 171 da uno sterminato esercito] Pellegrini.
Pimpão). La notizia è destituita di fonda-
172 Galvão Chronica cap. VIII, p. 11. Il re
mento; Afonso mandò in esilio la madre e
il Conte. castigliano, «sentindo muito seu desba-
163
ratado, e vencimento que delle houve o
L’errore di Afonso per il (presunto) trat-
Principe D. Affonso Anriques», si prepara
tamento crudele nei confronti della genitrice
al contrattacco e assedia il nemico a
è una trasgressione al quarto comandamento.
Guimarães. Potremmo intendere magoado
164 Polittoto vingada…vingar, ma in realtà il come sinonimo di ‘disonorato, ingiuriato’
Re accorso in difesa di Teresa sarà sconfitto. per l’onta della sconfitta (cfr. Moraes e Silva
165 Cfr. sempre Galvão Chronica VII, p. 10. Dicionário).
Nello scontro il Re di Castiglia ebbe la peg- 173 Soggetto il Principe Afonso; sull’eroi-
gio e, ferito a una gamba, si diede alla fuga. smo di Egas Moniz, vd. nn. qui sotto. La
166 Iperbato vistoso; l’alterazione della sin- frase precedente vale come una gerundiale
tassi così gravis è rara in Camões. L’accen- di mezzo (com se oferecer = oferecendo-se).
tuazione della forza eroica dei lusitani, pure 174 ormai privo di forze per resistere] Pelle-
in numero minore dei nemici, è invece un
grini. Camões segue sempre Duarte Galvão:
motivo ricorrente nel poema, come abbiamo
«vendo D. Eguas Moniz Ayo do Princepe
già visto.
ho grande periguo em que seu Senhor esta-
167 Cfr. Aen. VI, 103 sg.: «Non ulla labo-
va» ecc. (VIII, pp. 11 sg.). Il cronista riporta,
rum, / o virgo [la Sibilla cumana], nova mi come uno storico antico, il lungo discorso
facies inopinave surgit»; «Nessuna forma di di Egas al Re, che era peraltro cugino del
fatica, / o vergine, mi prospetterai nuova o Principe lusitano, sfoggiando una abilità di-
può sorgere a me inattesa» (Faria e Sousa). plomatica eccellente.
168 Il sintagma era già a II, 69, 6 e poi tornerà 175 Ovvero il Re nemico, Alfonso VI di Ca-
a IV, 103, 2. L’ediz. E ha trabalho in luogo di stiglia.
batalha: raro caso di adiaforia, ma si consi- 176 ‘Lealtà, fedeltà, onestà’, valori propri di
deri sempre che la struttura ripercussiva è
un cavaliere.
fortemente camoniana, quindi in questo caso
177Diremmo ‘il fiero petto, l’animo indo-
eccezionalmente E a nostro parere potrebbe
riportare la lezione autoriale. Epifânio Dias mabile’.
considera trabalho un errore occasionato dal- 178 Il nosso Principe Afonso. È detto moço
la precedente medesima parola, ma ci sembra per varie ragioni, come spiega Faria e Sou-
un engano un po’ troppo incredibile. sa. Aveva circa una ventina d’anni, prima di
169 Come si vede l’aiuto degli angeli celesti tutto, e poi era ancora Principe e non Re.
e quello di Venere sono interscambiabili Inoltre la sua avventata fierezza, che gli
nel poema; in locuzioni brachilogiche come sarebbe costata la sconfitta in quell’asse-
964
dio spaventoso (horrendo), si spiega meglio 186 Vd. infra, 40, 8. Traduciamo con ‘fero-
nell’animo di un giovane piuttosto che in un cia’ il letterale ‘vendetta’.
uomo maturo. 187 Ennesima figura etimologica vingança…
179In sostanza riconoscersi vassallo del vingar-te.
Castigliano, che rivendicava il feudo por- 188 Nel quarto libro dei Saturnalia Macro-
toghese. bio tratta dell’arte retorica di commuove-
180 Cfr. Galvão: «Vindo ho tempo do prazo re, e lo fa con numerosi esempi virgiliani:
em que ho Prencipe D. Affonso Anriques «Nunc dicamus ex habitu pathos, quod est
avia de hir as Cortes, que se faziaõ em To- vel in aetate vel in debilitate et ceteris quae
ledo, segundo ha menagem que D. Eguas sequuntur. Eleganter hoc servavit ut ex
fiziera ha el Rey de Castella, ordenouse D. omni aetate pathos misericordiae moveret:
Eguas de todo, e partio com sua molher, e fi- ab infantia, infantumque animae flentes in
lhos» ecc. (Chronica X, pp. 13 sg.: «Venendo limine primo; a pueritia, infelix puer atque
il tempo stabilito in cui il principe Afonso impar congressus Achilli, et parvumque
doveva andare alle Cortes, che si tenevano patri tendebat Iulum, ut non minus mise-
a Toledo, secondo la promessa che D. Egas rabile sit periculum in parvo quam in fi lio,
aveva fatto al re di Castiglia, Egas si preparò et superet coniunxne Creusa / Ascaniusque
scrupolosamente e partì con moglie e figli»). puer, et alibi, et parvi casus Iuli; a iuventa
181Cioè si recasse alla corte di Toledo a fare vero, <et> pubentesque genae et iuvenali in
omaggio di sottomissione. corpore pallor» (IV, 3, 1-4: «Ora definiamo
182 Il termine originale è perspicuo: femen- dall’aspetto il pathos, che muove sia dall’età
tido cioè qualcuno «que mente, e falta à fé che dalla debolezza e dagli altri componenti
dada» (Moraes e Silva). che ne seguono. Con eleganza manterrà ciò
183
chi riesca a commuovere con sentimento di
Cioè ‘non si sarebbe mai aspettato’, data
compassione per ogni età: dall’infanzia, e
la stima che si nutriva per lui.
le anime piangenti degli infanti sulla prima
184 «dulce ducunt vitam» (Lucr. II, 997); soglia; dalla puerizia, infelice fanciullo e
«dulcem perdere vitam» (Folengo, Bald. impari a combattere con Achille, e tendeva
VIII, 736), ecc., immagine quasi res nullius. il piccolo Iulo al padre, in modo che non sia
Si pensi anche al «dolce lume» di Dante, meno compassionevole il pericolo di vita nel
Inf.X, 69 e a «dolce vita», Par. XX, 48. Vd. piccolo come nel figlio, e se resti la moglie
Cam., El. IV Aquele mover, 27: «oh! Que Creusa e Ascanio fanciullo, e altrove, e le vi-
doce morrer! Que doce vida!» cende del piccolo Iulo; poi dalla giovinezza,
185 Non si può tradurre letteralmente ‘nudi’, guance adolescenziali e pallore nel corpo gio-
come già indicava Faria e Sousa; piutto- vanile»).
sto «simplesmente com tunica» (Epifânio 189 «Movit pathos misericordiae et ex de-
Dias), «com túnica sòmente» (Basto). Noi ci bilitate» (Macrob. IV, 3, 8. Sono molteplici
permettiamo una libertà traduttoria, visto le anticipazioni dell’episodio di Inés de Ca-
che ‘scalzo e lacero’ suona più o meno allo stro, infra 126 sg. e passim).
stesso modo che ‘a piedi nudi e vestito qua-
190 «eys aqui estas mãos com que vos fiz ha
si di nulla’. Galvão Chronica: «se despiram
de todolos panos senom hos de linho, e sua menagem, e ha linguoa com que vo la dice»
mulher com um pelote muy ligeyro, trajo ecc. (Galvão Chronica X, p. 14: «ecco qui
daquelle tempo, descalçarão-se todos» (X, p. queste mani con cui feci il patto con voi, e la
13: «si tolsero tutti gli abiti tranne quelli di lingua che ve lo dice»).
lino, e sua moglie com una tunica molto sotti- 191 Sinis era un brigante che uccideva i
le, tipica di quel tempo, si scalzarono tutti»). passanti, nella zona dell’Istmo di Corinto,
965
legandoli a un albero piegato con la pro- XVII, 48, 5: «ma poté la pietà più che ’l ti-
pria forza eccezionale e poi rilasciato da lui more».
stesso, sicché gli sventurati dopo un volo 195 Suona evidente – almeno per chi scrive
notevole fi nivano in pezzi: «ille Sinis ma- – la parodia seria del famoso verso di Ario-
gnis male viribus usus, / qui poterat curva- sto «O gran bontà de’ cavallieri antiqui!» (I,
re trabes et agebat ab alto / ad terram late 22, 1).
sparsuras corpora pinus» (Ov., Met. VII,
196 Cfr. Iust. Epit. I, 10, 15-22: «Interiecto
440-442: «quel Sini che usava male la sua
grande forza, / egli che poteva curvare un deinde tempore cum Assyrii descivissent et
tronco, e piegava dall’alto / fino al terreno i Babyloniam occupassent difficilisque urbis
pini che avrebbero sparso corpi lacerati per expugnatio esset, aestuante rege unus de
ampio spazio»). Perillo costruì per il tiranno interfectoribus magorum, Zopyrus, domi
Falaride il toro di bronzo, in cui venivano se verberibus lacerari toto corpore iubet,
introdotti e uccisi i condannati arroventan- nasum, aures et labia sibi praecidi, atque ita
dolo: «Ille ubi torreret subiectis corpora regi inopinanti se offert. Attonitum et qua-
flammis / mutabat gemitus mugitibus, ac- erentem Darium causas auctoremque tam
taque veras / credere erat stabulis armenta foedae lacerationis tacitus quo proposito
effundere voces. / Haud impune quidem; fecerit edocet, formatoque in futura consi-
nam dirae conditor artis / ipse suo moriens lio transfugae titulo Babyloniam proficisci-
immugit flebile tauro» (Sil. It. XIV, 213-217: tur. Ibi ostendit populo laniatum corpus,
«Quello, bruciando i corpi con le fiamme queritur crudelitatem regis, a quo in regni
sottoposte, / mutava i gemiti in muggiti, e petitione non virtute, sed auspicio, non iu-
avresti creduto / che armenti sottratti alle dicio hominum, sed hinnitu equi superatus
mangiatoie ululassero veramente. / Ma tutto sit; iubet illos ex amicis exemplum capere,
questo non impunemente; infatti l’invento- quid hostibus cavendum sit; hortatur, non
re di quell’atroce marchingegno / morendo moenibus magis quam armis confidant, pa-
egli stesso muggì nel toro penoso»). I due tianturque se commune bellum recentiore
esempi di crudeltà, citati da numerosi autori ira gerere. Nota nobilitas viri pariter et virtus
classici (Cic., Stat. ecc.), sono avvicinati an- omnibus erat, nec de fide timebant, cuius
che da Claud., In Ruf. I, 251-253: «quid tale veluti pignora vulnera corporis et iniuriae
inmanes umquam gessisse feruntur / vel notas habebant. Constituitur ergo dux
Sinis Isthmiaca pinu […] / … vel Phalaris omnium suffragio, et accepta parva manu
Tauro…?» semel atque iterum cedentibus ex consulto
192 I richiami a Petrarca o Ariosto proposti
Persis secunda proelia facit. Ac postremo
universum sibi creditum exercitum Dario
da Faria e Sousa non sono pertinenti. Forse
prodit urbemque ipsam in potestatem eius
più interessante l’evocazione da parte di Gar-
redigit»; «Trascorso del tempo da quando
cez Ferreira di Val. Max. (IV, 7, ext. I): «so-
gli Assiri erano venuti a occupare Babilo-
lutus erat periculo mortis qui modo gladio
nia, ed essendo difficile espugnare la città,
cervices subiectas habuerat», in un racconto
essendo il re furibondo, uno degli assassini
di gara d’amicizia tra Damone e Finzia, con
dei maghi, Zopiro, ordinò che a casa pro-
perdono finale del tiranno Dionigi.
pria venisse lacerato su tutto il corpo, che
193Nell’originale abbiamo un’anacolutia: o gli venissero tagliati naso, orecchie e labbra,
Rei… pôde «sc. nelle» (Epifânio Dias). e così si presenta al re stupefatto. A Dario
194 Duarte Galvão descrive il Re castigliano attonito e che chiedeva le cause e l’autore di
infuriato e disposto a dare la morte ad Egas, offese corporee così gravi, sottovoce spiega
ma poi il monarca viene consigliato dai suoi perché l’abbia fatto. E presa una decisione
e decide per la clemenza (ibid.). Cfr. O. F. strategica per il futuro, parte verso Babilo-
966
nia come fosse un transfuga. Ivi mostra il 201 Insistenza consueta sull’eroica infe-
corpo dilaniato, lamenta la crudeltà del re, riorità numerica; opportunamente Faria e
dal quale disse che nella lotta per il regno Sousa adduce Aen. V, 754: «exigui numero,
era superato non in valore, ma in auspicio, sed bello vivida virtus». Si potrebbe anche
non sul giudizio degli uomini, ma sul nitri- aggiungere Omero, Il. Θ, 55 sgg. («Troiani
to di un cavallo. Ordina loro di prendere […] etsi pauciores quam antea, tamen ani-
esempio dagli amici, su cosa sia da temere mati ad pugnandum», Homeri Ilias p. 243).
dai nemici; esorta che confidino non nelle La battaglia di Ourique ebbe luogo nel lu-
mura più che nelle armi, e accettino di com- glio del 1139.
battere con la recente furia la comune batta- 202 L’uso dell’imperfetto, che potrebbe
glia. La nobiltà dell’uomo era nota a tutti, e
sembrare improprio, era già presente in fra-
ugualmente la sua virtù, per cui non nutriva-
se analoga, sopra a II, 12, 4 (Naquelle Deos
no dubbi, dato che le ferite del suo corpo e i
que o Mundo gouernaua).
marchi di ingiuria consideravano come pe-
203 Come «la gente del battesmo» di O. F.
gni di fiducia. Viene fatto comandante dun-
que a suffragio universale, ed egli accettò, e XXXI, 44, 4, e cfr. pure «macometani e gen-
si diresse a fare seconda guerra ai Persiani, e te di battesmo» (ivi XXX, 40, 7).
così consegnò a Dario tutto l’esercito che gli 204 Ovvero un giudizio freddo, dall’ester-
aveva creduto e ridusse la città in potere del no, razionale, non immerso nella passione
suo re». Il corsivo nostro vuole indicare la bellica. A parte la fig. etim. Iulga…juyzo,
somiglianza con Egas che era altrettanto sti- avvertiamo che il soggetto è appunto il ‘giu-
mato dai castigliani (cfr. supra 36, 6 e 37, 6); dizio’, e il verbo si potrebbe tradurre ‘giu-
tuttavia Zòpiro usa uno stratagemma estre- dicherebbe’. Nella realtà storica, vedendo
mo, sacrificando naso, orecchie e labbra, per così tanta moltitudine di nemici, i Cristiani
ingannare i Babilonesi e sopraffarli, mentre ebbero dapprima timore e pensarono che
Egas offre se stesso e i suoi alla punizione, non fosse il caso di combattere: cfr. Galvão
e viene perdonato, come un Attilio Regolo Chronica XIV, p. 18.
più fortunato. 205 un tel rassemblement] Bismut. Come il
197 Letteralmente: ‘mille volte’. Aggiungen- latino copiae (Epifânio Dias). Inaccettabile
do un più nella traduzione, fi niamo per ac- «un tale evento» Averini.
crescere noi stessi l’impianto anaforico della 206 Ripete il concetto medesimo del verso
seconda quartina.
4 con parziale isocolia. Faria e Sousa ram-
198 La fonte è Sabellico (Rodrigues, Fontes menta che Tasso, nel ventesimo della Libe-
p. 232): «Celebris inde fuit Darii vox saepius rata, scrive: «che pote un contra cento?» (24,
ex eo audita maluisse Zopyrum sibi in inte- 7). In ogni caso Camões ha presente Duarte
grum restitui quam viginti Babylones bello Galvão: «era infi nda ha multidaõ delles em
quaesitas» (II, 7, cit. in Epifânio Dias: «fu
tanta desigualança dos Christãos, que se à
celebre la frase, spesso da lui udita pronun-
por certo, serem pouco menos de cento para
ciare, che Dario volesse piuttosto riavere
hum» (XIII, p. 17: «era infi nita la moltitudi-
Zopiro integro che venti Babilonie conqui-
ne di loro, in tanta disuguaglianza rispetto
state»).
ai Cristiani, che si ritiene certo esser poco
199 Fortuna e gloria accompagnano l’eser- meno che cento a uno»). Vd. anche André
cito Lusitano che qui sembra splendere di de Resende, De antiquitat. Lusit. IV, cit. da
una luz para-etimologica: Lusitano a lucente, Garcez Ferreira: «Non videbatur militibus
come lucus a non lucendo. nostris sani esse consilij, cum tanta multi-
200 Ourique è infatti nell’Alentejo (além- tudine confl igere. Unus enim quisque supra
Tejo). centum hosteis adversum se in praelio erat
967
habiturus» (ff. 211 sg. dall’edizione eboren- lutamente plausibile: il nostro segue Virgi-
se del 1593: «Non sembrava ai nostri una lio, per cui intende solo isolare dapprima la
sana decisione combattere con una così figura di Pentesilea e poi alludere comples-
sconfi nata moltitudine di nemici. Ognuno sivamente alle Amazzoni.
di loro singolarmente in battaglia si sarebbe 212 Qualche memoria forse di Purg. I: «puosi
ritrovato contro cento nemici»). mente / a l’altro polo, e vidi quattro stelle»
207 Ismar, o Ismael (o pure Omar), chiamò (molto probabilmente la Croce del sud);
a sé fiumane di Mori alleati, e quattro re, di «L’alba vinceva l’ora mattutina» (22-23, 115).
cui Galvão ignora il nome (Chronica XIII, p. 213 Per il racconto leggendario cfr. Galvão
17). Vd. la nostra premessa al canto. Chronica XV, p. 21. Nel «giuramento di
208 «e vieraõ com estas gentes molheres Afonso» riportato da Manoel Correa (as-
vezadas ha peleyjar como has Amazonas» sin. «em Coimbra aos 30. de Outubro de
(Galvão Chronica ivi, pp. 17-18). «O facto 1152»), il Principe esclama: «Senhor para
é historico: feminae saracenae in hoc proe- que me apareceis a my? Quereis augmentar
lio amazonico ritu ac modo pugnarunt (Chr. a fé a quem cré? Melhor serà que vos vejão
Got., cit. por A. Herculano, H. de Port. I, p. os infieis, & creão, que eu, que pela fonte
324)» Epifânio Dias. do bautismo vos reconheci, & reconheço
209
por verdadeiro Deos Filho da Virgem, & do
Si noti damas…Dama e le allitterazioni
Padre Eterno»; «O Signore, perche appari
frequenti: fama…fermosa e forte, Troianos…
a me? Vuoi aumentare la fede in cui credo?
Termodonte.
Sarà meglio che voi guardiate gli infedeli, e
210 Pentesilea, che accorse in aiuto dei Tro-
crediate che io, battezzato, vi ho riconoscui-
iani e fu poi uccisa da Achille. «Penthesilea to e riconosco come vero Dio Figlio della
furens mediisque in milibus ardet» (Aen. I, Vergine e del Padre Eterno». La leggenda
491). Epifânio Dias aggiunge un richiamo a della visione di Afonso comincia ad essere
Bocc., De mulier. clar. XXXII. testimoniata già all’inizio del XV secolo,
211 Cfr. Verg., Aen. XI, 659-663: «quales mentre il cosiddetto «testamento» o «giu-
Threiciae cum flumina Thermodontis / pul- ramento» del Re, in cui le parole di Cristo
sant et pictis bellantur Amazones armis / fondano la legittimità dell’impero porto-
seu circum Hyppoliten seu cum se Martia ghese, fu diffuso non prima della fi ne del
curru / Penthesilea refert magnoque ulu- XVI secolo.
lante tumultu / feminea exsultant lunatis 214 La μετάκλισις infl amado…infl amados
agmina peltis»; «come le Tracie Amazzoni sembra rievocare il linguaggio iper-fiorito
quando le rive del Termodonte / agitano e di Pier delle Vigne: «infiammò contra me
combattono com armi dipinte, / o intorno gli animi tutti / e gl’infiammati infiammar
a Ippolita, o quando sul carro guerresco / sì Augusto» (Inf., XIII, 23-24).
Pentesilea sale di nuovo, e con grande e ulu- 215 Quindi non straniero, legittimo.
lante tumulto / esultano le schiere di femmi- 216 «Entam todos ho levantarão por Rey,
ne com i lunati scudi». Il Termodonte è un
bradando [lo acclamarono come re, gridan-
fiume del Ponto Eusino, per cui l’indicazio-
do] com grande prazer e alegria: Real, Real,
ne virgiliana Threiciae va presa lato sensu,
por el Rey D. Affonso Anriques de Portugal»
come suggerisce anche Paratore. Rodrigues
(Galvão Chronica XVI, p. 23).
(Estudos p. 30) sostiene che Camões, diver-
217 Espressione pressoché formulare, va-
samente dal modello dell’Eneide, distingue
«com toda a clareza as amazonas da Thra- riante di o céu feriam (cfr. infra 113, 5 e su-
cia, que vieram em auxilio dos troianos, das pra, II, 90, 7 ecc.).
que habitavam no Ponto». Non ci pare asso- 218 «O brado “real, real” usado na acclama-
968
ção dos reis portugueses é geralmente expli- 52, 5-8: «C’ha [chi ha] visto toro a cui si dia
cado como designando a sina ou estandarte la caccia, / e ch’alle orecchie abbia le zanne
que se levanta pelo novo rei» (Epifânio Dias: fiere, / correr mugliando, e trarre ovunque
«Il grido “real real” usato nell’acclamazione corre / i cani seco, e non potersi sciorre».
dei re portoghesi è generalmente spiegato in 222 Intendi ‘delle proprie corna’.
quanto designa la bandiera o stendardo che 223 Il soggetto torna ad essere il molosso.
viene elevato per il nuovo re»). Anticamente
224 Faria e Sousa scrive che i molossi son
il grido era Arraial, arraial (vd. Moraes e Sil-
va Dicionário, Bluteau Vocabulario I ad voc.). detti in spagnolo «Alanos, o Lebreles»,
219 alani o levrieri; qui l’abilità e la rapida
Cfr. supra I, 88 e n.; infra 66-67 e il sag-
leggerezza del cane viene accentuata da
gio di Madeira.
Camões rispetto alla resistenza fisica.
220 È l’acer Molossus di Verg., Georg. 405 Inoltre la figura etimologica força…forçoso
sgg. (cfr. «montisque per altos / […] clamo- contrappone appunto la cieca potenza del
re», 412 sg.). Faria e Sousa offre numerosi toro alla snellezza muscolosa dell’alano
altri richiami, classici e moderni; noi ci ac- (ovvero la grande superiorità numerica dei
contentiamo. Mori-belva all’astuta agilità dei Portoghesi-
221 La comparazione, squisitamente epica, è levrieri).
antichissima e ripresa dai moderni. Si veda 225 «De genio ferino, aspero», (Moraes
in primis Omero, Il. Θ 338-340 («velut vena- e Silva Dicionário, primo significato),
ticus canis conversum in fugam aprum, aut insomma una ‘fiera infuriata’; la sfumatura
leonem insequitur fretus pernicitate cur- negativa fa aggio su quella positiva del
rendi, nunc femora, nunc clunes mordens: termine (‘valoroso’).
etsi quando ille conversus irruat, tamen 226Nell’originale se quebranta, ‘si spezza’,
ipse rotato cursu posteriora ferae assidue
in variatio (questa volta) col precedente
captat», Homeri Ilias p. 152: «come il cane
rompendolhe.
da caccia quando si precipita sul cinghiale
227 Testé eletto.
che fugge, o insegue il leone fidando sulla
potenza della propria corsa, ed ora le gam- 228 Come abbiamo avuto modo di vedere, il
be, ora le natiche mordendo: anche quando termine può essere inteso in senso positivo
l’altro, giratosi, attacca, allora il cane stesso (‘animo, gagliardia’, come a II, 85, 3) o anche
facendo un giro di rotazione, assale e morde negativo (cfr. I, 39, 6).
con forza la parte posteriore della belva»); 229 Metafora che prelude alle vere fiamme
poi Alam., Avarch., XXIII, 66-67: «Quale dell’ottava sg.
il giovane alan, che ’l rabido orso / scorge 230 In relazione con rompendo dell’ott. pre-
dagli alti colli entro alla valle, / che ’n ver
ced., che chiudeva peraltro con un’affictio
lui quanto può si sprona al corso / per più
tumultuosa (garganta…quebranta).
dritto, spedito e breve calle; / che poi che
231 Per Madeira O símile épico (pp. 83-87)
vede oprar l’artiglio e ’l morso / or nel capo,
or nel petto, or nelle spalle / degli altri suoi si instaura un’ambiguità fra i Portoghesi-
compagni volentieri, / prenderebbe al tor- Molosso e i Mori-Cani. Ma il molosso, cane
nar nuovi sentieri, // ma lo stormo de’ molti da caccia fiero, abile e forte, è ben altro dai
e l’alte grida, / e ’l voler giovinil gli porge ar- perros o cães, massa indeterminata e dam-
dire / tal, che più d’altro semplice s’affida / nata.
senza riguardo alcun quello assalire» (Gar- 232 Levan de’ gridi il solito alarito] Paggi.
cez Ferreira); Ariosto, O. F. XVII, 19, 3-4: Fedeltà, come spesso, declinata in bruto
«immansueto tauro accaneggiato, / stimula- calco. Per alarido, grido arabo di guerra, vd.
to e percosso tutto ’l giorno»; ivi XXXIX, Nascentes Dicionário etimológico ad voc.
969
233 Il sintagma tocam arma è anteriore a 239 attendono fiduciosi] Pellegrini □ alla
Camões, come illustra Rodrigues (Estudos difesa preparato] Averini. In quanto, se
p. 31). Si noti l’annominatio forte anche pure sorpresi, sanno di essere in stato di su-
semantica tocam…tomam e la rima inter- periorità numerica notevole.
na tomam…soam. Nonché l’allitterazione 240 L’immagine, nota Faria e Sousa, è resa
tonitruante sul suono della dentale sorda: con evidentia. Per belígero cfr. I, 82, 6; anche
arriva proprio negli ultimi due versi, con in italiano i ginnetti o ginetti (antic. giannet-
climax sonora che ribadisce la compattezza ti) sono cavalli iberici velocissimi; l’etimo è
estrema fonico-significante della seconda arabo. Camões usa il singolare per il plurale
quartina. in concordanza con o Mouro, consueto me-
234 Letteralmente ‘soffiando – impetuo- taplasmo di numero a indicare una colletti-
samente –’, con allitterazione al limite vità (in simmetria con o Português).
dell’ὁμοιοπρόφορον (Lausberg Elemente 241 Letteralm.: ‘avanza contro di lui’. Vd.
§ 458): aSSoprando…SiBilante BoreaS. Cfr. ott. sg. encontros.
Verg., Ecl. V, 82: «sibilus Austri». 242 Linguaggio anatomico bellico tipica-
235Cfr. Hor., Carm. III, 21 sg.: «somnum mente epico e cavalleresco. Si accentua nelle
reducent: somnus agrestium / lenis viro- due ott. sgg., raggiungendo topici eccessi.
rum» ecc. Cfr. ad es. Tasso, Rinaldo VI, 49, 7-8: «poi
236 fardi] Paggi 59 □ le loro robe] Pellegrini declinando il ferro, al petto giunge / trapas-
□ leurs hardes] Bismut □ il gregge] Poppa sa ogni arma» (Venezia, F. Senese, 1562, c.
Vòlture. Fato indica qui «as cousas de uso 30r) ecc. Rimando al mio: Canto IX, in Let-
pessoal de alguem» (Epifânio Dias); il ter- tura della «Gerusalemme liberata», a cura
di Franco Tomasi, Alessandria, Edizioni
mine può alludere anche alle greggi (cfr.
dell’Orso, 2005, pp. 210-241.
Rodrigues, Estudos p. 32).
243Con feroce ironia anti-musulmana. Il sin-
237 Tutti concordano sull’evocare i celebri
tagma invano van(no) è un nostra aggiunta.
(stupendi) versi di Aen. II, 304-308 (In se-
244 Cfr. Ar., O. F. XVIII, 9, 8: «dai colpi che
getem veluti ecc.), che ancora la generazione
di chi scrive imparava a memoria sui banchi gittar doveano un monte»; I, 74, 8: «ch’avria
del liceo classico. Garcez Ferreira aggiunge spezzato un monte di metallo».
B. Tasso, Amadigi, LXV, 33: «Come talor 245 «tuque o, cui prima frementem / fu-
dal ciel caduto foco / in secca selva [Rvf. 22, dit equum magno tellus percussa tridenti,
37], s’alcun vento spira, / va spargendo le / Neptune» (Verg., Georg. I, 12-14: «e tu,
fiamme in ogni loco; / avvampa ed arde, ove cui la terra percossa dal gran tridente / per
si volge e gira, / con così grand’orror, che la prima volta generò un cavallo, o Nettu-
non dà loco / al povero villan, che ciò rimira no»). Cfr. infra VI, 13, 5-8. Per ottenere la
/ con gli occhi molli, e con estremo affanno tutela della città di Atene, Nettuno colpì
/ di poter dar rimedio al suo gran danno». Si la terra e ne fece emergere un energico ca-
noti che in questa ottava, alternando come vallo, mentre Atena un olivo, vincendo la
fa talora Camões il sistema ripetitivo con sfida.
quello variantistico, il poeta adotta diver- 246Contaminazione di Aen. IX, 667 «pu-
si sinonimi: fl ama…ateada…queimando… gna aspera surgit» e II, 368 sg.: «Crudelis
fogo; aridos…seco; d’altra parte si leghino ubique / luctus, ubique pavor et plurima
ateada e ateia, mentre fogo…foge è bisticcio mortis imago».
con triplice nesso allitterante (fato). 247 Soggetto reggente il cumulo di verbi
238 Evidente insistenza fonica sulla dentale dell’ottava sg. (o de Luso, ‘l’uomo di Luso’,
sorda: atónito…torvado…toma…tento. ‘il Lusitano’, i Portoghesi appunto).
970
248 La pluralità in climax offre cinque ver- 250 Cfr «viscera […] trementia» (Aen. I, 211
bi per tre complementi oggetti, secondo un sg.) che Servio glossa «palpitantia».
gusto adiettivo tipico soprattutto dell’epica 251 cede il campo] Pellegrini, letteralmente.
tendente al registro canterino-cavalleresco.
252 Immagine stra-topica; vd. almeno Verg.,
In ogni caso Faria e Sousa propone tre
esempi dal Furioso: «né scudo, né panziera, Aen. IX, 456: «et plenos spumanti sanguine
né corazza» (VI, 66, 4); «ogni colpo d’Or- rivos», con dietro, più o meno, Omero, Il.
lando o piastra o maglia / e schioda e rom- Θ, 65 («hic rivi cruoris humi decurrentes»,
pe et apre e a straccio mena» (XII, 50, 5-6); Homeri Ilias p. 144).
«Urta, apre, caccia, atterra, taglia e fende» 253 Citiamo anche O.F. XVIII, 20, 5-8:
(XVIII, 57, 1), ma ancora possiamo aggiun- «Tutto di sangue il fier pagano asperso, /
gere: «e taglia e fende e fiere e fora e tronca» lasciando i capi fessi e i bracci monchi, /
(XXIII, 61, 2); «urta, riversa e fende e fora e e spalle e gambe et altre membra sparte, /
ammacca» (XL, 24, 3). Si tratta di un tipo di ovunque il passo volga, alfi n si parte».
cumulo diffusissimo soprattutto nei registri 254 Si noti campo/cor, ripresa della mede-
medio-bassi dei romanzi cavallereschi e dei
sima coppia lessicale disgiunta ai vv. 1 e 4
cantari, talora con intenti comici che nel no-
dell’ottava, cui aggiungere il terzo campo
stro sono ovviamente assenti (come anche
del v. 5 e la ripetizione di perde. «Ia perde o
in Ercilla, ad es.: «hieren, dañan, tropellan,
campo…e do campo a cor se perde he o jogo
dan la muerte, / piernas, brazos, cabezas
de Contrapostos, de que se deleita o P[oeta].
cercenando», Arauc. III, 229 sg.; cfr. anche
No primeiro está pro pugnae loco, no segun-
IV, 399 sg.; V, 238-240 ecc.). Vd. in genera-
do pro agro» (Garcez Ferreira). L’iteratio
le Lausberg Handbook § 671. Nel distico
camoniano domina l’asindeto con e a fi ne rinsalda le maglie di una strofa (in parte
verso, ma noi ci permettiamo di aggiungere come la precedente) adiettiva, ricca verbal-
una ulteriore copula al v. 7. Del resto, come mente e cromaticamente.
abbiamo visto nelle enumerationes arioste- 255 Cfr. O.F. «e fece rosso ov’era verde e
sche sopra citate, le sequenze asindetiche e bianco», XXXI, 89, 6; «La terra che sostien
quelle sindetiche possono anche alternarsi a l’assalto, è rossa: / mutato ha il verde ne’
situazioni miste. sanguigni manti», XVI, 58, 5-7. Cfr. anche
249 Quindi senza vita. Siamo sempre nel re- Ercilla, Arauc. V, 263 sg.: «que la espesa y
gistro dell’horror epico e canterino-cavalle- menuda yerba verde / en sangre convertida
resco, come si può desumere da loci paralleli el color pierde».
in Ariosto, Boiardo, Pulci ecc. (cfr. O.F. XII, 256 Per ragioni metriche aggiungiamo un
80, 4 «ma volan braccia e spalle e capi sciol- terzo già a quelli di 52, 5 e qui, v. 1. Ci con-
ti» e nn. Bigi). Si veda sempre Ercilla, Arauc. forta lo stile iterativo comunque camoniano.
III, 245-248: «cabezas de los cuerpos dividi- 257
Come indica anche Galvão (Chronica
das, / que aún el vital espíritu tenían, / por
XVIII, p. 25).
el sangriento campo iban rodando, / vueltos
258 Virgilio indica che uno scudo bianco si-
los ojos ya paladeando»; V, 238-240 («teste
divise dal corpo, / che ancora trattenevano gnificava che il suo proprietario non aveva
lo spirito vitale, / per il campo cruentato vo- ancora combattuto («parmaque inglorius
lavano roteando, / stravolti gli occhi e ancora alba», Aen. IX, 548, e vd. comm. Paratore).
mugolando»; «y así vieran cabezas y celadas Qui il bianco è una sorta di superficie anco-
/ en cantidad y número partidas, / y piernas ra vuota che andrà riempita e decorata, giac-
de sus troncos divididas» («e così vedevano ché Afonso ha vinto la sua prima battaglia
teste ed elmi / in quantità e numero separate da Re. Quasi l’inizio, ovvero il nuovo inizio,
/ e gambe dal corpo troncate»). della storia del Portogallo.
971
259 Altro colore simbolico, alludente all’az- do sempre nel conto di ogni volta lo scudo
zurro del Cielo, del Paradiso. Si noti che nel mezzo, ottenendo trenta denari, così in
all’uso drammatico dei colori nella strofa questa maniera ancora si portano»). L’auten-
precedente subentra qui l’aspetto trionfale tica vicenda storica dello scudo portoghese è
delle tinte. ricostruita da António de Vasconcelos in un
260 Cfr. Galvão Chronica, ibid. Si consideri articolo [O escudo nacional Portugués (lenda e
però che cinque sono anche le piaghe di Cri- história), «Lusitania», I, 1924, 2, pp. 171-186]
sto, come testimonia il «falso» giuramento di cui Bismut riassume i punti principali nel
conimbrigense di Afonso (su cui cfr. supra, suo comm. alle pp. 263 sg.
265 Leiria fu ripresa nel 1135 durante la
n. a 45, 8).
261 cosiddetta Reconquista. Inutile insistere sui
Altro simbolo della passione di Cristo.
bisticci in polyptoton, che ormai abbiamo
262 Sul bianco l’azzurro e poi i denari, «tri- compreso essere momento culminante dello
ginta argenteos» (Mt 26, 15). stile iterativo camoniano, con punte di «ma-
263 La repercussio su cinco escudos pinta… nierismo» peraltro simili ai numerosi giochi
cinco, cinco pinta qui è concentrata, ma si di parole del canto dantesco di Pier delle
dirama sopra e sotto (53, 5 e 7-8; 54, 1 e 8 Vigne, già citato. Garcez Ferreira, con sdeg-
pintando). C’è un gioco ossessivo numeri- noso «classicismo», parlava di «hum jogo de
co e cromatico (azuis) di sapore vagamente vozes bem pueril». Pimpão addirittura com-
dantesco, che comunque ribadisce lo sfavil- menta: «Também o bom de Homero às vezes
lio della lode alla Croce e al Creatore che ha dormita» (quandoque bonus Homerus dormi-
stretto un patto col popolo Portoghese. tat, Hor., Ars 358 sg.). Noi osserviamo invece
264 Camões comprime in un unico gesto ori- che i vv. 1 e 3 sono tipicamente «a occhiale»
e volutamente ravvicinati, mentre la figura
ginario ciò che Galvão Cronica spiega come
etimologica si insedia in victoria…vencido.
avvenuto nel tempo: «e meteo trinta di-
266 Cfr. sempre Galvão Chronica XXI, pp.
nheyros de prata em cada hum dos Escudos
em relembrança da morte, e Payxaõ de Jesu 28 sg. Arronches fu riconquistata nel 1166 e,
Christo, vendido por trinta dinheyros, e hos defi nitivamente, solo nel 1242.
Reys de Portugal, que depois vieram, vendo 267 Santarém, nel 1147; cfr. Galvão Chronica
que se nom podião meter tantos dinheyros XXIII, pp. 30-32. Per il nome Scabelicastro
em pequenos Escudos Darmas puzeram em vd. nota complementare di Rita Marnoto,
cada hum dos sinquo Escudos sinquo di- infra.
nheyros em aspa [cioè a X, ovvero croce di S. 268Sulle bellezze di Santarém si sofferma
Andrea], e assi contando por sy cada huma anche Duarte Galvão, includendo il Tago
carreyra do Cruz do longuo, e atravez meten- («muy nomeado Rio do Tejo», ivi p. 31).
do sempre no conto de ambas has vezes ho 269 Ovvero ‘città’. «Leiria foi elevada á ca-
Escudo da ametade, fazem trinta dinheyros,
tegoria de cidade no tempo de D. João III;
e desta maneyra se trazem aguora» (Chroni-
Santarem nos nossos dias» (Epifânio Dias).
ca ibid.: «e posero trenta denari d’argento in
270Cfr. ancora Galvão Chronica XXX, p. 40.
ciascuno degli scudi a memoria della morte
e passione di Gesù Cristo, venduto per tren- Conquistata nel 1147. Vd. Manuel J. Gandra,
ta denari, e i Re del Portgallo che vennero Mafra, da reconquista ao foral de 1514, Mafra,
poi, vedendo che non si potevan collocare Câmara Municipal de Mafra, 1989.
tanti denari in piccoli scudi armati, posero 271«Lunae alta cacumina montis», Resende
in ciascuno dei cinque scudi cinque denari Vincentius, lib. post. 39. L’immagine è di To-
a X talché, contando per sé ogni sequenza lomeo, a indicare per alcuni Cabo Carvoeiro,
della Croce in verticale, e attraverso ponen- ma in realtà Cabo da Roca e le montagne di
972
0507-Luisa-Sigeia. Vd. e. g.: «Queis [scil. «clarissima» e chiosa: «Olisiponis urbis no-
floribus] passim Dryades capiti cinxere co- bilitas, longiorem tractatus postulat» (adn.
973
II, 47, p. 48). Un elenco di testi cinquecen- 289 «e depois de entrada foy dentro a peleyja
teschi dedicati a celebrare la città sul Tago è muito mais fera, que janda foe antre hirados
offerto in Marcos S. Lourenço p. 535, n. 512. vencedores, e vencidos, desesperados»
278 Epiteto per eccellenza di Ulisse: «erat (Galvão Chronica XXX, p. 42). La figura
facundus Ulixes», Ov., Ars II, 123. etimologica (vencedores…vencidos) è dun-
279
que già nella fonte cronachistica. Cfr. anche
Da Ulisse, inventore del cavallo di
Aen. X, 757: «victores victique» e Giustino
Troia. «Ulisses […] cá na Europa Lisboa
parafrasato da Manoel Correa: «Victoria
ingente funda» (infra VIII, 5, 1, 4). Da cui
animum vincentibus, virtutem quoque victis
l’etimologia Olissipona > Lisboa. Cfr. Strab.
addit desperatio» (II, 13, 6: «Sed Themisto-
III, 2, 13 (ἀλλὰ καὶ ἐν τῇ Ἰβηρίᾳ Ὀδύσσεια
cles timens, ne interclusi hostes desperatio-
πόλις δείκνυται) e Marcos S. Lourenço pp.
nem in virtutem verterent»; cfr. anche VI, 5,
536 sg. e n. 513. Per Dardania vd. ad es. Aen.
7: «Spartani ad summam desperationem re-
III, 156.
diguntur»). Né si dimentichi il memorando
280 A. D. 1147. Cfr. Galvão Chronica XXX,
verso virgiliano: «una salus victis nullam
pp. 40-43. sperare salutem» (Aen. II, 354).
281 Come si spiega nell’ottava sg. 290 Il dimostrativo aquela è in forte aggetto a
282 Nella nostra versione, Boreali si legga inizio verso, per esaltare la grandezza invitta
trisillabo. Si intende ‘dalle terre nordiche’, di Lisbona e implicitamente la forza lusitana
più precisamente dall’Inghilterra. che quindi la assedia e la conquista. Si posso-
283 L’esercito composito (tedeschi, fiam- no fare molti altri esempi di attacchi camo-
minghi, francesi, inglesi) che si mosse per la niani analoghi: I, 65, 3; VI, 23, 1; 75, 4; X, 21,
seconda crociata, salpò da Dartmouth nella 1 ecc.; naturalmente anche nel Camões lirico
primavera del 1147 e giunse a Lisbona nel si pesca in abbondanza: Aquela que, de pura
mese di giugno. Afonso ottenne il loro aiuto castitade (Sonetti p. 281), Aquela que de amor
per conquistare Lisbona, ricambiandoli col descometido (el. II), in apertura assoluta.
restaurare la loro flotta danneggiata grave- 291 «Foi tambem nas Enneades (de Sabelli-
mente da una tempesta durante il viaggio co) [VII, 9, da Flavio Biondo Dec. I, 1] que
verso sud. o poeta encontrou a seguinte noticia, a pro-
284 Immagine topica, almeno da Omero: posito da invasão da Espanha pelos alanos,
«cuius tunc gloria cœlum latum attingebat» vandalos e suevos […]. Os povos scythicos
(Homeri Odyss. 63v, Od. Θ 74). a que o Poeta se refere nesta oitava são ape-
285 Il cerco de Lisboa durò fi no al 24 ottobre
nas os alanos, vandalos e suevos; são os in-
vasores de 409. Foram estes os que vieram
1147, quando la città capitolò.
pôr cerco a Lisboa e a não puderam tomar»
286 Poppa Vòlture italianizza direttamente
(«Fu proprio nelle Ennedi di Sabellico che il
coi versi-fonte danteschi (Inf. XXVI, 130 poeta incontrò la seguente notizia, riguar-
sg.): «Cinque volte racceso e tante casso / lo do l’invasione della Spagna da parte degli
lume era di sotto della Luna», scelta tradut- Alani, Vandali e Suevi; sono gli invasori del
toria discutibile. Si noti che i celebri versi 409. Furono costoro quelli che vennero a
dell’Alighieri sono tratti dal canto di Ulisse. porre assedio a Lisboa, ma non la potero-
L’assedio durò 5 mesi, o più precisamente 4 no espugnare»), Rodrigues Estudos p. 32 e
e mezzo (cfr. Tocco). Manoel Correa evoca cfr. Fontes p. 224. L’avverbio nunca del v.
anche Ov., Her. II, 5: «Luna quater latuit, 3, aggiunge Rodrigues, è puro patriottismo
toto quater orbe recrevit». camoniano, giacché almeno gli Svevi effetti-
287 proposito] Pellegrini. vamente una volta conquistarono Lisbona.
288 arditi] Pellegrini. 292 La fonte è Resende Vincentius: «Gothi
974
non una gens. Diversae enim nationes fue- 301 «Huma das praças que mais sangue
runt, etsi vulgo uno appellari soleant Go- custou aos Portugueses […] foi a villa de
thorum nomine. Nam Hispanias Gothi, Alcacere do Sal, mui celebrada em o tempo
Vandali, Alani, & Suevi invaserunt. Ex antigo, & fortalecida grandemente por arte
quibus, Suevi Callæciam, Alani maxima ex e natureza» ecc.; «Una delle piazze che più
parte Lusitaniam, Vandali Bæticam, Gothi sangue costò ai Portoghesi … fu la città di
reliquum Hispaniarum tenuere. A Vandalis Alcácer do Sal, molto celebrata in tempo an-
ergo, Bætica Vandalia facta est, inde Vanda- tico e fortificata robustamente dalla mano
licia, postremo corrupta voce Andalucia»; umana e dalla natura» (Antonio Brandão,
«I Goti non furono un unico popolo. Infatti Terceira parte da Monarchia Lusitana, Lis-
c’erano diverse genti, anche se vulgatamente boa, P. Craesbeck, 1632, X, xxxix, cc. 192r
si sogliono chiamare col nome solo di Goti. sgg.). Alcácer do Sal è ora nel distretto di
Infatti i Goti, i Vandali, gli Alani e i Suevi Setúbal e fu conquistata da Afonso nel 1558.
invasero le Spagne. Tra questi, I Suevi occu- 302 abento] Poppa Vòlture □ indubitato as-
parono la Galizia, gli Alani gran parte della sento] Paggi 59; ‘sede stabile’, come suggeri-
Lusitania, i Vandali la Betica, i Goti il resto sce Epifânio Dias, piuttosto che ‘certa’ «por-
delle Spagne. Dai Vandali, quindi, fu creata que no ay duda en que Sertorio habitó en
la Betica Vandalia, poi Vandalicia, infi ne – Evora de assiento» (Faria e Sousa). Si parla
con nome deformato – Andalusia» (p. 41, appunto della città principale dell’Alentejo,
adn. 27 ai vv. «Bætica regna, suæ dictam de Évora. Cfr. Resende Evora, cap. III.
nomine gentis / Vandaliam fi nxêre Gothi»). 303 Vd. supra I, 26, 7-8 e infra VIII, 7-8.
293 Stessa espressione formulare infra IV, 304 Da Ov., Met. III, 507: «Fons erat inlimis
73, 5. [limpida, senza limo], nitidis argenteus un-
294 Si intenda l’Estremadura portoghese, dis».
area intorno Lisbona; oggi Óbidos è nel di- 305Non tanto nel senso di «grandiosos»
stretto di Leiria, Alenquer e Torres Vedras (Epifânio Dias), quanto proprio di regali, in
in quello della capitale. quanto opera di re (cfr. n. sg.).
295 Generico sintagma petrarchista. 306 Riferimento all’acquedotto che fu edifi-
296La concordanza con tom e non con cato da João III (1531-1538), detto giustap-
águas produce una fluida ipallage. punto Água da Prata, secondo Resende già
297
innalzato da Sertorio. Non c’è nessun vero
Cfr. Galvão Chronica XXXVII, p. 49.
anacronismo nell’asserto camoniano, visto
Siamo nel 1148. Vd. anche Marcos S. Lou-
che si dice espressamente ora al v. 3 e si in-
renço p. 542.
tende che qui a parlare, tramite la bocca di
298 Cioè situate a sud del Tago, ovvero Gama, è il poeta stesso. Splendida e davve-
nell’Alentejo: «e passouse ha Alemtejo, ro nobile la descrizione dell’acquedotto che
onde fez grande distruição em hos Mouros si eleva altissimo e per chilometri; si noti
tomandolhes Alcacere, Evora, Elvas, Moura il contributo fonico allitterante di arcos re-
e Serpa» (Galvão Chronica ibid.: «e si spos- ais…ares che sembra voler fondere spaziali-
tò nell’Alentejo, ove sgominò totalmente i tà e regalità entrambe aeree.
Mori prendendo loro Alcácer, Évora, Elvas, 307 Giraldo Sem Pavor, su cui vd. infra VIII,
Moura e Serpa»). 21 e Resende Evora, cap. XIV.
299 Cioè per il grano. Cfr. Verg., Georg. I, 308 Il riferimento a Verg., Aen. VI, 806 «vir-
96: «flava Ceres». tutem extendere factis» (Paratore preferisce
300 Ci consentiamo un latinismo, a compen- la lezione viris), già in Faria e Sousa, è rela-
so dei tanti che Camões adotta nel poema. tivamente congruo. Il richiamo più corretto
975
è a X, 467-469: «Stat sua quique dies, breve e por isso le chama piscosa, como Virgílio
et inreparabile tempus / omnibus est vitae: chamou piscoso ao Rio de Padusa em Itália,
sed famam extendere factis, / hoc virtutis Piscosove amne Padusae»: «Sisimbra è poi
opus»; «Ciascuno ha un giorno prestabili- una città sul mare, a ovest di Palmela, poco
to, breve e irreparabile tempo / per tutti è lontano da questa, ove sono molti pescatori,
quello della vita; ma estendere la fama con e perciò è chiamata pescosa, come Virgilio
le gesta, / questo è il ruolo che ha la pro- chiamò pescoso il fiume Po in Italia: E nel
dezza» (vd. n. ad loc. di Nicolas Heinsius, pescoso corso del Po» (Marcos S. Lourenço
P. Verg. Maronis Opera, III, Amsterdam, J. p. 547; cfr. Aen. XI, 457).
Wetsten, 1746). Garcez Ferreira aggiunge 311 Cfr. qui supra 19, 7.
Cicerone: «Etenim, Quirites, exiguum no- 312 A parere di Rodrigues (Estudos pp.
bis vitae curriculum natura circumscripsit,
40 sg., contra Epifânio Dias) questa villa è
immensum gloriae»; «E dunque, o Romani,
Palmela, non Sesimbra. Cfr. Rodrigues, e
la natura ci stabilì un breve corso della vita,
Basto per un riassunto della questione.
ma anche uno immenso, quello della gloria»
313 «O rei mouro, que aliás jã não era o
(Pro Rabirio 10, 44-45; vd. M. T. Ciceronis
Opera, ex Petrii Victorii codicibus maxima ex segnor de “Cizimbra”, nem sequer “viu” o
parte descripta, Parisiis, R. Stephani, 1539, desbarato da sua gente, porque, acommetido
p. 295). de subito pelos Portugueses» (Rodrigues
Estudos ibid. n. 77: «Il re moro, che a essere
309 Cfr. Galvão Chronica XXXVIII, p. 49.
precisi ancora non era il signore di Sesim-
Mentre Afonso assediava Beja, ebbe notizia bra, né vide almeno la strage dei suoi, per-
delle distruzioni e stragi che i Mori avevano ché subito assalito dai Portoghesi»). Duarte
commesso a Trancoso; non interruppe però Galvão descrive la sconfitta del «Rey de Ba-
il cerquo de Beja, fi no alla vittoria: «e pelo dalhouse» che aveva con sé 4000 uomini a
despeyto que tinha do mal que hos Mouros cavallo e «sessenta mil de pée» (Chronica p.
fizeram em Tranquozo, todos os Mouros de 52; cfr. subito infra n. al v. 3).
Beja andarão à espada, ficando muy pou-
314 ‘Insigne, potente’.
quos vivos»; «e per il dispetto che provava
315 «En el original antiguo dize: Sessanta
a causa del male che ai suoi fecero i Mori a
Trancoso, tutti i Mori di Beja furono pas- mil peões. […] … mudò bien el Poeta el nu-
sati a fi l di spada, rimanendone assai pochi mero, por innumeros; porque el estilo po-
vivi». Beja è una deliziosa cittadina nel bas- etico grandiloco, aborrece la cifra comun»
so Alentejo (oggi nel distretto omonimo), (Faria e Sousa: «Nell’originale antico si leg-
presa da Afonso nel 1162. Trancoso è situata ge Sassantamila fanti … Mutò bene il Poeta
molto più a nord, nell’attuale distretto di il numero preciso in innumerevoli, perché lo
Guarda; è a 885 m. di altezza e offre tuttora stile poético grandiloquo aborrisce la cifra
la vista di una magnifica fortificazione. esatta»; per grandíloco vd. supra I, 4, 6). Si
310 Cfr. Galvão Chronica XXXIX, pp. 51-54. noti comunque che 60.000 si rapporterebbe
ai 60 portoghesi indicati sotto a 67, 8, con
Prese nel 1165, Palmela dal famoso castello
iperbolica specificazione di un rapporto di
è nel distretto di Setúbal, così come Sesim-
1 a mille. Cfr. Galvão Chronica appena cit.
bra, alle falde della Serra de Arrábida (vd.
316Bella allitterazione, in un tricolon che
v. 5) e prossima al mare, nota ai portoghe-
si come centro turistico ancor oggi celebre culmina col tocco abbagliante lustrosos.
per l’abbondanza di fauna ittica (piscosa). 317 Il paragone col toro ritorna in diverse
«Sisimbra è também âa vila marítima que colorazioni nel poema; a I, 88 avevamo come
fica ao ocidente de Palmela, pouco espaço primo termine di paragone i forti Portoghesi,
apartado dela, onde há muitos pescadores, mentre a III, 47 abbiamo visto che è il molos-
976
977
Sousa, ci sembra calzante il rimando alla pri- de Nebrija, più volte ristampato dall’ediz. di
ma ottava del canto trentesimoquarto dell’A- Salamanca del 1492).
madigi di B. Tasso, poeta caro al nostro: «Non 332 «El Rey com este recado abalou rijo
sia chi pensi di poter fuggire / del giustissimo acavallo, correndo por sahir fòra da Villa ha
Dio l’alta vendetta; / che s’egli ha ben la man cheguar ahos seus, e acónteceo, que ho cabo
lenta a punire / fal, perché usar pietà più si di- do forrolho [palo mobile di ferro per chiude-
letta: / perché si penta l’uom del suo fallire, / il re il portale] nom fiquára bem colhido aho
benigno Signor tarda, & aspetta: / ma ’l paga abrir das portas, e ho cavallo, assi como hia
poi, vedendolo ostinato / con doppia pena correndo topou nelle com huma ilhargua de
d’ogni suo peccato». Si veda però anche Val. guiza, que se ferio muito, e quebrou ha perna
Max. I, 1, Ext. 3: «lento enim gradu ad vin-
esquerda del Rey, ho qual nom leyxou por
dictam sui divina procedit ira tarditatemque
esto de cheguar ahos seus ha ajudalos, e nisto
supplicii gravitate pensat» («con lento passo
ho cavallo que hia ferido, nom podendo mais
procede l’ira divina alla vendetta, e compensa
sofrerse cahio com el Rey em hum senteal
il ritardo con la gravità della pena»). Cfr. Mar-
sobre ha mesma perna, e acabou se de que-
cos S. Lourenço p. 552 e n. 556.
brar de todo, de modo que hos seus, nom po-
328 tuttora prigioniera] Pellegrini. Così fa- deraõ mais levantalo, nem poer ha cavallo»
rebbe intendere l’aspetto durativo dell’im- (Galvão Chronica XL, p. 55: «Il Re, avuto
perfetto stava. Ma in realtà Teresa, la madre questo messaggio, si precipitò furiosamente a
imprigionata dal figlio, era già morta molti cavallo, correndo per uscire fuori dalla città a
anni prima della battaglia di Badajoz (pre- raggiungere i suoi, e si racconta che il respon-
cisamente trentanove: 1130, ora siamo nel sabile del portale non fu ben accorto e rapi-
1669). E infatti Camões ha presente un pas- do ad aprire, sicché il cavallo, mentre stava
so antecedente di Galvão Chronica, dal cap. correndo, sbatté sulla porta con un fianco, e
VI: Afonso «foy prezo del Rey D. Fernando si ferì gravemente, fratturando la gamba de-
de Lião, como se aho diante dirà, dizendo stra del Re, il quale tuttavia non rinunciò per
todos, que lhe acontecéra por lho assi mal questo a raggiungere i suoi per soccorrerli, e
dizer sua may» (p. 9: «Afonso fu imprigio- a quel punto il cavallo che procedeva ferito,
nato dal re Fernando di León, come si dirà non potendo resistere più, cadde col Re in un
in seguito, dicendo ogni cosa, che gli accad- campo di segale, sopra la stessa gamba che
de per l’abbondante maldicenza di sua ma- finì per rompersi del tutto, per cui non riu-
dre»), ribadito più avanti: «e este seu que- scirono in alcun modo a sollevarlo, né a porlo
bramento de perna, foy sempre atribuido nuovamente a cavallo»).
aho que sua mãy lhe rogou, quando ha poz
333 L’apostrofe a Pompeo e i versi seguenti
em prizão» (XL, p. 56: «e questa sua frattu-
ra della gamba fu sempre attribuita al fatto serbano memoria precisa di Lucano (II, 583-
che sua madre lo maledisse, quando la chiu- 595): «Pars mundi mihi nulla vacat; sed tota
se in prigione»). Rodrigues (Estudos p. 42, n. tenetur / terra meis, quocumque iacet sub
31) parafrasa il v. 8 così: «da maldição lan- sole, tropaeis: / hinc me victorem gelidas
çada pela mãe quando estava presa», ovvero ad Phasidos undas / Arctos habet; calida
‘quando (: que) ancora era viva e prigioniera’. medius mihi cognitus axis / Aegypto atque
329
umbras numquam flectente Syene; / occasus
Ennesima figura etimologica.
mea iura timent Tethynque fugacem / qui
330 Infatti Fernando II re di León accorre a ferit Hesperius post omnia flumina Baetis. /
riprendersi Badajoz. Me domitus cognovit Arabs, me Marte fero-
331 Ha spesso significato negativo; «Perti- ces / Heniochi notique erepto vellere Colchi.
nacia, ae: por porfia en mala parte» (voce / Cappadoces mea signa timent et dedita
del Lexicon latino-ispanico di Elio Antonio sacris / incerti Iudaea dei mollisque Sophe-
978
ne. / Armenios Cilicasque feros Taurosque iactari […]. Et hoc est quod Lucanus dicere
subegi. / Quod socero bellum praeter civile voluit, nec tam plene, ut habetur, absolvit.
reliqui?»; «Nessuna parte del mondo mi ig- Dicendo enim: atque umbram numquam
nora; ma tutta la terra è ricoperta / dei miei flectente Syene» ecc.; «Poi la città di Siene,
trofei, ovunque sotto il sole: / l’Orsa mi vede che è il principio della provincia della Te-
vincitore da qui alle gelide onde del Fasi, nel baide dopo i deserti dei monti superiori,
rovente / Egitto e ad Assuan che mai mos- si trova proprio sotto il tropico estivo, e in
tra le ombre col sole allo zenit; / l’Occidente quel giorno in cui il sole entra in una cer-
teme le mie leggi e il Guadalquivír / che si ge- ta parte del Cancro, a mezzogiorno, poiché
tta nell’Atlantico [Tethys] più a ovest di ogni il sole è esattamente allo zenit sulla città,
altro fiume. / Mi conobbe l’Arabo sconfitto, nessun’ombra ivi può essere proiettata in
e gli Eniochi feroci in guerra / e i Colchi noti terra da qualunque corpo … E questo è ciò
per il vello rubato. / Temono le mie insegne i che Lucano volle scrivere, né assolse piena-
Cappadoci e i Giudei, dediti al culto / di un mente, come si ritiene, il suo compito. Infat-
dio non meglio definito, e la molle Sofene. / ti dicendo Siene che mai mostra l’ombra»…
Ho sottomesso gli Armeni e i Cilici e i fieri 339 Quindi il più gelido nord e il più torrido
Tauri. / Quale guerra ho lasciato da comba- sud. Per Boote e la sua stella Arturo congela-
ttere al mio suocero, se non quella civile?» do vd. sopra I, 21, 6; la linha ardente è natu-
334 Dea della giusta vendetta, della vendet- ralmente l’Equatore.
ta divina, che riequilibra le sorti. Chiamata 340 Tradizionalmente l’Arabia era ritenuta
anche Rhamnusia, come in Ov., Trist. V, 8, terra favolosamente ricca. Pompeo conqui-
9. Vd. Graves Miti greci 32, 3. stò la Siria.
335 Giulio Cesare; «socer generque» sono 341Abitavano di là dal fiume Fasi, tra la
appunto Cesare e Pompeo in Catull. Carm. Colchide e il lago Meotide (Mar d’Azov).
29, 24 (Garcez Ferreira). 342 «auratam optantes Colchis avertere pel-
336 Fiume della Colchide che sfocia nel Mar lem», sogg. lecti iuvenes, ovvero gli Argo-
Nero, «na moderna Russia transcaucasica» nauti (Catull. 64, 5). Annota Epifânio Dias:
(Epifânio Dias). Dopo aver sconfitto Mitrida- «véo è vocabulo erudito; […] dourado por
te, re del Ponto, Pompeo avanzò nelle terre ‘de ouro’ corresponde a auratus».
del Caucaso e sottomise le popolazioni locali. 343 «Iudaea Deum non amplius unum /
337 Si tratta della moderna Assuan, in Egit- aeternum colit»: «Gli ebrei venerano non più
to. Bismut discute a lungo su quale sia stata di un unico eterno Dio» (Gerolamo Vida,
la vittoria pompeiana in Egitto. Quel che è Christias, III, cfr. ediz. Antuerpiae, in aed. J.
certo è che Camões si rifà direttamente a Steelsij, 1553, p. 56r). Di antisemitismo camo-
Lucano, sopra cit. niano non si può parlare, almeno qui.
338 344 I Sofeni, abitanti l’Armenia maior, sono
Intende dire che, trovandosi sotto il
tropico del Cancro, in quel luogo durante il appunto detti molles da Lucano (cfr. qui
solstizio estivo nessun corpo dà ombra. Cfr. supra), quindi effeminati, a contrasto con
Macr., Somn. Scip. II, 7, 15: «Civitas autem i feroci Cilici (feros), dediti alla pirateria;
Syene, quae provinciae Thebaidos post su- «atroces é latinismo» (Pimpão).
periorum montium deserta principium est, 345 Il Tigri e l’Eufrate, due dei quattro brac-
sub ipso aestivo tropico constituta est: et eo ci di un fiume che nasceva addirittura sul
die, quo sol certam partem ingreditur Can- monte del Paradiso Terrestre, stando a Gn
cri, hora diei sexta, quoniam sol tunc super 2, 10-14. «Ipsi amnes ex Armeniae monti-
ipsum invenitur verticem civitatis, nulla illic bus profluunt» (Quinto Curzio Rufo, Hist.
potest in terram de quolibet corpore umbra Alex. Magn. V, 1, 13, cit. da Epifânio Dias).
979
Camões intende, come indicava già Manoel 356 A Lisbona, di cui il santo è patrono. La
Correa, l’Armenia maior; cfr. pure Marcos vicenda della traslazione delle reliquie di
S. Lourenço p. 560. San Vincenzo è narrata da Galvão Chronica
346 L’oceano Atlantico, che prende nome ai capp. XLIII-XLIV, pp. 59-61 (anno 1173).
dal monte Atlante, personaggio mitologico Il santo era stato martirizzato sotto Diocle-
trasformato in montagna da Perseo, come ziano a Valencia nel 304.
racconta Ovidio (Met. IV, 626 sgg.). 357 Di completare la Reconquista: «desejan-
347 Vd. Plin. V, 97, dove il Taurus mons è defi- do que en seu nome, e como seu verdadeyro
nito inmensus, una catena montuosa che quasi sobcessor, elle proseguisse contra hos infieis
divide a metà l’Asia, e fra le sue varie dirama- imiguos da Fée, ha conquistação legitima, e
zioni è chiamato anche Scythicus (ivi 99). meritoria, que tinha emprendida» (Pina
348 L’area presso Farsàlo, dove Pompeo fu
Sancho I cap. II, p. 5: «desiderando che in
suo nome, e come suo vero successore, egli
sconfitto da Cesare. Cfr. l’inizio del poema
proseguisse contro gli infedeli nemici della
lucaneo: «Bella per Emathios plus quam ci-
Fede la conquista legittima e meritoria, che
vilia campos» ecc.
aveva iniziata»).
349 ovante] Paggi 59; Averini non traduce i
358 D. Sancho. Si noti il parallelismo forte
vv. 5-6 dell’ottava ma li reinventa penosa-
filho…lasso velho, con assonanza interna,
mente. Traduciamo soberbo con ‘fiero’, ma
oltre all’allitterazione.
va considerato il fatto che l’aggettivo in
359 Sintagma già apparso supra, sempre a
Camões tende ad avere accezione negativa,
come osserva con acribia Alves Camões, fi ne verso: I, 82, 6.
Corte-Real 2001, pp. 457-458. 360L’aggettivo sobejo indica un’eccedenza,
350 Ulteriore verso incorniciato dal polittoto. una straordinarietà, sia in senso buono che
351 Si noti l’uso frequente dell’aggettivo, opposto.
361 Ovviamente il Guadalquivír. La me-
qui per la volontà divina, sopra a 69, 1 per
Dio stesso e a 66,1 per il Re di Badajoz. moria dantesca (Inf. X, 86) si ripropone qui
352 Cesare, suocero di Pompeo, vinse infra 85, 4 e cfr. supra I, 82, 8.
362 Cfr. Galvão Chronica XLV-XLVIII, pp.
quest’ultimo, mentre Fernando II di León,
genero di Afonso Henriques (che aveva spo- 61-67. Vd. in particolare p. 67: «e em muitas
sato sua figlia D. Urraca), sconfisse il re por- pàrtes se acha escrito aver sido tanta mor-
toghese. Tutta l’ottava è costruita su figure tindade do Mouros, feridos, e mortos no rio
etimologiche accortamente disposte nei versi Guadalquibir, que suas aguoas pareciam
(vencedor…vencido a inizio di v. 3 e a fine sangue» («in molti luoghi si è descritto es-
di v. 4, quindi vença al v. 8; render…rendido serci stata tanta strage di Mori, feriti e morti
contratti all’interno del v. 6; vissem…verás nel fiume Guadalquivír, che le sue acque pa-
ai vv. 3 e 5) e culmina nella pointe di sogro/ revano sangue»). Si noti, nell’ottava, la forte
genro, concludendo una serie di strofe in cui assonanza interna vermelho/Sevilha e l’aspra
la grandiosa antichità è affiancata alla storia allitterazione rio…regando.
portoghese, secondo il modulo spiccatamen- 363 Per la battaglia di Beja cfr. Galvão Chro-
te epico adottato ampiamente dal nostro. nica XLIX, pp. 67-70; Pina Sancho I III cap.,
353 Si osservi il contrasto fra sublime e ca- pp. 7 sgg. L’evento non sembra storicamente
stigado. certo (Epifânio Dias).
354 Vd. Galvão Chronica XLII, pp. 57-59 364 Favorito dalla fortuna, oltre che prode.
(anno 1171). 365Dopo tante perdite, l’esercito moro con-
355 Cabo São Vicente. fida ora nella vendetta, con l’accorrere delle
980
forze africane, guidate dal Re del Marocco, la battaglia di Tapso si uccise, rimanendo
sul suolo portoghese. fedele all’eroe lucaniano Pompeo; inoltre lo
366 Dal monte Atlante (vd. supra 73, 1 e n. stesso poeta testimonia dell’ampiezza ecce-
367
zionale dei regni dei Giuba (IV, 670 sgg.).
L’attuale Capo Spartel, all’imbocco del-
Questo fa gioco all’ipotesi di Rodrigues, ma
lo stretto di Gibilterra. Cfr. Plin. V, 2: «Pro-
non ci sembra sufficiente a fronte della testi-
munturium oceani extumum Ampelusia monianza pliniana.
nominatur a Graecis».
371 Emir El-Mumenin era il titolo che si
368 Secondo fonti antiche, Tangeri sarebbe davano i califfi arabi e i regnanti sul Ma-
stata fondata dal gigante Anteo, figlio di rocco; significa pressappoco ‘imperatore
Nettuno e Gea, lo stesso che sarà poi ucciso dei credenti’. Vd. Galvão Chronica LIII, pp.
da Ercole. Pomponio Mela, parlando della 73 sgg.; Pina Sancho I IV, pp. 9 sgg. Il per-
Mauritania exterior marittima, scrive: «Hic sonaggio storico in questione è il secondo
Antaeus regnasse dicitur» ecc. (finale del califfo degli Almohadi, Yusuf I, che morirà
libro terzo, cfr. Pomponii Melae De orbis situ appunto nell’assedio di Santarém del 1184.
libri tres, Basileae, ap. A. Cratandrum, 1522, 372 Il padre di Yusuf I si era infatti dichiara-
p. 219; subito dopo, chiudendo l’opera, no-
to sultano e aveva iniziato la dinastia impe-
mina Ampelusa); Plinio, sempre a proposito
riale degli almohadi.
della Mauritania, a sua volta: «est Tingi,
373 Questi due versi hanno suscitato la
quondam ab Antaeo conditum […]; ibi re-
gia Antaei» (V, 2-3). Irricevibile dunque la perplessità di molti interpreti e hanno dato
proposta di Rodrigues (Estudos p. 43) di ri- luogo a traduzioni diverse. Paggi, il primo
farsi al solito Sabellico, per cui Tangeri fu italianizzatore del poema, glissa completa-
fondata da Siface, figlio di Ercole e Tingena, mente: «Le montagne ingombrava, i pian
da cui il nome della città; anzi, Rodrigues ri- copria, / sorbia i fiumi la gente e già i sonori
tiene che il Tinge di Camões deve essere un / fiati dava la tromba». Fra i traduttori mo-
monte, per coerenza coi precedenti Atlante derni Pellegrini propone: «devastando e sac-
e Ampelusa. cheggiando, ma non senza trovar contrasto»;
369
Poppa Vòlture «e, male seminando ovunque
Ceuta, difronte a Calpe: sarebbero le
arriva / e ovunque passa seminando male,»;
antiche colonne d’Ercole. Camões nomina
White «and doing whatever harm he could /
Calpe nell’elegia Aquela que de amor, v. 47.
in whichever towns he could harm»; Averini
370 Non è il re Giuba I, che combatté a fian- delira: «tutti disgusta con i prepotenti / modi
co di Pompeo e poi si tolse la vita (Rodrigues e con le perfidie di cui abusa» (Tocco non an-
Estudos pp. 44 sg.; Tocco), ma naturalmente nota, come non vi fosse problema ermeneu-
il figlio, re di Numidia e poi di Mauritania, tico). Faria e Sousa glossa: «Quiere dezir: el
vissuto a lungo fra il 52 a. C. e il 23 d. C., que de essos Reyes podia hazer mal en partes
storico e geografo, e perciò detto dal nostro por donde passava, lo hazia», ponendo un
nobre, ‘insigne’. Infatti Plinio scrive di lui: soggetto inutilmente plurale, ma risultando
«Iuba Ptolemaei pater, qui primus utrique plausibile. Epifânio Dias: «fazendo quanto
Mauretaniae imperitavit, studiorum clari- mal podia, só causava damnos parciaes, por
tate memorabilior etiam quam regno» (V, ex. devastando esta ou aquella região, cer-
16: «Iuba padre di Tolomeo, che per primo cando esta ou aquella praça, sem poder pôr
comandò a entrambe le Mauritanie, fu più em risco a independencia da nação portu-
insigne nella fama degli studi che nel gover- guesa» («Facendo tutto il male che poteva,
no»). L’espressione regna Iubae è classica; vd. solo causava così danni parziali, per es. de-
ad es. Lucano X, 475. Certo l’autore della vastando questa o quella regione, assalendo
Pharsalia si riferisce al Giuba I, che dopo questa o quella fortificazione, senza riuscire
981
a porre in rischio l’indipendenza della nazio- Mattoso (D. Afonso Enriques, Lisboa, Temas
ne portoghese»). Ribatte Rodrigues (Estudos e Debates, 2014 rist.), nel 1184 avrebbe avu-
pp. 45 sg.): «O sentido obvio do trocadilho to 75 anni circa. Evidentemente aumentare
[calembour, acutezza, gioco di parole] è que l’età del vegliardo è trovata dei cronisti per
o imperador de Marrocos fazia quanto mal glorificarne maggiormente il valore.
podia, mas nem sempre podia fazer quanto 380 Come sa chiunque sia stato a Coimbra,
mal queria» («faceva quanto male poteva, ma la città appunto di cui si parla qui. Si veda il
non sempre poteva fare il male che avrebbe celebre sonetto Doces e claras águas do Mon-
voluto»), adducendo il supporto di Galvão dego, la cui paternità camoniana è discussa
Chronica (p. 76, un passo però che si riferisce
(più probabilmente fu scritto da Diogo Ber-
alla fuga dei mori, non alla loro invasione, e
nardes: cfr. Spaggiari Camões pp. 79-91).
non è affatto probante). Basto: «Os mouros,
381 Ovvero ‘infedele’.
por onde passavam, iam fazendo quanto mal
podiam, – o que lhes era possível em partes, 382 Faria e Sousa propone numerosi riscontri
atacando grupos insulados de portugueses, classici e rinascimentali per questa espressio-
sem encontrarem o exército portugues». In ne; forse il più interessante è quello riferito
ogni caso noi intendiamo em partes come fos- al Caronte virgiliano «iam senior, sed cruda
se em parte, e così traduciamo. Resta aperto il deo viridisque senectus» (Aen. IV, 304).
problema, comunque. 383 Costrutto simile all’ablativo assoluto
374 La sfera della rabbia è proprio quella (Epifânio Dias). Infatti il soggetto cambia
di Bacco, come abbiamo visto; cfr. poi infra al v. sg.
l’«irado Baco» a VI, 10, 4. 384abituale] Pellegrini □ l’ordinaire
375 trabucco] Paggi □ balestra] Pellegrini. impétuosité] Bismut.
Il termine italiano equivalente corretto è 385 Per qualhada vd. supra II, 100, 3 e altri
‘catapulta’, balista in portoghese. La forma
ess. in Verdelho Concordância.
trabucco è comunque attestata anche nell’i-
386 Vd. III, 53, 2, stesso sintagma in fi ne di
taliano antico.
376 «acordo] = presença de espirito»
verso.
387 Forse vaga memoria di O. F. XVII, 182-
(Epifânio Dias). Abbiamo in parte traslato
questo significato nel sangue freddo del pri- 183: «Vengon nel campo, ove fra spade et
mo emistichio. archi / e scudi e lance in un vermiglio stagno
377 Come già faceva notare Faria e Sousa, le / giaccion poveri e ricchi, e re e vassalli, / e
sozzopra con gli uomini i cavalli. // Quivi dei
due coppie lessicali esforço e acordo/ ânimo
corpi l’orrida mistura / che piena avea la gran
e prudência si corrispondono per il mix
campagna intorno» ecc. (Garcez Ferreira).
espressivo di coraggiosa energia e prudente
388 Nell’originale postos em fugida è costru-
controllo di sé e della situazione. Sul piano
strutturale, alle due coppie si aggiunge la zione ad sensum.
terza del v. 8, esforço e resistência, che condi- 389 Cfr. Galvão Chronica LIII, pp. 75 sg.;
vide il primo lemma con la prima. Pina Sancho I IV, pp. 10 sg. Inutile osservare
378 Secondo Bismut que è «conjonction de che la quartina è tutta costruita sulla figura
conséquence et non causale». etimologica, con in più la mortuaria agudeza
379 Stando a Rui de Pina, Afonso aveva no- fi nale.
vant’anni (IV, p. 10; cfr. Galvão Chronica 390 «dando muitas e muy merecidas graças
LIII, p. 75). Sulla precisa data di nascita del ha nosso Senhor por vitoria tão milagrosa»
primo re portoghese gli storici discutono; (Pina, ivi p. 11); «dando muitas graças, e
se consideriamo il 1109, come propone José louvores a N. Senhor» (Galvão, ivi p. 76).
982
391 Di Dio pugna il favor più che la gente] queza & pouca dura da vida humana, pois a
Paggi 59. Esempio – fra i tanti – squisito di mesma que nos principios da vida ajudava e
fedeltà ed eleganza, che ci ispira. favorecia os homens, & era causa de muytos
392 Consueto polittoto vencendo…vinto, gostos es passatempos, lhe tinha prestes &
come supra a 73, 6 ecc. L’età di Afonso, aparelhados os instrumentos e petrechos
come abbiamo accennato, doveva essere di necessarios pera a sepultura» («dando a in-
76 anni circa, non certo gli iperbolici 92 che tendere fiacchezza e poca durata della vita
gli attribuiscono le cronache. Faria e Sousa umana, poiché la stessa che aiutava e favo-
adduce due versi di Gandolfo Porrino, che riva gli uomini nei principi della vita, era
riportiamo: «Così colui, che tutto il mondo anche causa delle molte gesta e passatempi,
vinse, / d’altrui vinto restò d’un amor giu- teneva pronti e apparecchiati per loro gli
sto», quindi non da morte (Rime di Gandol- strumenti e le pietre necessarie alla sepol-
fo Porrino, Venezia, M. Tramezzino, 1551, c. tura». E Plutarco: «An ea re hominis fragili-
59r). tatis & imbecillitatis humanae admoneri pu-
393
tant, quod una & eadem dea principium ac
Nella poesia classica, medievale e mo-
fi nem vitae in potestate habeat» (vd. Marcos
derna l’aggettivo pallida si riferisce in gene-
S. Lourenço p. 577, n. 640, c.vi miei). La dea
re alla Morte (es. celebre in Hor., Carm. I, 4,
protettrice dei portoghesi accompagnereb-
13), qui per sineddoche alla ‘malattia’, alla
be così anche alla morte l’eroe Afonso.
‘sofferenza ultima’. Tuttavia l’amato Virgilio
396 Cfr. Garcilaso, El. I in morte di Bernal-
scrive pallentes morbi ad Aen. VI, 275 (e cfr.
le due citazioni in Quintiliano VIII, 6, 27), dino de Toledo, vv. 166 sgg.: «Vos altos pro-
e subito dopo «Letumque Labosque» (277), montorios» ecc. (BG c. 234r).
Morte e Dolore (doença), talché si conferma 397 Rodrigues (Estudos p. 46) difende giu-
come il modello principe per Camões. stamente la lezione della princeps, corretta
394 La giuntura fredda man è onnipresente poi in dos rios nelle sgg. edizioni.
nella poesia italiana del ’500 e non solo; 398 Impossibile trovare un equivalente per
per enfraquecido cfr. El. V (Se quando con- l’iper-portoghese saudade e quindi saudoso;
templamos): «que agora como humano cfr. Carolina Michaëlis de Vasconcelos, La
enfraqueceu», riferito al corpo di Cristo saudade portoghese, ed. Rita Marnoto e Sil-
debilitato a morte (poco sotto: «Oh, não via Bernardini, Roma, Lithos, 2019. Il moti-
enfraqueçais, Deus incarnado!»); son. 12: vo del pianto funebre della natura fa pensa-
«alma enfraquecida»; Ecl. III: «o pastor re in primis all’ecloga V di Virgilio in morte
triste / ousa, areceia, esforça e enfraquece»; di Dafni («Daphni, tuum Poenos etiam in-
poi qui infra, III, 141, 1 ecc. L’amore ecces- gemuisse leones / interitum, montesque feri
sivo enfraquece fi no a ridurre l’amante un silvaeque locuntur», vv. 27 sg.), ma anche
cadavere vivente; così la tarda età sfianca e a Georg. IV, 461-463: «flerunt Rhodopeiae
affatica il corpo sino al decesso. arces / altaque Pangaea et Rhesi Mavortia
395 Dea italica della morte (Faria e Sousa tellus / atque Getae atque Hebrus et Actias
accumula citazioni classiche che vanno da Orithya», nonché a numerosi altri loci scio-
Orazio a Giovenale a Tito Livio ecc.). Cu- rinati da Faria e Sousa e Garcez Ferreira.
riosa la testimonianza di Plutarco (Proble- 399 Vd. Boscán, Leandro vv. 1420-1426:
mata vel Quaestiones Romanae in Plutarchi «Lloraron en los montes las Driadas / hin-
Chaeronei […] Opera moralia, Basilea, ap. chiendo de alaridos [riempiendo di ululati]
M. Isingrinium, 1541, c. 91v), ripresa da las montañas; / lloró la toda Thracia hasta
Manoel Correa attraverso Celio Rodigino, las combres, / mas altas de Rhodope e de
in base alla quale Libitina e Venere erano Pangeo, / lloraron la los Getas comarca-
la stessa divinità, «dando a entender a fra- nos [confinanti], / lloró la el caudal Hebro
983
y otros rios / con lagrimas corriendo de 415 I Crociati entrarono a Lisbona nel 16
sus fuentes» (Boscan & Garcilaso c. 150v). luglio 1189, offrirono il loro aiuto a Sancho,
Camões sembra aprire e chiudere la quarti- in cambio di poter fare razzia della città di
na evocando i due massimi lirici castigliani, Silves, che cadde nel 3 settembre. Il cerquo
contaminandoli con memorie classiche. di Silves e la vittoria è raccontata nei capp.
400Come a I, 17, 6, ennesima dizione for- VIII-XI della Chronica di Rui de Pina.
mulare in fi ne verso. 416 Complemento oggetto.
401 Anche qui il doppio richiamo lamento- 417 Alternanza di verbo al passato e al pre-
so ha numerosi precedenti; ci accontentia- sente, frequente nel poema, come già abbia-
mo dei celebri versi di Verg., Ecl. VI, 43 sg.: mo visto.
«His adiungit, Hylan nautae quo fonte re- 418 Cioè va alla Guerra Santa (= santa em-
lictum / clamassent, ut litus: “Hyla, Hyla!”
presa 87, 1).
omne sonaret».
419 Forma arcaica per Maometto.
402Come è stato riferito nelle ottave prece-
420 Forma alternativa per Marte (88, 4).
denti.
403 quando fe’ il Beti colorato in rosso] Bo- 421 «e em quanto duraram has treguoas
naretti, dantescamente. Vd. supra 19, 8 e n.; que El Rey D. Sancho poz com os Mouros,
75, 6-8. sempre pela mayor parte do tempo teve
404
guerra [combatté] com El Rey Dom Affonso
Nel 9 dicembre 1185.
de Liam, ha que tomou [D. Afonso di Leon,
405Rui de Pina esalta l’ottimo governo di al quale prese] em Gualiza ha cidade de
questi primi anni di Sancho I (V, p. 12). Tuy» (Pina Sancho I XVI, p. 49). Tuí (nel
406 L’uso di quello che per noi è il passato verso di Camões nome bisillabo) è al confi-
prossimo, al posto del remoto, conferisce vi- ne fra Galizia e Portogallo, ora in provincia
vacità e dinamizza l’atto dell’assedio di Silves. di Pontevedra (anch’essa conquistata allora
407 Silves era (ed è) fiorente città dell’Algar- da Sancho I); in quel luogo di frontiera fra
ve, allora in mano ai Mori. la terra del re di León e i portoghesi c’erano
408
già stati scontri.
Dittologia in rima; si osservi al verso 7 la
422 Potremmo dire ‘assalito alla sprovvista,
ripresa di gente.
409 rapinato, derubato’, piuttosto che l’anodino
Si tratta della spedizione della terza cro-
«sorpreso» di Pellegrini.
ciata (1189-1192); la seconda era fi nita nega-
423 Afonso II regnò fra il 1211 e il 1223.
tivamente per i cristiani, sconfitti dal grande
Saladino a Tiberiade, e Guido di Lusignano 424Alcácer-do-Sal fu riconquistata dai por-
era stato fatto prigioniero (1187). toghesi, con l’aiuto di un contingente olan-
410 La terza crociata era capitanata da Fede- dese, nell’ottobre del 1217.
rico Barbarossa. 425 Nel 1191.
411 Guido di Lusignano, come detto sopra. 426 Sancho II regnò fra il 1223 e la fi ne del
412 Costretti dal Saladino in un luogo privo 1247 e morì in esilio a Toledo nel 4 gennaio
di approvvigionamento idrico, ridotti allo dell’anno seguente.
stremo, i Cristiani si arresero (vd. testimo- 427 mite e indolente] Pellegrini. Anche
nianze in Epifânio Dias). Epifânio Dias fa notare che manso equivale
413 La pianura di Tiberiade. al latino mitis, mitis ingenii.
414la flotte superbe] Bismut. Era composta 428 Sulla «naturaal, e fraca incrinação» del
anche da genti delle Fiandre, della Dani- giovane quarto re di Portogallo si diffonde
marca e di altre località nordiche. Rui de Pina (Sancho II I, p. 2). In sostanza
984
Sancho II sarebbe rientrato nella categoria de Pina (Sancho II capp. IV sgg.). Il fratello
del rex inutilis, né giusto né tiranno (cfr. di Sancho, Afonso, conte di Boulogne, spo-
Tocco). so di Matilde (vedova di Philippe de Boulo-
429 a cui altri aspirava] Pellegrini. Faria e gne, del lignaggio dei re di Francia), accom-
Sousa (e indirettamente Marcos S. Lou- pagnato da una bolla papale di Innocenzo
renço, nonché Bismut e Rodrigues) fa sog- IV che lo dichiarava Regidor del Portogallo,
getto di pede il Reyno, che richiederebbe un venne nel regno lusitano ed esercitò il suo
re diverso da Sancho, più capace, ma non è ruolo fi no alla morte di Sancho, quindi go-
parafrasi ricevibile: il riferimento camonia- vernò come re Afonso III dal 1248 al 1279.
no è a qualcuno che vuole prendersi il pote- 440 «O epíteto passou depois para D.
re, come si vedrà dopo. Afonso IV, a partir da Genealogia verdadeira
430 L’ottava è riccamente popolata di figu- etc. de Nunes de Leão, publicada em 1590»
re di ripetizione (descuidados…descuidos; (Rodrigues). «Isto», commenta Ramalho
outrem…outro; mandava…mandado; pri- (p. 127), «equivale a dizer que Camões se
vados…privado; por causa…porque) e nessi limitou a seguir o uso do seu tempo e não
allitteranti; un vero paradigma della con- cometeu, portanto, um erro» (il poeta seguì
cezione epica camoniana della testura ite- le opinioni che circolavano nel suo tempo, e
rativa. Sempre possibile, a nostra opinione, per questo non commise errore).
il lontano modello dell’eloquio di Pier delle 441 Il forte iperbato dell’epifonema è stato
Vigne nell’Inferno dantesco; oltretutto qui discusso ampiamente da Faria e Sousa, con
si parla di intrighi di corte. infi niti e ridondanti esempi. Cfr. Aen. IX,
431Sporus, «femminilizzato» e sposato da 644: «nec te Troia capit».
Nerone. 442In occasione delle seconde nozze con D.
432 Note vicende più o meno veraci narrate Beatriz, figlia naturale del re Alfonso X di
ad esempio dal pettegolo Svetonio. Castiglia – vivente ancora la prima moglie.
433 Su cui vd. la biografia di Elio Lampridio 443 Rima equivoca fora: fora.
nella Historia Augusta, testo assai celebre. 444 Come in Verg., Aen. XII, 1-2: «Turnus ut
434 Famoso esempio di re assiro effeminato infractos adverso Marte Latinos / defecisse
e lascivo. Si noti nell’ottava la dorsale allitte- videt».
rante sul suono /m/: moço…mulher…mãe… 445Vd. supra 15, 6, dizione formulare; vd.
mau…mole, tutti termini relativi a compor- anche V, 99, 4: «ilustre e bélica fadiga».
tamenti indegni e osceni.
446 «Entiende la nacion Maura, i el fuerte
435 Numerosi, e alcuni di essi celebri, come
vale ‘contumaz, porfiada, i molesta’ ya en
Trasibulo e Dionisio (I e II) di Siracusa. Vd.
España» (Faria e Sousa); «forte no sentido
tiranizado…tiranos, fig. etimol.
de pertinaz» (Pimpão).
436 Tiranno di Agrigento; vd. supra 39, 8. 447 L’eccellente Dom Dinis, re liberale, ce-
437 «Parece-me que nestes versos ha lebrato e primo grande poeta lusitano (au-
reminiscencia do lugar de Plinio [junior]: tore delle Cantigas de amigo, ovviamente in
iam non possumus nisi optimum ferre (Pa- galego-portoghese), regnò a lungo dal 1279
negyr. 44)» Epifânio Dias (nell’originale: al 1325. Vd. recentemente Don Denis, Can-
possimus). tigas, a cura di Rachele Fassanelli, Roma,
438 Letteralmente: ‘quando Sancho si sepa- Carocci, 2021.
rò dalla vita’, come in latino ex vita discedit 448Cioè di Alessandro Magno, la cui stra-
(Epifânio Dias). ordinaria liberalità fu descritta da Plutarco
439 La vicenda è ampiamente narrata da Rui e Curzio Rufo. «e foy Principe tam liberal
985
sem algum vicio de prodiguo [liberale, ma 458 «porque ho Ifante D. Affonso se moveo
senza essere smodatamente prodigo], que por ha esta sua desobediencia contra seu padre,
todalas terras elle por sua grande nobreza das quaaes ha primeyra foy em Beja, por
foy de todos muy celebrado» ecc. (Pina Dom sentir que El Rey D. Diniz queria grande
Dinis I, p. 2). beem ha D. Affonso Sanches, e aho Conde
449 Cfr. supra I, 17, 3. D. Johaõ Affonso seus filhos naturaaes»,
Pina Dom Dinis XVIII, p. 62 («poiché l’In-
450 Come in latino iura, leges, mores (cfr. fante D. Afonso si mosse a disobbedire al
Tito Livio cit. da Epifânio Dias). padre, primamente a Beja, sentendo che il
451 In realtà la prima Università lusitana Re D. Dinis voleva gran bene a D. Afonso
ebbe sede a Lisbona (1290) e nel 1307 fu Sanches e al conte João Afonso, suoi figli
trasferita a Coimbra. naturali»). Nel 1325 Afonso IV, ormai re,
452 Nella princeps abbiamo de, che è inutile esiliò il fratellastro Afonso Sanches, e i con-
correggere in do, come dimostra Rodrigues trasti fra i due furono sanati solo nel 1339.
(Estudos pp. 46 sg.). Il Mondego, come si sa, 459 «El Poeta assi como no perdona a los
è il fiume che attraversa Coimbra. vicios, no niega las alabanças [le lodi] a las
453 In quanto «omnium doctrinarum in- virtudes» (Faria e Sousa). Afonso IV regnò
ventrices Athenas» (Cic., de Or. I, 4, 13). fra il 1325 e il 1357.
460 Sullo scontro tra il re portoghese e Al-
454 Calepinus descrive la pianta come pro-
fonso XI re di Castiglia, fra l’altro dovuto
fumata e «quae coronis admisceri solet».
al rifiuto di quest’ultimo di dare in moglie
Vd. Verg., Ecl. VII, 27-28: «baccare frontem
la figlia dell’Infante spagnolo D. Manuel,
/ cingite, ne vati noceat mala lingua futuro»,
Costanza, all’Infante portoghese Pedro, vd.
quindi una pianta contro la maldicenza dei
Pina Afonso IV capp. XXXIV sgg. Inoltre
poeti avversari. È stato osservato che avvi-
Alfonso XI, genero di Afonso IV lusitano,
cinando bácaro a lauro si crea un gioco di
maltrattava anche pubblicamente la propria
parole con bacalaureus, bacalaureatus, os-
moglie, provocando l’ira del suocero, altro
sia baccelliere, dottore di primo livello.
motivo di inimicizia.
«Signalons toutefois que ce terme a un’éty-
461Leitmotif della inferiorità numerica e
mologie diffèrente puisqu’il dérive de bacca
(baie) et laurus (laurier), l’impétrant portant superiorità bellica dei Portoghesi.
à cette occasion une couronne garnie de 462 Nel 1340 l’Imperatore del Marocco
baies» (Bismut). invase la penisola, in accordo col regno di
455 Su questa attività intensa del monarca vd. Granata. Portogallo e Spagna avevano fir-
Pina Dom Dinis XXXII, pp. 94 sg. mato la pace l’anno prima.
463Adottiamo, per ragioni metriche, l’ac-
456 La terza delle Parche, la quale recide il
cento antico sull’ultima, già dantesco.
fi lo della vita. Ἄτροπε καί Λάχεσι, Κλωθώ,
464 Vd. supra, I, 55, 2 e n. «Sed et Indis bel-
Inni orfici 59, 16 e cfr. Es., Theog. 217 sgg.
L’espressione rupit Atropos è diffusa nella lum intulit [scil. Semiramis], quos praeter
letteratura neo-latina; la troviamo ad esem- illam et Alexandrum Magnum nemo intra-
pio nell’epitaffio di Giovanni del Virgilio vit» (Iust. Epit. I, 2).
per l’Alighieri: «Atropos heu laetum livida 465 Nel significato antico di ‘meravigliare
rupit opus» (vd. Dante and Giovanni del Vir- estremamente’, quindi anche ‘impaurire’.
gilio, by Philip H. Whicksteed & Edmund Una piccola forzatura linguistica, anche qui
G. Gardner, New York, Haskell House, per ragioni metriche.
1970, p. 174). 466Attila si defi niva fl agellum Dei, come ap-
457 Aveva 64 anni. pare nelle fonti, compreso Sabellico.
986
467 «Os Hunnos pertenciam [propriamente 470 Letteralmente ‘temendo più per la di-
appartenevano] á raça Mongolica; mas em struzione (fim) del popolo ispanico’. A fim
Camões gotico serve de designar em geral os corrisponde morte del v. sg.
povos barbaros que invadiram o imperio ro- 471 Nel 711.
mano, qualquer que fosse a sua raça» (Epi- 472 Ad Alfonso di Castiglia pare che la con-
fânio Dias). Rodrigues (Estudos pp. 47 sg.)
sorte Maria non fosse molto cara, visto che
obietta che la fonte camoniana, Sabellico,
la maltrattava e la tradiva con Doña Leonor
era precisa nell’indicare la nazionalità hun-
Nuñez de Guzman, cosa ben nota al suo-
nica e altrettanto perspicua nel distinguere
cero portoghese che ne soffriva (vd. anche
Goti da Unni, entrambi Scitici, in guerra fra
Nunes de Leão cc. 148v sgg.); a meno che
loro; ne conclude che gótica vada emendata
non si voglia intendere caríssima riferito al
in Húnica. Più semplice dedurre che qui non padre Afonso (‘gli mandava la consorte, a lui
è il Sabellico che Camões sta seguendo. carissima’), anticipando filha amada. Oppu-
468 Tartesso, secondo fonti antiche come re può essere un semplice epiteto che non
Strabone, era una città allo sbocco del Gua- vuole registrare l’indegno comportamento
dalquivír; Plinio colloca «Carteia, Tartesos del re spagnolo, o ancora Camões lascia
a Graecis dicta» appunto nell’area betica aleggiare un’ambiguità sintattica voluta-
(III, 7), poi scrive, questa volta a proposito mente. Certo è che al v. sg. il secco mulher si
di Cadice, che «nostri Tarteson appellant» contrappone all’ardente filha amada.
(IV, 120); Eratostene situava «Tartessis» 473 Forte impasto fonico negli ultimi tre
presso Gibilterra (cfr. Epifânio Dias). «I versi, con il polìttoto mandava…manda…
would certainly indentify Tartessus with mandada, l’allitterazione con mulher, l’altra
the later Carteia, in the bay of Gibraltar» che lega caríssima a consorte, la paronomasia
(Burton 2 p. 599) e vd. infra VIII, 29, 8. manda…amada e amada…mandada, il ricor-
L’imperatore del Marocco e il re di Granata rere della laterale palatale lhe…mulher…
si incontrarono effettivamente ad Algecir, filha. «The threefold repetitions of mandar
nella baia di Gibilterra, per porre poi l’asse- (to send) are quite in Camonian style» os-
dio alla vicina Tarifa (vd. infra, 109, 2). Per serva anche Burton (2, p. 599). Quasi un bi-
alcuni, come Manoel Correa, Faria e Sou- schizzo manieristico, ma molto serio.
sa, Garcez Ferreira, Tartesso coincide con 474 Bel superlativo, che echeggia il prece-
Tarifa, ma già Pedro Mantuano nel 1613 di- dente caríssima. Sicuro omaggio a un cele-
chiarava assolutamente falsa questa identifi- bre verso di Garcilaso, Egl. III, 2: «illustre, y
cazione (cfr. n. 729 a Marcos S. Lourenço p. hermosíssima Maria» (Boscan & Garcilaso
606). Il Mantuano distingueva tre città dal c. 281v).
nome Tartesso, la prima alla foce del Betis,
475 Triplice allitterazione sull’occlusiva bi-
la seconda Cadice e, terza, la latina Carteia,
labiale sorda. Si tratta dei palazzi reali por-
adducendo numerosissime fonti a supporto:
toghesi a Évora.
nessuna delle tre aveva a che fare con Tarifa
476 «sumptuosos» (Faria e Sousa).
(Advertencias a la Historia del Padre Ivan de
Mariana de la Compañia de Iesus, Impressa 477 Corretto il richiamo a Verg., Aen. VI,
en Toledo en latin año de 1592 y en Romance 860-862: «una namque ire videbat / egre-
el de 1601. […] segunda impression […], Ma- gium forma iuvenem et fulgentibus armis, /
drid, Imprenta Real, 1613, pp. 1-5). sed frons laeta parum et deiecto lumina vol-
469 Si noti força e forte che incorniciano il tu»; «Vedeva in uno il procedere del giovane
verso, e poi la ripresa di forte al v. 5. Ormai dallo splendido corpo e dalle armi fulgenti,
nessuno potrà considerare povertà lessicale ma con fronte poco lieta e gli occhi a terra».
questa insistita ripercussività epica. 478 Come indica anche Pina Afonso IV: «a
987
Raynha com grande humildade, & muytas 490 Non nomina direttamente il re di Ca-
lagrimas» (LVI, p. 152). stiglia, ma con accortezza, in questa pero-
479 Nel sonetto petrarchesco I’ vidi in terra ratio tutta retoricamente avvertita, evoca
angelici costumi Laura è descritta lagrimosa colui a cui fu data in sposa dal padre.
e sospirosa mentre parla, come qui Maria, «Iudiciosissima razon para obligar al Rey a
v. 8. socorrerla. Aquel (dize) que tu me diste por
480 marido, que yo no lo eligi, está en peligro:
«humeroque […] eburno», Verg., Georg.
tu eres obligado a sustentarme en aquello en
III, 7 (e vd. nota Heyne Vergilius 4, p. 1952).
que me pusiste por tu gusto, y que yo aceté
481 Non ho resistito a questa piccola infe-
por tu obediencia, i sufro por el pundonor
deltà; mi sia scusa il petrarchismo camonia- de tu hija, no tratandome el, ni como hija
no (che ha indotto anche Bonaretti a tradur- tuya, ni como su muger» (Faria e Sousa).
re: «e le angeliche chiome all’aura sparse»).
491 épouvantée] Bismut spaventata] Poppa
482 Si noti la rassomiglianza con Venere
Vòlture. Non accolgo la traduzione «mi-
che supplica piangendo il padre Giove nel
nacciata» (Pellegrini, Averini, Mercedes La
II canto (ott. 36 sgg.), come Camões stesso
Valle).
suggerisce infra all’ottava 106.
492Cioè ‘è esposto’, quindi destinato a soc-
483 barbara] Pellegrini □ barbares et sau-
combere per inferiorità di poder.
vages] Bismut. Può esservi eco di Ar., O. F.
493 Serba traccia, forse, del lamento di
I, 16, 3-4: «d’aver condotto, l’un, d’Africa
quante / genti erano atte a portar spada e Andromaca nel sesto dell’Iliade: «non te
lancia». miseret mei, quae infelicissima protinus, si
484 egrederis, futura sum vidua?» ecc. (Home-
Abu al-Hasan ’Ali.
ri Ilias p. 122).
485 Cfr. supra 99, 6, ripresa formulare. 494 Nell’originale, più ripercussivo, sem è ri-
486 Vale per ‘esercito, forza in armi’; si os- petuto tre volte. Vd. infra IV, 44, 8: «sem fi-
servi che poder è ripetuto all’ottava sg., v. lhos, sem maridos, desditosas». Il sintagma
3, a rimarcare qui la scarsa «possa» del re vita oscura è in Dante, in Petrarca, in Della
castigliano. Casa e altrove.
487 Il sintagma salso mar (gr. ἀλμυρὸς 495 Segna l’epilogo dell’orazione.
πόντος) è res nullius da Esiodo (ΘΕΟΓ. 107)
496 Traducendo in questo modo, ci sembra
al ’500.
488 Allitterazione: ferocidade…furor (e al
più calzante qui l’aggettivo puro; vd. comun-
que infra, V, 48, 6: «mágoa pura». «Com
v. 2 fera). Epifânio Dias (seguito da Basto)
puro medo = só com medo» (Basto).
richiama il latino ferocitas, nel senso di ‘im-
497 Fiume orientale del Marocco, chiamato
battibile ardimento’. Tuttavia il precedente
gente fera orienta la semantica di ‘ferocia’ oggi Moulouya; cfr. Plin., Hist. Nat. V, 19:
nell’ambito della ‘ferinità’, e il furor, che è «amnis Mulucha»; Sallust., Bell. Iug. XIX,
più forte dell’ira (cfr. Marcos S. Lourenço p. XCII: «flumen Muluccha». Divideva la
608 e n. 737), si addice a uomini che hanno Mauritania Tingitana da quella Cesariense,
perso la propria umanità e sono imbestiati. ovvero «os Massilienses dos Cesarienses»
489 Il crescendo di iperboli (figura tipica (Marcos S. Lourenço), cioè a dire, oggi,
di un discorso elativo) culmina nell’ultimo l’Algeria dal Marocco. L’iperbole, come già
verso con un’immagine forse un po’ troppo sottolineato, è consona al registro alto della
esagerata. Faria e Sousa sostiene che un ec- supplica di Maria al padre.
cesso di timore si addice a una muger, ma 498
Cfr. Verg., Aen. IX, 13: «rumpe moras
qui è una questione di retorica. omnis».
988
499 Intendi, retoricamente: ‘se è vero, come ella o Infante Dom Pedro seu fi lho que se
è vero, che…’. tornaram a Estremos, & de Elvas el Rey de
500 Accoglienza gioiosa e amorosa da parte Portugal com a Raynha dona Maria sua fi-
del padre è attestata anche da Pina Afonso lha, se passaram loguo a Badajos onde reco-
IV (ibid.); vd. supra 102, 7. Asselar (assellar) lhidas suas gentes que cada dia chegavam,
nel significato di ‘certificare’; vd. Cam., El. seguiraõ tambem o caminho de Sevilha»
1, 139: «5a cousa, Senhor, por certo assele». ecc. (LVI, p. 155: «Il Re di Portogallo si recò
501
a Elvas e lasciò la Regina donna Beatrice
L’ha chiamato Re, ora lo chiama due
sua moglie, e con lei l’Infante D. Pedro suo
volte padre: tutta la perorazione è «total-
figlio, che fecero ritorno ad Estremos, & da
mente admirable» (Faria e Sousa).
Elvas il Re portoghese con la Regina donna
502 può essere che non trovi più chi soccor- Maria sua figlia passarono subito a Badajos
rere] Pellegrini. Bisticcio in cauda dell’otta- ove, raccolta la sua gente, che ogni giorno
va. L’acude del v. 3 viene ripreso e arricchito arrivava, seguiron poi il cammin per Sivi-
da corre, che si lega poi per polittoto e figura glia»). Città alentejane, Elvas e la fortezza di
etimologica a corres e socorres. Quest’ultimo Badajoz distano circa 8 km, nell’attuale di-
presente indicativo socorres in luogo del stretto di Portalegre; Estremoz è invece nel
congiuntivo è, secondo Rodrigues (Estudos distretto evorense. Con campos Eborenses il
p. 48), comune all’epoca di Camões, e non poeta semplifica per rapidità narrativa; forse
metaplasmo di modo per obbedienza alla (Tocco lo dà per certo) tiene presente un’im-
rima, come indica invece Epifânio Dias. portante fonte alternativa, Resende Evora,
503 La timida Maria è comparata alla triste dove si legge al cap. XVII: «De Evora levou
Venere, enfatizzando l’umanità piena della cent cavallos & mil peons».
prima, che ha pronunciato un discorso forte 509 Il verbo, già incontrato supra a 81, 5, ri-
e convincente, ma naturalmente teme l’ira echeggia il virgiliano densari (cfr. Aen. VII,
del padre contro il re castigliano. 793 sg.).
504 Traduce que; la costruzione è analoga 510 Cfr. infra VI, 61, 3.
alla latina non aliter…quam (Epifânio Dias). 511 Nell’originale il trìcolo è articolato e
505 Il confronto è con l’episodio dell’Enei- asindetico.
de I, 227 sgg., e quindi indirettamente con 512 Si può addurre Verg., Aen. VIII, 1-6:
il derivato Lus. II, 33 sgg. (vd. supra). In
«Ut belli signum Laurenti Turnus ab arce
tal modo Camões dichiara la propria fonte
/ extulit et rauco strepuerunt cornua cantu
principe, e mostra di emularla. Mito e sto-
/ utque acris concussit equos, utque impu-
ria vengono esplicitamente uniti in un epico
lit arma, / extemplo turbati animi, simul
matrimonio.
omne tumultu / coniurat trepido Latium
506 Per infando, latinismo, si intenda appun- saevitque iuventus / effera»; «Appena Tur-
to ‘terribile, orribile’ (Pimpão), letteralmen- no l’insegna della guerra fuori della rocca
te ‘indicibile’. Cfr. ovviamente «Infandum, di Laurento / condusse, i corni strepitarono
regina, iubes renovare dolorem» (Verg., con il loro rauco suono, / e spronò i cavalli
Aen. II, 3). potenti, e così condusse le armi, / e subito
507 Nell’originale ‘gli chiede’. Dunque ripe- gli animi si agitarono / e insieme con violen-
tizione di lhe e triplice allitterazione: PEsan- to e spaventato tumulto sconvolge il Lazio e
do…POuco…PEde. incitò la gioventù /sfrenata».
508In Pina Afonso IV si legge invece: «El 513 La tromba di guerra; lasciamo trom-
Rey de Portugal se foy a Elvas, & leixou a betta, ma non c’è in realtà diminutivo. Vd.
Raynha dona Beatriz sua molher, & com «tuba canora e belicosa» supra, I, 5, 3; Verg.,
989
Aen. IX, 503 sg.: «At tuba terribilem soni- rispettivamente «ao longuo do mar» e «da
tum procul aere canoro / increpuit». banda da serra» (Pina Afonso IV LVIII, p.
514Espressione virgiliana; vd. ad es. «ful- 163 e cfr. Rodrigues Estudos p. 49; aggiun-
gentibus armis», Aen. XII, 275. gi Nunes de Leão 162v: «contra a parte do
515
mar…entre a montanha & o campo»).
Cfr. «e rimbombar le selve e le caverne»,
523 «Non se vió corazon tan sosegado, / que
Ar., O. F. XI, 34, 6. Cfr. pure infra 133, 5.
516
no diese nel pecho algun latido» (Ercilla,
spicca] Pellegrini. Il motivo della sopra-
Arauc. XXIX, penultima ottava: «Non si
eminenza del duce o del grande guerriero è
vide animo così calmo / che non desse nel
ben documentato da Faria e Sousa, che ad-
petto un sussulto»).
duce Omero, Quinto Smirneo, e soprattutto
524 Rui de Pina nota che il re portoghese
Virgilio, di cui si veda ad es. Aen. VII, 783
sg.: «Ipse inter primos praestanti corpore «parecia favoreçido da graça de Deos» (ivi, p.
Turnus / vertitur arma tenens et toto vertice 157). Bismut si fa un po’ troppi problemi: «Le
supra est». Aggiunge vari altri passi virgilia- sens n’est pas très clair. On peut avancer trois
ni, nonché Maffeo Vegio, Ovidio, Lucano, interprétations: 1°. Christ combat aux côtés
Gerolamo Vida, Ariosto, Ercilla, l’Antico de ses défenseurs. 2°. Christ combat par l’in-
Testamento ecc. Garcez Ferreira cita anche termédiaire de ses défenseurs. 3°. Chaque
Trissino. In un contesto chiaramente inter- soldat sent que Christ lutte aux côtés de ses
discorsivo, il riferimento certo per Camões è compagnons». L’unico dubbio effettivo può
quasi sempre quello a Virgilio. esservi su seus, se sia cioè da riferirsi a Cristo
o al peito (cioè al soldato cristiano). La prima
517 Cerchiamo di tradurre così la figura eti-
ipotesi è quella più convincente.
mologica leva…alevantado.
525 Cfr. supra III, 26, 1-2. Gli arabi son detti
518Per l’aggettivo amedrontado vd. supra quindi agareni, oppure ismaeliti, dal nome
104, 2. del figlio di Agar.
519 Pina (Afonso IV cap. LVII) narra diffu-
526 Ripresa di pequenos di 109, 4, con for-
samente dell’incontro dei due re a Siviglia, te contrapposizione fra l’immenso esercito
quindi la partenza e il viaggio magnis itineri- musulmano (per cui sono pequenos il cam-
bus fi no alla località del Rio Salado, dove si po e il monte) e il pequeno esercito cristiano.
svolse la celebre battaglia (30 ottobre 1340) L’enjambement «ridendo / stan» è nostro,
che Camões si accinge a descrivere. non camoniano.
520 Da riferirsi a son difronte e non a uni-
527 Secondo Camões Saraceno significhe-
ti, secondo Epifânio Dias. Faria e Sousa rebbe ‘discendente di Sara’, cioè della mo-
invece parafrasava: «Iuntos fi nalmente los glie legittima di Abramo, mentre invece
dos Alonsos en los campos de Tarifa, estan i turpi Agareni derivano dalla schiava di
enfrente de la gran moltitud de la ciega bar- Abramo, appunto Agar. Così indicava ad es.
baridad». il Sabellico, cit. da Faria e Sousa (vd. Rodri-
521 Ciechi spiritualmente, in quanto infe- gues Fontes pp. 225 sg.), ma prima ancora
deli. anche S. Girolamo nel comm. a Ezechia,
522 Tanto è grande il loro duplice esercito. cap. 28 (Garcez Ferreira). Per varie etimo-
Rui de Pina parla di «multidam sem conto logie di saraceni vd. la nota di Burton (2, pp.
dos imigos da Fee» (ivi LVII, p. 155). L’es- 599 sg.). Inutile comunque correggere la le-
pressione campo e monte non sembra solo zione della princeps Sarraceno con Saraceno.
«proverbiale», come suggerisce Epifânio 528 Come talvolta nei distici fi nali, ci per-
Dias, ma troverebbe conferma nella disposi- mettiamo una leggera infedeltà lessicale, e
zione degli eserciti castigliano e portoghese aggiungiamo una rima ricca e derivativa che
990
non c’è nell’originale (ma ci suona molto Il paragone con i Mori e i Cristiani nella bat-
«camoniana»). Con stima traduciamo con- taglia del Rio Salado viene naturalmente.
ta, che vale letteralmente ‘calcolo’; con vana 536 Letteralmente ‘in analogo modo, così’
traduciamo nua, letteralm. ‘nuda’, cioè ‘pri- (destarte).
va di fondatezza’; con impropria traduciamo 537 Ripresa del despreza dell’ott. precedente.
falsa.
538 Cioè l’alta forza divina.
529 «Tucapel que robusto era y membrudo»
539 Bel latinismo; lo ritroviamo infra 124, 1
(Erc., Arauc. XXIX, 42, 5). In italiano, l’ag-
gettivo membruto si ritrova da Dante a Tas- e a VIII, 73, 6.
so e oltre. In particolare si veda il «gigante 540 Cioè con l’aiuto dell’Alta Fortaleza.
membruto» di Boiardo, O. I. I, I, 58, 3; IV, 541 Ma anche con l’abilità propria (vd. Mar-
33, 1; XX, 33, 2 (nelle edizioni cinquecente- cos S. Lourenço p. 615), come David si vale-
sche) e del Cieco da Ferrara, Mambr. XLIV, va del proprio ardimento (esforço).
10, 2.
542 «y mostrando estimarlo todo en nada»
530 coraggio] Pellegrini. (Erc., Arauc. XI, 49, 6).
531 L’episodio di David e Golia è nel primo 543 Nell’originale ‘il Regno’, metonimia in
libro dei Re (I Sm 17). David rifiuta di indos- parallelismo (e in figura etimologica) con
sare l’armatura, cui non è abituato, e porta o Rei. Perfetto l’equilibrio dispositivo del-
con sé soltanto il bastone e la fionda con le la quartina. Come Rui de Pina tramanda,
pietre (vv. 38-40). L’aggettivo inerme, latini- l’esercito castigliano combatte quello del
smo, significa appunto ‘senza armi’. Marocco, mentre i portoghesi affrontano i
532 «Así hablaba el bárbaro arrogante» granadini (Afonso IV LVIII, p. 163). Faria e
(Erc., Arauc. XXIX, 19, 1). Sousa evoca B. Tasso, Amadigi XXIII, 26, 8:
533 «Numquid ego canis sum quod tu venis «da tutto il mondo si faria temere».
ad me cum baculo?» ecc. (vv. 43 sgg.). David 544 Vd. supra 107, 3; sintagma formulare.
risponde: «Ego autem venio ad te in nomine 545 Faria e Sousa propone due loci paralleli:
Domini exercituum Dei agminum» ecc. (45). «Strepit adsiduo cava tempora circum / tin-
534 Notevole come il nostro contamini l’e- nitu galea» (Aen. IX, 808 sg.); «del rigor de
pisodio biblico coi versi virgiliani: «Striden- las armas homicidas / los templados arneses
tem fundam, positis Mezentius armis, / ipse reteñían» (Erc., Arauc. III, 31, 1-2, c.vi miei).
ter adducta circum caput egit habena» (Aen. 546 «dos infieis foy feito em breve espaço
IX, 586 sg.: «Riposte le altre armi, Mezenzio hum maravilhoso estrago [strage incredibi-
la stridente fionda / ruota per tre volte intor- le]» (Pina Afonso IV LIX, p. 172, ripreso a
no al capo, impugnata la cinghia»). p. 175).
535 Si osservi che l’allitterazione sulla frica- 547Maometto e San Giacomo, patrono di
tiva labiodentale sorda isola semanticamen- Galizia e Spagna in generale.
te alcune parole chiave: fraco…funda…Fé… 548 Come supra, II, 90, 7. Gioco verbale che
força. La debolezza (fraqueza) del giovane è
incornicia il verso: feridos…feríam.
irrisa dal gigante, ma la fionda (funda) letale
549 tetro] la Valle □ immondo] Poppa Vòl-
lo sconfiggerà; la Fede può più che la forza
umana (o comunque concede all’uomo una ture □ fi lthy] White. Pimpão parafrasa:
forza superiore), accompagnata dal coraggio «feio lago». Cfr. analogamente l’uso dan-
(esforço, v. 4). «praevaluitque David adver- tesco dell’agg. brutto. Modello è Garcilaso,
sus Philistheum in funda et in lapide, per- Egl. II, 1242: «Unos en bruto lago de su san-
cussumque Philistheum interfecit, cumque gre» (BG c. 270v).
gladium non haberet in manu David» (50). 550 Fine di verso uguale a III, 56, 2.
991
551 plastrons d’acier] Bismut. «No le valió ostendens Marius manu fluvium quendam
de acero la celada» (Erc., Arauc. VI, 10, 3). [il fiume Arc], qui iuxta barbarorum castra
552 L’oceano. Teti è qui ovviamente la moglie defluebat, inquit: “Illinc potum sanguine
di Nettuno, non «l’alta esposa de Peleu» (V, emendum”»; «Siccome molti sopportavano a
52, 1), la Nereide. Tocco ritiene vadano bene stento ciò, accusando la terribile sete, Mario
entrambe. con la mano indicando il fiume, che scorreva
553 «batalha, que sem sessar da hora de
presso gli accampamenti dei barbari, disse: –
Lì potrete bere il sangue» (Plutarchus c. 185r,
terça durou até à vespora», «battaglia che
traduz. Guarino Veronese); «caedes hostium
senza tregua dalle nove di mattina durò fi no
fuit, ut victor Romanus de cruento flumine
al tramonto», testimonia Rui de Pina (Afon-
non plus aquae biberit quam sanguinis
so IV LIX, p. 169, replicato a p. 175). Vèspe-
barbarorum» (Epit. I, 38). Anche Petrarca,
ro, stella della sera, diventa sineddoche per
com’è noto, rammemora questo fatto nella
‘tramonto’ tout court (cfr. it. vespro).
canzone Italia mia: «et è questo del seme, /
554 Soggetto: ‘il giorno (splendente e glo-
per più dolor, del popol senza legge: / al qual,
rioso per la vittoria memorabile) declina- come si legge, / Mario aperse sì ’l fianco, /
va e traeva con sé la notte’. Per inclinado che memoria de l’opra ancho non langue, /
Epifânio Dias cita Cic., Tusc. III, 3: «incli- quando assetato e stanco / non più bevve del
nato iam in postmeridianum tempus die». fiume acqua che sangue» (Rvf 128, 42-48).
Altre parafrasi del periodo non convincono. 559 Annibale.
555 Letteralmente ‘quantità di morti’ (mor- 560 Ovvero ‘nemico dalla nascita, fi n dalla
tindade; cfr. mortandade in Pina Afonso IV
culla’.
LIX, p. 171).
561 Nel significato antico ed estremo di ‘uc-
556 «& nam se acha em escriptura da ley
cidere’. Ovvie ragioni di rima ci inducono a
velha, & nova que em huma batalha fosse
questa scelta.
tanta gente morta» (Pina Afonso IV LIX,
562 Nella battaglia di Canne (216 a. C.), An-
p. 177: «e non si legge né nell’antico né nel
nuovo testamento che in una battaglia mo- nibale sterminò i romani, uccidendone quasi
risse tanta gente»). 50.000, secondo Tito Livio. Sfilò dalle dita di
557 La quarta parte. Rui de Pina è la fonte cavalieri, senatori e militi romani morti tre
di Camões: i Cristiani «eraõ menos a quarta «modios anulorum aureorum» e li mandò a
parte da gente dos Mouros […] & dos Mou- Cartagine (Eutropio III, 11). Epifânio Dias
ros […] morreriam coatro centos, & cinco- commenta: «verdadeiramente o modio [mo-
enta mil» (ibid.). dius, it. moggio] romano media 8,75 litros, e
o alqueire equivalia (na medida de Lisboa) a
558 Nella battaglia di Acquae Sextiae (Aix en
13,8 litros». Ma al tempo di Camões risulta
Provence, 102 a. C.) Mario sconfisse Teutoni che l’alqueire misurasse 13,1 litri.
e Ambroni, di cui morirono, secondo le sti-
563 Cioè ‘all’Inferno’, classicamente alluso
me delle fonti, 100.000 o 150.000 unità. Altri
commentatori ritengono che Camões faccia tramite il fiume di Cocito, ben noto ai lettori
riferimento all’immediatamente seguente di Dante, peraltro.
battaglia ai Campi Raudii (Vercelli, 101 a. 564 Rivolgendosi all’imperatore Tito, Ca-
C.), dove Mario sgominò i Cimbri massacran- mões rammemora la distruzione di Gerusa-
done quasi 150.000. Ma l’episodio dell’acqua lemme (70 d. C.). La pertinacia Iudaica è la
insanguinata, accennato da Plutarco e spe- «colpa» degli ebrei di non voler accettare il
cificato da Floro, si riferisce inequivocabil- nuovo rito cristiano; vd. il Tantum ergo: «et
mente alla prima battaglia. «Multis hoc mo- antiquum documentum novo cedat ritui»
leste ferentibus, dicentibusque siti laborare, (Epifânio Dias).
992
565 Dunque la strage fu permessa dalla un’ottimo quadro offre Vasconcelos Inês
vendetta divina; oggi una visione simile ci pp. 31-36. La bibliografia inesiana è ormai
fa orrore, ma ai tempi di Camões – e pur- immensa; segnalo almeno Pierce Camões
troppo anche dopo – era la lettura cristiana and Inês; Roïg L’Inés; Roïg Inesiana; Sena
della storia. Estudos pp. 123-618; Sousa Inês de Castro
566 Vd. supra 109, 8. na literatura; Sousa Inês de Castro. Um tema
567
português pp. 11-70; Lamas D. Maria e D.
Dai profeti vetero-testamentari come
Inês; José Carlos Seabra Pereira, voce Inês
Daniele e Zaccaria.
de Castro in Dicionário Camões.
568 «Non relinquetur hic lapis super lapi- 573 Nell’originale crua, ‘cruda, crudele’.
dem qui non destruatur» (Mt 24, 2 ; cfr. Lc
574 Quindi ‘soggioga, costringe all’obbe-
19, 44 ; Mc 13, 2).
569 dienza’. «Improbe Amor, quid non mortalia
Formulare: cfr. I, 13, 6.
pectora cogis?» (Aen. IV, 412).
570 Soggetto è a memoria; cfr. Petr., Tr. F. I,
575 L’aggettivo molesto, in portoghese e
8-9 «quella / che trae l’uom del sepolcro, e
in vita il serba», appunto la Fama. Questa in italiano, in prima istanza significa ‘che
è la «fonte» camoniana. Ogni riferimento procura dolore’, o ‘che si attira l’odio’ di
alla translatio dei resti di Inés dal monastero qualcuno ecc. Vd. il commento di Inglese a
di S. Clara di Coimbra al sontuoso tumu- Inf. X, 28, ove si nota che il termine è anche
lo di Alcobaça è fuori luogo, qui. Il motivo biblico. Quindi Camões, con ennesima al-
memoriale era già stato affermato in figura litterazione, peraltro, sottolineerebbe così la
etimologica supra a 115, 4 e 7. crudeltà atroce della morte di Inés. Vieyra
571
traduce il lemma con offensive, e ci fa pen-
Faria e Sousa evoca B. Tasso, Amadigi
sare di nuovo a Dante, all’episodio in cui
LXXVIII, 46, 3: «in quella vita misera e
Francesca (uccisa barbaramente) si riferisce
meschina».
alla morte di Paolo con il verbo «m’offende»
572 Inizia qui l’episodio di Inés de Ca- (V, 102; «anime offense» a 109; contra Ingle-
stro; per le sorgenti vd. Ayala p. 246; Pina se si riferisce all’offesa di un amore fuori mi-
Afonso IV pp. 186 sgg.; Leão Primeira parte sura). Ma ci sembra che l’aggettivo si leghi
das Chronicas cc. 170v sgg.; Lopes Pedro I; indirettamente anche al sg. pérfida inimiga:
Acenheiro Crónicas, pp. 108 sg.; García de con i nemici si è ben più che molesti, si è
Resende, Trovas à morte de Inês de Castro omicidi. Il sintagma a fi n di verso è formula-
in Cancioneiro Geral e Henrique da Mota, re: cfr. supra I, 71, 7; I, 92, 8.
Visão de dona Inês su cui cfr. Quint Inès, 576 Termine usato sovente nella koinè pe-
Tocco Inferni e, precedentemente, Asensio
trarchesca-petrarchista, insomma ‘cortese’
Estudos pp. 37 sgg.; Ferreira, Castro, trage-
di lunga durata, attribuendolo all’amata fie-
dia, in Ferreira Poemas lusitanos pp. 379 sgg.
ra e insensibile all’amore. Camões, comin-
ecc. Cfr. inoltre Lía N. Uriarte Rebaudi, Inés
de Castro, mártir y mito in Botta Inês de Ca- ciando a utilizzare il linguaggio lirico nel
stro, pp. 28-34, nonché Botta Palmero, per racconto di Inés, qui rovescia l’attribuzione
antecedenti del Cancioneiro Geral. Il poe- consueta.
metto latino De Agnetis caede, già attibuito 577 Da Verg., Ecl. X, 29-30: «nec lacrimis
ad André de Resende, è ora considerato una crudelis Amor nec gramina rivis, / nec cy-
imitazione posteriore di Camões, probabil- tiso saturantur apes nec fronde capellae»,
mente di ambito culturale gesuitico, per cui ripreso da Bocc., Buc. Carm. I, 84: «Non
cfr. Ramalho O poema. Per la tormentata lacrimis satiatur Amor». Cfr. anche San-
legittimazione post-mortem di Inés come naz., Arc. prosa VIII, 4: «però che, come
Regina, ad opera di Pedro divenuto Re, è il proverbio [cfr. Cam. «Se dizem»], né di
993
lacrime amore, né di rivi i prati, né capre di bra. L’aggettivo iper-lusitano saudoso è pra-
fronde, né api di novelli fiori si videro sazie ticamente intraducibile (Bismut propone
giamai», nonché Petr., Tr. Cup. I, 36: «del re tre sensi possibili, soggettivo, oggettivo,
non mai di lagrime digiuno». Si veda anche storico, ma complica inutilmente le cose).
il coro fi nale dell’atto I della Castro («Nunca Vd. il classico volume di Carolina Michäelis
de sangue e lágrimas se farta» ecc., Ferreira de Vasconcelos sulla Saudade portoghese, ora
Poemas lusitanos p. 402) e si aggiunga dalla tradotto in italiano e curato da Rita Marno-
seconda egloga camoniana: «Nem as ervas to e Silvia Bernardini, Roma, Lithos, 2019.
das águas desejadas / se fartam; nem de flo- 583 Referente primario dell’immagine è cer-
res as abelhas; / nem este amor, de lágrimas tamente Verg., Ecl. I, 4-5 «tu, Tityre, lentus
cansadas». in umbra / formosam resonare doces Ama-
578 Nella traduzione inseriamo una rima ryllida silvas», ove oltretutto lentus si appro-
ricca derivativa assente nell’originale. L’in- pinqua al sossegado portoghese. In ogni caso
vettiva contro Amore, topica, è violenta; lo le parole-emblemi montes…ervinhas fanno
defi nisce fero, áspero, tirano, assetato di la- pensare al lessico petrarchesco; cfr. pure
crime altrui e letteralmente di sacrifici uma- Sannaz., Arc. XI, 107-108: «memoria sia di
ni, come un antico dio primitivo. Al primo lei fra selve e monti, / mentre erbe in terra e
verso l’ha introdotto come puro: l’aggettivo stelle in ciel saranno».
avrà un’accezione positiva (‘puro’ è l’amore 584 Il nome dell’Infante Pedro, figlio di
di Inés, soggettivamente) o negativa, raffor- Afonso IV, suo amante. Inés, proveniente
zando só (cfr. supra, 105, 1 e n.), quale amore da una nobile famiglia castigliana, aveva ac-
‘assoluto, intransigente’? La ripresa infra a compagnato in Portogallo la fidanzata e poi
122, 3 fa propendere assolutamente per una consorte di Pedro, Doña Constança. Dall’a-
connotazione nobile: quello di Inés e Pedro more adulterino nacquero figli; alla morte
è un amore totale, sincero, monogamico e della moglie (1345 ca.), Pedro si sposò clan-
quindi onesto. destinamente con Inés – almeno a quanto
579 tranquillamente] Pellegrini □ en paix] ebbe a dichiarare poi. Il nome scolpito nel
Bismut. Sossego indica appunto uno stato di cuore dell’amante è topos secolare. Vd. co-
tranquillità, per Inés inconsapevole del fu- munque Rvf 5, 2: «e ’l nome che nel cor mi
turo che la attende. Cfr. supra, II, 43, 5. E scrisse Amore».
si rammenti G. Resende Trovas 56-59: «Es- 585 Una corrispondenza d’amorosi sensi.
tando mui devagar [placida, letteralm. len- Dal v. 2 si passa al punto di vista dell’Infan-
ta], / bem fora de tal cuidar, / em Coimbra te altrettanto innamorato.
de assessego, / pelos campos de Mondego» 586 Ripete l’attributo fermosos; cfr. Ecl. II,
(Quint p. 42).
157-165: «Fermosa manhã clara e deleitosa
580 Nel son. XXIII, quello del carpe diem, […] fermosa a espessura […] fermoso o alto
Garcilaso scrive ai vv. 9 sg.: «coged [cogliete] monte […] fermoso o arvoredo».
de vuestra alegre primavera / el dulce fru- 587 Faria e Sousa propone due lacerti, uno
to» (BG p. 222v). Castro I, 52: «na viva flor
classico e uno ispanico: «Nocturnis ego
da minha idade» (Ferreira Poemas p. 383).
somniis / iam captum teneo, iam volucrem
Petr., TM I, 122-123: «tacita, e sola lieta si
sequor [t’inseguo come tu fossi un uccello che
sedea, / del suo bel viver già cogliendo i
fugge]» (Hor., Carm. IV, 1, 37 sg., oggetto
frutti».
l’amato Ligurino); «con vuestra soledad me
581 Inés era nella bella età degli inganni e
recreaba / donde con dulce sueño reposaba,
dell’amore, età che si consuma rapidamente. / o con el pensamento discurría / por donde
582 Il magnifico fiume che attraversa Coim- no hallaba [raggiungevo, pervenivo a] / sino
994
memorias llenas de alegría» (Garc., Egl. I, 597 «Et tanto la gratia & la memoria del pri-
248-252, ma il senso è totalmente differente, mo amor valse, che essi sempre conservarono
anche se memorie lessicali sono indubbie). la face della benivolenza infin da lor primi
588 I due verbi sono in chiasmo rispetto ai anni accesa, con grande & fermo fuoco» (La
due versi precedenti. Traduciamo con per- prima parte delle Vite di Plutarcho, nuova-
cepìa – per ragioni di resa metrica – il sem- mente da A. M. Lodovico Domenichi tradotte,
plice via (‘vedeva’, ovviamente in sogno). Il Venezia, G. Giolito, 1555, p. 101, c.vo mio).
motivo della contemplazione dell’amato/a «Ma gli huomini non hanno così certo, & fer-
anche in absentia è antico, poi di area cor- mo amore, come gli animali, che li più feroci,
tese, petrarchesca e petrarchista; si ram- & crudeli delli animali con quelli della sua
menti Didone che «illum absentem absens specie non usano crudeltà» ecc. (Dialoghi di
auditque videtque» (Aen. IV, 83). Amore di Leone Hebreo, Venezia, D. Giglio,
1558, cc, 39v-40r, c.vo mio: tutto il confronto
589 «por donde no hallaba / sino memorias fra uomini e irrationali, cioè animali, istituito
llenas de alegría», sopra cit. (Garc., Egl. I, da Leone in queste pagine, potrebbe essere
251-252; Boscan & Garcilaso c. 245v). stato influente anche sulle ottave sgg. 126 e
590 Dice Castro nella tragedia di Ferreira: 129). Il sintagma amoroso foco acceso è dif-
«Por mim lhe aborreciam altos estados, / fusissimo nella poesia rinascimentale; cfr.
por mim os nomes de princesas grandes» (I, comunque Rvf. 175, 5-7.
58 sg., Ferreira Poemas lusitanos p. 383). 598 Al limite della ‘insania’ (cfr. Epifânio
591 Vd. Ov., Met. X, 315-317: «undique lecti Dias e vd. Aen. II, 42), mentre il secondo fu-
/ te cupiunt proceres, totoque oriente iuven- ror del v. 7 è la cieca furia guerresca. Garcez
tus / ad thalami certamen adest» «ovunque Ferreira rimanda a Lucano I, 8 («Quis fu-
scelti / ti desiderano i principi, e la gioventù ror, o cives»), ma si veda ancora Verg., Aen.
di tutto l’oriente / corre alla battaglia del V, 670: «Quis furor iste novos?» (cfr. Lucan,
letto». De bello civili. Book II, ed. by Elaine Fan-
592 Il romanzo cortese che imbastisce tham, Cambridge, Univ. Press, 1992, intr. p.
Camões non tiene conto, ovviamente, che 8; Thomas Baier, Lukans Epikureisches Göt-
quel puro amor era adulterino; Inés aveva terbild, in Lucain en débat. Rhétorique, poé-
addirittura fatto da madrina al primo figlio tique et histoire, éd par Olivier Devillers &
nato dal matrimonio di Pedro con Costan- Sylvie Franchet d’Espèrey, Bordeaux, Auso-
za! Nella realtà storica, Pedro, divenuto nius, 2010, pp. 113-124: 114). Analogamente
vedovo, non vuole più risposarsi, vivendo in Castro 1255: «Que fúria, que ira esta é,
more uxorio con Inés, e questo causerà la com que me buscas ?» (Ferreira Poemas lu-
risoluzione feroce del padre Afonso. sitanos p. 436).
599 affi lata] Pellegrini.
593Ovvero che è ben attento all’opinione
600 Triplichiamo l’allitterazione, traducen-
popolare.
594 «L’insistenza sulla maldicenza del do fraca con debole. Vd. Aen. II, 583 sg.:
popolo sono costanti sia nelle Crónicas che «Namque etsi nullum memorabile nomen
riportano l’episodio sia nella tragedia Ca- / feminea in poena est nec habet victoria
laudem» («nessun nome memorabile / resta
stro» (Tocco).
per aver dato pena a una donna, né la vitto-
595capriccio] Pellegrini (e anche Epifânio ria sortisce lode»), pensiero di Enea mentre
Dias in nota). vorrebbe uccidere Elena, in un brano pe-
596 I primi due versi formano una struttura raltro fra i più dubbi e discussi del poema
parallela con variazione «acuta», costruita virgiliano. Castro 1235 sg.: «Esta è aquela
intorno alla ripetizione del verbo tirar. coitada molher fraca, / contra quem vens ar-
995
mado de crueza» (Ferreira Poemas lusitanos 610Cfr. Resende: «sua grande orfandade»
p. 436). (Quint p. 42).
601 Non crediamo proprio si tratti dei tre 611 Cioè nonno dei bimbi: «Filhos tristes,
ministri consiglieri del Re, come i commen- / vedes aqui o pai de vosso pai. / Eis aqui
tatori indicano, cioè Diogo López Pacheco, vosso avô, nosso senhor» (Castro 1226-1228,
Álvaro Gonçálvez e Pero Coelho (sui quali Ferreira Poemas lusitanos pp. 435 sg.).
vd. Vasconcelos Inês p. 25). Qui Camões 612 Latinismo per ‘indole’; vd. ad es. «mens
si riferisce a generici brutali algozes (Faria effera» Aen. VIII, 205 (Epifânio Dias).
e Sousa: verdugos). Il latinismo horríficos 613 Vd. supra 116, 6, formulare in fin di verso.
(prettamente camoniano) è reso da noi con
614 Quindi uccelli rapaci. Per l’espressione
orribili per evitare una cacofonia (orrifici
carnefici). ter o intento, ‘avere per obiettivo qcs., pun-
tare a qcs.’, vd. infra VII, 76, 5-6.
602 Si noti l’aggetto in fi n di verso della cop-
615 Soggetto impersonale: ‘si vide’, o meglio
pia allitterante falsas, & ferozes, accentuato
dalla non comune inarcatura con Razões. ‘si videro’.
616 Semiramide, il cui figlio avuto col re assiro
603 Evidente ci pare l’analogia con l’atteg-
Nino si chiamava Ninia, ma in qualche luogo
giamento di Pilato e la furia del popolo
nominato Nino, come in alcune stampe del De
contro Cristo nei Vangeli. Anche e proprio
mulieribus claris di Boccaccio; cfr. ad es. l’edi-
perché sinora non si fa allusione ai tre con-
zione bernense di M. Apiarius del 1539, dove
siglieri, veri istigatori del sovrano. Si noti
«Ninum» è lettura scorretta di «Ninium»,
l’allitterazione falsas…ferozes.
come appare nell’incunabolo del 1475, mentre
604 Ancora mágoa e saudade, parole chiave la lezione verace è «Niniam». Anche Manoel
del dolore e del rimpianto, termini dall’am- Correa e Faria e Sousa scrivono «Nino».
pio spettro semantico e dai molti armonici Camões evidentemente non ha presente autori
in portoghese. come Giustino (I, 1) o Diodoro Siculo (II, 7,
605 Tre maschietti e una femminuccia (Pina 1) ecc. Inoltre la leggenda, sempre secondo
Afonso IV LXI, p. 189). Diodoro (II, 4, 4-5), voleva che Semiramide
606 neonata fosse allevata da colombe; forse il
Figura etimologica: mágoa…magoava.
nostro segue, come suggerisce Epifânio Dias,
607 Formulare: vd. supra I, 20, 5 e anche 22, 3. l’Officina di Ravisius Textor, dove si parla ge-
608 Cioè uno degli algozes sopra citati. nericamente di «sylva, volucrosa quidem &
L’immagine è spiccatamente virgiliana: «ad referta multis avibus» (col. 187), e ove in più
caelum tendens ardentia lumina frustra, / Ninia è chiamato Nino jr. (col. 1109). Rodri-
lumina, nam teneras arcebant vincula pal- gues propone al solito il Sabellico come fon-
mas», detto di Cassandra che viene tratta te, ma ivi troviamo solo «aquatiles volucres»
prigioniera (Aen. II, 405 sg.: «tendendo (Fontes p. 227). «Selon Sabellico, Sémiramis
invano al cielo gli ardenti / sguardi, men- fut alimentée par des oiseaux aquatiques, que
tre le sue tenere palme venivano legate da Camões transforme, pour rester dans le ton de
duri lacci»; si noti la ripresa lumina…lumina l’épopée, en oiseaux de rapine» (Bismut). La
come in Camões os olhos…os olhos). giustificazione ci sembra fragile, e comunque
609 Lo splendido aggettivo mimoso (‘delica- non presuppone necessariamente quella fonte.
617 Ovviamente Romolo e Remo nutriti dal-
to, tenero, soave’ e insieme ‘debole’ e ‘amo-
roso’) l’abbiamo già visto riferito alla mago- la lupa.
ada Venere supra II, 38, 8. Nella Castro Inés 618 Genericamente ‘donna’, giacché Inés è
defi nisce i figli «tenros, e inocentes» (1226, madre, non fanciulla. «Argumenta a con-
Ferreira Poemas lusitanos p. 435). tr‹ar›io, mas com a retrattação condicional
996
por ironia: se de humano etc.» (Garcez Fer- 627 a chi non commise errore per perderla]
reira). «Como si dixera: Humano pareces, i Pellegrini. Aggiungiamo una ripetizione in
no lo eres: porque» ecc. (Faria e Sousa). translation, ma ci rassicura l’usus complessi-
619 Nell’originale (sempre allitterante) ab- vamente iterativo della sintassi camoniana.
biamo fraca e sem força; Epifânio Dias (se- Per tutta questa zona della peroratio di Inés
guito da Pimpão fa notare che queste coppie valga anche il richiamo di Garcez Ferreira
para-sinonimiche di un elemento positivo e a B. Tasso, Amadigi LXXX, 22: «Ond’ella
uno negativo, a rafforzare un medesimo cominciò: Deh Padre habbiate / di questa
concetto, non sono insolite in Camões: vd. Figlia, in dura sorte nata, / quella, ch’a voi
II, 76, 2 = VIII, 75, 2; X, 144, 2 ecc. conviene haver, pietate: / e poscia che l’ha-
vete generata, / non vogliate con una cru-
620 Nel senso di ‘sottomesso’, quindi ‘offer- deltate, / da Padre verso figlia non usata,
to, consegnato, donato’. Ferreira: «dei-me / la morte darle: che non è ragione, / non
toda» (Castro 1369, Ferreira Poemas p. 442). havendo a ciò far giusta cagione» (p. 482).
In Acenheiro Crónicas (p. 109) Inés dice al 628Sul motivo, mi è più agile rimandare a
tiranno: «Senhor, porque me querés matar
quanto ho scritto in Pone me.
sem causa? Voso fi lho he Primcipe a quem
629«Scythico quid frigore peius?» (Ov., Ex
eu não podia, nem poso registir».
621 Ponto I, 3, 37).
Il diminutivo affettivo criancinha è lem-
630 Libia per Nordafrica in generale. Dun-
matizzato con questo unico esempio camo-
niano in Moraes e Silva Dicionário. que due estremi topici, geograficamente e
622 climaticamente.
Intendi: ‘giacché non hai rispetto per la
631 Notevole l’iperbole – di gusto martiro-
crudele morte di lei’.
623
logico – toda a feridade, a indicare la totalità
Alla latina: ‘pietà nei loro confronti e nei
di ogni tormento possibile. Oltre che figura
miei’.
Christi Inés è anche alter Christus, come ap-
624 Nell’originale ‘non ti muove’, con paral- punto i màrtiri.
lelismo. 632 Il topos della maggiore pietà da parte
625 Intendi: ‘se non lo fa l’essere io senza col- degli animali bruti rispetto agli esseri uma-
pa’. Cfr. Resende: «que è de fraco coração / ni è ribadito anche da Ercilla: «Hasta los
sem porquê matar mulher. / Quanto mais a animales que carecen / de vuestro racional
mim que dão / culpa, não sendo razão, / por entendimiento, / usando de razón, se con-
ser mãe dos inocentes / que ante vós estão pre- dolecen, / y muestran doloroso sentimien-
sentes, / os quais vossos netos são»; «ché è di to; / los duros corazones se enternecen / no
cuore ignobile / ammazzare uma donna senza usados a sentir, y por el viento / las fieras la
perché. / Quanto più a me, cui danno / colpa gran lástima derraman / y en voz casi for-
non essendoci veruna ragione, / per esser ma- mada nos infaman» (Arauc. VII, 26: «Per-
dre di innocenti / che qui stanno a voi presenti, sino gli animali che non hanno / il vostro
/ i quali vostri nipoti sono» (Quint Epic p. 42). razionale giudizio, / usando la ragione, si
Acenheiro: «não me matês sem cauza» (ibid.). dolgono / e mostrano doloroso sentimento;
Ma è senza colpa Inês? Come eroina purissima / i duri cuori si inteneriscono, / non usati a
camoniana, sì, ma anche no, pensando al pre- mostrare sensibilità, e per il vento / le fiere
cedente della Francesca da Rimini dantesca. grande lamento diffondono / e quasi con
Tragica «mezza colpevolezza»? Vd. per tutto voce umana ci infamano»).
questo la nostra premessa al canto. 633 Traduciamo letteralmente; si intenda
626 Ovviamente si riferisce alla precedente vontade comunque soprattutto nel senso di
vittoria nella battaglia del Salado. ‘cuore, anima’, talché il costrutto endiadico
997
potrebbe essere sciolto: ‘con l’intimo, pro- 642 Finora le allusioni a modelli classici
fondo amore del mio cuore’. sono state implicite, ora il richiamo si fa
634 Ovviamente l’Infante Pedro. patente. L’episodio di Polissena, sacrificata
dal ferro di Neottolemo (Pirro) per volere
635 I figli nati dal rapporto con il Principe. dell’ombra di Achille è narrato in Ov., Met.
636 Faria e Sousa adduce Amadigi LXXVIII, XIII, 439 sgg. Cfr. Graves Miti greci p. 656
46, 1-4: «Ivi m’alleverò la Fanciullina, / solo per ulteriori testimonianze.
conforto e refrigerio mio, / in quella vita, 643 Camões contamina la fonte ovidiana con
misera e meschina, / per crudeltà del Padre Petrarca: «e ’l ciel […] / ’n vista si rallegra
iniquo e rio» (p. 471, c.vo mio). / d’esser fatto seren da sì belli occhi» (Rvf
637 L’intenzione commossa del Re è testi- 192, 6-8, e cfr. 108, 3-4: «quelle luci sante /
moniata da pressoché tutte le fonti. che fanno intorno a sé l’aere sereno»).
638 Ancora, Camões non segue la tradizione 644 Letteralmente: ‘uccisori, assassini’.
storica per cui sono i tre consiglieri del Re a 645 «Muri eran d’alabastro, e ’l tetto d’oro»
indurlo alla condanna di Inés, ma parla gene- (Rvf 325, 16 sg.) sono metafore petrarche-
ricamente di povo pertinace, in parallelo col sche per indicare, a nostro parere, la parte
popolo testardamente intenzionato a far mo- superiore del corpo di Laura, collo e volto
rire Cristo in Croce davanti al giudice Pilato. (e non l’intera figura, come invece chiosano
639 Ovvero approvano la condanna a morte Santagata e Bettarini, e già Vellutello ecc.),
della donna. coronati dalla capigliatura aurea.
640 646 «l’opre / divine» (Rvf ivi 6 sg.). Camões
carnicieri] Paggi 59; in sostanza ‘carnefi-
ci’. Una traduzione possibile sarebbe ‘carni- allude senz’altro al viso (ovvero alla «cabeza
vori’ (più che ‘macellai’), alludendo alla be- hermosa», come scrive Faria e Sousa); la
stialità di coloro che infra Camões chiamerà proposta di Rodrigues (Estudos pp. 51 sg.) di
brutos matadores. emendare as obras con os olhos e far dipen-
dere brancas flores da sustinha ci sembra inu-
641 e passate per cavalieri?] Pellegrini □ e vi
tilmente cervellotica. Altre interpretazioni
dite cavalieri?] Mercedes La Valle; «dando offerte da Peixoto e da Bismut sono ancora
a entender, que su animo no era de Caval- più assurde. L’evocazione dei versi camo-
leros, sino muy de gentualla [= it. gentaglia] niani «È esta a alva coluna, o lindo esteio,
popular, de la qual son propias acciones / sustentador das obras mais que humanas,
tan viles» (Faria e Sousa, che ritiene qui il / que eu nos braços tenho, e não no creio?»
termine cavaleiros un’allusione al fatto che (ecl. Ao longo do sereno, ediz. Pimpão p. 326)
non fu il popolo a decidere la morte di Inés, non fa che confermare l’interpretazione sud-
ma i tre ministri del Re). Altrimenti cava- detta, visto che lo ‘stelo’ – esteio < lat. stı̆lum,
leiros potrebbe significare semplicemente qui non semplicemente ‘sostegno’ < gr.
‘guerrieri’, quindi ‘in armi’ come per una στήλη, lat. stela/e (cfr. Nascentes Dicionário
battaglia, violenza spropositata per una etimológico) come a Lus. VI, 49, 8 – non può
giovane madre. Ma è lettura improbabile. essere che il collo (come anche nella fonte
L’articolazione ironica del verso, come la diretta camoniana, Garc., Egl. I, 277 sg.; Bo-
propone ad es. Pellegrini («o sanguinari, scan & Garcilaso c. 246r). Si veda la lunga
e passate per cavalieri?»), è preferibile alle nota di Basto che discute tutta la quaestio.
versioni ad es. di Bismut («ardents et che- Faria e Sousa riporta una delle sue testimo-
valiers!») o Poppa Vòlture («tanto intrepidi nianze intriganti: «En el original antiguo en
guerrieri?…»). Infatti noi manteniamo fero- vez de Collo de alabastro, dezia: Marmorea
ci, intendendo poi a contrasto: ‘e siete dei coluna. I quitolo el Poeta por suavisar, para
cavalieri?’, sarcasticamente. que aprendan los modernos a no endurecer
998
lo que dizen. Asi lo obro tambien en sus ri- celos Inês p. 92). Rodrigues asserisce sicuro
mas cancion I adonde aviendo dicho, tam- si tratti delle gote: «Não pode, porém, haver
bien por el cuello, a marmorea coluna, dixo dúvida de que o poeta, com as brancas flores,
despues: O colo de cristal» «Nell’originale quis designar as faces da bela Inês» (Fontes
antico invece di collo di alabastro il poeta p. 163). Meglio glissare. Vd. anche Soares de
scriveva marmorea colonna. Cambiò lezione Azevedo (cit. da Ramos), p. 18, che difende,
per rendere più soave il testo, in modo che sulla base del ms. che analizza, il riferimento
apprendessero i moderni a non indurire le «sem dúvida» ai seios.
loro espressioni. Lo fece ugualmente nelle 650 Per encarniçavão si veda naturalmente
sue rime, alla canzone I, dove avendo scrit- supra 130, 7: carniceiros.
to, sempre per il collo, la marmorea colonna,
651 La punizione di cui infra ott. 136.
cambiò poi in il collo di cristallo» (in realtà
però la lezione da ricevere è marmóreo colo, 652 Espressione già classica: «utque Thye-
come si vede nella splendida ediz. dei Sone- steae redeant si tempora mensae» (Ov., Ex
tos di Perugi a p. 88 e cfr. p. 91 n. 248 al pas- Ponto IV, 6, 47); «mensis furialibus Atrei»
so di Faria e Sosa, ove si cita fra l’altro Verg., (Id., Am. III, 13, 39). Si noti il forte latini-
Georg. IV, 523: «marmorea […] cervice»). smo seua (< saevam). Più diffuso il termine
La suavisación è certamente gesto stilistico derivato seuiçia.
squisitamente camoniano. 653 Questo secondo esplicito riferimento
647 Languido polittoto; matou significa let- classico sale dal niveau elegiaco di Polissena
teralmente ‘uccise’. Meno efficace Ferreira: al grado più alto della tragedia, il φοβερόν,
«Paguei-lhe aquele amor com outro amor» il tremendum. Il distogliersi del Sole dal-
(Castro 1366, Ferreira Poemas lusitanos p. la scena di un delitto tanto efferato, come
442). quello in cui Tieste ignaro divorò i suoi figli
648 Riprende 118, 8, all’inizio dell’episodio. servitigli a mensa da Atreo, è testimoniato
649
da Igino e da vari poeti, fra cui Orazio, Ovi-
Sempre il collo, rigato dalle lagrime di
dio, Lucano ecc.
Inés; ci sembra inutile intendere ‘il petto’.
654 Cfr. supra 107, 8. Vd. l’impasto fonico
Gli assassini bagnano di sangue le loro spa-
de trafiggendo la candida gola (simile ad côncaVOS VAleS.
alabastro e a bianchi fiori), la quale si bagna 655 Dalla bocca della morente Inés uscì l’ul-
a sua volta del proprio sangue. Riportiamo tima parola, che chiamava l’amato Pedro.
comunque le conclusioni di Basto: «Ferir no Vd. Stat., Theb. VIII, 642-644: «namque
colo pode ser ferir no peito, sobretudo para hoc solum moribunda precatur / vox generi,
um poeta, que se não prende com a rígida solum hoc gelidis iam nomen inerrat / fau-
limitação do sentido de têrmos anatómicos. cibus» («infatti la voce morente questo solo
Não me parece forçoso, portanto, considerar supplica / al genero, solo questo nome vaga
dois sentidos a colo (‘pescoço’ e ‘peito’), nem nelle ormai gelide labbra»).
atribuir a esta palavra emprêgo sinedocal» 656 Polittoto: ouvir…ouvistes; la repetitio
(«Ferire nel collo può valere per ferire nel strutturale camoniana è come allusa nel ver-
petto, soprattutto per un poeta, che non va bo fi nale repetistes!
letto con la rigida limitazione di senso dei
657Aggettivo indicante una graziosa ir-
termini anatomici. Non mi pare forzato, dun-
que, considerare i due sensi di collo – gola e requietezza, come per il celebre «lascivo e
petto – e neppure attribuire a questo termine doce passarinho» del son. camoniano.
un valore di sineddoche»). Ma storicamente 658 Fra le infi nite occorrenze di compara-
Inés fu decolata, decapitata, e quindi è il collo zioni con fiori recisi che squaderna Faria e
il luogo anatomico della esecuzione (Vascon- Sousa, ci sembra pertinente almeno la sg.
999
virgiliana: «qualem virgineo demessum pol- 671 Álvaro Gonçales e Pedro Coelho
lice florem / seu mollis violae seu languen- furono riconsegnati al monarca portoghese
tis hyacinthi, / cui neque fulgor adhuc nec e trucidati barbaramente, come narra
dum sua forma recessit; / non iam mater alit Lopes Pedro I XXXIII, p. 304 («A maneira
tellus virisque ministrat» (Aen. XI, 68-71: de sua morte sendo dita pelo mundo seria
«come un fiore colto dalle dita di una vergi- muy estranha, e crua da contar; porque
ne, / sia molle viola o languido giacinto, / al mandou tirar o coração pelos peitos a Pe-
quale ancora non era svanito il fulgore né la dro Coelho, e a Alvaro Gonçalves pelas
grazia, / ma la madre terra non lo nutre più espaduas»: «molto singolare e dura da
né gli dona forze»). raccontare sarebbe la maniera della loro
659 Per donzela cfr. supra 127, 2 e n. morte, come fu narrata dalla gente, per cui
egli ordinò di strappare il cuore dal petto
660 L’espressione rose del volto è res nullius, a Pedro Coelho, e dalla schiena ad Alvaro
fi no al libretto della Traviata e oltre. Gonçalves»). Diogo Lopes Pacheco riuscì
661 Ci rammarichiamo di omettere, per a fuggire.
ragioni metriche, l’attributo doce (‘dolce’), 672 Possiamo intendere: ‘entrambi vendica-
peraltro topico riferito a ‘vita’. tori spietati’.
662 Sintagma formulare: vd. supra 127, 6;
673 Perché injusto? Il perseguimento dei
vita oscura a 104, 7. Le figlie del fiume Mon- consiglieri assassini di Inés sembra cosa
dego sono le ninfe, come quelle del Tago legittima. Forse il paragone coll’esempio
(Tejo). storico antico che segue influenza in parte
663 Epifânio Dias richiama Apollonio Ro- la considerazione camoniana. D’altra parte,
dio, I, 1066-1069. Faria e Sousa inanella miti subito infra, Pedro I viene denominato justo
di trasformazione di lagrime in fonti, o di e duro (138, 1), con chiasmo a distanza e an-
Bibli consumatasi in sorgente. tonimia dell’aggettivo centrale.
664 ch’ebbero ivi la loro scena] Pellegrini. 674 Il triumvirato di Marco Emilio Lepido,
Ma anche ‘passarono’, fi nirono tragicamen- Marco Antonio e Ottaviano (poi Augusto)
te. Si tratta probabilmente della Quinta das stabilì consensualmente che i nemici di
lágrimas a Coimbra. Vd. comunque Vascon- ognuno sarebbero stati proscritti ed elimi-
celos Inês pp. 81 sgg. nati. «Nihil reor umquam crudelius fuisse
665 Refrigerante allitterazione: fresca fon- aut tetrius factum» (Plutarchus Vitae c.
te…flores. Tutta l’ottava ha una compattezza 343r, cit. da Marcos S. Lourenço p. 651).
fonico-semantica mirabile; memoraram… 675 Corrispondenza a distanza con supra
memória figura etimologica; morte…me- 129, 8: la parola unisce i due amanti, ora
moraram…memória insistenza sulla nasale declinata dopo la morte di lei a voler inten-
bilabiale; memoraram…transformaram rima dere che gli unici ‘conforti’ per il disperato
di verbi allitteranti; amores…Amores, lágri- e furioso ‘vedovo’ consistevano nel punire
mas…lágrimas riprese anaforiche ecc. atrocemente non solo i suoi nemici, ma tutti
666 i malvagi del regno. Il risultato è una subli-
Subite da Inés.
mazione dello spirito di vendetta in una su-
667 1357. periore giustizia.
668 Consumò la vendetta. 676Ovvero le cattiverie degli uomini arro-
669I consiglieri assassini erano fuggiti in ganti e potenti: ipallage.
Castiglia. 677 Ulteriori comparazioni col mito. Ercole
670L’altro Pedro, il Re di Spagna, Pedro I di è detto «vagus» anche da Orazio (Carm. III,
Castiglia detto el Cruel (1354-1369). 3, 9) perché ‘errabondo’ nel compiere le sue
1000
fatiche, in cui punì mostri e ladroni assassi- illustre: con l’Infanta del Re d’Aragona, con
ni. L’appellativo Alcide è controverso, anche la figlia del Re di Castiglia Enrico, che se ne
se abusato: Manoel Correa sostiene che Er- dispiacque assai (cfr. ivi LVIII, pp. 185 sg.).
cole fu nipote di Alceo, e infatti iuxta Apol- Anche il popolo era insoddisfatto del com-
lodoro (II, 4 = Apollodoro/Scarpi I miti portamento di Fernando, che già viveva more
greci pp. 110-112) sappiamo che Elettrione uxorio con Leonor (ivi, LX, pp. 190-192). Il
sposò la figlia di Alceo (suo fratello) e ne termine parecer è assimilabile a ‘capriccio ir-
ebbe Alcmena, madre di Eracle; Erodoto (I, razionale’, come illustra bene Epifânio Dias.
7) tramanda che Alceo fu invece il figlio di Non convince Rodrigues (Estudos p. 53) che
Eracle (cfr. anche ivi II, 43 sg. e vd. Marcos interpreta parecer come «aspecto exterior da
S. Lourenço p. 654, n. 884). Per le gesta di formosa, mas cynica, dissimulada e perversa
Teseo si veda Ov., Met. VII, 433 sgg. Leonor Telles».
678 683 Come a 127, 3 per Inés, ma qui con una
Cfr. Hor., Carm. III, 6, 45-48: «Damnosa
quid non imminuit dies? / aetas parentum, colpevolezza oggettiva (vício vil…baixo
peior avis, tulit / nos nequiores, mox datu- amor), se pur giustificata dalla forza invinci-
ros / progeniem vitiosiorem» («Cosa mai bile dell’amore. Faria e Sousa adduce Hor.,
non fa degenerare lo scorrere del tempo? / Carm. III, 6, 17-20: «Fecunda culpae saecu-
i nostri genitori, peggiori dei loro, produs- la nuptias / primum inquinavere et genus et
sero / noi ulteriormente inferiori, noi che domos: / hoc fonte derivata clades / in pa-
daremo / alla luce una progenie più viziosa triam populumque fluxit»; «Questo nostro
ancora»). Ma questa è una declinazione del tempo, fecondo di colpa, per prima cosa /
topos particolarmente pessimista e apocalit- insozzò matrimoni, genere e famiglia: / da
tale origine derivò la rovina / che fluì sulla
tica. Virgilio in Georg. I, 197 si riferisce ai
patria e sul popolo».
semi, non agli uomini. Più calzante magari il
684 ebbero a scontare] Pellegrini.
richiamo a Odissea II, 276 sg. («Pauci enim
fi lij similes patris sunt, / plures peiores, 685 Camões riprende un elenco di exempla
pauci autem patris meliores» Homeri Odyss. mitici (cfr. supra n. a 137, 8), più o meno
15r). Vd. Marcos S. Lourenço pp. 655 sgg. storici e biblici, talché il canto si conclude
679Regnò dal 1867 al 1383. Fu «cynico, nel registro «alto» che ha contrassegnato
egoista e cobarde» (Epifânio Dias). tutto l’episodio di Inés, secondo il modulo
680
comparativo epico: modernità ≈ antichità.
A causa dei comportamenti sconsiderati
Il primo riferimento è naturalmente al rapi-
di Fernando, i re di Castiglia Enrico e Juan
mento di Elena da parte di Paride al marito
I invasero parte del Portogallo. legittimo Menelao, origine della guerra di
681 Il polittoto fraco…[faz] fraca è enfatiz- Troia. Qualche dettagliamento in più, citan-
zato dall’allitterazione con l’antonimo for- do Darete Frigio e il solito Sabellico, offre
te (suono ≠ semantica). Il modulo si ripete Rodrigues Estudos p. 54.
quasi identico all’ott. sg. vv. 7-8 e a 141, 1. Si 686 Su Appio Claudio e Virginia, e Tarqui-
aggiunga la figura etimologica Reino…Rei, nio e Lucrezia vd. Liv., III, 44-58 e I, 53-60.
con Reino già presente al v. 4. 687 Su Davide e Betsabea vd. 2Sm 11; Petr.,
682 Fernando si era invaghito di Leonor Tel- Tr. Cup. III, 40-42.
les, e fece annullare il di lei matrimonio con 688 Vd. Idc 19-20.
D. Lourenço da Cunha adducendo motiva-
689 Gn 12, 17 sgg.; Petr., Tr. Cup. III, 38 sg.
zioni di parentela fra i due; dopo di che la spo-
sò. Cfr. Lopes Fernando 1, capp. XLVII, pp. 690 Gn 34; Petr., Tr. Cup. III, 58, 60.
146-148; LVII, pp. 181-184. Fernando aveva «Camões sceglie, nella folta rassegna di cop-
già mandato a monte più di un matrimonio pie infelici contenute nei Trionfi di Petrarca,
1001
nell’Amorosa visione di Boccaccio e, in se- sull’età dell’oro nella prima strofa del primo
guito, nei cosiddetti “inferni d’amore”, sol- coro dell’Aminta.
tanto quelle i cui amori furono peccaminosi 701 Dittologia petrarchesca; cfr. Rvf 63, 7;
(adulteri o violenti), e provocarono nefande 167, 4.
disgrazie» (Tocco; cfr. Tocco Inferni).
702 Motivo iper-petrarchista; vd. Guillermo
691 Cfr. supra n. a 139, 8. Serés, La transformación de los amantes, Bar-
692 Ercole effeminato presso Onfale, vicenda celona, Crítica, 1996 e soprattutto Barbara
raccontata da molti autori classici, fra cui Ov., Spaggiari sul son. camoniano Transforma-se
Fast. II, 309-312. Vd. Graves Miti greci 136. o amador na cousa amada in Comentário Ca-
693 Vd. anche infra VI, 2, 4. mões, vol. 1, pp. 57-59, 223-252; Marnoto O
694 petrarquismo 2015, pp. 592 sgg. Vd. sempre
Appena vincitore della battaglia di Canne.
Petr., T. C. III, 161 sg.: «e so in qual guisa /
695 Riferimento ad Annibale; vd. Petr., Tr. l’amante ne l’amato si transforme».
Cup. III, 25-27: «L’altro è ’l figliuol d’A- 703Leonor era, secondo Lopes, «de bom
milcare; e nol piega / in cotanti anni Italia
corpo» e Fernando guardò subito con con-
e tutta Roma; / vil femminella in Puglia il
cupiscenza «suas formosas feições e graça»
prende e lega» (da un vago input di Plin.,
(Lopes Fernando p. 183).
N. H. III, 103), motivo ripetuto nelle opere
704 Il già dantesco intelletto d’amore. Anche
dell’aretino (cfr. n. Pacca pp. 140 sg.). Cfr.
Triunfos: «e hâa moça na Pulha o voi pren- se la personale esperienza d’amore è certo
der» (p. 27, comm. p. 125). ribattuta in Petr., T. C. III. Così termina il
696 Verg., Ecl. II, 68: «quis enim modus ad- canto con uno sciogliersi nella koinè petrar-
sit amori?» chista di un amore illecito e baixo, inconces-
so (latinismo nota Costa Pimpão) e desati-
697 Il sintagma pura neve è diffusissimo nel
nado, e purtuttavia insottraibile alle leggi
’500; si pensi solo all’incipit del son. di An-
ferree d’amore. D’altronde la sua força crua
tonio Brocardo O pura neve, o bianco marmo
aveva introdotto tutto l’episodio di Inés. Sul
eletto (Il secondo volume delle rime scelte da
petrarchismo della Castro di Ferreira vd.
diuersi eccellenti autori, nouamente mandato
Marnoto O petrarquismo 2015 pp. 414 sgg.
in luce, Venezia, G. Giolito, 1564, p. 584).
705 Ci si perdoni un enjambement che or-
698 Lacci, neve, oro, alabastro sono meta-
mai sappiamo poco camoniano. Rodrigues
forizzanti cortesi, petrarcheschi e imitativi
(Estudos p. 54) sostiene che l’ultima frase sia
diffusissimi. Che l’alabastro sia trasparente
generica, riferita a chiunque abbia de amor
è implicito, fra l’altro, in Dante, Par., XV,
expêriencia («Quem sabe o que è amor, de-
24, come chiosa anche Landino (cit. in In-
sculpará Fernando; mas antes de o saber,
glese). Sulla figura femminile petrarchista
tê-lo-ia [lo avrebbe ritenuto] por mais cul-
vd. l’importante saggio in Marnoto Sete
pado» Rodrigues), ma noi pensiamo sia più
ensaios pp. 36-106. Correttamente Faria e
plausibile che il canto chiuda su un giudizio
Sousa cita l’inizio del Capítulo camoniano:
specifico del poeta sul Re – ovviamente
«Aquele mover d’olhos excelente, / aquele
figura esemplare di ogni innamorato folle.
vivo espírito inflamado / do cristallino rosto
Tutto sta a interpretare julgaria come prima
transparente» (El. IV Pimpão).
o terza persona del condizionale.
699 Il paragone con Medusa è in Rvf 179, 10-
1002
Il canto inizia con una grandiosa metafora sandro Magno ecc.), principiando «Sempre
naturale che viene esplicitata in fi ne di ot- foram bastardos valerosos». L’illazione sulla
tava. Qualcosa di simile sarà evidente nel presunta nascita illegittima di Camões stesso
celebre inizio del Riccardo III di Shakespe- è tutta da dimostrare. La proclamazione re-
are. Sull’immagine della «procella patriae» gale delle «Cortes» si basava sull’illegittimità
o «tempestas rei publicae» ritorna spesso degli altri pretendenti al trono, Beatriz e suo
Cicerone: cfr. John O. Lenagham, A Com- marito re di Castiglia, nonché i due figli di
mentary on Cicero’s Oration «De Haruspi- Inés: «Nós todos concordes em um amor, de-
cum responso», The Hague, Mouton, 1969, liberação, desejo, conselho e obra; em nome
IV, 4-5 e n. p. 62. Già prima del distico fi- da santa, e indivisa Trindade, Pai, e Filho e
nale, che completa la comparatio, i versi de- Espírito Santo, um só Deus verdadeiro, no-
scrittivi 1-7 mescolano con potenza immagi- meamos, elegemos, tomamos, levantamos,
ni di forze naturali e stati d’animo. e recebemos no melhor, e mais abundante
2 Termini retti implicitamente da despois modo, que em direito podemos, ao sobredi-
de, ma superbi nella loro espressiva assenza to D. João, mestre de Avis, como nosso rei e
di articolo. Nella traduzione trasformiamo senhor e dos ditos reinos de Portugal e Al-
il parallelismo in un chiasmo, e ce ne scu- garve, e lhe concedemos que esse se chame
siamo. Entrambe le strutture sono presenti rei, e que faça, e possa fazer, e mandar sobre
in Camões, ma qui l’isocolia degli emistichi o governo, e defesa nossa, e dos mesmos Rei-
risulta molto potente. nos todas aquelas coisas, e cada uma delas,
3
que tocam ao ofício de rei e que fizeram, pu-
Cfr. Sen., Ep. ad Lucil. 107, 8: «Natura
deram, mandaram e costumaram fazer no tal
autem hoc quod vides regnum mutationibus
ofício os reis dos ditos reinos, que até aqui
temperat: nubilo serena succedunt; turban-
foram, e prometemos, e jurámos e fizemos
tur maria cum quieverunt; flant in vicem
homenagem que seremos bem obedientes
venti» ecc. («La natura, come vedi, equi-
ao dito novo rei D. João; e não iremos con-
libra il suo regno con i cambiamenti: alle
tra, nem diremos, nem consentiremos, que
nuvole succede il sereno, i mari che erano
outrem o faça» (Frey Manuel Dos Santos,
prima calmi ora sono in tempesta, i venti
Monarquía Lusitana; cfr. Lopes Joao I 1, III,
soffiano alternatamente»).
CLXXXXI, pp. 211 sg.: «Noi tutti concordi
4 Vd. supra III, 138, 3, espressione quasi in un amore solo, deliberazione, desiderio,
identica; Rodrigues ne evoca una analoga decisione e azione; in nome della santa e in-
(«remissos e descuydados») nel Palmeirim divisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo,
(Estudos p. 11 n. 1). un solo Dio vero, nominiamo, eleggiamo,
5 João I de Avis (ovvero Gran Maestro prendiamo, eleviamo, e riceviamo nel mi-
dell’Ordine omonimo, detto infatti O Me- gliore e più ampio modo, che direttamente è
stre) era figlio illegittimo di Pedro e di Te- in nostra facoltà, il sopra nominato D. João,
resa Lourenço. Regnerà dal 1385 al 1433. maestro di Avis, come nostro re e signore dei
Fra l’ottobre dell’83 e l’aprile dell’85 cade detti regni di Portogallo e Algarve, e gli con-
l’interregno più caotico e cruento della storia cediamo che si chiami re e che faccia, e possa
portoghese di quegli anni (cfr. infra ott. 4). fare, e comandare sul governo e difesa nos-
Leanor, non va dimenticato, si dichiarò re- tra, e dei medesimi regni, tutte quelle cose,
gina reggente (Lopes Fernando 3, CLXXIII, e ciascuna d’esse, che toccano all’ufficio di
pp. 182 sgg.). Faria e Sousa riporta tre ottave re e che fecero, poterono, comandarono e
(non «numerose altre» Tocco) dall’«original furono accostumati a fare in tale officio i re
primero», il ms. camoniano in suo possesso, dei detti regni, che fin qui furono in carica,
che lodavano i bastardi più celebri del mito e promettiamo, e giuriamo, e rendiamo oma-
e della storia (da Ercole a Omero ad Ales- ggio assicurando che saremo ben obbedienti
1003
al detto nuovo re D. João, e non gli andremo sini si accanirono sul suo cadavere (Lopes
contro, né diremo, né consentiremo che altri Joao I ivi, XIII, pp. 50-54).
lo faccia»). 17 Sottintendi ‘valgono’; nessuna protezio-
6 Qui verdadeiro vale per conforme a giu- ne sacra è rispettata. Insieme con il vescovo
stizia, e come tale fu proclamato João alle furono uccisi anche il priore di Guimarães
«Cortes» di Coimbra il 6 aprile 1385. Ha e uno sfortunato notaio di Silves, ospiti di
inizio con lui la dinastia degli Avis. D. Martinho.
7 I vv. 1 e 5 ribadiscono ecoicamente l’alto 18 Si allude alla badessa di S. Bento di
concetto. Évora, che fu strappata alla sua sede sacra,
8 La leggenda è riportata in Lopes Joao I denudata e linciata (Lopes João I 1, I, XLVI,
2, II parte, cap. XLVIII, p. 194. pp. 135-138).
9 19 Topos dell’Überbietung (fr. suranchère,
Cioè ‘manifeste, flagranti, pubbliche’,
lat. evidentes. Non si dimentichi che in re- it. sopravanzamento) ovvero del taceat supe-
torica l’evidentia è la capacità letteraria di rata vetustas, diffusissimo da Claudiano a
mostrare vividamente agli occhi del lettore Dante e oltre; cfr. Curtius Europäische Lite-
le cose rappresentate. ratur pp. 171 sgg.
10 20 Le famose proscrizioni sillane. Vd. ad
Il Conte João Fernandes Andeiro era
amante di Leonor, già vivo ancora il re Fer- es. Floro III, 9 sul «Bellum civile Marianum
nando, di cui peraltro fu stretto consigliere. sive Sillanum».
11 Secondo la stragrande maggioranza dei 21 Non si era preoccupata cioè di nascon-
traduttori e commentatori il pronome va derlo al popolo.
riferito ad Andeiro e la Regina Leonora è 22 Letteralmente ‘muoversi’.
soggetto di manifesta, per Faria e Sousa e Bi- 23 Causa cioè la guerra che la Castiglia
smut vale l’inverso. Probabilmente l’incipit mosse al Portogallo.
dell’ottava seguente influenza questa secon- 24 Nell’originale della può riferirsi sia a
da scelta interpretativa.
Lusitânia (Epifânio Dias, Rodrigues) che,
12 Non davanti a Leonor, ma in una came-
meno probabilmente, alla stessa Lianor che
ra attigua alla sua: João de Avis lo colpisce in quel momento era regina reggente.
alla testa, e Ruy Pereira gli diede la stoccata 25 Cioè Beatrice, figlia ufficialmente legit-
fi nale. La vicenda è raccontata – come una
tima di Fernando e Leonor e divenuta mo-
scena da romanzo nero – nella cronica di
glie di Juan I di Castiglia.
Lopes (João I 1, I, X, pp. 39-44). Si noti la
26 Ovvero ‘reclama, pretende’.
doppia allitterazione diante dela…ferro frío.
13 27 sebbene con dubbio fondamento] Pel-
«Ilicet ignis edax summa ad fastigia vento
/ volvitur, exsuperant flammae, furit aestus ad legrini □ si tant est que la triste réputation
auras» (Aen. II, 758-759: «Ecco il fuoco edace de sa mère permette de l’assurer] Bismut □
è condotto sino ai tetti più alti; / dilagano le secondo fama infondata concede] Poppa
fiamme, infuria l’incendio fino al cielo»). Vòlture. «Para mim, corrompida fama equi-
14 Richiamo evidente all’episodio della vale a ‘fama infundada’, e a conjuncção se
está em sentido causal [con valore causale]
guerra troiana: «mittitur Astyanax illis de
como si quidem em latino» (Epifânio Dias).
turribus» (Ov., Met. XIII, 415).
Ma in Moraes e Silva Dicionário l’accezio-
15 Ovviamente sacri. Si noti la repetitio del
ne di corrompida come divulgada è proprio
termine al v. sg. esemplificata con questo verso camoniano.
16 Il vescovo della Sé di Lisbona, D. Mar- Non comprendiamo Paggi 59: «se però non
tinho, fu precipitato dalla torre e gli assas- ne scema Amor la fede».
1004
28 Era sospettata di avere come autentico 32 Fernando, fra i vari candidati possibili,
padre l’Andeiro. sarà Fernán Gonzalez († 970), primo conte
29 Tre volte si ripete filha nella strofa, quasi indipendente di Castiglia, nominato peral-
appesantendo su di lei il dubbio dell’illegit- tro insieme col Cid, Rodrigo Diaz de Bívar,
timità paterna, che infatti sarà addotta fra anche in altre fonti (Epifânio Dias). Per opi-
le prove alle Cortes del 6 aprile 1385: «E nioni differenti cfr. Rodrigues Estudos p. 17
ainda mais venha a outra razão [oltre all’i- (S. Fernando III), seguito da Bismut, Basto
nammissibilità del matrimonio fra Leonor, ecc.; Faria e Sousa (Fernando Magno, re di
già sposata, e Fernando], posto que mingua León e, dopo il 1035, di Castiglia, «a quien
aqui não faça, e digo que toda mulher que sirvió esse Rodrigo»), seguito da Garcez
è infamada, que faz maldade a seu marido, Ferreira, Ramos ecc.
e d’esto ha publica voz e fama, que os fi lhos 33 Quindi forti, rudi e attivi. Continuano
que d’ella nascem, o direito presume, e os ha le lodi delle popolazioni iberiche e delle
per suspeitos, que podessem ser não de ma- loro gesta contro gli Arabi.
rido, ca poi ella com dois dorme, mal será 34 Vd. supra III, 60, 8. L’Andalusia deri-
certo de qual d’elles emprenha. […] Ora ao verebbe dal nome dei Vandali (Vandalucía,
nosso proposito: que a rainha D. Leonor etimologia diffusa nel Cinquecento), loro
fosse infamada que não era leal a seu mari- presunti progenitori. «Il semble que les
do, e isso mesmo e porque guisa, não cum- Berbères aient nommé Ouandalia la ré-
pre d’ello fazer mais sermão porque muito gion d’Espagne d’où les Vandales s’embar-
melhor é calar taes cousas por serem feias, quèrent à destination de l’Afrique du Nord
que vergonhosamente as publicar» ecc. (Lo- (vraisemblablement celle de Tarifa); les au-
pes Joao I 1, III, CLXXXIV, pp. 179 sg.: «E an- tochtones auraient pris ensuite le nom d’An-
cor più si venga a un’altra ragione, posto che dalous, d’après l’appellation nouvelle de la
qui non c’è possibilità di errore, e dico che région. Il n’existe aucune parenté ethnique
ogni donna infamata, che disonora suo ma- entre eux et les Vandales» (Bismut). Si ritie-
rito tradendolo, e di ciò v’è pubblica voce e ne oggi che l’etimo più probabile sia l’arabo
fama, i di lei figli la legge presume e sospetta al-Andalus (سلدنألا ), che indicava la peni-
che possano essere non del marito, giacché sola iberica, derivante forse dal visigotico
siccome ella con due uomini si corica, mal Landahlauts (vd. Marco di Branco, Il califfo
sarà certo da quali dei due sia stata messa di Dio, Roma, Viella, 2017).
incinta. … Ora veniamo al nostro proposito:
35 Siviglia, ovviamente.
che la regina D. Leonor sia stata infamata
e accusata di non essere fedele al suo con- 36 Cadice, antica colonia fenicia («Tyriis
sorte, tutto ciò e la sua maniera non meri- qui Gadibus hospes / adiecit», Luc. Phars.
ta ulteriore discorso, perché è assai meglio VII, 187 sg.). Scriverà Ercilla: «Mira a Cádiz
tacere certe cose in quanto sozze, piuttosto donde Hércules famoso / sobre sus hados
che vergognosamente renderle pubbliche»). próspero corriendo, / fijó las dos colunas
30 Nauralmente la Castiglia. vitorioso» (Arauc. XXVII, 37, 1-3: «Guarda
31
Cadice, ove Ercole famoso / sull’ali dei suoi
Un favoloso re fondatore, il cui nome
fati prospero correndo / fissò le due colon-
significa ‘castello’. «Nella Chorographia di
ne, vittorioso»).
Gaspar Barreiros (1561) è negata l’esistenza
37 Dipinte sugli stendardi.
di Brigo. Quest’opera è conosciuta a Goa,
negli anni in cui anche Camões si trovava 38 La romana Toletum, poi governata dai
in India: Garcia de Orta la cita nei suoi Visigoti, dagli Arabi e infine riconquistata
Colóquios dos Simples e Drogas (1563)» (Toc- nel 1085. Garcez Ferreira cita elegantemente
co). Vd. Rodrigues Estudos pp. 16 sg. il secentista Vincenzo Guinigi: «Et Toletano
1005
Romana Colonia clivo / quam suus aurato 48 Col ferro, cioè con le armi, per sined-
circuit amne Tago» (Vincentii Guinisii Lucen- doche.
sis e Soc. Iesu Poesis Heroica, Elegiaca, Lyrica, 49 Incapaci di sopportare una vita di pace
Epygrammatica […], Antuerpiae, Off. Planti- («vitam sine Marte pati», Sil. Pun. III, 330;
niana B. Moreti,1637: eleg. IV, p. 151). vd. vv. 325-331). Stirpe di matadores, cioè
39 La dittologia suave e leda si ripropone vogliosi di uccidere; l’emendamento mora-
spesso nel Camões lirico; cfr. ad es. «A luz dores (‘abitanti’), diffusissimo nelle edizioni
suave e leda» (Canc. III, 29); «conversação dal 1644 (cfr. Juromenha p. 538; Epifânio
leda e suave» (Canc. X, 229) ecc. Dias n. ad loc. ecc.), ha un senso, ma è anti-
40 In portoghese Conca (< lat. Concha, economico, ove anche la lezione della prin-
conchiglia), sierra al confi ne dell’Aragona. ceps ha il suo senso.
41 Può serbare memoria di Garcilaso: «Pin- 50 I monarchi di Castiglia.
tado el caudaloso río se vía / que, en áspera 51 Nell’originale Hebreo è trisillabo.
estrecheza reducido, / un monte casi al re- 52 Sansone confida a Dalila: «si rasum fue-
dedor ceñía, / con ímpetu corriendo y con rit caput meum recedet a me fortitudo mea
rüído» ecc. (Ecl. III, 201 sgg.; Boscan & Gar- et deficiam eroque ut ceteri homines» (Idc
cilaso 285r: «Dipinto si vedeva il ricco fiume 16, 17).
/ che, in aspra gola ristretto, / cingeva quasi 53 Posto que ha valore causale, ‘poiché, visto
tutt’intorno un monte / con impeto correndo
che’ (Rodrigues Estudos pp. 18-20); diversa-
e con frastuono»), riferito ovviamente al Tago.
mente Bismut difende il valore tradizional-
42 ‘Sordidi’ forse per «indigência, miséria
mente concessivo della locuzione. Consueto
ou avareza» (Costa Pimpão)? Peraltro, risul- topos dei Portoghesi in minoranza che di-
ta che la famiglia del poeta fosse di origine sprezzano la superiore quantità numerica
gallega. Esisteva comunque una fama ne- del nemico. Il tutto supportato da Fernão
gativa dei Galleghi, da Silio Italico (cit. in Lopes Joao I, dove il discorso al consiglio di
Faria e Sousa) a Nicolaus Clenardus, ovvero Abrantes del Mestre Joao esorta i lusitani alla
Nicolaus van der Beke, fi lologo vissuto nella battaglia, minimizzando il fatto di essere loro
prima metà del ’500 (cit. da Epifânio Dias). muito poucos e gli avversari muitos, citando
43 Da parte di Afonso Henriques; cfr. infra la Bibbia e ricordando che Dio è dalla loro
VIII, 9, 6 dove si accenna alle vittorie sui parte (2, IV, XXXI, pp. 112-115). Si osservi na-
«Gallegos e Lioneses». turalmente il polittoto pouco…poucos.
44 I Baschi. 54 Si tratta appunto del consiglio di Abran-
45 Idioma, ma anche stile rozzo; si ram- tes sopra cit.
mentino le razos de trobar occitaniche. Ro- 55 Proverbiale: tot capita, tot sententiae
drigues preferisce parafrasare intendendo (cfr. Ter., Phorm. 454: «quot homines tot
che i Baschi esprimono francamente e ru- sententiae»).
demente quello che pensano; secondo fonti 56 Veramente la maggioranza era per non
da lui citate erano gente collerica e passio- combattere. Na vontade va inteso ‘nel loro
nale (Estudos p. 18). Oltre a parlare una lin- animo, nel loro intendimento’, in suo corde.
gua difficile, anche secondo Faria e Sousa Vd. infra 14, 4.
Camões intende dire che i Biscaglini «no 57 Per Camões, che semplifica la comples-
son de muchas palabras, i cumplimientos».
sità delle ragioni di parte che animavano i
46 Altra parte dei Paesi Baschi. vari consiglieri, nobili, guerrieri ecc., stare
47 Le Asturie sono più a nord, dove confi- per la la Castiglia contro il re portoghese era
nano con il cosiddetto mare Cantabrico. assoluto e totale tradimento.
1006
1007
pos è diffuso; senza arrivare a citare Dioge- 87 L’accusa finale è gravissima: i codardi
ne Laerzio, come fa Faria e Sousa, possiamo hanno appunto rinnegato il Re, la Patria, la
accontentarci di Ariosto, Cinque canti II, 1 lealtà. Così Nuno ottiene il risultato che nes-
sgg. («Quando il Signore è buono, i sudditi sun ascoltatore vorrebbe identificarsi con un
anco / fa buoni, ch’ognun’imita chi regge», traditore simile a quello che egli ha descritto.
4, 1-2 cit. da Garcez Ferreira; vd. Ariosto 88 Inclusi, come si vedrà, i fratelli traditori.
Orlando 1556, p. 462). Abbiamo optato in 89 Canusium, l’odierna Canosa, vicina a
traduzione per una rima identica, e ce ne
Canne dove Annibale stravinse sui Roma-
scusiamo.
ni. Ai consigli di chi suggeriva di fuggirse-
78 Ancora ripercussione sul lemma Rei. ne dopo la strage subita, Publio Cornelio
79 Cfr. supra 2, 8 e n. 5. Nuno non rispar- Scipione (poi detto l’Africano), allora co-
mia elementi del discorso che confermano tribuno giovanissimo («was then aet. 24,
la sua grande vicinanza e fedeltà a João. about the age of D. Nuno», Burton 2 p. 608)
80 Ripetizione per polittoto agli estremi della seconda legione, reagì violentemente
dei due versi. Come si nota, Nuno è tutt’al- imbracciando la spada. La vicenda è narrata
tro che non facondo. Lo è secondo le regole da Tito Livio (XXII, 53); Bismut cita vaneg-
e i fi ni del suo tipo di orazione. giando la perduta vita di Scipione Africano
81 Letteralmente
di Plutarco, autore anche di un confronto
‘infi ne’. Argomento
fra Epaminonda e Scipione che pure non ci
estremo dell’ortatoria, culminante nel mas-
è giunto (vd. Plutarch, Moralia, vol. XV, ed
simo disprezzo dei «traditori» e preludente
by F. H. Sandbach, Cambridge Mass., Loeb,
alla conduplicatio eroica di eu só.
1969, pp. 74-77). Ma la fonte più prossima
82 Efficace – e ironico – nell’originale pe-
per Camões sembra essere Val. Max. V, 6,
netrante. 7: «Non est exstinctus pro re publica supe-
83 L’espressione van timore è diffusa nella rior Scipio Africanus, sed admirabili virtu-
poesia cinquecentesca, per alterazione del te ne res publica exstingueretur providit:
van dolore di Rvf 1, 6. L’immagine forte del siquidem cum adflicta Cannensi clade urbs
‘legarsi le mani’ fa pensare a un condanna- nostra nihil aliud quam praeda victoris esse
to davanti al boia, o a un agnello davanti al videretur, ideoque reliquiae prostrati exer-
macellaio. citus deserendae Italiae auctore Q. Metello
84 Giganteggia questa ripresa di eu só. Si consilium agitarent, tribunus militum admo-
dum iuvenis stricto gladio morte unicuique
tratta di un topos diffuso; basti citare Verg.,
iurare omnes numquam se relicturos patriam
Aen. XII, 16, in cui a parlare è il turbidus
coegit pietatemque [‘devozione patria’] non
Turno: «et solus ferro crimen commune re-
solum ipse plenissimam exhibuit, sed etiam
fellam». Il breve discorso dell’irato Turno
ex pectoribus aliorum abeuntem revoca-
appartiene però, diversamente da quello di
vit»: «Non morì per la repubblica l’Africano
Nuno, al genere dell’enfasi brachilogica.
maggiore, ma con ammirevole valore fece sì
85 Gesto topico, al limite della res nullius
che la repubblica non morisse: così mentre la
(Faria e Sousa sciorina una quantità super- nostra città afflitta dalla sconfitta sanguinosa
fetatoria di esempi peraltro poco calzanti). di Canne sembrava restare soltanto preda
Efficace comunque in regime di enàrgheia. del vincitore, e quindi gli avanzi del
86 del re in virtude] Paggi 59 □ In nome disfatto esercito, consigliati da Q. Metello,
del re] Pellegrini □ Au nom du Roi] Bismut. manifestavano il proposito di abbandonare
Parafrasando, diremmo: ‘in ragione degli l’Italia, un ancor giovane tribuno militare,
obblighi morali superiori che mi legano al afferrata la spada, costrinse tutti a giurare
Re, alla Patria, alla lealtà’. che mai avrebbero abbandonato la patria
1008
a costo della morte, e non solo così mostrò 95 I cavalli; vd. supra III, 51, 3-4.
grandissima pietas, ma anche la richiamò nel 96 Ci si perdoni una terza ripresa di loro
petto degli altri che la stavano perdendo». che nell’originale è assente. Per arremessões
Come si vede interi sintagmi ricompaiono in si può intendere ‘lance’ o ‘dardi’, ma qui
Camões: reliquiae prostrati exercitus (cui bene vale – crediamo – il primo significato.
Epifânio Dias aggiunge IV, 8, 2 Cannensis 97 Il lemma libertare tr. è attestato nel Cin-
proelii reliquias) ≈ «relíquas sós de Canas»;
quecento (Tommaseo cita ad es. Varchi).
admodum iuvenis ≈ «Cornélio moço»; stricto
98 Faria e Sousa richiama correttamente
gladio morte unicuique minitando ≈ «compe-
lidos da sua espada»; iurare omnes numquam un passo dell’Eneide: «Ardet inexcita Auso-
se relicturos patriam coegit ≈ «jurem que as nia atque immobilis ante; / pars pedes ire
Romanas / armas não deixarão». parat campis, pars arduus altis / pulveru-
90
lentus equis furit; omnes arma requirunt. /
Rodrigues (Estudos p. 21 sg.) difen-
Pars levis clipeos et spicula lucida tergent /
de la lezione della princeps che non ac-
arvina pingui subiguntque in cote securis;
centa A: «“Fortuna” pode não ter artigo,
/ signaque ferre iuvat sonitusque audire
sobretudo quando personificada». Con
tubarum. / […] Tegmina tuta cavant capi-
l’annominazione preparati…prevaler cer-
tum flectuntque salignas / umbonum cratis;
chiamo di surrogare quella originale camo- alii thoracas aënos / aut levis ocreas lento
niana fortuna…forças. ducunt argento» (VII, 623-628, 632-634:
91 Letteralmente: ‘perduta’. Il distico finale «Arde l’Ausonia, prima placida e tranquilla;
è ingegnoso; oltre al polittoto (deixarão… / alcuni si preparano ad andare a piedi per i
deixar), si noti la divisione in due emistichi, campi, v’è chi elevato sugli alti / cavalli pie-
ove però il v. 7 è legato da inarcatura al prece- no di polvere infuria; tutti vogliono le armi.
dente; enjambement anche fra 7 e 8, in un’ot- / Alcuni lucidano i leggeri scudi e le frecce
tava complessivamente enjambante, cosa non lucenti / con pingue grasso, e affi lano sulla
comune in Camões, come sappiamo. cote le scuri; / piace portare le insegne e
92 Soggetto, in fi ne di frase alla latina. Su udire lo strepito delle trombe. / … Incavano
força e esforça possiamo parafrasare ‘incita sicure difese per il capo e piegano graticci /
e ridà vigore’, ‘forza e rinforza’; il primo di salice per gli scudi; altri formano bron-
termine indica una coazione minacciosa, il zee corazze / e chiari schinieri di flessibile
secondo indica più un effetto, quello di far argento»). Per l’immagine della ruggine, in
tornare il coraggio negli inerti. un contesto similare, cfr. Luc. Phars. I, 239-
93
243: «Rupta quies populi stratisque excita
Nell’originale removem, costruzione ad
iuventus / diripuit sacris adfixa penatibus
sensum classica con soggetto singolare ma
arma / quae pax longa dabat: nuda iam crate
collettivo e verbo al plurale. fluentes / invadunt clypeos curvataque cu-
94 L’espressione freddo timore è res nullius; spide pila / et scabros nigrae morsu rubigi-
vd. comunque il «frigidus horror» di Aen. nis enses» («Infrantasi la quiete del popolo,
III, 29 e il commento ad loc. di Nicholas i giovani balzati su dai letti / afferrarono le
Horsfall (Virgil, «Aeneid» 3, Leiden-Bo- armi infisse accanto ai sacri penati / le armi
ston, Brill, 2006, p. 65: «cold is a standard che la lunga pace offriva: si precipitano
physiological correlative of fear», citando a sugli scudi fatiscenti ormai / fino al telaio,
supporto Varrone). Importunus timor è spes- e sui giavellotti dalla punta smussata / e
so presente nelle scritture religiose, da Gio- sulle spade corrose dal morso della oscura
vanni Crisostomo a Erasmo. Vd. anche Aen. ruggine»). Vd. anche «fessa putri rubigine
I, 202 sg.: «revocate animos maestumque tela» in Stat., Theb. III, 582. Garcez Ferreira
timorem / mittite». aggiunge Sil. Ital. IV, 12 sgg.: «Pila novant,
1009
ac detersa rubigine saevus / induitur ferro sponto (là ove passò Serse)». L’esercito del re
splendor» ecc. I testi romanzeschi (Palmei- persiano pare fosse immenso: «huius enim
rim ecc.) evocati da Tocco sembrano meno classis mille et ducentarum navium longarum
calzanti. Interessante piuttosto l’uso prover- fuit, quam duo milia onerariarum sequeban-
biale del motivo dell’arrugginirsi delle spa- tur, terrestris autem exercitus septingenta pe-
de, accanto a quello della goccia che perfora ditum, equitum quadringenta milia fuerunt»
la pietra, testimoniato da Properzio: «teri- (Corn. Nep., Them. 2, 5: «la sua flotta fu di
tur rubigine mucro / ferreus et parvo saepe 1200 navi da battaglia, e seguivano 2000 da
liquore silex» (El. II, 25, 15-16; vd. Properzio trasporto, mentre l’esercito di terra era di 700
nella letteratura italiana, ed. Silvio Pasquazi, fanti e di 400.000 cavalieri»). Erodoto riporta
Roma, Bulzoni, 1987, p. 36). un numero non definito che superava ampia-
99 Si tratta di «imprese», su cui la trat- mente le 35.000 unità (VII, 40 sg.).
tatistica cinquecentesca è ricchissima; «a 107 Vd. supra III, 100, 3-4: «Átila […] de
tenção, que consiste em um disenho, è o Deus açoute horrendo». La paronomasia
corpo, e a letra (ou “mote”) a alma da empre- Nuno-Huno sicuramente arricchisce col bi-
sa» (Epifânio Dias). Vd. Ar., O. F. XVII, 72, sticcio acuto il paragone, che però è soltanto
5-8: «Chi con colori accompagnati ad arte / esteriore, relativo alla metafora del ‘flagello’:
letizia o doglia alla sua donna mostra; / chi Attila non sembra infatti un eroe da imitare.
nel cimier, chi nel dipinto scudo / disegna Tuttavia non si dimentichi che l’ediz. E (ov-
Amor, se l’ha benigno o crudo». vero B) riporta forte in luogo di fero.
100 Cfr. supra III, 78, 1. 108 Amadigi XCIII, 62, 8: «Et a comandar
101 Dopo il consiglio ivi tenuto, col buon atto a ogni gente» (p. 563).
risultato di optare per la guerra, «o con- 109 «Na ala direita […] ia Mem Rodrigues
destabre foi d’esto mui ledo e partiu logo e Ruy Mendes de Vasconcellos», che erano
caminho de Thomar, que eran cinco leguas fratelli (Lopes Joao I 2, IV, XXXVIII, p. 145).
d’Abrantes, e el-rei isso mesmo no seguin-
Nell’originale se diz Garcez Ferreira trova
te dia, e alli se ajuntaram entonces todos»
«pouca galanteria»; ma vd. infra VI, 53, 7.
(Lopes Joao I 2, IV, XXX, p. 116).
110 I commentatori osservano il lapsus di
102 Climax ascensiva da fresca a frío; si ram-
Camões: Antão Vasques (Lopes Joao I 2,
menti il celebre incipit di un sonetto di Tan-
ibid.) è altra persona da Álvaro Vaz de Al-
sillo: E freddo è il fonte e chiare e crespe ha
mada, conte di Avranches (località in Nor-
l’onde (debitore di un lusus di Navagero: vd.
mandia).
in Lirici europei del Cinquecento, Milano,
111 Litote: ‘ben si mostra’.
BUR, 2004, Rimatori meridionali, ed. chi
scrive, pp. 595-596). Chiasmo e omofonie: 112 Vd. supra III, 53.
FResca ABRaNTEs…FoNTE Fría; inoltre 113 Formulare: cfr. supra 23, 2.
Abrantes in anadiplosi.
114 Di giocondo timor fredde, ansiose]
103Soggetto; come Camões esplica subito
Paggi 59 □ anxieuses et frissonnant d’une
dopo, di tratta di Nuno, che comanda l’a-
crainte joyeuse] Bismut.
vanguardia, la prima acies.
115 Numerosi echi virgiliani: «Vota metu
104 avrebbe potuto guidare] Pellegrini □
duplicant matres», «Stant pavidae in muris
digne de commander] Bismut. Polittoto:
matres» (Aen. VIII, 556 e 592); «simul per-
regia…reger.
cussus Achates / laetitiaque metuque» (ivi,
105 Cioè ‘innumerevoli’. I, 513 sg.). L’ossimoro alegre medo (come del
106L’impresa mitica di Serse è ricordata resto il corrispondente virgiliano, su cui vd.
anche da Dante, Purg. XXVIII, 71: «ma Ele- n. di Paratore) indubbiamente crea stupore,
1010
quale ogni figura strettamente paradossale dette Dirae, attribuite a Virgilio (vd ad es.
deve d’altronde indurre. Infatti un editore Vergilii Maronis Opera, Lugduni, S. Hono-
come Amorim emendava alegre con álgido. ratum, 1560 pp. 530 sgg.: 534), ma di Valerio
La tradizione dell’oxymoron con funzione Catone, come già lo Scaligero sosteneva nel
veritativa, non semplicemente enigmistica, è 1573: «dulci namque tument nondum vite-
anche precipuamente petrarchesca e petrar- cula Baccho» (Ecloga e Lydia v. 12 [115]; cfr.
chista. In ogni caso le madri tremano di gio- Carmina Valeri Catonis cum Augusti Ferdi-
ia per la partecipazione all’entusiasmo belli- nandi Naekii annotationibus, Bonn, H. B.
co e la speranza vivace di vincere, e insieme Koenig, 1847, p. 7). Si potrebbe obiettare
(simul) di paura per la sorte dei loro cari e che Camões si confonda, parlando di fi ne
l’incertezza ineludibile della guerra. Vd. poi, agosto e settembre (periodo della vendem-
per il v. 4, Erc., Arauc. VI, 51, 5-6: «votos, mia e della Vergine) per una data quale il 14
promesas entre sí haciendo / de ayunos, ro- agosto. Ma prima della riforma calendariale
merías, oraciones». Naturalmente romaria gregoriana del 1582, il numero del giorno
etimologicamente rimanda al pellegrinaggio veniva anticipato di 10 o 11 unità, per cui il
a Roma (dei romei), ma vale in generale. Sole entrava nella Vergine il 12 o 13 agosto,
116 Dei Portoghesi. e d’altra parte le uve, specie in certe zone
117 ripartito fra tutti era il timore] Paggi 59. assolate, maturano prima (vd. l’appassionata
Todas vale per ‘entrambe le squadre nemi- difesa di Faria e Sousa della coerenza ca-
che’. La dúvida non è vile paura, ma inquie- moniana). Manoel Correa: «Não diz aqui o
tudine, forse anche angoscia, come inevita- Poeta que no mez d’agosto se faz a vindima,
bile per l’incertezza prima della battaglia. Si se não quer mostrar que no mez d’Agosto
noti allitterazione, chiasmo e polittoto: grita são ja as vuas maduras» («Non dice qui il
grandíssima…grande dúvida. Poeta che a mezz’agosto si fa la vendemmia,
118
ma vuol mostrare che a mezz’agosto le uve
Dalla parte lusitana.
son già mature»). In ogni caso la licenza po-
119 Pífaro o pífano è la «frauta fi na, e aguda, etica non l’ha inventata il nostro.
que se toca nos Regimentos» (Moraes e Sil- 124 Giustamente Faria e Sousa cita il verso
va). Si suonava coi tamburi, come testimonia
virgiliano, celebrato esempio di «pluralità»
anche Erc., Arauc. XIII, 24, 4 («de pífaros,
e cumulo: «monstrum horrendum informe
trompetas y atambores»).
ingens» (Aen. III, 658, detto di Polifemo).
120Nell’estate. Risuona sempre il celeberri- Alle 3 elisioni metriche virgiliane corri-
mo «tempus erat» virgiliano. spondono la sinalefe fero͡ ingente e l’assimi-
121 Letteralmente: ‘lascia’. Cerere ridona lazione ingente͡ e.
le messi ai contadini in estate: la battaglia 125 L’attuale magnifico Cabo Ortegal, nel-
di Aljubarrota (località fra Batalha e Alco- la provincia della Coruña. Il Cabo Fisterra
baça), che Camões sta descrivendo, ebbe (Finisterre), di cui parla Faria e Sousa, è al-
luogo il 14 agosto 1385. tra località (Tocco li identifica).
122 Cioè nella costellazione della Vergine, 126 Fiume ibero-portoghese che si estende
dove Astrea, dea della giustizia, si era sta- dall’Estremadura all’Algarve.
bilita lasciando la terra. Vd. Ov., Met. I, 149
127«refluitque exterritus amnis» (Verg.,
sg. e altre fonti alla n. di Barchiesi Ov. Met.
pp. 174 sg. In realtà il tempo della Vergine è Aen. VIII, 240).
più o meno tra il 23 agosto e il 22 settembre. 128Ben noto fiume che nella parte spagnola
123 Il dio nemico dei Portoghesi è qui evo- prende il nome di Duero.
cato esclusivamente in perifrasi stagionale. 129 Oltre il Tago, cioè l’Alentejo: cfr. supra
Faria e Sousa richiama un verso delle cosid- III, 62, 1.
1011
130 Ovvero accelerò il suo corso alla foce. 140 Faria e Sousa rimanda a Luc., Phars. VII,
131 Il termine, nel senso di ‘pauroso’, o altri- 385 sg.: «Ergo utrimque pari concurrunt ag-
menti ‘spaventoso’, è nell’antico italiano, già mina motu / irarum: metus hos regni, spes
in Dante ad es. excitat illos» («Ecco dunque da entrambe le
132
parti con pari veemenza d’ira si scontrano
«audiit et Triviae longe lacus, audiit am-
le schiere degli eserciti: / gli uni son sospinti
nis / sulphurea Nar albus aqua fontesque
dal timore, gli altri dalla speranza del
Velini, / et trepidae matres pressere ad pec-
dominio») riferendosi rispettivamente ai
tora natos» (Aen. VII, 516-518). Cfr. anche
pompeiani e ai cesariani. Vd. comunque
O. F. XXVII, 101.
Lopes, Joao I 2, IV, XLII, p. 166: «os muitos
133 Il sangue, in momenti di terrore, lascia la
por subjugar os poucos, e os poucos por se
periferia corporea e rifluisce nel cuore, suo verem isentos de seus inimigos» («i molti
naturale amigo. Questo era ciò che si riteneva per soggiogare i pochi, e i pochi per vedersi
generalmente, come la sfi lza incredibile di liberi dai propri nemici»).
loci paralleli di Faria e Sousa mostra. Si veda 141 Ovviamente Nuno Álvarez Pereira.
anche Macrobio VII, 11, 7-8. Un esempio
142 si serra] Paggi. Per inserrare abbiamo
epico moderno per tutti: Alam., Avarch. III,
28, 1-2: «Fecesi tutto pallido nel volto, / ch’o- esempi cinquecenteschi (la Treccani cita ad
gni sangue, ch’avea, ricorse al core». es. Giordano Bruno).
134 143 incontra, abbatte] Paggi 59 □ rovescia,
Vd. Ov., Her., Paris Helenae, XVI, 351:
«terror in his ipso maior solet esse periclo». colpisce] Pellegrini. Il primo traduttore in-
Da evocare anche «maior Martis apparet verte l’ordine dei verbi, Pellegrini lo rispet-
imago» di Aen. VIII, 557. ta. Infatti si tratta di un volontario hysteron-
135
proteron, o hysterologia: nella realtà prima
Nel senso di ‘terribile, spaventosa’, ‘stra-
avviene lo scontro, poi l’abbattimento, ma
ordinaria’ ma in senso negativo.
Camões sceglie l’ordo artificialis (vd. Lau-
136 La seconda quartina è sembrata ai mi- sberg Handbook §§ 452, 891 sg., 713 sgg.;
gliori commentatori contraddittoria rispet- Elemente p. 108: «Die anastrophe – inversio,
to a quanto detto nei due vv. precedenti. reversio, perversio, ἀναστροφή – ist der der
Una lista di opinioni in merito è riassunta consuetudo widersprechende Platzwechsel
bene da Bismut pp. 278 sg. Proviamo a para- aufeinanderfolgender Satzglieder», una
frasare senza toccare il testo della princeps: volontaria alterazione dell’ordine delle
‘e se si dà il caso contrario, in cui la paura parole contro la consuetudine). L’effetto
è inferiore al pericolo, lo si vede bene, in poetico, qui nell’esempio camoniano, ro-
quanto in tal caso il furore di sbaragliare il vesciando la sequenza delle azioni ed evi-
nemico (superiore e pericoloso) rende addi- denziando prima la conseguenza e poi la
rittura insensibili alla perdita di interi arti o condizione, fa balenare con l’irrazionalità
della vita stessa’, per una sorta di anestesia sintattica la potenza aggressiva e fulminante
adrenalinica. Tutto sta nel riferire parece-o del gesto di Pereira. Per encontra cfr. supra
all’immediato precedente E se não è, confe- il sostantivo encontro a III, 51, 1.
rendogli un significato coerente. 144 Cioè ‘proprio perché non la possiedono’;
137 O ‘ingaggiare’. cfr. supra III, 110, 8, con più iattanza da par-
138 Nel senso di ‘battaglia’. te dei Mori. Paggi 59 traduce «ancorché alie-
139 Plurale «com referencia a cada um dos na», ma non ci sembra convincente (anche
individuos» (Epifânio Dias). Il verbo leva è La Valle opta per il valore concessivo).
retto dunque per sillessi sia dal singolare de- 145 Un po’ diverso il senso di due passi vir-
fensão che dal plurale as esperanças. giliani che qui generalmente si adducono:
1012
«mugire videbis / sub pedibus terram»; 153 Tre exempla, di diversa nobreza a dire il
«sub pedibus mugire solum» (Aen. IV, 490 vero, a ribadire il locus dell’antichità ≈ mo-
sg.; VI, 256). dernità. Si veda Equicola Natura d’Amore:
146 Descrizione magistrale della battaglia «Se dalla sua [della patria] esaltatione, &
nel suo insieme; i riferimenti a luoghi classi- imperio ne conoscemo diminuire, & non
ci e moderni vagamente analoghi sarebbero havere in quella luogo honorato, ne adira-
davvero quasi infi niti. Si noti la gradatio so- mo. Testimonii ne sono Coriolano, Gracchi,
nora ascensiva dei verbi in B: voão ha impli- Silla, Mario, Sertorio, Catilina, C. Cesare»
cito in sé il sibilo delle frecce ed aste; soão è (p. 95). Solo Coriolano riceve da Camões il
indicativo di un rimbombo; atroão è l’apice titolo di nobre, non tanto perché fosse fiero
del rumore complessivo. o celebre, quanto evidentemente perché fu
147
patrizio oltranzista, al punto che i tribuni
li disprezza] Mercedes la Valle (discu-
della plebe arrivarono a condannarlo a mor-
tibile). «Causando-lhes baixas» Epifânio
te, mutata in esilio. Quellen classiche sono
Dias. Abbiamo cercato di riprodurre la fi-
Tito Livio ed Eutropio, nonché Plutarco, ma
gura etimologica dell’originale, che declina
la sequenza di nomi camoniana, come si è
in un fulmen in clausula il consueto tema dei
visto dall’esempio di Equicola, non abbiso-
pochi Portoghesi superiori ai tanti nemici –
gna di fonti specifiche. Vd. comunque anche
che vengono apoucados. I nemici crescono
Luc., Phars. II, 541-549.
e decrescono in continuazione. Produciamo
154 Cioè ‘empio’.
in traduzione una rima ricca, mentre l’origi-
nale ha una rima franta. 155 Secondo Plinio (Nat. Hist. II, 138) Sum-
148 Cfr. supra 14, 3. manus era il dio etrusco dei fulmini notturni;
149
per i Romani era anche una ipostasi di Giove,
Cioè Nuno ‘non resta sgomento, attoni-
o addirittura un suo attributo. Testimonian-
to, inerte e stupefatto’.
ze sul dio offrono Varrone, Festo, Cicerone,
150 L’interpretazione alternativa non ci Livio, Agostino ed altri. Si veda Michael
convince: «ne s’étonne pas de voir ses frères Lipka, Roman Gods. A Conceptual Approach,
prêts à le tuer; car lorsqu’on a renié son roi, Leiden-Boston, Brill, 2009, pp. 78-80. Fon-
on hésite moins encore à tuer son frère» damentale anche il commento di Frazer ai
Bismut. Fastorum libri sex, vol. IV, London, MacMil-
151 Si noti la posizione dei due paralleli in- lan, 1929 (Fast. VI, 731; rist. Cambridge 2015,
cisi esclamativi, all’inizio del secondo verso pp. 317-319). Ovidio è alquanto «puzzled as
e alla fi ne del settimo. Per il topos vd. ad es. to the nature of this particular deity»: «quis-
Speroni, Canace IV, II: «Oh caso raro, oh quis is est». In un elenco di divinità, Plauto
caso orrendo». include Summanus e anche Iuppiter (Bacchi-
152 Chiaro il parallelo con il Bellum civile des 892-895); in Curculio 413 sgg. è oggetto
narrato da Lucano, fra Cesare e Pompeo. linguistico di un serrato dialogo comico (vd.
L’epica classica si rinnova nella moderna, K. M. Westaway, The Original Element in
storica altrettanto, per quel che riguarda Plautus, Cambridge, Univ. Press, 1917, p. 57).
questo modello specifico, Lucano appunto. Con funzione ipostatica infera, evidentemen-
Non riusciamo a rendere la rima finale; quel- te, Camões evoca il dio (cfr. Lipka cit., p. 79,
la di Camões è giudicata imperfetta – come n. 348). Vd. Marc. Capell. II, 162: «Denique
altre – da Rodrigues (Estudos pp. 26 sg.), ma haec omnis aeris a luna diffusio sub Plutonis
concordiamo con Epifânio Dias (e prima an- potestate consistit, qui etiam Summanus di-
cora con Faria e Sousa) sul fatto quasi certo citur quasi summus Manium».
che Camões pronunciasse Magno all’italia- 156Camões usa qui il congiuntivo futuro,
na. Analoga rima infra IX, 92, 3-5. notoriamente estraneo alla lingua italiana.
1013
Si può intendere: ‘avrete ricevuto, dalla vo- il pensiero [l’anima intellettiva?] che lo soste-
stra morte sino ad ora’, o qualcosa di simile. neva; / e morendo, della dama che serviva / il
157«foi rota por força a sua vanguarda» ecc. nome gli si spezzò nella fredda bocca»). Faria
(Lopes, Joao I 2, IV, XLII, p. 166). e Sousa ritiene questi versi giovanili, quindi
158
eliminati per eccesso di «particularidades,
Circa tre volte i Portoghesi.
aunque lo hiziessen Homero, i Virgilio, de
159 A sud di Ceuta, nel Marocco. quien lo tomó en Italia el Boiardo, i dellos el
160 Forse memoria di Dante, Purg. XXVII, Ariosto» ecc. Certo è che son versi magnifici
34-35: «Quando mi vide star pur fermo e e per nulla estranei alla suavitas melanconica
duro, / turbato un poco disse». camoniana. La rivalutazione più dotta dei
161 manuscritos di Faria è stata operata da Moura
«Ceu saevom turba leonem / cum te-
Os Penhascos, cui rimandiamo.
lis premit infensis, ac territus ille, / asper,
163 Il que ci sembra qui relativo, e non cau-
acerba tuens, retro redit, et neque terga / ira
dare aut virtus patitur, nec tendere contra sale (‘ché’), come ritiene Epifânio Dias (=
/ ille quidem hoc cupiens potis est per tela lat. nam, enim). Naturalmente si riferisce a
virosque: / haud aliter retro dubius vestigia Giovanni, non a Nuno.
Turnus / inproperata refert, et mens exae- 164 L’intervento di Joane è confortato dalla
stuat ira. / Quin etiam bis tum medios in- testimonianza del cronista (Lopes, Joao I 2,
vaserat hostis, / bis confusa fuga per muros IV, XLII, p. 167).
agmina vertit» (Aen. IX, 792-800: «Come 165 Il paragone con la leonessa è presente in
una turba incalza un feroce leone / con armi
più di un luogo classico, da Omero a Virgi-
ostili, e quello, sgomento, / furibondo, guar-
lio; citiamo ad es. Ov., Met. XIII, 547 sg.:
dando torvo, arretra; / l’ira e il valore non
«utque furit catulo lactente orbata leaena /
tollerano di volgere le spalle, ma non può,
signaque nacta pedum sequitur quem non
/ benché lo desideri, scagliarsi tra le armi
videt hostem» (e vd. nota ad loc. in Meta-
e gli uomini: / non diversamente dubbioso
morfosi t. VI p. 299: «come infuria la leones-
Turno arretra / con lenti passi, e l’animo ri-
sa cui è strato sottratto il suo cucciolo lat-
bolle d’ira. / Ecco che si slancia due volte
tante / e trovate le orme segue il nemico che
in mezzo ai nemici, / e due volte respinge
non vede»). Quel che conta è che Camões
lungo i muri in fuga le schiere disordinate»).
pone in dittico la comparazione col leone e
Garcez Ferreira aggiunge l’imitazione in
quella con la leonessa riferendosi ai due eroi
Avarchide XIII, 100 (p. 160).
principali della battaglia di Aljubarrota,
162 Cfr. Ov., Fast. II, 229: «Quid faciant pau- Nuno e Juane. Il primo rappresenta il furo-
ci contra tot millia fortes?» (due vv. sopra re coraggioso e aggressivo, la seconda anche
aveva detto «fraude perit virtus»: Ov. 1545 l’aspetto «materno-paterno» del Re.
p. 55). Sembra, in questa fase, crollare la cer- 166 Forte paronomasia pasto…pastor.
tezza dei poucos vittoriosi contro i muitos.
167 Terra di Numidia, ma il termine si rife-
Ma la battaglia è appena cominciata. Faria
e Sousa riporta dopo questa ottava altre tre risce in genere all’Africa settentrionale. Ro-
del «manuscrito original», poi cassate, di drigues (Estudos pp. 27 sg.) rimanda a Sil.
sapore epico-cavalleresco, pure con una tinta Ital. III, 282. Cfr. infra V, 6, 1. Si consideri
elegiaca, come ad es. qui: «o fugitivo esprito che «leone di Massilia» (cfr. Stat. Theb. II,
se lhe vay, / e nelle o pensamento que o so- 675 sg.) o «tigre Ircana» (Claud. De raptu
stinha; / e saindo, da dama, a quem servia, / Pros. III, 263) erano formulazioni topiche.
o nome lhe cortou na boca fria», espressioni 168 Già Manoel Correa citava Pomponio
di sapore camoniano (cfr. supra III, 133, 6-7: Mela a proposito dei sette monti di Mauri-
«gli vola via fuggitivo l’alito vitale / e insieme tania che «ob similitudinem fratres vocan-
1014
tur». Sono vicini a Ceuta e Tetuàn, in cor- 177 «Tum pudor incendit vires, et conscia
rispondenza dell’attuale catena marocchina virtus» (Aen. V, 455). Vd. l’elogio di pudor e
del Rif. verecundia incitanti alla virtus in Hieronymi
169 Per atroa cfr. supra 31, 6; per abala cfr. Osorii Lusitani De Gloria, Firenze, L. Tor-
son. 60, 5-6: «Os montes parecia que aba- rentino, 1552, lib. IV, pp. 183 sgg. (evocato
lava / o triste som» (p. 146 Pimpão: «Pare- da Faria e Sousa).
178 tiñe al hierro sangre ardiente] Caldera
va che facesse oscillare i monti / il terribile
cupo suono»). □ tinge il ferro il foco ardente] Paggi 59.
170 L’emendamento sangue su fogo dall’ediz.
Letteralm. ‘scelti’.
1597 in poi si fa vulgata, ma già risulta testi-
171 Vd. Aen. XI, 729-731: «Ergo inter cae- moniato da almeno un esemplare Ee della
des cedentiaque agmina Tarchon / fertur princeps (Nazionale di Napoli: vd. Jackson
equo variisque instigat vocibus alas / no- Camões facs. N. 844 p. 137) e indiretta-
mine quemque vocans reficitque in proelia mente dalla traduzione di Caldera «san-
pulsos» («Dunque fra stragi e schiere onde- gre». A noi pare che sangue sia invece una
ggianti, Tarconte / avanza a cavallo e inci- correzione facilior (vd. Garcil., El. I, 85 sg.:
ta con diverse voci le schiere / chiamando «desparcir su sangre al hierro / del enemi-
ciascuno per nome e rincuora gli scacciati a go»), di tipografia evidentemente, anche se
tornare in battaglia»), cui segue l’allocuzio- l’espressione corrente ferro e fogo potreb-
ne ortatoria di Tarconte. be aver influenzato altrettanto, e cfr. supra
172 «ávante, ávante, S. Jorge, Portugal, S. III, 128, 2. Per converso, anche il sintagma
Jorge Portugal, que eu sou el-rei» (Lopes, triadico ferro, fogo e sangue è ben diffuso
Joao I 2, IV, XLII, p. 167). (fi no ad oggi), e lo ritroviamo proprio in
Castro 601, all’inizio dell’atto secondo, in
173 I veri Portoghesi sono quelli che non un importante monologo del Re: «a ferro,
hanno tradito. Se no, si potrebbe intende- sangue, e fogo destruirem» Ferreira Poemas
re ‘combattete da veri Portoghesi’, ma non lusitanos p. 405, e vd. Bluteau 4, voce fogo
cambia granché. p. 154). A complicare – relativamente – le
174Ancora la lança (v. 2 lanças, 37, 8 lança), cose, Juromenha a proposito del v. 2 scrive-
come in una ripetizione in climax, culmi- va «algumas edições trazem fero fogo, mas
nante nell’aristìa del Re. è má lição», ovviamente. Dunque, a nostro
175 Non è iperbole, ma, come subito sotto parere soggetto è il fogo, cioè la duplica-
risulta chiaro, «al tirar del Rey, tiró toda su zione dell’honroso fogo del v. 2, che indica
l’impeto generoso del combattere, e questo
gente» (Faria e Sousa). In questo modo, in-
fogo metaforico, più volte usato in tal senso
vece delle esagerazioni tipiche del linguag-
da Camões (Rodrigues, Estudos p. 28), fa sì
gio cavalleresco, abbiamo la spiegazione
che i portoghesi tingano di sangue nemico
razionale di un’espressione apparentemente
le proprie spade. Varie le scelte degli editori:
paradossale.
vd. un elenco parziale in Pimpão ad loc.; fra
176 Il ludus Martis, insomma la guerra. Cfr. gli ultimi, Epifânio Dias e Bismut scelgono
ad es. Matteo di Parigi: «in martio ludo sangue, Pimpão lascia fogo. Nel manuscrito
triumphasse» (Matthew Paris, Chronica ma- che Faria e Sousa registra accuratamente,
jora, vol. IV, ed. by Henry Richard Luard, c’era una diversa ottava, in cui il v. 6 termi-
Cambridge, Univ. Press, 2012, p. 88); Hor., nava «ardendo em fogo». Indubbiamente
Carm. I, 2, 35-40 ecc. Vd. infra X, 19, 5, me- questa è una delle cruces più rilevanti del po-
desimo sintagma in fi n di verso, rimante con ema. Si può persino ipotizzare una variante
fogo e logo. Ulteriori aspetti formulari dell’e- d’autore, una varia lectio nell’autografo, o
pica camoniana. comunque nell’antigrafo, senza opzione fi-
1015
nale, oppure una variante di stato dovuta a cruel sia qualcun altro. Tuttavia numerosi
Camões (un po’ improbabile). Certo è che, commentatori, da Faria e Sousa a Bismut,
almeno statisticamente, un testimone solo Tocco (ma non Epifânio Dias, Basto) ecc.,
(quello napoletano) contro poco meno di dànno per scontato che Pedro sia evocato da
trenta esemplari rimasti ci fa propendere Camões due volte, prima individualmente,
per la maggioranza, ma si tratta di un orien- poi nei Pereiras. Nell’elenco di morti che of-
tamento, giammai di una sicurezza. Inoltre, fre Lopes (Joao I 2, IV, XLV, p. 182) compare
l’usus scribendi dell’autore, come abbiamo João Peres de Godoy «filho do mestre de Ca-
notato più e più volte, privilegia la repetitio latrava», cioè di Pedro Muñiz, cui nel 1584
(fogo…fogo). succedeva appunto Pedro Pereira come Ma-
179 Linguaggio topico delle battaglie nel estro dell’ordine di Calatrava. Il nostro avrà
poema epico e cavalleresco; cfr. ad es. Ar., fatto confusione, come per il v. 3.
O. F. XVI, 74, 2: «ch’ogni elmo rompe, ogni 186Appunto i due fratelli di Nuno Álvarez
lorica smaglia» (da «ogni lorica smaglia» di Pereira.
Petr., TP 75). 187 Si noti il polittoto arrenegados…arrene-
180 Cfr. supra 29, 8. gando, che insiste sul disprezzo per i tra-
181 Vd. Virgilio, nel VI dell’Eneide, ove ditori, e l’anafora morre…morre…morrem
parla di «Stygiamque paludem» e «Stygia… che fa da contraltare al medesimo concetto
unda» (323, 385). L’espressione è topica per espresso prima e dopo in forme auliche clas-
intendere: ‘dare la morte’; cfr. ad es. Ama- sicheggianti.
digi L, 15, 8: «ne manderà molti a’ Regni 188 Cioè di tutti coloro che non avevano no-
stigi» (p. 301). Il sintagma «stigio lago» è e. bili natali; cfr. Aen. IX, 343: «sine nomine
g. in Tansillo, Lagrime di S. Pietro VII, 72, plebem».
2 (nell’ediz. a cura di B. Attendolo, Vico 189 Agli inferi.
Equense, G. B. Cappello e G. Cacchi, 1585,
190Naturalmente Cerbero, latratu trifauci e
a p. 139; su mss. e stampe delle Lagrime vd.
Andrea Torre, La doppia edizione de «Le la- fame rabida (Aen. VI, 417, 421).
grime di San Pietro» di Luigi Tansillo tra cen- 191 Nell’originale, sublime si oppone a der-
sura e manipolazione, Tesi di Dottorato, rel. ribada: l’insegna castigliana tanto più si er-
Tobia R. Toscano, Napoli, Università degli geva alta e fiera quanto più vergognosamen-
Studi Federico II, 2010: http://www.fedoa. te venne prostrata ai piedi dei Portoghesi.
unina.it/8437/1/torre_luca_23.pdf). 192 Nell’originale, os è contrazione per aos
182 Da riferire a muitos (Molti). (ós), «corrente nos melhores escriptores do
183 Hysterologia, come a 30, 7 n. 142: nell’or- seu tempo» (Rodrigues Estudos p. 29).
dine naturale è il ferro che, entrando nelle 193 «sendo a batalha cada vez maior e mui
carni, produce quindi la morte. Sopra invece, ferida d’ambas as partes, prougue a Deus
a 39, 6, avevamo un perfetto ordo naturalis. que a bandeira da Castella foi derribada»
184Lopes non ne fa cenno; vd. la nota di (Lopes Joao I 2, IV, XLII, p. 168: «essendo
Epifânio Dias. «Em Valverde è que foi la battaglia ogni volta più cruenta e piena di
morto o Mestre desta Ordem, D. Pedro feriti d’ambe le parti, piacque a Dio che la
Muñoz» (Rodrigues). bandiera di Castiglia fosse calata»).
194 Topos epico: «crudescunt sanguine pu-
185 Non dovrebbe essere uno dei due fratelli
di Nuno, cioè Pedro Pereira, che era sì Mae- gnae» (Aen. VII, 788), «incrudelisce e ina-
stro di Calatrava (Lopes Joao I p. 149), ma è spra la battaglia» (O. F. XII, 50, 1) ecc.
già incluso nei Pereiras também del verso sg., 195Formazione quadrimembre, nel gusto
il che implica necessariamente che il Mestre cumulativo epico-cavalleresco. Vd ad es. O.
1016
F. XVIII, 182, 5-8: «Vengon nel campo, ove miserabilmente perduta. Vd. Paggi 59: «di
fra spade et archi / e scudi e lance in un ver- questa impresa sua sì mal sortita». La prece-
miglio stagno / giaccion poveri e ricchi, e re e dente soluzione interpretativa è influenzata
vassalli, / e sozzopra con gli uomini i cavalli». da Garcilaso, El. I, 90 «la hacienda despen-
196 Ovvero li ha resi vermigli di sangue. dida», che ivi significa appunto il patrimonio
Manoel Correa preferisce una lettura im- disperso (Boscan & Garcilaso c. 226v).
probabile: «Estão amarelos, & perdida a 204 Nel senso antico, sia portoghese che ita-
propria & natural cor de seus rostos, por lhe liano, di ‘sofferenza, angoscia’.
faltar alma que lha dava». Rodrigues (Estu- 205 Faria e Sousa rimanda ad Aen. XI, 217
dos p. 29: «sono gialli, e perduto il naturale «dirum execrantur bellum», ma il motivo
colore dei loro volti, per il venirgli meno è molto più irradiato nella tradizione, da
dell’anima che lo conferiva») difende da Sofocle a Tibullo a Marlowe ecc. Vd. anche
parte sua questa interpretazione: «a palidez
supra I, 90, 7.
da morte mudou a côr do rosto aos que pe-
206 Cfr. Tibull. II, 3, 40 sgg.
receram». Vd. comunque supra III, 52, 4-8;
IV, 29, 1; 35, 5-6. Qui abbiamo flores, non 207 Ripresa di 41, 2.
verdura o campo, ma l’immagine floreale in- 208 «Hic matres miseraeque nurus, hic cara
vermigliata dal sangue è piuttosto comune; sororum / pectora maerentum puerique
cfr. ad es. Amadigi XIV, 6, 3-4: «Poi, per- parentibus orbi» (Aen. XI, 215 sg.: «Qui
ché a basso i fior vede vermigli / del sangue, madri e infelici consorti, e ardenti cuori /
ch’ei stillava a poco a poco» (p. 77) e soprat- di piangenti sorelle, e fanciulli privati dei
tutto Garcilaso, Egl III, 183 sg.: «las rosas genitori»).
blancas por allí sembradas / tornaban con
209 Vd. infatti Lopes Joao I 2, IV, XLIV, p.
su sangre coloradas»; «le rose bianche fin lì
così apparse / tornavano colorite con il suo 185. I tre giorni erano d’obbligo, come ab-
sangue» (Boscan & Garcilaso c. 284v, detto biamo già visto a III, 53, 4. Per le romarias
di Adone morto). vd. supra 26, 4.
210 Nuno è l’eroe epico per eccellenza, che
197 Cioè ‘dànno loro le spalle e fuggendo
molti vengono uccisi’. Sulla strage di chi fug- si contrappone all’inerzia della pace e solo
giva vd. Lopes Joao I 2, IV, XLV, pp. 178 sg. – o quasi – affronta i nemici: l’attacco del
198
verso con Mas indica proprio questa separa-
Ess. antichi e cinquecenteschi in questa
tezza eroica del personaggio.
accezione; cfr. Tommaseo ad voc. 2.
211 Aggettivo importante e frequente nel
199 Come documenta Lopes Joao I 2, IV,
poema, indicativo dello stile alto – come
XLII, p. 168: Como fugiu el-rei de Castella do
anche l’attributo sublimado e il verbo su-
campo e chegou a Santarem.
blimar ecc. Faria e Sousa: «no ay honra,
200 «Riman la preda e’ l campo ai vincitori» como la que procede de las armas». Non si
(O. F. XXV, 26, 1). dimentichi l’attacco del poema, e anche I,
201«pedibus timor addidit alas» (Aen. 14, 3. Le armi sono propriamente la materia
VIII, 224). epica, fi n dai tempi della cosiddetta Rota
202«premit altum corde dolorem» (Aen. I, Vergilii.
209). 212 Attraversò il fiume Guadiana e giunse a
203 pel danaro sprecato] Pellegrini et all. si- Valverde, a nord-est di Mérida. Cfr. Lopes
milmente. Non ci convince. Qui il riferimen- Joao I 2, V, LVI, p. 8. Per Transtaganes vd. su-
to è al sudore e al sangue versati invano in pra III, 62, 1.
una battaglia (significato fra i primi di fazen- 213 Ovvero la mano divina; non dimenti-
da, dopo acção, in Moraes e Silva Dicionário) chiamo che Nuno è guerriero e poi santo.
1017
214 Concetto simile in un passo del Cancio- 227 «assi na Terra, naõ so he Antithesi a
neiro Geral addotto da Rodrigues (Estudos respeito do Oceano; mas tambem Equivoco
p. 30): «que o por fazer estimou por feyto». com Hiperbole; tomandose pela de Portu-
215 L’Andalusia; cfr. supra III, 60, 7-8. gal, ou pela Terra absolutamente» (Garcez
216
Ferreira: «così terra non solo è antitesi rispe-
Dal Bétis, il Guadalquivir. L’Andalusia
tto a Oceano, ma anche equivoco con iper-
era grosso modo l’antica Baetica Hispania
bole, prendendola per la terra propria del
romana.
Portogallo o per la Terra in genere»).
217 Come sopra, 41, 8. La battaglia di Val-
228 João I dà inizio dunque alle conquiste
verde (cfr. Lopes Joao I 2, V, XLVI sgg.) si
portoghesi d’oltremare e alle guerre contro
svolse il 14 ottobre 1385. Vi morì fra gli altri
i maomettani.
D. Pedro Muñoz, Mestre de Santiago (ivi,
229 Letteralmente ‘alla fede di Maometto’;
LVIII, p. 17): vd. supra 40, 3 e n.
nell’originale la parola lei (appunto ‘fede,
218 Cfr. supra 15, 5. Qui il senso può essere
credo religioso’) è ugualmente ripetuta. Se-
‘senza poter opporre valida resistenza’. condo Faria e Sousa nel manuscrito c’era fé
219 Formulare: cfr. supra III, 57, 6. al posto di lei.
220 Quella defi nitiva nel 1411; una tregua 230 Letteralmente ‘Ecco’ (Eis), con più effi-
nel 1387. cacia topicamente introduttiva.
221 I due popoli non sopportavano più la 231 Squisita immagine per indicare la gran-
guerra continua e le tregue instabili. de flotta (mil, generico) di João; si noti che
222 Figura etimologica non tra le più sma- il metaforizzante aves produce una parono-
glianti del poema. masia in absentia con il metaforizzato navios.
223 Non solo in quanto Dio consacra gli 232La sposa di Oceano, ne è qui emblema
sposi, ma per la sua volontà di preservare complessivo, come altrove.
i Portoghesi da altri inutili spargimenti di 233 Il referente è Virgilio, «velorum pandi-
sangue. Nel poema i Lusitani sono quasi un mus alas» (Aen. III, 520), ma non è del tut-
«popolo eletto». to esclusa una memoria del verso dantesco
224 Figlie del duca di Lancaster (gli epiteti «dei remi facemmo ali al folle volo» (Inf.
poetici sono d’obbligo per l’alto rango delle XXVI, 125).
principesse), Filippa sposa il re portoghe- 234 Ovvero verso le Colonne d’Ercole, lo
se (1387), Caterina il re castigliano (1388). stretto di Gibilterra.
John Gaunt (anglicizzazione di Ghent, cit- 235 Notoriamente, nel linguaggio poetico
tà natale), il duca, era il terzo figlio del re Abila è la parte africana dello stretto delle
Edoardo III d’Inghilterra, ebbe un ruolo ri- colonne d’Ercole, e Calpe quella ispanica:
levante durante la minore età del successore vd. Pharsalia I, 555 e nn. Grozio-Bentley ad
Riccardo II e diede inizio alla dinastia dei loc. Sulla identificazione di Abila c’è discus-
Lancaster, dopo la sua morte, con il figlio sione; molti ritengono si tratti del monte
Henry Bolingbroke che depose Riccardo e Hacho situato a ridosso di Ceuta. Cfr. an-
divenne Enrico IV (come ben ricorda chi ha che, e. g., Giraldi Cinzio, Ercole XXV, 66,
letto Richard II di Shakespeare). 7-8: «e due colonne affige su quell’Alpe, /
225 Di João, non dei Portoghesi, come pro- l’una Abila chiamata e l’altra Calpe».
pone Bismut. 236 Il 21 agosto 1415. «Fundamento neste
226 Polittoto: não ter…não tendo. Anafora passo do poema tem apena a significação de
di não ai primi due vv. in posizione iniziale ‘assento’, ‘sitio’» (Rodrigues Estudos p. 34),
e poi all’interno del terzo verso. contra Epifânio Dias che evoca la traduz. la-
1018
1019
mato «Infante santo». Nella realtà la vicen- offese, le quali volendo vendicare col ferro,
da fu meno sublime, come riassume bene gli Spartani consultarono gli oracoli sul
Magalhães nell’introduz. a Pina Duarte, pronostico della guerra. Il responso fu
«A tragedia do Infante Santo», pp. 42-66. che avrebbero vinto, purché non avessero
Fernando fu sostanzialmente sacrificato dai ucciso il re ateniese. Giunti a battaglia, ai
Portoghesi per non affrontare una nuova soldati è comandato prima di ogni altra cosa
battaglia e non perdere Ceuta. L’idealiz- il presidio del re avversario. In quei tempi
zazione dell’Infante fu comunque ben ali- il re di Atene era Codro il quale, venuto a
mentata da testi come la Cronica do Sancto conoscenza dell’oracolo del dio e degli ordi-
e Virtuoso Iffante dom Fernando, Lisboa, G. ni impartiti ai nemici, mutato l’abito regale,
Galharde, 1527, di Frei João Álvares, che fu vestito di panno, portando al collo fascine,
vicino al principe nella sua infelice prigio- penetrò nell’accampamento dei nemici. Ivi,
nia (per le altre edizioni vd. Isabel Vilares in mezzo a quelli che gli si opponevano, fu
Cepeda, Bibliografia da Prosa Medieval em ucciso da un soldato che di sorpresa egli
Língua Portuguesa, Lisboa, Inst. da Biblio- aveva ferito con la falce. Riconosciuto il ca-
teca Nacional e do Livro, 1995, pp. 42 sgg.) davere del re nemico, gli Spartani si ritirano
e da un capolavoro teatrale come Il Principe senza guerreggiare. E così gli Ateniesi sono
costante di Calderón (pièce nota anche come liberati dalla guerra per il coraggio estremo
El Principe constante y mártir de Portugal). di un re che si offrì alla morte per la salvezza
254 della patria»).
Bel presente historicum, con il senso
257 Versi 3 e 4 parzialmente a specchio dei
della continuità (‘rimase a trascorrere la sua
vita’). primi due. Per Attilio Regolo vd. Petr., Tr.
255 F. I, 54: «un Regol, ch’amò altrui più che
Forma antica (dantesca ad es.) per Ceuta.
se stesso» (e per le fonti classiche vd. n. di
256 Si noti la concettosità compressa dei Pacca p. 366).
due versi, con forza sintetica che fa pensare 258 Fernando.
a Dante. Il re ateniese Codro, per obbedire
259 Perché il suo atto di eroismo fu parti-
a un oracolo, si gettò nell’esercito nemico
spartano e fu ucciso; solo in tal modo Ate- colarmente spaventoso e sorprendente: nel
ne poté ottenere la vittoria. Per il dettaglio Foro romano si era aperta una voragine e il
cfr. Iust. II, 6: «Erant inter Athenienses giovane Curzio, sempre a seguito di un ora-
et Dorienses simultatim veteres offensae, colo, si gettò armato a cavallo nel baratro,
quas vindicaturi bello Dorienses de eventu permettendone così la chiusura. Vd. fra l’al-
proelii oracula cunsuluerunt. Responsum tro Val. Max. V, 6, 2, che conclude: «Magna
superiores fore, ni regem Atheniensium postea decora in foro Romano fulserunt,
occidissent. Cum ventum esset in bellum, nullum tamen hodieque pietate Curtii erga
militibus ante omnia custodia regis prae- patriam clarius obversatur exemplum»
cipitur. Atheniensibus eo tempore rex Co- («Grandi segni commemorativi rifulsero
drus erat, qui et responso dei et praeceptis poi nel foro romano, e ancor oggi nessun
hostium cognitis permutato regis habitu esempio è portato più splendente di amore
pannosus, sarmenta collo gerens castra ho- patrio di quello di Curzio»).
stium ingreditur. Ibi in turba obsistentium 260 Anche gli exempla di Publio Decio
a milite, quem falce astu convulneraverat, Mure e del figlio omonimo (pure il nipote
interficitur. Cognito regis corpore Dorien- si sacrificò analogamente), nonché di Marco
ses sine proelio discedunt. Atque ita Athe- Curzio, sono presenti in Petr., ivi vv. 67-72;
nienses virtute ducis pro salute patriae mor- vd. le dotte nn. di Pacca pp. 370 sg. Vd. an-
ti se offerentis bello liberantur» («V’erano che Ar., O. F. XLIII, 174, 5-8: «Quei Decii,
fra Ateniesi e Spartani reciproche antiche e quel nel roman foro absorto [‘sprofondato’:
1020
Curzio], / quel sì lodato Codro dagli Argivi, III, 89, 5. Evidente la repercussio: pode…
/ non con più altrui profitto e con suo onore pode…pos.
/ a morte si donar, del tuo signore»; Erc., 269 Cfr. supra III, 97, 8.
Arauc. III, 43, 1-3: «Non los dos Publios De- 270 Naturalmente nel senso di ‘città’.
cios, que las vidas / sacrificaron por la patria
271 Conquiste africane di Afonso: Alcácer
amada, / ni Curcio» ecc.
261 Ceguer nel 1458, Arzila e Tangeri nel 1471.
Afonso V, nato nel 1432, salì al trono nel
1438, in minore età, per cui fi no al 1448 vi Cfr. Pina Afonso V capp. 138, 165. Arzila
fu la reggenza dapprima della madre Leo- – ovvero Asilah – non lontana da Tangeri
nor, quindi dello zio D. Pedro. Morì nel era città ben difesa, per questo detta dura
1481. Per le sue imprese in nord Africa fu da Camões «porque costó mucho a ganar»
soprannominato o Africano, come l’antico (Faria e Sousa). Vd. subito dopo muros…de
Scipione. Su di lui la cronaca di Rui de Pina. diamante, 56, 2.
272 A IX, 42, 5 troveremo muro adamantino,
262 In quanto legittimo, poiché primoge-
nito. Altre letture (‘incomparabile, senza dal lat. adamantinus.
pari’, Bismut, Basto) sono incongrue. 273 Nell’originale estremadas; Moraes e
263 Penisola iberica. Cfr. supra II, 108, 6. Se- Silva Dicionário riporta esempi quali «tão
condo Epifânio Dias «Camões refere-se não estremado Cavalleiro» dal Palmeirim o «fer-
só aos Affonsos de Portugal, senão tambem mosura estremada» da Menino e Moça. An-
aos de Leão e Castella» («Camões si riferis- che in spagnolo: cfr. Erc., Arauc. XIV, 43, 8:
ce non solo agli Alfonsi portoghesi, ma an- «haciendo en armas cosas estremadas».
che a quelli di Leon e Castiglia»). 274 Topos diffuso; cfr. Petr., Tr. M. I, 17-18:
264 Ovvero abitante la costa e regione di- «parea ben degna / di poema chiarissimo e
fronte alla Spagna, cioè la Mauritania e il d’istoria»; Walter Map, De nugis curial. V, 2:
nord Africa in generale. Assurdo il riferi- «Hoc Hercle dictum et factum stylo dignum
mento alla «disastrosa politica peninsulare» Homeri censeo, et me tam eleganti materia
(Tocco). In italiano l’aggettivo frontiero è indignum» ecc. Non credo che qui Camões
arcaico ma documentato (ad es. in Tasso). voglia far riferimento alle cronache di
265
Gomes Eanes de Zurara (Tocco). L’aggettivo
Nelle strofe seguenti il poeta esplicherà
elegante vale per ‘facondo, eloquente’ supra
queste allusioni biografiche.
II, 78, 1 e infra X, 153, 1; il discorso di Nuno
266 Nell’originale ninguem, ‘nessuno’, dop- (supra 14, 6) era invece espresso in parole
pio negativo (dopo impoßibil) ammesso nel dure piuttosto che eleganti, il che indica uno
portoghese antico. stile di esortazione militare che ignora sde-
267 Nuovo emergere del discorso mitico-al- gnosamente ogni lenocinio. Invece nell’Eleg.
lusivo, proprio del registro alto poematico. I, 97 Camões rivolgendosi alle ninfe del Tago
Il riferimento è a Ercole (Tirynthius) e alla parla di «verso heróico e elegante», riferen-
«fatica» delle mele d’oro sottratte alle Espe- dosi senz’altro a rime amorose e tristi. Anche
ridi (il cui regno era localizzato nell’Africa T. Tasso si poneva in quel torno di secolo il
settentrionale); cfr. supra II, 103, 4 e, per il problema dello stile elevato e di quello «liri-
mito, Graves Miti greci 133. Il mitologema co-lascivo» nel poema epico. La convivenza
funge da metafora, nei versi camoniani, per dei due registri alla fine non è troppo diversa
indicare che, dopo Ercole, Afonso V fu il in entrambi gli autori. Ma il problema ovvia-
primo a conquistare le terre nordafricane. mente va approfondito.
268 Vd. Rvf 28, 61 sg.: «Dunque ora è ’l tem- 275 Come da una malattia, o da un vizio in-
po da ritrare il collo / dal giogo antico», in vincibile (cfr. Moraes e Silva Dicionário), in
tal caso dagli Arabi in Terrasanta. Cfr. supra questo caso l’ambizione.
1021
276 Ossimoro che Faria e Sousa accosta alla Inoltre un verso incorniciato dai due attri-
gostosa vaÒdade di 99, 1 infra. A meno che buti para-sinonimici todo e inteiro ci sembra
bela non sia facilior di un *fela (da felonía), fattura squisitamente camoniana. Richia-
ipotetico hapax camoniano. Cfr. ad es. «l’an- mandoci alla cronaca di Rui de Pina (Afonso
tica vita amara e fella» di Alamanni, son. To- V cap. 191), João sarebbe rimasto nel cam-
sco cultor, ch’entro il natio confino v. 6. po non tre giorni, come abbiamo già visto
277 Afonso V invade la Castiglia nel 1475 essere consuetudine, e neppure un giorno,
e verrà sconfitto da Ferdinando d’Aragona ma tres oras e mais. Cfr. Epifânio Dias per
l’anno seguente a Toro. Il re portoghese pre- dettagli su questo punto.
tendeva il trono castigliano sposando la ni- 288 Per vencido…vencedor cfr. sopra 47, 4.
pote Joana, erede di Enrico IV, che da molti 289 Riferimento alla battaglia di Filippi (42
era ritenuta in realtà figlia bastarda della re- a. C.), ove Marco Antonio sconfisse Cassio
gina (sorella di Afonso) e di D. Beltrão de la e poi Bruto, mentre Ottaviano fu vinto da
Cueva (da cui l’epiteto infamante Beltraneja), Bruto nella prima fase della battaglia; i due
in opposizione alle pretese di Ferdinando e cesaricidi si suicidarono entrambi (Vell. Pa-
della moglie Isabel, sorella del defunto Enri- terc. II, 70; Val. Max. IX, 9, 2). Come fa no-
co IV, i quali risulteranno i monarchi Catto- tare Epifânio Dias, l’espressione Philippici
lici vincitori della contesa dinastica. campi è in Plin., N. H. XXXIII, 39.
278 Della Castiglia. 290 Ai vari loci paralleli classici che appone
279 Cadice. Faria e Sousa, in cui nox aeterna è appun-
280 Il figlio del re portoghese si unisce al to la morte, si aggiunge Garcilaso: «hasta
padre nel gennaio 1476 a Toro, nel regno di que aquella eterna noche escura / me cier-
León. re aquestos ojos» (son. 25, 12-13, Boscan
& Garcilaso c. 223r: «fi nché quella eterna
281 Ripresa impietosa di ambição, 57, 1. notte oscura / non mi serri questi occhi»).
282 Simile e speculare un verso dell’Ama- 291 Collocò nella sua sede celeste, meritata.
digi: «con faccia più turbata, che serena» È il Cielo ad accogliere il Re, ovviamente,
(XXIII, 44, 7, p. 134; Garcez Ferreira). ma Camões preferisce fare soggetto del-
283 La battaglia cioè rimane in stallo, fi nora la frase la morte, agente dell’ascensione di
senza vincitori né vinti. Afonso, e può così attivare l’antitesi fra escu-
284 Qui Camões unisce in dittologia due dei ra e sereno.
suoi aggettivi preferiti ad indicare l’elevatez- 292 João II divenne re nel 1481, fu chiama-
za di un eroe; in più sono allitteranti. to Principe perfeito e morì nell’ottobre del
285 Cumulo attributivo di tipico stampo 1495 (non 1496 come riporta Tocco; cfr.
cortese-cavalleresco; vd. Inamoramento, Resende João II f. 118r; Castanheda Desco-
Furioso, Amadigi: in quest’ultimo trovia- brimento I, 1, p. 8).
mo sia «gentil cavaliero» che «forte cava- 293 Ovvero gli estremi dell’Oriente.
liero» (XVI, 39, 1; LXXIV, 22, 4), mentre 294 Afonso de Paiva e Pero de Covilhã
«animoso cavaliero» è ad es. in Girone partirono nel 1487; vd. Castanheda Desco-
(XIII, 80, 2). brimento I, 1, p. 4. João voleva trovare un’a-
286 Si osservi l’iperbole epico-cavalleresca. pertura verso le Indie, nonché individuare
287 L’anastrofe è nell’originale; inteiro infat- il mitico regno del Prete Gianni, con cui
ti non può riferirsi se non a um dia, raffor- stabilire un’alleanza.
zando l’agg. todo: che invece inteiro concor- 295 Da Santarém a Barcellona, indi fi no a
di con campo a noi pare impossibile, anche Napoli, senza in realtà passare per la Fran-
se non è escluso da qualche commentatore. cia. Correttamente Tocco cita la Verdadei-
1022
ra Informação das Terras do Preste João di 304 Dopo la battaglia di Farsalo, Pompeo Ma-
Francisco Álvares (1540) ove si precisa che gno giunse in Egitto dove fu assassinato a tra-
gli esploratori si imbarcarono a Barcellona dimento dal giovane Tolomeo XIII, materia
per raggiungere Napoli. dell’ottavo libro del Bellum civile di Lucano.
296 305 Probabilmente da identificare tout court
Si notino gli aggettivi lusinghieri relativi
all’Italia e a Napoli. col Cairo. Quivi, precisamente ad Aden,
297 i due esploratori si separarono, Pero diri-
Il topos della sirena Partenope sepolta
gendosi verso le Indie e Afonso verso l’A-
a Napoli (vd. Plin. N. H. III, 62), cui diede
bissinia (Castanheda Descobrimento I, 1, p.
il suo primo nome, è ripetuto da numerosi
5). Camões semplifica la narrazione. Rodri-
poeti, fra cui Sannazaro, Ariosto ecc.
gues (Fontes p. 230) cita Sabellico: «Mem-
298Romani, Normanni, Angioini, infi ne phis olim fuit quae nunc est Cairus» (X, 8);
Aragonesi. Epifânio Dias riporta Cardoso, Diccionario
299 Questo ilustrar, in figura etimologica geografico: «Memphis, vulgo Alkairo».
rafforzativa col precedente ilustre, arricchi- 306 Vd. supra I, 52, 2.
sce la lode di Napoli. 307 Manteniamo il termine Nilóticas (dal
300 Cioè genericamente attraverso il Medi- lat. Nilotı̆cus, gr. Νειλωτικός), marca di sti-
terraneo orientale, verso la Grecia. le elevato. Troviamo il lemma itemizzato in
301 Certamente l’isola di Rodi è ricca di Vieyra Dictionary ad es., ma non in Moraes e
spiagge fra le più belle della Grecia, ma la Silva Dicionário. Le piene e inondazioni del
costa occidentale è rocciosa e frastagliata. Nilo sono ben note.
Ai tempi della narrazione, Rodi era territo- 308 Per Abissinia, dove si seguiva la ley di Cri-
rio dei Cavalieri Ospitalieri di S. Giovanni sto (rito monofisista, Costa Pimpâo). Esmeral-
(oggi di Malta), fi nché non sarà Solimano il do distingue una Etiopia sobegipto, inferiore,
Magnifico a conquistarla alla fi ne del 1522. e una superiore (I, 27, p. 46). Barros parla di
302 Mentre, in polittoto, alto del v. 1 sarà «Abassia ou Etiópia-sôbreEgipto», luogo ri-
tenuto sede del Prete Gianni (Barros 3, 4, 1).
latinismo per ‘profondo’ (meno probabil-
309 Usiamo la forma apocopata di ‘dove’
mente ‘alto mare’ nel senso di ‘al largo dal-
le terre’), qui altas ha sollevato i dubbi di (dal lat. ubi) frequente in italiano antico.
Bismut, che sostiene le coste egiziane non 310 Ovvero del Mar Rosso (lat. Erythreum
essere affatto profonde; propone la corre- dal greco).
zione alvas, richiamando I, 87, 1, «ribeira 311 Nell’originale, più esplicito, o povo de
alva, arenosa», sequenza indubbiamente Israel, il popolo israeliano in fuga dagli egi-
quasi formulare. Ma il rispetto della prin- ziani; riferimento ovvio all’aprirsi delle ac-
ceps e l’usus scribendi ripetitivo di Camões que del Mar Rosso (Ex 14, 21 sg.). Si noti che
ci indurrebbero a delegittimare queste per- Passam e passou incorniciano in polittoto i
plessità. L’autore ha voluto semplicemente primi due versi.
produrre una delle sue consuete antitesi, 312 La Nabatea, nome forse derivante da
che contrappone arenosas ad altas, quest’ul-
Nabaioth figlio di Ismael («primogenitus
timo aggettivo nel senso di ‘elevate’, forse
Ismahelis Nabaioth», Gn 25, 13), si estende-
anche in senso fi gurato, collegandosi al sg. va a nord-ovest dell’antica Arabia, con cen-
famosas. tro monumentale a Petra. Vd. Ar., O. F. XV,
303 ‘Per motivo della’; nell’originale com 12, 1-4: «Più tosto vuol che volteggiando
senza articolo (co a Epifânio Dias corr.) è rada / gli Sciti e gl’Indi e i regni Nabatei, / e
legittimo nel portoghese antico, come docu- torni poi per così lunga strada / a ritrovare i
menta Rodrigues (Estudos pp. 37 sg.). Persi e gli Eritrei».
1023
313 La Sabea, con centro principale Saba, 323 La Carmania dovrebbe essere la regio-
era ricca per aromi quali incenso e mirra. Si ne di Kerman, in Iran (Tocco), mentre la
collocava nell’Arabia Felix. Gedrosia sarebbe situata nella Persia me-
314 Detto belo nell’originale, in quanto ridionale e nel Belucistan (Epifânio Dias).
esempio mitico supremo di splendore fisico Secondo Pomponio Mela i Carmani «sono
di giovinetto. La madre di Adone, Mirra, fu senza vesti, senza biade, senza greggi &
appunto trasformata nell’albero profumato senza case, & si coprono di pelli di pesci,
omonimo. Cfr. Ov., Met. 489-502. & della polpa si pascono. Sono fuor che nel
315 Le tre parti in cui era divisa l’antica Ara-
capo, per tutto il corpo setoluti» e abitano
zone desertiche della Persia meridionale; «i
bia, come è noto. Bismut intende l’Arabia
luoghi più adentro sono habitati da’ Cedro-
Felice descuberta in quanto visibil, essendo
si», ovvero i popoli della Gedrosia (Pomp.
per lo più costiera, mentre le altre due, più
Mela I tre libri III, 7: p. 103). Vd. anche
interne, sarebbero dissimulées. Secondo Ro-
Barreto Micrologia, ad voc. «Carmania».
drigues «O a desta palavra serve tambem de
Sempre Barreto ritiene che la Gedrosia
artigo antes de Feliz continuado de Arabia
sia la «Cambaya» (idem Manoel Correa),
descuberta e em parallelo com a Petrea e a De-
ovvero l’odierna Khambhat in India. Per
serta» (Estudos p. 38 n. 76). Pensiamo che de-
Faria e Sousa corrisponde invece a «Tarse»,
scuberta si riferisca a tutta la triplice Arabia,
la turca Tarsus. Manoel Correa identifica la
e che i mensangeiros esplorano solo la Feliz,
Carmania con il regno indiano di Narsinga
non inoltrandosi nella Deserta e nella Petrea.
(una mappa di tale area si vede ad es. nel-
Quest’ultima andrà accentata regolarmen-
la Géographie Raccourcie di Pierre Bertius,
te Petréa, e non Pétrea come vuole Epifânio
Amsterdam, J. Hondius, 1618).
Dias. Vd. poi O. F. XV, 39, 1-2, 5-7: «Vien per
324 Formulare: cfr. infra VI, 54, 4; 10, 91,
l’Arabia ch’è detta Felice, / ricca di mirra e
d’odorato incenso, / […] finché l’onda trovò 7-8. Omettiamo la geminazione dell’agget-
vendicatrice / già d’Israel, che per divin con- tivo, che nell’originale crea un ritmato pa-
senso / Faraone sommerse e tutti i suoi» rallelismo.
316 325 regioni ermetiche e lontane] Averini (la
Lo stretto di Ormuz.
317
segnalo come bizzarria traduttoria). Lette-
«confundamus ibi lingua eorum […] et
ralmente tamanhas significa ‘grandi, scon-
ibi confusum est labium universae terrae»
fi nate’.
(Gn 11, 7-9). Sul tema nella lirica camoniana
326 Come già detto, Camões semplifica la
vd. Moura Camões, pp. 123 sgg.
318 vicenda. Afonso de Paiva morì in Etiopia,
Cfr. Gn 11, 1-9; «in terra Senaar»,
mentre Covilhã, ritornato al Cairo dall’In-
localizza la Bibbia, ovvero in Mesopotamia.
dia, avuto notizia della sorte sfortunata del
319 Nello Shatt-el Arab, che sfocia nel golfo
suo compagno, viaggiò ancora pervenendo
Persico. in Abissynia dove rimase sino al termine
320 In quanto si credeva derivassero dal Pa- della sua vita. Quel che è vero è che nessuno
radiso; cfr. supra III, 72, 6-8. dei due tornò in patria.
321 Cioè di fatti e gesta memorabili compiu- 327 Manuel I O afortunado regnò dal 1495
te dai Portoghesi. Per Faria e Sousa história (vd. sopra n. a 60, 4) al 1521; durante questo
può far riferimento soprattutto alla grande periodo si realizzarono alcune delle scoper-
opera del Barros. te portoghesi transoceaniche più eclatanti;
322 L’imperatore non andò oltre il golfo Per- oltre all’impresa dello stesso Gama, si ricor-
sico; Rodrigues (Fontes p. 230) ritiene che an- di almeno quella di Cabral in Brasile.
che qui Camões guardi a Sabellico (VII, 4). 328 risoluzioni] Pellegrini.
1024
1025
Epifânio Dias che chiosa mais certas são «é bra un’anticipazione della materia del canto
mais certo que venham à mente». X dei Lusíadas (ott. 75-76 sgg.).
336 «At pius Aeneas per noctem plurima 346 Secondo Epifânio Dias va inteso: ‘e altre
volvens» (Aen. I, 305); «assi esteue tanto sorti di animali’. Per Rodrigues (Estudos pp.
reuoluendo em si seu cuidado, que có elle 43 sg.) la copula è una e trasposta (come infra
adormeceu, pore o somno não era tã des- X, 60, 4) e quindi il verso va letto e articolato
cansado, que o deixasse repousar» (Palmei- in chiasmo: ‘uccelli agresti e feroci animali’,
rim de Inglaterra cap. 32, cit. in Rodrigues esprimendo così «um pensamento mais em
Fontes p. 449: «così rimase tanto arrovellan- harmonia com o contexto, pois não veem
dosi nel suo pensiero, che con quello s’ad- aqui a proposito os animaes mansos ou inof-
dormentò, ma il sonno non era così quieto fensivos» («un pensiero più in armonia col
che lo lasciasse riposare»). contesto, perché non vengono qui a proposito
337 Ripresa di 67, 2 supra. Parola chiave in- gli animali mansueti o inoffensivi»). Faria e
sieme con l’iterato pensamento. Sousa invece scriveva che alimárias «vale lo
que en Latin armentum». Manoel Correa
338 Figura etimologica al limite del concet-
chiosava «aves silvestres, bestas feras». Paggi
tismo: ocupou…desocupar. Se gli occhi sono 59 non si fa mancare nulla: «Armenti, agresti
chiusi e il re dorme, tuttavia il suo senso ri- augei, feri animali». Bismut segue Epifânio
mane vigile nel sonno. Espressione del Can- Dias («des fauves et d’autres animaux»), pre-
tico dei Cantici, poi divenuta proverbiale: cisando: «J’interprète feras comme un nom».
«ego dormio et cor meum vigilat» (Ct 5, 2). Pellegrini : «fiere ed altri animali». Consi-
339 Letteralmente: ‘Morfeo in varie forme derando poco economica l’ipotesi di Rodri-
gli appare’. Morfeo è figlio e ministro del gues, ci sembra che Camões abbia sì voluto
Sonno; cfr. Ov., Met. XI, 613 sg.: «hunc cir- distinguere feras da alimárias, ma solo per
ca passim varias imitantia formas / Somnia dire che si vedevano animali feroci e bestie
vana iacent» e, più oltre, «At pater e populo di altro genere, non necessariamente greggi,
natorum mille suorum / excitat artificem si- cioè animaes mansos.
mulatoremque figurae / Morphea» ecc. (ivi, 347 L’insistenza su silvestres, selvático (in fi-
633-635). gura etimologica) e agrestes anticipa quanto
340 Quella della Luna. detto immediatamente dopo: quel luogo era
341 Letteralmente: ‘donde davanti a sé’, con totalmente estraneo alla civiltà umana.
allitterazione. 348 Cioè, letteralmente: non vi vagavano
342Cfr. supra, 65, 3; variazione onirica del altro che bruti, erano frequentati solo da
motivo formulare. animali.
349 Insomma, sembrerebbe trattarsi del Pa-
343 Nell’oriente estremo.
radiso terrestre, non più sfiorato da piede
344 Nell’originale longincos (longinquos umano dopo la cacciata di Adamo ed Eva,
‘lontani’) è latinismo. conseguente al loro peccato. L’espressione
345 Il Gange e l’Indo, come si dirà subito petrarchesca «dal dì ch’Adamo / aperse gli
dopo. Per il sogno di Manuel si fa riferimento occhi» (Rvf 181, 7-8) è invece una perifrasi
– vago – a Aen. VIII, 31 sgg., apparizione (vi- per dire ‘dalle origini dell’umanità’, sot-
sus) del dio Tiberino genius loci. Il richiamo tintendendo: sino ad oggi. Camões sembra
«funzionale» (Tocco) a Val. Flacco I, 26 sgg. spostare il termine a quo del suo discorso
è meno calzante. L’elevazione del sognatore alla fase fi nale dell’abbandono dell’Eden.
verso il cielo e l’osservazione spaziale ampia Quindi le montagne selvagge popolate da
dall’alto fa pensare più a immagini dante- bestie sarebbero proprio l’Eden. Curioso
sche, al Somnium Scipionis, o comunque sem- che a descrivere il paradiso terrestre il poeta
1026
usi il topos del locus horridus. Infatti, a no- esplicando intonsa (= não tonsa) mas (sim)
stro parere, l’interpretazione è decisamente comprida, ovvero: ‘non tagliata, ma anzi lun-
dubbia. Il motivo della sicurezza degli ese- ghissima’. Noi traduciamo ad litteram.
geti in proposito, è dato dal fatto che i pri- 357 Concordanza libera, come dire per
mi due dei quattro fiumi del Genesi che si converso ‘rami ed erbe ignote’: l’attributo
diramano da quello principale che irriga il si riferisce a entrambi i sostantivi, dislocati
paradiso terrestre, Phison e Geon (Gn 2, 10 anastroficamente. Fogliame di alberi sco-
sgg.; gli altri sono il Tigri e l’Eufrate) erano nosciuti, per cui Garcez Ferreira rimanda
ritenuti comunemente il Gange e il Nilo, da supra a 70, 3.
Flavio Giuseppe (Antiquit. Jud. I, 2, ediz.
358In quanto proveniente da più lontano,
Basilea, Froben, 1534, p. 3) al Sannazzaro
del De part. Virg. cit. da Faria e Sousa, ecc. addirittura dall’Eden.
Ora, il Gange stesso dirà infra a 74, 1-2, che 359 Infatti il Gange non nasce colà, ma
egli nasce dall’Eden (quello verdadeiro), e nell’Eden, quindi il suo corso appare in pie-
aggiungerà che l’Indo ha origine nesta ser- no scorrimento.
ra, cioè in queste aspre montagne (secondo 360 Il fiume Alfeo nasce dall’Arcadia, in Pe-
alcuni, fra cui Agostino, nell’Etiopia: cfr. loponneso.
Gen. VIII, 7, 13). Conclusione: a noi sem-
361 Splendida sintesi del mitologema per cui
bra che qui non sia il paradiso terrestre ad
apparire a Manuel. La frase dês que Adão vd. Ov., Met. V, 572 sgg. e Sannaz., Arc. pr.
pecou aos nossos anos sarà generica (come XII, 14 («i soavi abbracciamenti della sici-
in Petrarca) a indicare la totalità del tempo liana Aretusa»), oltre che Aen. III, 694-696.
umano sino al presente. 362 esclama] Paggi 59 □ grida] Pellegrini □
350 Delle due fonti di 69, 8. interpelle] Bismut. Come vedete i traduttori
351
sfumano variamente il bradar camoniano.
Faria e Sousa evoca Dante, Purg.
363 Letteralmente: ‘ai cui regni’. Ci consen-
XXXIII, 112 sg.: «Eufratès e Tigri / veder
mi parve uscir d’una fontana». tiamo un anacoluto poetico.
352 364 Nessuno, dio o uomo, conquistò i luo-
Letteralmente ‘molto vecchi’.
353
ghi delle scaturigini dei due fiumi. La loro
Come gli uccelli di 70, 1.
cervice, il loro ‘collo’ non fu mai aggiogato:
354 La rima identica non crea alcun proble- cfr. supra 55, 4.
ma; la correzione caíam è inutile e impropria. 365Annuncio delle esplorazioni e conquiste
355 Ci permettiamo un’enallage in tradu- portoghesi.
zione, per mantenere la rima. «Baça en 366 Cfr. Aen. VIII, 62-64: «Ego sum pleno
Portugues, es color parda [terrea, marrone],
quem flumine cernis / stringentem ripas et
tirante a negro, por esso añadió denegrida
pinguia culta secantem, / caeruleus Thybris,
(Faria e Sousa).
caelo gratissimus amnis»; «Io, che vedi con
356 bien crecida] Caldera □ folta, incolta, piena corrente / costeggiare le rive e solcare
prolissa] Pellegrini. Se mas è avversativo, le pingui colture, / sono l’azzurro Tevere,
sostiene Rodrigues, l’espressione camo- fiume gratissimo al cielo».
niana risulta assurda, come a dire: è notte,
367 Nel giardino dell’Eden: cfr. supra 70, 8 n.
ma piove (Estudos p. 44). Quindi propone
di conferire a mas il significato di mais «no 368 Perché il fiume più lungo e noto del ter-
sentido absoluto (= muito)», visto che la de- ritorio indiano, cui darebbe il nome (Faria e
rivazione da magis è la stessa. Basto propone Sousa). Come Virgilio chiamò il Po «fluvio-
una correzione di mas in mui (muy). Bismut rum rex Eridanus» (Georg. I, 482: Epifânio
si oppone, e mantiene il valore avversativo Dias). Bismut presuppone una virgola fra
1027
Indo e Rei, ritenendo quest’ultimo un vocati- tre Semírames, Baco e o grande Alexandre,
vo, erroneamente. Analogamente ragionava ninguém ousou cometer» (Barros Ásia I, 1,
Rodrigues (Estudos p. 46), ipotizzando un ó p. 12: «in luoghi ove – stando agli scrittori
Rei ove la o può essere incorporata nella fi- greci e latini – tranne l’illustre Semiramide,
nale di Indo oppure semplicemente omessa. Bacco e Alessandro Magno, nessuno osò
369 ‘Montagna’. appropinquarsi»).
370 387 Abbiamo separato ciò da che nella tra-
La profezia non nasconde i patimenti
che i Lusitani dovranno sopportare nella duzione; nell’originale o que. Vasco da
conquista. Gama non era sicuro che si sarebbe realiz-
371 zato ciò che egli aveva sempre desiderato.
Letteralmente: ‘senza timore’.
Si notino quattro que nella prima quartina,
372 Cfr. supra II, 51, 7. evidenza ripetitiva che non disturba affatto
373 Per la sua fonte Celeste, edenica. E per l’autore, anzi ne rafforza la volontà iterativa
derivazione virgiliana: «cum flumine san- struttiva e agglutinante.
cto» (Aen. VIII, 72). Ilustre già a 74, 1. 388 quasi è una nostra aggiunta. Il sintag-
374 La dittologia novo espanto sta a signifi- ma presago cor è diffusissimo nelle lin-
care l’inconsueto, stupefatto spavento che gue romanze; in Aen. X, 843 abbiamo,
prende Manuel al risveglio. in negativo, «praesaga mali mens» da
375 Rimane quindi confuso nel pensiero, cui Rvf 328, 3-4 «cor […] presago de’ dì
ovvero su cosa pensare a proposito di quan- tristi e negri». In forme diverse lo ritro-
to ha visto-sognato. Vd. supra 67, 1. viamo da Boiardo a Tasso a Marino ecc.
376 Vd. Ribeiro, Estudo moral, pp. 42 sgg.
Sintagma diffuso, lo troviamo in Lodo-
389 Le ragioni del cuore erano più ottimi-
vico Dolce, Anguillara ecc.
377 stiche.
Per la notte che ora dilegua.
390 Cfr. Castanheda Descobrimento I, cap.
378 Cfr. Culex 397, Poliziano, Rusticus 183.
2, pp. 9 sg.
379 bianchi] Averini (!).
391 Come dire: ‘il supremo comando’. La
380 Cfr. Aen. XI, 234 sg.: «Ergo concilium metafora, come si sa, origina dalla frase di
magnum primosque suorum / imperio Cristo a Pietro (Mt 16, 19).
accitos alta intra limina cogit»; «Quindi
392 Paronomasia che eleva lo stile.
chiama a gran consiglio i primi dei suoi /
indotti a comando ad entrare nell’alto in- 393 L’evocazione degli «haud mollia ius-
gresso». sa» di Mecenate a Virgilio (Georg. III, 41),
381Letteralmente ‘propone’, cioè ‘illustra, proposta da Faria e Sousa, è piuttosto con-
pone innanzi’, lat. proponere. traddittoria, anche se poi Camões specifica
382
che le blande richieste del Re sono ipso facto
Organizzano la flotta.
comandi, quindi molles e insieme cogenti.
383 Nell’originale coração, ‘coraggio, sicuro 394 Per questi versi e la risposta di Gama,
ardimento’.
Garcez Ferreira evoca il son. A Principe
384 Soggetto del verbo è naturalmente il Re. tamanho cujo rogo di Sá de Miranda. Tra-
385 Formulare: cfr. I, 18, 5; 19, 6-7; V, 37, 2-3 duciamo con intriga l’originale obriga, ‘ob-
ecc. bliga, impone l’obbedienza’, «impegna»
386 Impossibile non pensare ai cieli e terre Pellegrini.
nuove bibliche (Ap 21, 1 ecc.). Infatti i Por- 395Sembra esservi memoria di Cic., Off. I,
toghesi arriveranno in «parte onde (segun- XX: «altera est res, ut, cum ita sis affectus
do escritores gregos e latinos) excepto a ilus- animo […], res geras magnas illas quidem
1028
et maxime utiles, sed ut vehementer arduas 404 L’offerta eroica di Gama di farsi sotto-
plenasque laborum et periculorum cum vi- porre alle prove più paradigmaticamente
tae, tum multarurm rerum, quae ad vitam terribili somiglia un poco, se pur con segno
pertinent» (c.vi nostri: «l’altro modo, ove tu disforico, al põe me di Inés de Castro nel
sia in quella disposizione dell’animo … sta canto III.
nell’operare sì azioni grandi e soprattutto 405 Per informazioni e fonti relative alle
utili, ma anche straordinariamente ardue, e cinque fatiche di Ercole citate da Camões
piene di travagli e di pericoli, come per la vita, vd. Graves Miti greci §123 (il leone Nemeo
così per molte cose che servono alla vita»). o Cleoneo), §128 (gli uccelli Stinfali), §126
396 Può essere relativo o, meno probabil- (il cinghiale Erimanzio), §124 (l’Idra di Ler-
mente, come suggerisce Epifânio Dias, cau- na), §134 (la cattura di Cerbero nel Tartaro).
sale. Camões chiama gli uccelli mostruosi della
397 «miedo infame» anche in Erc., Arauca- palude Stinfalia Harpias duras perché bron-
na V, 47, 3. zei e usando il nome virgiliano di Arpie. Cfr.
Apollod. II, 5; Hyg. Fab. XXX: le fatiche in
398 Il passo di B. Tasso «che per gloria ac- tutto furono 12; il ratto di Cerbero fu l’ulti-
quistar sprezza la morte» (con i suoi prece- ma. Perché il nostro estrapola proprio que-
denti virgiliani indicati da Faria e Sousa) è ste 5 fatiche? Bismut parla di «principaux
nel Floridante, non nell’Amadigi. Si osservi travaux d’Hercule», ma, per dire, le stalle
l’effato ossimorico, solubile ma efficace. di Augia o il bestiame di Gerione non sono
Bismut fa notare che il concetto è caro a meno note delle altre. Forse gli animali te-
Camões; vd. infatti III, 64, 4; VI, 83, 7-8; ratomorfi che Camões presceglie come vitti-
VII, 87, 3. me di Ercole sono una sorta di prefigurazio-
399 L’aggettivo che indica la fatica (trabalho) ne della fauna esotica, misteriosa e temibile
dell’impresa, duro, è incorniciato da due che gli esploratori conquistadores dovranno
lemmi risplendenti che lo glorificano: v’è affrontare. Ma magari si tratterà invece di
parallelismo con la doppia coppia ai vv. 3 una scelta casuale, o meglio, libera.
e 4 dell’ott. precedente árduas e lustrosas… 406 Infi nito con valore sostantivale.
trabalho e com fadiga. Come sempre, tout se
407 Un po’ iperbolico e iattante, ma perfet-
tient.
tamente consono a un personaggio eroico
400 per amor mio] Pellegrini □ poiché lo fai epico.
per me] Averini.
408 Qui Gama non dico che sfiori la blasfe-
401 Letteralmente: ‘ma subito, all’istante’. mia, ma quantomeno usa disinvoltamente il
402 Bel tricolon; molto dubitativamente linguaggio evangelico di Gesù: cfr. infatti
possiamo addurre Alamanni, Girone, I, 36, «spiritus promptus est, caro autem infirma»
1-4: «Han per arme un baston nodoso e gra- (Mt 26, 41; Mc 14, 38), da cui Petrarca: «Lo
ve, / fatto alle fiamme più che ferro duro, spirto è pronto, ma la carne è stanca» (Rvf
/ men che al foco la cera o al luglio neve / 208, 8 e cfr. TM II, 53).
contro ai colpi di quei va l’uom sicuro». Fa- 409 I due versi, in parziale parallelismo,
ria e Sousa cita un passo di Barros in cui distinguono mercedi e ragioni, cioè doni
compare la formazione trimembre, ma non materiali e discorsi, parole. Vd. Castanheda
l’abbiamo reperito. Descobrimento I, 2, p. 10. Cicerone affer-
403 Si noti che il nesso allitterante lega pa- ma che la lode senza mercede è più grata:
role semanticamente conseguenti: pouco… «Gratissima autem laus eorum factorum
pena…pequena. C’è forse ancora memoria habetur, quae suscepta videntur a viris
del parva ducere di Cic., Off., loc. cit. fortibus sine emolumento ac praemio» (De
1029
Orat. II, 85, 346, cit. da Garcez Ferreira: 417 Experiencia e furor formano un chiasmo
«Gratissima è ritenuta la lode di quei fatti semantico con i precedenti valia e conselho.
che appaiono compiuti da uomini forti sen- Per furor vd. supra III, 103, 7: «ferocidade
za né emolumento né premio»). e furor».
410Cfr. Ov., Ex Ponto IV, 2, 35-36: «laudata- 418 Ancora due espressioni in coppia, ma
que virtus / crescit». questa volta entrambe sul piano di valia e
411 Nell’originale, persuade ha la costruzio- furor: valor e esforço (il primo termine in fi-
ne latina di persuadere aliquid alicui. gura etimologica con valia).
412 419 Come sopra a 81, 12: il re elargisce ri-
La dittologia amore e amicizia è topica,
ma non è certo sinonimica. Secondo Faria e compense e parole; le prime, a incentivo
Sousa, Paolo da Gama nutre amor per il suo all’amore, non vanno intese in modo me-
Re e amizade per il fratello, ma non ci sem- schino, ma parte di una ideologia umani-
bra convincente. Equicola distingue così: stico-rinascimentale della magnificentia del
«L’amicitia è un medesmo voler, & non vo- principe; le seconde sono defi nite altas, at-
ler, però non è desiderio de bellezza, come tributo che viene variamente tradotto (‘no-
è amore, laqual diffi nitione è in spetie, non bili, fiere, elevate’ ecc.). «La maniera del dir
in genere. […] La vera amicitia è di buoni, grave, è quella che si fa di gravi, e belle pa-
& simili in vertù perché l’uno desidera, & role, alte, sonanti, apparenti, luminose» (Di
vuol bene all’altro per essere buoni: & chi Francesco Sansovino in materia dell’arte libri
è buono, è buono per causa di vertù, non tre, Venezia, F. Sansovino, 1561, II, cc. 35v-
di utilità overo voluptà. Questo è immutabil 36r); «Teneva Roma tutta stupefatta di sue
amor, & fermo» (III, pp. 205-206). Dunque alte parole» (Vita di M. Aurelio Imperadore
ci sembra che si possa intendere: l’amore na- Venezia, A. de Tortis, 1543 c. 20r, riduzione
turale che un fratello nutre per l’altro viene in italiano di Mambrino Roseo dell’opera di
rafforzato dal vincolo dell’amicitia, che è poi Antonio de Guevara Libro Aureo de Marco
la forma più virtuosa e gratuita di amore. Aurelio Imperador). Non si dimentichino le
413
parole alate formulari omeriche.
Fratello maggiore di Vasco.
420 Gli Argonauti, in parte discendenti del
414 La flotta era di quattro navi, una, la São
re Minia, fondatore di Orcomeno in Beozia;
Gabriel, comandata da Vasco da Gama (che
Plinio è fra quelli che ricordano il secondo
era capitano generale), un’altra, la São Ra-
nome di Orcomeno, «Minyius antea dic-
fael, comandata da Paulo da Gama, mentre
tus», dal fondatore Minia, «in Thessalia»
Nicolau Coelho era capitano della Bérrio; la
(N. H. IV, 29). Qualche luce in più offre Fe-
quarta nave era d’appoggio, e la comandava
derica Cordano, I Minii della Tessaglia, in In
Gonçalo Nunes. Vd. Radulet, p. 16.
limine. Ricerche su marginalità e periferia nel
415 uomo rotto a ogni disagio] Pellegrini.
mondo antico, ed. Gabriella Vanotti e Clau-
Cioè capace di sostenere ogni sorta di fatica dia Perassi, Milano, Vita e Pensiero, 2004,
e impegno oneroso. pp. 3-9. Cfr. Ov., Met. VI, 720 sg.: «vellera
416 «ambos criados del Rey e homens pera cum Minyis nitido radiantia villo / per mare
qualquer grande feyto» (Castanheda Desco- non notum prima petiere carena» («partiro-
brimento ivi, p. 10). «de valia (como em I, 38, no con i Minii, sulla prima nave / per mare
4) e de conselho (= intelligencia nos casos da ignoto, a cercare lo splendente vello»). Vd.
vida pratica) corresponde a: et manu fortis et altresì Apoll. Rod., Argon. I, 229-33 e comm.
consilii plenus (Corn. Nep. IV, 1)» Epifânio Paduano-Fusillo. «In realtà l’identificazione
Dias. Cfr. Ar., O. F. X, 77, 7-8: «il fior de li di Argo con la prima nave […] non è paci-
gagliardi, / di consiglio e d’ardire in guerra fica. […] Tuttavia nella tradizione letteraria
mastro». alla navigazione degli Argonauti (in un po-
1030
ema pre-omerico che avrebbe fatto da mo- mantica antiquata del sostantivo (Epifânio
dello al viaggio odissiaco) si faceva risalire Dias).
l’origine dell’epica e dunque dell’attività 428 Marinai e soldati.
poetica tout court» (comm. Rosati in Ovidio 429 Formulare: cfr. I, 47, 2; IV, 22, 7; VI, 87,
p. 358; cfr. anche Ov., Amores II, 12, 1-6).
1; IX, 68, 2 ecc.
L’aspetto fondativo del mito argonautico,
430 foggie] Pellegrini □ façons] Bismut.
dunque, spiega la sua comparsa in questo
punto del poema (partenza di Gama con la 431
Incredibilmente Averini e Pellegrini
sua flotta) e l’allusione implicita nei primi omm. questo verso cruciale.
quattro versi dei Lusíadas. Cfr. poi Curtius 432 Formulare: , 1, 3-4 (con inarcatura); VI,
La nave degli Argonauti, passim.
38, 3; adde: O Ceo, a terra, o vento socega-
421 Letteralmente ‘che osò’; ci permettiamo do, celebre incipit del son. 106; cfr. Sonetti
in traduzione un latinismo, da ausa. Cfr. Val. p. 389.
Flacco, apertura degli Argonautica, dove tro- 433 Delicatamente, per cui il «garrisce» di
viamo fatidicamque ratem e ausa (I, 2-3). Fati-
Averini è incongruo; non parliamo di «on-
dica nel senso di ‘oracolare, divinatoria’, per
deggiano le navi» che è puro arbitrio del
virtù di Minerva (cfr. Val. Fl. I, 91 sgg.; Post
pessimo traduttore. Ennesimo esempio per
p. 161, e in genere Graves Miti greci 148 g-j).
cui si dimostra che proporre la versione
422Il Mar Nero, ovvero il Ponto Eusino dei Averini è demenziale.
Romani. 434lambono gli stendardi a l’aura sparti]
423 «Por esso de ser primera» Faria e Sousa. Paggi 59. Vd. supra II, 73. Nella nostra tra-
Il primo attributo in rima baciata si sviluppa duzione aerei va contato come bisillabico.
nel secondo. 435 giuran] Paggi 59 □ par che […] si ripro-
424 Lisbona (< Ulissipona). Vd. supra III, 57, mettano] Pellegrini; «prophetizam que hão-
3-4. de-vir a ser estrellas» (Epifânio Dias).
425 Con ipallage, i sentimenti dei navigatori 436Allusione al catasterismo della nave
si attribuiscono alle navi. L’aggettivo nobile Argo, testimoniato dalle fonti classiche,
rende più composto il tumulto. quali Hyg. Fab. XIV; Val. Flacc. I, 4: «flam-
426 «Ove al Rodan più largo, e più profon- mifero tandem consedit Olympo»
do / mischia Nettunno in sé l’amaro sale» 437Polittoto per il duplice aparelho, quello
(Alam., Av. XX, 74, 3-4; p. 246, cit. da materiale e quello spirituale.
Garcez Ferreira); «dove l’acqua di Tevere
438 Faria e Sousa evoca Verg., Aen. VII,
s’insala» (Dante, Purg. II, 102, cit. da Faria
e Sousa); «hostiaque alta Tagi, inque vicem 200: «qualia multa mari nautae patiuntur in
certamen aquarum, / amnis ubi frustra luc- alto», ma vi è assente il riferimento esplicito
tatur Tethyos undis» (Resende Vincentius alla morte incombente. Agostino nelle Con-
II, 41, cit. da Tocco: «e la foce ampia del fessiones: «Iactat tempestas navigantes, mi-
Tago, in guerra vicendevole d’acque / dove naturque naufragium, omnes futura morte
invano il fiume lotta con le onde dell’oceano pallescunt» (VIII, 3: «La burrasca percuote
[Teti]»). Si intende ovviamente alla foce del i naviganti, minaccia naufragio, tutti impal-
Tejo. lidiscono all’idea della prossima morte»),
427
ma non c’è l’aspetto paremiografico.
Vd. sopra la manceba gente di 82, 5.
439Cfr. supra III, 43, 2 («sumo Deus que o
Per despejo vd. Moraes e Silva Dicionário,
nell’accezione di «Desenvoltura, desem- Céu regia»).
baraço no marchar, justar, pelejar, dançar, 440 Guardare Dio sustenta, dà alimento vi-
&c.»; «fallando do animo resoluto», se- tale spirituale alla Corte celeste intera. L’ag-
1031
gettivo veneranda fuga la remota ipotesi che Graecorum effugere, nec ad suos amplius
vista possa avere un valore attivo riferito a esse e proelio reversurum» (Homeri Ilias
Dio come soggetto di sguardo beatifico. In pp. 125 sg.: «Dicevano infatti che non
ogni caso l’immagine ha sapore dantesco. avrebbe potuto sfuggire la violenza e la
441 favorisse] Pellegrini. In questa accezio- forza dei Greci, né tornare dalla guerra per
ne, spiega Epifânio Dias, è latinismo: cfr. essere di nuovo accanto ai suoi’).
«Di, coeptis […] / adspirate meis» (Ov., 454Faria e Sousa fa notare che le donne,
Met. I, 2-3). Moraes e Silva Dicionário ripor- femminilmente, piangono mentre gli uo-
ta infatti solo questo esempio camoniano mini, virilmente, trattengono le lacrime, ma
per aspirar nel significato di favorecer. non possono soffocare i sospiri.
442 La cappella di Belém (< Bethlehem, 455 Vd. Verg., Aen. V, 765 sgg.; XI, 215-217;
Betlemme) che poi, dopo la fortunata con- Sil. Ital. VI, 366: «omnis turba ruit, matres
quista di Gama, si trasformò nel Mosteiro puerique senesque» ; Val Flac., I, 315 sg. :
dos Jerónimos, noto a tutti i turisti e luso- «Increscunt matrum gemitus et fortia lang-
fi li. I naviganti partono da Restelo sabato 8 uent / corda patrum» ; Trissino La Italia
luglio 1497 (Radulet Gama p. 76). Vd. Ca- III vol., c. 45v: «Cωsì s’udian le vωci hor
stanheda Descobrimento I, 2, p. 10. quinci, hor quindi; / che tutta la cittade εra
443 en pieux témoignage] Bismut. Garcez cωmossa; / e mωlte donne lacrimavan forte
Ferreira chiosa «para exemplo, ou memoria». / chi la partεnza del sωave spωsω, / chi del
444
fi ljuol, chi de l’amatω padre, / chi d’altra
Appunto Betlemme.
lωr carissima persωna; / e risguardando al
445 Si rammenti l’attacco della celebre ele- ciεl pωrgeanω priεghi / divoti a Diω per lω
gia camoniana Se quando contemplamos. ritωrnω lωro».
446 Letteralmente: ‘se contemplo come (il 456 «res est solliciti plena timoris amor»,
modo, il momento in cui, e anche lo stato Ov., Her. I, 12. Si noti il crescendo: mais…
d’animo in cui) mi allontanai da queste acrecentavam.
spiagge’. L’espressione frenare le lagrime è 457 Cfr. Ov., Trist. I, 3, 17 sgg.; in particolare
res nullius; Faria e Sousa cita comunque luo-
32: «iamque oculis numquam templa viden-
ghi di Petrarca, Bernardo e Torquato Tasso.
da meis». E non si dimentichi l’espressione
Meno calzanti le suggestioni latine; forse
oraziana «bellaque matribus detestata»
può valere il richiamo che Pimpão fa a Ov.,
(Carm. I, 1, 24-25).
Trist. I, 3-4.
458 Cfr. supra III, 129, 8: il termine refrigério
447Letteralmente: ‘che appena agli occhi
è adottato da Inés per i suoi figli.
miei pongo freno’. Il que è pleonasmo.
459 Cfr. Aen. IX, 481-483: «tune ille senec-
448 Nel significato di cidade, ‘città’.
tae / sera meae requies potuisti linquere so-
449 Traduciamo ad litteram; il senso è: ‘chi
lam / crudelis?» («E tu, ultimo riposo / del-
in quanto (in qualità di, essendo) amici, chi la mia vecchiaia hai potuto lasciarmi sola / o
in quanto parenti’. crudele?») e in genere tutto il lamento della
450 «concorreu grande número de gente» madre di Eurialo. Tuttavia, Camões ha nel-
(Barros I, 4, 2, p. 134). le orecchie anche molti altri lamenti, come
451 La «divota procissão» di cui Barros, quello di Ecuba nell’Iliade, ad es., sempre
nel sesto canto. Vd. poi Tb 10, 4, anche per
ibid.
l’espressione topica «sostegno della vecchia-
452 «incerta viagem», Barros, ibid. ia»: «flebat igitur mater eius inremediabili-
453Come Ettore in Om., Il. Z, 500-502 bus lacrimis atque dicebat: heu heu me fi li
«Aiebant enim non posse eum vim viresque mi ut quid te misimus peregrinari lumen
1032
1033
traducendo «li seguivano» ecc. Questo is lacrymas suorum desiderio funderet, rei
terzo os del verso potrebbe essere un lap- tamen bene gerendae fiducia confirmatus,
sus influenzato dai due precedenti os, per alacriter in navem faustis ominibus con-
esempio. Ma abbiamo visto che Camões scendit» (p. 25).
ama ripetere. Al momento quindi per noi 477 Cfr. Dante, Purg. I, 31-32: «un veglio
il problema resta aperto. solo, / degno di tanta reverenza in vista».
470 Faria e Sousa adduce loci paralleli classi- Cfr. infra VII, 77, 4 ove il velho venerando è
ci e moderni, dimostrando che «il gruppo di Luso in persona.
donne, vecchi e bambini era ormai divenuto 478 Chiamato tradizionalmente «il vecchio
topico nell’epoca» (Tocco). Garcez Ferreira di Restelo» (zona occidentale di Lisboa
aggiunge anche un richiamo lecito a Stat., presso Belém, dov’era il porto: «lugar de
Theb. IV, 16 sgg. L’età cui si riferisce il no- ancoragem antígua», Barros I, 4, 2, p. 133),
stro è quella puerile e quella senile, entram- questo personaggio con la sua allocuzione
be deboli. conclude il canto quarto del poema. Ricca la
471 Fra i numerosi riferimenti che offre
bibliografia sull’episodio; vd. almeno di re-
Faria e Sousa ne scegliamo uno virgiliano: cente Tavani A proposito del Vecchio del Re-
«totusque remugit / mons circum» (Aen. stelo in Studi Camoniani 80 pp. 77-92; Felipe
XII, 928 sg.) e uno lusitano: «de alto respon- O velho do Restelo, e la voce Velho de Restelo
derán montes vezinos» (Sá de Miranda Egl. di Zulmira Santos in Dicionário Camões pp.
II, 26, 8). 1534-1545. Faria e Sousa considera il per-
472 «Madebat lachrimis arena» (Homeri sonaggio allegoria del Regno portoghese
Ilias p. 409), come scriveva Omero a pro- «el qual reprehende a los Portugueses de-
posito del lamento sull’esanime e morente sta accion, hallandole más inconvenientes,
Patroclo (Il. Ψ 15 sg.). que conveniencias» («il quale rimprovera
473 Preferisco lasciare implicito, come i Portoghesi di questa impresa, in quanto
nell’originale, il riferimento ai granelli della apportatrice di inconvenienti, più che di
sabbia bianca; cito un solo esempio tradut- convenienze»). Garcez Ferreira lo vede
torio di supporto – o quasi –: «Sicché mol- come portavoce del «Vulgo de Portugal»,
le di pianti era l’arena, / alle lagrime tante «the people personified» per Burton (II, p.
uguale appena» (Piemontese). Commenta 615, ma incongruo il suo rimando a un «Lu-
Barros, a proposito di questi pianti d’addio: can made cosmopolitan», Phars. II, 68-233).
«lhe podemos chamar praia de lágrimas» Si veda la nostra prefaz. al canto per qual-
(ibid.). che elemento in più. Il paragone tra a fala
474 Le due figure femminili che hanno pre-
del vecchio e i cori del teatro classico è stato
iterato nella letteratura critica; Gonçalves
cedentemente parlato riassumono lo stuolo
A fala (pp. 25-27) individua in particolare
di madri e mogli. Gama e i suoi non han-
fra i paradigmi principi il primo coro (se-
no coraggio di guardarle, per non soffrire
guito dal primo canto presso l’altare) dei
troppo. Non è esattamente come il caso di
vegliardi nei Persiani di Eschilo, «segundo
Attilio Regolo, cantato da Orazio, che rifiu-
o modêlo das tragédias em que os coros
ta il bacio di sposa e figliuoli tenendo chino
eram de velhos e à idade dêstes dava o po-
a terra il suo volto «virilem» (Carm. III, 5,
eta dramático o saber e prudência com que
41-44).
aconselhavam» (p. 47: «seguendo il modello
475 Letteralmente: ‘o per non mutare’. tragediografico ove i cori erano composti da
476 Motivazione assai pragmatica. Una sor- vecchi e all’età di costoro conferiva il poeta
ta di risparmio energetico per la psiche già drammatico il sapere e la prudenza con cui
provata. Cfr. Osório: «Gama tamen quanu- davano consigli»).
1034
479 Cfr. Verg., Aen. VII, 291, sg.: «stetit acri inciderunt. Quod enim est apud Ennium:
fixa dolore. / Tum quassans caput haec ef- nulla sancta societas nec fides regni est, id
fundit pectore dicta»; Ov., Met. I, 179 sg.: latius patet» (I, 8; cfr. Tragicorum Romano-
«terrificam capitis concussit terque quater- rum Fragmenta, vol. II, Ennius, ed. Gesine
que caesariem» (e vd. nota di Barchiesi); II, Manuwald, Göttingen, Vandenhoeck & Ru-
49-50: «qui terque quaterque / concutiens precht, 2012, fr. 150, pp. 290 sg.: «Ma i più
illustre caput»; più distante Stat., Theb. IX, perdono ogni ricordo della giustizia, quan-
881 sg.: «et prensis concussa comis ter colla do son caduti nel desiderio dei poteri, degli
quaterque / stare negant», a proposito del onori e della gloria. Certo, quella sentenza
giovinetto morente. di Ennio: La brama del regno non conosce né
480 Cfr. Cic., De Orat. II, 17, 72: «non tam santità di affetti né integrità di fede, ha un suo
doctus quam, id quod est maius, expertus» ben più vasto ambito»).
483 Martins Sá de Miranda p. 156 rimanda al
(Epifânio Dias: si noti la contrapposizione
relativa tra dottrina ed esperienza). A propo- verso di Sá de Miranda «Onde há homens,
sito del «primato dell’esperienza sulla mera há cobiça» (carta Al Rei nosso Senhor str. 2 v.
teoria», Tocco evoca altri passi del poema 6: «ove c’è uomo, ivi è cupidigia»).
e dell’opera camoniana, a sottolineare che 484 Calco dell’originale vaidade, che è però
si tratta di un tema caro al nostro (si veda trisillabo. Il motivo della vanitas è ribadito
però infra V, 17 e Felipe O velho do Reste- nell’ottava dalla consueta repercussio: vã…
lo pp. 120 sgg. sulla tópica da experiência e, vaidade…vão. Cfr, fra l’altro, Amadigi X, 1,
prima, Gonçalves A fala pp. 30-32). Camões, 1-2, p. 54: «O stolto di regnar vano desio, /
col consueto gusto della repetitio raffinata d’humani honor, di scettri e di corone».
in figura etimologica, rafforza il concetto: 485 fallace] Pellegrini □ trompeur] Bismut.
experiencias…experto. Il rimando ulteriore
486 Aura popularis in Virgilio, Orazio, Sene-
di Tocco al celebre Relox de Príncipes del
Guevara (Valladolid 1529), e precisamente a ca, Boezio; si consideri però anche Dante:
I, 3-5, va corretto in ivi III, 3-5 («um lapso da «non è il mondan romore altro che un fiato
ilustre investigadora italiana»), ovvero all’e- / di vento» (Purg. XI, 100, sg.).
487 La polemica contro l’onore suona molto
pisodio dell’aldeão do Danúbio commentato
da Aguiar e Silva (A lira dourada, p. 127), tassiana; a parte l’Aminta si veda G. L. V, 49,
coerente con a fala del vecchio di Restelo. I 3 sg.: «l’opinioni e gli usi / che per leggi d’o-
punti di contatto fra le opere del Guevara, nore approva il mondo».
soprattutto l’Arte de marear, e il contenuto 488 Con segno inverso, in una lode del co-
tematico dell’epifonema del velho sono ben raggio martiriale, Alessandro Piccolomini
evidenziati dallo studioso (ivi, pp. 123-128). scrive: «poi che per la testimonianza della
481 «imoque trahens e pectore vocem» fe’ loro, non solo i pericoli della morte, ma
(Aen. I, 371). L’espressione è assai diffusa mille oltraggi e tormenti, con fortissimo ani-
nella poesia antica, come illustra doviziosa- mo sostentarono» (Della Institutione di tutta
mente Faria e Sousa. Vd. anche infra VIII, la vita dell’huomo nato nobile, et in città li-
64, 8 («tais palavras do sábio peito abria»). bera […], Venezia, F. dell’Imperadori, 1552,
482
c. 93v, c.vi nostri). Comunque il trinomio è
Il discorso del velho è assai sostenuto,
sovente riproposto.
ricco di memorie classiche e di movenze re-
489 Torna il valore dell’esperienza, qui in
toriche grandiloquenti. Un primo richiamo
può essere fatto a un passo del De Officiis di chiave negativa: un’esperienza che non edi-
Cicerone: «Maxime autem adducuntur ple- fica, non forma.
rique, ut eos iustitiae capiat oblivio, cum in 490 Prosegue l’invettiva contro la Fama/Glo-
imperiorum, honorum, gloriae cupiditatem ria (per la dittologia ripetuta: 95, 1-2; 96,7).
1035
1036
realtà. «Le poète amalgame ici la croyance allontana dal dovere di apprezzare invece
chrétienne dans le péché originel, et la sempre la vita, visto che persino chi ce l’ha
croyance, toute païenne, dans les âges du data provò angoscia nel lasciarla’. Riferi-
monde (Cf. Virgile, Bucoliques, 4)» Bismut. mento a Cristo nel Getsemani (cfr. Mt 26,
Non si dimentichi il primo coro dell’Aminta, 38-44). Vd. anche Ariosto, Cinque canti in
e per il topos vd. almeno Costa La leggenda. Orlando 1556 II, 43, 1-2: «O com’io dissi,
502 allettante] Pellegrini □ séduisante] Bi- non sanno che vaglia / la vita, quei che sì
smut. Cfr. Ferreira, Od. I, 5, 28: «Errada l’estiman poco» (p. 465). Figure etimologi-
vaidade!» (Ferreira Poemas p. 113). che e antitesi, nonché altri devices retorici
arricchiscono – e spesso strutturano seman-
503 Omofonia (enlevas a leve) che rende ul-
ticamente – la difficile argomentazione.
teriormente aerea e vuota (vana, vacua) l’im-
508 I musulmani che dall’Africa settentrio-
maginazione ambiziosa, in contrasto con la
seguente bruta crueza e feridade. nale hanno tentato e tentano di attaccare
la penisola iberica. Vd. supra I, 8, 6 e altre
504 Vaga rassomiglianza con la frase pro- occorrenze. Cfr. anche Ar., O. F. XVII, 76,
nunciata da Calgacus nell’Agricola di Taci- 1-4: «Non hai, tu, Spagna, l’Africa vicina /
to: «solitudinem faciunt, pacem appellant», che t’ha via più di questa Italia offesa? / E
anzi è interessante per noi ritagliare l’intero pur, per dar travaglio alla meschina, / lasci
stupendo periodo che la precede (Agr. 30, la prima tua sì bella impresa».
5-6): «Raptores orbis, postquam cuncta
509 Intendi: ‘Il musulmano non segue forse
vastantibus defuere terrae, et mare scrutan-
la religione dettata da Maometto, l’arabo in-
tur: si locuples hostis est, avari, si pauper,
fame?» Maometto era nato alla Mecca, cioè
ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens
in una zona nord-occidentale dell’attuale
satiaverit: soli omnium opes atque inopiam
Arabia Saudita, culla dell’Islam. Per maldi-
pari adfectu concupiscunt. Auferre, truci-
ta (infame): «semelhantes epithetos eram da
dare, rapere, falsis nominibus imperium,
tarifa, quando se fallava da religião maho-
atque, ubi solitudinem faciunt, pacem ap-
metana» (Epifânio Dias).
pellant» («Stupratori del mondo, dopo che
510 Si può tradurre anche ‘ove tu, mentre
a loro devastatori sono mancate nuove terre,
scrutano verso il mare: se il nemico è ricco, tu’.
sono avari, se povero, ambiziosi, essi che né 511 L’anafora del se e del non, intercalati, è
l’Occidente né l’Oriente hanno saziato: soli elemento di efficacia persuasiva (ripercus-
ambiscono avidamente a ricchezze e povertà siva) nel sistema oratorio del discorso del
di tutti con uguale cupidigia. Rubare, velho.
trucidare, violentare, con falsi appellativi 512 Lasci crescere] Pellegrini.
sono “comandare”, per loro, e dove fanno
513 «No me temo de Castela, / donde inda
desolazione, la chiamano pace»). In chiave
più amaramente ironica, si veda Hor., Serm. guerra não soa, /Ma temo-me de Lisboa, /
I, 3, 43-53. Epifânio Dias cita addirittura un que ao cheiro desta canela / o Reino nos
proverbio: «Quem o seu cão quer matar, rai- despovoa» (Sá de Miranda, Carta a Anto-
nio Pereira, Senhor de Basto vv. 11-15: «Non
va lhe põe nome» («Chi vuole ammazzare
temo la Castiglia, / con cui non siamo ora in
il suo cane, lo accusa di essere rabbioso»).
guerra, / ma temo Lisbona / che all’aroma di
505 Nell’originale devia è un imperfetto. questa cannella / il nostro regno spopola»;
506 Quarta occorrenza nell’ottava di já. vd. Martins Sá de Miranda p. 155 e passim).
507 Il senso dell’artificiosa seconda quar- 514 «Fallait-il sacrifier la politique africaine
tina è: ‘dal momento che valuti così tanto à la politique asiatique?», riassume Bismut
lo sprezzo della vita, atteggiamento che si in termini di Realpolitik. Per Macedo As ré-
1037
deas il discorso del velho, ovvero la posizio- vol. 4, sez. V Scrittura e Eucarestia, Milano,
ne camoniana, non escluderebbe la seconda Jaca Book, 2006, p. 36 e n. 107).
«politica» dalla prima: «Seria também por 521 Cfr. Ov., Her. VII, 92 «fama sepulta fo-
isso que essa causa [quella contro i Mori] é ret» ed Ex Ponto I, 5, 85 «fama sepulta est»
proposta como um complemento à política (vd. n. ad loc. di Jan Felix Gaertner, Ovid,
ultramarina – e um necessário correctivo Epistulae Ex Ponto, Book I, Oxford, Univ.
das suas consequências negativas – mas Press, 2005, p. 353).
não como um seu substituto» («Sarebbe 522 Faria e Sousa evoca passi biblici: «deleat
anche per questo che la causa anti-araba è
[Dominus] nomen eius» (Dt 29, 20), «obli-
proposta come complemento alla politica
vione delebitur nomen» (Ecl. 6, 4).
d’oltremare – e necessario correttivo delle
523Prometeo, come detto al v. 5, figlio, se-
sue conseguenze negative – ma non come
suo sostituto»). condo una tradizione, di Giapeto e di Cli-
515
mene: cfr. Graves Miti greci 39a. Sempre in
Con abbondanza di titoli.
Hor., Carm. I, 3, 27 troviamo «Iapeti genus».
516 «El verso tomó la orden de los titulos 524 Traduciamo letteralmente, come sempre
por la contera: perque ellos en la cartas
nei limiti del possibile, e come faceva anche
Reales van assi: Comercio de Etiopia, Ara-
Paggi in questo luogo e altrove. Diversamen-
bia, Persia, e da India &c. i fui lance muy
te: animò il petto umano] Pellegrini □ infuse
de Poeta» (Faria e Sousa: «Il verso ha pre-
dentro] Poppa Vòlture ecc. Il discorso si con-
so l’ordine dei titoli dalla fi ne, poiché essi
clude con esempli mitologici (Prometeo, Fe-
nelle carte Reali procedono così: commercio
tonte, Icaro) che elevano in cauda il registro
di Etiopia, Arabia, Persia e India ecc., e fu
già alto dell’invettiva del velho, mostrando
scelta propriamente poetica»).
casi di ousadía-hybris fortemente topici.
517 Il topos ha un paradigma importante in 525 Invece che risorsa per gli uomini, qui il
Hor., Carm. I, 3 (e cfr. Prop., El., I, 17, 13 sg.;
fuoco diventa simbolo di discordia e violen-
Tib., El. I, 3, 37-40; vd. Peixoto Camões pp.
za. L’eroismo di Prometeo viene ridimensio-
198-201), ed è poi diffuso anche in ambito
nato radicalmente, anzi condannato.
rinascimentale. Cfr. ad es. Ferreira, Od. I,
526«Mundi letalis honos!» (Maff. Vegio,
6: «Quem cometeu primeiro / ao bravo mar
num fraco pao a vida / de duro enzinho, ou Add. XIII Aeneidos e tutto il passo).
tresdobrado ferro / tinha o peito» («Chi 527 simolacro] Piemontese □ umana polve]
affidò per primo / all’impetuoso mare su un Bonaretti; □ statua] cett., più o meno, in-
debole legno la vita / di dura elce o triplice somma l’uomo testé creato da terra e acqua
ferro / aveva l’animo»). Il sintagma «secco piovana. In Ov. Met. I, 80-84 c’è tellus, effi-
legno» è res nullius; legno per ‘nave, imbar- giem, ma non certo statua: «sive recens tellus
cazione’ lo è altrettanto, come in Petr. Rvf seductaque nuper ab alto / aethere cognati
292, 6 ecc. retinebat semina caeli, / quam satus Iapeto
518 Leggiamo «eterna pena del profundo» mixtam pluvialibus undis / fi nxit in effigi-
in una epistola in versi di Don Diego de em moderantum cuncta deorum»; «o terra
recente, appena separata dall’alto / etere, che
Mendoza a Boscán (Boscan & Garcilaso c.
conservava i semi del cielo a lei congiunto, /
186r).
e che il figlio di Giapeto, unendola ad acque
519 Pseudo-ipotesi, del tipo ‘se è vero, come
pluviali, / plasmò ad immagine degli dèi che
è vero’. governano tutto» (vd. l’ampia nota di Bar-
520 Il sintagma è sia classico (Tibullo III, 4, chiesi pp. 163-165, che fa notare tra l’altro
69) che patristico (cfr. Henri De Lubac, Ese- come «per i lettori postclassici è inevitabile
gesi medievale. I quattro sensi della Scrittura pensare alla creazione dell’uomo nei testi
1038
1039
co) e sottraendo 11 giorni circa, secondo il 17 Cfr. Ar., O. F. XL, 8, 5-6: «il lito fugge, e
computo pre-gregoriano, si arriva più vicini in tal modo si cela / che par che ne sia il mar
alla data effettiva di partenza della flotta, l’8 restato sanza».
luglio, con una certa approssimazione poe- 18 Più di un’eco dall’Eneide: III, 192
tica (cfr. supra n. a IV, 87, 1 e IV, 27, 8). sg. «Postquam altum tenuere rates nec
9 Come non pensare al celebre son. Mu- amplius ullae / apparent terrae, caelum
dam-se os tempos? Garcez Ferreira aggiunge undique et undique pontus»; V, 8 sg. «Ut
anche gli ugualmente noti versi di Ovidio: pelagus tenuere rates nec amplius ulla /
«Tempus edax rerum» ecc. (Met. XV, 234- occurrit tellus, maria undique et undique
236). caelum», versi meravigliosamente formu-
10 Secondo la dottrina ecclesiastica del- lari. Vd. anche, nel lamento dell’esilio,
le età del mondo (cfr. Aug., Trin. IV, 4: De Ov. Trist. I, 2, 23: «quocumque aspicio,
Summa Trinitate Basilea, I. Koberger, 1515, nihil est, nisi pontus et aer» ed Ex Pon-
c. d2r) la sesta – e ultima – sarebbe quella to I, 6, 33: «videat cum terras undique
che va dalla nascita del Salvatore alla con- nullas» (cfr. n. p. 373 ed. Gaertner, cit.).
sumazione fi nale dell’universo. Vd. le note Faria e Sousa ci ricorda che l’immagine è
di Bismut e di Tocco per maggiori dettagli. originariamente in Omero, Od. M 403 sg.:
Il mondo procede verso la sua decrepitezza, «Sed quando iam insulam reliquimus, ne-
quindi è infermo e lento, dittologia petrar- que aliqua alia / apparebat terrarum, sed
chesca (Rvf 212, 8). caelum et mare» (Homeri Odyss. c. 110r).
11 Perifrasi a indicare l’anno, 1497. L’omericissimo Trissino non poteva non
12
rammentarsene: «Ma come furon poi tan-
Cioè ‘prendeva il largo’, ma con un sen-
to lontani, / che la terra spario, né avanti
so poetico di dilatazione aerea; non è un
lj ocki / poteva altro apparir, che cielo, et
caso che l’esempio per estender-se offerto
onda» (l. III, c. 46v).
dal Moraes e Silva sia riferito al «vento pelo
19 Dizione formulare (VI, 1, 8; VII, 25, 5;
mar» (rimandando al Palmeirim).
13
IX, 53, 5; X, 138, 3 ecc.).
Primo di una serie di tre ripetizioni del
20 I cieli e terre nuove bibliche (cfr. Ap. 21,
verbo ficar, in un crescendo patetico d’ad-
dio. Vd. Verg., Aen. III, 72: «Provehimur 1: «Et vidi caelum novum et terram novam.
portu terraeque urbesque recedunt», in cui Primum enim caelum, et prima terra abiit»).
l’allontanamento dalla costa è visto inversa- Il sostantivo ares può indicare ‘climi’, ma
mente come un recedere di terra e città. anche, neotestamentariamente, ‘cieli’.
14 21 Si parla dell’Infante Dom Henrique
Altrove, fra i vari suoi attributi, detto
claro (III, 42, 4, e. g.) con paronomasia in (1394-1360), che scoprì una porzione di ter-
absentia, qui è soprattutto il pátrio Tejo (X, re da Cabo Não (attualmente Cabo Chau-
37, 2), emblema della patria che i naviganti nar) al Cabo Bojador fi no in Sierra Leone.
stanno lasciando accoratamente. Ne parla Esmeraldo I, 22, p. 38 sg. e natu-
15 Presso Lisbona, località celebre per i ralmente Barros ai primi capitoli del primo
suoi ameni boschi e le sue alture e castelli, libro della prima década (pp. 14 sgg.).
idolatrata poi anche nei secoli XVIII-XIX. 22 Cfr. supra III, 77.
16 Come resta il cuore dell’amante nell’a- 23 Che la terra a ovest dell’Atlantico potes-
mata in occasione delle partenze nella lirica se essere incerta o sospetta nel 1497, dopo
amorosa, da Properzio al petrarchismo. Cfr. gli approdi di Colombo, parrebbe a noi cosa
«I dolci colli ov’io lasciai me stesso, / par- sorprendente. Tuttavia, come spiega Rodri-
tendo onde partir già mai non posso» (Rvf gues (Estudos pp. 45 sg.) i primi due viag-
209, 1-2 e vd. nn. Santagata e Bettarini). gi del genovese (1492, 1496) non avevano
1040
1041
ge? Burton 2 p. 616 lo esclude), o piuttosto argomentazioni con cui Rodrigues si sforza
per la tinta delle sue acque; Barros offre di asserire che Camões speva benissimo di
comunque maggiori dettagli (I, 3, 8, pp. 104 che santo si trattasse, ma scelse il più famoso
sg.; 1, 13, p. 55). per ragioni poetico-irrazionali (Estudos pp.
37 «cabo a que os nossos chamam Verde e 49-51).
Ptolomeu Arsinário Promontorio» (Barros 45 Verbo, come si sa, dantesco. Bòrea, figu-
Ásia I, 3, 8, p. 105; cfr. Lanciani Morfolo- ra mitologica, fratello di Zefiro e Noto, fa-
gie, p. 174), situato fra i due fiumi Senegal e vorisce la navigazione dei portoghesi perché
Gambia. In seguito, fu identificato col Capo soffia dal nord.
branco (Epifânio Dias); Tocco suggerisce 46 Preferiamo qui l’assoluta fedeltà alla
che la località corrisponda all’attuale Dakar, tipica immagine camoniana (come è fedele
capitale del Senegal. Pellegrini ad es.) nel senso di ‘solcare’, che
38 Che le Canarie fossero le cosiddette già abbiamo più volte incontrato. L’imenso
Isole Fortunate è testimoniato fra l’altro da lago è epiteto per il mare, come anche infra
Pietro Martire, come ci insegna Epifânio X, 8, 2.
Dias. C’è da dire però che esse si situano 47 «onde tomaram algum refrêsco»
al di sopra del Tropico del Cancro, a 29° (Barros Ásia I, 4, 2, p. 135).
di latitudine nord. Cominciano i problemi
48 Cioè a est rispetto ai naviganti che co-
ermeneutici relativi a questo tratto di navi-
gazione raccontato da Gama. steggiano l’Africa occidentale verso Sud.
Averini, come spesso, traduce equivocando:
39 Le Espèridi erano le isole di Capo Ver- «Di qui, aggirata quella grande parte / d’A-
de. Il nome mitico può venire da Espero, frica ch’è rivolta ad Oriente».
loro genitore o piuttosto nonno. (In realtà
49 Fra i fiumi Senegal e Gambia, dove vi-
la sede delle Espèridi variava a seconda del-
le tradizioni; cfr. Graves 133c). Barros – ed vono i Wolof, tuttora rilevante etnia sene-
anche Esmeraldo – riporta la stessa identifi- galese.
cazione (ivi p. 106), mentre altrove (I, 2, 1, p. 50 Popoloso gruppo etnico, i Mandinka
71) asserisce che gli antichi le chiamavano abitano il Gambia, nonché il Mali, la Gui-
Fortunadas. L’epiteto si spostò sull’arcipela- nea e altre aree dell’Africa occidentale.
go delle Canarie più tardi, come indica Lan- 51 Letteralmente: ‘per la cui arte’, cioè abi-
ciani Morfologie, pp. 174 sg. lità nell’estrarre il metallo prezioso.
40 Nel 1496. 52 I portoghesi commerciavano con i Man-
41 Ulteriore evidenza del fatto che la flotta dinka in oro; cfr. Esmeraldo I, 29, p. 51; Bar-
non sbarcò certo a Madeira precedentemen- ros Ásia I, 3, 8, p. 107.
te. 53 «A maior parte do qual corre tortuoso,
42 Ancora un’ennesimo polittoto, tomámos… em voltas meúdas» (Barros ivi p. 105).
tomarmos, a sottolineare che la repetitio per 54 Segue complessivamente Esmeraldo I,
Camões non è mai nimia. 29, pp. 50 sg.
43 Cfr. supra I, 42, 6. Cfr. Castanheda De- 55 «l’isole Dorcadi [Dorcades], dove ha-
scobrimento I, 2, p. 12: l’approdo avvenne il bitarono già, come dicono, le Gorgoni»
28 luglio. (Pomp. Mela I tre libri III, p. 109). Anche
44 Camões qui confonde il più noto San Boccaccio le chiama così, mentre Plinio
Giacomo di Spagna con il minore Santiago Gorgades. Dovrebbe trattarsi del magnifico
vescovo di Gerusalemme, festeggiato il pri- arcipelago delle Bijagós, più di 80 isole po-
mo di maggio, giorno in cui fu appunto sco- sizionate davanti all’attuale Guinea-Bissau.
perta l’isola in questione. Commoventi le Nulla a che fare con le Orcades (evocate
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zato da Camões con il polittoto Vi…visto re o raro, come appunto questa; d’altra parte
(allitterante con vivo), secondo il suo pe- lo dice agli ignoranti dei segreti della natura,
culiare stile, replicato a inizio dell’ott. sg. e che considerano miracolo questo delle nubi,
anticipato all’inizio dell’ott. precedente; gli come l’altro delle fiamme; e per mostrare
avverbi claramente e certamente ribadiscono che egli, in quanto dotto, non è caduto in
la veracità dell’esperienza visiva. tale errore, dice alla fine dell’ott. 22 che tutti
93 Il fuoco di Sant’Elmo. Documentato da- questi son segreti naturali»). L’erudito secen-
gli antichi, è onnipresente la sua descrizione tesco non fa che esplicare e ribadire quanto
da Pigafetta a Herman Melville; Ariosto lo Camões ha detto nel’ott. 17 (e vd. le nostre
chiama «la desiata luce di Santo Ermo» (O. nn. a quei versi). Per l’aggettivo altas, alla lati-
F. XIX, 50, 6) in quanto anche ritenuto di na ‘profonde’, vd. Peixoto Camões p. 314.
95 Prolettico (o) rispetto agli infi niti se-
buon auspicio. Più che a ricorrere a fonti va-
rie (cfr. Moura Os penhascos pp. 135 sgg.), il guenti; come il latino illud, illustra Epifânio
fenomeno sarà stato quasi sicuramente visto Dias.
di persona da Camões nelle sue lunghe navi- 96 «El manuscrito dize, no mar, i aunque
gazioni. Comunque, per la possibile influen- realmente del mar se levanta aquel humor,
za del Roteiro de Lisboa a Goa (1538) di João el P. lo mudó, i dixo ayre, por unirse mas
de Castro vd. anche, più recentemente, An- a esse lugar de Aristoteles»: «Il manoscritto
tónio Maria Martins Melo, Usos medicinais riporta nel mare, e poiché realmente quel
das plantas, em Amato Lusitano: o bálsamo, in liquido si leva su dal mare, il Poeta mutò
Humanismo e Ciência. Antiguidade e Renasci- lezione e scrisse aere, per avvicinarsi di più
mento, ed. António Manuel Lopes Andrade, a questo luogo di Aristotele» (Faria e Sousa,
Carlos de Miguel Mora, João Manuel Nunes che cita Arist., Metheor. I, 9; cfr. De Meteo-
Torrão, Aveiro-Coimbra-São Paulo, UA Edi- ris, Compendium ex Aristotele, Plinio et Pon-
tora (Univ. De Aveiro) - Imprensa da Univ. de tano, perinde ac Ioannes Lonicerus congere-
Coimbra - Annablume, 2015, p. 293. Vd. il di- bat, Franc[ofurti], apud Chr. Egenolphum,
segno di Roteiro riprodotto in Ramos p. 474. 1548, cc. 12v-13r).
94 L’immagine, apparentemente enigmati- 97 girava su se stesso] Pellegrini □ tourno-
ca, descrive una larga e alta colonna di nubi yer sur elle-même] Bismut □ arrotolarsi]
che solleva in sé, assorbe una enorme quanti- Averini (orribile). Diversamente Epifânio
tà d’acqua dall’oceano, sin dalle profondità Dias: «arredondar-se», ‘arrotondarsi’, ac-
estreme. Una tromba marina, insomma. «I cezione rifiutata da Rodrigues (Estudos pp.
esto de llamar milagro a lo que es cosa natu- 58 sg.): si descrive infatti un movimento a
ral, es con la condicion de hiperbole por una spirale.
parte, que se usa quando las cosas que suce- 98 Nell’originale: cano, come al v. 7 dell’ot-
den naturalmente tienen algo de peregrino, tava precedente.
o raro, como esta tiene: i por otra lo dize a 99 sottile] Pellegrini □ mince] Bismut.
respeto de los ignorantes de los secretos de
100 Nell’originale masto, forma antica per
naturaleza, que tienen por milagro esto de
las nubes, como essotro des llamas: i por mo- mastro, indica appunto l’albero di maestra,
strar que el, como docto no ha caido en este che è il maggiore e più «massiccio» (Pelle-
yerro, dice al fin de la estanc. 22 que todos grini) sulle navi a vela. Il Mastro della nave
estos son secretos naturales» (Faria e Sousa: degli Argonauti è parte della costellazione
«E questo fatto di chiamar miracolo ciò che è di Argo.
naturale, da una parte costituisce un’iperbo- 101Traducendo poniamo dialefe fra le e
le, figura che si usa quando le cose che succe- onde. Il senso è: «oscillava, col fluttuar delle
dono naturalmente hanno un che di singola- onde» (Pellegrini).
1046
102 Forse memoria biblica: «qui ligat aquam spendono una riga per questa ottava ecce-
in nubibus» (Iob 26,8). Si noti che la magni- zionale, come Bismut o Tocco.
fica ottava è in climax ascendente, nell’or- 104 Si noti la verosimiglianza e nel contem-
dine del progressivo ingrossamento della po il livello «basso» della comparazione-
tromba marina, a contrasto col vaporzinho descrizione. L’alteza de stilo che per alcuni è
e il cano delgado dell’ott. precedente. La fi- troppo ventajosa, come spiega Faria e Sousa,
gura etimologica carregada…cargo echeggia è proprio il tratto caratteristico dell’ela-
largo…alarga e quella centrale, più eclatan- borazione di un’immagine «umile» entro
te, ondes ondeando; l’aggettivo grande si du- il poema epico. D’altra parte, le accuse di
plica, come il sostantivo agoa. I verbi sono scadimento di livello in certe figurazioni
pressoché tutti nell’area semantica dell’acre- omeriche erano diffuse nel Rinascimento e
centar-se, con la gradatio sopra accennata, nel Barocco, anche come forma di reazione
tranne al v. 3, dinamico e metamorfico (aqui al nuovo realismo che la letteratura andava
se estreita, aqui se alarga), e al v. 5, ove l’im- acquisendo fra Cinque e Seicento. Mi per-
ponente ondeggiamento è quasi una gre- metto di rimandare al mio Realismo barocco.
ve danza. Il tutto è davvero magistrale ed
105Fa contrasto con fria del verso prece-
esemplare dello stile camoniano: struttura
ripercussiva e variazione sinonimica in cui dente.
ogni cosa si tiene. 106 Verbo presente già sopra, a 20, 4. L’area
103 «Casi todas las comparaciones del semantica del risucchio è centrale nell’ipoti-
nuestro P. pueden parecer imitadas: pero posi di questi versi, complementare a quella
esta no nos ha dexado hallar semejante en dell’accrescimento.
ningun Autor, i nos haze creer, que supèra 107 Vd. supra, n. a 20, 8.
las de todos en propiedad, i alteza de estilo» 108 Climax: cano…masto…coluna. Per ‘co-
(Faria e Sousa: «Quasi tutti i paragoni del lonna’ (columna) Faria e Sousa evoca Lucre-
nostro Poeta posson parere imitati: ma zio (VI, 33) e Plinio (II, 134).
questo in particolare non ci ha permesso 109 Cfr. sopra, a 20, 6.
di trovarne di simile in nessun Autore, e
110 Cfr. fartar a 21, 5. Il ‘saziarsi, impin-
ci induce inoltre a considerare che supera i
paragoni di ogni altro per proprietà e altezza guarsi’ unisce saldamente i due termini di
di stile»). Il grande cacciatore di loci paral- paragone, la tromba marina e la sanguisuga
leli qui alza le braccia, e loda la singolarità sanguisorbens.
ed efficacia del paragone camoniano. Gar- 111Come una base architettonica (Faria e
cez Ferreira, meno entusiasta ma comunque Sousa), o il fondo rastremato di un’ampolla.
ben disposto, scrive: «He reputada esta 112 L’acqua che precipita bagna l’acqua della
Comparaçaõ pela melhor, entre todos as do superficie: paradosso, coerente con l’atmo-
nosso Poeta», confermando che il giudizio sfera di meraviglia che segna la descrizione
di originalità e valore dell’immagine camo- del fenomeno naturale. Mescolare le acque è
niana era diffuso. «Non missura cutem, nisi
anche casar umas coma as outras, talché non
plena cruoris hirudo» è comunque il verso
escludiamo un riferimento paradigmatico,
fi nale dell’Ars di Orazio. La sanguisuga di
sottotestuale, al verbo italiano ammogliarsi,
Camões non è evidentemente quella medici-
dantesco pure, in assoluta paretimologia
nalis, che si usava per i salassi (oggetto tipi-
(mulier ≠mollis).
camente manierista e barocco della poesia),
113 In traduzione, usiamo il verbo con valo-
ma quella selvatica che si trova nei fiumi,
nei fossati ecc. È detta roxa per il suo colore re transitivo (arc.).
rosso cupo e per il sangue di cui è piena. 114Evidente la simmetria agua…agua…on-
Incredibile vi siano commentatori che non das…ondas, che serba memoria di Ov., Met.
1047
XI, 488 («aequorque refundit in aequor», de Pythagora? Quid de Platone aut de De-
detto però del marinaio nella tempesta) e mocrito loquar? A quibus propter discendi
quindi di Ar. O. F. XLI, 12, 8 («vota altri cupiditatem uidemus ultimas terras esse
l’acqua, e torna il mar nel mare»); XIX, 49, 6 peragratas», cui aggiunge Tusc. IV, 19: «Ul-
(«il mar nel mar rifonde»). timas terras lustrasse Pythagoran Democri-
115 Vd. Dante, Purg. V, 109-111: «Ben sai tum Platonem accepimus».
come nell’aere si raccoglie / quell’umido va- 118 Lemma rilevante: se il concetto cono-
por che in acqua riede / tosto che sale dove scerà un grande approfondimento nel se-
’l freddo il coglie» (cfr. recolhe in rima). Cfr. colo seguente, non bisogna dimenticare che
Lopes Tomás: «Vai, no próprio poema, ob- esso non indica irrealtà, ma, al contrario,
servando didaticamente, que o sabor do sal eventi straordinari eppure veri e interni alla
se perde na evaporação» (Tomás, As forças realtà osservabile della natura.
p. 17, cit. da Ramos p. 473). Dunque, l’acqua 119 Non è neppure sufficiente l’esempio di
dolce derivante dalla nube si mesce con quel- fi losofi antichi, i quali si mossero per os-
la salata del mare. Cfr. De Meteoris, Compen- servare fenomeni, come Plinio il Vecchio
dium ex Aristotele, cit., c. 19r: «Exhalatio- che morì per scrutare da vicino il fenome-
nem e mari extrahit sol radijs suis, atque ea no eruttivo del Vesuvio o il Platone di cui
exhalatio dulcedinem, quae inest mari, ad parla il nostro nelle ottave sul desconcerto
superiorem, ad mediam nimium aëris regio- do mundo (Oit. I, 11-13). Le meraviglie che
nem, avehit, ubi per frigus densata, & in plu- un navigatore come Gama (e come Camões
vias resoluta, rursus descendit» ecc. («Il sole stesso) può vedere esplorando mondi ignoti
con i suoi raggi estrae l’esalazione dal mare, sono accessibili solo a chi ha il coraggio di
e quell’esalazione prende la dolcezza, che dar vento alle vele.
sta nel mare, la trascina su in alto fino alla 120 Che influenze di segni e di pianeti]
regione media dell’aria, ove s’addensa per il
Paggi 59 □ che influssi di costellazioni e di
freddo e si scioglie in pioggia, ricadendo così
stelle] Pellegrini □ quali influssi di astri e
in basso»).
di altri segni] La Valle ecc. Signo è defi nito
116 Riferimento ironico alla necessità dell’e- Constellação come unico significato in Mo-
sperienza per conoscere le cose, e quindi raes Silva.
alla relativa insipienza degli studiosi che 121 «Qualidades deve estar aqui no sentido
rimangono chiusi nella loro cameretta fra i que à palavra dava a filosofia escolástica –
libri. Sembra in contrasto con quanto detto entidades abstractas por que se explicavam
sopra all’ott. 17, ma in realtà non lo è. L’ide- todos os fenómenos naturais – a qualidade
ale di sapientia camoniano è sperimentale e crescitiva da planta, por exemplo» (Cidade
analitico: ci vuole la diretta osservazione dei IV); contra: «qualidades: no sentido, parece-
fenomeni naturali per conoscerli e scoprirli, -me, de “phenomenos” (em contraposição a
dopodiché il saggio fi losofo-scienziato va “substancias”)» (Epifânio Dias). Credo che
oltre, col proprio ingegno e le acquisizioni Epifânio Dias si avvicini di più alla verità;
precedenti, delineando l’esatta causa e vi- forse la traduzione migliore sarebbe ‘aspetti,
cenda di detti fenomeni. Faria e Sousa cita conformazioni, sembianze’, tenendo presen-
Luc. Phars. I, 412-417, ma il «…quaerite, te il celebre son. Mudam-se os tempos in cui le
quos agitat mundi labor» lucaneo esprime «sempre novas qualidades» indicano proprio
un disinteresse, all’opposto di quanto inve- la natura proteiforme instabile del mondo.
ce auspica Camões. Da escludere, direi, il senso di ‘qualità’ in
117Si noti la ripresa di segredos dell’ott. pre- quanto ‘pregio’, tendenzialmente maggiorita-
cedente. Buono il riferimento che Epifânio ria come accezione nel poema. A meno che le
Dias propone con Cic., Fin. V, 19: « Quid grandes qualidades non siano eco delle grandes
1048
escrituras di due vv. prima, con parallelismo viene contrastato dalla volontà razionale
e inquadratura a occhiale tipicamente camo- di conoscere e accertare (v. 5) i nuovi spazi
niana. Allora forse, e dico forse, la qualità po- visitati.
trebbe riferirsi al valore delle scritture che si 133 «E a primeira terra que tomou ante de
trarrebbero da esperienze così straordinarie. chegar ao Cabo de Boa Esperança foi a baía
122 Cfr. infra 89, 7-8. a que ora chamam de Santa Helena, havendo
123 La Luna. Stessa circonlocuzione nella cinco meses que era partido de Lisboa; onde
prima egloga del nostro («o Céu primeiro saíu em terra por fazer aguada e assi tomar
habita»); del resto la perifrasi è comune: a altura do sol. Porque, como do uso do as-
Epifânio Dias cita Ov. Met. VII, 530 sg. e il trolábio pera aquêle mister da navegação,
noto passo di Dante dall’episodio di Ulisse, havia pouco tempo que os mareantes dês-
Inf. XXVI, 130 sg.: «cinque volte racceso, e te reino se aproveitavam, e os navios eram
tante casso / lo lum’era di sotto dala Luna». pequenos, não confiava muito de a tomar
Vd. anche supra III, 59, 1-2. dentro nêles por causa do seu arfar [ondeg-
124Femminile in quanto riferito implicita- giamento]» ecc.: «E la prima terra che prese
mente alla Luna. avanti d’arrivare al Capo di Buona Speranza
125
fu la baia che ora chiamiamo di Sant’elena,
Son passati cinque mesi: da luglio siamo
trascorsi cinque mesi da quando era partito
ora a novembre, precisamente al 4 del mese,
da Lisbona; quindi scese a terra per rifor-
in cui i nostri sbarcano a Sant’Elena.
nirsi d’acqua e anche misurare l’altezza del
126 Soggetto della frase, ovviamente. sole. Poiché, come dall’uso dell’astrolabio
127 Cfr. infra VI, 92, 3: «celsa gávea». Qui la per quel mestiere di navigazione, c’era poco
scelta aggettivale di etérea è un bel poetismo tempo per i marinai di questo regno da uti-
e latinismo. lizzare, e le navi erano piccole, non confida-
128 «alvoroçado» Pimpão err. Tocco corr. va molto nel portare acqua a bordo a causa
129
dell’ondeggiare delle imbarcazioni». Barros
La Baia di Sant’Elena, avvistata dai ma-
prosegue raccontando del primo uso dello
rinai, si affaccia a nord-est e il sole vi sorge
strumento per la navigazione in Portogallo
di fianco, unico punto nel sudafrica occi-
(Ásia I, 4, 2, pp. 135 sgg.), ideazione attribui-
dentale.
ta a due ebrei, «mestre Rodrigo» e «mestre
130 Grandiosa apertura comparativa dell’ot- Josepe» (José Vizinho), medici di João II, e
tava. C’è quasi un sapore biblico: «Domine a «Martim de Boémia» (Martim Behain).
in caelo misericordia tua, fides tua usque ad L’astrolabio, strumento per calcolare l’al-
nubes, iustitia tua quasi montes Domine, tezza del Sole e quindi la latitudine, era co-
iudicium tuum abyssus multa» (Ps 35 6-7, e munque noto fi n dall’antichità. Sullo sbarco
cfr. Agostino: «Qui sunt montes Dei? Qui alla baia di S. Elena vd. anche Castanheda
dicti sunt nubes, ipsi sunt et montes Dei», Descobrimento I, 2, p. 13; Roteiro Portuense
Enarr. in Ps. XXXV, 9; Beda: «quasi diceret:
pp. 4 sgg. (Radulet Gama p. 77). La località
vere sunt nubes, quia sunt sicut montes»,
è a circa 220 chilometri a nord del Capo di
Comm. in Ps. XXXV).
Buona Speranza; Bartolomeo Dias aveva già
131 Cfr. supra II, 18, 1 «âncoras tenaces». percorso quel tragitto nella spedizione del
132 L’attributo remoto è cruciale e iterato nel 1487-1488 e Pêro d’Alenquer, che vi aveva
poema sin dal suo inizio (cfr. I, 1, 7; II, 54, partecipato, ora pilota della S. Gabriel am-
7; VIII, 61, 8 ecc.), a sottolineare l’esaltante miraglia della flotta di Gama, poteva fornire
e rischiosa distanza progressiva che separa notizie utili, ancorché approssimative. Vd.
i navigatori dalla madrepatria. Tuttavia, il Roteiro Portuense p. 8 e Radulet Gama p.
senso di sgomento che ciò può provocare 136 n. 11.
1049
134 La sudafricana baia di Santa Helena [arbusti, macchia di piante basse]» (Casta-
(dal nome della madre di Costantino, molto nheda Descobrimento I, 2, p. 14: «girando
venerata) è ampia e tranquilla. per la terra, i nostri presero uno dei suoi
135 Si noti la ricca allitterazione espaçosa… abitanti, che andava raccogliendo miele ai
espalhou. piedi degli arbusti»). Secondo Barros il ne-
gro «apanhava algâas ervas» (ibid.), mentre
136 Anche questo concetto è determinante il Roteiro Portuense (pp. 5-6, traduz. ital. Ra-
nel poema, come si vede già dalla sua prima dulet Gama p. 78) concorda con Castanheda
ottava, v. 3. sul particolare del miele.
137 Ovvero misurare la latitudine in base
144Cfr. Castanheda Descobrimento ibid. e
all’altezza del sole. Il funzionamento dell’a- Barros ivi, p. 136.
strolabio (che poi sarà sostituito dal sestan-
145 Sul personaggio, oltre al celebre episo-
te) era ottimale sulla terraferma, senza le
dio dell’Odissea e al dramma satiresco di
oscillazioni della nave.
Euripide, vd. Verg., Aen. III, 616 sgg.
138 «Ant., misurare col compasso» Voc.
146 metal puro di Creso] Averini. Una delle
Trecc. Sulla mappa universale (cioè di tutto il
tante stranezze traduttorie di Averini, in-
mondo conosciuto), dopo il calcolo con l’a-
dotte dalla ricerca della rima sempre per-
strolabio, Gama individua le coordinate del
fetta, con anche un’imprecisione al verso
posto. «Pois, estando Vasco da Gama com
precedente, «come già succedette a Poli-
os pilotos pronto no tomar altura do Sol
femo», riferentesi così all’incomprensione
[misurare l’altezza del sole] per êste modo»
linguistica, mentre il ciclope si intendeva
(Barros ivi, p. 136).
benissimo coi Greci nell’Odissea (forse un
139 Ovvero il Tropico del Capricorno, figu-
po’ meno nell’Eneide, a seconda di come
ra astrale simbolizzata, come è noto, da un si interpreti III, 621, secondo emistichio).
caprone con coda di pesce. Il riferimento camoniano è ovviamente al
140 Circolo polare antartico, la terra più ine- vello d’oro dei Colchi, abitanti della Col-
splorata del mondo di allora. chide (vd. supra III, 72, 2-3). È un ulteriore,
141 un strano Negro] Paggi 59 □ un essere ma molto indiretto, riferimento all’impresa
stran] Averini □ un negro strano] La Valle. degli Argonauti, cui sono spesso paragonati
i nostri Portoghesi.
Mi pare piuttosto un estrangeiro, ovviamen-
147 Si rammentino le remote dugentesche
te rispetto ai Lusitani, benché indigeno.
142 «calde peverade» di Uguccione da Lodi, an-
Nel senso di ‘mentre raccoglie, svelle,
che se lì eran brodi.
si procura’ (traduciamo così per ragioni
148 Ripetizione dell’attributo di Polifemo al
di rima, ovviamente). Il presente storico
è miscelato al pretérito secondo un gusto v. 4, e vd. infra 34, 4.
tipicamente camoniano che abbiamo già 149 christallique globos] De Faria □ fi la
incontrato; risulta particolarmente duro di chiari globi] Paggi 59 □ perline] Pelle-
quando, come in questa occasione, nella grini □ chapelets] Bismut □ grani] Poppa
principale abbiamo tomaram (da intendersi Vòlture. Come La Valle traduciamo ‘rosari’
come mais-que-perfeito, ovvero piucche- (ovviamente non nel senso di oggetti reli-
perfetto) e nella subordinata il presente giosi), perché anche se si tratta di sferette di
historicum (vd. ess. in Said Ali Gramática cristallo forate per formare una collana, può
histórica II p. 102). valere la pars pro toto.
143«andando pela terra tomarão os nossos 150Da computarsi bisillabo per antica li-
hum homem dos seus moradores, que cenza metrica. Cfr. Barros: «alguns brincos
andaua apanhando mel aos pés das moutas de cascavéis e contas de cristalino e um
1050
barrete […] mostras de ouro, prata e espe- 159 Nuovo presente storico relazionato con
cearia» (ibid.); Castanheda: «lhes mostrou verbi al passato, come sopra a 29, 7-8; vd.
especiaria, ouro, e aljofar […] e então lhes n. a 27, 7. Parafrasando: ‘dal modo in cui
deu cascaueis, aneis destanho, e ceitis [mo- camminava, si notò che tornava assai più di
netine, o forse ‘bagatelle’]: e coisto folgarão fretta di quando era andato’. L’episodio è in
muyto» (Descobrimento ivi, pp. 14 sg.); Ro- Barros, all’inizio del cap. 3, pp. 137 sg.; cfr.
teiro Portuense: «canella e cravo e aljofar e anche Castanheda Descobrimento ivi, pp.
ouro e elles nam entenderam naquellas mer- 15 sg.; Roteiro Portuense pp. 7-8 (Radulet
cadarias nada como homens que nunca as Gama p. 79).
viram, pollo quall o capitan moor lhes deu 160 Genericamente per ‘africano, nero’.
cascaves e anes destanho […] e com ceitis»
161Cerchiamo di riprodurre l’omofonia ves-
ecc. (p. 6; Radulet Gama p. 78 e vd. p. 137 n.
17: «cetil, pl. cetis: era una moneta portoghe- se…Velloso.
se di rame dell’epoca del re Don João I»). 162 L’oggetto (remo) per l’azione (remare),
Risulterebbe da qui che la fonte principale metonimia (Epifânio Dias), ma piuttosto re-
per Camões sia Barros. lativa, ci sembra. Faria e Sousa evoca l’espres-
151 Ovvero ‘i suoi compagni, i suoi simili’. sione latina (e virgiliana) incumbere remis.
152 163 I quali «estavam em cilada» (Barros ivi
«feos de rosto, de coor baça», ‘brutti e
foschi di pelle’ li descrive Castanheda (De- p. 137), erano in agguato. Cfr. supra I, 86, 6
scobrimento ivi, p. 13); Camões aggiunge un e l’intera ottava.
tratto metaforico poetico. Si rammenti supra 164 Si interpreta la spessa nube come il nu-
7, 3-4: il colore del giorno, la luminosità è golo fosco dei negri. Tuttavia un passo di
negata ai neri tenebrosi, con un contrasto Lucano, «crebroque simillima nimbo / trans
anche di tipo morale: civiltà vs bestialità. ripam validi torserunt tela lacerti» (II, 501
153 Nell’originale leva è un presente che sta sg.), farebbe sospettare che, con metafora
per un piuccheperfetto, ‘aveva preso’. più comune, la espessa nuuem (crebro… nim-
154 Adottiamo un termine tipicamente boc- bo) vada riferita alle frecciate e sassate. Ma
cacciano. così la costruzione scricchiola: dovremmo
155
parafrasare con *espessa nuvem de setas e
Letteralmente: ‘ad andare a vedere, visi-
pedradas, struttura che verrebbe modificata
tare’ parte della terra dei neri.
poeticamente trasferendo la funzione di sog-
156 Cfr. Barros ibid.; Castanheda Descobri- getto a setas e pedradas e intendendo da quale
mento ivi, p. 15; Roteiro Portuense p. 7. Vd. genitivo, non come direzionale (ex). Magari
Radulet Gama pp. 78 sg. e p. 137 n. 18: «è correggendo da con de (indicante «quali-
probabile che questo marinaio abbia dato il dade, estato o attributo», Said Ali p. 235, =
nome al Rio o angra de Fernão Veloso, che, in sicut), ma questo sarebbe troppo invasivo, e
effetti, è una baia situata a nord del Mozam- forse inutile. In fondo, poi, anche il valore
bico». Camões rende il personaggio famoso agenziale-direzionale non contraddirebbe
da oscuro che era: un uomo d’armi, uno dei
la nostra ipotesi. Il problema per noi resta
nostri, un certo Fernão Veloso lo chiamano i
aperto, nonostante la certezza ermeneutica
cronisti citt. Traduciamo mato, ‘boscaglia’,
dei commentatori. Tuttavia, in chiusa, os-
con serra (‘altura’) per ragioni di rima.
serviamo che il duvidoso e poco affidabile
157 Per la forma de arrogante vd. supra II, 41,
manoscritto del Montenegro (cfr. Dicionário
2 (de mimosa) e Said Ali Gramática histórica Camões pp. 526 sgg., voce di Valeria Tocco)
pp. 235 sg. riporta negra nuvem, cit. in Faria e Sousa, e
158 Cioè l’aspra montagna, dirupata (cfr. quindi sembra voler correggere proprio per
supra 30, 2). rendere più esplicito il fatto che la nuvem è
1051
il gruppo dei negri, come a dire che qualche desejava» (Barros ibid.). La partenza dalla
equivocità del testo era già allora percepita. baia di Sant’Elena fu il 16 novembre del ’97
165innombrables] Bismut; «e foi tanta a pe- (Castanheda Descobrimento I, 3, p. 16; Ro-
drada e a frèchada sôbre o batel» che ne ri- teiro Portuense p. 8).
mase ferito anche Gama (Barros ivi, p. 137). 172 Scelgo il termine popolare per il contesto
166 Cfr. Luc. Phars. VIII, 384: «et quo fer- giocoso dell’ottava. Anche Paggi 59 si diver-
re velint permittere vulnera ventis»; Petr., te: «venni affrettando un poco le pedate».
Rvf 28, 60: «ma tutt’i colpi suoi commette Lost in our translation, per ragioni metriche,
al vento». l’ulteriormente auto-ironico um pouco di
167 Nell’originale c’è il deittico esta: Gama, Veloso. L’epiteto di ‘cani’ riferito ai mori era
comune; cfr. supra I, 87, 6 e infra VII, 9, 6.
parlando al Melindano, gli mostra la gamba
173 In questa battuta Faria e Sousa nota
che ha subìto l’offesa.
168 l’arroganza del personaggio (cfr. supra 31, 2).
L’emendamento crecida, già in Faria
Sempre Faria e Sousa riporta l’opinione di
e Sousa, che seguirono anche Juromenha
e poi Epifânio Dias, è rigettato ormai da alcuni che Camões avesse abbassato troppo
tempo; depressa] Cidade IV err. Per tecida lo stile in queste ottave 30-36, ma ribatte
possiamo intendere metaforicamente ‘tessu- che piuttosto il poeta adatta a un’azione «no
ta’, cioè: risposta militare ben organizzata, grande, sino moderada» un coerente stile
forte, cruenta («‘tam travada, tam liada, tam «llano», secondo il principio del πρέπον,
urdida’» Basto). I traduttori si sbizzarrisco- cioè dell’aptum. Questa modulazione su
no: così vivace] Piemontese □ rispondemmo un registro più medio (pronto a rielevarsi
così ben per le rime] Pellegrini □ risposta dall’ott. 37 in poi) culmina nello scambio
assai compita] Poppa Vòlture ecc. Però teci- di motteggi fra i marinai e Veloso, in cui
do può anche valere per ‘compatto, stretto, però non si manchi di osservare il gioco di
unito’, come un buon tessuto appunto. «Tão agudeza e la prontezza di risposta del perso-
ininterrupta [scil. resposta] como un teci- naggio (quasi una fulminea glosa al mote de-
do», comm. Agostinho Fortes (Cam., Lus., gli altri). Tutta l’avventura di S. Elena e del
Lisboa 1936), cit. da Ramos p. 479. salvamento in extremis è stata defi nita una
169 Ovvero la profusione del loro sangue.
«pausa picaresca» fra la descrizione della
tromba marina e il seguente episodio gran-
Ironia vagamente ariostesca. «Ditto jocoso»
dioso di Adamastor (Castro Páginas p. 181).
(Garcez Ferreira), «plaisanterie du poète»
174 Il ravvicinato polittoto torna…tornando
(Bismut); «Gama se espresa en este modo
jocoso, para manifestar el desprezo que hizo indica l’immediato allontanarsi di Veloso
de aquellos miserables bárbaros» (Gil). davanti alla minaccia di morte.
170 Si osservi l’accavallarsi di aggettivi a in- 175 Il regno di Plutone, come sopra a II,
dicare l’animalità radicale irredimibile de- 112, 4.
gli indigeni. Faria e Sousa evoca Verg., Aen. 176 «Porque Fernão Veloso não viu cousa
III, 60 sg.: «omnibus idem animus, scelerata que contar, senão o perigo que êle dezia
excedere terra / linqui pollutum hospitium passar entre aquêles negros, os quais,
et dare classibus Austros» («Tutti hanno lo tanto que se apartaram da praia, o fizeram
stesso intento, andarsene dalla terra scelle- tornar, quási como que o querian ter nela
rata / abbandonare il ricovero contaminato por anagaça [= negaça: ‘esca, inganno’] pera
e dare ai venti le vele»), ma Camões è molto quando o fôssem recolher cometerem al-
più espressivista. gâa maldade, de maneira que mostraram»
171 «mandou Vasco da Gama dar à vela (Barros Ásia I, 4, 3, pp. 137 sg.: «Poiché
sem levar algâa informação da terra, como Fernando Veloso non vide cosa da raccon-
1052
tare se non il pericolo che egli diceva di aver □ cupa] Bonaretti □ sinistra] Pellegrini □
passato fra quei negri, i quali, quando si sì gonfia e nera] Poppa Vòlture □ overpo-
allontanarono dalla spiaggia, lo fecero tor- wering] White. Essendo già in temerosa il
nare indietro, come a tenerlo là quale esca sèma dello spavento, preferisco l’accezione
per quando noi venissimo a riprenderlo, e che va verso il peso e la grandezza; cfr. su-
compiere così qualche malefatta, come poi pra V, 20, 7 e, diversamente, subito infra 39,
mostrarono»). Questo riporta Barros, e non 4, per variegate sfumature camoniane del
lo scambio spiritoso di battute fra Veloso e termine.
i compagni, come sostiene Manoel Correa. 184 Vd. infra 60, 3-4.
177 L’avvistamento del Capo di Buona Spe- 185 Si avverte l’eco di Aen. III, 555 sg.: «Et
ranza è datato 20 novembre, al «tercero gemitum ingentem pelagi pulsataque saxa /
dia» di navigazione, secondo Barros (ivi p. audimus longe, fractasque ad litora voces»
138); Castanheda e il Roteiro Portuense par- («E lontano il profondo gemito del mare e
lano del sabato (18) seguente il giovedì 16 gli scogli percossi / udiamo e i suoni infranti
novembre, data della partenza da S. Elena sulla riva»).
(Descobrimento ivi pp. 16 sg.; Radulet Gama 186 Si rivolge naturalmente a Dio.
p. 80). Poi, a causa dei venti, la flotta dovette
187 Cioè non un segno divino, ma un feno-
riprendere il largo e ritentare l’avvicinamen-
to alla terra, superando fi nalmente il Capo meno naturale, uno dei segredos della Natu-
mercoledì 22 novembre 1497 (Castanheda ra; cfr. supra 17, 7 e 22, 8, nonché infra 42,
parla di «quarta feyra seguinte», ma retro- 1-2.
data al 20 novembre). I cinque giorni di cui 188Rispetto ai precedenti que interrogativi,
parla Camões saranno una indicazione ge- questo ci pare un relativo (vd. i dubbi di Bi-
nerica. Sta per iniziare il celebre episodio smut al proposito).
di Adamastor, gigante emblema del Capo di 189 Cioè ‘che sembra cosa ben peggiore di
Buona Speranza, detto anche Cabo das tor- un semplice uragano?’.
mentas o Tormentório. 190Anche Paggi traduce così, iper-fedel-
178 Linguaggio formulare; cfr. nel poema: I, mente, e persino Averini.
18, 5 e 19, 6-7; IV, 76, 7; I, 1, 3; II, 64, 8 ecc. 191 Immediato il pensiero va alla squalentem
179 noute] Pimpão (cfr. Prefácio p. XXIX) barbam di Ettore nel sogno di Enea (II, 277),
err.; Tocco non corr. ma l’apparizione e la descrizione di Ada-
180 spensierati] La Valle □ sans inquiétude] mastor ci riporta soprattutto all’episodio di
Bismut ecc. Pellegrini om., ma recupera alla Achemenide nel terzo dell’Eneide: «cum su-
fi ne dell’ottava con un avverbio aggiunto: bito e silvis macie confecta suprema / ignoti
«inopinatamente». Sorprendente genovesi- nova forma viri miserandaque cultu / proce-
smo in Paggi: «abbacciucati», ‘abbiosciati, dit […]. / Respicimus: dira inluvies immissa-
abbioccati’, insomma ‘mezzo addormentati’ que barba» (III, 590-593: «quando dal bosco
o comunque senza gran vigilanza, in contra- all’improvviso, sfinita da un’estrema magrez-
sto con quanto detto subito dopo. za, / la singolare figura di un uomo scono-
181 L’attributo si riferisce, in figura etimolo- sciuto, di miserabile aspetto, / avanza … / Lo
guardiamo: un’orrenda sporcizia e una barba
gica, al cortando del v. 2.
incolta»). Non si dimentichi che il padre di
182 Vari i rimandi a Virgilio che accumula- Achemenide si chiama Adamasto (v. 614); il
no Faria e Sousa e Garcez Ferreira: cfr. Aen. personaggio virgiliano si presenta magro e
V, 10; III, 94; II, 250 sg. ecc. miserando, quindi in questo ben diverso dal
183formidabil] Paggi 59 □ gravis] De Faria robusto Adamastor, ma poi, quando narra
□ sì folta e nera e tenebrosa] Piemontese homerice l’episodio del Ciclope Polifemo de-
1053
scrive il mostro «ipse arduus altaque pulsat / ratura epico-orrorosa. Ma la capacità camo-
sidera» (vv. 619 sg.), «monstrum horrendum niana di miscelare registri diversi in guisa
informe ingens» (v. 658), «nec visu facilis» (v. che un tempo si sarebbe defi nita anticipa-
621), per cui varie suggestioni possono essere toria del barocco l’abbiamo vista all’opera
giunte a Camões da tutta questa zona dell’E- già sopra, nell’ottava della sanguisuga, ad
neide (vd. su ciò Ramalho Estudos camonia- esempio.
nos p. 35). Invece il gigante Brunello dell’A- 196 Gama adotta l’adtestatio rei visae rife-
riosto (O. F. III, 72) è decisamente estraneo. rendo al re di Melinde.
Piuttosto distante anche il mostro che appare
197 stupendissimo] Paggi 59 (latine) □
a Ippolito in Ov., Met. XV, 508-510 («cum
mare surrexit cumulusque immanis aqua- insuperabile] Averini. Il Colosso di Rodi
rum / in montis speciem curvari et crescere era una delle sette meraviglie del mondo,
visus / et dare mugitus summoque cacumi- come il nostro spiega nel v. sg. Cfr. Hyg.,
ne findi»: «quando il mare si sollevò, e un Fab. CCXXIII, Septem opera mirabilia: «1
cumulo immane d’acque / si vide curvarsi Ephesi Dianae templum quod fecit Amazon
in forma di monte, e crescere / ed emettere Otrera Martis coniunx. 2 Monimentum re-
muggiti e spezzarsi sulla cima della cresta»). gis Mausoli lapidibus lychnicis, altum pedes
192
LXXX, circuitus pedes MCCCXL. 3 Rhodi
«lumine torvo» (Aen. ivi 677).
signum Solis aeneum, id est colossus, altus
193 «As Rimas Esdruxulas, e as terminantes pedibus XC. 4 Signum Iouis Olympii, quod
em ura, saõ cores naturaes para representar fecit Phidias ex ebore et auro sedens, pedes
cousas horridas» (Garcez Ferreira: «Le rime LX. 5 Domus Cyri regis in Ecbatanis, quam
sdrucciole, e le terminazioni in -ura, sono fecit Memnon lapidibus uariis et candidis
forme naturali per rappresentare in poesia uinctis auro. 6 Murus in Babylonia, quem
cose orride»). fecit Semiramis Dercetis fi lia latere cocto et
194 «De terra è feito, daquela terra que è sulpure ferro uinctum, latum pedes XV al-
o símbolo cristão da fragilidade da carne. tum pedes LX in circuitu stadiorum CCC. 7
Duas vezes o radical se repete: terrena, ter- Pyramides in Aegypto, quarum umbra non
ra», osserva Esteves O sistema alegórico (p. uidetur, altae pedes LX».
166: «è fatto di terra, di quella terra che è 198«vocemque tremesco»; «clamorem im-
simbolo cristiano della fragilità della carne. mensum tollit, quo pontus et omnes / intre-
Due volte la radice etimologica si ripete: ter- muere undae» (Aen. ivi 648, 672 sg.).
rena, terra»). 199 Espressione topica e ripetuta nella clas-
195 Particolare che alcuni lettori del tem- sicità (vd. ess. ap. Faria e Sousa) e in Dante,
po poterono considerare troppo ‘basso’, al ad es.: «Già mi sentia tutti arricciar li peli /
limite dell’effictio grottesca. «Chi non usa della paura» (Inf. XXIII, 19 sg.).
di lavarsi molto ben la bocca sempre che ha
200 L’apertura di Adamastor è subito su
mangiato, haverà sempre i denti gialli, & il
fiato tristo» (De’ secreti del Reverendo Don- un registro elevato, sottolineato fra l’altro
no Piemontese […], Venezia, Comin da Tri- dall’inarcatura (troveremo ulteriori enjam-
no, 15572, I, IV, p. 129). Il motivo è presente, bements nel suo discorso, marche di stile
ad esempio, nella descrizione di un vecchio grave). Bello il commento di Faria e Sousa:
orribile nella Comedia delle ninfe fiorenti- «Rompe el Gigante su furor en razones i pa-
ne di Boccaccio: «male composti e logori labras con gran estudio […] i en medio de su
e gialli, anzi più tosto rugginosi e fracidi barbaridad, sonoroso i elegante».
denti» (XXXII, 11). Rientra cioè nel topos 201 Cfr. Aen. I, 204: «Per varios casus, per
delle raffigurazioni senili e rancide, mentre tot discrimina rerum». Garcez Ferreira con-
in Camões è inserito in un passo dall’alta ca- sidera l’aggettivo vãos una forma di enfasi
1054
retorica, piuttosto aggressiva. Per cui vd. quelle di Celeno e di Cassandra nell’Eneide,
ancora Aen., II, 776: «Quid tantum insano nonché quella di Polifemo nell’Odissea (Ho-
iuvat indulgere labori?». meri Odyss. 81r-v).
202 Avvertiamo subito che Faria e Sousa 209 L’originale atrevidas riprende l’atrevi-
identifica Adamastor con un avatar del de- mento dell’ott. preced. (v. 6). Il sostantivo
monio, simile quindi a Bacco, che infra a VI, è pregnante, nell’opera camoniana; ha un
30, 8 si esprimerà analogamente: «os vossos colore euforico ed eroico a I, 18, 3, nell’esor-
estatutos vão quebrando». tazione iniziale al re, o infra VIII, 36, 3-4, a
203 immensi] Paggi 59 □ remoti] Pellegrini proposito di Viriato. Nel caso di Fernão Ve-
et all. In effetti la traduzione di Pellegrini loso (supra 30, 6), il suo atrevimento è de ar-
diversifica longos mares dal largo mar di infra rogante, pur se non è punito dalla sorte. Per
42, 7. Si noti la figura etimologica ousadas… Adamastor invece l’atrevimento portoghese
ousas. Il primo attributo è riferito a tutta la è una autentica hybris, come per Bacco, del
gente portoghese in viaggio, cui Adamastor resto (VI, 28, 8: «humanos fracos e atrevi-
si rivolge nei primi due versi, mentre il ver- dos»). Nella lirica il termine può assumere il
bo ‘osi’ si riferisce al solo Gama, con cui il senso del troppo osare da parte dell’amante,
gigante ha cominciato a parlare direttamen- «tão atrevido e vão dezejo» (Canzoni p. 88).
te dal terzo verso con l’evidente Tu. Secondo Si noti poi nel verso il polittoto serrato fazes
Faria e Sousa, invece, dato che già Bartolo- fizerem e, sotto, ai vv. 6-7, fizer…farei.
meo Dias aveva precedentemente toccato il 210 questo passaggio] Pellegrini.
Capo di Buona Speranza (vd, qui infra 44, 211 Inutile correggere da in na, come propo-
2), la seconda persona singolare continue-
se Amorim, emendamento recepito ad es. da
rebbe ad essere riferita ai Portoghesi. Ma
Epifânio Dias.
così il commentatore dimentica le ragioni
212 Annuncia la spedizione di Pero Álvarez
poetiche che fanno aggio su quelle storiche.
204 Cabral (1500) che dopo aver scoperto il Bra-
Vd. infra VII, 30, 7 con l’uso del verbo
sile passerà per il Capo di Buona Speranza
metaforico arar, ma il concetto è espresso
in varie parti del poema, un vero Leitmotif e a causa di una tempesta improvvisa ivi si
(vd. qui sopra a 37, 3-4 e n.). Cfr. comunque perderanno quattro navi con tutti quelli a
Aen., II, 780: «vastum maris aequor aran- bordo (vd. Castanheda Descobrimento I, 31,
dum», sempre nel discorso di Creusa. pp. 163 sg.).
213 che d’ogni tema fia maggiore il danno]
205 Cfr. supra 22, 8; 23, 2 e soprattutto 17, 7.
Bonaretti □ che la suprema ruina la coglie-
206 Vd. infra X, 35, 8.
rà prima ch’abbia tempo di sentirne la mi-
207 intendimento] Paggi 59 □ discernimen- naccia] Pellegrini. Epifânio Dias rimanda
to] Averini □ contra: meriti] Pellegrini □ a un passo di Seneca: «male scilicet actum
son mérite] Bismut □ virtù] La Valle ecc. erit tecum, si sensum mortis tuae celeritas
Optiamo per la prima soluzione traduttoria, infi nita praeveniet» (Nat. Quest. II, 59, 10:
ma letteralmente è più valida la seconda. «sarai stato veramente trattato male, se l’e-
Del resto, il nostro conoscimento può valere strema rapidità della tua morte ti impedirà
sia come ‘conoscenza’, sia come ‘fama’. di accorgertene»). Lucano, a proposito della
208 Vd. supra IV, 74, 5. Adamastor è pro- morte pietrificante indotta da Medusa, scri-
feta di sventure; tuttavia, nonostante ogni ve: «Rapuit dubitantia fata / praevenitque
disgrazia, i nostri riusciranno a ottenere il metus» (IX, 639 sg.; cfr. M. A. Lucanus,
risultato ambìto e saranno infi ne premiati. Bellum civile Liber IX, komm. von Claudia
Vd. su questo il saggio di Castro Páginas. Wick, München-Leipzig, K. G. Saur, 2004,
La profezia del gigante ricorda vagamente p. 256).
1055
214 Bartolomeo Diaz, che nel 1488 scoprì per profezia lo sdegno di essere stato «violato»
primo il Capo, e nel 24 maggio 1500 morì nel dai portoghesi.
disastro sopra cit. della flotta di Cabral. 222 Tre ottave sono ora dedicate alla tragica
215 Vari testi di resoconti di naufragi furo- e patetica storia di Manuel de Sousa Sepúl-
no raccolti nella celebre História Trágico- veda e della sua famiglia. Sul personaggio
Marítima da Bernardo Gomes de Brito vd. informazioni in Castro Páginas pp. 192
(Lisboa, Officina da Congregação do Ora- sgg., secondo le fonti: Castanheda, Diogo
torio, 1735 t. I, 1736 t. II; contiene relazioni do Couto, Gaspar Correia, Barros ecc. Si
di eventi dal 1552 al 1602). Vd., fra l’ampia segnalò come condottiero in India, dove
bibliografia in merito, Lanciani Viaggi. sposò la figlia del Governatore Garcia de
216 Nell’originale si veda la ripetizione in Sá, D. Leonor. Nel 1552 si mise in viaggio
polittoto toda…todos. La nostra traduzione di ritorno per il Portogallo con la consorte
di varia sorte sarebbe, più letteralmente, ‘di e i figli, ma il galeone São João che egli co-
ogni sorta’. Il concetto dell’ultimo verso è mandava, stracarico di mercanzie e uomini,
topico, soprattutto nella lirica; si vedano gli naufragò sulla costa del Mozambico. I su-
ess. offerti superfetatoriamente da Faria e perstiti decisero di risalire a piedi il litorale
Sousa; noi citiamo solo Ar., O. F. XIV, 46, per raggiungere un porto amico, ma le in-
3-4: «che la maniera del morire, amara / lor temperie e gli attacchi degli indigeni Cafri li
par più assai che non è morte istessa». ridussero nudi e stremati. Lianor morirà di
217
stenti, con i figli, e Manuel nella boscaglia,
D. Francisco de Almeida, primo Viceré
divorato probabilmente dalle fiere. Si salva-
delle Indie, su cui vd. infra X, 26-38. Morì
rono in pochissimi, circa venticinque, e la
in battaglia contro i Cafri nel marzo 1510 (o,
vicenda tragica di Sepúlveda e della sua fa-
secondo altri, esattamente un anno prima)
miglia si diffuse rapidamente. Camões giun-
nell’area a nord del Capo di Buona Speranza.
geva a Goa alla fi ne del 1552, e poté aver
218 I traduttori lasciano, come noi, l’aggettivo
notizia della catastrofe appena consumatasi.
identico, o lo omettono. Ampia esplicazione Più tardi avrà letto, come propone Castro
dell’attributo nueva in Faria e Sousa p. 527. Páginas (pp. 202-204), l’opuscolo História
219 Dunque Adamastor è strumento della da mui notável perda do Galeão grande Sam
volontà divina, senza conoscerne le volontà João […], Lisboa, J. Barreira, 1554, più vol-
segrete? Il fatto che lo riconosca così aper- te ristampato e infi ne inserito come primo
tamente ci sembra una delle tante prove, se relato nella História Trágico-Marítima sopra
ve ne fosse bisogno, che il gigante non è un cit. Anche Corte-Real scriverà un bellissimo
demonio, ma un infelice e rabbioso quanto poema sul Naufrágio lastimoso del Sepúlve-
stupefacente personaggio-prosopopea. Non da, ma il testo sarà stampato postumo nel
sarà un caso se Góngora si ispirerà anche a 1594. Si veda la lunga nota di Gil (I, pp. 372
questo episodio camoniano per raffigura- sg.). Fondamentale Alves Camões, Corte-Re-
re il suo Polifemo (vd. Lourenço Camões e al pp. 643 sgg.; vd. anche fra l’altro Plagnard
Gôngora). Venus y el desnudo, Felipe A poesia épica e,
220 Nel senso di ‘deporrà’, o ‘abbandonerà’. per le ripercussioni fra i grandi spagnoli del
221
Siglo de oro, Alves Tras la estela.
Cioè la nemesi per le sconfitte, infl itte
223 «era um fidalgo honrado e muito bom
dal Viceré ai Turchi, di Quiloa e di Mom-
baça; strumento di questa vendetta sarà cavaleiro» (História da mui notável perda,
Adamastor stesso. Ciò implica che il gi- trascr. Castro Páginas p. 205).
gante-promontorio parteggia per gli arabi 224 «E aquí se poderá ver quantos forão os
contro i cristiani? Non vi è alcuna evidenza trabalhos deste fidalgo antes de sua morte»
di ciò. Semplicemente egli esprime con la (ivi p. 215).
1056
1057
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flotta che cercava di annientare le forze di est Nereus, quam caerula Doris / enixa est,
Nettuno. quae sum turba quoque tuta sororum, / non
246 «em sentido hostil» (Epifânio Dias). nisi per luctus licuit Cyclopis amorem / ef-
247
fugere» (Met. XIII, 743-745: «ma io, figlia di
Teti, la moglie di Peleo, madre di Achil-
Nereo, da Doride azzurra / generata, io che
le una delle Nereidi, da non confondere con
sto sicura nella turba delle mie sorelle, / pure
la Teti sposa di Oceano e regina delle acque.
non senza lutto potei all’amore del Ciclope /
Singolare doppio refuso in Epifânio Dias,
sfuggire»). In Catullo la distinzione fra The-
Pedro a testo e Pelco in nota. Esteves, come
tis moglie di Peleo e sua nonna Tethys madre
osserva Tocco, ritiene che Camões confonda
di Nereo è chiarissima (Carm. 64, 28-30). Le
le due Teti, o meglio assimili questa, ama-
Nereidi erano secondo Omero in numero di
ta dal gigante, alla Teti dell’ilha dos amores
(vd. Esteves O sistema alegórico pp. 166-168 50, secondo altri (tra cui Ovidio stesso, cfr.
n. 18; cfr. anche Basto nn. 1122, 1124, 1133; Fast. VI, 499) addirittura 100.
Bismut p. 299 ecc.). Il plurale Amores qui 254 Faria e Sousa chiosa: «ela le respondió
sarà alla latina, come gli Amores ovidiani, muy burlona»; Garcez Ferreira: «a resposta
anche se in portoghese non mancano usi tem muito de desenvoltura; e o riso naõ me
di amores con valore singolare («morrer de parece, que tem muito de honesto, pela espe-
amores por alg.», ad es.); il Moraes e Silva ci cie equivoca, que pòde excitar». In realtà ho-
rammenta che meus amores si adotta come nesto significa ‘degno di onore, onorevole’,
«expressâo carinhosa e namorada: diz-se a come nell’italiano antico (e vedi subito sotto
quem amamos». honra a 54, 3); i sintagmi bel riso e riso onesto
248 Imprendere…impresa: cerco di recupe- si trovano nella poesia da Dante a Tasso e
rare l’allitteraz. tomar tamanha aggiungen- oltre; in particolare si può citare Poliziano:
dovi fig. etym. «quando Ippolita ride onesta e pura» (Stram-
249 botti per Madonna Ippolita Leoncina di Prato,
Quasi come Atteone che vede Diana
I, 5). La battuta di Teti che segue è spiritosa
nuda, o Tiresia analogamente nei Lavacri di
ma non equivoca o volgare. Per gli aspetti
Pallade di Callimaco: entrambi subiscono
lirici di tutto l’episodio e la relazione con la
feroci punizioni.
poesia d’amore dello stesso Camões vd. Ber-
250 Nel senso di desiderio amoroso, slancio nardes O Adamastor pp. 127 sgg.
dell’anima; cfr. supra III, 129, 5.
255 Indubbiamente questa espressione e,
251 che anche adesso non c’è cosa che ami più sopra, la designazione das agoas a Prin-
di più] Pellegrini. cesa, possono far pensare alla moglie di
252 Adamastor è consapevole della propria Oceano (ovvero Nettuno), piuttosto che alla
difformità, e non tenta di negarla attribuen- nereide, ma non crediamo siano sufficienti a
dosi doti fisiche notevoli come fa Polifemo certificare che Camões assimili le due Teti.
da Teocrito in poi (o certi satiri nelle favole Rodrigues (Estudos pp. 63 sg.) invece ne è
pastorali). Cfr. ad es. Ov., Met. 840 sgg. Il convinto, e porta esempi in cui anche poeti
personaggio camoniano è invece interamen- latini come Virgilio, Stazio ecc. avrebbero
te «tragico». confuso la Thetis minor e la Tethys magna.
253 Doride è la figlia di Oceano e Teti, sposa Aggiungiamo allora che nel diciottesimo
di Nereo e quindi madre della Teti nereide dell’Iliade Teti (Θέτις) madre di Achille,
amata da Adamastor. Non ci sembra neces- e quindi una delle Nereidi, dal fondo del
sario ipotizzare una confusione da parte di mare ode l’urlo del figlio, e le sorelle, che
Camões; vd. comunque supra n. a 52, 1. An- abitano gli abissi, la consolano (Il. Σ, 35
che Galatea, vittima di Polifemo, rivendica sgg.). Si noti che fra le sorelle Omero nomi-
i suoi natali in Ovidio: «at mihi, cui pater na anche una Δωρὶς, Doride, a complicare le
1059
cose. Tuttavia in questo passo iliadico, che extra-canoniche, ove leggiamo «bel viso an-
più che probabilmente Camões conosce, la gelico & benigno».
Teti nereide è chiamata πότνια μήτηρ e si 265 «ut se letifero sensit durescere visu / (et
comporta come un’autorità. Non sarà stata steterat iam paene lapis) “quo vertimur?”
l’antica regina dell’oceano, ma quantomeno inquit, / “quae serpit per membra silex? qui
a Adamastor innamorato parve una princi- torpor inertem / marmorea me peste ligat?”»
pessa. E, sopra, il v. 52, 5 (a vi co as filhas de (Claud., Gigant. 97-100: «quando si sentì
Nereu) crediamo significhi proprio: ‘la vidi irrigidire in forma letale / ed era diventato
con le sue sorelle, nel gruppo cui appartene- già quasi tutto pietra – In cosa mi sto tramu-
va’ (la turba sororum ovidiana). Inoltre infra, tando? chiese, / quale selce mi serpe per le
57, 1, il gigante la chiama Ninfa, la più bella membra? Che torpore me inerte / con peste
dell’Oceano, epiteto che si addice alla nerei- marmorea allega?»). In effetti però non c’è
de. E la sua quasi-identificazione col mare molta somiglianza con il luogo claudianeo.
è ribadita in chiusa del discorso di Adama- Lo stile ripetitivo, prettamente camoniano,
stor, infra 59, 7-8. si trova invece anche nell’epitalamio di Sido-
256 Nell’originale: ‘non potei cadere in que- nio Apollinare (vd. supra la nota introduttiva
sto inganno’, anacoluto «corrente na conver- al canto). La «fonte» più prossima sembra
sação» (Epifânio Dias). piuttosto Ov., Her. X, 51 sg.: «in saxo frigida
257 Il fatto che gli amanti sian ciechi è con-
sedi, / quamque lapis sedes, tam lapis ipsa
fui» («sedetti gelata su un sasso, / e come
vinzione reperibile in una gran parte di
il sedile fu pietra, così pietra fui io stessa»),
poeti del ’500, da Bembo a Tasso, nonché ove si nota in più la paronomasia sedi…se-
nell’antichità. des. Non si dimentichi però l’imitazione che
258 Nell’originale al plurale, come era uso ne fa Petrarca: «pur lì medesmo assido / me
nella lingua d’allora; «exuberantemente» freddo, pietra morta in pietra viva» (Rvf
Basto; «a trasbordar» Epifânio Dias. 129, 50 sg.; vd. anche 366, 111: «Medusa et
259 ‘Ignaro’: latinismo arcaico, autorizzato l’error mio m’han fatto un sasso»). «& se
da Dante in poi. grande foy o Sulmonense no seu prototypo,
260 ‘Senza pari’, come traducono e glossano
mayor sahio o Lusitano na sua imitaçaõ, pois
descubrindo outra especie de estupidez, &
all., ma – a nostro modesto parere – anche, in atirando a pedra com summa elevaçaõ, lhe
seconda istanza, ‘sola’ epperciò disponibile. levou a ventagem [= vantagem; cfr. sopra 53,
261 «Li occhi et la fronte con sembiante hu- 8], que vay de hum Gigante a huma Ninfa»,
mano / basciolle»: Petr., Rvf 238, 12-13, più conclude Francisco Leitão Ferreira chiosan-
volte imitato, come annota Faria e Sousa. do la commutatio (vd. Lausberg Handbook
262 Per nojo vd. supra IV, 43, 7. §§ 800 sgg.) nella sua celebre Nova Arte de
263
Conceitos (Ia parte, Lisboa, A. Pedrozo Gal-
Vd. l’espressione «costa brava» (= brada)
ram, 1718, VIII, 15, p. 187), su cui Garcez
in Sassetti, ap. Treccani. Forse il monte sta
Ferreira mostra le sue riserve ispirate al buon
per il corpo di Teti, mentre la selva per i suoi
gusto. Faria e Sousa evoca un interessante
capelli, nell’allucinazione dell’amante.
sonetto di Claudio Tolomei: «che mirar mi
264 Il sintagma angelico volto o angelico viso par quella, e miro un sasso. / In mill’arbor la
è ampiamente diffuso nella poesia cinque- veggio hora alto hor basso: / la onde spesse
centesca, su ispirazione petrarchesca (Rvf volte un sterpo cingo / co le mie braccia; e
149, 2 e 9) e comunque catacresizzato in res sì forte lo stringo, / che perché duro il trovi,
nullius. Si noti che l’ediz. delle opere petrar- io mai non lasso» (In qual parte mi sprona
chesche del 1522 (Venezia, B. Stagnino, c. Amore il passo 4-8, in: Delle Rime di Diversi,
Lv) riporta alcune terzine iniziali di Tm I, Venezia, Giolito, 1548, c. 6r). L’ottava camo-
1060
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flauti accordati a quattro voci, ed era mu- 306 Sottintendi ‘alle nostre spalle’. Cfr. su-
1063
del sud, uno dei quattro venti figli di Eos 328 L’esperar comprido «corresponde ao
e Astrea iuxta Esiodo (Theog. 378 sgg; 870). spem longam de Horacio (Od. I, 4, 15)»
317 Che Notos sia spesso iratus lo documen- Epifânio Dias (> Faria e Sousa). Noi tra-
ta Textor Epitheta c. 291r. ducendo iperbolizziamo un poco, avendo
nell’orecchio Leopardi.
318 Emistichio formulare; cfr. supra I, 76, 4;
329 È necessario sottolineare l’antitesi espe-
II, 44, 8. Cfr. anche subito infra 69, 8, varia-
to. Il dia dos Reis sarà l’Epifania, anche se il rar…desesperar?
Roteiro Portuense parla del 10 gennaio. 330 Non certo i cieli europei, o comunque
319 Riferimento al Dio Unitrino. Si noti l’ar- conosciuti: di qui l’estremizzazione ‘innatu-
tificioso lusus camoniano fra três Reis…um rali’, caratterizzati da straordinari fenomeni
Rei…outros três. atmosferici al limite del credibile. Garcez
Ferreira evoca Fracast., Syphil. II, 35 sg.:
320 Nostro calco traduttorio: ‘medesma’ <
«Denique et a nostro diversum gentibus
‘medesima’; «in un sito abitato dalla stessa orbem, / diversum coelo» (Hieronymi Fra-
razza prima detta», esplicita Pellegrini. castorii Syphilis sive Morbus Gallicus, Vero-
321 Questo Rio dos Reis da alcuni è identi- na, S. Nicolini da Sabbio & fratelli, 1530:
ficato col Limpopo (che però fu chiamato «e infi ne un mondo diverso dal nostro sia
Espíritu Santo) o con l’Inharrime; Barros per genti / che per cielo»; cfr. tutta la prima
parla di Rio do Cobre, e il luogo viene bat- parte del II libro).
tezzato da Gama Aguada da Bóa paz (Barros, 331 Quindi cieli ostili all’uomo. Si noti che i
ivi pp. 138 sg.), o Agoada da bõa gente (Ca- vv. 1-6 dell’ottava terminano tutti con parti-
stanheda Descobrimento ivi p. x), o ancora cipi passati; a rinforzare la compattezza del-
Terra da bõa gente (Roteiro Portuense p. 20; la strofa, si osservi la posizione ‘incolonnata’
cfr. Radulet Gama p. 138 n. 34), per ila gen- verticalmente di quão…quão…não…tão e la
tile accoglienza degli autoctoni. rima ricca nel distico fi nale, nonché l’inizia-
322 Cfr. supra 64, 5-7. le fig. etim. Ora…agora.
323 332 Vd. Verg., Aen. I, 177: «Tum Cererem
Per l’incomprensibilità linguistica? O
per tendenza primitiva mutacica? «porem corruptam undis», i cereali marciti per l’ac-
não falavão se não po acenos, por não qua e l’umidità.
entenderem nenhum dos lingoas que Vasco 333 Il riferimento che offre Faria e Sousa ad
da Gama levava» (Castanheda Descobri- Aen. III, 136 sgg. non è calzante: ivi si parla
mento ibid.: «poiché non parlavano se non di pestilenza (lues). Vd. Nava A Medicina p.
a gesti, non comprendendo nessuno degli 32. I corpi esausti e indeboliti dei marinai
interpreti che Vasco aveva con sé»). subiscono un danno maggiore dal cibo ava-
324 Nell’originale quamanha (lat. quam riato. Potrebbe esservi una memoria secon-
magna) è termine obsoleto. Anche refresco daria delle parole di S. Paolo: «oportet enim
algum, con posposizione dell’agg. indefi ni- corruptibile hoc induere incorruptelam» (I
to, in frasi affermative è forma antica. Cor 53), come speranza futura implicita.
325 334che sollievi la speme, ancorché in vano]
Stesso sintagma a fine di verso infra X,
116, 7; «tendo tanto navegado sem achar mais Paggi 59.
que negros bárbaros» (Barros ivi p. 139). 335 Nell’originale il que è ripetuto, con ana-
326Il motivo è naturalmente ricorrente nel coluto poetico.
poema: cfr. I, 57, 4; V, 34, 6; VII, 1-2. 336 Intendi: ‘così a lungo’.
327 Nell’originale sabidos sta per ‘conosciu- 337
Nel testo portoghese se os resistira, ‘se
ti’, come infra X, 126, 2. Gama avesse opposto loro resistenza’, con
1064
rio do mesmo nome. Está tres leguas da cos- mologica, della speranza mista a timore del
ta; mas a terra toda que se conta por Reyno v. 5. Il locus della debolezza delle navi cui
de Sofalla, hé uma grande regiam, que tem si affidano i marinai è testimoniato ad es.
um principe gentio, chiamato Benootapa da Seneca, Medea 301-308: «Audax nimium
1065
qui freta primus / rate tam fragili perfida sava che questi negri, così per il colore come
rupit / terrasque suas post terga videns / per le parole in arabo, potevano comunicare
animam levibus credidit auris, / dubioque con i mori»).
secans aequora cursu / potuit tenui fidere 360 ‘Qualche parola araba qua e là nel loro
ligno / inter vitae mortisque vices / nimium discorso’. Si noti algâa che riprende algâas
gracili limite ducto» (c.vo mio: «Ah troppo dell’ott. preced. v. 8.
audace chi per primo su imbarcazione / sì 361 «e os mais dêles traziam derredor de si
fragile solcò gli infidi flutti / e vedendo die-
uns panos de algodão tintos de azul, e os
tro di sé le sue terre allontanarsi / affidò la
outros toucas e panos de sêda, até carapuças
vita a volubili aure, / attraversando con dub-
de chamalote de côres [cappelli colorati di
bio corso il mare / e poté confidare su tenue
cambellotto]» (Barros ibid.), fonte di Ca-
legno, / tra alterne vicende di vita e morte, /
mões, mentre gli altri cronisti sono più
troppo gracile al limite condotto»).
sintetici: Castanheda Descobrimento ibid.:
353 «e foi entrar em um rio mui grande «e tudo homens de bons corpos sem outra
abaixo dela cinqüenta léguas, vendo entrar cubertura mai de huns panos dalgodão cin-
per êle uns barcos con velas de palma» gidos»; e cfr. Roteiro Portuense ivi p. 21.
(Barros ibid.: «e fu entrare in un fiume 362 Da collegare al precedente falavam di
molto grande, sotto quelle cinquanta leghe,
76, 4.
vedendo entrare per quel fiume barche con
363 Cfr. supra I, 64, 2.
vele di palma»; cfr. Castanheda Descobri-
mento I, 4, p. x; Radulet Gama p. 86). 364 Nell’originale: auia (=havia), un pretéri-
354 «Hâa segunda feira hindo pello mar to imperfeito (indicativo imperfetto), come
ouvemos vista de hâa terra mujto baixa e de nella fonte, cioè Barros.
huâs arvoredos mujto altos e juntos» (Rotei- 365 «dizendo que contra o nacimento do sol
ro Portuense ivi pp. 20 sg.: «Un lunedì an- havia gente branca que navegava em naus
dando per il mare vedemmo una terra molto como aquelas suas, as quais êles viam passar
bassa e boschi molto alti e fitti»). pera baixo e pera cima daquela costa» (Bar-
355 «na boca dum rio muyto largo» ros ibid., c.vo nostro: «dicendo che verso est
(Castanheda Descobrimento ibid); «vimos c’era gente bianca di pelle che navigava su
huâ rrio larguo em boca» (Roteiro Portuen- navi come le sue, ed essi li vedevano pas-
se ivi p. 21). sare in basso e sopra quella costa»); «disse
356 hum dos negros […] que em sua terra, que
Cfr. infra 78, 1.
era dalí longe vira navios grandes como os
357 Eco positiva, questa volta, del v. 2 nossos» (Castanheda Descobrimento ivi, pp.
dell’ottava precedente. Finalmente i nossos x-xj). Si osservi come il poeta elabori il te-
hanno qualche risposta. sto cronachistico barrosiano costruendo un
358 Al solito, vale genericamente per ‘neri, chiasmo paronomastico: Sol…Sul…Sul…
negri’. Sol. La sostanza enunciativa del discorso si
359 Per comunicassem, dipendendo dal ver- riferisce ai traffici commerciali fra la costa
bo parecer, a parte ragioni di rima, Gama africana e quella indiana, che avveniva su
vuole asserire con certezza la giusta im- ampie navi da carico.
pressione ricevuta. La gente milhor indica 366 «Noi ci allegrammo, e tosto tornò in
popolazioni più evolute. Cfr. Barros ivi p. pianto» (Dante, Inf. XXVI, 136); vd. infatti
139: «donde Vasco da Gama suspeitava que infra ott. 80. Cfr. comunque Castanheda,
êstes negros, assi na côr como nas palavras seguito della citaz. precedente: «com que
do arábio, podiam ter comunicação com os se acrecentou muyto ho prazer de Vasco da
mouros» ecc. («per cui Vasco da Gama pen- Gama e de todos» (Descobrimento ivi, p. xj).
1066
367 Le notizie dell’India, che ardentemente las naves desse embaraço» (Faria e Sousa:
Gama cercava; vd. supra 75, 8. Come indica «Notisi l’eleganza e la grandezza e proprietà
Castanheda, la meta sembrava ora ben più con cui il Poeta qui ha parlato di materia bas-
vicina. sa e sordida, descrivendo con rara limpidezza
368 Vd. infra 78, 4. «Com os quais sinais di poesia tale sordidezza nei due versi; e poi
e outros que êles deram, […] pôs Vasco negli altri due il liberare le navi da questi ri-
da Gama nome a êste rio dos Bons Sinais» fiuti»). L’elevazione poetica della materia bas-
(Barros ibid.). Ancora è il testo – peral- sa è costante del gusto poetico manieristico-
tro elegante – della cronaca a suggerire a barocco, su una linea di «realismo» al limite
Camões la ripetizione sinais…Sinais, cui il del visionario. Si osservi nelle parole cruciali
nostro aggiunge in figura etimologica il sg. di Faria e Sousa l’antitesi limpieza/sordidez (e
assinalar del v. 6. Cfr. anche supra 64, 7. vd. nostra Nota introduttiva al canto).
373 ‘Sgradevole e dannosa’.
369 Inteso dai traduttori ora come pilastro,
colonna, croce, monumento di pietra o mar- 374 «alimpamos os navios» (Roteiro Por-
mo in genere («columna lapidea» ap. Osório tuense p. 22), sintetica notazione che
De Rebus Emmanuelis I, p. 34; cfr. supra 65, Camões arricchisce in una quartina ricca di
8. Cfr. Barros «pôs um padrão de nome San lessemi preziosi e stridenti, nel complesso
Rafael (ivi p. 140); Castanheda ivi, p. xj; Ro- molto evidente dal punto di vista retorico.
teiro Portuense ivi p. 22. Il nome scelto per 375 «quis êle [Gama] dar pendor [ancora-
il padrão fu San Rafael, la nave che lo aveva ggio] aos navios, por virem já mui sujos»
portato a bordo. (Barros ivi, pp. 139 sg.). Camões amplifica
370 Cioè avevano portato nelle loro navi a l’aggettivo sujos con una più sostenuta ditto-
quel proposito; «& ad eam rem multae co- logia sórdidas e imundas.
lumnae eiusmodi fuerant navibus illis impo- 376 i viveri che ci occorrevano] Pellegrini.
sitae» (Osório ibid.). Intendi uso letteralmente: ‘usato, consueto’.
371 Raffaele Arcangelo, che guidò Tobia jr. 377 Richiama con solita fig. etym. l’a-
verso Rages, città dei Medi, dove viveva Ga- limpámos del v. 3, per cui vd. ancora la no-
bel cui, per ordine del padre, il giovane do- stra premessa al canto.
veva chiedere la restituzione di dieci talenti 378 Tipico di altri Mori (vd. I, 72 ecc.) e so-
d’argento (Tb 4 sgg. e passim). São Rafael
prattutto di Bacco, per cui vd. supra I, 98,
era il nome della nave capitanata da Paolo
1, con identico emistichio secondo. Camões
da Gama. Riferimento ellittico all’Arcange-
continua a distinguere nel poema arabi tra-
lo Raffaele e a Tobia senior anche in Dante,
ditori da arabi sinceri.
Par. IV, 48 (Faria e Sousa).
379 Ancora il sema della limpeza.
372 da i conchigli & ostreghe fangose] Pag-
380 cui dà ricompensa / Rannusia con egual
gi 59 □ da alghe, conchiglie e molluschi]
La Valle □ dell’alghe e di conchiglie e limo] disavventura] Paggi 59. Ramnusia, ovvero
Poppa Vòlture □ les algues, coquillages et Nemesi (nominata sopra a III, 71, 3; cfr. Ov.,
huîtres] Bismut ecc. Nessuno dei traduttori Met. III, 406), riequilibria nel male l’allegria
raggiunge però la bella asperitas del dettato dei nostri; la (nell’originale a) si riferisce ap-
di Paggi. Vd. poi infra VI, 18 per la descrizio- punto ad alegria ed è oggetto di recompensa,
ne del Tritone. «Notese la elegancia, i la gran- verbo che Epifânio Dias collega al latino re-
deza, i la propriedad con que el P. aqui habló pensare, citando a conforto Vell. Paterc. II,
de materia baxa y sordida, expressando con 21, dove peraltro si parla di una pestilentia.
rara limpieza de poesia essa sordidez en los 381Faria e Sousa cita Alamanni: «Ma poi
dos versos; i luego en los otros dos el aliviar che la natura, e ’l cielo avaro / con queste
1067
condizion n’ha posto in terra (Coltivazione 385Adtestatio rei visae: il poema non rac-
II, 411 sg.). «E peró que neste Rio dos Bons conta fantasie.
Sinais foi o maior sinal que té ali tinham 386 Sintomi riferiti così da Barros, Ca-
visto, e que lhe deu grande esperança do stanheda e similmente anche nel Roteiro
que iam descobrir, por êste prazer nâo ir Portuense, locc. citt. Camões non disdegna
puro sem algum desconto de trabalho, per di riportare dettagli atroci della sintomato-
espaço de um mês que ali esteveram no cor- logia dello scorbuto, normali nelle cronache
regimento dos navios, adoeceu muita gente, ma indici di novità poematica «realistica»
de que morreu algâa» (Barros Ásia ivi p. nei Lusíadas, ove manca l’idealizzazione
140, c.vo mio: «E poiché in questo fiume dei fantastica soprattutto nel male (esempio
Buoni Segni vi fu il maggior segno che fi n lì massimo l’episodio dei soldati pompeiani
avesse visto, e che gli diede forte speranza nel deserto delle Sirti in Lucano). La strada
di quel che sembrava vicino a scoprire, pure che condurrà agli inserti «scientifico-poeti-
questa felicità non sarebbe stata schietta ci» dell’Adone è segnata.
senza dover scontare qualche sofferenza, ove
387Si osservi la capfinidad delle ottave con-
nello spazio di un mese che erano rimasti
lì nel riassetto delle navi, s’ammalò molta seguenti.
gente, tra cui alcuni morirono»; cfr. Cas- 388 ‘ripugnante, oribile’; cfr. II, 116, 6.
tanheda Descobrimento ibid.; Roteiro Por- 389«de maneyra que não avía quem
tuense ibid. e Radulet Gama p. 138 n. 37). Il soportasse ho fedor da boca» (Castanheda
male che si diffonde era lo scorbuto, «a qual Descobrimento ibid.: «in modo che nessuno
doença vieram depois conhecer que proce- sopportava il fetore che promanava dalla
dia das carnes, pescado salgado e biscoito bocca»).
corrompido de tanto tempo» (Barros ibid.; 390 ‘Sagace, esperto’. Cfr. supra II, 24, 5.
cfr. supra 71, 1 sg.: «la qual malattia seppe
391Capace di operare accuratamente nel
poi che derivava dalle carni, pesce salato
e biscotto andati a male dopo tutto quel preciso punto dell’apostema.
tempo»). Secondo Castanheda la malattia 392 ‘Ancor più mancava’. «Sururgião é forma
«parece que do ar da aquela região» fosse popular (como tambem solorgião) usada,
causata, quindi dall’aria corrotta, cosa in- no tempo de Cam., na propria litteratura»
fondata (ibid.). Lo scorbuto è dovuto, come (Epifânio Dias).
si sa, soprattutto alla carenza di vitamina C 393 ‘Imputridita, marcia’.
(cfr. Ramos ad loc.).
394 «como en carne morta» (Barros ibid.).
382 Qui pesar vale per ‘sofferenza, doença’,
395 Letteralmente: ‘e bene conveniva, era
come contrapposto al bem: accentua il peso
del male, la sua dura costanza, rispetto alla giusto così’.
mutevolezza del bene. 396 Forse derivante da esperienza perso-
383 e quanto più costante è il male, / tanto nale, questa indicazione di Camões non è
è più il nostro ben fugace, e frale] Paggi 59. presente nelle cronache suddette, ma la ne-
Nella lievissima licenza che ci concediamo, cessità dell’incisione dell’ascesso per farne
è solo adombrato il concetto che ciò accada, uscire il pus e salvare il malato era suggerita
come traduce White, «by its nature». Sul dalle fonti mediche classiche, Celso e Ga-
tema della mudança in Camões abbiamo già leno, ad es.
visto esempi plurimi. Pessima come sempre 397«Nudus in ignota, Palinure, iacebis ha-
la versione di Averini: «e il bene muta come rena», verso fi nale del V canto dell’Eneide.
varian le ore». 398Cfr. supra IV, 83, 8. Pimpão glossa:
384 Cfr. infra VII, 11, 2. «amigos do risco».
1068
399 «facilis iactura sepulcri» (Aen. II, 646, nostro è la ‘sede’ del Cielo (che ovviamente
fonte indubbia del nostro, ma vd. nota Pa- dà il proprio assenso!).
ratore). 410 Ripetizione di doce in un quadro seman-
400 Non crediamo che nossos sia riferi- tico compatto di sicurezza, amabilità, sicu-
to a outeiros (Rodrigues Estudos p. 67); os rezza, tranquillità.
nossos sono in genere nel poema ‘i nostri’, 411 Vd. supra IV, 1, 6.
cioè i Portoghesi. Oppure si intenda os 412 Inutile la correzione in Julga, imperativo
nossos ossos (Basto). «Quiere dezir aqui
(cfr. Epifânio Dias per le proposte in me-
mi P. que qualquier mar, i qualquier terra
rito, o altre emendazioni suggerite). Dopo
estrañas, recibió lo huessos de qualquier
quanto narrato, il re melindano è in grado
varõ illustre, assi como agora recibió los de
di giudicare oggettivamente le sofferenze
las gentes Portuguesa alli muertas: como
subite dai nossos. Intendi: ‘puoi ben valu-
si dixera: deste proprio modo carecieron
tare ora’, ‘ti rendi conto adesso’. Rodrigues
de sepulcro grandes hombres» (Faria e
(Estudos p. 68) ritiene di risolvere lo pseu-
Sousa: «Vuol intendere qui il mio Poeta che
do-problema sostenendo che «É manifes-
ogni mare, ogni terra estranea, ricevette le
ta a contaminação das duas construcções
ossa d’ogni barone illustre, così come ora
Julgas que (com interrogação) e Julga se.
ricevette quelle della gente portoghese lì
Foi da combinação das duas que proveio
deceduta, a voler dire: in questo triste modo
Julgas se»: ci sembra anche questo brillante
furono privati di sepolcro onorevole grandi
suggerimento sostanzialmente pleonastico.
uomini»).
413 Cioè ‘se vi fu’, o in concordanza ‘se vi
401 Era di sabato 24 febbraio 1498.
furono’ … ‘genti’.
402 Cfr. Hom., Od., fi nale del nono libro:
414 Riprende l’allocuzione delle ottave 70
«Inde autem primum navigamus moesti
sgg.
corde, / laeti ex morte, charis amissis so-
415 L’Überbietung rammemora qui le ottave
ciis» (Homeri Odyss. 81v-82r), ovvero ‘lieti
per aver sfuggito la morte, tristi per i cari supra I, 3; II, 45.
compagni perduti’. 416 Si pensi a Giasone con gli Argonauti, ad
403 Cfr. supra n. a 71, 7. es., e quindi ad Apollonio Rodio e Valerio
Flacco.
404 Le forme abrirmos e partirmos sono in-
417 Coppia formulare; cfr. ad es. supra I, 75, 6.
fi niti personali.
418 Sembra generica indicazione numerica
405 ‘Inospitale’.
per completare l’iperbole blanda. Faria e
406 Parola chiava dell’alterità negativa, Sousa invece crede sia frazione geografica-
come abbiamo ormai sperimentato; cfr. qui mente corretta, nel suo sforzo di conferire
supra n. a 79, 8. veridicità alle parole del suo amato poeta.
407 Come ampiamente narrato sopra alla «Cf. as sete partidas do mundo, percorridas
fi ne del I e all’inizio del II canto del poema. pelo inf. D. Pedro, fi lho de D. João I» (Bas-
408 «bastara tu Severo / a dar salud a un to; vd. il Libro do Infante D. Pedro de Portu-
vivo y vida aun muerto» (Garc., Egl. II, 1846 gal, o qual andou as sete partidas do Mundo.
sg.: Boscan & Garcilaso 280v). Feito por Gomes de Santo Estevam, Lisboa
409
Occid., M. Fernandes da Costa,1739).
la pietà de l’alto assento] Paggi 59. Qui
419 ‘Straordinaria, eccezionale’.
l’iper-fedeltà lessicale non coincide in toto
con quella semantica: in italiano antico (vd. 420 Ovvero Chio, città natale di Omero se-
Crusca ecc.) assento stava per assenso, ‘atto condo Semonide di Amorgo, cui Pindaro
di assentire’, mentre l’Assento di cui parla il aggiunge Smirne.
1069
421 Si parla naturalmente di Omero. L’ac- poesia. Come nell’endiadi, qui abbiamo un
qua Aonia, ispiratrice dei poeti, sgorga dal- «due in tre».
la fonte Aganippe, o Ippocrene, in Beozia 427 ‘Vicende estreme, straordinarie, mera-
(vd. Mart., Epigr. XII, 11, 2: «Nam quis ab vigliose’.
Aonio largius amne bibit?»; Verg., Egl. X, 428 Odisseo ed Enea sono defi nibili se-
12: «Aonie Aganippe»; Ov., Fast. III, 456
midei, cui aggiungere Ercole, Perseo ecc.
«cum levis Aonias ungula [del cavallo Pega-
L’epiteto vuole porsi in contrasto con eroi
so] fodit aquas» ecc.). Le sette città che si
assolutamente umani, come Gama, ad es.
contendevano i natali di Omero erano tutte
429Riferimento a celebri episodi della
nella Ionia. Per un elenco più dettagliato e
fantasioso vd. Anth. Pal. XVI, 295-299; gli Ὀδύσσεια omerica.
epigrammi 295 sg. sostengono che Omero 430 Come sopra, guerra coi Cìconi.
ebbe origini celesti. Vd. anche, fra l’altro, 431 C. s., episodio dei Lotòfagi.
Cic., Pro Arch. VIII; Aul. Gell. III, 11, 6-7.
432 Improvviso passaggio, in fi ne d’un’otta-
422 Virgilio. va omerica, a un richiamo all’Eneide e alla
423 L’Ausonia tellus, cioè l’Italia. celebre triste morte del pilota Palinuro.
424 altissima] Averini, La Valle ecc. triv. □ 433 Altri ben noti segmenti odissiaci. Rodri-
sublime] Pellegrini □ i cui divini, altisonan- gues (Estudos p. 68) fa notare forse con trop-
ti carmi] Bonaretti □ armonica] Piemonte- pa puntigliosità che Ventos soltos lhe finjão
se. Fanno bene quelli come Paggi o Poppa va legato strettamente a dos odres, mentre
Vòlture a tradurre senza modificare il lati- imaginem a Calipsos namoradas, il che è
nismo crudo, tipico di Camões (vd. supra corretto sul piano sintattico-semantico, ma
II, 90, 8): altìsono è testimoniato in italiano non esclude che poi imaginem (verbo che
anche da Boccaccio. Indica qui chiaramente con finjam forma in pratica una dittologia
la musa epica, quindi l’Eneide (cfr. al primo sinonimica) regga tranquillamente l’intero
canto le ott. 4-5 che defi niscono il registro verso seguente.
elevato e vd. infra 94, 5-8). 434 Di nuovo switcha su Virgilio. Nella no-
425 Il fiume presso Andes (in provincia di stra traduzione Arpie va computato trisillabo.
Mantova), dove nacque Virgilio, «quasi su- 435 Perviene in conclusione e con arte sin-
spende a corrente», chiosa Epifânio Dias. Ma tetica alla nékyia che è presente in entram-
forse il senso è: ‘si oblia’, cioè viene superato bi i poemi. Complessivamente mirabile la
dal Tevere (Roma), simbolo della tuba epica raffi nata contaminatio delle due auctoritates
dell’Eneide e luogo dell’immenso successo greco-latine.
del poeta. Altrimenti: «Les deux aspects de 436 Ovvero raggiungano la perfetta arte
la poésie virgilienne se trouvent ici définis:
poetica – con inclusa allusione all’elemento
poésie pastorale et bucolique, poésie épique
dello sforzo creativo descrittivo.
et nationale, exaltant Rome et son fleuve»
437 Cfr. supra I, 11, con pure consonanze
(Bismut). Ma perché allora il Mincio se ador-
mece? Forse perché Georgiche e Egloghe sono lessicali.
di stile inferiore al poema? Oppure Camões 438Cfr. infra VIII, 60, 7, con la variante ver-
vuole indicare che, mentre le città ioniche si dade limpa e nua.
accapigliano per dichiararsi patria di Omero, 439 L’aggettivo grandiloca (che Averini tra-
la cittadina natale di Virgilio cede alla gran- duce vuotamente «fantastica») porrebbe
dezza della patria adottiva Roma? un problema, ove l’attributo medesimo è
426 Il tricolon può essere sciolto così: ‘can- riferito da Camões positivamente al proprio
tino e lodino nella loro scrittura’, cioè in stile (supra I, 4, 6 e vd. nn.). Infatti, Pellegri-
1070
ni e Bismut propongono qui una versione crevendo os errores de Ulisses […], nem os
del termine peggiorativa: rispettivamente vários casos de Eneas» ecc. (I, 4, 11, p. 169:
«pomposo scritto», «pompeuse fiction». Ma «I quali, se pure non siano posti per nazione
il problema è solo apparente: grandíloco re- così gloriosa da menzionare, come fu la gente
sta epiteto proprio del poema eroico di stile greca, né il nostro stile possa elevare la gloria
elevato, tuttavia nei Lusíadas quello stile so- di questa azione al grado che merita, almeno
stanzia una storia vera (gli inserti mitologici sarà ricompensato con la purezza della verità
non ne depauperano la validità, anzi, rientra- che in sé contiene, non contando le favolose
no nell’aptum dell’epos), mentre nell’epica fatiche d’Ercole nel porre le proprie colonne,
classica o nel romanzo arturiano-rolandiano né dipingendo alcuna argonautica dei capita-
esso resta una vacua necessità. «Advierto ni greci ... né scrivendo delle peregrinazioni
aora, que el Poeta con este lugar i sentencia di Ulisse ... né i vari casi di Enea»). Barros
en persona del Gama, nos quiso advertir, que sottolinea altresì che i percorsi marini attra-
en todo que lo refiere en este Poema, estuvo versati dagli eroi suddetti furono ben più
con atencion a executar la figura Peripetia angusti di quelli transoceanici compiuti dai
mejor que todos los otros Poetas, cantando Lusitani (e si torni supra all’ott. 86), nonché
en el cosas todas admirabiles, i casi increibiles, sottolinea la differenza fra la natura semidi-
con ser verdaderas, aun que vestidas de velos vina di quei personaggi rispetto all’umanità
poeticos; que esto se incluye en aquella figura dei capitani illustres della flotta di Gama
[della περιπέτεια]: i ello es assi, que todo lo (ibid., e vd. supra 87, 2 e n.).
deste gran escrito excede [supera, va oltre] 440In senso elogiativo, non vagamente am-
a lo maravilloso, que cantaron Griegos, i biguo come per Ulisse sopra a 86, 5.
Latinos, i Vulgares» (Faria e Sousa, c.vi no- 441 Embebido nel senso di «enlevado, v. g.
stri: «Rendo ora noto che il Poeta, con que-
na Musica, no Jogo» Moraes e Silva Dicio-
sto passo e frase in bocca al Gama, ci volle
nário. Cfr. Aen. III, 716: «Sic pater Aeneas
avvertire che in tutto ciò che si riferisce in
intentis omnibus unus»; IV, 79: «pendent-
questo Poema fu accurata esecuzione della
que iterum narrantis ab ore» (cfr. n. ad loc.
figura della peripezia, meglio che ogni altro
Heyne 6, p. 2756). Il discorso di Gama è
Poeta, cantando nei Lusiadi cose tutte ammi-
stato certo lunghissimo, ma Garcez Ferreira
rabili, i casi incredibili, con l’essere veritieri,
evoca Macrob. VII, 2, 11: «quia vix inplet
anchorché vestiti di veli poetici; che questo
desiderium loquentis rerum talium vel lon-
si inquadra in quella figura della peripezia,
ga narratio».
appunto: e va detto altresì per tutto quanto
442 Nel doppio significato di ‘noti, famosi’
in questo grande scritto eccede il meraviglio-
so, che cantarono Greci, Latini e volgari»). e ‘da lui ora conosciuti’ attraverso il lungo
Il grande commentatore, che glossa propria- resoconto di Gama.
mente supra 88, 10, cita anche un lungo passo 443 L’iterazione louua va contrapposta al
di Barros il quale, riferendosi ai padrãos che i precedente louuem di 88, 1. Cfr. Aen. IV,
Portoghesi lasciarono nelle terre visitate, ag- 3-4: «Multa viri virtus animo multusque re-
giunge: «Os quais, peró que não sejam pos- cursat / gentis honos», anche se ciò avviene
tos per nação tão gloriosa de escrever, como nella memoria di Didone.
foi a gente grega, nem o nosso estilo possa 444 Risponde a supra 72, 8. La sintassi pia-
alevantar a glória dêste feito no grau que ele
na dell’originale A lealdade danimo viene
merece, ao menos será recompensado com
invertita nella traduzione, e ce ne scusiamo.
a pureza da verdade que em si contém, não
445 Letteralmente ‘rimane ammirato, affa-
contando os fabulosos trabalhos de Hércules
em poer suas colunas; nem pintando algâa scinato, stupito’.
argonáutica de capitães gregos […], nem es- 446 Relativa riferita a nenhum deles.
1071
447 Il Sole, ossia Febo nato a Delo: «la de- 454 Inducono ad opere altrettanto se non
nominazione Delius – quasi per antonoma- superiori per eroismo. Envejas è da inten-
sia – per il dio Apollo è di uso ovidiano», dersi, annota Epifânio Dias, «em bom sen-
nota Daniela Galli (comm. a Val. Flac. Ar- tido, como è frequente quando no plural».
gonautica I, Berlin-N.Y., Walter de Gruyter, 455 Il termine louuor compare ad inizio e a
2007, p. 243). Delius è defi nito iuvenis nella fine dell’ottava; vd. sopra la nota a 89, 7: an-
princeps minor del 1472: vd. Lygdamus, ed. che qui la lode è per una justa gloria, non fan-
Fernando Navarro Antolín, Leiden, Brill, tasiosa. Si noti anche alhea…alheo (vv. 5, 8).
1996, n. a VI, 8, p. 71.
456 Non lascio numerosi (come Paggi) perché
448 Fetonte, fratello di Lampezia, chiamata il latinismo camoniano creerebbe equivo-
dal nostro Lampetusa sopra a I, 46, 8. co, credo, nella versione-calco. Vd. Cic. Pro
449 Per giungere a riposarsi fra le braccia Arch. X: «Atque is tamen, cum in Sigeo ad
dell’oceano, di cui Tethys è regina. La nar- Achillis tumulum astitisset: “O fortunate,”
razione di Enea era durata una intera notte, inquit, “adulescens, qui tuae uirtutis Home-
quella di Gama dal mattino alla sera. rum praeconem inueneris!”» («Ed egli, a Si-
450 Omettiamo in traduzione nobres. Si noti geo davanti al tumulo di Achille, esclamò: O
comunque che l’aggettivo ricompare al sin- fortunato giovane, che hai trovato in Omero
golare (sostantivato) nell’ott. sg. al v. 3. il cantore del tuo valore!»). Σίγειον era città
451 nella Troade dove si ritenevano fossero i tu-
Nell’originale soados, quindi ‘celebrati
muli di Achille e Patroclo.
col canto’. Infra a X. 74, 6 il verbo soavam si
457 Cfr. Cic., Tusc. IV, 19: «Noctu ambula-
riferirà al canto unisono delle ninfe.
452 bat in publico Themistocles, quod somnum
La memoria rerum gestarum che stimola
capere non posset, quaerentibusque respon-
all’azione; cfr. Sall., Bell. Iug. IV, cit. da Faria
debat, Miltiadis tropaeis se e somno susci-
e Sousa: «Nam saepe ego audiui Q. Maxu-
tari» («Temistocle in piena notte girovagava
mum P. Scipionem, praeterea ciuitatis no-
in pubblico, in quanto non poteva prendere
strae praeclaros uiros solitos ita dicere: “cum
sonno, e a chi gli chiedeva perché rispon-
maiorum imagines intuerentur, uehemen-
tissume sibi animum ad uirtutem accendi”. deva che veniva sottratto dal sonno a causa
Scilicet non ceram illam neque figuram tan- dei trofei di Milziade»), cui aggiungere la
tam uim in sese habere, sed memoria rerum chiusa dell’exemplum in Valerio Massimo:
gestarum eam flammam egregiis uiris in pec- «Idem theatrum petens cum interrogaretur
tore crescere, neque prius sedari quam uirtus cuius vox auditu illi futura esset gratissima,
eorum famam atque gloriam adaequauerit» dixit: “Eius, a quo artes meae optime ca-
(«Infatti spesso io ho udito Quinto Massimo nentur”. Dulcedinem gloriae, paene adieci
Scipione e altri illustrissimi nostri concittadi- gloriosam!» (VIII, 14, ext 1: «Egli stesso an-
ni dire così: contemplando le immagini degli dando a teatro, chiestogli quale voce futura
antenati, veementissimamente il loro animo gli sarebbe stata la più gradita all’orecchio,
si accendeva a opere di valore. Certamente rispose: quella di chi canterà magnificamen-
non erano quella cera e quelle figure ad avere te le mie capacità. O dolcezza della gloria,
in sé tanta forza, ma la memoria delle antiche quasi dissi vanagloria!»). Adde Plut., Temist.
gesta accresceva quella fiamma nel petto de- 3, 4, 5.
gli egregi uomini, e non poteva essere estinta 458
Per espanta intendi anche: ‘riempie di
prima che la loro virtù non avesse ottenuto ammirazione e quasi intimorisce’.
adeguata fama e gloria»). 459 l’Augusto Eroe] Paggi 59. Ottaviano
453 «Trabalha que vença = ‘trabalha por ven- Augusto onorò Virgilio, la cui poesia epica
cer’» (Epifânio Dias). (lira Mantovana, compl. ogg.) celebrerà la
1072
gloria di Roma fi n dalle origini della con- que modicus Epigrammatum, quae fere tem-
quista di Enea del Lazio. «L’esortazione al pore balinei meditabatur» («Di poesia non si
mecenatismo è leitmotiv delle lettere lusita- interessò granché; un solo libro sopravvive,
ne di questo periodo» (Tocco, con rimandi). da lui scritto in esametri, il cui argomento
L’esordio del verso, Sí; ma… viene tradotto e titolo è Sicilia; ce n’è un altro pure, bre-
da Pellegrini «Certo! Ma…» (= «Certes; ve anch’esso, di Epigrammi, che andava
mais…» Bismut). Inizia infatti ora una se- scrivendo durante i bagni»; Mart. XI, 20:
rie di evocazioni di exempla antichi in cui «Caesaris Augusti lascivos, livide, versus
ai fatti egregi dei Capitani, proprio perché / sex lege, qui tristis verba Latina legis: /
dotati essi stessi di sensibilità e cultura, si «Quod futuit Glaphyran Antonius, hanc
accompagnarono celebrazioni poetiche che mihi poenam / Fulvia constituit, se quoque
li resero immortali. uti futuam. / Fulviam ego ut futuam? Quid
460
si me Manius oret / pedicem, faciam? Non
Induce, con la sua benevolenza e auto-
puto, si sapiam. / ‘Aut futue, aut pugnemus’
rità, l’estro poetico maroniano a cantare le
ait. Quid quod mihi vita / carior est ipsa
glorie eziologiche di Roma. Per la ripresa
mentula? Signa canant!» / Absolvis lepidos
del verbo soar vd. qui sopra a 92, 2.
nimirum, Auguste, libellos, / qui scis Roma-
461 Cioè il Portogallo ha avuto ed ha ge- na simplicitate loqui»: «O invidioso livido,
nerali e conquistatori degni dei più grandi leggi ’sti sei versi porno / di Cesare Augusto,
dell’antichità (sequenza romana cronolo- tu che supercilioso dall’alto giudichi i versi
gicamente ordinata, con incuneato Μέγας latini: / Poiché Antonio fotté Glafira, a me
Ἀλέξανδρος; non si dimentichi però che questa pena / Fulvia stabilì: scoparmela. Che
Plutarco mette quest’ultimo in parallelo con io fotta Fulvia? E che, se Manio mi chiedesse /
Cesare). di incularlo, io lo accontenterei? / Non credo,
462 senza cui duri son, quanto robusti] se mi resta sano il cervello. / – O mi fotti o è
Paggi 59 □ robora, vires] De Faria □ aspri guerra! dice lei. Ma guarda che a me è più caro
e duri] Bonaretti □ duri e rozzi] Pellegri- / il mio cazzo di questa vita! sia guerra! / Tu
ni □ rozzi e duri] La Valle □ intrepidi e certo, Augusto, assolvi i miei super-lascivi
robusti] Averini □ duri e angusti] Poppa libelli, / tu che sai con romana semplicità
Vòlture etc. Mantenendo in italiano robusti esprimerti» (divertente che da questa di-
chiarazione di guerra il pensiero voli secoli
naturalmente si dà una duplice sfumatura
dopo a Madame de Merteuil…). Vd. anche
all’attributo, di potenza e insieme di ruditas,
Hor. Carm. III, 4, 40-42; discutibile invece
come riteniamo intendesse l’autore. Un po’
evocare Plin. N. H. 35, 91 e forse anche Macr.
troppo amplificata e ammorbidita la versio-
II, 4, 31. Non è da escludere una sfumatura
ne di Macedo: «ast illis ea dona negat, quae
semantica di ‘lepidi, graziosamente malizio-
mollia reddunt / pectora, neve sinunt bellis
si’ in venustos (vd. n. sg.).
durescere mentes».
465 Fulvia, moglie di Marco Antonio, don-
463 Ottavio in sue maggiori oppressioni]
na descritta come viriloide e politicamente
Paggi 59 (e forse è la soluzione migliore; al-
impegnata fi no all’estremo, tenta di sedurre
trimenti si intenda ‘preoccupazioni’ di con-
Cesare per trarlo dalla sua parte, nutrendo
fl itto e di governo). gelosia a causa della breve relazione che il
464Di Augusto, che ci ha lasciato solo le sue donnaiolo futuro amante di Cleopatra ebbe
Res Gestae, risulta circolassero dotti com- per una etera cappadoce di nome Glafira;
ponimenti poetici (Svet., Aug. 85: «Poetica Ottaviano respinge le avances di una don-
summatim attigit. Unus liber exstat, scriptus na aggressiva e pericolosa; da tale contra-
ab eo hexametris uersibus, cuius et argu- sto – come tessera ironica di un complesso
mentum et titulus est Sicilia; exstat alter ae- di cause più grande – sarebbe scaturita la
1073
guerra di Perugia (41-40 a. C.). Questo più te mecenatismo): i gloriosi Comandanti an-
o meno il senso ideologico dell’epigramma tichi premiavano l’arte perché la capivano e
augusteo, che forse Camões avrà letto in praticavano.
Marziale. Ogni dettaglio sull’argomento in 473 Il Portogallo ha poeti come ogni altra
Silvia Mattiacci, Gli epigrammi di Augusto nazione – è ciò è quanto di più vero storica-
(e un epigramma di Marziale), «Paideia», mente, ai tempi di Camões e non solo. Ma:
LXIX, 2014, pp. 65-98. «Sint Maecenates, non derunt Flacce, Ma-
466 Cfr. ovviamente il De bello gallico. rones» (Mart. VIII, 55, 5 «Se vi saranno Me-
467 Garcez Ferreira cita B. Tasso, Amadigi cenati, o Flacco, non mancheranno Maro-
100, 41: «Curtio [Gonzaga], che con la pen- ni», ovvero: se vi sarà chi proteggerà i poeti,
na, e con la spada, / a l’immortalità s’apre la non mancheranno Virgili a immortalarli).
strada», fra le ottave pluriencomiastiche del 474 L’indomita ferocia guerresca di Achille è
prefi nale del poema. giustapposta alla pietas dell’eroe virgiliano.
468 Che la prosa atticista e asciutta di Ce- 475 A chi si riferisce? Diremmo qui ai po-
sare eguagliasse in valore stilistico quella tenti che governano, piuttosto che ai coman-
ciceroniana è un’iperbole, ovvero licenza danti.
poetica. Tuttavia, non si manchi di vedere 476 Gama sia fi nalmente l’eccezione. Poco
l’elogio della prosa cesariana nel Brutus di
convinto però – ex post – sembra il nostro:
Tullio, 261 sg. («non video cui debeat ce-
«Cam. dá a entender muito positivamente
dere», conclude Tito Pomponio Attico nel
que nem o almirante do mar da Indias nem
dialogo) e cfr. Svet., Iul. 55.
os seus descendentes prezavam a poesia»
469 Attribuite a Terenzio – o scritte in colla-
(Epifânio Dias: «Camões dà a intendere
borazione – : cfr. Svet. De poet., Vita Terent. molto giustamente che neppure l’Almirante
III. del mare delle Indie [Gama] né i suoi dis-
470 Alexander legebat Homerum è quasi un cendenti apprezzavano la poesia»).
apoftegma antico, nonostante i dubbi di 477 Non ai suoi discendenti o familiari (cfr.
Orazio sui gusti letterari del Magno (Ep. II, Basto), cui il poeta fa cenno dopo al v. 5, ma
232 sgg.). al suo popolo, ai Portoghesi, e in particolare
471 «Certo, grave e piadosa cousa de ouvir, ai suoi compagni di viaggio.
ver âa nação a que Deus deu tanto ânimo, 478 Gama morì nel 1524 e i suoi figli Fran-
que se tevera creado outros mundos já lá cisco, Estevão, Cristováo, Paulo, Pedro,
tevera metido outros padrões de vitoria, Álvaro e Isabel non si interessarono mini-
assi é descuidada na posteridade de seu mamente del cantore nazionale, appunto
nome, como se não fosse tam grande louvor Camões.
dilatá-lo por pena, como ganhá-lo pela lança
479 Musa della poesia epico-eroica.
(Barros Ásia IV, 11, p. 170: «Certo, pesante e
pietosa cosa da udire, vedere una nazione a 480 Cfr. già a I, 4.
cui Dio diè tanto animo, che se aveva creato 481 Cfr. Garcilaso Egl. III, 104-108: «y a su
altri mondi, ivi già aveva seminato cippi di lavor atientas se pusieron. // Las telas eran
vittoria, così è trascurata dalla posterità nel hechas y texidas / del oro que el felice Tajio
nome [fama poetica], come se non fosse tan- embia, / apurado después de ben cernidas /
to grande lode dilatar questa con la penna, las menudas arenas do se cría» («e le Tagi-
quanto guadagnarla con la lancia»; si noti la di attente si posero al loro lavoro. // Le tele
coppia pena…lança come supra 96, 3). eran fatte e tessute / dell’oro che il felice
472 Ecco la ricongiunzione dei due argo- Tago emette, / reso puro dopo l’accurata
menti (cultura dei grandi e loro conseguen- cernita / delle minute sabbie dove nasce»).
1074
1075
diedero quanto più potevano a ridere», La 17 Motivo ripetuto varie volte fi n qui nel
terza parte delle vite di Plutarcho nuovamente poema, già da I, 55, 2; 95, 4 ecc.
da L. Domenichi tradotte, Venezia, Sansovi- 18 Come nel malvado Mouro, il piloto falso
no il Giovane, 1570, c. 192 sg.). Rodrigues del canto I (94 sgg.). Si conferma la differen-
Fontes ritiene che Camões avesse presente il ziazione interna al mondo arabo-islamico
Sabellico per questo aneddoto (p. 232). fra personaggi nefari ed altri generosi e
6 Cfr. Roteiro Portuense sopra cit.: «em onesti.
estes nove dias sempre se faziam em terra 19 Il «certus iter» di Aen. V, 2. Dell’abilità
festas» (c.vo mio). del piloto e dell’entusiasmo di Gama per il
7 Si può intendere ‘manicaretti raffi nati’, suo aiuto parlano le cronache; particolar-
oppure ‘cibi insoliti per gli occidentali’. mente dettagliato Barros (I, 4, 6, p. 152). La
8 Rodrigues (Estudos p. 17) ritiene che guida aveva una carta geografica dell’intera
costa dell’India. «È stato identificato con
sia sottinteso un secondo que davanti a o
Ahmed Ibn Magid, autore anche di molti
fresco vento, ma a noi sembra che il brusco
testi di marina e navigazione» (Tocco).
trapasso da una frase gerundiale assoluta a
20 Si noti il cambiamento di soggetto im-
una con l’indicativo imperfetto non contra-
sti con lo stile camoniano. Come inutile ci plicito: piloto vai mostrando…[Gama] camin-
sembra al v. 3 considerare convida con una ha e il consueto passaggio dall’imperfetto al
a ulteriore fi nale «incorporada», perché la presente.
forma abituale in portoghese sarebbe con- 21 Al plurale nel testo portoghese; cfr. su-
vida a que parta (come nota anche Epifânio pra I, 27, 8.
Dias, ma per l’uso «moderno»). 22 «pareceu aos nossos […] que tinham aca-
9 Il Re gli invia un pilota di nome Cana- bado o fim de seus trabalhos» (Barros ibid.,
qua (secondo Castanheda) o Malemo Caná c.vo mio; cfr. Epifânio Dias: «se acabavão =
(secondo Barros), guzarate di nazione, cioè estavão levados ao cabo, estavão cumpridos»).
nato a Gujarat in India, quindi esperto della 23 Bacco era stato chiamato Tioneo già su-
rotta per l’oriente. pra II, 12, 7. Nell’originale o mau de Tioneu,
10 Formulare: cfr. supra I, 18, 5. letteralmente ‘quel malvagio di Tioneo’,
11 Vd. qui sopra, nota a I, 2. «modo de dizer ainda corrente» (Basto).
24 Nel senso (anche in spagnolo) che ‘av-
12 Si noti la consueta alternanza di verbi
al passato e al presente, già notata nel poe- verte con dispiacere, si angustia per’.
ma; al primo verso abbiamo tradotto vendo 25 Notazione del poeta, ma forse anche
(gerundio) con il perfetto vidi, per ragioni pensiero di Bacco, che non può negare il
metriche. valore dei suoi avversari.
13 «dum spiritus hos regit artus» (Verg., 26 Bel verso plurimembre; coacervatio,
Aen. IV, 336). come indica Garcez Ferreira (cfr. Lausberg
14 Questa sorta di oblazione innamorata Handbook § 813, ma più calzante forse evo-
suggerisce a Garcez Ferreira i versi di Dido- care la figura delll’enumeratio, §§ 669 sgg.).
ne che accoglie i Troiani: «Voltis et his me- In ogni caso la climax ascendente del verso
può sembrare incerta (cfr. Amorim 2 p. 4):
cum pariter considere regnis: / urbem quam
ma se morre appare più «fi nale» di blasfe-
statuo, vestra est» (Aen. I, 372 sg.).
ma, è tuttavia da intendersi come ‘crepa di
15 Formulare; cfr. V, 64, 8; IX, 12, 8. rabbia’, e indubbiamente desatina, ‘perde
16 Verso l’India, ad oriente. La data era il il lume dell’intelletto’, è clausola estrema.
24 aprile ’98, la destinazione precisa Calicut. Può esserci memoria di Verg., Aen. I, «ta-
1076
lia flammato secum dea corde volutans», 31 Verso squisitamente camoniano nell’uso
inizio dell’episodio in cui Giunone irata della figura etimologica e dell’accrescitivo
chiede aiuto ad Eolo. Si noti che il Bacco mais, con una sintesi potente della visione
desatina(do) trova una sovrapposizione for- abissale.
temente paronomastica con il lemma desti- 32 Anche alla latina ‘profonde’.
nado di tre versi dopo: proprio il fatto che
33 Sotto il mare furioso, c’è il regno del-
il destino non si possa cambiare fa uscire di
senno (desatinar) lo schiumante Bacco. Con- le divinità e ninfe oceaniche, che vivono
cordanza fonico-semantica (concetto di cau- in una gioia perpetua. Si noti il polittoto
sa-effetto verbalizzato con annominazione). mora…moram, al centro esatto del verso,
con bel chiasmo.
27 Forse, come indica Garcez Ferreira,
34 L’ondulazione dell’ottava sottomarina
una nuova Roma, la seconda Roma, quella
cristiana cattolica. Ma forse è sovrinterpre- ha un nucleo sonoro, ond- (variante chiu-
tazione. Il topos era diffuso; Faria e Sousa sa in und-), ovviamente fonico-semantico
cita un verso del Varchi, ad es., ma l’arche- (onda/unda), che viene modulato con una
tipo è in Virgilio, Georg. IV: «et humida re- maestria ecoica davvero esemplare (fun-
gna / speluncisque lacus clausos, lucosque do…profundas…onde…esconde…donde…
sonantes / ibat, et ingenti motu stupefactus ondas…furibundas…responde ecc.). Noi
aquarum» ecc. (363 sgg. «e gli umidi regni / operiamo un’identificazione delle rime in
e i luoghi recinti da spelonche, i boschi so- A e in B, arbitraria ma speriamo suggestiva.
nori / attraversava, e stupefatto era dall’in- 35 «gens humida Ponti» (Georg. IV, 430).
gente sommovimento delle acque»). Si avverta l’eco di humido reino sopra a 7, 7.
28 Cfr. supra I, 21, 1-3 e si pensi al dante- 36 Oltre al polittoto «a occhiale», «note-se
sco «vuolsi così colà dove si puote». Sbaglia, o trocadilho de Descobre = deixa ver, e nun-
crediamo, Pimpão a parlare di «outro po- ca descuberto = nunca visto (dos homens)»
der superior aos dos deuses pagãos»: come (Epifânio Dias).
abbiamo visto con l’evocazione di I, 21, 37 Invece di correggere da in de, come sug-
Bacco subisce il potere coalizzato degli dèi gerisce Epifânio Dias, Rodrigues (Estudos
olimpici contro di lui. E infatti do Olimpo p. 18), considerando massa cristalina come
desce enfin desesperado, v. sg.
semplice sinonimo di ‘cristallo’, parafra-
29 Espressione diffusa; cfr. la defi nizione sa il verso così: «do transparente crystal»,
di Nettuno in Diomede Borghesi, son. Quel giustificando quindi la preposizione
che dà legge al salso umido Regno (Delle articolata, che invece era semplice in de pra-
Rime di M. Diomede Borghesi gentil’huomo ta fina: «Se prata fina è precedida do simples
senese. Parte prima, Padova, L. Pasquato, de, sem artigo, è porque nem toda a prata è
1566, c. 17r). fi na, ao passo que o crystal è por si mesmo
30 Nettuno, il quale ottenne in sorte il re- transparente» («se argento fino è preceduto
gno marino, nella spartizione dopo la scon- dal semplice de, senza articolo, è dovuto al
fitta dei Titani che vide Zeus padrone del fatto che non tutto l’argento è fi no, ove il
cielo e Plutone dell’Ade (cfr. Apollod., 1, cristallo è per se medesimo trasparente»). Si
2, 1). Per un confronto fra le ottave 7-37 di veda peraltro alla strofa sg., v. 2: do rico alio-
questo canto e rispettivamente Verg., Georg. far. La materia cristallina si riferisce natu-
IV, 317-418 e Aen. X, 1.117, vd. Trevizam ralmente alle torri, per cui chi unisce campo
Dois temas clássicos. Cfr. anche Aen. I, 50 aberto al verso seguente erra vistosamente
sgg. Inizia l’episodio magnifico («estupen- (come annota Bismut). Il ‘campo aperto’ è
da fabrica» Faria e Sousa) della discesa di quello dell’immensità subacquea, dove le
Bacco negli antri marini. acque lasciano campo alle città (supra 8, 7).
1077
38 Bel latinismo, più volte usato dal nostro. gere’, quindi ‘raffigurare’, è ben attestato nei
39 Letteralmente: ‘che nasce all’interno lessici. La descrizione dei quattro elementi è
delle conchiglie’. distribuita nelle due ottave seguenti. Fonte
prima è Ov., Met. I, 26-31 (cui aggiungere
40 Segue l’ekfrasis dei bassorilievi sulle Fast. I, 105-110). L’influsso di Claud., De rapt.
porte del palazzo di Nettuno. Modulo clas- Pros. I, 247-252 è insostanziale. Idem per gli
sico: vd. ad es. Verg., Aen. VI, 20 sgg. Anche splendidi versi di Verg., Egl. VI, 31-40.
l’accenno virgiliano all’interno della reggia
45 Più in alto di tutti gli elementi.
di Didone può aver suggerito qualcosa al
46 «Ignea convexi vis et sine pondere ca-
nostro: «ingens argentum mensis caelataque
in auro / fortia facta patrum» ecc. (I, 640 sg.: eli / emicuit summaque locum sibi fecit in
«argento profuso sulle mense, bassorilevate arce» (Ov., Met. I, 26-27); «Flamma petit
in oro / le forti gesta dei padri»). Non vedia- altum» (Fast. I, 109).
mo elementi di intertestualità con Ovidio 47 Essendo sine pondere, il fuoco celeste
(descrizione della reggia del Sole, Met. II, 1 non ha bisogno di alcun sostegno. Altre
sgg.), ed anche quelli con Poliziano, suggeri- interpretazioni non convincono e ci allonta-
ti da Poppa Vòlture, ci paiono incerti. nano dal modello ovidiano.
41 «animum pictura pascit inani»; «ex- 48 Nell’originale anima, ‘accende, rinvigo-
pleri nequit atque oculos per singula vol- risce’.
vit» (Aen. I, 464 e vd. n. Heyne 5, p. 2343; 49 Cfr. supra IV, 103.
VIII, 618). Forse qualche memoria anche di
50 Letteralmente: ‘subito dopo di lui’.
Georg. IV, 363 sgg. («iamque domum mi-
«Proximus est aer illi levitate locoque»
rans genitricis et humida regna» ecc.).
(Ov., Met. I, 28); «propior locus aera cepit»
42 Perché questa notazione multicolore?
(Ov., Fast. I, 109). Sulla leggerezza dell’aria,
L’aria del primigenio Caos era «lucis egens più pesante però del fuoco, Ovidio torna
aer» (Ov., Met. I, 17), quindi una oscurità in Met. I, 52: «aer, qui quanto est pondere
acroma dovrebbe caratterizzare l’aspet- terrae / pondus aquae levius, tanto est one-
to del Caos, caecus acervus (cfr. ivi, 24). rosior igni».
Camões evidentemente sceglie di mostrare 51 s’erge e sublima] Paggi 59 □ prend son
la confusione caotica anche attraverso un
essor] Bismut, insomma ‘si eleva’ (cfr. subli-
groviglio di colori.
me al primo verso dell’ottava).
43 Vd. Ov., Met. I, 7: «Chaos, rudis in- 52 L’antico concetto aristotelico e anti-de-
digestaque moles», massa amorfa e
mocriteo di horror vacui: «natura abhorret
‘disorganizzata’ (indigesta, vd. nota in Ovi-
a vacuo» (frase nullius; vd. ad es. il Compen-
dio I, p. 152); Fast. I, 103: «Me Chaos anti-
dium Naturalis Phylosophiae di Franz Titel-
qui (nam sum res prisca) vocabant» e, poco
mans, Lugduni, G. Rovillio, 1545, l. IV, cap.
sotto, «Tunc ego qui fueram globus et sine
17, p. 59r); l’aria penetra in ogni spazio vuo-
imagine moles» (111). In Camões face sta per to. Il caldo e il freddo fanno riferimento alla
la facies latina, indicante ‘aspetto, apparen- suddivisione delle regioni terrestri sempre
za’. Ovidio con sine imagine intende appun- iuxta Ov., Met. I, 49-51: «quarum quae me-
to un’assenza di forma, una mancanza di dia est non est habitabilis aestu; / nix tegit
defi nizione visibile. Per confusa vd. sempre alta duas; totidem inter utrumque locavit /
Ov., Fast. I, 113: «confusae quondam nota temperiemque dedit mixta cum frigore fl am-
parva figurae». ma» (c.vo mio: «delle cui regioni la mediana
44 separati] Paggi 59 err. □ distinti l’un non è abitabile per il caldo; / la neve ricopre
dall’altro] Bonaretti err. □ figurati] Averini. alta le due, parimenti tra entrambe collocò
Trasladar nel senso di ‘copiare, imitare, fin- / la zona temperata, con freddo mescolato a
1078
fiamma», sogg. un deus indefi nito), cui segue rato nel frontone occidentale del Partenone;
«imminet his aer» ecc.: l’aria è ovunque, sia S. Agostino (Civ. Dei XVIII, 9) ricorda una
nelle fasce gelide che in quelle roventi che in testimonianza di Varrone sulla vicenda, con
quelle temperate. la variante per cui Nettuno fece sorgare
53 «iussit […] / fronde tegi silvas, lapidosos una polla d’acqua. Faria e Sousa richiama
surgere montes» (Ov., Met. I, 43 sg.). Il no- giustamente l’espressione di Valerio Flacco
stro non si sofferma, come Ovidio, sulla «frondem imbellis olivae» (Arg. V, 362), a
gravitas della Terra, e preferisce ispirarsi al ricordare che l’olivo era emblema di pace
locus amoenus. Si osservi lo splendido chia- (im-bellis); Virgilio lo chiama pacifera oliva
smo al v. 2, arricchito dalla generazione al- (Aen. VIII, 116).
litterante di suoni dolcissimi. 61 Cfr. supra I, 49, 6. Sopra, a 10, 4, l’autore
54 «Neu regio foret ulla suis animalibus aveva detto che Baco irado si pasceva della
orba, / astra tenent caeleste solum formae- vista delle sculture sulle porte del palazzo,
que deorum, / cesserunt nitidis habitandae quasi a giustificare la sg. ekfrasis di quattro
piscibus undae, / terra feras cepit, volucres ottave; ora l’ira spinge il malevolo dio ad
agitabilis aer» (Ov., Met. I, 72-75 «né alcuna affrettarsi.
regione sarebbe stata priva di esseri viventi, 62 Probabilmente dalle scolte del suo pa-
/ infatti gli astri e le forme divine occupano lazzo.
il suolo celeste, / le onde concessero asilo ai 63 Tipico fulmen in clausula di ottava: «jo-
pesci lucenti, / la terra accolse le fiere, l’aria cosa argucia dos Contrapostos» (Garcez
mobile gli uccelli volanti»). Ferreira). Difendendo la «galanteria» e «gra-
55 A clara forma va intesa come ‘la limpi- ciosidad» di questo verso, Faria e Sousa cita
da immagine’; l’acqua, infatti, non ha forma luoghi basso-comici grotteschi dall’Inferno
propria, anche se qui la si vede esculpida, di Dante, ma esce completamente dal semi-
come l’istantanea di qualcosa di fluido. nato: il gusto «manieristico» di Camões non
56 «circumfluus umor / ultima possedit considera una deminutio l’uso dell’agudeza
solidumque coercuit orbem» (Ov., Met. I, specie in chiusa di tipo epigrammatico della
30 sg. «L’umore liquido circostante / le ul- strofa. Per le critiche classicistiche alla trivia-
time coste possiede e cinge il solido mondo lità del concetto vd. Burton II, p. 622.
terreno»). 64 Bacco entra subito in medias res, senza
57 Il sintagma varios modos significa qui convenevoli, in quanto spinto dal furore.
propriamente ‘le diverse specie’ ittiche. 65 mille façons de malheurs] Bismut. L’e-
58 Sulla gigantomachia si vd. sopra a V, 51. spressione può far pensare ai «mille modos
Accenna al mitologema anche Ov., Met., I, leti» di Luc., Phars. III, 689. Sulla Fortuna
152 sgg.; vd. poi Fast. IV, 491 sg.: «alta ia- «laeta saevo negotio» cfr. Hor., Carm. III,
cet vasti super ora Typhöeos Aetne, / cuius 29, 49 sgg.
anhelatis ignibus ardet humus»; Met. V, 346 66 Manteniamo nella traduzione la reper-
sgg. («eiectat flammamque ferox vomit ore cussio sulla dentale sonora e ovviamente la
Typhoeus», 351). ripetizione acuta di todos.
59 Cfr. supra III, 51, 3-4. 67 A oriente e a ponente. Dizione formula-
60 Nella disputa fra Nettuno ed Atena su re: cfr. supra II, 65, 6 e qui infra 70, 4.
chi dei due dovesse dare il proprio nome 68 Tritone risulta fi glio di Nettuno e An-
alla futura Atene, Nettuno fece sorgere dal fitrite, iuxta Esiodo; tuttavia, la tradizione
terreno un cavallo (Georg. I, 12-14), ma vinse romana trasformò la madre di Tritone in
la Dea che colpendo il suolo ne fece nascere Salacia («ab salo», Varr., Ling. V, 72); si veda
l’olivo, suo simbolo. L’episodio era raffigu- ad es. Servio, comm. ad Aen. I, 144: «Triton.
1079
Deus marinus, Neptuni & Salaciae deae 73 Scopo della nudità, cioè.
marinae fi lius, ab aqua salsa dictae», Verg. 74 La forma moderna è caranguejos, come
Comm. p. 113v. Non si tratta dunque di un indicava già il Moraes e Silva citando
comune Tritão come sopra a II, 21. Camões; precisamente si tratta di granchi.
69 Chi sa se Camões poteva conoscere il Si osservi naturalmente l’allitterazione e l’a-
Baldus di Folengo, dove leggiamo: «Trom- sprezza fonica della dittologia.
bettam subito, Trombettam voce [Neptu- 75 La Luna; «aurea Phoebe» scrive Virgilio
nus] comandat / chiamari ad sese» (Ma- (Georg. I, 431). Cfr. poi Cic., De div. II, 14:
caronicorum Poema, Venezia, P. Bosello, «ostreisque et conchyliis omnibus continge-
1555, III, p. 109r). L’episodio è comunque re, ut cum luna pariter crescant pariterque
debitore di Ov., Met. I, 333 sgg.: «caeruleum decrescant».
Tritona vocat conchaeque sonanti / inspi- 76 birbigoes] Manoel Correa □ bregui-
rare iubet». Anguillara traduce: «fa, che ’l goes] Faria e Sousa □ birbigões] Pimpão
trombetta suo Triton dà fiato / a la cava, (>Tocco), Epifânio Dias emm., sulla scor-
sonora e torta concha» (Delle Metamorfosi ta di antiche edizioni (dal 1613); Basto e
d’Ovidio, Venezia, G. Griffio, 1563, c. 5v). Bismut suggeriscono mexilhões, ma così
Si veda anche il «Tritão trombeta de Nep- avremmo comunque una reiterazione, an-
tuno» in Vasconcelos Memorial (I, xlvij, c. corché più distante (ott. precedente, v. 6).
225r). Le ripetizioni, come abbiamo ben visto,
70 Ampio sviluppo dell’ovidiano «ora dei sono una costante in Camões; non vedia-
madida rorantia barba» (ivi 339). La descri- mo il motivo di emendare fantasiosamente.
zione di Tritone, fra i più «manieristi» tours Inoltre, è evidente l’intenzione chiastica in
de force del poema, ci pare soprattutto ge- camarões e cangrejos…ostras e camarões. Tut-
nerata dalla fantasia di Camões; i richiami ta la favolosa effictio di Tritone sviluppa un
intertestuali offerti da Faria e Sousa sono sintetico suggerimento ovidiano: «umeros
poco convincenti o generici. innato murice tectum / caeruleum Tritona»
(Met. I, 332 sg.). Mi permetto un rimando
71 Il fi nale d’ottava conferma un registro alla mia voce Genitali in Dizionario dei temi
stilistico fra il grottesco e il comico, con un letterari, ed. Remo Ceserani, Mario Dome-
gusto dell’evidenza intesa come akribolo- nichelli, Pino Fasano, Torino, UTET, 2007.
ghìa, dettagliamento. Tuttavia, non bisogna 77 Basto propone di intendere: «os cara-
farsi ingannare dall’apparenza: nonostante
mujos com a casca às costas (dêles)», e non
l’ostentazione dei membros genitais, non sia-
di Tritone. Vd. la confutazione di Bismut.
mo qui in un caso di bachtiniana «carneva-
Il fatto che coa sia monosillabico nel poe-
lizzazione», tutt’altro. Piuttosto ci troviamo
ma induce Rodrigues ad aggiungere una e
nel regime della meraviglia e del capriccio
prima di coa (Estudos p. 21) e Basto, meglio,
squisitamente tardo-cinquecentesco.
a emendare in cú a (= com a: vd. Filodemo
72 Sottinteso: ‘aveva’. La frase è ellittica v. 568, p. 173 «e com a ymaginação», co’ a:
del verbo, appositiva. Inoltre, l’aggettivo nu Cancioneiro de Luís Franco c. 275r e cfr. ed.
vale anche per i membros genitais, con una Perugi). Per tutti questi animali marini dal
ulteriore crasi ellittica. Improbabile la para- suono aspro, cfr. supra V, 79, 1-2.
frasi di Rodrigues: «O corpo nu, por não ter 78 «tortilis», Ov. Met. I, 336.
ao nadar impedimento, mas os membros ge- 79 «conchaeque sonanti», Ov. Met. ivi 333.
nitais todos cobertos de pequenos animaes
80 Sempre da Ov., Met. I, 335-342.
do mar» (Estudos p. 20: «Il corpo era nudo
per non aver impaccio nel nuoto, ma le pu- 81 Nettuno, fondatore di Troia: «At non
denda ricoperte di piccoli animali marini»). viderunt moenia Troiae / Neptuni fabrica-
1080
1081
98 Il mito di Ino, moglie di Atamante, è essere che un amore malriposto, cioè non
lungamente narrato in Ov., Met. IV, 416-542. ricambiato, induce l’infelice amante a com-
L’assunzione a deità di Ino e del figlio Meli- piere azioni estreme, trasformandosi in lui
certe, precipitati da una rupe per sfuggire ad – o in lei, come in Circe – l’affetto in furore.
Atamante che aveva ucciso l’altro figlio, viene Circe si rivolge a Glauco nelle Metamorfosi
perorata da Venere che blandisce Nettuno e dicendo: «melius sequerere volentem / op-
lo supplica di divinizzare la povera madre col tantemque eadem parilique cupidine cap-
figlio: «dis adde tuis» (ivi 536). Epifânio Dias tam» (ivi XIV, 28 sg.: «sarebbe meglio che
cita anche l’espressione «in deorum numero seguissi una che vuole / e desidera lo stesso,
relatus est» (relativo a Giulio Cesare in Svet., ed è presa da uguale passione»); al radicale
De vita Caes., I, 88), definendo il verso camo- rifiuto di Glauco «indignata dea est» (ivi
niano «puro latinismo». Si rammenti anche il 40), appunto l’infatuazione si muta in rab-
verso di Ariosto «Con Melicerta in collo Ino bia. L’errore è di Glauco, e poi di Circe, ma
piangendo» (O. F. XI, 45, 1). «A dor do desamor nunca respeita / se tem
99 Un’altra delle Nereidi (vd. Aen. V, 825), culpa, ou se nam tem culpa a parte», come
la «linda Panopeia» della stupenda ode ca- suonano i primi versi di un’ottava «rifiuta-
moniana Fogem as neves frias (v. 13), e si veda ta» secondo Faria e Sousa, «que aparece en
poi dall’elegia O poeta Simónides, falando: el manuescrito».
«Das argenteas conchinhas, Panopeia / an- 104 Nell’originale, diuinal è arcaismo e poe-
dava pelo mar fazendo molhos» (vv. 76 sg.). tismo per divino.
Il nostro completa la scena familiare dell’ot- 105 scanni] Pellegrini □ strati] Poppa
tava con delicatezza, ma senza uscire dai pa- Vòlture; «l’estrado era infatti la pedana su
rametri epici, quantomeno quelli omerici: cui, nelle case borghesi e nobili, sedevano
si pensi a Ettore col figlio Astianatte fra le le donne» (Tocco); «Assento de madeira
braccia nell’Iliade (VI, 395 sgg., 466 sgg., e largo e raso, pouco erguido do chão, onde
vd. Bismut Confession pp. 176 sg.). se sentavão as mulheres a coser, e lavrar»
100 Si tratta di Glauco, per cui vd. Ov., Met. (Moraes e Silva Dicionário: «sedile di legno
XIII, 904 – XIV, 69. Si rammenti Dante: largo e liscio, poco elevato dal suolo, ove
«qual si fé Glauco nel gustar de l’erba / che si sedevano le donne a chiacchierare e a
’l fé consorto in mar de li altri dei» (Par. I, lavorare»). Questa sorta di palchi bassi sono
68 sg.). evidentemente arricchiti da cuscini preziosi.
101«Scylla Crataeidis fluminis fi lia virgo 106 Vd. analogamente, nel concilio olimpico
formosissima dicitur fuisse» (Hyg., Fab. del primo canto, l’ott. 23 e passim.
CXCIX). 107 L’ambra grigia, che si estrae dai capodo-
102 ch’egli amava riamato] Pellegrini err. gli, o meglio, espulsa dagli stessi, forma pic-
(Amorim 2, p. 14, per evitare l’equivoco, se- cole masse galleggianti, soprattutto nell’O-
guiva l’emendamento di desta in d’ella, già ceano Indiano.
presente nell’ediz. del 1644). Glauco rifiuta 108 Intendi: ‘sorpassa per qualità di profu-
l’amore di Circe, rimanendo fedele a Scilla mo l’incenso prodotto in Arabia’. Cfr. tutta-
che lo rifiuta; la maga allora si vendica tra- via infra X, 137, 5-6. Si veda l’ottava in Paggi
sformando Scilla in un mostro metà donna 59, quale esempio mirabile di traduzione fe-
e metà cani feroci. «Flevit amans Glaucus» dele ed elegante. Sull’immagine dell’Arabia
(Met. ivi 68). Cfr. anche Petr., Tr. Cup. II, come terra secca e quindi produttrice dei
172-174. profumi migliori, come incenso e mirra, vd.
103 sforza a peggio un amor male impiegato] Marcel Detienne, I giardini d’Adone, Tori-
Paggi 59. Il senso dell’apoftegma dovrebbe no, Einaudi, 1975, pp. 9 sgg.; nei Problemata
1082
di Aristotele (?) si legge: «nelle regioni cal- modulando bene l’aggressività e il richiamo
de, in Siria e in Arabia, la terra emana un ai sentimenti di sdegno. Vd. l’analisi retori-
odore gradevole, e tutti i prodotti di questi ca del discorso in Garcez Ferreira, n. 78 a
paesi hanno un buon odore; là, tutto è caldo Principe &c.
e secco, nulla è putrescibile» (XIII, 4, cit. da 116Cfr. supra I, 21, 4, con analoga chiusa
Detienne a p. 14). formulare.
109 In genere sossegado viene riferito a feno- 117 Cfr. Verg., Aen. I, 523: «iustitiaque dedit
meni naturali come il vento; viene a mente gentes frenare superbos», rivolto a Didone
inevitabilmente l’incipit del son. O céu, a (soggetto è Giove).
terra, o vento sossegado. Il tumulto va inteso 118 «Oceanusque, mari totum qui amplecti-
come ‘forte brusio’.
tur orbem», Catull., Carm. 64, 30; «Duxerat
110 Averini traduce con «effusioni e saluti Oceanus quondam Titanida Tethyn, / qui
rituali». terram liquidis, qua patet, ambit aquis» (Ov.,
111 Bacco descobre il suo intento ma, come Fast. V, 81 sg.) ecc. L’idea esatta di confine
si vede nella seconda quartina, sempre con e termine reciproco fra terra e mare l’aveva
una certa simulazione. I suoi rancori più di- data Lucrezio con un grande verso: «Terra
voranti restano occulti. [dissepit, ‘separò’] Mare, et contra Mare ter-
112 Vd. supra II, 12, 7 e qui 6, 5. Le tre oc- ras terminat omneis» (Rer. nat. I, 1000). Ma
correnze dell’epiteto per Bacco hanno sem- forse il nostro ha in mente la Bibbia, Prv 8,29:
«quando circumdabat mari terminum suum
pre una connotazione maligna: nel primo
et legem ponebat aquis ne transirent fines
caso Tioneu precede il celebre verso o falso
suos». Del resto anche Polifemo, rivolgendosi
Deus adora o verdadeiro, nel secondo o mau
a Nettuno, gridava (ΟΔ. Ι, 528): «Audi, Nep-
de Tioneu delira di rabbia. È anche per que-
tune, terram continens» (Homeri Ilias c. 81r).
sto che riteniamo che Bacco non sia sincero
119 Le espressioni termo limitado e limites
mai, neanche ora, nell’orazione «pathetica»
(Faria e Sousa) alle divinità marine. insistono sul fatto che le acque dovrebbero
113 essere una barriera per gli umani che abita-
Si noti l’abilità di attore di Bacco. E si
no la terra.
legga il commento puntiglioso e corretto di
120 Ovvero ‘pari, equivalente’ all’ingiuria.
Faria e Sousa. Camões vuole dirci che il Tio-
neo vuole apparire colmo di giusto sdegno, 121 Bacco bilancia con sapienza il rimpro-
di nobile furor, mentre invece mira soltanto vero e l’omaggio con i suoi interlocutori. I
allo sterminio dei Portoghesi, con ogni stra- nemici Lusitani invece sono indicati sempre
tagemma. come deboli e insieme temerari, arroganti:
114 Cioè dei popoli islamici? O, metaforica- «fracos, mas atrevidos» esplica Pimpão,
mente, delle forze naturali di Nettuno (cfr. dando valore avversativo alla congiunzione.
Faria e Sousa)? Certo è che alheio nel poema 122 Allusione al mito di Dedalo, su cui vd.
si adatta quasi sempre allo ‘straniero nemi- sopra, nella conclusione del discorso del
co’; una citaz. per tutte: il sangue alheio di Velho do Restelo, IV, 104, 2-4. Cfr. altresì
IV, 35, 6. Hor., Carm. I, 3, 34 sg. Il riferimento alla ri-
115 Termine tecnico giuridico: ‘che detieni bellione dei Giganti (Faria e Sousa, Garcez
il comando con pieno diritto’. Bacco, con Ferreira) è da escludere.
arte oratoria, esordisce con la nuncupatio, 123 «Nil mortalibus arduum est; / coelum
rivolgendosi per un’ottava intera rispettiva- ipsum petimus stultitia», Hor. ivi 37, sg.
mente a Nettuno (principe) e ad Oceano (pa- («Nulla è ritenuto arduo dai mortali: / ten-
dre), ma subito dopo prende il tono dell’a- tiamo anche la scalata dei cieli nella nostra
spra interrogatio, della sferzante exhortatio, insipienza»).
1083
1084
143 Viene a mente il virgiliano «flectere si so. «Quippe ita Neptuno visum est» (Aen.
nequeo Superos, Acheronta movebo» (Aen. IV, 394).
VII, 312), detto dall’infuriata Giunone che 154 Cfr. ancora Val. Flacc., ivi 610: si tratta
si sente sconfitta da Enea. sempre di Eolo; cfr. Hom., ΟΔ. K, 2; Ov.,
144 «Si ricordi come anche Venere Met. IV, 663; XI, 431; XIV, 224; XV, 707.
interrompe il suo discorso (a favore dei Por- «Chama-se assi per ser neto de Hypo-
toghesi) tra i singhiozzi (II, 41). Ciò rientra tas, varão Troyano» (Barreto Micrologia);
nella tradizione del pianto epico» (Tocco, «Eolo fi lho de Iupiter, & Sergesta [Seges-
che richiama appropriatamente Guido Bal- ta, o Segetia] fi lha de Hypotas Troyano»
dassarri, Il sonno di Zeus, Roma, Bulzoni, (Manoel Correa > Tocco). Ma cfr. Garcez
1982, pp. 60-68). Ferreira: «chamado Hipotades do nome
145 Per il trocadilho vd. supra III, 56, 8. de seo pae» (Garcez Ferreira); «fi ls d’Hi-
146 ppotes» (Bismut); «son of Hippotes» (Mo-
Ovvero ‘turbato, emozionato, indignato’.
Cfr. infra IX, 46, 2-3: «no coração dos Deuses zley); «fi glio di Ippota» (Paduano, Koch,
que indinados / foram por Baco contra a ilus- Chiarini). Apollodoro, ad esempio, non ha
tre gente», dizione semi-formulare. esitazioni a defi nire Eolo figlio di Ippote
(Arg. IV, 777 sg.) Chi ha ragione? Consul-
147 In un solo istante. tando Diodoro Siculo (IV, 67, 3) Ippotade
148 né alcun altro riguardo] Pellegrini. Di- risulta essere fi glio di Ippote e Melanippe,
versamente dal concilio olimpico del primo ma lo stesso autore parla di ben tre Eoli
canto, ove Bacco viene contraddetto da diversi. C’era insomma di che confondersi.
Marte e si produce un dibattito, chiuso dal- In ogni caso Hippotades significa ‘fi glio’ o
la volontà di Giove. ‘discendente’ di Ippote. Cfr. Textor Epithe-
149 Il re dei venti (Aeŏlus, qui da noi accen- ta: «Aeolum poetae esse dicunt Iovis esse
tato sulla penultima come nell’originale), fi lius, ex Sergesta Hippotae Troiani fi lia»,
invocato anche in Val. Flacc., Arg. I, 598 (e quindi neto (c. 10r). Non crediamo necessi-
cfr. Aen. I, 65). ti un approfondimento ulteriore.
150 Cioè ‘infi nite’. 155 Cfr. supra I, 1, 1.
151 Nell’originale repugnantes, latinismo 156 Latinismo di sapore evangelico: cfr. Lc
efficace («repugnantibus ventis» Lucr. VI, 1, 35. Cfr., per l’immediatezza della tempe-
98). In Virgilio luctantes: «Hic vasto rex sta, Verg., Aen. I, 88: «eripiunt subito nubes
Aeolus antro / luctantes ventos tempesta- caelumque diemque» (c.vo mio).
tesque sonoras / imperio premit, ac vinclis 157 Non comprendo la congruenza del rife-
et carcere frenat. / Illi indignantes, magno rimento ai terremoti, fornita da Tocco (pre-
cum murmure montis, / circum claustra fre- sente invece esplicita in Erc., Arauc. XV, 59),
munt» (Aen. I, 52-56: «Qui in un vasto antro né agli tsunami suggeriti da Faria e Sousa.
il re Eolo / i forti venti riluttanti e le tem- Bastano i venti furibondi a provocare i di-
peste sonore / costringe ai suoi ordini, e in sastri indicati.
carcere e in ceppi li frena. / Quelli indignati
158 Cfr. supra I, 42, 1-2.
con grande strepito, del monte / intorno alla
chiostra infuriano»; e cfr. ivi I, 141). 159 Bella paronomasia leda lassa, ‘felice ma
152 E sarebbe stata una profezia sicuramen- esausta’.
te fausta per i nossos; cfr. infra X, 7. Si osser- 160 Formulare; vd. supra I, 29, 7-8 (lassa fro-
vi la salda paronomasia profunda prophecia. ta: longa rota).
153 Gli dèi mettono a tacere Proteo, e Teti, 161Cioè da Oriente, dove appare l’Aurora
dall’alto della sua autorità, chiude il discor- (Eos).
1085
162 I marinai sentinelle del primo quarto Velloso y Lionardo (ma ben poco, l’articolo
notturno di veglia (dalle ore 20 alle ore 24). è piuttosto generico). Faria e Sousa riporta
Cfr. Luc., Phars. V, 506 sg.: «iam castra sile- 5 ulteriori ottave tratte dall’«original ma-
bant, / tertia iam vigiles commoverat hora». nuscrito», poi rifiutate dal poeta. In esse
163 Nell’originale, quasi come coblas capfi- Veloso si dichiarava interessato a racconti
nidas, le ottave si legano con la figura etimo- amorosi di Leonardo, perché anche lui,
logica despertavaão…despertos. nella sua durezza bellicosa, era preso da
164 estiraban los miembros, estregando]
amore. Leonardo promette che non parlerà
di «fabulas antigas», ma delle proprie disav-
Caldera □ los perezosos miembros estira-
venture. Si tratta di versi possibilmente ca-
van] Tapia □ gl’occhi […] stropicciando, e le
moniani (Faria e Sousa ne è certo), che pre-
membra anco stendendo] Paggi 59. La tradi-
ludevano a una digressione di tipo cortese,
zione traduttoria recente attribuisce lo ‘stro-
idea presumibilmente poi rigettata.
picciare’ agli occhi, anche se in Rodrigues si
168 L’ediz. E ha fosse, lezione corrotta.
parafrasa «friccionando os membros» (cfr.
Rodrigues, Estudos pp. 29-32, che conclude: 169 d’impetuose e forti lotte] Pellegrini □
««mas os marinheiros, para evitar isto, para une guerre âpre et brûlant] Bismut □ fiera
espalhar o somno, estregavam e estiravam e rude guerra] Poppa Vòlture. L’aggettivo
os membros»); la traduzione spagnola di robusta ha in sé l’etimo di robur (quercus, ro-
Caldera lega lo ‘sfregare’ alle membra, e così vere), unendosi così alla coerenza semantica
fa ad es. Faria e Sousa, ma poi cita un passo dell’ottava incentrata sulla durezza.
di Bernardo Tasso in cui un villanello «si 170 Faria e Sousa rimanda a Omero (ΙΛ. I,
frega gli occhi» (Amadigi 68, 1, 2). La nota 225-230): «Verum nos hoc tempus non ele-
di Epifânio Dias a noi sembra chiara: «è gantiam epularum, non convivij iucundita-
certo porêm que “estregando” tem por com- tem, non ullam aliam rem cogitare permittit,
plemento “os olhos” (e não “os membros”, quam quomodo ab extremo exitio, quod
como alguns tem pensado), aliás não se nobis impendet, incolumes esse possimus»
comprehende a adversativa “mas”» «è cer- (Hom. Ilias p. 168: «In verità questo tempo
to così, poiché sfregando ha per oggetto gli non ci permette di pensare a eleganza di ban-
occhi (e non le membra, come qualcuno ha chetti, né alla giocondità dei convivi, né ad
pensato), altrimenti non si comprenderebbe altra cosa, fino a che non possiamo uscire in-
l’avversativa ma». Cfr. anche Basto. columi dall’estrema rovina che su noi incom-
165 Si consideri il «realismo» della descri- be»). Si noti l’iterazione di trabalho (vv. 3 e 8).
zione dei naviganti infreddoliti e sbadiglian- 171 «Dicta probant, primamque iubent nar-
ti. «Por dicha, avrá pintura mas naturál?», rare sororem […]. / Hoc placet» (Ov., Met.,
si domanda Faria e Sousa con la consueta IV, 42, 53).
ammirazione. 172 «haec quoniam vulgaris fabula non est»
166 Anche le figlie di Minia, riunite insieme (Met. Ivi 57, in riferimento alla vicenda di
a fi lare ignorando il giorno festivo in onore Piramo e Tisbe). Un po’ diversamente, Ve-
di Bacco, si raccontano storie per passare il loso assicura di non raccontare favole fan-
tempo (Ov., Met., IV, 39-41). tastiche o inventate – secondo un principio
167 Di lui si riparlerà ampiamente a IX, 75 di poetica epica già esposto nelle prime
sgg.; è un cavaliere cortese, namorado, ma- ottave del poema – bensì una storia nota
linconico, l’opposto di Veloso, impetuoso (cfr. «Haud ignota loquor», «Haud incerta
e un po’ gloriosus (cfr. supra V, 31 sg.), che cano», Aen. II, 91; VIII, 49), tuttavia ogno-
infatti lo contraddice subito. Sul contrasto ra istruttiva per l’esempio di valentia che
dei due tipi qualcosa dice Carreño Fernão ostende. Dunque, un caso paradigmatico
1086
e meraviglioso, ancorché vero, quindi non 179 Giunone in Aen. VII, 323 evoca Aletto,
vulgaris certamente. una delle Furie (o Erinni), detta luctifica. To-
173 La figura etimologica allitterante fazer talmente inutile pensare, come fa Epifânio
feitos è pressoché formulare; cfr. supra II, Dias, a una confusione di Camões fra l’Erin-
50, 4. ni ed Eris (su cui vd. Graves §81r ecc.). Giu-
174
stamente Basto rimanda a infra VII, 10, 5-6,
Episodio già alluso nel canto I, 12, 5 sg.
dove troviamo Aleto e l’espressione formula-
Si tratta di una vicenda cortese-cavalleresca
re (o meglio nullius, dopo Mt 13, 25) semear
documentata, ad es. nel Memorial das Pro-
cizânias; cfr. Rodrigues, Estudos pp. 32 sg.
ezas da Segunda Távola Redonda di Jorge
180 Nel senso di ‘sarebbe stato’, ‘avrebbe
Ferreira de Vasconcelos (su di lui cfr. al-
meno Saraiva & Lopes p. 398; Vasconcelos dato lustro’, cioè avrebbe conseguito l’ef-
parla di «treze cavaleyros Portugueses», e fetto contrario, dimostrando il valore dei
comunque accenna soltanto alla storia: vd. Portoghesi. Per i casi in cui «o conjuntivo
I, xlvi, c. 213v). Nella biblioteca pubblica refere-se a actos de realisação futura» vd.
di Porto c’è un manoscritto edito moder- Said Ali II p. 120.
namente: Relação ou Crónica breve das Ca- 181 Cioè ‘convinzione, persuasione sicura’.
valarias dos Doze de Englaterra, ediz. a cura 182 malizia] Averini. Più sofisticata la chiosa
di A. de Magalhães Basto, Porto, Imprensa di Epifânio Dias: «obstinação de uma pes-
Portuguesa, 1935; «talvez esta Relação ti- soa em sustentar o que uma vez disse, em-
vesse servido de fonte a Camões» (Pimpão). bora recogneça que não tem razão» («osti-
Opportunamente Tocco rimanda a Finazzi- nazione di chi nel ribadire ciò che una volta
Agrò Rappresentatività pp. 63-90. L’articola- disse, testardamente non riconosca di non
zione della storia è riportata minuziosamen- aver ragione»).
te da Manoel Correa, cc. 175r-177r. Per un
183 Nell’originale de ousadia, ovvero ‘parole
approfondimento vd. la voce di Manuel Fer-
ro Doze de Englaterra in Dicionário Camões pesanti nate da avventatezza’. Evidente nota
pp. 318-322. Cfr. anche Le Gentil Camões misaulica. Faria e Sousa rimanda anche ad
pp. 77-82. Faria e Sousa scrive: «huvo en Ar., O. F. XIV, 101, 5-6: «Ma gli animosi
nuestro poder un papel antiguo, en que to- gioveni robusti / che miran poco i lor pro-
scamente se referia esto caso, que tienen por pinqui danni».
apocrifo algunos escrupolosos». El Desafio 184 Intendi: ‘perché siano degne di essere
dos Doze da Inglaterra di Inácio Rodriguez chiamate dame’. Un insulto disonorevole e
Vedouro, pubblicato a Lisboa nel 1732, ri- meschino, decisamente anti-cortese.
prende talora ad litteram il testo dei Lusía- 185 Formulare: «provarsi a lancia e a spa-
das, ma potrebbe essersi anche ispirato a da», O. F. IX, 62, 3; «o la lancia a provar
qualche fonte pre-camoniana; vd. Álvarez- meco, o la spada», B. Tasso, Amadigi XCIV,
Cifuentes El Desafio, con bibliografia. 57, 8, p. 568).
175Intendi: ‘con governo temperato e gradi- 186 Si noti nell’originale la ripetizione per
to…guidava il regno’. tre volte di que, il terzo sintatticamente ri-
176 João I, per cui cfr. supra IV, 2, 4-8. La dondante. Cfr. analogamente supra I, 55, 5-7.
parola moderava è latinismo: «moderari en 187 «sia alla campagna, o sia ne lo steccato»,
este caso é synonymo de regere (vd. Cic. De O. F. XXIV, 98, 8, e Faria e Sousa aggiunge
orat. I, 226)» (Epifânio Dias). Erc., Arauc. XXXVII, 8, 8: «ora sea campo
177 Quello Castigliano, ovviamente. Cfr. abierto, ora estacado», a sottolineare la for-
supra IV, 47. mularità epico-cavalleresca dell’espressione.
178 Cfr. infra VII, 5, 5. 188 Lost in translation il chiasmo camoniano.
1087
189 In un regime cortese-cavalleresco, offese 199 Originale: Onde … nesta terra. Bismut
simili a dame di rango erano in effetti incon- traduce «en cette occasion», poi annota:
cepibili. Il gesto miserabile dei cortigiani è «On peut aussi prendre onde dans un sens
così sottolineato dal poeta con evidenza. local: en Castille où…». Il senso è comunque
190Formulare; cfr. supra VI, 15, 3. Direm- quello espresso da Pellegrini: «in più era
mo potenti e prepotenti. stato testimone dell’ardente temperamento
191
della nostra gente».
Nota di demerito, da parte di Camões,
200 Alquanto diffuso nel ’500 italiano è il
per gli Inglesi codardi, che infrangono a
loro volta, come gli offensori, il codice ca- sintagma analogo amorosi affetti; tra i vari
valleresco. esempi cito almeno il Rinaldo di Tasso, ove
192
compare due volte (IV, 8, 5; IX, 58, 5).
Motivo ben presente nella poesia lati-
201 Letteralmente: ‘vide che sua figlia così
na; cfr. ad es. Tib., II, 6, 54 e, per altri loci
paralleli, il comm. a Mart. IV, 73, 6 in Mar- tanto il cuore conquista, assoggetta’. Ci si
tial, Book IV, ed. Rosario Morena Soldevila, consenta il dantismo in traduzione.
Leiden-Boston, Brill, 2006, pp. 481 sg. 202 Dunque scopre che il Portogallo è terra
193 Vd. supra III, 142, 4, a proposito di Inés, di uomini valenti in guerra, ma anche paese
cui rimandano anche le lágrimas. Si noti l’i- di fervidi amori. Un popolo perfetto, insom-
perbato che s’incunea fra lágrimas fermosas ma, sotto il profi lo cortese-cavalleresco.
e por rostos de alabastro. 203 Cioè ‘sostenere’ (sustentar) le dame,
194 John of Gaunt (Gand), duca di Lanca- prendere di persona le loro difese; socorrer-
ster; vd. supra IV, 47, 8 e n.; Faria e Sousa lhe sta per socorrê-las (e vd. v. 3).
lo confonde con Henry of Grosmont, duca 204 Iberinas risulta hapax in Camões.
di Lancaster nel 1351, morto nel 1361 (cit. 205 qualità così preminenti] Pellegrini □
da Petr., T. F. II, 152 sg.), mentre John of divins traits] Bismut.
Gaunt, genero del precedente, divenne
206 Formulare; cfr. supra III, 128, 2 (: erro);
duca nel 1362.
infra X, 29, 6 ecc. Per tutto questo primo
195 Nell’originale: potente, che evidentemen-
segmento del discorso del Duca si veda la
te Camões vuole distinguere da possantes strofa precedente e le annotazioni.
dell’ott. precedente, v. 1. Ancorché quasi sino-
207 E perché, dame mie, siate servite] Ave-
nimi, potente assume qui (e altrove) una valen-
za positiva, mentre talora nel poema possante rini. Il nostro v’aggrada (cfr. «s’il vous plaît»
indica una forza che spaventa, incute timore, Bismut) fa allitterazione con aggravate, e ciò
come qui gli arroganti cortigiani inglesi. è comunque in stile camoniano. Il termine
agrauadas (‘oppresse dal peso dell’insulto
196 1387: avendo sposato la figlia del re Pedro
subìto’) inoltre è in vistosa figura etimologi-
I di Castiglia, ed essendo questi morto (uc-
ca con l’agrauo del v. 4.
ciso dal successore, Enrico di Trastámara), il
208 Ovvero ‘li rendano edotti’.
duca di Lancaster ambiva alla corona spagno-
la e si alleò con i Portoghesi; sua figlia Filippa 209 Letteralmente: ‘con parole di lusinga e
si unì in matrimonio col re lusitano João I. di amore’ (afago è una «acção carinhosa»
197 Inseriamo in traduzione un’inarcatura Moraes e Silva), enallage. Tutto il verso
che è assente ovviamente in Camões. forma un iperbato.
210 Cioè presso di loro, i Portoghesi.
198 Cfr. supra I, 33, 5 («grande estrela»);
per «benigna estrela» vd. infra VIII, 25, 5. 211Secondo Faria e Sousa: Álvaro Vaz de
È sintagma petrarchesco (Rvf 240, 11) e pe- Almada, Lope Fernandez Pacheco, Juan
trarchista. Fernandez Pacheco, Pedro da Costa, Juan
1088
Pereira Agostin, Luis Gonçalez Malafaya, ta dagli abitanti di un sito limitrofo detto
Álvaro Mendez Cerveira, Ruy Mendez Cer- Cale (o Gaya; cfr. la vicina attuale Vilanova
veira, Ruy Gomez de Silva, Soeiro da Costa, de Gaia). Il termine cale, presente in altre
Martin Lopez de Azevedo, Álvaro Gonça- città europee (Calais, Burdicala o Burdigala
lez Coutinho (Magriço). ecc.), dovrebbe significare in gaelico appun-
212 La frase va intesa nel senso che esse to porto, o forte. Nella nostra versione leal
sono appunto in numero di dodici, né più né va computato come monosillabo.
meno, esattamente come i dodici cavalieri 222 Espressione simile in Verg., Aen. VI, 235:
lusitani. «aeternumque tenet per saecula nomen».
213 Letteralmente: ‘quale dei prodi cavalie- 223Letteralmente ‘al timone’. Si noti la
ri sia toccato in sorte a ognuna di loro’; son annominatio per immutationem (Lausberg
dette consortes etimologicamente, in quanto Handbook § 638b) leve…leme.
«companheiras na sorte» (Basto). Il bistic- 224 «Dodici Cavalier preser l’assunto, / per-
cio qual a qual ha una corrispondenza nelle ch’eran tante le Donzelle a punto» (Amadi-
forme latine tipo quis quem ecc. (Epifânio gi LVIII, 56, 7-8, p. 349 e vd. nota Garcez
Dias). Ferreira).
214 Potremmo dire ‘ciascuna nel suo stile’, 225 Come dire ‘quanto di più alla moda’.
ma si può riferire por vários modos anche al 226 motti e imprese da portar sulle armi]
verso seguente, talché avremmo diversi re-
Pellegrini. Cfr. supra IV, 22, 8.
gistri epistolari a seconda dei destinatari (i
227 Il sost. primores indica una particola-
cavalieri, il Re).
215 re cura nel confezionamento della divisa;
«Verso industrioso para dezir mucho
insomma, i dodici erano vestiti al meglio
brevemente, i con felicidad» (Faria e Sousa).
(primor: ‘primazia’) e armati di tutto punto.
Nella traduzione si perde l’incorniciamento
Secondo Rodrigues invece (Estudos p. 34)
dell’ultimo verso dato da todas…todos. Il
primores sarebbe sinonimo di letras.
Duca di Lancaster scrive a tutti i dodici e
228 Letteralmente potremmo tradurre
al Re.
216 ‘guarnizioni, ornamenti di mille colori’. Il
un caso tal concita incontinente] Paggi
sintagma de mil cores è formulare e si ri-
59 □ novità] Pellegrini □ etrangeté] Bismut.
propone spesso nel Camões lirico; qui nel
In effetti novidade non ha il senso moderno
poema è frequente la variante varias cores e
di news, ma piuttosto quello di ‘singolarità,
simili, ma vd. IV, 22, 7. I Doze sono dunque
cosa strana, originale’.
eleganti, ma rispetto alle sterminate descri-
217Faria e Sousa evoca Stat., Theb. I, 290: zioni degli abiti extra-lusso dei cavalieri in
«Sed nostri reverentia ponderis obstat». Vasconcelos (Memorial I, 47, cc. 218r sgg.),
218 In senso positivo: ‘amante dell’avventu- richiamate da Tocco, l’asciutta enumerazio-
ra, coraggioso’. «Hora ha d’essi ciascun sì ne camoniana dimostra che l’eccesso di oro,
lieto il core, / come quei, che restar, premea argento, taffetà, velluto e pompa in generale
dolore» (Avarchide XV, 60, 7-8, p. 180). non si addice di sicuro ai forti Portoghesi.
219 Intendi ‘della partita’, «de l’aventure» 229 Il Douro, come detto, fiume della città
(Bismut). di Porto, in Spagna è chiamato Duero.
220 Cioè ‘fortunato, baciato dalla fortuna’. 230 Per exprimentado cfr. supra 47, 5; 50, 1.
221 Porto. Secondo l’etimologia adottata 231 Nel senso di ‘era soprannominato’. Si
da Camões, e ampiamente documentata, il tratta del già cit. Álvaro Gonçalez Cou-
nome Portogallo verrebbe da Porto de Cale, tinho, nobiluomo di fiducia del duca di Bor-
indicante la zona portuale sul Douro crea- gogna João sem Pavor.
1089
232Il sostantivo è hapax, come documenta 241 Il modello può essere virgiliano: «si
anche Moraes e Silva. quid veri mens augurat» (Aen. VII, 273);
233 I due grandi fiumi che identificano l’I- non c’è nessun elemento di vaticinio o di
beria. ispirazione divina come infra X, 155, 7, né
234 Formulare: cfr. supra IV, 65, 3. Bella la
peraltro un dato di concretezza ed esperien-
za come infra I, 84, 8.
duplicazione di varias a cornice del verso.
242 L’ottimismo è proprio del carattere di
235 Nell’originale è specificato só, ‘in solitu-
questo personaggio, cavaliere coraggioso e
dine’. «Entre os protagonistas dos “Doze de
sicuro di sé. Si noti la triplicazione di conuo-
Inglaterra” destaca-se o Magriço que melhor
sco (54, 5; 55, 3 e 8), rassicurante.
reproduz estas qualidades [dei cavalieri er-
243 Brevitas di gusto cavalleresco, come
ranti medievali] na sua quase pureza genuina:
a sua itinerância solitária, anárquica, vaga- indica Faria e Sousa con la sua fi latessa di
bunda e aventureira […]. O Magriço é sím- (presunti) loci paralleli.
bolo do cavaleiro andante, pela aventura real 244 Identica fi ne di verso sopra a IV, 15, 2.
de seguir só por terra» ecc. (Santos O medie- Quali sono questi luoghi? L’attributo anti-
valismo pp. 213 sg. n. 22: «Tra i protagonisti gos va legato per ipallage alla frase seguente,
dei Dodici di Inghilterra si distacca Magrisso parafrasando: ‘luoghi che anticamente con-
che riproduce meglio queste qualità da cava- quistò il patrio Marte, cioè i bellicosi Por-
liere errante nella sua quasi genuina purezza: toghesi’? Faria e Sousa ne enumera alcuni,
il suo itinerario solitario, anarchico, vagabon- mentre Epifânio Dias (come Pimpão) rinun-
do e avventuriero … Magrisso è simbolo del cia: «Não pode determinar-se bem a que
cavaliere errante, per la avventura reale di factos Cam. se refere». Antigos potrebbe
seguire solo per terra»…). rimandare a eventi bellici anche più remo-
236 da chi l’ultima linea [linha] è dei viven- ti, come le imprese di Viriato, ad esempio?
ti] Paggi 59. La morte. Improponibile l’in- Rodrigues (Estudos pp. 34 sg.) suggerisce
terpretazione ‘Dio’ (cfr. Rodrigues; Faria e piuttosto un riferimento alle imprese di
Sousa: «lo mismo se puede dezir de Dios»): Dom Dinis.
Orazio è esplicito e toglie ogni dubbio: 245 Navarra è al confi ne coi Pirenei occi-
«Mors ultima linea rerum» (Epist. I, 16, 79, dentali; la forma Perineu l’abbiamo già in-
verso fi nale). Faria e Sousa aggiunge: «Sed contrata a IV, 57, 7. I pericoli notevoli sono
si quis (quae multa vides discrimine tali) / si ovviamente quelli della traversata dei monti
quis in adversum rapiat casusve Deusve, / te Pirenei, a piedi o a cavallo. Si noti l’allittera-
superesse velim» (Aen. IX, 210-212: «Ma se zione perigos…Perineu, quasi a rinforzare il
qualcuno – tante sono le possibilità che vedi concetto della pericolosità naturalmente in-
in questo frangente – / se mi travolgesse nel- sita nella «montagna / che divide la Francia
la rovina, sia un caso o un dio, / vorrei che da la Spagna» (Ar., O. F. XIX, 40, 7-8).
tu mi sopravvivessi»). 246 Nell’originale c’è rima equivoca parte:
237Nell’originale for per attrazione del pre- parte (‘se ne va’ ≠ ‘divide’).
cedente for, sta per seja (Epifânio Dias). 247 Formulare: cfr. qui infra 68, 2.
238 ‘Al momento convenuto’; prazo deriva 248 Difendiamo la lezione originale empe-
dal latino placitu secondo Asensio.
rio, corretta in emporio (‘città commerciale’)
239 Il verbo al presente vale per un futuro.
già da Faria e Sousa e giù di lì sino al nostro
Si noti il consueto gusto per il bisticcio. Paggi 59, quindi più recentemente Juromen-
240 ‘Ciò che è dovuto’, quindi gli undici re- ha, Rodrigues, Epifânio Dias, Basto («lapso
stanti difenderanno anche la dama assegna- tipogr.»), Pimpão, Pellegrini, Bismut, Poppa
ta a Magriço. Vòlture ecc. Manoel Correa invece poneva a
1090
lezione imperio; Tapia traduceva stado, Calde- disordini e assicuri la correttezza dello svol-
ra imperio; l’ediz. Craesbeck del 1609 legge gimento degli scontri.
imperio ecc. Emperio per ‘impero’ si trova in 256 Corazza, schienale e il resto dell’armatura.
testi antichi italiani e spagnoli, quindi non si 257 Intendi: ‘il proprio paladino portoghe-
vede perché Camões non potrebbe aver usato
un modesto forestierismo. Che andrà inteso se’ che la difenderà sul campo. Marte è
come ‘territorio’governato da Filippo di Bor- come spesso metonimia per ‘guerriero’, o
gogna (condado, come scrive Epifânio Dias, ‘guerra’ tout court.
cioè ‘contea’, giurisdizione di un Conte’). 258 Bellissima endiadi: ‘di sete colorate’. Si
L’aggettivo grande (che riprende il precedente può intendere anche il seguente de ouro e
grandes) potrà anche includere nel suo ampio de joias come analoga endiadi, ma ci sembra
spettro semantico il significato di ‘grande e più probabile la variatio: ‘di monili d’oro e
famoso per il commercio’, di cui Bruges era la di gioie’. Si noti che l’elenco prezioso dei ve-
città più importante, come notano i commen- stimenti femminili si contrappone a quello
tatori. Cfr. comunque infra X, 50, 8. guerriero dei paladini.
249 Pimpão parafrasa «astúcia», poco 259 splendenti] Pellegrini □ brillants] Bi-
convincente; Averini come sempre tradisce: smut. Non crediamo che la coppia aggettivale
«fosse il caso o la fatica». vada riferita a elas. Cfr. comunque: y de mil
250 Ovvero ‘senza passare subito in Inghil- ricas, y alegres, y vas] Faria e Sousa □ Elleno a
terra.’ diveder, fra sete & oro, / e ricche gioie, danno
251
il gioir loro] Paggi 59 □ vaghe e liete] Averini.
Ovviamente ‘straniera’.
Ma credo non vi siano dubbi richiamandoci a
252 Per l’espressione nell’originale vd. supra Od. I, 3: «vestida de rico e ledo manto».
V, 66, 3. Dal lat. viam facere. 260 Letteralmente: ‘veniva’.
253 Propriamente ‘vezzeggiati, accarezza- 261Di scuro, quindi, se non proprio «de ne-
ti’, come si fa con un bimbo. La facilior di
gro» (Faria e Sousa), a lutto.
E (animados) è seguita da Manoel Correa,
262 Letteralmente: ‘non avendo (presente)
Faria e Sousa, Garcez Ferreira, Tapia, Pag-
gi 59; Caldera riduceva la coppia aggettivale chi sia nominato suo paladino in questa im-
al semplice «regalados»; De Faria amplifica, presa’.
come sempre: «quaeque suum magno fovet, 263 la faccenda terminerebbe ugualmente
ac hortatur amore»; fra i recenti Averini fa col trionfo delle dame] Pellegrini. Insom-
sospettare che traduca da E: «li servono e ri- ma, le signore offese possono stare sicure,
storano le dame»; Bismut offre invece un bel saranno comunque vendicate.
«cajolés» ecc. 264 ‘Anche qualora mancassero due o tre di
254«Exspectata dies aderat», Aen. V, 104. loro’, non uno solo. Semi-iperbole un po’
Matura il giorno] Paggi 59. iattante, ma che amplifica semplicemente
255 il Re dà sicurezza a lo steccato] Paggi 59 quanto dià detto da Magriço sopra, a 55, 1-5.
□ sul campo che già il re aveva fisso] Poppa Le rispondenze interne al poema sono in-
Vòlture □ il campo, che il Re ha già preso numerevoli, riproponendo sul piano macro-
in custodia contro tradimento e slealtà] strutturale il gesto della repetitio su quello
Pellegrini □ nel campo dal re stesso desi- micro-strutturale; dice bene Faria e Sousa:
gnato] Averini ecc. In realtà segurar o campo «Para que veamos, que el P. va sempre ceñi-
nos duellos, torneios, come riporta Moraes e do de un cuidado perpetuo, i que esta obra
Silva, è termine tecnico che indica un’opera- es una perenne armonia, i un laberinto, en
zione complessa di controllo del terreno di que se necessita de un buen hilo, para entrar
torneamento, con gente di guardia che eviti i salir en el, demodo, que se pueda dezir fue
1091
visto, i penetrado» («Per cui vediamo che il a 60, 7-8. Vd. anche Burton 2 p. 624, che
Poeta è sempre dotato di una memoria per- preferisce il riferimento all’ordinamento dei
petua, e che quest’opra è una perenne armo- cortigiani, discutendo precedenti proposte.
nia, e un labirinto in cui necessita un buon 268 L’espressione più comune in poesia era
fi lo per entrare ed uscir d’esso, di modo da Battro a Tile, ovvero dall’est al nord-ovest
che si possa dire che sia stato nell’insieme (Tile o Tule, settentrione estremo), per in-
esaminato e penetrato»). Sommo camonista dicare praticamente ovunque. Bactros era il
iberico! fiume della regione persiana detta appunto
265 Palco, palanque; sublime vale per ‘eleva- Bactriana (Battra) in un’area corrisponden-
to’. Cfr. Ar., O. F. XXVII, 50, 1: «Sedeva in te all’attuale nord-Afghanistan. Vd. anche
tribunale amplo e sublime». Rvf 146,10 («Tyle et Battro»), da incrociare
266 «Le silence qu’observe le poète sur con 158, 8 («mai vide ’l sole»). Camões
la reine Anne, épouse de Richard II, varia, delineando uno spazio dall’ultimo
permet de dater l’événement avec assez de occidente (il Tago iberico) all’oriente,
précision. La reine est morte en 1394, et le intendendo il medesimo concetto. Cfr. su-
roi s’est remarié en octobre 1396» (Bismut). pra II, 53, 6: il Battro era collocato in Sci-
Precisione forse eccessiva per un racconto zia. Notevole la somiglianza con un luogo
cavalleresco, comunque da notare. dell’Ariosto (O. F. XXXVIII, 57, 7-8): «che
267 Per Epifânio Dias l’autore si riferisce da qui [Arles, quindi occidente] sino a Bat-
ai cortigiani (citando a supporto, tramite tro [oriente] / potresti mal trovar tali altri
Storck, due versi di una composizione del quattro». Ma la rima difficile è alquanto
Romancero General in cui troviamo pro- passibile di poligenesi. Epifânio Dias evoca
prio «tres a tres e quatro a quatro» riferito anche Iuven. Sat. X, 1-2: «Omnibus in ter-
all’ingresso dei Greci a Troia; cfr. ediz. ris, quae sunt a Gadibus usque / auroram
Agustin Duran, Madrid, Rivadeneyra, 1859, et Gangem». E riporta erroneamente Brato.
t. I, p. 317, n. 474, vv. 1-2). Contra, Rodrigues 269 Impossibile tradurre fedelmente la figu-
sostiene che non poteva essere scelta a sorte ra etimologica força, esforço (cui si aggiunga
la disposizione della corte, che seguiva delle forte in chiusa di verso, con una triplice re-
regole rigide, mentre per il torneo era nor- percussio). Cfr. analogamente infra X, 20, 8;
male ricorrere al sorteggio; quindi Camões in altri casi, come a I, 75, 6 («esforço e arte»)
si riferirebbe ai paladini. La spiegazione del o a II, 59, 5 (idem) la forza è unita all’abilità
v. 3 è però un po’ traballante: «De cada lado ecc. In ogni caso força ed esforço sono quasi-
dois grupos de cuatro e um de tres, sobran- sinonimi.
do um inglês, que ficaria, por assim dizer, de 270 Nell’originale va legato sair con no cam-
sobresalente» (Estudos p. 35 n. 44). Tuttavia, po; si noti come onze e doze si contrapponga-
Rodrigues confuta il valore della citazione no vistosamente. L’inferiorità numerica dei
di Storck-Epifânio e ne aggiunge altre pro Portoghesi compensata dalla loro superiori-
domo sua (ivi p. 36). Un po’ più chiara – ma tà di coraggio e forza è proprio un Leitmotif
non del tutto convincente – la parafrasi del poema.
in Rodrigues: «De cada lado dois grupos
271 Ci spiace non rendere l’asciuttezza su-
de quatro e um de três, sobrando um, que
acudiria ao primeiro grupo em que um dos blime dell’originale. L’ottava è particolar-
ingleses fôsse pôsto fora de combate» (cfr. mente fulgida e sofisticata.
Bismut: «un Anglais est tenu en réserve»). 272 Allitteranti freios…feroz. Anche a 7-8:
Certo così si spiegherebbe uno schieramen- gente…geralmente. Cfr. similmente Verg.,
to 11 (=4+4+3) contro 11. Ma la formazione Aen. IV, 134 sg.: «ostroque insignis et auro
di undici contro dodici è ribadita a 61, 7 e / stat sonipes ac FREna FERox spumantia
1092
mandit». Faria e Sousa cita analoghi luoghi brocados» (Juromenha); quindi la dama
del topos in Stazio, Ariosto, B. Tasso, Ala- ricopre il suo abbigliamento scuro con un
manni. manto luminoso, segno di ritrovata gio-
273 Anche in questo caso la mirifica imma- ia (più improbabile che si svesta e rivesta,
gine camoniana può essere accompagnata come in Amadigi XCVII, 15, 6-8, p. 583: «e
da richiami intertestuali (o interdiscorsivi), ristora e conforta; e ’l fosco e negro / habito,
per cui si rimanda al dottissimo Faria e che vestia l’anima mesta, / cangia, e nova ri-
Sousa; evochiamo almeno Dante, Par. II, 33: piglia, e lieta vesta»).
«quasi adamante che lo sol ferisse» ed Erc., 284 «Mida o Crasso / con l’oro, onde a virtù
Arauc. IX, 51, 5-6: «Allí las limpias armas furon ribelli», exempla in Petr., T. F. I, 56
relucían / más que el claro cristal des sol to- sg. Si pensi anche al «virtus post nummos»
cados». Per rigido diamante vd. supra II, 4, 6. oraziano (Ep. I, 1, 54). Garcez Ferreira pro-
274 Cfr. Erc., Arauc., IV, 44, 1: «Mirábanse pone Sannaz., son. Non quel, ch’il volgo cie-
del uno y el otro bando». co ama, & adora, cioè l’oro, come detto al
275 Ovvero ‘schiera, gruppo’. verso sg.
285 Cioè «incita con forza»; latinismo. L’e-
276 «discorde, impressionante pela inferio-
ridade numérica» (Ramos), che comunque è spressione camoniana viene cit. come esem-
di una sola unità. pio nel Moraes e Silva, voce impellir. La rima
277 Si noti l’assonanza liquida fra DOS
Hele: impelle ha indotto ad es. Epifânio
Dias ad emendare il primo termine in Helle
onZE e DOZE.
(come già Juromenha ecc.), Basto il secondo
278 subbuglio] Pellegrini. Garcez Ferrei- termine in impele e simili. Non è necessario:
ra nota che reboliço «naõ he palavra muito la rima si ricostruisce a vista, perché il nome
culta; mas exprime muito». Faria e Sousa greco Ἕλλη viene evocato anche al di là di
commenta: «La causa [del reboliço, alvoroço] un improbabile refuso.
era la entrada del nuevo Cavallero, i el bulli- 286 Cfr. supra 62, 4.
cio era rebolverse la gente; una apartandose
287 Lost in transl. ‘immediatamente’, logo.
para hazer lugar, otra llegandose para verle:
i a esto bolvieron todos los ojos; todo pintura 288 arde il terreno] Paggi 59 □ pedibus
viva de lo que sucede en actos publicos con flammas extollit equorum / tellus] De Fa-
semejantes motivos» (c.vo mio). Più avanti: ria □ tellus parit ignea flammas] Macedo
«I porque los valientes Poetas son como los □ brilla il campo] La Valle err. □ la terra
Pintores valientes» ecc., ut pictura poesis. sprizza foco] Poppa Vòlture □ il suol dà
279 Più latineggiante l’originale bellico. fuoco e stride] Averini □ du sol jaillissent
280 Rendendo loro onore, come di pramma- des étincelles] Bismut ecc. Letteralmen-
tica. te: «hiere fuego la tierra. […] Este herir el
281
fuego con las herraduras en el suelo, batido
Ancora la frequente concomitanza di
dellas» ecc. (Faria e Sousa: «sprizza fuoco il
verbi al presente e al passato (fala…ia e so-
terreno. … Questo avviene per le ferrature
pra entra…trazia, in parallelismo).
[degli zoccoli] sul suolo, sfregato e battuto
282 Cfr. Ar., O. F. XXXI, 40, 7: «et abbrac- da esse»). In sostanza gli zoccoli, ovvero i
ciar Rinaldo come amico». ferri dei cavalli, colpendo duramente il ter-
283Cfr. supra III, 12, 2. Il vello d’oro è qui reno, ne traggono scintille. Tutto espresso
metafora mitologica per «seda bordada a con breviatio metaforica e ardita ipallage, in
ouro» (Epifânio Dias), «de Broccado de assenza del reale soggetto attivo: «il fuoco
ouro» (Garcez Ferreira), «sedas misturada ferisce la terra’ ≡ *ferro ferisce terra produ-
com ouros, a que antiguamente chamavam cendo fuoco». Questo fogo materiale si lega
1093
con la fiamma dell’impeto guerriero (infl a- 296 Si pensa a Petr., TT 76-78: «ché volan
ma v. 6). l’ore e’ giorni e gli anni e’ mesi; / inseme,
289 Quasi formulare: cfr. supra IV, 31, 3-4. Fa- con brevissimo intervallo, / tutti avemo a
ria e Sousa cita passi dal Floridante e dall’A- cercar altri paesi», cioè quelli ultraterreni.
madigi di B. Tasso, ma si tratta di un’imma- Faria e Sousa fa notare che anche Tasso nel-
gine epica diffusa e già classica; l’esempio la Liberata usa l’espressione «intervallo di
più strepitoso è quello celebre virgiliano morte» (cfr. XX, 143, 3-4), sottolineando la
«quadrupedante putrem sonitu quatit ungu- brevità di tale intervallo.
la campum» (Aen. VIII, 596 e cfr. XI, 875). 297 Ovviamente ‘padrone, cavaliere’. Que-
Camões gioca fonicamente col gruppetto sto e il sg. verso mostrano una struttura
consonantico /(s)tre/: estrépito…treme…estre- chiastica speculare ben ostentata, più pros-
mece (teme in forte paronomasia con treme). sima al linguaggio canterino-cavalleresco
290 Si noti la struttura anastrofica, uno dei che al registro alto.
rari casi di alterazione sintattica estrema nei 298 L’arroganza inglese cade dal suo trono,
Lusíadas. detto ironicamente.
291 Così Poppa Vòlture, e similmente La 299 Vengono ricacciati oltre le recinzio-
Valle, Bismut ecc. Altri accentuano l’antite- ni che delimitavano il campo di scontro e
si: s’entusiasma e rabbrividisce] Pellegrini quindi sono fuori della competizione.
□ with exhilaration and terror] White ecc. 300 Si passa alla battaglia pedestre di spa-
Altri azzerano il contrasto, a nostro parere da, e gli Inglesi trovano negli avversari ben
poco convincemente: de i spettatori alto più che semplici armature difensive, ovvero
spavento assale / il core, onde fra ’l dubbio sperimentano l’aggressività travolgente dei
agghiaccia e teme] Paggi 59 □ d’angoscia Portoghesi.
s’empie e palpita di tema] Averini ecc. 301 Iperbato; intende gli autori di poemi di
292 Traduciamo à la Tasso; il que nell’ori- cavalleria. L’espressione gastadores maos do
ginale introduce una «frase rectificativa»; tempo permette a Faria e Sousa di incrociare
può avere valore causale (Epifânio Dias) o a supporto due luoghi, uno dantesco e uno
meglio consecutivo, ma è anche in sé pleo- petrarchesco: «che ’l perder tempo a chi più
nastica (Rodrigues, Estudos pp. 36 sg.). sa più spiace» (Purg. III, 78); «ecco quei che
293 Il richiamo a Aen. IX, 709 («dat tellus le carte empion di sogni» (TC III, 79: «la
gemitum») e XII, 713 («dat gemitum tellus») svalutazione della materia bretone, motivata
non può giustificare, come vuole Faria e con la sua scarsa storicità e con la preferenza
Sousa, che nella frase di Camões terra sia sog- accordatale dai facili gusti popolari, è una
getto di geme (o quest’ultimo sia causativo). costante nelle opinioni letterarie di Petrar-
294 Variante di III, 52, 7-8 e simili. ca», annota Pacca, e in parte vale anche per
295
il nostro). Si noti ovviamente la fig. etim.
quale frusta coi pennacchi dell’elmo la
gastar…gastadores, che non è un’enfasi sulla
groppa del destriero] Pellegrini. Si noti il
volontà di concisione stilistica, quanto sulla
ritmo incalzante, favorito dalla ripetizione
necessità di non perder tempo con menzo-
di qual a inizio dei versi della quartina e dal-
gne, esagerazioni.
la duplicazione di cavalo. Faria e Sousa con-
302 L’aggettivo sconci (traduzione un po’
fessa che «esto solamente mi P. lo halló: i no
sé quien aya hallado, o hallará otro tanto» libera del semplice maos) è attributo di spre-
(«questa immagine solamente il mio Poeta coni, ‘guastatori’.
la espresse: e non so chi abbia scritto o detto 303 Formulare: cfr. infra X, 20, 5 e soprattut-
altrettanto»), riferendosi all’insolito gesto to supra I, 11, da cui deriva coerentemente
di spronare il destriero con l’elmo. questo rifiuto dell’eccesso di descrizioni
1094
belliche minute (e talora grottesche e invero- Livio VII, 10); Marco Valerio (348 a. C.),
simili) tipiche dei poemi cavallereschi. Non adolescente tribunus militum, sconfisse
è un caso che tale polemica camoniana sia ri- anch’egli un gigante Gallo con l’aiuto di un
presa proprio in un racconto, quello di Velo- corvo, da cui il cognomen Corvino (ivi, 26).
so, di argomento squisitamente cavalleresco. Il destino analogo ai due antichi romani è
304 Faria e Sousa, richiamando un passo quello di Magriço, non certo del Francese.
dell’Amadigi, coglie qui una formula di pas- Il confronto con il nobile passato è topico,
saggio che è comunque tipica dei romanzi e reiterato in Camões; qui, mentre il richia-
tanto vituperati: «Bastivi questo di saper per mo a Torquato è coerente per via del moni-
hora, / che ho fin qui detto» (XLVII, 62, 5-6, le asportato, non risulta del tutto calzante
nell’ediz. Venezia, Zoppini, 1581, p. 342). quello a Corvino, se non per il fatto che an-
305 che costui sconfisse uno dei forti Galli, cioè
Nell’originale: ‘dodici’.
antenati dei Francesi.
306Formulare; cfr. infra IX, 88, 1. La com- 312 Quest’altro sarebbe (secondo Mano-
panhia è soggetto di occupa.
el Correa, Faria e Sousa, Garcez Ferreira)
307 Il tono cortese-medievale dell’ottava Álvaro Vaz de Almada; Garcez Ferreira è
(nell’episodio dei Doze in generale) fa pen- certo sia lo stesso conte di Avranches (port.
sare al topos del plazer, presente anche nella Abranches) che Camões ha nominato – con-
lirica galego-portoghese. fondendolo però con Antão Vasques – su-
308 Proprio come supra 56, 7 (: Frandes). pra a IV, 25, 1. Tuttavia, se l’avventura dei
309Presente indicativo nell’originale, con la Doze va collocata intorno al 1390, Álvaro
consueta miscela di modi temporali. in quel periodo era appena nato. Manoel
310 Correa, comunque, racconta che il tedesco
Manoel Correa ricostruisce la vicenda
aveva un’arma segreta, con cui ferì il por-
di Magriço (Gonçalo Vaz Coutinho), ripor-
tando che questi vendicò la Contessa Lianor toghese nel duello; quest’ultimo, furioso, lo
per una calunnia che aveva gettata contro afferrò con le mani alla gola e lo strangolò.
di lei il tedesco Ranulfo di Colonia, ucci- La vicenda sarebbe avvenuta a Basilea: «O
dendolo in duello a Dunquerque; quindi a Emperador, & todos os mais circumstantes
Orléans sconfisse un Monsieur de Lansay, julgarão o Almada por grande cavalleyro, &
strappandogli un collare d’oro dal collo in o Alemão por traydor, pois com aquelle en-
presenza del Re. Un bel romanzo di cappa gano o quisera matar». Giustamente Faria
e spada, che convince poco. Faria e Sou- e Sousa pensa all’immagine mitica di Erco-
sa identifica correttamente la Contessa di le che strozza Anteo, anche per nobilitare
Fiandra con Isabel, figlia di João I de Por- questa fi ne di desafio non molto elegante da
tugal, sposa di Filippo di Borgogna «Conde entrambe le due parti.
de Flandes». Per liberare le Fiandre dalla 313 Infatti «o ferio na carne», indica Mano-
sottomissione al re Carlo VII si ricorse a el Correa, e l’avrebbe voluto uccidere.
un «giudizio di Dio» e Magriço, cavaliere 314 L’alterazione dell’ordine sintattico è do-
scelto dalla Contessa, sconfisse l’avversario vuta alla traduzione, per ragioni metriche.
francese, «i por este medio se librò Flandes Gli ascoltatori vogliono sentire il seguito
de aquel vassallaje» (cfr. anche Burton 2, p. delle avventure di Magriço, cavaliere errante.
625). Fra storia e leggenda, risulta difficile
315 E poi Veloso deve anche seguitare la sto-
dare una lettura certa degli avvenimenti
sintetizzati da Camões (vd. Epifânio Dias). ria del portoghese che afogou l’Alemanno.
316 Simile a supra III, 3, 1.
311 Tito Manlio fu detto Torquato perché
sconfisse un corpulento Gallo (361 a. C.) 317«et omnes / explorat ventos atque auri-
e gli strappò la collana (in lat. torquis; cfr. bus aëra captat» (Aen. III, 513 sg.: «e tutti /
1095
esplora i venti e con l’orecchie le aure per- grandes…grande. Un bel tour de force che
cepisce»). dimostra la potenza ecoica dello stile camo-
318 Letteralmente: ‘tutti i marinai della niano. Il linguaggio marinaresco è puntuale
nave si destano insieme di soprassalto’. Il v. e preciso, come ripetono Faria e Sousa ed
4 risuona formulare, per cui vd. supra II, 65, Eça Camões marinheiro; si veda anche Erc.,
6 (: manda: banda). Araucana XV, 72, 1-2: «“¡Amaina!. ¡amai-
319 I traquetes de gávea (modernamente
na!”, gritan marineros: / “¡amaina la mayor!
¡iza trinquete!”».
joanetes, cfr. Eça Camões marinheiro p. 67
324 Fra i numerosi rimandi che offre Faria
cit. da Epifânio Dias), «vele de la gabbia»
(Paggi 59), erano le vele che stavano sopra e Sousa, questo dall’Eneide ci pare potesse
la gabbia, o coffa, ovvero sopra il velaccino. risuonare nella memoria di Camões: «Ta-
320
lia iactanti [scil. Aeneae] stridens Aquilone
Per nuuem negra cfr. supra V, 21, 6 e
procella / velum adversa ferit, fluctusque ad
60, 3. Torna la cupa descrizione di bufera.
sidera tollit» (I, 102 sg.: «Enea così gridava,
«Tutte le tempeste classiche cominciano
e una stridente raffica d’Aquilone / la vela
con l’apparizione della nube: si veda Od.
di fronte squarcia, e solleva i flutti sino alle
XII, 405 sg. [non 521-523]; Aen. I, 88-89.
stelle»).
Nel viaggio reale di Gama non vi è traccia
325 Qualcosa di simile al topico desconcerto
documentale di questa tempesta» (Tocco).
Le cronache sostengono, infatti, che l’equi- do mundo, o ai termini di distruzione nel
paggio raggiunse Calicut con venti a favore, son. O dia em que nasci (vd. Comentário
evitando tormentas (cfr. Castanheda, Desco- Camões 4, pp. 39-43, 115-131). Vd. infra 76,
brimento, I, xiij, p. 27 e Roteiro Portuense p. 6 e n.
49: in entrambe le fonti la navigazione pro- 326 Nell’originale (e in Paggi 59) fere, feri-
cede sicura com o vento a popa; vd. anche sce; formulare: cfr. supra II, 90, 7; III, 113,
Radulet Gama p. 102). Tocco si richiama 5. Espressione già virgiliana: «ferit aethera
altresì, sulla scorta di Faria e Sousa, al vis- clamor / nauticus» (Aen. V, 140 sg.).
suto camoniano, e ai vv. 115 sgg. dell’elegia 327 con dissonante, e subito timore] Paggi
O poeta Simónides.
59 □ con gran terrore e pareri discordi]
321 Patente latinismo. Sulla descrizione
Poppa Vòlture □ en proie à une crainte et
della tempesta che segue, cfr. Pereira Ca- à un désarroi subits] Bismut ecc. Il concetto
moniana pp. 83-94. Cfr. pure Iuv., Sat. XIV, di sgomento, quello di smarrimento e caos
292-294: «Occurrunt nubes et fulgura: “Sol- interiore ed esteriore si fondono nel lemma
vite funem!” / frumenti dominus clamat pi- camoniano.
perisve coempti, / “Nil color hic caeli, nil 328 Letteralmente: ‘al rompersi della vela,
fascia nigra minatur”» ecc. («Subentrano
essendosi squarciata la vela’. Si veda la para-
nubi e folgori: – Sciogliete gli ormeggi! /
frasi di questi versi in Eça: «Na descripção
grida il padrone del carico di grano e pepe
da tempestade do canto VI, encontram-se
acquistato, / – Nulla minaccia il colore del
todas as manobras de que se lança mão de-
cielo, e neppure quelle strisce nere»).
baixo de tempo. O mestre, que presente o
322 Detto dei venti anche da Virgilio («illi
golpe de vento, apita á gente e manda carre-
indignantes», Aen. I, 55). gar e ferrar joanetes, Os traquetes das gaveas
323 Trionfo della repetitio che produce tomar manda (Lus. VI, 70). Mal estão carre-
l’effetto di allarme e di evento improvviso. gados os joanetes, já o vento está a contas
Amaina è replicato tre volte, con la coda di com o navio. Carrega a véla grande! Amaina
amainassem al v. 6; disse due volte; in con- a grande véla! (Lus. VI, 71). Não se carregou
comitanza, ai vv. 2-4, abbiamo grande… a maior a tempo, por isso ella se rasgou, e o
1096
navio, dando a borda de sotavento, metteu tende il significato di talha e Faria e Sousa
dentro uns poucos de mares» ecc. (pp. 32 lo rimprovera aspramente («el miserable
sg.: «Nella descrizione della tempesta, canto Correa»; concorde Garcez Ferreira: «boa
VI, si incontrano tutte le manovre che abi- reprehençaõ»), oltretutto per aver citato
tualmente si avviano in anticipo. Il nostro- a supporto un passo biblico totalmente
mo, che sente il colpo del vento prima che incongruo. Cfr. anche Amorim 2, p. 41,
esso arrivi, avverte con un fischio la gente e dettagliante. Che nell’italiano antico taglia
comanda di ammainare e fissare le vele alte. potesse significare «roldana» (Epifânio
Ma la maggiore non fu ammainata a tempo, Dias), ovvero ‘puleggia’, è dimostrato dalla
per cui si lacerò e la nave, dando bordo sot- traduzione di Paggi 59.
tovento, imbarcò parte di acqua»). 334 Il sintagma decisamente formulare (più
329 Vd. ancora Aen. I, 104-106: «tum pro- spesso con esforço) compare nel poema circa
ra avertit, et undis / dat latus; insequitur una decina di volte. Si noti che força è ripre-
cumulo praeruptus aquae mons. / Hi sum- so nell’ott. sg. v. 2. Cfr. anche Ov., Met. XI,
mo in fluctu pendent» ecc. («allora la prua si 537: «deficit ars».
rigira e alle onde / espone il fianco: incalza 335 Intendi ‘che se’, retto da mais.
gonfio un monte d’acqua scosceso. / Alcune 336 Garcez Ferreira cita l’Amadigi: «con
navi pendono sulla somma del flutto»…). tanta furia, c’havria posto in terra / non che
330 In traduzione non si coglie l’allitteraz. lui, ma la torre di Nembrotto» (XXIV, 18,
Alija…rijamente, che arricchisce la duplica- 2 sg., p. 139). Cfr. supra IV, 64, 2: la confusa
zione di alija. Anche qui la ripetizione è «si- Babel si accorda con il chaos della tempesta.
gnificadora de prissa, i daño si no se obede- 337 Epifânio Dias (e Pimpão) esplicano con
ciere con presteza» (Faria e Sousa). Si veda «vendo-se», «vendo a gente», cioè ‘veden-
quindi la seguente triplicazione di à bomba. do i marinai’: la ciurma resta meravigliata
331 Bello il richiamo a Gil Vicente del Tri- e sgomenta nel vedere che la nave riesce a
unfo do inverno (1529), precisamente dalla sostenersi su onde così spaventose. Ma non
tempesta del Segundo Triumpho (Vicen- è possibile intendere vendo come imperso-
te Alvarez Compilaçam cc. CLXXIX sgg.): nale? Cfr. subito infra 76, 3 «a ver».
«Amaynay haque del Rey / que nos ymos 338 La São Rafael; prima si parlava dell’am-
alagando» (cit. da Epifânio Dias). Ma tut- miraglia São Gabriel, capitanata da Gama
ta la scena è piena di possibili suggestioni (detta possante rispetto a grande).
per Camões: «Amayna amayna a mezena» 339 Invocano Cristo.
ecc., con incomprensioni comiche e battute 340 Certo le grida di soccorso non calmano
frenetiche; «Amayna ho papafigo»; «Demos
la tempesta, ma perché definirle vane se co-
aa bomba piloto»; «Ea fi lhos alijar / quanto
munque si rivolgono a Dio? Forse i gritos dei
vay nesse conves»; «Lhe per força que arri-
marinai della Bérrio non sono invocazioni
bemos / na volta de Moçambique» ecc.
pie, ma semplici urla di terrore. In tal caso
332 Ovvero ora da un lato ora dall’altro, a não menos andrà riferito a gritos, e non a vãos.
seconda dei balanços, le oscillazioni appun- Si veda comunque sempre Ov., Met. XI, 540-
to. Immagine molto realistica (l’evocazione 542: «hic votis numen adorat, / bracchiaque
di Aen. III, 562 sg. non è calzante). ad caelum, quod non videt, inrita tollens / po-
333 taglie] Paggi 59 □ verricelli] Averi- scit opem» (c.vi miei: «uno supplica il nume
ni. «Naut.: huma corda, com que se ata a con preghiere, / e levando invano le braccia al
cana do leme, para-o governar com mais cielo che non riesce a scorgere / chiede aiuto»).
facilidade, quando o mar anda tormento- 341La Bérrio, più modesta in dimensione.
so» (Moraes e Silva). Manoel Correa frain- Vd. supra la nota a IV, 82, 1. «Si pensa che
1097
la São Gabriel […] dislocasse 120 tonnella- […]. Vergil similarly names four winds in
te, la São Rafael 100, la Bérrio 50» (Radulet his storm in Aen. I: Eurus, Notus, Africus
Gama p. 17). Nella nostra versione Coelho (=South-West wind) and Aquilo (=North
va computato metricamente come bisillabo. wind)» (Matthews Caesar and the storm p.
Nel testo originale, il seguente tremando 174). Omero nominava insieme Euro, Noto,
alla lettera sarebbe: ‘con angoscia’ (vd. allit- Zefiro e Borea nel V canto dell’Odissea (Ho-
teraz. COelho COm). meri Ilias c. 46v: Ε 295 sg.).
342 Il pilota della Bérrio era Pero Escobar. 347 Immediato il pensiero va a celebri versi
La quarta nave d’appoggio era stata data dell’elegia O poeta Simónides: «A máquina
alle fiamme nell’Angra de São Brás fra no- do Mundo parecia / que em tormenta se
vembre e dicembre 1497 (cfr. Radulet Gama vinha desfazendo, / em serras todo o mar
pp. 17 sg.). se convertia. // Lutando Bóreas fero e Noto
343 Si rammenti supra, ott. 35 sg.: Nettuno horrendo, / sonoras tempestades levantavam,
/ das naus as velas côncavas rompendo» ecc.
comanda che si scateni la tempesta contro
(Rimas p. 235). L’espressione machina mundi
i Lusitani.
è già in Lucano (I, 79). Non aliena deve essere
344 Nell’originale al presente, col consueto
stata la memoria di Sannazaro: «Perisca
mix temporale dei verbi (subiam…parece… il mondo e non pensar ch’io trepidi / ma
deciam). attendo sua ruina» (Arc. egl. I, 40 sg.). Ancor
345 Immagine analoga a quella di IX, 40, più forse quella di Garcilaso: «Mas si toda la
6-7: è quasi una catacresi (come del resto in machina del cielo / con espantable son y con
italiano); Moraes e Silva cita l’espressione ruido / hecha pedazos se viniere al suelo»
entranhas da Terra. Indubbia l’eco del pas- (El. I, 196-198; Boscan & Garcilaso c. 234v).
so già cit. di Virgilio: «fluctusque ad sidera 348 Ancora vd. Ov., Met. XI, 521-523: «cae-
tollit […]. / Hi summo in fluctu pendent, caque nox premitur tenebris hiemisque sui-
his unda dehiscens / terram inter fluctus sque; / discutiunt tamen has praebentque
aperit» (Aen. I, 103; 106 sg.), nonché «Tol- micantia lumen / fulmina; fulmineis arde-
limur in caelum curvato gurgite et idem / scunt ignibus ignes» («la cieca notte è stret-
subducta ad Manis imos desedimus unda» ta dalle tenebre dell’inverno e sue proprie; /
(III, 564 sg.). Altrettanto calzante la memo- tuttavia le infrangono scintillanti arrecando
ria ovidiana: «fluctibus erigitur caelumque luce / i fulmini; i fulminei fuochi ardono di
aequare videtur» ecc. fino a «suspicere in- fuochi»). Nella confezione dell’ultimo verso
ferno summum de gurgite caelum» (Met. ovidiano cit. osserviamo uno dei paradigmi
XI, 497-506, e tutta la sequenza della tem- per lo stile camoniano della repetitio. Polo
pesta, ivi 480 sgg., è presente al nostro). Ple- alla latina sta per ‘cielo’. Forse Camões ha
onastico a questo punto evocare anche Ar., presente, direttamente o per mediazione,
O. F. XLI, 15, 3-6, che invece è più presente anche un passo dalle Silvae di Stazio: «Col-
infra 80, 3-4. lucet polus ignibus, nihilque / obscurae pa-
346 Noto e Borea sarebbero gli equivalenti titur licere nocti» (I, 6, 89 sg.).
greci di Austro e Aquilone latini, cioè un 349 Il mito di Ceice ed Alcione, trasforma-
vento meridionale e uno nord-orientale. Vd. ti appunto in uccelli alcioni («ales misera-
supra 31, 3-4 e n.; cfr. Pereira Camoniana bilis»), è narrato da Ovidio nell’undecimo
pp. 88-90. Nella descrizione della tempesta delle Metamorfosi; la tempesta in cui muore
di Cesare in Luc., Phars. V, 560-677 il poe- Ceice è l’ampio brano da cui abbiamo trat-
ta «names Eurus, Boreas and Auster, add- to nelle note precedenti molti passi consi-
ing the alternative names Notus for Auster derabili ispiratori di Camões. Accenni al
(571 and 609) and Aquilo for Boreas (603) mitologema sono frequenti, da Virgilio ai
1098
poeti del Cinquecento; cfr. Georg. III, 338: 356 Deucalione e Pirra, sopravvissuti al di-
«littoraque alcyonem resonant»; Ar., O. F. luvio voluto da Giove, ripopolarono la terra
X, 20, 5-6: «e s’udir le Alcione alla marina / gettando pietre dietro di sé che si trasforma-
dell’antico infortunio lamentarse». rono in esseri umani (Ov., Met. I, 253-415).
350 Cfr. supra VI, 22, 3-4. Che i delfi ni fos- 357 «Obruerat tumulos immensa licentia
sero amorosi e disponibili con gli uomini lo ponti / pulsabantque novi montana cacu-
dimostrava ad es. la vicenda di Arione (cfr. mina fluctus» (Ov., Met. I, 309 sg.: «L’im-
Plut., Sept. sap. conv. 160e-162b; più avanti mensa sfrenatezza del mare aveva sepolto
Solone constata che i delfi ni si comportano le alture /e flutti anomali colpivano le cime
verso gli umani οἰκείως καὶ φιλανθρώπως, dei monti»). Si confrontino licentia e deno-
ivi 162f: «familiariter et benevole et aman- dadas, e ancora cfr. Met. ivi, 282 «defrenato
ter», ediz. 1552 p. 53). […] cursu». La duplice esclamativa deriva
351 «Os golphinhos ou toninhas, esses gra- quasi certamente da Luc., Phars. V, 615-617:
ciosos companheiros do navegador durante «A quoties frustra pulsatos aequore mon-
a bonança, desapparecem d’aquelle thea- tis / obruit illa dies! Quam celsa cacumi-
tro de desolação, e são substituidos pelos na pessum / tellus victa dedit!» («Quante
maçaricos [gli alcioni], as almas do mestre, montagne scampate a tanti assalti dei flut-
como lhes chama a poetica imaginação dos ti / infranse quel giorno! Che alte cime la
marinheiros, que vem augmentar com os terra / vinta cedette all’abisso!»). Lucano
seus pios lamentosos a tristeza do especta- (come Camões) partecipa emozionalmente a
culo […]. Isto é perfeito, isto é enexcedivel» quanto espone, e serba memoria del diluvio
commenta Eça Camões marinheiro (pp. 44 ovidiano di Met. I (cfr. 309 sg.) e di passi se-
sg.). Quello che nel poema è poeticamente necani; vd. Matthews, Caesar and the storm,
elaborato non si distanzia dunque quasi mai pp. 188 sgg.
dalla realtà della vita marina. 358 Cioè forti, adulti, ben radicati nel suolo.
352 Raios de Vulcano ne troviamo supra I, 22, 359 Cfr. supra 71, 5.
2; V, 51, 4; O poeta Simonides falando 127.
360 Intendi: ‘e neppure le sabbie dei fondali
353 «Caggian baleni e tuon quanti ne videro più profondi pensarono che i marosi aves-
/ i fier Giganti in Flegra» (Sannaz., Arc. egl. sero tale potenza da scagliarle in alto, sulla
I, 43 sg.). cima delle acque’. Il senso di mondo rove-
354 sordido] Paggi 59 □ fuligginoso] Pelle- sciato, in cui sopra e sotto si invertono, è il
grini □ sordide] Bismut □ storpio] Averini. medesimo che troviamo in Ovidio (Met. XI,
Epifânio Dias annota che Vulcano era sor- 295 sgg.). Si veda poi Luc., Phars. V, 604 sg.:
dido «em respeito do seu mister», quindi «sed Sciyhici vicit rabies aquilonis et undas
la traduzione di Pellegrini fuligginoso ri- / torsit et abstrusas penitus vada fecit hare-
sulterebbe la più calzante ed esplicativa: nas», cioè la furia di Aquilone «twisted the
sporco per il mestiere che faceva. Tuttavia, waves and turned to shallows the deep hid-
potrebbe esserci in sordido una sfumatura den sands», trasformò le arene subacquee
semantica che indica una deformità corpo- profonde in bassi fondali, da Verg., Georg.
rea (la stessa che risiede nell’italiano sozzo). III, 240 sg.: «at ima exaestuat unda / ver-
Supra IV, 10, 7, Camões defi niva sórdidos i ticibus nigramque alte subiectat harenam»
Galeghi. (vd. Matthews Caesar and the storm p. 178).
355 Di Enea, figlio di Venere e Anchise, Come si vede la contaminatio operata da
quindi figliastro di Vulcano, marito legitti- Camões sulle sue «fonti», quando l’inter-
mo della dea. Vd. Verg., Aen. VIII, 439-453 testualità sia calzante e probabilmente non
e 608 sgg. casuale, si rivela un’intarsio raffi nato.
1099
361 Entrambi i vede (vv. 1, 3) sono nel testo Gama in questo esordio della sua prece evo-
originale gerundi, vendo, ‘vedendo’. Quindi ca tre casi biblici di salvataggio in mare da
al v. 4 com sta per que com, sempre retto da parte di Dio.
vendo: il fenomeno è spiegato da Epifânio 370 Nell’originale medos perigosos, ‘timori
Dias come causato da semplici ragioni me- pericolosi’, enallage aggettivale per: ‘pe-
triche; Rodrigues (Estudos pp. 38 sg.) vi ricoli di cui aver timore’. Sempre ridicolo
vede un tratto stilistico ben preciso e diffu- Amorim (2, p. 45) che, ignaro di poesia e
so, caratterizzato dal «predominio da para- retorica, corregge medos con mares.
taxe sobre a hypotaxe».
371 Cfr. supra II, 45, 6. Cfr. Verg., Aen. VII,
362 Formulare, come sopra a III, 68, 6, ma 302 sg.: «Quid Syrtes aut Scylla mihi, quid
il bramare la realizzazione del desiderio di
vasta Charybdis / profuit?»
giungere alla meta, l’India, è un moto senti-
372 Nella spesso cit. ode oraziana a Virgilio
mentale che permea tutto il poema; cfr. ad
es. supra 6, 4 ecc. che parte per nave, gli Acroceraunia sono
363
detti «infamis scopulos» (Carm. I, 3, 20).
Riprende l’immagine di 76, 1-4 (vd. n.).
Ariosto ripropone l’epiteto: «l’Acrocerau-
364 Il sintagma «di mia vita incerto» ricorre no d’infamato nome» (O. F. XXI, 16, 2).
nei poeti petrarchisti, da Sannazaro al Di Monti della costa epirota, erano per eccel-
Costanzo. È in ogni caso res nullius, così lenza considerati pericolosi per la naviga-
come, subito appresso, l’invocazione alla di- zione. Gama elenca tre toponimi costieri
vinità quando ogni rimedio si mostra vano. rischiosi per antonomasia; il linguaggio è
Cfr. comunque Aen. I, 92 sgg., reazione di elevato, come si addice a una invocazione
Enea all’orrore della tempesta marina. Si al Dio biblico, ma infarcita di memorie
noti nel nostro la duplicatio di remedio, la classiche.
prima volta in senso umano, introvabile, la 373 Eco, non blasfema certo, dell’evangelico
seconda nel senso dell’aiuto celeste, certo.
e prima salmistico Eli Eli lama sabachthani?.
Finezze (agudezas) dello stile iterativo.
374 Cfr. supra II, 32, 8.
365parla in tal sorte] Paggi 59. Sorte è in
375 I commentatori evocano naturalmente
questo caso forma antica per sorta (cfr. Trec-
cani sòrte 2). la preghiera di Enea che principia «O ter-
366 Cfr. supra II, 31, 7. que quaterque beati» ecc. (Aen. I, 94 sgg.).
Si veda il precedente odissiaco: «Ter beati
367Cfr. supra IV, 63, 1-2. L’espressione ca- Danai quaterque, qui tunc perierunt / Tro-
moniana por metade de è arcaismo e vale por ia in lata gratiam Atridis ferentes. / Quam
o meio de.
ego debueram mori et mortem assequi / die
368 Nell’originale defendeste e non o defende-
illo, quando in me plurimi aereas lanceas /
ste, inutile correzione di Amorim (2, p. 45). Si Troiani proiecerunt circa Pelidem mortu-
noti l’interposizione di Paulo fra i due verbi um» (Homeri Ilias c. 46v: E 306-310: «Tre
che lo riguardano (Epifânio Dias). L’episodio e quattro volte beati o Danai, che moriste /
riguardante il viaggio in mare di S. Paolo da allora nell’ampia Troia portando grazia agli
Cesarea a Roma è in Act 27. Le Sirti erano Atridi. / Che io dovetti morire e seguire la
due golfi pericolosi per le navi a causa delle morte / in quel giorno, quando contro di me
secche; chiamati Grande Sirte (Golfo di Si- numerosi troiani / lanciarono aeree lance
dra) e Piccola Sirte (Golfo di Gabes), si trova- morto presso il Pelide»). La morte in nau-
no nella costa nord-occidentale dell’Africa. fragio, per un guerriero, è invece miserevole
369 Nel senso di ‘nuovo popolatore’ (dopo (λευγαλέῳ θανάτῳ ivi 312), «genus est mise-
Adamo): seguo la traduzione di Paggi. Ov- rabile leti» (Ov. Trist. I, 2, 51), mentre «pul-
viamente il riferimento è a Noè. Dunque chrum mori […] in armis» (Aen. II, 317).
1100
376Nelle battaglie di Ceuta, Arzila, Safi m, 379 Cfr. Verg., Aen. I, 53: «luctantes ventos».
Tangeri ecc. 380 Sempre riferito al toro, vd. bramando
377 Si noti la triplicazione (il terzo de quem sopra a I, 88, 7. Cfr. Ov., Met. IX, 46: «non
ha valore d’agente nella costruzione passiva) aliter vidi fortes concurrere tauros»; Stat.,
e l’allitterazione in parole chiave come for- Theb. IV, 397: «similes video concurrere
tes…Fé…feitos…ficam. tauros». Vd. anche Mart. IV, 35 («sic pu-
378 dulce haciendo a la morte el valor del- gnant tauri», ultimo verso) e il comm. di
la!] Caldera □ siendo la muerte honrosa Rosario Moreno Soldevila a Martial, Book
en honra della] Tapia □ e l’onor vi ren- IV, Leiden-Boston, Brill, 2006, p. 280.
dé dolce la morte!] Bonaretti □ e trova- 381 «a cordoalha de navio» (Moraes e Silva).
ron dolce la morte, per la fama che loro 382 Si osservi l’interposizione del verbo,
ne venne!] Pellegrini □ et firent douce la relativo sia a relampados che a trovões (vd.
mort en mourant glorieusement] Bismut □ supra 81, 5). Cfr. Aen. I, 90: «Intonuere
dolce i lor fatti la morte rendendo] Poppa poli et crebris micat ignibus aether»; Erc.,
Vòlture. «{1} Las honras de la muerte que Arauc. IV, 71, 6: «relámpagos i truenos no
hazen la muerte dulce: {2} o las honras de cesaban». Con la Primera parte dell’Arauca-
la vida, que endulçan el trago de la muerte na (1569) è sempre difficile dedurre chi sia
(pues de ambos modos podeis entender influenzato da chi, tra Ercilla e Camões; cfr.
esto) son las ocasiones ilustres de morir que comunque Tonini.
ordinariamente se hallan por las armas» 383«Fazendo que pareça» (Epifânio Dias),
(Faria e Sousa). La nostra traduzione, per
ma come in un terrifico teatro.
ragioni metriche, è piuttosto complessa; la
384 Visione apocalittica e chaotica; il motivo
parafrasi dell’ultimo verso può essere tale:
‘dolce rendendo la morte gli onori che de- è diffuso, e Faria e Sousa ha occasione di ci-
rivano da quella’, in cui as honras è soggetto tare più luoghi classici e moderni. Ci limitia-
della proposizione gerundiale e dela quasi mo ad evocare il già citato Luc., Phars. V, 635
certamente si riferisce alla morte stessa (1a sg.: «Extimuit natura chaos; rupisse viden-
ipotesi di Faria e Sousa), altrimenti, se si tur / concordes elementa moras»; ivi 632 sg.:
riferisce alla vita, intendansi ‘gli onori che «atque arduus axis / insonuit motaque poli
glorificano gli atti eroici’ e addolciscono compage laborat» (c.vo nostro: «La natura
così il morire. Dulce et decorum est pro patria temette di nuovo il caos; / la concordia e
mori è comunque la sostanza del discorso la tregua degli elementi sembrano infrante
(Hor., Carm. III, 2, 13 e vd. anche i vv. sgg.: … l’alto asse celeste / tremò risonando e
«Virtus […] intaminatis fulget honoribus freme sconvolta la compagine del cielo»: si
[…]. Virtus, recludens immeritis mori / cae- noti l’uso del presente storico insieme con
lum, negata temptat iter via»). All’asserzione il perfetto, uso tipico anche di Camões).
di origine tirtaica (cui aggiungere Aen. IX, In «tanta mundi […] ruina» (ivi 637) si
205 sg.) va però affiancato un senso profon- ripercuotono le immagini già viste qui sopra
damente cristiano del paradosso vita/morte, a 71, 8 e 76, 6.
emergente nel verso precedente, per cui vd. 385 Attacco squisitamente petrarchesco:
Mt 16, 25 («qui enim voluerit animam suam «Già fiammeggiava l’amorosa stella» (Rvf
salvam facere perdet eam, qui autem per- 33, 1). Cambia completamente la Stimmung
diderit animam suam propter me inveniet in questa ottava, dal fosco caos della bufera
eam» e 10, 39), Lc 17, 33; Io 12, 25. Gli eroi al mondo luminoso di Venere. Perdiamo in
invidiati da Gama morirono e per la patria e traduzione ja: ‘ma già ormai l’amorosa stel-
per la fede, cioè per Cristo. Cfr. anche supra la…’, per evitare ipermetria e non mutare lo
IV, 78, 5-6. splendido avvio d’ottava.
1101
386Venere in quanto Lucifero, stella del tinta della passione amorosa («He a affeição,
mattino che porta la luce. de que a cor roxa he sinal» Manoel Correa;
387 Formulare; cfr. supra I, 51, 7. «para acentuar o contraste» cromatico,
388
suggerisce Basto). L’interrogativa serve a
Governava la sua stella e il suo cerchio,
evidenziare che i fiori rossi e i capelli dorati
la sua orbita.
sembrano essere nati insieme naturalmente.
389 Mantengo il latinismo crudo (‘portatore
397 Irricevibile la chiosa di Epifânio Dias:
di spada’). Paggi 59 traduce «denso Orion»,
«que faz empallidecer Cupido (ao ver que
seguendo il «semper densus Orion» di De
os cabellos das Nymphas ainda são mais
Faria; Faria e Sousa parafrasa «ensifer»
louros que os seus)». Il verbo enfiar ha qui
evocando propriamente Lucano, Phars. I,
il suo primo significato di ‘fi lare, tessere,
665.Vd. anche Ov., Fast. IV, 388.
ordire’, entretecer (Basto). Anche Rodrigues
390 Manteniamo la forma portoghese («me- male interpreta: «Parecía que Amor entrela-
nos correcta» Epifânio Dias), per Orione: çava fios de ouro por entre as flores». Sono
cfr. infra X, 88, 6 e la splendida ode Fogem i capelli ad essere fios de ouro in tanti versi
as neves frias v. 35. Mentre Venere, come il- camoniani (e cfr. Rvf 253, 3 sg.: «O chiome
lustrava Lucrezio, arreca con sé la calma e il bionde di che ’l cor m’annoda / Amor»). Le
buon tempo, Orione è apportatore di nubi due letture, a nostro parere scorrette, pro-
e pioggia. cedono del resto entrambe da Faria e Sousa.
391 Venere rigetta su Bacco la stessa tenção Chiosa d’altra parte Garcez Ferreira: «dos
danada che il dio travestito attribuiva a cabellos louros, no qual Amor infia as flores;
Gama, supra I, 80, 4. L’epiteto danado con- ou este ouro infia; isto he faz decorar Amor.
nota Bacco già da I, 39, 6, nonché i Mori Parece que o P. falla aqui com o equivoco
malvagi, ed è senz’altro attributo diabolico. destes dous sentidos». Non ci sembra vi sia-
392 Cioè: ‘che egli tenta di compiere’. no equivoci.
398Hor., Carm. III, 9, 21: «sidere pulchrior»
393 Manteniamo in traduzione la rima ricca.
Per l’immagine cfr. Verg. Georg. III, 194 sg.; (Hom., ΙΛ. Ζ, 401).
Aen. V, 212 («pelago decurrit aperto»; vd. 399Inutile emendare con A’ vista (Epifânio
Virgil, Aeneid V, ed. by Lee M. Fratantuo- Dias) o À vista (Poppa Vòlture > Tocco),
no & R. Alden Smith, Leiden-Boston, Brill, come illustra Rodrigues (Estudos p. 40).
2015, n. p. 290); Ov. Met. VIII, 165; Luc., 400 Cfr. lutavam sopra a 84, 1.
Phars. III, 532 sg.; Stat., Theb. V, 351; Val. 401 Motivo topico della lirica amorosa pe-
Flac. Arg. IV, 678 ecc., e naturalmente Dan-
trarchesca e petrarchista; cfr. infra IX, 80,
te, Inf. XXVI, 100: «ma misi me per l’alto
5-7 e Rvf 253, 3 sg. (cit. qui sopra in n.), e
mare aperto».
270, 56-62; Camões stesso sviluppa l’imma-
394Per la velocità più che umana concessa a gine nel son. Lindo e sottil trançado, partico-
una dea: cfr. supra II, 33, 5-8. larmente nella seconda quartina (cfr. Sonetti
395 Intendi: ‘comanda alle sue Ninfe amorose p. 223).
[che ispirano e sentono amore] di porre sui 402 Que en su pecho más amaba] Caldera □
propri capi ghirlande di rose’. Ovviamente a quien mas amava de lo intimo del pecho
amorosas riprende l’amorosa dell’ott. preced. v. la bellissima Oritia] Faria e Sousa □ che di
1. Si noti poi, all’ott. sg., la capfinidad in chia- cuore amava] Pellegrini □ di cui era delizia]
smo: manda…Grinaldas // Grinaldas manda. Poppa Vòlture □ ch’era suo fervente aman-
Tutto si tiene, in queste mirifiche stanze. te] Averini □ che da Orizia è tanto amato]
396 Poco prima ha detto varias cores, prima La Valle □ qu’elle chérissait le plus] Bismut
ancora rosas, qui si concentra sul vermiglio, □ for whom she yearned at heart] White ecc.
1102
A nostro modesto parere, quel que è sogget- 407 Si noti che l’allitterazione furor…firme…
to e non oggetto. freio isola il furore di un amante incontrol-
403 Orizia fu amata da Borea ardentemen- lato dalla fermezza e freno del vero aman-
te; il suo «è un nome parlante: è ‘colei che te; insania diviene equivalente-sinonimo di
infuria sui monti’, vale a dire la tempesta furor.
in quanto ‘sposa del vento’ per antonoma- 408 Qui non è in gioco la miscela di timor
sia, cioè Borea» (Rosati, comm. a Ov. Met. e metus propria di chi ama in modo corte-
VI, 682-684, in Ovidio Met. vol. III, p. 353 se. Qui è la paura che spegne l’amore – pur
sg.). Borea la rapì da Atene (era figlia del sempre in un gioco verbale galante.
re Eretteo) e ne ebbe due gemelli (cfr. Ap. 409 Una Nereide, nota per le varie tradizioni
Rod., Arg. I, 211 sgg.) e due figlie (vd. Graves mitiche che la collegano al Ciclope Polife-
§ 48a-c). Non vediamo perché Camões do- mo e ad Aci. Tutt’altra Galatea è la statua
vrebbe confondersi con una Orithya nereide di Pigmalione trasformata da Afrodite in
(Iliade XVIII, 48), come vuole Pimpão; allo- donna. Anche Galatea è un «nome parlan-
ra perché non evocare anche l’Orizia amaz- te»: significa ‘bianca come il latte’. Il legame
zone (Graves § 100c)? Tocco, a seguito di amoroso col vento Noto sembra invenzione
Pimpão, aggiunge un’occorrenza dall’Enei- di Camões. Virgilio evoca Galatea nel IX
de (XII, 83), in cui è però proprio la nostra (non X, come scrive Tocco), con immagine
Orizia figlia di Eretteo ad essere nominata che Camões non dimentica: «qualis Nereia
(vd. n. Paratore), e poi un’altra dalle Geor- Doto / et Galatea secant spumantem pecto-
giche (indicando un inesistente libro V: vd. re pontum» (102 sg., e cfr. Lus. II, 20).
Georg. IV, 463), che è di nuovo l’Attica Ori- 410Riferito a Galatea. Si noti la perfetta ri-
zia amata da Borea. Tocco adduce a suppor- spondenza: fero Bóreas…fero Noto.
to Pereira Camoniana p. 106, che è convinta
411 Soggetto sempre Galatea.
che l’Orizia del nostro sia la nereide cit. da
412 Si ripropone, più diluito, ma con ripeti-
Omero, escludendo una mediazione delle
Genealogiae boccacciane; ma ivi – XII, 73 zione di bem, il polittoto sul verbo crer: bem
– Orithia è di nuovo «figliuola d’Erittonio, crê…bem se o creia; si noti poi la rima ricca
& moglie di Borea» (Boccaccio Geneologia anzi inclusiva recreia…creia.
c. 206r), ben distinta dall’Orithia omerica, 413 De contente de ver que a dama o manda,
presente nell’elenco derivato appunto dall’I- nell’originale: ‘in quanto contento di vedere
liade a Geneal. I, 14. Perché dunque Camões che la dama lo comanda, gli ordina di cal-
avrebbe dovuto confondersi? O fondere le marsi’.
due Orizie? L’ipotesi è antieconomica e as- 414 Cfr. supra 87, 5 e 89, 3. La brandura è la
surda. chiave dell’amore e l’esca migliore per cal-
404 Attacco con vistoso polittoto, riecheg- mare gli innamorati più furibondi. Le due
giante il linguaggio artificiato del canto di ottave, quella di Oritia e quella di Galatea,
Pier delle Vigne: cfr. Inf. XIII, 25 «Cred’io sono pregne di rimandi reciproci, a creare
ch’ei credette ch’i’ credesse». parallelismi fonici e semantici.
405 Intendi: ‘non pensarti, feroce Borea, che 415 Si noti as outras…os outros, ripetizione
io ritenga che tu m’abbia mai amato con co- garanzia di forza ed eleganza strutturale e
stanza’. Ovvero: ‘so bene che non mi hai mai vd. n. sg.
amato di autentico amore, perché…’. 416 Il senso di equilibrio restaurato è dato
406 più fermo arredo] Poppa Vòlture □ in questa quartina proprio dalle duplicazio-
parure de l’amour] Bismut ecc. Notevole la ni liberamente simmetriche: amansavão…
fedeltà rigorosa di Poppa Vòlture. amansadas; outras…outros. La ripresa del
1103
furor, che ormai è placato, viene fatta in dit- tes (‘scontri, combattimenti’) per mares, ma
tologia ariostesca (cfr. O. F. I, 1, 5). Inoltre, poi accetta comunque la lezione originaria.
sul piano allitterativo-semantico, il verbo 423 Si noti il bisticcio vão…voa, che sottoli-
amansar variamente declinato sembra le- nea la volatilità della ormai vana paura.
garsi, quasi in pseudo-etimologia, con amar: 424 Ipotesi «retorica»: ‘come è vero che non
amadores…amavão…amores. Intendiamo
m’inganno’. Calicut «capitale di un piccolo
dire che viene così riconfermata la ‘dolcez-
regno indipendente del Malabar e centro
za’ (degli amansados) come emblema del
del commercio delle spezie, di cui detene-
giusto amatore.
vano il monopolio i mercanti arabi» (Ra-
417 Constatando, cioè, che ora essi amavano
dulet Gama, p. 142 n. 91), sarebbe l’odierna
di vero amore, cioè con brandura, e quindi Kozhikode nello stato indiano del Kerala.
cortesia. Ci permettiamo una ripetizione, Tuttavia, i Portoghesi ancorarono in realtà
lor…loro assente nell’originale (lhe…seus) dapprima all’altezza della costa di Capocate
per compensare quelle perdute in translation. (l’attuale Kappatt), poco a sud di Pandaramj
418 Nel senso di ‘giuramento, promessa ri- (cfr. ivi pp. 102 sg.; Roteiro Portuense p. 50).
verente’. «Homenagem era o juramento de 425 Per verdadeira vd. Rodrigues (Estudos p.
fidelidade, que antigamente costumava dar- 41): «E como o nome de India se dava a mui-
se nas mãos dos Soberanos aos Governado- tas regiões, desde a Abessinia até o extremo
res de alguma Praça, ou Fortaleça para obri- oriente, o piloto emprega o qualificativo ver-
gação de a defenderem» (Garcez Ferreira). dadeira, para a destinguir das outras a que
419 L’eco di Dante, Purg. II, 1-6 non è cal- menos propriamente se applicava aquelle
zante, o comunque, se c’è, è vaghissimo. nome». Anche più semplicemente il pilota
420 Nell’originale celsa, luccicante latini- melindano intende dire: ‘state tranquilli, si
tratta proprio dell’India che cercate, non ci
smo. Per le iterazioni del sintagma «stans
sono dubbi’.
celsa in puppi» nell’Eneide vd. Walter
426 Ovvero se questa è la vostra destinazio-
Moskalew, Formular Language and Poetic
Design in the «Aeneid», Leiden, Brill, 1982, ne defi nitiva, il vostro obiettivo ultimo.
p. 137. 427 Parola chiave, incontrata già più volte,
421 «E ao domingo vinte de Mayo vio ho che epitoma tutte le difficoltà e sofferenze
piloto humas serras muyto altas que estam della navigazione dei travailleurs de la mer,
sobre a cidade de Calicut, e chegouse tanto per dirla con Hugo.
a terra que as conheceo e com muyto prazer 428 Letteralmente: ‘a questo punto Gama
pedio alvisaras a Vasco da Gama: dizendo non può più trattenersi per la gioia di vede-
que aquela era a terra que desejava de re che la terra si riconosce’, che viene cioè
chegar» (Castanheda Descobrimento I, xiij, riconosciuta per quella tanto desejada. La
p. 27). ripetizione di aqui (spaziale e temporale)
422 Rodrigues (Estudos, p. 40) propone di enfatizza il momento cruciale dell’avvista-
emendare mares in medos, cioè ‘paure’ nel mento dell’India. Da notare due inarcature
senso di ‘pericoli’ – l’effetto per la causa, nell’ottava, ai versi 1-2 e 5-6, come sempre
sineddoche, questa, di medo per perigo, infrequenti, ma non troppo forti.
ampiamente testimoniata dai testi porto- 429 «duplicis tendens ad sydera palmas»
ghesi antichi. Ma ci pare eccesso di zelo (Aen. I, 93). Cfr. Rvf: «Or ch’al dritto camin
congetturale. I primeiros mares sono i mari l’ha Dio rivolta [scil. l’anima], / col cor le-
attraversati antecedentemente, pieni di tem- vando al cielo ambe le mani, / ringrazio lui
peste, rischi di morte e spettrali apparizioni. che ’ giusti preghi humani / benignamente,
Bismut ipotizza anche un improbabile Mar- sua mercede, ascolta».
1104
430 Rima ricca, ancora di più (pressoché vestigio in terra di sé lascia / qual fummo in
sinonimica) nella nostra traduzione. Vd. Ca- aere e in acqua la schiuma»; Petr., Rvf 7, 1-2:
stanheda: «onde todos deram muytos louvo- «La gola e ’l somno et l’otiose piume / ànno
res a nosso Senhor, e forão feytas grandes del mondo ogni vertù sbandita».
alegrias nos navios» (Descobrimento ibid.: 438 Facendosi grandi, cioè, delle nobili ori-
«onde tutti resero grande onore a nostro gini, della prosapia aristocratica, quindi di
Signore e si fecero feste grandi e gioiose nel- gesta compiute dagli avi, non da loro stessi,
le navi»). che restano oziosi.
431 Mettiamo al maiuscolo perché credia- 439 Anche nella celebre oitava camoniana
mo che il pronome relativo si riferisca a Dio. sul desconcerto do mundo si legge: «Deixo
Gama ringrazia il Signore, dopo che il poeta aqueles que tomam por escudo / de seus ví-
ha attribuito a Venere l’aiuto ai Portoghesi cios e vida vergonhosa / a nobreza dos seus
nell’uscire dall’uragano. Non c’è più clamo- antecessores, / e não cuidam de si que são
rosa dimostrazione che i paraphernalia mi- piores» (Rimas I, 69-72, c.vo mio).
tologici sono leciti in poesia senza incrinare
440 L’autore scrive animais (‘animali’) per
minimamente la fede cattolica. Come già in
Dante e diversamente da Tasso. ‘pelli degli animali’, una semplice sined-
doche. Si tratta appunto degli zibellini,
432 Nell’originale trabalho; cfr. supra n. a 93, 4. che erano allevati soprattutto in Russia
433 Imperfetti indicativi valore durativo (Moscovia) per le loro pregiate pellicce. Si
nel passato: ‘era stato andando’, ‘era anda- ha già testimonianza di questo in Marco
to sperimentando’ (come nella perifrastica Polo, tradotto in portoghese e pubblicato
inglese). nel 1502 (cfr. Epifânio Dias). Cfr. anche Sá
434 Bel tricolo: ‘aspro, furente e temibile’. de Miranda, Carta a el-Rei Dom João nosso
435 senhor, 274.
Seguono nel ms. di Faria e Sousa sette
441 nonchalantes promenades] Bismut.
ottave, che discutono sul ruolo della fortu-
na, sull’intervento divino, sulla impossibili- 442 Dietro a queste affermazioni c’è una
tà di una predestinazione ecc. Nella prima tradizione sul frenare gli appetiti che va da
strofa compare un lemma, esqudrinhalo Cicerone a Sá de Miranda. In particolare,
(moderno esquadrinhar ‘scrutare, scrutina- di quest’ultimo, Faria e Sousa cita l’egloga
re’), che sarebbe unica attestazione nell’o- Basto 621-625: «Do mais dezia Pascual: / Sa-
pera camoniana. L’immagine del risveglio beis que é que nos come? / São mimos, que
improvviso è invece un topos diffusissimo; não são al; / onde quer se mata a fome, /
crediamo superfetatorie citazioni di indi- matão se apetitos mal»: «e aggiungeva Pas-
mostrabili intertesti. coal / Sapete cos’è quel che ci divora? / sono
436 Si passa alla moralisatio fi nale di canto. le lusinghe, che non sono altro; / onde se si
437 Il concetto, già classico, è ribadito da calma la fame, / si stroncano i mali appe-
Garcilaso nell’elegia prima, 202-204: «Por titi» (Sá de Miranda Poesias pp. 179 sg.: si
estas asperezas se camina / dela immor- confronti mimos col camoniano mimosos).
talidad ad alto assiento, / do nunca arriba Si veda anche Lact., Div. inst. VI, 1 (Garcez
quien de aqui declina» (Boscan & Garcila- Ferreira).
so c. 234v : «Per queste aspre vie si procede 443 Riferito evidentemente a Fortuna, ma
/ verso l’alta sede dell’immortalità, / dove riassumendo nel relativo tutte le «mollezze»
nessuno giunge chi da qui declina»). Vd. an- citate fi nora. Da non lasciare inosservato,
che Dante, Inf. XXIV, 47-51: «seggendo in comunque, il volontario esibire da parte del
piuma, / in fama non si vien, né sotto coltre: poeta del motivo diffusissimo di virtù vs
/ sanza la qual chi sua vita consuma, / cotal fortuna (vd. Faria e Sousa).
1105
1106
gnato anche da un surplus di enjambements etim. con terreno v. 4), ha come in sé l’escla-
rispetto alla norma lusiadica. mazione marinaresca, l’esplosione di gioia.
458 Sul valore dell’esperienza cfr. supra IV, Faria e Sousa fa notare che «no suelen los
94, 7 e n. Poetas en este genero de poesia hazer di-
459
scursos en sus personas, sino en las agenas
quasi da eccelso assento] Paggi 59 □
que para esto introduzen» («non sogliono
come da un alto scanno] Pellegrini □ da un
i Poeti in tal genere di poesia rivolgere di-
alto seggio] Averini.
scorsi ai loro personaggi, tranne che negli
460 Le fatiche umane per ottenere onori accenni ovvero allocuzioni che per qualche
e denaro; «baxo tanto physicamente (em motivo introducono»), come ad esempio il
contraposição ao alto assento do 3° verso) vegliardo di Restelo. Il motivo per cui qui
como moralmente» (Epifânio Dias, che cita Camões decide di porre un’eccezione alla
a proposito Lucrezio II, 7-13; Ciris 14-17; S. regola generale è che egli si sta rivolgendo
Cipriano Ad Donatum cap. 6 «Paulisper te a tutto il Portogallo, come si vede subito
crede subduci in montis ardui verticem» dopo, e introduce l’apostrofe parlando pri-
ecc., Patr. Lat. 4, coll. 204 sg.). ma ai suoi stessi eroi, come avrebbe potuto
461 Chi avrà le virtù indicate, sotto il pote- fare Gama – e come farà il fratello Paulo alle
re di un Re onesto e incorrotto, potrà salire ott. 39 sgg. del canto ottavo. La conclusio-
alle più alte cariche di comando, anche sen- ne sulle riquezas sembra in contrasto con la
za volerlo, acclamato senza richiederlo. rampogna contro la brama di denaro della
fi ne del canto precedente, ma qui si tratta
di conquista legittima, sotto l’ala del Re lu-
Canto VII sitano, contro i nemici della fede cristiana,
1 Il motivo è già stato ripetuto plurime come è ben chiarito nell’ottava seguente,
volte nel poema. La tensione del desejo della seconda quartina. Inoltre, non si nega mai
terra indiana ora sembrerebbe sciogliersi. a un esercito stremato la promessa topica di
Tuttavia quel de tantos induce a un’inter- «bottino».
pretazione del concetto qui più ampliata; 4 Lusitani, Portoghesi (cfr. supra I, 24,
«terra da India, a qual diz, que foy desejada 3-4), ma si ricordi che Luso o Lisa, come
de muytos, porque pela historias sabemos compagno o figlio di Bacco, è evocato con
como Alexandro, Trajano [cfr. supra IV, 64, un vago dispregio sopra a III, 21, 5-7, e subi-
8], & outros a pretenderâo, & nenhuns fize- to dopo ivi è richiamato il vero eroe origina-
rão assento nella tão de rayz como os Portu- rio portoghese, Viriato.
gueses» (Manoel Correa: «della terra d’In- 5 Locus già incontrato nelle descrizioni di
dia si dice che fu desiderata da molti, poiché battaglie in cui l’inferiorità numerica porto-
tramite la storia sappiamo come Alessandro, ghese conferisce ulteriore lustro alle vittorie
Traiano e altri la pretesero, e nessuno pose lusitane. Vd. qui subito infra 3, 1-2.
sede in essa così radicata come i Portoghe-
6 Ovvero nel mondo cattolico. Anche
si»). Così anche Faria e Sousa. Supremi
in Barros «o curral do Senhor» indica la
condottieri desiderarono esplorare sino in
Chiesa (I, 1, 2, p. 18); l’espressione ovile del
fondo la terra indiana, ma solo i Portoghesi
pastore santo (che sia Dio o il Papa) è fre-
furono quelli che la conquistarono. A parte
quente, ad es., in B. Tasso; cfr. Rime II, 12,
ovviamente il mitico Bacco, loro avversario
186 sg.: «la vittoria è con noi, ché ’l caro ovi-
ideale.
le / guarda il pastor del ciel». D’altra parte,
2 Cfr. supra IV, 74, 1-4. è immagine riccamente biblica; cfr. ad es. Io
3 Il sostantivo terra, posto alla fi ne del 10 passim («et fiet unum ovile unus pastor»,
primo e all’inizio dell’ultimo verso (in fig. 17); Ez 37, 24 ecc.
1107
7 Traduciamo ad litteram; il senso è ‘disto- tato dalla loro umiltà e valentia. Si notino
glie, distrae’. nell’ottava le riprese fitte Vos…vosso…vos…
8 Anche in Ariosto troviamo «Turco im- vossas…vos, nonché pouco…pouco e muito…
mondo» (O. F. XVII, 75, 8). muito, non unica antitesi, come abbiamo già
9
osservato, cui aggiungere fortes…fraco; la
La Chiesa trionfante, la Gerusalemme
fig. etim. Christandade…Christo adorna poi
celeste, rispetto alla quale quella terrena è
come un fregio l’ultima parola, quella deter-
la Chiesa militante. Forse c’è memoria di
minante, humildade. Fra le varie omofonie,
Petrarca, Rvf 53 (Spirto gentil), 81: «irrive-
infi ne, quella centrale (LeI DA viDA eTErna
rente a tanta et a tal madre!», ove la madre è
DILaTAis) pone in aggetto la vera fede e la
Roma, che è anche sede del papato e quindi
propagazione di essa.
capitale della Chiesa.
15 I Tedeschi sono ora defi niti superbi
10 Ribatte sull’apertura dell’ott. preceden-
come gregge (cfr. supra 2, 4), in quanto esco-
te A vos…digo.
no dall’ovile della Chiesa con Lutero e il
11 Cioè ‘non considerate, non soppesate’,
protestantesimo.
non è per voi un problema, insomma. C’è 16 Allusione all’estensione territoriale
un parallelo col v. 2 dell’ott. precedente; il
dell’Alemagna (in contrasto implicito con il
concetto è ribadito qui al v. 6 e illustrato cri-
piccolo Portogallo). La forma Vedelos (rei-
stianamente al v. 8.
terata sotto più volte) suonerebbe moder-
12 Varie nel senso di occasionate da diver-
namente Vedes os (vós vede-los), col verbo
se situazioni, battaglie, naufragi ecc. Qual- al pres. indicativo (non è un imperativo,
cosa come i «varios modos leti» di Lucano insomma).
(Phars. III, 689; rimando a Gigliucci Spetta- 17 Massima eresia: rifiuto del Pastore della
colo, pp. 15 sgg.).
Chiesa (il Papa di Roma) e creazione di una
13 Ovvero ‘diffondete la fede cristiana’; nuova cristianità in opposizione al cattolice-
per dilatar si veda il proemio a I, 2, 2. As- simo. «Con gran propiedad [Camões scrive
solutamente improprio interpretare qui la «inventa»]: porque invenciones se han de
lei da vida eterna come la ‘legge della Fama’ llamar semejantes dogmas» (Faria e Sousa).
(Tocco); in questo senso Faria e Sousa era
18 I Tedeschi non si accontentano della
più cauto: «Vale esto, que muriendo los
Portugueses con gran valor por la Fé, i por loro apostasia (cego error) ma si consumano
la patria, dilatan, añaden [accrescono] los in guerre intestine, quelle dei protestanti
triunfos de la vida eterna, colocandose en avversi a Carlo V. Sono guerre defi nite feas,
ella»; tra l’altro lei ha quasi sempre il signi- cioè ‘sporche’, perché contro la Fede cattoli-
ficato di ‘fede’ nel poema, come ad es. qui ca e contro il Sovrano.
infra 6, 3. Garcez Ferreira fa notare il con- 19 Non si dedicano invece alla giusta guer-
traposto fra vida eterna e le varias mortes del ra contro i Turchi: proprio in quegli anni,
v. precedente: aggiungeremmo che l’antitesi sotto Solimano I il Magnifico che regnò dal
enfatizza l’unicità-perennità della vita im- 1520 al 1566 (Epifânio Dias lo confonde con
mortale in Cristo rispetto alla molteplicità Solimano II), l’impero ottomano raggiunge-
che caratterizza invece la vita – e la morte va massima estensione e potere. La forma
– sulla terra. superbissimo è latinismo, un superlativo che
14 Cfr. supra III, 15, 8. «Qui se humi- schiaccia il soberbo del v. 1 riferito al gregge
liaverit, exaltabitur» Mt 23, 11. Non solo germanico.
in prospettiva escatologica, evidentemente, 20 Da Faria e Sousa a Tocco molti interpre-
ma per Camões anche già prima sulla ter- tano il jugo soberano come l’autorità romana
ra i Portoghesi otterranno il premio meri- o/e divina («suave iugum» di Cristo, Mt 11,
1108
30), ma nella seconda quartina riteniamo si nuova promessi da Dio (cfr. Apc 21, 1), anzi
parli della ribellione all’imperatore e non ad una contraffazione diabolica.
altre autorità, mentre nella prima Camões 27 Ovvero ‘snuda la spada contro altri cri-
si riferisce allo scisma. Così l’ottava risulta stiani, e non per riconquistare la terra che
bilanciata. Cfr. Rodrigues per supporto alla era sua’, cioè Gerusalemme; sua «peut se
nostra lettura: i vv. 5-8 concernono l’«alusão rapporter soit au roi d’Angleterre, soit au
à guerra dos protestantes contra Carlo V». Christ, soit aux Chrétiens» (Bismut). Forse
21 Enrico VIII, detto duro per la sua cru- ‘a Cristo’ suona più coerente; Camões non
deltà (vd. Epifânio Dias), o perché «endu- sembra proprio credere al vanto del re d’In-
recido contra la Igresia Romana» (Faria ghilterra che se nomeia sovrano di Gerusa-
e Sousa, che cita Ex 7, 22: «induratum est lemme.
cor Pharaonis»). Più probabile la prima 28 Appunto il già cit. Solimano I, sultano
interpretazione; cfr. son. Quem vos levou dal 1620. È detto comunque falso perché un
de mim (Sonetti p. 398, v. 6): «tão duro, tão maomettano non può essere re di Gerusa-
cruel»; vd. pure Ecl. IV, 82 sg.: «ainda que lemme, a prescindere dal fatto che l’Inglese
de duro diamante / fora teu cruel peito en- se ne attribuisca il regno.
durecido». 29 Il re inglese, non quello ottomano. Vor-
22 Letteralmente ‘si nomina, si fregia di remmo credere fosse il secondo: in tal caso
essere, si attribuisce il titolo di’ Re di Geru- enquanto (= em quanto) varrebbe eccezio-
salemme. Il dato, diffuso all’epoca ma non nalmente per ‘in quanto, dal momento che’
storicamente verificato, Camões poteva ri- (ad illustrazione di falso); tuttavia è troppo
ceverlo dal Sabellico, per cui vd. Rodrigues comune il suo significato temporale di si-
Fontes pp. 230 sg., ma cfr. pure Bap. Platinae multaneità (‘mentre’, o spesso ‘fi nché’ nel
Cremonensis, De Vitis ac Gestis Summorum poema), e quindi il poeta allude quasi certa-
Pontificum, Coloniae, ap. Iasparem Genne- mente a Enrico VIII, come ritengono molti
paeum, 1551, p. 182: «quem titulum anglici commentatori. Brillante bisticcio fra guar-
reges adhuc usurpant». «The title of King of dar prima nel senso di ‘governare’, poi nel
Jerusalem was never assumed by the Kings senso di ‘osservare, seguire’. La tradizionale
of England» ecc. (Mickle; cfr. Burton 2 p. distinzione-integrazione fra Gerusalemme
629). terrena e celeste è giudaica e cristiana; vd.
23 Posseduta allora dai turpi maomettani Apc 21, 2 (e passim): «civitatem sanctam
(torpe Ismaelita anche sopra a I, 8, 6, pres- Hierusalem novam vidi descendentem de
soché formulare). Gerusalemme era stata caelo a Deo». Nel testo camoniano fra ci-
presa dai musulmani del Saladino nel 1187, dade e Hierosolima c’è sinalefe; cfr. comm.
poi annessa all’impero ottomano nel 1516 Epifânio Dias a infra 7, 3.
da Selim I (†1520). 30 Si rivolge ai Francesi, e specificamente
24 Si riferisce al Re inglese o all’ottomano? al re Francesco I, che combatté contro Car-
Crediamo al primo. lo V alleandosi addirittura con gli Ottomani
25
(vd. vv. sgg.).
Vd. supra VI, 43, 5-6; ‘si ricrea’ nel senso
31 Cfr. supra I, 7, 4. Il titolo fu concesso dal
che ‘si dà bel tempo, se ne sta ozioso’.
26
Papa ai re francesi nel 1469.
Come il precedente inventa (4, 4), crea
32 Terza occorrenza del verbo guardar
una nuova cristianità scismatica, l’angli-
canesimo (1st Act of Supremacy, 1534). E nell’ottava, qui nel significato di ‘custodirlo’,
analogamente si ripete l’attributo nova, che quasi in sinonimia con defendelo.
vale per «estraño, atrevido, heretico» (Faria 33 Cfr. Ar., O. F. XVII, 75: «Se Cristia-
e Sousa). L’opposto del cielo nuovo e terra nissimi esser voi volete, / e voi altri catolici
1109
nomati, / perché di Cristo gli uomini ucci- i Genovesi, quindi non di persona) nel 1390
dete? / perché de’ beni lor son dispogliati? organizzarono un’infelice crociata a Tuni-
/ Perché Ierusalem non riavete, / che tolto è si. Altro Carlo sarebbe Carlo d’Angiò, che
stato voi da’ rinegati? / perché Constantino- accompagnò Luigi nell’impresa, ma ci pare
poli e del mondo / la miglior parte occupa ben poco candidabile. Alla fi n fi ne Carlo
il Turco immondo?»; e cfr. ivi tutta la serie Magno resta l’ipotesi più piana.
di apostrofi dall’ott. 74 alla 78, con riprese 40 Intendi: ‘avete ereditato, e con tutto
camoniane che sembrano evidenti. questo non avete ereditato anche le motiva-
34 Napoli, in particolare, e la Navarra. zioni per una guerra giusta, santa?’. «Accen-
35 ‘Così ampio, così importante’ (tanto alla no alla tribolata disquisizione sul concetto
latina tantus). di «guerra giusta» (ovvero quella che serva
36 Il Cinifo è un fiume della Tripolitania,
la causa della dilatazione della fede) che in
questi anni infiamma la letteratura politica
presente in Tolomeo nella tavola II della
di tutta Europa. Le uniche voci discordanti
Libia e in quella della Libia interiore. Per
sono quelle di Erasmo e, in Portogallo, di
la forma Cinifio vd. comm. (Epifânio Dias:
Fr. António de Beja nella sua Breve Doutri-
«le lamentazioni sulle divisioni interne fra
na e Ensinança de Principes (Lisboa 1525)»
gli stati cristiani sono diffuse nelle lettera-
(Tocco). Interessante anche la posizione di
ture rinascimentali»). Camões intende: ‘o
Francisco de Vitoria, autore della Relectio
Francese, pensi di rivendicare diritti su ter-
de Indis (1538) e della Relectio de iure belli
ritori della Cristianità e non, come dovresti,
(1539). «I contesti storici nei quali Vitoria
su quelli occupati dai nemici maomettani?’,
sviluppa la sua riflessione sono, da un lato la
cioè Tripolitania ed Egitto, regioni indicate
Conquista del Nuovo Mondo e dall’altro le
per sineddoche dai due fiumi.
vicende dell’Europa del primo Cinquecento
37 Del nome di Cristo, o forse della Terra
divisa al suo interno dalle guerre fra poten-
santa in generale. ze cristiane sia a causa dei confl itti religiosi
38 Cristo, pietra divenuta angolare dopo sia per la lotta fra l’Imperatore e i nascenti
che fu scartata: cfr. per la nota metafora Mt stati nazionali (principalmente la Francia
21, 42 («dicit illis Iesus: numquam legistis in di Francesco I) e minacciata al suo esterno
scripturis lapidem quem reprobaverunt ha- dall’espansione dell’impero ottomano. I
edificantes hic factus est in caput anguli?», due contesti sono profondamente diversi, e
per cui cfr. Ps 117, 22). Meno calzante – o richiedono una diverso approccio: nel pri-
quantomeno secondario – il riferimento a mo caso si tratta di giustificare una guerra
Mt 16, 18 (Basto, Tocco ecc.). «CÀNTO: […] di conquista di territori assolutamente sco-
§ pedra grande para esquadria» (Moraes e nosciuti, dall’altra di chiamare all’unità il
Silva). mondo cristiano – profondamente lacerato
39 Carlo Magno (vd. supra I, 13, 1) e Re Lu- dalle divisioni religiose e politiche interne
igi IX santo. Faria e Sousa cita l’egloga III – per fronteggiare la minaccia dell’espansio-
Ao Infante dom Luis di Sá de Miranda (112 ne dell’impero turco ottomano» (Giuseppe
Vasconcellos 25-26) «Al santo Rei Luis, con Tosi, La teoria della guerra giusta in Franci-
tanta gente / cruzada, i Carlo el quarto» ecc. sco de Vitoria e il dibattito sulla «conquista»,
La commentatrice fa notare che qui si parla «Jura Gentium», 2016, online: https://www.
in realtà di Carlo VI (p. 823), quindi nien- juragentium.org/topics/wlgo/it/tosi.htm).
te a che fare con Carlo Magno. Che forse 41 Cfr. Rvf 53 (Spirto gentil) 10- 14: «Che
sull’onda di Sá il nostro si riferisca proprio a s’aspetti non so, né che s’agogni, / Italia, che
questi, il noto Charles le Fou? infatti sia Lu- suoi guai non par che senta: / vecchia, otiosa
igi il Santo nel 1270 che Carlo VI (aiutando e lenta, / dormirà sempre, et non fia chi la
1110
svegli? / Le man’ l’avess’io avolto entro ’ ca- Cabo de Finisterra, un Castillo le llamaron
pegli!» (immagine di sapore violentemente de Cadmo, que corruptamente se llamó Ca-
dantesco). mon» ecc.
42 Nel senso – già incontrato – di «consu- 48 Ovviamente il Santo Sepolcro di Geru-
mano», come ad es. traduce Paggi 59. Vd. salemme.
anche Rvf 128 (Italia mia), 55 sg.: «Vostre 49 Cfr. Petr., T. F. II, 142-144 «Gite super-
voglie divise / guastan del mondo la più bi, o miseri christiani, / consumando l’un
bella parte». l’altro, e non vi caglia / che ’l sepolcro di
43 «Nam divitiarum et formae gloria Cristo è in man de’ cani!» (Petrarca itera l’e-
fluxa atque fragilis, virtus clara aeternaque sortazione alla crociata anche nei testi lati-
habetur» (Sall., Cat. 1: «infatti fluida e fra- ni; cfr. Pacca in n., che aggiunge «il termine
gile la gloria delle ricchezze e dell’aspetto, «cani» spesso ripetuto in questi brani, è un
luminosa ed eterna è considerata la virtù»). tecnicismo che designa gli infedeli di qua-
44 lunque parte», ed evoca anche Luc., Phars.
Variazione di 2, 1. Cfr. Ivf 53, 7: «io par-
I, 8-20); Ar., O. F. XVII, 73, 7-8: «ch’ora i
lo a te».
superbi e miseri Cristiani / […] /con biasmo
45 Ribatte quanto detto al v. 6. L’Italia lor lasciano in man de’ cani»; Sá de Miran-
è emblema di guerre intestine, olre che di da, egl. Celia, vv. 33-40, così culminanti: «i
decadenza morale. Camões ha certamente dejais la ciudad santa a los canes!» (Poesias
nella memoria accenti danteschi, petrar- 112, p. 294); Amadigi LXVII, 16, 7 sg.: «ma
cheschi, ariosteschi (e forse machiavelliani). per piacere al gran Dio de’ Christiani / torrà
Comunque, un’Italia così descritta era quasi ’l sepolcro suo di man de’ cani» (p. 282) ecc.
un topos cinquecentesco (cfr. Faria e Sousa). 50 Importante questa notazione: gli infe-
Da Ahi serva italia, di dolore ostello, a Italia
deli sono sempre compatti, uniti nella loro
mia, benché ’l parlar sia indarno, a Oh d’ogni
strategia di conquista, mentre gli europei
vizio fetida sentina la rampogna risuona e
sono dilaniati da opposizioni interne e non
non si ferma (Garcez Ferreira cita anche un
fanno fronte comune contro gli avversari.
brano di Fulvio Testi, ad es.). Quasi un’inversione – non consapevole –
46 ‘Violenta, crudele, feroce’. La continua della distinzione tassiana fra popol misto e
allitterazione sulla dentale sonora culmina cristiani, che ha dato origine al saggio effi-
appunto in questa durezza della condizione cace ma schematico di Sergio Zatti L’unifor-
della Cristianità miseranda. me cristiano e il multiforme pagano, Milano,
47 Per il mito di Cadmo vd. Ov., Met. III, il Saggiatore, 1983.
101 sgg. I guerrieri nati dal ventre della terra 51 Cfr. supra ott. 3, per la repercussio su
(→ unico ventre Europa, fuor di metafora- vos…vossa; ancora, vd. nell’ott. sg. vos…
comparazione), dove Cadmo aveva seminato vos…vossos, quindi infra 10, 5 e 8, 11, 2 e 8
i denti del drago per ordine di Pallade, si ecc., tutte occorrenze da sussumere in una
uccisero a vicenda, emblema mitico dei ci- sovrastruttura di apostrofe implacabile.
vilia bella: «suoque / Marte cadunt subiti 52 Intendi ‘per naturale consuetudine e per
per mutua vulnera fratres» (ivi 122 sg.). Sin- legge costituita’.
golare la lunga nota di Faria e Sousa in cui 53 Per inteiros e ajuntarem vd. ott. preced.
egli afferma di aver ricevuto da Severim de
v. 6 e n.
Faria, dopo la pubblicazione dei Discursos
54 È inquieto perché non aspetta tempo
e della biografia camoniana, l’informazione
che la remota ascendenza del nostro, gali- per assalire i nemici cristiani.
ziano di origine, risaliva addirittura a Cad- 55 Una delle Furie, o Erinni; cfr. Verg.,
mo, il quale «junto al Promontorio Nereo, o Aen. VII, 324 sg.; Graves §§ 31g, 6a; Boc-
1111
caccio Genealogie III, 7: le altre due erano zizzania, che non lascia crescere la semente
Tisifone e Megera. Vd. supra VI, 43, 7 sg. cattolica: uno di nuove opinioni, impugnando
Aletto è collegata funestamente a Bacco in la fede e la semplice comprensione del Van-
Aen. VII, 405 e vv. precedenti. gelo, che ci lasciarono per iscritto quei santi e
56 seminar zizanie ripugnanti] Paggi 59 □ dotti padri, autorizzati e resi esemplari dalla
repugnantes cizañas] Faria e Sousa □ semi- loro stessa vita, e l’altro genere di zizzania
nar zizzania di discordie] Pellegrini ecc. Il fu la cupidigia di accrescere gli stati volendo
termine repugnantes indica proprio le discor- fare nella propria terra autonoma monarchia
die interne, ed è usato alla latina: vd. supra assoluta»). Piuttosto evidente che il nostro
VI, 35, 7 e qui infra 15, 4. «Os brados contra conosce bene questa pagina barrosiana.
as desavenças entre os Estados christâos 57 Letteralmente: ‘considerate dunque se
são vulgares nas literaturas da Renascença» siete proprio sicuri da ogni pericolo, dal
(Epifânio Dias: «Le lamentazioni sulle momento che avete per nemici e loro e voi
divisioni interne fra gli Stati cristiani sono stessi’, detto sarcasticamente. Faria e Sousa
diffuse nelle letterature rinascimentali»). Si fa giustamente notare che il motivo dell’es-
veda infatti Barros: «quási tôda a redondeza sere nemici di se stessi, di fabbricare a se
da terra está súbdita ao império dos mouros stessi la propria fi ne è anche un topos della
e gentios. E Europa que é menos porçáo em lirica amorosa.
quantitade, em que a Igreja Romana parecia 58 O. F. ivi, 78, 5: «Pattolo ed Ermo, onde
ter congregada a sua grege [si noti la fig. sì tra’ l’or fi no» ecc. e vd. nota Bigi: «fiumi
etym.], ainda êste açoute do Turco veo asso- della Lidia ricordati spesso dai poeti classici
lar boa parte; e na outra que ficou livre dêle, come ricchi d’oro: cfr. ad es. Virgilio, Georg.
que se devera unir com vinclo de caridade e I, 37: “auro turbidus Hermus”; Aen. X, 142:
zêlo pera ir contra êle, a lhe tirar do poder o “Pactolus … inrigat auro”; Lucano, Phars.
Santuário da nossa Redenção, teve o Demónio III, 209-210».
[cfr. «Aleto» in Cam.] tanta astúcia, que ain-
59 volgono] Paggi 59 □ voltolano] Pelle-
da neste pequeno agro do Senhor veo semear
dous géneros de zizânia, que não leixa crescer grini □ roulent] Bismut. Cfr. Iuv., Sat. XIV,
a católica semente: um de novas opiniões, im- 299: «rutila volvit Pactolus harena» (vd.
pugnando a fiel e pura inteligência do Evan- n. di John E. B. Mayor, Thirteen Satyres of
gelho, que nos leixaram em escrito aquêles Juvenal, II, London-Cambridge, Macmil-
santos e doutos barões, aprovados por exem- lan, 1878, p. 343); Sil. Ital. I, 234 sg.: «Hinc
plo de santa vida; e o outro género de zizânia certant, Pactole, tibi Duriusque Tagusque,
foi cobiça de acrescentar estados [cfr. infra / quique super Gravios lucentis volvit hare-
11, 1], querendo fazer na terra própria mo- nas» (ecc.: vd. Faria e Sousa).
narquia» ecc. (Ásia I, 9, 2, p. 365, c.vi miei: 60 «Migdonia e Lidia» scrive Ariosto (O.
«quasi tutta la rotondità della terra è soggetta F. XVII, 78, 6); in Asia minore, insomma.
all’impero di mori e pagani. E l’Europa, che «Assiria he Suria de que atras fica trattado
è meno vasta in ampiezza, in cui la Chiesa no Canto primeyro octa. 24. Nesta provincia,
Romana pareva aver congregato il proprio & em outras d’Asia menor ha gente que
gregge, anch’essa vede vibrare lo staffile turco fazem grandes delicadezas, assi d’ouro,
in buona parte del suo territorio, e in quello como d’outras cousas de mão, com tanto
in cui rimase libero da esso, che si sarebbe artificio, & galantaria, que não ha mais que
dovuto unire con vincolo di amore e zelo per ver» (Manoel Correa: «L’Assiria è la Siria di
andargli contro, a scagliargli il potere del San- cui sopra il poeta ha trattato nel canto I ott.
tuario di nostra Redenzione, ebbe il Demonio 24. In questa provincia e in altre dell’Asia
tanta astuzia che pure in tale piccolo campo minore c’è gente che confeziona manufatti
del Signore venne a seminare due generi di delicatissimi, d’oro come d’altro, con tanto
1112
artificio ed eleganza che non ve n’è altri mi- Caspio che della Scizia, citando infi nite auc-
gliori da vedere»). Inutile sostituire la virgo- toritates nelle prime pagine.
la fra Lidia e Assiria con una congiunzione 68 Scindiamo in dittologia l’originale mul-
e, come suggerisce l’iper-correttivo Amorim tiplica, a intendere ‘si propaga e si mostra
(II, p. 58). Per la regione della Lidia e il Pac- sempre più potente’.
tolus detto Chrysorroa vd. Plin., N. H. V, 110;
69 questo popolo turco che si espande /
per l’Assyria ivi, 67. Il Pattolo e l’Ermo sono
in Lidia, il primo affluente del secondo. nella cultura della vostra Europa] La Val-
le. «Na polícia: no meio da civilisação»
61 Il dato sarà ripetuto a X, 93, 5-6. (Epifânio Dias). Per policia cfr. Nascentes
62 Vd. qui sopra VII, 2 e n. Dicionário etimológico: «do gr. politeia,
63 Ottava amaramente sarcastica: se non pelo lat. politia […]. Significou civilização,
la fede (letteralm. la Casa Santa, il santo se- cultura (Lusiadas, VI, 2, VII, 12, 72, X, 92).
polcro – non la Chiesa, come glossa Tocco), Passou a significar a conservação da ordem
almeno la cupidigia spinga i Cristiani a di- e segurança públicas».
rigersi in armi contro le terre africane che 70 Nel testo portoghese preceptos è latini-
sono ricchissime d’oro (analoga struttura smo grafico per preceitos.
sintattica sopra a III, 127, 7-8). Sembra uno 71 Un lamento simile è sempre in Barros
di quei luoghi nel poema che supportano la
(ivi p. 366): «não vemos nos os povos que
tesi di Camões allineato sulla politica africa-
acima apontamos [Armeni, Assiri, Ebrei],
na contro quella indiana, ma la realtà è ben
e assi os georgeanos, negralianos [Min-
più complessa. Vd. supra IV, 100, 5-6 e tutta
graliani, sottogruppo etnico dei Georgiani],
la fala do Velho do Restelo (e l’introduzione
charqueses [Circassi, ovvero Cerkessiani],
al canto). Si pensa poi, per la struttura della
roixos e outros daquelas partes cativos e
frase, a Virgilio: «si te nulla movet tantarum
escravos de tártaros e do Turco, pagando
gloria rerum» ecc. (Aen. IV, 272, e cfr. 232).
ao presente os fi lhos e netos dos primeiros
64 Giustamente Tocco richiama la celebre transgressores da lei e da paz evangélica?
intemerata ariostesca contro le armi da fuo- Como assi se ganha na terra nome de de-
co (O. F. XII, 23 sg.), citando in particolare fensores da fé, nome de cristianíssimos,
26, 1-2: «Come trovasti, o scelerata e brutta católicos, e doutros títulos de glória nesta
/ invenzion, mai loco in uman core?» (c.vo vida e na outra?» («non vediamo noi i po-
mio; cfr. Cam. invenções). L’uso dell’artiglie- poli sopra citati e anche i georgiani, min-
ria come schioppi o cannoni risaliva in Eu- graliani, circassi, rossi e altri in quelle parti
ropa ai primi decenni del XIV secolo; cfr. il
prigionieri e schiavi di tartari e turchi, con-
termine in O. F. X, 51, 5: «L’artegliaria come
cedendo per indennizzo al presente i loro
tempesta fiocca».
fi gli e nipoti ai primi trasgressori della fede
65 Di Costantinopoli e quindi dell’impero e della pace evangelica? Come in tal modo
Ottomano, di cui era capitale dal 1453. si guadagna il nome di difensori della fede,
66 Detto intenzionalmente, come se i bar- di cristianissimi, cattolici e d’altri titoli glo-
bari Turchi vivessero originariamente in riosi in questa vita e nell’aldilà?»). Oltre a
animalesche tane o rifugi selvatici. costringerli all’obbedienza all’islamismo,
67 Da dove cioè si riteneva che i Turchi i turchi arruolavano i giovani cristiani in
provenissero; Citia fria è formulare: cfr. su- un ben noto corpo militare chiamato dei
pra III, 128, 7. Vd., tra le fonti disponibili Giannizzeri dal 1328.
per il nostro, De Turcorum origine […] Ioan- 72 Cioè ‘fate in modo di darvi vera gloria
ne Cuspiniano autore, Antuerpiae, ap. Ioan. suscitando in voi un animo energico e scal-
Steelsium, 1541: ivi si parla sia della zona del tro per punire la disumanità dei Turchi’.
1113
73 anziché voler la falsa gloria di dominare avrebbe piantato altri cippi di vittoria, così è
i vostri fratelli!] Pellegrini. Il sintagma con- trascurata nella posterità del proprio nome,
tra os vossos (cfr. supra n. a 9, 8 e subito infra come se non fosse tanto grande lode pro-
14, 2) conclude la perorazione, ribadendo clamarlo con la penna, quanto guadagnarlo
ancora una volta il male assoluto dei confl it- con le armi»; cfr. analogamente il prologo
ti intestini europei, maledicendo lo spargi- di García de Resende al Cancioneiro Geral).
mento de vosso sangue. Camões è cosciente di aver colmato questa
74 Questo futuro (relato a entanto que e lacuna con la sua pena, col suo calamo, con
andais) ha valore anche di presente e passa- la sua poesia insomma.
to: i Portoghesi sono l’eccezione positiva, lo 77 Riparte la narrazione del viaggio di
saranno e lo sono stati, rispetto al resto della Gama. Non si tratta di entrelacement, ma di
grande Europa in cui le nazioni si sbranano ripresa dopo una delle non poche «digres-
vicendevolmente. Basto: «enquanto andais a sioni» oratorie del poema. Cfr. comunque
brincar, não faltará quem trabalhe para vós» la formula di tipo ariostesco, ad es.: «Veg-
(«fi nché ve ne andate a spassarvela, non giamo in Francia, poi che spinto n’hanno
mancherà chi fatichi per voi»). Totalmente / i Saracin, se mesti o lieti stanno. // Veg-
inutile e diremmo insensato l’emendamento gian che fa quella fedele amante / che vede
di faltarâo in faltaram (es. Rodrigues, e cfr. il suo contento ir sì lontano» (O. F. LXII,
n. Epifânio Dias), piuccheperfetto indicati- 23, 7-8, 24, 1-2). L’aggettivo famoso vale per
vo. Come già detto, il futuro poetico scel- ‘celebrato’, ma anche semplicemente per
to da Camões implica un’anteriorità e una «notavel» (Moraes e Silva), ‘illustre’. Vd.
sostanziale continuità. «Os atrevimentos dos qui sotto a 17, 2.
Portugueses constituem uma actividade 78 Cfr. supra VI, 39, 7, clausola formulare.
permanente (passada, presente e futura)» Viene ripreso poi il linguaggio delle ottave
(Pimpão; cfr. Bismut p. 316). La differenza 88-91 del canto precedente. Si noti il nesso
meramente grafica fra E (faltaram) ed Ee allitterante vão dos ventos.
(faltarão) non ha valore in quanto pressoché 79 ‘A loro’ (lhe).
sistematica.
80 Motivo ormai ricorrente nel poema:
75 Cioè in America meridionale, in Brasile. «pareceu aos nossos, vendo-se diante dela
Quarto novo mondo rispetto alle «Indie oc- [Calicut], que tinham acabado o fi m de seus
cidentali» scoperte da Colombo, all’Africa trabalhos» (Barros I, 4, 6, p. 152).
e all’Asia. 81 Letteralmente ‘vengono a seminare’; si
76 «I esto no son hiperboles, sino verdad» osservi l’uso del verbo samear in accezione
(Faria e Sousa). V’è memoria della lode positiva rispetto al samear cizanias di 10, 6.
della nazione Portoghese eloquentemente 82 Cfr. Aen. I, 507: «iura dabat legesque vi-
fatta da Barros (Ásia I, 4, 11), pur con la
ris»; III, 137: «iura domosque dabam» (vd.
conclusione malinconica che segue: «Certo,
Vergil Aeneid Book 3, ed. Christine Perkell,
grave e piadosa cousa de ouvir, ver âa nação
Indianapolis-Cambridge, Focus, 2010, p.
a que Deus deu tanto ânimo, que se tevera
38).
criado outros mundos já lá tevera metido ou-
83 Camões varia qui il sintagma larga terra
tros padrões de vitórias, assi é descuidada na
posteridade de seu nome, como se não fôsse di quattro versi prima. Sempre attiva la me-
tam grande louvor dilatá-lo per pena, como moria di Apc 21, 1 («Et vidi caelum novum
ganhá-lo pela lança» (p. 170, c.vo mio: «Cer- et terram novam»).
to triste e penosa cosa da udire, vedere una 84 «aquela gente erão pescadores, e que
nazione cui Dio diede tanto coraggio, che se era gente mezquinha, que assi chamam na
Egli avesse creato altri mondi anche là essa India a gente baixa e pobre» (Castanheda
1114
1115
96 Si tratta di una leggenda, questa degli 101 Poro, il re sconfitto da Alessandro nel
Astomi (‘senza bocca’), riportata da mol- 326 a. C., in realtà regnava su Paurava, nel
te fonti, come Plinio, Aulo Gellio, Solino, Punjab, in una zona fra l’Acesine (Chenab) e
Agostino, Sabellico ecc.; tra i precedenti l’Idaspe (Jhelum), fiume, quest’ultimo, dove
poetici c’è anche Petrarca, in due occasioni: perse la battaglia coi Macedoni ma fu rispar-
«L’un vive, ecco, d’odor là sul gran fiume» miato e confermato come re; cfr. Arriano V,
(Rvf 207, 58 e vd. n. Santagata); «che s’alcun 4 sgg.; Strabone XV, 699; Plut. Alex. 60 (cfr.
vive / sol d’odore» (191, 10 sg.). Lo stesso Plutarchus Vitae cc. 265r-v) ecc.; vd. Lane
Camões riprende il topos nella Carta a âa Fox Alessandro cap. XV, pp. 377 sgg. La cre-
dama, Nota 1-5 (Rimas p. 8). denza che fosse monarca di Cambaia viene
97 Saranno gli abitanti del territorio di confermata da Manoel Correa, Faria e Sou-
Dehli, molto più a nord, come i seguenti sa, Barreto: «Justino escreve que este Reyno
foy antigamente de Poro, muyto esforçado e
della regione di Patna, detta anche Patali-
bellicoso cavalleyro» (p. 170). Ma veramente
putra, nell’attuale stato indiano del Bihar.
a XII, 8, 1 l’epitomatore di Trogo si limita
98 Quelli del «reino Decão (a que cor-
a scrivere «Unus ex regibus Indorum fuit,
ruptamente os nossos chamam Daquem) Porus nomine, viribus corporis et animi ma-
[…] cujos moradores se chamam decanis» gnitudine pariter insignis» (cfr. Iustinus p.
(Barros Ásia I, 9, 1, p. 354, 356); sarà la zona 108). In Textor Epitheta Poro è defi nito sem-
dell’attuale altipiano del Deccan, al centro- plicemente un re dell’India. Come è nata la
sud dell’India. Gli Oriás dovrebbero essere falsa informazione di Poro re di Cambaia?
gli abitanti dell’attuale distretto di Orissa, Non ne troviamo traccia in Afonso X (Esto-
nell’India orientale, la cui lingua è l’oriya. ria de Alexandre: «Poro rey de Jndia») né in
Sono indicati dai commentatori antichi Erasmo (Apophtegmas de Alexandre), per
(Manoel Correa, Faria e Sousa) come abita- fare due nomi estremi, e neppure nel Libro
tori del corso del Gange meridionale; tra- de Alexandre (che chiama il fiume della bat-
dizionalmente le abluzioni nel fiume erano taglia Adapis, corruzione di Idaspe) ecc.
e sono un atto profondamente religioso per 102 Il regno di Narsinga o Narasinga si tro-
gli Indiani; Camões torna sull’argomento
vava nel sud dell’India sino ad affacciarsi su
nel canto X, 120-121, dove troviamo peral-
Ceylon; ne parlano Manoel Correa, Faria
tro il toponimo Orixa. In Barros sono nomi-
e Sousa, Barreto, Barros ecc. Detto anche
nati i «reinos de Deli […] Bengala em parte,
Bisnagà dal nome della capitale Bisnagar, è
Orixa» ecc. (I, 4, 7, p. 154).
raffigurato nella carta primosecentesca di
99 In quest’area sfocia il Gange; si tratta
Peter Bertius Narsinga et Ceylon, nella De-
quindi di una terra molto ferace. «La con- scriptio Narsingae: vd. P. Bertii Tabularum
fluenza del Brahmaputra col Gange forma il Geographicarum Contractarum libri quat-
più ampio delta del mondo, oggi diviso fra tuor, Amstelodami, ap. C. Nicolai, 1600, p.
lo stato indiano indiano del Bengala occi- 538 (ma 548). Corrispondeva più o meno
dentale e la nazione indipendente del Ban- all’impero Vijayanagara (1336-1646). Per
gladesh; anche questa è un’area di grande una sintesi efficace sulle lotte intestine nel
fertilità, come il Punjab» ecc. (Torri Storia subcontinente indiano meridionale fra di-
p. 6). versi sultanati, prima dell’arrivo dei Porto-
100 «Guzarate, a que comunemente chama- ghesi, vd. Torri Storia pp. 227 sgg.
mos Cambaia» (Barros ibid.). «Quambaya è 103 «La razon porque los Narsingas son
l’attuale Cambay, in fondo al golfo omoni- floxos, es por ser muy dados a la sensuali-
mo. Era la capitale del sultanato musulmano dad; consumidora primero de la honra, i
del Gujarat» (Radulet Gama p. 142, n. 93). luego de la vida», commenta moralistica-
1116
mente Faria e Sousa («La ragione per cui i 108 Se ne riparlerà ampiamente infra, ott. 32
Narsinghi sono effeminati, è data dal fatto sgg., e vd. qui supra 16, 6-7.
che si dànno assai alla sensualità, consuma- 109 Il Samorim era Principe (Garcez Fer-
trice prima dell’onore e quindi della vita reira) o Imperatore (Faria e Sousa), o me-
stessa»). glio rajà; Zamorin (‘re del mare’) di Calicut
104 Della storia del regno di Canarà scrive si facevano chiamare appunto i regnanti di
diffusamente Diogo do Couto nella sesta quell’area del Malabar (oggi Kerala), ma i
decade Da Asia (libro V, cap. 4, pp. 375 sgg. loro poteri erano in realtà controbilanciati
dell’ediz. Lisboa, Regia Officina Typografi- e limitati dai brahmini e musulmani, come
ca, 1781). spiega Radulet (pp. 28 sg., n. 27).
105 Ne dà precisa notizia Barros, ivi pp. 154 110 Sempre nel significato di ‘pagano, non
sg. In verità esistono in India due cordigliere, cristiano’.
i monti Ghati (‘gradini’) occidentali e quelli 111 Il fatto è sia in Castanheda (Descobri-
orientali (questi ultimi dalla parte del Golfo
mento I, 15, pp. xxxij sg.) che in Barros (I,
di Bengala). Barros e Camões si riferiscono ai
4, 8, p. 156) che nel Roteiro Portuense (p.
primi, i quali, costeggiando la riva occidenta-
50; cfr. Radulet Gama p. 105). Il messag-
le per più di 1500 km, incorniciano la piana
gero prescelto era un degradado (o degreda-
del Deccan convergendo all’estremo meri-
do), ovvero un esiliato («unum exulem» in
dione con gli orientali. Cfr. Torri Storia p. 8.
Osório De rebus Emmanuelis I, p. 42), che
106 Geograficamente corretto; «âa faixa de forse aveva nome João Nunes; Barros scrive
terra, que jaz entre êste Gate e o mar, de che ad accompagnarlo fu mandato anche il
largura de dez té seis léguas, segundo as en- «mouro pilôto» Malemo Caná. L’ancorag-
seadas e cotovelos se encolhem ou bojam, a gio poco al largo della costa del Malabar
qual faixa de terra se chama Malabar, que era avvenuto nel pomeriggio del 20 maggio
terá de comprimento obra de oitenta léguas, 1498.
onde está situada a cidade Calecute» (ivi p.
112 Letteralmente ‘nelle onde’. Il messagge-
155: «una fascia di terra, che giace fra que-
sti Ghati e il mare, di larghezza che va da ro entra nelle acque del fiume che in quel
10 a 6 leghe, a seconda delle insenature e punto a sua volta entra (ovvero sfocia) nelle
dei gomiti che si internano o si protendono, acque del mare Arabico. La figura etimolo-
questa fascia di terra si chiama Malabar, e si gica gioca con il medesimo verbo che indica
estende in tutto per circa ottanta leghe, ove però due direzioni opposte, quella del bat-
è situata la città di Calicut»). tello col messaggero e quella del fiume (che
107
forse è il Korapuzha, chiamato Elathur dal
Come vogliono Cidade e Bismut, tenen-
nome dell’area settentrionale di Calicut).
do presente la virgola fi nale della princeps,
113 «Eu penso que arte está em sentido ge-
si potrebbe isolare il verso dal seguito e
parafrasare: ‘senza nessuna opposizione, ral, especificado pelos tres substantivos do
obiezione da parte delle altre città’, che cioè verso seguinte» (Epifânio Dias). «A arte ou
non mettevano in discussione la superiori- maneira (das pessoas) é o ‘exterior’, o ‘aspec-
tà assoluta di Calicut. Ma si tenga presente to’, o ‘porte’, o que hoje se chama ‘apresenta-
che ad es. dopo dignidade il testo ha un’altra ção’. Equivale a habito de II, 10, 6 e de VII,
virgola, la quale risulterebbe irrazionale agli 85, 6, ital abito» (Basto). «Começou logo
occhi di un lettore moderno. La puntuazio- de se ajuntar a gente a velo como a homem
ne delle stampe antiche seguiva, come si sa, estranho» (Castanheda Descobrimento ivi,
parametri completamente diversi da quelli p. xxxiij). Per l’uso degli aggettivi strano
attuali. In ogni caso la proposta merita di e novo riferiti all’aspetto (habito) vd. n. di
essere presa in considerazione. Pacca a Petr., T. C. I, 19.
1117
114Si intenda ‘la veste insolita per gli indi- 123 Classica retardatio nominis. Secondo la
geni’. Cronaca (in Radulet Gama p. 163) si chia-
115«Vix exul terram attigerat, cum innu- mava Motaybo, in Barros e Castanheda ha
merabilis turba confluit, ut hominem habi- nome Monçaide (forse da Mem Said); Mon-
tu & cultu prorsus ignoto conspiciat» ecc. zaida in Osório; Castanheda specifica che
(Osório ibid.). dai portoghesi il suo nome venne corrotto
116
in Bontaybo (ibid.).
Supra a III, 77, 4 si indica con la stessa
124 Motivo consueto delle sofferenze subite
perifrasi mitologica Tangeri: vd. n. ad loc. Ca-
stanheda (ibid.) e il Roteiro Portuense (ibid.) dai portoghesi nel viaggio, come quelle di
parlano di due mori originari di Tunisi, che Ulisse o Enea narrate nei poemi omerico
sapevano parlare castigliano e genovese, e virgiliano. Il termine opressoes indica i
secondo l’autore del Roteiro o, secondo Ca- patimenti e le disavventure che hanno op-
stanheda, dei quali uno sapeva l’ispanico. presso la flotta lusitana (in Moraes e Silva
Dicionário, 2° significato di oppressão: «peso
117 o riceveo / già dal ferro di quel notitia
incommodo»; Vieyra Dictionary rimanda
alcuna] Paggi 59 □ o perché avesse parte- a Lus. V, 15, 5, che è il miglior commento
cipato a una campagna contro di noi] Pel- esplicativo: «por calmas, por tormentas e
legrini □ segnato dal suo ferro] Poppa Vòl- opressoes»).
ture □ ou bien le fer de nos soldats l’avait
125 Nel testo: a força da mensajem: la fuerza
marqué] Bismut □ or was already marked
by its swords] White. del mensaje] Caldera □ l’essentiel du mes-
sage] Bismut; altri parafrasano. In Moraes e
118 Iperbole, secondo Garcez Ferreira, ma
Silva, alla voce força, troviamo un significa-
neanche tanto. La domanda viene fatta in to minore della forma plurale: «As forças: a
un «castigliano approssimativo» nel Roteiro substancia, o principal», ovvero il nucleo di
Portuense («Al diabro que te doo quem te un discorso. Col verbo releuaua, in Camões la
traxo aqua», pp. 50 sg. e cfr. Radulet Gama parola assume appunto il senso di ‘sostanza,
p. 143 n. 104) e in Castanheda («Al diablo materia’, pertinente solo al Re.
que te doy quien te traxo aca», Descubri-
126 Il messaggio da parte dell’Ammiraglio
mento ivi p. xxxiij).
doveva essere riportato solo al Re del luogo.
119 Cfr. supra V, 4, 1: formulare. Cfr. qui sopra a 23, 3, che va inteso quindi
120 Ultra-formulare; cfr. supra I, 1, 3 e 27, 3; come un ordine restrittivo.
V, 37, 3; infra 30, 7 ecc. 127 Cinque leghe dalla spiaggia, iuxta Bar-
121 Ovvero l’India in generale. ros (I, 8, p. 157). La lega marittima porto-
122 Più laconica e brutale la risposta del de- ghese era di poco meno di 5 km (4,7 circa),
gredado in Roteiro Portuense: «vimos buscar quindi il percorso non dovrebbe essere stato
xrstãos e especiaria» (‘siamo venuti a cercar affatto breve, se i nostri calcoli (e quelli bar-
cristiani e spezie’, p. 51; cfr. Radulet p. 103 e rosiani) sono corretti.
n. 105 p. 143: «Questa frase, forse la più nota 128 L’episodio dell’ospitalità è anche in Ca-
di tutto il Diario, è stata troppe volte utiliz- stanheda, in Osório e nel Roteiro Portuense.
zata per defi nire in senso alquanto riduttivo Tuttavia, il fatto «storico» si contamina po-
le motivazioni delle esplorazioni promosse eticamente con la memria di Virgilio: «Dixit
dalla corona portoghese»). Medesima ris- et angusti subter fastigia tecti / ingentem
posta in Castanheda: «e ele lhe disse que Aenean duxit stratisque locavit»; «Iun-
yão buscar Christãos, e especearia» (Desco- gimus hospitio dextras et tecta subimus»
brimento, ibid.). Traduciamo il verbo acre(s) (Aen. VIII, 366 sg.; III, 83: «Disse così, e
centar con dilatare, che è tipico camoniano. sotto i fastigi dell’angusto tetto / condusse il
1118
grande Enea e lo fece adagiare sui tappeti» cordialità] Pellegrini. Faria e Sousa para-
… «Stringiamo le destre in segno di ospita- frasa con «alegre en estremo». Rodrigues
lità ed entriamo nella casa»). rammenta una frase di Castanheda («certi-
129Pane di grano con miele (Radulet p. 103), ficandolhe que stava ho mais ledo homem
che i locali chiamavano apas (Castanheda do mundo», Descobrimento I, 15, p. xxxiiij)
Descobrimento ibid.); «cibo potuque reficit» ed evoca un bel passo dall’Auto da feira di
(Osório De rebus Emmanuelis I, p. 42). Vicente in cui le espressioni em extremo ed
130 em cabo risultano sinonimi (Estudos p. 21).
Come in latino se recreare o recreari,
137 «Monzaida Gamam Hispanice salu-
osserva Epifânio Dias. Potremmo tradurre
trivialmente ‘si riposasse’. tat; Gama vicissim illum benigne accipit»
131 In questa accezione il que è arcaico (Osório I, pp. 42 sg.).
(Epifânio Dias); bisogna comunque tener 138 Gravitas che si addice a un eroe, come
conto che il precedente tamanho («do lat. sottolinea Faria e Sousa.
tam magnu, tão grande» Nascentes Di- 139 «e Vasco da Gama ho abraçou, e ho
cionário etimológico) vale per ‘così grande’ e fez assentar a par de si, preguntandolhe se
implicitamente apre a una consecutiva. era Christão» (Castanheda ibid.: «Gama
132 Cfr. supra 25, 1-2 e immediatamente qui lo abbracciò e lo fece sedere presso di sé,
sopra alegria (27, 7). Monçaide si dimostra domandandogli se era Cristiano»). Monsai-
affabilissimo e incuriosito. de è, come il re melindano, un esempio di
133 Nel senso di ‘consente a ogni suo riguar- maomettano «buono» – del resto alla fi ne si
do’; «n’a garde de le contrarier», parafrasa convertirà al cristianesimo.
Bismut. 140 Amante e donzella stanno per ‘marito e
134 che è pel Moro uno spettacolo tutt’al- moglie’, quali erano Orfeo ed Euridice; per
tro che sconosciuto] Pellegrini. Non era la donzella in questa accezione di ‘sposa’ (o co-
prima volta, cioè, che Monsaide vedeva una munque dama) cfr. supra III, 134, 6. Inoltre,
flotta armata portoghese. ha ragione Garcez Ferreira a dire che Orfeo
135 Monçaide è naturalmente compl. og- era l’amante per antonomasia (citando Verg.,
getto. Sulla curiosa incongruenza per cui il Georg. IV, 488).
messaggero mandato da Gama non si reca 141 «nec tantum Rhodope miratur et Isma-
dal Re ma torna alla nave con Monsaide, rus Orphea» (Verg., Ecl. VI, 30); il Rodope (e
ragiona lungamente Rodrigues, cui riman- l’Ismaro) sono monti della Tracia, dove vive-
diamo (Estudos pp. 14-20: l’ipotesi è una va Orfeo; Ovidio lo chiama infatti Rhodope-
contaminazione delle fonti). In realtà Faria ius vates (Met. X, 11 sg.). Il mito notoriamente
e Sousa spiega bene, più avanti, la sequenza vuole che il canto di Orfeo attirasse animali
solo apparentemente contraddittoria: «el e piante (arvoredo, ‘boschetto’) ad ascoltarlo:
Portuguese que iva par hablar al Rey, se bol- cfr. Graves § 28a; Apoll. Rod., Arg. I, 23-34.
viô desde la ciudad a la flota con Monçayde, Spostiamo in avanti l’accento di Ròdope (lat.
porque él le dixo estava fuera della, i que Rhodŏpe) per ragioni metriche.
luego allá llegaria el aviso» (cfr. supra 26, 7-8 142 Come indicato sopra, la Mauritania, Bar-
– 27, 1: «il Portoghese che si recava a parlare
al Re, ritornò dalla città alla flotta con Mon- beria, ovvero il regno di Fez (Garcez Ferrei-
saide, perché questi gli disse che era fuori ra), difronte insomma alla costa iberica.
dalla città, e che subito gli avrebbe portato 143«Que a Ventura, que vos traz / tão longe
colà la notizia»). de vossa terra» (Enfatriões 11 sg., Cidade
136 de contento lleno] Caldera □ muy gozo- Autos e cartas, p. 2).
so] Tapia □ ben lieto] Paggi 59 □ con gran 144 Formulare: VI, 14, 7.
1119
145 Cioè, per Faria e Sousa, un intervento 152 prosperato] Paggi (ad litt.); «prosperar
divino; vd. Sannaz., De partu Virg. III, 171 está construido com de, conformemente aos
sg.: «neque enim sine numine credo / tam verbos de prover, á semelhança de beare, a
certus tenuistis iter», e qui infra 31, 1. Cfr. que na poesia tambem se liga o ablativo»
pure Barros, nel discorso del giudeo, ivi cap. (Epifânio Dias).
XI: «Porque não estava em razão homens 153 Cfr. supra V, 10, 6; II, 4, 3 e 6: espressio-
tam ocidentais como era a gente português, ni ricorrenti.
os quais viviam nos fi ns da terra, virem às 154 Formulare: II, 4, 3 e anche V, 28, 7
partes do Oriente per tanta distância de
(quente). «Muytas graças deveis de dar a
mares e caminhos não sabidos, senão per al-
Deus: porque vos trouve a terra onde ha
gum grande mistério que Deus queria obrar
toda a especiaria, pedraria e toda a rique-
per êles» (p. 172: «Giacché non sembrava es-
za do mundo» (Castanheda Descobrimento
serci ragione per cui uomini così occidentali
ivi p. xxxiij: «Molte grazie dovete rendere a
come i portoghesi, che vivevano ai confi ni
Dio, per aver trovato una terra ove c’è ogni
della terra, venissero nelle parti d’Oriente
sorta di spezie, pietre preziose e tutta la ric-
attraverso tanta distanza di mari e percorsi
chezza del mondo»).
a loro ignoti, se non per qualche mistero che
155 Semi-formulare. Cfr. supra II, 51, 6.
Dio intendeva operare tramite essi»).
156 «E segundo o que desta sua escritura
146 I due fiumi simbolizzano il Portogallo.
Il Tago è detto longinco (latinismo; cfr. supra temos alcançado por alguns livros que nos
IV, 69, 7) in quanto generalmente ‘lontano’ e foram interpretados, ao tempo que entrámos
forse perché nasce lungi in terra castigliana na Índia havia seiscentos e doze anos que
e percorre vasto tratto; il Minho, settentrio- naquela terra, a que êles chamam Malabar,
nale fra Portogallo e Galizia, è defi nito igno- fôra um rei chamado Samará Perimal» ecc.
to iperbolicamente, perché evidentemente (Barros Ásia I, 9, 3, p. 370, fonte principale
meno conosciuto e frequentato: a parlare di Camões: «E in base a ciò che di questa
sua scrittura abbiamo visto in alcuni libri
non è un Portoghese.
che furono da noi interpretati, al tempo che
147 Ancora una dizione formulare: cfr. su-
entrammo in India 612 anni eran passati che
pra V, 41, 8; infra VIII, 4, 6 e naturalmente in quella terra, che chiamano Malabar, v’era
alla prima ottava del poema, v. 3. stato un re chiamato Samarà Perimal»; vd.
148 Per remoto(s) vd. Verdelho Concordân- comunque anche Castanheda I, 13, p. xxviij,
cia, con numerose occorrenze analoghe a dove l’ultimo monarca del Malabar unificato
questo passo; per apartado(s) vd. almeno è detto «Sarranaperíma, que a este tempo
supra II, 80, 6: l’ottava si chiude come una averia seys centos annos que era falecido»;
sorta di epitome di motivi stereotipi fonda- dunque il re leggendario sarebbe morto
mentali nel poema. intorno al 900 d. C.). Barreto Micrologia fa
149 Deus, dice Monsaide, come a intendere notare che la narrazione di Diogo do Couto
l’unico Dio adorato da Cristiani e Maomet- è totalmente differente da quella barrosiana,
tani – e dagli Ebrei, giusta la frase pronun- soprattutto perché sposta cronologicamen-
ciata dal giudeo in Barros, sopra cit. te la vicenda in età pre-islamica (588 d. C.)
e vuole che Perimal si fosse convertito alla
150 Per vento yrado vd. l’egloga VII di
fede cristiana (VII, 10, 10: Da origem dos
Camões (Rimas p. 375); mar yrado è sintag- antigos Emperadores do Malavar, chamados
ma ricorrente nel poema. Perimais: e do titulo de Çamorim: e de todos
151 ‘Vario, diversificato al suo interno’ os Reynos que ha no Malavar: e do principio, e
(«peuples variés» Bismut). L’aggettivo indi- origem delles, in: Da Asia de Diogo de Couto
ca una pluralità di popolazioni. […] Decada setima, Parte segunda, Lisboa,
1120
Regia Officina Typografica, 1783, pp. 521 medievale. Il maschile plurale sabios con-
sgg.). Anche Faria e Sousa rimanda a Diogo corda ad sensum con gentes del v. 2.
nello smentire la vulgata di Perimal fattosi 160 Per curioso si intenda ‘attento, scrupolo-
maomettano. Il nome corretto dovrebbe so’: «cuidadoso (curiosus)» (Epifânio Dias).
essere Xaram Perumal; per la posteriore 161 Intendi: ‘sulle navi’ che aveva armato e
tradizione di Perimal fedele a S. Tommaso
rifornito.
vd. Oriente conquistado a Jesu Christo pelos
162 Sarebbe propriamente Medina, ma vd.
Padres da Companhia de Jesu da Provincia
de Goa. Segunda parte […] Ordenada pelo P. Rodrigues Estudos p. 23. Lo studioso inter-
Francisco de Sousa, Lisboa, V. Da Costa Des- preta un passo di Barros (II, 8, 1, p. 363) «a
landes, 1710, p. 113; Io. Facundi Raulin […] Meca, que está metida no sertão, onde jaz
Historia Ecclesiae Malabaricae […] Romae, o corpo de Mahamede» eliminando la se-
Hieron. Mainardi, 1745, I, 1, 3, p. 3. conda virgola; consapevole comunque che
157
Barros medesimo, a I, 9, 3 (p. 371), scrive
Sull’uso del congiuntivo pretérito imper-
che Pereimal partì verso a casa da Meca (=
feito nell’originale (viessem…trouxessem),
Castanheda Descobrimento I, 13, p. xxviij).
sorta di consecutio temporum – o meglio «as-
Il dubbio che Camões mantenga l’inesat-
similação de modos» – vd. nota di Epifânio
tezza (formulato da Epifânio Dias) secondo
Dias.
noi permane. Cfr. invece la citazione espli-
158 Il camoniano parentes è un evidente lati-
cita della cidade Meca più avanti, a IX, 2,
nismo per ‘genitori’. 6. Nell’originale pubrica è presente storico:
159 «E como os mouros, por serem núncios ‘aveva predicato’ e la forza della sua predica-
do Demónio, que neste género de adquerir zione dura tuttora più che mai.
vassalos é mui diligente, e todos são mui 163 Cfr. supra II, 52, 2 e 5 nonché infra X,
solícitos de convertir o gentio a si, pouco e 13, 3; 14, 6.
pouco começou esta sua infernal doutrina 164 Chale, a due leghe da Calicut (Pimpão).
lavrar naquela gente idólatra […] com
165 Nominata dallo stesso Camões nell’e-
que êste rei Saramá Perimal veo a se fazer
mouro» (Barros ibid.: «E siccome i mori, legia O poeta Simónides: I, 148-150; «assi
ditta, porque ha muita nella [perché è ricca
nunzi del Demonio, che in questa pratica
di molte spezie, “Pimenta”], está junto a
di fare seguaci è molto attivo, e tutti sono
Cochim» (Garcez Ferreira). Cfr. Roteiro da
molto solleciti a convertire i pagani alla
India p. 418.
propria legge, piano piano cominciò questa
166 Sempre città sulla costa del Malabar.
loro infernale dottrina a insinuarsi in quegli
idolatri … talché questo re Saramà Perimal Coulão e Cananor sono anche in Barros, se-
si convertì e si fece maomettano»; cfr. Ma- gnalati come i principali reami lasciati da
noel Correa, n. a questa ottava, e la nostra Perimal ai parentes (qui nel senso proprio
introduz. al canto); «Coeste rey tomarão os di ‘consanguinei’) più cari (I, 9, 3, p. 371).
mouros tanta conversação, e ele coeles que Coulão è «the Kayankulam of modern maps»
se converteo a sua seyta» (Castanheda Des- (Burton 2, p. 477; cfr. ivi pp. 475-477 per
cobrimento I, 13, p. xxviij). Gli idolatri sono l’onomastica topografica di questa ottava).
ritenuti più deboli, nella loro fede, quando 167 Rodrigues propone di accettare l’emen-
si incontrano con le religioni monoteiste, datio in o mais dell’ediz. del 1633; Epifânio
come la maomettana, certo, ma anche la Dias corregge in as mais (scil. terras); ma al-
cristiana: questa era appunto l’opinione di lora perché non sottintendere ad es. lugares?
Barros, di Castanheda e di Camões. Vd. co- Cfr. infra «cidades e lugares», X, 11, 5. Basto
munque Torri Storia pp. 169 sgg. sulla rile- infatti suggerisce «lugares, dominios». Ogni
vanza della diffusione dell’Islam nell’India correzione è dunque inutile. Si consideri la
1121
geometrica repetitio di mais, con diverso va- 172 Traduzione-calco: ‘comanda’; cfr. mande
lore grammaticale e semantico. al v. 2.
168 Accenno a una omofi lia «paterna» del 173 Ovvero: ‘è una concezione tramata di
Perimal? Il modello era Adriano e il suo favole, un complesso di immaginazioni fan-
Antinoo. tastiche’.
169 Letteralmente ‘nobile e ricca’: «e por 174 Si noti la rima paronomastica (quasi-
consentimento de todos deixou na Cidade identica) pobre: cobre, e quindi il polittoto
Calecut hum pagem, que elle creou, chama- cobre…cobrir. Le informazioni sugli indiani
do Manuchem Herari, natural de huma al- vengono a Camões soprattutto da Barros
dea chamada Baluri, tres leguas de Calecut, e Castanheda; cfr. ad es. Descobrimento I,
que já era tão valoroso» (Da Asia de Diogo 14, p. xxxj: «andão nus somente com huns
de Couto VII, 10, 10, p. 523: «e col consen- panos dalgodão pintados que os cobrem
so di tutti lasciò nella città di Calecut uno da cinta ate ho giolho» («vanno nudi con
scudiero, che egli aveva nominato, chiamato soltanto un panno di cotone dipinto che li
Manuchem Herari, nativo di un villaggio copre dai fianchi ai ginocchi»). Vd. comun-
di campagna chiamato Balduri, a tre leghe que anche Roteiro Portuense p. 52 e Osório:
da Calicut, che già era assai valoroso»). Ma- «Umbilico tenus nudi ambulant. Inde usque
noel Correa scrive «a hum sobrinho seu deu ad tibias demissis vestibus integuntur» (II,
Calicut», quindi a un nipote; cfr. analoga- p. 47).
mente Barros: «quis dar [scil. Calicut] a um 175 Intende le due caste in cui si divide il
sobrinho a que êle maior bem queria, e que
popolo indiano. In realtà le gradazioni era-
de menino lhe servira de page com um novo
no numerose (Arriano distingueva sette
nome de potência no secular sôbre tôdolos
caste, Indica 11 sgg.) come le popolazioni e
outros, chamando-lhe samori, que entre êles
razze che convivevano nel Malabar: Camões
quere dizer o que acerca de nós emperador»
«limitou-se aos extremos», commenta
(Ásia I, 9, 3, p. 371: «volle consegnare il po-
Rodrigues (Estudos p. 25).
tere a un nipote che egli prediligeva, e che
176Cfr. Castanheda Descobrimento ibid.;
da ragazzo gli aveva servito da scudiero, con
un nuovo titolo di potere perenne [o tem- Barros I, 9, 3, p. 372.
porale?] sopra tutti gli altri, nominandolo 177 Quelli che oggi chiamiamo Paria; il
samori, che nella loro lingua significa qual- termine Poleas è presente nel Grand Dic-
cosa come il nostro imperatore»). tionnaire géographique, historique et critique
170 Hysteron-proteron. Ove di santa vita il di Bruzin de la Martiniere, alla dettagliata
fi ne veda] Paggi 59 □ ove santa condur volle voce Cochin (vol. 2, Paris, Libraires Asso-
la vita] Bonaretti □ où sa vie doit se pour- ciés, 1768), ed era ed è comune in lingua
suivre et s’achever dans la sainteté] Bismut portoghese (da pulayan, che probabilmente
(riassesta l’anastrofe). Il mitico Samará Pe- significava ‘lavoratore della terra’; un po-
rimál è un altro esempio, se pur avvolto nel- polo di nome Pulayan abita la regione del
le nebbie del passato, di maomettano ‘san- Kerala da millenni). Vd. infatti un moder-
to’, quindi buono – ancorché neoconvertito, no dizionario come lo Spinelli & Casasan-
e in un certo senso ingannato dal Demonio, ta Dizionario alla voce Poleá («plebeo del
ma diremmo in buona fede. Malabar»).
171 Nell’originale la forma Camorî è un uni- 178 La casta defi nita ‘antica’: «como se dis-
cum nel poema; la scrizione comune è Sa- sera, não podem ter outra vida, nem outro
mori, o Samorim. Rodrigues ritiene che per officio differente de seus antepassados, que
errore tipografico si debba leggere Çamorî mostra na octava seguinte» (Manoel Correa:
(Estudos p. 25). «come s’è detto, non possono condurre vita
1122
diversa, né fare differente mestiere dei loro Cambaia, gente tam religiosa na seita de Pi-
antecessori, cosa che il poeta mostra nell’ot- tágoras, que até a imundicia que criam em si
tava seguente»). Cfr. anche Castanheda Des- não matam nem comem cousa viva» (Ásia I,
cobrimento ibid. 4, 6, p. 151: «certi uomini che chiamano ba-
179 Difatti, quelli che esercitano un dato neani, dello stesso popolo del regno di Cam-
mestiere – e hanno sempre esercitato quello baia, gente così credente nella fede di Pita-
– non possono prender moglie fuori dell’or- gora che persino i parassiti che producono
dine d’artigiani cui appartengono] Pellegri- in sé non li uccidono, né mangiano cosa viva
ni. [cioè che abbia avuto una vita animale]»).
180
Per lo sviluppo del brahmanesimo nell’In-
«Porque o lavrador è distinto do
dia antica vd. Torri Storia pp. 105-108; per
pescador, o tecelão do carpinteiro, etc., de
la distinzione trasversale fra un livello «alto»
maneira que os ofícios tēem feito entre êles
e uno «basso» delle religioni indiane princi-
linhagem própria, pera uns não casarem
pali (islamismo e induismo) vd. ivi, pp. 240
com os outros» ecc. (Barros ibid.: «Perché sg. L’influenza e il potere dei brahmani fu
il lavoratore è distinto dal pescatore, il tes- soprattutto politica. Colui «che primo humi-
sitore dal carpentiere ecc., di modo che gli lemente / philosophia chiamò per nome de-
impieghi hanno creato fra di loro specifici gno» (Petr., T. F. III, 8 sg.) sarebbe Pitagora,
lignaggi, e non possono sposarsi gli uni con come testimoniano Cicerone, Diogene Laer-
gli altri»). zio ecc. I suoi precetti sono effettivamente
181«se não tocam com nenhum vilão» ecc. famosi, ma Camões non vuole qui intendere
(Castanheda Descobrimento ibid.). esservi un legame certo e consapevole fra il
182 Ovvero i Samaritani. Lasciamo l’accen- pitagorismo e il brahmanesimo. Tenderem-
to irregolare per rispettare la rima originale. mo a parafrasare: ‘osservano gli stessi pre-
Il confronto con gli ebrei è tal quale in Bar- cetti assai noti di Pitagora, che per primo si
ros: «não faziam os Judeos tanta purificação, disse fi losofo e non sapiente’.
quando se tocavam com um samaritano, 185 Propriamente: ‘famiglia’, oltre che ‘ca-
quantas êles fazem se per desastre algum sta’. È una specificazione rispetto a quanto
dêste povo lhe toca» (ibid.: «non compivano detto supra 38, 2.
i Giudei tante purificazioni, quando entra- 186 Riferisce Barros che le donne Naires
vano in contatto con un samaritano, quante all’età di 10 anni sono ritenute già atte al
ne fanno loro se per accidente infausto qual- concubito, e propriamente non si sposa-
cuno di questo popolo li tocca»). Vd. natu- no ma accolgono nel loro letto qualunque
ralmente Io 4, 9. uomo della loro casta, ed anche i brahma-
183 Che i Naires siano una casta di guer- ni, purché sempre della stessa linhagem (I,
rieri è testimoniato sia da Barros che da 9, 3, p. 373; cfr. Castanheda Descobrimento
Castanheda; dal Descobrimento si veda in ivi, p. xxxj). Gli eredi quindi sono i nipoti,
particolare: «E as [scil. armas] que se mais in quanto non è possibile stabilire chi sia
costumão antreles são espadas e escudos» figlio legittimo di chi. Come spiegano le
(ivi, p. xxxij). Si notino ai vv. 5-6 e 6-7 due stesse fonti, il motivo è quello di formare
enjambements abbastanza forti. una gioventù «figlia di nessuno», senza una
184 «Maximo in honore habent sacerdotes, famiglia, e quindi concentrata solo sull’arte
quos appellant Brachmanas, penes quos della guerra.
arbitrantur esse rerum divinarum & 187 Come nell’età dell’oro (cfr. coro I dell’A-
humanarum scientiam» (Osório II, pp. 46 minta tassiana, più o meno). A Monsaide
sg.). Barros: «certos homens a que chaman sfugge l’aspetto poco etico di queste usan-
baneanes [sic], do mesmo gentio do reino de ze, forse perché non è cristiano. O piuttosto
1123
l’esclamazione contro la gelosia, peraltro 195 Adottiamo un arcaismo: «il fatto di sta-
topica, è condivisa dall’autore: vd. ad es. la re, di fermarsi e sostare» (Treccani).
trova 16, Suspeitas que me quereis?, che chiu- 196 «era cousa fermosa de ver a diferença que
de col verso «ao inferno de ciúmes!» (dove faziam em côres» (Barros III, 2, 8, p. 101).
la virgola dopo inferno apposta da Pimpão
197 Ovviamente le acque dell’oceano, ri-
in Rimas p. 23 ci pare insensata; vd. infatti
Redondilhas p. 389). spetto a quelle del fiume, sono più gelide.
Tuttavia, la maggior parte dei commenta-
188 L’aggettivo grossa per ‘ricca, prospera’,
tori intendono frio come relativo a remo,
oltre che ‘vasta’, viene usato ad es. da Bar- nel significto di ‘lento, tranquillo’. Eça Ca-
ros: «A terra em si è grossa e mui fértil» (I, mões marinheiro tuttavia commenta «As-
3, 8, p. p. 106). sim, quando o commandante vae a terra
189 Doppia metonimia: le onde per il mare,
fazer uma visita oficial, a embarcação que
e il mare per le navi mercantili che lo per- o transporta vae de voga larga e descançada
corrono. e “O remo compassado fere frio”» ecc. (pp.
190 Espressione carica di memorie classi- 36 sg.). Dunque l’incedere calmo del bat-
che: «Fama volat parvam subito volgata tello è indicato da compassado, non da frio.
per urbem»; «cum praevectus equo longa- Quest’ultimo aggettivo viene usato nel po-
evi regis ad auris / nuntius ingentis ignota ema soprattutto nel significato primario di
in veste reportat / advenisse viros» (Verg., ‘freddo’. Moraes e Silva neppure registra
Aen. VIII, 554; VII, 166-168); «fuso rumore alla voce frio il senso di cui sopra (e neppure
per urbem / advenisse duci generos […]. / sotto remo); idem Vieira, nelle sue lunghe e
Socias it Fama per urbes» (Stat., Theb. II, articolate entries frio e remo. Tuttavia Gar-
201-205) ecc. cez Ferreira annota: «está ditto com muita
191 Nel testo: de todo sexo, ‘di ambo i ses- elegancia segundo o estilo dos Mareantes,
si’, che in traduzione omettiamo per ragio- que dizem: Remar a remo quente, quando
ni metriche e perché ci sembra implicito he com pressa; ao contrario a remo frio,
in gente. Cfr. Ar., O. F. XI, 52, 8: «né sesso quando vão de vagar, e compassadamente»,
riguardavano né etade» («a otro proposito» ripreso ad es. da Winterfeld, p. 451, e pre-
come giustamente specifica Faria e Sousa). ceduto da Manoel Correa: «hião remando
192 i maggiorenti della corte, spediti dal
com grande ordem & compasso, & muyto
devagar: o que mostra naquellas palavras:
Samorin al comandante dei nuovi arrivati]
Fere frio agora o mar, depois o fresco rio, que
Pellegrini. La relativa que chegara si riferi-
isto he ferir o mar friamente, remar muyto
sce alla flota; i due verbi in rima mandâra e
manso & devagar», e così poi Epifânio
chegâra sono piuccheperfetti, talché la tra-
Dias, Basto, Pimpão ecc. Però tutte queste
duzione letterale sarebbe: ‘aveva mandato…
testimonianze antiche e moderne, di cer-
era arrivata’. Si notino nell’ottava gli echi
to autorevoli, non ci convincono del tutto.
interni andaua…mandaua…mandâra.
Intanto, se l’espressione «marinaresca» è a
193 Gama, il Capitano. remo frio, qui abbiamo o remo sogg.; inoltre
194 Introduciamo un’inarcatura e un iper- il parallelismo-antitesi frio…fresco mi pare
bato che non sono presenti nell’originale. che imponga l’attribuzione rispettivamente
Stando a Castanheda, un emissario del Ca- a mar…rio (pur con un enjambement fra i vv.
tual («que he come corregedor da corte», 7 e 8). Anche il rapporto fra agora e despois
cfr. ott. sg.) aveva comunicato a Gama che rafforza l’isocolia. Infi ne, il gioco parono-
poteva senz’altro sbarcare (Descobrimento I, mastico remo…fere frio…mar…fresco rio mi
16, pp. xxiiij sg.). Tocco fa giustamente no- pare che funzioni architettonicamente sen-
tare la differenza rispetto a supra II, 83, 7-8. za riferire frio a remo. Cambiando argomen-
1124
to, non è poi del tutto congruente il passo 209 In Castanheda il Catual mente dicendo
virgiliano evocato da Faria e Sousa (Aen. che si tratta di una igreja (Descobrimento ivi
VII, 25-36), anche se l’episodio dell’ingres- p. xxxvj), mentre il Roteiro Portuense defi-
so di Enea nel Tevere è sicuramente modello nisce direttamente la fabbrica «hâa grande
generale per questo luogo camoniano. igreja» (p. 55). Camões invece non permette
198 Come già detto, il Catual era il viceré, o al lettore di scambiare il templo (ove «no
governatore. Nel Roteiro Portuense è detto Paganismo se dava culto aos falsos Deuses»
Bale «o qual he como alquaide» (p. 53; cfr. Moraes e Silva) per una chiesa cristiana,
Radulet Gama n. 112, pp. 143 sg.). In Bar- seguendo Barros: «um grande templo de
ros: «um homem nobre a que êles chamam gentio» (ivi p. 157, pur se i Portoghesi poi
Catual, acompanhado de duzentos homems si ingannano). Vd. infatti subito la strofa
a pé» (ivi, 8, p. 157). Osório lo definisce sg. e cfr. pure Osório I p. 44: «in templum
«gubernator maris» e aggiunge «appellant apud illos sanctissimum deducti» (tuttavia
illi hunc magistratum Catualem» (I, p. 43). anche qui Gama si illude dapprima di essere
199
in una chiesa cristiana: per la mutua con-
«que elle de contino traz consiguo
fusione fra induisti e portoghesi vd. Murrin
duzentos homens armados de espadas e
Trade and Romance).
adargas» (Roteiro Portuense ibid.).
210 «E indo or esta igreja virão muytas ima-
200in pompa solenne] Pellegrini □ un ac-
gens pintadas pelas paredes, e delas tinhão
cueuil magnifique] Bismut.
tamanhos dentes que lhe fayão for a da boca
201 Formulare: cfr. supra II, 101, 2. hâa olegada, e outras tinhão quatro braços
202 Chiamata andor da Castanheda, che è e erão feas do rosto que parecião diabos»
fonte diretta per Camões in questa ottava (Castanheda Descobrimento ivi, p. xxxvij:
(Descobrimento I, 16, pp. xxxiiij sg., con de- «E in questa chiesa videro molte immagini
scrizione dettagliata di queste lettighe a pp. dipinte sulle pareti, ed alcune avevano così
xxxvj-xxxvij). tanti denti che gli sporgevano fuori della
203 bocca per quasi tre centimetri, e altre ave-
«il suo usato costume» è lezione di
vano quattro braccia ed erano così brutte di
Petr., T. M. I, 165 secondo le stampe anti-
faccia che parevano diavoli»).
che (ad es. quella commentata dal Vellutel-
211 Nell’originale varios non concorda con
lo, Venezia, Valgrisi, 1960, c. 187v), ma le
moderne edizioni preferiscono la lezione deidades; Epifânio Dias ritiene che Camões
caro costume. abbia in mente il sinonimo più comune De-
204 oses (così Pimpão, Basto); si potrebbe anche
Sulla portantina, cioè, diversamente da-
supporre un’anastrofe (*de varios gestos) che
gli altri. Attacco d’ottava con due emistichi
poi però influirebbe anacoluticamente sul
in perfetto parallelismo.
secondo emistichio varios de pintura, che è
205 Ovverosia a piedi. inequivocabilmente al maschile. Tuttavia,
206 La squadra è detta fera («stretta» è una la piana isocolia fra le due parti del verso fa
nostra aggiunta) perché costituita da scelti pensare che abbiano ragione i commentatori.
valorosi, come indicano Faria e Sousa e 212 Uso simile al latino fingere nel senso di
Garcez Ferreira. Doveva trattarsi di non più ‘plasmare’.
di una dozzina di uomini. 213 La Chimera era parte della mostruosa fi-
207 Cfr. supra IV, 64, 2. L’ottava sviluppa gliolanza di Tifone ed Echidna; aveva forma
suggerimenti da Castanheda, Descobrimen- di capra che sputava fuoco, testa leonina e
to ivi, p. xxxvij. coda di serpente (cfr. Graves § 34a; Apol-
208«Multa inter sese vario sermone sere- lod, Bibl. III, 3, 31). L’espressione se varia
bant» (Aen. VI, 160). si riferisce appunto alla triplice varietà del
1125
corpo della Chimera. C’è da dire che figu- revealed no deity with ram’s horns, but the
razioni simili alla Chimera greca, risalenti a Brahmany Bull is sacred to Shiva. And some
molto tempo prima, nell’antica cultura Hin- image of that god might conceivably bear
du, sono state ben studiate, come la nota the attributes of his sacred animal» (Bacon).
Chimera di Harappa, dotata di coda serpen- Anche Tocco si domanda se non si tratti qui
tina, giogaia e pelame di capra e altri ele- di Nandi, il ben noto toro sacro a Shiva. Ma
menti animali; le varianti attestate sono nu- la scultura descritta nei due versi di Camões
merose (vd. per il dettaglio Dennys Frenez non è un toro, bensì un «umano» con corna
& Massimo Vidale, Harappan Chimaeras as taurine. Si può forse pensare a un possibile
“Symbolic Hypertexts”. Some Thoughts on proto-Shiva, come sembra essere raffigurato
Plato, Chimaera and the Indus Civilization, nel sigillo detto Pashupati dove l’arcaica di-
«South Asian Studies», 28, 2012, 2, pp. 107- vinità indossa un cappello dalle ampie corna
130). Camões potrebbe aver visto qualche (vd. Further Excavations at Mohenjo-Daro
iconografia indiana di tale ascendenza? In […] By E. J. H. Mackay, vol. II, New Deh-
tal caso il paragone con la Chimera greca li, Government of India Press, 1937, tav. C,
non sarebbe certo fuori luogo. fig. F), ma l’interpretazione è stata messa in
214 La emergenza di divinità come mostri, discussione.
216Probabilmente Aghni, dio hindu del
tipica di molte religioni orientali, risulta
antitetica all’antropormorfismo iconodulo fuoco, rappresentato con due facce.
proprio della tradizione cristiana cattolica 217 Può trattarsi di Shiva, o Vishnu, o for-
– e, all’origine, della statuaria classica. Cfr. se Durga, dea della guerra, dalle numerose
anche le considerazioni di Murrin Trade and braccia: questo aspetto è comunque simbolo
Romance p. 195: in ogni caso i musulmani di potere superumano ricorrente, nelle im-
erano «nemici» sia degli adoratori di imma- magini divine induiste.
gini hindu che dei cristiani. 218 Dea dei cani o dea lupina del pantheon
215 Continuano i confronti con immagini hindu è Sarama, ma non ci risulta che aves-
degli dèi degli antichi greco-romani e me- se viso di cagna. Tocco pensa ad Hanuman,
diterranei. Zeus-Ammone aveva origini na- dio delle scimmie, metà uomo e metà scim-
turalmente egiziane; ne parla Lucano nella mia; forse il volto poteva confondersi, agli
Pharsalia: «Ventum erat ad templum, Libycis occhi di un occidentale, con quello di un
quod gentibus unum / inculti Garamantes canide. Inoltre Shiva, nel suo più terribile
habent; stat sortiger illis / Iuppiter, ut me- avatar di Bharaiva, può assumere forma o
morant, sed non aut fulmina vibrans / aut volto di cane.
similis nostro, sed tortis cornibus Ham- 219 L’immagine di Anubis latrans o latrator è
mon. / […] Quamvis Aethiopum populis in Virgilio, Properzio, Ovidio e in molti altri
Arabumque beatis / gentibus atque Indis autori latini. «Llamale Memfitico, o porque
unus sit Iuppiter Hammon» (511-514, 517 tenia Templo em Memfis, o porque toma a
sg.: «Si giunse ad un tempio, l’unico delle Memfis por el Egipto, la parte or el todo»
genti di Libia / che possiedono i selvaggi (Faria e Sousa). Cfr. supra IV, 62, 5. Per Gia-
Garamanti, secondo la tradizione vi risiede no ancipiti imagine cfr. Ov., Fast. I, 95 sgg.;
/ Giove che rende oracoli ma non brandisce per Briareo vd. Graves § 3b. Camões compie
folgori / come il nostro, ma è un dio dalle una sincrisi tra mostri del paganesimo clas-
corna ritorte, dal nome Ammone. … seb- sico e di quello hindu, con un gusto poeti-
bene le genti d’Etiopia e i popoli fortunati co raffinato che giustamente induce Faria e
degli Arabi e degli Indi venerino un unico Sousa ad evocare un passo della catabasi di
Giove Ammone»; cfr. Erod. II, 42 ecc.). «My Enea: «Multaque praeterea variarum mon-
investigations of the Hindu Pantheon have stra ferarum / Centauri in foribus stabulant
1126
Scyllaeque biformes / et centumgeminus Bria- molti boschetti che apparivano fra le case,
reus ac belua Lernae / horrendum stridens e queste avevano molti bei giardini interni,
flammisque armata Chimaera, / Gorgones ove c’erano molte erbe e foglie profumate, e
Harpyiaeque et forma tricorporis umbrae» serbatoi d’acqua per ricreare il re»).
(Aen. VI, 285-289, c.vi miei: «Inoltre nume- 225 edificano nobili e parenti / le case loro]
rosi mostri di diverse fiere, / i Centauri stan- Averini □ si trovano le case dei Signori]
no alle porte e le Scille biformi, / e Briareo La Valle □ les seigneurs se son bâti leur
dalle cento braccia e la belva di Lerna, / e demeures] Bismut □ lì hanno loro case i
orribilmente stridendo, armata di fiamme, la maggiorenti] Poppa Vòlture. Non ci sembra
Chimera, / e le Gorgoni e le Arpie, e la forma corretto; preferiamo la parafrasi di Pimpão:
dell’ombra dai tre corpi, Gerione»). «estão edificados os seus assentos nobres» e
220 Detto in relazione al loro falso credo vd. analogamente Epifânio Dias, Basto ecc.;
religioso. Paggi 59 traduceva com la consueta elegan-
221 «e quando foy ao entrar da cidade, era za: «Suoi palagi di pregio han sempre il pos-
a gente tanta assi da que saya dela a ver os to / nel mezzo d’arboreti dilettosi». Qui si
nossos como da que ya coeles, que não cabia parla dei palazzi reali, i nobili non ci hanno
pela rua» (Castanheda, Descobrimento I, 17, nulla a che fare.
p. xxxvij – ma xxxviij: «e quando si trovò a 226 Cioè, possedendo in mezzo agli albe-
entrare nella città, era la gente così numero- ri del giardino un complesso di case così
sa che ne usciva per vederci quanta quella ampio, il re dimora nella sua residenza di
che li seguiva, al punto che non entravano campagna e nello stesso tempo quasi in una
nella strada»; cfr. anche Radulet p. 105). città. Bismut, insistendo lungamente sull’in-
222 «matres atque viri … / … pueri innup- terpretazione del v. 5 che abbiamo rifutato
taeque puellae» (Aen. VI, 306 sg.); «maturi sopra, ritiene che i re del luogo «tout comme
vecchi e assai donne e donzelle»; «Donne, à la ville, ils mènent une vie de societé, grâce
donzelle e vecchi ed altra gente» (Ar., O. F. au voisinage de grands de leur cour: ainsi
XIV, 51, 7; 54, 1). tout en étant à la campagne, ils auront au-
tour d’eux leur ministres, leur conseillers,
223 Nell’originale manca il com, che è emen- leurs officiers, etc.» (n. p. 319). Per noi
damento posteriore alla princeps. Non è as- questo è tutto frutto della fantasia del ge-
solutamente necessario; inoltre Rodrigues neroso camonista francese. Interessante
(Estudos p. 26) fa notare che «o a que falta an- è piuttosto riportare la notizia di Plinio il
tes de passos está incluido no adverbio não». Vecchio: «Iam quidem hortorum nomine in
224 La descrizione serba precisa memoria di ipsa urbe delicias agros villasque possident.
Castanheda: «chegou aos paços del rey com Primus hoc instituit Athenis Epicurus otii
mais de huma ora de sol. Os paços tirando magister; usque ad eum moris non fuerat
serem terreos eram muyto grandes [cfr. v. 4], in oppidis habitari rura», cioè ‘possedere
e pareciam ser hum fermoso edificio, polos una residenza di campagna entro le mura
muytos arvoredos que parecião perantre as cittadine’ (H. N. XIX, 50 sg.: «Infatti c’è chi
casas, e estes erão de muytos e fermosos jar- possiede dentro la città delizie dal nome di
dins que avia dentro, em que avia muytas orti, nonché campi e ville. Per primo istituì
froles e ervas cheirosas, e tanques dagoa quest’uso ad Atene Epicuro, maestro dell’o-
pera recreação del rey» (Descobrimento zio; prima di lui non era consuetudine abita-
ivi, p. xxxix: «giunse ai palazzi del re con re campagne dentro le città murate»). L’edo-
più di un’ora di sole. I palazzi, eccettuando nismo e l’otium epicureo vanno a coincidere
che erano bassi, risultavano molto grandi, e curiosamente con le delizie del Samorim di
sembravano formare un bell’edificio, per i Calicut.
1127
227 Bello il termine originale sutileza, che 237 Letteralmente: ‘che quello è suo figlio’.
vale per ‘abilità artistica’, ma indica un ta- Chiediamo venia per la rima identica in tra-
lento capace di singolari e minuziose inven- duzione. «I desta manera queda claro, que el
zioni. Nella poesia italiana antica è spesso tan proprio, se refiere a Baco; diziendo, que
usata la parola sottiglianza per indicare una estava él alli tan natural, tan bien retratado,
poesia subtilis e ricca di sensi riposti: Dan- que hasta su propia madre dixera, que era él
te è maestro di subtilitas, in questo senso. aquel mismo vivo, i no pintado» o esculpido
Camões indirettamente proietta su di sé la (Faria e Sousa: «E così resta chiaro che l’e-
sutileza delle figuras, in quanto capace, alle spressione tan proprio si riferisce a Bacco;
ottave seguenti, di produrre ad oculos le dicendo che stava lì così naturale, così ben
sculture nella sua eckphrasis. ritratto, che persino la sua propria madre
228 Dedalo come architetto e inventore ge- avrebbe detto essere lui stesso vivo, e non
dipinto». La rassomiglianza vivida del Bacco
niale per antonomasia; vd. su di lui Graves
in altorilievo è tale che la madre Semele lo
§ 92. Cfr. il sintagma oraziano «ope Daeda-
prenderebbe per suo figlio in carne ed ossa.
lea» (Carm. IV, 2, 2). Si noti che facultade in
238Si tratta di un topos, per cui vd. ad es.
luogo di faculdade è latinismo.
229 Erod., VII, 58.
Nell’originale il por è in senso modale:
239 Di Semiramide, che «adeo ingentis fuit
‘nobilmente’, «squisitamente», come tradu-
ce Pellegrini. animi ut, quasi ferus homo armis subegerat
230 Avvertiamo un certo rispetto per l’anti- nationes coercueratque viribus, arte et inge-
nio regendas femina auderet assummere»
chissima civiltà indiana, se pure da parte di
(Bocc., Mulier. clar. II, 3: «fu d’animo così
un cristiano, che però ha conosciuto quella
forte che, quasi rude maschio, sottometten-
terra. Si osservi che antiguidade sembra con-
do nazioni e costringendole con la forza,
tenere in sé l’antiga idade del verso 6, con cui
osò assumere con arte e ingegno il dominio
peraltro forma una rima ricca.
essendo donna»). Vd. anche supra III, 100,
231 Vividamente, come sarà la loro descri-
1 sg.; «i este numeroso exercito era aquel
zione poetica camoniana enargica. con que ella venció en batalla Naval sobre
232 La metafora dell’ombra è platonica, sen- el Indo a Estaurobate [re dell’India], de
za valore peggiorativo però, e non va parafra- quien despues fue vencida en tierra» (Faria
sata (‘scultura, raffigurazione’). Plinio il vec- e Sousa).
chio parlava di «quasdam veritatis umbras», 240 Esattamente fra gli incontinenti Dante
ma in negativo, a proposito della magia (N. pone la lussuriosa Semiramide in Inf. V, 52-
H. XXX, 17). Il verso sembra riecheggiare 60. Si noti l’iterazione in fig. etimol. al v. 8,
quello famoso di supra II, 12, 5. E infatti incontinencia.
Bacco arriva subito in effigie all’ott. sg. 241 Cioè sempre caldo e pronto all’accop-
233 Come supra I, 52, 2: «a terra Oriental piamento. «Equum adamatum a Samirami-
que o Indo rega». L’Idaspe, come si sa, fu de usque in coitum» (Plin., N. H. VIII, 155).
luogo di una mitica battaglia di Alessandro 242 L’immagine è in Garcilaso (Egl. I, 18).
Magno, che però viene evocato da Camões
243 che alternava col figlio nell’alcova] Ave-
due ottave dopo.
rini (brutale e poco fedele, ma efficace). Se-
234 Quindi giovane, senza rughe, luminoso.
miramide si accoppiava col suo amato caval-
Cfr. supra II, 10, 1-2. lo e con suo figlio, giusta le fonti (Giustino,
235 Bacco, di cui il tirso è uno dei parapher- Plinio ecc.).
nalia (vd. Jeanmaire Dionysos p. 16). 244 Nell’originale tremolauão, forma antica
236 Cfr. supra I, 31, 8. rispetto a tremular.
1128
245 Quella Macedone, terza secondo il Uno storico tra Aristotele e i re macedoni,
sogno di Nabucodonosor iuxta Dn 2, 39: Milano, Jaca Book, 1985, pp. 108 sgg., 94
«et regnum tertium aiud aereum quod sgg.; vd. Plutarchus Vitae c. 259v: «Asserunt
imperabit universae terrae». Secondo quidam, sacerdotem dum graece ipsum sa-
l’interpretazione vulgata, il primo regno lutaret, & blandus paidìon, hoc est, fi liole
era quello assiro-babilonese, il secondo compellare vellet, per barbarismum pro n,
quello persiano, il terzo quello macedone, abusum s, paidìos, id est, Iovis fi li pronun-
il quarto quello romano. «Il riferimento alla ciasse. Illum vocis errorem Alexandrum
terza monarchia rimanda al mito del Quinto libenter perinde ac omen audire. Quocirca
Impero […] di cui si dovrà fare interprete confestim vulgatum est, eum ab oraculo
il Portogallo: si tratta di un modello che Iovis fi lium appellatur», Alex. cap. 27: «So-
già ai tempi di Camões, ma soprattutto nel stengono taluni che un sacerdote, mentre
Seicento e con Padre António Vieira, sarà lo salutava in lingua greca, e gentilmente
perno centrale in tutte le specuazioni di uto- volendolo appellare paidìon, cioè figliolo,
pia politica in terra lusitana» (Tocco). Cfr. la errando per barbarismo al posto di n disse
Historia do Futuro. Livro anteprimeyro […] s, paidìos, cioè figliolo di Giove; Alessandro
escrito pelo padre Antonio Vieyra, Lisboa, A. volentieri prese quell’errore di pronuncia
Pedrozo Galram, 1718 (pubbl. postumo). come un augurio. Poiché rapidamente la
Vd. Manuel J. Gandra, O Quinto Império cosa fu risaputa, egli è chiamato secondo
em António Vieira. Subsídio para uma biblio- l’oracolo appunto figlio di Giove»; una ri-
grafia impressa da obra e dos estudos concer- costruzione storica minuziosa e affascinante
nentes ao tema, online in cesdies.net. in Lane Fox Alessandro pp. 217 sgg.; una
246 Ovvero fi no quasi ai confi ni dell’India, lucida analisi politica dell’evento in Levi
oltre i quali com’è noto l’esercito macedone Alessandro Magno pp. 304-308; per le altre
non volle più procedere (326 a. C.). Preci- fonti (tra cui solo Arriano è particolarmente
samente Alessandro fu costretto dai suoi a reticente) vd. ancora Prandi, Callistene, cit.,
fermarsi davanti al fiume Beas (ovvero Ifa- pp. 158-162; per i rapporti fra Alessandro e
si), quindi non raggiunse mai Palimbotra e Dioniso cfr. Buccino Dioniso trionfatore, pp.
l’estuario del Gange: l’Oceano Orientale, 49 sgg.
che era a tre mesi di cammino, sarebbe stato 248 Nell’originale l’anticipazione del sog-
per lui il limite del mondo – ma dopo maga- getto (Os Portugueses vendo) non crea pro-
ri avrebbe provato a raggiungere Ceylon… blema; si tratta di un «nominativo assoluto»,
(cfr. Lane Fox Alessandro cit. pp. 393-398; come spiega Rodrigues (Estudos pp. 30 sg.).
Levi Alessandro Magno pp. 395 sg.). Le ac-
249 Cfr. supra 44, 2 e n.
que del Gange sono dette da Camões ondo-
250 Nuove storie saranno scritte dai con-
sas forse a causa delle piene, o per la nota
vastità del fiume, quasi un mare ondoso, quistatori, cioè relativamente alle gesta dei
appunto. Portoghesi stessi.
247 Si ponga attenzione al parallelismo fra i 251 Intendi ‘osservarono, scrutarono’, lat.
due versi dedicati alla descrizione di Ales- speculari. Rodrigues (Estudos pp. 29 sg.)
sandro Magno e quelli (supra 52, 3-4) per dimostra che la profezia secondo cui un
l’immagine di Bacco. Anche il Macedone popolo bianco sarebbe venuto dal mare a
si dichiarava figlio di Giove, e precisamente senhorear le terre del Malabar era realmente
di Giove Ammone, come gli sarebbe stato diffusa; fonte principale le Lendas da India
annunziato dall’oracolo nell’oasi di Siva, di Gaspar Correa, ma non solo. Viene pa-
o Siwah: per la fonte primaria, il fr. 14 di ragonato questo luogo camoniano con Aen.
Callistene, cfr. Luisa Prandi, Callistene. VII, 268-273, profezia di Evandro.
1129
252 che contro il Ciel non vale industria panos de sêda, pôsto em um leito a que êles
humana] Paggi 59. Letteralmente: ‘l’astuzia chamam cátel» (Barros I, 4, 8, p. 158).
della gente’. Cfr. supra V, 58, 5. 257 Bello il rimando che offre Faria e Sou-
253 Sempre soggetto la magica scienza. sa a B. Tasso, Amadigi XXIII, 48, 1-4 (p.
254 Ovviamente nel senso di ‘straniera’, i 135): «Era proprio nel mezzo de la stanza,
Lusitani appunto. Che la bellica excellen- / che per tutto splendea di gemme, e d’o-
cia sia efficace nella pace (na paz), oltre che ro, / un letto bel, che di ricchezza avanza,
in guerra (nas armas), può sembrare con- / quant’hebbe l’India mai gemme, e the-
traddittorio. Faria e Sousa dà spiegazioni soro». Interessante il paragone topico con
esaurienti sulla necessità delle armi anche la favolosa India, che in Camões è invece
in condizione di pace, ma d’altra parte si realistico scenario dell’episodio. Anche
potrebbe supporre che l’eccellenza bellica un passo di Claudiano, da una sezione
valga solo per le armi, mentre l’eccellenza dell’Epithal. de nupt. Hon. Aug. ben nota al
tout court sia riferita alla pace, in un costrut- nostro, può aver senso qui evocare: «Lem-
to brachilogico (si vedano le virgole presenti nius haec etiam gemmis extruxit et auro /
nella princeps). admiscens artem pretio» (87 sg., c.vo mio:
255 Lost in transl. la figura etimologica cfr. no preço e no lavor).
vencedor…vencido che incornicia il verso 258 «O Samori, posto que no ar do rosto re-
fi nale, e rafforza, per così dire, la repetitio cebeu Vasco da Gama com graça, tinha ta-
del v. preced. será…será. Bonaretti (cit. da manha majestade, e assi estava grave naque-
Epifânio Dias) traduce: «che sarà gloria al le seu cátel» (Barros ivi, p. 159: «Il Samori,
vinto il vincitore». «C’est-à-dire ce sera un pur se all’aspetto ricevette con grazia Vasco
honneur pour le vaincu d’avoir dû s’incliner da Gama, manteneva gravissima maestà e
devant un tel vainqueur» (Bismut). Il com- così stava maestoso nel suo letto»).
mentatore rimanda al Cancioneiro Geral: 259 Camões sintetizza la descrizione più
«quee conforto do vencido / ser mayor o
minuziosa dell’abito del Samorim che fa Ca-
vençedor» (c. 86v). Il gioco di parole è caro
stanheda; le fonti concordano su una veste
al nostro; cfr. supra IV, 47, 4; infra VIII, 13,
di cotone fi nissimo con guarnizioni auree e
6, nonché occorrenze liriche, fra cui cfr.
un copricapo assai ricco.
son. 11, 12, 14; el. IV, 44; oit. II, 131 sg.:
260 «estava um homem que parecia em tra-
«camanha glória / è de tal vencedor seres
vencido» ecc. jo e ofício dos mais principais da terra [cfr.
256 «Cama de recosto, ou á ligeira, para
Cam.: pessoa proeminente], o qual tinha na
mão um prato de ouro com folhas de bétel e
dormir a sesta, e descanso» (Moraes e Sil-
que êles usam remoer [cfr. Cam.: ruminando]
va). Paggi traduce con «tappeto». «El rey
por lhe confortar o estômago» (Barros ivi pp.
era homem baço e grande de corpo e de boa
158 sg.). Castanheda (ivi p. xxxix) spiega più
idade; estava lançado em hum catele [specie
dettagliatamente gli effetti benefici del betel
di letto, cfr. Barros cit. in Moraes e Silva Di-
«que assi se costuma de mastigar» [cfr. Cam.:
cionário voce «catel»] cuberto de hum pano
branco de seda e douro» ecc. (Castanhe- a seu costume]; l’autore del Roteiro Portuense
da Descobrimento I, 17, p. xxxix). «El Rey chiama la stessa erba atambor (vd. Radulet
estava em hum patim lançado de costas em Gama p. 144, n. 121). Il piper betle appartie-
huuma camjlha» ecc. (Roteiro Portuense p. ne alla medesima famiglia del pepe; Camões
58: «Il re si trovava su una piccola pedana, usa spesso, come abbiamo visto, l’aggettivo
sdraiato di spalle su un lettino», traduz. Ra- ardente a proposito delle spezie.
dulet Gama p. 107). «O qual estava no cabo 261Nel senso di ‘lento, compassato’: «Ima-
da casa lançado em uma camilha coberta de gen de lo grave i grande» (Faria e Sousa).
1130
262 «se alevantou um homem de grande un confronto con una composizione di Dio-
idade, que era o seu brâmane maior […]. E go Brandão nel Cancioneiro Geral (c. 96r):
chegando ao meio da casa, tomou Vasco da «Eram da sombra da terra / as nossas terras
Gama pela mão e o foi apresentar ao Samori. cubertas», aggiungendo che «o trocadilho
[…] O Samori […] acenou ao brâmane que de Camões é mais engenhoso» (p. 70). Cfr.
o fizesse assentar em uns degraus do estrado Aen. VI, 272: «et rebus nox abstulit atra colo-
em que tinha o cátel, e aos de sua companhia rem», passo già imitato da Ariosto e da Tasso
em outra parte um pedaço afastados» (Barros (di quest’ultimo sorprende la prossimità con
ivi p. 159: «si levò un uomo assai anziano, che il nostro: «Poi quando l’ombra oscura al
era il suo bramino maggiore … E giungendo mondo toglie / i vari aspetti e i color tinge in
in mezzo dell’appartamento, prese Vasco da negro», GL X, 5, 5 sg.).
Gama per la mano e lo presentò al Samori. 268 Per ‘fama’, alla latina. Anche il sg. re-
… Il Samori … accennò al bramino che lo sponde è verbo usato dai poeti classici a pro-
facesse accomodare su una panca coperta posito dell’eco; Epifânio Dias cita Met. XI,
di tappeti dove aveva il letto, e quelli della 53: «respondent flebile ripae».
sua compagnia in un’altra parte un poco 269 Il discorso di Gama è molto forbito e
discosti»; cfr. Castanheda ivi p. xl e Roteiro
cortese; la captatio benevolentiae ha luogo
Portuense p. 59).
nella seconda quartina, dopo un esordio
263 «E depois que per um espaço grande ricco e immaginoso.
esteve notando as pessoas, trajos e autos 270 Per rendere il senso di rodeios dupli-
dêles» (Barros ivi p. 159, c.vi miei; «geito
chiamo l’attributo di cammini; cfr. anche
corresponde ao autos do texto de Barros»
supra, V, 91, 4. L’espressione a ti manda
Epifânio Dias). Per pronto em vista cfr. Bar-
secondo Epifânio Dias è assoluta: «manda
ros I, 4, 2, p. 134: «tôdolos estavam prontos
uma embaixada»; altri sottintendono *man-
na vista dêles».
da-me, ovvero *mandou-me (cfr. traduz. di
264 Letteralmente: ‘in questo modo’. Il par- Paggi 59 «a te mi manda», quindi Pellegrini,
ticolare dell’autorevolezza che Gama assu- Averini ecc.).
me davanti al re è tutto camoniano. Il di- 271 Il verbo andar usato nell’originale può
scorso del Capitano sviluppa quanto riferito indicare il movimento del commercio ma-
da Barros Ásia I, 4, 8, p. 160 («Que a causa rittimo e terrestre, o anche semplicemente
principal […] em proveito de ambos»). essere inteso nel senso di «Estar, existir»
265 Dom Manuel I. (Moraes e Silva).
266 Così anche in Paggi 59. La prima Terra 272 La regione sud-occidentale dei Paesi Bas-
va intesa come globo terraqueo (per cui tra- si così chiamata (Zeeland, ‘terra del mare’).
duciamo usando la maiuscola), la seconda Epifânio Dias rileva che la forma Gelanda
come Portogallo, o Spagna intera, ovvero è anche nel castigliano antico. L’ipotesi che
occidente (nel verso originale l’ordine è al il nostro alluda «simplement à une contrée
contrario). Il ceu volubil è il Primo Mobile. mythique que Camões adopte comme limite
267 La perifrasi astronomica per indicare il septentrionale de l’Europe (à cause de la con-
Portogallo e l’occidente in assoluto, risulta sonance gelanda qui rappelle gelo)» (Bismut)
«assaz torcida», come fa notare Epifânio è assolutamente improbabile. Il riferimento
Dias. In sostanza Camões descrive il tramon- camoniano è preciso; questo non toglie che
to del sole nell’oceano Atlantico, quando la nella forma Gelanda gli iberici non includes-
notte cala sull’ovest estremo della penisola sero magari una pseudo-etimologia da gelo.
iberica. Vd. Pereira da Silva A astronomia 273Ovvero sino all’equatore: qui le notti
p. 69, cit. da Basto; l’autore propone anche sono lunghe quanto i giorni, come già detto
1131
supra II, 63, 3 sg. Il sintagma cangiando stile 280 ‘E se andrà così, nel caso che vada così’.
è petrarchesco, bembiano e petrarchista in 281 Cioè ‘in modo che come fratello’. Cfr.
genere. Gama indica, con questa ulterio- Osório De rebus Emmanuelis: «in loco fra-
re perifrasi geografico-astronomica, che il tris» I, p. 45.
commercio portoghese si estende da ovest 282 Il discorso di Gama è molto lusinghie-
a est, da nord a sud, su un territorio vastis-
ro e cortese, come si diceva, ma anche assai
simo (l’Etiopia indica l’Africa in generale,
fermo e autorevole nella sua chiusa. L’uso del
qui quella sub-sahariana in particolare; cfr.
congiuntivo ottativo (des) in luogo dell’impe-
supra I, 42, 5).
rativo è comunque una scelta di delicatezza,
274 Ovviamente nel senso di ‘sincera, auten- come argomenta Rodrigues (Estudos p. 35).
tica, schietta’: «sin artificio ni doblez» (Faria 283Nell’originale si osservi la fig. etimol.
e Sousa).
embaxada…embaxadores.
275 il sovrappiù dei loro prodotti] Pellegrini. 284 «El rey mostrou que folgava com a em-
276 Nel senso indicato dal Moraes e Silva di baixada, e assi ho disse a Vasco da Gama, e
«bens que andão em Commercio», termine que ele fosse muyto bem vindo: e pois el rey
tecnico dunque. de Portugal queria ser seu amigo e irmão,
277 Nell’originale abastanças; Epifânio Dias que ele ho seria seu, e lhe mandaría sobrisso
glossa: «equivale aqui a: riqueza moneta- seu embaixador» ecc. (Castanheda, Desco-
ria»; cfr. infra VIII, 76, 5, dove abastança sta brimento I, 17, p. xlj, c.vi miei: «Il re mostrò
per ‘consistenza convincente’. che gradiva l’ambasciata, e così lo disse a Va-
278 Pressoché formulare: cfr. infra X, 93, 6 sco da Gama, e che era molto benvenuto; e
(: nua: sua possessivo; qui invece Camões ri- poiché il re di Portogallo voleva essere suo
nuncia alla rima identica-equivoca facendo amico e fratello, egli lo sarebbe stato, e gli
rimare sua verbo con tua, cui antepone sua avrebbe mandato a tal proposito il proprio
possess.). ambasciatore»).
285 Il responso del Samorim è altrettanto
279 «I negoziati per l’alleanza con lo zamo-
rino durarono circa tre mesi, e fallirono per gentile e insieme saldo. «La respuesta del
le pressioni esercitate su quest’ultimo dai Rey está tambien medida con la gravedad, i
mercanti arabi e veneziani, che temevano la luego con la prudencia» (Faria e Sousa).
presenza portoghese nell’Oceano Indiano. 286L’invito è presente anche nelle fonti cro-
Venezia, in effetti, fu la prima a risentire del- nachistiche.
la scoperta della via marittima per le Indie, 287 Intendi: ‘il Samorim avrebbe dato’.
perdendo il monopolio delle spezie. Martim 288 «Dar talho em alguma negociação […]:
de Albuquerque (pp. 229-243) rileva in que-
i. e., o meio de a resolver decidir, concluir,
ste strofe (60-63) un riflesso delle teorie poli-
acabar» (Moraes e Silva).
tiche di Francisco de Victoria circa il diritto
289 Il primo suo (seu despacho) si riferisce al
di possesso dei mari e delle terre nuove e le
modalità di dominio sulle popolazioni, basa- Samorim (si potrebbe tradurre ‘proprio’), il
to sulla imposizione dell’autorità e sul com- secondo (seu Rei) si riferisce a Gama. Già
mercio» (Tocco). Sul volume di Albuquerque un traduttore come Caldera cercava di evi-
vd. la recensione di Luís de Sousa Rebelo in tare l’equivoco, stampando, «justo corte
«Colóquio. Letras» 115-116, 1990, pp. 192 sg. al despacho sería dado, / con que a su rey
Francisco de Vitoria, giurista di Salamanca respuesta alegre lleve», eliminando così il
vissuto tra la fine del XV sec. e la metà del pronominale davanti a despacho.
XVI, fu tra i primi a sostenere il concetto di 290e occupazione agli occhi oziosi] Poppa
diritto internazionale e libertà di commercio. Vòlture. Cioè con l’attività onirica? Ma è
1132
sufficiente rimandare a supra IV, 68, 5 per infatti Monçaide riferirà infra al Catual del
intendere il senso di ocupar (‘prendere pos- cristianesimo dei Portoghesi).
sesso di, invadere’). Soggetto indiretto è il 297 Plurale per il singolare (cfr. supra V, 7,
sonno (‘la notte tramite il sonno ocupa gli 2): «Este plural pertence á linguagem dos
occhi dei mortali’). L’immagine complessiva poemas homericos, donde passou para os
è iterata nei modelli classici; citiamo Verg., escriptores latinos» (Faria e Sousa: formu-
Aen. V, 835 sg.: «Iamque fere mediam ca- lazione tipica omerica, poi latina).
eli Nox humida metam / contigerat, placi-
298 Garcez Ferreira evoca il «luce renata»
da laxabant membra quiete» e IX, 224 sg.:
«Cetera per terras omnis animalia somno / di Sen., Herc. fur. 127 (vd. anche «renatum
laxabant curas et corda oblita laborum», ma […] diem» e «luce nova» sempre nelle trage-
soprattutto i celebri versi del quarto canto die senecane, come suggerisce Margarethe
del poema: «Nox erat et placidum carpe- Billerbeck in Seneca, Hercules furens, Lei-
bant fessa soporem / corpora per terras» den, Brill, 1999, p. 247).
ecc. (IV, 522-528), da cui il ben noto son. 299 Per ragioni metriche spostiamo il ver-
petrarchesco Or che ’l cielo e la terra e ’l bo principale al terzo verso, introducendo
vento tace (Rvf 164). Cfr. anche infra VIII, un’inarcatura assente nell’originale e, come
44. E Dante, Inf. II, 1-3. sappiamo bene, poco camoniana. L’imma-
291 Cioè furono ospitati insieme, non con gine formulare del mancebo Delio, Apollo,
altri mori né cristiani, ma in un alloggio era già supra V, 91, 5.
soltanto per loro: così indicano le cronache. 300 Cfr. supra 59, 2.
292 Il palazzo: «el rey mandou a hum mouro 301 Cfr. supra ott. 24.
seu feytor que o fosse apousentar [gli desse 302 Cioè ‘particolareggiatamente’.
ospitalità], e lhe fizesse dar todo o necessario 303 in questo (Monsaide) avrebbe reso gran
[a Gama]» (Castanheda ivi p. xlj; per feytor
servigio al Re, il quale avrebbe saputo così
cfr. Radulet Gama p. 144 n. 125).
come regolarsi nella faccenda] Pellegrini.
293 Naturalmente è perifrasi per il Samorim. 304 Più letteralmente: ‘replica, risponde’.
294 Di festeggiamenti non si parla propria-
305 Cfr. supra 30, 2.
mente qui nelle cronache; piuttosto dell’in-
306 Consueta perifrasi astronomica per in-
comodo di una pioggia scrosciante: «entam
nos fomos todos com o capitan camjnho dicare l’occidente.
da pousada e hiam comnosco mujta gente 307 «Virginitatis non patieris detrimentum»
imfi nda, e aguoa da chuva era tanta que as è l’espressione agostiniana divenuta formula
rruas hiam cheas» (Roteiro Portuense p. 62: liturgica.
«allora andammo tutti col capitano verso il 308 Si tratta del mistero dell’incarnazione
luogo dell’alloggio, e veniva con noi molta
di Dio in Maria Vergine. Nel Corano Gesù
gente poco affidabile, e l’acqua della pioggia
è considerato il secondo profeta, dopo Mao-
era così scrosciante che le strade trabocca-
metto, per importanza, e sua madre è altresì
vano»). Siamo alla fi ne di maggio, quindi nel
venerata; la nascita le è annunciata dagli
pieno delle piogge monsoniche. Ma Camões
angeli (III, 42 sgg; Alcorano pp. 35r-v) e la
omette questo particolare prosaico.
concezione di Cristo è verginale (XXI, 91: il
295 Più letteralmente: ‘aveva avuto l’ordine versetto risulta omesso in Alcorano c. 65r ma
di’. compare nell’Alcoran latino: «Omnium rur-
296 Formulare: cfr. supra I, 45, 8 (si ram- sum mulierum optimae, ab omnibus intactae
menti che lei si riferisce quasi sempre alla vulvae, nostram animam insufflavimus, et
‘religione’, più che al sistema legislativo; illam filiumque suum manifestum miracu-
1133
1134
1135
na, già in Terenzio; H.A.J. Munro, nella sua bricato nel tartareo fondo / fosti per man di
ediz. del De rerum natura vol. 1, Cambridge, Belzebù maligno».
Univ. Press, 1873, a commento di I, 36 fa in- 348 Vd. supra II, 100. Si noti il parallelismo
fatti notare che pascere oculos «is a common fra le trombe che feriscono l’aria e le armi
phrase» (p. 324) e cfr. sempre in Lucrezio II, da fuoco che penetrano nel fondo del mare.
419: «oculos qui pascere possunt» e comm.
349 Un’immagine che deve necessariamente
cit. p. 432. Il sintagma pascer lo sguardo (gli
sguardi) è del resto diffuso nella poesia ita- sintetizzare numerose azioni e battaglie.
liana rinascimentale e moderna. Vd. poi 350 Il topos della pittura come muta poesia (e
supra VI, 10, 4, in contesto analogo riferito viceversa, cfr. infra VIII, 41, 8) è così ampio e
a Bacco (l’equivalenza suggerita per ora va- complesso da non permettere qui una anno-
gamente e indirettamente fra il dio nemico e tazione capillare. Faria e Sousa ovviamente
il Catual va notata). propone numerose occorrenze; vd. almeno
341 Paulo, come si è detto. l’attribuzione del detto a Simonide di Ceo da
342
parte di Plutarco nel De gloria Athen. 346f
Per la smania curiosa del Catual vd. qui
(Πλὴν ὁ Σιμωνίδης τὴν μὲν ζωγραφίαν ποίησιν
sopra n. a 73, 1.
σιωπῶσαν προσαγορεύει, τὴν δὲ ποίησιν
343 Cioè lo invita a fruire dei piaceri sensibi- ζωγραφίαν λαλοῦσαν). Naturalmente l’orazia-
li del bere e mangiare. La vulgata opinione no ut pictura poesis è sommamente influente
sulla setta epicurea voleva che questa fosse (Ars 361). Vd. Stefania Macioce, Quando la
dedita senza freni inibitori al godimento pittura parla, Roma, Gangemi, 2018.
dei diletti più elementari. D’altronde era 351 Nell’originale os Gamas. I primi tradut-
Orazio, ancorché giocosamente, a defi nirsi
tori castigliani (Tapia e Caldera) lasciano
«pinguem et nitidum bene curata cute […]
«los Gamas»; i primi commentatori (Manoel
/ … Epicuri de grege porcum» nell’epistola
Correa, Faria e Sousa, Garcez Ferreira) non
ad Albio Tibullo (I, 4, 15-16).
battono ciglio davanti al plurale; De Faria
344 Sono gli spumantia pocula di Virgilio (Ecl. latinizza «frater uterque». Paggi 59 invece
V, 67) o di Valerio Flacco (Arg. I, 260) ecc. propone: «In piedi s’alza, e seco Gama è
345 Come si legge in Gn 9, 20 sg. secondo giunto», riconoscendo il fatto che si tratta
cui Noè «plantavit vineam bibensque vi- del solo Paolo (Vasco, come abbiamo visto, è
num inebriatus est», cui segue il suo de- ancora a terra), ma equivocando su quel jun-
nudamento involontario ecc. Sopra, a I, 49, to che è piuttosto avverbiale che aggettivale.
6, il vino era paganamente defi nito «licor Castera torna a «les deux Gamas», mentre
que Lieu prantado havia»: significativa Nervi legge «Sorge, ed il capitano al lato
la duplice perifrasi, in coesistenza tra manco / siegue, e Paolo e Coeglio». Dopo di
classicismo e linguaggio cristiano tipico del che, saltando altri passaggi, l’errore tipogra-
nostro. Possiamo dire che qui a Bacco viene fico verrebbe scoperto solo nell’Ottocento
sostituito il biblico Noè, come correctio o (Epifânio Dias)! Decisamente una storia cu-
piuttosto poetica integrazione. riosa. Certo è che tutti i moderni editori cor-
346 Vi è testimonianza di ciò in Castanheda I, reggono in o Gama; Rodrigues sentenzia che
40, p. lxxx: «porque [i Naires] não podião co- il plurale «não pode ser do Poeta» (Estudos
mer no mar». Vd. anche Rodrigues (Fontes pp. p. 41) e in effetti pare arduo dargli torto. Un
467 sg.) che cita a conforto Duarte Barbosa. lapsus d’autore – o una correzione tipogra-
347 Riferimento sempre all’artiglieria, per fica non rivista dall’autore –, considerando
cui cfr. supra 72, 6. L’aggettivo diabolico ci supra l’evidenza di 73, 8 e 75, 1?
riporta ai noti versi dell’O. F. IX, 91, 1-3: «O 352 Nicolau Coelho, il capitano della Bérrio
maledetto, o abominoso ordigno, / che fa- (cfr. supra IV, 82, 1).
1136
353 Naturalmente Monsaide. ‘mi azzardo’ ecc. Il tricolo arduo, lungo e va-
354 Vd. Garcilaso, El I, 283: «puesta la vista rio ha sapore dantesco.
en aquel gran trassunto» (Boscan & Garci- 360 Non si dimentichi Rvf 139 Passa la nave
1137
per avverse procelle, / né può esservi sorte 369 Cfr. Petr., Rvf 37, 1-2: «Sì è debile il fi lo a
più triste della mia»). cui s’attiene / la gravosa mia vita».
364 «e quella che la penna da man destra, 370 come per Ezechia di prolungarla] Averi-
/come dogliosa e desperata scriva, / e ’l ni. Cfr. Is. 38, 1-5. Incredibile svarione nella
ferro ignudo tèn dalla sinestra» (Petr., T. nota della Tocco: «è Ezechiele, a cui Dio,
C. II, 181-183, da Ov., Her. XI, 5 (cfr. n. quando era oramai in punto di morte, con-
Pacca). Vd. anche supra III, 13, 8. Canace, cesse altri quindici giorni di vita». Il profeta
sorella incestuosa di Macareo, è colta nel Ezechiele non ci ha nulla a che fare, e Dio fu
momento in cui sta scrivendo una lettera più generoso, concedendo al re Ezechia altri
d’addio e ha pronta la spada con cui sui- quindici anni di vita.
cidarsi nell’altra mano. Cfr. Graves § 43h; 371 Si riferisce all’ingratitudine di Gama e
Garcilaso, Egl III, 40: «tomando ora la in genere alla mala accoglienza nel ritorno
espada, ora la pluma» (Boscan & Garcilaso in patria. Non è possibile che qui si parli an-
c. 282r: detto però di se stesso). e un’eco in cora della permanenza in oriente.
Erc., Arauc. XX, 24, 8 («la pluma ora en la 372 Come fu coronato Petrarca in Campi-
mano, ora la lanza»).
doglio; Tasso non fece a tempo a ricevere
365 Faria e Sousa cita giustamente l’episto- l’onorificenza perché si spense prima.
la II, 2 di Orazio; vd. «paupertas impulit 373 Forse la negazione di aiuti economici?
audax / ut versus facerem» (51 sg.), ma cfr.
Dopo la pubblicazione del 1572 il Re Seba-
anche dopo: «Pauperies immunda domus
stião gli concesse una pensione di 15.000
procul absit» (199). La maledizione della
réis, ritenuta da molti critici irrisoria (cfr.
povertà è un topos così diffuso fra i poeti
Tocco p. 42 e n. 22).
antichi, medievali e moderni da impedirci
374 eletti spiriti] Pellegrini □ che razza di
ulteriori citazioni; svaria nei registri più
diversi, dall’indignazione satirica al canto signori] Poppa Vòlture. Detto con acida iro-
goliardico, alla poesia comico-burlesca ecc. nia, come i vv. sgg.
L’aggettivo tetra è una nostra giunta per ra- 375 Secondo Faria e Sousa l’aggettivo deriva
gioni meramente metriche. da curia (‘ingegni cortigiani’ che si occupano
366 Non escludendo la reclusione carceraria di politica e di dottrina), ma pare inverosimi-
(forse a Macao, ma anche precedentemente le. Prafraserei ‘intelligenti storici desiderosi
a Lisbona). Ritroviamo l’attributo degradado di conoscenza’. Si noti qui la ripresa di engen-
al canto seguente (7, 6), riferito a Sertorio hos in chiave positiva. Nonché, sotto, gloria
col significato precipuo di ‘proscritto’: pro- in fig. etimol. con gloriosos, sempre nelle due
babilmente una sfumatura di tale genere è quartine che si divaricano ulteriormente.
presente anche nella semantica del degrada- 376 «Mox, tibi si quis adhuc praetendit nubi-
do che abbiamo qui, quasi ‘esiliato’. la livor, / occidet, et meriti post me referentur
367 Innalzato e abbattuto dalla Fortuna. honori» (Stat., Theb XII, 818 sg.: «Se ancora
368
il livore di qualcuno ti vuole obnubilare, /
Dovrebbe essere un riferimento al
presto avrà fine, e dopo la mia morte mi sa-
naufragio subito dal nostro nelle acque del
ranno resi gli onori meritati»): l’ottimismo di
fiume Mekong (vd. infra X, 128), anche se
questa conclusione dell’opera staziana riaf-
l’evento (o almeno alcuni particolari di
fiora nel finale del canto di Camões.
esso) è ritenuto leggendario da molti. La
377 Rispetto al favor sarcasticamente enun-
fonte primaria è fornita dall’amico Diogo
do Couto, Ásia, déc. VIII, 5, 8: cfr. Maria ciato nell’ott. precedente.
Augusta Lima Cruz in Dicionário Camões, 378 ove m’accingo ad esaltar diverse eroiche
voce Camões e Diogo da Couto, p. 137. gesta] Pellegrini. Tuttavia, feitos diuersos
1138
(un po’ come in francese faits divers) indi- 387 La forma originale guardase (> guardas-
ca l’eccezionalità delle vicende e degli atti se) non va corretta con guardar-se, come fan-
compiuti eroicamente che verranno decanta- no numerosi editori: lo dimostra Rodrigues
ti (cfr. infra VIII, 2 sgg.). (Estudos pp. 42 sg.).
379 Il favor di cui sopra; si noti la parono- 388 Formulare: cfr. supra IV, 94, 8, in clausula.
masia vos sos (cfr. v. 2 so vosso), che accentua 389 trova intelligente] La Valle □ et se croit
l’esclusivo rapporto «verticale» che Camões fort habile] Bismut □ prudent and thrifty]
può intrattenere con le sue muse ispiratrici.
White (aggiunge il sèma della ‘parsimonia’).
«Scribentem iuvat ipse favor, minuitque la-
Intendi: ‘pensa di essere prudente’, o ‘pensa
borem» (Ov., Ex Pont., III, 9, 21: le edizioni
che sia cosa prudente’. Prudente è latinismo
recenti preferiscono la lezione labor a favor,
per ‘saggio, accorto’.
che si riferirebbe al mecenatismo).
390 Può valere anche per ‘pagare, remune-
380 Il patto è la sincerità da parte dell’auto-
rare’.
re, virtù suprema, inutile ripeterlo.
391Evidentemente lavori manuali, pesanti,
381 Il poeta assicura, se ce ne fosse ancora
umili, inadatti alla classe dirigente.
bisogno, che non si lorderà con la lode degli
392 Intendi: ‘misero a repentaglio’.
arrivisti, corrotti, iniqui ministri che circon-
dano il re. 393 Per dilatar rimandiamo ancora una volta
382Ovvero ‘che facilmente si inganna, vie- a supra I, 2, 2. Per il concetto epico-evangeli-
ne ingannato’, o ‘che varia facilmente di co cfr. supra IV, 78, 5-8; VI, 83, 5-8.
opinione’. 394 il divino furor] Bonaretti □ l’estro ispi-
383 Manteniamo l’accentazione dell’origina- ratomi] Pellegrini. Cfr. supra I, 5, 1. Anche
le, che ha il dittongo Proteio. Dio delle tra- Ercilla, al riprendere del poema nella Se-
sformazioni infinite: «Sunt quibus in plures gunda Parte de la Araucana scriverà: «Salga
ius est transire figuras, / ut tibi, complexi mi trabajada voz y rompa / el son confuso y
terram maris incola, Proteu» (Ov., Met. VIII, mísero lamento […]. / La fama con sonora
730 sg.: «vi son di quelli cui è lecito trasfor- i clara trompa, / dando más furia a mi can-
marsi in svariate figure, / come te, o Proteo, sado aliento» ecc. (XVI, 1, 1-2, 5-6: «S’elevi
abitante del mare che abbraccia la terra»). la mia affaticata voce e rompa / il suono
384 Cfr. supra V, 63, 8. confuso e il misero lamento / … La fama
385
con sonora e altisonante tuba / dando più
Vale come habitus, ‘aspetto, contegno’,
furore al mio spirito stanco»).
alla latina, ma non è escluso si riferisca all’a-
395 Dopo l’autobiografismo querimonio-
bito sacerdotale.
386 so in stile ovidiano, riprende l’energia del
color che in nuovi uffici] Averini: implau-
poeta ispirato. Epifânio Dias cita Fedro
sibile e contrario alla tradizione esegetica
III, prol., 13 sg.: «animum relaxes, otium
che da Faria e Sousa interpreta il «Re nel suo
nuovo incarico«, o «il Re nuovo nel suo inca- des corpori; / ut adsuetam fortius praestes
rico», allusione a Sebastião I (pure se Faria e vicem» («rilassa l’animo, riposa il corpo,
Sousa non esclude del tutto un riferimento al / così poi la tua consueta vigoria più forte
«Ministro»). L’abito onesto e grave potrebbe esternerai»).
essere quello dei gesuiti; in particolare gli
esegeti indicano negli obiettivi polemici del Canto VIII
nostro alcune figure specifiche, quali i fratelli
1 Ovvero ‘si soffermava’.
da Cámara (Luis e Martim Gonçalves) non-
ché Dom Martinho Pereira; Epifânio Dias 2 insegna] Bonaretti, Poppa Vòlture. Il
ritiene che l’accusa sia più generica. termine divisa viene ripetuto al v. 6.
1139
3 Nei vari rimandi che offre come sem- mente Faria e Sousa cita Omero, Odiss IV,
pre Faria e Sousa (Dante, Ariosto, B. Tasso 561-569: «Sed te in Elysum campum, & in
ecc.) troviamo barbe bianche e lunghe, cosa fines terrae / immortales mitterent, […] /
comune, ma il tocco camoniano sta in quel ubi facillima vita est hominibus: / non nix,
penteada, che rende un’immagine del vec- neque hiems multa, neque unquam imber: /
chio composta e vieppiù veneranda. sed semper zephiri stridule spirantes flatus»
4 «Quis procul ille autem ramis insignis (Homeri Odyss. c. 36v: «Ma te nel campo
olivae / sacra ferens? nosco crinis incanaque Elisio e ai confini della terra / gli immortali
menta» ecc., Aen. VI, 808 sg. Vd. anche ivi mandarono … / dove la vita è assai agevole
863; Val. Flac. Arg. V, 578 sg.; Ov., Met. XIV, agli uomini: / non neve, né gelido inverno,
312-315. né mai pioggia: / ma sempre fiati spiranti di
5 Vaga la somiglianza, soprattutto per il zefiro sottile»). E per avere conferma che
diverso contesto, di queste ottave con Aen. la denominazione di Campi Elisi era tradi-
VI, 756 sgg. zionale, basta citare Strabone (III libro: cfr.
6
Bacon p. 306, n. 3), il quale riporta i versi
Naturalmente il maschile sottinten-
suddetti di Omero e aggiunge: «essendo
de figuras *de heróis. Si noti il parallelismo
particolare proprietà di questo paese occi-
brauos…feros…brauos…feros. Alla doppia
dentale [la Lusitania], & tepido, la buon’aria,
coppia si aggrega la seguente obras…feitos
& la soave aura di Zefiro» (c. 62v).
(allitterante con feros e anche con fama), se
12 «Tu quoque litoribus nostris, Aeneia
pure – crediamo – senza una precisa cor-
rispondenza (nel senso di rapportatio; cfr. nutrix, / aeternam moriens famam, Caieta,
Lausberg Handbook § 863 sg.). dedisti; / et nunc servat honos sedem tuus
7 ossaque nomen / Hesperia in magna, si qua
Cfr. supra III, 21, 5-8.
est ea gloria, signant» (Aen. VII, 1-4: «An-
8 Da notare che qui Luso risulta figlio e che tu, nutrice di Enea, alle nostre rive /
compagno, mentre nel canto terzo all’ott. morendo hai lasciato eterna fama col nome
21 cit. Liso (o Luso) è compagno o figlio di Gaeta; / ancora il tuo onore conserva il
del dio. Forse in questa occasione Paulo da tumulo, e le ossa il tuo nome / nella grande
Gama vuole impressionare maggiormente il Italia, se è gloria al mondo, serbano»).
Catual. Neppure da escludere un errore del
13 Cfr. supra VII, 52, 4. Vd. comunque Je-
tipografo, naturalmente.
9
anmaire Dionysos pp. 16 sg.
amené, semble-t-il, par le métier des
14 Il Bacco del mito, amoroso padre del
armes qu’il pratiqua sans trêve] Bismut □ in
his profession as a soldier] White. capostipite dei Lusitani, e il Bacco agens nel
10 Inutilmente v’è chi emenda Douro e
poema sembrano distanti più che mai.
15 Come già sappiamo, metafora formula-
Guadiana oppure Douro ao Guadiana.
11 «A identificação do campo Elysio com a re; cfr. supra V, 41, 8; VII, 30, 7.
16 Ulisse, fondatore mitico di Lisbona
Lusitania provêm certamente da semelhança
de som entre Elysio e Lysa», altro nome di (Olissipona). Cfr. Resende Vincentius: «Inti-
Luso, osserva Epifânio Dias. Rodrigues con- ma deinde sinus, cunctosque celoce reces-
trobatte asserendo che non v’è prova di que- sus / explorans, captusque loco, nam rura
sto asserto, e propone campo Lisio, dal nome videbat / morigera, & caeli faciem sine nube
Lisa (Estudos 104 sg.). Ma il poeta vuole sem- serenam, / hostiaque alta Tagi, inque vicem
plicemente indicare che per la prosperità e certamen aquarum / amnis ubi frustra luc-
rigoglio dell’ampia zona portoghese in que- tatur Tethyos undis. / […] … nam lingua
stione la località era chiamata «campi Elisi», fere communis & illis, / ut Dionysaei ductis
ovvero regione ideale per floridezza. Giusta- ab origine Lusi, / inventa est urbis locum, si
1140
condere vellet, / auxiliumque dabant faci- runt» (6, 629) ecc. (vd. n. di Piergiorgio Par-
les; tum cura Minervae / dux Laërte satus, roni a Pomp. Melae, De Chorographia [III,
comitum exorante caterva, / admonituque 8], Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,
Deae, condit sibi moenia parva / colle super, 1984, p. 383). Strabone, su cui si fonderebbe
templumque tibi Tritonia virgo. / […] Pal- il nostro, a parere di Pimpão (> Tocco), ri-
ladi de Phrygibus victis Ithacensis Olysses porta il diverso nome di «Ulissea, nella qua-
/ Dedicat haec, urbemque suo de nomine le è il tempio di Minerva» (c. 65r; cfr. anche
primum / fi nxit Odysseiam, quae nunc cla- 62v) e colloca la città addirittura in Andalu-
rissima toto / cognita in orbe, ducem super sia, o meglio nella Spagna sud-occidentale
astra pelasgum / tollit» (II, c. Bvijv-viijr: lungo il corso del Guadalquivir. Vd. anche
«Esplorando dunque gl’intimi golfi e ogni la descrizione Urbis Olisiponis di Damiano
recesso, / rapito dal luogo, vedeva campa- da Gois (p. 8), per confondere ancor più
gne / ordinate, e il volto del cielo sereno sen- l’informazione. Camões aveva sufficienti
za nubi, / gli alti argini del Tago e il confl it- supporti in Plinio, Resende e nella leggenda
to fra le acque / dove invano la corrente del diffusa ovunque.
fiume combatte con l’onde di Teti. / … e poi 17 Il tempio a Minerva, sacra aedes.
la lingua quasi comune, / in quanto discen-
18 Notoriamente Ulisse aveva una loquela
denti dal Luso di Dioniso, / se avesse voluto
fondare una città, il luogo era trovato, e gli ricca e convincente, dono di Pallade; vd.
ausili evidenti: allora per cura di Minerva / anche supra II, 78,7; III, 57, 3. Ovidio det-
il comandante figlio di Laerte, obbedendo ta nell’Ars amatoria un celebre verso: «non
all’implorazione dell’ampia compagnia che formosus erat, sed erat facundus Ulixes» (II,
lo seguiva, / e poi con il monito della Dea, 123). Per sovrappiù, notiamo che Griffolino
eleva modeste mura / sull’alto d’un colle, ed d’Arezzo nella sua traduzione dell’Odissea
edifica un tempio a te, o vergine Tritonia. (edit. princeps 1510) rendeva regolarmente
/ … L’itacense Ulisse dedica questo a Pal- πολύμητις Ὀδυσσεύς con facundus Ulixes
lade, / per aver vinto i Frigi, e quale nome (vd. Odyssea Homeri a Francisco Griffoli-
originario, preso dal proprio stesso nome, no Aretino in Latinum translata, ed. Bernd
chiamò la città Odysseia, che ora celeber- Schneider & Christina Meckelnborg, Lei-
rima e nota / in tutto il mondo, eleva il den, Brill, 2012).
comandante sopra gli astri pelasgi»). Nella 19 Vd. ancora supra III, 57: rivolgendosi
adn. 36 Resende glossa: «Ab Olysse condita alla nobile Lisbona, Camões analogamente
Olisiponem, auctor est Solinus, & Strabo, scriveva «que edificada foste do facundo /
quanquam Strabonis testimonium Lauren- per cujo engano foi Dardania acesa» (3 sg.).
tius Vallensis cavillatus est». Epifânio Dias L’ambiguità perenne dell’eloquente, geniale
aggiunge: «De igual modo attribue a Ulis- ma subdolo Ulisse viene per due volte nel
ses a fundação de Lisboa e a consagração poema suggerita dal confronto fra la sua vir-
de um templo a Minerva (a Tritonia virgo de tù distruttiva (Troia) e costruttiva (Lisboa).
Resende) Nic. C. do Amaral na Cronologia,
20 impeto] Pellegrini; Moraes e Silva Di-
publ. em 1554, allegando tambem Estrabão
e Solino: ut Strabo ac Solinus rei auctores cionário dà come secondo significato «sem-
sunt». Isidoro di Siviglia scrive: «Olisipona blante».
ab Ulixe est condita et nuncupata; quo loco, 21 Quindi antichi Romani. Nota Bismut:
sicut historiographi dicunt, caelum a terra et «Les aigles romaines n’étaient point peintes
maria distinguuntur a terris» (Ethym. XV, sur les étendards, mais surmontaient la
1, 70). Solino: «ibi oppidum Olisipone Ulixi hampe des signa, et elles étaient en bronze».
Conditum» (23, 6); Marziano Capella: «Oli- Vd. però Dante, Purg. X, 80 sg.: «e l’aguglie
sipone illic oppidum ab Ulixe conditum fe- nell’oro / sovr’essi in vista al vento si mo-
1141
vieno», nonché la formulazione «aquila in gratia nota facimus tibi, sed ne mors tua nobis
auro» di Id., Ep. VI, 12 (cit. da Inglese). Il calumnia afferat, quasi virtute nequiremus te
distico fi nale con asprezze foniche ripercus- superare, dolo contendisse» ecc. (Plutarchus
sive è efficace nell’evocare l’incontenibile Vitae c. 179r-v: «Poi quando Fabrizio diventò
furia bellica di Viriato: batalhas…desbara- console, recandosi da lui all’accampamento
tadas…bandeiras…pintadas. Scrive Floro: un tale, gli portò un’epistola scritta dal medi-
«non contentus libertatem suorum defen- co del re, in cui proponeva di uccidere col ve-
dere, per quattuordecim annos omnia citra leno Pirro, volendone ricompensa, visto che
ultraque Hiberum et Tagum igni ferroque avrebbe fatto vincere i Romani senza alcun
populatus, castra etiam praetorum et prae- pericolo per loro. Ma Fabrizio trovò odiosa
sidia adgressus» (I, 33: «non contento di di- questa ingiuria fatta all’uomo nemico, e con-
fendere la libertà dei suoi, infatti, per quat- vinto il collega del consolato della medesima
tordici anni aveva devastato a ferro e a fuoco idea, avvertì subito per lettera Pirro che si te-
tutti i luoghi al di qua e al di là dell›Ebro e nesse alla larga dai consigli del medico. Così
del Tago, e anche assaliti gli accampamenti era la lettera: Il console Fabrizio e il console
dei pretori e i presidi»). Q. Emilio salutano il re Pirro. … Tutto que-
22 Per il pastor Viriato vd. supra I, 26, 1-4; sto ti rendiamo noto non per te, ma affinché
III, 22. Veramente Floro sostiene che fu la tua morte non risulti per noi calunniosa,
dapprima cacciatore, poi ladrone, quindi quasi come se non potessimo vincerti con le
«dux atque imperator» (ibid). armi, ricorrendo all’inganno»). Viriato fu in-
23 Cfr. famoso con se afamaram di supra I, vece ucciso a tradimento.
26 «Tirar a vida a alguem: to take away one’s
26, 4, e vd. fama al v. sg.; inutile poi notare il
calembour ‘vincitore invincibile’. life» (Vieyra, voce Vida).
24 La formula con il não rafforzativo (qui 27 Letteralmente: ‘spezza, infrange’ (nella
duplicato e ripetuto sotto a 7, 1) l’avevamo nostra traduzione intendi: ‘induce ad igno-
già incontrata precedentemente, a VII, 71, 7. rare’). Per l’uccisione proditoria di Viriato
25 I romani durante la guerra con Pirro lo vd. Floro, ibid: «Tandem eum Fabius Ma-
ximus consul oppresserat; sed a successore
avvisarono che sarebbe stato avvelenato,
salvandogli generosamente la vita: «Mores Popilio uiolata uictoria est: quippe qui con-
quidem populi Romani quantum mutave- ficiendae rei cupidus, fractum ducem et ex-
rint, vel hic dies argumento erit. Horum trema deditionis agitantem per fraudem et
patres Pyrrho regi, hosti armato, exercitum insidias et domesticos percussores adgres-
in Italia habenti, ut a veneno caveret praedi- sus, hanc hosti gloriam dedit, ut uideretur
xerunt» (Liv., XXXIX, 51; l’episodio è anche aliter vinci non potuisse» («Infi ne il console
nel solito Sabellico); più dettagliato Plutarco Fabio Massimo l’aveva sconfitto, ma dal suc-
nella vita di Pirro: «Deinde cum Fabricius cessore Popilio fu violata la vittoria: questi
consulatum inijsset, veniens quidam ad eum infatti, desideroso di portare a termine
in castra epistolam detulit a medico regis brutalmente la cosa, aggredì il comandante,
perscriptam, in qua offerebat se Pyrrhum ve- ormai fi nito e che tentava gli ultimi sforzi
neno necaturum, si praemium traderetur sibi del suo valore, con la frode, l’insidia e gli
absque ullo discrimine bellum pro Romanis assassini domestici, e diede così tale gloria
concienti. At Fabricius iniuriam hominis al nemico da far sembrare che non lo si sa-
detestatus, & collega in eandem sententiam rebbe potuto vincere altrimenti»). Camões
adducto, Pyrrhum statim per literas monuit, risulterebbe piuttosto vicino alla fonte.
ut insidias medici caveret. Literae huiusmodi 28 Come supra I, 26, 5-8, dopo Viriato vie-
fuere: C. Fabricius & Q. Aemylius consules, ne proposto l’eroe Sertorio che, bandito,
Pyrrho regi salutem. […] Haec autem non tui passò dalla parte dei Lusitani.
1142
29 L’aquila è uccello favorito da Giove (vd. 40 Per le gesta di Afonso Henrique cfr. su-
ad es. Aen. I, 394: «Iovis ales»; Igino, Mit. pra III, 28 sgg.
Astr. II, 16, 1). 41 Intendendo escluso l’Algarve.
30 Cioè ‘avevano imparato ad essere scon- 42 Rodrigues (Estudos pp. 107 sgg.) fa no-
fitte’. tare che la Fama giura ‘sullo Stige’ (no) ‘a
31 Non in senso totalmente negativo: «tão favore di Afonso’ (por).
bem inventadas» (Epifânio Dias). 43 Il giuramento sul fiume infernale Stige
32 Vd. supra I, 26, 7 sg. da parte degli dèi era sacro più che mai; in
33 Retardatio nominis, che invece Camões Virgilio ad es. Giove giura «Stygii per flumi-
non aveva adottato per Viriato. na fratris» (Aen. X, 113, ipallage: ‘per lo Sti-
34
ge, fiume del fratello’, cfr. Heyne 7, p. 3582;
Cfr. supra III, 25. Vd. note a quella e le
idem Aen. IX, 104). Nel canto VI dell’Enei-
sgg. ott.; fonti precipue per il nostro sono
de è detto chiaramente: «Stygiam paludem,
Duarte Galvão e Resende Vincentius. La Lo-
/ di cuius iurare timent et fallere numen»
taringia corrisponderebbe alla Lorena.
(323 sg.); Paratore rimanda a Odiss. V, 185
35 Rodrigues (Estudos pp. 106 sg.) propen- sg., ove ancor più esplicitamente si legge: «et
de per l’interpretazione di Morgado Mateus defluens stygis aqua, quod maximum / iu-
(p. 385), preferendo parafrasare: «depois de siurandum, gravissimumque est beatis deis»
se ter mostrado superior aos galegos e leone- (Homeri Odyss. c. 44v).
ses nas guerras contra os mouros». 44 Faria e Sousa ritiene vi sia addirittura
36 La Casa Santa indica propriamente il allusione a Giovanni, il discepolo che Gesù
Santo Sepolcro di Gerusalemme (cfr. supra amava (Io 21, 20).
III, 27). Equivalente sacro del tempio di 45 Vd. supra VI, 7 e 30: Roma: doma: toma;
Minerva evocato poche ottave prima con la
toma: doma: Roma, formulaicità metrica.
stessa espressione a 5, 1.
46 La seconda quartina comporta qualche
37 Ricorriamo a una rima identica, assente
difficoltà interpretativa. È Afonso il braço di
nell’originale.
Dio, o è di Dio il braço che aiuta Afonso a
38 Il Catual abitante il Malabar. «Le Malabar sbaragliare i Mori? L’espressione pera quem
est en même temps le nom de la contrée et significa ‘tramite il quale’ (cioè Afonso) o
celui du peuple qui l’habite» (Bismut). ‘per gloria del quale’ (cioè di Dio?). Quin-
39 Que de couronnes, que d’étendards di il soggetto di doma e abaixa è il re o Dio
il renverse à ses pieds en cent diverse en- stesso? Il sintagma suo Reino non sembra
droits!] Bismut. Per il verbo derribar cfr. potersi riferire altrimenti che al regno dei
supra ad es. I, 88, 8; III, 67, 3; VI, 37, 8; VII, Mori. E dunque? Ancora, chi sono i futuros?
6, 8; infra VIII, 20, 4 e 8; particolarmente Alcuni commentatori non risultano sensibi-
analoga l’immagine di IV, 41, 7 sg.: «a su- li a queste difficoltà (da Faria e Sousa a Toc-
blime bandeira Castelhana / foi derribada co). Garcez Ferreira per com cujo braço cita
òs pes da Lusitana». Dunque, dobbiamo coerentemente il liguaggio biblico, ad es.
concordare derribadas con coronas e quin- Iob 22, 8: «in fortitudine brachii tui» (e cfr.
di, ad sensum gli estandartes in anastrofe qui infra 24 3-4). Bismut sostiene audace-
(interposição Epifânio Dias p. 335). A meno mente che «C’est faire la part bien maigre au
che derribadas non siano le partes (‘città, lo- prince, qui se bornerait à être un instrument
calità abbattute, rase al suolo’), ma risulta de Dieu, et dont Dieu prendrait la gloire à
meno probabile. Si noti il ritmo incalzante coeur. Je vois au contraire en Alphonse un
dell’ottava, con l’anafora di tantos e tantas e guerrier aidé par le bras de Dieu, et qui lutte
l’abbondare di verbi indicanti distruzione. contre l’Infidèle pour la plus grande gloire
1143
1144
indicare un tessuto di lino, ad es., meno pre- Setúbal, sulla costa sud-occidentale – (Chro-
zioso della seta (quindi in gradatio discen- nica LI, pp. 71 sg., anno 1180, ma si tratta di
dente), ma comunque più fi ne e coprente del gesta non storicamente fondate, come anche
saio da condannato che si mise indosso Egas le seguenti). Si rammenti che nel 1572, cioè
descalço e despido con i familiari (cfr. supra nello stesso anno dell’uscita dei Lusíadas, si
III, 38, 3). pubblica il poema di Francesco Bolognetti
56 Si tratta dell’episodio diffusamente nar- La cristiana vittoria marittima.
rato già nel canto III. 64 Già nominato a I, 12, 3 fra gli eroi por-
57 L’aggettivo ignorante va appunto inteso toghesi.
come ‘inavvertito’, relativo a chi non si ren- 65 Cfr. Amadigi XXII, 33, 8, p. 126 «splen-
deva conto della trappola tesa dal nemico. der del loro honor la terra e ’l mare».
58 Durante la seconda guerra sannitica, 66 Vd. supra IV, 49, 5-6.
nel 321 a. C., nelle gole di Caudio l’esercito 67 Allusione alla battaglia di Ceuta, sem-
romano si trovò intrappolato e dovette su-
pre narrata da Galvão Chronica: dopo que-
bire l’umiliazione delle cosiddette «forche
sta vittoria i portoghesi, sorpresi nello stret-
caudine», passando sotto le lance dei nemi-
to di Gibilterra dai nemici, furono sconfitti
ci. Erano consoli Tiberio Veturio Calvino e
e Roupinho trovò la morte (LII, pp. 72 sg.).
Spurio Postumio Albino, contro Gaio Pon-
68 Bella raffigurazione squisitamente mar-
zio. Al ritorno a Roma, sarebbe stato Postu-
mio a chiedere di essere rimandato al nemi- tirologica, che rimanda genericamente alle
co sacrificandosi piuttosto che ratificare un Passiones, a Prudenzio, a Iacopo da Varazze
accordo. Così avvenne, ma Gaio Ponzio fu ecc. Anche gli aggettivi contente e feliz richia-
magnanimo e rimandò indietro liberi i due mano la gioia dei martirizzati nel loro dies na-
consoli. Cfr. Liv. IX, 1-11. talis. In traduzione abbiamo spostato il verbo
59
entra al verso finale, creando un’inarcatura
I suoi figli, non adottati.
assente in Camões; trionfal corrisponde a un
60 Il confronto è strutturato con il consue- gerundio (Triunfando) nell’originale.
to parallelismo elastico, di squisita fattura; 69 Non si tralasci di notare la forte inar-
l’emendamento del doppio assi in a si risulta
catura, che sappiamo bene essere non fre-
inutile, come dimostra Rodrigues (Estudos
quente nel poema.
p. 109). Anche sopra a III, 41 l’eroismo di
70 Cfr. supra III, 57 sgg.
Egas Moniz era posto in comparazione con
un exemplum storico antico, quello di Zopi- 71 Formulare: cfr. supra IV, 24, 5.
ro. Il sintagma que doe mais è impersonale: 72 Il cavaliere Enrico era nato a Bonn e si
‘cosa che provoca ancor più dolore’.
segnalò nella Crociata; morendo durante il
61 Traduciamo come possiamo due versi cerco de Lisboa si dice che una palma sor-
costruiti con la consueta arte del cesello: se nel luogo della sua sepoltura, operando
ripetizione di Rei e chiasmo cerca a vila miracoli; cfr. Galvão Chronica XXXII-
forte…a vila descercada (quest’ultimo lemma XXXIV, pp. 45-47 (per altre fonti cfr.
raro è hapax in Camões). Dom Fuas Rou- Epifânio Dias). La fonte parla di milagres,
pinho, stando a Duarte Galvão (Chronica L, Camões scrive milagro: evidentemente si
pp. 70 sg.), venne a difendere Porto-de-Mós riferisce al prodigio della palma, oppure
dal re moro che l’assediava. della straordinaria impresa dei Germanos al
62 Vd. subito sotto, na terra / e no mar, 17, 1-2. servizio di Enrico di Bonn.
63 Ancora Duarte Galvão riferisce della 73 Come al solito i gerundi hanno valore di
vittoria navale di Dom Fuas nelle acque di participio presente, che si può sciogliere in
Cabo Espichel – attualmente nel distetto di una relativa implicita.
1145
74 Ripete la figura etimologica di III, 55, 3: so’. Dato che peito è in forte paronomasia
tomar…tomada. con feito, proponiamo una triplicazione di
75 Cfr. supra III, 55. vista per approssimare la tenuta omofonica
76
tipicamente camoniana.
Priore di Santa Cruz, Coimbra, eroe del-
88 La vicenda di Pedro Fernandes de Ca-
la presa di Arronches. Cfr. supra III, 19, 5.
77
stro detto Castellão è raccontata in Rui de
Cfr. supra III, 19.
Pina Sancho I cap. XII, pp. 29 sg.; il perso-
78 Appunto sulle mura. Alteriamo legger- naggio, oltraggiato da Afonso IX di León
mente la sintassi per ragioni metriche. (in contrasto con Alfonso VIII di Castiglia)
79 Ripete pressoché identici i vv. 7-8 di III, per il favore concesso ai suoi antichi nemici
19. Evidente, sia detto una volta per tutte, la Conti di Lara (della cui famiglia Mafalda
funzione di resumé e sintesi in queste otta- era stata prima regina del Portogallo), passò
ve di quelle analitiche del canto III. Siamo all’avversario moro.
difronte al sistema della repetitio in quadro 89 «Adquirir aquilo que outros pertendião:
macro-strutturale. v. g. levar o louvor, a palma, o preço, ou pre-
80 Vd. Galvão Chronica XLVIII, p. 66 (e n. mio en concurso, disputa» Moraes e Silva.
Epifânio Dias). «Martim Lopes bom Cavalleyro Portuguez,
81 Cfr. supra III, 75. Naturalmente queste com pouqua gente de cavallo, e com alguma
riprese alternano echi puntuali a variazioni mais de pée, que comsiguo ajuntou, lhe
d’immagini, pur trattando i medesimi eventi. sahio aho encontro, e pelejou com alguns
82 Nell’originale: ‘del padre’. Non è chiaro
delles em que ya ho dito Pedro Fernandes, e
hos desbaratou, e lhes tomou hos Christãos
se Mem fosse figlio (Faria e Sousa, Barreto
cativos, e tirou todo ho que mais levava, e
ecc.) o fratello di Egas, come pare più certo.
prendeo o dito Pedro Fernandes» ecc. (Rui
L’immagine del verso è vagamente ripresa a
de Pina Sancho I ivi p. 30: «Martim Lopes,
X, 37, 5-6 (Faria e Sousa).
buon cavaliere portoghese, con pochi solda-
83 Formulaicità rimica: cfr. supra VII, 54,
ti a cavallo e qualche fante in più, che unì
7-8: sem falta: se exalta. a sé, uscì incontro all’oste e combatté con
84 vedi scender da un’altura appoggiandosi alcuni di loro tra cui ho già nominato Pedro
alla lancia] Pellegrini □ s’aidant de sa lance, Fernandes, e li sbaragliò, e gli riprese i Cri-
descend jusqu’à la secrète embuscade] Bi- stiani fatti prigionieri, e fece piazza pulita di
smut □ come fosse una scala, usa scendendo tutto e catturò il detto Pedro Fernandes»).
/ un’asta] Averini (irreale, come spesso). 90 Cfr. Dante, Purg. XV, 109-110: «ed è
85 Cfr. supra III, 63. La città è Evora. Cer- giunta la spada / col pasturale», detto però
vellotica l’esegesi di Rodrigues (Estudos pp. in negativo da Marco Lombardo. Pastorale
110-113). = bàculo, o bàcolo; fèrula. Si parla del vesco-
86 Letteralmente ‘fredde’, ovvero ‘morte’. vo di Lisbona Dom Mateus, stando a Rui de
Sono i teschi delle sentinelle, recisi da Gi- Pina (Afonso II capp. V-VIII, pp. 11 sgg.) e
raldo; la fonte è Resende Evora cap. xiiij. C’è della battaglia di Alcacere (Alcácer-do-Sal),
un gusto dantesco, al di là della Quelle, in riconquistata il 18 ottobre 1217. Camões
questa ottava. avrebbe sbagliato il nome del vescovo, se-
87
guendo la sua fonte; si sarebbe trattato inve-
Qualche libertà nella nostra traduzione.
ce di Dom Sueiro (cfr. già Garcez Ferreira).
L’incidentale feito nunca feito è un gioco di
91 Nell’originale inteiro, cioè ‘interamente
parole (trocadilho) che si tradurrebbe ‘fatto
mai accaduto (prima)’; o forte peito, espres- certo e disposto a combattere’.
sione formulare, sta per ‘l’animo coraggio- 92 Vd. Rui de Pina Afonso I cap. VII, p. 15.
1146
93 «ha quatro Reys Mouros, que eram na squeanes (Vasco Eanes «colaço [fratellastro]
Espanha, ha saber ElRey de Sevilha, ElRey da Rainha D. Maria de Castela» figlia di
de Cordova, ElRey de Jaem, e ElRey de Ba- Afonso IV), Fernão Martins de Santarem
dalhouse [Badajóz]» (ivi cap. VI, p. 12). (ivi p. 48).
94 e molto in fretta] Mercedes la Valle: não 105 Sottintendo, per ragioni metriche, il ver-
de espaço: «não devagar» (Ramos), ove si bo vem, ‘vengono’.
tratta di uno spazio di tempo breve. 106 Bellona era la dea romana della guerra
95 Classica epanortosi, o correctio (cfr. sanguinosa, spesso associata a Marte (cfr.
Lausberg Handbook § 782.2). il Marcio jogo sopra a IV, 39, 4); vd. ad es.
96 «Ali est équivoque et peut désigner soit Ov., Met. V, 155 (e n. Rosati in Ov. Met. III,
la ville soumise, où l’évèque reçoit les hon- p. 150). Non è un caso che le sfide vinte da
neurs du triomphe, soit un coin de la ban- Gonçalo fi niscano con la morte dei nemici,
nière où cette scène est figurée» (Bismut). come detto subito dopo.
La prima coroa è il soggetto (‘corona’), il 107 Cioè: ‘è in grado di non temere l’oblio’.
secondo coroa è verbo (‘incorona’), que è 108 Nuno Álvarez Pereira (il poeta lo nomi-
oggetto. nerà esplicitamente infra 32, 4): cfr. supra IV,
97 Dom Paio Correa, Maestro dell’Ordine 14 sgg. Le discussioni su questi primi due
di Santiago, le cui gesta sono in Rui de Pina versi, sul piano sintattico-semantico, sono
Afonso III capp. VI-X, pp. 10 sgg. state forse troppo sottili; la parafrasi lette-
98 Formulare, ovviamente; cfr. supra VII, rale è semplicemente: ‘Fai ben caso a uno,
47, 4. che la Fama rende così immenso, al punto
che essa non si contenta più di nessun eroe
99 a scala vista] Paggi 59 – letteralmente. precedente a lui’. Epifânio Dias cita d’altro
«Prendre une ville en franche escalade, canto un celebre passo virgiliano: «sed fa-
c’est la prendre d’assaut, sans travaux d’ap- mam extendere factis, / hoc virtutis opus»
proche, en appliquant aux murailles des (Aen. X, 468 sg.), che conclude una rifles-
échelles découvertes» (Bismut). sione sulla brevità della vita; non ci sem-
100 Cfr. Rui de Pina Afonso III cap. VIII, bra però che il senso sia analogo a quello
pp. 13-17. Payo Correa conquista Tavira dell’espressione camoniana. Quindi fama
vendicando sette cacciatori (in realtà sei non può essere complemento oggetto, ma
più un mercante di passaggio unitosi a loro soggetto: «A “Fama” tanto estende o nome
per aiutarli) che furono trucidati, ovvero de Nunálvares, tão glorioso o torna, que,
martirizzati, come scrive Rui de Pina, dagli para ella, não ha nenhum heroe passado que
abitanti della città (cfr. le precisazioni di Ro- se lhe possa equiparar» (Rodrigues Estudos
drigues Estudos pp. 115 sg.). p. 116). Si tratta di una iperbole, non di una
101Città dell’Algarve; vd. sempre Rui de meditazione come quella virgiliana.
Pina Afonso III cap. IX, pp. 17-19. 109 Cfr. Petr., Rvf., 37, 1: «Sì è debile il fi lo
104 Cfr. Rui de Pina Afonso IV cap. 14, pp. pra IV, 14-19.
47 sgg. I tre cavalieri portoghesi «erranti» 112 dolce freno] Paggi 59 Bonaretti Merce-
erano Gonçalo Rodrigues Ribeiro, Va- des la Valle ecc. □ le joug léger] Bismut. Cfr.
1147
il «dolce giogo» di Petr., Rvf 197, 3, derivan- cora non è tempo, aspetta un poco e fi nirò
te peraltro dal suave iugum evangelico (Mt di pregare»). Cfr. Plutarchus Vitae (c. 24r) a
11, 30); al contrario vd. il duro freio di II, 51, proposito di Numa Pompilio: «Ipsum vero
7. Spostiamo per ragioni metriche il verbo Numam adeo divina in re spes suas collo-
tome al v. sg., accentuando un’enjambement casse perhibent, ut cum aliquando sibi de
che già c’era, ma più debole (freio / de Rei). hostium adventu atque incursu nunciatum
113 Cioè scelga D. João Mestre de Avis. esset, subrideret, diceretque “At ego sacrifi-
114
co!”» (Numa 15: «Tramandano che lo stesso
Un’altra iperbole: assolutamente inutile
Numa affidasse le proprie speranze nella
disquisire sul So (= só) e proporne la corre-
religione al punto che quando gli veniva an-
zione in Se.
nunciato l’arrivo e l’incursione dei nemici,
115 l’immenso popol] Paggi 59. Un caso in sorridendo, diceva – Ma ora io sto sacrifi-
cui ci permettiamo una piccola infedeltà cando agli dèi!»), da cui deriva il solito Sa-
con un gioco di parole che vorrebbe «com- bellico (Rodrigues Fontes, p. 298).
pensare» altri consimili bischizzi – lost in 121 Scorrere nel senso antico di «Fare scor-
translation – cui Camões non è certo alieno.
rerie in territorio nemico o estraneo: non
116 Nella battaglia di Aljubarrota su cui vd.
mancando … le genti del pontefice di scorrere
supra IV, 28-44. e predare per tutto il paese (Guicciardini)»
117 Formulare (con piccole varianti); cfr. su- Treccani. Amorim (2, p. 113) corregge
pra III, 68, 7 ecc. stoltamente corria in cobria con la consueta
118 Per la battaglia di Valverde cfr. supra sicumera: «erro indubitavel».
IV, 46; l’indicazione geografica entre o Tar- 122 Si tratta dell’Africano, il più celebrato
teso [il Guadalquivír, cfr. supra III, 100, 8] degli Scipioni, ovviamente. Orribile bana-
e Goadiana [cfr. supra III, 5] evoca l’area lizzazione era in E: Portugues Capitam; cfr.
dell’Andalusia. Sul nome Tartesso e il sito Epifânio Dias, introd. p. XXVII.
relativo, alla foce del fiume, vd. l’ampia 123 Ancora una retardatio nominis, con in
nota di Burton 2, p. 643. Ταρτησσός è no- più una formula del tipo di quella che adot-
minata da Erodoto (I, 163) e come fiume da ta Dante per S. Francesco in Par. XI, 53 sg.;
Aristotele (Meteorolog. I, 13): cfr. John T. «galan dezir», commenta Faria e Sousa. Sul
Koch, Tartessian. Celtic in the South-west at soggetto di se arreia Rodrigues disquisisce
the Dawn of History, Aberystwyth (Wales), con la consueta acribia (Estudos pp. 118
Celtic Studies Publications, 20132. sg.); conclude che sciogliendo un articolo
119 «Talvez Cam. tivesse escripto huma – ter- a assimilato fonosintatticamente ad arreia
mo, então, exclusivamente theologico – que o a ditosa (arreia a, ditosa a) il soggetto non
era facil de confondir com suma» (Epifânio può essere che la patria. Si tenga presen-
Dias, apparato); Rodrigues (Estudos p. 117) te, comunque, che la virgola dopo arreia è
discute con interesse l’ipotesi correttiva, ci- nella princeps, non si tratta di puntuazione
tando Dante, Purg. XXIV, 140: «credo una moderna. Non è da escludere del tutto,
essenza sì una e sì trina». Ma ogni cavillo te- ancora, che sia Nuno stesso a gloriarsi del
ologico mi sembra insufficiente per indurre a proprio nome; cfr. ad es. Tapia: «Portugues
emendare la limpida lectio della princeps. Capitan llamarse deve / aunque de don
120 Nuno si ritira a pregare prima della Nuño Alvarez se arrea», e non si tratterebbe
battaglia di Valverde e risponde a chi si pre- qui di orgoglio, ma anzi di modestia – o
occupava per il ritardo dell’attacco: «Ruy falsa modestia, se volete. Altre ipotesi
Gonçalves amigo, inda não è tempo, aguar- ermeneutiche sembrano improponibili.
dae um pouco e acaberei de orar» (Lopes 124 Ulteriore figura di correctio: cfr. supra
Joao I cap. LVII, 2° vol., p. 14: «amico, an- 24, 3 e n. «Aludiendo al uso de muchos Ro-
1148
manos, que en varias inscripciones se inti- gato duemila doppie ed essersi così libera-
tularon padres de la patria» (Faria e Sousa), to, Gil attuò una controffensiva in cui Paio
patres patriae. Rodrigues fu decapitato e i campi di Xeres
125 Cioè della terra (ove dea dell’agricoltura furono devastati ferocemente. Vd. Lopes ivi
e dei raccolti è Cerere) e del mare (rappre- I, 107-109, pp. 104-110.
130 Nel senso di ‘depreda’; usiamo un calco.
sentato da Nettuno).
126 Cfr. Aen. VI, 874 sg.: «nec Romula quon- Si noti il verso con i verbi disposti «a oc-
chiale» ai lati del sostantivo cui si riferisco-
dam / ullo se tantum tellus iactabit alum-
no entrambi.
no». «Tambem alumno se diz de pessoa, que
131 Rui Pereira si oppose alle navi spagnole
naceo neste, ou na quelle Reino, nesta, ou
naquella cidade» (Bluteau I, voce alumno), che bloccavano la foce del Tago e permise
dal lat. alere. Nuno è figlio della sua patria alle galee portoghesi di superare lo sbar-
ma anche suo padre. Quindi la sequenza fil- ramento; nella battaglia navale perse eroi-
ho…pai…aluno non è soltanto circolare, ma camente la vita: «como fallaria o commum
veritativamente paradossale. Non ci sentia- povo dizendo que assim como Jesus Christo
mo di accettare la connotazione «attiva» di morrera por salvar o mundo todo, assim Ruy
aluno secondo Rodrigues (Estudos pp. 119 Pereira por salvação dos outros» (Lopes, ivi
sg.), «qui alit», contrastata anche da Bismut I, 133, p. 183).
pp. 328 sg.; peraltro nel Calepinus ad voc. si 132 Letteralmente ‘in questo colle’, deittico.
poteva leggere: «Nonius putavit tam active, 133 L’attributo assume anche valore avver-
que passive accipi posset, sed reprehenditur biale.
a Valla». Dopo questa ottava Faria e Sousa 134 Martím Vasquez da Cunha con solo 18
ne riporta altre tre prese dal «secondo ma-
uomini sconfissea Villalobos i Castigliani
noscritto» in suo possesso, che celebrano la
che erano in più di 400: cfr. Lopes Joao I,
casa di Bragança. II, 108, pp. 150 sgg. L’immagine camoniana
127 Riferimento a Pero Rodrigues che sba- è comune; Faria e Sousa cita comunque B.
ragliò presso Évora l’esercito dei due Com- Tasso, Amadigi I, 69, 1 sg., p. 7: «e scudo / fa
mendatori di Alcantara e Calatrava, ripren- del suo petto a la diletta amica».
dendosi il ricco gregge da loro rubato. Cfr. 135 Consueto, come abbiamo già visto, il
Lopes Joao I, I, 102, pp. 86-90. Non capisco repentino passaggio dal presente storico
perché alcuni commentatori (Epifânio Dias, al passato remoto. Ed anche il mutamento
Tocco) sostituiscono Alcantara (Lopes ivi p. brusco di soggetto: qui i Castigliani, al v. sg.
86) con Zalamea. i Lusitani.
128 Pero Rodrigues era Alcaide di Alandro- 136 «per quod vim cunctorum animis inie-
al. Sconfiggendo i Commendatori suddetti cit, non modo bellandi, sed etiam debellan-
e il traditore Vasco Porcalho, liberò l’amico di» (Homeri Ilias p. 270; ΙΛ, Ξ, 151 sg.).
carissimo Álvaro Gonçalves Coitado leal 137 Il topos dei pochi che hanno la meglio
alla sua patria, che era stato fatto prigionie-
sui tanti è antico, iterato da Camões, come
ro nella torre di Olivença (Lopes ivi 103, pp.
sappiamo, e qui ribadito nel distico fi nale
91-96). Il nostro leale si computi bisillabo. dell’ottava (cfr. anche supra III, 99, 3-4).
129 Lo sleal (cfr. leal strofa preced. v. 7) è Epifânio Dias cita Eutropio dall’edizione
Paio Rodrigues Marinho, alcaide di Cam- basileense frobeniana del 1532 (Eutropii
po-Maior, fi locastigliano, il quale attirò Gil Insigni Volumen quo Romana Historia Uni-
Fernandes de Elvas con la scusa di parla- versa describitur […], l. IV, p. 46): «Eodem
mentare con lui, che rappresentava D. Joao, tempore trecenti Lusitani cum mille Ro. in
e lo fece prigioniero; tuttavia, dopo aver pa- quodam saltu contraxere pugnam in qua
1149
LXX Lusitanos, Romanos autem trecentos te» (Egl II, 1761: Boscan & Garcilaso c.
viginti interfectos Claudius refert». Clau- 279r).
dius Iolaus, storico del primo secolo, ci ha 144 Cfr. supra IV, 49, 5-8.
lasciato frammenti del De rebus Phoenicum 145 Il conte Dom Pedro de Meneses, primo
(FHG IV, pp. 362-364).
capitano di Ceuta, i cui combattimenti stre-
138 Che il nome di Viriato avesse come base nui contro gli assedi dei Mori sono raccon-
etimologica vir (da cui «os viris atrevimen- tati nelle cronache di Gomes (non Gil, giu-
tos») è certezza per Camões: cfr. supra III, sta Tocco) Eanes de Zurara, storico di corte
22. In latino, attesta Nonius Marcellus, «Vi- succeduto a Lopes, sulla presa di Ceuta, su
riatum dictum est magnarum virium», II, Pedro e sul figlio Duarte.
litt. ‘V’, 29. Tuttavia si tratterebbe, per l’eroe 146 Formulare: cfr. supra III, 17, 7.
antico lusitano, di una falsa etimologia: «el
147 L’altro conte è appunto Duarte, che
nombre Viriato deriva del céltico viria, que
significa torques […] indicando una forma combatté ferocemente in difesa di Alcácer-
de ornamento propia de los guerrieros cel- Ceguer e trovò in seguito la morte in Africa
ticos»: Marco V. García Quintela, Mitología fra i monti di Becanofu salvando il re Afon-
y Mitos de la Hispania Prerromana (III), so V da un’imboscata (cfr. Epifânio Dias per
Madrid, Akal, 1999, p. 186; cfr. Plin., N. H. più dettaglio). Gomes de Zurara «escrivió el
XXXIII, 40. Cfr. poi supra I, 26, 3; III, 22. su historia como escritor elegante de aquel-
139 Ovvero ‘ci hanno lasciato in eredità’. La los tiempos […]. Tan excelente fue entonces
el Zurara, como antes Tito Livio, i como de-
continuità antico-moderno è fondamentale
spues Juan de Barros» (Faria e Sousa).
nell’opera di Camões e strutturale nei mag-
148 Figura etimologica arricchita dal sg.
giori poemi epici.
140 pincel; si tenga conto che al posto di pinto-
ils nous laissèrent comme héritage de
res Camões sottintende anche gli scrittori,
ne jamais trembler devant le nombre, tout
come lui stesso.
faibles que nous soyons] Bismut.
149 «Honos alit artes» è motto latino ricor-
141Qui Faria e Sousa riporta, sempre dal
dato da Faria e Sousa, proveniente da Cic.,
ms. Correa de Montenegro, una strofa che
Tusc. I, 2 (c.vo mio); Faria e Sousa aggiunge
descrive l’aristìa di un portoghese, di gusto
anche Ov., Ex Pont. III, 9, 21 «scribentem
cavalleresco o comunque epico-anatomico.
iuvat ipse favor, minuitque laborem» (c.vo
142 Due tra i figli di João I; il primo in Ger-
mio: Owen sceglie la lezione labor, più co-
mania fu al servizio di Sigismondo contro i erente col contesto e più arguta; Burmann
Turchi e i Veneziani, il secondo, detto «Il preferiva favor). Tocco evoca ottimamente
viaggiatore», fu tra i protagonisti della presa António Ferreira quando scrive: «a honra
di Ceuta. cria, e faz a arte excelente» (Carta IV 121,
143 Immagine molto diffusa («dezir de Ma- Ferreira Poemas lusitanos p. 267, c.vi miei).
estro» Faria e Sousa); Camões all’inizio del Cfr. poi il lamento di Ov. Ars. III, 403- 412:
poema aveva usato un’espressione simile «Quid petitur sacris, nisi tantum fama,
(cfr. supra I, 2, 6). La memoria va in primis a poëtis? / Hoc votum nostri summa laboris
un famoso sonetto del Bembo (quello pro- habet. / Cura deum fuerunt olim regumque
emiale) e al verso 6: «use a far a la morte poëtae, / praemiaque antiqui magna tulere
illustri inganni», riferito alle Muse (ediz. chori, / sanctaque maiestas et erat venerabi-
Donnini I, p. 7). Si possono aggiungere altri le nomen / vatibus, et largae saepe dabantur
echi, fra cui quello di L. Paterno preferito opes: / Ennius emeruit, Calabris in monti-
da Epifânio Dias, ma non si può omettere bus ortus, / contiguus poni, Scipio magne,
Garcilaso: «hará tantos engaños a la muer- tibi; / nunc hederae sine honore iacent ope-
1150
rataque doctis /cura vigil Musis nomen iner- tina, qui ha lo stesso significato di fama e
tis habet» («Cosa chiedono i divini poeti, se potrebbe costituire con essa dittologia sino-
non soltanto la fama? / Il massimo del tra- nimica. Phama sarebbe parola greca e rumor
vaglio nostro è esaudire questo desiderio. / latina iuxta Valla; per altri, come Alonso de
Furono i poeti un tempo preoccupazione di la Vera Cruz, fama avrebbe semplicemente
dèi e re, / e gli antichi canti ottennero gran- un ambito più ampio di rumor; d’altra par-
di premi, / ed era santa la maestà e venera- te mediamente «Roman texts more or less
bile il nome / per i vati, e ampie ricchezze treat fama and rumor as synonyms, as is re-
spesso venivano loro accordate: / Ennio me- vealed by an extensive array of evidence»
ritò, nato sui monti Calabri, / d’esser posto (Gianni Guastella, Word of Mouth. Fama
accanto a te, grande Scipione: / ora l’edere and Its Personifications in Art and Literature
giacciono senza onore e le opere, vigile cura from Ancient Rome to the Middle Ages, Ox-
/ di dotte Muse, conservano inerte un vuoto ford, Univ. Press, 2017, p. 119 n. 80 con vari
nome»). esempi). Tuttavia, nel nostro verso camonia-
150 Forse non è così necessario considerare no, l’alta fama potrebbe pertenere ai trabal-
un’endiadi la dittologia (= ‘piaceri vani’), hos, mentre il rumor ai nomi dei pais ilustres.
anche se non stona affatto. Terminata la Cambiando argomento, il senso della quar-
sequenza delle immagini degli eroi porto- tina mi pare che mal si accordi (se non per
ghesi, Paulo conclude con una rampogna eco meramente fonica) ai vv. di Petr. T. M. I,
contro la degenerazione dei governanti. 88-90: «O ciechi, el tanto affaticar che gio-
L’aggettivo-participio sg. atolados (atolar da va? / Tutti tornate alla gran madre antica, /
atoleiro, ‘terreno fangoso, fango’) è molto e ’l vostro nome a pena si ritrova». Molto più
forte espressivamente, «un poco gruessa» congruente il pessimistico fi nale dell’ode se-
la definisce Faria e Sousa che suggerisce sta del III libro di Orazio: «Damnosa quid
l’immaginario dantesco dei dannati non inminuit dies? / actas parentum, peior
immersi in limo o broda: si pensi al canto avis, tulit / nos nequiores, mox daturos /
VI dell’Inf., quello dei golosi, e si sottolinei progeniem vitiosiorem». Si rammenti anche
l’uso camoniano della parola gostos: «estas la risposta che Focione diede a Menillo che
son las lascivias, i gustos de Cavalleros, ato- gli offriva denaro per lui o almeno per suo
leiros, brodas, o pantanos de la honra». figlio (che era alquanto dissoluto): «fi lius si
151 Camões adotta qui un enjambement vitam & mores composuerit, vivet ille qui-
(derão / Principio) che non rispettiamo in dem paterna haereditate contentus: si pro-
traduzione; vd. anche all’ott. preced. i vv. digus, ut est, impurusque perstiterit, nec
6-7 e infra 41, 3-4. Il discorso di Gama (al- argentum hoc satis futurum scio» (Plutar-
ter ego qui dl poeta) si fa invettivale, quindi chus Vitae c. 285r; Phoc. 30: «Se mio figlio
sale un poco di registro. si farà ordinata una vita e un buon conte-
152 gno, vivrà soddisfatto della semplice eredità
Ovviamente nel senso di ‘deriva’.
paterna; se sarà scialacquatore, persevererà
153 Dei trabalhos appena nominati; si trat- nel vizio, né immagino che questo denaro
terebbe di un pleonasmo, di un anacoluto gli potrà bastare»): la ricchezza lo avrebbe
poetico (cfr. Epifânio Dias). Tuttavia è lecito ulteriormente corrotto e non l’avrebbe certo
anche intendere deles come riferito ai padri riportato sulla retta via.
illustri: ‘si espande la fama e il rumor delle
154 Latinismo per ‘discendenti’. Si noti il
loro imprese, dei loro nomi, di loro stessi’.
Vd. ad es. come traduce Bismut: «Si du fait polittoto triplice deixar…deixam…deixar.
de leurs prouesses, leur haute gloire et le 155 Così anche Paggi 59, tenendo conto che
bruit de leur nom s’étendent par le monde». pure nell’italiano antico privato era il servo,
Ho posto in corsivo rumor perché, alla la- o familiare, di un signore. Altri esplicano:
1151
‘favoriti’ (e cfr. sp. privado, ‘ministro favori- metafora è aristotelica: «Nobilitas vero qua-
to del sovrano’). Cfr. supra III, 91, 6. edam maiorum claritas est» (Rhet. II, 15, 2, e
156 Letteralmente: ‘a mille uomini’, nume- in genere cfr. l’intero cap. 15 De moris nobi-
ro genericamente iperbolico per intendere i lium) traduz. del Trapezunzio, nella giuntina
tanti onesti e coraggiosi. del 1550 a c. 17r: in Sigonio troviamo digni-
157
tas, ma l’apoftegma diffuso preferiva claritas,
Epifânio Dias: «falsas».
come testimoniano le compilazioni del tipo
158 La pittura parlante è topicamente la po- della Polyanthea.
esia, mentre la muda poesia è la pittura (cfr. 160 Secondo molti anche qui pintura sta per
supra VII, 76, 8 e vd. Ascenso O poeta no mi-
la scrittura, la poesia. Forse c’è memoria di
radouro pp. 159 sgg.). I privilegiati parvenus
Ar., O. F. XXXIII, 5, 1-2: «Quest’arte, con
odiano entrambe le arti, perché non hanno
che i nostri antiqui fenno / mirande prove, a
nulla da glorificare, né antenati né proprie
nostra etade è estinta».
gesta illustri. Altra ipotesi potrebbe consi-
161 Formulare: cfr. supra III, 54, 3 (tinta:
derare anche i vv. 7-8 riferiti alla pittura, che
fala in quanto svela la verità, scomoda per pinta). Sono i cores di cui supra 39, 3; 41,6.
gli arricchiti. Paggi 59 sembrerebbe vederla 162 Si noti l’area semantica della claritas che
proprio così: «Sdegnan veder costoro i suoi si propaga dalla precedente a questa ottava:
pintati, / che se il ritratto il vero in sé non clarifica…declarando…claros. Cfr. poi Aen.
chiude, / non consegue il suo fi n, se scopre I, 455 sg.: «artificumque manus inter se ope-
il vero, / come che parla, han questi in odio rumque laborem / miratur» («e le mani abili
fero». E vd. anche Tapia: «Aborrecen pin- degli artefici e l’industria delle opere tra sé
zel, debuxo y tabla / porque en ella lo muer- / ammira»).
to al bivo habla». In effetti questa sembra 163Cfr. supra VII, 59, 2 ed Aen. I, 495:
la lettura più coerente, senza scomodare l’ut
«dum stupet obtutuque haeret defixus in
pictura poesis.
uno» («mentre resta stupefatto, e rimane
159 E se da lo splendor de i lor parenti / la
concentrato in uno sguardo intento»).
gloria d’essi non più chiara è fatta] Paggi 59 164 Cioè ‘evidente, nitida, precisa’, come
□ E se la luce degli antichi padri / resa non è
detto prima: chiara. Il richiamo a supra II,
dai pregi lor più bella] Bonaretti □ e se la luce
59, 4 (distintamente) non è proprio corretto:
dei progenitori non si fa in loro più viva per
qui distinta indica un pregio stilistico che la
nuovi meriti] Pellegrini □ si leur valeur ne
retorica chiamerebbe ἐνάργεια, enargia, e
rehausse pas en eux l’éclat de leurs ancêtres]
che si applica soprattutto alla scrittura come
Bismut □ Se lo splendore antico dei parenti
pittura parlante, ma in queste ottave, come
/ il valor non accerta in questa fase] Averini
□ e, se la luce dei morti parenti / in maggior abbiamo visto, arte figurativa e arte poetica
dose in lor non si travasa] Poppa Vòlture □ tendono a incrociarsi sul piano paradigma-
E se la luce dei parenti antichi / non ravvi- tico; vd. Rutger Allan, Irene J. F. de Jong
va in essi la virtù] La Valle. Epifânio Dias: & Casper C. de Jonge, From “Enargeia” to
«a luz è complemento de clarifica» (presumo Immersion: The Ancient Roots of a Modern
intenda complemento directo). Come si vede Concept, «Style», 51, 2017, 1, pp. 34-51: «The
può sorgere qualche dubbio sul fatto se sia ancient Greek enargeia primarily refers to
soggetto a luz oppure o valor. Noi riteniamo the “clearness” or “distinctness” of a per-
che sia sempre la luce a reggere il verbo, sia ception, a description, or a narrative». Per
qui che nel verso successivo. Cfr. la parafrasi ragioni metriche, nella nostra traduzione
di Faria e Sousa: «i si en ellos no clarifica mas Catuàl va contato bisillabo.
al valor la luz de los antiguos parientes suyos, 165 Nelle ekphràseis camoniane, qui come
a lo menos no falta, ni se haze escura». La nel discorso di Vasco al re melindano, Ro-
1152
drigues (Estudos p. 120) trova possibili echi 173 per ordine personale del Re] Pellegrini
del De Nuptiis Eduardi di Manuel da Costa □ sur l’ordre exprès du Roi] Bismut. L’ag-
o Subtil (Coimbra, Io. Alvarus & Io. Barre- gettivo estudiosos sottolinea lo scrupolo e
rius, 1552). l’attenzione che gli indovini impiegano nella
166 Vd. il son. 18, 1-2 (Rimas p. 125): «Quan- loro opera.
do o Sol encoberto vai mostrando / ao mun- 174 In questo caso il sinal, dato dalle visce-
do a luz quieta e duvidosa»; Azevedo Filho re degli animali sacrificati, risulta veritiero,
lo ritiene di attribuzione incerta (1, p. 234). anche se «o foi por contingencia» (Garcez
167 Il «luminare maius» di Gn 1, 16. La me- Ferreira). Faria e Sousa fa concordare verda-
tafora della lampada è comunque iterata ne- deiro con Demo, ma risulta poco verosimile.
gli autori classici, come illustra con la solita Burton precisa, a proposito della divinazi-
dovizia Faria e Sousa (cfr. solo Aen. IV, 6). one: «The whole of this soothsaying business
168
is classical, not Hindu: the pagans would
Indicazione generica, dal momento che
have been prospected the stars, not inspect-
gli antipodi della zona ove sono i nostri è in
ed the entrails. Barros Ásia (I, 4, 9) preserves
pieno oceano Pacifico a ovest del Perù, ma
a legend that certains augurs showed to the
questo Camões non poteva saperlo. In gene-
Samiry Rajah, in a vase full of water, the
rale gli Antipodi per il poeta alludono più
squadron lost, and other ships sailing from
o meno al Portogallo, ovvero all’Occidente,
afar towards India. This form of the “mag-
ma i veri antipodi di Lisbona sono tra Au-
ic mirror” becomes the “empty diaphanous
stralia e Nuova Zelanda (non in Giappone,
globe” of Canto X, 7» (II, p. 645).
come indicava Barros I, 9, 1, p. 337). Ovvia-
175 Cfr. supra I, 8, 5. In realtà sarà proprio
mente tutto ciò «importa poco para lo que
el P. quiere dezir, pues no ay duda, que toda così, come si legge nelle ottave della conqui-
tierra es Antipoda de otra» (Faria e Sousa). sta infra X, 10 sg.; a 10 6 troveremo proprio
169 il termine jugo.
L’aggettivo copre diversi significati,
176de puissance] Bismut □ di prestigio]
come abbiamo visto; qui vale per ‘numero-
sa’ (come in Averini, e non «noble» Bismut). Mercedes la Valle □ di sua ricchezza] Pop-
170 L’arcimodello per questo topos è Virgi- pa Vòlture. Epifânio Dias e Basto glossano:
lio, Aen. IV, 522-528, «Nox erat» ecc., versi «poder».
177 Il termine originale è agoureiro, piutto-
notissimi (vd. anche III, 147 ecc.). Qualcuno
aggiunge Ar., O. F. VIII, 79, 1-2: «Già in ogni sto comune («Dado a agouros, a tomalos e
parte gli animanti lassi / davan riposo ai tra- creer nelles», Moraes e Silva Dicionário), ma
vagliati spirti». Meglio allora forse citare l’at- nel linguaggio classicista di Camões si af-
tacco del II canto del Purgatorio: «Lo giorno fianca a quello di Haruspex in quanto evoca
se n’andava, e l’aere bruno / toglieva gli ani- gli Augures, l’altra categoria di antiveggenti
mal che sono in terra / dale fatiche loro». romani che scrutavano il futuro nel volo de-
171 Notevole l’uso, per questi sacerdoti pa- gli uccelli.
gani indiani, del termine romano Haruspi- 178 Cioè ‘sulla base di ciò che aveva divi-
ces, che divinavano il futuro interrogando le nato, secondo i risultati che aveva tratto
interiora degli animali. L’attributo famosos dell’haruspicina’.
indica il rispetto di cui godevano da parte 179 Di un cattivo auspicio, in base al quale
di quel popolo per l’errata – diabolica – cre- le navi che giungessero da lontano avreb-
denza nell’arte divinatoria. bero portato distruzione al paese, racconta
172 Cfr. Ar., O. F. XXXIII, 9, 3 sg.: «di Mer- Barros e, come riporta Rodrigues (Estudos
lin, dico, del demonio figlio, / che del futuro p. 121), è riferito nelle Lendas di Corre-
antivedeva assai». ia (Lendas 1858 p. 69). «Finalmente com
1153
esta história, ora fôsse fi ngida pera induzir come Juromenha, vorrebbe aggiungere al
os outros (posto que sem ela êles estavam primo verso un a davanti a hum.
bem movidos contra os nossos) ora que o 185 Ecco ricomparire Bacco (terza «trasfor-
demónio lhe quis representar aquêle seu mazione»: cfr. supra I, 77; II, 10), e non è
futuro mal, a conclusão da consulta [la riu- un caso che la parola odio si ripeta tre volte
nione dei mori contrari agli accordi commer- nell’ottava. Cfr. poi infra IX, 39, 1-2. Faria e
ciali del Samorim con Gama] acabou que bu- Sousa riporta passi virgiliani in cui è espres-
scassem tôdolos modo possíveis pera sumir so l’odio inestinguibile di Giunone per i
os nossos navios no fundo do mar, e que as Troiani; cfr. ad es. I, 667-669 ecc.
pessoas, como ficassem em terra, um e um 186 «maria umida» è in Virgilio (Aen. V, 594):
os iriam gastando, com que não houvesse
‘le liquide onde’. Il verbo caminhar sta per ‘an-
memória dêles nem do que tinham desco-
dare, procedere’, ma è difficile non pensare a
berto» (Barros Ásia I, 4, 9, p. 161: «Infi ne
Gesù che letteralmente cammina sulle acque
con questa storia, sia fosse fi nta per indur-
in tutti i Vangeli, tranne in Luca. Naturalmen-
re gli altri – posto che senza di essa quelli
te in Camões l’espressione è formulare (cfr.
erano ben motivati ad assaltarci –, sia che
supra II, 67, 2; 108, 8: «humidos caminhos»),
il demonio volesse rappresentar loro il fu-
ma sembrerebbe quasi che Bacco, come il
turo male, la conclusione della consulta fu
Demonio soggiogato dai poteri superiori
che essi escogitassero ogni modo possibile
divini, colleghi in forma remotamente allusiva
per sommergere le nostre navi in fondo al ai cristiani una figurazione cristologica.
mare, e che i superstiti, appena riparati sulla
187 Un normale sogno, quindi un’illusione.
costa, li avrebbero ammazzati uno per uno,
dimodoché non restasse memoria di loro né 188 «Huic se forma dei voltu redeuntis eo-
di ciò che avevano scoperto»). dem» (Aen. IV, 556, c.vo mio): Mercurio
180 Cioè pienamente partecipe dell’odio era già apparso a Enea sopra ai vv. 265 sgg.
musulmano contro i cristiani. Epifânio Dias Anche Bacco incalza una seconda volta lo
fa notare la costruzione alla latina, del tipo sprovveduto maomettano, rivelandosi come
il suo Profeta.
a culpa remotus e simili.
189 Nel senso di colui che ha stabilito e tra-
181 Espressione analoga, ma meno assoluta,
mandato per iscritto la Lei (cfr. v. 8), cioè la
supra IV, 48, 7-8.
religione e i comportamenti da seguire.
182 Sospettiamo che qui, con raffi nato la- 190 Ovviamente intende ‘cristiani’.
tinismo, Camões intenda far derivare noto
191La forma della princeps parti (= por ti)
dal lat. nothus (e non da notus, ‘famoso’); la
prima accezione di questo termine è ‘figlio non va certo emendata, come indica Rodri-
bastardo’ (cfr. ad es. Verg., Aen., IX, 697); gues (Estudos pp. 122 sg.).
transl. lo si intende come ‘spurio, falso’. Ora, 192 «Nate dea, potes hoc sub casu ducere
di Maometto è sia illegittima la discendenza somnos?» (sempre Mercurio a Enea, IV,
da Abramo, secondo l’ottica cristiana, sia 560: «Figlio di dea, puoi restare a dormire
falsa la religione, quindi Profeta falso e noto in così grave situazione?»).
potrebbe benissimo significare ‘profeta fal- 193 Bacco-Maometto intende che ha la-
so e illecito’. sciato il suo Corano a un popolo dapprima
183 Maometto, discendente da Ismaele fi- ignorante, ora addirittura incosciente, po-
glio della schiava Agar; una perifrasi simile tremmo parafrasare (Faria e Sousa opta per
era già supra I, 53, 5-7; III, 26, 1-2. la sola prima lettura).
184 Costruzione anacolutica, perfettamen- 194 Col nostro Finché (Enquanto) triplichia-
te lecita e non insolita nel poema; erra chi, mo l’allitterazione sulla labiodentale sorda.
1154
195Cioè ‘lo raggiunge, lo affronta, lo fissa’; i quali, come abbiamo verificato in Barros
«he Metafora um pouco estranha» (Garcez supra, temevano l’invadenza mercantile dei
Ferreira). Cfr. lat. acies oculorum (Epifânio portoghesi. Crediamo piuttosto che, sicco-
Dias). me il sostantivo ritorna infra 53, 2 con signi-
196 Vaga memoria di quanto accade (all’in- ficato diverso, qui si riferisca ai sacerdotes, ai
verso) nel primo canto del Paradiso dantesco capi religiosi mamomettani. L’aggettivo tor-
(cfr. vv. 46 sgg.). Solo l’aquila, iuxta gli antichi pe è proprio per i musulmani; cfr. I, 8, 6 ecc.
bestiari, poteva fissare il sole. Cicerone, in 204 Nell’originale conta estreita: ben traduce
Tusc. I, 30, 73, afferma che anche osservare il Bismut: «il rend strictement compte de son
sole calante provoca cecità: «qui cum acriter rêve». Vaga memoria del risveglio di Turno
oculis deficientem solem intuentur, ut aspec- a Aen. VII, 458 sgg.
tum omnino amitterent». Cfr. anche Plat., 205 Cioè ‘ognuno esprimendo la propria
ΦAIΔ. 99d – a proposito dell’eclisse.
opinione’, con un certo caos tipico delle di-
197 Immagine diffusa; cfr. ad es. Aen. VIII, scussioni di gruppi «arabi» che Camões avrà
67: «nox Aeneam somnusque reliquit»; notato chissà quante volte nei suoi viaggi.
Dante, Purg. IX, 63: «poi ella e ’l sonno ad 206 Con gusto di variazione anisocola (pre-
una se n’andaro».
dicata peraltro dal giovane Tasso in Italia
198Così ad es. Paggi 59, Poppa Vòlture, Bi- nella lezione sul Casa), abbiamo due verbi
smut; il saraceno] Averini. per tre sostantivi, di cui il terzo manca di
199 Altro motivo epico diffuso; Faria e Sou- attributo, mentre nel verso precedente la di-
sa cita Omero, Virgilio, Stazio. sposizione è chiastica. L’equilibrio tra sim-
200 Diversi riferimenti virgiliani possibili: metria e asimmetria era uno dei must del
«Ac dum prima lues udo sublapsa veneno gusto manierista.
/ pertemptat sensus atque ossibus implicat 207 La nostra traduzione purtroppo non rie-
ignem / […] / penitusque in viscera lapsum sce a rispettare il costrutto parallelistico del
/ serpentis furiale malum totamque perer- verso camoniano: ‘con le astuzie più sottili
rat» (Aen. VII, 354 sg.; 374 sg.); «At regina e gli inganni migliori’, dove nell’isocolia si
gravi iamdudum saucia cura / volnus alit deposita la piccola variazione del comparati-
venis et caeco carpitur igni» (IV, 1-2), cui vo assoluto prima espresso tramite mais, poi
segue peraltro una descrizione dell’Aurora; con milhores. Del resto, anche altri tradutto-
«est mollis flamma medullas / interea et ta- ri hanno tralasciato la geometria camoniana
citum vivit sub pectore volnus» (ivi 66 sg.). semplificandola: ad es. già Tapia: «con mañas
Vd. ess. alla voce Venenum dell’Index ver- mas subtiles y mejores». Complessivamente
borum in P. Ovidii Nasonis, Metamorpho- nella seconda quartina Camões vuole dire
ses, cur. Gottlieb Erdmann Gierig, II vol., che i principais, da vigliacchi, evitano le scel-
Lipsia, E. B. Schwickert, 1807, p. 873. te più rischiose e scelgono modalità di astu-
201 Nuova luce per esprimere quella dell’al- zia ancora più sottili.
ba è comune nei testi classici; cfr. Faria e 208 I governatori, i Catuais (cfr. infra 56, 1).
Sousa e Garcez Ferreira per varie occorren- Vd. la lunga nota di Rodrigues (Estudos pp.
ze. Ancora una memoria dal IX del Purga- 123-126) che dettaglia il termine generico
torio, 52: «Dianzi, nell’alba che procede al regedores.
giorno». 209 Questi riteniamo potrebbero essere i
202Dittologia petrarchesca (Rvf 276, 1) e maggiorenti in ambito economico, interes-
ampiamente petrarchista. sati al mercato delle spezie in particolare,
203 Per Epifânio Dias i principais sono so- di cui erano quasi monopolisti, oppure più
prattutto i grossi commercianti, i più ricchi, probabilmente è di nuovo sinonimo di regi-
1155
dores, Catuais. Infatti il motivo prettamen- diziam que aquêles que ali eram vindos na
te economico dell’odio per i portoghesi da sua própria terra viviam mai dêste ofício de
parte della comunità musulmana, messo cossários que de trado emercadoria» ecc.
bene in evidenza dalle cronache, non sem- (Barros Ásia I, 4, 9, pp. 161 sg., c.vo mio:
bra interessare particolarmente il nostro. «Talché, temendo che il Samori si potes-
Tuttavia, già i primi commentatori come Fa- se offendere, se essi apertamente facevano
ria e Sousa illustravano ampiamente ciò che qualcosa riguardo a ciò, sembrò loro modo
possiamo chiamare «il dato di realtà». Per il più sicuro affidare questo caso all’esecu-
verbo concilião (corrispondente a adquerin- tore di tutte le malvage intenzioni, cioè al
do di due vv. sopra) Epifânio Dias evoca la denaro, subornando con questo il Catual,
forma latina sibi conciliant. che aveva l’incarico su di noi, per far sì che
210Così Poppa Vòlture; notabili] Paggi 59. egli provocasse sdegno nel Re contro quelli
Potremmo tradurre: ‘plausibili’. [noi], con certe ragioni apparenti da sugge-
211 rirgli per il caso, affermando ch’eran vere e
Il riferimento implicito è ovviamente ai
che erano per il bene e la pace della terra. …
Portoghesi appena giunti.
Il Catual, appena trovò il momento oppor-
212 Così anche Paggi 59; Caldera invece: tuno, disse al Samori che generalmente tutti
«viven de robo público y contino»; analo- gli uomini di Ponente, che stavano in quella
gamente Tapia: «viven de solo robo y ladro- città, sostenevano che coloro che erano arri-
nicio». Il Moraes e Silva riporta ad voc. solo vati là nella sua terra vivevano piuttosto di
l’esempio camoniano. Riteniamo di poter pirateria che di mercanzia»). Cfr. Anche Ro-
rispettare in traduzione-calco l’hapax. teiro Portuense p. 80: «os mouros que aquy
213 «E isto bem considerado e examinado estavam que eram mercadores da Meca e
por todos juntos em consulta, acordarão doutras mujtas partes que nos conheciam,
que trabalhassem todo ho possivel com ho lhes pesava mujto comnosco, e estes diziam
catual e com ho feitor del rey de Calicut que a ElRey como nos eramos ladrõees» ecc.
lhe fizessem crer que Vasco da gama que 214 Ovvero ‘intima, autentica, non solo
era cossairo e não vivia de não de roubos» esteriore’.
ecc. (Castanheda Descobrimento I, 19, xliij:
215 Topos degli specula Principis, come illu-
«E ciò ben considerato ed esaminato da
tutti, riuniti in consiglio, decisero che che stra bene Tocco. Vd. anche Amadigi LIII,
si adoprassero il più possibile col catual e 23, 8; 24-5: «Signor non vi bisogna altra for-
col fattore del re di Calicut per far loro cre- tezza, // Per difender il vostro grande Impe-
dere che Vasco da Gama era un pirata e non ro, / che l’amor de l’amico, e del soggetto: /
viveva se non di rapine»). «Porém, temen- e se questo sarà vostro Torriero, / securo vi
do que o Samori se podia escandalizar, se farà dormir nel letto. / Non aprite gli orec-
púbricamente nisso fizessem alguma cousa, chi a Consigliero, / che vi parli per odio, o
pareceu-lhe mais seguro modo ser êste caso per affetto, / perché quest’è ’l veleno atroce,
cometido pelo executor de tôdolas más sen- e rio, / che de’ Signori uccide il bel desio. //
tenças, que é o dinheiro, subornando con êle Sì come in van da la nemica scorta / il muro
ao Catual, que tinha cargo de nossos, pera d’una terra si difende, / s’aperta il Capitan
que indinasse a el-Rei contra êles com algu- lascia una Porta, / onde ’l nemico accorto il
mas razões aparentes que lhe deram pera calle prende; / così da un’attione infame, e
o caso, afirmando serem verdadeiras e que torta / mal si difenderà colui, che intende, /
convinham ao bem e paz da terra. […] O e gli orecchi apre a Consiglier cattivi / d’in-
Catual, tanto que viu tempo pera isso, disse vidia pieni, e di prudenza privi».
ao Samori que gèralmente tôdolos homens 216 Si intenda ‘a lui ignoti, distanti’, o addi-
do Ponente, que estavam na aquela cidade, rittura ‘segreti’.
1156
217 E quindi dovrà necessariamente avere in una dittologia para-sinonimica. Per infer-
consiglieri fedeli e sinceri, se vorrà conosce- nais si veda supra 46, 1.
re tutto ciò che egli non può controllare di 226 Una traduzione alternativa è ‘macchina-
persona, o gli è tenuto nascosto. vano, ordivano, discutevano’, ma preferia-
218 L’espressione tomar em grosso necessita mo intendere ordenavão con una sfumatura
una parafrasi esplicativa: ‘accogliere super- potenziale: ‘di tutto quanto i Mori potessero
ficialmente’, farlo cioè ‘senza controllarne chiedergli, o comandargli’, o ‘fargli’ (addi-
la sincerità’, affidandosi magari rassicurato rittura ucciderlo, come opina Rodrigues
superficialmente dalla veste sacerdotale. Estudos p. 128). Vd. comunque infra 64, 2.
219Ovvero ‘ritenendola limpida e di cui 227 La correzione di deixa (‘lascia’) in deixa-
fidarsi’. va è antica; Paggi 59 traduce comunque «del
220 Cioè appunto di un religioso, un sacer- mondo, che per lui riman scoperto», mentre
dote; il riferimento è quasi certamente ai Caldera ha «dexaba» e Tapia glissa elegan-
potenti Gesuiti che influivano sulle deci- temente («de aquesta tierra descubierta»);
sioni del Re portoghese, in particolare Luis Manoel Correa, Faria e Sousa, Garcez Fer-
Gonçalves da Câmara, confessore e intimo reira recepiscono la forma all’imperfetto. Il
di Sebastião, e il fratello Martim Gonçalves punto è che il verso risulta ipometro nella
(vd. Rodrigues Estudos pp. 127 sg.; Trigoso lezione della princeps. Si potrebbe dissimi-
Exame crítico pp. 186 sgg.). Cfr. anche su- lare un articolo o da «mundo», in dialefe,
pra VII, 85, 6-8. Su un discorso generale, di e tradurre: ‘del mondo, ciò che egli ha
tono erasmiano, del nostro si veda fra l’altro scoperto’, cioè la porzione di mondo nuovo
Asensio Estudos. che Gama ha conosciuto. Avremmo una co-
221Il forse (acaso) lo defi niremmo volgar- struzione anacolutica, ma non ci preoccupa
mente «retorico». più di tanto.
222 228 Ulteriore correzione «antica» dell’ori-
Il testo originale porta E em, con una e
paraipotattica che non va eliminata; cfr. su- ginale quem in que. In Moraes e Silva Di-
pra VII, 70, 5 e Rodrigues Estudos pp. 38 sg. cionário leggiamo alla voce quem, seconda
223
entry: «Relativo como que, posto que quem
Intendi ‘aver commercio, occuparsi di’.
de ordinario se refere mais propriamente ás
224 la placida innocenza tutt’assorta in Dio] pessoas». Ma si può intendere quem riferito
Pellegrini (letterale). L’aggettivo pronto l’ab- al soggetto generale, Gama: ‘egli ben sape-
biamo già più volte incontrato in questa ac- va’, ‘come chi ben sapeva’. Vd. comunque
cezione di ‘attento, concentrato’. La seconda infra 59, 5: que bem.
quartina sviluppa un ragionamento diverso 229Letteralmente: ‘che esercita il sommo
dalla prima: dietro a un abito sacro si può
potere’. Si tratta ovviamente di D. Manuel I.
nascondere un astuto politicante, mentre un
230 Intendi: ‘con le quali armi, navi e sol-
vero santo religioso non è adatto a occuparsi
di affari mondani in quanto ingenuo, pacifi- dati avrebbe sottomesso al proprio potere e
co e dedito solo alla preghiera (cfr. II Tim 2, alla propria religione cristiana’. In effetti i
3-4: «labora sicut bonus miles Christi Iesu: timori dei locali di una colonizzazione for-
nemo militans implicat se negotiis saecula- zata da parte dei Portoghesi non erano così
ribus»). Insomma, sembra proprio che per erronei…
Camões i preti non debbano figurare in 231 l’ampiezza] Paggi □ la rotondezza] Pop-
nessun caso fra i consiglieri del monarca. pa Vòlture □ l’intera estensione] Pellegrini
225 Per ragioni metriche – e per un costume □ la vaste courbure] Bismut ecc. «Porque el
traduttorio antico quanto il mondo – gemi- mar, i la tierra hazen una esfera, o globo»
niamo il semplice induzidos trasformandolo (Faria e Sousa; cfr. supra 32, 7).
1157
232 Defi nita perfettamente la natura esplo- que traziam, tudo era artefício pera enco-
rativa e conoscitiva della missione che il brir a infâmia de vagabundos, ca não estava
Re aveva affidato a Vasco: invasione e co- em razão, um Rei de tam longe como era
lonizzazione saranno conseguenti. Sull’ob- o Ocidente da terra da Franquia [Europa],
bedienza dell’eroe epico camoniano alla mandar-lhe embaixada que não trazia mais
Monarchia e alla Fede vd. la voce Gama in fundamento que desejo de sua amizade»
Dicionário Camões (Luís de Oliveira e Silva). (ivi p. 162: «Che le carte che gli avevano
233 Cfr. supra 56, 4. Già il solo rimandare consegnato in nome di ambasciatori che le
l’accordo faceva sospettare nei locali cattive portavano, tutto era artificio per nascondere
intenzioni. l’infamia di vagabondi che erano; non aveva
234 Non è da spaventar di spaventarsi / il
senso, infatti, che un Re di terra così lontana
come era l’Occidente dell’Europa inviasse
Re a’ presagi] Paggi 59 □ non meraviglia si
un’ambasciata priva di altro fondamento se
meravigliasse] Poppa Vòlture □ il fallait pas
non un desiderio di stringere amicizia»).
s’étonner qu’il s’étonnât] Bismut. Il polit-
243 d’huom vago, e navigante] Paggi 59 □ di
toto – che a noi suona di sapore dantesco –
non siamo riusciti a renderlo in traduzione. un vago navigante] Poppa Vòlture □ d’un
Cfr. Oit. I, 5, 4: «não era d’espantar se m’e- errante avventuriero] Pellegrini □ di erran-
spantasse». te avventuriero] Mercedes la Valle □ d’un
235
navigateur errant] Bismut. «E mais que um
Cioè dall’haruspicina che aveva dato ri-
Rei tam poderoso e rico como êles diziam
sultati infausti (supra ott. 45 sg.).
ser o seu, mal mostrava êste poder no pre-
236 Letteralmente: ‘la forza della cupidigia’. sente que lhe mandara, pois eram peças que
237 In contrapposizione al precedente qualquer mercador que vinha do Estreito
esfria. L’aggettivo imortal vale per ‘inestin- as dava melhores» (Barros ivi p. 162: «E
guibile’. La coppia acende e atiça è in grada- più, che un Re così potente e ricco come
tio ascensiva. essi dicevano essere il loro, mal dimostrava
238 «El-Rei, ainda que era homem pruden- questo potere col regalo che gli mandava:
semplici stoffe che qualunque mercante
te e tinha tenteado quanto proveito podia
proveniente dallo Stretto ne avrebbe offerte
receber neste novo caminho que os nossos
di più fini»). Castanheda enumera i doni ef-
abriram per dar maior saída às suas espe-
fettivamente miserevoli che Gama poté of-
cearias» (Barros Ásia I, 4, 9, p. 163: «Il Re,
frire al Samorim, non avendo di meglio: sei
ancorché fosse uomo prudente e aveva ben
ampi cappelli e quattro cappucci di velluto
sondato quanto guadagno potesse riceve-
rosso, quattro rami di corallo, dodici panni
re con questo nuovo cammino che i nostri
detti lambeis, bacinelle, una cassa di zucche-
aprivano, per dare maggior esportazione
ro, due barili d’olio e due di miele (I, 18, p.
alle sue spezie»).
xliiij; idem in Radulet Gama p. 110).
239 Cfr. Barros cit. sopra: «executor de
244 Astuta captatio benevolentiae del Samo-
tôdolas más sentenças, que é o dinheiro»
rim, che vuol mettere a suo agio l’interlocu-
(ivi p. 161).
tore per fargli dire la verità. L’apoftegma si
240 Cfr. supra 55, 2. legge in Ov., Fast. I, 493: «Omne solum forti
241Dall’estremo occidente; Hesperia nella patria est».
poesia latina indicava l’Italia (cfr. Aen. I, 245 «mandou chamar Vasco da Gama, e
530) o la Spagna (Hor., Carm. I, 36, 4). disse que lhe descobrisse uma verdade, que
242 Il Catual aveva detto precedentemente êle lhe prometia de lha perdoar, por ser
al Samorim, giusta Barros: «Que as cartas cousa natural aos homens buscarem caute-
que lhe deram em nome de embaixadores las e modos de sua abonação pera fazerem
1158
seu proveito; e que se andavam desterrados vio Daniel. in Paratore Eneide I, p. 230) e la
por algum caso, êle os ajudaria em tudo; ca, nota a Mart. Ep. IX, 12, 3 di Christer Hen-
segundo tinha sabido dalguns homens das riksén, Commentary on Martial, «Epigrams»
partes da Franquia [Europa], donde diziam Book 9, Oxford, Univ. Press, 2012, p. 67.
ser, êles não tinham rei, ou, se o havia na 248 Più o meno formulare: cfr. supra IV, 94, 8.
sua pátria, o seu ofício mais era andar pelo 249 Il termine biblico «vasa iniquitatis» (Gn
mar de armada a maneira de cossairos, que
49, 5) è riferito da Giacobbe ai figli Simeo-
por razão do comércio» (ivi p. 163: «Man-
ne e Levi; l’espressione opposta, «vas elec-
dò a chiamare Vasco da Gama e gli chiese
tionis» (Act 9, 15) da Gesù a San Paolo. Il
di manifestare la verità, con la promessa di
vaso camoniano può essere o il Demonio
perdonarlo, essendo cosa naturale per gli
in persona, o Maometto. Vd. anche Dante,
uomini cercar cautele e maniere nell’otte- Inf. XXII, 82: «vasel d’ogni froda»; Ar., O.
nere garanzia e fiducia per far guadagno: e F. XVII, 124, 1: «colui che fu de tutti i vizii
aggiunse che se loro andavano esiliati per il vaso».
qualche accidente, lui li avrebbe aiutati in
250Faria e Sousa scambia l’infi nito por
ogni modo poiché, da come aveva saputo da
alcuni uomini delle parti d’Europa, di dove (=pôr) per la preposizione (in italiano per);
anche Caldera prende questo abbaglio,
essi dicevano essere originari, non avevano
come fa notare Epifânio Dias.
re o, se ve n’era nella loro madrepatria, il
251 Secondo Faria e Sousa co a falsidade
loro lavoro era andare per mare in armi alla
maniera dei corsari, piuttosto che per ra- va legato al sg. genitivo da torpe seita, cioè
gioni di commercio»). «Necessitas magnum dà inizio all’apodosi del periodo ipotetico,
humanae inbecillitatis patrocinium est» come indica anche Epifânio Dias. Trovia-
(Sen. Rhet. Contr. IX, 4, 5, ma il detto era mo limpida la traduzione di Bismut: «par
diffuso: vd. ad es. Val. Max. II, 7, 10 ecc.). la fausseté d’une secte perverse», e tende-
Camões rielabora la fonte barrosiana tra- remmo a credere che la frase, con inserito
sformandola in un elegante discorso infarci- il vocativo al Re, vada relazionata invece
to di citazioni dotte, anche se posto in bocca alla protasi: ‘il vaso di iniquità ha posto ini-
al Samorim. Si rammenti anche la serie di micizia fra gli uomini con la falsità di una
domande che Nestore pone a Telemaco nel ignobile setta, di una falsa religione’, quel-
terzo dell’Odissea: «O hospites qui estis? la maomettana, cioè (il Samorim è pagano,
Unde navigatis humidas vias? / An propter non musulmano, ovviamente).
aliquam utilitatem? An incassum erratis? / 252 Formulare: cfr. supra 51, 7.
tanquam praedones super mare, qui errant 253 Ma è legge di natura che nessun gran
/ animas apponentes, malum alienigenis vantaggio s’ottenga senza grandi contrasti, e
ferentes?» (Homeri Odyss. c. 19v = OΔ., Γ che in ogni fatto il timore segua da presso i
71-74). passi della speranza] Pellegrini.
246 «Hunc rursus Telemachus prudens 254 Crediamo sia riferito al temor, e non alla
contra allocutus est, / confisus, ipsa enim esperança, come ritengono in molti. La con-
in mentibus audaciam Minerva / posuit» sustanzialità di speranza e timore nel petto
(ibid., 75-77, c.vo mio). umano è anche topos lirico. Vd. comunque
247 Brilla quasi in Gama (come in Enea e, Ov., Her. VI, 38: «alternant spes timorque
prima, in Telemaco) l’ispirazione e protezio- fidem» ecc.
ne di Venere detta qui Acidalia, uno dei suoi 255 Lo stesso termine usato sopra a 64, 5,
attributi, dal nome della fonte ᾿Ακιδαλίη in altra accezione. La fiducia è comunque il
consacrata alle Muse in Beozia presso Or- valore supremo nei rapporti umani e inter-
comeno; vd, Aen. I, 720 (e il comm. del Ser- culturali, per il portoghese.
1159
256Risponde in parola a quanto detto dal era la penisola iberica, la più occidentale re-
Samorim supra 60, 7. gione europea rispetto all’Italia o alla Gre-
257 Gama, protetto da Venere, parla franca- cia. Vd. supra II, 108, 6 e n. qui sopra a 61, 5.
mente, a tu per tu col Samorim. Porta del 268 In Polyanthea c. CLXXXIIr è riporta-
resto argomentazioni razionali, credibili. ta una frase di Seneca: «Nihil magnum est
258 Bel latinismo, raro (assente in Calepi- in rebus humanis, nisi magno animo de-
nus e Bluteau): «undivagus only in late Latin spicias». La fonte risulta essere lo pseudo-
(Venantius Fortunatus, Dracontius, Corip- senecano De moribus: vd. Senece Corduben-
pus, Anthologia latina)», H. Hofmann, sis moralissimi Liber de moribus humane
Columbus in Neo-Latin Epic Poetry, in The vite, Lipsia, J. Thanner, 1502.
Classical Tradition and the Americas, I, Euro- 269 Nel senso di ‘proposito, intenzione, pro-
pean Images of the Americas and the Classical getto’.
Tradition, part 1, ed. by Wolfgang Haase & 270 «Parece arrimado a Dante, Inf. c. 8. Lo
Meyer Reinhold, Berlin-New York, W. De
Fiorentino spirito, &c» (Faria e Sousa). In
Gruyter, 1994, pp. 420-656: 619 n. 585.
realtà il verso 62 che suona «e ’l fiorentino
259 Idem rispetto a 63, 1. spirito bizzarro», ovviamente riferito al
260 Cfr. supra 30, 3; 54, 6. rabbioso Filippo Argenti, ci sembra ipotesto
261 Formulare; vd. supra V, 15,6; VI, 27, 2. troppo remoto.
271 È naturale che l’audacia e la temerità di
262 Così anche Paggi 59. Montone = Ariete,
segno zodiacale. Si intende «les gens qui un’impresa siffatta dèstino incredulità e dif-
vivent tout près de l’Équateur» (Bismut). fidenza] Pellegrini □ Mais je conviens que,
Vd. un’espressione geografica simile supra I, pour trouver plausibles les grandes et nobles
51, 1-4 ; in genere Antartico è al singolare. desseins de l’âme lusitanienne, il faut plus
263 Sineddoche per ‘territorio’, ‘luogo’ in
de confiance et de foi que je n’en ai trouvé]
Bismut. In effetti qui l’autocelebrazione di
generale. Il capitano ribadisce lo scopo me-
Gama e dei portoghesi che egli rappresen-
ramente esplorativo della sua spedizione.
ta giunge quasi al punto di offendere un re
«Respondeo a jsto o capitam que elle lhe nam
indiano che non può arrivare a concepire
trouxera nada porque elle nam vinha senam
tanta fortaleza. La figura etimologica credi-
a ver e descobrir» (Roteiro Portuense p. 66,
to…creia insiste su una capacità superiore di
c.vo mio: «Rispose a questa domanda il capi-
fiducia (e intelligenza, diremmo noi) che il
tano che egli non portava nulla con sé perché
Samorim si suppone non avere affatto.
non veniva se non per vedere e scoprire»).
272 La coppia torna infra X, 57, 5.
264 ‘Mi concede fortuna’, ed anche ‘mi in-
273In senso positivo, ovviamente: «PRETEN-
nalza alla gloria dell’impresa compiuta’.
265 DER,v. at. Ter intento, e fazer diligencia por
Similmente supra III, 21, 1-3.
conseguir» (Moraes e Silva Dicionário).
266 vedrai con quali splendidi presenti / ri-
274 Dove fi nissero i mari, cioè dove comin-
tornerò da te, se lo consenti] Averini (come
spesso, impropriamente, ma in questo caso ciassero, oltre l’Africa, le terre dell’India
in buona compagnia) □ allhora il don vedrai occidentale.
superbo, eletto / con cui di qui tornare io ti 275 Cioè i mari, soggetto. Il poeta farebbe
prometto] Paggi 59. Il presente certifico ha riferimento a D. Enrique figlio di João I, D.
valore di futuro. Gama forse qui è ironico: Duarte e Afonso V, João II, infi ne D. Ma-
cfr. supra, ott. 57. nuel (Faria e Sousa).
267 Risponde all’interrogazione «retorica» 276Torna il termine conceito («por pensa-
del Samorim supra 61, 5-8. L’Esperia ultima miento» Faria e Sousa), già visto qui sopra
1160
a 69, 5. Si tratta di un termine riassuntivo 285 Anche il proposito è detto spesso firme:
della capacità portoghese di lungimirare, di cfr. supra III, 30, 8; IV, 93, 4. In absentia,
progettare (se proicere > proiectare), e costi- quindi, si lega con il peyto firme, costituendo
tuisce la struttura stessa della loro certezza poi una sorta di sinonimo minore di concei-
di trionfare sugli ostacoli e raggiungere la to, o meglio una sua diramazione in quanto
meta ritenuta impossibile. «persistencia na resolução» (Epifânio Dias).
277 Si intende la patria dei mori, Ceuta (cfr. 286Più che alle colonne d’Ercole, bisogna
supra 3, 3); ninho sta per «patria, morada» pensare ai padrões su cui vd. supra V, 78, 5 e
(Moraes e Silva Dicionário), è un’espressione Radulet Gama p. 28, n. 25.
stereotipata. Bismut si diffonde in una nota 287Cfr. Aen., X, 764-765: «medii per maxi-
piuttosto fantasiosa. ma Nerei / stagna viam scindens».
278 Cfr. supra 37, 5-8 e IV, 49, 5-8. Si tratta 288 Repercussio sulla verità («em que tantas
di un ulteriore riferimento a Enrico, figlio vezes bate» Garcez Ferreira), che diventa
famoso (ramo claro) di João I, e alla sua pre- grande al primo verso dell’ottava sg.
sa di Ceuta. 289 ché non avrei avuto il menomo interes-
279 Sineddoche per ‘nave’, ovviamente. se a inventar questo lungo racconto, se esso
280 Costellazioni australi. In latino: Argo non rispondesse ai fatti] Pellegrini □ se così
(ovvero Navis), Hydra, Lepus, Ara (cioè non fosse, sarebbe valsa la pena di un così
‘altare’): vd. Cic., Nat. Deor. II, 44, 114 (da lungo viaggio per ottenere una tale prova?]
Arato). Poppa Vòlture (in nota) □ for I would never
281 say, / for such incertain good, such trifl ing
La più efficace espressione originale hūs
gain, / instead of simple truth, as hope I
succedendo aos outros (‘gli uni naviganti suc-
may, / a prologue long and falsified in vain]
cedendosi agli altri’) è in parallelismo col v.
Bacon. Il concetto della quartina è chiaro,
6 dell’ottava precedente; subito dopo l’ana-
ma va specificato il fatto che l’incidentale
fora pouco e pouco arricchisce il ritmo duale,
não sendo isto assi è riferita al proemio, ovve-
incalzante.
ro alla sua falsità, negandola. Più improba-
282 cui l’Orsa è ignota] Averini. Latin. Sep- bile, crediamo, parafrasare ‘non stando così
tem Triones (Verg., Ov. ecc.), ovvero septem le cose’, e rendere in tal modo assoluta la
boves. In sostanza i subequatoriali non vide- frase tra virgole (presenti in ogni caso nella
ro mai l’Orsa Maggiore (non la Minore né princeps).
le Pleiadi: cfr. Pereira da Silva A astronomia 290 Vd. supra 70, 5-6: il concetto è qui ar-
pp. 121 sg.), cioè l’emisfero settentrionale,
ricchito dall’immagine mitologica e dal
mentre i Portoghesi hanno conosciuto la
polittoto descansar…descansado allitterante
Croce del Sud. Il polittoto viram / foram con deixaria.
vistos enfatizza proprio la superiore civiltà
291 Pre-fi nale eroico, degno di un discorso
degli occidentali esploratori rispetto agli
australi indigeni. così nobile e fiero: piuttosto la morte in fon-
do al mare da pirata iniquo che venir meno
283 Cioè gli abitanti dell’Africa mediana agli obblighi della verità, parola chiave su
nella fascia tropicale. cui Gama chiuderà poi l’intera orazione.
284 Cfr. son. 162, 5-7: «Oprimi com tão fir- Garcez Ferreira evoca Cic., De orat. III, 57,
me & forte peito / o Pirata insolente, que se 215: «Ac sine dubio in omni re vincit imita-
espante / e trema Taprobana & Gadrosia» tionem veritas, sed ea si satis in actione effi-
(Sonetti p. 380, testo R, area β); Oit. I, 26, 6: ceret ipsa per sese, arte profecto non egere-
«o firme peito honesto». E cfr. il «pectore mus» («E senza dubbio in ogni cosa la verità
firmo» di Aen. VI, 261. vince l’imitazione, ma se essa di per sé fosse
1161
sufficiente nell’azione, certo non avremmo «Mui atento esteve o Samori a tôdas estas
bisogno dell’arte»). palavras de Vasco da Gama, olhando mui-
292 senza nessun distorno] Averini. Lette- to a continência com que as dezia, como
ralmente: ‘non distorta, non contorta’, ov- homem que do fervor e constância que lhe
vero «non falsata» (Poppa Vòlture), come visse, queria conjecturar a verdade delas»
invece spesso era usanza dei Mori, si è visto, (Barros Ásia I, 4, 9, p. 165: «Assai attento
appunto di mentire; per la formularità cfr. stava il Samori a tutte queste parole di Va-
supra II, 76, 2. sco da Gama, sentendo molto la misura con
cui le diceva, e vedendolo uomo animato da
293 fammi presto avere la tua decisione] fervore e costanza, era propenso a ritenerle
Pellegrini. vere»).
294pèse les preuves que je t’ai fournies] 301 «El-Rei, ainda que eram homem pru-
Bismut. dente e tinha tenteado quanto proveito
295 Nell’originale la forma è impersonale: podia receber neste novo caminho que os
‘può vedersi’. Come se Gama dubitasse – e nossos abriram pera dar maior saída às suas
in parte dubita – della capacità del Samorim especiarias» ecc.; poi, dopo il colloquio con
di entender a verdade. Gama: «E que [posto che] de seu natural
296 Intendi: ‘il re era assai concentrato fôsse homem prudente, e nos sinais que
[atento = pronto] sulla certezza di sé, sulla esguardou julgasse a verdade do caso, quis
garanzia che Gama dava al suo discorso’. comprazer em parte à tenção dos mouros,
297
que foi espedir Vasco da Gama, mandando-
In allitterazione con provava (e vd. pro-
lhe que se tornasse aos navios e que ali lhe
vata nell’ottava precedente v. 6), per cui
mandaria o despacho de sua embaixada»
sono le prove a convincere il Samorim, che
ecc. (Barros ivi pp. 163, 165: «Il Re, se pure
qui non si dimostra affatto stolto.
era uomo saggio e aveva calcolato quanto
298 Letteralmente: ‘valuta la sufficienza, guadagno poteva ricevere in questo nuovo
l’efficacia bastante delle parole’: «As pala- cammino che i nostri aprivano per dare
vras foram suficientes para o Gama provar maggiore esportazione alle sue spezie …
o que dizia» (Basto). Giustamente Epifânio E posto che fosse uomo saggio per natura,
Dias osserva che non si tratta qui di facundia e nei segnali che scrutò avesse valutato la
(Faria e Sousa), di abilità oratoria in sé, ben- verità del fatto, volle compiacere in parte
sì di qualità veritativa delle parole. il proposito dei mori, che fu di rimandare
299 Letteralmente: ‘riconosce nell’autorevo- Vasco da Gama a far ritorno alle navi, ove
lezza del Gama grande valore, peso’. gli avrebbe fatto inviare il dispaccio della
300 sua ambasciata»). Cfr. Castanheda Descobri-
Mal giudicati da lui, in quanto i Catuais
mento I, 19, p. xlvj: «El rey crendo mais o
non erano stati ingannati, ma corrotti, su-
que lhe ele dizia, que o que lhe os mouros
bornati. Si noti il triplice polittoto Iulga…
tinhão dito, disselhe que fosse embora, e
julgar…julgados, un gioco di parole su frain-
que levasse os seus consigo que não era ne-
tendimenti e corrette valutazioni. Faria e
cessario ficar nenhum em terra, e que trou-
Sousa elenca numerose occasioni di jeux
vesse sua mercadoria, e que a vendesse ho
des mots nel poema, evocando – come an-
melhor que podesse».
che noi facemmo – Dante, mentre Garcez
302 Intendi: ‘con l’assicurazione di non rice-
Ferreira aggiunge: «saõ daquelles jogos de
vozes, que no fi m da Vida do nosso Poeta vere alcun danno’.
começavaõ a ter valia; e depoes a adquirirão 303 Nell’originale troque, e venda (letteralm.
grande», come a dire, nel trapasso da quel- ‘scambi e venda’) Rodrigues vede una dit-
lo che chiamiamo Manierismo al Barocco. tologia sinonimica (Estudos pp. 130 sg.) ma
1162
non ci pare corretto. Epifânio Dias lega tro- 315 Anche le fonti parlano della subdola
que a especiaria e venda a fazenda. natura del Catual, corrotto dai Mori. Vd.
304 Continua dall’ottava precedente (al Castanheda Descobrimento I, 21, p. xlvj («E
modo delle coblas capfinidas) il polittoto-ae- pedio logo huma almadia ao Catual pera
quivocatio sul verbo mandar nel senso di ‘co- seir aos navios: e ele pelo que esperava de
mandare’ e di ‘inviare’: manda…mandar… fazer lhe disse que era ja muyto tarde, e
mande…manda. In ogni caso il Samorim ha que os navios estavão longe e come fizesse
«riacquistato» la forza del proprio potere di escuro que os poderia errar que melhor se
comando. iria ao outro dia» ecc.; cfr. Radulet Gama p.
305
113: «E chiese subito un’almadia al Catual
Forma abituale, come sopra a II, 55, 4;
per andare alle navi, ma quello, seguendo la
VII, 54, 4 ecc.
propria strategia, gli rispose che era molto
306 Formulare: cfr. supra III, 20, 3. Sulla tardi, e che le navi erano lontane e che era
quartina Faria e Sousa osserva: «Con estilo ormai scuro, che potevano sbagliare rotta
grande habla el P. en estos quatro versos, e che meglio sarebbe stato andare il dì se-
de cosa tan humilde como la mercancia». guente»).
Si può dire infatti che da una parte Camões 316 «Os mouros […] fizeram com o Ca-
segue il mainstream stilistico dell’epoca ten-
tual que os retevesse e obrigasse a tirar os
dente a sublimare persino l’infi mo, dall’al-
navios em terra, pera de noite lhe porem
tra tiene presente Omero, oltre che Virgilio,
fogo» (Barros I, 4, 10, p. 165; «os mouros
per l’apertura epica a soggetti anche bassi.
[…] se forão ao Catual, e peitarãlhe muyto
Problematica su cui la discussione cinque-
dinheiro porque fosse apos ele [Vasco] e que
centesca era infi nita.
ho prendesse dessimuladamente, e que eles
307 Cfr. supra IV, 94, 1; VII, 77, 4 e anche terião maneyra como ho matassem per que
IV, 86, 6. ele ficasse sem culpa» (Castanheda Desco-
308«e coisto [con Gama] se foy pera a pou- brimento ibid.). Insomma i mori, corrom-
sada, acompanhandoo ho Catual por man- pendo il Catual, vogliono dare fuoco alle
dado del rey» (Castanheda ibid.). navi portoghesi e/o addirittura ammazzare
309 il capitano.
Letteralmente: ‘alle navi’.
317 Da collegare al v. 7 dell’ottava prece-
310 indugi ed ostacoli] Pellegrini.
dente (con la figura etimologica torpe…
311 O anche ‘in modo che’: «e d’este modo» torpemente) e al concerto vil (‘vile congiura’)
(Epifânio Dias). Il locativo però qui ci sem- del v. sg., con il verbo conspira che echeggia
bra più congruo. a sua volta il machinaua di 79, 3: così con
312 Più letteralmente: ‘gli insegnerà, gli po- figure di ripetizione e variazioni sinonimi-
trà insegnare’, congiuntivo futuro. che si realizza l’evidenza della malvagità e
313 Per luz crastina vd. supra II, 88, 1. Molti dell’inganno. Il tutto culmina nel conselho
commentatori, da Garcez Ferreira a Pimpão, infernal di infra 84, 2.
fanno notare che vi è un pleonasmo; Faria e 318 nada se apartaba] Caldera □ dal fi lo di
Sousa risolveva tutto sostenendo che «crasti- sua speme il piè non gira] Paggi 59 □ non
na vale solamente de la mañana de qualquier si svia] Poppa Vòlture. Delirar vale per
dia: i para declarar que era del dia siguiente «desvariar, ou tresvariar» (Moraes e Silva).
proximo, dize para la mañana del dia futu- Latinismo crudo (che manteniamo): de-
ro». Lettura corretta implicitamente; però il lirare equivaleva in latino a ‘uscire dal solco’
lat. crastinus da cras significa comunque ‘rela- (lira), come fa notare anche Faria e Sousa.
tivo al giorno dopo’. Cfr. Dante, Inferno XI, 76.
314 Cfr. qui sopra a 79, 4. 319 Si noti nell’originale l’e avversativa.
1163
320 Letteralmente ‘glielo aveva ordinato’, bruta”» (Pimpão; vd. i riferimenti precisi in
cioè il Samorim l’aveva ordinato precisa- Verdelho Concordância).
mente al Catual: «porque el rey ho mandara 328 Nell’originale estava, imperfetto, che
ir pera os navios e que ele ho queria deter» regge anche analetticamente il revolvendo
(Castanheda Descobrimento ibid.; cfr. analo- del v. 2.
gamente Roteiro Portuense p. 69).
329 Vd. supra Barros cit. in nota a 81, 2.
321 Il Samorim; vd. supra VII, 32 e 36.
330 Altro esempio di capfinidad. Garcez
322 Cfr. supra 77, 7. Ferreira, che non apprezza l’eccessiva repe-
323 Gama si richiama all’ordine universale per titio, commenta: «Não acaba o Poeta de sair
cui l’obbedienza al Re è precetto indiscutibi- desta pantana; poes a penas dá hum passo a
le. Ma il Catual non ha certo la sensibilità del diante, quando torna dous atraz com tantas
suo Samorim. Sul dovere e l’efficacia dell’ob- repetições» («Non riesce il Poeta ad uscire
bedienza si veda un passo celebre in Xen., da questo pantano; infatti appena fa un pas-
Cyrop. VIII, 1-3, che conclude così: εἰ τοίνυν so avanti, ne fa due indietro con tante ripe-
μέγιστον ἀγαθὸν τὸ πειθαρχεῖν φαίνεται tizioni»). È una riserva classicistica perenne
εἰς τὸ καταπράττειν τἀγαθά, οὕτως εὖ ἴστε e banale (contro la nimia repetitio) che si
ὅτι τὸ αὐτὸ τοῦτο καὶ εἰς τὸ διασῴζειν ἃ δεῖ preclude la comprensione delle ragioni stili-
μέγιστον ἀγαθόν ἐστι («se infatti l’obbedienza stiche profonde del poema camoniano.
a chi ti comanda è, come pare, il primo dato 331 Vd. anche supra 56, 3.
essenziale per ottenere un successo, allora
332 Vale per ‘orientale’, da Eos, l’Aurora.
puoi star sicuro che questo stesso modo è
il primo dato essenziale per assicurarne la 333 Intendi: ‘glielo impedisce’.
permanenza», e vd. anche prima, e il par. sg.; 334 Nel senso di ‘empi, ignobili’; cfr. supra
sulla traduzione di Lorenzo Valla rimando IV, 33, 3.
a una tesi di dottorato dell’Univ. di Firenze: 335 poiché l’almadìe tutte a lui togliea] Pag-
Laura Saccardi, Lorenzo Valla, Traduzione
gi. «Embarcaçao sutil de una peça inteiriça;
della «Ciropedia» di Senofonte. Edizione critica,
especie de canoa» (Moraes e Silva).
2009/2012, ciclo XXIV, ssd L-FIL-LET/13,
336 Vd. le fonti per questa e le prossime
tutor Donatella Coppini, disponibile online:
https://f lore.u ni fi.it /retr ieve/ ha nd le/ strofe, Castanheda Descobrimento I, 21, pp.
2158/839097/27874/Lorenzo%20Valla,%20 xlvj sg.; Roteiro Portuense pp. 70 sg.
Traduzione%20della%20Ciropedia%20 337 du sien] Bismut □ dai suoi] Poppa
di%20Senofonte.%20Edizione%20critica. Vòlture. «Entiende de su amigo» Faria e
pdf). Sousa; «sc. amigo» Epifânio Dias. Massima
324 Dizione pressoché formulare: cfr. supra mendacità sfacciata del Catual.
IV, 68, 3; Canç. IX, 83 («revolvendo na men- 338 Mostrando così apertamente il suo odio
te pressurosa») ecc. e la volontà di attaccare i Portoghesi.
325 Riferito a engano; in senso positivo, in- 339 Cfr. supra 83, 3: qui il verbo fantasiar è
vece, vd. infra 89, 5; supra V, 25, 8. transitivo, in un «elegantissimo gerundio»
326 L’aggettivo estupendo semanticamen- (Faria e Sousa).
te «causa espanto», non solo meraviglia 340 gioioso] Poppa Vòlture. Il paragone de-
(Moraes e Silva). riva direttamente da Aen. VIII, 18-25: «si-
327 Cfr. supra III, 132, 1-4 (assassinio di cut aquae tremulum labris ubi lumen aënis
Inés). «É muito frequente em Camões o / sole repercussum aut radiantis imagine
uso de “bruto”: “bruta gente”, “bruto lago”, lunae / omnia pervolitat late loca iamque
“bruta crueza”, “povo bruto” e, até, “alegria sub auras / erigitur summique ferit laquea-
1164
ria tecti» («quale il tremulo lume dell’acqua 349 Piuttosto che da Ariosto (O. F. XXXVIII,
in un vaso di bronzo / che riflette il sole o 38), l’apoftegma viene a Camões direttamen-
l’immagine della raggiante luna, / volteggia te dai classici latini, in particolare Val. Max.
ampiamente per tutti i luoghi, e nell’aria / VII, 2, 2: «Scipio vero Africanus turpe esse
s’innalza, e colpisce i riquadri dell’alto sof- aiebat in re militari dicere “non putaram”»;
fitto»). Ogni altra «fonte» è improbabile, non si dimentichi però anche Cic., De off. I,
sia intermedia, come Ariosto (O. F. VIII, 23: «Fortis vero animi et constantis est non
71), che precedente, come Apollonio Rodio perturbari […], illud etiam ingenii magni
(III, 756-758 e vd. n. Paduano-Fusillo p. 471, est, praecipere cogitatione futura et aliquan-
nonché il confronto con Virgilio in Paratore to ante constituere, quid accidere possit in
Eneide IV, p. 225). Vd. poi Pinho Decalogia utramque partem et quid agendum sit, cum
pp. 56-58. quid evenerit, nec committere, ut aliquan-
341 ‘Soffitto’, giusta Virgilio: «laquearia tecti». do dicendum sit: “non putaram”» («Proprio
342 Si conferma la derivazione virgiliana, dell’animo forte e costante è non turbarsi …
considerando i versi che precedono la simi- ulteriore è invece il pregio del grande inge-
litudine sopra cit.: «cuncta videns magno gno, prevedere col pensiero le cose future e
curarum fluctuat aestu / atque animum fermarsi alquanto a riflettere, riguardo a cosa
nunc huc celerem, nunc dividit illuc / in possa accadere in entrambe le possibilità,
partisque rapit variasque per omnia versat»: quella favorevole e quella contraria, e cosa sia
«tutto vedendo fluttua in grande agitazione da farsi e quando l’evento si debba verificare,
di tensioni, / e divide l’animo mobilissimo e quindi non finir poi a dover dire – Non l’a-
ora di qua e ora di là, / e lo trascina in di- vevo pensato!»). Ancora, andrà considerato il
verse parti e lo porta a ogni tipo di mutevole confronto fra Pericle e Fabio Massimo nelle
decisione». (Aen. ivi 19-21; cfr. anche IV, Vite di Plutarco: «Quod si non praesentia
285 sg.: «atque animum nunc huc celerem, solum inspicere decet, sed etiam ex futuris
nunc dividit illuc, / in partisque rapit varias optimum ducem conijcere» ecc. (Plutarchus
perque omnia versat»). Vitae c. 81r).
343 Ormai praticamente ‘prigioniero’ (vd. 350 Cfr. qui sopra a 88, 2.
qui infra 90, 1). Bismut rileva un gioco di 351 Faria e Sousa richiama un’espressione
parole nell’apparente contraddizione tra il analoga supra IV, 39, 1-2. Per constante cfr.
vagare e fluire mentale di Gama e il suo es- Aen. IV, 449: «mens immota manet». Vd.
sere fisicamente preso, bloccato. pure Castanheda: «mostravase muyto confia-
344 Nell’originale troviamo il piuccheper- do […]. E ho Catual estava espantado […] da
fetto lembrara, per ragioni metriche secon- constancia de Vasco da Gama», «aveva timo-
do Epifânio Dias. re della costanza di Gama» ecc. (Castanheda
345Al solito, nel senso dell’originale di ‘co- Descobrimento I, 22, p. xlviij: anche il seguito
mandava’. è fonte diretta per Camões nelle prossime
346 ottave, e aggiungi Radulet Gama p. 116).
Cfr. Roteiro Portuense pp. 71 sg.; Ca-
352 Formulare; cfr. supra III, 112, 7; vd. an-
stanheda Descobrimento I, 21, p. xlviij.
347 Quindi nell’arte militare. Spostiamo il che infra IX, 37, 6.
353 Si noti la liquida testura fonica al centro
verbo voglia (quer) al v. sg., creando un’inar-
catura non camoniana. del verso: MAL a VIL MALIcia. Cerchiamo
348 Traduciamo per ragioni metriche con di mantenerla nella traduzione.
lodo il futuro louvarei dell’originale, produ- 354 Cioè ‘a serio rischio’. Il verbo armando
cendo altresì un ulteriore enjambement non si rivolge, in senso aggressivo, anche all’ar-
presente nell’originale. mada del v. 2.
1165
355 Ci permettiamo un latinismo crudo: personaggi vd. Radulet Gama p. 16. Barros
‘trattenuto, detenuto’. aggiunge un terzo, il língua Fernão Martins,
356 Dittologia sinonimica stereotipata. più «quatro homens do seu serviço» (I, 4,
357
10, p. 166).
Identica formulazione supra 77, 8.
367 Cfr. supra l’espressione analoga danado
358 Solita accusa ipocrita ai portoghesi di
peito 92, 6, cui aggiungere la vil malicia di
essere corsari, come sopra a 85, 5-8.
90, 6 ecc.
359 Cfr. i «mai conforti» di Dante, Inf.
368 Intendi: più guadagno, rispetto ai rischi
XXVIII, 135.
che correva tenendo preso il Gama contro
360 Riferito ai maos propositos che il Catual il volere del suo Samorim; l’imperfetto vin-
‘cela chiusi nel suo animo infame’. ha ha valore di condizionale. «De que ho
361 Ottava incorniciata dalla parola fazenda, Catual foy contente, porque esperava de se
che diventa strategica per uscire dall’impas- entregar na mercadoria [impadronirsi della
se in cui si trova Gama: vd. l’ultimo verso mercanzia], cuydando que erão cousas de
dell’ottava seguente. muyto preço» (Castanheda Descobrimento
362 «Désignation impropre» (Bismut). ivi p. xlviij).
Qualche spiegazione in più offre Epifânio 369 Il verso chiude come con un respiro di
Dias; Garcez Ferreira ritiene sia «contu- sollievo allitterante.
melia», epiteto offensivo. Rodrigues invece 370 Due perfette coplas capfinidas. Il ter-
si appoggia sull’autorità di G. Correa che mine vagaroso (otioso] Paggi 59 □ quieto e
chiamava tutti quegli indigeni negros (Estu- paziente] Pellegrini □ inoperoso] Averini
dos pp. 131 sg.), e quindi Camões avrebbe ecc.) sta letteralmente per «não apressado»
seguito un modello autorevole. (Moraes e Silva), ‘lento’; in sostanza Camões
363e che con quelle venga / la merce a terra] intende dire che Gama, appena liberato, si
Averini. Sogg. di venha, sottinteso, è il pre- ristora e rilassa dallo stress subito e poi at-
cedente fazenda. tende per vedere come evolvano le cose, non
364 Cfr. supra 90, 7. fidandosi affatto del malvagio Catual.
365 371Trapasso elegante all’ultima sezione del
Precedentemente, nel colloquio col re,
il Roteiro Portuense riportava: «El-Rey […] canto, come sempre di natura morale.
preguntou ao capytam que mercadorias avia 372 Su questo imiga la discussione erme-
em sua terra. Dise o capitam que avia mujto neutica è abbastanza ricca; Epifânio Dias,
trigo, mujtos panos, mujto ferro, mujto ar- attraverso legami lessicali paradigmatici, in-
rame, e asy dise outras mujtas. El-Rey lhe terpreta l’attributo come ‘diabolica’, ma non
preguntou se trazia alguma mercadoria. esclude possa significare ‘fatale’ (rimandan-
Dise que trazia de todas as cousas hum pou- do ad Aen. IX, 315); Rodrigues controbatte
co per amostra» ecc. (p. 67: «Il Re … chiese semplicemente che «a sêde do dinheiro è
al capitano quali mercanzie avesse nella sua inimiga de quem a tem, de quem della sof-
terra. Rispose il capitano che possedevano fre, porque o obriga a afastar-se do caminho
molto grano, molti tessuti, molto ferro, mol- da virtude» (Estudos p. 132). Bismut propo-
to rame, e così ancora nominò molte altre ne «funeste»; Bacon «horrible»; Bonaretti
cose. Il Re gli chiese se portasse con sé qual- traduceva «nefanda» ecc. Ora, dal momento
che mercanzia. Gama disse che portava di che l’intera quartina è una parafrasi del
ogni cosa un poco, solo per mostrarlo»). celebre passo virgiliano «Quid non mortalia
366 «e assi Diogo Diaz que ficava por feytor: pectora cogis, / auri sacra fames!» (Aen. III,
e Alvaro de Braga por seu escrivão» (Ca- 56 sg.), e constatando che Camões sostitui-
stanheda Descobrimento ivi, p. xlix). Sui due sce la fames con la sede, è plausibile che sa-
1166
cra e imiga possano essere imparentati. Già dolus. Sp. Tarpeius Romanae praeerat arci.
da Servio sacra è glossata come execrabilis, Huius fi liam virginem auro corrumpit Ta-
‘esecranda odiosa, infame’: «sacer […] i. q. tius ut armatos in arcem accipiat; aquam
nefandus, sceleratus, impius, ideoque exse- forte ea tum sacris extra moenia petitum
crandus et detestabilis» (Forbiger). Inoltre, ierat. Accepti obrutam armis necavere, seu
alla valenza oggettuale (‘degna di esacra- ut vi capta potius arx videretur seu prodendi
zione’), si può aggiungere un valore attivo exempli causa ne quid usquam fidum pro-
a imiga tramite un altro verso virgiliano, ditori esset. Additur fabula, quod volgo Sa-
«Improbe Amor, quid non mortalia pecto- bini aureas armillas magni ponderis brachio
ra cogis!» (IV, 412), altrettanto celebre: im- laevo gemmatosque magna specie anulos
probus vale per ‘crudele, malvagio’, cioè che habuerint, pepigisse eam quod in sinistris
procura rovina. Ulteriori citazioni risultano manibus haberent; eo scuta illi pro aureis
superfetatorie. donis congesta. Sunt qui eam ex pacto tra-
373 Soggetto: Priamo aveva affidato al re dendi quod in sinistris manibus esset derec-
di Tracia Polimestore il figlio Polidoro con to arma petisse dicant et fraude visam agere
grande quantità d’oro; colui che l’avrebbe sua ipsam peremptam mercede» («L’ultimo
dovuto proteggere, alla caduta di Troia in- attacco Roma lo subì dai Sabini, e questa fu
di gran lunga la più importante tra le guerre
vece «Polydorum obruncat et auro / vi poti-
combattute fino a quel punto. Essi, infatti,
tur» (Aen. III, 49-55: segue immediatamen-
non agirono sotto l’impulso del risentimen-
te l’invettiva «Quid non mortalia»…, sopra
to e dell’ambizione, né si lasciarono andare
cit.). Anche Dante, fra i numerosi exempla di
a dimostrazioni militari prima di dare il via
«voglia […] dell’oro ghiotta» del ventesimo
alla guerra. Unirono la fraudolenza al san-
del Purgatorio, include «Polinestòr, ch’anci-
gue freddo. Spurio Tarpeio comandava la
se Polidoro» (115).
cittadella romana. Sua figlia, vergine vestale,
374 La torre in cui Acrisio, re d’Argo, aveva viene corrotta con dell’oro da Tazio e co-
rinchiuso la figlia Danae per sfuggire alla stretta a fare entrare un drappello di armati
profezia che prefigurava la sua morte per nella fortezza. In quel preciso momento la
mano del nipote. Cfr. Graves § 73c. ragazza era andata oltre le mura ad attingere
375 Per il mito di Danae in relazione al pote- acqua per i culti rituali. Dopo averla cattu-
re dell’oro vd. Hor., Carm. III, 16, 1-8. rata, la schiacciarono sotto il peso delle loro
376 L’aggettivo louro (qui semplicemente armi e la uccisero, sia per dare l’idea che la
‘dorato’) contiene in sé la parola ouro con cittadella era stata conquistata più con la
cui rima. forza che con qualsiasi altro mezzo, sia per
fornire un esempio in modo che più nessun
377 L’arx capitolina, in parallelismo con il delatore potesse contare sulla parola data.
fortissimo edificio del v. 3. La leggenda riguardante questi fatti vuole
378 Riferito all’oro, al metal luzente, & louro che, siccome i Sabini di solito portavano al
di due versi prima. Veramente (o leggenda- braccio sinistro braccialetti d’oro massiccio
riamente) Tarpea, che fece entrare prodito- e giravano con anelli tempestati di gemme
riamente a Roma i Sabini in cambio dei loro di rara bellezza, la ragazza avesse pattuito
bracciali d’oro, fu ricoperta fino a morirne come prezzo del suo tradimento ciò che essi
dei monili e degli scudi di tutti i soldati. Ne portavano al braccio sinistro; e che al posto
parla Tito Livio (I, 11): «Novissimum ab Sa- dell’oro promesso fosse rimasta schiacciata
binis bellum ortum multoque id maximum dal peso dei loro scudi. Alcuni sostengono
fuit; nihil enim per iram aut cupiditatem che, avendo lei chiesto di scegliere come ri-
actum est, nec ostenderunt bellum prius compensa quello che essi portavano al brac-
quam intulerunt. Consilio etiam additus cio sinistro, optò espressamente per gli scu-
1167
di e che i Sabini, credendo li volesse tradire, 2 Traduco interpretando come una en-
l’uccisero proprio col compenso che aveva diadi manha e falsidade, ma soprattutto per
richiesto»). Cfr. Ovidio (Met. XIV, 775-777, ragioni metriche.
dove si accenna solo alle armi), e Plutarco 3 Il dato della strategia dilatoria è sia in
nella vita di Romolo (17): «Sic tum Tatius af- Castanheda (I, 22, p. xlix) che in Barros (I,
fectus in Tarpeiam [odiandone cioè la natura 4, 10, pp. 166 sg.); i mercanti indigeni «aba-
di traditrice], iussit Sabinos omnia ei tradere, tiam a mercadoria», disprezzavano la merce
quae in sinistris manibus essent: ac ipse pri- portoghese e non comperavano nulla (Rotei-
mus armillam detractam & scutum una in ro Portuense p. 75).
eam coniecit, facientibusque idem cunctis, 4 Come sempre, sineddoche per le navi.
auro icta undique ac clypeis obruta, multi-
Le «naus de Meca» (Barros ibid) erano le
tudine ac pondere sua ipsa mercede interijt»
grandi imbarcazioni commerciali che veni-
(Plutarchus Vitae c. 10r). Traduciamo afoga-
vano dal Mar Rosso al Malabar per il com-
da con premuta; corrisponde al latino obruta.
mercio delle spezie.
379 Soggetto sempre l’oro, con anafora in-
5 Appunto il Mar Rosso (sinus Arabicus
sistita di este. L’aggettivo munidas, come fa
come ricorda Epifânio Dias); vd. supra IV,
notare Epifânio Dias, è un latinismo per
63, 1.
‘fortificate’.
6 L’antica città, fondata da Tolomeo II Fila-
380 La forma tredoros (traidores, ‘traditori’)
delfo (prima metà del III sec. a. C.) in omag-
è una delle morfologie antiche del termine:
gio al nome della famosa sorella-consorte
Moraes e Silva registra tredo, tredór, tredóro,
(cfr. Elizabeth Donnelly Carney, Arsinoë of
tredro (quest’ultimo dal fr. traitre), con
Egypt and Macedon. A Royal Life, Oxford,
esempi. Ci sembra discutibile l’accentazio-
Univ. Press, 2013, pp. 65 sgg.), era prossima
ne sdrucciola nel testo di Rodrigues, Basto, al luogo ove ora è Suez; cfr. anche infra X, 98,
Pimpão (>Tocco) trédoros. 1-3. «Os Mouros a chamaõ Barraam» riporta
381 Lost in translation le omofonie FAZ
Garcez Ferreira, seguendo Faria e Sousa ma
FAZer vilEZAs, una delle tante squisitez- trascrivendo male da lui il toponimo corret-
ze sonore del poema. Cfr. ott. sg. 2: FAZ e to, che è Barraarn (cfr. ad es. l’Historia eclesia-
DESFAZ leiS. stica, politica, natural y moral de los grandes y
382 Vaga memoria forse di Aen. VI, 621-624. remotos Reynos de la Etiopia […] Compuesta
383
por el Presentado Fray Luys de Urreta, Va-
È da intendersi soprattutto riferito
lencia, P. P. Mey, 1610, p. 336, o l’ampliato
ai testi di legge, che vengono coartati da
Dictionarium historicum, geographicum, poe-
interpretazioni capziose e parziali.
ticum di Charles Estienne, Ebroduni [Yver-
384 Dopo gli scienziati e i giuristi, immanca-
don-les-Bains], Soc. Helv. Caldoriana, 1621,
bile il riferimento ai sacerdoti e prelati che si col. 322 «a Sarracenis Barrarn dici» ecc.).
travestono da virtuosi mercé i loro abiti; cfr. 7 Si tratta dell’acqua della fonte Zamzam,
supra 55; infra X, 113, 7-8. Si noti, anche nel
presso la Ka’ba, che sarebbe scaturita per
verso fi nale del canto, l’efficacia di rinforzo
dissetare Agar e il figlio Ismael scacciati da
satirico data dalle figure di suono: sem COr
Abramo: cfr. Gn 21, 19.
CONTUDo DE virTUDE.
8 L’odierna Geddah, o Gidda, è ancora
uno dei porti più rilevanti del mondo arabo.
Canto IX 9 Per Soldano: «titulo do imperador dos
1 Cfr. supra VIII, 94, 3-4. Attacco ex turcos, do rei muçulmano do Egipto, do rei
abrupto del canto, o meglio, senza soluzione de Cambaia, e, de modo geral, de monarca
di continuità nella narrazione. maometano» (Basto).
1168
1169
(«Ma poiché ciò che Dio stabilisce non può 37 La strategia della represaria (=represália)
essere contrariato dagli uomini, pur se in è narrata da Castanheda (Descobrimento I,
qualche maniera sembra che talora lo impe- 23, p. lij); cfr. anche Radulet Gama pp. 120 sg.
discano, il modo in cui questi mori cercaro- 38 Castanheda parla di «seys homens
no di distruggere i portoghesi, fu proprio la honrrados» accompagnati da diciannove
causa di essere spacciati, prima che arrivas- «inferiori» (ibid.). Analogamente il Roteiro
sero le navi della Mecca»). Cfr. supra 5, 4 n. Portuense: «vinte e cinquo homens antre os
28 Cfr. supra 4, 2. quaes vinham sejs delles que eram honrra-
29 artiglieria] Paggi 59 □ rimbombi che i dos» (p. 81). Bacon (p. 339) riporta consimile
cannoni fanno] Poppa Vòlture (esplicando informazione da Damião de Góis: «pessoas
la sineddoche). I ‘rimbombi di Vulcano’ fon- de qualidade, em que podesse far represa-
dono due metafore, ovvero una metonimia ria [abili alla difesa], estas foraõ seis homens
(‘rimbombi’ per ‘cannoni che rimbomba- honrrados dos Malabares, com dezanove
no’) e una trasposizione mitologica (Vulca- criados» (Chronica Emanuel I, 43, p. 53).
no, dio del fuoco e della forgeria), per cui 39 L’originale quebrão (letteralmente:
cfr. supra II, 69, 4; 106, 5 ecc. ‘spezzano’) è per Faria e Sousa una iperbole,
30 Cioè ‘il momento opportuno’. ma Rodrigues (Estudos p. 67) offre alcuni
31
esempi dal Palmeirim in cui il verbo ha va-
dispaccio] Paggi 59 □ risposta] Poppa
lore di ‘torcere, curvare’. A ciò si aggiunga
Vòlture □ messaggio] La Valle □ congedo]
una possibile eco di Aen. III, 561 sg.: «pri-
Averini.
musque rudentem / contorsit laevas proram
32 Nel senso che tiene conto del loro vo-
Palinurus ad undas» (c.vo mio; rudentem
lere, vigliaccamente: «nem tinha esperança «expresses the ‘roar’ of waves around the
dalgum despacho del-Rei» (Barros I, 4, 10 prow as Palinurus wrenches the boat to the
p. 167). left», Vergil, Aeneid Book 3, cur. Christine
33 Diogo Dias e Álvaro da Braga; cfr. supra Perkell, Indianapolis, Focus, 2010, p. 87;
VIII, 94, 3. vd. anche Conington Vergilius II p. 237). La
34 «Assentado êste conselho [di Monsaide], precisione della descrizione, con i termini
escreveu Vasco da Gama per Monçaide a marinareschi appropriati (vd. comm. Len-
Diogo Dias que, o mai secreto que pudes- castre II, pp. 273 sg.), è sottolineata da Eça
sem, pera tal dia ante menhã se viessem à Camões marinheiro pp. 31 sg., mentre Faria
praia, porque ali achariam batéis para os e Sousa elogia l’evidentia fonico-visiva dei
recolher» ecc. (Barros ibid.: «Accettato versi camoniani. Garcez Ferreira: «Está ad-
questo consiglio, scrisse Vasco da Gama miravelmente descritta esta diligencia dos
tramite Monsaide a Diogo Dias che, più Marinheiros».
segretamente possibile, per quel giorno pri- 40 «Notad esta armonia de gritas diferen-
ma del mattino si recassero alla spiaggia, e tes a um mismo tiempo» (Faria e Sousa).
lì avrebbero trovato battelli a raccoglierli»). 41 Cioè ‘presso alla magione’.
35 Cfr. Aen. IV, 173-177, sulla fama che si 42 «cujas molheres lhe yão chorar a pri-
diffonde della partenza dei troiani. Il lem- sam de seus maridos» (Castanheda ibid.).
ma rumor è latineggiante; cfr. Aen. VII, 144: In Barros sono le mogli dei pescatori presi
«Diditur hic subito Troiana per agmina ru- in ostaggio a gridare disperate (I, 4, 10, p.
mor» (vd. n. Heyne 6, p. 3165); Stat., Theb. 167). Non si dimentichi comunque il cele-
II, 201: «fuso rumore per urbem». bre passo virgiliano sull’ululare atroce della
36 Nell’originale si ripete os feitores dell’ott. madre di Eurialo: «Interea pavidam voli-
precedente; reiterato infra 12, 1; 14, 3. tans pinnata per urbem / nuntia Fama ruit
1170
45 Più che suoi, dei maomettani (cfr. Bi- di quelle regioni (vd. Ficalho Flora p. 66); la
smut), ma ovviamente un Re si assume ogni simile dizione ardente especiaria è formula-
responsabilità. re: cfr. II, 4, 3 (con canela e cravo); VII, 31, 8.
54 «A noz muscada, é a semente da Myristica
46 Nell’originale si ripete desculpas, nel
consueto stile simmetrico-iterativo. fragrans Houttuyn, arvore de medianas di-
mensões, que habita particularmente as seis
47 Questo tornando risponde al torne del v.
pequenas ilhas de Banda, e algumas regiões
4, e non va certamente emendato in toman- visinhas […]. A arilha que envolve a semente,
do, come suggerisce Epifânio Dias. Gama, é conhecida pelos nomes de maça, macir ou
intende dire Camões, rilascia solo alcuni dei macis» (Ficalho p. 76: «La noce moscata è il
prigionieri, probabilmente i più autorevoli, seme della Myristica fragrans, albero di me-
e altri ne trattiene a bordo (cfr. infra 14, 1-3). die dimensioni, che vive particolarmente
Non vediamo le contraddizioni e i relativi nelle sei piccole isole di Banda, e in alcune
problemi che assillano Rodrigues e Bismut regioni vicine»). In sostanza la noce moscata
a questo proposito. è il seme decorticato, mentre la parte che lo
48 Per l’espressione negros cfr. supra VIII, avvolge (arilha) produce il macis, detto anche
93, 1. In sostanza gli indiani del Malabar fiore della noce moscata. «Alguns dos nossos
erano considerati dagli occidentali non escriptores não comprehenderam, como era
abbastanza bianchi per non essere defi niti natural, a natureza da semente, arilha e fructo
negri. da planta, e Barbosa diz, que a noz é o fructo,
49 Nell’originale dando sottinteso ao vento; sobre o qual está a maça á maneira de flor; do
formulare: cfr. supra V, 64, 8; VI, 5, 2. Sia- mesmo modo Camões chama á maça, secca
mo nel 29 agosto del 1498: «logo fazemos as flor de Banda» (ivi, p. 77 n. 2).
vellas e nos partimos camjnho de Portugall» 55 «O cravo é o botão [bocciolo] do Caryo-
1171
1172
Garcez Ferreira) Venere va intesa soprattut- 83 Cupido, dal potere insuperabile e inelu-
to come genio tutelare di un’intera nazione, dibile. Cfr. per il topos ad es. Sen., Phaed. vv.
e anche astro benigno per i Lusitani. Non 283 sgg. e praticamente tutto il primo coro:
è accettabile l’idea di Faria e Sousa per cui «et iubet caelo superos relicto / vultibus
Bacco rappresenterebbe il genio cattivo, ri- falsis habitare terras» (294 sg.), passo inse-
spetto a Venere: Bacco è soltanto un nemico. rito in Textor Epitheta c. 117v. Per il coro
76 Il lemma guia, ‘guida’, è verbo. senecano e i rapporti con Ovidio vd. Chris-
77
topher V. Trinacty, Senecan Tragedy and the
Ripropone in termini analoghi quanto
Reception of Augustan Poetry, Oxford, Univ.
detto subito sopra a 17, 5-6.
Press, 2014, pp. 73-78.
78 Vistosa antitesi in clausola. Si 84 Cfr. analogamente supra I, 65, 7-8, ma in
noti l’ordine simmetrico ordenada…
riferimento a Cristo. Inutile ripetere che im-
dada|ordenando…dar lhe. C’è memoria sicu-
magini pagane e cristiane si sovrappongono
ra di Aen. I, 657 sgg.: «At Cytherea novas
e si echeggiano a distanza nel poema. Che
artes, nova pectore versat / consilia»; la dea
poi l’amore di cui parla Camões sia l’amore
si rivolge poi al figlio Amore: «Gnate, meae
sublime dei neoplatonici rinascimentali è
vires, mea magna potentia solus» ecc. (664;
tutto da vedere; rimando all’introduzione
cfr. infra 20, 5-8).
al canto. Certo è che in questo distico l’au-
79 Semi-formulare; cfr. supra III, 30, 7; IV, tore pone, in direzionalità inversa, la mito-
68, 3. poiesi classica delle divinità che scendono
80 Cioè, naturalmente, da Bacco. Tebe sulla terra ad amare e sedurre gli umani, e
(per Camões latinamente plurale Thebas < in secondo luogo l’ascensione degli umani
Thebae) fu edificata da Anfione con la ma- al cielo, come accadde a Ganimede o, diver-
gia della sua lira che muoveva le pietre: cfr. samente, a Callisto, per far solo due esempi.
Graves Miti greci § 76c; tra le fonti vd. Apoll. Ogni riferimento all’amore cristiano fra Dio
Rhod. Arg. I, 735-741; Hor., Epist. II, 3, 394- e la creatura, che ugualmente contempla
396 e I, 18, 41-44. Per l’aggettivo Amphio- l’incarnazione salvifica e l’elevazione umana
nius vd. ad es. le Amphioniae arces, le torri al paradiso, cioè il doppio vettore o doppio
tebane, in Stat., Silv. III, 1, 115. Traduciamo razzo, raggio amoroso (cfr. Marsilio Ficino &
con l’infi nito sostantivato travagliar i trabal- co.), è rigorosamente assente in questa ottava
hos che Camões ripete più volte: 17, 6; 18, 5; e nello stesso tempo perennemente presente
qui e 20, 4 (trabalho). in forma paradigmatica di eterno mistero.
81 C’è corrispondenza con l’ultimo verso 85 Il «verde smalto» è espressione usata dai
della precedente ottava: sarà proprio nel poeti per indicare l’erba lucente (cfr. Dante,
mare, che tanto li ha fatti soffrire, il luogo Inf. IV, 118). Ma cfr. comunque Son. 22, 1-2:
del premio e della gloria per i portoghesi. «Num jardim adornado de verdura, / a que
L’immagine del «liquido cristallo» era così esmaltam por cima várias flores» (Rimas p.
diffusa nel gergo petrarchista da suscitare le 127).
ironie di Berni prima, e di Tesauro nel secolo 86 Cfr. Moraes e Silva Dicionário ad. voc.
seguente. Vd. ad es. «cristalli liquidi e lucen- primèira: «Da primeira: Logo á primeira: a
ti» in B. Tasso, Amori, I, 128, 2 (< Rvf 219, 3). principio; de boa entrada». Dato che il reino
82 en paiement des travaux] Bismut. Il non può che essere quello marino (cfr. supra
premio sarà descanso, repouso, ma in senso 19, 8) il verso farebbe riferimento a tutta la
venereo, cioè amoroso. La dea vuole com- vastità del mare che confina con la terra.
pensare la mortalità umana dei nossos con Secondo alcuni la primeira sarebbe la prima
un piacere opposto al logorante dolore delle muitas insulas. Si delimiterebbe così il
dell’esistenza (vd. v. sg.). regno indiano delle isole veneree ad un «ar-
1173
1174
i poeti che vi alludono; Faria e Sousa ne cita sio in patientem amor est. Cuius agitata
alquanti, da Virgilio a Della Casa. stimulis virgo adhesit Veneri, id est coitui,
96 Non primule, come traduce Averini qui fere fi nalis est agentis intentio, si forsan
e corregge in nota Tocco. Mito poco fre- ob id vinci posset infestans cupido. Verum
quentato, per cui vd. Lact. Plac. ad Theb. cum talis appetitus actu potius accendatur,
IV, 226: «Quae autem causa sit ficta quod quam extinguatur, eo devenit ut non esset
Venus columba delectata <sit>, talis est: unius amantis contenta solatio, sed more
quod Venus et Cupido, cum quodam tem- columbe, cuius moris est sepissime novos
pore uoluptatis gratia in quosdam nitentes experiri amores, in plurium devenit am-
descendissent campos, lasciua contentione plexus. Quam ob causam ab ipso Cupidine,
certare coeperunt qui plus sibi gemmantes id est luxurie stimulo, in columbam versam
colligeret flores. Quorum Cupido adiutus voluere poete. Peristera vero grece, latine
mobilitate pennarum, quamquam naturam columba sonat» (Boccaccio Genealogie pp.
corporis uolatu superauit, uictus est nume- 346-348: «Dice poi Teodonzio che Peristera
ro. Peristera enim Nympha subito accurrit presso i Corinzi all’origine fosse fanciulla,
et adiuuando Venerem superiorem effecit ma assai notissima meretrice, e per questo si
cum poena sua. Cupido siquidem indigna- può dire che Venere agisse in Peristera che
tus mutauit puellam in auem quae a Grae- la subiva [patiens], giacché l’impressione
cis περιστερά appellatur. Sed poenam hon- dell’agente [agens] sul paziente è l’amore.
or minuit. Venus namque, consolatura [et] Agitata da questi stimoli, la vergine aderì a
innocentis transfigurationem, columbam Venere, cioè al coito, che è l’obiettivo fi na-
in tutela sua esse mandauit» («Qual sia la le dell’agens, ove per ciò possa essere vinto
causa per cui Venere si diletti di colombe, l’assillante desìo. Ma siccome tale appetito
eccola: Venere e Cupido, essendo scesi in si accende vieppiù con l’atto, piuttosto che
splendidi campi per diletto, con leggiadra estinguersi, ella arriva al punto di non es-
sfida presero a guerreggiare su chi fra loro sere contenta solo di un amante. Talché,
due avrebbe raccolto fiori più ricchi di gem- al modo delle colombe, il cui costume è
me. Cupido, se pure aiutato dalla agilità spessissimo sperimentare nuovi amori, arri-
delle ali e sebbene superasse la natura col va all’amplesso con moltissimi. Per questo
volo del suo corpo, fu vinto per il numero motivo i poeti vollero che fosse trasformata
di fiori. La Ninfa Peristera era subito accor- in colomba dallo stesso Cupido, che rappre-
sa ad aiutare Venere sua signora, e ciò fece senta esattamente lo stimolo della lussuria.
con suo danno. Cupido infatti, indignato, Dunque, Peristera suona in greco, colomba
mutò la fanciulla in uccello che è chiamato in latino»; per Teodonzio vd. n. 24 pp. 1613
dai Greci appunto peristerà. Ma l’onore di- sg.). Nel 1550 l’editore Anselmo Giaccarel-
minuì la pena. Invero Venere per consolarla lo pubblicò a Venezia, di Giovan Francesco
innocente della metamorfosi, comandò che, Bellentani da Carpi, La favola di Pyti et quel-
colomba, restasse sotto sua tutela»). Vd. W. la di Peristera insieme con quella di Anaxare-
Geoffrey Arnott, Birds in the Ancient World te […]. Barreto, Faria e Sousa e Garcez Fer-
from A to Z, London & New York, Rout- reira narrano la leggenda senza dare fonti.
ledge, 2007, p. 178. Anche Boccaccio (Ge- Epifânio Dias fornisce esempi classici in cui
neal. III, 22) riporta la storia, ma aggiunge si dice che il carro di Venere era tirato da
una variante, o meglio, una esplicazione rea- cigni (cfr. ad es. Hor., Carm. III, 28, 13-15)
listica: «Dicit enim Theodontius Peristeram ma anche da colombe (Apul., Met. VI: cfr. la
apud Corinthios origine insignem fuisse ricca nota di Beroaldo in Philippi Beroaldi
puellam, et longe magis notissimam mere- viri doctissimi in Asinum Aureum L. Apulei
tricem, et ideo hic Venus agens dici potest in […] commentaria, Colonia, L. Hornkem,
Peristeram patientem, agentis autem inpres- 1512, f. LXXXVIv). Si noti il gusto alessan-
1175
drino di Camões per mitologemi peregrini o (amor armado) Cupido sia presentato con
comunque non banali. Boccaccio, che pure suoni allitteranti.
sapeva a mente Dante e l’aveva commentato, 101 Cupido, il dio sagittifero (frecheiro) viene
non considera qui l’altra linea interpretativa colto nel momento in cui sta radunando un
per cui le colombe sono sì lascivissime, ma esercito di Amori o Amorini (muitos outros),
all’interno della coppia monogamica, come suoi seguaci insomma (cfr. infra 29, 5 sgg.; 36,
valeva per Paolo e Francesca: vd. n. sg. 7), per combattere gli uomini che dirigono il
97 Impossibile non pensare a Dante, Inf. V, loro amore verso oggetti sbagliati e devianti.
82-84: «Quali colombe dal disio chiamate, Il que può essere pronome relativo, e in tal
/ con l’ali alzate e ferme, al dolce nido / ve- caso avremmo un tipico passaggio di tem-
gnon per l’aere, dal voler portate». Che le po verbale camoniano dall’imperf. al pres.
colombe fossero lascivae era topos diffuso: (cfr. ott. sgg. Via…Vé), oppure ha valore più
«le colombe sono tradizionalmente consa- causale-consecutivo. Del resto, entrambe le
crate a Venere “propter fetum frequentem funzioni non si escludono nel que multifatto-
et coitum” (Servio ad Aen. VI, 193)» (Ingle- riale comune in tutto il poema. Ugualmente,
se). «Columbae proprio ritu osculantur ante editando testi italiani antichi, ci si pone il
coitum» ecc. (Plin., N. H. X, 158). Giovena- problema di optare per un che o un ché.
le (III, 202) chiama le colombe «molles», e 102 L’aggettivo famosa sta per ‘spettacolare’,
Rupert commenta «quae et tenerae sunt et ‘degna di grande fama’. Ha valore attivo:
lascivae» (D. Iunii Iuvenalis Satirae ex recen- ‘produrrà fama’, cioè sarà ‘tale da rimanere
sione A. Ruperti […] Augustae Taurinorum, famosa nella storia’.
I. Pomba, 1831, II, p. 98). 103 La nostra versione d’assai potrebbe ri-
98 Topos ampiamente diffuso; cfr. almeno sultare equivoca: vale per ‘da molto tempo’
Petr., Rvf 192 (in particolare 12-14: «e ’l ciel (ha dias). Cfr. Boscãn, Oct. rima 305 sgg.:
di vaghe e lucide faville / s’accende intorno, «Andan por todo el mondo desafueros / en
e ’n vista si rallegra / d’esser fatto seren da grande daño mio [parla Venere] y desacato
sì belli occhi»); 108, 3-4 («quelle luci sante / unos amores falsos lisongeros / hechos y
/ che fanno intorno a sé l’aere sereno»); 109, deshechos muy barato; / otros prometimen-
9-11 («per far dolce sereno ovunque spira» tos chocarreros / con un civil y mentiroso
11). Vd. anche Poliziano: «Folgoran gli oc- trato / un andar siempre por buscar salida /
chi d’un dolce sereno, / […] l’aer d’intorno ala cosa que veys que fue fi ngida» («Si com-
si fa tutto ameno» (Stanze c. 8r). piono per il mondo intero oscenità / in gran
99 in aria pende] Paggi 59 □ she bends] mio danno e offesa, / amori falsi menzogne-
Bacon. Dal lat. pendeo che significa in pri- ri [letteralm.: adulatori] / fatti e disfatti a
ma istanza, giusta Calepinus, «suspensum volgar prezzo, / altre promesse ingannatrici
sum: a pennis avium». I monti dell’Idalio / con bel tratto cortese e civile, / un andar
sono a Cipro, in località consacrata a Venere sempre a cercare pretesto e fuga / per la cosa
e Amore; cfr. Aen. I, 692 sg.: «dea tollit in che chiaramente fu fi nzione»).
altos / Idaliae lucos». 104 Aug., Doctr. Christ. III, 10, 16: «Carita-
100 Cfr. Boscán, Octava rima 57: «El dios tem voco motum animi ad fruendum Deo
de amor armado con sus flechas». Questa propter ipsum […] atque proximo propter
composizione (Boscán & Garcilaso cc. 195v Deum; cupiditatem autem motum animi ad
sgg.), ispirata in parte a Poliziano e Bembo, fruendum se et proximo et quolibet cor-
sarebbe per Rodrigues (Estudos pp. 76 sg.) pore non propter Deum. […] Item quod
una delle «fonti» principali per Camões, agit caritas quo sibi prosit, utilitas est; quod
soprattutto nelle ottave 30 sgg. Si noti come autem agit ut prosit proximo, beneficentia
sia in Camões (filho frecheiro) che in Boscán nominatur. Et hic praecedit utilitas, quia
1176
nemo potest ex eo quod non habet prodesse diversi sulla reazione di Diana: «Rumor in
alteri. Quanto autem magis regnum cupidi- ambiguo est: aliis violentior aequo / visa dea
tatis destruitur, tanto caritatis augetur» (c.vi est, alii laudant dignamque severa / vergini-
miei: «Definisco la caritas un moto dell’ani- tate vocant; pars invenit utraque causas» (ivi
mo spinto a godere di Dio per se stesso e del 253-255: «Ambigua risulta la fama di que-
prossimo per Dio; cupiditas un moto dell’ani- sto fatto; ad alcuni più violenta del giusto /
mo per godere di se e del prossimo e di un sembrò la dea, altri la lodano e degna della
qualsiasi corpo non per Dio … Talché la ca- sua severa / verginità la chiamano; entrambi
ritas quando fa qualcosa per profitto di sé è i pareri espongono le loro ragioni»). Invece
utilitas; quando agisce per il profitto altrui è Camões propone un Atteone ossessionato
detta beneficenza. E questo supera l’utilitas, dalla caccia e quindi punito da Amore con la
in quanto nessuno può favorire gli altri di ciò fatale visione di Diana splendida e crudele.
che non possiede. Quanto più il regno della In questo senso l’antecedente più plausibile
cupidità viene smantellato, tanto più si innal- (cit. da Ramalho Estudos Camonianos pp. 73
za e cresce quello della caritas»). Sulla distin- sg. e n. 36 p. 81), è nella Doutrina di Lou-
zione fra uti e frui in Agostino la bibliografia renço de Cáceres, dove si legge: «A qual
è vastissima. Faria e Sousa si stupisce che fabula (como declara Euzebio) nam quer
sia Cupido a combattere per un ideale cri- outra couza dizer, se nam que Antheon,
stiano così sublime, e poi interpreta allego- sendo Princepe muy rico, podendo gastar o
ricamente il passo. Non è chiaro se Camões seu tempo, e sua renda em couzas de honra,
avesse presente Agostino, o semplicemen- e gloria, quiz antes despender tudo em ca-
te il topos, da lui derivato, dell’uti ≠ frui. ens, e Caçadores: por darem avizo, e doutri-
105 Sul mito di Atteone vd. Ov., Met. III, na nelle aos outros Princepes, fi ngiram que
138-252 (e qui supra II, 35, 5-8). Camões os seus caens o mataram, e comeram»; «La
(«engenhosa invenção» Epifânio Dias) lo qual favola – come dice Eusebio – non vuole
contamina con il topos del giovane amante dir altro se non che Atteone, essendo princi-
della caccia e non delle donne, di cui arche- pe ricchissimo, potendo occupare il proprio
tipo è Ippolito figlio di Teseo e che si ritrova tempo e retaggio in cose onorevoli e glorio-
ampiamente reincarnato in vari personaggi se, preferì piuttosto spenderlo tutto in cani
fi no alle Stanze di Poliziano e al Pastor fido da caccia, quindi, per dare ammonimento
di Guarini. Vd. Ramalho Estudos Camonia- riguardo ciò agli altri principi, si fi nse che i
nos pp. 55 sgg.; Aguiar e Silva Camões, pp. suoi stessi cani lo uccidessero e divorassero»
155 sgg. Il riferimento a Sebastião I, noto- (Doutrina de Lourenço de Cacerez ao Infante
riamente misogino e amante della caccia, D. Luiz, in Filozofia de Principes apanhada de
da Faria e Sousa in poi è considerato certo nossos Portuguezes por Bento Jozé de Souza
dalla critica (tranne qualche legittima per- Farinha, t. I, Lisboa, A. Gomes, 1786, pp. 61
plessità: vd. ad es. Bacon p. 341, n. a 25, 4). sg.). D’altra parte, la contrapposizione asso-
Camões quindi si distanzierebbe radical- luta fra caccia e amore è un motivo classico,
mente da Ovidio (per non dire delle sue al di là del mito; vd. ad es. Hor., Carm. I, 1,
moralizzazioni medievali), che insiste sulla 26-28: «venator tenerae coniugis immemor,
tragica casualità dell’evento mitico: Atteo- / seu visa est catulis cerva fidelibus, / seu
ne fi nisce nella grotta dei lavacri di Diana rupit teretis Marsus aper plagas» («il cac-
per sua sfortuna («sic illum fata ferebant», ciatore è immemore della tenera consorte,
Met. III, 176), avendo tra l’altro abbandona- / se una cerva è stata avvistata dai suoi cani
to e concluso la battuta di caccia; come può fedeli, / o se un marsico cinghiale ha spezza-
questo esser defi nito scelus e non casus? si to l’intrico delle reti»). Faria e Sousa evoca
domanda Ovidio (ivi 141 sg.) e, in conclu- anche Fileremo Fregoso, La cerva bianca,
sione del terribile episodio, riporta giudizi che conobbe varie ristampe nel ’500, per cui
1177
si veda Stefano Pezzè, La «Cerva bianca» di 113 ma solo quel che indebitamente deside-
Antonio Fileremo Fregoso. Commento e sto- ra] Pellegrini. Riprende quanto detto all’i-
ria del simbolo, con edizione commentata nizio della sequenza, supra 25, 7-8.
del testo, Tesi di Dottorato, Università Ca’ 114 Cfr. supra 25, 3. La compattezza di que-
Foscari, Venezia 2018, http://dspace.unive. sta serie di ottave (25-29) è garantita dall’o-
it/handle/10579/12916. mologia di apertura e chiusura, oltre che
106 Caratteristico ossimoro lirico: dolce è dall’anafora del verbo ‘vedere’. Cfr. poi Bo-
l’effetto della contemplazione della bellez- scán, Oct. rima 83: «de otros mil Cupiditos
za, severa sarà la punizione relativa a quello rodeado» (Boscan & Garcilaso ibid.).
stesso sguardo. Per il mito di Atteone nell’o- 115Corrotta] Poppa Vòlture □ mal guidata]
pera poetica di Camões vd. soprattutto Ra- La Valle □ hommes rétifs] Bismut. Noi tra-
malho Estudos Camonianos pp. 61 sgg. duciamo ad litteram, come Paggi 59.
107 «Desde lo alto las quatro partes mira / 116 Con il poetismo fora (‘sarebbe stata’)
del nuestro mundo y todo en un instante» traduciamo il congiuntivo futuro for dell’o-
(Boscãn, Oct. rima 72 sg; Boscán & Garci- riginale, per evitare uno spiacevole accento
laso c. 197r). (ancorché secondario) di quinta. Cupido sa
108 Il verbo imaginar vale per ‘pensare at- che la battaglia sarà dura, perché gli uomini
tentamente a qualcosa’, analogamente – o incancreniti negli amori sbagliati non si ar-
quasi – a supra I, 33, 7. renderanno facilmente.
109 et qui n’ont pour maître que l’égoïsme] 117 Cfr. Ferreira, Epital. 140: «arco, e coldre
Bismut. Il termine greco ϕιλαυτία è già in trazia, e passadores» (Poemas lusitanos p.
Aristotele. Philaucia, in portoghese – e qui 230). Rodrigues (Fontes pp. 169-179) propo-
anche per ragioni metriche – è accentato sulla ne numerosi raffronti fra le ottave camonia-
prima a, Philáucia, il che è dovuto al fatto che ne e quelle dell’Epitalâmio di Antonio Fer-
il termine viene sentito come «latinizzato». reira, ma non sembrano tutti così stringenti.
110 Riferimento metaforico a un Principe 118 Intendi: ‘mentre lavorano’.
giovane circondato di adulatori che lo fanno 119 Il cumulo di gerundi (sei, di cui due
deviare dalla corretta crescita etica di un mo- contigui) non è insolito nel gusto camonia-
narca. Non manca memoria della celebre pa- no. Vd. la descrizione dei «pargoletti amo-
rabola del grano e della zizzania, per cui vd. ri» cantanti in Di Leo Amore pregionero c.
Mt 13, 24-40. Garcez Ferreira evoca anche Bivv sg.
– alla lontana – i noti versi della satira II di 120 Magnifica sintesi dell’armonia fra paro-
Giovenale: «qui Curios simulant et Baccha-
la e intonazione, problematica che in questi
nalia vivunt» (3). Cfr. anche supra VIII, 55,
anni si sta discutendo a Firenze e che darà
1-4. Si osservi ai vv. 5-6 una forte inarcatura.
vita al melodramma. Gli Amori in Camões
111 Letteralmente ‘alla povertà’, cioè agli
producono un canto polifonico (melodia
indigenti. concertata non ci pare indichi monodia, ma
112 Cioè ‘vuoto rigore, inutile inflessibilità’. neppure un limitato ensemble madrigalesco: i
L’espressione fazem direito ci rammenta l’e- mininos sono muitos), tuttavia la percepibilità
mozionante discorso di Calgacus ai Britanni della parola è già un dato determinante. L’ag-
nell’Agricola di Tacito: «Auferre, trucidare, gettivo sonora non è un pleonasmo; indica un
rapere, falsis nominibus imperium, atque, suono alto, chiaro, limpido e aggraziato. Il
ubi solitudinem faciunt, pacem appellant» termine soada ‘sonata’ ovviamente non indica
(30). Alla tirania corrisponde il falso e pre- la forma strumentale specifica, ma è generico
sunto direito, all’aspereza (‘crudeltà, spieta- per ‘musica, intonazione’, come mi suggeri-
tezza’) la vana firmeza. sce l’amico Franco Piperno che ringrazio.
1178
121 Formulare: cfr. supra III, 52, 3. Vd. Gar- che Petr., T. C. III, 182 («e ne le vene vive
cilaso, Egl. II, 1246: «de fuera palpitando las occulta piaga»).
entrañas» (Boscan & Garcilaso c. 270v). 127 La triaca o teriaca era medicamento favo-
122 «Lungo le rive i frati di Cupido / che loso e supremo contro ogni veleno; si veda la
solo usan ferir la plebe ignota, / con alte voci nota perplessa di Plinio in N. H. XXIX, 24.
e fanciulesco grido / aguzzan lor saette ad Le ninfe inavvenenti sono paragonate alle
una cota; / piacere, insidia posati insu’l lido amarissime (asperas) triache, necessarie per
/ volgono il perno alla sanguigna rota, / il curare un avvelenamento troppo diffuso e
fallace sperar col van disio / spargon nel grave. Idea camoniana che sembra originale
sasso l’acqua del bel rio» (Poliziano Stanze e curiosamente grottesca.
c. 13r, c.vo mio: vd. Claud., Epithal. 77: «hi 128 Intendi: ‘per opera di formule ingegno-
plebem feriunt»; Di Leo Amore pregionero se pronunciate da maghe esperte’. Su que-
c. Cr: «que’ frati suoi / ch’a la gente plebea sti versi influisce, anche come eco assoluta,
pungono i cori»). Non è il caso però, a no- la prima quartina di Rvf 75: «I begli occhi
stro parere, di dare eccessivo rilievo alle ond’i’ fui percosso in guisa / ch’e’ medesmi
Stanze come fonte di ispirazione per il no- porian saldar la piaga, / et non già vertù
stro. Il quale ha nella mente luoghi topici d’erbe, o d’arte maga, / o di pietra dal mar
(da Claudiano a Bembo a Di Leo a Ferrei- nostro divisa». Per l’immaginario degli
ra ecc.) ma sta elaborando un immaginario Inferni d’Amore, vd. proficuamente Tocco
molto personale. Inferni. Cfr. anche Di Leo Amore pregionero
123 Tocco giustamente richiama il moti- c. Biir: «Strane armonie d’alti lamenti piene
vo allegorico iberico (ma anche francese) / […]. / Tutti però da lacci, e da cathene /
degli Ospedali d’Amore, citando il libro di legati mena alla pregion cattivi».
Monica von Wunster Saffioti dal medesimo 129 questo succeder suol quando gli stra-
titolo (Firenze, La Nuova Italia, 1991), cui li / temprarono secrete herbe fatali] Paggi
aggiungere ora almeno José Vicente Salido 59. Per ragioni metriche introduciamo un
López, El «Hospital de Amor» en la tradi- enjambement assente nell’originale. Vd.
ción hispánica: aproximación a los problemas Claud., Epithal. 70 sg.: «infusis corrumpunt
de autoría, «Revista de Literatura», LXXVI, mella venenis, / unde Cupidineas armari
2014, 152, pp. 447-465. fama sagittas».
124Cioè a coloro che sono stati feriti più 130 sconcertati] Paggi 59 Poppa Vòlture □
profondamente. pervertiti] Pellegrini □ mostruosi] La Val-
125 Il verso non risulta recepito in modo le □ désordonnés] Bismut □ esasperati]
chiaro dai traduttori e commentatori. Per Averini. È il caso di dire che i traduttori si
alcuni è un’iperbole (Manoel Correa, Gar- sbizzarriscono. Il disordine, il desconcerto,
cez Ferreira; «ma anche porrebbe in vita termine assai camoniano, riguarda gli amo-
chi non è ancora nato» Pellegrini), per altri ri che deviano dalla «natura», o dall’ordine
un’espressione ironica e fortemente eroti- etico-sociale.
ca: «C’est-à-dire elles conçoivent de leurs 131 Ad amores mil corrispondono exemplos
amants» (Bismut), cioè con loro concepi- mil, da cui Camões ne seleziona quattro.
scono nuove vite, unendosi carnalmente. La 132 Biblide amò il fratello Cauno il quale,
seconda lettura non ci pare da scartare. sdegnato, fuggì lontano e lei, impazzita, lo
126 Impossibile non richiamare i celebri inseguì fi no a trasformarsi in fonte (Ov.,
versi virgiliani per Didone: «At regina gravi Met. IX, 454-665: «Byblis in exemplo est ut
iamdudum saucia cura / volnus alit venis et ament concessa puellae», c.vo mio); Cinira
caeco carpitur igni» (Aen. IV, 1-2). Vd. an- è il padre di Mirra (Cinyreia), che si in-
1179
namora di lui e, con l’aiuto della nutrice, esser lei, paradossalmente, il mancebo de
con lui si unisce carnalmente per più notti, Assiria?). Inoltre, la storia di Antioco non
fi nché, scoperta e in fuga, si trasforma in sembra classificabile come esempio di ne-
albero di mirra (ivi X, 298-503; dà poi alla fando amore, anche per la sua conclusione
luce Adone: cfr. supra IV, 63, 6); il ‘giova- pacifica (cfr. Rodrigues Estudos p. 78).
notto d’Assiria’ è Ninia, ritenuto amante 133 In realtà l’amore per le pastorelle era
della madre Semiramide (vd. supra VII, 53, materia di poesia, formante un topos – se
7 sg.); quello ebreo è Amnon, innamorato non un sottogenere lirico – che da Mar-
violentatore della sorellastra Tamar (II Sm cabru (L’autr’ier jost’una sebissa) e quindi
13). Vd. i tre primi exempla in Petr., T. C. dall’area occitanica si diffuse per tutto lo
III, 76 («Semiramìs, Biblì, e Mirra ria»). spazio poetico romanzo. Qui Camões si
Alcuni, fra cui Epifânio Dias, ritengono riferisce però in modo polemico ad altri
che per il terzo personaggio si debba leg- amori sbagliati, quelli fra classi sociali dia-
gere – o intendere comunque – mancebo metralmente opposte, che conducono ad
de Syria, cioè Antioco infatuato della ma- adultèri vergognosi entrambi i sessi. C’è da
trigna Stratonice (cfr. Val. Max. V, 7, Ext. considerare comunque, una volta per tutte,
1): la vicenda ha un lieto fi ne, perché il l’intima osmosi fra universo pastorale ed
padre Seleuco concede al fi glio Antioco, epico che apparentemente si opporrebbero:
ammalato d’amore, la sua cara moglie. Sul vd. fondamentali pagine in Macedo Luís de
personaggio Camões scrisse – se è sua – Camões. Naturalmente, del nostro poeta, si
la commedia El-Rei Seleuco (vd. Cidade veda l’immaginario raffigurato nell’ecloga
Autos e cartas pp. 77 sgg.). Non ci sembra intitolata dos Faunos (Rimas pp. 366 sgg.).
granché plausibile questa interpretazione; 134 Cioè: ‘vi fate cogliere in flagrante adul-
il fatto che Giustino riporti la notizia che
terio’, come notoriamente fece Vulcano con
alle richieste disoneste di Semiramide il
Venere e Marte: vd. Hom., OΔ., Θ, 266 sgg.;
figlio l’avesse uccisa (I, 2) non significa mol-
Ov., Met. IV, 171 sgg. («graciles ex aere cate-
to: anche Biblide non ottiene il concubito
nas / retiaque et laqueos», 176 sg., c.vo mio).
col fratello. Diodoro Siculo non parla di
135 Si tratta degli amori furtivi, protet-
matricidio, piuttosto si diffonde sulla vita
lasciva di Ninia quando questi divenne re ti dall’oscurità («nocturnis ab adulteris»,
(II, 7). Ma soprattutto Boccaccio parla del- Hor., Carm. III, 16, 4 ecc.), oppure, forse
lo scelestum facinus dell’accoppiamento fra meglio, il disperarsi dell’amante nell’attesa
Ninia e la madre: «et inter mechos, bestiale dell’incontro notturno, o addirittura il suo
quid potius quam humanum, fi lius Ninias attendere invano davanti a una porta chiusa
numeratur, unus prestantissime forme iu- (paraklausithyron, per cui vd. Aguiar e Silva
venis, qui, uti mutasset cum matre sexum, A lira dourada, pp. 153-164). L’altra situazio-
in thalamis marcebat ocio, ubi hec adversus ne dell’introdursi occulto dell’amante, sca-
hostes sudabat in armis» (Mul. clar. II, 13: lando le pareti e attraverso i tetti (nel verso
«e tra i suoi ganzi, qualcosa di bestiale più c’è un hysteron-proteron), è molto più conso-
che umano, si conta il figlio Ninia, giovane na alla comedia (un esempio clamoroso già
di uniche splendidissime forme il quale, nella Celestina).
quasi cambiasse sesso con quello materno, 136 porti più colpa Venere che il figliuol
marciva nell’ozio dei letti, mentre lei con- suo] Pellegrini. «Crudelis tu quoque, mater.
tro i nemici sudava nell’armi»): siccome / Crudelis mater magis, an puer inprobus
Semiramide combatteva vittoriosamente ille? / Inprobus ille puer, crudelis tu quoque
fi ngendosi il figlio, come Boccaccio illu- mater» (Verg., Ecl. VIII, 48-50: «Crudele tu
stra, si attua un’inversione in cui Ninia è anche, madre. / Crudele più la madre, o
parte femminile e la madre maschile (può malvagio il figlio? / Malvagio il figlio, e cru-
1180
dele altrettanto tu madre»). Queste ultime 143 Elegante traduzione di Aen. I, 664-666:
guise d’amore indino (letteralm. ‘indegno’), «Gnate, meae vires, mea magna potentia so-
essendo concentrate sui furta per lo più ex- lus, / gnate, patris summi qui tela Typhoia
tra-matrimoniali, hanno Venere quale mo- temnis, / ad te confugio et supplex tua nu-
dello più colpevole, come le Vulcanias redes mina posco» («Figlio, mia forza, tu solo mia
hanno messo bene in evidenza. grande potenza, / figlio, che sprezzi i dardi
137 Verso simile a quello in conclusione Tifei del sommo padre, / da te mi ricovero e
dell’egloga VI del nostro: «Mas já o pastor supplice invoco la tua divinità»). Vd. anche
de Admeto o carro leve» (Rimas p. 366). Di Leo Amore pregionero «Amato figlio»
138 ecc., c. Avr.
In Moraes e Silva Dicionário il secondo
144 Cioè ‘le fatiche dei – sopportate dai –
significato del termine diligente è «prom-
pto, cuidadoso». L’immagine delle rose fra Lusitani’, con aggettivo metonimico. Infatti,
la neve, presente ovviamente anche nelle al v. sg. è chiaro che Venere non favorisce
rime camoniane, è un motivo diffusissimo le fatiche, ma i Lusitani affaticati, i quali poi
nell’ambito petrarchista; come paradigma vanno intesi come soggetto implicito del v.
vd. ad es. Rvf 131, 9: «et le rose vermiglie 4. Si noti nell’originale il parallelismo Tu…
infra la neve» (cfr. Mario Cimini, «Rose me…tua…Me.
vermiglie infra la neve». Analisi intertestuale 145 che sempre miei li avrò, come or li
di un microtema lirico, «Studi Medievali e veggo] Averini. Traduzione infedele, come
Moderni», IX, 2005, 2, pp. 31-53). sempre, però acuta nel far scaturire da quel
139Come già detto, non ha timore di ferire me an-de (hão-de) non solo e non tanto un
anche gli Dei. valore di dovere, ma un senso di futuro e di
140 Faria e Sousa evoca Sannaz., Part. Virg. continuità. Venere, riferendosi ai suoi Por-
III, 185: «dona ferunt, matrem et laeto si- toghesi, afferma di aver saputo dalle Parche
mul ore salutant», et pour cause, visto che che essi sempre la venereranno, che tale è il
il poema latino del Sannazaro mescolava destino stabilito.
la vicenda sacra con nomi e immagini della 146 Ci permettiamo una rima identica as-
mitologia classica, fornendo uno dei tanti sente nell’originale. L’ottava riassume quan-
modelli per questa contaminazione poe- to già espresso in due strofe del primo canto
tica. Cfr. anche Di Leo Amore pregionero (33-34); cfr. anche II, 44. Vi è eco poi forse
(sempre richiamato da Faria e Sousa), c. Cr: di Aen. VIII, 401: «quidquid in arte mea
«Alhor vidd’io Cupido intorno a cui / stava possum».
una turba di mill’altri Amori / ch’in età gli 147 Come nel discorso di Venere al figlio,
eran pari ma di lui / nel grado, e nelli uffici
già cit., del primo dell’Eneide: «Frater ut
eran minori».
Aeneas pelago tuus omnia circum / litora
141 Terza occorrenza dell’apostrofe filho, iactetur odiis Iunonis acerbae» (667 sg.). C’è
qui a inizio di verso, mentre le altre due si una generale armonizzazione fonica intorno
trovavano nella medesima giacitura metrica allo spazio del male Bacchico-Indiano (insi-
ai vv. 1-2. dias…odioso…India), che si prolunga anche
142 Da intendersi, come in Virgilio, i fulmi- nelle minacce naturali (injurias…vndoso),
ni scagliati da Zeus contro Tifeo e i gigan- le quali già esse sole (sos) avrebbero potu-
ti. Sull’espressione te<n>s em nada Faria e to causare la morte dei Lusitani. Riteniamo
Sousa fa un’osservazione davvero sottile: che vada apposta la dieresi su odïoso (non su
«Tens (vale tienes) por conformarse más con insidias, ed esclusa è la dialefe) per prolun-
el temnis de Virgilio, que imita» (cfr. il pas- gare il suono negativo dell’attributo proprio
so virgiliano cit. qui nella prossima nota). del nemico.
1181
148 Vd. supra ott. 19 e n. fi nale. Il mar è ge- Inutile accumulare citazioni in cui compare
nerico, non si riferisce all’Oceano Indiano Zefiro, da Petrarca a Garcilaso: il punto è
o a un’area specifica. Siamo usciti dalla di- trovare congiunti i due sposi (come ad es.
mensione storico-geografica e siamo ormai nell’egl. II del nostro, Rimas p. 323 «Zéfi-
entrati in quella mitico-allegorica. ro e a fresca Flora passeando» ecc.). Posto
149 Cfr. supra 18, 6-7. Il relativo que si rife- che Camões non dovrebbe aver conosciuto
risce a gloria e quindi anche a premio (non il dipinto celeberrimo di Botticelli, dai ben
a trabalho, come curiosamente argomenta compulsati Fasti di Ovidio (V, 195 sgg.) gli
Faria e Sousa). veniva la leggenda di Flora, chiamata prima
150 Letteralmente: ‘che, ferite’ sottint. da Chloris («This derivation of the name Flora
Cupido: l’ottava con la sg. forma un unicum from the Greek Chloris (Χλωρίς), ‘the Gre-
sintattico anacolutico. en One’, is of course false», Frazer in Ov.
151
Fast V, p. 21), ninfa amata da Zephyrus e
Così anche Paggi 59. «No ay Poeta La-
poi da lui impalmata: detta Mater florum,
tino che no llame Pontus al mar, usando la
è anche simbolo della primavera («vere
figura de la parte por el todo [la sineddoche,
fruor semper» 207). Camões poteva anche
da un mare proprio al mare in genere] […]
disporre della mediazione di Boccaccio: cfr.
Ponto fundo es perifrasis de lo recondito del
infatti Genealogie IV, lxi, 2, p. 489.
mar» (Faria e Sousa).
157 Cfr. supra VI, 2, 7; 96, 1 (dove si enfatiz-
152 Letteralm. ‘incendiate’, motivo delle
za l’eccellenza e singolarità dei cibi offerti).
fiamme d’amore nell’acqua per cui vd. n. a
158 Sintagma formulare; cfr. infra X, 4, 1.
infra 42, 8.
153son di ritorno dopo aver scoperto un 159 Faria e Sousa adduce varie ragioni per
nuovo mondo] Pellegrini. cui al banchetto vi siano le rose: due ci sem-
154 Dagli abissi del mare dove vivono le Ne- brano rilevanti, una in quanto la rosa è fiore
reidi (cfr. supra VI, 8). di Venere, la seconda perché nei conviti an-
155 Si noti l’enjambement e l’anadiplosi. Ve-
tichi abbondavano le rose, nominate spesso
in associazione col vino, in Orazio ma già nei
nere intende dire ‘nelle profondità del mare’
Greci: cfr. Francesco Citti, Orazio. L’invito a
o ‘in mezzo al mare’? I traduttori si divido-
Torquato, Bari, Edipuglia, 1994, p. 178.
no. Nel primo caso avremmo un’isola vene-
160 Non fatti di cristallo, come Faria e Sou-
rea subacquea predisposta a emergere, nel
secondo un’isola isolata quanto mai nell’O- sa sembra credere richiamando supra VI, 9,
ceano. Noi siamo propensi per la seconda ma ‘risplendenti, lucenti come cristallo’.
interpretazione, ancorché le entranhas sug- 161Memoria di Verg., Ecl. V, 44: «formosi
geriscano un’immagine di viscere ben poco pecoris custos, formosior ipse».
‘orizzontale’ (vd. infatti supra VI, 76, 4), ma 162 Si intenda: ‘non comuni, squisite’, «de-
potrebbero esse valere qui per ‘parti segre-
leites extraordinarios, & desacostuma-
te, sconosciute, remote’ dell’Oceano, quindi
dos» (Manoel Correa). In forma di litote, è
in superficie. Nel poema abbiamo visto en-
praticamente sinonimo di singulares con cui
tranhas nel significato proprio di ‘interiora’
rima.
e le rivedremo fra poco (47, 5-6) nel senso
163Ripresa anacolutica, come osserva anche
di ‘intimo dell’anima’ (secretas / entranhas).
Diciamo che la lessicologia porterebbe alla Epifânio Dias, delle filhas de Nereo dell’ott.
prima interpretazione, che però ci sembra precedente.: vd. la n. a 40, 1.
in contraddizione coi vv. 7-8 dell’ottava. 164 Chiude richiamando 40, 1. Le due otta-
156 Zefiro è il vento primaverile, marita- ve, come già detto, formano un’unica cam-
to con Flora, dea italica della vegetazione. pata metrico-sintattica.
1182
165 L’elemento della sensualità, intesa in te erano le frecce dorate quelle che induce-
senso pieno e intenso, già apparso nel po- vano l’innamoramento.
ema ad es. nell’episodio di Venere e Giove, 173 Per l’epiteto Cipria cfr. supra 18, 1. L’ag-
ora si farà motivo determinante. In questo gettivo impudico può creare qualche proble-
distico fi nale balena lo sguardo eccitato ma (tanto è vero che Faria e Sousa, ostina-
maschile sulle zone erogene femminili e to sostenitore del significato allegorico di
si schiude l’offerta generosa e gioiosa del Venere come Chiesa Cattolica, si affanna a
proprio corpo da parte delle ninfe, tutto in giustificarlo), oltretutto dopo aver defi nito
sintesi enargica. iniquo il figlio Amore. La frase può essere
166 Già supra III, 15, 1. tradotta, più moderatamente, in tal modo:
167 Al godimento-premio dell’amore si ‘con aspetto gioioso e disinvolto’. Ma il pro-
lega la procreazione: Venere prefigura una blema, effettivamente, non c’è: come abbia-
discendenza portoghese forte e invincibile. mo visto, defi nire Cupido improbo, iniquo,
Si rammentino le parole che le aveva rivolto feroce, immite è proprio della poesia classi-
Zeus supra II, 45 sg. ca, e d’altronde egli vuole punire l’assenza
168
di amore nel mondo, è mosso in primis da
Cfr. supra IV, 56, 2. Simbolo generico
una volontà moralizzatrice della società (cfr.
di ostacolo insormontabile; Epifânio Dias
supra 25-29). Venere, da parte sua, è poten-
ritiene che il poeta alluda specificamente al
za divina che favorisce i Portoghesi, come
celibato clericale. Il plurale entendão è rife-
già nel mito antico difese i Troiani, ed è una
rito ad sensum al mundo vil, malino.
dea che non lesina profondere sensualità e
169 Cfr. supra III, 56, 8; VI, 34, 8. Imma- audacia quando lo ritiene giusto. Non si di-
gine ampiamente diffusa nella lingua pe- mentichi che le temerarietà dell’immagina-
trarchista (un modello era Rvf 34, 2); cito rio pagano non contraddicono mai la verità
soltanto Bembo, Stanze 41, 3: «e par ch’in cristiana, nel poema, altrimenti si corre il
mezzo l’acque avampi». Si noti l’accensione rischio di fraintendere più di un luogo cru-
allitterante se guarde…nas agoas arde, al li- ciale dei Lusíadas.
mite dell’anagramma. 174 Dato che si parla di cigni, il riferimento
170 «é o puer improbus de Vergilio (Buc. è al mito di Cycnus, proles Stheneleia, che
VIII, 49), puer immitis de Seneca (Hippol. pianse disperatamente la morte di Fetonte,
335)» (Epifânio Dias). Aggiungi Claud., Epi- suo parente, amico e amante (cfr. Ov., Met.
thal. 110 («puerum […] ferocem»); Prop. El. II, 366-380; Verg., Aen. X, 189-193; Hyg., Fab.
I, 19, 22 («iniquus amor») ecc. CLIV, 5: «Cygnus autem rex Liguriae, qui
171 Cfr. un’immagine simile in Ov., Met., fuit Phaethonti propinquus, dum deflet pro-
VIII, 320 sg.: «ex umero pendens resonabat pinquum in cygnum conuersus est; is quoque
eburnea laevo / telorum custos, arcum quo- moriens flebile canit»; cfr. supra 24, 1-2: «Cic-
que laeva tenebat». Posto che l’arco eburneo no fu re di Liguria, parente di Fetonte, e fu
è immagine diffusa, vd. infra 48, 1. tramutato in cigno proprio mentre piangeva
172 Cfr. Ov., Met., I, 468-471: «eque sagit- la sorte del parente; egli poi morendo canta
tifera prompsit duo tela pharetra / diverso- tristemente e soavemente»).
rum operum: fugat hoc, facit illud amorem 175 Con un superlativo traduciamo la cop-
/ (quod facit auratum est et cuspide fulget pia famosa, & celebre (cfr. ad es. Bacon:
acuta; / quod fugat obtusum est et habet «a most famous go-between»). Si tratta di
sub harundine plumbum)»: la saetta aurea una dittologia meramente sinonimica? Sì e
dalla punta scintillante e acuminata provo- no, come è tipico di questa figura retorica.
ca la smania del desiderio, quella di piombo Sopra, a II, 58, abbiamo incontrato già la
smussata lo dissolve. Insomma, notoriamen- Fama che estende il buon nome lusitano
1183
«co rumor famosissimo e perclaro» (v. 6), 180 «Fama per Aonium rapido vaga mur-
ove la dittologia offriva due superlativi, mure campum / spargitur» (Stat., Theb. IX,
morfologicamente diversi. Inutile dire che la 32); «incertae murmura famae» (Ov., Her.
Fama ha in sé il sèma della diffusione – e ca- IX, 43).
pacità di diffondere – vociferazioni, positive 181Quindi nei penetralia oceanici dove
o negative che siano (è perciò famosa anche sono le Nereidi.
attivamente, la Fama produce fama, crea ru-
182 poiché la Dea seco ha Credulitade] Pag-
mor famosissimo); d’altra parte è una deità o
prosopopea ‘illustre, importante, celebrata’ gi 59 □ car elle traîne à sa suite la déesse
(quindi celebre, ma anche questo attributo ha Credulité] Bismut. In effetti Deusa può rife-
una valenza attiva, come si vede subito infra rirsi sia alla Fama che alla Credulidade. Tut-
45, 2). Insomma, le sfumature di significato tavia, nella cit. descrizione del regno della
si prolungano come gli armonici di una nota dea Fama che fa Ovidio, fonte del nostro,
(o meglio, di due note). La dea Fama presen- Credulitas è insieme a Error, Timores, Susur-
tata come terceyra evoca di primo acchito ri ecc., tutti non qualificabili come divinità
un’atmosfera da commedia o da romanzo (Met. XII, 59 sgg.). Il confi ne è comunque
erotico, quasi fosse una Trotaconventos. Si labile; cfr. l’espressione «credulitatis nu-
eleva in nobiltà classica subito infra. men» in Ermolao Barbaro, Plinii […] Cas-
176 «Illic Credulitas, illic temerarius Error»,
tigationes, Basilea, ap. I. Valderum, 1533, p.
386, rr. 36-37 (cfr. Nat. Hist. XXXIV, 89).
nella domus della Fama (Ov., Met., XII, 59).
183 Cfr. supra II, 58, 6. Il verso consuona
Camões tiene presente anche Virgilio, nella
celebre descrizione della Fama del IV libro con il 43 dell’Egl. VII («dos Faunos»): «O
dell’Eneide (174 sgg.). La Fama è gigantesca, murmurar das ondas excelente» (Rimas p.
si eleva col capo fra le nubi («mox sese at- 367), come nota sensibilmente Faria e Sousa.
tollit in auras / ingrediturque solo et caput 184 Cioè ‘provocando una mutazione’ (Epi-
inter nubila condit», Aen. ivi 176 sg.), ma è fânio Dias, Basto ecc.). Si rammenti il di-
anche gigantessa, in quanto figlia della Ter- scorso di Bacco alle divinità marine supra
ra e sorella di Ceo ed Encelado (ivi 178-180). VI, 26-36.
177 «tam ficti pravique tenax quam nuntia 185en leu cœur, la colère fait place à la ten-
veri […] / pariter facta atque infecta cane- dresse] Bismut. Letteralmente: ‘li fece un
bat» (Aen. ivi 188, 190: «tenace messaggera poco affezionati, bendisposti’.
tanto del falso e del maligno, quanto del 186 Classico topos misogino; cfr. Aen. IV,
vero … ugualmente annunziava col suo can-
569 sg.: «Varium et mutabile semper / femi-
to cose reali e cose fi nte»): proprio per que-
na». Cfr. anche son. 60 Todo o animal, 12-
sta ambivalenza Cupido a volte se la ritrova
14: «Nunca ponha ninguém sua esperança
contro, a volte companheyra.
/ em peito feminil, que da natura / sòmente
178 «tot vigiles oculi subter (mirabile dic-
em ser mudável tem firmeza». Archetipo
tu), / tot linguae, totidem ora sonant, tot petrarchesco è Rvf 183, 12: «Femina è cosa
subrigit auras» (Aen. ivi 182 sg.: «tanti vigili mobil per natura».
occhi ha sotto – mirabile a dirsi – / tante
187 odio non degno] Paggi 59. Niente a che
lingue, altrettante bocche suonano, e aguz-
za orecchie»). vedere con il cacozelos latino, termine tec-
nico retorico che vale ‘affettazione, cattiva
179 Si pensa alla tuba canora di I, 5, 3, ma
imitazione’.
l’aggettivo clara si addice propriamente alla
188Alla forza e al coraggio dei Lusitani: cfr.
fama; vd. ad es. il son. Não passes caminhan-
te, Sonetti p. 359 (dal Cancioneiro Verdelho), ancora supra II, 58, 8.
dove troviamo clara fama e gentil louvor. 189 Vd. supra 43, 1 e n.
1184
190 Faria e Sousa riporta diversi luoghi vir- insolubile, garantito da quel verbo sentir
giliani in cui compare lo stridore della frec- che ci richiama alla mente il catulliano «ne-
cia nell’aria, non nell’acqua; noi abbiamo il scio, sed fieri sentio et excrucior» (85, 2; c.vo
sospetto che il mare trafitto dalle saette ful- mio). Gli equoreos campos sono espressione
minee gema sì, ma forse anche strida, per- latina, di cui Faria e Sousa dona numerose
ché le punte sono infiammate e ‘sfrigolano’ occorrenze nel suo commento.
al contatto con l’acqua. 197 e s’esse vivono ancora malgrado le loro
191Crediamo debba intendersi che comun- ferite, non è che per sentirsi morire] Pelle-
que nessun dardo manca l’obiettivo. grini □ se qualcuna ferita sta vivendo / è
192 L’innamoramento per fama è un topos per meglio sentir che va morendo] Averini.
che va dall’antichità (cfr. ad es. Ov., Her., L’immagine evoca quella di un campo dopo
16, 38: «prima fuit vulnus nuntia fama tui») la battaglia.
alla poesia occitanica di Jaufre Rudel e oltre. 198 L’aggettivo altas si prenda sempre alla
A proposito Faria e Sousa cita il dialogo di latina: ‘profonde’.
Luc’Antonio Ridolfi Aretefila, Dialogo, Nel 199 Nelle redondilhas il nostro usa la forma
quale da una parte sono quelle ragioni alle- mezinha per intendere ‘medicina amorosa’,
gate, le quali affermano, lo amore di corporal come qui medicina di Venere; propriamen-
bellezza potere ancora per la via dell’udire te Medicina è l’arte medica, come supra III,
pervenire al quore: Et dall’altra, quelle che 1, 5. Traducendo Vener trar cerchiamo (un
vogliono lui havere solamente per gl’occhij
po’ goffamente, forse) di rendere l’epifo-
l’entrata sua: colla sentenza sopra cotal qui-
ra dell’originale vedes Venus (in realtà qui
stione, Lione, G. Rovillio, 1560.
epifora + anafora = paronomasia). Il «ce-
193 Cioè dell’arco eburneo (supra 43, 3). L’a- ruleo mare» partorì Venere, come scriveva
nalogia è recursiva; cfr. supra II, 93, 6-7. Cfr. Firenzuola citato nel dizionario della Cru-
Ov., Am. I, 1, 23: «lunavitque genu sinuo- sca dalla terza ediz. in poi. Sull’uso poeti-
sum fortiter arcum», dove la comparazione co dell’aggettivo ceruleo, soprattutto per il
con la luna si compatta nel verbo lunare cielo e il mare, cfr. L. Dolce, Dialogo […]
(luno -as). Vd. anche Met. V, 383: «opposi- de i colori, Venezia, G. B. Marchiò Sessa et
toque genu curvavit flexile cornu». Epifânio Fratelli, 1565, cc. 9r sg. Cfr. poi Lucr. II, 772
Dias, sulla base di Faria e Sousa, aggiunge sgg.: «quod si caeruleis constarent aequora
Sen., Herc. Oet. 548 sg.: «rigidas manus / in- ponti / seminibus, nullo possent albescere
tende et arcum cornibus iunctis para». pacto; / nam quo cumque modo perturbes
194 Tende cioè l’arco fi no al punto massimo; caerula quae sint, / numquam in marmo-
già iniquo e feroce, ora il giovane Cupido si reum possunt migrare colores»: «Che se le
mostra indomito, abile e indomabile caccia- acque del mare fossero composte di cerulei
tore di cuori con l’arco. / semi, non potrebbero in alcun modo bian-
195 Teti sembra qui essere la Nereide, non la cheggiare; / infatti, in qualunque modo tu
consorte dell’Oceano indinada contro i Lu- sconvolga semi che siano cerulei, / giammai
sitani a VI, 36, 7 (come riteneva già Faria e possono passare al colore del marmo»; Stat.,
Sousa; vd. contrariamente Esteves). Che sia Silv. I, 2, 117 sg.: «caeruleis […] fluctibus»
massime schiva con Cupido perché rifiutò gli ecc. In ogni caso «onde cerulee», o «mar
amori di personaggi come Adamastor? È co- ceruleo» è quasi res nullius.
munque moglie di Peleo, e madre di Achille. 200 Rese convesse, gonfie per il vento (vd.
196 Per il ben noto topos secondo il qua- turgida vela in Hor., Carm. II, 10, 24).
le l’innamorato è morto in vita (cfr. il mio 201 Si noti il verso simmetricamente diviso
Contraposti, cit., pp. 75-96). Il paradosso è in due sintagmi allitteranti, in chiasmo. La
1185
medicina sarà appunto la risposta che daran- 209 Cfr. supra I, 55.
no gli eroi portoghesi col loro amore arden- 210Le navi, ovviamente, e per metonimia i
te al desiderio languido delle ninfe. Senza naviganti.
reciprocità l’amore incancrenisce e diventa
211 L’aggettivo namorada si lega a ilha, ap-
malattia, come illustravano tanti testi uma-
nistici e rinascimentali fino a Tasso. Qui si punto l’isola degli amori, come nell’origina-
celebra il concubito e l’amore realizzato. le la contiguità evidenzia.
212 Cfr. supra II, 92, 3. L’aurora si diffonde
202 La pudicicia honesta sembra in contrasto
con l’impudica Venere (vd. supra 43, 5), ed nel cielo rompendo, termine che equivale
è in effetti così, ma non in un quadro as- perfettamente al nostro ‘erompendo’ (il ge-
siologico di valori. La ritrosia delle ninfe è rundio ha valore temporale). C’è qualcosa di
contraria al principio universale di amore, grandioso e trionfale in quest’alba.
piacere e procreazione, per cui la loro pudi- 213 Già di lontano l’isola si tinge / di fre-
cizia sarà corretta, altrettanto honestamente, sco verde, aprica e riposante] Averini. Come
dalla fiamma di Venere, da intendersi sacra. sempre infedele e creativo, ma effettivamen-
Vd. le considerazioni di Faria e Sousa, che te l’aggettivo fresca, che noi riproduciamo
difende questi amori come non lascivos. tale e quale, contiene i sèmi del verdeggia-
Inoltre saranno amori di coppia, per cui mento, della ventosità, e forse anche della
vd. la cruciale silva staziana I, 2: «Quis mo- ‘novità’, della ‘freschezza’ in quanto l’isola è
rum fideique modus? Numquamne virili / vergine, creata da poco.
summittere iugo?» ecc. (164 sg.). Non si di- 214 Immagine di estrema levità, ma corri-
mentichi il modello pastorale monogamico
spondente a supra 49, 3 e configurando così
dell’Aminta tassiana.
il doppio movimento coinvolgente Isola e
203 Per coreas vd. supra 22, 5; il richiamo
navi verso l’incontro reciproco.
etimologico a coro (v. 1) è evidente da parte 215 acciocché le navi non passassero oltre
del poeta. Cfr. Aen. V, 239 sg.: «omnis / Ne-
reidum Phorcique chorus». Lo stile è antico, senza prendervi porto com’ella desiderava]
l’usanza notoria, come chiosa Faria e Sousa Pellegrini.
adducendo diverse occorrenze di choreae la- 216 Cfr. supra VIII, 64, 7.
tine e neolatine. Ha proprio ragione il gran- 217 «Sacra mari colitur medio grandissima
de commentatore quando sentenzia: «Todo tellus / Nereidum matri et Neptuno Aegaeo
es armonia» in queste ottave. / quam pius Arquitenens [Apollo, nato a
204 Venere sembra guidarle e sovrastarle, Delo] […] / immotamque coli dedit et con-
come in Stat., Silv. I, 2116: «quantumque temnere ventos» (Aen. III, 73-77: «Sacra
egomet Nereidas exto» (è la dea a parlare). in mezzo al mare giace venerata una terra
205 Chi può essere migliore maestra d’a- gratissima / alla madre delle Nereidi e a
more della dea d’amore? Tra gli amori di Nettuno Egeo, / che il santo Apollo porta-
Venere, legittimamente sposa di Vulcano, si tore d’arco … concesse che stesse immobile
ricordi Marte, da cui ebbe Cupido, Anchise, sprezzando i venti»).
padre di Enea, Adone ecc. 218 In fuga da Giunone, Latona si fermò a
206s’abbandonano interamente ai suoi am- Delo ed ivi concepì da Giove Febo, dopo es-
maestramenti] Pellegrini. sersi sgravata di Diana a Ortigia: cfr. Graves
207 Formulare: cfr. supra I, 18, 5 e 19, 6-8; V, § 14a 2. Vd. fra l’altro Ov, Met., VI, 185 sg.
37, 2-3; VI, 30, 5 ecc. 219 Formulare; cfr. supra II, 20, 7; VI, 1, 8.
208 Formulare: cfr. supra III, 24, 4; VIII, 61, 220«Portus ab euroo fluctu curvatus in ar-
3. cum» (Aen. III, 533).
1186
221 Prop. I, 2, 13: «litora nativis collucent albaque populus / umbram hospitalem con-
picta lapillis» (poco persuasiva la variante sociare amant / ramis? quid obliquo laborat
tràdita persuadent; persudunt in Catulli, Ti- / lympha fugax trepidare rivo?»; Epod. 2,
bulli, Properti, nova editio. Ioseph Scaliger 27: «fontesque lymphis obstrepunt manan-
[…] recensuit, Antuerpiae, Aeg. Radaeum, tibus»; 16, 47 sg.: «montibus altis / levis
1582; collucent in Faria e Sousa, Garcez crepante lympha desilit pede» («Ove un
Ferreira; perlucent Hertzberg > Fedeli in pino altissimo e un bianco pioppo / ama-
Properzio I, p. 10 e comm. p. 205 adducen- no intrecciare l’ombra ospitale / dei rami?
do Manilio V, 531). Splendidi versi, volti a E l’acqua scorre trepidante / in un ruscello
ispirare dolcezza e pace. tortuoso?» … «le fonti strepitano zampil-
222 Faria e Sousa pensa alle cime del Par- lando dalle sorgenti» … «Dagli alti monti /
naso (che però sono due, Cirra ed Elicona, sgorga con passo fragoroso un’acqua lieve»).
o Nisa) da cui sgorga la fonte Castalia. Ir- Tutto è preciso e insieme elegantemente
ricevibile, a nostro parere. Potrebbe invece modulato o rimodulato: principio proprio
esservi un richiamo remoto alla Trinità, nel dell’aemulatio.
consueto rapporto paradigmatico profano- 226 Il sintagma valle amena è res nullius,
sacro. da Petrarca a Tebaldeo al Tasso, e prima e
223 Ricorda Rvf 190, 5: «Era sua vista sì dol- dopo, e non solo in Italia. Si veda poi Ar.,
ce superba». O. F. XIV, 92: «Giace in Arabia una valletta
224
amena» ecc.; XXV, 97, 2: «dove un sentier
Per esmalte cfr. supra IX, 21, 4 (Dante,
fendea quella pianura».
Inf. IV, 118 «verde smalto»; Ariosto, O. F.
227 stagno] Paggi 59 □ bacino] Pellegrini □
VI, 23, 4: «erboso smalto»); per gramineo
(hapax) cfr. Aen. V, 287 sg.: «gramineum in laghetto] Averini ecc. Mesa equivale alla ta-
campum, quem collibus undique curvis / bla di Montemayor, Egl. I: «parece estar ca-
cingebant silvae». yendo / sobre una tabla dagua tan hermosa,
225
/ tan clara que la sombra y arboleda, / de-
La descrizione dell’isola, che si prolun-
baxo de sus aguas se paresce» (Cancionero,
ga sino all’ottava 63, è di pura fantasia; v’è
Alcalá de Henares, Salcedo, 1563 c. 105v: è
stato chi ha pensato a Sant’Elena, Anche-
la terza edizione; cfr. Lola Esteva de Llobet,
diva, Zanzibar ecc. Cfr. Ficalho Flora per
Jorge de Montemayor. Poesía escogida y géne-
un’analisi dettagliata (pp. 33-47). La flora
ros poéticos cancioneriles, Roma, Nuova Cul-
descritta dal poeta è tipicamente porto-
tura, 2017, p. 27). Si noti il consueto switch
ghese, contaminata con ricordi classici (vd.
dall’imperfetto al presente.
ivi pp. 44 sgg.). Tutto risponde al topos del
228 Intendi: ‘come se fosse pronto per farsi
locus amoenus (Curtius Europäische Litera-
tur cap. 10), o meglio, come osserva giusta- bello’. Il paragone è con qualcuno (o qual-
mente Tocco, della silva amoena. Si tenga cuna, piuttosto) che si accinga ad adornarsi
comunque presente l’egloga II del nostro, davanti allo specchio: d’altronde l’immagi-
in particolare i vv. del pastore Agrário For- ne di Venere au miroir è ben presente nell’i-
mosa manhã clara e deleitosa sgg. (Rimas pp. conografia rinascimentale.
323 sg.), colmi di analogie con queste ottave. 229 ch’in sé lo sta pingendo propriamente]
L’immagine delle chiare fonti (raddoppiata Paggi 59, ancor più letterale; propriamente
nell’ott. sg. con claras agoas) è obbligatoria vale per ‘esattamente, perfettamente’, o for-
nel locus; da Petrarca ad Ariosto, aggiun- se meglio ‘al naturale’ («naturalmente» Fa-
gendo luoghi classici, Faria e Sousa offre ria e Sousa). La suggestione dantesca (Par.
varie memorie, che si potrebbero moltipli- XXX, 109-111) sfuma davanti alle numerose
care. Per Lympha, squisito latinismo, si veda occorrenze del topos posteriori, sciorinate
Hor., Carm. II, 3, 9-12: «Quo pinus ingens da Faria e Sousa; secondo noi l’input vie-
1187
ne soprattutto dai versi celebri di Garcila- 237 «Herculeaeque arbos umbrosa coronae»
so: «Corrientes aguas, puras, cristalinas, (Verg., Georg. II, 66); «Populus Alcidae gra-
/ árboles que os estáis mirando en ellas» tissima […] /, formosae myrtus Veneri, sua
(Egl. I, 39-40). Da tener presente però anche laurea Phoebo» (Verg., Ecl. VII, 61 sg.). Cfr.
l’egloga I di Jorge de Montemayor, che ha Graves § 134f; Egido Fronteras p. 228 e n. 32.
accenti simili al nostro per tutta la lunga se- 238 Più forte il jeu de mot nell’originale,
zione descrittiva prima dell’amebeo. Questo Loureiros…louro; l’alloro è caro ad Apollo,
immaginario sarà rifuso e splendidamente naturalmente. Forse «Cam. suppõe haver
complicato nel sonetto marittimo di Marino connexão etymologica entre loureiro e lou-
Invito all’ombra (Or che l’aria e la terra arde e ro» (Epifânio Dias), ma non ci pare neces-
fiammeggia), debitore pure non poco di Gar-
sario supporlo.
cilaso, se non anche di Camões.
239 Cfr. Ar., O. F. VI, 23, 5: «a un verde mir-
230«exiit ad caelum ramis felicibus arbos»
to in mezzo un lauro e un pino». Sequenze
(Verg., Georg. II, 81).
arborali astratte e topiche.
231 Dorato. Influisce il mito dafneo-laurano
240 In quanto all’amore di Cibele per Attis
petrarchesco (e cfr. comunque Rvf 34, 3,
vd. ad es. Ov., Fast. IV, 222 sgg; Catull., 63.
con precisa indicazione dei capelli dorati di
Cfr. poi nel corpus lirico attribuito generica-
Dafne). Vd. poi nell’ott. sg. i vv. 3-4, dove
mente al nostro il son. Depois que viu Cibele
la connotazione aurea è riferita appunto al
o corpo humano.
mito di Apollo e Dafne.
241 Così anche Paggi 59. Ciparisso (Cypa-
232 Si osservi la relativa che anticipa il sog-
rissus) fu tramutato in cipresso (Met. X,
getto cui si riferisce, a Cidreira (a meno che
106 sgg.). L’immagine camoniana deriva
quel que non sia causale, ‘ché’, ma è ipotesi
proprio da Ovidio: «sidereum gracili spec-
quasi da escludere).
tare cacumine caelum» (ivi 140: «guardare
233 «aspice curvatos pomorum pondere
il cielo stellato da una gracile altura»). Così
ramos» (Ov., Rem. 175); «poma gravantia come sempre da Ovidio, poco prima, veniva
ramos». (Met. XIII, 812). Garcez Ferreira il pino sacro a Cibele: «et succincta comas
fa notare alcune somiglianze, dall’ott. 53 hirsutaque vertice pinus, / grata deum Ma-
in poi, con la descriptio virgiliana di Aen. tri; siquidem Cybeleius Attis / exuit hac
I, 159-168. Non si dimentichi poi la raffi- hominem truncoque induruit alto» (ivi
gurazione della valle di Henna in Claud., 103-105: «e il pino, dalla succinta chioma e
Rapt. Pros., II, 90-117. Ma si tenga presente l’irsuto vertice, / grato alla Madre degli dèi,
sempre il criterio emulativo, non meramente
se è vero che Atti di Cibele / perse in esso
imitativo, che illumina la poesia del nostro.
la forma umana e indurì nell’alto tronco»).
234 Faria e Sousa nota la novità di questa
Si veda anche Sannaz., Arc. prosa I: «Ma
comparazione: tanti poeti, nella cosiddetta fra tutti nel mezzo, presso un chiaro fonte,
descrizione lunga femminile, hanno parago- sorge verso il cielo un dritto cipresso, ve-
nato le mammelle della donna a pomi, spes- racissimo imitatore de le alte mete», a sua
so «acerbi» (Boccaccio, Ariosto ecc.), ma volta debitore di Ovidio. La menzione finale
Camões inverte comparante e comparato, e (poeticamente superba) dell’Etereo paraiso
inoltre lo fa scegliendo i limoni, cosa rara. potrebbe per converso far pensare a una
235 Sono i tres outeiros di 54, 1: la variazione connotazione edenica dell’Isola (Paradiso
lessicale è nostra. terrestre), ma non siamo convinti della bon-
236 Letteralmente: ‘nobilitate’, come si vede tà di questa inferenza.
subito: gli alberi sono tutti sacri a qualche 242Dea latina della fruttificazione; sposa
divinità o semi-divinità. Vertunno: cfr. Ov., Met. XIV, 623 sgg.
1188
243 Leggi: ‘in quanto che, senza di essa, poesia rinascimentale e all’emblematica,
cioè senza coltivazione, si producono frutti quello della vite maritata all’olmo; cito sol-
migliori’. Condizione indubbiamente da età tanto Ov., Met. X, 100 («pampineae vites et
dell’oro (vd. Costa La leggenda). Si noti la amictae vitibus ulmi») e rimando all’ampia
ripetizione di sem che parrebbe pleonasmo, nota relativa di Reed (Ov. Met. V, pp. 188
ed è invece marca dello stile ‘circolare’ di sg.), nonché alle indicazioni bibliografiche
Camões. di Tocco. Per una visione ad ampio raggio
244 Letteralmente: ‘nella loro tinta, nel loro cronologico vd. Peter Demetz, The Elm and
colore’. the Vine: Notes toward the History of a Mar-
245
riage Topos, «PMLA», 73, 1958, 5 (1, decem-
Bella paronomasia, non pseudo-etimo-
ber), pp. 521-532. La simbologia «maritale»
logia (amora viene dal latino morus); cfr.
(emergente soprattutto da Catullo, cfr. ivi
Ov., Met. IV, 126 sg.: «madefactaque san-
pp. 523 sg.) non stona certo nell’Isola degli
guine radix / purpureo tingit pendentia
Amori, dove è tutto un congiungersi di cop-
mora colore», nell’episodio appunto amoro-
pie di ninfe e naviganti. Egido Fronteras (p.
so e tragico di Piramo (tramutato in gelso)
218) rammenta anche ovviamente la paralle-
e Tisbe. Cfr. anche nell’egloga dos Faunos:
la tradizione dei «tratados de agricultura de
«como a cor das amoras é de amores; / em
Varrón, Columela y Plinio, remitiéndonos a
sangue dos amantes na verdura / testemun-
un paisaje antiguo que todavía perdura en
ha é de Tisbe a sepultura» (Rimas p. 374).
el sur de Italia y en el norte de Portugal» (il
246 Letteralmente: ‘che venne dalla sua pa- saggio è dell’82).
tria, la Persia’. Malum Persicum per i latini, 250 Cioè ‘continuare a vivere’, come implica
la pèsca.
nell’originale l’uso del congiuntivo futuro.
247 Scelgo il termine traslato riferendomi Si noti l’eclatante bisticcio nella bella im-
alla fonte emblematica «translata proficit ar- magine delle peras pyramidais, in cui non
bos», motto di Lodovico Domenichi (Gio- c’è alcuna pseudo-etimologia ma soltanto
vio, Dialogo dell’Imprese, Roma, Barrè, 1555, una coincidenza di senso (metafora) e suo-
pp. 143 sg.); cfr. Tasso, Il Conte: «Il persico no (paronomasia). Inoltre, pyrus evoca per
trasportato in più felice regione, con le pa- associazione il pyr, il fuoco, come annota
role TRANSLATA PROFICIT ARBOS, fu invenzio- Garcez Ferreira, ovvero la fiamma e la sua
ne del Domenichi» (Napoli, Salviano, 1592, forma ascensiva tipicamente manierista.
par. 194). Il rimando ad Alciato (1550, embl. 251 «Quando as pereiras estão enormemen-
CXLII) è comunque d’obbligo. Vd. Agostino
te sobrecarregadas de fruta ainda atrasada
Casu, «Translata proficit arbos». Le imprese
no seu desenvolvimento, não são os passa-
“eteree” nelle «Rime» del Tasso, «Italique»,
ros que inutilizam parte desta, para que a
II, 1999, pp. 81-111. Una lontana origine del
restante possa medrar» scrive Rodrigues
locus era in Plin., Nat. Hist. XVI, 10.
(Estudos p. 79: «quando gli alberi di pero
248 Il frutto che i latini chiamavano malum sono eccessivamente sovraccarichi di frut-
granatum (o punica), è detto in portoghese ta ancora tardiva nello sviluppo, i passeri
romã probabilmente dall’arabo rummân, non si mettono a beccare parte di questa,
mentre un tempo si riteneva che derivasse affi nché la restante possa venire a matura-
da Romana (vd. Faria e Sousa, ad es., e Na- zione»), richiamandosi a Plin., N. H. XVII,
scentes Dicionário etimológico). 260, come fa Epifânio Dias (i passeri non
249 Macchia cromatica (cfr. Ov., Met. XIII, vanno a picar i frutti ancora non maturi). Ma
813 sg.: «sunt auro similes longis in vitibus l’immagine dell’uccello che becca il frutto
uvae, / sunt et purpureae») per un topos è di carattere poetico, e fa pensare indiret-
iper-testimoniato dall’antichità classica alla tamente all’efficacia della pittura: i volatili
1189
erano attratti dall’uva raffigurata da Zeusi, 256 Il termine originale tanque significa qui
come se questa fosse stata vera (topos te- ‘conca, stagno, specchio d’acqua, laghetto’
stimoniato anch’esso da Plinio, XXXV, 65 ecc.
sg.). Le pere dell’Isola, e quindi le pere di 257 Adone, figlio di Cinira e Mirra, che era
Camões, sono entrambe «pitture» in cui la a sua volta figlia di Cinira, come abbiamo
concezione fantastica è totalmente sovrap- visto sopra (34, 7; cfr. Eleg. VI: do gentil fi l-
ponibile all’ostensione della realtà. Così va ho e neto de Ciniras», Rimas p. 250); dopo
inteso questo passo, in rapporto paradigma- la morte, il suo sangue viene trasformato da
tico con la veritas repraesentata, altrimenti Venere in anemone (Ov., Met. X, 731-739).
ci si impegola nel problema di quale fosse Per ragioni metriche riesumiamo l’arcaico
l’autentico trattamento dei peri sovraccari- verbo italiano fiorare, che comunque già
chi o nella classificazione assurda delle pere Pascoli e D’Annunzio recuperarono. Si con-
piramidali. sideri l’insistenza sulla labiodentale sorda
252 Il terreno di quel campo, di quella valle che allittera in flor…Floreçe…filho (e prima
(dal latino rus). fina…faz), si sposta al centro dell’attributo
253 Achemenia è sineddoche per l’intera Cyfisia ed è posta allo spegnersi dell’epiteto
Persia: «Regiam de Persia aonde se fazem Paphia proprio come un sospiro.
as melhores alcatifas e tapeçarias do mun- 258 Nell’originale l’allocuzione è diretta:
do; e assi as louvava muito Ausonio [em. su ‘per il quale tu, o Dea di Pafo’ ecc. Si ram-
Antonio] quando diz: “Laudet Achemenias menti il celebre incipit oraziano O Venus
Orientis gloria telas”» Barreto Micrologia p. regina Cnidi Paphique (Carm. I, 30). Il gusto
25: cfr. Aus., epigr. 37). I tappeti persiani, sofisticato dell’alessandrinismo camoniano,
noti per la fattura fi nissima, sfigurerebbero cui accennammo sopra, è marcato in questa
difronte al tappeto erboso fiorito del luogo ottava (e in altre) dall’evitare sempre nomi-
descritto. Oltre all’uso colto e alessandrino nazioni dirette sostituendole con patroni-
della figura metonimica topografica, c’è mici, attributi topici, fi no all’esaltazione del
da notare l’adozione prima metaforica (ma paradosso, tipicamente ovidiano, di Adone
quasi nascosta in quanto tale dalla catacresi) che è figlio e nipote del padre di Mirra, sua
e poi effettiva della tapeçaria. madre.
254 Cfr. supra 55, 1; come si sa, valle in por- 259 Cioè ‘sarebbe arduo discernere, capire’.
toghese è sost. maschile; la ripresa del verbo 260 La bella immagine ingegnosa è suggeri-
faz è sottintesa nell’originale. Cfr. «opaca ta da Ausonio, o meglio dall’autore del De
[…] in herba» (Ov., Met. III, 438); «silvaque rosis nascentibus: «Ambigeres raperetne ro-
torrentes ramorum frigore soles / temperat» sis Aurora ruborem / an daret et flores tin-
(Claud., Rapt. Pros. II, 105 sg.); «Opaca pra- geret orta dies» (15 sg.: «Dubiteresti se sia
ebent arbores umbracula, / prohibentque l’Aurora a rapire il colore rosso alle rose / o
densis fervidum Solem comis» (Laudes lo conceda essa a loro, e sia il nato giorno a
hortuli d’autore incerto, attr. già a Virgilio, tingere i fiori»). Garcez Ferreira evoca però,
17 sg.; vd. Publii Virgilii Maronis Appendix, con acuta erudizione, la ripresa di Alaman-
cur. Giuseppe Scaligero, Lione, G. Rovillio, ni: «talch’era incerto, / se le rose tingea
1573, p. 182). l’ardente Aurora / o, l’acceso color prendea
255 Il narciso. Narciso era figlio di Cefiso, da quelle» (Opere toscane p. 351, Fab. Athl.).
dio fluviale, e della ninfa Liriope, per cui Siamo comunque nell’ambito di una inte-
vd. Ov., Met. III, 341 sgg.; in particolare cfr. grazione di sfere elementali e sensoriali che
502: «Ille caput viridi fessum submisit in prelude, come già sopra indicato, alla lirica
herba». Adde Alamanni p. 307: «e reverente barocca europea marinista-gongorina e per-
inchina» (Fab. Narc.). viene a celebri pagine di Proust, ad es.
1190
261 Cfr. supra 40, 8; Alamanni Opere tosca- 162 sgg.; la scritta AI AI che si leggerebbe
ne p. 348: «Così d’ogni stagion Zephyro et nel fiore è opera di Apollo disperato: «ipse
Flora / s’havea fatto di lui felice albergo. / suos gemitus foliis inscribit et AI AI / flos
Le violette bianche, et perse, et gialle, / le habet inscriptum funestaque littera ducta
vermigliette rose, i gigli alteri» (Fab. Athl.). est» (ivi 215 sg.: «egli stesso iscrive sulle fo-
262 Topos basato sull’interazione dato dal glie i propri gemiti e AI AI / mostra il fiore
pallore (pallentes violas ~ pallentes amantes: iscritto e le funeste lettere sono incise»). Che
cfr. Verg. e Ov.), dato peraltro languido ma si tratti in realtà del fiore che noi chiamiamo
gladiolo è problema che lasciamo all’erudi-
ridotto quasi a res nullius (e infatti qui da
zione dell’ottimo Ficalho Flora (p. 43). In-
Camões non esplicitato), per cui la caterva
teressante è invece l’aggettivo, Hyacintinas,
di citazioni di Faria e Sousa è suggestiva ma
squisitamente latineggiante (oggi la forma
superfetatoria. Vd. almeno l’Ovidio norma-
più diffusa è jacintino, ma si tratta comun-
tivo di Ars «color hic est aptus amantium».
que di un aggettivo sofisticato), che in Italia
E magari Sannaz., Arc. Prosa X, 55: «viole
è stato riusato come poetismo da D’Annun-
tinte di amorosa pallidezza» (d’altronde Pe-
zio, ad es., e su questa scia persino dall’ulti-
trarca fungeva sempre da archetipo in volga-
mo Pavese lirico.
re: «amorosette e pallide viole»; «un pallor
267 Chiasmo botanico-mitico; per Clori,
di viola e d’amor tinto», Rvf 162, 6; 224, 8).
Si può accludere al dossier Camões stesso nome originario di Flora, vd. supra 40, 8 e
dell’egloga I: «no rosto, que Amor e fantasia n.; per Pomona 58, 1 e n. Camões ha descrit-
/ da pálida viola lhe tingia» (Rimas p. 312). to sinora fiori e frutta; da qui alla prossima
ott. parla degli animali dell’Ilha.
263 Conclusione semi-trionfale sulla rosa
268 Cfr. Aen. VII, 32-34: «variae circumque
(celebrata infi nitamente da Ausonio a Ma-
rino), nella declinazione squisitamente liri- supraque / adsuetae ripis volucres et flumi-
ca del trasferimento (translatio, tropo) sulle nis alveo / aethera mulcebant cantu lucoque
volabant» («Uccelli vari intorno e sopra /
guance rosee della giovinetta. Ma anche in
alle rive loro aduse, e sull’alveo del fiume /
quelle maschili, se ricordiamo i magnifici
molcevano l’aria col canto e volavano per il
versi dell’elegia VI per la morte di Dom Mi-
bosco»).
guel de Meneses: «a cor, que o fresco rosto
269 Cfr. supra 24, 2. Cfr. Verg., Georg. II,
matizava, / as rosas, flores novas de alegria,
/ com que o verão as faces adornava» (Rimas 199: «pascentem niveos herboso flumine
p. 250: «il colore, che il fresco viso emanava, cygnos». Crediamo non necessaria l’antica
/ le rose, fiori nuovi d’allegria, / con che pri- correzione Ao longo da, riproposta anche da
mavera le guance adornava»). Epifânio Dias e da Pimpão (> Tocco), il qua-
264 Proprio il Lilium candidum; il termine
le rimanda agli altri luoghi della princeps in
cui si trova sempre ao longo da (dimentican-
portoghese, attualmente azuçena, ha origini
do però V, 61, 5 «Ao longo desta costa»).
arabe (cfr. Ficalho Flora p. 43). Spesso è as-
Una variante unica non è inammissibile,
sociato alla rugiada, almeno fi n dal dettato
anche se estranea al modo di dire comune;
biblico di Os 14, 6: «ero quasi ros Israhel si veda ad es. «de longo da costa de Arabia»
germinabit quasi lilium». in Couto, Asia, Hist. India V, 7, 9.
265 Presente anche nell’egl. Dos Faunos, 270 «qualis populea maerens philomela sub
come il cecém, il lirio, la rosa ecc. (Rimas p. umbras» (Verg., Georg. IV, 511, verso quan-
367). Faria e Sousa ritrova la maggiorana an- to mai memorabile, imitato da Val. Flac. VI,
che nell’Ameto boccacciano. 260: cfr. Valerius Flaccus Argonautica, Book
266Per il mito di Giacinto, ucciso per errore VI. A Commentary, by Henri J. W. Wijsman,
da Giove che lo adorava, vd. Ov., Met. X, Leiden, Brill, 2000, p. 115); «la blanca phi-
1191
lomena […] / dulcementere responde al son anche se la località è la medesima. Cfr. supra
lloroso» (Garcilaso egl. I, 231-234; Boscan la mata escura di I, 35, 3.
& Garcilaso c. 245r). Per il mito vd. Ov., 274 Impossibile non evocare il son. Está o la-
Met. VI, 424 sgg. Cfr. anche del nostro egl. I, scivo e doce passarinho (Sonetti p. 384). L’ag-
ott. 18 (Rimas p. 311). Rima imperfetta (ma gettivo leve per il passarinho è anche nell’e-
non richiedente emendationes) in B, recupe- legia V A quem darei, dedicata a D. António
rabile fra l’altro nella lettura ad alta voce, De Noronha, in rima con «amado e doce
quindi fondamentalmente grafica (su esem- ninho» (ivi p. 355). Inutile evocare, come
pi di rime imperfette ad es. nel Cancioneiro fa Epifânio Dias, i leves cervi dell’ἀδύνατον
Geral vd. Rodigues, Estudos p. 84). virgiliano (Ecl. I, 59).
271 Cfr. supra II, 35, 5-8; qui all’ott. 26 e n.
275 Il termine, identico in entrambe le lin-
Camões vuole dire che il cervo, contem- gue, semanticamente va oltre la semplice
plandosi nel riflesso dell’acqua, non si spau-
letteralità e riassume analetticamente e
ra come accadde ad Atteone trasformato:
proletticamente l’insieme dell’amoenitas del
«Ut vero vultus et cornua vidit in unda, /
luogo.
“Me miserum!” dicturus erat: vox nulla se-
276 Qui, verso la fi ne del poema, Camões
cuta est; / ingemuit» ecc. (Ov., Met. III, 200-
203). Nell’isola beata la felicità ha sostituito riprende la metafora degli Argonauti che
il ricordo tragico del mito. aveva proposto all’inizio, nel primo canto
272 L’aggettivo fugace nell’originale, al po-
(I, 18,6). Questo non sottintende, a nostro
parere, un indiretto privilegio dei poemi di
sto del più comune fugaz, è un’eleganza la-
Apollonio Rodio e Valerio Flacco come mo-
tineggiante e italianizzante.
delli principali, ma rientra nella multifaria
273 Forse vaga memoria dell’ode celeberri-
strategia di proiettare il mito classico sulla
ma di Orazio Vitas inuleo me similis, Chloe verità storica recente del viaggio di Gama.
(Carm. I, 23). Cfr. anche Mart. Epigr. X, 65: 277 Volontariamente, si deve ritenere.
«nec dorcas rigido fugax leoni». Son le pa-
278 Si danno alla musica e non a una vera
vidas dorcades per cui vd. ad voc. Forcellini
(timidi dammae virgiliane di Ecl. VIII, 28 – battuta di caccia (vd. vv. sgg). Gli strumenti
al maschile, vd. Geymonat Vergilius appar. che suonano sono tipicamente bucolici, so-
p. 40; timidi dammae cervique fugaces Georg. prattutto la lira e il flauto (vd. il bel saggio
III, 539), e le timidas gacelas di molta lettera- di Maria Elvira Consoli, Gli strumenti musi-
tura iberica. Interessante vedere anche San- cali in Virgilio, in L’inesauribile curiosità, ed.
naz., Part Virg III, c. D viiiv: «Umbrosis hic Gianluca Tagliamonte e Mario Spedicato,
silva comis, densisque virebat / arboribus, Lecce, Grifo, 2018, pp. 55-79). Per l’arpa,
cervi passim, capreaeque fugaces, / aesti- strumento antichissimo e diffuso anche
vum viridi captabant frigus in umbra» («qui in Asia meridionale, il latino harpa risulta
una selva dalle ombrose chiome verdeggia- tardo e di origine barbarica, come indica
va di folti / alberi, cervi qua e là, caprette il Forcellini, citando Venanzio Fortunato.
veloci / godevano il fresco estivo alla verde Idem in Nascentes Dicionário etimológico:
ombra»). Nell’espressione espessa mata (il «harpa – Do germ. harpa (Diez, Dic. 26, M.
sostantivo sarebbe pressoché sinonimo di Lübke, REW, 4054), que aparece latinizada
floresta, bosque e espessura, lemma amato em Venâncio Fortunato». La famosa «arpa
dal nostro, cfr. infra 77, 3) è evidenziato il di David» nella Vulgata è sempre cithara.
carattere fitto, denso della boscaglia da cui Per Camões, come per Corte-Real, l’arpa
appaiono gli animali timidi saltando e poi, è praticamente l’antenato dello strumento
presumibilmente, nascondendosi di nuovo. che conosciamo noi: «Instrumento Musico
Non si tratta cioè della floresta dell’ott. sg., de cordas de arame, especie de triangulo;
1192
cujas cordas correm da base para o vertice, tuttavia lei lottava per coprirsi con la tunica; /
e para um lado» (Moraes e Silva Dicionário). lei che, così lottando tuttavia non voleva vin-
Attribuire il suono dell’arpa a delle ninfe cere, / fu vinta non facilmente proprio dalla
mitiche è quindi un anacronismo, ma quasi sua messa in mostra [o: dal suo stesso ingan-
inavvertibile dal lettore. no, doppio gioco]. / Appena apparve davanti
279 Tipica struttura di verso a occhiale, ai nostri occhi, deposta la tela» ecc.).
incorniciato dal verbo in polittoto. Tutto è 284 Intenzionale il contrasto brusco (Mas)
teatro, per i mancebos sbarcati, fi nzione se- fra l’impeto maschile e la delicata bellezza
ducente ordita da Venere (cfr. v. sg.). Com- delle ninfe di cui fi nora ha parlato, rese ar-
menta Epifânio Dias: «seguir = dar caça a, rendevoli e languide da Venere.
como sequi: dumque feras sequitur (Ov., Met. 285 «ac, magno telluris amore / egressi, op-
II, 498)». Queste nereidi sono l’opposto del- tata potiuntur Troes arena» (Aen. I, 171 sg.).
le ninfe di Diana, cacciatrici feroci nei bo- Cosa naturale è desiderare la terra: cfr. supra
schi; anch’esse si muovono nell’espessura ma II, 3, 7-8.
non obbediscono certo alla «deosa da caça 286 Per svagarsi e procurarsi carni fresche.
e da espessura» (Sonetti p. 383).
287 Il congiuntivo ha valore di ‘debba ca-
280 Cfr. supra 50, 5-8 (lhe aconselha); «hor-
dere, sia pronta a cadere’ senza bisogno di
tatur Cytherea» (Claud., Rapt. Pros. II, 119).
arnesi da caccia o trappole. Lacci e reti sono
Nella nostra versione maestra va computato
metafore del processo di innamoramento
bisillabo.
squisitamente petrarchiste: qui Camões
281 Una sorta di invito alla caccia strategico. (come Tasso nell’episodio di Olindo e So-
«Quiere dezir, que pareciendo a los nave- fronia) gioca sulla doppia valenza concreta
gantes que las damas no estavan faciles; que e metaforica dei lemmi.
no tenian cierto el lograrlas, las dessearian 288 Si noti l’uso del doppio significato della
con mas amor, o las amarian con mas des-
parola caça: atto del cacciare, al v. 4, e qui pre-
seos» (Faria e Sousa: «Vuol dire che sem-
da di caccia (cfr. Moraes e Silva Dicionário).
brando ai marinai che le dame non erano fa-
289 Venere; cfr. supra II, 18, 5.
cili e non potendole possedere agevolmente,
le desideravano con più amore, ovvero le 290Per espingardas cfr. supra I, 67, 6; bestas è
amavano con più desiderio»). hapax nel poema.
282 Sicure della propria naturale bellezza. 291 Eco di supra 65, 6, quasi a complemen-
283 Potremmo parafrasare più letteralmen- to. Le riprese a pur breve distanza non sono
te: ‘deposta la parte artificiale della loro meno importanti di quelle contigue, nell’eco-
bellezza’, cioè gli abiti, su cui cfr. qui sotto nomia iterativa dello stile epico camoniano.
58, 7-8, con figura etimologica da lontano: 292 Termini paesaggistici già incontrati, qui
fermosura…fermosas. Ridicola l’emendatio in riuniti: cfr. supra 60, 4; 63, 6; 64, 3.
posta (Amorim). Viene a mente il bel compo- 293 Nell’originale altas sestas; la sexta hora
nimento ovidiano (Am. I, 5) in cui l’amante alla latina è il mezzogiorno; l’aggettivo alta
descrive Corinna che viene denudata: «De- sta appunto a suggerire che il sole è allo zenit.
ripui tunicam; nec multum rara nocebat, / 294 Cfr. supra 60, 4 e n.
pugnabat tunica sed tamen illa tegi; / quae,
295 Metricamente, il nostro soave è da con-
cum ita pugnaret tamquamquae vincere nol-
let, / victa est non aegre proditione sua. / Ut tarsi bisillabo.
stetit ante oculos posito velamine nostros» 296 Sempre dall’egloga dos Faunos si vedano
ecc. (13-17: «Strappai la tunica: del resto così i sgg. vv. del nostro: «donde un manso ribei-
trasparente non era di molto impedimento, / ro derivado, / por cima d’alvas pedras, man-
1193
samente / vai correndo, suave e sossegado» è vestita in modo da far enxergar le intimità
(40-42). Mentre la maschia determinazione più erotizzanti.
del primo gruppo si esprime con slancio, 303 Ecco nuovamente Veloso, forte e un po’
un più tranquillo drappello sceglie di pas- vantone di carattere, non a caso il primo a
seggiare tranquillamente, partecipando del lanciar verbo; su di lui si rammenti supra V,
sossego ambientale. Si può anche pensare 30-36 e VI, 41 (dove analogamente prende la
alla passeggiata di Socrate e Fedro sulle rive parola con autorità). In tutte e tre le occasioni
dell’Ilisso nel dialogo platonico. in cui appare, risulta inserito in episodi «co-
297 L’epanalessi si proietta implicitamente mici», o comunque rilassati, non in aristìe.
nell’attributo diferente, per cui vd. n. sg. «La 304 Vd. supra III, 117, 4, quasi formulare.
repeticion de colores haze ponderar más la 305 Le ninfe dei boschi erano le Driadi e le
calidad dellas: i es industria hermosa, i fre-
Amadriadi, come è noto, e così pensa Velo-
quente en Poetas» (Faria e Sousa).
so. Le Napee erano legate a prati e valli, le
298 Comincia a mostrarsi ai «nuovi Argo-
Oreadi ai monti, le Naiadi ai corsi d’acqua
nauti» qualcosa di relativo all’umano, e non ecc. Ma le nostre dovrebbero essere tutte
più al paesaggio naturale. Nereidi, irreggimentate da Venere.
299 seta variopinta] Pellegrini □ soie versi- 306 Qui ci s’offre più di quel che mente
colore] Bismut (nell’originale il sostantivo umana abbia mai desiderato] Pellegrini. La
è al singolare, come la lana); diferente viene frase, in bocca al personaggio, suona quasi
inteso qui «na accepção insolita de ‘varie- giocosa in relazione alle prede femminili
gado’» (Epifânio Dias); cfr. comunque supra che si offrono, ma assume un significato più
VII, 43, 5. I portoghesi intravedono le tracce ampio, un’epitome della scoperta: dopo le
dell’artificiosa fermosura di supra 65, 7. scoperte delle terre orientali, ora la scoperta
300 Suggerendo la nudità di chi ha posta di un mondo ideale.
a artificiosa fermosura. Il plurale amores è 307Nel senso di ‘non saggi, stolti’. Veloso ri-
quanto mai classicheggiante, anche se non vendica il privilegio dei Portoghesi di essere
inconsueto; basti pensare all’opera omoni- andati oltre lo sguardo umano ottuso.
ma di Ovidio. 308 «Interea Dryadum silvas saltusque se-
301 Una delle culminazioni dell’immagina- quamur» (Verg., Georg. III, 40). Faria e
rio poetico camoniano: alle rose/fiori si con- Sousa discute sulla presunta aporia per la
trappongono le fanciulle nude, rose umane. quale Veloso nel canto VI contraddiceva
Capiamo l’entusiasmo totale di Faria e Sousa Leonardo rifiutando le narrazioni d’amore,
per il nostro poeta. L’immagine sarà imitata qui invece incita a conquidere le donzelle.
da lirici moderni; citiamo ad es. l’argentino Ma non c’è nessuna contraddizione: anche
Francisco A. Sicardi, La inquietud humana, in questo caso Veloso si mostra l’opposto
Buenos Aires, Librería «La Faculdad» de di Leonardo, amatore cortese (cfr. infra 75
Juan Roldán, 1912, tomo II, p. 215: «Todo / sgg.), evidenziando la propria natura impe-
parecen… nada son,… humanas rosas». tuosa, cacciatrice e in più sensuale.
302 309 Nell’originale Camões usa il gerundio,
Sembrerebbe esserci una contraddizio-
ne in questo verso: se nude le ninfe sono come al v. 7, secondo un uso stilistico ca-
«umane rose», cioè bellezza fisica al supre- ratteristico.
mo livello, perché gli abiti accrescerebbero 310 Le ninfe, indottrinate da Venere, sono
la loro fermosura? Inoltre, il sostantivo arte molto scaltre: più ‘industriose’, cioè accorte
richiama evidentemente artificiosa di 65, 7. nel porre in atto una strategia seduttiva, che
Si deve dedurre che la bellezza femminile ‘leggere’, ovvero effettivamente rapide nel
è sia seducente nella sua nudità, sia quando fuggire.
1194
1195
326 Diverse strategie di seduzione, come gues Estudos pp. 82 sg.). Chiaro risulta che
dicemmo. tutti costoro ritengono che il rosto sia quello
327 Finzione paradossale: le ninfe in realtà del cacciatore: «vendo no rosto do caçador»
si stanno comportando all’opposto delle (Lencastre) ecc. Ma leggiamo la versione di
vergini di Diana, proprio come i giovanotti Tapia: «viendo ya el arcabuz endereçado».
sono l’inverso di Atteone. Tutto si gioca in Il soggetto del vedere è senz’altro il cane;
questo teatro di recita e ribaltamento. Inu- potrebbe essere suo anche il rosto? Il pro-
tili le problematiche sollevate da Epifânio blema è che rosto non si adatterebbe al muso
Dias e controbattute da Rodrigues (Estudos di un animale. Sarebbe un uso eccezionale
pp. 81 sgg.): il senso è limpido. del termine da parte di Camões? Potremmo
parafrasare: ‘vedendo il suo muso che il cac-
328 Ma si presuppone che le loro fattezze ciatore ha levato il fucile’? Immaginiamo il
traspaiono nell’acqua limpida, come vuole il tipico volgere della testa di un cane verso
topos. Cfr. fra l’altro Sannaz., Arcad. Prosa l’alto, mentre il resto del corpo è pronto allo
III, 17: «le chiare onde poco o niente gli na- scatto. In tal caso l’articolo o implicito nel
scondevano de le bianche carni». fi nale di vendo sarebbe grafico-sintattica-
329 Cioè ‘l’attesa, la perdita di tempo’. mente la soluzione più economica (cfr. infra
330 Cfr. supra 42, 8 e n. Sia il riprendersi i 82, 5: «voluendo o rosto»).
vestiti da parte delle ninfe che il tuffarsi con 333 Nell’originale presa, quindi letteralmen-
tutta l’armatura dei ragazzi incontenibili te: ‘non dubita che afferrerà l’animale ferito,
pertengono a un registro «realistico», ele- lo sente già preso’.
gantemente umoristico. La foga (foia?) dei 334 Cioè ‘non è Diana, gemella di Apollo’.
naviganti dopo lunga astinenza è peraltro Il verso, subito prima dell’episodio cortese
verosimile. di Leonardo, marca la cifra anti-atteonica di
331 La similitudine può serbar memoria di queste ottave: non v’è trasgressione empia e
Ov., Met., I, 533-539, sempre nell’episodio non v’è punizione, tutto va secondo natura
dafneo, ma con esito diverso. L’aggettivo e amore.
sagaz ci avvicina all’inizio di un passo di 335 di gentili fattezze] Pellegrini □ de belle
Ar., O. F. VIII, 33, 1-6: «E qual sagace can tournure] Bismut □ assai attraente] La Valle
nel monte usato / a volpi o lepri dar spes- ecc. Noi, come già Paggi 59 e Averini, man-
so la caccia, / che, se la fera andar vede da teniamo l’espressione originale.
un lato, / ne va da un altro, e par sprezzi 336 Pressoché formulare: cfr. supra V, 46, 2.
la traccia; / al varco poi lo sentono arrivato,
337 Cioè non un solo dispiacere, ma tanti.
/ che l’ha già in bocca, e l’apre il fianco, e
straccia» La variante tão per cão (presente 338 Medesimo il secondo emistichio di su-
quest’ultima in almeno 4 esemplari di Ee: pra III, 59, 6.
cfr. una ricostruzione minuziosa del proble- 339 L’ottava defi nisce la natura del perfetto
ma nella nota complementare di Rita Mar- amante cortese – e soggetto lirico amoroso:
noto in appendice) va considerata un refuso. se la speranza fi nisse, il gioco (al massacro)
332 Cioè il fucile con cui il cacciatore sta del dolore fi nirebbe con lei. Non credo sia
prendendo la mira. La sequenza vendo rosto necessario vedere elementi autobiografici
della princeps ha subìto correzioni fi n dai in questo personaggio, come suggeriscono
primi traduttori e commentatori. Caldera: alcuni fra cui l’ottimo Epifânio Dias. Già
«el arcabuz al rostro vio subido» Manoel Faria e Sousa apriva questo sentiero erme-
Correa: «no rosto» (> Faria e Sousa, Garcez neutico (Leonardo è il poeta), aggiungendo
Ferreira ecc.), «vendo ó» (ediz. 1597), cioè però che la ninfa era allegoria della Musa
«vendo ao» senza mutare la lectio (Rodri- del poeta.
1196
cativo. «Depois da conjuncção que os antigos my so, nonché il sostantivo espessura, caro al
empregavam ás vezes o indicativo (corria) em Camões più lirico; cfr. ad es. il son. Todo o
lugar do conjunctivo (corresse), quando se fal- animal 9: «Cansado já de andar pela espes-
la de uma realidade» (Epifânio Dias). sura»; l’ode Fogem as neves frias 22: «Diana,
341 Rimando al son. Dizei, senhora, da be- já cansada d’espessura» ecc. (vd. Verdelho
leza ideia e quindi al nostro commento in Concordância per le numerose occorrenze
Comentãrio Camoes. 4, pp. 35-38 e 103-114; anche nel poema). Faria e Sousa evoca la
seconda piscatoria di Sannazaro, Galatea,
‘idea, esempio, paradigma’ sono in questo
v. 29: «sola fugis, sola et nostros contemnis
ambito pressoché sinonimi. Ephyre è una
amores?» (vd. Jacopo Sannazaro, Latin Poe-
delle Nereidi nell’elenco virgiliano di Ge-
try, cur. Michael C. J. Putnam, Cambridge
org. IV, 343. Anche nell’Hypnerotomachia
(Mass.) – London, I Tatti Renaiss. Libr. –
Poliphili compare questa nereide: vd. Ariani
Harvard Univ. Press, 2009, p. 114).
& Gabriele Hypnerotomachia, II, p. 284, §
347 La sfortuna che lo perseguita da sempre.
280 e n. 20 p. 947. Sull’episodio di Leonar-
do ed Efire vd. tra l’altro l’esile saggio di 348 Letteralmente: ‘mi mentiva, mi inganna-
Echave-Sustaeta Virgilio en Camoens, con va’. Cfr. supra 75, 5-8.
raffronti virgiliani non sempre convincenti. 349 non ti stancar, né me] Paggi 59 □ non
342 Diciamo che con la sua solita sfortuna stancarti di più, me pur stancando] Bona-
Leonardo sceglie una ninfa tra le più ritrose, retti □ non stancarti a stancarmi] Pellegrini
anche se poi non completamente. La natura La Valle □ Non ti stancar di stancar me]
ha dato il sesso perché esso sia attualizzato: Averini □ non stancarti e stancarmi] Poppa
siamo in una onesta concezione della gamìa Vòlture □ ne t’épuise pas dans une course
naturale, non in una dimensione di rivolu- qui m’épuise] Bismut. Seguirei Bonaretti,
zionario amore libero. Il valersi del polittoto Poppa Vòlture e Bismut; altrimenti sarebbe
ingegnoso si ripropone infra 78, 1; 81, 7-8. proprio leggere não canses de cansarme; in-
Il linguaggio di Leonardo è assai artificioso, fatti Caldera traduce «¡No canses, que me
come si addice a un amante che conosce le cansas!», e Paggi 59 varia di poco. Faria e
regole del discorso d’amore. Sousa, da parte sua, glossa: «No me dés fa-
343 Tuttavia, la natura di fera è propria del- diga de verte ir fatigada […]. Maravilloso i
tiernamente: mostrando que no se cansa de
la donna amata, da Petrarca in poi; cfr. del
seguirla, sino de que ella se canse por que el
nostro l’incipit Fermosa fera humana (Rimas
la sigue: no le lastima la pena que ella le dà,
p. 266).
sino la que ella recibe»: «Non darmi la fatica
344 L’anima dell’amante migra nell’amata, di vederti affaticata! … Meravigliosamente
altro topos con infi nite attestazioni. Sul pe- e teneramente: mostrando che non si stanca
trarchismo di Camões imprescindibili Mar- nel seguirla, ma teme ella si stanchi per l’es-
noto O petrarquismo 1997 e 2015. ser da lui seguita: non lamenta la pena che
345 Nel senso petrarchesco per cui l’amata ella gli dà, ma quella che ella riceve». Molto
(qui l’amante) è nemica, ma con una conno- acuto, e da tener presente, e ben detto di un
tazione erotico-pastorale (ninfe e fauni) più cavaliere come Leonardo.
allusiva. Si veda Rvf 252, 2: «de la dolce et 350 Leonardo è ossessionato dalla propria
amata mia nemica»; 23, 69: «de la dolce et strutturale sfortuna; segue, potremmo dire,
acerba mia nemica» e molte altre consimili l’assioma di Denis de Rougemont per cui
occorrenze. Cfr. poi naturalmente il son. ca- nella poesia occidentale l’amore felice non
moniano Chara minha ynimiga (Sonetti pp. ha storia… Rimando al mio Love in Western
241-244). Literature, India – United Kingdom, Book
1197
1198
365 Cioè ‘ogni mio desiderio sarà esaudito, preziosa, come all’inizio intendeva, e anche
ogni mia speranza realizzata’. Si rammenti perché desiderava udire il dolce canto»). Noi
che esperar vale sia per ‘attendere’ che ‘spe- tenderemmo verso la seconda delle prece-
rare’. Si aggiunga la presenza del polittoto denti possibilità, cautamente, e si veda allora
ferirà…fere. «Siamo in pieno Seicento», la versione latina di Macedo: «Sed jam, quae
commenta Poppa Vòlture, ma con un errore fugit tam longo tempore Nympha / currere
di fondo, dato che le artificiosità soprattut- tunc cessat; statuit se tradere amanti [se dar
to di parola e di posizione sono tipiche di cara], / audire et propriùs, qui mulcent aëra,
una fase intermedia che in molti chiamiamo questus, / auribus et cordi pariter dulcissima
«manierismo». verba» (Macedo p. 354).
366 Cfr. supra 76, 3-4. Tuttavia, in questo 367 Nel senso di ‘angelico’, ‘degno di vene-
caso l’espressione se dar cara potrebbe avere razione’. Faria e Sousa propone una stermi-
significato diverso dal precedente, leggendo nata fi lza di esempi latini e italiani di questa
adesso cara non come ‘difficile da acquista- accezione.
re, ottenere’, ma come ‘amata’; vd. ad es. le 368 Efira è dunque conquistata dal canto so-
traduzioni di Bonaretti («La bellissima nin-
ave e doloroso di Leonardo; questo elemento
fa ormai la fuga / trattien, per darsi al caro
avvicina il giovanotto ad Orfeo e la nereide
addolorato», con enallage); Poppa Vòlture
ad Euridice, anzi, a una anti-Euridice che
(«Più non fuggiva la Ninfa: non tanto / per
non perde il compagno ma lo acquista. A
eccitar colui che l’inseguiva»); Bismut («La
nostro modesto avviso la seconda quartina
nymphe gracieuse fuyait, non plus tant pour
si spiega meglio se la ninfa si è già arrestata
rendre sa conquête plus chére à son triste
poco prima. Per l’immagine banhada em riso,
poursuivant, que pour» ecc.). Si nota una
& alegria, oltre a illustrarne la bellezza, Fa-
certa confusione, soprattutto perché alcuni
ria e Sousa non ne offre possibili intertesti.
ritengono che la Ninfa non smetta di fuggire
Certo è che fu imitata, almeno da Lope de
(anche Epifânio Dias, Pimpão fra gli altri,
Vega all’Ottocento. Nell’Agiologio lusitano
ma già Faria e Sousa), mentre altri che si fer-
di George Cardoso (tomo II, Lisboa 1657
mi. Tale diversa interpretazione è presuppo-
p. 501) abbiamo «banhado em alegria» (scil.
sto di quella del verso seguente (se dar cara
‘espiritual’), unico es. riportato in Thesouro,
ao triste): in genere chi ritiene la ninfa ancora
cui aggiungere «banhado todo de huma ale-
in moto opta per il senso di ‘farsi sospirare’,
gria celestial» (tomo III, Lisboa 1666, p. 459).
mentre chi la vuole ferma tende a leggere
369 Cfr. Ct 5, 6 «anima mea liquefacta est».
cara come ‘amabile’; Poppa Vòlture mescola
le due possibilità ermeneutiche e Bismut in Ma si consideri che i verbi sfarsi, disfacersi e
nota (p. 339) propone una soluzione inge- simili sono propri del linguaggio lirico amo-
gnosa ma fragile, ancorché se basata sulla roso dal medioevo al rinascimento. Garcez
punteggiatura della princeps: «Dejà la belle Ferreira è più sobrio: richiama l’archetipo
Nymphe ne fuyait plus, comme elle faisait ju- petrarchesco («ver me volgendo quelle luci
sque-là, tant pour faire payer cher sa capture sante», Rvf 108, 3) e rimanda a Macrob., Sat.
que pour entendre l’amoureuse complain- III, 3, 5, in cui si discute l’accezione sia re-
te». Rodrigues (Estudos p. 83) afferma curio- ligiosa che totalmente profana di Sanctum.
samente che la ninfa ora fugge di meno: «O Camões aveva presenti gli occhi bagnati di
que o Poeta diz è que a nympha não fugia lacrime e sfavillanti di Rvf 127, 62-67, ove
agora tanto, porque já não queria dar-se tão è implicito un bagno di luce; siccome il riso
cara, como a principio tencionava, e tambem della donna tradizionalmente emana ba-
porque queria ouvir o doce canto» («Ciò gliore (cfr. Dante, Purg, XXI, 114; Rvf 292,
che il poeta dice è che la ninfa non fuggiva 6; TM II, 86) il nostro potrebbe aver fuso in
ora tanto, perché non voleva rendersi così una nuova immagine ricordi così memora-
1199
bili. Ma potrebbe esserci altra trafi la che ci ta, / se ’l Garzone real ne fu lodato, / pensil
sfugge. In ogni caso cfr. il son. 87, 4: «todo chiunque è di giudizio sano, / ch’io dir nol
se desfazia em dezejar» (Sonetti p. 155). Si posso, & a tentarlo è vano».
osservi inoltre che il puro amor si lega col 375 Bonaretti traduce «concordi»; si inten-
rosto sancto del v. 5, e si consideri che l’in- da quindi ‘unite da reciproco amore, ricam-
trecciarsi di motivi sacri e profani era già bianti l’affetto’. Si perde in traduzione la
all’origine della poesia europea d’amore. preziosa annominatio di conformes…fermo-
L’amore di Leonardo ed Efira, come quello sas, accentuata dal precedente em fim e dal
delle altre coppie, è assolutamente honesto. seguente Nimphas.
370 Motivo erotico, questo dei baci famelici, 376 Cfr. supra 57, 3-4; III, 97, 7. Il trittico
che sarà molto diffuso nel ’600; troviamo louro…ouro…flores brilla nella sua coesione
occhi e sguardi famelici nel Tasso padre e fonico-semantica.
nel Tasso figlio, famelici amanti nel Guari- 377 Nell’originale davão, imperfetto, in con-
ni, e quindi dal Marino in poi i baci si fanno
sueto alternarsi camoniano col presente.
sempre più mordaci; si giunga almeno al fi-
378 Vera e propria dichiarazione matrimo-
nale del cap. X di Eusebio Macario di Ca-
stelo Branco: «beijos famintos, mordentes, niale (cfr. il termine giuridico estipular e,
sorvidos, causticos como ventosas» ecc. subito sotto, Em vida & morte); su questo
aspetto si veda Hatzfeld Saggi pp. 257 sg.
371 Vengono a mente le Dolci ire, dolci sde-
Amorim citava Sismondi, come riporta
gni et dolci paci di Petrarca (Rvf 205, 1), ma il Epifânio Dias (> Tocco), a proposito di una
sintagma «ira honesta» è presente nel Cari- possibile influenza su Camões della ceri-
teo (son. Per qual parte del mar: «ira honesta monia veneziana dell’unione del Doge col
e ’l dolce sdegno», v. 7 Endimione Hviv), in mare: ci pare una mezza corbelleria.
B. Tasso (Amadigi XXV, 19, 3) ecc.
379 Questi genitivi dipendono da companhia.
372 Cfr. supra 70, 7.
380 Il verbo indica un saluto reverente, un
373 à l’heure de midi] Bismut. Dal latino inchino (come illustra Rodrigues Estudos p.
sexta hora, ovvero le 12.00. Più generalmen- 83).
te qui si intende il ‘meriggio’. Con ciò che
381 Tethys, la sposa di Oceano; cfr. supra
passàr (‘passarono’) traduciamo o que mais
VI, 21, 2 con formularità.
passam, letteralmente ‘ciò che vieppiù spe-
382 Si può con Faria e Sousa evocare un pas-
rimentano, vivono’; cfr. Bonaretti: «Quel
che avvenne di più nelle beate / ore di quel so di Garcilaso, dall’egloga terza: «Una de
mattin, di quel meriggio», ovvero il comple- aquellas diosas que en belleza / al parecer
tamento dell’amplesso. a todas excedía» (233 sg.; Boscan & Garci-
374 Ci dev’essere memoria di un passo te- laso c. 285v); anche nel corpus camoniano si
veda dall’egloga I: «fermosas ninfas vejo na
nero e sensuale dell’epistola di Hero a Le-
verdura, / cujo divino gesto o Céu namora. /
andro: «pectora nunc iuncto nostra fovere
Uma, de desusada fermosura, / que das ou-
sinu / multaque praeterea lingua reticenda
tras parece ser senhora» ecc. (Rimas p. 316).
modesta, / quae fecisse iuvat, facta referre
383Espressione topica; vd. ad es. Gandolfo
pudet» (Ov., Her. XIX, 62-64: «ora scaldare
il nostro petto stringendoci al seno / e molte Porrino (Rime 1531): «empie di meraviglia il
altre cose che una lingua discreta deve tace- mondo tutto».
re, / cose che è bello aver fatto, ma fa pudo- 384 Da intendersi ‘che è degno di ciò, di
re riferire»), per quanto Camões risulti più questo trattamento e privilegio’. O capitão è
malizioso. Si veda B. Tasso, Amadigi II, 37, complemento oggetto; per l’epiteto formula-
5-8 (p. 11): «Se l’allegrezza fu tra lor compi- re cfr. supra II, 60, 5.
1200
385 L’attributo honesta ha in sé il sèma origi- IV, 116: «in luogo aperto, luminoso e alto»,
nario di honos, e quindi va qui inteso come dall’ episodio del «nobile castello» degli
‘piena d’onore, onorata’, ancor meglio ‘ma- «spiriti magni».
gnificente’ (Epifânio Dias); in Dante, nel 396 Formulare: cfr. supra VII, 46, 6.
celebre incipit del son. Tanto gentile, onesta 397 Cristallo e oro anche nella descriptio
valeva per ‘oggetto degno di onore, onorabi-
del palazzo subacqueo di Nettuno a VI, 9
le, da onorarsi’.
sg., e dell’Olimpo (I, 22 sg.), per una variata
386 Infatti è la regina dei mari, in quanto formularità. La coppia puro e fino non è per-
moglie di Nettuno (si distacca in elevazione fettamente sinonimica, come anche Faria
dunque dal «gregge» delle creature marine, e Sousa annota: l’oro è puro, e per questo
e-grege). Si noti la rima ricca e il parallelismo tanto più prezioso (fino). Garcez Ferreira
fra i due vv. del distico. rimanda all’inizio del primo dei Cinque can-
387Equivale al latino nam, come osserva ti aggiunti al Furioso (vd. Ariosto Orlando
Epifânio Dias. 1556 p. 451) ove si descrive «un monte» ove
388 Camões intende sottolineare che Teti «siede un tempio, il più bello e meglio ador-
parla qui da sovrana, con un registro ap- no», dalla «cupola d’or» e cinto da «un bel
propriato al rango. Il reiterato aggettivo alto cristallo intero, chiaro e puro» (ott. 1-2). Si
si addice quindi allo stile più elevato, grave può vedere anche l’Amadigi di B. Tasso: «un
(Faria e Sousa rimanda supra VI, 21, 3). Palazzo di sasso Alabastrino / tutto dentro,
389
e di fuor fregiato d’oro» ecc. (XXII, 24, 3-4,
La ns. traduz. molto ad litteram potreb-
p. 126).
be causare qualche equivoco; si legga: ‘fa-
398 Non crediamo siano semplici ‘intratte-
cendogli sapere che era arrivato fin lì’, ‘ren-
dendolo edotto che s’era trovato a sbarcare nimenti, diporti’, ma fondamentalmente atti
su quell’isola’ per preciso volere del fato amorosi benedetti dalle unioni nuziali. Del
eterno (così defi nito supra I, 28, 1). resto, i due vv. sgg. sono espliciti: si tratta
390
proprio del consumare (lograr) il matrimo-
È imobil in quanto ‘immutabile’.
nio. «Quivi la bella coppia innamorata /
391 Ovviamente formulare: cfr. supra I, 1, 3 entrò con le donzelle in compagnia; l’alma
ecc. de’ quai di gioia alta ingombrata / ogni
392 Intendi: ‘perché, affi nché (ché) gli siano pensiero, ogn’altra cosa oblia. / Subito fu la
svelati i misteri del globo terracqueo’, già mensa apparecchiata, / perché il notturno
defi nito supra in termini mitologici a VIII, horror cuopre ogni via, / e vicino a la mensa
32, 7 «este globo de Ceres e Neptuno». Tale un letto adorno, / u’ giacquer fi n a l’apparir
lungo svelamento sarà oggetto dell’ultimo del giorno» (Amadigi ivi, 25).
canto. 399 «anche tra le ninfe vigono le leggi
393 Il per (por) è strumentale: ‘tramite’. Si sociali» (Tocco).
osservi che l’aggettivo alto è ripetuto quat- 400 In allitterazione, fermosa si riferisce alle
tro volte nella strofa, segno d’innalzamento ninfe e forte ai portoghesi.
formale e tematico (le due cose in retorica 401 Cfr. supra 84, 7-8. Interessante trimem-
vanno insieme per la regola del decorum,
brazione aggettivale: alma, dal lat. almus, ha
ossia dell’aptum).
nel Moraes e Silva Dicionário l’unica citazio-
394 Piccola libertà traduttoria; l’originale è ne di questo passo camoniano nell’accezio-
più assertivo: ‘ciò che soltanto questa sua ne relativa ad alegria, cioè ‘ristoratrice’ (più
nazione meritava’. «umana» rispetto all’Alme Sol oraziano, ad
395Ancora la nota dell’altezza, unita a una es., all’Alma Venus di Lucrezio), e accanto
sfumatura di sacralità. Cfr. pure Dante, Inf. a dolce quasi ammorbidisce la propria ari-
1201
stocrazia lessemica; più inatteso il terzo Silva). Ma l’ottava seguente sembra smentire
aggettivo, di nuovo stilisticamente elevato questa lettura.
(dieci occorrenze nell’intero corpus camo- 406 ornata] Paggi 59 □ variopinta isola ador-
niano), che in genere si riferisce a segreti, na] Bonaretti □ incantata] Poppa Vòlture
nuove terre, a giudizi di Dio ecc. In effetti □ figurata] Averini □ the magic painted
i piaceri (onesti, s’intende) che provano le Island] White □ sopra descritta] Pellegrini
coppie dell’Isola sono così intensi da sem- □ que je viens de décrire] Bismut (ma vd.
brare praticamente sconosciuti fi no allora, n.) ecc. Si può intendere quindi pintada sia
come l’Ilha stessa è incognita; una buona tra- come ‘(sopra) descritta’, sia come ‘adorna,
duzione è ‘delizie rare’ (cfr. Bismut), o ‘mai variopinta’. Un elemento in più (incantata,
provate’ (Pellegrini), proprio perché alme, magic) può far deviare il senso di pintada
quindi intrise di un influsso divino. anche verso un sèma di ‘meraviglioso, irrea-
402 Motivo consueto, riferito ai navigan- le, fi nto’. Ma il confronto con Petr., Tr. Cup.
ti, del premio per le sofferenze subite, già IV, 137 sgg. è improponibile (cfr. Moura Os
apparso numerose volte ed ora fi nalmente penhascos: «um precedente para a correlata
conseguito. desmontagem da ilha e dos deuses n’Os Lu-
403 Coppia allitterante tutta per i portoghe- síadas», p. 169; cfr. Triunfos pp. 148 sg.). In-
si, questa volta, riprendendo forte dal primo fatti, l’allegorismo e l’evemerismo non ren-
verso e premettendo i feitos (grandes) che dono l’Isola inesistente, una vana apparenza
sono il motivo della fama del v. 8. Con un ariostesca, anzi, ne rinforzano la rilevanza
semplicissimo riecheggiare della labioden- poetica, «storica» e sacra, per il nostro.
tale sonora Camões compatta fonicamente 407 Il verbo, importante per Camões, si ri-
l’ottava in concomitanza con il suo coerente allaccia alla prima ottava del poema, v. 8.
e forte (e fi nale, no fim) contenuto. Letteralmente: ‘che innalzano la vita, che la
404 Nel senso di ‘serbando’. Faria e Sousa rendono sublime’.
ritiene che Camões consenta che la parola 408 Un modo per dire che il premio scelto
mundo possa essere intesa sia come la terra da Venere (e dal fato, cioè dalla provviden-
degli uomini, sia come il cielo (< lat. mun- za) per i portoghesi, in luogo di corone e
dus) delle divinità. trionfi, è dato dai diletti onesti dell’Isola.
405 Il vero premio per i grandi è la fama: Ciò presuppone una concezione del mondo
«Neque enim ullam mercedem tanta uirtus governata da Amore, in senso fi losofico e
praeter hanc laudis gloriaeque desiderat, materiale.
qua etiam si careat, tamen sit se ipsa conten- 409 Linguaggio elevato; si pensi all’aggettivo
ta: quamquam in memoria gratorum ciuium inclitas che è di registro tipicamente epico:
tamquam in luce posita laetetur» (Cic., Phi- nelle concordanze di Verdelho troviamo solo
lipp. V, 13: «E non c’è nessuna mercede che sette esempi, tutti nei Lusíadas. Si può citare
sì grande valore desideri oltre a questa della Hor., Carm. II, 2, 7-8: «illum aget pinna me-
lode e della gloria, che se anche mancassero, tuente solvi / Fama superstes» («lo solleverà
tuttavia il valore resterebbe contento di se sull’ala per nulla timorosa di perdersi [cioè
stesso: si rallegrerà, quanto nella memoria senza paura di essere dimenticato: «metuen-
dei cittadini grati tanto brillerà riposta nella te solvi: «that disdains to droop», Nisbet
gloria»). «Dize, que el mundo siempre a lo & Hubbard Hor. Od. II pp. 41 sg.] / fama
ultimo da el premio de acciones ilustres, i perenne»; «prima» è lez. err. in Tocco), atti-
virtuosas» (Faria e Sousa). Nell’espressione vando una cripto-allusione a Icaro (discussa
la no fim, la non dovrebbe essere locativo però da Nisbet & Hubbard cit. perché rite-
(‘lì, cioè nell’isola’) ma temporale, come in nuta troppo ominosa), cui segue anche un’e-
«lá nos tempos futuros» (es. in Moraes e sortazione a domare l’avidità dello spirito (vv.
1202
1203
di ricchezza, dalla ambição, che è appetito di sca «vuolsi così colà dove si puote / ciò che
onori, rifacendosi a S. Tommaso. si vuole» (Inf. III, 95 sg.).
420 Nel senso che opprime (urget, alla latina). 429 «Inter & Heroas nostri numerabimur
421 Per ragioni metriche, dopo molte inde- aevi» (Val. Fl. Arg. 1548 pp. 265; Migotto
cisioni, traduciamo tradendo il chiasmo ori- Argonautiche orfiche pp. 10 sg.).
ginale, che pone agli estremi lo stesso verbo 430 In sostanza in un paradiso molto simile
(merecer) e nelle posizioni interne due si- a quello musulmano. Si veda l’introduzio-
nonimi (ter, possuir), che poi perfettamente ne al canto per questo aspetto così delicato.
sinonimi non sono (come sempre), in quan- Faria e Sousa tramanda che nel ms. di Mon-
to possuir intensifica il concetto di ter (come tenegro al posto di Ilha de Venus si trovava
nell’ott. sg. vv. 6-7). Abbiamo uno schema Ilha da Fama. Il che implicitamente è il mi-
del tipo: A / B || B+ / A. Il trocadilho ven- glior commento.
ne imitato da Ercilla e Lope, come ricorda
Faria e Sousa.
Canto X
422 Secondo Epifânio Dias non nel senso di
1 Coronide di Larissa, nell’Emonia, era la
legiferare, ma di amministrare bene la giu-
stizia, lat. iura reddere. più bella del paese: Apollo si innamorò di
423 Come sempre, lei ha anche e soprattutto
lei ma ne fu tradito e la uccise, pentendosi
poi amaramente. Cfr. Ov., Met., II, 542-632.
valore di ‘fede, religione’, in questo caso te-
«La rappresentazione di Coronide come
ocrazia, potremmo dire.
infedele ad Apollo è attestata a partire da
424 Formulare: cfr. supra VI, 46, 1. Pind., Pyth. 3, 25 sgg» (comm. Barchiesi in
425 Letteralmente: ‘che così tanto amate’ (o, Ov. Met. I p. 282).
per gli ipocriti, ‘che dite di amare così tan- 2 Il soggetto è appunto Febo, e gli animais
to’: «es ironia», scrive Faria e Sousa). sono i quattro cavalli che trainano il suo
426 Formulare; cfr. supra V, 92, 4. carro solare. Cfr. supra V, 61, 1-2.
427 Nell’alternanza di futuri e imperativi in 3 Letteralmente ‘cinge, circonda’, al tempo
queste ottave, não façais è indubbiamente presente. Usiamo l’imperfetto per ragioni di
un imperativo negativo, ma è altrettanto rima, ma il senso non ci sembra alterato.
indubbio che Camões non vuole esortare a 4 Sarebbe Tenochtitlàn, capitale del regno
non fare cose che paiono impossibili, dato azteco, l’attuale Ciudad do México. La città
il seguito del discorso. Rodrigues (Estudos era edificata all’interno di un grande lago
p. 84) proponeva di restaurare la lezione salato. Cfr. la Relatione della città del Temi-
con un futuro, fareis, ma non è necessa- stitan in Delle navigationi et viaggi raccolte
rio (anzi, l’alternanza farão…façais è più da M. Gio. Battista Ramusio, volume terzo,
elegante). Basti vedere come ben traduce Venezia, Giunti, 1606, c. 258v. Vd. Ramusio
Bismut: «N’objectez pas d’invincibles obs- Navigazioni 6, p. 346 e sgg. (la Relazione sti-
tacles». In sostanza si può parafrasare: ‘non lata da «un gentiluomo del signor Fernando
fate obiezioni adducendo l’impossibilità di Cortese» appare già nella prima ediz., 1556,
certe imprese’. La impossibilidad assume delle Navigationi: «Questa gran città di Te-
in sé il senso di ‘protesta di impossibilità’, mistitan Messico è edificata dentro di questa
semanticamente legittimo. Debolissima la parte del lago che ha l’acqua salata, non così
parafrasi di Faria e Sousa: «Hazed lo pos- nel mezzo, però alla riva dell’acqua, circa un
sible» ecc. quarto di lega longe da terra ferma per il più
428 Proverbiale (poder é querer, Epifânio vicino» ecc., p. 364). Il commento di Rodri-
Dias), ma con memoria della formula dante- gues colloca per ragioni geografiche e di fuso
1204
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20 Vino campano celebrato ovunque, par- cum non minus quam dulcedo vini hilarent
ticolarmente da Orazio: Sat. II, 8, 16; Carm. verba convivium?» (Macr., Sat. VII, 1, 17).
I, 20, 10 (il poeta non se lo può permettere); L’emendamento di tocavam in trocavam
27, 10; II, 3, 8; 6, 19; 11, 19; III, 1, 43 ecc. (Amorim) è assolutamente fuori luogo,
21 Qui bevanda degli dèi, come in Saffo, come ben dimostra Epifânio Dias.
altrove cibo dei medesimi nell’Olimpo, 26 Cfr. supra IX, 83, 4 e 70, 7. Questi og-
come spesso in Omero. Che l’Ambrosia getti son retti per zeugma da se tocavam
sia il cioccolato?, si domanda Faria e Sou- (allargato semanticamente); Epifânio Dias
sa, mentre in altri luoghi è simile al miele. fa notare che Caldera risolveva traducendo:
Inutile fare indagini erudite: Camões usa un «Mil pláticas alegres se tocavam; / buenos
termine classico emblematico e se vogliamo y agudos dichos se decían». Tapia è più
multivalente, opponendolo qui come bevan- fedele: «Mil platicas alegres se hablavan /
da divina al miglior vino fatto dagli umani. risas, motes, y dichos delicados». Altri se la
Per il nettare, invece, cfr. supra I, 41, 4. cavano ad es. così: «in mezzo a liete risa e
22 Cioè ‘con tutti gli altri Dei’. arguti motti» (Pellegrini) ecc.
23 27 Ripetizione di alegres; approssimiamo
di diamante] Pellegrini (inglobando
nella traduzione la glossa, come spesso). con festosi…festevoli.
Si noti la perifrasi squisita camoniana, in 28 Variante delle sombras nuas di supra V,
un’ottava molto classicheggiante e superba. 89, 4.
C’è comunque una derivazione, da un son. 29 Nel tratto di tempo in cui Orfeo cantò
pseudo-petrarchiano: «come diamante, in e suonò la lira negli Inferi, alla ricerca della
cui non puote lima» (Stato foss’io, quando la sua amata morta; il topos per cui sotto l’in-
vidi prima, in appendice a Sonetti Canzoni flusso psicagogico della musica orfica i fa-
e Triomphi di M. Francesco Petrarcha, con la mosi condannati infernali, quali Tantalo, Si-
spositione di Bernardino Daniello, Venezia, sifo, Issione ecc., interruppero per un poco
F.lli Nicolini da Sabio, 1549). la loro pena compulsiva, è attestato ad es. da
24 Secondo l’uso antico di mescolare il Ov., Met. X, 40-44. Di questi malfattori pu-
vino merum con acqua. L’effervescenza de- niti Virgilio cita soltanto Issione (Georg. IV,
gli ultimi tre versi è fortemente evidente; cfr. 484). Camões vuole intendere che l’ensem-
anche «hausit spumantem pateram» (Aen. I, ble che suona durante il banchetto è degno
738 sg.). della cetra d’Orfeo. Si rammenti che anche
25 Cioè ‘venivano discussi mille argomenti nel Purgatorio dantesco il canto dell’amico
piacevoli’, ovviamente non approfondendoli musico Casella addolcisce lo spirito del po-
fi losoficamente ma mantenendo l’equilibrio eta e delle anime che devono salire il monte
piacevole che si raccomandava per le riu- (II, 106-117). Si tratta di «un amoroso canto
nioni conviviali in testi di comportamento / che mi solea quetar tutte le doglie», dice
sociale quali lo stesso celeberrimo Cortegia- nostalgicamente il viator (107 sg.).
no di Castiglione. Il contemporaneo Ariosto 30 La ninfa è detta Syrena per l’efficacia
scrive nell’O. F. XV, 78, 1-3: «All’abondante del suo canto e «por ser la fiesta maritima,
e sontuosa mensa, / dove il manco piacer fur i maritima la cantora» (Faria e Sousa); ov-
le vivande, / del ragionar gran tempo si di- viamente non è Teti, come sostiene Correa,
spensa». Vd. poi «Varius nobis fuit sermo, né tantomeno la musa Talia, come pretende
ut in convivio, nullam rem usque ad exitum Faria e Sousa. La Laura petrarchesca invece
adducens sed aliunde alio transiliens» (Sen., era «questa sola fra noi del ciel sirena» (Rvf
Ep. ad Lucil. VII, 64, 2, c.vo mio); «Si vero 167, 8), la cui voce era «chiara, soave, angeli-
non erunt muta convivia, cur […] maxime ca, divina» (ivi 4; c.vo mio).
1206
31 Nell’originale Cantava, cui segue il pres. 38 In questo bel trìcolo l’aggettivo vão, ge-
indic. come abbiamo visto ormai infinite volte. neralmente associato alla vanitas, è invece
32 «Fit strepitus tectis, vocemque per am- da prendere nel significato elementare di
pla volutant / atria» (Aen. I, 725, durante il ‘vuoto’ epperciò ‘trasparente’.
banchetto: «Thus tectis will have the sense 39 Nelle profondità del regno di Nettuno.
‘in the hall’» Conington, con un uso analo- 40 L’episodio di Demodoco nell’ottavo
go del plurale come per i paços camoniani). dell’Iliade non ha molto a che fare con que-
33 Sembra perciò monodia, in cui la me- sti versi camoniani, nonostante la citazione
lodia della Sirena è raddoppiata dagli stru- esplicita all’ott. sg. Sul confronto con i Cam-
menti (magari all’ottava), come ci suggerisce pi Elisi le profezie di Anchise nel VI dell’E-
l’amico Franco Piperno, che ringraziamo; neide cfr. Ramalho Estudos camonianos pp.
più improbabile che il canto sia accompa- 83-95.
gnato da un basso continuo. Nella nostra 41 Intende ‘argomento di registro tragi-
traduzione soavi va computato bisillabo per co, non medio-comico’. Il cothurnus era
ragioni metriche. Si noti che strumenti e la calzatura degli attori di tragedia, il soc-
canto si conformano come nell’atto nuziale cus della commedia. Ovviamente per ‘livello
delle ninfe coi naviganti. comico’ si deve intendere, fin dall’antichità
34 Numerosi riscontri offre Faria e Sousa, (Aristofane e Menandro, Plauto e Terenzio)
da cui scegliamo come più calzanti Sannaz. e nel rinascimento (commedia plautina,
Arc. egl. X, 87 («e van per l’aria i venti mor- commedia seria o «grave», commedia
morando») e Molza, Stanze: Tra ’l bel paese dell’arte ecc.) una possibilità di escursione
8, 5 («e dolcemente mormorando i venti», dal farsesco anche scurrile al più nobile
Delle Poesie I, p. 128). intreccio che prelude alla tragicommedia
35 Mi pare un topos latamente «orfico» prossima. In ogni caso la prescrittiva ri-
musicagogico ipnotico, comunque cfr. Hor., gorosamente classicista impediva una so-
Epod. 5, 55 sg.: «Formidulosis cum latent vrapposizione dei due generi: cfr. almeno
silvis ferae / dulci sopore languidae» (nel Hor., Ep. II, 3 Ars poetica 80 e nel dettaglio
contesto delle stregonerie di Canidia). 89-98: «versibus exponi tragicis res comica
non vult» ecc., con ammesse però eccezioni
36 l’idee] Paggi 59 □ i destini] Pellegrini particolari. Cfr. Petr., T. C. IV, 88 (e vd. ri-
□ le alte Idee] Poppa Vòlture □ la cui im- mandi in nota di Pacca). Il livello sublime,
magine] La Valle □ la claire image] Bismut aristotelicamente, valeva sia per il poema
ecc. Si tratta propriamente di una vulgata eroico che per la tragedia scenica. Il rim-
delle idee platoniche che si attualizzeranno provero di Faria e Sousa a certi poeti mo-
nei varões vaticinati, non di semplici imma- derni è da inquadrare nel secolo barocco:
gini. Ma neanche di ipostasi fi losoficamente «i aun es mayor la ignorancia de algunos
meditate. Cfr. Juan de Mena, Laberinto de escritores modernos, que ugualmente de-
Fortuna: «las formas, y las simulacras / de spenden pompa de estilo en el tragico, que
muchas personas, profanas y sacras, / de en el Comico». Anche se il poema di tipo
gente que al mondo será venidera [verrà al omerico, non virgiliano, ammetteva discese
mondo]» (59, 2-4). verso uno stile più prosaico e immagini più
37 Si rammenti che Proteo appare anche «basse», e non si dimentichi che momenti
nel religioso poema di Sannaz. De partu di ironia, scherzo e lirismo non mancano
Virginis (e la cosa fu oggetto di discussione), negli eroici Lusíadas. Non saprei dire se
mentre non ci stupiamo ormai della consu- Sousa pensi qui anche all’eroicomico, o al
stanzialità di mitologia sacra e fede cristiana parodico-mitologico, di invenzione italiana
nei Lusíadas. e di diffusione europea.
1207
42 Metafora per il mare; cfr. supra 1, 6 e n. giosa sincerità in questo momento di ricerca
La sineddoche procede scegliendo il piccolo della massima ispirazione poetica.
per il grande. Il concetto riprende quanto 48 Cfr. supra VII, 79. Non c’è alcun riferi-
già detto nell’ott. preced. ai vv. 7-8. mento a precise età dell’uomo metaforizzate
43 Ancora um esempio di taceat superata dalle stagioni: si allude genericamente a una
vetustas: Iopa cantò nel banchetto offerto da maturazione-invecchiamento.
Didone cartaginese ai Troiani (Aen. I, 740 49 Intesa anche, alla latina, come ‘sfortuna’.
sgg.), Demodoco nella corte di Alcinoo, re 50 Qualcosa può far rammentare il cele-
dei Feaci (Θ 71 sgg., 266 sgg. 499 sgg.).
berrimo sonetto melanconico di Della Casa
44 Come supra III, 1, 1 veniva invocata la O dolce selva solitaria, amica, dove l’imma-
musa della poesia epica. ginario stagionale (là inverno) e il motivo
45 Per la difficoltà dell’argomento e per del ghiaccio sono memorabili.
essere l’ultimo canto dell’opera, inteso non 51 Topos modestiae ma pur con un’intima
soltanto come sezione decima del poema. autenticità psicologica.
C’è un afflato dantesco (volontaristico) di 52 Sono i ‘dispiaceri profondi’; possono
fi ne Paradiso, smorzato però dai vv. imme-
essere quelli amorosi (cfr. supra V, 58, 6)
diatamente sgg. Cfr. l’«extremum […] labo-
o, come qui, le delusioni laceranti per non
rem» di Verg., Ecl. X, appunto l’ultima della
ricevere riconoscimenti, talché si rimanda
serie, e l’«ultimo lavoro» di Dante, Par. I, 13.
ulteriormente a supra VII, 79-81.
46 Rodrigues (Estudos p. 37), trovando 53 La ley Letea di supra VIII, 27, 8; cfr. ana-
incoerente il discorso della seconda terzi-
logamente I, 32, 7. L’eterno sonno è un topos
na, suggerisce di emendare il v. 7 così: «me
infi nitamente replicato; cfr. almeno Hor.,
tornes o que eu só em vão pretendo». Cioè
Carm. I, 24, 5: «perpetuus sopor»; Sannaz.
il poeta confesserebbe che da solo invano
Arc. Egl. XI, 158: «quel duro, eterno, inexci-
pretende di riacquistare il gusto, ovvero
tabil sonno».
l’entusiasmo, l’ispirazione, nello scrivere. A
54 ma tu dammi ch’io compia, o gran regi-
parte che l’intervento sul testo è piuttosto
invasivo, mi pare che il senso regga benissi- na delle Muse, quello ch’io ambisco per la
mo senza alcun ritocco; al limite il concetto mia nazione!] Pellegrini. Ragioni metriche ci
che Camões ‘da solo non ce la fa’ risulta co- hanno indotto a una traduzione non proprio
munque implicito. Inoltre, è grave perdere letterale, sostituendo tra l’altro Regina con
il tipico meccanismo dispositivo camoniano Reggente, che comunque vale per femminile.
per corrispondenze evidenti, rappresentato L’orgoglio di scrivere il poema nazionale por-
qui da do que escrevo…de escreuer. toghese da parte del nostro è qui nettissimo.
47 55 Vd. supra 6, 1 e n., infra 11, 1 («repeti-
perché in paga di quel ch’io scrivo e dei
miei inani sforzi tu mi renda il gusto di scri- cion industriosa» Faria e Sousa) e la variante
vere, che vado perdendo] Pellegrini □ pour al presente indicativo a 12, 1.
prix de ce que j’écris et de ma vaine ambi- 56 «giace oltra ove l’Egeo sospira e piagne»
tion, rend-moi le goût d’écrire, que je m’en (Petr., T. C. IV, 100). Ritmo e chiusa analoghi
vais perdant] Bismut. «Elige el P. por pre- nel verso dell’egloga VI del nostro: «onde o
mio de su poesia el darle feliz remate viendo grão pego [mare: cfr. it. pelago] horrísono so-
che la patria no le premia» Faria e Sousa. spira» (si confronti il doppio sdrucciolo Oce-
Anticipa la pessimistica ottava sg., auto- ano Indico con horrísono, nonché l’attacco in
biografica. Si noti l’intarsio fonico-lessicale battere – accento secondario – dell’egloga
degli ultimi tre versi, con al centro il gosto onde e quello in levare, ma con lo stesso lem-
de escreuer che rischia di estenuarsi, corag- ma, por onde).
1208
57 Il re (e supremo sacerdote) di Cochim, 63 Verg., Aen., VI, 413 sg.: «Gemuit sub pon-
alleato stretto dei Portoghesi e a lungo ami- dere cymba / sutilis, et multam accepit rimo-
co di Pedro Álvarez Cabral (giunto in India sa paludem» (c.vo mio: relativo al salire di
nel 1500), dovette poi sopportare l’assalto Enea ingens sulla barca infernale di Caronte).
del feroce Samorim anti-lusitano, il re di Nell’originale os troncos: noi traduciamo con
Calicut. Vd. Castanheda Descobrimento I, i legni, introducendo una ripetizione che in
43, pp. 210 sgg. questo caso non è d’autore.
58 Continuiamo a tradurre col futuro la 64 quando il vascello gemendo s’immerge-
serie di condizionali (con valore di futuro rà nell’acqua più di quel che normalmente
anteriore narrativo) dell’originale. avvenga] Pellegrini. Il multiplo paragone
59 senza sapere egli stesso quel che con sé con Achille, Turno e il dio Esculapio fa di
mette in mare] Pellegrini □ ignorant du de- Duarte Pacheco una figura quasi sovru-
stin qu’il porterait en lui] Bismut. mana, tramite la squisita arte allusiva di
60
Camões che richiamava così le agnizioni
Duarte Pacheco Pereira, ancora poco
di lettura dei colti contemporanei. (Vd. in
noto, imbarcato sulla flotta di Afonso de Al-
Faria e Sousa altri, troppi rimandi, fra cui
buquerque per giungere in India ad aiutare il
comunque citiamo B. Tasso, Amadigi LXII,
re di Cochim (1503), dove compirà incredibi-
38, 1-2: «Sommerse la barchetta ambe le
li prodezze, tali da poterlo nominare Achille
sponde / con così caro, & honorato pondo»,
portoghese (cfr. Aen. VI, 89 sg.: «alius Latio
p. 256; Tocco rimanda giustamente al peso
iam partus Achilles, / natus et ipse dea», det-
di Ercole nelle Argonautiche di Apoll. Rod.,
to di Turno). Interessante evocare, con Faria
I, 532 sg.).
e Sousa, B. Tasso, Amadigi XXIII, 44, 6 «e
65 natifs] Bismut (ma vd. n. a p. 342) □
ignaro ancor del suo benigno fato» (p. 134).
O grão Pacheco è per quasi tutti apposizione Portoghesi] Pellegrini. Anche Basto: «pou-
esplicativa di remedio, per cui sem saber… cos portugueses», e già prima Correa, Faria
viene a riferirsi al personaggio stesso ancora e Sousa (che però lascia aperta pure l’altra
ignaro dei suoi prossimi trionfi. Ma il remedio interpretazione), quindi Epifânio Dias ecc.
può invece essere inteso come la flotta che Il senso di naturál (cfr. Moraes e Silva Di-
viene in aiuto dell’alleato indiano; in tal caso cionário) dovrebbe essere «nascido», o
è la flotta stessa – intesa metonimicamente – «compatriota», in questo caso ci pare del Re
che non sa chi porta con sé, cioè l’eroe Duar- locale e non di Pacheco. C’è però da dire che
te Pacheco, ancora non così celebre tra i suoi il capitan maggiore Afonso de Albuquerque
compagni. Su un possibile suo precedente (accompagnato dal fratello Francisco) lasciò
viaggio in Brasile vd. la nota di Tocco. Duarte Pacheco con poco più di 150 uomini
61
(Barros I, 7, 3, p. 268). Ma nulla di strano se
Ov., Met., XV, 693 sg.: «corpus in Au-
con essi c’erano anche indigeni, anzi, direi
sonia posuit rate; numinis illa / sensit onus
ovvio.
pressa estque dei gravitate carina» (c.vo mio;
66 Propriamente il braccio di mare che
soggetto è Esculapio, il dio in sembianze
di enorme serpente, che fa sentire alla confluiva nel fiume Cochim (cfr. Castanhe-
imbarcazione il suo peso). da Descobrimento I, 70, p. 121).
62 67 Cfr. supra VII, 37, 6.
Soggetti di sentiran (il peso di Duar-
te Pacheco quando egli entrerà, cioè salirà 68 Battaglia del Passo Cambalão (nel cana-
sulla nave) sono le navi (o curuo lenho) e il le tra Cochim e l’isola omonima, probabil-
tumultuoso Oceano (o feruido Oceano), agi- mente l’attuale Kumbalam), che fu vinta dai
tato per natura o nello specifico mosso ulte- Portoghesi nonostante le ampie forze messe
riormente dall’ondeggiare dello scafo. in campo dal Samorim (aprile 1504).
1209
69 Per associazione climatica e sonora ar- tia Naires / magna Calecutij, Cananoris &
dOR e ORiente son tutt’uno, mentre il frio arva colentes. / Denique Gentiles terris, &
che vi introduce l’eroe è un paradosso meta- in aequore Mauri / praelia committent tru-
forico psicologico. Epifânio Dias rimanda a culento Marte feroces» (De Faria). Faria e
un simile wit più sopra, a II, 49, 1-2. Sousa parafrasa: «se mueva todo Nayre […]:
70 Su queste battaglie vd. Castanheda De- de ambas las enemigas leyes»; Garcez Fer-
scobrimento I, 56, pp. 28 sgg.; Barros I, 7, 2 reira tace. Fra i traduttori moderni: «tutte
sgg., 5 sgg. Inutile rimarcare per l’ennesima le forze delle due fedi nemiche del cristiane-
volta il vanto dell’inferiorità numerica dei simo» (Pellegrini); «ogni nazion» (Averini);
nossos. «tutto il Nàire» (Poppa Vòlture) ecc. Ora,
tornando al VII dei Lusíadas, non v’è dub-
71 nuovi eserciti] Pellegrini □ d’autres se-
bio che la «Naira geraçam» (73, 6) indichi il
cours] Bismut. Da non confondere con la gruppo dei ‘pagani’ Hindu, né che la casta
nova gente di XI, 8 supra. dei Naires fosse composta da guerrieri che
72 Cfr. Castanheda Descobrimento I, 68, «sos sam dados ao perigo / das armas» (39,
pp. 113 sg.: nell’elenco degli alleati del Sa- 5-6). Quindi l’ipotesi di leggere todo o Naire
morim compaiono appunto «Betacorol rey genericamente come «guerreiro indiano»
de Tanor, com quatro mil Naires, Catanam- (Epifânio Dias) può essere un’interpretazio-
bari rey de Bipur, e de Cucurrão, junto da ne corretta, pensando cioè a una sineddo-
serra de Narsinga com doze mil Naires» (p. che. Ma anche se ciò non fosse, non vediamo
114); sul regno di Tanor vd. Barros 1, 7, 11, il problema di una tranquilla licenza poetica
p. 296. nella forma di un’ellissi: ‘tutti i Naires […]
73 Cfr supra VII, 21, 3. (e tutti quelli) di entrambe le fedi contrarie
al cristianesimo’. Il concetto è comunque
74 Cfr supra VII, 35, 1. chiaro: ‘tutte le forze disponibili sul campo’,
75 fidèles des deux sectes ennemies de non c’è rischio d’equivoco.
Christ] Bismut. Come detto subito dopo, 76 Per questo «segundo combate» vd. Ca-
Musulmani e Brahmanisti. Diversi com- stanheda Descobrimento I, 70 pp. 120 sgg.
mentatori hanno sollevato perplessità sul
77 Risponde esattamente all’ultimo verso
fatto che Camões includa in tutti i Naires
dell’ottava precedente: «como si dixera: aco-
sia gli Hindu che gli Islamici (fra i quali ov-
metieron al Pacheco a un mismo tiempo por
viamente non esistono Naires). Per alcuni,
tierra, i mar, i él a un tiempo mismo, por mar
dato che la casta dei Naires era per eccel-
i tierra lo desbaratava todo» (Faria e Sousa:
lenza guerriera, todo(s) o(s) Naire(s) sta in
«come a dire: attaccarono Pacheco a un tem-
generale per ‘tutti i guerrieri indiani, indi-
po in terra e in mare, ed egli, a un tempo, per
geni’ (Epifânio Dias); Bismut non esclude
mare e per terra li sbaragliava tutti»).
che si faccia riferimento anche agli Hindu
78 Per il «terceyro combate» vd. Castanhe-
convertiti al maomettanesimo; Rodrigues
(Estudos p. 39) correggerebbe dambas in e da Descobrimento I, 71, pp. 124 sgg.
ambas. I primi traduttori oscillano: «todo 79 Falsi dèi impassibili. Così Giove nel pri-
el naire […] de ambas contrarias leyes» mo dell’Iliade rimaneva muto alle suppliche
(Caldera), «per lui qualsisia Naire infi n si di Teti: «nihilque ei Iupiter responderet,
muove […] d’ambe leggi nemiche» (Paggi sed aliquandiu in eodem silentio persta-
59); diversamente: «hara el Naire que todo ret» (HV p. 21: ΙΛ. A 511 sg.). Non credo,
al fi n se mueva / de Calicut la tierra y Ca- come Epifânio Dias («Cam. tinha de certo
nanor / vendran diversas leyes a la guerra / na mente…»), che ci abbiano qualcosa a che
Moros por mar, Gentiles por la tierra» (Ta- fare i versi virgiliani dedicati a Didone negli
pia), «Accingent gladios, & scuta horren- inferi (Aen. VI 469-471).
1210
1211
solutamente accettabile, come indica Rodri- esforço força cfr. supra VI, 60, 5, non a caso
gues (Estudos p. 39). nell’episodio dei Dodici d’Inghilterra, con
100Cfr. supra 16, 6-7 sul voar di Duarte Pa- un gusto ancor più iperbolico: «de força,
checo. esforço e d’animo mais forte». I due termini
101 Cfr. Petr., T. F. II, 145- 147: «Raro o ne-
non sono perfettamente sinonimici; cfr. in-
fra 30, 1 e Moraes e Silva Dicionário ad vocc.:
sun che ’n alta fama saglia / vidi dopo co-
mentre força, termine generico ma poi an-
stui, s’io non m’inganno, / o per arte di pace
che articolato in sfumature diverse, indica
o di battaglia» (detto di Goffredo di Buglio-
più l’impeto e la potenza, la vis irresistibile
ne). La rima del distico fi nale nella nostra
contro cui non ci si può difendere, l’esforço
traduzione si concede una certa libertà,
accentua più spesso il significato di ‘valore,
come si vede confrontandola con l’originale.
Ad esempio, il sagace Paggi 59 rendeva così: forza d’animo’. In tal senso, pur nella comu-
«ch’ogni altre palme miete / Grecia, e Roma nità semantica del tetracolo, esforço è quasi
ciò sia con vostra quiete». più prossimo ad ardil, che sfocia coerente-
mente in coração. Non abbiamo quindi un
102 Modulo eroico davvero ripercussivo nel chiasmo, se mai l’impressione di una doppia
poema. Il seguente com varrà invece come coppia, ma come si è visto i valori di senso si
‘contro’ (Epifânio Dias) o introdurrà una
scambiano osmoticamente.
sorta di ablativo assoluto: ‘e avendo i nemici
108 Non sarebbero stati solo spartani i 4000
messo in atto tante astuzie e arti’.
103 Cfr. supra 16, 3. Son defi niti não imbelles
soldati che difesero il passo delle Termopi-
li (come Camões poteva anche leggere nel
con una litote, per indicare che i portoghesi,
solito Sabellico), «mas nada o impedia de
oltre ad essere numericamente inferiori, non
fazer uso, mais uma vez, da denominatio a
combattevano contro dei guerrieri incapaci;
potiori» (Rodrigues Estudos p. 40, con altri
diversamente Virgilio scriveva «et te, maxi-
ess. camoniani). Ma Iust. II, 11 (di cui Ro-
me Caesar, / qui nunc extremis Asiae iam
drigues cita un passo di poco precedente)
victor in oris / imbellem avertis Romanis
è chiaro: «Audito regis imperio discessere
arcibus Indum» (Georg. II, 170-172: «e tu,
ceteri, soli Lacedaemonii remanserunt»
massimo Cesare, / che ora già vincitore nel-
(c.vo mio). Da qui forse il nostro trae la sua
le estreme plaghe asiatiche / scacci l’imbelle
asserzione.
indiano dalle rocche romane»). Pimpão fa
109 Quattro riferimenti a celebri personag-
notare i due latinismi congiunti imbelles
profligados. Noi sottenderemmo (com) tan- gi dell’antichità classica greco-romana. Il
tos Cães, piuttosto che considerare questo primo è Milziade, vincitore dei Persiani a
sostantivo plurale soggetto insieme con Maratona nel 490 a. C.; il secondo è lo spar-
Tantas batalhas di parecerão, come indica tano Leonida, eroe delle Termopili contro
Epifânio Dias. Serse (480 a. C.); il terzo è Orazio Cocli-
104 Formulare: cfr. supra VI, 66, 4; V, 89, 6. te, che difese dall’assalto degli Etruschi il
105
ponte Sublicio, mentre la retroguardia lo
Similmente cfr. supra IV, 50, 3 «coros
abbatteva (508 a. C.); l’ultimo è Quinto Fa-
soberanos». Ovviamente sottintendi: ‘o
bio Massimo detto Cunctator che combatté
parrà che’.
Annibale nella seconda guerra punica con
106 Questi futuri andrebbero considerati
abilità e astuzia temporeggiatrice (217 a. C.).
come futuri anteriori, o anche passati pros- L’epiteto ‘Ausonio’, da estendere anche a
simi. Fabio Massimo, distingue i due romani dai
107 Nel testo originale abbiamo un energi- primi due greci; c’è un décalage conclusivo
co verso quadrimembre in chiusa, di sapo- negli exempla, dal crescendo di eroismo
re cavalleresco più che epico. Per la coppia dei pochi (alla fi ne di uno solo) contro i
1212
tanti, alla prudentia del Temporeggiatore, e il carcere. Passò poi i suoi ultimi anni di
cui è dedicato soltanto un emistichio col vita mendicando. I particolari della vicen-
suo nome; tuttavia, l’esito dei confronti è da sono stati ritenuti dagli studiosi frutto
il dittico forte & sabio («bello strenuus erat della fantasia medievale, ma per Camões
et bonus consilio», Sall., Bell. Iug. VII), e lo sfortunato personaggio costituiva un
quindi il quarto personaggio incarna so- termine di paragone idoneo: come si vedrà
prattutto la sagacia militare, cioè la virtù del subito, infatti, anche Duarte Pacheco co-
sabio e non l’impeto del forte, mentre l’eroe nobbe un triste e ingiusto declino. Né Dan-
lusitano ovviamente ha entrambe le doti e te (Par. VI, 25) né Boccaccio nel De casibus
supera gli antichi. Inutile dire che le fonti né Trissino fanno riferimento alla leggenda
di questi famosi esempi di coraggio sono della disgrazia di Belisario; tuttavia la frase
numerose: Giustino, Livio, Valerio Massi- «date obolum Belisario» e quindi la storia
mo, Nepote ecc. L’insistenza camoniana sul di Belisario vittima dell’ingratitudine per
motivo dell’inferiorità numerica degli eroi antonomasia rimasero vive nel rinascimento
portoghesi (che dànno il taceat ai loro an- e oltre; cfr. ad es. Dini su Livio: «Belisario
tenati) è ribadita in paradigmi come quello Capitano di Iustiniano Imperatore & per il
delle Termopili o di Maratona: «nulla enim quale con eterna sua gloria, fece gran’ fatti;
umquam tam exigua manus tantas opes venutogli in ultimo in sospetto o cadutogli
prostravit» (Corn. Nep. Milt. V). D’altra in disgratia, per vivere a chiedere la elemo-
parte, la gradazione ascendente dei primi sina per le strade con queste parole Date
tre esempi culmina nel leggendario giovane obolum Belisario fortune exemplum, date un
Orazio Coclite, evocato fra gli altri anche da quattrino a Belisario esempio de la fortuna,
Petrarca, iperbolicamente: «e quel che solo si ridusse; & in tal miseria morse» (Discorsi
/ contra tutta Toscana tenne un ponte» (T. F. di M. Vincentio Dini Sopra il Primo Libro de
I, 80-81 e vd. nota di Pacca). la Terza Deca di Tito Livio, Roma, A. Blado,
110 Uguale al primo emistichio di VI, 70, 1. 1560, cap. III, c. 21r).
115 Forma antica: ‘ricompensa, premio’,
111 velata di pianto] Pellegrini. Da riferirsi
alla voz. «Tudo executado», in questa e nelle molto usato nella lirica duecentesca cortese
sgg. ottave, «com expressões, e Figuras de romanza. Siamo nello stesso ambito etimo-
huma taõ fi na Retorica, e taõ relevante Po- logico del termine usato da Camões (Na-
esia, que naõ pòde melhorar no estilo Pa- scentes Dicionário etimológico: «do germ.
tetico» (Garcez Ferreira). Il fi ne commen- widarlon, recompensa» ecc.). «Guiderdone:
prov. guazardons [per guadardons], guiar-
tatore osserva la qualità retorico-stilistica
dons; a. fr. gueredon, guerdon; ant. cat.
camoniana in questi versi, culmine dello
gurdò; sp. galardon (cangiata D in L); port.
stile patetico.
galardão: dal lat. medioev. vilardonum,
112 Celebrato da scrittori e poeti come con- guiderdonum dall’a. ted. widarlôn (= ang.
dottiero: non ultimo da intendersi il Trissi- sass. widherlèan) ‘ricompensa’ […]. Si sono
no nella sua Italia liberata da’ Gotthi. tentate molte altre etimologie» (Pianigiani
113 Cioè: ‘se in te stesso vedesti umiliato l’e- Vocabolario etimologico). Dal germanico
roismo guerriero’. sarebbe «passato, secondo il Bembo, attrav.
114 Belisario (morto nel 565) fu generale di l’uso provz. (guierdon), che giustifica alme-
Giustiniano e si rese protagonista di nume- no alcune forme» (Cort. & Zolli Dizionario
rose vittorie in guerra; nonostante ciò, fu etimologico).
accusato ingiustamente (?) di congiurare 116 Parafrasando: ‘O Belisario, hai qui nel-
contro l’imperatore e subì, a quanto si narra la nostra storia portoghese un compagno,
(almeno da Tzetzes in poi), l’accecamento equivalente per il valore delle gesta come
1213
per l’ingiusto e crudele premio ricevuto- co theatro» di VI, 60, 1). Faria e Sousa fonda
ne’. Duarte Pacheco, stando a Damiano de anche su questa testimonianza dubbia la
Gois, sarebbe fi nito in disgrazia per traffico convinzione che parlando della misera
d’oro e imprigionato, ma la fi ne della sua fine di Duarte Pacheco il poeta intendesse
esistenza in miseria pare una leggenda se, esprimersi cripto-autobiograficamente. Vd.
dalla morte di D. Manuel fi no al 1522, egli Dicionário Camões p. 243 (Isabel Almeida).
fu ancora governatore di S. Jorge de Mina e 120 Metafora squisitamente classica; vd. ad
quindi João II gli accordò una pensione che es. Achille detto «Graium murus» da Ov.,
poi passò al figlio (cfr. Epifânio Dias, Tocco Met., XIII, 281. Del resto è formulare in
e Bismut iuxta Edoardo Rafael de Azevedo Camões: cfr. supra VIII, 38, 8; anche IX,
Basto ed. dell’Esmeraldo, di cui Duarte fu 42, 5.
appunto autore). Scriveva Damião: «E assi
121 L’originale è più potente: letteralm. ‘im-
viveo todo ho mais do discurso de sua vida,
com muito desgosto, & em tanta pobreza» bevuti’, quasi diremmo ‘infradiciati’. Si noti
ecc. (Damião da Gois Manuel parte I, p. la ripresa del v. 7 della strofa precedente:
223). «Repeticion docta, poetica i nervosa [forte,
117
vigorosa], de la entrada del verso penult. de
Il futuro è propriamente riferito a Duar-
la e. anteced.» (Faria e Sousa).
te, non a Belisario, ovviamente, ma è in li-
122 inebriati / da una dolce apparenza lusin-
nea con la sequenza dei futuri premonitori
del canto della ninfa; potremmo esplicare ghiera] Bonaretti. «L’adulazione è ossessione
Em ti & nelle veremos con ‘vedremo in lui, camoniana», dice bene Tocco. Faria e Sousa
come abbiamo già visto in te’. rimanda coerentemente a supra IX, 27, 5-6.
118 Per altos peitos cfr. l’elegia VI Que novas 123 Letteralmente, con sineddoche, ‘alla
tristes são 104 (Rimas 251); molto ricorrente lingua (parola) vana e menzognera di Ulis-
in fi n di verso l’omofono altos feitos, men- se’. Sul mito di Aiace cui furono negate le
tre gli altos muros di II, 46, 1 e VII, 70, 8 armi di Achille, date a Ulisse, abbiamo fra
si traslano in qualche modo nel muro del l’altro la celebre tragedia di Sofocle. Proprio
v. 6. Lessico recursivo epico che si salda la facundia di Ulisse gli procurò il premio
fortemente nella lode del coraggio e della ambito; cfr. Ov., Met. XIII, 382 sg.: «et
resistenza dei portoghesi altos varões (supra quid facundia posset / re patuit, fortisque
7, 2). viri tulit arma disertus» («e quanto l’abilità
119 Il termine hospitais (cfr. it. a. ospitali) della parola fosse potente / lo dimostrò in
pratica, e le armi del valoroso condottiero le
indicava ricoveri non solo per degenti ma
ottenne l’eloquente»). Sullo scontro tragico
anche in genere per poveri. Infatti, i leitos
fra l’abilità e intelligenza di Ulisse e la forza
son detti pobres, ‘miserabili’, magari ‘sudici’;
traduciamo un po’ liberamente con ignudi e disperazione di Aiace hanno scritto nume-
per indicare la desolazione del contesto. rosi poeti; qui Camões, per fare di Aiace un
Nella mitica e leggendaria ultima carta del exemplum di ingiustizia subita, si pone in
poeta, cui accenna Lourenço Craesbeck posizione anti-ulissea.
nella dedicatoria dell’ediz. 1626 dei Lus., si 124 ma vendetta è] Paggi 59 □ ma la ven-
legge: «Quem ouvio dizer nunca que em tão detta c’è] Averini. La ninfa parla in prima
pequeno teatro como o de hum pobre leito, persona quasi fosse l’anima stessa del Por-
quizesse representar a fortuna tão grandes togallo. Improbabile che qui a esprimersi in
desaventuras» (c.vi miei: «Chi mai udì che prima persona sia il poeta stesso (cfr. Faria
in sì picciolo teatro come quello di un povero e Sousa, Garcez Ferreira), anche se natural-
letto, potesse la sorte rappresentare sventure mente i suoi versi sono compensazione per
così grandi»; cfr. contra il «sublime e pubri- gli eroi e condanna per gli ipocriti.
1214
125 Variante di aparencia(s) branda(s), cfr. 131 I temidos Almeidas di I, 14, 5-6; Fran-
v. 2. cisco e suo figlio Lourenço de Almeida. Il
126 La vendetta consiste nel fatto che i rapa- padre fu il primo Viceré delle Indie ed espu-
ci lusingatori si ritorceranno contro il re che gnò Quiloa insieme col figlio nel 1505; vd.
si è fatto blandire da loro. Castanheda Descobrimento II, 1-3, pp. 1-8.
127 132 Inutile ribadire la rilevanza epica della
Si rivolge a Dom Manuel, limitando, a
quanto sembra, la sua iniquità al comporta- parità-superiorità dei capitani moderni ri-
mento ingiusto verso Duarte Pacheco; nisto spetto agli antichi.
viene ripetuto all’ultimo verso della strofa 133 Il re di Quiloa si era rifiutato di pagare
indicando un’avaritia che quindi andrà ri- i parias, cioè il tributo di vassallaggio, e per
ferita peculiarmente all’ingenerosità verso questo fu deposto e Quiloa resa una for-
l’eroe portoghese. Vengono evocati versi tezza portoghese con un nuovo governante
petrarcheschi quali «disconviensi a signor (Castanheda ivi 3, pp. 6-8; Barros Ásia I, 8,
l’esser sì parco»; «Ò servito a signor crude- 5, pp. 320-323).
le e scarso», riferiti tuttavia ad Amore (Rvf 134 Letteralmente ‘si adorna’.
207, 62; 320, 12). D’altra parte, Camões non
135 misfatti] Pellegrini □ méfaits] Bismut:
poteva certo insolentire il bisnonno del re
Sebastião, cui è dedicato il poema. Si con- cfr. supra II, 1-66. Stessa sorte di distruzione
fronti comunque l’esordio dell’ottava, Mas viene riservata alla città ribelle di Mombaça
tu… con quello dell’ott. 6 del I canto rivol- (Castanheda ivi 4-6, pp. 8-16; Barros ivi 7-8,
to al re vivente – o comunque in carica dal pp. 328-337).
136 Trappole e agguati contro i Portoghesi.
1568: E vos… Faria e Sousa ritiene invece
che Camões si prenda «notable libertad», e 137 Per vendicare la morte del feytor [ammi-
sottintenda che Manuel fu ingiusto anche nistratore, governatore] di Coulão, il Viceré
con altri eroi lusitani «que le hizieron señor inviò il figlio Lorenzo contro i mori di Ca-
de la India», «che lo avevano reso signore licut, dei quali egli distrusse e incendiò ben
dell’India», non ultimo lo stesso Gama. ventisette navi (nel 1506: vd. Castanheda ivi
128 Intendi: ‘se per tua parte non intendi 17-18 – ma 18-19 – pp. 40-42; Barros Ásia I,
donargli una condizione onorevole’. Per la 9, 4, pp. 376-381). Il sintagma fazer extremos
forma ser pera (para) cfr. Said Ali Gramática (por alguma coisa) «i. e., excessos, tudo o que
histórica I, p. 252: «Depois do verbo ser di- se póde fazer» (Moraes e Silva Dicionário),
zemos a noção de destino com a preposição naturalmente qui in senso positivo, eroico:
para» («Dopo il verbo ser, essere, intendia- ‘compirà gesta insuperabili’.
mo il concetto di destino con la preposizio- 138 Formulare: cfr. supra X, 11, 7. I gran le-
ne para»). gni sono le navi del re di Calicut, certamente
129 Cioè: ‘egli, per parte sua, ti donerà un grandi (o meglio, metonimicamente grande
Regno ricco, potente’. Due versi sintattica- è l’intera flotta) e soprattutto numerose, ben
mente omologhi, con variazione fi nale per 280 ci informa Castanheda (Descobrimento
chiasmo. II, 26, p. 51).
130 Letteralmente: ‘fi nché sarà il mondo 139 Nell’originale sae è bisillabo. Il testo in
roteato (calco dall’espressione rodear o Faria e Sousa que sae como torvão è inuti-
mundo) dai raggi solari d’Apollo’. Cfr. supra le correzione; Epifânio Dias è «inclinado»
VIII, 32, 6-7, perifrasi analoga. Nella nostra a crederla lezione camoniana, Rodrigues
versione, Apollinei va computato in cinque (Estudos pp. 40-42) non ha difficoltà a
sillabe, mentre l’originale Apolineos ne con- smentirlo. Il riferimento complessivo è ov-
ta quattro. viamente ai colpi di artiglieria.
1215
140 Letteralmente: ‘soltanto con lancia e 21,1-2. Sulla battaglia di Chaul il nipote del
spada’. Il sintagma è formulare; cfr. supra celebre teologo Diogo de Payva de Andra-
VI, 45, 1. Per l’aristìa di Lourenço e la detta- da, Diogo, figlio di Francisco de Andrada,
gliata descrizione della battaglia navale vd. pubblicherà un poema in latino dal titolo
Castanheda Descobrimento II, 27, pp. 52-55; Chauleidos libri duodecim nel 1628 (Lisbo-
cfr. anche Barros Ásia I, 10, 4, pp. 406 sgg. na, G. Rodriguez).
141 che sola conosce perché sia bene quel 146 soltanto il quale può più forte renderlo]
che decide] Pellegrini. Cfr. Rm 11, 33: «O Poppa Vòlture □ qui ne peut que par la force
altitudo divitiarum sapientiae et scientiae venir à bout du grand courage] Bismut. La
Dei, quam incomprehensibilia sunt iudicia prima traduzione ci sembra improponibile.
eius» ecc. Da intendere escondida > ‘occulta’ Cfr. qui supra 20, 8 e soprattutto IV, 35, 7-8,
> incomprehensibilis. per il concetto. Certamente, dopo quanto
142 Doppio soggetto (esforço e prudencia) e detto nel v. 1, força indica «a superioridade
verbo al singolare (reserue; sogg. di poderâ è numerica das forças» (Epifânio Dias), ma
Lourenço, e si estrae dal precedente o, ‘lo’); insieme a questa anche l’ottusa brutalità
da notare la rima ricca e derivativa. priva di eroismo propria di chi sa di essere
enormemente superiore in quantità.
143 La diade sangue/resistencia riecheggia
147 Del vento fraco e dell’accalmia parla an-
la precedente esforço/prudencia, e siamo in
un regime di variazioni intorno a dizioni ri- che Castanheda (Descobrimento II, 79).
148 Tutte le negatività elencate prima lo colpi-
correnti; cfr. ad es. II, 31 saber humano nem
prudencia (: providencia); III, 79, 7 animo & scono insieme, in modo fatale e irreparabile.
prudencia e 8 esforço & resistencia; 10, 151, 2 149Vd. Dante, Purg. I, 7: «Ma qui la morta
sangue intrepido & feruente ecc. poesì resurga».
144 La formula stereotipata com fogo & ferro 150 Se Camões ha ora in mente il celebre
(cfr. co ferro, & fogo qui sopra a 27, 3) si ar- verso dantesco «Amor ch’al cor gentil rat-
ricchisce sul piano allitterante del magnifico to s’apprende» (Inf. V, 100), sta operando
verbo ferue. Vd. la sensitiva nota di Faria e allora una sovrapposizione fra la concezio-
Sousa. ne cortese dell’amore e l’ardente nobiltà
145 Il commercio fra Europa e Oriente era guerriera (cfr. nobre~gentil, ardor~amor, se
garantito dall’Egitto; con la nuova via delle aprende~s’apprende).
Indie portoghese si creò un serio problema 151 L’aristìa di Marco Cesio Sceva, centu-
per gli egiziani, che unirono le loro forze a rione cesariano, a Durazzo è raffigurata con
quelle del Samorim; nel gennaio del 1508 tinte grandiosamente macabre da Lucano
Lourenço de Almeida partì con la sua flotta VI, 118 sgg.; cfr. poi Val. Max. III, 2, 23;
per contrastarli e la battaglia di Chaul gli fu Svet., Div. Iul. 68; Petr., TF I, 106 e n. Pac-
infausta (vd. Castanheda Descobrimento II, ca. Traduciamo con dilaniato un espedaçado,
76-81, pp. 150-164; Barros Ásia II, 2, 7-8, ‘fatto a pezzi’ (cfr. subito sotto pedaços a
pp. 81 sgg.). Comandante dei Mameluc- 31, 1 e 32, 3), che riassume il gusto epico-
chi, vincitori insieme con gli indiani e una anatomico della destrutturazione corporea
componente di veneziani, era Mir-Hocem dell’eroe, testimoniata dall’antichità classi-
(Mir sta per Emir), ovvero Amir Husain ca omerica sino al poema cinquecentesco;
Al-Kurdi, mandato appunto dal sultano su questo immaginario topico mi permetto
d’Egitto a combattere i portoghesi. Sarà un richiamo a Gigliucci Spettacolo, pp. 15-
sconfitto l’anno dopo a Diu dal Viceré che 82 e a Gigliucci Tasso pp. 73-114. Per il verso
vendicò in tal modo la morte del proprio fi- 8 della strofa, cfr. Verg., Aen. XI, 307: «nec
glio (cfr. infra). Per Cambaia cfr. supra VII, victi possunt absistere ferro».
1216
152 In Virgilio i caeca saxa (Aen. V, 164 sg.) ne portoghese: «Vai-te em paz, alma bem-
sono gli scogli nascosti sotto le acque, peri- aventurada» (Triunfos p. 61). L’enjambement
colosi per le navi. Camões non ne fa cenno, della nostra versione non è presente nel testo
ma i nemici di Lourenço de Almeida ave- originale; chiediamo venia.
vano predisposto delle estacadas infisse sul 156 Il contrasto guerra vs paz è patente, ma
fondo del fiume, ad uso dei pescatori, le Camões include la guerra nella doppia paz
quali fecero incagliare appunto le navi (cfr. «a occhiale»; la ‘serenità’ è propriamente la
Barros Ásia II, 2, 8, p. 88; Castanheda De- requies aeterna, come annota Epifânio Dias.
scobrimento II, 80, pp. 160 sg.). 157 Contrapposto all’anima integra e trion-
153 «E nesta revolta foy dom Lourenço feri- fante; cfr. supra 30, 7-8 e nota.
do dhuma bombardada que lhe levou huma 158 Dio prepara la vendetta sulla terra per
coxa, & cayo: os seus ho levantarão muyto
la morte fisica del dilaniato Lourenço. Non
tristes por ho assi verem: & ele os efforçou,
crediamo che qui l’autore faccia già riferi-
& mandou que ho assentassem em huma
mento al padre, Francisco, che effettuerà
cadeira ao pê do masto, & dali esforçava os
materialmente la vingança: siamo ancora
seus. E nisto lhe deu outra bombardada nos
nello scenario dell’azione celeste. L’ingres-
peytos que ho matou» (Castanheda Desco-
so irato del genitore arriva potentemente al
brimento II, 8, p. 163: «E in questa rivolta
primo verso dell’ott. sg.
fu don Lorenzo ferito da una bombarda che
159 il tuono della gran bufera] Pellegrini.
gli strappò una coscia, ed egli cadde: i suoi
lo sollevarono, molto angosciati per veder- Bella l’immagine di questa tempesta in av-
lo in quelle condizioni, ma lui li spronò e vicinamento («grande hyperbole» Faria e
comandò che lo ponessero su una cadrega Sousa), da cui sta come per emergere netto e
sotto l’albero maestro, e da lì continuava corrusco o pay vendicatore.
a spronarli. Ma a questo punto lo colpì un 160 Infi nita, in quanto prolungata per sem-
altro colpo di bombarda che lo uccise»). Il pre nell’inferno.
racconto della morte eroica e piena di fede 161I trabucchi potevano essere bocche di
in Dio di Lourenço è ulteriormente svilup- fuoco di vario genere (vd. supra III, 79, 3).
pato da Barros II, 2, 8, p. 89, con lo stile po- «Le basilic est le plus gros des canons» (Bi-
tente del grande historiador. La giuntura co smut). Le esperas erano pezzi d’artiglieria
alma può intendersi tranquillamente quale con impressa una sfera armillare.
co a alma. 162 Vd. supra 29, 8, analoga coppia in chiu-
154 Più malinconico Virgilio: «tum vita sa di ottava. I Mamelucchi, esercito arma-
per auras / concessit maesta ad manis cor- to originariamente di estrazione servile, ai
pusque reliquit» (Aen. V, 819 sg.), o anche: tempi della battaglia di Chaul detenevano
«tum frigida toto / paulatim exsolvit se anche il potere sull’Egitto, che mantennero
corpora» (XI, 828 sg.). Il liberarsi rapido e sino al 1517.
l’ascesa dell’anima di Lourenço fa pensare 163 Vd. Moraes e Silva Dicionário: «ANTOL-
piuttosto a tanti exitus vittoriosi (cfr. subi- HOS […] §. fig. Coisa que sempre se traz
to sotto: vencedora) delle anime dei martiri em vista, em que temos o sentido» e cita,
nelle Passiones che ottengono la palma della oltre al verso che stiamo annotando, O
santità in cielo. Poeta Simónides, Eleg. 1, 79: «Eu, trazendo
155 Analogamente nella splendida elegia del lembranças por antolhos», che si chiarisce
nostro per la morte di Miguel de Meneses, ancor meglio ai vv. sgg., 82-83: «A bem-
VI, 40, si legge: «Vai-te, alma, em paz á glória aventurança já passada / diante de mim
sempiterna». Cfr. poi Petr., TM I, 124: «Vat- tinha tão presente» ecc. (Rimas p. 234, c.vo
tene in pace, o vera mortal dea», e la versio- nostro). Thesouro: «Afiguração, represen-
1217
tação imaginaria, appetite, apprehensão, casuale l’omofonia tra il verbo latino ciere
desejo». Pimpão: «diante da vista». Basto (dal gr. kío e kinéo, germ. Ziehen ecc., cfr.
parafrasa così: «com os olhos turvados pela Forcellini) e l’agg. cioso (dal gr. zelos, cfr.
fúria e pela mágoa» (si veda allora, con una Nascentes Dicionário etimológico), anche se
sfumatura diversa, supra V, 28, 1: «Torvado v’è una nuance semantica sotterranea comu-
vem na vista»). Curiosa la versione di Paggi ne. Ennesimo paragone camoniano con la
59: «furia, e dolore ha per occhiali intanto». figura del toro (cfr. supra I, 88; III, 47; 66,
164 Motivo topico lirico-amoroso; Faria e 5-8), per cui rimandiamo alle note ivi. Qui
Sousa evoca Angelo di Costanzo e Sá de il termine di paragone è Francisco, un por-
Miranda: vd. Aguiar e Silva 1994, pp. 95 sg. toghese; vd. comunque il saggio di Madeira
Si noti la corrispondenza fra le coppie furia O símile épico.
e magoa e Fogo…agoa. 170 Con l’avversario maschio per la conqui-
165 Nell’originale vinha, con il frequente al- sta della femmina.
ternarsi di presente e imperfetto. 171 Alberi generici dell’immaginario bo-
166 Cfr. Dante, Par. VI, 66: «sì ch’al Nil caldo schereccio, ma comunque imparentati bo-
si sentì del duolo». Cfr. anche supra IV, 28, 5. tanicamente ed entrambi molto robusti;
inutile richiamare, come Faria e Sousa, un
167 Anche questa è un’immagine ricorrente;
dubbio poemetto in ottave di Egidio da
cfr. supra III, 60, 6. Viterbo in cui si legge: «far quel cozzando
168 C. s.; cfr. Hor., Carm. IV, 14, 46; B. Tas-
nel troncon d’un faggio / duro a se stesso,
so: «che l’udisse Ebro, Idaspe, e Battro, e e disdegnoso oltraggio» (Il sesto libro delle
Thile»; «tal che ’l Gange l’udio, la Tana e rime di diuersi eccellenti autori, nuouamente
’l Xanto» (Amadigi I, 1, 8, p. 1; XCI, 34, 6, raccolte, et mandate in luce. Con un discorso
p. 549) ecc. di Girolamo Ruscelli, In Vinegia, al segno
169 Così pressoché tutti i traduttori, da Pag- del Pozzo, 1553, c. 271r). Vd. piuttosto Luc.,
gi 59 a Bismut; Averini propone «eccitato» Phars II, 603: «exsul in adversis explorat
(forse pensando al lat. citus). Il paragone è cornua truncis».
primariamente virgiliano: «Ergo omni cura 172 Nella nostra traduzione, aer è monosil-
viris exercet […] / et temptat sese atque ira- labo.
sci in cornua discit / arboris obnixus trunco, 173 Nel golfo di Cambaia.
ventosque lacessit / ictibus» (Georg. III, 228-
174 Cfr. Barros Ásia II, 3, 4; Castanheda De-
234: «come quando il toro ai primi scontri
emette / muggiti terribili o tenta di sfogare scobrimento II, 97, pp. 187-189.
l’ira con le corna / scagliandosi sul tronco 175 Letteralmente ‘gonfia, vanamente altez-
di un albero e assale i venti / con i colpi o si zosa’, tumida nell’originale, latinismo.
esercita a spargere la rena per la battaglia»). 176 Cfr. supra II, 50.
cui aggiungere gli analoghi versi di Aen. XII, 177 Cfr. supra II, 52, 3.
103-106: «mugitus veluti cum prima in proe-
178che si farà scudo della fuga] Pellegrini,
lia taurus / terrificos ciet aut irasci in cornua
temptat / arboris obnixus trunco ventosque semplificando l’immagine. Ramos glossa
lacessit / ictibus aut sparsa ad pugnam pro- puntualmente: «que tem remos (para fugir)
ludit harena» («come il toro che all’inizio em vez de malhas (para combater)».
dello scontro muggiti / leva terribili o tenta 179 Malik Ayyaz, il comandante della flotta
di scatenare l’ira nelle sue corna / scaglian- indiana, governatore di Diu (vd. Ramusio
dosi sul tronco di un albero, e sfida i venti Navigazioni 2, pp. 585 sg.; K. S. Mathew,
/ coi colpi, o si prepara alla pugna spargen- Portuguese and the Sultanat of Gujarat.
do sabbia con gli zoccoli»). Sarà meramente 1500-1573, Dehli, Mittal, 1986, pp. 30 sg.);
1218
per la battaglia di Diu (3 febbraio 1509) pendio / e le teste e le mani mozzate si ri-
vd. Castanheda II, 100, pp. 195-198; Barros congiungono ai loro tronchi»).
II, 3, 5-6, pp. 124 sgg. Diu è nel territorio 185 Ci permettiamo un’allitterazione questa
dell’ampio golfo di Cambaia, allora sotto il volta assente dall’originale ma, come sap-
sultanato di Gujarat; cfr. ancora Ramusio piamo, molto interna all’usus scribendi di
Navigazioni II, p.733. Camões.
180 Vulcano come emblema mitologico del 186 Bel cumulo in fi ne di strofe con allit-
fuoco dell’artiglieria era già apparso supra terazione. L’aggettivo oscure è una nostra
II, 69, 4; 106, 5. aggiunta; l’alarido è proprio il cupo grido
181 Splendida chiusa poetica d’ottava; «di- di battaglia, o comunque indica le urla di
cho [espresso] con grandeza elegante, grave, chi combatte. All’inizio del verso la lezio-
divina, i benemerita de tal P. para dezir so- ne della princeps, ovvero E, classica copula
lamente el fondo del mar profundo», con ridondante ad aprire un’elencazione poeti-
enàrgheia, sottolinea Faria e Sousa. ca, non va corretta in He (terza persona del
182 cogli assalti] Bonaretti □ prête à l’a- verbo essere), nonostante l’emendazione sia
bordage] Bismut □ imprudente] La Valle antica e seguita praticamente da tutti: l’ot-
□ aggressa] Macedo □ together grappled tava ha un verbo al futuro ogni due versi, e
fast] Bacon □ grappled] White. Il gerundio sentirão regge i sostantivi fi nali; la parafra-
appositivo si contrappone all’aggettivo acau- si giusta è: ‘per tutto ciò che colà sguardo
e udito potranno percepire di fumo, ferro,
telada del v. 5 dell’ott. precedente. Infatti
fiamme e urla’, da legare alla frase-distico
abbiamo un crescendo di forze, sbaragliate
precedente come una sorta di esplicativa. Si
tutte dai portoghesi: quella del Samorim,
tratta di un uso di quanto prossimo al sen-
quella del governatore di Diu e quella del
so che Moraes e Silva Dicionário defi nisce
capitano dei Mamelucchi.
«segundo que, á proporçáo», e Thesouro «A’
183 Nel testo originale al futuro, ‘aspetterà’, proporção, conforme que […] Ellipticamen-
cioè ‘si sentirà pronta ad affrontare lo scon- te: Por que grandeza ou quantitade», ovvero
tro coi nemici’. ‘in rapporto a’, ma anche, semplicemente e
184 Per il modulo espressivistico epico-ca- sempre ellitticamente, ‘in quanto’.
valleresco cfr. supra III, 52, 1-2 («admiravel 187 Formulare: cfr. supra III, 118, 1. L’attac-
hipotiposi» Garcez Ferreira). Il genitivo de co funesto con Mas è analogo a supra 22,1
seus senhores concorda con corpos; Faria e e 29, 1.
Sousa preferisce invece costruire così: «Verá 188 Intendi, come nell’originale, al futuro:
de sus señores ir nadando por el mar braços
‘verrà’, che potremmo meglio tradurre ‘sa-
i piernas sin cuerpos». Nel passo sopra cit.
rebbe venuto, tornato’, visto che in patria
del III canto avevamo braços, pernas sem
non ci arriverà mai, come è spiegato subito
domo. Il senso è comunque chiaro. Trop-
dopo.
po concettosa invece l’alternativa ulteriore
189 Vd. supra V, 45. I lemmi triste e memo-
proposta da Faria e Sousa come – per lui –
la verdadera: «La armada de Mir Hocem ria sono prossimi anche supra III, 118, 5 («o
verá ir, por el mar de sus señores, nadando caso triste, & dino da memoria»), ove caso è
braços, i piernas sin cuerpos» (ad es. LG la praticamente sinonimo di successo.
segue). Si veda, fra i modelli possibili, Stat., 190 Cfr. supra VIII, 6. Scrive Garcez Fer-
Theb. IX, 259 sg.: «Iam laceri pronis vol- reira: «a Memoria tambem he o lugar da
vuntur cursibus artus / oraque et abscisae Sepultura». Cfr. Verg., Aen. VII, 3 sg. (già
redeunt in pectora dextrae» («Già gli arti cit. supra): «et nunc servat honos sedem tuus
mutilati sono travolti dai vortici rapidi in ossaque nomen / Hesperia in magna, si qua
1219
est gloria, signant», riferito alla nutrice di endurecidas al fuego (esso es tostados) en
Enea Caieta, che diede nome al luogo della vez de hierros, fueron las armas con que
sua sepoltura, l’attuale Gaeta. mataron a Don Francisco, i a otros Caval-
191 No tuvo verguença, no se corrió de atre- leros» Faria e Sousa. Castanheda parla di
verse a tanto] Faria e Sousa □ non avrà rite- una «lança darremesso [tirata a mano con
gno di] Pellegrini. violenza] sem ferro» che «deu pela garganta
192 Cioè le flotte unite di indiani ed egiziani
ao viso rey, & passoulhe a guela» provocan-
dogli la morte (ivi p. 237: 1 marzo 1510).
sconfitte a Diu (cfr. supra ott. 35-36). Fig. eti-
195 Con leggera variante dispositiva ma
mol. tirar…tirarão. Il dolore per la morte di
Dom Francisco (descritta nell’ott. sg.) è re- con il medesimo polittoto in fi nale, i vv.
toricamente espanso nelle pagine conclusive 3-4 rispecchiano i primi due. La quartina
del terzo libro della seconda decade di Bar- è saldata compattamente, secondo lo stile
ros (Ásia II, 3, 9, pp. 150 sgg.: «Finalmente, architettonico camoniano fondato sul-
dado sepultura a êle e aos outros naquele le simmetrie-ripetizioni e sulle raffi nate
bárbaro lugar […] a morte do Viso-Rei D. variazioni interne. In più v’è memoria di
Francisco gèralmente foi muito sentida, por formulazioni classiche come questa virgi-
no fi m de tantos trabalhos e de tam gloriosas liana: «occidis, Argivae quem non potuere
vitórias, como lhe Nosso Senhor tinha dado, phalanges / sternere nec Priami regnorum
por cujos méritos se esperava que el-Rei e eversor Achilles; / hic tibi mortis erant me-
o reino lhe desse igual galardão, veo acabar tae» Aen. XII, 544-546: «cadi o tu che non
per tam grande desastre, com que tôdolos poterono le falangi argive / abbattere, né
seus serviços ficaram sepultados com o seu Achille eversore del regno di Priamo; / qui
corpo» ecc.: «Finalmente, data sepoltura a era la meta della tua morte»).
lui e agli altri in quel selvaggio luogo … la 196 Cfr. supra 29, 2.
morte del Viceré don Francisco fu oggetto 197 La forma nos vale em os (per entender
di generale cordoglio, come fine di tante em vd. Thesouro), e comunque ha valore eu-
sofferenze e tanto gloriose vittorie, come gli fonico. Imbarazzante la nota di Burton (2, p.
aveva concesso il Nostro Signore, per i quali 661) che preferisce leggere não os, ritenendo
meriti si sperava che il re e il regno gli con- nos pronome personale e quindi «idle» (!).
cedessero altrettanta ricompensa [cfr. ant. 198 La verità della Provvidenza divina, in
it. guiderdone], invece venne a morire per
contrapposizione alla concezione gentile
così spaventoso disastro, e tutti i suoi servizi
del Fato, era ovviamente ribadita dai padri
furono seppelliti col suo corpo»).
della chiesa e apologisti; tuttavia, questo
193 A seluagens si contrappone destros, in non impedisce a Camões di usare il termi-
chiasmo, mentre i due versi chiudono col ne Fado nel discorso di Giove a I, 24, 6 e
polittoto. Per la morte del Viceré Francisco 28, 1, oppure di asserire che la Fortuna fa-
vd. Castanheda Descobrimento II, 123, pp. vorisce sempre Gama (ivi 44, 4). Siamo nel
235-237. Per i Cafres cfr. anche supra V, 47, consolidato regime di coesistenza poetica
3, ivi detti asperos & auaros. «CAFRES: Os da di espressioni pagane e cristiane. D’altron-
Cafraria, na costa de Etiopia [Africa in ge- de la Fortuna è presente, come si sa, anche
nerale], gente barbara e sem ley» (Barreto nella Commedia dantesca come strumento
Micrologia). divino: «O creature sciocche, / quanta igno-
194 rozi pali arrostiti] Paggi 59 □ rozze ranza è quella che v’offende! […] / Questa è
zagaglie acuite al fuoco] Pellegrini □ roz- colei ch’è tanto posta in croce / pur da color
zi tronchi infiammati] La Valle ecc. «Unos che le dovrien dar lode, / dandole biasmo,
palos toscos [grossolani, grezzi] nada poli- a torto, e mala voce» (Inf. VII, 70-93). Ci
dos (esso vale agora el rudos) con las puntas azzarderemmo a dire che questo noto passo
1220
dantesco sia ben presente al nostro, nono- un satirico Testamento dell’elefante (vd. Pie-
stante qualche differenza nell’esplicazione tro Aretino, La Cortigiana. Opera nova. Pro-
teologica. nostico. Testamento dell’Elefante. Farza, ed.
199 Magnifico cambio di tono, dal luttuoso- Angelo Romano, Milano, Rizzoli, 1999, con
martiriale al trionfale-luminoso, per quan- introduzione e testo in Appendice).
to si tratti delle fiamme di città incendiate. 202 Come già indicato nella nota a 39, 1,
Abbiamo nel primo distico una complessa l’effetto dello sfavillare si raddoppia, con in
sinestesia: la luce si apre, viene sentita e con- più la figura etimologica luz…luzentes, il so-
temporaneamente la voce si eleva. L’effetto stantivo fogo e il topos epico dello scintillare
splendente si replica all’inizio dell’ott. sg. delle armi, cui è sensibile nello stesso pe-
200 Tristão da Cunha era partito da Lisbo- riodo anche il Tasso; cfr. ad es. Val. Flacc.,
na nel 1506 per accompagnare Afonso de Arg. III, 76: «galeae clipeique micent»; Sil.
Albuquerque che sarebbe stato il secondo It., Pun. VIII, 466: «Is primam ante aciem
viceré dell’India. La navigazione fu diffi- pictis radiabat in armis» ecc. Faria e Sousa
coltosa e nella traiettoria in parte deviata aggiunge Dante, Par. II, 118: «Questa è la
verso ovest e poi di nuovo a sud-est furono luce della gran Costanza» (d’Altavilla), in
scoperte casualmente le isole che oggi si un canto paradisiaco tutto assai concentrato
chiamano appunto Tristan de Cunha con sul motivo luminoso.
203 Cioè il «coraggio» nell’opporsi ai Por-
il suo piccolo arcipelago («The remotest
Islands of the World», come gli abitanti toghesi si rivolge contro loro stessi, come
attuali amano nominarle), le ilhas do Au- le frecce di due versi dopo. Parafrasando
stro di due versi infra. Cunha raccolse poi Camões, i Persiani contra si pelejam (vd. su-
notizie importanti sull’isola di Madagascar pra II, 49, 8).
(sam Lourenço, v. 8) e all’inizio del 1507 204 Afonso de Albuquerque, dopo che il
raggiunse l’isola Socotorà (ovvero Socotra, Cunha si era diretto verso l’India, cominciò
molto più a nord, quasi sotto la penisola la conquista di numerose località arabiche,
arabica), non prima di aver conquistato e fi no a giungere al regno d’Ormuz sul fi nire
saccheggiato Oja e Brava, località della co- di settembre del 1507. Il monarca d’Ormuz,
sta africana non molto lontane da Melinde, che governava sui Parseos (oggi diremmo
nonché aver sottomesso la vicina Lamo. In ‘Persiani’), rifiutò di sottomettersi al giogo
agosto del 1507 partì da Socotra diretto portoghese (che il poeta defi nisce honroso
alla costa indiana. Cfr. Castanheda Desco- & brando, come il suave iugum di Cristo
brimento II, 31 sg., pp. 61-66; 37-39, pp. 72- nell’Evangelo) e vi fu una battaglia memo-
77 ecc.; Barros Ásia II, 1, 1-3, pp. 5 sgg. Vd. rabile conclusa con la sconfitta dei nemici
ora The Commentaries of the Great Afonso e la resa del re d’Ormuz. Vd. Castanheda
Dalbuquerque, vol. I [1774], cur. Walter de Descobrimento II, 62, pp. 119-122; Barros
Gray Birch, New York, Routledge, 2016, Ásia II, 2, 3.
capp. VII-XVII. 205 Cioè ‘ritornare indietro per lo stesso
201 Fu proprio Tristão da Cunha a riportare percorso’, come in lat. reciprocari (Epifânio
in Europa notizie più dettagliate sull’isola Dias). Il “miracolo” è attestato da Castanhe-
del Madagascar e sull’India; nel 1514 fu da Descobrimento II, 62 e già evocato dal
mandato come ambasciatore a Roma, pres- nostro supra II, 49, 6, nonché diffusamen-
so papa Leone X, a informarlo delle nuove te in Oit. III, 4 («as setas […] / que no ar,
scoperte: il suo corteggio era quanto mai Deus querendo, se viravam, / pregando-se
spettacolare, con indiani in abiti esotici, nos peitos que as tiravam», 5-8, Rimas p.
animali selvaggi e, fra l’altro, un elefante in 297); cfr. Barros, più «scetticamente» og-
dono al pontefice; Aretino scriverà nel 1516 gettivo: «E a mais maravilhosa cousa que
1221
nesta batalha sucedeu e houveram por mi- toponimi indicano località conquistate da
lagre, foi acharem muitos dêstes corpos dos Afonso de Albuquerque (ivi, 1, pp. 44 sgg.).
mouros atravessados com suas próprias fre- 210 Il soggetto sottinteso, facilmente desu-
chas, sem entre os nossos haver alguém que mibile sintatticamente, è dato dai Persiani;
tirasse com arco, de que êles usam» (Ásia «dize, que a fuerça de braço, porque pelea-
II, 2, 3, p. 62: «E la più incredibile cosa che ron mucho, i valientemente, primero que se
in questa battaglia accadde, e venne tenuta hallassen enseñados a obedecernos» (Faria
per miracolo, fu che restarono molti di que- e Sousa: «dice che la forza di braccio, poi-
sti corpi di mori trafitti dalle loro proprie
ché combatterono molto, e con valore, fu il
frecce, senza che fra i nostri vi fosse alcuno
primo motivo per cui imparassero a obbe-
che tirasse con l’arco, che essi usano»). E
dirci»). Diversamente altri, ad es. Pellegrini
Bismut conclude: «Il est probable que, dans
che traduce: «finché la forza del braccio
la confusion de la bataille, les combattants
portoghese non obbligherà» ecc. Le due
persans avaient décoché des flèches contre
interpretazioni in realtà si avvicendano nei
leurs propres galères». Vd. anche il sintag-
secoli fino ad oggi, ma la seconda è la più
ma virgiliano «confixique suis telis» (Aen.
plausibile, avallata non solo da Paggi 59, ma
IX, 543).
anche da Caldera che specificava: «hasta
206Cfr. l’analogo verbo dilatar all’inizio del que a fuerza de aquel braço aprenden» (c.vo
poema, I, 2, 3. mio; «a pura fuerça» Tapia).
207 Sulla cava di sale («huma pedreyra de 211 È soggetto della frase.
sal») ad Ormuz, in montagna, dà indicazio-
212 Mentre oggi la risorsa economica prin-
ne Castanheda Descobrimento II, 59, p. 113.
Il sale che si può estrarre «naõ basta» per cipale dell’arcipelago del Bahrein (Barem,
coprire i cadaveri che sono sparsi sul mare Baharem), nel golfo Persico, è il petrolio, in
e sulla riva: «he hum Hiperbole» (Garcez tempi più antichi le perle fornivano i mag-
Ferreira). Evidentemente l’allusione, iper- giori proventi del luogo. «Praecipue autem
bolica quanto si vuole, allude a una pratica laudantur [margaritae] circa Arabiam in
effettiva. Persico sinu mari Rubri» (Plin., N. H. IX,
208
106).
Forse un vago ricordo del macabro ini-
213 Epifânio Dias pensa alla dea Victoria dei
zio delle Etiopiche di Eliodoro («Ma quello
che più lì sorprese, fu il veder la riva tutta romani, citando Plaut., Amph. prol. 42, ma
seminata di corpi umani testé uccisi; ac- non ci sembra così necessario: la maiuscola
canto ai morti v’erano ancor dei moribon- è di Faria e Sousa, di Garcez Ferreira, non
di, carni palpitanti disperse qua e là, tutto della princeps dei Lusíadas (il che comun-
attestava un combattimento da poco cessa- que vuol dir poco; cfr. qui sotto fortuna),
to»; «At in littore plena erant omnia recens e neanche di Correa. Naturalmente questo
caesorum hominum, partim prorsum extin- non autorizza l’assurda idea di Amorim che
ctorum, partim semimortuorum, partibus si debba leggere a vitoria, e neppure esclu-
corporum adhuc palpitantium, & nuper de l’ipotesi di una qual forma di «Proso-
esse fi nitum bellum declarantium»: Helio- popeia» (Garcez Ferreira). Pimpão segue
dori Aethiopicae Historiae libri decem [...], Epifânio Dias e quindi la forma Vitória pas-
Antverpiae, ap. Martinum Nutium, 1556, p. sa a Tocco.
9). O persino un’eco lontana di un memo- 214 Il termine pejo ha molte sfumature
rabile verso petrarchesco: «piena di morti nell’ambito semantico di ‘imbarazzo, osta-
tutta la campagna» (Tr. Mort. I, 74). colo, vergogna, esitazione’ ecc.: vd. Moraes
209Gerum è l’isola dove si trova Ormuz e Silva Dicionário che gli dedica un’ampia
(Barros Ásia II, 2, 2, p. 50); gli altri due voce.
1222
1223
227 «Malaios namorados, Jaus cavaleiros» per la ciurma e gli ufficiali, come suggerisce
proverbio che riporta Barros, aggiungendo: Barros: «Mas contudo a mais de gente da
«e assi è, na verdade» (ivi p. 258). frota ficou escandalizada dêste feito, por êle,
228 Da intendersi ‘un episodio di ira, di bru- Afonso de Albuquerque, ser a parte ofendi-
talità’. da e o julgador, e mais em casos daquela
229
calidade, e em lugar e tempo que tudo eram
Ovvero: ‘ricordò nella sua narrazio-
trabalhos, não sómente de estarem todos
ne un caso di violenza davvero funesta da
com arma na mão, mas ainda era a fome ta-
parte di Albuquerque che macchiò il suo
manha, que vieram a quatro onças de biscoi-
comportamento (cfr. qui infra 47, 8) e lo rese
to por dia, e em algumas naus se comiam
condannabile, pur non estinguendo certo
ratos. […] Assi que, per uma parte fome e
la grande sua fama che circonda – è diffusa
sêde, e por outra guerra e relâmpados, co-
in – tutto il mondo’. Cfr. Castanheda Desco-
riscos [da coruscar, vd. Nascentes Dicionário
brimento III, 39, pp. 57-59. Un solo episodio
Etimológico alla voce e cfr. l’it. corrusco] e
di crudele ingiustizia, dunque, ma che da
trovoadas do inverno, trazia a gente comum
quanto si sa non fu così isolato: Albuquer-
tam assombrada, que começou entrar de-
que era un «polemico personaggio, grande
sesperação» ecc. (Ásia II, 5, 7, p. 222: «Ma,
stratega ma guerrafondaio, autoritario e
tuttavia, la gran parte della gente della flotta
irascibile, spesso in contrasto con il potere
restò scandalizzata da questo fatto, per lui,
centrale» (Tocco).
Afonso, che era la parte offesa e il giudice, e
230 à qui le destin ménage une gloire
in più in una situazione come quella, in un
éternelle pour prix de ses travaux] Bismut luogo e in un momento in cui tutto era sof-
□ fated to earn / glory for his deeds] White. ferenza, non soltanto per stare tutti sempre
Il verbo mercar (lat. emere) è usato anche in armi, ma anche per la grande fame, giac-
in senso figurato (‘ acquistare attraverso ché i marinai vedevano solo quattro once di
fatiche)’, come del resto nell’italiano co- biscotto al giorno, e in certe navi si arrivava
evo ; cfr. B. Tasso: «cercando pur come si a mangiare topi. … Sicché, da una parte la
merchi onore» (Rime I, 70: tutto il sonetto fame e la sete, e dall’altra la guerra e i fulmi-
è interessante sul tema della fama eterna) ; ni, i lampi e i tuoni dell’inverno tempestoso,
«signor invitto, che con fatti egregi / merchi riducevano la gente comune così avvilita
gli altieri e gli onorati fregi» (Giraldi Cin- che cominciò a subentrare la disperazio-
zio, Fiamme II, 232, 3 sg.); Ar., O. F. XXI, ne»). (II, 5, 7, p. 222).
80, 8 ecc. O grande Capitão non è riferito ad 234 Il futuro può essere motivato dal con-
Afonso in particolare, ma vale come detta-
testo profetico del discorso della Sirena
me generale: ‘ogni Capitano che sia vera-
(Epifânio Dias). Tuttavia lo si può leggere
mente grande’ ecc.
anche parafrasando: ‘non sarà da conside-
231 Cumulo analogo, ma più disteso, supra
rarsi, non andrà considerato’ che è come
V, 16, 3-6 («trovoadas temerosas … brami- dire ‘non va considerato’.
dos de trovoes»). 235 La colpa di Ruy Diaz (vd. nota infra) non
232Incrudeliscono sui soldati che pure sop- fu né incesto, né stupro, né adulterio; quin-
portano e si mantengono obbedienti. di fu pura conseguenza di desiderio carna-
233 A maggior ragione, punire così crudel- le, che è fra le colpe d’incontinenza meno
mente – come si vedrà – un peccato d’amore «colpevoli» anche secondo il sistema etico
in un contesto come quello del 1509, pieno scolastico-dantesco. Al v. 1 rendiamo con
di pericoli, sofferenze, battaglie, malattie una dittologia abominoso incesto, giuntura
ecc., risulta ancora più feroce e inutile, in- che si lega in chiasmo con l’adulterio deso-
congruo. Analogo sentimento serpeggiava nesto del verso 3.
1224
236 Albuquerque aveva saputo che il sol- da Epifânio Dias. L’innamoramento avven-
dato Ruy Diaz («natural da vila Alenquer, ne quando Apelle dipinse nuda la diletta di
homem de boa linhagem», Barros ibid.) si Alessandro, Campaspe.
giaceva con una delle due fanciulle more 239 «Araspe, ami de Cyrus, aimait à railler
che il Capitano aveva preso con sé (pare les hommes assez faibles pour se laisser sé-
come come dono alla Regina, ma cfr. Bar- duire par les femmes» (Bismut).
ros ibid.). Lo condannò a essere impiccato; 240 Ribattuto il concetto classico-cortese
Manuel de Lacerda, parente del colpevole,
dell’invincibilità di amore, già espresso
e altri alti ufficiali cercarono di dissuadere
supra 46, 8; inoltre topicamente adulte-
il Capitano, almeno suggerendo che il Diaz
ro (Pantea era sposa di Abradate), e tale è
fosse decapitato, come un nobile e non come
necessariamente l’amore cortese giusta An-
un malfattore comune, ma Albuquerque fu
drea Cappellano, com’è noto. La vicenda è
inflessibile. Camões difende il Diaz d’A-
raccontata ampiamente in Xen., Inst. Cyri
lemquer sostenendo che il rapporto sessuale
VI; «Cyrus ubi rem audivit, edito risu, quod
fu senz’altro consenziente (lasciva), inoltre
ab amore se nuper invictum ille dixerat […].
consumato con una creatura «inferiore»,
Nam audio equidem, Deos etiam ab amore
schiava, vile e scura di pelle – se non oscura
victos fuisse; & non ignoro, cuiusmodi ab
come origine e lignaggio. Ma vd. Marnoto
amore iis etiam hominibus, qui prudentia
Bárbora escrava.
singulari praediti viderentur, acciderint»
237 d’uomo casto] Poppa Vòlture. Cioè per (Xenophontis […] quae extant opera, Lute-
pudore, moralismo ecc. Non ci suona il tiae Parisiorum, ap. Societatem Graec. Edi-
«moderado» di Basto, né il senso analogo tionum, 1535, p. 153: «Ciro quando seppe la
che Epifânio Dias attribuisce a modesto. cosa, scoppiato a ridere, disse che egli stesso
Quest’ultimo viene comunque incluso nel- s’era defi nito fi no ad allora intatto da amore
la triade che comprende il cioso e il cruel … – Infatti, so chiaramente che anche gli
abituale (gli ou sono elencativi oltre che Dèi furono vinti dall’amore, e non ignoro le
distintivi), quindi non andrebbe inteso in cose che sono capitate per tale amore anche
accezione positiva (o almeno nettamente a coloro ch’erano sempre apparsi muniti di
tale). Il cioso è un soggetto ai pathe e, in par- una prudenza singolare»). Non crediamo
ticolare, la bellezza data ad altri e la felicità che Camões avesse presente anche il rac-
degli esseri umani lo disturba e gli fa rodere conto un po’ diverso che fa di Panthea nelle
l’animo; il modesto è cauto, controllore delle sue Antiquae lectiones il Ricchieri (Lodovi-
proprie passioni, capace anche di fi ngere e ci Caelii Rhodigini Lectionum Antiquarum
mostrarsi severo censore sul piano mora- libri XXX, Basilea, Froben, 1550, XIII, 33,
le – oppure lo è, convintamente. L’vsado a p. 508).
crueza è semplicemente un feroce tirannico 241 Venne inviato in una operazione ri-
padrone. Quasi quasi, senza inoltrarsi trop- schiosa di «spionaggio» per preparare la
po nel rischio delle sovrainterpretazioni, le conquista dell’Asia minore. «Volesse Dio,
tre figure ci rammentano le tre categorie soggiunse Araspe, ch’io habbia occasione
peccaminose di Tommaso che Dante noto- di far cosa, che ti porga utile. Puoi giovarmi
riamente traduce in incontinenza, malizia, (rispose Ciro) se tu dimostrando di fuggir
matta bestialità. dalla mia ira, anderai a’ nimici, i quali di
238 Ovvero nelle condizioni in cui si trovava leggieri ti crederanno […] e ci farai intende-
il crudele Albuquerque. Urgente è latinismo re tutti i loro disegni» (Historie di Giovanni
in portoghese antico. L’episodio, narrato Zonara monaco […] tradotte nella volgar lin-
da Plinio (Nat. Hist. XXXV, 86) è anche gua da M. Lodovico Dolce, Venezia, Giolito,
nell’Officina di Ravisius Textor, come ricor- 1564, I pp. 129 sg.).
1225
242 Alcuni riferiscono posto a Carlo il Calvo, chiamata Zeilam, che è luogo similmente
Re di Francia, traducendo ad esempio: «che di gran traffico, dove navigano molte navi,
in un’impresa grande / è occupato» Pop- vendono i lor panni e mercanzie» (Odoardo
pa Vòlture (vd. n. Epifânio Dias). Piuttosto Barbosa in Ramusio Navigazioni II, p. 554;
improbabile: si tratta di Baldovino (detto Dames Duarte Barbosa I, p. 35; cfr. anche A
‘braccio di ferro’). Non ci convince neanche Description of the Coasts of Est Africa and
Rodrigues (Estudos p. 45): «Posto em cou- Malabar in the Beginning of Sixteenth Centu-
sas grandes manifestamente se liga a Carlos, ry by Duarte Barbosa, cur. Henry E. J. Stan-
para indicar, embora de forma vaga, que era ley, London, The Hakluyt Society, 1866).
pessoa de categoria elevada, sem o que o 248 Vd. naturalmente supra I, 1, 4. Nel 1518
argumento não colheria [non starebbe in pie- viene sconfitto l’esercito nemico nella capi-
di]». La precisazione «de categoria elevada» tale portuale di Ceylon, Colombo, da Lopo
è vacua: Charles le Chauve, uno dei figli di Soares, che vi costruì una fortezza. Cfr. Ca-
Ludovico il Pio, fu re dei Franchi, re d’Aqui- stanheda Descobrimento IV, 42-43, pp. 62
tania, poi re d’Italia e Imperatore ecc., come sgg.; Barros Ásia III, 2, 2, pp. 61 sgg.
si legge in ogni manuale di storia. Baldovino 249Già dagli antichi Greci era chiamata
rapì (per força) la figlia del re, Giuditta, in- Ταπροβάνη (con piccole variazioni grafiche).
torno all’863 circa, ma fu poi perdonato da
250 La cannella (cfr. supra IX, 14, 7-8); «cor-
Carlo che lo nominò conte delle Fiandre, ter-
ritorio allora spopolato. Si noti la risponden- tiça no sentido geral de ‘casca’ (cortex) é
latinismo» (Epifânio Dias). Secondo Basto
za fra num caso grande e em cousas grandes.
è attivo un influsso dallo spagnolo corteza,
243 Lopo Soares de Albergaria è Governa-
ma Camões non aveva certo bisogno di
tore delle Indie dal 1515 dopo la morte di mediazioni per il latino classico. Si osservi
Albuquerque; nel 1517 avanza con la sua (e si ammiri) l’impasto fonico suggestivo
flotta nel Mar Rosso, non riesce a conqui- Cortiça calida, cheirosa, con l’allitterazione
stare Gidà (Jeddah) ma pone a ferro e fuoco in [k] arricchita dalla intermedia [ç], che
Zeila (o Zeyla, sul golfo di Aden), si dirige si scioglie nella «liquida» [ʃ] e con tutto lo
verso Barbora (Barbera, in terra somala, a sprigionarsi del caldo profumo in sinestesia
venti leghe da Zeyla) ma poi per il tempo mirabile. Sulla «canela de Ceilam» vd. Orta
avverso riparò a Ormuz e infi ne tornò a Colóquios c. 57v.
Goa. Come si vede «nesta estancia Cam., 251 Forte esempio dei non frequenti enjam-
sem propriamente faltar à verdade [alterare
bements del poema. Nell’ambito del tributo
la verità], faz parecer a carreira militar de
pagato dal re di Ceylon figuravano, secondo
Lopo Soares muito mais brilhante do que na
Castanheda, «quatrocentos bahares de ca-
realidade foi» (Epifânio Dias). Cfr. le fonti
nela» (ivi, 43, p. 66).
in Castanheda Descobrimento IV, 10-20, pp.
252 La torre della fortezza edificata dai
10-38; Barros Ásia III, 1, 4-6, pp. 27-40.
portoghesi. Patente la figura etimologica
244 Nell’originale il condizionale faria va in-
erguerâ…erguida.
teso come ‘avrebbe fatto’, e noi traduciamo
253 Letteralmente: ‘dai locali tanto temuta’;
col futuro. Per il tremular delle bandiere cfr.
supra VII, 54, 1-2: quasi formulare. Bismut si domanda: la torre o la bandiera?
Riteniamo si tratti della seconda, mentre la
245 Del Mar Rosso, ovviamente. prima fu eretta nel porto della città di Co-
246Si ricordi che a Medina (abominabil) è lombo (nome di origine locale, niente a che
sepolto Maometto. vedere con il nostro Cristoforo!) a Ceylon.
247 «Passata Barbora e andando verso 254 Diego Lopes de Sequeira, nuovo gover-
il mar Rosso, si trova una terra di Mori natore dell’India dal 1518, nel febbraio 1520
1226
si diresse verso Geddah contro il soldano, água, que não quis pôr muita taixa às naus,
per ordine del re Manuel, ma il vento con- e porém repartiu-a per tôdas»: «Diogo Lo-
trario lo costrinse a riparare nel porto di pes, quando inviò questi uomini a recapita-
Massaua, in Abissinia. Cfr. Castanheda De- re l’ambasceria al capitano, volle fare una
scobrimento V, 23, pp. 107 sgg.; Barros Ásia visita alla popolazione dell’isola Massaua,
III, 3, 10, pp. 157 sgg. poiché gli dicevano esserci in essa molte ci-
255 Come già altrove, Camões ingigantisce sterne d’acqua, di cui l’armata era alquanto
le gesta dei governatori, qui addirittura ri- sprovvista, e ve ne trovò quarantanove, di
correndo all’immagine biblica di Abramo cui sedici erano di sei braccia d’ampiezza,
e del mar Rosso (Ex 14, 21). Cfr. poi supra tre di larghezza e due e mezza di profondità,
IV, 63, 1-2. e altre minori, e in tutte c’era tanta copia di
acqua che non ne poté caricarne tanta sulle
256 La fonte diretta per Camões dovrebbe navi, e quindi la divise per tutte».
essere Barros Ásia III, 4, 2, pp. 172 sgg. La
258 Barros ivi p. 175. Scrive Barreto Micro-
regina di Saba avrebbe avuto da Salomone
un figlio di nome David, da cui sarebbero logia: «A RQUICO: Lugar do Preste Joam [il
discesi i regnanti dell’Abassia (o Etiópia- favoloso Prete Gianni], e o porto unico que
sôbre-Egipto); la regina Candace avrebbe tem, em o mar roxo; donde saem todolos
governato l’Etiopia, o piuttosto la Nubia, se- mantimentos [tutti gli approvvigionamenti]
coli dopo. Barros cita gli Atti degli Apostoli de que a mayor parte deste estreyto, prin-
cipalmente da costa de Arabia, se mantem,
(vd. 8, 27 «regina Aethiopum») e Strabone
pola grande copia, que delles tem, como
(17, 1, 54: la descrive ἀνδρική τις γυνὴ
Joam de Barros diz em a Decada 2. livro 8.
πεπηρωμένη τὸν ἕτερον τῶν ὀφθαλμῶν,
cap. 1». Oggi Arkiko, in Eritrea.
viriloide e guercia). Κανδάκη era propria-
259 Quasi tutti traducono con il futuro, come
mente il titolo che avevano le regine di
Meroe; una di esse (quella cit. da Strabone) fosse darão. Sarebbe comunque un futuro
cercò di invadere l’Egitto ma fu respinta dal durativo, che indica un fatto tuttora vigente.
prefetto romano Publio Petronio intorno al 260 Varie le ipotesi indentificative di queste
25 a. C. Le tavole cronologiche dei sovrani isole: chi parla del Borneo, di Sumatra, del-
di Etiopia riportano «six regnant queens le Molucche (cfr. Pimpão), chi dell’Oceania.
referred to as Kandake, comprising what Vd. Lanciani Morfologie 2006, pp. 178 sg.
appears to be a Kandake line» (Carolyn Barros (Ásia III, 4, 3, p. 188; cfr. anche III,
Fluehr-Lobban, Nubian Queens in the Nile 3, 3, p. 125) riporta un ordine del re Manuel
Valley and Afro-Asiatic Cultural History, Bo- di raggiungere le cosiddette Ilhas de Ouro
ston USA, Museum of Fine Arts, Ninth In- a sud di Sumatra, di cui si parlava – anche
ternational Conference for Nubian studies, sulla scorta favolosa di Marco Polo (che in
August 1998, disponibile online, p. 2). realtà nomina tra le meraviglie indiane solo
257 Come testimonia anche Barros (Ásia un’isola piena d’oro, Zipangu, Milione cap.
III, 3, 10, p. 160): «Diogo Lopes, como ex- 155), le quali isole, secondo alcune teorie e
pediu os homens que levaram êste recado rilevamenti, saranno in realtà proprio l’ar-
ao capitão, quis dar uma vista à povoação cipelago australiano che sarebbe stato sco-
da Ilha Maçuá, porque lhe diziam haver perto dai portoghesi prima degli olandesi.
nela muitas cisternas de água, da qual a ar- Ampia la nota in proposito in Rodrigues,
mada vinha um pouco desfalecida, e achou Estudos pp. 45-47.
haver nela corenta e nove, de que as dezas- 261 Dom Duarte de Meneses, che era stato
seis eram de seis braças de comprido, três Capitano della città nordafricana di Tangeri
de largo e duas e meia de alto, e as outras distinguendosi negli scontri contro i mori,
somenos, e em tôdas havia tanta cópia de partì da Lisbona nel 1521 col titolo di nuovo
1227
Governatore delle Indie (cfr. Castanheda 269 «Malavar sanguinolento» nel son. cit.
Descobrimento V, 69, pp. 176 sg.; Barros Ásia Esforço grande v. 8.
III, 7, 1, pp. 347 sgg.). Per l’effettivo infelice 270 Vd. Castanheda Descobrimento VI, 84-
suo governatorato vd. n. Pimpão che cita gli 88, pp. 119-128. Panane e Coulete erano nel
Annali di João III di Luís de Sousa; in real- dominio di Calicut.
tà però Camões non fa cenno ad alcun suo 271 «Nestes versos, que não são em verdade
insuccesso (il v. 2 è semplicemente una con-
muito claros, e que Faria i Sousa não expli-
statazione; terá provado va letto come: ‘aveva
ca, o verbo ‘commetter’ tem a significação
dimostrato’ la propria forza).
de “afrontar, arrostar-se com”» Epifânio
262 Vd. Castanheda Descobrimento V, 82,
Dias. «O adverbio só, que podería ser exple-
pp. 197 sgg.; Barros Ásia III, 7, 9, pp. 389 tivo [epentetico, pleonastico], como em II. 7,
sgg. 8, parece ter sido motivado pela narrativa de
263 Il riferimento è al primo viaggio, di cui Castanheda [VI, 88, pp. 125 sg.]: as bombar-
è oggetto il poema, e al secondo viaggio di das só se vingam de quem as comete: quem
Gama nelle Indie del 1502. lhes foge, escapa á sua vingança» Rodrigues
264 Letteralmente ‘e altri elevati onori’. Estudos pp. 47 sg. Il cronista accenna infatti
Gama arriverà in India come sesto Gover- ai capitani più timorosi che si allontanavano
natore nel 1524, ma vi morirà quello stesso dalla direzione di tiro dell’artiglieria, con-
anno. Era stato nominato conte di Vidiguei- centrata sul Governatore. C’è anche da dire
ra, Alfiere del Mare ed ebbe altresì il titolo che qui peito indicherebbe il ‘petto’, fisica-
di Viceré. Vd. Castanheda Descobrimento mente, mentre nei Lusiadas il termine indica
VI, 71, pp. 102 sgg; per la sua morte vd. ivi, l’anima, il cuore, il sentimento, il coraggio
72, pp. 104 sgg.; Barros Ásia III, 9, 1-2, pp. ecc., tranne in davvero rarissimi casi (ad es.
453-466. infra X, 117, 8).
265 272 Evidente riferimento ai sette vizi capitali.
Cfr. supra IX, 94, 8: «com as honras,
que illustrão tanto as vidas» e cfr. qui ott. 273 «Ánimo de cobiça baxa izento [> lat.
preced. v. 7. exemptus] […]. / Gentileza de membros
266 Faria e Sousa cita l’epigrafe per Dante corporais / ornados de pudica continência /
di J.-J. Manson (nell’ediz. della Commedia obra por certo rara de natura» (son. Esforço
di Lione, Rovillio, 1552): «al fi n lasciò, spie- grande cit., vv. 5 e 9-11). Nella nostra tradu-
gando al cielo i vanni, / il mondo tristo e zione trionfa va contato come bisillabo.
i suoi malvagi inganni», nonché il Varchi: 274Ancora una caratterizzazione forte di
«in te lungi dal mondo, e da’ suoi inganni» Henrique come giovane moderato, forte e
(Ecco, che pur dopo sì lunghi affanni in De’ capace di autocontrollo.
Sonetti di M. Benedetto Varchi, Parte prima, 275 Anche l’anima di Henrique vola subito
Firenze, L. Torrentino, 1555, p. 27). in cielo (2 febbraio 1526): cfr. supra 31, 7-8.
267 Henrique de Meneses, Governatore dal L’espressione ad astra è tipicamente latina.
1524, nominato da Gama stesso. Sul son. Si veda comunque Dante, Donne ch’avete,
camoniano a lui dedicato Esforço grande tutta la seconda stanza e l’inizio della terza
rimando alla magnifica ediz. dei Sonetti di («Madonna è desiata in sommo cielo»). Sul
Perugi, n. 94, pp. 278 sg. motivo platonico dell’elevarsi dell’anima
268Topos – ove prudencia è alla latina ‘sag- alle stelle vd. l’ampia nota di Faria e Sousa
gezza, abilità e cautela’ – del giovane saggio (che cita abbondantemente l’Alighieri).
(Henrique aveva 28 anni, in realtà non gio- 276 Pietro Mascarenhas in quel momento
vanissimo), ovvero del puer senex, su cui vd. era Capitano di Malacca («a good soldier
Curtius V, § 8. and an honest man» Bacon).
1228
277 In sua assenza, per cospirazione di composta di quattro pali, che, comunque tu
Afonso Mexia, fu eletto ad interim Lopo possa evitarli, consta di tre raggi ed essendo
Vaz de Sampaio, che manterrà illegittima- eretto, il quarto è letale»).
mente il ruolo di governatore anche al ritor- 281 Le angustae viae di Veg., De re milit. III, 6.
no di Mascarenhas. Questi fu vilmente ca- 282 Ulteriore cumulo epico-cavalleresco;
lunniato, imprigionato e quindi rimandato
cfr. supra 43, 2. Il nostro saette va computato
in Portogallo, dove però fu risarcito del suo
bisillabo.
onore e del suo titolo di Governatore, men-
283 Vd. sempre supra 43, 1 e n.
tre Sampaio sarà processato in patria ed esi-
liato. Cfr. Castanheda Descobrimento VII, 1, 284Cfr. Luc., Phars. IV, 817: «ambitus et
pp. 1 sg.; 11-12, pp. 17-20; 31, pp. 43-48 ecc.; luxus et opum metuenda facultas».
Barros Ásia IV, 1, 1 sgg. 285 Sfacciatamente: infatti la «regia dispo-
278Risente di Petrarca: «et punire in un dì sizione» che sostituiva Sampaio a Masca-
ben mille offese» (Rvf. 2, 2). renhas nel governatorato dell’India era ri-
279 Ricevuta la nomina a Governatore, Ma- sultato di una truffa. Tocco cita esempi del
scarenhas si dirige verso l’India, ma ne è im- «motivo molto glossato dalle lettere lusitane
pedito da una tempesta contraria; dovendo del periodo, quale l’avidità, l’ingiustizia e la
attendere, si diresse verso l’isola fortifica- corruzione che dominava in India tra i de-
ta di Bintão (o Bintan) e la conquistò con tentori del potere». In particolare, risultano
somma valentìa (Castanheda Descobrimento significative in tal senso le varie Cenas del
VII, 19-24, pp. 27-35; Barros Ásia IV, 1, 9-11, Soldado prático di Couto, scrittore amico
pp. 35-43). Considerando qui la rima comu- di Camões; ad esempio la «scena» ottava
ne feitos: peitos, si rammenti che ilustres fei- (pp. 81 sgg.) è indirizzata contro i veadores
tos è formulare nel poema. (o vedores) de fazenda (sorta di ‘ministri del
tesoro’), tra i quali era proprio quell’Afonso
280 tribuli d’acciar] Paggi 59 □ siepi spina- Mexia, nemico di Mascarenhas.
te] La Valle □ reticolati di ferro] Pellegrini
286 ‘nessun’onta, ma solo intenso dispia-
□ hérissons de fer] Bismut. Spiega bene Ra-
mos: «estrepes, puas [punte] de ferro, cra- cere’. Al suo ritorno in India Mascarenhas
si trova illegittimamente destituito dalla
vadas no chão [inchiodate nel terreno], que
carica di Governatore; infi ne rinuncia ad
se destinavam a impedir o avanço do inimi-
opporsi militarmente e viene imprigiona-
go», ostacolando sia i cavalli che le persone.
to e subisce un processo farsa; quindi, nel
Faria e Sousa evoca Vegezio; vd. infatti De
gennaio del 1528, con questa ingiusta ver-
re militari III, 23: «Sed maxime hac Roma-
gogna sulle spalle, partì per la madrepatria
norum militum arte perierunt: ubi ad pu-
(Castanheda Descobrimento VII, 27-51, pp.
gnam uentum est, repente toto campo Ro-
37 sgg.).
mani tribulos abiescerunt, in quos currentes
287 Chiaramente ‘senza giustificazione, mo-
quadrigae cum incidissent, deletae sunt.
Tribulus autem est ex quattuor palis con- tivo’ ma anche, in seconda istanza, senza «a
fixum propugnaculum, quod, quoquomodo luz da razão», luce che spesso non brilla in
abieceris, tribus radiis stat et erecto quarto India, come lamentava Barros (III, 3, 3, p.
infestum est» (c.vi miei: «Ma soprattutto 124 cit. da Faria e Sousa).
per questo marchingegno militare moriro- 288 «Cam. deu a justiça o epitheto de nua,
no i Romani: quando si venne a battaglia, que usualmente se applica a verdade», nota
all’improvviso in tutto il campo i Romani si bene Epifânio Dias, ma con l’aggettivo in
scontrarono con i triboli, ove le quadrighe rima baciata verdadeira il doppio concetto
in corsa fi nendovi sopra cadevano e veniva- è implicito; in questo modo *verdade e Deus
no abbattute. Il tribolo è infatti una difesa (vd. v. 3) praticamente si identificano a un
1229
livello superiore. Si noti poi, per ulteriore cfr. Dames I, p. 193 n. 1), Sampaio sbaragliò
compattamento fonico, l’allitterazione sulla i mori di Calicut nel febbraio del ’26, men-
labiodentale sonora al v. 7. tre nel ’28 sconfisse Cutiale de Tanor e la sua
289 Nonostante fosse divenuto Governatore flotta sempre di Calicut. Cfr. Castanheda De-
con l’inganno e la frode, tuttavia, sottolinea scobrimento VII, 2, pp. 2-4 e 89, pp. 139-142.
Camões, ebbe occasione di distinguersi in 293 Francisco Pereira, Capitano di Chaul,
vittoriose battaglie. vedendosi minacciato da decine di fustas
290 fulmine di guerra] Pellegrini. Sulla scia provenienti da Diu, chiese l’aiuto di Sampa-
di Lucr., III, 1034 e Virg., Aen., VI, 843 (cfr. io, il quale – siamo all’inizio del 1509 – si
anche i «folgori di battaglia» nel capitolo precipitò con una ingente flotta e mise in
petrarchesco «rifiutato» Nel cor pien d’ama- fuga gli avversari. Diede poi incarico ad
rissima dolcezza ad es. a c. 208v della gio- Heitor da Silveira di raggiungerli e scon-
litina 1552 comm. dal Vellutello; vd. Pacca figgerli defi nitivamente, cosa che avvenne
p. 558 e n.). a Bombay (Castanheda Descobrimento VII,
291
92-94, pp. 145 sgg.). Rodrigues (Estudos pp.
mostrandosi nel mar tutto furore / che
48 sg.) propone di riferire perdida e rota
de le membra hostili harà densato] Paggi 59
all’azione di Sampaio, destroçada all’im-
□ sul mare formicolante di nemici] Pellegri-
presa fi nale di Silveira, con un esempio di
ni □ provocando sul mare un tal carnaio /
e «pospositivo».
di cadaveri tutto seminato] Poppa Vòlture
294Si notino: allitterazione contigua e a
□ sul mare, pullulante di nemici] La Valle
□ sur la mer qu’il verra couverte d’enne- breve distanza (fera frota…Farâ), nonché
mis] Bismut ecc. Due linee di interpreta- rima ricca (frota: rota).
zione, dunque, riassunte così da Bismut: 295 Castanheda Descobrimento VII, 96: «Da
«les ennemis peuvent pulluler sur la mer, guerra que Eitor da Silveira fez em Camba-
ou ce sont leurs cadavres que rouleront les ya», pp. 151-154.
flots, si nombreux que la mer en semblera 296 Cioè quelli di Cambaia: cfr. supra VII,
“solidifiée”». Faria e Sousa non commenta, 21, 1 e n.
e parafrasa: «mostrandose un fiero rayo en
297 L’iterazione eroica di Heitor ai vv. 3-4
el mar, que verà quaxado de mil enemigos»
(così anche Caldera). Epifânio Dias, pure, non può che preludere al confronto con il
non glossa. Entrambi si concentrano sull’e- figlio di Priamo, l’Ettore per eccellenza.
spressione lucreziana, poi virgiliana, di L’Heitor da Silveira per cui Camões scrive
belli fulmen, sopra cit., qui a nostro avviso una ajuda al Conte di Redondo (Viceré tra
piuttosto impertinente. Nessuna indicazio- il 1561 e il ’64) in Redond. 102 (Redondilhas
ne da Rodrigues, Pimpão. Opteremmo per pp. 501 sgg.), defi nendolo «nosso Heitor lu-
l’ipotesi prima, parendoci troppo indiretto sitano», potrebbe essere un omonimo (Faria
un riferimento al carnaio di cadaveri che e Sousa) o un figlio o nipote del sopra cit.
avrebbe «coagulato» il mare. In realtà il (Bacon), che morì intorno al 1531. L’ipotesi
part. pass. coalhado era usato spesso figura- che sia invece la stessa persona viene accolta
tamente proprio per indicare una superficie da Pimpão con leggerezza e passa a Tocco
liquida riempita di alcunché: «rio coalhado «fu grande amico di Camões». Si consulti
de barcos; mar coalhado de navios» (Moraes piuttosto Braga Camões II, pp. 570-572.
e Silva Dicionário). Basti comunque richia- 298 Nella nostra traduzione è bisillabo,
mare supra II, 100, 3 e VII, 73, 6. all’antica.
292 Sul fiume di Bacanor, regione nel regno 299 Nuno da Cunha, figlio di Tristão (vd.
di Narsinga (cfr. Barbosa in Ramusio II, pp. supra 39, 5), fu governatore per quasi dieci
601 e 70: sarebbe l’attuale Barkur, per cui anni: dal 1529, anno in cui giunse dopo una
1230
lunga navigazione a Goa, sino al 1538. Al suo cio, come spiega bene Epifânio Dias: «Não è
periodo Barros dedica ben otto libri della portanto senão com muita propriedade que
década quarta, dal terzo al decimo e ultimo. o Poeta empregando um termo romano (por
300 Fece erigere una fortezza a Chale, a due ex., em Domuit autem partim ductu partim
leghe da Calicut, non potendo per quel mo- auspicio suo Cantabriam, Aquitaniam, Suet.
mento prendere la città di Diu, come illustra Oct. 21), diz que o auspicio de Noronha afu-
Castanheda (Descobrimento VIII, 43, pp. 69 gentou de Diu os Rumes». Cfr. Barros IV,
sg.). 10, 19, pp. 621 sgg.
301 305La morte compie il suo triste consueto
Traduciamo ad litteram, anche rischian-
do in italiano l’anacoluto; si noti l’intreccio dovere che riguarda tutti, prima o poi; No-
fonico Dio iLLusTRE deLLe TREme. ronha muore, come racconta Barros, tor-
302
nando in Portogallo (ivi, 22, pp. 633 sgg.).
Nel 1533 Cunha assalì Baçaim, nel golfo
306 Formulare: cfr. supra II, 49, 1-2. Succede
di Cambaia, distruggendo una difesa arti-
ficiale («tranqueyra de valos de terra», vd. a Noronha Estevão, secondogenito di Vasco
v. 8) e mettendo in fuga la popolazione; il da Gama, governatore dal ’40 al ’42 (Couto
Melique (vd. supra 35, 5) sconfitto era il go- Dec. V, 7, 1, cc. 137v sgg.). Nel ’41 si diresse
vernatore musulmano della città (Castanhe- entro lo stretto del Mar Rosso, dove conqui-
da Descobrimento VIII, 60-63, pp. 90-97; stò città ma non gli riuscì di prendere Suez
Barros Ásia IV, 4, 22, pp. 234-238). (ivi, 5-9, cc. 146r-155v).
303 307La metafora delle ‘redini’ del potere è
Garcia de Noronha, decimo governato-
re, era già anziano e morirà nel 1540. formulare nel poema, da I, 15, 3 in avanti.
304 308 Nel senso di ‘aduso’, ‘esperto del mare’,
«Nel 1535, scoppiata guerra tra il re di
Cambaia e l’impero che, sotto il nome di ovviamente riferito al «collettivo» Pirata
Gran Mogol, era stato fondato nell’India Frances. Si noti il chiasmo alla lontana con
settentrionale dai discendenti di Tamerla- la fi ne del v. 5 della precedente ottava. Il
no, il re di Cambaia chiese aiuto ai Porto- successore di Stefano da Gama è Martim
ghesi (pei quali trattò Martim Afonso de Afonso de Sousa, che aveva raggiunto il
Sousa, in seguito governatore), consentendo Brasile all’inizio del 1531 e aveva sbaraglia-
loro in cambio di costrurre una fortezza in to una nave pirata francese vicino alla costa
Diu; ma nel 1538, aiutato da una flotta in- di Pernambuco.
viatagli da Solimano II, sultano dei Turchi, 309 Per la presa di Damão, o Daman, vd. Ca-
volle riprender la fortezza, che Antonio da stanheda Descobrimento VIII, 84, pp. 124-
Silveira difese eroicamente e vittoriosamen- 126. Il muro della città è detto soberbo &
te» (Pellegrini). I Rumes sarebbero generi- armado in quanto inaccessibile e ben rinfor-
camente i Turchi, ma più precisamente si zato, ma anche per metonimia, come rileva
differenziano per origine da costoro, come Garcez Ferreira, con riferimento ai guerrieri
spiega Diogo Couto in Dec. IV, 8, 9, 159v: che lo difendevano. Faria e Sousa: «Entien-
«Da differença que ha entre os Rumes, & dese la fuerça de Damam, que estava presu-
Turcos: & por que se chamão Rumes» (cit. mida por bien armada». Bismut aggiunge:
da Pimpão). Questo fu il primo cerco de Diu «mais rien ne s’oppose à ce que ces adjectifs
(cfr. supra II, 50), cantato nel poema di Fran- désignent Martim Afonso». Il verbo escala
cisco de Andrade, su cui vd. Alves Camões, ha valore causativo (‘fa scalare’); contempo-
Corte-Real pp. 159 sgg. Siccome Noronha, raneamente, abbattuta l’unica porta della
pur mandando forze a soccorrere Silveira, fortezza, il Capitano entra ‘per primo’ (entrar
giunse in India quando l’assedio era ormai è transitivo). L’assalto è descritto più precisa-
stato tolto, il suo non fu altro che un auspi- mente e dettagliatamente da Castanheda; la
1231
sintesi di Camões risulta squisitamente epi- 319 Cioè soltanto la città di Baticalà (l’attua-
ca, in un contesto elencativo. La coppia fogo le Karwar sulla costa occidentale nell’area
& frechas non è comune; cfr. supra 46, 2 per di Goa) volle attirare su di sé la distruzione
qualcosa di simile; inoltre, rispetto a frecha, che già aveva conosciuto Beadala (si noti il
è di gran lunga più presente il sinonimo seta medesimo uso del verbo ver di 65, 8: verá…
(< lat. sagittam) nel poema. vira). La regina di Baticalà si era rifiutata
310 Cfr. supra 62, 2 n.; Castanheda Desco- di pagare il tributo richiesto ai portoghesi,
brimento VIII, 99 sgg., pp. 146 sgg. Si noti e Martim Afonso attaccò e mise a ferro e
il superlativo assoluto nella rima in A, non fuoco la città. Giustamente Tocco fa notare
comune: cfr. infra 106 (l’altro caso di rima che «tutte le imprese citate nelle ottave pre-
genericamente sdrucciola è a V, 39; Faria e cedenti furono compiute da Sousa nella sua
Sousa loda particolarmente i due luoghi del qualità di Capitão-mor dell’India: solo que-
sta fu eseguita quando già era governatore».
canto decimo).
Vd. Couto Dec. V, 9, 2, cc. 193r-194v.
311 Le battaglie contro il Re di Calicut,
320 Cfr. supra 46, 2. L’attributo fea (letteral-
messo in fuga defi nitivamente da Martim
mente: ‘[resa] orrenda’) riassume il teatro
Afonso, sono riassunte in Castanheda De-
cruento e atroce della distruzione di Baticalà.
scobrimento VIII, 142-144, pp. 202-204; 147
321 La retardatio nominis è un artificio re-
sgg., pp. 207 sgg.
312 torico; Martim Afonso è qui avvicinato sia
Letteralmente: ‘ponendo il suo Re, con
al nome del suo santo (São Martinho), sia al
molti, in fuga’, debole iperbato. Vd. Ca-
dio Marte (cfr. supra 65, 8), cioè alla potenza
stanheda Descobrimento ivi 144 sg., pp. 203-
guerriera. D’altronde il lat. Martinus deriva-
205. Il Re della città di Repelim era alleato
va proprio da Mars. Infatti il S. Martino più
del re di Calicut.
importante, poi vescovo di Tours, nacque da
313 Il monarca di Calicut (Kozhikode), ter-
un veterano che gli diede quel nome «mar-
mine già spesso incontrato nel poema. ziale» ed egli stesso fu nell’esercito romano,
314 Coppia topica, ferro & fogo, arricchita in cavaliere della guardia imperiale, nelle Gal-
allitterazione dal furor. lie, prima della celebre conversione (335) e
315 Doppiato Capo Camorim (a sud dell’In- dell’abbandono della vita militare per quel-
la religiosa, una decina d’anni dopo.
dia), Beadala è sulla costa orientale della
322 Formulare: cfr. supra IV, 25, 7 (: Marte).
penisola. Qui i nemici saranno sconfitti da
Martim Afonso (Castanheda Descobrimento 323Quindi dotato sia della forza marziale
ivi 177-178, pp. 246-250). L’espressione Mar- che della saggezza nel comando. Dizione
cio jogo è formulare; cfr. supra IV, 39, 4; X, formulare: cfr. supra VI, 35, 3; IX, 95, 2,
19, 5. sempre in fi n di verso.
316 netta] Bonaretti □ ripulita] Pellegrini, 324 João de Castro, governatore dal 1545
Averini □ purgé] Bismut □ purgata] Paggi (vd. Couto Dec. VI, 1, 1, cc. 1r sgg.), accom-
59, La Valle ecc. pagnato dai figli Fernando e Álvaro, diven-
317 Martim Afonso da Sousa nominato terà viceré solo poco prima di morire nel
Governatore, torna in India nel maggio del 1548.
1542. Terrà il posto sino al 1545. 325 Per ottenere una rima rinunciamo alla
318 Nel senso che ‘nessuno osa aprir bocca’; figura etimologica, che comunque si man-
sempre nell’originale: tremem, ‘tremano da- tiene almeno con il succederà di due versi
vanti a lui, tremano di timore’. Espressioni sopra.
proverbiali e «vulgares» (Garcez Ferreira), 326 Castro e i suoi figli, come si dirà nelle
cioè comuni. ott. sgg., saranno protagonisti del secondo
1232
assedio di Diu da parte del re di Cambaia 333 Nell’originale è plurale: ‘le (loro) mor-
Mahamud (1546). Se il predecessore aveva ti’ ecc. Così anche per il seguente opressões.
fatto erigere la fortezza di Diu (cfr. supra Per il coraggio estremo dei Portoghesi cfr.
64, 1-4), il successore la dovrà difendere un’analoga immagine supra I, 51, 7-8.
nel segundo cerco, materia epica del celebre 334 Formulare: cfr. supra V, 95, 5.
poema di Corte-Real (vd. Alves Camões, 335 Si noti nell’originale la rima ricca (fi-
Corte-Real). La vicenda sarà narrata anche
quem: sacrifiquem) e una generale coerenza
nella Crónica de D. João de Castro di Leonar-
fonica del distico. Inoltre la paratassi (che
do Nunes (1550) e nella Vida de D. João de
noi sostituiamo con un gerundio, sacrifican-
Castro di Jacinto Freire de Andrade (1651).
dosi) comporta, come fa notare Epifânio
Vd. naturalmente anche Couto Dec. VI, 2, 1
Dias, un hysteron-proteron (del tipo di Aen.
sgg., cc. 20r sgg.
II, 353, «moriamur, et in media arma rua-
327 Per l’Abassia e quindi i suoi abitanti vd. mus»): in realtà prima i figli offrono la vita
supra 50, 7. I Rumes (< Roma) sarebbero, sacrificandola a Dio nella battaglia contro
come già detto, i Turchi, che si imposses- gli infedeli, e poi ottengono così fama eter-
sarono del regno bizantino che era stato na. Il riferimento che fa Tocco alla devotio
l’Impero Romano d’Oriente (cfr. supra 62, dis manibus degli antichi romani mi pare
2); in realtà «muito poucas pessoas sabem non molto calzante.
a differença que ha d’elles aos Turcos» ecc. 336Faria e Sousa sottolinea il valore forte-
(Couto, Dec. IV, 8, 9, c. 159v). Barros e Cou-
mente onomatopeico di ruido.
to, citt. da Rodrigues (Estudos p. 50), spiega-
337 Uno dei figli di Castro, il minore Fernan-
no che propriamente i Rumes si distinguono
dai Turchi perché originari di Grecia e Tra- do, appena diciannovenne, fu vittima delle
cia e di «quella parte di Costantinopoli che mine a polvere che difendevano i baluartes;
si chiama Romania» (Couto, Dec. IV, ivi). vd. Couto Dec. VI, 2, 9, cc. 38r-39v; «Morre-
L’espressione camoniana (trazido de Roma o raõ nesta desaventura, quasi sessenta pessoas
nome tem) viene dalla forma latina nomen das principaes da fortaleza, & os de nome fo-
trahere ab aliquo (Epifânio Dias cita Ov., raõ: dom Fernando de Castro, em idade de
Met. IV, 291 e cfr. qui sopra 67, 2). dezanove annos, mancebo em que o mundo
328 tinha postos os olhos, pellas grandes espe-
Si lamenteranno col mondo dei Cieli
ranças que de si dava» ecc. (ivi 39v: «Mori-
(cioè con i loro dèi) per la rabbia di vedersi
ranno in questa disgrazia quasi sessanta per-
respinti da così pochi uomini. Solita «exte-
sone fra le principali della fortezza, i cui nomi
nuaçaõ enfatica» (Garcez Ferreira). Un po’
furono: don Fernando de Castro, all’età di 19
diversamente Epifânio Dias: «Queixar-se-
anni, ragazzo su cui il mondo aveva posto gli
hão em vão [dos decretos] dos Ceos [que
occhi, per le grandi speranze che si riponeva-
lhes parecem injustos,] ao mundo» ecc.
no in lui»). Per analoghe morti di eroi e loro
329 Nota acconciatura dei baffi alla turca. sùbite ascese in Cielo cfr. supra 31, 7-8; 56, 1;
330 Cfr. supra 32, 7. Leão nel significato di per la chiusa formulare del verso cfr. II, 42, 3.
«canhão d’artilheria antigo» è usato anche 338 Letteralmente: ‘spaventa, atterrisce’.
da Barros (Moraes e Silva Dicionário). 339 Cioè rende il mare procelloso; «las di-
331 sotterranee mine] Paggi 59. Almeno in ficultades del tiempo tempestoso» (Faria
Europa, l’uso bellico delle mine a polvere è e Sousa). Cfr. supra II, 67, 1 «vias humi-
documentato già alla fi ne del XV secolo. Per das», e anche VIII, 48, 3. Sulla tempesta
i trabucos vd. supra 32, 7 e n. violentissima che si abbatté sulle navi
332 D. João Mascarenhas, Capitano di Diu portoghesi in questo frangente vd. Couto
in quel momento. Dec. VI, 3, 1, cc. 42r-v.
1233
340 & i perigli, e i venti / e l’onde vince, e 343 decisiva e felice] Pellegrini («decisiva»
le nemiche genti] Paggi 59. Ci permettiamo anche per Basto). Faria e Sousa rimanda a
una piccola infedeltà per amor di rima ba- supra VIII, 14, 6 («soberano»).
ciata, considerando artigli anche come ar- 344 «Soubem os mouros da cidade, junto da
pioni per la guerra navale. Si veda infatti l’e- qual ficava a nossa fortaleza» (Rodrigues);
pisodio, occorso prima dell’ingresso a Diu, «paredes: são o muro das “estancias” [il ter-
narrato da Couto VI, 3, 5, c. 51v. (La nota di mine è in Couto e in Corte-Real] do inimigo.
Epifânio Dias, che fa riferimento a un altro Depois de os Portugueses se assenhorearem
evento posteriore, non ci sembra corretta). das estancias do inimigo, foi que “no campo
341 Come sappiamo, è immagine formula- largo” se deu a grande batalha» (Epifânio
re già incontrata numerose volte, quasi una Dias; rimanda a Couto, VI, 4, 1-2, cc. 64r-
catacresi, diremmo (come abrir, di due versi 70r). Quindi si parla qui delle mura dell’ac-
prima, o romper, usato da Couto). L’arrivo im- campamento fortificato del nemico asse-
petuoso del padre è simile, come nota Faria diante. Chiaramente Bismut chiosa: «Il ne
e Sousa, a quello che abbiamo letto supra 33. s’agit évidemment pas de murailles de la for-
342 Vd. supra 67, 3-4: ora il consilio e il saber teresse de Diu, puisque les Portugais y sont
assiégés. Le poète semble faire allusion à
sono ritenuti più importanti della força nelle
une attaque de la colonne de secours, menée
armas. Alvaro è più avanti negli anni rispet-
contre le camp retranché des ennemis». Si
to allo sfortunato fratello Fernando; vengo-
noti comunque l’analogia con supra 63, 6-8.
no a mente le frasi ciceroniane del De senect.
345 s’en ouvrent une] Bismut. Ma Faria e
VI: «Nihil igitur adferunt, qui in re gerunda
versari senectutem negant, similesque sunt, Sousa commentava: «Maravillosa demon-
ut si qui gubernatorem in navigando nihil stracion de furor militar, la de tener puerta
agere dicant, cum alii malos scandant, alii para entrar, i escusarla, i entrar por los al-
per foros cursent, alii sentinam exhauriant, tos muros como por ellas patentes». Infatti,
ille autem clavum tenens quietus sedeat in se alcuni Portoghesi escusam porta ed altri
puppi. Non facit ea, quae iuvenes; at vero a abrem, una vera porta dovrà pur esserci
multo maiora et meliora facit. Non viribus stata.
aut velocitate aut celeritate corporum res 346 Cfr. supra IV, 64, 6; la dizione è presso-
magnae geruntur, sed consilio, auctoritate, ché formulare, nonché topica, come illustra
sententia; quibus non modo non orbari, con vari ess. Faria e Sousa; cfr. fra l’altro
sed etiam augeri senectus solet» (c.vi miei: Petr., TM I, 75; 70 sg.
«Nulla dunque provano coloro che affer- 347 Re di Cambaia, che di lui paventa, / co’
mano essere inetta agli affari la vecchiezza. quadrupedi suoi, sol ch’è presente] Paggi 59
Simili in questa loro opinione a chi giudichi □ e al tutto lo sgomenta / insieme al branco
ozioso il pilota, in quanto che mentre i mari- suo quadrupedante] Poppa Vòlture □ stri-
nai salgono sugli alberi, alcuni corrono alle king panic / into his squadrons of elephants]
sarte lungo i bordi, ed altri vuotano lo scafo White. Bismut parafrasa: Castro amedrenta
dell’acqua, solo sta seduto a poppa immo- a vista dos inúmeros cavaleiros do rei, ma ha
bile, stringendo nella mano il timone. Egli sostenuto poco sopra che Castro non può
non si affatica come i giovani certamente, essere l’intimidé. Secondo le cronache, Ca-
ma presta opera assai più essenziale e mi- stro, dato l’enorme soprannumero dei nemi-
gliore. Alle grandi imprese non sono qualità ci con cavalli ed elefanti, si ferma per lungo
necessarie il vigore, la flessibilità delle mem- tempo e poi si ritira senza essere attaccato.
bra; ma bensì il senno, la dottrina e l’autorità Tuttavia, è attestato che anche il suo esercito
del comando, doti che la vecchiezza non che era dotato di cavalli. La smaccata citazione
scemare, rende complete»). virgiliana (Aen. VIII, 596; XI, 614) fa pen-
1234
sare ad equini piuttosto che a proboscidati. tuna; que olhasse pola conservaçaõ, pois já
Ma Camões può usare il sublime latinismo lhe sobejava fama; que assaz era haver de-
anche per diversi generi di quadrupedi. sembarcado, & offerecer ao Soltaõ batalha,
Il problema è dunque: chi si spaventa di pisando sua mesma terra. O Governador se
cosa? Castro dei cavalli/elefanti del re di deixou vencer d’estas razoes, temendo mais
Cambaia o questi dei cavalli di Castro? E, a culpa, que o perigo» (Andrade ibid.: «I
per corollario, i quadrupedi sono cavalli, nobiluomini e i soldati dissuasero il Gover-
o elefanti, o entrambi? Ma può un eroe ca- natore da tale periglioso assalto: poiché in
moniano intrepido spaventarsi? Dovremmo forze così sproporzionate, era anche degna
allora tradurre lhe amedrenta con ‘lo lascia di riprensione la vittoria; [dissero] che gli
perplesso’, riferendoci al portoghese che ri- uomini grandi confidano più sulla ragione
mane tre ore a riflettere, giusta Couto (Dec. che sulla fortuna; che guardasse almeno alla
VI, 5, 7, c. 97r; cfr. Andrade Vida de Dom conservazione, giacché già lo soggiogava la
João de Castro IV, 51, p. 379)? Questo ge- fama; che assai era essere sbarcati e offrire
nera in noi, più che in Castro, qualche per- al Soldano battaglia, calpestando la sua stes-
plessità. D’altronde basterebbe intendere a sa terra. Il Governatore si lasciò vincere da
vista come à vista e il soggetto resterebbe queste ragioni, temendo più la colpa che il
Este, cioè il vincitore Castro, i quadrupedi pericolo»).
sarebbero i suoi cavalli e lhe si riferirebbe 348 Nel 1547 D. João si lanciò contro l’Hi-
al Re di Cambaia (può comunque rimane- dalcão (o Hidal-Khan, Idalxá) che si era ri-
re il riferimento al Re anche col cambio di appropriato delle terre di Bardez e Salsete;
soggetto Este → vista). Così avremmo un in quest’occasione scese alla città di Dabul
Camões che non rispetta le cronache, anzi (cfr. supra 34, 6) e la mise a ferro e fuoco
le capovolge, ma lascia l’esito piuttosto inde- (Couto Dec. VI, 5, 9, cc. 98v-100r e Andrade
fi nito. Cfr. ad es. la traduz. di Bonaretti: «Il IV, 60-61, pp. 384-386). «The ruler of Goa
forte vincitor poi si presenta / intrepido sul before his capture was called Hydalcham
campo al formidato / Monarca di Cambaia, by the Portuguese, perhaps a corruption of
e l’atterrisce / de’ cavalieri suoi col grande Adil Khan. Adil Shah of Bijapur might the
stuolo». Oppure Castro intimorisce e raffre- person meant. His reign (1535-1557) would
na il Re nemico, nonostante tutti i suoi ele- fit nicely with Castro’s term of office» (Ba-
fanti/cavalli e la sua superiorità numerica, con; cfr. Burton 2, p. 663).
talché l’avversario non attacca; in tal modo 349 Precedentemente, rispetto alla vicenda
il poeta mostrerebbe la forza intimidatoria
appena narrata, Castro dovette marciare
del portoghese e tacerebbe della sua ritirata,
contro l’Hidalcão fi no a Pondá, dove le
peraltro non ingloriosa. Tuttavia, la sintassi
truppe nemiche si ritirarono nella foresta
non conforta questa lettura, a meno che non
lasciando perdere le loro tracce (Couto Dec.
la si contorca inverosimilmente. E dunque?
V, 5, 3-4, cc. 88v-92r; Andrade Vida de Dom
Non abbiamo risposte certe. Sarà necessario
João de Castro IV, 31-41, pp. 359-370).
affidarsi alle testimonianze cronachistiche;
350 Faria e Sousa riporta qui ben 10 ottave
del resto Castro viene consigliato dai suoi
più vicini di non attaccare, con l’argomento «rifiutate», trascritte dal ms. Montenegro.
della razão, che risponde bene al consilium, 351 chi per un verso chi per l’altro] Pelle-
dote del Governatore: «Os fidalgos, & sol- grini □ in varie parti] Poppa Vòlture; «qua-
dados dissuadiraõ o Governador de taõ lidades» secondo Epifânio Dias e Basto.
perigoso acomettimento; porque em forças Pensiamo sia più semplice il valore locativo:
tão desproporcionadas, ainda era digna «O entiende por varios modos de mereci-
de reprehensaõ a victoria; que os homens mentos, o por varias tierras: i lo ultimo nos
grandes fiavão mais da razaõ, que da for- agrada más» (Faria e Sousa).
1235
352 Cfr. supra IX, 89, 7. Soggetto di viram sono ‘gli astanti’, diciamo,
353 Cfr. supra VIII, 38, 3-4. e l’uso del verbo vedere (poi dopo descobrir)
354
configura una ipotiposi clamorosa: la Ninfa
Nel Moraes e Silva Dicionário «levar» è
ha posto sotto gli occhi (ad oculos posuit)
proprio uno dei significati del verbo varrer;
gli eventi cantati, come impone la retorica
«la estancia toda está sonantissima» (Faria
enargica.
e Sousa).
364 Torna in scena Tethis, grave e graziosa
355 Cfr. qui sopra a 71, 1.
insieme (cfr. supra IX, 54, 2), come nel mo-
356 Faria e Sousa riporta qui ben undici
dello petrarchesco laurano e anche nella
stanze «rifiutate» che celebravano la gloria Beatrice dantesca.
del Portogallo. 365Infatti Teti innalzerà il canto dalle gesta
357Cfr. Ov., Fast. VI, 811: «Sic cecinit Clio. mondane alla dimensione cosmica.
Doctae assensere sorores». 366 La scienza dei limitati, miseri mortali
358 Si rammenti supra IX, 84. è erronea. Nell’originale, errados ha valore
359 Straproverbiale immagine della rota attivo: ‘erranti, che errano’.
Fortunae; citiamo soltanto Dante, in cui 367 «Seguita i passi miei, ch’io son ninfa di
Fortuna «volve sua spera e beata si gode» questo luogo» ecc., Sannaz, Arcadia prosa
(Inf. VII, 96); «però giri Fortuna la sua rota XII, 13 sgg. Faria e Sousa aggiunge anche
/ come le piace» (ivi XV, 95 sg.). Il plurale una citazione da Juan de Mena, ma troppo
rodas è spiegato da Faria e Sousa come ri- generica e persino in contrasto con i versi
ferentesi alla ruota del passato, a quella del del nostro.
presente e a quella del futuro. Ma un plurale 368 Tutta l’ottava ha sapore dantesco. Del
in luogo del singolare è habitus comune nel-
resto, da qui sino alla fi ne della cosmovisão
lo stile camoniano. Le sfere celesti (Garcez
del X canto il sospetto di una memoria del
Ferreira) non ci hanno nulla a che fare.
Paradiso è forte, come vedremo meglio.
360 Questa consona voz indicherà tecni- 369 Cfr. Dante, Inf. IV 118: «sopra il verde
camente una omofonia o semplicemente
un canto armonicamente costrutto («bien smalto». Gli smeraldi indicano l’erba, i rubi-
sonante…musica bien acordada» Faria ni i fiori; cfr. anche Purg. VII, 73-77.
370 tali che chi vede intende subito di calca-
e Sousa)? Propenderemmo per la prima
suggestione; cfr. supra 6, 1-4. Nella Bibbia re un suolo divino] Pellegrini □ tels qu’à les
abbiamo il sintagma «voce consona» a II voir, on eût cru fouler un sol divin] Bismut.
Par 20, 21. 371 La luce, non l’occhio, lo sguardo, come
361 Non soltanto si noti la figura etimologi- intendeva Faria e Sousa.
ca famosa…fama, ma si consideri che famosa 372 Da rimarcare la figura etimologica cla-
è una sorta di crasi-anticipazione del sintag- rissimo…claramente, in una quartina tutta
ma fama gloriosa. dedicata alla trasparenza luminosa. D’ora in
362 «Postquam exempta fames epulis men- avanti vd. Pereira da Silva A astronomia pp.
saeque remotae» (Aen. I, 216). 55 sgg. e passim. Vd. anche nota di Tocco,
363 Soggetto di descobre dovrebbe essere che cita Moura Os penhascos, pp. 148-150.
implicitamente l’armonia e la doce suauida- 373 In quanto quinta essenza della regione
de, cioè il canto stesso della Ninfa; il presen- celeste (mentre al centro c’è terra, acqua,
te andrà allora letto con valore di durata nel aria, fuoco). «Os ceus são de uma substân-
passato fi no al momento presente: ‘era an- cia incorruptível […]. A substância dos
data discoprendo, mostrando’, giacché i fei- céus chama Aristóteles a quinta substância
tos sono le gesta cantate nelle ottave 10-73. porque não è nenhuma da dos quatro ele-
1236
mentos» (João de Castro cit. da Moura Os te, & è egli imobile, per essere conforme a
penhascos, p. 158). quell’alta & prima cagione. In modo, che
374 Cioè il potere divino. Risulta, stando a tutto questo gran cerchio viene a costare di
Epifânio Dias, in questa accezione un hapax quattro elementi, et d’undici cieli» (Dialogi
camoniano. Le sfere sono quelle dei sette maritimi di M. Gioan Iacopo Bottazzo […],
pianeti, delle stelle fisse, del Cristallino, del Mantova, I. Ruffi nello, 1547, cc. 57r-v).
Primo Mobile e dell’Empireo, ovviamente Segue la spiegazione storica del perché gli
concentriche, con la Terra al mezzo, secon- antichi ritenessero nove i cieli (Dante ne
do il sistema tolemaico. Cfr. Pereira da Silva indica dieci, aggiungiamo noi). Dunque, in
A astronomia p. 55 e la stampa, alla pag. pre- un dialogo divulgativo, nell’area dell’Acca-
ced., della machina Mundi tratta dalla Mar- demia degli Argonauti, cioè in un testo che
garita Philosophica. Fonti di questo sistema vuole illustrare in modo preciso la doxa e
sono Sacrobosco, il più tardo commento di la visione coeva della «macchina del mon-
Clavio, la traduzione di Pedro Nunes ecc. do» a un pubblico ampio e colto, troviamo
Secondo Moura Os penhascos (pp. 148 sgg.) esplicato il sistema degli 11 cieli e ricordato
è principale l’influsso del trattato di João de quello dei nove cieli come teorizzato prece-
Castro (proprio il viceré di cui sopra), tra- dentemente. Insomma, Camões non aveva
duzione-rielaborazione sempre della Sphae- nessun bisogno di leggere l’inedito testo
ra del Sacrobosco. Proposta discutibile. Se di Castro per optare per il sistema degli 11
leggiamo un brano di un testo cinquecen- cieli e sapere d’altronde che Sacrobosco ne
tesco scelto senza un’intenzione particolare, prospettava solo 9.
all’altezza degli anni ’40 del secolo, trovia- 375 Linguaggio complesso, di arduo gusto
mo ad esempio: «Tornando dunque alle dantesco. Il gerundio Voluendo secondo Pe-
parti principali di tutto il cielo, ti dico, che reira da Silva A astronomia non si riferisce a
elle son quindici, & tutte ritonde anchora. un movimento, perché l’Empireo è immo-
Primieramente i quattro elementi, ove il pri- bile: «não se refere a movimento da esfera,
mo è la Terra di tutti gli altri la più ignobile, porque a superficie externa do globo per-
il secondo l’acqua, il terzo l’aria, il quarto tence ao undécimo céu, ao Empírio imóvel.
il fuogo, di tutti il più eccellente. Seguono A esfera, volvendo, isto è, curvando-se em
questi le sette Sphere, la prima della Luna, tôrno do eixo do mundo em círculos para-
la seconda di Mercurio, la terza di Venere, lelos, ora se ergue, ora se abaixa em relação
la quarta del Sole, la quinta di Marte, la se- a um plano horizontal» (pp. 40 sg.: «non
sta di Giove, la settima di Saturno, & sovra si riferisce al movimento della sfera, per-
tutte queste l’ottava Sphera, che firmamento ché la superficie esterna del globo pertiene
o cielo stellante si noma, per essere in lui all’undicesimo cielo, l’Empireo immobile.
fisse quante stelle veggiamo, dalle sette er- La sfera volvendo, cioè curvandosi intorno
ranti infuori, che pianeti si chiamano. Sopra all’asse del mondo in circoli paralleli, ora si
l’ottava gli è poi la nona ch’è senza stelle, eleva, ora si abbassa in relazione a un piano
& sopra la nona, la decima, detta per altro orizzontale»). Tuttavia, fa notare Bismut, «le
nome il primo mobile, priva similmente di globe est transparent, et l’intérieur en est
stelle. I Theologi Christiani v’aggiungono il parfaitement visible. A travers l’Empyrée
Christallino, il quale alcuni scrivono essere immoble, on aperçoit les révolutions de tous
il nono, & dalle acque, che (come ne ’nse- les orbes qui tournent sur leurs axes». Noi
gnano le sacre lettre) sovra il fermamento, traduciamo con girando, pensando anche
cio è il cielo rimasero. L’Empyreo, dalle di- al valore approssimativo-poetico di certi
vine fiamme nomato, nel quale siede Iddio, termini utilizzati dal nostro, pur puntiglio-
& albergano i beati spiriti, & l’anime elette, so in queste ottave descrittive. Per quanto
da Greci Olympo, cio è albergo tutto lucen- segue, commenta Epifânio Dias: «tanto em
1237
um com en outro hemispherio, em parte quanto fomento poetico, più che scelta cul-
nenhuma apresenta elevação ou depressão turale precisa. Va tenuto presente però sem-
alguma»; è necessario citare Cic., Tim. 6, 17: pre Cicerone: «Sic ergo [Mundus] generatus
«idque ita [Deus] tornavit ut nihil efficere ad id est effectus quod ratione sapientiaque
posset rotundius, nihil asperitatis ut habe- comprehenditur atque aeternitate inmutabi-
ret nihil offensionis, nihil incisum angulis li continetur. Ex quo efficitur ut sit necesse
nihil anfractibus, nihil eminens nihil lacu- hunc quem cernimus mundum simulacrum
nosum – omnesque partes simillimae om- aeternum esse alicuius aeterni» (Tim. 2, 7:
nium, quod eius iudicio praestabat dissimi- «Dunque il mondo, generato in tal modo, fu
litudini similitudo»: «e lo tornì in tal modo fatto in conformità dell’essere intelligibile,
che non avrebbe potuto creare nessun’altra eterno e immutabile. Da ciò consegue che
figura che fosse più rotonda, che avesse mi- questo mondo visibile deve essere l’immagi-
nor numero di asperità o diseguaglianze, ne eterna di qualche modello eterno»).
che fosse meno spezzata da angoli o incavi, 378 «Così di desio pieno e impaurito»
sporgenze o rientranze, dovunque più simi- (Fregoso, Cerva bianca, canto V).
le a se stessa che tutte le altre figure, perché, 379 picciolo transunto] Paggi 59 □ l’imma-
a suo giudizio, la somiglianza era superiore
gine] Pellegrini □ un modello] Poppa Vòl-
alla dissimiglianza».
ture □ il nucleo] Averini ecc. Ramos glossa
376 Cfr. Cic. ivi 20: «levem illum effecit et transunto reduzido con «miniatura». «La
undique aequabilem et a medio ad sum- Geometría es antigua sciencia, con que se
mum parem et perfectum atque absolutum mide el Orbe en su transunto», Juan de Arfe,
ex absolutis atque perfectis»: «lo fece liscio De varia commensuración para la esculptura,
e in ogni parte eguale e dal centro all’ester- y architectura, Sevilla, A. Percioni y Juan de
no pari e perfetto, composto di parti com- Leon, 1585 (evocato da Faria e Sousa, c.vo
piute e perfette». L’insistenza di Cicerone, mio; citiamo dalla séptima impresion, Ma-
che latinizza il Timeo, sulla perfezione, la drid, P. Barco Lopez, 1795, p. 3). Il modulo
levigatezza (cfr. infra 80, 6), soprattutto la si- dell’epitome, dell’immenso nel piccolo, del
militudo come valore concettuale (ed etico) picciol mondo che si proietta nel gigantesco
supremo ci sembra presente al nostro, pure senza rinunciare a transumerlo è topos ma-
nei vv. sgg. Non sfugga però anche l’inizio nierista e soprattutto, poi, barocco.
del secondo libro dell’Historia naturalis di 380L’espressione machina mundi risale a
Plinio, dove si legge fra l’altro, a proposito Lucrezio, V, 95; cfr. Galzerano Machina
del Mundus: «Sacer est, aeternus, immen- mundi.
sus, totus in toto, immo vero ipse totum, 381 Eterea per quanto riguarda i cieli, ele-
infi nitus ac fi nito similis, omnium rerum
mentale per i quattro elementi centrali
certus et similis incerto, extra intra cuncta
terra-acqua-aria-fuoco. Così in Sacrobosco
complexus in se, idemque rerum naturae
e in Nunes (citt. da Pereira da Silva A astro-
opus est rerum ipsa natura» (II, 2).
nomia pp. 56 sg.).
377 L’immagine è in Sacrobosco e nei suoi 382 Cfr. supra 76, 1-2.
commentatori-traduttori: il mondo è fatto a
383 «Omni autem totam figuram mundi le-
somiglianza del mundus archetypus, cioè di
Dio stesso (vd. Pereira da Silva A astronomia vitate circumdedit» (Cic., Tim. 6, 18).
pp. 43-47). Non credo sia necessario pensare 384 La scelta lessicale per cui Dio cerca l’in-
qui al «Deus helénico, o Logos» in contrap- tero mondo globosus ha fatto pensare qual-
posizione al Dio giudaico-cristiano, come fa cuno a una sorta di panteismo, come quello
Saraiva Estudos pp. 20 sg. Il sincretismo è accennato da S. Anselmo nel Monologio
indubbiamente una cifra camoniana, ma in (Epifânio Dias), ma non crediamo sia la via
1238
interpretativa giusta. In sostanza, poetica e l’incipit: «Deos non esse quos colit vulgus
teologica, Camões vuole ribadire il concetto hinc notum est. Reges olim fuerunt, qui ob
che Dio comprende (continet) ogni cosa ma regalem memoriam coli apud suos post-
da nessuno e da nulla è compreso (contine- modum etiam in morte coeperunt» ecc.
tur), non che Dio sia in tutte le cose (come in- Seguono, nell’ordine stesso camoniano, gli
dicava una celebre frase di Agostino cit. dal esempi di Saturno, Giano, Juppiter e Giu-
Landino nel suo comm. alla Commedia, Par none.
I, 1-3). Vd. le congrue citazioni da Cicerone, 390 Non è altro che un topos, già valido per
Giov. Crisostomo ecc. in Garcez Ferreira. E Dante ai suoi tempi, che oltretutto diventa
soprattutto cfr. Dolce, Trasformationi: «e la un obbligo prefatorio a ogni libro che ac-
divina mente solo intende, / che l’intelletto cenni alle divinità gentili. Camões qui non
human non lo comprende» (XXIX canto; esprime una sua propria posizione teologi-
citiamo dalla giolitina del 1561, p. 304); Te- ca, semplicemente obbedisce alle necessità
baldeo, cap. Dapoi che la caduca e fragil vesta controriformistiche, che permetteranno
(vulg. 276): «e non comprende / tua mente all’inquisitore Bartolomeu Ferreira di con-
il ben che qua su se riceve, / ché ingegno siderare legittimo il poema (vd. prefaz. alla
human sì alto non se extende». princeps qui sopra, avanti il canto primo).
385 Adottiamo viso nel senso di visus, cioè Cfr. poi Lact., Inst. I, 2, 36: «Multa in hunc
vista. modum poetae transferunt non ut in deos
386 Vile sta per terreno, non celeste. mentiantur, quos colunt, sed ut figuris ver-
387 sicoloribus venustatem ac leporem carmi-
Domando ancora scusa per la torsione
nibus suis addant» (vd. Concetta Carestia
con cui ho riprodotto il testo originale, a
Greenfield, Humanist and Scholastic Poetics.
fi ne di rima baciata. In tutte queste ottave
1250-1500, London & Toronto, Associated
è ovviamente presente il Dante del Paradiso
Univ. Presses, 1981, p. 127).
(oltre a Pedro Nunes), ma negli ultimi versi
391 Il tratto] Paggi 59 □ ingegno] Bonaret-
in particolare sentiamo l’eco di XXXIII,
123 sgg: «O luce etterna che sola in te sidi, / ti La Valle □ genio] Poppa Vòlture Averini
sola t’intendi, e da te intelletta / e intendente □ human usage] White □ le commerce des
te ami e arridi!» (c.vo mio). I commentato- hommes] Bismut □a sociedade humana]
ri, da Faria e Sousa in poi, hanno indicato Epifânio Dias ecc. Varie accezioni di trato
vari passi danteschi per queste ottave camo- tutte più o meno valide; noi lasciamo inalte-
niane; ad es. XXX, 49-51, 38-42; XXVII, rato il lemma, come già il primo traduttore,
112-114 ecc. Inoltre, il concetto per cui la cercando di avvertire, nell’aura semantica
creatura è a somiglianza di Dio ma in nes- di tratto umano, armonici quali: ‘compor-
sun modo Dio è somigliante al creato (Tom- tamento, trattamento, rapporto, amicizia,
maso, cit. in Garcez Ferreira) spiega perché legame, conversazione, relazione’.
Camões dica che non v’ha nel mondo cosa 392 Faria e Sousa cita un passo dantesco in
assimilabile a Dio stesso. cui si parla della deificazione degli astri:
388 Non tanto dèi quanto divos, nell’acce- «questo principio, male inteso, torse / già
zione di ‘santi’; «v. g. divus Antonius, S.to tutto il mondo quasi, sì che Giove, / Mer-
Antão» (Epifânio Dias). curio e Marte a nominar trascorse» (Par. IV,
389 Va ricordato l’accenno all’evemerismo 61-63). Naturalmente estrellas è generico per
supra IX, 91 e vd. Alves Camões, Corte-Real pianeti, costellazioni, stelle.
pp. 622-642. L’antica dottrina era stata as- 393Dio è chiamato Giove anche nella Com-
sorbita dall’apologetica cristiana; cfr. Ci- media; la divina provvidenza rappresenta
priano, De idolorum vanitate, subito dopo Dio stesso.
1239
1240
407 Ce vertigineux tourbillon] Bismut. Per to, transportado, enlevado, extatico», aspetti
alcuni rapto è sostantivo tecnico che indi- che in qualche modo arricchiscono anche il
cava giusta Tolomeo (e Sacrobosco ecc.) senso del curso del sole giusta Camões. Non
proprio il movimento del primo Mobile e si dimentichi, lo ripetiamo, che la terminolo-
quindi il suo agire dinamico. Però il Moraes gia «tecnica» si adatta in queste ottave all’esi-
e Silva Dicionário colloca questo verso dei genza primaria, che è poetica.
Lusiadi a illustrazione dell’aggettivo rapto 410 Sarebbe il Cristallino, nono cielo nel
proprio nel senso di ‘rapido’. In italiano po- sistema di 11, di cui viene evidenziata la len-
tremmo pensare all’attributo ‘rapinoso’, che tezza con l’anadiplosi vistosa (lento, / tam
però è attivo. Approfondimento in Pereira lento). Il Cristallino compierebbe un avan-
da Silva Astronomia pp. 58 sg., ove leggia- zamento di 1 grado e 28 minuti ogni 200
mo: «No primeiro verso indica-se com o anni. Era ritenuto un cielo trasparentissimo,
adjectivo grande a rapidez do movimento e perciò defi nito «acqueo», ma ovviamente
diurno, de todos os movimentos celestes non conteneva l’elemento acqueo, bensì era
o de maior velocidade; com a palavra rap- simile all’acqua in quanto, soprattutto, a
to indica-se a sua causa, sendo o primeiro «perspicuità»: vd. Trattato de anima compo-
móbil que arrasta consigo todas as esferas sto dal Reverendo Padre frate Melchioro Par-
interiores, “omnes alias sphaeras secum im- mesano, Venezia, B. de Viano de Lessona,
petu suo rapit”». Ma che all’attacco di que- 1537, I, 670-673; sull’autore e i suoi dialoghi
sto verso la coppia rapto, & grande rispetto a dell’anima vd. Paolo Senna, Un esempio di
movimento non sia una dittologia aggettiva- didattica sacra: i «Dialogi de anima» di Mel-
le ci pare improbabile. chiorre da Parma (1499), «Rivista di lettera-
408 Pimpão glossa ‘con precauzione’; Poppa tura italiana», XXII, 2005, 3, pp. 11-34.
Vòlture defi nisce il Sole «saggio» ecc. Faria 411 Vd. supra IX, 21, 4; Egl. I: «de flores mil
e Sousa sosteneva invece che in portoghese o claro céu se esmalta»; El. VI: «nos assen-
andare a tento significasse ‘andare a caso, tos de estrelas esmaltados» (Rimas pp. 315,
senza sapere dove’, e riferiva questo al Sole 249).
che appunto è guidato da un curso alheyo, un 412 Il firmamento, o cielo delle stelle fisse,
impulso esterno, un ritmo datogli dal primo corpi ‘lisci, levigati, lucidi e luminosi’. «As
Mobile. Ma il Moraes e Silva Dicionário leg- estrêlas eram condensações da matéria que
ge chiaramente: «A tento, adverbialmente, constituia os céus. Eram pois as estrêlas
com attenção» e appone esempi camoniani. fixas como nós do firmamento, esferas de
Forse Faria e Sousa confondeva il nostro quinta essência condensada, lisas como es-
tento < TENTUM con tento < TALENTUM, che pelhos, radiantes como grandes globos de
vale per ‘gettone da gioco’? In ogni caso, ouro, brilhando à luz do sol» (Pereira da
il fatto che il Sole giri coscienziosamente e Silva A astronomia p. 60). Si noti la coppia
costantemente è appunto segno dell’effetto aggettivale spezzata dal verbo.
della regolarità di movimento cui lo induce 413 Corso uniforme (vd. Sacrobosco cit.
il primo Mobile. da Epifânio Dias) sui suoi assi, cioè i poli
409 Cioè seguendo un corso non deciso da se dell’ottava sfera (cfr. Pereira da Silva Astro-
stesso ma dettato dall’impulso del primo mo- nomia pp. 60 sg.; anche in latino axis può
bile. Si tratta della differenza fra motu proprio significare ‘polo’). Diversamente Rodrigues
e motu alieno (Pereira da Silva A astronomia (Estudos pp. 54 sg.) ritiene il termine axes
p. 60). Dell’aggettivo alheio il Thesouro offre vada interpretato come ‘cielo’, pure in que-
comunque molteplici sfumature semantiche; sto caso autorizzato da esempi latini. Bismut
da considerare ad es.: «apartado, remoto, di- aggiunge: «Selon moi, les étoiles sons sans
stante, longinquo», e forse ancor più: «absor- doute animées de trois mouvement dis-
1241
tincts: le mouvement diurne, celui du se- 420 Nell’ordine: l’Orsa Maggiore (Carro,
cond mobile et celui de la huitième sphère. lat. plaustrum), l’Orsa Minore (Cinosura),
Mais par axes j’entends les axes de chaque Andromeda e il padre di lei Cefeo, il Dra-
étoile, dont le scintillement pourrait être gone, Cassiopea, Orione, il Cigno (per il to-
produit par un roulement sur place». Tut- pos cfr. supra IX, 24, 1-2; Garcilaso, Egl. II,
tavia Faria e Sousa puntualizzava: «Estas 554 sgg.), la Lepre inseguita dai due Cani,
estrellas corren en los axes desse cielo ota- il Maggiore (ov’è la stella Sirio) e il Minore
vo […]. I no se entiende que corren ellas, (detto anche Procione), Argo e la Lira, tra-
porque son fixas; sino que corren en el, dizionalmente ‘dolce’ perché suonata soa-
porque el corre con ellos» («Queste stelle vemente da Orfeo. Si osservi come di una
corrono sull’asse di questo cielo ottavo. … ottava elencativa Camões faccia un sublime
Ma non si intende che sono loro a correre, pezzo di poesia stellare. «Soberania inimi-
in quanto son fisse, piuttosto che corrono in table (solamente concedida a tal ingenio)»
esso, poiché esso corre con loro»). (Faria e Sousa).
414 Faria e Sousa richiama Dante, Par. II, 421 Saturno, padre di Giove, è effettivamen-
130: «e ’l ciel cui tanti lumi fanno bello». te un dio antico; come rappresentante del
415 Lo Zodiaco, cui Pereira da Silva dedica tempo e dell’umor melanconico è propria-
un intero capitolo (Astronomia pp. 71 sgg.). mente raffigurato quale vecchio.
Il cinto douro è formato dalle luminose co- 422 nel quarto assento] Paggi 59 □ in quarta
stellazioni. Vd. l’analoga «cinta dorada» in zona] La Valle □ au quatrième séjour] Bi-
Juan de Mena, copl. 17 c. 101r. smut. Per quanto concerne il calco del Pag-
416 Propriamente non sono tutti animali, gi, nelle edizioni secentesche del Dizionario
ma si usava riassumerli con questo termine della Crusca assento significa ‘assentimento,
(anche Sacrobosco si esprime così, cit. da assenso’, e così fi no al Tommaseo. Il termi-
Epifânio Dias). ne che usa il Paggi poteva anche essere un
417 ispanismo crudo non insolito (da sp. asiento,
les douze animaux flamboyantes que
port. asento). Cfr. poi Ov., Met. IV, 228, in
Phébus tour à tour visite également] Bismut.
Il part. pass. di limitar indica quindi non cui il sole si defi nisce «mundi oculus».
423 Diana, o Artemide, suo nome ctonio, è
solo che le «case» dello Zodiaco sono de-
marcate, ma allude forse al limitato, succes- notoriamente triformis, Ecate negli inferi e
sivo e regolare soggiornarvi del sole. Luna, o Selene (non «Semele» ap. Tocco!)
418 Nelle parti del firmamento extra-zo- in cielo (vd. Orazio, Virgilio, Seneca ecc.:
diacali. L’immagine della pintura, diversa Juan de Mena: «las tres caras [volti] de Dia-
da supra 84, 1, subisce un influsso classico, na», Coronación 1, c. 2r). Tuttavia, Pereira
ad es. da Sen., Med. 310: «stellisque quibus da Silva ritiene che qui si tratti delle tre fasi
pingitur aether». lunari, luna piena, quarto crescente e quar-
to calante (p. 63). Di ogni divinità-pianeta
419 turbulento fa assonanza, e non rima,
Camões dà un attributo specifico, topico:
con i versi precedenti. Non è l’unico caso
Marte guerriero, Venere amorosa, Mercu-
di rima imperfetta nel poema; vd. III, 120,
rio acuto e intelligente, quindi ‘eloquente’
6; VII, 77, 4; X, 128, 6. I vari tentativi di
(l’eloquència è in Moraes e Silva Dicionário
emendamento (cfr. nota Epifânio Dias) non
l’arte «de usar das razões mais capazes de
sembrano convincenti: infatti ‘turbolento’
persuadir»).
ovvero procelloso, torbido e pericoloso per
424 lento gli uni, rapido gli altri] Pellegrini.
i naviganti, è per eccellenza Orione; cfr. Fo-
gem as neves frias 35: «temerá o marinheiro 425 dal Centro ora si van lontanamente,
a Orionte» (Rimas p. 276). / or dalla Terra la distanza è breve] Pop-
1242
pa Vòlture □ tantôt ils s’élancent loin du con l’impresa portoghese che ha sfidato si-
centre et tantôt sont à breve distance de la nora l’oceano. Le leis, come sempre, sono le
Terre] Bismut □ ora vengono a trovarsi a religioni dei singoli popoli.
gran distanza dalla terra, ora invece le sono 431 Il verbo apousentão richiama etimologi-
prossimi] Pellegrini. Non ci è chiaro se qui camente l’attributo pousada del primo verso,
l’autore ribadisca il tempo diverso di rota- a sua volta allitterante con ousados del verso
zione intorno alla Terra (i pianeti più lontani sg. Tout se tient, come sempre, sia fonica-
più lenti, quelli più vicini più rapidi) o fac- mente che semanticamente.
cia piuttosto riferimento all’orbita ellittica, 432 Per ragioni metriche anticipiamo varias
ovvero eccentrica, ipotesi resa più probabile
riferito a nações al verso precedente; nell’o-
da ora…ora e sposata da numerosi commen-
riginale la repercussio è geometricamente
tatori. Inoltre, longamente può avere valore
rigorosa nel distico fi nale, anticipata inoltre
sia temporale che spaziale.
dal verso 5, con allitterazione (verâs as va-
426 I quattro elementi erano già stati de- rias). Si tratta peraltro di soluzione formu-
scritti supra VI, 11-12. Aria, vento e neve, lare; cfr. supra IV, 65, 3; VI, 54, 4; VII, 47,
annota Epifânio Dias, rappresentano un 3; X, 68, 3 ecc.
unico elemento, quello aereo appunto. Ma 433 Si intenda ‘le altre parti del mondo’. Ci-
la neve perché? Solo per ragioni di rima?
viltà come buon governo e buone maniere
No, se si considera la triplice stratificazio-
(lat. politia: vd. policia ad voc. Bluteau Voca-
ne della fascia dell’aria, secondo le antiche
bulario) e fortezza (vis, fortitudo) segnano la
testimonianze: la prima è secca e calda, per-
popolazione più evoluta del globo terraqueo.
ché prossima a quella superiore del fuoco;
434 L’opposto della civilitas europea cristia-
la seconda, più interna, è maggiormente
fredda e contiene nuvole, pioggia e neve; la na. Cfr. supra I, 53, 4-5.
terza è l’atmosfera della terra (cfr. Pereira da 435Naturalmente il Capo di Buona Spe-
Silva A astronomia p. 67). I riferimenti ve- ranza.
terotestamentari (Tocco < Carreira Camões 436 Il Capo esposto al vento del Sud, l’Au-
< Faria e Sousa) qui sono poco pertinenti; stro, proprio come «borne australe» (Bi-
basti comunque citare Ps 147, 16 «[Deus] smut), limite estremo meridionale; «assen-
qui dat nivem». tar é termo geographico antigo» (Epifânio
427 il globo terracqueo] Pellegrini. Dias).
428 Capfinidad fra le ottave conseguenti. 437 Benomotapa era il principe che signo-
429 L’aggetivo ousados è in iperbato. Inten- reggiava su una vastissima regione africa-
di: ‘non si accontentano solamente’. na, a quanto riferisce Barros Ásia I, 10, 1,
430
pp. 391 sgg.; era detto anche Monomotapa,
Non alteriamo ovviamente il latinismo
come a dire ‘imperatore’ (ivi p. 396).
camoniano (‘furiosi’) derivante da Verg.,
438 Coppia aggettivale allitterante che rias-
Ecl. IX, 43. Cfr. supra, II, 104, 4, e vd. Garci-
laso, Egl. II, 564 sg.: «el rüido / embravecido sume l’inferiorità della razza nera africana
de la mar insana» (Boscan & Garcilaso c. per Camões. Anche l’attributo seluatica si
258r). La polemica iper-retorica contro l’uo- contrappone a ragione, governo e forza. Cfr.
mo che osa affrontare il mondo marino è Varthema Itinerario c. 86v: «gente tutte ne-
topos già incontrato, ber rappresentato dalla gre & tutte nude».
celebre ode di Orazio che augura a Virgilio 439 martirio] Pellegrini □ l’opprobre] Bi-
un felice viaggio; cfr. supra IV, 91, 3; 102,1- smut. Gonçalo da Silveira, missionario ge-
4. Sta qui, come altrove, in quanto appunto suita, fu ucciso dagli indigeni africani nel
locus communis e non crea contraddizione 1561, accusato peraltro di stregoneria. Si è
1243
ritenuto che il sonetto Não passes, caminhan- derâ Nhaya). D. Pedro da Nhaya (o Anaia)
te!, di discutibilissima autoria camoniana fu il primo capitano della fortezza di Sofa-
(Rimas p. 194; Azevedo Filho Lírica p. 225) la, 1505, che egli stesso aveva fatto elevare;
fosse dedicato a questo martire gesuita, se- dovette combattere con i «cafres da terra»
guace di Francesco Saverio. che lo avevano assediato (Barros Ásia I, 10,
440 Non comprendiamo perché l’evocazio- 3, pp. 402 sgg.).
ne del martirio di Gonçalo sarebbe espres- 448 Cfr. supra 93, 7-8.
sione degli (indubbi) sentimenti antige- 449 Qui il verbo gerar è prossimo al lat. gi-
suitici di Camões, per il fatto che egli non
gnere.
nomini invece Fr. Saverio (vd. Tocco).
450 Seguendo il quadro geografico tole-
441 L’oro, ovviamente; cfr. ancora Barros ivi
maico, Camões ritiene che il Nilo nascesse
p. 392. Pressoché formulare perifrasi: cfr.
da un grande lago sub-equatoriale; il Nilo
supra VII, 62, 6.
cosiddetto ‘azzurro’ bagnava la terra degli
442 Lo Zambesi; vd. Barros ibid. Abissini, convertiti al credo cristiano mo-
443 Come in abitazioni di animali. nofisita.
444 «Porque tôda a outra gente não tem por- 451 Cfr. Pomp. Mela I, 9, 50 e Barros III, 4,
tas; e diz êle [l’imperatore] que as portas não 1, 170 («Ilha Méroe, que ao presente se cha-
se fizeram senão por temor dos malfeitores, ma Nobá). In realtà si tratta di un territorio
e pois êle é justiça, que os pequenos não nubiano, non di un’isola.
teem que temer, e se as dá aos grandes, è 452 Lo Xeque di Zeila, aiutato dai turchi,
por reverência de suas pessoas» (Barros ivi
invase gli stati dell’impero abissino; fu
p. 396).
chiesto aiuto ai portoghesi, e il governato-
445 Cfr. qui sopra a 92, 4. re Estevão da Gama mandò il nipote Chri-
446 Come un denso e nero nugolo di stor- stovão a combattere per gli abissini, nel
nelli] Pellegrini. Già in Omero troviamo 1541, ma la battaglia fi nale fu sfortunata e
l’immagine «Et quemadmodum sturnorum Christovão, fatto prigioniero, fu giustizia-
vel graculorum multitudo aëra implet clan- to. Camões con una frase ellittica evita di
goribus» (Homeri Ilias p. 346, IΛ. P 755), descrivere la disfatta cruenta con una frase
poi riproposta dai latini e in particolare topica. «Le imprese di questo figlio di Vasco
rinvenibile in Garcilaso, Egl. II, 239-241: sono raccontate da Miguel de Castanhoso,
«Entonces siempre, como sabes, anda / de História dos Feitos de D. Cristóvão da Gama
estorninos volando a cada parte / de acá y (1964) e furono materia della tragicomme-
allá la espesa y negra banda», assai prossimo dia El Mártir de Etiopia di Miguel Botelho
al nostro. Alberto Magno indicava, nel De da Carvalho (1646)» (Tocco).
animalibus, che lo storno «gregatim volat et 453 Vd. supra II, 73 sgg. ecc.
compresse» (XXIII, 24, 104), quindi in un
454 L’epiteto romance designerebbe pro-
bando espesso appunto. Ancor più probabile
per Camões la conoscenza di Plinio, N. H. priamente il volgare parlato nella Romània,
X, 73: «Sturnorum generi proprium cater- ma qui vale genericamente per ‘linguaggio
vatim volare». Vaga la memoria, forse, di locale’.
Dante, Inf. V, 40-41. Cfr. Varthema Itinera- 455 «…o reino Adeá, que è a mais austral
rio: «& quando vanno a far qualche correria terra que êle tem; nas serras do qual nasce o
vanno stretti come stornelli» (c. 7v; Ramu- rio Obi, a que Ptolomeu chama Raptus, que
sio Navigazioni I, p. 771). vai sair ao Oceano, na povoação Quiliman-
447Il difficilmente eludibile accento di ce, junto de Melinde» (Barros Ásia III, 4,
quinta è anche nel verso originale (defen- 1, p. 171).
1244
456 Barros Ásia I, 4, 8, p. 315. Il toponimo 466 Descrizione confermata da Barros Ásia
Aromata è presente anche in Canç. IX, 18 II, 7, 8 e Castanheda Descobrimento II, 103,
(Canzoni p. 153). anche se nel primo si legge «Areira, a qual
457 Cioè dalla ricchezza dei coralli; cfr. Bar- è tôda de uma pedra viva sem árvore nem
ros Ásia II, 81, 1, 359. erva verde» (p. 347, e precedentemente:
458
«Arcina, que vai fenecer em Adem», p. 345),
sul suo lato africano le migliori locali-
mentre nel secondo: «Esta serra que digo se
tà abitate sono] Pellegrini. La forma Africa
chama Aizina & he toda de pedra sem nehu-
dell’originale ha valore aggettivale.
ma arvore nem herva» (p. 211).
459 Le prime due già citt. supra 52, 5-6. Il 467 Vd. supra IV, 63, 8.
toponimo Suaquem va contato metricamen-
468olivastra] Poppa Vòlture La Valle □
te come trisillabo.
460
bronzés] Bismut.
L’attuale Suez (in realtà non propria-
469I cavalli di razza araba sono rinomati in
mente) era chiamata «Heroon oppidum» da
Plinio (N. H. VI, 165), e cfr. l’esplicita iden- generale e massime per la guerra.
tificazione in Barros I, 9, 1, p. 352. Per Arsi- 470 La costa scende dal Mar Rosso, ovvero
noe cfr. supra IX, 2, 2. Nell’originale Heroas dallo stretto, sino a Ormuz (outro estreito de
dovrebbe essere letto con l’accento ritirato, Persia: «outro Párseo», Barros I, 9, 1, p. 352).
alla greca ἥρωες, acc. ἥρωας. 471 disegnando il promontorio] Pellegrini □
461 Cioè ‘ampia, larga’. Cfr. Barros Ásia II, son tracé forme le cap] Bismut □ and mar-
8, 1, p. 363: «Entre os moradores dêste lugar ks out / the promontory] White. Il soggetto
Tor è fama que per ali passou Mosés, o povo di traz per tutti sembra dunque a costa. Ma
de Israel vindo fugindo de Faraó, porque allora forse si dovrebbe emendare o Cabo in
aqui se vezinham as duas terras de Arábia do Cabo («ao Cabo» in Garcez Ferreira)? Al-
e do Egipto per distância de três léguas, e trimenti resta il sospetto che il reggente del
tanto foi (segundo êles dizem) o trânsito do verbo traz sia o Cabo stesso. Oppure dobbia-
mar» («Tra gli abitanti di questo luogo det- mo ridurre l’espressione fazer a traça al verbo
to Tor, è fama che colà passò Mosè, quan- transitivo traçar, ‘disegnare’. O ancor meglio
do il popolo di Israele veniva fuggendo dal possiamo considerare traça soggetto e Cabo
Faraone, perché qui son vicine le due terre oggetto: «Traça está por figura, o forma que
d’Arabia e d’Egitto a distanza di tre leghe, e haze el Cabo» (Faria e Sousa); «O traçado, a
tanto fu – come essi dicono – il transito del direcção da costa forma o cabo» (Rodrigues).
mare»). Ma vd. anche ulteriori specificazio- In ogni caso Epifânio Dias sembra perspi-
ni in merito poco sotto, ibid. cuo nel parafrasare: «a linha da costa fórma
462 Tre sole volte compare l’aggettivo nel (bojando) o cabo de Fartaque».
poema, tutte in questo decimo canto. Ma- 472 Cfr. Barros ivi p. 353 («Fartaque, cabeça
estosa presentazione dell’Asia. do reino»). L’attuale Ra’s Fartak, nello Yemen.
463 Il sepolcro di Santa Caterina Egiziaca 473«a cidade Dofar, frol [= flor] donde há o
era nel monastero a lei dedicato sul monte melhor e mais encenso de tôda esta Arábia»
Sinai (vd. supra 43, 8); Toro o Tor è nomina- (Barros ivi p. 353).
to da Barros (vd. n. qui sopra), mentre Gida 474 Cfr. supra 92, 3.
è già stata evocata da Camões supra IX, 2. 475 «De Curiá Muriá té o Cabo Rossalgate,
464 Detto «della Mecca», o Bab-el-Mandeb, que está em vinte dous graus e meio, e será
unisce il mar Rosso al golfo di Aden. de costa cento e vinte léguas, tôda è terra
465 Forse fa riferimento all’attuale Crater, estéril e deserta. Neste cabo começa o reino
in arabo S¤rah. de Ormuz» (Barros ibid.).
1245
476 D. Pedro de Castelo Branco fu capita- ria (cfr. Barros Ásia II, 2, 2, p. 51). Il lemma
no di Ormuz e sconfisse nel 1541 un assalto interualo lo ritroviamo soltanto sopra a VI,
turco. Vd. Andreia Martins de Carvalho, 65, 2, con analoga connotazione malinconica.
D. Pedro de Castelo Branco, capitão de Or- Si pensa a Verg., Aen. III, 414 ag.: «Haec loca
muz, in A Nobreza e a Expansão. Estudos vi quondam et vasta convolsa ruina / (tantum
Biográficos, ed. João Paulo Oliveira e Costa, aevi longinqua valet mutare vetustas)», e il
Cascais, ed. Patrimonia, 2000, pp. 321-338. tema della mudança è proprio quello del ce-
477 Il «Cabo chamado Muçandão, a que lebre sonetto camoniano Mudam os tempos.
Ptolomeu chama Asaboro Promontório» 485 Nell’originale, poeticamente, la virtù è
(Barros III, 6, 4, p. 315), «Asaborum pro- soggetto.
mont. na antiga versão latina [di Tolomeo]; 486 Párseos è naturalmente variante di Per-
o genetivo do plural Asaborum acha-se re-
sas: Faria e Sousa, in polemica con i censori
presentado em Barros, inexactamente, por
iper-critici, difende devotamente la imma-
“Asaboro”» (Epifânio Dias).
ginosa libertà poetica espressiva dei grandi
478 Il Golfo Persico. come il nostro, il «gusto de querer variar
479 Ci permettiamo per ragioni metriche con la licencia, i confiança, i autoridad que
un’inarcatura assente nell’originale (ana- les dió el saber, el estudio, i el juyzio». Fra
logamente anche qui sopra, 101, 5-6). Sulle l’altro, non si debbono addurre ragioni
risorse dei fondali di Bahrem scrive Barros: metriche per giustificare Párseos, visto che
«e a outra cousa que mais a nobrece è a pe- è bisillabo come Persas.
scaria de pérolas e aljôfre que se ali pescam, 487 D. Filippe de Meneses fu capitano di
que è o melhor de todo aquêle Oriente, Ormuz dal 1566 e sconfisse i persiani a
onde se aquela ostra cria» (Ásia III, 6, 4, Lar, nella regione del Larestan (nell’attuale
p. 317: «e l’altra cosa che più la nobilita è la Iran). Era figlio di Henrique de Meneses,
pesca delle perle e perline che lì si pescano, per cui vd. supra 54, 5 sgg. Cfr. Pinto À mar-
che è il meglio di tutto l’Oriente dove si ge- gem cap. XXVIII, dove Lara è nominata a p.
nera quell’ostrica»). Cfr. supra X, 41, 8. 257 e ove compaiono commentati numerosi
480 Si intende il colore madreperlaceo dell’al- toponimi di queste ottave.
ba, «o candor da Manhaã» (Garcez Ferreira). 488 subiranno] Averini. Si noti la figura eti-
481 Cioè ‘nomade’, come la gente vaga di su- mologica provar…provara, in cui lo stesso
pra 100, 2. verbo ha nota semantica differente (‘prova-
482Ovvia sineddoche per l’artiglieria; re’ passivamente e ‘provare, sperimentare’
«fundido metal» supra VII, 72, 6. attivamente). E subito sopra: muito…muitos.
483 Soluzioni retoriche care a Camões. Così si
Il termine è di livello basso, e ciò ri-
spiega la ripetizione in fi ne dei vv. 6-7 que
entra in un pluristilismo più omerico che
prouâra…que deixada, che altrimenti po-
virgiliano, ma soprattutto l’umiltà dei ca-
los viene riscattata dalla nobiltà della loro trebbe sembrare un’incuria mentre è risul-
origine guerresca ed eroica; si rammenti tato di una consapevole calibratura.
infatti sopra, a VI, 98, 5 il «calo honroso», 489 Quasi formulare: vd. El. VI, 193: «Que
più metaforico ma ugualmente marcato lançadas, que golpes, que reveses» (Rimas
dall’innalzamento dell’infimo. p. 252).
484 atteste l’œvre du temps qui passe] Bismut. 490 rasa al suolo] Poppa Vòlture □ en ra-
Armuza, città rilevante antica, già presente sant la cité] Bismut. Dom Pedro de Sousa
nella geografia di Tolomeo, fu distrutta col era figlio di Manoel de Tavora e Sousa, e fu
tempo e sempre nell’isola di Gerum venne capitano d’Ormuz dal 1563. Epifânio Dias
eretta la nuova Ormuz che ne ereditò la glo- riporta brevemente le vicende della sua vita
1246
traendole da Couto, che però non fa parola che passarono in India per terra, molto prima
della battaglia di Ampaza, riportando in- che si scoprisse per mare, navigando da Or-
vece la notizia della distruzione della città muz e da altri porti per Cinde, che sempre fu
africana da parte di Martim Afonso de Mel- una delle più celebrate fiere d’oriente, quando
lo nel 1587. Correa sostiene che Ampaza sia arrivavano alla foce del fiume Indo arrivavano
città persiana, mentre Faria e Sousa la collo- dall’altra parte del Ponente ai popoli Diuli,
ca correttamente «en la costa de Melinde». chiamati così dalla città principale Diul, dove
491Cioè ‘dai doni consueti di natura’, ab- avevano le loro abitazioni, e da quella passava-
bondanza, fertilità ecc. no a Cinde, e andavano a fare mercanzie nella
492 città di Tata; e siccome erano uomini ignoran-
Scendendo verso sud, sulla costa della
ti di quella parte e non sapevano fare differen-
Persia, oltre lo stretto, si incontra il capo Ja-
sque (Cape Jask) che Tolomeo chiamò pro- za dei nomi di quella Provincia, portando in-
montorio Carpella; la zona fra tale capo e la formazione in Europa riguardo la terra dove
foce dell’Indo era pressoché deserta e chia- erano stati dicevano di essere stati a Dulcinda,
mata Carmania (cfr. Barros cit. in Epifânio confondendo una cosa con un’altra, essendo
Dias e vd. supra IV, 65, 2 ove C. nominava Diul nome della città e Cinde di tutto il Re-
già la Carmania). gno; e di qui i Geografi moderni chiamarono
493
tutto questo dominio Dulcinda»). Camões,
Ovvero rispettivamente l’altopiano del
che pure era amico di Couto, segue la vulgata
Tibet e l’Himalaya. Si noti l’anafora di al-
espressione terra de Ulcinde (ma non «fonde
tura con elegante variazione di giacimento
qui arbitrariamente le informazioni che trova
nel verso.
in Diogo da Couto», come scrive Tocco attri-
494 «Uscito del regno d’Ormuz si entra in buendo l’argomentazione a Pimpão). Il regno
quel d’Ulcinde, ch’è posto fra la Persia e l’In- di Cinde sarebbe il Sindh, che attualmente è
dia» (Barbosa in Ramusio Navigazioni II, p. una provincia del Pakistan. Per le rime pro-
576). Couto spiega così l’origine del nome: «se perispomene, cfr. supra 64. «Algunos conde-
á de saber, que os mercadores Italianos, & nan el usar de esdruxulos», polemizza Faria e
outros da nossa Europa, que passaraõ a India Sousa, ma ciò avrebbe motivo se fosse un uso
por terra, muito ante que ella se descobrisse frequente; Camões lo centellina invece con
por mar, navegando de Ormuz, & de outros eleganza estrema.
portos pera o Cinde, que sempre foi huma das
495 L’«enseada de Jaquete» è detta «mui pe-
mais celebradas feiras do Oriente; como che-
gavaõ a boca do rio Indo, achavaõ da outra netrante na terra» da Barros (I, 9, 1, p. 354).
banda do Ponente aquelles povos Diulis, cha- Sarebbe il golfo di Kutch, che è il distretto
mados assi da sua principal cidade chamada più ampio dell’intera attuale India.
Diul, onde elles faziaõ sua habitaçaõ, & dali 496 Si tratta ovviamente del fenomeno del-
passavaõ ao Cinde, & yaõ fazer suas merca- le maree, particolarmente violento. Eça
dorias à cidade de Tatá: & como eraõ homens (Camões marinheiro p. 59) parla di raz-de-
idiotas naquellas partes, & naõ sabiaõ fazer marée, ma non c’entrano qui tanto i mare-
differença dos nomes daquella Provincia, moti, né meno che mai le onde anomale; an-
dando lá na Europa rezaõ das terras por onde che Alessandro rimase stupito dalla potenza
andaraõ, diziaõ que foraõ ter a Dulcinda, con- delle maree locali (vd. Burton 2, p. 664; Ba-
fundindo huma cousa com a outra: sendo Diul con p. 401, Arriano Anabasis VI, 19, 1-2).
nome da Cidade, & Cinde de todo o Reino: & 497 Cfr. supra VII, 21, 1.
daqui ficaraõ os Geographos modernos cha-
498 Nel senso di ‘tralasciando’.
mando a todo este Reino Dulcinda» (Década
VII, 9, 1, cc. 70v-71r: «Si deve sapere che i 499attendent ici d’être asservies par vous]
mercanti italiani e altri della nostra Europa Bismut.
1247
500 Già nominato supra 65, 3. portoghese del nome. «Thome is the saint-
501 Cfr. supra I, 1, 4. ly; Thomas and Thomaz are the secular
502
names» (Burton 2, p. 667). Al personaggio
«Junto ao qual Travancor está o notável
sono dedicate le ottave 109-119. Secondo
e ilustre Cabo Comori, que é mais austral
Sena (Estrutura p. 77) l’episodio «é o ponto
terra desta província Industão ou India-den-
de interseção simbólica entre a Cosmolo-
tro-do-Gange, o qual está da parte do Norte
gia transcendente a que a Acção Histórica
em altura de sete graus e dous terços, a que
se identificará e a Missão Apostolica que
Ptolomeu chama Cori, e põe em treze e meio.
deve ser o sentido dessa Acção Histórica»
E não sòmente dêste cabo mas da sua Tapo-
brana [sic] a que nós chamamos Ceilão, que («è il punto di intersezione simbolica tra la
está defronte dêle, em seu lugar faremos mais cosmologia trascendente, in cui la azione
particular relação: basta ao presente saber que storica si riconoscerà, e la missione aposto-
neste cabo fenecem os reinos de Malabar, e êle lica, che deve costituire il senso di questa
é o outro têrmo que a Natureza fêz, o qual nós azione storica»). Non crediamo che Camões
tomamos por fim da quarta divisão desta terra avesse in mente architetture di tal genere: la
marítima de Ásia» (Barros Ásia I, 9, 1, p. 358: menzione del luogo (Meliapor, subito infra)
«Accanto al detto Travancor c’è il notevole e imponeva l’inserzione della vicenda indiana
illustre Capo Comori, che è terra più austra- di Tommaso apostolo, famosa e propagan-
le di questa provincia dell’Indostan o India- data dalla fede cristiana.
dentro-al-Gange, che sta verso nord in altezza 509Il santo è barão in quanto martire e miles
di sette gradi e due terzi, e Tolomeo la chiama Christi, ‘cavaliere’ santo.
Cori, e la pone a tredici e mezzo. E non sola- 510 Celebre episodio evangelico: cfr. Io XX,
mente di questo capo ma della sua Taproba-
24-29.
na, per noi Ceylon, che gli sta difronte, a suo
511 Nel regno di Narsinga (Aqui), sulla co-
tempo e luogo faremo più particolareggiata
relazione: basta al presente sapere che in que- sta di Coromandel, è la città di Meliapor
sto capo finiscono i regni di Malabar ed esso (l’attuale Mylapore che non è più autonoma,
è l’altro termine che la natura fece, che pren- ma costituisce un quartiere della metropoli
diamo per fine della quarta divisione di que- indiana di Chennai, sul litorale sudorientale
sta terra marittima dell’Asia»). Cfr. Tolomeo della penisola). I portoghesi la chiamarono
Geographia VII, 1, p. 127 («Cory promont. São Tomé in onore dell’apostolo martire.
quod & Calligicum […] Colaicum promont. 512 Non cristiana.
Plinio et Boccatio cui opponitur Taprobana»). 513 Dopo aver raccontato l’episodio miraco-
503 La seconda quartina sviluppa quanto loso di S. Tomé e il tronco di legno (cfr. su-
già accennato nell’ultimo verso della prece- bito qui infra), Barros precisa così: «Trouxe-
dente ottava. mos aqui esta memória sua, porque se saiba
504 Tra l’Indo e il Gange, al di qua di que, estando a cidade Meliapor doze léguas
quest’ultimo. Vd. Barros Ásia I, 4, 7, p. 153. há mil e quinhentos e tantos anos afastada
505 Vd sempre Barros, ivi I, 9, 2 p. 365 e I, do mar, comeu êle tanto da terra, que ao
4, 7, p. 154. presente está un tiro de pedra desta po-
506 c’est le Démon qui a dicté leurs lois]
voação» (Ásia III, 2, 1, p. 56: «Abbiamo ri-
portato qui questa sua memoria, affi nché si
Bismut. Il verso dovrebbe riferirsi sia agli
sappia che, essendo la città Meliapor dodici
islamici che agli idolatri.
leghe lontana dal mare – millecinquecento e
507 Cfr. supra VII, 21, 3. più anni addietro – egli percorse così tanta
508San Tommaso apostolo: per ragioni terra, che al presente è a un tiro di pietra da
metriche ci serviamo della forma originale questa popolazione»). Il miracolo è evocato
1248
anche da Castanheda Descobrimento I, (Barros ibid); «e elrey lhe deu lugar pera a
61, pp. 72-75. Ariosto accenna alla «terra igreja, que ele logo começou de edificar»
di Tommaso», O. F. XV, 16, 7. Ne parlava (Castanheda ibid.). Il sostantivo exemplo,
anche Marco Polo (CLIII Olivieri; III, 20 riferito al Tempio (e non al milagre), sta a si-
Ramusio Navigazioni). Cfr. Burton 2, p. 665. gnificare ‘testimonianza del miracolo com-
514 Faria e Sousa evoca Dante: «Già era il piuto’, piuttosto che modello architettonico
mondo tutto quanto pregno / della vera cre- (Faria e Sousa, Garcez Ferreira).
denza, seminata / per li messaggi del’etter- 525 Espressione «perfeitamente theologi-
no regno» (Purg. XXII, 76-78). ca», come indica Epifânio Dias: fede ‘matu-
515 Nel senso di ‘propagando’. rata attraverso la caritas’.
516 526 Cfr. Mt 17, 19 («si habueritis fidem sicut
Letteralmente: ‘province, aree abitate’.
517 Con Aqui iniziava la strofa precedente, e
granum sinapis dicetis monti huic transi hic
et transibit et nihil inpossibile erit vobis»;
prègando era già al v. 7 della medesima.
cfr. anche 21, 21 e Mc 11, 22 sg.). Tommaso
518 Vero alter Christus; probabilmente la lo prova inquanto lo «reconhece por expe-
vida è quella eterna della salvazione. riencia» (Epifânio Dias) ma anche lo dimo-
519 Con valore attributivo di part. pres. stra a tutti gli indiani presenti. Si addice
(‘vagante, che vagava’); si può tradurre: ‘alla al santo del dubbio per eccellenza questo
deriva’. verbo ‘provare’ nelle sue diverse sfumature.
520 Come travi, assi ecc.; Epifânio Dias in- 527 Ovvero ‘mossa, ammirata, stupita, tur-
tende invece madeira «de costrucção: mate- bata’.
ria». 528 Cfr. supra VII, 40.
521 Castanheda ivi. p. 73: «mas nem gente, 529 I sacerdoti indiani capiscono la ‘novità’,
nem alifantes ho poderão tirar tamanho l’impatto straordinario del miracolo, che
era, que nem sómente ho movião». Barros: dimostra la santità del nuncio, e quindi te-
«o Rei […] mandou ajuntar muita gente e mono di perdere adepti e autorevolezza in
elefantes pera o tirar a terra, peró nunca favore del messaggio cristiano.
o pôde fazer, por mai trabalho e indústria
530Letteralmente ‘impedimenti, disvia-
que nisso pôs» (ibid.). Ribadeneira dichiara
che le notizie biografiche sul Santo erano menti’.
531 pour que Thomas n’ait point d’audien-
spesso condite di leggende in cui è arduo
distinguere il falso dal vero; tuttavia rac- ce] Bismut □ per impedire a Tommaso la
conta il miracolo della «trave di smisura- predicazione] Pellegrini. Anche i sacerdoti e
ta grandezza» (viga de inmensa grandeza) i farisei, dopo il miracolo della risurrezione
come da ritenersi autentico (Flos Sancto- di Lazzaro, intendono far morire Gesù: «ab
rum, p. 293 della traduz. ital. Milano, Bi- illo ergo die cogitaverunt ut interficerent
delli, 1612). eum» (Io 11, 53).
522 Tommaso è nuncio di Cristo in quanto 532 Tre fi li di cotone delicato, come segno
Apostolo, in quanto evangelizzatore e infine distintivo. È possibile facessero riferimento
in quanto martire (martyr, ‘testimone’). a una trinità divina proto-induista, come
523 Cfr. supra II, 12, 7-8 (por derradeiro: o ritengono Barros e Faria e Sousa? Non ne
verdadeiro), e anche IV, 74, 2: 6. abbiamo certezza.
533 Non c’è inimicizia più feroce di quella
524 «pediu ao Rei que lhe desse o pau e lhe
aprouvesse que, no lugar onde o êle levas- tra la falsa e la vera virtù.
se, de sua madeira edificasse uma casa de 534 Esibisce testimonianze mendaci, come
oraçáo dedicada ao Senhor que êle prègava» si è soliti fare nei tribunali (iniqui).
1249
535 Si noti, ancora una volta, nell’originale sua opinião, na revolta do qual o Santo foi
(condenarã), la «brutale» ma efficace com- apedrejado. E, jazendo no chão quási morto
presenza di perfetto e presente nei verbi de pedradas, per derradeiro veo um daque-
della stessa frase. les brâmanes, e com uma lança o atrevessou,
536 Come dire: ‘difesa, modo per discolparsi’. com que o Apóstolo ficou morto de todo, e
537
foi logo enterrado per seus discípulos naque-
Cfr. supra X, 90, 5.
la casa» (ivi p. 404: «Stando un dì predicando
538 I maggiorenti della corte. al popolo presso una vasca, che ancora era lì,
539 Tutto questo secondo miracolo di Tom- talmente egli era aborrito dai bramini locali
maso è narrato da Barros (III, 7, 11, pp. 403 per il credito popolare che essi perdevano nei
sg.). Non v’è prodigio più grande che far ri- loro errati culti, che causarono un disordine
sorgere un morto. messo su da alcuni della loro religione, una
540 Letteralmente: ‘come testimonianza (te- rivolta nella quale il Santo fu lapidato. E, gia-
stemunho), quella di lui stesso (o seu) sarà cendo a terra quasi morto per le pietre, per
creduta, in quanto la più sicura’, essendo ultimo arrivò uno di quei bramini e con una
testimonianza della vittima dell’omicidio! lancia lo trafisse, e così l’Apostolo fu spaccia-
541
to definitivamente e fu subito seppellito dai
Letteralmente: ‘svela che il suo padre è
suoi discepoli in quella casa»).
l’omicida’, con oggettiva infi nitiva. Il sogget-
547 Cfr. supra III, 84, 1-4 e anche 135, 1-2.
to è sempre il giovane risorto. Ci permettia-
mo un gioco di parole assente nell’originale. 548 Si noti il susseguirsi di passato remoto,
542 «A qual cousa fez tam grande admi- presente indicativo e imperfetto. Il risultato
ração, que el-Rei se converteu, e com êle se è notevolmente mosso e dinamico.
bautizou muita gente» (Barros ivi p. 404). 549 Netta antitesi rispetto alla prima quar-
543 Quindi prende il battesimo. tina: mentre il mondo topicamente piange
544 la dipartita del santo, il Cielo fa festa al suo
Traduzione letterale, quasi un calco.
dies natalis, e il riso si diffonde come luce,
Qui il verbo ordenar ha molteplici nuances:
giusta il modello dantesco.
Cristo gli preparava (determinava, ordina-
550 L’apostrofe si rivolge particolarmente ai
va per lui, disponeva) la prossima ascesa al
paradiso dopo il martirio; gli anticipava che potenti Gesuiti del tempo di Camões. Cor-
sarebbe stato martirizzato e salito al cielo; lo rea cerca di difendere il poeta dall’accusa di
predisponeva alla gloria passionis ecc. Cristo esecrare la Compagnia (sorprendentemente
prende il posto della sorte del son. pseudo- sostenuto a distanza di secoli da Epifânio
camoniano che inizia: «Por cima destas Dias), ma Rodrigues (Estudos p. 58) dichia-
águas, forte e firme / irei por onde as sor- ra: «Não ha, nem è licito haver duvidas que
tes ordinaram», con medesima obbedienza se trata dos jesuitas».
qui del poeta. Non si escluda un richiamo 551 E quindi rischiando coraggiosamente la
paradigmatico a ordenar nel senso di ‘con- morte, come Tommaso o Gonçalo da Silvei-
ferire gli ordini sacri’: Cristo ordina martire ra, per cui cfr. supra 93, 3-4.
Tommaso. 552 Non ci convince la glossa di Epifânio
545 Cfr. supra X, 70, 4, para-formulare. Dias: «damnar na accepção de ‘deitar a per-
546 Molto prossimo a Barros: «Estando um der, estragar’». Anche Pellegrini traduce
dia prègando ao povo junto de um tanque «vi perdete»; Bismut: «perdez votre ver-
[una vasca per l’acqua], que ainda ali estava, tu». Riteniamo invece che qui l’aggressività
era tam avorrecido dos brâmanes da terra polemica di Camões intenda il verbo vos
pelo crédito que perdiam em seus errores, danais nell’accezione più grave: ‘vi dannate
que ordenaram um arruído per alguns de per l’eternità’.
1250
1251
567 a la parte viril di trarre usato / han so- ma dell’attuale Stretto di Johor, che divi-
noro metal] Paggi 59. Barros insiste sulle de la penisola Malacca da Singapore, ed è
usanze ignobili del popolo di Pegu, fra cui molto sottile (non più di 2 km di larghezza
l’«imundícia e torpeza de trazer cascavéis circa), ancorché navigabile (vd. anche Pinto
soldados no instrumento da gèração» (c.vo p. 235).
mio, «portare dei ciondoli attaccati al 575 a settentrione] Pellegrini. Cfr. supra X,
pene»), caratteristica che «não se acha em 88, 3.
outro povo» (ibid.). Con uso…usò cerco 576 Non si può trattare del golfo del Siam
di riprodurre – spero non troppo goffa-
(oggi più comunemente golfo di Tailandia),
mente – la fi g. etim. usaram…uso. L’error
citato invece due versi dopo. Forse è l’ansa
nefando da riparare non è solo la sodomia
davanti all’isola di Tekong.
(da Faria e Sousa a Tocco) ma l’originaria
577 e poi di nuovo verso oriente] Pellegrini.
immonda congiunzione fra donna e cane.
Il sintagma «soantes cascaueis» già supra Doppiando cioè la penisola e risalendo poi
V, 29, 3. per la costa orientale.
568 578 Dovrebbero essere Pahang e Pattani,
Tutte città nominate da Barros (I, 9, 1, p.
363; Quedá vi è defi nita «frol da pimenta de che si incontrano appunto percorrendo la
tôda aquela costa»). Tavai è l’attuale Tavoy costa malese verso la Tailandia, fi no ad ar-
(o Dawei), in Birmania sud-orientale, capo- rivare al grande golfo di Siam.
luogo della divisione di Tenasserim; Quedá 579 Da computare bisillabo.
è identificabile con Kedah, in Malesia. 580 Il Maenam (Chao Phraya). Anche il
569 Barros parla di «todo áquele ilustre Mae Klong, altro importante fiume tai-
empório e lugar de feira, que è Malaca» (III, landese che sfocia nel golfo, è detto Ma-
5, 5, p. 263). enam, che poi significa semplicemente
570 Faria e Sousa istituisce un confronto ‘fiume’, letteralmente ‘madre dell’acqua’.
con la separazione della Sicilia dalla terra- «Me Nam is a generic term, Me signify-
ferma, citando Verg., Aen. III, 410-423 (si ing “mother”, and Nam “water”» (James
noti al v. 416 ferunt > Dizem). McCarthy, Surveying and Exploring in
571 Siam, London, J. Murray, 1900, p. 21).
Riferito alla terra, Malacca, come infra
581 Manteniamo la paronomasia dell’ori-
125, 1.
572 ginale. Questo lago, di cui non pare esservi
Lo stesso Barros (Ásia I, 9, 1, p. 358)
traccia (vd. Figueiredo A geografia p. 57), ha
rimanda a Tolomeo; precisamente il ri-
un’ortografia che richiama la provincia di
ferimento è a Geogr. I, 13, 8 («Χρυσῆν
Chainat, dai cui monti effettivamente nasce
Χερσόνησον»). Aurea è bisillabo in Camões
il Chao Phraya. Camões trae informazioni
e anche nel nostro verso. Si noti l’accenta-
da Barros che, a proposito del «rio de Sião»,
zione «irregularmente» parossitona del
scrive che «a maior parte dêle procede do
grecismo epitéto (Epifânio Dias).
Lago de Chiamai» e aggiunge che è chiamato
573 Vi fu chi considerò la penisola di Ma-
Menão che significa «a mãe das águas» (I, 9, 1,
lacca la mitica Ofir biblica (III Rg 9, 28). p. 363; sono nominate poi città fra cui «Pão»
«Josephus (Antiquities of the Jews, VIII, 6) e «Patane»; vd. anche III, 2, 5, p. 77). Bar-
was the first to say that Malaya was Ophir» ros indica altresì, correttamente, che il fiume
(Bacon). Anche Garcez Ferreira riportava sfocia all’altezza di Bangkok («Bamplacot,
questa notizia. ibid.). L’errore relativo al lago sarebbe dun-
574 Non si tratta, a nostro parere, dello que da far risalire al pur così puntiglioso Bar-
Stretto di Singapore, che separa l’omonima ros. Forse il fatto che il fiume abbia origine
isola-stato a nord dalle isole poste a sud, ove confluiscono il Nan e il Ping, una sorta di
1252
bacino idrografico, suggerì all’autore dell’A- III, 2, 5, p. 77). Faria e Sousa aggiunge che
sia l’idea di un ‘lago’. Comunque, poco prima la pratica di disegnare sul proprio corpo è
(p. 362) aveva detto: «passando à cidade de proibita dal Levitico: «et super mortuo non
Tavai, que está em treze graus, que è a última incidetis carnem vestram neque figuras ali-
do reino de Pegu, fica uma grande enseada quas et stigmata facietis vobis» (Lv 19, 28),
de muitas ilhas e baixos que, ao modo do talché il tatuaggio, oggi più che sdoganato,
Gange, faz outro mui poderoso rio, que re- doveva apparire a un uomo pio del ’500
talha tôda a terra de Pegu, o qual vem do lago qualcosa di assolutamente selvaggio.
de Chiamai, que está ao Norte, per distância 585 Cfr. Barros III, 2, 5, p. 77. Il Mekong,
de duzentas léguas no interior da terra, don- uno dei più grandi fiumi asiatici, attraversa
de procedem seis notáveis rios – três que se la Cambogia ricevendo l’affluente Tonle Sap
ajuntam com outros e fazem o grande rio que non lontano da Phnom Penh, quindi sfocia
passa per meio de Sião e os outros três vêem in territorio attualmente vietnamita.
sair nesta enseada de Bengala» («passando la
586 ne riceve infatti tante dagli altri corsi]
città di Tavai, che è a tredici gradi, ultima del
regno di Pegu, si trova un grande golfo ricco Pellegrini □ il en reçoit tant de ses affluents]
di molte isole e bassifondi che, al modo del Bismut. Inutile la correzione di outro in ou-
Gange, origina da un altro grandioso fiume, tros, dapprima proposta da Rodrigues, poi
che taglia tutta la terra di Pegu, e che viene ritirata (vd. Estudos p. 58). Cfr. anche qui
dal lago di Chiamai, a Nord, a distanza di infra, 134, 7.
587 Chiusa di verso formulare: cfr. supra
duecento leghe nell’interno, donde proce-
dono sei notevoli fiumi – tre che si uniscono V, 44, 7. La gente del luogo, intende forse
con altri e formano un altro grande fiume Camões, crede nella trasmigrazione delle
che passa in mezzo al Siam, mentre gli altri anime degli animali in uomini e viceversa,
tre confluiscono e sfociano in questo golfo a seconda di una sorte migliore o peggiore.
del Bengala»). In ogni caso, proprio nel nord Effettivamente la ben nota fede buddista
della Tailandia, vi è la provincia di Chiang nella metempsicosi, se di questo qui si trat-
Mai, ricca di splendidi laghi, includente il ba- ta, è esposta in modo piuttosto incerto, ma
cino del fiume Ping: questa è dunque la più è bella l’immagine dell’antitesi pena e gloria
papabile area per identificare i dati geografici dopo la morte, mentre l’accentuazione sulla
barrosiani – e quindi camoniani. Che Barros possibilità di reincarnazione di tutti i bruti
avesse le idee abbastanza chiare lo testimonia sarebbe marcata per ridicolizzare la religio-
poi un altro passo della sua opera: «êste reino ne del Buddha. È possibile, tuttavia, se non
Chiamai vezinha com o chamado Tongu, que più probabile, che il poeta faccia invece solo
è a cabeça dos povos bramás, os quais con- riferimento alla credenza che anche gli ani-
finam dentro pelo sertão com Pegu» (III, 2, mali, come gli uomini, vadano in paradiso
5, p. 82). Infatti, l’impero Taungù (Toungoo) o all’inferno (o meglio possano raggiungere
occupava nel XVI sec. un’ampia zona dell’o- il nirvana buddista) post mortem, come già
dierna Birmania, raggiungendo la massima indicava Faria e Sousa.
estensione nel 1580 circa. 588 Nell’originale: ‘pericoli grandi’.
582 Nel vasto dominio del Siam. 589 Si noti la rima imperfetta, che ha inutil-
583Intendi: ‘la loro stessa carne’; nuda è una mente indotto alcuni a correggere il testo,
nostra aggiunta. già da Faria e Sousa e Garcez Ferreira in
584 Niente più che tatuaggi. Le popolazioni avanti fi no ad Epifânio Dias.
nominate sono in Barros (III, 2, 5, p. 78, in- 590Il Moraes e Silva Dicionário glossa ‘ar-
cluse le pratiche dei «Guéus», e I, 9, 1, p. 362 moniosa’, riferendosi a questo verso, ma
per il «Reino Alva», altrove «Avá e Bremá», anche a supra I, 5, 1, dove sonorosa ha un
1253
valore più reboante. Paggi 59 lascia «lira so- 594 La Cauchi-China di cui parla Barros,
norosa», e forse è la cosa migliore. nonché la «Ilha de Ainã» (ibid.). Il regno di
591 Si tratta di un possibile riferimento Champa occupava territorio oggi per lo più
autobiografico, per cui Camões, ingiusta- vietnamita; la Cocin Cina è nel Vietnam me-
mente mandato in prigione e poi imbarcato ridionale, confinante con la Cambogia, inclu-
sulla nave per essere tradotto da Macao a dente il delta del Mekong; l’isola di Hainan
Goa, avrebbe fatto naufragio alla foce del è all’estremo sud della Cina. (Non c’entra
Mekong riuscendo a salvare sé stesso e il suo nulla la Cambaya nominata da Tocco).
manoscritto del poema (cfr. supra VII, 80, 595 Letteralmente: ‘inimmaginata, mai con-
1-4). È un episodio poco chiaro della vita cepita’. Delle enormi ricchezze della Cina
del poeta per cui, oltre al classico Storck parla diffusamente Castanheda Descobri-
(pp. 582 sgg.), rimando alla voce Biografia mento IV, 27, pp. xxxvij sgg. (oro, argento,
del Dicionário Camões redatta da Vitalina seta, velluti, porcellane ecc. ecc.).
Leal de Matos e ovviamente alla nota bio- 596Cioè ‘ha potere, dominio, occupa’ una
grafica supra di Rita Marnoto. Non si di-
porzione di terra immensa, dai Tropici al
mentichi che un episodio simile occorse a
Polo nord (detto iperbolicamente).
Giulio Cesare, come narra ad es. Suet. I, 64:
597 Nell’originale o muro, & edificio indica
«Alexandriae circa oppugnationem pon-
tis eruptione hostium subita conpulsus in ovviamente la Grande Muraglia cinese; per
scapham, pluribus eodem praecipitantibus, Epifânio Dias (> Basto) è un’endiadi, a in-
cum desilisset in mare, nando per ducen- tendere ‘muro artificiale, eretto dagli uomi-
tos passus evasit ad proximam navem, elata ni, non naturale’. Si può anche parafrasare
laeva, ne libelli quos tenebat madefierent, ‘muro e fortezza’, cioè un edificio difensivo,
paludamentum mordicus trahens, ne spolio non un semplice muro. «Sòmente diremo
potiretur hostis» («Ad Alessandria, durante aqui uma maravilhosa cousa que tem esta
l’assalto ad un ponte, per una improvvisa região da China na travessa da sua largura
sortita del nemico, si vide costretto a saltare […]: que entre corenta e três e corenta e cin-
su una barca, ma, poiché pure un gran nu- co graus vai lançado un muro […]. O qual
mero di altri vi si precipitarono, gettatosi in muro dizem que os reis daquela região da
mare nuotò per un tratto di duecento piedi China mandaram fazer por defensão con-
fi no alla nave più vicina, tenendo sollevata la tra os povos a que nós chamamos tártaros»
mano sinistra perché non si bagnassero gli (Barros Ásia III, 2, 7, p. 91: «solamente di-
scritti che portava, e stringendo con i denti remo qui una straordinaria cosa di questa
il mantello da generale perché il nemico non regione della Cina nell’arco della sua lar-
se ne impadronisse»). Stegagno Picchio era ghezza: … che tra 43 e 45 gradi si protende
convinta si trattasse di un mero autosche- un muro… Il quale dicono che i re di quella
diasma, inquadrato però in una complessa regione cinese ordinarono di erigere per di-
simbologia dell’acqua e del naufragio. fesa contro i popoli che chiamiamo tartari»;
592 nelle cui foreste cresce l’aloè profuma- le coordinate della Muraglia sono effettiva-
to] Pellegrini. Si tratta della pianta da cui si mente 40°25’ nord e 116°05’ est circa).
ricava l’olio essenziale linaloe (vd. Barros I, 598 Cinese e Tartaro. Si noti la figura eti-
9, 1, pp. 363 sg.). mologica edificio…edifica. L’espressione se
593 «O qual acêrca de nós è o menos sabido edifica può valere come presente storico: ‘fu,
reino daquelas partes, por a sua costa ser de è stato edificato’, oppure nel senso di: ‘si eri-
muitas tormentas e grandes baixos e a gente ge, si innalza’.
sem navegação» (Barros ivi p. 364; cfr. Orta 599Ovvero ‘riconosciuto, manifesto’, forse
coloquio 30 de linaaloes, cc. 128v sgg.). anche ‘famoso’.
1254
600Coppia aggettivale formulare: cfr. supra parte do Norte, vindo pera o Sul, o da pri-
VIII, 68, 7. meira è Ternate […], e a segunda, se chama
601 Letteralmente: ‘Essi, il Re che hanno, Tidore» (Barros Ásia III, 5, 5, p. 258). Cfr.
non nacque principe’, con bandieratura a Pigafetta in Ramusio Navigazioni II, pp. 924
sinistra del soggetto della relativa (‘che essi sgg.
hanno’). 608 a guisa d’onde] Paggi 59 □ sbandierate]
602 Di monarchia elettiva in Cina parla an- Poppa Vòlture □ modulate] Averini. Cfr.
che Castanheda, ma per il passato (Descobri- supra VI, 13, 4 e, per il verbo ondear, V, 20,
mento ivi p. xxxix). 5. Del poderoso vulcano di Ternate parla-
603
no sia Barros (ivi, p. 259) che Castanheda
Tutto il resto della Cina, praticamente.
(Descobrimento VI, 11, p. xvj). Cfr. Verg.,
604 Questa qui, seminascosta, di fronte Georg. I, 472: «undantem ruptis fornacibus
alla Cina, donde vien raggiunta] Pellegrini Aetnam».
□ Celle-ci, mi-cachée, qui de loin regarde 609 Cfr. supra IX, 14, 3-4. Cfr. Barros ivi
la Chine, d’où l’on part à sa découverte] p. 258; Castanheda ibid. L’epiteto ardente
Bismut. «O sentido è que os navios que se è praticamente formulare nel poema per le
dirigem ao Japão, tocam primeiro na Chi- spezie.
na» (Epifânio Dias). Il Giappone, sulle carte
610 La guerra per la conquista delle Moluc-
del tempo di Camões, era un’unica grande
isola allungata. Fig. etimol. esconde…escon- che, abbastanza travagliosa e sanguinosa, è
dida («porque entonces [fino ad allora] poco narrata anche da Couto nella settima Déca-
más de la mitad della se avia penetrado» da. Portoghesi e Spagnoli si spartirono le
Epifânio Dias). isole, e alla fi ne del’500 arrivarono pure gli
Olandesi; «naçe ha arvore deste cravo em
605 «The silver mines of Japan were ex- maluco, e sam humas ylhas sogeitas a el rey
hausted long ago. But Major C. R. Boxer de purtugal, e tomadas per guerra justa mui-
informs me that in the last fi fty years of the to tempo ha estas sam as ylhas da contenda
16th Century the production of silver was entre el rey de purtugal, e o de castella» ecc.
very large and that the Portuguese were get- (Orta Colóquios c. 111v: «nasce l’albero del
ting the metal to the value of “a million in garofano nelle Molucche, e sono alcune iso-
gold” annually from the islands» (Bacon). le soggette al re del Portogallo, e prese con
606 Verrà evangelizzata (l’originale ilustrada guerra giusta molto tempo fa sono le isole
è latinismo), in realtà poi tutt’altro che pa- della contesa tra re di Portogallo e re di Ca-
cificamente. Francesco Saverio fu il primo stiglia»).
missionario, ma più tardi «la nascita e la di- 611 Uccelli del Paradiso, descritti già da Pi-
struzione di una comunità cristiana dipende- gafetta: «Também Antonio Pigafetta caval-
ranno da fattori puramente temporali» (M. leyro de Rhodas, em hum roteyro que fez da
Milanesi in Ramusio Navigazioni II, p. 1006), jornada de Fernão de Magalhães ao estreyto
cosa cui Camões non potrà assistere. «After de seu nome, no anno de 1519. em o numero
[ottava]131 there appears to be a break in the 97. conta que chegando o resto da armada as
narrative, as if the following Stanzas were the ilhas Malucas, el Rey de Ternate mandou ao
result of a second visit» (Burton 2, p. 669). Capitão Castelhano dous passaros mortos,
Ci sembra un’ipotesi improbabile; lasciando fermosissimos, a que elles chamão passaros
la Cina, Teti – ovvero Camões – riprende un de Deos & do parayso» (Correa: «Anche
percorso, questa volta inverso, nell’area meri- Antonio Pigafetta, gentiluomo rodiense, in
dionale riportandosi fino al Madagascar. un diario di bordo che scrisse riguardo al
607Nell’arcipelago delle Molucche: «E o viaggio di Magellano verso lo stretto che
[nome] de cada uma destas, começando da porta il suo nome, nell’anno 1519 al cap. 97
1255
racconta che giungendo il resto dell’armata 616 La cosiddetta Borneo Camphor (Dryo-
alle isole Molucche, il re di Ternate mandò balanops aromatica) produce una resina spe-
al capitano spagnolo due uccelli morti, bel- cifica, appunto, facile a indurirsi, e si trova
lissimi, che essi chiamano uccelli di Dio e non solo in Borneo ma anche il Malesia e
del paradiso»). «Gli mandò [a Magellano per a Sumatra. Cfr. Orta Colóquios c. 39v, per
il Re di Spagna, sogg. il re di Tidore] ancora cui la «camfora de Burneo» è la migliore e
duoi uccelli morti bellissimi: questi sono più costosa.
della grandezza d’una tortola, la testa pic- 617 Anche Castanheda ne accenna (Desco-
cola col becco lungo, e lunghe le gambe un
brimento II, 113, p. 215: «cravo de Maluco,
palmo e sottili; non hanno alie ma in luogo
canfora de Borneo, maça & noz debanda,
di quelle penne lunghe di diversi colori; la
sandalos brancos & vermelhos de Timor»).
coda com’è quella della tortola. Tutte l’altre
«Ho sandalo masçe açerqua de timor [Ti-
penne sono d’un colore, come tane over ro-
mor] onde ha maior cantitade» ecc. (Orta c.
vano [rossiccio, color ruggine], eccetto quel-
185v). Timor è l’isola più importante dell’ar-
le che sono delle alie; ma non vola se non
cipelago delle piccole isole della Sonda e si
quando è vento. Hanno oppenione questi
trova all’est estremo, talché dista dall’Au-
Mori che questo uccello venga dal paradi-
stralia circa 500 km.
so terrestre, e chiamanlo manucodiata, cioè
618 il Sul difficoltoso] Paggi 59 □ dans les
uccello di Dio» (Pigafetta in Ramusio II, p.
935; cfr. anche Nicolò di Conti ivi, p. 802). mysterieuses régions australes] Bismut □ il
612 Fanno parte del gruppo delle Molucche, sud misterioso] Poppa Vòlture Averini. L’a-
nella attuale provincia indonesiana di Malu- rea meridionale, intende Camões, è ardua
ku; Antonio de Abreu fu il primo a sbarcar- da esplorare e quindi misteriosa («a do sul
vi, nel 1512. Cfr. anche supra IX, 14, 5. não he ainda discuberta» Castanheda De-
scobrimento III, 62, p. 131). La Sonda era
613 Noce moscata; Barros (III, 5, 6, p. 266)
considerata la parte occidentale di Giava,
parla piuttosto di un colore dei frutti simile
che si divideva così in due isole prospicienti
a quello di certe pesche che sembrano pre-
(Barros IV, 1, 12, p. 43 sg.).
sentare le sfumature dell’Iride, seguito da
619Giava ha una cordigliera montuosa nel
Correa. Ma si legga Orta: «he muyto fermo-
so pomo, e da bom cheiro a boca, e aueis de mezzo, scrive Barros (ivi, p. 44).
saber que quando esta noz he madura vaise 620prima ch’abbia mischiato le sue acque
inchando, e rompe a primeira casca como con quelle d’altri corsi] Pellegrini.
fazem os ouriços das castanhas nossas, e 621 Nella redondilha Carta a uma dama leg-
fica amaça muyto vermelha parecendo como giamo: «Lá para onde o sol sai / descobri-
graã fi na» (c. 129v, c.vo mio: «è un frutto mos, navegando, / um novo rio admirando,
molto bello, di ottimo profumo ad assag- / que o lenho que nele cai, / em pedra se vai
giarlo, e dovete sapere che quando questa
tornando» (Rimas p. 10, sul modello petrar-
noce è matura si va riempiendo e spacca la
chesco di Rvf 135). Cfr. Ov., Met. XV, 313 sg.:
prima scorza come fanno i ricci delle nostre
«flumen habent Cicones, quod potum saxea
castagne, e resta il pomo molto vermiglio ap-
reddit / viscera, quod tactis inducit marmora
parendo come granata fi na»).
rebus». Proprietà analoghe venivano attribu-
614 «E porque neste tempo que começam ite al fiume toscano Elsa da Dante e Boccac-
amadurecer acodem da serra [accorrono dalla cio (Purg. XXXIII, 66 sg. e n. Inglese). Vd.
montagna], como a novo pasto, muitos papa- anche Sil., Pun. VIII, 580 sg.: «nunc Silarus
gaios e pássaros diversos» ecc. (Barros ibid.). quos nutrit aquis, quo gurgite tradunt / du-
615«El Poeta en esto alude a la fabula de ritiem lapidum mersis inolescere ramis». Cfr.
Mirrha» (Epifânio Dias): vd. infra 135. nn. di Bacon e Tocco. Siamo dunque dinnan-
1256
zi a un topos, al di là delle possibili spiegazio- crem que dali subio aos ceos, & por final dis-
ni scientifiche del fenomeno. so ficou ali aquela pegâda» (Castanheda De-
622 Sumatra, separatasi dalla terraferma; scobrimento II, 22, p. 47: «che dicono i mori
cfr. supra X, 124, 1-4. che è del nostro padre Adamo, e lo chiamano
623
Babadam, e credono che da lì egli salì al cie-
L’isola indubbiamente ha più di sessan-
lo, e all’ultimo lasciò in quel punto quell’or-
ta vulcani; anche (tambem) potrebbe valere
ma»). Il Picco di Adamo (Sri Pada, cioè ‘piede
rispetto a quanto detto supra 132, 4: qui l’at-
sacro’) è un monte dello Sri Lanka dove viene
tività eruttiva sarebbe indicata come molto
venerata una gigantesca orma che gli induisti
più debole. Tutta l’area della Sonda è tetto-
ritengono di Shiva, i buddisti del Buddha e
nicamente assai attiva. Ma probabilmente
musulmani e cristiani di Adamo. Odoardo
questa interpretazione vulgata del verso
Barbosa, riportando la stessa informazione,
(dagli antichi commentatori ai più moder-
scrive che gli indiani usano il termine «Adam
ni) va riformulata alla luce di quanto riporta
Baba», ma in realtà questo sarebbe il nome
Barros: «E como jaz debaixo de Linea Equi-
nocial, è a terra tam úmida com as águas, e con cui i maomettani identificano il Buddha
quente do Sol, que cria grandes arvoredos, (cfr. Ramusio II, p. 666 e vd. Dames Duarte
com que ela fica mui fumosa de tam grossos Barbosa I, p. 118 e n.).
vapores, que, ardendo o Sol per cima dela, 629 La palma che dà il cosiddetto cocco
não tem fôrça pera os gastar» (Ásia III, 5, 1, delle Maldive era creduta erroneamente
p. 232: «E siccome sta sotto la linea dell’E- sottomarina (Barros Ásia III, 3, 7, p. 144):
quinozio, la terra è così umida d’acque, e ricche di informazioni sull’argomento le pp.
calda per il sole, che produce grandi bosca- 87-89 di Ficalho Flora. Cfr. Orta Colóquios
glie, con cui si presenta molto nebbiosa di cc. 68v-69r.
vapori talmente spessi che, ardendo il sole 630 foudroyant] Bismut. Un veleno rapido,
sulla sua sommità, non ha tuttavia la forza potente, per cui sia urgente la somministra-
per disperderli»). Questa è la fonte diretta zione dell’antidoto. Si tratta di un latinismo,
per Camões; Barros poco più avanti cita un come informa Epifânio Dias citando Hor.,
solo vulcano, attivo, che gli indigeni chia- Ars 453: «Ut mala quem scabies aut morbus
mano Balaluão e che forse è l’odierno Balai regius urget».
(o meglio Bukit Lumut Balai) che ha conti-
631 Socotorà, davanti allo stretto del Mar
nue colate laviche e fumarole.
Rosso (Bab el-Mandeb), produce aloe «que
624 «uma fonte que mana óleo, a que cha- se chama çacotorino, por tomar ho nome
mam napta» (Barros ibid.). Secondo Correa
desta ilha onde se apanha» (Castanheda
questa nafta «serue para muytas infirmida-
Descobrimento II, 40, p. 78); «os Arabios
des, principalmente para frialdades», cioè
o chamão Cebar, e os Guzarates […] ho
per l’impotenza. Al di là di questo, Sumatra
chamão Catecomer» ecc. (Orta c. 3r; sull’a-
è effettivamente ricca di risorse petrolifere.
loe vd. tutto il colóquio I e il sg.). Socotra,
625 Si tratta del benzoino (beijoim, cfr. Bar- prospiciente il corno d’Africa, appartiene
ros ibid.). Per Orta il miglior benzoino è oggi allo stato dello Yemen.
quello del Siam (c. 29v). 632 la pâte la plus odorante, l’ambre]
626 Più profumato della mirra (Mirra era Bismut. L’ambra grigia ; cfr. supra VI, 25,
figlia di Cinira); cfr. ad es. supra IV, 63, 6. 7-8 e Ficalho Flora pp. 89-91, nonché ovvia-
627Queste e altre ricchezze di Sumatra mente Orta, Coloquio terceiro de Ambre, cc.
sono documentate in Barros ibid. 10v sgg.
628«que dizem os mouros que he de nosso 633 Occulta perché nasce in fondo al mare
padre Adão, a quem chamão Baba adão, & (Faria e Sousa). «Alguns disseram ser a
1257
sperma da balea, e outros affirmarem ser ciato da Las Casas in primis e deprecato ad
esterco de animal do mar ou escuma delle, es. da Montaigne.
outro dixeram que era fonte que manaua 642 Espressione iper-formulare, con picco-
do fundo do mar, e esta parecia melhor, e le varianti (vd. anche la dotta n. di Faria e
mais conforme a verdade» (Orta Colóquios Sousa).
c. 10v: «Alcuni dissero essere lo sperma 643 Ovvero nell’area settentrionale dell’A-
della balena, spermaceti, e altri affermaro-
merica del sud, che va rastremandosi sem-
no essere escremento di animale del mare o
pre più verso l’antartico.
sua schiuma, un altro disse che si trattava di
644 La Caesalpinia brasiliensis da cui si trae
una fonte che zampillava dal fondo marino,
e questa opinione sembrava migliore e più un colorante vermiglio, chiamata appunto
conforme al vero»). pao brasil. Il termine brasil potrebbe deriva-
634 re dalla ‘brace’, as brazas; vd. comunque Fi-
Il percorso ritorna all’isola di Ma-
dagàscar, davanti alla costa sud-orientale calho Flora p. 92. Cfr. altresì del nostro l’Ecl
dell’Africa, per cui si risalga supra I, 42, 5-6. VI, 18: «brasas roxas acende a roxa flama».
645 Primo nome del Brasile, la «Província
635 Ha in parte un valore di prossimo futuro.
de Santa Cruz, a que vulgarmente cha-
636‘aperto, ampio, visibilmente esteso’, l’O- mam Brasil» (Barros Ásia III, 5, 9, p. 287).
ceano. «E tornando a Pedralvarez [Cabral] seu
637 In portoghese Ponente è forma antica per descobridor, passados alguns dias que alli
Poente. Riferimento alle Indie occidentali. esteve fazendo sua agoada & esperando por
638 Cfr. supra 130, 1. Fernão de Magalhães tempo que lhe servisse, antes de se partir,
(Fernando Magellano), già evocato analo- por deixar nome aquella prouincia, por elle
gamente supra II, 55, 6. Com’è noto, Ma- nouamente descuberta, mandou alçar huma
gellano, non ottenendo dal suo re Manoel Cruz no mais alto lugar de huma aruore,
il fi nanziamento per un viaggio alle isole onde foy aruorada com grande solennidade
delle spezie, fu sponsorizzato dal monarca & bençóes de Sacerdotes que leuaua em sua
castigliano Carlo V con il progetto audace companhia, dando a terra este nome de San-
di raggiungerle circumnavigando l’Ameri- ta Cruz […]. Ao qual chamaram brasil por
ca meridionale (il passaggio a sud-ovest); il ser vermelho & ter semelhança de brasa, &
viaggio iniziò nel 1519 e terminò per lui nel daqui ficou a terra com este nome de Bra-
1521 con la sua morte nelle Filippine. Più sil. Mas pera que nesta parte magoemos ao
complesse ragioni del dissidio con il re por- Demonio, que tanto trabalhou & trabalha
toghese sono analizzate da Barros (III, 5, 8 por extinguir a memoria da Sancta Cruz,
pp. 282-286). & desterrala dos corações dos homens […]
639 tornemoslhe a restituir seu nome» ecc.
Dal polo artico all’antartico: l’America.
(Gandavo Historia c. 7r: «E tornando a Ca-
640 Ovviamente l’oro, detto fl avus dai latini bral, suo scopritore, passati alcuni giorni in
(Aen. I, 592) ecc. La luzente mina è soggetto, cui colà stava facendo rifornimento d’acqua,
che è oggetto della frase nella nostra tradu- e aspettando il tempo necessario, prima di
zione; nell’originale abbiamo ‘in quanto la ripartire, per lasciare un nome a quella pro-
renderà superba la lucente mina’ ecc. vincia, da lui scoperta per la prima volta,
641 Infatti, le grandi conquiste delle «Indie comandò di ergere una Croce nel più alto
occidentali» furono compiute dagli spagno- punto di un albero, ove fu innalzata con
li, tranne il Brasile, come il poeta specifica grande solennità e benedizioni dei sacerdoti
subito dopo. L’immagine del colar, anche se che egli aveva con sé, dando alla terra que-
adatto a delle bestie (rudo colo), nasconde il sto nome di Santa Cruz … Lo chiamarono
sottofondo tragico delle conquiste, denun- Brasile per essere vermiglio e avere somi-
1258
glianza con la brace, e da ciò rimase alla tipo: fi n ch’il Sol dia principio e fi ne all’an-
terra questo nome di Brasile. Ma poiché in no] Paggi 59 □ tant que le soleil réchauffe-
questa parte temiamo il Demonio, che tanto ra le monde] Bismut □ per tanti anni / per
s’è ingegnato e si ingegna per estinguere la quanti ancora il Sole il mondo scaldi] Poppa
memoria della Santa Croce e strapparla via Vòlture □ fi n che il Sole scaldi / il mondo
dai cuori degli uomini … torniamo a resti- i loro amor resteran saldi] Averini. Invece,
tuirle il suo nome originario»; la proposta correttamente: por más tiempo que al mun-
non ebbe però successo). do el sol caliente] Caldera □ per un tempo
646 la prima flotta che verrà armata per l’In- maggior di quel che il Sole / riscalderà con
dia dopo la vostra] Pellegrini. A scoprire il la sua luce il mondo] Bonaretti □ fi n dopo
Brasile sarà appunto Pedro Álvares Cabral che il sole non riscalderà più la terra] Pel-
nel 1500. legrini □ longer than sunlight warms the
earth and sea] White. Usque dum vivam et
647 Rima identica. ultra, così gli eroi e le ninfe si sono promessi
648 Aristocratico lusitano, Magellano si amore: tutto l’erotismo del canto IX con-
allontana dalla sua patria ottenendo favori fluisce, come già sappiamo, in una rigorosa
dalla Spagna. In questi versi risuona, più monogamia santificata. Il verbo aquente si-
che un rimprovero verso il grande esplo- gnifica letteralmente ‘scaldi’.
ratore, una soddisfazione nel ricordarne la 655 Formulare: cfr. supra I, 45, 4 ecc.
indubbia portoghesità di nascita e forma- 656 Ove vento irado è formulare (cfr. occorr.
zione. Anche Faria e Sousa, paladino del
in Verdelho Concordância).
rispetto della honra, offesa dal re Manoel,
657 Si tratta di una dittologia topica, per cui
giustifica con un lungo discorso il com-
portamento del Magalhães, che già Barros si possono fare innumeri esempi antichi e
defi niva «agravado del-Rei» (ivi p. 284), e moderni («diligimus pariter pariterque ti-
lo stesso aggettivo si ripropone in Camões memus», Claud., De nupt. Hon. 331, ecc.).
supra 138, 7 e II, 55, 6. L’aggettivo temido assume qui, diremmo,
649 una sfumatura più leggera: ‘omaggiato, ri-
Abitanti della Patagonia; anche Barros
verito’. In realtà il ritorno non fu così felice
(ivi p. 290) parla di uomini i cui corpi supe-
per Gama, che fra l’altro perdette in viaggio
ravano i 12 palmi (circa due metri e mezzo
il fratello Paulo, deceduto e sepolto nell’i-
di altezza, un assurdo, ma il palmo era mi-
sola di Terceira. Camões chiude il poema
sura incerta e variabile a seconda dei luoghi
senza soffermarsi sulle disavventure del
e dei tempi).
ritorno; infatti «La verdad del caso no es
650 Il Pacifico, evidentemente e quanto esta, porque ellos passaron iguales traba-
si rivela del polo australe. Termina qui la jos a la buelta que a la ida [al ritorno come
cosmologia-geografia esposta da Teti, con all’andata]. Pero el Poeta como grande, i mi-
un brivido di mistero e, nonostante i grandi sterioso, i divino, dize esto por las razones
spazi evidenziati e conquistati, illustrati nel que diximos», cioè che nel poema il finale
discorso, chiude con un senso non placato è «todo como convenia a la buena orden de
dell’ignoto. la narracion, porque sin duda fuera vicio el
651 Vd. supra 138, 4 ecc. Straformulare. referir la buelta con otro acontecimientos,
652 aunque fuessen tan felizmente descritos,
Cioè ‘particolarmente graditi, amati in
como los de la ida» (Faria e Sousa: sarebbe
quanto ammirati’.
stato un vizio narrativo e poetico raccon-
653 Formulare: vd. supra IX, 51, 2. tare altri avvenimenti relativi al viaggio di
654 Appunto in eterno (cfr. supra 142, 7), ritorno, anche se ben scritti e reali; intende
talché riteniamo discutibili traduzioni del dire che dopo tutto l’articolarsi complesso
1259
e magnifico del poema, aggiungere nuovi 662 «non so per che stelle maligne» (Petr.,
eventi, storici ma pleonastici, avrebbe costi- Rvf 128, 52); «per influsso di stelle o di de-
tuito un difetto strutturale, un ricominciare stino» (B. Tasso Amori II, eleg. 5, p. 253).
dopo aver fi nito in magnificenza. Insomma: 663 Quindi per divina volontà. Ovviamente
un nostos avrebbe costituito materia di un il monarca è Sebastião.
secondo poema!). 664 Letteralmente: ‘osservate, considerate
658 E recano alla patria e al re, nel felice che siete’.
esito dell’impresa loro affidata, ricompensa 665 e confrontate pure con le altre nazioni]
ai sacrifici sostenuti e nuovo titolo d’onore
Pellegrini □ voyez les autres peuples pour
e d’orgoglio] Pellegrini. Ma il soggetto di
vous en persuader] Bismut.
ilustrou non può che essere il medesimo di
666 Cfr. supra X, 43, 6.
mandou ovvero il Re. Per cui i dubbi dei
commentatori (fra cui Epifânio Dias) non 667 Da computare bisillabo (originale: se-
hanno motivo. Ora il Re portoghese era tas).
anche signore di Etiopia, Arabia, Persia e 668 Si intenda ovviamente ‘al mare profon-
India. Qui potrebbe terminare il poema, do’, cioè ‘al fondo dell’oceano’, clausola di
come, più o meno, terminano l’Eneide e la verso formulare, e non al Profundo inteso
Liberata, mentre Camões aggiunge altre 12 come Inferi, anche se poi l’effetto è quello
ottave rivolte al re Sebastião; Faria e Sousa (cfr. ad es. supra, IV 44, 6).
difende con molte argomentazioni questa
669 Letteralmente: ‘comandi’.
scelta. Rimandiamo alle nostre note intro-
duttive al canto per una discussione un po’ 670 Giustamente Faria e Sousa rimanda a
più estesa. supra I, 51, 8.
659 affiochita] Pellegrini. Eco evidente di 671 Non troppo vistoso fulmen in clausula.
Giobbe («versa est in luctum cithara mea 672 trattandoli con benigna affabilità]
et organum meum in vocem flentium» 30, Pellegrini □ par votre présence et votre
31), passo presente soprattutto a Petrarca, doux accueil] Bismut. «I singularmente
Rvf 292, 13-14 e, ancor prima, a Gualtiero atendió el Poeta a que el Rey Don Seba-
di Châtillon. Cfr. poi Egl. I: «a frauta que stian iva faltando con [mancava di] aquella
soía / mover as altas árvores, tangendo, / se facilidad humana de los Reyes passados,
me vai de tristeza enrouquecendo» (Rimas en hablar a su gente en general, i non con
p. 312, con insistenza sui lemmi triste, tri- dos o tres validos en particular» (Faria e
stura e tristezas in tutta la strofa – vd. v. 8 di Sousa).
questa ottava 145). 673 Nel senso di ‘capacità’.
660 «Non canimus surdis» (Verg., Ecl X, 8). 674 Cioè ‘per darvi consigli giusti’, ma il pa-
661 inerzia] Poppa Vòlture □ pessimism] rallelismo col diuino Conselho di supra 146,
White. Epifânio Dias evoca il carattere me- 6 ci induce a tradurre – senza modificare
lanconico e saudoso del popolo lusitano. sostanzialmente il senso – con l’evocazione
Faria e Sousa forse centrava meglio il bersa- di un Consiglio reale ristretto ai più fidi. Si
glio, riferendosi alla tristitia, per cui si veda veda, d’altra parte, anche infra 152, 5.
almeno Thom., De malo, quaest. 11 che pa- 675 le cose riescono] Pellegrini. Ragioni di
rafrasa Gregorio: «acedia est interna mentis
rima ci hanno indotto a una versione meno
tristitia». In realtà nell’opera di Gregorio
letterale.
(XXXI, XLV, 88) viene messa in diretta re-
676 chacun selon son aptitude dans l’emploi
lazione tristezza e avarizia («tristitia quoque
ad avaritiam derivatur» ecc.), come Camões qu’il a choisi] Bismut.
fa con cubiça e tristeza. 677 Le due frasi fi nali (por…pelos) incorni-
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687 agendo] Pellegrini □ par l’action] Bi- essere pubblicata (cantata pubblicamente)’.
smut. Si noti, in consueta figura etimologi- Subito dopo questi due versi, segue l’augu-
ca, la diversa – se non opposta – semantica rio di una impresa eroica prossima del Re
di tratar al v. 4 e al v. 8: nel primo caso il (che invece andrà incontro alla rovina di
‘dissertare’, dottamente ma anche a vuoto, Alcácer-Quibir nel 1578) o ancora, come
nel secondo caso ‘agire, procedere’, anzi po- suppone Moura cit. da Tocco sulla base di
tremmo dire maneggiare, confrontarsi cioè Faria e Sousa, l’allusione a un poema inedi-
con la realtà bellica. Si veda anche Sall, Bell. to incompiuto del nostro sulle gesta africane
Iug. 85: «Quae illi audire aut legere solent, fallimentari del povero e grande Sebastião,
eorum partem uidi, alia egomet gessi: quae o ancora l’annuncio di una continuazio-
illi litteris, ea ego militando didici. Nunc ne d’autore (vd. supra l’Alvará regale della
uos existumate, facta an dicta pluris sint» princeps). Vd. in Dicionário Camões l’entry
(dal lungo discorso di Mario: «Le cose che Camões e D. Sebastião, stilata da V. Aguiar
essi udire o leggere sono soliti, parte di que- e Silva, molto ricca e articolata, con biblio-
ste vidi, altre però ne ho compiuto: loro han- grafia; cfr. fra l’altro Agudo A edição pp.
no imparato quelle cose sui libri, io militan- 343-345.
do. Ora giudicate voi, se son più importanti 695 Si osservi bene che qui nella princeps
i fatti o le parole»). c’è un punto fermo. All’ottava seguente si
688 «o rudo engenho meu» (Son. 153, 4; Ri- affronta un altro discorso, concernente il
mas p. 193). Sulle ultime ottave del poema vd. futuro.
in particolare Bernardes As estâncias finais. 696 Si invita il Re a conquistare il Maroc-
689 ‘neppure per sogno’, potremmo para- co. Come osserva Bismut, «le mot Ampé-
frasare. louse peut désigner d’une manière vague
690 Espressione biblica: «ex ore infantium le Maroc tout entier». Così si eviterebbe
et lactantium perfecisti laudem» (Ps 8, 3, l’equivoco dovuto al fatto che Ampelusa,
ripreso poi da Mt 21, 16). promontorio a nord-ovest di Tangeri, è ben
691
altro luogo rispetto a Tarudante, città nella
onorato] Pellegrini. Si rammenti il si-
provincia marocchina sud-occidentale. Tut-
gnificato antico dell’italiano honesto, cioè
tavia Camões dimostra di conoscere il pro-
‘degno d’onore, onorevole’. E non è fuor
montório de Ampelusa, come si legge sopra,
di luogo evocare Orazio, Epist. I, 2, 35 sg.:
III, 77, 3 (ove al v. 1 avevamo anche Medusa).
«si non / intendes animum studiis et rebus
E dunque? Possiamo considerare Trudante
honestis», pure se in differente contesto
a parte, intendendo che il Re distruggerà sia
semantico.
Ampelusa che Trudante, insomma conqui-
692 Camões riconosce a se stesso la dottrina, sterà il Marocco intero. Che «Atlante […]
l’esperienza in guerra e nei viaggi e l’inge- Marrocos […] & Turudante» siano elencati
gno creativo di cui fa fede proprio il poema in Lisboa edificada ovvero Ulyssea (Lisboa,
che ora sta fi nendo. Vanti di tal genere non P. Crasbeeck, 1636, IV, 105, 4 e 6, c. 74r) non
sono da considerare fuori luogo nell’epica; indica se non una imitazione da Camões (il
a non voler citare, ovviamente, il modello poema inizia As armas, & os varaõ, que os
offerto da Dante. malseguros ecc.).
693 Couplet simmetrico che riassume l’im- 697 Nella nostra interpretazione: la musa
magine del cavaliere gentiluomo e poeta, la camoniana, ormai stimata e felice dopo la
spada e la penna, insomma. Vd. Macedo O pubblicazione dei Lusíadas col permesso del
braço e a mente. Re, permesso di cui il poeta è piuttosto cer-
694 Cioè ‘la vostra volontà farà sì che la de- to, canterà – sotto la garanzia e quasi il giu-
gna impresa (narrata nel mio poema) potrà ramento dell’autore stesso – le nuove gesta
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che portò Nuno Júdice a ricordare, a questo vol. 1, p. 390; Trigoso). Divise i suoi va-
proposito, l’interesse di Jean-Jacques Rousse- stissimi interessi enciclopedici tra la storia
au per la botanica (Júdice Camões por cantos, delle navigazioni, la letteratura e le scienze
p. 90). Si aggiunge, al caso, che quel tale ma- naturali, distinguendosi nel campo della
rinaio della flotta di Vasco da Gama, Veloso, zoologia, della chimica e dell’agricoltura.
aveva ricevuto dal poeta un trattamento tanto Figlio di Francisco de Mendo Trigoso Ho-
particolare che alcuni critici vi hanno ricono- mem de Magalhães e di Antónia Joaquina
sciuto una maschera autobiografica. Teresa de Sousa Morato, si sposò con Maria
Il cane dei Lusíadas, IX, 74, 1, sollevò deli- José Vicente Caupers de Oliveira Sandes
cati problemi di ordine testuale alla fi lolo- e Vasconcelos. Ricevette una educazione
gia ottocentesca. Percorrendo gli esemplari ed una formazione di prim’ordine. Studiò
usciti dall’officina di António Gonçalves presso il Colégio das Necessidades, al Col-
datati 1572, gli eruditi non ritrovavano, in legio dei Nobili e all’Università di Coimbra
questo verso, la forma cão, (‘cane’), ma la (Magalhães Antigos alunos da Universidade
forma tão (‘tanto’). L’avverbio intensificante de Coimbra). Nobile della casa reale, fu
tão, tanto, contrastava manifestamente con il tenente-colonnello del reggimento di caval-
nome cão, il cane che saltava nell’acqua, nuo- leria di Torres Vedras e occupò gli incarichi
tava e latrava. di censore regio alla «Mesa do Desembargo
Invece, il problema non si pose per un fi- do Paço» e membro della Commissione di
losofo naturale formatosi all’Università di Censura. Come socio dell’Accademia Rea-
Coimbra, in quanto egli trovò e segnalò la le delle Scienze di Lisbona svolse notevoli
forma cão nella medesima edizione del 1572. attività, avendo ricevuto la nomina a se-
Questa segnalazione si deve all’accademico gretario di questa istituzione quando José
Sebastião Francisco de Mendo Trigoso Ho- Bonifácio de Andrada e Silva partì per il
mem de Magalhães (Lisbona, 1773-1821), Brasile.
che la espose in un breve e tuttora entusia- Restò famosa la descrizione, presentata ai
smante saggio, intitolato Exame crítico das membri dell’Accademia, di una nuova spe-
cie ittica della costa portoghese che battez-
primeiras cinco edições dos «Lusíadas», il
zò come sparus trilabiatus (budeão pintado;
quale uscì a titolo postumo in «História e
Silva Discurso). La scoperta gli valse le lodi
Memórias da Academia Real das Ciências
sul «Jornal de Coimbra. Parte II. Dedicada
de Lisboa» (Trigoso Exame crítico).
a todos os objectos que não são de Ciências
Nella sua Tabella dei principali errori della
Naturais» (Jornal de Coimbra). D’altronde,
prima Edizione del 1572, che furono emen-
la misura delle sue conoscenze in zoologia è
dati nella seconda dello stesso anno, orga-
abbondantemente illustrata dalla memoria
nizzò un confronto testuale tra le edizioni
circa il verme che si era riprodotto nell’oc-
che designò come nº 1 (E/D) e nº 2 (Ee/S).
chio di un cavallo, letta il 24 giugno del 1816
Il fascicolo di quella errata restituisce al pas-
(Trigoso Memória sobre um verme). È soste-
so la sua coerenza semantico-pragmatica. Si
nuta da un vivo dialogo con Linneo, Haller,
confronti:
Bonnet, Blumenbach o Baldinger.
IX, 74, 1
Fra gli svariati incarichi che svolse, spicca il
nº 1 (E/D) fatto che si occupò di una materia letteraria
Qual tão de caçador sagaz e ardido, che al tempo era all’ordine del giorno. Mi
nº 2 (Ee/S) riferisco al Relatório da Comissão nomeada
Qual cão de caçador sagaz, e ardido, pela Academia Real das Ciências de Lisboa
para lhe dar conta da nova Edição dos «Lusía-
Sebastião Trigoso è una figura poco studia- das» impressa em Paris no ano de 1817 (Ama-
ta (Sá Elogio histórico; Juromenha Obras, ral Relatório; Resoconto della Commissione
1264
nominata dall’Accademia Reale delle Scienze Tele di ragno, La coltivazione dei roseti in
di Lisbona per informare della nuova edizio- Portogallo).
ne dei «Lusíadas» stampata a Parigi nell’an- È con convinzione che l’illustre critico
no 1817). Si tratta della favolosa edizione nomina Camões «um naturalista erudito
di Morgado de Mateus (Morgado Mateus). e profundo» (Sequeira A fauna, p. 26: «un
Mai fi no a quel momento uno studioso dei naturalista erudito e profondo»), lettore di
Lusíadas si era interrogato in maniera tan- André Thevet, Siegmund von Heberstein,
to incisiva, come José de Sousa Botelho, in Olaus Magnus, Bernhard von Breydenbach,
merito alla fisionomia del testo della prima Rondelet, Salviani, Turner o Gressner.
edizione del poema, mettendo in questione Sottolinea, tuttavia, che ciò che segna la
una pratica secolare di editiones descriptae. differenza è l’origine delle conoscenze di
Fu in questo clima che Trigoso elaborò l’E- zoologia che possedeva il poeta, in quan-
xame crítico. Combattuto tra timori e slanci to fondate su un’esperienza diretta, che gli
incontenibili, gli si deve il merito di essere permise di superare fantasie e credenze
stato uno dei primi studiosi ad evidenziare popolari. Sequeira elaborò un’accurata lista
alcune differenze nell’iconografia, nell’or- dei luoghi dei Lusíadas, relativi agli «in-
tografia e nel testo delle due edizioni datate divíduos da família Canis» (A fauna, p. 33:
1572, ad aver osato affermare che le forme «individui della famiglia Canis»), finendo
di stampa non erano state le stesse e ad usare con il soffermarsi, in particolare, sulla
le parole «imitazione» e «fi nzione» (Trigoso metamorfosi del lusitano temerario nel cane
Exame crítico, p. 194) per l’edizione nº 2, ad che nuota e latra. Classificò la comparazio-
aver notato da un lato l’assenza della licenza ne come «superba», senza tralasciare, nel
del Tribunale e, dall’altro, la contemplazio- contesto della stanza, la Garcenha (ardea mi-
ne della possibilità di una continuazione nuta) e la Pata conhecida (con due ipotesi di
del poema all’interno dell’autorizzazione corrispondenza, anas boschas oppure anser
regia, ad aver considerato, sebbene timoro- sylvestris) (A fauna, p. 63).
samente, che Manuel de Faria e Sousa, nel Ciononostante, come osservato preceden-
suo commento ai Lusíadas, del 1639, si era temente, la forma cão di IX, 74, 1 non fu
già accorto dell’esistenza delle due edizioni, accolta senza obiezioni da parte dei fi lolo-
come indicato dalle note alla stanza IX, 21, gi del secolo XIX. Si considerino António
e ad aver descritto le alterazioni introdotte da Silva Túlio e José Feliciano de Castilho,
dalla censura nelle edizioni del 1584, 1591 fratello dello scrittore António Feliciano de
e 1597. Castilho.
Silva Túlio, zelante conservatore della Bi-
Trascorse alcune decadi, lo stesso passo del blioteca Nacional de Portugal, fu uno dei
poema meriterà la massima attenzione di primi a pronunciarsi (Túlio Facsímile do
uno zoologo ben conosciuto, Eduardo Se- rosto). Si appoggiò ai raffronti dell’allora
queira (Porto, 1861-1914), nell’interessante direttore della Nazionale, José Feliciano
saggio A fauna dos «Lusíadas» (La fauna dei de Castilho, che aveva segnalato in colore
«Lusíadas»), pubblicato nel «Boletim da So- verde, nell’esemplare della biblioteca, tutte
ciedade de Geografia de Lisboa» (Sequeira le comparazioni della Tabella dei principali
A fauna). Sequeira, che era contabile per errori in cui Sebastião Trigoso aveva sba-
una azienda di esportazione di vini a Vila gliato. Silva Túlio fa sue le parole di Castil-
Nova de Gaia, fu autore di significativi studi ho scrivendo: «A nossa edição diz: [...] Qual
nell’ambito delle scienze naturali: Os répteis tão de caçador sagaz e ardido [...]. Serão erros
em Portugal, Ninhos e ovos, As abelhas, Teias da memória de Trigoso?» (Túlio Facsímile
de aranha, o La culture des rosiers en Portugal do rosto, p. 183: «La nostra edizione riporta:
(I rettili in Portogallo, Nidi e uova, Le api, [...] Qual tão de caçador sagaz e ardido [...].
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provincia dividitur in conventus tres, Eme- Camões risemantizza un latinismo, per in-
ritensem, Pacensem, Scalabitanum, tota tensificazione, attraverso l’incorporamento
populorum XLV, in quibus coloniae sunt di una parola anch’essa latina.
quinque, municipium civium Romanorum, Durante questo percorso critico, l’esistenza
Latii antiqui III, stipendiaria XXXVI. Co- dell’alternativa Escalabisco è passata quasi
loniae Augusta Emerita, Anae fluvio adpo- inosservata. Emanuel Paulo Ramos (Ramos
sita, Metellinensis, Pacensis, Norbensis Ca- Singularidades, p. 195) è stato l’unico studio-
esarina cognomine; contributa sunt in eam so a notare il cambiamento introdotto nell’e-
Castra Servilia, Castra Caecilia. Quinta est semplare BNP-Cam4P, sebbene in una nota
Scallabis quae Praesidium Iulium vocatur» fugace. Inoltre, va segnalato un riferimento
(IV, 22, 117: «L’intera provincia è ripartita di Rebelo Gonçalves (Gonçalves Obra com-
in tre giurisdizioni: di Emerita, di Pace e di pleta, vol. 3, pp. 135-141) all’etimologia della
Scallabi. Sono, in tutto, 45 popoli, tra cui parola Escalabisco, a proposito della tradu-
sorgono cinque colonie, un municipio di zione di Scabelicastro nella versione latina
cittadinanza romana, 3 di diritto latino an- dei Lusíadas, di Tomé de Faria, pubblicata
tico, 36 soggetti a tributo. Le colonie sono nel 1622 da Gerardi de Vinea nella città di
Augusta Emerita, bagnata dal fiume Ana, la Lisbona. Riferendosi al toponimo Escalabi-
Metellinense, la Pacense, la Norbense – che sco, che del resto considera una forma eso-
ha l’appellativo di Cesarina; a quest’ultima tica, l’illustre storiografo della lingua giu-
sono aggregati Castra Servilia e Castra Cae- stamente chiarisce: «Não é derivado do lat.
cilia; la quinta è Scallabi, chiamata Presidio Scalabis, mas simples cópia de uma heleni-
Giulio», Plinio, Storia naturale). zação deste mesmo: Skalabís(kos), que se lê
Si noti, tuttavia, che non è Scalabicastro la em Ptolomeu […] [N]ão passou, todavia, ao
parola usata nel ricordato passo del III can- uso literário. Limita-se em geral a empregos
to dei Lusíadas, ma Scabelicastro. La forma eruditos, designadamente de geógrafos e
Scabelicastro non conta testimonianze che fi lólogos» (Gonçalves Obra completa, vol. 3,
attestino un suo precedente uso e, in quan- p. 140), ovvero, «Non è derivato dal lat. Sca-
to tale, sarà stata creata dallo stesso poeta. labis, ma semplice copia di un’ellenizzazio-
Camões non si limita a ricalcare un toponi- ne dello stesso: Skalabis(kos), che si legge in
mo latino: confeziona, a partire da questo, Tolomeo […] [N]on passò, tuttavia, all’uso
un altro neologismo, come se si trattasse di letterario. Si limita in generale ad impieghi
un neologismo elevato a potenza. eruditi, in particolare di geografi e fi lologi».
Siccome Scalabicastro non interferiva con il È così che il toponimo Escalabisco, che è
regime metrico dell’endecasillabo a minore, stato ritagliato e sovrapposto a quello di
va ammesso che Camões aveva delle buo- Scabelicastro nei due esemplari dei Lusíadas
ne ragioni per rafforzare questo suo slan- BNN-S.Q.XXIVG31 e BNP-Cam4P, ci por-
cio neologistico. Una interpretazione per ta sul cammino di Tolomeo e della sua ope-
noi plausibile è che la forma Scabelicastro ra generalmente conosciuta come Geografia
comporti un accostamento al latino bellum. (II, 5), in un viaggio attraverso il tempo.
Mantiene la declinazione al genitivo (belli), Nell’Occidente europeo, la Geografia ha
semplificando la consonante doppia, come avuto come porta d’ingresso, come avviene
di norma. Di conseguenza, il bisillabo latino di norma per i grandi tesori del mondo el-
si poteva sentire ad inizio verso, ben timbra- lenico ed ellenistico, l’Italia. Nonostante la
to dall’a minore, ad accentuare la combatti- conoscenza di alcuni frammenti del trattato
vità delle truppe portoghesi e la prodezza geografico di Tolomeo, in Spagna, si trovi
del primo re di Portogallo, in un momento attestata già durante il Medioevo, sono essi
fondamentale dell’avanzata verso sud. In echi lontani, diffusi attraverso la cultura ara-
questo modo, la creazione neologistica di ba (Dalché Le souvenir de la «Géographie»).
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1498, come narra Luís de Camões nel suo ulteriore edizione a Parigi, impressa nel 1546
poema. da Chrétien Wechel. La configurazione del
Contemporaneamente, dalla Spagna pro- suo testo, in caratteri tipografici greci, fu
vengono i primi segnali di ricezione della l’unica conosciuta dal secolo XVI. Nella V
Geografia, nella Penisola Iberica, da parte parte del libro II, dedicata ai luoghi ispanici
di strati eruditi. Lo testimoniano il famosis- e lusitani, si registra: skalabiskos.
simo commento ai salmi di Jaime Pérez de Erasmo e Froben soddisfecero pienamente le
Valencia, o l’In cosmographiae libros intro- aspettative che in quel tempo si erano gene-
ductorium, di Antonio de Nebrija, autore di rate intorno alla Geografia. L’attrazione allora
cui tornerò a parlare più avanti. suscitata dalla cultura ellenistica e dai suoi
Nei 51 esemplari della Geografia, identificati autori si stava diffondendo a vista d’occhio
nelle biblioteche portoghesi, che furono esa- nell’Europa occidentale. Questo interesse era
minati da João Daniel Lourenço (Lourenço amplificato, nel caso di Tolomeo, dal deside-
A descoberta dos antigos), lo studioso riscon- rio di conoscere popoli e regioni del globo dei
trò una significativa quantità di correzioni quali, fino a quel momento, si ignorava qua-
annotate. La questione non è tuttavia linea- si del tutto l’esistenza. Per tale motivo, ben
re, in quanto Tolomeo, venendo citato in va- presto, l’opera si pose come collegamento di
rie guide nautiche e trattati di navigazione, rilievo nell’ambito di questo riavvicinamento.
non sempre lo è con intenti di contestazione. Fu in siffatto percorso che il toponimo Sca-
Alla base di ciò vi è una questione epistemo- labiscus iniziò a propagarsi, soprattutto nelle
logica di matrice distintiva, relativa alle ori- varie edizioni, in latino o in volgare, che ven-
gini delle conoscenze nautiche portoghesi nero pubblicate durante tutto il secolo.
e al paradigma in cui queste si inquadrano, Nonostante ciò, le ricerche che ho elabora-
che è di ordine pratico e sperimentale. to in merito all’uso di Scalabisco o Escala-
La stampa si erse presto come grande vei- bisco nel Portogallo del secolo XVI si sono
colo di diffusione del trattato geografico di dimostrate poco feconde. Sono riuscita a
Tolomeo. Dato ai torchi sei volte in latino rinvenirlo, in veste latina, nel dizionario di
nell’epoca degli incunaboli, cui va aggiunto Jéronimo Cardoso, più specificamente nel
l’adattamento italiano in terza rima di Fran- supplemento intitolato Dictionarium aliud,
cesco Berlinghieri, ebbe, durante il XVI stampato a Coimbra da João Barreira nel
secolo, più di trenta edizioni in varie lingue 1569. In quest’ultimo si registra, sub voce:
(Dalché The reception of Ptolemy’s «Geo- «Scalabiscus, colonia Lusitaniae ad Tagum
graphy», pp. 361-364). vulgo Santarem». Va considerato, tuttavia,
Gli incunaboli latini della Geografia adot- che l’autore di questo supplemento è Seba-
tarono, in genere, la traduzione di Jacopo stianus Stochamerus, Germanus.
degli Angeli. Di conseguenza, la città di Diversamente, nella lessicografia latina che
Santarém viene designata, in queste edizio- circolava in Spagna la sua apparizione è più
ni pristine, con il toponimo Scalabis colonia. precoce. Il toponimo si trova registrato nel
Le parole greche kolonia o koloneia erano ge- Dictionarium Aleij Antonij Nebrissensis iam
neralmente abbreviate con kolo o ko. Fu così denuo innumeris dictionibus locupletatum,
che la prima stampa dell’originale greco del- nell’edizione del 1545. Figura nella sezione
la Geografia arrivò ad autorizzare il toponi- finale, che comprende il «Dictionarium opi-
mo Skalabiskos, questa volta giustificato dal dorum civitatum montium fluviorum, fon-
gusto raffinato dell’editore del testo, niente tium […]», sub voce: «Scalabiscus, colonia
meno che Erasmo da Rotterdam. Il Tolomeo est Lusitanae ad Tagum Ptol. vulgo, Trugillo,
pubblicato a Basilea nel 1533 da Hieronymus aliis Santaren». Il ricco volume fu stampato
Froben si deve infatti alle attenzioni filolo- da Steelsius ad Anversa che allora era, va ri-
giche del grande umanista. Conoscerà una cordato, governata dagli Asburgo.
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L’adeguamento del toponimo alla lingua ca- Santarem, Villa en Portugal: es fundacion de los
stigliana era in corso. La forma Escalabisco è Galos […]. Quando entraron en ella los Moros?
attestata da un testo fondamentale della sto- […] Gana esta Villa el Rey D. Alonso I de Por-
tugal: llamóse Scalabis: los Romanos pusieron en
riografia spagnola, la Crónica geral de España,
ella uno de los Coventos Juridicos de la Lusitania,
di Florián do Campo, pubblicata per la prima y fue su colonia con el nombre de Julium Praesi-
volta nel 1553. Vale la pena trascrivere il passo: dium: origen del que hoy tiene.
(Salazar de Mendoza Monarquia de España,
Desde Tajo prosiguio la gete [turdulos andaluzes p. 421, c. 1)
y galos çelti] su camino derecho como solia con-
tra las partes Orientales de la Lusitania, dexando Santarém, città in Portogallo: è fondazione
tanbien alli dos poblaçiones y villas en sitios asaz dei Galli […]. Quando vi entrarono i mori?
prouechosos. La primera llamaron Escalabisco, […] Conquista questa città il re D. Afonso I
que fue despues cosa prinçipal quando los roma- del Portogallo: si chiamò Scalabis: i romani vi
nos poseyeron aquella tierra. misero uno dei distretti giudiziali della Lusi-
(Campo Los çinco libros, f. 197r, l. 3, cap. 36) tania, e fu loro colonia con il nome di Julium
Praesidium: origine del nome che oggi ha.
Dal Tago la gente [Turditani andalusi e Galli cel-
tici] continuò il suo percorso diritto come soleva Scalabis y Scalabiscus: asi se llamó la Villa, que
verso le parti orientali della Lusitania, lasciando hoy es Santaren.
colà anche due città e villaggi in luoghi molto (Salazar de Mendoza Monarquia de España,
redditizi. Il primo chiamarono Scalabisco [Esca- p. 422, c. 1)
labisco], che risultò poi assai importante quando i
Romani possedettero quella terra. Scalabis e Scalabiscus: così si chiamò la città che
oggi è Santarém.
L’aggiunta del suono e iniziale, prima della
s, mostra che l’ellenismo era già allora inte- Denominatore comune ai citati estratti di
grato nel sistema linguistico castigliano. Florián do Campo e di Salazar de Mendo-
Inoltre, il suo uso non è per niente puntuale, za è l’associazione di Escalabisco, Scalabis o
dato che Pedro Salazar de Mendoza vi ri- Scalabiscus che dir si voglia, alle popolazioni
corre reiteratamente nell’opera che, verso la preromane. I popoli interpellati, Turditani
fi ne del XVI secolo, dedica alla Monarquía andalusi e Galli celtici, costituiscono, tutti
de España. Lo storiografo si spinge però loro, stirpi il cui insediamento nella Peni-
più in là nelle considerazioni a proposito sola Iberica precedette la romanizzazione.
dell’indole etnolinguistica che fornisce: A questo proposito, Salazar de Mendoza di-
stingue senza dubbio due fi loni, quello del-
Acrecentó y estendió mucho sus Señorios el Rey la toponimia greca e quello della toponimia
[D. Alonso primer Rey de Portugal], porque latina. Nel primo, situa Scalabiscus, ricono-
atravesando el rio Mondego ganó en las riberas scendo Tolomeo come fonte. Quanto al se-
de Tejo la Villa de Santaren, que es la Scalabis de condo, richiama Plinio per Scalabis, insieme
Plinio, y la Scalabiscus de Tolomeo. Yá disse que la all’occupazione romana al tempo di Giulio
fundaron los Galos Celtas (149, c. 2, l. 5, cap. 2). Cesare con il Julium Praesidium. A suo dire,
(Salazar de Mendoza Monarquia de España,
Julium Praesidium stava all’origine della de-
p. 156, c. 2, l. 5, cap. 6)
signazione linguistica super-stratificata del-
la città, come Santarém.
Crebbe ed estese molto i suoi possedimenti il Re
[D. Afonso Henriques, primo re del Portogallo],
La Monarquía de España trasmette un pro-
perché attraversando il fiume Mondego occupò gramma di rafforzamento della corona di
sulle sponde del fiume Tago la città di Santarém, Madrid che mira alla legittimazione storica,
che è la Scalabis di Plinio, e la Scalabiscus di Tolo- etnica e geopolitica dell’egemonia castiglia-
meo. Già ho detto che la fondarono i Galli celtici. na con valenze peninsulari. In questo piano,
1272
1273
1274
cavano «razões políticas para a publicação dei Lusíadas del 1572, il BNP-Cam 4P, della
das traduções, pois que Filipe II, naquele Biblioteca Nacional de Portugal, e il BNN-
contexto histórico, por estratégia política e S.Q.XXIVG31, della collezione Farnese
por razões de ordem pessoal, […] tinha o della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio
maior interesse na translação para castelha- Emanuele III, il toponimo di Tolomeo, pro-
no do poema épico por excelência das glóri- venendo da Alessandria e da Bisanzio, fece il
as lusitanas» (Aguiar e Silva Camões, p. 66: suo viaggio attraverso vasti territori dell’Eu-
«ragioni politiche per la pubblicazione delle ropa. Iniziato a Firenze negli ultimi anni del
traduzioni, poiché Filippo II, in quel conte- secolo XIV, il percorso proseguì, da Venezia,
sto storico, per strategia politica e per ragio- in Francia e nell’area centro-europea, lungo
ni di ordine personale, […] aveva il maggior un tragitto che, nella Penisola iberica, con-
interesse nella traduzione in castigliano del fluirà già in veste castiglianizzata, attraverso
poema epico per eccellenza delle glorie lu- Florián do Campo, Salazar de Mendoza e le
sitane»). Caldera e Gomez de Tapia stava- due traduzioni dei Lusíadas del 1580, quella
no incorporando il primo poema epico di di Salamanca e quella di Alcalá de Henares.
tema oceanico nel patrimonio peninsulare Nonostante la sua dinamica, l’itinerario non
iberico governato da Filippo II di Spagna, lasciò tracce significative in Portogallo.
Filippo I del Portogallo. Ammetto che la mano che tanto tenacemen-
Di conseguenza, nello scenario dell’erudizio- te sovrappose l’ellenismo castiglianizzato al
ne che coinvolge le traduzioni di Benito Cal- neologismo camoniano di radice latina, nei
dera e di Gomez de Tapia, si riflette la scelta due esemplari, potrebbe ad un certo punto
di un toponimo ellenistico assimilato dal ca- essersi incrociata con gli ambienti del regno
stigliano, al fine di stabilizzare un nuovo capi- di Spagna, il cui sentiero è stato descritto.
tolo del suo utilizzo. L’ellenismo castiglianiz- Era tale l’amore per l’erudizione di Camões,
zato Escalabisco/Escalabesco ottiene priorità, che solamente la lama che tagliò il quadri-
rispetto al neologismo di radice latina, elevato latero di carta e il potere della colla che lo
a potenza, creato da Luís de Camões, Scabeli- fissò potevano riflettere questa estasi, pe-
castro. Lingua e ideologia continuano a cam- rennemente. E ciò avvenne soltanto perché
minare di pari passo, a livello di toponimi e a quella mano sentì quegli esemplari, stampa-
livello di politica iberica. ti a Lisbona nel 1572, come suoi propri.
Pervenendo al ritaglio posto sugli esemplari R ITA MARNOTO
1275
1279
1280
1281
857-59, 862, 880, 890, 892, 894-95, Barchiesi, Alessandro 1011, 1035, 1038,
897, 902, 906, 910-12, 920, 922, 948, 1041, 1204
950-51, 957, 961-62, 967, 970, 980-81, Barreira, João 1056, 1271
988, 102, 1028-29, 1031, 1039, 1041-42, Barreiros, Gaspar 955-56, 1005
1044, 1046, 1050, 1053-55, 1062, 1068, Barreto, Francisco XCIV, XCVII,
1070-71, 1078, 1083-84, 1087-88, 1091, CLXXXVI
1093-94, 1097, 1099, 1102, 1106-07, Barreto, João Franco CCCXXIV, 14, 439,
1127-28, 1131, 1138,1146, 1152-53, 862, 882, 891, 959, 102, 1041, 1058,
1155, 1160-62, 1166, 1170, 1175, 1179, 1065, 1085, 1116, 1120, 1146, 1175,
1181, 1185-7, 1196-97, 1202, 1210-11, 1190, 1220, 1223, 1227
1214, 1218, 1232, 1238-39, 1246, 1251, Barreto, Pedro XCIX
1255-56, 1259 Barros, João Franco de XXXVII-
Avis, dinastia IX, XVI, XXII, LXXXIII, XXXVIII, XL, LXII, XCVIII,
CXIII, CLXIC, 1004 CXXI-CXXII, XXLIX, 516, 857,
Ayyaz, Malik 1218 876, 880, 883-84, 886, 888-91, 897,
Azevedo Filho, Leodegário de CL, 868, 900-02, 904-07, 909-10, 912, 915,
1153, 1244 918-19, 926, 936, 938-40, 942, 944,
Azevedo, Lúcio de CCXLVII, 844 946-48, 950, 954-55, 961-62, 1023-25,
Azevedo, Maria Antonieta Soares de 1028-29, 1032, 1034, 1036, 1039-42,
LXXX, 999 1044, 1049-53, 1056, 1062-68, 1071,
Azevedo, Martim Lopes de (Martin 1074, 1076, 1106-07, 1112-18, 1120-25,
Lopez de) 1089 1130-3, 1150, 1153-56, 1158, 1162-64,
1166, 1168-71, 1209-10, 1215-29, 1231,
Bacco CCXLII-CCXLIV, CCCIII, 9, 15, 1233, 1243-59
91-96, 178, 363, 437-42, 516-17, 581-83, Barros, Leitão de LXIII
876-79, 881-82, 886, 896-99, 907, 909, Bartoli, Daniello 927, 945
912-15, 924, 928, 935, 943, 959, 982, Bartolomeu dos Mártires XCVIII
1028, 1055, 1067, 1076-77, 1079, 1083- Bartolommei, Girolamo 12
86, 1102, 1107, 1112, 1128-29, 1136, Basto, Cláudio 865, 867, 908, 914, 918-19,
1140, 1154, 1173, 1184, 1203 961, 964-65, 976, 982, 988, 998-99,
Bachelard, Gaston CCLXXXIX, 855 1005, 1016, 1021, 1027, 1033, 1037,
Bachtin, Michail CCXLV-CCXLVI, 1041, 105, 1058-60, 1065, 1069, 1074,
CCLX, 847-49 1076, 1080, 1086-87, 1089-90, 1093,
Bacon, Leonard 1126, 1140, 1144, 1161, 1102, 1105-06, 1110, 1114, 1117, 1121,
1170, 1176-77, 1183, 1219, 1228, 1230, 1124-25, 1127, 1131, 1144, 1153, 1162,
1235, 1247, 1252, 1255-56 1168-69, 1172, 1184, 1214, 1218, 1225-
Baldassarri, Guido 1085 26, 1234-35, 1254
Baldinger, Ernst Gottfried 1264 Basto, Edoardo Rafael de Azevedo 1214
Baldovino 1226 Beatrice 917, 1236
Balmond, Cecil XXXII Beatrice di Castiglia 989, 1004
Baraballo, Cosimo XXVI Bebrico 959
Barba Roxa, Haredin LXXXV Bechara, Evanildo CL
Barbaro, Ermolao 1184 Behain, Martim 1049
Barbarossa, Federico 984 Beja, António de 1110
Barbieri, Gino XVI Belcari, Feo 908
Barbosa, Duarte 1136, 1171 Belisario 1213-14
Barbosa, Odoardo 1226, 1230, 1247, 1257 Bellentani, Giovan Francesco 1175
Barcelos, Pero de XXV Bellona 1147
1282
1283
1284
1285
Cicerone, Marco Tullio XLI, 10, 867-68, CLXXIII, 284, 903, 1040, 1065, 1114,
872, 876, 900, 904, 925, 932, 937, 941, 1226, 1270
944, 953, 958, 966, 976, 986, 992, Colonna, Ascanio CCCXXIII, 861, 1274
1003, 1013, 1028-29, 1035-36, 1048, Colonna, Marc’Antonio CCCXXIII
1057, 1070, 1072, 1080-81, 1087, 1105, Colonna, Vittoria XXX
1123, 1137, 1150, 1155, 1161, 1165, Colucci, Angelo XXX
1202, 1205, 1238-39, 1261, 1263 Compagnoni, Giuseppe 861
Ciclopi 939, 944, 1172 Consoli, Maria Elvira 1192
Cidade, Hernâni XLVIII, XCIV, Cordano, Federica 1030
CCXLVIII, 844, 846, 861-62, 1007, Coriolano, Gneo Marcio 1013
1019, 1048, 1052, 1117, 1119 Coronide di Larissa 1204
Cimini, Mario 1181 Correia, Gaspar XV, XXXVII, 941, 1056,
Cinira 1179, 1190, 1257 1153
Cinzio v. Giraldi Cinzio, Giambattista 10, Correia, Luís Franco CCXCVIII, 730
863, 938, 959, 1018, 1224 Correia, Montenegro, Manuel CXXXI,
Ciparisso 1188 CCLXXXIII, CCXCVIII
Cipriano, santo 1239 Corriente, Federico 885
Circe 906, 1082 Corsano, Vittorio 862
Cirillo Sirri, Teresa 861 Corte-Real, Jerónimo de XXXIII, 363,
Ciro, re di Persia 1225 863-65, 870, 885, 894, 898, 927, 980,
Citti, Francesco 1182 1044, 1056-57, 1192, 1233-34, 1239
Clarimundo CCLIX, 846, 849 Cortesão, Jaime XXIII
Claudiano, Claudio 11, 361-62, 866, 868, Corti, Maria 848
889, 895, 917, 931, 933, 952, 958, 966, Cosentino, Augusto 977
1004, 1014, 1057-58, 1060-61, 1078, Costa, Gustavo 1037, 1189
1130, 1179, 1183, 1188, 1190, 1193, 1259 Costa, João XXII, 854
Claudio, Appio 1001 Costa, Manuel da 1153
Clavio 1237 Costa, Maria Clara Pereira da LXXXII-
Clemente Alessandrino 93, 95 LXXXIII
Clemente VII, papa XXIX-XXX, Costa, Pedro da 1088
LXXXVI Costa, Soeiro da 1089
Cleoneo 1029 Costantino Dragaš 890
Cleopatra 329, 1073, 1075, 1205 Costantino il Grande 891
Climene 1038, 1041 Costantino Paleologo CI, CCCXV, 890,
Clori 1191 1050
Clorinda 516, 1172 Costanza d’Altavilla 1221
Cloto 916 Costanza d’Aragona 178, 986, 995
Clouet, François 846 Costanzo, Angelo di 1100, 1218
Clusius, Carolus XCVI Coutinho, Álvaro Gonçalez 1089
Cocchiara, Giuseppe 850 Coutinho, Bernardo Xavier LVIII,
Codro 1020-21 CXLVI, 855
Coello, Pedro CXXXI, CCXCVIII Coutinho, famiglia CIV
Coelho, Jacinto do Prado 845 Coutinho, Francisco LXXXIX, XCV-
Coelho, Nicolau 1030, 1098, 1136 XCVI, CIV, CLXXXVI
Coelho, Pero (Pedro) 996, 1000 Coutinho, Gastão CIV
Coetzee, John Maxwell 1263 Coutinho, Gonçalo CIV-CV, 1095
Cohen, Rip 853 Coutinho, João XCVI
Colombo, Cristoforo XXIII-XXIV, Coutinho, Lopo de Sousa 927
1286
1287
1288
1289
1290
1291
1292
Ismaele (Ismael) 869, 888, 899, 961, 968, La Fayette, Marie-Madeleine, Madame de
1023, 1154, 1168 CLXXVI
Ismar 177, 968 La Harpe, Jean-François de CLXXVI,
Iulo 965 843
La Mancusa, Mauro CCXCIX
Jackson, Kenneth David LXXII, CLI- La Valle, Mercedes CLXXXI, 843, 857,
CLIII, CLXI, CLXIII, CCXCVII, 886, 962, 988, 991, 998, 1012-13, 1041,
857, 1015, 1266, 1268 1044, 1048, 1050, 1053, 1055, 1067,
Jakobson, Roman 856 1070, 1073, 1093-94, 1102, 1113, 1127,
Jasam (Giasone) 864 1139, 1147, 1152-53, 1158, 1170, 1178-
Jau LXIV, LXX, CCLXXXI, 79, 1196-97, 1207, 1219-20, 1229-30,
CCLXXXVI, CCLXXXIX 1232, 1239, 1242, 1245
Jauss, Hans-Robert 849 Labrador, João Fernandes XXV
Jeanmairie, Henri 95, 877, 913, 959, 1128, Lacerda, Fernão Correia de XXXIII
1140 Lacerda, João António de Lemos Pereira
Joana d’Asburgo LXXXIX, 1022 de, visconde de Juromenha LXIII-
João I, re del Portogallo IX, XVI, XXII, LXVIII, LXXXII-LXXXIII,
LXXXIII, CXIV, CCLVI, 279, 871, LXXXV, XC, XCII, C, CIII, CV-
1003 CVI, CXII, CXLVI, CCXCVIII, 851,
898, 1006, 1015, 1033, 1052, 1090,
João II, re del Portogallo XVI, XXI-
1093, 1154, 1264
XXII, XXV, XLII, LXXXVII,
Lacerda, Manuel de 1225
CCLVI, 279, 871, 1022, 1043, 1049,
Láfer, Celso 845
1160, 1214
Lageia (Cleopatra) 1075
João III, re del Portogallo XVI, XVIII,
Laitenberger, Hugo 864
XXI-XXIII, XXIX, XXXV, XXXIX,
Lampezia (Lampetie, Lampetusa) 884-85,
XLII, LXII,LXV, LXXXII, LXXXV-
1072
LXXXVI, XCIII, XCV, XCVIII,
Lampridio, Elio 985
XCIX, CXIII, CXXXI, CLXIV, 845,
Lanciani, Giulia XII, CXV, CCXLI-
851, 856, 868, 872, 972, 975, 1228 CCXLII, CCXLVI, 282, 862-63, 1042,
João VI, principe reggente e re del 1056, 1115, 1227
Portogallo XLV Lancilotto 863
João (Girando) Sem Pavor 975, 1089 Landucci, Sergio 849, 851
John of Gaunt, duca di Lancaster 1088 Lara 1246
John of Salisbury 942 Lara Garrida, José 922
Jong, Irene J. F. 1152 Lara, Beatriz de LXXXVII
Jong, Marcus de 861-62 Lara, Juliana de LXXXVII
Jonge, Casper de 1152 Las Casas, Bartolomé 1258
Juan I di Castiglia 1004 Lascaris, Giani XXX
Júdice, Nuno 95, 657, 163, 1268 Laskaris, Paola CCCVIII, 844
Juromenha v. Lacerda, João António de Latona 944, 1186
Lemos Pereira de Lattanzio, Placido 885, 1036
Laura IX, LXIV, 922-23, 925, 988, 998,
Kellog, Robert 846 1043, 1081, 1164, 1198, 1206
Kerényi, Karl 440 Laurent, Henry CXLIV
Koch, John 1085, 1148 Lausberg, Heinrich 950, 970-71, 973, 977,
Köhler, Erich 847 1007, 1012, 1060, 1076, 1089, 1140,
Kristeva, Julia 848 1147
1293
1294
1295
1296
1297
1072, 1086, 1098, 1103, 1140, 1155, Paggi, Carlo Antonio CLXXII-CLXXIII,
1163, 1206, 1223, 1244, 1263 CLXXVII-CLXXVIII, CLXXXII,
Onfale 1002 865, 880-81, 884, 886-87, 889, 892,
Oortman, Joachim Jan CXLIV 897, 901-01, 906, 911, 917, 920, 922-
Orazio Coclite 1212-13 25, 927, 937, 950, 959, 962, 969-70,
Orazio Flacco, Quinto XXXII, 975, 980-83, 998, 1004, 008, 1010-
CLXXVII, 284, 360, 908, 916, 932, 12, 1015, 1017, 1019, 1026-27, 1031,
950, 983, 999-1000, 1034-35, 1047, 1038-39, 1044, 1048, 1050, 1052-55,
1074, 1090, 1136, 1138, 1151, 1182, 1061-64, 1067-70, 1072-73, 1075, 1078,
1192, 1206, 1240, 1242-43, 1262 1082, 1084, 1086, 1089-91, 1093-94,
Oreadi 1194 1096-97, 1099-1100, 1102, 1106-07,
Orfeo CCXCIX, 952, 1057, 1119, 1199, 111-12, 1118, 1120, 1122, 1127, 1130-
1206, 1242 31, 1135-37, 1144, 1147-48, 1151-52,
Oritia 1102-03 1155-58, 1160, 1163-64, 1166, 1170,
Orlando CCLVIII, CCLXVI, CCLXXIX, 1174, 1176, 1178-79, 1182, 1184, 1187-
CCCIX-CCCXII, CCCXV, 10-11, 96, 88, 1196-97, 1202, 1205, 1207, 1210,
859-60, 870, 971, 1008, 1037, 1201, 1212, 1214, 1218, 1220, 1222-23, 1228,
1267 1230, 1232-34, 1238-39, 124, 1251-52,
Orosio, Paolo 92-93, 875 1254-57, 1261
Orta, Garcia de XCV-XCVI, C, Paiva, Afonso de 1022, 1024
CLXXXVI, 845, 1005, 1226, 1254-58 Paiva, José Pedro XXI
Osimo, Bruno 858 Pallade v. Minerva
Osiride 92 Palladio, Blosio XXX
Osório, Jerónimo XXXVIII, XCVI, 1034, Pallante 361, 1061
1036, 1065, 1067, 1115, 1117-19, 1122- Pan 868, 977
23, 1125, 1132 Panopeia 1082
Othe 362 Pantagruele CCLXVI
Ottaviano 1000, 1022, 1972-73 Pantea 1225
Ottavio 1073 Paolino Minorita 956
Ottone 179 Paolo Diacono 956
Ovidio Nasone, Publio XXVII, LI-LIII, Paolo III, papa XXI, XXX
LX, LXV, CCLXXXVI, 10-11, 92, Paolo, santo CCLXXXII, 866, 993, 1064,
95, 440, 874, 883, 885, 889, 895, 901, 1159
915, 919, 921-22, 932-33, 937, 941, 943, Paolucci, Paola 933
952,53, 980, 990, 999, 1013, 1025, Parabosco, Girolamo 959
1031, 1033, 1038, 1040, 1059, 1061, Paratore, Ettore 852, 931, 937, 939, 948,
1078-80, 1098-99, 1103, 1119, 1126, 950, 968, 971, 975 1010, 1969, 1103,
1141, 1155, 1168, 1173, 1177, 1182, 1143, 1159, 1165
1184, 1188, 1191, 1194-95, 1205 Parche 880, 986, 1181
Owen, Sidney George 1150 Paride 921, 1001
Pasolini, Pier Paolo IX
Pacca, Vinicio 938, 1002, 1020, 1094, 1111, Paterno, Lodovico LII, 1150
1117, 1138, 1207, 1213, 1216, 1230 Pauli, Andries LXXX
Pacheco, Diogo Lopes XXV, 996, 1000 Pausania 517, 880
Pacheco, Juan Fernandez 1088 Pedro I, re del Portogallo XXXI,
Pacheco, Lope Fernandez 1088 CLXXIII, CCCIV, 177-79, 279, 993-
Paduano, Guido 1030, 1085,1165 95, 999-1000
Padula, Antonio 857 Pedro I, re di Castiglia 1000, 1088
1298
Pedro II, imperatore del Brasile 1266 Perpinhão, Pedro João XLI
Pedro, infante XXXI, 986, 989, 994, 998 Perseo 440, 980, 1043, 1070
Pedro, connestabile del Portogallo Perugi, Maurizio CLX, 908, 913, 999,
LXXXIII 1080, 1137, 1228
Peixoto, Afrânio LXIX, CCLXXIX, 852- Pessagno, Emanuele IX
53, 868, 870, 873, 883, 948, 998, 1038, Pessoa, Fernando VII, XIII, CCXCV, 856
1046 Petrarca, Francesco XXVIII, XXIX,
Peleo 439 XXXI-XXXIII, XXXVIII, XLVII-
Pellegrini, Silvio CLXXXI, CCXLIII, 843, XLVIII, LI-LII, LIV, LVI, LXIII,
857, 869-70, 872-73, 881-82, 884, 887- CXI-CXIII, CCLXXXV, CCCVI,
89, 892, 895-99, 901-06, 908, 910-12, CCCXIV, CCCXX, 96, 284, 867, 888,
915-23, 928, 930-33, 937-44, 946, 948- 914, 923, 925, 937-38, 952, 959, 966,
50, 956, 961-62, 964, 970-71, 974, 978, 988, 992, 998, 1001, 1027, 129, 1032,
981-82, 984-85, 988-91, 994-95, 997-98, 1043, 1045, 1057, 1060, 1081, 1094,
100001, 1004, 1008, 1010, 1012, 1017, 1108, 1111, 1116, 1137-38, 1182, 1187,
1024, 1026-32, 1035, 1037-38, 1041-42, 1191, 1197-98, 1200, 1211-12, 1229,
1044, 1046, 1048, 1050, 1052-53, 1055, 1260
1059, 1061-65, 1067, 1070-71, 1073, Petronio, Giuseppe 847
1075, 1082, 1084-86, 1088-91, 1093-94, Petronio, Publio 1227
1099, 1101,02, 1106-07, 1112, 1114, Pézard, André 856
1118-19, 1123-25, 1128, 1131-33, 1138- Phaetusa 885
39, 1141, 1144, 1146, 1152-53, 1157-63, Philippe de Boulogne 985
1166, 1172, 1174, 1178-80, 1182, 1185- Piccolomini, Alessandro 1035
87, 1194-97, 1202, 1205-11, 1213, 1215- Pier delle Vigne 968, 972, 985,1103
18, 1220, 1222-23, 1229-32, 1234-36, Pierce, Frank 993
1238, 1240, 1242-45, 1249-56, 1259-62 Pietro, santo 958, 1007, 1028, 1042
Peloso, Silvano 861-62 Pigafetta, Antonio 1046, 1255-56
Penafiel, André B. CXLVII Pigeot, François CXLIV
Penelope CCCX, 845 Pilato, Ponzio 179, 996, 998
Penteo 878 Pimpão, Álvaro J. da Costa CCL,
Pentesilea 968 CCXCVII, 844-46, 849-50, 855-56,
Peregallo, Prospero 857 859, 866, 885, 890, 902, 928, 936,
Pereira, Duarte Pacheco XI, XXV, 872, 955, 960-61, 963-64, 972, 979, 985,
928, 1209 989, 991, 997-98, 1002, 1006, 1015,
Pereira, Francesco 1230 1023, 1032-33, 1041, 1043, 1049, 1053,
Pereira, Leónis C-CII, CLXXXVI 1057-58, 1068, 1077, 1080, 1083, 1087,
Pereira, Manuel C 1090-91, 1097, 1103, 1114, 1121, 1124-
Pereira, Nuno Álvares XXVII, CXIV, 25, 1127, 1134-35, 1141, 1163-64, 1168,
280, 871, 1007, 1012, 1016, 1147 1171-72, 1191, 1199, 1212, 1218, 1222,
Pereira, Pedro 1016 1227-28, 1230-31, 1241, 1247
Pereira, Rui (Ruy) 1004, 1149 Pina, Rui de XLIV, 982, 984-87, 989-92,
Perestrello, Bartolomeu XXIII 996, 1021-22, 1146-47
Perestrello, Felipa Moniz XXIII Pinho, Sebastião Tavares de CXI, 878,
Pérez de Trava, Fernando 962 1165
Pintacuda, Paolo CCCVIII, 844
Pérez de Valencia, Jaime 1271 Pinto, António XXV, 1246, 1252
Perillo 966 Pinto, Fernão Mendes XXXVI,
Perimal, Samará 516-17, 1120-22 CCLXXXII, 1065
1299
Pinto, Heitor XXXVIII 922-23, 928, 930, 932, 940, 962, 970,
Piperno, Franco 1178, 1207 974-75, 981, 988, 991, 998, 1004, 1033,
Pirene 959 1038, 1050, 1052-53, 1057, 1062-63,
Pires, António Machado CCXLVII 1067, 1070, 1073, 1078, 1082,1086,
Piritoo 952 1090-91, 1093-94, 1096, 1101-03,
Pirra 1099 1106,1118, 1127, 1132, 1135, 1138-39,
Pirro 998, 1142 1144, 1152-53, 1155-58, 1161-64, 1170,
Plagnard, Aude 1956-57 1178-79, 1197, 1199, 1202, 1207, 1210,
Plantin, Christophe CXLII 1216, 1225-26, 1230, 1234-35, 1238-39,
Planude, Massimo 1270 1241, 1243, 1245-46, 1255-56, 1259-60
Platone L, 852, 1948, 1126, 270 Poppea 179
Plauto 908-09, 1013, 1207 Porcalho, Vasco 1149
Plinio il Vecchio XXII, 92, 658, 865, 877, Poro 1116
899, 910, 917, 941, 952, 954, 958-60, Porphirio 362
980-81, 985, 987-88, 1002, 1013, 1023- Porrino, Gandolfo 983, 1200
24, 1030, 1042, 1046-48, 1057, 1073, Portugal, famiglia CIV
1113, 1115-16, 1127-28, 1141, 1150, Portugal, Afonso de LXXXV
1176, 1179, 1184, 1189-90, 1222, 1225, Portugal, Francisco de, Conde de Vimioso
1238, 1244-45, 1248, 1268-69, 1272-73 XVII, LXXXV, CIV
Plutarco LVII, CCLXXXV, 92, 440-41, Portugal, José Miguel João LXXXV
852, 875, 983, 985, 992, 1008, 1013, Portugal, Manuel de LXXXIII, CIV
1052, 1072-73, 1075-77, 1099, 1116, Portugal, Maria de CLXIV
1129, 1136, 1142, 114, 1148, 1151, Portugal, Martinho de XLI
1165, 1168, 1270 Prandi, Luisa 1129
Poggi, Giulia 844 Prete Gianni CCCXXV
Polidoro 1167 Priamo 950-51, 962, 1167, 1220, 1230
Polifemo (Ciclope) CLXXXII, CCX, Prigent, Christian CCLXXXVIII, 855
CCLXVIII-CCLXIX, CCCXXI, Prinzivalli, Virginio 861
CCCXXIV-CCCXXV, 177, 363, 844, Procne 963
1011, 1050, 1053, 1055-56, 1059, 1083, Proença, Raúl CXXIX
1103 Prometeo 1038
Polimestore 1167 Properzio, Sesto 1010, 1040, 1126, 1187
Polissena 998-99 Propp, Vladimir Jakovlevic CCLXXXI
Polito, Lancellotto XXX Proteo 437, 442, 873, 1043, 1081, 1085,
Poliziano, Angelo XXII, CCCXX, 1139, 1207
CCCXXV, 1028, 1059, 1078, 1176-77, Proudhon, Pierre-Joseph LXXII
1179 Prudenzio 1145
Polo, Marco XXXVI, 1105-06, 1227, 1249 Psamate 952
Poma, Luigi 862 Pulci, Luigi CCCXXV, 971
Pomona 1191 Putnam, Michael C. J. 1197
Pompeo, Gneo Magno 931, 978-81, 1013, Pyrard de Laval, François LXIII
1023
Ponto 878 Quevedo, Vasco Mouzinho de 878
Ponzio, Augusto 849 Queiroz Velloso, José Maria 846
Ponzio, Gaio 1145 Quental, Antero de LXXII
Poppa Vòlture, Enzio di CLXXXII- Quevedo, Bartolomeu de 878
CLXXXIV, 844, 857, 869, 872, Quintiliano, Marco Fabio XLI, 867, 953,
874, 881, 886, 904, 911-12, 915, 919, 983
1300
1301
1302
1303
1304
119, 1021-22, 1024, 1026, 1031, 1033- CLXXX, 863, 899, 910, 990, 1032,
35, 1040-43, 1047, 1049, 1051, 053, 1040, 1213
1057-59, 1073, 1076, 1080, 1082, 1085, Tritone 437, 904, 917, 1067, 1079-81
1087, 1089, 1096, 1102-03, 1108, 1110, Trovato, Paolo CXXVIII
1113, 1124, 1126, 1129, 1132, 1138, Tuccini, Giona 656
1141, 1143, 1149-50, 1156, 1168, 1172, Túlio, António da Silva CLI, 1265, 1267
1175, 1179, 1187, 1189, 1191, 1200-03, Tullia d’Aragona 923
1209, 1214, 1222, 1224, 1229-30, 1232- Turner, Gressner 1265
33, 1236, 1242-44, 1247, 1252, 1254, Turnhout, Johannes Driedo de XXXIX
1256, 1262 Turno 989, 1008, 1014, 1155, 1209
Todorov, Tzvetan 849 Tynjanov, Jurij 859
Tolomei, famiglia XXIX, Typhoe 362, 1079
Tolomei, Claudio XXIX, 925, 1060
Tolomei, Lattanzio XXIX-XXX Ubaldo CCCXXVI
Tolomeo, Cludio XII, 884, 920, 955-56, Uguccione da Lodi 1050
972-73, 981, 1044, 1057, 1110, 1115, Ulisse CCLXXXII, CCCXXV-
1240-41, 1246-48, 1252, 1269, 1270- CCCXXVI, 177, 363, 439, 942, 951,
73, 1275 953, 974, 1049, 1071, 1118, 1140-41,
Tolomeo II Filadelfo 1168 1214
Tolomeo XIII, 1023 Urano 96, 916, 1041
Tomás, Lopes CCXCVIII, 1048 Usodimare, Antoniotto XXIII
Tomasi, Franco 952, 970 Uspenskij, Boris A. 847
Tomé (Tommaso), santo VIII, 729, 1043, Usque, Abraão XXVII
1121, 1204, 1225, 1239, 1248-50
Tommaseo, Niccolò 1009, 1017, 1044, Vaglienti, Piero XXIII
1242 Valença, Diego de LXXIII
Tommasino, Pier Mattia 658 Valerio Catone 1011
Tommaso d’Aquino, santo 876, 879, 908, Valerio Flacco 10-12, 864, 873, 890, 1069,
954 1079, 1136, 1192
Tonini, Giampaolo 858, 1101 Valerio Massimo 1072, 1213
Torga, Miguel XIII Valgimigli, Manara 852
Torop, Peeter 858 Valignano, Alessandro XLIV
Torre, Carlo 13 Valla, Lorenzo 876, 882, 1149, 151, 1164
Torri, Michelguglielmo 1115-17, 1121, Varchi, Benedetto 870, 879, 925, 1009,
1123 1077, 1228
Torriani, Leonardo CCCXXI, 861 Varrone, Marco Terenzio 873, 877, 1009,
Toschi, Paolo CXLIV 1013, 1079
Toury, Gideon CCC Vasari, Giorgio XXXIV
Touzot, Jean 856 Vasconcelos, Afonso de LXXXV
Traiano 878, 897, 1107 Vasconcelos, António de 972, 993, 996,
Trapezunzio (Giorgio di Trebisonda) 1152 999-1000
Trasibulo 985 Vasconcelos, Carolina Michaëlis de X,
Trevizam, Matheus 1077 LVI, CXI, 983, 995
Trigoso, Sebastião v. Magalhães, Vasconcelos, Isabel de LXIV
Sebastião Francisco Mendo Trigoso Vasconcelos, Jorge Ferreira de 847, 1080,
Homem de 1087, 1089
Trinacty, Christopher V. 1173 Vasconcelos, José Maria de Sousa Botelho
Trissino, Gian Giorgio XXX, XXXIII, Mourão e LXVII, CV, CXLIII-
1305
1306
1307
1309
1310
1311
1312
1313
1317
1318
1319
Sommario V
Introduzione.
Luís de Camões, il Portogallo del Cinquecento e l’Europa di Rita Marnoto VII
Note 841
Nota alla traduzione 843
Atteone e il re 844
I Lusiadi e gli altri 846
«O canto molhado»: storia di un topos 851
Per una nuova edizione dei Lusíadas di Camões
(nota a margine sulla traduzione) 857
Considerazioni su Ariosto e Camões 859