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CLASSICI

DELLA LETTERATURA
EUROPEA
Collana diretta da
NUCCIO ORDINE

I Lusiadi.indb I 14/04/2022 15:24:41


Collana pubblicata con il contributo di:

Maria e George Embiricos


Accademia Vivarium novum

I Lusiadi.indb II 14/04/2022 15:24:45


I LUSIADI
di Luís de Camões

Coordinamento, testo e introduzione di


Rita Marnoto

Traduzione e note di
Roberto Gigliucci

BOMPIANI

I Lusiadi.indb III 14/04/2022 15:24:45


Si ringraziano gli aventi diritto per il materiale gentilmente con-
cesso nella sezione Critica italiana sui Lusiadi. Breve antologia.
Per il brano Cesare Segre risponde a tre domande sul poema epico
di Cesare Segre copyright Eredi Cesare Segre. Published by ar-
rangement with The Italian Literary Agency.
Per il brano Per una nuova edizione dei «Lusíadas» di Camões
(nota a margine sulla traduzione) di Valeria Tocco, l’editore ha
fatto tutto il possibile per mettersi in contatto con i proprietari
dei diritti ed è disponibile alla regolarizzazione degli stessi.

In copertina: Arturo Carretero, Incisione colorata


che ritrae Luís de Camões, seconda metà del XIX secolo.
© PRISMA ARCHIVO / Alamy Stock Photo / IPA

Cover design: Polystudio


Copertina: Zungdesign

ISBN 978-88-587-9879-9

Redazione Luca Mazzardis


Realizzazione editoriale a cura di Netphilo Publishing, Milano

www.giunti.it
www.bompiani.it

© 2022 Giunti Editore S.p.A./Bompiani


Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia
Via G.B. Pirelli 30 - 20124 Milano - Italia

Prima edizione digitale: maggio 2022

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SOMMARIO

Introduzione di Rita Marnoto VII


La vita tra mito, ritratti e documenti di Rita Marnoto XLIX
Camões e la lingua portoghese di Rita Marnoto CIX
Nota al testo di Rita Marnoto CXXIX
Nota alla traduzione di Roberto Gigliucci CLXXI
Nota biografica CLXXXV
Nota bibliografica CLXXXVII
Critica italiana sui Lusiadi. Breve antologia CCXXXIX

Os Lusíadas / I Lusiadi

Canto Primeiro / Canto I 7


Canto Segundo / Canto II 89
Canto Terceiro / Canto III 175
Canto Quarto / Canto IV 277
Canto Quinto / Canto V 357
Canto Seisto / Canto VI 435
Canto Septimo / Canto VII 513
Canto Octavo / Canto VIII 579
Canto Nono / Canto IX 653
Canto Decimo / Canto X 727
Varianti di stato tipografico a cura di Rita Marnoto 838

I Lusiadi.indb V 14/04/2022 15:24:45


Note 841
Indice dei nomi citati nelle introduzioni e nelle note 1279
Indice dei nomi citati nei testi 1309
Profili biografici dei curatori 1315
Crediti fotografici 1319
Indice del volume 1321

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Introduzione di Rita Marnoto
Luís de Camões, il Portogallo del Cinquecento e l’Europa

1. Classicismo e universalismo
Il modo in cui Luís de Camões riceve la tradizione letteraria, e con questa e
attraverso questa crea una nuova poesia, fa di lui uno dei maggiori poeti di
sempre. Un fatto di tal genere è tanto più straordinario, in quanto si tratta
di uno scrittore inserito nel grande sistema del Classicismo. In realtà, la
pratica letteraria del Classicismo è vincolata a una serie di norme consacra-
te da trattati di poetica specifici che eleggono come modello un congiunto
di testi e autori selezionati, ai quali è attribuito un valore supremo. Questi
devono essere seguiti e imitati con l’obiettivo di attingere un perfetto equi-
librio formale e semantico. È a partire da questa tradizione, nella quale
Camões si inserisce, che egli costruisce il nuovo.
La sua opera rispecchia una conoscenza stupefacente dei grandi autori
della letteratura classica, dei teologi medievali, della letteratura porto-
ghese e di altre letterature iberiche, così come degli umanisti e dei nomi
più illustri del Rinascimento italiano. Alla profondità con cui domina
questo vasto territorio del sapere, Camões associa un’agilità e una sotti-
gliezza che gli permettono di penetrare nelle sue regioni più recondite.
Ciò che lo distingue, e lo pone ad un livello più alto rispetto ai letterati
del suo tempo, è la forma con cui interroga quella stessa tradizione del
Classicismo, indagando e identificando con precisione e fi nezza i suoi
punti di sutura, per creare un universo poetico deviante e perturbato
(desassossegado, come lo dirà Fernando Pessoa, il poeta dell’eteronimia),
collocato nella ricerca di un altro equilibrio: sempre in procinto di es-
sere raggiunto, ma sempre rimandato. L’intensità di una ricerca tanto
determinata quanto inquieta fa di Camões uno dei grandi poeti della

VII

I Lusiadi.indb VII 14/04/2022 15:24:45


INTRODUZIONE

modernità che per questo continua a vivere in mezzo a noi, come succe-
de con i classici.
Camões ha vissuto in un tempo di scoperte straordinarie e di cambiamen-
ti cruciali per la storia dell’umanità. L’esplorazione dei meandri dell’uo-
mo moderno, delle sue debolezze e del suo eroismo, che il poeta compie
a partire dalle declinazioni del Classicismo, non può essere veramente
compresa senza le grandi esplorazioni che rivelarono nuove regioni del
globo e popolazioni di cui si ignorava l’esistenza fino ad allora. Se le pro-
fonde trasformazioni in atto, siano esse di ordine antropologico, religioso
o geografico, condussero al rinnovamento della visione del mondo di tutta
un’epoca, furono i viaggi oceanici dei portoghesi a mostrare al mondo, in
maniera pionieristica, la sua dimensione planetaria. E Luís de Camões,
poeta e viaggiatore oltre oceano, conobbe questa dimensione in prima
persona.
Un’esperienza eccezionale per il periodo in cui visse lo portò sulle rotte
marittime dell’Impero. Percorse la costa africana e visse in Asia per molti
anni, trattenendosi in Mozambico al suo ritorno. Ma la geografia dei suoi
itinerari fu anche linguistico-letteraria. I cammini intrapresi, che furono
quelli del colonialismo portoghese, coincidono con gli stessi descritti, da
allora fino ad oggi, dalla lingua che Camões coltivò in maniera straordina-
ria, cioè la lingua portoghese. Lungo questa strada la sua opera si riempie
di un simbolismo che si riversa nell’epoca post-coloniale.
Attualmente il portoghese è lingua ufficiale di Timor (Oceania), Macau
(Asia), Mozambico, Angola, Guinea Bissau, São Tomé e Príncipe, Capo
Verde (Africa) e Brasile (America del Sud), oltre che del Portogallo (Euro-
pa), e in tutti quei continenti, attualmente, si parlano lingue miste di base
portoghese, i creoli. Inoltre, flussi migratori molto attivi continuano a dis-
seminare la lingua nei più svariati angoli del mondo. Da questa prospetti-
va, Camões è un poeta portoghese in senso lato. La qualità espressiva del
suo discorso ha dato un contributo molto significativo alla costituzione
del modello linguistico-letterario di quella che è oggi la sesta lingua più
parlata nel mondo. La festa nazionale, in Portogallo, si commemora nel
giorno della morte del poeta, il 10 giugno, giorno in cui si celebrano con-
temporaneamente le comunità di lingua portoghese sparse per il mondo.
D’altronde, la stessa designazione di Camões come poeta vale come una
metonimia, poiché non ha scritto soltanto poesia, ma anche teatro e let-
tere in prosa.

VIII

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

La sua opera ha meritato apprezzamenti immediati, ma uno dei primi auto-


ri stranieri a tributare la propria ammirazione per Vasco da Gama e per il
poema epico Os Lusíadas fu Torquato Tasso nel sonetto Vasco, le cui felici,
ardite antenne (Alonzo Tasso; infra, Critica italiana sui Lusiadi). Pochi anni
dopo, Marino coglieva bene l’originalità della lirica di Camões imitando
gli elogi della Bárbora escrava, una schiava orientale dalla pelle e dai capelli
neri, la cui bellezza supera quella di Laura. Sono queste doti ad ispirare
al poeta italiano il sonetto La bella schiava, così come l’idillio La bruna
pastorella. Intanto, secoli dopo, Luigi Farina e Gaetano Donizetti daranno
voce a Camões nelle proprie liriche, mentre Ippolito Montplaisir animerà
l’episodio dei canti IX e X dei Lusíadas con la coreografia L’isola degli amo-
ri. E quando Pasolini annovera Camões fra le letture che segnarono la sua
gioventù, alla fine non fa che procedere sulla strada di quel Leopardi che,
immerso nella biblioteca di Recanati, si dilettava con la sonorità di quegli
stessi versi. Si tratta, in realtà, di un percorso denso di rinvii e citazio-
ni, costantemente punteggiato di adattamenti e traduzioni, che si estende
ininterrottamente fino all’attualità.
Questa sintonia fra l’Italia e il Portogallo, polarizzata intorno a Camões,
si inquadra in fi n dei conti in una trama di relazioni di ordine letterario,
culturale e storico che sono state da sempre intense. Basterà ricordare
che il primo re del Portogallo, Afonso Henriques di Borgogna, sposò una
Savoia nel 1145 o che D. Dinis, sesto re del Portogallo, nominò il genovese
Emanuele Pessagno (ovvero Micer Manuel Pessanha, come è conosciu-
to in Portogallo), nel 1317, come ammiraglio della flotta portoghese. Il
Mar Mediterraneo, però, si presenterà fin troppo piccolo per la seconda
dinastia regnante, quella di Avis, che governa il Portogallo nell’epoca di
Camões. Il suo primo re, D. João I, fu acclamato dalle Cortes (assemblea
che riuniva i rappresentanti locali di tutto il regno e i membri della no-
biltà e del clero) di Coimbra nel 1385. La relazione fra Portogallo e Italia
acquisterà nuovi contorni strettamente vincolati al sistema internazionale
di egemonie creatosi nel frattempo. Fra la fi ne del XV secolo e la prima
metà del XVI, il Portogallo e l’Italia detennero posizioni prominenti nella
scacchiera europea. Il Portogallo aveva accumulato una conoscenza senza
precedenti nel campo della navigazione, della cosmologia, della cartogra-
fia e della costruzione navale, mentre l’Italia, patria dell’Umanesimo e
del Rinascimento, dominava i grandi canali di circolazione della moneta.
Oltre ad avere interessi commerciali comuni, italiani e portoghesi, invece

IX

I Lusiadi.indb IX 14/04/2022 15:24:45


INTRODUZIONE

di competere e di darsi battaglia a vicenda, stabilirono sempre relazioni


di proficua simbiosi.
Due questioni primarie si pongono riguardo alla relazione luso-italiana
in questo periodo, una di ordine storico-antropologico, l’altra di ordine
esperienziale.
La prima questione si riferisce al sistema di egemonie. Quando il Porto-
gallo e l’Italia persero questa egemonia, la loro centralità fu occupata da
altri paesi che si appropriarono delle rotte coloniali e a partire da queste si
rafforzarono, affermandosi come potenze internazionali (Santos Portugal).
Il regime temporale di questi nuovi imperi è oggi sostenuto dalla freccia
lineare del tempo ad unica direzione, dato che il loro passato spiega diret-
tamente il loro presente, attraverso un movimento verso livelli superiori
di progresso. Invece, Italia e Portogallo sono vincolati a un altro regime
temporale che è loro comune. Esso non comporta una continuità, in virtù
della quale il passato possa spiegare il presente in modo deterministico.
Sia il Portogallo che l’Italia godettero di una posizione egemonica grazie
alle loro rotte d’oltremare, prima che altri popoli le percorressero a loro
volta, rafforzandosi per mezzo di esse. I due paesi persero il loro dominio
quando altri paesi passarono a occupare una posizione di centralità, costi-
tuendosi come poteri internazionali basati su un regime lineare del tempo
unidirezionale. Basterebbe questo parallelismo per sostenere i legami di
prossimità mantenuti durante i secoli fra le due nazioni, un’Italia che con-
vive con le sue diverse centralità, un Portogallo che a più riprese proietta il
suo centro al di là di se stesso (Marnoto As relações Portugal Itália).
Il poema della celebrazione portoghese, Os Lusíadas, racconta il viaggio di
un popolo talmente forte da riuscire a rifondare la nazione, fuori dall’Eu-
ropa e fuori dal suo tempo, attraverso il viaggio oceanico (Gil & Macedo
Viagens). E quando, dopo la Rivoluzione francese, l’Europa fu minacciata
dalla reazione assolutista, la famiglia reale partì per il Brasile, nel 1807,
sotto la pressione delle truppe francesi e degli avvertimenti britannici, fa-
cendo diventare Rio de Janeiro la capitale dell’Impero, ancora una volta
fuori dal centro europeo e in reazione ad una direzione lineare del tempo.
Le culture atlantiche nutrirono un grande fascino per il futuro, evidente
nei cicli cavallereschi medievali, tendenza che secondo alcuni etnografi è
legata al sostrato celtico. Tempo non lineare, anche quel tempo è incro-
ciato, nel senso in cui lo è la saudade portoghese, nel collegare un passato
perduto al sentimento di un avvenire (Vasconcelos Saudade; Lourenço Il

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

labirinto; Lourenço Mitologia). Il viaggio dei Lusíadas congiunge lo status


della verità al futuro «imperfetto», ovvero il viaggio attraverso il globo
terrestre al viaggio nella storia fino all’isola immaginaria che i navigatori
trovano al loro ritorno dall’India, nel IX canto del poema.
Né l’Italia né il Portogallo si assumono come monoculture: le loro cul-
ture sono entrambe un palinsesto, ma con significati diversi, che, anche
perché non esattamente coincidenti, si completano in simbiosi. Da una
parte, prevale la pluralità dei centri compresi da un’Italia varia, dall’altra,
il rilancio di un centro che lungo i secoli il Portogallo trova fuori di sé,
in un altro luogo. Una tale fluidità, con le sue ramificazioni temporali e
concettuali, fa sì che le due civiltà, oltre ad integrarsi vicendevolmente, si
completino nei successivi consensi che danno scala alla loro proiezione,
e la cui «policentralità» ed eccentricità sfuggono a un movimento lineare
del tempo.
Invece, la seconda questione ha a che vedere con il modo in cui la tradi-
zione dell’Umanesimo è messa alla prova dalle novità del sapere nautico.
Il recupero dei valori dell’Antichità intrapreso dagli umanisti italiani raf-
forza una continuità che è alimentata, in termini europei, dal sistema del
Classicismo (Quondam Rinascimento e Classicismo). Diversamente, l’allar-
gamento della dimensione planetaria del mondo fino ad allora conosciuto
richiede il superamento degli antichi, le cui verità sono smentite ad ogni
passo dall’esplorazione del globo intrapresa dai portoghesi.
Duarte Pacheco Pereira scrive nell’Esmeraldo de situ orbis, un trattato di
cosmografia scritto agli inizi del XVI secolo (tutte le citazioni saranno pre-
sentate in traduzione, con l’indicazione del riferimento all’originale o, nel
caso, alla traduzione già esistente; nella trascrizione di testi in portoghese
fino al 1800, la u consonantica sarà grafata v; a partire dal 1800 la grafia
sarà attualizzata):

Nunca os nosso antiguos antecessores nem outros muito mais antiguos doutras
estranhas jeraçoens poderom crer que podia vir tempo que o nosso oucidente fora
do ouriente conhesido e da India pello modo que aguora he. Porque os escritores
que daquellas partes falarom escreverom dellas tantas fabulas por honde a todos
pareceo impossible que os Indianos mares e terras do nosso oucidente se podesem
navear.
(Esmeraldo 1991, pp. 375-376)

XI

I Lusiadi.indb XI 14/04/2022 15:24:45


INTRODUZIONE

Mai i nostri antichi antecessori né altri molto più antichi di altre strane generazioni
poterono credere che sarebbe potuto venire il tempo in cui il nostro occidente sa-
rebbe stato conosciuto dall’oriente e dall’India nel modo in cui lo è ora. Perché gli
scrittori che di quelle parti parlarono, scrissero d’esse tante favole, per cui a tutti
parve impossibile che i mari Indiani e le terre del nostro occidente si potessero
navigare.

Il testo prosegue smontando le teorie di Tolomeo, Pomponio Mela, Sacro-


bosco e Plinio sull’impossibilità di navigare verso sud e, conseguentemen-
te, di raggiungere il continente asiatico per via marittima.
D’altronde, parallelamente a una acquisizione di nuove conoscenze che
si estende dal piano nautico ai più diversi campi del sapere, così la smen-
tita del sapere antico si amplia anche alla sfera della flora, della fauna e
della mineralogia. Il botanico Garcia de Orta, contemporaneo e amico
di Camões durante la sua permanenza in India, osserva: «Diguo que se
sabe mais em hum dia agora pellos Portuguezes, do que se sabia em 100
annos pellos Romanos» (Orta Colóquios, vol. 1, p. 210: «Dico che si sa
più in un giorno adesso dai portoghesi, di quello che si è saputo in 100
anni dai romani»). Questa affermazione è confermata dai Coloquios dos
simples, e drogas he cousas mediçinasis da India, un trattato sintomatica-
mente scritto sotto forma di dialogo e pubblicato a Goa nell’anno 1563,
su cui si tornerà.
In realtà, è attraverso la reciprocità dei contatti stabilita fra Portogallo e
Italia, tradotta in forme di comprensione e collaborazione estremamente
proficue, che si risolvono le polarità ineludibili che corrono fra tradizio-
ne e nuova realtà oceanica. La risposta si spiega per via culturale, in una
piattaforma simbiotica planetaria che si apre al campo della diplomazia,
delle relazioni commerciali, della religione, dell’attività missionaria o della
letteratura (Radulet Os descobrimentos; Radulet Vasco da Gama; Lanciani
Morfologie; Stegagno Picchio Mar).
Poche realizzazioni culturali saranno emblematiche in modo così folgo-
rante e magnetico, come l’opera di Luís de Camões. Il primo poema epico
a celebrare la navigazione oceanica è Os Lusíadas, pubblicato nel 1572. La
Gerusalemme liberata di Tasso, che uscirà nel 1581 con un’edizione non
autorizzata dall’autore, canterà di una spedizione ancora confinata al Mar
Mediterraneo e che risale al tempo della prima crociata (Segre Cesare Se-
gre risponde; infra, Critica italiana sui Lusiadi). Bisogna sottolineare che

XII

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

Camões si era formato con la lettura di quegli autori dell’Antichità che gli
umanisti italiani avevano portato alla ribalta, ai quali bisogna aggiungere
gli scrittori del Rinascimento, con un rilievo particolare al filone del poema
cavalleresco. Tutti questi materiali finiscono nel bagaglio di esperienze del
poeta, nel traversare un impero che dall’Europa si estende ai vari angoli
del mondo, ma in modo tale che quella stessa tradizione fungesse da soglia
che inaugurasse un nuovo capitolo del poema epico dedicato alla naviga-
zione oceanica (Marnoto Epica e Oceano, pp. 123-132). Reciprocamente, il
grande autore epico italiano, Torquato Tasso, non tralasciò di tributare a
Camões la propria ammirazione, come già si è detto sopra.
Il modo in cui il poeta portoghese «lavora» la tradizione del Classicismo
per costruire il nuovo rappresenta il punto culminante di un processo sto-
rico molto più vasto insediato sui rapporti luso-italiani. Una pluralità cul-
turale densa e in costante riconfigurazione, reattiva a una egemonia cen-
tralizzante del potere, conferisce all’Italia una straordinaria vocazione per
il contatto con il diverso. In realtà, lo stesso Umanesimo e lo stesso sistema
del Classicismo sono una matrice dotata di spazi di apertura che compren-
dono la propria riconfigurazione in funzione del terreno dove andranno
a germogliare. Quindi, l’humus del pionierismo portoghese nel campo
del sapere nautico e della costruzione di un mondo planetario risiede in
quell’appello originario allo sforzo dell’uomo lanciato dagli umanisti. Il
valore differenziale che lo sostiene spetta alla vocazione universalista della
cultura portoghese. «O universal é o local sem paredes», «L’universale è
il locale senza muri», scrive il poeta contemporaneo Miguel Torga (Torga
Diário, pp. 204, 327).
In questo senso, l’Universalismo corrisponde a un modo di dialogare con
il mondo che dà significato locale all’universale. Lo sottrae al suo orizzon-
te astratto, portandolo ai tempi e ai luoghi della storia. L’esplorazione di
nuove geografie, la relazione con popolazioni sconosciute e, inoltre, la resi-
stenza a climi insalubri e a giornate durissime, con un sentimento gregario
sedimentato dall’appartenenza a una delle più antiche nazioni dell’Euro-
pa, non possono essere totalmente intesi se non considerando una forma
mentis vincolata ai rapporti di alterità o, si direbbe, alla «personalizza-
zione» dell’altro. Non a caso, il maggiore poeta portoghese dopo Luís de
Camões è Fernando Pessoa, il poeta multiplo che porta dentro di sé varie
«persone» (il port. pessoa corrisponde all’it. «persona»), cioè gli eteronimi
in cui si è manifestato e che sono più di un centinaio.

XIII

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INTRODUZIONE

La confluenza fra quell’humus del Classicismo europeo, il cui fulcro fu


italiano, e il pionierismo dell’esperienza portoghese ebbe come piattafor-
ma comune, infatti, la confluenza di potenzialità antropologiche di alterità
profondamente radicate. Questo regime non aveva, ovviamente, le condi-
zioni per resistere allo shock con altre forme di contatto coloniale. Fra le
sue particolarità si incontrano allo stesso tempo quelle fragilità che faran-
no dell’impero portoghese un’impresa a tempo determinato.

2. Le rotte dell’impero
All’epoca di Camões, Lisbona era una delle più variegate città europee
(fig. 1). Commercianti e agenti finanziari arrivati da tutte le parti si incro-
ciavano con uomini di chiesa, navigatori in transito, avventurieri, schiavi,
animali esotici e spie, in una babele di lingue e genti. Si stima che in una
popolazione di 100.000 abitanti, 10.000 di questi provenissero da altre
parti dell’impero coloniale. Alla transizione di spezie, oro, argento, pietre
preziose, legnami esotici, cotone, piante tintorie, zucchero e schiavi prove-

Fig. 1. O chafariz d’el-rey no século XVI (La fontana del re nel XVI secolo).
Autore sconosciuto. Post 1550. Olio e tempera su legno, 93 × 163 cm.
Collezione Berardo, Lisbona.

XIV

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

nienti da luoghi remoti, si aggiungeva il commercio di beni prodotti nella


metropoli come sale, frutta e vini. Gaspar Correia, in Lendas da Índia, ci
informa che l’investimento in commerci ultramarini aveva un ritorno di 60
volte il capitale iniziale:

Ao descarregar forão pesadas toda a pimenta e drogas: mandou El-Rey a seus offi-
ciaes fazer conta de todo o gasto dos tres navios e fazendas, e cousas que levárão,
e mercês e pagamentos dos Capitães e gente, (porque tudo ficará escrito) até parti-
rem de Belem: de todo feita a soma, e do que valia o retorno, se achou que de hum
se fazião sesenta.
(Correia Lendas 1975, vol. 1, p. 142)

Durante lo scarico sono stati pesati tutto il pepe e le spezie. Il re ha mandato i suoi
ufficiali a fare i conti della spesa delle tre navi e delle fattorie, e le cose che portaro-
no, e le merci e i pagamenti dei capitali e la gente (perché tutto rimarrà scritto) fino
alla partenza da Belem: fatta la somma di tutto, e di quello che ne vale il ritorno, si
verificò che di uno si facevano sessanta.

Per approfittare di venti e correnti oceaniche favorevoli, le imbarcazioni


(la nave, il galeone o la caravella, più agile ma anche più fragile) salpavano
abitualmente fra febbraio e aprile e navigavano verso sud ovest, o appro-
dando in America del Sud, o volgendosi verso sud est (a volta do mar), in
modo da superare l’estremità sudafricana e passare all’Oceano Indiano.
Generalmente la partenza dall’India decorreva fra dicembre e gennaio. Il
viaggio del cammino indiano (a carreira da Índia), che era il più frequen-
te, durava sei mesi, ma poteva durare molto di più quando le condizioni
atmosferiche erano avverse o quando diventava necessario fare una pausa
per l’inverno sull’isola di Mozambico, soprattutto al ritorno. È lì che si
trattenne Camões nel suo viaggio di ritorno, per quasi due anni.
Il viaggio era durissimo e i rischi enormi. Per sopportare il caldo equato-
riale, la saturazione di umidità corrosiva dei monsoni, le tempeste, i dolori
e le condizioni di vita nelle imbarcazioni, dove mancavano acqua e alimen-
ti freschi, erano richieste una determinazione e una resistenza fuori dal
comune. Inoltre, gli attacchi dei pirati e il carico eccessivo al ritorno erano
cause frequenti di naufragio.
Durante il viaggio di ritorno di Vasco da Gama (luglio 1497 - luglio/ago-
sto? 1499) morirono più di cinquanta uomini, fra i quali si conta proprio il

XV

I Lusiadi.indb XV 14/04/2022 15:24:46


INTRODUZIONE

fratello del capitano, Paulo da Gama. Lo scorbuto, dovuto alla mancanza


di alimenti freschi, era uno dei grandi flagelli, come si può leggere nel dia-
rio di bordo del viaggio, attribuito a Álvaro Velho:

Rotta nell’oceano indiano da Angediva a Melinde.


Andammo per tanto tempo in questa traversata, che impiegammo tre mesi meno
tre giorni in essa; questo con molta bonaccia e venti contrari che vi trovammo, per
cui tutta la gente si ammalò alle gengive, che gli crescevano sopra i denti in tale
modo che non potevano mangiare; e gli si gonfiavano anche le gambe, e altri grossi
gonfiori nel corpo, in modo che si estendevano tanto che un uomo moriva senza
avere nessun’altra malattia. Di questa ci morirono durante quel periodo 30 uomi-
ni, oltre ad altrettanti che erano già morti; e quelli che conducevano la navigazio-
ne, in ogni nave, saranno stati 7 o 8 uomini, e anche questi non erano tanto sani
quanto avrebbero dovuto essere. Per cui vi dico che se quel tempo fosse continua-
to per altri quindici giorni, navigando attraverso questo mare, non ci sarebbe stato
chi potesse governare le navi. Eravamo a tale punto che tutti erano già rassegnati.
(Roteiro Barbieri, pp. 155-156)

Il Portogallo, una volta stabilizzate le sue frontiere terrestri nella metà del
XIII secolo, aveva davanti a sé l’oceano e dentro di sé l’appello all’avven-
tura che gli fremeva nelle radici celtiche. Il progetto di allargamento del
regno verso sud si concretizza con la seconda dinastia, di Avis. I figli del
suo primo re, D. João I, furono armati cavalieri dal padre durante la con-
quista di Ceuta (1415). Successivamente, D. Duarte continuò l’esplorazione
della costa africana in modo da dislocare il commercio con i musulmani
verso l’oceano. L’attrazione per il grande continente sentita da suo figlio, D.
Afonso V, gli valse l’epiteto L’Africano. Comandò la conquista di Alcácer-
Ceguer nel 1458 e di Assila nel 1471, battaglia in cui il futuro re D. João II
fu armato cavaliere, e in seguito occupò Tangeri. La corte portoghese era
famosa in tutta Europa non propriamente perché vi fossero adottati modelli
all’italiana, ma per il suo esotismo. L’abitudine delle donne di accomodarsi
su cuscini sistemati sul pavimento rimase nel corso dei secoli. I contatti
con le nuove culture erano anche materia di spettacoli per l’intrattenimen-
to dei cortigiani, con scenari e giochi di ispirazione navale. Il teatro di Gil
Vicente, che animò le corti di D. Manuel I e di D. João III, sfrutta spesso il
comico generato dai personaggi provenienti da varie parti dell’impero che
portavano sulla scena regia i propri costumi e le loro parlate.

XVI

I Lusiadi.indb XVI 14/04/2022 15:24:46


LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

Alla metà del XVI secolo il Portogallo deteneva un impero che si estende-
va dalle coste dell’Africa occidentale e orientale fino alla penisola indiana,
prolungandosi verso l’estremo oriente con zone di punta a Giava, nelle
Molucche, in Cina e in Giappone e che a Occidente comprendeva il litorale
del Brasile. Tuttavia, a una macchia geografica in aumento costante e dai
confini fluidi, non corrispose mai l’assunzione di un titolo imperiale da
parte dei monarchi portoghesi. Nel 1503 D. Manuel attribuì poteri di rap-
presentazione regia al primo viceré dell’India, D. Francisco de Almeida, e
da allora i territori orientali furono amministrati da viceré o da governatori
generalmente stabilitisi a Goa.
Le modalità di questa spinta andavano dall’insediamento di semplici agen-
zie commerciali, le fattorie, fino all’occupazione territoriale e alla conqui-
sta, con la costruzione di fortezze e chiese che trasportavano l’architet-
tura portoghese verso le regioni più remote, con l’istituzione di archivi
dell’amministrazione regia, la fondazione di scuole e perfino l’impianto
di tipografie. Le relazioni commerciali si stabilivano lungo la costa e solo i
missionari si avventuravano nell’entroterra dei continenti. I primi contatti
di Vasco da Gama con il zamorin di Calicut non furono propizi alla com-
prensione. Il secondo viceré dell’India, Afonso de Albuquerque, guerrie-
ro e diplomatico dalle larghe vedute, s’impadronisce dell’isola di Goa nel
1510, alleandosi strategicamente con il raja di Kochi, nemico del zamorin,
e l’anno seguente occuperà Malacca. Si lanciarono così le basi dell’impero
sud asiatico.
Le spezie erano commerciate in regime di monopolio dalla Casa da Índia,
l’entità regolatrice della loro distribuzione. Creata nel 1503 e installata nel
cuore di Lisbona, vicino al Tago e al palazzo reale della Ribeira, era con-
trollata dal re. L’agenzia commerciale di Anversa, ma anche quelle dell’An-
dalusia, di Venezia e di Bruges, ne organizzavano la vendita nei mercati
europei. Nei primi decenni del XVI secolo, la quantità di spezie trasporta-
ta per via oceanica soppiantò quella che arrivava per via terrestre. Venezia
si risentì inizialmente di questo cambiamento, ma i commercianti della
Repubblica si adattarono molto rapidamente alla nuova configurazione dei
mercati e passarono a fornirsi a Lisbona. Alla metà del secolo l’affluenza
delle spezie alla Casa da Índia cominciò a diminuire e lo stabilimento com-
merciale di Anversa venne chiuso.
Ciononostante, quando nel 1543 i portoghesi arrivarono nel sud del Giap-
pone, una nuova radiosa finestra si spalancò. L’empatia fra le due culture fu

XVII

I Lusiadi.indb XVII 14/04/2022 15:24:46


INTRODUZIONE

immediata. Le relazioni fra Giappone e Cina non erano tollerate dai cinesi,
ma i portoghesi riuscirono a fondare una fattoria nella costa asiatica di
Macau. Molto abilmente stabilirono un ponte fra questi due mondi che vi-
vevano con le spalle girate l’uno all’altro, commerciando seta e porcellane
cinesi, armi, e dando appoggio alla costruzione navale e alla navigazione.
Contemporaneamente, in Europa arrivavano meravigliosi prodotti esotici,
e ancora oggi si possono ammirare, nelle collezioni appartenenti a vari
palazzi romani, degli oggetti decorativi in lacca, ceramica o legno portati
dall’Oriente dai viaggiatori portoghesi.
Al tempo stesso, tutti questi contatti erano accompagnati dall’attività mis-
sionaria che in questa fase fu rafforzata dall’intervento di un ramo della
chiesa energico, ben organizzato e di recente formazione, la Compagnia
di Gesù. La sua azione oltre-europea privilegiò precisamente l’Estremo
Oriente e l’America del Sud.
Sono vari i fattori che ostacolarono la continuità di questi successi. In Por-
togallo, un territorio metropolitano con meno di 100.000 km², non c’e-
ra forza lavoro sufficiente per occupare e dirigere un impero tanto vasto.
Inoltre, nella seconda metà del XVI secolo il dominio musulmano rag-
giungeva il suo apice, estendendosi dal nord ovest dell’Africa al sud ovest
asiatico, attraverso una macchia continua. Ma più di questo, la pirateria e
la concorrenza di altri paesi erano molto forti. Quando nel 1568 scoppiò
la rivolta olandese contro la Spagna degli Asburgo, esplosero gli attacchi
alle rotte portoghesi, il che portò a un cambiamento della strategia ul-
tramarina con lo sviluppo dell’esplorazione del Brasile e l’intensificazione
della penetrazione nell’Estremo Oriente. La situazione si aggravò quando
gli Asburgo presero il governo del Portogallo, in un sistema di monarchia
duale iberica, fra il 1580 e il 1640. D. João III e Catarina d’Asburgo, sorella
dell’imperatore Carlo V, ebbero una discendenza numerosa. Nonostante
questo, alla data della morte di D. João III, nel 1557, gli restava un nipote
di tre anni, D. Sebastião. Egli assunse il governo a 14 anni e nel 1578 az-
zardò la conquista di Alcácer-Quibir, dove il suo esercito fu decimato e il
giovane re perse la vita. Gli successe Felipe II d’Asburgo, con il titolo di
Filipe I de Portugal, che era nipote di D. Manuel da parte di madre, Isabel
de Portugal.
La forza di questo impero fu anche costruita e pagata con il regime di
schiavitù, uno dei suoi grandi motori. Nella costa nord dell’Africa veniva-
no catturati i berberi e in Africa subsahariana i neri appartenenti a varie

XVIII

I Lusiadi.indb XVIII 14/04/2022 15:24:46


LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

popolazioni. Alcuni di questi erano venduti in Portogallo, ma la maggior


parte di loro continuava verso altri paesi dell’Europa. Erasmo fu una voce
quasi isolata a interrogarsi con profonda perplessità su questa pratica.
Il cronista Gomes Eanes de Zurara descrisse in modo pungente la sof-
ferenza del primo gruppo di schiavi arrivato in Portogallo, che era stato
catturato a Arguin e doveva essere negoziato a Lagos:

Ó tu, celestial Padre, que com tua poderosa mão, sem movimento da tua divinal
essencia, governas toda a infinda companhia da tua santa cidade, e que trazes
apertados todolos eixos dos orbes superiores, distinguidos em nove esferas, mo-
vendo os tempos das idades breves e longas, como te praz!
Eu te rogo que minhas lágrimas nem sejam dano da minha consciencia, que nem
por sua lei daquestes, mas a sua humanidade constrange a minha que chore pie-
dosamente o seu padecimento. E se as brutas animalias, com seu bestial sentir,
por um natural instinto conhecem os danos de suas semelhantes, que queres que
faça esta minha humanal natureza, vendo assim ante meus olhos aquesta miseravel
companha, lembrando-me de que são da geração dos fi lhos de Adão!
No outro dia, que eram VIII dias do mês de agosto, muito cedo pela manhã por
razão da calma, começaram os mareantes de correger seus bateis e de tirar aqueles
cativos, para os levarem segundo lhes fora mandado; os quaes, postos juntamente
naquele campo, era uma maravilhosa cousa de ver, que entre eles havia alguns de
razoada brancura, fermosos e apostos; outros menos brancos […].
Mas qual seria o coração, por duro que ser podesse, que não fosse pungido de pie-
doso sentimento, vendo assim aquela companha? Que uns tinham as caras baixas
e os rostos lavados com lagrimas, olhando uns contra os outros; outros estavam
gemendo mui dolorosamente, esguardando a altura dos ceus, firmando os olhos
em eles, bradando altamente, como se pedissem acorro ao Padre natureza; outros
feriam seu rosto com suas palmas, lançando-se tendidos no meio do chão; outros
faziam suas lamentações em maneira de canto, segundo o costume de sua terra,
nas quaes, posto que as palavras da linguagem aos nossos não podesse ser enten-
dida, bem correspondia ao grau de tristeza.
Mas para seu dó ser mais acrecentado, sobrevieram aqueles que tinham cargo de
partida e começaram de os apartarem uns dos outros, a fim de poerem seus qui-
nhões em igualeza; onde convinha de necessidade de se apartarem os fi lhos dos
padres, e as mulheres dos maridos e os uns irmãos dos outros. A amigos nem a pa-
rentes não se guardava nenhuma lei, somente cada um caía onde o a sorte levava!
(Zurara Crónica, pp. 121-123)

XIX

I Lusiadi.indb XIX 14/04/2022 15:24:46


INTRODUZIONE

O tu, Padre celestiale, che con la tua poderosa mano, senza movimento della tua
divina essenza, governi tutta l’infinita compagnia della tua santa città, e che porti
strette tutte le assi dei globi superiori, distinti in nove sfere, muovendo i tempi
delle età brevi e lunghe, a tuo piacere!
Io ti imploro che le mie lacrime non siano danno della mia coscienza, nemmeno
per la legge che questi seguono, ma la loro umanità costringe la mia a piangere
pietosamente per la loro sofferenza. E se i bruti animali, con il loro sentire bestia-
le, per un naturale istinto conoscono i danni dei loro simili, cosa vuoi che faccia
questa mia umana natura, vedendo così davanti i miei occhi questi miserabili,
ricordandomi che sono della generazione dei figli di Adamo!
In un altro giorno, che erano VIII giorni del mese di agosto, la mattina molto pre-
sto per ragioni di mare calmo, cominciarono i marinai ad arrangiare le loro barche
e a prendere quei prigionieri, per portarli dove era stato loro ordinato; i quali, mes-
si insieme in quel campo, erano una meravigliosa cosa da vedere, che fra di loro
c’erano alcuni di ragionevole bianchezza, belli e eleganti; altri meno bianchi […].
Ma quale sarebbe il cuore, per quanto duro possa essere, che non fosse punto da
pietoso sentimento, vedendo così quell’insieme di gente. Che alcuni avevano le
facce abbassate e i volti lavati da lacrime, guardando gli uni contro gli altri; altri
gemevano molto dolorosamente, sorvegliando l’altezza dei cieli, fermando gli oc-
chi su di essi, bramando altamente, come se chiedessero soccorso a Madre natura;
altri ferivano loro stessi il viso con le palme delle mani e si lanciavano distesi per
terra; altri facevano le loro lamentele cantando, secondo i costumi della propria
terra, le quali, posto che le parole della loro lingua non potessero essere intese dai
nostri, ben corrispondevano al grado di tristezza.
Ma per aumentare ancora il loro dolore, sopraggiunsero quelli che avevano l’in-
carico della partenza e cominciarono a separarli gli uni dagli altri, col fine di di-
stribuirli equamente dove c’era necessità di dividere i figli dai padri e le donne dai
mariti e i fratelli dai fratelli. Ad amici e a parenti non si garantiva alcuna legge,
semplicemente ognuno cadeva dove la sorte lo portava!

La mentalità dell’epoca giustificava lo schiavismo in virtù di una impurità


dell’anima pagana. Nonostante questo, Zurara compatisce la sofferenza di
questi africani negli stessi termini con cui un cristiano può compatire un
altro cristiano.
La società portoghese era composita, comprendendo delle colonie di mori
(ad es. il quartiere della Mouraria, a Lisbona) e di ebrei. I re portoghesi
avevano temporeggiato con la popolazione ebraica nonostante le pressioni

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I Lusiadi.indb XX 14/04/2022 15:24:46


LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

della monarchia spagnola. D. Manuel si interessò della loro formazione


culturale, dalla quale risultò una categoria socialmente trasversale molto
caratteristica, il cristão novo, ossia cristiano nuovo, cioè l’ebreo battezzato.
Ciononostante, con la svolta della seconda metà del secolo e l’adozione
di forme di spiritualità radicali da parte di un re impaurito dall’eresia, la
situazione cambia. Nel 1547, con la bolla Meditatio cordis di Paolo III, D.
João III riceve l’autorizzazione per istituire il tribunale del Sant’Offizio
che era sotto la sua diretta dipendenza. Il Portogallo fu l’unico paese che
adottò integralmente le decisioni del Concilio di Trento (Marcocci & Paiva
História da Inquisição). La diaspora degli ebrei portoghesi verso Bordeaux,
Genova, Livorno, Ferrara e Amsterdam, città dove si stabilirono alcune
delle famiglie più ricche, rafforzò in molti casi una rete allargata di inter-
scambi commerciali che andava di pari passo con vivaci pratiche culturali.
Nel nordovest dell’Italia alcuni di loro si dedicarono all’arte della tipogra-
fia e ancora oggi a Livorno si parla una lingua mista, il giudeo-portoghese
(Tavani Appunti). Vari trattati di botanica e medicina furono scritti da
ebrei di origine portoghese sparsi per l’impero e per l’Europa: Garcia de
Orta, Amato Lusitano o Rodrigo de Castro.

3. Fra Portogallo e Italia


Gli esordi dell’Umanesimo in Portogallo e il suo diretto legame con l’Italia
si disegnano con perfetta nitidezza (Ramalho O Humanismo em Portugal;
Il Portogallo, pp. 271-529). Il fautore pioniere dell’introduzione dell’Uma-
nesimo in Portogallo fu Cataldo Parisio Siculo, chiamato dal re D. João II
con l’obiettivo di educare i giovani membri della nobiltà. Cataldo era sici-
liano e si era formato in diritto pontificio e in diritto civile all’Università
di Ferrara. Dopo un fugace passaggio all’Università di Bologna, arrivò in
Portogallo nel 1485. Rese omaggio al re con il poema Arcitinge, scritto in
latino e dedicato alla conquista di Assila e Tangeri, il cui titolo amalgama i
due toponimi. D. João II non avrebbe mancato di rimanere sensibilmente
colpito da questa celebrazione dell’impresa in cui fu armato cavaliere. È
questo il primo poema epico a lodare l’espansione portoghese, se pure an-
cora contenuta nei limiti del Mar Mediterraneo.
Una élite di funzionari e dirigenti delle cancellerie di D. João II e D. Ma-
nuel si formò in Italia, principalmente a Firenze. Con D. Manuel e D. João
III questo flusso soffre una flessione in direzione di Parigi, in particolare
verso il collegio di Santa Barbara, frequentato da un gran numero di borsi-

XXI

I Lusiadi.indb XXI 14/04/2022 15:24:46


INTRODUZIONE

sti. Nel frattempo, le istituzioni di insegnamento portoghesi cominciavano


a mostrarsi attrattive per gli eruditi lusitani che si erano stabiliti in altri
paesi, così come per professori stranieri.
Nel 1537 D. João III riforma l’università, trasferendola definitivamente a
Coimbra dove è installata nel palazzo reale, lontana dalla vita agitata della
capitale. Il programma umanista impregnava l’aria che si respirava nella
città. Ne facevano parte, ugualmente, i collegi, diretti da vari ordini reli-
giosi e che all’epoca erano più di trenta. Dieci anni dopo, a Coimbra, per
iniziativa del re, apre le porte il Colégio das Artes, ala avanzata dell’Uma-
nesimo portoghese. È incaricato della sua direzione André de Gouveia che
aveva precedentemente esercitato la funzione di principale del Collegio de
Santa Barbara a Parigi e del Collegio de Guiena a Bordeaux, dove era stato
professore di Montaigne, che lo riconobbe come il più brillante pedagogo
della scuola francese. Con Gouveia ritornarono João Costa, Diogo de Teive
e António Mendes, che si trovavano in Francia, e ai quali si unirono Geor-
ges Buchanan, Nicolas Grouchy, Arnaldo Fabricio o Elias Vinet. Eppure,
il magistero di questa élite intellettuale durò poco. Alcuni dei portoghesi
furono bersaglio di processi da parte del tribunale dell’Inquisizione per-
ché sospettati di eresia e nel frattempo gli stranieri cominciarono ad ab-
bandonare il paese. Nel 1555 il collegio viene consegnato alla Compagnia
di Gesù e nel 1559 viene fondata una nuova università a sud, nella città di
Evora, che rimase sotto la giurisdizione dell’ordine.
Se le spedizioni portoghesi spaventarono tutta l’Europa, l’Italia captò im-
mediatamente la loro dimensione e cominciò a interessarsi, tramite forme
di collaborazione allargate a tutti i domini, dall’economico, al religioso, al
letterario. Gli umanisti furono i primi a comprenderlo. Poggio Bracciolini
(che mantenne una corrispondenza con l’infante D. Henrique, figlio del
primo re della casa di Avis, D. João I), Flavio Biondo (in corrispondenza
con D. Afonso V), Angelo Poliziano (in corrispondenza con D. João II) e
poi Paolo Giovio (in corrispondenza con D. João III) furono alcuni degli
eruditi che, in periodi successivi, mostrarono interesse a immortalare le
glorie portoghesi con la propria penna. Nessuno di tali progetti fu poi
concretizzato, ma i monarchi portoghesi promossero programmaticamente
l’intensificazione delle relazioni con i grandi centri intellettuali europei.
Da subito gli italiani cominciarono non solo a informarsi sui viaggi dei
portoghesi, ma anche a prendervi parte, sia come navigatori, sia come
imprenditori commerciali. Nella seconda metà del XV secolo Alvise Ca’

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I Lusiadi.indb XXII 14/04/2022 15:24:46


LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

da Mosto, Antoniotto Usodimare e Antonio da Noli, fra gli altri, si im-


barcarono per accompagnare l’esplorazione della costa africana. I contatti
prosperarono in maniera tale che, il secolo successivo, famiglie di commer-
cianti fiorentini, come i Marchionni e i Sernigi, ottennero da D. Manuel
privilegi riservati a portoghesi. Progressivamente questo campo di azione
si va allargando ad aree più distanti. D. João III concesse a Luca Giraldi
licenze speciali per il commercio nelle Antille. A sua volta il commercio
dello zucchero di Madeira, molto vantaggioso, vide una forte partecipazio-
ne dei genovesi.
Lo stesso Cristoforo Colombo accompagnò i portoghesi in alcune spedi-
zioni, avendo sposato Felipa Moniz Perestrello, figlia di Bartolomeu Pere-
strello, di origine piacentina, che era donatario di Porto Santo nell’arcipe-
lago di Madeira. Il periodo in cui visse in questa isola fu fondamentale per
la pratica della navigazione oceanica. Continua attualmente a riscuotere
un qualche credito storiografico la politica segreta delle navigazioni porto-
ghesi, in virtù di cui le conoscenze più avanzate erano occultate (Cortesão
A política de sigilo). Una di queste preziose conoscenze era la misura del
grado di curvatura della Terra, essenziale per i calcoli della navigazione.
Cristoforo Colombo possedeva una misura inesatta e per questo sareb-
be approdato in America Centrale, convinto di aver raggiunto l’Estremo
Oriente. Così rimase escluso, forse deliberatamente, dalla scoperta della
vera rotta verso l’India.
Alcuni degli italiani imbarcati nelle spedizioni portoghesi registrarono,
in momenti diversi, le loro impressioni in lettere, relazioni, annotazioni
e perfino composizioni in versi (Ca’ da Mosto, Giovanni da Empoli, ecc.).
Da Lisbona vengono continuamente inviate missive con informazioni
aggiornate sulle spedizioni. Girolamo Sernigi e Guido di Tomaso Detti
si affrettarono a dare notizia del ritorno di Vasco da Gama dall’India e
non si deve dimenticare che Amerigo Vespucci, in una lettera da Lisbona,
dà notizia dell’arrivo delle flotte spagnole a quello che chiama «il nuovo
mondo». L’interesse che queste spedizioni sortivano nei circoli fiorenti-
ni è opportunamente illustrato da un codice preservato nella Biblioteca
Riccardiana che contiene un’antologia di lettere e relazioni compilata dal
mercante Piero Vaglienti.
Uno dei documenti cartografici più importanti per lo studio del sapere
nautico detenuto dai portoghesi dopo l’arrivo di Pedro Álvares Cabral in
Brasile si trova, sorprendentemente, nella Biblioteca Estense di Modena.

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INTRODUZIONE

Fig. 2. Planisfero di Cantino.


Autore sconosciuto. 1502. Fogli di pergamena incollati su tela, 105 × 220 cm.
Biblioteca Estense di Modena.

Si tratta del famoso planisfero di Cantino (fig. 2), che arrivò a Ferrara per
commissione di Ercole d’Este al suo ambasciatore a Lisbona, Alberto Can-
tino, da cui deriva il nome con il quale è conosciuta la bellissima mappa.
Fu elaborato furtivamente da un cartografo (o da vari cartografi) al corren-
te dei segreti della Casa da Índia, al quale fu pagata la somma smisurata di
12 ducati di oro.
A sua volta, dalla parte portoghese, i viaggi in Italia di membri della nobil-
tà e del clero erano una costante, in particolare le missioni diplomatiche.
L’esplorazione dei territori ultramarini poneva questioni delicate, relative
alla legittimazione dell’occupazione dei nuovi territori, e che esigevano una
prudenza particolare. Nel XIII secolo il papa Innocenzo IV aveva chiamato
a sé la responsabilità pastorale di tutta l’umanità, cosa che poneva il proble-
ma della conquista e dell’evangelizzazione di regioni fino ad allora scono-
sciute. Con la bolla Dum diversas (1452), Nicola V conferisce al Portogallo
la facoltà esclusiva di fare guerra agli infedeli, in una rinascita dello spirito
delle crociate, alla quale si aggiungeva il diritto di stabilire relazioni com-
merciali con coloro, e il dovere di evangelizzarli. Un tale sistema di diritti e
doveri è riaffermato dalla bolla Romanus Pontifex dello stesso papa (1455).
Tuttavia, la Spagna dei Re Cattolici, Isabella e Fernando, dopo che il ge-
novese Cristoforo Colombo ebbe raggiunto l’America centrale, rivendicò
la partecipazione al commercio ultramarino. Alessandro VI, il papa della

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I Lusiadi.indb XXIV 14/04/2022 15:24:46


LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

famiglia Borgia nato vicino a Valencia, risolse il dissenso con la bolla Inter
caetera (1493), al che si seguirà la firma del trattato di Tordesillas (1494).
Questo trattato divideva il dominio del nuovo mondo fra due potenze, Por-
togallo e Spagna, sotto l’egida della chiesa romana. Prendendo come rife-
rimento un meridiano a ovest dell’arcipelago di Capo Verde, stabiliva che
l’area di influenza portoghese si situasse a est e quella di influenza spagnola
si situasse a ovest. Le negoziazioni per la firma si dilungarono. D. João II
insistette, strategicamente, nella dislocazione di questo meridiano verso est.
Fu però, di fatto, dislocato verso ovest, con conseguenze che si palesaro-
no nell’anno 1500. Quando Pedro Álvares Cabral approdò in America del
Sud, l’inclusione a pieno diritto del nuovo territorio nell’area di influenza
portoghese non poneva alcun dubbio. Si ammette che coste dell’America
del Sud fossero già state esplorate anteriormente, come afferma Duarte Pa-
checo Pereira nel già citato Esmeraldo de situ orbis (Esmeraldo 1991, p. 182).
Le navigazioni nella costa dell’America del Nord, compiute nel 1491 da
Pero de Barcelos e João Fernandes Labrador, lasciarono la loro impronta,
fino a oggi, nel nome nelle terre del Labrador. Anche questa successione di
vicende si inquadra nella possibile politica segreta dei viaggi oceanici.
Nel frattempo, le relazioni con Roma stavano diventando sempre più in-
tense. Le orazioni di obbedienza proferite davanti a ogni nuovo pontefice
non lasciavano in mani qualsiasi le eredità dell’Umanesimo e della diplo-
mazia portoghese (orazioni di Vasco Fernandes de Lucena, 1495; Fernan-
do de Almeida, 1493; Diogo Pacheco, 1505, 1514; Aquiles Estaço, 1560,
1574; António Pinto, 1566). Ma la più spettacolare e più riuscita missione
di questa epoca fu l’ambasciata d’obbedienza inviata da D. Manuel al papa
Leone X nel 1514, sotto la tutela di Tristão da Cunha, il navigatore che
avvistò le isole al largo della costa occidentale sudafricana che ancora oggi
portano il suo nome.
D. Manuel era un diplomatico abilissimo e comprese perfettamente l’im-
possibilità di competere con lo sfarzo del pontefice della casa dei Medici, se
il campo fosse stato quello dell’emulazione dell’Antichità. Di conseguenza,
spostò i termini della rappresentazione simbolica e delle offerte correlate
al dominio dell’esotismo ultramarino. Damião de Góis, nella Crónica do
felicíssimo rei D. Manuel (Góis Manuel, vol. 1, pp. 207-216), descrive in det-
taglio l’entrata del corteo nella città e il suo passaggio da Castel Sant’An-
gelo davanti a Leone X e altri membri della curia. In evidenza, un cavallo
con una sella proveniente dall’India, sulle cui anche stava in equilibrio un

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INTRODUZIONE

giaguaro, e un elefante coperto da una veste d’oro che trasportava un for-


ziere con rivestimenti decorati di pietre preziose e oro, al quale si aggiun-
gevano altri lussuosi prodotti orientali. Gli animali erano addomesticati
e accompagnati dai loro addestratori locali. La magnifica coreografia di
questo spettacolo manifestava la capacità prodigiosa del re portoghese di
integrare l’extraeuropeo nell’europeo, sottomettendolo alla sua autorità e,
in tal modo, di mediare alla canalizzazione e alla distribuzione dei proven-
ti, delle ricchezze e delle curiosità provenienti dai nuovi mondi.
Annone era il primo elefante indiano ad approdare in Europa e questo
fece sì che l’ambasciata rimanesse conosciuta per sempre come l’ambascia-
ta dell’elefante. La missione ottenne un buon successo e Leone X concesse
a D. Manuel rendite ecclesiastiche. Il pachiderma portò Raffaello a orna-
mentare la Torre del Vaticano con il suo affresco, il cui disegno fu ripreso
da Giovanni da Verona per l’elaborazione del pannello a incassi della por-
ta della Stanza della Segnatura (Winner Raffael).
Il fascino per l’esotismo portoghese era crescente e l’invio di animali e pro-
dotti orientali e tropicali proseguirà con grandi esiti. Due anni dopo arriva a
Roma un rinoceronte imbalsamato. Alessandro de’ Medici introdusse quin-
di un rinoceronte nella sua impresa e Dürer celebrò il perissodattilo in una
xilografia (1515), intagliata a partire dalla descrizione inviata da Lisbona da
Valentim Fernandes, un tipografo della Boemia stabilitosi in Portogallo che
accompagnò alcune delle spedizioni marittime (Serani La realtà virtuale).
Nel campo della letteratura la voga del tema non è minore, come è attestato
dalla diversità di stili e toni. L’opera di Raffaello fu solennemente celebrata
dagli esametri di Filippo Beroaldo e di altri poeti. Nel frattempo, nel do-
minio del giocoso, il poeta Cosimo Baraballo, montato sopra ad Annone,
è il protagonista di un rituale di incoronazione che inspirò allo stesso Be-
roaldo una commedia satirica. Quando la breve vita dell’animale si con-
sumò, non gli mancò nemmeno un testamento scritto in tono satirico, già
attribuito a Pietro Aretino.

4. La poesia
Il poeta e cortigiano Garcia de Resende, segretario dell’ambasciata dell’e-
lefante, fu il compilatore del Cancioneiro Geral. Questo grande volume,
al quale collaborarono circa 300 poeti, raccoglie la produzione elaborata
nell’ambiente della corte lungo un periodo che va dalla metà del XV secolo
fino alla data della sua pubblicazione, l’anno 1516. Nonostante la diversità

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

dei contributi in esso riuniti, la permeabilità alle innovazioni rinascimen-


tali è limitata. Rispecchia, con un certo edonismo, abitudini e rituali adot-
tati fra i cortigiani che guardano con distacco ciò che viene da fuori. Non
sono ancora i nomi dei grandi poeti italiani a eccellere, ma quelli di poeti
della tradizione peninsulare.
Questo è attestato dall’autorevolezza del poeta che, nella tensione fra «o
cuidar e o sospirar» costruisce un canone minimo di poeti formato da
tre nomi della vicina Spagna: Juan de Mena, Juan de Estúñiga e Aguilar
(Cancioneiro Geral 1990-1993, vol. 1, p. 56). Anche il verso utilizzato è il
peninsulare iberico, ossia, la cosiddetta redondilha, che possiede un nume-
ro di sillabe dispari: tre, cinque o sette. Si consideri, però, che secondo il
sistema utilizzato per la poesia portoghese le sillabe sono contate fino alla
tonica, essendo la lingua essenzialmente pretonica.
Nei limiti, questo orgoglio nazionale può arrivare ad incidere su ciò che
proviene dal regno vicino. Nonostante il fatto che il castigliano sia larga-
mente usato nella raccolta, Nuno Pereira si rivolge a un cortigiano che torna
da Granada «[…] mui ufano / por âu anno / qu’andastes de Moura fora»
(Cancioneiro Geral 1990-1993, vol. 1, p. 290: «[…] molto orgoglioso / per
un anno / ch’andasti fuori da Moura»), avvertendolo che gli dovrà parlare
sempre in portoghese e mai in castigliano. Del resto, i nomi di João Rodri-
gues de Lucena e di João Rodrigues de Sá de Meneses si distinguono come
traduttori di quattro lettere delle Eroidi di Ovidio, a cui si deve aggiungere
una quinta lettera dell’umanista Angelo Sabino. Tuttavia, D. Francisco de
Portugal, Conde de Vimioso, si prende gioco di Aires Teles per essersi inte-
ressato alle Metamorfosi come se fosse nato «em sino / de latim» (Cancionei-
ro Geral 1990-1993, vol. 2, p. 288: «sotto il segno / del latino»).
Tuttavia, è nel Cancioneiro Geral che affiorano i primi segnali del senti-
mento petrarchista del tempo e della natura, in particolare nelle compo-
sizioni di Duarte de Brito e di Diogo Brandão. La sensibilità verso questi
temi è confermata dalle pagine della novella sentimentale Menina e moça,
di Bernardim Ribeiro. La prima edizione, accompagnata da alcune poesie,
fu pubblicata a Ferrara dai torchi di uno stampatore ebreo di origine por-
toghese, Abraão Usque; la seconda a Evora, fra il 1557 e il 1558. Questa
edizione di Evora include però alcune aggiunte che non appartengono alla
mano di Bernardim Ribeiro.
Nelle prime pagine il personaggio della Menina racconta il suo incontro
con la Dona di un’epoca antica per poi passare a registrare le storie da lei

XXVII

I Lusiadi.indb XXVII 14/04/2022 15:24:47


INTRODUZIONE

ascoltate. Scritta in prima persona da una voce femminile, nel segno della
Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio, l’opera è pervasa da
una sensibilità delicata e sofferente. La moltiplicazione dei livelli narrativi,
a cui si aggiunge il tono di una complicità che unisce le due narratrici inter-
ne, istituisce però una maggiore complessità strutturale. Boccaccio abban-
dona il circuito epistolare fra amante e amata dando voce a Fiammetta, ma
nonostante associ ad essa una interlocutrice femminile, cioè la sua serva,
questa rimane una figura sbiadita. Per contro, il modo in cui l’autore di
Menina e moça lavora l’organizzazione narrativa rende possibile l’impiego
di tonalità elegiache più profonde e sentite.
Bernardim fu anche autore delle prime ecloghe della letteratura portoghe-
se e scrisse una sestina che con tutta probabilità introdusse questa forma
nelle letterature iberiche. Continuò a usare esclusivamente il verso alla ma-
niera peninsulare, la redondilha, in una intersezione molto significativa fra
persistenze locali e novità provenienti dall’Italia.
In realtà, il passo decisivo nel senso del rinnovamento delle lettere porto-
ghesi fu compiuto da Francisco de Sá de Miranda, poeta e personalità fon-
damentale per le relazioni luso-italiane di questa epoca. Fu lui ad introdur-
re l’endecasillabo e il settenario (che, secondo il sistema metrico di conteg-
gio portoghese, corrispondono al decasillabo e al senario), il primo cultore
della terza rima, dell’ottava rima, del sonetto e della canzone petrarchesca,
così come, in ambito bucolico, del frottolato e della polimetria (Marnoto
Sá de Miranda). Dedicò due canzoni a Nostra Signora: una inserita nello
schema metrico dell’ultima composizione del Canzoniere di Petrarca, Vir-
gem formosa que achastes a graça (Sá de Miranda Poesias, pp. 87-92: Vergine
bella che trovasti la grazia); l’altra, intitolata À festa de Anunciação de Nossa
Senhora (Sá de Miranda Poesias, pp. 470-472: Alla festa dell’Annunciazione
di Nostra Signora), che segue lo schema di Chiare, fresche et dolci acque.
Quanto alla sestina, la acclimatò al metro della redondilha negli stessi ter-
mini di Bernardim. D’altronde, la tradizione peninsulare continuerà ad
essere coltivata con perseveranza da Miranda. La sua poesia illustra bene
un’autonomia creativa in relazione ai modelli del Classicismo italiano, poi
potenziata e ampliata da Camões. Scrisse in portoghese e spagnolo, come
era comune all’epoca.
Nonostante il modo in cui Sá de Miranda canta l’amore non obbedisca a
un unico modello, nella sua opera predomina, in termini concettuali e di
estensione, una nozione di amore come sentimento nefasto, di effetti profon-

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I Lusiadi.indb XXVIII 14/04/2022 15:24:47


LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

damente negativi, che secondo il poeta sono quelli che si propagano fra gli
uomini. Uno dei domini in cui il legame con Petrarca si mostra più evidente
è quello che si riferisce ai contrari dell’amore, anche se la sua esplorazione
segue un processo totalmente differente, esponendo le incongruenze danno-
se della passione. In realtà, il pensiero del poeta si basa su principi razionali-
sti e su un moralismo nutrito delle grandi categorie del pensiero medievale.
Del resto, incontriamo nei suoi versi le prime descrizioni dettagliate della
figura femminile, elaborate a partire dall’apparato retorico petrarchesco.
Come altre figure del Rinascimento portoghese, anche Sá de Miranda
viaggiò fino in Italia, ma il suo soggiorno si prolungò per circa un de-
cennio, durante il quale ebbe l’opportunità di accompagnare l’attività dei
più avanzati ambienti letterari o perfino di convivere con alcuni di questi.
Tanto è vero che la formula «viaggio in Italia», nella storia della letteratura
portoghese, è associata in modo lapidario al suo soggiorno romano e all’in-
troduzione delle novità rinascimentali. Partì in qualità di segretario di D.
Miguel da Silva, il dedicatario del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, e
rimase in Italia per un periodo che probabilmente andò dal 1515 al 1526.
D. Miguel da Silva, che studiò all’Università di Siena, venne successiva-
mente nominato ambasciatore permanente presso la Santa Sede e visse a
Roma fra il 1515 e il 1525, mantenendo relazioni molto strette con membri
delle famiglie Medici, Farnese, Rucellai e Tolomei (Marnoto Cortegiano e
cortesão). Dopo essere tornato in Portogallo fu designato vescovo di Viseu
da Clemente VII, di cui era stato famigliare. Nel 1540, sapendo che stava
per essere nominato cardinale, titolo ambito dal fratello più giovane di D.
João III, D. Henrique, fuggì in Italia.
La scelta di Baldassarre Castiglione di dedicare a lui Il libro del cortegiano
è un altro tassello ad illustrare la vicinanza dei rapporti fra le due culture.
L’impegno mecenatico di D. Miguel da Silva gli valse anche altri onori let-
terari. Una delle prime opere in greco pubblicate a Roma, gli Attici eloqui
elegantie, di Thomas Magister (1517), si apre con un epigramma encomia-
stico di Lattanzio Tolomei, che celebra la generosità dell’umanista porto-
ghese. Gli vengono dedicati anche Il Petrarcha, nell’edizione fiorentina dei
Giunti (1522), nonché il dialogo Il Polito (1525) di Claudio Tolomei, cugino
di Lattanzio, sottolineando la dedizione dell’ambasciatore portoghese alla
città di Siena.
Una delle più assidue compagnie di D. Miguel da Silva era Giovanni Ru-
cellai, familiare di Leone X. Il suo ruolo nel campo del recupero moderno

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INTRODUZIONE

della tragedia antica non sarebbe stato indifferente a Sá de Miranda, quan-


do si considera che Rosmunda, di Rucellai, insieme a Sofonisba, di Gian
Giorgio Trissino, entrambe scritte nella Roma di Leone X, sono le prime
due tragedie in lingua volgare a recuperare il canone aristotelico. Infatti,
oltre ad aver scritto due commedie alla maniera italiana, Sá de Miranda
compose una tragedia, Cleopatra, che sarà la prima tragedia classica della
letteratura portoghese. Purtroppo il testo è andato perso.
Gli interessi e i temi dibattuti nelle adunanze a cui D. Miguel da Silva
partecipava erano vastissimi. L’attenzione provocata dalle culture me-
dio-orientali era complementare all’interesse per l’estremo occidentale
dell’Europa, che suscitava grande curiosità. Anche Sá de Miranda ebbe un
ruolo come mediatore in questo dialogo.
Si deve a Angelo Colucci la preservazione degli apografi corrispondenti
agli attuali Canzonieri della Biblioteca Nazionale e della Biblioteca Apo-
stolica Vaticana, nella quale fu coadiuvato da Lattanzio Tolomei. La po-
esia medievale portoghese di tema profano è costituita nella sua totalità
da 1.679 componimenti, ma se non fosse per il lascito di Colocci conosce-
remmo solo i 310 componimenti contenuti nel Cancioneiro da Ajuda, che
non possiedono indicazioni sull’autore. Fu attraverso D. Miguel da Silva,
António Ribeiro (un portoghese al servizio di Clemente VII) e Sá de Mi-
randa che questo erudito poté avere accesso all’originale portoghese.
La rete di relazioni di D. Miguel permette l’identificazione, in termini
abbastanza precisi, della diversificata élite di eruditi tra i quali circolò:
Baldassarre Castiglione, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Gian Giorgio
Trissino, Francesco Maria Molza, Jacopo Sadoleto, Blosio Palladio, Lan-
cellotto Polito, Janus Vitalis, Guido Postumo Silvestri, Fabio Vigili, Giani
Lascaris o Vittoria Colonna, con la quale Sá de Miranda credeva di essere
imparentato. Nel gruppo si inserivano anche Gerolamo Britonio e Marian-
gelo Accursio. Il primo, poeta, musicista e pittore, visse a Lisbona fra il
1543 e il 1545 e scrisse il poema Ulisbonae Regiae Lusitaniae urbis, carmen
(1546) che dedicò al papa Paolo III. Il secondo, filologo e epigrafista, visitò
la città di Coimbra nell’aprile del 1527, accompagnato proprio da Sá de
Miranda (Deswarte Le voyage épigraphique).
Successivamente, un gruppo di poeti nati nel decennio 1520, ammiratori di
Sá de Miranda (António Ferreira, 1529-1569; Pero de Andrade Caminha,
1520-1589; André Falcão de Resende, 1527-1599?) coltiverà una poesia più
direttamente vincolata ai grandi principi di imitazione del Classicismo e

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

all’espressione del sentimento amoroso in termini petrarcheschi. La loro


opera rispecchia una profonda e ampia conoscenza della poesia italiana,
da Dante e Petrarca ai petrarchisti loro contemporanei, così come della
poesia spagnola, in particolare Boscán e Garcilaso, stabilendo in questo
modo le vie del rinnovamento letterario.
António Ferreira si formò a Coimbra e, anche non avendo frequentato
il Colégio das Artes, le relazioni letterarie che mantenne con Diogo de
Teive e con Buchanan illustrano bene il suo pieno inserimento nel clima
dell’Umanesimo portoghese. Introdusse nella letteratura portoghese l’ode,
seguendo Bernardo Tasso, scrisse un epitalamio, fu autore di quella che
sarà, molto probabilmente, la prima sestina decasillaba in portoghese, la
quale fa parte della sua tragedia Castro, la prima tragedia della letteratura
lusiada e delle letterature iberiche arrivata fino a noi. La sua opera fu pub-
blicata postuma da suo figlio Miguel Leite Ferreira nel 1598, con il titolo
di Poemas lusitanos. Il volume è organizzato in forme poetiche: sonetti,
epigrammi, odi, elegie, ecloghe, lettere, epitaffi, un epitalamio, la História
de Santa Comba dos Vales e, per concludere, la tragedia Castro.
L’assenza nei Poemas lusitanos di forme metriche peninsulari e di compo-
sizioni scritte in castigliano risponde programmaticamente ai suoi propo-
siti di normativizzazione del lavoro letterario. I suoi modelli sono legitti-
mamente italiani: «Eu por cego costume não me movo. / Vejo vir claro
lume de Toscana, / neste arço; a antiga Espanha deixo ao povo» (Ferreira
Poemas lusitanos, p. 360: «Io per cieco costume non mi muovo. / Vedo ve-
nire chiaro lume della Toscana, / in questo ardo; l’antica Spagna lascio al
popolo»). L’incidenza del modello petrarchesco è resa bene dall’ordine dei
suoi sonetti, i quali seguono un andamento tripartito simile a quello che
Alessandro Vellutello impresse al suo Petrarca nel 1525: storia di amore,
rime in morte e rime estravaganti.
La tragedia Castro, rappresentata durante il periodo in cui si trovava a
Coimbra, ha come tema l’amore fra D. Pedro, principe ereditario, e D. Inés
de Castro, appartenente alla potente famiglia galega dei Castro. Il pericolo
che questa relazione poteva rappresentare per il governo del regno ebbe
come risultato finale l’assassinio della bellissima Inés nel 1355. I contorni
che Ferreira imprime a questo episodio storico del XIV secolo costituisce
uno dei più forti impulsi alla cristallizzazione del mito di Pedro e Inés, il
quale, da allora a oggi, è andato evolvendosi con una fortuna incommensu-
rabile. Camões lo ha rielaborato nel III canto dei Lusíadas, Antonio Tabuc-

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INTRODUZIONE

chi lo ha captato nel racconto L’amore di Don Pedro dei Volatili del Beato
Angelico, Cecil Balmond lo ha ridisegnato in uno dei ponti di Coimbra, al
quale ha dato il nome della coppia di amanti.
A differenza di António Ferreira, Pero de Andrade Caminha scrisse poesia
tanto in portoghese quanto in castigliano, usando forme metriche penin-
sulari e italiane. Si formò nell’ambiente di corte, rimanendo legato alla
casa dei duchi di Bragança, insediata a Vila Viçosa, nell’Alto Alentejo, e
alla corte regia, ottenendo molti benefici. La sua poesia nasce, quindi, dal
rinnovato ambiente di aristocrazia cortigiana.
Oltre ad aver scritto varie sestine in verso decasillabo, Caminha fu il primo
cultore della ballata. Il manoscritto della British Library, dedicato a D.
Francisca de Aragão, che deve essere stato copiato da un amanuense di
merito sotto la vigilanza dello stesso poeta, costituisce un elegante can-
zoniere petrarchesco formato da tre centinaia di composizioni. Nella sua
impostazione prevalgono relazioni di omogeneità sequenziale fra testi, il
che è correlato alla subalternizzazione di un supporto narrativo o referen-
ziale di circostanza. Questa misura generale, alla quale sono sottratte spie
di tempo o di spazio e quindi applicabile alle più diverse situazioni, è molto
tipica di un ambiente di corte rarefatto.
A sua volta, André Falcão de Resende frequentò l’Università di Coimbra
e quella di Evora. Scrisse poesia in latino e in volgare, usando sia forme
metriche peninsulari che italiane. Si distinse come traduttore di Orazio, di
cui rese in portoghese 34 odi. André Falcão de Resende possedeva perfetta
nozione del fatto che il prestigio della poesia dei greci e latini e del Petrarca
fosse da mettere in parallelo con quello dei poeti del suo tempo.
Questa breve panoramica della poesia lirica del tempo di Camões non
sarebbe completa senza un riferimento a Diogo Bernardes (1530-1594?).
Pubblicò tre volumi di poesia nell’ultimo decennio del XVI secolo, Várias
rimas ao Bom Jesus (1594), O Lima (1596) e Rimas várias. Flores do Lima
(1597). Le circostanze in cui furono stampati, la ripetizione di alcune po-
esie di volume in volume e il rispettivo ordine hanno causato alcune per-
plessità, alle quali si aggiunge una certa incertezza quanto alla data della
morte del poeta. Inoltre, esistono varie composizioni, in particolare dei so-
netti, che sono simultaneamente attribuite a Diogo Bernardes e a Camões.
Questo secolare problema ha appena ricevuto una soluzione definitiva (So-
netti), la quale permetterà agli studi su Camões di compiere grandi passi
in avanti.

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

La poesia di Diogo Bernardes è molto delicata per la forma in cui descrive


sentimenti e paesaggi. È attraversata da una sensibilità sofferente che non
conosce soluzioni e si va prolungando, senza provocare una reazione nel
poeta. Le sue pene sono accettate con una melancolia che porta fino all’a-
pice la dolendi voluptas.
Il poeta partì con la flotta di D. Sebastião per Alcácer-Quibir (1578), forse
con la funzione di scrivere il poema epico che avrebbe celebrato la con-
quista di quella piazza del Nord Africa. L’impresa si concluse con la morte
dello stesso re, e Bernardes, come molti altri, fu fatto prigioniero.
Invece, il poema epico portoghese rimarrà vincolato a imprese in oceani
ben più distanti. All’edizione dei Lusíadas del 1572 seguiranno, fino alla
fine del secolo, il Sucesso do segundo cerco de Diu (1574) e il Naufrágio e
lastimoso sucesso da perdição de Manuel de Sousa de Sepúlveda (1594), di
Jerónimo de Corte-Real; l’Elegíada, di Luís Pereira Brandão (1588); e il
Primeiro cerco de Diu (1589), di Francisco de Andrade.
Il carattere eccezionale della poesia lirica di Camões, nato prima di Ber-
nardes, fa sì che i suoi versi e il suo stile fossero immediatamente imitati da
una pleiade di poeti più giovani che lo presero come modello. È questo il
caso di Fernão Rodrigues Lobo Soropita, Martim de Crastro do Rio, Elóio
de Sá Souto Maior, Estevão Rodrigo de Castro, Fernão Correia de Lacerda
e tanti altri.
Nonostante l’importante ruolo che assunse la pratica dell’imitazione nella
produzione letteraria lusitana del XVI secolo, non emerse un trattato di
retorica o di poetica scritto in portoghese suscettibile di essere collocato
in parallelo a Prose della volgar lingua (1525) di Pietro Bembo, La poetica
(1529, 1562) di Gian Giorgio Trissino, La Poetica (1536) di Bernardino Da-
niello o la Arte poetica (1551) di Girolamo Muzio, fra i tanti che si offrono
come esempio di un programma normativo. In realtà, nonostante riflessio-
ni sopra l’imitazione nella letteratura portoghese siano incluse in lettere o
commenti di vario ordine, si tratta di testi che non soddisfano i propositi
di sistematizzazione e completezza propri di un trattato. Il petrarchismo
portoghese del Cinquecento procede essenzialmente per imitazione di
testi dotati di valore esemplare, motivo per il quale è fondamentalmente
una cultura testuale. Il Canzoniere di Petrarca è preso come riferimento
primario, al quale si aggiungono i versi dei più celebrati petrarchisti coevi,
in una situazione che avrà importanti riflessi sulla pratica dell’imitazione.
Il rinnovamento imposto all’insegnamento, sia in ambiente universitario,

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I Lusiadi.indb XXXIII 14/04/2022 15:24:47


INTRODUZIONE

sia in ambiente di corte, dove questi poeti si formarono, incide preminen-


temente sulla elocutio e sui principi normativi che mirano a un esercizio
formale perfetto, assente in metodologie pedagogiche basate sull’esercizio
(Marnoto Sobre o lirismo). Il privilegio di una concezione tecnica del lavoro
letterario, che è estesa a tutti i generi, fa della perfezione formale uno dei
grandi obiettivi da raggiungere. Terreno polarizzante e molto attraente, si
sovrappone a eventuali interessi per una discussione sulla poesia e sulle
sue finalità, per l’elaborazione di una teoria estetico-filosofica o per l’ap-
profondimento di questioni di poetica nei suoi correlativi genealogici. È
questo il fulcro di una pratica poetica estremamente elaborata nelle sue
raffinatezze retoriche. Rispecchia chiaramente, in termini letterari, la terza
maniera di Giorgio Vasari.

5. La prosa
Uno dei filoni più originali della prosa portoghese del XVI secolo è quello
della letteratura di viaggio. Il contatto con popolazioni, costumi, lingue e
territori assolutamente insoliti era talmente straordinario che non poteva
non essere raccontato. Ma questa registrazione aveva anche uno scopo prag-
matico, in quanto guida propedeutica per la graduale comprensione e per
l’istituzione di un dialogo sempre più vicino ad altre realtà antropologiche. I
portoghesi avevano abitudini di stretta convivenza con gli abitanti del Nord
Africa, i cosiddetti mori. Tuttavia, avanzando verso il sud lungo la costa
cominciarono anche a realizzare che le popolazioni incontrate erano molto
diversificate e cominciarono quindi a distinguere genti, lingue e costumi.
Letteratura di viaggio è una designazione oltremodo ampia che include
una grande varietà di scritti, con maggiore o minore grado di investimento
retorico. È molto sottile la linea di frontiera che separa testi letterari da
testi non letterari, i quali possono essere puramente e semplicemente con-
siderati fonti documentarie sprovviste di una portata retorica.
Portolani, diari di bordo o libri di marineria riportano in forma quasi li-
neare il percorso compiuto e le tecniche di navigazione utilizzate, dando
informazioni essenziali sui territori e le popolazioni. I primi portolani de-
scrivono la costa africana, come nel caso di quello elaborato da Valentim
Fernandes. Il suo non è un manoscritto compilato con particolare cura,
così come non lo sono molti altri, scritti currente calamo. Tuttavia, i por-
tolani dell’India di D. João de Castro contengono osservazioni di metodo
particolarmente acute riguardo la relazione fra osservazione della natura e

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

speculazione teorica e sono illustrati da acquerelli assai curati nella fattura.


A loro volta, i diari di bordo, abitualmente redatti dal pilota della nave, e
le relazioni di viaggio mostrano un quadro piuttosto vivo della vita quoti-
diana nell’imbarcazione, giorno dopo giorno. Del primo viaggio in India
di Vasco da Gama si conosce un rapporto forse scritto da Álvaro Velho,
sopracitato, e del secondo viaggio, comandato da Pedro Álvares Cabral,
che partì nel 1500 e, facendo a volta do mar, approdò in America del Sud,
ci è arrivato il Relatório de um piloto anónimo, subito pubblicato da Mon-
talboddo nel 1507 in Paesi novamente retrovati.
Quanto alle relazioni di viaggio, queste presentano una visione dettagliata
del contatto intenso che i portoghesi mantennero con le popolazioni di
tutto il mondo e degli sforzi che realizzarono per conoscere, comprendere
e penetrare nei loro costumi e nella loro cultura. È questo il caso della Ver-
dadeira informação das terras do Preste João (1540, con molte traduzioni) di
Francisco Álvares, inviato di D. João III in Etiopia, dove visse diversi anni
e che fu il primo europeo a offrire una descrizione ravvicinata di questa re-
gione fino ad allora quasi sconosciuta; del Tractado em que se contam muito
por esteso as cousas da China (1569) del domenicano Gaspar da Cruz, il pri-
mo trattato di un europeo a presentare una visione dettagliata e precisa di
tutti gli aspetti della società cinese; della Historia da província sãcta Cruz a
que vulgarmente chamamos Brasil (1576) di Pero Magalhães Gandavo, dove
si riflette l’interesse che in quel momento era programmaticamente rivolto
all’esplorazione dell’America del Sud e il cui testo è preceduto da due po-
esie di Camões; a questi si potrebbero aggiungere innumerevoli altri titoli.
Già le circostanze pragmatiche alle quali la lettera in prosa è legata danno
una vivacità molto particolare alle descrizioni, agli interrogativi e alle per-
plessità trasmesse attraverso il testo. Redatte da funzionari del regno, mis-
sionari, commercianti o soldati, come è il caso del Camões epistolografo,
le lettere avevano obiettivi informativi molto specifici, calibrati in funzione
del destinatario a cui ognuna era diretta. Il loro legame con il quotidiano
le converte in fonti molto ricche di colore locale, come grandi piattafor-
me disponibili per l’assorbimento e la trasmissione dei diversi meticciati
dell’impero.
La prima notizia ufficiale di approdo in America del Sud arrivò al regno con
la lettera scritta da Pero Vaz de Caminha, che fu immediatamente inviata
a D. Manuel, mentre Pedro Álvares Cabral continuava la sua rotta verso
l’India. C’è chi la considera il testo fondatore della letteratura brasiliana.

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INTRODUZIONE

Caminha si sforza di trasmettere al re tutte le reazioni delle popolazioni in-


contrate, pur essendo ancora molto orientato alla ricerca di somiglianze con
l’Europa. Tuttavia, man mano che il secolo avanzava, era sempre maggiore
la capacità di penetrazione nel diverso. Le lettere che i missionari della Com-
pagnia di Gesù scrivevano dal Giappone ai loro superiori, ma che in realtà
miravano a una strategia comunicativa più coinvolgente, si situano all’apice
di questa tensione. Elaborano un’analisi sistematica molto completa delle
forme di organizzazione sociale, della lingua e dei rituali nipponici. I con-
fronti che stabiliscono con l’Occidente, e che abbondano, si mostrano assai
spesso calzanti, a causa della superiorità degli usi orientali.
Registri, lettere, relazioni e libri di viaggio tardarono ad arrivare alle stam-
pe, cosa che successe anche con i trattati di costruzione navale e altri scrit-
ti che contenevano un sapere unico e prezioso. In realtà, il primo libro
sull’Oriente stampato in lingua portoghese fu Il Milione di Marco Polo,
con il titolo di Marco Paulo, nella bella edizione pubblicata da Valentim
Fernandes nel 1502. Il frontespizio è ornato con la sfera armillare, simbolo
del dominio planetario di D. Manuel, e ai viaggi di Polo si aggiungono
la descrizione dei regali possedimenti ultramarini, il resoconto del viag-
gio di Nicolò Veneto, la presentazione che ne scrisse Poggio Bracciolini e
una lettera di Gerolamo di Santo Stefano. Il libro, che in realtà è la prima
antologia di testi di viaggio, risponde alla curiosità dei lettori portoghesi
riciclando un testo molto conosciuto.
I primi editori a dare alle stampe testi di letteratura portoghese di viaggio
furono invece gli italiani: Fracanzio di Montalboddo con Paesi novamente
retrovati, stampato a Vicenza nel 1507 e che ebbe un esito risonante, e poi
Giovanni Battista Ramusio con un’impresa più ampia, Navigationi e viaggi,
pubblicato a Venezia fra il 1550 e il 1559 in tre volumi, l’ultimo dei quali
postumo. Queste raccolte antologiche fecero conoscere all’Europa molti
testi di viaggio che in Portogallo non erano pubblicati per preservare la
segretezza delle informazioni.
Uno dei libri più strabilianti sull’Oriente, la Peregrinação (1ª ed. 1614), che
riferisce gli avventurosi spostamenti del suo autore, Fernão Mendes Pinto,
dal sud ovest dell’Asia al Giappone, fra gli splendori e le cupe penombre
dell’impero, fu pubblicato soltanto dopo trent’anni dalla morte di Pinto, e
oltretutto con degli adattamenti.
Diverso è il caso delle lettere nipponiche dei gesuiti, che non tardarono ad
essere pubblicate. Alla prima edizione, del 1554, seguirono le edizioni am-

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

pliate del 1562, 1565, 1570, ecc., e varie traduzioni. Inoltre, queste missive
lanciavano un appello estremamente coinvolgente alla partecipazione nelle
attività missionarie.
Tuttavia, le pubblicazioni più lette erano di gran lunga gli opuscoli con
resoconti di naufragi. Questi piccoli libriccini, con uno scarso numero
di pagine, raccontavano drammi di naufragi e infortuni marittimi in un
linguaggio diretto ed emozionante. Alcune delle narrative uscirono dalla
penna di scrittori di alto rango, come Diogo do Couto o João Baptista
Lavanha, altre da talenti più modesti. Furono poi raccolte da Bernardo
Gomes de Brito nella História Trágico-Marítima (1735-1736, 2 voll.).
Insieme a questo filone si sviluppò la storiografia ufficiale, tutelata dai mo-
narchi regnanti, che mirava alla raccolta e alla compilazione sistematica di
informazioni e documenti relativi alle varie parti dell’impero. La forma di
organizzazione più comune è la divisione in decenni. Nello stesso tempo
in cui si imita il modello storiografico usato da Tito Livio per scrivere la
storia di Roma, si esaltano le imprese dei portoghesi al di sopra delle glorie
del passato.
Il primo storico che spicca in questo periodo è Fernão Lopes de Castanhe-
da, autore della História do descobrimento e conquista da Índia pelos por-
tugueses. Questo grande progetto era organizzato in funzione delle cam-
pagne dei successivi viceré e governatori dell’India, a partire dal primo,
D. Francisco de Almeida (1505-1509). Dei dieci libri in cui si divideva,
ne furono pubblicati otto fra il 1551 e il 1561. Le già nominate Lendas da
Índia, di Gaspar Correia, danno molta attenzione ai grandi sforzi e agli
ingenti sacrifici richiesti dalle imprese orientali. Seguono allo stesso modo
l’azione dei vari viceré, ma i quattro tomi rimasero inediti. Invece, le Déca-
das di João de Barros si distinguono per l’attenzione posta alla raccolta di
documentazione e per l’erudizione del suo autore, dotato di una solida for-
mazione umanista. Le prime tre Décadas furono pubblicate nel 1552, 1553
e 1563, mentre la quarta uscì solo nel 1615. A differenza degli altri storici,
Barros non andò mai in Asia, ma come amministratore della Casa da Índia
aveva accesso a informazioni privilegiate. Il suo rapporto, che non va ol-
tre il 1540, fu continuato dalle Décadas di Diogo do Couto che ricoprono
il periodo fino al 1600. Couto fu soldato in India e guardia dell’archivio
regio di Goa, e aveva convissuto con Camões in Oriente. Il suo lavoro
presenta una visione critica dell’espansione e l’edizione delle sue Décadas
subì alcuni impedimenti.

XXXVII

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INTRODUZIONE

A questo si deve aggiungere la storiografia latina, attraverso la quale le na-


vigazioni portoghesi raggiunsero una enorme diffusione nei circoli eruditi
di tutta Europa. André de Resende ce le fa conoscere nell’Epitome rerum
gestarum in India (Lovanio, 1531). Più tardi, nei Libri quattor de antiquita-
tibus lusitanae (1593), espone le origini romane del Portogallo affinché non
fossero dimenticate nell’epoca dell’espansione ultramarina. Diogo de Tei-
ve celebra il successo del secondo assedio di Diu nel Comentarius de rebus
a Lusitanos in India apud Dium gestis anno salutis nostrae MDXLVI (1548),
mentre Damião de Góis, autore di un’opera storiografica imponente, of-
fre un dettagliato rapporto sia del primo che del secondo assedio di Diu.
Anche D. Jerónimo Osório, vescovo di Silves, ottenne grande successo in
Europa, in particolare per l’eleganza e per l’acutezza argomentativa della
sua prosa. Della sua opera di storico si ricorda, in particolare, il De rebus
Emmanuelis gestis (1571).
Una parte sostanziale dell’opera di D. Jerónimo Osório fu inclusa in un filo-
ne di riflessione religiosa e morale e ottenne anche una ripercussione euro-
pea. Questa materia riflette le sue preoccupazioni per i dissensi nati in seno
alla chiesa, così come le sue speranze di rinnovamento dell’ordine europeo
sotto l’egida del sommo pontefice. In questo senso, nel 1562 indirizzò una
famosa lettera alla regina d’Inghilterra, Elisabetta I, esortandola a tornare
alla chiesa romana. D’altronde, questo filone di prosa morale e religiosa,
intrinsecamente permeato del De remediis utriusque fortunae di Petrarca,
fu abbondante e in esso si inseriscono l’Espelho de casados (1540) del Dr.
João de Barros (da non confondere con lo storico); la Imagem da vida cristã
(1563-1572) di Heitor Pinto; i Diálogos (1589) di Amador Arrais, e così via.
Camões conosceva estremamente bene tutta la storiografia nazionale, dalle
cronache medievali di Fernão Lopes e di Zurara fino agli autori del suo
tempo, sì come le narrative di viaggio, i resoconti di naufragi e anche diari
di bordo. Scene e clausole di questi scritti in prosa, appartenenti ai più
svariati generi, e poi trasformati e riformulati, trapelano a ogni momento,
in filigrana, nei versi del poeta epico.
Invece, in un periodo di tanti e talmente rapidi cambiamenti, l’espansione
ultramarina non ha evitato di suscitare, oltre a celebrazioni, atteggiamenti
critici. Ne incontriamo alcuni già nei versi di Sá de Miranda e lo stesso
Camões non rinunciò a riferirvisi nei Lusíadas. La flotta di Vasco da Gama
sta per salpare dal Tago, quando si sente la voce del Velho do Restelo che
fustiga l’eccesso di ambizione (IV, 94-104). Il suo discorso rappresenta una

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

corrente di opinione che riteneva più opportuna e anche meno rischiosa


l’evangelizzazione del Nord Africa. Accolta da D. Sebastião, divenne con-
vinzione che spinse il giovane re verso Alcácer-Quibir, dove perse la vita.
Questa diversità di prospettive, in seno alla società portoghese del XVI
secolo, non può essere dissociata dal suo universalismo e da una pratica
di tolleranza. Così si potrà intendere meglio una certa ricettività agli ideali
pacifisti di Erasmo e ai suoi appelli per una comprensione fra i re cri-
stiani. Il recupero dei valori di un cristianesimo originario e l’esaltazione
dell’umanità e delle relazioni di armonia fra persone, popolazioni e stati,
così come concepite da Erasmo, raggiunsero una vera popolarità in tutta la
Penisola Iberica. Tuttavia, l’apice dell’espansione di queste idee coincide,
in Portogallo, con la repressione che quei princìpi stessi incominciano a
subire, per tutta l’Europa, nel decennio 1540.
Fra gli umanisti portoghesi che difesero con entusiasmo le idee erasmiane
si distinguono i già citati Damião de Góis e André de Resende. Damião
de Góis fu educato a corte e passò buona parte della sua vita all’estero,
seguendo tutta la discussione sulle questioni religiose e convivendo con
i grandi spiriti del suo tempo. Nel 1523 parte per l’agenzia commerciale
di Anversa, dove svolgerà funzioni di segretario e diplomatico. A Danzica
convisse con Iohannes Magnus, a Wittenberg incontrò Lutero e Melantone
e a Friburgo fu ospite di Erasmo che gli scrisse una lettera di raccoman-
dazione per Bembo. Fu così che, arrivato in Italia, ebbe l’opportunità di
vivere in contatto non soltanto con Pietro Bembo, ma anche con Sadoleto
e Ramusio. Frequentò poi l’Università di Lovanio, città dove pubblicò Co-
mentarii rerum gestarum in India (1539) e Fides, religio, moresque Aethio-
pum sub imperio Preciosi Joanni (1540), opera che riaffermò la sua fama
europea. Ritornò definitivamente in Portogallo e D. João III gli affidò, nel
1548, l’importante ruolo di guardia della Torre do Tombo, ossia dell’ar-
chivio del regno. Vittima di denunce all’Inquisizione, morì in circostanze
oscure nel 1574.
Damião de Góis conservava il sogno di far arrivare Erasmo in Portogallo
come educatore. L’idea non doveva dispiacere al pensatore di Rotterdam
che dedicò a D. João III le Chrysostomi lucubrationes (1527; da aggiungere
agli elogi tributati a questo stesso re da Farnel, Vives, Johannes Driedo
de Turnhout o Alfonso de Castro). In quell’opuscolo, condannava poi il
monopolio delle spezie in termini che mostrano la sua scarsa conoscenza
del modo in cui i circuiti commerciali erano organizzati. Ma più aspre

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INTRODUZIONE

erano state le critiche di Paolo Giovio nella Moschovia (1525), in cui aveva
diffamato la qualità dei prodotti portoghesi nello stesso momento in cui
pubblicizzava una nuova rotta terrestre attraverso la Russia, secondo quan-
to si pensa per proteggere gli interessi di un mercante di Genova.
Nel quadro di questa rete di relazioni in nessun modo lineare, fu proprio
Damião de Góis a indicare l’inesattezza dell’informazione che Erasmo e
Giovio mostravano e a sottolineare il contributo delle esplorazioni por-
toghesi per la comprensione fra popolazioni di varie parti del mondo e,
su questa via, per la comprensione fra gli stati recentemente creati. Con
Legatio Magni Indorum imperatoris (1532) fa conoscere all’Europa la situa-
zione in cui si trovano i cristiani dell’India, circondati da musulmani, e in
Fides, religio, moresque Aethiopum (1540), alla luce di questa stessa visione
di tolleranza, prende le parti degli etiopi che vivevano isolati e desiderava-
no avvicinarsi alla chiesa romana. Già precedentemente aveva pubblicato
l’opuscolo Legatio magni indorum imperatoris (1532), nel quale si esprimeva
in difesa delle differenze del cristianesimo praticato in Etiopia che non
giustificavano il rifiuto di stabilire relazioni con quelle popolazioni. A sua
volta, in Deploratio Lappianae gentis (1540) si rammarica per lo stato di
abbandono e dimenticanza in cui erano relegati i lapponi, senza che potes-
sero beneficiare dell’evangelizzazione, così come lamenta lo sfruttamento
economico di cui erano oggetto, sanzionato dal loro colpevole e insanabile
paganesimo.
A sua volta, André de Resende, nel poema Erasmi encomium e nell’ora-
zione inaugurale Pro rostris, presenta l’azione di Erasmo e sostiene il suo
spirito di conciliazione, dissociandolo dall’eresia, oltre a difendere il suo
programma filologico. Entrambi ebbero una ripercussione intellettuale
notevole. Il poema sopracitato fu pubblicato per la prima volta a Basilea
nell’anno 1531 sotto il titolo di Carmen eruditum et elegans per iniziativa di
Erasmo e l’orazione fu pronunciata nel 1534 all’università, in quell’epoca
situata a Lisbona. Inoltre, il rilievo concesso ai nuclei semantici di fides e
pietas è una costante di tutta la sua opera.
Una patina erasmiana ricopre, più o meno profondamente, la visione di tol-
leranza che traspare dalla letteratura dell’epoca. Questi segnali sono ben
presenti nelle Décadas dello storico João de Barros, così come nel dialogo
morale che designò Ropicapnefma (1531), un titolo che vuole significare
commercio spirituale. Fu scritto in seguito al sacco di Roma, quando le
relazioni fra i grandi signori europei erano ai ferri corti e quando l’espan-

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

sione portoghese attingeva i suoi momenti aurei, con l’intuito di portare


all’ordine del giorno le grandi questioni sollevate dall’erasmismo. Ma an-
che D. Martinho de Portugal, arcivescovo di Funchal (Madeira), respon-
sabile per la maggior arcidiocesi cattolica del mondo che si estendeva da
São Salvador da Baía fino all’India, Henrique Caiado, che visse a Roma,
convisse con Erasmo e si distinse come poeta bucolico, Luís Texeira, padre
Diogo de Murça e tanti altri condivisero le idee erasmiane.
Un altro filone della produzione intellettuale portoghese riconosciutissimo
fuori frontiera si riferisce al dominio della pedagogia e ha come fulcro l’a-
zione della Compagnia di Gesù (Guidi L’angelo e la macchina). Le sue riper-
cussioni si estendono, dalla seconda metà del XVI secolo, ai secoli seguenti.
In questo senso si distingue l’opera pedagogica dei padri Pedro João Per-
pinhão e Cipriano Soares. Perpinhão, nato a Elche, fece il noviziato a Coim-
bra (1551-1553), assumendo un ruolo di rilievo nell’insegnamento della reto-
rica, sia nel Collegio di Gesù di questa stessa città, sia nel Collegio di Roma.
A sua volta Cipriano Soares, originario di Ocaña, ma anche lui attratto
dall’ambiente di Coimbra, arriva nella città nel 1549 e, dopo un tour in altre
scuole, vi ritorna nel 1555 per riorganizzare l’insegnamento della retorica.
Fu autore di De arte rhetorica libri tres ex Aristotele, Cicerone et Quintiliano
praecipue deprompti, pubblicato nel 1562 a Coimbra. Riconosciuto dal si-
gillo di Perpinhão, che lo rivide, ebbe più di 200 edizioni nei tre secoli che
seguirono, fra epitomi, amplificationes e commentari. Anche il compendio
di grammatica di padre Manuel Álvares, De institutione grammatica libri
tres, pubblicato per la prima volta a Lisbona nel 1572, ottenne un’enorme
divulgazione, con più di 500 edizioni, fra traduzioni e adattamenti.
Incluse nella Ratio Studiorum, queste opere didattiche furono adottate in
tutti i collegi gesuiti d’Europa. Oltre a ciò, attraverso l’attività missiona-
ria portoghese, italiana e spagnola, furono anche usate nelle scuole che la
Compagnia diffuse in molteplici località dell’impero coloniale.

6. Azione missionaria e interscambio linguistico


L’attività missionaria portoghese si rese ereditaria dell’ideale delle crocia-
te, svincolandolo dall’azione militare. Questo impeto precede di alcuni
secoli la formazione dell’impero coloniale. Basterà ricordare la partenza
verso il Nord Africa, nel 1220, di Fernando de Bulhões, figlio di un agiato
commerciante di Lisbona e che poi sarebbe stato dottore della chiesa con
il nome di Santo Antonio di Padova e di Lisbona. A guidarlo era il deside-

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INTRODUZIONE

rio di seguire l’esempio dei Cinque Martiri del Marocco, ma alla fine finì
per arrivare in Sicilia, unendosi subito alla comunità di San Francesco di
Assisi.
All’epoca dell’impero si usano distinguere due fasi dell’attività missionaria
(Dicionário de história religiosa de Portugal).
La prima inizia con D. João II e accompagna l’esplorazione delle coste afri-
cane e indiane. Suoi agenti distaccati sono i francescani, che svolsero un
ruolo fondamentale, i domenicani, i lóios (canonici regolari di S. Giovan-
ni Evangelista) e gli agostiniani. Non c’è molta documentazione riguardo
questa fase, ma i mendicanti privilegiavano una evangelizzazione rivolta ai
poveri, alle persone più umili, fino agli emarginati.
La seconda fase si estende al Brasile e al Pacifico, contemplando anche
l’esplorazione di zone remote all’interno dei continenti, dove si avventu-
ravano soltanto i missionari. Si fa iniziare dal decennio 1540, in continuità
con l’azione dei mendicanti e sull’onda dello sbarco a Goa, nel 1542, di
São Francisco Xavier, noto come Francesco Saverio. Questo gesuita lanciò
diversi appelli alla collaborazione di missionari che parlassero portoghese.
Passò poi a Malacca, nelle isole Molucche, a Canton e in Giappone, accom-
pagnando l’avanzata delle navigazioni in Estremo Oriente. Le sue reliquie
sono sepolte nella chiesa del Bom Jesus di Goa (fig. 3), una delle tante
chiese dell’impero portoghese costruite secondo il modello della chiesa
del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, di Roma.
Nato in Navarra, Francesco Saverio aveva studiato nel Collegio di Santa
Barbara a Parigi, il cui principale, il già ricordato Diogo de Gouveia, lo rac-
comandò a D. João III. Apparteneva al gruppo che aveva formato, insieme
a Santo Inácio de Loyola, in quella stessa città, l’ordine dei clerici regolari
della Compagnia di Gesù. La Spagna degli Asburgo si mostrò riluttante
ad affidare l’evangelizzazione dei suoi territori ai gesuiti, in virtù delle ten-
sioni mantenute con il papato, fatto per cui i suoi missionari operarono in
particolare nell’impero portoghese.
L’evangelizzazione, i contatti commerciali e l’organizzazione militare furo-
no i principali veicoli di espansione della lingua portoghese nell’impero:
tutti e tre seguivano rotte parallele. Infatti, le narrative di viaggio raccon-
tano la facilità con cui i naviganti arrivarono alla comprensione reciproca
con le popolazioni dell’Africa conosciute per prime. Quando poi comin-
ciarono ad entrare in contatto con genti più lontane, la non conoscenza
della loro lingua non impedì la comunicazione. Inizialmente si capivano

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

Fig. 3. Facciata della chiesa del Bom Jesus, Goa.


Fotografia di Walter Rossa, 1994.

XLIII

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INTRODUZIONE

attraverso i gesti e poi i loro idiomi venivano rapidamente decodificati.


Così si stabiliva una relazione che, in seno a una grande varietà di situazio-
ni, rispecchiava l’interesse reciproco per la conoscenza della lingua altrui.
Da questa relazione nacquero studi di grammatica e lessicografia pionieri-
stici scritti dai missionari e, a partire da tale incontro, si instaurò una piat-
taforma planetaria che coinvolse altre lingue europee, quale ad esempio
l’italiano, come si vedrà più avanti.
La prima conversione a causare stupore, quella del re Manicongo (1485
circa), fu accompagnata dall’insegnamento del portoghese alle popolazio-
ni del bacino del fiume Zaire e dall’invio, per richiesta del monarca, di
strumenti e manodopera pratica in varie arti. L’episodio fu raccontato da
Rui de Pina che lo descrisse anche in una cronaca in latino, subito tradotta
in italiano. D. Henrique, figlio di quel re congolese, fu uno dei primi afri-
cani (se non il primo) a portare la mitra, essendo stato nominato vescovo di
Utica dopo le delicate mediazioni fra D. Manuel e Leone X.
A sua volta, i viceré crearono scuole per l’insegnamento del portoghese.
Afonso de Albuquerque aprì scuole a Goa e Kochi (1510-1515) e D. João
de Castro in zone rurali (1545-1548). Molto presto il portoghese fu istituito
come lingua usata nella comunicazione fra popolazioni locali diversifica-
te. Così successe nella comunità formatasi come risultato della politica di
matrimoni fra africani e africane e indiani e indiane, promossa da Afonso
de Albuquerque.
A partire dalla conquista di Malacca, intrapresa da questo stesso viceré
nel 1511, la lingua portoghese inizia un movimento di prodigiosa espan-
sione verso il sud ovest asiatico e verso l’Estremo Oriente. I portoghesi
arrivarono in Giappone nel 1543 e la facilità di comunicazione fra i due
popoli sortì come effetto un vantaggioso rapporto su tutti i fronti. Il gesu-
ita italiano Alessandro Valignano, che salpò da Lisbona per Goa al fi ne di
assumere il ruolo di visitatore generale delle missioni delle Indie Orientali,
portò i daimyo cristiani del Giappone a prestare obbedienza al papa (1582).
Efficace mediatore del commercio della seta, indossava, egli stesso, le vesti
dei monaci buddisti.
In meno di mezzo secolo si verificano due milioni di conversioni. Questa
espansione riflette un programma missionario molto attento al piano lin-
guistico e culturale, associato a una strategia di prossimità estremamente
efficace, il cui perno era appunto la lingua. Ordini religiosi e missioni non
solo crearono condizioni per l’apprendimento dell’idioma portoghese, ma

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

si sforzarono con profondo interesse anche a conoscere le lingue locali,


attraverso movimenti complementari biunivoci.
Le biblioteche dei gesuiti a Goa, Macau o São Salvador da Baía erano
ben rifornite di testi di autori portoghesi, spagnoli, italiani e latini, come
qualsiasi altra biblioteca dei collegi europei, e lo stesso vale per quelle di
altri ordini. I domenicani aprirono un primo convento a Goa nel 1548 e nel
1572 gli agostiniani crearono un altro convento nella stessa città, così come
a Hormuz. I francescani seguirono il loro esempio istituendo un convento
a Malacca nel 1579, da cui poi arrivarono a Macau, Giava, Cambogia e
Laos. Inoltre, la Compagnia di Gesù tutelò l’introduzione della stampa a
Goa (1556), Macau (1588) e in Giappone (1591). Fu dalle stamperie di Goa
che uscì una delle tre poesie che Camões editò durante la sua vita, l’ode
encomiastica con cui iniziano i Coloquios dos simples, e drogas he cousas
mediçinais da India, di Garcia de Orta (1563).
Senz’altro in Africa e in Brasile le condizioni erano diverse e questo ritardò
l’acculturazione mediante la lettura. La prima missione in Brasile fu fon-
data dal gesuita Manuel da Nóbrega a São Salvador da Baía nel 1549, cui
seguì l’insediamento di molte altre. Tuttavia, solo nel 1808 la stampa fu
ufficialmente introdotta in Brasile, quando D. João VI, principe reggente,
e la corte si trasferirono a Rio de Janeiro per sfuggire all’invasione france-
se e alle ambizioni inglesi, talché questa città dell’America del Sud passò
quindi a essere la capitale di un regno europeo.
I risultati dell’attività missionaria gesuita si possono capire meglio consi-
derando il pensiero della congregazione, che ammetteva, al contrario di
altre concezioni religiose, la possibilità naturale della conoscenza di Dio.
I gesuiti, per dir così, temporeggiavano in rapporto alle tradizioni locali
dell’India, Cina e Giappone e alle pratiche meticce, nella convinzione che,
con il passare del tempo, si sarebbero perfezionate spontaneamente. A dif-
ferenza dei mendicanti che si dedicavano principalmente ai poveri, i gesui-
ti privilegiavano la conversione delle élite dotate di potere e che fornivano
un modello per i sudditi. Arrivarono a stabilirsi alla corte dell’imperatore
cinese, che proibiva l’evangelizzazione in tutto il suo territorio, ma al quale
prestarono appoggio come cosmografi e matematici, con il semplice obiet-
tivo di stringere rapporti.
La prima lingua di comunicazione fra i giapponesi e l’Occidente fu il por-
toghese e furono i portoghesi la forza propulsiva dei primi lavori gramma-
ticali e lessicografici che legarono la Cina e il Giappone all’Europa (fig. 4).

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INTRODUZIONE

Fig. 4. Carta do padre Gaspar Vilela de Iapão para os padres e irmãos da Companhia
de Iesu da India, e Europa, a 29. de Outubro de 1557. annos. Cartas que os padres e
irmãos da Companhia de Iesus escreverão dos Reinos de Iapão e China aos da mesma
Companhia da India, e Europa, des do anno de 1549 até o de 1580, Évora, Manoel de
Lyra, 1598, t. 1, p. 61 [ed. anast., apres. José Manuel Garcia, Maia, Castoliva, 1997].

XLVI

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LUÍS DE CAMÕES, IL PORTOGALLO DEL CINQUECENTO E L’EUROPA

La tipografia che installarono in Giappone fu posta al servizio di questo


interscambio e della lingua giapponese in particolare. Si deve ai padri ge-
suiti il sistema di trascrizione dei caratteri giapponesi in alfabeto latino.
La prima grammatica del giapponese, Arte da lingoa de Iapam (Nagasaki,
1604-1605, 3 voll.), del prete João Rodrigues, un’opera sistematica molto
completa e precisa, continua oggi a essere consultata come documento de-
scrittivo archetipico di questa lingua orientale. Già in precedenza era stato
pubblicato il Vocabulario da lingoa de Iapam com a declaração em Portugues
(Nagasaki, 1603). La collaborazione italiana in queste missioni è ben illu-
strata da quello che sarà il primo dizionario di portoghese-cinese, redatto
intorno al 1588 dai gesuiti italiani Michele Ruggieri e Matteo Ricci, a par-
tire dal dizionario di lingua portoghese di Jerónimo Cardoso.
La presenza portoghese in Oriente fu così intensa che il portoghese sarà,
per tre secoli, la lingua franca usata nella costa est dell’Asia, con forme di
contaminazione che durano ancora oggi. I mercanti stranieri che comin-
ciarono a occupare le rotte commerciali dei portoghesi, in particolare gli
olandesi, si facevano accompagnare da interpreti portoghesi.
Tuttavia, le rotte di questo universalismo del tempo di Camões non porta-
rono con sé soltanto la lingua portoghese, ma anche altre lingue europee:
la lingua spagnola, che era una lingua letteraria ugualmente utilizzata in
Portogallo, e la lingua degli autori del Classicismo italiano. La diffusione
di Petrarca e della poesia italiana lo illustra molto bene.
Le due versioni del Canzoniere di Petrarca realizzate nel XVI secolo dalle
mani di traduttori nati in Portogallo, entrambe parziali, provengono da
luoghi lontani e hanno come lingua di arrivo lo spagnolo.
La prima di queste due proviene dal continente americano, opera di un
portoghese radicato nel nuovo mondo. I Sonetos y canciones del poeta Fran-
cesco Petrarca que traduzia Henrique Garces de língua thoscana en castellana
furono pubblicati a Madrid nel 1591, ma composti molto tempo prima da
Henrique Garcês, uno specialista in estrazioni minerarie andato in Spagna
e poi passato al Perù. Uomo di cultura, prese più tardi gli ordini religiosi
stabilendosi a Città del Messico. Il Petrarca di Garcês ha come sfondo l’e-
suberanza del paesaggio centro-americano e l’esplorazione dell’entroterra
del continente.
La seconda traduzione ci conduce attraverso un itinerario che si estende
in senso contrario, ovvero lungo la strada della diaspora degli ebrei e dei
cristiani nuovi che si irradiava nel vecchio continente. L’enigmatica identi-

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INTRODUZIONE

tà del suo autore è subito illustrata dai due nomi che figurano nelle due ti-
rature del frontespizio della stessa edizione, Salusque Lusitano e Salomon
Usque Hebreo. De los Sonetos, canciones, Mandriales y Sextinas del Gran
Poeta y Orador Francisco Petrarca, Traduzidos de Toscano uscì a Venezia nel
1567 dalle stampe di un tipografo di grande prestigio, Nicolao Bevilacqua,
con una dedica a Alessandro Farnese.
Questo itinerario si estende, inoltre, ai meandri più lontani della parte
orientale dell’impero. Nonostante la distanza, è prossimo il contatto con le
opere di Dante, Petrarca e Bembo, che venivano lette nell’originale italia-
no. Ci racconta il cronista Diogo do Couto nella sua settima decade:

[…] e ficarão correndo em tanta amizade, que nacendo um filho ao Chinguiscan,


foi o Caracem festejalo a Baroche, onde o eu visitei, por me achar entaõ naquella
cidade, e por ser muito seu amigo, por lermos ambos o Italiano, e lhe eu mostrar
Dante, Petrarcha, Bembo, e outros Poetas, que elle folgou de ver.
(Couto Dec. VII 1673, f. 204v)

[…] e rimasero in così tanta amicizia che, nascendo un figlio al Chinguiscan, andò il
Caracem a festeggiarlo a Baroche, dove io lo visitai, poiché mi trovavo allora in quel-
la città, essendo anche molto amico suo, in quanto leggevamo entrambi l’italiano e
io gli mostravo Dante, Petrarca, Bembo e altri poeti, che egli si dilettava di vedere.

Diverse sono le impressioni di Camões, che in una delle sue lettere, se


autentica, si rammarica giocosamente delle difficoltà di comprensione con
le donne orientali, quando il tema è Petrarca o Boscán. Scrivendo dall’In-
dia, si lamenta del fatto che, a un ben raffinato approccio poetico, le sue
interlocutrici gli rispondono «âa linguagem meada de ervilhaca que trava
na garganta do entendimento, a qual vos lança água na fervura da mor
quentura do mundo» (Cidade Autos e cartas, p. 247: «un linguaggio intra-
mezzato di veccia che frena la gola dell’intelletto, il quale vi butta acqua
nell’ebollizione della maggiore caldura del mondo»).
L’erudizione del poeta e la sua formazione nei modelli del Classicismo con-
vissero simbioticamente con la diversità dei mondi portoghesi. La spinta
che lo muove a commisurarsi con la geografia oceanica delle flotte lusiadi è
anche governata da una mole di letture che mostra bene al lettore odierno
come, con Camões, i grandi autori del Classicismo diventino cardine di un
locale senza mura.

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La vita tra mito, ritratti e documenti
di Rita Marnoto

1. Il mito

Camões nel labirinto della saudade


La biografia di Camões è fortemente vincolata a un immaginario col-
lettivo straordinariamente diffuso che nell’attualità continua a essere
generalmente accettato dal senso comune. Questa immagine ha poco
o niente a che fare con la biografia effettiva del poeta, in modo tale
da crearne varie narrative biografiche. In esse si riflettono con perfetta
limpidezza le esperienze, le aspirazioni, i turbamenti storici o i momenti
di giubilo collettivamente sentiti durante diverse epoche, fi no ai nostri
giorni. Al limite, creazioni biografiche simili potrebbero dirci qualcosa
di più sull’esperienza di chi le ha tracciate, piuttosto che sull’individua-
lità del poeta. O, ricalcando un celebre verso di Camões, «Transfor-
ma-se o amador na cousa amada» (Sonetti, nº 61, p. 219: «Si trasforma
l’amatore nella cosa amata»), si direbbe che si trasforma il biografo in
biografato.
Ciò deriva fondamentalmente da un’ammirazione così intensa per il
grande vate che questo impeto si trasmuta in desiderio di appropria-
zione della sua stessa esperienza. Così si crea una relazione di apparte-
nenza al vissuto che rende Camões uno specchio della collettività che
lo venera, nonché dei suoi orizzonti storici e antropologici. Sotto questo
punto di vista, Camões mostra perfettamente di essere il grande poeta
nazional-popolare portoghese. Sedimentata dal tempo e cristallizzata
dalla ripetizione, questa immagine si erige a mito passibile di varie de-
clinazioni, perpetuate attraverso rituali che, nell’attualità, continuano

XLIX

I Lusiadi.indb XLIX 14/04/2022 15:24:48


INTRODUZIONE

a mantenersi piuttosto vivaci. Incarna, quindi, una delle più penetranti


immagini antropologiche della cultura portoghese (Stegagno Picchio Il
mito).
Dopo le note biografiche dei suoi primi editori, nel XVII secolo la criti-
ca barocca si adoperò con brio nell’omaggiare il poeta tramite i bagliori
della propria retorica. Il punto più alto di tali elogi è l’exemplum. Questo
artificio retorico può prendere come riferimento una figura o un fatto trat-
to dalla storia o dalla mitologia e ammette due tipi di formulazione, una
breve e una lunga. In questo caso, l’esaltazione del poeta è fatta quasi inva-
riabilmente attraverso il suo confronto con uomini di lettere o altre figure
dell’Antichità. La formulazione lunga è quella dominante perché enfatizza
e dilata l’effetto retorico.
Il primo grande artefice di questa tecnica è Manuel Severim de Faria, l’e-
rudito maestro della cattedrale di Evora che con tanto zelo si dedicò allo
studio di Camões. Nella sua Vida de Luis de Camões confronta la perfezio-
ne dei Lusíadas con l’opera di quelli che considera essere i migliori poeti
di tutti i tempi, su toni in base ai quali sarà successivamente sancita l’idea
che il poeta epico sia superiore al lirico: «Estes forão Homero entre os Gre-
gos, Virgilio nos latinos, Torquato Tasso entre os Italianos» (Faria Luis de
Camões, f. 106r: «questi furono Omero fra i greci, Virgilio nei latini, Tor-
quato Tasso fra gli italiani»). Il ricorso a un ruolo sostanziale di exempla si
sparge per tutto il suo saggio.
In effetti, l’artificio godette all’epoca di una certa voga. Lo illustra bene l’e-
logio del poeta che, nel finale della Vita, Severim de Faria trascrisse, prima
in versione latina e poi in portoghese (Faria Luis de Camões, ff. 132r-135r).
Era stato composto nel 1622 da Gaspar de Faria Severim, nipote dello
stesso Manuel Severim de Faria. Gli effetti si susseguono: per aver peregri-
nato attraverso il mondo, Camões fu come Platone e per aver naufragato
fu come Cesare. Eppure, l’exemplum che merita più sviluppo e rilievo è
quello di Omero:

Camões he Lusitano, este que vos parece Homero, na semelhãça do rosto, nos mes-
mos partos do entendimento, e na igualdade da vida. Homero foi falto de ambas
as vistas, Câmões de hâa dellas: aquelle possuyo poucas riquezas, este viveo em
perpetua pobreza.
(Faria Luis de Camões, f. 134r)

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Camões è Lusitano, questo che vi sembra Omero, nella somiglianza del volto, ne-
gli stessi parti dell’intelletto e nell’uguaglianza della vita. Omero fu privato di
entrambi gli occhi, Camões di uno solo; quello possedette poche ricchezze, questo
visse in perpetua povertà.

Come si può vedere, il primo termine di comparazione che Gaspar de Faria


Severim stabilisce fra Camões e Omero sono le somiglianze fisionomiche.
Questo dato sostiene, fin dall’inizio, la verosimiglianza dell’approssima-
zione. Ciononostante, non sfugge alla capacità di osservazione dell’autore
una differenza: Omero era cieco da entrambi gli occhi, mentre Camões
solo da uno. Affinché non rimangano dubbi, l’elogio è accompagnato da
un ritratto di Camões destinato a grande fortuna.
Il più talentuoso cultore di questo procedimento retorico, nel periodo
barocco, fu tuttavia il celebre commentatore dell’opera epica e dell’opera
lirica di Camões, Manuel de Faria e Sousa. Organizzò gli exempla, definì
con più precisione i termini encomiastici o idiosincratici dei confronti e li
incise con mano da maestro. In questo senso, gli spetta il ruolo di grande
artefice della codificazione di un tale procedimento. Da qui risulta un’im-
magine biografica composita fissata in parole che sono rimaste nella storia:

Assi como concurriò en nuestro Poeta el ingenio de muchos, segun ya mostramos;


de muchos cõcurriò tambien la fortuna, como agora mostrarèmos. En quedar de
pocos años sin padre, se parecio al gran Petrarca. En ser desterrado por exercitar
el arte de amar, a Ovidio por enseñarla, i escrivirla. En peregrinar el mundo, i
mendigar a las durissimas puertas de los poderosos, a Dante. En ser ciego i pobre,
a Homero. En condenar la patria a vivir sin el, ya que ella le ofendia, a Scipion,
i a Diogenes. En salvar este Poema de un naufragio, a Cesar. En ser vendido por
dozientos ducados, a Ioseph. En no saberse a lo cierto el lugar de su nacimiento,
al propio Homero. En exercitar la espada i la pluma con reputacion, al mismo
Cesar. En la libertad del dezir, a los propios Dante, i Petrarca. En traer algunos
treinta años este Poema entre manos primero que le publicasse, a Virgilio, que
truxo el suyo onze, sin averle acabado: a Estacio, que en su Tebaida gastò doze: a
Tucidides, que truxo veinte i siete su historia: a Sanazaro, que truxo veinte i uno
su Poema sacro: al Cavallero Guarino, que truxo otros tantos su Pastor Fido. En
ser celebrado mas despues de morto, a todos los Grandes: que los que realmente
lo fueron, nunca vivos parecieron tanto. I fi nalmente, en la fortuna del nombre de
Luis, que parece fatal en el Parnaso, fueron sus compañeros antes i despues, Luis

LI

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INTRODUZIONE

Ariosto, Luis Alamani, Luis Tãsilo, Luis Paterno, Luis Castelvetro, Luis Dolce,
Luis Domenico, Luis Marteli, Luis Ricci, Luis Corsini, Luis Grotto, Luis Novelo,
Luis Veniero […]
(Faria e Sousa, vol. 1, cc. 53-54)

Così come contribuì per il nostro Poeta l’ingegno di molti, come già abbiamo
mostrato; di molti contribuì anche la fortuna, come ora mostreremo. Nel rimanere
a pochi anni senza padre, assomigliava al gran Petrarca. Nell’essere esiliato per
aver esercitato l’arte di amar, a Ovidio, per averla insegnata e scritta. Nell’ave-
re peregrinato il mondo e mendicato alle durissime porte dei potenti, a Dante.
Nell’essere cieco e povero, a Omero. Nel condannare la patria a vivere senza di
lui, poiché essa lo offese, a Scipione e a Diogene. Nel salvare questo Poema dal
naufragio, a Cesare. Nell’essere stato venduto per duecento ducati, a Giuseppe.
Nel non sapersi per certo il luogo della sua nascita, proprio a Omero. Nell’eserci-
tare la spada e la piuma con reputazione, allo stesso Cesare. Nella libertà del dire,
agli stessi Dante e Petrarca. Nel portare questo Poema fra le mani per trenta anni
prima di pubblicarlo, a Virgilio, che portò il suo undici anni, senza averlo fi nito; a
Stazio, che nella sua Tebaide ne spese dodici; a Tucidide, che portò ventisette anni
la sua storia; a Sannazaro, che portò ventuno anni il suo Poema sacro; al Cavaliere
Guarini, che portò altrettanti anni il suo Pastor Fido. Nell’essere celebrato dopo la
morte, a tutti i Grandi, quelli che realmente lo furono, mai da vivi parvero tanto. E
finalmente, nella fortuna del nome di Luigi, che sembra fatale nel Parnaso, furono
suoi compagni prima e dopo, Lodovico Ariosto, Luigi Alamanni, Luigi Tansillo,
Lodovico Paterno, Lodovico Castelvetro, Lodovico Dolce, Lodovico Domenichi,
Lodovico Martelli, Luigi Riccio, Lodovico Corsini, Luigi Groto, Luigi Novello,
Lodovico Venier […].

L’effusione retorica di Faria e Sousa traduce molto bene l’ammirazione


senza limiti e la totale dedizione a quello che era su Poeta, per riprendere
l’espressione lapidaria con la quale si riferisce a lui abitualmente, mi poeta.
Faria e Sousa possedeva una cultura letteraria fuori dal comune, arricchita
dai suoi soggiorni a Madrid e a Roma al servizio degli Asburgo e dal-
la frequentazione di personalità influenti del governo spagnolo. Quando
nel 1640 questa casa regnante fu espulsa dal Portogallo, preferì rimanere
a Madrid. I suoi commenti ai Lusíadas e alle Rimas, scritti in spagnolo-
castigliano, continuano a essere, oggi, per la loro finezza e erudizione, un
punto di riferimento indispensabile.

LII

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Il tratto emergente che in un primo momento è occupato dall’exemplum


nella costruzione della biografia, o meglio, delle biografie di Camões, si
proietterà nel tempo con vivace dinamica. Il confronto letterario con obiet-
tivi di celebrazione retorica si sposta verso la costruzione di una vita di
fantasia. Attraverso un trasferimento, del piano dell’encomio, verso il piano
della pseudo-biografia, quelle stesse idee si sdoppiano in narrative che di-
spensano conferme documentarie o interrogativi, e che per l’immaginario
collettivo sono evidenti. Tacitamente infiltrato nella loro narrazione roman-
zesca, quell’artificio si va quindi sedimentando senza suscitare interrogativi.
In realtà, tutti questi exempla rinviano ai grandi archetipi dell’umanità.
La nascita in umile culla, i limiti fisici, l’esilio e così via sono provazioni
che, per la loro durezza, ingrandiscono il valore dell’eroe, come succede
dalle narrative originarie. Ma un archetipo è più di un’idea globale. Se da
un lato possiede una straordinaria capacità di adattamento ai più diversi
contesti storici, dall’altro ci sono circostanze che provocano il suo avido
assorbimento e il suo modellamento. È quello che succede con la biografia
di Camões, il poeta nazionale-popolare portoghese. L’intento celebrativo
completa ognuna di queste idee generali e estese con situazioni e intrecci
che, in maniera più o meno fantasiosa, costruiranno un itinerario di vita.
Tutto questo processo è plasmato da filtri mediatori, dotati di forte inci-
denza, che portano con sé componenti essenziali dell’immaginario antro-
pologico portoghese, in successive articolazioni simbiotiche. Oltre a fargli
da filtro, costituiscono anche il loro fondamentale catalizzatore.
Fra, da una parte, l’archetipo, e da un’altra, il contesto storico del Porto-
gallo cinquecentesco, l’immaginario portoghese con le sue incidenze epo-
cali e i tratti generali delle esperienze di Camões, si delineano legami di
perfetta continuità. La lontananza dalla patria e l’esilio che subisce, come
Ovidio, si incrocia con il sentimento della saudade. Lo ingrandiscono, poi,
la malinconica separazione dagli affetti vividi di un amante deciso a sop-
portare tutte le privazioni, così come la severità e l’ingiustizia considera-
te antiche falle nelle istituzioni portoghesi. Il pellegrinaggio nel mondo,
come per Dante, è la condizione del portoghese che viaggia all’interno
dell’impero. Eppure, l’audacia di questa attitudine è ingrandita maggior-
mente dalla scelta di quel modello di vita, in una attitudine che fu ugual-
mente quella di Scipione e Diogene. A sua volta, il naufragio corrisponde
alla più autentica delle realtà in tempo di navigazioni oceaniche, al punto
di aver ispirato un filone narrativo proprio che godette di una eccezionale

LIII

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INTRODUZIONE

diffusione. Si calcola che ogni tre imbarcazioni che salpavano, due arriva-
vano a destinazione. Ma l’exemplum di Cesare insaporisce l’eroismo nella
disgrazia con un altro ingrediente, nell’aggiungervi cioè una fusione fra il
valore nelle armi e la gloria poetica, in un adattamento opportuno degli
ideali della paideia umanista. Quanto all’infelicità di perdere il padre da
giovane, come Petrarca, di essere cieco, povero e di non conoscere il luo-
go della sua nascita, come Omero, sempre presumibilmente, o quanto al
fatto di essere stato celebrato solo dopo la morte, queste manifestazioni di
commiserazione traducono molto bene un certo sentimentalismo strug-
gente proprio della patria del fado, quella forza superiore che domina la
vita degli esseri umani, e che presta il suo nome stesso alla manifestazione
musicale riconosciuta come patrimonio culturale dall’Unesco.
In questo modo, furono lanciate le idee di base che sostengono il mito di
Camões, così come oggi è genericamente concepito dal senso comune. Si
noti, però, che la sua origine è erudita, come lo dimostra bene la funzione
dell’exemplum. Manuel Severim de Faria e Manuel de Faria e Sousa dete-
nevano un portentoso bagaglio letterario e lavoravano in ambienti cultu-
rali molto dinamici. In questo modo, Camões si innalza indelebilmente a
una specie di personaggio di carta, la cui vita va costruendosi attraverso
successivi confronti e paralleli con altri personaggi e con altre realtà ugual-
mente di carta, da Lodovico Ariosto a Lodovico Venier, come nel passo di
Faria e Sousa appena citato. Di conseguenza, il piano finzionale e roman-
zesco guadagna il primato sul piano documentario, in un processo accom-
pagnato dalla giustificazione data dai versi dello stesso Camões (Marnoto
Sete ensaios, pp. 107-140). In questo modo, la sua opera diventa l’enorme
messe dove vengono raccolti passi soggetti a interpretazioni e amplifica-
zioni che ogni esegeta legge a suo modo, ma che continuano a rientrare,
persino, nello stesso immaginario antropologico. A questo si aggiungano,
nel caso della lirica, tutti i problemi che l’istituzione del corpus letterario
effettivamente scritto dal poeta ha suscitato. Tuttavia, una buona parte
delle congiunture biografiche elaborate nel frattempo ha avuto come base
alcuni testi che oggi si sa essere con certezza non di Camões.
Durante il XVIII secolo, il poeta meritò un’ammirazione piuttosto vinco-
lata alla precettistica neoclassica. Sarà quindi nel secolo seguente che il
mito biografico irromperà in tutto il suo vigore, conoscendo la sua grande
espansione. Da allora fino a oggi, si è irradiato durante il tempo in una
trasversalità alimentata dal senso comune.

LIV

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

L’Ottocento fu per il Portogallo un periodo di fortissima recessione. La


frantumazione definitiva dell’impero coloniale non fu accompagnata da
una industrializzazione di portata strutturante, capace di servire da alter-
nativa a una ruralità stagnante. Nel 1890, l’umiliazione a cui il Regno Unito
assoggettò il Portogallo con la cosiddetta Mappa Rosa si abbatté come un
macigno sulla coscienza nazionale. La mappa coloriva di rosa i territori
africani compresi fra Angola e Mozambico. Con l’obiettivo di trovare mer-
cati per i propri prodotti e di esplorare materie prime, il Portogallo aveva
lanciato un piano per la riorganizzazione della fascia di territorio africano
compresa tra l’Angola, sull’Oceano Atlantico, e il Mozambico, sull’Ocea-
no Indiano, che erano territori coloniali che storicamente gli apparteneva-
no. Ciononostante, il Regno Unito ne dichiarò il loro possesso.
Per la cultura portoghese il XIX secolo è la grande tela attraverso la quale si
proiettano nei secoli a venire, a lettere maiuscole, immagini antropologiche
di origine remota. Anche nel caso di Camões, questa capacità di irradiazione
è fondamentale per la comprensione della rispettiva immagine biografica.
È tra gli albori del Romanticismo e del Modernismo, secondo Eduardo
Lourenço (Lourenço Il labirinto; Lourenço Mitologia), che fondamental-
mente si definisce il processo di autocoscienza del destino portoghese. De-
finitivamente persa l’aurea di paese di esploratori e avventurieri, la coscien-
za collettiva si imbatte in un vuoto che verrà riempito da un’altra realtà
immaginaria e simbolica. Nel suo versante più decadente e nazionalista,
conduce alla ricreazione della grandezza del passato nei termini ideali di
una rigenerazione simbolica. Gli eroi vinti dal tempo e dalle circostanze
sono riscattati grazie a un estremo amore verso la patria. Le battaglie con
cui D. Afonso Henriques firma l’indipendenza nazionale si convertono in
miracolo. La credenza messianica secondo cui il quinto impero sarebbe
stato quello portoghese, come aveva annunciato padre António Vieira, si
riafferma. La speranza nel ritorno del re morto ad Alcácer-Quibir, D. Se-
bastião, è riformulata in nuove forme di messianismo. Diversamente, nella
sua variante più lucidamente storica, questa autocoscienza del destino por-
toghese accentua il sospetto riguardo al contesto politico-sociale che portò
alla decadenza, in critiche severe che evidenziano la negatività del passato.
Gli sprechi eccessivi, l’oscurantismo dell’Inquisizione e le pratiche di cor-
ruzione sono i temi dominanti di questo discorso e sguardo negativo.
In tale immaginario redentore in cui nazionalismo, miserabilismo, indi-
gnazione e sogno si mescolano con scarsa congruenza, Camões, in quanto

LV

I Lusiadi.indb LV 14/04/2022 15:24:48


INTRODUZIONE

poeta simbolo della nazione, non potrebbe che essere uno dei grandi fuo-
chi polarizzanti del discorso. Che siano in causa materie di ordine lettera-
rio, politico o sociale, è lui il ponte che lega più energicamente l’assenza del
passato alla proiezione del futuro, sotto l’egida della forma identitaria che
Eduardo Lourenço designò come labirinto della saudade.

Costruzione di immagini
La vitalità acquisita dagli archetipi precedentemente nominati e, contempo-
raneamente, dall’impulso che dà loro vita è straordinaria. Non è possibile
rimanere indifferenti davanti al colorito acceso di descrizioni dettagliate o
alla buona fattura degli intrecci avvincenti che intessono le varie narrative
biografiche camoniane. Varrà la pena percorrere alcuni di questi passi.
Cominciamo dall’infelicità del poeta alla nascita. Nell’estratto della bio-
grafia di Faria e Sousa sopracitato, Camões è comparato a Petrarca per aver
perso il padre in tenera età. In realtà, Petrarca perse la madre a circa 15
anni e il padre a circa 22. Inoltre, quanto alla morte del padre di Camões,
Faria e Sousa sostenne due opinioni. L’erudito commentatore stese due
biografie del poeta, una che accompagna l’edizione dei Lusíadas (1639) e
un’altra pubblicata con le Rimas varias (1685, vol. 1), che fu la prima a esse-
re scritta. In quest’ultima, afferma di aver visto un registro della partenza
del poeta per l’India nel quale esisteva un riferimento a suo padre in vita
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, Vida, § 9).
L’immagine raggiunse però una certa fortuna e la critica ottocentesca
insistette sulla morte del padre durante un naufragio. Nell’opinione di
Wilhelm Storck, lo perse quando era ancora bambino, anche se il biografo
esita relativamente alla data del naufragio in cui il genitore morì (Storck
Vida, pp. 158-166). Eppure, la stessa Carolina Michaëlis de Vasconcelos,
che tradusse in portoghese la biografia di Storck, aggiunse una nota a piè
di pagina nella quale richiamava l’attenzione sull’omonimia, osservando
che si possono enumerare molto facilmente almeno sette persone che vis-
sero nel XVI secolo con lo stesso nome del padre di Camões (Storck Vida,
p. 164). A sua volta, secondo l’opinione di Teófi lo Braga fu il nonno di
Camões a morire in un naufragio in India (Braga Camões, vol. 1, p. 56).
A questa si possono aggiungere varie notizie riguardo altri membri della
famiglia Camões che persero la vita in naufragi.
Conviene ricordare fin da subito che sono presi in causa tre critici di Camões
molto influenti, tutti attivi fra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del

LVI

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Novecento. Storck, un ricercatore prussiano della scuola storica, fu autore


non soltanto della riferita biografia del poeta, ma anche di una traduzione
commentata dell’opera di Luís de Camões. D. Carolina, una filologa radi-
cata in Portogallo ma nata a Berlino, tradusse in portoghese e annotò la
biografia di Storck, oltre ad aver elaborato vari studi di materia camoniana.
Teófilo, a sua volta, fu uno dei più proficui studiosi di Camões. Professore
del primo Corso superiore di Lettere, creato a Lisbona nel 1872, diresse
anche il primo governo della Repubblica Portoghese, instauratasi nel 1910.
Il naufragio paterno che segna l’infelicità della nascita del poeta, mentre si
estende, per via ascendente, anche a suo nonno, si allarga quindi per via di-
scendente allo stesso poeta. La linea trasversale che in questo modo si dise-
gna non lascia di conferire una certa sostanza romanzesca al paradigma del-
la condizione di naufrago. Del resto, questo è un procedimento di enfasi per
accumulazione e sdoppiamento comune a altri episodi della sua biografia.
La pietra angolare del naufragio di Camões risiede in due stanze dell’ultimo
canto dei Lusíadas (X, 126-127). Dopo il solenne discorso in cui la Ninfa
predice il futuro dei portoghesi, il poema si sta avvicinando alla fine e il
narratore fa sentire la sua voce in una riflessione sulla varietà e instabilità
del mondo. A quel punto, evoca il fiume Mecong, che passa in Cambogia,
per farlo destinatario del suo poema: «Este receberâ placido e brando, / No
seu regaço os Cantos, que molhados / Vem do naufrágio triste, e miserando,
/ Dos procelosos baxos escapado» (X, 128, 1-4: «Questo riceverà, placido e
blando, / nel suo seno quei Canti che bagnati / son per naufragio triste e mi-
serando, / da procellose secche già scampati»). Carichi di significato esisten-
ziale, questi versi portano con loro una memoria erudita limpida, e cioè la
biografia di Cesare (Stegagno Picchio «O canto molhado»). Plutarco, Dione
Cassio, Svetonio, Appiano e Floro raccontano che l’imperatore naufragò nel
Nilo e che salvò a nuoto i suoi scritti o il suo manto.
La trasposizione alla vita di Camões del naufragio cui si allude in queste
stanze risale all’apparato della prima edizione commentata dei Lusíadas,
del 1584. A partire da qui, l’interpretazione alla lettera dell’episodio diede
luogo a impressionanti dissertazioni riguardo alla sua disgrazia. Avrebbe
salvato eroicamente il manoscritto dei Lusíadas, ma avrebbe perso tutti i
beni materiali che fino ad allora aveva accumulato, oltre a una donna cine-
se molto amata che viaggiava con lui. Ne risulta che il coraggio e la forza
d’animo del poeta si sovrappongono ai fallimenti materiali e alle disgrazie
amorose sofferte, riscattati dal suo eroismo.

LVII

I Lusiadi.indb LVII 14/04/2022 15:24:48


INTRODUZIONE

Fig. 5. Camões salvando «Os Lusíadas» Fig. 6. Portada da 1.ª edição dos
do naufrágio (Camões che salva i «Lusíadas» (Facciata della 1ª edizione dei
«Lusíadas» dal naufragio). «Lusíadas»).
Francobollo delle Poste Portoghesi, Francobollo delle Poste Portoghesi,
1924. 1924.

Il naufragio nel fiume Mecong inspirò un filone iconografico ricchissimo


(fig. 5) che rappresenta il poeta a nuoto con un solo braccio per non ba-
gnare le sue gloriose carte (Coutinho Camões e as artes plásticas, vol. 1,
pp. 257-260). In seno alla grande diversità di adattamenti scenografici che
l’episodio coinvolge, l’ambiente tragico è tuttavia una costante.
Nel frattempo, l’entusiasmo suscitato dall’episodio fu crescente, lungo i
secoli. Il naufragio nel Mecong passò a implicare un viaggio nel Sud Est
asiatico che, in successivi impeti interpretativi, si estese fino alla Cina. L’in-
fatuazione ermeneutica (o pseudo-tale) attinge un punto alto con Teófi lo
Braga, che era sempre stato coinvolto in discussioni accese sul naufragio
di Camões e che, in una delle sue ultime opere, per risolvere la diversità
di pareri sull’argomento, aumentò il numero dei naufragi a due. Secondo
la sua opinione, uno di questi si verificò alla fine del 1558 sulle coste della
Cina e l’altro agli inizi del 1559 sul fiume Mecong (Braga História da litera-
tura, pp. 331-338). L’espressione «os Cantos, que molhados / Vem» (X, 128,

LVIII

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

2-3: «quei Canti che bagnati / son»), a suo avviso, non lascia spazio a dubbi.
Il fatto che gli scritti fossero già bagnati si può spiegare soltanto in funzio-
ne di un altro naufragio subìto poco tempo prima. E qui si può cogliere un
altro effetto di enfasi biografico-ricostruttiva per sdoppiamento.
Riprendendo l’immagine dell’infelicità della nascita, la sua incidenza ac-
quista rilievo attraverso argomenti di altro ordine. Teófilo non ha dubbi
che la cattiva sorte del poeta si debba a fattori specifici di incidenza astrale
(Braga Camões, vol. 1, pp. 418-419). In un foglio sciolto, identificato e esa-
minato dallo studioso stesso, questi trova la smentita della previsione di
un cataclisma che era stato annunciato in un almanacco per l’anno 1524. Il
prognostico aveva generato grande agitazione e convinto addirittura molte
persone a costruire arche nelle quali salvarsi, per cui si rese necessario
pubblicare appunto una smentita. Secondo il suddetto almanacco, la ca-
tastrofe era dovuta alla congiunzione di tutti i pianeti nel segno dei pesci.
Nella canzone X il poeta scrive: «Quando vim da materna sepultura / de
novo ao mundo, logo me fizeram / estrelas infelices destinado» (Canzoni,
p. 165: «Quando venni dalla materna sepoltura / di nuovo al mondo, su-
bito mi fecero / stelle infelici obbligato»). Questi versi si aggiungono alla
sequenza interpretativa montata da Teófilo Braga per confermare non solo
l’oroscopo che condannò Camões alla sventura, ma anche l’anno della sua
nascita, il 1524.
La suddetta opinione meritò tuttavia le riserve di Wilhelm Storck (Storck
Vida, pp. 149-152). A suo parere, la disgrazia descritta nel brano della can-
zone X esprime i lamenti del neonato per la madre morta durante il parto.
Tale lettura, a suo avviso, è confortata dai versi della strofa seguente, che
comincia: «Por ama tive hâa fera que o destino / não quis que melhor fosse
a que tivesse / pera o que ele de mim fazer queria» (Canzoni, p. 165: «Come
balia ebbe una fera che il destino / non volle che miglior fosse quella che
avessi / per quanto egli di me far voleva»). Il bambino sarebbe stato educa-
to da una matrigna, alla quale il critico non esitò a dare un’identità civile
(Storck Vida, pp. 142-156).
All’infelicità della nascita di Camões, uno dei suoi più recenti e mediatici
biografi, José Hermano Saraiva, aggiunse il discredito della famiglia a cui
il poeta apparteneva, i Camões (Saraiva Vida ignorada, pp. 45-63). Mem-
bro di varie accademie, Saraiva passò dall’essere ministro dell’Educazione
al tempo della dittatura, a popolarissimo comunicatore televisivo dopo il
1974, al tempo della democrazia. In realtà, la biografia che scrisse raggiun-

LIX

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INTRODUZIONE

se un successo strepitoso. L’idea di base che la sostiene, e quella a cui già


lo scrittore Aquilino Ribeiro aveva fatto allusione, è che fu un «figlio del
popolo». Non credendo alle ricerche degli storici, Saraiva si mostra incline
ad ammettere le origini ebraiche di Camões. A suo avviso, essendo il poeta
povero e plebeo di nascita, si integrava nel gruppo degli scudieri modesti
che degeneravano in bevitori e bohémiens incalliti. Quindi, per spiegare
la sua erudizione, l’accademico crea un nuovo concetto sociologico di co-
noscenza, «il sapere scudieratico», che non si apprendeva nelle scuole, ma
nelle mischie della vita. Questa idea di un Camões «figlio del popolo»
provocò una delle più riuscite approssimazioni fra l’immagine del poeta e
l’orizzonte del grande pubblico, coronando un processo storico di conver-
genza e omogeneizzazione.
Un’altra immagine palpitante di questo discorso biografico è la vita amo-
rosa di Camões. L’exemplum di Ovidio, frequentemente evocato, agglo-
mera i suoi tratti tipici in una associazione fra intensità amorosa, ama-
rezza per un esilio ingiustamente punitivo e quindi sfogo, attraverso una
scrittura ove tutti questi temi si specchiano. Tuttavia, a questo insieme di
topoi un fattore gravoso si sovrappone. La critica ottocentesca esplorò a
sufficienza il concetto di «razza portoghese» e identificò le sue supposte
caratteristiche. Uno dei tratti che la definisce, anche sul piano differen-
ziale, è per Teófi lo Braga l’ardore amoroso: «O Amor é um sentimento tão
característico na sua emotividade orgânica e psíquica, que [o português]
por ele se diferencia dos outros povos» (Braga Obra lírica e épica, p. 8:
«L’amore è un sentimento così caratteristico nella sua emotività organica
e psichica, che [il portoghese] in virtù di questo si differenzia dagli altri
popoli»). Stando così le cose, la vita di Camões, genio nazionale, non po-
teva che essere prodiga di intrecci amorosi.
Esiste un passo che sostiene tutte le congetture: la confessione, fatta dallo
stesso poeta, del fatto che «em várias flammas variamente ardia» (Sonetti,
nº 148, p. 381: «in diverse fiamme variamente ardevo»). Questo stesso ver-
so pone però un problema che tali interpretazioni tendono a eludere, ma
con il quale finiscono per confrontarsi in un modo o nell’altro. Riguarda
la conciliazione fra la devozione a un unico amore, assoluto e esacerbato,
e la pluralità delle fiamme in cui l’amante ardeva. La consacrazione a una
sola musa acuisce l’interesse per la ricerca, in un fregio di ipotesi, della
donna eletta. Invece, la variazione contempla un immaginario ricco di
colore locale.

LX

I Lusiadi.indb LX 14/04/2022 15:24:48


LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Camilo Castelo Branco compose un quadro eclettico piuttosto movimen-


tato, mostrando come anche in questo aspetto Camões assomigliasse ad
altri geni:

Se Luís de Camões, em pureza de costumes, condissesse com a sobre-excelência


do engenho, seria exemplar único de talento irmanado com o juízo. Amores de
alto enlevo e de baixa estofa, o ideal de Catarina de Ataíde e as carnalidades das
malabares e baiadeiras levantinas — o exalçar-se a regiões de luz divina e o cair
nos tremendais do vulgo — essas vicissitudes que a si mesmo fazem o homem
assombroso em sua majestade e miséria, tudo isso foi Camões, e em tudo isso foi
semelhante aos génios eminentíssimos.
(Garrett Camilo Camões, p. xxxvi)

Se in Luís de Camões una purezza di costumi si saldasse alla sovra-eccellenza


dell’ingegno, sarebbe esemplare unico di talento imparentato col giudizio. Amori
di grande estasi e bassa condizione, l’ideale di Catarina de Ataíde e le carnalità
delle malabaresi e di baiadere orientali – l’esaltarsi fi no a regioni di luce divina e
il cadere negli abissi del vizio del volgo – queste vicissitudini che fanno proprio di
lui l’uomo portentoso nella sua grandezza e miseria, tutto questo fu Camões e in
tutto questo fu simile ai geni eminentissimi.

Tali osservazioni fanno parte della biografia del poeta che serve da in-
troduzione al poema di Almeida Garrett intitolato Camões, diviso preci-
samente in dieci canti come i Lusíadas. Pubblicato per la prima volta nel
1825 a Parigi, città in cui Garrett pativa il suo primo esilio, Camões segna
l’introduzione del Romanticismo nella letteratura portoghese e, al tempo
stesso, della costruzione e diffusione dell’immaginario biografico roman-
tico su Camões (Garrett Reis & Buescu Camões). Da parte sua, Camilo
Castelo Branco, il grande maestro della finzione sentimentale ottocentesca
che mise fine ai suoi giorni nel 1890, ha fatto precedere il Camões di Gar-
rett da una prefazione che sistematizza le sue idee chiave. A questo filone si
deve aggiungere, a sua volta, l’intervento di Teófilo, che annotò la biografia
di Camilo e commentò anche il poema stesso (Garrett Braga Camões).
Osserva Faria e Sousa, nella vita del 1639, che Camões non poteva evitare
di menzionare il nome della sua amata in forma criptica e con grande
cautela, in virtù del pericolo che correva (Faria e Sousa, vol. 1, cc. 27-
28). Secondo la sua opinione, questa donna si chiamava Violante. Eppure,

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INTRODUZIONE

nella biografia che accompagna Rimas varias, propende per D. Catarina


de Ataíde, che ha come anagramma Natércia (Faria e Sousa Rimas varias,
vol. 1, § 12).
La prima ipotesi fu ripresa, già nel Novecento, da Aquilino Ribeiro, che so-
stenne l’identificazione di questa donna con D. Violante de Andrade (Ri-
beiro Luís de Camões, vol. 1, pp. 112, 184). Aquilino, che fu un autorevole
giornalista, e un romanziere e critico letterario abbastanza apprezzato, sen-
tì una forte attrazione per la figura di Camões. Egli stesso ebbe un’esisten-
za turbolenta e sperimentò le pene dell’esilio in varie occasioni, per motivi
politici. Tuttavia, è a José Hermano Saraiva che si deve la rinnovata forza
di questa convinzione. Saraiva ricorre allo stesso effetto di intensificazione
usato in altre circostanze per mettere in rilievo le turbolenze sentimentali
del poeta. Questa volta scova, sotto lo stesso nome di Violante, due donne,
madre e figlia (Saraiva Vida ignorada, pp. 164-179).
Anche la seconda convinzione suscitò un certo entusiasmo. Servirono a
cristallizzarla i fotogrammi del fi lm Camões, diretto da Leitão de Barros e
uscito nel 1946. Il dittatore António de Oliveira Salazar considerò la pro-
duzione della pellicola, che fu molto dispendiosa, di interesse nazionale,
esplicitandolo in un’ordinanza specifica. Rimase memorizzata negli annali
come la prima pellicola portoghese selezionata per il Festival di Cannes.
Si ricordi inoltre la tesi della infanta D. Maria, lanciata dallo studioso ca-
moniano José Maria Rodrigues (Rodrigues Camões e a infanta; Rodrigues
A tese da infanta), fondatore della disciplina di Studi Camoniani dell’U-
niversità di Lisbona, la prima cattedra dedicata al poeta, e al tempo stes-
so autore di un accurato commento ai Lusíadas (Rodrigues). L’infanta D.
Maria, figlia di D. Manuel e della sua terza sposa, D. Leonor di Asburgo,
era una delle più ricche e colte principesse d’Europa. Donna inaccessibile,
che trascorse una vita appartata, fu chiamata a sempre noiva, la sempre
promessa. Ricevette varie proposte di matrimonio che furono ognora po-
sticipate a causa di farraginose negoziazioni. In compenso, il suo fratel-
lastro, il re D. João III (figlio di D. Manuel e Maria, a sua volta figlia dei
re cattolici Fernando e Isabel), appoggiò la sua educazione umanista e
promosse il cenacolo di donne erudite che la circondava.
Qualunque sia stato l’oggetto del grande amore di Camões, in questi
termini, un denominatore comune si impone quasi imperativamente: fu
in occasione delle celebrazioni della Settimana Santa che il poeta vide
questa donna in una chiesa, rimanendo innamorato di lei per sempre.

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

L’exemplum è evidentemente quello di Petrarca, in conformità con il terzo


sonetto del Canzoniere.
La sceneggiatura fu poi accompagnata da un fantasticare che sviluppò in-
venzioni più specifiche. Faria e Sousa colloca la scena nella Igreja das Cha-
gas, a Lisbona, e, attraverso un elaborato studio della posizione degli astri,
ne assegna la data al 19 o 20 aprile del 1542, giorni della Passione di Cristo
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, pp. 135-137). Così il poeta rimase con-
dannato alle penose piaghe di una passione tanto umana. L’idea di questo
incontro ottenne un certo riscontro, se anche un critico così considerato
come João António de Lemos Pereira de Lacerda, Visconde de Juromenha,
la accolse (Juromenha Obras, vol. 1, p. 28; Braga Camões, vol. 1, pp. 135-
137). Tuttavia, Storck ripeté i calcoli del calendario e arrivò a un’altra con-
clusione, d’accordo con la quale l’incontro fatale accadde effettivamente
l’11 aprile del 1544 (Storck Vida, pp. 323-328).
Uno dei critici che ebbe più difficoltà nel conciliare la passione fatale per
una sola donna con la pulsione erotica di un poeta che, come scrive, «em
amor nunca andou a um só remo» (Braga Época e vida, p. 578: «in amore
non andò mai con un solo remo»), fu appunto Teófilo Braga. Questi non
nascose le vibrazioni della sua sensibilità nel dissertare sugli amori orien-
tali del poeta:

A mulher oriental, uma floração da feminilidade exótica, fascina-lhe os sentidos


como um perfume acre que alucina e adormenta. O poeta não podia ficar frio
diante da flexuosidade voluptuosa daquelas curvas que vivificavam movimentos
que o envolveram.
(Braga Época e vida, p. 578)

La donna orientale, una fioritura della femminilità esotica, gli affascina i sensi
come un profumo acre che abbaglia e addormenta. Il poeta non poteva rimanere
freddo davanti la voluttuosa sinuosità di quelle curve che animavano movimenti
che lo coinvolsero.

Per un più dettagliato approfondimento del tema, Braga ricorre all’autori-


tà del commerciante e spia olandese Linschoten, del viaggiatore francese
Pyrard de Laval, dell’orientalista Anquetil-Duperron, di Chateaubriand e
di Alberto Osório de Castro, magistrato della Goa coloniale, disegnando
un quadro tanto ampio come vivace (Braga Época e vida, pp. 575-585).

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INTRODUZIONE

Tuttavia, i versi che Camões dedicò alla Bárbora escrava (Redondilhas, pp.
339-341), una schiava di pelle scura e capelli neri che però ha la meglio su
Laura, crearono problemi delicati alla critica istituzionale, in un paese il
cui governo difese il colonialismo fino al 1974 (Marnoto Bárbora escrava). Il
direttore della Biblioteca Nacional de Portugal, Xavier de Cunha, fu uno
degli studiosi che più si batté per la riconversione di questo episodio alle
norme di condotta che intendeva adeguate a un poeta nazionale. Dedicò
al tema un volume di più di 800 pagine, nel quale sostiene che la Bárbora
escrava non era effettivamente nera, ma solo abbronzata dal sole (Cunha
Pretidão de amor).
Anche la Bárbora escrava ha il suo doppio, creando un problema supple-
mentare, Dinamene, la fanciulla orientale che si dice sia morta affogata e
alla cui morte Camões dedicò il sonetto Ah minha Dynamene, assi dura-
ste (Sonetti, pp. 178-180: Ah, mia Dinamene, sì durasti). Si tratterà di un
altro caso di sdoppiamento, ma che richiese, anche questo, un’operazio-
ne normalizzante. Juromenha si limita a sottovalutare l’intreccio, poiché
«esta nova impressão parece ter sido como um Oásis que se apresentava
na aridez do infortúnio» (Juromenha Obras, vol. 1, p. 86: «questa nuova
impressione sembra essere stata come un’Oasi che si presentava nell’aridità
della sfortuna»). Ammette perfettamente, quindi, che il poeta, «apesar de
o abrasar o mais intenso fogo pela sua Natércia, se chamuscou em várias
chamas» (Juromenha Obras, vol. 1, p. 86: «nonostante sia arso dal più in-
tenso fuoco per la sua Natércia, si bruciacchiò in diverse fiamme»). A sua
volta, Teófilo è dell’opinione che Dinamene sia il nome letterario di D.
Isabel de Vasconcelos, una giovane di 15 anni appartenente a una famiglia
di Goa che morì in un naufragio (Braga Camões, vol. 1, pp. 633-635).
Un doppio stabilizzatore si aggiunge, però, a questo quadro orientalista,
lo schiavo Jau. L’integrazione delle figure della Bárbora escrava e di Jau si
svolge attraverso il loro trasferimento a Lisbona e l’attribuzione, a entram-
bi, della virtù della carità. Jau era uno schiavo dell’isola di Giava e non po-
neva problemi di altro ordine. Fu persino iconograficamente rappresentato
accanto a Camões nel suo letto di morte (fig. 9).
Le versioni ipotetiche riguardo all’occupazione di Bárbora si succedette-
ro instancabilmente. Per António Feliciano de Castilho, critico e scrittore
molto rispettato, essa durante il giorno vendeva fiori e di notte frutti di
mare (Castilho Camões, vol. 1, p. 184). Dal canto suo, di notte Jau chiedeva
l’elemosina nei vicoli della capitale (Castilho Camões, vol. 1, p. 60). Tutto

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

questo per garantire alcune misere monete al poeta, del quale i due insie-
me si prendevano cura. In questo modo, la relazione fra l’europeo e il non
europeo è normalizzata attraverso una pratica cristiana che, senza sottrar-
re il secondo alla sua condizione subalterna, evidenzia l’eccezionalità del
primo. Così si mostra come a glorie belliche e letterarie non corrisponda il
riconoscimento meritato.
Non è soltanto l’esperienza amorosa che avvina Camões a Ovidio. Un altro
elemento che sostiene il confronto è, come si è antecedentemente ricorda-
to, la condanna all’esilio. Anche in questo caso la sofferenza che ne provie-
ne è enfatizzata dalla moltiplicazione degli espatri. Espatrio da Coimbra,
dove studiava, a Lisbona. Espatrio da Lisbona, dove frequentava la corte,
al Ribatejo. Espatrio da Lisbona a Ceuta. Prigione nel carcere del Tronco
e esilio forzato a Goa. E ancora altri espatri nei luoghi remoti dell’oriente.
È questo il significato attribuito ai versi «[…] a vida / pello mundo em
pedaços repartida» (Canzoni, p. 154: «[…] la vita / per il mondo a pezzi
ripartita»).
In merito ai primi esili, le loro cause sono quasi invariabilmente relazio-
nate con gli eccessi amorosi, la condizione sociale più elevata della donna
(o delle donne) amata e l’austerità di costumi imposta da D. João III e da
sua moglie D. Catarina, oltre, evidentemente, all’inesorabile fado che sul
poeta si abbatte. Già l’esilio nelle parti orientali dell’impero, i successivi
espatri e le varie incarcerazioni sono principalmente attribuiti al suo tem-
peramento rissoso e libertino. Quando il suo talento poetico cominciò ad
essere conosciuto, avrebbe subito invidie, animosità e pettegolezzi che, se-
condo Teófilo, fecero sì che, nel giorno della processione del Corpo di Dio,
un gruppo di attaccabrighe lo provocarono brutalmente (Braga História
da literatura, pp. 320-321). È chiaro che l’intrepidezza della sua gioventù,
nel fiore degli anni, lo portò a reagire. A questo proposito, il Visconde de
Juromenha chiama a supporto una fonte coeva che attribuisce a Camões
l’epiteto di trinca fortes, lo spaccone, il girandolone gradasso, piantagrane
e burrascoso che frequenta posti malfamati (Juromenha Obras, vol. 1, pp.
136-137). Questa immagine aderirà alla figura del poeta come espressione
di uno spirito libero per eccellenza, che fu quindi castigato in occasioni di
grande ingiustizia nei suoi confronti.
La sventura dell’esiliato, alla maniera di Ovidio, si incrocia con la peregri-
nazione per l’impero e con il servizio come soldato, alla maniera di Dante.
Queste sciagure ripropongono il destino del vate italiano che abbandonò

LXV

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INTRODUZIONE

la sua amata Firenze per prendere le armi contro i nemici della sua città
e conquistare la fama come poeta, in esilio. Lo stesso libro che Camões
stava compilando in Mozambico, secondo l’opinione di Teófilo, seguiva il
modello organizzativo della Vita nova:

as poesias do Parnaso de Camões eram acompanhadas de prosas explicativas de


factos históricos e lugares a que aludiam e onde foram escritas reflexões psicológi-
cas sobre os sentimentos que as inspiraram; formava um todo autobiográfico como
a Vita Nuova de Dante.
(Braga História da literatura, p. 344)

Le poesie del Parnaso di Camões erano accompagnate da prose esplicative di fatti


storici e luoghi a cui alludevano e dove furono scritte riflessioni psicologiche sui
sentimenti che le ispiravano; formava un tutto autobiografico come la Vita nova di
Dante.

Tuttavia, Camões non ebbe la fortuna di Dante. Dando credito alla VIII
decade di Diogo do Couto, questo libro, il Parnaso, gli fu rubato (Couto
Dec. VIII 1673, p. 119; Couto Dec. VIII 1786, p. 232), e se ne perse ogni
traccia.
In questo quadro, l’elaborazione dei Lusíadas si estende lungo tutta la sua
vita, con riferimento particolare al viaggio in Oriente. La dilatazione del
tempo di composizione sostiene l’exemplum che avvicina Camões a Virgi-
lio, Stazio, Sannazaro o Guarini. Nonostante le condizioni avverse in cui i
biografi dicono siano stati scritti i Lusíadas, Juromenha non resistette alla
fascinazione della malinconia del luogo in cui il poeta avrebbe composto
una parte sostanziale delle sue stanze, lontano dalla gente: la grotta di Ma-
cau. La descrive in un passo esteso del quale si ricordano alcuni passaggi:

Ao norte da cidade de Macau, está situada a pequena aldeia de Patane em um


monte em cuja base pedregosa bate o mar, e a meia encosta do monte se vê uma
gruta, hoje conhecida e consagrada pela denominação de gruta de Camões […].
É próprio da natureza humana, conforme o temperamento do indivíduo, quando
a dor nimiamente nos aflige, fugir à conversação e trato dos homens, repelindo as
consolações, embora extremosas, da mais pura e desvelada amizade […]. Assim
acontecia ao nosso Poeta [que] aqui nesta selva sombria e triste, neste antro se
recolhia […]. Era espectáculo grandioso, e quase por si somente uma epopeia viva,

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

ver um poeta entre tantos perigos da vida, e em tão remoto clima, prosseguir na
continuação de um poema encetado na pátria a tanta distância, e escrito a pedaços
nos diferentes lugares longínquos que discorria com a espada sempre na mão.
(Juromenha, Obras, vol. 1, pp. 74-75)

A nord della città di Macau si trova il piccolo villaggio di Patane, su un monte la


cui base rocciosa batte il mare, e a metà del versante del monte si vede una grotta,
oggi conosciuta e consacrata con la denominazione di grotta di Camões […]. È
proprio della natura umana, secondo il temperamento dell’individuo, quando il
dolore ci affligge, di fuggire dalla conversazione e dal tratto con gli uomini, rifiu-
tando le consolazioni, anche se premurose, della più pura e rivelata amicizia […].
Così succedeva al nostro Poeta [che] qui in questa selva buia e triste, in questo
antro si raccoglieva […]. Era spettacolo grandioso, e quasi solo di per sé un’epopea
viva, vedere un poeta fra i tanti pericoli della vita e in un così remoto clima, prose-
guire nella continuazione di un poema, iniziato in patria a tanta distanza e scritto
a tratti nei diversi luoghi lontani che attraversava sempre con la spada in mano.

Soggiace a questa idea un altro exemplum celebre, da aggiungere a quanti


già ricordati, quello dell’Euripide che si rifugiava in una grotta sul mare
per riflettere e scrivere. La narrativa del ritiro di Camões nella grotta di
Macau ha un antecedente iconografico. Fu fissata da una delle splendide
incisioni che decorano l’edizione parigina del Morgado de Mateus, José
Maria de Sousa Botelho Mourão e Vasconcelos (Morgado Mateus, ed.
1817; fig. 7). Il ricco filone iconografico che si proietta attraverso il tempo
rappresenta Camões in diverse posizioni mentre scrive i Lusíadas, a vol-
te accompagnato da una figura femminile orientale, altre volte da solo.
Oggi il luogo continua a fare parte dell’agenda culturale di Macau, oltre
ad essere stato integrato in una grande struttura commerciale costruita nel
frattempo.
Nell’Ottocento Storck fu uno dei pochi critici a non dare credito all’in-
treccio, basando la sua opinione su dati abbastanza oggettivi. Fatti i con-
ti, la grotta «tem apenas cento e trinta e cinco centímetros de largura,
trezentos e vinte e dois de fundo e quatrocentos e cinquenta de altura!»
(Storck Vida, p. 589: «ha appena centotrentacinque centimetri di larghez-
za, trecentoventidue di profondità e quattrocentocinquanta di altezza!»).
Di conseguenza, non ci sono dubbi che sarebbe stato fisicamente impossi-
bile utilizzarla come luogo per scrivere, tanto più che i Lusíadas richiesero

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INTRODUZIONE

Fig. 7. Gruta de Camões em Macau (Grotta di Camões a Macau).


Incisione impressa su carta. Gérard direx.t, Desenne del.t, Forfsell sculp.t.
Os Lusíadas, poema épico de Luis de Camões, nova edição correcta e dada à luz
por D. José Maria de Sousa Botelho, Morgado de Mateus,
Sócio da Academia Real das Ciências de Lisboa, Paris, na Oficina Tipográfica
de Firmin Didot, impressor do Rei e do Instituto, 1817, p. s. n.

LXVIII

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

ore e ore di lavoro. Nonostante il rigore dei suoi calcoli, il critico prussiano
non raccolse consensi.
Le afflizioni sofferte dal poeta sono, infine, l’altra faccia dell’ideale nazio-
nalista che colloca l’amore per la patria e per la lingua portoghese al di
sopra di tutto. Da questo punto di vista, l’infelicità della nascita, i naufragi,
le disgrazie amorose, gli espatri e lo spargimento di sangue formano un
tutto sincretico giustificato e che giustifica l’eccellenza del suo poema: la
creazione richiede sofferenza:

Não somos nós em geral da opinião daqueles que fazem do infortúnio e da desgraça
uma forçosa necessidade do génio, todavia estamos persuadidos de que, se o Poema
português não fosse escrito entre as rajadas do vento e os inóspitos embates das on-
das do cabo proceloso, sobre os reparos de uma peça, junto às baterias de uma forta-
leza, ou no campo sobre o broquel do homem de armas, e tinto com o sangue do au-
tor, molhado pelas ondas do naufrágio, crestado com os suspiros ardentes do aman-
te ausente, não ofereceria rasgos tão magistrais, nem um colorido tão verdadeiro.
(Juromenha Obras, vol. 1, pp. 75-76)

Noi non siamo in generale dell’opinione di quelli che fanno della sfortuna e della
disgrazia un’inevitabile necessità del genio: tuttavia siamo persuasi del fatto che
se il Poema portoghese non fosse stato scritto fra le raffiche del vento e gli ostili
urti delle onde del capo procelloso, sui ripari di una tela, vicino agli assalti di una
fortezza, o nel campo sotto il brocchiere di un uomo d’armi, e tinto con il sangue
dell’autore, bagnato dalle onde del naufragio, bruciato dai sospiri ardenti dell’a-
mante assente, non offrirebbe squarci così magistrali né un colorito così veritiero.

Il poema che Camões portò con sé durante il ritorno alla metropoli fu


pubblicato nel 1572 in una edizione fatta con mezzi scarsi. Oggi alcuni
studi continuano a spiegare questa cattiva qualità in virtù dei problemi di
vista che non permettevano a Camões di fare una revisione attenta delle
bozze. Del resto, già Afrânio Peixoto, un medico brasiliano che si dedicò
allo studio del poeta, sviluppò l’idea secondo la quale solo un poeta a cui
manca un occhio può essere tanto prodigo nell’uso di metafore lessicali
legate al campo della visione (Peixoto Camões).
L’idea del vate cieco, come Omero, corrisponde all’exemplum che risale
a un’epoca più remota e anche a quello che più in alto eleva il nome di
Camões. Se i poemi omerici condensano le tradizioni greche arcaiche,

LXIX

I Lusiadi.indb LXIX 14/04/2022 15:24:48


INTRODUZIONE

Camões, scrive Teófi lo Braga, «no seu temperamento e carácter individual


encarnou a feição típica da raça lusitana, fortificou o ideal da Pátria pela
Tradição» (Braga Época e vida, p. 5: «nel suo temperamento e carattere
individuale incarnò la figura tipica della razza lusitana, fortificò l’ideale
della Patria dalla Tradizione»). Nel collocare il fattore biografico al centro
della questione, colui che in breve tempo dirigerà il primo governo della
repubblica, Teófilo Braga, addita la via che sarà quindi seguita da trattati
e programmi scolastici.
Non mancano descrizioni letterarie e rappresentazioni iconografiche della
situazione di miseria e abbandono in cui il poeta passò i suoi ultimi giorni.
La commiserazione dei poveri, come la Bárbora escrava o lo schiavo giava-
nese, Jau, danno rilievo all’abbandono in cui era posto (fig. 9). Dalla sua
parte, Almeida Garrett, nel poema Camões, concentra il suo ultimo sospiro
in tre versi strazianti:

Os olhos turvos para o céu levanta;


E já no arranco extremo: — «Pátria, ao menos
Juntos morremos…» E expirou coa pátria.
(Garrett Reis & Buescu Camões, p. 223)

Gli occhi torvi verso il cielo eleva;


E già nell’estremo affanno: – «Patria, almeno
Insieme moriamo…» E spirò colla patria.

Il Camões di Garrett aveva appena ricevuto la notizia del disastro di


Alcácer-Quibir e della morte di D. Sebastião, che avrebbe avuto come
conseguenza il dominio degli Asburgo.
Si ricordi che, tra gli esemplari della prima edizione dei Lusíadas che at-
tualmente si conoscono, uno di questi ha delle caratteristiche molto intri-
ganti. Il formato dei fogli è più grande, la stampa più attenta e la carta di
migliore qualità. Appartiene oggi all’Harry Ranson Humanities Research
Center dell’Università del Texas (Austin) e presenta una nota manoscritta
firmata da Joseph Índio:

[Q] coisa mas lastimosa q ver un ta’ gran ingenio mal logrado yo lo vi morir en un
hospital en Lycboa sin tener una savanda co’ que cubrirse despues de aver triufado
en la India Oriental y de aver navegado 5500 Leguas per mar q aviso ta gra’de pa

LXX

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Dall’alto in basso

Fig. 8. Luís de Camões 1524-1924.


Francobollo delle Poste Portoghesi, 1924.

Fig. 9. Últimos momentos de Camões


(Ultimi momenti di Camões).
Francobollo delle Poste Portoghesi, 1924.

Fig. 10. Túmulo de Luís de Camões


(Tomba di Camões).
Francobollo delle Poste Portoghesi, 1924.

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INTRODUZIONE

los q de noche y de dia se ca’san estudiando sin provecho como a araña en urdir
tellas pa casar moscas.
(Jackson Camões, Intr., p. 16)

Che cosa più pietosa che vedere un tale grande genio mal logorato, io lo vidi morire
in un ospedale a Lisbona senza avere un lenzuolo con cui coprirsi dopo aver trion-
fato in India Orientale e aver navigato 5500 Leghe per mare, che avvertimento
talmente grande per quelli che di notte e di giorno si stancano studiando senza
profitto, come il ragno nell’ordire tele per cacciare mosche.

Una tradizione più o meno vaga racconta di un Joseph che arrivò nella me-
tropoli con l’armata di Pedro Álvares Cabral nel 1501, proveniente dal Sud
dell’India, e si convertì al cristianesimo. Visse nel convento carmelitano di
Guadalajara, da cui proviene il suddetto esemplare dei Lusíadas, fatto che
portò alcuni critici ad ammettere che fosse appartenuto davvero a Camões,
il quale glielo avrebbe donato in punto di morte.
Neanche Storck resistette all’emozione della lettura della nota, commen-
tando: fu Joseph «o religioso, que cerrou os olhos ao cadáver do grande
mas desditoso Poeta, e o benzeu» (Storck Vida, p. 729: «il religioso che
chiuse gli occhi al cadavere del grande ma sventurato Poeta e lo benedis-
se»). È D. Carolina che non si lascia convincere, nel considerare che Joseph
si esprime con distanza e non come chi aiutò il poeta a morire. Per questo
redige lei stessa la nota che avrebbe preferito leggere: «foi-me dado este
exemplar pelo próprio Poeta, minutos antes dele fechar os olhos para sem-
pre» (Vasconcelos apud Storck Vida, p. 730: «mi fu dato questo esemplare
dallo stesso Poeta, minuti prima di chiudere gli occhi per sempre»).
Invece, la miseria di Camões, per il pensiero ottocentesco legato a Hegel e
Proudhon, fu presa come documento vivo degli errori del passato storico
del Portogallo. In questo senso vanno le letture dello scrittore e intellettua-
le Antero de Quental o dello storico Oliveira Martins. Il tono del saggio
che quest’ultimo dedicò ai Lusíadas (Martins Ensaio) è condensato nella
citazione delle parole estreme del moribondo, personaggio del poema di
Garrett: «Pátria, ao menos / Juntos morremos…» (Garrett Reis & Buescu
Camões, p. 223: «Patria, almeno / Insieme moriamo…»). A suo avviso, il
pellegrinaggio di Camões in Oriente è segno dell’incapacità organizzativa
dell’impero e i Lusíadas non dimenticano di porre enfasi su questa disgra-
zia. Ancora una volta la biografia si impone: «Quando a desgraça toma

LXXII

I Lusiadi.indb LXXII 14/04/2022 15:24:49


LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

proporções tais, o espírito vacila: ainda neste ponto a biografia de Camões


é a história da nação, é ao mesmo tempo a sucessão dos pensamentos don-
de saem os Lusíadas» (Martins Ensaio, pp. 50-51: «Quando la disgrazia as-
sume tali proporzioni lo spirito vacilla: anche in questo punto la biografia
di Camões è la storia della nazione, è allo stesso tempo la successione di
pensieri da cui escono i Lusíadas»).
Nel 1980 anche lo scrittore José Saramago, che nel 1998 avrebbe ricevuto
il Premio Nobel per la letteratura, scrisse una pièce che mette in scena la
distanza con cui Luís de Camões fu accolto da D. Sebastião, quando ri-
tornò dall’Oriente, Que farei com este livro? (Cosa ne farò di questo libro?).
Saramago pone sulla scena un poeta invecchiato e non amato dal potere, in
questo modo illustrando il disprezzo dei dominanti per i letterati di valore.
Le immagini biografiche di Camões, durante il tempo, saranno continua-
mente riadattate dai successivi governi del Portogallo, in cerimonie di stato
e con misure programmatiche (Sena Trinta anos, vol. 2, pp. 253-262).
Le prime commemorazioni di grande impatto furono organizzate nel 1880
dal governo monarchico, sotto proposta di varie fazioni politiche, per ri-
cordare il tricentenario della morte del poeta. Un grande corteo civico,
concepito a immagine dei cortei della Rivoluzione Francese, sfilò lungo
le arterie di Lisbona, esaltando la solidarietà nazionale. In quel momento,
il paese soffriva duri rovesci, in particolare con la Mappa Rosa britanni-
ca. A partire da allora, il 10 giugno è passato ad essere festa nazionale.
Delle commemorazioni del quarto centenario della nascita del poeta, nel
1924, rimase nella memoria una famosa collezione filatelica (figg. 5, 6, 8,
9, 10). A sua volta, il discorso ideologico della dittatura che nel Novecento
governò il Portogallo per quasi 50 anni farà di Camões un riferimento co-
stante. L’immagine biografica del poeta-martire è presentata come sommo
esempio di abnegazione, in nome dell’amore per una patria frantumata.
Quando nel 1940 l’Esposizione del Mondo Portoghese commemora la fon-
dazione (1143) e la restaurazione (1640) del Portogallo in clima di gonfia-
tura nazionalista e patriottica, gli ideali della Fede e dell’Impero prendono
Camões e i Lusíadas come loro grande pilastro.
Il tempo nel suo scorrere segnerà l’evolversi delle diverse immagini del po-
eta. La situazione cambierà radicalmente con l’instaurazione della demo-
crazia da parte dei capitani della guerra coloniale, nel 1974, e allora ecco
Camões andare in marcia nelle campagne di rilancio culturale organizzate
dal Movimento delle Forze Armate (fig. 11).

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INTRODUZIONE

Fig. 11. Muito prazer em conhecer vocelências


(Molto piacere nel conoscere Vostre Eccellenze).
João Abel Manta. Vignetta stampata su carta. 1975. 30 × 42,3 cm. Manifesto annesso a
«Movimento 25 de Abril. Boletim Informativo das Forças Armadas»,
4, 12-11-1974, con l’aggiunta della didascalia M.F.A. Campanha de dinamização cultural.
Pubblicato come vignetta in «Diário de Notícias», 12-11-1974, 10 × 24 cm.

2. Dati e ricerche

I ritratti
Molteplici interrogativi sono stati sollevati riguardo al vero volto di Camões,
non soltanto per quanto concerne il suo ritratto fisico, ma anche in merito
al suo temperamento e al suo modo di vivere. Eppure Camões continua a
essere un poeta che sfugge nella foschia del tempo, tra i tentativi riusciti di
chiarire il suo profilo e quelli che continuano a proporsi.
Il primo enigma che si presenta allo studioso della biografia di Luís Vaz
de Camões è quello della fisionomia del poeta che scrisse tra i più bei versi
della lingua portoghese.
La descrizione più antica che si conosce risale al XVI secolo. Si trova in
un manoscritto, attualmente appartenente alla Biblioteca di Washing-
ton, che riunisce brevi resoconti di episodi giocosi del Cinquecento e del
Seicento:

Aquelle famoso poeta Luis de Camoes que absolutamente falando foy Princepe de
todos elles; foy nas feiçoes do corpo alto de estatura, largo das espadoas, de cabello
ruivo, no rosto sardo, e torto nos olhos; era de entendimto agudo, do juizo claro, e

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

raro engenho, na Umanidade visto, na Sciencia Verçado, nas armas destro, no ani-
mo Valente; concorreraõ com elle muitos homens de abilidade os quais todos hora
em caza de hâ, hora de outro passavaõ alegremente a vida em desputas coriozas,
ditos galantes, e deleitoza converçassão.
(Anedotas portuguesas, p. 170)

Quel famoso poeta Luís de Camões, che parlando in modo assoluto fu Principe di
tutti loro, fu negli aspetti del corpo alto di statura, largo di spalle, di capello fulvo,
nel viso lentigginoso, e storto negli occhi; era di intelletto acuto, di giudizio chiaro
e raro ingegno, nell’Umanità consapevole, nella Scienza Esperto, nelle armi agile,
nell’animo Valente; competerono con lui molti uomini di abilità, i quali tutti, ora
in casa di uno, ora in casa dell’altro, passavano allegramente la vita tra dispute
curiose, detti galanti e dilettevole conversazione.

Questa immagine di un Camões dalla corporatura vigorosa, capelli fulvi


e lentiggini, trabocca di energia e giovialità. L’espressione torto nos olhos,
«storto negli occhi», che è arcaica, segnala una deficienza nella vista. Non
ci sono certezze riguardo alle circostanze in cui avrebbe perso un occhio,
ma nelle rappresentazioni iconografiche è, nella maggior parte dei casi,
quello destro.
Circa due decenni dopo la sua morte, lo descrive così Manuel Severim de
Faria, che non lo aveva mai conosciuto:

Foi Luis de Câmões de meam estatura, grosso e cheo do rosto, e algâ tanto carre-
gado da fronte, tinha o nariz comprido levantado no meio, e grosso na ponta; afe-
avao notavelmente a falta do olho direito, sendo mancebo, teue ocabello tão louro,
que tirava a açofroado; ainda que não era gracioso na aparecia, era na conversação
muito facil, alegre, e dizidor, como se ve em seus motes, e esparsas, posto que ja
sobre a idade deu algâ tanto em malenconico.
(Faria Luis de Camões, ff. 128v-129r)

Fu Luís de Camões di media statura, grosso e abbondante nel viso, e un po’ cupo
nella fronte, aveva il naso lungo rialzato nel mezzo e largo in punta; lo imbruttiva
notevolmente la mancanza dell’occhio destro; essendo giovane, ebbe i capelli così
biondi che sembravano zafferano; anche se non era grazioso nell’apparenza, era
nella conversazione molto facile, allegro e buon parlatore, come si vede nei suoi
motes e esparsas, anche se già nell’età diventò alquanto malinconico.

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INTRODUZIONE

Quindi, nel ritratto di Manuel Severim de Faria la statura diminuisce, il


viso acquista dettagli, compreso quello della mancanza dell’occhio destro,
e il colore dei capelli rimane della tonalità fulva. L’acutezza inusuale del
poeta torna a essere sottolineata, mentre a una gradevole giovialità si ag-
giunge la malinconia che lo dominò negli ultimi anni di vita.
Queste descrizioni possono essere collocate in parallelo con i tre ritratti
iconografici che in tempi più remoti furono realizzati e che ricorrono a
tecniche differenti.
Il più famoso, che è anche il più antico, nella sua virtualità, è quello di Fernão
Gomes (Serrão & Moura Fernão Gomes). È conosciuto attraverso la copia a
sanguigna fatta nel XIX secolo da un originale andato perduto che sarebbe
stato disegnato quando il poeta era in vita (fig. 12). Nel frattempo il ritratto
aveva subito una lacerazione e un restauro maldestro che furono riprodotti
nella respettiva copia. L’ipotesi secondo la quale l’originale faceva parte di
un manoscritto con opere di Camões appartenente alla casa di Vimioso ha
goduto di un qualche credito. Forse doveva servire da matrice per l’incisione
di una placca metallica che avrebbe illustrato un libro di sue opere. L’autore
dell’originale, Fernão Gomes, era un castigliano dell’Estremadura che aveva
fatto un soggiorno a Delft e si era poi stabilito in Portogallo. Invece l’autore
della copia è Luís José Pereira de Resende, un pittore di Lisbona, membro
dell’Accademia Reale di Belle Arti, che fu ritrattista e miniaturista.
Il secondo ritratto iconografico di Camões è la cosiddetta miniatura di Goa
(fig. 13; Moura Os penhascos, pp. 67-72). Il poeta acquisisce fattezze esoti-
che, veste una giacca decorata con delle specie di dragoni o salamandre (o
serpenti, come lo stemma dei Camões) ed è inquadrato da elementi floreali
e animali di ispirazione orientale. La miniatura ha la particolarità di conte-
nere didascalie con informazioni su elaborazione, datazione e destinatario
dell’opera. Conformemente al loro tenore, fu realizzato nel 1581 da un
pittore orientale, basandosi sulla descrizione di Camões fatta da quattro
testimoni, i cui nomi sono esplicitati, e che confermano le somiglianze,
come registrato in una lingua agrammaticale: «afirma ter parsencas todos»
(«afferma di avere somiglianze tutti»). Lo commissionò D. Fernando Teles
de Meneses per offrirlo a D. Luís de Ataíde, che fu viceré in India fino alla
data della sua morte, il 9 marzo 1581.
Il terzo pezzo di questa serie è l’incisione che illustra la «Vita di Luís de
Camões» pubblicata nei Discursos varios politicos, di Manuel Severim de Fa-
ria, editi nel 1624 (fig. 14). Secondo quanto afferma lo stesso autore della bio-

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Fig. 12. Retrato de Luís de Camões o único que dizem existir, e ser tirado do natural.
Fernando Gomes, fez em Lisboa (Ritratto di Luís de Camões, l’unico che si dice esista e
sia preso dal vivo. Fernando Gomes l’ha fatto a Lisbona).
Luís José Pereira de Resende. Disegno a sanguigna su carta. Fra 1819 e 1844.
14,5 × 13 cm. Arquivo Nacional Torre do Tombo, Gavetas, Gav. 25,
m. 2, nº 7 (4ª estampa, f. 10).

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INTRODUZIONE

Fig. 13. Ov retrato de Lviz de Camoes ofresido o v rey D. Lviz de Athayde por Fernão /
Telles de Menezes (Il rittatto di Luís de Camões offerto al viceré D. Luís de Ataíde
da Fernando / Teles de Meneses). Autore sconosciuto.
Pittura su carta. 1581 ca. 1,423 × 1,522 cm. Casa de Rio Maior, collezione privata.

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Fig. 14. Musis et Posteritati. S. Ludovico de Camões


(Le Muse e i Posteri. Luís de Camões).
Andries Pauli. Incisione impressa su carta.
Manuel Severim de Faria, Discursos varios politicos, Évora,
impressos por Manuel de Carvalho, 1624, f. s. n.

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INTRODUZIONE

grafia, fu fatta incidere nel 1622 per iniziativa di suo nipote Gaspar de Faria
Severim (Faria Luis de Camões, f. 132r), che la commissionò all’incisore fiam-
mingo Andries Pauli. Le fattezze sono regolarizzate, il viso acquista contorni
forti e il poeta acquisisce una posa solenne. A partire da questa immagine
si sviluppò un ricco filone iconografico con successive rielaborazioni che, a
volte, vi aggiunsero ornamenti specifici. Faria e Sousa, o una altra mano, la
ridisegnò nel frontespizio del manoscritto che contiene una delle redazioni
del suo commentario ai Lusíadas (Spaggiari O «Segundo borrador»).
Varie rappresentazioni iconografiche si potrebbero aggiungere, come quel-
la di Camões in prigione (Azevedo Uma espécie iconográfica). Sembra essere
un’opera tardiva che meriterebbe però un esame materiale più dettagliato.

Prime biografie e fonti documentarie


I documenti di archivio con informazioni sulla vita del poeta non abbon-
dano. Esistono però dati contestuali la cui analisi può portare informa-
zioni di grande valore per la sua biografia. Tuttavia, da questo insieme
di materiali risultano frequentemente confronti avvincenti, quando non
discrepanti. Una tale situazione non spicca isolata, ma è invece comune
ad altre figure storiche del Cinquecento, anche se in questo caso molto
lavoro di ricerca e approfondimento rimane ancora da intraprendere. Di
conseguenza, occorre scartare informazioni aleatorie (come l’identità della
donna o delle donne amate da Camões), riconoscere situazioni da ponde-
rare criticamente o ammettere dati di fatto, a seconda dei casi.
Le prime biografie di Camões furono scritte nel Seicento sotto l’impeto
del crescente entusiasmo e della crescente ammirazione che la sua opera
suscitava.
La prima, di Pedro de Mariz, intitolata Ao estudioso da lição Poetica, (Allo
studioso della lezione poetica) si riduce alle cinque pagine che accompagna-
no l’edizione dei Lusíadas pubblicata a Lisbona da Domingos Fernandes e
Pedro Crasbeeck nel 1613. Si tratta del famoso commento al poema epico
di Camões elaborato da Manuel Correa, deceduto nel frattempo, e che
Mariz rivide. Il biografo apparteneva a una famiglia di editori e librai di
Coimbra, città dove ottenne il grado di laureato in diritto canonico nel
1595. A Lisbona fu scrivano della Torre do Tombo e procuratore dei pri-
gionieri nel tribunale del Santo Uffizio.
All’esaltazione dei Lusíadas come poema nazionale che canta i grandi fatti
dei portoghesi, corrisponde l’immagine di un Luís de Camões «que viueu

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

miseravelmente, e morreo quasi ao desemparo» (Mariz Ao estudioso da


lição Poetica, f. s. n.: «che visse miseramente e morì quasi in abbandono»).
In realtà, dietro questa immagine di miserabilismo ci sarebbero intenti
politici molto precisi (Almeida s. v. Mariz, Pedro in Dicionário Camões).
Nell’esaltazione dell’identità nazionale e nella commiserazione suscitata
dalle privazioni sofferte dal poeta, si accamperebbe, secondo alcuni critici,
un’allusione velata all’intento di liberazione dal dominio spagnolo degli
Asburgo. Nonostante lo scarso numero di pagine e il ridotto credito di cui
Mariz oggi gode, molte delle informazioni riguardo alla vita del poeta sono
state posteriormente riprese dalle sue pagine.
Nel 1624 esce una nuova biografia, quella di Manuel Severim de Faria,
magister di arti e dottore in teologia all’Università di Evora e maestro di
cappella della cattedrale di questa stessa città dal 1609. Severim de Faria
era membro di un gruppo di studiosi che apprezzavano e si applicava-
no con entusiasmo all’opera di Camões. La Vida de Luis de Camões, com
hum particular juizo sobre as partes, que hade ter o Poema heroico, e como
o Poeta as guardou todas nos seus Lusiadas (Vita di Luís de Camões, con un
particolare giudizio sulle parti che deve avere il Poema eroico, e come il Poeta
le osservò tutte nei suoi Lusíadas), si inserisce in questo progetto. Accresce
le informazioni già conosciute, sostenendo molte affermazioni con passi
presi dall’opera letteraria, attraverso un procedimento destinato ad ampio
successo.
Anche Manuel de Faria e Sousa, il terzo di questi biografi, era membro
del circolo di letterati di Severim de Faria. La Vida do poeta che precede
l’edizione dei Lusíadas (Faria e Sousa, vol. 1, ff. 15-58) comincia da subito
con un esplicito rimando alla biografia di Manuel Severim de Faria, da cui
riprende lo stesso contenuto, ampliandolo e aggiungendovi altri dati. Tra
questi si evidenziano le dettagliate informazioni che fornisce sulla famiglia
Camões, il suo stemma, l’origine del cognome e il suo significato. Al di là
di questo, amplia le speculazioni biografiche elaborate a partire da passi
dell’opera letteraria del poeta. A sua volta, nella Vida do poeta che accom-
pagna le Rimas varias (s. n. p.), e che probabilmente fu precedentemente
stesa, fornisce altre informazioni e indica una data di nascita che è diversa,
sulla base di un registro di partenze che secondo Faria e Sousa appartene-
va alla Casa da Índia ma le cui tracce si persero.
Più avanti, il secolo in cui si assiste alla proliferazione di tutte le fantasie
riguardo alla biografia di Camões, il secolo XIX, fu anche quello in cui

LXXXI

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INTRODUZIONE

furono reperiti alcuni documenti di archivio fondamentali. Per giunta,


all’autore della loro raccolta, il Visconde de Juromenha (Juromenha Obras,
vol. 1, pp. 156-173), si deve anche la costruzione di alcune tra le più fan-
tasiose narrative biografiche del poeta. Una parte di questi documenti, in
particolare quelli che sono presentati come relativi al padre del poeta, non
sono relativi alla sua anagrafe (Costa A problemática): in Portogallo, l’omo-
nimia è piuttosto frequente.

Nascita
Passiamo ora ad analizzare i fatti, cominciando dal considerare la questione
della data e del luogo di nascita. Il luogo di nascita di Luís de Camões non è
documentato e sono state anzi fatte le più svariate ipotesi. Quanto alla data,
è verosimilmente collocata tra il 1524 e il 1525, sulla base di argomenti di
vario ordine, fra cui risaltano tre.
Il primo riguarda la sua partecipazione alla battaglia di Tunisi come scudie-
ro di circa undici anni di età (registro citato da Buescu D. João III, p. 199).
Per la conquista di questa piazzaforte del Nord Africa da parte di Carlos V,
il 14 luglio del 1535, fu fondamentale la strategia dell’armata portoghese.
Il secondo, più approssimativo, è la designazione di Luís de Camões come
mancebo nella lettera di perdono del 1553 (apud Juromenha Obras, vol. 1, p.
166), la quale si applica ai giovani che si apprestano a entrare nell’età adulta.
Il terzo è il registro della Casa da Índia, datato 1550, che secondo Faria e
Sousa documenta l’arruolamento di Luís de Camões a servizio dell’armata,
«escudeiro de viente y cinco años, barbirubio» (Faria e Sousa Rimas varias,
vol. 1, f. 11v, § 5: «scudiero di venticinque anni, dalla barba rossa»), la cui
ubicazione non è attualmente conosciuta, essendo stati sollevati alcuni dubbi
sul valore di questa testimonianza (Albuquerque A expressão, pp. 34-47).
Luís era figlio di Simão Vaz (anche detto Simão Vaz de Camões), fidalgo
della casa reale, e di Ana de Macedo (anche detta Ana de Sá e Ana de Sá
de Macedo, da Faria e Sousa, Rimas varias, vol. 1, f. 12r, § 8, nonché da
altri critici). Per parte di padre apparteneva molto probabilmente al ramo
dei Camões di Coimbra, tra i cui discendenti in linea verticale si annove-
rano Antão Vaz, João Vasques de Camões (scudiero e consigliere del Con-
de de Penela, signore della tenuta di Lordemão, scrivano del Comune di
Coimbra) e Vasco Eanes de Camões (canonico e tesoriere della cattedrale
Sé Velha di Coimbra, vicario generale del vescovato, laureato in decreto a
Salamanca) (Sena Estrutura, pp. 19-63; Costa A problemática).

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

I Camões erano originari della Galizia. Uno dei primi membri di quella
famiglia a stabilirsi in Portogallo sarebbe stato João Camoz, «castelão e ma-
rinheiro» (Costa A problemática, p. 179: «castellano e marinaio»), al quale
D. Afonso IV, nel 1328, offre alloggio a Lisbona. Nel 1370, al tempo di Hen-
rique II di Trastamara, scende in Portogallo un altro Camões, Vasco Pires
de Camões, per appoggiare le aspirazioni di Castiglia al trono portoghese,
il quale ritorna in Galizia quando la casa di Avis ha la meglio, lasciando una
discendenza sparsa tra Coimbra, Evora, Alcobaça e Vila Viçosa.
Il marchese di Santillana, nella famosa lettera che accompagna l’offerta
delle sue opere a D. Pedro, connestabile del Portogallo, nipote di D. João
I di Avis, registrò nel suo resoconto storiografico il nome del poeta Vasco
Peres de Camões (Santillana Poesías, vol. 2, p. 219). La sua opera è però
scarsamente conosciuta. Nel Cancionero de Baena, una raccolta manoscritta
la cui compilazione risale al secondo quarto del XV secolo, frei Diego de
Valença si rivolge a «Vasco Lopes de Camoes, un cavalleiro de Galisia»
(«Vasco Lopes de Camões, un cavaliere della Galizia»), in una serie dialoga-
ta di domande e risposte che rientra nella tipologia della questio medievale
(Cancionero de Baena, vol. 3, pp. 975-978). Tuttavia, non sono registrati gli
interventi del poeta Vasco Lopes de Camões. Certo è che, durante i secoli,
un altro cognome si associa a quello dei Camões, cioè Vaz, che potrebbe
essere una forma sincopata di Vasco o Vasques.
L’ascendenza materna è meno conosciuta e l’oscillazione tra i nomi Ana
de Macedo e Ana de Sá non è stata ancora risolta. Il sopranominato Pedro
de Mariz, primo biografo del poeta, dice che fu figlio di Ana de Macedo.
Trattandosi di Ana de Macedo, figlia di Jorge de Macedo e nipote di Diogo
Gonçalves de Macedo, sarebbe cugina di D. Manuel de Portugal, della
casa dei Vimioso (Guerra Camões era fidalgo?). Eppure, nei documenti re-
lativi al trasferimento della pensione del poeta alla madre, dopo la sua
morte, questa è identificata come Ana de Sá (licenze del 31 maggio e del
13 novembre del 1582 e del 5 febbraio 1585, apud Juromenha Obras, vol.
1, pp. 171-173), nome comune a diverse donne che vissero in quell’epoca.
In ogni caso, ferma rimane l’appartenenza di Luís Vaz de Camões, dal lato
paterno, a una famiglia colta della piccola nobiltà e di cristiani vecchi di
buona reputazione. Si ammette che suo padre ebbe numerosi fratelli, alcu-
ni dei quali presero gli ordini (Albuquerque A expressão, pp. 78-82). Isidro
Vaz fu cappellano del re e D. Bento fu priore del monastero di Santa Cruz
di Coimbra e cancelliere dell’Università.

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INTRODUZIONE

I più antichi registri dello stemma di armi dei Camões portoghesi si tro-
vano in due armoriali del Cinquecento, uno dei quali è la copia di un al-
tro del secolo anteriore (Albuquerque A expressão, pp. 59-78; figg. 15, 16).
Mostra un serpente dorato tra le rocce che nel secondo armoriale striscia
tra macigni di argento rossastro in un prato verde. Il serpente fu utiliz-
zato dal primo re del Portogallo, D. Afonso Henriques, come simbolo di
Cristo, e Faria e Sousa interpreta la sua ondulazione come un’allusione al
passaggio dei Camões dalla Spagna al Portogallo e alla loro ascesa in virtù
dei benefici ricevuti (Faria e Sousa, vol. 1, cc. 20-25; Faria e Sousa Rimas

Fig. 15. Stemma dei Camões nell’armoriale


di Brás Pereira Brandão, ms. del XVI
secolo che riproduce in questa parte il
Livro do guarda roupa de D. Manuel I.
Riprodotto presso Martim de Albuquerque,
A expressão do poder em Luís de Camões,
Lisboa, IN-CM, 1980, p. s. n.

Fig. 16. Stemma dei Camões nell’armoriale


di D. Duarte, ms. del XVI secolo.
Riprodotto presso Martim de Albuquerque,
A expressão do poder em Luís de Camões,
Lisboa, IN-CM, 1980, p. s. n.

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

varias, vol. 1, pp. 138, 139, etc.). Non ci sono segnali secondo cui Camões
abbia usato le armi di famiglia, anche se avrebbe avuto ogni diritto di farlo,
come minimo per via dei nonni paterni. Eppure, vari passi della sua opera
furono già interpretati come allusioni letterarie all’iconografia delle armi
dei Camões (Moura Os penhascos, pp. 87-98).
I qualificativi attribuiti a Luís de Camões sono quindi quelli di «scudiero»,
nel documento della Casa da Índia, datato 1550, a cui allude Faria e Sousa
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, f. 11v, § 5); quello di «cavaliere-fidalgo»
(licenza del 28 luglio 1572, apud Juromenha Obras, vol. 1, pp. 169-170); e
quello di «cavaliere» della casa reale (licenza del 5 febbraio 1585; apud
Juromenha Obras, vol. 1, pp. 172-173), gli ultimi due relativi alla pensione
che ricevette alla fine della sua vita e che poi passò a sua madre. Queste
designazioni furono codificate dagli ordini di D. Afonso V, D. Manuel e
D. Sebastião. Potevano essere ereditarie nel caso non si verificasse infamia
nella successione e qualificavano lo stadio transitorio che dava accesso ai
titoli di barone, visconte, conte, ecc.

Spedizione a Tunisi
La registrazione del paggio di nome Luís de Camões, di circa undici anni
di età, nel contingente di Tunisi (Buescu D. João III, p. 199), non sembra
comportare ipotesi di omonimia. D’altronde, già il Visconde de Juromenha
aveva accennato a tale questione (Juromenha Obras, vol. 1, p. 16). Il conte-
sto in cui si svolse la campagna nel Nord Africa è significativo.
Carlos V chiese aiuto militare per la spedizione a D. João III, sposato con
la sua sorella più giovane, Catarina di Asburgo, e fratello di sua moglie, Isa-
bel de Portugal. La spedizione era diretta contro il corsaro Haredin Barba
Roxa e i turchi che dominavano il Mediterraneo e avevano preso Tunisi.
Il re portoghese organizzò quindi un’armata comandata da António de
Saldanha, nella quale si imbarcarono aristocratici distinti, come D. Afonso
de Vasconcelos, D. Fernando de Noronha, D. Luís de Ataíde o D. João de
Castro. Una volta salpati, D. Luís, fratello di D. João III, lasciò il Portogallo
senza rendere conto al re, che ne rimase scontento ma finì per prendere
tutte le disposizioni necessarie affinché gli si obbedisse in tutto (Portugal
Vida D. Luiz). Lo seguì un nuovo contingente di membri della più alta ari-
stocrazia, tra i quali si contano D. Luís Álvares de Távora, suo fratello D.
Rui Lourenço de Távora, D. Afonso de Portugal, figlio di D. Francisco de
Portugal, I Conde de Vimioso, o D. Teodósio, Duque de Bragança.

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INTRODUZIONE

D. João III aveva messo D. Luís alla sua destra quando era stato acclamato
re nel 1521 e gli aveva affidato importanti missioni diplomatiche. Conne-
stabile del regno, gli fu attribuito il priorato di Flor do Crato nel 1527 per
decisione di Clemente VII. Tuttavia, il loro rapporto comporta qualche
aspetto oscuro. D. Luís ambiva alla gloria di combattere nelle piazzeforti
dell’Africa o di mostrare la sua bravura in India, imprese che però non ot-
tennero l’appoggio di suo fratello. L’armata di Tunisi era composta da circa
quattro decine di navi, duemila quattrocento uomini assoldati e molti vo-
lontari. Il Connestabile si distinse al comando del famoso galeone São João
Baptista, che usò trecentosessantasei dei suoi seicento pezzi di artiglieria e
riuscì a rompere la catena sommersa che proteggeva il porto della Goletta.
La partecipazione di Luís de Camões a questa spedizione mostra che, attra-
verso le proprie esperienze relative a quando era molto giovane, conobbe
manovre militari di alta portata inserite in un complesso quadro strategico,
sia sul piano nazionale, sia su quello internazionale. Il suo coinvolgimento
attesta anche contatti molto prossimi con famiglie dell’aristocrazia. Al di
là di questo, sono vari i resoconti storici che associano questa campagna a
uno stretto convivio tra poeti di notevole spessore. D. Luís stesso coltivò la
poesia, benché la sua opera sia poco conosciuta. A sua volta, Garcilaso de
la Vega, che partecipò anche alla spedizione e rimase ferito alla Goletta,
scrisse versi in cui perpetuò il ricordo di questa campagna.

Formazione e studi
Non ci sono documenti che attestino il luogo in cui Camões si formò e in
cui acquisì la sua portentosa cultura. Sicuramente deve essere stato in un
grande centro, attrezzato con biblioteche ben rifornite e che seguiva la me-
todologia umanista di lettura, ripetizione e commento. I fattori che sono
stati presentati a favore dei suoi studi a Coimbra sono di natura indiziaria.
Infatti, il suo nome non figura nei registri delle matricole dei Collegi di
Coimbra o della sua Università, che però sono lacunosi. Intanto, si deve
considerare che soltanto nel 1537 l’università, fondata a Lisbona, fu defini-
tivamente insediata in questa città.
Il poeta possedeva una memoria ben allenata e doti mnemoniche eccezio-
nali, il che gli permetteva di aver presente nella sua mente, disponibili per
essere citati, centinaia di scrittori, dai grandi autori greci, latini, italiani e
spagnoli, fino ai cronisti medievali portoghesi e alla poesia portoghese che
allora circolava, o all’opera di storici, teologi, geografi e trattatisti scienti-

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

fici. Li avrebbe studiati e memorizzati in tenera età, continuando poi, es-


sendo così, a sviluppare e a consolidare questa capacità di ricordarli lungo
tutta la vita. A quei tempi non esistevano biblioteche private così ricche
quanto lo era il terreno di lettura di Camões. L’unica biblioteca di queste
dimensioni allora esistente in Portogallo era quella del monastero di Santa
Cruz a Coimbra, dove erano conservati manoscritti delle cronache medie-
vali che solo più tardi furono stampati e che Camões conosceva (Ramalho
Humanismo em Portugal, vol. 5, pp. 139-160). Ci sono da considerare, però,
altri acervi che avrebbe avuto a sua disposizione, lungo il suo percorso
biografico, e molto particolarmente durante gli anni in cui visse in Oriente.
Tuttavia, non ci sono informazioni credibili a questo proposito.
Lo studio di Santa Cruz era senza dubbio accessibile a un giovane della
piccola nobiltà. Ma Luís de Camões apparterrebbe al ramo dei Camões
di Coimbra e suo zio D. Bento era priore del monastero e cancelliere
dell’Università. Di conseguenza, non solo sopraintendeva a tutta l’atti-
vità dei Collegi, ma conferiva anche i gradi accademici, sia in nome del
papa (Teologia, Canoni), sia in nome del re (Legge, Medicina, Filosofia)
(Storck Vida, p. 186). Questo legame di famiglia propiziava la frequenza
delle scuole di Coimbra.
Su un piano più generale, la formazione di Camões si inquadrava nel con-
testo del programma di educazione della nobiltà che fu promosso, mol-
to prima della riforma dell’università e del suo trasferimento a Coimbra,
da D. João II e D. Manuel. L’introduttore dell’Umanesimo in Portogallo,
Cataldo Parisio Siculo, fu precettore di figure dell’alta nobiltà come D.
Jorge de Lancastre, figlio extramatrimoniale di D. João II che fu Duque de
Coimbra e maestro degli ordini di Santiago e di Avis; D. Pedro de Mene-
ses, II Conde de Alcoutim e futuro III Marquês de Vila Real; o sua sorella
D. Leonor de Noronha. Tra questi discepoli, uno dei più brillanti, D. Pe-
dro de Meneses, possedeva già una solida preparazione in latino, acquisita
con un certo Simão Vaz de Tentúgal (una località vicino Coimbra), che
doveva appartenere al ramo dei Camões che si era stabilito in questa città
(Ramalho Cataldo Parísio Sículo, p. 15). D’altronde, ci sono indizi di un
legame piuttosto stretto di Camões con la casa di Aveiro. L’ecloga A rústica
contenda desusada (La rustica contesa inconsueta) è dedicata a D. João de
Lencastre (figlio di D. Jorge de Lencastre e di D. Brites de Vilhena), I
Duque de Aveiro, sposato con D. Juliana de Lara (figlia di D. Pedro de
Meneses, III Marquês de Vila Real e di D. Beatriz de Lara).

LXXXVII

I Lusiadi.indb LXXXVII 14/04/2022 15:24:51


INTRODUZIONE

Nei decenni 1530 e 1540 la cultura umanistica era solidamente e consi-


stentemente insegnata in alcuni centri di erudizione, ovviamente con par-
ticolare rilievo a Coimbra, i quali aprirono le loro porte anche a giovani di
strati più modesti dell’aristocrazia, avidi ricettori dei loro insegnamenti. È
in questo ambiente che si inserisce la cultura e la formazione umanistica
di Camões. Non restano dubbi sul fatto che fosse un buon conoscitore
del latino. Quanto al greco, nonostante le opinioni siano divergenti, valga
per tutte quella di Américo da Costa Ramalho quando diceva: «Camões
algum grego sabia» (Ramalho Camões, p. 124: «Camões qualcosa di greco
conosceva»).

Ceuta
La campagna di Camões a Ceuta è abitualmente collocata negli anni ’40
del secolo, se pure non è da escludere la possibilità che si sia estesa fino ai
primi anni del decennio seguente (1548-1550 per Storck Vida, p. 284; 1547-
1548 ca. per Ramalho Camões, p. 51; 1549-1551 ca. secondo Macedo, in
Losada Soler, p. XV). In parte coincise con il governo di questa piazzaforte
di D. Afonso de Noronha (1535-1549), figlio di D. Fernando de Noronha,
II Marquês de Vila Real e futuro viceré dell’India (1550-1554).
Una campagna nel Nord Africa poteva durare due anni o più. Si ammette
che da lì abbia scritto una lettera in prosa piena di riferimenti letterari,
nella quale racconta le inquietudini che gli occupavano lo spirito. Tutta-
via, questa carta non include alcuna allusione allo scenario africano, né a
qualsiasi altro.
A Ceuta scrive anche l’elegia Aquela que de amor descomedido (Quella che
con amore smisurato), dedicata a un certo D. António de Noronha, che forse
era figlio di D. Francisco de Noronha e di D. Violante de Andrade. Vari
studiosi hanno proposto l’ipotesi secondo cui Camões fosse stato precettore
del giovane, ma sempre con grande cautela, considerando l’assenza di prove
che lo attestino e non dimenticando che a quell’epoca esistevano varie per-
sone con lo stesso nome di António di Noronha (Ramalho Camões, p. 32;
Ramalho Cataldo Parísio Sículo, pp. 15-16). Fatto sta che il poeta, durante la
sua vita, mantenne senz’altro legami con la potente famiglia dei Noronha.

A Lisbona
A Lisbona non è da escludere che Camões avesse avuto accesso alla cor-
te. Scrisse alcune poesie inserite nella tradizione peninsulare iberica de-

LXXXVIII

I Lusiadi.indb LXXXVIII 14/04/2022 15:24:51


LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

dicate a signore che la frequentavano. Tra queste, si conta D. Francisca


de Aragão, la bellissima damigella della regina D. Catarina. Nelle stampe
della sua poesia, le redondilhas che svolgono in versi il mote Mas porem a
que cuidados (Ma però a che premure) sono dedicate a questa dama, essendo
accompagnate da una breve lettera in prosa (Redondilhas, pp. 207-213). A
D. Guiomar Blasfé, queimandose com hâa vella no rosto (bruciandosi con
una candela nel viso), dedicò alcuni versi giocosi (Redondilhas, p. 426). Il
nome Blasfé risulta dalla portoghesizzazione di Blaesvet. Era figlia di D.
Francisco Coutinho, che fu viceré dell’India, e di D. Maria de Blaesvet, la
cui madre, D. Joana de Blaesvet, era stata la prima damigella della infanta
D. Maria.
L’immagine che in queste piccole poesie si coglie è quella di un poeta do-
tato di una elegante vivacità che, nel fiore degli anni, rivolge versi raffinati
a donne di corte. Lo confermano alcuni episodi raccontati in aneddoti
dell’epoca che lo vedono protagonista.
Uno di questi coinvolge D. Francisca de Aragão, Luís de Camões e Jorge
de Montemor, il poeta e musicista portoghese autore di Los siete libros de la
Diana, radicato in Spagna, che morì a Torino nel 1561 (Anedotas portugue-
sas, pp. 177-178). Quando i due poeti si incontrarono nel Terreiro do Paço
videro D. Francisca de Aragão affacciata a una finestra della camera delle
signore. Jorge de Montemor rispose a un povero che gli chiedeva l’elemosi-
na con dei brevi versi in cui si riferiva a D. Francisca, ma questa, pensando
che i versi fossero di Camões, lo chiamò cara sem olhos (Anedotas portugue-
sas, p. 178: faccia senz’occhi). In un impulso di spassosa improvvisazione,
Camões le rispose immediatamente con le quartine di Sem olhos vi o mal
claro (Redondilhas, pp. 194-195: Senza occhi vidi il male chiaro).
In questo stesso passo si dice che essendo arrivata alle orecchie di Jorge
de Montemor, in Spagna, la notizia della «muita fama que por la corria do
nosso Luis de Camoes, dezejou muito verce com elle; para este effeito se
veyo a este Reino, e na cidade de Lisboa onde entaõ estava a corte, o con-
verçou muito particularmente» (Anedotas portuguesas, p. 177: «molta fama
che correva del nostro Luís de Camões, desiderò molto vedersi con lui; per
questo effetto venne a questo regno, e nella città di Lisbona dove allora
stava la corte, con lui conversò molto»). Infatti, ci sono notizie secondo cui
Jorge de Montemor era a Lisbona nel marzo del 1551 (Ramalho Camões,
pp. 27-28). Il poeta e musicista lavorò al servizio della principessa Joa-
na, figlia dell’imperatore Carlos V e di Isabel de Portugal, e madre dello

LXXXIX

I Lusiadi.indb LXXXIX 14/04/2022 15:24:51


INTRODUZIONE

sventurato D. Sebastião. Quando la principessa rimase vedova, Montemor


ritornò con lei in Spagna, nel 1554. In qualche modo questo riferimento fa
pensare che già in quegli anni Camões fosse un poeta riconosciuto.
La poesia lirica di Camões scritta alla maniera italiana è altamente codifica-
ta, in rigorosa obbedienza alle convenzioni letterarie dell’epoca. Allusioni a
affetti non corrisposti, dolorose distanze e perdite si inseriscono nel modello
petrarchista (Marnoto O petrarquismo 2015). Quanto a amori proibiti, puni-
zioni e espatri, non esiste alcun sostegno storico degno di credito.
Risalgono a questi anni due lettere in prosa scritte da Lisbona, nelle quali
è contenuto un vivissimo ritratto delle abitudini della vita urbana nella
capitale dell’impero alla metà del Cinquecento (Macedo Camões e a via-
gem, pp. 109-123). Mostrano un Camões ben ingranato nella vita agitata di
libertinaggio e baldoria, a cui non sono estranei comportamenti indiscipli-
nati. In una di queste lettere, Camões racconta a un amico fuori di Lisbona
che pendeva un mandato di cattura su diciotto dei membri del gruppo cui
entrambi appartenevano, accusati delle percosse inflitte a un fidalgo nella
notte della festa di S. Giovanni. Non ci sono informazioni riguardo al suo
arresto in questa occasione. Fu invece imprigionato nel 1552 dopo aver
aggredito Gonçalo Borges, mulattiere del re.
La lettera di perdono datata 7 marzo 1553 è un documento nel quale si
possono cogliere informazioni di rilievo riguardo al periodo della vita di
Camões che precedette la partenza verso l’India (fig. 17) (apud Juromenha
Obras, vol. 1, pp. 166-167). Il delitto per il quale fu incolpato accadde il 16
luglio 1552, giorno della processione e delle restanti cerimonie religiose
del Corpus Christi, quando Gonçalo Borges passeggiava a cavallo nel Ros-
sio e fu aggredito da due uomini incappucciati. Un colpo di spada lo ferì al
collo. Come tale, Camões fu arrestato e mandato nella prigione del Tronco,
dove spesso erano detenuti nobili che avevano commesso crimini minori
(Albuquerque A expressão, pp. 51-53). Poiché Gonçalo Borges si ritrovò
«são da ferida e sem aleijão nem desformidade» (apud Juromenha Obras,
vol. 1, p. 167: «sano della ferita e senza storpiatura né deformità»), secondo
quanto recita la lettera sopraccitata, perdonò l’aggressore, che nel febbraio
del 1553 si era rivolto al re assumendosi la colpa e chiedendo la libertà. Il
perdono reale gli fu concesso attraverso la lettera di perdono del 7 marzo
1553 sopra menzionata. Luís de Camões all’epoca aveva già presentato i
quattromila réis destinati a opere pie che era obbligato a pagare, e in quello
stesso anno sarebbe partito per l’India.

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Fig. 17. Carta de perdão a Luis Vaz de Camões, preso por ter ferido a Gonçalo Borges
(Lettera di grazia a Luís Vaz de Camões, arrestato per aver ferito Gonçalo Borges).
Lettera su carta. Cancelleria di D. João III, 7 di marzo del 1553.
Arquivo Nacional da Torre do Tombo, livro 20, f. 296v-297.
Riprodotta presso P. Avelino de Jesus da Costa, Álbum de paleografia e diplomática
portuguesas: estampas, 6ª ed., Coimbra, FLUC - Instituto de Paleografia
e Diplomática, 1997, nº 216.

XCI

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INTRODUZIONE

La partenza per l’India non fu in alcun modo un’imposizione, anche se


aveva un che di esilio volontario. D’altronde, il potere reale trattò la situa-
zione con condiscendenza e perfino con una certa accortezza. Alla fine
della lettera di perdono, si raccomandava che o «não prendaes nem man-
deis prender nem lhe façaes nem consintais ser feito mal nem outro algum
desaguisado» (apud Juromenha Obras, vol. 1, p. 167: «non lo prendiate né
lo mandiate a prendere né gli facciate né consentiate che gli venga fatto del
male o qualsiasi altro imbroglio»).
Questo documento si conosce attraverso la copia dell’originale che era abi-
tualmente depositata nell’archivio della cancelleria reale. Alla fine, l’ama-
nuense copiò la firma di tutti i firmatari in un visibile sforzo di riprodurre
le particolarità della grafia di ognuno di loro. Di conseguenza, il nome di
«Luís Camões» che si legge nell’angolo inferiore destro (fig. 17) offre l’ap-
prossimazione più vicina (e anche l’unica) che a tutt’oggi si possiede della
firma del poeta.

L’India
L’idea di partire per l’Oriente si agitava già da un po’ di tempo nella mente
del poeta, se si accetta per buono quanto detto nel registro della Casa da
Índia del 1550, sopra menzionato, che fu trascritto da Faria e Sousa: «Luis
de Camoens, hijo de Simon Vaz, y Ana de Sá, moradores en Lisboa a la
Moraria; Escudero de veinte y cinco años, barbirubio: truxo por fiador a su
Padre: và en la nave de San Pedro de los Burgaleses» (Faria e Sousa Rimas
varias, vol. 1, f. 11v, § 5: «Luís de Camões, figlio di Simão Vaz e Ana de Sá,
residenti a Lisbona nella Mouraria; scudiero di venticinque anni, rosso di
barba; gli fece da garante suo Padre; va nella nave di São Pedro dos Burga-
leses»). La nave sarebbe la stessa in cui viaggiava D. Afonso de Noronha,
che era stato governatore di Ceuta durante il soggiorno del poeta in questa
piazzaforte africana e che nel 1550 mutò questo incarico con quello di vi-
ceré dell’India. Se le cose stanno così, non si conoscono le ragioni in virtù
delle quali Camões all’atto pratico non partì in questa occasione. Sappia-
mo che il viaggio in India era un’opzione abbastanza comune per i membri
della piccola nobiltà sprovvisti di mezzi e anche per i figli non primogeniti
dell’alta aristocrazia.
Invece, si conosce il registro della sua partenza effettiva «Luiz de Camões
f.º de Simão Vaz e de Ana de Sá E. F. B.or Bareto» (Albuquerque A ex-
pressão, p. 46; Almeida O rosto, pp. 138-139: «Luís de Camões figlio di

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

Simão Vaz e di Ana de Sá Scudiero Garante Belchior Barreto»). Partì nel


marzo 1553 con una nave comandata da Fernão Álvares Cabral, il figlio
maggiore di Pedro Álvares Cabral, e arrivò a Goa all’inizio di settembre
dello stesso anno. Come soldato, gli erano assicurati il viaggio e la remune-
razione per tre o quattro anni. Iniziava così una fase abbastanza acciden-
tata della vita del poeta (Earle & Macedo, pp. 9-16). La tramatura del suo
fondo storico è disegnata con nitidezza nelle Décadas di Diogo do Couto.
I primi segnali inequivocabili che si evinsero della fragilità dell’impero
portoghese ricevettero risposta energica sia in campo politico e militare,
sia attraverso l’azione missionaria. I musulmani, che dominavano una mas-
sa territoriale continua dal Nord Africa alle coste dell’Oceano Pacifico,
riuscirono a stabilire molte alleanze locali che permettevano di occludere
così le rotte commerciali portoghesi. Nel frattempo, l’azione missionaria
otteneva grande ricettività tra i gruppi marginalizzati dal sistema di caste
indiano o tra i seguaci del buddismo Mahayana (Grande Veicolo), nonché
tra le popolazioni animiste dell’America. Invece con le popolazioni musul-
mane il dialogo era quasi impraticabile. Quando D. Sebastião, influenzato
da una corrente di idee che perorava la concentrazione di mezzi nel Nord
Africa e senza valutare correttamente le capacità strategiche dei musulma-
ni nel Mediterraneo, nel 1578 avanza verso Alcácer-Quibir, non farà più
ritorno dal campo di battaglia.
Arrivato a Goa, già nel novembre del 1553 Camões è incorporato come sol-
dato nell’armata comandata dallo stesso viceré D. Afonso de Noronha che
si muove verso la costa del Malabar, dirigendosi all’estremo sud dell’India
continentale, il capo Comorin, designazione data dai portoghesi al Kan-
yakumari. Quella regione era divisa in piccoli regni e il re di Chembe, il
cosiddetto Re del Peperoncino, minacciava i territori del re di Kochi e di
Porcá, alleati di D. João III che con loro manteneva buone relazioni com-
merciali. Di conseguenza, l’incursione bellica mirava a proteggere le alle-
anze e le rotte portoghesi e raggiunse i suoi obiettivi. Il poeta si riferisce
a questo episodio nell’elegia O poeta Simónides falando (Il poeta Simonide
ragionando).
Tornato a Goa, partecipa successivamente ad altre spedizioni. Una di que-
ste sarebbe stata, molto probabilmente, quella che il viceré D. Pedro de
Mascarenhas, il quale nel settembre del 1554 aveva sostituito D. Afonso
de Noronha, fece preparare nel febbraio del 1555. Era destinata a dare la
caccia ai corsari turchi che devastavano il golfo di Aden, saccheggiando

XCIII

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INTRODUZIONE

e affondando imbarcazioni portoghesi. L’armata, comandata da Manuel


de Vasconcelos, partì da Goa e navigò verso nordovest finché non avvistò
Capo Guardafui, designazione data dai portoghesi all’estremo più orienta-
le del continente africano, Jard-Hafun, a nord del quale si erge il promon-
torio di Ras-ef-fil, che chiamarono Monte Felice. La flotta gettò l’ancora al
largo, in una posizione aperta e visibile, in attesa del corsaro Safar. Safar
però evitò lo scontro. Da lì l’armata passò a Mascate, all’entrata del Golfo
Persico, dove trascorse l’inverno. Nel viaggio di ritorno a Goa la nave scor-
tò quelle che arrivavano da Hormuz con il carico, senza che si verificassero
incidenti. Capo Guardafui e il Monte Felice sono scenario della canzone
di Camões Junto de um seco, fero e estéril monte (Canzoni, pp. 153-161: Ac-
canto a un secco, selvaggio e sterile monte).
Quando l’armata comandata da Manuel de Vasconcelos approdò a Goa, a
ottobre, il viceré D. Pedro de Mascarenhas, morto nel frattempo, era già
stato sostituito da D. Francisco Barreto con il titolo di governatore. Se si
considera che questi rimase al potere dal 1555 al 1558, si identificano gli
anni in cui si inscenò il Filodemo, che fu rappresentato a Goa, Comédia fei-
ta por Luís de Camões representada na Índia a Francisco Barreto (Filodemo,
p. 143: Commedia fatta da Luís de Camões, rappresentata in India a Francisco
Barreto), come si legge nell’incipit (Filodemo, p. 143).
La lettera in prosa che Camões scrisse poco tempo dopo essere arrivato a
Goa traccia una visione rude della vita in Oriente: «Da terra vos sei dizer
que é mãe de vilões ruins e madrasta de homens honrados» (Cidade Autos
e cartas, p. 245: «Della terra, vi so dire che è madre di villani cattivi e ma-
trigna di uomini d’onore»). Nel finale, rimpiange con dolore la morte del
giovane D. António de Noronha di soli diciassette anni, avvenuta a Ceuta
il 18 aprile del 1553, che era figlio di D. Francisco de Noronha, II Conde
de Linhares. Il sonetto che gli dedicò, Em flor vos arrancou de então crecida
(Sonetti, pp. 372-373: In fiore vi strappò, così cresciuta), si accompagnava
alla lettera perché fosse pubblicato a Lisbona. Camões dice anche di aver
scritto una ecloga su questo triste evento e sulla morte del principe D. João,
deceduto il 2 gennaio 1554, Que grande variedade vão fazendo (Che grande
varietà stanno facendo). Questi elementi confermano il legame molto stret-
to che il poeta manteneva con la casa dei Noronha.
A sua volta, la serie di trovas conosciuta come Disparates da Índia (Redon-
dilhas, pp. 305-332: Spropositi dell’India), traccia una visione acutamente cri-
tica della vita orientale, puntando il dito contro una serie di sfrenatezze e

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

infrazioni morali che la corrompono. Tuttavia, le condizioni in cui Camões


visse in India non gli impediranno di scrivere uno dei suoi poemi più sol-
lazzevoli e spiritosi, il Convite (Redondilhas, pp. 142-149: Invito). Si tratta di
un invito rivolto ad alcuni amici per un ricevimento in cui sarà offerta ad
ognuno di loro una decima in redondilha con allusioni letterarie all’assenza
di cibo. Le epigrafi suggeriscono una convivenza allegra e sincera con l’ari-
stocrazia e i fidalghi portoghesi radicati in India: Vasco de Ataíde, Franci-
sco de Almeida, Heitor da Silveira, João Lopes Leitão e Francisco de Melo.
A D. Constantino de Bragança, che fu viceré dell’India dal 1558 al 1561,
rivolse un poema encomiastico in ottava rima, Como nos vossos ombros
tão constantes, «Come sui vostri omeri così costanti», in cui chiede i suoi
favori. Membro della potente casa dei Bragança, D. Constantino era figlio
del secondo matrimonio di D. Jaime, IV Duque de Bragança, con D. Joana
de Mendonça.
Gli uomini di sapere stanziati in India intrapresero scoperte pionieristi-
che non solo nel campo della cosmografia e della cartografia, ma anche
nel campo della fauna, della botanica, della medicina e della farmacopea.
Camões alimentò una vorace curiosità in tutti questi domini del sapere e
la sua opera mostra che detenne conoscenze solide riguardo a tutte quelle
materie. La convivenza con Garcia de Orta consentì l’edizione di uno dei
pochi poemi della sua lirica che, durante la sua vita, vide in lettera di stam-
pa. Si tratta dell’ode Aquele único exemplo, (Quell’unico esempio), in onore
di D. Francisco Coutinho, III Conde de Redondo, che fu viceré dal 1561
al 1564. È presente nelle pagine iniziali dei Colóquios dos simples, e drogas
he cousas medicinais da India, di Garcia de Orta, che uscì a Goa nel 1563.
Garcia de Orta apparteneva a una famiglia di cristiani nuovi di Castelo de
Vide, nella frontiera interna del Centro del Portogallo, una zona che servì
di rifugio a molti ebrei. Studiò medicina a Alcalá de Henares, Salamanca
e Lisbona, assumendo quindi l’incarico di medico di D. João III. Nel 1534
partì per l’India, dove scrisse i Colóquios, un’opera pionieristica nella de-
scrizione della flora orientale, così come nella ricognizione delle proprietà
terapeutiche di certe piante. La forma di dialogo adoperata dal trattato
riflette lo spirito critico di Orta che, senza remore, prende le distanze dal
peso dell’autorità di autori greci, latini e arabi, sovrapponendo a essi un
sapere sperimentale di nuovo stampo. Benché nel 1580 sia stato bersaglio
di un auto da fé a titolo postumo, nel 1595 i Colóquios conobbero una
nuova edizione. Inoltre, raggiunsero una immensa diffusione europea tra-

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INTRODUZIONE

mite l’epitome che il belga Clusius ne elaborò, pubblicata nel 1567 e della
quale furono ristampate numerose edizioni che gradualmente sommersero
il nome di Garcia de Orta nell’oblio.
La licenza per i Colóquios fu concessa da D. Francisco Coutinho e l’opera
fu dedicata a Martim Afonso de Sousa, medico e combattente in Oriente,
che assunse perfino l’incarico di capitano maggiore dell’Oceano India-
no ed era anche amico di Orta. Di conseguenza, è possibile inquadrare
Camões in un circolo di conoscenze abbastanza definito.
D’altronde, D. Francisco Coutinho era sposato con D. Maria de Blaesvet,
come si è già detto sopra, e da questo matrimonio risultò una prole numero-
sa. A una delle loro figlie, D. Guiomar Blasfé, Camões aveva quindi rivolto,
in uno scenario cortese, una galanteria nelle redondilhas, appena menzio-
nate, sulla bruciatura nella fiamma di una candela (Redondilhas, p. 426). Il
figlio primogenito della coppia, D. Luís Coutinho, IV Conde de Redondo,
morì ad Alcácer-Quibir, passando il titolo al fratello D. João Coutinho, V
Conde de Redondo. Il sonetto Dos illustres antigos que deixárão (Degli an-
tichi illustri che lasciarono), sarebbe stato rivolto da Camões a D. João Cou-
tinho, da identificare come il II o il V Conde de Redondo (Sonetti, p. 376).
Una campagna militare in India durava generalmente tre anni, motivo per
il quale bisognerebbe sapere cosa fece e di cosa visse Luís de Camões dopo
aver svolto quell’incarico. Eppure, a questo proposito non si conosce nulla
di concreto. Si pensa che il poeta abbia svolto funzioni legate a segreterie e
archivi, tenendo conto della sbalorditiva quantità di autori e citazioni che
popolano i versi che scrisse. Certo è che la facilità con cui nella sua poesia
evoca scrittori di tutte le epoche deriva da una memoria prodigiosa. Ma è
molto probabile che abbia avuto a disposizione una biblioteca ben fornita.
La storia mostra che le imbarcazioni che salpavano per l’India portavano
non soltanto prodotti da commercio, ma anche libri. Lo testimonia, un
esempio tra altri, l’eloquenza latina di D. Jerónimo Osório, che nel De
rebus Emmanuelis gestis racconta quello che successe all’indomani della
vittoria navale del viceré D. Francisco de Almeida nel 1509, contro un’ar-
mata organizzata insieme a molti altri paesi. Nelle navi catturate si trovò
una grande quantità di libri scritti nelle più diverse lingue (Ramalho Hu-
manismo em Portugal, vol. 4, pp. 135-139).
Pedro de Mariz, nella sua nota biografica, attribuì a Camões l’incarico di
«Prouedor mòr dos defunctos aas partes da China, de q̃ o Visorey o pro-
veo, para ver se o podia levantar da pobreza em q̃ sempre andava envolto»

XCVI

I Lusiadi.indb XCVI 14/04/2022 15:24:51


LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

(Mariz Ao estudioso da lição Poetica, f. s. n.: «procuratore maggiore dei


defunti nelle parti della Cina, ruolo per cui il viceré lo nominò, al fine di
vedere se poteva toglierlo dalla povertà in cui sempre si trovava»). Nella
Década oitava, Diogo do Couto racconta che nel viaggio dall’India verso
Lisbona fece scalo in Mozambico, dove incontrò «aquelle Principe dos
Poetas de seu tempo, […] tão pobre, que comia de amigos» (Couto Dec.
VIII 1786, p. 233; e Couto Dec. VIII 1673, p. 119: «quel Principe dei Poeti
del suo tempo, […] così povero che mangiava grazie agli amici»). Correva
l’anno 1569. Comunque, nella versione manoscritta di questa Década, che
rimase inedita, il passo si dilunga nel seguente modo:

Aqui em Moçambique achamos aquelle principe dos poetas dos nossos tempos
Luis de Camões de quem fui especial amigo e contemporaneos nos estudos em
Portugal e na India matalotes muitos tempos de casa e meza, o qual tinha ido
aquella fortaleza em companhia de Pero Barreto Rolim quando foi entrar naquella
capitania, porque desejou elle de lhe fazer bem, e o pòr em estado de se poder ir
pera o Reyno por estar muito pobre porque da viagem que fez à China por pro-
vedor dos defuntos que lhe o governador Francisco Barreto deu, vindo de là se
foi perder na costa de Sião, onde se salvarão todos despidos e o Camões por dita
escapou com as suas Lusiadas como elle diz nellas e ally se lhe afogou hâa moça
china que trazia muito fermosa com que vinha embarcado e muito obrigado.
(Couto Dec. VIII 1993-1994, vol. 1, p. 469)

Qui in Mozambico trovammo quel principe dei poeti dei nostri tempi Luis de
Camões, di cui fui speciale amico, e contemporaneo negli studi in Portogallo, e in
India compagni di scorta molte volte, casa e tavola, il quale era andato in quella
fortezza in compagnia di Pero Barreto Rolim quando entrò in quella capitaneria,
perché credette di fargli bene e metterlo in stato di poter partire verso il Regno,
trovandosi molto povero, perché del viaggio che fece in Cina come procuratore dei
defunti, incarico che gli conferì il governatore Francisco Barreto, venendo da lì si
perse nella costa di Siam, dove si salvarono tutti senza vestiti e Camões per fortuna
scappò con i suoi Lusiadi come egli dice in quelli e lì affogò una sua ragazza cinese
molto formosa con cui veniva imbarcato e a lei molto obbligato.

Il passo suscita varie perplessità e al tempo stesso mostra delle coincidenze


curiose con la biografia di Mariz. Tra le une e le altre spicca il fatto che
Couto si dica contemporaneo di Camões negli studi. In realtà nacque nel

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INTRODUZIONE

1542, quindi circa due decenni più tardi del poeta. Fu al servizio dell’in-
fante D. Luís, figlio di D. João III, e successivamente dello stesso re fino
alla sua morte. Era dotato di una solida formazione intellettuale che aveva
conseguito al Collegio di Santo Antão di Lisbona, con i gesuiti, e al Col-
legio di São Domingos di Benfica, dove seguì i corsi di Filosofia di frei
Bartolomeu dos Mártires. Come spesso accadeva ai figli non primogeniti
delle famiglie nobili, partì per l’India alla ricerca di migliori opportunità.
Fu soldato per dieci anni e dimostrò una bravura tale che gli fu affidata
la Capitaneria di Tarapor. In occasione di un viaggio verso Lisbona trovò
quindi il poeta nell’isola di Mozambico. Camões non sarebbe più tornato
in Oriente, diversamente da Diogo do Couto. Nel suo secondo soggiorno
in India Couto assumerà compiti amministrativi e si impegnerà intensa-
mente nella scrittura. Filipe I gli attribuì funzioni di archivista capo della
Torre do Tombo di Goa, così come l’incarico di cronista dell’Asia, in modo
tale da proseguire l’opera di João de Barros.
Inoltre, il ruolo di procuratore maggiore dei defunti in Cina sembra non es-
sere mai esistito (Almeida O rosto, pp. 174-178). C’era, difatti, un procurato-
re maggiore, tuttavia insediato a Goa, che aveva il compito di raccogliere il
patrimonio lasciato da quelli che morivano in Oriente per poi consegnarlo
ai loro eredi. Questi finiva poi per appropriarsi di una buona parte dei beni
senza troppi scrupoli, il che garantiva un rendimento che poteva arrivare
fino a 800.000 réis l’anno. Non stupisce che si trattasse di un incarico la cui
designazione era fatta direttamente dal re, che lo attribuiva a membri di fa-
miglie di status elevato per un periodo di sei anni. In Cina il ruolo esistente
era quello di capitano maggiore procuratore dei defunti. Era esercitato da
un capitano, in itinere, a bordo della sua stessa nave.
Al massimo si ammette la possibilità che Camões abbia potuto essere scri-
vano dei defunti. Era un incarico modesto, da cui si esigeva poco e che
poteva rendere 100.000 réis annui. Ma in questo modo cadrebbe l’ipotesi
del viaggio in Cina, con il naufragio nella foce del fiume Mecong e con la
storia d’amore con la giovane cinese. Certo è che le redondilhas Sobre os
rios que vão (Sovra i fiumi che vanno), nella versione trascritta nel Cancio-
neiro de Cristovão Borges, sono introdotte dall’epigrafe: «De L. C. à sua
perdição na China» (Redondilhas, pp. 40-63, pp. 216-262: «Di L. C. alla
sua perdizione in Cina»).
Un’altra peripezia che si intesse nella trama delle biografie del poeta è la
sua detenzione a Goa. Le circostanze in cui accaddero una o più incarce-

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

razioni, insieme alle loro motivazioni, si configurano come un groviglio


di ipotesi fluttuante e confuso che manca di qualsiasi base documentaria.
Infatti, le redondilhas Que diabo há tão danado (Che diavolo è così dannato),
nell’edizione del 1616, una fonte non sicura, sono precedute da un’epigrafe
che le rivolge a D. Francisco Coutinho, Conde de Redondo, con una sup-
plica (Redondilhas, pp. 500-501). Poiché il poeta fu mandato in prigione a
causa dei suoi debiti da Miguel Rodrigues, soprannominato o Fios-Secos, il
Fili Secchi, sollecitò in quell’occasione la protezione del viceré.
Alla fine del 1567 o inizio dell’anno seguente, Luís de Camões si imbarca
di ritorno verso la metropoli con Pedro Barreto, parente del governatore
dell’India Francisco Barreto Rolim, che nel 1564 era stato sostituito dal vi-
ceré D. António de Noronha. Non si sa in quali condizioni partì, né che tipo
di accordo avesse col Rolim, ma i dissensi nati tra il poeta e Pedro Barreto
fecero sì che questi continuasse il viaggio lasciando Camões sull’Isola di Mo-
zambico. Nel 1569, grazie all’aiuto di alcuni amici che fecero scalo nell’iso-
la, poté proseguire il suo ritorno fino a Lisbona. Viaggiò in compagnia di
António Cabral, Luís da Veiga, Duarte de Abreu, António Ferrão, Diogo do
Couto e Heitor da Silveira, che esalò il suo ultimo respiro quando già si ve-
devano i monti di Sintra. La nave su cui il nostro viaggiava arrivò nell’aprile
del 1570, quando Lisbona ancora stava soffrendo per gli effetti di una delle
maggiori epidemie di peste, che si protraeva dal 1568. Per questo motivo
rimase al largo di Cascais per circa un mese, in attesa della licenza di attrac-
care in quello stesso molo da cui il poeta era partito diciassette anni prima.

Ritorno a Lisbona
La città che aveva lasciato nel frattempo aveva conosciuto molti cambia-
menti. D. João III era morto nel 1557 e suo nipote D. Sebastião aveva as-
sunto il governo dell’impero, a quattordici anni di età, nel gennaio del
1568. All’apprensione causata dalla morte di tutti i figli di D. João III che
gli sarebbero potuti succedere, si aggiungeva la diffusa ansia ispirata dal
giovane re che amava navigare nel Tago in giorni di tempesta. Camões
tornava alla metropoli con una lunga esperienza del mondo e un’opera
poetica grandiosa, sia che la trasportasse nel suo bagaglio materiale, che
immateriale. Non è frutto del caso che il poema epico più innovatore del
tempo arrivi a Lisbona in una nave proveniente dall’Oriente.
I Lusíadas escono nel 1572 in un’edizione senza alcun apparato di de-
dicatoria e senza alcun riferimento a un mecenate, a un patrocinante o

XCIX

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INTRODUZIONE

anche a un libraio responsabile della sua commercializzazione. In realtà,


il grande poema oceanico è dato alle stampe in un’edizione molto mode-
sta, in carta di scarsa qualità e battuta con caratteri consumati. Questa
povertà acquista maggiore evidenza se la compariamo con la qualità della
stampa del secondo poema oceanico della letteratura portoghese a essere
pubblicato, Sucesso do segundo cerco de Diu, di Jerónimo Corte Real, che
uscì dalla stessa officina tipografica di António Gonçalves due anni più
tardi. Varie ipotesi sono state avanzate riguardo all’appoggio che Camões
poteva aver ricevuto da membri di famiglie dell’aristocrazia portoghese
con i quali manteneva relazioni di amicizia, letterati di grande cultura e
apprezzatori della sua opera. Eppure, tutte queste possibilità si scontrano
con l’assenza effettiva di una qualsiasi allusione, nell’edizione, a un ap-
poggio mecenatico.
Risale a questo ultimo periodo che Camões passò a Lisbona la pubbli-
cazione dei due altri testi lirici che vide stampati durante la sua vita. Se
vi si aggiunge quello che era uscito in precedenza a Goa con i Colóquios
dos simples, e drogas he cousas medicinais da India, di Garcia de Orta,
come s’è detto sopra, ne risultano tre composizioni edite vivente l’autore.
Tuttavia, c’è da considerare che le sue rime correvano manoscritte, come
dimostrato dai cosiddetti cancioneiros de mão, che erano raccolte poeti-
che miscellanee di diversa fisionomia (Cancioneiro Juromenha). Fermo
rimane il fatto che l’assenza di un’edizione della poesia lirica di Camões
in vita condizionerà fortemente la sorte di questa sezione della sua opera,
cosa che in parte si può dire anche per il teatro e le lettere (Marnoto Para
a edição).
Quelle due poesie edite a Lisbona sono l’elegia in terza rima Depois que
Magalhães teve tecida, (Dopo che Magalhães ebbe tessuta), e il sonetto Vos,
ninphas da Gangética espessura (Sonetti, pp. 381-382: Voi, ninfe del bosco
gangetico), entrambe dedicate a D. Leónis Pereira, con le quali si apre la
Historia da província sãcta Cruz, a que vulgarmente chamamos Brasil, di
Pero de Magalhães Gandavo, pubblicata nel 1576. D. Leónis Pereira era
figlio extramatrimoniale di D. Manuel Pereira e come tale fratellastro di
D. Inés de Castro, moglie del viceré dell’India D. Antão de Noronha, che
governò dal 1564 al 1568. Di conseguenza, fu l’ultimo viceré durante il
periodo della permanenza di Camões in India. Entrambi lasciarono Goa
nello stesso momento. D. Antão però non resistette al viaggio. Guerriero
audace e uomo dalle forti convinzioni, morì nell’itinerario di ritorno sulla

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

costa est dell’Africa, al largo di Angoche. Una tradizione dice che nel te-
stamento aveva disposto che il suo corpo fosse gettato in mare, non prima
di avergli tagliato il braccio destro per trasportarlo a Ceuta, e che tutto ciò
fu compiuto. Il suo viceregno dovette affrontare una situazione militare
abbastanza avversa e D. Leónis Pereira si distinse, durante quel periodo,
per i servizi prestati in imprese belliche di grande rilievo. Era capitano
della fortezza di Malacca nel 1568 quando questa fu accerchiata dal sulta-
no di Achem, che poteva contare sull’appoggio turco, ma D. Leónis riuscì
ad avere la meglio con mezzi scarsissimi.
Camões e Gandavo potrebbero essersi conosciuti in Oriente, in mezzo
a questi scenari, o a Lisbona. Gandavo era un umanista di discendenza
fiamminga che si suppone abbia viaggiato in Oriente e in Brasile. La
Historia da província sãcta Cruz, che riunisce informazioni raccolte in
questa spedizione, è considerata pietra angolare della storiografia bra-
siliana. Nelle pagine iniziali, Gandavo spiega per quale motivo il nuovo
territorio si dovesse chiamare Santa Cruz (Santa Croce), ricordando che,
appena la flotta di Pedro Álvares Cabral vi approdò, il capitano fece ce-
lebrare una messa e alzare una croce. Era il 3 maggio 1500, giorno che
il calendario liturgico consacrava alla celebrazione della festa In Inven-
tione Sanctae Crucis, ossia, al recupero da parte di Santa Elena, madre
dell’imperatore Costantino, della croce su cui Cristo era stato sacrificato.
Visto che il toponimo Brasile proviene dal colore rossastro del legno che
abbondava nel nuovo territorio, che è quindi il colore della brace, Gan-
davo intende che la designazione cristiana di Santa Croce implica anche
la sconfitta del demonio. Tuttavia, a prevalere fu il toponimo legato alla
nuova materia prima, che arrivava in grande quantità al regno per essere
messa in commercio.
I legami tra Camões e Gandavo sono anche comprovati dalla trafila di
edizioni che escono in date contigue dalla bottega dello stesso stampatore,
António Gonçalves: Os Lusíadas (1572); le Regras que ensinam a maneira de
escrever e orthographia da lingoa Portuguesa (1574), un trattato di Gandavo
offerto a D. Sebastião; e quindi la Historia da província sãcta Cruz (1576),
dedicata a D. Leónis Pereira.
Furono già avventati fattori che inseriscono la prossimità tra Camões e
Gandavo in certi mezzi intellettuali molto critici dell’immobilismo e del-
la corruzione sociale (Moura Sobre Camões, Gândavo, pp. 17-141). Questi
circoli condividevano una visione critica dell’oscurantismo fanatico e degli

CI

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INTRODUZIONE

intrighi di corte, che era propria anche degli umanisti André de Resende,
Pedro Sanches, Inácio de Morais o Damião de Góis. La riapertura del
processo di Inquisizione contro Damião de Góis nel 1571 non fu estranea
alle pressioni dei Bragança, potendo contare sulla connivenza di un poeta
legato a questa casa e alla corte, Pero de Andrade Caminha. Góis morì nel
1574 in cupe circostanze.
Nella Historia da província sãcta Cruz, Gandavo mette in evidenza le po-
tenzialità del continente sudamericano, descrivendo la ricchezza e l’esube-
ranza della natura, così come le immense risorse che si offrono all’esplo-
razione e, al tempo stesso, le forme di organizzazione amministrativa e di
popolamento. Concepita in forma chiara e stesa in uno stile diretto, si pre-
senta come guida per coloni interessati al dissodare nuovi territori. D’altra
parte, D. Leónis Pereira era partito dall’India nel 1574 dopo aver con-
dotto con determinazione e successo imprese assai difficili, per poi essere
ricevuto discretamente a Lisbona, agli inizi del 1575. Nonostante avesse
reclamato maggiori mezzi e una organizzazione militare più efficace, non
ottenne nulla. La Historia di Gandavo e il percorso militare di D. Leónis
traducono in forme diverse le problematiche che l’impero affrontava in
Oriente e il ribaltamento geo-strategico in corso. Ai problemi che colpiva-
no l’impero asiatico corrispondeva il progetto di concentrare gli sforzi su
nuovi fronti, il Brasile e il Nord Africa. D. Leónis partirà per Ceuta come
capitano generale nel 1578. In questa stessa piazzaforte e in questo stesso
anno sarà uno dei primi capi militari a ricevere la notizia della morte di D.
Sebastião nel campo di Alcácer-Quibir.
Nell’omaggiare D. Leónis Pereira con la Historia da província sãcta Cruz,
Gandavo elevava il valore della dedica e dell’opera con due composizioni
altamente encomiastiche. Allo stesso tempo, dava l’opportunità alla penna
di Camões di brillare davanti alle insigni personalità che avrebbero sfo-
gliato le sue pagine.
Tuttavia, il poeta mise la sua penna anche al servizio di cause ben più
discrete. Non è possibile datare con certezza la petizione, stesa in ottava
rima, che rivolse al commissario di Lisbona perché liberasse dalla prigione
di Limoeiro una giovane nobile che aveva commesso adulterio, Esprito va-
leroso, cujo estado (Spirito valoroso, il cui stato). All’umanità di chi scrive, si
aggiunge una penetrazione acuta nelle ripercussioni sociali dell’espansione
oceanica. Camões non chiede perdono per gli errori della ragazza, chiede
che sia risparmiata dall’esilio ultramarino e dal conseguente sfruttamento

CII

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

venale. Evoca la sua situazione di moglie il cui marito era partito lasciando-
la senza mezzi e con una bambina da crescere, la sua condizione di orfana
e l’abbandono a cui l’aveva relegata il resto della famiglia.
Finalmente, a partire dal 1572, il poeta ottiene una pensione regia attraver-
so una serie di permessi che si trovano archiviati nella Torre do Tombo. Il
primo, che è del 28 luglio 1572, comincia così

Eu El Rey faço saber aos que este alvará virem que avendo respeito ao serviço
que Luis de Camões cavalleiro fidalgo de minha casa me tem feyto nas partes da
India por muitos annos e aos que espero que ao diante me fará e a informaçam que
tenho em seu engenho e habillidade, e a suficiencia que mostrou no livro que fez
das cousas da India ey por bem e me praz de lhe fazer merce de quinze mil reis de
tença em cada hum anno por tempo de tres annos.
(apud Juromenha Obras, vol. 1, p. 169)

Io Il Re faccio sapere a chi vedrà questo permesso che, avendo rispetto del servizio
che Luís de Camões cavaliere fidalgo della mia casa mi ha fatto in India per molti
anni, e che spero più avanti mi farà ancora, e le informazioni che ho del suo inge-
gno e abilità, e la capacità che mostrò nel libro che fece delle cose dell’India, che
ritengo sia retto e mi aggrada fargli mercé di quindicimila réis di pensione in ogni
anno per un tempo di tre anni.

La pensione di quindicimila réis è giustificata per i servizi prestati in India


e per la sua opera poetica. I Lusíadas sono vagamente riferiti come il «livro
que fez das cousas da India» («libro che fece delle cose dell’India»), per
cui è possibile che fosse stato edito da poco tempo. Certo è che nell’ultima
settimana di luglio del 1572 si viveva un clima di esaltazione patriottica
con il ritorno in gloria del viceré D. Luís de Ataíde, che aveva diretto l’im-
pero orientale tra il 1568 e il 1571, in una delle più difficili congiunture e
con risonanti successi. I festeggiamenti durarono più di una settimana e
D. Sebastião sfilò per le strade di Lisbona con D. Luís alla sua destra. Il
viceré ammirava l’opera di Camões, come si dirà più avanti, e suo fratello
Vasco de Ataíde è uno dei commensali del Convite. Già è stata avanzata
l’ipotesi secondo cui il viceré avesse influenzato la decisione regia (Moura
Os penhascos, pp. 58-61).
Del resto, il testo della licenza lascia aperta una questione. Luís de Camões
è designato come cavaliere fidalgo della casa reale e nei permessi seguenti

CIII

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INTRODUZIONE

si dice che risiede nella corte, il che porterebbe a credere che fosse un
abitante della casa del re. Tuttavia, né il suo nome appare nelle liste dei
cortigiani, né questa condizione si addice alla situazione in cui sembra aver
passato gli ultimi anni della sua vita.
La pensione non era sicuramente piena. La ricompensa offerta al poeta e
soldato non ha confronti con le pensioni attribuite a funzionari e scrittori
che circolavano nei corridoi regi. Eppure, era sufficiente per un’esistenza
discreta. Il pagamento fu rinnovato e regolarizzato con successivi permessi
del 2 agosto 1575, 22 giugno 1576 e 2 giugno 1578.
Tre altri permessi, del 31 maggio e del 13 novembre 1582 e del 5 febbraio
1585, autorizzano il passaggio della pensione alla madre, Ana de Sá. La
data di morte di Luís de Camões ivi registrata è del 10 giugno 1580.
Negli ultimi anni della vita di Camões ci sono chiari segnali del suo legame
con due famiglie in particolare, dalle quali potrebbe aver ottenuto prote-
zione, i Portugal e i Coutinho.
A D. Manuel de Portugal dedica una ode encomiastica ove lo loda come
mecenate delle lettere, A quem darão de Pindo as moradoras (A chi daranno
di Pindo le abitanti). D. Manuel, quarto figlio di D. Francisco de Portugal
e Castro, I Conde de Vimioso, era una personalità di grande cultura e fu
un poeta distinto che accompagnò l’introduzione delle grandi innovazioni
letterarie provenienti dall’Italia. Si è considerato che il già citato ritratto
di Camões, disegnato da Fernão Gomes e conosciuto solo attraverso una
copia (fig. 12), fosse magari destinato ad ornamentare un manoscritto con
opere di Camões esistente nella biblioteca del Conde de Vimioso, come
appena detto. Questo insieme di fattori ha portato la critica a considerare
l’ipotesi secondo cui la casa di Vimioso avesse contribuito ad agevolare
l’edizione dei Lusíadas. Stando così le cose, continua però a non spiegarsi
l’assenza nell’apparato di un qualsiasi riferimento a questo contributo me-
cenatico.
Quanto alla casa dei Coutinho, la permanenza di Camões in India coinci-
de con il periodo in cui D. Francisco Coutinho, III Conde de Redondo, fu
viceré, dal 1561 al 1564, ma questo legame si era creato già in preceden-
za. Eppure, negli ultimi anni della vita del poeta, uno dei suoi maggiori
ammiratori fu D. Gonçalo Coutinho, giovane membro di questa famiglia
appartenente al ramo dei Marialva. Era figlio di D. Gastão Coutinho e di
D. Filipa de Sousa e si era sposato con D. Maria de Oliveira. Le due pri-
me edizioni delle Rimas, del 1595 e del 1598, ricevettero il suo appoggio

CIV

I Lusiadi.indb CIV 14/04/2022 15:24:51


LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

mecenatico. Entrambe hanno sulla copertina lo stemma di D. Gonçalo


Coutinho, accompagnato dalla divisa mihi taxus.

Morte
Si crede che fu questo stesso fidalgo, D. Gonçalo Coutinho, a curare la se-
poltura di Camões. Sarebbe stato sepolto nella chiesa del monastero fran-
cescano di Santa Anna. Alcuni anni dopo, D. Gonçalo Coutinho finanziò
una pietra bassa su cui fu incisa una lapide. Non ci sono molte certezze
circa la data in cui rese questo omaggio al poeta, ma già il prefatore dell’e-
dizione delle Rimas del 1595 vi fa riferimento.
La prima trascrizione dell’epitaffio si deve a Pedro de Mariz:

Aqui jaz Luis de Camoes, Principe dos Poetas de seu tempo.


Viveo pobre e miseravelmente, e assi morreo, anno de 1579.
Esta campa lhe mandou aqui pôr Dom Gonçallo Coutinho.
Na qual senão enterrarâ pessoa alguã.
(Mariz Ao estudioso, f. s. n.)

Qui giace Luís de Camões, Principe dei Poeti del suo tempo.
Visse povero e miseramente e così morì, anno 1579.
Questa tomba gli fu mandata a deporre quivi da D. Gonçalo Coutinho.
Nella quale non sarà sepolta persona alcuna.

Anche Manuel Severim de Faria trascrisse questo epitaffio, aggiungendone


un altro che fu poi inciso con il consenso di D. Gonçalo Coutinho (Faria
Luis de Camões, ff. 130r-13[1]r). Scritto dal prete gesuita Mateus Cardoso,
professore di materie umanistiche all’Università di Evora, sotto richiesta
di Martim Gonçalves da Câmara, funzionario del regno, comprende quat-
tordici emistichi latini. Manuel de Faria e Sousa trascrive il primo epitaffio
nel commento ai Lusíadas (Faria e Sousa, vol. 1, c. 56) e li trascrive entram-
bi nelle Rimas varias (Faria e Sousa, Rimas varias, [ff. 15v-16r], § 38).
Il tenore della lapide di D. Gonçalo Coutinho fu trasmesso da vari studiosi
e editori, con leggere variazioni, ma quando il Visconde de Juromenha af-
fronta il tema, sostiene l’autenticità di una versione più breve, così come il
carattere spurio del sintagma «Viveo pobre e miseravelmente» (Juromenha
Obras, vol. 1, pp. 150-152, 511: «Visse povero e miseramente»). Alla ripe-
tizione della solita formula da parte di studiosi che non visitarono mai la

CV

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INTRODUZIONE

chiesa di Santa Anna, contrappone la versione trovata in un manoscritto.


Inoltre, completa il quadro con alcuni versi in redondilha, dipinti su una
targa di azulejos posta al lato della sepoltura, e con altri due epitaffi latini
posti in disparte ai piedi della croce.
In realtà, quando Juromenha scriveva queste parole, la chiesa di Santa
Anna già era stata devastata, da circa un secolo, dal terremoto del 1755.
Una commissione incaricata nel 1836 di identificare le ossa di Camões, nel
locale della chiesa nel frattempo ricostruita, non arrivò ad alcun risultato.
Una seconda commissione, nominata per insistenza nel 1854, indica un os-
same ritrovato come appartenente al poeta. L’operazione sempre riscontrò
poca o nessuna credibilità. Le ossa furono trasportate nel pantheon del
Monastero dei Jerónimos nel 1880, insieme a quelle di Vasco da Gama, in
un clima di esaltazione patriottica (fig. 18).
Tutto questo discorso critico e commemorativo si colloca al margine dell’o-
scillazione che incide sulla data di morte di Camões tra il 1579 e il 1580. In

Fig. 18. Tomba detta di Luís de Camões.


António Augusto da Costa Motta. 1894.
Mosteiro dos Jerónimos, Lisbona.

CVI

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LA VITA TRA MITO, RITRATTI E DOCUMENTI

tutte le trascrizioni dell’epitaffio si legge 1579. Nel registro del pagamento


della pensione si annota 1580. Non è possibile dare una risposta definitiva
alla questione.
Si ricordi ancora che la miniatura di Goa fu fatta eseguire da D. Fernão
Teles de Meneses per offrirla a D. Luís de Ataíde (fig. 13). La scelta di
omaggiare un amico di lunga data con un ritratto miniato di Camões mo-
stra bene quanto D. Luís apprezzasse il poeta. Dopo la riferita ricezione
esaltante, quando tornò dal suo primo viceregno nel luglio 1572, D. Luís
de Ataíde si recò nuovamente a Goa per un secondo viceregno tra il 1578
e il 9 marzo 1581, data della sua morte.
La miniatura, datata 1581, presuppone che la notizia della morte di Camões
già fosse arrivata in India. Il poeta è rappresentato con una corona di alloro
che iconograficamente simbolizza la gloria eterna. Consultando le date di
partenza dei viaggi in India, la notizia sarebbe stata portata dall’armata
che partì il 3 aprile 1580. Di conseguenza, se questa argomentazione è
giusta (Moura Os penhascos, pp. 67-72), Camões morì prima di questa data.

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Camões e la lingua portoghese
di Rita Marnoto

La lingua di Camões
La lingua utilizzata da Luís de Camões, ossia il portoghese, già nell’e-
poca in cui egli scriveva era sostanzialmente stabilizzata. Il poeta aveva
ereditato dai suoi antecessori una lingua derivante dal latino che aveva
seguito il suo percorso evolutivo nel quadro delle lingue romanze. Nel
XVI secolo il portoghese è caratterizzato da strutture morfologiche e sin-
tattiche già ben sedimentate, che poco variano quando confrontate con
quelle dell’attualità.
Il poeta fece un uso letterario di un linguaggio che era quello della sua
epoca attraverso mezzi esplorati anche da altri scrittori suoi contempo-
ranei. Eppure, se la lingua di Camões si innalza al di sopra dell’orizzonte
linguistico-letterario del suo tempo e di tutti i tempi, questo si deve al suo
eminente contributo all’arricchimento, al rinnovamento e al perfeziona-
mento della lingua portoghese. I domini in cui il suo operato si distingue
maggiormente sono quelli del lessico e della sintassi, in un procedimento
che si effettua per modalità di erudizione. In questo ambito, il latino è il
grande punto di riferimento, nonostante anche il greco abbia la sua impor-
tanza, ma su una scala più ridotta. D’altronde, le opzioni di Camões, privi-
legiando la latinità, accompagnano non soltanto i sentieri dell’Umanesimo
portoghese, ma anche dell’Occidente dell’Europa. Bisogna riconoscere,
oltretutto, che la straordinaria vitalità dei processi messi in azione dal suo
linguaggio potrà essere compresa veramente soltanto tenendo in conto il
legame del poeta con il proprio tempo. È questa la sorgente di una trasver-
salità che si proietta fino ai nostri giorni (Castro in Dicionário Camões, s. v.
Língua de Camões).

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INTRODUZIONE

Molti dei latinismi lessicali che si trovano nelle pagine del poeta sono ne-
ologismi introdotti nella lingua portoghese per puro calco (Carvalho Con-
tribuição). Alcuni di questi possono essere sentiti dal lettore di oggi come
veramente insoliti, dato che il loro uso non ebbe continuità, perlomeno nel
linguaggio comune: armígero (it. ‘armigero’, ‘guerriero’), salso (it. ‘salso’,
‘salato’), ciparisso (it. ‘cipresso’), nequícia (it. ‘nequizia’, ‘malvagità’). Altri,
più numerosi, sono invece perfettamente integrati: admirar (it. ‘ammirare’),
aquático (it. ‘acquatico’), nítido (it. ‘nitido’), máquina (it. ‘macchina’), moder-
no (it. ‘moderno’). Inoltre, Camões contribuì alla latinizzazione formale di
vari vocaboli portoghesi già esistenti, liberandoli dall’erosione del tempo,
per conferirgli la forma che oggi mantengono: abundar < avondar (it. ‘ab-
bondare’), inimigo < imigo < *miigo (it. ‘nemico’). Allo stesso tempo, rivi-
talizza l’accezione latina di lessemi correnti, rafforzandone la polisemia:
claro (it. ‘illustre’ < ‘chiaro, luminoso’), gente (‘nazione’ < ‘congiunto di
persone’), parte (‘regione’ < ‘elemento in cui un intero è diviso’), peregrino
(‘straniero’ < ‘pellegrino’).
La stessa parola Lusíadas traspone nella lingua portoghese il vocabolo la-
tino creato dall’umanista André de Resende, Lysiades (Ramalho Camões,
pp. 135-153). Resende lo utilizzò nell’Erasmi encomium (1531) e dopo di lui
altri eruditi lo ripresero in opere scritte in latino che sono anteriori all’edi-
tio princeps dei Lusíadas, del 1572.
Il fatto che il movimento retrospettivo che porta fi no al latino trascini con
sé anche il greco è fuori discussione. Il poeta riceve e rielabora molti tratti
linguistici di provenienza greca che passarono al latino e che sono mediati
da questa lingua. La destrezza con cui sfrutta etimologie incrociate, in-
tersezioni derivazionali e processi di evoluzione semantica illustrano, di
riflesso, un contatto con il greco che in alcuni casi si configura particolar-
mente stretto.
Allo stesso modo, dovrà essere tenuto in conto il ruolo di mediatrici svolto
dalle lingue europee di maggior prestigio letterario, cioè quelle degli scrit-
tori che Camões leggeva intensamente e che erano suoi modelli: lo spagno-
lo e l’italiano. Queste lingue si interpongono come grandi fasci luminosi
direzionati sia retrospettivamente, sia in proiezione verso il futuro. Nella
sua direzione retrospettiva, questo fuoco illumina e dà rilievo a fenomeni
di lingua ormai passati. Parallelamente, la loro valorizzazione, mantenen-
do vive le eredità del greco e del latino, si riflette ugualmente in senso
proiettivo. Gli scrittori spagnoli e italiani del XVI secolo trasportano, nella

CX

I Lusiadi.indb CX 14/04/2022 15:24:52


CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

lingua in cui scrivono, unità e strutture provenienti dalle lingue antiche.


Camões segue le loro orme quando, per analogia, traspone anche nel por-
toghese strutture e unità linguistiche legate alle stesse radici storiche. In
alcuni casi, sarà soprattutto il prestigio di opere e autori contemporanei a
spingere il poeta a usarle, in tratti che non raramente implicano la loro in-
troduzione pionieristica nella lingua portoghese. In altri casi, sarà l’intento
di trasporre procedimenti di una lingua antica a prevalere. In ogni modo,
solo molto artificialmente sarebbe possibile distinguere due situazioni che
alla fine si sostengono in simbiosi.
Già Faria e Sousa, nelle pagine di introduzione al suo commento dei Lusía-
das, aveva elaborato una lista di latinismi presenti nel poema epico (Faria
e Sousa, vol. 1, cc. 69-70), anche se in realtà ancora limitata. Il tema fu più
recentemente trattato da critici eminenti (Vasconcelos Lições, pp. 24-26;
Carvalho Contribuição; Ramalho Para a história do Humanismo; Gonçalves
Obra completa; Pinto À margem; Pinho Decalogia; etc.), così come da vari
commentatori e editori dell’opera camoniana. Anche gli ellenismi sono
stati esplorati (Pereira Camoniana). Tuttavia, manca uno studio aggiornato
e di insieme sul linguaggio del poeta, e il campo di intersezione fra latino
e italiano difetta di un trattamento adeguato.
Il Visconde de Juromenha, nel volume V della sua edizione delle Obras
di Camões, presenta una lista di neologismi che sarebbero entrati nella
lingua portoghese per vicinanza con l’italiano (Juromenha Obras, vol. 5,
pp. 448-451). La metodologia che lo studioso segue ha qualcosa di erratico,
ma i propositi dell’erudito ottocentista indicano un campo di lavoro che si
presenta, più che semplicemente suggestivo, calzante e ben definito.
Nella Biblioteca di Evora si trova il manoscritto di una traduzione dei
Triumphi di Petrarca accompagnata da un commento che si interrompe
al verso 33 della III parte del Triumphus Famae. Si tratta di un antigra-
fo, il cui originale è andato perduto e che risale a una data posteriore al
1563, anno della pubblicazione delle conclusioni del Concilio di Trento.
La traduzione è anonima e non esistono indizi evidenti che consentano
di attribuirla a Camões. Eppure Juromenha, con l’intento di ampliare il
numero di pagine e volumi delle Obras del poeta, volle incorporarla nella
sua edizione. Di fatto esiste una lista di latinismi rivitalizzati per calco
dall’italiano che il traduttore anonimo usa, come cibo, equóreos o imoto, e
a cui Camões ugualmente ricorre in versi di paternità indubbia. Tuttavia,
non è possibile determinare in modo definitivo chi fu il pioniere nella loro

CXI

I Lusiadi.indb CXI 14/04/2022 15:24:52


INTRODUZIONE

introduzione, fra l’anonimo traduttore, Camões o un altro scrittore, che


parrebbe intrattenere una convivenza stretta con i Triumphi di Petrarca.
Alla questione della autorialità camoniana della traduzione, e con fortissime
probabilità che questa non provenga dalla penna del nostro, una ulteriore
questione si sovrappone. È indiscutibile che l’italiano sia una delle lingue
romanze (se non la lingua romanza) che più fortemente dinamizza l’arricchi-
mento linguistico del portoghese intrapreso dal poeta. A proposito dell’eclo-
ga A rústica contenda desusada (La rustica contesa inconsueta), Herculano de
Carvalho (Carvalho Lendo, p. 106) propone il vocabolo filomena, invece di
filomela, come prestito dall’Arcadia di Sannazaro, al quale si potrebbe even-
tualmente aggiungere un buon numero di lessemi, come silvestre o undoso.
In realtà, qualsiasi confronto di questo genere dovrà tenere in conto che la
modalità di formazione neologistica privilegiata da Camões, cioè il calco, è
anche quella prediletta dell’italiano letterario del Cinquecento, in quanto
matrice di un processo che si allarga ai vari piani linguistici. Questa conver-
genza fra fenomeni di evoluzione storica che si verificano parallelamente in
due lingue non può che dare luogo a vaste zone di intersezione.
Se i poeti italiani servivano da modello alla letteratura di tutta Europa,
Camões da parte sua era un lettore inesausto dei poemi di cavalleria e
delle loro sequenze epiche, così come del ricchissimo fi lone lirico e senza
dimenticare il teatro e la commedia. Portava con sé, poi, una biblioteca
intellettuale ben fornita di testi vincolati alla normatività petrarchista,
nella diversità delle loro declinazioni del modello. Quindi, il grande sup-
porto della lingua di Petrarca, così come, successivamente, di una parte
sostanziale della lingua dei suoi imitatori cinquecenteschi, è, come si sa,
l’etimologia e la derivazione a partire dal latino. È in questa sfera, che non
contempla una separazione fra il piano linguistico e quello letterario, che
si inserisce il rinnovamento della lingua portoghese operato da Camões a
partire dalle sue letture.
Passando dal campo lessicale a quello della sintassi, anche in questo caso
i modelli del latino sono ben presenti. La lingua portoghese contempla
una certa libertà nelle collocazioni degli elementi sintagmatici e Camões
esplora con mano da maestro le potenzialità della sintassi, giocando con
la disposizione degli elementi. L’incastro di subordinate successive in fra-
si lunghe, d’altronde abbastanza frequente, conferisce ai suoi versi effetti
retorici vigorosi, rafforzati dai ritmi e dalle sonorità che li accompagnano.
Basterà osservare, a titolo di esempio, come le due stanze iniziali dei Lusía-

CXII

I Lusiadi.indb CXII 14/04/2022 15:24:52


CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

das sono formate da una frase sola, dovendo arrivare fino al quindicesimo
verso per conoscere il verbo della proposizione principale, ossia espalha-
rei. Questo procedimento non è esclusivo del campo dell’epica. L’ecloga A
rústica contenda desusada (La rustica contesa inconsueta) inizia con una fra-
se che si estende per dodici versi, occupando quattro terzine. In realtà, la
sua costruzione riprende quella delle quartine del primo sonetto di Petrar-
ca, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, con la posposizione del verbo.
La plasticità che Camões conferisce alla sintassi gli permette di esplorare
l’anacoluto e l’inarcatura con una audacia e una perizia fino ad allora inu-
suali, costruendo sequenze con ritmi, sonorità e regimi metrici ben calco-
lati. Inoltre, la complessità della maglia della sintassi, la cui strutturazione
logica è nettamente evidenziata, è una delle fonti del suo stile elevato e
sostenuto.
La questione del castigliano o, più ampiamente, dello spagnolo, merita lo
stesso rilievo perché gli scrittori della vicina Spagna erano letti con avidità
dal poeta, anche se la loro circolazione europea era più discreta. Verso la
metà del XV secolo, lo spagnolo-castigliano passò a essere una lingua par-
lata nella corte regia, al pari del portoghese. Furono vari i re della dinastia
di Avis che si sposarono con regine spagnole, in un clima in cui l’intensità
dei contatti fra i nobili dei due paesi era molto forte. Il re D. Manuel si spo-
sò tre volte in Spagna, la prima con Isabel, figlia dei re cattolici Fernando e
Isabel, poi con sua sorella Maria e infine con Leonor d’Asburgo, nipote di
questi stessi re e sorella dell’imperatore Carlos V. Suo figlio, il re D. João
III, si sposò con Catarina d’Asburgo, sorella di Leonor. Questo sistema di
matrimoni faceva parte di un progetto politico di approssimazione fra le
due corone che era condotto con molta cautela. La sua messa in pratica ini-
ziò da un avvenimento funesto, la morte del re D. Sebastião nella battaglia
di Alcácer-Quibir. Poiché non vi era discendenza, il trono portoghese ri-
mase senza diretto erede. Fu proclamato re Felipe II di Spagna, con il tito-
lo di Filipe I de Portugal, figlio di Carlos V e di Isabel de Portugal, e come
tale nipote del re D. Manuel. Durante il periodo della monarchia duale,
che durò fino al 1640, il Portogallo fu governato per mezzo di viceré.
Per comprendere il declino dell’uso dello spagnolo dopo il 1640, devono
essere tenuti in conto gli avvenimenti verificatisi in quell’anno. Il primo
dicembre del 1640 una rivolta pose fine al governo spagnolo, rimettendo
il trono nelle mani di una dinastia portoghese, i Bragança. La casa dei
Bragança, ricca e potente, si era formata in conseguenza del matrimonio

CXIII

I Lusiadi.indb CXIII 14/04/2022 15:24:52


INTRODUZIONE

fra una figlia di D. Nuno Álvares Pereira, connestabile e santo, e un figlio


illegittimo di D. João I di Avis. Alla restaurazione della corona portoghese,
nel 1640, seguì un periodo di relazioni conturbate con la Spagna, e l’uso
dello spagnolo gradualmente incominciò a perdere vigore.
Lo spagnolo-castigliano che per più di due secoli fu usato in Portogallo
era una lingua contaminata da lusismi e che era chiamata «castigliano del
Portogallo» (Teyssier História, p. 71). In realtà, si trattava di una lingua
conosciuta o attraverso il contatto con parlanti e gruppi di parlanti isolati,
o tramite la lettura dei grandi scrittori spagnoli, a seconda dei casi, ma non
in contesti di completa immersione (Castro Storia, pp. 208-212). Questo
linguaggio ibrido acquisì alcune caratteristiche che lo identificano e che
oggi possono essere conosciute attraverso la letteratura che allora venne
prodotta in Portogallo in questa lingua. I suoi tratti si riprodussero di scrit-
tore in scrittore, per imitazione, in opere che erano quasi esclusivamente
lette da portoghesi. D’altronde, le due lingue, lo spagnolo-castigliano e il
portoghese, attraversavano, fra i secoli XVI e XVII, processi evolutivi piut-
tosto differenziati, sia per la direzione verso la quale si orientavano, sia per
i ritmi che li caratterizzavano (Teyssier História, p. 66). La prima lingua at-
traversava un periodo di fortissime trasformazioni, mentre la seconda, che
già era sostanzialmente stabilizzata, proseguiva il suo percorso di sviluppo
progressivo. Di conseguenza, l’intensificazione di una differenziazione in
atto già da molto tempo si acuì.
Camões accompagnò questa voga e scrisse a sua volta poesie in spagnolo-
castigliano, nonostante lo abbia fatto in modo sporadico. A volte adottava
lo spagnolo-castigliano in forme metriche di origine italiana, il che illustra
il vincolo letterario di questa scelta linguistica. Invece, i suoi componimen-
ti in forme metriche peninsulari iberiche, nonostante affondassero le loro
radici direttamente in una base culturale comune, sono nella loro maggio-
ranza scritti in portoghese, e soltanto in certi casi in spagnolo-castigliano
(Redondilhas, pp. 30-31).
Inoltre, continuando questo percorso, non si devono dimenticare i lesse-
mi derivati da lingue asiatiche e africane (Dalgado Glossário) che Camões
utilizzò e che, mediati dal portoghese, non di rado passarono a altre lingue
europee: almadia (dall’arabo, it. ‘zattera’), pagode (dal dravidico, con dislo-
cazione semantica, > it. ‘pagoda’ > ‘divertimento e luogo di divertimento’),
junco (dal cinese, it. ‘giunco’). Queste parole, considerate globalmente,
già erano comparse in itinerari, opere didascaliche o narrative di viaggio.

CXIV

I Lusiadi.indb CXIV 14/04/2022 15:24:52


CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

Tuttavia, a partire dal momento in cui è la penna del poeta ad adottarle,


acquisiscono un altro prestigio.
Il grado di perfezione della lingua di Camões gli assicurerà uno statuto di
esemplarità lungo i secoli del Classicismo. Servì da modello non solo a po-
eti, ma anche a prosatori di primo ordine, come è il caso di padre António
Vieira o di padre António das Chagas. Considerata non isolatamente, ma
invece situata sia nella sequenza del processo evolutivo dal quale risultò la
stabilizzazione graduale delle strutture del portoghese, sia nel quadro del-
la lingua usata dagli scrittori contemporanei del poeta, segnala uno stadio
di consolidamento molto significativo.
La lingua di Camões, oggi, è perfettamente comprensibile per un porto-
ghese di media cultura. Le sue strutture si mantengono con ridotte varia-
zioni, per cui si può affermare senza alcuna ombra di dubbio che quella
lingua è il portoghese moderno. Vari critici considerano l’edizione dei
Lusíadas del 1572 il marchio simbolico della sua sedimentazione (Teyssier
História, pp. 66-67). Tuttavia, le campagne di elogio che ne seguirono in
chiave nazionalista, lungo il XX secolo, come modello supremo da adotta-
re per coltivare il portoghese, portarono a un eccesso, quasi un’enfiagione,
che nell’attualità è difficilmente sostenibile. Oggi bisogna riconoscere alla
lingua dei Lusíadas meriti decisivi, ma di altro ordine.
Grande fulcro dell’eccellenza esemplare della lingua di Camões è senza
dubbio il dinamismo interlinguistico che la rivitalizza, nel cogliere quelle
potenzialità e quegli spazi vuoti dotati di radicamento storico, per esten-
derli attraverso un’operazione che si proietterà nel tempo e nello spazio. Il
loro riconoscimento fece del poema epico di Camões il libro attraverso il
quale generazioni e generazioni di portoghesi studiarono il lessico, la mor-
fologia e la sintassi della propria lingua. I Lusíadas furono opera di lettura
integrale obbligatoria e, anche dopo la massificazione delle scuole, lunghi
passi della lirica e dell’epica del poeta continuano ad essere studiati.

Formazione del portoghese


Per una migliore comprensione del modo in cui Camões usa la lingua por-
toghese del suo tempo, bisognerà considerare, nei suoi aspetti generali, il
processo di formazione del portoghese a partire dalle sue origini latine, in
uno sguardo storico di insieme (Lanciani Profilo, pp. 23-40).
Il latino si estese a quasi tutto il territorio della Penisola Iberica, eccetto la
zona del Paese Basco, dove si continuò a parlare la lingua euskera (Castro

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I Lusiadi.indb CXV 14/04/2022 15:24:52


INTRODUZIONE

Storia, pp. 49-74). Tuttavia, la sua penetrazione fu diversificata. La varietà


linguistica della Lusitania, a sud ovest, e della Betica, a sud, fino al capo
di Gibilterra, era più canonica e conservatrice, mentre nella zona della
provincia Tarraconense, che occupava una grande area che si estendeva
dalla Galizia verso est, e dove la circolazione di legionari e coloni era più
intensa, la varietà usata aveva una diversa apertura alle innovazioni. A par-
tire dai secoli III e IV, quando il latino va irrevocabilmente perdendo vi-
gore, si fanno sentire gli effetti della presenza di popoli che nel frattempo
stavano arrivando nella Penisola Iberica. La penetrazione germanica inizia
nel primo decennio del V secolo. Lungi dall’essere uniforme, si verifica
in modo piuttosto diverso a seconda delle regioni, assumendo particolare
impatto sulla differenziazione delle varie lingue che vi saranno parlate. Nel
caso del Nord Ovest della Penisola, il suo impatto è più di ordine socio-
comunicativo che linguistico. Il tipo di dominio a cui gli svevi sottomisero
questa zona la immerge in una situazione di isolamento che favorisce una
evoluzione propria della varietà di latino che in essa si parlava, con even-
tuale affioramento di sostrati precedenti.
All’interno di questo quadro generale, già nell’VIII secolo erano sbocciati
i segni embrionali della geografia linguistica che caratterizza, attualmen-
te, la Penisola Iberica. Da ovest a est si profilavano (fig. 19), nello spazio
corrispondente alla provincia Tarraconense: il galego-portoghese, l’asturo-
leonese, il navarro-aragonese, il futuro castigliano, risultato di un incrocio
fra latino, euskera e altre lingue, e il catalano. La lingua euskera, nell’area
adiacente alla zona occidentale dei Pirenei, non rientra nel quadro delle
lingue romanze.
Quando i musulmani iniziano la loro espansione verso la Penisola Iberica,
nel 711, si verificano forti alterazioni. La riconfigurazione che ne risulta
avrà conseguenze molto significative sull’evoluzione di varie lingue iberi-
che, tra le quali il portoghese. L’espansione musulmana procede attraverso
un’incursione che, al contrario delle precedenti, avanza da sud verso nord,
mettendo fine al dominio dei visigoti e introducendo modelli culturali
piuttosto avanzati e innovatori.
Nel suo dominio, in Andalusia, interagiscono pacificamente popolazioni
e gruppi sociali, professionali e perfino etnici molto diversi. In tutta la
regione meridionale era utilizzato un gran numero di parlate o di lingue,
la cui dimensione geografica e caratterizzazione specifica non si conosce
bene. Sono genericamente designate, attraverso una formulazione appros-

CXVI

I Lusiadi.indb CXVI 14/04/2022 15:24:52


CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

Fig. 19. Geografia dei nuclei linguistici romanzi originari


nella Penisola Iberica (secolo VIII).

simativa che sussume la varietà instaurata nel loro seno, come mozarabico.
Il mozarabico si caratterizza per il suo aspetto conservatore. Rimane fedele
al latino che prevaleva al momento della fine della monarchia dei visigoti
e che conservava, di conseguenza, tratti arcaizzanti propri del latino usato
nella Betica e nella Lusitania. Passano quindi a distinguersi, nella Penisola
Iberica, due zone linguistiche, una a nord e una a sud. Di conseguenza,
le zone che si contraddistinguono per il loro conservatorismo linguistico,
ovviamente vincolato a evoluzioni differenziate, si situano a sud e nel nord
ovest della Penisola.
La lingua del Nord Ovest della Penisola Iberica è definita galego-porto-
ghese. Questa designazione comporta oscillazioni che non sono state an-
cora definitivamente chiarite. Difatti, riunisce il riferimento a due lingue
che successivamente si sono autonomizzate, il galiziano e il portoghese. Di
conseguenza, occorrerebbe spiegare se effettivamente all’origine del gali-
ziano e del portoghese esistesse o un ramo misto, o un galiziano ancestrale,
o un portoghese ancestrale. D’altra parte, la rispettiva identificazione può
essere geografica. Le frontiere linguistiche confinano a sud con le parlate
mozarabiche, a est con il leonese e il castigliano. Al di là di questo, le
delimitazioni nel territorio erano soggette a costanti fluttuazioni e i con-
tatti culturali, etnici e istituzionali fra le diverse popolazioni e i diversi

CXVII

I Lusiadi.indb CXVII 14/04/2022 15:24:52


INTRODUZIONE

domini politico-amministrativi che ad esse corrispondevano erano intensi.


Si deve a Fernando I di León l’organizzazione della campagna militare
che, nell’XI secolo, allarga definitivamente il suo territorio verso sud, con
l’occupazione di Coimbra e Viseu. È in atto l’avanzata cristiana conosciuta
come Riconquista (fig. 20). Qualsiasi mappatura deve però considerare la
variabilità e la porosità di qualsiasi linea di confine, nonché le taifas, paro-
la di origine araba che designa i domini territoriali frammentari insediati
nelle zone di transizione.
A partire da allora, cominciano ad arrivare nel regno di León e in Castiglia
ondate di cavalieri franchi, attratti dallo spirito delle crociate e animati dal
culto dell’apostolo Santiago Zebedeo, l’evangelista che, secondo la tradi-
zione, era venuto a predicare nella Penisola Iberica. Uno di quei cavalieri
fu Henrique di Borgogna, membro della dinastia capetingia e discendente
di Hugo Capeto, che raggiunse la penisola alla fine dell’XI secolo. Si rivelò
subito un eccellente guerriero, motivo per il quale Afonso VI di León, in
una situazione strategica molto difficile, «lhe deu, com sua filha em ca-
samento, Coimbra e a província de Portugal» (Crónica de Sahagan, apud
Mattoso História, vol. 2, p. 32: «gli diede, con sua figlia in matrimonio,

1064

1148

1168

1249

Fig. 20. Fasi della riconquista e evoluzione linguistica.

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CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

Coimbra e la provincia di Portogallo»). Questi territori comprendevano la


zona situata fra i fiumi Minho e Douro, oltre a una regione che si estendeva
verso il sud del Douro e che ebbe confini variabili. Qui si riuniscono le ori-
gini della nazionalità portoghese, così come della correlata affermazione
della lingua portoghese.
I confini meridionali del regno di Galizia erano genericamente denominati
come Portucale. La designazione compare per la prima volta in un docu-
mento datato 938. Si è ammesso che il toponimo corrisponda all’unione di
due parole il cui contenuto si sovrappone, Porto, di origine latina, e Cale,
di origina celtica. Tuttavia, è con Henrique di Borgogna che questa por-
zione territoriale acquisisce una certa autonomia politico-amministrativa.
Dal matrimonio di Henrique con Teresa nasce D. Afonso Henriques, un
guerriero di valore non inferiore a quello del padre, che eredita i suoi do-
mini e in breve diventerà re del Portogallo. Nel 1143 il Trattato di Zamora
lo riconosce come tale. La strategia geopolitica che egli porta avanti opera,
per reazione, una dislocazione del dominio iberico verso l’Europa centra-
le. Al vassallaggio che doveva a suo cugino Afonso VII di León, il primo
re portoghese sostituisce il vassallaggio al papa, e due anni dopo il trattato
di Zamora si sposa con la figlia di Amedeo di Savoia, che si diede il titolo
di marchese d’Italia, suggellando un’alleanza che si manterrà viva lungo
i secoli e che sarà rafforzata da molti altri accordi (Marnoto O feminino).
Il galego-portoghese fu usato come lingua letteraria fino alla metà del XIV
secolo, e non solo da poeti e trovatori radicati in Portogallo e Galizia, ma
anche nel regno di León e in Castiglia. Si trattava, tuttavia, di una forma di
espressione tipicamente letteraria. L’individuazione del momento in cui la
lingua portoghese e quella galega si separarono costituisce ancora materia
controversa. Alcuni critici lo fanno coincidere con l’istituzione della nazio-
nalità portoghese, mentre altri, diversamente, lo identificano con il declino
della poesia di trovatori e giullari, nel XIV secolo.
In ogni caso, i re del Portogallo continuano la loro conquista territoriale
verso sud e il portoghese comincia a sovrapporsi alla lingua delle popola-
zioni che abitavano queste zone. Quando Afonso III completa la conquista
dell’Algarve, nel 1249, il Portogallo definì le frontiere che conserva oggi:
oltre questo limite nazionale c’era l’oceano. Nel frattempo, la dislocazio-
ne della capitale e della corte regia avanza verso sud, con il passaggio da
Coimbra a Lisbona. Le coordinate di ordine geografico, culturale, etnico
e perfino linguistico che strutturano la crescita della giovane nazione si

CXIX

I Lusiadi.indb CXIX 14/04/2022 15:24:53


INTRODUZIONE

orientano, quindi, in direzione nord-sud. A Coimbra assume un ruolo mol-


to rilevante il monastero dei canonici regolari di Santa Cruz. Più a sud, a
Alcobaça, il monastero cistercense è un altro grande polo di produzione
culturale che mantiene legami stretti, e preziosissimi per la giovane nazio-
ne, con la casa madre di Borgogna. L’Università, fondata nel 1290 nella
città di Lisbona, soffrirà vari dislocamenti fra Lisbona, dove si trovava la
corte regia, e Coimbra, dove i canonici regolari di Santa Cruz portavano
avanti una attività culturale brillante. Nel frattempo la Galizia, che da un
punto di vista culturale era diventata meno prossima al Portogallo e più
dipendente dalla Castiglia, perde centralità. Diversamente, le regioni del
centro e del sud acquisiscono spessore urbano, animate dall’operosità di
una nobiltà rinnovata, a cui vari re consegnano vaste proprietà, conquistate
ai musulmani, per popolamento e esplorazione rurale, e che, come tali, si
sviluppano socialmente e economicamente.
Si disegna così l’asse nord-sud che orienta la costituzione e la definizio-
ne delle frontiere portoghesi. Questo stesso flusso è un importante agente
propulsivo per la propagazione della lingua. Eppure si impone una speci-
ficazione: non si tratta dell’unico vettore implicato, ma coesiste invece con
un altro di senso opposto. Infatti, per comprendere la formazione e l’evo-
luzione del portoghese, occorre tenere in conto percorsi complementari,
orientati in direzioni inverse. Nei suoi primordi il portoghese si sviluppò
a partire dalla confluenza di un movimento di espansione che si estendeva
da nord a sud con un altro inverso, la cui ripercussione si propagava da
sud verso nord. Il rafforzamento e la prosperità delle zone del centro e
del sud del Portogallo, rivitalizzate da una nobiltà intraprendente e attiva,
conferirono alle varietà linguistiche centro-meridionali un prestigio tale
che queste presero ad avere un ascendente sulle varietà usate più a nord,
acquisendo un valore esemplare.
L’inchiesta sulla periodizzazione della lingua portoghese ha ricevuto di-
verse risposte (quadro generale: Castro Storia, pp. 75-80). La rispettiva di-
visione in due grandi cicli permette di cogliere il dinamismo dell’evoluzio-
ne dell’idioma lusitano con flessibilità molto proficua. Il primo ciclo, che è
quello della sua formazione, va dal IX al XV secolo. Il secondo ciclo, quel-
lo della sua espansione, si sviluppa a partire dal XV secolo. Nella sequenza
di una ristrutturazione graduale il portoghese, all’inizio del XVI secolo,
manifesta un grado di consolidamento che coincide con la sua espansione
vigorosa verso altri continenti. È questo il portoghese di Camões.

CXX

I Lusiadi.indb CXX 14/04/2022 15:24:53


CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

Molti studiosi ammettono che il poeta abbia concluso una tappa fonda-
mentale della sua formazione verso la fine del decennio del 1530, data che
corrisponde a un momento decisivo della normalizzazione della lingua. Le
due prime grammatiche del portoghese furono pubblicate in questo pe-
riodo: una nel 1536, la Grammatica da lingoagem portuguesa, di Fernão de
Oliveira, e l’altra nel 1540, la Grammatica da lingua portuguesa, di João de
Barros. È significativo che sia Oliveira che Barros si affermino come figure
di cerniera fra la cultura umanistica letteraria, sapere nautico e pratica di
viaggio. Per difendere lo statuto della lingua portoghese e la sua espansio-
ne, l’autore della Grammatica da lingoagem portuguesa mette in parallelo
la situazione linguistica degli antichi imperi di Grecia e Roma con quella
dell’impero portoghese. Così come i regnanti greci e romani avevano or-
dinato che tutti quelli che vivevano sotto il loro dominio apprendessero
il latino, così i portoghesi, a suo avviso, dovevano insegnare la loro lin-
gua agli abitanti dei territori oltremare sotto la loro giurisdizione (Olivei-
ra Gramática, p. 57). Allo stesso modo, nel sostenere che la lingua usata
in Portogallo non doveva nulla a quella proveniente da Roma, il latino,
Fernão de Oliveira promuoveva l’elevazione del portoghese con argomenti
che si allineavano a quella tendenza generale verso la nobilitazione delle
lingue volgari allora in corso in altri paesi d’Europa.
In realtà, la reciprocità di contatti fra i portoghesi e le popolazioni delle
nuove terre che raggiunsero con i loro viaggi ebbe riflessi vividi nel campo
linguistico. Non furono solo i colonizzatori a insegnare la loro lingua a
queste popolazioni, ma anche il portoghese a essere arricchito da contribu-
ti delle loro parlate, come mostra bene il portoghese di Camões.
È significativo che, nello stesso anno in cui fu pubblicata la prima gram-
matica portoghese, fu presentato anche l’ultimo auto del grande autore
teatrale Gil Vicente. Le opere di questo drammaturgo andarono in scena
fra il 1502 e il 1536 alla corte dei re D. Manuel e D. João III. Il linguaggio
che Vicente colloca sulla bocca dei suoi personaggi è un tesoro di arcaismi,
colloquialismi, forme popolari e tracce di parlate ultramarine, sopra una
base in cui si incrociano gruppi sociali, etnie, professioni e credenze molto
diversificate (Teyssier Gil Vicente). Sono ancora usate particelle partitive, la
forma homem in senso impersonale (it. arc. ‘hom’, ‘on’), così come i posses-
sivi atoni femminili (ma > minha, it. ‘mia’; ta > tua, it. ‘tua’; sa > sua, it. ‘sua’),
la desinenza della seconda persona plurale con -d- intervocalico (olhade >
olhai, it. ‘guardate’) e il participio dei verbi della seconda coniugazione in

CXXI

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INTRODUZIONE

-udo (recebudo > recebido, it. ‘ricevuto’; sofrudo > sofrido, it. ‘sofferto’; te-
mudo > temido, it. ‘temuto’). Inoltre, occorrono molte oscillazioni di genere
grammaticale.
Se questi e altri tratti linguistici erano fonte di comicità, generando effetti
di grande impatto drammatico, ciò si doveva al fatto che o erano sentiti
come ormai sorpassati o connotavano una rusticità stagnante. Sfuggivano,
effettivamente, alla consolidazione linguistica consacrata e istituita dalla
grammatica di Fernão de Oliveira e, successivamente, da quella di João de
Barros e altre. Questo insieme di circostanze illumina quindi un punto di
svolta fondamentale.
Difatti, Fernão de Oliveira non può fare a meno di notare, nella sua Gram-
matica da lingoagem portuguesa, che «os homens fazem a língua e não a
língua os homens» (Oliveira Gramática, p. 57: «gli uomini fanno la lingua,
e non la lingua gli uomini»). Alla luce di queste riflessioni, fatte dallo stesso
grammatico, possiamo meglio comprendere come, nonostante l’attività di
standardizzazione grammaticale in corso segnasse la stabilizzazione della
lingua usata dagli scrittori del XVI secolo, Camões fece di questa un esem-
pio di elevazione e di depurazione linguistica.

Fonetica e grafia
Il portoghese dell’epoca di Luís de Camões è una lingua che, nella serie di
trasformazioni verificatesi durante il XV secolo e ancora agli inizi del XVI,
aveva sofferto un processo di semplificazione per analogia, regolarizzando
la propria sintassi e la propria morfologia, in correlazione con modifiche
sul piano fonetico. Ciononostante, non sempre la grafia aveva assorbito
questa evoluzione. Difatti, la scrittura del XVI secolo si caratterizza per
una certa resistenza all’assimilazione e alla registrazione di fenomeni che
erano invece assolutamente stabilizzati sul piano fonetico. In questo senso,
la grafia accusa un certo ritardo in relazione a una evoluzione fonetica che
era effettiva. Oltretutto, si tratta di un distacco che si verifica ancora oggi,
costituendo uno dei fattori delle importanti differenze attuali che intercor-
rono fra la scrittura e l’oralità del portoghese.
Per un parlante italiano, familiarizzato con una lingua ove fonetica e orto-
grafia si corrispondono in modo abbastanza prossimo, la grafia dei testi di
Camões non mancherà di suscitare alcuni problemi. Per contestualizzare
questa tematica, si presenterà di seguito un quadro, necessariamente mol-
to breve e generale, delle principali trasformazioni verificatesi sul piano

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CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

fonetico, in correlazione con altri piani linguistici (Williams From Latin to


Portuguese; Teyssier História; Castro Storia).
Cominciamo segnalando quella che è considerata, nella storia della lingua
portoghese, uno dei cambiamenti che in modo più sintomatico segnala la
sua stabilizzazione, cioè la sincope della consonante intervocalica |d nelle
forme verbali della seconda persona del plurale e la dittongazione che ne
segue (estades > estaes > estais, it. ‘state’; sabedes > sabees > sabéis, it. ‘sape-
te’). La forma precedente alla sincope era, in realtà, uno dei tratti lingui-
stici ostesi nel teatro di Gil Vicente in senso comico. I processi implicati
possono avere cronologia diversa, ma si consideri che, nel loro insieme, tro-
vano soluzione alla fine del XV secolo, prendendo come riferimento la ca-
pitale del regno e i grandi centri urbani del centro e del sud del Portogallo.
Nel dominio del vocalismo, sono tre i processi attraverso i quali lo iato
è eliminato: monottongazione, epentesi e dittongazione. Da quest’ultima,
in particolare, decorre l’enorme ventaglio di suoni vocalici della lingua
portoghese. La complessità dei fenomeni evolutivi in causa, così come dei
loro risultati, le conferisce effettivamente una posizione molto specifica nel
quadro delle lingue romanze.
a) Monottongazione
La monottongazione può risultare dalla crasi semplice di due vocali con lo
stesso timbro (vidi > vi-i > vi, it. ‘vidi’) o dall’assimilazione fra due vocali,
seguita da crasi (palumbo > pa-ombo > po-ombo > pombo, it. ‘colomba’).
Quando la crasi contrae vocali pretoniche in iato, è possibile che queste
vocali siano lunghe e aperte (esca-ecer > esque-ecer > esquecer, it. ‘dimen-
ticare’).
Tuttavia, la grafia continua a registrare, a volte anche piuttosto tardi, vocali
doppie già fuse in crasi, il che può indicare anche l’apertura della vocale
ripetuta. Al di là di questo, vocali che etimologicamente non risultano da
un processo di crasi sono molte volte registrate come doppie per indicare
che la sillaba precedente è tonica.
b) Epentesi
L’epentesi può riferirsi a una consonante, specialmente quando sono coin-
volte vocali nasali. Fra Ò e â nasali e o e a orali, tende a svilupparsi una
consonante nasale, nh, m o n (nido > nÒ-o > ninho, it. ‘nido’).
c) Dittongazione
L’eliminazione dello iato può procedere da un dittongo che include una
semivocale, i o u, il che quindi implica una epentesi semivocalica. La se-

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INTRODUZIONE

mivocale j è a volte registrata con il grafema |y, anche se la sua pronuncia


equivale a quella del grafema |i.
Lo iato dà luogo a un dittongo decrescente quando la prima vocale è tonica
e la seconda atona. In questo modo, a causa dell’interposizione della se-
mivocale i gli iati éo e éa si trasformano nei dittonghi decrescenti eio e eia
(freno > fre-o > freio, it. ‘freno’; tela > te-a > teia, it. ‘tela’). Lo stesso accade
quando la seconda vocale si trasforma in semivocale i (crue-es > cruéis, it.
‘crudeli’; soles > so-es > sóis, it. ‘soli’, pl. di ‘sole’) o u (malu > ma-o > mau,
it. ‘malo’; velo > ve-o > véu; it. ‘velo’).
In altre circostanze, lo iato può dar luogo a un dittongo crescente, quan-
do la prima vocale è atona e si trasforma in semivocale i, scritta come |e
(venatu > ve-ado > veado, it. ‘cervo’) o u, scritta come |o (volare > vo-ar, it.
‘volare’).
Se una di queste vocali è nasale, la nasalizzazione si mantiene. In una fase
originaria, che alcuni critici situano nel secolo XIV e altri nel secolo XV, si
era verificata una tendenza all’uniformazione in -ão di varie terminazioni
nasali (-ã-o, -ã-e, -õ-e, -ã, -õ, -am, -om). Questa uniformazione si applicava,
in una prima fase, a forme di numero singolare. Si passò poi alla regolariz-
zazione delle forme del plurale con la formazione di tre dittonghi nasali,
-ães (canes > cã-es > cães, it. ‘cani’), -ões (leones > leõ-es > leões, it. ‘leoni’) e
-ãos (manos > mã-os > mãos, it. ‘mani’). Parallelamente, il femminile degli
aggettivi in -ão si uniforma in -ã (sana > sã-a > sã; it. ‘sana’) (Teyssier Hi-
stória, p. 46).
Queste soluzioni, che sono risultato dell’evoluzione fonetica e di processi
analogici complessi (Williams From Latin to Portuguese, § 157, pp. 176-180),
ebbero riflessi specifici sulla flessione verbale. Da qui decorrono fenomeni
di collisione omonimica. Si consideri la tendenza generale all’uniformazio-
ne delle terminazioni in -am e -om in un unico dittongo nasale, -ão.
La terza persona del plurale del futuro, che terminava in sillaba tonica con
la desinenza -am, passa a -ão tonico in forme ossitone, nelle tre coniuga-
zioni verbali (cantaram > cantarão, it. ‘canteranno’; deveram > deverão, it.
‘dovranno’; partiram > partirão, it. ‘partiranno’).
Parallelamente, anche la terza persona del plurale del preterito perfetto
(it. passato remoto), che terminava ugualmente con la desinenza -am, an-
che se in sillaba atona, passa a -ão, che rimane atono in forme parossitone
(cantaram > cantarão, it. ‘cantarono’; deveram > deverão, it. ‘doverono’, cioè
‘dovettero’; partiram > partirão, it. ‘partirono’).

CXXIV

I Lusiadi.indb CXXIV 14/04/2022 15:24:53


CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

Allo stesso modo, la terza persona del plurale del preterito piuccheperfetto
(it. trapassato remoto), che terminava con la desinenza -am in sillaba atona,
passa a -ão, che rimane atono in forme parossitone (cantaram > cantarão,
it. ‘avevano cantato’; deveram > deverão, it. ‘avevano dovuto’; partiram >
partirão, it. ‘erano partiti’).
Da qui risulta l’esistenza di tre forme verbali differenziate della terza per-
sona plurale che sono però allografe, cioè scritte nello stesso modo (futuro,
preterito perfetto, preterito piuccheperfetto). Le forme del futuro si distin-
guono foneticamente per essere ossitone, mentre le forme del piuccheper-
fetto e del perfetto sono entrambe parossitone. Il ritiro della sillaba tonica
solo raramente è espresso nella grafia del XVI secolo.
A questo si potrà aggiungere la collisione fra la prima persona singolare e
la terza persona del plurale del verbo ser (it. ‘essere’) all’indicativo presen-
te, são (che occorre anche attualmente in it. ‘sono’, ma non in portoghese:
sou, prima persona del singolare; são, terza persona del plurale). La prima
persona può presentare varie grafie (sum, som, sam, são), che molto proba-
bilmente si pronunciavano tutte come são. Questa forma coincideva con la
terza persona del plurale.
Non si tratta, però, degli unici casi di collisione omofonica nella flessione
verbale. Anche le terminazioni della prima persona plurale del presente
indicativo e del preterito perfetto sono comuni alle tre coniugazioni ver-
bali (cantamos, devemos, partimos, it. ‘cantiamo’, ‘cantammo’; ‘dobbiamo’,
‘dovemmo’; ‘partiamo’, ‘partimmo’).
Persistono ancora molti dubbi riguardo alla distinzione fra a aperta |a|
e a quasi aperta |ɐ|, ma questa differenziazione, anche se si fosse verifi-
cata, sarebbe comunque scarsamente produttiva. In qualche modo nei
testi di Camões e, in maniera più generale, degli scrittori della seconda
metà del XVI secolo, se fosse esistita una tale differenziazione, essa
non sarebbe sostanzialmente rimarchevole perché queste forme sono
utilizzate in rima reciproca. In tal modo solo il contesto potrà aiutare
a differenziare la loro identità flessionale, il quale però non sempre è
evidente.
A sua volta, alcuni iati nasali si mantengono (luna > lâ-a > lâa, it. ‘luna’),
nonché la forma del pronome indefinito femminile con iato âa e derivati.
Ma dittongazione e crasi, in poesia, sono processi da considerare con una
certa flessibilità, in funzione di regimi di accenti, ritmi, rime, ecc., che
dipendono dall’intonazione della lettura.

CXXV

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INTRODUZIONE

Nel dominio del consonantismo, merita particolare attenzione il sistema


delle sibilanti che costituisce, anch’esso, un marchio proprio della lingua
portoghese. Si tratta, comunque, di uno dei campi più discussi dell’evolu-
zione fonetica. Nonostante l’esistenza di prospettive critiche spesso piutto-
sto differenziate, la tendenza verso una semplificazione di questo sistema
non comporta dubbi.
Attraverso un processo di evoluzione del latino verso il galego-portoghese
e poi verso il portoghese, si è arrivati alla formazione di quattro unità che
si possono ripartire in due gruppi:
a) Due affricate predorsodentali: la |s| sorda e con grafia |ç, o in alternativa
|c prima di e o i (paço, it. ‘palazzo reale’; cem, it. ‘cento’); e la sonora |z| con
grafia |z (cozer, it. ‘cuocere’; fazer, it. ‘fare’).
b) Due affricate apicoalveolari: la |s´| sorda scritta |s o |ss (passo, it. ‘passo’);
la |z´| sonora con grafia |s (coser, it. ‘cucire’; casa, it. ‘casa’).
Queste realizzazioni fonetiche hanno una etimologia e delle caratteristiche
perfettamente differenziate. Eppure, se Pero Magalhães Gandavo nelle sue
Regras que ensinam a maneira de escrever e ortographia da lingoa portuguesa,
pubblicate nel 1574, porta avanti una campagna contro gli equivoci che le
concernono, questo significa che il processo di semplificazione era già in
atto. In realtà, alla metà del XVI secolo la grafia continua a distinguerle in
modo coerente, mentre, in seguito, cominceranno a verificarsi equivoci, il
che indica che la trasformazione era imminente.
In ogni caso, il regime quadripartito è messo in pratica con sostanziale
coerenza nelle edizioni cinquecentesche di Camões, che seguono in modo
molto prossimo i precetti di Gandavo, scrittore con il quale, d’altronde, il
poeta manteneva relazioni di collaborazione. La Historia da província sãcta
Cruz (1576) e i Lusíadas (1572) uscirono dalla casa dello stesso tipografo,
António Gonçalves, con cronologie vicine.
A partire dal XVII secolo, le apicoalveolari saranno definitivamente so-
stituite da predorsodentali al sud e al centro del Portogallo. Si tratta di
una evoluzione graduale, secondo un movimento che, come è normale, si
propaga da sud verso nord. Anche così, ancora oggi queste quattro affri-
cate continuano a essere usate con perfetta coerenza in zone, sempre più
ristrette, del nord e del centro più interno del paese.
A sua volta, nel XVI secolo l’affricata palatale possiede due unità, la sorda
|ʃ| che è una costrittiva semplice e è scritta |x (roxo, it. ‘rosso’); e la sono-
ra |ʧ| che è scritta con il digramma |ch (rocha, it. ‘roccia’; chamar, it. ‘chia-

CXXVI

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CAMÕES E LA LINGUA PORTOGHESE

mare’). Questa differenziazione si manterrà stabile lungo il XVI secolo,


mentre ci sono indizi di una semplificazione nel secolo seguente. Ancora
oggi questa si conserva in alcune zone del nord e in zone isolate e conser-
vatrici dell’entroterra centrale del paese.
Sul piano grafico, l’adozione di registri etimologici è direttamente relazio-
nata con i grandi obiettivi del programma umanista, in particolare l’Uma-
nesimo filologico. Gli scrittori più attratti dalla scintilla delle lingue anti-
che sono anche quelli che le esplorano con più perseveranza. Allo stesso
tempo, questo espediente ha come effetto l’elevazione dello stile.
A volte alcuni gruppi di lettere che non avevano tradizione nella grafia del
portoghese sono recuperati: gh, gn, ph, rh, th. Nell’opera di Camões, questi
gruppi appaiono in parole erudite, come hemispherio (in variazione allo-
grafa con il volgarismo emisperio, it. ‘emisfero’). Inoltre, la y etimologica
è recuperata in forme come tyrania (in variazione allografa con tirania, it.
‘tirannia’). Per quanto concerne il testo dei Lusíadas, queste e altre ricerche
linguistiche devono essere aggiornate in funzione dell’identificazione del
testo dell’editio princeps operata dal presente lavoro.
Certe grafie latinizzate possono assumere in questo periodo un impatto
fonetico. I gruppi ct, pt, cç, mn e pç tendono a rafforzare la vocale che li
precede. Si ammette che in determinati casi le due consonanti siano effet-
tivamente pronunciate, in modo da ravvivare etimologie (nocte, it. ‘notte’;
septe, it. ‘sette’; acção, it. ‘azione’; damno, it. ‘danno’; adopção, it. ‘adozione’).
Alcune opzioni di questo genere sono state assimilate dalla lingua, man-
tenendosi nell’attualità. Per esempio, Camões aveva utilizzato l’aggettivo
digno (it. ‘degno’), un latinismo che si sovrappose a dino e che ancora oggi
persiste.
Tuttavia, questo processo ha portato anche a molte singolarità, come suc-
cede quando si parte da un falso etimo. È il caso di thesoura per tesoura (it.
‘forbice’), forse per analogia con thesouro (it. ‘tesoro’) (Vasconcelos Lições,
p. 34), o di hacte o di tè per até (it. ‘fino a’, ‘perfino’), con base in un fan-
tasioso etimo latino (hac tenus), quando invece la parola è un arabismo
(Teyssier História, p. 69). Nei Lusíadas si registra occeano per oceano (in
variazione allografa con oceano, it. ‘oceano’), forse per analogia con occaso
(it. ‘occaso’) e occidente (it. ‘occidente’), o semplicemente per aprire la voca-
le. Il raddoppiamento consonantico, che servirebbe a rinforzare la vocale
anteriore, può essere applicato in modo aleatorio per effetto di analogia o
per qualsiasi altro motivo idiosincratico.

CXXVII

I Lusiadi.indb CXXVII 14/04/2022 15:24:53


INTRODUZIONE

In questo quadro, il fatto che non si conoscano autografi di Camões condi-


ziona profondamente la conoscenza della grafia usata dal poeta stesso (così
come per Dante). Lo studioso rimane in tal modo privato non soltanto di
un contatto diretto con la pratica ortografica del nostro, ma anche, e di
conseguenza, con le caratteristiche fonetiche ad essa proprie. Le edizioni
cinquecentesche delle sue opere furono mediate dall’intervento di editori
e tipografi e i manoscritti uscirono dalla mano di copisti. I Lusíadas sono
un caso a parte, giacché furono pubblicati quando il poeta era in vita, ma,
come si sa, lo stampato è opera mediata dalla serie di interventi caratteri-
stici del sistema di lavoro adoperato in una officina tipografica (Trovato
Con ogni diligenza).
Nondimeno, la conoscenza dell’evoluzione della lingua portoghese e, in
particolare, dello stadio evolutivo che questa attraversava nel XVI secolo, è
essenziale per la comprensione della veste linguistica dell’opera di Camões
e, di conseguenza, del ruolo che spetta al poeta nella storia della lingua
portoghese. La tradizione cinquecentesca attraverso la quale i suoi testi
sono trasmessi, sia in manoscritto, che in stampa, così come le questioni
correlate poste dalla loro circolazione, non potranno essere completamen-
te comprese se non con l’inserimento di queste fonti testuali nella fase di
sviluppo che la lingua portoghese stava attraversando in quel periodo.

CXXVIII

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Nota al testo
di Rita Marnoto

1. Metodologia
Il testo dei Lusíadas ha come base l’editio princeps del 1572, a cui si aggiun-
gono alcuni manoscritti apografi. La sua configurazione specifica è uno
dei problemi critici più ardui della letteratura portoghese e, come tale, da
sempre è stato oggetto di aspre polemiche. Fino ad oggi, non si è trovata
alcuna soluzione che si basi su dati oggettivi. Con le stesse referenze biblio-
grafiche (Lisboa, António Gonçalves, 1572), esistono copie che mostrano
differenze patenti a partire dal frontespizio. Iconografia, tipografia e testo,
nonostante le analogie, presentano divergenze che tuttora aspettano di es-
sere pienamente giustificate.
Ne consegue che resta ancora da determinare quale fosse la configurazio-
ne originale del testo del poema epico che incarna la nazione portoghese.
In realtà, la risoluzione di tutti gli aspetti in gioco si potrà ottenere solo
attraverso un approccio molto attento ai metodi specifici della bibliografia
descrittiva e analitica, in un dialogo assiduo con la critica testuale. I pro-
blemi che si pongono con rilevanza primaria sono legati alla produzione
del libro come oggetto, cioè alla sua materialità. Ora, questo dominio è,
per eccellenza, l’àmbito di studio della bibliografia descrittiva e analitica.
Questa metodologia si è sviluppata, in particolare, nel Regno Unito e
nell’America del Nord. In Italia ha dato luogo non solo ad ampie visioni
d’insieme (Quondam La letteratura in tipografia), ma anche a un fi lone
metodologico che si intreccia intrinsecamente con il neo-lachmannismo,
sotto la designazione specifica di fi lologia dei testi a stampa (Stoppelli
Filologia dei testi; Stoppelli Filologia della letteratura). Per quanto riguar-
da il Portogallo, ha incontrato una ricezione piuttosto limitata (Proença

CXXIX

I Lusiadi.indb CXXIX 14/04/2022 15:24:53


INTRODUZIONE

Tentativa; Anselmo Origens, pp. 9-14; Dicionário do livro, s. v. Bibliografia),


a differenza della storia del libro, legata invece alla tradizione francese. È
dal campo della bibliografia descrittiva e analitica che nascono le soluzio-
ni di base per stabilire il testo della prima edizione del poema epico di
Luís de Camões.
La sinergia dei metodi propri della bibliografia descrittiva e analitica con
l’ecdotica, facendo ricorso ai mezzi attualmente disponibili in piattaforma
digitale, permette ora di trovare soluzioni tanto rigorose quanto sicure per
i problemi che hanno da sempre reso difficile lo stabilimento del testo
dell’editio princeps del poema epico di Luís de Camões.

2. Tradizione manoscritta
La tradizione manoscritta dei Lusíadas è formata da un codice contempo-
raneo all’editio princeps che contiene il primo canto del poema, e da altri
items di minor valore, tra i quali si distaccano due manoscritti del seco-
lo XVII (Tocco Dos manuscritos). Tutti questi manoscritti sono apografi,
poiché non esiste, in termini assoluti, un qualunque autografo di Luís de
Camões. Dal canto loro, dei due manoscritti secenteschi abbiamo appena
una conoscenza indiretta. Altri manoscritti che di tanto in tanto vengono
menzionati non meritano particolare rilievo, sia per l’imprecisione e la fu-
gacità dei relativi rimandi, sia perché la loro effettiva esistenza non è mai
stata comprovata.
La testimonianza cinquecentesca del I canto appartiene al Cancioneiro de
Luis Franco Correa, un codice miscellaneo del secolo XVI che attualmente
è conservato nella Biblioteca Nacional de Portugal. Il poema cominciò a
essere copiato, ma l’amanuense interruppe il suo lavoro alla fine, appunto,
del primo canto, giustificandosi con una nota di rara chiarezza: «Não con-
tinuo porque / Sahio a luz» (Cancioneiro de Luis Franco, f. 215v: «Non pro-
seguo perché / fu pubblicato»). Ovvero, nel frattempo era già uscita l’editio
princeps dei Lusíadas, il che permette di stabilire il termine post quem della
trascrizione all’anno 1572. Poiché la copia del testo non fu molto accurata,
sono riscontrabili vari lapsus, che riflettono, in molti casi, il modesto livello
culturale dell’amanuense (Pereira Camoniana, pp. 33-50).
Per quanto riguarda i due manoscritti secenteschi cui si è accennato sopra,
ci sono noti solo in forma indiretta, per l’intermediario di Manuel de Faria
e Sousa, che si riferisce alla loro testimonianza nel suo monumentale com-
mento al poema di Camões, edito nel 1639 (Faria e Sousa, vol. 1, cc. 37-40).

CXXX

I Lusiadi.indb CXXX 14/04/2022 15:24:53


NOTA AL TESTO

Nell’ipotesi che siano sopravvissuti al passare del tempo, si ignora la loro


collocazione attuale.
Manuel de Faria e Sousa, che svolse le funzioni di diplomatico sia in Spa-
gna che in Italia, risiedeva in quell’epoca a Madrid e ci informa che proprio
in quella città riuscì ad acquistare uno dei due codici presso un mercante
di libri, di nome Pedro Coello. Questo codice, di conseguenza, viene nor-
malmente designato come manoscritto Coello. Secondo il commentatore,
conteneva i primi sei canti dei Lusíadas, l’ultimo dei quali incompleto. A
questo aggiunge che, secondo una nota registrata nel codice, si sarebbe
trattato di una versione elaborata dal poeta prima ch’egli partisse per l’In-
dia, ma che poi gli fu rubata. Questa circostanza è una trovata supple-
mentare per alimentare la leggenda di furti e spoliazioni che ha sempre
accompagnato la narrativa biografica relativa al poeta.
Il secondo manoscritto, detto Montenegro, sarebbe consistito di una copia
dei Lusíadas datata al 1620, frutto della trascrizione fatta da Manuel Correia
Montenegro, un portoghese che frequentò l’università di Salamanca e che
poi svolse la funzione di correttore di bozze in quella città. L’obiettivo di
Montenegro era di depurare il testo del poema dai molti errori che, a suo
avviso, lo deturpavano. Le alterazioni da lui introdotte meritarono perfino
le critiche di Faria e Sousa, un editore che, da parte sua, non disdegnò la
manipolazione di testi del poeta. Nonostante le sue riserve, il commentato-
re non seppe resistere al fascino di un insieme di stanze che, a suo dire, era-
no contenute in quel codice, ma finirono poi per essere rifiutate dallo stesso
Camões (Tocco Dos manuscritos, pp. 33-78; Ferro Desprezadas e omitidas).
Da qui si evince che la tradizione dei Lusíadas, per quanto sia innegabile
il suo interesse critico o storiografico, non mette a nostra disposizione ele-
menti solidi, che siano suscettibili di condurci, con il necessario grado di
sicurezza, dentro alla fucina di Camões.

3. Manuel de Faria e Sousa e le due edizioni


Si deve allo stesso Manuel de Faria e Sousa, studioso infaticabile di Luís
de Camões, la prima segnalazione relativa alla diversità degli esemplari
con data 1572.
Nel commento ai Lusíadas che pubblica nel 1639, si trovano già osserva-
zioni disperse sulla presenza di lezioni testuali divergenti. Con tutto ciò,
il vero e proprio richiamo all’esistenza di tali differenze è esplicitamente
formulato nel commento che dedicò alla lirica di Camões, sotto il titolo di

CXXXI

I Lusiadi.indb CXXXI 14/04/2022 15:24:53


INTRODUZIONE

Fig. 21. Frontispizio, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,


António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BNP-Cam3P.

CXXXII

I Lusiadi.indb CXXXII 14/04/2022 15:24:53


NOTA AL TESTO

Fig. 22. Frontispizio, ed. E/D. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,


António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BDMII-378.

CXXXIII

I Lusiadi.indb CXXXIII 14/04/2022 15:24:53


INTRODUZIONE

Fig. 23. Licenza del Desembargo do Paço, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,
António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BNP-Cam3P.

CXXXIV

I Lusiadi.indb CXXXIV 14/04/2022 15:24:53


NOTA AL TESTO

Fig. 24. Licenza del Desembargo do Paço, ed. E/D. Luís de Camões, Os Lusíadas,
Lisboa, António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BDMII-378.

CXXXV

I Lusiadi.indb CXXXV 14/04/2022 15:24:54


INTRODUZIONE

Fig. 25. Licenza del Santo Ufficio, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas,
Lisboa, António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BNP-Cam3P.

CXXXVI

I Lusiadi.indb CXXXVI 14/04/2022 15:24:54


NOTA AL TESTO

Fig. 26. Licenza del Santo Ufficio, ed. E/D. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,
António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BDMII-378.

CXXXVII

I Lusiadi.indb CXXXVII 14/04/2022 15:24:54


INTRODUZIONE

Fig. 27. F. 1r, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,


António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BNP-Cam3P.

CXXXVIII

I Lusiadi.indb CXXXVIII 14/04/2022 15:24:54


NOTA AL TESTO

Fig. 28. F. 1r, ed. E/D. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,


António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982, BDMII-378.

CXXXIX

I Lusiadi.indb CXXXIX 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

Rimas varias. Questo lavoro però non arrivò a essere pubblicato durante la
vita di Faria e Sousa, che scomparve nel 1649. Si dovette aspettare il 1685
perché uscisse il suo primo volume, a cui fece séguito un secondo, nel
1689, senza che con questo il commento venisse alla fine pubblicato nella
sua totalità.
La diversità dei vari esemplari a stampa del poema è menzionata nella Vida
del Poeta che fa parte dei capitoli introduttivi alle Rimas varias. Lì si legge:

Aviendo, pues, llegado el P. a Lisboa el año 1569. el del 1572. publico por medio de
la Estampa su Lusiada, aviendosele concedido Privilegio Real en 4. de Setiembre
de 1571. Dió con el un gran estallido em todos los oidos, y un resplandor grande
a todos los ojos màs capazes de Europa. El gasto desta impression fue de manera,
que el mismo año se hizo otra. Cosa que aconteció rara vez en el Mundo; y en Por-
tugal ninguna más de esta. Y porque esto ha de parecer nuevo, y no facil de creer,
yo asseguro que lo he examinado bien en las mismas dòs ediciones que yo tengo;
por differencias de caracteres; de ortografia; de erratas que ay en la primera, y se
ven emedadas en la segunda; y de algunas palabras que mejorò lo dicho.
(Faria e Sousa Rimas varias, vol. 1, [f. 14], § 27)

Essendo arrivato nel 1569 a Lisbona, nel 1572 pubblicò a mezzo della Stampa la
sua Lusiada, dopo aver ottenuto un Privilegio Reale il 4 settembre 1571. Suscitò
una grande ripercussione in tutte le orecchie, e un grande splendore in tutti gli oc-
chi più capaci d’Europa. La quantità di copie vendute di questa prima impressione
fu tale che nello stesso anno ne fu fatta un’altra. Cosa che raramente è successa nel
mondo; e in Portogallo mai. E poiché questo deve sembrare un fatto nuovo, e non
facile da credere, posso assicurare che l’ho osservato bene nelle due edizioni che io
stesso possiedo: relativamente alle differenze di caratteri tipografici; di ortografia;
di errori che si trovano nella prima, e vengono emendati nella seconda impressio-
ne; e di alcune parole che migliorano quanto precedentemente detto.

La divergenza degli esemplari con data 1572, per ciò che riguarda la tipo-
grafia, l’ortografia, gli errori e le correzioni della stampa, sotto la penna di
Faria e Sousa si trasforma in gloria per il poeta: la prima tiratura si sarebbe
immediatamente esaurita, e dunque, nello stesso anno 1572, si dovette pro-
cedere a una ristampa.
Tuttavia questa spiegazione è difficilmente sostenibile dal punto di vista
storico. Ammettiamo pure che l’editio princeps del poema sia uscita nella

CXL

I Lusiadi.indb CXL 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

prima metà del 1572. Perché un’altra emissione si realizzasse effettivamen-


te nel 1572, sarebbe necessario presupporre che la prima si fosse immedia-
tamente esaurita, in modo tale che in quello stesso anno fossero composte
nuove forme da passare sotto i torchi. Ora, né i ritmi del consumo di libri,
né i ritmi del lavoro tipografico nel Portogallo del Cinquecento erano com-
patibili con questa rapidità.
Di fronte ai nuovi dati messi in luce di recente sopra l’elaborazione dei
commenti di Faria e Sousa all’epica e alla lirica di Camões e alla loro
cronologia (Spaggiari O «segundo borrador»), la relazione tra la data del
1639, anno di edizione del commento ai Lusíadas, e quelle del 1685 e
del 1689, date dell’edizione postuma dei due volumi di commento alle
Rimas varias, acquista un nuovo significato. Nonostante che le Rimas va-
rias siano state pubblicate nel 1685 e nel 1689, la loro redazione era stata
cominciata ben prima che fosse data alle stampe quella del commento ai
Lusíadas, nel 1639.
Nella Biblioteca D. Manuel II della Fundação da Casa de Bragança, con
sede in Vila Viçosa, si trovano depositati due manoscritti che contengono
una delle redazioni del commento che Faria e Sousa dedicò alla lirica di
Camões (ms. 83, ms. 84). Costituiscono, nel loro insieme, quello che viene
abitualmente designato come segundo borrador, nel cui frontespizio appare
la data del 1544, annotata da una mano che potrebbe non essere autografa.
Non fu, però, a partire da questo segundo borrador che il figlio di Faria e
Sousa preparò l’edizione postuma delle Rimas varias che uscì nel 1685 e
nel 1689. Il commento alla lirica fu il frutto di un lavoro lungo e arduo,
iniziato molti anni prima.
Bisogna dunque ammettere che, prima di dedicarsi al commento dei
Lusíadas edito nel 1639, si fosse già reso conto delle differenze esistenti
tra le copie del poema, nei termini resi espliciti nell’apparato introdutto-
rio alle Rimas varias. Per questo motivo, nell’edizione del 1639, non torna
a segnalare in modo specifico questo fenomeno, passando senza indugi
all’esplorazione testuale delle diversità rilevate negli esemplari con data
1572.
In qualunque modo, fu necessario che passasse quasi mezzo secolo dalla
data del 1572 perché apparisse una prima menzione della discrepanza tra
i vari esemplari. La cronologia avanzata in cui furono rivelate le disugua-
glianze e la poca attenzione che fu riservata all’argomento da parte degli
studiosi rispecchia bene la sottigliezza della questione.

CXLI

I Lusiadi.indb CXLI 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

4. Contingenze editoriali
Un’analisi globale dei vari specimini del 1572, che sono fino ad oggi so-
pravvissuti, permette di individuare subito quanto c’è in comune tra loro.
Uno dei primi aspetti che salta agli occhi riguarda la scarsezza dei mezzi
a disposizione e il poco impegno riservato alla produzione. La carta è
sottile e di cattiva qualità. I caratteri in lega metallica sono usurati e
non di rado spezzati, nonostante che, in origine, la fonte si distingua
per la sua robustezza e per la sua leggibilità. Si tratta del famoso corsivo
creato dall’incisore di punzoni François Guyot, un francese emigrato ad
Anversa, dove lavorò per Christophe Plantin. Nella composizione delle
linee, i tipi furono talvolta inseriti con pressione eccessiva o, al contrario,
insufficiente. Ci sono zone, spesso di una stessa pagina, in cui l’intensità
dell’inchiostro è più forte e altre in cui è talmente sbiadita che si legge
con difficoltà, il che dimostra come la pressa non era stata debitamente
calibrata. L’impressione è visibile in trasparenza, le sbavature e le mac-
chie si succedono, e i segni in bianco lasciati dai caratteri rimasti senza
inchiostro denunciano la poca attenzione con cui furono montate le for-
me tipografiche.
Lo stile usato, la disposizione delle stanze e la costituzione dei quaderni
tendono a limitare gli sprechi. In ogni pagina sono disposte tre stanze, o al
minimo due, come accade in generale all’inizio e alla fine di ciascuno dei
dieci canti, senza lasciare dunque nessuno spazio vuoto.
Un primo fascicolo non numerato è composto da un foglio piegato, che
contiene il frontespizio ornato da una xilografia, la licenza regia e la licenza
dell’Inquisizione. Seguono i 23 quaderni del poema propriamente detto,
con segnature da A a Z e numerazione araba nella prima metà dei fogli,
ad eccezione di quello iniziale che non è numerato. Questi 23 quaderni
sono tutti costituiti di 8 fogli, il che corrisponde a due fogli riuniti, ad
eccezione dell’ultimo, che ne contiene 10. Dunque, un foglio completo di
carta piegato in quattro fogli bastava per stampare il foglio supplementare
del quaderno Z e il duerno iniziale, che fu probabilmente l’ultima parte ad
essere impressa.
Si tratta di un 4º in 8º. L’imposizione e la sua geometria, l’organizzazione
dei quaderni e le segnature obbediscono poi a un ordine perfettamente
pianificato, nonostante la scarsità dei mezzi impiegati. La formula di colla-
zione, comune a tutti gli esemplari conosciuti e indipendentemente dalle
loro differenze, è la seguente:

CXLII

I Lusiadi.indb CXLII 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

4º in 8º: π 2 A-Y8[$2,3,4] Z10[$2,3,4,5], ff. [2]+$186

Per il resto, il poema non è preceduto da una qualunque composizione


di elogio all’opera o al suo autore, né da una dedica che la destini a uno
specifico mecenate, come si è già anteriormente osservato. Nel contesto
editoriale dell’epoca, questa situazione si rivela realmente eccezionale.
Oltre a questo, non è fatta alcuna menzione del libraio che gestisce i
costi di produzione e la commercializzazione del libro, il che fa supporre
che queste funzioni fossero assunte dal poeta stesso, a cui è concessa la
licenza di stampa. Con tutto ciò, nulla impediva a Luís de Camões di
venderlo, tema che è stato dibattuto senza che si sappia nulla di preciso
a questo proposito.
La pubblicazione di un’opera richiedeva tre licenze: quella del Desembar-
go do Paço, che procedeva dalla regia autorità; quella dell’Ordinário, rila-
sciata dal vescovato; e quella del Santo Ufficio. Nel caso dei Lusíadas, la
licenza regia si mostra piuttosto di buon augurio, poiché concede a Luís
de Camões un’autorizzazione di stampa e di commercializzazione, che si
estende ai territori oltre oceano, per un periodo di 10 anni. Inoltre, già in
quella sede si manifestava la disponibilità ad un’eventuale aggiunta di ul-
teriori canti al poema. È ugualmente un sintomo di fiducia il fatto che non
sia stata redatta per scritto, a quanto risulta, una decisione che, come in
questo caso, riguarda un periodo superiore a un anno, in conformità con
una pratica amministrativa dell’epoca a cui si fa riferimento nella stessa
licenza regia. La mancata osservanza della regola – peraltro chiaramente
esposta nel testo – secondo la quale il prezzo del libro doveva figurare sulla
copertina, mostra fino a che punto il procedimento poteva essere flessibile.
Un altro indizio si ricava dall’assenza della licenza dell’Ordinário, malgra-
do sia annunciata nel frontespizio del libro, cosa che però non era altret-
tanto rara nel panorama editoriale dell’epoca. Quanto alla licenza del San-
to Ufficio, l’argomentazione retorica con cui l’inquisitore, frei Bartolomeu
Ferreira, giustifica gli aspetti più audaci del poema rispetto alla mentalità
dell’epoca, ossia, lo spazio riservato alla mitologia pagana, lascia trasparire
un’acutezza e un grado di comprensione fuori del comune.

5. L’edizione del Morgado de Mateus


La scoperta delle disuguaglianze genericamente operata da Faria e Sousa
passò inosservata nei secoli seguenti, tornando a suscitare gli interessi della

CXLIII

I Lusiadi.indb CXLIII 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

critica solo agli inizi del secolo XIX. A riportarla all’ordine del giorno fu
José Maria de Sousa Botelho Mourão e Vasconcelos, Morgado de Mateus,
a cui si deve una lussuosa edizione dei Lusíadas, illustrata con incisioni di-
segnate e eseguite da un insieme di artisti di eccezione: Gérard, Massard,
Fragonard, Laurent, Lignon, Bovinet, Pigeot, Toschi, Forster, Richomme
o Oortman. Impressa nel 1817 dai torchi parigini di Firmin Didot, in una
carta di eccellente qualità e con caratteri che furono specificatamente in-
cisi per la sua stampa, ebbe una tiratura di 210 esemplari. Tutti furono
generosamente destinati ad omaggi.
Politico e diplomatico, José Maria Botelho svolse missioni delicate nel
quadro delle relazioni luso-francesi, in un periodo in cui il Portogallo
fu invaso tre volte dalle truppe napoleoniche. Sposato in seconde nozze
con una figura di rilievo dell’alta società francese, la romanzista Adélaïde
Marie-Émile Filleul, vedova del conte di Flahaut de la Bellarderie, finì per
stabilirsi a Parigi. Portato dal suo amore per la patria e con puro intento di
mecenate, si dedicò allora all’edizione dei Lusíadas.
Per prepararla, ebbe a sua disposizione l’esemplare appartenente a Lord
Holland, un altro esemplare che fu messo a sua disposizione dal Visconde
da Lapa, suo nipote, e, già dopo la pubblicazione del volume, consultò an-
cora un altro specimine nel frattempo entrato a far parte della Bibliothèque
du Roi. Mantenne inoltre contatti assidui con membri dell’Academia das
Ciências de Lisboa e con studiosi che, dal Portogallo, gli andavano invian-
do informazioni indirette a proposito di altre copie.
L’esemplare dei Lusíadas allora appartenente a Lord Holland, che si trova
attualmente nella Texas University, è un item bibliografico dotato di ca-
ratteristiche molto particolari, come si è anteriormente detto, ancor oggi
avvolto da un alone di stupore. Il testo, stampato in fogli di dimensione
più grande, presenta al suo inizio una nota manoscritta attribuita a frei
Joseph Índio, il che fece immaginare che il libro fosse appartenuto a Luís
de Camões. Non è stato mai oggetto di un’analisi materiale dettagliata, ma
l’autenticità di questa annotazione manoscritta suscita dubbi (Lisboa Uma,
duas).
L’edizione del Morgado de Mateus dette la preferenza al testo del volume
di Lord Holland, nel quale José Maria Botelho introdusse correzioni e
alterazioni. Nonostante ciò, non tralasciò di mettere in rilievo e di pro-
blematizzare una serie di differenze tra i vari esemplari, che fino ad allora
erano passate inosservate.

CXLIV

I Lusiadi.indb CXLIV 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

Il dibattito era finalmente lanciato e la preziosità del volume avrà sicura-


mente contribuito, in un modo o nell’altro, alla rilevanza nel frattempo
acquisita dalla spinosa questione.

6. Le sigle Ee/S e E/D


Prima di proseguire in questo percorso della storia critica, converrà preci-
sare le convenzioni che si sono venute affermando per identificare le due
edizioni dei Lusíadas a cui alludeva già Faria e Sousa. È opportuno avver-
tire fin da ora che, se alcuni critici rifiutano l’esistenza di due edizioni indi-
pendenti, ce ne sono altri che sostengono l’esistenza di più di due edizioni,
come avremo modo di dire.
Le sigle distintive oggi utilizzate correntemente sono Ee/S e E/D (Acade-
mia das Ciências de Lisboa, pp. 7-21). Riguardano le seguenti caratteristi-
che oppositive:

Ee/S
Ee - Il 7º verso della prima stanza dei Lusíadas recita E entre gente remota edifi-
carão, con congiunzione copulativa all’inizio. La sigla |Ee rinvia alle prime due
lettere della sequenza E entre (fig. 27).
S - Il pellicano della xilografia che figura nel frontespizio del libro presenta la testa
voltata verso la sinistra del lettore (lat. sinistra) (fig. 21).

E/D
E - L’inizio del 7º verso della prima stanza dei Lusíadas recita Entre gente remota
edificaram, senza la congiunzione copulativa iniziale. La sigla |E rinvia alla sua
prima lettera, Entre (fig. 28).
D - Il pellicano della xilografia che figura nel frontespizio del libro presenta la
testa voltata verso la destra del lettore (lat. dextra) (fig. 22).

In tal modo, le sigle Ee/S e E/D associano una caratteristica testuale (E entre/
Entre) a una caratteristica iconografica (testa del pellicano voltata verso sinistra,
S/testa del pellicano voltata verso destra, D), differenziando due tipi di esem-
plari con la stessa data del 1572. Ci sono altre sigle che oggi continuano ad es-
sere usate marginalmente, come A e B, secondo l’equivalenza approssimativa:

A = Ee/S
B = E/D

CXLV

I Lusiadi.indb CXLV 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

7. Storia della critica


Non rientra nell’ambito di questa nota al testo dei Lusíadas il registro sto-
rico delle varie prese di posizione riguardo alla configurazione della prima
edizione del poema, e nemmeno riguardo alle polemiche e alle liti bizzose
che dal tempo di José Maria Botelho fino ad oggi continuano ad aver luo-
go. Per un inquadramento generale del tema sarà sufficiente presentare, in
una prospettiva d’insieme, i fi loni critici più distaccati, prendendo come
filo conduttore le questioni che concernono il numero di edizioni che pre-
sentano la data del 1572 e, nel caso, la rispettiva priorità.
La convinzione che si fossero stampate non solo due, ma un numero supe-
riore di edizioni con la stessa data del 1572, rimonta alla seconda metà del
secolo XIX. Potrebbero essere state tre o più, secondo José Feliciano de
Castilho Barreto e Noronha (Noronha Memória). José Feliciano de Castilho
era uomo di molti libri e di molte letture. Sostenitore del partito liberale,
visse in esilio a Parigi e dopo il suo rientro in Portogallo assunse l’incarico
di direttore della Biblioteca Nacional, essendosi più tardi trasferito a Rio de
Janeiro. Durante questo periplo, ebbe dunque l’occasione di consultare vari
esemplari dei Lusíadas, il che lo portò a concludere in favore dell’esistenza
di più di due edizioni affini.
Questo punto di vista ha continuato ad avere i suoi adepti. A distanza di
un secolo, Xavier Coutinho lo riprendeva con altri argomenti (Coutinho A
edição «princeps»; Coutinho Nova hipótese). L’osservazione di un esempla-
re della Biblioteca Nacional de Portugal, con un frontespizio a incisione
metallica, e di un altro esemplare appartenente all’Università di Santiago
di Compostela, con caratteristiche molto particolari, portò questo critico a
rafforzare la tesi di una pluralità di edizioni. Sarebbero state, a suo avviso,
tre o quattro. Xavier Coutinho non riuscì però a identificare l’interpolazio-
ne di materiali bibliografici di provenienza esterna in esemplari del 1572.
Nel panorama critico ottocentesco la tesi delle due edizioni continuò a es-
sere sostenuta da varie voci, tra le quali spicca quella del Visconde de Juro-
menha (Juromenha Obras, vol. 1, p. 109), a cui si è già più volte accennato,
un bibliofilo tanto stimato, che fece un’edizione dell’opera di Camões in
sei volumi, pubblicata tra 1860 e 1870, a questa se ne aggiunse un settimo
pubblicato postumo nel 1924.
In ogni modo, ammettendo due edizioni indipendenti con la stessa data
del 1572, resta da dirimere un’altra questione, cioè l’identificazione di
quella a cui spetta effettivamente lo statuto di editio princeps.

CXLVI

I Lusiadi.indb CXLVI 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

Un filone trasversale, che si estende a tutt’oggi, e che si basa sulle caratteri-


stiche della tipografia e della carta, dà la priorità a Ee/S.
A tale conclusione arrivò, di fatto, uno dei primi critici a osservare gli
aspetti tipografici degli esemplari del 1572, Tito de Noronha (Noronha
A primeira edição), che era un buon conoscitore del lavoro di bottega. Se-
condo lui, un’edizione imitativa pubblicata con la data del 1572 sarebbe
stata impressa vari anni dopo la prima, a poca distanza da quella che è
genericamente ritenuta la seconda edizione dei Lusíadas, quella del 1584,
come si vedrà. Nel prosieguo, i rari critici che, nel corso del tempo, si
sono soffermati ad analizzare la tipografia degli esemplari del 1572, sono
arrivati alle stesse conclusioni di Tito de Noronha, pur adducendo altri
dati. Così Francisco Gomes de Amorim nell’introduzione alla sua edizione
dei Lusíadas (Amorim, vol. 1, p. 82) e Eleutério Cerdeira in un lavoro del
1946 (Cerdeira Duas grandes fraudes). Il primo si basò sulla consultazione
della tipografia dell’Imprensa Nacional, mentre il secondo era, lui stesso,
un esperto nel lavoro di officina tipografica, oltre che direttore editoriale
di pubblicazioni artistiche. Questo tipo di argomentazione, però, cessò di
circolare a partire dalla metà del secolo passato.
Quanto all’identificazione della carta, si deve a João Ruas, ormai agli inizi
del secolo XXI, uno studio dedicato alle fi ligrane incluso negli apparati
che accompagnano il facsimile dell’edizione dei Lusíadas del 1572 appar-
tenente all’Ateneu Comercial do Porto (Ruas Os dois pelicanos). Oltre a
verificare che non esistono filigrane comuni agli esemplari Ee/S e E/D da
lui consultati, Ruas ha esaminato la cronologia della carta, constatando
che la sua fabbricazione risale a periodi distinti. Secondo le sue ricerche,
infatti, la carta utilizzata in Ee/S è anteriore al 1572, collocandosi la sua
produzione tra 1566 e 1570. Dal canto suo, la carta utilizzata in E/D fu
prodotta, approssimatamente, dal 1574 al 1580. Nel Portogallo del secolo
XVI, tra la fabbricazione della carta e la sua utilizzazione intercorrevano
circa due anni.
Questo studio, che è parziale, ha avuto poco séguito (Lisboa Uma, duas),
ma attualmente è in corso una ricerca più ampia sulle caratteristiche della
carta (Penafiel The question). Ha come scopo l’analisi di tutti gli esemplari
del 1572 di cui si ha notizia.
L’esistenza di due edizioni dei Lusíadas con la stessa data, lo stesso stam-
patore, le stesse licenze, ecc., implica inevitabilmente che una delle due
sia imitativa, ossia, contraffatta. Questa deduzione, peraltro logica, ha su-

CXLVII

I Lusiadi.indb CXLVII 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

scitato forti reazioni, scaturite da motivazioni che hanno a che fare più
con l’antropologia che con la scienza. Era inaccettabile, per larghi settori
dell’opinione pubblica, che Luís de Camões, il vate nazionale, fosse autore
di un poema epico che circolava, dal 1572, in una edizione-pirata. L’impat-
to di questa forma di ragionamento e di reazione emotiva, ancor oggi, non
si trova totalmente eradicato.
Varie ipotesi furono avanzate, a partire dal secolo XIX, sulla possibilità di
una contraffazione (Noronha A primeira edição; Anselmo Camões e a cen-
sura). A dire il vero, la seconda edizione debitamente autorizzata dei Lusía-
das uscì 12 anni dopo l’editio princeps: «Com licença do Supremo Conselho
da Sancta e Geral Inquisição, por Manoel de Lyra Em Lisboa. Anno de
1584» («Con il permesso del Consiglio Supremo della Santa e Generale
Inquisizione, da Manoel de Lyra A Lisbona. Anno 1584»), conformemente
a quanto si legge nel registro. Si tratta di quella che viene correntemente
designata come edição dos piscos, con riferimento al ridicolo commento
di III, 65 [numerata 47], 2, in cui l’aggettivo piscosa, applicato alla città
marinara di Sesimbra, è spiegato col fatto che in quel luogo confluisce una
«grãde cãntidade de piscos, pera se passare a Affrica» («grande quantità
di piscos, per passare ad Africa»), indizio eloquente dell’orizzonte culturale
dell’anonimo annotatore (Spaggiari Camões, pp. 47-58). Dopo l’edizione
dei piscos, che trasmette di fatto un testo con molti tagli e alterazioni, do-
vuti a interventi censorii, è plausibile che una contraffazione rispondesse
alle aspettative non solo dei lettori, desiderosi di accedere alla versione in-
tegrale del poema, ma anche agli interessi degli impresari avidi di sfruttare
una fonte di guadagni in questa nicchia di mercato.
La licenza regia contenuta all’inizio del libro, con data «24 de Setembro
de 1571» («24 settembre 1571»), come già segnalato, concedeva a Luís de
Camões diritti editoriali per 10 anni, che decorrevano a contare dalla data
di edizione. Che il poeta li avesse o meno venduti a qualcun altro è irrile-
vante per questo tema. La durata della licenza era comunque scaduta nel
1582, per cui a partire da allora sarebbe stata comunque necessaria un’altra
autorizzazione per pubblicare il poema.
Del resto, occorre liberare il dibattito intorno al numero di edizioni e del
loro testo dalle ombreggiature impressioniste che lo avvolgono. Se i pro-
blemi sollevati possono, di per sé, presentare una loro pertinenza, l’im-
possibilità di fornire loro una risposta concreta ha condotto a divagazioni
nel campo della pura fantasia, sulla scorta della narrativa romanzata della

CXLVIII

I Lusiadi.indb CXLVIII 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

biografia camoniana, e non danno alcun contributo per chiarire la confi-


gurazione specifica del testo dell’editio princeps.
Una serie di cavilli e ragionamenti tortuosi si effonde in congetture perse-
cutorie, non di rado minate da contraddizioni, per spiegare così le sventure
del testo e del libro. Un altro ordine di scenari si trascina dietro curiose
speculazioni oftalmologiche, attribuendo senza alcun fondamento le oscil-
lazioni grafiche, la fonte di varianti adiafore, o ancora i veri e propri refu-
si, allo stesso Luís de Camões, che sarebbe stato fisicamente impedito di
rivedere le bozze con la sufficiente attenzione. La perdita di un occhio in
battaglia è la giustificazione avanzata per tutte queste stranezze.
Passando alla questione della cronologia relativa alle due edizioni, in ter-
mini di storia della critica si può affermare che il secolo XIX si trovò d’ac-
cordo per affermare la priorità dell’edizione E/D, mentre il secolo XX si
orientò piuttosto verso Ee/S, il che non ha impedito che, in entrambi i casi,
si manifestassero altre opinioni.
Il fatto è che il secolo del Morgado de Mateus rimase sostanzialmente fe-
dele ai punti di vista che dettero forma alla sua disinteressata edizione del
1817. Avendo avuto a sua disposizione l’esemplare di Lord Holland, che
adottò come base, venne ad essere da lui privilegiata l’edizione che più
tardi si designò come E/D.
I limiti della critica ottocentesca sono ben evidenziati dalla forma in cui
vennero via via elaborate le tabelle di varianti tra esemplari diversi. Questo
minuzioso lavoro di collazione, a dire il vero, non riuscì a chiarire molto la
situazione. Le copie disponibili scarseggiavano, gli esemplari con il pelli-
cano voltato verso la sinistra che i vari critici si trovavano a maneggiare non
coincidevano nel loro contenuto testuale, così come gli esemplari col pel-
licano voltato verso la destra presentavano tra loro numerose divergenze.
Oltre a ciò, una sostanziale distanza dai metodi della fi lologia positivista,
che ottenne scarsa penetrazione in Portogallo, non contribuiva certo ad un
migliore chiarimento dei problemi che si presentavano.
Si è dovuto aspettare le prime decadi del secolo XX perché apparissero due
commenti al poema elaborati con grande acribia ermeneutica, a partire da
solide basi nei campi dell’erudizione e della storia della lingua, quello di
Augusto Epifânio da Silva Dias (Epifânio Dias, nel 1910 e quindi nel 1917,
con stabilimento di testo) e quello di José Maria Rodrigues (Rodrigues,
nel 1921, che sceglie di presentare la riproduzione anastatica dell’esempla-
re della Biblioteca Nacional de Portugal, BNP-Cam3P). Quanto al testo,

CXLIX

I Lusiadi.indb CXLIX 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

entrambi sostengono la superiorità di Ee/S, riconoscendo la prevalenza di


quello che si potrebbe definire come lectio difficilior. Questa posizione fu
poi reiterata dalle ricerche testuali del francese Roger Bismut (Bismut La
critique textuelle), di Leodegário de Azevedo Filho (Azevedo Filho; e vd.
anche Azevedo Filho Lírica) e di altri critici brasiliani, come Evanildo Be-
chara, Sigismundo Spina o Gladstone Chaves de Melo, o ancora dell’italo-
svizzera Barbara Spaggiari (Spaggiari Camões, pp. 59-75).
Tuttavia, la precellenza di E/D ebbe ancora, nel secolo XX, i suoi ferven-
ti sostenitori. Uno di loro fu il romanziere Aquilino Ribeiro (Ribeiro A
edição «princeps»). Aquilino riprese la discussione relativa alla iconografia
del frontespizio con il pellicano voltato verso destra (D), sostenendo l’idea
che l’incisione in esso contenuta era stata usata nel 1571 per la stampa delle
opere di Gil Vicente nella Compilaçam del 1586 (Vicente Lobato Compi-
laçam). A partire da lì, difese la superiorità di E/D. In realtà, la data del
1571, che accompagna l’incisione con il pellicano verso destra, appare in
un foglio inserito all’interno del volume che segna l’inizio di uno dei libri
in cui è suddiviso. La Compilaçam fu in effetti pubblicata nel 1586. Quanto
alla questione testuale, Aquilino appoggia la sua posizione sul principio
della lectio facilior potior, il che presupporrebbe un’evoluzione da E/D ver-
so Ee/S. Una simile oscillazione di opinioni, tra la superiorità che alcuni
critici conferiscono alla lectio facilior e la superiorità che altri riservano alla
lectio difficilior, mostra bene quanto sia casuale e aleatorio il sostrato ecdo-
tico su cui poggia la ricerca intorno al testo dell’editio princeps dei Lusíadas.
La posizione di Aquilino ha ottenuto l’apprezzamento di Aguiar e Silva,
ormai agli albori del secolo XXI, in un saggio il cui titolo racchiude, in
modo molto sintomatico, il punto della situazione intorno al problema
critico: A ‘guerra’ dos pelicanos: o problema textológico da edição «prin-
ceps» de «Os Lusíadas» (Aguiar e Silva A lira dourada, pp. 23-54; sag-
gio del 2004: La ‘guerra’ dei pellicani: il problema testuale dell’edizione
«princeps» dei «Lusíadas»). Pur alterando il principio ecdotico seguíto
da Aquilino, al quale preferisce il criterio di lectio difficilior potior, que-
sto studioso fi nisce comunque per giungere alle stesse conclusioni. Il te-
sto di E/D è considerato facilior in relazione a un manoscritto difficilior
destinato alla tipografia. Presentata in questi termini, l’ipotesi appare
alquanto fantasiosa, nella misura in cui non si ha conoscenza di un qua-
lunque manoscritto dei Lusíadas espressamente destinato alla tipogra-
fia. Ma il punto di vista difeso da Aguiar e Silva va ancora più lontano,

CL

I Lusiadi.indb CL 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

dato che egli aderisce all’opinione per cui i Lusíadas avrebbero avuto
un’unica edizione, nella quale furono progressivamente introdotte delle
correzioni (Aguiar e Silva Jorge de Sena, pp. 111-126). Poiché le correzioni
si realizzano nel senso E/D > Ee/S (secondo una formulazione di per
sé impropria, trattandosi di una stessa edizione), è la lectio facilior che
fi nisce per essere preferita.
La convinzione che tutti gli esemplari del 1572 uscirono da una stessa edi-
zione, con varianti di stato tipografico dovute all’introduzione di successi-
ve emendazioni, era già stata espressa nel secolo XIX, senza ottenere gran-
de eco (Túlio Facsímile do rosto). Nonostante ciò, a partire dalla decade del
1960 guadagnò nuovi adepti. Le ricerche condotte da Charlton Hinman
sopra il first folio di Shakespeare non saranno state estranee a questa rin-
novata voga. Uno dei sostenitori più entusiasti dell’idea che la spiegazione
data per le varianti del first folio poteva applicarsi ai Lusíadas del 1572, nel
senso di poter elucidare le differenze tra i vari esemplari, fu Jorge de Sena
(Sena Trinta anos, vol. 2, pp. 170-171, 250-251). A suo avviso, tali divergen-
ze sarebbero dovute all’alternanza tra i responsabili del lavoro all’interno
dell’officina tipografica. Tuttavia, Sena non ha mai potuto affinare questa
ipotesi attraverso un’analisi diretta degli esemplari.
Un fugace tentativo di esplorare questa via, conforme a quanto fu intra-
preso da Francisco Dias Agudo, non ha raccolto frutti (Agudo A edição).
Questo critico tentò di spiegare l’alternanza tra la grafia delle nasali con
consonante (am/an, em/en, ecc.) o con tilde (ã, e, ecc.) in funzione della
facciata della forma di stampa, o bianca o volta, a cui appartiene uno stesso
insieme di quattro pagine. La configurazione del testo dei Lusíadas non si
accorda però con una simile ipotesi di differenziazione. Inoltre, in difesa
di una edizione unica, Dias Agudo presentò un argomento che involve
l’esistenza di macchie nella carta comuni ai vari esemplari, che sarebbero
dovute alle sbavature causate dallo spandere dell’inchiostro dai bianchi,
ai tipi difettosamente inseriti o ad altri fattori. Ora, il lavoro tipografico
nel suo insieme fu fatto, come già detto, con scarsa attenzione, essendo le
sbavature talmente frequenti che non è possibile attribuire loro un valore
distintivo.
All’inizio del nuovo secolo, la tesi dell’unicità editoriale tornò a prendere
vigore con Kenneth David Jackson, che nel 2003 ha riprodotto in CD-
ROM 29 esemplari dei Lusíadas datati 1572, facendoli accompagnare da
uno studio che prende in considerazione quattro ulteriori esemplari osser-

CLI

I Lusiadi.indb CLI 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

vati de visu e un facsimile (Jackson Camões). Non sarà mai di troppo lodare
questo lavoro intrapreso dal lusitanista di Yale, che ha messo a disposizio-
ne degli studiosi un tale acervo di materiali.
In effetti, gli esemplari dei Lusíadas del 1572 che sono sopravvissuti fino
ad oggi si trovano sparsi per le biblioteche d’Europa e d’America. Molte
delle incongruenze ed esitazioni che si insinuano nel loro studio dipen-
dono proprio dalla difficoltà di accesso a un insieme di unità che sia rap-
presentativo. Gli ostacoli da oltrepassare sono ben illustrati dalla prima
riproduzione fotografica di un esemplare del 1572. Accadde intorno al
1898, per iniziativa di Teófi lo Braga (Braga), ma in circostanze tali che
nemmeno Teófilo, certamente per delle buone ragioni, rivelò la provenien-
za dello specimine che ancor oggi resta sconosciuta. Salvo onorevoli ec-
cezioni, come la riproduzione in facsimile di due esemplari, in parallelo,
organizzata dalla Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a
Edição Crítica d’Os Lusíadas (Academia das Ciências de Lisboa), non era
stato tracciato, prima di Jackson, un piano di riproduzioni suscettibile di
rispondere in forma sistematica a questa carenza. Le iniziative avanzarono
in ordine sparso, con il ricorso a tecniche non omogenee e perfino a diffe-
renti scale di riproduzione.
Sul piano testuale, il grande argomento attraverso cui Jackson giustifica
l’esistenza di un’unica edizione si basa sulla rilevazione di quattro errori
paratestuali comuni agli esemplari presi in considerazione. Come tali sono,
a suo avviso, universali, ciò che vuol dire che sarebbero comuni anche ad
altri esemplari, se se ne conoscessero di nuovi. Tuttavia, questo critico va
ancora più lontano per spiegare l’esistenza di un numero così elevato di
varianti tra i diversi specimini. A questo scopo costruisce, infatti, quattro
tabelle che mettono a confronto un totale di 33 fenomeni nell’insieme ico-
nografico e testuale preso in esame. Le sue conclusioni si orientano verso
una pubblicazione in continuum, con l’introduzione di successive corre-
zioni, che secondo lui vengono incorporate in una lectio facilior alla qua-
le concede la priorità. Questo tipo di evoluzione presuppone una pratica
tipografica che perfeziona via via il testo, operando su una stessa matrice,
ossia, una stessa forma tipografica. Ma già per giustificare la presenza di
due frontespizi, uno con il pellicano verso la destra, l’altro con il pellicano
verso la sinistra, è più difficile trovare una spiegazione valida.
Le prime copie ad essere stampate costituirebbero, nell’opinione di
Jackson, un insieme di sei esemplari in cui il pellicano ha la testa voltata

CLII

I Lusiadi.indb CLII 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

verso destra. A questo primo gruppo avrebbe fatto séguito una fase di
transizione, durante la quale furono gradualmente introdotte le correzioni.
D’altro lato, lo stadio finale è testimoniato da un numero di esemplari più
importante, 17, che sono tra sé più omogenei e portano tutti il pellicano
voltato verso sinistra. Questa evoluzione nel senso di un testo più curato e
corretto troverebbe il suo fondamento grazie ai 33 elementi differenziali di
ordine iconografico e testuale che sono stati presi in esame.
Potrebbe, dunque, affermarsi che la progressione si realizzò nel senso
«E/D» > «Ee/S». Ma nella prospettiva di Jackson, una tale osservazione
non avrebbe ragione di sussistere. Lo studioso di Yale postula l’abbandono
di queste sigle, perché non rappresentano il processo graduale di correzio-
ne di un’unica edizione in progress, nei termini da lui argomentati.
Nel frattempo, la sua interpretazione non ha mancato di ottenere un certo
séguito.

8. Prove materiali della produzione di due edizioni indipendenti


È importante riprendere le ricerche effettuate da Jackson per approfon-
dirle meglio.
L’argomento di fondo attraverso cui questo critico giustifica l’esistenza di
un’edizione unica consiste, come già detto, nell’identificazione di quattro
errori comuni a tutta la tradizione a stampa, almeno per gli esemplari fi-
nora noti. Per Jackson, sono «as peças que faltavam do quebra-cabeças»
(Jackson, Camões, intr., p. 26), ovvero, i pezzi mancanti del rompicapo.
I quattro lapsus comuni a tutti gli esemplari, che si trovano nel paratesto,
sono i seguenti:

f. 97r CANTO QVINTO vs. CANTO SEXTO


f. 103r CANTO QVINTO vs. CANTO SEXTO
f. 110r 106 vs. 110
f. 120r 102 vs. 120

Eppure, se si osserva il disegno della pagina, i caratteri tipografici e il testo


di ognuna di queste quattro pagine, in blocco, non c’è alcun dubbio sull’e-
sistenza di due insiemi bibliografici materialmente differenziati.
Prendiamo il primo dei quattro casi, il f. 97r, e, ricorrendo a strumenti digi-
tali, sovrapponiamo il foglio corrispondente di due esemplari, uno di Ee/S,

CLIII

I Lusiadi.indb CLIII 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

quello della Biblioteca Nacional de Portugal, BNP-Cam3P, e un altro di


E/D, quello della Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila Viçosa,
BDMII-378, utilizzando a tale scopo la riproduzione facsimile in parallelo
promossa dall’Academia das Ciências de Lisboa (fig. 29; si fa coincidere il
primo carattere maiuscolo del primo verso). Le differenze sono oggettive.
Nell’alto della pagina, la collocazione del numero del canto e del numero
del foglio non coincidono. A piè di pagina, ugualmente, la posizione della
segnatura del quaderno e del richiamo non si corrispondono.
Il confronto, in termini di geometria ortogonale, della posizione della se-
gnatura del quaderno e del richiamo è un metodo comparativo consacrato,
cui la bibliografia descrittiva e analitica normalmente ricorre, dato il suo
rigore e la certezza dei risultati ottenuti.
Verifichiamo dove si opera l’intersezione tra la linea verticale che parte
dall’asta retrostante del carattere della segnatura, N, e il primo carattere
che si trova immediatamente al di sopra di essa. L’ultimo verso della pagi-
na è il verso VI, 5, 8, per cui si tratta di osservare, con i dovuti strumenti di
geometria, quale è il carattere incrociato. Sarà segnalato in corsivo, o con il
segnale matematico  quando la linea retta cade tra due caratteri:

f. 97r Segnatura N
BNP-Cam3P Ia mais seguro do que dantes vinha.
BDMII-378 Ia mais seguro do que dantes vinhv.

Consideriamo, allo stesso modo, i termini dell’intersezione dell’asta retro-


stante del carattere del richiamo As:

f. 97r Richiamo As
Ia mais seguro do que dantes vinha.
BNP-Cam3P
[assenza di intersezione]

BDMII-378 Ia mais seguro do que dantes vinhv.

Nel primo esemplare, il richiamo As non arriva neppure a intersecare il


verso sovrastante, VI, 5, 8.
Inoltre, variano le misure dell’interlinea, il che va ovviamente associato
alla differente altezza dello specchio tipografico, risultante del chiamato

CLIV

I Lusiadi.indb CLIV 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

Fig. 29. Sovrapposizione del f. 94r.


Nero: Ee/S - BNP-Cam3P. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,
António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982.
Grigio: E/D - BDMII-378. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa,
António Gonçalves, 1572. Reprodução paralela das duas edições de 1572,
ed. Comissão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os Lusíadas,
Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982.

CLV

I Lusiadi.indb CLV 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

scheletro tipografico della forma di stampa. A sua volta, l’allineamento


verticale dei versi non è lo stesso, perché dipende dal modo in cui il ma-
teriale bianco fu inserito nella forma di stampa, in ognuno dei due casi.
Quanto alla tipografia, le differenze sono copiose e di per sé illuminanti.
Fino dalla testata, dove si colloca il presunto errore comune a tutti gli
esemplari, si constata che la coda del carattere |Q è più lunga e incurvata
nel secondo specimine. Nel primo verso della prima stanza della pagina
(VI, 3, 1), il carattere iniziale maiuscolo in BNP-Cam3P è in corsivo,
mentre in BDMII-378 è in tondo. La sequenza di lettere sp figura due
volte nel testo di questa pagina: despede (VI, 3, 7), respondia (VI, 5, 1).
Nell’esemplare della BNP-Cam3P è composta facendo ricorso a due ca-
ratteri separati, s lungo e p. Al contrario, nell’esemplare BDMII-378 in
entrambi i casi viene utilizzata una legatura con s corto. A queste dif-
ferenze tipografiche se ne potrebbero aggiungere molte altre, relative
a caratteri maiuscoli, o in corsivo fiorito, o in corsivo corrente, a altre
legature, ecc.
Passando ora all’aspetto testuale, si segnalano le seguenti varianti:

BNP-Cam3P BDMII-378
VI, 3, 1 Capitão Capitam
VI, 4, 4 baroes barões
VI, 4, 4 seu sen
VI, 4, 6 Estarâ Estarà
VI, 4, 8 tão tam
VI, 5, 5 não nam
VI, 5, 7 nauegação nauegaçam
VI, 5, 8 vinha vinhv

Nel terzo e nell’ottavo caso si tratta di errori meccanici, entrambi verifi-


catisi in BDMII-378, che sono indizi della disattenzione del tipografo che
inserisce i tipi nel compositoio, cioè, lo strumento che usa per disporre,
l’uno dopo l’altro, i singoli tipi. Le restanti varianti sono adiafore.
Quindi, se mettiamo a confronto il f. 97r relativamente a BNP-Cam3P e
a BDMII-378, risultano differenze irriducibili nel disegno della pagina,
nella tipografia e nel testo. Una collazione effettuata con la stessa metodo-

CLVI

I Lusiadi.indb CLVI 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

logia, che non stiamo qui a dettagliare per evitare fastidiose ripetizioni,
è stata realizzata in identico modo per le altre tre pagine che contengono
un errore comune a tutti gli esemplari: f. 103r, f. 110r, f. 120r. Si è ugual-
mente proceduto al confronto di due pagine che presentano, in tutti gli
esemplari noti, refusi piuttosto bizzarri: Qut [Que] Iesu Christo (X, 108, 8,
f. 178v); ao profnndo [profundo] (X, 147, 8, f. 184v). Le conclusioni tratte
dall’ulteriore confronto confermano gli elementi differenziali già eviden-
ziati nel primo caso.
Le ricerche che abbiamo effettuato si sono poi estese ad un insieme si-
gnificativo di specimini, tutti consultati de visu, che appartengono a varie
istituzioni portoghesi e straniere: Biblioteca Nacional de Portugal, Acade-
mia das Ciências de Lisboa, Sociedade Martins Sarmento de Guimarães,
Universidade de Coimbra, Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila
Viçosa, Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, Biblioteca
Nacional de España e altre. L’esistenza di due matrici bibliografiche in-
dipendenti, rispettivamente corrispondenti a Ee/S e a E/D, non lascia il
minimo dubbio.
Le differenze oggettive, che si sono potute reperire, sono dovute ad una
serie di fattori legati intrinsecamente alla produzione del libro. Le forme ti-
pografiche non furono le stesse, cosa che provocò una disposizione diversa
dei blocchi costituiti da testata, corpo delle stanze e piè di pagina. Perciò,
il rispettivo scheletro ebbe un’altra disposizione e fu diverso il compositoio
usato per comporre le forme.
Quanto all’iconografia del frontespizio, la posizione del pellicano, voltato
verso la sinistra in Ee/S (fig. 21) e voltato verso la destra in E/D (fig. 22),
è solo una delle varie dissimiglianze. Sono infatti differenti le volute del
frontone, il suo fregio, i caschi dei sommoscapi delle colonne, la faccia
dell’ombreggiatura degli imoscapi, del toro e della scozia, la direzione del-
le scannellature degli imoscapi e la relazione tra la loro base e lo stilobate.
Nello stilobate, il disegno della corona di foglie, dell’intreccio, degli ele-
menti vegetali che la circondano e delle riprese laterali non si corrispondo-
no tra loro, come più dettagliatamente si dirà.
Invece, i caratteri utilizzati nel frontespizio si differenziano per la gran-
dezza, lo stile e la disposizione. Altrettanto chiare sono le differenze re-
lative agli aspetti tipografici della licenza regia e della licenza del Santo
Ufficio, montate con due compositoi distinti, che avevano misure di riga
disuguali (figg. 23-24, 25-26). Il loro testo mostra molteplici differenze di

CLVII

I Lusiadi.indb CLVII 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

ordine ecdotico, il che risulta una costante in tutto il volume. In questo


caso specifico, si aggiungono motivazioni di ordine tipografico. Siccome
in E/D il compositoio era più stretto, nella licenza regia cominciarono per
essere usate modalità tipografiche più sintetiche per risparmiare spazio,
fi nché, a partire da un certo momento, si aumentò lo specchio di una
linea. Per questa ragione, in Ee/S il testo conta 33 righe, mentre in E/D
passò a 34. Inoltre, la capitale ornata con elementi vegetali non presenta
lo stesso disegno. A sua volta, per comporre la licenza dell’Inquisizione si
optò per l’uso di una fonte, anch’essa in corsivo, ma di minore grandezza
(figg. 25-26).
Quanto ai caratteri mobili, si presentano in qualunque momento variazio-
ni rispetto a maiuscole in corsivo fiorito o in corsivo corrente e in tondo,
varietà di uno stesso carattere con disegno differente, aste integre o spez-
zate, legature diverse o contrasto tra legatura da un lato e, dall’altro, due
caratteri indipendenti.
È già stato affermato che il ricorso a un carattere in corsivo nel primo verso
di ogni ottava di Ee/S e di un carattere in tondo nel primo verso di ogni
ottava di E/D ha un valore distintivo. Ma questa osservazione non può es-
sere presa come regola fissa, perché, pur essendo ricorrente, non si verifica
sempre. Si guardi, per esempio, il f. 9r di E/D, dove tutti i primi versi delle
ottave cominciano con una maiuscola corsiva.
Oltre a questo, un altro dato materiale attesta inequivocabilmente l’indi-
pendenza delle due edizioni. Si tratta di tre legature usate soltanto nella
matrice bibliografica di E/D: as, is, s corto p (fig. 30). Costituisce, questa,
ancora una prova incontestabile dell’indipendenza del montaggio delle
forme. Il compositore di Ee/S non poteva lavorare con legature che non
esistevano nella sua cassa di tipi, pertanto le casse tipografiche, o per lo
meno parte del loro contenuto, erano differenziate. Da qui risultano dissi-
miglianze inequivoche tra la tipografia delle due edizioni.

Fig. 30. Le tre legature esclusivamente usate


nell’edizione E/D dei Lusíadas.

CLVIII

I Lusiadi.indb CLVIII 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

Essendo così provata l’esistenza di due insiemi bibliografici assolutamente


distinti, usciti da forme di stampa diverse, non può essere messo in dubbio
il fatto che gli esemplari dei Lusíadas che presentano la data del 1572 eb-
bero due edizioni indipendenti.
Visto che le forme sono il risultato di due operazioni di montaggio dif-
ferenti, la cui preparazione fu autonoma, si impone anche, come conse-
guenza logica, che nella composizione del testo del poema, tale quale fu
realizzata per ognuno dei due casi, non può esserci stata nessuna relazione
materiale. Cade dunque l’ipotesi di una edizione in continuità, restando
definitivamente escluso qualunque movimento di transizione tra E/D e
Ee/S o Ee/S e E/D che sia.
I materiali bibliografici che compongono gli esemplari dei Lusíadas ap-
partengono a due matrici prodotte distintamente, che corrispondono o a
Ee/S o a E/D. Se poi, dal piano dell’edizione seriale si passasse a quello
del singolo esemplare, esistono effettivamente alcuni specimeni in cui si
mescolano segmenti di materiale che spettano all’una e all’altra delle due
edizioni. Questi segmenti dovettero necessariamente essere prodotti con
forme autonome. Restano da segnalare i rari esemplari in cui, come si dirà,
furono interpolati materiali stampati esogeni.
La storia singola di ogni esemplare e delle vicissitudini che lo riguardano
si stende però al di là del campo di studio della bibliografia descrittiva e
analitica, il quale ha come cardine la produzione tipografica.
In conclusione:
1. Gli esemplari dei Lusíadas con le referenze «Lisboa, António Gonçalves,
1572» furono prodotti da due, e soltanto due, forme di stampa distinte,
appartenendo quindi a due edizioni indipendenti.
2. Una di queste edizioni corrisponde a Ee/S e l’altra a E/D.
3. L’esistenza di specimini con caratteristiche proprie di Ee/S e di E/D si
spiega con l’interpolazione di quaderni, di fogli congiunti e perfino fogli
disgiunti provenienti da entrambe le edizioni.

9. Cronologia relativa delle due edizioni indipendenti


Resta ora da appurare la cronologia relativa delle due edizioni, Ee/S e E/D.
La risposta, inequivoca, deriva dall’analisi delle lettere capitali.
Il testo della licenza regia (figg. 23-24), così come la prima strofa di ognuno
dei dieci canti del poema (figg. 27-28), cominciano, in entrambe le edizio-
ni, con una capitale maiuscola ornata ottenuta per xilografia. Questi pezzi

CLIX

I Lusiadi.indb CLIX 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

(a differenza dei normali caratteri di stampa in lega metallica) venivano


fabbricati nella stessa officina tipografica, perché la tecnica di intaglio al
coltello non richiedeva particolare abilità. Si tratta, per questo, di pezzi
unici, il che, nell’analisi bibliografica, si trasforma in un elemento irrefuta-
bile di identificazione.
Le capitali xilografiche erano soggette particolarmente all’usura. Se il le-
gno è, di per sé, un materiale poco resistente, la pressione della pressa
contribuiva ulteriormente alla loro deteriorazione con l’uso. Tale fragilità
si accentuava ancor più quando l’intaglio era un disegno fine, come nel
nostro caso. Questi dati fisici consentono che il livello di deteriorazione
delle capitali usate nelle due edizioni costituisca un fatto di importanza
decisiva per valutare la cronologia relativa della loro utilizzazione, in cia-
scuna di esse.
Le capitali dei Lusíadas sono 11, una nella licenza regia e 10 all’inizio di
ognuno dei canti. Solo quella della licenza regia è differente in ognuna
delle due edizioni, mentre le restanti 10 sono state impresse, sia in E/S che
in E/D, facendo ricorso agli stessi pezzi. Sono le capitali dell’inizio di can-
to. È chiaro che non si possono eliminare le differenze dovute al modo in
cui una stessa xilografia fu inserita nella forma di stampa, così come sono
irriducibili il disegno della pagina e la tipografia che la inquadra.
Servano come esempio le capitali dei canti II e VII, che consistono in una
|I e che furono battute a partire da una stessa matrice. Sono state giudicate
come due lettere capitali diverse, il che non corrisponde al vero, nono-
stante l’apparenza. Quel che accadde fu che il compositore di E/D, per
disattenzione, inserì il pezzo all’inverso nei due casi.
Confrontando l’impressione su carta delle stesse capitali negli esemplari
Ee/S e E/D, si riscontra che le xilografie erano abbastanza più usurate
quando furono utilizzate per E/D. Ecco dunque la prova materiale che
l’editio princeps dei Lusíadas è Ee/S.
In questo ambito, le conclusioni della bibliografia descrittiva e analitica si
collocano in piena linea di convergenza con il principio neo-lachmaniano
di lectio difficilior potior (Spaggiari & Perugi Fundamentos, pp. 28-52). La
stragrande maggioranza delle varianti tra il testo di Ee/S e di E/D sono
accidentali, ma abbondano anche le varianti sostanziali ad attestare le er-
ranze di E/D.
A questo proposito, tra i molti esempi che si possono proporre, la deturpa-
zione cui sono soggetti, in E/D, alcuni nomi propri è di per sé eloquente:

CLX

I Lusiadi.indb CLX 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

Ee/S E/D
II, 56, 2 Filho de Maia Filho de Maria
VI, 18, 6 recebem de Phebe recebem de Phebo
VI, 38, 6 Do Eoo Emisperio Do Eolo Emisperio
VI, 85, 6 ensifero Orionte ensifero Oriente
VIII, 32, 3 Portugues Cipião Portugues Capitam

Le sigle Ee/S ed E/D non perdono la loro utilità di riferimento. Tuttavia,


d’ora in poi Ee/S dovrà essere sostituita dalla designazione di prima edi-
zione, poiché quella fu, in effetti, l’editio princeps dei Lusíadas.

10. Esemplari interpolati


L’interpolazione, in uno stesso esemplare, di materiali appartenenti alle
due edizioni, rientra nella storia di un determinato specimine, che è unica,
individuale, e rimane estranea alla produzione. La collazione de visu, at-
tenta ed accurata, foglio a foglio, di uno specimine dei Lusíadas, permette
subito di identificare la provenienza editoriale di ogni segmento bibliogra-
fico che viene a costituirlo, o Ee/S, o E/D.
Tra gli esemplari attualmente noti, il gruppo di specimini più ampio è co-
stituito da esemplari dell’editio princeps che non subirono alcuna interpo-
lazione, il cui numero sfiora la ventina. Si individua poi un altro insieme
formato da esemplari totalmente conformi a E/D, per un totale che arriva
a circa un terzo del primo gruppo. Oltre a questo, si devono considerare gli
specimini formati da materiali interpolati di Ee/S e E/D, e ancora di altra
origine. Gli esemplari stampati ad oggi conosciuti che integrano segmen-
ti bibliografici esterni, cioè che non provengono né da Ee/S né da E/D,
sono in scarso numero: BDMII-377 (f. 121), BNP-Cam1P (f. i, frontispizio),
BNP-Cam11P (ff. i-ii, 177-186), Texas University (ff. 41-41, 47-48). Si tratta
di segmenti di ridotta estensione. Altro è ancora il caso di specimeni come
quello del Wadham College di Oxford, in cui i ff. i-ii (mancanti) corrispon-
dono a una riproduzione fatta a partire da un altro esemplare. Si tratta di
segmenti di ridotta estensione.
Quell’area che Jackson interpretò come il risultato di successive campagne
di correzione, introdotte nelle stesse forme, presenta un grande interesse
bibliografico. Nonostante sia da escludere che si tratti di un’edizione in
progress, essendo, come visto, soltanto due le matrici editoriali, la sua ana-

CLXI

I Lusiadi.indb CLXI 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

lisi chiarisce con limpidezza e rigore, per questa stessa ragione, il modo
in cui si verificarono, caso per caso, le interpolazioni. Allo stesso modo,
conferma sul terreno la configurazione e differenziale, e seriale delle due
edizioni Ee/S e E/D.
Consideriamo, dunque, a titolo di esempio, tre specimeni misti, formati
per interpolazione, e verifichiamo quale è la loro costituzione materiale in
rapporto alla produzione.
Cominciamo con l’esemplare dell’Universidade de Coimbra, che si trova
nella sua Biblioteca Geral con la segnatura Cofre nº 2. Corrisponde in tutto
a Ee/S, eccetto per il f. 65, che è una interpolazione di E/D, come dimo-
strano i parametri di produzione già esposti. Questo foglio presenta, in
Ee/S, un errore nel testo del titolo corrente, CANTO TERCEIRO invece
di CANTO QVARTO. In E/D, invece, è correttamente registrato, nel tito-
lo corrente, CANTO QVARTO, secondo lo schema:

Ee/S E/D
f. 65r CANTO TERCEIRO CANTO QVARTO

Il sintagma che il lettore coglie subito, in alto alla pagina dell’esemplare


UCoimbra, è uno dei vari segnali distintivi che denunciano l’avvenuta in-
terpolazione. Di fatto, un foglio disgiunto di Ee/S fu sostituito con il foglio
corrispondente di E/D, il che spiega le caratteristiche distintive del loro
testo.
Di qui risulta, per lo specimine dei Lusíadas dell’Universidade de Coim-
bra, la seguente formula di collazione semplice, dove convenzionalmente
sono marcati in grassetto i materiali appartenenti a E/D:

4º in 8º: π 2 A-H8 I8(-I1+I1) K-Y8 Z10

Caso diverso da questo, e in certo senso speculare, è quello dell’esemplare


della Biblioteca D. Manuel II de Vila Viçosa BDMII-378 (A biblioteca ca-
moniana). Si tratta di uno specimine formato in maggior parte da materiali
bibliografici di E/D, nel quale però i ff. 179-180 e 183-184 appartengono
all’edizione Ee/S. In questo caso, furono interpolati due fogli congiunti nel
quaderno Z: Z3.8 Z4.7. Tuttavia, siccome l’interpolazione fu effettuata in
zone dove non si presenta nessuno dei 33 elementi distintivi investigati da

CLXII

I Lusiadi.indb CLXII 14/04/2022 15:24:55


NOTA AL TESTO

Jackson, non venne rilevata e dunque non risulta nelle tavole comparative
stilate dallo studioso.
In conclusione, è questa la formula di collazione semplice dell’esemplare
della Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila Viçosa BDMII-378:

4º in 8º: π2 A-Y8 Z10(-Z3.8 + Z3.8;-Z4.7+Z4.7)

A questi due esempi dei Lusíadas, si aggiunga lo specimine della Biblioteca


Nacional de España con la segnatura R 140208, cui la critica ha fatto di
frequente allusione per le questioni intriganti che pone e per le perplessità
non risolte che ha via via suscitato. Non è stata mai presentata una spie-
gazione convincente per la sua specifica configurazione, ritenuta dunque
resistente a qualunque tentativo di analisi o di descrizione.
Il rompicapo si risolve però attraverso l’identificazione dei fogli congiunti
di Ee/S che furono interpolati in un esemplare costituito da materiali in
maggioranza appartenenti a E/D.
Quel che succede, in questo caso, è che i quaderni in cui compaiono fogli
congiunti provenienti da un’altra edizione sono due, e uno di loro provie-
ne nella sua totalità da Ee/S, complicando così l’alternanza tra fogli con
varianti editoriali. Appartengono a Ee/S i ff. 105-112, 129-130, 135-136,
di modo che l’interpolazione tocca l’intero quaderno O oltre a R1.8 R2.7.
Le particolarità dell’esemplare della Biblioteca Nacional de España con
segnatura R 140208 sono chiarite pienamente dalla formula di collazione:

4º in 8º: π2 A-N8 O8(-O8+O8) P8-Q8 R8(-R1.8+R1.8;-R2.7+R2.7) S-Y8 Z10

In conclusione, le caratteristiche di quegli esemplari dei Lusíadas non iden-


tificabili, nella loro totalità, né con la matrice bibliografica Ee/S, né con la
matrice bibliografica E/D, si spiegano in funzione di pratiche di interpola-
zione. Si tratta, dunque, di fenomeni inerenti alla storia di un determinato
specimine e che, come tali, devono essere studiati in questo ambito specifico.
Questi e altri esemplari interpolati non possono essere originali, ma risul-
tano dall’interfoliazione di pagine mancanti in un volume, che vengono
riempite con altre provenienti da un volume e da un’edizione differente. Il
tutto viene poi rilegato, e il volume che ne risulta costituisce un individuo
composito, con la sua storia specifica, che può retrocedere fino a tempi
remoti o no.

CLXIII

I Lusiadi.indb CLXIII 14/04/2022 15:24:55


INTRODUZIONE

11. L’esemplare dell’«editio princeps» della Biblioteca Nazionale di Napoli


Quanto agli esemplari dell’editio princeps dei Lusíadas esenti da interpola-
zioni, serva come item modellare il volume S.Q.XXIV G 31 della Biblio-
teca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, che fino ad oggi è l’unico
esemplare con data 1572 conosciuto in Italia. Possiede un elevato valore
storico-bibliografico.
Fa parte del Fondo Farnese, come si evince dal tipo particolare di rilegatu-
ra che permette di identificare a prima vista gli elementi di questo acervo,
rilegatura che fu adottata, nel secolo XVII, per tutti gli specimini integrati
nella biblioteca della famiglia ducale, che in quell’epoca si trovava deposi-
tata a Parma. Non essendo eccessiva la rifi latura delle pagine, questo è uno
degli esemplari in cui si può osservare meglio l’incisione del frontespizio,
ma i primi fogli furono comunque danneggiati da un oggetto tagliente. La
tipografia è relativamente chiara e la doratura dei margini lascia immagi-
nare l’attenzione posta nella sua preservazione.
La seconda dinastia regnante in Portogallo, la casa di Avis, mantenne stret-
te relazioni con il ducato di Parma, che furono suggellate nel 1565 con il
matrimonio, a Bruxelles, di Alessandro Farnese con Maria de Portugal,
nipote del re D. Manuel e cugina del re D. João III. Maria de Portugal vis-
se 12 anni a Parma, città dove morì nel 1577. Possedeva una biblioteca di
autori portoghesi, alla quale appartenevano tra l’altro alcuni manoscritti,
oggi individuati, che attualmente integrano i fondi della Biblioteca Nazio-
nale di Napoli.
La storia di questo esemplare è strettamente legata a un altro, conservato
nella Biblioteca Nacional de Portugal, BNP-Cam4P (Marnoto Topónimo;
Marnoto Colagens e emendas). Appartengono entrambi all’edizione Ee/S,
entrambi sono privi di interpolazioni, e sono accomunati dalla storia del
loro uso e del loro maneggiamento. Oltre a una serie di annotazioni cor-
rettorie, infatti, hanno in comune la sostituzione di due parole, fatta ri-
correndo a un ritaglio di carta già impresso e incollato sopra la parola
preesistente. I ritagli cartacei hanno la stessa tipografia e contengono la
stessa correzione, mentre gli interventi manoscritti, che sono circa una
ventina, concernono sempre gli stessi fenomeni e rispondono agli stessi
criteri formali. La prima delle parole emendate grazie alla tecnica di col-
lage è Scabelicastro, che passa a Escalabisco (III, 55, 7, f. 47v). La seconda
è pradrupedante, che passa a quadrupedante (X, 72, 4, f. 172v). La scoperta
di queste particolarità è possibile solo con un’osservazione de visu, perché

CLXIV

I Lusiadi.indb CLXIV 14/04/2022 15:24:56


NOTA AL TESTO

non sono percettibili in una riproduzione corrente dell’esemplare. Senza


la consultazione in presenza, requisito metodologico essenziale, non è pos-
sibile appurare che Scabelicastro e pradrupedante non sono varianti di stato
tipografico dell’edizione Ee/S.
Da quanto detto risulta evidente che l’unico esemplare del 1572 esistente
in Italia e l’esemplare BNP-Cam4P della Biblioteca Nacional de Portugal
condivisero, a un qualche momento del loro passato, un capitolo delle loro
esperienze.

12. L’esemplare ideale dell’«editio princeps» dei «Lusíadas»


Identificata qual è l’editio princeps dei Lusíadas e chiarita la distinzione
tra Ee/S e E/D, si passerà ora alla descrizione del volume e alla fissazione
del testo, in modo da riempire un vuoto ormai secolare nella storia della
critica. Prendendo come base il metodo della bibliografia descrittiva e ana-
litica, si provvederà alla descrizione e allo stabilimento del testo del cosid-
detto esemplare ideale (ideal copy) (Bowers Principles; Stoppelli Filologia
dei testi, pp. 7-37).
Si osservi fin d’ora che la nozione di esemplare ideale non ha niente a che
vedere con l’idea di un esemplare che sia libero da qualunque difetto, o
che ne sia stato liberato, nell’intento di ricondurlo alla sua perfezione at-
traverso un intervento di emendatio. In un esemplare idealmente perfetto,
la perfezione non mira alla correzione o al miglioramento dell’item mate-
riale, di cui correggere i lapsus o gli effetti di eventuali incidenti meccanici.
Ben al contrario, si cerca piuttosto di stabilire un modello, sia di descrizio-
ne bibliografica, sia di configurazione testuale, che abbraccia l’insieme de-
gli esemplari di una stessa edizione, così come furono prodotti dall’officina
tipografica, prescindendo da eventuali modifiche che, nel corso del tempo,
possano essere state introdotte in alcuni di essi.
Di fronte ai problemi critici posti dai Lusíadas, secondo quanto sintetizzato
nella panoramica storica che abbiamo presentato sopra, senza chiarire la
configurazione del testo dell’editio princeps non sarà possibile fare progressi
in vista di proporre un’edizione critica in termini che garantiscano un mi-
nimo di sicurezza (Tanselle in Stopelli Filologia dei testi, pp. 79-113). Allo
stadio attuale delle ricerche, è dal campo della produzione materiale che,
secondo il metodo della bibliografia descrittiva e analitica, possono sorgere
i risultati che stanno alla base di questa fase essenziale della ricerca, la quale
ha come obiettivo finale lo stabilimento del testo dell’editio princeps.

CLXV

I Lusiadi.indb CLXV 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

La produzione di un libro è il risultato dell’intervento di una serie di agen-


ti che va molto al di là dell’autore, includendo tutti quelli che operano nel
lavoro di stampa vero e proprio, dal compositore all’inchiostratore, da chi
maneggia la pressa al capo dell’officina tipografica, e senza escludere i vari
interventori nel processo di comunicazione che si associa alla sua fattura.
Occupandosi di una catena di produzione e di un risultato fisico che è il
volume edito, gli obiettivi della bibliografia descrittiva e analitica, proietta-
ti verso la fissazione di una stampa ideale, si distinguono necessariamente
da quelli dell’ecdotica, che si propone di recuperare la intentio auctoris. È
tuttavia nel dialogo tra queste due istanze metodologiche che risiede la sua
ragione di essere, cioè, nella filologia dei testi a stampa (Stoppelli Filologia
dei testi).
Il lavoro di una officina tipografica produce, a partire dalle stesse forme,
una serie di libri appartenenti a una stessa edizione che, nonostante non
siano tra loro identici, sono comunque omologhi. Così lo spiega Pasquale
Stopelli:

[…] all’epoca della stampa manuale la presenza di varianti tra le copie appartenenti
a una stessa edizione costituisce la norma non l’eccezione. Ma se ne traessimo la
conseguenza che ognuna di quelle copie va considerata come un testimone indipen-
dente, non faremmo che ricondurre, e impropriamente, il fenomeno delle varianti
di stampa all’interno della problematica delle trasmissioni manoscritte. Intanto, in
relazione alle varianti di stampa, l’unità filologica da prendere in considerazione
non è la copia e non sono neppure i singoli fascicoli che costituiscono le copie, ma
quella parte di testo che è stampata dalla stessa forma di stampa, cioè ciascuno dei
due lati del foglio di stampa. Poi, quelle varianti, per poter essere adeguatamente
catalogate e interpretate, devono essere assoggettate a una specifica tecnica d’analisi
che ha il suo punto d’arrivo nella definizione dell’esemplare ideale (ideal copy), un
concetto fondamentale della bibliografia analitica che è materialmente inapplicabi-
le alle trasmissioni manoscritte, dove ogni elemento costituisce un individuo.
(Stopelli Filologia dei testi, p. 15)

Per stabilire l’esemplare ideale, si fa ricorso a un metodo induttivo, desti-


nato poi a interagire con una istanza deduttiva, nella misura in cui viene
sottoposto ad analisi un numero di esemplari tanto significativo quanto
possibile, per fissare le caratteristiche generali comuni a una stessa edizio-
ne. Non si tratta, dunque, di prendere come base un determinato esem-

CLXVI

I Lusiadi.indb CLXVI 14/04/2022 15:24:56


NOTA AL TESTO

plare specifico, e uno soltanto, ma una serie di esemplari impressi dalla


stessa forma di stampa. L’esemplare ideale, di conseguenza, risulta alla fine
un’astrazione rappresentativa dell’insieme.
A questo proposito, occorre tenere ben presente la distinzione basilare,
operata nel campo della bibliografia descrittiva e analitica, tra varianti edi-
toriali, di cui si sono già forniti alcuni esempi concernenti le due edizioni
dei Lusíadas, e varianti di stato tipografico, le quali si verificano tra esem-
plari di una stessa edizione.
Nella stampa manuale, è comune trovare differenze tra esemplari di una
stessa edizione. Queste differenze si devono all’introduzione di emende o
a errori meccanici sopravvenuti in una forma di stampa che resta la stessa.
Per fare economia, si approfittava spesso di fogli già stampati prima che le
correzioni fossero introdotte.
Le varianti di stato tipografico che si verificano tra il testo di alcune pagine
di differenti esemplari di una stessa edizione di un libro devono essere
registrate in un apposito apparato. Nel caso dei Lusíadas, si tratta non solo
di una testimonianza sui vari stadi di produzione, ma anche di una piatta-
forma di dialogo con l’ecdotica.
Si procederà di seguito, quindi, alla descrizione dell’esemplare ideale.

13. Descrizione dell’«editio princeps» dei «Lusíadas», esemplare ideale


1. Trascrizione semi-diplomatica del frontespizio con registro. Si usano
esclusivamente corsivo o tondo, maiuscole o minuscole.
OS / LVSIADAS / de Luis de Ca-/moes. / COM PRIVILEGIO / REAL.
/ Impressos em Lisboa, com licença da / sancta Inquisição, & do Ordina-/
rio : em casa de Antonio / Gõçaluez Impressor. / 1572. [prima o di Antonio
sopraelevata]
[E/D - Titolo e registro di luogo di stampa, licenze e stampatore in carat-
teri di corpo più grande]

2. Formula collazionale. Iconografia. Testate. Richiami. Segnature di qua-


derno. Tipografia.
4º in 8º: π2 A-Y8[$2,3,4] Z10[$2,3,4,5], ff. [2]+$186
Iconografia - Xilografia che inquadra il foglio con una nicchia a edicola;
frontone: al centro pellicano sul nido con la testa voltata verso la sinistra
del lettore; volute laterali non perfettamente simmetriche con delfino; se-
condo fregio inferiore del frontone diviso all’interno da 18 barre verticali;

CLXVII

I Lusiadi.indb CLXVII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

colonne con capitelli ionici, ombreggiate a destra, sommoscapi con lacci


intagliati in rilievo e caschi, e imoscapi con scanellature discendenti da
sinistra a destra; base delle colonne separata dallo stilobate da uno spazio;
stilobate con corona di foglie al centro, stretta da un nastro la cui punta
destra è bifida, e affiancata da elementi vegetali.
[E/D - Pellicano con la testa voltata verso la destra del lettore; volute la-
terali del frontone con disegno meno carico; secondo fregio inferiore del
frontone con 30 quadrilateri interni; colonna a sinistra e imoscapo della
colonna destra con ombreggiatura a sinistra, sommoscapo della colonna
destra con ombreggiatura a destra; imoscapi con scanellature discendenti
da destra a sinistra; differenze nei lacci intrecciati e nei caschi dei sommo-
scapi, nella relazione tra la base delle colonne e lo stilobate, nel disegno
della corona di foglie, nei nastri, la cui punta destra è unita e non biforcuta,
e negli elementi vegetali che l’affiancano.]
Foglia di vigna caratteristica dell’incisore di punzoni François Guyot all’i-
nizio di ogni canto, all’eccezione del VI.
Testate - Testata sinistra: OS LVSIADAS DE L. DE CA.; Testata destra:
numero di canto con delle irregolarità ff. 65r, 97r, 103r, 148r, 152r, 160r, e
numero di foglio con delle irregolarità ff. 13r, 69r, 110r, 120r, 154r.
[E/D - Numero di canto con delle irregolarità ff. 23r, 97r, 99r, 100r, 103r,
e numero di foglio con delle irregolarità ff. 32r, 108r, 110r, 114r, 120r, 121r,
122r, 154r.]
Richiami - A piè di pagina, a destra, recto e verso.
Segnature di quaderno - A piè di pagina, A-Z, da 2 fino alla metà del
quaderno.
Tipografia - Stanze in corsivo, fonte di François Guyot, corpo 15ca.; assen-
za delle legature as, is, s corto p.
[E/D - Uso esclusivo delle legature as, is, s corto p.]

14. Criteri per lo stabilimento del testo dell’«editio princeps» dei «Lusíadas»,
esemplare ideale
Il testo è stabilito a partire dalla collazione dei seguenti esemplari o parti
di esemplari:

ACL = Academia das Ciências de Lisboa, BACL Cofre 1-27


BDMII-377 = Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila Viçosa, Casa
de Bragança, nº 377.C., ff. i-ii, 1-120, 122-186

CLXVIII

I Lusiadi.indb CLXVIII 14/04/2022 15:24:56


NOTA AL TESTO

BDMII-378 = Biblioteca D. Manuel II do Paço Ducal de Vila Viçosa, Casa


de Bragança, nº 378.C., ff. 179-180, 183-184 (Z3.8 Z4.7)
BNE-R.14208 = Biblioteca Nacional de España, R 14208, ff. 105-112, 129-
130, 135-136 (O8 R1.8 R2.7)
BNN = Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III,
S.Q.XXIVG31
BNP-Cam2P = Biblioteca Nacional de Portugal, Cam. 2 P
BNP-Cam3P = Biblioteca Nacional de Portugal, Cam. 3 P
BNP-Cam4P = Biblioteca Nacional de Portugal, Cam. 4 P
BSMS = Biblioteca da Sociedade Martins Sarmento de Guimarães, CF-2
UCoimbra = Biblioteca Geral da Universidade de Coimbra, Cofre nº 2, ff.
i-ii, 1-64, 66-186

Il testo è oggetto di trascrizione diplomatico-interpretativa. Si ricorre alle


maiuscole anche per le lettere capitali e per i falsi maiuscoletti delle testate
e alle minuscole, in italico o in tondo, in conformità con l’originale. Non
sono usati la & né le legature. Mezzi spazi o spazi inferiori non sono presi
in considerazione e si mantiene la giunzione delle parole.
Le varianti di stato tipografico vengono registrate in un apparato specifico.

CLXIX

I Lusiadi.indb CLXIX 14/04/2022 15:24:56


I Lusiadi.indb CLXX 14/04/2022 15:24:56
Nota alla traduzione
di Roberto Gigliucci

Porgere a un lettore contemporaneo un testo – peraltro meraviglioso – del


Cinquecento traducendolo è sempre cosa da far tremare vene e polsi. L’af-
finità delle lingue romanze è certo d’aiuto, in questo caso, ma la dolcezza
del portoghese di Camões pone davvero una sfida a chi voglia emularla con
una lingua più angolosa come l’italiano. Nonostante questo, ci abbiamo
provato, e sarà il colto lettore a giudicare. Certo è che sia le belle infedeli che
le piatte fedeli ci risultano estranee e monche. Nel corso dei secoli si regi-
strano numerose fra le prime e poche (ancorché talora utili) fra le seconde.
Come specimen di uno studio storico-analitico sulle traduzioni italiane dei
Lusíadas, presentiamo una campionatura ristretta, esemplificata su un’ottava
del celeberrimo episodio di Inés de Castro (Lus. III, 119-137), accompa-
gnata da alcune riflessioni molto sintetiche. Non espliciteremo implicazioni
traduttologiche di carattere teorico: qui l’obiettivo è meramente empirico,
relativo ai problemi linguistico-stilistici che si ponevano per i traduttori dei
secc. XVII-XX e a quelli che si pongono per un novello traduttore oggi.
Tralasceremo anche, per ora, le notizie biografiche relative ai singoli tradut-
tori antichi e moderni (Martinengo Fortuna, Manuppella Camoniana itálica,
Chaves Mito) concentrandoci soltanto sulla sequenza cronologica e cercando
di trarne un significato storico in proiezione pragmatica. Non considereremo
altresì estratti da traduzioni parcellari, pur interessanti.
Leggiamo la stanza (III, 129), in una trascrizione conservativa:

Poem me onde se vse toda a feridade,


Entre Liões, e Tigres, e verey
Se nelles achar posso a piedade

CLXXI

I Lusiadi.indb CLXXI 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Que entre peitos humanos não achey:


Ali co amor intrinseco e vontade,
Naquelle por quem mouro, criarey
Estas reliquias suas que aqui viste,
Que refrigerio sejão da mãy triste.

(Si tenga presente che il motivo del poem me inizia nell’ottava precedente;
cfr. sul topos Gigliucci Pone me). Cominciamo ovviamente dalla prima ver-
sione integrale italiana, quella secentesca di Carlo Antonio Paggi (1658 c.
60v.; cfr. Martinengo Paggi):

Ponmi doue non à che feritate,


di Leoni, e di Tigri, oue io vedrò,
se forse i sensi lor moua à pietade
che ne gl’huomini il Cielo à me negò:
là per amor di quei, che mia lealtade
conosce, e per cui moro, educarò
queste reliquie sue, quì da te viste,
che refrigerio sian di madre triste.

Premettiamo che Paggi, ovviamente adattando l’originale all’armatura ri-


gorosa dell’ottava italica, si dimostra però incredibilmente fedele nel com-
plesso; viene quasi voglia di dire che la prima traduzione, la più lontana,
sia la più raccomandabile per la sua aderenza stilistico-culturale al modello
lusitano. Vi sono loci della versione del Paggi in cui la volontà testarda di
fedeltà non si ferma davanti a crudi lusitanismi, o comunque calchi spre-
giudicati (Martinengo La fortuna, p. 131), non registrati ad esempio nel
vocabolario della Crusca; qualche esempio dal I canto:

– «foram dilatando» (I, 2, 2) > «furo dilatando»


– «a gente se alvoroça» (I, 45, 5) > «s’alborota»
– «e co Xeque mui valido» (I, 77, 8) > «dal Xeque in conto havuto»
– «Uns vão nas almadias carregadas» (I, 92, 1) > «Sulle carche almadie altri fug-
gendo»

Seguendo il percorso degli altri canti la situazione non cambia; solo due
ulteriori esempi:

CLXXII

I Lusiadi.indb CLXXII 14/04/2022 15:24:56


NOTA ALLA TRADUZIONE

– «cos anafis os Mouros respondiam» (II, 105, 8) > «I Mori alternan l’anafi sonore»
– «ó peitos carniceiros» (III, 130, 7) > «carnicieri», caso quest’ultimo proprio tratto
dall’episodio di Inés, e qui per ora ci fermiamo.

Dunque Paggi – non abbiamo spazio per illustrare meglio il dato – si com-
porta con gusto ed eleganza nei confronti del capolavoro portoghese. L’u-
nica libertà autentica che si permette è di aggiungere il nome di Colombo
agli eroi scopritori nominati da Camões, per spirito nazionalistico peraltro
comprensibile (Epica e Oceano; cfr. ivi, Rita Marnoto, O poema de Camões
entre Europa e Oceano, pp. 123-132).
La nostra ottava nella facies del Paggi mostra però il problema fondamen-
tale che si trovano ad affrontare i traduttori di Lus. III, 129, ovvero la resa
del verso Ali co amor intrinseco e vontade. Il genovese sceglie i lemmi amor
e lealtade. Così però impoverisce il primo termine, omettendo intrinseco
(per la giuntura, vd. lo stesso canto III a 24, 1), e declina troppo spiglia-
tamente la vontade, una ferrea volontà/desiderio che non è propriamente
lealtà, anche se ovviamente la implica (Inés è leale a Pedro fino al sacri-
ficio). In ogni caso però è visibile uno sforzo intelligente di mantenere la
prossimità all’organizzazione testuale e semantica dell’originale.

Proponiamo ora traduzioni in idiomi non italiani: le precoci versioni ca-


stigliane, quella latina secentesca, quella inglese di metà secolo, la più rile-
vante traslazione francese di primo Settecento e l’altra di alcuni anni dopo,
e infine quella tedesca del grande camonista Storck.

Ponme do se usa toda la crueza,


con tigres y leones, y ver quiero
si puedo hallar piedad en tal fiereza
pues el humano piecho está tan fiero.
Con la misma de amor pura firmeza
allí criaré, de aquel por quien yo muero,
estas reliquias suyas que aquí viste
que alivio sean a la madre triste.
(Caldera, p. 205)

La storica traduzione spagnola di Caldera ha genericamente buon gioco


ad essere fedele, vista la prossimità della lingua di partenza e di quella

CLXXIII

I Lusiadi.indb CLXXIII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

d’arrivo. Tuttavia, anzi proprio per questo, le variazioni risultano assai in-
teressanti da verificare. Soprattutto le risorse retoriche «fiorite» sono atti-
vate dal castigliano, come ad esempio l’antitesi piedad ≠ fiereza, o la figura
etimologica fiero-fiereza, l’allitterazione – anzi piuttosto paronomasia in
rima – fiereza : firmeza. Il cruciale verso 5 (quasi litmus test della nostra
analisi comparativa) agglomera la dittologia amor intrinseco e vontade in
una pura firmeza de amor che presuppone un’ermeneusi della coppia camo-
niana come una endiadi, cosa che non è, ci pare.

L’altra traduzione spagnola coeva è quella di Tapia:

Pon me donde el extremo de fiereza


Entre los Tigres pueda imaginarse
Vere si en ellos hallo mas terneza,
que en los humanos pechos pudo hallarse,
Alli con grande amor (aunque en tristeza)
De aquel à quien amè podran criarse
Estas reliquias suyas que aqui viste
Consolacion extrema de esta triste.

Qui la fedeltà è minore; un solo verso, il settimo, è identico all’originale. Il


problema traduttorio dell’amor intrinseco e vontade è completamente scial-
bato dalla parentetica; l’assenza di mãy, madre, all’ultimo verso è incom-
prensibile, così come la forza espressiva di refrigerio non si ritrova nella
semplice consolacion; altra domanda da porsi è perché le Tigres non sono
accompagnate dai Liões, che rappresentavano una tensione alla dittologia
già presente nell’ott. precedente con la Scizia e la Libia (v. 8), se pure qui
contrapposte. Nel complesso Tapia, la cui precoce versione comparata con
quella di Caldera è talora assai preziosa sul piano ermeneutico, in questa
ottava non dimostra certo una sensibilità poetica molto brillante.

Veniamo al testo latino del 1622:

Me mitte ad populos saevos, tigresque, leonesque,


et fortasse mihi pietas erit obvia, pectus
quam celsum, eximium, sublimeque denegat, oris
exul ero extremis placido contenta favore;

CLXXIV

I Lusiadi.indb CLXXIV 14/04/2022 15:24:56


NOTA ALLA TRADUZIONE

pignora, reliquiasque tui, quem corde reporto,


principis atque mei, materno ibi pectore pascam.
(De Faria, c. 49v)

La latinizzazione, come è ovvio, riporta il dettato camoniano verso una del-


le sue fonti precipue, cioè il ductus virgiliano, e non presenta un particolare
interesse, crediamo, se non storico: il latino, in età barocca, era comunque
ancora l’esperanto dei colti, come in età umanistico-rinascimentale. Da no-
tare che il v. 5 si traduce in un placido contenta favore piuttosto deludente.

Plant me where nothing grows but Cruelty


’mongst Lyons, Bears, and other Savage Beasts:
to fee, if They that mercy will deny
which I in vain implore from humane Breasts,
There, in firm love to Him from whom I dye,
I’l breed his Pieces, thou here seest, their guests
and my Companions, to slide off with Those,
part of the burthen of their mother’s woes.
(Fanshaw, p. 71, c.vi originali)

La versione inglese è maliosa e raffinata, e rappresenta un tipico esempio di


radicale traslazione linguistico-culturale da un universo di origine a uno di
arrivo. L’ottava, cioè, ha un sapore così squisitamente teatrale locale – con
le memorie elisabettiano-giacomiane e le presenze di un nuovo linguaggio
di secondo Seicento – che si mostra libera di concentrarsi sul nucleo te-
matico che più le interessa, cioè la spietatezza contrapposta all’amore per i
figli. Tanto che il famoso – per noi – verso 5 scompare del tutto.

confinez-moi dans le séjour des Tigres & des Lions, j’éprouverai si l’on ne trouve
pas chez eux la pitié que les hommes me refusent: là, au milieu des pleurs & des
soupirs, & le cœur plein du cher objet pour qui l’on me traîne au supplice, j’éleve-
rai mes enfans, leur vûë sera l’unique consolation d’une mère plus tendre encore
qu’elle n’est malheureuse.
(Castera, I, p. 236)

Ottant’anni dopo, circa, la versione in prosa francese più celebre ci trasferi-


sce da un universo teatralizzato, come quello inglese appena visto, a uno «ro-

CLXXV

I Lusiadi.indb CLXXV 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

manzificato», per così dire. Certo, la nobiltà del linguaggio che con l’alessan-
drino tragico aveva colto i suoi fiori più splendidi nel secolo precedente lascia
dei segni, ma complessivamente la versione del Duperron de Castera appare
quasi come un romanzo d’avventura e, nell’episodio di Inés, di amore tragi-
co. Il romanzo d’analisi è invenzione francese, del resto, e si avverte anche in
Duperron il segno del nuovo genere inaugurato da M.me de la Fayette. Il v.
5 dell’originale si scioglie qui nell’immagine di un cuore femminile plein du
cher objet: si fonde, potremmo dire, col flutto patetico che lo trascina con sé.

[…] reléguez-moi dans les déserts glacés de la Schythie, ou dans les sables brûlans
de l’Afrique, au milieu des lions & des tigres. Je trouverai parmi ces monstres la
pitié qu’on me refuse ici. J’y trainerai dans les pleurs ma vie languissante. Mon
unique soin, ma seule consolation sera de veiller sur les jours de ces infortunés. Je
nourrirai, j’éleverai leur enfance, le cœur tout plein de l’objet pour qui je souffre
tant de maux; & j’aurai du moins pour dernier soutien la vue de mes enfants & le
souvenir de leur père.1

La versione sempre francese in prosa di La Harpe del 1776 (con la col-


laborazione dell’ispanista Vaquette d’Hermilly)2 abbrevia la sezione del
poem me unendo in un’unica frase i tre versi finali dell’ottava precedente e
i primi due della 129. Accresce invece le espressioni di dolore che seguono,
enfatizzando pateticamente la condizione di madre dolorante, concentrata
solo sulla consolation di poter veder crescere i propri figli. È una declina-
zione fortemente patetica e languissante dell’originale, interessante per la
significativa infedeltà nell’ulteriore approfondimento del lutto e nel relati-
vo disinteresse per il topos oraziano-petrarchesco.
Nell’Avertissement al volume, si dichiara che la precedente versione di Du
Castera era infedele, bella e però snaturante l’originale. La traduzione di
La Harpe si auto-presenta invece come «plus rapprochée du texte, & plus
analogue à la simplicité élégante» di Camões (p. xiij). Ovviamente questa
affermazione funzionalmente editoriale-pubblicitaria si presta a molte per-
plessità, visto che, come appena detto, i vv. 3-8 dell’ottava camoniana sono
soggetti a una quasi rielaborazione da parte di Jean-François de la Har-
pe, tragediografo vissuto fra 1739-1803. La tensione all’iper-patetismo può
derivare dalla sua «professione» di scrittore per il teatro tragico, amico e
ammiratore di Voltaire. Si tratta comunque di una traduzione da studiare
più a fondo.

CLXXVI

I Lusiadi.indb CLXXVI 14/04/2022 15:24:56


NOTA ALLA TRADUZIONE

Nel 1883 Wilhelm Storck, il grande biografo di Camões, pubblica una tra-
duzione in tedesco dei Lusiaden.3 Leggiamo la versione della nostra ottava:

In Wüstenei’n, wo Tiger haust und Leue,


Verweise mich, ob nicht vielleicht in Weh’n
Mich Raubgethier durch Mitgefül erfreue,
Das Menschenbrust versagte meinem Fleh’n;
Dort will vergrämt ich dann mit Lieb und Treue,
Die unverzagt für ihn den Tod besteh’n,
Die Pfänder ihm, die hier du sahst, in Schmerzen
Erzieh’n, zum Trost dem trüben Mutterzehen.

Si noti innanzitutto che il pone me è variato: qui abbiamo verweise mich, men-
tre nell’ott. precedente avevamo verbanne mich, che conteneva in sé l’implicito
desterro, ‘esilio, bando’, ma faceva venir meno la ripetizione che risale, come
sappiamo, ad Orazio. È questa l’occasione per sottolineare che il sistema della
repetitio, a tutti i livelli, struttura il discorso camoniano, come avremo modo di
vedere capillarmente nel commento; sostituirlo con la variatio è errore di incom-
prensione totale. L’iperbole onde se vse toda a feridade svanisce in un generico
paesaggio desertico (In Wüstenei’n); amor intrinseco e vontade diventa una cop-
pia piuttosto anodina, Lieb und Treue, come già Paggi rendeva con amore e leal-
tà. Non si tratta di un errore, ma di un mancato approfondimento di quel com-
plesso lemma vontade che è meglio tradurre in completa fedeltà. Naturalmente
Storck si trova nella notevole difficoltà di rendere in lingua teutonica un testo
in lingua romanza; inoltre, il suo insistere nel costruire ottave perfette metrica-
mente lo porta inevitabilmente a rischiare il «bello infedele», ungetreu Schön…

Torniamo ora al versante delle italianizzazioni:

Cacciami pur là, dove e tigri, e lioni


fan pompa di fierezza; e in mezzo a loro
vedrò se la pietà, che tu abbandoni,
avrà ricetto; là, per quel, che adoro
dolce oggetto, cagion di mie afflizioni,
convertirò la pena mia in ristoro
in coltivando questi, ch’hai presenti
di legittimo amor frutti innocenti.4

CLXXVII

I Lusiadi.indb CLXXVII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Eccoci a una versione italiana di secondo Settecento. Nell’avvertimento


proemiale ai lettori, il traduttore dichiara di non pretendere di essere fede-
le all’originale in modo assoluto, tuttavia spera di aver mantenuto il «vero
spirito» dell’autore. Leggiamo più estesamente le sue parole, indizio di un
dibattito coevo sulle diverse traduzioni europee del poema camoniano:

Il Paggi, ed io abbiamo scritto in ottava rima, che si è il metro istesso usato dal Ca-
moens. Chi di noi sia stato più esatto, e fedele col confronto dell’originale si potrà
decidere; e se il signor Duperron, che nella prefazione dichiara d’avere scritto in
prosa a motivo che la rima non ci lascia la libertà dell’espressione, ed è una specie di
tiranno, che si usurpa tutt’i nostri pensieri, e tutti gli richiama a sé, facendoci perder di
vista que’ dell’originale5 abbia vinta la causa, egli è pur un punto, che rimetto alla di-
scussione degl’intendenti delle tre lingue. Non pretendo io per altro che questa mia
traduzione venga considerata per letterale, e scrupolosa, perché certamente non mi
sento capace di tanto; ma vorrei bensì il lettore persuaso che nel tradurre ho sempre
proccurato di non iscostarmi dal vero spirito dell’autor Portoghese, il quale a questo
fine ho esattamente seguitato di ottava in ottava: ancorché sia vero che in certi luo-
ghi, senza allontanarmi però giammai da lui, io mi sia fatto lecito di servirmi di qual-
che espressione, la quale mi sembra più accomodata al gusto della Italiana favella.6

Se confrontiamo la versione dell’ottava del nostro «piemontese» con quel-


la secentesca del Paggi (che egli dichiara di aver conosciuta solo dopo aver
completato la propria) verifichiamo in realtà che il più antico traduttore era
assai più fedele a Camões. Inoltre, quella pompa di fierezza che vediamo al
v. 2 ci sembra più «barocca» ancora rispetto al linguaggio del Paggi. A pro-
posito poi del v. 5 dell’originale, osserviamo che qui il piemontese traduce
piuttosto Duperron che Camões (dolce oggetto < cher objet). Insomma, un
distanziamento dall’archetipo del Paggi in direzione di una sempre minore
aderenza alla poesia camoniana.

Io non ho meritato la morte; ma se hai risoluto di punirmi, rilegami negli agghiac-


ciati deserti della Scizia, o nelle infuocate arene dell’Africa, in mezzo alle tigri
e ai leoni: troverò trà questi mostri la pietà che mi è quì negata, e vi trarrò nel
pianto una vita languente. L’unica mia cura, l’unica mia consolazione sarà quella
di vegliare sui giorni di questi infelici. Io ne nutrirò, io ne alleverò l’infanzia, col
cuore tutto pieno dell’oggetto per cui soffro tanti mali, ed avrò almeno per ultimo
sostegno la vista dei figli miei, e la rimembranza del loro genitore.7

CLXXVIII

I Lusiadi.indb CLXXVIII 14/04/2022 15:24:56


NOTA ALLA TRADUZIONE

La caratteristica precipua di questa traduzione dell’episodio di Inés è quella


di trasformarlo in una vicenda da romanzo tragico-elegiaco, operazione che
per certi tratti si ripete in tutta la versione del poema e che avevamo riscon-
trato già nella traduzione francese di Duperron. Fra primi decenni del Sette-
cento e il secolo seguente l’affermarsi del romanzo come genere di interesse
popolare fa sì che basti la prosificazione di un poema (genere ormai progres-
sivamente obsoleto) per riecheggiare accenti romanzeschi. Inoltre il carattere
«libero» di questa versione italiana è dichiarato già dal titolo del volume.

Ponmi degli orsi infra gl’irsuti velli


in sen d’arena inospita e romita,
che forse fia che impetrimi da quelli
qualche pietosa a tanti mali aita:
là questi amati, miseri fratelli
a colui nudrirò che lor dié vita,
e fra piccioli scherzi e i cari accenti
m’addolcirò l’esiglio e i dì dolenti.8

Nell’ottava precedente di questa versione del Nervi (purtroppo assai for-


tunata) si leggeva: «Pommi ove ’l sole uccide i fiori e l’erba, / sull’arsa Libia
o dove i giorni brevi / induran su lo Scita eterna neve», con calco petrar-
chesco clamoroso e infedele rispetto al testo camoniano. La distanziazione
qui si verifica per un eccesso di volontà di evidenziare il modello dei Rvf. Si
tratta di una incorporazione della glossa, in tal caso intertestuale, totalmen-
te aliena dalla nostra concezione moderna, ma non priva di un senso come
operazione. Da notare poi che il v. 5 camoniano è ormai scomparso, per-
duto, e in cambio troviamo leziosi arbitrii come fra piccioli scherzi e i cari
accenti in un distico finale tutto dolcificato9 di sapore tardo-tardo-arcadico.

Pommi ove tutta usar lor feritade


soglion tigri e leon, ch’io vo’ far prova
se quella che per me non han pietade
gli umani petti, almen tra lor si trova.
Là sol bramando chi d’amor m’invade
l’anima, per cui sol morir mi giova,
questi rampolli educherò che or miri,
che fian sollievo agli aspri miei martiri.10

CLXXIX

I Lusiadi.indb CLXXIX 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Ponmi là dove tutto è feritate,


in fra tigri e leoni, e sì vedrai
se saprò in essi ritrovar pietate,
quella che in petti umani non trovai;
ivi queste di lui reliquie amate,
di quell’uom, per cui sono in tanti guai,
crescerò con amore, e della loro
trista madre ei saran dolce ristoro.11

Queste due traduzioni ottocentesche, che aprono in modo così simile, poi
dimostrano un atteggiamento totalmente diverso rispetto all’originale:
mentre Briccolani segue un suo percorso di libertà e di autonomia, pro-
ducendo un ductus sintattico e stilistico poco convincente e lutulento, il
Bellotti è più limpido e fedele, soprattutto alla dolcezza patetica inconfon-
dibilmente camoniana. Il problema perenne di amor intrinseco e vontade
è proposto con una inversione lessicale in Briccolani (prima la brama, poi
l’amore), mentre Bellotti itera soltanto il motivo dell’amore con figura eti-
mologica (amate … amore) e si mostra infelice nell’espressione «per cui
sono in tanti guai», peraltro già presente in forma analoga nel Gazano
«piemontese».

oppur mi getta in barbare contrade,


fra i leoni e le tigri; e forse in essi
trovar potrò quella pietà che indarno
sperai di ritrovar nei petti umani.
Quivi all’amor dell’uom per cui mi moro,
io crescerò questi che al piè ti vedi
suoi teneri germogli; essi saranno
al mio cupo dolor mesto sollievo.12

La caratteristica peculiare di questa versione del Bonaretti è data dalla


scelta metrica dell’endecasillabo sciolto per un poema convenzionalmente
in ottave (come già nel Cinquecento propose Trissino con la sua sfortunata
ma notevole Italia liberata da’ Gotti). Uno dei primi risultati di tale opzione
è ad esempio l’uso abbondante di inarcature, in totale contrasto con l’o-
riginale, e invece in linea con narrazioni «romanzesche» del XIX secolo
appunto in versi sciolti. L’eleganza del dettato, memore di Leopardi come

CLXXX

I Lusiadi.indb CLXXX 14/04/2022 15:24:56


NOTA ALLA TRADUZIONE

dei minori poeti di secondo Ottocento, ma anche di molta tradizione più


lontana, segue una linea autoctona, tutta italica, e si distanzia dalla suavitas
camoniana, quantomeno dal punto di vista culturale. Tuttavia, si deve ri-
conoscere che il grado di fedeltà all’ottava dei Lusiadas è superiore rispetto
ad altri esempi che abbiamo scrutinato finora, anche per il fatto di evitare
l’ingabbiamento nello schema dell’ottava.

ponmi ove è sfrenata tutta la ferocia, tra leoni e tigri: vedrò se tra questi posso
trovar la pietà che tra petti umani non trovai; ivi, col pensiero fisso in colui per cui
muoio, alleverò queste reliquie sue che tu qui vedi, onde sian sollievo della dolente
madre.13

Con la versione in prosa di Silvio Pellegrini, sostanzialmente fedele come


può esserlo quella di un filologo, entriamo nell’ambito delle italianizza-
zioni novecentesche del poema. Si noti intanto il fatto che Pellegrini non
rinuncia al ponmi di petrarchesca memoria, mentre lo eviteranno la Valle
e Averini (cfr. infra). Il solito problematico verso Ali co amor intrinseco e
vontade non trova nel pur semanticamente penetrativo Pellegrini una solu-
zione perfetta. Il pensiero fisso sembra voler leggere amor intrinseco e von-
tade quasi come un’endiadi (un pensiero d’amore così radicato e interno
da essere una fissità di volere assoluto). Ma l’impoverimento, nonostante la
generosità ermeneutica del testo in traduzione, rimane evidente: il deside-
rio/volontà che rende Inés un’eroina degna di quelle antiche sfuma in una
sorta di blanda nevrosi.

Inviami ove s’usa ogni ferocia,


fra i leoni e le tigri, per vedere
se in essi trovo quella compassione
che qui fra i cuori umani non trovai.
Là, penetrata d’amore e pensando
solo all’uomo per cui muoio, educherò
queste reliquie sue, che qui vedi:
consolazione della triste madre.14

La prima traduzione in versi più o meno liberi dopo Pellegrini è quella


edita da Guanda negli anni Sessanta in una gloriosa collana di poesia.
Interessante è che la volontà di aderire al testo originale sfaldi qui tranquil-

CLXXXI

I Lusiadi.indb CLXXXI 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

lamente sia il sistema endecasillabico (mantenuto solo dove viene «sponta-


neo») che quello rimico. Significativa la quasi sistematica assenza di rima
o assonanza nei due versi che chiudono le ottave. Viene a mente un ana-
logo caso, la più recente traduzione della Fabula di Polifemo di Góngora,15
dove il rispetto delle rime baciate in CC è rarissimo, da confrontarsi con
la versione ben nota della Cancelliere per la collana bianca Einaudi,16 dove
invece quel rispetto era osservatissimo, anche ove comportasse un divario
dal castigliano.

Ponimi in mezzo ad ogni ferità


di tigri e di leoni, ove però
io possa ritrovar quella pietà
che in petti umani trovata non ho.
Con sviscerato amore e fedeltà,
per lui pel quale muoio alleverò
questi suoi frutti che qui avete visti,
che sian conforto dei miei giorni tristi.17

La traduzione sansoniana di Poppa Vòlture è in ottave e rispetta la metrica


endecasillabica e lo schema rimico soltanto ove possibile senza svisare il
senso dell’originale. Si tratta forse della migliore versione contemporanea
in versi, ed ebbe una discreta diffusione. Finalmente il decisivo v. 5 Ali co
amor intrinseco e vontade è restituito mercé una dittologia elegante, con
un ictus di espressivismo nella scelta dell’aggettivo sviscerato per intrinse-
co (ma in anastrofe) e con una fedeltà per vontade che riecheggia l’antica
lealtade del Paggi, indubbiamente discutibile, ma comunque segno di una
riflessione traduttoria e di una ermeneusi conseguente.

mettimi in mezzo alle selvagge fiere,


fra le tigri e i leoni, ove vedrai
essermi lieve la pietà ottenere,
quella che invan dagli uomini implorai:
la fe’ mi sarà dato mantenere
a chi dimenticar non potrò mai:
curare i figli dell’amato padre
refrigerio sarà di triste madre.18

CLXXXII

I Lusiadi.indb CLXXXII 14/04/2022 15:24:56


NOTA ALLA TRADUZIONE

Lasciamo per ultima la traduzione di Averini (su cui vd. Tocco Per una
nuova edizione),19 già apparsa nel 1972 (Milano, Mursia), non solo per ordi-
ne cronologico, ma perché ormai è l’unica circolante nell’attuale mercato
editoriale. La decisione di riproporla era fondata sul presupposto che, pur
meno fedele di quella di Poppa Vòlture, fosse più elegante e perfetta nella
resa delle ottave. Purtroppo questa opzione si è dimostrata infelice quanto
mai. I livelli di «infedeltà» dell’Averini sono così sconvolgenti da rendere
inammissibile quasi ogni sua scelta traduttoria. Non abbiamo qui lo spazio
per esemplificazioni estese. Chiunque legga anche solo la prima ottava del
poema nella versione dell’Averini può verificare quanto stiamo dicendo. Si
citi poi alla rinfusa: «nossa idade» (I, 6, 6) > «globo umano»; «em versos
divulgado numerosos» (I, 9, 8) > «messo in versi con neumi scrupolosi»;
i fraintendimenti a II, 20, 1-2 e 25, 1-2; e tanto altro ancora. Inoltre, l’ele-
ganza della traduzione non ci sembra così certa: non mancano goffaggini e
sbavature. Sulla versione averiniana della nostra ottava in particolare non
ci appulcriamo parole: è sufficiente leggerla.

Concludiamo con la nostra proposta di traduzione, non certo per la pre-


sunzione di trovarci alla culminazione di un percorso secolare (sarebbe
ben ridicolo), ma esclusivamente per evidenziare i problemi tecnici di ver-
sione dal testo di Camões che un odierno operatore deve affrontare e per
proporre alcune soluzioni, certamente personali, tutte da discutere.

Ponmi ove s’usi d’ogni ferità,


infra leoni e tigri, ed io vedrò
se in essi impetrar posso la pietà
che tra petti di umani non trovai:
là con l’intimo amore e volontà
per quegli per cui moro, alleverò
queste reliquie sue che qui vedeste,
che refrigerio sian di madre triste.

Le linee guida che offriamo alla discussione, dopo quest’ultima (auto)cita-


zione, sono principalmente:

1) Il criterio di fedeltà al testo tendenzialmente assoluto: fino al possibile


si evitano discordanze anche lessicali;

CLXXXIII

I Lusiadi.indb CLXXXIII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

2) in certi casi ardui, come vontade che abbiamo visto frastornare molti
traduttori, meglio mantenere la corrispondente parola italiana, le cui
sfumature semantiche non sono del tutto aliene da quelle del termine
portoghese; in ogni caso meglio perdere qualcosa sul piano della per-
spicuità (a volte impossibile e a volte non presente proprio in Camões
come in ogni poeta) e conservare il suono e l’aura della parola comune
nelle due lingue romanze;
3) postilla: in casi come il precedente, vontade, è bene demandare alla
nota linguistica sull’originale la discussione di semantica storica;
4) il verso sarà fondamentalmente endecasillabico: d’altronde la migliore
poesia novecentesca, come quella montaliana, mantiene l’endecasilla-
bo come paradigma ineludibile, anche quando vi aggiunga o sottragga
qualche sillaba;
5) le rime saranno conservate ove possibile, ma mai si altererà il testo ori-
ginale per finalità metriche di traduzione (cosa che ad esempio Averini
ancora faceva abbondantemente, mentre Poppa Vòlture no);
6) postilla: le rime baciate a fine ottava avranno un trattamento partico-
lare, ovvero l’impegno massimo sarà posto nel conservarle, o al limite
trasformarle in un’assonanza (come nell’ottava da noi prescelta); in ogni
caso, se lo sforzo risulta impossibile al traduttore, si rinuncerà;
7) la traduzione non può inglobare il commento, cioè rendere «facile»
ciò che è complesso, quando non oscuro, in un poema cinquecentesco
come quello di Camões; ne deriverà una traduzione che, come l’origi-
nale, avrà bisogno di note esplicative;
8) infine, la traduzione cercherà di mantenere un’aura poematica cinque-
centesca, memore dell’ottava ariostea ma non solo, senza un eccesso
inutile di arcaismi, ma con tutte le libertà accettabili da un colto lettore;
crediamo migliore il rischio di un effetto vintage che quello di una tra-
sformazione dei Lusíadas in un testo acronico o troppo «attualizzato»
secondo istituti poetici praticati nella contemporaneità del traduttore.20

In conclusione, crediamo che, tra fedeltà come imperativo categorico e


illustrazione delle difficoltà nella copiosa annotazione offerta, questa ver-
sione si distingua dalle precedenti, e se qualche lettore la troverà magari
«difficile» si rammenti che una traduzione non è mai una explicatio textus
che ingloba la glossa, ma uno sforzo di equivalenza fonico-semantica fra
originale e derivato.

CLXXXIV

I Lusiadi.indb CLXXXIV 14/04/2022 15:24:56


Nota biografica

1524 o 1525 (?). Nasce Luís Vaz de aver aggredito Gonçalo Borges,
Camões da una famiglia della pic- mulattiere del re, nel giorno della
cola nobiltà, figlio di Simão Vaz de processione del Corpus Christi.
Camões, del ramo dei Camões di
Coimbra, e di Ana de Sá o Ana de 1553. Ottiene l’amnistia tramite la
Macedo. Non si conosce il luogo di lettera di perdono regia del 3 marzo
nascita. 1553, copiata dalla cancelleria regia
il 7 marzo 1553.
1535. A 11 anni e in qualità di pag-
gio si unisce all’armata portoghese 1553. Parte per l’India come soldato
che appoggia Carlos V nella batta- nel marzo del 1553 su una nave co-
glia di Tunisi. mandata da Fernão Álvares Cabral,
e arriva a Goa all’inizio del settem-
153(?). Si forma in un grande centro bre dello stesso anno. Un soldato
intellettuale, forse Coimbra, in un aveva diritto al trasporto e normal-
periodo in cui suo zio D. Bento era mente riceveva una remunerazione
priore del monastero di Santa Cruz. per tre o quattro anni.

154(?)-. Ha dei contatti con la cor- 1553. Parte per la costa del Malabar
te regia a Lisbona e partecipa a una a novembre come soldato incorpora-
campagna nella piazzaforte africana to nell’armata comandata dallo stes-
di Ceuta che sarebbe durata due anni. so viceré D. Afonso de Noronha.

1552-. È incarcerato nel Tronco, 1555. Verosimilmente parte per


una delle prigioni di Lisbona, per il golfo di Aden a febbraio come

CLXXXV

I Lusiadi.indb CLXXXV 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

soldato incorporato nell’armata 1572. Gli viene attribuita una pen-


comandata da Manuel de Vascon- sione regia di 15.000 réis annua-
celos. Si ammette che abbia parte- li per un triennio, con inizio il 12
cipato ad altre spedizioni durante il marzo 1572, tramite una licenza
periodo in cui fu soldato. della cancelleria datata 28 luglio
1572, che sarà rinnovata e regola-
Tra 1555 e 1558. L’Auto do Filode- rizzata con licenze identiche del 2
mo è rappresentato in casa del go- agosto 1575, 22 giugno 1576 e 2 giu-
vernatore Francisco Barreto. gno 1578, pensione poi attribuita
alla madre dopo la sua morte, con
1563. Pubblica l’ode Aquelo único licenze identiche datate 31 maggio
exemplo in onore di D. Francisco 1582, 13 novembre 1582 e 5 febbra-
Coutinho, III Conde de Redondo io 1585.
che fu viceré dal 1561 al 1564, nelle
pagine iniziali dei Coloquios dos sim- 1576. Edita l’elegia Depois que Ma-
ples, e drogas he cousas medicinais da galhães teve tecida e il sonetto Vos,
India di Garcia de Orta, stampati a ninphas da Gangética espessura, en-
Goa da Ioannes de Endem. trambi dedicati a D. Leónis Pereira,
nelle pagine iniziali della Historia
1567-1568 (?). Parte da Goa su una da província sãcta Cruz di Pero de
nave comandata da Pero Barreto Magalhães Gandavo, stampata a
Rolim, finendo per trattenersi in Lisbona nell’officina di António
Mozambico per motivi che non si Gonçalves.
conoscono con certezza.
10-6-1579 o 1580 (?). Muore e forse
1569-1570. Viaggia dal Mozambico è sepolto nel convento delle france-
a Lisbona. scane di Santa Anna a Lisbona, che
fu gravemente danneggiato dal ter-
1572. Pubblica Os Lusíadas a Li- remoto del 1755.
sbona nell’officina dello stampatore
António Gonçalves.

CLXXXVI

I Lusiadi.indb CLXXXVI 14/04/2022 15:24:56


Nota bibliografica
a cura di Rita Marnoto e Roberto Gigliucci

SIGLE E COMPENDI BIBLIOGRAFICI:

EDIZIONI, TRADUZIONI E COMMENTI DEI LUSÍADAS

Academia das Ciências de Lisboa


Os Lusíadas. Reprodução paralela das duas edições de 1572, ed. Co-
missão da Academia das Ciências de Lisboa para a Edição Crítica d’Os
Lusíadas, Lisboa, Academia das Ciências de Lisboa, 1982 [rist. anast.
degli esemplari del 1572 BNP-Cam3P, BDMII-378.C] [altra ed. Lisboa,
IN-CM, 1982].
Amorim
Os Lusíadas, ed. Francisco Gomes de Amorim, 2 tt., Lisboa, Imprensa
Nacional, 1889.
Averini
[trad.] I Lusiadi, trad. Riccardo Averini, note Valeria Tocco, 2 voll., Mi-
lano, Rizzoli, 2001.
Azevedo Filho
Os Lusíadas, ed. Leodegário de Azevedo Filho, Rio de Janeiro, Fran-
cisco Alves, 2006 [rist. anast. dell’esemplare del 1572 appartenente
all’imperatore Pedro II, oggi dell’Instituto Histórico e Geográfico Bra-
sileiro].

Bacon
The Lusiads, ed. Leonard Bacon, New York, Hispanic Society of Ame-
rica, 1950.

CLXXXVII

I Lusiadi.indb CLXXXVII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Basto
Os Lusíadas, ed. Cláudio Basto, Porto, Marânus, 31945.
Bellotti
Il Lusiadi poema di Luigi di Camoens tradotto dalla lingua portoghese da
Felice Bellotti […], Milano, C. Branca, 1862.
Bismut
Les Lusiades, trad. Roger Bismut, Paris, Belles Lettres, 1980.
Bonaretti
I Lusiadi, trad. Adriano Bonaretti, Firenze, Salani, 1925.
Braga
Os Lusíadas, ed. Teófilo Braga, Lisboa, Joaquim Eusébio dos Santos
[1898?] [rist. anast. di esemplare del 1572 non identificato].
Briccolani
I Lusiadi del Camoens recati in ottava rima da A. Briccolani, Parigi, Fir-
min Didot, 1826.

Caldera
Los Lusiados, ed. Nicolás Extremera & José Antonio Sabio, trad. Benito
Caldera [1580], Madrid, Cátedra, 2009.
Carvalho
Os Lusíadas de Luís de Camões, ed. Francisco Freire de Carvalho, Lis-
boa, Tipografia Rolandiana, 1843.
Castera
La Lusiade du Camoens, poeme heroique sur la decouverte des Indes
Orientales. Traduit du Portugais par M. Duperron De Castera, 3 tt., Paris,
Huart-David-Briasson-Clousier, 1735.
Cidade IV
Obras completas, ed. Hernâni Cidade. Vol. IV, Os Lusíadas, 2 tt., Lisboa,
Sá da Costa, 1947.
Correa
Os Lusiadas […]. Commentados pelo Licenciado Manoel Correa […], Lis-
boa, P. Craeesbeck, 1613.

De Faria
Lusiadum libri decem. Autore domino fratre Thoma de Faria […], Lis-
boa, G. De Vinca, 1622.

CLXXXVIII

I Lusiadi.indb CLXXXVIII 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Epifânio Dias
Os Lusíadas, ed. Augusto Epifânio da Silva Dias, 2ª ed. melhorada, 2
tt., Porto, Companhia Portuguesa, 1916-1918 [1ª ed. 2 voll., Porto, Ma-
galhães e Moniz, 1910].

Fanshaw
The Lusiad, or Portugals Historicall Poem. […] Now newly put into En-
glish by Richard Fanshaw Esq., London, H. Moseley, 1655.
Faria e Sousa
Lusiadas de Luis de Camoens […], comentadas por Manuel de Faria i
Sousa, 2 voll., Madrid, por Iuan Sanchez, a costa de Pedro Coello, mer-
cader de libros, 1639 [rist. anast., intr. Jorge de Sena, 2 voll., Lisboa,
IN-CM, Comissão Nacional do IV Centenário da Publicação de Os
Lusíadas, Edição Comemorativa, 1972].

Garcez Ferreira
Lusiada poema epico […], Illustrado […] por Ignacio Garcez Ferreira, t. 1,
Napoli, Officina Parriniana, 1731; t. 2, Roma, Officina Antonio Rossi, 1732.
Garin
Les Lusiades, trad. Hyacinthe Garin, préf. Vasco Graça Moura, Paris,
Gallimard, 2015.
Gil
Los Lusíadas, ed. trad. Lamberto Gil, 2 tt., Madrid, M. De Burgos,
1818.

Juromenha
Obras de Luis de Camões […] pelo Visconde de Juromenha [João António
de Lemos Pereira de Lacerda], Vol. 6, Lisboa, Imprensa Nacional, 1869.

La Harpe
La Lusiade de Camoëns, ed. Mr. De La Harpe, Londres, s. ed., 1776
[altra ediz. Paris, chez Nyon aîné, 1776].
La Valle
Lusiadi, ed. Mercedes la Valle, Parma, Guanda, 1965.
Lencastre
Luís de Camões, Os Lusíadas […], ed. Francisco de Sales Lencastre, 2
voll., Lisboa, Livraria Clássica Editora de A. M. Texeira & C.a, 1927.

CLXXXIX

I Lusiadi.indb CLXXXIX 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Losada Soler
Los Lusíadas. Poesías. Prosas, coord. Elena Losada Soler, intr. Helder
Macedo, Madrid, Espasa Calpe, Córdoba, Almuzara, 2007.
Lusiade 1804
La Lusiade di Luigi Camoens poema eroico in dieci canti. Traduzione
libera dal Portoghese […], Roma, V. Poggioli, 1804.

Macedo
A Lusiada […] traduzida em versos latinos por Fr. Francisco de Santo
Agostinho Macedo, Lisboa, Imprensa Nacional, 1880.
Marcos S. Lourenço
Os Lusíadas […]. Comentados por D. Marcos de S. Lourenço, ed. Isabel
Almeida et al., Coimbra, CIEC, 2014.
Mickle
The Lusiad, or the discovery of India […], by William Julius Mickle, 3
voll., London, Lackington Allen & Co., 1809.
Morgado Mateus
Os Lusíadas […], nova edição segundo a de Morgado de Mateus […] cor-
rigida […] e enriquecida […] pelo Dr Caetano Lopes de Moura, Paris,
Firmin Didot, 1847 [1ª ed. Os Lusíadas, poema épico de Luís de Camões,
ed. José Maria de Sousa Botelho Mourão e Vasconcelos, Morgado de
Mateus, Paris, Firmin Didot, 1817].

Os Lusíadas 1572
Os Lusiadas de Luis de Camoes, com privilegio real, Impressos em Lis-
boa, com licença da sancta Inquisição, & do Ordinario, em casa de
Antonio Gõçaluez Impressor, 1572.
Os Lusíadas 1584
Os Lusiadas, agora de novo impresso com algâas Annotações, de diver-
sos Autores, Lisboa, por Manoel de Lyra, 1584 [ed. dos piscos].
Os Lusíadas 1591
Os Lusiadas, agora de novo impresso com algâas annotações de diver-
sos Autores, Lisboa, Manoel de Lyra, 1591.
Os Lusíadas 1597
Os Lusiadas, polo original antigo agora novamente impressos, Lisboa,
Manoel de Lyra, a custa de Estevão Lopez, 1597.

CXC

I Lusiadi.indb CXC 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Os Lusíadas 1613
Os Lusiadas […] Commentados pelo Licenciado Manuel Correa, Lisboa,
Pedro Crasbeeck, Domingues Fernandez seu Livreyro, 1613.

Nervi
I Lusiadi, trad. Antonio Nervi, Milano, Società Tipografica dei Classici
Italiani, 1821 [prima ed. Lusiada di Camoens trasportata in versi italiani
da Antonio Nervi, Genova, Stamperia della Marina e della Gazzetta,
1814].

Paggi 59
Lusiada Italiana di Carlo Antonio Paggi, Lisbona, H. Valente de Olivei-
ra, 1659 [1ª ed. 1658].
Pellegrini
I Lusiadi, ed. Silvio Pellegrini, Torino, Unione Tipografico-Editrice To-
rinese, 1945.
Piemontese
La Lusiade o sia La scoperta delle Indie Orientali fatta da’ Portoghesi
[…], trad. N. N. Piemontese [Michele Antonio Gazano], Torino, Fra-
telli Reycends, 1772.
Pimpão
Os Lusíadas, ed. Álvaro Júlio da Costa Pimpão, Lisboa, Instituto
Camões, 42000.
Poppa Vòlture
I Lusiadi, ed. Enzio di Poppa Vòlture, Firenze, Sansoni, 1972.

Ramos
Os Lusíadas, ed. Emanuel Paulo Ramos, Porto, Porto Editora, 2014
[rist.].
Rodrigues
Os Lusíadas, ed. José Maria Rodrigues, Lisboa, Biblioteca Nacional,
1928 [con rist. anast. dell’esemplare del 1572 BNP-Cam3P].
Roseira
Os Lusíadas […]. Vida e obra de L. de C. e vocabulário d’Os Lusíadas por
Arnaldo de Mariz Roseira, Lisboa, Guimarães Editores, 2001.

CXCI

I Lusiadi.indb CXCI 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Storck
Die Lusiaden, Deutsch von Wilhelm Storck, Paderborn, F. Schöningh,
1883.

Tapia
La Lusiada de el famoso poeta Luys de Camões. Traduzida en verso castel-
lano de portugues, por el Maestro Luys Gomez de Tapia […], Salamanca,
Ioan Perier, 1580.
Tocco
[note] I Lusiadi, trad. Riccardo Averini, note di Valeria Tocco, 2 voll.,
Milano, Rizzoli, 2001.

White
The Lusiads, ed. Landeg White, Oxford, Oxford Univ. Press, 1997.
Winterfeld
Lusiada, pref. C. D. Winterfeld, [Berlim], I. E. Hitzig [1810?].

BIBLIOGRAFIA CRITICA CAMONIANA

A biblioteca camoniana
A biblioteca camoniana de D. Manuel II, coord. José Augusto Cardoso
Bernardes, 2 voll., s. l., Imprensa da Univ. de Coimbra, Fundação da
Casa de Bragança, 2015.
Agudo A edição
Francisco Dias Agudo, A edição d’«Os Lusíadas» de 1572, «Garcia de
Orta. Revista da Junta das Missões Geográficas e de Investigações do
Ultramar», n. s., 1972, pp. 1-9.
Aguiar e Silva Camões
Vítor Aguiar e Silva, Camões. Labirintos e fascínios, Lisboa, Cotovia,
1994.
Aguiar e Silva A lira dourada
Vítor Aguiar e Silva, A lira dourada e a tuba canora, Lisboa, Cotovia,
2008.
Aguiar e Silva Jorge de Sena
Vítor Aguiar e Silva, Jorge de Sena e Camões. Trinta anos de amor e me-
lancolia, Coimbra, Angelus Novus, 2009.

CXCII

I Lusiadi.indb CXCII 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Albuquerque A expressão
Martim de Albuquerque, A expressão do poder em Luís de Camões, Lis-
boa, IN-CM, 1988.
Albuquerque Camões e Tartessos
Pedro Albuquerque, Camões e Tartessos. Leitura em torno de dois excer-
tos d’«Os Lusíadas», «SPAL», 17, 2008, pp. 137-168.
Almeida O rosto
Aníbal Almeida, O rosto de Camões, Lisboa, IN-CM, 1996.
Almeida Discurso
Manuel Pires de Almeida, Discurso apologético, in Luiz Piva, Discurso
apologético di Manuel Pires de Almeida sobre a proposição de «Os Lusía-
das», «Revista Camoniana», 3, 1971, pp. 235-258.
Almeida Poema heróico
Manuel Pires de Almeida, Discurso sobre o poema heróico, ed. Adma
Fadul Muhana, «REEL – Revista Electrónica de Estudos Literários»,
II, 2006, 2, pp. 1-23.
Alonzo Tasso
Giuseppe Alonzo, Tasso e l’«iperidentità» portoghese. Per una rilettura
di «Vasco, le cui felici, ardite antenne», «Estudos Italianos em Portugal»,
n. s., 5, 2010, pp. 107-118.
Álvarez-Cifuentes El Desafio
Pedro Álvarez-Cifuentes, El «Desafio dos Doze da Inglaterra» de Inácio
Rodriguez Vedouro, «Tirant», 19, 2016, pp. 127-144.
Alves Camões, Corte-Real
Hélio J. S. Alves, Camões, Corte-Real e o sistema da epopeia quinhentista,
Coimbra, CIEC, 2001.
Alves Post imperial Bacchus
Hélio J. S. Alves, Post-Imperial Bacchus. The politics of literary criticism
in Camões studies 1940-2001, in Post-Imperial Camões, pp. 95-106.
Alves Presença
Hélio J. S. Alves, Presença da «Odisséia» em Camões, «Revista Camo-
niana», 3. s., 17, 2005, pp. 39-46.
Alves Tras la estela
Hélio J. S. Alves, Tras la estela de Corte-Real. El poema «Sepúlveda e
Lianor» en la memoria de Lope de Vega, Cervantes, Calderón, Solórzano
Pereira y Tirso de Molina, «Studia Aurea», 7, 2013, pp. 365-388.

CXCIII

I Lusiadi.indb CXCIII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Alves A fortuna crítica


Hélio J. S. Alves, A fortuna crítica de Camões, em modo de «post-scrip-
tum», «Limite», 9, 2015, pp. 197-213.
Amaral Relatório
António Caetano do Amaral & Mateus Valente do Couto, Sebastião
Francisco de Mendo Trigoso, Relatório da Comissão nomeada pela Aca-
demia Real das Ciências de Lisboa para lhe dar conta da nova edição dos
«Lusíadas» impressa em Paris no ano de 1817, «História e Memórias da
Academia Real das Ciências de Lisboa», t. 5, parte 2, 1818, pp. XC-
XCIX.
Amora Manuel Pires de Almeida
Antônio Soares de Amora, Manuel Pires de Almeida. Um crítico inédito
de Camões, São Paulo, Univ. de São Paulo, 1955.
Anselmo Camões e a censura
Artur Anselmo, Camões e a censura literária inquisitorial, in Arquivos
1981, pp. 513-567.
Arquivos 1981
«Arquivos do Centro Cultural Português», 16, Camões, Paris, Fun-
dação Calouste Gulbenkian, 1981.
Ascenso O poeta no miradouro
Carlos Ascenso André, O poeta no miradouro do mundo. Leituras camo-
nianas, Coimbra, CIEC, 2008.
Asensio Estudos
Eugenio Asensio, Estudos portugueses, Paris, Fundação Calouste Gul-
benkian, 1974.
A viagem
A viagem d’«Os Lusíadas». Símbolo e mito, ed. Y. K. Centeno & Stephen
Reckert, Lisboa, Arcádia, 1981.
Azevedo Uma espécie iconográfica
Maria Antonieta Soares de Azevedo, Uma nova e preciosa espécie icono-
gráfica quinhentista de Camões, «Panorama. Revista Portuguesa de Arte
e Turismo», s. 4, 42-43, 1972, pp. 96-103.
Azevedo Filho Lírica
Leodegário A. de Azevedo Filho, Lírica de Camões. 1. História, metodo-
logia, corpus, Lisboa, IN-CM, 1985.

CXCIV

I Lusiadi.indb CXCIV 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Barreto Micrologia
João Franco Barreto, Micrologia camoniana, pref. Aníbal Pinto de Cas-
tro, Lisboa, IN-CM, Biblioteca Nacional, 1982.
Bernardes O Adamastor
José Augusto Cardoso Bernardes, O Adamastor, Tétis e «o peito ilustre
lusitano», «Biblos», 64, 1988, pp. 119-134.
Bernardes As estâncias finais
José Augusto Cardoso Bernardes, As estâncias finais d’«Os Lusíadas»
ou o «Nunca ouvido canto» de Camões, «Máthesis», 9, 2000, pp. 69-85.
Bismut La critique textuelle
Roger Bismut, La critique textuelle des «Lusiades», in Actas da I Reunião
Internacional de Camonistas, Lisboa, Comissão Executiva do IV Cen-
tenário de Os Lusíadas, 1973, pp. 59-93.
Bismut Confession
Roger Bismut, «Les Lusiades» de Camões, confession d’un poète, Paris,
Fundação Calouste Gulbenkian, 1974.
Blasco Faut-il prendre
Pierre Blasco, Faut-il prendre au serieux le «Veillard du Restelo»?, in
Arquivos 1981, pp. 143-156.
Botta Inês de Castro
Inês de Castro. Studi. Estudos. Estudios, ed. Patrizia Botta, Ravenna,
Longo, 1999.
Braga Camões
Teófilo Braga, História de Camões, 2 voll., Porto, Imprensa Portuguesa,
1873-1875.
Braga Época e vida
Teófilo Braga, Camões. Época e vida, Porto, Chardron, sucessores Lello
e Irmão, 1907.
Braga Obra lírica e épica
Teófilo Braga, Camões, a obra lírica e épica, Porto, Livraria Chardron de
Lello e Irmão, 1911.
Braga História da literatura
Teófilo Braga, História da literatura portuguesa. Renascença, Lisboa, IN-
CM, 2005 [1ª ed. Porto, Chardron, 1914].
Braga Os amores
Teófilo Braga, Os amores de Camões, Porto, Renascença Portuguesa,
1917.

CXCV

I Lusiadi.indb CXCV 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Brito Ventura Um crítico barroco


João Soares de Brito. Um crítico barroco de Camões, ed. José Manuel
Ventura, Coimbra, Imprensa da Univ., 2010.
Burton Camoens
Camoens. His life and his «Lusiads». A commentary by Richard F. Bur-
ton, 2 voll., London, B. Quaritch, 1881.

Camões Revisitado
Luiz Vaz de Camões Revisitado, ed. José Augusto Cardoso Bernardes,
«Santa Barbara Portuguese Studies», 7, 2003.
Canzoni
La lirica di Camões. 3. Canzoni, ed. Maurizio Perugi, Genève, Centre
International d’Études Portugaises, 2021.
Carreira Camões
José Nunes Carreira, Camões e o Antigo Testamento, Ponta Delgada,
Univ. dos Açores, 1982.
Carreño Fernão Velloso y Lionardo
Antonio Carreño, Fernão Velloso y Lionardo: la fantasia humorística e
irónica en «Os Lusíadas», «Revista de Letras», 18, 1976, pp. 65-79.
Carvalho Camões
Joaquim Lourenço de Carvalho, Camões e Valerio Flacco, «Euphrosyne»,
n. s., 4, 1970, pp. 195-202.
Carvalho Contribuição
José Gonçalves Herculano de Carvalho, Contribuição de «Os Lusíadas»
para a renovação da língua portuguesa [1980], id., Estudos linguísticos,
vol. 3, Coimbra, Coimbra Editora, 1984, pp. 77-123.
Carvalho Lendo
José Gonçalves Herculano de Carvalho, Lendo a écloga VI de Camões,
in IV Reunião Internacional de Camonistas, Ponta Delgada, Univ. dos
Açores, 1984, pp. 103-114.
Castilho Camões
António Feliciano de Castilho, Camões. Estudo histórico-poético liberra-
mente fundado sobre um drama francês dos Snrs. Victor Perrot e Armand
Dumesnil, 4 voll., Lisboa, Empresa da História de Portugal, 1906.
Castro Camões
Silvio Castro, Camões tra Dante e Petrarca, in Tre studi e variazioni su
Camões, Padova, Univ. di Padova, 1982.

CXCVI

I Lusiadi.indb CXCVI 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Castro Páginas
Aníbal Pinto de Castro, Páginas de um honesto estudo camoniano,
Coimbra, CIEC, 2007.
Os Lusíadas. 1572-1972
Os Lusíadas. 1572-1972. Catálogo da exposição bibliográfica, iconográfica
e medalhística de Camões. Biblioteca Nacional de Lisboa, ed. José V. de
Pina Martins, Lisboa, IN-CM.
Cerdeira Duas grandes fraudes
Eleutério Cerdeira, Duas grandes fraudes camonianas. Documentadas
com ilustrações, Barcelos, Companhia Editora do Minho, 1946.
Chaves Mito
Henrique de Almeida Chaves, O mito de Camões em Itália, Lisboa, Co-
libri, 2001.
Cidade Autos e cartas
Luís de Camões, Obras completas, ed. Hernâni Cidade, Vol. III, Autos e
cartas, Lisboa, Livraria Sá da Costa, 1946.
Cioffari Camões
Vincenzo Cioffari, Camões and Dante: A Source Study, «Italica», 25,
1948, 4, pp. 282-295.
Comentário Camões
Comentário a Camões, coord. Rita Marnoto, voll. 1-2, Lisboa, Cotovia-
CIEC, 2012; voll. 3-4, Genève-Coimbra, CEL-CIEC, 2016.
Correia A medicina
Maximino Correia, Sôbre a medicina dos «Lusíadas», Coimbra, Coim-
bra Editora, s.d. [1920].
Costa A problemática
Maria Clara Pereira da Costa, A problemática da inserção social de Luís
de Camões. Perfil individual e social de alguns Camões (inventário do-
cumental), in Actas da IV Reunião Internacional de Camonistas, Ponta
Delgada, Univ. dos Açores, 1984, pp. 177-288.
Coutinho Camões e as artes plásticas
B. Xavier Coutinho, Camões e as artes plásticas. Subsídios para a
iconografia camoniana, 2 voll., Porto, Livraria Figueirinhas, 1946-
1948.
Coutinho A edição «princeps»
[Bernardo] Xavier Coutinho, A edição «princeps» de «Os Lusíadas».
Um problema complexo e difícil (ou insolúvel?). Muito provavelmente

CXCVII

I Lusiadi.indb CXCVII 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

houve 3 edições «princeps» e não apenas 2, com a data (simulada) de


1572, Arquivos 1981, pp. 571-720.
Coutinho Nova hipótese
[Bernardo] Xavier Coutinho, Nova hipótese de solução para o proble-
ma da edição «princeps» de «Os Lusíadas». Não houve duas mas quatro
edições datadas de 1572, in Actas da III Reunião Internacional de Camo-
nistas, Coimbra, Univ. de Coimbra, 1987, pp. 221-240.
Cunha Pretidão de amor
Xavier da Cunha, Pretidão de amor. Endechas de Camões à Bárbara
escrava seguidas da respectiva tradução em várias línguas e antecedidas de
um preâmbulo, Lisboa, Imprensa Nacional, 1893.

Dicionário Camões
Dicionário de Luís de Camões, ed. Vítor Aguiar e Silva, Alfragide, Ca-
minho, 2011.
Dicionário Lusíadas
Dicionário d’«Os Lusíadas», por Afrânio Peixoto & Pedro A. Pinto, Rio
de Janeiro, Fr. Alves, 1924.
Didier Islam
Hugues Didier, Luís de Camões et l’Islam, in Chrétiens et Musulmans
à la Renaissance: Actes du 37e Colloque international du CESR (1994),
Paris, H. Champion, 1998, pp. 133-147.
Domingues A concepção
José Garcia Domingues, A concepção do mundo árabe-islâmico n’«Os
Lusíadas», «Garcia de Orta. Revista da Junta das Missões Geográficas
e de Investigações do Ultramar», n. s., 1972, pp. 201-226.
D’Onofrio O velho do Restelo
Salvatore D’Onofrio, O velho do Restelo e a consciência crítica de
Camões, «Revista de História», 40, 81, 1970, pp. 75-89.

Earle Estudos
Thomas F. Earle, Estudos sobre cultura e literatura portuguesa do Rena-
scimento, Coimbra, Imprensa da Univ. de Coimbra, 2013.
Earle & Macedo Luís de Camões
Luís de Camões. A global poet for today, ed. Thomas Earle & Helder
Macedo, Lisboa, Lisbon Poets & Co., 2019.

CXCVIII

I Lusiadi.indb CXCVIII 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Echave-Sustaeta Virgilio en Camoens


Javier de Echave-Sustaeta, Virgilio en Camoens. El episodio de Leonardo
y Ephyre, «Cuadernos de filología clásica», 20, 1986, pp. 171-174.
Eça Camões marinheiro
Almeida d’Eça, Luís de Camões marinheiro, Lisboa, D. Corazzi, 1880.
Esteves O sistema alegórico
M. Helena Frascione de Almeida Esteves, O sistema alegórico de «Os
Lusíadas». Tentativa de interpretação e síntese, «Annali dell’Istituto Uni-
versitario Orientale. Sezione Romanza», 15, 1973, pp. 153-212.
Estudos
Estudos para Maria Idalina Resina Rodrigues, Maria Lucília Pires, Vitali-
na Leal de Matos, ed. Isabel Almeida et al., Coimbra, Depart. Literatu-
ras Românicas, Fac. Letras Univ. de Lisboa, 2007.

Faria Luis de Camões


Manuel Severim de Faria, Vida de Luis de Camões, id., Discursos varios
politicos, Évora, M. Carvalho, 1624, ff. 88r-135v [rist. anast. Lisboa, IN-
CM, 1999].
Faria e Sousa Rimas varias
Luís de Camões, Rimas varias […], commentadas por Manuel de Faria
e Sousa […], vol. 1, Lisboa, En la Imprenta de Theotonio Damaso de
Mello Impressor de la Casa Real, 1685; vol. 2, Lisboa, En la Imprenta
Craesbeeckiana, 1689 [rist. anast., 2 voll., Lisboa, IN-CM, Comissão
Nacional do IV Centenário da Publicação de Os Lusíadas, 1972].
Felipe O velho do Restelo
Cleber Vinicius de Amaral Felipe, O velho do Restelo e a empresa de Vas-
co da Gama na epopeia lusíada, «ArtCultura», 19, 2017, 35, pp. 117-130.
Felipe A poesia épica
Cleber Vinicius de Amaral Felipe, A poesia épica e a experiência trágica.
O naufrágio de Sepúlveda, «ArtCultura», 21, 2019, 38, pp. 91-106.
Ferro Desprezadas e omitidas
Manuel Ferro, Desprezadas e omitidas. As estâncias excluídas nas edições
d’«Os Lusíadas», «Estudos Portugueses», 10, 2014-2015, pp. 13-60
[Pernambuco].
Ficalho Flora
[Francisco Manuel de Melo Breyner], Flora dos «Lusiadas» pelo conde
de Ficalho, Lisboa, Academia Real das Ciências, 1880.

CXCIX

I Lusiadi.indb CXCIX 14/04/2022 15:24:56


INTRODUZIONE

Figueiredo A geografia
António Cardoso Borges de Figueiredo, A geografia dos «Lusíadas» de
Luís de Camões, Lisboa, A. Modesto & co., 1883.
Filodemo
Luís de Camões, Comédia Filodemo, ed. Maurizio Perugi, Genève,
Centre International d’Études Portugaises, 2018.
Finazzi-Agrò I Lusiadi e gli altri
Ettore Finazzi-Agrò, I Lusiadi e gli altri (contatti tra culture e lingue nell’e-
pos camoniano: la figura dell’interprete), in Studi Camoniani 80, pp. 17-45.
Finazzi-Agrò Rappresentatività
Ettore Finazzi-Agrò, Rappresentatività e autorappresentazione nei «Lusia-
di»: il caso dei «Doze de Inglaterra», «Studi portoghesi e catalani», 83, 1984.

Garcia Luís de Camões


Maria da Graça Silva Garcia, Luís de Camões. Álbum de estampas, pref.
José Augusto França, Lisboa, Banco de Portugal, 1983.
Garrett Braga Camões
Almeida Garrett, Camões. Poema em dez cantos, Lisboa, Empresa da
História de Portugal, 1904.
Garrett Camilo Camões
Almeida Garrett, Camões, ed. conforme a rev. pelo autor com um estu-
do por Camilo Castelo Branco, Porto, Livraria Chardron de Lello e
Irmão [1854].
Garrett Reis & Buescu Camões
Almeida Garrett, Camões, coord. Carlos Reis, intr. Helena Carvalhão
Buescu, Lisboa, Imprensa Nacional, 2018.
Gigliucci, Due sonetti
Due sonetti di Camões e la tradizione italiana, «Italique», 14, 2011, pp. 21-46.
Gigliucci Se as penas
Se as penas com que Amor tão mal me trata, pp. 49-54, Ouro > prata, pp.
201-218, in Coméntario a Camões. Vol. 1 Sonetos.
Gigliucci, Pereat dies
Pereat dies, «Atti e Memorie dell’Arcadia», 1, 2012, pp. 9-22.
Gigliucci Beleza ideia
Beleza ideia. «O dia em que eu nasci» e a tradição, in Comentário a
Camões. Vol. 4. Sonetos, Redondilhas, pp. 103-131 [comm. ai sonetti pp.
35-44].

CC

I Lusiadi.indb CC 14/04/2022 15:24:56


NOTA BIBLIOGRAFICA

Gigliucci Pone me
Pone me. 4 testi a confronto, «Critica letteraria», 44, 2016, 1, pp. 69-79.
Gigliucci Dante
Roberto Gigliucci, Dante nei «Lusíadas»: un primo regesto, «Critica Let-
teraria», 49, 2021, 3-4, pp. 907-938.
Gil & Macedo Viagens
Fernando Gil & Helder Macedo, Viagens do olhar, Porto, Campo das
Letras, 1998.
Gonçalves A fala
F. Rebelo Gonçalves, A fala do velho do Restelo. Aspectos clássicos deste
episódio, Lisboa, Imprensa Nacional, 1933.
Gonçalves Obra completa
Francisco Rebelo Gonçalves, Obra completa, 4 voll., Lisboa, Fundação
Calouste Gulbenkian, 1995-2017.
Guimarães de Sousa Recepção em França
Sérgio Paulo Guimarães de Sousa, Sobre a recepção de «Os Lusíadas»
em França até ao século XVIII, «Revista do Centro de Estudos Portu-
gueses», 19, 1998, 23, pp. 43-82.

Jackson Camões
Camões and the first edition of «The Lusiads», CD-ROM with intr. by K.
David Jackson, Northern Micrographics, La Crosse, Winsconsin, 2003.
Jones The epic similes
Roger Stephens Jones, The epic similes of «Os Lusíadas», «Hispania»,
57, 1974, 2, pp. 239-245.
Júdice Camões por cantos
Nuno Júdice, Camões por cantos nunca dantes navegados. Ensaio, Lis-
boa, Sibila, 2019.
Juromenha Obras
Luís de Camões, Obras. Precedidas de um ensaio biográfico […], ed. Vis-
conde de Juromenha, 6 voll., Lisboa, Imprensa Nacional, 1860-1870
[vol. 7, inc., 1924].

Laitenberg Tema e herói


Hugo Laitenberg, Tema e herói d’«Os Lusíadas». Duas tradições críticas (por-
tuguesa e alemã), in Actas da VI Reunião Internacional de Camonistas, ed. Sea-
bra Pereira & Manuel Ferro, Coimbra, Imprensa da Univ., 2012, pp. 379-403.

CCI

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INTRODUZIONE

Lamas D. Maria e D. Inês


Maria Paula Lamas, D. Maria e D. Inês n’«Os Lusíadas». Estudo históri-
co-literário, Lisboa, Prefácio, 2005.
Le Gentil Camões
Georges Le Gentil, Camões. L’œuvre épique et lyrique, Paris, Chandei-
gne, 1995 [1ª ed. 1954].
Leoni Camões e «Os Lusíadas»
Francisco Evaristo Leoni, Camões e «Os Lusíadas». Ensaio crítico-his-
tórico-literário, Lisboa, A. M. Pereira, 1872.
Lisboa Uma, duas
João Luís Lisboa, Uma, duas, quantas edições? Os argumentos sobre a
contrafacção de «Os Lusíadas» no século XVI, «Cultura. Revista de His-
tória e Teoria das Ideias», 33, 2014, pp. 97-108.
Lourenço Camões e Gôngora
Eduardo Lourenço, Camões e Gôngora, «Colóquio. Letras», 1980, 55,
pp. 7-13.

Macedo O braço e a mente


Helder Macedo, O braço e a mente. O poeta como herói n’«Os Lusíadas»,
«Arquivos do Centro Cultural Português», 15, 1980, pp. 61-72.
Macedo Luís de Camões
Helder Macedo, Luís de Camões então e agora, «Revista de Pós-gra-
duação em Literatura», 10, 2010, pp. 15-54.
Macedo As rédeas
Helder Macedo, As rédeas do Reino e os muros de Marrocos, «Vitru-
vius», 13, 2012: https://www.vitruvius.com.br/revistas/read/arqui-
textos/13.148/4494.
Macedo Camões e a viagem
Helder Macedo, Camões e a viagem iniciática, ed. rev. e aum., Lisboa,
Abysmo, 2013.
Macedo Camões e outros
Helder Macedo, Camões e outros contemporâneos, Lisboa, Editoral Pre-
sença, 2017.
Mariz Ao estudioso
Pedro de Mariz, Ao estudioso da lição Poetica, in Luís de Camões, Os Lusía-
das, comentados pelo Licenciado Manuel Correa, Lisboa, Domingos Fer-
nandes e Pedro Crasbeeck 1613 [rist. anast. Lisboa, IN-CM, 1980].

CCII

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Madeira O símile épico


Pedro Madeira, O símile épico em Camões. Touros, cães e infidelidade,
«Veredas», 23, 2015, pp. 77-93.
Manuppella Camoniana itálica
Camoniana itálica. Subsídios bibliográficos, ed. Giacinto Manuppella,
Coimbra, FLUC, 1972.
Marnoto A «Arcadia»
Rita Marnoto, A «Arcadia» de Sannazaro e o bucolismo, Coimbra,
FLUC, 1996.
Marnoto O petrarquismo 1997
Rita Marnoto, O petrarquismo português do Renascimento e do Maneiri-
smo, Coimbra, Por ordem da Universidade, 1997.
Marnoto Bárbora escrava
Rita Marnoto, «Bárbora escrava». Canon, beauty and color. An embarras-
sing contradiction, in Post-Imperial Camões, pp. 49-61.
Marnoto Sete ensaios
Rita Marnoto, Sete ensaios camonianos, Coimbra, CIEC, 2007.
Marnoto O petrarquismo 2015
Rita Marnoto, O petrarquismo português do «Cancioneiro Geral» a
Camões, Lisboa, IN-CM, 2015.
Marnoto Para a edição
Para a edição crítica da poesia lírica de Camões. O que foi feito e o que há a fa-
zer, «Colóquio. Letras», 197, 2018, pp. 52-60 [intervista a Maurizio Perugi].
Marnoto O «cão sagaz»
Rita Marnoto, O «cão sagaz» de «Os Lusíadas», 9. 74. 1, «Colóquio. Le-
tras», 206, 2021, pp. 186-192.
Marnoto Topónimo
Entre Península Ibérica e Península Italiana. Sobre um topónimo de «Os
Lusíadas», in Entre Italia, Portugal y España: Ensayos de recepción lite-
raria. Entre Itália, Portugal e Espanha: Ensaios de recepção literária, ed.
Soledad Pérez-Abadín Barro et al., Santiago de Compostela, Universi-
dade de Santiago de Compostela, 2021, pp. 367-381.
Marnoto Colagens e emendas
Colagens e emendas de dois exemplares de «Os Lusíadas», in «Optimo
magistro sodalium et amicorum munus». Homenagem a Aires A. Nasci-
mento pelo seu 80.º aniversário, Lisboa, Centro de Estudos Clássicos,
2022, pp. 615-624.

CCIII

I Lusiadi.indb CCIII 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Martinengo Fortuna
Alessandro Martinengo, La fortuna del Camões in Italia, estr. di «Studi
Mediolatini e Volgari», 2, 1954.
Martinengo Paggi
Alessandro Martinengo, Il genovese Carlo Antonio Paggi e la «Lusiada
Italiana», «Annali dell’Istituto Orientale. Sezione Romanza», 3, 1961,
pp. 79-99.
Martins Ensaio
J. P. de Oliveira Martins, «Os Lusíadas». Ensaio sobre Camões e a sua
obra, em relação à sociedade portuguesa e ao movimento da Renascença,
Porto, Imprensa Portuguesa, 1872.
Martins Sá de Miranda
José V. De Pina Martins, Sá de Miranda e o velho do Restelo, in Actas da
VI Reunião Internacional de Camonistas, ed. Seabra Pereira & Manuel
Ferro, Coimbra, Imprensa da Univ. de Coimbra, 2012, pp. 145-157.
Matos Camões
Maria Vitalina Leal de Matos, Camões. Sentido e desconcerto, Coimbra,
CIEC, 2011.
Melillo Reali Atteone
Erilde Melillo Reali, Atteone e il re, in Studi Camoniani 80, pp. 47-62.
Miraglia Estudos camonianos
Gianluca Miraglia, Estudos camonianos em Itália, «Estudos Italianos
em Portugal», n. s., 1, 2006, pp. 169-179.
Miranda Estudos luso-italianos
José da Costa Miranda, Estudos luso-italianos. Poesia épico-cavaleiresca e
teatro setecentista, Lisboa, Instituto de Cultura e Língua Portuguesa, 1990.
Monteiro Variações
Ofélia Paiva Monteiro, Variações sobre temas camonianos, Coimbra,
CIEC, 2018.
Moura Os penhascos
Vasco Graça Moura, Os penhascos e a serpente e outros ensaios camonia-
nos, Lisboa, Quetzal, 1987.
Moura Camões
Vasco Graça Moura, Camões e a divina proporção, Lisboa, IN-CM, 1994.
Moura Sobre Camões, Gândavo
Vasco Graça Moura, Sobre Camões, Gândavo e outras personagens, Por-
to, Campo das Letras, 2000.

CCIV

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Nava A medicina
Pedro Nava, A medicina de «Os Lusíadas», Cotia, Atelié Editorial, 2004.
Nabuco Camões
Joaquim Nabuco, Camões e os «Lusíadas», Rio de Janeiro, Tipogr. do
Imperial Instituto Artístico, 1872.
Nobre E perdoe-me
Ricardo Nobre, «E perdoe-me a ilustre Grécia e Roma»: sobre história
antiga n’«Os Lusíadas», de Luís de Camões, in A Literatura Clássica ou
os Clássicos na Literatura. Presenças Clássicas nas Literaturas de Língua
Portuguesa, ed. Cristina Pimentel & Paula Morão, vol. 3, Lisboa, Cam-
po da Comunicação, 2017, pp. 37-49.
Nóbrega No reino da água
Luiza Nóbrega, No reino da água o rei do vinho. Submersão dionisíaca
e transfiguração trágico-lírica d’«Os Lusíadas», Natal [RN], EDUFRN
[Editora da Univ. Federal do Rio Grande do Norte], 2013.
Nogueira Dicionário
Júlio Nogueira, Dicionário e gramática de «Os Lusíadas», Rio de Janei-
ro, São Paulo, Freitas Bastos, 1960.
Noronha Memória
José Feliciano de Castilho Barreto e Noronha, Memória sobre o exem-
plar dos «Lusíadas» da biblioteca particular de Sua Majestade o Impe-
rador do Brasil, «Anais da Biblioteca Nacional do Rio de Janeiro», 8,
1880-1881, pp. 9-38.
Noronha A primeira edição
Tito de Noronha, A primeira edição dos «Lusíadas», Porto, Braga, Er-
nesto Chardon, 1880.

Ocidente 1972
«Ocidente», n. s., 83, 1972, pp. 411-416 [n. s. per il centenario della
morte di Camões].
Oliveira e Silva Ideologia 1999
Luís de Oliveira e Silva, Ideologia, retórica e ironia n’«Os Lusíadas»,
Lisboa, Salamandra, 1999.
Oliveira e Silva Ideologia 2012
Luís de Oliveira e Silva, Ideologia e retórica n’«Os Lusíadas», in Actas da
VI Reunião Internacional de Camonistas, ed. Seabra Pereira & Manuel
Ferro, Coimbra, Imprensa da Univ. de Coimbra, 2012, pp. 125-134.

CCV

I Lusiadi.indb CCV 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Oliveira Reinventing
John de Oliveira e Silva, Reinventing the Nation. Luís de Camões’ epic
burden, «Mediterranean Studies», 9, 2000, pp. 103-122.

Peixoto Camões
Afrânio Peixoto, Camões. Ensaios camonianos, São Paulo, LISA, INL,
1981 [1ª ed. 1932].
Penafiel The question
André B. Penafiel, The question of the paper in «Os Lusíadas», 1572,
«Modern Language Review», 115, 3, 2020, pp. 590-617.
Pereira Camoniana
Maria Helena da Rocha Pereira, Camoniana varia, Coimbra, CIEC,
2007.
Pereira da Silva A astronomia
Luciano A. Pereira da Silva, A astronomia dos «Lusíadas», Coimbra,
Imprensa da Univ., 1915.
Pierce Camões and Inês
Frank Pierce, Camões and Inês de Castro, Ocidente 1972, pp. 123-132.
Pinheiro Os tempos verbais
José Júlio Esteves Pinheiro, Os tempos verbais n’«Os Lusíadas»: intem-
poralidade e anacronia, in Arquivos 1981, pp. 311-323.
Pinho Decalogia
Sebastião de Pinho, Decalogia camoniana, Coimbra, CIEC, 2007.
Pinto À margem
P. A. Pinto, À margem dos «Lusíadas» (alguns nomes geográficos), Rio de
Janeiro, Tip. Revista dos Tribunais, 1924.
Pires A crítica camoniana
Maria Lucília Gonçalves Pires, A crítica camoniana no século XVII, Lis-
boa, Instituto de Cultura e Língua Portuguesa, 1982.
Plagnard Venus y el desnudo
Aude Plagnard, Venus y el desnudo heroico. Una disputa entre Luís de
Camões y Jerónimo Corte-Real, «Atlante», 5, 2016, pp. 99-123.
Post Uma fonte
H. Houwens Post, Uma fonte pouco conhecida de «Os Lusíadas», in Mis-
celânea de estudos a Joaquim de Carvalho, dir. Manuel Montezuma de
Carvalho, vol. 2, Figueira da Foz, Biblioteca Museu Joaquim de Car-
valho, 1959, pp. 160-167.

CCVI

I Lusiadi.indb CCVI 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Post-Imperial Camões
Post-Imperial Camões, ed. João Ricardo Figueiredo, «Portuguese Lite-
rary & Cultural Studies», 9, 2003.

Quint Epic
David Quint, Epic and Empire. Politics and generic form from Dante to
Milton, Princeton, Univ. Press, 1993

Ramalho Estudos camonianos


Américo da Costa Ramalho, Estudos camonianos, Coimbra, Faculdade
de Letras, 1975.
Ramalho Estudos
Américo da Costa Ramalho, Estudos sobre o século XVI, 2ª ed. aum.,
Lisboa, IN-CM, 1983.
Ramalho Camões
Américo da Costa Ramalho, Camões no seu tempo e no nosso, Coimbra,
Almedina, 1992.
Ramalho O poema
Américo da Costa Ramalho, O poema «De Agnetis caede» será uma
fonte de «Os Lusíadas»?, «Península. Revista de Estudos Ibéricos», 1,
2004, pp. 113-121.
Ramalho Cataldo Parísio Sículo
Cataldo Parísio Sículo e o Humanismo em Portugal, in Caminhos da Ita-
lianística em Portugal, ed. Rita Marnoto, Coimbra, Instituto de Estudos
Italianos, 2004, pp. 11-22.
Ramalho Humanismo em Portugal
Américo da Costa Ramalho, Para a história do Humanismo em Portugal,
voll. 1-2, Lisboa, Junta Nacional de Investigação Científica, Fundação
Calouste Gulbenkian, 1988-1994; voll. 3-4, Lisboa, IN-CM, 1998-2000;
vol. 5, Coimbra, Imprensa da Univ. de Coimbra, 2013.
Ramos Singularidades
Emanuel Paulo Ramos, Singularidades perturbantes em exemplares Ee/S
e E/D d’«Os Lusíadas», «Humanitas», 41-42, 1990, pp. 185-198.
Redondilhas
La lirica di Camões. 2. Redondilhas, ed. Barbara Spaggiari, Genève,
Centre International d’Études Portugaises, 2021.

CCVII

I Lusiadi.indb CCVII 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Ribeiro Luís de Camões


Aquilino Ribeiro, Luís de Camões. Fabuloso verdadeiro. Ensaio, 2 voll.,
Lisboa, Bertrand, 1975.
Ribeiro A edição «princeps»
Aquilino Ribeiro, A edição «princeps» de «Os Lusíadas» [1946], id.,
Camões, Camilo, Eça e alguns mais. Ensaios de crítica histórico-literária,
Amadora, Bertrand, 1975, pp. 67-81.
Ribeiro Estudo moral
Jose Silvestre Ribeiro, Estudo moral e político sobre os «Lusíadas», Lis-
boa, Imprensa Nacional, 1853.
Rimas
Luís de Camões, Rimas, ed. Álvaro J. da Costa Pimpão, Coimbra, Al-
medina, 2005 [reed.].
Rodrigues Camões e a infanta
José Maria Rodrigues, Camões e a infanta D. Maria, estr. «O Instituto», 1910.
Rodrigues A tese da infanta
José Maria Rodrigues, A tese da infanta D. Maria, estr. «O Instituto»,
1933-1934.
Rodrigues Fontes
José Maria Rodrigues, Fontes dos «Lusíadas», pref. Américo da Costa
Ramalho, Lisboa, Academia das Ciências, 21979.
Rodrigues Estudos
José Maria Rodrigues, Estudos sobre «Os Lusíadas», Rio de Janeiro,
Academia Brasileira de Letras, 2010 [rist. anast.].
Roïg
Adrien Roïg, L’Inès de Camões, in Arquivos 1981, pp. 157- 179.
Roïg Inesiana
Adrien Roïg, Inesiana ou bibliografia geral sobre Inês de Castro, Coim-
bra, BGUC, 1986.
Rossi Considerazioni
Luciano Rossi, Considerazioni su Ariosto e Camões, in Studi Camoniani
80, pp. 63-76 [ed. port. Considerações sobre Ariosto e Camões, «Bro-
téria», 111, 5, 1980, pp. 378-392].
Ruas Os dois pelicanos
João Ruas, Os dois pelicanos, in «Os Lusíadas» de Luís de Camões. Res-
tauro da primeira edição de 1572 [annesso], Lisboa, Fundação Ricardo
do Espírito Santo Silva, 2009, pp. 21-65.

CCVIII

I Lusiadi.indb CCVIII 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Sansone Spagna e dintorni


Giuseppe E. Sansone, Spagna e dintorni, ed. Carmelo Zilli, Alessandria,
Edizioni dell’Orso, 2005.
Santos O medievalismo
Joaquim José Moreira dos Santos, O medievalismo em Camões. Os Doze
de Inglaterra, «Revista de Universidade de Coimbra», 33, 1985, pp. 209-
220.
Saraiva Estudos
António José Saraiva, Estudos sobre a arte d’«Os Lusíadas», Lisboa,
Gradiva, 1992.
Saraiva Vida ignorada
José Hermano Saraiva, Vida ignorada de Camões. Uma história que
o tempo censurou, Lisboa, Europa-América, 3ª ed. rev. aum. [1ª ed.
1994].
Segre Cesare Segre risponde
Cesare Segre, Cesare Segre risponde a tre domande sul poema epico,
«Quaderni Portoghesi», 6, 1979, pp. 161-168.
Sena Estudos
Jorge de Sena, Estudos de história e de cultura, Lisboa, ed. da revista
Ocidente, 1963 [1ª s., vol. 1].
Sena Estrutura
Jorge de Sena, A estrutura de «Os Lusíadas» e outros estudos camonianos
e de poesia peninsular do século XVI, Lisboa, Edições 70, 1980.
Sena Trinta anos
Jorge de Sena, Trinta anos de Camões. 1948-1978 (estudos camonianos e
correlatos), 2 voll., Lisboa, Edições 70, 1980.
Sérgio Questão prévia
António Sérgio, Questão prévia dum ignorante aos prefaciadores da lírica
de Camões [1933], id., Obras completas. Ensaios, vol. 4, Lisboa, Sá da
Costa, 1972, pp. 11-68.
Serrão & Moura Fernão Gomes
Vítor Serrão & Vasco Graça Moura, Fernão Gomes e o retrato de Camões,
Lisboa, Comissão Nacional para a Comemoração dos Descobrimentos
Portugueses, Fundação Oriente, IN-CM, 1989.
Silva Ensaio sobre os latinismos
Carlos Eugénio Correa Silva, Ensaio sobre os latinismos dos «Lusíadas»
[1931], Lisboa, IN-CM, 1972.

CCIX

I Lusiadi.indb CCIX 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Sonetos
Sonetos de Camões, ed. Cleonice Serôa da Motta Berardinelli, Braga,
Barbosa & Xavier, 1980.
Sonetti
La lirica di Camões. 1. Sonetti, ed. Maurizio Perugi, Genève, Centre
International d’Études Portugaises, 2020.
Sousa Inês de Castro na literatura
Maria Leonor Machado de Sousa, Inês de Castro na literatura portugue-
sa, Lisboa, Instituto de Cultura e Língua Portuguesa, 1984.
Sousa Inês de Castro. Um tema português
Maria Leonor Machado de Sousa, Inês de Castro. Um tema português na
Europa, Lisboa, ACD, 21997.
Spaggiari Camões
Barbara Spaggiari, Camões e o Outono do Renascimento, Coimbra,
CIEC, 2012.
Spaggiari O «Segundo borrador»
Barbara Spaggiari, O «segundo borrador» de Faria e Sousa, «Românica.
Revista de Literatura», 24, 2021, pp. 163-183.
Stegagno Picchio «O canto molhado»
Luciana Stegagno Picchio, «O canto molhado»: storia di un topos, «Qua-
derni Portoghesi», 7-8, 1980, pp. 23-52.
Stegagno Picchio Il mito
Luciana Stegagno Picchio, Il mito di Camões, in Il Portogallo dalle origi-
ni al Seicento, pp. 497-507.
Storck Vida
Wilhelm Storck, Vida e obras de Luís de Camões, primeira parte, versão
do original alemão, anotada por Carolina Michaëlis de Vasconcelos,
Lisboa, Academia Real das Ciências, 1897 [rist. anast., Lisboa, IN-CM,
1980].
Studi camoniani
Studi camoniani 80, ed. Giulia Lanciani, L’Aquila, Iapadre, 1980.

Tabucchi Da Adamastor a Polifemo


Antonio Tabucchi, Da Adamastor a Polifemo. L’antinomia acqua/pietra
in Camões e Góngora, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Classe di Lettere e Filosofia», s. 3, vol. 3, 1973, 2, pp. 581-591.

CCX

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Tocco Inferni
Valeria Tocco, Gli inferni d’amore portoghesi e la tradizione allegorica
europea, «Rendiconti dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e
Lettere. Classe di Lettere e Scienze Morali e Storiche», 127, 1993, 2,
pp. 297-359.
Tocco Dos manuscritos
Valeria Tocco, «Os Lusíadas». Dos manuscritos à «princeps», Coimbra,
CIEC, 2012.
Tocco Per una nuova edizione
Valeria Tocco, Per una nuova edizione dei «Lusíadas» di Camões (nota a
margine sulla traduzione), in Intorno all’epica ispanica, ed. Paola Laska-
ris e Paolo Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, 2016, pp. 257-270.
Tomás As forças
Túlio Lopes Tomás, As forças da natureza n’«Os Lusíadas», Macao, «O
Clarim», 1980.
Tonini «La Araucana»
Giampaolo Tonini, «La Araucana» e «Os Lusíadas»: alcune note compa-
rative, «Museum Patavinum», 4, 1986, pp. 317-338.
Trevizam Dois temas clássicos
Matheus Trevizam, Dois temas clássicos em Virgílio e no canto VI d’«Os
Lusíadas» de Camões, «Scripta», 17, 2013, 33, pp. 13-32.
Trigoso Exame crítico
Sebastião Francisco de Mendo Trigoso, Exame crítico das primeiras cin-
co edições dos «Lusiadas», «História e Memórias da Academia Real das
Ciências de Lisboa», 8, parte 1, 1823, pp. 167-212.
Túlio Facsímile do rosto
[António da Silva Túlio], Facsímile do rosto da primeira edição dos
«Lusíadas», 1572, «Arquivo Pitoresco», t. 4, nº 22, pp. 173-175; nº 23,
pp. 183-184; nº 24, pp. 191-192, 1861.

Verdelho Concordância
Luís de Camões, Concordância da obra toda, ed. Telmo Verdelho,
Coimbra, CIEC, 2012.
Vieira Emblema, alegoria
Yara Frateschi Vieira, Emblema, alegoria e história no episódio da Ilha
dos Amores, «Revista Camoniana», 2. s., 4, 1981, pp. 93-109.

CCXI

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INTRODUZIONE

ALTRI TESTI

Acenheiro Crónicas
Cristovão Rodrigues Acenheiro, Crónicas dos Senhores Reis de Portugal,
in Coleção de inéditos de história portuguesa, t. 5, Lisboa, Academia Real
das Ciências, 1824.
Alamanni Avarchide
La Avarchide del S. Luigi Alamanni, Firenze, F. Giunti e fratelli, 1570.
Alamanni Opere toscane
Opere toscane di Luigi Alamanni al Christianissimo Re’ Francesco primo,
Firenze, Giunta, 1532.
Alcoran
Machumetis […] Alcoran […] opera et studio Theodori Bibliandri, Basi-
lea, G. Oporino, 1543.
Alcorano
L’Alcorano di Macometto […], [Venezia, A. Arrivabene], 1547.
Alonso Pluralità
Damaso Alonso, Pluralità e correlazione in poesia, Bari, Adriatica, 1971.
Alves Sepúlveda I
Jerónimo Corte-Real, Sepúlveda e Lianor. Canto primeiro, ed. Hélio J. S.
Alves, Coimbra, CIEC, 2015.
Andrade Vida de Dom João de Castro
Vida de Dom João de Castro quarto Viso-Rey da India, escrita por Iacinto
Freyre de Andrada, Lisboa, Craesbeeck, 1651.
Anedotas portuguesas
Anedotas portuguesas e memórias biográficas da corte quinhentista, ed.
Christopher Lund, Coimbra, Almedina, 1980.
Anselmo Bibliografia
António Joaquim Anselmo, Bibliografia das obras impressas em Portugal
no século XVI, Lisboa, Biblioteca Nacional, 1926 [rist. anast. Lisboa,
Biblioteca Nacional, 1977].
Anselmo Origens
Artur Anselmo, Origens da imprensa em Portugal, Lisboa, IN-CM, 1981.
Apollodoro/Frazer Biblioteca
Apollodoro, Biblioteca, comm. James Frazer, ed. Giulio Guidorizzi,
Milano, Adelphi, 1995.

CCXII

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Apollodoro/Scarpi I miti greci


Apollodoro, I miti greci, ed. Paolo Scarpi, Milano, Mondadori [«Fonda-
zione Lorenzo Valla»], 1998.
Ariani & Gabriele Hypnerotomachia
Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, ed. Marco Ariani &
Mino Gabriele, 2 tt., Milano, Adelphi, 1998.
Ariosto Orlando 1556
Orlando Furioso di M. Lodovico Ariosto […] con cinque canti d’un nuovo
libro […], Lione, Bastiano di Bartholom. Onorati, 1556.
Arriano Anabasis
Arriani Anabasis et Indica, ed. Fr. Dübner, Reliqua Arriani, ed. Carolus
Müller, Parisiis, A. Firmin Didot, 1846.
Ayala
Pedro López de Ayala, Crónicas, ed. José Luis Martín, Barcelona, Pla-
neta, 1991.

Barros Ásia I
Ásia de Joam de Barros, primeira década, ed. Hernâni Cidade, Lisboa,
Agência Nacional das Colónias, 1945.
Barros Ásia II
Ásia de Joam de Barros, segunda década, ed. Hernâni Cidade, Lisboa,
Agência Nacional das Colónias, 1945.
Barros Ásia III
Ásia de Joam de Barros, terceira década, ed. Hernâni Cidade, Lisboa,
Agência Nacional das Colónias, 1946.
Barros Ásia IV
Ásia de Joam de Barros, quarta década, ed. Hernâni Cidade, Lisboa,
Agência Nacional das Colónias, 1946.
Barros Diálogo
João de Barros, Diálogo em louvor da nossa linguagem, lettura crit.
dell’ed.1540, intr. su La questione della lingua in Portogallo, ed. Luciana
Stegagno Picchio, Modena, STEM, 1959.
Bataillon Erasmo
Marcel Bataillon, Erasmo y España. Estudios sobre la historia espiri-
tual del siglo XVI, 2 voll., México, Buenos Aires, Fondo de Cultura
Económica.

CCXIII

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INTRODUZIONE

Bembo Rime
Pietro Bembo, Rime, ed. Andrea Donnini, Roma, Salerno, 2008.
Bettarini Rvf
Francesco Petrarca, Rerum vulgarium fragmenta, ed. Rosanna Bettari-
ni, 2 voll., Torino, Einaudi, 2005.
BiBit
Biblioteca italiana, risorsa online, Sapienza Univ. Di Roma, © 2020,
http://www.bibliotecaitaliana.it.
Bigi Orlando
Lodovico Ariosto, Orlando furioso, comm. Emilio Bigi, ed. Cristina
Zampese, Milano, Rizzoli, 2012.
Bluteau Vocabulario
Vocabulario Portuguez, e Latino […] pelo Padre D. Raphael Bluteau, 8
voll., Coimbra, Real Collegio das Artes da Companhia de Jesu, 1712-
1721 [Supplemento, Lisboa, 1727-1728].
Boccaccio Geneologia
Della Geneologia de gli Dei di M. Giovanni Boccaccio […] tradotti et
adornati per M. Gioseppe Betussi da Bassano, Venezia, F. Lorenzini da
Torino, 1564.
Boccaccio Genealogie
Giovanni Boccaccio, Genealogie Deorum Gentilium, ed. Vito Zaccaria,
in Tutte le opere, 7-8, 2 tt., Milano, Mondadori, 1998.
Boiardo Orlando
Matteo Maria Boiardo, Orlando innamorato, ed. Riccardo Bruscagli,
Torino, Einaudi, 1995.
Boscán Obra
Juan Boscán, Obra completa, ed. Carlos Clavería, Madrid, Cátedra, 1999.
Boscan & Garcilaso Las Obras
Las Obras de Boscan y algunas de Garcilasso de la Vega […], Anversa, I.
Steels, 1554.
Botta Palmero
Patrizia Botta, El Romance de Palmero e Inés de Castro, «Medioevo y
Literatura», 1, 1995, pp. 379-399: http://www.cervantesvirtual.com/nd/
ark:/59851/bmcfj2w8.
Bowers Principles
Fredson Bowers, Principles of bibliographical description, New York,
Russell & Russell, 1962 [1ª ed. 1949].

CCXIV

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Bowra From Virgil


Cecil Maurice Bowra, From Virgil to Milton, London, Macmillan, 1945.
Buccino Dioniso trionfatore
Laura Buccino, Dioniso trionfatore. Percorsi e interpretazione del mito
e del trionfo indiano nelle fonti e nell’iconografia antiche, Roma, «L’Er-
ma» di Bretschneider, 2013.
Buescu D. João III
Ana Isabel Buescu, D. João III. 1502-1557, Lisboa, Temas e Debates,
2008.

Calepinus Dictionarium
Ambrosii Calepini Dictionarium, Venezia, I. Gryphius, 1561.
Campo Los çinco libros
Los çinco libros primeros de la Cronica general de España, que recopila
Florian do Campo […], Medina del Campo, por Guillermo de Millis,
1553 [rist. anast. Madrid, Dirección de Estudios y Documentación, DP,
SGS, 1997].
Cancionero de Baena
Cancionero de Juan Alfonso de Baena, ed. crit. José María Azaceta, 3
voll., Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 1966.
Cancioneiro Geral 1516
Cancioneiro Geral, Lisboa, Hermão de Campos, 1516.
Cancioneiro Geral 1990-1993
Cancioneiro Geral de Garcia de Resende, ed. Aida Dias, 4 voll., Lisboa,
IN-CM, 1990-1993.
Cancioneiro Juromenha
Cancioneiro Juromenha, ed. Barbara Spaggiari, Lisboa, Fundação Ca-
louste Gulbenkian, 2018.
Cancioneiro de Luís Franco
Cancioneiro de Luís Franco Correa. 1557-1589, Lisboa, Commissão Exe-
cutiva do IV Centenário da Publicação de Os Lusíadas, 1972 [rist. anast.].
Cariteo Endimione
Libro di sonetti et canzoni di Chariteo intitulato Endimione in Tutte le
opere volgari di Chariteo, Napoli, S. Mayr, 1509.
Caro Eneide
L’Eneide di Virgilio del Commendatore Annibal Caro, Venezia, B. Giunti
& fratelli, 1581.

CCXV

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INTRODUZIONE

Cartari Le imagini
Le imagini con la spositione de gli de i de gli antichi, raccolte per Vincenzo
Cartari, Venezia, F. Marcolini, 1556.
Casadio Il vino dell’anima
Giovanni Casadio, Il vino dell’anima. Storia del culto di Dioniso a Corin-
to, Sicione, Trezene, Roma, il Calamo, 1999.
Càssola Inni omerici
Inni omerici, ed. Filippo Càssola, Milano, Mondadori, 1975 [«Fonda-
zione Lorenzo Valla»].
Castanheda Descobrimento I
Historia do Descobrimento, e Conquista da India pelos Portuguezes feita
por Fernão Lopez de Castanheda, liv. I, 2 tt., Lisboa, S. T. Ferreira, 1793.
Castanheda I livro
Ho livro primero dos dez da Historia do descobrimento e conquista da In-
dia pelos Portugueses […] Feyto per Fernão Lopes de Castanheda, Coim-
bra, João da Barreyra, 1554.
Castanheda Descobrimento II
Historia do livro segundo do descobrimento e conquista da India pelos
Portugueses. Feyta per Fernão Lopez de Castanheda, Coimbra, Ioão de
Barreyra & Ioão Alvarez, 1552.
Castanheda Descobrimento III
Ho terceiro livro da historia do descobrimento e conquista da India, polos
Portugueses Feito per Fernão Lopez de Castanheda, Coimbra, Ioão de
Barreyra & Ioão Alvarez, 1552.
Castanheda Descobrimento IV-V
Os livros quarto & quinto da historia do descobrimento e conquista da In-
dia pelos Portugueses, Coimbra, Ioão de Barreyra & Ioão Alvarez, 1553.
Castanheda Descobrimento VI
Ho sexto Livro da historia do descobrimento e conquista da India polos Portu-
gueses. Feyto por Fernão Lopez de Castanheda, Coimbra, J. de Barreira, 1554.
Castanheda Descobrimento VII
Ho setimo livro da historia do descobrimento e conquista da India pelos
Portugueses. Feyto per Fernã Lopez de Castanheda, Coimbra, [s. ed.], 1554.
Castanheda Descobrimento VIII
Ho octavo livro da historia do descobrimento e conquista da India pe-
los Portugueses. Feyto per Fernão Lopez de Castanheda, que Deos tem,
Coimbra, I. de Barreyra, 1561.

CCXVI

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Castro Storia
Ivo Castro, Storia della lingua portoghese, present. Giuseppe Tavani, ed.
trad. Federico Bertolazzi, Roma, Bulzoni, 2006.
Catullo Poesie
Catullo, Le poesie, a cura di Francesco Della Corte, Milano, Mondado-
ri, 19893 [«Fondaz. Lorenzo Valla»].
Chronica do Condestabre
Chronica do Condestabre de Portugal Dom Nuno Alvarez Pereira, ed.
Mendes dos Remédios, Coimbra, F. França Amado, 1911.
Chronica Emanuel
Chronica do Serenissimo Senhor Rei D. Manoel escrita por Damião de
Goes, Lisboa, M. Manescal da Costa, 1749.
Cicerone Tim.
Marco Tullio Cicerone, I Paradossi degli stoici. Il Timeo. Della divinazio-
ne. Sul destino, ed. Onorato Tescari, Francesco Pini, Raffaele Giomini,
Milano, Mondadori, 1968 [«Tutte le opere di Cicerone», 28, Centro di
Studi Ciceroniani].
Conington Vergilius
P. Vergili Maronis Opera, ed. John Conington, 3 voll., London, Whitta-
ker and Co., 1858-1875.
Corano
Il Corano, ed. Hamza Roberto Piccardo, Roma, Newton Compton, 2017.
Correia Lendas 1858
Gaspar Correa, Lendas da Índia, t. I, Lisboa, Tipografia da Academia
Real das Ciências, 1858.
Correia Lendas 1975
Lendas da Índia, intr. e rev. M. Lopes de Almeida, 4 voll., Porto, Lello
e Irmão, 1975.
Cort. & Zolli Dizionario etimologico
Manlio Cortelazzo & Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua
italiana, 5 voll., Bologna, Zanichelli, 1979-1988.
Corte Real Sucesso
Sucesso do segundo cerco de Diu […], Feito per Hieronymo Corte Real,
Lisboa, A. Gonçalvez, 1574.
Corte Real Obras
Obras de Jerónimo Corte Real, ed. M. Lopes de Almeida, Porto, Lello
& Irmão, 1979.

CCXVII

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INTRODUZIONE

Cortesão A política de sigilo


Jaime Cortesão, A política de sigilo nos descobrimentos, Lisboa, IN-CM,
1997 [1ª ed. 1960].
Costa La leggenda
Gustavo Costa, La leggenda dei secoli d’oro nella letteratura italiana,
Bari, Laterza, 1972.
Couto Ásia
Da Asia de João de Barros e de Diogo de Couto, 1788 [s. n. t.].
Couto Soldado prático
Diogo do Couto, O soldado prático, ed. M. Rodrigues Lapa, Lisboa, Sá
da Costa, 1937.
Couto Dec. IV
Decada quarta da Asia […] composta […] por Diogo do Couto, Lisboa,
P. Crasbeeck, 1602.
Couto Dec. V
Decada quinta da Asia […] composta […] por Diogo do Couto, Lisboa, P.
Crasbeeck, 1612.
Couto Dec. VI
Decada sexta da Asia […] composta […] por Diogo do Couto, Lisboa,
Pedro Craesbeeck, 1616.
Couto Dec. VII 1673
Decadas oitava da Asia […] composta […] por Diogo do Couto, Lisboa,
Ioam da Costa & Diogo Soarez, 1673.
Couto Dec. VIII 1786
Da Ásia de Diogo de Couto […] Decada oitava, Lisboa, na Regia Officina
Typografica, 1786 [rist. anast., Lisboa, Livraria Sam Carlos, 1974].
Couto Dec. VIII 1993-1994
Maria Augusta Lima Cruz, Diogo do Couto e a Década 8.ª da Ásia, 2
voll., Lisboa, Comissão Nacional para as Comemorações dos Descobri-
mentos Portugueses, IN-CM, 1993-1994.
Curtius Europäische Literatur
Ernst Robert Curtius, Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter,
Bern, München, Francke Verlag, 1973 [1948].
Curtius La nave degli Argonauti
Ernst Robert Curtius, La nave degli Argonauti, in Id., Letteratura della
letteratura. Saggi critici a cura di Lea Ritter Santini, Bologna, il Mulino,
1984, pp. 301-325 [1950].

CCXVIII

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NOTA BIBLIOGRAFICA

D’Acunto Ἑλλενικά
Vladimiro D’Acunto, Ἑλλενικά, Viterbo, ArcheoAres, 2010.
Dalché Le souvenir de la «Géographie»
Patrick Gautier Dalché, Le souvenir de la «Géographie» de Ptolémée dans le
monde latin medieval, Ve-XIVe siècles, «Euphrosyne», 27, 1999, pp. 79-106.
Dalché The reception of Ptolemy’s «Geography»
Patrick Gautier Dalché, The reception of Ptolemy’s «Geography» (end of
the fourteen to beginning of the sixteenth century, The history of cartography.
Volume 3, part 1. Cartography in the European Renaissance, ed. David Wo-
odward, Chicago, The University of Chicago Press, 2007, pp. 285-364.
Dalgado Glossário
Sebastião Rodolfo Dalgado, Glossário luso-asiático, 2 voll., Coimbra,
Imprensa da Univ., 1919-1921 [rist. vol. 1, Lisboa, Academia das Ciên-
cias, 1983].
Dames Duarte Barbosa
The Book of Duarte Barbosa, ed. Mansel Longworth Dames, 2 voll.,
London, Hakluyt Society, 1918-1921.
DBI
Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, online: https://www.trec-
cani.it/biografico/index.html
Defaux The Iberian Peninsula
Olivier Defaux, The Iberian Peninsula in Ptolomy’s «Geography». Ori-
gins of the coordinates and textual history, Berlin, Topoi, 2017.
Descobrimentos
Os descobrimentos portugueses, ed. Luís de Albuquerque, Lisboa, Pu-
blicações Alfa, Selecções do Reader’s Digest, 1985.
Deswarte Le voyage épigraphique
Sylvie Deswarte, Le voyage épigraphique de Mariangelo Accursio au Por-
tugal, printemps 1527, in Portuguese Humanism and the Republic of Let-
ters, ed. Maria Berbara et al., Leiden, Brill, 2011, pp. 17-112.
Detienne Dioniso
Marcel Detienne, Dioniso e la pantera profumata, Roma-Bari, Laterza,
1983.
Di Leo Amore pregionero
Amore pregionero, di M. Mario di Leo da Barletta, Venezia, A. Bindoni,
1551.

CCXIX

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INTRODUZIONE

Dicionário de história religiosa de Portugal


Dicionário de história religiosa de Portugal, ed. Carlos Moreira de Aze-
vedo, 4 voll., [Lisboa], Círculo de Leitores, Centro de Estudos de His-
tória Religiosa da Univ. Católica Portuguesa, 2000.
Dicionário do livro
Maria Isabel Faria & Maria da Graça Pericão, Dicionário do livro. Da
escrita ao livro electrónico, Coimbra, Almedina, 2008.
Diodoro Siculo Bibliotheca
Diodori Siculi historici clarissimi, Bibliothecae […] Poggio Florentino in-
terprete, Parisiis, ap. S. Colinaeum, 1531.
Dodds I greci
Eric R. Dodds, I greci e l’irrazionale, Firenze, La Nuova Italia, 1978.

Egido Fronteras
Aurora Egido, Fronteras de la poesía em el Barroco, Barcelona, Editorial
Crítica, 1990.
Epica e Oceano
Epica e Oceano, ed. Roberto Gigliucci, «Studi (e testi) italiani», 34, 2014.
Equicola Natura d’Amore
Libro di Natura d’Amore di Mario Equicola […], Venezia, G. Giolito e
fratelli, 1554.
Ercilla Araucana
Alonso de Ercilla, La Araucana, ed. Isaías Lerner, Madrid, Cátedra,
8
2018.
Esmeraldo 1892
Duarte Pacheco Pereira, Esmeraldo de situ orbis, ed. Raphael Eduardo
de Azevedo Basto, Lisboa, Imprensa Nacional, 1892.
Esmeraldo 1905
Esmeraldo de situ orbis, ed. crit. anot. Augusto Epifânio da Silva Dias,
Lisboa, Tipografia Universal, 1905.
Esmeraldo 1991
Esmeraldo de situ orbis, ed. Joaquim Barradas de Carvalho, Lisboa,
Fundação Calouste Gulbenkian, 1991.
Eurip. 1550
Euripidis Tragicorum omnium principis […] Dorotheo Camillo interpre-
te, Basilea, col.: Bernae in Helvetijs, Mathias Apiarius excudebat, ex-
pensis Ioannis Oporini, 1550.

CCXX

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Ferreira Poemas lusitanos


António Ferreira, Poemas lusitanos, ed. T. F. Earle, Lisboa, Fundação
Calouste Gulbenkian, 22008.
Forbiger Vergilius
P. Virgilii Maronis Opera, ed. Albert Forbiger, I, Georg., Bucol., Lipsia,
I. C. Hinrichs,1845; II, Aen. I-VI, 1852; III, Aen. VII-XII, Carm. min.,
1852.
Forni Pluralità
Giorgio Forni, Pluralità del petrarchismo, Pisa, Pacini, 2011.
Fragm. Poet. Lat. E. L.
Fragmenta Poetarum Latinorum Epicorum et Lyricorum, ed. Jürgen
Blänsdorf (post W. Morel et K. Büchner), quarta ed. accresc., Berlin,
New York, De Gruyter, 2011.

Galvão Chronica
Duarte Galvão, Chronica do muito alto, e muito esclarecido Principe D.
Affonso Henriques, primeiro Rey de Portugal, composta por Duarte Gal-
vaõ, Lisboa, Officina Ferreyriana, 1727.
Galzerano Machina mundi
Manuel Galzerano, «Machina mundi»: significato e fortuna di una «iun-
ctura» da Lucrezio alla tarda antichità, «Bollettino di Studi Latini», 40-
8, 2018, 1, pp. 10-34.
Gandavo Historia
Pero de Magalhães Gandavo, Historia da província sãcta Cruz a que
vulgarmente chamamos Brasil, Lisboa, Antonio Gonsalvez, 1576 [con
una elegia e un sonetto camoniani nella soglia].
Garcilaso Poesía completa
Garcilaso de la Vega, Poesía completa, ed. Juan Francisco Alcina, Ma-
drid, Espasa-Calpe, 1989.
Garcilaso Egloghe
Garcilaso de la Vega, Le egloghe, ed. Mario di Pinto, Torino, Einaudi,
1992.
Garcilaso Poesie
Garcilaso de la Vega, Poesie complete. Vol. 1, Le liriche, ed. Mario di
Pinto, Napoli, Liguori, 2004.
Geymonat Vergilius
P. Vergilii Maronis Opera, ed. Mario Geymonat, Torino, Paravia, 1973.

CCXXI

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INTRODUZIONE

Gigliucci Spettacolo
Roberto Gigliucci, Lo spettacolo della morte. Estetica e ideologia del ma-
cabro nella letteratura medievale, Anzio, De Rubeis, 1994.
Gigliucci Tasso
Roberto Gigliucci, Giù verso l’alto. Luoghi e dintorni tassiani, Manzia-
na, Vecchiarelli, 2004.
Gigliucci Contraposti
Roberto Gigliucci, Contraposti. Petrarchismo e ossimoro d’amore nel Ri-
nascimento, Roma, Bulzoni [«Europa delle Corti»], 2004.
Gigliucci Realismo barocco
Roberto Gigliucci, Realismo barocco, Roma, Edizioni di Storia e Lette-
ratura, 2016.
Giraldi Cinzio Ercole
Dell’Hercole di Giovan Battista Giraldi Cinthio, Modena, Gadaldini, 1557.
Godinho Os descobrimentos
Vitorino Magalhães Godinho, Os descobrimentos e a economia mun-
dial, 4 voll., Lisboa, Presença, 21982-1985.
Góis Equitis
Damiani a Goes Equitis Lusitani Opuscula quae in Hispania illustrata
continentur, Conimbricae, typogr. Academico-Regia, 1791.
Góis Manuel
Crónica do felicíssimo Rei D. Manuel, ed. Joaquim Martins Teixeira de
Carvalho & David Lopes, 4 voll., Coimbra, Acta Universitatis, 21949-
1955.
Graves Miti greci,
Robert Graves, I miti greci, trad. Elisa Morpurgo, Milano, Longanesi, 1983.
Guerra Camões era fidalgo?
Luís de Bivar Guerra, Camões era fidalgo?, in Aníbal Pinto de Castro et
al., Quatro orações camonianas, Lisboa, Academia Portuguesa da His-
tória, 1980, pp. 79-93.
Guidi L’angelo e la macchina
Simone Guidi, L’angelo e la macchina. Sulla genesi della res cogitans car-
tesiana, pref. Mário de Carvalho, Milano, Franco Angelli, 2018.

Hatzfeld Saggi
Helmut A. Hatzfeld, Saggi di stilistica romanza, Bari, Adriatica, 1967.

CCXXII

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Herculano História
Alexandre Herculano, História de Portugal, Lisboa, Viúva Bertrand &
filhos, 21853.
Heyne Vergilius
P. Virgilii Maronis Opera Omnia ex editione Heyniana, 9 voll., Londra,
J. Valpy, 1819.
Homeri Ilias
Homeri poetarum omnium principis Ilias per Laurentium Valla donata,
Lugduni, ap. S. Gryphium, 1541.
Homeri Odyss.
Homeri Poetae Clarissimi Odyssea, Andrea Divo Iustinopolitano inter-
prete, Venezia, I. a Burgofranco, 1537.

Igino Mit. Astr.


Igino, Mitologia astrale, ed. Gioachino Chiarini & Giulio Guidorizzi,
Milano, Adelphi, 2009.
Il Portogallo
Il Portogallo dalle origini al Seicento, ed. Luciana Stegagno Picchio, Fi-
renze, Passigli, 2001.
Inglese Commedia
Dante Alighieri, Commedia, ed. Giorgio Inglese, Roma, Carocci, 22016
[n. ed. ivi, 2021].
Inni orfici
Inni orfici, ed. Gabriella Ricciardelli, Milano, Mondadori, 2000 [«Fon-
dazione Lorenzo Valla»].
Iustinus Hist.
Iustini ex Trogi Pompeii Historiis Externis libri XXXXIIII, Lugduni, ap.
S. Gryphium, 1542.

Jeanmairie Dionysos
H. Jeanmairie, Dionysos. Histoire du culte de Bacchus, Paris, Payot, 1951
[rist. anast. 1978].
Jornal de Coimbra
«Jornal de Coimbra». Num. 34. Parte II. Dedicada a todos os objectos
que não são de Ciências Naturais, vol. 7, 1814, p. 201.

CCXXIII

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INTRODUZIONE

Kerényi Dioniso
Karl Kerényi, Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile, Milano,
Adelphi, 2010.

Lanciani Profilo
Profilo di storia linguistica e letteraria del Portogallo. Dalle origini al Sei-
cento, Roma, Bulzoni, 1999.
Lanciani Viaggi
Giulia Lanciani, Viaggi e naufragi. Portoghesi sulla via delle Indie, Na-
poli, Liguori, 2002.
Lanciani Morfologie
Giulia Lanciani, Morfologie del viaggio. L’avventura marittima portoghe-
se, Milano, LED, 2006.
Lane Fox Alessandro
Robin Lane Fox, Alessandro Magno, Torino, Einaudi, 1981.
Lausberg Handbook
Heinrich Lausberg, Handbook of literary rhetoric, ed. David E. Orton
& Dean Anderson, Leiden-Boston, Köln, Brill, 1998.
Lausberg Elementi
Heinrich Lausberg, Elementi di retorica, trad. Lea Ritter Santini, Bolo-
gna, il Mulino, 2002.
Leão Primeira parte das Chronicas
Primeira parte das Chronicas dos Reis de Portugal, reformadas pelo licen-
ciado Duarte Nunez do Lião, Lisboa, P. Craeesbeck, 1600.
Levi Alessandro Magno
Mario Attilio Levi, Alessandro Magno, Milano, Rusconi, 1977.
Lirica Rinascimentale
La lirica rinascimentale, intr. Jacqueline Risset, ed. Roberto Gigliucci,
Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2000.
Lirici Europ. 500
Lirici europei del Cinquecento, ed. Gian Mario Anselmi & Keir Elam,
Giorgio Forni, Davide Monda, Milano, Rizzoli, 2004.
Lopes Pedro I
Chronica del Rey D. Pedro I […] na forma em que a scriveu Fernao Lopes,
Lisboa, M. Fernandes da Costa, 1735.

CCXXIV

I Lusiadi.indb CCXXIV 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Lopes Fernando
Chronica de el-Rei D. Fernando por Fernão Lopes, 3 voll., Lisboa, Escrip-
torio, 1895-1896.
Lopes Joao I
Chronica de el-Rei D. João I por Fernão Lopes, 2 voll., Lisboa, Escripto-
rio, 1897.
Lourenço A descoberta dos antigos
João Daniel L. M. Lourenço, A descoberta dos antigos no Renascimento:
o caso particular da «Geografia» de Ptolemeu, «Euphrosyne», 27, 1999,
pp. 339-350.
Lourenço Il labirinto
Eduardo Lourenço, Il labirinto della saudade. Portogallo come destino,
ed. Roberto Vecchi et al., Reggio Emilia, Databasis, 2006.
Lourenço Mitologia
Eduardo Lourenço, Mitologia da saudade, trad. Paola D’Agostino, Na-
poli, Orientexpress, 2006.
Lucano Phars.
M. Annaei Lucani Pharsalia cum notis Hugonis Grotii et Richardi Ben-
tleii, Glasgow, J. Duncan, 1816.

Magalhães Antigos alunos da Universidade de Coimbra


Sebastião Francisco de Mendo Trigoso Homem de Maglhães, Antigos
alunos da Universidade de Coimbra, Coimbra, Archivio dell’Univer-
sità.
Marcocci & Paiva História da Inquisição
Giuseppe Marcocci & José Pedro Paiva, História da Inquisição portu-
guesa (1536-1821), Lisboa, Esfera dos Livros, 2016, 2ª ed. rev. cor.
Marnoto Plutarco
Rita Marnoto, Plutarco: o regresso a terras itálicas, Joaquim Pinheiro,
José Ribeiro Ferreira, Nair Castro, Rita Marnoto, Caminhos de Plutar-
co na Europa, Coimbra, Centro de Estudos Clássicos e Humanísticos,
2011, pp. 51-98.
Marnoto Sobre o lirismo
Rita Marnoto, Sobre o lirismo português do século XVI e a retórica, in
Matrizes Clássicas da Literatura Portuguesa. Uma revisão da litera-
tura portuguesa das origens à contemporaneidade, ed. Paula Morão
& Cristina Pimentel, Lisboa, Campo da Comunicação, 2014, pp. 129-140.

CCXXV

I Lusiadi.indb CCXXV 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Marnoto As relações Portugal Itália


Rita Marnoto, As relações Portugal Itália. Excentricidade e policentrici-
dade, in Giochi di specchi. Modelli, tradizioni, contaminazioni e dinami-
che interculturali nei e tra i paesi di lingua portoghese, ed. Monica Lupet-
ti & Valeria Tocco, Pisa, ETS, 2016, pp. 15-31.
Marnoto O feminino
Rita Marnoto, O feminino no diálogo luso-italiano, in Feminino plural.
Literatura, língua e linguagem nos contextos italiano e lusófono. Femmi-
nile plurale. Letteratura, lingua e linguaggi in ambito lusofono e italia-
no, ed. Debora Ricci et al., Lisboa, Centro de Literaturas e Culturas
Lusófonas e Europeias, Faculdade de Letras de Lisboa, 2016, pp. 13-41.
Marnoto Sá de Miranda
Rita Marnoto, Sá de Miranda e a introdução de novas formas métricas,
Lisboa, Fundação Calouste Gulbenkian, annesso «Colóquio. Letras»,
191, 2016.
Marnoto Cortegiano e cortesão
Rita Marnoto, Cortegiano e cortesão. Baldassarre Castiglione e D. Miguel
da Silva, Genève, Centre International d’Études Portugaises, 2017.
Matthews Caesar and the storm
Monica Matthews, Caesar and the storm, A commentary on Lucan’s «De
Bello Civili», Book V lines 476-721, Bern, Peter Lang, 2008.
Mattoso História
História de Portugal, coord. José Mattoso, [Lisboa], Círculo de Leito-
res, vol. 1 1992; vol. 2, 1994.
Mena Todas las obras
Copilacion de todas las obras del famosissimo poeta Juan de Mena, Sevil-
la, J. Varela, 1534.
Migotto Argonautiche orfiche
Argonautiche orfiche, ed. Luciano Migotto, Pordenone, Studio Tesi,
1994.
Molza Delle Poesie
Delle Poesie volgari e latine di Francesco Maria Molza, ed. Pierantonio
Serassi, vol. I, Bergamo, P. Lancellotti, 1757.
Moraes e Silva Dicionário
Dicionário da Língua Portuguesa recopilado de todos impressos até o pre-
sente por António de Moraes e Silva […], 2 voll., Lisboa, M. P. De La-
cerda, 1823, 1813.

CCXXVI

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NOTA BIBLIOGRAFICA

Murrin Trade and Romance


Michael Murrin, Trade and Romance, Chicago and London, Chicago
Univ. Press, 2014.

Nascentes Dicionário etimológico


Antenor Nascentes, Dicionário etimológico da língua portuguêsa, Rio de
Janeiro, Livraria Academica et al., 1955.
Nebrija Dictionarium
Dictionarium Aelij Antonij Nebrissensis […], Antuerpiae, J. Steels,
1545.
Nisbet & Hubbard Hor. Od. II
A Commentary on Horace «Odes» Book II, ed. R. G. M. Nisbet and Marga-
ret Hubbard, Oxford, Univ. Press, 1978, repr. 2004.

Oliveira Gramática
Fernão de Oliveira, Gramática da linguagem portuguesa, ed. José Eduar-
do Franco & João Paulo Silvestre, Lisboa, Fundação Calouste Gul-
benkian, 2012.
Orosio Le storie
Orosio, Le storie contro i pagani, ed. Adolf Lippold, Vicenza, Mondado-
ri «Fondazione Lorenzo Valla», 19932.
Orph. Argon.
Orphei Argonautica, in Val. Fl. 1548, pp. 261 sgg.
Orta Colóquios
Garcia de Orta, Coloquios dos simples, e drogas he cousas mediçinais da
India, Goa, Ioannes de Endem, 1563 [rist. anast., Lisboa, IN-CM, 1987;
con una canzone camoniana nella soglia].
Osório De Rebus Emmanuelis
De Rebus Emmanuelis Regis Lusitaniae Invictissimi virtute et auspicio
gestis libri duodecim, auctore Hieronymo Osorio, Olysippone, ap. A.
Gondisalvum, 1571.
Ov. 1515
Ovidii Metamorphoseon libri XV, Argentorati, M. Schurer, 1515.
Ov. 1545
P. Ovidii Nasonis Fastorum lib. VI […] Tristium lib. V. De Ponto lib. IIII,
Lugduni, S. Gryphium, 1545.

CCXXVII

I Lusiadi.indb CCXXVII 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Ov. Fast V-VI


Fastorum Libri sex, Vol. 4: Commentary of Books 5 and 6 [1929], ed.
James George Frazer, Cambridge, Univ. Press, 2015.
Ov. Met.
Ovidio, Metamorfosi, voll. I-VI, libri I-XV, ed. Alessandro Barchiesi
et al., Milano, Mondadori [«Fondazione Lorenzo Valla»], 2005-2015.
Ov. Trist
P. Ovidi Nasonis, Tristium libri quinque, Ibis, Ex Ponto libri quattuor,
Halieutica fragmenta, ed. S. G. Owen, Oxford, Clarendon Press, 1915.

Pacca Triumphi
Francesco Petrarca, Triumphi, ed. Vinicio Pacca, in id., Trionfi, Rime
estravaganti, Codice degli abbozzi, ed. V. P. & Laura Paolino, intr. Marco
Santagata, Milano, Mondadori, 1996, pp. 3-626.
Paduano & Fusillo Argonautiche
Apollonio Rodio, Le Argonautiche, ed. Guido Paduano & Massimo Fu-
sillo, Milano, Rizzoli, 19993.
Paratore Eneide
Virgilio, Eneide, ed. Ettore Paratore, 6 voll., Milano, Mondadori, 1978-
1983 [«Fondazione Lorenzo Valla»].
Pellegrini & Marroni Nuovo repertorio
Silvio Pellegrini, Giovanna Marroni, Nuovo repertorio bibliografico del-
la prima lirica galego-portoghese, L’Aquila, Japadre, 1981.
Pianigiani Vocabolario etimologico
Ottorino Pianigiani, Vocabolario etimologico della lingua italiana, Mi-
lano, Sonzogno, 1937.
Pina Sancho I
Chronica do muito alto, e muito esclarecido Principe D. Sancho I, segundo Rey
de Portugal, composta por Ruy de Pina, Lisboa, Officina Ferreyriana, 1727.
Pina Sancho II
Chronica do muito alto, e muito esclarecido Principe D. Sancho II, quarto
Rey de Portugal, composta por Ruy de Pina, Lisboa, Officina Ferreyria-
na, 1728.
Pina Dom Dinis
Chronica do muito alto, e muito esclarecido Principe Dom Diniz, sexto
Rey de Portugal, composta por Ruy de Pina, Lisboa, Officina Ferreyria-
na, 1729.

CCXXVIII

I Lusiadi.indb CCXXVIII 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Pina Afonso II
Chronica do muito alto, e muito esclarecido principe D. Affonso II, ter-
ceiro Rey de Portugal, composta por Ruy de Pina, Lisboa, Officina Fer-
reyriana, 1727.
Pina Afonso III
Chronica do muito alto, e muito esclarecido Principe D. Affonso III, quin-
to Rey de Portugal, composta por Ruy de Pina, Lisboa, Officina Ferrey-
riana, 1728.
Pina Afonso IV
Chronica de el Rey Dom Afonso o quarto do nome e setimo dos Reys de
Portugal. Assi como a deixou escrita Ruy de Pina, Lisboa, Bíblion, 1936
[dall’ed. Lisboa, P. Craesbeeck, 1653].
Pina Afonso V
Chronica de el Rey D. Affonso o quinto de Ruy de Pina, 3 voll., Lisboa,
1901.
Pina Duarte
Chronica d’el-Rei D. Duarte de Ruy de Pina, ed. Alfredo Coelho de Ma-
galhães, Porto, Edição da Renascença Portuguesa, 1914.
Pires Académicos Eborenses
Maria da Conceição Ferreira Pires, Os Académicos Eborenses na pri-
meira metade de seiscentos. A poética e a autonomização do literário, intr.
Hélio J. S. Alves, Évora, Cidehus, 2006.
Plinio Storia naturale
Plinio, Storia naturale, 5 voll., 6 tt., ed. Alessandro Barchiesi et al., To-
rino, Einaudi, 1982-1988.
Plutarchus Vitae
Plutarchi Cheronei Graecorum Romanorumque illustrium Vitae, Basilea,
M. Isingrino, 1549.
Poeti 500
Poeti del Cinquecento, tomo I [e unico], Poeti lirici, burleschi, satirici
e didascalici, ed. Guglielmo Gorni & Massimo Danzi, Silvia Longhi,
Milano, Napoli, Ricciardi, 2001.
Poliziano Stanze
Stanze di Messer Angelo Politiano cominciate per la giostra del Magnifico
Giuliano di Piero de Medici, Venezia, figliuoli d’Aldo, 1541.

CCXXIX

I Lusiadi.indb CCXXIX 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Polyanthea
Domenico Nanni Mirabelli, Polyanthea Opus suavissimis floribus exor-
natum, authore Dominico Nano Mirabellio, Coloniae, ex off. Iasparis
Gennepaei, 1546.
Pomp. Mela Chorographia
Pomponii Melae De Chorographia libri tres, ed. Giorgio Parroni, Roma,
Edizioni di Storia e Letteratura, 1984.
Pomp. Mela I tre libri
I tre libri di Pomponio Mela del sito, forma e misura del mondo tradotto
per Messer Thomaso Porcacchi, Venezia, G. Giolito, 1557.
Portugal Vida D. Luiz
José Miguel João Portugal, Vida do infante D. Luiz, Lisboa, Antonio
Isidoro da Fonseca, 1735.
Portugal do Renascimento
Portugal do Renascimento à crise dinástica, coord. João José Alves Dias,
Lisboa, Presença, 1998.
Proença Tentativa
Raúl Proença et al., Tentativa dum dicionário de bibliotecnia, «Anais das
Bibliotecas e Arquivos de Portugal», 2. s., vol 4, nº 16, 1923, pp. 210-
220; vol. 5, nos 17-18, 1924, pp. 13-23; nos 19-20, pp. 98-117; vol. 6, nº 21,
1925, pp. 6-17; nos 22-23, pp. 66-80; nº 24, pp. 166-176; vol. 7, nos 25-28,
1926, pp. 115-123 [incompiuto].
Properzio I
Properzio, Elegie, I, libri I-II, ed. Paolo Fedeli, Milano, Mondadori
[«LorenzoValla»], 2021.

Quint Inès
Anne-Marie Quint, Inès de Castro et les poètes du «Cancioneiro Geral»,
in Inès de Castro: du personnage au mythe. Echos dans la culture portugai-
se et européenne, Paris, Éditions Lusophones, 2008, pp. 27-54.
Quondam La letteratura in tipografia
Amedeo Quondam, La letteratura in tipografia, in Letteratura italiana.
Vol. 2. Produzione e consumo, ed. Alberto Asor Rosa, Torino, Einaudi,
1983, pp. 555-686.
Quondam Rinascimento e Classicismo
Amedeo Quondam, Rinascimento e Classicismo. Materiali per l’analisi
del sistema culturale di antico regime, Roma, Bulzoni, 1999.

CCXXX

I Lusiadi.indb CCXXX 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Radulet Os descobrimentos
Carmen M. Radulet, Os descobrimentos portugueses e a Itália, intr. Luís
de Albuquerque, Lisboa, Vega, 1991.
Radulet Gama
Carmen M. Radulet, Vasco da Gama. La prima circumnavigazione
dell’Africa 1497-1499, Reggio Emilia, Diabasis, 1994.
Ramusio Navigazioni
Giovanni Battista Ramusio, Navigazioni e viaggi, ed. Marica Milanesi, 6
voll., Torino, Einaudi, 1978-1988.
Rebelo A tradição clássica
Luís de Sousa Rebelo, A tradição clássica na literatura portuguesa, Lis-
boa, Horizonte, 1982.
Resende Evora
André de Resende, Historia da antiguidade da Cidade de Evora, Evora,
A. De Burgos, 1576 [ed. riv. dall’autore; princeps 1553].
Resende Vincentius
L. Andr. Resendii, Vincentius Levita, Et Martyr, Olisipona, L. Rhoto-
rigius, 1545.
Resende João II
Choronica que trata da vida […] do Christianissimo Dom João o segun-
do deste nome […] Feyta per Garcia de Resende, Lisboa, J. Rodrigues,
1607.
Rodríguez Solís La Monarquía de España
José Javier Rodríguez Solís, La Monarquía de España desde Castilla.
Identidad y reinos en la obra de Pedro Salazar de Mendoza, «Espacio,
Tempo y Forma», s. 4, 30, 2017, pp. 335-360.
Roïg Inesiana
Adrien Roïg, Inesiana ou bibliografia geral sobre Inês de Castro, Coim-
bra, BGUC, 1986.
Roteiro Barbieri
Álvaro Velho, Il «roteiro» di Vasco da Gama. Diario di bordo del primo
viaggio alle Indie (1497-1499), ed. Gino Barbieri & Gabriella Airaldi,
Verona, Cassa di Risparmio di Verona Vicenza e Belluno, 1987.
Roteiro Costa
Álvaro Velho, Roteiro da primeira viagem de Vasco da Gama (1497-
1499), ed. A. Fontoura da Costa, Lisboa, Agência Geral do Ultramar,
3
1969.

CCXXXI

I Lusiadi.indb CCXXXI 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Roteiro da India
Roteiro da India Oriental in Arte de Navegar […] e Roteiro das viagens,
e Costas maritimas de Guiné, Angola, Brazil, Indias, e Ilhas Occidentais,
e Orientais […] por Manoel Pimentel, Lisboa, M. Manescal da Costa,
1762.
Roteiro Marques
Roteiro da primeira viagem de Vasco da Gama á Índia, attr. Álvaro Velho,
ed. José Marques, Porto, FLUP, 1999 [ed. crit.].
Roteiro Portuense
Roteiro da viagem que em descobrimento da Índia pelo Cabo da Boa
Esperança fez Dom Vasco da Gama em 1497. Segundo um Manuscrito
coetâneo existente na Biblioteca Pública Portuense, ed. Diogo Kopke &
António da Costa Paiva, Porto, Tipografia Comercial Portuense, 1838.

Sá Elogio histórico
Manuel José Maria da Costa e Sá, Elogio histórico de Sebastião Francisco
de Mendo Trigoso Homem de Magalhães, lido na sessão pública de 24 de
Junho de 1822, «História e Memórias da Academia Real das Ciências de
Lisboa», t. 9, parte 1, 1825, pp. LXVII-XC.
Sá de Miranda Poesias
Poesias de Francisco de Sá de Miranda, ed. Carolina Michaëlis de Vas-
concelos, Halle, M. Niemayer, 1885 [rist. anast. Lisboa, IN-CM, 1989].
Said Ali Gramática histórica
Gramática histórica da língua portuguesa por M. Said Ali, I parte Lexeo-
logia, II parte Formação de palavras. Sintaxe, São Paulo, Comp. Melho-
ramentos, s. d. [2ª ed. accr., 1931].
Salazar de Mendoza Monarquia de España
Pedro Salazar de Mendoza, Monarquia de España, escrita por el Doctor
Don Pedro Salazar de Mendoza, Primer Canonigo Penitenciario de la
Santa Iglesia de Toledo, primada de estos reynos, publicala Don Bar-
tholome Ulloa, mercader de libros, tomo II, Madrid, D. Joachin Ibarra,
Impresor de Camara de S. M., 1770.
Sannaz. Arc
Iacopo Sannazaro, Arcadia, ed. Francesco Erspamer, Milano, Mursia,
1990.
Sannaz. Part Virg
Actii Synceri Sannazarii De Partu Virginis, Roma, Minizio Calvo, 1526.

CCXXXII

I Lusiadi.indb CCXXXII 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Santagata Canzoniere
Francesco Petrarca, Canzoniere, ed. Marco Santagata, Milano, Monda-
dori, 1996.
Santillana Poesías
Marqués de Santillana [Íñigo López de Mendoza y de la Vega], Poesías
completas, ed. Manuel Durán, 2 voll., Madrid, Castalia, 1982.
Santos Portugal
Boaventura de Sousa Santos, Portugal. Tales of being and not being,
«Portuguese Literary and Cultural Studies», 19-20, 2011, pp. 399-443.
Saraiva & Lopes
António José Saraiva & Óscar Lopes, História da literatura portuguesa,
16a ed. corr. e att., Porto, Porto Editora [s. d.].
Saramago Cosa ne farò di questo libro?
José Saramago, Teatro, trad. Giulia Lanciani, Torino, Einaudi, 1997,
pp. 67-142.
Sequeira A fauna
Eduardo Sequeira, A fauna dos «Lusíadas», «Boletim da Sociedade de
Geografia de Lisboa», s. 7, 1, 1887, pp. 7-86.
Serani La realtà virtuale
Ugo Serani, La realtà virtuale del Cinquecento. Il rinoceronte di Dürer, in
E vós, Tágides minhas. Miscellanea in onore di Luciana Stegagno Picchio,
ed. Maria José de Lancastre, Lucca, Mauro Baroni, 1999, pp. 649-665.
Silva Discurso
José Bonifácio de Andrada e Silva, Discurso contendo a história da Aca-
demia Real das Ciências desde 25 de Junho de 1812 até 24 de Junho de
1813, «Memórias de Matemática e Física da Academia Real das Ciên-
cias de Lisboa», t. 3, parte 2, 1814, p. LXIV.
Solerti Gerusalemme
Gerusalemme liberata poema eroico di Torquato Tasso, ed. Angelo Soler-
ti, 3 voll., Firenze, Barbera, 1895-1896.
Sources Myth.
Paul-Louis Van Berg, Répertoire des sources grecques et latines (Corpus
Cultus Deae Syriae, 1, Les sources littéraires, première partie), Leiden,
Brill, 1972.
Spaggiari & Perugi Fundamentos
Barbara Spaggiari & Maurizio Perugi, Fundamentos da crítica textual.
História, metodologia, textos, Rio de Janeiro, Lucerna, 2004.

CCXXXIII

I Lusiadi.indb CCXXXIII 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Spinelli & Casasanta Dizionario


Vincenzo Spinelli & Mario Casasanta, Dizionario completo italiano-
portoghese (brasiliano) [parte prima] e portoghese (brasiliano)-italiano
[parte seconda], Milano, Hoepli, 2002.
Stegagno Picchio Mar aberto
Luciana Stegagno Picchio, Mar aberto. Viagens dos portugueses, Lisboa,
Caminho, 1999.
Stoppelli Filologia dei testi
Pasquale Stoppelli, Filologia dei testi a stampa, n. ed. agg., Cagliari,
Centro di Studi Filologici Sardi, 2008 [1ª ed. 1987].
Stoppelli Filologia della letteratura
Pasquale Stoppelli, Filologia della letteratura italiana, Roma, Carocci,
2016 [reed.].
Strabone Geografia
La prima parte della Geografia di Strabone, di greco tradotta in volgare
italiano da M. Alfonso Buonacciuoli […] Della Geografia di Strabone par-
te seconda, Venezia, F. Senese, 1562.
Stückelberger & Mittenhuber Handbuch der «Geographie»
Alfred Stückelberger & Florian Mittenhuber, Klaudios Ptolemaios,
Handbuch der «Geographie». Ergänzungsband mit einer Edition des Ka-
nons bedeutender Städte, Basel, Schwabe, 2017.

Tasso B. Amadigi
L’Amadigi del S. Bernardo Tasso, Venezia, G. Giolito, 1560.
Tasso B. Amori
I tre libri de gli Amori di M. Bernardo Tasso. A i quali nuovamente dal
Proprio Autore s’è aggiunto il Quarto Libro, per adietro non più stampa-
to, Venezia, G. Giolito, 1555.
Tasso B. Ode
Ode di Messer Bernardo Tasso, Venezia, G. Giolito, 1560.
Tasso B. Rime
Bernardo Tasso, Rime, ed. Domenico Chiodo, Torino, Res, 1995.
Tavani Appunti
Giuseppe Tavani, Appunti sul giudeo-portoghese di Livorno, «Annali dell’I-
stituto Universitario Orientale. Sezione Romanza», 1, 2, 1959, pp. 61-99.
Textor Officina
Ioannis Ravisii Textoris Nivernensis Officina, Basilea, N. Bryling, 1552.

CCXXXIV

I Lusiadi.indb CCXXXIV 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Textor Epitheta
Ioannis Ravisii Textoris Nivernensis Epitheta, Parigi, R. Chauldier,
1524.
Teyssier História
Paul Teyssier, História da língua portuguesa, trad. Celso Cunha, Lisboa,
Sá da Costa, 2001, 8ª ed.
Teyssier Gil Vicente
Paul Teyssier, A língua de Gil Vicente, Lisboa, IN-CM, 2005.
Thesouro
Grande dicionário português ou tesouro da língua portuguesa pelo Dr.
Frei Domingos Vieira, 5 voll., Porto, Chardron & Moraes, 1871-1874.
Tolomeo Geographia
Geographia universalis, vetus et nova, complectens Claudii Ptolemaei
Alexandrini Enarrationis libros VIII, Basileae, ap. H. Petrum, 1540.
Tomasi Gerusalemme
Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, ed. Franco Tomasi, Milano,
Rizzoli, 2009.
Tommasino L’Alcorano
Pier Maria Tommasino, L’Alcorano di Macometto. Storia di un libro del
Cinquecento europeo, Bologna, Il Mulino, 2013.
Torga Diário
Miguel Torga, Diário. Vols. XIII a XVI, Alfragide, D. Quixote, 2011
[5ª ed.].
Torri Storia
Michelguglielmo Torri, Storia dell’India, Roma, Bari, Laterza, 2000.
Trigoso Memória sobre um verme
Sebastião Francisco de Mendo Trigoso, Memória sobre um verme vivo
dentro do olho de um cavalo, lida em a Sessão pública de 24 de Junho de
1816, «História e Memórias da Academia Real das Ciências de Lisboa»,
t. 5, parte 1, 1817, pp. 60-76.
Trigoso
Trigoso s. v., Verbo. Enciclopédia luso-brasileira de cultura, vol. 28, Lis-
boa, São Paulo, Verbo, 2003.
Trissino La Italia
Gian Giorgio Trissino, La Italia liberata da Gotthi del Trissino, Roma,
L. e V. Dorico, 1547.

CCXXXV

I Lusiadi.indb CCXXXV 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Triunfos
Uma anónima versão quinhentista dos «Triunfos» de Petrarca e o seu
comentário, ed. Giacinto Manuppella, «Revista da Universidade de
Coimbra», 25, 1976, pp. 1-324.
Trovato Con ogni diligenza
Paolo Trovato, Con ogni diligenza corretto. La stampa e le revisioni edito-
riali dei testi letterari italiani: 1470-1570, Bologna, il Mulino, 1991.
Tuccini Satiriche donzelle
Giona Tuccini, Le satiriche donzelle de «L’Oceano». Studio di un mito, in
Alessandro Tassoni, poeta, erudito, diplomatico nell’Europa dell’età mo-
derna, ed. Maria Cristina Cabani & Duccio Tongiorgi, Modena, Panini,
2017, pp. 173-190.

Val. Flac. Arg. 1501


C. Valerii Flacci poete elegantissimi Argonautica Diligenter accurateque
emendata et suo nitori reddita in hoc volumine continentur, col. Venetiis
impressum per Christophorum de pensis de mandello sub Anno Do-
mini MCCCCCI die ix Iulii.
Val. Fl. Arg. 1548
Caii Valerii Flacci Argonautica Ioan. Baptistae Pii carmen ex quarto Argo-
nauticon Apollonii Orphei Argonautica, innominato interprete, Lugduni,
S. Gryphius, 1548.
Val. Flac. Arg. 1936
Valerius Flaccus [Argonautica], ed. J. H. Mozley, London, Cambridge
(Mass.), W. Heinemann, Harvard Univ. Press, 1936 [Loeb Class. Libr.,
rist. 1972].
Val. Flac. Arg. II comm.
C. Valerius Flaccus, Argonautica Book II, ed. Harm Marien Poortvliet,
Amsterdam, VU Univ. Press, 1991.
Val. Flac. Arg. 2000
Valerio Flacco, Le Argonautiche, ed. Franco Caviglia, Milano, Rizzoli,
20002.
Valenti Lessico anatomico
Gianluca Valenti, Lessico anatomico in lingue romanze. Un’indagine su
tre traduzioni trecentesche del «De proprietatibus rerum» di Bartolomeo
Anglico, «Revue de Linguistique Romane», 80, 2016, pp. 457-504.

CCXXXVI

I Lusiadi.indb CCXXXVI 14/04/2022 15:24:57


NOTA BIBLIOGRAFICA

Varthema Itinerario
Ludovico di Vartema, Itinerario de Ludovico de Varthema [1510], Vene-
zia, F. di Aless. Bindone & M. Pasini, 1535.
Vasconcelos Inês
António de Vasconcelos, Inês de Castro [1928], Matosinhos, Quidnovi,
2004 [Biografias da História de Portugal, coord. José Hermano Saraiva,
vol. 26].
Vasconcelos Lições
Carolina Michaëlis de Vasconcelos, Lições de filologia portuguesa […],
seguidas das lições práticas de português arcaico, Lisboa, Revista de Por-
tugal, s. d. [1946].
Vasconcelos Saudade
Carolina Michaëlis de Vasconcelos, La saudade portoghese, ed. Rita
Marnoto, trad. Silvia Brambilla & Rita Marnoto, Roma, Lithos,
2020.
Vasconcelos Memorial
Jorge Ferreira de Vasconcelos, Memorial das proezas da Segunda Tavola
Redonda, Coimbra, J. de Barreyra, 1567.
Vasconcelos Religiões
José Leite de Vasconcelos, Religiões da Lusitânia, 3 voll., Lisboa, Im-
prensa Nacional, 1897, 1905, 1913.
Verg. Comm.
P. Virgilii Maronis Opera cum Servii, Donati, et Ascensii Commentariis,
Venezia, Giunti, 1552.
Verg. Opera
Pub. Virgilii Maronis Poetae Mantuani Opera […], Venetiis, ap. Hieron.
Scotum, 1555.
Vernant Mito e pensiero
Jean-Pierre Vernant, Mito e pensiero presso i greci, trad. Mariolina Ro-
mano & Benedetto Bravo, Torino, Einaudi, 1978.
Vicente Alvarez Compilaçam
Copilaçam de todalas obras de Gil Vicente, Lisboa, Ioam Alvarez, 1562
[rist. anast. Lisboa, IN-CM, 1984].
Vicente Lobato Compilaçam
Copilaçam de todalas obras de Gil Vicente, Lisboa, Andres Lobato,
1586.

CCXXXVII

I Lusiadi.indb CCXXXVII 14/04/2022 15:24:57


INTRODUZIONE

Vidal-Naquet Dioniso mascherato


Pierre Vidal-Naquet, Il Dioniso mascherato delle «Baccanti» di Euripide,
in Jean-Pierre Vernant & Pierre Vidal-Naquet, Mito e tragedia due. Da
Edipo a Dioniso, Torino, Einaudi, 1991.
Vieyra Dictionary
Anthony Vieyra, A Dictionary of the English and Portuguese languages,
Lisbon, Rolland, 1860-1861.

Williams From Latin to Portuguese


Edwin B. Williams, From Latin to Portuguese. Historical phonology and
morphology of the Portuguese language, Philadelphia, Univ. of Pennsyl-
vania Press, Oxford, Humphrey Milford, Oxford Univ. Press, 1962 [1ª
ed. 1938].
Winner Raffael
Mathias Winner, Raffael malt einen Elefanten, «Mitteilungen des Kunst-
historischen Institutes in Florenz», 11, 2-3, 1963-1966, pp. 71-109.

Zurara Crónica
Gomes Eanes de Zurara, Crónica de Guiné, intr., novas anot. e glos.
José de Bragança, Porto, Livraria Civilização, 1994.

CCXXXVIII

I Lusiadi.indb CCXXXVIII 14/04/2022 15:24:57


CRITICA ITALIANA
SUI LUSIADI

Breve antologia

I Lusiadi.indb CCXXXIX 14/04/2022 15:24:57


I Lusiadi.indb CCXL 14/04/2022 15:24:57
Premessa

Proponiamo in questa sezione una scelta di saggi sui Lusíadas, scritti da


alcuni studiosi italiani, tra i quali troviamo esempi della migliore lusitani-
stica nostrana.
Si va da Giulia Lanciani, Erilde Melillo Reali o Luciana Stegagno Picchio a
Ettore Finazzi-Agrò, con una significativa rappresentanza di figure appar-
tenenti a generazioni più giovani, come Valeria Tocco o Giuseppe Alon-
zo. Si offre, inoltre, una lettura dei Lusíadas svolta dal grande studioso di
Ariosto, del poema cavalleresco e di infiniti altri ambiti, nonché teorico
della letteratura, Cesare Segre.
Riteniamo di sicuro interesse per il lettore questi sguardi italiani di specia-
listi e scrittori sul Portogallo di Camões e sul suo poema.

CCXLI

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I Lusiadi, poema epico-lirico
di Giulia Lanciani

Opera composita, progettata per essere una nuova Iliade o una nuova Enei-
de, I Lusiadi, seguendo il viaggio di Vasco da Gama, narrano la storia dei
discendenti di Luso (mitico compagno di Bacco) e ne celebrano la voca-
zione transoceanica e colonizzatrice, valendosi di tutte le tecniche messe
a punto da Omero, da Virgilio e dal nostro Ariosto. Nella sua struttura si
giustappongono (raramente si amalgamano) la tradizione eroica e il gusto
per il grottesco, l’effusione lirico-elegiaca e il descrittivismo comico-reali-
stico, gli dèi dell’Olimpo e i santi dell’empireo, in un insieme disarmoni-
co ma interessante, aperto e disponibile (come accade con i capolavori) a
un’infinità di letture, e per ciò stesso di volta in volta esaltato e vilipeso,
apprezzato e criticato, assunto a manifesto di poesia nazionale e avvilito a
centone di luoghi comuni in nome di concezioni estetiche diverse, spesso
antitetiche.
In realtà, la singolarità stessa dell’opera, non solo esige che a valutarla si-
ano adibiti criteri inusuali, ma impedisce altresì una sua catalogazione ri-
gorosa: perché I Lusiadi non sono un poema epico nel senso classico del
termine, né valgono solo per i brani lirici che lo costellano, ma si propon-
gono come una combinazione originale di elementi eroici e lirici, come un
tessuto in cui i fili tradizionali dell’ordito e quelli innovativi della trama
– pur di colori diversi – danno vita a un prodotto variopinto e affascinante,
originale proprio per il suo carattere composito. La disarmonia che na-
sce dal contrasto programmato tra antico e nuovo, tra una cultura classica
mediterranea e le civiltà eterogenee d’Oriente, tra concetti irriducibili di
spazio e di tempo, di bello e di brutto, di vero e di falso, costituisce l’unica
prospettiva che appare lecito assumere nel valutare il poema. Camões anti-

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I LUSIADI, POEMA EPICO-LIRICO

cipa nella sua opera la grande novità della cultura portoghese d’oltremare:
quel sincretismo tra civiltà e ideologie opposte la cui massima espressione
è data dalla cultura afrobrasiliana.
Poema di argomento storico – e di storia recente che non ammetteva ecces-
sive deformazioni fantastiche –, I Lusiadi prendono le mosse dal racconto
della scoperta della via delle Indie orientali per ricostruire le vicende na-
zionali precedenti, lette come antefatti dell’avventura imperialista, e profe-
tizzare quelle «future», di un futuro che è tale per Vasco da Gama ma che
in realtà è il più recente passato per l’autore e per il lettore contemporaneo.
La narrazione – che comincia «in medias res», secondo la tecnica collauda-
ta dei classici – prende l’avvio dagli inganni e dalle insidie con cui, ispirati
da Bacco, i Mori di Mozambico prima, poi di Mombasa, per impedire la
continuazione del viaggio, tentano di distruggere la flotta e di annientare
i portoghesi. Questi giungono in seguito a Melinde (sempre sulla costa
orientale dell’Africa): accolto amichevolmente dal re del luogo, e su sua
richiesta, Vasco da Gama espone tutta la storia del Portogallo (che occupa
i canti III-V) fino alla partenza della flotta da Lisbona, alla tormentata
navigazione oceanica, e all’arrivo al porto amico.
Ripartiti da Melinde alla volta dell’India, i portoghesi debbono affrontare
ancora una paurosa tempesta provocata dal solito Bacco ma anche dagli
dèi del mare e dei venti, fino all’approdo a Calicut, sulla costa occidentale
della penisola indiana. Qui la visita a bordo dei notabili indigeni offre lo
spunto a nuove considerazioni di storia patria; successivamente, superate
alcune difficoltà nelle relazioni con gli abitanti del posto, la flotta intra-
prende il viaggio di ritorno. A premiare i suoi protetti per l’impresa com-
piuta, Venere li fa sbarcare nell’isola degli Amori dove, mentre le ninfe
intrattengono dilettosamente i gregari, Teti indica al capitano, dall’alto di
una montagna, una miniatura dell’universo con i luoghi destinati a vedere
le alte gesta dei portoghesi.
Si è discusso a lungo e si continua a discutere sull’epicità dei Lusiadi, sul
problema se siano o no un poema epico, se a esso sia lecito applicare il
metro di valutazione e di classificazione utilizzato per i poemi dell’antichi-
tà greca e latina o dei cantari medievali, se e quanto Camões sia debitore
dell’Ariosto e del Tasso per l’ideologia, la struttura, lo stile della sua ope-
ra. È indubbio che, come ha sottolineato Silvio Pellegrini, I Lusiadi pur
adottando gli schemi, le movenze e gli artifizi delle epopee classiche, sono
poveri di autentico spirito eroico, e nella sua scrittura l’autore manifesta

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

una più stretta consonanza con i toni encomiastici, elegiaci, bucolici che
con quelli caratterizzanti la poesia epica. Semmai, è con i poemi cavallere-
schi del Cinquecento italiano, e soprattutto con la Gerusalemme Liberata
del Tasso, che va istituito un eventuale confronto. Nel senso che I Lusiadi,
come la Gerusalemme – e sia pure su un piano diverso –, sono opere nel-
le quali si manifestano uno stile e un’idea della poesia ormai distanti sia
dal classicismo dell’Eneide, sia dal medievalismo feudale della Chanson de
Roland, sia ancora dalla magia fantastica dell’Orlando Innamorato e del
Furioso. Camões avverte, non meno del Tasso, la necessità di far nascere la
poesia da situazioni concrete, storicamente documentate: anzi, nei Lusiadi,
tali situazioni debbono essere anche cronologicamente e topicamente pros-
sime, per esercitare la funzione catartica che il poeta ha assegnato alla sua
opera. E se entrambi i poemi attingono ancora all’immaginario mitico e
mitologico – medievale-cavalleresco la Gerusalemme, greco-latino I Lusiadi
–, ne stemperano i toni in un intreccio stilistico che risente del manierismo
e del concettismo di fine secolo, ormai irrompenti sulla scena letteraria.
Se I Lusiadi sono poveri di autentico spirito eroico, almeno di quel che i
parametri dell’epopea classica definivano come tale, in essi non è affatto
assente l’ideale eroico, sia pure frammisto a ingredienti nitidamente lirici,
svarianti dall’idillico all’erotico, e a un colorismo manieristico che assu-
me a volte modulazioni proprie dello stile grottesco, come all’inizio del II
canto, quando – a Mombasa – Bacco, vestito dei paramenti sacerdotali, si
mostra dinanzi a un ricco altare in atteggiamento di adorazione del «vero
Dio», al fine di meglio ordire tradimenti a danno dei portoghesi. L’ideale
eroico di Camões non è però individuale: il suo canto non vuole esaltare
un eroe singolo, ma tutto un popolo di eroi, di guerrieri intrepidi, di navi-
gatori arditi, quasi di superuomini, che guidati da gloriosi re hanno saputo
costruire un nuovo regno, dilatando la fede e l’impero in Africa e in Asia,
cioè conquistando alla cristianità e al dominio portoghese terre fino a quel
momento dominate dagli infedeli, e dunque acquistando per le loro impre-
se fama imperitura. L’immagine di eroicità che apre il poema («as armas
e os barões assinalados») si farà via via più rigorosa, più ricca di esigenze
e soprattutto meglio articolata, fatta di forza fisica e morale, di ardimen-
to guerriero, di orgoglio nazionale, di disposizione al sacrificio. L’ideale
camoniano si precisa meglio alla fine del canto VI: la conclusione di una
furiosa tempesta scatenata dall’ira ormai impotente del nemico Nettuno
e del malevolo Bacco – intensificatasi dopo l’invocazione a Dio di Vasco

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I LUSIADI, POEMA EPICO-LIRICO

da Gama e placata solo dall’intervento risolutorio di Venere e delle sue


ninfe – libera i naviganti da un grave pericolo e diviene simultaneamente
percezione chiara della vittoria ormai prossima: le navi portoghesi sono
finalmente in vista dell’India; eroi sono i forti, coloro che si sottopongono
a sofferenze e fatiche, coloro che sanno trarre dalla loro forza morale, non
inquinata dalle bassezze e dalla brama del profitto, la capacità di vincere
tutte le difficoltà.
L’esaltazione dell’eroicità, dunque, nei Lusiadi non manca: manca, o si ma-
nifesta talvolta solo in filigrana, lo spirito epico. Se la dimensione dell’epica
è il passato nazionale nei suoi aspetti di eroicità sublimata, il passato degli
«inizi» o delle «vette» della storia di un popolo; se i poemi epici, a partire
dai più antichi, hanno sempre collocato le imprese narrate in un tempo
storicamente inaccessibile, visto con la venerazione che i posteri manifesta-
no sempre per gli antichi, e pertanto avvolto in un’atmosfera leggendaria,
spesso favolosa, I Lusiadi non possono essere, a rigore, definiti un poema
epico, non appartengono all’epopea in quanto genere letterario. L’assenza
del distanziamento implicito nella collocazione a livelli assiologico-tempo-
rali diversi delle imprese narrate e del mondo in cui vivono e operano l’au-
tore e i suoi lettori – quella cui appunto la critica dà il nome di «distanza
epica» – sovverte del tutto i paradigmi stessi dell’epica e, secondo Bachtin,
produce inevitabilmente il passaggio dall’epopea al romanzo. Il passato
epico deve essere assoluto, perfetto, concluso in sé e autosufficiente, e non
prevede antecedenti né continuazioni se non all’interno della sua stessa
dimensione temporale. Nei Lusiadi questo passato perfetto non esiste, o
meglio esiste solo, e in una sorta di «campo lungo», nella narrazione storica
di Vasco da Gama al re di Melinde. Né esiste lo spazio epico, che deve esse-
re non meno perfetto, assoluto, concluso e autosufficiente del tempo epico:
Camões pratica una dilatazione dell’uno e dell’altro in direzione del mon-
do reale, in una cronologia e in una topologia che non sono, come esige l’e-
popea, solo possibili o al più vagamente probabili, ma che esistono di fatto,
sono noti e sperimentati direttamente sia dall’autore che dai suoi lettori.
Gli elementi fantastici e meravigliosi introdotti nel poema (il gigantesco,
grottesco e patetico Adamastor, gli dèi pagani fautori o avversari dell’im-
presa di Vasco da Gama, le ninfe rifocillatrici sessuali degli eroi nell’isola
degli Amori, le predizioni di Giove o di Teti sulle future glorie portoghesi)
sono giustapposti all’azione principale, non si fondono con essa, come in-
vece accade nell’opera tassiana: appartengono a una dimensione favolistica

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

estranea allo spirito del poema, all’ideale di eroicità tutta umana insito
nella grandiosa gesta colonizzatrice ed evangelizzatrice di tutto un popolo.
Il poema portoghese, come si è anticipato in apertura, non è dunque un
poema epico, almeno non secondo i paradigmi determinati dalla tradi-
zione; ma non è neppure un romanzo, come avrebbe dovuto essere appli-
cando la teoria di Bachtin: o meglio, non lo è ancora. È il prodotto di una
civiltà e di una cultura alimentatesi per due secoli del miraggio prima,
della pratica poi di mondi ignoti divenuti noti, di una dimensione esisten-
ziale che ha visto l’immaginario farsi realtà, di una tradizione marinara e
cavalleresca, rinascimentale e barocca il cui punto di arrivo forse non po-
teva essere diverso da quel che sono I Lusiadi: un’opera letteraria che con
tutti i suoi difetti formali e sostanziali, le sue cadute di stile, il macchinoso
armamentario mitologico, le concessioni ai toni encomiastici, la mistura di
formule diverse, resta un monumento notevole di un’epoca e di un paese.

[Giulia Lanciani, «I Lusiadi, poema epico-lirico», in Profilo di storia lin-


guistica e letteraria del Portogallo. Dalle origini al Seicento, Roma, Bulzoni,
1999, pp. 230-234]

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Atteone e il re
di Erilde Melillo Reali

1.1. Nel canto nono di Os Lusíadas, il «filho frecheiro» di Venere si appre-


sta a colpire alcune vittime designate, fra le quali

Via Actéon na caça tão austero, / De cego na alegría bruta, insana, / Que por
seguir um feio animal fero, / Foge da gente e bela forma humana; / E por castigo
quer, doce e severo, / Mostrar-lhe a fermosura de Diana. / (E guarde-se não seja
inda comido / Desses cães que agora ama, e consumido).1

Secondo Manuel de Faria e Sousa, Camões avrebbe celato sotto l’involu-


cro della favola mitologica un duro attacco al proprio monarca: «Aguda,
disimulada e ousadamente reprehende en la cara al Rey Don Sebastian,
que entonces, por darse mucho a la monteria, faltava en la Corte i a algu-
nas obligaciones de Príncipe (…) i una dellas era la sucessión, no aten-
diendo a casarse ni a tener afición a damas (…) sino a andar siempre entre
fieras (…) i como el Rey Don Sebastian andava rodeado de aduladores,
essos son los perros de que el Poeta le avisa se guarde…»2 S’inizia con
il commentatore seicentesco – funzionario presso la corte di Spagna – la
catena degli esegeti che attribuiscono al poeta il ruolo di oppositore nei
confronti del re e della sua «loucura»: «se pone delante del Rey Don Se-
bastian como un Bautista delante de Herodes», dichiara esplicitamente il
Faria e Sousa. Alla perentorietà di questa lettura ellittica e passionale, che
sollecita il testo sino a ricavarne un re tanto folle da non poter essere rim-
pianto per la sua fi ne immatura, ha fatto riscontro il silenzio degli studiosi
del fenomeno sebastico. Oliveira Martins come Lúcio de Azevedo, e più
di recente il Machado Pires, ricordando Camões come sincero fautore del

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

giovane Sebastiano che si apprestava all’avventura della guerra in Afri-


ca, trascurano o ignorano l’ipotesi di un suo conflitto con il destinatario
dell’intero poema.3
Sul versante opposto, l’interpretazione del Faria e Sousa ha invece godu-
to nell’ultimo cinquantennio di una fortuna ormai consolidata, almeno a
partire dal pamphlet Camões e D. Sebastião che António Sérgio elaborò nel
1925 contro i rigurgiti misticheggianti del Malheiro Dias e di altri adepti
del sebastianismo imperialista.4 Sotto la bandiera del razionalismo sergia-
no – che si basava in questo caso su fonti cronachistiche tutte contrarie al
re e quasi tutte pubblicate dopo la sconfitta di Alcácer-Quibir – l’immagi-
ne del Sebastiano misogino e plagiato contro il quale il poeta scaglia i versi
ammonitori si è imposta presso una notevole fascia di critici camoniani,
divisi soltanto – o soprattutto – nella ricerca delle cause che avrebbero
spinto il poeta all’opposizione.

1.2. L’involucro entro il quale Faria e Sousa e António Sérgio hanno co-
stretto la favola del cacciatore tramutato in cervo dall’offesa Diana risul-
ta innanzitutto accettabile per i fautori di un Camões «critico», specchio
immediato del proprio tempo storico anche nella denigrazione del per-
sonaggio regale. Testimone di questa prospettiva di lettura è stato fra gli
altri António José Saraiva, che enfatizza e giustifica l’ostilità del poeta nei
confronti di Sebastiano:

os conselhos paternais que lhe dirige, os termos por vezes duros com que censura
a sua mania da caça e a sua fobia das mulheres, e acima de tudo as farpas agudas
que enterra na pele dos seus mentores jesuítas (…) mostram que ele abraçou o
partido, digamos, de oposição aos privados do rei, em que se contava a melhor
parte da nobreza…5

Più sfumate, ed essenzialmente rivolte alla sovrastruttura ideologica e cul-


turale dell’epoca, appaiono le posizioni contigue di Hernâni Cidade e del
Filgueira Valverde: se il primo accetta infine il supposto antisebastianismo
camoniano rifugiandosi nelle testimonianze di António Sérgio,6 il secondo
tenta di superare «la contradición entre el tono reverente de los elogios»
– che si estendono dalla dedicatoria alla chiusa del poema – «y la crueza
de la crítica, no sólo de los rumbos de la gobernación del Estado, sino de
aspectos muy íntimos de la personalidad de don Sebastián»,7 adducendo

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ATTEONE E IL RE

ragioni teologiche e giuridiche (Suárez e la sua scuola soprattutto) che re-


stano estranee alla specificità del testo discusso.
La maggior parte dei camonologi più recenti, non soverchiata dalle prove
antisebastiche, preferisce ormai sospendere ogni giudizio di merito: così
ad esempio la Paiva Monteiro o l’Aguiar e Silva, presenti nelle Comemo-
rações del ’72,8 non appaiono interessati a riproporre il problema dei rap-
porti tra il poeta e il Potere, e tendono a emarginare la questione fra le
ipotesi «minori» o comunque poco rilevanti.

1.3. Eppure ogni incertezza sembrerebbe dissolta dall’analisi complessiva


che il Costa Ramalho ha condotto sul mito in varie occasioni d’intervento.
Riesaminando il topos classico all’interno dell’itinerario camoniano – dal-
la produzione lirica al canto secondo e al discusso canto nono – lo studioso
sottolinea il processo d’identificazione fra il poeta rinascimentale e lo sfor-
tunato cacciatore – «compara com ela [Diana] lisonjeiramente os encantos
e os perigos da mulher amada» –, ma rileva anche un’inaspettata variatio
di situazioni e di risultati «no final do poema», quando il fustigatore so-
litario «decide-se pela interpretação mais grave», in cui si concentra «a
atenção do leitor no destino de Actéon, devorado pelos seus cães, imagem
do soberano e dos criminosos aduladores de seus erros». E, conclude il
Costa Ramalho, «infelizmente para Portugal, a alegoria saiu certa».9
La «svolta» moralistica che lo studioso di Coimbra attribuisce al tema
poggia su una vasta serie di fonti: si suggeriscono per la lettura «mais
grave» i nomi del Boccaccio (che nelle Genealogie usa i cani feroci come
immagini della prodigalità spinta all’eccesso) e quelli cinquecenteschi di
Aires de Vitória e di Lourenço de Cáceres, entrambi propensi a identifi-
care nei «galgos» affamati i «vícios deleitosos» della caccia e dei «gastos
demasiados».10
Ma tra le varie testimonianze addotte assume particolare rilievo quella di
André Falcão de Resende, «um poeta menor, do século XVI, amigo e ad-
mirador de Camões» che rivolgendo l’Ode IV a D. Anrique de Meneses,
«um dos validos de D. Sebastião, e como ele jovem», ammonisce il nobile
cortigiano – anche lui dedito alla caccia e dunque passibile di un confronto
con Atteone – augurandogli infine che «A aspereza do monte / Solitário, e
o rigor da caça insana / Não te transforme e afronte, / Vendo nua a Diana»,
poiché «… o demasiado extremo é vício e dana».11 Con questo rinvio al
clima ideologico-culturale più vicino a Camões, il Costa Ramalho sembra

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I Lusiadi.indb CCXLIX 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

dunque chiudere ogni spazio a obiezioni successive: tanto più che lo stesso
«poeta minore» aveva in altre occasioni espresso qualche rincrescimento
per le incerte volontà matrimoniali e la passione venatoria del re.12 Ma il
problema viene riproposto in pieno clima celebrativo, e ripartendo dalla
trattazione complessiva del mito, nel commento del Costa Pimpão che ac-
compagna la sua edizione del poema.
A proposito dei versi di IX 26, il curatore appare infatti perplesso nei con-
fronti dell’interpretazione prevalente – «Não tenho notícia de que Actéon
fugisse “da gente e bela forma humana”, que fosse misógino e misóga-
mo…» –, anche se infine giunge ad ammettere che forse «no entanto, (…)
D. Sebastião estava a necessitar de uma frechada de Cupido…».13

2.1 Questa terza linea interpretativa, oscillante fra il riconoscimento di


un’esegesi prestigiosa e l’imbarazzo suscitato dal testo che si richiama a
un topos ormai consolidato, suggerisce una rilettura del trattamento del-
la favola in Camões. Il tema di Atteone, e più in generale la qualità del
rapporto che il poeta istituisce tra caccia amore e morte, va innanzitutto
esaminato di per sé, sgombrando il campo dalle eventuali intenzioni criti-
che nei confronti del monarca:14 solo dopo questa prima ricognizione sarà
forse possibile stabilire un collegamento fra i versi di IX 26 e il destinatario
esplicito dei Lusiadi.
In ordine necessariamente non cronologico,15 ma piuttosto legato alla suc-
cessione progressiva degli interventi camoniani sull’archetipo, si ripropon-
gono dunque i brani già esaminati dal Costa Ramalho.

1o: «Dece do duro monte / Diana, já cansada da espessura, / buscando a clara


fonte, / onde, per sorte dura, / perdeu Acteon a natural figura» (Ode IX, Fogem
as neves frias, p. 298).
2°: «Quanto mais desejo ver-vos, / menos vos vejo, Senhora: / não vos ver milhor
me fora. / Querendo ver a Diana, / Acteon perdeu a vida, / Que eu por vós trago
perdida» (ABC em motos, QQ, p. 46).
3o: «O caso de Acteon, também, diria / em cervo transformado; e milhor fora / que
dos olhos perdera a vista escura / que escolher nos seus galgos sepultura» (Écloga
VII, Intitulada «dos Faunos», p. 412).
4°: «[Vénus] E por mais namorar o soberano / Padre, de quem foi sempre amada
e cara / Se lh’apresenta assi como ao Troiano, / Na selva Ideia, já se apresentara.
/ Se a vira o caçador que o vulto humano / Perdeu, vendo Diana na água clara,

CCL

I Lusiadi.indb CCL 14/04/2022 15:24:58


ATTEONE E IL RE

/ Nunca os famintos galgos o mataram, / Que primeiro desejos o acabaram» (Os


Lusíadas, II 35).
5o: Os Lusíadas, IX 26.

Se nel brano 1o il poeta interviene solo di sfuggita – «por sorte dura» –


sulla figurazione rigida dell’archetipo, già nel 2° tende a impadronirsi del
mito, stabilendo un parallelismo fra la propria sventura e quella del caccia-
tore. L’intervento appare più organico nel 3°, dove si vorrebbe scongiurare
la triste fine di Atteone ricorrendo a una sua augurabile cecità. Il processo
apotropaico continua lungo l’esempio 4°: con la sostituzione di Venere a
Diana, il cacciatore avrebbe potuto evitare i morsi dei galgos, indubbia-
mente meno gradevoli delle pur fatali pene d’amore.
Si tratta in tutti i casi di una manipolazione engenhosa16 della fonte classica:
e questo adeguamento dell’archetipo ai moduli propri dell’epoca camo-
niana trova nella strofa 26 del canto nono l’esemplificazione più chiara e
più compiuta. Qui la vicenda di Atteone si presenta in fieri, poiché Cupido
«doce e severo» è ancora sul punto di mostrare al giovane la bellezza di
Diana; gli esiti dell’operazione sono dunque sospesi, e su di essi il poeta
può intervenire in modo incisivo, allontanando con un’esortazione («guar-
de-se») il temuto esito mortale.
A sostegno di questa ipotesi, che tende a collocare il brano accanto ai pre-
cedenti negando ogni «salto» nell’uso camoniano della favola, possono
leggersi altri passi attinenti al tema.

6°: «Ao longo da água o níveo cisne canta: / Responde-lhe do ramo filomela; /
Da sombra de seus cornos não se espanta / Acteon n’água cristalina e bela» (Os
Lusíadas, IX 63).
7°: «Outra, como acundindo mais depressa / À vergonha da Deusa caçadora, /
Esconde o corpo n’água; outra se apressa / Por tomar os vestidos que tem fora»
(Os Lusíadas, IX 73).

Atteone come cervo ormai fuori del tempo, ridotto a semplice denotazione
di una categoria animalesca, si colloca nella realtà naturale dei luoghi: la sua
vicenda, svuotata di ogni dimensione tragica o moralistica,17 appare infine
come un’occasione per arricchire e meglio connotare il canovaccio della
rappresentazione che si va compiendo nello spazio scenico dell’Isola degli
Amori. L’esito felice a cui il poeta ha piegato il materiale archetipico apre a

CCLI

I Lusiadi.indb CCLI 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

funzioni nuove la favola del cacciatore: Atteone-cervo – e con lui l’usignolo


Filomela – si è ridotto a un’immagine che sottolinea il rapporto di subalter-
nità che l’uomo ha imposto alla natura; ma al tempo stesso, attraverso il bra-
no 7°, diviene modello imitabile e perfettibile nei confronti delle ninfe, che
trasformano in gioco di seduzione incruenta il bagno già fatale di Diana.
Così Vasco da Gama entra in scena coi suoi compagni simile a un Atteone
pronto alle frecce di Cupido, ma predestinato a un sicuro happy-end: per gli
eroi portoghesi reduci dalle fatiche del mare la caccia sarà solo una dolce
finzione, un preludio alle beatitudini del luogo incantato.

2.2 Il dibattuto brano 5° si trova pertanto a un punto nodale del processo


innovativo a cui il tema è stato sottoposto: ultimo anello della catena delle
immedesimazioni individuali coll’infelice amante, esso si presenta anche
come momento d’avvio per una fictio più complessa, incentrata sulla co-
struzione dell’Isola.
Il ritmo secondo cui si muovono le ninfe «mais industriosas que ligeiras» e
i «tímidos e ledos» lusitani, «de acharem caça agreste desejosos», è ancora
quello di una battuta di caccia, dove però i ruoli e i tempi si confondono,
sino alla resa di una preda «tão suave, doméstica e benina» da concedersi
maliziosamente agli inseguitori, galgos tutt’altro che feroci.
Questo empito amoroso di cui l’intera Isola risuona è stato letto più volte
entro le coordinate rinascimentali e platoniche che caratterizzano il testo
del poema: simbolo della supremazia umanistica sulla natura e sulle divi-
nità mitologiche che la raffigurano,18 l’Isola diviene anche «típica utopia»,
sogno di una «catarse total» che libera l’uomo dalle «misérias da própria
História», come da quelle «da vida, no tempo de Camões e fora dele».19 Ma
l’intreccio da cui parte la costruzione utopica contiene in sé elementi che
tendono a riportare comunque nell’immediato le supposte fughe del poeta
dalla Storia e dalla propria storia; e saranno queste «spie» di un’attualizza-
zione probabile a sollecitare un nuovo confronto fra l’Atteone camoniano
e la realtà in crisi del Portogallo di Sebastiano.
Il cacciatore rappresentato collettivamente da Vasco e dai compagni ha
ormai sconfitto il fato della morte cruenta: l’esito felice non chiude però il
processo di modificazione del mito, che nella conclusione del canto nono
offre nuove ipotesi alla lettura.
Se la ciurma consuma le gioie dell’amplesso «pelas sombras, entre as flo-
res», il «capitão ilustre» appare degno di accoglienze orchestrate secondo

CCLII

I Lusiadi.indb CCLII 14/04/2022 15:24:58


ATTEONE E IL RE

una precisa visione gerarchica. La stessa Teti lo guida «Para o cume dum
monte alto e divino, / No qual âa rica fábrica se erguia», dove solo possono
compiersi i «doces jogos» e il «prazer contino» del capo, al di sopra e al
di là delle agresti esperienze dei compagni. L’esplicito richiamo a una di-
stinzione dei ruoli, se non distrugge l’aura rinascimentale e catartica degli
amori visti come avvio al processo di divinizzazione degli eroi, riconduce
d’altra parte l’intero episodio entro la specificità del tempo storico camo-
niano, bisognoso di un protagonista che avesse insieme le qualità del lieto
amante e del condottiero indiscusso.20
Del resto l’accostamento immediato fra il binomio amore-caccia e il con-
cetto rigido delle distinzioni sociali non doveva essere estraneo al poeta,
poiché una parte dell’Auto de Filodemo – incerto nei tempi di stesura, ma
di sicuro antecedente a Os Lusíadas – si organizza, com’è noto, intorno alle
vicende di caccia e d’amore del nobile Venadoro. L’atteonico personaggio,
già segnato dal nome fatidico, dopo essersi isolato «dos caminhos e da gen-
te» incontra una «fermosa serrana», che lo distoglie da altre selvaggine e lo
conduce alle soglie del matrimonio. Ma le nozze si celebreranno soltanto
ad agnizione avvenuta, quando alla fanciulla agreste saranno riconosciute
origini degne di avvicinarla al cacciatore innamorato.21
L’episodio di Vasco e Teti fa dunque parte di modi narrativi e di problemi
ideologici ricorrenti nella produzione camoniana: e se il topos di Atteone
e dei cani si è andato evolvendo sino alla conclusione dell’Isola, è proprio
in questo luogo ideale – apparentemente metastorico per il suo erotismo
umanistico e i possibili risvolti platonici – che il mito riprende forme con-
crete. I personaggi appaiono tutti collocati negli spazi precisi di una situa-
zione di Corte, dove il Principe può godere, distaccato dai sudditi e dai
compagni, l’amore congruo di una Dea sua pari.

2.3 La continuità rilevata lungo il processo di trasformazione della favola


induce ormai a riproporre la questione del rapporto tra Don Sebastiano e
i versi di IX 26, sia pure da un punto di vista lontano, e in qualche modo
opposto, a quello dell’esegeta seicentesco.
Se da un lato è parso infatti più utile considerare la vicenda del cacciatore
nel suo complesso, non distaccando più l’episodio singolo dal continuum
delle innovazioni sul topos, d’altra parte l’ipotetico rapporto fra il tema
venatorio e i comportamenti del re tende a cambiare nella nostra analisi il
proprio segno, sino a trasformare le decantate fustigazioni di Camões (Bat-

CCLIII

I Lusiadi.indb CCLIII 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

tista di fronte a Erode) in ulteriori esempi della sua volontà di propaganda


e di consenso.
Che tutto il poema camoniano possa leggersi anche come un discorso ela-
borato per il monarca appare ormai confermato negli ultimi studi sulla
destinazione pratica dell’opera:22 la captatio benevolentiae esplicita nei con-
fronti di Sebastiano non si ferma certo alle occasioni obbligate dell’esor-
dio e della conclusione. Tutto il testo sembra muoversi verso la missione
suprema della campagna d’Africa, «quando el-rei Dom Sebastião efecti-
vasse enfim, em plenitude, o ideal cruzadístico que animou e guiou, como
autêntica superstrutura ideológica, o Estado e o escol intelectual da Nação
portuguesa no século de Quinhentos»;23 e questo «discurso épico» segnato
dal contingente s’intreccia senza difficoltà con quello della finzione, che ne
ricava spazi interpretativi nuovi.24 Il mondo in cui Camões opera è stretto
fra il rimpianto delle grandezze passate e la ricerca di una soluzione per la
stasi morale ed economica che avvolge la società in una «apagada e vil tri-
steza»: la futura impresa africana, sollecitata anche nel 1575,25 non poggia
sulla follia di un «rapaz» manipolato dai consiglieri gesuiti vicini a Filippo
di Spagna,26 ma risponde a esigenze oggettive, ampiamente sostenute dai
nobili e dal popolo.
E come la scarsità del grano – che aveva provocato numerose misure re-
strittive nel campo dell’alimentazione27 – poteva essere superata dal domi-
nio delle piazze marocchine,28 così l’estrema fragilità del monarca doveva
essere sorretta da una serie complessa di suggestioni, tese a superare le
incertezze di un adolescente in formazione.

3.1 Per la salute economica e politica del Portogallo era necessario costrui-
re un re battagliero e prolifico, non un monarca timido e casto; d’altra par-
te, nell’involucro vuoto dell’infante, orfano dalla nascita e sessualmente
troppo precoce29 si erano introdotte, per interessi non sempre dichiarabili,
le informazioni e le sollecitazioni di una Corte composita, dove la nonna
Caterina cospirava a favore del fratello Filippo, mentre lo zio cardinale si
occupava della salvezza dell’anima giovanile usando precettori religiosi e
severi, e i nobili si contendevano la benevolenza regia per gli onori promes-
si dalle guerre future.
Così il re solitario, perso nelle preghiere e nei sogni ambiziosi, viene esor-
tato dai parenti a matrimoni difficili o inappetibili, mentre esplicitamente
aspira alla figlia di Filippo (per agganciare Castiglia?), o a una Medici dalla

CCLIV

I Lusiadi.indb CCLIV 14/04/2022 15:24:58


ATTEONE E IL RE

ricca dote; il cacciatore antimondano, che usa gli sforzi fisici anche contro
la propria defatigante sessualità, è visto con sospetto da coloro che nei re-
cinti del Palazzo più facilmente avrebbero potuto dirigerne e manipolarne
le scelte.
Dalla situazione qui schematizzata, ma facilmente articolabile anche sulla
base delle molte carte rinvenute negli archivi di Spagna,30 discende la dop-
pia leggenda, o almeno la doppia enfatizzazione, della misoginia invinci-
bile e della «loucura» anche venatoria imputate al monarca durante la sua
breve vita, ma soprattutto – e molto più chiaramente – dai primi annunci
della sua scomparsa.
Dopo Alcácer-Quibir e l’annessione del Portogallo a Castiglia, al fenome-
no del messianismo sebastico di origine forse socio-religiosa ma dagli svi-
luppi politici certamente in funzione antispagnola, si contrappone un pro-
cesso di ridimensionamento e di denigrazione nei confronti del re ormai
Encoberto. Non sfugge a questa operazione sollecitata da Madrid il Faria
e Sousa, impegnato a difendere il poeta-vate dal sospetto di aver cantato
un monarca rovinoso per sé e per il regno, così come non vi si sottrarrà
António Sérgio, dedito a una meritoria campagna di demistificazione nei
confronti della mocidade portuguesa, spinta negli anni venti al misticismo
saudoso dai fautori di un’improbabile rinascita imperiale.
Il messaggio complessivo della fictio camoniana di Atteone va riletto, cre-
diamo, anche tenendo conto del lungo gioco di manipolazioni a cui il per-
sonaggio Sebastiano è stato sottoposto; e questa prospettiva, che inserisce
le innovazioni del poeta nel clima critico della sua epoca, servirà forse a
chiarire qualche aspetto della costruzione testuale.

3.2 Intellettuale encratico, interno alla logica del potere di cui vive e per il
quale scrive, il poeta si pone di fronte all’opera dedicata al Re e al suo po-
polo con la coscienza di una sfasatura palese fra la destinazione immediata
del poema e il passato illustre volontariamente enfatizzato. Le contraddi-
zioni interne a un ideale cavalleresco immerso a forza nel Rinascimento – a
un crociatismo mescolato con Erasmo e le utopie neoplatoniche – costrin-
gono e condizionano il messaggio civile e «storico» della sua epopea. Lo
scoglio più difficile che si oppone al tentativo di imitare Virgilio per la
fabbricazione di un’ideologia imperiale è costituito proprio dall’Eroe a cui
il testo appare finalizzato:31 le res gestae belliche di Sebastiano non possono
fornire materia al canto, perché ancora non compiute, né può essere defi-

CCLV

I Lusiadi.indb CCLV 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

nita la figura concreta del re, visto che secondo la communis opinio eterodi-
retta egli è soprattutto un cacciatore sospetto di deficienze sul piano della
mascolinità. D’altro lato, se Camões tendeva a un’operazione organica di
suggestione bellica e civile, appare poco sostenibile l’ipotesi che – proprio
nel poema bellico e civile – egli abbia voluto piegare una favola in altri luo-
ghi liricamente innovata a strumento critico e denigratorio nei confronti
di Sebastiano.
Soprattutto in un ambiente di maldicenze orchestrate, il poeta poteva assu-
mersi il ruolo non ovvio di esaltare le caratteristiche più contestabili nel so-
vrano: la giovinezza acerba come la passione per la caccia, l’insofferenza alle
trame parentali e la convulsa aspirazione a una grandeur ancora indefinita.32
Lungo Os Lusíadas si rilevano «spie» frequenti di questa possibile azione di
propaganda gratificante: si cantano spesso principi giovani e fieri – Afon-
so I e l’Africano, João I e João II –, mentre si invitano i portoghesi onesti a
meglio operare per la grandezza del Capo. Questo versante «pratico» del
poema si articola dunque in momenti diversi ma progressivi, all’interno di
una inventio che vuole convincere e commuovere soprattutto ricorrendo
alla finzione poetica.
Così la favola di Atteone può essere anche offerta direttamente al re, per
rassicurarne l’animo (e tranquillizzare i suoi fedeli), con una storia tra-
dizionale ma completamente rinnovata nell’happy-end. Tutto l’episodio
dell’Isola degli Amori, canovaccio teatrale costruito intorno allo spunto
venatorio, va perciò letto anche come una rappresentazione beneauguran-
te, «ad usum Delphini», accoppiando gli spunti avventurosi della caccia
con i piaceri gerarchizzati di Cupido e di Venere.
L’Isola viene quindi riportata all’attualità con il ricorso a un topos già in
precedenza manipolato: l’immagine di Atteone salvo («não se espanta…»)
dopo la metamorfosi diventa occasione per un discorso sui problemi che
premono fuori dalla felice smemoratezza del Giardino.
Il presente invade la costruzione platonica ed erotica rivisitandola secondo
un’ottica nuova, che non distrugge le immagini della beatitudine e della
deificazione, ma piuttosto le riconduce alla qualità concreta dei dipinti cin-
quecenteschi che illustrano, per il diletto e il riposo dei potenti, le antiche
storie degli amori mitologici.33 La favola di Atteone rappresentata dalle
ninfe e da Vasco e compagni giunge in tal modo a prefigurare un’armonia
del tutto volontaria: l’uomo domina la natura e questa, mitologicamente
stilizzata, deve apparire felice sotto il dominio dell’uomo.

CCLVI

I Lusiadi.indb CCLVI 14/04/2022 15:24:58


ATTEONE E IL RE

3.3 Proprio in virtù di questo volontarismo, l’operazione terapeutica che


suggerisce al re la funzione esaltante dell’amore sembra soffrire al proprio
interno di qualche incertezza, per l’insuperato contrasto fra la dilatazione
della fictio e la meschina dimensione dei fatti reali.
L’antagonismo istituito dal poeta fra l’inventio suasoria e un mondo ancora
privo di Isole e di Amori non riesce a concretarsi del tutto in una strategia
combattiva e vincente, sicché la volontà di un Nuovo Ordine – eroico e pla-
tonico – resta essenzialmente ridotta entro i confini del sogno mitologico.
Finita l’epoca dei primi guerrieri e dei primi viaggi, non si presenta suf-
ficientemente chiara all’autore la possibilità concreta di un’era che sia in-
sieme più combattiva e più disposta a un aureo accordo con la natura e le
sue leggi. In tale prospettiva, i simboli rivisitati del canto nono negano la
«apagada e vil tristeza» dell’esistente, senza raggiungere la meta di una
definitiva armonia sulla terra.
Prodotto estremo dell’ideale umanistico, l’Isola è dunque anche un rifles-
so mediato dei contrasti presenti in un momento storico ambiguo, che co-
struisce i propri re per distruggerli dopo la disfatta, ma che occultamente
li ridimensiona anche nell’ora delle grandi attese, in una congestione di
voci che accomuna parenti e popolo, gesuiti e poeti. «E todo este amor,
este jogo de amor, é como uma dança sobre um abismo de sombrios segre-
dos e repressões»34 nella dilatazione e contraffazione della realtà politica
e sociale l’episodio denuncia, all’interno della perfetta felicità raffigurata,
il «desconcerto» fra i sogni di un futuro irrealizzato e le oscurità di un
presente aperto alla disfatta di Alcácer-Quibir.
L’Atteone recuperato dentro la scenografia e le rappresentazioni dell’Isola
si offre pertanto a diversi risultati interpretativi; e se sui tempi brevi il suo
messaggio difficilmente avrebbe potuto essere colto nell’insieme, già in
quelli medi – il 1639 del Faria e Sousa – qualche zona superficiale della
sua oggettiva complessità è stata intuita dal commentatore, che da questa
favola a più usi ha ricavato la rozza e sorprendente immagine del poeta nei
panni del Battista e del re in quelli scomodi di Erode.
Sogno platonico, pausa erotica, terapia «doce» per un re in costruzione, la
vicenda del cacciatore e dell’Isola è anche testimonianza di un malessere
individuale e collettivo che in Os Lusíadas trova modi di trasmissione non
sempre decifrabili in senso univoco.35

[Erilde Melillo Reali, Atteone e il re, in Studi Camoniani 80, pp. 47-62]

CCLVII

I Lusiadi.indb CCLVII 14/04/2022 15:24:58


I Lusiadi e gli altri
(contatti tra culture e tra lingue nell’epos camoniano:
la figura dell’interprete)
di Ettore Finazzi-Agrò

1. Che Os Lusíadas siano opera profondamente segnata da un impegno reali-


sta, è opinione vulgata e, per così dire, pietra d’angolo della esegetica camo-
niana di tutti i tempi. Topos critico, aggiungerò tuttavia, che ha spesso impe-
dito una considerazione approfondita dei meccanismi «letterari» attraverso
i quali il realismo opera all’interno del poema interagendo con il contesto
epopaico. Lo stesso autore, del resto, può considerarsi parzialmente respon-
sabile di tale escamotage ermeneutico, fornendo, fin dal canto esordiale, una
chiave di lettura meta-testuale valida per l’intero componimento:

Ouvi, que não vereis com vãs façanhas,


fantásticas, fingidas, mentirosas,
louvar os vossos, como nas estranhas
Musas, de engrandecer-se desejosas:
as verdadeiras vossas são tamanhas,
que excedem as sonhadas, fabulosas,
que excedem Rodamonte e o vão Rugeiro,
e Orlando, inda que fora verdadeiro,1

laddove la correctio equivoca che apre l’ottava sottolinea pletoricamente la


distanza che Camões intende interporre tra sé e i poemi epici ed eroico-
cavallereschi che lo hanno preceduto (raddoppiando, poi, quella distanza
sul piano letterario attraverso l’insinuazione della possibile «storicità» di
Orlando).
Molti (troppi, forse) si sono trincerati dietro questa indicazione poetica
facendone quasi la ratio essendi dell’opera, il nucleo primario della sua

CCLVIII

I Lusiadi.indb CCLVIII 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

esemplarità storico-culturale e ideologica valido contro ogni possibile, im-


barazzante raffronto con la produzione congenere, fatta salva la «gramma-
ticalità» dei modelli classici.
La verità – come hanno, del resto, agevolmente inteso gli studiosi più av-
vertiti 2 – è ben altra, giacché l’opera si consustanzia di elementi desunti
dalla tradizione letteraria circostante (che media, ovviamente, anche l’e-
sempio arcaico) con cui è possibile – e sarebbe impensabile il contrario –
istituire utili parallelismi e confronti, non solo, come si è fatto, di natura
stilistico-formale, ma anche ideologica e tematica.
Fermandoci all’ottava sopra citata e riferendoci al solo ambito portoghese,
potremmo ad esempio ricordare come nel Prólogo alla sua Crónica do Impe-
rador Clarimundo João de Barros sostenesse la veridicità delle imprese da lui
narrate appellandosi alla storicità delle opere «meravigliose» del re D. Ma-
nuel:3 fantastico ed empirico si confondono, di fatto, nella figura di un eroe
immaginario che viene presentato come l’iniziatore della dinastia alfonsina.
Con ciò non si intende certo sottovalutare l’importanza storico-culturale
della scelta tematica operata da Camões, ma solo ribadire che la compo-
nente cronachistica e, più in generale, l’elemento verosimile dei Lusiadi
vanno di necessità traguardati attraverso la lente della «letterarietà»; te-
nendo, quindi, ben presente il carattere sempre tendenzioso (esemplare)
del mythos all’interno della costruzione epica.
Il fatto che lo scrittore portoghese, in altre parole, scelga di cantare le gesta
di Vasco da Gama e non quelle, poniamo, di un Viriato o, più ancora, di un
Clarimundo ha una rilevanza precisa all’interno del «sistema» letterario
coevo, ma altrettanto importante è poi verificare in che modo tale scel-
ta influisca sul «processo» poetico, come in definitiva la cronaca entri in
rapporto con l’epos (e con la tradizione letteraria relativa) e gli effetti che
questa sussunzione di elementi «reali» produce sul piano testuale.4
In tale prospettiva, non è solo il gusto iconoclasta che ci spinge ad affer-
mare che, sul piano strutturale, Vasco da Gama non differisce di molto da
Clarimundo o dal Lucidardos di Jorge Ferreira de Vasconcellos,5 che, cioè,
la funzione «emblematica» di questi personaggi è per molti versi simile
all’interno dei rispettivi modelli letterari: si tratta soprattutto di sgombera-
re il campo da equivoci che hanno lungamente pesato sulla considerazione
critica dei Lusiadi, oppressi da una referenzialità storicistica (a volte, anche,
male intesa, sulla scorta di pregiudizi ideologici) che ha spesso finito per
porre in secondo piano l’analisi degli effettivi rapporti correnti tra «reale»

CCLIX

I Lusiadi.indb CCLIX 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

e «immaginario» all’interno della fictio epopaica e dei significati letterari e


culturali a essi sottesi su di un piano sincronico.
Al fine di fornire un parziale contributo allo studio del realismo camonia-
no, mi è parso pertanto utile isolare un aspetto che ritengo non secondario
del poema: la rappresentazione dei contatti tra culture diverse e le moda-
lità di approccio linguistico dell’una alla (o alle) altra (altre), compendiate
nel personaggio dell’interprete.
2. «L’uomo epico è privo […] di iniziativa linguistica; il mondo epico cono-
sce un’unica e unitaria lingua compiuta».6 Presa anche alla lettera, quest’af-
fermazione di Bachtin mi sembra disponibile a render conto in maniera
sufficiente dell’atteggiamento prevalente tra gli autori di componimenti
epici nei confronti del linguaggio.
Di fatto, risulta assai arduo rintracciare una problematica di tipo «lin-
guistico» non solo nell’ambito della letteratura a sfondo epico o epopaico
di ogni periodo, ma anche all’interno di opere che a quel genere paiono,
sul piano storico-letterario, connettersi, come ad esempio, per limitarci al
periodo medievale (epoca alla quale mi riferirò in via principale, per ov-
vie ragioni argomentative, nel corso di questa breve analisi), il romanzo
cortese o quello di cavalleria. La mancanza di uno scrupolo di verosimi-
glianza rende, in buona misura, superflua la proposizione stessa di una
delimitazione linguistica. I vari personaggi comunicano, quindi, tra loro
senza bisogno di alcuna mediazione, partecipando di un’unica dimensione
ideologica e culturale: quella dell’autore e del suo pubblico dal cui rappor-
to nasce una realtà fondamentalmente «chiusa», che trova in se stessa le
proprie motivazioni.7
Gano e Marsilio, ad esempio, in quanto personaggi «assoluti», o meglio,
simboli di se stessi operanti in un sopra-mondo totalmente privo di bar-
riere reali, sono in grado, senz’altra giustificazione pratica, di comunicare
tra loro, ignorando la necessità di intermediari linguistici. Né si deve sup-
porre che la solidarietà etica tra essi abbia eccessiva rilevanza, giacché la
differenza su tale piano non comporta affatto una caduta di comprensione:
la contrapposizione di bene e male, propria delle chansons de geste, non si
riflette a livello di lingua e, mentre individua manicheisticamente i perso-
naggi, non arriva certo a incrinare la compiutezza e unitarietà della visione
del mondo dell’uomo medievale. È proprio in virtù di questa unilateralità
del «punto di vista» ideologico che le ambascerie dei Franchi hanno, in
generale, le stesse possibilità del «perfido Maganzese» di intendersi con le

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I LUSIADI E GLI ALTRI

genti saracene. Il verosimile pare, in definitiva, bandito da questo come da


altri aspetti dell’epos: la funzione esemplare schiaccia, sul piano affabula-
tivo, ogni dialettica del reale.
È sintomatico, d’altronde, che i pochi esempi di una, seppur incipiente ed
episodica, riflessione sui problemi di distinzione linguistica si concentrino
soprattutto in testi che si collocano al crocevia tra epica, narrativa e storio-
grafia: ci riferiamo alle cronache rimate antico-francesi in cui si accenna,
talora, alla presenza necessaria di un latinier (o latimer), ossia di un «inter-
prete», in situazioni di disparità di lingue.8 Par quasi che la natura eteroge-
nea, o meglio, di «generi in contatto» che caratterizza tali componimenti
si rifletta sul piano testuale, imponendo una esplicitazione delle differenze,
un rispecchiamento della varietà del reale (e dell’esperienza) che è estra-
neo, per contro, a opere più facilmente ascrivibili a modelli letterari unici,
quali, appunto, l’epica o la narrativa. La solidità dell’impianto registra-
le (ma si rapporti tale nozione alla generale labilità dei confini tipologici
nell’ambito della letteratura medievale) sembra, in conclusione, prevedere
l’univocità del codice linguistico.
Al di là di questa generica ipotesi, è comunque facile individuare nel prin-
cipio di verosimiglianza di matrice latamente storicistica il fattore che
maggiormente agisce sulla percezione e rappresentazione delle alterità
linguistiche: è soprattutto la loro natura cronachistica, cioè, che fa sì che
in opere come il Roman de Rou o il Brut di Wace si accenni alla presenza
del latinier.9 Su di un piano più generale, ci si può tuttavia chiedere (dal
momento, altresì, che in molte cronache medievali l’interprete non è men-
zionato) se esistano anche motivazioni o condizionamenti più profondi, di
natura socio-culturale o ideologica, che operino, in positivo o in negativo,
a livello di scelte poetiche. La risposta non può che essere affermativa. Il
mondo epico, come quello del romanzo cortese e di cavalleria, non è che
un’articolazione dell’universo medievale, monolitico e autolegittimato, a
cui non sfugge, in fondo, neanche il rendiconto storico, inattendibile nella
misura in cui è piegato a un principio panestetico che filtra il reale adattan-
dolo a una visione sostanzialmente meta-storica o, comunque, asservita a
un «imperativo sociale».10
La rappresentazione – e la coscienza stessa – di una «questione delle lin-
gue» a livello letterario, può dunque definirsi solo incidentale per buona
parte del periodo altomedievale. E sebbene il cosiddetto «bilinguismo
orizzontale»11 operi in concreto (e già a Strasburgo i discendenti di Car-

CCLXI

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

lo Magno erano stati costretti a ripetere il loro giuramento in due lingue


diverse), viene poi saturato, sul piano culturale, in una prospettiva totaliz-
zante, nella comune tensione alla «grammaticalità».
Si possono, in questo senso, ancora citare ad esempio i molti discordi pluri-
lingui presenti nella produzione della «generazione trobadorica del 1180»
che mentre affermano, nella «pratica», la molteplicità delle valenze lingui-
stiche (e dei registri stilistici), negano poi, in buona sostanza, l’operatività
delle differenze stabilite nel segno di una tendenziale sovra-nazionalità del
codice poetico.12
È opportuno rammentare, d’altronde, come nel corso del Medio Evo al-
cune varietà di volgare romanzo vennero acquistando, grazie alla loro let-
terarizzazione, una dignità superiore alle altre.13 Tale processo comportò,
per usare un’espressione cara a Zumthor, una «verticalizzazione» di tali
lingue, che finirono pertanto per essere identificate con il codice letterario
e ideologico di cui erano state veicolo privilegiato, tanto da essere utilizza-
te, di necessità, anche da autori di lingua madre diversa che a quel codice
volessero riferirsi.
Questa frattura prodottasi all’interno del sistema linguistico romanzo fece
risentire i propri effetti anche sul piano testuale, tanto da legittimare in
componimenti bi- o pluri-lingui, la funzionalizzazione allusiva delle alte-
rità espressive, ossia la contrapposizione finalmente cosciente dei volgari
non solo sul piano stilistico ma culturale.
È quanto avviene, ad esempio, nella notissima tenzone di Raimbaut de
Vaqueiras Domma, tant vos ai pregada, in cui il trovatore mette in scena una
donna genovese che, dialogando con un giullare occitanico, utilizza tutta-
via la propria lingua. La disparità marca qui, per la prima volta – forse – in
maniera netta, una distanza ideologico-sociale. L’uso del volgare genove-
se, in altri termini, connota il personaggio della donna, probabilmente di
bassa estrazione e sicuramente non assimilabile agli schemi della midons
cortese. Ed è significativo che ella dichiari a un certo punto:

Jujar, to proenzalesco,
s’eu aja gauzo de mi,
non prezo un genoì.
No t’entend plui d’un Toesco,
o Sardo o Barbarì,
ni non ò cura de ti.14

CCLXII

I Lusiadi.indb CCLXII 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

La caduta di comprensione è qui metafora di una distanza culturale in-


colmabile, e del resto – pur tenendo conto dell’intento parodistico – nelle
parole della donna si può scorgere il riconoscimento pieno di una situazio-
ne di plurilinguismo: un volgare «illustre» quale il provenzale viene posto
empiricamente sul medesimo piano di lingue come il toesco, il sardo e il
barbarì considerate, per tradizione, prive di ogni dignità culturale.15
Per quanto ascrivibile al filone «classico» dei contrasti tra poeta e popola-
na, d’altronde, la tenzone di Rambaldo presenta, rispetto a quel modello,
notevoli elementi di individuazione: vi si avverte, infatti, una sorta di di-
stacco ironico dal tema che si risolve, si direbbe, in un tentativo di caratte-
rizzazione «scenica» dei personaggi dialoganti.16 Non si ha più, in altre pa-
role, solo una diffrazione, mantenuta su di un piano retorico-stilistico, di
un codice culturale e linguistico omogeneo, ma la presentazione di «punti
di vista» realmente e, forse, storicamente diversi.
Forzando alquanto i limiti di senso del testo, ci si può, di fatto, spingere a
individuare in esso i segnali dei profondi mutamenti intervenuti nel corpo
sociale medievale nel periodo che separa Rambaldo dai primi trovatori: e si
può pertanto affermare, in tale prospettiva, che nel discordo bilingue è in
realtà l’etica cortese, questo frutto ormai stantio della concezione teorico-
statuale e filosofica alto-medievale, che si confronta con il suo antagonista
simbolico, ancora svilito in una dimensione grottesca ma già sul punto di
trionfare: l’ethos mercantile.17 Al giullare, insomma, custode un po’ ridico-
lo di una tradizione (ormai solo formulare) obsoleta, si contrapporrebbe in
tal caso una donna che è forse difficile considerare archetipo «borghese» (o
anche soltanto prefigurazione della burgensis dives delle gerarchizzazioni
sociali duecentesche) ma che è comunque portatrice di valori nuovi e che
utilizza, di conseguenza, anche un codice linguistico inedito, opponendolo
realisticamente a tutti gli altri, senza distinzioni di natura culturale.18
L’avvento del ceto medio urbano provocò, com’è noto, effetti notevoli a li-
vello sovrastrutturale: uno di questi – come gli altri, tuttavia, prodottisi in
un arco di tempo assai ampio – fu appunto il mutamento della prospettiva
realistica in arte.19 Il testo non poté più essere uno spazio di realtà autono-
ma, dotato di tenui legami con il mondo «empirico» che in esso si rifletteva
solo mediatamente, ma divenne anche luogo di mimesis, di descrizione,
cioè, e di ripetizione dell’oggetto: al dominio della «memoria», come è
stato detto, succede quello della «conoscenza»20 Nell’ottica che qui ci in-
teressa, dunque, il riconoscimento dell’esistenza di una Babele linguistica

CCLXIII

I Lusiadi.indb CCLXIII 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

(portato e metafora di una Babele sociale) doveva coincidere con la sua


rappresentazione.
È in questo clima mutato che finisce coerentemente per imporsi la figura
letteraria del latinier. Il caso esemplare è, in questo senso, costituito dal
Guillem de la Barra, poema cavalleresco composto nel primo quarto del
secolo XIV, in una Tolosa «controriformata», da Arnaut Vidal de Castel-
naudary. Si tratta di un’opera ancora una volta – ma in senso nuovo rispetto
alle cronache di Wace – dai confini registrali indefiniti, «frutto», come scri-
ve Limentani,21 «di una poetica che miscet utile dulci», in cui si confondo-
no epica, agiografia e romanzo e che finisce addirittura per assumere – ed
è significativo nella nostra prospettiva – i contorni del racconto eziologico.
Nel Guillem de la Barra, dunque, è inserito un lungo episodio in cui si
narra di come l’eroe del romanzo giunga, con largo seguito di cavalieri
cristiani, a una città saracena, denominata Malleo. Qui viene loro richie-
sto di scegliere tra il pagamento di un pedaggio, la conversione alla fede
musulmana o la morte: nessuna della tre ipotesi conviene, ovviamente, a
Guillem e ai suoi, così che il signore di quella terra si vede costretto a
parlamentare con i cavalieri cristiani. È a questo punto che Arnaut Vidal
si avvede e fa notare quel particolare «pratico» spesso ignorato dagli autori
che lo avevano preceduto:

El bar senher de Malleo


non entendec las lors paraulas,
mas que cujec que fossan faulas;
e tantost us bels cavaliers,
qu’era sarrazis latiniers,
se levec mantenant en pes
e vay comenssar tot ades
iradamens als escudiers
[…]
(vv. 220-227)22

Ecco, quindi, in campo il sarrazis latiniers, il quid medium indispensabile,


in un’ottica veristica, tra persone di lingua diversa. Né il suo ruolo appare
limitato alla mediazione linguistica, che anzi il personaggio assume man
mano rilievo con il procedere della narrazione, fino a godere di una piena
autonomia (e compiutezza) «attanziale». Infatti, da semplice «commutato-

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I LUSIADI E GLI ALTRI

re di lingua» – e proprio grazie a questo suo primo attributo – egli passa a


ricoprire le funzioni di messaggero tra le due forze in campo, finendo per
parteggiare apertamente per i cristiani, convertendosi, da ultimo, e termi-
nando la sua vita in veste di romito.
Limentani (al cui studio qui, ovviamente, si rinvia per più ampie valuta-
zioni sul Guillem de la Barra) ha colto felicemente la singolarità tematica
di questo passo e indicato l’eccezionalità di questa figurazione del latinier
all’interno della tradizione letteraria medievale,23 ma quel che mi pare
opportuno notare è, altresì, come l’episodio e il personaggio mantengano
questo loro carattere insolito in seno alla stessa opera in cui sono inseriti.
In altri termini: non è la sola volta che persone di diversa lingua entrano
in contatto nel corso della narrazione, ma è la prima e unica volta che
si segnala – e si sottolinea poi fortemente – la presenza di un interprete.
Guillem de la Barra, il quale proviene da una favolosa «terra lay d’Ungria»
e vive il suo destino interamente fantastico nel mondo adimensionato dei
romanzi di cavalleria, si intende quindi perfettamente con genti di tutte le
lingue con l’unica eccezione degli abitanti di Malleo, musulmani che – e
questo è certamente il fattore decisivo – egli riesce a convertire in massa al
cristianesimo aiutandosi con prodigi e miracoli.24
Nel momento in cui avverte l’esemplarità catechistica di quanto si accinge
a narrare, Arnaut Vidal pare dunque decidersi a proiettare una luce di
«realtà» sul racconto, immettendo un elemento che, in quanto verosimile,
riscatti (almeno in parte) la totale inverosimiglianza del contesto. È ov-
vio, d’altronde, che lo scrittore voglia poi trarre il massimo partito, a fini
gnomici, da questa innovazione tematica e strutturale (impostagli, si può
supporre, dalla situazione culturale e ideologica in cui operava e resa pos-
sibile dal mutato atteggiamento letterario nei confronti del «reale» conse-
guente all’avvento della borghesia). Di fatto, seppur sinteticamente equipa-
rate nella figura del latinier, le due lingue si caricano immediatamente di
connotazioni antitetiche, nell’opposizione netta tra «son [dell’interprete]
algaravic» e il «pla lingage» (e si rilevi come questa seconda nozione re-
sti indefinita, accomunando, in fondo, sotto una denominazione generica
tutte le lingue della cristianità).25 Il destino trionfante della «vera fede»
coincide metaforicamente con il destino esemplare del tramite linguistico,
del sarrazis latiniers appunto.
3.1. Il modello tematico del Guillem de la Barra resta, in ogni caso, se non
totalmente atipico, certo scarsamente seguito nell’ambito della letteratura

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

epica e/o eroico-cavalleresca basso-medievale. A quanto mi consta, cioè,


non si hanno esempi di personaggi-interpreti che assumano un pari rilievo
e una così chiara funzionalizzazione all’interno della produzione letteraria
congenere successiva.
Da questo non si può naturalmente dedurre che il realismo sia bandito da
tali espressioni letterarie, ma per lo più – come già nell’opera di Arnaut
Vidal – esso finisce per aggrumarsi in luoghi deputati (ad esempio nella
descrizione di alcuni personaggi o di avvenimenti particolari immessi a
bella posta in contesti irreali, con intenti, quindi, essenzialmente «contra-
stivi») e, soprattutto, viene esso stesso tematizzato, entra, cioè, a far parte
del «lessico» narrativo, divenendo paradossalmente disponibile a una fun-
zionalizzazione fantastica (è il caso delle false fonti storiche indicate dagli
autori di romanzi di cavalleria e, più in generale, del singolare rapporto di
veridicità che essi instaurano con il loro pubblico).26 Prende corpo, in altre
parole, una riflessione del e sul reale, che non comporta necessariamente
una scelta di verosimiglianza in arte, ma sicuramente il riconoscimento,
sulla scorta del pensiero classico, di una dialettica dell’esistente entro cui è
fatalmente immesso lo stesso «prodotto» artistico.27
La cultura umanistica e ancor più, in seguito, quella rinascimentale acqui-
stano dunque, per tal via, coscienza delle «diversità», della varietà dell’e-
sperienza umana: il mondo in cui si vive non è che uno dei mondi possibili
e i viaggi di scoperta confermano empiricamente che l’orizzonte non deve
più considerarsi un confine, il limite all’interno del quale «tutto ha un
senso».
La bocca di Pantagruele, l’universo immaginifico in cui si svolgono gli
amori di Orlando e Angelica, il regno dell’Utopia, l’India stessa: tutto ser-
ve a creare, da un lato, incertezza nell’uomo occidentale circa il proprio
modo di stare al mondo, dall’altro a confortarlo di questa perdita di sicu-
rezza proponendogli nuovi schemi ideologici consolatori.
Certo, l’atteggiamento nei confronti di questa realtà «altra» può essere du-
plice, a livello letterario: o si «ideologizza», per così dire, la diversità, ovve-
ro, ma su un piano che può facilmente slittare nel grottesco, si opta ancora
una volta per l’unidimensionalità: tutto fantastico e/o tutto «comme chez
nous». L’alternativa, in ogni caso, è solo apparente, che la scelta dell’appiat-
timento porta sempre con sé – in contrasto con quanto avveniva in epoca
medievale – la inevitabile consapevolezza dell’«altro» (può, pertanto, con-
siderarsi ancora una scelta eminentemente stilistica). Per converso, coloro

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I Lusiadi.indb CCLXVI 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

che assumono la diversità quale movente e oggetto poetico finiscono poi,


fatalmente, per proiettare sull’«altro mondo» gli schemi culturali e ideo-
logici del proprio.
È quanto avviene, in buona misura, nei Lusiadi ove molti dei personaggi
partecipano di una stessa «civiltà», al di sopra delle barriere di religione o
razza: la «lingua epica» è, in questo senso, effettivamente «unica e unita-
ria», fattore di coesione e comunicazione al di là di ogni verosimiglianza.
E non è, pertanto, il re di Melinde il solo che, per la comunanza di codice
culturale, può intendere e farsi intendere – senza mediazioni linguistiche
esplicite e senz’altra giustificazione – dai Portoghesi: perfino um dos das
Ilhas, un anonimo mouro abitante del Mozambico (che non ha, quindi, il
rilievo anche sociale di quello), appare in grado di rivolgersi direttamente
al Capitão citando «o pai Gentio» di Maometto e l’«Indo Idaspe», e igno-
rando la necessità di un interprete.28
Se ci si fermasse a questi esempi, si potrebbe facilmente concludere che il
contesto epopaico dell’opera recupera la sinteticità di visione propria dell’e-
pos arcaico e medievale: ma si tratta solo di una parte della «verità» testua-
le, giacché se in effetti i Mouros, come già la paiene gent del Roland, vengono
culturalmente assimilati ai fedeli di Cristo, è anche vero che questa schema-
ticità trova poi numerosi correttivi all’interno del poema camoniano.
Da un punto di vista «etnologico», ad esempio, si può agevolmente rin-
tracciare tutta una serie di discriminazioni che incrinano la apparente so-
lidarietà della concezione culturale di Camões: mi riferisco, in particolare,
all’atteggiamento dell’autore nei confronti degli Etíopes, termine con il
quale egli designa genericamente gli indigeni dell’Africa (distinguendoli,
dunque, dai Mouros).
È significativo che il primo e più esplicito giudizio a proposito dei «sel-
vaggi» africani, lo si trovi proprio nel discorso dell’anonimo abitante del
Mozambico, il quale pone una distanza netta tra la sua gente («estrangeiros
na terra, Lei e Nação») e gli indigeni «que criou / a Natura, sem Lei e sem
Razão».29 Una Natura, dunque, che più che madre è matrigna: il «selvag-
gio», privo di legge (religiosa, ma forse vi è anche un accenno polemico
allo jus naturalis) e di ragione (culturale), agisce seguendo il proprio istinto,
simile in questo agli animali da cui ci si può attendere di tutto tranne che
un comportamento «umano».
Dall’altro mouro che dialoga con i Portoghesi senza mediazioni linguisti-
che viene una valutazione altrettanto chiara: il re di Melinde, rivolgendosi

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

a Vasco da Gama, parla di fatto di «costumes bárbaros, alheios, / que a


nossa África ruda tem criado».30 Qui 1’África si sostituisce alla Natura, ma
la sostanza del giudizio non muta.
E ancora: nella lunga «regressione» narrativa che Camões pone in bocca
a Vasco da Gama troviamo altre descrizioni di Etíopes che paiono utili a
definire in modo esauriente l’atteggiamento dell’autore nei confronti del
«selvaggio». La prima si riferisce alla cattura di un indigeno prima del
passaggio del Capo di Buona Speranza:

[…]
Eis, de meus companheiros rodeado,
vejo um estranho vir, de pele preta,
que tomaram per força, enquanto apanha
de mel os doces favos na montanha.

Torvado vem na vista, como aquele


que não se vira nunca em tal extremo;
nem ele entende a nós, nem nós a ele,
selvagem mais que o bruto Polifemo.
Começo-lhe a mostrar da rica pele
de Colcos o gentil metal supremo,
a prata fina, a quente especiaria:
a nada disto o bruto se movia.

Mando mostrar-lhe peças mais somenos:


contas de cristalino transparente,
alguns soantes cascavéis pequenos,
um barrete vermelho, cor contente;
vi logo, por sinais e por acenos,
que com isto se alegra grandemente.
Mando-o soltar com tudo e assi caminha
pera a povoação, que perto tinha.31

Se pure è possibile rintracciare, in questa lunga descrizione, un tenue ri-


ferimento all’immagine del «buon selvaggio» (si guardi, soprattutto, al
bucolismo legato alla menzione dei doces favos na montanha, ma anche
all’indifferenza dell’indigeno per le «ricchezze» occidentali), il ritratto re-

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I LUSIADI E GLI ALTRI

sta, tuttavia, certamente in negativo (selvagem mais que o bruto Polifemo) e


la comunicazione è, conseguentemente, solo di tipo gestuale. La possibilità
di fraintendimenti che ne deriva condurrà, di fatto, al contrasto aperto tra
i Portoghesi e la tribù locale, designata, senza più alcuna incertezza, «gente
bestial, bruta e malvada».32
Poco più avanti, Camões, sempre per bocca del Capitão, ci offre una nuova
descrizione di Etíopes, questa volta abitanti di terre al di là del Capo:

A gente que esta terra possuía,


posto que todos Etíopes eram,
mais humana no trato parecia
que os outros que tão mal nos receberam.
Com bailos e com festas de alegria
pela praia arenosa a nós vieram,
as mulheres consigo e o manso gado
que apacentavam, gordo e bem criado.

As mulheres, queimadas, vêm em cima


dos vagorosos bois, ali sentadas,
animais que eles têm em mais estima
que todo o outro gado das manadas.
Cantigas pastoris, ou prosa ou rima,
na sua língua cantam, concertadas
co doce som das rústicas avenas,
imitando de Títiro as Camenas.33

Qui i richiami all’utopia bucolica sono espliciti, entrando in una raffigura-


zione ben più articolata dei costumi indigeni. In essa è facile, d’altronde,
avvertire l’eco di descrizioni consimili presenti nella letteratura dell’epoca;
in quella parte, almeno, che andava creando e imponendo il mito del «buon
selvaggio», o meglio, del «selvaggio felice», attorno al quale prenderà cor-
po – e durerà, poi, per secoli – uno dei più ampi dibattiti culturali che la
storia (e non solo quella delle idee) occidentale ricordi.34 Nel poema camo-
niano, tuttavia, la «citazione» non arriva a coagularsi in un giudizio etico-
ideologico o antropologico più ampio; e d’altronde, sebbene mais humana
(intendendo qui l’aggettivo nella sua potenziale e, forse, voluta polisemia),
un gradino più su, quindi, degli altri «etiopi» (posto que todos Etiopes eram)

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I Lusiadi.indb CCLXIX 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

nella scala evolutiva, quella gente resta chiaramente al di qua della soglia
dell’umano. Di conseguenza, la comunicazione con i Lusitani non è più solo
gestuale, ma arriva appena a concretizzarsi nella possibilità del baratto.35
Questa situazione di estrema disparità culturale non si dà mai, per contro,
all’interno del poema, nei frequenti contatti che i Cristiani hanno con la
Maura gente. Si è già visto, a tale proposito, come Camões ignori ogni scru-
polo di verosimiglianza nei casi del re di Melinde e di um dos das Ilhas,
messi in grado di comunicare direttamente con i sudditi di D. Manuel.
Ma la tendenziale assimilazione culturale denunciata da tali esempi non
inibisce, a differenza di quanto avveniva nelle chansons de geste, il (pre-)
giudizio etico e religioso e non sempre, del resto, la differenza di lingua
viene passata sotto silenzio: per tre volte, infatti, lo scrittore portoghese,
come già Arnaut Vidal, segnala la presenza necessaria di un latinier.
Nel primo caso ci troviamo al cospetto del Regedor del Mozambico e del
suo seguito:

Está a gente marítima de Luso


subida pela enxárcia, de admirada,
notando o estrangeiro modo e uso
e a linguagem tão bárbara e enleada.
Também o Mouro astuto está confuso,
olhando a cor, o trajo e a forte armada36
[…]

Appare subito chiaro che, ancor più della differenza di «colore» e di «abi-
to», è la diversità di lingua che crea uno stato di confusione e, quindi,
di diffidenza fra i due gruppi. Con maggior forza del suo predecessore
tolosano, lo scrittore portoghese sottolinea quella diversità, ricondotta –
coerentemente con le istanze epocali – entro un ambito etico attraverso
la connotazione spregiativa della lingua «altra»: non semplicemente «son
algaravic» ma «linguagem bárbara e enleada».
Da tale premessa non poteva che conseguire la necessità di interporre un
mediatore linguistico: in questo caso si tratta di un Portoghese, um que a
lingua escura bem sabia (e si noti come l’autore, non solo attraverso la scelta
dell’attributo, ma soprattutto per mezzo della giustapposizione contrastiva
di bem a escura lasci trasparire il suo intento gnomico), il quale traduce al
Regedor le parole del suo «capitano».37

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I Lusiadi.indb CCLXX 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

L’interprete ricompare nuovamente nel canto quinto, allorquando Camões


– che pare voler simbolicamente risalire, all’interno della «analessi» posta
in bocca a Vasco da Gama, la scala evolutiva della «civiltà» – presenta
un terzo gruppo di indigeni dell’Africa. Costoro «Etíopes são todos, mas
parece / que com gente milhor comunicavam; / palavra algâa Arábia se
conhece / entre a linguagem sua que falavam».38 I mori pertanto, a quanto
si evince dal contesto, sono considerati da Camões gente milhor, detentori
(come avevano, d’altronde, orgogliosamente dichiarato sia il re di Melinde
che l’abitante del Mozambico) di una cultura superiore che si manifesta sul
piano linguistico permettendo una, seppur faticosa, comunicazione:

Pela Arábica língua que mal falam


e que Fernão Martins mui bem entende,
dizem que […] .39

Nell’antitesi c’è già la contrapposizione tra i due mondi, correlati sufficien-


temente da un mezzo linguistico che non è proprio né degli «etiopi» né dei
Portoghesi. Uno di questi, tuttavia, dall’alto della sua superiore cultura, in-
tende perfettamente l’Arábica lingua, che essendo, in questo caso, un sem-
plice (e provvidenziale) strumento di comunicazione, non riceve alcuna
connotazione deteriore. Chi è identificato è, per contro, il latinier. Neanche
nell’opera di Arnaut Vidal, nella quale l’interprete assumeva un rilievo
notevole, veniva mai fatto il nome del personaggio; e lo stesso Camões, del
resto, aveva in precedenza preferito, come si è visto, menzionare generi-
camente um que a lingua… sabia. Si noterà tuttavia come, in questo caso,
la diversità (che pure impegna sia il piano linguistico che – soprattutto –
quello culturale) non riceva alcuna connotazione negativa: si può supporre
che la specificazione (denominativa) tenga qui luogo di giudizio morale,
scongiurando ogni possibile ambiguità etico-ideologica.
Anche la terza volta che introduce la figura dell’interprete, lo scrittore por-
toghese ce ne fornisce il nome: è Monçaide, il mauritano. Vale, forse, la
pena di riassumere qui, in breve, la parte di «fabula» che riguarda questo
personaggio.
Una volta approdati sulle coste dell’India, i Lusiadi decidono di inviare un
degredado al re del Malabar per informarlo del loro arrivo. Il messaggero,
appena sbarcato, si vede circondato da una folla di curiosi a causa del suo
insolito abbigliamento. Tra essi si fa largo «um Mahometa, que nascido

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I Lusiadi.indb CCLXXI 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

/ fora na região de Berberia, / lá onde fora Anteu obedecido. / (Ou, pela


vezinhança, já teria / o Reino Lusitano conhecido, / ou foi já assinalado de
seu ferro; / Fortuna o trouxe a tão longo desterro)».40 Costui si rivolge in
língua Hispana al Portoghese avvertendolo che la città (di Calicut) è poco
lontana e che, se vuole, può rifocillarsi nella sua povera casa: poi egli l’a-
vrebbe riaccompagnato sulla nave. Il messaggero accetta l’invito e conduce
Monçaide (Camões ne ha già rivelato il nome41) sulla nave ammiraglia, al
cospetto di Vasco da Gama. Questi accoglie lietamente il Mouro, udendolo
esprimersi in castigliano, e da lui riceve un’informazione sommaria sull’In-
dia, sulla sua storia e sui suoi costumi. In seguito, allorché un Catual viene
ad accogliere, in nome del re di Malabar, la flotta portoghese, invitando a
corte Vasco da Gama, Monçaide si trova a dover svolgere, gioco forza, il
ruolo di interprete tra Portoghesi e Indiani.42 L’indomani il Catual, deside-
roso di apprendere qualcosa di più sugli stranieri, convoca al suo cospetto
il Mauritano che gli descrive succintamente usi e costumi dei Portoghesi.
Insieme essi si recano, poi, sulla nave ammiraglia ove Paulo da Gama spie-
ga al nobile indiano, sempre per tramite di Monçaide,43 il significato delle
figure dipinte sulle bandiere lusitane. Quando, più tardi, per l’interven-
to di infidi consiglieri musulmani, le sorti sembrano volgere a sfavore dei
Portoghesi, è ancora il Mauritano a intervenire, mettendo a parte Vasco da
Gama delle perfide macchinazioni che si stanno compiendo a suo danno.
Grazie a uno stratagemma la flotta portoghese, imbarcato anche il moro
fedele, riesce a salpare le ancore e Camões commenta:

Isto tudo lhe [a Vasco da Gama] houvera a diligência


de Monçaide fiel, que também leva,
que, inspirado de Angélica influência,
quer no livro, de Cristo que se escreva.
Oh, ditoso Africano, que a clemência
Divina assi tirou de escura treva,
e tão longe da pátria achou maneira
pera subir à Pátria verdadeira! 44

3.2. Stando a queste brevi indicazioni tematiche e di contenuto narrati-


vo, si può facilmente concludere che l’interprete è una figura in crescendo
all’interno dei Lusiadi, un ruolo, cioè, che si arricchisce gradualmente di
nuove funzioni e che, come già nel Guillem de la Barra, finisce per ac-

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I Lusiadi.indb CCLXXII 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

quisire un’importanza decisiva sia sul piano diegetico che genericamente


ideologico.
Monçaide in particolare, più ancora del sarrazis latiniers di Arnaut Vidal,
appare come un personaggio accuratamente costruito: lo schematismo
esemplare – di matrice ancora medievale – dell’autore occitanico, si com-
plica necessariamente in Camões che si muove entro coordinate culturali
ben più ampie. Per quanto entrambi soggetti a condizionamenti sociali e
ideologici di natura affine (e infatti, il clima della Tolosa di Arnaut, che
abbiamo definito – sulla scorta di Limentani – «controriformato», appare
per molti versi assimilabile – fatte le debite proporzioni storiche – a quello
del Portogallo camoniano), oltreché autori, ambedue, di opere dai confini
registrali difficilmente definibili, i due scrittori appaiono, ciò nonostante,
nettamente distanziati sul piano storico-letterario.
La stessa complessità dello schema di trasmissione linguistica seguito, per
Monçaide, dallo scrittore portoghese45 contrasta abbastanza chiaramente
con l’elementarità del rapporto (oppositivo) son algaravic / pla lingage e può
considerarsi indizio di uno scarto parallelo intervenuto all’interno dello
statuto ideologico del personaggio «interprete».
Un’evoluzione simile è, d’altronde, rintracciabile nell’ambito stesso dei
Lusiadi, nel passaggio da um que a língua escura bem sabia e/o da Fernão
Martins al personaggio di Monçaide. Fintantoché, di fatto, la mediazio-
ne avviene tra due realtà linguistiche, in qualche misura, «tradizionali» la
funzione del latinier appare relativamente semplice e chiaramente delimi-
tata: si tratta di un Portoghese che, dall’alto del suo sapere (linguistico),
traduce al riparo da ogni possibile confusione o ambiguità etica. Per il
tramite della sua conoscenza dell’arabo egli può, dunque, entrare in con-
tatto o con popolazioni di cultura (pressoché) pari alla sua ma di religione
sicuramente «inferiore», ovvero con «selvaggi» non connotati sul piano
religioso ma poco evoluti culturalmente.
È, in conclusione, un dislivello di natura morale o culturale che impone
dapprima la presenza dell’interprete. La controprova si ha nel fatto che al-
lorquando lo scarto etico è annullato (il re di Melinde) o ignorato – e fran-
camente poco rilevante nell’ambito del «messaggio» – (um dos das Ilhas),
o quando, per contro, si abbia una sproporzione culturale assai grande se
non, addirittura, assenza di «civiltà» (i primi due gruppi di indigeni incon-
trati dai Portoghesi), in tutti questi casi, dunque, il latinier non ha, si può
dire, ragion d’essere e non è infatti menzionato.

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I Lusiadi.indb CCLXXIII 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

La situazione muta, significativamente, nel momento in cui Camões deve


dare conto dei rapporti tra Lusitani e Indiani. Questi ultimi sono gratifica-
ti di un livello culturale che risulta necessariamente «alto»46 e lo scrittore,
d’altronde, non pare interessato a dare rilievo alla diversità religiosa, visto
che lo «spirito di crociata» si rivolgeva soprattutto contro la fede musul-
mana (e sono coerentemente dei maomettani coloro che creano tra la gente
indiana un clima di ostilità nei confronti dei cristiani, mentre il Samorim,
ad esempio, agisce con sufficiente lealtà nei loro riguardi).
Non potendo ricorrere a una comunicazione immediata ed escludendo l’i-
potesi sia di una assenza di comprensione che di una intromissione di un
interprete portoghese (per ovvi scrupoli di verosimiglianza), Camões può
dirsi, in conclusione, costretto a introdurre il personaggio di Monçaide, il
deus ex machina che la «Fortuna» pone sul cammino dei Lusiadi per ri-
solvere un intricato nodo narrativo. Si tratta, ovviamente di un «infedele»
che ha tuttavia, su di un piano eziologico, importanti attitudini: è, infatti,
un musulmano desterrado (e la lontananza geografica dal «paterno ninho»
può reputarsi metafora di un allontanamento etico e ideologico) originario
della «região de Berberia» (il che lascia intravvedere una connotazione
inversa dell’elemento spaziale, ché la vicinanza alla penisola iberica si può
leggere come approssimazione morale e «comportamentale»). Date tali
premesse e considerando la sua «partecipazione» a una lingua cristiana,
era facile prevedere il suo destino di conversione a cui non ostano partico-
lari condizioni di disparità culturale.
In quest’ottica, la funzione che l’autore coerentemente assegna al perso-
naggio all’interno della fictio non è solo quella di tramite linguistico bensì,
soprattutto, di «mediatore culturale» (sebbene tale nozione vada opportu-
namente valutata nel quadro del tendenziale sincretismo culturale camo-
niano), che mette a parte gli Indiani dei costumi portoghesi e viceversa.
Un ruolo importante che merita a Monçaide un trattamento (letterario)
ben differente da quello riservato ad altri «infedeli»: sábio lo definisce
Camões,47 e tale sapienza – non solo linguistica, come si è visto – lo ac-
comuna all’altro generoso Mouro del poema, il re di Melinde, il quale ha
tuttavia, agli occhi dell’autore e del suo pubblico, un importante titolo di
merito: la sua «regalità» (che risulta, di fatto, vistosamente sottolineata).48
Sono i due soli «diversi» (con la parziale eccezione del Samorim, un al-
tro re dunque) che godano di un giudizio francamente positivo da parte
dell’autore. Un giudizio, si aggiungerà, che mentre trova soprattutto giu-

CCLXXIV

I Lusiadi.indb CCLXXIV 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

stificazioni «esterne» (si può dire di ritualità narrativa, in rapporto alla


tradizione epica classica) per il re di Melinde,49 si impone, quanto al perso-
naggio di Monçaide, in una prospettiva apotropaica, affinché, cioè, la fun-
zionalità ideologica complessiva del «messaggio» non subisca pericolosi
contraccolpi.
Il Mauritano perde dunque gradualmente, come già il latinier di Arnaut
Vidal, i connotati di personaggio «altro», finendo, in considerazione altresì
della sua «naturale» predisposizione (manifestata anche a livello di parte-
cipazione linguistica), per integrarsi totalmente con i Lusiadi.
4. Dall’analisi fin qui condotta possono, a questo punto, dedursi alcune
brevi considerazioni a proposito dell’atteggiamento «realista» di Camões
e dei modi nei quali esso incide a livello testuale rapportandosi al contesto
epopaico. La rappresentazione dell’«altro mondo» che l’autore ci offre nei
Lusiadi sembra costituire, in questo senso, un valido banco di prova giac-
ché risponde, a quanto si è visto, ad alcune convenzioni e condizionamenti
vuoi di natura estetica che di funzionalità ideologica ed è portatrice, a sua
volta, di importanti valori etici e culturali.
La formazione umanistico-rinascimentale imponeva, di fatto, allo scrittore
il superamento di quel rigido schematismo di natura esemplare che era pro-
prio sia dell’epos arcaico che di quello medievale. La sua considerazione
della realtà «pratica», seppur ancora mediata a livello «mitico», appare, in
conseguenza, ben più articolata e diversivoca di quella presente, ad esem-
pio, nelle chansons de geste. Né si può dimenticare, in altra prospettiva, che
nello stesso ambito portoghese la presenza di numerose cronache relative
ai viaggi di scoperta (compreso quello di Vasco da Gama) costituiva, anche
sul piano letterario, un limite che si può definire di «non-ritorno»: parlan-
do, cioè, dell’Africa e dell’India, descrivendo una realtà di cui buona parte
del pubblico potenziale o aveva un’esperienza diretta ovvero conosceva
attraverso la lettura dei rendiconti di viaggio, Camões poteva dirsi obbli-
gato a una verosimiglianza da cui, ad esempio, il Tasso (per riferirci a un
modello largamente pertinente sul piano storico-letterario) poteva facil-
mente prescindere.50
D’altra parte, questo vincolo poetico, questa assunzione necessaria di re-
ale, mal si adattava alla fictio epopaica che, per sua natura, prevedeva la
compiutezza e unilateralità della prospettiva ideologica e morale, agendo a
livello memoriale e ignorando, in buona misura, precise istanze mimetiche
e/o cognitive.

CCLXXV

I Lusiadi.indb CCLXXV 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

A tale impasse, imputabile ovviamente alla scelta tematica da lui stesso ope-
rata (e impostagli, del resto, dal contesto socio-culturale), Camões sfugge
attraverso un apparente sdoppiamento del piano poetico e narrativo. Da
una parte il «meraviglioso», che non è tanto costituito, per quel che in
questa sede ci interessa, dalla presenza delle divinità pagane, quanto dalla
proiezione di uno schema culturale tipicamente occidentale sul «mondo
altro» che vanifica tendenzialmente, in positivo (Mori e Indiani) o in ne-
gativo (i «selvaggi»), le differenze di religione o razza. Dall’altra il «reale»,
la dimensione verosimile in cui quelle differenze vengono recuperate e
rese esplicite: la notazione della diversità di lingue o, addirittura, della
impossibilità di una comunicazione linguistica attraverso le quali passa-
no chiare discriminazioni di natura, rispettivamente, etica ed etnica (alla
linguagem bárbara e enleada degli infedeli risponderà, dunque, il giudizio
di «sub-umanità» a proposito degli Etíopes). Per utilizzare, insomma, il
lessico saussuriano, unicità (mitica) di langue, varietà (pratica) di parole,
in un quadro che contraddice, in buona misura, lo schematismo imposto,
e proposto dell’epica, dalla proposizione bachtiniana ricordata all’inizio.
Si è definita, tuttavia, solo «apparente» la concezione dicotomica appena
stabilita, che, di fatto, «meraviglioso» e «reale» entrano, già a livello te-
stuale, in rapporto dialettico tra loro (aspetto, peraltro, abbondantemente
indagato in molti studi camoniani, sia in una prospettiva storico-letteraria
che per le sue possibili implicazioni filosofiche).51 Nella fattispecie, ricor-
deremo come la sinteticità della visione culturale propria dei Lusiadi non
annulli in concreto la consapevolezza delle diversità, che non sono solo
di natura linguistica ma anche antropologica, all’interno, come si è visto,
della stessa categoria dei «selvaggi». Ed è esemplare altresì, al riguardo,
la descrizione, presente nel canto settimo, delle divinità indiane: il codice
culturale permane unitario, sul piano letterario-figurale (ragion per cui i
raffronti sono tutti imperniati su una iconografia di tipo «classico» o, co-
munque, latamente «occidentale»), ma non viene compiuto, tuttavia, alcun
tentativo di celare o, tantomeno, di ignorare l’«alterità».52
D’altro canto, la disparità di lingue, anche laddove – e non sembri un pa-
radosso – non è notata (come nel caso del re di Melinde), appare tuttavia
disponibile a una funzionalizzazione che, a quanto si è visto, è meta-te-
stuale, ossia legata alle esigenze dell’udienza e scevra da scrupoli di verosi-
miglianza. Di fatto l’ideologia nobiliare, cui Camões deve considerarsi, in
buona misura, integrato, non permetteva allo scrittore di arrestarsi, come

CCLXXVI

I Lusiadi.indb CCLXXVI 14/04/2022 15:24:58


I LUSIADI E GLI ALTRI

la dama genovese di Rambaldo di Vaqueiras, alla semplice presa d’atto


della esistenza del plurilinguismo: il reale doveva ancora essere sublimato
in un’ottica catechistica o pedagogico-esemplare, tradotto, per tal via, in
una dimensione «meravigliosa». È il caso dell’arabo, empiricamente pre-
sentato come lingua non compresa dalla maggioranza dei Portoghesi, ma
subito connotato sul piano etico; ed è, ancor più, il caso del personaggio
di Monçaide. Verosimile quanto alla sua funzione di interprete, egli (mu-
sulmano) può poi, rivolgendosi al Catual (un indiano), affermare riguardo
ai Lusitani «pera estes Anibais nenhum Marcelo»53 sicuro di essere inteso!
Del resto, la sua «realtà» finisce per essere riassorbita a livello «mitico» nel
miracoloso della conversione, ottenendo, a lui così lontano dalla patria, di
poter ascendere «à Patria verdadeira». Qui, più che altrove nei Lusiadc.
dii, la pienezza del sensus moralis si sovrappone dunque, fin quasi ad an-
nullarla, alla identificazione «statica» di sensus litteralis e sensus historicus:
la dialettica delle «patrie» (linguistiche e culturali) si dissolve nell’assoluto
etico del mondo cristiano, frutto fatale (e improrogabile) della dilatazione
«da Fé e do Império».

[Ettore Finazzi-Agrò, I Lusiadi e gli altri (contatti tra culture e lingue nell’e-
pos camoniano: la figura dell’interprete), in Studi Camoniani 80, pp. 17-45]

CCLXXVII

I Lusiadi.indb CCLXXVII 14/04/2022 15:24:58


«O canto molhado»: storia di un topos
di Luciana Stegagno Picchio

1.0. La penuria di documenti sulla vita di Camões ha indotto i biografi del


poeta, dal Seicento a oggi, a interrogare l’opera camoniana per ricavare
dall’interno di questa quelle notizie sull’autore che gli archivi hanno finora
elargito in ben scarsa misura.1 È il metodo che i filologi classici, studiosi di
biografie antiche, chiamano della biografia per autoschediasmi. Anziché
basarsi sul solido terreno del documento, la costruzione biografica si ap-
poggia qui a elementi che per sostenersi avrebbero a loro volta bisogno di
un sostegno esterno.2
Nel caso delle biografie di Camões, l’autoschediasma appare addirittura
doppio e doppiamente tautologico, una specie di meta-autoschediasma, gli
amici classicisti mi perdonino il mostro neologico. Più di altri poeti, si dice,
Camões è degno di essere creduto, quando parla di sé e della propria dolo-
rosa vicenda umana, per l’«accento di verità» proprio del suo detto poetico e
poiché è lui stesso ad affermare la realtà autobiografica della materia del suo
canto. Non solo: ma a questo canto il colore del vero verrebbe non dall’im-
parzialità e dal distacco epico del bardo, ma dalla continua intrusione della
«voce» del poeta nel racconto. È una pratica, lo hanno fatto notare studiosi
quali C. M. Bowra e Thomas R. Hart,3 che, contro il precetto aristotelico
(«Il poeta epico deve parlare in persona propria il meno che è possibile;
quando fa codesto, egli non è un vero e proprio imitatore»4), ha alle sue
spalle l’esempio recente degli italiani, da Boiardo ad Ariosto; ed è una pra-
tica che distrugge le rigide separazioni fra lirica ed epica e, per quanto ci ri-
guarda, congiunge tutta l’opera camoniana sotto l’unico segno della poesia.5
Dei richiami del Camões alla realtà umana che sta dietro ai versi del poeta
tiene gran conto anche l’ultimo biografo, José Hermano Saraiva,6 mentre

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I Lusiadi.indb CCLXXVIII 14/04/2022 15:24:58


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

si accinge a «violare»7 ancora una volta la superficie del testo camoniano


per penetrarne l’intima ragione e il movente storico e biografico. «Não
conheço – egli dice – nenhum outro escritor português desta época em que
tão insistentemente se afirme a carácter verídico e autobiográfico da obra
poética».8 E questo in un’epoca in cui altri autori (e basti citare l’esempio di
António Ferreira) usano trincerarsi olimpicamente dietro l’impersonalità
del discorso poetico.
C’è poi un altro argomento. Della sua preferenza a eleggere a materia del
proprio canto cose realmente accadute e non «fábulas sonhadas», Camões
ha dato prova con la scelta del suo tema epico. E questa scelta si riflettereb-
be anche sulla lirica (e sullo stesso teatro9). Come, cioè, l’autore dei Lusía-
das può contrapporre a ogni passo le imprese dei portoghesi, che anche i
suoi lettori conoscono come «verdadeiras», alla «vãs façanhas, / fantásti-
cas, fingidas, mentirosas» degli eroi di fantasia, Rodomonte, Orlando, e «o
vão Rogeiro» esaltati dalle «estranhas/musas, de engrandecer-se desejo-
sas»,10 così l’autore delle Rimas e il cantore che si apre spazi autobiografici
entro il discorso distaccato dell’epica, potrebbe opporre la realtà del pro-
prio umano soffrire alle costruzioni liriche degli altri poeti. Se ciò che egli
narra non sono «delicadezas… com gosto de louvor», non sono «defeitos»
e cioè «fingimentos», ma «verdades puras»,11 è perché ciò che egli vuole
consegnare di sé ai posteri non è un’autobiografia ideale e idealizzata, ma
la testimonianza di una vita che fu «a mais desgraçada que jamais se viu»12
e che, forse proprio per questo, ha prodotto i suoi più autentici frutti anche
sul piano della poesia. Un romanticismo ante-litteram che non per caso
trova la sua eco in epoca romantica quando ad esempio Byron celebra il
bardo portoghese come poeta dell’amore e del fato infausto:

He was, in sooth, a genuine bard,


His was no vain, fictitious fíame;
Like his, may love be thy reward,
But not thy hapless fate the same.13

Entra in questo giudizio una certa schematizzazione topica, sempre di ma-


trice romantica, della «portoghesità». In base a essa un illustre camoni-
sta brasiliano quale Afrânio Peixoto potrà accomunare sotto il segno della
«sincerità» espressiva i sonetti di Camões alle lettere d’amore della Monaca
portoghese (e nulla importa a livello di scelte stilistiche che le abbia scritte

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I Lusiadi.indb CCLXXIX 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

materialmente Guilleragues) e a ricordare che, proprio per questa mitizza-


zione dell’autentico, Elisabeth Browing aveva pensato di dissimulare sotto
il titolo di Sonnets from the Portuguese i propri sofferti canti d’amore.14
Non è comunque mio scopo sceverare qui, per la via del documento, i
«Realien» nell’opera di Camões.15 Altri più e meglio di me hanno percorso
e potranno percorrere questa strada. Né è mio intento discutere su questa
base il grado di «credibilità» che noi possiamo accordare a ognuna delle
numerose biografie camoniane che, dal Seicento a oggi, storici e filologi,
romanzieri e poeti, pittori e musici ci hanno elargito quasi a compensare la
penuria del dato storico.16 Che anzi, rivolgendo, risolutamente la prora in
altra direzione e considerando la biografia come un vero e proprio genere
letterario,17 cercherò di mettere in evidenza le convenzioni topiche e i mec-
canismi retorici che dal Seicento a oggi hanno presieduto alla costruzione
della biografia di Camões. Cercherò di definire le sequenze costitutive del-
la «fabula» camoniana: di una biografia ricostruita cioè non più sulla base
dei pochi documenti che ne sorreggono come pilastri affondati nella storia
le troppo lunghe campate di affabulazione poetica, ma in ordine cronolo-
gico rispetto ai fatti narrati. Vedrò poi come le varie epoche, dal Barocco
al Romanticismo, dal Positivismo a noi, abbiano scelto e variamente in-
trecciato queste tessere biografiche, interpolandole di altri elementi e sug-
gerendo un’interpretazione del personaggio e della sua vicenda conforme
alla loro ideologia, funzionale al loro discorso. E a questo punto non avrà
più forse molto interesse riconoscere nel turgore della leggenda il piccolo
grumo di verità storica che fu la vita reale di un portoghese del Cinquecen-
to chiamato Luís Vaz de Camões (ma quale vita, la vita vista dal di fuori
dagli altri, la vita vissuta dal di dentro da lui, la vita raccontata da lui agli
altri, contemporanei e posteri, auditori e lettori, la vita sognata, la vita im-
maginata, la vita falsificata?). Perché al Camões autore dei Lusíadas e delle
Rimas, dei testi teatrali e delle Cartas appartiene non solo il personaggio
della storia, ma quello della leggenda. Appartiene il personaggio Camões
quale i posteri hanno costruito attorno al primitivo nucleo biografico,
combinando elementi della vita e dell’opera, appendendo al personaggio
Camões storie già inventate per altri, come lui grandi, come lui entrati nel
mito e a lui legati da sottili affinità elettive: Cesare per esempio.

1.1. Sceglierò, per questo primo esercizio, la sequenza centrale della «fabu-
la» camoniana, quella che sparte questa vita in due come la prova suprema,

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I Lusiadi.indb CCLXXX 14/04/2022 15:24:58


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

il giro di boa a partire dal quale tutto è ritorno. Voglio dire la sequenza nel
naufragio nei mari della Cina.
Nella sua estrema stilizzazione, quale può essere quella di una popolare
«história de Camões em quadrinhos» la «fabula camoniana» consta di una
dozzina di sequenze topiche essenziali e in questo senso pertinenti:
1. Nascita oscura, ma da antenati illustri; 2. Studi a Coimbra; 3. Amori a
Corte e primo «desterro» per colpa d’amore; 4. Perdita di un occhio nella
campagna d’Africa; 5. Vita rissosa di «valente» (il Trincafortes) a Lisbona;
6. «Desterro» a Goa e «saudades» della «alta dama» amata a Lisbona; 7.
Composizione dei Lusíadas nella grotta di Macau; 8. Naufragio e salvamen-
to a nuoto dei Lusíadas; 9. Prigione a Goa; 10. Accattonaggio in Mozam-
bico; 11. Ritorno e morte in miseria a Lisbona con accanto il fedele servo
giovanese (O Jau); 12. Gloria (postuma) per la pubblicazione dei Lusíadas.
Come si vede, tutta una «fabula» in funzione del poema, in cui pertanto la
scena in cui questo viene salvato dalle acque assume valore centrale e se-
mantizzante. Perché è qui che l’eroe (per usare una spicciola terminologia
alla Propp), dopo le «prove» cui è stato sottoposto, vince definitivamente
ogni antagonista teso a negargli la vittoria finale e compie l’impresa as-
segnatagli dal destino e poi liberamente assunta (cantare le glorie della
patria), anche a costo della propria perdonale sventura.
Stilizzata e divenuta topica, la sequenza del naufragio ci appare presentata
con una certa omogeneità narrativa da parte dei biografi, anche se è ben
diverso il tono e se ben più sfumate sono le certezze quando il narratore è un
filologo, attento a far rilevare le cuciture fra documento e documento, o un
«poeta de cordel» interprete «secondo morale» di ogni sequenza della sto-
ria, o un biografo moderno delle tempra di un Aquilino Ribeiro, polemico
distruttore di miti. Il fatto è che anche il biografo popolare, incline al fan-
tastico e al meraviglioso, sente che Camões uomo, come il suo poema, non
appartengono alla sfera della leggenda ma a quella della storia. E che quindi
anche la mitizzazione deve realizzarsi entro i confini narrativi della verisimi-
glianza storica: la vita di un poeta soldato del Cinquecento portoghese che,
in epoca di storia tragico-marittima e di espansione imperialista, è egli stesso
un «lusíada» come gli eroi che canta, ne ripercorre a distanza ravvicinata iti-
nerari e traversie, per poi, come loro, trionfare nel nome della fede degli av-
versari esterni e delle passioni interne. «Chi voglia scrivere un poema eroico,
dirà Milton, dovrà fare un poema eroico di tutta la sua vita».18 In questo sen-
so, in una luce d’interpretazione come sempre romantica, la vita di Camões

CCLXXXI

I Lusiadi.indb CCLXXXI 14/04/2022 15:24:58


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

appare ai posteri estremamente coerente e soprattutto omologa dell’epopea.


Perché come i «lusíadas» della storia e del mito, egli muove da Occidente e
va verso Oriente, in traiettoria inversa a quella degli eroi dell’epopea classi-
ca, da Ulisse a Enea, ma anche in parabola inversa a quella del sole e della
civiltà antica: perché ora la civiltà, nel segno della Croce di Paolo più che
di Cristo, muove da Occidente e va verso Oriente. È in questa prospettiva
che va visto l’episodio del naufragio: non naufragio perdente, di mercante
e avventuriero, di picaro sociale come Fernão Mendes Pinto, che può dav-
vero perdere tutto quanto possiede nei flutti, ma naufragio d’eroe e quindi
vincente, perché da esso uscirà salvo e rigenerato il poema della nazione.

1.2. II «canto molhado» e, cioè, il naufragio di Camões, ci appare oggi


sommerso da un diluvio di congetture: e mi si consenta l’arcimetafora.
Naufragio semplice o doppio. Naufragio nel viaggio d’andata in Cina (fu
davvero Camões «provedor-mor» dos defuntos a Macau o solamente, come
vuole un assennato biografo moderno, «provedor-menor»?19). Naufragio
nel ritorno (non lo dice lui?) dalla Cina. Naufragio iterato, uno all’andata e
uno al ritorno. Naufragio alla foce del Mekong (non lo dice lui?). Naufra-
gio nel «Golfão da China», e cioè lungo la rotta marittima tra la Cocincina
e l’isola di Pulo Condor20 (la recente guerra vietnamito-cambogiana ci ha
reso fin troppo familiari questi luoghi, anche nelle loro sempre mutevoli e
mutate denominazioni moderne, da Phnom Penh a Città Hô Chi Minh).
Naufragio cioè ben lontano dalla foce del Mekong (non lo dice lui che il
Mekong è «plácido e brando» e come potrebbe un fiume «plácido e bran-
do» far naufragare un poeta e il suo poema?). Naufragio nel 1561, nel 1560
o nel 1558, e in questo caso identificabile col naufragio di cui Leonel de
Sousa dà notizia nella ben nota lettera a Pedro de Alcáçova Carneiro?21
Certo, nessuno pensa a negare un naufragio del lusiade Camões in terre
d’Oriente (ma gli argomenti finora usati a confermarlo sono del tipo di
quelli usati da S. Anselmo per l’esistenza di Dio, che nessuno naturalmen-
te può negare). Per chi come Camões andava per mare in epoca di storia
tragico-marittima, naufragare era nella più prevedibile norma. In una let-
tera di S. Francesco Saverio scritta da Malacca il 22 giugno 1549 si legge:
«quando da un porto di queste contrade partono tre navi e due giungono
in salvo è una grande ventura».22
E nessuno può ragionevolmente pensare che Camões, dislocandosi per
lunghi periodi non si portasse dietro quanto più gli stava a cuore e cui,

CCLXXXII

I Lusiadi.indb CCLXXXII 14/04/2022 15:24:58


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

come uomo di lettere, attendeva di continuo: la sua opera poetica. Ma a


riguardar bene, la storia del salvataggio a nuoto nel Mekong del mano-
scritto dei Lusíadas ci appare, alla luce dei documenti, come una delle più
significative costruzioni per autoschediasmi che siano mai state elaborate:
da offrire agli amici classicisti a conferma e insieme a paradigma delle loro
teorie.
L’iter costitutivo del topos è ben noto. La prima pietruzza in favore del
naufragio nel viaggio di andata verso la China viene dalla discussa «edição
dos Piscos» che, a commento della stanza 128 del canto X, scrive:

Começando a fortuna a favorecê-lo e tendo já algum fato


de seu, perdeu-se na viagem que fez para a China. 23

L’illazione (sempre a proposito e a commento della stanza 128 del can-


to X), è adottata nel 1732 da Inácio Garcez Ferreira nella dissertazione pre-
messa all’edizione dei Lusíadas del 173224 e verrà a costituire uno dei due
corni della soluzione del doppio naufragio proposta da Teófilo Braga.25
L’altra opinione, quella del naufragio nel viaggio di ritorno, comincia con
Manuel Correia che, sempre commentando la stanza 128 del canto X, af-
ferma vagamente:

Mostra o Poeta come veio ter a este reino da Cambaia vindo da China onde esteve
alguns dias tomando algum alento dos grandes trabalhos que naquela viagem da
China passara, e dos naufrágios e baixos de que escapara, de que naqueles mares
há muitos, pela que razão se não pode chegar a algumas partes daquela região. 26

Senza nessuna altra base documentaria apparente, Pedro de Mariz, consi-


derato il primo biografo camoniano per la «vida» da lui premessa nel 1613
all’edizione appunto dei Lusíadas commentati da Manuel Correia, compie
a sua volta una duplicazione del naufragio esordendo col dire che il poeta

foi fi lho de Simão Vaz de Camões, natural desta cidade, o qual indo para India per
Capitão de âa nau, à vista de Goa deu à costa e se salvou em âa taboa e lá morreu.27

Mariz ci dà cioè una prefigurazione della vita del figlio in quella del padre
o, se si vuole, un autoschediasma per transfert, che, se non provato sul
piano della storia, darà peraltro tutti i suoi frutti su quello della leggenda.

CCLXXXIII

I Lusiadi.indb CCLXXXIII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

Perché concilia l’esigenza di un Camões di illustri natali (era difficile ai


biografi antichi accettare che un oscuro plebeo potesse comporre alti ver-
si 28) con il topos del poeta «povero» che se ne va alla ventura per il mondo
e che l’ingrata patria lascerà poi morire nella più squallida miseria. Poco
sotto infatti Mariz, sovrapponendo di nuovo in maniera poco chiara la vita
del padre a quella del figlio, dirà:

e como o nosso Poeta ficou sem pai e tão pobre que se salvou [qui evidentemente il
padre] em âa táboa em tempo que esperava ficar rico, vendo-se neste desamparo (ou,
como alguns dizem, homiziado ou desterrado por uns amores no Paço da Rain-
ha) se embarcou para a India … Na India foi sempre muito estimado assim pelo
valor da sua pessoa na guerra, como pela excelência do seu engenho; mas como
era grande gastador, mui liberal e magnífico, não lhe duravam os bens temporais
mais que enquanto êle não via ocasião de os despender a seu bel prazer, como lhe
aconteceu quando foi por provedor mor dos defuntos às partes da China, de que o
Viso Rei o proveu para ver se o podia levantar da pobreza em que sempre andava
envolto; mas nem a enchente dos bens que lá grangeou o pode livrar que em terra
não gastasse o seu liberalmente e no mar perdesse o das partes em um naufrágio que
padeceu terrível de que faz menção na octava 128 do canto 10…29

Anche Mariz, quindi, considerato biografo attendibile perché, vicino nel


tempo agli avvenimenti narrati, si supponeva lavorasse su materiali di
prima mano,30 non allega altra fonte per la notizia del naufragio che la
testimonianza che ne aveva dato Camões stesso nel poema. Dopo di lui,
nella sua scia e con lo stesso riferimento, narreranno l’episodio tutti gli
altri biografi. Il primo è Manuel Severim de Faria, col quale il metodo di
costruzione biografica per autoschediasmi riceve addirittura una codifica-
zione, in quanto egli dichiara espressamente di aver lavorato

aproveitando-se principalmente do que o mesmo Luís de Camões de si refere em


seus versos, onde originariamente os Poetas deixam escritas suas vidas; porque é na-
tural aos homens deleitar-se de contar os trabalhos que padeceram, depois de
escaparem deles.31

Severim de Faria è anche il primo a fare l’accostamento del naufragio di


Camões con quello di Cesare, il primo cioè ad accorgersi dell’estrema let-
terarietà del topos del manoscritto salvato dalle acque:

CCLXXXIV

I Lusiadi.indb CCLXXXIV 14/04/2022 15:24:59


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

Porque navegando pela costa de Camboja se perdeu na paragem da foz do Mecom,


rio que nascendo na China corre por muita distancia de terras, dividindo pelo
meio a Camboja… Aqui deu sua nau em uns baixos, onde se fez em pedaços pa-
decendo todos un miserável naufrágio. Luís de Camões se salvou em uma tábua…
[como] César, quando escapou no porto de Alexandria nadando com uma mão, e
levando os seus Comentários na outra.32

Il parallelo Cesare-Camões passa quindi a Manuel de Faria e Sousa:

Esto es, que nuestro poeta viniendo de la China, adonde avia ido por Provedor ma-
yor de los difuntos, se perdiò en la mar, i saliò en esta tierra, salvando del naufragio
este Poema que traia como Cesar en semejante trabajo sus Comentarios.33

Faria e Sousa, colto ed esperto di testi letterari com’è, sa bene cosa è un


mito; sa che esso può racchiudere una scheggia di reale, una scheggia di
storia. Ma è agli archetipi che lui stesso tende, nella sua mitizzazione del
Vate Camões:

Assi como concurriò en nuestro Poeta el ingenio de muchos, segun ya mostramos;


de muchos concurriò tambien la fortuna, como agora mostraremos. En quedar de
pocos años sin padre, se pareciò al gran Petrarca. En ser desterrado por exercitar
el arte de amar, a Ovidio por enseñarla, i escrivirla. En peregrinar el mundo, i
mendigar a las duríssimas puertas de los poderosos, a Dante. En ser ciego i pobre,
a Homero. En condenar la patria a vivir sin el, ya que ella le ofendia, a Scipion, i a
Diogenes. En Salvar este Poema de un naufragio, a Cesar… 34

È da questo momento, io credo, che il «canto molhado» di Camões diviene


il canto salvato dalle acque dei suoi esegeti. Come Camões, Cesare è colui
che in una mano ha la penna e nell’altra la spada. Il suo mito di nuotatore
ci appare a sua volta calcato su quello di Alessandro Magno: ad avvalo-
rarne la prestanza fisica, soprattutto. E infatti la sequenza di Cesare che si
salva a nuoto, da nave o da barca, salvando i libelli (che non è detto siano
i Commentari) o il mantello (che a volte invece egli perde, per ingannare i
nemici), interviene tardivamente nelle biografie latine, da Plutarco a Dione
Cassio, da Suetonio ad Appiano e a Floro. Lo schema delle frequenze è
comunque questo:35

CCLXXXV

I Lusiadi.indb CCLXXXV 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

CESARE SI SALVA A NUOTO SALVA PERDE

da nave da barca libelli mantello libelli mantello


Bell. Al., 21, 1-2 + – – – – –
Plut., Caes., 49, 7 – + + – – –
Cass. Dio., 42, 40-4 – – + – – –
Suet., Caes., 64 = FET – + + – – +
Appian., Civ., 2, 90 – – – +* – –
Flor., 4, 2, 59 – – – – – +**
* con i denti
** lo fa apposta per ingannare i nemici

Ciò che interessa, per il riflesso che getterà sul naufragio di Camões, è qui
comunque solo il gesto di Cesare, che tiene alti i libelli sui flutti, perché
non si abbiano a bagnare: «ne libelli madefierent», scrive Suetonio (Caes.
64); «que il ne vouloit pas moillier» traducono Li Fet des Romains. Mentre
l’Intelligenza, che deriva dai Fet, distribuirà addirittura l’episodio in una
quartina e, interessante coincidenza per noi, farà degli anonimi «libelli»
un «car libro sagrato»:

sicché per mar si mise a nuoto


e ’n bocca avea il palio a sé ispogliato,
e ’n mano avea un car libro sagrato,
e notò tanto che fu ’n terra dura…36

È su questo archetipo che i posteri modelleranno l’atteggiamento del


Camões nuotatore, il braccio destro a fendere i marosi, il sinistro alto sul
capo a sorreggere i canti «ne madefierent» o, se si vuole, «que il ne vouloit
pas moillier» (quale la fonte diretta?).
È l’immagine che il Seicento barocco consegnerà all’Ottocento romantico
e questo all’Ottocento social-positivista. Ma la sequenza che, a livello let-
terario, ci appare già completamente stilizzata a meno di un cinquantennio
dalla morte di Camões, sarà assunta a topos privilegiato delle biografie
pittoriche e delle arti figurative in genere solo col Romanticismo: quando,
a livello letterario verranno esaltate le sequenze, ancor più «larmoyantes»,
del Camões che langue in miseria nella patria immemore, assistito dal solo
Jau, per lui mendico per le vie di Lisbona. Nella loro divinizzazione del

CCLXXXVI

I Lusiadi.indb CCLXXXVI 14/04/2022 15:24:59


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

Vate, né il Seicento aulico, né il Settecento ammettono infatti uno scadi-


mento iconografico nel «narrativo» umano.
Nel 1655, nel tracciare il ritratto idealizzato del poeta, destinato a illustrare
la traduzione inglese dei Lusíadas,37 l’incisore Thomas Cross aveva infatti
dislocato in piedestallo l’autobiografia epigrafica in cui il topos del naufra-
gio occupava già la zona centrale, e in cui la stessa disposizione tipografica,
con l’uso di caratteri differenziatori di livelli di tópoi e motivi, stava a indi-
care come il tutto fosse ormai organizzato in «storia».

SPAINE gaue me noble Birth: Coimbra, Arts:


LISBON, a high-plac’t loue, and Courtly parts:
AFFRICK, a Refuge when the Court did frowne:
WARRE, at an Eye’s expense, a faire renowne
TRAVAYLE, experience, with noe short sight
Of India, and the World; both which I write
INDIA a life, which I gaue there for Lost
On Mecons waues (a wreck and Exile) tost
To boot, this POEM, held up in one hand
Whilst with the other I swam safe to land:
TASSO, a sonet; and (what’s greater yit)
The honour to giue Hints to such a Witt
PHILIP a Cordiall, (the ill Fortune see!)
To cure my Wants when those had new kill’d mee
My Country (Nothing-yes) Immortal Prayse
(so did I, Her) Beast cannot browze on Bayes.

Sopra, al piedistallo, comunque, il busto del poeta, composto in abiti eroi-


ci, il capo coronato d’alloro, sovrastava ancora la propria vicenda umana
come da un Olimpo di gloria atemporale.
Sarà l’Ottocento del biografismo eroico e aneddotico a scaraventare il Vate
fra i marosi, impegnato in duello singolo con l’elemento marino. Sullo
sfondo esso collocherà enormi navi coricate sul fianco, ma anche palazzi e
montagne annunciatrici di «procelosos baixos» e di coste vicine. Un’im-
magine come questa adorna l’edizione dei Lusíadas uscita nel 1805 dalla
Tipografia Lacerdina mentre una figura analoga semantizza in senso virile
e avventuroso, con una connotazione di eroismo individualista e romanti-
co, il frontespizio della preziosa edizione parigina illustrata nel 1823 da W.

CCLXXXVII

I Lusiadi.indb CCLXXXVII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

T. Fry, dove, accanto al Camões che nuota, galleggia sui flutti la sua spada.
Il tipo, per la sua suggestiva iconicità, si ripete per tutto l’Ottocento e giun-
ge fino a noi, costituendo a livello divulgativo l’immagine più «popolare»
dei «Camões de cordel» o addirittura dei Camões filatelici. Come a dire
che l’iter del topos figurativo, e cioè dell’icona del Camões nuotatore, si
affianca, quando non lo precede e condiziona, all’iter del topos letterario
di cui ecco qui, a titolo di esempio, una sequenza che dall’Ottocento ro-
mantico giunge sino al nostro 1980 delle celebrazioni centenarie:

1850 «romantico»
Ma s’inabissa il legno… oh chi è che sbalza
Nell’onde, e lotta con la rea tempesta?…
Dell’una man fende i marosi, e innalza
L’altra con sforzo estremo oltre la testa;
Tra ’l periglio feral che il preme e incalza
Del viver suo non un pensier gli resta,
Ma sol gli scritti di salvar procura,
Unico suo tesoro, unica cura!
Giannina Milli, Luigi Camoens, 1858

1877 «patriottico»
Luta Camões no sul (no mar) salvando um livro a nado!
Cesário Verde, O sentimento dum ocidental, 1877-1880

1975 «intellettual-enciclopedico»
alors, appeau posé, l’oiseau glué dans le truc noir l’foudre griffé dans l’lait gâté,
manitou s’repand sous les manuscrits du naufrage (nageant d’une main et tenant
dans l’autre son poème, «seul bien qui lui restait», Camoëns fit naufrage sur les
côtes de Chine)
Christian Prigent, L’main, 1975

1980 «turistico»
Il faut profiter d’un voyage au Portugal pour lire ou relire Camoens qui fut le
chantre des grandes découvertes. Le poète retraça l’épopée de Vasco de Gama
jusqu’aux Indes, écrivit, paraît-il, les Luciades (!) à Macao et, après un naufrage,
tout en nageant, il sauva son manuscrit en le maintenant hors de l’eau au dessus de
sa tête. Camoens a bien mérité de la littérature…

CCLXXXVIII

I Lusiadi.indb CCLXXXVIII 14/04/2022 15:24:59


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

articolo destinato a promuovere il turismo in Portogallo, nel Figaro Magazine, 29


nov. 1980.38

Accanto all’icona romantica, resiste tuttavia nel tempo anche l’immagi-


ne neoclassica in cui pittori e disegnatori, anziché diluirsi nella sequenza
del naufragio, avevano preferito concentrarsi sul bassorilievo o addirittura
sulla «statua» del poeta già salvo su di uno scoglio, i segni della fatica
sul corpo stremato, il manoscritto intatto alzato verso il cielo. Accanto, in
costante opposizione al libro, la spada. Più sotto, isolato nel suo dolore, il
Jau, segno di fedeltà, ma anche, non dimentichiamolo, connotazione di
rango sociale e razziale. Perché il Vate della crociata occidentale, pur nel
momento della maggior sventura e della maggior miseria (il poema era il
«solo bene che gli restava», perduta ormai Dinamene, di cui peraltro né il
topos letterario né quello iconografico conservano traccia), può contare su
di un servo la cui caratterizzazione orientale implica insieme avventura e
supremazia su genti remote e diverse.39

1.4. E a questo punto bisogna tornare al testo e al significato che Camões da


un lato e i suoi esegeti dall’altro hanno impresso al suo «canto molhado».
Le più inventive e stimolanti pagine sull’acqua, sul suo valore purificante e
sul suo valore energetico, acqua lustrale e acqua violenta, acqua di fiume e
acqua di mare, le ha scritte Gaston Bachelard. Nel suo celebre saggio sul-
l’«immaginazione della materia», egli ha opposto l’acqua di fiume, capace
di accogliere in sé tutte le immagini della purezza, all’acqua violenta cui
l’uomo è stimolato a opporre la propria latente violenza:40

L’eau est l’objet d’une des plus grandes valorisations de la pensée humaine: la va-
lorisation de la pureté…
En liaison avec ce problème de pureté ontologique, on peut comprendre la su-
prématie que tous les mythologues ont reconnu à l’eau douce sur l’eau des mers.41

E ancora:

D’abord, dans sa violence, l’eau prend une colère spécifique ou, autrement dit,
l’eau reçoit facilement tous les caractères psychologiques d’un type de colère. Cet-
te colère, l’homme se vante assez rapidement de la mater. Aussi l’eau violente est
bientôt l’eau qu’on violente…

CCLXXXIX

I Lusiadi.indb CCLXXXIX 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

Un duel de méchanceté commence entre l’homme et les flots… Nous montrerons


donc la volonté d’attaque qui anime l’homme nageant, puis la revanche du flot, le
flux et le reflux de la colère qui gronde et se répercute. Nous nous rendrons comte
de la dynamogénie spéciale que l’être humain acquiert dans la fréquentation des
eaux violentes…42

Forse, il divario fra i due significati impressi al «canto molhado» sta pro-
prio in questa dualità insita nell’elemento «acqua»: mentre Camões era
già curvo accanto (super) all’acqua (dolce anche in estuario?) del «Mecom
rio», i suoi fantasiosi biografi ed esegeti lottavano ancora nei «procelosos
baixos» del mare infuriato, artefice del «naufrágio triste e miserando».
Ma rileggiamo le due celebri ottave del canto X, in cui l’io autobiografico
del poeta pare per un istante sovrapporsi alla voce ispirata della dea che,
per il «felice Gama» e i suoi, legge nel globo etereo ed elementare della
macchina del mondo il «trasunto» delle future imprese lusitane. E non
dimentichiamo mai che questi versi sono, per il nostro episodio, l’unica
fonte di tanta affabulazione, di così pittoresca biografia, di tanta informata
aneddotica:

X, 127 1 Vês, passa por Camboja Mecom rio,


2 Que «capitão das aguas» se interpreta;
3 Tantas recebe de outros só no Estio
4 Que alaga campos largos e inquieta:
5 (Tem as enchentes quais o Nilo frio).
6 A gente dele crê, como indiscreta,
7 Que pena e glória tem, despois de morte,
8 Os brutos animais de toda sorte.

128 1 Este receberá, plácido e brando,


2 No seu regaço o Canto que molhado
3 Vem do naufrágio triste e miserando
4 Dos procellosos baxos escapado,
5 Das fomes, dos perigos grandes, quando
6 Será o injusto mando executado
7 Naquele cuja lyra sonorosa
8 Será mais afamada que ditosa.

CCXC

I Lusiadi.indb CCXC 14/04/2022 15:24:59


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

La scienza del poi, che è prescienza della storia, ma che come tale confe-
risce allo storico del futuro l’imparzialità di un narratore epico sottratto
al flusso della storia, fuori quadro, è qui come rischiarita dalla luce che si
sprigiona dalla Gran Macchina del Mondo. E il fiume Mekong di Cam-
bogia, visto, o meglio mostrato a distanza, didascalicamente («Vês…»,
127, 1), sul globo cristallino del mappamondo eterno, acquista prima l’a-
stratta modellizzazione di un accidente geografico e poi, in un successi-
vo avvicinamento, la serena fissità di un dio fluviale, anch’esso sottratto
alla storia e alle sue procellose vicende. Antropomorfizzato in apertura
(127, 1) dal qualificativo rio posposto all’idronimo e quindi a esso saldato
a costituire una specie di antroponimo (Mecom rio), il fiume è vieppiù
umanizzato, ma sempre a livello eroico, da quell’«interpretação», e cioè
traduzione del suo nome («que “capitão das águas” se interpreta», 127,
2: per intepretar «traduzir», cfr. Lus., VII, 46; VIII, 1 ecc.) in portoghe-
se. La traduzione, se rivela il gusto fi lologico e linguistico dell’umanista
che è Camões, conserva peraltro intatto il significato «militaresco» e di
«comando» insito per il guerriero Camões nel termine capitão (cfr. Lus. I,
26: «quando alevantarem um por seu capitão»; ivi, 44, «Vasco da Gama
o forte capitão», ivi, 49 ecc.): il che rende ancor più umano e autorevole
quel gesto di accogliere in grembo, con placida dolcezza («Este receberá,
plácido e brando, no seu regaço o Canto…», 128, 1-2) l’opera a esso giun-
ta, come in porto di salvezza, dopo i travagli di tutta una vita: non solo il
naufrágio triste e miserando (128, 3), ma, in climax distribuito nel tempo, i
procellosos baxos (128, 4) le fomes (128, 5) e i perigos grandes (128, 5). Che
sia corretta o meno l’interpretazione data dai biografi di quel plácido e
brando, da essi trasferito dal fiume alle genti che ne abitavano le coste, fra
i quali Camões avrebbe dimorato dopo il tragico evento, curando le ferite
materiali e morali, lo diranno un giorno, forse, i documenti che fi nora
non abbiamo ritrovato.
Per ora, l’interpretazione resta solo altamente, poeticamente, autoschediastica.
Tutta l’opera di Camões, l’epica come lirica, ha sempre, in sottofondo, il
mormorio o il fragore dell’acqua. Acqua gioiosa di fiumi portoghesi, visua-
lizzati attraverso il cristallo delle lacrime saudosas dell’esule entro il loro
verde contesto naturale: il Mondego che enverdece il prado di Coimbra
(Lus., III,80), come il Tago che vai suave e ledo stringendo in una cinta di
freschezza la città di Toledo (Lus., IV,10). Acqua salsa di «lácrimas em fio»
e acque letee «do eterno esquecimento». Acqua violenta di mari in tempe-

CCXCI

I Lusiadi.indb CCXCI 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

sta (anche se, già lo si è osservato, per i marinai43 «lusíadas» di Camões i


pericoli vengono ben più dalla terra che dal mare: anche per i naufraghi.
E basti ricordare la vicenda emblematica dei sopravvissuti al naufragio di
Sepúlveda.44 Ma anche e soprattutto acqua «branda» di fiumi orientali,
di cui è esaltato precipuamente il valore lustrale: come il Gange «illustre
rio… no qual os seus habitadores morrem banhados, Tendo per certeza
/ que inda que sejam grandes pecadores, / Esta agoa sancta os lava e dá
pureza» (Lus., X, 120-121).
Questo valore lustrale, di battesimo purificatore, dopo il naufragio della
vita, tocca anche il «canto molhado» del Canto X. Non dimentichiamo
che il naufragio è similitudine topica e metafora esistenziale di tutta l’opera
camoniana («como quando do mar tempestuoso / O marinheiro, lasso e
trabalhado / De um naufrágio cruel já salvo e a nado / Só ouvir falar nele o
faz medroso»45); così come per Camões, uomo di mare, lo sono tutte le me-
tafore tratte dalla vita marinara («Atado ao remo tento e paciência»46; «No
tempo que de amor viver soía / nem sempre andava ao remo ferrolhado»47;
«andando em bravo mar, perdido o lenho»48… ecc.). Camoniano è poi il
gesto di appendere al tempio, dopo lo scampato pericolo, l’offerta votiva:

Amor, coa esperança já perdida,


Teu soberano templo visitei;
Por sinal do naufrágio que passei,
Em lugar dos vestidos, pus a vida.49

Non dimentichiamo che la tradizione vuole che lo stesso carme di «Babel


e Sion», scritto «super flumina Babylonis», suggelli, con la conversione a
lo divino dell’amore profano del poeta (il mito, o la realtà o la metafora di
Dinamene?), il ripensamento esistenziale dopo il naufragio nei mari della
Cina.50 Per noi è infatti estremamente suggestivo pensare che, a livello di
struttura profonda, l’idea del naufrago Camões di appendere nel tempio
la propria offerta di ringraziamento votivo, si sovrapponga all’immagine
degli ebrei cattivi a Babilonia, che «sospendono» ai salici (che poi salici
non erano) i loro organi musicali: per cui l’idea di glossare quel salmo in
quella circostanza si rivestiva il doppio significato.

Senza dubbio il suggerimento al parallelo, operato dai biografi, fra il nau-


fragio di Camões e quello di Cesare, viene dallo stesso Camões. Ma è un

CCXCII

I Lusiadi.indb CCXCII 14/04/2022 15:24:59


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

suggerimento subliminare, derivato, quasi naturalmente, dal parallelo


Mekong-Nilo, in cui il poeta accomuna i due grandi fiumi per la simiglian-
za delle loro piene («Tem as enchentes quais o Nilo frio», Lus., X,127, 5). La
serie logica, che con questo parallelo egli istituisce, si prolunga tuttavia per
i suoi esegeti ben più in là del punto in cui egli si arresta: perché nel Nilo
egli ha tratto in salvo i suoi libelli. Così:

CAMÕES naufraga nel MECOM

allaga così come il NILO

CESARE naufraga nel NILO

CAMÕES salva i LUSIADI CESARE salva i LIBELLI

Il primo problema che si pone al frequentatore di classici e forse la spia del


vero significato soggiacente ai versi camoniani è in quel frio che, applicato
al Nilo, i cui epiteti costanti sono tutti nella gamma del caldo (tepidus,
Luc., 3, 199; torrens, Luc. 9, 156; calens, Luc. 10, 275;51 tumidus, Hor. Carm.,
3, 3, 48) suona ai nostri orecchi come un’abusio. È evidente che, se Camões
chiama frio il Nilo è perché egli trasferisce, non sappiamo con quanto
conscia associazione, al fiume africano l’epiteto che per lui è proprio del
Mekong: fiume della sua perdição, e cioè in senso letterale e nautico, del
suo naufragio;52 ma anche fiume del suo naufragio-perdizione spirituale.
Si legge nella popolare Sylva allegoriarum sacrae scripturae, pubblicata a
Barcellona nel 1570 dal monaco benedettino Jeroni Lloret:

Naufragium sit in homine, quando mens non imperat et gubernat sed caro. Et
naufragium sit circa fidem, quando quis aberrat a recta fide (I Tim. I d.).53

E più oltre:

Navis etiam dici potest baptismum…

Tutti i naufragi di Camões, reali e metaforici, conducono sempre a una


meditazione di ciò che accade nell’uomo «quando mens non imperat et
gubernat sed caro».

CCXCIII

I Lusiadi.indb CCXCIII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

Per questo mi sembra che nessuna codificazione di biografo raccoglitore


e istitutore di miti abbia finora superato l’intuizione che della sacralità lu-
strale non sempre correttamente avvertita dai posteri nel «canto molhado»
di Camões avrebbe avuto cento anni or sono un poeta d’oltre Atlantico
chiamato Machado de Assis:

Um dia, junto à foz do brando e amigo


Rio, de estranhas gentes habitado,
Pelos mares aspérrimos levado,
Salvaste o livro que viveu contigo.

E esse que foi às ondas arrancado


Já livre agora do mortal perigo,
Serve de arca imortal, de eterno abrigo,
Não só a ti, mas ao teu berço amado.

Assim, um homem só, naquele dia,


Naquele escasso ponto do universo.
Língua, história, nação, armas, poesia.

Salva das frias mãos do tempo adverso.


E tudo aquilo agora o desafia
E tão sublime preço cabe em verso.54

Solo un poeta poteva stringere così, nel giro di un sonetto, i molti sensi
di cui Camões prima e poi i suoi biografi ed esegeti avrebbero rivestito il
suo naufragio nei mari della Cina. Il libro salvato dalle acque come Mosè,
come Romolo e Remo, come i libelli di Cesare, è anche il libro battezzato,
il libro che l’acqua lustrale ha sottratto al «mortal perigo», alla morte senza
battesimo che divide in due schiere gli abitatori dell’Oltretomba dantesco
come gli attori dei Lusíadas, «povo batizado» (Lus. I, 104, 3) vs «infiéis».
È il libro che, come la primitiva arca di Noè, è scampato al diluvio, «bapti-
smum mundi» nella concezione umanistica e nella rappresentazione grafi-
ca di Francisco de Holanda.55 E come l’arca esso sarà consegnato alla gente
futura, per suo «eterno abrigo». In quest’arca, che un naufrago solitario
salvò un giorno dalle «frias mãos do tempo adverso» (dov’è un’eco chia-
rissima del frio, epiteto per antifrasi del Nilo, ma «epitethum constans»

CCXCIV

I Lusiadi.indb CCXCIV 14/04/2022 15:24:59


«O CANTO MOLHADO»: STORIA DI UN TOPOS

dell’acqua lustrale), è riposto quello che Cervantes chiamerà «il tesoro del
Luso»: lingua, storia, nazione, armi, poesia, tutto racchiuso in quel canto
che brandamente, per sicura predestinazione, riemerge dai flutti.
E a questo punto ha forse meno interesse il fatto che Luís de Camões sia
effettivamente naufragato, e come, e quando, alla foce di un fiume chia-
mato Mekong. Come dirà Fernando Pessoa, «o mito é o nada que é tudo»
e ciò che conta non è la realtà, ma la sua interpretazione o trasfigurazione
leggendaria:

Assim a lenda se escorre


A entrar na realidade,
E a fecundá-la decorre.
Em baixo, a vida, metade
De nada, morre.56

[Luciana Stegagno Picchio, «O canto molhado»: storia di un topos, «Qua-


derni Portoghesi», 7-8, 1980, pp. 23-52]

CCXCV

I Lusiadi.indb CCXCV 14/04/2022 15:24:59


Per una nuova edizione dei Lusíadas di Camões
(nota a margine sulla traduzione)
di Valeria Tocco

Dopo le grandi celebrazioni del 1972 e del 1980 (qui in Italia, quest’ultime
passate un po’ in sordina), che hanno visto un seppur timido sprint nella
divulgazione dei Lusíadas tra di noi,1 Camões non è stato oggetto di studi
di grande respiro o di nuove edizioni che tenessero conto dei contributi
critici nel frattempo usciti dentro e fuori il belpaese. In realtà, dal 1980 a
oggi, numerosi studi sono stati compiuti fuori dai nostri confini, su singo-
le ottave o su interi episodi; parecchie interpretazioni e reinterpretazioni
sono state avanzate sull’architettura del poema e i fondamenti ideologici
che lo hanno sostenuto e lo hanno reso ciò che è considerato oggi. Propor-
re una nuova edizione in Italia oggi significherebbe, perciò, reinquadrare
il poema camoniano all’interno della attuale discussione sul modo epico;
rivedere, alla luce dei risultati filologici recenti, il prototesto da proporre e,
parimenti, consegnare un metatesto che rilanci i Lusiadi nell’ambito della
nostra letteratura.
Passi la modestia, ma l’unico apporto di rilievo è stato (ed è a tutt’oggi)
l’edizione che Giuseppe Mazzocchi e io abbiamo licenziato per i Classici
della BUR nel lontano 2001. Rispetto a ogni altra edizione dei Lusíadas,
questa risulta, a tutti gli effetti, la più completa, giacché contempla un
apparato paratestuale fino a quel momento ignoto, per diversificazione e
ricchezza, a ogni proposta editoriale del poema. E non mi voglio limitare
– e mi si perdoni ancora l’arroganza – al mercato italiano, il quale, prima
dell’edizione BUR, aveva a disposizione traduzioni parziali in verso e/o in
prosa del poema, parcamente annotate, o traduzioni prive del testo a fron-
te, anch’esse parsimoniosamente corredate da apparati informativi.2 Nep-
pure in Portogallo, eccettuando l’edizione scolastica della Porto Editora,

CCXCVI

I Lusiadi.indb CCXCVI 14/04/2022 15:24:59


PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS DI CAMÕES

a chiara vocazione didattica, o l’edizione per le cure di Costa Pimpão, an-


notata con moderazione e continuamente ristampata senza aggiornamenti
(almeno fino al 2000) e ora disponibile addirittura in pdf in rete (a partire
dal Centro virtual Camões), non si sono più prodotte edizioni del poema
ricche quanto il «vecchio ma pur sempre valido» commento di Epifânio
da Silva Dias, del 1910. Tra gli obiettivi 2007-10 del prestigioso Centro
Interuniversitário de Estudos Camonianos di Coimbra c’era anche quello
di «levar a cabo a edição crítica d’Os Lusíadas, actualizando e completan-
do os elementos do trabalho precedentemente elaborado, sobretudo por
membros do CIEC, para a Comissão Camoniana da Academia das Ciên-
cias de Lisboa e os importantes contributos trazidos posteriormente pelo
Prof. David. K. Jackson e por outros estudos convergentes. Essa edição
crítica será publicada em parceria do CIEC e da Academia das Ciências de
Lisboa»: tuttavia, il lavoro non è stato ancora ultimato, né so a quale stadio
di elaborazione si trovi.
Rispetto al panorama dei grandi ‘passi avanti’ sull’ermeneutica camoniana
in generale e sulla questione testuale in particolare, il contributo più im-
portante da cui partire per una nuova edizione dei Lusíadas è senz’altro
quello di Jackson, che offre l’opportunità di consultare in formato pdf 29
dei 34 esemplari superstiti della princeps.3 Con la pubblicazione del facsi-
mile dell’esemplare della Sociedade Martins Sarmento di Guimarães, per
le cure di Aguiar e Silva,4 si arriva a 30 esemplari consultabili della edizio-
ne con data 1572. Recentemente, pare sia reperibile anche una nutrita serie
di edizioni facsimili proposte al pubblico dall’«oscuro editore americano»
Nabu Press,5 il quale offre prime edizioni di opere di e su Camões, com-
menti6 e traduzioni del poema in lingue varie (spagnolo, tedesco, inglese),
vendute esclusivamente attraverso il web (Amazon e altre Librerie virtuali)
secondo la modalità print on demand.7
Un’altra fonte di consultazione di edizioni digitalizzate del poema, oltre al
nutrito archivio della Biblioteca Nacional Digital (<http://purl.pt/index/ge-
ral/PT/index.html>), è il ricchissimo portale The Internet Archive (<http://
archive.org>), che ne mette a disposizioni molte, principalmente ottocen-
tesche, alcune delle quali interrogabili, e qualche esemplare della princeps
conservato in biblioteche americane. Tutto questo materiale renderebbe
possibile la revisione del testo fissato da Costa Pimpão, laddove le scelte
del filologo portoghese si sono dovute orientare su un numero limitato di
esemplari a disposizione. Non mi sto a dilungare sull’importanza di una

CCXCVII

I Lusiadi.indb CCXCVII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

nuova limatura del dettato camoniano sulla scorta della collazione degli
esemplari noti della princeps, delle edizioni posteriori al 1584, e con un
occhio alla tradizione manoscritta.
Senz’altro, il testo che ne conseguirebbe non sarebbe assai diverso da quel-
lo conosciuto, ma certo filologicamente più affidabile.
L’edizione BUR è esaurita, si sa, da molto tempo e la mancanza, in Italia,
di una esauriente e aggiornata presentazione del poema è sentita da molti
anni come una reale esigenza, dentro e fuori le mura universitarie.
Oltre alla revisione del testo di partenza, come detto, una nuova edizione
dovrebbe anche contenere, con la rispettiva traduzione a fronte e un breve
inquadramento critico, le cosiddette ottave omesse dalla princeps, ovvero
quelle stanze giunte a noi manoscritte oppure trascritte nel monumenta-
le commento al poema vergato dal poligrafo barocco Manuel de Faria e
Sousa (1639).8 Non solo quelle poche, più commentate e diffuse, inserite
al canto IV (le cosiddette Ottave dei bastardi), ma anche le restanti; e tutte
quante: quelle del primo canto copiato nel Cancioneiro Luís Franco Cor-
reia, quelle del manoscritto detto Pedro Coello, persino quelle del mano-
scritto Manuel Correia Montenego, nonostante la loro dubbia attribuzione
a Camões o al progetto Lusíadas. Settantadue nuove ottave, mai incluse,
nel XX e XXI secolo, a corollario del testo princeps, e la versione di quelle
quattordici che presentano una lezione parzialmente diversa rispetto alla
stampa del 1572. Tutte queste stanze, dopo la pubblicazione del commento
di Manuel Faria e Sousa, sono state riproposte al pubblico solo nel 1779,
nel 1805 e nel 1815 (nell’edizione – e riedizione – di Tomás de Aquino),
nell’edizione di C. D. Winterfeld dedicata a Von Humboldt nel 1810, che
segue Aquino, e in quella poi di Juromenha del 1876. E in seguito, mai
più. Ma è oltremodo importante che si ritorni a considerare queste lezioni
espunte, che spesso rimandano a fonti poi abbandonate da Camões,9 o che
risentono di letture ingenue di fonti canoniche,10 o, ancora, che sembrano
riflettere periodi oscuri della vita del poeta:11 anche gli studiosi e i curiosi
italiani devono essere consapevoli che del poema esistono diversi stadi di
redazione e devono poter valutare il peso, il tenore e il valore estetico delle
prime proposte epiche del Nostro.
Visto che ho menzionato le ottave «sui bastardi», eliminate – secondo Va-
sco Graça Moura –12 o per prudenza politica o per disarmonia all’inter-
no del canto, qui lascio testimonianza del lavoro compiuto in occasione
del Laboratorio traduttivo del Corso di Laurea Magistrale in Traduzione

CCXCVIII

I Lusiadi.indb CCXCVIII 14/04/2022 15:24:59


PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS DI CAMÕES

Letteraria e Saggistica dell’Università di Pisa nell’a.a. 2013-14. Con Maida


Del Sarto, Sara Franceschelli, Michele Gori, Mauro La Mancusa e Natalia
Sabbatino, parte di questa attività laboratoriale è stata dedicata proprio
alla versione delle ottave dei Lusíadas, e questa è la proposta per le stanze
«dei bastardi»:

Sempre foram bastardos valerosos Ci furon già bastardi valorosi


por letras, ou por armas, ou por tudo: che gloria in armi e lettere han raccolto,
foram-no os mais dos Deuses mentirosos tra i menzogneri dèi son numerosi
que celebrou o antigo povo rudo. color che celebrò l’aedo incolto.
Mercúrio, e o docto Apolo são famosos Mercurio e il dotto Apollo son famosi
por ciência diversa, e longo estudo: ché all’arti il loro ingegno hanno rivolto,
outros são só por armas soberanos; ed altri solo in guerra son sovrani:
Hércules, e Lieu, ambos Tebanos. Ercole con Lieo, eroi tebani.

Bastardos são também Homero e Orfeu, Era bastardo Orfeo e pure Omero,
dous a quem tanto os versos ilustraram: che lustro alla poesia hanno donato,
e os dous de quem o Império procedeu e i due progenitori dell’Impero
que Troia e Roma em Itália edificaram. che Troia e Roma hanno edificato.
Pois se é certo o que a fama já escreveu, E ancora, se la storia dice il vero,
se muitos a Filipo nomearam se per alcuni re Filippo è stato
por pai do macedónico mancebo, il padre del macedone campione,
outros lhe dão o magno Nectanebo. per altri è Nectanebo il faraone.

Assi o filho de Pedro justiçoso Così del giustiziere Pietro il figlio,


sendo Governador alevantado governator del regno nominato,
do Reino foi nas armas tão ditoso, lottò con tale sorte e tal cipiglio
que bem pôde igualar qualquer passado. che molti dei suoi avi ha già eguagliato.
Porque vendo-se o Reino receoso Poiché, trovando il regno nel periglio
de ser do castelhano subjugado d’esser dal castigliano soggiogato,
aos seus o medo tira, que os alcança: ai suoi strappa il timore e dà baldanza,
aos outros a falsifica esperança. e agli altri annichilisce ogni speranza.

Non è facile impresa tradurre un testo poetico del XVI secolo, nel rispet-
to del verso e della rima. Tuttavia, da un lato, la poesia epica, con il suo
«codice espressivo cristallizzato»13 o la natura formulare di certi stilemi e,
dall’altro, la lingua camoniana (nonostante il propalato «estilo grandílo-

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

co», I, 4, 6) con il suo registro «corrente» (ibid.), lo scarso indugio verso


il preziosismo classicista, in particolare sintattico, e con quel suo portato
petrarchista e ariostesco che ci è così familiare, rende il compito un po’
meno arduo. Sono, difatti, rari i passi oscuri, di difficile interpretazione e,
dunque, di complicata resa nella nostra lingua.
Per questo motivo, stupiscono quei numerosi misunderstandings che co-
stellano la seppur godibile traduzione di Averini14 del prototesto canonico
del 1572. Sarebbe necessaria una nuova traduzione del poema; ma anche
il tempo e la capacità di approntarne una che superi veramente quella di
Averini, sotto ogni punto di vista. Tutto sommato, la traduzione di Averini
non è troppo invecchiata dal 1972 a oggi, mostrando un sostanziale equi-
librio tra adeguatezza e accettabilità, secondo le definizioni di Toury sulle
strategie traduttive. Insomma, tiene nella sua gran parte: tiene nel tono
complessivo del registro prescelto, nell’uso di un lessico non eccessivamen-
te marcato in diacronia – né troppo arcaico né troppo contemporaneo –,
nel suo complesso prosodico e metrico, con ottave nella loro stragrande
maggioranza di fattura impeccabile, nonostante i casi di rima imperfetta,15
di ritmo ‘zoppo’ (di norma provocato dall’eccessivo ricorso alla sinalefe),
di innaturale spostamento dell’accento tonico in alcune parole ricorrenti
(«oceàno» per oceano; «Nèreo» per Nereo; «Egás» per Egas, ecc.) e nono-
stante anche qualche grave errore lessicale (come, ad esempio, quel fato di
III, 49, 8, tradotto con «veste» invece del corretto ‘bestiame, gregge’;16 op-
pure quel roxas flores di IV, 75, 8 sbiadito in «bianchi fiori»).17 Dal punto di
vista stilistico, comunque, la resa è nella maggioranza delle ottave consona
al testo poetico di partenza, benché spesso il traduttore non riesca (o non
possa, per questioni di metrica, rima, sintassi) a riproporre quel complesso
reticolato di tropi dell’iterazione (anafore, poliptoti, figure etimologiche,
anadiplosi, paronomasie), che sono la cifra dello stile camoniano.
Il problema della traduzione di Averini risiede, in molti casi, in ciò che si
suole definire residuo comunicativo: molti degli elementi del messaggio
camoniano, così disseminato per indizi lungo il poema, non giungono a
destinazione, per scelte consapevoli o inconsapevoli del traduttore, a causa
di banalizzazioni, fraintendimenti, omissioni, aggiunte o, semplicemente,
scelte infelici.18 Nella fase di ricodifica del testo camoniano nella nostra
lingua, spesso Averini non ne riconosce la dominante, interpretandone o
riverbalizzandone solo parzialmente gli elementi costitutivi, provocando,
di conseguenza, una incompleta comprensione del testo tradotto da parte

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I Lusiadi.indb CCC 14/04/2022 15:24:59


PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS DI CAMÕES

dei nuovi lettori. Inoltre, la tendenza di Averini alla riproduzione di un


ideale stile epico ha spesso come conseguenza un inutile innalzamento
del registro linguistico, che proietta parimenti nel testo tradotto una com-
plessità che il testo di partenza non presentava, rendendone, di nuovo,
opaca (per torsione sintattica o per selezione lessicale inadeguata) la sua
comprensione.
Per questo e altri motivi, prendendo in «considerazione non solo i crite-
ri microstrutturali, ma anche quelli macrostrutturali e contenutistici che
possono rappresentare gli aspetti idiosincratici di un testo»,19 sarebbe op-
portuno rivedere la traduzione di Averini, in mancanza di una traduzione
ex-novo del poema. Dei dodici parametri di revisione di una traduzione
identificati da Mossop e da questo raggruppati in quattro macrosettori, la
lettura comparata del testo fonte (ST), ovvero Os Lusíadas, e della tradu-
zione in italiano (TT) rivela, in effetti, che vi sono ampi margini di miglio-
ramento in almeno tre dei settori elencati: «transfer (problems regarding
Accuracy and Completeness of the ST message); content (problems regar-
ding the inner Logic of the text and the correctness of Facts presented);
language (problems regarding Smoothness and readability, Tailoring for a
specific readership, Sub-language required for a specific genre or speciali-
st area, correct use of Idiom, correct Mechanics of the target language, i.e.
grammar, spelling, punctuation, etc.); presentation (problems regarding
Layout, Typography and physical Organisation of the TT)».20 Problemi
di transfer e problemi di content, dunque, sono i campi in cui sarebbe
opportuno intervenire maggiormente per sciogliere, al contempo, alcuni
nodi di language.
Ma vediamo da vicino qualche esempio. Avevo già avuto modo di segna-
lare nell’edizione BUR alcuni luoghi in cui Averini non coglie il dettato
camoniano. Inspiegabilmente, oserei dire, dal momento che il traduttore
dà prova di una profonda competenza nella lingua portoghese in innume-
revoli occasioni.21
Per ciò che riguarda la sfera del transfer, ovvero dell’appropriatezza o com-
pletezza del trasferimento del messaggio del testo di partenza, che attiene
all’ermeneutica, subito alla seconda ottava del Canto I, ci imbattiamo in
una lettura che sposta l’asse dell’interpretazione da un’ottica politico-re-
ligiosa a una limitatamente religiosa. I famosi vv. 1-4, come è risaputo,
recitano: «E também as memórias gloriosas / daqueles reis que foram di-
latando / a Fé e o Império, e as terras viciosas / de África e Ásia andaram

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

devastando». Con questi versi, Camões inizia a indurre una lettura delle
imprese portoghesi orientata verso la prospettiva quintimperialista e di
instaurazione della Monarchia Universale, riproposta a più riprese lungo
tutto il poema. La traduzione di Averini, invece, introducendo il posses-
sivo «suo» riferito alla Fede, appiattisce sul piano meramente religioso la
portata di quelle stesse gesta, impoverendo di molto la complessità del
messaggio camoniano: «le memorie gloriose dei sovrani / che acquista-
rono fama, propagando / la Fede ed il suo impero fra i pagani». Sarebbe
bastato sostituire il singolare con il plurale per restituire l’interezza del
discorso ideologico trasmesso dal poeta, senza generare alcun residuo: «le
memorie gloriose dei sovrani / che acquistarono fama, propagando / la
Fede e il loro impero fra i pagani». Inoltre, subito dopo, all’ottava 3, v. 5, il
«peito ilustre lusitano», volutamente e programmaticamente collettivo,22 si
trasforma in «un cuore lusitano», inducendo una lettura al singolare della
materia da cantare. Ancora una volta sarebbe sufficiente usare l’articolo
determinativo al posto dell’indeterminativo per ristabilire l’equilibrio tra
la fonte e l’arrivo.23
Un altro luogo critico dove si coaduna l’idea che quello portoghese è il
popolo eletto da Dio per l’impresa universalistica è ancora violato nel suo
spessore epistemologico dalla traduzione di Averini, che neutralizza spesso
questo peculiare aspetto dell’epopea. Camões, dedicando e al contempo
invocando D. Sebastião, gli si dirige in questo modo: «Vós, tenro e novo
ramo florescente / de âa árvore, de Cristo mais amada / que nenhâa nasci-
da no Ocidente» (I, 7, 1-3). E Averini traduce: «Voi, tenero virgulto rifioren-
te, / d’un albero da Cristo prediletto / pur su quelli cresciuti in Occidente».
Il valore asseverativo di pur (‘proprio, davvero, veramente’) o aggiuntivo
(‘anche’) o avversativo concessivo (‘nondimeno’) non rende immediatamen-
te e perentoriamente trasparente la superiorità del casato lusitano su tutti
quelli occidentali, come, invece, i versi di Camões in modo inequivocabile
trasmettono. L’ambiguità indotta da pur non è del prototesto camoniano
che, molto più semplicemente, afferma: «Voi, tenero virgulto rifiorente, /
d’un albero da Cristo prediletto / su tutti quelli nati in Occidente».
Mi sia permesso un ulteriore esempio di quel processo che produce residui
non compensati in altri luoghi della traduzione. Nella fattispecie, si tratta
di un elemento culturale importante, ovvero, la presenza, sulle navi dei
portoghesi, di un traduttore che facesse da interprete in occasione dei con-
tatti con le popolazioni africane. La figura dell’interprete è fondamentale

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PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS DI CAMÕES

non solo in tutta la campagna di navigazioni effettivamente svolta, ma an-


che all’interno del testo camoniano, quale ulteriore elemento di veridicità
che, programmaticamente, il poeta si era prefisso di cantare. Notorio è il
lungo episodio nel quale i portoghesi, giunti finalmente in India, instaura-
no contatti con i locali attraverso il berbero Monçaíde che esplicitamente
è chiamato a svolgere funzioni di interprete (canto VII). Ma già nel canto
I, Gama deve prendere accordi con il Moro dell’Isola di Mozambico per
un possibile attracco. I vv. 1-2 dell’ottava 64 narrano: «Responde o vale-
roso Capitão / por um que a língua escura bem sabia». In questo punto,
Averini insinua una improbabilissima poliglossia di Gama, traducendo:
«Risponde il valoroso Capitano / come chi intender sa la lingua oscura».
Magari una traduzione più leale al prototesto non avrebbe generato alcuna
falsificazione storica: «Risponde il valoroso Capitano / per mezzo di chi sa
la lingua oscura».
Ma alla sfera del trasferimento che genera ipo o sovra interpretazioni attie-
ne anche la pratica dell’aggiunta testuale, spesso necessaria in traduzione
poetica per mantenere prosodia e rima. Tuttavia, in alcuni casi l’aggiunta
determina un’indebita intromissione dell’ideologia del traduttore. Mi ri-
ferisco, nella fattispecie, a quei luoghi ove, come per certi aspetti nel caso
sopra citato di I, 1-4, Averini inserisce riferimenti all’ortodossia cattolica,
laddove il prototesto non ne evidenzia alcuno.
Ricodificazione fuorviante è, ad esempio, quella presente nel metatesto di
II, 13, 3-4. Siamo nel punto dove si parla del travestimento di Bacco in
foggia di cristiano, il quale, per meglio far cadere i portoghesi in trappola,
mostra di possedere un quadro raffigurante la discesa dello Spirito Santo
sui Dodici Apostoli (At 2, 3-4). I due messaggeri lusitani sull’isola di Qui-
loa, riconoscendo la sacra immagine, vi si inginocchiano di fronte. Dove
Camões afferma: «Os dous Cristãos, não vendo que enganados / os tinha
o falso e santo fingimento», Averini traduce: «né s’avvidero i due d’esser
giocati / con sacrilego e osceno infingimento». Come si nota, «falso e san-
to» non è «sacrilego» né tanto meno «osceno»; «e» ha valore avversativo (il
falso ma santo) o perfino concessivo (il falso benché santo), non copulativo,
rimarcando il rispetto verso le immagini sacre, le quali, nonostante create
ad arte da Bacco, non perdono per questo il loro valore sacrale. Falso è
Bacco, non il «retrato» (II, 11, 1).24 Forse tradurre «con falso ma pur sacro
infingimento» non avrebbe aggiunto connotazioni che il prototesto non
contiene.

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

Caso simile accade in occasione del ritratto di Venere. In II, 34 si descrive-


re l’incedere della dea: la dominante è senz’altro la sensualità e il rimando
all’amore sensuale pervade tutto l’episodio, modellato, tra l’altro, sulla ri-
presa di sintagmi topici della poesia petrarchesca. Inaspettatamente, Ave-
rini trasforma gli occhi della dea, «onde faz seu filho o ninho» (v. 5), in
«sede» dell’«Amor divino». Che l’interpretazione neoplatonica dell’amore
terreno quale tramite verso l’Amore divino sia del tutto plausibile, sia in
Camões sia nelle sue fonti, è fuor di dubbio. Tuttavia, qui non ve ne è
traccia, mentre è importante dal punto di vista stilistico e culturale la ri-
presa del sintagma petrarchesco e petrarchista:25 una possibile traduzione
potrebbe essere «dagli occhi, ove ha il nido il suo bambino», se si vuole
mantenere la rima -ino dei versi dispari dell’ottava.
Analogo processo di aggiunta di una dimensione religiosa, assente nei
Lusíadas in quel luogo, si ripresenta a proposito del sogno di D. Manuel,
in cui gli appaiono l’Indo e il Gange che predicono l’espansione del suo
dominio in Oriente. Le parole del Gange in IV, 73, 3-6, nella versione ita-
liana appellano alla «volontà di Dio che in te [Gama] confida» (v. 6), assai
improbabile in bocca al fiume indiano ed in effetti aliena al prototesto
camoniano. Poco dopo (IV, 77, 6), anche il laico «bom sinal» (‘buon segno,
buona sorte’) che determina la nomina di Gama a capo della spedizione
verso le Indie, si trasforma in «voler del Cielo» nella versione italiana.
Per ultimo, conviene citare l’epilogo dell’episodio di Inês de Castro, dove
Camões descrive la brutale vendetta di D. Pedro sui carnefici della sua
amata; il poeta portoghese li descrive «no futuro castigo não cuidosos»
(III, 132, 8), ovvero ignari della tragica morte che il sovrano Cru infliggerà
loro. Averini, traducendo «né sanno che già Dio li ha giudicati», sposta
il verdetto di condanna dal volere di D. Pedro (che lo compirà effettiva-
mente, come Camões descrive nelle ottave seguenti) a quello divino, ri-
chiamando in questo modo un Giudizio Universale che, in realtà, è ben
lontano dall’orizzonte dell’ottava.26
Sempre seguendo, per comodità, le categorie di Mossop, per ciò che con-
cerne il content, ovvero la logica interna al prototesto, ad esempio, tutta
l’ottava 121 del canto III presenta un errore di prospettiva. Averini non
capisce che, se nel primo verso il punto di vista è quello di Inês de Castro,
dal secondo verso in poi è quello di D. Pedro a essere cantato. Si vedano,
allineati, i versi di Camões, la traduzione di Averini e una proposta di
ritraduzione dell’ottava:

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PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS DI CAMÕES

Os Lusíadas
Do teu Príncipe ali te respondiam
As lembranças que na alma lhe moravam,
Que sempre ante seus olhos te traziam,
Quando dos teus fermosos se apartavam;
De noite, em doces sonhos que mentiam,
De dia, em pensamentos que voavam;
E quanto, enfim, cuidava e quanto via
Eram tudo memórias de alegria.

Traduzione Averini Proposta di ritraduzione


Del tuo principe là si rifletteva Del tuo principe, eco lì faceva
la memoria che il cuore alimentava, il ricordo che il cuore suo colmava,
e vivo innanzi agli occhi lo rendeva che sempre agli occhi suoi ti conduceva
quando dagli occhi tuoi s’allontanava. quando dagli occhi tuoi s’allontanava.
Di notte coi sogni t’illudeva, Di notte, in dolci sogni s’illudeva,
di giorno il tuo pensiero a lui volava: di giorno, il suo pensiero a te volava:
e tutto intorno quello che osservavi insomma, la sua vista e fantasia
serviva ad evocar giorni soavi. gli offrivan sol memoria d’allegria.

L’ottava tradotta da Averini è di ottima fattura e, nell’economia dell’intero


episodio, in fondo, non è inappropriata. Ma in altri casi, al contrario, la
fruizione del testo ne esce compromessa.
Il trompe-l’oeil grammaticale,27 di I, 18, 1-2 «Mas, enquanto este tempo
passa lento / de regerdes os povos, que o desejam» ad esempio, è sciolto da
Averini spostando il focus dal popolo sul re, modificando, dunque, ancora
una volta, il punto di vista e la logica interna al prototesto: «Ma mentre a
governar vi passa lento / il tempo e il Vostro cuore se ne duole». Ma è il
popolo e non (solo) lo stesso re a desiderare che passino in fretta gli anni
della reggenza fino alla maggiore età! Dunque, non certo «il Vostro cuore»
(e perché la maiuscola?): semmai «il popol vostro».
Numerosi sono i luoghi dove Averini commette errori di prospettiva,
attribuendo azioni a chi non è il soggetto dell’orazione. Un ulteriore
esempio è quello del concilio degli dei del canto I. Averini, in I, 28, 7-8,
attribuisce alla flotta, prostrata dopo lunga navigazione, 28 una valutazio-
ne che, al contrario, fa parte delle determinazioni di Giove a favore dei

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I Lusiadi.indb CCCV 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

naviganti portoghesi: «Já parece bem feito que lhe seja / mostrada a nova
terra que deseja». È Giove che reputa ormai giunto il momento che i
naviganti trovino fi nalmente un porto amico ove chiedere la rotta per
le Indie, e non ai naviganti stessi, come traduce Averini: «già le sembra
gran cosa che le venga / additata una terra a cui s’attenga». Glissando
sull’ultimo verso, che in italiano non è affatto trasparente (come invece
lo è l’originale), 29 il v. 7 dovrebbe essere tradotto almeno con «mi sembra
cosa giusta che le venga».
Molti sarebbero i casi di language, intendendo qui, visto che stiamo trat-
tando di poesia, «Smoothness and readability» della categorizzazione di
Mossop come la resa della funzione poetica, referenziale e, soprattutto,
emotiva del linguaggio, e dunque dei rapporti non soltanto logici ma
anche estetici tra parole. Per di più, in una tradizione come quella in cui
Os Lusíadas si inseriscono, il ‘peso estetico’ delle stesse parole, o di interi
sintagmi, è significativo in sé poiché può esibire un rimando a una fonte
letteraria, al modello di imitazione. Lo abbiamo visto sopra, nel caso del
richiamo intertestuale a versi di Petrarca. E altri luoghi si potrebbero
indicare, come III, 128, 5 («Põe-me em perpétuo e mísero desterro») e
III, 129, 1 («Põe-me onde se usa toda a ferindade»), dove è palese l’eco
petrarchesca del sonetto CXLV («Ponmi ove ’l sole occide i fiori et l’er-
ba»), del resto già oraziana, Odi, I, 22, 17-22: «Pone me, pigris ubi nulla
campis […] // pone sub curru nimiun propinqui […]». Averini sostitui-
sce il verbo porre con mettere, spezzando, in questo modo, quel legame
intertestuale così ostentatamente esibito. Restituire «Ponmi» al posto di
«Mettimi» (aggiustando poi il verso alla sua isometria, vista la diminu-
zione di una sillaba) sarebbe revisione giusta e necessaria. Così come
giusto e necessario sarebbe ristabilire il sintagma «maçãs de ouro» (IV,
55,1) al posto del generico «tanto oro», dove Camões evoca il Giardino
delle Esperidi.
Dal punto di vista propriamente stilistico, cito, a carattere meramente
esemplificativo (molti altri casi sarebbero da addurre),30 quel luogo carico
di pathos e ideologicamente essenziale che è l’ottava X, 145. Questa otta-
va, a conclusione della lunga celebrazione delle eroiche imprese lusitane
in Oriente, esprime, manieristicamente, una riflessione dolorosa sulla
reale situazione socio-politica in cui il canto viene ad essere proferito.
La strofa è diventata così famosa che il v. 8 è presto diventato locuzione
idiomatica.

CCCVI

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PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS DI CAMÕES

La versione di Averini disinnesca la carica di emotività e amarezza che


l’ottava camoniana senza mezzi termini induce nel lettore. In questo passo,
la versione di Averini sembra dar ragione a Dante, quando, nel Convivio
(l. I, cap. 7) asserisce: «Sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico
armonizzata si può de la sua loquela in altra trasmutare, senza rompere
tutta sua dolcezza e armonia».

Os Lusíadas
Nô mais, Musa, nô mais, que a Lira tenho
Destemperada e a voz enrouquecida,
E não do canto, mas de ver que venho
Cantar a gente surda e endurecida.
O favor com que mais se acende o engenho
Não no dá a pátria, não, que está metida
No gosto da cobiça e na rudeza
Dâa austera, apagada e vil tristeza.

Traduzione Averini Proposta di ritraduzione


Non più, Musa, non più! Che già Non più, musa, non più! Che è già
scordata scordata
è la lira, la voce s’è arrochita: la lira mia, la voce s’è arrochita:
e non per il canto; quella che ha cantata non per il canto, ma perché s’è data
è gente fatta sorda ed indurita. a gente ormai sorda e inaridita.
Il favore da cui viene esaltata Il favor con cui l’arte è attizzata
la mente non può dar la mia avvilita non può darlo la patria, che, avvilita,
Patria: la cupidigia ama e l’asprezza coltiva solo avidità e grettezza
di un’austera, fatale e vil tristezza. nella cupa, indolente e vil tristezza.

Insomma, Camões si merita una traduzione che sia, oggi, all’altezza della
sua importanza culturale, che sia capace di trasmettere il suo valore este-
tico e le sue dominanti ideologiche, storiche e letterarie. Forse bastereb-
be una revisione terminologica lessicale e una revisione terminologica e
stilistica della versione di Averini per fare in modo che il poema possa
essere ancora oggetto di ricerche teoriche e preziosa fonte di informazioni
per filologi, storici e antropologi anche in un contesto ignaro della lingua
originale.

CCCVII

I Lusiadi.indb CCCVII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

Os Lusíadas, in sostanza – e parafrasando Calvino –, dovrebbero godere


della fortuna di essere letti «nelle condizioni migliori per gustarli», af-
finché ritrovino, nella cultura italiana, il loro posto come imprescindibile
«rumore di fondo», rientrando in questo modo finalmente a pieno titolo
nel nostro polisistema culturale.

[Valeria Tocco, Per una nuova edizione dei «Lusíadas» di Camões (nota a
margine sulla traduzione), in Intorno all’epica ispanica, ed. Paola Laskaris e
Paolo Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, 2016, pp. 257-270]

CCCVIII

I Lusiadi.indb CCCVIII 14/04/2022 15:24:59


Considerazioni su Ariosto e Camões
di Luciano Rossi

E se tu vuoi che ’l ver non ti sia ascoso,


tutta al contrario l’istoria converti:

Rovesciando il noto assunto tynjanoviano sul rapporto Dostoevskij-Go-


gol’,1 si potrebbe osservare che quando i poeti lottano a viso aperto, quando
il vigore delle loro polemiche supera il semplice rifiuto delle teorie e dello
stile dei predecessori, si dovrà sospettare un atteggiamento più complesso
dell’ansia innovativa: spesso, cioè, l’avversario contro il quale si lotta è il
più stimato e il più temuto: quello con cui si sa che si devono fare i conti.
Tale è il caso, io credo, del complesso legame che dovette unire Luís de
Camões a Ludovico Ariosto: un rapporto che è stato semplicemente negato
dai critici,2 fermi alla celebre dichiarazione proemiale dei Lusiadi sull’au-
tenticità delle gesta narrate nel poema:

Ouvi, que não vereis com vãs façanhas


Fantásticas, fingidas, mentirosas,
Louvar os vossos, como nas estranhas
Musas, de engrandecer-se desejosas:
As verdadeiras vossas são tamanhas
Que excedem as sonhadas, fabulosas,
Que excedem Rodamonte e o vão Rugeiro
E Orlando, inda que fora verdadeiro.3

Fin dal suo esordio, il poema camoniano si pretende fondato sulla verità
storica, che viene apertamente contrapposta all’ordito fantastico del Fu-
rioso: eppure, alle bordate polemiche del portoghese, l’Ariosto aveva, per
così dire, risposto in anticipo, nelle ottave solo apparentemente scanzonate
del trentesimoquinto del Furioso, vòlte a ironizzare su quella poesia en-

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I Lusiadi.indb CCCIX 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

comiastica che, lungi dal limitarsi a narrare la storia, in qualche modo la


«creava»:

Non fu sí santo né benigno Augusto


come la tuba di Virgilio suona.
L’aver avuto in poesia buon gusto
la proscrizion iniqua gli perdona.
Nessun sapria se Neron fosse ingiusto,
né sua fama saria forse men buona,
avesse avuto e terra e ciel nimici,
se gli scrittor sapea tenersi amici.
Omero Agamennòn vittorioso
e fe’ i Troian parer vili e inerti;
e che Penelopea fida al suo sposo
dai Prochi mille oltraggi avea sofferti.
E se tu vuoi che ’1 ver non ti sia ascoso,
tutta al contrario l’istoria converti:
che i Greci rotti e che Troia vittrice,
e che Penelopea fu meretrice.4

È un’antica querelle, quella sulla veridicità delle imprese narrate nei poe-
mi epici, e il problema viene risolto in maniera antitetica da Camões e da
Ariosto: il primo, come già osservò Hegel,5 rivendicando la legittimità sto-
rica dell’impresa portoghese contro gli indiani, deve insistere sulla assoluta
autenticità dei fatti narrati; l’altro, nel rivolgersi contro il contenuto ormai
esaurito della tradizione cavalleresca, non può che adoprare lo strumento
specifico dell’ironia. È indubbio che ne derivino risultati poetici molto di-
versi e che i Lusiadi si collochino per certi aspetti agli antipodi del Furioso.
Altrettanto innegabile è però che l’autenticità delle gesta narrate nel poema
camoniano sia anch’essa squisitamente letteraria: non si spiegherebbe, al-
trimenti, l’estesa impalcatura mitologica, che occupa un quinto del testo.
Quel che comunque risulta sorprendente, a una lettura parallela dell’Or-
lando e dei Lusiadi, data la diversità dei due poemi, è il modo in cui Camões
ha fatto tesoro della lezione ariostesca. E qui intendo presentare solo delle
semplici annotazioni di lettura, che non hanno alcuna pretesa di essere
esaustive, con l’unica speranza che esse possano contribuire a illuminare
un nodo storico letterario, il rapporto Camões-Ariosto, su cui, per quanto

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CONSIDERAZIONI SU ARIOSTO E CAMÕES

possa apparire paradossale, non si è ancora indagato a sufficienza. Anche


perché il problema è stato impostato finora con un ricorso troppo esteso a
elementi extratestuali, primo fra tutti l’ipostatizzazione del «popolo por-
toghese»: un heroe verdadeiro considerato dalla critica più corposo delle
ombre e dei fantasmi cari al Boiardo e a messer Ludovico.
Se però si leggono con attenzione i versi in cui Camões polemizza con le
estranhas Musas ed esalta le gesta lusitane,

Que excedem Rodamonte e o vão Rugeiro


E Orlando, inda que fora verdadeiro,

si scoprirà che, nell’attaccare l’Ariosto, egli utilizza allusivamente proprio


due parole-rima, Rugeiro / verdadeiro, frequenti nel Furioso: cfr. VII 74: …
sì che molti ingannò come Ruggero / … che già molti anni avean celato,
il vero; VIII 2: Fu gran ventura quella di Ruggero / ch’ebbe l’anel che gli
scoperse il vero; XLV 45: Ma vo prima morir, che mai sia vero, / ch’io pigli
altro marito che Ruggero… ecc.
Procedendo oltre nella lettura, risulterà evidente che quel che di Ariosto è
essenziale per Camões è proprio il rapporto con la storia presente o pros-
sima: quel particolare tipo di poesia encomiastica, cioè, che è fatta di au-
tentica partecipazione agli avvenimenti narrati e non di mera adulazione.
E il lettore farà un sobbalzo nel verificare che, nel Furioso, si può rinvenire
la prima esaltazione poetica dell’impresa di Vasco da Gama, dalla quale
Camões ha addirittura derivato la metafora «barocca» dei «nuovi Argo-
nauti», con cui sono rappresentati i navigatori portoghesi:

Ma volgendosi gli anni, io veggio uscire


da l’estreme contrade di ponente
nuovi Argonauti e nuovi Tifi, e aprire
la strada ignota infin al dì presente:
altri volteggiar l’Africa e seguire
tanto la costa de la negra gente,
che passino quel segno onde ritorno
fa il sole a noi, lasciando il Capricorno;

e ritrovar del lungo tratto il fine,


che questo fa parer dui mar diversi;

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I Lusiadi.indb CCCXI 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

e scorrer tutti i liti e le vicine


isole d’Indi, d’Arabi e di Persi:
altri lasciar le destre e le mancine
rive che due per opra erculea fèrsi;
e del sole imitando il cammin tondo,
ritrovar nuove terre e nuovo mondo.6

Si ricordi IX 64: … Nesta frescura tal desembarcavam / Já das naus os se-


gundos Argonautas…; I 18: E vereis ir cortando o salso argento / Os vossos
Argonautas… Ma soprattutto si ricordi l’esordio dei Lusiadi:

As armas e os Barões assinalados


Que da Ocidental praia Lusitana
Por mares nunca de antes navegados
Passaram ainda além da Taprobana,
Em perigos e guerras esforçados
Mais do que prometia a força humana,
E entre gente remota edificaram
Novo Reino, que tanto sublimaram.7

Qui stile, sintassi, ritmo, aprono interessanti prospettive sul tirocinio ca-
moniano alla scuola ariostesca, anche se, quando Camões si appropria del
registro «oratorio» dell’Orlando, sistematicamente lo priva di ogni implica-
zione ironica, coerentemente con i propri presupposti teorici.
Indicativa a questo riguardo è la lettura del VII dei Lusiadi, con la nota in-
vettiva contro i principi cristiani occupati a farsi guerra e dimentichi della
minaccia musulmana:

Vede’los Alemães, soberbo gado,


Que por tão largos campos se apacenta;
Do successor de Pedro rebelado,
Novo pastor e nova seita inventa;
Vede’lo em feias guerras ocupado,
Que inda co cego error se não contenta,
Não contra o superbissimo Otomano,
Mas por sair do jugo soberano.

CCCXII

I Lusiadi.indb CCCXII 14/04/2022 15:24:59


CONSIDERAZIONI SU ARIOSTO E CAMÕES

Vede’lo duro Inglês, que se nomeia


Rei da velha e santíssima Cidade,
Que o torpe Ismaelita senhoreia
(Quem viu honra tão longe da verdade?),
Entre as Boreais neves se recreia,
Nova maneira faz de Cristiandade:
Pera os de Cristo tem a espada nua,
Não por tomar a terra que era sua.8

Un’analoga requisitoria si può rinvenire nel XVII del Furioso, in una delle
celebri «digressioni» ariostesche sulla storia contemporanea:

Dove abbassar dovrebbono la lancia


in augumento de la santa fede,
tra lor si dan nel petto e ne la pancia
a destruzion del poco che si crede.
Voi, gente ispana, e voi, gente di Francia,
volgete altrove, e voi, Svizzeri, il piede,
e voi, Tedeschi, a far più degno acquisto,
che quanto qui cercate è già di Cristo.9

Continua Camões:

Guarda-lhe, por entanto, um falso Rei


A cidade Hierosólima terreste,
Enquanto ele não guarda a santa Lei
Da cidade Hierosólima celeste.
Pois de ti, Galo indino, que direi?
Que o nome «Cristianíssimo» quiseste,
Não pera defendê-lo nem guardá-lo
Mas pera ser contra ele e derribá-lo!10

Ma i medesimi argomenti li aveva adoperati messer Ludovico:

Se cristianissimi esser voi volete,


e voi altri Catolici nomati,
perché di Cristo gli uomini uccidete?

CCCXIII

I Lusiadi.indb CCCXIII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

perché de’ beni lor son dispogliati?


Perché Ierusalem non riavete
che tolto è stato a voi da’ rinnegati?
Perché Costantinopoli e del mondo
la miglior parte occupa il Turco immondo?11

Non si tratta di coincidenze fortuite, ma spesso i riscontri sono letterali e,


quel che più conta, è l’intero impianto retorico dell’invettiva a presentare
significative analogie nei due poemi.
Segue, nei Lusiadi, la famosa requisitoria contro gli italiani, nella quale si
son voluti cogliere influssi petrarcheschi:

Pois que direi daqueles que em delícias


Que o vil ócio no mundo traz consigo,
Gastam as vidas, logram as divícias,
Esquecidos do seu valor antigo?
Nascem da tirania inimicícias,
Que o povo forte tem, de si inimigo.
Contigo Itália, falo, já sumersa
Em vícios mil, e de ti mesma adversa.12

Eppure, proprio nella corrispondente ottava del Furioso si possono riscon-


trare, più ancora che nel remoto Petrarca, simili espressioni nei confronti
degli Italiani:

O d’ogni vizio fetida sentina,


dormi Italia imbriaca, e non ti pesa
ch’ora di questa gente, ora di quella
che già serva ti fu, sei fatta ancella?13

Dicevamo che la caratteristica più rilevante di questi brani dei Lusiadi è


l’analogia dell’intreccio e delle tecniche discorsive col XVII del Furioso:
più ancora che gli innegabili riscontri testuali.
Si legga infatti come l’invettiva si avvia alla conclusione:

Se cobiça de grandes senhorios


Vos faz ir conquistar terras alheias,

CCCXIV

I Lusiadi.indb CCCXIV 14/04/2022 15:24:59


CONSIDERAZIONI SU ARIOSTO E CAMÕES

Não vedes que Pactolo e Hermo rios


Ambos volvem auríferas areias?
Em Lídia, Assíria, lavram de ouro os fios;
África esconde en si luzentes veias;
Mova-vos já, sequer, riqueza tanta,
Pois mover-vos não pode a Casa Santa.14

Ariosto aveva utilizzato la medesima topografia per concludere la propria


«digressione»:

Quel ch’a te dico, io dico al tuo vicino


tedesco ancor; là le ricchezze sono
che vi portò da Roma Costantino:
portonne il meglio, e fe’ del resto dono.
Pàttolo et Ermo, onde si tra’ l’or fi no,
Migdonia e Lidia, e quel paese buono
per tante laudi in tante istorie noto
non è, s’andar vi vuoi, troppo remoto.15

Che il «colto e buon Luigi» avesse in mente i versi del Furioso mi pare
molto probabile: ancor più interessante è però il procedimento adottato
dal portoghese nei confronti del modello. Anziché di «imitazione» o di
«influenza» è infatti il caso di parlare di «neutralizzazione»: conscio della
cruda ironia dei versi dell’Orlando, Camões sembra giocare con lo stile
ariostesco, smussando le punte del sarcasmo e riducendone l’asprezza, sen-
za allentare però il ritmo vorticoso dell’invettiva:
«Dove abbassar dovrebbono la lancia / … tra lor si dan nel petto e ne la pan-
cia»: «pera os de Cristo tem a espada nua… »; «il Turco immondo»: «o torpe
Ismaelita»; «O d’ogni vizio fetida sentina»: «sumersa / Em vícios mil»…
Simili riscontri di lettura potrebbero moltiplicarsi, solo ad aver la pazienza
di scorrere parallelamente le due opere. Quel che ora mi preme di propor-
re è però una considerazione di carattere più generale.
La principale innovazione dell’Ariosto nei confronti della anteriore lettera-
tura cavalleresca è probabilmente quella di aver esplicitato a livello teorico
e condotto all’estrema elaborazione la tecnica della rappresentazione visi-
va. «La visività», è stato recentemente ribadito, «è forse la qualità specifica
dell’arte ariostesca più generalmente riconosciuta, fin da quando uno dei

CCCXV

I Lusiadi.indb CCCXV 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

primi interpreti del poema, il cinquecentista Ludovico Dolce, ne colse l’ef-


fetto ottico, rilevando come il Furioso, piuttosto che leggerlo, sembra di
vederlo.»16 Orbene, a me pare che Camões sia, fra gli autori «epici» rina-
scimentali, quello che meglio ha appreso la lezione ariostesca: se i critici fi-
nora non l’hanno rilevato è perché la sfasatura fra «l’intreccio favoloso dei
rapporti fantastici , con cui messer Ludovico «gioca fino alla leggerezza»,17
e l’ispirato «realismo» camoniano è parsa loro irriducibile e quasi siderale.
Si prenda tuttavia in esame uno dei brani più meritatamente famosi dei
Lusiadi: il ritratto di Venere, còlta nell’atto di ingraziarsi il padre con ir-
resistibile seduzione. Osserva finemente Aurelio Roncaglia:18 «La rappre-
sentazione… – e in ciò la parola misura il proprio naturale vantaggio sulla
pittura – combina e sovrappone in sottile plesso dinamico una molteplicità
d’elementi realistici e metaforici, spunti simbolici, moduli formali e indici
di connotazione sentimentale, i quali non potrebbero venir tutti simulta-
neamente offerti all’occhio dalla superficie d’un affresco (almeno conce-
pito nei modi tradizionali). Ma – e qui la pittura riafferma il suo primato
ideale d’arte-guida – tutti questi elementi, anche quelli apparentemente
più astratti, si presentano risolti in veloci suggerimenti di fantasia visiva, e
per questa via preferenziale attingono coerenza stilistica ed esprimono con
sinergica efficacia la propria carica di pathos.» Si provi quindi a comparare
questo brano con l’ariostesca descrizione di Olimpia:

Tão fermosa no gesto se mostrava


Que as Estrelas e o Céu e o Ar vizinho19

Era il bel viso suo qual esser suole


da primavera alcuna volta il cielo. 20

Os crespos fios d’ouro se esparziam


Pelo colo que a neve escurecia;
Andando, as lácteas tetas lhe tremiam,
Com quem Amor brincava e não se via;

Vinceano di candor le nievi intatte,


et eran piú ch’avorio a toccar molli:
le poppe ritondette parean latte
che fuor dei giunchi allora allora tolli.

CCCXVI

I Lusiadi.indb CCCXVI 14/04/2022 15:24:59


CONSIDERAZIONI SU ARIOSTO E CAMÕES

Cum delgado cendal as partes cobre


De quem vergonha é natural reparo:
Porém nem tudo esconde nem descobre
O véu, dos roxos lírios pouco avaro.

I rilevati fianchi e le belle anche,


e netto più che specchio il ventre piano,
pareano fatti, e quelle cosce bianche,
da Fidia a torno, o da più dotta mano.
Di quelle parti debbovi dir anche,
che pur celare ella bramava invano?

Concludeva la sua analisi il Roncaglia: «proprio per l’agevolezza che presta


a risolvere gl’impulsi emozionali in evidenza di valori visivi, l’erudizione
mitografica è sentita da Camões come materia eminentemente “pittorica”.»
Ma come non rilevare, allora, che con analoghe citazioni mitologiche –
espresse, per di più, in forma ipotetica in entrambi i poemi – si chiudono
i due ritratti?

E, por mais namorar o soberano


Padre, de quem foi sempre amada e cara,
Se lh’apresenta assi como ao Troiano,
Na selva Ideia, já se apresentara.
Se a vira o caçador que o vulto humano
Perdeu, vendo Diana na água clara,
Nunca os famintos galgos o mataram,
Que primeiro desejos o acabaram.

Se fosse stata ne le valli Idee


vista dal pastor frigio, io non so quanto
Vener, se ben vincea quelle tre dee,
portato avesse di bellezza il vanto;
né forse ito saria ne le amiclee
contrade esso a violar l’ospizio santo;
ma detto avria: – Con Menelao ti resta,
Elena, pur; ch’altra io non vo’ che questa.

CCCXVII

I Lusiadi.indb CCCXVII 14/04/2022 15:24:59


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

D’altra parte basterebbe rileggere il XXXIII canto del Furioso, ove, rie-
vocando le tragiche imprese dei re francesi in Italia, l’Ariosto produce «il
maggiore sforzo di comprensione storica»,21 per scoprire quello che, al di
là delle infinite rassegne eroiche presenti nella tradizione cavalleresca,22
credo sia il più autentico antecedente dell’ottavo (e in parte anche del ter-
zo) canto dei Lusiadi.
Nell’esordio ariostesco si scorgono ancora i segni dell’intento amara-
mente parodistico nei confronti dell’ottavo libro dell’Eneide (intento
più compiutamente esplicitato nei versi, poi rifiutati, della cosiddetta
Storia d’Italia, che occupavano nel poema il posto più tardi assegnato
alla sala di Merlino). È infatti una serie di sciagure nazionali quella va-
ticinata dai demoni-pittori del mago, di contro ai trionfi istoriati sullo
scudo di Enea:

Illic res Ítalas Romanorumque triumphos,


Haud uatum ignarus uenturique inscius aeui
Fecerat Ignipotens, illic genus omne futurae
Stirpis ab Ascanio pugnataque in ordine bella.23

Quel signor disse lor: – Vo’ che sappiate,


che delle guerre che son qui ritratte,
fin al di d’oggi poche ne son state;
e son prima dipinte, che sian fatte.
Chi l’ha dipinte, ancor l’ha indovinate.
Quando vittoria avran, quando disfatte
in Italia saran le genti nostre,
potrete qui veder come si mostre.24

Camões, rinunciando all’espediente classico del magico vaticinio, adotta


un tono apertamente encomiastico e neutralizza ancora una volta, in tal
modo, ogni effetto ironico del Furioso, mentre relega fra le superstizioni
dei primitivi gli accenni alle divinazioni:

Entanto, os arúspices famosos


Na falsa opinião, que em sacrfícios
Antevêm sempre os casos duvidosos…25

CCCXVIII

I Lusiadi.indb CCCXVIII 14/04/2022 15:24:59


CONSIDERAZIONI SU ARIOSTO E CAMÕES

Solo gli indiani, infatti, hanno bisogno di ricorrere agli aruspici, per sco-
prire quello che è già noto, perché la gloria delle gesta portoghesi è splen-
didamente effigiata sulle bandiere delle navi di Paolo da Gama.
Pur con queste importanti differenze di impostazione, la ariostesca Storia
d’Italia e la camoniana rassegna delle gesta lusitane presentano, come s’è
detto, significative analogie, soprattutto nelle tecniche espressive, che pri-
vilegiano l’icastica rappresentazione di taluni esempi emblematici:

Cader si vede e far la terra rossa


la gente d’arme in amendua le bande.
Piena di sangue uman pare ogni fossa…26

Correm rios do sangue desparzido,


Com que também do campo a cor se perde
tornado carmesi, de branco e verde27

Vedete Carlo ottavo, che discende


da l’Alpe, e seco ha il fior di tutta Francia,
che passa il Liti e tutto ’1 regno prende
senza mai stringer spada o abbassar lancia…28

«Olha um Mestre que dece de Castela,


Português de nação como conquista
A terra dos Algarves, e já nela
Não acha quem por armas lhe resista…» 29

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi ma non farebbero altro che conferma-


re l’impressione più generale.
L’ultimo elemento da prendere in considerazione in questa improvvisata
rassegna (rapidamente, però, prima che le annotazioni di lettura rischino
di trasformarsi in un azzimato saggio critico) è quello metrico-ritmico.
Ognuno avrà notato, nei brani citati, la straordinaria analogia dell’endeca-
sillabo camoniano con quello ariostesco, e, più in generale, la caratteristica
struttura dell’ottava, nella quale il distico finale funge da luogo deputato
per l’intervento dell’autore, per la battuta ironica o la considerazione ama-
ra, o l’interrogazione retorica. Pur avendo una simile impalcatura ritmica,
l’ottava camoniana presenta notevoli differenze strutturali rispetto a quel-

CCCXIX

I Lusiadi.indb CCCXIX 14/04/2022 15:25:00


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

le dei lirici spagnoli (Boscán, Garcilaso, Jorge de Montemayor ecc.), che


pure avevano introdotto nella penisola iberica quella che era divenuta una
strofe tipicamente italiana. L’italianismo di Camões, cioè, è di prima mano
e s’è alimentato con la lettura del Petrarca e del Poliziano, oltre che con
quella dei contemporanei.
Perché, però ostinarsi a cercare lontano ciò che si trova bene in vista sotto
i nostri occhi?
Con buona pace di Hatzfeld,30 il Camões che riesce a concludere in tal
modo le sue ottave:

Oh, que famintos beijos na floresta,


E que mimoso choro que soava!
Que afagos tão suaves! Que ira honesta,
Que em sisinhos alegres se tornava!
O que mais passam na manhã e na sesta,
Que Vénus com prazeres inflamava,
Milhor é exprimentá-lo que julgá-lo,
Mas julgue-o quem não pode exprimentá-lo,

mostra soprattutto d’avere bene appreso la lezione ariostesca.

[Luciano Rossi, Considerazioni su Ariosto e Camões, in Studi Camoniani


80, pp. 63-76]

CCCXX

I Lusiadi.indb CCCXX 14/04/2022 15:25:00


Tasso e l’«iperidentità» portoghese.
Per una rilettura di «Vasco, le cui felici, ardite antenne»
di Giuseppe Alonzo

In seno al vasto canzoniere del Tasso, si attribuisce oggi una posizione non
preminente al sonetto Vasco, le cui felici, ardite antenne, con cui il poeta
elogiava le imprese di Vasco da Gama attraverso l’encomio dell’epica di
Luís de Camões.
Al sostanziale disinteresse dell’italianistica italiana ha dovuto sopperire,
come in un dialogo allo specchio, l’attenzione di numerosi studi lusitani-
stici, che hanno chiarito le coordinate storiche ed editoriali del sonetto.1
Testimoniato dal ms. 1072.XII, fol. 120r della Biblioteca Universitaria di
Bologna, databile al 1579, il sonetto esordisce a stampa nelle Gioie di Rime
et Prose edite a Venezia nel 1587. In Portogallo campeggia nelle carte ini-
ziali delle seconde Rimas camoniane (1598, insieme ad altri due sonetti in
italiano di Luís Franco e Leonardo Torriani),2 poi in esergo a Os Lusíadas
del 1626, e ancora in numerose traduzioni:3

Vasco, le cui felici, ardite antenne


incontro al sol che ne riporta il giorno
spiegâr le vele e fêr colà ritorno
ov’egli par che di cadere accenne,
non più di te per aspro mar sostenne
quel che fece al Ciclope oltraggio e scorno,
né chi turbò l’Arpie nel suo soggiorno,
né diè più bel subietto a colte penne.
Ed or quella del colto e buon Luigi
tant’oltre stende il glorïoso volo,
ch’i tuoi spalmati legni andâr men lunge:

CCCXXI

I Lusiadi.indb CCCXXI 14/04/2022 15:25:00


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

ond’a quelli a cui s’alza il nostro polo


ed a chi ferma in contra i suoi vestigi
per lui del corso tuo la fama aggiunge.

È noto quanto terreno fertile l’ombra del Tasso4 avesse trovato nella peniso-
la iberica, già segnata dall’impulso rinascimentale di Garcilaso de la Vega
e del Boscán in Spagna, e almeno di Francisco Sá de Miranda in Portogal-
lo.5 Di conseguenza, a fronte della svolta epica iper-nazionale di Camões, la
prima cura della nascente critica camoniana era di attenuare la paventata
eclissi di Os Lusíadas all’ombra dell’esempio tassiano.
Il commento a Os Lusíadas del Faría e Sousa aveva, è noto, chiari riferi-
menti politici, finalizzati a puntellare in Camões i confini di un Portogallo
allora annesso alla corona di Spagna. Pubblicato a Madrid in castigliano,
il commento, vistosamente dedicato a Filippo IV, puntava su un ambiguo
e costante confronto con il modello tassiano per dimostrarne la superiorità
di Camões. Infatti, il nostro sonetto, benché letto dal Faría e Sousa qua-
le rara concessione di uno scrittore invidioso, superbo e sopravvalutato,6
compariva cubitale tra le carte iniziali del commento, sotto il ritratto di
Camões, a suggellarne paradossalmente la riconosciuta eccellenza poetica.
Rinnegata ma sfruttata, insomma, l’immagine del Tasso veicolava la speci-
ficità poetica portoghese, cui, pochi mesi dopo la pubblicazione del grande
commento, avrebbe fatto seguito l’indipendenza politica.
Del resto, il coacervo critico-ideologico del confronto Camões-Tasso è
confermato dal suo stesso successo, che, almeno fino all’Ottocento, ha
prodotto tra i due scrittori parallelismi biografici e poetici non di rado
romanzeschi, mitografici e fantasiosi. È sufficiente ricordare la romantica e
già antiariostesca esclamazione delle Veglie: «Camoens! Noi siamo sventu-
rati entrambi!»,7 oppure la vulgata che dipingeva un Tasso timoroso della
concorrenza del solo vate lusitano, e anzi spinto alla Liberata da una sorta
di agone con lui.8
Tuttavia, alla domanda sulla conoscenza del Tasso di Os Lusíadas si è ge-
neralmente pervenuti a risposte negative, suffragate in specie dal silenzio
su Camões nei discorsi tassiani di teoria poetica.9 Inoltre – con almeno
due evidenti abbagli non imputabili al poeta – nelle Gioie il sonetto reca
il titolo Loda il Signor Luigi Cerma [sic], il quale ha scritto un Poema in
Lingua Spagnuola de’ Viaggi del Vasco. Il pur improprio riferimento alla lin-
gua spagnola richiama la prima diffusione italiana del poema camoniano,

CCCXXII

I Lusiadi.indb CCCXXII 14/04/2022 15:25:00


TASSO E L’«IPERIDENTITÀ» PORTOGHESE

che avvenne con ogni probabilità grazie alla versione castigliana di Luis
de Tápia.10 Edita nel 1580 a Salamanca, essa era dedicata al futuro cardi-
nale Ascanio Colonna, allora rampollo allo studio nella medesima città e
più tardi divulgatore del poema camoniano.11 Inoltre, la versione fu edita
dopo un lungo lavorio, parallelo alla congiuntura politica dell’annessione
spagnola.12
Il sonetto del Tasso matura dunque in questi anni, a meno di non accetta-
re, con Faría e Sousa, un’interessante retrodatazione al 157313. Inoltre, al
poeta si attribuiva almeno un sonetto dedicato ad Ascanio Colonna quale
pregio dell’«Ibero Ispano».14 Che poi Tasso avesse contezza delle vicen-
de iberiche di Ascanio, ciò può inferirsi dalle numerose trasferte romane
del poeta negli anni ’70: ospite del cardinal Ippolito, Tasso soggiornava al
Quirinale accanto alla villa dei colonnesi, al tempo gestita da Marc’Anto-
nio Colonna, principe di Paliano, reduce di Lepanto e padre di Ascanio.15
A conferma dei contatti diretti, il Manso racconta di un motto rivolto da
Tasso a Marc’Antonio, mentre il poeta stesso lo cita in un discorso come
modello.16
Certamente è fantasiosa l’ipotesi del Faría e Sousa che, interpretando il
verso camoniano «o Bétis me ouça, e o Tibre me levante»,17 immaginava un
incontro diretto, a Roma, tra Tápia e Tasso.18 Tuttavia, è legittimo pensare
che, mediante l’ambiente dei Colonna, in Italia e in particolare a Tasso
giungessero notizie di un poema iberico, vergato o adattato in lingua spa-
gnola, sull’impresa di Vasco da Gama: una conoscenza indiretta e impre-
cisa, dunque, ma non inconsapevole, cioè potenzialmente informata sulla
struttura generale, sulle questioni fondamentali e sul magma problematico
del poema camoniano.
In primo luogo, Tasso dovette avvertire lo stridore di un poema che si
voleva nazionale e che invece si diffondeva in spagnolo proprio mentre
il Portogallo era in piena crisi politica. Nel Discorso intorno alla sedizione
nata nel regno di Francia l’anno 1585, infatti, le competenze di Tasso sulla
politica portoghese coeva sono evidenti: vi sono infatti consapevolmente
commentate la sfortunata impresa africana di D. Sebastião e la travagliata
azione di D. António all’isola Terceira.19
Una fonte primaria cui Tasso poteva attingere sul Portogallo e la Spagna
era il padre, Bernardo, che tra il 1537 e il 1539 era stato due volte in Spa-
gna per conto di Ferrante Sanseverino,20 e la cui influenza sulla poetica
iberica è dimostrata.21 Camões stesso, nel sonetto De um tão felice engenho,

CCCXXIII

I Lusiadi.indb CCCXXIII 14/04/2022 15:25:00


CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

produzido,22 cita un «Tasso», insieme a «o nosso Boscão», come esperto di


Museo, «antiquíssimo escritor» e cantore «do mancebo de Abido», cioè
Leandro. L’omaggio è chiaramente rivolto a Bernardo e alla sua Favola di
Leandro e d’Ero,23 dichiaratamente mutuata da Museo, come si legge nella
dedica, «antico e nobile poeta», «forse cangiato in me». Che poi il Barreto,
alla voce «Tasso» della Micrologia Camoniana, dubitasse dell’autenticità e
della correttezza del verso (vi voleva piuttosto leggere un «Garcilaso»),24
ciò conferma quell’allontanamento dell’ombra tassiana già proprio del
Faría e Sousa.
Nel 1559 Bernardo, rimasto fedele al Sanseverino caduto in disgrazia, viene
bandito da Napoli e invoca l’aiuto del diplomatico portoghese Rui Gomes
da Silva, principe di Eboli, noto per la sua influenza alla corte di Filippo II
e per le sue idee federaliste sul regno di Spagna.25 L’appello encomiastico al
Gomes è distribuito da Bernardo in ben tre testi, tutti insistiti sulle radici
portoghesi del destinatario.
Se in un sonetto, infatti, Gomes è «sommo onor del Lusitano Impero»,26
nell’Amadigi, che a Filippo II era dedicato, egli è ritratto mentre «col Re ra-
giona», ma sempre nelle vesti di «Prince d’Evoli, e Lusitano».27 Va inciden-
talmente ricordato che l’Amadigi voleva essere erede dell’Amadis de Gaula
e del Palmeirim su esplicita richiesta dei dignitari della corte spagnola,
allorché Bernardo vi si trovava per missioni diplomatiche.28
Infine, nella lettera da Venezia datata 14 marzo 1559, Bernardo si rivol-
geva al Gomes come esperto intercessore perché «ha saputo e potuto una
naturale e invecchiata nimistà fra’ Lusitani (de’ quali ella è ornamento e
splendore) e Castigliani in amicizia condurre».29 Bernardo, insomma, era
ben conscio che, per appellarsi a un alto dignitario filippino di origine lusi-
tana fosse utile far vibrare le corde delle autonomistiche radici portoghesi:
è una scaltrita conoscenza dell’identità lusitana di cui, anche nella stesura
del sonetto per Camões, Torquato poté fare eredità e tesoro.
Già il motivo d’avvio del sonetto, cioè l’illimitatezza dell’impero, si compli-
ca con un movimento oscillatorio che ne rende elastici i confini: il viaggio
espansionistico «incontro al sol» è seguito e adempiuto dal rientro «ov’egli
par che di cadere accenne». Tasso penetra, in tal modo, nella sensibilità
camoniana – e, più in generale, portoghese – di un epos del nóstos,30 ba-
sato sulla forte osmosi tra madrepatria e colonia. La conquista, in quanto
achamento, si rivolge verso una sorta di già noto, e finisce così per tradursi
nel continuo regresso ad un sé imperiale infinitamente traslabile.31 Il poema

CCCXXIV

I Lusiadi.indb CCCXXIV 14/04/2022 15:25:00


TASSO E L’«IPERIDENTITÀ» PORTOGHESE

che si avviava con l’autopresentazione mobile dei portoghesi («Os Portu-


gueses somos do Ocidente, / imos buscando as terras do Oriente», Lus.
I 50) non poteva che chiudersi con l’esortazione di Venere a imbarcarsi
«pera a pátria amada» (Lus. X 143): un moto ancipite che Tasso, avviando
il suo sonetto, dovette avere ben presente.
L’elogio di Vasco che segue è basato sui topici modelli del passato, come
peraltro in Camões (Lus. I 3). Gli exempla tassiani, tuttavia, non paiono
poeticamente neutrali. L’eco di Ulisse, infatti, è colta non tanto nel viag-
gio, quanto nella sconfitta del Ciclope, archetipo del gigante che, nei vari
riusi da Pulci ad Ariosto, non era apparso se non mostruoso o grottesco.
Anche il richiamo ad Enea è centrato sull’episodio «minore» dell’attacco
delle Arpie che infestano le mense (Aen. III 209-267, poi Lus. V 89). La
scena, si badi, era stata ripresa da Ariosto (Orl. Fur. XXXIII 107-128) nei
versi in cui Astolfo combatte le Arpie e le raggiunge sino all’Inferno – «lor
soggiorno» –32 dopo che per anni avevano distrutto le mense del re etiope
Senapo, evidente rilettura di quel Prete Gianni tanto presente tra le righe
africane e indiane di Os Lusíadas.33 Astolfo: proprio il cavaliere cui Andro-
nica aveva profetizzato i viaggi di «nuovi Argonauti e nuovi Tifi» verso «la
terra d’Etïopia» e l’«indico levante» (Orl. Fur. XV 19-21).
Nei Discorsi del poema eroico34 Tasso giustapporrà ancora gli esempi di
Ulisse con Polifemo e di Enea con le Arpie, ma proprio per rimarcarne i
rischi d’inverosimiglianza. È dunque chiara la preferenza tassiana per un
canone epico non rigido – in cui ad esempio il gigante manifesta la pura
forza bruta – ma complicato e ambiguo, in cui esso presenti anche un lato
lirico-umanizzante. Tasso, che aveva contribuito, già mediante il Rinaldo,
al rinnovamento polifonico dell’Amadigi e del Floridante,35 parteggia quin-
di per l’epica «meravigliosa»36 del gigante umanizzato, dal Polifemo «liri-
co» di un Poliziano (St. I 115-8) all’Adamastor di Camões, tagliando fuori
il grottesco pulciano e il bestiale ariostesco.
Attraverso la sublimazione letteraria del superamento di Astolfo/Enea
da parte di Vasco e, di riflesso, di Omero e Virgilio da parte di Camões,
Tasso propugna l’adesione a un canone poetico che, lungi dal riferimento
ariostesco, predilige la filiazione dal modello strutturale ed espressivo di
Camões e Bernardo,37 pur debitori di quell’Ariosto che si voleva supera-
to.38 Tale posizione è coerente con l’appassionata difesa del padre condotta
nell’Apologia, con nette critiche ai canoni di Pulci, Boiardo e Ariosto.39
D’altro canto, il superamento di Ulisse ed Enea contro Polifemo e le Arpie

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

sottende l’innovazione da un’epica contro a un’epica per, cioè umanistica-


mente portatrice di ben precise e storiche missioni politico-religiose, pur
nella problematica persistenza di retaggi cavallereschi, espressi da Rinaldo
e dal Gama stesso.40
Agli oltraggi di Ulisse ed Enea, eroi che non ritornano,41 si preferisce dun-
que la saggia cautela di Vasco e Goffredo, che vincono, piantano un vessil-
lo e ridisegnano la loro patria.
Lo stesso canone odeporico si sposta dalla curiosa hybris di Ulisse, che
pure aveva dato mitici natali a Lisbona, alla storica e fattiva missione ora
di Vasco, ora di Carlo e Ubaldo. La somiglianza tra le toponomastiche
realistiche e didattiche di Camões e Tasso (di contro alla fabulosa spazia-
lità ariostesca) non deve stupire: il canto XV della Liberata, in una prima
redazione, seguiva Os Lusíadas sino alle Isole Fortunate.42
L’azione storica, insomma, eguaglia e supera il mito, ma ciò paradossal-
mente si dà solo nell’affabulazione poetica.43
Anche il motivo delle terzine, cioè l’elogio dell’impresa giustificata dalla
celebrazione poetica,44 non è neutrale se calato nel mondo portoghese, già
segnato dall’identico topos nella polemica chiusura di Os Lusíadas (Lus. X
145-156, ma già V 99-100 e VII, 81-87). Se l’epica di Camões, come affer-
ma Tasso, propaga l’impresa di Vasco «tant’oltre» i suoi confini geografici,
il messaggio, tanto più nel Portogallo in crisi, è chiaro: la conquista del
Gama non ha rilievo storico-geografico proprio, ma trova vigore solo nella
narrazione mitopoietica prodotta dalla poesia, cioè dalla sua trasfigura-
zione ideologico-mitografica e nazionale. Così, dopo gli indefiniti passati
dell’impresa di Vasco («spiegâr», «fêr»), irrompono finalmente («Ed or»)
gli eternizzanti presenti del canto di Camões («stende», «aggiunge»),45 ca-
pace di dilatare l’impero non solo nello spazio, ma soprattutto nel tempo,
immortalandolo ma anche esiliandolo nella memoria. Os Lusíadas rappre-
sentano dunque la vera impresa di un Portogallo che, forte dei trascorsi
miti d’Oriente, si rivolge ora al «nostro polo», l’Europa, per narrarli quali
orgogliosi vestigi di autonomia.
Oltre i confini segnati da Vasco, dunque, fede e impero si propagano nella
parola iperidentitaria del poema che mitizza le imprese del passato evi-
denziandone le contraddizioni più sensibili nel critico presente. Proba-
bilmente condizionato, come noi, da una conoscenza a posteriori di Os
Lusíadas, Tasso loda paradossalmente Vasco perché superato dalla fabula
di Camões: in tal modo, intercetta perfettamente quella contraddizione

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I Lusiadi.indb CCCXXVI 14/04/2022 15:25:00


TASSO E L’«IPERIDENTITÀ» PORTOGHESE

intrinseca al poema che trovava concrete personificazioni in Atteone, nel


velho do Restelo e nel gigante Adamastor.46 Affratellandosi con Camões sul
ruolo patrio e civile della poesia, Tasso oppone alla brillante epopea del
Gama l’umile ma mitopoietica impresa del poeta «colto e buon»,47 ottimo
e pio artigiano dalle straordinarie potenzialità identitarie. Nella fattispecie
portoghese, insomma, non alla navigazione storica, ma alla poesia che la
narra spetta di ridisegnare i confini della conquista: saranno sì i confini
mobili di un impero mentale e narrativo, ma saranno anche i fluidi termini
di un’autorappresentazione nazionale illimitatamente dilatabile.

[Giuseppe Alonzo, Tasso e l’«iperidentità» portoghese. Per una rilettura di


«Vasco, le cui felici, ardite antenne», «Estudos Italianos em Portugal», n. s.,
5, 2010, pp. 107-118]

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Cesare Segre risponde a tre domande sul poema epico
a cura di Luciana Stegagno Picchio

La prima delle nostre interviste è rivolta al semiologo, ma anche allo stu-


dioso dei poemi cavallereschi italiani e, privilegiatamente, dei testi ario-
steschi. In questa duplice prospettiva, Cesare Segre ci è parso, fra i nostri
studiosi, il più indicato a offrirci una nuova lettura risemantizzante del
poema camoniano.

1
QP – Non credi che il fascino dei Lusíadas, poema senza fantastico e senza
amore, senza eroi individuali e senza donne, eppure sentito come primo e
unico grande poema moderno non stia nell’aver invertito la rotta dei poemi
classici?
Non credi che, mentre i poemi classici sono tutti solo dei nóstoi, dei ritorni
dall’avventura della guerra alla normalità, dall’ignoto al noto, il fascino dei
Lusíadas non risieda nel fatto che qui, come nella Gerusalemme della cro-
ciata, gli uomini partono dall’Occidente e vanno verso Oriente, partono
dal noto e vanno verso l’ignoto? E in questo senso non sono superuomi-
ni paragonabili agli eroi dei poemi omerici, ma sono discendenza diretta
dell’Ulisse dantesco, e come lui mossi (sia pure con rotta inversa) dalla
stessa tensione conoscitiva?
CS – Certamente Camões intendeva proseguire sulla strada dell’Ariosto
e del Tasso: il romanzo in ottave era diventato romanzo cavalleresco, poi
poema epico in base a una sofferta identificazione con i modelli classici.
Ma i Lusíadas non sono né romanzo cavalleresco, né poema epico; sono
una forma tradizionale per un contenuto completamente nuovo. Qui l’op-
posizione forma/contenuto, da intendere in un’accezione dinamica, è de-

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CESARE SEGRE RISPONDE A TRE DOMANDE SUL POEMA EPICO

scrittivamente redditizia: Camões ha ben presenti i suoi modelli; oltre alla


divisione in canti e all’uso dell’ottava, ne accoglie moltissimi procedimenti:
la narrazione dell’antefatto, e la storia nazionale, per bocca del protagoni-
sta; i concili degli dèi e i loro interventi come adiuvanti o come oppositori;
le profezie e i sogni presaghi ecc. Ma dentro questo involucro è compressa,
anche con violenza, una materia completamente inedita ed etero- noma.
Credo che i Lusíadas siano da considerare come un travestimento epico di
quei resoconti di viaggio prodotti quasi naturalmente dall’infittirsi delle
esplorazioni e delle conquiste. Certo, un resoconto solenne anche a opera
del tempo che ha nobilitato e stilizzato i fatti. Del resoconto i Lusíadas
mantengono l’andamento rettilineo (non compromesso dagli inserti ana-
lettici e proiettici) e la mancanza d’intrigo: non vi sono ostacoli diversi
da quelli che la sorte scagliona sulle tappe del lungo viaggio: tempeste,
accoglienze malevole o infide. Il protagonista e i suoi compagni permango-
no nel loro campo semantico, programmaticamente indenni da contrasti e
drammi che li colpiscano nel profondo, come ogni contrasto e ogni dram-
ma. Penso ai libri di viaggio infine per lo schema, del resto immancabile,
dell’arrivo a porti più o meno accoglienti, dello schieramento ora festante,
ora ostile degli indigeni, delle arringhe e delle ambascerie, con eventuale
contributo di interpreti, dello scambio tra doni e offerte alimentari, dei
canti e dei balli in onore degli ospiti.
Il contrasto tra forma e contenuto è anche stupito sfasamento tra un mo-
dello del mondo nettamente eurocentrico e la scoperta che la nostra terra
ha dimensioni molto più vaste di quelle della cultura rinascimentale. La
scoperta è ratificata dalla viva attenzione antropologica riscontrabile nei
Lusiadi. L’Oriente leggendario dell’Ariosto, materiato di ricordi classici,
lascia il posto a un Oriente conosciuto direttamente, e a cui solo per no-
stalgia letteraria si possono accostare i miti greco-latini (così le divinità
indiane, nel canto settimo, vengono confrontate con la Chimera e con Gio-
ve Ammone, con Giano e Briareo). Il segno più concreto sta nella topo-
nomastica: sarebbe facile e divertente confrontare i toponimi leggendari
dell’Ariosto, o quelli biblici del Tasso, con la precisa geografia di Camões
(che dedica centinaia di versi alla descrizione sia dei paesi occidentali, sia
di quelli d’Oriente, e mette in ottave un vero atlante poetico).
C’è poi, un segno più ambiguo, quasi occultato: l’imbarazzo nel motivare
il viaggio dei portoghesi. «Não somos roubadores que, passando / Pelas
fracas cidades descuidadas, / A ferro e a fogo as gentes vão matando, / Por

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

roubar-lhe as fazendas cobiçadas; / Mas, da soberba Európa navegando,


/ Imos buscando as terras apartadas / Da Índia, grande e rica, por man-
dado / De um Rei que temos, alto e sublimado» (II, 80). Non solo qui, la
motivazione in positivo è soltanto il volere del monarca; tutte le altre sono
motivazioni in negativo: non per saccheggiare ecc. (cit. VIII, 67); o sono
motivazioni per sineddoche, come «a conquista do mar largo» (IV, 66; cfr.
VIII, 70); o sono infine avanzate per interposizioni d’interposizioni, come
la richiesta che fa il Gange personificato (in sogno!) a don Manuel (e di
cui riferisce Gama), di andare nelle sue terre «a receber de nós tributos
grandes» (IV, 73), e la profezia: «Com não vistas vitórias, sem receio / A
quantas gentes vês porás o freio» (IV, 74).
Lo schema dell’espansione religiosa non era più valido, quando il tradi-
zionale antagonismo tra cristiani e musulmani veniva disciolto nella mi-
riade di religioni scoperte e osservate più spassionatamente. Non a caso
nei Lusíadas si tenta di protrarre l’inimicizia con i musulmani, sempre in
anticipo sui cristiani nel loro proselitismo: concorrenza portata fuori del
bacino Medi- terraneo. Ma l’atteggiamento è molto sfumato: Monçaide
si comporta amichevolmente, fa da interprete e benevolo mediatore con
le autorità del Malabar, riconosce, anzi asseconda, la volontà divina nei
successi dei portoghesi. Le altre religioni poi sembrano già suggerire un
distensivo senso di relatività. Taciuti, perché poco «poetici», i motivi com-
merciali o strategici del gran viaggio, tutto resta dominato da una altiso-
nante volontà di gloria (per il monarca e per la nazione) o da un impegno
morale (verso il monarca e verso la nazione). Impegno e rigore più che
slancio ed entusiasmo; sollievo per le difficoltà superate più che gusto di
superarle – e i nuovi pezzi di mondo vengono invasi da questo clima greve.

2
QP – Rispetto all’eroe «tipico» del romanzo cavalleresco, quali sono a tuo
avviso le caratteristiche più differenziatrici dell’eroe camoniano?
CS – Non. dico nella realtà; certo, nella finzione celebrativa di Camões,
Gama è soltanto un esecutore. È il re che, dal Portogallo, compie la sua im-
presa per mezzo di Gama. Sole iniziative concesse a Gama sono quelle che,
di volta in volta, possono rimuovere ostacoli dal programma prestabilito,
opponendo quasi sempre prudenza, talora saggezza o astuzia agli avversa-
ri. Ostacoli e avversari restano comunque all’esterno della sfera ideale di
Gama e dei compagni di viaggio: per questo, come dicevo prima, non c’è

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CESARE SEGRE RISPONDE A TRE DOMANDE SUL POEMA EPICO

conflitto, e in un certo senso non c’è trama. La trama realizza una scelta fra
alternative, produce mutamenti nel modo di comportarsi o di atteggiarsi
dei protagonisti. Qui si tratta invece di percorrere un itinerario, e di essere
in grado di tornare indietro, dall’imprenditore.
Una riprova: tra le avversità naturali e quelle umane non sussiste una gran
differenza, la tromba marina (canto V, 19-23) e lo scorbuto (canto V, 80-82)
– questo descritto con un realismo estraneo alla letteratura epica moder-
na – sono molto più pericolosi, e il secondo più esiziale, di tanti incontri
con popoli e loro governanti. Al posto dei contrasti tra volontà o tra carat-
teri, nei Lusiadi mi pare si avverta lo scontro dell’uomo con la natura (un
mondo da scoprire e da dominare), e la forte componente volontaristica e
autosuggestiva che stigmatizza non inopportunamente il «velho do reste-
lo» (canto IV, 94-104). Il grande interlocutore è l’Oceano, corrucciato o
benigno, sempre formidabile: «Não é (…) cousa justa / Tratar branduras
em tanta aspereza, / Que o trabalho do mar, que tanto custa, / Não sofre
amores nem delicadeza; / Antes de guerra férvida e robusta / A nossa hi-
stória seja, pois dureza / Nossa vida há-de ser, segundo entendo, / Que o
trabalho por vir mo está dizendo» (canto VI, 41).

3
QP – Nel poema eroico della tradizione occidentale, l’eroe trova ristoro e
conforto nell’isola, si chiami Ogigia o Itaca o isola dei Feaci; e nell’isola
non per caso è nata Venere. Vuoi dirci quale è la tua lettura semiologica
dell’isola nel poema eroico?
CS – Non mi soffermo sull’interpretazione semiotica dell’isola, perché mi
pare che la offra già, con esattezza, Camões, quando immagina che Venere
dica a Cupido: poiché i portoghesi «das insídias do odioso / Baco foram
na Índia molestados, / E das injúrias sós do mar undoso / Puderam mais
ser mortos que cansados, / No mesmo mar, que sempre temeroso / Lhe
foi, quero que sejam repousados, / Tomando aquele prémio e doce glória /
Do trabalho que faz clara a memória» (canto IX, 39). È implicita in questa
ottava la constatazione che la terra può costituire per i naviganti un rifugio
contro i pericoli del mare, il mare contro i pericoli della terra (ricorrendo a
una disposizione relazionale e chiastica dei due schemi affini: mare = peri-
colo v sicurezza; terra = sicurezza v pericolo). Nell’isola il mare trasforma
la terra, circondandola, in rifugio, e la terra si fa rifugio rispetto al mare e
alle sue insidie.

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CRITICA ITALIANA SUI LUSIADI

Ciò che m’impressiona nell’isola divina dei canti IX e X è l’aspetto di mac-


china teatrale (Gama e i suoi sono ridotti, anche se più piacevolmente,
nelle stesse condizioni di Don Chisciotte di fronte al Duca e alla Duchessa,
nella seconda parte del romanzo). Illusione l’isola, illusione gli amori che
con pietosa compiacenza le ninfe concedono ai navigatori. Che la mistifica-
zione venga confessata dal poeta al termine dell’episodio («Que as Ninfas
do Oceano, tão fermosas, / Tethys e a Ilha angélica pintada, / Outra cousa
não é que as deleitosas / Honras que a vida fazem sublimada», canto IX,
89), passi: anche se non molti accetterebbero lo scambio delle graziose e
condiscendenti fanciulle con gli onori. Il fatto è però che la vicenda si
presenta subito come un sollievo ai bisogni della carne offerto materiali-
sticamente dalla dea ai suoi protetti: l’isola galleggiante, luogo organizzato
di delizie per i navigatori costretti a lunga astinenza, è spinta verso loro da
Venere, che essi non la manchino a nessun costo: «Vénus pelas ondas lha
levava / (Ben como o vento leva branca vela) / Pera onde a forte armada se
enxergava; / Que por que não passassem, sem que nela / Tomassem porto,
como desejava, / Pera onde as naus navegam, a movia / A Acidália, que
tudo, enfìm, podia» (canto IX, 52). Povera, artificiale felicità, dubbio dono.
Ma chi è Venere? Gli dèi pagani hanno continuato a popolare le pagine dei
poeti nel medioevo e dopo; con la Controriforma (penso al Tasso) il pro-
blema della loro legittimazione poetica si è fatto assillante. Camões dà una
risposta chiara e frustrante per bocca di Teti, che sta parlando a Gama:
«eu, Saturno e Jano, / Júpiter, Juno, fomos fabulosos, / Fingidos de mortal
e cego engano. / Só pera fazer versos deleitosos! Servimos…» (canto X,
82). Dichiarazione d’inesistenza fornita dal parlante stesso, che dovrebbe
dileguarsi senza lasciare nemmeno il tradizionale odore di bruciato… Ma
allora tutto l’affollarsi e affannarsi di dèi e semidei nei Lusiadi serve soltan-
to per «fazer versos deleitosos»?
È che Camões, fedele al genere letterario, non solo aveva bisogno di iposta-
si delle forze amiche e nemiche, ma si sforzava di ravvivare la monotonia
del lungo viaggio con i colori del meraviglioso. Che egli abbia cercato nella
collaudata ma vacillante mitologia classica quel meraviglioso che avrebbe-
ro potuto fornirgli in abbondanza una navigazione ancora straordinaria,
e il contatto con paesi e paesaggi diversissimi, imponenti e affascinanti, è
un segno inequivocabile di quanto gli schemi mentali e culturali fossero
ancora in arretrato rispetto all’esperienza scientifica, geografica, etnografi-
ca. Mentre, incerti sulle stesse motivazioni, Gama e il suo poeta s’aggirano

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I Lusiadi.indb CCCXXXII 14/04/2022 15:25:00


CESARE SEGRE RISPONDE A TRE DOMANDE SUL POEMA EPICO

tra i selvaggi in abito di corte, commercianti e avventurieri attuano forse


un contatto più immediato e reattivo con paesi e popoli prima sconosciuti.
Nei Lusiadi mi pare di avvertire la sofferenza di un disegno non decifrato,
di una grande realtà intravista ma non afferrata.

[Cesare Segre, Cesare Segre risponde a tre domande sul poema epico, a cura
di Luciana Stegagno Picchio, «Quaderni Portoghesi», 6, 1979, pp. 161-168]

CCCXXXIII

I Lusiadi.indb CCCXXXIII 14/04/2022 15:25:00


I Lusiadi.indb CCCXXXIV 14/04/2022 15:25:00
OS LUSÍADAS

I LUSIADI

I Lusiadi.indb 1 14/04/2022 15:25:00


OS / LVSIADAS / de Luis de Ca-/moes. / COM PRIVILEGIO / REAL.
/ Impressos em Lisboa, com licença da / sancta Inquisição, e do Ordina-/rio :
em casa de Antonio / Gõçaluez Impressor. / 1572

[fl. s. n. r]

EV el Rey faço saber aos que este Aluara virem / que eu ey por bem e me
praz dar licença / a Luis de Camões pera que possa fazer im-/primir nesta
cidade de Lisboa, hâa obra em / Octaua rima chamada Os Lusiadas, que
con-/tem dez cantos perfeitos, na qual por ordem / poetica em versos se
declarão os principaes fei/tos dos Portugueses nas partes da India depois
que se descobrio a / nauegação pera ellas por mãdado del Rey dom Manoel
meu visa/uo que sancta gloria aja, e isto com priuilegio pera que em tem-/
po de dez anos que se começarão do dia que se a dita obra acabar / de
empremir em diãte, se não possa imprimir ne vender em meus / reinos e
senhorios nem trazer a elles de fora, nem leuar aas ditas / partes da India
pera se vender sem liceça do dito Luis de Camões / ou da pessoa que pera
isso seu poder tiuer, sob pena de que o con-/trario fizer pagar cinquoenta
cruzados e perder os volmes que / imprimir, ou vender, a metade pera o
dito Luis de Camões, e a / outra metade pera quem os acusar. E antes de
se a dita obra ven/der lhe sera posto o preço na mesa do despacho dos
meus Desem-/bargadores do paço, o qual se declarará e porá impresso na
pri-/meira folha da dita obra pera ser a todos notorio, e antes de se im/
primir sera vista e examinada na mesa do conselho geral do san-/to officio
da Inquisição pera cõ sua licença se auer de imprimir, e / se o dito Luis de
Camões tiuer acrecentados mais algâs Cantos, / tambem se imprimirão
auendo pera isso licença do santo officio, / como acima he dito. E este meu
Aluara se imprimirà outrosi no / prìncipio da dita obra, o qual ey por bem
que valha e tenha for-/ça e vigor, como se fosse carta feita em meu nome por
mim assi-/nada e passada por minha Chancellaria sem embargo da Orde-/
nação do segundo liuro, tit.xx. que diz que as cousas cujo effeito / ouuer
de durar mais que hum ano passem per cartas, e passando / por aluaras não
valhão. Gaspar de Seixas o fiz em Lisboa, a.xxiiij: / de Setembro, de M.D.
LXXI. Iorge da Costa o fiz escreuer.

I Lusiadi.indb 2 14/04/2022 15:25:00


I / LVSIADI / di Luis de Ca-/moes. / CON PRIVILEGIO / REAL. / Stam-
pati a Lisboa, con licenza della / santa Inquisizione, e dell’Ordina-/rio: presso
Antonio / Gõçaluez stampatore. / 1572.

IO il Re rendo noto a coloro che leggeranno questo Privilegio che gradisco


e mi compiaccio di dare licenza a Luis de Camões affinché possa far stam-
pare in questa città di Lisbona un’opera in ottava rima intitolata I Lusiadi,
che contiene dieci canti perfetti, e in cui in ordine poetico in versi si rac-
contano le principali gesta dei Portoghesi nelle parti dell’India, dopo che
fu scoperta la rotta per esse con mandato del Re Don Manuel mio bisavolo,
che abbia gloria santa, e tutto ciò con privilegio per cui in tempo di dieci
anni, che cominceranno dal giorno che quest’opera sarà finita di stampare
in avanti; dichiaro che non si potrà stampare né vendere nei miei regni e
signorie, né portarla fuori né condurla nelle dette regioni dell’India per
venderla senza licenza del nominato Luís de Camões o di altri che abbia da
lui delega, e chi contravverrà a questo dovrà come pena pagare 50 crociati
e distruggere i volumi che avrà stampato, o venduto, metà per il nominato
Luís de Camões, metà per chi li accuserà. E prima che quest’opera sia
messa in vendita ne sarà indicato il prezzo nell’ufficio di notifica dei miei
Giudici di palazzo, il quale prezzo sarà dichiarato e impresso nel primo fo-
glio di detta opera perché sia a tutti noto, e prima di stamparla l’opera sarà
vista ed esaminata nella sala del consiglio generale del sant’uffizio dell’In-
quisizione, affinché con sua licenza si possa stampare, e se il detto Luís
de Camões avrà aggiunto alcuni Canti, ugualmente si stamperanno con la
licenza del sant’uffizio, come già sopra detto. E questo mio Privilegio si
stamperà altresì al principio di detta opera, il qual gradisco che abbia forza
e vigore, come lettera scritta in mio nome da me firmata e passata per la mia
Cancelleria senza escludere l’Ordinazione del secondo libro, tit. XX, che
dice che le cose il cui effetto durerà più che un anno passino per lettere, e
passando per privilegi non valgano.
Gaspar de Seixas feci a Lisbona, 24 settembre 1571; Jorge da Costa lo feci
scrivere.

I Lusiadi.indb 3 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS

[fl. s. n. v]

VI por mandado da santa e geral inquisição estes dez / Cantos dos Lusiadas de
Luis de Camões, dos valero-/sos feitos em armas que os Portugueses fizerão em
Asia e / Europa, e não achey nelles cousa algâa escandalosa, nem / contraria
â fe e bõs custumes, somente me pareceo que era / necessario aduertir os
Lectores que o Autor pera encarecer / a difficuldade da nauegação e entrada
dos Portugueses na / India, vsa de hâa fição dos Deoses dos Gentios. E ainda
que / sancto Augustinho nas suas Retractações se retracte de ter / chamado
nos liuros que compos de Ordine, aas Musas Deo-/sas Toda via como isto he
Poesia e fingimento, e o Au-/tor como poeta, não pretenda mais que ornar
o estilo Poeti-/co não tiuemos por inconueniente yr esta fabula dos Deoses
/ na obra, conhecendoa por tal: e ficando sempre salua a ver-/dade de nossa
sancta fe, que todos os Deoses dos Getios sam / Demonios. E por isso me
pareceo o liuro digno de se impri-/mir, e o Autor mostra nelle muito engenho
e muita eru/dição nas sciencias humanas. Em fe do qual assiney aqui. / Frey
Bertholameu / Ferreira.

I Lusiadi.indb 4 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI

Vidi per mandato della santa e generale Inquisizione questi dieci Canti dei
Lusiadi di Luís de Camões, relativi alle valenti gesta in armi che i Portoghesi
compirono in Asia e in Europa, e non trovai in essi nessuna cosa scandalosa,
né contraria alla fede e ai buoni costumi, soltanto mi sembrò necessario av-
vertire i Lettori che l’Autore, per impreziosire la difficoltà della navigazione
e ingresso dei Portoghesi in India, adotta una finzione di Dei pagani. E seb-
bene Sant’Agostino nelle sue Retractationes [I, 3] abiurasse al fatto di aver
chiamato, nei libri che scrisse De Ordine [1, 3, 6. 8, 24; 2, 14, 41], le Muse
Dee, tuttavia, poiché questa è Poesia e fingimento, e l’Autore come poeta non
pretende se non abbellire lo stile poetico, non consideriamo sconveniente la
presenza di questa favola di Dei nell’opera, conoscendola per quel che è, e
trovandovi sempre salva la verità della nostra Fede santa, che cioè tutti gli
Dei pagani sono Demonii. E per questo m’è parso il libro degno di essere
stampato, e l’Autore vi mostra molto ingegno e molta erudizione nelle umane
scienze. In fede di ciò ho apposto qui la mia firma.
Frate Bartolomeu Ferreira.

I Lusiadi.indb 5 14/04/2022 15:25:00


I Lusiadi.indb 6 14/04/2022 15:25:00
Canto Primeiro
Canto I

I Lusiadi.indb 7 14/04/2022 15:25:00


I Lusiadi.indb 8 14/04/2022 15:25:00
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Protasi (ott.) 1-3. – Invocazione alle Muse del Tago 4-5. – Dedica a Dom
Sebastião 6-18. – Inizio della narrazione 19. – Consiglio degli dèi nell’Olimpo 20-
41. – Convocazione e arrivo degli dèi 20-23. – Discorso di Giove 24-29. – Discorso
di Bacco che si oppone 30-32. – Venere interviene in accordo con Giove 33-34.
– Discussione generale 35. – Marte appoggia Venere 36-40. – Giove decide per
favorire i Lusitani e chiude il consiglio 41. – La flotta portoghese giunge all’isola di
Mozambico 42-43. – Sulla nave ammiraglia vengono accolti alcuni Mori del luogo
44-55. – I Mori lasciano la nave 56. – Notte e descrizione lunare 56-58. – Il capo dei
Mori, ispirato da Bacco, decide di annientare i Portoghesi cristiani 69-83. – Vasco
da Gama scende a terra ma è attaccato proditoriamente; riesce a vincere gli isolani
e porta con sé una guida, che però è stata istruita per condurlo alla rovina 84-99. –
Venere evita che la flotta dei Lusitani da lei protetti sbarchi a Quiloa, dove sarebbe
stata assalita e sbaragliata 100. – Ulteriori tentativi del piloto moro di indurre la
flotta alla rovina; nuovo intervento di Venere 101-102. – Arrivo a Mombaça 103. – I
Portoghesi si fermano a Mombaça; Bacco consiglia al re locale di distruggerli 104.
– Esclamazioni e lamenti dell’autore sugli inganni perpetrati, e i continui pericoli
cui è soggetto l’uomo durante la sua misera esistenza 105-106.

Direzioni interpretative
Tutto inizia con le armi (As armas), come in Virgilio, certo, ma senza la
pietas che indurrà Tasso a cantare l’arme pietose. Piuttosto viene a mente la
ferocia dei Bella o degli Arma nei più tardi e gonfi poemi di Lucano e Si-
lio. Ma non è neppure crudeltà, questa che ispira l’ouverture dei Lusíadas,
bensì una solida certezza, una fiducia assoluta e ben riposta nel proprio
popolo e in Dio che lo assiste. Diciamo che le ambivalenze camoniane, pur
presenti, sono meno tormentose di quelle tassiane.

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NOTA INTRODUTTIVA

Armi e baroni. Quest’ultimo lemma viene inteso nel senso di «uomini for-
ti», come Marco de S. Lourenço sottolinea citando un passo ciceroniano
(Ad Att. V), ove però il termine sarebbe usato ironice. Infatti, il Calepinus
si rifà proprio a Cicerone per definire i «barones» quali viros molles, e se
guardiamo il Forcellini troviamo un’esplicazione del tutto al negativo: baro
vuol dire stupido, ottuso, e chi invece volle ritenere significasse vir fortis
sbagliò, o piuttosto «haec significatio ad corruptae Latinae linguae aetatem
referenda est» («questa accezione va riportata all’età tarda della lingua latina
corrotta»). D’altra parte, Nascentes (Dicionário etimológico) chiarisce che il
portoghese barão viene «do germ. baro, homem livre», («dal tedesco baro,
cioè uomo libero») e, attraverso vari passaggi, «homem forte». Insomma,
con una genealogia magari poco onorevole, i barões camoniani sono tuttavia
ormai senza macchia né paura, sono gli eroi, anzi l’eroismo collettivo dei
Lusitani celebrato in tutto il poema. Ecco che il peito ilustre Lusitano (I, 3,
5), erroneamente inteso porfiadamente da Faria e Sousa come perifrasi per
Vasco da Gama, è invece emblema di un popolo intero, come precisa in po-
lemica Pires de Almeida (Almeida Discurso e Poema heróico). Non c’è spazio
per un vir come oggetto di canto, nei Lusíadas. Si tratta di un elemento di
relativa novità; infatti, generalmente, un poema poteva avere un protagonista
effettivo (Odissea, Eneide, Hercole del Cinzio) o nominarne esordialmente
uno ineffettivo – o piuttosto relativo – (Achille per l’Iliade, Orlando per il
Furioso, Buglione per la Liberata ecc.), ma la volontà di indicare un eroe dal-
la vis centripeta più o meno debole era tendenziale. In tal senso l’insistenza
dell’esegesi camoniana antica e moderna a sottolineare l’esemplarità degli
Argonautica di Apollonio Rodio e Valerio Flacco è comprensibile. D’altra
parte, i Lusiadi sono anche in parte un poema di trasformazioni, di disfarces,
di miracoli e illusioni veraci, di visioni universali, di mitologia raffinata e se-
riamente ironica: insomma, i Lusiadi sono pure debitori dei Metamorphoseon
libri di Ovidio, l’esiliato con cui il nostro si identificava autobiograficamente.

Il momento introduttivo è sempre un punto sensibilissimo per un poema:


vi si definisce una linea di condotta artistica e ideologica, da cui poi non si
potrà deviare più di tanto. Ed è su quel punto che si appuntano gli occhi
di tutti i lettori, fra cui i primi esegeti del Seicento. La scelta camoniana
del poema «moderno», eroico, nazionale e non fantastico – almeno nella
sostanza, nello Stoff – viene discussa, distorta, esaltata, aggredita in secoli
di commenti. Vediamo due esempi illustri secenteschi.

10

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CANTO I

Per una figura autorevole come Severim de Faria (Faria Luis de Camões,
1624) Camões è senz’altro il «Principe dos Heroicos de Hespanha» (c. 88v),
quindi ha la primazia nel poema eroico (termine tecnico, ovviamente), an-
che rispetto agli antichi, e a Tasso altresì («merece Luis de Câmões particular
louvor», 106r: «merita Camões una lode particolare su tutti»). Il confronto
col romanzesco è ovviamente improponibile. Nel giudizio di Faria Luis de
Camões, Ariosto propose «tantas acções» e per questo «errou muito, assi
em as multiplicar, como em as propor primeiras» (197v: «errò molto … sia
in moltiplicare le numerose avventure, sia nel proporle come primarie»),
rispetto alle gesta di Orlando (Dirò d’Orlando in un medesmo tratto ecc.).
Del resto, anche Lucano, Silio Italico e Ovidio moltiplicarono le azioni, e
questo li pone al di sotto del nostro. Un’unica azione, dunque («o desco-
brimento da India» 108r), ma compiuta da una comunità, da un popolo,
dai Portoghesi, e in questo Camões si avvicina, nell’ouverture collettiva del
poema, agli Argonautica di Apollonio Rodio (e dobbiamo aggiungere, an-
cor più, al poema di Valerio Flacco). E poi intesse un’azione honesta, cioè
imitabile e nobile, diversamente dal tema fratricida eletto da Stazio (The-
bais) o da quello lascivo del De Raptu Proserpinae di Claudiano (108v-109r).
La difesa dell’uso della mitologia, scelta concessa ai poeti, oltretutto in
possibile chiave allegorica (ipertrofizzata dal commento di Faria e Sousa),
è sottolineata dal fatto che in bocca a Gama, o nelle situazioni di contra-
sto cristianità vs maomettanesimo, o in certe tirate moraleggianti del poeta
stesso ecc., la religione cattolica è osservata scrupolosamente. Cosa che
non accade ad esempio quando un poeta fa intervenire, e pure in modo
indecoroso, figure di Santi! Il riferimento polemico ad Ariosto è di nuovo
osteso et pour cause: l’irriverenza con cui nel Furioso si fa parlare l’evange-
lista Giovanni è clamorosamente condannabile (110v). Inoltre, glossiamo
noi, S. Giovanni è l’espositore della fede dark-umanistica ariostea nella let-
teratura come menzogna, un retaggio del pensiero lucianeo-albertiano, per
intenderci. E se la letteratura è menzogna, e se a dirlo è l’evangelista, per-
ché non pensare che il vangelo stesso sia una menzogna? Ariosto sfiora la
blasfemia, ma forse Faria Luis de Camões non coglieva l’empia potenzialità
di quelle ottave del Furioso, pur biasimandole.
Dunque, Faria Luis de Camões trasmette pacificamente l’evidenza che l’uso
degli dèi gentili in Camões è perfettamente legittimo in sede poetica, giac-
ché ogni lettore sa distinguere tra finto e vero; d’altra parte «os milagres
verdadeiros, & cousas santas, as trata com a decencia, & gravidade divida»

11

I Lusiadi.indb 11 14/04/2022 15:25:00


NOTA INTRODUTTIVA

(111r «i miracoli veraci e le cose sante egli le tratta con il decoro e la gravità
dovute»). Quanto agli episodios alegres, che taluno taccia di inonestà, Faria
Luis de Camões dimostra che un poema così serio come i Lusiadi doveva
essere inframezzato da momenti più delicati e amabili, come già il colto let-
tore poteva verificare in Omero, Virgilio, Apollonio Rodio e Valerio Flacco
(vd. la vicenda delle damas de Lemnos con gli Argonauti, una delle fonti
di ispirazione per l’Ilha dos Amores, per cui cfr. infra Nota introduttiva al
Canto IX).
Passando all’analisi stilistica, Faria Luis de Camões esalta la consonancia
camoniana contro la dissonancia omerica, quindi decanta uno stile dilet-
toso ed armonico contro asprezze «arcaiche» o poco decorose, ma insiste
soprattutto sul piacere che nasce dalla facilità fluente della dizione e versi-
ficazione del nostro, senza apparenza di artificio e con smagliante natura-
lezza. Poi, nelle zone patetiche, Camões è intenso e commovente; quando
descrive, ponit ad oculos con una evidentia vivida (114v). E nella squisita
semplicità riesce ad essere anche erudito, persino concettoso – per quanto
sempre perspicuo – e capace di «pensamentos peregrinos» (115r «pensie-
ri originali»). Tutto ciò non discorda affatto dallo stile dileitoso («foi tão
abundante de conceitos e tão facil em os por em verso», 120v: «fu così
abbondante nei concetti e così limpido nel porli in verso»). Oltretutto la
varietas di registro dei Lusíadas, a parere di Faria, è giustificata da un’idea
di poema – che il biografo di Camões dice aristotelico – intermedio fra tra-
gedia e commedia, e a questo punto dell’argomentazione Omero diventa
un modello positivo in tal senso (116v). Il dotto secentista non lesina elogi
anche al lessico camoniano e alla sua floridezza di parole nuove, latinismi,
invenzioni raffinate, onomaturgie (117r).
Sorvolando su altri aspetti, è intrigante osservare che Faria Luis de
Camões applica ai Lusíadas lo stesso paradigma che Tasso aveva praticato
nella Liberata e teorizzato nei Discorsi: eligere una vicenda non troppo
remota né troppo recente. In realtà la storia di Vasco da Gama, ben docu-
mentata da diari e cronache, nel 1572 è decisamente recente. Purtuttavia
non si dimentichi che Torquato, oltre ad aver scritto il celebre sonetto in
lode dei Lusiadi, aveva accennato nel proprio poema alla opportunità di
comporre un epos relativo alle scoperte transoceaniche, che infatti fra
Cinquecento exeunte e primi decenni del Seicento troverà molti coltiva-
tori, quali Stigliani o Bartolommei, per fare solo due nomi (cfr. Epica e
Oceano).

12

I Lusiadi.indb 12 14/04/2022 15:25:00


CANTO I

Altro atteggiamento è quello di Manuel Pires de Almeida, più vivace e po-


lemico. Egli rifiuta, nel Discurso apologético del 1639, ogni autorità asso-
luta, ogni ipse dixit, e si situa fra i «moderni» che limitano l’universalità e
atemporalità del paradigma aristotelico. Inoltre, dimostra una conoscenza
analitica e diretta del dibattito cinquecentesco sulla poetica (cfr. Amora
Manuel Pires de Almeida, p. 6) e sul distinguo fra romanzi e poemi eroici;
soprattutto sembra aver ben assimilato il Tasso teorico, e questo è piutto-
sto naturale nel Seicento. E ha letto anche attentamente critici più recenti,
come Jason de Nores o Paolo Beni. Per lui i Lusíadas integrano sia le pro-
prietà del romanzo, sia quelle del poema epico, essendo un nuovo poema.
«Fêz Camões uma nova e peregrina teia. […] E assim formou uma nova
idéia de Poema Heróico, o qual não se ajusta às regras e observações do
Filosofo em tudo, nem de todo se serve das do Romanço, mas participa
(como dissemos) de ambos, mostrando em seus extremos grande excelên-
cia de um misto de nôvo poema, que não conheceu Aristóteles» (239 sg.,
c.vi nostri: «Fece Camões una nuova e originale tela … E così formò una
nuova idea di poema eroico, che non si adatta alle regole e osservazioni
del Filosofo in ogni cosa, né in ogni cosa si serve delle regole relative al ro-
manzo, ma partecipa – come abbiam detto – di entrambe, mostrando nei
suoi momenti più elevati grande eccellenza di un misto di nuovo poema,
che non conobbe Aristotele»). Insomma, l’insistenza marcata sulla novida-
de è tutta «modernista» barocca. Infatti Almeida Discurso contestualizza il
poema camoniano in un’epoca di trapasso, allorché si inventavano forme
originali, quali la favola pastorale di Tasso, la tragicommedia di Guarini,
e quindi, poco più tardi, il poema eroicomico come la Secchia di Tassoni
o i Numi guerrieri di Carlo Torre (il poema del Torre uscì a Venezia nel
1642 ed è un singolare ibrido che narra in modo giocoso un episodio
della guerra dei Trent’anni, aggiungendovi elementi parodico-mitologici
di derivazione braccioliniana; pare circolasse prima della data di edizione,
visto che Almeida Discurso lo cita nel suo scritto del 1639 – a meno che
quest’ultimo non vada post-datato). Tutto culmina, per Almeida Discurso,
nell’Adone, ove in una «nova idéia de poema de paz» (p. 240, c.vo ns.:
poème de paix, come lo definisce lo Chapelain nell’introduzione al poema
mariniano) ogni cosa si mescola, generi e registri, in grazia ed eleganza. E
celebrare questo punto d’arrivo significa – non solo per noi italiani e per
un italianista come Almeida – situarsi nel cuore dell’avanguardia letteraria
protomoderna.

13

I Lusiadi.indb 13 14/04/2022 15:25:00


NOTA INTRODUTTIVA

Insomma, Almeida nel Discurso è entusiasta delle creazioni nuove, delle


sperimentazioni fortunate le quali, più che rompere, dilatavano le regole.
Per Manuel Pires è sufficiente seguire alcuni preceitos universais basilari,
«naturali» (l’imitazione, il decorum ecc.), e il poema nuovo può procedere
nella sua strada prima non percorsa. Inoltre, un ulteriore elemento di no-
vità è dato dall’oggetto di canto dei Lusíadas: le gesta e prodezze di una
nação, non di un unico eroe. La molteplicità delle azioni e delle avventure
non creano alcun problema, e in polemica diretta con Faria e Sousa, Al-
meida Discurso difende l’interpretazione dell’ilustre peito Lusitano come
collettività dei Portoghesi, e non come riferimento a un protagonista,
Gama, che vero unico protagonista non è (cfr. quanto detto sopra). Se
pure de Almeida, nel 1638 con l’Exame (Pires Académicos Eborenses,
pp. 40 sgg.; Amora Manuel Pires de Almeida cap. IV, confronto diretto
con Faria Luis de Camões) e poi con la Resposta ao Juízo do Poema (Pires
A crítica camoniana, pp. 73 sgg.; Amora Manuel Pires de Almeida, pp.
7 sg., 14) si era contrapposto sempre a Faria e Sousa criticando anche
le imperfeições dei Lusíadas (l’αὐτὸς ἔφα non valeva neppure riguardo a
Camões), per cambiare più o meno opinione in seguito, come abbiamo
visto (una «evolução de espírito» e «uma decidida coragem de se negar a
si mismo», Amora Manuel Pires de Almeida, p. 100: «evoluzione spiritua-
le … un deciso coraggio a ritrattare quanto egli stesso aveva sostenuto»),
resta il valore esemplare del Discurso apologético, su cui ci siamo parzial-
mente soffermati, quale ideale vessillo di una poetica della novità, ben
oltre l’anti-regolismo de-aristotelizzante (cfr. Alves Camões, Corte-Real,
pp. 331 sg.).

Fra i difensori a spada tratta del nuovo poema lusitano figurano numerosi
altri intellettuali del Seicento, dell’area di Évora e non solo, come Barreto,
Brito, ovviamente Faria e Sousa nella monumentale introduzione alla sua
edizione del poema del ’39, e più avanti personaggi dell’intelligenza di un
Inacio Garcez Ferreira. Le problematiche affrontate sono varie, e in parte
le abbiamo già incontrate sopra: l’unità d’azione, la presenza di un eroe
protagonista, il mescolarsi di pantheon pagano e cristianesimo, lo stile, gli
episodi divaganti, gli episodi amatorii e così via. Naturalmente sull’esordio
si appuntano osservazioni decisive, ma non abbiamo lo spazio per indul-
gervi troppo in questa sede.

14

I Lusiadi.indb 14 14/04/2022 15:25:00


CANTO I

Il canto presenta già due elementi cruciali dello sviluppo dell’opera: la fal-
sità e ingannosità dei Mori (come si vedrà non proprio di tutti) e le trame
di Bacco contro i Lusitani. I due dati si sposano perfettamente, perché Bac-
co è un dio che interagisce col male umano assumendone anche le forme
fisiche, per così dire, e si offre così ad essere individuato come il motore
principale della vicenda lusiadica. Ne riparleremo subito a proposito del
prossimo canto.

15

I Lusiadi.indb 15 14/04/2022 15:25:00


[1r]
☙ OS LVSIADAS / DE LVIS DE / CAMÕES.

Canto primeiro.

[1] AS armas, e os ba-/rões assinalados,


Que da Occidental praya Lusi-/tana,
Por mares nunca de antes na-/uegados,
Passaram, ainda alem da Taprobana,
Em perigos, e guerras esforçados,
Mais do que prometia a força humana.
E entre gente remota edificarão
Nouo Reino, que tanto sublimarão.

[2] E tambem as memorias gloriosas


Daquelles Reis, que forão dilatando
A Fee, o Imperio, e as terras viciosas
De Affrica, e de Asia, andarão deuastando,
E aquelles que por obras valerosas
Se vão da ley da Morte libertando.
Cantando espalharey por toda parte,
Se a tanto me ajudar o engenho e arte.
A Cessem

16

I Lusiadi.indb 16 14/04/2022 15:25:00


Canto I

[1] Le armi, e quei baroni segnalati1


che d’occidental piaggia lusitana2
per mari mai da prima navigati3
passarono ancor oltre Taprobana,4
in pericoli e guerre valorosi5
più di quanto potesse uman valore,6
e tra genti remote7 edificarono
Nuovo Regno, che tanto sublimarono,8

[2] e altresì le memorie gloriose


di quei Re che son stati propagando9
la Fe’, l’Impero, e le viziose10 terre
d’Africa e d’Asia andaron devastando,11
e quei che vansi in opre valorose
da schiavitù di morte liberando,12
col canto spanderò13 per ogni parte,
se a tanto sovverrammi e ingegno e arte.14

17

I Lusiadi.indb 17 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[1v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[3] Cessem do sabio Grego, e do Troyano,


As nauegações grandes que fizerão:
Callese de Alexandro, e de Trajano,
A fama das victorias que tiuerão,
Que eu canto o peyto illustre Lusitano,
A quem Neptuno, e Marte obedeçerão:
Cesse tudo o que a Musa antigua canta,
Que outro valor mais alto se aleuanta.

[4] E vos Tagides minhas, pois criado


Tendes em my hum nouo engenho ardente,
Se sempre em verso humilde, celebrado
Foy de my vosso rio alegremente,
Daime agora hum som alto, e sublimado,
Hum estillo grandiloco, e corrente,
Porque de vossas agoas Phebo ordene,
Que não tenhão enueja aas de Hypocrene.

[5] Daime hâa furia grande e sonorosa,


E não de agreste a vena, ou frauta ruda:
Mas de tuba canora e belicosa,
Que o peito acende, e a cor ao gesto muda:
Daime igoal canto aos feitos da famosa
Gente vossa, que a Marte tanto ajuda:
Que se espalhe e se cante no vniuerso,
Se tam sublime preço cabe em verso.
E vos

18

I Lusiadi.indb 18 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI, CANTO I

[3] Cedan15 del savio greco e del troiano


le gran’ navigazioni che affrontarono;
tacciasi d’Alessandro e di Traiano
la fama dei trionfi che acquistarono;16
ch’io canto il petto17 illustre Lusitano
al qual Nettuno e Marte18 s’inchinarono:
ceda tutto che antica Musa canta19
ch’altro valor più alto s’erge e vanta.20

[4] E voi, Tagidi21 mie, poiché creato


avete in me un nuovo ingegno ardente,22
se sempre in verso umìle celebrato
fu da me ’l vostro fiume lietamente23
datemi un suono ora alto e sublimato,24
uno stile grandiloquo e corrente,25
ché alle vostr’acque Febo abbia a ordinare
quelle d’Ippòcrene non invidiare.26

[5] Datemi furia27 grande e risonante28


e non d’agreste avena o grezzo29 flauto,30
ma di tuba canora e bellicosa,31
ch’animo accende e al volto il color muta;32
date equal canto all’opre33 di famosa
gente vostra, che Marte tanto aiuta;34
che s’espanda il cantar35 nell’universo,
se valor sì sublime entra in un verso.

19

I Lusiadi.indb 19 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[2r]
CANTO PRIMEIRO. 2.

[6] E vos ò bem nascida segurança


Da Lusitana antigua liberdade,
E não menos certissima esperança,
De aumento da pequena Christandade:
Vos o nouo temor da Maura lança,
Marauilha fatal da nossa idade:
Dada ao mundo por Deos q̃ todo o mande,
Pera do mundo a Deos dar parte grande.

[7] Vos tenrro, e nouo ramo florecente,


De hâa aruore de Christo mais amada
Que nenhâa nascida no Occidente,
Cesarea, ou Christianissima chamada:
Vedeo no vosso escudo, que presente
Vos amostra a victoria ja passada.
Na qual vos deu por armas, e deixou
As que elle pera si na Cruz tomou.

[8] Vos poderoso Rei, cujo alto Imperio,


O Sol logo em nascendo ve primeiro:
Veo tambem no meio do Hemispherio,
E quando dece o deixa derradeiro.
Vos que esperamos jugo e vituperio,
Do torpe Ismaelita caualleiro:
Do Turco Oriental, e do Gentio,
Que inda bebe o licor do sancto Rio
A 2 Inclinay

20

I Lusiadi.indb 20 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI, CANTO I

[6] E voi,36 o bennata salvaguardia


di Lusitana antica libertà,
e non meno certissima speranza37
d’accrescimento di Cristianità,38
voi, o nuovo terror di Mora lancia,
meraviglia fatal di nostra età,39
data al mondo da Dio, ché lo comandi,
per del mondo a Dio dare parte grande.40

[7] Voi, tenue e nuovo ramo infiorescente


d’un albero da Cristo mai più amato
ch’altro nessuno nato in Occidente,
Cesareo o Cristianissimo41 chiamato:
vedesi sullo scudo, che presente
vi mostra la vittoria già passata,
nel qual vi diè per armi e vi concede
quelle che per sé in croce Egli si diede;42

[8] Voi, poderoso Re,43 il cui alto Impero


il Sole44 mentre nasce vede primo;
lo vede ancora alto nell’Emisfero
e quando scende il lascia per estremo;45
voi, che attendiamo giogo e vituperio
del turpe Ismaelita cavaliero,
del Turco orientale, e del Gentile
che ancor beve il liquor del santo fiume;46

21

I Lusiadi.indb 21 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[2v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[9] Inclinay por hum pouco a magestade,


Que nesse tenrro gesto vos contemplo,
Que ja se mostra, qual na inteira idade,
Quando sobindo yreis ao eterno templo,
Os olhos da real benignidade
Ponde no chão: vereis hum nouo exemplo,
De amor, dos patrios feitos valerosos,
Em versos deuulgado numerosos.

[10] Vereis amor da patria, não mouido


De premio vil: mas alto, e quasi eterno
Que nam he premio vil, ser conhecido
Por hum pregão do ninho meu paterno.
Ouui vereis o nome engrandecido
Daquelles de quem sois senhor superno.
E julgareis qual he mais excelente,
Se ser do mundo Rei, se de tal gente:

[11] Ouui, que não vereis com vãs façanhas


Fantasticas, fingidas, mentirosas,
Louuar os vossos, como nas estranhas
Musas, de engrandecerse desejosas,
As verdadeiras vossas sam tamanhas,
Que excedem as sonhadas fabulosas:
Que excedem Rodamonte, e o vão Rugeiro,
E Orlando, inda que fora verdadeiro.
Por

22

I Lusiadi.indb 22 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI, CANTO I

[9] chinate solo un poco la maestà


che in questo tenue47 aspetto in voi contemplo:
mostrasi già quale in matura età,48
quando salendo andrete al tempio eterno;
gli occhi della real benignità
ponete in giù: vedrete nuovo esempio
d’amor per patrie gesta valorose
in rime divulgato numerose.49

[10] Vedrete amor di patria, non già mosso


da premio vil, ma alto e quasi eterno50
ché non è premio vile esser famoso
per celebrare il nido mio paterno.51
Ecco: vedrete il nome più grandioso52
di quelli di cui siete il re superno,
giudicherete cosa è più eccellente,
s’esser del mondo Rege, o di tal gente.53

[11] Udite, e non vedrete54 vuote gesta


fantastiche, fittizie, menzognere,
che i vostri esaltin, come nelle estranie
Muse di farsi grandi desiose.55
Le vere vostre gesta sono tali
che eccedon le sognate, favolose;56
che eccedon Rodomonte e il van57 Ruggero
e Orlando, posto pur che ciò sia vero.

23

I Lusiadi.indb 23 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[3r]
CANTO PRIMEIRO. 3.

[12] Por estes vos darey hum Nuno fero,


Que fez ao Rei, e ao Reino tal seruiço,
Hum Egas, e hâ dom Fuas, q̃ de Homero
A Citara parelles so cobiço:
Pois polos doze pares daruos quero,
Os doze de Inglaterra, e o seu Magriço.
Douuos tambem aquelle illustre Gama,
Que para si de Eneas toma a fama.

[13] Pois se a troco de Carlos Rei de França,


Ou de Cesar, quereis igual memoria:
Vede o primeiro Afonso, cuja lança
Escura faz qualquer estranha gloria:
E aquelle que a seu Reino a segurança
Deixou, com a grande e prospera victoria.
Outro Ioane, inuicto caualleiro,
O quarto, e quinto Afonsos, e o terceiro.

[14] Nem deixarão meus versos esquecidos,


Aquelles que nos Reinos la da Aurora,
Se fizerão por armas tam subidos,
Vossa bandeira sempre vencedora.
Hum Pacheco fortissimo, e os temidos
Almeidas, por quem sempre o Tejo chora.
Albuquerque terribil, Castro forte,
E outros em quem poder não teue a morte.
A 3 E em

24

I Lusiadi.indb 24 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI, CANTO I

[12] D’esti in vece darovvi un Nuno fiero,


che fece al Rege e al Regno un tal servizio;
un Egas, e un Don Fuas,58 che di Omero
la cetera per loro solo ambisco.59
Poi pei dodici Pari darvi intendo
nostri dodici Inglesi e il lor Magrizzo;60
vi dono inoltre quell’illustre Gama,
il qual per sé d’Enea prende la fama.

[13] Poi se in luogo di Carlo, Re di Francia,


o di Cesar volete ugual memoria,61
vedete il primo Afonso, la cui lancia
oscura fa qualunque estrania gloria;
e quegli che al suo Regno sicurezza
lasciò con grande e prospera vittoria;
l’altro Giovanni, invitto cavaliero,
il quarto e il quinto Afonso, e il terzo invero.62

[14] Né lasceran miei versi sconosciuti


quelli che là, nei Regni dell’Aurora63
si fecer sol per l’arme sì elevati,
vostra bandiera sempre vincitrice:64
un Pacheco65 fortissimo, e i temuti
Almeidi, per cui sempre il Tago plora,66
Albuquerque terribil, Castro forte,67
e gli altri che in poter non ha la morte.68

25

I Lusiadi.indb 25 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[3v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[15] E em quanto eu estes canto, e a vos nam posso


Sublime Rei, que nam me atreuo a tanto,
Tomay as redeas vos do Reino vosso,
Dareis materia a nunca ouuido canto:
Comecem a sentir o peso grosso,
(Que polo mundo todo faça espanto,)
De exercitos, e feitos singulares,
De Affrica as terras, e do Oriente os mares.

[16] Em vos os olhos tem o Mouro frio,


Em quem vè seu exicio afigurado,
So com vos ver o barbaro Gentio,
Mostra o pescoço ao jugo ja inclinado:
Thetis todo o ceruleo senhorio,
Tem pera vos por dote aparelhado:
Que affeiçoada ao gesto bello, e tenro,
Deseja de compraruos pera genro.

[17] Em vos se vem da Olimpica morada,


Dos dous auôs, as almas ca famosas,
Hâa na paz Angelica dourada,
Outra polas batalhas sanguinosas:
Em vos esperão, verse renouada
Sua memoria, e obras valerosas:
E la vos tem lugar no fim da idade,
No templo da suprema eternidade.
Mas

26

I Lusiadi.indb 26 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI, CANTO I

[15] E in quanto questi io canto, e voi non posso,


sublime Re, ché non m’arrischio a tanto,69
prendete voi le briglie al Regno vostro:
darete tema a mai udito canto.
Comincino a sentire il grave peso70
(che per il mondo intero fa spavento)
degli eserciti e gesta singolari
d’Africa terre, e d’Oriente i mari.

[16] Agghiacciato71 in voi fissa gli occhi il Moro,


e in voi vede sua morte72 figurata;
solo a vedervi il barbaro Gentile73
mostra il suo collo al giogo già inclinato;
Teti tutta l’azzurra signoria74
ha per voi come dote apparecchiata:
la incanta il vostro aspetto bello e tenero,75
e desia d’acquistarvi come genero.76

[17] In voi si specchiano dal regno olimpico


dei due vostri avi77 l’alme qui famose,
una in sua pace angelica dorata,
l’altra per le battaglie sanguinose;78
in voi speran vedersi rinnovata
loro memoria e l’opre valorose;
e là vi serban seggio, al fin d’età,
nel tempio di suprema Eternità.79

27

I Lusiadi.indb 27 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[4r]
CANTO PRIMEIRO. 4

[18] Mas em quanto este tempo passa lento,


De regerdes os pouos, que o desejão:
Day vos fauor ao nouo atreuimento,
Pera que estes meus versos vossos sejão:
E vereis ir cortando o salso argento:
Os vossos Argonautas, porque vejão,
Que sam vistos de vos no mar yrado,
E costumaiuos ja a ser inuocado.

[19] Ia no largo Occeano nauegauão,


As inquietas ondas apartando,
Os ventos brandamente respirauão,
Das naos as vellas concauas inchando:
Da branca escuma, os mares se mostrauão
Cubertos, onde as proas vão cortando.
As maritimas agoas consagradas,
Que do gado de Proteo sam cortadas.

[20] Quando os Deoses no Olimpo luminoso,


Onde o gouerno está, da humana gente
Se ajuntão em consilio glorioso,
Sobre as cousas futuras do Oriente:
Pisando o cristalino Ceo fermoso,
Vem pela via Lactea, juntamente
Conuocados da parte de Tonante,
Pelo Neto gentil do velho Atlante.
A 4 Deixão

28

I Lusiadi.indb 28 14/04/2022 15:25:00


I LUSIADI, CANTO I

[18] Ma in quanto questo tempo passa lento


di regger80 voi le plebi, che il desiano,
date favore a tal nuovo ardimento
perché questi miei versi vostri siano;81
e vedrete ir solcando82 il salso argento83
i vostri Argonauti,84 affinché vedano
che son visti85 da voi nel mare irato,
e avvezzatevi ad essere invocato.86

[19] Già nel largo Oceàno navigavano,87


le inquiete onde separando;
i venti blandamente88 respiravano
dei legni vele concave gonfiando,
di bianca schiuma i mari si mostravano
coverti,89 onde le prore van solcando
le marittime acque consacrate90
che dal gregge di Proteo son solcate,91

[20] quando i Dei, nell’Olimpo luminoso,92


ove il governo sta d’umana gente,
si uniscono in concilio glorioso
sulle cose future dell’Oriente.
Calcando il cristallino Ciel formoso,93
vengon per la Via Lattea unitamente,
convocati da parte del Tonante94
pel nipote gentil del vecchio Atlante.95

29

I Lusiadi.indb 29 14/04/2022 15:25:00


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[4v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[21] Deixão dos sete Ceos o regimento,


Que do poder mais alto lhe foi dado,
Alto poder, que so co pensamento
Gouerna o Ceo, a Terra, e o Mar yrado:
Ali se acharão juntos num momento,
Os que habitão o Arcturo congelado.
E os que o Austro tem, e as partes onde
A Aurora nasce, e o claro Sol se esconde.

[22] Estaua o Padre ali sublime e dino,


Que vibra os feros rayos de Vulcano,
Num assento de estrellas cristalino,
Com gesto alto, seuero, e soberano,
Do rosto respiraua hum ar diuino,
Que diuino tornàra hum corpo humano:
Com hâa coroa, e ceptro rutilante,
De outra pedra mais clara que diamante.

[23] Em luzentes assentos, marchetados


De ouro, e de perlas, mais abaixo estauão
Os outros Deoses todos assentados,
Como a Razão, e a Ordem concertauão.
Precedem os antiguos mais honrrados,
Mais abaixo os menores se assentauão:
Quando Iupiter alto assy dizendo,
Cum tom de voz começa, graue e horrendo.
Eternos

30

I Lusiadi.indb 30 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[21] Lascian dei sette Cieli il reggimento,96


che dal poter più alto lor97 fu dato,
alto poter, che sol con il pensiero98
governa Cielo, Terra e il Mare irato.
Lì si riuniron, giunti99 in un momento
quei ch’abitan l’Arturo congelato,
e quei che tengon l’Austro, e le parti onde
l’Aurora nasce, e il chiaro Sol s’asconde.100

[22] Lì stava il Padre sublime e divino,101


che vibra i feri raggi di Vulcano,
in un seggio di stelle cristallino,102
con gesto alto, severo e sovrano.
Dal volto suo spirava un aer divino,
che divino avria fatto un corpo umano;103
con la corona e scettro rutilante,104
d’altra pietra più chiara che diamante.

[23] Sovra lucenti seggi, intarsiati105


d’oro e di perle,106 più in basso si stavano
quegli altri Dei, tutti quanti insediati,
come ragione e ordine esigevano:
precedono gli antichi più onorati;
più in basso i minori s’insediavano;107
quando Giove alto, in tal modo dicendo,
con ton di voce inizia, grave e orrendo:108

31

I Lusiadi.indb 31 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[5r]
CANTO PRIMEIRO. 5.

[24] Eternos moradores do luzente


Estelifero polo e claro assento,
Se do grande valor da forte gente,
De Luso, não perdeis o pensamento,
Deueis de ter sabido claramente
Como he dos fados grandes certo intento:
Que por ella sesqueção os humanos,
De Assirios, Persas, Gregos e Romanos.

[25] Ia lhe foy (bem o vistes) concedido


Cum poder tam singelo e tam pequeno
Tomar ao Mouro forte e guarnecido,
Toda a terra que rega o Tejo ameno:
Pois contra o Castelhano tam temido
Sempre alcançou fauor do Ceo sereno.
Assi que sempre em fim com fama e gloria,
Teue os tropheos pendentes da victoria.

[26] Deixo Deoses atras a fama antigua,


Que co a gente de Romulo alcançarão,
Quando com Variato, na inimiga
Guerra Romana tanto se affamarão.
Tambem deixo a memoria, que os obriga
A grande nome, quando aleuantarão
Hum, por seu capitão, que peregrino
Fingio na Cerua espirito diuino.
Agora

32

I Lusiadi.indb 32 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[24] «Eterni abitatori del lucente


e stellifero polo,109 e chiara assise,
se del grande valor di forte gente
di Luso non perdete il pensamento,110
dovete aver saputo chiaramente
come è dei sommi fati certo intento
che per lei111 siano obliati imperi umani
d’Assiri, Persi, Greci e dei Romani.112

[25] Già le fu (ben vedeste) conceduto


con forza tanto scarsa e sì modesta,113
strappar al Moro forte e ben guarnito
ogni terra che riga il Tago ameno:114
poi contro il Castellano sì temuto
sempre ottenne favor dal Ciel sereno,115
così che sempre, al fin, con fama e gloria,
ebbe i trofei pendenti di vittoria.116

[26] Indietro lascio, o Dèi, la fama antica


che contro quei di Romolo ottenerono,
quando con Viriato all’inimica
guerra romana tanto si esaltarono.117
Lascio pur la memoria, che li impegna
a grande nome, quando essi innalzarono
tal per lor capitano, un pellegrino118
che in una cerva finse estro divino.119

33

I Lusiadi.indb 33 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[5v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[27] Agora vedes bem, que cometendo,


O diuidoso mar, num lenho leue
Por vias nunca vsadas, não temendo
De Affrico e Noto a força a mais satreue:
Que auendo tanto ja que as partes vendo,
Onde o dia he comprido, e onde breue.
Inclinão seu proposito, e perfia
A ver os berços, onde nasce o dia

[28] Prometido lhe està do fado eterno,


Cuja alta ley nam pode ser quebrada,
Que tenhão longos tempos o gouerno
Do mar, que vé do Sol a roxa entrada:
Nas agoas tem passado o duro Inuerno,
A gente vem perdida e trabalhada.
Ia parece bem feito, que lhe seja
Mostrada a noua terra que deseja.

[29] E porque, como vistes, tem passados


Na viagem, tam asperos perigos,
Tantos Climas e Ceos experimentados,
Tanto furor de ventos inimigos
Que sejam, de termino, agasalhados
Nesta costa Affricana como amigos.
E tendo guarnecida a lassa frota,
Tornarão a seguir sua longa rata:
Estas

34

I Lusiadi.indb 34 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[27] Ora vedete bene che, sfidando


il dubitoso mar, su un legno lieve,
per vie già mai solcate, non temendo
forza d’Affrico e Noto,120 a più s’arrischia:
ché già da tempo le plaghe vedendo
dove il giorno è più lungo, e dove è breve,121
inclinano proposito e costanza a
veder la culla dove il giorno avanza.122

[28] Promesso a loro è già dal Fato123 eterno,


cui alta Legge non può esser spezzata,124
che lungamente tengano il governo
del mar che ve’ del Sole il roseo ingresso.125
Sull’acque hanno passato il duro inverno;126
la gente vien smarrita e travagliata;
omai pare ben fatto che le sia
mostrata nuova terra,127 che desìa.

[29] E poiché, avete visto, hanno passati128


nel viaggio lor tant’asperi pericoli,
e tanti climi e ciel’ sperimentati,
tanto furore di venti nemici,129
che siano, stabilisco, ricovrati
in tal costa africana, come amici.
E, restaurata loro esausta flotta,
torneranno a seguir la lunga rotta».130

35

I Lusiadi.indb 35 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[6r]
CANTO PRIMEIRO. 6.

[30] Estas palauras Iupiter dezia,


Quando os Deoses por ordem respondendo,
Na sentença hum do outro difiria,
Razões diuersas dando e recebendo.
O padre Baco, ali nam consentia
No que Iupiter disse, conhecendo
Que esquecerão seus feitos no Oriente,
Se la passar a Lusitana gente.

[31] Ouuido tinha aos Fados que viria


Hâa gente fortissimo de Hespanha,
Pelo mar alto, a qual sojeitaria
Da India, tudo quanto Doris banha:
E com nouas victorias venceria,
A fama antiga, ou sua, ou fosse estranha.
Altamente lhe doe perder a gloria,
De que Nisa celebra inda a memoria.

[32] Ve que ja teue o Indo sojugado,


E nunca lhe tirou Fortuna, ou caso,
Por vencedor da India ser cantado,
De quantos bebem a agoa de Parnaso.
Teme agora que seja sepultado,
Seu tam celebre nome, em negro vaso,
Dagoa do esquecimento, se la chegão
Os fortes Portugueses, que nauegão,
Sustentaua

36

I Lusiadi.indb 36 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[30] Queste parole Iupiter dicea,


quando gli Dei, per ordin131 rispondendo,
nell’opinione132 un d’altro differiva,
ragion’ diverse dando e ricevendo.133
Il padre Bacco134 in ciò non consentiva
che Giove aveva detto, conoscendo
che s’oblieranno sue gesta in Oriente135
se là verrà la lusitana gente.

[31] Udito avea dai Fati136 che vedrebbe


una gente fortissima di Spagna137
pel mar profondo, che assoggetterebbe
dell’India tutto quanto Dori138 bagna,
e con nuove vittorie vincerebbe139
la fama antica, o sua o pur straniera.140
Altamente gli duol perder la gloria,
di cui Nisa141 ancor celebra memoria.

[32] Vede che già ebbe l’Indo142 soggiogato,


e mai gli tolse la Fortuna o il caso143
per vincitor dell’India esser cantato
da quanti bevon l’acqua di Parnaso.144
Teme ora che venga sotterrato
suo sì celebre nome in nero vaso
d’acqua d’oblio,145 se giungono fin là
i forti Lusi, in loro navigare.

37

I Lusiadi.indb 37 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[6v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[33] Sustentaua contra elle Venus bella


Affeiçoada aa gente Lusitana,
Por quantas qualidades via nella,
Da antiga tam amada sua Romana,
Nos fortes corações, na grande estrella,
Que mostràrão na terra Tingitana:
E na lingoa, na qual, quando imagina,
Com pouca corrupção cre que he a Latina.

[34] Estas causas mouião Cyterea,


E mais, porque das Parcas claro entende
Que ha de ser celebrada a clara Dea,
Onde a gente beligera se estende.
Assi que hum pela infamia que arrecea,
E o outro polas honras que pretende,
Debatem, e na perfia permanecem,
A qualquer seus amigos fauorecem:

[35] Qual Austro fero, ou Boreas na espessura,


De siluestre aruoredo abastecida,
Rompendo os ramos vão da mata escura,
Com impito e braueza desmedida.
Brama toda montanha, o som murmura,
Rompense as folhas, ferue a serra erguida.
Tal andaua o tumulto leuantado,
Entre os Deoses no Olimpo consagrado.
Mas

38

I Lusiadi.indb 38 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[33] S’opponea contr’a lui Venere bella,146


affezionata al popol Lusitano,
per quante qualità vedeva in questo
dell’antico sì amato suo Romano;
nei forti cuori, nella fausta stella
che mostrar nella terra Tingitana,147
nella lingua che, quando vi ragiona,148
con poca corruzion crede Latina.149

[34] Queste cause moveano Citerea,150


e più, ché dalle Parche151 chiaro intende
che sarà celebrata chiara Dea
ove il popol belligero s’estende.
Sicché l’un per l’infamia che temea,
e l’altra152 per gli onori che pretende,
dibattono, e continuano lo sdegno,
e a ognuno i propri amici dan sostegno.153

[35] Qual Austro fiero, o Bòrea nella selva154


di spesso intrico d’alberi fornita155
rompendo i rami van del bosco opaco,
con impeto e veemenza smisurata;
urla l’intero monte, il suono echeggia,
spezzansi i rami, ferve l’erta vetta:
tale era quel tumulto sollevato
tra gli Dei, nell’Olimpo consacrato.156

39

I Lusiadi.indb 39 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[7r]
CANTO PRIMEIRO. 7.

[36] Mas Marte que da Deosa sustentaua,


Entre todos as partes em porfia,
Ou porque o amor antiguo o obrigaua,
Ou porque a gente forte o merecia,
De antre os Deoses em pee se leuantaua,
Merencorio no gesto parecia:
O forte escudo ao collo pendurado,
Deitando pera tràs medonho e irado.

[37] A viseira do elmo de Diamante,


Aleuantando hum pouco, muy seguro,
Por dar seu parecer se pos diante
De Iupiter, armado, forte e duro:
E dando hâa pancada penetrante,
Co conto do bastão, no solio puro:
O ceo tremeo, e Apolo de toruado,
Hum pouco a luz perdeo, como infiado.

[38] E disse assi, ò padre a cujo imperio,


Tudo aquillo obedece, que criaste,
Se esta gente que busca outro Emispherio,
Cuja valia, e obras tanto amaste:
Não queres que padeção vituperio,
Como ha ja tanto tempo que ordenaste
Não ouças mais, pois es juyz direito,
Razões de quem parece que he sospeito:
Que

40

I Lusiadi.indb 40 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[36] Ma Marte,157 che di Venere appoggiava


tra tutti nella disputa158 le parti,
perché l’antica fiamma159 l’obbligava,
o perché il meritava il popol forte,
di tra gli Dèi in piedi si levava:160
cupo161 nel suo sembiante si mostrava;
lo scudo suo potente al collo appeso162
gettando addietro, spaventoso e acceso;

[37] la visiera dell’elmo di diamante163


un poco sollevando,164 assai sicuro,
per dare il suo parer, si pose avanti
a Giove, tutto in armi, forte e duro:165
e dando uno scossone risonante
con la sua lancia sovra il soglio puro,166
ne tremò il cielo,167 e Apollo, sbigottito,
perse un po’ luce, come impallidito.168

[38] E così disse: «O padre, al cui impero


tutto quello obbedisce che creasti,169
se tal gente, che esplora altro emisfero,
il cui valore ed opre170 tanto amasti,
non vuoi tu che patiscan171 vituperio,
come è già tanto tempo che ordinasti,172
non ascoltar, giudice qual sei retto,
le ragioni di chi appare sospetto.

41

I Lusiadi.indb 41 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[7v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[39] Que se aqui a razão se não mostrasse


Vencida do temor demasiado,
Bem fora que aqui Baco os sostentasse,
Pois que de Luso vem, seu tam priuado:
Mas esta tenção sua, agora passe,
Porque em fim vem de estamago danado.
Que nunca tirarà alhea enueja,
O bem que outrem mereçe, e o ceo deseja.

[40] E tu padre de grande fortaleza,


Da determinaçam que tes tomada,
Nam tornes por detras pois he fraqueza
Desistir se da cousa começada.
Mercurio pois excede em ligeireza
Ao vento leue, e aa seta bem talhada,
Lhe va mostrar a terra, onde se informe
Da India, e onde a gente se reforme.

[41] Como isto disse o Padre poderoso,


A cabeça inclinando, consentio
No que disse Mauorte valeroso,
E Nectar sobre todos esparzio:
Pelo caminho Lacteo glorioso,
Logo cada hum dos Deoses se partio.
Fazendo seus reaes acatamentos,
Pera os determinados apousentos.
Em

42

I Lusiadi.indb 42 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[39] Che se qui la ragion non si mostrasse


oppressa da un timore esagerato,173
ben sarebbe che Bacco li appoggiasse,
poiché da Luso vengono, suo amato;174
ma questa sua pretesa175 ormai dilegui,
giacch’essa vien da stomaco arrabbiato;176
ché giammai toglierà un’invidia aliena
il bene ch’altri merta e il Cielo anela.177

[40] E tu, o Padre di sì gran fortezza,178


da determinazione stabilita
non ritirarti,179 poiché è ben fiacchezza
desistere da cosa incominciata.180
Mercurio,181 poi ch’avanza in leggerezza
il vento lieve e il dardo ben tagliato,182
va183 lor mostrar la terra, onde si informino
dell’India, e onde tutti si ristorino».184

[41] Come ciò disse, il Padre poderoso


suo capo inclinando, consentì185
a ciò che disse Marte186 valoroso,
e sovra tutti nettare versò.187
Per il cammino Latteo188 glorioso
tosto ognuno de’ Numi si avviò,
facendo le regali reverenze,189
verso le proprie celestiali stanze.190

43

I Lusiadi.indb 43 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[8r]
CANTO PRIMEIRO. 8.

[42] Em quanto isto se passa, na fermosa


Casa Eterea do Olimpo omnipotente
Cortaua o mar a gente belicosa:
Ia la da banda do Austro, e do Oriente,
Entre a costa Ethiopica, e a famosa
Ilha de sam Lourenço, e o Sol ardente
Queimaua entam os Deoses, que Tifeô
Co temor grande em pexes conuerteô.

[43] Tam brandamente os ventos os leuauão,


Como quem o ceo tinha por amigo:
Sereno o ar, e os tempos se mostrauão
Sem nuues, sem receio de perigo:
O promontorio prasso ja passauão
Na costa de Ethiopia, nome antiguo.
Quando o mar descobrindo lhe mostraua,
Nouas ilhas que em torno cerca, e laua.

[44] Vasco da gama, o forte Capitão,


Que a tamanhas empresas se offerece,
De soberbo, e de altiuo coração,
A quem fortuna sempre fauorece
Pera se aqui deter, não ve razão,
Que inhabitada a terra lhe parece:
Por diante passar determinaua:
Mas nam lhe soccedeo como cuydaua.
E eis

44

I Lusiadi.indb 44 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[42] Mentre accade così nella formosa


casa eterea191 d’Olimpo onnipotente,192
solcava il mar193 la gente bellicosa
già nella parte d’Austro e d’Oriente,194
tra la costa d’Etiopia e la famosa
isola San Lorenzo;195 e il Sole ardente
bruciava allora i Numi che Tifeo
con terror grande in Pesci tramutò.196

[43] Sì blandamente i venti li spingevano,


come chi il cielo s’abbia per amico:197
sereno l’aere, e il tempo198 si mostrava
senza nubi, né tema di pericolo.199
Il promontorio Prasso già passavano,
sulla costa d’Etiopia, nome antico,200
quando il mar discoprendo lor mostrava
nuove isole, che intorno cinge e lava.201

[44] Vasco da Gama, il forte capitano,202


che ad imprese sì grandi s’offerisce,203
di sublime coraggio e di supremo,204
al qual Fortuna sempre favorisce,
di trattenersi qui non ve’ ragione,
che inabitata la terra gli appare:
di passar oltre egli determinava,205
ma non successe poi come pensava.206

45

I Lusiadi.indb 45 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[8v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[45] Eis aparecem logo em companhia,


Hâs pequenos bateis, que vem daquella
Que mais chegada à terra parecia,
Cortando o longo mar com larga vella:
A gente se aluoroça, e de alegria
Não sabe mais que olhar a causa della.
Que gente sera esta, em si dezião,
Que costumes, que ley, que Rei terião?

[46] As embarcações erão, na maneira


Muy veloces, estreitas, e compridas,
As vellas com que vem erão de esteira,
Dâas folhas de Palma bem tecidas:
A gente da cor era verdadeira,
Que Phaeton, nas terras acendidas
Ao mundo deu, de ousado, e não prudente,
O Pado o sabe, e Lampetusa o sente.

[47] De panos de algodão vinhão vestidos,


De varias cores, brancos, e listrados,
Hâs trazem derredor de si cingidos,
Outros em modo ayroso sobraçados,
Das cintas pera cima vem despidos:
Por armas tem adagas, e tarçados.
Com toucas na cabeça, e nauegando,
Anafis sonorosos vão tocando.
Cos

46

I Lusiadi.indb 46 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[45] Ecco tosto apparire in compagnia


navicelle che vengono dall’isola207
che prossima alla terra più parea,
solcando il vasto mar con larga vela.
La gente esulta,208 e della sua allegria
non sa far altro che guardar la causa.209
Che gente è questa, tra di lor dicevano,
quali costumi, Legge,210 Re tenevano?211

[46] Le imbarcazioni erano d’aspetto


assai veloci, strette ed allungate:
le vele, con cui avanzano, di stuoia212
delle foglie di palma, ben tramate;
la gente propriamente del colore
che Faetòn, nelle terre incendiate,
al mondo diè, ardito ed imprudente:
il Po lo sa,213 e Lampetusa il sente.214

[47] Di panni di cotone eran vestiti,


multicolori, bianchi e pur listati:
alcuni li hanno attorno a sé ristretti,
altri con grazia sul braccio posati:
dalle cintole in su van tutti ignudi;215
per armi tengon daghe e scimitarre,
con turbanti sul capo,216 e navigando
le trombette chiassose217 van sonando.

47

I Lusiadi.indb 47 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[9r]
CANTO PRIMEIRO. 9.

[48] Cos panos, e cos braços açenauão,


Aas gentes Lusitanas, que esperassem:
Mas ja as proas ligeiras, se inclinauão,
Pera que junto aas Ilhas amainassem.
A gente, e marinheiros trabalhauão,
Como se aqui os trabalhos sacabassem:
Tomão vellas, amainase a verga alta,
Da ancora o mar ferido, encima salta.

[49] Não erão ancorados, quando a gente


Estranha, polas cordas ja subia,
No gesto ledos vem, e humanamente,
O Capitão sublime os recebia.
As mesas manda por em continente,
Do licor que Lieo prantado auia:
Enchem vasos de vidro, e do que deitão,
Os de Phaeton queimados nada engeitão.

[50] Comendo alegremente perguntauão,


Pela Arabica lingoa, donde vinhão,
Quem erão, de que terra, que buscauão,
Ou que partes do mar corrido tinhão?
Os fortes Lusitanos lhe tornauão,
As discretas repostas que conuinhão:
Os Portugueses somos do Occidente,
Himos buscando as terras do Oriente.
B Do

48

I Lusiadi.indb 48 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[48] Coi panni e con le braccia facean cenno


alle genti Lusiade, che attendessero;
ma già le lievi prore s’inclinavano
perché presso alle isole ammainassero.218
La gente e i marinai s’affaticavano
come se qui le fatiche finissero;219
calan le vele; s’ammaina la più alta;220
d’àncora il mar ferito soprassalta.

[49] Non erano ancorati, che la gente221


straniera per le corde già saliva.
Vengono lieti in volto, e umanamente222
il Capitan sublime li riceve:
fa preparar le mense incontinente;
del licor che Lieo piantato aveva
empion vasi di vetro, e quel che è offerto
dai combusti dal sol non è diserto.223

[50] Mangiando allegramente, domandavano


in arabica lingua onde venissero,
chi fosser, di che terra, che cercavano,
o che parti del mar percorso avessero.
I forti Lusitani ribattevano
con discrete risposte convenienti:
«I Portoghesi siamo d’Occidente,224
andiam cercando le terre d’Oriente.225

49

I Lusiadi.indb 49 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[9v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[51] Do mar temos corrido, e nauegado


Toda a parte do Antartico, e Calisto,
Toda a costa Affricana rodeado,
Diuersos Ceos, e Terras temos visto:
Dum Rei potente somos, tam amado,
Tam querido de todos, e bem quisto:
Que nam no largo Mar, com leda fronte:
Mas no lago entraremos de Acheronte.

[52] E por mandado seu, buscando andamos


A terra Oriental, que o Indo rega,
Por elle o Mar remoto nauegamos,
Que so dos feos Focas se nauega:
Mas ja razão parece que saibamos,
Se entre vos a verdade não se nega.
Quem sois, que terra he esta que abitais?
Ou se tendes da India algâs sinais?

[53] Somos, hum dos das Ilhas lhe tornou,


Estrangeiros na terra, Lei, e nação
Que os proprios, sam aquelles que criou
A Natura sem Lei, e sem Razão:
Nos temos a Lei certa que insinou,
O claro descendente de Abrahão:
Que agora tem do Mundo o senhorio,
A mãy Hebrea teue, e o pay Gentio.
Esta

50

I Lusiadi.indb 50 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[51] Del mare abbiamo corso e navigato226


tutto ciò ch’è fra Antartico e Calisto,227
tutta la costa d’Africa aggirata,
diversi cieli e terre228 abbiamo visto;
d’un Re potente229 siamo, tanto amato,
tanto gradito a tutti e benvoluto,
che non nell’ampio mar, con lieta fronte,
ma nel lago entreremmo d’Acheronte.230

[52] E per mandato suo cercando andiamo231


la terra oriental che l’Indo bagna;
per lui il mar remoto232 navighiamo
che sol da informi foche233 è navigato.
Ma ormai ragione vuole234 che sappiamo,
se tra voi verità già non si niega,235
chi siete, qual terra è esta dove siete,
o se dell’India voi notizia avete».236

[53] «Noi siamo», uno dell’isole rispose,


«stranieri qui per Legge e per nazione;
ché i locali son quelli che creò
Natura senza legge né ragione.237
Nostra è una Legge certa, che insegnò
il discendente celebre di Abramo
ch’or tiene il mondo nella propria mano,
di madre Ebrea e di padre Pagano.238

51

I Lusiadi.indb 51 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[10r]
CANTO PRIMEIRO. 10

[54] Esta Ilha pequena que habitamos,


He em toda esta terra certa escala,
De todos os que as Ondas nauegamos,
De Quiloa, de Mombaça, e de Sofala:
E por ser necessaria, procuramos,
Como proprios da terra, de habitala.
E porque tudo em fim vos notifique,
Chamase a pequena Ilha Moçambique.

[55] E ja que de tam longe nauegais,


Buscando o Indo Idaspe, e terra ardente,
Piloto aqui tereis, por quem sejais
Guiados pelas ondas sabiamente.
Tambem sera bemfeito que tenhais,
Da terra algum refresco, e que o Regente
Que esta terra gouerna, que vos veja,
E do mais necessario vos proueja.

[56] Isto dizendo, o Mouro se tornou


A seus bateis com toda a companhia,
Do Capitão e gente se apartou,
Com mostras de deuida cortesia:
Nisto Febo nas agoas encerrou,
Co carro de Christal, o claro dia:
Dando cargo aa Irmaã que alumiasse,
O largo Mundo, em quanto repousasse.
B 2 A noite

52

I Lusiadi.indb 52 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[54] Questa isola ristretta che abitiamo


in tutta questa terra è certo scalo
per tutti noi che l’onde navighiamo
di Quìloa, di Mombasa e di Sofala;239
e giacché è necessaria, procuriamo,
quasi indigeni, tutti d’abitarla:240
perché ogni cosa alfine vi sia detta,
si chiama Mozambico241 l’isoletta.

[55] E già che da sì lungi navigate,242


cercando l’Indo Idaspe243 e terra ardente,244
un pilota qui avrete, da cui siate
guidati per le onde saggiamente.
Sarà bene245 altresì che riceviate
qualche ristoro a terra, e che il Reggente
che questa terra governa vi veda246
e del più necessario vi provveda».247

[56] Questo dicendo, il Moro248 sen tornò


ai suoi battelli con la compagnia;
dal Capitano e i suoi si licenziò
con mostre di dovuta cortesia.249
Allor Febo nell’acque rinserrò
col carro di cristallo il chiaro giorno,
dando incarco alla Luna250 che imbiancasse
il largo mondo, finch’ei riposasse.251

53

I Lusiadi.indb 53 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[10v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[57] A noyte se passou na lassa frota,


Com estranha alegria, e não cuydada,
Por acharem da terra tão remota,
Noua de tanto tempo desejada:
Qualquer então consigo cuyda, e nota
Na gente, e na maneira desusada.
E como os que na errada Seita crêrão,
Tanto por todo o mundo se estendêrão.

[58] Da Lâa os claros rayos rutilauão,


Polas argenteas ondas Neptuninas,
As Estrellas os Ceos acompanhauão.
Qual campo reuestido de boninas,
Os furiosos ventos repousauão,
Polas couas escuras peregrinas.
Porem da armada a gente vigiaua,
Como por longo tempo costumaua.

[59] Mas assy como a Aurora marchetada,


Os fermosos cabellos espalhou,
No Ceo sereno, abrindo a roxa entrada,
Ao claro Hiperionio que acordou,
Começa a embandeirar se toda a armada,
E de todos alegres se adornou:
Por receber com festas, e alegria,
O Regedor das Ilhas que partia.
Partia.

54

I Lusiadi.indb 54 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[57] Passò la notte nella stanca flotta


con istrana252 allegria ed impensata,
per trovar della terra sì remota
notizia da gran tempo desiata,
mentre ognuno fra sé riflette e nota253
la gente e la maniera disusata,
e come quei ch’errata Setta seguono
tanto per tutto il mondo si diffondono.254

[58] I chiari rai della Luna brillavano


sopra l’argentee onde Nettunine,255
e le stelle il gran Cielo accompagnavano,256
qual campo rivestito a fiorellini;
i furiosi venti riposavano
nelle caverne oscure peregrine;257
pur dell’armata la gente vegliava
come da lungo tempo costumava.

[59] Ma non appena l’Aurora screziata258


i suoi formosi capelli disciolse259
nel Ciel sereno, aprendo rosea260 entrata
al chiaro Iperionio,261 ch’era desto,
comincia a imbandierarsi quell’armata,
e di tendaggi allegri s’adornò,
per ricever con feste ed allegria
il Reggitor del luogo che partìa.262

55

I Lusiadi.indb 55 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[11r]
CANTO PRIMEIRO. 11

[60] Partia alegremente nauegando,


A ver as naos ligeiras Lusitanas,
Com refresco da terra, em si cuidando,
Que sam aquellas gentes inhumanas:
Que os apousentos Caspios habitando,
A conquistar as terras Asianas
Vierão: e por ordem do destino,
O Imperio tomarão a Costantino.

[61] Recebe o Capitão alegremente,


O Mouro, e toda sua companhia,
Dalhe de ricas peças hum presente,
Que so pera este effeito ja trazia:
Dalhe conserua doçe, e dalhe o ardente
Não vsado licor que dâ alegria.
Tudo o Mouro contente bem recebe,
E muito mais contente come, e bebe.

[62] Està a gente maritima de Luso,


Subida pela exarcia, de admirada,
Notando o estrangeiro modo, e vso,
E a lingoagem tam barbara e enleada.
Tambem o Mouro astuto està confuso,
Olhando a cor, o trajo, e a forte armada.
E perguntando tudo lhe dezia,
Se por ventura vinhão de Turquia.
B 3 E mais

56

I Lusiadi.indb 56 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[60] Partiva allegramente263 navigando


a veder lievi navi264 Lusitane,
col rinfresco di terra, in sé pensando
che fosser quelle genti disumane265
che, negli alberghi del Caspio abitando,266
a conquistare le terre Asiane
venissero, e per ordin del Destino
O tolto avesser l’Impero a Costantino.267

[61] Riceve il Capitano allegramente


il Moro e tutta la sua compagnia;
dà di ricche stoffe bel presente
che sol per questo scopo già traea;
gli dà conserva dolce,268 e anche l’ardente
sconosciuto licor, che dà allegria.269
Tutto il Moro contento ben riceve
e molto più contento mangia e beve.270

[62] Il popolo marittimo di Luso


salito sul sartiame, sta ammirato
notando quell’estranio modo e uso
e il linguaggio sì barbaro e intricato.271
Anche l’astuto Moro sta confuso,
guardando tinta, vesti e forte armata;
e domandando tutto, lor chiedea
se per caso venisser da Turchia.272

57

I Lusiadi.indb 57 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[11v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[63] E mais lhe diz tambem, que ver deseja


Os liuros de sua ley, preceito, ou fê,
Pera ver se conforme à sua seja,
Ou se sam dos de Christo, como crè:
E porque tudo note, e tudo veja,
Ao Capitão pedia, que lhe dé,
Mostra das fortes armas de que vsauão,
Quando cos inimigos pelejauão.

[64] Responde o valeroso Capitão,


Por hum que a lingoa escura bem sabia.
Darte ey Senhor illustre relação
De my, da ley, das armas que trazia:
Nem sou da terra, nem da geraçam,
Das gentes enojosas de Turquia:
Mas sou da forte Europa belicosa,
Busco as terras da India tam famosa?

[65] A ley tenho daquelle, a cujo imperio


Obedece o visibil, e inuisibil,
Aquelle que criou todo o Emispherio,
Tudo o que sente, e todo o insensibil
Que padeceo deshonra, e vituperio,
Sofrendo morte injusta, e insufribil:
E que do ceo aa terra em fim deceo,
Por subir os mortais da terra ao ceo.
Deste

58

I Lusiadi.indb 58 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[63] E più ancor dice che veder desia


lor libri della Legge, fé o precetto,273
per veder se conforme alla sua sia,274
o se sono cristian’, com’ha sospetto.275
E affinché tutto noti e tutto veda,
al Capitan chiedeva che gli dia276
mostra dell’armi forti ch’essi usavano,
quando con gli inimici battagliavano.277

[64] Risponde il valoroso Capitano


tramite un che sapea la lingua oscura:278
«Ti darò, Sire illustre, relazione
di me, della mia Legge, di mie armi.279
Della terra non son, né della razza
delle genti aborrite280 di Turchia,
ma della forte Europa bellicosa:
cerco le terre d’India sì famosa.

[65] Legge seguo di Quegli al cui imperio


obbedisce il visibile e invisibile,281
Que’ che creò l’uno e l’altro Emisfero,282
tutto il senziente e tutto l’insensibile;283
che patì disonore e vituperio,284
soffrendo morte ingiusta ed insoffribile,285
e che discese in Terra alfin dal Cielo
per levare i mortal’ da Terra al Cielo.286

59

I Lusiadi.indb 59 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[12r]
CANTO PRIMEIRO. 12

[66] Deste Deos homem, alto, e infinito,


Os Liuros que tu pedes, nam trazia,
Que bem posso escusar trazer escripto
Em papel, o que na alma andar deuia.
Se as armas queres ver, como tes dito,
Comprido esse desejo te seria:
Como amigo as veras, porque eu me obrigo,
Que nunca as queiras ver como inimigo.

[67] Isto dizendo, manda os diligentes


Ministros, amostrar as armaduras,
Vem arneses, e peitos reluzentes,
Malhas finas, e laminas seguras,
Escudos de pinturas differentes,
Pilouros, espingardas de aço puras,
Arcos, e sagittiferas aljauas,
Partasanas agudas, chuças brauas.

[68] As bombas vem de fogo, e juntamente


As panellas sulfureas, tam danosas,
Porem aos de Vulcano nam consente
Que dem fogo aas bombardas temerosas:
Porque o generoso animo, e valente,
Entre gentes tam poucas, e medrosas,
Não mostra quanto pode, e com razão,
Que he fraqueza entre ouelhas ser lião.
B 4 Porem

60

I Lusiadi.indb 60 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[66] Di tale Uomo-Dio,287 alto e infinito,


i libri, che tu chiedi, non ho meco,
che ben posso lasciar di trarre scritto
su carta quel che in alma portar deggio.288
Se l’armi vuoi veder, come hai tu detto,
il desio soddisfatto ti sarà;289
da amico le vedrai, perch’io mi implico290
che non voglia vederle da nemico».

[67] Questo dicendo, manda i diligenti


ministri per mostrare le armature:291
Vengono arnesi, e petti rilucenti,
maglie fine e corazze sicure,
usberghi di pitture differenti,292
palle, spingarde d’un acciaio puro,293
gli archi e le sagittifere faretre294
alabarde appuntite, picche fiere.295

[68] Ecco bombe di fuoco,296 e insiememente


le pignatte sulfuree,297 sì dannose;
Ma ai servi di Vulcano298 non consente
che accendan le bombarde spaventose;
ché il generoso animo e valente
tra genti così poche299 e timorose
non mostra quanto può, e con ragione,
ch’è viltà fra gli agnelli esser leone.300

61

I Lusiadi.indb 61 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[12v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[69] Porem disto que o Mouro aqui notou,


E de tudo o que vio, com olho atento,
Hum odio certo na alma lhe ficou,
Hâa vontade mà de pensamento.
Nas mostras, e no gesto o não mostrou:
Mas com risonho, e ledo fingimento,
Tratalos brandamente determina,
Ate que mostrar possa o que imagina.

[70] Pilotos lhe pedia o Capitão,


Por quem podesse aa India ser leuado,
Dizlhe, que o largo premio leuàrão,
Do trabalho que nisso for tomado.
Prometelhos o Mouro, com tenção
De peito venenoso, e tão danado:
Que a morte se podesse neste dia,
Em lugar de Pilotos lhe daria.

[71] Tamanho o odio foy, e a mà vontade,


Que aos estrangeiros supito tomou,
Sabendo ser sequaces da verdade,
Que o filho de Dauid nos ensinou,
Os segredos daquella Eternidade
A quem juyzo algum não alcançou.
Que nunca falte hum perfido inimigo,
A aquelles de quem foste tanto amigo?
Partiose

62

I Lusiadi.indb 62 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[69] Ma di questo, che il Moro qui notò,


e di tutto che vide ad occhio attento,
un odio forte in animo gli entrò,301
maligna volontà di pensamento.302
Nelle mostre e nel gesto nol mostrò;303
ma con ridente e lieto fingimento304
trattarli soavemente305 egli determina,
finché possa mostrar quello che medita.

[70] Piloti gli chiedeva il Capitano,


per cui potesse all’India esser guidato;
dicegli che ampio premio essi otterranno306
per travaglio che in questo fosse dato.307
Il Moro lor promette, con intento
di petto velenoso308 e sì dannato,
che morte, se potesse, il giorno stesso
in luogo di piloti daria a esso.

[71] Tanto fu l’odio e mala volontà309


che pei stranieri subito provò,
sapendoli obbedienti310 a verità
che il Figliolo di David311 ci insegnò.
O segreti di quella Eternità312
in cui giudizio alcun mai penetrò!
Che mai non manchi un perfido nemico
a quei di cui tu fosti un tanto amico?313

63

I Lusiadi.indb 63 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[13r]
CANTO PRIMEIRO. 15.

[72] Partiose nisto em fim co a companhia,


Das naos o falso Mouro despedido,
Com enganosa e grande cortesia,
Com gesto ledo a todos, e fingido:
Cortárão os bateis a curta via
Das agoas de Neptuno, e recebido
Na terra do obsequente ajuntamento,
Se foy o Mouro ao cognito apousento:

[73] Do claro assento Etereo, o grão Tebano,


Que da paternal coxa foy nascido
Olhando o ajuntamento Lusitano,
Ao Mouro ser molesto, e auorrecido:
No pensamento cuyda hum falso engano
Com que seja de todo destruydo.
E em quanto isto so na alma imaginaua
Consigo estas palauras praticaua.

[74] Està do fado ja determinado,


Que tamanhas victorias tam famosas,
Ajão os Portugueses alcançado,
Das Indianas gentes belicosas.
E eu so filho do Padre sublimado,
Com tantas qualidades generosas:
Ey de sofrer que o Fado fauoreça
Outrem, por quem meu nome se escureça?
Ia quiserão

64

I Lusiadi.indb 64 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[72] Partissi in fine con sua compagnia


dai legni il falso Moro accomiatato,
con ingannosa e grande cortesia,
con gesto lieto a tutti, e simulato.314
I battelli solcar la corta315 via
dell’acque di Nettuno,316 e ricevuto317
in terra dalle folle ossequienti
si recò il Moro ai suoi appartamenti.318

[73] Dal chiaro soglio etereo il gran Tebano,


che da paterna coscia ebbe i natali,319
vedendo il reggimento Lusitano320
al Moro esser molesto ed aborrito,
nel pensiero progetta un falso inganno321
con cui rimanga al tutto demolito.
E mentre ciò soltanto meditava,322
fra sé queste parole mormorava:

[74] «Sta dal destino già determinato


che sì grandi vittorie, sì famose
abbiano i Portoghesi a conseguire323
sopra l’Indiane genti bellicose:
ed io sol, figlio del supremo Padre,324
con tante qualità sì generose,
deggio soffrir che il fato325 favorisca
altri, per cui il mio nome si scurisca?326

65

I Lusiadi.indb 65 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[13v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[75] Ia quiseram os Deoses que tiuesse,


O filho de Filipo nesta parte,
Tanto poder, que tudo sometesse
Debaixo do seu jugo, o fero Marte:
Mas asse de soffrer que o Fado desse,
A tam poucos tamanho esforço, e arte
Queu co gram Macedonio, e Romano,
Demos lugar ao nome Lusitano?

[76] Não sera assy, porque antes que chegado


Seja este Capitão, astutamente
Lhe sera tanto engano fabricado,
Que nunca veja as partes do Oriente:
Eu decerey aa terra, e o indignado
Peito, reuoluerey da Maura gente,
Porque sempre por via yra dereita,
Quem do oportuno tempo se aproueita.

[77] Isto dizendo yrado, e quasi insano,


Sobre a terra Affricana descendeo,
Onde vestindo a forma e gesto humano,
Pera o Prasso sabido se moueo.
E por milhor tecer o astuto engano,
No gesto natural se conuerteo,
Dum Mouro, em Moçambique conhecido,
Velho, sabio, e co Xeque muy valido.
E entrando

66

I Lusiadi.indb 66 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[75] Già vollero gli Dei che guadagnasse


il figlio di Filippo327 in questa parte
tanto poter, che tutto soggiogasse
di sotto del suo giogo il fiero Marte.328
Ma dovrassi soffrir che il fato dia
a tanto pochi329 tanta forza ed arte
ch’io con il gran Macedone e il Romano330
debbiam cedere331 al nome Lusitano?

[76] No, non sarà, ch’innanzi che arrivato


sia questo Capitano, astutamente
gli sarà un tale inganno332 fabbricato
che mai vedrà le terre d’Oriente.
Scenderò sulla Terra, e l’indignato
petto rivolgerò di Maura gente;333
poiché sempre per via correrà dritta
chi d’opportuno tempo s’approfitta».334

[77] Questo dicendo,335 irato e quasi insano,336


sulla terra Africana discendé,
onde vestendo forma e aspetto umano,
verso il Prasso ben noto337 si mové.
E per miglior338 tesser l’astuto inganno
nell’aspetto preciso si calò339
d’un Moro, in Mozambico conosciuto,
vecchio, savio e al Sceicco340 benvoluto.

67

I Lusiadi.indb 67 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[14r]
CANTO PRIMEIRO. 14

[78] E entrando assy a falarlhe, a tempo e horas,


A sua falsidade acomodadas,
Lhe diz como erão gentes roubadouras,
Estas que ora de nouo sam chegadas:
Que das nações na costa moradoras,
Correndo a fama veío, que roubadas,
Forão por estes homes que passauão,
Que com pactos de paz sempre ancorauão.

[79] E sabe mais, lhe diz, como entendido


Tenho destes Christãos sanguinolentos,
Que quasi todo o mar tem destruido,
Com roubos, com incendios violentos:
E trazem ja de longe engano vrdido,
Contra nos, e que todos seus intentos
Sam pera nos matarem, e roubarem,
E molheres e filhos captiuarem.

[80] E tambem sey que tem determinado,


De vir por agoa a terra muito cedo,
O Capitão dos seus acomponhado,
Que da tençam danada nasce o medo:
Tu deues de yr tambem cos teus armado
Esperallo em cilada, occulto e quedo:
Porque saindo a gente descuydada,
Cairão facilmente na cilada.
E se inda

68

I Lusiadi.indb 68 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[78] E entrando sì a parlargli a tempo ed ora


al suo falso consiglio accomodati,341
gli disse ch’erano342 saccheggiatori
costor ch’ora di nuovo343 eran venuti,
e che da quei di costa abitatori
correndo fama venne che spogliati344
furon da questi tali che passavano
e con patti di pace essi ancoravano.345

[79] «E sappi ancor», gli disse, «come inteso


tengo di questi cristiani cruenti346
che quasi tutto il mare han devastato347
con saccheggi ed incendi assai violenti;
ed hanno già da tempo inganno348 ordito
contro di noi, e che tutti i loro intenti
sono d’assassinarci, e di rubarci,349
e le mogli350 ed i figli schiavizzarci.

[80] E inoltre so che ha determinato351


di far provvigion d’acqua al primo albore
il Capitan da’ suoi accompagnato,
ché da perfida idea nasce il timore.352
Tu devi andar dunque co’ tuoi armato
a tendergli un agguato, occulto e queto;353
per cui, uscendo la gente sbadata354
facilmente cadrà nell’imboscata.

69

I Lusiadi.indb 69 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[14v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[81] E se inda não ficarem deste geito,


Destruydos, ou mortos totalmente,
Eu tenho imaginada no conceito,
Outra manha e ardil que te contente:
Mandalhe dar Piloto, que de geito
Seja astuto no engano, e tam prudente,
Que os leue aonde sejão destruydos,
Desbaratados mortos, ou perdidos.

[82] Tanto que estas palauras acabou,


O Mouro nos tais casos, sabio e velho
Os braços pelo collo lhe lançou,
Agradecendo muito o tal conselho:
E logo nesse instante concertou,
Pera a guerra o beligero aparelho:
Pera que ao Portugues se lhe tornasse,
Em roxo sangue a agoa que buscasse.

[83] E busca mais pera o cuydado engano,


Mouro que por Piloto aa nao lhe mande,
Sagaz, astuto, e sabio em todo o dano
De quem fiar se possa hum feito grande,
Diz lhe que acompanhando o Lusitano,
Por tais costas, e mares co elle ande:
Que se daqui escapar, que la diante
Va cair onde nunca se aleuante.
Ia o

70

I Lusiadi.indb 70 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[81] E se poi non finissero in tal modo


distrutti e assassinati totalmente,
nella mia mente intanto ho concepito
altra astuzia e invenzione,355 che ti appaghi:
manda a dar lor pilota che di modo356
sia astuto nell’inganno e sì prudente357
che li conduca ove siano distrutti,358
disfatti, assassinati o persi359 tutti».

[82] Appena questi detti egli finì,


il Moro,360 in tali affar’ saggio e invecchiato,
le braccia intorno al collo gli gettò,
rendendo grazie assai per tal consiglio;
e tosto in quell’istante concertò
per la guerra il belligero361 apparato,
affinché al Portoghese si mutasse
in rosso sangue l’acqua che cercasse.362

[83] E cerca poi, pel progettato inganno,363


Moro che per pilota a loro364 mandi,
sagace, astuto e saggio in ogni danno,365
a cui affidar si possa incarco grande.366
Gli comanda di andar col Lusitano,367
per tali coste e mari accompagnandolo,
che se scampa da qui, poco più in giù368
caggia da dove non si levi più.369

71

I Lusiadi.indb 71 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[15r]
CANTO PRIMEIRO. 15.

[84] Ia o rayo Apolineo visitaua,


Os Montes Nabatheos acendido,
Quando Gama cos seus determinaua,
De vir por agoa a terra apercebido:
A gente nos bateis se concertaua,
Como se fosse o engano ja sabido:
Mas pode sospeitarse facilmente,
Que o coração presago nunca mente.

[85] E mais tambem mandado tinha a terra,


De antes pelo Piloto necessario:
E foilhe respondido em som de guerra,
Caso do que cuydaua muy contrario:
Por isto, e porque sabe quanto erra,
Quem se cre de seu perfido aduersario,
Apercebido vay como podia,
Em tres bateis somente que trazia:

[86] Mas os Mouros que andauão pela praya,


Por lhe defender a agoa desejada,
Hum de escudo embarçado, e de azagaya,
Outro de arco encuruado, e seta eruada:
Esperão que a guerreira gente saya,
Outros muytos ja postos em cillada.
E porque o caso leue se lhe faça,
Poem hâs poucos diante por negaça.
Andão

72

I Lusiadi.indb 72 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[84] Il bel raggio Apollineo visitava


i monti Nabatei tutto infiammato,370
mentre Gama coi suoi determinava
d’ir per acqua alla terra circospetto.
La gente sui battelli all’erta stava,371
come fosse l’inganno a lor già noto:
ma può ben sospettarsi facilmente,
perché il cuore presago mai non mente.372

[85] E ancora più, mandato aveva a terra


dapprima pel pilota necessario,
e gli venne risposto a suon di guerra,
caso che s’attendea tutto al contrario;
per questo, e perché sa bene quanto erra
chi si fida del perfido avversario,373
circospetto374 sen va come potea,
sui tre soli battelli che traea.375

[86] Ma i Mori, ch’andavan sulla spiaggia


per impedirgli l’acqua desiata,
gli uni armati di scudo e lancia, gli altri376
d’arco ricurvo e freccia attossicata,
attendon che la gente armata scenda,377
con molti altri nascosti all’imboscata,378
e, perché il caso facile riesca,
pongono pochi avanti a far da esca.

73

I Lusiadi.indb 73 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[15v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[87] Andão pela ribeira alua arenosa,


Os belicosos Mouros acenando,
Com a adarga, e co a astea perigosa,
Os fortes Portugueses incitando:
Nam soffre muito a gente generosa,
Andarlhe os cães os dentes amostrando.
Qualquer em terra salta, tam ligeiro,
Que nenhum dizer pode que he primeiro.

[88] Qual no corro sanguino, o ledo amante,


Vendo a fermosa dama desejada,
O Touro busca, e pondo se diante,
Salta, corre, sibila, acena, e brada:
Mas o animal atroçe nesse instante,
Com a fronte cornigera inclinada,
Bramando duro corre, e os olhos cerra,
Derriba, fere, e mata e poem por terra.

[89] Eis nos bateis o fogo se leuanta,


Na furiosa e dura artilheria,
A plumbea pela mata, o brado espanta:
Ferido o ar retumba, e assouia:
O coraçam dos Mouros se quebranta,
O temor grande o sangue lhe resfria.
Ia foge o escondido de medroso,
E morre o descuberto auenturoso.
Não

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I Lusiadi.indb 74 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[87] Vanno per la riviera alba,379 arenosa,


i bellicosi Mori minacciando
con lo scudo e con l’asta perigliosa,
i forti Portoghesi provocando.
Non soffre assai la gente generosa380
che i cani381 i denti gli vadan mostrando.
Ciascuno in terra salta sì leggero
che nessun dire può chi fu il primiero.382

[88] Qual in sanguigna arena il lieto amante383


scorge la bella dama desiata,
e il toro cerca,384 e ponendosi avante
salta, corre, poi fischia, accenna e grida,385
ma l’animale atroce in quell’istante
con la fronte cornigera386 inclinata,
mugghiando duro assalta e gli occhi serra,
colpisce,387 strazia e uccide, e mette a terra,

[89] dai battelli ecco il fuoco che si leva


della388 furiosa e dura artiglieria,389
la plumbea palla390 uccide, il tuon spaventa,
percosso l’aere ne rimbomba e stride:391
il cuor dei Mori adesso si sgomenta,392
il timor grande il sangue gli raggela.
Già se ne fugge il nascosto393 pauroso,
e muore lo scoperto avventuroso.

75

I Lusiadi.indb 75 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[16r]
CANTO PRIMEIRO. 16

[90] Não se contenta a gente Portuguesa:


Mas seguindo a victoria estrue, e mata
A pouoação sem muro, e sem defesa,
Esbombardea, acende, e desbarata.
Da caualgada ao Mouro ja lhe pesa,
Que bem cuidou comprala mais barata:
Ia blasfema da guerra, e maldizia,
O velho inerte, e a mãy que o filho cria.

[91] Fugindo, a seta o Mouro vay tirando,


Sem força, de couarde, e de apressado,
A pedra, o pao, e o canto arremessando,
Dalhe armas o furor desatinado:
Ia a Ilha, e todo o mais, desemparando,
Aa terra firme foge amedrontado.
Passa, e corta do mar o estreito braço,
Que a Ilha em torno cerca, em pouco espaço.

[92] Hâs vão nas almádías carregadas,


Hum corta o mar a nado diligente,
Quem se affoga nas ondas encuruadas,
Quem bebe o mar, e o deita juntamente:
Arrombão as meudas bombardadas
Os Pangaios sotis da bruta gente.
Desta arte o Portugues em fim castiga,
A vil malicia, perfida, inimiga.
Tornão

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I Lusiadi.indb 76 14/04/2022 15:25:01


I LUSIADI, CANTO I

[90] Non s’appaga la gente Portoghese,


segue vittoria, strugge ed assassina;394
il borgo, senza muro né difese,
bombarda, incendia e del tutto rovina.395
Al Moro ormai è pesante quell’impresa396
che a poco prezzo si pensò acquisire;
già bestemmia la guerra e maldiceva
il vecchio inerte e lei397 che il figlio alleva.398

[91] Fuggendo, frecce il Moro va tirando


debolmente, codardo e smanioso,399
pietre, bastoni con sassi400 scagliando:
armi gli dà il furore e la follia.401
Già l’isola ed il resto abbandonando,
a terra ferma fugge sbigottito;402
passa e solca del mar lo stretto braccio,
che l’isola circonda, in poco spazio.403

[92] Alcuni vanno su canoe affollate,404


un solca il mare a nuoto alacremente,
chi s’affoga entro l’onde incurvate,405
chi il mar beve406 e ’l rigetta tostamente.
Sfasciano le frequenti bombardate407
le fragili canoe408 di quella gente:409
così il Portoghese alfin castiga
la vil malizia, perfida, nemica.

77

I Lusiadi.indb 77 14/04/2022 15:25:01


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[16v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[93] Tornão victoriosos pera a armada,


Co despojo da guerra, e rica presa,
E vão a seu prazer fazer agoada,
Sem achar resistencia, nem defesa
Ficaua a Maura gente magoada,
No odio antigo, mais que nunca acesa.
E vendo sem vingança tanto dano,
Somente estriba no segundo engano.

[94] Pazes cometer manda arrependido,


O Regedor daquella inica terra,
Sem ser dos Lusitanos entendido,
Que em figura de paz lhe manda guerra:
Porque o Piloto falso prometido,
Que toda a mà tenção no peito encerra.
Pera os guiar aa morte lhe mandaua,
Como em sinal das pazes que trataua.

[95] O Capitão, que ja lhe entam conuinha,


Tornar a seu caminho acostumado,
Que tempo concertado, e ventos tinha,
Pera yr buscar o Indo desejado.
Recebendo o Piloto que lhe vinha,
Foy delle alegremente agasalhado:
E respondendo ao mensageiro, a tento
Aas vellas manda dar ao largo vento.
Desta

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I Lusiadi.indb 78 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO I

[93] Tornano vittoriosi a loro armata


con lo spoglio di guerra e ricca presa,410
e vanno a lor piacere a prendere acqua,
senza trovar resistenza o difesa.411
Resta la gente Mora contristata,
nell’odio antico412 più che mai raccesa:
scorgendo invendicato tanto danno,413
solo s’affida414 ad un secondo inganno.

[94] Pace allora ad offrir manda contrito415


il Reggitor di quella iniqua416 terra,
senza che sia dai Lusitan’ capito
che in figura di pace invia la guerra;417
perché il falso pilota garantito,
che tutto il mal disegno in petto serra,
per guidarli alla morte lor mandava,
come in pegno di pace che trattava.418

[95] Il Capitan, cui intanto convenia


di ritornare al suo cammino usato,
ché tempo favorito e venti avea
per andare a cercar l’Indo desiato,
ricevendo il pilota che venia,
seco lo accolse alquanto rallegrato,419
e rispondendo al messaggero, attento,420
le vele manda dar al largo vento.

79

I Lusiadi.indb 79 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[17r]
CANTO PRIMEIRO. 17

[96] Desta arte despedida a forte armada,


As ondas de Anfitrite diuidia,
Das filhas de Nerêo acompanhada,
Fiel, alegre, e doçe companhia.
O Capitão, que não cahia em nada,
Do enganoso ardil que o Mouro vrdia:
Delle muy largamente se informaua,
Da India toda, e costas que passaua:

[97] Mas o Mouro instruido nos enganos,


Que o maléuolo Baco lhe ensinára
De morte, ou captiueiro nouos danos,
Antes que aa India chegue lhe prepara,
Dando razão dos portos Indianos,
Tambem tudo o que pede lhe declara.
Que auendo por verdade o que dizia,
De nada a forte gente se temia.

[98] E diz lhe mais co falso pensamento,


Com que Synon os Phrigios enganou,
Que perto està hâa Ilha, cujo assento,
Pouo antigo Christão sempre abitou:
O Capitão que a tudo estaua a tento,
Tanto co estas nouas se alegrou,
Que com dadiuas grandes lhe rogaua,
Que o leue aa terra onde esta gente estaua.
C Ho

80

I Lusiadi.indb 80 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO I

[96] Sortita allor così la forte armata,


le onde di Anfritrite421 dividea,
dalle figlie di Nèreo422 accompagnata,
fedele, ilare e dolce compagnia.
Il Capitan, che non comprende423 affatto
l’ingannoso raggir424 che il Moro ordia,
da quello largamente425 s’informava
d’India tutta e di coste che passava.

[97] Ma il Moro, istruito negli inganni,426


che il malevolo427 Bacco gli insegnò,
di morte o asservimento nuovi danni,428
prima ch’India raggiunga, gli prepara;
dando ragguagli429 sovra i porti Indiani
pure tutto ch’ei chiede gli dichiara:
tenendo430 verità ciò ch’ei parlava,
niente la forte gente sospettava.

[98] E in più disse, col falso pensamento,


con cui Sinone già i Frigi431 ingannò,
ch’ivi presso c’è un’isola, il cui sito
gente antica cristiana popolò.432
Il Capitan, che a tutto stava attento,433
tanto con queste nuove s’allegrò
che con offerte grandi il supplicava
che il porti a terra ove tal gente stava.434

81

I Lusiadi.indb 81 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[17v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[99] Ho mesmo o falso Mouro determina,


Que o seguro Christão lhe manda e pede,
Que a Ilha he possuida da malina
Gente, que segue o torpe Mahamede:
Aqui o engano e morte lhe imagina,
Porque em poder e forças muito excede
Aa Moçambique, esta Ilha que se chama
Quîloa, muy conhecida pola fama.

[100] Pera là se inclinaua a leda frota:


Mas a Deosa em Cythere celebrada,
Vendo como deixaua a certa rota,
Por yr buscar a morte não cuidada,
Não consente que em terra tão remota
Se perca a gente della tanto amada.
E com ventos contrairos a desuia,
Donde o Piloto falso a leua, e guia.

[101] Mas o maluado Mouro nam podendo,


Tal determinação leuar auante,
Outra maldade inica cometendo,
Ainda em seu proposito constante,
Lhe diz, que pois as agoas discorrendo,
Os leuàrão por força por diante,
Que outra Ilha tem perto, cuja gente,
Erão Christãos com Mouros juntamente.
Tambem

82

I Lusiadi.indb 82 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO I

[99] Lo stesso il falso moro si propone


che il sicuro435 Cristian gli ordina e chiede;436
ché l’isola è occupata da maligna
gente che segue il turpe Mafamede.437
Qui inganno e morte il Moro gli prevede,
perché in potere e forza molto eccede
il Mozambico l’isola, nomata
Quíloa, di gran fama rinomata.438

[100] Ver là tendeva439 la gioiosa flotta,


ma la Dea che in Citera è celebrata440
vedendo che lasciava certa rotta
per recarsi a trovar morte impensata,
non consente ch’in terra sì remota441
perdasi la sua gente tanto amata.
E con venti contrari442 la disvia
donde443 il pilota mendace la invia.

[101] Ma quel Moro maligno,444 non potendo


sua determinazion445 mandare avanti,
un’altra iniqua infamia commettendo,
ancora in suo proposito costante,
gli dice: poiché l’acque trascorrendo446
li avean condotti a forza assai in avante,447
sa448 un’altra Isola accanto, la cui gente
son Cristiani con Mori giuntamente.449

83

I Lusiadi.indb 83 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[18r]
CANTO PRIMEIRO. 18

[102] Tambem nestas palauras lhe mentia,


Como por regimento em fim leuaua,
Que aqui gente de Christo não auia:
Mas a que a Mahamede celebraua.
O Capitão que em tudo o mouro cria,
Virando as vellas, a Ilha demandaua:
Mas nam querendo a Deosa guardadora,
Nam entra pela barra, e surge fora.

[103] Estaua a Ilha aa terra tam chegada,


Que hum estreito pequeno a diuidia,
Hâa cidade nella situada,
Que na fronte do mar aparecia,
De nobres edificios fabricada,
Como por fora, ao longe descobria,
Regida por hum Rei de antigua idade,
Mombaça he o nome da Ilha, e da Cidade.

[104] E sendo a ella o Capitão chegado,


Estranhamente ledo, porque espera
De poder ver o pouo baptizado,
Como o falso Piloto lhe dissera:
Eis vem bateis da terra com recado
Do Rei, que ja sabia a gente que era,
Que Baco muito de antes o auisara,
Na forma doutro Mouro que tomàra.
C 2 O recado

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I Lusiadi.indb 84 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO I

[102] Anche in queste parole gli mentìa,


come infine per norma praticava,450
ché qui gente di Cristo non ve n’era
ma quella che Maometto celebrava.451
Il Capitan, che in tutto al Mor credeva,452
volse le vele, e all’Isola tendeva,
ma, nol volendo la Dea difensora,453
non entra in porto, ed ancoreggia fuora.454

[103] Stava alla costa l’isola addossata


tal ch’un stretto sottil la dividea;
una città era in essa situata,
che in fronte alla marina comparia,455
di nobili edifici fabbricata,
come fuori da lungi si scorgea,
governata da un Re d’antica età:
Mombasa è nome a isola e città.456

[104] Essendo ad essa il Capitan venuto


estremamente457 lieto, poiché spera
d’incontrarsi col popol battezzato,
come il falso pilota gli avea detto,
ecco venir battelli458 con messaggio
del Re, che già sapea la gente chi era:
ché Bacco molto prima l’avvisò,
quale altro Moro in cui si tramutò.459

85

I Lusiadi.indb 85 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO PRIMEIRO

[18v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[105] O recado que trazem he de amigos:


Mas debaxo o veneno vem cuberto,
Que os pensamentos erão de inimigos,
Segundo foy o engano descuberto.
O grandes e grauissimos perigos,
O caminho de vida nunca certo:
Que aonde a gente poem sua esperança,
Tenha a vida tam pouca segurança.

[106] No mar tanta tormenta, e tanto dano,


Tantas vezes a morte apercebida,
Na terra, tanta guerra, tanto engano,
Tanta necessidade auorrecida:
Onde pode acolherse hum fraco humano,
Onde terà segura a curta vida?
Que não se arme, e se indigne o Ceo sereno.
Contra hum bicho da terra tam pequeno.

Fim.

86

I Lusiadi.indb 86 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO I

[105] Il messaggio che portano è di amici,


ma di sotto il veleno vien coperto,460
che i pensamenti erano da nemici,
secondo461 fu l’inganno discoverto.
O grandi e gravissimi pericoli!462
O cammin della vita giammai certo:
ch’ove la gente pone sua speranza
serbi la vita sì esigua certanza!463

[106] Nel mar tanta tempesta e tanto danno,


tante volte la morte percepita!464
In terra tanta guerra, tanto inganno,
tanta fatalità465 tanto aborrita!466
Ove può rifugiarsi un frale umano,467
ove sicura avrà sua corta vita
che il Ciel chiaro non mova sdegno e guerra
contro un sì picciol verme della terra?468

87

I Lusiadi.indb 87 14/04/2022 15:25:02


I Lusiadi.indb 88 14/04/2022 15:25:02
Canto Segundo
Canto II

I Lusiadi.indb 89 14/04/2022 15:25:02


I Lusiadi.indb 90 14/04/2022 15:25:02
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Invito del Re di Mombaça a entrare nel porto; vengono fatti sbarcare
due condenados (ott.) 1-9. – Bacco si trasforma in un sacerdote e inganna con falsità
i due Portoghesi 10-15. – Venere con l’aiuto delle Nereidi impedisce che la nave
Capitana entri nel porto 16-24. – Il pilota imbarcato in Mozambico e gli altri Mori
fuggono; Gama supplica Dio di mostrargli la via per le Indie 25-32. – Venere si reca
da Giove: con la sua forza di seduzione, lo convince a proteggere i Lusitani 33-55.
– Mercurio, inviato sulla Terra, prepara un’accoglienza favorevole per i Portoghesi
a Melinde e ispira Gama sul cammino da seguire; la flotta riparte 56-71. – Arrivo a
Melinde: Gama invia un ambasciatore al re locale che accetta un incontro più che
pacifico; gioia e festeggiamenti in mare e in terra 72-91. – Il Re di Melinde si reca a
visitare la flotta portoghese e, incuriosito e affascinato, chiede a Gama di parlargli
della storia del suo paese, il Portogallo 92-113.

Direzioni interpretative
Non dico nulla di originale ribadendo che la figura di Bacco nei Lusía-
das ha intrigato e continua a intrigare i lettori del poema. Un dibattito
quasi feroce sussiste sull’esegesi del personaggio mitico nella letteratura
critica portoghese (e non solo). Perché il dio che assoggetta l’Oriente,
ed ha avuto per figlio, o per stretto sodale, il capostipite della stirpe lu-
sitana, sostituisce in Camões la Giunone virgiliana come nemico numero
uno dei Portoghesi, dos nossos? Lo rode una nera invidia nei confronti
dei suoi stessi discendenti (padre Baco) perché vogliono spodestarlo dai
territori indiani? Certo, ma tutto si spiega così semplicemente? Molti in-
terpreti rispondono di no. Sull’universo dionisiaco si son scritte fiuma-
ne di versi e di interpretazioni. Figura ambigua, vittima e carnefice, dio
dell’irrazionale, dell’estasi, della mattanza, del femminile, del maschile

91

I Lusiadi.indb 91 14/04/2022 15:25:02


NOTA INTRODUTTIVA

invertito, dell’antipotere, della contestazione e della distruzione, sedut-


tore orientale, osceno, lascivo, prefigurazione di Cristo, sovrapponibile
all’egizio Osiride (Plutarco e Diodoro Siculo lo affermano senza esitare),
e così avanti. Ed anche dio della gioia, della liberazione (Liber), della bel-
lezza, dell’entusiasmo, di una nuova salvezza, della fecondità, dei tralci e
dello splendore. Dio della sapienza che libera lo definisce Bias nei Sette
sapienti di Plutarco: Καὶ ὁ Βίας «ἀλλ’ οὗτος μέν», ἔφη, «πάλαι δεδίττεται
ταῦτα παρακελευόμενος, ἐγὼ δὲ τὸν Διόνυσον οἶδα τά τ’ ἄλλα δεινὸν ὄντα
καὶ Λύσιον ἀπὸ σοφίας προσαγορευόμενον, ὥστ’ οὐ δέδια τοῦ θεοῦ μεστὸς
γενόμενος μὴ ἀθαρσέστερον ἀγωνίσωμαι». (Plut., Septem sapientium Con-
vivium 150b-c, e cfr. cfr. Bismut Confession, p. 62; trad.: «Biante disse: – E
questo è appunto quello, che già un pezzo fa mi spaventa, commandando-
mi pure il medesimo: ma io conosco ben Dioniso in altre cose terribile, et
per lo suo sapere chiamato Lisio: et però dubito, che quando io sarò pieno
del furor divino, di non essere molto meno animoso al combattimento»,
da Opere morali di Plutarcho, nuovamente tradotte per M. Lodovico Dome-
nichi, Lucca, V. Busdraghi, 1560, p. 19).
Cosa conosceva Camões di questo rigoglio pampinaceo di semantica ed
ermeneutica mitica? Forse le Bacchae di Euripide? Certamente non i Dio-
nisiakà di Nonnos (vd. infra n. a I, 32, 4). Conosceva, d’altra parte, i ma-
teriali contenuti nelle Geneologie di Boccaccio, o magari in Igino o forse
Apollodoro, e in Ovidio ovviamente (Metamorphoses, e cfr. Ars I, 189
sg.: «nunc quoque qui puer es, quantus tum, Bacche, fuisti, / cum timuit
thyrsos India victa tuos?», «anche ora tu sei fanciullo, quale un tempo, o
Bacco, fosti, / quando l’India vinta temette i tuoi tirsi?», nonché Fasti III,
713 sgg.); l’accenno di Aen. VI, 804-807; poi Plinio, forse Curzio Rufo,
magari Silio Italico, Stazio, o anche Diodoro Siculo ecc. (Buccino Dioniso
trionfatore, pp. 270-286). A non voler tenere conto delle varie Polyantheae
ed Officinae.
Poteva Camões avere poi notizia, diretta o indiretta, della «cattiva lettera-
tura» su Bacco da parte cristiana? Orosio (Le storie, p. 61) descrive la con-
quista indiana di Dioniso come un orrore: «subactam Indiam Liber pater
sanguine madefecit, caedibus opplevit, libidinibus polluit, gentem utique
nulli umquam hominum obnoxiam, vernacula tantum quiete contentam»
(I, 9, 4): «il padre Libero bagnò di sangue l’India da lui sottomessa, la ri-
empì di stragi, la macchiò di libidini, gente mai stata ostine ad alcuno, solo
contenta della propria quiete paesana!»). Commenta Lippold:

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I Lusiadi.indb 92 14/04/2022 15:25:02


CANTO II

del passaggio di Dioniso in India troviamo nell’antichità greco-romana, fin dal


tempo di Alessandro Magno, numerose attestazioni. Fondamentale divenne la de-
scrizione redatta poco dopo il 300 dall’etnografo Megastene (FGrH III C 751). Il
più delle volte il dio viene glorificato, ma appar chiaro anche dalle testimonianze
anteriori ad Orosio che Dioniso si presentò agli Indiani, che vivevano in modo
ancora primitivo e pacifico, come un conquistatore (Orosio Le storie, p. 382 n. 12).

Agostino già parla di aspetti diabolici: «eius velut dei nomine per inmun-
dos daemones Bacchanalia sacra vel potius sacrilegia sunt instituta, de
quorum rabiosa turpitudine post tam multos annos sic senatus erubuit,
ut in urbe Roma esse prohiberet» (Civ. Dei XVIII, 13, 1: «nel nome di
quel dio tramite immondi demoni furono istituiti i Baccanali, riti sacri o
meglio sacrileghi, per la cui turpitudine rabbiosa dopo tanti anni il senato
provò una tale vergogna, che li proibì a Roma»). Il furor delle baccanti, cui
l’ipponense ha accennato due righe sopra, si aggiunge alla turpitudo rabio-
sa del culto, e il Bacco camoniano è marcato da una rabies incontenibile,
certamente sacrilega. In un passo di impostazione evemeristica, Arnobio
include Bacco fra gli dèi ex-uomini, alludendo agli inganni vergognosi con
cui egli si impossessò del regno degli Indiani (Adv. nat. IV, 29, 1-2: sull’e-
vemerismo camoniano avremo occasione di tornare). Lattanzio rammenta
il trionfo indico di Liber pater, il quale però invictus Imperator Maximus fu
vinto ridicolosamente dall’amore lascivo: «libidine turpissime victus est»
(Div. Inst. I, 10, 8-9). Clemente Alessandrino (Protrept. 34, 5) riporta un
frammento eracliteo (123 Diano) che conclude: «il medesimo sono Ade e
Dioniso, per il quale impazzano e infuriano [ληναΐζουσιν]». Dunque, il dio
del fallo esibito e celebrato e quello della morte sarebbero, nell’assiologia
paradossale di Eraclito, la stessa cosa. In tal senso, volendo forzare la mano
dal punto di vista cristiano-apologetico, Dioniso sarebbe il padrone dell’In-
ferno, insomma il diavolo. «Ao longo da Idade Média», aggiunge Aguiar
e Silva (A lira dourada, p. 136), «a identificação de Baco com o Demónio
tornou-se habitual e como que se naturalizou» («Durante il Medioevo l’i-
dentificazione di Bacco con il Demonio divenne abituale e praticamente
si naturalizzò»); tutto questo confluisce nelle Geneologie boccacciane (V,
25), dove troviamo citazioni di autori che pongono Bacco in negativo, qua-
li Stazio, Orosio, Agostino (Aguiar e Silva A lira dourada, pp. 136 sg.).
Di questa assai ristretta selezione di testi che abbiamo messo sul piatto,
forse quello agostiniano è il più interessante, mentre altrove l’insistenza

93

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NOTA INTRODUTTIVA

sull’impudicizia, sulla scarsa mascolinità, sulla sfrenatezza orgiastica, è cosa


piuttosto distante dal Baco camoniano. Sarà questo, dunque, un Baco fun-
cional (espressione di Ramalho), un Bacco mediocre, potremmo inferire?
Noi non crediamo che Camões potesse aver maturato una concezione di
Bacco così sofisticata come quella che miriadi di testimonianze avevano e
avrebbero fatto lievitare nei secoli. Indubbiamente anche per lui «Dyoni-
sos è maestro di magia e d’illusione: dio prestigiatore, che turba e che scon-
certa, che non è mai là dove è, né ciò che è, dio propriamente inafferrabile,
il solo – s’è potuto dire – di tutte le divinità greche che nessuna forma
può rappresentare, nessuna definizione circoscrivere, perché egli incarna,
nell’uomo come nella natura, ciò che è radicalmente altro» (Vernant Mito
e pensiero, pp. 364 sg.); egli è il dio che «si rivela nascondendosi» (Vidal-
Naquet Dioniso mascherato, p. 232). Camões ha intuito che «questo dio
ha una vocazione per ciò che è Estraneo. […] cittadino del Pantheon ed
Olimpico a tutti gli effetti, egli viene ricevuto e accolto come una divinità
straniera. Nello spazio chiuso della città come nel suo al di là, egli evoca a
volontà le forme dell’Altro, portando la maschera che lo scopre ma sempre
più lo sottrae, soprattutto là dove il dio sembra offrire l’aspetto più familia-
re» (Detienne Dioniso, p. 123).
Ma nonostante – e concesso – tutto ciò, Camões non ha commercio con
l’universo sacrificale paradossale del dio, o con tutti gli aspetti sconvolgen-
temente insolubili dell’atroce straniero euripideo. Piuttosto – e torneremo
a parlarne – Bacco è figura nei Lusíadas che assume su di sé la radicale
alterità in chiave ostile-ingannosa, mentre l’alterità storico-culturale effet-
tiva, il mondo islamico, viene descritta nelle guise diversificate della com-
plessità. Già in questo secondo canto, infatti, passiamo dalla malvagità che
regna in Mozambico alla sublime generosità del Re di Melinde. Se Bacco,
da fuggiasco, offeso, rabbioso anti-olimpico, è l’idolo centripeto della fun-
zione contro-portoghese, il motivo sta nel fatto che il mondo umano non-
portoghese, quindi altro, si presenta ben più sfumato rispetto a un possibile
quadro epico di manicheismo primitivo assoluto. Camões ha conosciuto
di persona quel mondo, ne ha assorbito sicuramente le migliori suggestio-
ni insieme con l’averne misurato le distanze più incolmabili dalla propria
cultura. Ecco perché la culminazione del poema – anticipiamo, per fare un
poco di fracaso – ovvero l’episodio dell’Isola degli Amori si ispira basical-
mente al Corano, mantenendo pur vivo e spirante ogni afflato lucreziano
e occidentale. «A ilha de Venus è uma imagem do paraiso musulmano, ou

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CANTO II

dos Campos Elyseos», scriveva già Nabuco Camões nel 1872, p. 224 («L’i-
sola di Venere è immagine del paradiso musulmano, o dei Campi Elisi»), e
il poeta Nuno Júdice Camões por cantos, oggi: «É algo que vem da imagem
do paraíso islâmico», 1919, p. 90 («È qualcosa che viene dall’immagine del
paradiso islamico»).
In tal modo se il vero universo arabo-orientale con cui si confrontano
Gama e i suoi ha in sé una inevitabile molteplicità di nature e atteggia-
menti, quasi secondo una più realistica resa del dato antropologico, Bacco
dio-emblema assume in sé tutto il negativo dello xènos, e viene scelto come
protagonista della remota conquista mitica dell’India. Si sa che l’inven-
zione di tale mitologema è posteriore alla reale avventura di Alessandro
Magno sino all’Idaspe, e che fu costruita a fini propagandistici (Buccino
Dioniso trionfatore, pp. 49 sgg.). Ma questo non era necessariamente evi-
dente per Camões. Quel che invece il nostro poteva – e forse doveva –
conoscere, come abbiamo suggerito sopra, era la condanna apologetica
cristiana della divinità orgiastica dionisiaca come essenza demoniaca. Non è
necessario che Luís avesse letto l’Adhortatoria di Clemente Alessandrino,
o il già citato Arnobio, o Firmico Materno (Jeanmairie Dionysos, pp. 379-
382). La natura subdolamente serpentina e diabolica di Bacco era un topos
patristico. Certo, tutto il pantheon pagano viene fustigato dai padri della
Chiesa, mentre Camões, da poeta libero, ne fa un uso disinvolto. Tuttavia
vi insinua, anche se non sistematicamente come vorrebbe Faria e Sousa,
uno spunto allegorico. E da questo punto di vista, Bacco è una forza del
male. Cercare di recuperarne l’ambivalenza costituisce una legittima op-
zione ermeneutica recente (l’arte senza interpretazione/i non ha nessun
interesse), ma la scelta di mettere in cattiva luce il Dioniso mago inganna-
tore da parte del poeta non mi pare negabile toto corde. Perché poi aver
optato, fra i vari dèi, proprio per il padre Baco sodale o genitore di Luso è
un problema su cui torneremo più avanti. Intanto prospettiamo una lettura
para-freudiana, fondata sul complesso edipico, che il grande Jorge de Sena
non esitava a configurare: «Eles eram totemicamente “seus” filhos. E como
pai, cujo reino è ameaçado pelo sucessor, Baco procura impedir que os fil-
hos se lhe substituam» (cit. in Macedo Camões e outros, p. 112: «Essi erano
totemicamente suoi figli. E come padre, il cui regno è minacciato dal suc-
cessore, Bacco si impegna ad impedire che i figli prendano il suo posto»).
Ma senza dimenticare che Bacco pater lo era tradizionalmente, come ad es.
si legge in Ovidio, Fast. III, 761 e 765 sg.: «Seu quis tu pater es, patres sua

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NOTA INTRODUTTIVA

pignora, natos, / commendant curae, numinibusque tuis», «magari perché


sei padre, i padri affidano i loro amati pegni, i figli, alla tua cura e alla tua
potenza» (Ov. 1545, p. 106). Servio, a commento di Georg. II, 4, chiosa:
«Pater, licet generale fit omnium deorum, tamen proprie Libero semper
coheret. Nam Liber pater vocatur» (Verg. Comm. c. 58r: «Il termine padre,
sebbene valga in generale per ogni dio, tuttavia sempre si lega a Liber, cioè
Dioniso. Infatti egli è chiamato padre Liber»). Appartiene intimamente e
coerentemente a Bacco l’epiteto di pater, insomma. Talché nei Lusíadas il
ruolo paterno di Bacco risulta, alla luce di queste testimonianze classiche,
quasi svilito, ridotto, come per un padre decaduto, o caduto nell’inferno.
O ancora un padre-mostro come Urano o Saturno, detronizzati dai loro
figli (cfr. sempre Aguiar e Silva A lira dourada, p. 147).

Se Bacco gioca il ruolo del nemico, Venere è la splendida alleata dei Por-
toghesi. Tutto l’episodio in cui la dea seduce il padre Giove per ottenere
favore per i suoi diletti è inquadrabile in un ambito di leggerezza lirica
ed epico-cavalleresca, intersecando Ariosto, Virgilio, Petrarca e scendendo
anche verso livelli più bassi – agli occhi di un aristotelico post-tassiano –
come, ad esempio, nel paragone con la donna «maltrattata» dall’amante,
di sapore elegiaco-latino («realistico» e «manieristico»), o addirittura nel
possibile imminente incesto (42, 7-8). Che si possa qui parlare, come in
altri luoghi del poema (relativi a Bacco travestito, ad esempio), di «irrisório
de algumas representações mitológicas» (Alves in Comentário Camões, p.
554: «parodia irridente di alcune rappresentazioni mitologiche») è plausi-
bile, in un’economia ancora omerica della gestione dei registri epici, e con
l’influsso ariosteo che certamente non possiamo occultare, anche se sarà
bene non precipitare dall’eccesso di negare ad Ariosto ogni autorità su
Camões all’eccesso opposto di porre l’Orlando furioso come un «modello»
per il nostro (cfr. ancora l’ottimo Alves ivi, pp. 569-575).
Lo scintillante «paganesimo» di Camões raggiunge in un episodio come
questo supremi gradi di poliedricità (direi, più che ambiguità), maneggian-
do l’allegoria possibile in modo delicatissimo, come delgado è lo zenda-
do che indossa Venere, per far vedere e non vedere la propria bellezza e
quindi accendere di più Giove. Faria e Sousa va in estasi, considerando
la formosità di Venere (come della Sposa del Cantico dei Cantici) sempre
simbolica della bellezza della Chiesa, e della sua Religione innamorata,
dantescamente innamorata e innamorante, potremmo specificare. Anche

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CANTO II

se questa discutibile lettura fosse valida, resterebbe comunque l’immissio-


ne delle altre note, degli altri armonici che fanno parte di un concerto di
celebrazione dell’eros, della giusta e santa causa, della sacralità e delle tette
semignude che ondeggiano (Tasso con Armida farà qualcosa di simile, ma
con una torsione e una sofferenza più acute). Gli universi paralleli del pa-
ganesimo e della cristianità epica si incontrano e si fondono fino a impedire
un riconoscimento l’uno dell’altro, un distanziamento l’uno dall’altro. La
religione estetico-erotica e quella del Padreterno non sono incomunicanti
per un poeta, secondo Camões, crediamo. Senza la comprensione di que-
sto nesso indulgente, apparentemente risolto e splendido nella risulta, si
rischia di non entrare veramente nel cosmo camoniano.

L’incontro con il Re di Melinde è un punto di svolta cruciale in questa


prima parte del poema. La contrapposizione fra tale monarca illuminato e
i cani infedeli di Mombasa e del Mozambico è vivacemente evidenziata da
Camões, ed è impossibile non rifletterci sopra un poco. Il re melindano è
un optimus princeps, ha tutte le doti di cortesia, ammirazione per i valori
di un gruppo etnico alieno, è curioso, affascinato, onesto e nobile. Rap-
presenta l’Islam positivo, non tanto perché riscatti la propria fede rispetto
a quella cristiana, ma perché dimostra che l’universo altro degli arabi non
è monoliticamente bestiale. Il presupposto radicalmente colonialistico di
Camões è tutto da discutere. E ne avremo occasione. Intanto segnaliamo
lo spettacolare episodio dei festeggiamenti notturni amichevoli fra Porto-
ghesi e Melindani, dove un linguaggio di fracasso e scoppi luminosi imita
– anzi parodizza seriamente – il lessico guerresco, sancendo al contrario
una condizione di nuova fratellanza fra popoli diversi:

e assi festeja
Hum ao outro, a maneira de peleja.
[91, 7-8, c.vo mio: come se combattessero].

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[19r]
CANTO SEGVNDO. 19

☙ Canto Segundo.

[1] IA neste tempo o / lucido Planeta,


Que as horas vay do dia distin-/guindo,
Chegaua aa desejada, e lenta Meta,
A luz Celeste aas gentes encobrindo:
E da casa maritima secreta,
Lhe estaua o Deos Nocturno a porta abrÒdo:
Quando as infidas gentes se chegárão
Aas naos, que pouco auia que ancorárão.

[2] Dantre elles hum que traz encomendado,


O mortifero engano, assi dezia:
Capitão valeroso, que cortado
Tens de Neptuno o reyno, e salsa via,
O Rei que manda esta Ilha, aluoraçado
Da vinda tua tem tanta alegria,
Que nam deseja mais que agasalharte,
Verte, e do necessario reformarte.
C 3 E porque

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I Lusiadi.indb 98 14/04/2022 15:25:02


Canto II

[1] Già in questo tempo il lucido Pianeta


che l’ore va del giorno distinguendo,1
giungeva a la desiata e lenta meta,2
luce celeste alle genti celando:
della casa marittima segreta
gli stava il Dio Notturno l’uscio aprendo;3
quando l’infide4 genti ecco arrivate
furo alle navi, da poco ancorate.5

[2] Uno tra lor, che porta comandato


il mortifero inganno,6 sì dicea:
«Capitan valoroso,7 che solcato
hai di Nettuno il regno e salsa via,8
il Re dell’isola, entusiasmato9
di tua venuta, ha sì tanta allegria
che non desia altro più che d’ospitarti,
vederti e d’ogni cosa rifornirti.10

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I Lusiadi.indb 99 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[19v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[3] E porque està em estremo desejoso


De te ver, como cousa nomeada,
Te roga que de nada receoso,
Entres a barra, tu com toda armada:
E porque do caminho trabalhoso,
Traras a gente debil, e cansada,
Diz que na terra podes reformala,
Que a natureza obriga a desejala,

[4] E se buscando vas mercadoria,


Que produze o aurifero Leuante,
Canella, Crauo, ardente especiaria,
Ou Droga salutifera, e prestante:
Ou se queres luzente pedraria,
O Rubí fino, o rigido Diamante:
Daqui leuaras tudo tam sobejo,
Com que faças o fim a teu desejo.

[5] Ao mensageiro o Capitão responde,


As palauras do Rei agradecendo,
E diz, que porque o Sol no mar se esconde,
Não entra pera dentro obedecendo,
Porem que como a luz mostrar por onde
Va sem perigo, a frota não temendo,
Comprirà sem receio seu mandado,
Que a mais por tal senhor está obrigado.
Perguntalhe

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I Lusiadi.indb 100 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[3] E giacché sta in estremo desioso


di vederti, qual gloria nominata,11
ti chiede che, di nulla timoroso,
entri tu in porto, con tutta l’armata,12
e giacché pel cammino faticoso
trarrai13 la gente debole e stremata,
dice che a terra potrai riposarla,
ché la natura obbliga a desiarla.14

[4] E se cercando vai15 la mercatura


che produce l’aurifero Levante,16
garofano, cannella, spezia ardente,17
o droga salutifera e potente,18
o se cerchi lucenti pietre dure,
o rubin fino, o rigido diamante,19
da qui avrai tutto20 talmente abbondante
da levarti la voglia tua più grande».21

[5] Al messaggero il Capitan risponde


le parole del Rege assai gradendo
e che, siccome il Sol nel mar s’asconde,22
non entra ancora dentro,23 a lui obbedendo;
ma appena illustrerà la luce onde
vada certa la flotta, non temendo,24
compirà senza dubbio il suo mandato,25
che a tal signore massime è obbligato.

101

I Lusiadi.indb 101 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[20r]
CANTO SEGVNDO. 20

[6] Perguntalhe despois, se estão na terra


Christãos, como o Piloto lhe dezia,
O mensageiro astuto que não erra,
Lhe diz, que a mais da gete em Christo cria:
Desta sorte do peito lhe desterra
Toda a sospeita, e cauta fantasia:
Por onde o Capitão seguramente,
Se fia da infiel, e falsa gente.

[7] E de algâs que trazia condenados,


Por culpas, e por feitos vergonhosos,
Porque podessem ser auenturados,
Em casos desta sorte duuidosos:
Manda dous mais sagazes, ensaiados,
Porque notem dos Mouros enganosos,
A Cidade, e poder, e porque vejão,
Os que Christãos, que so tanto ver desejão.

[8] E por estes ao Rei presentes manda,


Porque a boa vontade que mostraua,
Tenha firme, segura, limpa, e branda,
A qual bem ao contrario em tudo estaua.
Ia a companhia perfida, enefanda
Das naos se despedia, e o mar cortaua,
Foram com gestos ledos, e fingidos,
Os dous da frota em terra recebidos.
C 4 E despois

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I Lusiadi.indb 102 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[6] Gli domanda dipoi se v’hanno a terra


Cristian’, come il pilota gli dicea;
il messaggero astuto, che non erra,26
dice che il più di loro in Cristo crede.
In questa guisa dal petto gli leva
ogni sospetto e cauta fantasia;27
per cui il buon Capitan sicuramente
si fida dell’infida e falsa gente.28

[7] E d’alcun’ ch’ei traeva, condannati


per colpe e per delitti vergognosi,29
perché potessero essere arrischiati30
in casi di tal sorte dubitosi,31
manda due più sagaci, ammaestrati
a osservar di quei Mori ingannosi
la città e le lor forze,32 e a trovare
i Cristiani, che sol desian trovare.33

[8] Tramite loro al Re presenti manda34


perché la buona volontà, che mostra,
tenga35 ferma, sicura, chiara e blanda;36
che ben del tutto al contrario sta il vero.37
La compagnia già, perfida e nefanda,
dalle navi sen gìa e il mar solcava:
furon con gesti lieti e simulati38
in terra i due della flotta ospitati

103

I Lusiadi.indb 103 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[20v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[9] E despois que ao Rei apresentàrão,


Co recado os presentes que trazião,
A Cidade correrão, e notàrão
Muito menos daquillo que querião,
Que os Mouros cautelosos se guardàrão
De lhe mostrarem tudo o que pedião.
Que onde reina a malicia, està o receio
Que a faz imaginar no peito alheio.

[10] Mas aquelle que sempre a mocidade


Tem no rosto perpetua, e foy nascido
De duas mãis: que vrdia a falsidade,
Por ver o nauegante destruydo:
Estaua nâa casa da Cidade,
Com rosto humano, e habito fingido,
Mostrandose Christão, e fabricaua
Hum altar sumptuoso que adoraua.

[11] Ali tinha em retrato affigurada


Do alto e Sancto spirito a pintura,
A candida Pombinha debuxada,
Sobre a vnica Fenix virgem pura,
A companhia sancta està pintada,
Dos doze tam toruados na figura,
Como os que, so das lingoas que cayrão,
De fogo, varias lingoas referirão.
Aqui

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I Lusiadi.indb 104 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[9] E poi che al Re coloro presentarono


col messaggio i presenti che traevano,
la città perlustrarono, e notarono
molto meno di quel che s’aspettavano;
ché i Mori cautelosi si guardavano
dal mostrar loro tutto che chiedevano:39
ch’ove regna malizia, v’è il sospetto
che la fa immaginar nell’altrui petto.40

[10] Ma quel’iddio che sempre pubertà


ha in aspetto perpetua,41 e fu creato
da due madri,42 che ordìa la falsità
per veder sfatti i nostri naviganti,
si stava in una casa di città,
con volto umano e abito falsato,43
mostrandosi Cristiano,44 e fabbricava
un altare sontuoso,45 che adorava.

[11] Colà aveva in ritratto figurata


dell’alto e Santo Spirito pintura;46
la candida palomba47 disegnata48
su l’unica Fenice, Vergin pura;49
La compagnia santa è poi effigiata
dei Dodici,50 turbati sì in figura,
come quando,51 per lingue che calarono
di fuoco, varie lingue pronunciarono.52

105

I Lusiadi.indb 105 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[21r]
CANTO SEGVNDO. 21

[12] Aqui os dous companheiros conduzidos,


Onde com este engano Baco estaua
Poem em terra os giolhos, e os sentidos
Naquelle Deos, que o Mundo gouernaua
Os cheiros excellentes produzidos,
Na Panchaia odorifera queimaua
O Thioneû, e assi por derradeiro
O falso Deos adora o verdadeiro.

[13] Aqui forão denoite agasalhados,


Com todo o bom, e honesto tratamento
Os dous Christãos, nam vendo que enganado
Os tinha o falso, e sancto fingimento:
Mas assi como os rayos espalhados
Do Sol forão no mundo, e num momento,
Apareceo no rubido Orizonte,
Na moça de Titão a roxa fronte.

[14] Tornão da terra os Mouros co recado


Do Rei, pera que entrassem, e consigo
Os dous que o Capitão tinha mandado,
A quem se o Rei mostrou sincêro amigo:
E sendo o Portugues certificado,
De não auer receio de perigo.
E que gente de Christo em terra auia,
Dentro no salso rio entrar queria.
Dizem

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I Lusiadi.indb 106 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[12] E quivi53 i due compagni accompagnati54


ove con questo inganno Bacco stava,
pongon giuso i ginocchi, e i sentimenti
levano al Dio che il mondo governava.55
I balsami eccellenti, generati
da Pancaia odorifera,56 bruciava
Tioneo:57 così per estrema finzione58
Dio falso adora il vero59 in conclusione.

[13] Qui dunque furon di notte albergati


con ogni buono e onesto trattamento
i due Cristiani, ignari che ingannati60
li avea quel falso e santo61 infingimento.
Ma non appena i raggi sparpagliati
dal62 Sol furon nel mondo, e in un momento
apparve là nel rubineo63 orizzonte
di Titanea fanciulla64 rossa fronte,

[14] tornan da terra i Mori coll’invito


del Re perch’essi entrassero, e conseco
i due che il Capitano avea inviato,
ai quai il Re si mostrò sincero amico;65
e essendo il Lusitan certificato
di non aver sospetto di pericolo,
e che gente di Cristo in terra avea,
dentro nel salso fiume66 entrar volea.

107

I Lusiadi.indb 107 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[21v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[15] Dizem lhe os que mandou, que em terra vîrão,


Sacras aras, e sacerdote sancto,
Que ali se agasalhàrão, e dormirão,
Em quanto a luz cubrio o escuro manto:
E que no Rei, e gentes não sentirão
Senão contentamento, e gosto tanto:
Que não podia certo auer sospeita,
Nâa mostra tão clara, e tão perfeita.

[16] Co isto o nobre Gama recebia


Alegremente os Mouros que subião,
Que leuemente hum animo se fia,
De mostras que tão certas parecião:
A nao da gente perfida se enchia,
Deixando a bordo os barcos que trazião:
Alegres vinhão todos, porque crem
Que a presa desejada certa tem.

[17] Na terra cautamente aparelhauão,


Armas, e monições, que como vissem
Que no Rio os nauios ancorauão,
Nelles ousadamente se subissem:
E nesta treição determinauão,
Que os de Luso de todo destruissem:
E que incautos pagassem deste geito
O mal que em Moçambique tinhão feito.
As

108

I Lusiadi.indb 108 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[15] Dicono gl’inviati che avean visto


in terra sacri altari e un prete santo;67
ch’ivi si ripararo e avean dormito
finché luce coprì l’oscuro manto;68
che nel Re e nelle genti avean sentito
solo contentamento e gioir tanto
che certo non potea avervi sospetto
in un atto69 sì schietto e sì perfetto.

[16] Per questo il nobil Gama ricevea


felicemente i Mori che salivano,
ché facilmente un animo si fida
d’atti che così limpidi apparivano.70
La nave di malvagi si riempìa,
lasciando a fianco le barche che aveano.
Allegri71 vengon tutti, ché ritengono
che la preda desiata certa tengano.72

[17] In terra, cautamente73 preparavano


l’armi e le munizioni e appena visto
che nel canale le navi ancoravano
audacemente l’avriano assalite;
e in questo tradimento meditavano
quelli di Luso al tutto sbaragliare,74
e che incauti75 pagassero in quest’atto
il mal che in Mozambico aveano fatto.

109

I Lusiadi.indb 109 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[22r]
CANTO SEGVNDO. 22

[18] As ancoras tenaces vão leuando,


Com a nautica grita costumada,
Da proa as vellas sos ao vento dando,
Inclinão pera a barra abalisada:
Mas a linda Ericina, que guardando
Andaua sempre a gente assinalada:
Vendo a cilada grande, e tam secreta,
Voa do Ceo ao Mar como hâa seta.

[19] Conuoca as aluas filhas de Nerêo,


Com toda a mais cerulea companhia,
Que porque no salgado Mar nasceo,
Das agoas o poder lhe obedecia.
E propondo lhe a causa a que deceo,
Com todos juntamente se partia:
Pera estoruar que a armada não chegasse
Aonde pera sempre se acabasse.

[20] Ia na agoa erguendo vão com grande pressa,


Com as argenteas caudas branca escuma,
Cloto co peito corta, e atrauessa
Com mais furor o Mar do que costuma.
Salta Nise, Nerine se arremessa,
Por cima da agoa crespa, em força suma:
Abrem caminho as ondas encuruadas,
De temor das Nereidas apressadas.
Nos

110

I Lusiadi.indb 110 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[18] Le ancore tenaci76 van levando


con il nautico grido77 costumato;
solo di prua le vele al vento dando
s’indirizzano al porto ch’è marcato.78
Ma la bella Ericina,79 che guardando80
andava sempre il popol segnalato,81
vede l’occulto agguato ed infingardo,
vola dal Cielo al mare come un dardo.82

[19] Chiama le bianche figlie di Nereo,83


con tutta l’altra azzurra compagnia,84
ché, essendo nata ella nel salso mare,
dell’acque la potenza le obbedia.85
Esposta la ragion per cui scesa era,
con tutti unitamente si partìa,
per sventar che l’armata là giungesse86
ove per sempre poscia si perdesse.

[20] Già in acqua ergendo van, con grande fretta,


con l’argentate code bianca schiuma;87
Cloto col petto fende ed attraversa
con più furore il mar di che costuma.88
Salta Nise, Nerine89 ecco si slancia
in cima all’acque crespe90 a forza piena.
Apron la via le onde che s’incurvano
temendo91 le Nereidi che s’affrettano.

111

I Lusiadi.indb 111 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[22v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[21] Nos hombros de hum Tritão com gesto aceso,


Vay a linda Dione furiosa,
Não sente quem a leua o doçe peso,
De soberbo, com carga tam fermosa:
Ia chegão perto donde o vento teso,
Enche as vellas da frota belicosa.
Repartense, e rodeão nesse instante
As naos ligeiras que hião por diante.

[22] Poem se a Deosa com outras em dereito


Da proa capitaina, e ali fechando,
O caminho da barra estão de geito,
Que em vão assopra o vento, a vella inchãdo:
Poem no madeiro duro o brando peito,
Pera detras a forte nao forçando.
Outras em derredor leuandoa estauão,
E da barra inimiga a desuiauão.

[23] Quaes pera a coua as pròuidas formigas,


Leuando o peso grande acomodado,
As forças exercitão, de inimigas,
Do inimigo Inuerno congelado:
Ali sam seus trabalhos, e fadigas,
Ali mostrão vigor nunca esperado.
Tais andauão as Nimphas estoruando
Aa gente Portuguesa o fim nefando.
Torna

112

I Lusiadi.indb 112 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[21] D’un Triton sulle spalle,92 il volto acceso,


va la bella Dione furiosa;93
non sente chi la tiene il dolce peso94
superbo d’una soma sì formosa.95
Già arrivan presso dove il vento teso
gonfia vele alla flotta bellicosa;
dividonsi e circondano all’istante
le navi lievi che andavano avanti.

[22] Si pon la Dea con l’altre proprio in fronte


della prua capitana, ed ivi ostando
al cammin della barra, stanno in modo
che spiri il vento invan le vele enfiando;96
pongon sul legno duro il dolce petto97
così a dietro la forte nave urtando;98
altre intorno la stavano levando
e dal porto nemico deviando.

[23] Come alla tana pròvvide formiche


portando un peso enorme accomodato,99
le forze loro esercitan, nemiche
dell’inimico Inverno congelato;
qui i lor travagli e le loro fatiche,
là mostrano vigore non sperato:100
così andavan le Ninfe, distornando101
al popol Portoghese un fin nefando.

113

I Lusiadi.indb 113 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[23r]
CANTO SEGVNDO. 23

[24] Torna pera detras a Nao forçada,


A pesar dos que leua, que gritando,
Mareão vellas, ferue a gente yrada,
O leme a hum bordo, e a outro atrauessando
O Mestre astuto em vão da popa brada,
Vendo como diante ameaçando
Os estaua hum maritimo penedo,
Que de quebrarlhe a Nao lhe mete medo:

[25] A celeuma medonha se aleuanta,


No rudo Marinheiro que trabalha,
O grande estrondo, a Maura gente espanta,
Como se vissem horrida batalha:
Nam sabem a razão de furia tanta,
Nam sabem nesta pressa quem lhe valha,
Cuydão que seus enganos sam sabidos,
E que ande ser por isso aqui punidos.

[26] Eilos subitamente se lançauão,


A seus bateis veloces que trazião,
Outros encima o mar aleuantauão,
Saltando nagoa a nado se acolhião:
De hum bordo e doutro subito saltauão,
Que o medo os compelia do que vião.
Que antes querem ao mar auenturarse,
Que nas mãos inimigas entregarse.
Assi

114

I Lusiadi.indb 114 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[24] Arretra102 dunque la nave, forzata,


nonostante la ciurma,103 che gridando
governa vele; ferve104 gente irata
il timone di qua e di là girando;
l’abil nostromo invan da poppa sbraita,105
nel vedersi davanti106 minacciando
ergersi una marittima scogliera107
che di sfasciar lo scafo l’impaura.

[25] Fiero tremendo strepito108 si leva


tra i rudi marinai109 che si travagliano;
quel grande chiasso110 i Mori ora spaventa
come vedessero orrida battaglia;
non sanno la ragion di furia tanta,111
non sanno in questo caos112 cosa lor vaglia;
credono i loro inganni omai traditi113
e che per ciò devan esser puniti.114

[26] Ecco subitamente si lanciavano115


battelli veloci che traeano;116
altri sull’onda il mare sollevavano117
saltando in acqua, e118 a nuoto si fuggiano;
da un bordo e d’altro subito saltavano,119
che li spinge il terror di quel che vedono;
ché meglio è a loro in mare avventurarsi
che ad inimiche mani consegnarsi.120

115

I Lusiadi.indb 115 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[23v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[27] Assi como em seluatica alagoa,


As rãs no tempo antigo Lycia gente,
Se sentem por ventura vir pessoa,
Estando fora da agoa incautamente,
Daqui, e dali saltando, o charco soa,
Por fogir do perigo que se sente,
E acolhendo se ao couto que conhecem,
Sos as cabeças na agoa lhe aparecem.

[28] Assi fogem os Mouros, e o Piloto,


Que ao perigo grande as naos guiâra,
Crendo que seu engano estaua noto,
Tambem foge saltando na agoa amara:
Mas por nam darem no penedo immoto,
Onde percão a vida doçe, e cara:
A ancora solta logo a capitaina,
Qualquer das outras junto della amaina.

[29] Vendo o Gama, atentado a estranheza


Dos Mouros não cuidada, e juntamente,
O Piloto fugir lhe com presteza,
Entende o que ordenaua a bruta gente,
E vendo sem contraste, e sem braueza
Dos ventos, ou das, agoas sem corrente,
Que a Nao passar auante não podia,
Auendo o por milagre assi dezia.
O caso

116

I Lusiadi.indb 116 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[27] Così come in selvatica laguna


le rane, al tempo antico Licia gente,121
se odono per ventura una persona,
stando esse fuor dell’acqua incautamente,
qua e là saltando – risuona il pantano –122
per fuggire il pericol che si sente,
rifugiansi123 in un tratto che conoscono
e sol le teste loro in acqua mostrano:124

[28] così fuggono i Mori, ed il pilota


che a gran rovina le navi guidava,
credendo che il suo inganno fosse noto,
pur lui fugge, saltando in acqua amara.125
E poi, per non urtar lo scoglio immoto,126
onde perdan la vita dolce e cara,127
l’ancora trae128 la nave capitana,
e tutte l’altre le lor vele ammainano.

[29] Vedendo Gama, attento,129 la stranezza


dei Mori, non prevista,130 e giuntamente
il pilota sfuggirgli con prestezza,
intende il piano di quell’empia gente,
vede,131 senza contrasto né veemenza
di venti, o d’acque senza la corrente,
che la nave proceder non potea,
e avendol per miracol, sì dicea:132

117

I Lusiadi.indb 117 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[24r]
CANTO SEGVNDO. 24

[30] O caso grande, estranho, e não cuydado,


O milagre clarissimo, e euidente,
O descuberto engano inopinado,
O perfida inimiga, e falsa gente,
Quem poderà do mal aparelhado
Liurarse sem perigo sabiamente.
Se la de cima a guarda soberana,
Não acudir aa fraca força humana?

[31] Bem nos mostra a diuina prouidencia,


Destes portos, a pouca segurança,
Bem claro temos visto na aparencia,
Que era enganada a nossa confiança
Mas pois saber humano, nem prudencia
Enganos tam fingidos nam alcança:
O tu guarda diuina, tem cuidado
De quem sem ti nam pôde ser guardado.

[32] E se te moue tanto a piedade,


Desta misera gente peregrina,
Que so por tua altissima bondade,
Da gente a saluas, perfida e malina,
Nalgum porto seguro de verdade:
Conduzirnos ja agora determina,
Ou nos amostra a terra que buscamos,
Pois so por teu seruiço nauegamos.
Ouuiolhe

118

I Lusiadi.indb 118 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[30] «O caso grande, strano e non pensato,133


o miracol chiarissimo evidente,134
o discoverto inganno inopinato,
o perfida, nemica e falsa gente!135
chi mai potrà dal male apparecchiato
librarsi senza rischio saviamente,136
se suso in cielo la Guardia sovrana
non soccorre la fiacca forza umana?137

[31] Ben ci mostra Divina Provvidenza


di questi porti poca sicurezza;
ben chiaro abbiamo visto all’apparenza138
ch’era ingannata nostra confidenza.
Ma poiché uman sapere o la prudenza
certi inganni sì occulti non sorprende,139
o tu, Guardia Divina, tien serbato
chi senza te non puote esser guardato!140

[32] E se ti muove tanto la pietà


d’esta misera gente peregrina,141
che sol per la tua altissima bontà
da gente salvi perfida e assassina,
in un porto sicuro142 in verità143
di condurci ormai tosto statuisci
o mostraci la terra che cerchiamo,
ché sol per tuo servizio navighiamo».144

119

I Lusiadi.indb 119 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[24v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[33] Ouuiolhe estas palauras piadosas,


A fermosa Dione, e comouida,
Dantre as Nimphas se vay, que saudosas
Ficarão desta subita partida:
Ia penetra as Estrellas luminosas,
Ia na terceyra Esphera recebida
Auante passa, e la no sexto Ceo
Pera onde estaua o Padre se moueo.

[34] E como hia afrontada do caminho


Tão fermosa no gesto se mostraua,
Queas Estrellas, e o Ceo, e o Ar vizinho,
E tudo quanto a via namoraua
Dos olhos, onde faz seu filho o ninho
Hâs espiritos viuos inspiraua,
Com que os Polos gelados acendia,
E tornaua do Fogo a esphera fria.

[35] E por mais namorar o soberano


Padre, de quem foy sempre amada, e cara
Se lhapresenta assi como ao Troyano,
Na selua Idea ja se apresentàra:
Se a vira o caçador, que o vulto humano
Perdeo, vendo Diana na agoa clara:
Nunca os famintos galgos o matàrão,
Que primeiro desejos o acabárão.
Os crespos

120

I Lusiadi.indb 120 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[33] Udì queste parole sue pietose


la formosa Dione145 e intenerita
via dalle Ninfe va, che dolorose146
restar di questa subita partita.147
Già penetra le Stelle luminose,148
già nella terza Sfera ricevuta149
avanti passa, e là nel sesto Cielo,150
ov’era il Padre, mosse il proprio velo.151

[34] E come invermigliata152 pel cammino,


formosa in sembianza si mostrava,
che le Stelle ed il Cielo e l’Aer vicino153
e ciò che la mirasse innamorava.154
Dagli occhi, dove fa suo figlio nido,155
certi spiriti vivi ella spirava156
con che i Poli ghiacciati ella infiammava
e la sfera del Fuoco in gel mutava.157

[35] E per più innamorare il suo sovrano


Padre, da cui fu sempre amata,158 e cara,
gli si presenta sì come al Troiano
già nella selva Idea si presentava.159
L’avesse vista Atteòn, che il volto umano
smarrì vedendo Diana in acqua chiara,160
mai i famelici cani161 il dilaniavano,
ché prima i desideri il consumavano.162

121

I Lusiadi.indb 121 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[25r]
CANTO SEGVNDO. 25

[36] Os crespos fios douro se esparzião


Pelo colo, que a neue escurecia,
Andando as lacteas tetas lhe tremião,
Com quem Amor brincaua, e não se via.
Da alua petrina flamas lhe saião,
Onde o minino as almas acendia.
Polas lisas colânas lhe trepauão,
Desejos, que como Era se enrolauão.

[37] Cum delgado cendal as partes cobre,


De quem vergonha he natural reparo,
Porem nem tudo esconde, nem descobre
O veo dos roxos lirios pouco auaro:
Mas pera que o desejo acenda, e dobre,
Lhe poem diante aquelle objecto raro.
Ia se sentem no Ceo, por toda a parte,
Ciumes em Vulcano, Amor em Marte:

[38] E mostrando no angelico sembrante,


Co riso hâa tristeza misturada,
Como dama que foi do incauto amante,
Em brincos amorosos mal tratada,
Que se aqueixa, e se ri, num mesmo instãte,
E se torna entre alegre magoada.
Desta arte a Deosa, a quem nenhâa iguala,
Mais mimosa que triste ao Padre fala.
D Sempre

122

I Lusiadi.indb 122 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[36] I crespi fili d’oro si spargevano163


pel collo, che la neve intenebrava;164
andando, i lattei seni165 le tremavano166
ove scherzava Amore non veduto;167
dal bianco cinto168 fiamme le salivano
donde il Fanciullo169 le alme accendeva;
per le schiette colonne170 le serpevano
desii, che come l’edra radicavansi.

[37] Delicato zendal171 le parti copre


di cui vergogna è natural riparo,
ma pur non tutto asconde, né discopre,
il vel, de’ rossi gigli172 poco avaro;
ma perché il desiderio accenda e addoppi,
vi pon davanti quell’oggetto raro.173
Già si senton nel Ciel per ogni parte
gelosie di Vulcano, amor di Marte.174

[38] E mostrando in angelico sembiante175


col riso una tristezza misturata,176
come dama che fu da incauto amante
nei sollazzi amorosi mal trattata,
che si lagna e si ride in un istante,177
e poi allegra torna amareggiata,178
così la Dea, che nessun’altra agguaglia,
più languida179 che triste al Padre parla:180

123

I Lusiadi.indb 123 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[25v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[39] Sempre eu cuidey, ô Padre poderoso,


Que pera as cousas, que eu do peito amasse
Te achasse brando, affabil, e amoroso,
Posto que a algum contrairo lhe pesasse:
Mas pois que contra my te vejo yroso,
Sem que to merecesse, nem te errasse.
Façase como Baco determina,
Assentarey em fim que fuy mofina.

[40] Este pouo que he meu, por quem derramo,


As lagrimas que em vão caidas vejo,
Que assaz de mal lhe quero, pois que o amo,
Sendo tu tanto contra meu desejo:
Por elle a ti rogando choro, e bramo,
E contra minha dita em fim pelejo.
Ora pois porque o amo he mal tratado,
Quero lhe querer mal, sera guardado.

[41] Mas moura em fim nas mãos das brutas gentes,


Que pois eu fuy: e nisto de mimosa
O rosto banha, em lagrimas ardentes,
Como co orualho fica a fresca rosa:
Calada hum pouco, como se entre os dentes
Lhe impedîra a falla piedosa.
Torna a seguila, e indo por diante,
Llhe atalha o poderoso, e grão Tonante.
E destas

124

I Lusiadi.indb 124 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[39] «Sempre credetti, o Padre poderoso,181


per quelle cose ch’io di cuore amassi
trovarti blando, affabile e amoroso,182
pur se ad altrui contrario183 ciò pesasse;
ma poiché contra me ti vedo iroso
senza che ’l meritassi, o t’ingannassi,184
facciasi allora come Bacco dice;
ammetterò d’esser nata infelice.185

[40] Questo popol ch’è mio, pel qual effondo


le lagrime che invan cadute veggio,
assai male gli voglio, poi che l’amo,186
sendo tu tanto contro il mio desio!
Per lui te supplicando e piango e bramo,187
e contro mia ventura infin travaglio.188
Ed ora poiché l’amo è maltrattato;
voglio volergli mal: sarà salvato!189

[41] Ma muoia infine190 in man di brute genti


che poi ch’io fui…»191 e in questo, languorosa,192
il volto bagna di lagrime ardenti,193
come rugiada all’alba fresca rosa.194
Tacendo un poco, come se fra’ denti
le si195 spezzi parola dolorosa,196
torna a prenderla, e allora a lei davante
la ferma il poderoso197 e gran Tonante.

125

I Lusiadi.indb 125 14/04/2022 15:25:02


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[26r]
CANTO SEGVNDO. 26

[42] E destas brandas mostras comouido,


Que mouerão de hum Tigre o peito duro,
Co vulto alegre, qual do Ceo subido,
Torna sereno e claro o ar escuro.
As lagrimas lhe alimpa, e acendido
Na façe a beija, e abraça o colo puro.
De modo que dali, se so se achàra,
Outro nouo Cupido se geràra.

[43] E co seu apertando o rosto amado,


Que os saluços, e lagrimas aumenta,
Como minino da ama castigado,
Que quem no affaga o choro lhe acrecenta,
Por lhe por em sossego o peito yrado,
Muitos casos futuros lhe apresenta.
Dos fados as entranhas reuoluendo,
Desta maneira em fim lhe està dizendo.

[44] Fermosa filha minha não temais


Perigo algum, nos vossos Lusitanos,
Nem que ninguem comigo possa mais,
Que esses chorosos olhos soberanos:
Que eu vos prometo filha que vejais
Esquecerense Gregos e Romanos.
Pelos illustres feitos que esta gente,
Ha de fazer nas partes do Oriente.
D 2 Que

126

I Lusiadi.indb 126 14/04/2022 15:25:02


I LUSIADI, CANTO II

[42] E da tai dolci tratti intenerito


che avrian mosso d’un tigre il petto duro,198
col volto lieto, qual dal Ciel sublime
torna sereno e chiaro l’aere oscuro,199
le lagrime le terge, e tutto acceso200
la bacia in volto,201 e abbraccia il collo puro;202
di modo ch’ivi, se sol si trovava,
altro nuovo Cupido generava.203

[43] E con il suo premendo il volto amato204


che i singhiozzi e le lagrime sì aumenta,
come fanciul da balia castigato,
che chi ’l carezza il pianto gl’incrementa,205
per porle in calma il suo bel petto irato,206
molti casi futuri le appresenta,
de’ Fati i penetrali207 rivolvendo,208
e in tal maniera in fin le va dicendo:

[44] «Formosa figlia mia,209 non temete210


rischio alcuno pei vostri Lusitani,
né che più alcuno211 meco possa mai
che questi lagrimosi occhi sovrani;
che vi prometto, figlia,212 che vedrai
l’oblio cader su Greci e su Romani,
per le gesta grandiose che tal gente213
compirà nelle terre d’Oriente.

127

I Lusiadi.indb 127 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[26v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[45] Que se o facundo Vlisses escapou,


De ser na Ogigia Ilha, eterno escrauo:
E se Antenor os seios penetrou,
Iliricos, e a fonte de Timauo.
E se o piadoso Eneas nauegou,
De Scila, e de Caribdis o Mar brauo.
Os vossos môres cousas atentando,
Nouos mundos ao mundo yrão mostrando.

[46] Fortalezas, Cidades, e altos muros,


Por elles vereis filha edificados:
Os Turcos belacissimos e duros,
Delles sempre vereis desbaratados.
Os Reis da India liures, e seguros,
Vereis ao Rei potente sojugados.
E por elles de tudo em fim senhores,
Serão dadas na terra leis milhores.

[47] Vereis este, que agora presuroso,


Por tantos medos o Indo vay buscando,
Tremer delle Neptuno de medroso,
Sem vento suas agoas encrespando.
O caso nunca visto, e milagroso
Que trema, e ferua o Mar em calma estãdo?
O gente forte, e de altos pensamentos,
Que tambem della hão medo os Elementos.
Vereis

128

I Lusiadi.indb 128 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[45] Che se il facondo Ulisse ne scampò


dall’essere in Ogigia eterno schiavo,
e se Antenore i seni penetrò
Illirici e la fonte del Timavo,
e se quel pio214 Enea navigò
di Scilla e di Cariddi il mare irato,215
i vostri, ben maggior’ cose tentando,
de’ nuovi mondi216 al mondo andran mostrando.

[46] E fortezze, e cittàdi ed alti muri


da lor vedrete, figlia, edificati;
Turchi bellicosissimi217 e assai duri218
da lor sempre vedrete sbaragliati.
I Re dell’India, liberi e sicuri,
vedrete219 al Re potente220 soggiogati;
E da loro, di tutto ormai signori,
saran date colà leggi migliori.221

[47] Vedrete questi,222 che ora affannoso223


fra tante angosce224 l’Indo va cercando,225
temer di lui Nettuno,226 da pauroso
senza vento sue acque increspando.227
O caso visto mai e miracoloso,
che tremi e ferva il mare, in calma stando!
O gente forte e di sì audaci menti,
che pur di lei han tema gli Elementi!228

129

I Lusiadi.indb 129 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[27r]
CANTO SEGVNDO. 27

[48] Vereis a terra que a agoa lhe tolhia,


Que inda ha de ser hum porto muy decente,
Em que vão descansar da longa via,
As naos que nauegarem do Occidente.
Toda esta costa em fim, que agora vrdia,
O mortifero engano, obediente,
Lhe pagarà tributos, conhecendo,
Não poder resistir ao Luso horrendo:

[49] E vereis o Mar roxo tam famoso,


Tornar selhe amarello de infiado:
Vereis de Ormuz o Reino poderoso,
Duas vezes tomado, e sojugado.
Ali vereis o Mouro furioso,
De suas mesmas setas traspassado.
Que quem vay contra os vossos, claro veja,
Que se resiste, contra si peleja.

[50] Vereis a inexpugnabil Dio forte,


Que dous cercos terà, dos vossos sendo.
Ali se mostrarà seu preço, e sorte,
Feitos de armas grandissimos fazendo.
Enuejoso vereis o grão Mauorte,
Do peito Lusitano, fero e horrendo.
Do Mouro ali verão que a voz extrema,
Do falso Mahamede ao Ceo blasfema.
D 3 Goa

130

I Lusiadi.indb 130 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[48] Vedrete il luogo, che l’acqua impedìa,229


divenire un buon porto conveniente,230
ove avran requie231 della lunga via
navi che han navigato da Occidente.
Tutta la costa infin, che or ora ordìa
il mortifero inganno,232 obbediente
lor pagherà tributi, conoscendo
che resister non può al Luso tremendo.233

[49] E vedrete il Mar Rosso, sì famoso,234


giallo venir davanti a lor, spaurito,
d’Ormuz vedrete il Regno poderoso
due volte ripreso e soggiogato.235
E là vedrete il Moro furioso
dalle sue stesse frecce trapassato:236
ché chi va contro i vostri, chiaro veggia
che, se resiste, se stesso danneggia.237

[50] Vedrete inespugnabil la Diu forte:238


due assedi sosterrà, dei vostri essendo;
e lì si mostrerà lor vaglia e sorte,239
fatti d’armi grandissimi facendo.240
Invidioso vedrete il grande Marte
del petto Lusitan fiero e tremendo:241
del Moro lì udiran la voce estrema242
che il falso Macometto al Ciel biastema.

131

I Lusiadi.indb 131 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[27v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[51] Goa vereis aos Mouros ser tomada,


A qual virá despois a ser senhora,
De todo o Oriente, e sublimada
Cos triumphos da gente vencedora.
Ali soberba altiua, e exalçada,
Ao Gentio que os Idolos adora.
Duro freo porà, e a toda a terra,
Que cuidar de fazer aos vossos guerra.

[52] Vereis a fortaleza sustentarse,


De Cananor, com pouca força e gente:
E vereis Calecu desbaratarse,
Cidade populosa, e tam potente.
E vereis em Cochim assinalarse,
Tanto hum peito soberbo, e insolente,
Que Cîtara ja mais cantou victoria,
Que assi mereça eterno nome, e gloria.

[53] Nunca com Marte, instructo e furioso,


Se vio feruer Leucate, quando Augusto
Nas ciuîs Actias guerras animoso,
O Capitão venceo Romano injusto,
Que dos pouos de Aurora, e do famoso
Nilo, e do Bactra Scitico, e robusto,
A victoria trazia, e presa rica,
Preso da Egipcia linda e não pudica.
Como

132

I Lusiadi.indb 132 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[51] Goa243 vedrete ai Mori esser strappata,


la qual verrà poi ad esser signora
di tutto l’Oriente, e sublimata
coi trionfi del popol vincitore.
Allor superba, altera ed esaltata,244
al Gentile,245 che gli Idoli anco adora,
duro freno246 porrà e ad ogni terra
che creda di portare ai vostri guerra.

[52] Vedrete la fortezza sostentarsi


di Cananor con poca forza e gente;247
E Calicut vedrete ruinarsi,248
cittade popolosa e assai potente:
e poi vedrete in Cochim segnalarsi
tanto un petto magnifico ed insolente249
tal che cetra già mai cantò vittoria
che sì meriti eterno nome e gloria.250

[53] Giammai con Marte istrutto e furioso


si vide ferver Leucade,251 ove Augusto
nell’Aziache civil’ guerre animoso252
il Capitan vinse Romano ingiusto,253
che sui popol’ d’Aurora e del famoso
Nilo, e sul Battra Scitico robusto
la vittoria traea, e preda feconda,
schiavo di Egizia bella e invereconda.254

133

I Lusiadi.indb 133 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[28r]
CANTO SEGVNDO. 28

[54] Como vereis o mar feruendo aceso,


Cos incendios dos vossos pelejando,
Leuando o Idololatra, e o Mouro preso,
De nações differentes triumphando.
E sogeita a rica Aurea Chersoneso,
Ate o longico China nauegando.
E as Ilhas mais remotas do Oriente,
Serlhe a todo o Occeano obediente.

[55] De modo filha minha, que de geito,


Amostrarão esforço mais que humano,
Que nunca se vera tam forte peito,
Do Gangetico mar ao Gaditano,
Nem das Boreais ondas, ao Estreito,
Que mostrou o agrauado Lusitano:
Posto que em todo o mundo, de affrontados
Resucitassem todos os passados.

[56] Como isto disse, manda o consagrado


Filho de Maia aa terra, porque tenha,
Hum pacifico porto, e sossegado,
Pera onde sem receyo a frota venha:
E pera que em Mombaça, auenturado
O forte Capitão se não detenha,
Lhe mãda mais, que em sonhos lhe mostrasse
A terra, onde quieto repousasse.
D 4 Ia

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I Lusiadi.indb 134 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[54] Come vedrete il mar fervendo255 acceso


degli incendi dei vostri,256 battagliando,
vincendo l’Idolatra257 e il Moro preso,
su nazioni diverse258 trionfando;
soggetta la ricca aurea Chersoneso,259
fino alla estrema260 Cina navigando261
e all’Isole remote dell’Oriente,262
sarà a lor tutto l’Oceano obbediente.263

[55] Sicché,264 o mia figlia, sotto tale aspetto265


dimostreranno sforzo266 più che umano,
che già mai si vedrà sì forte petto
dal Gangetico mare al Gaditano,267
né dall’onde Boreali268 insin lo Stretto,269
qual mostrò270 l’aggravato Lusitano,271
posto che in tutto il mondo, da ingiuriati,272
risuscitasser tutti i trapassati».273

[56] Come ciò disse, manda il consacrato274


figlio di Maia275 a Terra, che provvegga
un pacifico porto e riparato
ove senza timor la flotta venga;
ed affinché in Mombasa, da arrischiato,276
il forte Capitan non si trattenga,277
comanda poi che in sogno278 gli mostrasse
la terra dove quieto riposasse.

135

I Lusiadi.indb 135 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[28v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[57] Ia pelo ar o Cylenêo voaua,


Com as asas nos pês aa terra deçe,
Sua vara fatal na mão leuaua,
Com que os olhos cansados adormece:
Com esta, as tristes almas reuocaua,
Do Inferno, e o vento lhe obedeçe.
Na cabeça o galêro costumado,
E desta arte a Melinde foy chegado.

[58] Consigo a Fama leua, porque diga,


Do Lusitano, o preço grande, e raro,
Que o nome illustre a hâ certo amor obriga,
E faz a quem o tem, amado e caro.
Desta arte vay fazendo a gente amiga,
Co rumor famosissimo, e perclaro.
Ia Melinde em desejos arde todo,
De ver da gente forte o gesto, e modo.

[59] Dali pera Mombaça logo parte,


Aonde as naos estauão temerosas,
Pera que aa gente mande que se aparte,
Da barra imiga, e terras sospeitosas:
Porque muy pouco val esforço, e arte,
Contra infernais vontades enganosas:
Pouco val coração, astucia, e siso,
Se la dos Ceos nam vem celeste auiso.
Meyo

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I Lusiadi.indb 136 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[57] E già per l’aria il Cillenio volava;279


indi con le ali ai piè giù in Terra scende;
la sua verga fatale280 in man levava,
con che gli occhi estenuati egli addormenta:
con questa le tristi alme rievocava
dall’Inferno, ed il vento gli obbedisce.281
Sulla testa ha il galero accostumato;282
e in tal modo a Melinde fu arrivato.

[58] Con sé la Fama toglie,283 perché dica


del Lusitano il merto grande e raro,
ché il nome illustre a un certo amore induce
e rende chi lo tiene amato e caro.284
Così la gente va facendo amica
con rumor famosissimo e preclaro.285
Già Melinde in desii tutta arde presto
di veder di quei forti il modo e ’l gesto.286

[59] Da lì verso Mombasa tosto parte,


dove le navi stavan timorose,287
e comanda alla gente che si parta288
da ostile porto e da terre insidiose:
perché ben poco vale sforzo ed arte289
contro infernali volontà ingannose;290
poco vale coraggio, astuzia e senno291
se dai Cieli non vien celeste segno.292

137

I Lusiadi.indb 137 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[29r]
CANTO SEGVNDO. 29

[60] Meyo caminho a noite tinha andado,


E as Estrellas no Ceo co a luz alheia,
Tinhão o largo Mundo alumiado,
E so co sono a gente se recreia.
O Capitão illustre, ja cansado,
De vigiar a noite, que arreceia,
Breue repouso antam aos olhos daua,
A outra gente a quartos vigiaua.

[61] Quando Mercurio em sonhos lhe apareçe,


Dizendo, fuge, fuge Lusitano,
Da cilada que o Rei maluado teçe,
Por te trazer ao fim, e extremo dano,
Fuge, que o Vento, e o Ceo te fauoreçe,
Sereno o tempo tes, e o Occeano,
E outro Rei mais amigo, noutra parte,
Onde podes seguro agasalharte.

[62] Não tens aqui se não aparelhado,


O hospicio que o cru Diomedes daua,
Fazendo ser manjar acostumado,
De cauallos a gente que hospedaua:
As aras de Busiris infamado,
Onde os hospedes tristes imolaua:
Teràs certas aqui, se muito esperas,
Fuge das gentes perfidas e feras.
Vaite

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I Lusiadi.indb 138 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[60] Metà cammin la notte avea passato293


e le stelle del Ciel, con luce altrui,294
aveano il largo Mondo illuminato;
e sol col sonno295 il popol si ricrea.296
Il Capitano illustre, già spossato
di vigilar la notte preoccupato,
breve riposo allora agli occhi dava;297
l’altra gente a quartieri298 vigilava.

[61] Quando Mercurio in sogno gli apparisce,


dicendo: «Fuggi, fuggi,299 Lusitano,
dall’agguato che il Re malvagio tesse,
per trarti alla tua fine, e a estremo danno;
fuggi, che il vento e il Ciel ti favorisce:300
sereno il tempo hai ora e l’Oceàno,
e un altro Re più amico,301 in altra parte,
dove potrai sicuro ricovrarti!

[62] Non hai quivi se non apparecchiato


l’ospizio302 che il crudel Diomede303 dava
facendo divorare accostumato304
dai cavalli la gente che ospitava;
gli altari di Busiride infamato,305
ove gli ospiti tristi egli immolava,
troverai certo qui, se alquanto indugi.
Fuggi da genti perfide e malvagie!306

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I Lusiadi.indb 139 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[29v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[63] Vaite ao longo da costa discorrendo,


E outra terra acharàs de mais verdade
La quasi junto donde o Sol ardendo,
Iguala o dia, e noite em quantidade:
Ali tua frota alegre recebendo
Hum Rei, com muitas obras de amizade,
Gasalhado seguro te daria,
E pera a India certa e sabia guia.

[64] Isto Mercurio disse, e o sono leua


Ao Capitão, que com muy grande espanto
Acorda, e ve ferida a escura treua,
De hâa subita luz, e rayo sancto:
E vendo claro quanto lhe releua,
Não se deter na terra iniqua tanto.
Com nouo sprito ao Mestre seu mandaua,
Que as vellas desse ao vento que assopraua.

[65] Day vellas, disse, day ao largo vento,


Que o Ceo nos fauoreçe, e Deos o manda,
Que hum mensageiro vi do claro assento
Que so em fauor de nossos passos anda:
Aleuantase nisto o mouimento,
Dos marinheiros, de hâa e de outra banda,
Leuão gritando as ancoras acima,
Mostrando a ruda força, que se estima.
Neste

140

I Lusiadi.indb 140 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[63] Vattene per la costa discorrendo,307


e troverai altra terra più leale,308
là quasi giunto dove il Sole ardendo
eguaglia il dì e la notte per durata;309
colà tua flotta lieto310 ricevendo
un Re, con molte prove d’amistade,
accoglienza sicura311 t’offrirà
e per l’India abil312 guida ti darà».

[64] Questo Mercurio disse,313 e il sonno leva


al Capitan, che con grande spavento314
si desta, e vede fratta la tenèbra
da una sùbita luce e raggio santo.315
Vedendo chiaro316 quanto gli convenga
non trattenersi in terra ostile317 tanto,
con nuovo spirto318 al pilota ordinava
che vele desse al vento che soffiava.

[65] «Dai vele», disse, «dai all’ampio vento,319


che il Ciel ci favorisce e Dio il comanda;
ché vidi un messaggier del chiaro soglio320
che in favor sol dei nostri passi incede».
Ecco si eleva allora il movimento321
dei marinai, dall’una e l’altra banda;
traggon gridando l’ancore dal fondo
con rude forza, ch’è di vanto al mondo.322

141

I Lusiadi.indb 141 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[30r]
CANTO SEGVNDO. 30

[66] Neste tempo, que as ancoras leuauão,


Na sombra escura os Mouros escondidos,
Mansamente as amarras lhe cortauão,
Por serem, dando aa costa, destruydos:
Mas com vista de Linces vigiauão,
Os Portugueses sempre apercebidos.
Elles como acordados os sentirão,
Voando, e não remando lhe fogirão.

[67] Mas ja as agudas proas apartando,


Hião as vias humidas de argento,
Assopralhe galerno o vento, e brando,
Com suaue e seguro mouimento,
Nos perigos passados vão falando,
Que mal se perderão do pensamento,
Os casos grandes, donde em tanto aperto
A vida em saluo escapa por acerto.

[68] Tinha hâa volta dado o Sol ardente,


E noutra começaua, quando virão
Ao longe dous nauios, brandamente
Cos ventos nauegando, que respirão,
Porque auião de ser da Maura gente,
Pera elles arribando, as vellas virão.
Hum de temor do mal que arreceaua,
Por se saluar a gente aa costa daua.
Não

142

I Lusiadi.indb 142 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[66] Nel mentre che le ancore levavano,


all’ombra oscura i Mori ben celati
chetamente gli ormeggi gli tagliavano,323
per esser sulla costa sfracellati,
ma con occhi di lince324 vigilavano
i Portoghesi, sempre circospetti:
quei, non appena all’erta li sentirono,
volando, e non remando, ne fuggirono.325

[67] Ma già l’acute prore dischiudendo


andavan le vie umide d’argento;326
soffia a loro galerno327 il vento, e blando,
con soave328 e sicuro movimento.
Lor dei329 passati rischi van parlando,
ché mal si perderanno nel pensiero
i casi grandi, donde in gran sventura
la vita in salvo scampa per ventura.330

[68] Avea un giro compiuto il Sole ardente331


e un altro cominciava, quando videro
di lunge due navigli, blandamente332
coi venti navigando che spiravano:333
poiché dovevan esser Maura gente,
su lor puntando volgono le vele:334
uno,335 temendo il mal che ’l minacciava,
per porsi in salvo la gente sbarcava.

143

I Lusiadi.indb 143 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[30v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[69] Não he o outro que fica tão manhoso:


Mas nas mãos vay cair do Lusitano,
Sem o rigor de Marte furioso,
E sem a furia horrenda de Vulcano,
Que como fosse debil e medroso,
Da pouca gente o fraco peito humano:
Não teue resistencia, e se a tiuêra,
Mais dãno resistindo recebêra.

[70] E como o Gama muito desejasse,


Piloto pera a India que buscaua,
Cuidou que entre estes Mouros o tomasse:
Mas não lhe soccedeo como cuidaua,
Que nenhum delles ha que lhe insinasse
A que parte dos Ceos a India estaua.
Porem dizem lhe todos, que tem perto,
Melinde onde achàrão Piloto certo.

[71] Louuão do Rei os Mouros a bondade,


Condiçam liberal, sincero peito,
Magnificencia grande, e humanidade,
Com partes de grandissimo respeito.
O Capitão o assella por verdade,
Porque ja lho dissera deste geito,
O Cylenêo em sonhos, e partia,
Pera onde o sonho, e o Mouro lhe dizia.
Era

144

I Lusiadi.indb 144 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[69] Non è l’altro che resta sì ingegnoso,336


ma in man viene a cadere al Lusitano,
senza il rigor di Marte furioso e
senza la furia orrenda di Vulcano;337
che trovandosi debole e pauroso,338
per esser pochi, il fiacco petto umano,339
non fece resistenza; e se faceva
più danno resistendo riceveva.

[70] E poiché il Gama molto desiava


un pilota per l’India che cercava,340
pensò che fra quei Mori lo trovasse,
ma non gli capitò come pensava,341
ché niun di lor v’avea che gl’indicasse
da che parte dei cieli l’India stava;
però gli dicon tutti che è ormai prossimo
a Melinde, ove avrà pilota ottimo.

[71] Lodan del Rege i Mori la bontà,342


condizion liberal, sincero petto,
magnificenza grande e umanità,
con parti di grandissimo rispetto.343
Ciò prende il Capitan per verità,
perché già glielo disse in questo aspetto344
Cillenio nei suoi sogni; e allor correa
per dove il sogno e il Moro gli dicea.345

145

I Lusiadi.indb 145 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[31r]
CANTO SEGVNDO. 31

[72] Era no tempo alegre quando entraua,


No roubador de Europa a luz Febea,
Quando hum, e o outro corno lhe aquentaua
E Flora derramaua o de Amalthea:
A memoria do dia renouaua,
O presuroso Sol, que o Ceo rodea.
Em que aquelle, a quem tudo està sogeito,
O sello pos a quanto tinha feito.

[73] Quando chegaua a frota aaquella parte,


Onde o Reino Melinde ja se via,
De toldos adornada, e leda de arte
Que bem mostra estimar o Sancto dia:
Treme a Bandeira, voa o Estandarte,
A cor porpurea ao longe aparecia.
Soão os atambores e pandeiros,
E assi entrauão ledos e guerreiros.

[74] Enche se toda a praya Melindana,


Da gente que vem ver a leda armada,
Gente mais verdadeira, e mais humana
Que toda a doutra terra atras deixada.
Surge diante a frota Lusitana,
Pega no findo a ancora pesada.
Mandão fora hum dos Mouros q̃ tomàrão,
Por quem sua vinda ao Rei manifestàrão.
O Rei

146

I Lusiadi.indb 146 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[72] Era nel tempo lieto,346 quando entrava


nel rapitor d’Europa astro Febeo347
quando uno e altro corno gl’infiammava348
e spargea Flora quello d’Amaltea:349
la memoria del giorno rinnovava
l’infaticato350 Sol, che il Ciel trascorre,351
in cui Colui, cui tutto è assoggettato,
sigillo pose a quanto avea creato,352

[73] quando arrivò353 la flotta in quella parte


ove il Regno Melinde354 già si vide,
di palvesi adornata e lieta in modo
che ben mostra onorare il Santo dì.355
Trema il vessillo, vola lo stendardo,
il purpureo color356 lungi apparìa;
suonano insieme cembali e tamburi,357
e così entravan gagliardi e guerrieri.358

[74] S’empie tutta la spiaggia Melindana


di chi viene a veder la lieta armata,359
gente ben più sincera360 e ben più umana
che ognuna d’altra terra già lasciata.
Sorge avanti la flotta Lusitana,361
si salda al fondo l’ancora pesante;
mandan fuori un dei Mori che avean preso
per cui l’arrivo al Re noto sia reso.

147

I Lusiadi.indb 147 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[31v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[75] O Rei que ja sabia da nobreza


que tanto os Portugueses engrandece,
Tomarem o seu porto tanto preza,
Quanto a gente fortissima merece:
E com verdadeiro animo, e pureza,
Que os peitos generosos ennobrece.
Lhe manda rogar muyto que saissem,
Pera que de seus Reinos se seruissem:

[76] Sam offerecimentos verdadeiros,


E palauras sinceras, não dobradas,
As que o Rei manda aos nobres caualleiros,
Que tanto mar e terras tem passadas:
Mandalhe mais lanigeros carneiros,
E galinhas domesticas çeuadas,
Com as fructas que antam na terra auia,
E a vontade aa dadiua excedia.

[77] Recebe o Capitão alegremente


O mensageiro ledo, e seu recado,
E logo manda ao Rei outro presente,
Que de longe trazia aparelhado:
Escarlata purpurea, cor ardente,
O ramoso coral fino, e prezado.
Que debaxo das agoas mole creçe,
E como he fora dellas se endureçe.
E manda

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I Lusiadi.indb 148 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[75] Il Re, che già sapea della grandezza


qual così tanto eleva i Portoghesi,
che prendano362 il suo porto tanto apprezza
quanto a gente fortissima s’addice:363
e con animo vero364 e con purezza,365
che i petti generosi innobilisce,
lor manda gran richiesta di sbarcare,
perché dei regni suoi possan gustare.366

[76] Sono le sue offerte veritiere,


e parole leal’, non simulate,367
che il Re manda a quei prodi cavalieri,
che tanto mare e terre hanno passate.368
Mandagli in più lanigeri369 montoni,
e galline domestiche ingrassate,
con i frutti che allora in terra avea,
e il buon volere il suo dono eccedea.370

[77] Riceve il Capitano allegramente


Il messaggero lieto e il suo mandato,371
e tosto manda al Rege altro presente
che da tempo traeva apparecchiato:
lo scarlatto purpureo, tinta ardente,372
il ramoso coral, fino e pregiato,373
che al di sotto de l’acque molle cresce,
e come è fuori d’esse s’indurisce.374

149

I Lusiadi.indb 149 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[32r]
CANTO SEGVNDO. 32

[78] Manda mais hum na pratica elegante,


Que co Rei nobre as pazes concertasse,
E que de não sair naquelle instante,
De suas naos em terra o desculpasse.
Partido assi o embaixador prestante,
Como na terra ao Rei se apresentasse:
Com estillo que Palas lhe ensinaua,
Estas palauras tais fallando oraua.

[79] Sublime Rei, a quem do Olimpo puro,


Foy da suma Iustiça concedido,
Refrear o soberbo pouo duro,
Não menos delle amado, que temido,
Como porto muy forte, e muy seguro,
De todo o Oriente conhecido:
Te vimos a buscar, pera que achemos
Em ti o remedio certo que queremos.

[80] Não somos roubadores, que passando


Pelas fracas cidades descuidadas,
A ferro, e a fogo, as gentes vão matando
Por roubarlhe as fazendas cubiçadas:
Mas da soberba Europa nauegando,
Himos buscando as terras apartadas
Da India grande, e rica, por mandado
De hum Rei que temos, alto, e sublimado.
Que

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I Lusiadi.indb 150 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[78] Manda poi un, di sermone elegante,375


che col Re nobil pace concertasse,
e che del non entrare in quell’istante
in terra con sue navi lo scusasse.376
Partito sì l’ambasciator prestante,377
com’egli in terra al Re si presentò,
con lo stile che Palla gli insegnava,
tali detti movendo, recitava:378

[79] «Sublime Re, cui dell’Olimpo puro379


fu da somma Giustizia conceduto
raffrenare il superbo popol duro,
non men da lui amato che temuto:380
come porto assai forte e assai sicuro,
da tutto l’Oriente conosciuto,
ti venimmo a cercar, perché otteniamo381
in te il rimedio certo che bramiamo.

[80] Non siam saccheggiatori, che passando


per deboli città senza difese
a ferro e a fuoco genti van scannando,
per rubar loro i desiati averi;382
ma dall’altera Europa383 navigando
andiam cercando384 le terre lontane
dell’India grande e ricca,385 per mandato
di un Re che abbiamo, e alto e sublimato.386

151

I Lusiadi.indb 151 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[32v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[81] Que geração tam dura ahi de gente?


Que barbaro costume, e vsança fea,
Que não vedem os portos, tam somente:
Mas inda o hospicio da deserta area?
Que ma tençam? que peito em nos se sente?
Que de tam pouca gente se arrecea.
Que com laços armados tam fingidos,
Nos ordenassem vernos destruydos?

[82] Mas tu, em quem muy certo confiamos


Acharse mais verdade, ó Rei benigno,
E aquella certa ajuda em ti esperamos,
Que teue o perdido Itaco em Alcino:
A teu porto seguros nauegamos,
Conduzidos do interprete diuino.
Que pois a ti nos manda, està muy claro,
Que es de peito sincêro, humano, e raro.

[83] E não cuydes, ô Rei, que não saisse,


O nosso Capitão esclarecido
A verte, ou a seruirte, porque visse
Ou sospeitasse em ti peito fingido:
Mas saberas que o fez porque comprisse,
O regimento em tudo obedecido,
De seu Rei, que lhe manda que nam saia,
Deixando a frota, em nenhâ porto, ou praia.
E porque

152

I Lusiadi.indb 152 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[81] Che razza tanto dura è qui di gente,


che barbaro costume e usanza oscena,
che non vietano i porti solamente
ma fin l’ospizio387 di deserta arena?
Che mal intento, che alma in noi si sente?388
Che389 da sì poca gente si paventa?
Ché, con agguati in arme, simulati,
procurino vederci assassinati?390

[82] Ma tu,391 in cui certamente confidiamo


trovarsi più lealtà,392 o Re benigno,
e quel sicuro ausilio in te393 aspettiamo
ch’ebbe il naufrago d’Itaca in Alcinoo,394
al tuo porto sicuri navighiamo,
condotti dall’interprete divino;395
ché396 s’egli a te ci manda, sta ben chiaro
che sei in cuore sincero, umano e raro.397

[83] E non credere, o Re, che non sbarcasse


il nostro Capitano illuminato
a vederti o servir perché vedesse
o sospettasse in te cuor simulato:
ma sappi che lo fe’ perché compisse
il comando, da lui in tutto osservato,
del suo Re, che ordinò di non lasciare
la flotta, in nessun porto o litorale.398

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OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[33r]
CANTO SEGVNDO. 33.

[84] E porque he de vassalos, o exercicio,


Que os membros tem regidos da cabeça
Não quereras, pois tes de Rei o officio,
Que ninguem a seu Rei desobedeça:
Mas as merçes, e o grande beneficio,
Que ora acha em ti, promete que conheça
Em tudo aquillo que elle e os seus poderem,
Em quanto os rios pera o mar correrem.

[85] Assi dizia, e todos juntamente,


Hâs com outros em pratica fallando,
Louuauão muito o estamago da gente,
Que tantos Ceos e mares vai passando,
E o Rei illustre, o peito obediente,
Dos Portugueses, na alma imaginando.
Tinha por valor grande, e muy subido,
O do Rei que he tam longe obedecido.

[86] E com risonha vista, e ledo aspeito,


Responde ao Embaixador, que tanto estima
Toda a sospeita mà tiray do peito,
Nenhum frio temor em vos se imprima:
Que vosso preço, e obras sam de geito,
Pera vos ter o mundo em muyta estima.
E quem vos fez mollesto tratamento,
Não pode ter sobido pensamento.
E De

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I Lusiadi.indb 154 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[84] E poiché è dei vassalli la mansione


che i membri han, governati dalla testa,399
non vorrai tu, poi ch’hai di Re l’ufficio,400
che nessuno al suo Re disobbedisca;
ma la mercede e il grande beneficio
ch’or trova in te, promette riconosca401
in tutto ciò ch’egli ed i suoi potranno,
fin quando i fiumi al mare scorreranno».402

[85] Così dicea, e tutti unitamente


gli uni cogli altri in dialogo parlando,403
lodavano l’audacia404 della gente
che tanti cieli e mari van405 passando.
E il Rege illustre, il petto obbediente
dei Portoghesi406 in cuor suo immaginando,
tenea per valor grande ed elevato
quel d’un Re che sì lungi è assecondato.407

[86] E con ridente vista e lieto aspetto408


risponde al messo, ch’egli tanto stima:
«Ogni mal dubbio scacciate dal petto,
nessun freddo timore in voi s’imprima;409
ché vostro pregio ed opre410 hanno l’effetto
per voi che il mondo v’ha in ben alta stima;411
e chi vi fé molesto trattamento
non può avere elevato sentimento.412

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I Lusiadi.indb 155 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[33v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[87] De não sair em terra toda a gente,


Por obseruar a vsada preminencia,
Ainda que me pese estranhamente,
Em muito tenho a muita obediencia:
Mas se lho o regimento não consente,
Nem eu consentirey que a excelencia,
De peitos tão leais em si desfaça,
So porque a meu desejo satisfaça.

[88] Porem como a luz crastina chegada,


Ao mundo for, em minhas almàdîas,
Eu irey visitar a forte armada,
Que ver tanto desejo, ha tantos dias.
E se vier do mar desbaratada,
Do furioso vento, e longas vias:
Aqui tera, de limpos pensamentos
Piloto, munições, e mantimentos.

[89] Isto disse, e nas agoas se escondia,


O filho de Latona, e o mensageiro
Coa embaixada alegre se partia
Pera a frota, no seu batel ligeiro:
Enchem se os peitos todos de alegria,
Por terem o remedio verdadeiro,
Pera acharem a terra que buscauão,
E assi ledos a noite festejauão.
Não

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I Lusiadi.indb 156 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[87] Del non sbarcare di tutta la gente,


per osservar l’usata convenienza,413
ancora che m’affligga estremamente,414
pur molto apprezzo la molta obbedienza;415
ma se il comando a lor non lo consente,
né io consentirò che l’eccellenza
di petti sì leali si disfaccia416
sol perché al mio volere soddisfaccia.

[88] Ma, appena l’alba cràstina417 arrivata


al mondo fia, sulle mie almadie418
andrò a visitar la forte armata,
che veder sì desio, da tanti dì;419
e se sarà dal mare danneggiata,
dal furioso vento e lunga via,
avrà limpidi420 qui interessamenti,
pilota, munizioni421 ed alimenti».422

[89] Questo disse; e nell’acque s’ascondea


il figlio di Latona,423 e il messaggero
con l’ambasciata allegro424 si partìa,
verso la flotta, sul battel leggero.425
Empionsi i petti tutti d’allegria,426
avendo ora il rimedio veritiero427
per raggiunger la terra che cercavano,428
e così lieti a notte festeggiavano.

157

I Lusiadi.indb 157 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[34r]
CANTO SEGVNDO. 34

[90] Não faltão ali os rayos de arteficio,


Os tremulos Cometas imitando,
Fazem os Bombardeiros seu officio:
O ceo, a terra, e as ondas atroando.
Mostrase dos Cyclopas o exercicio,
Nas bombas que de fogo estão queimando,
Outros com vozes, com que o Ceo ferião,
Instrumentos altissonos tangião.

[91] Respondem lhe da terra juntamente,


Co rayo volteando, com zonido,
Anda em giros no ar a roda ardente,
Estoura o po sulfureo escondido:
A grita se aleuanta ao Ceo, da gente,
O Mar se via em fogos acendido:
E não menos a terra, e assi festeja
Hum ao outro a maneira de peleja.

[92] Mas ja o Ceo inquieto reuoluendo,


As gentes incitaua a seu trabalho,
E ja a mãy de Menon a luz trazendo,
Ao sono longo punha certo atalho:
Hião se as sombras lentas desfazendo,
Sobre as flores da terra, em frio orualho,
Quando o Rei Milindano se embarcaua
A ver a frota que no mar estaua.
E 2 Vião se

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I LUSIADI, CANTO II

[90] Non vi mancano fuochi d’artificio,


le tremule comete qui imitando;429
i bombardieri430 fanno il loro ufficio,
il ciel, la terra e l’onde rintronando.431
Mostrasi dei Ciclopi la fucina432
nelle bombe che in fuoco van bruciando;433
altri con voci, con cui il ciel ferivano,434
loro strumenti altìsoni435 colpivano.

[91] Si risponde da terra unitamente,


il razzo volteggiando con fracasso;
vaga in giri nell’aer la ruota ardente,436
scoppia sulfurea polvere nascosta;437
grido si eleva al cielo della gente;438
il mare si vedeva439 in fuochi acceso,440
e non meno la terra, e si festeggiano
l’uno con l’altro, che sembra combattano.441

[92] Ma già l’inquieto442 Cielo rimutando,


incitava le genti al lor travaglio,443
e di Menon la madre444 rilucendo
al sonno lungo ponea certa fine;445
s’andavan l’ombre lente disfacendo
sui fiori della terra in fredda brina,446
quando il Re Melindano s’imbarcava
verso la flotta che nel mare stava.

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I Lusiadi.indb 159 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[34v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[93] Vião se em derredor feruer as prayas


Da gente, que a ver so concorre leda,
Luzem da fina purpura as cabaias,
Lustrão os panos da tecida seda:
Em lugar de guerreiras azagaias,
E do arco, que os cornos arremeda
Da Lâa, trazem ramos de Palmeira,
Dos que vencem coroa verdadeira.

[94] Hum batel grande e largo, que toldado


Vinha de sedas de diuersas cores,
Traz o Rei de Melinde, acompanhado
De nobres de seu Reino, e de senhores:
Vem de ricos vestidos adornado,
Segundo seus costumes, e primores.
Na cabeça hâa fota guarnecida,
De ouro, e de seda, e de algodão tecida.

[95] Cabaya de Damasco rico, e dino,


Da Tiria cor, entre elles estimada,
Hum colar ao pescoço de ouro fino,
Onde a materia da obra he superada,
Cum resplandor reluze Adamantino,
Na cinta, a rica adaga bem laurada.
Nas alparcas dos pês, em fim de tudo,
Cobrem, ouro e aljofar ao veludo.
Com

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I Lusiadi.indb 160 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[93] Vedonsi intorno fervere le spiagge


di gente che a veder447 concorre lieta;448
splendon di fine porpora le vesti,449
brillano450 i panni di tessuta seta;
in luogo delle belliche zagaglie451
e dell’arco, che i corni riproduce
lunari,452 traggon rami di palmizio,
di quei che vincono serto propizio.453

[94] Un battel grande e largo, pavesato454


venìa di sete di vari colori:
porta il Re di Melinde, accompagnato
da nobili del Regno e da signori:
vien di ricchi vestiti egli adornato,455
secondo i suoi costumi e i suoi onori;456
sul capo indossa un turbante457 guarnito
d’oro, e di seta, e di cotone ordito.458

[95] Tunica di damasco ricco e degno,


di color Tirio,459 da loro apprezzato,
una collana al collo, d’oro fino,460
elemento dall’opra superato;461
con splendore riluce adamantino
ai fianchi ricca daga cesellata;
nei sandali dei pie’, al fin di tutto,
riveston l’oro e le perle il velluto.462

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I Lusiadi.indb 161 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[35r]
CANTO SEGVNDO. 35.

[96] Com hum redondo emparo alto de seda,


Nâa alta e dourada astea enxerido,
Hum ministro aa solar quentura veda,
Que não offenda e queime o Rei subido:
Musica traz na proa, estranha e leda,
De aspero som, horrissimo ao ouuido:
De trombetas arcadas em redondo,
Que sem concerto fazem rudo estrondo.

[97] Não menos guarnecido o Lusitano,


Nos seus bateis da frota se partia,
A receber no mar o Melindano,
Com lustrosa e honrada companhia:
Vestido o Gama vem ao modo Hispano:
Mas Francesa era a roupa que vestia,
De cetim da Adriatica Veneza,
Carmesi, cor que a gente tanto preza.

[98] De botões douro as mangas vem tomadas,


Onde o Sol reluzindo a vista cega:
As calças soldadescas recamadas,
Do metal que Fortuna a tantos nega,
E com pontas do mesmo delicadas,
Os golpes do gibão ajunta, e achega:
Ao Italico modo a aurea espada,
Pruma na gorra, hum pouco diclinada.
E 3 Nos

162

I Lusiadi.indb 162 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[96] Con circolar riparo alto di seta,


su di un’alta e dorata463 asta inserito,464
un ministro465 al calor solare vieta
che offenda o bruci il Rege riverito.
Musica si fa a prua, bizzarra e lieta,
d’aspro suono, orridissimo466 all’udito,
di trombette incurvate e tondeggianti
che fan rudi fragori dissonanti.467

[97] Non di meno guarnito468 il Lusitano


dalla flotta in battelli si partìa,
a ricever nel mare il Melindano,469
con brillante470 e onorata compagnia.471
Vestito Gama viene al modo Ispano,472
ma Francese era il panno473 che vestìa,
di raso d’Adriatica Venezia
cremisi, che la gente tanto apprezza.474

[98] Di botton d’or le maniche allacciate,


onde il Sol rilucendo il viso acceca;475
le calze soldatesche ricamate
del metal che Fortuna a tanti nega,
e con puntali d’oro476 delicati
della giubba le parti accosta e lega;
all’Italico modo l’aurea spada;
piuma sul copricapo, un po’ inclinata.477

163

I Lusiadi.indb 163 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[35v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[99] Nos de sua companhia se mostraua,


Da tinta que dà o Mûrice excelente,
A varia cor, que os olhos alegraua,
E a maneira do trajo diferente:
Tal o fermoso esmalte se notaua,
Dos vestidos olhados juntamente:
Qual aparece o arco rutilante,
Da bella Nimpha filha de Thaumante.

[100] Sonorosas trombetas incitauão,


Os animos alegres resoando,
Dos Mouros os bateis o Mar coalhauão,
Os toldos pelas agoas arrojando:
As bombardas horrissonas bramando,
Com as nuues de fumo o Sol tomando,
Ameudam se os brados acendidos,
Tapão com as mãos os Mouros os ouuidos.

[101] Ia no batel entrou do Capitão


O Rei, que nos seus braços o leuaua,
Elle coa cortesia, que a razão
(Por ser Rei) requeria, lhe fallaua.
Câas mostras de espanto, e admiração,
O Mouro o gesto, e o modo lhe notaua,
Como quem em muy grande estima tinha,
Gente que de tam longe à India vinha.
E com

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I Lusiadi.indb 164 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[99] In quei del suo corteggio si mostrava


della tinta del murice eccellente478
vario color,479 che gli occhi rallegrava,
e la foggia di vesti differenti.480
Tale il leggiadro smalto481 si notava
degli abiti, osservati unitamente,482
quale ne appare l’arco rutilante483
dell’alma Ninfa, figlia di Taumante.484

[100] Sonore le trombette485 ecco incitavano


animi allegri,486 forte risonando;
di que’ Mori i battelli il mar coprivano,487
le bandiere per l’acque sventolando,488
e le bombarde orrìsone ruggivano,489
con nuvole di fumo il Sol rubando;490
si succedono fervidi i clamori,
copron gli orecchi con le mani i Mori.491

[101] Già nel battello entrò del Capitano


il Re, che fra le braccia lo accoglieva;
egli492 con cortesia, che la ragione
(per esser Re)493 chiedeva, gli parlava.494
Con mostre di stupore e ammirazione
il Moro495 il gesto e il modo in lui notava,
come colui ch’in grande stima avea
chi in India da così lontan giungea.496

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I Lusiadi.indb 165 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[36r]
CANTO SEGVNDO. 36

[102] E com grandes palauras lhe offereçe,


Tudo o que de seus Reinos lhe comprisse,
E que se mantimento lhe falleçe,
Como se proprio fosse lho pedisse:
Diz lhe mais, que por fama bem conheçe
A gente Lusitana, sem que a visse.
Que ja ouuio dizer, que noutra terra
Com gente de sua ley tiuesse guerra.

[103] E como por toda Affrica se soa,


Lhe diz, os grandes feitos que fizerão,
Quando nella ganhàrão a coroa
Do Reino, onde as Hesperidas viuerão:
E com muitas palauras apregoa,
O menos que os de Luso merecerão:
E o mais que pela fama o Rei sabia:
Mas desta sorte o Gama respondia.

[104] O tu que so tiueste piedade,


Rei benigno, da gente Lusitana,
Que com tanta miseria, e aduersidade,
Dos mares experimenta a furia insana.
Aquella alta, e diuina eternidade,
Que o Ceo reuolue, e rege a gente humana:
Pois que de ti tais obras reçebemos,
Te pague o que nos outros não podemos.
E 4 Tu so

166

I Lusiadi.indb 166 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[102] E con grandi497 parole gli offerisce


tutto che dei suoi Regni gli occorresse,
e che, se vettovaglia gli difetta,
come se fosse sua gliene chiedesse.
Dice in più che per fama ben conosce
i Lusitani, senza che i vedesse;498
che già dire sentì che in altra terra
con gente di sua Legge avesser guerra;499

[103] e come in tutta l’Africa risuonino,500


gli dice, i grandi fatti che compirono,501
quando in quella acquistaron la corona
del Regno ove le Esperidi vivevano;502
e con molte parole egli magnifica
il men che i Lusitani meritavano,503
e il più che per la fama il Re sapeva;504
ma in questa sorte Gama rispondeva:

[104] «O tu che solo avesti ad or pietà,


Re benigno, del popol Lusitano
che con tanta miseria e avversità
dei mari sperimenta furia insana;505
quell’alta e divina Eternità
che il Ciel rivolve, e regge il mondo umano,
poiché da te tai doni riceviamo,
ti renda quello che noi non possiamo.506

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I Lusiadi.indb 167 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[36v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[105] Tu so de todos quantos queima Apolo,


Nos recebes em paz do Mar profundo
Em ti, dos ventos horridos de Eolo,
Refugio achamos bom, fido, e jocundo:
Em quanto apacentar o largo Polo,
As Estrellas, e o Sol der lume ao Mundo,
Onde quer que eu viuer, com fama e gloria,
Viuirão teus louuores em memoria.

[106] Isto dizendo, os barcos vão remando,


Pera a frota, que o Mouro ver deseja,
Vão as naos, hâa e hâa rodeando,
Porque de todas tudo note, e veja:
Mas pera o Ceo Vulcano fuzilando,
A frota co as bombardas o festeja,
E as trombetas canoras lhe tangião,
Cos anafis os Mouros respondião.

[107] Mas despois de ser tudo ja notado,


Do generoso Mouro, que pasmaua,
Ouuindo o instrumento inusitado,
Que tamanho terror em si mostraua,
Mandaua estar quieto, e ancorado,
Nagoa o batel ligeiro que as leuaua,
Por fallar de vagar co forte Gama,
Nas cousas de que tem noticia, e fama.
Em

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I Lusiadi.indb 168 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[105] Tu sol, fra tutti quanti infiamma Apollo,


ci accogli in pace, dal mare profondo;
in te dai venti orridi d’Eòlo507
rifugio abbiamo buon, fido e giocondo.508
Fin quando pasceranno il largo Polo
le Stelle,509 e il Sol darà la luce al Mondo,510
ovunque ch’io vivrò, con fama e gloria
vivran delle tue lodi alta memoria».511

[106] Ciò dicendo, le barche512 van remando


alla flotta, che il Mor veder desia;
van le navi una e una circondando,513
perché di tutte tutto514 noti e vegga;
ma verso il ciel Vulcano515 lampeggiando
la flotta con bombarde lo festeggia,516
e le trombe canore517 gli suonavano;
con trombe More gli altri replicavano.518

[107] Ma poi ch’ebbe di già tutto osservato519


il generoso Moro, che ammirava520
udendo lo strumento inusitato
che sì tanto terrore in sé mostrava,
comanda di star queto ed ancorato
sull’acqua il battel lieve521 che i portava,
per tranquillo parlar col forte Gama
di cose di che avea notizia e fama.

169

I Lusiadi.indb 169 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[37r]
CANTO SEGVNDO. 37.

[108] Em praticas o Mouro diferentes,


Se deleitaua, perguntando agora,
Pelas guerras famosas e excelentes,
Co pouo àuidas, que a Mafoma adora:
Agora lhe pergunta pelas gentes
De toda a Hispheria vltima, onde mora:
Agora pelos pouos seus vezinhos,
Agora pelos humidos caminhos.

[109] Mas antes valeroso Capitão,


Nos conta, lhe dezia, diligente,
Da terra tua o clima, e região
Do Mundo onde morais distintamente,
E assi de vossa antiga geração,
E o principio do Reino tam potente:
Cos successos das guerras do começo,
Que sem sabellas, sey que sam de preço.

[110] E assi tambem nos conta dos rodeios


Longos, em que te traz o Mar yrado,
Vendo os costumes barbaros alheios,
Que a nossa Affrica ruda tem criado
Conta: que agora vem cos aureos freios,
Os cauallos que o carro marchetado,
Do nouo Sol, da fria Aurora trazem,
O Vento dorme, o Mar e as ondas jazem.
E não

170

I Lusiadi.indb 170 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[108] In discussioni il Moro differenti522


si dilettava, domandando ora
delle guerre famose ed eccellenti
col popol fatte che Maometto adora;523
ora domandagli di quella gente
di quell’ultima Esperia,524 ove risiede;
ora dei popoli a quella vicini,
or dei percorsi umidi cammini.525

[109] «Ma prima, valoroso Capitano,


racconta», gli dicea, «precisamente526
della tua terra il clima, e la regione
del mondo ove vivete esattamente;
dell’antica di voi generazione,
e il principio di un Regno sì potente,527
coi successi guerrieri delle origini,
che, pure ignaro, so che son lodevoli.

[110] E narra pur le peregrinazioni


lunghe, per dove il mar ti trasse irato,528
vedendo i modi barbari ed alieni
che nostra Africa rude ha generato;529
narra, che giungono con gli aurei freni
ora i cavalli che il carro smaltato
del nuovo Sol dalla fredd’Alba traggono,530
il vento dorme, il mare e l’onde giacciono.531

171

I Lusiadi.indb 171 14/04/2022 15:25:03


OS LUSÍADAS, CANTO SEGUNDO

[37v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[111] E não menos co tempo se pareçe,


O desejo de ouuirte o que contares,
Que quem ha, que por fama não conheçe
As obras Portuguesas singulares:
Não tanto desuiado resplandeçe,
De nos o claro Sol, pera julgares.
Que os Melindanos tem tam rudo peito,
Que não estimem muito hum grande feito.

[112] Cometerão soberbos os Gigantes,


Com guerra vão, o olimpo claro, e puro,
Tentou Peritho, e Theseu, de ignorantes,
O Reino de Plutão horrendo e escuro,
Se ouue feitos no mundo tam possantes,
Não menos he trabalho illustre, e duro,
Quanto foi cometer Inferno, e Ceo,
Que outrem cometa a furia de Nereo.

[113] Queimou o sagrado templo de Diana,


Do sutil Tesifonio fabricado,
Horostrato, por ser da gente humana
Conhecido no mundo, e nomeado:
Se tambem com tais obras nos engana,
O desejo de hum nome auentajado.
Mais razão ha que queira eterna gloria
Quem faz obras tam dignas de memoria.
Fim.

172

I Lusiadi.indb 172 14/04/2022 15:25:03


I LUSIADI, CANTO II

[111] E non meno col tempo s’assomiglia532


il desio d’ascoltar quel che dirai;
ché chi v’è che per fama non conosce533
le gesta Portoghesi singolari?
Non poi così remoto disfavilla
da noi il nitido Sol, per giudicare
che i Melindani abbian petto sì rozzo
da non stimare assai una gran prodezza.534

[112] Assaliron superbi quei Giganti


con guerra vana il chiaro Olimpo e puro;535
Tentar Piritoo e Tèseo, da ignoranti,536
il Regno di Plutone orrendo e scuro.537
Se vi fur gesta al mondo sì arroganti,
non minore è travaglio illustre e duro
quanto fu l’assalire Inferno e Cielo,
ch’altri sfidi la furia di Nereo.538

[113] Bruciò il sacrato tempio di Diana,


dal sottil539 Tesifonio540 fabbricato,
Erostrato, perché da gente umana
fosse noto nel mondo e nominato:541
se dunque con tali opere ci inganna
il desiderio di un nome ammirato,
più ragion v’è che chieda eterna gloria
chi opere fa sì degne di memoria».

173

I Lusiadi.indb 173 14/04/2022 15:25:03


I Lusiadi.indb 174 14/04/2022 15:25:03
Canto Terceiro
Canto III

I Lusiadi.indb 175 14/04/2022 15:25:03


I Lusiadi.indb 176 14/04/2022 15:25:03
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Invocazione a Calliope (ott.) 1-2. – Discorso di Gama: esordio; descri-


zione dell’Europa 3-21. – Origini del Portogallo, dal fondatore Luso all’eroe Viria-
to; Dom Henrique 22-28. – Regno di D. Afonso Henriques: gesta di Egas Moniz
(35-41); battaglia di Ourique (42-54); battaglie contro i Mori 30-84. – Successione
di Re: D. Sancho I, D. Afonso II, D. Sancho II, D. Afonso III, Dom Dinis il re poeta
85-98. – Regno di D. Afonso IV: battaglia del Salado (107-117); episodio di Inés de
Castro (118-135) 99-135. – Regni di D. Pedro I e D. Ferdinando 136-143.

Direzioni interpretative
L’excursus iniziale del discorso di Gama è geografico, ampio e raffinata-
mente allusivo; inizia poi la sequenza storica portoghese che occupa gran
parte del canto. L’ufficio auto-celebratorio è qui massimo, come si addice
al codice epico nazionale, e su questo non c’è molto da dire.
Qualcosa va detto, se mai, sul nome del capo dei Re mori che combattono
contro Afonso Enriques nella celebre battaglia di Orique: Ismar. Potrebbe
avere un legame con il toponimo Ismaro, città della Tracia, donde proveni-
va un vino fortissimo e squisito, l’οἶνος Ἰσμαρικός su cui già Archiloco (vd.
D’Acunto Ἑλλενικά, pp. 102 sg.). Nell’Odissea un personaggio di nome
Marone sfugge alla strage dei Ciconi donando a Ulisse del vino di Isma-
ro, quel vino che merum farà ubriacare profondamente Polifemo. Orbene,
questo Marone discendeva da Dioniso, anzi, Euripide lo considera figlio
stesso del dio (Cicl. fr. 141 sgg.). Dunque, Ismar potrebbe essere un nome
camoniano – estratto dalla cronaca di Duarte Galvão – che ci rimanda al le-
game fra il dio del vino e i maomettani, nella mitopoiesi vendicativa per cui
i Lusiadi sarebbero quasi da sempre – fin dai tempi del loro primo re – stati

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NOTA INTRODUTTIVA

perseguitati da Bacco. Il padre Baco, un autentico patrigno ostile, sarebbe


così addirittura aleggiante sul nemico originario, un arabo che combatté,
con forze indicibilmente superiori, l’eroe primigenio della linea reale por-
toghese, il grande Afonso, e fu da lui desbaratado in una mitica battaglia.

L’episodio di Inés de Castro, pur occupando soltanto poco meno di 20 ot-


tave in un canto che ne numera 143, resta tuttavia il culmine memorabile e
si pone quasi come l’ombelico patetico di tutta la «prima parte» del poema
(per il cui assetto vd., con cautela, De Sena Estrutura). È stato definito «the
finest specimen of «affectionate eloquence» in the Portuguese tongue»
(Burton 2, p. 600).
Da una parte c’è il suggerimento di Inés come figura Christi (vd. ott. 124,
1-4 e 130, 1-4 e nn.), pur fuggevole ma presente, dall’altra l’impalcatura
classicheggiante di tutto l’episodio, evidenziata da marche vistose. Dun-
que, un martirio cristiano involuto in un décor antico? O la morte barbara
di una peccatrice paradossalmente incolpevole (quasi come la Francesca
da Rimini dantesca) assimilata a una delle heroides pagane?
Insomma, Inés è davvero al tutto scevra di colpa, oppure no? Ha intratte-
nuto un rapporto col Principe già quando egli era sposato con Costanza,
o soltanto dopo la di lei morte, come vogliono farci credere alcune crona-
che? Ha ceduto all’amore dell’Infante anche perché non poteva resistergli
(cfr. Acenheiro Crónicas, p. 109)? Oppure è stato amore a prima vista,
subito reciproco, come sembra da tante fonti?
In pratica si è trattato di un meraviglioso amore forse adulterino dappri-
ma, e poi di un affair cortese-romantico che si poneva a sfida della volontà
reale, e soprattutto del potere di alcuni consiglieri del Re. Che Pedro ve-
dovo abbia sposato segretamente Inés non è certo, e il sospetto della colpa
aleggia in tutte le reiterate proclamazioni della donna, nelle fonti crona-
chistiche e poetiche (inclusi i Lusíadas), di essere condannata senza causa e
senza colpa. L’amore, cui è impossibile resistere secondo la Weltanschauung
camoniana, origina quindi con la sua innata crueza una «semicolpevolezza»
pseudo-aristotelica?

Fondamentale, per comprendere qualcosa di più su un episodio apparen-


temente così limpido e funesto, risulta il confronto con la seguente narra-
zione dell’amore di Fernando e Leonor (o Lianor), che conclude il canto.
Qui l’eros colpevole è definito baixo, non ammesso, folle (inconcesso, de-

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CANTO III

satinado). L’imposizione regale di sciogliere il precedente matrimonio di


Leonor per ragioni di consanguineità (ch’erano state già peraltro risolte
dalla dispensa papale) e far di lei la propria moglie è un atto quasi brutale,
da indurre alla memoria la vicenda di Nerone, Ottone e Poppea. Purtutta-
via, e qui è il punto, Camões non condanna aspramente Fernando, perché
era innamorato, e l’amore, già crudele con Inés e Pedro, una martire e un
valoroso, lo è altrettanto con i «mediocri» Fernando e Leonor. Dunque,
due vicende di coppie oppositive, senz’altro, ma in fondo l’una specchio
dell’altra. Diciamo che l’«incolpevolezza» della prima presta qualche scu-
sante alla seconda, mentre la «colpevolezza» della seconda si riverbera va-
gamente sulla prima.

Ma allora, cosa che ci interessa ovviamente in modo precipuo, qual è il


Kunstwollen di Camões? Che intenzioni ha egli, nell’incastonare nel suo
poema un episodio così splendido e ricco già di tradizione poetica? Princi-
palmente quella di esibire una tragedia d’amore (secondariamente, per ra-
gioni strutturali, l’espediente di interrompere il lunghissimo excursus sulla
storia della monarchia lusitana). Infatti, l’elevazione tragica è la dominante
stilistica della vicenda. L’obiettivo del pathos e del phobos viene raggiunto
con topoi epici, evocazioni classiche, paragoni con figure mitiche ecc. La
culminazione data dal riferimento alla terroristica vicenda di Atreo e Tieste
è la marca suprema di questa volontà di estrema tragedia. La nozione del
martirio cristiano, anzi cristologico, cristo-mimetico, si embrica in sotto-
traccia con questa configurazione: che sia il volgo osceno (e non i ministri)
a volere la morte della donna e il fatto che il Re appaia come una sorta di
Ponzio Pilato non lasciano dubbi su tale ipotesto. Tuttavia, l’ambiguità
tragica classica fa aggio sulla passio cristiana, e la vittima sacrificale si tro-
va imprigionata in un fato che non può governare, risultando sacrificabi-
le – quindi socialmente colpevole – proprio perché piuttosto incolpevole
(senza voler ricorrere a Girard). E la meno nobile storia di Fernando e
Leonor riceve comunque l’onore di una sequenza robusta di confronti con
amori del passato mitico, storico e biblico, talché non rappresenta certo un
contrapposto basso-comico rispetto alla sublimità inesiana, anzi. La bella
chiusa del canto, che s’intride tutta di linguaggio cortese e petrarchesco,
redime l’enfraquecimento di un amore «basso», sì, ma pur sempre amore.
E l’amore è la forza dell’universo, per il nostro.

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[38r]
CANTO TERCEIRO. 38.

☙ Canto Terceiro.

[1] AGora tu Caliope / me ensina,


O que contou ao Rei, o illustre / Gama:
Inspira immortal canto, e voz diuina,
Neste peito mortal, que tanto te ama.
Assi o claro inuentor da Medicina,
De quem Orpheo pariste, o linda Dama:
Nunca por Daphne, Clicie, ou Leucothôe
Te negue o Amor diuido, como soe.

[2] Poem tu Nimfa em effeito meu desejo,


Como mereçe a gente Lusitana,
Que veja e saiba o mundo que do Tejo
O licor de Aganipe corre e mana,
Deixa as flores de Pindo, que ja vejo
Banharme Apolo na agoa soberana.
Senão direy, que tes algum receio,
Que se escureça o teu querido Orpheio.
Promptos

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Canto III

[1] Ed ora tu, Calliopè, mi insegna


ciò che al Re raccontò l’illustre Gama;
ispira immortal canto e aria1 divina
nel mio petto mortal, che tanto t’ama.2
Così il chiaro inventor di Medicina3
dal quale avesti Orfeo,4 o bella Dama,
giammai per Dafne, Clizia o Leucotèa5
ti neghi il giusto amore, come suole.

[2] Dài tu, Ninfa,6 l’effetto al mio desio,


come merta la gente Lusitana;
ché veda e sappia il mondo che dal Tago
il licor di Aganippe scorre e emana.7
Lascia i fiori di Pindo,8 che già veggo
bagnarmi Apollo nell’acqua sovrana;
o pur dirò che nutri alcun sospetto
che sia oscurato il tuo Òrfeo diletto.9

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OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[38v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[3] Promptos estauão todos escuitando,


O que o sublime Gama contaria
Quando, despois de hum pouco estar cuidãdo,
Aleuantando o rosto, assi dizia:
Mandas me, o Rei, que conte declarando,
De minha gente a grão geanalosia:
Não me manda contar estranha historia:
Mas mandas me louuar dos meus a gloria.

[4] Que outrem possa louuar esforço alheio,


Cousa he que se costuma, e se deseja:
Mas louuar os meus proprios, arreceio,
Que louuor tão sospeito mal me esteja,
E pera dizer tudo, temo e creio,
Que qualquer longo tempo curto seja:
Mas pois o mandas, tudo se te deue,
Irey contra o que deuo, e serey breue.

[5] Alem disso, o que a tudo em fim me obriga,


He não poder mentir no que disser,
Porque de feitos tais, por mais que diga,
Mais me ha de ficar inda por dizer:
Mas porque nisto a ordem leue e siga,
Segundo o que desejas de saber.
Primeiro tratarey da larga terra,
Despois direy da sanguinosa guerra.
Entre

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I LUSIADI, CANTO III

[3] Pronti stavano tutti in ascoltando10


ciò che il sublime Gama detto avria,
quando, dopo d’un poco star pensando,
levando il volto, egli così dicea:11
«Mi chiedi, o Re, ch’io parli dichiarando12
di mia gente la gran genealogia:
non mi chiedi di dirti estranea storia,
ma chiedi di lodar de’ miei la gloria.13

[4] Ch’altri possa lodar lo sforzo altrui


cosa è che si costuma e si desia,
ma lodare i miei propri – ecco, io pavento
che lode sì sospetta mal mi stia;14
e per raccontar tutto, temo e credo
che qualsia lungo tempo corto sia:
ma, poi che ’l chiedi, tutto ti si deve;
andrò contro il dovere,15 e sarò breve.

[5] Detto altrimenti, ciò che alfin m’induce


è non poter mentire in quel ch’io dica,
perché di fatti tai, per più ch’io dica
più me ne rimarrà ancora da dire.16
Ma, perché ordine in ciò io tenga e segua,17
secondo che desideri sapere,
prima descriverò la larga terra,
poscia dirò la sanguinosa guerra.18

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OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[39r]
CANTO TERCEIRO 39.

[6] Entre a Zona que o Cancro senhorea,


Meta Septentrional do Sol luzente,
E aquella, que por fria se arrecea
Tanto, como a do meyo por ardente,
Iaz a soberba Europa, a quem rodea,
Pela parte do Arcturo, e do Occidente:
Com suas salsas ondas o Occeano,
E pela Austral, o Mar Mediterrano.

[7] Da parte donde o dia vem nascendo,


Com Asia se auizinha: mas o Rio
Que dos montes Rifeios vay correndo,
Na alagoa Meotis, curuo e frio
As diuide: e o Mar, que fero e horrendo
Vio dos Gregos o yrado senhorio:
Onde agora de Troia triumfante,
Não vê mais que a memoria o nauegante.

[8] La onde mais debaxo està do Polo,


Os montes Hyperboreos aparecem,
E aquelles onde sempre sopra Eolo,
E co nome dos sopros, se ennobrecem,
Aqui tam pouca força tem de Apolo,
Os rayos que no mundo resplandecem.
Que a neue està contino pelos montes,
Gelado o mar, geladas sempre as fontes.
Aqui

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I LUSIADI, CANTO III

[6] Tra la Zona che il Cancro signoreggia,


meta settentrional del Sol lucente,19
e quella che per gelida si teme,
tanto come la media per ardente,20
giace superba Europa, che circonda
dalla parte d’Arturo21 e d’Occidente
con le sue salse onde l’Oceàno,
e dall’Australe il mar Mediterraneo.22

[7] Dalla parte ove il giorno vien nascendo


all’Asia s’avvicina,23 ma quel fiume
che dai monti Rifei va scorrendo
nel lago Meotìs,24 sinuoso e freddo,
le separa, ed il mar che, fiero e orrendo,25
vide de’ Greci irata signoria,26
ond’ora della Troia trionfante27
non vede che memoria il navigante.

[8] Là dove più di sotto sta28 del Polo,


i monti ivi Iperborei29 appariscono,
e quelli dove sempre soffia Eòlo
e col nome dei soffi30 si abbelliscono.31
Qui tanto poca forza hanno di Apollo
i raggi, che nel mondo folgoreggiano,
che la neve sta eterna sopra i monti,
gelato il mar, gelati sempre i fonti.32

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OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[39v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[9] Aqui dos Cytas, grande quantidade


Viuem, que antigamente grande guerra
Tiuerão, sobre a humana antiguidade,
Cos que tinhão antão a Egipcia terra:
Mas quem tão fora estaua da verdade,
(Ia que o juyzo humano tanto erra:)
Pera que do mais certo se informàra,
Ao campo Damasceno o perguntára.

[10] Agora nestas partes se nomea,


A Lapia fria, a inculta Noruega,
Escandinauia Ilha, que se arrea,
Das victorias que Italia não lhe nega
Aqui, em quanto as agoas não refrea,
O congelado Inuerno, se nauega.
Hum braço do Sarmatico Occeoano,
Pelo Brusio, Suecio, e frio Dano.

[11] Entre este Mar, e o Tanais viue estranha


Gente, Ruthenos, Moscos, e Liuonios,
Sarmatas outro tempo, e na montanha
Hircinia, os Marcomanos sam Polonios
Sugeitos ao Imperio de Alemanha,
Sam Saxones, Boemios, e Panonios,
E outras varias nações, que o Reno frio
Laua, e o Danubio, Amasis, e Albis Rio.
Entre

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I LUSIADI, CANTO III

[9] Qui degli Sciti grande quantità


vivon, che anticamente grande guerra
ebbero sull’umana antiquità
con quei che aveano allor l’Egizia terra;33
ma chi stando sì fuor di verità
(già che il giudizio umano tanto erra)34
per aver più certezza si informava,
al campo Damasceno domandava.35

[10] Ed ora in queste parti si conoscono


Lapponia fredda e l’inculta36 Norvegia,
l’Isola Scandinàva,37 che si gloria
di vittorie che Italia non le nega.38
Costì, fin quando l’acque non agghiaccia
il congelato Inverno, navigare
può un braccio del Sarmatico Oceàno39
il Prussian,40 lo Svedese e il freddo Dano.41

[11] Tra questo mare e il Don c’è gente strana:42


Ruteni,43 Moscoviti ed i Livoni,44
Sàrmati in altri tempi, ed in montagna
Ercinia45 i Marcomanni46 e i Poloni.
Soggetti all’Impero d’Allemagna
sono i Sassoni, i Boemi e i Pannoni,47
e altre varie nazion’, che il freddo Reno
lava,48 e Danubio, Ems, Elba49 non di meno.

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OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[40r]
CANTO TERCEIRO. 40

[12] Entre o remoto Istro, e o claro estreito,


Aonde Hele deixou, co nome, a vida,
Estão os Traces de robusto peito,
Do fero Marte, patria tam querida,
Onde co Hemo, o Rodope sugeito
Ao Otomano està, que sometida,
Bizancio tem a seu seruiço indino,
Boa injuria do grande Costantino.

[13] Logo de Macedonia estão as gentes,


A quem laua do Axio a agoa fria:
E vos tambem, o terras excelentes,
Nos costumes, engenhos, e ousadia,
Que criastes os peitos eloquentes,
E os juizos de alta fantasia:
Com quem tu clara Grecia o Ceo penetras,
E não menos por armas, que por letras.

[14] Logo os Dalmatas viuem, e no seio,


Onde Antenor ja muros leuantou,
A soberba Veneza estâ no meio
Das agoas, que tam baxa começou
Da terra, hum braço vem ao mar, que cheio
De esforço, nações varias sogeitou,
Braço forte, de gente sublimada,
Não menos nos engenhos que na espada.
Em torno

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I LUSIADI, CANTO III

[12] Intra il remoto Istro50 e il chiaro Stretto,


laddov’Elle lasciò suo nome e vita,51
i Traci stanno, dal robusto petto,
del fiero Marte patria sì gradita,52
ove con l’Emo il Ròdope53 soggetto
all’Ottomano sta, che asservita
Bisanzio tiene a suo indegno dominio:
feroce54 ingiuria al grande Costantino!55

[13] Poscia di Macedonia son le genti,


che bagna del Vardar56 l’acqua gelata,
ed anche voi, o terre sì eccellenti
per i costumi, ingegni e l’ardimento,
voi che creaste quei petti eloquenti
e quelle menti d’alta fantasia,57
con che tu, chiara Grecia, il Cielo penetri,58
e non meno per armi che per lettere.59

[14] Oltre, i Dalmati60 vivono; e nel seno,61


dove Antenore62 già mura elevò,
la superba63 Venezia sta nel mezzo
dell’acque, che sì bassa cominciò.64
Di terra un braccio viene al mar,65 che pieno
di vigor varie66 genti assoggettò,
braccio forte, di gente sublimata
non meno per ingegni che per spada.67

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OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[40v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[15] Em torno o cerca o Reino Neptunino,


Cos muros naturais, por outra parte,
Pelo meyo o diuide o Apinino,
Que tam illustre fez o patrio Marte:
Mas despois que o porteiro tem diuino,
Perdendo o esforço veio, e bellica arte:
Pobre està ja de antiga potestade,
Tanto Deos se contenta de humildade.

[16] Galia ali se verà, que nomeada,


Cos Cesareos Triumfos foy no mundo,
Que do Sequàna, e Rôdano he regada,
E do Garuna frio, e Reno fundo:
Logo os montes da Nimpha sepultada
Pyrene se aleuantão, que segundo
Antiguidades contão, quando arderão,
Rios de ouro, e de prata antão corrèrão.

[17] Eis aqui se descobre a nobre Espanha,


Como cabeça ali de Europa toda,
Em cujo senhorio e gloria estranha,
Muitas voltas tem dado a fatal roda:
Mas nunca poderà, com força, ou manha,
A fortuna inquieta porlhe noda:
Que lha não tire o esforço e ousadia,
Dos belicosos peitos, que em si cria.
Com

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I LUSIADI, CANTO III

[15] Intorno il cinge il regno Nettunino,68


muraglie naturali69 da altra parte,
pel mezzo lo divide l’Appennino,70
che tanto illustre fece il patrio Marte;71
ma poi che ’l Portier ospita divino72
perde la forza antica e bellica arte;
povera sta d’antica potestà:
tanto Dio si contenta d’umiltà!73

[16] Gallia lì si vedrà che nominata


coi cesarei trionfi fu nel mondo,
che da Senna e da Rodano è rigata,74
e da Garonna fredda e Reno fondo.75
Poi i monti della Ninfa76 tumulata
Pirene s’ergono, i quali, secondo
l’antichità racconta, quando arsero,
fiumi d’oro e d’argento allora corsero.77

[17] Ecco si mostra la nobile Spagna,


come il capo colà di Europa tutta,78
a cui dominio e gloria straordinaria
spesso ha concesso la fatale ruota;79
ma non potrà giammai, con forza o arte,
la fortuna inquieta80 darle oltraggio,81
che ne tolga lo sforzo e l’ardimento82
dei bellicosi cuor’ cui dà83 alimento.84

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I Lusiadi.indb 191 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[41r]
CANTO TERCEIRO 41

[18] Com Tingitania entesta, e ali parece


Que quer fechar o mar Mediterrano,
Onde o sabido estreito se ennobrece,
Co extremo trabalho do Thebano:
Com nações differentes se engrandece,
Cercadas com as ondas do Occeano.
Todas de tal nobreza, e tal valor,
Que qualquer dellas cuida que he milhor.

[19] Tem o Tarragones, que se fez claro,


Sujeitando Partênope inquieta,
O Nauarro, as Asturias, que reparo
Ia forão, contra a gente Mahometa,
Tem o Galego cauto, e o grande e raro
Castelhano, a quem fez o seu Planeta,
Restituidor de Espanha, e senhor della,
Bethis, Lião, Granada, com Castella.

[20] Eis aqui quasi cume da cabeça,


De Europa toda, o Reino Lusitano,
Onde a Terra se acaba, e o Mar começa,
E onde Febo repousa no Occeano:
Este quis o Ceo justo, que floreça
Nas armas, contra o torpe Mauritano,
Deitando o de si fora, e la na ardente
Affrica estar quieto o nam consente.
F Esta he

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I LUSIADI, CANTO III

[18] Col Marocco85 confina, e lì apparisce


voler serrare il mar Mediterraneo,86
ove il celebre stretto inorgoglisce87
per l’estrema fatica del Tebano.88
Con nazion’ differenti si ingrandisce,
circondate dall’onde d’Oceàno;
tutte di tal prestigio e tal valore
ch’ognuna d’esse crede esser migliore.89

[19] L’Aragonese90 v’è, che si fé chiaro


assoggettando Partenope inquieta;91
Navarrese, Asturiani, che riparo
già furon contra gente di Maometto;92
il Galego v’è cauto,93 e il grande e raro94
Castigliano, che fece il suo Pianeta95
restaurator di Spagna e signor d’ella,
Betis,96 León, Granada con Castiglia.97

[20] Ecco poi, quasi come la cervice


di Europa tutta,98 il Regno Lusitano,
u’ la terra s’arresta e il mar comincia
e ove Febo discende all’Oceàno.
Questo volle il Ciel giusto che fiorisse
in armi contra il turpe Mauritano,99
discacciandolo via, e nell’ardente
Africa quieto star non gli consente.100

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I Lusiadi.indb 193 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[41v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[21] Esta he a ditosa patria minha amada,


Aa qual se o Ceo me da, que eu sem perigo
Torne, com esta empresa ja acabada,
Acabese esta luz ali comigo.
Esta foy Lusitania diriuada,
De Luso, ou Lysa: que de Bacho antigo,
Filhos forão pareçe, ou companheiros,
E nella antam os Incolas primeiros.

[22] Desta o Pastor nasceo, que no seu nome


Se ve, que de homem forte os feitos teue,
Cuja fama, ninguem virà que dome,
Pois a grande de Roma não se atreue:
Esta, o velho que os filhos proprios come,
Por decreto do, Ceo ligeiro, e leue,
Veo a fazer no mundo tanta parte,
Criando a Reino illustre, e foi desta arte.

[23] Hum Rei, por nome Affonso, foy na Espanha,


Que fez aos Sarracenos tanta guerra,
Que por armas sanguinas, força e manha
A muitos fez perder a vida, e a terra:
Voando deste Rei a fama estranha,
Do Herculano Calpe aa Caspia serra,
Muitos, pera na guerra esclarecerse,
Vinhão a elle, e aa morte offerecerse.
E com

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I LUSIADI, CANTO III

[21] Questa è la lieta patria mia amata,


a cui, se il Ciel mi dà che senza rischi
io torni, con l’impresa già compiuta,
si compia anche la luce101 là con meco.102
Questa fu Lusitania, derivata
da Luso, o Lisa, che di Bacco antico
fur figli, pare, o accompagnatori,103
e d’essa allora primi abitatori.104

[22] D’essa nacque il pastor, che nel suo nome


mostra che d’uomo forte gesta fece,105
la cui fama nessun verrà che domi,
ché la grande di Roma neppur osa.
Questa il Vecchio che i figli propri mangia,106
per decreto del Ciel,107 leggero e lieve,108
venne a fare109 nel mondo tanta parte,
creando Regno illustre,110 con quest’arte:

[23] un Re, di nome Afonso,111 fu in Ispagna


che fece ai Saraceni tanta guerra
che con armi sanguigne,112 forza e ingegno,113
a molti perder fe’ vita o la terra;
volando d’esto Re la fama immensa
dall’Ercolano Calpe al Caspio monte,114
molti, che in guerra splendere volevano,
veniano a lui e a morte si esponevano.115

195

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OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[42r]
CANTO TERCEIRO. 42

[24] E com hum amor intrinseco acendidos


Da Fè, mais que das honras populares,
Erão de varias terras conduzidos,
Deixando a patria amada, e proprios lares
Despois que em feitos altos e subidos.
Se mostrarão nas armas singulares.
Quis o famoso Affonso, que obras tais,
Leuassem premio digno, e dões igoais.

[25] Destes Anrique dizem que segundo,


Filho de hum Rei de Vngria exprimentado,
Portugal ouue em sorte, que no Mundo
Entam não era illustre, nem prezado:
E pera mais sinal damor profundo,
Quis o Rei Castelhano, que casado,
Com Teresa sua filha o Conde fosse,
E com ella das terras tomou posse.

[26] Este despois que contra os descendentes,


Da escraua Agar, victorias grandes teue,
Ganhando muitas terras adjacentes,
Fazendo o que a seu forte peito deue.
Em premio destes feitos excellentes,
Deulhe o supremo Deos, em tempo breue,
Hum filho, que illustrasse o nome vfano
Do belicoso Reino Lusitano.
F 2 Ia

196

I Lusiadi.indb 196 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[24] E da un amore intrinseco116 infiammati


di Fé, più che d’onori popolari,117
eran da varie terre provenuti,
lasciando e patria amata e i propri lari.118
Dopo che in alte gesta ed elevate119
si mostraron nell’armi singolari,120
volle il famoso Afonso ch’opre tali
avesser premio degno e doni eguali.

[25] Tra questi Enrico (che dicon secondo


figlio di un Re ungherese valoroso)121
Portogallo ebbe in sorte, che nel mondo
ancor non era illustre né pregiato;
e, per segno maggior d’amor profondo,
volle il Re Castigliano che sposato
con Teresa sua figlia il Conte fosse,122
e con lei delle terre ebbe possesso.

[26] Questi, dopo che contro i discendenti


d’Agar la schiava123 ebbe vittorie grandi,
guadagnando più terre lì adiacenti,
facendo quel che al suo coraggio deve,124
in premio delle imprese sì eccellenti
diègli il supremo Dio, in tempo breve,
un figlio,125 che illustrasse il nome fiero
del bellicoso Lusitano impero.

197

I Lusiadi.indb 197 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[42v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[27] Ia tinha vindo Anrique da conquista,


Da cidade Hyerosolima sagrada,
E do Iordão a area tinha vista,
Que vio de Deos a carne em si lauada,
Que não tendo Gotfredo a quem resista,
Depois de ter Iudea sojugada.
Muitos que nestas guerras o ajudárão,
Pera seus senhorios se tornaràrão.

[28] Quando chegado ao fim de sua idade,


O forte e famoso Vngaro estremado,
Forçado da fatal necessidade,
O spirito deu, a quem lho tinha dado:
Ficaua o filho em tenra mocidade,
Em quem o pay deixaua seu traslado:
Que do Mundo os mais fortes igualaua,
Que de tal pay tal filho se esperaua.

[29] Mas o velho rumor, não sey se errado,


Que em tanta antiguidade não ha certeza,
Conta que a mãy tomando todo o estado
Do segundo Hymeneo, não se despreza:
O filho orfão deixaua deserdado,
Dizendo que nas terras, a grandeza
Do senhorio todo, so sua era,
Porque pera casar seu pay lhas dera.
Mas

198

I Lusiadi.indb 198 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[27] Tornava Enrico già dalla conquista


della città Gerusalem sacrata,126
e del Giordan la sponda aveva vista,
che la carne di Dio vide lavata;127
non avendo Goffredo128 chi resista
dopo aver la Giudea soggiogata,
molti che in questa guerra lo aiutarono
a loro proprietà se ne tornarono;

[28] quando, giunto alla fin della sua età,


il forte e famoso Ungaro stremato129
forzato da fatal necessità,
lo spirto diè a Chi gliel’avea dato;130
restava il figlio in tenera puerizia,131
in cui il padre lasciava il suo ritratto,132
e che del mondo i più forti eguagliava:
da133 tal padre tal figlio si aspettava.134

[29] Ma vecchio mormorìo – non so se errato,135


che in tanta antichità non v’ha certezza –
è che sua madre, presosi lo Stato,
un secondo imeneo già non disprezza.136
Lasciava l’orfano diseredato,137
dicea che sulle terre la grandezza
dell’intero dominio sol sua era,
che per sposarsi suo padre le diera.138

199

I Lusiadi.indb 199 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[43r]
CANTO TERCEIRO 43

[30] Mas o Principe Affonso, que desta arte


Se chamaua, do Auô tomando o nome,
Vendose em suas terras não ter parte,
Que a mãy com seu marido as mãda e come,
Feruendo lhe no peito o duro Marte,
Imagina consigo como as tome.
Reuoluidas as causas no conceito,
Ao proposito firme segue o effeito.

[31] De Guimarães o campo se tingia,


Co sangue proprio da intestina guerra,
Onde a mãy que tam pouco o parecia,
A seu filho negaua o amor, e a terra,
Co elle posta em campo ja se via,
E não ve a soberba, o muito que erra.
Contra Deos, contra o maternal amor:
Mas nella o sensual era maior.

[32] O Progne crua, o magica Medea,


Se em vossos proprios filhos vos vingais
Da maldade dos pais, da culpa alheia,
Olhay que inda Teresa peca mais:
Incontinencia ma, cubiça fea,
São as causas deste erro principais.
Scilla por hâa mata o velho pay,
Esta por ambas, contra o filho vay.
F 3 Mas

200

I Lusiadi.indb 200 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[30] Ma il prence Afonso, che in cotale modo


s’appellava,139 dell’avo avendo il nome,140
vedendosi in sue terre senza parte,
ché la madre e il marito le consuman,141
fervendogli nel petto il duro Marte,142
immagina con sé come riprenderle.
Ponderate le cause nel concetto,143
al proposito fermo segue effetto.144

[31] Di Guimarães145 il campo si tingea


col sangue proprio di intestina guerra,146
onde la madre, che poco il parea,147
al suo figlio negava amore e terra.
Contro di lui già in campo si vedea,
e148 non vede149 superba quanto ella erra150
contro Dio, contro il maternale amore,151
ma in lei quello sensuale era maggiore.152

[32] O Progne cruda, o magica Medea!153


Se nei vostri figlioli vendicaste154
la ferocia dei padri,155 colpa altrui,
vedete quanto più pecca Teresa!
mala lussuria, sporca cupidigia156
son le cause di questo principali:
Scilla per l’una uccide il vecchio padre,157
codesta per entrambe assale il figlio.158

201

I Lusiadi.indb 201 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[43v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[33] Mas ja o Principe claro, o vencimento,


Do padrasto e da inica mãy leuaua,
Ia lhe obedece a terra num momento,
Que primeiro contra elle pelejaua:
Porem vencido de Ira o entendimento,
A mãy em ferros asperos ataua:
Mas de Deos foi vingada em tempo breue,
Tanta veneração aos pais se deue.

[34] Eis se ajunta o soberbo Castelhano,


Pera vingar a injuria de Teresa,
Contra o tam raro em gente Lusitano,
A quem nenhum trabalho agraua, ou pesa:
Em batalha cruel, o peito humano,
Ajudado da Angelica defesa.
Não so contra tal furia se sustenta:
Mas o inimigo asperrimo affugenta.

[35] Não passa muito tempo, quando o forte


Principe, em Guimarães està cercado,
De infinito poder, que desta sorte,
Foy refazerse o immigo magoado:
Mas com se offerecer aa dura morte,
O fiel Egas amo, foy liurado.
Que de outra arte podêra ser perdido,
Segundo estaua mal aperçebido.
Mas

202

I Lusiadi.indb 202 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[33] Ma già il Principe chiaro la vittoria


sul padrigno e l’iniqua madre aveva;
già obbedisce159 il paese in un momento
che prima contro di lui guerreggiava.
Però, vinto dall’ira160 l’intelletto,161
la madre in aspri ferri relegava;162
ma da Dio vendicata ella fu in breve:
tanto rispetto ai genitor si deve!163

[34] Ecco arriva il superbo Castigliano


per vendicar164 l’ingiuria di Teresa,165
contro il sì scarso in gente Lusitano,166
al qual nessun travaglio è grave o pesa.167
In battaglia crudele il petto umano,168
aiutato da angelica difesa,169
non sol contro tal furia non si perde,
ma l’inimico asperrimo170 disperde.

[35] Non passa molto tempo, quando il forte


principe in Guimarães resta assediato
da infinito vigor,171 ché in questa sorte
va a rivalersi l’oste sgominato;172
ma, con l’offrir se stesso a dura morte
l’aio fedele Egàs, fu liberato,173
che altrimenti poteva esser perduto,
tanto egli era a mal punto venuto.

203

I Lusiadi.indb 203 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[44r]
CANTO TERCEIRO. 44

[36] Mas o leal vassallo conhecendo,


Que seu senhor não tinha resistencia,
Se vay ao Castelhano, prometendo,
Que elle faria darlhe obediencia.
Leuanta o inimigo o cerco horrendo,
Fiado na promessa, e consciencia
De Egas moniz: mas não consente o peito
Do moço illustre, a outrem ser sogeito.

[37] Chegado tinha o prazo prometido,


Em que o Rei Castelhano ja agoardaua,
Que o Principe a seu mando sometido,
Lhe desse a obediencia que esperaua.
Vendo Egas, que ficaua fementido,
O que delle Castella não cuydaua,
Determina de dar a doçe vida,
A troco da palaura mal comprida.

[38] E com seus filhos e molher se parte,


A aleuantar co elles a fiança,
Descalços, e despidos, de tal arte,
Que mais moue a piedade que a vingança.
Se pretendes Rei alto de vingarte,
De minha temeraria confiança,
Dizia, eis aqui venho offerecido,
Ate pagar co a vida o prometido.
F 4 Ves

204

I Lusiadi.indb 204 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[36] Ma il leale vassallo, conoscendo


il suo signor senza più resistenza,174
sen va dal Castigliano,175 promettendo
ch’avria ottenuto d’Afonso obbedienza.
Leva il nemico allor l’assedio orrendo,
credendo alla promessa e alla coscienza176
d’Egas Moniz; ma non consente il petto177
dell’illustre garzone178 esser soggetto.179

[37] Giunto era dunque il termine180 promesso,


in cui il Re Castigliano già aspettava
che il Principe, al comando sottomesso,
gli desse l’obbedienza che sperava.181
Vedendo Egas mostrarsi menzognero,182
ciò che Castiglia di lui non pensava,183
determina donar sua dolce vita184
in luogo di parola in ver tradita.

[38] E coi suoi figli e la moglie si parte


a risvegliar con loro la fiducia,
scalzi e laceri,185 usando di quell’arte
che più muove a pietà che alla ferocia.186
«Se pretendi, o Re alto, vendicarti187
della mia temeraria confidenza
(dicea), qui vengo ad offerirti espresso
di pagar con la vita il mio promesso.

205

I Lusiadi.indb 205 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[44v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[39] Ves aqui trago as vidas inocentes,


Dos filhos sem peccado, e da consorte,
Se a peitos generosos, e excellentes,
Dos fracos satisfaz a fera morte.
Ves aqui as mãos, e a lingoa delinquentes,
Nellas sos exprimenta, toda sorte
De tormentos, de mortes, pelo estillo
De Scinis, e do touro de Perillo.

[40] Qual diante do algoz o condenado,


Que ja na vida a morte tem bebido,
Poem no çepo a garganta: e ja entregado,
Espera pelo golpe tam temido:
Tal diante do Principe indinado,
Egas estaua a tudo offerecido:
Mas o Rei vendo a estranha lealdade,
Mais pode em fim que a Ira a Piedade.

[41] O grão fidelidade Portuguesa,


De vassallo, que a tanto se obrigaua,
Que mais o Persa fez naquella empresa,
Onde rosto e narizes se cortaua,
Do que ao grande Dario tanto pesa,
Que mil vezes dizendo suspiraua.
Que mais o seu Zopiro são prezâra,
Que vinte Babilonias que tomàra
Mas

206

I Lusiadi.indb 206 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[39] Vedi, qui traggo le vite innocenti188


di figli senza peccato e consorte,
se a petti generosi ed eccellenti
dei deboli189 soddisfa fiera morte.
Vedi qui mani e lingua delinquenti:190
in esse esperimenta qual sia sorte
di tormenti, di morti, nel modello
di Sinis e del toro di Perillo».191

[40] Quale davanti al boia il condannato


che già in vita la morte ha sorseggiato,
pon sul ceppo la gola, e già domato
aspetta il colpo tanto paventato:192
tale davanti al Principe indignato
Egas ristava, a tutto assoggettato.
Ma sul Re, vista singolar lealtade,
può193 infine più che l’ira la pietade.194

[41] O grande fedeltade portoghese195


d’un vassallo che a tanto s’obbligava!
Che più il Persiano fece in quell’impresa
che ’l volto e le narici si secava?196
Cosa che al grande Dario tanto pesa
che assai fiate197 dicendo sospirava
che più Zopiro suo sano pregiasse
che venti Babillonie assoggettasse.198

207

I Lusiadi.indb 207 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[45r]
CANTO TERCEIRO. 45.

[42] Mas ja o Principe Affonso aparelhaua,


O Lusitano exercito ditoso,
Contra o Mouro que as terras habitaua,
Dalem do claro Tejo deleitoso:
Ia no campo de Ourique se assentaua,
O arraial soberbo, e belicoso:
Defronte do inimigo Sarraceno,
Posto que em força, e gente tam pequeno.

[43] Em nenhâa outra cousa confiado,


Senão no summo Deos, que o Ceo regia,
Que tam pouco era o pouo bautizado,
Que pera hum so cem Mouros aueria.
Iulga qualquer juyzo sossegado,
Por mais temeridade que ousadia,
Cometer hum tamanho ajuntamento,
Que pera hum caualleiro ouuesse cento.

[44] Cinco Reis Mouros sam os inimigos,


Dos quaes o principal Ismar se chama,
Todos exprimentados nos perigos
Da guerra, onde se alcança a illustre fama:
Seguem guerreiras Damas seus amigos,
Imitando a fermosa e forte Dama,
De quem tanto os Troyanos se ajudârão,
E as que o Termodonte ja gostârão.
A matutina

208

I Lusiadi.indb 208 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[42] Ma già il Principe Afonso apparecchiava


il Lusitano esercito glorioso199
contro il Moro che i luoghi abitava
di là del chiaro Tago dilettoso;200
già nel campo di Ourique si piantava
l’accampamento fiero e bellicoso,
difronte all’inimico Saraceno,
anche se in forze e gente son di meno,201

[43] in nessun’altra cosa assicurato


se non nel sommo Dio, che il Ciel reggea,202
che sì poco era il popol battezzato203
che, per un solo, cento Mori avea.
Giudica ogni giudizio distaccato204
che sia più che valor spavalderia
affrontare un sì grande alloggiamento,205
avendo un cavaliere contro cento.206

[44] Cinque Re Mori sono gli inimici,


de’ quali il principale Ismar si chiama;207
tutti sperimentati nei pericoli
di guerra, ove s’ottiene illustre fama.
Seguon dame guerriere i loro amici,208
sembrando la formosa e forte Dama,209
di che tanto i Troiani si giovarono,210
e lor che il Termodonte già gustarono.211

209

I Lusiadi.indb 209 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[45v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[45] A matutina luz serena, e fria,


As Estrellas do Pollo ja apartaua,
Quando na Cruz o Filho de Maria,
Amostrando se a Affonso o animaua:
Elle adorando quem lhe aparecia,
Na Fê todo inflamado assi gritaua:
Aos infieis Senhor, aos infieis,
E não a my que creio o que podeis.

[46] Com tal milagre, os animos da gente


Portuguesa, inflamados leuantauão,
Por seu Rei natural, este excelente
Principe, que do peito tanto amauão:
E diante do exercito potente,
Dos imigos, gritando o ceo tocauão:
Dizendo em alta voz, real, real,
Por Affonso alto Rei de Portugal.

[47] Qoal cos gritos e vozes incitado,


Pola montanha o rabido Moloso,
Contra o Touro remete, que fiado
Na força està do corno temeroso:
Ora pega na orelha, ora no lado,
Latindo mais ligeiro que forçoso,
Ate que em fim rompendolhe a garganta,
Do brauo a força horrenda se quebranta.
Tal

210

I Lusiadi.indb 210 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[45] La mattutina luce pura e fredda


le stelle ormai del Polo allontanava,212
quando in Croce il Figliolo di Maria,
mostrandosi ad Afonso, lo animava.
Egli, adorando Quei che gli apparìa,
in Fe’ tutto infiammato, sì gridava:
«Agli Infedèi, Signor, agli Infedeli,
E non a me, che credo ai tuoi poteri!»213

[46] Con tal miracol l’alme della gente


portoghese infiammate,214 essi acclamavano
per lor Re natural215 questo eccellente
Principe, che di cuore tanto amavano;216
e davanti all’esercito potente
dei nemici, gridando il ciel toccavano,217
dicendo ad alta voce: «Real, real,218
per Afonso alto Re del Portogal!»

[47] Quale con grida e con voci incitato219


per la montagna il rabido Molosso220
contro il Toro s’avventa,221 ch’è fidato
nella forza del corno222 spaventoso:
or s’attacca223 all’orecchio, ora al costato,
latrando, più leggier che vigoroso,224
finché alfine, rompendogli la gola,
del bravo225 l’orrorosa forza invola:226

211

I Lusiadi.indb 211 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[46r]
CANTO TERCEIRO. 46

[48] Tal do Rei nouo, o estamago acendido,


Por Deos e polo pouo juntamente,
O barbaro comete apercebido,
Co animoso exercito rompente:
Leuantão nisto os perros o alarido
Dos gritos, tocam a arma, ferue a gente,
As lanças e arcos tomão, tubas soão,
Instromentos de guerra tudo atroão.

[49] Bem como quando a flama que ateada,


Foi nos aridos campos (asoprando
O sibilante Boreas) animada
Co vento, o seco mato vay queimando:
A pastoral companha, que deitada,
Co doçe sono estaua, despertando,
Ao estridor do fogo que se atea,
Recolhe o fato, e foge pera a aldea.

[50] Desta arte o Mouro atonito e toruado,


Toma sem tento as armas muy depressa,
Não foge: mas espera confiado,
E o ginete belligero arremessa:
O Portugues o encontra denodado,
Pelos peitos as lanças lhe atrauessa.
Hâs caem meios mortos, e outros vão
A ajuda conuocando do Alcorão.
Ali

212

I Lusiadi.indb 212 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[48] tal del Re nuovo227 l’animo,228 incendiato229


per Dio e per il popolo ugualmente,
il Barbaro assalisce, organizzato,
con animoso esercito irrompente.230
Levano in questo i Cani231 il loro strido232
d’urla, s’armano,233 ferve quella gente,
le lance e gli archi afferran, tube suonano,
istrumenti di guerra tutto intronano.

[49] Ben come quando fiamma, che appiccata


sia negli aridi campi (imperversando234
il sibilante Bòrea), e animata
col vento, il secco incolto va bruciando;
pastoral compagnia, che coricata
con dolce sonno stava,235 ridestandosi
allo stridor del fuoco che divampa
raccoglie il gregge236 e fugge alla campagna;237

[50] tal così il Moro, attonito e turbato,


prende confuso238 l’armi assai di fretta;
non fugge, no, ma attende assicurato,239
e sprona i suoi bellìgeri ginetti.240
Il Portoghese incontro,241 ardimentoso,
con le lance trapassa i loro petti:242
gli un’ cadon mezzo morti, e gli altri invano
van chiedendo l’aiuto del Corano.243

213

I Lusiadi.indb 213 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[46v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[51] Ali se vem encontros temerosos,


Pera se desfazer hâa alta serra,
E os animais correndo furiosos,
Que Neptuno amostrou ferindo a terra:
Golpes se dão medonhos, e forçosos,
Por toda a parte andaua acesa a guerra:
Mas o de Luso, arnes, couraça e malha,
Rompe, corta, desfaz, a bola e talha.

[52] Cabeças pelo campo vão saltando,


Braços, pernas, sem dono e sem sentido,
E doutros as entranhas palpitando,
Palida a cor, o gesto amortecido:
Ia perde o campo o exercito nefando,
Correm rios do sangue desparzido
Com que tambem do campo a cor se perde
Tornado Carmesi de branco e verde.

[53] Ia fica vencedor o Lusitano


Recolhendo os trofeos e presa rica,
Desbaratado e roto o Mauro Hispano,
Tres dias o gram Rei no campo fica:
Aqui pinta no branco escudo vfano,
Que agora esta victoria certifica:
Cinco escudos azues esclarecidos,
Em sinal destes cinco Reis vencidos.
E nestes

214

I Lusiadi.indb 214 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[51] Ecco vedonsi scontri spaventosi,


tali da fracassare un’alta serra,244
e gli animali in corsa furiosi
che Nettuno mostrò forando in terra.245
Colpi si danno orribili e impetuosi;
per ogni parte andava accesa guerra:246
ma il Luso,247 usbergo e la corazza e maglia
rompe, squarcia, disfà, deforma e taglia.248

[52] Teste mozze pel campo van saltando,


braccia, gambe, senza padrone e senso;249
e d’altri le interiora palpitando,250
pallida tinta, il viso a morte spento.
Già perde piè251 l’esercito nefando;
scorrono rii di sangue252 ovunque sparto,253
per cui del campo anche il color254 si perde,
mutato in cremisi da bianco e verde.255

[53] Già resta vincitore il Lusitano,


raccogliendo i trofei e ricca preda;
già256 sbaragliato e rotto il Moro Ispano,
tre giorni il grande Re nel campo resta.257
Qui dipinge nel bianco scudo altero,258
che ancor’oggi questa vittoria attesta,
cinque scudi d’azzurro259 rifulgenti,
in segno di tai cinque Regi vinti.260

215

I Lusiadi.indb 215 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[47r]
CANTO TERCEIRO. 47.

[54] E nestes cinco escudos pinta os trinta


Dinheiros, porque Deos fora vendido,
Escreuendo a memoria em varia tinta,
Daquelle de quem foy fauorecido,
Em cada hum dos cinco, cinco pinta,
Porque assi fica o numero comprido:
Contando duas vezes o do meio,
Dos cinco azues que em Cruz pintando veio.

[55] Passado ja algum tempo, que passada


Era esta grão victoria, o Rei subido
A tomar vay Leiria, que tomada
Fora muy pouco auia, do vencido:
Com esta a forte Arronches sojugada
Foy juntamente: e o sempre ennobrecido
Scabelicastro, cujo campo ameno,
Tu claro Tejo regas tam sereno.

[56] A estas nobres villas sometidas,


Ajunta tambem Mafra, em pouco espaço,
E nas serras da Lua conhecidas,
Sojuga a fria Sintra, o duro braço,
Sintra onde as Naiades escondidas
Nas fontes, vão fugindo ao doçe laço:
Onde Amor as enreda brandamente,
Nas agoas acendendo fogo ardente.
E tu

216

I Lusiadi.indb 216 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[54] E in questi cinque scudi pinge i trenta


denari per cui Dio venne venduto,261
per memoria, scrivendo in varia tinta,262
di Colui dal quale ei fu sostenuto.
In ciascuno dei cinque, cinque pinge,263
perché così sta il numero completo,
contando per due volte quello al centro
dei cinque azzurri, e li dipinse in croce.264

[55] Passato già alcun tempo che passata


era la gran vittoria, il Re eminente
va a conquistar Leiria, riconquistata265
– poco tempo era già – dall’oste vinto.
Con questa, Arronches forte soggiogata266
fu giuntamente, e la sempre distinta
Scalabicastro,267 di cui il campo ameno
tu, chiaro Tago, irrighi sì sereno.268

[56] A queste nobil’ ville269 sottomesse,


aggiunge pure Mafra,270 in poco spazio,
e ne’ monti di Luna nominati271
soggioga Sintra fredda272 il duro braccio;
Sintra,273 dove le Naiadi,274 celate
ne’ fonti, van fuggendo al dolce laccio
onde Amore le stringe blandamente,
entro l’acque accendendo fuoco ardente.275

217

I Lusiadi.indb 217 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[47v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[57] E tu nobre Lisboa, que no Mundo,


Facilmente das outras es princesa,
Que edificada foste do facundo,
Por cujo engano foy Dardania acesa:
Tu a quem obedece o Mar profundo,
Obedeceste aa força Portuguesa.
Ajudada tambem da forte armada,
Que das Boreais partes foy mandada.

[58] La do Germanico Albis, e do Reno,


E da fria Bretanha conduzidos,
A destruir o pouo Sarraceno,
Muitos com tenção sancta erão partidos,
Entrando a boca ja, do Tejo ameno,
Co arrayal do grande Affonso vnidos.
Cuja alta fama antão subia aos ceos,
Foy posto cerco aos muros Vlisseos.

[59] Cinco vezes a Lâa se escondêra,


E outras tantas mostrâra cheio o rosto,
Quando a Cidade entrada se rendêra,
Ao duro cerco, que lhe estaua posto.
Foy a batalha tam sanguina e fera,
Quanto obrigaua o firme prosuposto:
De vencedores asperos, e ousados,
E de vencidos, ja desesperados.
Desta

218

I Lusiadi.indb 218 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[57] E tu, nobil Lisbona, che nel Mondo


senz’ombra276 sei dell’altre principessa,277
che edificata fosti dal facondo278
per lo cui inganno fu Dardania accesa,279
tu, cui obbedisce tutto il mar profondo,
obbedisti alla forza Portoghese,280
aiutata altresì da forte armata281
che da Boreali282 plaghe fu mandata.

[58] Là dal Germanico Elba, e poi dal Reno


e dalla fredda Bretagna guidati
a distruggere il popol Saraceno
molti a santa tenzone eran partiti.283
Entrando in foce già del Tago ameno
del grande Afonso al campo riuniti,
cui l’alta fama ormai saliva ai Cieli,284
fu posto assedio ai muri Ulissèi.285

[59] Cinque volte la luna ebbe celato


e altrettante mostrò il suo pieno volto,286
quando la città invasa omai s’arrese
al duro assedio che gli venìa posto.
Fu la battaglia sì sanguigna e fiera,
quanto obbligava il fermo presupposto287
di vincitori aspri ed azzardati,288
e di vinti oramai già disperati.289

219

I Lusiadi.indb 219 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[48r]
CANTO TERCEIRO. 48.

[60] Desta arte em fim tomada se rendeo,


Aquella que nos tempos ja passados
Aa grande força nunca obedeceo,
Dos frios pouos Sciticos ousados:
Cujo poder a tanto se estendeo,
Que o Ibero o vio, e o Tejo amedrontados.
E em fim co Betis tanto algum podêrão,
Que aa terra de Vandalia nome dêrão.

[61] Que cidade tam forte, por ventura


Auera que resista, se Lisboa
Não pode resistir aa força dura
Da gente, cuja fama tanto voa.
Ia lhe obedece toda a Estremadura,
Obidos, Alanquer, por onde soa
O tom das frescas agoas, entre as pedras,
Que murmurando laua, e Torres vedras.

[62] E vos tambem, o terras transtaganas,


Affamadas co dom da flaua Ceres,
Obedeceis aas forças mais que humanas,
Entregando lhe os muros, e os poderes.
E tu laurador Mouro, que te enganas,
Se sustentar a fertil terra queres.
Que Eluas, e Moura, e Serpa conhecidas,
E Alcaçare do sal, estão rendidas.
Eis

220

I Lusiadi.indb 220 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[60] In tal modo espugnata infin si rese


quella290 che, già nei tempi ormai passati,
alla gran forza mai avea obbedito
dei freddi popol’ Sciti ardimentosi,291
il cui potere a tanto si estendeva
ch’Ebro il videro e Tago da atterriti;
e infin col Bétis tanto essi poterono
che alla terra Vandàlia nome dièrono.292

[61] Quale città sì forte per ventura


vi sarà che resista, se Lisbona
resister non poté alla forza dura
di gente la cui fama tanto vola?293
Già le obbedisce tutta Estremadura,294
Óbidos, Alenquer, donde risuona
il suon delle fresche acque295 tra le pietre
che mormorando lava,296 e Torre Vetra.297

[62] E voi altresì, o terre Transtagane,298


note pel dono della flava Cerere,299
obbedite a le forze più che umane,
offrendo lor le mura ed i poderi.
E tu, agricola300 Moro, assai ti inganni
se conservar la fertil terra intendi;
ch’Elvas, e Moura, e Serpa rinomate
e Alcácer301 sono già capitolate.

221

I Lusiadi.indb 221 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[48v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[63] Eis a nobre Cidade, certo assento,


Do rebelde Sertorio antigamente,
Onde ora as agoas nitidas de argento,
Vem sustentar de longo a terra, e a gente,
Pelos arcos reaes, que cento e cento
Nos ares se aleuantão nobremente.
Obedeceo, por meio e ousadia
De Giraldo, que medos não temia.

[64] Ia na cidade Beja vay tomar,


Vingança de Trancoso destruida,
Affonso que não sabe sosegar,
Por estender co a fama a curta vida:
Não se lhe pode muito sustentar
A Cidade: mas sendo ja rendida,
Em toda a cousa viua, a gente yrada,
Prouando os fios vay da dura espada.

[65] Com estas sojugada foy Palmella,


E a piscosa Cizimbra, e juntamente,
Sendo ajudado mais de sua estrella,
Desbarata hum exercito potente:
Sentio o a Villa, e vio o a serra della,
Que a socorrellla vinha deligente.
Pela fralda da serra descuydodo,
Do temeroso encontro inopinado.
O Rei

222

I Lusiadi.indb 222 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[63] Poi la nobil Città, sicuro asilo302


del ribelle Sertorio anticamente,303
onde ora l’acque nitide d’argento304
sostentano da lungi terra e gente
per l’arcate regali,305 a cento e cento,
che nell’aere s’elevan nobilmente,306
obbedì per l’ingegno e la bravura
di Giraldo, che non temea paura.307

[64] Or va su Beja città ad ottenere


vendetta di Trancoso demolita
Afonso, che non sa che sia riposo,
per estender con fama corta vita.308
Non gli può molto fare opposizione
la città; ma quand’essa è ormai piegata,
su ogni vivente quella gente irata
provando va ’l fil della dura spada.309

[65] Con queste soggiogata fu Palmela,


la pescosa Sesimbra,310 e insiememente,
vieppiù essendo aiutato da sua stella,311
sbaraglia un esercito potente
(l’udì la villa,312 e lo vide anche il monte)
che a soccorla veniva diligente
per la falda del monte, sprovveduto
al terribile scontro impreveduto.

223

I Lusiadi.indb 223 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[49r]
CANTO TERCEIRO 49.

[66] O Rei de Badajoz era alto Mouro,


Com quatro mil cauallos furiosos,
Innumeros piões, darmas e de ouro
Guarnecidos, guerreiros e lustrosos:
Mas qual no mes de Maio o brauo Touro
Cos ciumes da vaca, arreceosos,
Sentindo gente o bruto, e cego amante
Saltea o descuidado caminhante.

[67] Desta arte Affonso subito mostrado,


Na gente da, que passa bem segura,
Fere, mata, derriba denodado,
Foge o Rei Mouro, e so da vida cura,
Dum Panico terror todo asombrado,
So de seguillo o exercito procura.
Sendo estes que fizerão tanto aballo,
Nomais que so sesenta de cauallo.

[68] Logo segue a victoria sem tardança,


O grão Rei incansabil, ajuntando
Gentes de todo o Reino, cuja vsança
Era andar sempre terras conquistando,
Cercar vay Badajoz, e logo alcança
O fim de seu desejo, pelejando
Com tanto esforço e arte, e valentia,
Que a fez fazer aas outras companhia.
G Mas

224

I Lusiadi.indb 224 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[66] Il Re di Badajoz313 era alto314 Moro,


con quattromila cavalli furiosi,
innumeri pedoni,315 d’armi e d’oro
ben guarniti, guerrieri316 e luminosi.
Ma come ai dì di Maggio il bravo toro317
geloso della vacca, e sospettoso,
sentendo gente, bruto e cieco amante
assal l’inconsapevole viandante:

[67] tale sì Afonso subito mostratosi


la gente fiede, che passa318 sicura,
e taglia, uccide, abbatte coraggioso:319
fugge il Re Moro, e sol di vita ha cura.
D’un panico320 terror tutto annebbiato
sol321 seguirlo l’esercito procura;
sendo lor che facean tanto flagello
non più che solo sessanta a cavallo.322

[68] Tosto ha la vittoria che non tarda


il gran Re infaticabile, assembrando
genti di tutto il Regno, la cui usanza
era andar sempre terre conquistando.
Va a assediar Badajoz:323 tosto raggiunge
il fin324 del suo desio, battagliando
con tanto sforzo, ed arte e valentìa325
che le fe’ fare all’altre compagnia.326

225

I Lusiadi.indb 225 14/04/2022 15:25:04


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[49v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[69] Mas o alto Deos, que pera longe guarda,


O castigo daquelle que o mereçe,
Ou pera que se emmende aas vezes tarda,
Ou por segredos que homem não conheçe,
Se ate qui sempre o forte Rei resguarda,
Dos perigos a que elle se offereçe.
Agora lhe não deixa ter defesa,
Da maldição da mãy que estaua presa.

[70] Que estando na cidade que cercâra,


Cercado nella foy dos Lioneses,
Porque a conquista della lhe tomâra,
De Lião sendo, e não dos Portugueses.
A pertinacia aqui lhe custa cara,
Assi como acontece muytas vezes,
Que em ferros quebra as pernas, indo aceso
Aa batalha onde foy vencido e preso.

[71] O famoso Pompeyo não te pene,


De teus feitos illustres a ruyna,
Nem ver que a justa Nemesis ordene,
Ter teu sogro de ti victoria dina,
Posto que o frio Fasis, ou Syene
Que pera nenhum cabo a sombra inclina:
O Bootes gellado, e a linha ardente,
Temessem o teu nome geralmente.
Posto

226

I Lusiadi.indb 226 14/04/2022 15:25:04


I LUSIADI, CANTO III

[69] Ma l’alto Iddio, che da lontano guarda


il castigo di quegli che lo merta,
o perch’egli s’emendi a volte tarda,
o per segreti ch’uomo non conosce,327
se fin qui sempre il forte Re riguarda
dai pericoli a’ quali egli s’espone,
ora non gli consente aver difesa
dalla maledizion di madre, ch’era presa.328

[70] Stando nella città che avea assediata,


assediato329 in lei fu dai Leonesi,
perché quella conquista avea rubata,
essendo del León, non Portoghese.330
La pertinacia331 qui gli costa cara,
così come succede a più riprese,
che in ferri rompe le sue gambe,332 acceso
a battaglia, onde fu sconfitto e preso.

[71] O famoso Pompeo,333 non ti amareggi


delle tue gesta illustri la rovina,
né il veder giusta Nemesi334 dar leggi
ch’il suocero335 abbia in te vittoria degna,
posto che il freddo Fasi336 oppur Siene,337
dove mai in nessun luogo l’ombra inclina,338
il Boote gelato e il giro ardente,339
temette il nome tuo universalmente.

227

I Lusiadi.indb 227 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[50r]
CANTO TERCEIRO. 50

[72] Posto que a rica Arabia, e que os feroces


Eniocos, e Colcos, cuja fama
O Veo dourado estende: e os Capadoçes,
E Iudea, que hum Deos adora e ama,
E que o molles Sofenos, e os Atroces,
Silicios, com a Armenia, que derrama,
As agoas dos dous Rios, cuja fonte
Estâ noutro mais alto e sancto Monte.

[73] E posto em fim que desdo mar de Atlante,


Ate o Sictico Tauro, monte erguido
Ia vencedor te vissem, não te espante
Se o campo Emathio so te vio vencido,
Porque Affonso veras soberbo e ouante,
Tudo render, e ser despois rendido.
Assi o quis o conselho alto celeste,
Que vença o sogro a ti, e o genro a este.

[74] Tornado o Rei sublime finalmente,


Do diuino juyzo castigado,
Despois que em Santarem soberbamente,
Em vão dos Sarracenos foy cercado.
E despois que do martyre Vicente,
O sanctissimo corpo venerado.
Do sacro promontorio conhecido,
Aa cidade Vlissea foy trazido.
G 2 Porq̃

228

I Lusiadi.indb 228 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[72] Posto che ricca Arabia340 e che i feroci


Enìochi,341 ed i Colchi, la cui fama
il Vello d’oro342 espande, e i Cappadoci,
e Giudea, che un Dio solo adora e ama,343
e che i molli Sofeni,344 e anche gli atroci
Cilici, con l’Armenia che dirama
acque di quei due fiumi,345 la cui fonte
sta in altro più elevato e santo monte;

[73] e posto infin che dal mare d’Atlante346


allo Scitico Tauro monte eccelso,347
già vincitor ti vider, non temere
se il campo Emazio348 sol ti vide vinto,
perché Afonso vedrai, fiero e osannato,349
tutto sommettere e poi esser sommesso.350
Così volle il consiglio alto351 e celeste:
vinca il suocero te, il genero questi.352

[74] Tornato il Re sublime finalmente,


dal divino Giudizio castigato,353
dopo che a Santarém superbamente
invan da’ Saraceni fu assediato,354
e poscia che del martire Vincenzo
il santissimo corpo venerato
dal Sacro Promontorio355 celebrato
alla città d’Uisse356 fu traslato,

229

I Lusiadi.indb 229 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[50v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[75] Porque leuasse auante seu desejo,


Ao forte filho manda o lasso velho,
Que aas terras se passasse dalentejo,
Com gente, e co beligero aparelho:
Sancho, desforço e danimo sobejo,
Auante passa, e faz correr vermelho,
O rio que Seuilha vay regando,
Co sangue mauro, barbaro e nefando.

[76] E com esta victoria cobiçoso,


Ia não descansa o moço ate que veja,
Outro estrago como este, temeroso
No barbaro que tem cercado Beja.
Não tarda muito o Principe ditoso,
Sem ver o fim daquillo que deseja.
Assi estragado o Mouro, na vingança
De tantas perdas poem sua esperança.

[77] Ia se ajuntão do monte, a quem Medusa


O corpo fez perder, que teue o Ceo:
Ia vem do promontorio de Ampelusa,
E do Tinge que assento foy de Anteo.
O morador de Abila não se escusa,
Que tambem com suas armas se moueo:
Ao som da Mauritana e ronca tuba,
Todo o Reino que foy do nobre Iuba.
Entraua

230

I Lusiadi.indb 230 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[75] perché portasse avanti il suo desio,357


al forte figlio358 ordina il lasso vecchio
che alle terre passasse d’Alentejo
con gente e con bellìgero apparecchio.359
Sancio, di forza e d’animo supremo,360
avanti passa, e fa scorrer vermiglio
il fiume361 che Siviglia va rigando
col sangue Moro, barbaro e nefando.362

[76] E con questa vittoria ambizioso


già non si placa il giovin, finché veggia
altro eccidio siffatto spaventoso
sul Barbaro che sta assediando Beja.363
Non tarda molto il Prence venturoso364
senza vedere il fin di ciò che brama.
Sì massacrato, il Moro alla vengianza365
di tanti danni volge sua speranza.

[77] Già scendono dal monte cui Medusa


il corpo fe’ impietrar, che resse il Cielo;366
dal promontorio arrivan di Ampelusa367
e da Tangeri, ospizio già d’Anteo.368
L’abitante di Abìla369 non si nega,
pur’ei con l’arme sue s’appropinquava,
al suon di Mauritana e roca tuba
tutto il Regno che fu del chiaro Giuba.370

231

I Lusiadi.indb 231 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[51r]
CANTO TERCEIRO. 51.

[78] Entraua com toda esta companhia,


O Miralmomini em Portugal
Treze Reis mouros leua de valia,
Entre os quaes tem o ceptro Imperial:
E assi fazendo quanto mal podia,
O que em partes podia fazer mal.
Dom Sancho vay cercar em Santarem,
Porem não lhe socede muito bem.

[79] Dalhe combates asperos, fazendo


Ardis de guerra mil, o Mouro yroso,
Não lhe aproueita ja trabuco horrendo,
Mina secreta, Ariete forçoso:
Porque o filho de Affonso, não perdendo
Nada do esforço, e acordo generoso,
Tudo prouê com animo e prudencia,
Que em toda a parte ha esforço e resistencia

[80] Mas o velho a quem tinhão ja obrigado


Os trabalhosos annos, ao sosego,
Estando na Cidade, cujo prado
Enuerdecem as agoas do Mondego:
Sabendo como o filho està cercado,
Em Santarem, do Mauro pouo cego,
Se parte diligente da Cidade,
Que não perde a presteza co a idade.
G 3 E co a

232

I Lusiadi.indb 232 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[78] Entra con tutta questa compagnìa


il Miralmominì371 nel Portogallo;
porta tredici Re mori di vaglia,
tra i quali egli ha lo scettro Imperiale;372
e procurando quanto mal potea,
quello che in parte potea far di male,373
Don Sancio va a assediare in Santarém
però non gli succede molto bene.

[79] Lo combatte aspramente, macchinando


mille astuzie di guerra il Moro iroso;374
non gli giovano catapulta375 orrenda,
scavi segreti, ariete vigoroso:
perché il figlio d’Afonso non perdendo
mai sangue freddo e slancio376 generoso,
tutto provvede, in animo e prudenza,377
ché378 ad ogni parte è forza e resistenza.

[80] Ma il veglio, che teneano già obbligato


i travagliosi anni ormai al riposo,379
stando nella città, il cui bel prato
inverdiscono l’acque del Mondego,380
sapendo come il figlio sta assediato
in Santarém dal popol Moro cieco,381
si parte con premura di città,
ché non perde prestezza con l’età.382

233

I Lusiadi.indb 233 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[51v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[81] E co a famosa gente â guerra vsada,


vay socorrer o filho, e assi ajuntados,
A Portuguesa furia costumada,
Em breue os Mouros tem desbaratados:
A campina que toda està qualhada
De marlotas, capuzes variados,
De cauallos, jaezes, presa rica,
De seus senhores mortos chea fica.

[82] Logo todo o restante se partio


De Lusitania, postos em fugida,
O Miralmomini so não fogio,
Porque antes de fogir lhe foge a vida,
A quem lhe esta victoria permitio,
Dão louuores e graças sem medida:
Que em casos tão estranhos claramente,
Mais peleja o fauor de Deos que a gente.

[83] De tamanhas victorias triumfaua,


O velho Affonso, Principe subido,
Quando quem tudo em fim vencendo andaua,
Da larga, e muita idade foi vencido,
A palida doença lhe tocaua,
Com fria mão o corpo enfraquecido:
E pagàrão seus annos deste geito,
Aa triste Libitina seu dereito.
Os altos

234

I Lusiadi.indb 234 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[81] E con l’insigne gente a guerra usata


va a soccorere il figlio: sì riuniti,383
la Portoghese furia accostumata384
in breve i Mori ha tutti sbaragliati.
La pianura, che ovunque è seminata385
di mantelli, cappucci variegati,
cavalli, bardature, ricca preda,386
de’ suoi signori morti resta piena.387

[82] E tosto ogni restante si partì


da Lusitania, con fuga spedita;388
il Miralmominì sol non fuggì:
pria di fuggir, già a lui fugge la vita.389
A Chi questa vittoria permetté
dan lode e grazie oltre ogni misura:390
che in casi così estremi chiaramente
pugna il favor di Dio più che la gente.391

[83] Di cotante vittorie trionfava


il vecchio Afonso, Principe supremo,
quando, chi tutto infin vincendo andava
da lunga e greve etade alfin fu vinto392.
La pallida affezione393 gli toccava
con fredda mano il corpo indebolito;394
Pagaron gli anni suoi in cotesto modo
all’atra Libitina395 il suo tributo.

235

I Lusiadi.indb 235 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[52r]
CANTO TERCEIRO. 52

[84] Os altos promontorios o chorarão,


E do rios as agoas saudosas,
Os semeados campos alagarão,
Com lagrimas correndo piadosas:
Mas tanto pelo mundo se alargarão,
Com fama suas obras valerosas,
Que sempre no seu Reino chamarão,
Affonso, Affonso os eccos, mas em vão.

[85] Sancho forte mancebo, que ficàra


Imitando seu pay na valentia,
E que em sua vida ja se exprimentâra,
Quando o Betis de sangue se tingia,
E o barbaro poder desbaratâra,
Do Ismaelita Rei de Andaluzia.
E mais quando os que Beja em vão cercârão,
Os golpes de seu braço em si prouârão.

[86] Despois que foy por Rei aleuantado,


Auendo poucos annos que reinaua,
A cidade de Silues tem cercado,
Cujos campos o barbaro lauraua:
Foy das valentes gentes ajudado,
Da Germanica armada, que passaua.
De armas fortes e gente apercebida,
A recobrar Iudea ja perdida.
G 4 Passauão

236

I Lusiadi.indb 236 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[84] Lo piansero gli alti promontori,396


e di fiumi397 le acque melanconiche398
i seminati campi sì allagarono
con lagrime scorrendo pietose.399
Ma tanto per il mondo si allargarono
con fama le sue opre valorose,400
che sempre nel suo Regno chiameranno
«Afonso, Afonso!» gli echi, ma ahimè invano.401

[85] Sancio, giovine forte, che restava


imitando suo padre in valentìa,
e che in sua vita già avea dato prova,402
quando il Bétis di sangue si tingea,403
e il barbaro potere sbaragliava
dell’Ismaelita Re d’Andalusia,
e più allor quei che Beja assediarono
i colpi del suo braccio in sé provarono;

[86] dopo che fu come Rege elevato,404


essendo or pochi anni che regnava,405
la cittade di Silves ha assediato,406
i cui bei campi il Barbaro vangava.407
Fu da valenti genti408 egli aiutato
di Germanica armata che passava,
d’armi forti, essa gente ben fornita,
a riprendere la Giudea rapita.409

237

I Lusiadi.indb 237 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[52v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[87] Passauão a ajudar na sancta empresa,


O roxo Federico, que moueo
O poderoso exercito, em defesa
Da cidade onde Christo padeceo,
Quando Guido co a gente em sede acesa,
Ao grande Saladino se rendeo:
No lugar onde aos Mouros sobejauão,
As agoas que os de guido desejauão.

[88] Mas a fermosa armada, que viera


Por contraste de vento, aaquella parte
Sancho quis ajudar na guerra fera,
Ia que em seruiço vay, do sancto Marte
Assi como a seu pay acontecèra,
Quando tomou Lisboa, da mesma arte,
Do Germano ajudado Silues toma,
E o brauo morador destrue e doma.

[89] E se tantos tropheos do Mahometa,


Aleuantando vay: tambem do forte
Liones, não consente estar quieta
A terra vsada aos casos de Mauorte:
Ate que na ceruiz seu jugo meta
Da soberba Tui, que a mesma sorte,
Vio ter a muitas villas suas vizinhas,
Que por armas tu Sancho humildes tinhas.
Mas

238

I Lusiadi.indb 238 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[87] Andavano a aiutar la santa impresa


del rosso Federico,410 che mové
il poderoso esercito in difesa
della città dove Cristo patì,
quando Guido,411 coi suoi di sete accesi,
al grande Saladino si rendé,412
in quella piana413 ove ai Mori abbondavano
l’acque che quei di Guido desiavano.

[88] Ma la gentile armata,414 che giunta era


per contrasto di vento in quella parte,415
Sancio416 volle aiutare in guerra fera,
già che al servizio va417 del santo Marte.418
Così come a suo padre accaduto era
quando prese Lisbona, con stessa arte
dal Germano aiutato Silves prende
e i riottosi abitanti strugge e stende.

[89] E se tanti trofei di Macometto419


strappando va, pur tuttavia del forte
Leonese non consente restar quieta
la terra, avvezza ai casi di Mavorte,420
finché alla nuca il proprio giogo metta
della superba Tuí, che stessa sorte
vide in tanti villaggi a lei vicini,
che con l’arme tu, Sancio, umili inchini.421

239

I Lusiadi.indb 239 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[53r]
CANTO TERCEIRO 53.

[90] Mas entre tantas palmas salteado


Da temerosa morte, fica erdeiro,
Hum filho seu de todos estimado,
Que foy segundo Affonso, e Rei terceiro
No tempo deste, aos Mauros foi tomado
Alcaçere do sal por derradeiro:
Porque dantes os Mouros o tomarão,
Mas agora estruidos o pagarão.

[91] Morto despois Affonso lhe sucede


Sancho segundo, manso e descuidado,
Que tanto em seus descuidos se desmede,
Que de outrem que mandaua era mandado,
De gouernar o Reino que outro pede,
Por causa dos priuados foi priuado,
Porque como por elles se regia,
Em todos os seus vicios consentia.

[92] Não era Sancho não tam desonesto,


Como Nero, que hum moço recebia
Por molher, e despois horrendo incesto,
Com a mãy Agripina cometia:
Nem tam cruel aas gentes e molesto,
Que a cidade queimasse onde viuia,
Nem tam mao como foi Helio gabàlo,
Nem como o mole Rei Sardanapâlo.
Nem

240

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I LUSIADI, CANTO III

[90] Ma fra sì tante palme depredato422


dalla paurosa morte, resta erede
un figlio suo, da tutti ben stimato,
che fu secondo Afonso, e terzo Re.423
Nel di lui tempo, ai Mori fu espugnato
Alcácere-do-Sal424 ora per sempre,
poiché i Mori l’avean riconquistato,425
ma adesso annichilati l’han pagato.

[91] Morto dipoi Afonso, gli succede


Sancio secondo,426 fiacco e negligente,427
che tanto in negligenze sue eccede,
che da chi ei comandava è comandato.428
Del governo del Regno, ch’altri chiede,429
dagl’intimi privati fu privato,430
giacché, come su d’essi s’affidava,
in tutto i vizi loro egli accettava.

[92] Non era Sancio, no, sì disonesto


come Neron, che un giovin si prendeva
per moglie,431 e poi ancora, orrendo incesto
con la madre Agrippina commetteva;
né sì crudele alle genti e molesto
che la città bruciasse ove viveva,432
né tanto tristo come Eliogabàlo,433
né come il molle Re Sardanapàlo.434

241

I Lusiadi.indb 241 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[53v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[93] Nem era o pouo seu tiranizado,


Como Sicilia foy de seus tyranos,
Nem tinha como Phalaris achado,
Genero de tormentos inhumanos:
Mas o Reino de altiuo, e costumado
A senhores em tudo soberanos.
A Rei não obedece, nem consente,
Que não for mais que todos excellente.

[94] Por esta causa o Reino gouernou,


O Conde Bolonhes, despois alçado
Por Rei, quando da vida se apartou,
Seu yrmão Sancho, sempre ao ocio dado
Este que Affonso o brauo se chamou,
Despois de ter o Reino segurado:
Em dilatalo cuida, que em terreno
Não cabe o altiuo peito tam pequeno.

[95] Da terra dos Algarues, que lhe fora


Em casamento dada, grande parte,
Recupêra co braço, e deita fora
O Mouro mal querido ja de Marte:
Este de todo fez liure e senhora
Lusitania, com força e bellica arte:
E acabou de oprimir a nação forte,
Na terra que aos de Luso coube em sorte.
Eis

242

I Lusiadi.indb 242 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[93] Né era il popolo suo tiranneggiato


come Sicilia fu da’suoi tiranni,435
né avea come Falaride436 inventato
genere di tormenti disumani;
ma il Regno, ch’era altero e accostumato
a signori finor veri sovrani,
al Re non obbedisce, né consente
ch’egli non sia più ch’ogni altri eccellente.437

[94] Per questa causa il Regno governò


il Conte di Boulogne, poi proclamato
Rege, quando la vita abbandonò438
suo fratel Sancio, sempre agli ozi dato.439
Questi, che Afonso il Bravo440 si chiamò,
dopo d’avere il Regno assicurato,
ad espanderlo pensa, ché in un petto
non cape, altero, spazio sì ristretto.441

[95] Delle terre d’Algarve, che gli furo


in dote destinate,442 grande parte
recupera col braccio, e caccia fuori443
il Moro, ch’era ormai discaro a Marte.444
Questi in tutto fe’ libera e signora
Lusitania, con forza e bellica arte;445
e finì di domar la nazion forte,446
nella terra che ai Lusi toccò in sorte.

243

I Lusiadi.indb 243 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[54r]
CANTO TERCEIRO. 54

[96] Eis despois vem Dinis, que bem pareçe,


Do brauo Affonso estirpe nobre e dina,
Com quem a fama grande se escureçe,
Da liberalidade Alexandrina.
Co este o Reino prospero floreçe,
(Alcançada ja a paz aurea diuina)
Em constituições, leis e costumes,
Na terra ja tranquila claros lumes.

[97] Fez primeiro em Coimbra exercitarse,


O valeroso officio de Minerua,
E de Helicona as Musas fez passarse,
A pisar de Mondego a fertil erua:
Quanto pode de Athenas desejarse,
Tudo o soberbo Apolo aqui reserua.
Aqui as capellas da tecidas de ouro,
Do Bacaro, e do sempre verde louro.

[98] Nobres villas de nouo edificou,


Fortalezas, castellos muy seguros,
E quasi o Reino todo reformou,
Com edificios grandes, e altos muros:
Mas despois que a dura Atropos cortou,
O fio de seus dias ja maduros:
Ficoulhe o filho pouco obediente,
Quarto Affonso: mas forte e excelete.
Este

244

I Lusiadi.indb 244 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[96] Ecco poi vien Dinis,447 che ben appare


del Bravo Afonso stirpe illustre e degna,
con cui la fama grande già s’oscura
della munificenza Alessandrina.448
Con questi il Regno prospero fiorisce
(raggiunta ormai la pace aurea449 divina)
in istituti, leggi ed in costumi,450
in terra ormai tranquilla chiari lumi.

[97] Ei fe’ primo in Coimbra esercitare


il valoroso officio di Minerva,451
e d’Elicona fe’ le Muse andare
a premer del452 Mondego fertil’erba.
quanto si può d’Atene453 desiare
tutto il superbo Apollo qui riserva;
qui le ghirlande dà tessute d’oro,
di bàccaro454 e di sempreverde alloro.

[98] Nuove belle cittadi edificò,


e fortezze, e castelli assai sicuri,
e quasi il Regno tutto riformò,
con edifici splendidi e alti muri.455
Ma poi che la dura Àtropo456 troncò
il filo dei suoi giorni già maturi,457
restogli il figlio poco obbediente,458
Quarto Afonso, ma forte ed eccellente.459

245

I Lusiadi.indb 245 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[54v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[99] Este sempre as soberbas Castelhanas,


Co peito desprezou firme e sereno,
Porque não he das forças Lusitanas,
Temer poder maior, por mais pequeno
Mas porem quando as gentes Mauritanas,
A possuir o Esperico terreno,
Entrarão pelas terras de Castella,
Foy o soberbo Affonso a socorrella.

[100] Nunca com Semirâmis, gente tanta


Veio ôs campos Ydaspicos enchendo,
Nem Atila, que Italia toda espanta,
Chamandose de Deos açoute horrendo.
Gottica gente trouxe tanta, quanta
Do Sarraceno barbaro estupendo,
Co poder excessiuo de Granada,
Foy nos campos Tartesios ajuntada.

[101] E vendo o Rei sublime Castelhano,


A força inexpugnabil, grande e forte,
Temendo mais o fim do pouo Hispano,
Ia perdido hâa vez, que a propria morte
Pedindo ajuda ao forte Lusitano,
Lhe mandaua a carissima consorte,
Molher de quem a manda, e filha amada
Daquelle a cujo Reino foi mandada.
Entraua

246

I Lusiadi.indb 246 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[99] Questi sempre le borie Castigliane


con petto disprezzò fermo e sereno,460
perché ignoto è alle forze Lusitane
temer poter maggior, per esser meno.461
Ma poi, quando le genti Mauritane
a invadere l’Ispanico terreno462
entraron per le terre di Castiglia,
fu proprio il fiero Afonso a sostenerla.

[100] Mai con Semiramìs463 gente cotanta


venne i campi d’Idaspe464 subissando,
né Attila, che tutta Italia spanta,465
chiamandosi di Dio flagello orrendo,466
Gotica467 gente portò tanta, quanta
dal Saraceno barbaro tremendo,
con forze straripanti di Granata,
fu nei campi Tartessi468 radunata.

[101] Vedendo il Re sublime Castigliano


la forza inespugnabil, grande e forte,469
temendo più per il popolo Ispano,470
già invaso un tempo,471 che per propria morte,
chiedendo aiuto al forte Lusitano,
gli mandò la carissima consorte,472
moglie di chi la manda, e figlia amata
di colui al cui Regno fu mandata.473

247

I Lusiadi.indb 247 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[55r]
CANTO TERCEIRO. 55.

[102] Entraua a fermosissima Maria,


Polos paternais paços sublimados,
Lindo o gesto: mas fora de alegria,
E seus olhos em lagrimas banhados,
Os cabellos Angelicos trazia,
Pelos eburneos hombros espalhados:
Diante do Pay ledo, que a agasalha,
Estas palauras tais chorando espalha.

[103] Quantos pouos a terra produzio


De Africa toda gente fera e estranha,
O grão Rei de Marrocos conduzio
Pera vir possuir a nobre Espanha:
Poder tamanho junto não se vio,
Despois que o salso Mar a terra banha.
Trazem ferocidade, e furor tanto,
Que a viuos medo, e a mortos faz espanto.

[104] Aquelle que me deste por marido,


Por defender sua terra amedrontada,
Co pequeno poder, offerecido
Ao duro golpe està, da Maura espada,
E se não for contigo socorrido,
Verme as delle e do Reino ser priuada,
Viuua e triste, e posta em vida escura,
Sem marido, sem Reino, e sem ventura.
Por tanto

248

I Lusiadi.indb 248 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[102] Entra la formosissima474 Maria


pei paterni palazzi475 sublimati,476
gentil l’aspetto, ma fuor d’allegria,477
e i suoi occhi di lagrime bagnati;478
i bei capelli angelici traea479
sovra gli omeri eburnei480 a l’aura sparsi:481
davanti al padre lieto che l’accoglie
queste parole tai, piangendo, scioglie:482

[103] «Quanti popoli mai terra produsse


d’Affrica tutta, gente fiera e strana,483
il gran Re del Marocco484 li condusse
per venire a domar l’illustre Spagna.485
Possa486 sì grande, unita mai si vide
da quando il salso mar487 la terra bagna;
portan ferocia, e furor488 sì violento
che ai vivi angoscia, e ai morti fa spavento.489

[104] Colui al qual mi deste per marito,490


per difender sua terra sbigottita491
con sì piccola possa, è destinato492
al duro colpo della Maura spada;
e s’egli non sarà da te assistito,
di lui e del Regno mi vedrai privata,
vedova e triste, e posta in vita oscura,493
senza marito, Regno né ventura.494

249

I Lusiadi.indb 249 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[55v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[105] Por tanto, ô Rei, de quem com puro medo,


O corrente Muluca se congella,
Rompe toda a tardança, acude cedo,
Aa miseranda gente de Castella.
Se esse gesto que mostras claro e ledo,
De pay o verdadeiro amor assella:
Acude e corre pay, que se não corres,
Pode ser que não aches quem socorres.

[106] Não de outra sorte a timida Maria


Fallando está, que a triste Venus, quando
A Iupiter seu pay fauor pedia,
Pera Eneas seu filho, nauegando,
Que a tanta piedade o comouia,
Que caido das mãos o rayo infando.
Tudo o clemente Padre lhe concede,
Pesandolhe do pouco que lhe pede.

[107] Mas ja cos esquadrões da gente armada,


Os Eborenses campos vão qualhados,
Lustra co Sol o arnes, a lança, a espada,
Vão rinchando os cauallos jaezados:
A canora trombeta embandeirada
Os corações aa paz acostumados:
Vay às fulgentes armas incitando
Polas concauidades retumbando.
Entre

250

I Lusiadi.indb 250 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[105] Pertanto,495 o Re, di cui sol per timore496


il corrente Muluca si congela,497
rompi orsù ogni tardanza,498 aiuta ora
la miseranda gente di Castiglia.
Se499 l’aspetto, che mostri chiaro e lieto,
di padre il vero amore n’assicura,500
aiuta e accorri, padre,501 e se non corri
può esser che non trovi chi soccorri.502 –

[106] Non altrimenti timida503 Maria


parla che504 triste Venere,505 allorquando
a Giove, padre suo, favor chiedea
per Enea, il suo figlio, navigante;
che a cotanta pietà lo commovea
che, caduta di man folgore orrenda,506
tutto il clemente Padre le concede,
poco pesandogli ciò ch’ella chiede.507

[107] Ma già degli squadron’ di gente armata


i campi d’Evora508 sono gremiti:509
riluce al Sol510 corazza, lancia e spada;511
nitriscono i cavalli ben guarniti.512
La canora trombetta,513 imbandierata,
i cuori, già alla pace accostumati,
va alle fulgenti armi514 ora incitando,
per i concavi spazi rimbombando.515

251

I Lusiadi.indb 251 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[56r]
CANTO TERCEIRO. 56

[108] Entre todos no meio se sublima,


Das insignias Reais acompanhado,
O valeroso Affonso, que por cima
De todos, leua o collo aleuantado,
E somente co gesto esforça e anima,
A qualquer coração amedrontado.
Assi entra nas terras de Castella,
Com a filha gentil Rainha della.

[109] Iuntos os dous Affonsos finalmente,


Nos campos de Tarifa, estão defronte
Da grande multidão da cega gente,
Pera quem sam pequenos campo e monte.
Não ha peito tão alto e tam potente,
Que de desconfiança não se afronte,
Em quanto não conheça, e claro veja,
Que co braço dos seus Christo peleja.

[110] Estão de Agar os netos casi rindo,


Do poder dos Christãos fraco e pequeno,
As terras como suas repartindo,
Ante mão, entre o exercito Agareno:
Que com titulo falso possuindo
Està o famoso nome Sarraceno.
Assi tambem com falsa conta e nua,
Aa nobre terra alhea chamão sua.
Qual

252

I Lusiadi.indb 252 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[108] Intra tutti nel mezzo si sublima,516


dall’insegne Reali accompagnato,
il valoroso Afonso, il quale in cima
a tutti eleva il capo rilevato;517
e soltanto col viso inforza e sprona
ogni cuore che resti sgomentato.518
Così entra nelle terre di Castiglia519
con la Regina, sua gentile figlia.

[109] Uniti i due Alfonsi finalmente


ne’ campi di Tarifa520 son difronte
a moltitudine di cieca521 gente
per cui son poco spazio e il campo e il monte.522
Non v’è petto sì altero e sì baldante
che con lo scoramento non s’incontri,523
finché non riconosca e chiaro veggia
che col braccio de’ suoi Cristo guerreggia.524

[110] I nipoti di Agàr525 quasi ridendo


stan delle forze avverse, fiacche e poche,526
le terre come proprie ripartendo
già prima, tra l’esercito Agareno,
che con titolo falso attribuendo
stassi il famoso nome Saraceno.527
Così pure, con stima vana e impropria,
la nobil terra altrui chiamano propria.528

253

I Lusiadi.indb 253 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[56v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[111] Qual o membrudo e barbaro Gigante,


Do Rei Saul, com causa tam temido,
Vendo o Pastor inerme estar diante,
So de pedras e esforço apercebido,
Com palauras soberbas o arrogante,
Despreza o fraco moço mal vestido:
Que rodeando a funda o desengana,
Quanto mais pode a Fê que a força humana.

[112] Desta arte o Mouro perfido despreza,


O poder dos Christãos, e não entende,
Que està ajudado da alta fortaleza,
A quem o Inferno horrifico se rende.
Co ella o Castelhano, e com destreza,
De Marrocos o Rei comete e offende.
O Portugues que tudo estima em nada,
Se faz temer ao Reino de Granada.

[113] Eis as lanças e espadas retenião,


Por cima dos arneses, brauo estrago,
Chamão (segundo as leis que ali seguião,)
Hâs Mafamede, e os outros Sanctiago,
Os feridos com grita o Ceo ferião,
Fazendo de seu sangue bruto lago,
Onde outros meios mortos se afogauão,
Quando do ferro as vidas escapauão.
Com

254

I Lusiadi.indb 254 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[111] Quale il membruto e barbaro Gigante,529


dal re Saùl a dritto sì temuto,
vede il Pastore inerme stargli avante,
sol di pietre e di zelo530 premunito:531
con parole superbe l’arrogante532
disprezza l’esil giovin malvestito,533
che, rotando la fionda,534 il disinganna
(quanto può Fe’ più che la forza umana!),535

[112] siffatto536 il Moro perfido disprezza537


il poter dei Cristiani, e non intende
ch’esso è aiutato da un’Alta Fortezza,538
a cui l’Inferno orrìfico539 s’arrende.
Con Lei540 il Castigliano, e con destrezza,541
del Marocco il Sovrano assale e offende;
il Portoghese tutto stima un niente,542
e fa temer di Granata la gente.543

[113] Ecco le lance e spade544 risuonavano


contro gli usberghi:545 ardimentosa strage!546
Invocano (secondo loro fedi)
quei Macometto, e questi Santiago.547
I feriti con grida il Ciel ferivano,548
facendo del lor sangue orrido549 lago,
ond’altri quasi morti s’affogavano,
quando dal ferro la vita scampavano.

255

I Lusiadi.indb 255 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[57r]
CANTO TERCEIRO 57.

[114] Com esforço tamanho estrue e mata,


O Luso ao Granadil, que em pouco espaço,
Totalmente o poder lhe desbarata,
Sem lhe valer defesa, ou peito de aço:
De alcançar tal victoria tam barata,
Inda não bem contente o forte braço,
Vay ajudar ao brauo Castelhano,
Que pelejando está co Mauritano.

[115] Ia se hia o Sol ardente recolhendo,


Pera a casa de Thetis, e inclinado,
Pera o Ponente o vespero trazendo,
Estaua o claro dia memorado,
Quando o poder do Mauro grande e horedo
Foi pelos fortes Reis desbaratado,
Com tanta mortindade, que a memoria,
Nunca no mundo vio tam gram victoria.

[116] Não matou a quarta parte o forte Mario,


Dos que morrerão neste vencimento,
Quando as agoas co sangue do aduersario,
Fez beber ao exercito sedento,
Nem o Peno asperissimo contrario,
Do Romano poder de nascimento:
Quando tantos matou da illustre Roma,
Que alqueires tres de aneis dos mortos toma.
H E se

256

I Lusiadi.indb 256 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[114] Con immane vigor strugge ed ammazza


il Luso il Granadino e, in poco spazio,550
totalmente le forze sue sbaraglia,
senza valer difesa o pur corazza.551
Di ottenere vittoria a poco prezzo
quindi non ben contento, il forte braccio
va ad aiutare il prode Castigliano
che combattendo sta col Mauritano.

[115] Già andava il Sole ardente ricovrando


alla casa di Teti,552 ed inclinato
verso Ponente, il vespero553 traendo,
stava il nitido giorno554 memorando,
quando il poter del Moro grande e orrendo
fu dai forti Sovrani sbaragliato,
con tal massacro555 inver, che la memoria
mai nel mondo assisté a sì gran vittoria.556

[116] Un quarto557 non ne uccise il forte Mario


di quei che trovar morte in tal vittoria,
quando l’acqua col sangue d’avversario
fece bere al suo esercito assetato;558
né il Punico,559 asprissimo contrario
al Romano potere da ch’ei nacque,560
quando tanti di Roma illustre offese561
che tre moggi d’anelli ai morti prese.562

257

I Lusiadi.indb 257 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[57v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[117] E se tu tantas almas so podeste,


Mandar ao Reino escuro de Cocito,
Quando a sancta Cidade desfizeste
Do pouo pertinaz no antigo rito:
Permissam e vingança foy celeste,
E não força de braço, o nobre Tito,
Que assi dos Vates foy profetizado,
E despois por IESV certificado.

[118] Passada esta tão prospera victoria,


Tornado Affonso aa Lusitana terra,
A se lograr da paz com tanta gloria,
Quanta soube ganhar na dura guerra,
O caso triste, e dino da memoria,
Que do sepulchro os homes desenterra,
Aconteceo da misera, e mezquinha
Que despois de ser morta foy Rainha.

[119] Tu so, tu puro Amor com força crua,


Que os corações humanos tanto obriga,
Deste causa aa molesta morte sua,
Como se fora perfida inimiga:
Se dizem fero Amor que a sede tua,
Nem com lagrimas tristes se mitiga:
E porque queres aspero e tirano
Tuas aras banhar em sangue humano.
Estauas

258

I Lusiadi.indb 258 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[117] E se tu sol tant’anime potesti


mandare al Regno oscuro di Cocito,563
quando la Città santa disfacesti
del popol fermo nell’antico rito:564
permissione e vengianza fu celeste565
e non forza di braccio,566 o nobil Tito,
che sì dai Vati567 fu profetizzato,
e quindi da Gesù certificato.568

[118] Avuta una sì prospera vittoria,569


tornando Afonso in Lusitana terra,
a godersi la pace in tanta gloria
quanta guadagnar seppe in dura guerra,
il caso triste e degno di memoria,
che trae l’uom dal sepolcro e ’l dissotterra,570
accadde della misera e meschina571
che dopo d’esser morta fu Reina.572

[119] Tu sol, tu, puro Amor, con forza alpestra,573


che i nostri cuori umani tanto implìca,574
desti causa alla morte sua molesta,575
come ti fosse perfida inimica.576
Se dicon, fero Amor, che la tua sete
né pur con tristi lagrime si placa,577
è perché vuoi, o aspro e disumano,
tuoi altari bagnar con sangue umano.578

259

I Lusiadi.indb 259 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[58r]
CANTO TERCEIRO. 58

[120] Estauas linda Ines posta em sosego


De teus annos, colhendo doçe fructo,
Naquelle engano da alma, ledo e cego,
Que a fortuna não deixa durar muito,
Nos saudosos campos do Mondego,
De teus fermosos olhos nunca enxuto,
Aos montes insinando, e âs eruinhas
O nome que no peito escripto tinhas.

[121] Do teu Principe ali te respondião,


As lembranças que na alma lhe morauão,
Que sempre ante seus olhos te trazião,
Quando dos teus fermosos se apartauão
Denoite em doçes sonhos, que mentião,
De dia em pensamentos que voauão.
E quanto em fim cuidaua, e quanto via,
Eram tudo memorias de alegria.

[122] De outras bellas senhoras, e Princesas,


Os desejados tâlamos engeita,
Que tudo em fim, tu puro amor desprezas,
Quando hum gesto suaue te sogeita:
Vendo estas namoradas estranhezas,
O velho pay sesudo, que respeita
O murmurar do pouo, e a fantasia
Do filho, que casarse não queria.
H 2 Tirar

260

I Lusiadi.indb 260 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[120] Tu stavi, bella Inés, posta in letizia579


dei tuoi anni cogliendo dolce frutto,580
in quell’inganno d’alma, gaio e cieco,581
che fortuna non lascia durar molto,
nei nostalgici campi del Mondego,582
degli occhi tuoi lucenti mai asciutto,
ai monti tu insegnando e all’erbe andavi583
il nome che nel cor scritto serbavi.584

[121] Del tuo Principe lì ti rispondeano585


le membranze che in cuor gli dimoravano,
ch’ognor dianzi ai suoi occhi ti traeano,
quando dai tuoi lucenti586 s’appartavano:
di notte in dolci sogni, che mentivano,
di giorno in pensamenti, che volavano.587
E quanto infin pensava o percepìa588
eran tutto memorie d’allegria.589

[122] D’altre belle signore e Principesse590


i desiati talami rigetta,591
ché tutto infin tu, puro amor,592 disprezzi
quando un volto soave t’assoggetta.
Vedendo tali amorose stranezze
il vecchio padre cauto, che rispetta593
popolar mormorìo,594 e la fantasia595
del figlio, che sposarsi non volea,

261

I Lusiadi.indb 261 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[58v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[123] Tirar Ines ao mundo determina,


Por lhe tirar o filho que tem preso,
Crendo co sangue sô da morte indina,
Matar do firme amor o fogo aceso:
Que furor consentio, que a espada fina,
Que pode sustentar o grande peso
Do furor Mauro, fosse aleuantada,
Contra hâa fraca dama delicada?

[124] Trazião a os horrificos algozes,


Ante o Rei, ja mouido a piedade:
Mas o pouo com falsas, e ferozes
Razões, aa morte crua o persuade:
Ella com tristes e piedosas vozes,
Saidas sô da magoa, e saudade
Do seu Principe, e filhos que deixaua,
Que mais que a propria morte a magoaua.

[125] Pera o Ceo cristalino aleuantando,


Com lagrimas os olhos piedosos,
Os olhos, porque as mãos lhe estaua atando,
Hum dos duros ministros rigurosos.
E despois nos mininos atentando,
Que tam queridos tinha, e tam mimosos,
Cuja orfindade como mãy temia,
Pera o auô cruel assi dizia.
Seja

262

I Lusiadi.indb 262 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[123] sottrarre Inés dal mondo stabilisce,


per sottrarle il figliol ch’ella gli ha preso:596
crede col sangue sol di morte indegna
spegner del fermo amore il foco acceso.597
Qual furor598 consentì che spada fina,599
che poté sostenere il grande peso
del furor Mauro, fosse sollevata
contro debole dama delicata?600

[124] Lei traevan gli orribili carnefici601


davanti al Re, già commosso a pietade:
ma il popolo, con false e con feroci602
ragioni, a morte cruda lo persuade.603
Ella con tristi e con pietose voci
effuse sol da doglia e da rimpianto604
del Principe e dei figli che lasciava605
(che più che propria morte l’angosciava),606

[125] al cielo cristallino607 sollevando


con lagrime quegli occhi suoi pietosi,
gli occhi, perché le man’ stava legando
un dei duri ministri rigorosi,608
e poscia i suoi fanciulli contemplando
che tanto cari avea, e sì amorosi,609
la cui orfanezza610 da madre temea,
verso l’avo611 crudel così dicea:

263

I Lusiadi.indb 263 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[59r]
CANTO TERCEIRO. 59

[126] Se ja nas brutas feras, cuja mente


Natura fez cruel de nascimento,
E nas aues agrestes, que somente
Nas rapinas aerias tem o intento,
Com pequenas crianças vio a gente,
Terem tam piadoso sentimento,
Como co a mãy de Nino ja mostrârão,
E cos yrmãos que Roma edificàrão.

[127] O tu que tes de humano o gesto e o peito


(Se de humano he, matar hâa donzella
Fraca e sem força, so por ter subjeito
O coração, a quem soube vencella)
A estas criançinhas tem respeito,
Pois o não tes aa morte escura della,
Mouate a piedade sua e minha,
Pois te não moue a culpa que não tinha.

[128] E se vencendo a Maura resistencia,


A morte sabes dar com fogo e ferro,
Sabe tambem dar vida com clemencia,
A quem pera perdela não fez erro:
Mas se to assi merece esta inocencia,
Poem me em perpetuo e misero desterro,
Na Scitia fria, ou la na Lybia ardente,
Onde em lagrimas viua eternamente.
H 3 Poem

264

I Lusiadi.indb 264 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[126] «Se già in selvagge fiere, la cui mente612


Natura fe’ crudel dal nascimento,613
e negli uccelli agresti, che soltanto
in aeree rapine hanno l’intento,614
per piccoli fanciul’ vide la gente615
nutrir tanto pietoso sentimento,
qual con la madre di Nino616 mostrarono
e co’ fratei che Roma edificarono;617

[127] O tu, che pur d’umano hai il volto e il petto


(se cosa umana è uccidere donzella618
fiacca e fragile,619 sol perch’ha soggetto620
ella il cuore a chi seppe conquistarla)
a queste creaturine621 abbi rispetto,
poiché non l’hai di lei alla morte oscura;622
muovati la pietade loro e mia,623
se colpa non lo fa624 ch’io non avea.625

[128] E se, vincendo Maura resistenza,626


la morte sai tu dar con fuoco e ferro,
sappi allora dar vita con clemenza
a chi per perder vita non fe’ errore.627
Ma se t’è merto alcun questa innocenza,
ponmi in perpetuo e misero deserto,628
nel gel di Scizia629 o nella Libia ardente,630
ove in lagrime io viva eternamente.

265

I Lusiadi.indb 265 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[59v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[129] Poem me onde se vse toda a feridade,


Entre Liões, e Tigres, e verey
Se nelles achar posso a piedade
Que entre peitos humanos não achey:
Ali co amor intrinseco e vontade,
Naquelle por quem mouro, criarey
Estas reliquias suas que aqui viste,
Que refrigerio sejão da mãy triste.

[130] Queria perdoarlhe o Rei benigno,


Mouido das palauras que o magoão:
Mas o pertinaz pouo, e seu destino
(Que desta sorte o quis) lhe não perdoão,
Arrancão das espadas de aço fino,
Os que por bom tal feito ali apregoão,
Contra hâa dama, ô peitos carniceiros
Feros vos amostrais, e caualleiros?

[131] Qual contra a linda moça Policena,


Consolação extrema da mãy velha,
Porque a sombra de Achiles a condena,
Co ferro o duro Pirro se aparelha:
Mas ella os olhos com que o ar serena,
(Bem como paciente, e mansa ouelha)
Na misera mãy postos, que endoudeçe
Ao duro sacrificio se offereçe.
Tais

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I Lusiadi.indb 266 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[129] Ponmi ove s’usi d’ogni ferità,631


infra tigri e leoni, ed io vedrò
se in essi impetrerò quella pietà
che tra petti di umani non trovai:632
là con l’intimo amore e volontà633
per quel634 per cui io moro, alleverò
queste reliquie635 sue che qui vedeste,
che refrigerio636 sian di madre triste».

[130] Voleva perdonarle il Re benigno637


mosso dai detti che l’addoloravano,
ma il popol pertinace638 e il suo destino
(che così decretò) non le perdonano.
Sguainan le spade lor d’acciaro fino
quei che per buono tal fatto dichiarano.639
Contro una dama, o petti giustizieri,640
feroci vi mostrate, e cavalieri?641

[131] Qual sulla giovinetta Polissèna642


conforto estremo della vecchia madre,
poiché l’ombra di Achille la condanna,
col ferro il duro Pirro s’apparecchia;
ma lei quegli occhi con che l’aer serena643
(ben come una paziente e mansa agnella)
volti alla triste madre che impazzisce
al duro sacrificio si offerisce:

267

I Lusiadi.indb 267 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[60r]
CANTO TERCEIRO. 60.

[132] Tais contra Inès os brutos matadores,


No colo de alabastro, que sostinha
As obras com que amor matou de amores
Aquelle que despois a fez Rainha:
As espadas banhando, e as brancas flores,
Que ella dos olhos seus regadas tinha,
Se encarniçauão, feruidos e yrosos,
No foturo castigo não cuidosos.

[133] Bem podêras, ô Sol, da vista destes


Teus rayos apartar aquelle dia,
Como da seua mesa de Tyestes,
Quando os filhos por mão de Atreu comia.
Vos, ô concauos vales que podestes,
A voz extrema ouuir da boca fria,
O nome do seu Pedro que lhe ouuistes,
Por muito grande espaço repetistes.

[134] Assi como a bonina que cortada,


Antes do tempo foy, candida e bella,
Sendo das mãos laciuas mal tratada,
Da minina que a trouxe na capella:
O cheiro traz perdido, e a cor murchada:
Tal està morta a palida donzella,
Secas do rosto as rosas, e perdida
A branca e viua cor, co a doçe vida.
H 4 As

268

I Lusiadi.indb 268 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[132] tai contro Inés i bruti assalitori644


nel collo di alabastro,645 che reggea
l’opere646 con che Amor vinse di amori647
colui che poscia la fece Regina,648
le lor spade bagnando e i bianchi fiori649
ch’ella con gli occhi suoi irrigati avea,
incrudelivan,650 fervidi ed irosi,
del futuro castigo non pensosi.651

[133] Potevi, o Sol, dalla vista di questi


distogliere i tuoi raggi ben quel dì,
qual dalla fiera mensa di Tieste,652
quando i suoi figli ei per Atreo inghiottì!653
Voi, o concave valli,654 che poteste
la voce estrema udir da bocca diaccia,655
il nome del suo Pedro, che le udiste,656
per molto grande spazio ripeteste!

[134] Come la margherita che tagliata


prima del tempo fu, candida e bella,
sendo da mani inquiete657 maltrattata
di bimba che l’intesse nel suo serto,658
perde il profumo e il colore sbiadisce:
tal sta morta la pallida donzella,659
secche del volto le rose,660 e svanita
la bianca e viva tinta, con la vita.661

269

I Lusiadi.indb 269 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[60v]
OS LVSIADAS DE. L. DE CA.

[135] As filhas do Mondego, a morte escura


Longo tempo chorando memorarão,
E por memoria eterna em fonte pura
As lagrimas choradas transformarão:
O nome lhe poserão, que inda dura,
Dos amores de Ines que ali passarão.
Vede que fresca fonte rega as flores,
Que lagrimas sam a agoa, e o nome amores.

[136] Não correo muito tempo que a vingança


Não visse Pedro das mortais feridas,
Que em tomando do Reino a gouernança,
A tomou dos fugidos humicidas:
Do outro Pedro cruissimo os alcança,
Que ambos immigos das humanas vidas,
O concerto fizerão duro e injusto,
Que com Lepido, e Antonio fez Augusto.

[137] Este castigador foy reguroso,


De latrocinios, mortes e adulterios,
Fazer nos maos cruezas, fero e yroso,
Erão os seus mais certos refrigerios:
As cidades guardando justiçoso,
De todos os soberbos vituperios,
Mais ladrões castigando aa morte deu,
Que o vagabundo Alcides, ou Theseu.
Do justo

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I Lusiadi.indb 270 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[135] Le figlie del Mondego morte oscura662


lungo tempo piangendo memorarono,
e, per memoria eterna, in fonte pura
le lagrime versate trasformarono;
nome gli poser, che tuttora dura,663
degli amori di Inés, che lì passarono.664
Vedi che fresca fonte irriga i fiori,665
che lagrime son l’acqua, e il nome Amori!

[136] Non corse molto tempo che vendetta


Pedro avesse di sue mortai’ ferite,666
che, prendendo del Regno egli il governo,667
l’ebbe668 su gli omicidi fuggitivi.669
D’altro Pedro il Crudele670 li riceve,671
che ambi, inimici delle umane vite,672
avean fatto l’accordo duro e ingiusto673
che con Lepido e Antonio già fe’ Augusto.674

[137] Egli castigator fu rigoroso


di latrocini, morti e adultèri:
far de’ malvagi scempio, fiero e iroso,
erano i suoi più certi refrigeri.675
Le città proteggendo con giustizia
da tutte le arroganti cattiverie,676
più ladri castigando a morte diede
che Tèseo o pure il vagabondo Alcide.677

271

I Lusiadi.indb 271 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[61r]
CANTO TERCEIRO. 61

[138] Do justo e duro Pedro nasce o brando


(Vede da natureza o desconcerto)
Remisso, e sem cuidado algum Fernando,
Que todo o Reino pos em muito aperto,
Que vindo o Castelhano deuastando
As terras sem defesa, esteue perto
De destruirse o Reino totalmente,
Que hum fraco Rei faz fraca a forte gente.

[139] Ou foy castigo claro do peccado,


De tirar Lianor a seu marido,
E casar se co ella de enleuado,
Num falso parecer mal entendido:
Ou foy que o coração sogeito, e dado
Ao vicio vil, de quem se vio rendido,
Molle se fez, e fraco, e bem parece
Que hum baxo amor os fortes enfraquece.

[140] Do peccado tiuerão sempre a pena


Muitos, que Deos o quis, e permitio:
Os que forão roubar a bella Elena,
E com Apio tambem Tarquino o vio:
Pois por quem Dauid Sancto se condena?
Ou quem o Tribo illustre destruio
De Benjamim? bem claro nolo insina,
Por Sarra Faraô, Sychem por Dina.
E pois

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I Lusiadi.indb 272 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[138] Dal giusto e duro Pedro nasce il blando


(vedi della natura discordanza!),678
svogliato, e senza zelo alcun, Fernando,679
che tutto il Regno pose in grande affanno:
venendo il Castigliano devastando
le terre indifese,680 fu vicino
a distruggersi il Regno totalmente,
ché un fiacco Re fa fiacca forte gente.681

[139] O fu castigo chiaro del peccato


di sottrarre Leonora al suo marito
e sposarsi con lei, come irretito
in un falso parer sconsiderato;682
o fu che il cuore suo, soggetto683 e dato
al vizio vil, cui s’era consegnato,
molle si fece e fiacco; ed apparisce
ch’un basso amore anche i forti infiacchisce.

[140] Del peccato scontar684 sempre la pena


molti, che Dio lo volle, e lo permise:
quei che andaro a rapir la bella Elèna,685
e, con Appio, Tarquinio anche lo vide.686
Per chi Davide Santo si condanna?687
O chi la Tribù illustre fe’ crollare
di Beniamin?688 Ben chiaro ce lo addita
per Sara il Faraon,689 Sichen per Dina.690

273

I Lusiadi.indb 273 14/04/2022 15:25:05


OS LUSÍADAS, CANTO TERCEIRO

[61v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[141] E pois se os peitos fortes enfraqueçe,


Hum inconcesso amor desatinado,
Bem no filho de Almena se pareçe,
Quando em Omfale andaua transformado,
De Marco Antonio a fama se escureçe,
Com ser tanto a Cleopatra affeiçoado:
Tu tambem Peno prospero o sentiste,
Despois que hâa moça vil na Apulia viste.

[142] Mas quem pode liurarse por ventura,


Dos laços que amor arma brandamente
Entre as rosas e a neue humana pura,
O ouro, e o alabastro transparente
Quem de hâa peregrina fermosura
De hum vulto de Medusa propriamente
Que o coração conuerte que tem preso,
Em pedra não: mas em desejo aceso.

[143] Quem vio hum olhar seguro, hum gesto brando,


Hâa suaue e Angelica excelencia,
Que em si estâ sempre as almas trãformãdo,
Que tiuesse contra ella resistencia:
Desculpado por certo estâ Fernando,
Pera quem tem de amor experencia:
Mas antes tendo liure a fantasia,
Por muyto mais culpado o julgaria.
Fim.

274

I Lusiadi.indb 274 14/04/2022 15:25:05


I LUSIADI, CANTO III

[141] E poi se i petti forti l’infiacchisce691


un inconcesso amore dissennato,
ben nel figlio d’Alcmena ciò apparisce,
quando in Onfale andava trasformato.692
Di Marco Antonio la fama scurisce
l’esser tanto a Cleopatra affezionato.693
Tu pur, prospero694 Punico, il provasti,
quando in Puglia una vil donna guardasti.695

[142] Ma chi può liberarsi per ventura696


dai lacci che Amore arma blandamente
tra le rose e la neve umana pura,697
e l’oro e l’alabastro trasparente?698
Chi di una peregrina leggiadria,
di un volto di Medusa699 veramente,
che ’l cor converte, che lo tiene preso,
in pietra no,700 ma in desiderio acceso?

[143] Chi vide sguardo franco, volto blando,


una soave e angelica701 eccellenza,
che in sé sempre va l’alme trasformando,702
che contro quella avesse resistenza?703
Discolpato per certo è il Re Fernando
da chi ha dell’amore esperienza;704
Ma se libero avesse l’intelletto
avuto,705 ben più reo già l’avrei detto.

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I Lusiadi.indb 275 14/04/2022 15:25:05


I Lusiadi.indb 276 14/04/2022 15:25:06
Canto Quarto
Canto IV

I Lusiadi.indb 277 14/04/2022 15:25:06


I Lusiadi.indb 278 14/04/2022 15:25:06
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Continua il discorso di Gama: dopo un periodo di interregno, D. João I


sale al trono; discorso di incitazione di Nuno Álvares; battaglia di Aljubarrota (28-
44); presa di Ceuta (ott.) 14-50. – Regno di D. Duarte 51-53. – Regno di D. Afonso
V 54-59. – Regno D. João II 60-65. – Regno di Manuel I: sogno profetico in cui al
Re appaiono personificati i fiumi Indo e Gange; Manuel incarica Vasco da Gama di
raggiungere le Indie orientali; la flotta capitanata da Gama parte da Belém (Lisbo-
na) fra lacrime e addii 66-93. – Episodio del velho do Restelo 94-104.

Direzioni interpretative
Il legame profondo con la fine del canto precedente è dato dall’introduzio-
ne di una terza coppia, quella formata dal Conte João Fernandes Andeiro e
Lianor. I due erano in relazione già ancora vivente Fernando, anzi, Andeiro
era consigliere molto vicino al re e, ovviamente, alla regina. Questa, alla
morte del marito, divenuta reggente, non nasconde il suo rapporto intimo
col favorito Andeiro, odiato da molti e alla fine assassinato dal futuro re
João I, il Mestre de Avis, con l’aiuto dei suoi sgherri. L’episodio cruento è
raccontato dal grande cronista Fernão Lopes come un pezzo di romanzo
nero, quasi una pagina di feuilleton avant-lettre (João I cap. X, 1, pp. 39-44).
Questa terza coppia, cui son dedicate solo due ottave all’incirca, è la più
degenere e indifendibile, e giunge storicamente e idealmente, per Camões,
dopo il décalage Inés Pedro > Fernando Leonor, a segnare il
punto più basso dei baixos amores. Con un tocco di misoginia – legittimata
dai fatti: le coppie 2 e 3 hanno in comune la parte femminile, una donna
intrigante che tale resterà sino all’estremo degli anni d’esilio. È proprio
questa gradatio discendente a far risaltare più luminosa la tragica purezza

279

I Lusiadi.indb 279 14/04/2022 15:25:06


NOTA INTRODUTTIVA

di Inés, incolpevole e colpevole a un tempo, martire cristologica e nuova


Francesca dantesca. Camões è un poeta, e lascia – sa di dover lasciare,
proprio perché poeta – aperte contraddizioni come queste, e come quella
strutturale che oppone solo apparentemente la mundivisão cristiana al pan-
theon delle deità classiche e della μοῖρα.

Il canto prosegue nel susseguirsi dei re sul trono portoghese, con battaglie
memorabili come quella di Aljubarrota, da porre in relazione con le prece-
denti di Orique e del Salado (vd. Le Gentil Camões, pp. 54-57); spiccano
eroi grandiosi come il santo conestabile Nuno Álvarez Pereira, ma soprat-
tutto si configura una volontà di confrontare i memorabilia classici a quelli
operati dai Lusitani nella modernità. Si tratta di un modulo epico che alme-
no da Dante al Cinquecento si imponeva prepotentemente sul classicismo
tematico cui contrapporre un classicismo emulativo e quindi superativo. E
dopo le guerre, il sangue, i corpi fatti a pezzi, il canto IV si indirizza verso
l’espansione transoceanica, con Manuel I. Due elementi strutturanti il plot
del poema, questi, il conflitto e l’esplorazione, con derive meravigliose e
sempre in un quadro cristiano-pagano coerente.

L’episodio fondamentale e finale, il più famoso del canto IV, quello del
velho do Restelo, sembra ostendere a gran voce un controcanto (mi si per-
metta il calembour) all’euforia epica nazionalista. Fior di interpreti si sono
accaniti e accapigliati su questo discorso del veglio, facendone anche cam-
po di battaglia per studi postcoloniali e interculturali. Riassumere l’intero
dibattito in merito è arduo; lo ha fatto in parte, da par suo, Aguiar e Silva
(A lira dourada, pp. 117-123): più di dieci anni ci separano da tale eccel-
lentissimo saggio, che però resta forse insuperato. Il problema cruciale
sarebbe il seguente: il vecchio venerando, pieno di esperienza e di saggez-
za, quindi voce presentata come autorevole da Gama che racconta e da
Camões che scrive, si scaglia contro le navigazioni oltreoceaniche motivate
essenzialmente dall’avidità e dall’ambizione con costi umani inenarrabili.
Poi aggiunge un orientamento bellico che chiameremmo geo-politicamen-
te l’impulso africano e antiorientale: perché inoltrarsi così lontano, fra peri-
coli e con smanie di razzia, invece di combattere i nemici vicini, quelli veri,
gli infedeli arabi nordafricani? Quindi il suo discorso si apre a dimensioni
più grandiose, umane in senso universale, con exempla classico-biblici e
un ricorso evidente al topos della miseria humanae conditionis. Il punto

280

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CANTO IV

allora è questo: come può Camões coonestare le argomentazioni di un per-


sonaggio che si oppone alle esplorazioni verso l’India, quando il poema
stesso ne è la celebrazione più smagliante? Di qui l’estasi degli ermeneu-
ti più volitivamente «trasgressivi» nel configurare un Camões «sdoppia-
to», un poeta epico e la sua «ombra», oppure un Camões sottotestuale
che mina consapevolmente il proprio edificio poematico, quindi un’opera
polimorfa, forse polifonica, o magari contraddittoria, schizofrenica, o sem-
plicemente ricca di diverse corde del sentimento e di vari armonici della
verità storico-poetica (cfr., per fare un nome, Blasco in Arquivos 1981, pp.
143-156). Perché non vedere i Lusíadas a fianco delle denunce di un Las
Casas o Francisco de Vitoria, perché non riconoscervi un anticolonialismo
basico? Certo lo spirito turbato di Virgilio, cantore inquieto dell’epopea
augustea, o quello ancor più «disturbato» di un Tasso che nasconde sotto
l’arme pietose un vivo orrore della violenza, paiono prossimi al nostro. Di-
versamente, il velho camoniano sarebbe semplicemente la voce del popolo
portoghese conservatore e contrario a dispendiose imprese di viaggio che
impoveriscono il paese; di qui le interpretazioni, come dire, storicistiche
dell’episodio. Ne derivano anche le posizioni ermeneutiche più calme di
coloro che distinguono l’età euforica delle scoperte – il tempo diegetico del
poema, l’avventura di Gama – da quella disforica della delusione e del fal-
limento, ovvero il tempo in cui scrive Camões. Così, a volte per bocca di fi-
gure emblematiche come il velho, a volte parlando direttamente l’autore, si
delineerebbe un contrasto epocale che la speranza in Dom Sebastião certo
storicamente non sanerà (ma Camões si risparmia lo spettacolo del disastro
del Portogallo, morendo prima). Ci avviciniamo così, a nostro parere, a
una lettura più equanime del finale del canto IV. Non possiamo non citare
il lucidissimo Aguiar e Silva ancora una volta: «na verdade da história e
na verdade da fábula poemática, Vasco da Gama e os seus marinheiros
não tinham como missão senhorear as terras descobertas, impondo nelas
o seu poder e o seu governo, mas tão-só perfazer o acto do descobrimento
e regressar a Lisboa para dar a boa nova ao rei D. Manuel e possibilitar as
acções político-militares futuras que haviam de «edificar novo Reino» nas
remotas terras descobertas» (A lira dourada, p. 144: «nella verità storica
e nella verità della fabula poematica, Vasco da Gama e i suoi marinai non
avevano come missione impadronirsi delle terre scoperte, imponendo loro
il proprio potere e governo, ma soltanto completare l’azione di scoperta
e tornare a Lisbona per dare la buona notizia al re D. Manuel e rendere

281

I Lusiadi.indb 281 14/04/2022 15:25:06


NOTA INTRODUTTIVA

possibili le azioni politico-militari future che dovevano edificare un nuovo


Regno nelle remote terre scoperte»). «La missione di Vasco da Gama […]
aveva carattere prevalentemente esplorativo: si trattava di verificare la per-
corribilità della rotta, di raccogliere informazioni sul mercato delle spezie,
di stabilire contatti con le comunità cristiane che si riteneva esistessero in
quelle regioni e di instaurare relazioni con le autorità indiane» (Lanciani
Morfologie, pp. 33 sg.). Quindi il velho, se mai, profetizza corruzioni, ru-
berie e violenze future, ma certamente non discute il valore dei viaggiatori,
non vocifera il controcanto anti-epico e antieroico internamente al poema
epico-eroico. E poi la sua è una voce, dicevamo, universale, un lamento
gridato, ma retoricamente ben complessionato, sui vizi umani, anzi, su
quel bicho da terra che è l’uomo «verme della terra». In questa chiave, in-
dubbiamente, si avvicina ai momenti ove la stessa voce autoriale piange in
analoghe, topiche forme elegiache per tutto il poema. Lo splendore degli
esploratori lusitani non è offuscato dalle ombre, queste sì, della storia che
procede inesorabile dopo di loro. Essi rifulgono e soffrono, e alla fine si
sublimano nel paradiso deliziano di un amore carnale, certo, ma sensuale e
aureo, non sfrenato e bacchico. (Siamo però ancora molte ottave al di qua
dell’Ilha dos Amores, su cui infra).
Una notazione finale, tuttavia, ci preme un poco. Leggiamo la strofa 17 del
canto seguente:

Os casos vi que os rudos marinheiros


Que tem por mestra a longa experiencia,
Contão por certos sempre e verdadeiros
Iulgando as cousas so polla aparencia:
E que os que tem juizos mais inteiros
Que so por puro engenho e por ciencia,
Vem do mundo, os segredos escondidos
Iulgão por falsos, ou mal entendidos.

Le illusioni ottiche di cui si parla (fuochi di Sant’Elmo ecc.) sono co-


munque visibili realmente; quindi, appartengono all’esperienza lunga e
veridica dei marinai. Tuttavia, gli studiosi d’ingegno superiore, che non
si fermano all’apparenza (intesa come effettivo apparire dei fenomeni),
scoprono falsità o malintesi e raggiungono così una conoscenza scienti-
fica ulteriore.

282

I Lusiadi.indb 282 14/04/2022 15:25:06


CANTO IV

Potremmo semplificare, estrapolando tre livelli di rapportarsi al mondo


circostante, due «vulgari» e l’ultimo «dotto», in una gradazione ascen-
dente:
− La credenza popolare (del povo néscio) in cose inverosimili, ne-
anche basata sull’esperienza ma solo frutto dell’irrazionalità col-
lettiva.
− L’esperienza di chi ha vissuto molto e ha molto visto, pur appar-
tenendo al popolo indotto, ma acquisendo una saggezza partico-
lare.
− Lo studio dei fenomeni esperiti, eseguito dagli scienziati e filoso-
fi, che ragionano sulle cause e scoprono le motivazioni profonde
delle cose.
Se dovessimo situare il velho do Restelo a uno di questi livelli progressivi,
lo porremmo al secondo.
Siffatta assiologia implicherebbe che il velho, per quanto saggio e pieno di
esperienza, possegga una conoscenza delle cose inferiore a quella dei veri
sapienti. Dovremmo quindi supporre che il suo discorso, per quanto etica-
mente nobile, potrebbe mancare di qualcosa di più, potrebbe essere privo
di un’ottica superiore, di una penetrazione più completa delle cose di cui
parla così rigorosamente.
Lasciando il modo condizionale e accettando provvisoriamente l’ipotesi
dei tanti interpreti per cui il velho rappresenta il pensiero del povo più sen-
sibile e illuminato, dobbiamo però aggiungere che il livello superiore, quel-
lo dei filosofi-scienziati, permette un approfondimento radicale che il velho
non attingerà mai. E siccome al niveau dei filosofi sapienti si collocano
anche i poeti, per una classificazione antichissima, che Camões riteniamo
approvi, siamo astretti a escludere che la fala do velho coincida con quella
dell’autore del poema. Per il nostro, il furor poetico è anche conoscitivo,
come lo era per Dante. Non si spiegherebbe altrimenti il registro cultural-
mente così elevato dei Lusíadas, oggetto peraltro di una letteratura critica
secolare capace di evocare ora cornici neoplatoniche, ora lucreziane, a non
dire del sistema allusivo letterario così ricco (anche senza volerne esagerare
la portata) ecc. Dunque, Camões si colloca (si auto-collocherebbe) al livel-
lo 3, al di sopra del velho. Anche se questa posizione sembra contraddire al
primato dell’esperienza formulato a V, 17 e X, 152: parleremmo piuttosto
però, per questi luoghi, di un’integrazione, e ovviamente di diversi contesti
discorsivi.

283

I Lusiadi.indb 283 14/04/2022 15:25:06


NOTA INTRODUTTIVA

Evitando di fare di quest’argomentazione un teorema, ci possiamo in ogni


caso porre la domanda: c’è qualcosa che non è del tutto esatto, o quanto-
meno leggermente imperfetto, nelle parole del velho? Ad esempio, la sua
invettiva contro la navigazione, assolutamente topica, certo (Orazio ecc.),
non esprime forse una verità relativa, superata dalla gloriosa esplorazione
di Gama e dei suoi (come d’altronde degli altri scopritori transoceanici
precedenti e seguenti)? L’avventura dei Lusiadi non è solo in balia del-
la fortuna, bensì – come quella di Colombo, Vespucci, Magellano, Dias,
Cabral ecc. – è guidata dalla conoscenza scientifica del comandante, dalla
sapienza bellica, dalla consultazione di carte e libri specializzati, dall’uso
di strumenti tecnici ecc. Infatti, sarà un trionfo premiato, ancorché il se-
guito della Storia (profetizzata dal velho per empirico intuito della natura
umana) finisca poi per virare verso il peggio. E ancora, davvero l’uomo è
solo un verme della terra, o può innalzarsi anche a dimensioni eroiche?
Il racconto degli eventi del regno portoghese, che Gama fa al melindano,
non è forse pieno di questi splendori eroici, di esempi di coraggio incredi-
bile? O crediamo che Camões sia «doppio» anche quando narra le gesta
del Santo Conestabile? La realtà è che non tutti i potenti sono ammalati
di cobiça e malvagi, ma ve ne sono stati e ve ne saranno pure di nobili e
grandi. Il velho non ha letto il De remediis di Petrarca, altrimenti saprebbe
che c’è una visione tetra e disperata dell’essere umano cui si accompagna
una possibilità di riscatto e salvezza. Non ha letto neppure i Casus virorum
illustrium di Boccaccio, che spalanca un pessimismo storico inchiostroso,
è vero, ma per la scelta di concentrarsi sul negativo in quanto protrettico
ai comportamenti positivi. Il velho non ha letto Arnobio e Lattanzio, che
espressero due visioni contrapposte sulla miseria e la nobilitas dell’umana
condizione. Camões probabilmente questi libri li ha letti, o ne ha letto il
succo in chi sa quali florilegi o testi di mediazione.
E allora? La fala do velho è così scricchiolante? Crediamo di no. Piuttosto
pensiamo che l’autore del poema, pur nel suo pessimismo talora contiguo
alle questioni sollevate dal velho, abbia necessariamente e auto-consape-
volmente uno sguardo superiore e più locupletato di quello del suo perso-
naggio. E non ci troviamo nulla di strano, infine.

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I Lusiadi.indb 284 14/04/2022 15:25:06


CANTO IV

Fig. 31. F. 62r, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa, António Gonçalves, 1572.
Esemplare della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, S.Q. XXIV G 31.

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I Lusiadi.indb 285 14/04/2022 15:25:06


[62r]
CANTO QVARTO 62

☙ Canto Quarto.

[1] DEspois de procello/sa tempestade,


Nocturna sombra, e sibilante / vento,
Traz a manhaã serena claridade,
Esperança de porto, e saluamento:
Aparta o Sol a negra escuridade,
Remouendo o temor ao pensamento:
Assi no Reino forte aconteceo,
Despois que o Rei Fernando falleçeo.

[2] Porque se muito os nossos desejarão,


Quem os danos e offensas va vingando,
Naquelles que tãbem se aproueitârão,
Do descuido remisso de Fernando,
Despois de pouco tempo o alcançârão,
Ioanne sempre illustre aleuantando
Por Rei, como de Pedro vnico erdeiro
(Ainda que bastardo) verdadeiro.
Ser isto

286

I Lusiadi.indb 286 14/04/2022 15:25:06


Canto IV

[1] Dopo la procellosa tempestà,1


ombra notturna e sibilante vento,2
trae l’alba una serena chiarità,
speranza di porto e salvamento;
fuga il sole la negra oscurità,
rimovendo il timore dalla mente:3
così accadde nel grande Regno e forte
dopo che il Re Fernando ebbe la morte.

[2] Poiché, se molto i nostri desiarono


chi danni e offese andasse vendicando
su quei che tanto ben si approfittarono
dell’indolente incuria di Fernando,4
dopo un poco di tempo lo trovarono,
Giovanni, sempre illustre, proclamando
Re, qual di Pedro solo successore,
(pur bastardo)5 legittimo signore.6

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I Lusiadi.indb 287 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[62v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[3] Ser isto ordenação dos ceos diuina,


Por sinais muito claros se mostrou
Quando em Euora a voz de hâa minina,
Ante tempo falando o nomeou:
E como cousa em fim que o Ceo destina,
No berço o corpo, e a voz aleuantou,
Portugal, Portugal, alçando a mão
Disse, polo Rei nouo Dom Ioão.

[4] Alteradas então do Reino as gentes,


Co odio que occupado os peitos tinha,
Absolutas cruezas, e euidentes
Faz do pouo o furor por onde vinha,
Matando vão amigos e parentes,
Do adultero Conde, e da Rainha,
Com quem sua incontinencia desonesta
Mais (despois de viuua) manifesta.

[5] Mas elle em fim com causa desonrado,


Diante della a ferro frio morre,
De outros muitos na morte acompanhado
Que tudo o fogo erguido queima e corre:
Quem como Astianas precipitado
(Sem lhe valerem ordes) de alta torre
A quem ordes, nem aras, nem respeito,
Quem nu por ruas e em pedaços feito.
Podese

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I Lusiadi.indb 288 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[3] Esser ciò volontà in Cielo divina


con segnali assai chiari si mostrò,
quando in Evora voce di bambina
anzitempo parlando lo nomò;
e come cosa infin che il Ciel destina,7
in culla corpo e voce sollevò:
«Portogal! Portogallo!» e alzò la mano
e disse: «pel Re nuovo, Don Joan!»8

[4] Infiammate del Regno poi le genti


per l’odio, che occupato i petti avea,
clamorose violenze ed evidenti9
fa del popol la furia ovunque sia;
van trucidando amici ed i parenti
dell’adultero Conte10 e di Leonora,
con cui11 sua incontinenza disonesta
più – da che vedova era – manifesta.

[5] Ma egli infine, a ragion disonorato,


davanti a lei di ferro freddo muore,12
da molti nella morte accompagnato,
che tutto il fuoco alzato arde e percorre:13
chi, come fu Astianatte,14 giù scagliato
(senz’ordini15 valergli) d’alta torre,16
a chi né ordini, né are, né rispetto,17
chi nudo per le vie a pezzi vien fatto.18

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I Lusiadi.indb 289 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[63r]
CANTO QVARTO 63

[6] Podese por em longo esquecimento,


As cruezas mortais que Roma vio
Feitas do feroz Mario, e do cruento
Syla, quando o contrario lhe fogio:
Por isso Lianor, que o sentimento
Do morto Conde ao mundo descobrio,
Faz contra Lusitania vir Castella,
Dizendo ser sua filha herdeira della.

[7] Beatriz era a filha, que casada


Co Castelhano està, que o Reino pede,
Por filha de Fernando reputada,
Se a corrompida fama lho concede.
Com esta voz Castella aleuantada,
Dizendo que esta filha ao pay sucede:
Suas forças ajunta pera as guerras
De varias regiões e varias terras.

[8] Vem de toda a prouincia que de hum Brigo,


(Se foy) ja teue o nome diriuado
Das terras que Fernando, e que Rodrigo
Ganharão do tirano e Mauro estado:
Não estimão das armas o perigo,
Os que cortando vão co duro arado
Os campos Lioneses, cuja gente,
Cos Mouros foi nas armas excellente.
Os

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I Lusiadi.indb 290 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[6] Si posson porre omai in un lungo oblio19


le crudeltà feral’ che Roma vide,
fatte dal crudo Mario, e dal cruento
Silla, quando il nemico si fuggìa.20
Per ciò Leonora, che il suo sentimento
pel morto Conte al mondo avea scoperto,21
fa contro Lusitania armar22 Castiglia,23
dicendo erede d’essa24 la sua figlia.25

[7] Beatrice era la figlia che sposata


col Castigliano fu, che il Regno chiede,26
per figlia di Fernando riputata,
se la diffusa27 fama gliel concede.28
Con tal voce Castiglia sollevata
che questa figlia29 al padre suo succede,
le forze essa30 riunisce per le guerre
dalle varie regioni e varie terre.

[8] Vengon dalla provincia che da un Brigo31


(se fu così) ebbe il nome derivato;
da terre che Fernando e che Rodrigo32
conquistaro al tiranno moro Stato.
Non stimano le armi né il pericolo
quei che falciando van col duro aratro
i campi Leonesi,33 la cui gente
nell’armi contro i Mori fu eccellente.

291

I Lusiadi.indb 291 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[63v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[9] Os Vandalos, na antiga valentia


Ainda confiados, se ajuntauão
Da cabeça de toda Andaluzia,
Que do Goadalquibir as agoas lauão,
A nobre Ilha tambem se apercebia,
Que antigamente os Tirios habitauão:
Trazendo por insignias verdadeiras
As Herculeas colunas nas bandeiras.

[10] Tambem vem la do Reino de Toledo,


Cidade nobre e antiga, a quem cercando
O Tejo em torno vay suaue e ledo,
Que das serras de Conca vem manando:
A vos outros tambem não tolhe o medo,
O sordidos Galegos, duro bando,
Que pera resistirdes, vos armastes,
Aaquelles, cujos golpes já prouastes.

[11] Tambem mouem da guerra as negras furias,


A gente Bizcainha, que careçe
De polidas razões, e que as injurias
Muito mal dos estranhos compadeçe:
A terra de Guipuscua, e das Asturias
Que com minas de ferro se ennobreçe,
Armou delle, os soberbos matadores,
Pera ajudar na guerra a seus senhores.
Ioane

292

I Lusiadi.indb 292 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[9] I Vandali,34 in antica valentìa


ancora confidando, si giungevano
dal culmine di tutta Andalusia,35
che del Guadalquivír l’acque lambiscono.
Quei dell’Isola chiara si scorgevano
che anticamente i Fenici abitarono,36
traendo pinte37 come insegne vere
l’Erculee colonne alle bandiere.

[10] Vengono anche dal Regno di Toledo,


città nobile e antica,38 che cingendo
il Tago intorno va soave e lieto39
che dai monti di Cuenca40 vien sorgendo.41
Pure voi altri non frena sgomento,
o sordidi Galleghi,42 rude banda,
che per resistere vi siete armati
a quei, i cui colpi già avete provati.43

[11] Pur muove della guerra negre furie


la gente Biscaglina,44 cui difetta
un polito linguaggio,45 e che le ingiurie
molto male dagli stranieri accetta.
La terra di Guipúscua46 e delle Asturie,47
per le cave di ferro conosciuta,
armò con quello48 i superbi uccisori49
per aiutare in guerra i suoi signori.50

293

I Lusiadi.indb 293 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[64r]
CANTO QVARTO 64

[12] Ioane, a quem do peito o esforço creçe,


Como a Sansam Hebreo da guedelha,
Posto que tudo pouco lhe pareçe
Cos poucos de seu Reino se aparelha,
E não porque conselho lhe faleçe,
Cos principaes senhores se aconselha:
Mas so por ver das gentes as sentenças,
Que sempre ouue entre muitos diferenças.

[13] Não falta com razões quem desconcerte,


Da opinião de todos, na vontade,
Em quem o esforço antigo se conuerte,
Em desusada e ma deslealdade,
Podendo o temor mais, gelado, inerte
Que a propria e natural fidelidade,
Negão o Rei e a patria, e se conuem
Negarão (como Pedro) o Deos que tem.

[14] Mas nunca foy que este erro se sentisse,


No forte dom Nuno aluerez: mas antes
Posto que em seus Irmãos tão claro o visse,
Reprouando as vontades incostantes:
A aquellas duuidosas gentes disse,
Com palauras mais duras que elegantes,
A mão na espada irado, e não facundo,
Ameaçando a terra, o mar, e o mundo:
Como

294

I Lusiadi.indb 294 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[12] Giovanni, a cui dal petto forza cresce


Come a Sansone Ebreo51 dalle sue chiome,52
posto che tutto poco gli apparisce,53
coi pochi del suo Regno si dispone;
e, non perché il giudizio gli scarseggi,
coi principal’ signori si consiglia,54
sol per sentir degli altri le sentenze,
che sempre c’è tra i molti differenze.55

[13] Non manca con cavilli chi discordi


dall’opinion di tutti, in volontà;56
in cui il coraggio antico si converte
in disusata e maligna slealtà;57
potendo più il timor gelido, inerte,
che giusta e naturale fedeltà:
nega il Rege e la patria e, se poi serve,
negherebbe (altro Pietro)58 il Dio ch’ei serve.

[14] Ma mai fu che tal fallo s’avvertisse


nel forte Don Nuno Álveres, ma anzi,
se ben ne’ suoi fratei chiaro il vedesse,59
riprovando le volontà incostanti,
a quelle genti dubitose disse,
con parole più dure che eleganti,
mano alla spada, irato e non facondo,60
minacciando la terra, il mar e il mondo:61

295

I Lusiadi.indb 295 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[64v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[15] Como da gente illustre Portuguesa,


Ha de auer quem refuse o patrio Marte?
Como, desta prouincia que princesa
Foy das gentes na guerra em toda parte,
Ha de sair quem negue ter defesa,
Quem negue a Fe, o amor, o esforço e arte
De Portugues, e por nenhum respeito
O proprio Reino queira ver sogeito?

[16] Como, não sois vos inda os descendentes


Daquelles, que debaixo da bandeira,
Do grande Enriquez, feros e valentes
Vencestes esta gente tam guerreira?
Quando tantas bandeiras, tantas gentes
Poseram em fugida, de maneira,
Que sete illustres Condes lhe trouxerão
Presos, afora a presa que tiuerão?

[17] Com quem forão contino sopeados


Estes, de quem o estais agora vos,
Por Dinis e seu filho, sublimados
Se não cos vossos fortes pais e auôs?
Pois se com seus descuidos, ou peccados,
Fernando em tal fraqueza assi vos pos,
Torne vos vossas forças o Rei nouo,
Se he certo que co Rei se muda o pouo.
Rei

296

I Lusiadi.indb 296 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[15] «Come?62 Tra gente illustre Portoghese


vi sarà chi rifiuti il patrio Marte?63
Come? D’esta provincia,64 principessa
delle genti in battaglia65 da ogni parte,
uscirà fuor chi neghi far difesa?66
Chi neghi Fede, amor, coraggio ed arte67
del Portoghese, e senza alcun rispetto68
il proprio Regno vuol69 veder soggetto?

[16] Come? Non siete ancora i discendenti


di coloro che sotto la bandiera
del grande Enrico,70 feroci e valenti,
vinceste questa gente sì guerriera?
Quando tante bandiere, tante genti
posero in fuga, in cotale maniera
che sette illustri Conti71 a loro presero
prigioni, oltre alla preda ch’essi fecero?72

[17] Da chi furono sempre calpestati73


costor, da cui lo siete adesso voi,
per74 Dinis e suo figlio sublimati,
se non da’ vostri forti padri e avi?
Poi se con negligenze e con peccati
Fernando75 in tal fiacchezza sì vi pose,
vi renda vostre forze il novo Re,76
s’è ver che il popol mutasi col Re.77

297

I Lusiadi.indb 297 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[65r]
CANTO TERCEIRO. 65

[18] Rei tendes tal, que se o valor tiuerdes


Igual ao Rei que agora aleuantastes,
Desbaratareis tudo o que quiserdes,
Quanto mais a quem ja desbaratastes:
E se com isto em fim vos não mouerdes,
Do penetrante medo que tomastes,
Atay as mãos a vosso vão receio,
Que eu so resistirey ao jugo alheio.

[19] Eu so com meus vassalos, e com esta,


(E dizendo isto arranca mea espada)
Defenderey da força dura, e infesta
A terra nunca de outrem sojugada,
Em virtude do Rei, da patria mesta,
Da lealdade ja por vos negada,
Vencerey (não so estes aduersarios:)
Mas quantos a meu Rei forem contrarios.

[20] Bem como entre os mançebos recolhidos,


Em Camisio, reliquias sos de Canas,
Ia pera se entregar quasi mouidos
A fortuna das forças Affricanas:
Cornelio moço os faz, que compelidos
Da sua espada jurem, que as Romanas
Armas, nam deixarão em quanto a vida
Os nam deixar, ou nellas for perdida.
I Destarte

298

I Lusiadi.indb 298 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[18] Re avete tal, che se valore avrete


eguale al Re78 che ora proclamaste,79
sbaraglierete tutto che vorrete,
quanto più quelli che già sbaragliaste.80
E se con ciò poi81 non vi moverete
dal pungente82 timor che vi pervade,
legatevi le mani al dubbio vano,83
ch’io sol resisterò al giogo estranio.

[19] Io sol84 coi miei vassalli, e pur con questa


(e ciò dicendo sguaina mezza spada)85
difenderò da forze dure e infeste
la terra ora da altri soggiogata.
Del Re in virtù,86 e della patria mesta,
della lealtà ora da voi negata,87
vincerò non soltanto gli avversari,
ma quant’altri al mio Re saran contrari».88

[20] Sì come tra i garzoni radunati


a Canosa,89 reliquia sol di Canne,
già ad arrendersi quasi preparati
al prevaler90 delle forze Affricane,
Cornelio giovin fa che, minacciati
dal suo brando, essi giurin le Romane
armi di non lasciar, finché la vita
non lasci lor, o in esse sia finita:91

299

I Lusiadi.indb 299 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[65v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[21] Destarte a gente força, e esforça Nuno,


Que com lhe ouuir as vltimas razões
Remouem o temor frio importuno,
Que gelados lhe tinha os corações:
Nos animais caualgão de Neptuno,
Brandindo, e volteando arremessoes,
Vão correndo e gritando a boca aberta,
Viua o famoso Rei que nos liberta.

[22] Das gentes populares, hâs aprouão


A guerra com que a patria se sostinha,
Hâs as armas alimpão e renouão,
Que a ferrugem da paz gastadas tinha:
Capaçetes estofam, peitos prouão,
Armase cada hum como conuinha.
Outros fazem vestidos de mil cores,
Com letras e tenções de seus amores.

[23] Com toda esta lustrosa companhia,


Ioanne forte sae da fresca Abrantes,
Abrantes, que tambem da fonte fria
Do Tejo logra as agoas abundantes:
Os primeiros armigeros regia,
Quem pera reger era os muy possantes,
Orientais exercitos, sem conto,
Com que passaua Xerxes o Helesponto:
Dom

300

I Lusiadi.indb 300 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[21] Così la gente forza e sforza Nuno,92


che, nell’udir sue ultime ragioni,
rimuove93 il timor freddo ed importuno,94
che gelati teneva i loro cuori.
Sugli animali balzan di Nettuno95
brandendo e roteando l’armi loro;96
van correndo e gridando a bocca aperta:
«Viva il famoso Re che ci libèrta!»97

[22] Tra la gente del popolo, chi approva


la guerra onde la patria si reggea,
chi l’armi proprie lucida e rinnova
che ruggine di pace guaste avea;98
elmi imbottiscono, corazze provano,
ciascuno s’arma come convenia;
altri fan vesti di mille colori,
con cifre e immagini dei loro amori.99

[23] Con tutta la splendente compagnia100


Giovàn forte esce dalla fresca Abrantes,101
Abrantes, già, che dalla fonte fredda102
assapora del Tago acque abbondanti.
La prima schiera d’armati reggea
chi103 retto avrebbe104 quei molto possenti
eserciti orientali, senza conto,105
con cui traversò Serse l’Ellesponto.106

301

I Lusiadi.indb 301 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[66r]
CANTO QVARTO 66

[24] Dom Nuno Alueres digo, verdadeiro


Açoute de soberbos Castelhanos,
Como ja o fero Huno o foy primeiro
Pera Franceses, pera Italianos,
Outro tambem famoso caualleiro,
Que a ala dereita tem dos Lusitanos,
Apto pera mandalos, e regelos,
Men Rodriguez se diz de Vasconcelos.

[25] E da outra ala que a esta corresponde,


Antão vazquez de Almada he Capitão,
Que despois foy de Abranches nobre Conde,
Das gentes vay regendo a sestra mão,
Logo não retagoarda não se esconde,
Das quinas e castellos o pendão,
Com Ioanne Rey forte em toda parte,
Que escurecendo o preço vay de Marte.

[26] Estauão pelos muros temerosas,


E de hum alegre medo quasi frias,
Rezando as mais, irmãs, damas, e esposas
Prometendo jejâs, e romarias:
Ia chegão as esquadras bellicosas,
Defronte das imigas companhias,
Que com grita grandissima os recebem,
E todas grande duuida concebem.
I 2 Recebem

302

I Lusiadi.indb 302 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[24] Don Nuno Álveres, dico, cioè il vero


flagello di superbi Castigliani,
come già il fiero Unno107 il fu primiero
per i Francesi, per gli Italiani.
V’è un altro poi famoso cavaliero
che l’ala destra tien dei Lusitani,
a comandarli e governar perfetto,108
Mem Rodrigues de Vasconcelos detto.109

[25] E d’altr’ala, che a questa corrisponde,


Antão Vasques de Almada è capitano,
che dipoi fu d’Avranches nobil Conte:110
le genti ei regge alla sinistra mano.
Subito in retroguardia non s’asconde111
degli Scudi e Castelli il gonfalone,112
con Giovanni, Re forte113 in ogni parte,
che ottenebrando il pregio va di Marte.

[26] Stavan presso a le mura, timorose,


e quasi d’un terror lieto gelate,114
orando, madri, suore, amate e spose,
promettendo digiuni e viaggi pii.115
Già arrivano le squadre bellicose116
difronte alle nemiche compagnie,
che con grida grandissime le accolgono,
e tutte grande dubbio in seno volgono.117

303

I Lusiadi.indb 303 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[66v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[27] Respondem as trombetas mensageiras,


Pifaros sibilantes, e atambores,
Alferezes volteão as bandeiras,
Que variadas sam de muitas cores:
Era no seco tempo, que nas eiras
Ceres o fructo deixa aos lauradores,
Entra em Astrea o Sol, no mes de Agosto,
Baco das vuas tira o doçe mosto.

[28] Deu sinal a trombeta Castelhana,


Horrendo, fero, ingente, e temeroso,
Ouuiu o o monte Artabro, e Guadiana,
Atras tornou as ondas de medroso:
Ouuio o Douro, e a terra Transtagana,
Correo ao mar o Tejo duuidoso:
E as mãis que o som terribil escuitârão,
Aos peitos os filhinhos apertârão.

[29] Quantos rostos ali se vem sem cor,


Que ao coração acode o sangue amigo,
Que nos perigos grandes, o temor,
He mayor muitas vezes que o perigo,
E se o não he, pareçeo, que o furor
De offender, ou vencer o duro immigo,
Faz não sentir, que he perda grande e rara
Dos membros corporais da vida cara.
Começase

304

I Lusiadi.indb 304 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[27] Rispondono118 le trombe messaggere,


pifferi119 sibilanti ed i tamburi;
gli alfieri volteggiavano bandiere
che variegate son d’assai colori.
S’era nel secco tempo120 che nei campi
Cerere il frutto dà121 ai lavoratori,
entra in Astreia il Sol,122 quando in Agosto
Bacco123 dall’uve spreme il dolce mosto.

[28] Die’ il segnale la tromba Castigliana,


orrendo, fiero, ingente e spaventoso;124
l’udì l’Artabro monte,125 e il Guadiana126
ritrasse indietro l’onde timoroso;127
l’udì il Douro128 e la terra Transtagana;129
accorse al mare130 il Tago dubitoso;131
e le madri, che il suono orrido intesero,
al petto i loro figli stretti presero.132

[29] Quanti volti si vedon scolorire,


ché al cuore si riversa il sangue amico!133
Che nei grandi pericoli il timore
è maggior spesse volte del pericolo;134
e se non è, si vede, che il furore
d’assalire e finir duro inimico
non fa sentir la ruina grande e rara135
delle membra, e della vita cara.136

305

I Lusiadi.indb 305 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[67r]
CANTO QVARTO. 67

[30] Começase a trauar a incerta guerra,


De ambas partes se moue a primeira ala,
Hâs leua a defensam da propria terra,
Outros as esperanças de ganhala:
Logo o grande Pereira em quem se encerra
Todo o valor, primeiro se assinala
Derriba, e encontra, e a terra e fim semea
Dos que a tanto desejão, sendo alhea.

[31] Ia pelo espesso ar, os estridentes


Farpões, setas, e varios tiros voão,
Debaxo dos pês duros dos ardentes
Cauallos, treme a terra, os vales soão:
Espedação se as lanças, e as frequentes
Quedas, co as duras armas tudo atroão.
Recreçem os immigos sobre a pouca
Gente, do fero Nuno que os apouca.

[32] Eis ali seus yrmãos contra elle vão,


(Caso feo e cruel:) mas não se espanta,
Que menos he querer matar o yrmão,
Quem contra o Rei e a patria se aleuanta:
Destes arrenegados muitos sam,
No primeiro esquadrão, que se adianta,
Contra yrmãos e parentes (caso estranho)
Quaes nas guerras Ciuis de Iulio Magno.
I 3 O tu

306

I Lusiadi.indb 306 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[30] Cominciasi a incrociar137 l’incerta guerra;138


d’ambe parti si muove la prim’ala:
chi è mosso dal difender la sua terra,
chi altresì da speranze139 di occuparla;140
Ecco, il grande Pereira,141 in cui s’inserra142
tutto il valor, per primo si segnala:
atterra e scontra,143 e alfin la terra semina
di quei che sì la braman, loro estrania.144

[31] E già per l’aere spesso le stridenti


aste, saette e varii colpi volano;
sotto ai rigidi piedi degli ardenti
cavalli trema il suol,145 le valli suonano;
vanno in pezzi le lance, ed i frequenti
crolli con l’armi dure tutto intronano;146
ricrescono i nemici sulla rada
gente del fiero Nun, che li dirada.147

[32] Ecco che i suoi fratei148 contra lui vanno


(caso infando e crudel!), ma non stupisce,149
che meno grave è dar morte a un fratello
che al Re e a la Patria s’è fatto rubello.150
Di questi rinnegati molti stanno
nel primiero squadrone, che s’avanza
contro fratei e parenti (caso oscuro!)151
quali in guerra civil Pompeo e Giulio.152

307

I Lusiadi.indb 307 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[67v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[33] O tu Sertorio, o nobre Coriolano


Catilina, e vos outros dos antigos,
Que contra vossas patrias, com profano
Coração, vos fizestes inimigos:
Se lâ no reino escuro de Sumano
Receberdes grauissimos castigos
Dizeilhe que tambem dos Portugueses
Algâs tredores ouue algâas vezes.

[34] Rompem se aqui dos nossos os primeiros,


Tantos dos inimigos a elles vão:
Esta ali Nuno, qual pellos outeiros
De Ceita estâ o fortissimo lião
Que cercado se ve dos caualleiros
Que os campos vão correr de Tutuão,
Perseguem no com as lanças, e elle iroso
Toruado hâ pouco estâ, mas não medroso.

[35] Com torua vista os vê, mas a natura


Ferina, e a yra não lhe compadecem
Que as costas dê, mas antes na espessura
Das lanças se arremessa, que recrecem:
Tal està o caualeiro que a verdura
Tinge co sangue alheyo, ali perecem
Algâs dos seus, que o animo valente
Perde a virtude contra tanta gente.
Sentio

308

I Lusiadi.indb 308 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[33] O tu, Sertorio, o nobil Coriolano,


Catilina,153 e voi altri degli antichi,
che contro vostre Patrie, con profano154
cuore, voi vi faceste già nemici,
se là nel regno oscuro di Summano155
ricevete156 gravissimi castighi,
ditegli che di Portoghesi ancora
alcuni traditori v’ha talora.

[34] Rompesi allor de’ nostri l’avanguardia,157


tanti sono i nemici che l’assalgono!158
Ma sta lì Nuno, qual per le colline
di Ceuta sta il fortissimo leone,
che accerchiato si ve’ dai cavalieri
che i campi vanno a scorrer di Tetuan:159
l’urgono con le lance e lui, iroso,
turbato un poco sta,160 ma non pauroso.

[35] Con torva vista i guata, ma natura


ferina e l’ira giammai gli consentono
di dar le spalle, ma anzi, nella selva
delle lance si getta che infoltiscono.161
Così sta il cavalier, che la verzura
tinge col sangue altrui; colà periscono
anche de’ suoi, che l’animo valente
perde virtude contro tanta gente.162

309

I Lusiadi.indb 309 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[68r]
CANTO QVARTO. 68

[36] Sentio Ioane a afronta que passaua


Nuno, que como sabio capitão,
Tudo corria, e via, e a todos daua
Com presença e palauras coração:
Qual parida Lioa fera e braua
Que os filhos que no ninho sôs estão
Sentio, que em quanto pasto lhe buscara,
O pastor de Massilia lhos furtara.

[37] Corre raiuosa, e freme, e com bramidos


Os montes sete Irmãos atroa e abala,
Tal Ioane com outros escolhidos
Dos seus, correndo acode aa primeira ala:
O fortes companheiros, o subidos
Caualeyros, a quem nenhum se ygoala,
Defendey vossas terras que a esperança
Da liberdade, estâ na vossa lança.

[38] Vedes me aqui, Rey vosso, e companheiro


Que entre as lanças e sêtas, e os arneses
Dos inimigos corro, e vou primeiro
Pelejay verdadeiros Portugueses:
Isto disse o magnanimo guerreyro
E sopesando a lança quatro vezes,
Com força tira e deste vnico tiro
Muytos lançarão o vltimo sospiro,
I 4 Porque

310

I Lusiadi.indb 310 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[36] Notò Giovàn l’affronto che penava


Nuno, che,163 come savio capitano,
tutto correa e vedea, e a tutti dava
con sua presenza e parole coraggio.164
Qual puerpera leonessa,165 fiera e brava,
che i figli che nel covo soli stanno,
sentì che, mentre il pasto lor cercava,
il pastor166 di Massilia167 li rubava,

[37] corre rabbiosa, e freme, e con ruggiti


i monti Sete Irmãos168 rintrona e scuote:169
tale Giovanni, con altri eccellenti170
de’ suoi, correndo giunge alla prima ala:171
«O voi forti compagni, o preminenti
cavalieri, a cui nessun s’agguaglia,
salvate vostre terre: la speranza
di libertà sta nella vostra lancia!

[38] Qui me vedete, vostro Re,172 e compagno,


che fra le lance, saette ed arnesi
dei nemici io corro e vo primiero:
combattete, voi veri Portoghesi! »173
Questo disse il magnanimo guerriero
e, soppesando l’asta174 quattro volte,
con forza tira e, sol per questo tiro,
molti esalaron l’ultimo sospiro.175

311

I Lusiadi.indb 311 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[68v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[39] Porque eis os seus acesos nouamente


Dhâa nobre vergonha e honroso fogo
Sobre qual mais com animo valente,
Perigos vencerâ, do Marcio jogo
Porfião: tingeo ferro o fogo ardente
Rompem malhas primeiro, e peitos logo
Assi recebem junto e dão feridas
Como a quem ja não doe perder as vidas.

[40] A muitos mandão ver o Estigio lago


Em cujo corpo a morte, e o ferro entraua:
O Mestre morre ali de Sanctiago
Que fortissimamente pelejaua
Morre tambem, fazendo grande estrago
Outro Mestre cruel de Calatraua
Os Pereiras tambem arrenegados
Morrem, arrenegando o Ceo e os fados.

[41] Muitos tambem do vulgo vil sem nome


Vão, e tambem dos nobres ao profundo
Onde o Trifauce Cão perpetua fome
Tem, das almas que passão deste mundo
E porque mais aqui se amanse e dome
A soberba do imigo furibundo,
A sublime bandeira Castelhana
Foy derribada os pês da Lusitana.
Aqui

312

I Lusiadi.indb 312 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[39] Poiché ecco i suoi, accesi nuovamente


di nobile vergogna e orrevol fuoco,
su chi di più con animo valente
perigli vincerà nel Marzio gioco176
contendon:177 tinge il ferro il fuoco178 ardente;
rompon maglie dapprima, e petti dopo:179
così ricevono e, insieme, dan ferite,
come a chi ormai non duol perder le vite.180

[40] Molti inviano a veder lo Stigio lago,181


nel cui corpo182 la morte e il ferro183 entrava:
muore colà il Maestro di Santiago,184
che fortissimamente guerreggiava;
muore altresì, facendo grande strage,
l’altro Maestro crudel di Calatrava;185
parimente i Pereira186 rinnegati
muoiono, rinnegando187 il Cielo e i fati.

[41] Molti anche del vil volgo senza nome188


vanno, e pure dei nobili, al Profondo,189
ove il trifauce Can190 perpetua fame
ha dell’alme che passan d’esto mondo.
E affinché qui si ammansi e più si domi
la superbia dell’oste furibondo,
l’orgogliosa191 bandiera Castigliana
fu prostrata ai192 piè della Lusitana.193

313

I Lusiadi.indb 313 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[69r]
CANTO QVARTO. 72

[42] Aqui a fera batalha se encruece


Com mortes, gritos, sangue e cutiladas
A multidão da gente que perece
Tem as flores da propria cor mudadas:
Ia as costas dão e as vidas: ja falece
O furor, e sobejão as lançadas,
Ia de Castella o Rey desbaratado
Se vee, e de seu proposito mudado.

[43] O campo vay deixando ao vencedor


Contente de lhe não deixar a vida
Segue no os que ficarão, e o temor
Lhe da não pês, mas asas aa fugida:
Encobrem no profundo peito a dor
Da morte, da fazenda despendida,
Da magoa, da desonra, e triste nojo
De ver outrem triumphar de seu despojo.

[44] Algâs vão maldizendo e blasfemando


Do primeyro que guerra fez no mundo
Outros a sede dura vão culpando
Do peito cobiçoso e sitibundo:
Que por tomar o alheo, o miserando
Pouo auentura aas penas do profundo
Deixando tantas mãis, tantas esposas
Sem filhos, sem maridos desditosas.
Ho

314

I Lusiadi.indb 314 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[42] Or la fiera battaglia incrudelisce194


con morti, grida, sànguine e stoccate;195
la quantità di gente che perisce
ha i fiori dal color proprio mutati;196
già dan le spalle e le vite;197 già manca
il furor ed eccedon le lanciate;198
già di Castiglia il Rege sbaragliato
si ve’, e dal suo proposito mutato.199

[43] Il campo va lasciando al vincitore,200


contento a non lasciargli anche la vita.
Lo seguono i superstiti e il timore
dà lor ne’ piedi più ali alla fuga.201
Celano nel profondo sen dolore202
di morte, di fatica sperperata,203
tristezza, disonore, e cupa noia204
vedendo altri trionfar di loro spoglie.

[44] Chi va maledicendo e biastimando


il primiero che guerra fe’ nel mondo;205
altri la sete dura va incolpando
del cor desideroso e sitibondo206
che, per furar l’altrui, il miserando
popolo espone ai strazi del Profondo,207
lasciando tante madri, tante spose
senza figli e mariti, dolorose.208

315

I Lusiadi.indb 315 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[69v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[45] O vencedor Ioanne esteue os dias


Costumados no campo, em grande gloria
Com offertas despois, e romarias
As graças deu a quem lhe deu victoria:
Mas Nuno que não quer por outras vias,
Entre as gentes deixar de si memoria
Se não por armas sempre soberanas
Pera as terras se passa Trãstaganas.

[46] Ajudao seu destino de maneira


Que fez igoal o effeito ao pensamento,
Porque a terra dos Vandalos fronteira
Lhe concede o despojo e o vencimento
Ia de Siuilha a Betica bandeira
E de varios senhores nâ momento
Se lhe derriba aos pês sem ter defesa
Obrigados da força Portuguesa.

[47] Destas e outras victorias longamente


Erão os Castelhanos opprimidos
Quando a paz desejada ja da gente
Derão os vencedores aos vencidos:
Despois que quis o Padre omnipotente
Dar os Reis inimigos por maridos
Aas duas Illustrissimas Inglesas
Gentis, fermosas, inclitas princesas.
Não

316

I Lusiadi.indb 316 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[45] Il vincitor Giovanni restò i giorni


stabiliti nel campo, in grande gloria;
con offerte e pellegrinaggi poi
grazie rendé a Chi gli diè vittoria.209
Ma Nuno,210 che non vuol per altre vie
tra le genti lasciar di sé memoria
se non per l’armi sempremai sovrane,211
alle terre si muove Transtagane.212

[46] L’aiuta il suo destino,213 di maniera


che fece ugual l’effetto al pensamento,214
ché la terra dei Vandali,215 frontiera,
gli concede le spoglie e la vittoria.
Già di Siviglia Bètica216 bandiera
e di vari signori in un momento
pròstrasi ai piedi suoi,217 senza difese218
obbligati dall’urto Portoghese.219

[47] Da queste e altre vittorie lungamente


erano i Castigliani soverchiati,
quando la pace,220 desìo della gente,221
diedero i debellanti ai debellati,222
dapoi che volle il Padre onnipotente223
dare i Regi inimici per mariti
alle due Illustrissime Inglesi,
gentil’, formose, chiare principesse.224

317

I Lusiadi.indb 317 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[70r]
CANTO QVARTO 70

[48] Não sofre o peito forte vsado aa guerra


Não ter imigo ja a quem faça dano,
E assi não tendo a quem vencer na terra
Vay cometer as ondas do Occeano:
Este he o primeiro Rey que se desterra
Da patria, por fazer que o Africano,
Conheça pollas armas, quanto excede
A ley de Christo aa ley de Mafamede.

[49] Eis mil nadantes aues pello argento


Da furiosa Tetis inquieta,
Abrindo as pandas asas vão ao vento
Pera onde Alcides pos a extrema meta:
O monte Abila, e o nobre fundamento
De Ceita toma, e o torpe Mahometa
Deita fora, e segura toda Espanha
Da Iuliana, mâ, e desleal manha.

[50] Não consentio a morte tantos annos


Que de Heroe tão ditoso se lograsse
Portugal, mas os coros soberanos
Do ceo supremo, quis que pouoasse:
Mas pera defensam dos Lusitanos
Deixou quem o leuou, quem gouernasse,
E aumentasse a terra mais que dantes
Inclita gêração, altos Infantes.
Não

318

I Lusiadi.indb 318 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[48] Non soffre il petto forte,225 uso alla guerra,


non avere nemico a cui far danno;
non avendo226 chi vincere in sua terra
va ad affrontare l’onde d’Oceàno.227
Egli è il primiero Re228 che si diparte
dalla Patria, a far sì che l’Africano
conosca con le armi quanto eccede
la fede in Cristo alla pagana fede.229

[49] Son230 mille augei natanti per l’argento231


della furiosa Tètide232 inquieta,
aprendo l’ali gonfie vanno al vento,233
verso ove Alcide pose estrema meta.234
Il monte Abila235 e il nobil fondamento
di Ceuta prende,236 e il turpe237 Maomettano
rigetta, e assicurò238 la Spagna intera
dalla Giuliana239 astuzia240 rea e insincera.

[50] Non consentì la morte che tant’anni


d’un Eroe sì felice pur godesse
il Portogal, ma tra i cori sovrani
del Ciel supremo volle241 che sedesse.242
Ma per difesa dei Lusitani
lasciò, Chi lui levò,243 chi governasse244
e aumentasse la terra più ch’avanti,
inclita discendenza, illustri Infanti.245

319

I Lusiadi.indb 319 14/04/2022 15:25:06


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[70v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[51] Não foy do Rey Duarte tão ditoso


O tempo que ficou na summa alteza,
Que assi vay alternando o tempo iroso
O bem co mal, o gosto co a tristeza:
Quem vio sempre hum estado deleitoso?
Ou quem vio em fortuna auer firmeza?
Pois inda neste Reino, e neste Rey
Não vsou ella tanto desta ley.

[52] Vio ser captiuo o sancto irmão Fernando


Que a tão altas empresas aspiraua
Que por saluar o pouo miserando
Cercado, ao Sarraceno sentregaua:
Sô por amor da patria estâ passando
A vida de senhora feyta escraua,
Por não se dar por elle ha forte Ceita
Mais o pubrico bem que o seu respeita.

[53] Codro porque o inimigo não vencesse,


Deixou antes vencer da morte a vida,
Regulo porque a patria não perdesse,
Quis mais a liberdade ver perdida:
Este porque se Espanha não temesse
A captiueiro eterno se conuida:
Codro, nem Curcio, ouuido por espanto
Nemos Decios leais fizerão tanto.
Mas

320

I Lusiadi.indb 320 14/04/2022 15:25:06


I LUSIADI, CANTO IV

[51] Non fu del Re Duarte246 vantaggioso247


il tempo in cui calcò la somma altezza,248
che così va alternando il tempo249 iroso
bene con male, gioia con tristezza.250
Chi vide sempre stato dilettoso?
O chi vide in Fortuna esser fermezza?
e anche in questo Regno e in questo Rege
non tanto usò colei di questa legge.251

[52] Vide prigione il san fratel Fernando,


che a cotanto alte imprese già aspirava,
che252 per salvare il popol miserando
assediato, egli al Mor si consegnava.253
Sol per amor di patria, sta passando254
sua vita da signora fatta schiava,
per non darsi per lui la forte Setta:255
ei più il pubblico ben che ’l suo rispetta.

[53] Codro, perché il nemico non vincesse,


lasciò vincer da morte la sua vita;256
Regolo, a che la patria non perdesse,
preferì libertà veder perduta.257
Questi,258 affinché la Spagna non temesse,
a prigioniero eterno si destina:
Codro né Curzio, tenuto un portento,259
né i leali Deci mai fecero tanto.260

321

I Lusiadi.indb 321 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[71r]
CANTO QVARTO. 71

[54] Mas Affonso do Reino vnico herdeiro,


Nome em armas ditoso, em nossa Hesperia,
Que a soberba do barbaro fronteiro,
Tornou em baxa e humilima miseria,
Fora por certo inuicto caualleiro,
Se não quisera yr ver a terra Iberia:
Mas Affrica dira ser impossibil,
Poder ninguem vencer o Rei terribil.

[55] Este pode colher as maçãs de ouro,


Que somente o Terintio colher pode,
Do jugo que lhe pos o brauo Mouro,
A ceruiz inda agora nam sacode:
Na fronte a palma leua, e o verde louro,
Das victorias do barbaro, que acode
A defender Alcaçer forte villa,
Tangere populoso, e a dura Arzilla.

[56] Porem ellas em fim por força entradas,


Os muros abaxarão de Diamante,
Aas Portuguesas forças costumadas,
A derribarem quanto achão diante,
Marauilhas em armas estremadas,
E de escriptura dinas elegante,
Fizerão caualleiros nesta empresa
Mais, affinando a fama Portuguesa.
Porem

322

I Lusiadi.indb 322 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[54] Ma Afonso,261 del Regno unico262 erede,


nome in armi glorioso in nostra Esperia,263
che l’orgoglio del barbaro frontiero264
ridusse in bassa e umillima miseria,
saria stato già invitto cavaliero,
se non voluto avesse ire all’Iberia.265
Ma l’Affrica dirà essere impossibile
potere alcun266 vincere il Re terribile.

[55] Questi coglier potè le mele d’oro


che soltanto il Tirinzio poté cogliere:267
dal giogo che gli pose, il fiero Moro
la cervice pur or non fa risorgere.268
In fronte pon la palma e ’l verde alloro269
di vittorie sul Barbaro, che accorre
a difendere Alcácer, forte villa,270
Tangeri popoloso e l’aspra Arzilla.271

[56] Ma quelle alfin da forza penetrate,


i muri abbassaron di diamante272
alle Lusiadi forze, costumate
a sbaragliar ciò che trovan davanti.
Maraviglie nell’arme prodigiose,273
e di scrittura degne assai elegante,274
fecero i cavalieri in questa impresa,
più affinando la fama Portoghese.

323

I Lusiadi.indb 323 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[71v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[57] Porem despois tocado de ambição,


E gloria de mandar amara e bella,
Vay cometer Fernando de Aragão,
Sobre o potente Reino de Castella,
Ajuntase a inimiga multidão,
Das soberbas e varias gentes della,
Desde Caliz ao alto Perineo,
Que tudo ao Rei Fernando obedeceo.

[58] Não quis ficar nos Reinos occioso,


O mancebo Ioanne, e logo ordena
De ir ajudar o pay ambicioso,
Que então lhe foy ajuda não pequena,
Saiose em fim do trançe perigoso,
Com fronte não toruada, mas serena
Desbaratado o pay sanguinolento:
Mas ficou duuidoso o vencimento.

[59] Porque o filho sublime e soberano,


Gentil, forte, animoso caualleiro,
Nos contrarios fazendo imenso dano,
Todo hum dia ficou no campo inteiro:
Desta arte foy vencido Octauiano,
E Antonio vencedor seu companheiro,
Quando daquelles que Cesar matârão
Nos Philipicos campos se vingârão.
Porem

324

I Lusiadi.indb 324 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[57] Ma in seguito, toccato275 da ambizione e


gloria di comandare, amara e bella,276
va ad assalir Fernando d’Aragona,
sovra il potente Regno di Castiglia.277
Si unisce l’inimica moltitudine
delle superbe e varie genti d’ella,278
da Cadiz279 sino al Pireneo elevato,
ché il Re Fernando han tutti assecondato.

[58] Non volle rimaner nei Regni ozioso


il giovane Giovanni,280 e ordina tosto
di soccorrere il padre ambizioso,281
che d’aiuto gli fu allora non poco.
Uscì infin dall’angustia perigliosa
con fronte non turbata ma serena282
sconfitto il padre, tutto sanguinoso,
ma lasciò il suo successo dubitoso.283

[59] Perché il figliolo sublime e sovrano,284


gentil, forte, animoso cavaliero,285
tra i nemici facendo immenso286 danno,
tutto un giorno restò nel campo intiero.287
In simil modo vinto fu Ottaviano
e Antonio vincitore,288 suo compagno,
quando su quei che Cesar pugnalarono
ne’ Filippici pian’ si vendicarono.289

325

I Lusiadi.indb 325 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[72r]
CANTO QVARTO. 72

[60] Porem despois que a escura noite eterna,


Affonso apousentou no Ceo sereno,
O Principe que o Reino então gouerna,
Foy Ioanne segundo, e Rei terzeno:
Este por auer fama sempiterna,
Mais do que tentar pode homem terreno
Tentou, que foy buscar da roxa Aurora
Os terminos, que eu vou buscando agora.

[61] Manda seus mensageiros que passarão


Espanha, França, Italia celebrada,
E la no illustre porto se embarcârão,
Onde ja foy Partenope enterrada,
Napoles onde os fados se mostrârão,
Fazendoa a varias gentes subjugada,
Pola illustrar no fim de tantos annos,
Co senhorio de inclitos Hispanos.

[62] Polo mar alto Siculo nauegão,


Vão se aas praias de Rodes arenosas,
E dali aas ribeiras altas chegão,
Que com morte de Magno sam famosas:
Vão a Menfis, e aas terras que se regão,
Das enchentes Niloticas vndosas,
Sobem aa Ethiopia, sobre Egipto,
Que de Christo la guarda o sancto rito.
Passam

326

I Lusiadi.indb 326 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[60] E dopo che l’oscura notte eterna290


Afonso pose291 nel Cielo sereno,
il Principe, che il Regno ora governa,
è il secondo Giovàn, Re terzodecimo.292
Questi, per aver fama sempiterna,
più di ciò che tentar può uom terreno
tentò: cercar della purpurea Aurora
i termini,293 ch’io vo cercando ancora.

[61] Manda i suoi messaggeri,294 che passarono


Spagna, Francia ed Italia celebrata,295
e nell’illustre296 porto s’imbarcarono
ove già fu Partenope interrata:297
Napoli, dove i Fati si mostrarono
facendola a assai genti soggiogata,298
per illustrarla,299 al fine di tanti anni,
con il governo degl’incliti Ispani.

[62] Per l’alto mare Siculo essi navigano;300


vanno alle piagge di Rodi arenose;301
e di là le riviere alte302 raggiungono
che per303 morte di Magno son famose ;304
vanno a Menfi,305 e alle terre che s’irrigano306
con le piene Nilotiche307 sì ondose;
risalgono all’Etiopia,308 sopra Egitto,
u’309 di Cristo s’osserva il santo rito.

327

I Lusiadi.indb 327 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[72v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[63] Passam tambem as ondas Eritreas,


Que o pouo de Israel sem Nao passou,
Ficão lhe atras as serras Nabateas,
Que o filho de Ismael co nome ornou:
As costas odoriferas Sabeas,
Que a mãy do bello Adonis tanto honrou,
Cercão, com toda a Arabia descuberta
Feliz, deixando a Petrea, e a Deserta.

[64] Entrão no estreito Persico, onde dura


Da confusa Babel, inda a memoria,
Ali co Tigre o Eufrates se mestura,
Que as fontes onde nascem tem por gloria:
Dali vão em demanda da agoa pura,
Que causa inda sera de larga historia
Do Indo, pellas ondas do Occeano,
Onde nam se atreueo passar Trajano.

[65] Virão gentes incognitas, e estranhas


Da India, da Carmania, e Gedrosia,
Vendo varios costumes, varias manhas
Que cada Região produze e cria:
Mas de vias tão asperas, tamanhas
Tornarse facilmente não podia,
La morrerão em fim, e la ficârão.
Que aa desejada patria não tornârão.
Parece

328

I Lusiadi.indb 328 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[63] Passano anche quell’onde Eritree310


che senza navi Israele311 passò,
lascian dietro le serre Nabatee,312
che il figlio di Ismael col nome ornò.
Le coste odorifere Sabee,313
che la madre di Adon314 tanto onorò,
scorron, con tutta l’Arabia scoperta
Felice, e lascian la Petrea e Deserta.315

[64] Entran lo stretto Persico,316 ove dura


di confusa317 Babele ancor memoria;318
là col Tigre l’Eufrate si mistura,319
che le fonti onde nascono han per gloria.320
Di là vanno a cercare l’acqua pura
(che argomento sarà di larga storia)321
dell’Indo, per le onde d’Oceàno,
laddove non ardì passar Traiano.322

[65] Videro genti incognite ed istranie


dell’India, di Carmania e Gedrosia,323
vedendo varie usanze e tradizioni324
che ciascuna region produce e crea.
Ma da vie tanto aspere, lontane,325
facilmente tornar non si potea:
là morirono infine, e là restarono,
che a la desiata patria non tornarono.326

329

I Lusiadi.indb 329 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[73r]
CANTO QVARTO. 73

[66] Paresce que guardaua o claro Ceo


A Manoel, e seus merecimentos,
Esta empresa tão ardua, que o moueo
A subidos e illustres mouimentos:
(Manoel, que a Ioane socedeo
No reino, e nos altiuos pensamentos)
Logo como tomou do reino cargo
Tomou mais a conquista do mar largo.

[67] O qual, como do nobre pensamento


Daquella obrigação, que lhe ficâra
De seus antepassados, (cujo intento,
Foy sempre acrecentar a terra chara)
Não deixasse de ser hum so momento
Conquistado: No tempo que a luz clara
Foge, e as estrellas nitidas que saem
A repouso conuidão, quando caem.

[68] Estando ja deitado no aureo leito


Onde ymaginações mais certas sam,
Reuoluendo contino no conceito
De seu officio, e sangue a obrigação,
Os olhos lhe occupou o sonno acceito
Sem lhe desoccupar o coração,
Porque tanto que lasso se adormece
Morfeo en varias formas lhe aparece.
K Aqui

330

I Lusiadi.indb 330 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[66] Sembra che riservasse il chiaro Cielo


a Manuele,327 e ai suoi meriti tanti,
questa impresa sì ardua, che lo mosse
ad elevati e illustri movimenti:328
Manuèl, ch’a Giovanni succedette
nel regno e nei grandiosi pensamenti,329
appena prese del regnar330 l’incarco
più prese la conquista del mar largo.

[67] Il qual, come331 dal nobil pensamento


di quella obbligazion ch’ereditava
dai suoi antenati (de’ quali l’intento
fu sempre accrescere la terra cara)332
non lasciasse di star solo un momento
preso;333 nel tempo che la luce chiara
fugge, e le stelle nitide, che salgono,
al riposo suadon, quando cadono,334

[68] stando disteso nel suo aureo letto


dove le fantasie più certe sono,335
rivolvendo in continuo nella mente336
l’obbligazion337 del proprio sangue e trono,
gli occhi occupògli un sonno ben accetto,
senza disoccupargli il sentimento;338
talché, mentre che lasso si addormenta,
Morfeo339 varie figure gli presenta.

331

I Lusiadi.indb 331 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[73v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[69] Aqui se lhe apresenta que subia


Tão alto que tocaua aa prima Esphera,
Donde diante varios mundos via
Nações de muita gente estranha, e fera:
E laa bem junto donde nace o dia
Despois que os olhos longos estendera,
Vio de antiguos longinquos e altos montes
Nacerem duas claras e altas fontes.

[70] Aues agrestes, feras e alimarias


Pello monte seluatico habitauão,
Mil aruores syluestres e eruas varias
O passo e o trato aas gentes atalhauão:
Estas duras montanhas aduersarias
De mais conuersação, por si mostrauão
Que desque Adão peccou aos nossos annos
Não as romperão nunca pês humanos.

[71] Das agoas se lhe antolha que saião


Parelle os largos passos inclinando,
Dous homes, que muy velhos parecião
De aspeito, inda que agreste, venerando:
Das pontas dos cabellos lhe saião
Gotas, que o corpo todo vão banhando,
A cor da pelle baça e denegrida
A barba hirsuta, intonsa, mas comprida.
Dambos

332

I Lusiadi.indb 332 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[69] Ed ecco che gli pare di salire


alto sì da toccar la prima Sfera,340
da dove341 varii mondi egli vedeva,
nazioni d’assai gente istrana e fera,342
e là, di presso dove nasce il dì,343
poi che lo sguardo ben lungi ebbe esteso,
vide da antichi, ermi344 e elevati monti
nascer due limpide e profonde fonti.345

[70] Augelli agresti, fiere ed animali346


per il monte selvatico abitavano;
mille alberi silvestri347 ed erbe varie
passo e cammino alle genti negavano.
Queste dure montagne, da avversarie
d’alcun altro consorzio,348 in sé mostravano
che, da che Adam peccò sino ai nostri anni,
non fur calcate mai da piedi umani.349

[71] Dall’acque350 pargli vedere che uscivano,


verso lui larghi passi dirigendo,
due uomini,351 che gran vegli352 sembravano,
d’aspetto, ancor che agreste,353 venerando.
Dalle punte di loro chiome uscivano354
gocce, che il corpo tutto van bagnando;
color di pelle opaca e intenebrata,355
la barba irsuta, intonsa, ma allungata.356

333

I Lusiadi.indb 333 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[74r]
CANTO QVARTO. 74

[72] Dambos de dous a fronte coroada


Ramos não conhecidos e eruas tinha,
Hum delles a presença traz cansada
Como quem de mais longe ali caminha,
E assi a agoa com impito alterada
Parecia que doutra parte vinha,
Bem como Alfeo de Arcadia em Syracusa
Vay buscar os abraços de Aretusa.

[73] Este que era o mais graue na pessoa


Destarte pera o Rey de longe brada,
O tu a cujos reinos e coroa
Grande parte do mundo esta guardada,
Nos outros, cuja fama tanto voa
Cuja ceruiz bem nunca foy domada,
Te auisamos que he tempo que ja mandes
A receber de nos tributos grandes.

[74] Eu sou o illustre Ganges, que na terra


Celeste, tenho o berço verdadeiro,
Estoutro he o Indo Rey, que nesta serra
Que vês, seu nacimento tem primeiro:
Custartemos com tudo dura guerra,
Mas insistindo tu por derradeiro,
Com não vistas victorias, sem receyo
A quantas gentes vês poras o freyo.
K2 Não

334

I Lusiadi.indb 334 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[72] D’ambo de’ due la fronte coronata


rami non conosciuti ed erbe357 avea;
un d’essi la figura trae sfinita358
come chi da lontano assai giungea.
E pure l’acqua, con impeto agitata,
quasi venir d’altra parte parea,359
ben come Alfeo, d’Arcadia360 in Siracusa
va a ricercar gli abbracci d’Aretusa.361

[73] Questi, ch’avea più grave la persona,


così da lungi verso il Re prorompe:362
«O tu, ch’ai regni363 tuoi e alla corona
grande parte del mondo è assoggettata,
noi altri, la cui fama tanto vola,
la cui cervice già mai fu domata,364
t’avvisiamo ch’è tempo che tu mandi
a ricever da noi tributi grandi.365

[74] Io son l’illustre Gange,366 e nella terra


Celeste ho la mia culla veritiera,367
quest’altri è l’Indo Re368 che, in questa serra369
che vedi, il nascimento ebbe primiero.
Pure ti costeremo dura guerra,370
ma, insistendo tu, poi finalmente
con mai vedute vittorie, sereno,371
a quante genti or vedi porrai freno».372

335

I Lusiadi.indb 335 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[74v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[75] Não disse mais o rio Illustre e sancto,


Mas ambos desparecem num momento,
Acorda Emanuel cum nouo espanto
E grande alteração de pensamento:
Estendeo nisto Febo o claro manto
Pello escuro Emisperio somnolento:
Veyo a menham no ceo pintando as côres
De pudibunda rosa e roxas flores.

[76] Chama o Rei os senhores a conselho


E propõe lhe as figuras da visam,
As palauras lhe diz do sancto velho,
Que a todos forão grande admiração:
Determinão o nautico aparelho
Pera que com sublime coração
Vaa a gente que mandar cortando os mares
A buscar nouos climas, nouos ares.

[77] Eu que bem mal cuidaua que em effeito


Se posesse o que o peito me pedia,
Que sempre grandes cousas deste geito
Presago o coração me prometia:
Não sey porque razão, porque respeito,
Ou porque bom sinal que em mi se via,
Me poe o inclyto Rei nas mãos a chaue
Deste cometimento grande, e graue.
E com

336

I Lusiadi.indb 336 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[75] Altro non disse il Fiume illustre e santo,373


ma ambi sparirono in un sol momento.
Destasi Mànuel con sbigottimento374
e grande alterazion del pensamento.375
Stendeva intanto Febo il chiaro manto376
per l’oscuro Emisfero sonnolento;377
venne il giorno e nel ciel pinse i colori
di pudibonda rosa378 e rossi379 fiori.

[76] Reclama il Re i suoi signori a consiglio,380


e spiega381 l’ombre della sua visione;
i detti annuncia lor del santo veglio
che a tutti fur di grande ammirazione.
Stabiliscono il nautico apparecchio382
affinché con sublime decisione383
vada chi manderà384 a fendere i mari385
e cercar nuovi climi e nuove arie.386

[77] Io, che mal mi credea che ciò in effetto


si ponesse che il petto mi chiedea,387
che sempre grandi cose di tal fatta
quasi presago il cor388 mi promettea,389
non so per qual ragion, per qual rispetto, o
per qual buon segno ch’in me si vedea,390
mi pon l’inclito Re in mano la chiave391
di questa impresa così grande e grave.392

337

I Lusiadi.indb 337 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[75r]
CANTO QVARTO. 75

[78] E com rogo e palauras amorosas


Que he hâ mando nos Reis que a mais obriga,
Me disse: As cousas arduas e lustrosas
Se alcanção com trabalho e com fadiga:
Faz as pessoas altas e famosas
A vida que se perde e que periga,
Que quando ao medo infame não se rende
Então, se menos dura, mais se estende.

[79] Eu vos tenho entre todos escolhido


Para hâa empresa qual a vos se deue,
Trabalho illustre, duro e esclarescido,
O que eu sey que por mi vos sera leue:
Não sofri mais, mas logo: O Rey subido,
Auenturarme a ferro, a fogo, a neue,
He tão pouco por vos, que mais me pena
Ser esta vida cousa tão pequena.

[80] Imaginay tamanhas auenturas


Quaes Euristeo a Alcides inuentaua,
O lião Cleonêo, Arpias duras
O porco de Erimanto, a Ydra braua:
Decer em fim aas sombras vans e escuras
Onde os campos de Dite a Estige laua,
Porque a mayor perigo, a môr affronta
Por vos, o Rey, o esprito e carne he prõpta.
K 3 Com

338

I Lusiadi.indb 338 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[78] E con preghiera e parole amorose,393


che è comando nei Re, ch’ancor più intriga,394
mi disse: «Le cose ardue e luminose
s’ottengon con travaglio e con fatica;395
fa le persone elevate e famose
la vita che si perde e che s’arrischia;
che,396 quando all’ansia infame397 non s’arrende,
allor, se meno dura, più si estende.398

[79] Io v’ho dunque tra tutti quanti eletto


per un’impresa quale a voi si deve,
travaglio illustre, duro e risplendente,399
il che so che per me400 vi sarà lieve».
Non ressi più l’indugio:401 «O Re elevato,
avventurarmi al ferro, al fuoco, a neve,402
è sì poco per voi, che più m’è pena
questa vita esser cosa sì meschina.403

[80] Concepite per me404 tali avventure


quali Euristeo per Alcide inventava,405
il leone Cleoneo, le Arpie dure,
il cinghial d’Erimanto, l’Idra atroce,
discender406 fino all’ombre vane e oscure
dove i campi di Dite Stige lava;
giacché a maggior pericolo e confronto407
per voi, o Re, spirito e carne è pronto».408

339

I Lusiadi.indb 339 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[75v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[81] Com merces sumptuosas me ag ardece


E com razoes me louua esta vontade,
Que a virtude louuada viue e crece,
E o louuor altos casos persuade:
A acompanharme logo se offerece
Obrigado damor e damizade,
Não menos cobiçoso de honra e fama,
O charo meu Irmão Paulo da Gama.

[82] Mais se me ajunta Nicolao Coelho


De trabalhos muy grande soffredor,
Ambos sam de valia e de conselho
Dexperiencia em armas e furor:
Ia de manceba gente me aparelho
Em que crece o desejo do valer,
Todos de grande esforço, e assi parece
Quem a tamanhas cousas se offerece.

[83] Forão de Emanoel remunerados,


Porque com mais amor se apercebessem,
E com palauras altas animados
Pera quantos trabalhos soccedessem:
Assi forão o Mynias ajuntados
Pera que o veo dourado combatessem,
Na Fatidiça nao, que ousou primeira
Tentar o mar Euxinio, auentureira.
E ja

340

I Lusiadi.indb 340 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[81] Con mercedi sontuose mi ringrazia


e loda con ragion’ mia volontà409
ché la virtù lodata vive e cresce,410
e ad alte azioni la lode persuade.411
A accompagnarmi tosto s’offerisce,
obbligato d’amore e d’amistà,412
né meno ardente d’onore e di fama,
il caro mio german Paolo da Gama.413

[82] Poi mi s’aggiunge Nicolò Coelho,414


di travagli assai gran sostenitore;415
ambi son di valore e di consiglio,416
d’esperienza nell’armi e di furore.417
Già di giovine gente mi provvedo
in cui cresce il desio del valore;
tutti di grande forza,418 e sì apparisce
chi ad imprese grandiose si offerisce.

[83] Furono da Emanuèl remunerati


perché con più d’amore si dotassero,
e con parole alte assai animati,419
per quanti lor travagli capitassero.
Così furono i Mini420 radunati
perché il Vello dorato conquistassero,
in fatidica Nave, òsa421 primiera
tentar il mar Eusino,422 avventuriera.423

341

I Lusiadi.indb 341 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[76r]
CANTO QVARTO 76

[84] E ja no porto da inclita Vlissea


Cum aluoroço nobre, e cum desejo,
(Onde o licor mestura e branca area
Co salgado Neptuno o doce Tejo:)
As naos prestes estão, e não refrea
Temor nenhum o iuuenil despejo,
Porque a gente maritima e a de Marte
Estão pera seguirme a toda parte.

[85] Pellas prayas vestidos os soldados


De varias cores vem, e varias artes,
E não menos de esforço aparelhados
Pera buscar do mundo nouas partes:
Nas fortes naos os ventos sossegados
Ondeão os aerios estandartes,
Ellas prometem vendo os mares largos
De ser no Olimpo estrellas como a de Argos.

[86] Despois de aparelhados desta sorte


De quanto tal viagem pede e manda,
Aparelhamos a alma pera a morte
Que sempre aos nautas ante os olhos anda:
Pera o sumo poder que a Etherea corte
Sostenta so coa vista veneranda,
Imploramos fauor que nos guiasse
E que nossos começos aspirasse.
K 4 Parti-

342

I Lusiadi.indb 342 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[84] E già al porto dell’inclita Ulissìa424


con nobile tumulto, e con disio425
(ove licor mistura e bianca arena
col salato Nettuno il dolce Tago)426
le navi preste stanno, e non raffrena
timore niun la giovanile audacia,427
poiché gente marittima e di Marte428
sta pronta per seguirmi in ogni parte.

[85] Per le spiagge vestiti ecco i soldati


di varie tinte429 vengono e varie arti,430
e non meno di forza apparecchiati
per cercare del mondo nuove parti.431
Su forti navi i venti ora placati432
fanno appena ondeggiar433 gli aerei stendardi;434
esse prometton,435 vedendo il mar largo,
d’esser d’Olimpo stelle, come l’Argo.436

[86] Apparecchiati poi di questa sorte,


siccome un tale viaggio chiede e impone,
apparecchiammo437 l’alma per la morte
che sempre ai nauti avanti gli occhi incombe.438
Per il sommo Poter, che eterea Corte
sostien439 sol con l’aspetto venerando,440
implorammo favor che ci guidasse,
e che le nostre intraprese ispirasse.441

343

I Lusiadi.indb 343 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[76v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[87] Partimonos assi do sancto templo


Que nas Prais do mar estâ assentado,
Que o nome tem da terra, pera exemplo,
Donde Deos foy em carne ao mundo dado:
Certifico te, o Rey, que se contemplo
Como fuy destas prayas apartado,
Cheyo dentro de duuida e receyo
Que apenas nos meus olhos ponho o freyo.

[88] A gente da cidade aquelle dia


(Hâs por amigos, outros por parentes,
Outros por ver somente) concorria
Saudosos na vista e descontentes:
E nos coa virtuosa companhia
De mil religiosos diligentes,
Em procissam solene a Deos orando
Pera os bateis viemos caminhando.

[89] Em tão longo caminho e duuidoso


Por perdidos as gentes nos julgauão,
As molheres cum choro piadoso,
Os homes com suspiros que arrancauão:
Mãis, Esposas, Irmãs, que o temeroso
Amor mais desconfia, acrecentauão
A desesperação, e frio medo
De ja nos não tornar a ver tão cedo.
Qual

344

I Lusiadi.indb 344 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[87] Partimmo noi così dal santo tempio442


che sui lidi del mare sta elevato,
che il nome ha della terra, quale essempio,443
dov’Iddio fu in carne al mondo dato.444
Ti certifico, o Re, che se contemplo445
nel ricordo il mio addio a codesti liti,446
colmo dentro di dubbio e di tormento,
a stento agli occhi miei raffreno il pianto.447

[88] Le genti della villa448 in quel mattino,


(chi per amici, altri per parenti,449
chi a veder solamente), concorreano,450
malinconici in vista e discontenti.
E noi con la virtuosa compagnia
di mille Religiosi diligenti,
in procession solenne451 a Dio orando,
verso i battelli andavam camminando.

[89] In sì lungo cammino e dubitoso452


per perduti le genti ci tenevano;453
le donne, con un pianto doloroso,
gli uomini coi sospiri che effondevano;454
madri, spose, sorelle,455 che ’l pauroso
amor più disconforta,456 ora accrescevano
loro disperazion, freddo sgomento
di non vederci già tornar per tempo.457

345

I Lusiadi.indb 345 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[77r]
CANTO QVARTO 77

[90] Qual vay dizendo: O filho a quem eu tinha


So pera refrigerio, e doce emparo
Desta cansada ja velhice minha,
Que em choro acabarâ, penoso e amaro:
Porque me deixas, misera e mezquinha?
Porque de mi te vas, o filho charo
A fazer o funereo enterramento
Onde sejas de pexes mantimento?

[91] Qual em cabello: O doce e amado esposo


Sem quem não quis amor que viuer possa,
Porque is auenturar ao mar iroso
Essa vida que he minha, e não he vossa?
Como por hum caminho duuidoso
Vos esquece a afeição tão doce nossa?
Nosso amor, nosso vão contentamento
Quereis que com as vellas leue o vento.

[92] Nestas e outras palauras que dizião


De amor, e de piadosa humanidade,
Os velhos e os mininos os seguião
Em quem menos esforço poe a ydade:
Os montes de mais perto respondião
Quasi mouidos de alta piedade,
A branca area as lagrimas banhauão
Que em multidão co ellas se ygoalauão.
Nos

346

I Lusiadi.indb 346 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[90] Qual va dicendo: «O figlio, che io avea


per refrigerio458 sol, dolce sostegno
di questa stanca già vecchiaia mia,459
che in pianto finirà penoso e amaro,
perché mi lasci, misera e meschina?460
Perché da me ten vai, o figlio caro,461
a far, funereo, il tuo seppellimento,
onde sia tu di pesci nutrimento?»462

[91] Chi scarmigliata:463 «O dolce e amato sposo,


senza ch’io volle Amor viver non possa,464
perché mai avventurate al mare iroso
questa vita ch’è mia, e non è vostra?465
Come per un cammino dubitoso
scordate l’affezion sì dolce nostra?
Nostro amor, nostro van contentamento466
volete con le vele levi il vento?»467

[92] In queste e altre parole che diceano


d’amore e di pietosa468 umanità
i vecchi ed i bambini li469 seguiano,
in cui minore forza può l’età.470
I monti più vicini rispondeano
quasi commossi dall’alta pietà;471
la bianca arena lagrime bagnavano472
che in quantità con loro473 s’eguagliavano.

347

I Lusiadi.indb 347 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[77v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[93] Nos outros sem a vista aleuantarmos


Nem a Mãy, nem a Esposa, neste estado,
Por nos não magoarmos, ou mudarmos
Do preposito firme começado:
Determiney de assi nos embarcarmos
Sem o despedimento custumado,
Que posto que he de amor vsança boa
Aquem se aparta, on fica, mais magoa.

[94] Mas hum velho daspeito venerando,


Que ficaua nas prayas, entre a gente,
Postos em nos os olhos, meneando
Tres vezes a cabeça, descontente,
A voz pesada hum pouco aleuantando,
Que nos no mar ouuimos claramente,
Cum saber so dexperiencias feyto
Tais palauras tirou do experto peito.

[95] O gloria de mandar, o vaã cubiça


Desta vaidade, a quem chamamos Fama,
O fraudolento gosto, que se atiça
Câa aura popular, que honra se chama:
Que castigo tamanho e que justiça
fazes no peito vão que muito te ama,
Que mortes, que perigos, que tormentas
Que crueldades nelles esprimentas.
Dura

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I Lusiadi.indb 348 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[93] Noi altri nostra vista non levammo


né su madre, né sposa,474 in questo stato,
per non amareggiarci, e non mutammo475
il proposito fermo cominciato.
Determinai così tosto imbarcarci
senza il lungo saluto costumato,
che, posto ch’è d’amore usanza giusta,
a chi si parte, o sta, dona più angustia.476

[94] Ma un vecchio d’aspetto venerando,477


che stava su le piagge fra la gente,478
posti su noi i suoi occhi, indi movendo
tre volte il capo,479 molto amaramente,
la voce grave sua un poco elevando,
per farci udir nel mare chiaramente,
con saper solo da esperienze retto,480
parole tai trasse da esperto petto:481

[95] «O gloria di poter!482 Vana ambizione483


di vanitade484 che chiamiamo Fama!
O frodolento485 gusto, che s’attizza
con l’aura popolar,486 che onor si chiama!487
Che castigo sì grande e che giustizia
fai tu nel petto van che molto t’ama!
Che morti, che pericoli e tormenti,488
che crudeltà in coloro sperimenti!489

349

I Lusiadi.indb 349 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[78r]
CANTO QVARTO. 78

[96] Dura inquietação dalma e da vida


Fonte de desemparos e adulterios,
Sagaz consumidora conhecida
De fazendas, de reinos, e de imperios:
Chamante illustre, chamante subida,
Sendo dina de infames vituperios,
Chamante Fama, e Gloria soberana,
Nomes com quem se o pouo nescio engana.

[97] A que nouos desastres determinas


De leuar estes reynos e esta gente?
Que perigos, que mortes lhe destinas
Debaixo dalgum nome preminente?
Que promessas de reynos, e de minas
Douro, que lhe faras tão facilmente?
Que famas lhe prometeras, que historias?
Que triumphos, que palmas, que victorias?

[98] Mas ô tu geração daquelle insano


Cujo peccado e desobediencia,
Não somente do reino soberano
Te pos neste desterro e triste ausencia:
Mas inda doutro estado mais que humano
Da quieta e da simpres innocencia,
Idade douro, tanto te priuou
Que na de ferro e darmas te deitou.
Ia

350

I Lusiadi.indb 350 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[96] Dura inquietudine d’alma e di vita,490


fonte degli abbandoni, d’adultèri,
scaltra consumatrice conosciuta
d’averi, di reami e degl’imperi,
chiàmanti illustre, chiàmanti suprema,
solo degna d’infami vituperi;
chiàmanti Fama e pur Gloria sovrana,
nomi con che ’l popolo ignar491 s’inganna!

[97] A quai nuovi disastri tu decidi


d’indurre questi Regni e questa gente?
Che perigli, che morte lor destini492
sotto qualche vocabolo eminente?493
Che promesse di regni e di miniere
d’oro, che lor farai sì facilmente?
Quali glorie494 prometti? Quali istorie?
Che trionfi? Che palme? Che vittorie?495

[98] Ma o tu, generazion di quell’insano496


il cui peccato e disobbedienza497
non solamente del Regno sovrano498
ti pose in questo esilio e triste assenza,499
ma indi d’altro stato più che umano
della quieta e semplice innocenza,
etade500 d’oro, tanto ti privò
ch’età di ferro e d’armi ti lasciò:501

351

I Lusiadi.indb 351 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[78v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[99] Ia que nesta gostosa vaidade


Tanto enleuas a leue fantasia,
Ia que aa bruta crueza e feridade
Poseste nome esforço e valentia,
Ia que prezas em tanta quantidade
O desprezo da vida, que deuia
De ser sempre estimada, pois que ja
Temeo tanto perdella quem a dâ.

[100] Não tens junto com tigo o Ismaelita


Com quem sempre teras guerras sobejas?
Não segue elle do Arabio a ley maldita,
Se tu polla de Christo so pellejas?
Não tem cidades mil, terra infinita,
Se terras e riqueza mais desejas?
Não he elle por armas esforçado
Se queres por victorias ser louuado?

[101] Deixas criar aas portas o inimigo


Por yres buscar outro de tão longe,
Por quem se despouoe o reino antigo
Se enfraqueça e se vaa deitando a longe:
Buscas o incerto e incognito perigo
Porque a fama te exalte e te lisonge,
Chamando te senhor com larga copia
Da India, Persia, Arabia, e de Ethiopia.
O maldito

352

I Lusiadi.indb 352 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[99] già che in questa gustosa502 vanità


tanto elevi la lieve503 fantasia,
già che a bruta crudezza e ferità
ponesti nome forza e valentìa,504
già che prezzi in cotanta quantità
lo sprezzo della vita, che dovria505
esser sempre stimata, poiché già506
temé tanto lasciarla Chi la dà:507

[100] Non hai prossimo a te l’Ismaelita,508


con cui ognor sosterrai guerre feroci?
Non segue ei Legge dell’Arabo infame,509
se tu510 per la di Cristo sol guerreggi?
Non ha mille città, terra infinita,
se a terre, ed a ricchezza più tu ambisci?
Non è ben con sue armi equipaggiato,
se511 aneli con vittorie a esser lodato?

[101] Fomenti512 alle tue porte l’inimico,


per cercarne altro ch’è così lontano,
per cui si spopoli il tuo Regno antico,513
s’infiacchisca e col tempo s’abbandoni;514
ricerchi incerto e incognito pericolo
perché Fama t’esalti e ti lusinghi,
chiamandoti signor, con larga copia,515
d’India, Persia, d’Arabia e d’Etiopia.516

353

I Lusiadi.indb 353 14/04/2022 15:25:07


OS LUSÍADAS, CANTO QUARTO

[79r]
CANTO QVARTO 79

[102] O maldito o primeiro que no mundo


Nas ondas vella pôs en seco lenho,
Dino da eterna pena do profundo
Se he justa a justa ley que sigo e tenho:
Nunca juyzo algum alto e profundo,
Nem cythara sonora, ou viuo engenho,
Te dê por isso fama, nem memoria,
Mas comtigo se acabe o nome e gloria.

[103] Trouxe o filho de Iapeto do Ceo


O fogo que ajuntou ao peito humano,
Fogo que o mundo em armas accendeo
Em mortes, em desonras (grande engano)
Quanto milhor nos fora Prometeo,
E quanto pera o mundo menos dano,
Que a tua estatua Illustre não tiuera
Fogo de altos desejos, que a mouera.

[104] Não cometera o moço miserando


O carro alto do pay, nem o âr vazio
O grande Achitector co filho, dando
Hum, nome ao mar, e o outro, fama ao rio:
Nenhum cometimento alto e nefando
Por fogo, ferro, agoa, calma e frio,
Deixa intentado a humana geração:
Misera sorte, estranha Condição.
FIM.

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I Lusiadi.indb 354 14/04/2022 15:25:07


I LUSIADI, CANTO IV

[102] Oh, maledetto il primo che nel mondo


sull’onde vele pose in secco legno!517
Degno d’eterna pena del Profondo,518
se giusta è giusta Legge che professo !519
Già mai giudizio alcun, alto e profondo,
né cétera sonora,520 o vivo ingegno
ti dia per questo fama né memoria,521
ma con teco s’affondi e nome e gloria!522

[103] Trasse il figlio di Giàpeto523 dal Cielo


il foco ch’egli aggiunse524 al petto umano,
foco525 che il mondo in armi tutto accese,
in morti, in disonori (grande inganno).526
Quanto stato sarìa meglio, Promèteo,
per noi, e per il mondo minor danno,
che la tua statua527 illustre non avesse
foco d’alti desii che la movesse!

[104] Non avria osato528 il fanciul miserando529


il carro alto del padre, o l’aere vacuo530
il grande Architettor531 col figlio, dando
un, nome al mar,532 e l’altro, fama al rio.533
Niuna intrapresa, elevata e nefanda,
nel fuoco, in ferro, in acqua, in caldo e in gelo,534
lascia intentata uman generazione:535
misera sorte! strana536 condizione!»

355

I Lusiadi.indb 355 14/04/2022 15:25:07


I Lusiadi.indb 356 14/04/2022 15:25:07
Canto Quinto
Canto V

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I Lusiadi.indb 358 14/04/2022 15:25:07
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Continua il discorso di Gama. La flotta si allontana da Lisboa verso


sud; oltrepassa l’equatore (ott.) 1-13. – Visione della Croce del sud nell’emisfero
australe, e fenomeno dei fuochi di Sant’Elmo; tromba marittima 14-23. – (Dis)
avventura di Fernão Veloso, e conclusioni comiche 30-36. – Apparizione di Ada-
mastor, gigante che simboleggia il Capo di Buona Speranza: la creatura profetizza
sciagure 37-48. – Interviene Gama che chiede al Gigante di raccontare di sé;
Adamastor si rivela, narrando del suo amore infelice per la nereide Teti, passione
cieca che lo condusse a trasformarsi in roccia (50-59); sua sparizione 49-60. –
Prosegue la narrazione del viaggio, sino all’arrivo a Sofala 61-73. – La sosta è pro-
pizia; il fiume locale viene chiamato dos Bons Sinais, ovvero ‘dei segni favorevoli’;
tuttavia lo scorbuto giunge a mietere vittime fra i marinai 74-83. – Ora la flotta
arriva a Melinde, e il discorso di Gama si conclude qui, con un finale elogio del
coraggio e tenacia della gente portoghese; anche il Re di Melinde si unisce alla
lode, dopo quello che ha sentito 84-90. – Tirata finale (autoreferenziale) dell’au-
tore contro gli attuali regnanti, i quali trascurano i poeti che immortalano le gesta
degli eroi 92-100.

Direzioni interpretative
Le ottave sulla tromba marina sono determinanti per configurare una poe-
sia e una Weltanschauung che fra Cinquecento e Seicento si definisce come
un nuovo rapporto con la realtà. La maravilha cui assistono Gama e i suoi
è indicativa di una verità, non di una fantasia. Una effettualità sorprenden-
te che i filosofi-scienziati dovrebbero conoscere de visu e poi analizzare
ed esplicare con gli strumenti dell’ingegno e delle precognizioni acquisite.

359

I Lusiadi.indb 359 14/04/2022 15:25:07


NOTA INTRODUTTIVA

Siamo cioè in una dimensione di realismo epico che non rinuncia a tutti gli
artifici retorici del discorso poematico, ma al fine di realizzare una eviden-
tia che riporta una esperienza verace, quale viene descritta con precisione
puntigliosa. La comparazione con la sanguisuga, che ha stupito, deliziato
o orrificato tanti lettori dal Seicento in avanti, è straordinariamente feli-
ce e puntuale nella sua verosimiglianza. Se il bue che beve nelle acque di
un fiume viene morso sul muso dalla sanguisorbens, e se questo diventa
oggetto di canto, come le mosche di Omero, ma molto di più, in quanto
quasi sequenza da documentario televisivo, allora ci troviamo difronte a
una poesia nuova. Non è un caso quindi che Faria e Sousa insista sull’origi-
nalità assoluta della comparazione camoniana, e Garcez Ferreira testimo-
ni dell’ammirazione di molti difronte a simile sorprendente similitudine.
Al di là del verso di Orazio in fine dell’Epistula ad Pisones e delle liriche
cinque-secentesche sul salasso (vd. nn. ai vv.), l’immaginazione camoniana
va oltre, in direzione di una acquisibile ipotiposi naturale, di uno sforzo di
osservazione di ciò che può essere «umile», ma tutto interno a una eccezio-
nale normalità della Natura.
Inoltre, risulta anche straordinariamente significativa in questa economia
l’ottava sulla pulitura della sentina e del resto delle navi (V, 79):

Aqui de limos, cascas & dostrinhos,


Nojosa criação das agoas fundas,
Alimpamos as naos, que dos caminos
Longos do mar, vem sordidas & immundas:
Dos ospedes que tinhamos vizinhos
Com mostras apraziueis & jocundas,
Ouuemos sempre o vsado mantimento
Limpos de todo o falso pensamento.

Come illustrato anche sommariamente nelle nostre note ad loc., Faria e


Sousa offre un’analisi raffinata: «Notisi l’eleganza e la grandezza e proprie-
tà con cui il Poeta qui ha parlato di materia bassa e sordida, descrivendo
con rara limpidezza di poesia tale sordidezza nei due versi; e poi negli altri
due il liberare le navi da questi rifiuti». Osserviamo allora nelle parole cru-
ciali del grande esegeta l’antitesi limpieza/sordidez, in aequivocatio di ambi-
to semantico: il primo termine vale nella sfera retorico-stilistica, il secondo
in quella del raffigurato, del referente, e infine l’aliviar (‘liberare’ = limpiar)

360

I Lusiadi.indb 360 14/04/2022 15:25:07


CANTO V

sempre dell’oggetto, è ritenuto rappresentato con altrettanta limpieza mer-


cé lo strepitoso strumentario espressivo del poeta. Al v. 8 poi Camões ri-
chiama con solita fig. etym. l’alimpámos del v. 3, qui con l’ulteriore nuovo
significato relativo alla sincerità limpida degli accoglienti indigeni. Un nuo-
vo incasellamento metaforico del dominio semantico dei derivati dal radi-
cale limp-, in senso etico, mentre pochi versi prima, come abbiamo visto, la
competenza era quella stilistica. Le ottave sgg. 81-82 descrivono i sintomi
dello scorbuto con precisione medica iper-espressivista, che presuppone
– crediamo – una sottintesa adtestatio rei visae. Insomma, il realismo epico-
tecnico di questi versi conferma la strenua volontà dell’autore di inserire
nella forma poetica più sublime la produttività espressiva tecnica che ele-
va il basso, senza sublimarlo, magari, purtuttavia accogliendolo nell’alveo
dell’epos. Non mancavano esempi classici di simili horrores splendidamen-
te descritti (la moria del bestiame del Norico nelle Georgiche, la tapeino-
sis tragica di Filottete, luoghi omerici vari ecc., quasi tutti et pour cause re-
darguiti poi dal classicismo prepotente), ma ciò non toglie che l’atmosfera
in cui ci troviamo con Camões è quella che avremmo definito un tempo
«prebarocca», oggi con tutti gli attuali distinguo storico-formali da attiva-
re. Mi permetto di richiamare il mio Realismo barocco, passim.

Vediamo intanto alcuni dei testi fondativi, in cui è presente il gigante Da-
mastor, poi Adamastor.
Nella Gigantomachia latina di Claudiano (101-103), Damastor – di cui non
si sa pressoché nulla – lancia contro gli dèi nemici il corpo pietrificato del
fratello Pallante:

saevusque Damastor
ad depellendos iaculum cum quereret hostes,
germani rigidum misit pro rupe cadaver.

il crudele Damastor
cercando un oggetto contundente per scagliarlo contro i nemici,
lanciò, come fosse una rupe, il cadavere irrigidito del fratello.

Altri segmenti della Gigantomachia che potrebbero aver influenzato


Camões sono indicati infra nelle note al testo. Soprattutto la pietrificazione
di Pallante può essere stata un remoto modello per il nostro.

361

I Lusiadi.indb 361 14/04/2022 15:25:07


NOTA INTRODUTTIVA

Se veniamo poi a Sidonio Apollinare (Epith. XV, 18-29), secondo l’ediz. di


Basilea del 1542 a p. 436, troviamo una nota relativa al nome ivi adottato
Adamastor: «Gigantis nomen staturosi, & membratura immani conspicien-
di. Damastor Claudiano dicitur, cuius in Gigantomachia haec verba: Saevu-
sque Damastor ad depellendos iaculum dum quaereret hostes» (ediz. cit.,
pp. 441 sg.: «Nome di un Gigante altissimo e stupefacente per l’immane
ampiezza delle membra. È detto Damastor da Claudiano, nella cui Giganto-
machia troviamo queste parole: Il crudele Damastor mentre cerca come gia-
vellotto per colpire e atterrare i nemici»). In realtà anche in Sidonio, secon-
do l’edizione critica moderna di Anderson, dovremmo leggere Damastor
(Poem and Letters I, Cambridge Mass. – London, Harvard Univ. Press – W.
Heinemann, 19633, pp. 224-226), ma la sorgente camoniana cinquecentesca
portava già la modifica Adamastor. La stessa che ricompare nell’Officina
di Tixier de Ravisy, nonché nella comica genealogia dei Giganti effusa in
Pantagruel (1532, cap. I), ove Etion generò «Encelade, qui engendra [gene-
rò] Cée, qui engendra Typhoe, qui engendra Aloe, qui engendra Othe, qui
engendra Aegeon, qui engendra Briaré qui avoit cent mains, qui engendra
Porphirio, qui engendra Adamastor, qui engendra Anthée» ecc. Che Rabe-
lais possa aver seguito l’Officina di Tixier è solo un’ipotesi.
La vicenda onomastica del gigante è stata approfondita da Ramalho (Estu-
dos Camonianos, pp. 33-41), quindi ora ci interessa piuttosto come il saevus
Damastor claudianeo sia diventato l’Adamastor camoniano, o meglio, in
che modo Camões abbia voluto prendere in prestito il poco noto perso-
naggio per farne un protagonista del proprio poema, la prosopopea del
Cabo Tormentório.
L’atto appropriativo da parte del poeta di un personaggio mitico che è
poco più di un nome rientra nel rapporto manierista con l’antichità classi-
ca: si avverte la volontà di imitare rinnovando radicalmente secondo dire-
zioni originali e proprie, nonché la voglia di specillare «fonti» non comuni
e trite (si pensi a quanto faranno Marino e Góngora nel secolo seguente).
Quindi Adamastor è creazione camoniana in toto, anche se antiche profe-
zie di sventura echeggiano genericamente nel suo episodio dall’Odissea o
dall’Eneide o dagli Argonautica ecc. Dovremo dunque interpretare la figura
del gigante in sé e nell’economia dei Lusíadas. La bibliografia in merito
è così vasta che ripercorrerla ci costringerebbe a una ipertrofia di questa
premessa (e comunque si vedano le nostre note al testo). Noi riteniamo,
sinteticamente, che:

362

I Lusiadi.indb 362 14/04/2022 15:25:07


CANTO V

− Adamastor è un personaggio tragico;


− il suo ruolo di preconizzatore di disgrazie è funzionale per con-
verso alla celebrazione dei Lusitani;
− l’episodio apre uno spazio visionario e terribile ma anche forte-
mente pathetico, come lo era già stato quello di Inés;
− Adamastor è una figura dolorosa e sofferente, protagonista di
un erotikòn pàthema;
− egli è assolutamente estraneo al mondo infido e maligno di Bacco.
Il terzo punto è evidente nella breve descrizione che il gigante fa delle
disgrazie di Lianor e Sepúlveda, una vicenda così paradigmaticamente
sfortunata e celebre da ispirare in seguito, fra l’altro, un grande poema di
Corte-Real (cfr. Alves Camões, Corte-Real, pp. 643 sgg. e Alves Sepúlveda).
Il quarto punto colloca Adamastor fra i protagonisti delle grandi vicende
di amori infelici dei Lusíadas e dei poemi e poemetti tardo-rinascimentali;
si misura da qui la distanza diremmo radicale dal Polifemo innamorato di
Galatea, non esente dal grottesco, e dal Polifemo beffato da Ulisse, addi-
rittura comico e satirico-macabro (vd. Euripide). Il secondo punto è auto-
evidente: attraverso le sventure, i Portoghesi – almeno quelli dei Lusíadas
– perverranno alla gloria finale, e non è un caso che sarà proprio l’amore a
coronarli, lo stesso amore che invece si era accanito contro Adamastor. Sul
quinto punto, nonostante opinioni contrarie di vari esegeti, non nutriamo
dubbi: il gigante, nella sua pura disperazione, perenne come quella di Tan-
talo o Sìsifo, è autonomo da ogni manhosa strategia anti-lusitana di Bacco
e con costui non condivide neppure un tratto caratteriale o simbolico. La
rabbia di Adamastor, che si proietta su Gama e compagni, è espressione
del furore impotente di un Titano pietrificato in eterno, che poi svela la
propria infelicità di amante respinto. Il quinto punto è la sintesi di quanto
detto finora.

Alla fine del canto Camões torna sull’asserzione perentoria della superio-
rità del proprio epos su quello pregresso, soprattutto per i valori di quella
verità nuda e cruda che è oggetto di narrazione, cioè la traversata di Gama
e dei suoi. Mentre nel primo canto (protasi, invocazione e dedica a Seba-
stião) il nostro aveva insistito sulla vanitas dei racconti e dei personaggi
cavallereschi, contrapponendovi gli eroi della storia lusitana, ora egli im-
pone il taceat del topico superamento addirittura ai monumenti supremi,
fondativi del canto grandiloquo epico, ovvero Omero e Virgilio. Tutti gli

363

I Lusiadi.indb 363 14/04/2022 15:25:07


NOTA INTRODUTTIVA

antichi (e quindi non solo le due auctoritates supreme) hanno poetato di


favole, fruibili – pare – neanche come integumenta per l’autore dei Lusía-
das. Solo il vero storico-geografico è quello che conta, ma altrettanto il vero
naturale, le trombe d’aria più inverosimili eppure reali, i fenomeni marini
più insuperabili eppure vinti, le creature incontrate più nuove e singolari.
Questo è il moderno tardorinascimentale dei Lusíadas, che però anche fa
proprio, per ragioni intrinseche a una disinvolta prassi neoclassicistica, il
sistema delle divinità pagane e tutti i paraphernalia che questo sistema of-
fre. Ciò è lecito – e incensurabile – perché il poema è intimamente cristiano
e antislamico (antipagano in generale), almeno nella forma esteriore ideo-
logica. Tuttavia, come in Tasso, ancorché assai più liberamente e senza oc-
culti tormenti, la dicotomia manichea offre alcune sfumature determinanti:
dalla messa in scena di Melinde e del suo universo musulmano aperto e
curioso, fino all’isola degli amori di sapore coranico (cfr. infra la nostra
interpretazione). Ci sarebbe potuto essere un incontro – come rimpiangeva
Montaigne – tra culture diverse e remote? Forse per Camões, che il mondo
altro l’ha conosciuto di persona, sì.

364

I Lusiadi.indb 364 14/04/2022 15:25:07


CANTO V

Fig. 32 F. 79v, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa, António Gonçalves, 1572.
Esemplare della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, S.Q.XXIV G 31.

365

I Lusiadi.indb 365 14/04/2022 15:25:07


[79v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

☙ Canto Quinto.

[1] EStas sentenças tais / o velho honrado


Vociferando estaua, quando a-/brimos
As asas ao sereno e sossegado
Vento, e do porto amado nos partimos:
E como he ja no mar custume vsado
A vella desfraldando o ceo ferimos,
Dizendo Boa viagem, logo o vento
Nos troncos fez o vsado mouimento.

[2] Entruaa neste tempo o eterno lume,


No animal Nemeyo truculento,
E o mundo que com tempo se consume
Na seista idade andaua enfermo e lento:
Nella ve, como tinha por costume
Cursos do Sol quatorze vezes cento,
Com mais nouenta e sete, em que corria
quando no mar a armada se estendia.
Iaa

366

I Lusiadi.indb 366 14/04/2022 15:25:08


Canto V

[1] Queste sentenze gravi il veglio onesto1


vociferando stava,2 quando aprimmo
l’ali3 al rasserenato ed ammansito
vento,4 e dal porto amato ne partimmo.
E, com’è già nel mar costume usato,
la vela dispiegando, il ciel ferimmo
gridando: «Sia buon viaggio!»; tosto il vento
nei legni5 fe’ l’usato movimento.6

[2] Entrava in questa età7 l’eterno lume


nell’animal Nemeo truculento,8
e il mondo, che col tempo si consuma,9
nell’età sesta andava infermo e lento,10
in cui vede, com’egli avea costume,
corsi del Sol quattordici per cento,
con più novantasette, in cui correa11
mentre nel mar l’armata s’estendea.12

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I Lusiadi.indb 367 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[80r]
CANTO QVINTO. 80.

[3] Ia a vista pouco e pouco se desterra


Daquelles patrios montes que ficauão,
Ficaua o charo Tejo, e a fresca serra
De Sintra, e nella os olhos se alongauão:
Ficauanos tambem na amada terra
O coração, que as magoas lâ diyxauão,
E ja despois que toda se escondeo
Não vimos mais em fim que mar e ceo.

[4] Assi fomos abrindo aquelles mares


Que geração algâa não abrio,
As nouas Ilhas vendo, e os nouos ares,
Que o generoso Enrique descobrio:
De Mauritania os montes e lugares
Terra que Anteo num tempo possuyo,
Deyxando aa mão ezquerda, que aa dereita
Não ha certeza doutra, mas sospeita.

[5] Passamos a grande Ilha da madeira


Que do muito aruoredo assi se chama,
Das que nos pouoamos, a primeira,
Mais celebre por nome, que por fama:
Mas nem por ser do mundo a derradeira
Se lhe auentajão quantas Venus ama,
Antes sendo esta sua se esquecera
De Cypro, Gnido, Pafos, e Cythêra.
Deixamos

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I Lusiadi.indb 368 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[3] Già il guardo a poco a poco si congeda


dalle patrie montagne che restavano;13
restava il caro Tago,14 e il fresco giogo
di Sintra,15 e in essa gli occhi s’attardavano.
E pur restava nell’amata terra
il cuore, che le pene trattenevano;16
e quando tutta ormai nascose un velo,17
non vedemmo più infin che mare e cielo.18

[4] Così noi fummo aprendo quei marosi19


che mai generazione alcuna aprì,
nuove Isole vedendo ed arie nuove20
che il generoso Enrico discoprì,21
di Mauritania i monti e le regioni
(terra che Anteo già un tempo possedé)22
lasciando alla sinistra, ché a man dritta
certa non v’ha altra terra, ma sospetta.23

[5] Passammo la grande Isola Madera,24


che dal folto albereto sì si chiama:
di quelle che occupammo la primiera,25
più celebre per nome che per fama.26
Ma pur essendo del mondo l’estrema,27
non la superan quante Venere ama,
che, fosse sua, perderìa la memoria
di Cipro, Gnido, Pafo e di Citera.28

369

I Lusiadi.indb 369 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[80v]
OS LVSIADAS DE. L. DE CA.

[6] Deixamos de Massilia a esteril costa


Onde seu gado os Azenegues pastão,
Gente que as frescas agoas nunca gosta
Nem as eruas do campo bem lhe abastão:
A terra a nenhum fruto em fim desposta,
Onde as aues no ventre o ferro gastão,
Padecendo de tudo extrema inopia
Que aparta a Barbarîa de Etiopia.

[7] Passamos o lemite aonde chega


O Sol, que pera o Norte os carros guia,
Onde jazem os pouos, a quem nega
O filho de Climêne a cor do dia:
Aqui gentes estranhas laua e rega
Do negro Sanagâ a corrente fria,
Onde o Cabo Arsinario o nome perde
Chamando se dos nossos Cabo verde.

[8] Passadas tendo ja as Canareas ilhas


Que tiuerão por nome Fortunadas,
Entramos nauegando pollas filhas
Do velho Hesperio, Hesperidas chamadas:
Terras por onde nouas marauilhas
Andarão vendo jaa nossas armadas,
Ali tomamos porto com bom vento
Por tomarmos da terra mantimento.
A aquella

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I Lusiadi.indb 370 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[6] Lasciammo di Massilia29 steril costa,


ove il bestiame gli Azeneghi30 pascolano,
gente che le fresche acque già mai gusta
né l’erbe di que’ campi ben gli bastano.31
La terra a nessun frutto è alfin disposta:
gli augei nel ventre il ferro digeriscono,32
patendo in tutto d’una estrema inopia,
ch’apparta la Berbèria dall’Etiopia.33

[7] Passammo il limite là dove giunge


il Sol, che verso il Nord i carri guida,34
dove vivono i poveri cui nega
il figlio di Climene il color diurno.35
Qui certe strane genti bagna e irriga
del nero Sanagà36 fredda corrente,
ove il Capo Arsinario il nome perde,
chiamandosi or dai nostri Capo Verde.37

[8] Passate poi già l’isole Canarie


che avevano per nome Fortunate,38
entrammo navigando tra le figlie
del vecchio Esperio, Espèridi chiamate;39
terre per onde nuove meraviglie
avevan viste già le nostre armate.40
Ivi prendemmo porto con buon vento,41
per prender42 dalla terra nutrimento.

371

I Lusiadi.indb 371 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[81r]
CANTO QVINTO. 81.

[9] A aquella ilha aportamos, que tomou


O nome do guerreiro Sanctiago,
Sancto que os Espanhoes tanto ajudou
A fazerem nos Mouros brauo estrago:
Daqui tanto que Boreas nos ventou
Tornamos a cortar o immenso lago,
Do salgado Occeano, e assi deixamos
A terra onde o refresco doce achamos.

[10] Por aqui rodeando a larga parte


De Africa, que ficaua ao Oriente,
A prouincia Ialofo, que reparte
Por diuersas naçoes a negra gente:
A muy grande Mandinga, por cuja arte,
Logramos o metal rico e luzente,
Que do curuo Gambea as agoas bebe
As quaes o largo Atlantico recebe.

[11] As Dorcadas passamos, pouoadas


Das Irmaãs, que outrotempo ali viuião,
Que de vista total sendo priuadas
Todas tres dhum so olho se seruião:
Tu so, tu cujas tranças encrespadas
Neptuno la nas agoas acendião,
Tornada ja de todas a mais fea
De biuoras encheste a ardente area.
L Sempre

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I Lusiadi.indb 372 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[9] All’isola approdammo che pigliò


il nome del guerriero di Santiago,43
santo che gli Spagnol’ tanto aiutò
a fare contra i Mori ardita strage.44
Da qui, tosto che Bòrea ci ventò,45
ritornammo a tagliar46 l’immenso lago
del salato Oceàn, così lasciammo
terra ove dolce rinfresco trovammo.47

[10] Da quivi, costeggiando larga parte


dell’Africa che rimaneva a Oriente,48
la provincia Jalofo,49 che comparte
per diverse nazion’ la negra gente,
l’assai grande Mandinga,50 cui per l’arte51
otteniamo il metal ricco e lucente,52
che del sinuoso Gambia53 l’acque beve,
le quali il largo Atlantico riceve,54

[11] le Dòrcadi passammo,55 popolate


da Sorelle che un tempo lì viveano,
che di vista total sendo private,
in tre d’un occhio sol si provvedeano.56
Tu sola, tu, le cui57 trecce increspate
Nettuno là nell’acque accendeano,58
mutata poi fra tutte la più oscena
di vipere riempiesti ardente arena.59

373

I Lusiadi.indb 373 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[81v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[12] Sempre em fim pera o Austro a aguda proa


No grandissimo golfaõ nos metemos,
Deixando a serra asperrima Lyoa
Co Cabo a quem das Palmas nome demos:
O grande rio, onde batendo soa
O mar nas prayas notas, que ali temos,
Ficou, co a Ilha illustre que tomou
O nome dhum que o lado a Deos tocou.

[13] Ali o muy grande reyno estâ de Congo


Por nos ja conuertido â fee de Christo,
Por onde o Zaire passa claro e longo
Rio pellos antigos nuca visto:
Por este largo mar em fim me alongo
Do conhecido pollo de Calisto,
Tendo o termino ardente ja passado
Onde o meyo do mundo he limitado.

[14] Ia descuberto tinhamos diante


La no nouo Hemisperio noua estrella,
Não vista deoutra gente, que ignorante
Algâs tempos esteue incerta della:
Vimos a parte menos rutilante
E por falta destrellas menos bella,
Do Polo fixo, onde inda se não sabe
Que outra terra comece, ou mar acabe.
Assi

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I Lusiadi.indb 374 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[12] Sempre vèr l’Austro60 infin l’acuta prora,


nel grandissimo golfo61 ci mettemmo,
lasciando Sierra asperrima Leona,62
col Capo a cui Das Palmas63 nome demmo.
Il grande fiume,64 ove battendo suona
il mare in piagge note che lì abbiamo,
restò,65 e l’Isola illustre che pigliò
il nome d’un che il fianco a Dio toccò.66

[13] Là il molto grande regno v’è del Congo,67


da noi già convertito a fe’ di Cristo,
per cui lo Zaire68 passa, chiaro e lungo,69
fiume70 che dagli antichi mai fu visto.
Per questo largo mare71 infin mi allungo
dal conosciuto Polo di Callisto,72
dopo il termine ardente aver passato
ove il mezzo del Mondo è limitato.73

[14] Già discoverto avevamo davanti


là nel novo Emisfero, nuova stella,74
non vista d’altra gente,75 che ignorante
alcun tempo rimase incerta d’ella.76
Vedemmo l’area meno rutilante
e, per manco di stelle, meno bella,
del Polo fisso,77 ov’ancor non si sa
s’altra terra comincia, o il mare sta.78

375

I Lusiadi.indb 375 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[82r]
CANTO QVINTO. 82

[15] Assi passando aquellas regioes


Por onde duas vezes passa Apolo,
Dous inuernos fazendo e dous veroes
Em quanto corre dhum ao outro Polo:
Por calmas, por tormentas e opressoes
Quesempre faz no mar o yrado Eolo,
Vimos as Vrsas a pesar de Iuno
Banharemse nas agoas de Neptuno.

[16] Contarte longamente as perigosas


Cousas do mar, que os homes não entendem,
Subitas trouoadas temerosas,
Relampados que o ar em fogo acendem:
Negros chuueiros, noites tenebrosas,
Bramidos de trouoes que o mundo fendem,
Não menos he trabalho, que grande erro
Ainda que tiuesse a voz de ferro.

[17] Os casos vi que os rudos marinheiros


Que tem por mestra a longa experiencia,
Contão por certos sempre e verdadeiros
Iulgando as cousas so polla aparencia:
E que os que tem juizos mais inteiros
Que so por puro engenho e por ciencia,
Vem do mundo, os segredos escondidos
Iulgão por falsos, ou mal entendidos.
L 2 Vi

376

I Lusiadi.indb 376 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[15] Così passando noi quelle regioni


per onde due79 volte passa Apollo,
due Inverni facendo e due Estati,80
nel mentre corre d’uno all’altro Polo,
fra calme, fra tempeste ed oppressioni,81
che sempre fa nel mar l’irato Eòlo,82
vedemmo l’Orse, a dispetto di Giuno,
bagnarsi nelle acque di Nettuno.83

[16] Contarti lungamente le rischiose


cose del mar, che gli uomin’ non intendono,
le subite burrasche spaventose,
i lampeggi84 che l’aere in fuoco accendono,
negri rovesci, notti tenebrose,
ruggiti dei rintruon’ che ’l mondo fendono,85
è indebito travaglio, e qui non erro,86
ancor s’avessi la voce di ferro.87

[17] Casi io vidi che i rudi marinai


ch’han per maestra la lunga esperienza,88
contan per certi sempre e veritieri,89
le cose giudicando all’apparenza,
e che quei ch’han giudizi più interi,90
che sol per puro ingegno e per scienza
vedon del mondo i segreti celati,
giudican falsi, o mal decifrati.91

377

I Lusiadi.indb 377 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[82v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[18] Vi claramente visto o lume viuo


Que a maritima gente tem por santo,
Em tempo de tormenta e vento esquiuo
De tempestade escura e triste pranto:
Não menos foy a todos eccessiuo
Milagre, e cousa certo de alto espanto,
Ver as nuues do mar com largo cano
Soruer as altas agoas do Occeano.

[19] Eu o vi certamente (e não presumo


Que a vista me enganaua) leuantar se,
No ar hum vaporzinho e sutil fumo
E do vento trazido, rodearse:
De aqui leuado hum cano ao Polo sumo
Se via, tão delgado que enxergarse
Dos olhos facilmente não podia,
Da materia das nuues parecia.

[20] Hia se pouco e pouco acrecentando


E mais que hum largo masto se engrossaua,
Aqui se estreita, aqui se alarga, quando
Os golpes grandes de agoa em si chupaua:
Estauase co as ondas ondeando,
Encima delle hâa nuuem se espessaua,
Fazendose mayor, mais carregada
Co cargo grande dagoa em si tomada.
Qual

378

I Lusiadi.indb 378 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[18] Vidi, in chiarezza visto,92 il lume vivo


che la gente marittima ha per santo
in tempo di tormenta e vento ostile,
di tempestate oscura e triste pianto.93
Nondimeno fu a tutti un eccessivo
portento, e cosa inver d’alto spavento,
veder nubi del mar con gran canale
sorbir dell’Oceàn l’acqua abissale.94

[19] Io il95 vidi certamente (e non presumo


che ’l guardo m’ingannasse) sollevarsi
nell’aer96 picciol vapore e sottil fumo,
e, dal vento portato, rotearsi.97
Di qui levato un turbo98 al polo sommo
si vedea, delicato,99 sì che scorgersi
dagli occhi facilmente non potea:
di materia di nubi esso parea.

[20] A poco a poco andavasi gonfiando


e più ch’albero mastro100 s’ingrossava,
qui si restringe, qui s’allarga, quando
le masse grandi d’acqua a sé succhiava;
stavasi ben con le onde ondeggiando: 101
in sua cima una nube s’ispessiva,
facendosi maggior, più caricata
col carco grande d’acqua a sé impregnata.102

379

I Lusiadi.indb 379 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[83r]
CANTO QVINTO. 83

[21] Qual roxa Sanguesuga se veria


Nos beiços da alimaria (que imprudente,
Bebendo a recolheo na fonte fria)
Fartar co sangue alheyo a sede ardente:
Chupando mais e mais se engrossa e cria,
Ali se enche e se alarga grandemente,
Tal a grande coluna, enchendo aumenta
A si, e a nuuem negra que sustenta.

[22] Mas despois que de todo se fartou


O pê que tem no mar a si recolhe,
E pello ceo chouendo em fim voou
Porque coa agoa a jacente agoa molhe:
Aas ondas torna as ondas que tomou:
Mas o sabor do sal lhe tira, e tolhe,
Vejão agora os sabios na escriptura
Que segredos sam estes de Natura.

[23] Se os antigos Philosophos, que andarão


Tantas terras, por ver segredos dellas,
As marauilhas que eu passei, passarão
A tão diuersos ventos dando as vellas:
Que grandes escripturas que deixarão
Que influição de sinos e de estrellas,
Que estranhezas, que grandes qualidades,
E tudo sem mentir, puras verdades.
L 3 Mas

380

I Lusiadi.indb 380 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[21] Qual rossa sanguisuga103 si vedrebbe


sul muso d’animale (che, imprudente,
bevendo la ricolse in fonte fredda)104
saziar col sangue altrui la sete ardente,105
succhiando106 più e più s’ingrossa e accresce,
e lì s’empie e s’allarga grandemente, 107
tal la grande colonna,108 enfiando, aumenta
sé, e la nube negra che sostenta.109

[22] Ma poi ch’ormai del tutto si saziò,110


il piè111 che affonda in mare a sé raccoglie,
e dal cielo piovendo infin volò,
l’acqua sicché la giacente acqua ammolla:112
l’onde ritorna113 all’onde che ingoiò,114
ma il sapore del sale estirpa e toglie.115
Vedan ora i sapienti in iscrittura
che segreti son questi di Natura!116

[23] Se gli antichi Filosofi, che andarono


per tante terre, a scoprir lor segreti,117
le meraviglie118 ch’io passai, passassero,
a sì diversi venti dando vela,
quali grandi scritture lascerebbero!119
Che influenza di stelle e di pianeti !120
Che novità, che grandi qualità!121
E senza finger, pure verità!122

381

I Lusiadi.indb 381 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[83v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[24] Mas ja o Planeta qne no ceo primeiro


Habita, cinco vezes apressada,
Agora meyo rosto, agora inteiro
Mostrara, em quãto o mar cortaua a armada:
Quando da Eterea gauea hum marinheiro
Prompto coa vista, terra, terra, brada,
Salta no bordo aluoroçada a gente
Cos olhos no Orizonte do Oriente.

[25] A maneira de nuues se começão


A descubrir os montes que enxergamos,
As ancoras pesadas se adereção,
As vellas ja chegados amainamos:
E pera que mais certas se conheção
As partes tão remotas onde estamos,
Pello nouo instrumento do Astrolabio
Inuenção de sutil juizo e sabio.

[26] Desembarcamos logo na espaçosa


Parte, por onde a gente se espalhou,
De ver cousas estranhas desejosa
Da terra que outro pouo não pisou:
Porem eu cos pilotos na arenosa
Praya, por vermos em que parte estou,
Me detenho, em tomar do sol a altura
E compassar a vniuersal pintura.
Achamos

382

I Lusiadi.indb 382 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[24] Ma già il Pianeta che nel Ciel primiero


abita,123 in cinque orbite affrettata,124
ora mezzo suo viso ed ora intero
mostro avea,125 da che ’l mar fendea l’armata,126
sulla celeste coffa127 un marinaio
pronto di vista «Terra! Terra!» grida.
Salta in coperta l’infiammata128 gente
con gli occhi all’orizzonte d’Oriente.129

[25] A maniera di nubi si cominciano


a scoprir le montagne che scorgiamo;130
l’ancore poderose131 allor si gettano;
le vele, ormai sopraggiunti, ammainiamo.
E perché al tutto certe si conoscano
le parti sì remote132 dove stiamo,
con il nuovo strumento d’Astrolabio,
invenzion di sottil giudizio e savio,133

[26] sbarchiamo tosto in una ben spaziosa


parte,134 dove la gente si versò, 135
di veder cose nove desiosa
d’una terra che altrui mai calpestò, 136
mentr’io con i piloti all’arenosa
piaggia, a veder in quale parte sto,137
mi tengo, a calcolar del Sol l’altura
e compassar138 geografica pintura.

383

I Lusiadi.indb 383 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[84r]
CANTO QVINTO. 84.

[27] Achamos ter de todo ja passado


Do Semicapro pexe a grande meta,
Estando entre elle e o circulo gelado
Austral, parte do mundo mais secreta:
Eis de meus companheiros rodeado
Vejo hum estranho vir de pelle preta,
Que tomarão per força, em quanto apanha
De mel os doces fauos na montanha.

[28] Toruado vem na vista, como aquelle


Que não se vira nunca em tal estremo,
Nem elle entende a nos, nem nos a elle,
Seluagem mais que o bruto Polifemo:
Começolhe a mostrar da rica pelle
De Colcos o gentil metal supremo,
A prata fina, a quente especiaria:
A nada disto o bruto se mouia.

[29] Mando mostrarlhe peças mais somenos


Contas de Christalino transparente,
Alguns soantes cascaueis pequenos,
Hum barrete vermelho, cor contente:
Vi logo por sinais e por acenos
Que com isto se alegra grandemente,
Mando o soltar com tudo, e assi caminha
Pera a pouoação, que perto tinha.
L 4 Mas

384

I Lusiadi.indb 384 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[27] Capiamo aver del tutto già passato


del Semicapro pesce la gran meta,139
stando tra quello e il circolo gelato
austral,140 parte del mondo più segreta.
Ecco, dai miei compagni circondato,
vedo un stranier141 venir di pelle nera,
ch’avean preso per forza, che guadagna142
di miele i dolci favi di montagna.143

[28] Turbato viene in vista, qual colui


che già si vide mai in cotal estremo;
né lui c’intende, né intendiamo lui,144
selvaggio più che il bruto Polifemo.145
Comìnciogli a mostrar di ricca pelle
de’ Colchidi il gentil metal supremo, 146
l’argento fin, la calda spezieria:147
a nulla d’esto il bruto148 si movea.

[29] Mando a mostrargli ciò che vale meno:


rosari149 di cristallo trasparente,
tintinnanti robette piccoline,
un berretto vermiglio,150 color piacente.
Vidi subito, a segni e per accenni,
che con questo s’allegra grandemente:
lo libero con tutto ciò, e s’avvia
alla sua gente che vicino avea.

385

I Lusiadi.indb 385 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[84v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[30] Mas logo ao outro dia seus parceiros


Todos nús, e da cor da escura treua,
Decendo pellos asperos outeiros
As peças vem buscar que estoutro leua:
Domesticos ja tanto e companheiros
Se nos mostrão, que fazem que se atreua,
Fernão Velloso a yr ver da terra o trato
E partirse co elles pello mato.

[31] He Velloso no braço confiado


E de arrogante cre que vay seguro,
Mas, sendo hum grande espaço ja passado,
Em que algum bom sinal saber procuro:
Estando, a vista alçada, co cuidado
No auentureyro, eis pello monte duro
Aparece, e segundo ao mar caminha
Mais apressado do que fora vinha.

[32] O batel de Coelho foy de pressa


Pollo tomar, mas antes que chegasse,
Hum Etiope ousado se arremessa
A elle, porque não se lhe escapasse:
Outro e outro lhe saem: vesse em pressa
Velloso, sem que alguem lhe ali ajudasse,
Acudo eu logo, e em quanto o remo aperto
Se mostra hum bando negro descuberto.
Da

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I Lusiadi.indb 386 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[30] Ma tosto al nuovo giorno, i suoi conformi,151


tutti nudi, color di oscura tenebra,152
discendendo dagli asperi dirupi,
a cercar vengon ciò che l’altro aveva.153
Domestici sì tanto e compagnevoli154
ci si mostran, che fan sì che s’azzardi
Fernan Veloso per155 tratto di terra
partendosi con loro per la serra. 156

[31] È Veloso in suo braccio confidente


e da arrogante157 crede andar sicuro,
ma, essendo lungo tempo già passato,
nel che alcun buon segnal saper procuro,
stando, la vista attenta, con timore
per quell’audace, ecco sul monte duro158
appare e, come al mare camminava, 159
più affrettato di quando andò, tornava.

[32] Il battel di Coelho andò di fretta


a prenderlo ma, prima che arrivasse,
un Etiope160 ardito gli si getta
addosso, affinché quei non gli scappasse.
Altro e un altro l’assalgon; si ve’ stretto
Veloso,161 con nessun che l’aiutasse;
accorro io tosto, e mentre il remo affretto162
appar banda di negri allo scoperto. 163

387

I Lusiadi.indb 387 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[85r]
CANTO QVINTO. 85.

[33] Da espessa nuuem sêtas e pedradas


Chouem sobre nos outros sem medida,
E não forão ao vento em vão deitadas
Que esta perna trouxe eu dali ferida:
Mas nos como pessoas magoadas
A reposta lhe demos tão tecida,
Que em mais que nos barretes se sospeita
Que a cor vermelha leuão desta feita.

[34] E sendo ja Velloso em saluamento


Logo nos recolhemos pera a armada,
Vendo a malicia fea e rudo intento
Da gente bestial, bruta e maluada:
De quem nenhum milhor conhecimento
Podemos ter da India desejada,
Que estarmos inda muyto longe della
E assi torney a dar ao vento a vella.

[35] Disse então a Velloso hum companheiro


(Começando se todos a sorrir)
Oula Velloso amigo, aquelle outeiro
He milhor de decer que de subir:
Si he, responde o ousado auentureiro
Mas quando eu pera ca vi tantos vir,
Daquelles caes, de pressa hum pouco vim
Por me lembrar que estaueis ca sem mim.
Contou

388

I Lusiadi.indb 388 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[33] Da spessa nube164 saette e sassate


piovon sopra di noi senza partita; 165
e non furono al vento invan gettate,166
che una167 gamba trassi io da lì ferita;
ma noi, come persone ora infuriate,
risposta loro demmo così unita,168
ch’oltre a’ berretti nostri, si sospetta
che di vermiglio altro ebber d’esta lotta.169

[34] E essendo già Veloso in salvamento,


tosto ci raccogliemmo con l’armata,
vedendo lercia astuzia e rozzo intento
della gente bestial, bruta e spietata, 170
da cui nessun miglior insegnamento
potemmo aver dell’India desiata
se non che ne stavamo assai distanti:
e sì tornai a dar la vela ai venti.171

[35] Disse allora a Veloso un suo compagno


(cominciando già tutti a sogghignare)
«Olà, Veloso amico! quel dirupo
è migliore a discender che a salire!»
«Sì, è», risponde il prode avventuriero,
«ma quando io vidi in qua tanti venire
di quei cani, di prescia172 son venuto,
membrando soli voi senza il mio aiuto!»173

389

I Lusiadi.indb 389 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[85v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[36] Contou então que tanto que passarão


Aquelle monte, os negros de quem fallo,
Auante mais passar o não deixarão,
Querendo, se não torna, ali matallo:
E tornando se, logo se emboscarão
Porque saindo nos pera tomallo,
Nos podessem mandar ao reino escuro
Por nos roubarem mais a seu seguro.

[37] Porem ja cinco Soes erão passados


Que dali nos partiramos, cortando
Os mares nunca doutrem nauegados,
Prosperamente os ventos assoprando:
Quando hâa noite estando descuidados
Na cortadora proa vigiando,
Hâa nuuem que os ares escurece
Sobre nossas cabeças aparece.

[38] Tão temerosa vinha e carregada,


Que pos nos coraçoes hum grande medo,
Bramindo o negro mar, de longe brada
Como se desse em vão nalgum rochedo:
O potestade, disse, sublimada
Que ameaço diuino, ou que segredo,
Este clima, e este mar nos apresenta,
Que mòr cousa parece que tormenta?
Não

390

I Lusiadi.indb 390 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[36] Raccontò poi che, poscia che passaro


quella montagna, i negri di cui dico
avanti più passar non lo lasciaro,
ché, s’egli non tornava, l’ammazzavano;
e, lui tornando,174 tosto s’imboscaro
acciò che, noi sbarcando per riaverlo,
ci potesser mandare al regno oscuro,175
per derubarci in modo più sicuro. 176

[37] Ma di già cinque Soli eran passati177


che da lì noi partimmoci, tagliando
i mari già mai d’altri navigati,
prosperamente i venti sospirando,178
quando una notte179 stando assicurati180
sulla tagliente181 prora vigilando,
una nube che l’aere va scurendo
di sopra i nostri capi sta apparendo.182

[38] Sì spaventosa veniva, e grandiosa,183


che pose ai nostri cuori grande angoscia
ruggendo184 il nero mar, da lungi mugghia
come se desse invano in qualche roccia.185
«O Potestate», dissi, «sublimata!186
che minaccia divina o che segreto187
questo clima, esto mare ci presenta
che188 maggior cosa pare che tormenta?»189

391

I Lusiadi.indb 391 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[86r]
CANTO QVINTO. 86

[39] Não acabaua, quando hâa figura


Se nos mostra no ar, robusta e valida,
De disforme e grandissima estatura,
O rosto carregado, a barba esqualida:
Os olhos encouados, e a postura
Medonha e maa, e a cor terrena e palida,
Cheos de terra e crespos os cabellos,
A boca negra, os dentes amarellos.

[40] Tão grande era de membros, que bem posso


Certificarte, que este era o segundo
De Rodes estranhissimo Colosso,
Que hum dos sete milagres foy do mundo:
Cum tom de voz nos falla horrendo e grosso
Que pareceo sair do mar profundo,
Arrepião se as carnes e o cabello
A mi, e a todos, soo de ouuillo e vello.

[41] E disse: O gente ousada mais que quantas


No mundo cometerão grandes cousas,
Tu que por guerras cruas, taes e tantas
E por trabalhos vãos nunca repousas:
Pois os vedados terminos quebrantas
E nauegar meus longos mares ousas,
Que eu tãto tempo ha ja que guardo, e tenho
Nunca arados destranho, ou proprio lenho.
Pois

392

I Lusiadi.indb 392 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[39] Non avea terminato, e una figura


ci si mostra nell’aer, robusta e valida,190
di difforme e grandissima statura,
col volto corrucciato e barba squallida,191
e con gli occhi incavati,192 e la postura
torva e funesta, color terreo e pallido,193
pieni di terra194 e crespi i suoi capelli,
la bocca negra, con i denti gialli.195

[40] Sì grande era di membra che ben posso


certificarti196 ch’esto era il secondo
di Rodi già stranissimo197 Colosso,
ch’un dei sette prodigi fu del mondo.
Con ton di voce parla orrendo e grosso
che parve uscire dal mare profondo: 198
ci s’aggriccia la carne ed il capello199
a me ed a tutti, a udir solo e vederlo.

[41] E disse: «O gente audace, più che quanta


nel mondo intraprendesse grandi cose,200
tu, che per guerre crude, tali e tante,
e per travagli vani mai riposi,201
poi che i vietati termini hai tu infranti202
e navigar miei ampi203 mari osi,
che tanto tempo è già ch’io guardo e tegno,
mai arati da estranio o proprio legno:204

393

I Lusiadi.indb 393 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[86v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[42] Pois vens ver os segredos escondidos


Da natureza, e do humido elemento,
A nenhum grande humano concedidos
De nobre, ou de immortal merecimento:
Ouue os danos de mi, que apercebidos
Estão, a teu sobejo atreuimento,
Por todo o largo mar e polla terra
Que inda has de sojugar com dura guerra.

[43] Sabe que quantas naos esta viagem


Que tu fazes, fizerem de atreuidas
Inimiga terão esta paragem
Com ventos e tormentas desmedidas:
E da primeira armada que passagem
Fizer por estas ondas insuffridas,
Eu farey dimprouiso tal castigo
Que seja môr o dano que o perigo.

[44] Aqui espero tomar se não me engano


De quem me descobrio suma vingança,
E não se acabarâ so nisto o dano
De vossa pertinace confiança:
Antes em vossas naos vereys cada anno
Se he verdade o que meu juyzo alcança,
Naufragios, perdiçoes de toda sorte,
Que o menor mal de todos seja a morte.
E do

394

I Lusiadi.indb 394 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[42] poiché vieni a veder segreti ascosi205


di natura e dell’umido elemento,206
a nessun grande uman fatti palesi
di nobile o immortal conoscimento,207
odi i danni da me, che apparecchiati
stanno all’estrema tua temerità,
per tutto il largo mare e per la terra
ch’avrai da soggiogar con dura guerra.208

[43] Sappi che quante navi questo viaggio,


che tu ora fai, faranno da avventate,209
inimici esse avran questi paraggi210
con venti e con tempeste smisurate.
E della211 prima armata che passaggio
farà per queste onde risentite,212
io farò all’improvviso tal castigo
che sarà peggio il danno del pericolo.213

[44] Qui spero avere omai, s’io non m’inganno,


su chi mi discoprì,214 somma vendetta,
e non finirà solo in questo il danno
di vostra pertinace sfrontatezza;
anzi, di navi voi vedrete ogni anno,
se è verità ciò che mia mente afferra,
naufragi, perdite, di varia sorte215
che ’l minor mal di tutti216 sia la morte.

395

I Lusiadi.indb 395 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[87r]
CANTO QVINTO 87

[45] E do primeiro Illustre, que a ventura


Com fama alta fizer tocar os Ceos,
Serey eterna e noua sepoltura
Por juizos incognitos de Deos:
Aqui porà da Turca armada dura
Os soberbos e prosperos tropheos,
Comigo de seus danos o ameaça
A destruida Quiloa com Mombaça.

[46] Outro tambem virâ de honrada fama


Liberal, caualeiro, enamorado,
E consigo trarâ a fermosa dama
Que Amor por gram merce lhe terâ dado:
Triste ventura, e negro fado os chama
Neste terreno meu, que duro e yrado,
Os deixarâ dhum crú naufragio viuos
Pera verem trabalhos eccessiuos.

[47] Verão morrer com fome os filhos charos


Em tanto amor gêrados e nacidos,
Verão os Cafres asperos e auaros
Tirar aa linda dama seus vestidos.
Os cristalinos membros e perclaros
Aa calma, ao frio, ao ar verão despidos,
Despois de ter pisada longamente
Cos delicados pês a area ardente.
E verão

396

I Lusiadi.indb 396 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[45] E del primiero Illustre,217 che ventura


con fama alta farà toccare i Cieli,
io sarò eterna e nuova218 sepoltura,
per i decreti incogniti di Dio.219
Qui porrà220 della Turca armata dura
i superbi e prosperi trofei;
con meco dei suoi danni lo minaccia
la distrutta Quilòa e la Mombaça.221

[46] Altro poi ne verrà d’orrata fama,222


liberal cavaliero innamorato,223
e con sé egli trarrà formosa dama
che Amor per gran mercè gli avrà donato.
Triste ventura e negro fato i chiama
in questo mio terren, che duro e irato
lascerà lor d’aspro naufragio vivi
perché vedano strazi più eccessivi.224

[47] Vedran morir di fame i figli cari,


in tanto amor generati e fioriti;225
vedranno i Cafri selvaggi ed avari
trarre alla bella donna i suoi vestiti;226
le cristalline membra sue preclare227
al caldo, al freddo, all’aere denudate,228
dopo aver calpestato lungamente
coi delicati piè l’arena ardente.

397

I Lusiadi.indb 397 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[87v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[48] E verão mais os olhos que escaparem


De tanto mal, de tanta desuentura,
Os dous amantes miseros ficarem
Na feruida e implacabil espessura:
Ali despois que as pedras abrandarem
Com lagrimas de dôr, de magoa pura,
Abraçados as almas soltaram
Da fermosa e miserrima prisam.

[49] Mais hia por diante o monstro horrendo


Dizendo nossos fados, quando alçado
Lhe disse eu: Quem es tu? que esse estupendo
Corpo, certo me tem marauilhado.
A boca e os olhos negros retorcendo,
E dando hum espantoso e grande brado,
Me respondeo, com voz pesada e amara
Como quem da pregunta lhe pesara.

[50] Eu sou aquelle occulto e grande Cabo


A quem chamais vos outros Tormentorio,
Que nunca a Ptolomeu, Pomponio, Estrabo,
Plinio, e quantos passarão fuy notorio:
Aqui toda a Africana costa acabo
Neste meu nunca visto Promontorio,
Que pera o Polo Antartico se estende
A quem vossa ousadia tanto offende.
Fuy

398

I Lusiadi.indb 398 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[48] E vedran poi, color229 che sfuggiranno


a tanto mal, a tanta disventura,
ch’i due miseri amanti resteranno
nell’ardente e implacabile230 foresta.
Lì, poscia che le pietre addolciranno
con lagrime di duol, d’angoscia pura,231
abbracciati, loro alme scioglieranno
dalla bella e miserrima prigione».232

[49] Più ancor veniva avanti il mostro orrendo233


a dirci i nostri Fati, quando alzato
gli dissi: «Chi sei tu? che tal tremendo234
corpo certo mi tien maravigliato!»
La bocca e gli occhi neri ritorcendo
e dando spaventoso e grande grido,235
risposemi, con voce greve e trista,236
come cui fosse un peso la richiesta.

[50] «Io sono quell’occulto e grande Cabo237


che chiamate voi altri Tormentorio,238
che mai a Tolomeo, Pomponio, Strabo,239
Plinio, e a quanti passaron,240 fu notorio.
Qui tutta l’Africana costa io chiudo,
in questo mio mai visto Promontorio,
che verso il Polo Antartico s’estende,
cui vostra avventatezza tanto offende.

399

I Lusiadi.indb 399 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[88r]
CANTO QVINTO. 88.

[51] Fuy dos filhos asperrimos da terra


Qual Encelado, Egeo, e o Centimano,
Chameime Adamastor, e fuy na guerra
Contra o que vibra os rayos de Vulcano:
Não que posesse serra sobre serra
Mas conquistando as ondas do Occeano,
Fuy capitão domar, por onde andaua
A armada de Neptuno, que eu buscaua.

[52] Amores da alta esposa de Peleo


Me fizerão tomar tamanha empresa,
Todas as Deosas desprezey do ceo
So por amar das agoas a Princesa:
Hum dia a vi coas filhas de Nereo
Sayr nua na praya, e logo presa,
A vontade sinti, de tal maneira
Que inda não sinto cousa que mais queira.

[53] Como fosse impossibil alcançalla


Polla grandeza fea de meu gesto,
Determiney por armas de tomalla
E a Doris este caso manifesto:
De medo a Deosa então por mi lhe falla:
Mas ella cum fermoso riso honesto,
Respondeo: Qual sera o amor bastante
De Nimpha que sustente o dhum Gigante.
Com

400

I Lusiadi.indb 400 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[51] Fui un dei figli asperrimi di Terra,


quale Encelado, Egeo e il Centimàno;241
mi chiamo Adamastòr,242 fui nella guerra
contro chi vibra i raggi di Vulcano;243
non ch’io ponessi terra sovra terra,244
ma, conquistando l’onde d’Oceàno,
fui capitan di mar,245 per dove andava
l’armata di Nettuno, ch’io cercava.246

[52] Amor per l’alta sposa di Peleo247


mi fece imprendere sì grande impresa;248
tutte le Dee io disprezzai del Cielo,
sol per amar de l’acque Principessa.
La vidi un dì con le figlie di Nèreo
uscir nuda sul lido,249 e tosto presa
mia volontà250 sentii di tal maniera
che non sento d’allor voglia più fiera.251

[53] Come ch’era impossibil conquistarla


per la grandezza orribil del mio aspetto,252
determinai con l’armi d’afferrarla,
e a Doride253 il mio caso manifesto.
Spaurita, questa allor per me le parla;
ma lei, con un leggiadro riso onesto,254
rispose: “Quale amor sarà bastante
di Ninfa a sostener quel d’un gigante?

401

I Lusiadi.indb 401 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[88v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[54] Com tudo por liurarmos o Occeano


De tanta guerra, eu buscarey maneira,
Com que com minha honra escuse o dano.
Tal resposta me torna a mensageira:
Eu que cair não pude neste engano,
(Que he grande dos amantes a cigueira)
Encherãome com grandes abondanças
O peito de desejos e esperanças.

[55] Ia nescio, ja da guerra desistindo


Hâa noite de Doris prometida,
Me aparece de longe o gesto lindo
Da branca Thetis vnica despida:
Como doudo corri de longe, abrindo
Os braços, pera aquella que era vida
Deste corpo, e começo os olhos bellos
A lhe beijar, as faces e os cabellos.

[56] O que não sey de nojo como o conte


Que crendo ter nos braços quem amaua,
Abraçado me achey cum duro monte
De aspero mato, e de espessura braua:
Estando cum penedo fronte a fronte
Queu pollo rosto angelico apertaua,
Não fiquey homem não, mas mudo e quedo
E junto dhum penedo outro penedo
O nimpha

402

I Lusiadi.indb 402 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[54] Pure, per preservarci l’Oceàno255


da tanta guerra, io troverò maniera
con cui, con onor mio, eviti il danno”:
tal risposta mi dìè la messaggera.
Io, che schivar non potei questo inganno,256
(che grande è degli amanti cecità)257
m’ero colmato con ampia abbondanza258
il petto di desiri e di speranza.

[55] Già nescio,259 già da guerre desistendo,


una notte, da Doride promessa,
m’appar da lunge l’aspetto stupendo
della candida Teti, unica260 e ignuda.
Come un pazzo, corsi io da lunge, aprendo
le braccia, per colei che era la vita
di questo corpo, e inizio gli occhi belli
a baciarle, e le gote, ed i capelli.261

[56] Ah, che non so con onta262 come dirlo!


Credendo aver tra’ bracci lei che amavo,
mi ritrovai abbracciato a un duro monte
d’aspera selva e di foresta brava.263
Stando con un macigno fronte a fronte,
ch’io quale volto angelico264 strignevo,
non rimasi uomo no, ma fermo e muto,
ad un sasso congiunto io sasso muto.265

403

I Lusiadi.indb 403 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[89r]
CANTO QVINTO. 89

[57] O Nimpha a mais fermosa do Oceano


Ia que minha presença não te agrada,
Que te custaua terme neste engano,
Ou fosse monte, nuuem, sonho, ou nada:
Daqui me parto irado, e quasi insano
Da magoa e da desonra ali passada,
A buscar outro mundo, onde não visse
Quem de meu pranto, e de meu mal se risse.

[58] Erão ja neste tempo meus Irmãos


Vencidos e em miseria estrema postos,
E por mais segurarse os Deoses vãos
Algâs a varios montes sottopostos:
E como contra o Ceo não valem mãos,
Eu que chorando andaua meus desgostos,
Comecey a sentir do fado imigo
Por meus atreuimentos o castigo.

[59] Conuerteseme a carne em terra dura,


Em penedos os ossos se fizerão,
Estes membros que ves e esta figura
Por estas longas agoas se estenderão:
Em fim minha grandissima estatura
Neste remoto cabo conuerterão
Os Deoses, e por mais dobradas magoas
Me anda Thetis cercando destas agoas.
M Assi

404

I Lusiadi.indb 404 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[57] Ninfa, la più formosa dell’Oceano,


già che la mia presenza non t’aggrada,
che ti costava lasciarmi in inganno,
o fosse monte, nube, sogno, o nulla?266
Da qui mi parto irato, e quasi insano267
pel duolo e disonore lì passato,
a cercare altro mondo, u’ non vedessi268
chi del mio pianto e del mio mal ridesse.269

[58] Eran già in questo tempo i miei Germani270


sconfitti ed in miseria estrema posti;
e, per più assicurarsi gli Dèi vani,271
alcuni a vari monti sottoposti;272
e come contra ’l Ciel non valgon piùe,273
io, che piangendo andava i miei disgusti,274
presi a sentir del Fato mio nemico
per le mie avventatezze il mio castigo.

[59] Convertesi mia carne in terra dura,275


e dei macigni l’ossa mie si fecero;276
queste membra che vedi e esta figura
per coteste lunghe acque si distesero.
Infin, la mia grandissima statura277
in tal remoto Capo convertirono
gli Dei, e per raddoppiar mie pene amare,278
mi va Teti abbracciando in questo mare».279

405

I Lusiadi.indb 405 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[89v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[60] Assi contaua e cum medonho choro


Subito dante os olhos se apartou,
Desfez se a nuuem negra, e cum sonoro
Bramido, muito longe o mar soou:
Eu, leuantando as mãos ao sancto coro
Dos Anjos, que tão longe nos guiou,
A Deos pedi que remouesse os duros
Casos, que Adamastor contou futuros.

[61] Ia Phlegon, e Pyrois vinhão tirando


Cos outros dous o carro radiante,
Quando a terra alta se nos foy mostrando
Em que foy conuertido o grão gigante:
Ao longo desta costa, começando
Ia de cortar as ondas do Leuante,
Por ella abaixo hum pouco nauegamos
Onde segunda vez terra tomamos.

[62] A gente que esta terra possuya


Posto que todos Etiopes erão,
Mais humana no trato parecia
Que os outros, que tão mal nos receberão:
Com bailos e com festas de alegria
Pella praya arenosa a nos vierão,
As molheres consigo e o manso gado
Que apacentauão, gordo e bem criado.
As

406

I Lusiadi.indb 406 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[60] Sì raccontava, e con pauroso ploro280


sùbito dai nostr’occhi s’appartò;
si sfe’ la nube negra,281 e con sonoro
bramito molto lungi il mar sonò.282
Io, levando le mani al santo coro
d’Angeli,283 che sì lunge ci guidò,
a Dio implorai che rimovesse284 i duri
casi, che Adamastor contò, futuri.285

[61] Già Flègone e Piròo venian tirando


con gli altri due il carro radiante,286
quando alta terra ci si fu mostrando,
in cui fu convertito il gran Gigante.287
Lungo codesta costa, cominciando
già a fendere le onde del Levante,288
per quella a basso289 un poco navigammo,
per la seconda volta poi attraccammo. 290

[62] La gente che tal terra possedea,


posto che tutti quanti Etiòpi291 erano,
più umana nel suo tratto ci parea
che gli altri, che sì mal noi ricevettero.292
Con balli e pur con feste d’allegria293
per la piaggia arenosa a noi ne vennero,
le donne a seguito,294 ed il manso armento
che pascevano, pingue e luculento.295

407

I Lusiadi.indb 407 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[90r]
CANTO QVINTO. 90

[63] As molheres queimadas vem encima


Dos vagarosos bois, ali sentadas
Animais que elles tem em mais estima
Que todo o outro gado das manadas:
Cantigas pastoris, ou prosa, ou rima,
Na sua lingua cantão concertadas,
Co doce som das rusticas auenas
Imitando de Titiro as Camenas.

[64] Estes como na vista prazenteiros


Fossem, humanamente nos tratarão,
Trazendonos galinhas e carneiros
A troco doutras peças que leuarão:
Mas como nunca em fim meus companheiros
Palaura sua algâa lhe alcançarão
Que desse algun sinal do que buscamos:
As vellas dando, as ancoras leuamos.

[65] Ia aqui tinhamos dado hum gram rodeyo


Aa costa negra de Africa, e tornaua
A proa a demandar o ardente meyo
Do Ceo, e o polo Antartico ficaua:
Aquelle ilheo deixamos, onde veyo
Outra armada primeira, que buscaua
O tormentorio Cabo, e descuberto,
Naquelle ilheo fez seu limite certo.
M 2 Daqui

408

I Lusiadi.indb 408 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[63] Le donne aduste296 venivano in cima


a lentissimi buoi, ivi assettate,297
animali che tengono in gran stima
più d’ogni armento dell’altro bestiame.298
Cantiche pastoral’, o prosa o rima,299
in loro lingua cantan concertate
col dolce suon delle rustiche avene,300
imitando di Titir le Camene.301

[64] Queste, sì come in vista assai cordiali


erano, umanamente ci trattarono,
offrendo a noi galline e ancora arieti,
in cambio d’altre robe che ottenerono.302
Ma poi che già mai infine i miei compagni
da lor parola alcuna riportarono
che desse alcun segnal di che cerchiamo,303
le vele dando, l’ancore leviamo.304

[65] Già qui avevamo ampiamente aggirato


la costa negra d’Africa, e tornava
la prora a approssimar l’ardente mezzo
del Cielo,305 e il polo Antartico restava.306
Quell’isola lasciammo,307 dove venne
l’altra armata primiera,308 che cercava
il Tormentorio Capo e, discoverto,
in quell’isola fe’ suo segno certo.309

409

I Lusiadi.indb 409 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[90v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[66] Daqui fomos cortando muitos dias


Entre tormentas tristes e bonanças,
No largo mar fazendo nouas vias
So conduzidos de arduas esperanças:
Co mar hum tempo andamos em porfias
Que como tudo nelle sam mudanças,
Corrente nelle achamos tão possante
Que passar não deixaua por diante.

[67] Era mayor a força em demasia


Segundo pera tras nos obrigaua,
Do mar, que cantro nos ali corria
Que por nos a do vento que assopraua:
Injuriado Noto da porfia
Em que co mar (parece) tanto estaua
Os assopros esforça iradamente
Com que nos fez vencer a grão corrente.

[68] Trazia o Sol o dia celebrado


Em que tres Reis das partes do Oriente,
Forão buscar hum Rey de pouco nado
No qual Rey outros tres ha juntamente:
Neste dia outro porto foy tomado
Por nos, da mesma ja contada gente,
Num largo rio, ao qual o nome demos
Do dia em que por elle nos metemos.
Desta

410

I Lusiadi.indb 410 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[66] Da qui fendemmo l’acque molti dì,


tra le tempeste triste e le bonacce,
nel largo mar facendo nove vie,310
solo condotti dall’ardue311 speranze.
Col mare un tempo312 andammo di contesa,
che, come tutto in lui son mutamenti,313
corrente in lui trovammo sì arrogante
che passar non lasciava a sé davante.

[67] Era maggior la forza in eccedenza,


in quanto ad arretrare ci obbligava,
del mare,314 che di contro noi correva,
di quella a pro,315 del vento che soffiava.
Noto,316 ingiuriato da quella contesa
in che col mar (sì pare) tanto stava,
i suoi soffi rinforza irosamente,317
con cui vincer ci fe’ la gran corrente.

[68] Traeva il Sole il giorno celebrato


in che tre Re dalle parti d’Oriente318
furo a trovare un Re da poco nato,
nel quale Re altri Tre son giuntamente.319
In questo dì, altro porto fu occupato
da noi, di mesma320 già contata gente,
su un largo fiume, al quale nome demmo
del giorno in cui per quello ci mettemmo.321

411

I Lusiadi.indb 411 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[91r]
CANTO QVINTO. 91.

[69] Desta gente refresco algum tomamos,


E do rio fresca agoa, mas com tudo
Nenhum sinal aqui da India achamos
No pouo com nos outros casi mudo:
Ora vê Rey quamanha terra andamos
Sem sair nunca deste pouo rudo,
Sem vermos nunca noua, nem sinal,
Da desejada parte Oriental.

[70] Ora imagina agora quam coitados


Andariamos todos, quam perdidos,
De fomes, de tormentas quebrantados
Por climas e por mares não sabidos:
E do esperar comprido tão cansados
Quanto a desesperar ja compellidos,
Por ceos não naturais, de qualidade
Inimiga de nossa humanidade.

[71] Corrupto ja e danado o mantimento


Danoso e mão ao fraco corpo humano,
E alem disso nenhum contentamento
Que sequer da esperança fosse engano:
Cres tu que se este nosso ajuntamento
De soldados, não fora Lusitano,
Que durara elle tanto obediente
Por ventura a seu Rey e a seu regente?
M 3 Cres

412

I Lusiadi.indb 412 14/04/2022 15:25:08


I LUSIADI, CANTO V

[69] Da tal gente rinfresco alcun pigliammo,


e del rio la fresc’acqua, ma contutto
nessun segnal qui dell’India trovammo,322
da un popol con noialtri quasi muto.323
Or vedi, o Re, per quanta324 terra andammo
senza uscircene mai da un popol rude,325
senza veder mai nuova, né segnale
della desiata parte Orientale.326

[70] Or tu ora immagina quanto angosciati


tutti andavamo noi, quanto perduti,
da fame, da tormente sconquassati,
per climi e per mari mai veduti;327
d’interminato sperar328 già stremati,
e quanto a disperar329 già trascinati,
per cieli innatural’,330 di qualità
nemica della nostra umanità!331

[71] Marcio e dannato il vettovagliamento,332


dannoso e malo al fiacco corpo umano,333
ed inoltre nessun contentamento,
che almen della speranza fosse inganno.334
Credi tu, che se questa compagnia
di soldati non era Lusitana,
saria durata 335 ella tanto336 obbediente,
per avventura, al suo Re e al suo reggente?

413

I Lusiadi.indb 413 14/04/2022 15:25:08


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[91v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[72] Cres tu que ja não forão leuantados


Contra seu capitão se os resistira,
Fazendo se Piratas, obrigados
De desesperação, de fome, de ira?
Grandemente, porcerto estão prouados
Pois que nenhum trabalho grande os tira
Daquella Portuguesa alta eccellencia
De lealdade firme, e obediencia.

[73] Deixando o porto em fim do doce rio


E tornando a cortar a agoa salgada,
Fizemos desta costa algum desuio
Deitando pera o pego toda a armada:
Porque ventando Noto manso e frio
Nã nos apanhasse a agoa da enseada,
Que a costa faz ali daquella banda
Donde a rica Sofala o ouro manda.

[74] Esta passada, logo o leue leme


Encomendado ao sacro Nicolao,
Pera onde o mar na costa brada e geme
A proa inclina dhâa e doutra nao.
Quando indo o coração que espera e teme
E que tanto fiou dhum fraco pao,
Do que esperaua ja desesperado
Foy dhâa nouidade aluoroçado.
E foy

414

I Lusiadi.indb 414 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[72] Credi tu già non si sarian levati


contra lor Capitan, s’ei resisteva,337
facendosi pirati,338 essi obbligati
dalla disperazione, fame ed ira?339
Grandemente, per certo, son provati!340
poiché niun gran travaglio li ritira
da quella Portoghese alta eccellenza
di lealtade ferma, e d’obbedienza.341

[73] Lasciando il porto, infin, del dolce rio342


e tornando a solcar l’acqua salata,
facemmo dalla costa alcun disvìo,343
guidando al largo sì tutta l’armata,
perché, ventando Noto manso e fresco,344
non ci arrestasse l’acqua345 della baia
che la costa fa lì, da quella banda,
donde la ricca Sofala oro manda.346

[74] Questa passata,347 l’agile timone,348


raccomandato al santo Nicolao,349
ove il mar nella costa grida e geme350
la prora inclina d’una e d’altra nave;
quand’ecco il nostro cuor, che spera e teme351
e tanto confidò in un fiacco legno
su cui sperava, ormai già disperato,352
fu d’una novitate rianimato.

415

I Lusiadi.indb 415 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[92r]
CANTO QVINTO. 92

[75] E foy, que estando ja da costa perto


Onde as prayas e valles bem se vião,
Num rio, que ali sae ao mar aberto
Bateis aa vela entrauão e sayão:
Alegria muy grande foy porcerto
Acharmos ja pessoas que sabião
Nauegar, porque entrellas esperamos
De achar nouas algâas, como achamos.

[76] Ethiopes sam todos, mas parece


Que com gente milhor comunicauão,
Palaura algâa Arabia se conhece
Entre a lingoagem sua que falauão.
E com pano delgado que se tece
De algodão, as cabeças apertauãa,
Com otro que de tinta azul se tinge
Cadahum as vergonhosas partes cinge.

[77] Pella Arabica lingoa que mal falão,


E que Fernão martinz muy bem entende
Dizem, que por nos, que em grãdeza ygoalão
As nossas, o seu mar se corta e fende.
Mas que la donde sae o Sol, se abalão
Pera onde a costa ao Sul se alarga, e estende,
E do Sul pera o Sol, terra onde auia
Gente assi como nos da cor do dia.
M 4 Muy

416

I Lusiadi.indb 416 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[75] E fu che, stando già alla costa presso,353


donde ben piagge e valli si vedevano,354
su un fiume, che di lì esce al mare aperto,355
battelli a vela entravano e sortivano.
Allegria molto grande fu per certo356
trovare già persone che sapevano
navigar, ché tra loro noi sperammo357
di trovar nuova alcuna, e sì trovammo.

[76] Etiopi358 sono tutti, ma pur sembra


che con gente miglior comunicavano;359
parola araba alcuna360 si comprende
dentro il loro linguaggio che parlavano;
con delicato panno, che si tesse
di cotone, le teste ricoprivano;
con altro, che di tinta blu si tinge,
ognun le vergognose parti cinge.361

[77] In Arabica lingua, che mal parlano,362


e che Fernan Martins363 per bene intende,
dicon che navi, che in grandezza eguagliano
le nostre, il mare lor solcano e fendono;
ma che di là onde n’esce il Sol si muovono
ver la costa che al Sud si allarga e stende,
e dal Sud verso il Sol, terra ove è364 attorno
gente, siccome noi, color del giorno.365

417

I Lusiadi.indb 417 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[92v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[78] Muy grandemente aqui nos alegramos


Coa gente, e com as nouas muito mais.
Pellos sinais que neste rio achamos
O nome lhe ficou dos bons sinais:
Hum padrão nesta terra aleuantamos
Que pera asinalar lugares tais
Trazia alguns, o nome tem do bello
Guiador de Tobias a Gabello.

[79] Aqui de limos, cascas e dostrinhos,


Nojosa criação das agoas fundas,
Alimpamos as naos, que dos caminos
Longos do mar, vem sordidas e immundas:
Dos ospedes que tinhamos vizinhos
Com mostras apraziueis e jocundas,
Ouuemos sempre o vsado mantimento
Limpos de todo o falso pensamento.

[80] Mas não foy, da esperança grande e immensa


Que nesta terra ouuemos, limpa e pura
A alegria: mas logo a recompensa
A Ramnusia com noua desuentura:
Assi no ceo sereno se dispensa,
Coesta condição pesada e dura
Nacemos, o pesar terâ firmeza,
Mas o bem logo muda a natureza.
E foy

418

I Lusiadi.indb 418 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[78] Ben grandemente qui ci rallegrammo366


di quelli, e delle nuove367 molto più:
per i segnai’ che in questo rio trovammo
il nome gli restò di Buon’ Segnali.368
Un cippo369 in questa terra noi elevammo
che, per sì segnalare luoghi tali,
traeano alcuni;370 il nome esso ha del bello
Guidator di Tobia verso Gabello.371

[79] Indi da limo, da croste e conchiglie,372


noiosa373 formazione d’acque fonde,
ripulimmo le navi,374 che da’ viaggi
lunghi sul mar vengon sordide e immonde.375
Dagli ospiti che c’erano vicini,
con mostre sempre amabili e gioconde,
ebbimo l’uso376 vettovagliamento,
limpidi377 d’ogni doppio pensamento.378

[80] Ma non fu, di speranza grande e immensa


ch’ebbimo in questa terra, netta379 e pura
l’allegria: senza men la ricompensa380
Ramnusia, ora con nuova disventura.
Così nel Ciel sereno si dispensa:
con questa condizion pesante e dura381
nasciamo; il male382 avrà ognor sua fermezza,
mentre il ben tosto muta sua certezza.383

419

I Lusiadi.indb 419 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[93r]
CANTO QVINTO. 93

[81] E foy que de doença crua e feya


A mais que eu nunca vi, desempararão
Muitos a vida, e em terra estranha e alheia
Os ossos pera sempre sepultarão:
Quem auerâ que sem o ver o creya
Que tão disformemente ali lhe incharão,
As gingiuas na boca, que crecia
A carne, e juntamente apodrecia.

[82] Apodrecia cum fetido e bruto


Cheiro, que o âr vizinho inficionaua,
Não tinhamos ali medico astuto,
Sururgião sutil menos se achaua:
Mas qualquer neste officio pouco instructo
Pella carne ja podre assi cortaua,
Como se fora morta, e bem conuinha
Pois que morto ficaua quem a tinha.

[83] Em fim que nesta incognita espessura


Deixamos pera sempre os companheiros,
Que em tal caminho e em tanta desuentura
Forão sempre com nosco auentureiros:
Quam facil he ao corpo a sepultura
Quaesquer ondas do mar, quaesquer outeiros,
Estranhos, assimesmo como aos nossos,
Receberão de todo o illustre os ossos.
Assi

420

I Lusiadi.indb 420 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[81] E fu che d’una peste cruda e oscena,


più ch’io ne vidi mai, abbandonarono
molti la vita, e in terra estrana e aliena,384
l’ossa loro per sempre seppellirono.
Chi vi sarà, senza veder, che ’l creda?385
che sì difformemente lor s’enfiarono
le gengive a la bocca, che crescea
la carne, e insieme si putrefacea.386

[82] Putrefacea387 con un fetido e brutto388


odor,389 che l’aere vicino infettava;
non avevamo là medico astuto,390
sottil391 chirurgo meno si trovava;392
ma qualcun, nell’officio poco instrutto,
sulla carne già putre393 entro tagliava
come già morta,394 e bene gli rendeva,395
poiché morto restò chi la teneva.396

[83] In fin che, in questa incognita foresta,397


abbandonammo per sempre i compagni,
che in tal cammino ed in tanta sventura
furon sempre con nosco avventurieri.398
Quanto è facile al corpo sepoltura!399
qualunque onda del mar, qualunque scoglio
straniero, così tal com’è pei nostri,400
riceverà d’ogni più Illustre gli ossi.

421

I Lusiadi.indb 421 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[93v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[84] Assi que deste porto nos partimos


Com mayor esperança e mòr tristeza,
E pella costa abaixo o mar abrimos
Buscando algum sinal de mais firmeza:
Na duraMoçambique em fim surgimos,
De cuja falsidade e mâ vileza
Ia seras sabedor, e dos enganos
Dos pouos de Mombaça pouco humanos.

[85] Ate que aqui no teu seguro porto,


Cuja brandura e doce tratamento,
Darâ saude a hum viuo, e vida a hâ morto,
Nos trouxe a piedade do alto assento:
Aqui repousou, aqui doce conforto,
Noua quietação do pensamento
Nos deste, e vês aqui se atente ouuiste,
Te contey tudo quanto me pediste.

[86] Iulgas agora Rey se ouue no mundo


Gentes que tais caminhos cometessem?
Crês tu que tanto Eneas e o facundo
Vlisses, pello mundo se estendessem?
Ousou algum a ver do mar profundo
Por mais versos que delle se escreuessem,
Do que eu vi, a poder desforço e de arte,
E do que inda ei de ver, a oitaua parte?
Esse

422

I Lusiadi.indb 422 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[84] Sicché di questo porto ci partimmo401


con più speranza e con maggior tristezza,402
e per la costa in basso403 il mare aprimmo404
cercando alcun segnal di più certezza.
Nel duro405 Mozambico infin venimmo,
della cui falsità406 e mala vilezza
già avrai notizia, come degli inganni
dei popol’ di Mombasa poco umani.407

[85] Fino a che qui, nel tuo sicuro porto,


il cui soave e dolce trattamento
darà salute a un vivo, e vita a un morto,408
ci trasse la pietà dell’alto Cielo.409
E qui il riposo, qui il dolce410 conforto,
la nuova quietazione del pensiero411
ci desti: e vedi qui, se attento udisti,
che tutto ti contai quanto chiedesti.

[86] Giudichi412 adesso, Re, s’ebbe413 nel mondo


genti che tai cammini sostenessero? 414
Credi che tanto Enea ed il facondo
Ulisse per il mondo si estendessero?415
Osò alcun mai veder del mar profondo,
per quanti versi su lui si scrivessero,416
di ch’io vidi, a poter di forza e d’arte,417
e di che ancor vedrò, l’ottava parte?418

423

I Lusiadi.indb 423 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[94r]
CANTO QVINTO. 94

[87] Esse que bebeo tanto da agoa Aonia


Sobre quem tem contenda peregrina,
Entre si, Rodes, Smirna, e Colofonia,
Atenas, Yos, Argo, e Salamina:
E soutro que esclarece toda Ausonia,
A cuja voz altisona e diuina
Ouuindo, o patrio Mincio se adormece,
Mas o Tibre co som se ensoberuece.

[88] Cantem, louuem, e escreuão sempre estremos


Desses seus Semideoses, e encareção,
Fingindo Magas Circes, Polifemos,
Syrenas que co canto os adormeção:
Dem lhe mais nauegar â vella e remos
Os Cicones, e a terra onde se esquecem
Os companheiros em gostando o Loto,
Dem lhe perder nas agoas o Piloto.

[89] Ventos soltos lhe finjão e imaginem


Dos odres, e Calipsos namoradas,
Harpias, que o manjar lhe contaminem
Decer aas sombras nuas ja passadas:
Que por muito e por muito que se afinem
Nestas Fabulas vaãs tambem sonhadas,
A verdade que eu conto nua e pura
Vence toda grandiloca escriptura.
Da

424

I Lusiadi.indb 424 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[87] Quegli, che bevve tanto d’acqua Aonia,


su cui fanno contesa peregrina419
fra di lor Rodi, Smirne e Colofòne,
Atene, Ios,420 Argo e Salamina;421
e l’altro,422 che rischiara tutta Ausonia,423
quei la cui voce altìsona424 e divina
udendo, il patrio Mincio s’addormisce,425
ma ’l Tebro di quel canto insuperbisce;

[88] cantin, lodino e scrivan426 sempre estremi427


d’esti lor Semidei,428 e ancor li esaltino,
fingendo maghe Circi, Polifemi,
sirene che col canto li addormentino;429
li faccian navigar a vela e a remi
ai Cìconi,430 e alla terra ove si smemorino
i compagni, gustandovi del loto;431
faccian lor perder nell’acque il piloto;432

[89] Venti sciolti lor fingano ed immaginino


degli otri, e di Calipse innamorate;433
Arpie, che il mangiare lor contaminino;434
scendere all’ombre nude trapassate:435
che per molto e per molto che s’affinino436
in tai favole vane e ben sognate,437
la verità che io conto nuda e pura438
vince su ogni grandìloqua scrittura!».439

425

I Lusiadi.indb 425 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[94v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[90] Da boca do facundo capitão


Pendendo estauão todos embibidos,
Quando deu fim aa longa narração
Dos altos feitos grandes e subidos:
Louua o Rey o sublime coração
Dos Reis em tantas guerras conhecidos,
Da gente louua a antiga fortaleza,
A lealdade danimo e nobreza.

[91] Vay recontando o pouo que se admira


O caso cada qual que mais notou,
Nenhum delles da gente os olhos tira
Que tão longos caminhos rodeou:
Mas ja o mancebo Delio as redeas vira
Que o irmão de Lampecia mal guiou,
Por vir a descansar nos Thetios braços
E el Rey se vay do mar aos nobres paços.

[92] Quam doce he o louuor e a justa gloria


Dos proprios feitos, quando sam soados,
Qualquer nobre trabalha que em memoria
Vença, ou ygoale os grandes ja passados:
As enuejas da illustre e alhea historia
Fazem mil vezes feitos sublimados,
Quem valerosas obras exercita
Louuor alheo muito o esperta e incita.
Não

426

I Lusiadi.indb 426 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[90] Dai labbri del facondo440 Capitano


pendendo stavan tutti estasiati,441
quando diè fine al lungo suo racconto
degli alti fatti grandi ed elevati.
Or loda il Re quel sublime coraggio
dei Regi, in tante guerre conosciuti;442
del popol loda443 l’antica fortezza,
d’animo la lealtà444 e la gentilezza.

[91] Va ricontando il popol, che l’ammira,445


ciascuno il caso che di più notò;
da niun di lor la gente il guardo gira,
che sì lunghi tragitti traversò.446
Ma il giovin Delio447 già le briglie tira
che il fratel di Lampecia448 mal guidò,
per venire a restar fra i Tetii bracci;449
e il Re sen va dal mare ai suoi palagi450.

[92] Quanto è dolce la lode e giusta gloria


dei propri fatti, quando son cantati!451
Ogni nobil s’affanna che in memoria452
vinca453 od eguagli i grandi del passato.
La gelosia di un’illustre altrui storia
fa mille volte far gesta sublimi:454
chi ad opre valorose ognor si esercita,
la lode455 altrui molto l’avviva e incita.

427

I Lusiadi.indb 427 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[95r]
CANTO QVINTO. 95

[93] Não tinha em tanto os feitos gloriosos


De Achiles, Alexandro na pelleja,
Quanto de quem o canta, os numerosos
Versos, isso so louua, isso deseja:
Os tropheos de Melciades famosos
Temistocles despertão so de enueja,
E diz, que nada tanto o deleitaua
Como a vez que seus feitos celebraua.

[94] Trabalha por mostrar Vasco da Gama


Que essas nauegaçoes que o mundo canta,
Não merecem tamanha gloria e fama:
Como a sua, que o ceo e a terra espanta:
Si mas aquelle Heroe que estima e ama
Com does, merces, fauores, e honra tanta
A lira Mantuana faz que soe
Eneas, e a Romana gloria voe.

[95] Dâ a terra Lusitana Scipioes


Cesares, Alexandros, e da Augustos,
Mas não lhe dâ com tudo aquell e s does
Cuja falta os faz duros e robustos
Octauio, entre as mayores opressoes
Compunha versos doutos e venustos,
Não dirâ Fuluia certo que he mentira
Quando a deixaua Antonio por Glafira.
Vay

428

I Lusiadi.indb 428 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[93] Non avea tanto i fatti gloriosi


d’Achille a stima Alessandro in battaglia,
quanto di chi ’l cantò quei melodiosi456
versi: questo sol loda, questo brama.
Solo i trofei di Milziade famosi
Temistocle d’invidia fanno insonne,457
e dice che null’altro il dilettava
quanto voce che i suoi fatti esaltava.

[94] S’affanna per mostrar Vasco da Gama


che le navigazion’ che il mondo canta
non meritano tanta gloria e fama
come la sua, che Cielo e Terra incanta.458
Sì; ma quel grande Eroe,459 che stima e ama
con regali, mercè, favori e onori
la lira Mantovana, fa460 che suoni
Enea, e la Romana gloria voli.

[95] La terra lusitana dà Scipioni,


Cesari, Alessandri, e dà Augusti;461
ma non dà loro contutto quei doni
cui mancanza li fa rozzi e robusti.462
Ottavio, tra le massime afflizioni,463
componea versi assai dotti e venusti464
(non dirà certo Fulvia che è bugìa,
se la lasciava Antonio per Glafira).465

429

I Lusiadi.indb 429 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[95v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[96] Vay Cesar sojugando toda França


E as armas não lhe empedem a sciencia,
Mas nâa mão a pena, e noutra a lança
Igoalaua de Cicero a eloquencia:
O que de Scipião se sabe e alcança
He nas comedias grande experiencia,
Lia Alexandro a Homero de maneira
Que sempre se lhe sabe aa cabeceira.

[97] Em fim não ouue forte capitão


Que não fosse tambem douto e sciente,
Da Lacia, Grega, ou Barbara nação
Se não da Portuguesa tão somente:
Sem vergonha o não digo, que a rezão
Dalgum não ser por versos excelente,
He não se ver prezado o verso e rima,
Porque quem não sabe arte não na estima.

[98] Por isso e não por falta de Natura


Não ha tambem Virgilios nem Homeros,
Nem auerâ se este costume dura
Pios Eneas, nem Achiles feros:
Mas o pior de tudo he que a ventura
Tão asperos os fez, e tão Austeros,
Tão rudos, e de ingenho tão remisso
Que a muitos lhe dâ pouco, ou nada disso.
Aas

430

I Lusiadi.indb 430 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO V

[96] Va Cesar soggiogando tutta Francia,466


e l’armi non gli negano la scienza,
ma, nelle mani e la penna e la lancia, 467
eguagliava di Tullio l’eloquenza.468
Ciò che si sa di Scipione e si afferma
è in far commedie grande esperienza.469
Leggea Alessandro Omero in modo tale
che si sa l’avea sempre al capezzale.470

[97] Infin, non ci fu forte Capitano


che non fosse altresì dotto e sapiente,
di Lazial, Greca o Barbara nazione,
se non di Portoghese solamente.471
Senz’onta non lo dico, ché ragione
per cui nessuno è qui in versi eccellente
è il non veder pregiati versi e rima,
perché chi non sa l’arte, non la stima.472

[98] Perciò, non per mancanza di natura,473


non abbiamo i Virgili né gli Omeri;
né vi saran, se tal costume dura,
pii Enei, e neppure Achilli feri.474
Ma il peggiore di tutto è che ventura
tanto asperi li fe’,475 e tanto austeri,
tanto rudi e d’ingegno sì indolente,
che a molti importa poco, oppure niente.

431

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OS LUSÍADAS, CANTO QUINTO

[96r]
CANTO QVINTO. 96

[99] Aas Musas agardeça o nosso Gama


O muito amor da patria, que as obriga
A dar aos seus na lira nome e fama
De toda a illustre e bellica fadiga:
Que elle, nem quem na estirpe seu se chama,
Caliope não tem por tão amiga,
Nem as filhas do Tejo, que deixassem
As tellas douro fino, e que o cantassem.

[100] Porque o amor fraterno e puro gosto


De dar a todo o Lusitano feito
Seu louuor, he somente o prosuposto
Das Tagides gentis, e seu respeito:
Porem não deixe em fim de ter desposto
Ninguem a grandes obras sempre o peito,
Que por esta, ou por outra qualquer via
Não perdera seu preço e sua valia.

FIM.

432

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I LUSIADI, CANTO V

[99] Grato a le Muse guardi il nostro Gama,476


al molto amor di patria, che le intriga
a dare ai suoi477 con cetra nome e fama
di tutta l’alta bellica fatica:
che n’ei, né chi da stirpe suo si chiama,478
Calliope479 può vantar per tanto amica,
né le figlie del Tago,480 che pur lascino
le tele d’oro fino481 e che lo cantino.

[100] Perché l’amor fraterno, e il puro gusto


di dare ad ogni Lusitana gesta
sua lode, è solamente il presupposto482
delle Tàgidi belle, e il lor progetto.
Per cui non lasci alfin d’aver disposto
alcuno alle grandi opre sempre il petto,
che per questa, o per altra qualche via,
non perderà suo pregio, e sua valìa.483

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Canto Seisto
Canto VI

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Nota introduttiva

RIEPILOGO. Si fa festa tra Portoghesi e Mori di Melinde prima della ripartenza;


la flotta riprende il largo in direzione dell’India (ott.) 1-6. – Bacco scende al pa-
lazzo subacqueo di Nettuno, per convincere gli dèi equorei ad aiutarlo contro i
portoghesi audaci; descrizione del palazzo di Nettuno 6-13. – Bacco è ricevuto da
Nettuno e illustra il motivo della sua discesa; Tritone convoca con la sua tromba
gli dèi marini 14-19. – Riunione degli dèi 19-26. – Discorso acceso ed efficace di
Bacco 27-34. – Con il solo parere sfavorevole di Proteo, gli dèi accolgono l’invito
di Bacco a sostenerlo anche perché il loro stesso regno è minacciato; Eolo scioglie
i venti 35-37. – Nel frattempo, durante le ore di veglia, i marinai portoghesi si
raccontano storie per tenersi svegli; Leonardo, cavaliere cortese, vorrebbe narrare
vicende d’amore ma Veloso, più energico, impone un racconto di scontri fra prodi,
cui non è però estranea la motivazione cavalleresca di onorare delle dame offese: si
tratta dell’episodio dei Dodici di Inghilterra 38-69. – A un certo punto si leva una
tempesta terribile; Gama supplica Iddio di salvare sé e i suoi 70-84. – Venere inter-
viene e con la forza di seduzione delle sue ninfe amorose distrae i venti che restano
ammaliati 85-91. – La tempesta si quieta; è avvistata Calecut: Gama rende grazie al
Signore 92-94. – Tirata finale dell’autore sul valore della vera e onesta fama 95-99.

Direzioni interpretative
La discesa di Bacco nel regno Nettunino, con la magnifica èkphrasis, il
discorso del dio, il consiglio e l’intervento risolutivo di Tetide a favore della
decisione di Nettuno, potrebbe serbare una memoria omerica, flebile se
pur impressiva.
A Il. Ζ [vi] 130-140 si legge:

437

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NOTA INTRODUTTIVA

οὐδὲ γὰρ οὐδὲ Δρύαντος υἱὸς κρατερὸς Λυκόοργος


δὴν ἦν, ὅς ῥα θεοῖσιν ἐπουρανίοισιν ἔριζεν·
ὅς ποτε μαινομένοιο Διωνύσοιο τιθήνας
σεῦε κατ’ ἠγάθεον Νυσήϊον· αἳ δ’ ἅμα πᾶσαι
θύσθλα χαμαὶ κατέχευαν ὑπ’ ἀνδροφόνοιο Λυκούργου
θεινόμεναι βουπλῆγι· Διώνυσος δὲ φοβηθεὶς
δύσεθ’ ἁλὸς κατὰ κῦμα, Θέτις δ’ ὑπεδέξατο κόλπῳ
δειδιότα· κρατερὸς γὰρ ἔχε τρόμος ἀνδρὸς ὁμοκλῇ.
τῷ μὲν ἔπειτ’ ὀδύσαντο θεοὶ ῥεῖα ζώοντες,
καί μιν τυφλὸν ἔθηκε Κρόνου πάϊς· οὐδ’ ἄρ’ ἔτι δὴν
ἦν, ἐπεὶ ἀθανάτοισιν ἀπήχθετο πᾶσι θεοῖσιν·

È Diomede a parlare a Glauco prima del duello, come ricaviamo da una


traduzione moderna:

No, vedi, neppure il figlio di Driante, il robusto Licurgo, visse a lungo, dopo che
combatteva con gli dèi. Senti: una volta lui inseguì giù per il sacro monte di Nisa le
nutrici di Dioniso folleggiante [μαινομένοιο Διωνύσοιο]. Ed esse tutte insieme but-
tavano a terra i tirsi, percosse com’erano dall’ascia di Licurgo assassino. E Dioniso
scappava via e si immerse nell’onda del mare. L’accolse Teti nel suo seno: era terro-
rizzato. Un forte tremito, credi, ancora lo teneva, per l’urlare di quell’uomo. Ma
allora gli dèi dalla facile vita si adirarono con lui, e il figlio di Crono lo rese cieco. E
neppure viveva ancora a lungo, poiché era odioso a tutti gli immortali.

Ne emerge un Bacco imberbe, giovinetto che folleggia, e quando viene minac-


ciato da un uomo crudele e membruto è preso vilmente da terrore infantile e
si rifugia nelle acque marine. Qui ad accoglierlo e proteggerlo è proprio Tetide.
Aggiungiamo, anche se ci porta un po’ distanti, il passo in cui Efesto acco-
glie gioiosamente Tetide nella sua fucina (Σ [xviii] 394-399):

ἦ ῥά νύ μοι δεινή τε καὶ αἰδοίη θεὸς ἔνδον,


ἥ μ’ ἐσάωσ’ ὅτε μ’ ἄλγος ἀφίκετο τῆλε πεσόντα
μητρὸς ἐμῆς ἰότητι κυνώπιδος, ἥ μ’ ἐθέλησε
κρύψαι χωλὸν ἐόντα· τότ’ ἂν πάθον ἄλγεα θυμῷ,
εἰ μή μ’ Εὐρυνόμη τε Θέτις θ’ ὑπεδέξατο κόλπῳ
Εὐρυνόμη θυγάτηρ ἀψορρόου Ὠκεανοῖο.

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CANTO VI

Ah, sì! È in casa mia una dea riverita e rispettata! Fu lei a salvarmi nei giorni che
il dolore mi colpì, quando caddi lontano per colpa di mia madre, quella cagna
sfacciata. Intendeva nascondermi perché ero zoppo. E allora avrei patito e sofferto
a lungo, se Eurinome e Tetide non mi accoglievano nella profondità marina: anche
Eurinome, sì, figlia di Oceano che rifluisce su se stesso.

Semplicemente a sublinhar che anche Vulcano fu ricevuto e protetto da


Tetide nel momento più duro della sua esistenza.
Il primo luogo omerico, testimonianza assai alta cronologicamente di un
tratto del mito dionisiaco, ci può far gioco per spiegare perché, in questo
episodio camoniano, una figura come Tetide intervenga in aiuto di Bacco,
mentre era stata detta «innamorata» del re Sebastião (I, 16, 5-8) e sarà
l’amante di Gama nell’episodio finale (se pure vinta a fatica da Amore, IX,
48, 4). Già Barreto Micrologia faceva notare che nella mitologia classica esi-
stevano due Teti, una, Thetis, figlia del Cielo e di Vesta, sposa di Nettuno
(cfr. Lus. VI, 21), l’altra, Tethys, figlia di Nereo, moglie di Peleo e madre
di Achille (che sarebbe l’amata dall’infelice Adamastor, cfr. V, 52, 1). Ma
la dea marina per eccellenza è la prima (III, 115, 2: «a casa de Tétis», cioè
l’oceano), e quindi costei sarà anche quella che in fondo alle acque favo-
risce Bacco. Barreto asserisce sconfortato che «os poetas confundem uma
com outra», ma non sembra questo il caso di Camões. E dunque? Proba-
bilmente proprio il ricordo del lacerto omerico può aver indotto il nostro a
introdurre Teti qui nel sesto canto come filo-bacchica, non preoccupandosi
troppo di eventuali contraddizioni – ma essendo consapevole delle due Teti
classiche. Inoltre, la nuncupatoria del primo canto presuppone come già
accadute tutte le vicende che il poema narrerà, e quindi presenta una Teti
ormai convertita all’amore e al filo-lusitanismo, dopo la sconfitta finale di
Bacco. (Una parentesi: Aguiar e Silva A lira dourada, p. 133, ritiene che
la prima Teti iliadica che abbiamo evocato sia la Nereide, non la Titanide
sposa di Nettuno, appoggiandosi a Od. Ω 74, dove la madre di Ulisse si
dice abbia ricevuto in dono da Dioniso un’urna d’oro fabbricata da Efesto.
Ma questo cosa dimostra? A nostro modesto parere assolutamente nulla).

Ulteriori riflessioni sul rapporto fra l’elemento acquatico e Bacco – posto


che il suo spazio liquido comunque è quello fondamentalmente dell’οἶνος –
ci provengono da una serie di suggestioni intriganti, che certamente ten-
gono conto del passo omerico cit. «Nell’umido Dioniso si trova nel suo

439

I Lusiadi.indb 439 14/04/2022 15:25:09


NOTA INTRODUTTIVA

universo ideale» (D’Acunto Ἑλλενικά, p. 161 con indicazione di fonti).


Dioniso è anche navigatore, ad esempio – malgré lui – sulla nave dei pi-
rati dove compie prodigi; egli «appare lungo la riva del mare infecondo»
(oppure «limpido» iuxta Càssola Inni omerici), ὡς ἐφάνη παρὰ θῖν’ ἁλὸς
ἀτρυγέτοιο, e i pirati lo portano con sé ἐπὶ οἴνοπα πόντον, «nel mare colore
del vino» (Inno omer. VII, 2; 7). Ha rapporti con le acque delle paludi,
come Artemide, nella sua forma di Dioniso Limnaios, festeggiato ad Atene
ogni anno durante le Antesterie (Casadio Il vino dell’anima, p. 92). Esiste
una tradizione secondo cui Dioniso è ucciso da Perseo e gettato nella palu-
de di Lerna (ivi, p. 148, n. 5), ma c’è anche un seguito in cui il dio risorge
dalle acque, catabasi e anabasi (Kerényi Dioniso, pp. 175-176). Dunque
Dioniso, ovvero Bacco (il cui nome ha etimologia incerta), ha a che fare
con paludi e sorgenti come Limnaios (ivi, pp. 270 sg.), e questo conferma
la sua duplicità-ossimoricità strutturale: acqua e vino, ma acqua come vino
e acqua con vino (altrimenti merum). Plutarco conferma: «gli Elleni pensa-
no che Dioniso sia signore e principe non solo del vino, ma anche di ogni
elemento umido» (De Iside 35, 365A). Nel poema di Camões dunque l’ac-
qua non è solo Sabedoria, suprema Conoscenza, forma di divinità, Madre
primordiale legata a Venere (Centeno A viagem, pp. 18 sgg.). Come ogni
natura fluida, è assolutamente ambivalente, e ci sguazza pure Bacco.

In questo canto il personaggio comico Fernão Veloso, già picarescamente


ridicolo nel precedente, si rende nuovamente protagonista, raccontando
la storia dei Doze de Inglaterra, i dodici cavalieri portoghesi che andarono
in Britannia a difendere l’onore di altrettante gentildonne. Si tratta di una
parentesi cortese-cavalleresca, e viene inserita per il gusto della variatio to-
pico in un poema che abbia ambizioni di neo-classicità, tuttavia pare quasi
un arazzo romanticamente sbiadito che viene presto squarciato dall’irrom-
pere del tragico epico: l’altrettanto topica descrizione della tempesta, uno
dei passi più virtuosistici della scrittura camoniana.
Vi domina l’immagine del chaos, del mondo alla rovescia, della confusione
degli elementi, del disassarsi dell’universo. Certo, le fonti principali (Virgi-
lio, Ovidio ecc.) sono emulate con acribia compositiva e abilità d’intarsio,
ma il motivo del desconcerto do mundo è caro, come si sa, all’autore dell’e-
legia O poeta Simónides. Fra le altre, l’immagine del mare che sale fino al
cielo e poi apre voragini fino all’inferno, ben consolidata nella tradizione,
ci permette di soffermarci sull’incubo della profondità.

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I Lusiadi.indb 440 14/04/2022 15:25:09


CANTO VI

Agora sobre as nuuens os subião


As ondas de Neptuno furibundo,
Agora a ver parece que decião
As intimas entranhas do profundo
[VI, 76, 1-4]

ribadito più «ariostescamente», se vogliamo, poco dopo:

Vendo ora o mar ate o inferno aberto,


Ora com noua furia ao ceo subia
[80, 3-4]

La discesa di Bacco fino al regno subacqueo di Nettuno, episodio pertinen-


te alla sfera del maligno, configurava quel pur stupendo reame come teatro
della rabbia e dell’azione nefaria del dio del vino e dell’acqua. Ora lo scate-
narsi della furia nettunina scaglia in alto le navi portoghesi, per precipitarle
poi fino al profondo Tartaro. Più esattamente «alle viscere del profondo
Oceano». L’espressione entranhas do profundo è una metafora certo un po’
logora; Camões la ripropone tale e quale nel canto nono: «nas entranhas do
profundo / Oceano» (40, 7-8). Vieyra Dictionary alla voce entranhas, come
seconda entry scrive «the recess, or inmost dart of any place. Entranhas da
terra, the bowels of the earth». E anche noi diciamo «viscere della terra»
che è ormai una catacresi. Tuttavia, ci intriga citare qui un passo dell’ope-
ra plutarchea Il simposio dei sette sapienti dove a un certo punto Solone,
introducendo un discorso contro il valore del cibo con l’evocazione della
sporcizia delle nostre interiora, afferma: τῷ γὰρ ὄντι τοῦτ’ ἐστὶ τὸ μίασμα
τῆς σαρκὸς ἡμῶν καὶ ὁ τάρταρος ὡς ἐν Ἅιδου, δεινῶν τινων ῥευμάτων καὶ
πνεύματος ὁμοῦ καὶ πυρὸς συμπεφυρμένου καὶ νεκρῶν περίπλεως (Plut.,
sept. sap. conv. 159b). Nella versione latina: «Nam si vero fateri oportet,
haec est corporis nostri veluti sentina quaedam quo carnis nostrae sordes,
et reiectanea confluunt. Et tamquam apud inferos tartarus horrendis qui-
busdam fluviis flatuque et igni simul mistis et tetris cadaveribus refertus»
(Plutarchi Chaeronei […] Septem sapientum convivium. Gulielmo Plantio
Cenomanno Medico, interprete, Lugduni, ap. S. Gryphium, 1552, p. 42).
In traduzione: «Perché, in realtà, sono proprio le viscere la sozzura della
nostra carne, il nostro Tartaro, pieno, a somiglianza di quello dell’Ade, di
strani torrenti, di vento misto a fuoco e di cadaveri» (trad. Patrizia Pup-

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I Lusiadi.indb 441 14/04/2022 15:25:09


NOTA INTRODUTTIVA

pini, curatrice dell’ediz. Palermo, Sellerio, 1989 del Simposio). Corpo e


natura (mare tempestoso) sembrano porsi in un parallelismo intrigante.

Si noti infine, come segnaleremo più puntualmente nelle nostre note al


testo, che il concilio subacqueo è speculare a quello olimpico del primo
canto, con molti echi e rimandi. Il che è cosa non certo squisita da rilevare,
senonché, più delle analogie, sono le differenze a suggestionare il lettore.
La nitidezza composta del consesso olimpico sembra trovare un’alternativa
nelle squisitezze descrittive della descrizione sottomarina, quasi un univer-
so classicista che si contrapponga ad uno manierista.
Del resto, mentre il discorso di Bacco davanti agli Dei superni è tacitato
subito, la violenta concione subacquea è invece accolta immediatamente
con convinzione entusiastica, essendo messo a tacere il menagramo pro-
fetico Proteo. Nello spazio equoreo profondo, la falsità istrionica sagace
di Tioneo ha buon frutto, forse anche perché le divinità cui si rivolge sono
meno perspicaci di quelle che formano il corteggio di Giove. Alla fin fine, il
concilio davanti a Nettuno si articola come una raffinata παρῳδία di quello
celeste, non nelle forme di una irrisione, beninteso, ma piuttosto di una
«parodia seria» (si pensi alla prassi musicale dell’operazione medesima). A
metà poema circa, si colloca dunque un artificio strutturale che architetto-
nicamente lancia una campata retroattiva assai ampia in direzione dell’ini-
zio dell’opera.

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CANTO VI

Fig. 33. F. 96v, ed. Ee/S. Luís de Camões, Os Lusíadas, Lisboa, António Gonçalves, 1572.
Esemplare della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, S.Q.XXIV G 31.

443

I Lusiadi.indb 443 14/04/2022 15:25:09


[96v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

Canto Seisto.

[1] NAM sabia em que / modo festejasse


O Rey Pagão os fortes nauegan/tes,
Pera que as amizades alcançasse
Do Rey Christão, das gentes tão possantes:
Pesalhe que tão longe o apousentasse
Das Europeas terras abundantes,
A ventura, que namno fez vizinho
Donde Hercules ao mar abrio o caminho.

[2] Com jogos, danças, e outras alegrias


A segundo a policia Melindana,
Com vsadas e ledas pescarias
Com que a Lageia Antonio alegra e engana:
Este famoso Rey todos os dias
Festeja a companhia Lusitana,
Com banquetes, manjares desusados
Com frutas, aues, carnes, e pescados.
Mas

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I Lusiadi.indb 444 14/04/2022 15:25:09


Canto VI

[1] Non sapeva in qual modo festeggiasse


il Re Pagano1 i forti naviganti,
affinché l’amicizie confermasse
col Re Cristian, con genti sì possenti;
gli pesa che sì lunge lo fermasse
dall’Europee terre sì abbondanti
la ventura, che non lo fe’ vicino
a dov’Ercole al mare aprì il cammino.2

[2] Con giochi, danze e simili allegrie,


secondo ch’è costume Melindano,3
con le usate e gioiose pescherìe4
con che Lageia Antonio allegra e inganna,5
questo famoso Re, per tutti i dì,6
la compagnia festeggia Lusitana,
con banchetti, mangiare ricercato,7
con frutta, uccelli, carni ed il pescato.

445

I Lusiadi.indb 445 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[97r]
CANTO QVINTO. 97

[3] Mas vendo o Capitão que se detinha


Ia mais do que deuia, e o fresco vento
O conuida que parta e tome asinha,
Os Pilotos da terra e mantimento,
Não se quer mais deter, que ainda tinha
Muito pera cortar do salso argento,
Ia do Pagão benigno se despede
Que a todos amizade longa pede.

[4] Pedelhe mais, que aquelle porto seja


Sempre com suas Frotas visitado,
Que nenhum outro bem mayor deseja
Que dar a tais baroes seu reino e estado:
E que em quanto seu corpo o sprito reja
Estarâ de contino aparelhado,
A pôr a vida e reino totalmente
Por tão bom Rey, por tão sublime gente.

[5] Outras palauras tais lhe respondia


O Capitão, e logo as vellas dando,
Pera as terras da Aurora se partia,
Que tanto tempo ha ja que vay buscando:
No Piloto que leua não auia
Falsidade, mas antes vay mostrando
A nauegação certa, e assi caminha
Ia mais seguro do que dantes vinha.
N As

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I Lusiadi.indb 446 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[3] Ma vide il Capitano che restava


già più di che dovea, e il fresco vento8
l’invita a ripartire e imbarcar presto
i piloti del luogo9 e le provviste,
non vuol più trattenersi, già che avea
molto a fendere ancor di salso argento;10
or dal Pagan benigno11 si congeda,
che a tutti loro amistà lunga chiede.12

[4] Più, s’assicura che quel porto sia


sempre dalle sue flotte visitato,
che nessun altro ben maggior desia
che dare a tai baroni e regno e stato;
e finquando il suo corpo spirto regga,13
resterà di continuo apparecchiato
a por la vita e ’l regno totalmente
per tal buon Re, per tal sublime gente.14

[5] Altrettali parole rispondea


il Capitano e poi, le vele aprendo,15
per le terre d’Aurora si partì,16
che tanto tempo è già che va cercando.17
Nel pilota ch’ei porta non avea
falsità alcuna,18 ma anzi va mostrando
certa navigazion;19 così cammina
ben più sicur di come venne prima.20

447

I Lusiadi.indb 447 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[97v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[6] As ondas nauegauão do Oriente


Ia nos mares da India, e enxergauão
Os talamos do Sol, que nace ardente,
Ia quasi seus desejos se acabauão:
Mas o mao de Tioneo, que na alma sente
As venturas, que então se aparelhauão
Aa gente Lusitana dellas dina,
Arde, morre, blasfema e desatina.

[7] Via estar todo o Ceo determinado


De fazer de Lisboa noua Roma,
Não no pode estoruar, que destinado
Estâ doutro poder que tudo doma,
Do Olimpo dece em fim desesperado,
Nouo remedio em terra busca, e toma,
Entra no humido reino, e vaise aa corte
Daquelle, a quem o mar cayo em sorte.

[8] No mais interno fundo das profundas


Cauernas altas, onde o mar se esconde,
La donde as ondas saem furibundas,
Quando aas iras do vento o mar responde,
Neptuno mora, e morão as jocundas
Nereidas, e outros Deoses do mar, onde
As agoas campo deixão aas cidades,
Que habitão estas humidas deidades.
Dscobre

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I Lusiadi.indb 448 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[6] L’onde ormai navigavano d’Oriente


nei mari d’India, e scorgere potevano
il talamo21 del Sol, che nasce ardente:
già quasi i lor desiri si compivano.22
Ma il malvagio Tioneo,23 che in cuore sente24
le fortune che ormai s’apparecchiavano
al popol Lusitano, d’esse degno,25
arde, muore, bestemmia, esce d’ingegno.26

[7] Vedeva tutto il Ciel determinato


a fare di Lisbona nuova Roma;27
impedirlo non può, che destinato
è da potere altrui che tutto doma.28
Dall’Olimpo vien giù infin disperato:
nuovo rimedio in terra cerca e ottiene:
va nell’umido regno,29 entra alla corte
di colui a cui il mar fu dato in sorte.30

[8] Nell’interno più fondo di profonde31


alte32 caverne, dove il mar s’asconde,
là d’onde l’onde salgon furibonde
quando all’ire del vento il mar risponde,
Nettun dimora, e dimoran gioconde33
Nereidi, ed altri Dei del mare, onde34
l’acque lasciano campo alle città,
ch’abitano queste umide Deità.35

449

I Lusiadi.indb 449 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[98r]
CANTO SEXTO. 98

[9] Descobre o fundo nunca descuberto


As areas ali de prata fina,
Torres altas se vem no campo aberto
Da transparente massa cristalina,
Quanto se chegão mais os olhos perto,
Tanto menos a vista determina
Se he cristal o que vê, se diamante,
Que assi se mostra claro e radiante.

[10] As portas douro fino, e marchetadas


Do rico aljofar que nas conchas nace,
De esculptura fermosa estão lauradas,
Na qual do irado Baco a vista pace:
E vê primeiro em cores variadas
Do velho Chaos a tão confusa face,
Vem se os quatro elementos trasladados
Em diuersos officios occupados.

[11] Ali sublime o Fogo estaua encima,


Que em nenhâa materia se sustinha,
Daqui as cousas viuas sempre anima,
Despois que Prometeo furtado o tinha:
Logo a pos elle leue se sublima
O inuisibil Ar, que mais asinha
Tomou lugar, e nem por quente, ou frio,
Algum deixa no mundo estar vazio.
N 2 Estaua

450

I Lusiadi.indb 450 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[9] Discopre il fondo già mai discoverto36


le sue arene colà d’argento fino;
vedonsi torri alte, in campo aperto,
di trasparente massa cristallina:37
quanto più il guardo a questa s’avvicina,
tanto meno la vista tien per certo
se è cristal ciò che vede, se diamante,
che tal si mostra chiaro e radiante.38

[10] Le porte d’oro fino, ed intarsiate


di ricca perla, che da conche nasce,39
di scultura preziosa lavorate:40
l’irato Bacco in lei sua vista pasce.41
Vede dapprima in tinte variegate42
del vecchio Caos la sì confusa forma;43
vedonsi i quattro elementi effigiati44
ne’ lor diversi ufficii occupati.

[11] Là, più sublime,45 il Fuoco stava in cima,46


che in nessuna materia si tenea;47
da qui le cose vive ognora muove,48
poi che Prometeo rubato l’avea.49
Tosto appo lui50 leggera si sublima51
l’invisibile Aria, che per prima
prese lo spazio e, sia pur freddo o caldo,
nulla lascia nel mondo restar vacuo.52

451

I Lusiadi.indb 451 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[98v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[12] Estaua a terra em montes reuestida


De verdes eruas e aruores floridas,
Dando pasto diuerso e dando vida
Aas alimarias nella produzidas:
A clara forma ali estaua esculpida
Das agoas entre a terra desparzidas,
De pescados criando varios modos,
Com seu humor mantendo os corpos todos.

[13] Noutra parte esculpida estaua a guerra


Que tiuerão os Deoses cos Gigantes,
Esta Tifeo debaixo da alta serra
De Etna, que as flamas lança crepitantes:
Esculpido se vê ferindo a terra
Neptuno, quando as gentes ignorantes.
Delle o cauallo ouuerão, e a primeira
De Minerua pacifica Ouliueira.

[14] Pouca tardança faz Lyeo irado


Na vista destas cousas, mas entrando
Nos paços de Neptuno, que auisado
Da vinda sua, o estaua ja aguardando:
Aas portas o recebe, acompanhado
Das Nimphas, que se estão marauilhando,
De ver que cometendo tal caminho,
Entre no reino dagoa o Rey do vinho.
O Neptuno

452

I Lusiadi.indb 452 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[12] Stava la Terra e i monti, rivestita


di verdi erbe e d’alberi fioriti,53
dando pasto diverso e dando vita
agli animali in essa generati.54
La chiara forma lì stava scolpita55
dell’Acque, sulla terra riversate,56
pesci creando di varia figura,57
col su’ umor mantenendo ogni creatura.

[13] In altra parte sculta era la guerra


che ebbero gli Dei con i Giganti;
ristà Tifeo di sotto l’alta serra
d’Etna, che fiamme lancia crepitanti;58
poi scolpito si ve’, battendo in terra,
Nettuno, quando la gente ignorante
da lui il cavallo ottenne,59 e il primitivo
da Minerva pacifico ebbe olivo.60

[14] Poca tardanza fa Lieo61 irato


a veder queste cose, ma entrando
di Nettun ne’ palazzi, che avvisato62
del suo arrivo lo stava già aspettando,
alle porte il riceve, accompagnato
da Ninfe, che si stan maravigliando
al veder che, affrontando un tal cammino,
entri nel regno d’acqua il Re del vino.63

453

I Lusiadi.indb 453 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[99r]
CANTO SEXTO. 99

[15] O Neptuno, lhe disse, não te espantes


De Baco nos teus reinos receberes,
Porque tambem cos grandes e possantes
Mostra a Fortuna injusta seus poderes:
Manda chamar os Deoses do mar, antes
Que fale mais, se ouuirme o mais quiseres,
Verão da desuentura grandes modos,
Oução todos o mal que toca a todos.

[16] Iulgando ja Neptuno que seria


Estranho caso aquelle, logo manda
Tritão, que chame os Deoses da agoa fria,
Que o mar habitão dhâa e doutro banda,
Tritão, que de ser filho se gloria
Do Rey, e de Salacia veneranda,
Era mancebo grande, negro e feyo
Trombeta de seu pay, e seu Correyo.

[17] Os cabellos da barba, e os que decem


Da cabeça nos ombros, todos erão,
Hâs limos prenhes dagoa, e bem parecem
Que nunca brando pentem conhecerão:
Nas pontas pendurados não falecem
Os negros Misilhoes, que ali se gerão,
Na cabeça por gorra tinha posta
Hâa muy grande casca de Lagosta.
N 3 O corpo

454

I Lusiadi.indb 454 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[15] «O Nettun», disse, «non meravigliarti


di ricevere Bacco nei tuoi regni,
poiché pure coi grandi e coi potenti
mostra Fortuna ingiusta i suoi poteri.64
Manda a chiamar gli Dei del mare, avanti
ch’io parli più, se udirmi più desideri;
vedran della sventura orridi frutti,65
odano tutti il mal, che tocca tutti».66

[16] Giudicando Nettuno essere invero


singolar caso questo, tosto manda
Triton, che chiami i Dei dell’acqua fredda
che il mare abitan d’una e d’altra banda.67
Triton, che d’esser figlio si dà gloria
del Rege e di Salacia veneranda,68
era giovine grande, brutto e nero,
trombettier di suo padre,69 e suo corriero.

[17] I peli della barba, e quei che scendono


dalla testa sugli omeri, eran tutti
fango impregnato d’acqua,70 e ben appare
che mai conobber delicato pettine.
Nelle pendenti punte già non mancano
i neri mitili ch’ivi si generano;
in capo per berretto aveva posta
un assai grande guscio d’aragosta.71

455

I Lusiadi.indb 455 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[99v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[18] O corpo nú, e os membros genitais


Por não ter ao nadar impedimento,
Mas porem de pequenos animais
Do mar, todos cubertos cento e cento:
Camaroes, e Cangrejos, e outros mais
Que recebem de Phebe crecimento,
Ostras, e Camaroes do musco çujos,
As costas coa casca os Caramujos.

[19] Na mão a grande Concha retorcida


Que trazia, com força ja tocaua,
A voz grande canora foy ouuida
Por todo o mar, que longe retumbaua:
Ia toda a companhia apercebida
Dos Deoses, pera os paços caminhaua
Do Deos, que fez os muros de Dardania,
Destroidos despois da Grega insania.

[20] Vinha o padre Oceano acompanhado


Dos filhos e das filhas que gerara,
Vem Nereo, que com Doris foy casado,
Que todo o mar de Nimphas pouoara:
O Propheta Proteo, deixando o gado
Maritimo pacer pella agoa amara,
Ali veyo tambem, mas ja sabia
O que o padre Lyeo no mar queria.
Vinha

456

I Lusiadi.indb 456 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[18] Il corpo nudo e i membri genitali,72


per non avere al nuoto impedimento,73
ma essi pure di piccoli animali
di mar tutti coperti, a cento e cento:
gamberi, poi crostacei,74 ed altri ancora
che ricevon da Febe75 il crescimento,
ostriche e gamberi76 sozzi di muschio,
e ai fianchi, con le lor valve, i molluschi.77

[19] In man la grande conchiglia ritorta,78


ch’egli traea, con forza già sonava;
la grande voce canora79 fu udita
per tutto il mar, che lunge rimbombava.80
Tutta la compagnia di già avvertita
degli Dei al palazzo camminava
del Dio81 che fece i muri di Dardania,
distrutti poscia dalla Greca insania.82

[20] Venìa il padre Oceàno accompagnato


dai figli e figlie ch’egli generò;83
vien Nèreo, che con Doris fu ammogliato,
che tutto il mar di Ninfe popolò;84
Proteo profeta, che il gregge ha lasciato
marino pascolar per l’acqua amara:85
vi venne, pure s’egli già sapea
cosa il padre Lieo nel mar volea.86

457

I Lusiadi.indb 457 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[100r]
CANTO SEXTO. 100

[21] Vinha por outra parte a linda esposa


De Neptuno, de Celo e Vesta filha,
Graue, e leda no gesto, e tão fermosa
Que se amansaua o mar de marauilha:
Vestida hâa camisa preciosa
Trazia de delgada beatilha,
Que o corpo cristalino dexa verse,
Que tanto bem não he pera esconderse.

[22] Anfitrite fermosa como as flores,


Neste caso não quis que falecesse,
O Delfim traz consigo, que aos amores
Do Rey lhe aconselhou que obedecesse:
Cos olhos que de tudo sam senhores
Qualquer parecera que o Sol vencesse,
Ambas vem pella mão, ygoal partido
Pois ambas sam esposas dhum marido.

[23] Aquella que das furias de Atamante


Fugindo, veyo a ter diuino estado,
Consigo traz o filho, bello Infante,
No numero dos Deoses relatado:
Pella praya brincando vem diante
Com as lindas conchinhas, que o salgado
Mar sempre cria, e aas vezes pella area
No colo o toma a bella Panopea.
N4 Eo

458

I Lusiadi.indb 458 14/04/2022 15:25:09


I LUSIADI, CANTO VI

[21] Da altra parte venia la bella sposa


di Nettuno, di Cielo e Vesta fìglia,87
grave e lieta88 nel gesto,89 e sì formosa
che s’ammansava il mar di meraviglia.90
Vestita una camicia preziosa
traea di delicata beatiglia,91
che il corpo cristallin92 lascia vedere,
che tanto ben non è da ritenere.93

[22] Anfitrite, formosa come i fiori,94


in quel caso non volle che mancasse;95
il Delfin trae conseco, che gli amori
del Re le consigliò che assecondasse.96
Con gli occhi, che di tutto son signori,
a qualcun sembrerà che il Sol vincesse:97
ambe vengon per mano, egual partito,
poich’ambe sono spose d’un marito.

[23] Colei che dalle furie d’Atamante


fuggendo, venne a aver divino stato,
conseco trae suo figlio, bell’infante,
nel numero de’ Dei annoverato.98
Per la spiaggia giocando ei viene avanti
con le belle conchiglie, che il salato
mar sempre crea, e a volte per l’arena
al collo il trae la bella Panopea.99

459

I Lusiadi.indb 459 14/04/2022 15:25:09


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[100v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[24] E o Deos que foy num tempo corpo humano,


E por virtude da erua poderosa
Foy conuertido em pexe, e deste dano
Lhe resultou deidade gloriosa,
Inda vinha chorando o feio engano,
Que Circes tinha vsado coa fermosa
Scylla, que elle ama, desta sendo amado
Que a mais obriga amor mal empregado.

[25] Ia finalmente todos assentados


Na grande sala nobre e diuinal,
As Deosas em riquissimos estrados,
Os Deoses em cadeiras de cristal:
Forão todos do Padre agasalhados,
Que co Thebano tinha assento ygoal:
De fumos enche a casa a rica massa
Que no mar nace, e Arabia em cheiro passa.

[26] Estando sossegado ja o tumulto


Dos Deoses, e de seus recebimentos,
Começa a descubrir do peito occulto,
A causa o Tyoneo de seus tormentos:
Hum pouco carregando se no vulto,
Dando mostra de grandes sentimentos,
So por dar aos de Luso triste morte
Co ferro alheyo, fala desta sorte:
Princepe

460

I Lusiadi.indb 460 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[24] E il Dio, che fu in un tempo corpo umano,


e per virtude d’erba poderosa
fu convertito in pesce, e di tal danno
gli risultò Deitade gloriosa:100
anch’ei venia, piangendo il turpe inganno
che Circe adoperò con la formosa
Scilla,101 ch’ama, da l’altra essendo amato,102
ché a osar induce amor male impiegato.103

[25] Già finalmente tutti ormai seduti


nella gran sala, nobile e divina,104
le Dee sovra i ricchissimi impalcati,105
gli Dei sovra le segge di cristallo,106
furon tutti dal Padre ricevuti:
al dio Tebano s’era assiso accanto;
di fumi empie la casa ricca massa107
che nel mar nasce, e Arabia in odor passa.108

[26] Essendo tacitato già il tumulto109


degli Dei, e de’ lor ricevimenti,110
comincia a discovrir dal seno occulto111
la causa il Tioneo112 de’ suoi tormenti.
Un poco corrugandosi nel volto,
dando mostra di forti sentimenti,113
sol per dare ai di Luso triste morte
col ferro altrui,114 parla in codesta sorte:

461

I Lusiadi.indb 461 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[101r]
CANTO SEXTO. 101

[27] Princepe que de juro senhoreas


Dhum Polo, ao outro Polo o mar irado,
Tu que as gentes da terra toda enfreas,
Que não passem o termo limitado:
E tu padre Oceano, que rodeas
O mundo vniuersal, e o tens cercado:
E com justo decreto assi permites,
Que dentro viuão so de seus limites.

[28] E vos Deoses do mar, que não soffreis


Injuria algâa em vosso reino grande,
Que com castigo ygoal vos não vingueis,
De quemquer que por elle corra, e ande:
Que descuido foy este em que viueis?
Quem pode ser que tanto vos abrande,
Os peitos, con razão endurecidos
Contra os humanos fracos e atreuidos?

[29] Vistes que com grandissima ousadia


Forão ja cometer o Ceo supremo,
Vistes aquella insana fantasia
De tentarem o mar com vella e remo:
Vistes, e ainda vemos cada dia,
Soberbas e insolencias tais, que temo
Que do mar e do Ceo em poucos anos,
Venhão Deoses a ser, e nos humanos.
Vedes

462

I Lusiadi.indb 462 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[27] «Principe, che de jure signoreggi115


d’un Polo all’altro Polo il mare irato,116
tu che le genti d’ogni terra affreni117
che non passino il termin limitato;
e tu, padre Oceàno, che circondi
il mondo universale,118 e lo recludi,
e con giusto decreto sì destini
che dentro vivan sol de’ lor confini;119

[28] e voi, o Dei del mar, che non soffrite


ingiuria alcuna in vostro regno grande,
che con castigo ugual120 voi non puniate
chiunque sia che in esso scorra e vada:
che negligenza è questa in che vivete?
Chi può esser che tanto v’addolcisca
i petti, con ragion sempre induriti,
contro gli uomini deboli ed arditi?121

[29] Vedeste che con massima follia


osaron già sfidare il Ciel supremo;122
vedeste quell’insana fantasia123
già di tentare il mar con vela e remo;124
vedeste, e ancor vediamo ad ogni dì,
superbie ed insolenze tai,125 che temo
che del Mare e del Cielo in pochi anni
divengan loro i Dei, e noi gli umani.126

463

I Lusiadi.indb 463 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[101v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[30] Vedes agora a fraca geração


Que dhum vassallo meu o nome toma,
Com soberbo, e altiuo coração,
A vos, e a mi, e o mundo todo doma:
Vedes o vosso mar cortando vão,
Mais do que fez a gente alta de Roma,
Vedes o vosso reino deuassando
Os vossos estatutos vão quebrando.

[31] Eu vi que contra os Mynias, que primeiro


No vosso reino este caminho abrirão,
Boreas injuriado, e o companheiro
Aquilo, e os outros todos resistirão:
Pois se do ajuntamento auentureiro
Os ventos esta injuria assi sentirão,
Vos a quem mais compete esta vingança,
Que esperais, porque a pondes em tardança?

[32] E não consinto Deoses que cuideis


Que por amor de vos do ceo deci,
Nem da magoa da injuria que sofreis,
Mas da que seme faz tambem a mi:
Que aquellas grandes honras, que sabeis
Que no mundo ganhey, quando venci
As terras Indianas do Oriente,
Todas vejo abatidas desta gente.
Que

464

I Lusiadi.indb 464 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[30] Vedete ora la fiacca discendenza,


che d’un vassallo mio si prende il nome,127
con animo superbo ed arrogante128
e voi, e me, e il mondo intero doma;
vedete, il vostro mar solcando vanno,129
più di che fe’ la gente alta130 di Roma;
vedete, il vostro regno devastando,
tutti i vostri statuti131 van spezzando.

[31] Io vidi ben che contra i Minii,132 primi


nel vostro regno ad aprir questa via,
Bòrea ingiuriato, con il suo compagno
Àquilo e gli altri tutti resistérono.133
Dunque se d’una banda avventuriera134
i venti questa ingiuria sì sentìro,135
voi, a cui più compete tal vendetta,
ch’aspettate? Perché non darla in fretta?136

[32] E non consento, Dei, che voi crediate


che per amor di voi dal Ciel discesi,
né per duolo d’ingiuria che soffriate;
ma per ciò che si fa piuttosto a me!137
Che quegli onori grandi, che sapete
che guadagnai nel mondo, allorché vinsi
quelle terre Indiane d’Oriente,
tutti vedo abbattuti d’esta gente.138

465

I Lusiadi.indb 465 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[102r]
CANTO SEXTO. 102

[33] Que o gran Senhor e fados que destinão,


Como lhe bem parece, o baxo mundo,
Famas mores que nunca determinão
De dar a estes baroes no mar profundo:
Aqui vereis o Deoses como insinão
O mal tambem a Deoses: que a segundo
Se ve, ninguem ja tem menos valia
Que quem com mais razão valer deuia.

[34] E por isso do Olimpo ja fugi,


Buscando algum remedio a meus pesares,
Por ver o preço, que no Ceo perdi,
Se por dita acharey nos vossos mares:
Mais quis dizer, e não passou daqui,
Porque as lagrimas ja correndo a pares
Lhe saltarão dos olhos, com que logo
Se acendem as Deidades dagoa em fogo.

[35] A Ira com que subito alterado


O coração dos Deoses foy num ponto,
Não soffreo mais conselho bem cuidado,
Nem dilação, nem outro algum desconto:
Ao grande Eolo mandão ja recado
Da parte de Neptuno, que sem conto
Solte as furias dos ventos repugnantes,
Que não aja no mar mais nauegantes.
Bem

466

I Lusiadi.indb 466 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[33] Ché il gran Signor139 e i Fati, che destinano,


come lor piace bene, il basso mondo,
fama maggior che mai ora determinano
di dare a tai baron’ nel mar profondo.
Qui voi vedrete, o Dei, com’essi insegnano
il male anche agli Dei:140 poiché, secondo
si ve’,141 nessun già tien minor valore
di chi valer dovria con più ragione.

[34] E per questo d’Olimpo mi fuggìi,


cercando alcun rimedio ai miei dolori,
se il merto142 per veder, che in Ciel perdei,
per sorte troverò nei vostri mari».143
Più volea dir, ma avanti non andò,144
perché le lagrime in duplice flutto
gli scesero dagli occhi, il che vedendo
d’acqua le Deità in foco s’accendono.145

[35] L’ira da la qual subito alterato146


il core de gli Dei fu in un sol punto147
non soffrì altro giudizio ponderato,
né dilazione, né altro alcuno sconto.148
Al grande Eòlo149 inviano già mandato
da parte di Nettun, che senza conto150
sciolga furie di venti contrastanti,151
ché non vi sian nel mar più naviganti.

467

I Lusiadi.indb 467 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[102v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[36] Bem quisera primeiro ali Protheo


Dizer neste negocio o que sentia,
E segundo o que a todos pareceo,
Era algâa profunda prophecia:
Porem tanto o tumulto se moueo
Subito na diuina companhia,
Que Thetis indinada lhe bradou,
Neptuno sabe bem o que mandou.

[37] Ia la o soberbo Hypotades soltaua


Do carcere fechado os furiosos
Ventos, que com palauras animaua,
Contra os varoes audaces e animosos:
Subito o ceo sereno se obumbraua,
Que os ventos mais que nunca impetuosos
Começão nouas forças a yr tomando,
Torres, montes e casas derribando.

[38] Em quanto este conselho se fazia


No fundo aquoso, a leda lassa Frota
Com vento sossegado proseguia
Pello tranquilo mar, a longa rota:
Era no tempo quando a luz do dia
Do Eoo Emisperio estâ remota,
Os do quarto da prima se deitauão
Pera o segundo os outros despertauão.
Vencidos

468

I Lusiadi.indb 468 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[36] Bene voluto avria Proteo per primo


in questa occasion ciò che sentìa,
e, secondo che a tutti lì apparì,
era qualche profonda profezia.152
Ma sì potente il tumulto salì
tosto nella divina compagnia,
che Tetide indignata gli gridò:
«Nettun sa bene quel che comandò».153

[37] Già là il superbo Ippòtade154 scioglieva


dal carcer sigillato i furiosi
venti, che con parole egli animava
contro i baroni155 audaci ed animosi.
Subito il ciel sereno s’obumbrava,156
ché i venti, più che mai impetuosi,
van nuove forze ognora racquistando,
torri, montagne e case rovesciando.157

[38] Mentre questo consiglio si tenea158


nel fondo acqueo, la lieta lassa flotta159
con un vento mansueto proseguia,
per il tranquillo mar, la lunga rotta.160
Era nel tempo che la luce ormai
dall’emisfero Eòo si sta remota;161
quei del quarto primier162 si coricavano,
e pel secondo gli altri risvegliavano.

469

I Lusiadi.indb 469 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[103r]
CANTO QVINTO. 103

[39] Vencidos vem do sono, e mal despertos


Bocijando a miudo se encostauão,
Pellas antenas, todos mal cubertos,
Contra os agudos ares que assoprauão:
Os olhos contra seu querer abertos
Mas estregando os membros estirauão,
Remedios contra o sonno buscar querem,
Historias contão, casos mil referem.

[40] Com que milhor podemos, hum dizia,


Este tempo passar, que he tão pesado,
Se não com algum conto de alegria
Com que nos deixe o sono carregado?
Responde Lionardo, que trazia
Pensamentos de firme namorado,
Que contos poderemos ter milhores
Pera passar o tempo, que de amores?

[41] Não he, disse Veloso, cousa justa


Tratar branduras em tanta aspereza,
Que o trabalho do mar, que tanto custa,
Não soffre amores, nem delicadeza:
Antes de guerra feruida e robusta
A nossa historia seja, pois dureza
Nossa vida ha de ser, segundo entendo
Que o trabalho por vir mo esta dizendo.
Consente

470

I Lusiadi.indb 470 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[39] Vinti vengon dal sonno, a pena desti:163


sbadigliando in continuo, s’accostavano
dietro l’antenne, tutti mal coperti
contro l’acute brezze che soffiavano;
gli occhi contra lor voglia semiaperti,
ma sfregandoli,164 i membri lor stiravano;165
rimedi contro il sonno trovar vogliono,
storie raccontan, mille casi espongono.

[40] «Con che meglio possiamo», uno dicea,


«questo tempo passar, che n’è sì grave,
se non con qualche conto d’allegria,
con cui ci lasci questo sonno greve?»166
Risponde Leonardo,167 che traea
seco pensier’ di fermo innamorato:
«Quai conti noi potremo aver migliori,
per il tempo passar, che degli amori?»

[41] «Non è», disse Veloso, «cosa giusta


trattar cose soavi in tanta asprezza;
che ’l travaglio del mar, che tanto costa,
non soffre168 amori, né delicatezza;
anzi, di guerra fervida e robusta169
la nostra storia sia, poiché durezza
nostra vita sarà, se bene intendo,
che ’l travaglio a venir mel sta dicendo».170

471

I Lusiadi.indb 471 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[103v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[42] Consentem nisto todos, e encomendão


A Veloso que conte isto que aproua,
Contarei disse, sem que me reprendão
De contar cousa fabulosa, ou noua:
E porque os que me ouuirem daqui aprendão
A fazer feitos grandes de alta proua,
Dos nacidos direy na nossa terra,
E estes sejão os doze de Inglaterra.

[43] No tempo que do reino a redea leue


Ioão filho de Pedro moderaua,
Despois que sossegado e liure o teue
Do vizinho poder que o molestaua:
La na grande Inglaterra, que da neue
Boreal sempre abunda, semeaua
A fera Erinis dura e mâ cizania
Que lustre fosse a nossa Lusitania.

[44] Entre as damas gentis da corte Inglesa,


E nobres cortesaõs, a caso hum dia
Se leuantou discordia em ira acesa,
Ou foy opinião, ou foy porfia:
Os Cortesãos a quem tam pouco pesa
Soltar palauras graues de ousadia
Dizem que prouarão, que honras e famas
Em tais damas não ha, pera ser damas.
E que

472

I Lusiadi.indb 472 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[42] Consenton tutti in questo, e raccomandano


che Veloso racconti ciò che approva.171
«Conterò», diss’ei, «senza riprensione
di contar cosa favolosa o nuova;172
e affinché chi m’ascolti da qui apprenda
a compier gesta grandi d’alta prova,173
dirò di nati nella nostra terra,
ovver dei Dodici dell’Inghilterra.174

[43] Nel tempo che del Regno briglia lieve175


Giovan, figlio di Pedro,176 moderava,
poi che tranquillo e libero l’aveva
dal vicino poter che il molestava,177
là nell’ampia Inghilterra, che di neve
boreal sempre abbonda,178 seminava
la fera Erinni179 dura empia zizzania,
che lustro fia180 alla nostra Lusitania.

[44] Tra gentil’ dame della Corte Inglese


e nobil’ cortigiani, a caso un dì
si levò una discordia in ira accesa,
fosse opinione certa,181 o solo sfida.182
I cortigiani, a cui sì poco pesa
scioglier parole gravi ed avventate,183
dicon che proveran che onori e fama
in tai dame non v’ha perché sian dame.184

473

I Lusiadi.indb 473 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[104r]
CANTO SEXTO. 104

[45] E que se ouuer alguem com lança e espada


Que queira sustentar a parte sua,
Que elles em campo raso, ou estacada,
Lhe darão fea infamia, ou morte crua:
A femenil fraqueza pouco vsada
Ou nunca a oprobrios tais, vendo se nua
De forças naturais conuenientes,
Socorro pede a amigos e parentes.

[46] Mas como fossem grandes e possantes


No reino os inimigos, não se atreuem
Nem parentes, nem feruidos amantes
A sustentar as damas, como deuem:
Com lagrimas fermosas e bastantes
A fazer que em socorro os Deoses leuem
De todo o Ceo, por rostos de alabastro
Se vão todas ao duque de Alencastro.

[47] Era este Ingres potente, e militara


Cos Portugueses ja contra Castella,
Onde as forças magnanimas prouara
Dos companheiros, e benigna estrella:
Não menos nesta terra esprimentara
Namorados affeitos, quando nella
A filha vio, que tanto o peito doma
Do forte Rey, que por molher a toma.
Este

474

I Lusiadi.indb 474 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[45] E che, se v’è qualcun con lancia e spada185


che voglia sostener la loro parte,
essi,186 sul campo aperto o con steccato,187
gli daran turpe infamia, o morte cruda.188
La femminil fiacchezza, poco usata,
o mai, a tali obbrobri,189 si ve’ nuda
di forze naturali convenienti;
soccorso chiede ad amici ed a parenti.

[46] Ma com’erano grandi e assai potenti190


nel regno gli inimici, non si provano
né men parenti, né fervidi amanti,
a sostener lor dame, come devono.191
Con lagrime vezzose, e pur bastanti
a far sì che in soccorso i Dei movessero
di tutto il Ciel,192 sui volti d’alabastro,193
sen vanno tutte al duca d’Alencastro.194

[47] Era egli Inglese grande,195 e avea pugnato


coi Portoghesi già contro Castiglia,196
e le forze magnanime vagliato
avea197 degli alleati, e buona stella:198
anco di questa terra199 avea provato
gl’innamorati affetti,200 quando in ella
sua figlia ve’ che tanto al cor s’apprende201
del forte Re, che per moglie la prende.202

475

I Lusiadi.indb 475 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[104v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[48] Este que socorrer lhe não queria,


Por não causar discordias intestinas
Lhe diz, quando o direito pretendia
Do reino la das terras Iberinas,
Nos Lusitanos vi tanta ousadia,
Tanto primor, e partes tão diuinas,
Que elles sos poderião, se não erro
Sustentar vossa parte a fogo e ferro.

[49] E se agrauadas damas sois seruidas,


Por vos lhe mandarei embaixadores,
Que por cartas discretas e polidas,
De vosso agrauo os fação sabedores:
Tambem por vossa parte encarecidas
Com palauras dafagos e damores,
Lhe sejão vossas lagrimas, que eu creyo
Que ali terees socorro e forte esteyo.

[50] Destarte as aconselha o Duque experto,


E logo lhe nomea doze fortes,
E porque cada dama hum tenha certo,
Lhe manda que sobrelles lancem sortes,
Que ellas so doze sam: e descuberto
Qual a qual tem caido das consortes,
Cadhâa escreue ao seu por varios modos,
E todas a seu Rey, e o Duque a todos.
Ia

476

I Lusiadi.indb 476 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[48] Ma costui, che appoggiarle203 non voleva,


per non causare discordie intestine,
dice: «Quando il diritto io pretendeva
sul regno là delle terre d’Iberia,204
nei Lusitani ho visto tal valore,
tanta eccellenza, e tratti sì divini,205
ch’essi solo potrebber, se non erro,
sostener vostra parte a fuoco e ferro.206

[49] E se, aggravate dame, ciò v’aggrada,207


per voi lor manderò gli ambasciatori
che, con discrete lettere e cortesi,
del vostro aggravio li facciano accorti.208
Quindi, da parte vostra, rese care
con detti carezzevoli e amorosi209
siano a lor vostre lagrime, ch’io credo
ch’ivi210 avrete soccorso e forte scudo».

[50] Così le riconsiglia il Duca esperto,


e lor segna testé dodici forti,211
e perché ognuna dama un n’abbia certo,
le induce su di lor scegliere a sorte,
ch’esse son solo212 dodici; e scoperto
quale a qual d’esse è capitato in sorte,213
con varie forme214 scrive al suo ciascuna
e tutte al loro Re, e il Duca a ognuno.215

477

I Lusiadi.indb 477 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[105r]
CANTO SEXTO. 105

[51] Ia chega a Portugal o mensageiro,


Toda a corte aluoroça a nouidade,
Quisera o Rey sublime ser primeiro,
Mas não lho soffre a Regia Magestade:
Qualquer dos cortesaõs auentureiro
Deseja ser, com feruida vontade,
E so fica por bemauenturado,
Quem ja vem pello Duque nomeado.

[52] La na leal cidade, donde teue


Origem (como he fama) o nome eterno
De Portugal, armar madeiro leue
Manda o que tem o leme do gouerno:
Apercebem se os doze em tempo breue
Darmas, e roupas de vso mais moderno,
De elmos, cimeras, letras, e primores
Caualos, e Concertos de mil cores.

[53] Ia do seu Rey tomado tem licença


Pera partir do Douro celebrado,
Aqueles, que escolhidos por sentença
Forão do Duque Ingles esprimentado:
Não ha na companhia differença
De caualeiro, destro, ou esforçado:
Mas hum so, que Magriço se dizia,
Destarte fala aa forte companhia,
O Fortissimos

478

I Lusiadi.indb 478 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[51] Già arriva in Portogallo il messaggero;


tutta la corte infiamma quella nuova;216
vorrebbe il Re sublime esser primiero,
Ma non lo soffre la Regia Maestà.217
Qualunque cortigiano avventuriero218
vuol esser,219 con fervente volontà,
e sol figura bene avventurato220
chi già viene dal Duca nominato.

[52] Là nella leal Città,221 da dove egli ebbe


origin (com’è fama) il nome eterno222
di Portogal, armare un legno lieve
ordina chi è al comando223 del governo.
Si provvedono i dodici,224 assai in breve,
d’armi e vestiti d’uso più moderno,225
d’elmi, cimieri, d’emblemi226 e divise,227
cavalli, e adorni tinti in mille guise.228

[53] Già dal lor Rege presa hanno licenza


per partirsi dal Douro celebrato229
quelli che scelti furon per sentenza
dal Duca Inglese, savio navigato.230
Non v’è nello squadrone differenza
fra i cavalieri in destrezza o prestanza;
ma un solo, che Magrisso si dicea,231
così parla alla forte compagnia:

479

I Lusiadi.indb 479 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[105v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[54] Fortissimos consocios, eu desejo


A muito ja de andar terras estranhas,
Por ver mais agoas, que as do Douro e Tejo,
Varias gentes, e leis, e varias manhas:
Agora que aparelho certo vejo,
(Pois que do mundo as cousas sam tamanhas)
Quero se me deixais, ir sò por terra,
Porque eu serey conuosco em Inglaterra.

[55] E quando caso for, que eu impedido


Por quem das cousas he vltima linha,
Não for com vosco ao prazo instituido,
Pouca falta vos faz a falta minha:
Todos por mi fareis o que he diuido:
Mas se a verdade o sprito me adiuinha,
Rios, montes, fortuna, ou sua enueja,
Não farão que eu com vosco la não seja.

[56] Assi diz, e abraçados os amigos,


E tomada licença, em fim se parte,
Passa Lião, Castella vendo antigos
Lugares, que ganhara o patrio Marte:
Nauarra, cos altissimos perigos
Do Perineo, que Espanha e Galia parte:
Vistas em fim de França as cousas grandes,
No grande emperio foy parar de Frandes.
Ali

480

I Lusiadi.indb 480 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[54] «Fortissimi consoci,232 ecco io desio


da molto già d’andar per terre estranie,
per veder’acque più che il Douro o il Tago,233
e varie genti, e leggi, e varie usanze.234
Ora che tutto pronto e certo io vedo
(ché del mondo le cose son sì tante)
chiedo, se mi lasciate, andar per terra,235
ché poscia sarò vosco in Inghilterra.

[55] E quando caso fosse che, impedito


da Chi di tutto è l’ultimo confine,236
non fossi237 vosco al tempo stabilito,238
poca mancanza v’è la mia mancanza:239
tutti per me farete che è sancito;240
ma, se lo spirto il vero mi divina,241
rii, monti, o di Fortuna gelosia
non faran ch’io con vosco là non sia».242

[56] Così egli dice e abbracciati gli amici,


e poi presa licenza, infin si parte:
passa León, Castiglia,243 vede antichi
luoghi, che conquistò già il patrio Marte;244
Navarra, con gli altissimi perigli
dei Pirenei,245 che Spagna e Gallia partono;246
viste infine di Francia cose grandi,247
nel grande impero248 sosta delle Fiandre.

481

I Lusiadi.indb 481 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[106r]
CANTO SEXTO. 106

[57] Ali chegado, ou fosse caso, ou manha,


Sem passar se deteue muitos dias,
Mas dos onze a illustrissima companha
Cortão do mar do Norte as ondas frias:
Chegados de Inglaterra aa costa estranha,
Pera Londres ja fazem todos vias,
Do Duque sam com festa agasalhados,
E das damas seruidos, e amimados.

[58] Chegasse o prazo, e dia asinalado,


De entrar em campo ja cos doze Ingleses,
Que pello Rey ja tinhão segurado,
Armanse delmos, greuas, e de arneses:
Ia as damas tem por si fulgente e armado
O Mauorte feroz dos Portugueses,
Vestem se ellas de cores e de sedas
De ouro, e de joyas mil, ricas, e ledas.

[59] Mas aquella, a quem fora em sorte dado


Magriço, que não vinha, com tristeza
Se veste, por não ter quem nomeado
Seja seu caualeiro, nesta empresa:
Bem que os onze apregoão, que acabado
Sera o negocio assi na corte Inglesa,
Que as damas vencedoras se conheção
Posto que dous e tres dos seus falleção.
O2 Ia

482

I Lusiadi.indb 482 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[57] Là giunto, o fosse caso o volontà,249


senza oltre andar,250 ristette molti giorni:
ma degli undici il nobile drappello
solcan del Mar del Nord le gelid’onde.
Giunti alla costa estrania251 d’Inghilterra,
verso Londra già tutti prendon via.252
Sono dal Duca con festa ospitati
e dalle dame serviti e adulati.253

[58] Giunge il momento ed il giorno assegnato254


d’entrare in campo coi dodici Inglesi,
che dal Re già era stato assicurato;255
armansi d’elmi, gambiere ed arnesi:256
ogni dama ha per sé, fulgente e armato,
il duro Marte suo dei Portoghesi;257
elle si veston di colori e sete,258
d’oro e di mille gioie, ricche e liete.259

[59] Ma colei, cui era stato in sorte dato


Magrisso, che non viene,260 con cupezza
si veste,261 non essendo nominato262
un cavaliere suo in questa impresa;
benché gli undici giurin che ultimato
sarà l’affar sì nella corte Inglese
che le dame trionfar s’assecurassero,263
anche se due o tre di lor mancassero.264

483

I Lusiadi.indb 483 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[106v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[60] Ia num sublime e pubrico theatro


Se assenta o Rey Ingles com toda a corte,
Estauão tres e tres, e quatro e quatro,
Bem como a cada qual coubera em sorte:
Não sam vistos do Sol do Tejo ao Batro,
De força, esforço, e danimo mais forte,
Outros doze sayr como os Ingleses
No campo, contra os onze Portugueses.

[61] Mastigão os caualos escumando


Os aureos freos, com feroz sembrante,
Estaua o Sol nas armas rutilando,
Como em cristal, ou rigido diamante:
Mas enxergase num e noutro bando
Partido desigoal e dissonante
Dos onze contra os doze: quando a gente
Começa a aluoroçar se geralmente.

[62] Virão todos o rosto aonde auia


A causa principal do reboliço,
Eis entra hum caualeiro, que trazia
Armas, caualo, ao bellico seruiço.
Ao Rey e aas damas fala, e logo se hia
Pera os onze, que este era o gram Magriço,
Abraça os companheiros como amigos,
A quem não falta certo nos perigos.
A dama

484

I Lusiadi.indb 484 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[60] Già in un sublime e pubblico teatro265


s’asside il Rege Inglese e la sua corte:266
disposti tre a tre, e quattro a quattro,267
ciascun come toccato gli era in sorte.
Non vide il Sole mai, dal Tago al Battro,268
di forza, audacia269 e d’animo più forte
altri dodici uscir, come gli Inglesi,
contro undici nel campo Portoghesi.270

[61] Mordono i lor cavalli, già schiumando,271


gli aurati freni con fero sembiante;272
stava il Sole sull’armi rutilando
come in cristal o in rigido diamante;273
ma s’osserva dall’una e l’altra banda274
partito275 diseguale e dissonante276
d’undici contra dodici,277 e la gente
prende a agitarsi allor generalmente.

[62] Volgon tutti lor viso là dov’era


la causa principale del tumulto:278
ecco entra un cavaliere, che traeva
armi, cavallo, in guerresco279 apparato.
Al Re e alle dame parla,280 e tosto andava281
agli undici, ch’egli era il gran Magrisso;
abbraccia i suoi compagni come amici,282
a cui non manca certo nei pericoli.

485

I Lusiadi.indb 485 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[107r]
CANTO SEXTO. 107

[63] A dama como ouuiu, que este era aquelle,


Que vinha a defender seu nome, e fama,
Se alegra, e veste ali do animal de Hele,
Que a gente bruta mais que vertude ama:
Ia dão sinal, e o som da tuba impelle
Os belicosos animos, que inflama,
Picão desporas, largão redeas logo
Abaxão lanças, fere a terra fogo.

[64] Dos caualos o estrepito parece


Que faz, que o chão debaixo todo treme,
O coração no peito, que estremece
De quem os olha, se aluoroça, e teme:
Qual do caualo voa, que não dece,
Qual co caualo em terra dando, geme,
Qual vermelhas as armas faz de brancas,
Qual cos penachos do elmo açouta as ancas.

[65] Algum dali tomou perpetuo sono,


E fez da vida ao fim breue interualo,
Correndo algum cauallo vay sem dono,
E noutra parte o dono sem caualo:
Cae a soberba Inglesa de seu trono,
Que dous ou tres ja fora vão do valo,
Os que de espada vem fazer batalha,
Mais achão ja que arnes, escudo, e malha.
O 3 Gastar

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I Lusiadi.indb 486 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[63] La dama, appena udì ch’egli era quello


che venia a preservar suo nome e fama,
s’allegra, e vestesi d’animal d’Elle,283
che la gente volgar più che virtù ama.284
Già dan segnale, e ’l suon di tuba impelle285
gli animi bellicosi,286 e li rinfiamma:
danno di sproni, allentano le briglie,287
lance in resta, la terra dà scintille.288

[64] Dei cavalli lo strepito ecco sembra


far che il piano di sotto tutto tremi;289
il cuore dentro al petto, che sussulta,
di chi li vede,290 s’emoziona e teme:291
qual dal caval non scende, no, ma vola;292
qual, col cavallo dando in terra, geme;293
qual vermiglie sue armi fa di bianche,294
qual coi pennacchi d’elmo frusta l’anche.295

[65] Qualcuno là trovò il perpetuo sonno


e fe’ da vita al fin breve intervallo;296
correndo alcun caval va senza donno,297
e altrove il donno senza alcun cavallo.
Cade l’Angla superbia dal suo trono,298
che due o tre già fuori van del campo;299
quei che di spada vengono a battaglia
più trovan già che arnese, scudo e maglia.300

487

I Lusiadi.indb 487 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[107v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[66] Gastar palauras em contar estremos


De golpes feros, cruas estocadas,
He desses gastadores, que sabemos
Maos do tempo, com fabulas sonhadas:
Basta por fim do caso, que entendemos
Que com finezas altas e affamadas,
Cos nossos fica a palma da victoria,
E as damas vencedoras, e com gloria.

[67] Recolhe o Duque os doze vencedores


Nos seus paços, com festas e alegria,
Cozinheiros occupa, e caçadores
Das damas a fermosa companhia,
Que querem dar aos seus libertadores
Banquetes mil, cada hora, e cada dia,
Em quanto se detem em Inglaterra,
Ate tornar aa doce e chara terra.

[68] Mas dizem que com tudo o gram Magriço


Desejoso de ver as cousas grandes,
La se deixou ficar, onde hum seruiço
Notauel aa condessa fez de Frandes:
E como quem não era ja nouiço
Em todo trance, onde tuMarte mandes,
Hum Frances mata em campo, que o destino
La teue de Torcato e de Coruino.
Outro

488

I Lusiadi.indb 488 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[66] Sprecar parole a raccontare estremi


di colpi fieri, crudeli stoccate,
è adatto agli spreconi, che sappiamo,301
sconci del tempo,302 in favole sognate.303
Basta, per fin del caso, che diciamo304
che con prodezze nobili e famose
ai nostri resta palma di vittoria,
e son le dame vincenti con gloria.

[67] Raccoglie il Duca i fieri305 vincitori


nei suoi palazzi, con feste e allegria;
dà incarico a cuochi e cacciatori
delle dame la bella compagnia,306
che voglion dare ai lor liberatori
banchetti mille ogni ora ed ogni dì,307
quanto si tratterranno in Inghilterra,
pria di tornar a dolce e cara terra.

[68] Ma dicon tuttavia che il gran Magrisso,


desioso di veder le cose grandi,308
là si lasciò restar, ove un servizio
notevol fe’ alla contessa di Fiandra;
e siccom’ei non era già novizio
in ogni duel che tu, Marte, comandi,
un Francese abbatté309 in campo,310 e il destino
quegli ebbe di Torquato e di Corvino.311

489

I Lusiadi.indb 489 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[108r]
CANTO SEXTO. 108

[69] Outro tambem dos doze em Alemanha


Se lança, e teue hum fero desafio
Cum Germano enganoso, que com manha
Não diuida o quis pòr no estremo fio:
Contando assi Veloso, ja a companha
Lhe pede, que não faça tal desuio
Do caso de Magriço, e vencimento
Nem deixe o de Alemanha em esquecimento.

[70] Mas neste passo assi promptos estando,


Eis o mestre, que olhando os ares anda,
O apito toca, acordão despertando
Os marinheiros dhâa e doutra banda:
E porque o vento vinha refrescando,
Os traquetes das gaueas tomar manda,
Alerta, disse, estay, que o vento crece
Daquella nuuem negra que aparece.

[71] Não erão os traquetes bem tomados,


Quando dà a grande e subita procella,
Amaina, disse o mestre a grandes brados
Amaina, disse, amaina a grande vella,
Não esperão os ventos indinados
Que amainassem, mas juntos dando nella,
Em pedaços a fazem, cum ruido
Que o mundo pareceo ser destruydo.
O 4 O ceo

490

I Lusiadi.indb 490 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[69] Un altro poi dei dodici in Almagna312


s’avventura, ed ebbe ivi un fiero scontro
con un vile German, che con inganno
indebito tentò porlo all’estremo».313
Così narrando Veloso, i compagni
gli chiedon che non faccia di Magrisso
dal caso vittorioso tal disvìo,314
né lasci quel d’Almagna poi in oblio.315

[70] Ma a questo punto, tutti attenti stando,316


ecco il nostromo che, scrutando i cieli,317
suona il fischietto, insieme risvegliando
d’un tratto i marinai d’una e altra banda;318
e poich’il vento venia rinfrescando,
i trinchetti di coffa319 serrar manda:
«Allerta», disse, «state, il vento cresce
da quella nube negra che apparisce!»320

[71] Non erano le vele ben serrate


quand’ecco grande e subita procella:321
«Ammaina», disse il mastro a grande voce,
«Ammaina», disse, «ammaina la gran vela!»
Non aspettarono i venti indignati322
che ammainasser,323 ma uniti dando in quella,
la fanno in pezzi,324 con un gran fracasso
tale che il Mondo pareva a sconquasso.325

491

I Lusiadi.indb 491 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[108v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[72] Oceo fere com gritos nisto a gente,


Cum subito temor, e desacordo,
Que no romper da vela a Nao pendente
Toma gram suma dagoa pello bordo,
Alija, disse o mestre, rijamente,
Alija tudo ao mar, não falte acordo,
Vão outros dar a bomba não cessando,
Aa bomba que nos imos alagando.

[73] Correm logo os soldados animosos


A dar aa bomba, e tanto que chegarão,
Os balanços, que os mares temerosos
Derão aa Nao, num bordo os derribarão:
Tres marinheiros duros, e forçosos,
A menear o leme não bastarão,
Talhas lhe punhão dhâa e doutra parte
Se aproueitar dos homens força e arte.

[74] Os ventos erão tais, que não poderão


Mostrar mais força dimpeto cruel,
Se pera derribar então vierão
A fortissima Torre de Babel:
Nos altissimos mares, que crecerão,
A pequena grandura dhum batel,
Mostra a possante nao, que moue espanto
Vendo que se sostem nas ondas tanto.
A nao

492

I Lusiadi.indb 492 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[72] Il ciel strappa326 con grida allor la gente,


con subito terrore e con sgomento,327
ché, senza vela,328 la nave pendente
prende gran massa d’acqua entro dal bordo:329
«Getta», disse il nostromo fortemente,330
«Getta tutto nel mar, non manchi accordo!
Altri alla pompa, presto, non cessando,
alla pompa, ché stiamoci allagando!»331

[73] Corrono tosto i soldati animosi


alla pompa, e mentre che arrivavano
l’oscillazion che i tremendi marosi
danno alla nave, a un lato li scagliavano.332
Tre marinai, solidi e vigorosi,
a tenere il timone non bastavano;
gli ponean corde333 d’una e d’altra parte,
senza che giovi d’uomin’ forza o arte.334

[74] I venti erano tai, che non potevano


mostrar più forza d’impeto crudele
se335 fosser giunti allor per diroccare
la fortissima Torre di Babele.336
Fra i supremi marosi, che crescevano,
la modesta grandezza d’un battello
mostra l’ingente nave, e pur sorprende
veder337 che si sostien tanto ne l’onde.

493

I Lusiadi.indb 493 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[109r]
CANTO SEXTO. 109

[75] A nao grande, em que vay Paulo da Gama,


Quebrado leua o masto pello meyo,
Quasi toda alagada: a gente chama
Aquelle que a saluar o mundo veyo:
Não menos gritos vãos ao ar derrama
Toda a Nao de Coelho, com receyo,
Com quanto teue o mestre tanto tento
Que primeiro amainou que desse o vento.

[76] Agora sobre as nuuens os subião


As ondas de Neptuno furibundo,
Agora a ver parece que decião
As intimas entranhas do profundo:
Noto, Austro, Boreas, Aquilo querião
Arruinar a machina do mundo,
A noite negra e feya se alumia,
Cos rayos, em que o Polo todo ardia.

[77] As Alcioneas aues triste canto


Iunto da costa braua leuantarão,
Lembrando se de seu passado pranto,
Que as furiosas agoas lhe causarão:
Os Delfins namorados entre tanto
La nas couas maritimas entrarão,
Fugindo aa tempestade, e ventos duros
Que nem no fundo os deixa estar seguros
Nunca

494

I Lusiadi.indb 494 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[75] La nave grande,338 ov’è Paolo da Gama,


l’albero mastro eleva rotto in mezzo,
quasi tutta allagata: il popol chiama
Colui che venne per salvare il mondo.339
Non meno grida vane340 al ciel diffonde
tutta la nave di Coelho,341 tremando,
se pur fu il lor nostromo così attento
che ammainò prima che venisse il vento.342

[76] Ora sopra le nubi li innalzavano


le onde di Nettuno furibondo,343
ora a veder pareva344 che scendessero
l’intime viscere giù del Profondo.345
Noto, Austro, Bòrea, Aquilone volevano346
ruinare la macchina del Mondo:347
la notte negra e orrenda s’accendeva
coi lampi, di che il Polo tutto ardeva!348

[77] Gli uccelli Alcioni un doloroso canto


presso la costa selvaggia levarono,
rimembrandosi del passato pianto
che le furiose acque lor causarono.349
Ed i delfini amorosi350 frattanto
là nei covi marittimi s’ascosero,
fuggendo la tempesta e i venti duri,
che pur nel fondo non fa star sicuri.351

495

I Lusiadi.indb 495 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[109v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[78] Nunca tam viuos rayos fabricou


Contra a fera soberba dos Gigantes,
O gram ferreiro sordido, que obrou
Do enteado as armas radiantes:
Nem tanto o gram Tonante arremessou
Relampados ao mundo fulminantes,
No gram diluuio, donde sos viuerão
Os dous que em gente as pedras conuerterão.

[79] Quantos montes então, que derribarão


As ondas que batião denodadas,
Quantas aruores velhas arrancarão
Do vento brauo as furias indinadas:
As forçosas raizes não cuidarão
Que nunca pera o ceo fossem viradas,
Nem as fundas arêas que podessem
Tanto os mares que encima as reuoluessem.

[80] Vendo Vasco da Gama que tam perto


Do fim de seu desejo se perdia,
Vendo ora o mar ate o inferno aberto,
Ora com noua furia ao ceo subia,
Confuso de temor, da vida incerto,
Onde nenhum remedio lhe valia,
Chama aquelle remedio sancto e forte
Que o impossibil pode, desta sorte.
Diuina

496

I Lusiadi.indb 496 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[78] Mai tanti vivi raggi fabbricò352


contro la fiera audacia dei Giganti353
il gran ferraio sozzo,354 che forgiò
del figliastro355 le armi rutilanti;
né tanto il gran Tonante proiettò
lampeggìi sopra il mondo fulminanti,
nel gran diluvio, da cui si salvarono
i due che i sassi in corpi trasformarono.356

[79] Quante montagne allora sradicarono


l’onde, che si frangevano sfrenate!357
Quanti alberi antichi358 già estirparono
del vento fiero le furie indignate!359
Le forzute radici mai pensarono
di poter essere in cielo scagliate,
né le sabbie profonde che potessero
tanto i mari che in cima le traessero!360

[80] Vede361 Vasco da Gama che sì presso


al fin del suo desio362 già si perdea;
vede or il mar sino all’Inferno aperto,
or che con nuova furia al Ciel salia;363
confuso di timor, di vita incerto,364
onde nessun rimedio gli valea,
invoca quel rimedio santo e forte,
che l’impossibil puote, in questa sorte:365

497

I Lusiadi.indb 497 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[110r]
CANTO SEXTO. 106

[81] Diuina guarda, angelica, celeste,


Que os ceos, o mar e terra senhoreas,
Tu que a todo Israel refugio deste
Por metade das agoas Eritreas:
Tu que liuraste Paulo e defendeste
Das Syrtes arenosas e ondas feas,
E guardaste cos filhos o segundo
Pouoador do alagado e vacuo mundo.

[82] Se tenho nouos medos perigosos


Doutra Scylla e Caribdis ja passados,
Outras Syrtes, e baxos arenosos,
Outros Acroceraunios infamados,
No fim de tantos casos trabalhosos,
Por que somos de ti desemparados,
Se este nosso trabalho não te offende,
Mas antes teu seruiço so pretende?

[83] O ditosos aquelles que puderão


Entre as agudas lanças Affricanas
Morrer, em quanto fortes sostiuerão
A sancta Fe, nas terras Mauritanas:
De quem feitos illustres se souberão,
De quem ficão memorias soberanas,
De quem se ganha a vida com perdella,
Doce fazendo a morte as honras della.
Assi

498

I Lusiadi.indb 498 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[81] «Divina Guardia angelica celeste366


che cieli, mare e terra signoreggi,
tu che a tutto Israel rifugio desti
là nel mezzo dell’acque del Mar Rosso,367
tu che sciogliesti Paolo e ’l difendesti368
dalle Sirti arenose e l’onde fosche,
e custodisti coi figli il secondo
padre369 dell’allagato e vacuo mondo;

[82] Se già strani pericoli paurosi370


d’altre Scilla e Cariddi abbiam passati,371
altre Sirti con lor bassi arenosi,
ed altri Acrocerauni sì infamati,372
al fin di tanti casi travagliosi
perché siamo da Te abbandonati,373
s’esto nostro travaglio non t’offende,
ma, anzi, sol servire Te pretende?374

[83] O felici coloro che poterono375


sotto l’acute alabarde Africane
morir, in quanto forti sostenerono
la santa Fede, in terre Mauritane!376
Dei quali i fatti illustri s’elevarono,
dei quai memorie restano sovrane,
dai quai377 s’ottien la vita con il perderla,
dolce la morte l’onore nel renderla!»378

499

I Lusiadi.indb 499 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[110v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[84] Assi dizendo os ventos que lutauão,


Como touros indomitos bramando,
Mais e mais a tormenta acrecentauão,
Pella miuda enxarcia assuuiando:
Relampados medonhos não cessauão,
Feros trouoes que vem representando
Cair o ceo dos exos sobre a terra,
Consigo os elementos terem guerra.

[85] Mas ja a amorosa strela scintilaua


Diante do Sol claro, no Orizonte
Mensageira do dia, e visitaua
A terra, e o largo mar, com leda fronte:
A deosa que nos ceos a gouernaua,
De quem foge o ensifero Orionte,
Tanto que o mar, e a chara armada vira,
Tocada junto foy de medo, e de ira.

[86] Estas obras de Baco sam por certo,


Disse, mas não serâ, que auante leue
Tão danada tenção, que descuberto
Me sera sempre o mal a que se atreue,
Isto dizendo, dece ao mar aberto,
No caminho gastando espaço breue,
Em quanto manda as nimphas amorosas
Grinaldas nas cabeças por de rosas.
Grinaldas

500

I Lusiadi.indb 500 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[84] Così dicendo, i venti che lottavano379


come dei tori indomiti muggendo,380
più e più la tempesta essi accrescevano
fra ’l minuto sartiame381 sibilando.
Lampi terrificanti non cessavano,382
fieri i tuoni, che van rappresentando383
cadere il Ciel dagli assi sulla Terra,
e gli Elementi tra loro fare guerra.384

[85] Ma l’amorosa stella scintillava385


davanti al Sole chiaro, all’Orizzonte,
messaggero del dì,386 e visitava
la terra e il largo mar, con lieta fronte.387
La Dea, che su nei Ciel’ la governava,388
da cui fugge l’ensìfero389 Orionte,390
appena il mar vide e la flotta amata,
d’un punto d’ira fu e timor toccata.

[86] «Queste opere di Bacco son, per certo»,


disse, «ma non sarà che avanti compia
tal dannata intenzion,391 che discoperto
mi sarà sempre il male a cui s’attenta».392
Questo dicendo, scende al mare aperto,393
nel cammino impiegando spazio breve,394
mentre comanda alle Ninfe amorose
ghirlande sui lor capi por di rose.395

501

I Lusiadi.indb 501 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[111r]
CANTO SEXTO. 111

[87] Grinaldas manda por de varias cores


Sobre cabellos louros a porfia,
Quem não dirâ, que nacem roxas flores
Sobre ouro natural, que amor infia:
Abrandar determina por amores
Dos ventos a nojosa companhia,
Mostrandolhe as amadas Nimphas bellas,
Que mais fermosas vinhão que as estrellas.

[88] Assi foy, porque tanto que chegarão


A vista dellas, logo lhe falecem
As forças com que dantes pellejarão,
E ja como rendidos lhe obedecem.
Os pês e mãos, parece, que lhe atarão
Os cabellos que os rayos escurecem,
A Boreas, que do peito mais queria,
Assi disse a bellissima Oritia.

[89] Não creas, fero Boreas, que te creyo


Que me tiueste nunca amor constante,
Que brandura he de amor mais certo arreyo,
E não conuem furor a firme amante:
Se ja não poes a tanta insania freyo,
Não esperes de mi daqui em diante,
Que possa mais amarte, mas temerte,
Que amor contigo, em medo se conuerte.
Assi

502

I Lusiadi.indb 502 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[87] Ghirlande ordina por multicolori


sui lor capelli biondi come a gara.
Chi non dirà che nascon rossi fiori396
sull’oro natural, che Amore fila?397
Addolcire ella vuole, con gli amori,
dei venti la rabbiosa compagnia,
mostrando lor le amate Ninfe belle,
che più formose venian che le stelle.398

[88] Così fu, poiché tosto ch’essi giunsero


a vederle,399 ecco subito vien meno
loro la forza con cui guerreggiavano,400
e come arresi già, ad elle obbediscono.
I piè e le mani par che lor legassero
quei capelli401 che i chiari raggi oscurano;
a Bòrea, che di core più desìa,402
sì disse la bellissima Oritìa:403

[89] «Non creder, fero Bòrea, che io creda404


che tu m’avesti mai amor costante,405
ché dolcezza è d’amor più certo adorno,406
e non convien furore a fermo amante.
S’ormai non poni a tanta insania un freno,407
non attender da me, da qui in avante,
ch’amarti io possa più: se mai temerti,
ch’amor teco in paura si converte».408

503

I Lusiadi.indb 503 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[111v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[90] Assi mesmo a fermosa Galatea


Dizia ao fero Noto, que bem sabe
Que dias ha que em vella se recrea,
E bem crê que com elle tudo acabe,
Não sabe o brauo tanto bem se o crea,
Que o coração no peito lhe não cabe,
De contente de ver que a dama o manda,
Pouco cuida que faz se logo abranda.

[91] Desta maneira as outras amansauão


Subitamente os outros amadores,
E logo aa linda Venus se entregauão,
Amansadas as iras e os furores,
Ella lhe prometeo vendo que amauão
Sempiterno fauor em seus amores,
Nas bellas mãos tomandolhe omenagem
De lhe serem leais esta viagem.

[92] Ia a menham clara daua nos outeiros,


Por onde o Ganges murmurando soa,
Quando da celsa gauea os marinheiros
Enxergarão terra alta pella proa,
Ia fora de tormenta, e dos primeiros
Mares, o temor vão do peito voa,
Disse alegre o Piloto Melindano,
Terra he de Calecu, se não me engano.
Esta

504

I Lusiadi.indb 504 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[90] Sì il medesmo la bella Galatea409


diceva al fero Noto, che410 ben sa
che da tempo al vederla ei si ricrea,
e crede411 ben da lui tutto otterrà.
Non sa il rude sì ben se possa crederlo,412
che il cuor dentro al suo petto più non sta;
contento della dama sua al comando,413
poco gli importa se si fa più blando.414

[91] In tal maniera pur l’altre ammansavano


subitamente quegli altri amatori;415
ecco, a Venere bella s’arrendevano
ammansate, le ire ed i furori.416
Lei lor promise, vedendo che amavano,417
sempiterno favor nei loro amori;
nelle sue belle man’ riceve omaggio418
che le saran leali in questo viaggio.

[92] Già la chiara mattina era sui colli


là dove il Gange mormorando suona,419
quando d’eccelsa420 coffa i marinai
scorsero un’alta terra verso prora.421
Già fuor della tempesta e dai passati
marosi,422 il van timor dal petto vola;423
disse allegro il pilota Melindano:
«Terra è di Calicut, se non m’inganno.424

505

I Lusiadi.indb 505 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[112r]
CANTO SEXTO. 112

[93] Esta he por certo a terra que buscais


Da verdadeira India, que aparece:
E se do mundo mais não desejais,
Vosso trabalho longo aqui fenece:
Soffrer aqui não pode o Gama mais,
De ledo em ver que a terra se conhece,
Os geolhos no chão, as mãos ao ceo
A merce grande a Deos agardeceo.

[94] As graças a Deos daua, e razão tinha


Que não somente a terra lhe mostraua,
Que com tanto temor buscando vinha
Por quem tanto trabalho esprimentaua,
Mas via se liurado tão asinha
Da morte, que no mar lhe aparelhaua
O vento duro, feruido, e medonho,
Como quem despertou de horrendo sonho.

[95] Por meyo destes horridos perigos


Destes trabalhos graues e temores,
Alcanção os que sam de fama amigos
As honras immortais, e graos mayores:
Não encostados sempre nos antigos
Troncos nobres de seus antecessores,
Não nos leitos dourados, entre os finos
Animais de Moscouia Zebellinos.
Não

506

I Lusiadi.indb 506 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[93] È per certo la terra che cercate


dell’India vera,425 questa che apparisce;
e se del mondo altro più non desiate,426
vostro lungo travaglio427 qui finisce».
Gama di gioia quivi più non regge,428
a veder terra che si riconosce:
ginocchia sul terreno, e mani al cielo,429
mercede grande rende al Dio dei Cieli.430

[94] Le grazie a Dio porgeva, e avea ragione,


Che431 non solo la terra gli mostrava
che con tanto timor cercando andava,
per cui tanto dolor432 sperimentava,433
ma vedeasi sì tosto liberato
dalla morte, ch’in mar gli apparecchiava
il vento duro, fervido e tremendo,434
come chi si svegliò da sogno orrendo.435

[95] Nel mezzo d’esti orribili perigli,436


di queste grevi fatiche e timori,
raggiungon quei che son di fama amici
onori eterni ed i gradi maggiori:437
non appoggiati sempre ai loro antichi
nobili tronchi degli antecessori;438
non nei letti dorati,439 tra più fini
pelli di Moscoviti zibellini;440

507

I Lusiadi.indb 507 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[112v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[96] Não cos manjares nouos e exquisitos,


Não cos passeos molles e ouciosos,
Não cos varios deleites e infinitos
Que afeminão os peitos generosos:
Não cos nunca vencidos apetitos
Que a Fortuna tem sempre tão mimosos,
Que não soffre a nenhum que o passo mude
Pera algâa obra heroica de virtude.

[97] Mas com buscar co seu forçoso braço


As honras, que elle chame proprias suas,
Vigiando, e vestindo o forjado aço
Soffrendo tempestades e ondas cruas:
Vencendo os torpes frios no regaço
Do Sul, e regioes de abrigo nuas,
Engulindo o corrupto mantimento
Temperado com hum arduo sofrimento.

[98] E com forçar o rosto que se enfia,


A parecer seguro, ledo, inteiro,
Pera o pilouro ardente, que assouia
E leua a perna, ou braço ao companheiro:
Destarte o peito hum calo honroso cria
Desprezador das honras, e dinheiro,
Das honras, e dinheiro, que a ventura
Forjou, e não vertude justa, e dura.
Destarte

508

I Lusiadi.indb 508 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[96] non con mangiari nuovi ed esquisiti,


non con passeggi molli ed oziosi,441
non con vari diletti ed infiniti
che effemminano i petti generosi,
non con i mai sottomessi appetiti
che Fortuna offre sempre sì gustosi,442
che443 non soffre che niuno il passo muti
verso qualche opra eroica di virtute,444

[97] ma col cercar col suo robusto braccio


le glorie, ch’egli chiami proprie sue;445
vigilando, e in vestir446 forgiato acciaio,
soffrendo tempestadi ed onde crude,
vincendo i freddi torpidi447 nel grembo
del Sud,448 e le region’ d’albergo nude;
mangiando449 marcio vettovagliamento,
condito450 con un arduo soffrimento.

[98] E con sforzare il viso, che scolora,451


ad apparir sicuro, lieto, austero452
tra l’ardenti proiettili, che sibilan
e strappan gamba o braccio al camerata.453
Così il petto onorato454 un callo forma
disprezzator d’onori e di denaro,
d’onori e di denar,455 che la ventura
forgiò,456 non la virtù ch’è giusta e dura.457

509

I Lusiadi.indb 509 14/04/2022 15:25:10


OS LUSÍADAS, CANTO SEISTO

[113r]
CANTO SEPTIMO. 113

[99] Destarte se esclarece o entendimento,


Que experiencias fazem repousado,
E fica vendo, como de alto assento,
O baxo tracto humano embaraçado,
Este onde tiuer força o regimento
Direito, e nam de affeitos occupado,
Subirà (como deue) a illustre mando,
Contra vontade sua, e não rogando.

FIM.

510

I Lusiadi.indb 510 14/04/2022 15:25:10


I LUSIADI, CANTO VI

[99] S’illumina così l’intendimento


che l’esperienze rendono posato,458
e sta a veder, come da un alto assento,459
il basso stato umano460 perturbato.
Questi, ove avrà la forza un reggimento
retto, e giammai da passioni occupato,
salirà – come deve – a alto comando,
pur contro suo voler, e non pregando.461

511

I Lusiadi.indb 511 14/04/2022 15:25:10


I Lusiadi.indb 512 14/04/2022 15:25:10
Canto Septimo
Canto VII

I Lusiadi.indb 513 14/04/2022 15:25:10


I Lusiadi.indb 514 14/04/2022 15:25:10
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Il poeta si rivolge ai popoli europei rampognandoli perché si fan guerra


fra loro e non si dedicano allo scontro con gli infedeli islamici (ott.) 1-15. – In-
tanto la flotta è giunta nel porto di Calecut; descrizione dell’India 16-22. – Viene
mandato sulla terra un messaggero, che è avvicinato da un personaggio singolare,
Monçaide, il quale conosce la sua lingua: lo invita a riposare nella sua abitazione, in
attesa che l’ambasciata dell’arrivo dei Portoghesi arrivi al re 23-27. – Monçaide sale
sulla nave Capitana con il messaggero ed è ben accolto; illustra ai Portoghesi tutti
gli aspetti e le usanze del luogo dove sono giunti, il Malabar, in India 28-41. – Gama
sbarca dalla nave, con alcuni nobili portoghesi; è accolto da un’autorità locale, chia-
mata Catual, circondata dai maggiorenti detti Nairi: si avviano verso il palazzo reale
42-45. – Descrizione del sontuoso e grandioso palazzo-città-giardino del monar-
ca 46-56. – Incontrano il sovrano, detto Samorim, uomo dall’aspetto venerando:
Gama propone con un forbito discorso un rapporto di pace, e il Samorim risponde
benevolmente accogliendo intanto i nuovi venuti, in attesa di ascoltare i propri
consiglieri 57-66. – Il Catual, incaricato dal suo imperatore, domanda a Monçaide
informazioni sui viaggiatori testé sbarcati; Monçaide ne dà una descrizione più che
lusinghiera, tessendo le loro lodi 67-72. – Il Catual e i suoi Nairi salgono sulla nave
ammiraglia, accolti da Paulo, il fratello di Vasco da Gama; vengono loro spiegate le
immagini dipinte sugli stendardi 73-77. – Il poeta interrompe la descrizione e, in-
vocando le ninfe del Tago e del Mondego, rievocando le disgrazie della sua infelice
vita, giura di cantare e celebrare solo chi ne è degno 78-87.

Direzioni interpretative
A 10, 5 è evocata la luctifica Aletto, furia infernale che semina discordia;
nell’episodio virgiliano del canto VII dell’Eneide, di certo ben presente
al nostro, Aletto, spronata da Giunone, viene collegata, sebbene simulato

515

I Lusiadi.indb 515 14/04/2022 15:25:11


NOTA INTRODUTTIVA

nomine, a Bacco (vv. 385 sgg.). Dunque potremmo leggere le prime ottave
del canto, invettiva contro l’Europa coeva delle guerre intestine e religiose,
come una ulteriore implicita denuncia di influenza del demoniaco dio del
male sugli occidentali. Si salvano – e si salveranno – i Lusitani, pequena casa
ma forte quale un grande impero e soprattutto ricca di uomini coraggiosi
che valgono almeno ognuno per tre nemici, topos iterato nel poema.

Attenzione va prestata alla figura di Monçaide, maomettano «onesto» che


si convertirà al cristianesimo (come la Clorinda tassiana in punto di morte),
e all’idea di un Dio unico delle tre religioni monoteiste, se aggreghiamo alle
espressioni del maomettano quelle, tratte da Barros, del giudeo (cfr. 31,
1-2 e n.). La visione di Camões non è propriamente ecumenica, nel senso
attuale del termine, quanto aperta alla confluenza di islamici ed ebrei «one-
sti, buoni» nella fede cristiana, riconoscendo comunque che Dio, quello
vero, è uno. In ogni caso Monçaide è avvicinabile al Re di Melinda, fra gli
exempla dei maomettani che in quanto uomini sono virtuosi. La forza di
questa indicazione camoniana – che i Post-colonial Studies hanno modo di
approfondire – sta nel fatto di distinguere la falsa (e immonda) fede islami-
ca dagli esseri umani che vivono nell’Islam ma sono antropologicamente
integri, schietti e onorevoli. Impossibile non pensare che una considerazio-
ne di questa sorte non provenga al nostro dalla sua personale esperienza
in terra indiana.

Un ruolo importante che merita a Monçaide un trattamento (letterario) ben dif-


ferente da quello riservato agli altri «infedeli»: sábio lo definisce Camões, e tale
sapienza – non solo linguistica […] – lo accomuna all’altro generoso Mouro del po-
ema, il re di Melinde, il quale ha tuttavia, agli occhi dell’autore e del suo pubblico,
un importante titolo di merito: la sua «regalità» […].

Così scrive Finazzi-Agrò in un importante saggio sulla figura del mediato-


re-traduttore (I «Lusiadi» e gli altri, p. 42) e sul «realismo» dei Lusíadas.
Ed è Monçaide stesso a narrare la storia favolosa del re Samará Perimal,
ulteriore esempio di maomettano, convertitosi in vita, e indirizzato verso
una «morte santa» nel pellegrinaggio alla Mecca, quindi un islamico «buo-
no». Ancorché l’introduzione della nuova fede musulmana nel Malabar sia
stato frutto dell’inganno demoniaco, come indica precisamente Barros, Sa-
mará Perimal accoglie il nuovo credo in piena onestà e santità, diventando

516

I Lusiadi.indb 516 14/04/2022 15:25:11


CANTO VII

così un lontano prototipo di come si possa essere convinti maomettani ed


anche grandi e virtuosi uomini. Non sarà un caso forse che la narrazione
divergente di Diego do Couto, per il quale il Perimal si fece cristiano e morì
da cristiano, suona come un aggiustamento di qualcosa di difficilmente
accettabile.

Una postilla, e un interrogativo.


Su Giove Ammone (Jupiter Amon a 48, 2) scrive Garcez Ferreira: «Refe-
rem Pausanias, e Pomponio Mela, que passando Bacco com o seo exercito
por Libia, ou Etiopia, onde ha falta de agua, lhe appareceo seo pae Jupiter
em figura de Carneiro, e que ferindo com o pé a terra, brotou huma fonte,
da qual bebeo todo o exercito. Bacco em gratificação fez alli hum templo,
e collocou nelle a imagem de Jupiter na forma, que disse, e lhe deo o so-
brenome de Amon, que quer dizer area; porque naquella lhe appareceo»
(II, n. 127, p. 92: «Riferiscono Pausania e Pomponio Mela che passando
Bacco col suo esercito per la Libia, o Etiopia, ove c’è carenza d’acqua,
gli apparve suo padre Giove in figura di ariete, il quale, colpendo con lo
zoccolo la terra, fece scaturire una fonte dalla quale bevve tutto l’esercito.
Bacco, in segno di ringraziamento, fece edificare lì un tempio, e vi collocò
l’immagine di Giove nella forma detta, e gli diede il soprannome di Am-
mone, che vuol dire sabbia, poiché su quella gli apparì»). Possiamo pensare
che qui Camões voglia celare dietro il cornuto Giove Ammone l’ombra
sinistra del demonio Bacco? Inoltre, l’ekphrasis del canto dedica un’ottava
a Bacco (52) e quindi, dopo quella a Semiramide, una terza ad Alessandro
il Macedone (si veda la nostra nota a 54, 6).

517

I Lusiadi.indb 517 14/04/2022 15:25:11


[113r]
CANTO SEPTIMO. 113

☙ Canto Septimo.

[1] IA se viã chegados / junto aa terra,


Que desejada ja de tantos fora,
Que entre as correntes Indicas se / encerra,
E o Ganges, que no çeo terreno mora:
Ora sus gente forte que na guerra
Quereis leuar a palma vencedora,
Ia sois chegados, ja tendes diante
A terra de riquezas abundante.
P A vos

518

I Lusiadi.indb 518 14/04/2022 15:25:11


Canto VII

[1] Già si vedeano giunti sino a terra,


bramata già da tanti fino allora,1
che fra correnti dell’Indo s’inserra
e del Gange, che in Ciel terren dimora.2
Orsù, voi gente forte, che a la guerra
volete alzar la palma di vittoria,
siete ormai giunti, già avete davante
la terra di ricchezze sì abbondante.3

519

I Lusiadi.indb 519 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[113v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[2] A vos, ô geraçam de Luso digo,


Que tam pequena parte sois no mundo:
Não digo inda no mundo, mas no amigo
Curral de quem gouerna o çeo rotundo:
Vos, a quem não somente algum perigo
Estorua conquistar o pouo inmundo:
Mas nem cobiça, ou pouca obediencia
Da Madre, que nos çeos estâ em essencia.

[3] Vos Portugueses poucos, quanto fortes,


Que o fraco poder vosso não pesais,
Vos que aa custa de vossas varias mortes
A lei da vida eterna dilatais:
Assi do çeo deitadas sam as sortes,
Que vos por muito poucos que sejais,
Muito façais na sancta Christandade:
Que tanto, ô Christo exaltas a humildade.

[4] Vedelos Alemães, soberbo gado,


Que por tam largos campos se apacenta,
Do successor de Pedro rebelado,
Nouo pastor, e noua ceita inuenta:
Vedelo em feas guerras occupado,
Que inda co cego error se nam contenta,
Não contra o superbissimo Otomano:
Mas por sair do jugo soberano.
Vedelo

520

I Lusiadi.indb 520 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[2] A voi, generazion di Luso,4 dico,


che sì piccola parte siete al mondo;5
non dico, anzi, nel mondo: nell’amico
ovil di Chi governa il Ciel rotondo;6
voi, che non solamente niun pericolo
disturba7 in conquistar popolo immondo,8
ma né pur bramosia, o poca obbedienza
alla Madre, che in Cielo sta in essenza.9

[3] Voi,10 Portoghesi, pochi quanto forti,


che il fiacco poter vostro non pesate,11
voi, che a costo di vostre varie morti12
legge di vita eterna dilatate: 13
così dal Ciel decise son le sorti:
che voi, per molto pochi che voi siate,
molto opriate nella Cristianità:
ché tanto, o Cristo, esalti l’umiltà! 14

[4] Vedete gli Alemanni, altero gregge15


che per sì larghi campi si pastura:16
al successor di Pietro ribellato,
nuovo pastor, e nuova setta inventa:17
vedete in lerce guerre lui occupato
(che ancor col cieco error non si contenta),18
non contro il superbissimo Ottomano, 19
ma per sfuggire dal giogo sovrano.20

521

I Lusiadi.indb 521 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[114r]
CANTO SEPTIMO. 114

[5] Vedelo duro Ingles, que se nomea


Rei da velha e sanctissima cidade,
Que o torpe Ismaelita senhorea,
(Quem vio honra tam longe da verdade)
Entre as Boreais neues se recrea,
Noua maneira faz de Christandade,
Pera os de Christo tem a espada nua,
Nam por tomar a terra que era sua.

[6] Guardalhe por entanto hum falso Rei,


A cidade Hierosolima terreste,
Em quanto elle não guarda a sancta lei,
Da cidade Hierosolima celeste:
Pois de ti Gallo indigno que direy?
Que o nome Christianissimo quiseste,
Nam pera defendelo, nem guardalo,
Mas pera ser contra elle, e derribalo.

[7] Achas que tes direito em senhorios


De Christãos, sendo o teu tam largo e tãto,
E nam contra o Cynifio e Nilo rios
Inimigos do antigo nome sancto,
Ali se ande prouar da espada os fios,
Em quem quer reprouar da Ygreja o canto,
De Carlos, de Luis, o nome e a terra
Erdaste, e as causas nam da justa guerra?
P 2 Poisq̃

522

I Lusiadi.indb 522 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[5] Vedete il duro Inglese,21 che si fregia


Re d’antica e santissima Città,22
che il turpe Ismaelita signoreggia23
(chi vide onor sì fuor di verità?);24
tra Boreali nevi si ricrea,25
fa nuovo modo di Cristianità:26
per quei di Cristo tien la spada nuda,
non per prender la terra che era sua.27

[6] Gli guarda per intanto un falso Re28


la cittade Gerusalèm terrestre,
mentr’ei29 non guarda già la santa Legge
della città Gerusalèm celeste.
Poi di te, Gallo indegno, che dirò?30
Che il nome Cristianissimo volesti,31
non per difenderlo, né per guardarlo,32
ma per essergli contro, e rovinarlo!33

[7] Pensi d’aver diritto su domìni


Cristiani,34 quando il tuo è sì largo e tanto,35
e non contro il Cinifio36 e il Nilo, fiumi
nemici dell’antico nome santo?37
Colà s’ha da provar di spada il filo
su chi vuol rigettar la Pietra d’angolo;38
di Carlo, di Luigi,39 e nome e terra
aveste: e le ragion’ di giusta guerra?40

523

I Lusiadi.indb 523 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[114v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[8] Pois que direy daquelles que em delicias,


Que o vil ocio no mundo traz consigo,
Gastão as vidas, logrão as diuicias,
Esquecidos de seu valor antigo:
Nascem da tyrania inimicicias,
Que o pouo forte tem de si inimigo,
Contigo Italia fallo, ja sumersa
Em vicios mil, e de ti mesma aduersa.

[9] O miseros Christãos, pola ventura


Sois os dentes de Cadmo desparzidos,
Que hâs aos outros se dão aa morte dura,
Sendo todos de hum ventre produzidos?
Nam vedes a diuina sepultura
Possuida de cães, que sempre vnidos
Vos vem tomar a vossa antiga terra,
Fazendo se famosos pela guerra?

[10] Vedes que tem por vso e por decreto,


Do qual sam tão inteiros obseruantes,
Ajuntarem o exercito inquieto,
Contra os pouos, que sam de Christo amantes.
Entre vos nunca deixa a fera Aleto
De samear cizanias repugnantes,
Olhay sestais seguros de perigos,
Que elles e vos, sois vossos inimigos.
Se cobiça

524

I Lusiadi.indb 524 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[8] E che dirò di color che in delizie,


che l’ozio vil nel mondo trae con seco,41
guastan42 le vite, logoran divizie,43
dimentichi del lor valore antico?
Nascon da tirannia inimicizie,
che il popol forte fa di sé inimico:
con teco, Italia, io parlo,44 ormai sommersa
in mille vizi, ed a te stessa avversa.45

[9] O miseri Cristiani, per ventura


voi siete i denti da quel Cadmo sparsi,
che gli uni agli altri si dan morte dura,46
sendo pur tutti da un ventre creati?47
Non vedete la Santa Sepoltura48
posseduta dai Cani,49 sempre uniti50
a prendervi la vostra antica terra,51
facendosi famosi per la guerra?

[10] Vedete che han per uso e per decreto,52


del qual sono così integri osservanti,
di riunire53 l’esercito irrequieto54
contro i popol’ che son di Cristo amanti;
tra di voi mai non cessa fiera Aletto55
di seminar zizzanie ripugnanti:56
dite se siete in salvo dai pericoli,
ché loro e voi siete vostri nemici!57

525

I Lusiadi.indb 525 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[115r]
CANTO SEPTIMO. 115

[11] Se cobiça de grandes senhorios


Vos faz yr conquistar terras alheas,
Nam vedes que Pactolo e Hermo rios,
Ambos voluem auriferas areas,
Em Lidia, Assiria laurão de ouro os fios,
Affrica esconde em si luzentes veas,
Mouauos ja se quer riqueza tanta,
Pois mouer vos não pode a casa Sancta.

[12] Aquellas inuenções feras e nouas,


De instrumentos mortais da artelharia,
Ia deuem de fazer as duras prouas,
Nos muros de Bizancio, e de Turquia:
Fazei que torne la aas siluestres couas,
Dos Caspios montes, e da Citia fria,
A Turca geração, que multiplica
Na policia da vossa Europa rica.

[13] Gregos, Traces, Armenios, Georgianos


Bradando vos estão, que o pouo bruto
Lhe obriga os caros filhos aos profanos
Preceptos do alcorão (duro tributo)
Em castigar os feitos inhumanos
Vos gloriay de peito forte, e astuto,
E não queirais louuores arrogantes,
De serdes contra os vossos muy possantes.
P 3 Mas

526

I Lusiadi.indb 526 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[11] Se ambizione di grandi signorie


v’induce a conquistare terre aliene,
non vedete che i fiumi Ermo, e Pattòlo,58
ambi rivolvono59 aurifere arene?
Lidi, e Assiri,60 lavoran fili d’oro,
Africa asconde in sé lucenti vene;61
vi mova almeno una ricchezza tanta,62
se muover non vi può la Casa Santa.63

[12] Quelle invenzioni sì feroci e nuove


d’istrumenti mortal’ d’artiglieria,64
già devon far le loro dure prove
sui muri di Bisanzio e di Turchìa.65
Fate che torni là, ai silvestri covi66
dei Caspi monti e della fredda Scizia,67
la Turca gente, che s’accresce e mostra68
nel mondo della ricca Europa vostra.69

[13] Greci, Traci, Armeni, Georgiani


vi stan gridando che quel popol bruto
obbliga i figli lor cari ai profani
precetti70 del Coran (duro tributo!).71
In castigar tai fatti disumani
gloriatevi di un cuor forte ed astuto,72
e non cercate le lodi arroganti
d’esser sui vostri tanto dominanti.73

527

I Lusiadi.indb 527 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[115v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[14] Mas em tanto que cegos, e sedentos


Andais de vosso sangue, o gente insana,
Não faltarão Christãos atreuimentos,
Nesta pequena casa Lusitana
De Affrica tem maritimos assentos,
He na Asia mais que todas soberana,
Na quarta parte noua os campos ara,
E se mais mundo ouuera la chegâra.

[15] E vejamos em tanto que aconteçe


Aaquelles tam famosos nauegantes,
Despois que a branda Venus enfraqueçe
O furor vão dos ventos repugnantes:
Despois que a larga terra lhe apareçe,
Fim de suas perfias tam constantes,
Onde ve samear de Christo a ley,
E dar nouo costume, e nouo Rei.

[16] Tanto que aa noua terra se chegârão,


Leues embarcações de pescadores
Acharão, que o caminho lhe mostrârão
De Calecu onde eram moradores:
Pera la logo as proas se inclinarão,
Porque esta era a cidade das milhores
Do Malabar milhor, onde viuia
O Rei que a terra toda possuia.
Alem

528

I Lusiadi.indb 528 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[14] Ma intanto che voi ciechi, ed assetati


ite del vostro sangue, o gente insana,
non mancheranno74 Cristiani ardimenti
nella piccola casa Lusitana:
in Africa ha marini insediamenti,
in Asia ella è d’ogni altra più sovrana,
nel quarto nuovo mondo agri coltiva,75
e se più mondo c’è, colà vi arriva.76

[15] E vediamo frattanto cosa accade


a quei tanto famosi naviganti,77
poi che la blanda Venere infiacchisce
il furor van dei venti contrastanti,78
poi che la larga terra gli79 apparisce,
meta di lor fatiche sì costanti,80
ove di Cristo seminar la legge81
e dar nuovo costume e nuovo Rege.82

[16] Tosto ch’a nuova terra83 s’appressarono,


leggere imbarcazion’ di pescatori84
incontrar, che il cammino lor mostrarono
per Calicut, del luogo abitatori.85
Subito là le prore s’inclinarono,
perch’era la città delle migliori
del Malabar migliore,86 ove vivea
il Re che quella terra possedea.

529

I Lusiadi.indb 529 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[116r]
CANTO SEPTIMO. 116

[17] Alem do Indo jaz, e âquem do Gange,


Hum terreno muy grande, e assaz famoso,
Que pela parte Austral o mar abrange,
E pera o Norte o Emodio cauernoso.
Iugo de Reis diuersos o constrange
A varias leis: algâs o vicioso
Mahoma, algâs os Idolos adorão,
Algâs os animais, que entre elles morão.

[18] La bem no grande monte, que cortando


Tam larga terra, toda Asia discorre,
Que nomes tam diuersos vai tomando,
Segundo as regiões por onde corre,
As fontes saem, donde vem manando
Os rios, cuja gram corrente morre
No mar Indico, e cercão todo o peso
Do terreno, fazendo o Chersoneso.

[19] Entre hum e o outro rio, em grande espaço


Say da larga terra hâa longa ponta
Quasi piramidal, que no regaço
Do mar com Ceilão insula confronta,
E junto donde nasce o largo braço
Gangetico, o rumor antigo conta.
Que os vizinhos da terra moradores
Do cheiro se mantem das finas flores.
P 4 Mas

530

I Lusiadi.indb 530 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[17] Giace oltre l’Indo, e al di qua del Gange,87


un terren molto grande e assai famoso,
che dalla parte Australe il mare cinge,88
e a Nord serra l’Emodio cavernoso.89
Giogo di Re diversi lo costringe
a varie leggi:90 alcuni il vizioso
Maometto, alcuni gl’Idoli anzi adorano,
alcuni gli animal’ che là dimorano.91

[18] Là ben sul grande monte, che fendendo


sì larga terra, tutta Asia discorre,
che nomi sì diversi va prendendo,
secondo le regioni che percorre,
nascon le fonti, donde van fluendo
i fiumi, la cui gran corrente muore
nel mare Indico, e chiudon tutto il peso92
del terreno, creando un Chersoneso.93

[19] Tra l’uno e l’altro fiume, in grande spazio,


s’allunga dalla terra ampia una punta
quasi piramidale,94 che nel grembo
del mar con Ceylon l’isola s’affronta; 95
e proprio dove nasce il largo braccio
Gangètico, leggenda antica conta
che i vicini, del luogo abitatori,
del profumo si nutran de’ bei fiori.96

531

I Lusiadi.indb 531 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[116v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[20] Mas agora de nomes, e de vsança,


Nouos e varios sam os habitantes:
Os Delijs, os Patanes que em possança
De terra, e gente, sam mais abundantes,
Decanis, Oriâs, que a esperança
Tem de sua saluação nas resonantes
Agoas do Gange, e a terra de Bengala
Fertil de sorte que outra não lhe igoala.

[21] O Reino de Cambaia bellicoso


(Dizem que foy de Poro Rei potente)
O Reino de Narsinga poderoso,
Mais de ouro e pedras, que de forte gente:
Aqui se enxerga la do mar vndoso
Hum monte alto, que corre longamente,
Seruindo ao Malabar de forte muro,
Com que do Canarâ viue seguro.

[22] Da terra os naturais lhe chamão Gate,


Do pê do qual pequena quantidade
Se estende hâa fralda estreita, que combate
Do mar a natural ferocidade:
Aqui de outras cidades sem debate,
Calecu tem a illustre dignidade,
De cabeça de Imperio rica, e bella,
Samorim se intitula o senhor della.
Chegada

532

I Lusiadi.indb 532 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[20] Ma ancor oggi, per nomi e per usanza,


curiosi e vari sono gli abitanti:
i Deli,97 ed i Patani, che in possanza
di terra e gente sono i più abbondanti;
i Decani98 e gli Orià, che la speranza
han di salvezza nelle risonanti
acque del Gange, e l’area del Bengala,
fertil di sorte che null’altra è eguale.99

[21] Il Regno di Cambaia bellicoso100


(dicon che fu di Poro, Re potente),101
il Regno di Narsinga,102 dovizioso
più d’oro e pietre che di forte gente. 103
Qui si scorge, di là dal mare ondoso,
un alto monte, che corre lungamente
servendo al Malabar da forte muro,
con cui dal Canarà vive sicuro. 104

[22] Gli indigeni quel monte chiaman Gate,105


a piè del quale, in piccola estensione,
s’estende stretta falda, che combatte
del mar la natural ferocità: 106
qui dell’altre città senza contrasto, 107
Calicut ha l’illustre dignità
di capital d’Impero, ricca e bella,108
Samorim è nomato il signor d’ella.109

533

I Lusiadi.indb 533 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[117r]
CANTO SEPTIMO. 117

[23] Chegada a frota ao rico senhorio,


Hum Portugues mandado logo parte,
A fazer sabedor o Rei gentio
Da vinda sua a tam remota parte:
Entrando o mensageiro pelo Rio,
Que ali nas ondas entra, a não vista arte
A cor, o gesto estranho, o trajo nouo
Fez concorrer a vello todo o pouo.

[24] Entre a gente que a vello concorria,


Se chega hum Mahometa, que nascido
Fora na região da Berberia,
La onde fora Anteo obedecido:
Ou pela vezinhança ja teria
O Reino Lusitano conhecido,
Ou foy ja assinalado de seu ferro,
Fortuna o trouxe a tam longo desterro.

[25] Em vendo o mensageiro com jocundo


Rosto, como quem sabe a lingoa Hispana
Lhe disse, quem te trouxe a estoutro mundo,
Tam longe da tua patria Lusitana?
Abrindo lhe responde o mar profundo,
Por onde nunca veio gente humana,
Vimos buscar do Indo a grão corrente,
Por onde a Lei diuina se acrecente.
Espantado

534

I Lusiadi.indb 534 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[23] Giunta la flotta a quel ricco dominio,


un Portoghese inviato tosto parte
a fare conoscente il Re Gentile110
di lor venuta in tal remota parte.111
Entrando il messaggero per il fiume
ch’entra da lì nel mar,112 l’ignoto aspetto,113
il color, l’aria estrania, il tratto nuovo114
fe’ accorrere a vederlo tutto il popolo. 115

[24] Tra quelli che accorrevano a vederlo


si trova un Maomettano, ch’era nato
fuori, nella region di Berberia,
là dove un tempo Anteo era obbedito:116
o per la vicinanza, egli già avea
il Regno Lusitano conosciuto,
o avesse avuto prova di sua spada,117
Fortuna il trasse a sì estrema contrada.

[25] Vedendo il messaggero, con giocondo


volto, come chi sa la lingua Ispana,
gli disse: «Chi ti trasse a un altro mondo,118
sì lungi dalla patria Lusitana?»
«Aprendo», gli risponde, «il mar profondo, 119
per vie dove mai venne gente umana,120
venimmo d’Indo il gran corso a cercare121
per la Legge divina dilatare».122

535

I Lusiadi.indb 535 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[117v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[26] Espantado ficou da gram viajem,


O mouro que Monçaide se chamaua,
Ouuindo as opressoes que na passajem
Do mar, o Lusitano lhe contaua,
Mas vendo em fim, que a força da mensajem
So pera o Rei da terra releuaua,
Lhe diz que estaua fora da cidade.
Mas de caminho pouca quantidade.

[27] E que em tanto que a noua lhe chegasse


De sua estranha vinda, se queria
Na sua pobre casa repousasse,
E do manjar da terra comeria:
E despois que se hum pouco recreasse,
Coelle pera a armada tornaria,
Que alegria não pode ser tamanha,
Que achar gente vezinha em terra estranha.

[28] O Portugues aceita de vontade


O que o ledo Monçaide lhe offerece
Como se longa fora ja a amizade,
Coelle come e bebe, e lhe obedeçe:
Ambos se tornão logo da cidade,
Pera a frota, que o Mouro bem conheçe,
Sobem aa Capitaina, e toda a gente
Monçaide recebeo benignamente.
O capitão

536

I Lusiadi.indb 536 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[26] Stupefatto restò del grande viaggio


il Moro, che Monsaide si chiamava,123
udendo dei dolor’ che nel passaggio124
del mare il Lusitano raccontava:
ma visto che il motivo del messaggio125
solo il Re della terra riguardava, 126
gli disse ch’era fuor della città,
ma di cammino poca quantità;127

[27] e che, intanto che nuova al Re arrivasse


del suo straniero giunger, se voleva,
nella sua umile casa riposasse,128
e del mangiar del luogo avria gustato,129
e poscia ch’egli un po’ si ricreasse,130
seco lui all’armata tornerebbe,
ché allegria esser non può sì grande e piena
quanto131 trovar vicini in terra aliena.

[28] Il Portoghese accetta volentieri


ciò che il lieto132 Monsaide gli offerisce;
come se lunga fosse l’amistà,
mangia con lui, e beve, e gli obbedisce.133
Ambi si tornan poi dalla città
alla flotta, che il Moro ben conosce;134
salgon sull’ammiraglia, ed ogni gente
Monsaide ricevé benignamente.135

537

I Lusiadi.indb 537 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[118r]
CANTO SEPTIMO. 118

[29] O Capitão o abraça em cabo ledo,


Ouuindo clara a lingoa de Castella,
Iunto de si o assenta, e prompto e quedo
Pela terra pergunta, e cousas della:
Qual se ajuntaua em Rodope o aruoredo,
So por ouuir o amante da donzella
Euridiçe, tocando a lira de ouro,
Tal a gente se ajunta a ouuir o Mouro.

[30] Elle começa, o gente que a natura


Vizinha fez de meu paterno ninho,
Que destino tam grande, ou que ventura
Vos trouxe a cometerdes tal caminho:
Nam he sem causa não occulta, e escura
Vir do longinco Tejo, e ignoto Minho,
Por mares nunca doutro lenho arados,
A Reinos tam remotos e apartados.

[31] Deos por certo vos traz, porque pretende


Algum seruiço seu por vos obrado:
Por isso so vos guia, e vos defende
Dos imigos do mar, do vento yrado:
Sabey que estais na India, onde se estende
Diuerso pouo, rico e prosperado,
De ouro luzente, e fina pedraria,
Cheiro suaue, ardente especiaria.
Esta

538

I Lusiadi.indb 538 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[29] Il Capitan l’abbraccia, ed è assai lieto,136


a udir la chiara lingua di Castiglia;137
lo fa sedere accanto, e attento e quieto138
della terra domanda cose varie.139
Qual si riunì in Rodòpe l’albereto
sol per udir l’amante della cara140
Eurìdice toccar la lira d’oro, 141
tal la gente s’unisce a udire il Moro.

[30] Egli comincia: «O gente, che Natura


vicina fe’ del mio paterno nido,142
che destino sì grande o che ventura143
vi trasse ad affrontar tale cammino?144
Non è, no, senza causa occulta e oscura145
venir dal Tago estremo e ignoto Minho,146
per mari già mai d’altro legno arati147
a Regni sì remoti ed appartati. 148

[31] Dio per certo vi trae, perché pretende


alcun servizio Suo da voi operato; 149
per questo sol vi guida e vi difende
dai nemici, dal mar, dal vento irato.150
Sappiate: or siete in India, ove s’estende
diverso151 popol, ricco e assai dotato152
d’oro lucente e fine pietrerìa,153
soavi aromi, ardente spezierìa.154

539

I Lusiadi.indb 539 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[118v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[32] Esta prouincia, cujo porto agora


Tomado tendes, Malabar se chama,
Do culto antigo os Ydolos adora,
Que ca por estas partes se derrama:
De diuersos Reis he, mas dum so fora
Noutro tempo, segundo a antiga fama,
Saramâ Perimal foy derradeiro
Rei, que este Reino teue vnido e inteiro.

[33] Porem como a esta terra entam viessem,


De la do seyo Arabico outras gentes,
Que o culto Mahometico trouxessem,
No qual me instituirão meus parentes,
Succedeo que pregando conuertessem
O Perimal, de sabios e elloquentes,
Fazem lhe a ley tomar com feruor tanto,
Que prosupos de nella morrer sancto.

[34] Naos arma, e nellas mete curioso


Mercadoria que offereça rica,
Pera yr nellas a ser religioso,
Onde o propheta jaz, que a ley pubrica:
Antes que parta, o Reino poderoso
Cos seus reparte, porque não lhe fica
Erdeiro proprio, faz os mais aceitos,
Ricos de pobres, liures de sojeitos.
A hum

540

I Lusiadi.indb 540 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[32] Questa provincia, nel cui porto or ora


siete approdati, Malabar si chiama:
del culto antico gli Idoli adora,155
che qua per queste parti si dirama:
è di diversi Re, ma fu d’un solo
in altro tempo, giusta antica fama;
Saramà Perimal fu il Re finale,
che tal Regno ebbe unito e universale.156

[33] Poi, quando a questa terra allora giunsero


di là del golfo Arabico altre genti,
che il culto Maomettano seco trassero, 157
nel quale m’educaro i miei parenti, 158
succedé che pregando convertissero
il Perimal: da saggi ed eloquenti,159
gli fan prender la Legge, in fervor tanto
ch’ei meditò in quella morir santo.

[34] Arma navi, e vi fa metter con cura160


mercanzie, che siano ricca offerta,
per ire in esse161 a farsi religioso
ove giace il profeta della Legge; 162
prima che parta, il Regno poderoso
coi suoi riparte, poiché non gli resta
erede proprio, e fa i più ben accetti
ricchi da spogli, sciolti da soggetti.

541

I Lusiadi.indb 541 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[119r]
CANTO SEPTIMO. 119

[35] A hum Cochim, e a outro Cananor,


A qual Chale, a qual a ilha da pimenta,
A qual Coulão, a qual dâ Cranganor
E os mais, a quem o mais serue e contenta
Hum so moço, a quem tinha muito amor,
Despois que tudo deu, se lhe apresenta,
Pera este Calecu somente fica,
Cidade ja por tracto nobre e rica.

[36] Esta lhe dâ co titulo excellente


De Emperador, que sobre os outros mande,
Isto feito se parte diligente,
Pera onde em sancta vida acabe, e ande,
E daqui fica o nome de potente
Camorî, mais que todos digno, e grande
Ao moço e descendentes, donde vem
Este, que agora o Imperio manda e tem.

[37] A ley da gente toda rica e pobre,


De fabulas composta se imagina:
Andão nus, e somente hum pano cobre
As partes, que a cubrir natura insina:
Dous modos ha de gente, porque a nobre
Naires chamados sam, e a menos digna
Poleâs tem por nome, a quem obriga
A ley não mesturar a casta antiga.
Porque

542

I Lusiadi.indb 542 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[35] Ad un Cochim, e a un altro Cananor,163


a chi Chalé,164 a chi l’Ilha Pimenta,165
a chi Coulam, a chi dà Cranganor,166
e il resto167 a chi più il serve e lo contenta;
un sol giovin, per cui avea grande amore,168
dopo che tutto diè, gli si presenta:
per costui Calicut resta soltanto,
città che pel commercio ha ricco vanto.169

[36] Questa gli dà, col titolo eccellente


d’Imperator, che sugli altri comandi.
Ciò fatto, se ne parte diligente
ove sua santa vita chiuda, e vada.170
E di qui resta il nome di potente
Samorì,171 più di tutti degno e grande,
al giovine e agli eredi; d’onde viene
questi, ch’ora l’Impero manda172 e tiene.

[37] Il credo d’ogni gente, ricca e povera,


di favole composto si disegna;173
vanno nudi, e soltanto un panno copre174
le parti che a coprir Natura insegna.
Due sorti v’ha di gente:175 quella nobile
Naires chiamati son,176 la meno degna
Poleas177 han per nome, cui sovrasta
legge di non mischiarsi all’altra casta.178

543

I Lusiadi.indb 543 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[119v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[38] Porque os q̃ vsaram sempre hum mesmo officio,


De outro nam pode receber consorte,
Nem os filhos teram outro exercicio,
Senão o de seus passados ate morte,
Pera os Naires he certo grande viçio
Destes serem tocados de tal sorte,
Que quando algum se toca por ventura,
Com ceremonias mil se alimpa e apura.

[39] Desta sorte o Iudaico pouo antigo


Nam tocaua na gente de Samaria,
Mais estranhezas inda das que digo
Nesta terra vereis de vsança varia,
Os Naires sos sam dados ao perigo
Das armas, sos defendem da contraria
Banda o seu Rei, trazendo sempre vsada
Na ezquerda a adarga, e na dereita a espada:

[40] Bramenes sam os seus religiosos,


Nome antigo, e de grande preminencia,
Obseruão os preceitos tam famosos
Dhum, que primeiro pos nome aa ciencia:
Nam matão cousa viua, e temerosos
Das carnes tem grandissima abstinencia,
Somente no venereo ajuntamento
Tem mais licença, e menos regimento.
Gerais

544

I Lusiadi.indb 544 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[38] Poiché chi sempre tenne stesso offizio


d’altro non può ricevere consorte, 179
né i figli avranno mai altro esercizio
da quel de’ lor passati, fino a morte. 180
Per i Naires è certo grande vizio
da questi esser toccati, di tal sorte
che se qualcun li tocca, per ventura,
con mille riti si monda e depura.181

[39] In tal modo il giudeo popolo antico


non sfiorava la gente di Samària.182
Ancor stranezze più di ciò che dico
qui vedrete tra lor, di usanza varia.
I Naires soli si danno al pericolo
dell’armi; sol’ difendon da contraria
banda il lor Re, recando sempre all’uso
la spada a dritta, ed a manca lo scudo.183

[40] Bramini sono i loro religiosi,


nome antico e di grande preminenza:
osservano i precetti assai famosi
d’un che per primo diè nome alla scienza,184
né uccidon cosa viva e, timorosi,
dalle carni han grandissima astinenza;
soltanto nel venereo accoppiamento
han più licenza e meno impedimento.

545

I Lusiadi.indb 545 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[120r]
CANTO SEPTIMO. 102

[41] Gerais sam as molheres: mas somente


Pera os da geração de seus maridos:
Ditosa condiçam, ditosa gente,
Que nam sam de ciumes offendidos.
Estes e outros costumes variamente
Sam pelos Malabares admitidos,
A terra he grossa em trato, em tudo aquilo
Que as ondas podem dar da China ao Nilo.

[42] Assi contaua o Mouro: mas vagando


Andaua a fama ja pela cidade,
Da vinda desta gente estranha, quando
O Rei saber mandaua da verdade,
Ia vinham pelas ruas caminhando,
Rodeados de todo sexo, e idade,
Os principaes que o Rei buscar mandâra,
O Capitão da armada que chegâra.

[43] Mas elle, que do Rei ja tem licença


Pera desembarcar, acompanhado
Dos nobres Portugueses sem detença
Parte de ricos panos adornado:
Das cores a fermosa diferença
A vista alegra ao pouo aluoroçado,
O remo compassado fere frio
Agora o mar, despois o fresco rio.
Na

546

I Lusiadi.indb 546 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[41] Son le donne in comun, ma solamente


per quelli della razza185 dei mariti: 186
felice condizion, felice gente,
che dalla gelosia non son feriti! 187
Questi ed altri costumi variamente
sono pei Malabàri autorizzati;
la terra è ampia188 in commercio, in tutto quello
che l’onde danno189 dalla Cina al Nilo».

[42] Così diceva il Moro, ma vagando


iva la fama già per la città190
degli stranieri ch’eran giunti, quando
il Re manda a saper la verità.
Già venian per le strade camminando,
contornati da gente d’ogni età,191
i signori, che il Re a cercar mandò
il Capitan d’armata che arrivò.192

[43] Ma questi,193 che del Re già tien licenza


per sbarcare, dai suoi accompagnato194
nobili Portoghesi, senza stanza195
parte, di ricchi abiti adornato.
Dei color’ la vistosa varietà
la vista allegra al popolo eccitato. 196
Il remo compassato solca il freddo
mare dapprima, e poscia il fiume fresco.197

547

I Lusiadi.indb 547 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[120v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[44] Na praia hum regedor do Reino estaua,


Que na sua lingoa Catual se chama,
Rodeado de Naires, que esperaua
Com desusada festa o nobre Gama:
Ia na terra nos braços o leuaua,
E num portatil leito hâa rica cama
Lhe offereçe em que va, costume vsado,
Que nos hombros dos homes he leuado.

[45] Desta arte o Malabar, destarte o Luso,


Caminhão la pera onde o Rei o espera:
Os outros Portugueses vão ao vso
Que infantaria segne esquadra fera:
O pouo que concorre vay confuso
De ver a gente estranha, e bem quisera
Perguntar: mas no tempo ja passado
Na Torre de Babel lhe foi vedado.

[46] O Gama, e o Catual hião fallando


Nas cousas que lhe o tempo offerecia,
Monçaide entrelles vay interpretando
As palauras que de ambos entendia:
Assi pela cidade caminhando,
Onde hâa rica fabrica se erguia
De hum sumptuoso templo ja chegauão,
Pelas portas do qual juntos entrauão.
Ali

548

I Lusiadi.indb 548 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[44] Sul lido un reggitor del Regno stava,


che in loro lingua Catual si chiama,198
circondato da Naires,199 che aspettava
con festa eccezionale200 il nobil Gama.
Sceso egli a terra, ecco che l’abbracciava,201
e in una portantina un ricco letto202
gli offre, in cui salga – è tal costume usato –,203
sulle spalle dei servi sollevato.

[45] E così il Malabàro, e così il Luso204


procedon, verso dove il Re l’aspetta,
e gli altri Portoghesi vanno all’uso
di fanteria,205 in fiera squadra stretta.206
Il popol che concorre va confuso
nel veder gli stranieri, e ben vorrebbe
far domande, ma in tempo già passato
di Babel nella torre fu vietato. 207

[46] Gama e Catual andavano parlando


di varie cose, che ’l tempo offerìa,208
e Monsaide fra lor va interpretando
quelle parole che dai due sentìa.
Così per la cittade camminando,
ove una ricca fabbrica si ergea
d’un suntuoso tempio già arrivavano,209
per le porte del qual uniti entravano.

549

I Lusiadi.indb 549 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[121r]
CANTO SEPTIMO. 121

[47] Ali estam das deidades as figuras


Esculpidas em pao, e em pedra fria,
Varios degestos, varios de pinturas,
A segundo o Demonio lhe fingia.
Vem se as abominaueis esculturas,
Qual a Chimêra em membros se varia,
Os Christãos olhos a ver Deos vsados
Em forma humana estam marauilhados.

[48] Hum na cabeça cornos esculpidos,


Qual Iupiter Amon em Lybia estaua,
Outro num corpo rostos tinha vnidos,
Bem como o antigo Iano se pintaua:
Outro com muitos braços diuididos
A Briareo pareçe que imitaua:
Outro fronte Canina tem de fora,
Qual AnubisMenfitico se adora.

[49] Aqui feita do barbaro gentio


A supersticiosa adoração,
Direitos vão sem outro algum desuio,
Pera onde estaua o Rei do pouo vão:
Engrossando se vay da gente o fio,
Cos que vem ver o estranho Capitão,
Estão pelos telhados e janellas
Velhos e moços, donas e donzellas.
Q Ia

550

I Lusiadi.indb 550 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[47] Delle Deità lì stanno le figure


scolpite in legno e nella pietra fredda;210
varie di aspetti,211 varie di pitture,
secondo che il Demonio le fingeva:212
vedonsi abominevoli sculture,
qual Chimera ne’ membri si variava:213
gli occhi cristiani, a veder Dio usati
in forma umana, stan meravigliati.214

[48] Uno sul capo ha le corna scolpite,


qual Giove Ammone in Libia si mostrava;215
altro in un corpo due facce avea unite,
ben come Giano antico s’effigiava;216
altro con molte braccia disunite
pare che Briareo così imitava;217
altro fronte canina mostra fuori,218
quale un Anubis che in Menfi si adori.219

[49] Qui adempiuta dal barbaro Pagano


la sua superstiziosa adorazione,
dritti sen van, senz’altra deviazione,
per dove stava il Re del popol vano.220
Ingrossando si va di gente un fiume
che vuol veder l’estranio Capitano;221
stanno sui tetti ed alle finestrelle
vegliardi e giovani, donne e donzelle.222

551

I Lusiadi.indb 551 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[121v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[50] Ia chegão perto, e não passos lentos,


Dos jardins odoriferos fermosos,
Que em si escondem os regios apousentos,
Altos de torres não, mas sumptuosos,
Edificão se os nobres seus assentos,
Por entre os aruoredos deleitosos,
Assi viuem os Reis daquella gente,
No campo e na cidade juntamente.

[51] Pelos portais da cerca a sutileza


Se enxerga da Dedalea facultade,
Em figuras mostrando por nobreza
Da India a mais remota antiguidade:
Affiguradas vão com tal viueza
As historias daquella antiga idade,
Que quem dellas tiuer noticia inteira,
Pela sombra conheçe a verdadeira.

[52] Estaua hum grande exercito que pisa


A terra Oriental, que o Idaspe laua,
Rege o hum capitam de fronte lisa,
Que com frondentes Tirsos pelejaua,
Por elle edificada estaua Nisa
Nas ribeiras do rio, que manaua,
Tão proprio, que se ali estiuer Semelle,
Dirâ por certo, que he seu filho aquelle.
Mais

552

I Lusiadi.indb 552 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[50] Già son vicini, e non a passo lento,223


ai giardini odoriferi formosi224
che in sé ascondono i regi appartamenti,
alti di torri no, ma sontuosi.
S’elevano sue ricche residenze225
in mezzo ad albereti dilettosi:
cosi vivono i Re di quella gente,
in campagna e in città congiuntamente.226

[51] Sulle porte di cinta l’accortezza227


si scorge di Dedàlea facoltà,228
in figure mostrando, e in nobiltà,229
d’India la più remota antichità.230
Raffigurate van con tal vivezza231
le istorie di codesta antica età,
che ognun che d’esse abbia notizia intera
in ombra riconosce quella vera.232

[52] Eravi un grande esercito, che calca


la terra Oriental che Idaspe lava,233
lo regge un capitan di liscia fronte,234
che con fronzuti tirsi guerreggiava;235
da lui si stava edificando Nisa236
sulle rive del fiume, che scorreva,
tal proprio, che se lì Semele fosse,
direbbe, certo, che suo figlio fosse.237

553

I Lusiadi.indb 553 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[122r]
CANTO SEPTIMO. 122

[53] Mais auante bebendo seca o rio,


Mui grande multidão da Assiria gente,
Sujeita a feminino senhorio,
De hâa tam bella, como incontinente:
Ali tem junto ao lado nunca frio,
Esculpido o feroz ginete ardente,
Com quem teria o filho competencia,
Amor nefando, bruta incontinencia.

[54] Daqui mais apartadas tremolauão


As bandeiras de Grecia gloriosas,
Terceira Monarchia, e sojugauão,
Ate as agoas Gangeticas vndosas:
Dum capitão mancebo se guiauão
De palmas rodeado valerosas,
Que ja não de Filipo, mas sem falta
De progenie de Iupiter se exalta.

[55] Os Portugueses vendo estas memorias,


Dizia o Catual ao Capitão,
Tempo cedo virà que outras victorias,
Estas que agora olhais abaterão:
Aqui se escreuerão nouas historias,
Por gentes estrangeiras que virão
Que os nossos sabios magos o alcançârão,
Quando o tempo futuro especulârão.
Q 2 E dizlhe

554

I Lusiadi.indb 554 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[53] Più avanti bevendo asciuga il rio238


gran moltitudine d’Assira gente,
soggetta a femminile signoria239
d’una sì bella quanto incontinente.240
Tiene accanto al suo fianco già mai freddo241
sculto il destriero feroce ed ardente,242
a cui faceva il figlio concorrenza: 243
amor nefando, bruta incontinenza!

[54] Da quivi più appartate sventolavano244


le bandiere di Grecia gloriose,
– la terza Monarchia245 – e soggiogavano
infino all’acque Gangètiche ondose. 246
Un giovin capitano le guidava
di palme coronato bellicose,247
che non già di Filippo, ma dell’alta
certa progenie di Giove s’esalta.

[55] Vedendo i Portoghesi248 tai memorie,


diceva il Catual249 al Capitano:
«Tempo presto verrà ch’altre vittorie
queste, ch’ora vedete, abbatteranno;
e qui si scriveranno nuove istorie
dalle genti straniere che verranno;250
ché i nostri savi maghi lo accertarono
quando il tempo futuro specularono.251

555

I Lusiadi.indb 555 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[122v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[56] E dizlhe mais a magica sciencia,


Que pera se euitar força tamanha,
Não valerâ dos homes resistencia,
Que contra o Ceo não val da gente manha:
Mas tambem diz que a bellica excellencia
Nas armas, e na paz, da gente estranha
Sera tal, que sera no mundo ouuido
O vencedor, por gloria do vencido.

[57] Assi fallando entrauão ja na sala,


Onde aquelle potente Emperador
Nâa camilha jaz, que nam se igoala
De outra algâa no preço e no lauor:
No recostado gesto se assinala
Hum venerando e prospero senhor,
Hum pano de ouro cinge, e na cabeça
De preciosas gemas se adereça.

[58] Bem junto delle hum velho reuerente,


Cos giolhos no chão, de quando em quando
Lhe daua a verde folha da erua ardente
Que a seu costume estaua ruminando:
Hum Bramene, pessoa preminente,
Pera o Gama vem com passo brando,
Pera que ao grande Principe o apresente,
Que diante lhe acena que se assente.
Sentado

556

I Lusiadi.indb 556 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[56] E lor più disse la magica scienza


che, ad evitare una forza sì grande,
d’uomini non varrà la resistenza,
che contro il Ciel non vale ingegno e arte;252
ma aggiunse253 che la bellica eccellenza
in armi e in pace della gente estrania254
sarà tal, che sarà nel mondo udito
il vincitor gloria dell’asservito».255

[57] Così parlando entravan nella sala,


laddove quel potente Imperatore
giace su d’un sofà,256 che non ha eguale
in altro alcuno, per pregio e lavoro.257
Nel suo disteso aspetto si segnala
un venerando e prospero signore;258
un panno d’oro veste, e la sua testa
di preziose gemme si tempesta.259

[58] Vicino a lui un vecchio reverente,


coi ginocchi sul suol, di quando in quando
gli dava verde foglia d’erba ardente,
che, come usanza, stava masticando.260
Un Bramino, persona preminente,
vien verso Gama con un passo blando,261
affinché al grande Principe il presenti,
che gli accenna che sieda a lui davanti.262

557

I Lusiadi.indb 557 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[123r]
CANTO SEPTIMO. 123

[59] Sentado o Gama junto ao rico leito,


Os seus mais afastados, prompto em vista
Estaua o Samori no trajo e geito
Da gente, nunca de antes delle vista:
Lançando a graue voz do sabio peito,
Que grande authoridade logo aquista
Na opinião do Rei, e do pouo todo
O Capitão lhe falla deste modo.

[60] Hum grande Rei, de la das partes, onde


O ceo volubil, com perpetua roda
Da terra a luz solar coa terra esconde,
Tingindo a que deixou de escura noda,
Ouuindo do rumor que la responde
O eco, como em ti da India toda
O principado estâ, e a magestade,
Vinculo quer contigo de amizade.

[61] E por longos rodeos a ti manda,


Por te fazer saber que tudo aquillo
Que sobre o mar, que sobre as terras anda
De riquezas, de lâ do Tejo ao Nilo:
E desda fria plaga de Gelanda,
Ate bem donde o Sol nam muda o estilo
Nos dias, sobre a gente de Ethiopia,
Tudo tem no seu Reino em grande copia.
Q 3 E se

558

I Lusiadi.indb 558 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[59] Seduto il Gama accanto al ricco letto,


i suoi più indietro, stava attento in vista
il Samori del loro tratto e aspetto,
di gente mai sinora da lui vista.263
Con voce grave dall’accorto petto,
che grande autorità tosto gli acquista
nell’opinion del Re e del popol tutto
il Capitan gli parla in tal costrutto:264

[60] «Un grande Re,265 di quelle parti donde


il Ciel volubil, con perpetua rota,
con la Terra alla terra il sol nasconde,266
tinta lasciandola di oscura nota,267
udendo del rumor,268 che là risponde
l’eco, di come in te dell’India tutta
il principato siede, e la maestà,
vincolo vuol con teco d’amistà.269

[61] E per lunghi cammini e obliqui manda270


a farti noto ben che tutto quello
che sopra il mar, sopra le terre corre271
di ricchezze, di là del Tago al Nilo,
e dalla fredda plaga di Zelanda272
fin dove il Sole mai non muta stile
nei giorni,273 sulla gente dell’Etiopia,
tutto egli ha nel suo Regno in grande copia.

559

I Lusiadi.indb 559 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[123v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[62] E se queres com pactos, e lianças


De paz, e de amizade sacra, e nua,
Comerçio consentir das abundanças
Das fazendas da terra sua, e tua,
Porque creção as rendas, e abastanças,
Por quem a gente mais trabalha e sua,
De vossos Reinos, sera certamente
De ti proueito, e delle gloria ingente.

[63] E sendo assi que o nô desta amizade,


Entre vos firmemente permaneça,
Estara prompto a toda aduersidade,
Que por guerra a teu Reino se offereça:
Com gente, armas, e naos de qualidade
Que por yrmão te tenha, e te conheça,
E da vontade em ti sobristo posta
Me des a my certissima reposta.

[64] Tal embaxada daua o Capitão,


A quem o Rei gentio respondia,
Que em ver embaxadores de nação
Tam remota, gram gloria recebia:
Mas neste caso a vltima tençam
Com os de seu conselho tomaria,
Informando se certo de quem era
O Rei, e a gente, e terra que dissera.
E que

560

I Lusiadi.indb 560 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[62] E se tu vuoi con patti ed alleanze


di pace e d’amicizia sacra e nuda274
commercio consentir dell’eccedenze275
dei beni276 della terra sua e tua,
perché crescano rendite e abbondanze277
(per cui la gente più travaglia e suda)278
de’ vostri Regni, sarà certamente
per te profitto, e per lui gloria ingente.279

[63] E se è così,280 che ’l nodo d’amistà


tra di voi fermamente si conservi,
ei sarà pronto in ogni avversità,
che per guerra al tuo Regno si presenti,
con genti, armate e navi, in qualità
che per german281 ti tenga e riconosca;
e di tua volontà su questo posta
tu mi dia una certissima risposta».282

[64] Tale ambasciata dava il Capitano,


a cui quel Re pagano rispondea
che, a veder delegati283 di nazione
sì remota, gran gloria ricevea;284
ma in tal caso l’estrema decisione
con quei del suo consiglio preso avria,
informandosi certo su chi fosse
il Re, il popol, la terra ch’egli disse;285

561

I Lusiadi.indb 561 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[124r]
CANTO SEPTIMO 124

[65] E que em tanto podia do trabalho


Passado yr repousar, e em tempo breue
Daria a seu despacho hum justo talho,
Com que a seu Rei reposta alegre leue:
Ia nisto punha a noite o vsado atalho
Aas humanas canseiras, porque ceue
De doçe sono os membros trabalhados,
Os olhos ocupando ao ocio dados.

[66] Agasalhados foram juntamente,


O Gama, e Portugueses no apousento
Do nobre Regedor da Indica gente,
Com festas e geral contentamento:
O Catual no cargo diligente
De seu Rei, tinha ja por regimento
Saber da gente estranha donde vinha
Que costumes, que lei, que terra tinha.

[67] Tanto que os igneos carros do fermoso


Mancebo Delio vio, que a luz renoua,
Manda chamar Monçaide, desejoso
De poderse informar da gente noua:
Ia lhe pergunta prompto e curioso,
Se tem noticia inteira, e certa proua,
Dos estranhos quem sam, que ouuido tinha
Que he gente de sua patria muy vizinha.
Q 4 Que

562

I Lusiadi.indb 562 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[65] e che intanto poteva del travaglio


passato riposarsi,286 e in tempo breve
darebbe287 a sua sentenza giusta forma,288
con che al suo Re risposta lieta porti.289
Già la notte ponea il termine usato
all’umane fatiche, ristorando
con dolce sonno i membri travagliati,
gli occhi occupando all’ozio lene dati.290

[66] Ospitati venir congiuntamente291


il Gama e i suoi entro l’appartamento292
del nobil Reggitor dell’India gente,293
con feste e general contentamento.294
Il Catual, all’ordin diligente
del Rege suo, avea per mandamento295
saper dagli stranier’ donde giungeano,
che costumi, che legge e terra aveano.296

[67] Tosto che gl’ignei carri297 del formoso


giovine Delio, che luce rinnova,298
vide,299 manda a chiamar Monsaide, ansioso
di aver notizie della gente nuova.
Già gli domanda, pronto300 e curioso,
se ha intera informazione e certa prova
dei stranieri, chi sian; ché udito avea
che alla sua patria son vicini assai;301

563

I Lusiadi.indb 563 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[124v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[68] Que particularmente ali lhe desse


Informação muy larga, pois fazia
Nisso seruiço ao Rei, porque soubesse
O que neste negocio se faria:
Monçaide torna, posto que eu quisesse
Dizerte disto mais nam saberia,
Somente sey que he gente la de Hespanha
Onde o meu ninho, e o Sol no mar se banha.

[69] Tem a ley dum Propheta, que gerado


Foi sem fazer na carne detrimento
Da mãy, tal que por bafo estâ aprouado
Do Deos, que tem do mundo o regimento:
O que entre meus antigos he vulgado
Delles, he que o valor sanguinolento
Das armas, no seu braço resplandeçe,
O que em nossos passados se pareçe.

[70] Porque elles com virtude sobre humana,


Os deitarão dos campos abundosos
Do rico Tejo, e fresca Goadiana,
Com feitos memoraueis, e famosos:
E não contentes inda, e na Affricana
Parte, cortando os mares procelosos
Nos não querem deixar viuer seguros,
Tomando nos cidades, e altos muros.
Não

564

I Lusiadi.indb 564 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[68] che particolarmente302 ora gli desse


notizia dettagliata, e in ciò facea
servigio grande al Re, affinché sapesse
quel che in negozio tal far si dovea.303
Monsaide esclama:304 «Posto ch’io volessi
dirti su ciò di più, non lo saprei;
soltanto so che è gente là di Spagna,
ove il mio nido305 e il Sol nel mar si bagna.306

[69] Credono in un Profeta, generato


senza far nella carne detrimento307
della madre, per spirito accertato
di Dio, che tien del mondo reggimento.308
Ciò che tra i miei antichi è divulgato
sopr’essi, è che il valor sanguinolento309
dell’armi nel lor braccio è illuminato,310
il che sugli avi nostri fu mostrato.311

[70] Poich’essi, con virtude sovrumana,312


li cacciaron dai campi rigogliosi
del ricco Tago313 e fresca Guadiana,314
con gesta memorabili e famose:315
e non contenti ancor, nell’Africana
parte, fendendo i mari procellosi,316
non ci voglion lasciar viver sicuri,317
espugnando città e possenti muri.318

565

I Lusiadi.indb 565 14/04/2022 15:25:11


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[125r]
CANTO SEPTIMO. 125

[71] Nam menos tem mostrado esforço, e manha,


Em quaesquer outras guerras que acõteção,
Ou das gentes beligeras de Espanha,
Ou la dalgâs que do Pirene deção.
Assi que nunca em fim com lança estranha
Se tem, que por vencidos se conheção,
Nem se sabe inda não, te afirmo e assello
Pera estes Anibais nenhum Marcello.

[72] E sesta informação nam for inteira


Tanto quanto conuem, delles pretende
Informarte, que he gente verdadeira,
A quem mais falsidade enoja e offende:
Vay verlhe a frota, as armas, e a maneira
Do fundido metal, que tudo rende,
E folgaras de veres a policia
Portuguesa na paz, e na milicia.

[73] Ia com desejos o Idolatra ardia,


De ver isto, que o Mouro lhe contaua,
Manda esquipar bateis, que yr ver queria
Os lenhos em que o Gama nauegaua.
Ambos partem da praia, a quem seguia
A Naira geraçam, que o mar coalhaua,
Aa Capitaina sobem forte e bella,
Onde Paulo os recebe a bordo della.
Purpureos

566

I Lusiadi.indb 566 14/04/2022 15:25:11


I LUSIADI, CANTO VII

[71] Non meno hanno mostrato forza e ingegno319


in qualunque altra guerra che affrontassero,
o con genti bellìgere di Spagna,
o con qualcun che i Pirenei varcasse.320
Sì che infine sinor da lancia estrania321
non consta322 che mai vinti si conoscano,
né ancor si sa, no, affermo e pur suggello,323
per questi Annibali se v’è un Marcello.324

[72] E qualor mia notizia non sia intera


tanto quanto convien, da lor pretendi325
d’informarti, ch’è gente veritiera,
cui falsità più che mai noia326 ed offende:
va’ a veder loro flotta, armi e maniera
di metal fuso,327 a cui tutto s’arrende,328
e gusterai il veder la civiltà329
de’ Portoghesi in armi e in amistà».330

[73] Già desioso l’Idolatra ardea331


di veder ciò che il Moro gli contava;
battelli appresta,332 che veder volea
i legni su cui Gama navigava.
Ambi parton dal lido, e lor seguiva
la Naira compagnia,333 che il mar copriva.334
Salgon sull’ammiraglia, forte e bella,
e Paolo335 li riceve a bordo d’ella.

567

I Lusiadi.indb 567 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[125v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[74] Purpureos sam os toldos, e as bandeiras


Do rico fio sam, que o bicho gera,
Nellas estam pintadas as guerreiras
Obras, que o forte braço ja fizera:
Batalhas tem campais auentureiras,
Desafios crueis, pintura fera,
Que tanto que ao Gentio se apresenta,
A tento nella os olhos apacenta.

[75] Pelo que ve pergunta: mas o Gama


Lhe pedia primeiro que se assente,
E que aquelle deleite que tanto ama
A ceita Epicurea, esperimente:
Dos espumantes vasos se derrama
O licor, que Noe mostrâra aa gente:
Mas comer o Gentio nam pretende,
Que a ceita que seguia lho defende.

[76] A trombeta que em paz no pensamento,


Imagem faz de guerra, rompe os ares,
Co fogo o diabolico instrumento,
Se faz ouuir no fundo la dos mares:
Tudo o Gentio nota: mas o intento
Mostraua sempre ternos singulares
Feitos dos homes, que em retrato breue
A muda poesia ali descreue.
Alçase

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I Lusiadi.indb 568 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VII

[74] Purpuree son le tende, e le bandiere


del ricco filo son che il baco crea;336
in esse son dipinte le guerriere
opre,337 che il forte braccio già compìa:
battaglie son campali, avventuriere,338
sfide crudeli, una pittura fera,339
che, non appena al Pagan si presenta,
d’essa egli pasce la sua vista attenta.340

[75] Di ciò che vede, chiede, ma il buon Gama341


l’invitava dapprima a prender seggio,342
e quel diletto, che così tanto ama
la setta Epicurea, che sperimenti.343
Dagli spumanti vasi344 si riversa
il liquor che Noè mostrò alle genti:345
mangiar però il Pagano non gradisce,
ché la setta ch’ei segue lo proibisce.346

[76] Suon di tromba che, in pace, nel pensiero


imagin fa di guerra, rompe l’aere;
col suo fuoco il diabolico strumento347
si fa udire nel fondo sin dei mari.348
Tutto il Pagano nota; ma più intento
ognor si mostra nelle singolari
gesta d’uomini, che in ritratto breve349
la muta poesia colà descrive.350

569

I Lusiadi.indb 569 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[126r]
CANTO SEPTIMO. 126

[77] Alçase em pê, co elle os Gamas junto


Coelho de outra parte, e o Mauritano
Os olhos poem no bellico trasunto
De hum velho branco, aspeito venerando,
Cujo nome nam pode ser defuncto
Em quanto ouuer no mundo trato humano,
No trajo a Grega vsança estâ perfeita,
Hum ramo por insignia na dereita.

[78] Hum ramo na mão tinha: mas o cego


Eu que cometo insano, e temerario,
Sem vos Nimphas do Tejo, e do Mondego,
Por caminho tam arduo, longo, e vario:
Vosso fauor inuoco, que nauego
Por alto mar, com vento tam contrario,
Que se nam me ajudais, ei grande medo,
Que o meu fraco batel se alague cedo.

[79] Olhay que ha tanto tempo, que cantando


O vosso Tejo, e os vossos Lusitanos,
A fortuna me traz peregrinando,
Nouos trabalhos vendo, e nouos danos:
Agora o mar, agora esprimentando
Os perigos Mauorcios inhumanos,
Qual Canace que â morte se condena,
Nâa mão sempre a espada, e noutra a pena.
Agora

570

I Lusiadi.indb 570 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VII

[77] Alzasi in piedi, e con lui Gama insieme,351


Coelho352 d’altra parte e il Mauritano;353
gli occhi rivolge alla marziale effigie354
d’un vecchio bianco, aspetto venerando,355
il cui nome già mai potrà esser spento
finché sarà quaggiù consorzio umano:
la veste, a Greca usanza, sta perfetta,
e un ramo ha per insegna a man diretta.356

[78] Un ramo in mano avea…357 Ma, ohimè cieco


io che mi metto, insano e temerario,
senza voi Ninfe del Tago e Mondego,358
per cammino tant’arduo, lungo e vario!359
Vostro favor invoco, che veleggio
per alto mar, con vento sì contrario,360
che, se non m’aiutate, il cor sospetta
che il mio fiacco battel s’allaghi in fretta.361

[79] Vedete che è gran tempo che, cantando


il vostro Tago362 e i vostri Lusitani,
la fortuna mi trae peregrinando,
novi affanni vedendo, e novi danni:
ed ora il mar, ed or sperimentando
i Marziali pericoli inumani,363
qual Canace, che a morte si condanna,
e in mano ha ognor la spada e ognor la penna.364

571

I Lusiadi.indb 571 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[126v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[80] Agora com pobreza auorrecida,


Por hospicios alheios degradado,
Agora da esperança ja adquirida,
De nouo mais que nunca derribado:
Agora aas costas escapando a vida,
Que dum fio pendia tam delgado,
Que não menos milagre foi saluarse,
Que pera o Rei Iudaico acrecentarse.

[81] E ainda Nimphas minhas não bastaua,


Que tamanhas miserias me cercassem:
Senão que aquelles que eu cantando andaua,
Tal premio de meus versos me tornassem
A troco dos descansos que esperaua,
Das capellas de louro que me honrassem,
Trabalhos nunca vsados me inuentârão,
Com que em tam duro estado me deitârão.

[82] Vede Nimphas que engenhos de senhores


O vosso Tejo cria valerosos,
Que assi sabem prezar com tais fauores
A quem os faz cantando gloriosos:
Que exemplos a futuros escriptores,
Pera espertar engenhos curiosos,
Pera porem as cousas em memoria,
Que merecerem ter eterna gloria.
Pois

572

I Lusiadi.indb 572 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VII

[80] Or, nella povertà tetra aborrita,365


per ospizi stranieri degradato;366
ora, dalla speranza già acquisita,
di nuovo, più che mai, precipitato;367
or sulle coste scampando la vita,368
che a un fil pendeva tanto delicato369
che non minor miracol fu il salvarla
che per il Re Giudeo il prolungarla.370

[81] E ancora, Ninfe mie, già non bastava


che cotante miserie m’assediassero,
se non che quei, quali io cantando andavo,
tal premio pei miei versi mi rendessero:371
in cambio dei riposi che aspettavo,
di que’ serti d’allor che m’onorassero,372
travagli disusati a me inventarono,
con che in sì duro stato mi lasciarono.373

[82] Vedete, Ninfe, che ingegni374 di signori


il vostro Tago crea valorosi,
che sì sanno apprezzar con tai favori
chi loro fa, cantando, gloriosi!
Che esempi sono ai futuri scrittori,
per ravvivare ingegni curiosi,375
per por gli eventi in sicura memoria
che meritano avere eterna gloria!376

573

I Lusiadi.indb 573 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[127r]
CANTO SEPTIMO. 127

[83] Pois logo em tantos males he forçado,


Que so vosso fauor me não falleça,
Principalmente aqui, que sou chegado
Onde feitos diuersos engrandeça:
Daimo vos sos, que eu tenho ja jurado
Que não no empregue em quem o não mereça
Nem por lisonja louue algum subido,
Sob pena de não ser agradecido.

[84] Nem creais Nimphas nam que fama desse


A quem ao bem comum, e do seu Rei
Anteposer seu proprio interesse:
Imigo da diuina e humana ley,
Nenhum ambicioso, que quisesse
Subir a grandes cargos, cantarey,
So por poder com torpes exercicios
Vsar mais largamente de seus vicios.

[85] Nenhum que vse de seu poder bastante


Pera seruir a seu desejo feio,
E que por comprazer ao vulgo errante
Se muda em mais figuras que Proteio,
Nem Camenas tambem cuideis que cante
Quem com habito honesto e graue veio,
Por contentar o Rei no officio nouo,
A despir e roubar o pobre pouo.
Nem

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I Lusiadi.indb 574 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VII

[83] Poiché ora, dunque, in tanti mali è forza


che sol vostro favor377 non mi fallisca,
principalmente qui, che son venuto
ove fatti grandiosi io ben decanti: 378
sol voi mel date,379 perché ho già giurato
ch’io non l’impieghi per chi non lo merta,380
né che lusinghi chi in alto è salito
sotto la pena d’essergli sgradito.

[84] E non crediate, o Ninfe, ch’io dia fama


a chi al bene comune e del suo Rege
voglia anteporre il suo proprio interesse,
nemico di divina e umana Legge. 381
Nessun ambizioso, che volesse
salire ad alti gradi, canterò,
sol per poter ei con turpi esercizi
usar più largamente dei suoi vizi;

[85] nessun ch’usi del suo potere ingente


per obbedire a suo sconcio desìo,
e che, per compiacere il volgo errante,382
si muta in più figure che Protèo.383
Né, o Camene,384 pensate poi ch’io canti
chi, con abito385 onesto e grave, io vedo,
per contentare un Re nuovo reggente,386
spogliar, frodar il popolo indigente!

575

I Lusiadi.indb 575 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO SEPTIMO

[127v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[86] Nem quem acha que he justo e que he dereito


Guardase a ley do Rei seueramente,
E não acha que he justo e bom respeito,
Que se pague o suor da seruil gente.
Nem quem sempre com pouco experto peito
Razões aprende, e cuida que he prudente,
Pera taxar com mão rapace e escassa,
Os trabalhos alheios, que nam passa.

[87] Aquelles sos direy que auenturârão


Por seu Deos, por seu Rei, a amada vida
Onde perdendoa, em fama a dilatârão,
Tambem de suas obras merecida.
Apolo, e as Musas, que me acompanharão,
Me dobraram a furia concedida
Em quanto eu tomo alento descansado,
Por tornar ao trabalho mais folgado.

FIM.

576

I Lusiadi.indb 576 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VII

[86] Né chi fa che sia giusto e sia diritto


Regal legge applicar severamente,387
e non fa che sia giusto, e buon rispetto,
che si paghi il sudor dell’umil gente;
né chi sempre, con poco esperto petto,388
trova ragioni (e crede sia prudente)389
per tassare390 con man scarsa e rapace
gli sforzi altrui, di che non è capace.391

[87] Di quei soli dirò, che avventurarono392


per Iddio e per il Re l’amata vita,
e, perdendola, in fama l’aumentarono,393
così ben per lor opre meritata.
Le Muse e Apollo, che m’accompagnarono,
raddoppieranno in me il furor concesso,394
mentr’io riprendo fiato, riposato
sol per tornare all’opra più infiammato.395

577

I Lusiadi.indb 577 14/04/2022 15:25:12


I Lusiadi.indb 578 14/04/2022 15:25:12
Canto Octavo
Canto VIII

I Lusiadi.indb 579 14/04/2022 15:25:12


I Lusiadi.indb 580 14/04/2022 15:25:12
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Paulo da Gama illustra al Catual le figure effigiate sulle bandiere, Luso,
Viriato, Sertorio, D. Afonso Henriques, D. Nuno Álvares e tanti altri, tra cui alcuni
già incontrati nel precedente catalogo del poema (ott.) 1-42. – Il Catual, pieno di
curiosità, dopo aver fatto numerose domande, infine riscende a terra; gli aruspici
del Samorim compiono sacrifici che profetizzano la sciagura totale degli indiani
ad opera dei portoghesi 43-46. – Bacco si mostra in sogno a un sacerdote islami-
co in forma di Maometto e lo avverte prepotentemente del pericolo che sovrasta
sul suo popolo a causa dei nuovi venuti 47-50. – Il sacerdote racconta a tutti il
sogno; vari pareri; intervento dell’autore che lamenta la «solitudine» dei re che
sono ignari delle macchinazioni cortigiane; Gama decide di parlare al Samorim:
questi lo fa convocare 51-60. – Il re chiede a Gama di discolparsi di tutte le accuse
che gli sono mosse (mendacio, pirateria ecc.); Gama si difende con argomenti fieri
e inoppugnabili; il re si convince della sua sincerità e, animato dal desiderio di
concludere affari coi Portoghesi, lo rilascia con la promessa di scambiare merci: il
Catual accompagna Gama verso la flotta (61-78). – Ma il Catual, in combutta con i
maomettani e disobbedendo al re, nega a Gama un battello per raggiungere la sua
flotta, e lo invita invece infingardamente a far avvicinare la flotta al porto, così da
poterla distruggere; Gama non si fa ingannare e rifiuta, protestando; rimane così
«prigioniero» per una notte e il giorno seguente: gli viene quindi impedito di par-
lare nuovamente al Samorim 78-91. – Il Catual, temendo di essere scoperto dal suo
re come disobbediente ai suoi ordini, propone a Gama di lasciarlo risalire sulla sua
nave e in cambio di mandare su imbarcazioni indiane tutta la merce europea che
interessava al Samorim; Gama comprende che questo è l’unico modo per salvarsi e
accetta; ritorna sulla nave e attende 91-96. – Tirata finale sull’onnipotenza dell’oro
che corrompe, distrugge, altera ogni cosa e persona 97-99.

581

I Lusiadi.indb 581 14/04/2022 15:25:12


NOTA INTRODUTTIVA

Direzioni interpretative
Il canto, ricco di formazioni ecfrastiche e catalogiche, ha un dato evidente
che pone un interrogativo al lettore. Parliamo della glorificazione di Luso,
da cui la stirpe portoghese (lusitani, lusíadas) prende origine.

Foy filho e companheiro do Thebano,


Que tam diuersas partes conquistou
Parece vindo ter ao ninho Hispano,
Seguindo as armas que contino vsou,
Do Douro, Guadiana o campo vfano,
Ia dito Elisio, tanto o contentou
Que ali quis dar, aos ja cansados ossos
Eterna sepultura, e nome aos nossos.

O ramo que lhe ves pera diuisa,


O verde Tyrso foi de Baco vsado,
O qual aa nossa idade amostra e auisa
Que foi seu companheiro e filho amado:

Qui (ott. 3-4) Luso è senz’altro figlio e compagno di Bacco, mentre sopra,
a III, 21, Luso (o Lysa) era definito figlio o compagno del Tebano, con un
tono molto meno glorioso. (Sull’Elisio rimandiamo alla nostra nota infra).
Il punto è che Luso è definito figlio amato di Bacco, mostra il tirso, insom-
ma è vicinissimo al dio del vino. Ma questi è il nemico numero uno dei
nostri Lusitani, anzi, proprio nella seconda parte di questo stesso ottavo
canto, egli compie una delle sue malefatte, operando la sua terza «trasfor-
mazione». Il dio più finto, falso, ingannoso e diabolico è il papà adorato
del fondatore della Lusitania, suo leale adepto. C’è una contraddizione, o
le vie del mito sono infinite, e non ha senso farci domande siffatte? Forse
Bacco odia i discendenti di colui che è stato suo fedelissimo e forse ram-
pollo, poiché hanno con hybris umana tentato la via della conquista del
mondo oltreoceanico e delle Indie orientali? In tal caso la rabbia sarebbe
alimentata nel dio dal fatto che i suoi avversari sono proprio della stirpe di
suo figlio… Si tratta tuttavia di ipotesi non confermate da Camões, quindi
suscettibili dell’accusa di sovrinterpretazione.
D’altra parte, anche Vasco da Gama, in risposta al Re, ostenta una rivendi-
cazione di sincerità che può essere messa in dubbio (ott. 75).

582

I Lusiadi.indb 582 14/04/2022 15:25:12


CANTO VIII

Assi que ô Rei, se minha grão verdade


Tes por qual he, sincera, e não dobrada,
Ajuntame ao despacho breuidade,
Não me impidas o gosto da tornada:
E se inda te parece falsidade,
Cuyda bem na razão que esta prouada,
Que com claro juyzo pode verse,
Que facil he a verdade dentenderse.

È sincero Gama in questa profferta? In realtà egli è soltanto un esplorato-


re, ma anche come navigatore e scopritore sa bene quale sarà la conseguen-
za della descoberta…

Mas o Gama, que não pretende mais,


De tudo quanto os Mouros ordenauão,
Que leuar a seu Rei hum sinal certo
Do mundo, que deixa descuberto.

Nisto trabalha so, quem bem sabia


Que despois que leuasse esta certeza,
Armas, e naos, e gentes mandaria
Manoel, que exercita a summa alteza,
Com que a seu jugo e ley someteria
Das terras, e do mar a redondeza,
Que elle não era mais que hum diligente
Descobridor das terras do Oriente.
[56, 5-8; 57]

Cosa ci dicono queste ottave? Non potrebbero esser più perspicue: Vasco
vuole tornare in patria per trasmettere i risultati straordinari delle sue scoper-
te, e bem sabe che il re portoghese approfitterà della sua impresa per operare
quella che oggi chiamiamo una colonizzazione violenta, quindi una conquista,
una conversione forzata al cristianesimo e una sottomissione brutale e gene-
rale. D’altronde chi è Gama, se non «un diligente scopritore delle terre d’O-
riente»? I ministri del Re, aizzati da Bacco, in effetti, pur nella loro demonici-
tà, temono proprio ciò che dovrà accadere, insomma non hanno tutti i torti.
Risulta anche di estremo interesse l’exemplum indigeno del «buon» Re mal-
consigliato, ignaro di quel che si macchina, come accade anche in Occiden-
te… Il mondo moro continua ad essere ambivalente e più complesso di quel
che si creda (come in Tasso?).

583

I Lusiadi.indb 583 14/04/2022 15:25:12


[128r]
CANTO OCTAVO. 128

☙ Canto Octauo.

[1] NA primeira figura / se detinha


O Catual, que vira estar pinta-/da.
Que por diuisa hum ramo na mão tinha,
A barba branca, longa, e penteada:
Quem era, e porque causa lhe conuinha
A diuisa que tem na mão tomada,
Paulo responde, cuja voz discreta
O Mauritano sabio lhe interpreta.

[2] Estas figuras todas que aparecem,


Brauos em vista, e feros nos aspeitos,
Mais brauos, e mais feros se conhecem
Pela fama, nas obras, e nos feitos
Antigos sam, mas inda resplandecem
Co nome, entre os engenhos mais perfeitos,
Este que ves he Luso, donde a fama
O nosso Reino Lusitania chama.
Foi

584

I Lusiadi.indb 584 14/04/2022 15:25:12


Canto VIII

[1] Nella prima figura si attenea1


il Catual che vista avea dipinta
che per divisa2 un ramo in man tenea,
la barba bianca, lunga e pettinata:3
chi era? e perché mai gli s’addicea
la divisa, che in mano egli portava?4
Paolo risponde, con accorta voce,
e il Mauritano saggio la traduce.

[2] «Queste figure tutte che si mostrano,5


prodi in vista e feroci negli aspetti,6
più prodi e più feroci si conoscono
per fama lor, nell’opere e nei fatti.
Antichi son, ma ancora essi risplendono
col nome, tra gl’ingegni più perfetti.
Questo che vedi è Luso, onde la fama
il nostro Regno Lusitania chiama.7

585

I Lusiadi.indb 585 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[128v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[3] Foy filho e companheiro do Thebano,


Que tam diuersas partes conquistou
Parece vindo ter ao ninho Hispano,
Seguindo as armas que contino vsou,
Do Douro, Guadiana o campo vfano,
Ia dito Elisio, tanto o contentou
Que ali quis dar, aos ja cansados ossos
Eterna sepultura, e nome aos nossos.

[4] O ramo que lhe ves pera diuisa,


O verde Tyrso foi de Baco vsado,
O qual aa nossa idade amostra e auisa
Que foi seu companheiro e filho amado:
Ves outro, que do Tejo a terra pisa,
Despois de ter tam longo mar arado,
Onde muros perpetuos edefica,
E templo a Palas, que em memoria fica

[5] Vlisses he o que faz a sancta casa


Aa Deosa, que lhe dâ lingoa facunda,
Que se lâ na Asia Troia insigne abrasa,
Ca na Europa Lisboa ingente funda:
Quem sera estoutro ca que o campo arrasa
De mortos, com presença furibunda?
Grandes batalhas tem desbaratadas,
Que as Agueas nas bandeiras tem pintadas.

586

I Lusiadi.indb 586 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[3] Fu figlio e fu compagno del Tebano8


che tante varie parti conquistò;
ei par venire al nostro nido Ispano
seguendo l’armi, che da sempre usò;9
di Douro, Guadiana10 il campo florido,
già detto Elisio,11 tanto il contentò
che volle all’ossa stanche ivi dar poi
eterna sepoltura, e il nome a noi.12

[4] Il ramo, che gli vedi per divisa,


il verde tirso fu da Bacco usato,13
il quale all’età nostra mostra e avvisa
che fu compagno suo, e figlio amato.14
Vedi l’altro, che sbarca in riva al Tago,
dopo aver tanto a lungo il mare arato,15
ove perpetue edifica le mura,
e un tempio a Palla, che in memoria dura?16

[5] È Ulisse, ch’erge la santa magione17


per la Dea, che gli dà lingua faconda;18
e se là in Asia Troia insigne egli arde,
qua in Europa la gran Lisbona fonda».19
«Chi è mai quest’altro qua, che il campo spiana
di morti, con presenza20 furibonda?
Grandi squadre, si vede, ha sbaragliate,
che l’Aquile sui drappi han figurate».21

587

I Lusiadi.indb 587 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[129r]
CANTO OCTAVO. 129

[6] Assi o Gentio diz, responde o Gama,


Este que ves pastor ja foi de gado,
Viriato sabemos que se chama,
Destro na lança mais que no cajado:
Injuriada tem de Roma a fama,
Vencedor inuencibil afamado,
Nam tem coelle não, nem ter puderão
O primor que com Pirro ja tiuerão.

[7] Com força não: com manha vergonhosa,


A vida lhe tirarão que os espanta,
Que o grande aperto em gente, inda q̃ honrosa
Aas vezes leis magnanimas quebranta:
Outro estâ aqui que contra a patria yrosa
Degradado com nosco se aleuanta,
Escolheo bem com quem se aleuantasse
Pera que eternamente se illustrasse.

[8] Vês com nosco tambem vence as bandeiras


Dessas aues de Iupiter validas,
Que ja naquelle tempo as mais guerreiras
Gentes de nos souberam ser vencidas:
Olha tam sotis artes e maneiras,
Pera adquerir os pouos tam fingidas
A fatidica Cerua que o auisa,
Elle he Sertorio, e ella a sua diuisa.
R Olha

588

I Lusiadi.indb 588 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[6] Così dice il Gentil. Risponde il Gama:


«Questo che vedi, pastor fu di greggi;
Viriato sappiamo che si chiama,22
atto alla lancia ben più ch’al vincastro;
arrecò ingiuria di Roma alla fama,
vincitore invincibile e famoso;23
non ebbero con lui, no, né il poterono,24
la lealtà che con Pirro già tenerono.25

[7] Con guerra, no; con trama vergognosa


la vita gli rubar,26 che li impaura:
ché il gran rischio anche in gente assai virtuosa
le magnanime leggi a volte ignora.27
Qui è un altro che, contro la patria irosa,
proscritto, insieme a noi ecco si leva:
e scelse molto ben con chi levarsi,
per fama in sempiterno procurarsi. 28

[8] Vedi: nosco egli vince le bandiere


dell’aquile da Giove favorite;29
che già in quel tempo allor le più guerriere
genti da noi seppero essere vinte.30
Osserva sì sottili arti e maniere
per ingraziarsi i popoli, sì finte;31
la fatidica Cerva che l’avvisa:32
egli è Sertorio,33 e lei la sua divisa.

589

I Lusiadi.indb 589 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[129v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[9] Olha estoutra bandeira e ve pintado,


O gram progenitor dos Reis primeiros,
Nos Vngaro o fazemos, porem nado
Crem ser em Lotharingia os estrangeiros:
Despois de ter cos Mouros superado
Galegos, e Leoneses caualleiros,
Aa casa Sancta passa o sancto Enrique,
Porque o tronco dos Reis se sanctifique.

[10] Quem he me dize estoutro que me espanta,


Pergunta o Malabar marauilhado,
Que tantos esquadrões, que gente tanta,
Com tam pouca, tem roto e destroçado:
Tantos muros asperrimos quebranta,
Tantas batalhas da nunca cansado,
Tantas coroas tem por tantas partes,
A seus pês derribadas, e estandartes?

[11] Este he o primeiro Afonso, disse o Gama,


Que todo Portugal aos Mouros toma,
Por quem no Estigio lago jura a fama,
De mais não celebrar nenhum de Roma:
Este he aquelle zeloso a quem Deos ama,
Com cujo braço o Mouro imigo doma,
Pera quem de seu Reino abaxa os muros,
Nada deixando ja pera os futuros.
Se

590

I Lusiadi.indb 590 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[9] In quest’altro vessil, vedi ritratto


il gran progenitor dei Re primieri.
Noi Ungaro il teniamo, sebben nato
credon sia in Lotaringia gli stranieri.34
Dopo aver con i Mori superato
Galeghi e Leonesi cavalieri,35
in Terra Santa36 passa Enrico il santo,
perché il tronco dei Re sia fatto santo».37

[10] «Chi è mai, dimmi, quest’altro che spaventa»,


domanda il Malabar,38 meravigliato,
«che cotanti squadroni, e gente tanta,
con tanto poca, ha rotto e disastrato?
Tante mura durissime fracassa,
tante battaglie dà, mai logorato,
tante corone ottien da tante parti
ai suoi piè ruinate, e gli stendardi?»39

[11] «Questi è il primiero Afonso», disse il Gama,40


che tutto il Portogallo prende ai Mori;41
per lui, nel lago Stigio, giura Fama42
di più non celebrar nessun di Roma.43
Questi è il Rege zelante che Dio ama,44
col cui braccio il nemico Mauro doma,45
colui che del suo Regno abbatte i muri,
nulla lasciando già per i futuri.46

591

I Lusiadi.indb 591 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[130r]
CANTO OCTAVO. 130

[12] Se Cesar, se Alexandre Rei tiuerão,


Tam pequeno poder, tam pouca gente,
Contra tantos immigos quantos erão,
Os que desbarataua este excellente,
Nam creas que seus nomes se estenderão
Com glorias imortais tam largamente:
Mas deixa os feitos seus inexplicaueis,
Ve que os de seus vassalos sam notaueis.

[13] Este que ves olhar com gesto yrado,


Pera o rompido Alumno mal sofrido,
Dizendo lhe que o exercito espalhado,
Recolha, e torne ao campo defendido:
Torna o moço do velho acompanhado,
Que vencedor o torna de vencido,
Egas moniz se chama o forte velho
Pera leais vassalos claro espelho.

[14] Vello ca vai cos filhos a entregarse,


A corda ao colo, nu de seda e pano,
Porque nam quis o moço sogeitarse,
Como elle prometera ao Castelhano:
Fez com siso e promessas leuantarse
O cerco que ja estaua soberano,
Os filhos e molher obriga aa pena,
Pera que o senhor salue, a si condena.
R 2 Nam

592

I Lusiadi.indb 592 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[12] Se Cesar, se Alessandro47 avuto avessero


sì piccolo poter, sì poca gente
contro tanti nemici quanti erano
quei sgominati da questo eccellente,48
non creder che i lor nomi si estendessero
con la gloria immortal sì largamente.
Ma lascia or le sue gesta inesplicabili:49
pur quelle dei vassalli son notabili.50

[13] Questi che guatar vedi in volto irato


per non soffrir la rotta del suo alunno,51
dicendo a lui che l’esercito sparso
raccolga, e torni al campo, e che resista:52
torna il Giovin dal vecchio accompagnato,
che da vinto lo torna vincitore;53
Egas Moniz si chiama il forte veglio,
tra i leali vassalli chiaro speglio.54

[14] Vedil che va coi figli a consegnarsi,


la corda al collo, senza seta e panno,55
perché non volle il Giovine inchinarsi,
com’egli avea promesso, al Castigliano.
Con astuzia e promesse ei fe’ levare
l’assedio, ch’era già quasi fatale;
obbliga e figli e moglie alla condanna:
per salvar suo signor, se stesso danna.56

593

I Lusiadi.indb 593 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[130v]
CANTO OCTAVO. 130

[15] Nam fez o Consul tanto que cercado


Foi nas forcas Caudinas de ignorante
Quando a passar por baxo foi forçado
Do Samnitico jugo triumphante:
Este pelo seu pouo injuriado,
Assi se entrega so firme e constante,
Estoutro assi, e os filhos naturais,
E a consorte sem culpa, que doe mais.

[16] Ves este que saindo da cilada,


Dâ sobre o Rei que cerca a villa forte,
Ia o Rei tem preso, e a villa descercada
Illustre feito digno de Mauorte,
Velo ca vay pintado nesta armada
No mar tambem aos Mouros dando a morte,
Tomando lhe as galês, leuando a gloria,
Da primeira maritima victoria.

[17] E dom Fuas Roupinho que na terra,


E no mar resplandece juntamente,
Co fogo que acendeo junto da serra
De Abila, nas gales da Maura gente
Olha como então justa e sancta guerra
De acabar pelejando està contente:
Das mãos dos Mouros entra a felice alma
Triunfando nos ceos com justa Palma.
Não

594

I Lusiadi.indb 594 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[15] Non fece tanto il Consol che assediato


fu alle Forche Caudine, sprovveduto,57
quando a passar di sotto fu forzato
al Sannitico giogo trionfatore.
Questi, per il suo popolo ingiuriato,
offre se stesso sol, fermo e costante,58
l’altro, se stesso e i figli naturali59
e la moglie incolpevol, che più duole!60

[16] Vedi costui sortir da un’imboscata,


piombar sul Re che assal la città forte?
Già il Re è preso e la villa liberata,61
illustre fatto, degno ben di Marte!
Vedilo qui dipinto in quest’armata,
pur nel mare62 ai Pagani dando morte:
strappa lor le galee, e acquista gloria
della prima marittima vittoria.63

[17] È Don Fuas Roupinho,64 quei che in terra


e nel mare risplende unitamente,65
col foco che appiccò, presso la serra
d’Àbila,66 alle galee di Maura gente.67
Guarda come, in sì giusta e santa guerra,
di cader combattendo egli è contento:
dalle mani dei Mori la bell’alma
entra in cielo, trionfal, con giusta Palma.68

595

I Lusiadi.indb 595 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[131r]
CANTO OCTAVO. 131

[18] Nam ves hum ajuntamento de estrangeiro


Trajo, sair da grande armada noua,
Que ajuda a combater o Rei primeiro
Lisboa, de si dando sancta proua:
Olha Enrique famoso caualleiro,
A Palma que lhe nasce junto aa coua,
Por elles mostra Deos milagre visto,
Germanos sam os Martyrrs de Christo.

[19] Hum Sacerdote vê brandindo a espada,


Contra Arronches que toma, por vingança
De Leiria, que de antes foi tomada,
Por quem por Maphamede enresta a lança:
He Teotonio Prior: mas vê cercada
Sanctarem, e veras a segurança
Da figura nos muros, que primeira
Subindo ergueo das Quinas a bandeira:

[20] Vello ca donde Sancho desbarata


Os Mouros de Vandalia em fera guerra,
Os imigos rompendo, o Alferez mata,
E Hispalico pendão derriba em terra,
Mem Moniz he, que em si o valor retrata,
Que o sepulchro do pay cos ossos cerra,
Digno destas bandeiras, pois sem falta
A contraria derriba, e a sua exalta.
R 3 Olha

596

I Lusiadi.indb 596 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[18] Vedi quella milizia, di straniero


aspetto,69 uscir da grande armata nuova,
che aiuta a conquistare il Re primiero
Lisbona, di sé dando santa prova?70
Guarda Enrico, famoso cavaliero:71
la palma nasce da sua sepoltura.
Dio mostra in lor miracol manifesto:
Germani son quei martiri di Cristo.72

[19] Ve’ un Sacerdote, brandendo73 la spada,


contro Arronches, che prende, per vendetta
di Leirìa già prima conquistata74
da chi per Mahomet la lancia ha in resta:75
è Teotonio, Priore.76 Ma, assediata,
Santarem vedi,77 e vedrai la baldanza
d’una figura agli spalti: primiera
balzando,78 erge dei Quinas la bandiera.79

[20] Vedilo pure qua, ove Sancio piega


i Mori di Vandalia in fera guerra:
rompe i nemici, l’alfiere ne uccide80
e il gonfalone Ispalico n’atterra.81
È Mem Moniz, che in sé il valor rinnova
che il sepolcro d’Egas82 con l’ossa serra,
degno d’este bandiere, ché senz’altro
abbatte la nemica e la sua esalta.83

597

I Lusiadi.indb 597 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[131v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[21] Olha aquelle que deçe pela lança,


Com as duas cabeças dos vigias,
Onde a çilada esconde, com que alcança
A cidade por manhas e ousadias:
Ella por armas toma a semelhança
Do caualleiro, que as cabeças frias
Na mão leuaua, feito nunca feito,
Giraldo sem pauor he o forte peito.

[22] Nam vês hum Castelhano, que agrauado,


De Affonso nono Rei, pelo odio antigo
Dos de Lara, cos Mouros he deitado,
De Portugal fazendose inimigo?
Abrantes villa toma acompanhado
Dos duros infieis que traz consigo:
Mas vê que hum Portugues com pouca gente
O desbarata e o prende ousadamente.

[23] Martim Lopez se chama o caualleiro,


Que destes leuar pode a palma, e o louro:
Mas olha hum Ecclesiastico guerreiro,
Que em lança de aço torna o Bago de ouro:
Vêllo entre os duuidosos tam inteiro,
Em não negar batalha ao brauo Mouro,
Olha o sinal no çeo que lhe apareçe,
Com que nos poucos seus o esforço creçe.
Vês

598

I Lusiadi.indb 598 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[21] Vedi quello che scende con la lancia84


Porta i due teschi delle sentinelle,
e cela l’imboscata, con che acquista
la città con astuzie e con prodezza.85
Questa, per propria insegna, avrà l’imago
del cavalier che le due teste mozze86
in mano leva (vista già mai vista!):
Giraldo Senza-Tema è il forte in vista.87

[22] Non vedi un Castigliano che, oltraggiato


da Afonso nono Re, per l’odio antico
per quei di Lara, ai Mori s’è egli dato,
di Portogal facendosi nemico?88
Conquista Abrantes, la città, scortato
dai feroci Infedeli che ha con seco.
Ma vedi un Lusitan, con poca gente,
che lo sconfigge e prende audacemente.

[23] Martin Lopes si chiama il cavaliero,


che può levar89 su questi palma e alloro.
Ma osserva un Ecclesiastico guerriero,
ch’in lancia e acciaio muta il Bacul d’oro.90
vedilo, fra i dubbiosi, il più sicuro91
in non negar battaglia al truce Moro;
guarda nel Cielo apparirgli un segnale,92
per cui ne’ pochi suoi il coraggio sale.

599

I Lusiadi.indb 599 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[132r]
CANTO OCTAVO. 132

[24] Vês vão os Reis de Cordoua e Seuilha,


Rotos, cos outros dous, e não de espaço,
Rotos mas antes mortos, marauilha
Feita de Deos, que não de humano braço:
Vês ja a villa de Alcaçare se humilha,
Sem lhe valer defesa, ou muro de aço,
A dom Matheus o Bispo de Lisboa,
Que a coroa de palma ali coroa.

[25] Olha hum Mestre que deçe de Castella,


Portugues de nação, como conquista
A terra dos Algarues, e ja nella
Nam acha que por armas lhe resista,
Com manha, esforço, e com benigna estrella
Villas, castellos toma a escalla vista:
Ves Tauila tomada aos moradores,
Em vingança dos sete caçadores.

[26] Vês com belica astucia ao Mouro ganha


Silues, que elle ganhou com força ingente,
He dom Paio Correa, cuja manha
E grande esforço faz enueja aa gente:
Mas não passes os tres q̃ e Frãça e Espanha
Se fazem conhecer perpetuamente,
Em desafios, justas e torneos,
Nellas deixando publicos trofeos.
R 4 Vellos

600

I Lusiadi.indb 600 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[24] Vedi tu? I Re di Cordova e Siviglia


son rotti, con due altri,93 e pure avaccio;94
Rotti? Piuttosto morti,95 meraviglia
fatta da Iddio, e non da umano braccio!
Ve’? La città d’Alcácere s’umilia,
(non vale schermo o muraglia d’acciaio)
a Don Mateus, vescovo di Lisbona,
che corona di palma lì96 incorona.

[25] Guarda un Maestro, che vien di Castiglia,


ma è nato in Portogal, come conquista
la terra degli Algarvi, e ancora in quella
non trovasi chi in arme gli resista.97
Con genio, forza, e con benigna stella,98
ville, castelli prende e scala in vista.99
Tavira è presa ai suoi abitatori,
in vendetta dei sette cacciatori.100

[26] Ve’: con bellica astuzia al Moro prende


Silves,101 che quel già prese in forza ingente:102
è Don Paolo Correia, cui prudenza
e grande forza fa invidia alle genti.103
Ma non saltar quei tre che in Francia e in Spagna
si fan conoscere perpetuamente
per le sfide, i duelli ed i tornei,
lasciando in esse pubblici trofei.104

601

I Lusiadi.indb 601 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[132v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[27] Vellos co nome vem de auentureiros,


A Castella, onde o preço sos leuârão
Dos jogos de Belona verdadeiros,
Que com dano de algâs se exercitârão,
Vê mortos os soberbos caualleiros,
Que o principal dos tres desafiarão,
Que Gonçalo Ribeiro se nomea,
Que pode não temer a ley Letea.

[28] Atenta num que a fama tanto estende,


Que de nenhum passado se contenta,
Que a patria que de hum fraco fio pende
Sobre seus duros hombros a sustenta,
Não no ves tinto de yra, que reprende
A vil desconfiança inerte e lenta
Do pouo, e faz que tome o doçe freyo,
De Rei seu natural, e nam de alheyo.

[29] Olha por seu conselho e ousadia,


De Deos guiada so, e de sancta Estrella
So pode o que impossibil parecia,
Vencer o pouo ingente de Castella:
Ves por industria, esforço, e valentia
Outro estrago e victoria clara e bella
Na gente, assi feroz como infinita,
Que entre o Tarteso, e Goadiana habita.
Mas

602

I Lusiadi.indb 602 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[27] Vedili, come cavalieri erranti105


a Castiglia, ove soli primi furono
nei giochi di Bellona veramente,106
che con danno d’alcun’ s’esercitarono.
Vedi morti i superbi cavalieri,
che il principale di quei tre sfidarono:
Gonzal Ribeiro egli è: la sua nomea
può non temere la legge Letea.107

[28] Attento a quel, cui fama sì s’estende


che di nessun passato si contenta; 108
la Patria, che d’un debil filo pende,109
sopra gli òmeri saldi ei la sostenta.
Nol vedi tinto d’ira,110 che riprende111
il vile scoramento inerte e lento
del popolo, e fa sì che il dolce freno112
scelga del proprio Rege, e non d’alieno?113

[29] Guarda: per sua saggezza ed ardimento,


guidato sol da Dio e da santa stella,
sol può ciò ch’impossibile apparia:114
vincer le genti ingenti115 di Castiglia. 116
Ve’, per industria, forza e valentìa,117
altra strage e vittoria chiara e bella
su gente, fera sì come infinita,
che tra il Tarteso e ’l Guadiana è sita?118

603

I Lusiadi.indb 603 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[133r]
CANTO OCTAVO. 133

[30] Mas não ves quasi ja desbaratado,


O poder Lusitano, pela ausencia
Do Capitão deuoto, que apartado
Orando inuoca a suma e trina essencia:
Vello com pressa ja dos seus achado,
Que lhe dizem que falta resistencia
Contra poder tamanho, e que viesse,
Porque consigo esforço aos fracos desse.

[31] Mas olha com que sancta confiança,


Que inda não era tempo respondia,
Como quem tinha em Deos a segurança
Da victoria, que logo lhe daria:
Assi Pompilio, ouuindo que a possança
Dos imigos a terra lhe corria,
A quem lhe a dura noua estaua dando,
Pois eu, responde, estou sacrificando.

[32] Se quem com tanto esforço em Deos se atreue,


Ouuir quiseres como se nomea,
Portugues Cipião chamar se deue:
Mas mais de dom Nuno Aluarez se arrea,
Ditosa patria que tal filho teue:
Mas antes pai, que em quanto o Sol rodea
Este globo de Ceres e Neptuno,
Sempre suspirarâ por tal aluno.
Na

604

I Lusiadi.indb 604 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[30] Ma non vedi già quasi sbaragliato


il poter Lusitano, per l’assenza
del Capitan devoto che, appartato,
prega e invoca la somma e trina Essenza?119
Vedil con ansia da’ suoi avvicinato
che gli dicon che manca resistenza
contro poter sì grande, e ch’egli venga
e in forza i fiacchi egli stesso sostenga.

[31] Ma guarda con che santa confidenza


«Ancora non è tempo», rispondea,
come chi aveva in Dio la sicurezza
di vittoria che tosto gli darìa.120
Così Pompilio, vista la possanza
dell’oste qual la sua terra scorrea,121
a chi lui l’aspra nuova stava dando
«Ma io», risponde, «sto sacrificando».

[32] Se chi con tanta forza a Dio s’affida


udir vorrai come si nominava,
Portoghese Scipion chiamar si deve,122
ma più di Don Nuno Álvares si gloria,123
felice patria che tal figlio ottiene!
M’anzi padre!,124 che in quanto il Sol rigira
questo globo di Cerere e Nettuno, 125
sempre sospirerà per tale alunno.126

605

I Lusiadi.indb 605 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[133v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[33] Na mesma guerra vê que presas ganha,


Estoutro Capitão de pouca gente,
Comendadores vence, e o gado apanha,
Que leuauão roubado ousadamente:
Outra vez vê que a lança em sangue banha
Destes, so por liurar com amor ardente
O preso amigo, preso por leal,
Pero Rodriguez he do Landroal.

[34] Olha este desleal o como paga


O perjurio que fez e vil engano,
Gil Fernandez he de Eluas quem o estraga,
E faz vir a passar o vltimo dano:
De Xerez rouba o campo, e quasi alaga
Co sangue de seus donos Castelhano:
Mas olha Rui Pireira que co rosto
Faz escudo aas gales, diante posto.

[35] Olha que dezesete Lusitanos,


Neste outeiro subidos se defendem,
Fortes de quatrocentos Castelhanos,
Que em derredor pelos tomar se estendem,
Porem logo sentiram com seus danos,
Que nam so se defendem, mas offendem,
Digno feito de ser no mundo eterno,
Grande no tempo antigo e no moderno.
Sabese

606

I Lusiadi.indb 606 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[33] Ne la medesma guerra le conquiste


ve’ d’altro Capitan, con poca gente;
comandanti sconfigge, e i greggi aduna
che quelli avean rubato audacemente.127
Ancor guarda: la lancia in sangue bagna
d’esti, sol per salvar d’amore ardente
il preso amico, preso in quanto leale:
Péro Rodrigues è del Landroale.128

[34] Guarda questo sleale, e come paga


lo spergiuro che fece e vile inganno:129
Gil Fernandes d’Elvàs ne fa uno scempio,
e lo induce a subir l’estremo danno.
Di Xerez ruba130 i campi e quasi allaga
col sangue dei signori Castigliani.
Ma guarda Rui Pereira, che col petto
fa scudo alle galee, lor dianzi eretto.131

[35] Guarda quei diciassette Lusitani,


che s’un colle saliti,132 si difendono,
forti,133 da Quattrocento Castigliani,
che a cerchio, per abbatterli, si estendono;134
ma presto quei sentirono,135 con danno,
che non sol si difendono, ma offendono:136
degno fatto di star nel mondo eterno,
grande nel tempo antico e nel moderno.137

607

I Lusiadi.indb 607 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[134r]
CANTO OCTAVO. 134

[36] Sabese antigamente que trezentos


Ia contra mil Romanos pelejarão,
No tempo que os virîs atreuimentos
De Viriato tanto se illustrarão,
E delles alcançando vencimentos
Memoraueis, de erança nos deixarão,
Que os muitos por ser poucos nam temamos
O que despois mil vezes amostramos.

[37] Olha ca dous Infantes Pedro e Henrique,


Progenie generosa de Ioane,
Aquelle faz que fama illustre fique
Delle em Germania, com que a morte engane:
Este, que ella nos mares o pubrique,
Por seu descobridor, e desengane
De Ceita a Maura tumida vaidade,
Primeiro entrando as portas da cidade.

[38] Vês o Conde dom Pedro que sustenta


Dous cercos contra toda a Barbaria,
Vês outro Conde està que representa
Em terra Marte, em forças e ousadia,
De poder defender se nam contenta
Alcaçere da ingente companhia:
Mas do seu Rei defende a cara vida,
Pondo por muro a sua, ali perdida.
Outros

608

I Lusiadi.indb 608 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[36] Si sa che anticamente sol trecento


contro mille Romani combatterono,
nel tempo già che i virili138 ardimenti
di Viriato tanto già splenderono,
e su di lor riportando vittorie
memorande, retaggio ci lasciarono139
che i molti, pur noi pochi, or non temiamo: 140
il che poi mille volte dimostrammo. 141

[37] Guarda costà i due Infanti, Pedro e Enrico,


progenie generosa di Giovanni:142
quei fa che illustre la fama dimori
di lui in Germania, con cui morte inganni;143
questi, ch’ella nei mari gli dia gloria
di lor discopritore, e disinganni
di Ceuta Mora gonfia vanità,
primo entrando alle porte di città. 144

[38] Vedi il conte Don Pietro che sostiene


due assedi contro tutta Berberìa?145
Ve’ l’altro conte poi, che rappresenta
in terra Marte, in forza e in ardimento;146
di difendere già non si contenta
Alcácere da ingente compagnia;
ma del Re un muro fa alla cara vita,
difendendola con la sua, smarrita.147

609

I Lusiadi.indb 609 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[134v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[39] Outros muitos verias que os pintores


Aqui tambem por certo pintarião:
Mas faltalhe pinçel, faltão lhe cores,
Honra, premio, fauor que as artes crião,
Culpa dos viciosos successores,
Que degenerão certo, e se desuião
Do lustre, e do valor dos seus passados,
Em gostos e vaidades atolados.

[40] Aquelles pais illustres que ja derão


Principio aa geraçam que delles pende,
Pela virtude muyto antão fizerão,
E por deixar a casa que descende,
Cegos, que dos trabalhos que tiuerão,
Se alta fama e rumor delles se estende,
Escuros deixão sempre seus menores,
Com lhe deixar descansos corrutores.

[41] Outros tambem ha grandes e abastados,


Sem nenhum tronco illustre donde venhão,
Culpa de Reis, que aas vezes a priuados
Dão mais que a mil, q̃ esforço e saber tenhã
Estes os seus nam querem ver pintados,
Crendo que cores vãs lhe não conuenhão,
E como a seu contrairo natural,
Aa pintura que falla querem mal.
Não

610

I Lusiadi.indb 610 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[39] E molt’altri vedresti, che i pittori


qui ancora certo già dipinto avriano,148
ma lor manca il pennel, mancan colori,
onor, premio, favor che l’arti creano:149
colpa dei viziosi successori,
degeneranti, certo, e che disviano
dal lustro e dal valor de’ lor passati,
in vanità e piaceri150 impantanati.

[40] Quei padri illustri che principio dierono151


alla generazion che da lor pende, 152
per la virtude molto allora fecero,
per lasciar la casata a chi discende.
Ciechi! se dei travagli ch’elli ebbero
alta fama e rumor d’essi153 s’estende,
oscuri però lascian lor minori,154
col lasciarli negli ozi corruttori.

[41] Altri poi v’ha che son potenti e agiati,


senza alcun tronco illustre donde vengano;
colpa dei Re che a volte ai lor privati155
dan più che a quei156 che forti e saggi sono.
Questi gli avi non voglion pitturati,
credendo i color vani157 non convengano,
e, come a lor contrario naturale,
a pittura che parla158 voglion male.

611

I Lusiadi.indb 611 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[135r]
CANTO OCTAVO. 135

[42] Não nego que â com tudo descendentes


Do generoso tronco, e casa rica
Que com custumes altos e excellentes
Sustentão a nobreza que lhe fica:
E se ha luz dos antigos seus parentes
Nelles mais o valor não clarifica,
Nam falta ao menos, nem se faz escura:
Mas destes acha poucos a pintura.

[43] Assi estâ declarando os grandes feitos,


O Gama que ali mostra a varia tinta,
Que a douta mão tam claros, tam perfeitos
Do singular artifice ali pinta:
Os olhos tinha promptos e dereitos,
O Catual na historia bem distinta,
Mil vezes perguntaua, e mil ouuia,
As gostosas batalhas que ali via.

[44] Mas ja a luz se mostraua duuidosa,


Porque a alampada grande se escondia
Debaxo do Orizonte e luminosa
Leuaua aos Antipodas o dia,
Quando o Gentio, e a gente generosa,
Dos Naires, da nao forte se partia
A buscar o repouso que descansa,
Os lassos animais, na noite mansa.
Entre

612

I Lusiadi.indb 612 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[42] Non nego esservi pure discendenti


da generoso tronco e casa ricca,
che con costumi elevati e eccellenti
serban la nobiltà ch’è ereditata;
e se la luce d’antichi parenti
in essi più il valore non rischiara,159
non manca almeno, e non si rende oscura,
ma di lor pochi illustra la pittura».160

[43] Così sta declarando i grandi fatti


Gama, che mostra lì la varia tinta161
che dotta man sì chiari, sì perfetti
del singolare artefice ha dipinto.162
Gli occhi teneva intenti e ben diretti163
il Catuàl nella storia ben distinta; 164
mille volte chiedeva, e mille udìa
l’avvincenti battaglie che vedea.165

[44] Ma già la luce si mostra dubbiosa,166


ché la lampada grande s’ascondea167
di sotto l’Orizzonte, e luminosa
agli Antìpodi ergeva il nuovo dì,168
e il Gentil, con la gente generosa169
dei Nairi, dalla forte nave uscì
a cercare il riposo che racqueta
gli animai lassi, nella notte quieta. 170

613

I Lusiadi.indb 613 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[135v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[45] Entre tanto os Aruspices famosos


Na falsa opinião, que em sacrificios
Anteuem sempre os casos duuidosos,
Por sinais diabolicos, e indicios
Mandados do Rei proprio, estudiosos
Exercitauão a arte e seus officios,
Sobre esta vinda desta gente estranha,
Que aas suas terras vem da ignota Espanha.

[46] Sinal lhe mostra o Demo verdadeiro,


De como a noua gente lhe seria
Iugo perpetuo, eterno catiueiro,
Destruiçam de gente, e de valia:
Vaise espantado o atonito agoureiro
Dizer ao Rei (segundo o que entendia)
Os sinais temerosos que alcançâra
Nas entranhas das victimas que oulhara:

[47] A isto mais se ajunta que hum deuoto


Sacerdote da ley de Maphamede,
Dos odios concebidos nam remoto,
Contra a diuina Fe, que tudo excede,
Em forma do Propheta falso e noto,
Que do filho da escraua Agar procede,
Baco odioso em sonhos lhe aparece,
Que de seus odios inda se nam deçe.
E diz

614

I Lusiadi.indb 614 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[45] Nel frattempo gli Aruspici famosi171


per falsa opinion, che in sacrifici
prevedon sempre i casi dubitosi,172
coi segnali diabolici e gli indizi,
mandati dal Re proprio,173 studiosi
esercitavan l’arte e i loro uffici
sulla venuta di tal gente estrania
che a le lor terre vien da ignota Ispagna.

[46] Segnale mostra il Demonio, pur vero,174


che quella nuova gente a lor sarìa
giogo perpetuo, eterna prigionia,175
distruzione di gente, e di valore. 176
Va attonito e spaurito l’indovino177
a dire al Re (secondo che intendea)178
i tremendi segnal’ che avea trovato
nell’entraglie di vittime osservate. 179

[47] A questo in più s’aggiunge che un devoto


sacerdote di Maomettana legge,
dagli odi concepiti non remoto180
contro la Fe’ di Dio, ch’ogni altra eccede,181
in forma di Profeta falso e noto,182
che dal figlio di Agàr schiava procede,183
Bacco l’odioso in sogno gli compare, 184
che l’odio suo tuttor non lascia andare. 185

615

I Lusiadi.indb 615 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[136r]
CANTO OCTAVO. 136

[48] E diz lhe assi, guardaiuos gente minha,


Do mal que se aparelha pelo imigo
Que pelas agoas humidas caminha,
Antes que esteis mais perto do perigo:
Isto dizendo acorda o Mouro asinha,
Espantado do sonho: mas consigo
Cuida que não he mais que sonho vsado
Torna a dormir quieto e sosegado.

[49] Torna Bacho dizendo, nam conheces


O gram legislador que a teus passados
Tem mostrado o preceito a que obedeces
Sem o qual foreis muitos baptizados?
Eu parti rudo vello, e tu adormeces?
Pois saberas que aquelles que chegados
De nouo sam, seram muy grande dano
Da lei que eu dei ao nescio pouo humano:

[50] Em quanto he fraca a força desta gente,


Ordena como em tudo se resista,
Porque quando o Sol sae facilmente
Se pode nelle por a aguda vista:
Porem despois que sobe claro e ardente,
Se agudeza dos olhos o conquista,
Tam cega fica, quanto ficareis
Se raizes criar lhe nam tolheis.
Isto dito

616

I Lusiadi.indb 616 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[48] E gli dice: «Guardatevi, o mia gente,


dal mal che vi apparecchia l’inimico
che sovra l’acque umide cammina,186
prima che siate prossimi al pericolo».
Ciò detto, il Moro si desta all’istante,
spaventato dal sogno, ma pensando
fra sé che nulla è più ch’un sogno usato,187
torna a dormire quieto e rilassato.

[49] Torna Bacco,188 dicendo: «Non conosci


il gran legislator189 che ai tuoi passati
ha mostrato il precetto a cui obbedisci,
senza cui assai sareste battezzati?190
Io per te191 veglio, o stolto, e tu poltrisci?192
Poscia saprai che quelli che arrivati
da poco son, faran molti gran’ danni
alla Legge che ho data a ignari umani.193

[50] Finché è fiacca la forza di tal gente,194


ordina che comunque si resista,
perché, quando il Sol sale, facilmente
si puote in lui porre l’acuta vista;
ma poi che s’alza luminoso e ardente,
se acutezza degli occhi lo conquista, 195
sì cieca resta, quanto resterete,196
se far radici a lor consentirete».

617

I Lusiadi.indb 617 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[136v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[51] Isto dito, elle e o sono se despede,


Tremendo fica o atonito Agareno
Salta da cama, lume aos seruos pede
Laurando nelle o feruido veneno:
Tanto que a noua luz que ao Sol precede
Mostrara rosto Angelico e sereno,
Conuoca os principais da torpe ceita,
Aos quais do que sonhou dâ conta estreita.

[52] Diuersos pareceres e contrarios


Ali se dão segundo o que entendião,
Astutas traições, enganos varios,
Perfidias inuentauam e tecião:
Mas deixando conselhos temerarios,
Destruiçam da gente pretendião,
Por manhas mais sotis e ardis milhores,
Com peitas adquerindo os regedores,

[53] Com peitas, ouro, e dadiuas secretas


Concilião da terra os principais,
E com razões notaueis e discretas
Mostram ser perdiçam dos naturais,
Dizendo que sam gentes inquietas,
Que os mares discorrendo Occidentais,
Viuem so de piraticas rapinas,
Sem Rei, sem leis humanas ou diuinas.
O quanto

618

I Lusiadi.indb 618 14/04/2022 15:25:12


I LUSIADI, CANTO VIII

[51] Detto questo, egli e il sonno si dilegua;197


tremando sbigottisce l’Agareno,198
salta dal letto,199 un lume a’ servi chiede:
lavora in lui il fervido veleno.200
Tosto che nuovo albor, che il Sol precede,201
mostrò suo volto angelico e sereno,202
convoca i capi della turpe setta,203
ai quai del sogno dà notizia esatta.204

[52] I diversi pareri e pur contrari


colà si dan, secondo che opinavano;205
astuti tradimenti, inganni vari,
perfidie inventavano e tessevano.206
Ma, lasciando consigli temerari,
distruzion della gente pretendevano,
con più sottili insidie, e le migliori,207
con l’oro subornando i reggitori. 208

[53] Con oro, offerte, e regalìe segrete


concilian della terra i principali,209
e con ragioni valide210 e discrete
mostrano esser ruina pei locali,2 11
dicendo ch’essi sono gente inquieta,
che, i mari discorrendo Occidentali,
vivon sol di piràtiche212 rapine,
senza Re, leggi umane o pur divine.213

619

I Lusiadi.indb 619 14/04/2022 15:25:12


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[137r]
CANTO OCTAVO. 137

[54] O quanto deue o Rei que bem gouerna,


De olhar que os conselheiros, ou priuados,
De consciencia, e de virtude interna,
E de sincero amor sejam dotados:
Porque como estè posto na superna
Cadeira, pode mal dos apartados
Negocios, ter noticia mais inteira,
Do que lhe der a lingoa conselheira.

[55] Nem tam pouco direy que tome tanto


Em grosso, a consciencia limpa e certa
Que se enleue num pobre e humilde manto,
Onde ambição a caso ande encuberta,
E quando hâ bom em tudo he justo e sancto
E em negocios do mundo pouco acerta,
Que mal coelles poderâ ter conta,
A quieta inocencia, em so Deos pronta.

[56] Mas aquelles auaros Catuais,


Que o Gentilico pouo gouernauão,
Induzidos das gentes infernais,
O Portugues despacho dilatauão:
Mas o Gama, que não pretende mais,
De tudo quanto os Mouros ordenauão,
Que leuar a seu Rei hum sinal certo
Do mundo, que deixa descuberto.
S Nisto

620

I Lusiadi.indb 620 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[54] O quanto deve il Re che ben governa


sorvegliar consiglieri, o favoriti,
che di coscienza e di virtude interna214
e di sincero amor siano forniti!215
Perché, quando egli è giunto alla superna
cattedra, male ei può degli appartati216
negozi avere notizia più intera
di ch’egli avrà da lingua consigliera.217

[55] Né tampoco dirò che prenda tanto


sul serio218 una coscienza illustre e certa,219
che s’asconda in un povero e umil manto,220
ove forse ambizion è ricoverta.221
E quando un buono in tutto è giusto e santo,
negli222 affari del mondo sarà incerto,
che mal con essi potrà avere conto223
un innocente quieto, in Dio sol pronto.224

[56] Ma intanto quei rapaci Catuali,


che il popolo Pagano governavano,
corrotti e indotti da genti infernali,225
l’accordo portoghese rimandavano.
Ma il Gama, che altro più già non pretende,
di tutto quanto i Mori richiedevano,226
che recare al suo Re un segnale certo
del mondo che soltanto egli ha scoperto,227

621

I Lusiadi.indb 621 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[137v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[57] Nisto trabalha so, quem bem sabia


Que despois que leuasse esta certeza,
Armas, e naos, e gentes mandaria
Manoel, que exercita a summa alteza,
Com que a seu jugo e ley someteria
Das terras, e do mar a redondeza,
Que elle não era mais que hum diligente
Descobridor das terras do Oriente.

[58] Fallar ao Rei Gentio determina,


Porque com seu despacho se tornasse,
Que ja sentia em tudo da malina
Gente impedirse quanto desejasse:
O Rei que da noticia falsa, e indina
Nam era despantar se sespantasse,
Que tam credulo era em seus agouros,
E mais sendo affirmados pelos Mouros.

[59] Este temor lhe esfria o baixo peito:


Por outra parte a força da cobiça,
A quem por natureza estâ sugeito,
Hum desejo immortal lhe acende, e atiça:
Que bem vê que grandissimo proueito
Farâ, se com verdade, e com justiça
O contrato fizer por longos annos,
Que lhe comete o Rei dos Lusitanos.
Sobre

622

I Lusiadi.indb 622 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[57] sol per questo s’impegna, e ben sapea228


che, una volta arrecata tal certezza,
armi e navi e soldati manderebbe
Manuel, che siede nella somma altezza,229
con cui al suo giogo e Legge sottomettere230
delle terre e del mare l’interezza;231
ch’egli non era più che un diligente
discopritor delle terre d’Oriente.232

[58] Parlare al Re pagano egli risolve,


perché con il suo accordo si tornasse,233
che già sentia dovunque la maligna
gente impedirlo in quanto ei desiasse.
Il Re della notizia falsa e indegna
non era da stupir che si spaurisse,234
ch’era sì credulo nei malauguri,
più essendo confermati dai suoi Mori.235

[59] Questo timor gli agghiaccia il vile petto;


d’altra parte la forte cupidigia,236
a cui per sua natura egli è soggetto,
una brama immortal gli accende e attizza,237
che ben vede il grandissimo provento
che avrà, se con sincerità e giustizia
il contratto farà per lunghi anni
che gli propone il Re dei Lusitani.238

623

I Lusiadi.indb 623 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[138r]
CANTO OCTAVO. 138

[60] Sobre isto nos conselhos que tomaua,


Achaua muy contrarios pareceres,
Que naquelles, com quem se aconselhaua,
Executa o dinheiro seus poderes:
O grande Capitão chamar mandaua,
A quem chegado disse, se quiseres
Confessarme a verdade limpa, e nua,
Perdão alcançaras da culpa tua.

[61] Eu sou bem informado, que a embaxada


Que de teu Rei me deste, que he fingida:
Porque nem tu tes Rei, nem patria amada,
Mas vagabundo vas passando a vida:
Que quem da Hisperia vltima alongada
Rei, ou senhor de insania desmedida,
Ha de vir cometer com naos, e frotas
Tam incertas viages, e remotas?

[62] E se de grandes Reinos poderosos,


O teu Rei tem a regia majestade,
Que presentes me trazes valerosos,
Sinais de tua incognita verdade:
Com peças e dões altos sumptuosos
Se lia dos Reis altos a amizade:
Que sinal nem penhor não he bastante,
As palauras dum vago nauegante.
S 2 Se

624

I Lusiadi.indb 624 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[60] Su questo, nei consigli che ascoltava,


trovava assai contrario ogni parere;
ché in coloro con cui si consigliava
esercita il denaro i suoi poteri. 239
Il grande Capitan chiamar mandava,
al quale, giunto, disse: «Se vorrai
dirmi la verità limpida e nuda,240
il perdon di tua colpa ne otterrai.

[61] Informato ben son che l’ambasciata


che del tuo Re mi desti, è un’impostura,
perché tu non hai Re, né patria amata,
ma vagabondo trascorri la vita:
chi dall’Esperia ultima remota,241
Re o signor di insania smisurata,
avrebbe a comandar con navi e flotte
sì incerti viaggi per remote rotte?242

[62] E se di grandi regni poderosi


il tuo Re tien la Regia maestà,
che presenti mi rechi assai preziosi,
segnali di tua ignota verità?
Con gioie ed alti doni, sontuosi,
si lega d’alti Regi l’amistà,
che né segnale o pegno son bastante
le parole d’un vago navigante.243

625

I Lusiadi.indb 625 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[138v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[63] Se por ventura vindes desterrados,


Como ja foram homes dalta sorte,
Em meu Reino sereis agasalhados,
Que toda a terra he patria pera o forte:
Ou se piratas sois ao mar vsados,
Dizeimo sem temor de infamia, ou morte:
Que por se sustentar em toda idade,
Tudo faz a vital necessidade.

[64] Isto assi dito, o Gama que ja tinha


Suspeitas das insidias que ordenaua
O Mahometico odio, donde vinha
Aquillo que tam mal o Rei cuidaua:
Câa alta confiança, que conuinha,
Com que seguro credito alcançaua,
Que Venus Acidalia lhe influia,
Tais palauras do sabio peito abria.

[65] Se os antigos delitos, que a malicia


Humana cometeo na prisca idade,
Nam causaram, que o vaso da niquicia,
Açoute tão cruel da Christandade,
Viera por perpetua inimicicia
Na geraçam de Adão, co a falsidade
O poderoso Rei da torpe seita,
Nam conceberas tu tam mâ sospeita.
Mas

626

I Lusiadi.indb 626 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[63] Se per ventura giungete esiliati


come già furon uomin’ d’alta sorte,
nel mio Regno sarete voi ospitati:
tutta la terra è patria per il forte;244
o se pirati siete al mare usati,
ditelo, e non temete infamia o morte,
che al fin di sostenersi, in ogni età,
tutto fa la vital necessità».245

[64] Ciò così detto, il Gama, che già avea


sospetti dell’insidie che tramava
il Maomettan livore, onde venia
quello che tanto male il Re pensava,
con gran fiducia, come convenia,246
con cui sicuro credito otteneva,
che Venere Acidalia gli ispirava,247
tai parole dal savio petto ei dava:248

[65] «Se gli antichi delitti, che malizia


umana commetté a la prisca età,
non causavan che il vaso di nequizia,249
flagel sì crudo di Cristianità,
venisse a por perpetua inimicizia250
fra i nipoti di Adam, con falsità,251
o poderoso Re, di turpe setta,252
non trarresti tu idea sì mal concetta.

627

I Lusiadi.indb 627 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[139r]
CANTO OCTAVO. 139

[66] Mas porque nenhum grande bem se alcança


Sem grandes opressões, e em todo o feyto
Segue o temor os passos da esperança,
Que em suor viue sempre de seu peyto,
Me mostras tu tão pouca confiança
Desta minha verdade: sem respeyto
Das razões em contrario que acharias
Senão cresses a quem não crer deuias.

[67] Porque se eu de rapinas so viuesse


Vndiuago, ou da patria desterrado,
Como cres que tão longe me viesse,
Buscar assento incognito e apartado?
Porque esperanças, ou porque interesse,
Viria esprimentando o mar yrado,
Os Antarticos frios, e os ardores
Que sofrem do Carneyro os moradores?

[68] Se com grandes presentes dalta estima


O credito me pedes do que digo,
Eu não vim mais q̃ a achar o estranho Clima
Onde a natura pos teu Reyno antigo:
Mas se a Fortuna tanto me sublima,
Que eu torne à minha patria, e Reino amigo
Então verâs o dom soberbo e rico
Com que minha tornada certifico.
S 3 Se te

628

I Lusiadi.indb 628 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[66] Ma poiché nessun grande ben si ottiene


senza grandi fatiche, e in ogni fatto
segue il timore i passi di speranza,253
che in sudor vive sempre dentro il petto,254
mi mostri tu così poca fidanza255
nella mia verità,256 senza rispetto
delle ragion contrarie, che vedresti,
se non credessi a chi tu non dovresti.257

[67] Poiché, s’io di rapine sol vivessi,


ondivago,258 o da mia patria esiliato,259
come credi che sì lungi venissi
cercando luogo incognito e appartato?260
Per quai speranze, o per quale interesse
verrei sperimentando il mare irato,261
l’Antartico gelato e pur gli ardori
che soffron del Monton gli abitatori?262

[68] Se con grandi presenti d’alta stima


il credito mi chiedi di che dico,
io venni a trovar sol l’estranio clima263
che la natura diè al tuo Regno antico.
Ma se Fortuna tanto mi sublima264
ch’io torni alla mia patria e Regno amico,265
allor vedrai il dono ricco e superbo
con cui del mio tornar ti farò certo.266

629

I Lusiadi.indb 629 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[139v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[69] Se te pareçe inopinado feito,


Que Rei da vltima Hisperia ati me mande,
O coraçam sublime, o regio peito,
Nenhum caso possibil tem por grande.
Bem pareçe que o nobre e gram conceito
Do Lusitano espirito demande
Maior credito, e fe de mais alteza,
Que crea delle tanta fortaleza.

[70] Sabe que ha muitos annos, que os antigos


Reis nossos firmemente propuserão
De vencer os trabalhos, e perigos,
Que sempre âs grandes cousas se opuserão
E descobrindo os mares inimigos
Do quieto descanso, pretenderão
De saber que fim tinhão, e onde estauão
As derradeiras praias que lauauão.

[71] Conceito digno foi do ramo claro


Do venturoso Rei, que arou primeiro
O mar, por yr deitar do ninho caro
O morador de Abila derradeiro:
Este por sua industria, e engenho raro,
Num madeiro ajuntando outro madeiro,
Descobrir pode a parte, que faz clara
De Argos, da Ydra a luz, da Lebre, e da Ara.
Crecendo

630

I Lusiadi.indb 630 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[69] Se pur ti sembra inopinato evento


che un Re d’ultima Esperia a te mi mandi,267
sappi che a un cuor sublime, a un regio petto,
niuna impresa possibil troppo è grande. 268
Ma è chiaro che il grandissimo concetto269
del Lusitano spirito270 domanda
maggior credito, e fede di più altezza,
che creda essere in lui tanta fortezza.271

[70] Sappi che ha già molti anni che gli antichi


Re nostri fermamente si proposero
di vincere i travagli ed i pericoli272
che sempre alle intenzion’ grandi s’opposero;
e, discoprendo i mari ognor nemici
dell’ozio riposato, essi pretesero273
di saper loro termine,274 e ove stavano
le piagge estreme che quelli bagnavano. 275

[71] Progetto276 degno fu del ramo chiaro


del Rege avventuroso, che primiero
solcò il mar, per scacciar dal nido caro277
pur l’ultimo d’Abìla abitatore.278
Quegli, per sua industria e ingegno raro,
ad un legno aggiungendo un altro legno,279
scoprir poté la parte che fa chiara
la luce d’Argo, d’Idra, Lepre ed Ara.280

631

I Lusiadi.indb 631 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[140r]
CANTO OCTAVO. 140

[72] Crescendo cos successos bons primeyros


No peyto as ousadias, descobrirão
Pouco e pouco caminhos estrangeyros,
Que hâs succedendo aos outros proseguirão:
De Affrica os moradores derradeyros
Austrais, que nunca as sete flammas virão,
Foram vistos de nos, atras deyxando
Quantos estão os Tropicos queymando.

[73] Assi com firme peyto, e com tamanho


Proposito vencemos à Fortuna,
Ate que nos no teu terreno estranho
Viemos pôr a vltima coluna:
Rompendo a força do liquido Estanho
Da tempestade horrifica, e importuna
Ati chegamos, de quem so queremos
sinal, que ao nosso Rey de ti leuemos.

[74] Esta he a verdade Rey, que não faria


Por tão incerto bem, tão fraco premio
Qual, não sendo isto assi, esperar podia,
Tão longo tão fingido, e vão proemio:
Mas antes descansar me deyxaria
No nunca descansado e fero gremio
Da madre Thetis, qual pirata inico
Dos trabalhos alheyos feyto rico.
S 4 Assi que

632

I Lusiadi.indb 632 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[72] Crescendo coi successi lor primieri


nel petto le arditezze, discoprirono
a poco a poco le rotte straniere,
che i successori ognora proseguirono.281
D’Africa gli abitanti più remoti
austral’, che mai le Sette Fiamme videro,282
furon visti da noi, dietro lasciando
quei che i Tropici vanno fiammeggiando.283

[73] Così con fermo petto284 e con tenace


proposito,285 vincemmo la Fortuna,
finché nella tua terra a noi straniera
venimmo a porre l’ultima colonna.286
Rompendo l’urto del liquido stagno,287
della tempesta orrìfica e importuna,
a te veniamo, a cui solo chiediamo
segno, ch’al nostro Re di te portiamo.

[74] Re, questo è il vero:288 fatto non avrei


per tanto incerto bene e fiacco premio,
qual, non essendo tal, sperar potea,
sì lungo e finto e sì vano proemio;289
ma prima riposar mi lascerei
nel giammai riposato e fero grembo
di madre Teti,290 qual pirata iniquo,
delle ricchezze altrui fattosi ricco.291

633

I Lusiadi.indb 633 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[140v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[75] Assi que ô Rei, se minha grão verdade


Tes por qual he, sincera, e não dobrada,
Ajuntame ao despacho breuidade,
Não me impidas o gosto da tornada:
E se inda te parece falsidade,
Cuyda bem na razão que esta prouada,
Que com claro juyzo pode verse,
Que facil he a verdade dentenderse.

[76] A tento estaua o Rey na segurança,


Com que prouaua o Gama o que dezia,
Concebe delle certa confiança,
Credito firme, em quanto proferia,
Pondera, das palauras ha abastança,
Iulga na autoridade grão valia,
Começa de julgar por enganados
Os Catuais currutos, mal julgados.

[77] Iuntamente a cobiça do proueyto,


Que espera do contrato Lusitano,
O faz obedecer, e ter respeyto,
Co Capitão, e não co Mauro engano:
Enfim ao Gama manda, que direyto
Aas naos se vâ, e seguro dalgum dano
Possa a terra mandar qualquer fazenda,
Que pela especiaria troque, e venda.
Que

634

I Lusiadi.indb 634 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[75] Sicché, o Re, se la mia gran verità


prendi com’è, sincera e non deviata,292
aggiungi al tuo decreto brevità,293
non togliermi il piacer della tornata.
E se ancora ti pare falsità,
ben pensa alla ragion che t’ho provata,294
che con chiaro giudizio puoi avvertire295
ch’è facile la verità capire».

[76] Attento stava il Re alla sicurezza296


con cui provava Gama il che dicea;
nutre ora in lui una salda confidenza,
credito fermo in quanto ei proferia.297
Valuta le parole convincenti,298
giudica e stima l’autorevolezza,299
comincia a giudicar come ingannati
corrotti Catuai, mal giudicati.300

[77] Ancor, la cupidigia del provento


che s’aspetta dal patto Lusitano,
lo spinge ad obbedire e aver rispetto
al Capitano, e non al moro inganno.301
In fin comanda il Gama che diretto
alle navi sen vada e, senza danno,302
possa a terra mandar sue mercanzie
che venda e scambi con le spezierie.303

635

I Lusiadi.indb 635 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[141r]
CANTO OCTAVO. 141

[78] Que mande da fazenda enfim lhe manda,


Que nos Reynos Gangeticos faleça,
Salgâa traz idonea la da banda
Donde a terra se acaba, e o mar começa.
Iâ da Real presença veneranda
Se parte o Capitão, pera onde peça
Ao Catual, que delle tinha cargo
Embarcação, que a sua esta de largo.

[79] Embarcação que o leue aas naos lhe pede:


Mas o mao Regedor, que nouos laços
Lhe machinaua, nada lhe concede,
Interpondo tardanças e embaraços:
Coelle parte ao caes, porque o arrede
Longe quanto poder dos regios paços,
Onde, sem que seu Rei tenha noticia,
Faça o que lhe insinar sua malicia.

[80] La bem longe lhe diz, que lhe daria


Embarcaçam bastante, em que partisse,
Ou que pera a luz crastina do dia
Futuro, sua partida diffirisse:
Ia com tantas tardanças entendia
O Gama, que o Gentio consentisse
Na ma tençam dos Mouros, torpe e fera,
O que delle ate li nam entendêra:
Era

636

I Lusiadi.indb 636 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[78] Che mandi mercanzia infin gli comanda304


che nei regni Gangètici305 scarseggia,
s’alcuna ei porta idonea, dalla banda
là dove terra ha fine e mar comincia.306
Già da regal presenza veneranda307
si parte il Capitano, a fin che chieda
al Catual, che su lui aveva incarco,308
imbarcazion, ché la sua stava al largo.

[79] Imbarcazion che ’l porti ai suoi309 gli chiede,


ma il malo Reggitor, che nuovi lacci
gli ordiva contro, nulla gli concede
frapponendo ritardi ed imbarazzi.310
Con lui s’avvia allo scalo, per condurlo
lungi quanto potrà da’ real palazzi,
ove,311 senza che il Re n’abbia notizia,
faccia ei quel che gl’insegna312 sua malizia.

[80] Là, ben lungi, gli dice che ’i darà


imbarcazion bastante per partire,
o che alla luce cràstina del dì
futuro313 sua partita differisse.
Con sì tanti ritardi314 già intendea
il Gama che il Pagano è nella schiera
della mora congiura, turpe e rea,
ciò che finora inteso non avea.315

637

I Lusiadi.indb 637 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[141v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[81] Era este Catual, hum dos que estauão


Corrutos pela Maumetana gente,
O principal por quem se gouernauão
As cidades do Samorim potente:
Delle somente os Mouros esperauão
Efeyto a seus enganos torpemente,
Elle, que no concerto vil conspira
De suas esperanças nam delira.

[82] O Gama com instancia lhe requere


Que o mande por nas naos, e não lhe val,
E que assi lho mandàra, lhe refere,
O nobre successor de Perimal:
Porque razão lhe empede e lhe difere
A fazenda trazer de Portugal,
Pois aquillo que os Reis ja tem mandado
Nam pode ser por outrem derrogado?

[83] Pouco obedece o Catual corruto


A tais palauras, antes reuoluendo
Na fantasia algum sutil, e astuto
Engano diabolico, e estupendo,
Ou como banhar possa o ferro bruto
No sangue auorrecido, estaua vendo,
Ou como as naos em fogo lhe abrasasse,
Porque nenhâa aa patria mais tornasse.
Que

638

I Lusiadi.indb 638 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[81] Era questo Catual di quei che furon


corrotti dalla Maomettana gente,316
ed era il principal che governava
le cittadi del Samorim potente.
Da lui soltanto i Mori s’aspettavan
effetto ai propri inganni turpemente;317
egli, che nel concerto vil cospira,
dalle loro speranze non delira.318

[82] Il Gama con istanza gli richiede


che ’l porti alle sue navi, ma non vale;319
che l’aveva320 ordinato, gli ripete,
il nobil successor di Perimale.321
Per qual ragion gli nega e gli impedisce
la mercanzia recar del Portogallo,322
già che a ciò che dai Re è stato ordinato
non può essere da alcuno derogato?323

[83] Poco si cura il Catual corrotto


di tai parole; ch’anzi, rivolvendo324
nella sua fantasia sottile325 e astuto
qualche inganno diabolico e tremendo,326
o come bagnar possa il ferro bruto327
nell’aborrito sangue sta vedendo;328
o come a fuoco le navi bruciasse,329
perché nessuna in patria mai tornasse.

639

I Lusiadi.indb 639 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[142r]
CANTO OCTAVO. 142

[84] Que nenhum torne aa patria so pretende


O conselho infernal dos Maumetanos,
Porque nam saiba nunca onde se estende
A terra Eoa o Rei dos Lusitanos:
Não parte o Gama em fim, que lho defende
O Regedor dos barbaros profanos,
Nem sem licença sua yrse podia,
Que as almâdias todas lhe tolhia.

[85] Aos brados e razões do Capitão,


Responde o Idolatra, que mandasse
Chegar aa terra as naos, que longe estão,
Porque milhor dali fosse, e tornasse:
Sinal he de inimigo, e de ladrão,
Que la tam longe a frota se alargasse,
Lhe diz, porque do certo e fido amigo
He nam temer do seu nenhum perigo.

[86] Nestas palauras o discreto Gama


Enxerga bem, que as naos deseja perto
O Catual, porque com ferro, e flama
Lhas assalte, por odio descuberto:
Em varios pensamentos se derrama:
Fantasiando estâ remedio certo,
Que desse a quanto mal se lhe ordenaua,
Tudo temia, tudo em fim cuidaua.
Qual

640

I Lusiadi.indb 640 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[84] Che nessun torni in patria sol pretende330


il consiglio infernal dei Maomettani,331
perché non sappia mai dove si estende
la terra Eoa332 il Re dei Lusitani.
Non parte il Gama infin, che lo contende333
il Reggitor dei barbari profani,334
né senza sua licenza andar potea,
che tutte le piroghe gli togliea.335

[85] Ai reclami e ragion’ del Capitano


risponde l’Idolatra che mandasse
sue navi a terra, ch’erano lontano,
perché meglio così andasse e tornasse. 336
«Segno è d’esser nemico e pur ladrone
che sì lunge la flotta al largo stia»,
gli dice, «ché di certo e fido amico
è non temer da amico337 alcun pericolo».

[86] In tai parole il perspicace Gama


divisa ben le navi voler certo
vicine il Catual, con ferro e fiamma
per assaltarle, in odio discoperto.338
In vari pensamenti egli s’affanna;
immaginando339 ei sta un rimedio certo
da opporre al mal che a lui si preparava;
tutto temeva, e tutto or cogitava.

641

I Lusiadi.indb 641 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[142v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[87] Qual o reflexo lume do polido


Espelho de aço, ou de cristal fermoso,
Que do rayo solar sendo ferido,
Vai ferir noutra parte luminoso,
E sendo da ouciosa mão mouido
Pela casa do moço curioso,
Anda pelas paredes, e telhado,
Tremulo, aqui e ali, e dessossegado.

[88] Tal o vago juyzo fluctuaua


Do Gama preso, quando lhe lembrara
Coelho, se por caso o esperaua
Na praia cos bateis, como ordenara:
Logo secretamente lhe mandaua,
Que se tornasse aa frota, que deixâra,
Nam fosse salteado dos enganos,
Que esperaua, dos feros Maumetanos.

[89] Tal ha de ser, quem quer co dom de Marte


Imitar os illustres, e igoalalos.
Voar co pensamento a toda parte,
Adiuinhar pirigos, e euitallos:
Com militar engenho, e sutil arte
Entender os imigos, e enganalos,
Crer tudo em fim, que nunca louuarey
O Capitão que diga, não cuidey.
Insiste

642

I Lusiadi.indb 642 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[87] Quale il reflesso lume d’un polito


specchio d’acciar, o di cristal formoso,340
che, da raggio solar sendo ferito,
va a ferire altra parte luminoso,
ed essendo da oziosa man girato
per la casa da un giovincel curioso,
vaga per le pareti e per la volta,341
tremulo e inquieto, qua e là, senza sosta,

[88] tale il vago pensiero fluttuava342


del Gama preso,343 quando gli sovvenne344
di Coèlho, che forse lo aspettava
sul lido coi battel’, come ordinato.
Tosto segretamente gli mandava345
che tornasse alla flotta che ha lasciato;
per non esser sorpreso dagli inganni
che attendeva dai feri Maomettani.346

[89] Tale dev’esser chi, col don di Marte,347


voglia imitar gli Illustri, ed eguagliarli:
volare col pensiero in ogni parte,
divinare i pericoli, e evitarli;
con militare ingegno e sottil arte
intender gli inimici, ed ingannarli;
tutto considerare, infin, ché mai
lodo348 un Duce che dica: «Non pensai».349

643

I Lusiadi.indb 643 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[143r]
CANTO OCTAVO. 143

[90] Insiste o Malabar em telo preso,


Senão manda chegar a terra a armada,
Elle constante, e de yra nobre aceso,
Os ameaços seus nam teme nada:
Que antes quer sobre si tomar o peso,
De quanto mal a vil malicia ousada
Lhe andar armando, que por em ventura
A frota de seu Rei, que tem segura.

[91] Aquella noite esteue ali detido,


E parte do outro dia, quando ordena
De se tornar ao Rei: mas impedido
Foi da guarda que tinha não pequena:
Comete lhe o Gentio outro partido,
Temendo de seu Rei castigo, ou pena,
Se sabe esta malicia, a qual asinha
Saberâ, se mais tempo ali o detinha.

[92] Diz lhe que mande vir toda a fazenda


Vendibil, que trazia, pera a terra,
Pera que de vagar se troque, e venda,
Que quem nam quer comercio, busca guerra:
Posto que os maos prepositos entenda
O Gama, que o danado peito encerra,
Consente, porque sabe por verdade,
Que compra co a fazenda a liberdade.
Concertãse

644

I Lusiadi.indb 644 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[90] Ancora il Malabar lo tiene preso,350


se non comanda l’approdo all’armata;
egli costante, e d’ira giusta acceso,351
le minacce di lui non teme affatto;352
che vuol piuttosto ei sostenere il peso
di quanto mal la vil malizia audace353
gli andrà approntando, che porre a ventura354
la flotta del suo Re, che tien sicura.

[91] Quella notte rimase lì coercito,355


e parte d’altro dì, quando decide
di tornarsene al Re, ma n’è impedito
dalla guardia che avea, non certo esigua.
Gli propone il Pagano altro partito,
temendo dal suo Re castigo o pena356
se sa questo malfatto, il qual per tempo
saprà, se lo trattien più lungo tempo.

[92] Gli dice di mandar le mercanzìe


vendibili, che aveva, sulla terra,
perché con agio si scambino e vendano;357
che chi non vuol commercio, cerca guerra.358
Posto che i mai propositi359 già intenda,
il Gama, che ’l dannato petto serra,360
consente, poiché sa per verità
che compra col mercato libertà.361

645

I Lusiadi.indb 645 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[143v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[93] Concertã se que o negro mande dar,


Embarcações idoneas com que venha,
Que os seus bateis não quer auenturar,
Onde lhos tome o imigo, ou lhos detenha:
Partem as almàdias a buscar
Mercadoria Hispana, que conuenha,
Escreue a seu yrmão, que lhe mandasse
A fazenda, com que se resgatasse.

[94] Vem a fazenda a terra, aonde logo


A agasalhou o infame Catual:
Coella ficam Aluaro e Diogo,
Que a podessem vender pelo que val,
Se mais que obrigação, que mando e rogo
No peito vil o premio pode, e val,
Bem o mostra o Gentio a quem o entenda,
Pois o Gama soltou pela fazenda.

[95] Por ella o solta, crendo que ali tinha


Penhor bastante, donde recebesse
Interesse maior do que lhe vinha,
Se o Capitão mais tempo detiuesse:
Elle vendo que ja lhe nam conuinha
Tornar a terra, porque nam podesse
Ser mais retido, sendo aas naos chegado
Nellas estar se deixa descansado.
Nas

646

I Lusiadi.indb 646 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[93] Concerta con il Negro362 a lui di dare


imbarcazioni idonee con cui venga:363
i suoi battelli nega avventurare364
ove li prenda il nemico, o trattenga.
Partono le piroghe per cercare
ispana mercanzia, che lor convenga.365
Scrive quindi al fratel che gli mandasse
la mercanzia con cui si riscattasse.

[94] Giunge la merce a terra, dove tosto


la riceve’ l’infame Catuale;
con essa restano Álvaro e Diogo,366
che la vendessero per quel che vale.
Se più che obbligazion, comando e istanza
in petto vile un premio ha forza e vale,367
ben lo mostra il Pagano, a chi lo intenda,
ché il Gama liberò per tal faccenda.

[95] Perciò lo libera: crede che ivi sia


pegno bastante, donde ricevesse
più interesse di quel che gli venìa368
se il Capitano ancora trattenesse.
Ei, vedendo che non gli convenia
tornar a terra, affinché non dovesse
esser ripreso, alle navi arrivato
in quelle resta, infine ristorato.369

647

I Lusiadi.indb 647 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[144r]
CANTO OCTAVO. 144

[96] Nas naos estar se deyxa vagaroso,


Atê ver o que o tempo lhe descobre,
Que não se fia jà do cobiçoso
Regedor corrompido, e pouco nobre.
Veja agora o juyzo curioso
Quanto no rico, assi como no pobre
Pode o vil interesse e sede imiga
Do dinheyro, que a tudo nos obriga.

[97] A Polidoro mata o Rey Treicio,


Sô por ficar senhor do grão tesouro:
Entra, pelo fortissimo edificio,
Com a filha de Acriso a chuua douro:
Pode tanto em Tarpeia auaro vicio,
Que a troco do metal luzente, e louro,
Entrega aos inimigos a alta torre,
Do qual quasi afogada empago morre.

[98] Este rende munidas fortalezas,


Faz tredoros, e falsos os amigos,
Este a mais nobres faz fazer vilezas,
E entrega Capitães aos inimigos:
Este corrompe virginais purezas,
Sem temer de honra, ou fama algâs perigos,
Este depraua as vezes âs ciencias,
Os juyzos cegando, e as consciencias.
Este

648

I Lusiadi.indb 648 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[96] Sulle navi egli resta, fiducioso,370


per veder ciò che il tempo gli discopra:
ché non ha fede già nell’ambizioso
Reggitore corrotto e punto nobile.
Veda ora ogni intelletto giudizioso371
quanto nel ricco, e sì nel miserabile,
puote il vile interesse, e sete truce372
di denaro, che ad ogni mal ci induce.

[97] Polidoro assassina il Re di Tracia,373


sol per farsi signor del gran tesoro;
entra per il fortissimo edificio374
con la figlia d’Acriso pioggia d’oro;375
può sì tanto in Tarpea l’avaro vizio
che, in cambio del metal fulvido e chiaro,376
apre ai nemici ingresso all’alta torre,377
dal qual378 premuta, per paga, ne muore.

[98] Questo ecco espugna munite fortezze,379


fa traditori e ipocriti gli amici;380
questo ai più illustri fa fare vilezze,381
consegna i Capitani agli inimici;
questo corrompe virginal’ purezze,
senza rischi temer d’onore o fama;
questo deprava a volte pur le scienze,
i giudizi accecando e le coscienze.382

649

I Lusiadi.indb 649 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO OCTAVO

[144v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[99] Este interpreta mais que sutilmente


Os textos. este faz e desfaz leis:
Este causa os perjurios entre a gente:
E mil vezes tirânos torna os Reis.
Ate os que so a Deos omnipotente
Se dedicão, mil vezes ouuireis,
Que corrompe este encantador, e illude:
Mas não sem cor com tudo de virtude.

FIM.

650

I Lusiadi.indb 650 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO VIII

[99] Questo interpreta più che sottilmente


i testi;383 questo fa e disfa le leggi;
questo causa spergiuri tra la gente,
e mille volte i Re verte in tiranni.
Fin quelli che a sol Dio Onnipotente
si dedicano, mille volte s’ode
che corrompe esto incantatore, e illude,
ma non senza colore di virtude!384

651

I Lusiadi.indb 651 14/04/2022 15:25:13


I Lusiadi.indb 652 14/04/2022 15:25:13
Canto Nono
Canto IX

I Lusiadi.indb 653 14/04/2022 15:25:13


I Lusiadi.indb 654 14/04/2022 15:25:13
Nota introduttiva

RIEPILOGO. I due portoghesi Diogo e Álvaro, rimasti a terra, vengono trattenuti:


così i malvagi nemici dei portoghesi sperano nell’arrivo dalla Mecca di una flotta
araba, che si reca ogni anno dal Mar Rosso all’India per commercio; Monçaide av-
verte Gama del pericolo (ott.) 1-7. – Gama decide di salpare, ma il tentativo di far
imbarcare di nascosto i due portoghesi rimasti a terra fallisce; per rappresaglia il
Capitano non libera alcuni mercanti indiani che erano ancora sulla flotta; si crea il
caos e il Samorim, avvedutosi di tutto, rilascia i due portoghesi con la mercanzia di
scambio promessa; finalmente i lusitani possono ripartire, carichi di preziosi beni
dell’India 8-14. – La flotta si avvia al ritorno in patria con venti propizi; Monçaide
si converte alla fede cristiana; gioia generale 15-17. – Venere vuole dare agli eroi
portoghesi un premio straordinario; osserva che l’amore vero non è rispettato nel
mondo; con l’aiuto di Cupido, che fa forgiare dai suoi amorini le frecce d’amore,
in un’isola splendida pone numerose ninfe marine trafitte e innamorate 18-50. –
La flotta giunge in vista dell’isola sublime, e i portoghesi decidono di sbarcarvi;
descrizione dell’isola, della sua flora, dei suoi fiori, della sua fauna 51-63. – I «nuo-
vi Argonauti» approdano nell’isola degli Amori; inoltrandosi in essa intravedono
le ninfe che vagano, e le inseguono; esse cederanno dopo le prime ritrosie 64-74.
– Episodio di Leonardo, cavaliere filostrato, abbattuto da Amore che gli è sempre
stato ostile: egli insegue Efira e la supplica di non sfuggirgli; alla fine la ninfa cede e
la foresta risuona di «teneri lamenti» e «ingordi baci» 75-83. – Ogni eroe lusitano
ha la sua ninfa ormai, e le coppie si giurano fedeltà; per Gama c’è Teti come com-
pagna di alto rango; tutti si dedicano a gioie e conviti 84-88. – Significato dell’isola
e di tutta la vicenda; dichiarazione di evemerismo (gli dèi all’origine erano sempli-
ci uomini); esortazione a ottenere autentica fama immortale con comportamenti
onesti ed equi 89-95.

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I Lusiadi.indb 655 14/04/2022 15:25:13


NOTA INTRODUTTIVA

Direzioni interpretative
L’amore come eros autentico, fisico, si contrappone all’amore per le cose e
le ricchezze e il potere, seguendo forse una traccia agostiniana: occasione
per una tirata sulla cupidigia umana. Segue la condanna degli amori disordi-
nati. Curiosa l’invenzione (camoniana?) delle ninfe feias che si adattano ad
alcune piaghe d’amore come aspri contravveleni: un tocco di grottesco che
sembra insolito, ma che non stona in un contesto manierista «capriccioso».

L’episodio dell’Isola degli amori (Ilha dos Amores) è senz’altro il fiore


all’occhiello di questo magnifico canto, la cui bellezza prosegue poi nel se-
guente assumendo dimensioni cosmologiche e totalizzanti. La Quellenfor-
schung su questa invenzione camoniana, in seguito imitata da Tassoni nel
suo frammento poematico L’Oceano (cfr. Tuccini Satiriche donzelle), è stata
vivacissima nei secoli e raccoglie ancora, con metodologie aggiornate, mol-
te giunte di letteratura critica. Ci piace premettere qui una considerazione
di Francisco Gomes de Amorim, che può valere anche come riflessione
sulla nostra stessa condotta commentatoria:

Infelizmente, alguns eruditos que o teem explicado, não vêem em cada um dos
seus episódios, em cada estancia, em cada verso, senão traducções ou imitações!
Enchem volumes de pesada e indigesta leitura, para provarem, não a gloria do
poeta, ainda quando sejam apaixonados d’ella, como Faria e Sousa; mas a vaidade
do seu próprio saber. Isto, em vez de merecer louvor, é desserviço á memoria do
épico insigne. Pelos commentarios de Faria, o maior poeta de Portugal seria de
uma pobreza inventiva abaixo de tudo! Não passa quase um só verso dos Lusíadas,
sem que este commentador nos pretenda mostrar o respectivo original!
(Amorim II, p. 221)

Disgraziatamente, alcuni eruditi che lo hanno commentato, non vedono in cias-


cuno dei suoi episodi, in ogni ottava, in ogni verso se non traduzioni o imitazioni!
Riempiono volumi di greve e indigesta lettura, per provare, non la gloria del poeta,
anche quando sono appassionati d’essa, come Faria e Sousa, ma la vanità del loro
proprio sapere. Questo, invece di meritare lode, è un cattivo servizio fatto alla me-
moria dell’insigne epico. Stando ai commenti di Faria, il maggior poeta portoghese
sarebbe di una povertà inventiva sotto ogni aspetto! Non passa quasi un solo verso
dei Lusiadi senza che questo commentatore non ci pretenda di mostrare la rispet-
tiva fonte originale!

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I Lusiadi.indb 656 14/04/2022 15:25:13


CANTO IX

Non ha tutti i torti qui l’editore del poema, altrimenti famigerato per un
furor congetturale ed emendativo quasi sempre vano.
Non si è pensato, in tanto vivaio-verminaio fontistico-glossatorio, a un pos-
sibile suggerimento etero-culturale (escludendo improbabili riferimenti a
leggende arabe: cfr. Domingues A concepção). O meglio, en passant, qual-
cheduno vi ha accennato.

Mas há um ponto em que esta imaginação adquire um lado heterodoxo: a recom-


pensa sexual que se identifica com o espaço do jardim/ilha de Vénus, contraposto ao
Éden cristão de onde o sexo está ausente. É algo que vem da imagem do paraíso islâ-
mico, onde o crente será acolhido pelas huris, as donzelas que lhe irão dar a conhecer
as delícias do outro mondo. Esta contaminação da mitologia pela religião proscrita
– a maometana – vem dar um colorido ideológico a este canto em que a moral cristã
sofre alguns tratos de polé que, apesar de tudo, foi benignamente aceite na sua época
(Júdice Camões por cantos, p. 90)

Ma c’è un punto in cui questa immaginazione mostra un lato eterodosso: la ricom-


pensa sessuale che si identifica con lo spazio del giardino/isola di Venere, con-
trapposto all’Eden cristiano da dove il sesso resta assente. È qualcosa che deriva
dall’immagine del paradiso islamico, dove il credente sarà accolto dalle urì, le fan-
ciulle che gli faranno conoscere le delizie dell’altro mondo. Questa contaminazione
della mitologia con la religione proscritta – quella maomettana – viene a dare un
colorito ideologico a questo canto in cui la morale cristiana soffre alcuni tratti di
corda che, aldilà di tutto, fu benignamente accettato alla sua epoca.

Come non pensare a un tale cortocircuito culturale, in un poeta che si è


confrontato a lungo con la cultura altra, musulmana o pagana, e lo avrà fat-
to probabilmente anche al livello di conversazioni intellettualmente nobili
con saggi locali? (cfr. anche Didier Islam).
Procediamo senza facere saltus. Fra le due traduzioni più rilevanti del Co-
rano cinquecentesche, Alcoran, latina del ’43 e Alcorano, italiana del ’47
(vd. Nota bibliografica), la prima è relativamente più accurata. Al termine
della Azoara (cioè Sura) numerata LIV (ma corrispondente vagamente agli
ultimi versetti della Sura LV, cfr. Corano, p. 469) leggiamo:

Timentes autem, locum hortis & fontibus fœcundum possidebunt, vestibusque se-
ricis et purpura vestiendi, puellas ducent cum oculis claris & immensis: quorum

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NOTA INTRODUTTIVA

albugines candidissimae, & pupillae nigerrimae. Pro velle quoque suo fructus mul-
timodos absque timore comedent, non gustaturi mortem nisi primam etc.
(Alcoran, p. 154)

I timorosi di Dio, infatti, possederanno un luogo fecondo d’orti e sorgenti, si vesti-


ranno d’abiti di seta e porpora, si uniranno a fanciulle con occhi chiari e grandi: le
loro carnagioni saranno candidissime e le pupille nerissime. A piacere loro mange-
ranno svariati frutti senza timore, non gusteranno altra morte se non quella prima,
naturale.

Da esplicare alcuni particolari: il verbo ducere (scil. «in matrimonio») indi-


ca che i rapporti con le puellae saranno monogamici; il termine albugines
starebbe per la parte chiara dell’occhio esterno, ovvero la cornea, anche se
albugo risulta significare in Plinio «leucoma» o «forfora». Noi pensiamo
che il traduttore faccia riferimento alla bianchezza della pelle delle fan-
ciulle. In ogni caso l’espressione tecnica albugenus (humor) è già presente
in testi medievali, occitano-oitanici: cfr. Valenti Lessico anatomico 3.1. Il
poter mangiare frutti senza timore sembra un evidente richiamo contra-
stivo all’Eden cristiano e al frutto proibito. La «prima morte», cioè quella
già superata dai timentes, non sarà seguita dalla secunda mors, cioè dalla
dannazione eterna.
Più castigato – e ottuso – il traduttore dell’Alcorano, dipendente dalla versio-
ne latina medievale di Robert di Ketton (vd. Tommasino L’Alcorano, p. 37):

A cotali uomini saranno aperte le porte del Paradiso, nel quale ociosamente seden-
do mangieranno pomi di molte sorti, e beranno sciroppi. Haranno mogli bellissi-
me, le quali non volgeran gli occhi altrove, che a lor mariti.
(Alcorano 76v)

Tuttavia, qui la sostituzione delle Huri con spose legittime ci riporta più
presso alla situazione camoniana della monogamia fra eroi e ninfe (que ham
de ter eternamente, 145, 7), talché la pessima versione italiana – ovvero la
sua fonte diretta –, conosciuta o no che fosse al nostro, ci indica una via
di ortopedizzazione, per così dire, dei piaceri carnali coranici, ancora più
evidente che nella traduzione latina.
Non abbiamo certezze, certo. Però la fruizione camoniana di un immagina-
rio premiale coranico non ci pare proprio in contrasto con l’atteggiamento

658

I Lusiadi.indb 658 14/04/2022 15:25:13


CANTO IX

fondamentale del poeta: salvare quello che c’è di umano e di positivo an-
che nella sfera culturale «nemica». Un poema antislamico (come la Libe-
rata coeva) non tralascia ragioni di sensibilità artistica e storica lato sensu,
espresse in forme di tolleranza, curiosità intellettuale e comprensione. Tas-
so lo fa con una maggiore sottigliezza, ambiguità e nevrotica infingevolezza;
Camões è forse più perspicuo, anche se non abbandona certo l’assunto
contro-musulmano che deve necessariamente strutturare il suo capolavo-
ro. Os Lusíadas non è un’opera per esegeti superficiali, e la sua smagliante
bellezza si arricchisce anche di apparenti aporie che però un’analisi appro-
fondita può e potrà sviscerare e illuminare.

Una postilla. È abitudine inveterata voler far risalire l’invenzione camonia-


na dell’Ilha dos Amores all’episodio dello sbarco a Lemno degli Argonauti
in Val. Fl. vv. 311-431. Soffermiamoci sul v. 324, che presenta una crux
(non disperata).
La lezione «Venus ipsa volens dat corpora iungi», in cui corpora è predi-
letto da Burmann, Mozley e altri, citt. in Caviglia p. 286 e Poortvliet p.
187, potrebbe aver suggerito a Camões una volontà della dea che i Minii
e le abitanti di Lemno, già lorde del sangue dei loro coniugi, si unissero
(carnalmente), se però non fosse che tempora, lezione del codice Vaticano,
e presente sia nell’edizione del 1500-1501 che in quelle del ’23 e quindi
del ’48, aggiusta il tiro, e quindi, tolto il fatto indubbio che gli Argonauti
si rilassino nell’isola con banchetti, oziose piume e baldoria (sarà Ercole
a «diseffeminarli»), un conto è leggere dat corpora iungi, un conto è dat
† tempora † iungi, espressione molto più complessa da tradurre: Venere
concederebbe la possibilità che sia giusto, maturo il momento che gli Ar-
gonauti sbarchino su Lemno e si incontrino con le Lemnee, o piuttosto
semplicemente Venere riconosce che il momento è favorevole, generica-
mente, dopo aver consumato la stagione del terrore, da lei stessa voluta e
orchestrata, in cui c’è stata la strage orripilante di tutti i mariti (vd. versi
precedenti). In ogni caso, visto che probabilissimamente Camões leggeva
tempora, dobbiamo stare al quia.
Senza contare che tutto l’episodio lemneo del secondo degli Argonautica,
a parte qualche frammento forse recepito, è sostanzialmente estraneo al
trionfo erotico-casto dell’Ilha dos Amores. Rispetto a questa suggestione
intertestuale più volte evocata, il sincretismo con il ğannat islamico ci pare
molto più appetibile.

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I Lusiadi.indb 659 14/04/2022 15:25:13


[144v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

☙ Canto Nono.

[1] TIuerão longamen-/te na cidade


Sem vender se a fazenda os do-/us feitores,
Que os infieis por manha, e falsidade
Fazem, que nam lha comprem mercadores,
Que todo seu proposito, e vontade
Era, deter ali os descubridores
Da India, tanto tempo que viessem
De Meca as naos, que as suas desfizessem.
La no

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I Lusiadi.indb 660 14/04/2022 15:25:13


Canto IX

[1] Tennero lungamente a la città,


senza vender, la merce i due inviati,1
che gli Infedel’, con scaltra falsità,2
fan sì che non la comprino i mercanti:3
lor proposito e ferma volontà
era lì trattener gli scopritori
dell’India, tanto tempo che vedessero
di Mecca i legni,4 che i lor disfacessero.

661

I Lusiadi.indb 661 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[145r]
CANTO NONO 145

[2] La no seio Eritreo, onde fundada


Arsinoe foi do Egipcio Ptholomeo,
Do nome da irmã sua assi chamada,
Que despois em Suez se conuerteo,
Não longe, o porto jaz da nomeada
Cidade Meca, que se engrandeceo
Com a superstiçam falsa, e profana,
Da relegiosa agoa Maumetana.

[3] Gidâ se chama o porto, aonde o trato


De todo o roxo mar mais florecia,
De que tinha proueito grande, e grato
O Soldão que esse Reino possuia:
Daqui aos Malabares, por contrato
Dos infieis, fermosa companhia
De grandes naos, pelo Indico Oceano,
Especiaria vem buscar cada anno.

[4] Por estas naos os Mouros esperauão,


Que como fossem grandes e possantes
Aquellas, que o comerçio lhe tomauão,
Com flamas abrasassem crepitantes:
Neste socorro tanto confiauão,
Que ja nam querem mais dos nauegantes,
Se nam que tanto tempo ali tardassem,
Que da famosa Meca as naos chegassem.
T Mas

662

I Lusiadi.indb 662 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO IX

[2] Là nel seno Eritreo,5 ove fondata


fu Arsinoe dall’Egizio Tolomeo,
dal nome di germana sua chiamata,
che poscia in Suez il nome convertì,6
non lunge è il porto della rinomata
città di Mecca, che già s’ingrandì
per la superstizion falsa e profana
dell’acqua religiosa Maomettana.7

[3] Gida si chiama il porto, ove il commercio


di tutto il Rosso mare più fioriva,8
da cui grande e gradito avea profitto
il Soldano che il Regno possedeva.9
Da costì ai Malabari, per contratto10
fra gli infedeli, augusta compagnia11
di grandi navi, per l’Oceano Indiano,
di spezie vanno a rifornirsi, ogni anno.

[4] Con queste navi già i Mori speravano


che, come grandi essendo e pur prestanti,12
quelle, che il lor commercio minacciavano,13
incendiasser con fiamme crepitanti.14
In tal soccorso tanto confidavano,
ch’altro non voglion più dai naviganti
se non che tanto tempo lì tardassero
che dalla Mecca le navi arrivassero.15

663

I Lusiadi.indb 663 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[145v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[5] Mas o Gouernador dos ceos, e gentes,


Que pera quanto tem determinado,
De longe os meios dâ conuenientes,
Por onde vem a effeito o fim fadado,
Influio piadosos accidentes
De affeiçam em Monçaide, que guardado
Estaua pera dar ao Gama auiso,
E merecer por isso o Paraiso.

[6] Este de quem se os Mouros não guardauão,


Por ser Mouro como elles, antes era
Participante em quanto machinauão,
A tençam lhe descobre torpe, e fera:
Muitas vezes as naos que longe estauão
Visita, e com piedade considera
O dano, sem razão, que se lhe ordena,
Pela maligna gente Sarracena.

[7] Informa o cauto Gama das armadas,


Que de Arabica Meca vem cadano,
Que agora sam dos seus tam desejadas,
Pera ser instrumento deste dano:
Diz lhe que vem de gente carregadas,
E dos trouões horrendos de Vulcano,
E que pode ser dellas opremido,
Segundo estaua mal apercebido.
O Gama

664

I Lusiadi.indb 664 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO IX

[5] Ma il Reggitor dei Cieli e delle genti16


che, secondo ch’Egli ha determinato,
da lunge i mezzi dà convenienti
per cui venga ad effetto il fin segnato,17
influì con pietosi sentimenti18
d’affezione in Monsaide, che serbato19
era per dare al Gama certo avviso,
e meritar con questo il Paradiso.20

[6] Questi, del quale i Mori si fidavano,


perché Moro com’essi (e prima egli era
partecipe di quanto macchinavano),21
l’insidia gli discopre, turpe e fera.22
Spesso i vascelli che a largo restavano
visita, e con pietà23 considerava
la rovina, insensata,24 che si appresta
dall’arme Saracena disonesta.25

[7] Informa il cauto Gama dell’armate


che giungon dalla Mecca Araba ogn’anno,
che adesso son dai suoi26 sì desiate
perché siano strumento di lor danno.27
Gli dice che di gente son stipate28
e dei rimbombi29 orrendi di Vulcano,
e ch’ei può esser da quelle annientato
con l’essere egli male apparecchiato.

665

I Lusiadi.indb 665 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[146r]
CANTO NONO. 146

[8] O Gama que tambem consideraua


O tempo, que pera a partida o chama,
E que despacho ja não esperaua
Milhor do Rei, que os Maumetanos ama:
Aos feitores, que em terra estão, mandaua
Que se tornem aas naos: e porque a fama
Desta subita vinda os não impida,
Lhe manda que a fizessem escondida.

[9] Porem não tardou muito, que voando


Hum rumor nam soasse com verdade,
Que forão presos os feitores, quando
Foram sentidos virse da cidade:
Esta fama as orelhas penetrando
Do sabio capitão, com breuidade
Faz represaria nâs, que aas naos vierão,
A vender pedraria que trouxerão.

[10] Eram estes antigos mercadores


Ricos em Calecu, e conhecidos
Da falta delles, logo entre os milhores
Sentido foi, que estão no mar retidos:
Mas ja nas naos os bõs trabalhadores,
Voluem o cabrestante, e repartidos
Pelo trabalho, hâs puxão pela amarra,
Outros quebrão co peito duro a barra.
T 2 Outros

666

I Lusiadi.indb 666 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO IX

[8] Il Gama, che pur ben considerava


il tempo,30 che a partire lo richiama,
e che decreto31 ormai non più sperava
miglior dal Re, che i Maomettani ama,32
ai due che in terra stanno33 comandava
che tornino alle navi; e perché fama
di lor fuga non sia pericolosa,
ordina di effettuarla bene ascosa.34

[9] Eppur non tardò molto che, volando,


un rumor non sonasse, in verità,35
ch’eran presi i due Lusi,36 appunto quando
fu scoperta lor fuga di città.
Questa fama l’orecchie penetrando
del savio Capitan, con celertà
fa rappresaglia in quei ch’eran venuti
sulle navi, di gemme provveduti.37

[10] Eran costoro antichi mercatori


ricchi assai in Calicut, e conosciuti:38
di loro assenza tosto fra i maggiori
sentito fu, che in mar son trattenuti.
Ma sulle navi i buon’ lavoratori
ormai girano l’argano, e partiti
tra lor gl’incarchi, alcun tira l’amarra,
altri premon col duro sen la barra;39

667

I Lusiadi.indb 667 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[146v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[11] Outros pendem da verga, e ja desatão


A vella, que com grita se soltaua,
Quando com maior grita ao Rei relatão
A pressa, com que a armada se leuaua:
As molheres e filhos, que se matão
Daquelles que vão presos, onde estaua
O Samorim, se aqueixão que perdidos
Hâs tem os pais, as outras os maridos.

[12] Manda logo os feitores Lusitanos


Com toda sua fazenda liuremente,
Apesar dos imigos Maumetanos,
Porque lhe torne a sua presa gente:
Desculpas manda o Rei de seus enganos,
Recebe o Capitão de melhormente
Os presos, que as desculpas, e tornando
Algâs negros, se parte as vellas dando.

[13] Partese costa abaxo, porque entende


Que em vão co Rei gentio trabalhaua,
Em querer delle paz, a qual pretende
Por firmar o comercio que trataua:
Mas como aquella terra que se estende
Pela Aurora, sabida ja deixaua,
Com estas nouas torna aa patria cara,
Certos sinais leuando do que achara.
Leua

668

I Lusiadi.indb 668 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO IX

[11] altri pendon dall’albero, e già liberano


la vela, che tra grida si scioglieva,
quando, con maggior’ grida,40 al Rege annunziano
che con foga l’armata se n’andava.
Le mogliere ed i figli, che s’angosciano
per quei che son prigioni, dove stava41
il Samorim si dolgon, che perduti
l’un crede i genitor’, l’altre i mariti.42

[12] Manda tosto i due messi Lusitani43


con ogni merce lor, liberamente,44
nonostante i contrari Maomettani,
perché gli renda la sua presa gente.
Discolpe il Rege invia per i suoi inganni;45
riceve il Capitan più lietamente
i presi che le scuse,46 e liberando47
qualche moro,48 le vele va spiegando.49

[13] Parte giù per la costa, perché intende


che invan col Re pagano faticava
a chieder pace, la qual si pretende
per firmar commerciale trattativa.50
Ma poiché quella terra, che si estende
per l’Aurora, a lui ormai nota lasciava,51
con tai nove alla cara patria riede,
certi segni recando di che vide.

669

I Lusiadi.indb 669 14/04/2022 15:25:13


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[147r]
CANTO NONO. 147

[14] Leua algâs Malabares, que tomou


Per força, dos que o Samorim mandâra,
Quando os presos feitores lhe tornou:
Leua pimenta ardente que compràra:
A seca flor de Banda não ficou,
A Noz, e o negro crauo, que faz clara
A noua ilha Maluco, coa canella,
Com que Ceilão he rica illustre e bella.

[15] Isto tudo lhe ouuera a deligencia


De Monçaide fiel, que tambem leua,
Que inspirado de Angelica influencia,
Quer no liuro de Christo que se escreua,
O ditoso Affricano, que a clemencia
Diuina assi tirou descura treua,
E tam longe da patria achou maneira,
Pera subir aa patria verdadeira.

[16] Apartadas assi da ardente costa,


As venturosas naos, leuando a proa
Pera onde a natureza tinha posta
A Meta Austrina da esperança boa,
Leuando alegres nouas e reposta,
Da parte Oriental pera Lisboa,
Outra vez cometendo os duros medos
Do mar incerto, temidos e ledos.
T 3 O prazer

670

I Lusiadi.indb 670 14/04/2022 15:25:13


I LUSIADI, CANTO IX

[14] Porta alcun Malabaro, che trattenne52


a forza, ch’avea il Samorim mandato
quando i presi inviati gli tornò;
porta l’ardenti spezie comperate:53
il secco fior di Banda non lasciò,
la noce,54 il brun garofano,55 che illumina
l’isole di Molucche, e la cannella56
di che Ceylon è ricca, illustre e bella.

[15] Tutto questo gli diè la diligenza


di Monsaide fedel, che pur conduce,57
che, ispirato da Angelica influenza,
vuol nel libro di Cristo che s’iscriva.58
O felice African, che la clemenza59
Divina sì levò da oscura tenebra,60
e lontan da sua patria ebbe maniera61
d’elevarsi alla sola patria vera!62

[16] Discoste dunque dall’ardente costa63


l’avventurose navi, con la prora
rivolta ove natura aveva posta
la meta Austral della Speranza Buona,64
recando liete nuove e la risposta
dalla parte Oriental verso Lisbona,
altra volta affrontar gli aspri segreti65
del mare incerto, timorosi e lieti.66

671

I Lusiadi.indb 671 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[147v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[17] O prazer de chegar aa patria cara,


A seus penates caros e parentes,
Pera contar a peregrina, e rara
Nauegaçam, os varios çeos, e gentes,
Vir a lograr o premio, que ganhàra
Por tão longos trabalhos, e accidentes,
Cada hum, tem por gosto tam perfeito,
Que o coração para elle he vaso estreito.

[18] Porem a Deosa Cipria, que ordenada


Era pera fauor dos Lusitanos
Do Padre eterno, e por bom genio dada
Que sempre os guia ja de longos annos:
A gloria por trabalhos alcançada,
Satisfação de bem sofridos danos,
Lhe andaua ja ordenando, e pretendia
Dar lhe nos mares tristes alegria.

[19] Despois de ter hum pouco reuoluido


Na mente, o largo mar que nauegârão,
Os trabalhos, que pelo Deos nascido,
Nas Amphioneas Thebas, se causarão,
Ia trazia de longe no sentido,
Pera premio de quanto mal passarão,
Buscarlhe algum deleite, algum descanso
No Reino de cristal liquido, e manso.
Algum

672

I Lusiadi.indb 672 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[17] Il piacer di veder la patria cara,67


i lor penati cari ed i parenti,68
per raccontar la peregrina e rara69
navigazione, i vari cieli, e genti;70
ricevere quel premio guadagnato
per sì lunghi travagli ed accidenti:71
per ognun godimento è sì perfetto
che il cuore a lui è vaso troppo stretto.72

[18] Ma la Ciprigna dea,73 che comandata


era di favorire i Lusitani
dal Padre Eterno,74 e per buon genio data,75
che sempre guida lor, già da lung’anni,76
la gloria pei travagli conquistata,
soddisfazion d’assai sofferti danni,77
andava preparando, e concepìa
dar lor nei mari tristi l’allegria.78

[19] Dopo aver per un poco rievocato79


a mente il largo mar che navigarono,
e il travagliar, che dal Dio generato
nell’Anfionica Tebe fu causato;80
già da tempo ella aveva concepito,
come premio per tutto il mal passato,
dar loro alcun diletto, alcun riposo
nel Regno di cristal liquido e ozioso:81

673

I Lusiadi.indb 673 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[148r]
CANTO OCTAVO. 148

[20] Algum repouso em fim, com que podesse


Refucilar a lassa humanidade
Dos nauegantes seus, como interesse
Do trabalho, que incurta a breue idade:
Parecelhe razão que conta desse
A seu filho, por cuja potestade
Os Deoses faz decer ao vil terreno,
E os humanos subir ao ceo sereno.

[21] Isto bem reuoluido, determina


De terlhe aparelhada la no meio
Das agoas, algâa insula diuina,
Ornada desmaltado e verde arreio:
Que muitas tem no reino, que confina
Da primeira co terreno seio,
Afora as que possue soberanas,
Pera dentro das portas Herculanas.

[22] Ali quer que as aquaticas donzellas,


Esperem os fortissimos barões,
Todas as que tem titolo de bellas,
Gloria dos olhos, dor dos corações,
Com danças, e coreas, porque nellas
Influirâ secretas affeições,
Pera com mais vontade trabalharem
De contentar a quem se affeiçoarem.
T 4 Tal

674

I Lusiadi.indb 674 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[20] alcun ristoro, infin, con che potesse


rifocillar la lassa umanità
dei naviganti suoi, come interesse82
del duol che accorcia nostra breve età.
Le sembra giusto che condividesse
l’idea col figlio,83 la cui potestà
gli Dei fa scendere sul vil terreno
e gli umani salire al Ciel sereno.84

[21] Ciò ben risolto, Dionea destina


che sia approntata, là giusto nel medio
delle acque, alcun’isola divina,
ornata di smaltato e verde arredo;85
che n’ha molte nel regno, che confina
da principio86 col terrestre seno,
oltre a quelle che domina sovrane
poste al di qua delle porte Ercolane.87

[22] Là esige che le acquatiche donzelle


attendano i fortissimi baroni,
tutte quelle che han titol d’esser belle,88
gloria degli occhi, dolore dei cuori,89
con danze e con coree,90 dapoi ch’in quelle
insinuerà segreti desideri,91
a ciò che con più ardor s’affanneranno
a contentar color ch’esse ameranno.

675

I Lusiadi.indb 675 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[fl. 148v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[23] Tal manha buscou ja, pera que aquelle


Que de Achises pario, bem recebido
Fosse no campo que a bouina pelle
Tomou de espaço, por sutil partido:
Seu filho vai buscar, porque so nelle
Tem todo seu poder, fero Cupido,
Que assi como naquella empresa antiga
A ajudou ja, nestoutra a ajude e siga.

[24] No carro ajunta as aues, que na vida


Vão da morte as exequias celebrando,
E aquellas em que ja foi conuertida
Peristera, as boninas apanhando:
Em derredor da Deosa ja partida,
No ar lasciuos beijos se vão dando,
Ella por onde passa o ar, e o vento
Sereno faz, com brando mouimento.

[25] Ia sobre os Idalios montes pende,


Onde o filho frecheiro estaua então,
Ajuntando outros muitos, que pretende
Fazer hâa famosa expedição
Contra o mundo reuelde, porque emende
Erros grandes, que ha dias nelle estão,
Amando cousas que nos forão dadas,
Nam pera ser amadas, mas vsadas.
Via

676

I Lusiadi.indb 676 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[23] Tale astuzia ella usò perché colui


ch’ebbe da Anchise, bene ricevuto
fosse nel campo ove bovina pelle
segnò lo spazio, stratagemma acuto.92
Suo figlio va a cercare: solo in lui
ha tutto il suo poter, fero Cupido,93
che così come in quell’impresa allora
l’aiutò già, l’aiuti94 in questa ancora.

[24] Al carro aggioga augei che nella vita


van della morte esequie celebrando,95
e quelli in cui fu un tempo convertita
Peristera, cogliendo margherite.96
Tutt’intorno alla Dea, di già partita,
vansi nell’aer lascivi baci dando.97
Ella, dovunque passa, l’aere e il vento
sereno fa, con dolce movimento.98

[25] Già sovra i monti Idali vola e pende,99


ove l’arciero figlio stava allora100
adunando molti altri, che pretende101
compiere una grandiosa spedizione102
contro il mondo ribelle, perché emendi
errori grandi, che d’assai vi sono,103
amando cose che ci furon date
non per essere amate, bensì usate. 104

677

I Lusiadi.indb 677 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[149r]
CANTO NONO 149

[26] Via Acteon na caça, tam austero,


De cego na alegria bruta, insana,
Que por seguir hum feo animal fero,
Foge da gente, e bella forma humana:
E por castigo quer doçe, e seuero,
Mostra lhe a fermosura de Diana,
E guarde se nam seja inda comido
Desses cães que agora ama, e consumido.

[27] E vè do mundo todo os principais,


Que nenhum no bem pubrico imagina,
Vê nelles, que não tem amor a mais
Que a si somente, e a quem Philaucia insina
Vê que esses que frequentão os reais
Paços, por verdadeira e saã doctrina
Vendem adulação, que mal consente
Mondarse o nouo trigo florecente.

[28] Vê que aquelles que deuem aa pobreza


Amor diuino, e ao pouo charidade,
Amão somente mandos, e riqueza,
Simulãdo justiça, e integridade:
Da fea tyrania, e de aspereza
Fazem direito, e vaã seueridade:
Leis em fauor do Rei se estabelecem,
As em fauor do pouo so perecem.
Ve em

678

I Lusiadi.indb 678 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[26] Vedea Atteòn cacciando tanto austero,


cieco nell’euforia bruta ed insana,
che per seguire un sozzo animal fero,
fugge il mondo e la bella forma umana;105
e per castigo vuol, dolce e severo,106
mostrargli lo splendore di Diana;
ei si guardi, che non sia divorato
dai cani ch’ora egli ama, e lacerato!

[27] E vede in tutto il mondo107 i più potenti


che niun pel bene pubblico s’ingegna; 108
ei vede in essi che non c’è amor tranne
che per sé soli, e Filautìa lo insegna.109
Vede color che frequentano i regi
palazzi per dottrina vera e degna
vender l’adulazion, che mal consente
mondarsi il nuovo grano infiorescente.110

[28] Vede color che devono al bisogno111


amor divino, e al popol carità,
amar soltanto comandi e ricchezza,
simulando giustizia e integrità.
Di sporca tirannia e dell’asprezza
fanno diritto, fan vacua fermezza,112
leggi in favor del Re si stabiliscono,
quelle in favor del popolo svaniscono.

679

I Lusiadi.indb 679 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[149v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[29] Vê em fim que ninguem ama o que deue,


Se não o que somente mal deseja,
Não quer que tanto tempo se releue,
O castigo que duro, e justo seja:
Seus ministros ajunta, porque leue
Exercitos conformes aa peleja,
Que espera ter coa mal regida gente,
Que lhe não for agora obediente.

[30] Muitos destes mininos voadores,


Estão em varias obras trabalhando,
Hâs amolando ferros passadores,
Outros asteas de setas delgaçando,
Trabalhando cantando estão de amores,
Varios casos em verso modulando,
Melodia sonora, e concertada,
Suaue a letra, angelica a soada.

[31] Nas fragoas immortais, onde forjauão,


Pera as setas as pontas penetrantes,
Por lenha, corações ardendo estauão,
Viuas entranhas inda palpitantes:
As agoas onde os ferros temperauão,
Lagrimas sam de miseros amantes,
A viua flama, o nunca morto lume,
Desejo he so que queima, e não consume.
Algâs

680

I Lusiadi.indb 680 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[29] Vede infin non amar ciò che si dee,


se non sol ciò che male si desìa;113
non vuol che per gran tempo si rinvìi
il castigo, che duro e giusto sia.
I suoi ministri aduna,114 perché crei
eserciti conformi alla battaglia
ch’attende aver con la mal retta gente115
che non gli fora subito obbediente. 116

[30] Molti di questi putti volatori


stanno in opere varie travagliando:
chi molando dei ferri trafittori,117
altri l’aste dei dardi levigando;
travagliando,118 cantando stan d’amori,
varie vicende in verso modulando,119
melodia sonora e concertata,
soave testo, angelica sonata.120

[31] Nelle fornaci eterne, ove forgiavano


per le frecce le punte penetranti,
come legna, dei cuori ardendo stavano,
vive viscere ancora palpitanti.121
L’acque con che i lor ferri temperavano
lagrime sono di miseri amanti;
la viva fiamma, il già mai morto lume,
desio è sol che brucia, e non consuma.

681

I Lusiadi.indb 681 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[150r]
CANTO NONO. 150

[32] Algâs exercitando a mão andauão,


Nos duros corações da plebe ruda,
Crebros sospiros pelo ar soauão,
Dos que feridos vão, da seta aguda,
Fermosas Nimphas sam, as que curauão
As chagas recebidas, cuja ajuda
Não somente dâ vida aos mal feridos:
Mas poem em vida os inda não nascidos.

[33] Fermosas sam algâas, e outras feas,


Segundo a qualidade for das chagas,
Que o veneno espalhado pelas veas,
Curão no aas vezes asperas triagas
Algâs ficão ligados em cadeas,
Por palauras sutis de sabias Magas,
Isto acontece aas vezes quando as setas
Acertão de leuar eruas secretas.

[34] Destes tiros assi desordenados,


Que estes moços mal destros vão tirando,
Nascem amores mil desconcertados,
Entre o pouo ferido miserando,
E tambem nos heroes de altos estados,
Exemplos mil se vem de amor nefando,
Qual o das moças, Bibli, e Cynirea
Hum mancebo de Assiria, hum de Iudea.
E vos

682

I Lusiadi.indb 682 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[32] Certi la mano esercitando andavano


nei duri cuori della plebe rude;122
folti sospiri nell’aria sonavano
di quei feriti da saetta acuta.
Formose Ninfe v’eran, che curavano123
le piaghe ricevute, e il loro aiuto
non soltanto dà vita ai mal piagati,124
ma pone in vita ancor quelli non nati!125

[33] Formose sono alcune ed altre oscene,


secondo qualità di quelle piaghe,
che il veleno ch’è espanso per le vene126
curano a volte l’aspere triache. 127
Alcuni son legati alle catene,
per parole sottil’ di savie maghe:128
questo accade alle volte, se le dure
punte si trovan tinte in erbe oscure.129

[34] Da tali colpi sì disordinati


che i fanciulli maldestri van tirando,
nascono mille amori sregolati130
nel popolo ferito miserando;
e negli eroi pur di rango elevati,
mille esempi vi son d’amor nefando,131
qual di Biblide, o pur di Cinirea,
d’un ragazzo d’Assiria, un di Giudea. 132

683

I Lusiadi.indb 683 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[150v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[35] E vos ô poderosos por pastoras


Muytas vezes ferido o peyto vedes,
E por bayxos, e rudos vos senhoras
Tambem vos tomão nas Vulcanias redes,
Hâs esperando andais nocturnas horas,
Outros subis telhados e paredes,
Mas eu creyo que deste amor indino,
He mais culpa a da mãy, que a do minino.

[36] Mas ja no verde prado o carro leue,


Punhão os brancos Cisnes mansamente,
E Dione, que as rosas entre a neue
No rosto traz, decia diligente:
O frecheiro, que contra o çeo se atreue,
A recebella vem, ledo, e contente,
Vem todos os cupidos seruidores,
Beijar a mão aa Deosa dos amores.

[37] Ella porque não gaste o tempo em vão,


Nos braços tendo o filho, confiada
Lhe diz, amado filho, em cuja mão
Toda minha potencia està fundada:
Filho em quem minhas forças sempre estão,
Tu que as armas Tifeas tes em nada,
A socorrer me a tua potestade,
Me traz especial necessidade.
Bem

684

I Lusiadi.indb 684 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[35] E voi, potenti, per basse pastore


molte volte ferito il petto avete; 133
e per umili e rozzi, voi, signore,
pur v’afferrano le Vulcanee reti.134
Chi sospira fra voi di notte l’ore,
altri, scalate i tetti e le pareti:135
ma credo che di questo amore errato
ha più colpa la madre che il suo nato.136

[36] Ma già sul verde prato il carro lieve137


pongono i bianchi cigni dolcemente,
E Dione, che rose tra la neve
nel volto mostra, scendea celermente.138
L’arcier, che pure contro il Cielo ardisce,139
a riceverla vien, lieto e contento;
vengon tutti i Cupidi servitori,140
bacian la mano alla Dea degli amori.

[37] Ella, per non guastare tempo invano,


tra ’ braccia avendo il figlio, fiduciosa
gli dice: «Amato figlio, in la cui mano
tutta la mia potenza sta fondata,
figlio,141 in cui le mie forze sempre stanno,
tu, che l’armi Tifee tieni un nonnulla,142
a mio soccorso di tua potestà
mi trae una special necessità.143

685

I Lusiadi.indb 685 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[151r]
CANTO NONO. 151

[38] Bem ves as Lusitanicas fadigas,


Que eu ja de muito longe fauoreço,
Porque das Parcas sey minhas amigas,
Que me ande venerar e ter em preço,
E porque tanto imitão as antigas
Obras de meus Romanos, me offereço
A lhe dar tanta ajuda em quanto posso,
A quanto se estender o poder nosso.

[39] E porque das insidias do odioso


Baco foram na India molestados,
E das injurias sos do mar vndoso,
Poderão mais ser mortos, que cansados:
No mesmo mar, que sempre temeroso
Lhe foi, quero que sejão repousados,
Tomando aquelle premio, e doçe gloria
Do trabalho que faz clara a memoria.

[40] E pera isso queria que feridas


As filhas de Nereo, no ponto fundo,
Da mor dos Lusitanos encendidas,
Que vem de descobrir o nouo mundo,
Todas nâa ilha juntas e subidas,
Ilha que nas entranhas do profundo
Oceano, terei aparelhada,
De dões de Flora, e Zefiro adornada.
Ali

686

I Lusiadi.indb 686 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[38] Ben ve’ le Lusitaniche fatiche,144


ch’io già da molto tempo favorisco,
ché dalle Parche appresi, mie amiche,
che devon venerarmi e avermi in pregio.145
E, poiché tanto essi imitan le antiche
opre dei miei Romani, mi offerisco
a dargli aiuto, in quanto è mio potere,
fin dove arriverà il nostro potere. 146

[39] E poiché dall’insidie dell’odioso


Bacco furon nell’India molestati, 147
e per l’ingiurie sol del mare ondoso
potevan restar morti, più che esausti,
nel medesimo mar, sempre pauroso
per lor, voglio che siano rinfrancati, 148
ricevendo quel premio e dolce gloria
del travaglio, che fa chiara memoria. 149

[40] E per questo vorrei da te ferite150


le figlie di Nereo, nel ponto fondo,151
d’amor pei Lusitani infervorate, 152
che vengon da scoprire il nuovo mondo,153
tutte in un’isola giunte e innalzate, 154
isola, che nel cuore del profondo155
Oceàno avrò io ben apprestata,
dei don’ di Flora e Zefiro adornata,156

687

I Lusiadi.indb 687 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[151v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[41] Ali com mil refrescos, e manjares,


Com vinhos odoriferos, e rosas,
Em cristalinos paços singulares,
Fermosos leitos, e ellas mais fermosas:
Em fim com mil deleites não vulgares,
Os esperem as Nimphas amorosas,
Damor feridas, pera lhe entregarem
Quanto dellas os olhos cobiçarem.

[42] Quero que aja no reino Neptunino


Onde eu nasci, progenie forte e bella,
E tome exemplo o mundo vil, malino,
Que contra tua potencia se reuela,
Porque entendão que muro Adamantino,
Nem triste hypocresia val contra ella.
Mal auerâ na terra quem se guarde,
Se teu fogo imortal nas agoas arde.

[43] Assi Venus propos, e o filho inico


Pera lhe obedecer ja se apercebe,
Manda trazer o arco eburneo rico,
Onde as setas de ponta de ouro embebe:
Com gesto ledo a Cipria, e impudico,
Dentro no carro o filho seu recebe,
Ha redea larga aas aues, cujo canto
Ha Phaetontea morte chorou tanto.
Mas

688

I Lusiadi.indb 688 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[41] là, con mille rinfreschi e con mangiari,157


con i vini odoriferi158 e le rose,159
in cristallin’ palazzi singolari160
radiosi letti, ed elle più radiose; 161
in fin con mille gioie non volgari,162
li aspettino le Ninfe sì amorose, 163
d’amor ferite,164 e a loro doneranno
quanto d’esse gli sguardi brameranno. 165

[42] Voglio vi sia nel regno Nettunino,166


ov’io nacqui, progenie forte e bella, 167
e prenda esempio il mondo vil, maligno,
che contro tua potenza si ribella,
sì che intendan che un muro adamantino168
o triste ipocrisia non val contro ella:
mal vi sarà in terra chi si guardi,
se il tuo fuoco immortal nell’acque arde».169

[43] Così Venere dice, e il figlio iniquo170


per obbedirle già si predispone:
manda a prendere l’arco eburneo ricco,171
e le punte di freccia d’oro imbeve. 172
Con gesto lieto Cipride, e lascivo, 173
dentro nel carro il figlio suo riceve;
le briglie allenta agli uccelli, il cui canto
la Fetontea morte pianse tanto.174

689

I Lusiadi.indb 689 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[152r]
CANTO OCTAVO. 152

[44] Mas diz Cupido, que era necessaria


Hâa famosa, e celebre terceyra,
Que posto que mil vezes lhe he contraria,
Outras muytas ha tem por companheyra:
A Deosa Gigantea temeraria,
Iactante, mintirosa, e verdadeyra,
Que com cem olhos ve, e por onde voa
O que vè com mil bocas apregoa.

[45] Vão a buscar, e mandam a diante,


Que celebrando va com tuba clara,
Os louuores da gente nauegante,
Mais do que nunca os doutrem celebrara:
Ia murmurando a fama penetrante
Pelas fundas cauernas se espalhàra,
Fala verdade, a vida por verdade,
Que junto a Deosa traz Credulidade.

[46] O louuor grande, o rumor excellente


No coração dos Deoses, que indinados
Forão por Baco contra a illustre gente,
Mudando os fez hum pouco afeyçoados:
O peyto feminil, que leuemente
Muda quaesquer propositos tomados,
Ia julga por mao zelo, e por crueza
Desejar mal a tanta fortaleza.
Despede

690

I Lusiadi.indb 690 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[44] Dice Cupido ch’era necessaria


però una famosissima mezzana,175
che, se pur mille volte gli è contraria,
altre molte la tiene per compagna:
quella Dea Gigantessa, temeraria,176
iattante, menzognera e veritiera,177
che con cent’occhi vede, e ovunque vola,
ciò che vede, con mille bocche svela.178

[45] Vanno a cercarla, e a inviarla davanti


per celebrar con sua tuba possente 179
le lodi della gente navigante,
più che mai d’altri avesse celebrate.
Già mormorando,180 la Fama insinuante
per le fonde caverne dilagò:181
verità dice, accolta in verità,
che accanto trae la Dea Credulità. 182

[46] La grande lode, il rumore eccellente183


nel cuore degli Dei che, già indignati
resi da Bacco contro illustre gente,
mutando,184 li fe’ meglio intenzionati.185
Il petto femminil, che lievemente
muta tutti i propositi adottati,186
già giudica mal zelo187 e crudeltà
voler male a sì grande eroicità. 188

691

I Lusiadi.indb 691 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[152v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[47] Despede nisto o fero moço as setas


Hâa apos outra, geme o mar cos tiros,
Dereitas pelas ondas inquietas,
Algâas vão, e algâas fazem giros:
Caem as Nimphas, lançam das secretas
Entranhas ardentissimos sospiros,
Cae qualquer, sem ver o vulto que ama,
Que tanto como a vista pode a fama.

[48] Os cornos ajuntou da eburnea Lâa,


Com força o moço indomito excessiua,
Que Thetis quer ferir mais que nenhâa,
Porque mais que nenhâa lhe era esquiua:
Ia não fica na aljaua seta algâa,
Nem nos equoreos campos Nimpha viua,
E se feridas inda estão viuendo,
Sera pera sentir que vão morrendo.

[49] Day lugar altas e ceruleas ondas,


Que vedes Venus traz a medicina,
Mostrando as brancas vellas, e redondas,
Que vem por cima da agoa Neptunina:
Pera que tu reciproco respondas
Ardente Amor aa flama feminina,
He forçado que a pudicicia honesta
Faça quanto lhe Venus amoesta.
Ia

692

I Lusiadi.indb 692 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[47] Scaglia intanto il crudel fanciullo189 i dardi


un dopo l’altro: geme il mar pei tiri; 190
diritti giù attraverso l’onde inquiete
alcuni van, e alcuni forman giri;191
cadon le Ninfe, lancian dai segreti
precordi ardentissimi sospiri;
cade ognuna, e non vede il volto che ama,
che sì come la vista può la fama.192

[48] I corni accosta dell’eburnea Luna193


con forza il bimbo indomito eccessiva, 194
che Teti vuol ferir più che nessuna,
perché più che nessuna gli era schiva.195
Nella faretra or freccia non v’è alcuna,
né negli equorei campi Ninfa viva;196
e se, ferite, ancora stan vivendo,
sarà per avvertir che stan morendo. 197

[49] Date voi luogo, alte e cerulee onde:198


vedete Vener trar la medicina,199
mostrar le bianche vele e ben ritonde,200
che vengon sopra l’acqua Nettunina.
Affinché tu reciproco risponda,
ardente Amor, a fiamma femminina,201
è forza che la pudicizia onesta
faccia quanto a lei Venere ammaestra.202

693

I Lusiadi.indb 693 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[153r]
CANTO NONO 153

[50] Ia todo o bello coro se aparelha


Das Nereidas, e junto caminhaua
Em coreas gentis, vsança velha,
Pera a ilha, a que Venus as guiaua:
Ali a fermosa Deosa lhe aconselha
O que ella fez mil vezes, quando amaua,
Ellas que vão do doçe amor vencidas,
Estão a seu conselho offerecidas.

[51] Cortando vão as naos a larga via


Do mar ingente, pera a patria amada,
Desejando prouerse de agoa fria,
Pera a grande viajem prolongada:
Quando juntas com subita alegria,
Ouuerão vista da ilha namorada,
Rompendo pelo çeo a mãi fermosa
De Menonio, suaue e deleitosa.

[52] De longe a Ilha virão fresca, e bella,


Que Venus pelas ondas lha leuaua,
(Bem como o vento leua branca vella)
Pera onde a forte armada se enxergaua,
Que porque não passassem, sem que nella
Tomassem perto, como desejaua,
Pera onde as naos nauegão a mouia
A Accidalia, que tudo em fim podia.
V Mas

694

I Lusiadi.indb 694 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[50] Già ormai tutto il bel coro s’apparecchia


delle Nereidi, e unito s’avanzava,
in carole gentili, usanza vecchia,203
vèr l’sola cui Vener le guidava.204
Lì la formosa Dea lor raccomanda
ciò ch’ella fe’ assai volte, quando amava.205
Quelle, che van da dolce amore vinte,
con gioia al consigliar restano avvinte. 206

[51] Solcando van le navi larga via


del mar ingente207 per la patria amata,208
desiando provvedersi d’acqua fresca209
per il grande lor viaggio, sterminato,
quando tutte,210 con subita allegria,
dell’isola ebber vista innamorata,211
sgorgando in cielo la madre formosa
di Mennone,212 soave e dilettosa.

[52] Lungi l’Isola vider, fresca e bella, 213


che Vener sovra l’onde la spingeva
(ben come il vento spinge bianca vela)214
ove la forte armata si scorgeva;
che, perché non passasser senza in quella
prendere porto, com’ella desiava,215
verso la rotta loro la movea
l’Acidalia,216 che tutto infin potea.

695

I Lusiadi.indb 695 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[153v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[53] Mas firme a fez e imobil, como vio


Que era dos Nautas vista, e demandada,
Qual ficou Delos, tanto que pario
Latona Phebo, e a Deosa aa caça vsada:
Pera la logo a proa o mar abrio,
Onde a costa fazia hâa enseada
Curua, e quieta, cuja branca area
Pintou de ruiuas conchas Cyterea.

[54] Tres fermosos outeiros se mostrauão,


Erguidos com soberba graciosa,
Que de gramineo esmalte se adornauão,
Na fermosa ilha alegre, e deleitosa:
Claras fontes e limpidas manauão
Do cume, que a verdura tem viçosa,
Por entre pedras aluas se diriua,
A sonorosa Limpha fugitiua.

[55] Num valle ameno, que os outeiros fende,


Vinhão as claras agoas ajuntarse,
Onde hâa mesa fazem, que se estende
Tam bella, quanto pode imaginarse:
Aruoredo gentil sobre ella pende,
Como que prompto estâ pera afeitarse,
Vendose no cristal resplandecente,
Que em si o estâ pintando propriamente.
Mil

696

I Lusiadi.indb 696 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[53] Ma la fe’ ferma e immobil, come vide


ch’era dai Nauti vista e avvicinata,
qual restò Delo,217 mentre partoriva
Latona Febo e la Dea a caccia usata.218
Là subito la prora il mare aprì219
verso la costa ove facea una rada
curva e quieta,220 la cui bianca rena
pinse di fulve conche Citerea.221

[54] Tre dilettosi colli si mostravano222


eretti con superbia graziosa,223
che dell’erboso smalto s’adornavano,224
nella bell’isola lieta e festosa.
Chiare fonti e limpide sgorgavano
d’alto, che fan verzura rigogliosa;
per entro l’albe pietre si deriva
la mormorosa linfa fuggitiva.225

[55] In valle amena, che quei colli fende,226


giungean le chiare acque ad adunarsi,
onde uno specchio227 fanno, che s’estende
sì bello quanto puote immaginarsi.
Albereto gentil sovr’ella pende,
come che pronto sia per adornarsi,228
mirandosi in cristallo risplendente
che in sé lo raffigura propriamente.229

697

I Lusiadi.indb 697 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[154r]
CANTO NONO. 149

[56] Mil aruores estão ao çeo subindo,


Com pomos odoriferos e bellos,
A Larangeira tem no fruito lindo
A cor, que tinha Daphne nos cabellos:
Encostase no chão, que està caindo
A Cidreira cos pesos amarellos,
Os fermosos limoes ali cheirando
Estam virgineas tetas imitando.

[57] As aruores agrestes, que os outeiros


Tem com frondente coma emnobrecidos
Alemos sam de Alcides, e os Loureiros
Do louro Deos amados, e queridos:
Mirtos de Cyterea, cos Pinheiros
De Cybele por outro amor vencidos,
Estâ apontando o agudo Cipariso
Pera onde he posto o Etereo paraiso.

[58] Os dões que dâ Pomona, ali natura


Produze diferentes nos sabores,
Sem ter necessidade de cultura,
Que sem ella se dão muito milhores.
As Cereijas porpureas na pintura,
As Amoras, que o nome tem de amores,
O pomo, que da patria Persia veio,
Milhor tornado no terreno alheio.
V 2 Abre

698

I Lusiadi.indb 698 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[56] Mille alberi nel ciel vannonsi ergendo,230


con pomi sia odoriferi che belli:
l’arancio mostra nel suo frutto splendido
il color ch’avea Dafne nei capelli.231
Incurvasi sul pian, che sta cadendo,232
il cedro carco de’ suoi pesi gialli;233
i formosi limoni, profumando,
stanno le verginal’ mamme imitando.234

[57] Gli alberi agresti che le belle alture235


han con frondente chioma incoronate,236
pioppi sono d’Alcide,237 e quindi i lauri
dall’aureo238 Dio amati e ricercati;
mirti di Citerea, insiem coi pini239
di Cibele, da un altro amor piegati ;240
sta indicando l’acuto Cipariso241
in alto ov’è l’etereo Paradiso.

[58] I doni di Pomona242 lì Natura


produce, differenti nei sapori,
senza necessità della coltura,
che, senza, ve ne son molto migliori;243
le ciliegie purpuree di tintura,244
le more, ch’hanno il nome degli amori,245
il pomo che di patria era Persiano,246
miglior traslato in un terreno estranio. 247

699

I Lusiadi.indb 699 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[154v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[59] Abre a Romã, mostrando a rubicunda


Cor, com que tu Rubi teu preço perdes:
Entre os braços do Vlmeiro estâ a jocunda
Vide, câs cachos roxos, e outros verdes:
E vos se na vossa aruore fecunda
Peras pyramidais viuer quiserdes,
Entregaiuos ao dano, que cos bicos,
Em vos fazem os passaros inicos.

[60] Pois a tapeçaria bella e fina,


Com que se cobre a rustico terreno,
Faz ser a de Achemenia menos dina:
Mas o sombrio valle mais ameno:
Ali a cabeça o flor Cyfisia inclina,
Sobollo tanque lucido e sereno,
Floreçe o filho e neto de Cyniras,
Por quem tu Deosa Paphia inda suspiras.

[61] Pera julgar dificil cousa fora,


No çeo vendo, e na terra as mesmas cores,
Se daua aas flores cor a bella Aurora,
Ou se lha dam a ella as bellas flores:
Pintando estaua ali Zefiro, e Flora
As violas da cor dos amadores,
O Lirio roxo, a fresca Rosa bella,
Qual reluze nas faces da donzella.
A can-

700

I Lusiadi.indb 700 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[59] La melagrana aperta ha rubicondo


color, per cui, rubin, tuo pregio perdi;248
tra le braccia dell’olmo è la gioconda
vite, coi suoi racemi e rossi e verdi;249
E voi, se sul vostro albero fecondo,
pere piramidali, ardete vivere,250
rassegnatevi al danno che, a beccate,
in voi fanno gli augei senza pietate.251

[60] Poi il tappeto sì bello e così fino


con cui si copre il rustico terreno,252
rende quel d’Achemenia meno degno,253
ma l’ombreggiata valle fa più amena.254
Là il capo del Cefisio fiore inclina255
sopra dell’acque lucide e serene;256
fiora il figlio e nipote di Cinira,257
per cui la Pafia Dea ancora sospira.258

[61] A giudicar, difficil cosa fora,259


in cielo e in terra essendo uguai colori,
se color dava ai fior’ la bella Aurora,
o se lo danno a lei i graziosi fiori.260
Pingendo stavan lì Zefiro e Flora261
le viole del color degli amatori;262
l’iris rosso, la fresca rosa bella,
qual brilla su le gote di donzella.263

701

I Lusiadi.indb 701 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[155r]
CANTO NONO. 155

[62] A candida Cecêm das Matutinas


Lagrimas ruciada, e a Manjarona,
Vense as letras nas flores Hyacintinas,
Vam queridas do filho de Latona:
Bem se enxerga nos pomos e boninas,
Que competia Cloris com Pomona:
Pois se as aues no ar cantando voão,
Alegres animais o chão pouoão.

[63] A longo da agoa o niueo Cisne canta,


Responde lhe do ramo Philomela,
Da sombra de seus cornos nam se espanta
Acteon nagoa cristalina e bella:
Aqui a fugace Lebre se leuanta
Da espessa mata, ou temida Gazella,
Ali no bico traz ao caro ninho,
O mantimento ô leue passarinho.

[64] Nesta frescura tal desembarcauão


Ia das naos os segundos Argonautas,
Onde pela floresta se deixauão
Andar as bellas Deosas como incautas,
Algâas doçes Cytaras tocauão,
Algâas arpas, e sonoras frautas,
Outras cos arcos de ouro se fingião
Seguir os animais, que nam seguião.
V 3 Assi

702

I Lusiadi.indb 702 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[62] Il giglio candido,264 di mattutine


lagrime rorido, e la maggiorana;265
vedi le cifre nei fior’ Iacintini,
tanto amati dal figlio di Latona.266
Vedi nei pomi e le margheritine
che competeva Clori con Pomona;267
poi, se gli uccelli in aer cantando volano,268
la terra gli animali lieti affollano.

[63] Per lungo l’acqua il niveo Cigno canta,269


rispondegli dal ramo Filomela;270
l’ombra delle sue corna non spaventa
Attèon, ne l’acqua cristallina e bella;271
qui la fugace lepre ecco ch’emerge272
dal folto bosco, o timida gazzella;273
lì nel becco trasporta al caro nido
il nutrimento l’agile uccellino.274

[64] In una tal frescura275 già sbarcavano


delle lor navi i secondi Argonauti,276
ove per la foresta si lasciavano
andar le belle Dee, come da incaute.277
Alcune dolci cetere suonavano,
alcune l’arpe, altre sonori flauti,278
altre ancor con aurati archi mentivano
seguire gli animai, che non seguivano.279

703

I Lusiadi.indb 703 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[155v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[65] Assi lho aconselhàra a mestra experta,


Que andassem pelos campos espalhadas,
Que vista dos barões a presa incerta,
Se fizessem primeyro desejadas
Algâas, que na forma descuberta
Do bello corpo estauão confiadas,
Posta a artificiosa fermosura,
nuas lauarse deyxão na agoa pura.

[66] Mas os fortes mancebos, que na praya


Punhão os pes de terra cubiçosos,
Que não ha nenhum delles, que não saya
De acharem caça agreste desejosos:
Não cuydão que sem laço, ou redes caya
Caça naquelles montes deleytosos
Tão suaue, domestica, e benina,
Qual ferida lha tinha ja Ericina.

[67] Algâs que em espingardas, e nas bestas


Pera ferir os Ceruos se fiauão,
Pelos sombrios matos, e florestas
Determinadamente se lançauão:
Outros nas sombras, que de as altas sestas
Defendem a verdura, passeauão
Ao longo da agoa, que suaue, e queda
Por aluas pedras corre aa praya leda.
Começão

704

I Lusiadi.indb 704 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[65] Così le consigliò la maestra esperta,280


che andasser per i campi sparpagliate,
ché, vista dai guerrier’ la preda incerta,
si rendesser da subito bramate.281
Talune, che del fascino scoperto
del corpo bello sono assicurate,282
tolta l’artificiosa vestitura,283
nude si bagnano nell’acqua pura.

[66] Ma i forti giovani,284 che sulla spiaggia


pongono il piè, della terra bramosi,285
e non v’è niuno d’essi che non sbarchi,
di fare caccia agreste desiosi,286
non san che, senza laccio o reti, cada287
una preda,288 in quei monti dilettosi,
sì soave, sì docile e benigna,
qual ferita per lor l’avea Ericina.289

[67] Alcuni, che in spingarde ed in balestre290


per ferire i bei cervi confidavano,291
per fitti oscuri boschi e per foreste292
con determinazione si lanciavano;
altri, nell’ombre che dai gran meriggi293
proteggon la verzura,294 passeggiavano
lungo il corso de l’acqua, soave e quieta,295
che tra albe pietre va alla piaggia lieta.296

705

I Lusiadi.indb 705 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[156r]
CANTO NONO. 156

[68] Começão de enxergar subitamente


Por entre verdes ramos varias cores,
Cores de quem a vista julga, e sente,
Que não erão das rosas, ou das flores,
Mas da lam fina, e seda diferente
Que mais incîta a força dos amores,
De que se vestem as humanas rosas,
Fazendose por arte mais fermosas.

[69] Da Veloso espantado hum grande grito,


Senhores caça estranha disse he esta,
Se inda durão o Gentio antigo rito,
A Deosas he sagrada esta floresta:
Mais descobrimos do que humano esprito
Desejou nunca, e bem se manifesta
Que sam grandes as cousas, e excellentes
Que o mundo encobre aos homes imprudetes.

[70] Sigamos estas Deosas, e vejamos,


Se fantasticas sam, se verdadeiras,
Isto dito velloces mais que Gamos,
Selançam a correr pelas ribeiras:
Fugindo as Nimphas vão por entre os ramos,
Mas mais industriosas que ligeiras,
Pouco e pouco surrindo, e gritos dando,
Se deixão yr dos Galgos alcançando.
V 4 De

706

I Lusiadi.indb 706 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[68] Prendono a scorgere, improvvisamente,


tra i verdi rami svariati colori,
colori297 che la vista stima e sente
che non eran di rose o d’altri fiori,298
ma sottil lana e sete differenti,299
ch’incitan più la forza degli amori,300
di che si vestono l’umane rose301
facendosi con l’arte più formose.302

[69] Dà Veloso stupito un grande grido:303


«Signori, strana caccia», disse, «è questa!
S’ancor dura il pagano antico rito,304
alle Dee è sacrata tal foresta.305
Più discopriamo di che umano spirto
mai desiò,306 e ben si manifesta
che son grandi le cose ed eccellenti
che il mondo cela agli uomini imprudenti.307

[70] Seguiamo queste Dee,308 e sì vediamo


se fantastiche sono, o se son vere».
Questo detto, veloci più che daini
si lanciano a volar per le riviere.
Fuggon le Ninfe, s’involan fra i rami,309
ma, ben più maliziose che leggere,310
poco a poco ridendo e pur gridando,311
lasciansi andar dai segugi appressando.312

707

I Lusiadi.indb 707 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[156v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[71] De hâa os cabellos de ouro o vento leua


Correndo, e da outra as fraldas delicadas,
Acendese o desejo que se ceua
Nas aluas carnes subito mostradas,
Hâa de industria cae, e ja releua
Com mostras mais masias, que indinadas,
Que sobre ella empecendo tambem caia
Quem a seguio pela arenosa praia.

[72] Outros por outra parte vão topar,


Com as Deosas despidas, que se lauão,
Ellas começam subito a gritar,
Como que assalto tal nam esperauão,
Hâas fingindo menos estimar
A vergonha, que a força, se lançauão
Nuas por entre o mato, aos olhos dando
O que aas mãos cobiçosas vão negando.

[73] Outra como acudindo mais de pressa,


Aa vergonha da Deosa caçadora,
Esconde o corpo nagoa, outra se apressa
Por tomar os vestidos, que tem fora:
Tal dos mançebos ha, que se arremessa
Vestido assi e calçado (que co a mora
Desse despir, ha medo que inda tarde)
A matar na agoa o fogo que nelle arde.
Qual

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I Lusiadi.indb 708 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[71] D’una i capelli d’oro il vento leva


correndo,313 o pur le falde delicate;314
accendesi il desio, che si fa ingordo315
nelle candide carni intravedute;316
una ad arte precipita, e consente,
con mostre più soavi317 che indignate,
che sovra lei, incespicando, pur caggia318
quei che seguilla all’arenosa spiaggia.319

[72] Altri, altrove, si recano a incontrare320


le Dee che denudate là si bagnano:321
esse comincian subito a gridare,322
come se assalto tal non s’aspettassero. 323
Certe, fingendo poi di men temere
vergogna che violenza,324 si lanciavano
nude nel folto bosco,325 agli occhi dando
quel che all’avide mani van negando. 326

[73] Altra, come seguendo più d’appresso


la vergogna di Diana cacciatrice,327
nasconde il corpo in acqua;328 altra s’appressa
a prendere i vestiti sulla riva.
C’è fra i giovani poi chi s’avventura,
così vestito e armato (ché la mora329
del denudarsi teme lo ritardi),
a debellar nell’acqua il fuoco in che arde.330

709

I Lusiadi.indb 709 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[157r]
CANTO NONO 157

[74] Qual cão de caçador sagaz, e ardido,


Vsado a tomar na agoa a aue ferida,
Vendo rosto o ferreo cano erguido,
Pera a Garcenha, ou Pata conhecida,
Antes que soe o estouro, mal sofrido
Salta nagoa, e da presa nam duuîda,
Nadando vay e latindo, assi o mancebo
Remete ha que nam era yrmaã de Phebo.

[75] Lionardo soldado bem desposto,


Manhoso, caualleiro, e namorado,
A quem amor não dera hum so desgosto,
Mas sempre fora delle mal tratado:
E tinha ja por firme prosuposto
Ser com amores mal afortunado,
Porem não que perdesse a esperança,
De inda poder seu fado ter mudança.

[76] Quis aqui sua ventura, que corria


Apos Efire, exemplo de belleza,
Que mais caro que as outras dar queria,
O que deu pera darse a natureza,
Ia cansado correndo lhe dizia.
O fermosura indigna de aspereza,
Pois desta vida te concedo a palma,
Espera hum corpo de quem leuas a alma.
Todos

710

I Lusiadi.indb 710 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[74] Qual can di cacciator, sagace e ardito,331


uso a afferrar nell’acqua uccel ferito,
vedendo già la ferrea canna alzata332
contro l’airone o l’anatra a lui nota,
pria che risuoni il colpo, insofferente,
salta in acqua e, sicuro della preda,333
nuotando va e latrando: così il giovine
punta lei che non è suora d’Apolline.334

[75] Leonardo, soldato ben disposto,335


abile, cavaliere e innamorato,336
a cui l’amor non diede un sol disgusto,337
ma sempre ei fu da lui male trattato,
e aveva ormai per fermo presupposto338
essere negli amori sfortunato,
sebbene non smettesse di sperare
che il suo fato potesse indi mutare,339

[76] volle qui sua ventura che inseguisse340


Efire, vera idea della bellezza,341
che più caro che l’altre dar volea
ciò che natura diè perché sia dato.342
Già ansante, correndo le dicea:
«O meraviglia indegna di fierezza,343
se di mia vita t’accordo la palma,
attendi un corpo da cui levi l’alma!344

711

I Lusiadi.indb 711 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[157v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[77] Todas de correr cansam, Nimpha pura,


Rendendo se aa vontade do inimigo,
Tu so de my so foges na espessura?
Quem te disse que eu era o que te sigo?
Se to tem dito ja aquella ventura,
Que em toda a parte sempre anda comigo,
O nam na creas, porque eu quando a cria,
Mil vezes cada hora me mentia.

[78] Nam canses, que me cansas: e se queres


Fugirme, porque nam possa tocarte,
Minha ventura he tal, que inda que esperes
Ella farâ que nam possa alcançarte:
Espera, quero ver, se tu quiseres,
Que sutil modo busca de escaparte,
E notarâs no fim deste successo,
Tra la spica e la man, qual muro he messo.

[79] O não me fujas, assi nunca o breue


Tempo fuja de tua fermosura,
Que so com refrear o passo leue,
Vencerâs da fortuna a força dura:
Que Emperador, que exercito se atreue.
A quebrantar a furia da ventura,
Que em quanto desejey me vai seguindo,
O que tu so faras nam me fugindo?
Pois

712

I Lusiadi.indb 712 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[77] Tutte di correr lasse, Ninfa pura,


si rendono al voler dell’inimico.345
Tu sola da me sol fuggi nel bosco?346
Chi mai ti disse ch’ero io che ti seguo?
Se te l’ha detto già quella ventura,347
che in ogni parte sempre va con meco,
o, non crederle! Quand’io le credea,
mille volte ad ogn’or mi confondea.348

[78] Non ti stancar, che mi stanchi:349 e se brami


fuggirmi perch’io non possa toccarti,
tal mia ventura è che, pur se m’aspetti,350
farà sì ch’io non possa avvicinarti.
Aspetta: vo’ veder, se tu lo vuoi,351
che astuzia troverà per svincolarti,
e noterai, al fin di tal successo,352
tra la spica e la man qual muro è messo.353

[79] O non fuggirmi!354 Così mai il breve


tempo si fugga della tua bellezza!355
Che sol col raffrenare il passo lieve
vincerai di fortuna dura asprezza!356
Che Imperator, che esercito oserebbe
spezzar la furia della mia ventura,
che in ogni mio desio mi va inseguendo,
se non lo farai tu, non mi fuggendo?357

713

I Lusiadi.indb 713 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[158r]
CANTO NONO. 158

[80] Põeste da parte da desdita minha?


Fraqueza he dar ajuda ao mais potente:
Leuas me hum coração, que liure tinha?
Solta mo, e corroras mais leuemente.
Não te carrega essa alma tam mezquinha,
Que nesses fios de ouro reluzente
Atada leuas? ou despois de presa
Lhe mudaste a ventura, e menos pesa?

[81] Nesta esperança so te vou seguindo,


Que ou tu nam sofrerâs o peso della,
Ou na virtude de teu gesto lindo,
Lhe mudarâs a triste e dura estrella.
E se se lhe mudar, nam vas fugindo,
Que Amor te ferirà, gentil donzella,
E tu me esperarâs, se Amor te fere,
E se me esperas, não ha mais que espere.

[82] Ia nam fugia a bella Nimpha, tanto


Por se dar cara ao triste que a seguia,
Como por yr ouuindo o doçe canto,
As namoradas magoas que dizia:
Voluendo o rosto ja sereno e sancto,
Toda banhada em riso, e alegria,
Cair se deixa aos pês do vencedor,
Que todo se desfaz em puro amor.
O que

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I Lusiadi.indb 714 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[80] Scegli la parte de la mia disdetta?358


Debolezza è aiutare il più potente.359
Mi levi un cuore, ch’io libero avea?360
Rendilo, e correrai più lievemente.
Non ti grava quest’alma sì meschina,
che in questi fili d’oro rilucente361
legata porti? O, dopo averla presa,
le mutasti ventura, e men ti pesa?362

[81] In questa speme sol ti vo seguendo,


che o tu non soffrirai il gran peso d’ella,363
o per virtù del tuo apparir stupendo
le muterai la triste e dura stella:364
e se la muterai, non ir fuggendo,
che Amor ti ferirà, gentil donzella,
e tu m’aspetterai, se Amor ti fere,
e se m’aspetti, altro non ho ch’io speri».365

[82] Non fuggia più la bella Ninfa, tanto


per darsi cara al triste che la segue,366
quanto per ascoltare il dolce canto,
gli amorosi lamenti ch’ei dicea.
Volgendo il viso già sereno e santo,367
tutta molle di riso e d’allegria,368
cader si lascia ai piè del vincitore,
che tutto si disface in puro amore.369

715

I Lusiadi.indb 715 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[158v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[83] O que famintos beijos na floresta,


E que mimoso choro que soaua,
Que afagos tam suaues, que yra honesta
Que em risinhos alegres se tornaua:
O que mais passam na menhã, e na sesta
Que Venus com prazeres inflamaua,
Milhor he esprimentalo que julgalo,
Mas julgue o quem nam pode esprimentalo.

[84] Desta arte em fim conformes ja as fermosas


Nimphas, cos seus amados nauegantes,
Os ornão de capellas deleitosas,
De louro, e de ouro, e flores abundantes:
As mãos aluas lhe dauão como esposas
Com palauras formais, e estipulantes,
Se prometem eterna companhia
Em vida e morte, de honra e alegria.

[85] Hâa dellas maior, a quem se humilha


Todo o coro das Nimphas, e obedece,
Que dizem ser de Celo e Vesta filha,
O que no gesto bello se parece,
Enchendo a terra, e o mar de marauilha,
O Capitão illustre que o mereçe,
Recebe ali com pompa honesta, e rêgia,
Mostrando se senhora grande, e egregia.
Que

716

I Lusiadi.indb 716 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[83] O che affamati baci,370 alla foresta,


e che grazioso pianto risonava!
Che soavi carezze, che ira onesta371
che in risolini allegri si mutava! 372
Ciò che passàr nella mattina, e a sesta,373
ché Vener con piaceri li infiammava,
meglio è provarlo assai che immaginarlo,
ma l’immagini chi non può provarlo.374

[84] Così infine congiunte le formose375


Ninfe coi loro amati naviganti,
li ornano di ghirlande dilettose
d’alloro, e d’oro, e di fiori abbondanti. 376
le bianche mani gli offron,377 come spose;
con parole formali e vincolanti378
si promettono eterna compagnia,
in vita e in morte, d’onore e allegria.379

[85] Una d’esse maggior, a cui si umilia380


tutto il coro di Ninfe ed obbedisce,
che dicon ch’è di Cielo e Vesta figlia,381
il che nel bell’aspetto sì apparisce382
ch’empie la terra e il mar di meraviglia,383
il Capitano illustre, che n’è degno,384
riceve là con pompa onesta e regia,385
mostrandosi signora grande e egregia.386

717

I Lusiadi.indb 717 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[159r]
CANTO NONO. 159

[86] Que despois de lhe ter dito quem era,


Cum alto exordio de alta graça ornado,
Dando lhe a entender, que ali viera
Por alta influiçam do imobil fado,
Pera lhe descobrir da vnida esphera,
Da terra immensa, e mar não nauegado
Os segredos, por alta prophecia,
O que esta sua naçam so merecia.

[87] Tomando o pela mão a leua, e guia


Pera o cume dum monte alto, e diuino,
No qual hâa rica fabrica se erguia
De cristal toda, e de ouro puro, e fino:
A maior parte aqui passam do dia
Em doçes jogos, e em prazer contino,
Ella nos paços logra seus amores,
As outras pelas sombras entre as flores.

[88] Assi a fermosa, e a forte companhia,


O dia quasi todo estão passando,
Nâa alma, doçe, incognita alegria,
O trabalhos tam longos compensando:
Porque dos feitos grandes, da ousadia
Forte e famosa, o mundo estâ guardando
O premio la no fim bem merecido,
Com fama grande, e nome alto e subido.
Que

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I Lusiadi.indb 718 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[86] Che,387 dopo avergli detto ella chi era,


con alto esordio, d’alta grazia ornato,388
dandogli a intender che là giunto egli era389
per l’alto influsso dell’immobil fato,390
ché gli si scopran dell’unita sfera
del mondo immenso, e mar non navigato,391
i segreti,392 per alta profezia,393
che sol la sua nazion degna ne sia.394

[87] Prendendolo per man, lo leva e guida


sulla cima d’un monte alto e divino,395
nel quale ricca fabbrica s’ergea,396
di cristal tutta, e d’oro puro e fino.397
La maggior parte qui passan del giorno
in dolci giochi ed in piacer continuo:398
lei nei palazzi consuma i suoi amori,
e l’altre sotto l’ombre in mezzo ai fiori. 399

[88] Così la bella e forte compagnia400


il giorno quasi tutto stan passando,
in alma, dolce, incognita allegria,401
i travagli sì lunghi compensando.402
Perché dei fatti grandi e valentìa
forte e famosa,403 il mondo sta guardando404
il premio là final, ben meritato
con fama grande e nome alto e elevato.405

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I Lusiadi.indb 719 14/04/2022 15:25:14


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[159v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[89] Que as Nimphas do Occeano tam fermosas,


Thetis e a Ilha angelica pintada,
Outra cousa nam he, que as deleitosas
Honras, que a vida fazem sublimada:
Aquellas preminencias gloriosas,
Os triumphos, a fronte coroada
De Palma, e Louro, a gloria e marauilha
Estes sam os deleites desta Ilha.

[90] Que as immortalidades que fingia


A antiguidade, que os illustres ama,
La no estellante Olimpo a quem subia,
Sobre as asas inclitas da fama,
Por obras valerosas, que fazia,
Pelo trabalho immenso, que se chama
Caminho da virtude alto e fragoso:
Mas no fim doçe, alegre, e deleitoso.

[91] Nam erão senão premios, que reparte


Por feitos imortais e soberanos,
O mundo, cos varões, que esforço e arte
Diuinos os fizerão, sendo humanos:
Que Iupiter, Mercurio, Phebo, e Marte
Eneas, e Quirino, e os dous Thebanos
Ceres, Palas, e Iuno, com Diana
Todos forão de fraca carne humana.
Mas

720

I Lusiadi.indb 720 14/04/2022 15:25:14


I LUSIADI, CANTO IX

[89] Che le Ninfe d’Oceano, sì formose,


Teti, e l’Isola angelica istoriata,406
altra cosa non son che dilettosi
onori che la vita han sublimata.407
Quelle preeminenze gloriose,
i trionfi, la fronte coronata,
di palma e lauro, a gloria e meraviglia:
questi sono i diletti di quest’Isola.408

[90] Che le immortalità che già fingea


l’antichità, che sempre gl’Illustri ama,
là nel stellante Olimpo, a chi salìa
sovra l’inclite ali della Fama,409
per opre valorose che facea,
per il travaglio immenso, che si chiama
cammin de la virtù, alto e scabroso,410
ma in fine dolce, lieto e dilettoso,411

[91] non eran se non premi, che riparte,


per le imprese immortali e le sovrane,412
il Mondo tra i baron’ che forza e arte413
divini resero, essendo elli umani.
Sicché Giove, Mercurio, Febo e Marte,
Enea, e poi Quirino, e i due Tebani,414
Cerere, Palla, Giuno con Diana,
tutti furon di fragil carne umana.415

721

I Lusiadi.indb 721 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[160r]
CANTO OCTAVO. 160

[92] Mas a fama, trombeta de obras tais,


Lhe deu no mundo nomes tam estranhos
De Deoses, Semideoses immortais
Indigetes, Eroicos, e de Magnos
Por isso, o vos que as famas estimais,
Se quiserdes no mundo ser tamanhos,
Despertai ja do sono do ocio ignauo,
Que o animo de liure faz escrauo.

[93] E ponde na cobiça hum freio duro,


E na ambiçam tambem, que indignamente
Tomais mil vezes, e no torpe e escuro
Vicio da tirania infame, e vrgente:
Porque essas honras vaãs, esse ouro puro
Verdadeiro valor nam dão aa gente,
Milhor he merecellos, sem os ter
Que possuilos sem os mereçer.

[94] Ou day na paz as leis iguais, constantes,


Que aos grandes não dem o dos pequenos,
Ou vos vesti nas armas rutilantes,
Contra a ley dos imigos Sarracenos,
Fareis os Reinos grandes, e possantes
E todos tereis mais, e nenhum menos
Possuireis riquezas merecidas,
Com as honras, que illustrão tanto as vidas.
E fareis

722

I Lusiadi.indb 722 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO IX

[92] Ma la Fama, ch’è tromba d’opre tali,


diè lor nel mondo nomi tanto strani
di Dei, di Semidei, tutti immortali,
d’Indigeti,416 d’Eroici e pur di Grandi;
perciò, o voi che la fama agognate,
se volete nel mondo esser sì grandi,417
destatevi dal sonno d’ozio ignavo,418
che l’animo da libero fa schiavo.

[93] Ponete a cupidigia un freno duro,419


e all’ambizione pur, che indegnamente
nutrite mille volte, e al turpe e oscuro
vizio di tirannia, infame e urgente,420
ché questi onor’ son vani, est’oro puro
veritiero valor non dà alla gente:
è meglio meritarli senza averli,
che senza meritarli possederli.421

[94] O date, in pace, leggi eque e costanti,422


che ai grandi non dian ciò ch’è dei minori,
o vestitevi d’armi rutilanti
contro la legge dei nemici Mori:423
farete i Regni grandi e sì potenti424
che tutti avrete più, e nessuno meno;
ricchezze avrete meritatamente,
e gli onor’, che la vita fan fulgente.

723

I Lusiadi.indb 723 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO NONO

[160v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[95] E fareis claro o Rei, que tanto amais,


Agora cos conselhos bem cuidados,
Agora co as espadas, que immortais
Vos farão, como os vossos ja passados:
Impossibilidades não façais,
Que quem quis sempre pode: e numerados
Sereis entre os Heroes esclarecidos,
E nesta ilha de Venus recebidos.

FIM.

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I Lusiadi.indb 724 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO IX

[95] Glorioso voi farete il Re che amate,425


or coi consigli bene ponderati,
or con le spade, le quali immortali
vi faran, come già i vostri antenati;426
impossibili cose non sian tali,427
ché chi vuol sempre può,428 e annoverati
sarete fra gli Eroi più illuminati,429
nell’Isola di Venere ospitati.430

725

I Lusiadi.indb 725 14/04/2022 15:25:15


I Lusiadi.indb 726 14/04/2022 15:25:15
Canto Decimo
Canto X

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I Lusiadi.indb 728 14/04/2022 15:25:15
Nota introduttiva

RIEPILOGO. Banchetto offerto da Teti e le ninfe agli eroi navigatori; una fra le ninfe
descrive le vicende «future» del Portogallo; invocazione a Calliope del poeta, che
va invecchiando (ott.) 1-9. – Canto della ninfa 10-73. – Teti conduce Gama con i
suoi sulla vetta di un monte, dal quale si vede una epitome dell’universo intero,
la «grande macchina del Mondo» 75-90. – Giunta a indicare il centro di questo
mondo, cioè la Terra, ne descrive le grandi regioni: Europa, Africa, Asia ecc., e
profetizza altre gesta eroiche portoghesi (in particolare si registra l’episodio di São
Tomé martire 108-119) 91-141. – Teti congeda i Lusitani che tornano alla loro pa-
tria insieme con le «leggiadre spose eterne»; i nostri si pongono in viaggio e rientra-
no a Lisbona dal loro Re 142-144. – Il poema si conclude esortando D. Sebastião
a rendere grandi onori agli eroi esploratori appena tornati dalle Indie; supplica
benevolenza e apprezzamento per il proprio canto e sollecita il Re a compiere gesta
gloriose contro i Mori 145-156.

Direzioni interpretative
Il canto miscela in sé tre elementi cruciali dei Lusíadas: il racconto della
storia (pregressa e qui anche futura-anteriore), la descrizione geografica, la
visione cosmologica. Quest’ultima, anzi, nel X riassume in una totalità ogni
altro dato, con una precisa volontà di superare ogni precedente cosmovisão
poetica e imitare in questo l’ardire supremo di Dante nel suo Paradiso.
Queste parole di Vieira (Emblema, Alegoria, p. 106) si adatterebbero infat-
ti anche alla Commedia, oltre che ai Lusíadas:

Para Camões, portanto, a História apresenta-se como um grande espetáculo teatral


[…]. O tempo da História é dessa forma visto como finito, e essa propriedade […]
imobiliza a História dentro do plano da eternidade. […] A finalidade que torna co-

729

I Lusiadi.indb 729 14/04/2022 15:25:15


NOTA INTRODUTTIVA

erentes todos os eventos históricos aparentemente caóticos, pelo menos aos olhos
do século XVI, é a absorção da história humana na divina.

Secondo Camões, pertanto, la Storia si rappresenta come un grande spettacolo


teatrale. … Il tempo della Storia è in tal forma visto come finito, e questa proprie-
tà … immobilizza la storia all’interno del piano dell’eternità. La finalità che rende
coerenti tutti gli eventi storici apparentemente caotici, per lo meno agli occhi del
secolo XVI, è l’assorbimento della storia umana nella divina.

Il poema, infine, chiude con la ripresa della dedica a Rei Sebastião. Qual-
che dato essenziale.
La Carta II di Camões si riferisce a un testo «que me parece melhor que
quantas fiz» (Cidade Autos e Cartas, p. 248: «che mi pare la migliore di
quante ne feci»; quantas dovrebbe riferirsi a éclogas, ma può riferirsi anche
a cousas, della frase precedente), e dovrebbe trattarsi della «prima» della
serie bucolica (Que grande variedade vão fazendo) che, se si presta fede
alla redazione del ms. Franco Correia (cc. 13v-19v), sarebbe stata scritta
in India nel 1557, dopo la morte del protettore di Camões António de
Noronha e del principe D. João. Nel 1554 nasce D. Sebastião, promessa
per tutto il Portogallo, che salirà al trono effettivamente nel 1568, anche
se era re dal 1557. L’inizio del lavoro di Camões sul poema è impossibile
stabilirlo con certezza; non è improbabile che risalga ai primi anni ’50 del
secolo, o più prossimamente alla metà, riteniamo già in terra indiana. Altra
data plausibile da ricordare qui è che la dedicatoria conclusiva del poema
sarebbe stata vergata da Camões non prima del suo ritorno a Lisbona, nel
1570. Sarebbe passato quindi un po’ di tempo dalla originaria concezione
del capolavoro. Che quest’opera, nelle sue ottave finali, si configuri come
uno speculum principis dovrebbe quindi essere un dato non nativo, an-
che se obbligato in qualche modo (una dedica ci vuole), ma sviluppatosi
precisamente in estrema fase. L’ipotesi che la dedica del I canto sia stata
vergata alla nascita di Sebastião o pochi anni dopo (Tocco, p. 45) ci sembra
implausibile: non c’è bisogno di pensare a «un re bambino», anche perché
nel ’68 egli era comunque un quattordicenne, ancora un ramo infiorescente.
Si veda inoltre l’espressione tenra mocidade per Afonso Henriques (cfr. III,
28, 5 e nostra nota) che, stando a Galvão Chronica, fonte camoniana, era in
quel momento diciottenne (ma aveva in realtà pochi anni). È più probabile
ritenere che ouverture e finale di offerta a Sebastião del poema siano stati

730

I Lusiadi.indb 730 14/04/2022 15:25:15


CANTO X

intonati dopo il ’68 e ovviamente prima della pubblicazione. Che le ottave


del I canto, con i riferimenti lessicali alla tenrura, possano essere state scrit-
te più di dieci anni prima non possiamo certo escluderlo, ma dobbiamo ri-
tenere maggiormente sensata una revisione delle due sezioni nuncupatorie
più tarda e a poema pressoché finito.

La chiusa è su Alessandro e Achille come paradèigmata per Sebastião,


quindi una sphraghìs che sigilla il costante confronto-superamento fra la
storia antica e quella moderna, fra la classicità e l’attualità. Un gesto che
ha segnato tutto il poema, affiancandosi naturalmente all’altro paralleli-
smo fra mitologia e cristianesimo, una compresenza assolutamente lecita
e non avvertita come offensiva, almeno nella prima fase censoria del po-
ema (vd. dettagli in Anselmo Camões e a censura). È con questi segnali di
totalità che l’orgoglioso autore chiude, melanconicamente e fieramente, il
più bel poema del secondo Cinquecento europeo insieme con quello di
Torquato Tasso.

731

I Lusiadi.indb 731 14/04/2022 15:25:15


[160v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

☙ Canto Decimo / e vltimo.

[1] MAs ja o claro ama-/dor da Larissea


Adultera, inclinaua os animais,
La pera o grande lago, que rodea
Temistitão, nos fins Occidentais:
O grande ardor do Sol Fauonio enfrea,
Co sopro, que nos tanques naturais
Encrespa a agoa serena, e despertaua
Os Lirios, e Iazmins que a calma agraua.
Quando

732

I Lusiadi.indb 732 14/04/2022 15:25:15


Canto X

[1] Ma già il chiaro amator di Larissea1


adultera inclinava gli animali2
là verso il grande lago che cingea3
Temistitão, ai confini Occidentali;4
l’ardor del Sole Favonio molcea,5
col soffio che alle vasche naturali6
increspa l’acqua placida, e destava
gigli e giasmini, che il calore aggrava,7

733

I Lusiadi.indb 733 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[161r]
CANTO DECIMO. 161

[2] Quando as fermosas Ninfas cos amantes


Pella mão ja conformes e contentes,
Subião pera os paços radiantes,
E de metais ornados reluzentes:
Mandados da Rainha, que abundantes
Mesas, daltos manjares, excelentes,
Lhe tinha aparelhados, que a fraqueza
Restaurem da cansada natureza.

[3] Ali em cadeiras ricas cristalinas,


Se assentão, dous e dous, amante e dama,
Noutras aa cabeceira douro finas,
Està coa bella Deosa o claro Gama:
De ygoarias suaues e diuinas
A quem não chega a Egipcia antiga fama,
Se acumulão os pratos de fuluo ouro,
Trazidos la do Atlantico tesouro.

[4] Os vinhos odoriferos, que acima


Estão não so do Italico Falerno,
Mas da Ambrosia, que Ioue tanto estima,
Com todo o ajuntamento sempiterno:
Nos vasos, onde em vão trabalha a lima
Crespas escumas erguem, que no interno
Coração mouem subita alegria,
Saltando coa mistura dagoa fria.
X Mil

734

I Lusiadi.indb 734 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[2] quando le belle Ninfe con gli amanti


man nella mano docili e contenti,8
salivan pei palazzi radianti9
e di metalli ornati rilucenti, 10
come vuol la Regina, che abbondanti
mense di cibi ricchi ed eccellenti11
per loro avea apprestati, ché rinfranchino
la languidezza dei lor corpi stanchi.12

[3] Lì, su cadreghe ricche, cristalline, 13


siedono due a due, amante e dama;
sull’altre a capo mensa, d’oro fine,14
sta con la bella Dea l’illustre Gama.
Di squisitezze soavi e divine,15
cui non giunge l’Egizia antica fama,16
s’accumulano i piatti di fulv’oro,17
tratti là dall’Atlantico tesoro. 18

[4] I vini odoriferi, che in cima19


sono non sol d’Italico Falerno,20
ma d’Ambrosia,21 che Giove tanto estima
con tutta la brigata sempiterna,22
in coppe dove invan suda la lima,23
innalzan crespe schiume, che all’interno
del cor muovono subita esultanza
fervendo, ad acqua fredda in mescolanza.24

735

I Lusiadi.indb 735 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[161v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[5] Mil praticas alegres se tocauão,


Rîsos doces, sutis, e argutos ditos,
Que entre hâ e outro mãjar se aleuantauão,
Despertando os alegres apetitos:
Musicos instrumentos não faltauão,
Quais no profundo reyno, os nus espritos
Fizerão descansar da eterna pena,
Câa voz dhâa angelica Syrena.

[6] Cantaua a bella Ninfa, e cos acentos


Que pellos altos paços vão soando,
Em consonancia ygoal, os instromentos
Suaues vem a hum tempo conformando:
Hum subito silencio enfrea os ventos,
E faz hir docemente murmurando
As agoas, e nas casas naturais
Adormecer os brutos animais.

[7] Com doce voz estâ subindo ao ceo


Altos varões, que estão por vir ao mundo,
Cujas claras Ideas vio Protheo,
Num globo vão, diafano, rotundo,
Que Iupiter em dom lho concedeo
Em sonhos, e despois no reino fundo
Vaticinando o disse, e na memoria
Recolheo logo a Ninfa a clara historia.
Materia

736

I Lusiadi.indb 736 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[5] Mille festosi assunti si toccavano,25


risa dolci, sottili e acuti detti,26
che tra un mangiare e l’altro si levavano,
risvegliando i festevoli appetiti;27
i musici strumenti non mancavano
(quai, nel profondo Regno, i nudi spirti28
fecero riposar da eterna pena),29
con la voce d’angelica Sirena.30

[6] Canta31 la bella Ninfa, e con gli accenti


che per gli alti palazzi van suonando,32
in consonanza uguale, gli strumenti
vengon soavi a un tempo conformandosi.33
Un subito silenzio affrena i venti
e fa andar dolcemente mormorando
l’acque,34 e nei lor rifugi naturali
addormire i selvatici animali.35

[7] Con dolce voce sta elevando al Cielo


alti eroi, che son per venire al mondo,
cui chiare Idee36 poté Proteo vedere37
in globo vuoto, diafano, rotondo,38
che Giove in dono a lui lasciò scrutare
in sogno, e che poi giù, nel Regno fondo,39
vaticinando disse, e in sua memoria
raccolse ivi la Ninfa chiara istoria.40

737

I Lusiadi.indb 737 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[162r]
CANTO DECIMO. 162

[8] Materia he de Coturno, e não de Soco


A que a Nimpha aprendeo no immenso lago:
Qual Yopas não soube, ou Demodoco,
Entre os Pheaces hum, outro em Carthago.
Aqui minha Caliope te inuoco
Neste trabalho extremo, porque em pago,
Me tornes, do q̃ escreuo, e em vão pretendo,
O gosto de escreuer, que vou perdendo.

[9] Vão os annos decendo, e ja do Estio


Ha pouco que passar ate o Otono,
A fortuna me faz o engenho frio,
Do qual ja não me jacto, nem me abono:
Os desgostos me vão leuando ao rio
Do negro esquecimento, e eterno sono,
Mas tu me dâ que cumpra, ò grão Rainha
Das Musas, cô que quero aa nação minha.

[10] Cantaua a bella Deosa, que virião


Do Tejo, pello mar que o Gama abrîra,
Armadas que as ribeiras vencerião,
Por onde o Oceano Indico suspira:
E que os Gentios Reis, que não darião
A ceruiz sua ao jugo, o ferro e yra
Prouarião do braço duro e forte,
Ate renderse a elle, ou logo aa morte.
X 2 Cantaua

738

I Lusiadi.indb 738 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[8] Materia di coturno, e non di socco,41


la Ninfa apprese nell’immenso lago,42
qual Iopa non conobbe, o Demodoco,
intra i Feaci l’un, l’altro in Cartago.43
E quivi, o mia Calliope, io t’invoco,44
in questo sforzo estremo,45 perché in paga
mi renda di che scrivo e in van pretendo,46
di scrivere il piacer, che vo perdendo.47

[9] Vanno gli anni calando, e dall’Estate


v’è poco ormai per passar all’Autunno;48
la Fortuna49 ha il mio ingegno assiderato,50
del quale ormai non più mi valgo o esalto;51
i disgusti52 mi van portando al fiume
del negro oblio e dell’eterno sonno.53
Ma tu fammi compir, grande Reggente
delle Muse, il desìo per la mia gente!54

[10] Canta55 la bella Dea che giungeranno


dal Tago, per il mar che Gama aprì,
armate che le rive vinceranno
ove l’Oceano Indico sospira;56
e che i Pagani Re che non daranno
la lor cervice al giogo, il ferro e l’ira
proveranno del braccio duro e forte,
fino a rendersi, oppure fino a morte.

739

I Lusiadi.indb 739 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[162v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[11] Cantaua dhum que tem nos Malabares


Do sumo sacerdocio a dignidade,
Que so por não quebrar cos singulares
Baroes, os nos que dera damizade,
Sofrerâ suas cidades e lugares,
Com ferro, incendios, ira e crueldade
Ver destruir do Samorim potente:
Que tais odios terâ coa noua gente.

[12] E canta como la se embarcaria


Em Bellem o remedio deste dano,
Sem saber o que em si ao mar traria
O grão Pacheco, Achiles Lusitano:
O peso sentirão, quando entraria,
O curuo lenho, e o feruido Oceano,
Quando mais nugoa os troncos, que gemerem,
Contra sua natureza se meterem.

[13] Mas ja chegado aos fins Orientais,


E deixado em ajuda do gentio
Rey de Cochim, com poucos naturais,
Nos braços do salgado e curuo rio,
Desbaratarâ os Naires infernais
No passo Cambalão, tornando frio
Despanto o ardor immenso do Oriente
Que verâ tanto obrar tão pouca gente.
Chamarâ

740

I Lusiadi.indb 740 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[11] Cantava d’un che tien fra i Malabari


di sommo sacerdozio dignità,57
che, sol per non spezzar coi singolari
baroni i nodi offerti d’amicizia,
soffrirà le sue ville e le città,
con ferro, incendi, ed ira e crudeltà,
veder strugger dal Samorim potente,
che avrà tant’odio per la nuova gente.

[12] E canta come là s’imbarcherà58


da Belém il rimedio di tal danno,
ignaro di che in sé al mare trarrà,59
il gran Pacheco, Achille Lusitano.60
Il peso sentiran,61 quando entrerà,
il curvo legno e il fervido Oceàno,62
quando più in acqua i legni gemeranno63
che contro il natural si metteranno.64

[13] Ma, già arrivato ai confini Orientali,


e lasciato in aiuto del pagano
Re di Cochim, con pochi naturali,65
nelle braccia del salso e curvo fiume66
sbaraglierà quei Nairi infernali67
nel canal Cambalão,68 così ghiacciando
d’orror l’immenso ardore d’Oriente,69
che vedrà tanto oprar sì poca gente.70

741

I Lusiadi.indb 741 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[163r]
CANTO DECIMO. 163

[14] Chamarâ o Samorim mais gente noua:


Virão Reis Bipur, e de Tânôr,
Das serras de Narsinga, que alta proua
Estarão prometendo a seu senhor:
Faràque todo o Naire em fim se moua,
Que entre Calicû jaz, e Cananor,
Dambas as leis immigas, pera a guerra,
Mouros por mar, Gentios polla terra.

[15] E todos outra vez desbaratando,


Por terra, e mar, o grão Pacheco ousado,
A grande multidão que yrâ matando,
A todo o Malabar terâ admirado:
Cometerâ outra vez não dilatando
O Gentio os combates apressado,
Injuriando os seus, fazendo votos
Em vão aos Deoses vãos, surdos, e immotos

[16] Ia não defenderâ somente os passos,


Mas queimar lhe ha lugares, templos, casas:
Aceso de yra o Cão, não vendo lassos
Aquelles que as cidades fazem rasas:
Farà que os seus de vida pouco escassos,
Cometão o Pacheco que tem asas
Por dous passos num tempo, mas voando
Dhum noutro, tudo yrâ desbaratando.
X 3 Virâ

742

I Lusiadi.indb 742 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[14] Chiamerà il Samorim più gente nuova;71


verranno i Re di Bipur e Tanor,72
dai monti di Narsinga,73 che alta prova
andranno promettendo al lor signore;
farà che ciascun Naire infin si muova,
ch’infra Calicut giace e Cananor,74
d’ambe le Leggi ostili,75 per la guerra:
Mori per mar, Pagani per la terra.

[15] E tutti un’altra volta sbaragliando,76


per terra e mare,77 il gran Pacheco ardito,
la grande massa ch’egli andrà ammazzando
a tutto il Malabar darà sgomento.
Ancora ingaggerà, non indugiando,78
il Pagano battaglie, sì affrettato,
i suoi ingiuriando, e poi facendo voti
invano ai vani Dei, sordi ed immoti.79

[16] E non difenderà soltanto i passi,


ma arderà lor terreni, templi, case;80
acceso d’ira, il Can non vedrà lassi81
quei che le sue città al suolo fan rase;82
farà che i suoi, che sprezzano la vita,83
assalgano Pacheco, che ha le ali,
su due valichi a un tempo;84 ma volando
di qua e di là,85 tutto andrà sbaragliando.

743

I Lusiadi.indb 743 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[163v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[17] Virâ ali o Samorim, porque em pessoa


Veja a batalha, e os seus esforce, e anime,
Mas hum tiro, que com zonido voa,
De sangue o tingirâ no andor sublime:
Ia não verâ remedio, ou manha boa,
Nem força, que o Pacheco muito estime,
Inuentara traiçoes, e vãos venenos,
Mas sempre (o ceo querendo) farâ menos.

[18] Que tornarâ a vez septima, cantaua,


Pellejar co inuicto e forte Luso,
A quem nenhum trabalho pesa, e agraua,
Mas com tudo este so o farâ confuso:
Trarâ pera a batalha horrenda, e braua,
Machinas de madeiros fora de vso,
Pera lhe abalroar as Carauellas,
Que ateli vão lhe fora cometellas.

[19] Pella agoa leuarâ serras de fogo


Pera abrasarlhe quanta armada tenha,
Mas a militar arte, e engenho, logo
Farâ ser vaã a braueza com que venha:
Nenhum claro barão no Martio jogo,
Que nas asas da fama se sostenha,
Chega a este, que a palma a todos toma,
E perdoeme a illustre Grecia, ou Roma.
Porque

744

I Lusiadi.indb 744 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[17] Verrà lì il Samorim, perché in persona86


veda lo scontro, e i suoi animi e sforzi,
ma un colpo, che con sibilo ecco vola,
di sangue il tingerà sul palanchino.87
Non vedrà ormai rimedio o astuzia buona,88
né forza che Pacheco intimorisca; 89
tenterà invan tradimenti e veleno,90
ma sempre (il Ciel volendo) farà meno.91

[18] Che ancor la volta settima (cantava)


battaglierà col forte e invitto Luso,
a cui nessun travaglio pesa e grava;
ma alla fin92 questi il lascerà confuso.93
Trarrà per la battaglia, orrenda e fera,
macchine lignee fuori di ogni uso,94
per investir le loro caravelle,95
ché fin lì vano gli era assalir quelle.

[19] Sull’acqua eleverà monti di fuoco96


per sì bruciargli quanta armata ei tenga;
ma l’arte militar e il presto ingegno97
vano faran l’ardir con che lui venga.98
Nessun chiaro baron nel Marzio gioco,99
che sull’ali di Fama si sostenga,100
giunge a costui, che a ognun toglie la palma:101
Grecia illustre m’assolva, o Roma alma.

745

I Lusiadi.indb 745 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[164r]
CANTO DECIMO. 164

[20] Porque tantas batalhas sostentadas


Com muito pouco mais de cem soldados,
Com tantas manhas, e artes inuentadas
Tantos Cães não imbelles profligados:
Ou parecerão fabulas sonhadas,
Ou que os celestes Coros inuocados
Decerão a ajudallo, e lhe darão
Esforço, força, ardil, e coração.

[21] Aquelle que nos Campos Maratonios


O grão poder de Dario estrue, e rende,
Ou quem com quatro mil Lacedemonios
O passo de Termopilas defende,
Nem o mancebo Cocles dos Ausonios,
Que com todo o poder Tusco contende
Em defensa da ponte, ou Quinto Fabio
Foy como este na guerra forte e sabio.

[22] Mas neste passo a Nimpha o som canoro


Abaxando, fez ronco, e entristecido,
Cantando em baxa voz enuolta em choro
O grande esforço mal agardecido:
O Belisario, disse, que no coro
Das Musas seras sempre engrandecido,
Se em ti viste abatido o brauo Marte,
Aqui tens com quem podes consolarte.
X 4 Aquî

746

I Lusiadi.indb 746 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[20] Perché tante battaglie, sostenute


con poco più di sol cento soldati,102
con tante astuzie ed arti escogitate,
tanti Cani103 guerrieri sgominati,
o sembreranno favole sognate,104
o che i celesti Cori,105 già invocati,
scenderanno a aiutarlo, e gli daranno106
impeto eroico, ardire e forza d’animo.107

[21] Quel che nei campi allor di Maratona


il gran poter di Dario strugge e prende,
o chi con quattro mil’ Lacedemòni108
il passo di Termopili difende,
né pur Coclite, il giovin degli Ausoni,
che con tutto il poter Tosco contende
in difesa del ponte, o Quinto Fabio,
fu come questo in guerra forte e savio».109

[22] Ma a tal punto,110 la Ninfa il suon canoro


abbassando, lo fe’ roco e intristito,
cantando a bassa voce, involta in ploro,111
il gran valore mal retribuito.
«O Belisario», disse, «che nel coro
delle Muse sarai sempre aggrandito,112
se in te vedesti offeso il fiero Marte,113
qui troverai con chi puoi consolarti! 114

747

I Lusiadi.indb 747 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[164v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[23] Aqui tens companheiro assi nos feitos


Como no galardão injusto e duro,
Em ti e nelle veremos altos peitos,
A baxo estado vir humilde, e escuro:
Morrer nos hospitais em pobres leitos,
Os que ao Rey, e aa ley seruem de muro,
Isto fazem os Reis, cuja vontade
Manda mais que a justiça e que a verdade.

[24] Isto fazem os Reis, quando embebidos


Nâa aparencia branda que os contenta,
Dão os premios de Aiace merecidos,
Aa lingoa vaã de Vlisses fraudulenta:
Mas vingome que os bens mal repartidos
Por quem so doces sombras apresenta,
Se não os dão a sabios caualeiros,
Dãos os logo a auarentos lisongeiros.

[25] Mas tu de quem ficou tão mal pagado


Hum tal vassalo, o Rey so nisto inico,
Se não es pera darlhe honroso estado,
He elle pera darte hum reino rico:
Em quanto for o mundo rodeado
Dos Apolineos rayos, eu te fico
Que elle seja entre a gente illustre e claro
E tu nisto culpado por auaro.
Mas

748

I Lusiadi.indb 748 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[23] Hai qui un compagno, tale nelle gesta


come nel guiderdone115 ingiusto e duro;116
in te ed in lui vedremo117 alto coraggio118
venir in basso stato, umile e oscuro.
Morir negli ospedali, in letti ignudi, 119
quei che al Re ed alla Fede sono muro!120
Questo i Re fanno la cui volontà
può più che la giustizia e verità!

[24] Questo i Re fanno quando, estasiati121


da un’apparenza blanda che ’i contenta,122
danno premi da Aiace meritati
a Ulisse, lingua vana e fraudolenta. 123
Ma io mi vendico:124 i beni mal partiti
fra chi sol dolci parvenze appresenta,125
se non son dati a savi cavalieri,
tosto son dati a avari lusinghieri. 126

[25] Ma tu, da cui fu sì mal ripagato


un tal vassallo, o Re allor solo iniquo,127
se a lui non doni un orrevole stato,128
egli a te dona un grande Regno e ricco!129
Fin quando intorno al mondo avran girato
gli Apollinei raggi,130 io t’assicuro
ch’egli sarà per tutti illustre e chiaro,
e tu incolpato in questo per avaro.

749

I Lusiadi.indb 749 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[165r]
CANTO DECIMO. 165

[26] Mas eis outro, cantaua, intitulado


Vem com nome real, e traz consigo
O filho, que no mar serâ illustrado
Tanto como qualquer Romano antigo:
Ambos darão com braço forte, armado,
A Quiloa fertil aspero castigo,
Fazendo nella Rey leal, e humano,
Deitado fora o perfido Tirano.

[27] Tambem farão Mombaça, que se arrea


De casas sumptuosas, e edificios,
Co ferro, e fogo seu, queimada, e fea,
Em pago dos passados maleficios:
Despois na costa da India, andando chea
De lenhos inimigos, e arteficios,
Contra os Lusos: com vellas, e com remos
O mancebo Lourenço farà estremos.

[28] Das grandes naos, do Samorim potente,


Que encherão todo o mar, coa ferrea pela,
Que sae com trouão do cobre ardente,
Farà pedaços leme, masto, vela,
Despois lançando arpeos ousadamente
Na capitaina immiga: dentro nela
Saltando, a farâ so com lança e espada
De quatrocentos Mouros despejada.
Mas

750

I Lusiadi.indb 750 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[26] Ma ecco un altro», cantava, «titolato


vien con nome reale, e trae con seco
il figlio,131 che sul mar sarà acclamato,
sì come qual si sia Romano antico.132
Ambi daran, con braccio forte, armato,
a Quìloa fertile un aspro castigo,
ponendo in essa un Re leale e umano,
cacciato fuori il perfido tiranno.133

[27] Così faran Mombasa, che si vanta 134


di palazzi sontuosi ed edifici,
con il ferro e col fuoco arsa e distrutta,
in paga dei passati malefici.135
Poi, nella costa d’India, pullulante
di legni avversi e insidiosi artifici 136
contro i Lusi, farà con vela e remi
il giovane Lorenzo imprese estreme.137

[28] Dei gran legni del Samorim potente, 138


ch’empieran tutto il mar con ferrei globi
ch’escono con rintròn dal bronzo ardente, 139
farà a pezzi timone, albero e vela.
Poi, lanciando gli arpioni arditamente
sulla nemica capitana, in essa
saltando, la farà con lancia e spada140
di quattrocento Mori dispogliata.

751

I Lusiadi.indb 751 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[165v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[29] Mas de Deos a escondida prouidencia,


Que ella so sabe o bem de que se serue,
O porâ onde esforço, nem prudencia
Poderâ auer, que a vida lhe reserue:
Em Chaul, onde em sangue e resistencia
O mar todo com fogo e ferro ferue,
Lhe farão, que com vida se não saya
As armadas de Egipto e de Cambaya.

[30] Ali o poder de muitos inimigos


Que o grande esforço, so com força rende,
Os ventos que faltârão, e os perigos
Domar, que sobejârão, tudo o ofende:
Aqui resurjão todos os antigos,
A ver o nobre ardor, que aqui se aprende,
Outro Sceua verão, que espedaçado
Não sabe ser rendido, nem domado.

[31] Com toda hâa coxa fora, que em pedaços


Lhe leua hum cego tiro, que passàra,
Se serue inda dos animosos braços,
E do grão coração, que lhe ficâra:
Ate que outro pilouro quebra os laços,
Com que co alma o corpo se liâra,
Ella solta voou da prisam fora,
Onde subito se acha vencedora.
Vayte

752

I Lusiadi.indb 752 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[29] Ma di Dio la nascosta provvidenza


(che sola sa quel ben di cui si serve)141
lo porrà ove né forza né prudenza
potrà aver che la vita a lui riservi.142
A Chaùl, dove in sangue e resistenza143
il mar tutto con fuoco e ferro ferve,144
faran ch’egli non sfugga con la vita
all’armata Egiziana e Cambaita.145

[30] Colà il poter di innumeri nemici


(ché il gran valor solo la forza prende)146
i venti che mancarono,147 e i perigli
del mar, che sovrastàr, tutto l’offende. 148
Qui resurgano pur tutti gli Antichi, 149
a veder sommo ardor che qui s’apprende: 150
altro Sceva vedran che, dilaniato,
non sa arrendersi e neanche esser domato.151

[31] Con una coscia strappata, che in pezzi


gli ha reso un cieco tiro che passava,152
si serve sol degli animosi bracci
e del grande suo cuor che gli restava,
finché un altro proietto frange i lacci
con cui con l’alma il corpo si legava: 153
quella, sciolta, fuor di prigion volò154
dove tosto vittrice si trovò.

753

I Lusiadi.indb 753 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[166r]
CANTO DECIMO. 166

[32] Vâyte alma em paz da guerra turbulenta,


Na qual tu mereceste paz serena,
Que o corpo que em pedaços se apresenta,
Quem o gerou vingança ja lhe ordena:
Que eu ouço retumbar a grão tormenta,
Que vem ja dar a dura, e eterna pena,
De Esperas, Basiliscos, e Trabucos,
A Cambaicos crueis, e Mamelucos.

[33] Eis vem o pay com animo estupendo,


Trazendo furia e magoa por antolhos,
Com que o paterno amor lhe estâ mouendo
Fogo no coração, agoa nos olhos:
A nobre yra lhe vinha prometendo,
Que o sangue farâ dar pellos giolhos
Nas inimigas naos sentilo ha o Nilo,
Podélo ha o Indo ver, e o Gange ouuilo.

[34] Qual o Touro cioso, que se ensaya


Pera a crua pelleja, os cornos tenta
No tronco dhum Carualho, ou alta Faya
E o âr ferindo, as forças esprimenta:
Tal, antes que no seyo de Cambaya
Entre Francisco irado na opulenta
Cidade de Dabul, a espada afia,
Abaxandolhe a tumida ousadia.
E logo

754

I Lusiadi.indb 754 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[32] Vai, alma, in pace, via da turbolenta155


guerra in cui meritasti pace lieta! 156
ché il corpo, che spezzato si presenta,157
chi il generò, vendetta già gli appronta:158
ch’io sento rimbombar la gran tormenta159
che vien già a dar la dura pena e eterna160
con i cannoni, artiglierie e trabucchi,161
ai Cambaici crudeli e ai Mamelucchi. 162

[33] Viene ecco il padre, con valor stupendo,


traendo furia e pena alla sua vista,163
giacché il paterno amor gli sta movendo
fuoco nel cuore ed acqua ne’ suoi occhi.164
La nobil ira gli vien promettendo165
che il sangue spargerà sino ai ginocchi
su ostili navi; il Nilo il sentirà,166
potrà l’Indo vederlo,167 e il Gange udrà.168

[34] Quale il toro geloso169 che fa saggio


per il crudo scontro,170 le sue corna attenta
sul tronco d’una quercia o d’alto faggio,171
l’aer ferendo, sue forze esperimenta:172
così, pria che nel seno di Cambaia173
entri Francesco irato, all’opulenta
città di Dàbul ei la spada arrota,174
abbattendo sua tracotanza vuota.175

755

I Lusiadi.indb 755 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[166v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[35] E logo entrando fero na enseada


De Dio, illustre em cercos e batalhas,
Farâ espalhar a fraca e grande armada,
De Calecu, que remos tem por malhas:
A de Melique Yaz acautelada,
Cos pelouros que tu Vulcano espalhas,
Farâ yr ver o frio e fundo assento,
Secreto leito do humido elemento.

[36] Mas a de Mir Hocem, que abalroando


A furia esperarâ dos vingadores,
Verâ braços e pernas yr nadando,
Sem corpos, pello mar, de seus senhores,
Rayos de fogo yrão representando,
No cego ardor, os brauos domadores,
Quanto ali sentirão olhos, e ouuidos,
E fumo, ferro, flamas e alaridos.

[37] Mas ah, que desta prospera vitoria,


Com que despois virâ ao patrio Tejo,
Quasi lhe roubarâ a famosa gloria
Hum successo que triste e negro vejo,
O Cabo Tormentorio, que a memoria
Cos ossos guardarâ não terâ pejo
De tirar deste mundo aquelle esprito,
Que não tirarão toda a India, e Egito.
Ali

756

I Lusiadi.indb 756 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[35] Subito, entrando fiero nella rada


di Diu, in assedi illustre ed in battaglie,176
disperderà la fiacca e grande armata
di Calicut,177 che remi avrà per maglie.178
Quella di laz Melique,179 cautelata,
coi tiri che, Vulcano, tu sparpagli, 180
manderà al freddo e fondo sedimento,
segreto letto d’umido elemento.181

[36] Quella di Mir Hocèm che poi, abbordando,182


la furia attende183 dei vendicatori,
vedrà le braccia e gambe ire fluttuando
senza i corpi, per mar, de’ suoi signori;184
raggi di foco andran rassomigliando
nel cieco ardor, gli arditi vincitori, 185
quanto lì sentiran l’occhio e l’udito
e fumo, ferro, fiamme e oscure grida.186

[37] Ma, ahimè, che d’esta prospera vittoria,187


con che poscia verrà al suo patrio Tago,188
quasi gli ruberà famosa gloria
un evento, che triste e nero io vedo!
il Capo Tempestoso,189 che memoria
dell’ossa guarderà,190 non terrà peggio191
strappar da questo mondo un spirto invitto
qual non strappàr tutta l’India e l’Egitto. 192

757

I Lusiadi.indb 757 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[167r]
CANTO DECIMO. 167

[38] Ali Cafres seluagens poderão,


O que destros immigos não podêrão,
E rudos paos tostados sos farão,
O que arcos e pelouros não fizerão,
Occultos os juizos de Deos sam,
As gentes vaãs que não nos entenderão,
Chamãolhe fado mao, fortuna escura,
Sendo so prouidencia de Deos pura.

[39] Mas ô que luz tamanha, que abrir sinto,


Dizia a Ninfa, e a voz aleuantaua,
La no mar de Melinde em sangue tinto
Das cidades de Lamo, de Oja, e Braua:
Pello Cunha tambem, que nunca extinto
Serâ seu nome, em todo o mar que laua
As ilhas do Austro, e praias, que se chamão
De sam Loureço, e em todo o Sul se afamão.

[40] Esta luz he do fogo, e das luzentes


Armas, com que Albuquerque yra amãsando
De Ormuz os Parseos, por seu mal valentes,
Que refusam o jugo honroso e brando.
Ali verão as setas estridentes
Reciprocarse, a ponta no ar virando,
Contra quem as tirou, que Deos peleja
Por quem estende a fe da madre Igreja.
Ali

758

I Lusiadi.indb 758 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[38] Là son Cafri selvaggi che potranno


ciò che destri nemici non poterono,193
e rozzi pali acuti194 sol faranno
ciò che archi e proiettili non fecero.195
Occulti son di Dio sempre i giudizi ;196
le genti vane, che giammai li intesero,197
dicon: maligno fato! sorte oscura!
e invece è provvidenza di Dio pura.198

[39] Ma, oh! che immensa luce aprirsi sento»,199


dicea la Ninfa, e la voce innalzava,
«là nel mar di Melinde, in sangue tinto
delle città di Lamo, d’Oja e Brava,
per opera del Cunha,200 che mai estinto
sarà il suo nome in tutto il mar che lava
l’isole d’Austro, e le piagge chiamate
di San Lorenzo, in tutto il Sud stimate!201

[40] Questa è luce di fuoco e di lucenti202


armi con cui Albuquerque andrà ammansando
d’Ormuz i Persi, a lor danno valenti,203
che rifiutano un giogo onesto e blando.204
Colà vedranno le frecce stridenti
voltarsi,205 in aria la punta virando
contro chi le tirò, ché Dio contende
per chi la fe’ di Madre Chiesa estende.206

759

I Lusiadi.indb 759 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[167v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[41] Ali do sal os montes não defendem


De corrupção os corpos no combate,
Que mortos pella praya, e mar se estendem
De Gerum, de Mazcate, e Calayate:
Ate que a força so de braço aprendem
A abaxar a ceruiz, onde se lhe ate
Obrigação de dar o reyno inico
Das perlas de Barem tributo rico.

[42] Que gloriosas palmas tecer vejo,


Com que victoria a fronte lhe coroa,
Quando sem sombra vaã de medo, ou pejo
Toma a ilha illustrissima de Goa:
Despois, obedecendo ao duro ensejo
A deixa, e ocasião espera boa,
Com que a torne a tomar, que esforço e arte
Vencerão a fortuna, e o proprio Marte.

[43] Eis ja sobrella torna e vây rompendo


Por muros, fogo, lanças, e pilouros,
Abrindo cõ a espada o espesso, e horrendo
Esquadrão de Gentios, e de Mouros:
Irão soldados inclitos fazendo
Mais que Liões famelicos, e Touros,
Na luz que sempre celebrada e dina
Sera da Egipcia sancta Caterina.
Nem

760

I Lusiadi.indb 760 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[41] Colà i monti di sale non difendono


da corruzione i corpi nella strage,207
che morti per la piaggia e il mar s’estendono208
di Gerum, di Mascate e Calaiate;209
fino a che, a forza sol di braccio, apprendono210
a abbassare la testa, onde è costretto
per obbligo a donare il regno iniquo211
di perle di Barem tributo ricco.212

[42] Che gloriose palme tesser veggio


con cui vittoria in fronte lo corona,213
quando, senz’ombra di timore o indugio,214
prende l’isola illustre sì di Goa!215
Poscia, obbedendo a circostanza avversa,
la lascia, e altra occasione attende buona
per riprenderla, poiché forza ed arte216
vinceran la Fortuna e ancora Marte.217

[43] Ecco già su lei torna, e va irrompendo218


tra mura, fuoco, lance e cannonate,219
aprendo con la spada il folto e orrendo220
squadrone dei Pagani e insiem de’ Mori.
Gl’incliti suoi soldati andran facendo
più che leoni famelici e tori,
nella luce221 ognor celebre cristiana
di Caterina Santa Egiziana.222

761

I Lusiadi.indb 761 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[168r]
CANTO DECIMO. 168

[44] Nem tu menos fugir poderas deste,


Posto que rica, e posto que assentada
La no gremio da Aurora, onde naceste,
Opulenta Malaca nomeada:
As setas venenosas que fizeste,
Os Crises com que ja te vejo armada,
Malaios namorados, Iaos valentes
Todos faras ao Luso obedientes.

[45] Mais estanças cantâra esta Syrena


Em louuor do illustrissimo Albuquerque,
Mas alembroulhe hâa yra que o condena,
Posto que a fama sua o mundo cerque:
O grande capitão, que o fado ordena
Que com trabalhos gloria eterna merque,
Mais ha de ser hum brando companheiro
Pera os seus, que juiz cruel e inteiro.

[46] Mas em tempo que fomes, e asperezas


Doenças, frechas, e trouoes ardentes,
A sazão, e o lugar fazem cruezas
Nos soldados a todo obedientes:
Parece de seluaticas brutezas,
De peitos inhumanos e insolentes,
Dar extremo suplicio pella culpa
Que a fraca humanidade e Amor desculpa.
Não

762

I Lusiadi.indb 762 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[44] Nemmeno223 tu fuggir potrai da questi,


posto che ricca e posto che adagiata
sei nel grembo d’Aurora, ove nascesti,
opulenta Malacca nominata.224
Le frecce velenose che facesti,225
i krisses con che già ti vedo armata,226
Malesi amanti, Giavàni valenti,227
tutti farai al Luso obbedienti».

[45] Più stanze avria cantato la Sirena


lodando l’illustrissimo Albuquerque,
ma rimembrò d’un’ira228 che il condanna,
pur se la fama sua il mondo accerchia.229
Il grande Capitan, cui il fato impone
che con travagli gloria eterna merchi,230
dev’esser più quale compagno blando
pei suoi, che giudice aspro e intollerando.

[46] Ma in tempo in cui la fame e poi l’asprezze,


febbri, frecce e rumor di tuoni ardenti,231
la stagione ed i luoghi, son crudezze232
per i soldati a tutto obbedienti,
par degno di selvagge spietatezze,
d’animi disumani ed insolenti,
dare estremo supplizio per la colpa
che fiacca umanità ed Amor discolpa.233

763

I Lusiadi.indb 763 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[168v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[47] Não serâ a culpa abominoso incesto,


Nem violento estupro em virgem pura,
Nem menos adulterio desonesto,
Mas câa escraua vil lasciua e escura:
Se o peito ou de cioso, ou de modesto,
Ou de vsado a crueza fera e dura,
Cos seus hâa ira insana não refrea,
Põe na fama alua noda negra e fea.

[48] Vio Alexandre Apeles namorado


Da sua Campaspe, e deulha alegremente,
Não sendo seu soldado esprimentado,
Nem vendose num cerco duro e vrgente:
Sentio Ciro que andaua ja abrasado
Araspas, de Pantea em fogo ardente,
Que elle tomara em guarda, e prometia
Que nenhum mao desejo o venceria.

[49] Mas vendo o Illustre Persa, que vencido


Fora de amor, que em fim não tem defensa,
Leuemente o perdoa, e foy seruido
Delle num caso grande em recompensa.
Per força de Iudita foy marido
O ferreo Balduuino, mas dispensa
Carlos pay della, posto em cousas grandes,
Que viua, e pouoador seja de Frandes.
Mas

764

I Lusiadi.indb 764 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[47] Non sarà234 colpa d’abominio e incesto,


né violento stuprar vergine pura,
e nemmeno adulterio disonesto,235
bensì con schiava vil, lasciva e oscura.236
Se il petto o di geloso, o di modesto,237
o d’uso a crudeltà feroce e dura,
co’ suoi un’ira insana non raffrena,
macchia la fama sua con nota oscena.

[48] Vide Alessandro Apelle innamorato


di sua Campaspe, e dièlla lietamente,
pur se non era un milite provato,
né stando in un assedio duro e urgente.238
Sentì Ciro che andava già abbruciato
Araspe di Pantea, in fuoco ardente,
ch’egli aveva in custodia, e avea promesso
che nessun mal disio l’avria sommesso;239

[49] ma, visto il gran Persiano che sconfitto


era d’Amor, che infin non ha difesa,240
facilmente il perdona, e fu servito
da quei in un caso grande, in ricompensa.241
A forza, di Giuditta fu marito
ferreo Baldovino, ma il dispensa
Carlo, a lei padre, e il pone in cose grandi,242
che viva, e vada a popolar le Fiandre».

765

I Lusiadi.indb 765 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[169r]
CANTO DECIMO. 169

[50] Mas proseguindo a Nimpha o longo canto,


De Soarez cantaua, que as bandeiras
Faria tremolar, e por espanto,
Pellas roxas Arabicas ribeiras:
Medina abominabil teme tanto,
Quanto Meca, e Gidâ, coas derradeiras
Prayas de Abasia: Barborâ se teme,
Do mal de que o Emporio Zeila geme.

[51] A nobre ilha tambem de Taprobana,


Ia pello nome antigo tão famosa,
Quanto agora soberba, e soberana,
Pella Cortiça calida, cheirosa,
Della darâ tributo aa Lusitana
Bandeira, quando excelsa, e gloriosa
Vencendo se erguerâ na torre erguida,
Em Columbo, dos proprios tam temida.

[52] Tambem Sequeira as ondas Eritreas


Diuidindo, abrirâ nouo caminho,
Pera ti grande Imperio que te arreas
De seres de Candace, e Sabâ ninho:
Maçuà com Cisternas de agoa cheas
Verâ, e o porto Arquico ali vizinho,
E farà descobir remotas ilhas,
Que dão ao mundo nouas marauilhas.
Y Virâ

766

I Lusiadi.indb 766 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[50] Ma prosegue la Ninfa il lungo canto,


e di Soares canta,243 che bandiere
farà244 fremere e spargerà spavento
lungo le rosse Arabiche riviere:245
«Medina abominevol teme tanto,246
quanto Mecca e Gidà, con le remote
piagge Abissine; Barbera sì teme
il mal di che l’emporio Zeila geme.247

[51] L’illustre isola pur di Taprobana,248


già per il nome antico sì famosa,249
quant’essa è ora superba e sovrana
per la corteccia ardente e odorosa,250
tributo ne darà alla Lusitana
bandiera251 quando, eccelsa e gloriosa,
sull’erta torre s’ergerà vincente,252
in Colombo, agli indigeni sgomento.253

[52] E poi il Sequeira,254 le onde Eritree


dividendo, aprirà nuovo cammino255
verso te, grande Imperio, che t’esalti
d’essere di Candace e Saba culla.256
Massaua, con cisterne d’acqua colme,257
ei vedrà, e ’l porto Archìco, là vicino;258
farà scoprire l’Isole remote
che dànno259 al mondo maraviglie ignote.260

767

I Lusiadi.indb 767 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[169v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[53] Virâ despois Meneses, cujo ferro


Mais na Africa, que câ terâ prouado:
Castigarâ de Ormuz Soberba o erro,
Com lhe fazer tributo dar dobrado:
Tambem tu Gama, em pago do desterro
Em que estâs, e serâs inda tornado,
Cos titolos de Conde, e dhonras nobres,
Virâs mandar a terra que descobres.

[54] Mas aquella fatal necessidade,


De quem ninguem se exime dos humanos,
Illustrado coa Regia dignidade,
Te tirarâ do mundo e seus enganos:
Outro Meneses logo, cuja ydade
He mayor na prudencia, que nos anos,
Gouernarâ, e farâ o ditoso Henrique,
Que perpetua memoria delle fique.

[55] Não vencerâ somente os Malabares,


Destruindo Panane, com Coulete,
Cometendo as Bombardas, que nos ares
Se vingão so do peito que as comete:
Mas com virtudes certo singulares,
Vence os immigos dalma todos sete,
De cubiça triumpha, e incontinencia,
Que em tal idade he suma de excellencia.
Mas

768

I Lusiadi.indb 768 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[53] Verrà poscia Meneses, il cui ferro


più in Africa, che quivi, avrà provato;261
castigherà d’Ormuz superba il fallo,
con l’imporle un tributo raddoppiato. 262
Anche tu, Gama, in paga dell’esilio
in cui sei, e sarai poscia tornato,263
con titolo di Conte e onore aperto264
comanderai la terra ch’hai scoperto.

[54] Ma pur quella fatal necessità


da cui niuno s’esime degli umani,
luminoso di Regia dignità265
te toglierà dal mondo e da’ suoi inganni.266
Allora altro Meneses,267 la cui età
è maggiore in prudenza che negli anni,268
governerà, lieto Enrico, e pur farà
che sua eterna memoria resterà.

[55] Non vincerà soltanto i Malabari,269


distruggendo Panane con Coulete,270
affrontando bombarde che, nell’aria,
colpiscon solo il petto che le affronta.271
Ma con virtù di certo singolari,
vince i sette nemici spirituali;272
su cupidigia trionfa e incontinenza,273
ch’a la sua età è il sommo d’eccellenza.274

769

I Lusiadi.indb 769 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[170r]
CANTO DECIMO. 170

[56] Mas despois que as estrellas o chamarem,


Socederâs ô forte Mazcarenhas,
E se injustos o mando te tomarem,
Prometote que fama eterna tenhas:
Pera teus inimigos confessarem
Teu valor alto, o fado quer que venhas
A mandar, mais de palmas coroado,
Que de fortuna justa acompanhado.

[57] No reino de Bintão, que tantos danos


Terâ a Malaca muito tempo feitos,
Num so dia as injurias de mil anos
Vingarâs, co valor de illustres peitos,
Trabalhos e perigos inhumanos,
Abrolhos ferreos mil, passos estreitos,
Tranqueiras, Baluartes, lanças, Setas,
Tudo fico que rompas e sometas.

[58] Mas na India cubiça e ambição,


Que claramente poem aberto o rosto
Contra Deos, e Iustiça, te farão
Vituperio nenhum, mas so desgosto:
Quem faz injuria vil, e sem rezão
Com forças e poder, em que estâ posto,
Não vence, que a vitoria verdadeira,
He saber ter justiça nua, e inteira.
Y 2 Mas

770

I Lusiadi.indb 770 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[56] Ma, poi che gli Astri l’avran reclamato,275


gran Mascarenhas, tu succederai;276
se da ingiusti il comando t’è usurpato,277
ti prometto che fama eterna avrai.
Perch’alfin dai nemici è confessato
tuo valor alto, il fato vuol che andrai
a comandar, più di palme onorato
che da fortuna giusta accompagnato.

[57] Nel regno di Bintan, che tanti danni


avrà a Malacca per gran tempo inflitti,
in un sol dì l’ingiurie di mille anni278
vendicherai, al valor d’illustri petti.279
Travagli e poi pericoli inumani,
punte di ferro280 mille, passi stretti,281
palizzate, baluardi, lance e saette:282
tutto tu, attesto, rompi e sottometti.283

[58] Ma in India, cupidigia ed ambizione,284


che chiaramente mostran viso aperto285
contro Dio e Giustizia, ti daranno
vituperio nessun, ma sol sconcerto.286
Chi ingiuria vile fa e senza ragione,287
con la forza e ’l poter di cui è coverto,
non vince, no, ché la vittoria vera
è serbare giustizia nuda e intera.288

771

I Lusiadi.indb 771 14/04/2022 15:25:15


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[170v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[59] Mas com tudo não nego que Sampayo


Serâ no esforço illustre, e asinalado,
Mostrando se no mar hum fero rayo,
Que de inimigos mil verâ qualhado:
Em Bacanôr farâ cruel ensayo
No Malabar, pera que amedrontado
Despois a ser vencido delle venha
Cutiâle, com quanta armada tenha.

[60] E não menos de Dio a fera frota


Que Chaul temerâ de grande e ousada,
Farâ coa vista so perdida e rota,
Por Heitor da Silueira, e destroçada:
Por Heitor Portugues, de quem se nota,
Que na Costa Cambaica sempre armada,
Serâ aos Guzarates tanto dano,
Quanto ja foy aos Gregos o Troyano.

[61] A Sampayo feroz socederà


Cunha, que longo tempo tem o leme,
De Chale as torres altas erguerâ,
Em quanto Dio illustre delle treme,
O forte Baçaîm se lhe darâ,
Não sem sangue porem, que nelle geme
Melique, porque a força so de espada
A tranqueira soberba ve tomada.
Tras

772

I Lusiadi.indb 772 14/04/2022 15:25:15


I LUSIADI, CANTO X

[59] Ma, contutto, non nego che Sampaio


sarà, in sua forza, illustre e segnalato,289
mostrandosi sul mar qual cupo raggio,290
che di mille avversar’ vedrà addensato.291
In Bacanor farà crudele saggio
nel Malabar, a fin che, sgomentato,
poscia ad essere vinto da lui venga
Cutiale, con quanta armata tenga.292

[60] E non meno di Diu la fiera flotta,


che Chaùl temerà per grande e ardita,293
farà, sol con la vista, persa e rotta,294
da Ettor da Silveira e demolita;
da Ettore Portoghese, il qual – si nota –
nella costa Cambaica, sempre armata,295
sarà pei Gusarati296 tanto danno
quanto fu già per i Greci il Troiano.297

[61] Al feroce Sampaio298 succederà


Cunha, che lungo tempo avrà il timone:299
di Chale l’alte torri erigerà,300
mentre l’illustre Diu di lui ha tremore;301
il forte Basaim gli si darà,
non senza sangue, pur, ché allora geme
Melik, quando per forza sol di spada
vede la cinta superba espugnata.302

773

I Lusiadi.indb 773 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[171r]
CANTO DECIMO. 171

[62] Tras este vem Noronha, cujo Auspicio


De Dio os Rumes feros afugenta,
Dio que o peito e bellico exercicio
De Antonio da silueira bem sustenta:
Farâ em Noronha a morte o vsado officio,
Quando hum teu ramo, ô Gama, se esprimeta
No gouerno do Imperio, cujo zelo
Com medo o roxo mar farâ amarelo,

[63] Das mãos do teu Esteuão vem tomar


As redeas hum, que ja sera illustrado
No Brasil, com vencer e castigar
O Pirata Frances ao mar vsado:
Despois Capitão mor do Indico mar,
O muro de Dâmão soberbo e armado,
Escala, e primeiro entra a porta aberta
Que fogo e frechas mil terão cuberta.

[64] A este o Rey Cambaico soberbissimo


Fortaleza darà na rica Dio,
Porque contra o Mogor poderosissimo
Lhe ajude a defender o senhorio:
Despois yrà com peito esforçadissimo
A tolher que não passe o Rey Gentio
De Calecu, que assi com quantos veyo
O farâ retirar de sangue cheyo.
Y 3 Destroirâ

774

I Lusiadi.indb 774 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[62] Dopo lui vien Noronha,303 il cui auspicio


da Diu i feroci Rumi in fuga sperde;304
Diu, che il coraggio e il bellico esercizio
di Antonio da Silveira ben sostenta.
Farà a Noronha morte usato ufficio,305
quindi un tuo figlio, o Gama, esperimenta
il governo d’Impero, e il suo fervore
farà il Mar Rosso giallo di terrore.306

[63] Dalle man’ del tuo Estevan prenderà


le briglie307 un tal che già sarà acclamato
per aver vinto in Brasile e punito
il pirata Francese, al mare usato.308
Poi, Capitan maggior dell’Indio mare,
il muro di Damào, superbo e armato,
scala, e varca primier la porta aperta,
che fuoco e mille frecce avran coperta.309

[64] A questi il Re Cambaico superbissimo


donerà un forte nella ricca Diu,
perché contro il Mogol poderosissimo
l’aiuti a preservar sua signoria.310
Dipoi andrà, con animo fortissimo,
a far sì che non passi il Re pagano
di Calicut, che sì con quanti scorgo
lo farà ritirar, di sangue lordo.311

775

I Lusiadi.indb 775 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[171v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[65] Destroirâ a cidade Repelim,


Pondo o seu Rey com muitos em fugida:
E despois junto ao Cabo Comorim
Hâa façanha faz esclarecida,
A frota principal do Samorim,
Que destroir o mundo não duuida,
Vencerâ co furor do ferro e fogo,
Em si verâ Beadâla o Marcio jogo.

[66] Tendo assi limpa a India dos immigos,


Virâ despois com cetro a gouernala,
Sem que ache resistencia, nem perigos,
Que todos tremem delle, e nenhum fala:
So quis prouar os asperos castigos
Baticalâ, que virâ ja Beadala,
De sangue e corpos mortos ficou chea,
E de fogo e trouoes desfeita e fea.

[67] Este sera Martinho, que de Marte


O nome tem coas obras diriuado,
Tanto em armas illustre em toda parte,
Quanto em conselho sabio e bem cuidado:
Socederlhe ha ali Castro, que o estandarte
Portugues terâ sempre leuantado,
Conforme successor ao succedido
Que hum ergue Dio, outro o defende erguido.
Persas

776

I Lusiadi.indb 776 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[65] Struggerà la città di Repelim,


espellendo il suo Re, con altri molti;312
e poscia, giunto al Capo Comorim,
una prodezza compie rifulgente:
la flotta principal del Samorim,313
che di struggere il mondo non ha dubbio,
vincerà col furor di ferro e fuoco,314
e in sé vedrà Beadala il Marzio gioco.315

[66] Così mondata316 l’India dai nemici,


verrà poi con lo scettro a governarla,317
senza trovar resistenza o perigli,
ché tutti temon lui, e nessuno parla.318
Sol provar volle gli asperi castighi
Baticalà, che visti avea Beadala:319
di sangue e corpi morti restò piena,
e con foco e bombarde sfatta e oscena.320

[67] Questi sarà Martino, che da Marte


il nome ha con sue opre derivato;321
tanto nell’arme illustre in ogni parte,322
quanto, in consiglio, saggio e ponderato. 323
Succederà a lui Castro,324 che il stendardo
Portoghese terrà sempre elevato,
conforme il primo al successore eletto,325
che uno erge Diu, l’altro il difende eretto. 326

777

I Lusiadi.indb 777 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[172r]
CANTO DECIMO. 172

[68] Persas feroces, Abassis e Rumes


Que trazido de Roma o nome tem,
Varios de gestos, varios de custumes
Que mil naçoes ao cerco feras vem
Farão dos ceos ao mundo vãos queixumes
Porque hâs poucos a terra lhe detem,
Em sangue Portugues juram descridos
De banhar os bigodes retorcidos.

[69] Basiliscos medonhos e Liões,


Trabucos feros, minas encubertas,
Sustenta Mazcarenhas cos barões,
Que tam ledos as mortes tem por certas:
Ate que nas mayores opressoes
Castro libertador, fazendo offertas
Das vidas de seus filhos, quer que fiquem
Com fama eterna, e a Deos se sacrifiquem.

[70] Fernando hum delles, ramo da alta pranta,


Onde o violento fogo com ruido,
Em pedaços os muros no ar leuanta,
Serâ ali arrebatado, e ao ceo subido:
Aluaro quando o inuerno o mundo espanta,
E tem o caminho humido impedido,
Abrindoo, vence as ondas, e os perigos,
Os ventos, e despois os inimigos.
Y 4 Eis

778

I Lusiadi.indb 778 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[68] Persi feroci, Abissini e poi Rumi,327


che sì tratto da Roma il nome tengono,
vari d’aspetti, vari di costumi
(ché mil’ nazioni a assedio fere vengono),
faran dei Cieli al mondo vani gemiti
perché in pochi la terra gli contendono;328
col sangue Luso giuran, rinnegati,
di bagnare i mustacchi attorcigliati.329

[69] Artiglierie tremende e bombardoni,330


trabucchi atroci, mine ricoperte,331
sopporta Mascarenhas coi baroni332
che sì lieti la morte hanno per certa;333
finché, sotto la massima oppressione,334
Castro liberator, facendo offerta
di vita dei suoi figli, vuol che restino
con fama eterna a Dio sacrificandosi.335

[70] Fernando, un d’essi, ramo d’alta pianta,


dove un violento fuoco, con fracasso,336
in pezzi in aria le muraglie scaglia,
sarà da lì strappato e al Ciel levato.337
Alvaro, mentre Inverno il mondo agghiaccia338
e fa il cammino umido impedito,339
aprendol, vince l’onde ed i perigli,
i venti e poscia gl’inimici artigli.340

779

I Lusiadi.indb 779 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[172v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[71] Eis vem despois, o pay, que as ondas corta


Co restante da gente Lusitana
E com força e saber, que mais importa,
Batalha dá felice e soberana:
Hâs paredes subindo escusam porta,
Outros a abrem, na fera esquadra insana,
Feitos farão tão dinos de memoria,
Que não caibão em vêrso, ou larga historia.

[72] Este despois em campo se apresenta


Vencedor forte e intrepido, ao possante
Rey de Cambaya, e a vista lhe amedrenta
Da fera multidão pradrupedante:
Não menos suas terras mal sustenta
O Hydalcham do braço triumphante
Que castigando vay Dâbul na costa
Nem lhe escapou Pondâ no sertão posta.

[73] Estes e outros Baroes por varias partes,


Dinos todos de fama e marauilha,
Fazendose na terra brauos Martes,
Virão lograr os gostos desta Ilha:
Varrendo triumphantes estandartes
Pellas ondas, que corta a aguda quilha,
E acharão estas Nimphas e estas mesas,
Que glorias e hõras sam de arduas empresas
Assi

780

I Lusiadi.indb 780 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[71] Ecco il padre venir, che l’onde fende341


con la restante gente Lusitana,
e con forza e saggezza, che più importa,342
battaglia dà vittoriosa e sovrana.343
Quei, scalando pareti,344 ignoran porta;
altri l’apron345 tra fiera squadra insana;
fatti faran sì degni di memoria
che non entrano in verso o in ampia istoria.346

[72] Questi, dipoi, nel campo si presenta,


vincitor forte e intrepido, al possente
Re Cambaico, e la vista lo spaventa
di feroce marea quadrupedante.347
Pur così le sue terre mal sostenta
l’Idalcan contro il braccio trionfante
che castiga Dabul lungo la costa,348
né gli sfuggì Pondà, nel bosco posta.349

[73] Questi ed altri Baron’,350 per varie parti,351


degni tutti di fama e maraviglia,352
facendo di sé in terra audaci Marti,353
gusteranno i diletti di quest’Isola,
levando trionfanti gli stendardi354
per l’onde aperte355 dall’acuta chiglia;
e troveran le Ninfe ed i conviti
che gloria e onore son di gesti arditi».356

781

I Lusiadi.indb 781 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[173r]
CANTO DECIMO. 173

[74] Assi cantaua a Nimpha e as outras todas


Com sonoroso aplauso vozes dauão,
Com que festejão as alegres vodas,
Que com tanto prazer se celebrauão:
Por mais que da Fortuna andem as rodas
Nâa consona voz todas soauão,
Não vos hão de faltar, gente famosa,
Honra, valor, e fama gloriosa.

[75] Despois que a corporal necessidade


Se satisfez do mantimento nobre,
E na armonia e doce suauidade,
Virão os altos feitos, que descobre,
Thetis de graça ornada, e grauidade,
Pera que com mais alta gloria dobre,
As festas deste alegre e claro dia,
Pera o felice Gama assi dizia.

[76] Faz te merce barão a Sapiencia


Suprema, de cos olhos corporais
Veres, o que não pode a vã ciencia
Dos errados e miseros mortais:
Sigueme firme, e forte, com prudencia
Por este monte espesso, tu cos mais.
Assi lhe diz, e o guia por hum mato
Arduo, difficil, duro a humano trato.
Não

782

I Lusiadi.indb 782 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[74] Sì cantava la Ninfa, e l’altre tutte,


con applauso sonoro, voci alzavano,357
festeggiando così le allegre nozze
che con tanto piacer si celebravano.358
«Quanto Fortuna giri le sue ruote»,359
tutte in cònsona voce gorgheggiavano,360
«non vi dovrà mancar, gente famosa,
onor, valore e fama gloriosa».361

[75] Poi che dei corpi la necessità


fu soddisfatta dal convito nobile,362
e in armonia e dolce soavità
videro l’alte gesta che discopre,363
Teti, di grazia ornata e gravità,364
per raddoppiare con più alta gloria365
le feste del gioioso e chiaro dì,
al lieto Gama ella dicea così:

[76] «Ti fa mercè, o barone, la Sapienza


Suprema, che con gli occhi corporali
vedrai ciò che non può la vana scienza
degli erratici e miseri mortali:366
seguimi367 fermo e forte, con prudenza
per questo monte folto, tu coi tuoi».
Così dice, e lo guida per un bosco
Arduo, difficil, duro a umano varco.368

783

I Lusiadi.indb 783 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[173v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[77] Não andão muito que no erguido cume


Se acharão, onde hum campo se esmaltaua,
De Esmeraldas, Rubis, tais que presume
A vista, que diuino chão pisaua:
Aqui hum globo vem no ar, que o lume
Clarissimo por elle penetraua,
De modo que o seu centro esta euidente,
Como a sua superficia, claramente.

[78] Qual a materia seja não se enxerga,


Mas enxergasse bem que estâ composto
De varios orbes, que a diuina verga
Compos, e hum centro a todos so tem posto:
Voluendo, ora se abaxe, agora se erga,
Nâca sergue, ou se abaxa, e hâ mesmo rosto
Por toda a parte tem, e em toda a parte
Começa e acaba, em fim por diuina arte.

[79] Vniforme, perfeito, em si sostido,


Qual em fim o Archetipo, que o criou:
Vendo o Gama este globo, comouido
De espanto e de desejo ali ficou,
Dizlhe a Deosa, O transunto reduzido
Em pequeno volume aqui te dou,
Do mundo aos olhos teus, pera que vejas
Por onde vas, e yrâs, e o que desejas.
Ves

784

I Lusiadi.indb 784 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[77] Non vanno molto, che in erto cacume


si trovan, dove un campo si smaltava369
di smeraldi, rubin’, tai che presume
la vista che divino suol calcava.370
Qui un globo aereo vedono, che il lume371
chiarissimo attraverso il penetrava,
di modo che il suo centro è sì evidente
come la superficie, chiaramente.372

[78] Qual sia la sua materia non si scorge,373


ma ben scorgesi come sia composto
da varie sfere, che Divina verga374
compose, e un centro a tutte solo è posto.
Girando, ch’or s’abbassi, ch’ora s’erga,
mai s’erge né s’abbassa,375 e un volto istesso
per ogni parte mostra, e in ogni parte
comincia e chiude, infin, per divin’arte.376

[79] Uniforme, perfetto, in sé sorretto,


qual l’Archetipo, infin, che lo creò:377
vedendo Gama tal globo, il cor stretto
di timore e desio là gli restò.378
Disse la Dea: «Il transunto,379 ristretto
in piccolo volume, qui ti do
del Mondo agli occhi tuoi, ché ti si sveli
dove tu vai, e andrai, e quel cui aneli.

785

I Lusiadi.indb 785 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[174r]
CANTO DECIMO. 174

[80] Ves aqui a grande machina do mundo,


Eterea, e elemental, que fabricada
Assi foy do saber alto, e profundo,
Que he sem principio, e meta limitada,
Quem cerca em derredor este rotundo
Globo, e sua superficia tão limada,
He Deos, mas o q̃ he Deos ningue o entende,
Que a tanto o engenho humano não se estede.

[81] Este orbe que primeiro vay cercando


Os outros mais pequenos, que em si tem,
Que estâ com luz tão clara radiando,
Que a vista cega, e a mente vil tambem,
Empireo se nomea, onde logrando
Puras almas estão de aquelle bem,
Tamanho, que elle so se entende e alcança,
De quem não ha no mundo semelhança.

[82] Aqui so verdadeiros gloriosos


Diuos estão, porque eu, Saturno e Iano,
Iupiter, Iuno, fomos fabulosos
Fingidos de mortal e cego engano:
So pera fazer versos deleitosos
Seruimos, e se mais o trato humano
Nos pode dar, he so que o nome nosso
Nestas estrellas pos o engenho vosso.
E tambem

786

I Lusiadi.indb 786 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[80] Vedi la grande macchina del Mondo,380


eterea e elemental,381 che fabbricata
così fu dal Sapere, alto e profondo,382
senza principio e meta limitata.
Chi circonda all’intorno esto rotondo
globo e sua superficie levigata383
è Dio: ma quel che è Dio nessun l’intende,
che a tanto, ingegno umano non s’estende.384

[81] Questa sfera che, prima, va attorniando


l’altre minori che in essa contiene,
che luce sta sì chiara radiando
che ’l viso385 acceca e pur la vile mente,386
Empireo ha nome, ove stanno gustando
l’alme limpide di quel sommo Bene
sì immenso ch’egli sol s’intende e attinge,
e il mondo alcunché simile non pinge.387

[82] Qui soltanto i veraci, gloriosi


Dèi stanno,388 poiché io, Saturno e Giano,
Giove, Giunone, fummo favolosi,
plasmati da mortale e cieco inganno.389
Solo per fare versi dilettosi
serviamo,390 e se qualcosa il tratto391 umano
più ci può dar, è sol che il nome nostro
a queste stelle pose ingegno vostro.392

787

I Lusiadi.indb 787 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[174v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[83] E tambem porque a santa prouidencia,


Que em Iupiter aqui se representa,
Por espiritos mil, que tem prudencia,
Gouerna o mundo todo, que sustenta:
Insinalo a prophetica sciencia,
Em muitos dos exemplos, que apresenta,
Os que sam bõs, guiando fauorecem,
Os maos, em quanto podem, nos ompecem.

[84] Quer logo aqui a pintura que varîa,


Agora deleitando, ora insinando,
Darlhe nomes, que a antiga Poesia
A seus Deoses ja dera, fabulando:
Que os Anjos de celeste companhia
Deoses o sacro verso estâ chamando,
Nem nega que esse nome preminente,
Tambem aos maos se dà, mas falsamente.

[85] Em fim que o sumo Deos, que por segundas


Causas obra no mundo, tudo manda:
E tornando a contarte das profundas
Obras da mão diuina veneranda,
Debaxo deste circulo onde as mundas
Almas diuinas gozão, que não anda,
Outro corre tam leue e tam ligeiro,
Que não se enxerga, he o Mobile primeiro.
Com

788

I Lusiadi.indb 788 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[83] E poi, perché la Santa Provvidenza,


che appunto in Giove qui si rappresenta,393
per mille spirti colmi di prudenza394
governa il Mondo tutto che sostenta395
(l’insegna la profetica scienza,396
in molti degli esempi che presenta),
quei buoni, noi guidando, favoriscono;
i mali, in quanto posson, ci impediscono.

[84] Vuol dunque la pittura,397 che disvaria


or dilettando ed ora ammaestrando,398
dar loro i nomi che antica Poesia
a’ suoi Dèi già avea dato, favolando;399
ché gli Angel’ di celeste compagnia
Dèi la Scrittura sacra va chiamando,400
né nega che tal nome preminente
anche ai mali si dia, ma falsamente.401

[85] Infine, il Sommo Dio con le seconde


cause nel Mondo fa e tutto comanda.402
E tornando a parlar delle profonde403
opre di Man Divina veneranda,
di sotto questo cerchio, ove le monde
alme divine godono,404 ch’è immobile,
un altro corre sì lieve e leggero405
che non si scorge: è il Mobile primiero.406

789

I Lusiadi.indb 789 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[175r]
CANTO DECIMO. 175

[86] Com este rapto, e grande mouimento,


Vão todos os que dentro tem no seyo,
Por obra deste, o Sol andando atento
O dia e noite faz, com curso alheyo:
Debaxo deste leue anda outro lento,
Tam lento, e sojugado a duro freyo,
Que em quanto Phebo, de luz nunca escasso,
Dozentos cursos faz, dâ elle hum passo.

[87] Olha estoutro debaxo, que esmaltado


De corpos lisos anda, e radiantes,
Que tambem nelle tem curso ordenado,
E nos seus axes correm scintilantes:
Bem ves como se veste, e faz ornado
Co largo cinto douro, que estellantes
Animais doze traz afigurados,
Aposentos de Phebo limitados.

[88] Olha por outras partes a pintura,


Que as estrellas fulgentes vão fazendo.
Olha a carreta, atenta a Cinosura,
Andromeda, e seu pay, e o drago horredo:
Vê de Cassiopea a fermosura,
E do Orionte o gesto turbulento,
Olha o Cisne morrendo que sospira,
A Lebre, e os Cães, a Nao, e a doce Lira.
Debaxo

790

I Lusiadi.indb 790 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[86] Con questo ratto407 e vasto movimento


van tutti quei che dentro ha nel suo seno:
per opra sua, il Sole, andando attento,408
giorno e la notte fa, con corso alieno.409
Sotto l’orbe leggero, un altro è lento,
sì lento e soggiogato al duro freno,
che quando Febo, mai di luce scarso,
duecento giri fa, quello fa un passo.410

[87] Guarda l’altro più in basso, che smaltato411


di corpi lisci ruota e radianti,412
che pure in lui seguon corso ordinato
e sui suoi assi corron scintillanti.413
Vedi ben ch’ei si veste e si fa ornato414
d’un largo Cinto d’oro,415 ove stellanti
son dodici animali figurati,416
i soggiorni di Febo demarcati.417

[88] Guarda nell’altre parti la pittura418


che le Stelle fulgenti van facendo:
guarda il Carro, indi osserva Cinosura,
Andromeda e suo padre, e il Drago orrendo;
vedi di Cassiopea lo splendore
e d’Orion l’aspetto turbolento;419
guarda il Cigno morendo che sospira,
Lepre, Cani, Naviglio e dolce Lira.420

791

I Lusiadi.indb 791 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[175v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[89] Debaxo deste grande firmamento,


Ves o ceo de Saturno Deos antigo,
Iupîter logo faz o mouimento,
E Marte abaxo bellico inimigo,
O claro olho do ceo no quarto assento,
E Venus, que os amores traz consigo,
Mercurio de eloquencia soberana,
Com tres rostos debaxo vay Diana.

[90] Em todos estes orbes, differente


Curso veras, nâs graue, e noutros leue:
Ora fogem do centro longamente,
Ora da terra estão caminho breue,
Bem como quis o padre omnipotente
Que o fogo fez, e o ar, o vento, e neue,
Os quaes veras que jazem mais a dentro,
E tem co mar a terra por seu centro.

[91] Neste centro pousada dos humanos,


Que não somente ousados se contentão
De soffrerem da terra firme os danos
Mas inda o mar instabil esprimentão,
Verâs as varias partes, que os insanos
Mares diuidem, onde se apousentão
Varias nações, que mandão varios Reis,
Varios costumes seus, e varias leis.
Ves

792

I Lusiadi.indb 792 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[89] Di sotto a questo grande Firmamento


vedi il ciel di Saturno, Dio antico;421
Giove poi compie il proprio movimento,
e, sotto, Marte, bellico nemico;
il chiaro Occhio del ciel nel quarto giro,422
e Venere, che trae gli amori seco;
Mercurio, d’eloquenza sì sovrana;
con tre volti, più in basso va Diana.423

[90] In tutti questi cerchi, differente


corso vedrai, sia grave o sia più lieve:424
ora fuggon dal Centro lungamente,
or dalla Terra fan cammino breve,425
ben come volle il Padre onnipotente,
che ’l fuoco fece, l’aria, vento e neve,426
i quali tu vedrai stare più a dentro,
e hanno il Mare e la Terra427 come centro.

[91] In tal centro,428 dimora degli umani,


che non soltanto, audaci, si contentano429
di soffrir della terra ferma i danni,
ma ancora il mare instabile essi tentano,
vedrai le varie parti, che gl’insani430
mari dividon, dove varie abitano431
nazioni che comandan vari Regi,
vari costumi lor e varie leggi.432

793

I Lusiadi.indb 793 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[176r]
CANTO DECIMO. 176

[92] Ves Europa Christaã mais alta e clara


Que as outras em policia, e fortaleza:
Ves Africa dos bens do mundo auara,
Inculta, e toda chea de bruteza,
Co Cabo que ate qui se vos negâra,
Que assentou pera o Austro a natureza:
Olha essa terra toda, que se habita
Dessa gente sem ley, quasi infinita.

[93] Vé do Benomotapa o grande imperio,


De seluatica gente, negra e nua:
Onde Gonçalo morte e vituperio
Padecerâ, polla fe sancta sua:
Nace por aste incognito Hemisperio
O metâl, porque mais a gente sua,
Ve que do lago, donde se derrama
O Nilo, tambem vindo estâ Cuama.

[94] Olha as casas dos negros, como estão


Sem portas, confiados em seus ninhos
Na justiça real, e defensam,
E na fidelidade dos vizinhos:
Olha delles a bruta multidão
Qual bando espesso e negro de Estorninhos,
Combaterà em Sofala a fortaleza,
Que defenderâ Nhaya com destreza.
Olha

794

I Lusiadi.indb 794 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[92] Ve’ l’Europa Cristiana, più alta e chiara


che l’altre in civiltà ed in fortezza;433
ve’ l’Africa, dei ben’ del mondo avara,
incolta e tutta piena di rudezza,434
col Capo, di che pria eravate ignari,435
che pose all’Austro436 estremo la Natura.
Guarda tal terra, ch’è tutta gremita
di gente senza Legge, ormai infinita.

[93] Ve’ di Benomotapa il grande impero,437


di selvatica gente, negra e nuda,438
ove Gonzalo morte e vituperio439
patirà, per la Fede santa sua.440
Nasce per questo incognito Emisfero
il metal per cui più la gente suda.441
Ve’ che dal lago, donde si dirama
il Nilo, pur scorrendo sta il Cuama.442

[94] Guarda le case dei negri, che stanno


senza porte, e confidan, ne’ lor covi,443
nella giustizia reale e difesa
e nella fedeltà dei lor vicini.444
Guarda di lor la bruta445 moltitudine,
qual stormo spesso e nero di stornelli,446
combatterà in Sofala la fortezza,
che difenderà Nhaia con destrezza.447

795

I Lusiadi.indb 795 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[176v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[95] Olha la as alagoas, donde o Nilo


Nace, que não souberão os antigos,
velo rega, gerando o Crocodilo,
Os pouos Abassis de Christo amigos,
Olha como sem muros (nouo estilo)
Se defendem milhor dos inimigos,
Ve Meroe, que ilha foy de antiga fama
Que ora dos naturais Nobâ se chama.

[96] Nesta remota terra, hum filho teu


Nas armas coutra os Turcos serâ claro,
Ha de ser dom Christouão o nome seu,
Mas contra o fim fatal não ha reparo:
Ve ca a Costa do mar, onde te deu
Melinde hospicio gasalhoso e caro
O Rapto rio nota, que o romance
Da terra chama Obî, entra em Quilmance.

[97] O Cabo ve ja Aromâta chamado,


E agora Goardafû dos moradores,
Onde começa a boca do afamado
Mar roxo, que do fundo toma as cores
Este como limite esta lançado
Que diuide Asia de Africa, e as milhores
Pouoaçoes, que a parte Africa tem
Maçuâ sam, Arquico, e Suamquem.
Ves

796

I Lusiadi.indb 796 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[95] Guarda là le lagune donde il Nilo448


nasce, che nol sapevano gli antichi;
guardal bagnar, nutrendo il coccodrillo,449
i popoli Abissini, a Cristo amici;450
guarda che senza mura (strano stile)
si difendono meglio dai nemici;
ve’ Mèroe, un’isola d’antica fama,
che pei locali ora Nobà si chiama.451

[96] In tal remota terra un figlio tuo


in armi contro i Turchi sarà insigne;
sarà Don Cristovài il nome suo,
ma contro il fin fatal non v’ha riparo.452
Ve’ la costa del mar, dove ti diede
Melinde ospizio assai cortese e caro;453
il fiume Rapto nota, che il linguaggio454
local dice Obi; sfocia poi a Quilmance.455

[97] Il Capo ve’, già Aromàta chiamato,


or Guardafù, dai suoi abitatori,456
ove comincia a aprirsi il celebrato
Mar Rosso, che dal fondo trae i colori.457
Questo come confine è situato
che divide Asia d’Africa, e i migliori
luoghi ove gli African’ costieri inabitano458
Maçuà, Arquico e Suaquém si chiamano.459

797

I Lusiadi.indb 797 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[177r]
CANTO DECIMO. 177

[98] Ves o extremo Suez, que antigamente


Dizem que foy dos Heroas a cidade,
Outros dizem qne Arsinoe, e ao presente
Tem das frotas do Egipto a potestade:
Olha as agoas, nas quaes abrio patente
Estrada o gram Mouses na antiga ydade
Asia começa aqui, que se apresenta
Em terrás grande, em reinos opulenta.

[99] Olha o monte Sinay, que se ennobrece


Co sepulchro de sancta Caterina,
Olha Toro, e Gidâ, que lhe falece
Agoa das fontes doce, e cristalina:
Olha as portas do estreito, que fenece
No reyno da seca Adem, que confina
Com a serra Darzira, pedra viua,
Onde chuua dos Ceos se não deriua.

[100] Olha as Arabias tres, que tanta terra


Tomão, todas da gente vaga, e baça,
Donde vem os caualos pera a guerra
Ligeiros, e feroces, de alta raça:
Olha a costa que corrre ate que cerra
Outro estreito de Persia, e faz a traça
O Cabo, que co nome se apellida,
Da cidade Fartaque ali sabida,
Z Olha

798

I Lusiadi.indb 798 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[98] Vedi l’estremo Suez, che anticamente


dicon che fu degli Eroi la città
(altri dicono Arsìnoe),460 ed al presente
ha su le flotte Egizie potestà.
Guarda quell’acque in cui aprì evidente461
strada il grande Mosè all’antica età;
Asia comincia qui, che si presenta
in terre grande, nei regni opulenta.462

[99] Guarda poi Sinai, il monte che si fregia


del sepolcro di Santa Caterina;463
guarda Toro e Gidà, cui assai scarseggia
l’acqua dai fonti, dolce e cristallina;
guarda le porte dello Stretto,464 ch’esce
nel secco regno d’Aden, che confina
con i monti d’Arzira, pietra viva,465
ove pioggia dal ciel mai ne deriva.466

[100] Guarda le Arabie tre,467 che tanta terra


copron, con gente nomade e brunita,468
donde vengon cavali per la guerra,
snelli e focosi, d’alta razza ardita.469
Guarda la costa correr, finché serra
l’altro Stretto, di Persia,470 e profilato
è il Capo471 che col nome si designa
della città Fartaque, ch’ivi è insigne.472

799

I Lusiadi.indb 799 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[177v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[101] Olha Dofar insigne, porque manda


O mais cheiroso encenço pera as aras:
Mas atenta ja ca destroutra banda
De Roçalgate, e prayas sempre auaras,
Começa o reyno Ormuz, que todo se anda
Pellas ribeiras, que inda serão claras
Quando as gales do Turco, e fera armada
Virem de Castel branco nua a espada.

[102] Olha o Cabo Asaboro, que chamado


Agora he Moçandão dos nauegantes.
Por aqui entra o lago, que he fechado
De Arabia, e Persias terras abundantes.
Atenta a ilha Barem, que o fundo ornado
Tem das suas perlas ricas, e imitantes
Aa cor da Aurora: e ve na agoa salgada
Ter o Tigris e Eufrates hâa entrada.

[103] Olha da grande Persia o imperio nobre


Sempre posto no campo, e nos caualos,
Que se injuria de vsar fundido cobre,
E de não ter das armas sempre os calos:
Mas ve a ilha Gerum, como descobre
O que fazem do tempo os interualos,
Que da cidade Armuza, que ali esteue
Ella o nome despois, e a gloria teue.
Aqui

800

I Lusiadi.indb 800 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[101] Guarda Dofar, illustre perché manda


il più odoroso incenso per gli altari;473
ma osserva ben: già da quest’altra banda
di Ras-el-Gat, con piagge sempre avare,474
comincia il regno d’Ormuz,475 che s’espande
tutto per le riviere, un giorno chiare
quando le galee Turche e fiera armata
vedran di Castelbranco nuda spada.476

[102] Guarda il Capo Asaboro, che chiamato


adesso è Mosandam dai naviganti;477
ivi principia il lago478 ch’è serrato
da Arabia e Persia, di terre abbondanti.
Scruta Barem, un’isola che ornato479
fondo ha di ricche perle ed imitanti
color d’Aurora;480 e ve’ in acqua salata
aver Tigri ed Eufrate unica entrata.

[103] Guarda della gran Persia illustre impero,


popol sempre accampato481 e sui cavalli,
che si sdegna d’usare il rame fuso,482
e non d’aver dell’armi ognora i calli.483
Ma ve’ l’isola Gerum, che discopre
ciò che fanno del tempo gl’intervalli,484
che della città Armusa, che lì crebbe,
ella il nome dipoi e la gloria n’ebbe.

801

I Lusiadi.indb 801 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[178r]
CANTO DECIMO. 178

[104] Aqui de dom Felipe de Meneses


Se mostrarâ a virtude em armas clara,
Quando com muito poucos Portugueses
Os muitos Parseos vencerâ de Lara:
Virão prouar os golpes e reueses
De dom Pedro de Sousa, que prouâra
Ia seu braço em Ampaza, que deixada
Terâ por terra a força so de espada.

[105] Mas deixemos o estreito, e o conhecido


Cabo de Iasque dito ja Carpella,
Com todo o seu terreno mal querido
Da natura, e dos dões vsados della,
Carmania teue ja por apelido:
Mas ves o fermoso Indo, que daquella
Altura nace junto aa qual tambem
Doutra altura correndo o Gange vem.

[106] Olha a terra de Vlcinde fertilissima,


E de Iaquete a intima enseada,
Do mar a enchente subita grandissima,
E a vazante que foge apressurada:
A terra de cambaya ve rîquissima,
Onde do mar o seo faz entrada,
Cidades outras mil, que vou passando,
A vosoutros aqui se estão guardando.
Z 2 Ves

802

I Lusiadi.indb 802 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[104] È qui che Don Filipe de Meneses


mostrerà sua virtù, nell’armi chiara,485
quando, con molto pochi Portoghesi,
i molti Persi486 vincerà di Lara.487
Verranno essi a provar488 colpi e rovesci489
da Don Pedro de Sousa, che provato
già ha il suo braccio in Ampasa, che lasciata
avrà in rovine,490 a forza sol di spada.

[105] Ma lasciamo lo Stretto e il conosciuto


Capo di Jasque, detto già Carpella,
con tutto il suo terreno malvoluto
da Natura e dai doni usati d’ella:491
Carmania aveva già per nome avuto;492
ma vedi l’Indo ameno, che da quella
altura nasce, appresso al qual, non meno,
d’altra altura correndo il Gange viene.493

[106] Ve’ la terra d’Ulsinde, fertilissima,494


e di Jaquete l’intima rientranza:495
del mar la piena sùbita, grandissima,
e il riflusso, che fugge con urgenza.496
La terra di Cambaia ve’, ricchissima,497
ove il mare sinuoso fa il suo accesso;
altre mille città, che vo passando,498
per voi altri costì si stan serbando.499

803

I Lusiadi.indb 803 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[178v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[107] Ves corre a costa cèlebre Indiana


Pera o Sul, ate o Cabo Comori
Ia chamado Cori, que Taprobana
(Que ora he Ceilão) de fronte tem de si:
Por este mar a gente Lusitana
Qua com armas virâ despois de ti,
Terâ vitorias terras, e cidades
Nas quaes ham de viuer muitas ydades,

[108] As prouincias, que entre hum e o outro rio


Ves com varias nações, sam infinitas:
Hum reyno Mahometa, outro Gentio,
A quem tem o Demonio leis escriptas:
Olha que de Narsinga o senhorio
Tem as reliquias sanctas e benditas,
Do corpo de Thome, barão sagrado,
Qut a Iesu Christo teue a mão no lado.

[109] Aqui a cidade foy, que se chamaua


Meliapor, fermosa, grande, e rica:
Os Idolos antigos adoraua:
Como inda agora faz a gente inica:
Longe do mar naquelle tempo estaua:
Quando a fe, que no mundo se pubrica,
Thom e vinha prègando, e ja passàra
Prouincias mil do mundo, que insinàra.
Chegado

804

I Lusiadi.indb 804 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[107] Corre la costa celebre Indiana,


vedi, a Sud, fino al Capo Comorì,500
già chiamato Cori, che Taprobana501
(ch’ora è Ceylòn) difronte tiene a sé.502
Per questo mar la gente Lusitana,
che con armi verrà dopo di te,
avrà vittorie, terre, e le città
ove avranno da viver molte età.503

[108] Le province ch’entr’uno e l’altro fiume504


ve’, con varie nazion’, sono infinite:
un regno è Maomettan, l’altro Pagano,505
a cui il Demonio ha le leggi scolpite.506
Guarda che di Narsinga il principato507
ha le reliquie sante e benedette
del corpo di Tomé,508 barone santo,509
che a Gesù Cristo pose mano al fianco.510

[109] Qui la cittade fu che si chiamava


Meliapor, grandiosa, bella e ricca;511
gli Idoli antichi da sempre adorava
come ancor oggi fa la gente iniqua.512
Lungi dal mar, quel tempo, si trovava,513
quando la Fe’, che nel mondo si spande,514
Tomé venia pregando,515 e avea passato
mille città516 del mondo, ed ammaestrato.

805

I Lusiadi.indb 805 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[179r]
CANTO DECIMO. 179

[110] Chegado aqui prègando, e junto dando


A doentes saude, a mortos vida
A caso traz hum dia o mar vagando,
Hum lenho de grandeza desmedida:
Deseja o Rey, que andaua edificando,
Fazer delle madeira, e não duuida
Poder tiralo a terra compossantes
Forças dhomes, de engenhos de Aliphantes.

[111] Era tão gránde o peso do madeiro


Que so pera abalarse, nada abasta,
Mas o nuncio de Christo verdadeiro,
Menos trabalho em tal negocio gasta:
Ata o cordão que traz por derradeiro
No tronco, e facilmente o leua e arrasta
Pera onde faça hum sumptuoso templo,
Que ficasse aos futuros por exemplo.

[112] Sabia bem que se com fe formada


Mandar a hum monte surdo, que se moua,
Que obedecerà logo aa voz sagrada,
Que assi lho insinou Christo, e elle o proua:
A gente ficon disto aluoroçada,
Os Bramenes o tem por cousa noua,
Vendo os milagres, vendo a santidade,
Hão medo de perder autoridade.
Z 3 Sam

806

I Lusiadi.indb 806 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[110] Giunto costì, pregando517 e insieme dando


ai dolenti salute, ai morti vita,518
per caso, trasse un dì il mare vagando519
un tronco di grandezza smisurata.
Desia il Re, che andava edificando,
fare d’esso legname,520 ed è sicuro
poter tirarlo a terra, con possenti
forze d’uomini, arnesi ed elefanti.521

[111] Era sì grande il peso di quel legno


che sol per esser mosso nulla basta;
ma quel nunzio di Cristo fededegno522
minor fatica in tal negozio impegna:
lega il cordon che porta, dietro sé,523
al tronco, e facilmente il trae e sospigne
dove s’eriga un sontuoso tempio
ch’ai posteri restasse come esempio. 524

[112] Sapeva ben che se con fe’ formata525


avesse a un sordo monte detto «muoviti!»,
questo obbedito avria alla voce santa:
così gl’insegnò Cristo, ed ei lo prova.526
La gente restò tutta emozionata;527
i Bramini528 capir la cosa nuova:
visti i miracoli e la santità,
di perdere han timor l’autorità. 529

807

I Lusiadi.indb 807 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[179v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[113] Sam estes sacerdotes dos Gentios,


Em quem mais penetrado tinha enueja,
Buscão maneiras mil, buscão desuios
Com que Thome não se ouça, ou morto seja:
O principal, que ao peito traz os fios,
Hum caso horrendo faz, que o mundo veja,
Que inimiga não ha tão dura, e fera,
Como a virtude falsa da sincera.

[114] Hum filho proprio mata, e logo acusa


De homecidio Thome, que era innocente
Dâ falsas testemunhas, como se vsa
Condenarã no a morte breuemente:
O Santo que não vè milhor escusa,
Que apellar pera o Padre omnipotente,
Quer diante do Rey, e dos senhores,
Que se faça hum milagre dos mayores.

[115] O corpo morto manda ser trazido


Que resucite, e seja perguntado,
Quem foy seu matador, e serâ crido
Por testemunho o seu mais aprouado:
Viram todos o moço viuo erguido
Em nome de Iesu crucificado,
Dâ graças a Thome, que lhe deu vida
E descobre seu pay ser homicida.
Este

808

I Lusiadi.indb 808 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[113] Son questi sacerdoti dei Pagani


in cui più penetrata era l’invidia;
cercan mille maniere, mille vie,530
per cui Tomé non s’oda,531 o morto sia.
Il capo lor, che al petto mostra i fili,532
un atto orrendo fa, ché il mondo veda
che nemica non v’ha più dura e fera
che la falsa virtù per la sincera.533

[114] Un figlio proprio uccide, e quindi accusa


d’omicidio Tomé, ch’era innocente;
dà falsi testimoni, come s’usa:534
lo condannano535 a morte brevemente.
Il Santo, che non vede miglior scusa536
che appellarsi a Dio Padre onnipotente,537
vuole, davanti al Rege ed a’ signori, 538
che si compia un miracol de’ maggiori.539

[115] Il corpo morto manda a esser portato,


che risusciti, e a lui sia domandato
chi l’omicida fu, e sarà creduto
qual testimonio egli il più assicurato. 540
Videro tutti il giovin vivo, alzato,
in nome di Gesù crucificato:
Tomé ringrazia, che lo tornò in vita,
e discopre assassin chi gli diè vita.541

809

I Lusiadi.indb 809 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[180r]
CANTO DECIMO. 180

[116] Este milagre fez tamanho espanto,


Que o Rey se banha logo na ago santa,
E muitos apos elle, hum beija o manto
Outro louuor do Deos de Thome canta:
Os Bramenes se encherão de odio tanto,
Com seu veneno os morde enueja tanta,
Que persuadindo a isso o pouo rudo,
Determinão matalo em fim de tudo.

[117] Hum dia que prègando ao pouo estaua,


Fingirão entre a gente hum arroido,
Ia Christo neste tempo lhe ordenaua,
Que padecendo fosse ao Ceo subido:
A multidão das pedras, que voaua,
No Santo dâ ja a tudo offerecido,
Hum dos maos por fartarse mais de pressa,
Com crua lança o peito lhe atrauessa.

[118] Chorarão te Thome, o Gange e o Indo,


Choroute toda a terra que pisaste,
Mais te chorão as almas, que vestindo
Se yão da sancta Fe, que lhe insinaste:
Mas os Anjos do ceo cantando, e rindo,
Te recebem na gloria que ganhaste,
Pedimos te, que a Deos ajuda peças,
Com que os teus Lusitanos fauoreças.
Z 4 E vos

810

I Lusiadi.indb 810 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[116] Questo miracol fe’ tale sgomento542


che il Re si bagna allor nell’acqua santa,543
e molti dopo lui; un bacia il manto,
altro lodi del Dio di Tomé canta.
I Bramini s’enfiàro d’odio tanto,
col suo velen li morde invidia tanta,
che, persuadendo a questo il popol bruto,
vogliono ucciderlo, in fine di tutto.

[117] Un dì che predicando al popol stava,


finsero tra la gente una rivolta
(già Cristo in questo tempo gli ordinava544
ch’egli, patendo, avesse ’ al Ciel salire).545
Il rovescio di pietre che volavano
cade sul Santo, che s’è a tutto offerto;
un dei malvagi, per saziarsi in fretta,
con cruda lancia gli attraversa il petto.546

[118] Piansero te, Tomé, e ’l Gange e l’Indo;


ti pianse sì ogni terra che calcasti;547
più ti piangon quell’alme che vestendo548
s’ivan dell’alma Fe’ che gl’insegnasti.
Ma gli Angeli cantando in Ciel, ridendo,549
t’accolgon nella gloria che acquistasti:
ti chiediamo ch’a Dio tu aiuto chiegga
perché i tuoi Lusitani Egli protegga.

811

I Lusiadi.indb 811 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[180v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[119] E vosoutros que os nomes vsurpais


De mandados de Deos, como Thome,
Dizey se sois mandados, como estais
Sem yrdes a prègar a sancta fe?
Olhay que se sois Sal, e vos danais
na patria, onde Propheta ninguem he,
Com que se salgarão em nossos dias
(Infieis deixo) tantas Heresias?

[120] Mas passo esta materia perigosa,


E tornemos aa costa debuxada,
Ia com esta cidade tão famosa,
Se faz curua a Gangetica enseada,
Corre Narsinga rica, e poderosa,
Corre Orixa de roupas abastada,
No fundo da enseada o illustre rio
Ganges vem ao salgado senhorio.

[121] Ganges, no qual os seus habitadores


Morrem banhados, tendo por certeza,
Que inda que sejão grandes peccadores,
Esta agoa sancta os laua, e da pureza:
Ve Chatigão cidade das milhores
De Bengala prouincia, que se preza
De abundante, mas olha que estâ posta
Pera o Austro daqui virada a costa.
Olha

812

I Lusiadi.indb 812 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[119] E voi altri, che i nomi vi usurpate


di mandati da Dio, come Tomé,550
ditemi: se mandati, perché state
senza ire a predicar la santa Fe’?551
Occhio: se siete Sale e vi dannate552
in patria, ove profeta nessun è,553
con che si saleranno554 ai nostri dì
(non dico gl’Infidei) tante eresie?555

[120] Ma passo tal materia, perigliosa,556


e torniamo alla costa già tracciata.557
Or con questa città tanto famosa558
s’incurva il golfo del Gange allargato; 559
corre560 Narsinga, ricca e poderosa,
corre Orissa, opulenta di tessuti;
al fondo della baia, il rio onorato
Gange si dona all’impero salato. 561

[121] Gange, nel quale i suoi abitatori


muoion bagnati,562 avendo per certezza
ch’anco se sono grandi peccatori
l’acqua sacra li monda e dà purezza.
Ve’ Catigam, città delle migliori563
della region Bengala, che si pregia
di sua abbondanza.564 Ma osserva ch’è posta,
da qui virando, vers’Austro565 la costa.

813

I Lusiadi.indb 813 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[181r]
CANTO DECIMO. 181

[122] Olha o reyno Arracão, olha o assento


De Pegu, que ja mõstros pouoarão,
Mõstros filhos do feo ajuntamento
Dhâa molher e hum cão, que sos se acharão:
Aqui soante Arame no instromento
Da geração custumão, o que vsarão
Por manha da Raynha, que inuentando
Tal vso, deitou fora o error nefando.

[123] Olha Tauay cidade, onde começa


De Sião largo o imperio tão comprido,
Tenassarî, Quedâ, que he so cabeça
Das que Pimenta ali tem produzido:
Mais auante fareis que se conheça
Malaca, por Emperio ennobrecido,
Onde toda a prouincia do mar grande,
Suas mercadorias ricas mande.

[124] Dizem que desta terra coas possantes


Ondas o mar entrando diuidio,
A nobre Ilha Samatra, que ja dantes
Iuntas ambas a gente antiga vio:
Chersoneso foy dita, e das prestantes
Veas douro, que a terra produzio,
Aurea por epitheto lhe ajuntarão,
Alguns que fosse Ophir ymaginarão.
Z 5 Mas

814

I Lusiadi.indb 814 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[122] Guarda il regno Arracan; guarda la terra


di Pegu, che già mostri popolarono,
mostri figli del laido accoppiamento
d’una donna e d’un can, soli rimasti. 566
Qui un sonante sonaglio allo strumento
della generazione appendono, uso
che la scaltra Regina, ciò inventando,
usò per rigettar l’error nefando. 567

[123] Guarda Tavai, città dove comincia


del largo Siam l’impero tanto esteso;
Tenassari, Quedà, che sono in testa
a tutte quelle che producon pepe.568
Più avanti ancor voi farete conoscere
Malacca qual mercato reso illustre,569
ove ognuna provincia del mar grande
le proprie mercanzie lussuose manda.

[124] Dicon da questa terra, con possenti


onde, il mar, penetrando, abbia diviso
la nobile Sumatra, che già avante
unite ambe la gente antica vide.570
Chersoneso fu detta,571 e l’abbondanti
vene d’or, che la terra produceva,
l’epiteto «Aurea»572 in più le procurarono;
altri che fosse Ofir immaginarono.573

815

I Lusiadi.indb 815 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[181v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[125] Mas na ponta da terra Cingapura


Veras, onde o caminho aas naos se estreita,
Daqui tornando a Costa aa Cynosura
Se encurua, e pera a Aurora se endereita:
Ves Pam, Patane, reinos, e a longura
De Syão que estes e outros mais sugeita
Olha o rio Menão, que se derrama
Do grande lago que Chiamay se chama.

[126] Ves neste grão terreno os differentes


Nomes de mil nações nunca sabidas,
Os Laos em terra e numero potentes,
Auâs, Bramàs, por serras tão compridas:
Ve nos remotos montes outras gentes
Que Gueos se chamão de seluages vidas,
Humana carne comem, mas a sua
Pintão com ferro ardente, vsança crua:

[127] Ves passa por Camboja Mecom Rio,


Que capitão das agoas se interpreta,
Tantas recebe doutro so no estio,
Que alaga os campos largos, e inquieta,
Tem as enchentes quaes o Nilo frio,
A gente delle crè como indiscreta,
Que pena e gloria tem despois de morte
Os brutos animais de toda sorte.
Este

816

I Lusiadi.indb 816 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[125] Ma, in punta della terra, Singapore


vedrai, dove alle navi è la via stretta;574
da qui piega la costa a Cinosura,575
poi s’incurva,576 e ad Aurora è pur diretta.577
Vedi i regni di Pam, Patane,578 e il vasto
Siam,579 che questi ed altri più assoggetta;
guarda il fiume Meinam,580 che si dirama
dal grande lago che Chiamai si chiama.581

[126] Ve’ in questo gran terreno582 i differenti


nomi di mille genti, sconosciute:
i Lao, per terra e numero potenti;
gli Avà, i Bramà, tra monti sconfinati;
vedi in vette remote l’altra gente,
che Gueo si chiama, di selvaggia vita:
umana carne mangia, e la sua nuda583
pinge col ferro ardente, usanza cruda.584

[127] Ve’: passa per Cambogia il rio Mecong,


che «Capitan dell’acque» si commenta;585
tante ne accoglie d’altrui586 sol d’Estate,
che allaga i larghi campi e li sgomenta.
Si gonfia come fa il Nilo gelato:
la gente in esso crede, da insensata,
ch’abbiano pena e gloria, dopo morte,
tutti i bruti animali d’ogni sorte. 587

817

I Lusiadi.indb 817 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[182r]
CANTO DECIMO. 182

[128] Este receberâ placido e brando,


No seu regaço os Cantos, que molhados
Vem do naufragio triste, e miserando,
Dos procelosos baxos escapados:
Das fomes, dos perigos grandes, quando
Serâ o injusto mando executado
Naquelle, cuja Lira sonorosa,
Será mais affamada que ditosa.

[129] Ves corre a costa que Champà se chama,


Cuja mata he do pao cheiroso ornada,
Ves Cauchichina estâ de escura fama,
E de Ainão ve a incognita enseada,
Aqui o soberbo imperio, que se afama
Com terras, e riqueza não cuidada,
Da China corre, e ocupa o senhorio
Desdo Tropico ardente ao Cinto frio.

[130] Olha o muro, e edificio nunca crido,


Que entre hum imperio e o outro se edifica,
Certissimo sinal, e conhecido,
Da potencia real, soberba, e rica:
Estes o Rey que tem não foy nacido
Princepe, nem dos pais aos filhos fica
Mas elegem aquelle que he famoso
Por caualeiro sabio e virtuoso.
Inda

818

I Lusiadi.indb 818 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[128] Questo riceverà, placido e blando,


nel suo seno quei Canti che bagnati
son per naufragio triste e miserando,
da procellose secche già scampati,
da fami, da pericoli, allorquando588
sarà l’ingiusto comando eseguito589
su colui la cui Lira melodiosa590
sarà ben più famosa che gioiosa. 591

[129] Corre la costa che Champà si chiama,


la cui foresta ha in sé legno odorato;592
la Cocincina, poi, di oscura fama,593
e d’Ainam vedi l’incognita rada;594
qui l’Impero superbo, che ha gran fama
per terre e per ricchezza sua inaudita,595
della Cina comincia, e tiene vincolo596
fin dal Tropico ardente al freddo Circolo.

[130] Guarda il muro, edificio mai credibile,597


ch’è edificato tra un impero e l’altro,598
certissimo segnale, e percepibile,599
del potere regal, superbo e ricco.600
Essi hanno un Re che non fu già di nascita601
principe, né dal padre il figlio eredita,
ma eleggono colui ch’è più famoso
per cavaliere savio e virtuoso.602

819

I Lusiadi.indb 819 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[182v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[131] Inda outra muita terra se te esconde,


Ate que venha o tempo de mostrar se,
Mas não deixes no mar as Ilhas, onde
A natureza quis mais affamarse:
Esta mea escondida que responde
De longe aa China donde vem buscarse,
He Iapão, onde nace a prata fina,
Que illustrada serà coa Ley diuina.

[132] Olha ca pellos mares do Oriente


As infinitas Ilhas espalhadas
Ve Tidore, e Tarnate, co feruente
Cume, que lança as flamas ondeadas:
As aruores verâs do Crauo ardente,
Co sangue Portugues inda compradas,
Aqui ha as aureas aues, que não decem
Nunca a terra, e so mortas aparecem.

[133] Olha de Banda as Ilhas, que se esmaltão


Da varia cor, que pinta o roxo fruto,
As aues variadas, que ali saltão,
Da verde Noz tomando seu tributo:
Olha tambem Bornèo, onde não faltão
Lagrimas, no licor qualhado, e enxuto,
Das aruores, que Cânfora he chamado,
Com que da Ilha o nome he celebrado.
Ali

820

I Lusiadi.indb 820 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[131] Molt’altra terra ancora ti s’asconde


fino a che venga il tempo di mostrarsi;603
ma non lasciar sul mar quell’Isole, onde
Natura volle più in fama fregiarsi:
questa, quasi nascosta, che risponde
da lontano alla Cina, ove imbarcarsi,604
è il Giappone, ove nasce argento fino,605
ch’indi illuminerà il Verbo divino. 606

[132] Guarda qua, per i mari dell’Oriente


l’innumeri Isole disseminate:
ve’ Tidore e Ternate,607 col fervente
culmin ch’erutta fiamme come ondate. 608
Piante vedrai del garofano ardente,609
col sangue Portoghese poi comprate.610
Quivi son l’aurei uccelli, che non scendono
mai sulla terra, e sol morti si vedono.611

[133] Ve’ l’Isole di Banda,612 che si smaltano


dei color’ che dipinge il rosso frutto;613
i variopinti uccelli, che là saltano,
da verde noce avendo il lor tributo.614
Guarda anche il Borneo, dove mai non mancano
lagrime in un licor cagliato e asciutto615
dagli alberi, che canfora è chiamato,
con cui il nome dell’Isola è onorato.616

821

I Lusiadi.indb 821 14/04/2022 15:25:16


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[183r]
CANTO DECIMO. 183

[134] Ali tambem Timor, que o lenho manda


Sàndalo salutifero, e cheiroso,
Olha a Sunda tão larga, que hâa banda
Esconde pera o Sul difficultoso:
A gente do Sertão, que as terras anda,
Hum rio diz que tem miraculoso,
Que por onde elle so sem outro vae,
Conuerte em pedra o pao que nelle cae:

[135] Ve naquella que o tempo tornou Ilha,


Que tambem flamas tremulas vapôra,
A fonte que oleo mana, e a marauilha
Do cheiroso licor, que o tronco chora,
Cheiroso mais que quanto estila a filha
De Cyniras, na Arabia onde ella mora,
E ve que tendo quanto as outras tem,
Branda seda e fino ouro dà tambem.

[136] Olha em Ceilão, que o monte se aleuanta


Tanto, que as nuues passa, ou a vista engana,
Os naturaes o tem por cousa sancta,
Polla pedra onde estâ a pègada humana:
Nas ilhas de Maldiua nace a pranta
No profundo das agoas soberana,
Cujo pomo contra o veneno vrgente
He tido por Antidoto excelente.
Verâs

822

I Lusiadi.indb 822 14/04/2022 15:25:16


I LUSIADI, CANTO X

[134] V’è poi Timor colà, che il legno manda


sandalo, salutifero e odoroso;617
guarda la Sonda, sì larga che parte
di sé nasconde a Sud difficoltoso;618
la gente della Selva, in quelle terre,619
un fiume, dice, v’è miracoloso,
che dov’ei solo, senza altr’acque,620 vada,
converte in pietra legno che vi cada.621

[135] Vedi in quella, che il tempo fece un’Isola,622


e ch’anco fiamme tremule vapora,623
la fonte che olio emana,624 e meraviglia
d’odoroso licor che il tronco plora,625
più odoroso del che stilla la figlia
di Cinira in Arabia, ove dimora;626
vedi ch’avendo quanto han l’altre ognora,
dolce seta e fin oro dona ancora.627

[136] Guarda, in Ceylon, il monte che s’innalza


sì che passa le nubi – o vista inganna;
gl’indigeni lo tengon cosa santa,
per la pietra ov’è impronta di piè umano.628
Nelle Maldive nasce quella pianta,
nel profondo dell’acque, ella sovrana:629
il frutto contro ogni veleno urgente630
è dato per antidoto eccellente.

823

I Lusiadi.indb 823 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[183v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[137] Verâs de fronte estar do roxo estreito


Socotorâ co amaro Aloe famosa,
Outras ilhas no mar tambem sogeito
A vos, na costa de Affrica arenosa,
Onde sae do cheiro mais perfeito
A massa ao mundo occulta, e preciosa,
De sam Lourenço ve a Ilha afamada,
Que Madagascar he dalguâs chamada.

[138] Eis aqui as nouas partes do Oriente,


Que vosoutros agora ao mundo dais,
Abrindo a porta ao vasto mar patente,
Que com tão forte peito nauegais:
Mas he tambem razão, que no Ponente
Dhum Lusitano hum feito inda vejais,
Que de seu Rey mostrando se agrauado
Caminho ha de fazer nunca cuidado.

[139] Vedes a grande terra que contina


Vay de Calisto ao seu contrario polo,
Que soberba a farâ a luzente mina
Do metal, que a cor tem do louro Apolo,
Castella vossa amiga serà dina
De lançarlhe o colar ao rudo colo,
Varias prouincias tem de varias gentes
Em ritos e custumes differentes.
Mas

824

I Lusiadi.indb 824 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[137] Vedrai difronte stare al Rosso Stretto


Socotorà, d’amaro aloe famosa;631
altre isole, nel mar sempre soggetto
a voi, su costa d’Africa arenosa,
ond’esce del profumo più perfetto
la massa,632 al mondo occulta e preziosa;633
di San Lorenzo l’isola stimata,
che Madagàscar è d’alcun chiamata.634

[138] Ecco le nuove parti dell’Oriente


che voi altri ora al mondo acquistate,635
aprendo l’uscio al vasto mar patente,636
che con sì saldo petto navigate.
Ma è ragione altresì che, nel Ponente,637
d’un Lusitano un fatto ora vediate,
che, dal suo Re mostrandosi oltraggiato,
cammin percorrerà mai immaginato.638

[139] Vedete la gran terra che, continua,


va da Callisto al suo contrario Polo,639
che superba farà lucente mina
del metal ch’ha ’l color del fulvo Apollo.640
Castiglia, vostra amica, sarà degna
di lanciarle il collare al rude collo.641
Varie province tien, di varie genti,
in riti ed in costumi differenti.642

825

I Lusiadi.indb 825 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[184r]
CANTO DECIMO. 184

[140] Mas ca onde mais se alarga, ali tereis


Parte tambem co pao vermelho nota,
De Sancta Cruz o nome lhe poreis,
Descobrila ha a primeira vossa frota:
Ao longo desta costa que tereis
Yrâ buscando a parte mais remota
O Magalhães, no feito com verdade
Portugues, porem não na lealdade.

[141] Desque passar a via mais que mea,


Que ao Antartico polo vay da linha,
Dhâa estatura quasi Gigantea
Homes verâ, da terra ali vizinha:
E mais auante o estreito, que se arrea
Co nome delle agora, o qual caminha
Pera outro mar, e terra que fica onde
Com suas frias asas o Austro a esconde.

[142] Ate qui, Portugueses, concedido


Vos he saberdes os futuros feitos,
Que pello mar, que ja deixais sabido,
Virão fazer barões de fortes peitos:
Agora, pois que tendes aprendido
Trabalhos, que vos fação ser aceitos
Aas eternas esposas, e fermosas,
Que coroas vos tecem gloriosas.
Podeis

826

I Lusiadi.indb 826 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[140] Ma qua ove più s’allarga,643 ivi terrete


pur parte, pel vermiglio legno nota;644
di Santa Cruz il nome le porrete:645
la scoprirà la prima vostra flotta.646
Lungh’essa questa costa, che terrete,647
andrà a cercar la parte più remota
il Magellan, nel fatto e in verità
Portoghese, ma non per la lealtà.648

[141] Dopo percorsa più di mezza via


dall’Equatore all’Antartico Polo,
d’una statura quasi gigantea
uomin’ vedrà, dalla vicina terra;649
e più avanti lo Stretto che si gloria
or del suo nome, il qual oltre cammina
per altro mare e terra, che resta onde
con le fredde sue ali Austro l’asconde.650

[142] Fino a qui, Portoghesi, v’è concesso


antivedere quei futuri fatti
che, pel mar che già avete conosciuto,
verranno a far baron’ dai forti petti.651
Adesso, poi ch’avete ben saputo
tutti i travagli che voi fanno accetti652
a eterne spose per voi e formose,
che corone v’intesson gloriose,

827

I Lusiadi.indb 827 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[184v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[143] Podeis vos embarcar, que tendes vento


E mar tranquilo pera a patria amada:
Assi lhe disse, e logo mouimento
Fazem da Ilha alegre, e namorada:
Leuão refresco, e nobre mantimento,
Leuão a companhia desejada,
Das Nimphas que ham de ter eternamente,
Por mais tempo que o Sol o mundo aquente.

[144] Assi forão cortando o mar sereno,


Com vento sempre manso, e nunca yrado,
Ate que ouuerão vista do terreno
Em que nacerão, sempre desejado:
Entrarão pella foz do Tejo ameno,
E a sua patria, e Rey temido e amado,
O premio e gloria dão, porque mandou
E com titolos nouos se illustrou.

[145] No mais Musa, no mais, que a Lira tenho


Destemperada, e a voz enrouquecida,
E não do canto, mas de ver que venho
Cantar a gente surda, e endurecida:
O fauor com que mais se acende o engenho,
Não no dâ a patria não, que esta metida,
No gosto da cubiça, e na rudeza
Dhâa austèra, apagada, e vil tristeza.
E não

828

I Lusiadi.indb 828 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[143] vi potete imbarcar, che avete il vento


e il mar tranquillo, per la patria amata».653
Così gli disse; e tosto movimento
fan dall’Isola lieta e innamorata.
Recan buon fresco vettovagliamento,
recan la compagnia desiderata
Oltre il tempo che il Sole il mondo sente.654

[144] Così furon fendendo il mar sereno,655


con vento sempre manso e già mai irato,656
sinché vennero in vista del terreno
suolo in cui nacquer, sempre desiato.
La foce entrarono del Tago ameno,
e alla patria e al lor Re, temuto e amato,657
dan premio e gloria per cui lor mandò,
e con titoli nuovi s’illustrò.658

[145] Non più, Musa, non più: la Lira tengo


distemperata e la voce arrochita,659
e non pel canto, ma al veder che vengo
cantando a gente sorda ed indurita.660
Il favor con che più s’accende ingegno
nol dà la patria, no, che n’è impedita
da gusto d’avarizia e da rudezza
d’una tetra, oscurata e vil tristezza.661

829

I Lusiadi.indb 829 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[185r]
CANTO DECIMO. 185

[146] E não sey porque influxo de destino


Não tem hum ledo orgulho, e geral gosto,
Que os animos leuanta de contino,
A ter pera trabalhos ledo o rosto:
Por isso vos ò Rey, que por diuino
Conselho estais no regio solio posto,
Olhay que sois (e vede as outras gentes)
Senhor so de vassallos excellentes.

[147] Olhay que ledos vão, por varias vias,


Quaes rompentes liões, e brauos touros,
Dando os corpos a fomes, e vigias,
A ferro, a fogo, a setas, e pilouros:
A quentes regiões, a plagas frias,
A golpes de Idolatras, e de Mouros,
A perigos incognitos domundo,
A naufragios, a pexes, ao profnndo:

[148] Por vos seruir a tudo aparelhados,


De vos tam longe sempre obedientes,
A quaesquer vossos asperos mandados,
Sem dar reposta promptos e contentes,
So com saber que sam de vos olhados,
Demonios infernais, negros e ardentes,
Cometerão conuosco, e não duuido
Que vencedor vos fação, não vencido.
Fauoreceyos

830

I Lusiadi.indb 830 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[146] E non so per che influsso del Destino662


non abbia lieto orgoglio e gran trasporto,
che gli animi solleva di continuo
ad aver pei travagli lieto il volto.
Per questo voi, o Re, che per divino
Consiglio state in regio soglio posto,663
siete, osservate664 (e vedete altre genti),665
signor voi sol di vassalli eccellenti.

[147] Guardate, lieti van per varie vie,


quai irrompenti lioni e audaci tori,666
offrendo i corpi alla fame e alle veglie,
al ferro, al fuoco, a saette667 e munizioni,
a cocenti regioni, a plaghe gelide,
ai colpi degli Idòlatri e dei Mori,
ai pericoli incogniti del mondo,
al naufragar, ai pesci ed al profondo.668

[148] Per voi servir, a tutto apparecchiati;


da voi sì lunge, sempre obbedienti;
a qual si sia vostro aspro comandato,669
senza replica, pronti e ben contenti.
Sol con saper che son da voi guardati,
i demòni infernal’, neri ed ardenti,670
affronteranno vosco, e son convinto
che vincitor voi facciano, e non vinto.671

831

I Lusiadi.indb 831 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[185v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[149] Fauoreceyos logo, e alegrayos


Com a presença, e leda humanidade,
De rigurosas leis desaliuayos,
Que assi se abre o caminho aa sanctidade:
Os mais esprimentados leuantayos,
Se com a esperiencia tem bondade,
Pera vosso conselho, pois que sabem
O como, o quando, e onde as cousas cabem.

[150] Todos fauorecei em seus officios,


Segundo tem das vidas o talento,
Tenhão Religiosos exercicios
De rogarem por vosso regimento,
Com jejuns, disciplina, pellos vicios
Comuns, toda ambição terão por vento,
Que o bom Religioso verdadeiro,
Gloria vaã não pretende nem dinheiro.

[151] Os Caualeiros tende em muita estima,


Pois com seu sangue intrepido e feruente,
Estendem não somente a ley de cima,
Mas inda vosso imperio preeminente:
Pois aquelles que a tão remoto clima
Vos vão seruir com passo diligente,
Dous inimigos vencem, hâs os viuos,
(E o que he mais) os trabalhos excessiuos.
Fazey

832

I Lusiadi.indb 832 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[149] Favoriteli dunque, e rallegrateli


con la presenza e lieta umanità;672
dal rigor delle leggi, deh, alleviateli,
che così s’apre il passo a santità.
I più sperimentati su elevateli,
se, insiem con l’esperienza, hanno bontà,673
sino al vostro Consiglio,674 poiché sanno
il come e il quando e il dove che saranno.675

[150] Tutti, o Re, favorite in loro uffici,


secondo ch’hanno natural talento;676
abbiano i Religiosi l’esercizio
di pregare pel vostro reggimento,
con digiun’, disciplina, per i vizi
comuni;677 ogni ambizione avran per vento,678
che il buon Religioso, che sia vero,
gloria vana non chiede, né denaro. 679

[151] I Cavalieri abbiate in molta stima,


ché col lor sangue intrepido e fervente
estendono non sol la Legge in cima,680
ma pure il vostro Impero preminente.
E poi quelli che a sì remoto clima
van voi a servir,681 con passo diligente,
due inimici vincon:682 quelli vivi,
e (ch’è di più) i travagli eccessivi.

833

I Lusiadi.indb 833 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[186r]
CANTO DECIMO. 186

[152] Fazey senhor que nunca os admirados


Alemães, Galos, Italos, e Ingleses
Possam dizer que sam pera mandados,
Mais que pera mandar os Portugueses:
Tomay conselho so desprimentados,
Que virão largos anos, largos meses,
Que posto que em cientes muito cabe,
Mais em particular o experto sabe.

[153] De Phormião Philosopho elegante


Vereis como Anibal escarnecia,
Quando das artes bellicas diante
Delle com larga voz trataua e lia:
A disciplina militar prestante
Não se aprende senhor na fantasia
Sonhando, imaginando, ou estudando,
Se não vendo, tratando, e pelejando.

[154] Mas eu que falo humilde, baxo, e rudo


De vos não conhecido, nem sonhado?
Da boca dos pequenos sey com tudo,
Que o louuor sae as vezes acabado,
Nem me falta na vida honesto estudo
Com longa esperiencia misturado,
Nem engenho, que aqui vereis prefente,
Cousas que juntas se achão raramente.
Pera

834

I Lusiadi.indb 834 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[152] Fate, o Signor, che già mai gli ammirati


Alemanni, Galli, Itali ed Inglesi,
possan dire atti ad esser comandati
più che al comando, i nostri Portoghesi.683
Traete684 consiglio sol da preparati
che videro lunghi anni, lunghi mesi,
che, pur se nella scienza molto sta,
più nel particolar l’esperto sa.685

[153] Quel Formione, filosofo elegante,


vedete come Annibale scherniva,
quando dell’arti belliche, davanti
a lui, a gran voce trattava e leggeva.686
La disciplina militar prestante
non s’apprende, Signor, di fantasia,
sognando, immaginando o pur studiando,
ma vedendo, trattando687 e battagliando.

[154] Ma che parlo io, umile, basso e rude,688


da voi né conosciuto né sognato?689
Dalla bocca dei piccoli pur so
che n’esce a volte perfetta la lode.690
Non manca alla mia vita onesto691 studio,
con lunga esperienza mescolato,
né ingegno, che vedrete qui presente,
cose che giunte sono raramente.692

835

I Lusiadi.indb 835 14/04/2022 15:25:17


OS LUSÍADAS, CANTO DECIMO

[186v]
OS LVSIADAS DE L. DE CA.

[155] Pera seruiruos braço aas armas feito,


Pera cantaruos mente aas Musas dada,
So me falece ser a vos aceito,
De quem virtude deue ser prezada:
Se me isto o ceo concede, e o vosso peito
Dina empresa tomar de ser cantada,
Como a presaga mente vaticina,
Olhando a vossa inclinação diuina.

[156] Ou fazendo que mais que a de Medusa,


A vista vossa tema o monte Atlante,
Ou rompendo nos campos de Ampelusa
Os muros de Marrocos e Trudante,
A minha ja estimada e leda musa,
Fico, que em todo o mundo de vos cante,
De sorte que Alexandro em vos se veja,
Sem aa dita de Achiles ter enueja.

FIM.

836

I Lusiadi.indb 836 14/04/2022 15:25:17


I LUSIADI, CANTO X

[155] Per servir voi, braccio in armi provetto,


per cantar voi, mente alla Musa data;693
solo mi manca essere a voi accetto,
da cui virtù dev’essere apprezzata.
Se il Ciel ciò mi concede, e il vostro petto
degna impresa farà d’esser cantata,694
come presaga mente vaticina,
guardando vostra inclinazion divina.695

[156] O facendo che, più che di Medusa,


la vista vostra tema il monte Atlante,
o rompendo nei campi di Ampelusa
le mura di Marocco e di Trudante,696
la mia oramai stimata e lieta Musa697
dico698 che in tutto il mondo di voi canti,
sì che un nuovo Alessandro in voi si veda,
senz’a gloria d’Achille aver invidia.699

FINE

837

I Lusiadi.indb 837 14/04/2022 15:25:17


Varianti di stato tipografico

2. 39. 6, D1v/f. 25v quanto ACL | que to BDMII-377 BNN BNP-Cam2P


BNP-Cam3P BNP-Cam4P BSMS UCoimbra
3. 55. 7, F7r/f. 47r. Escalabisco BNN BNP-Cam4P è il risultato di
un’incollatura cartacea, con la parola stampata, che ricopre
Scabelicastro
3. 71. 7, G1v/f. 49v Bootes ACL BDMII-377 BNP-Cam2P BNP-Cam3P
BSMS UCoimbra | Beotes BNN BNP-Cam4P
3. 73. 2, G2r/f. 50r Scitico ACL BDMII-377 BNP-Cam2P BNP-Cam3P
BSMS | Sictco BNN BNP-Cam4P UCoimbra
4. 23. 8, I1v/f. 65v Xerxes ACL BDMII-377 BNN BNP-Cam2P BNP-
Cam3P BNP-Cam4P BSMS | Xerces UCoimbra
4. 39. 5, I4v/f. 68v fogo ACL BDMII-377 BNP-Cam2P BNP-Cam3P BNP-
Cam4P BSMS UCoimbra | sangue BNN
4. 48. 6, I6r/f. 70r Africano BNN BNP-Cam4P | Afrinano ACL BDMII-377
BNP-Cam2P BNP-Cam3P BSMS UCoimbra
4. 71. 2, K1v/f. 73v Parelle BNN BNP-Cam2P BNP-Cam4P BSMS | Por
elle ACL BDMII-377 BNP-Cam3P UCoimbra
5. 5. 8, K8r/f. 80r Gnido BNN BNP-Cam2P BNP-Cam4P BSMS | Guido
ACL BDMII-377 BNP-Cam3P UCoimbra
5. 77. 3, M4r/f. 92r ygoalão ACL BDMII-377 BNP-Cam2P BSMS
UCoimbra | ygoal BNN BNP-Cam3P BNP-Cam4P
5. 77. 6, M4r/f. 92r estende, ACL BDMII-377 BNP-Cam2P BSMS
UCoimbra | este, BNN BNP-Cam3P BNP-Cam4P
6. 40. 7, N7r/f. 103r poderemos ACL BSMS | paderemos BDMII-377 BNN
BNP-Cam2P BNP-Cam3P BNP-Cam4P UCoimbra
7. 26. 2, P5v/f. 117v que ACL BDMII-377 BSMS UCoimbra | qne BNN
BNP-Cam2P BNP-Cam3P BNP-Cam4P
7. 82. 3, Q6v/f. 126v prezar BDMII-377 BNN BNP-Cam2P BNP-Cam4P |
prezas ACL BNP-Cam3P BSMS UCoimbra

838

I Lusiadi.indb 838 14/04/2022 15:25:17


8. 2. 8, Q8r/f. 128r Lusitania BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BNP-Cam4P
UCoimbra | Lusitana ACL BNP-Cam2P BSMS
8. 33. 4, R5v/f. 133v leuauão ACL BDMII-377 UCoimbra | leuão BNN
BNP-Cam2P BNP-Cam3P BNP-Cam4P BSMS
Foliação 154, V2r/f. 154r 149, con sovrastampa del carattere 9 al 5 [145/9]
BDMII-377 BNP-Cam2P BNP-Cam3P BSMS UCoimbra | 145
ACL BNN BNP-Cam4P illeggibile
9. 74. 1, V5r/f. 157r cão ACL BNP-Cam2P | tão BDMII-377 BNN BNP-
Cam3P BNP-Cam4P BSMS UCoimbra
10. 3. 1, X1r/f. 161r cadeiras ACL BDMII-377 BSMS | cvdeiras BNN BNP-
Cam2P BNP-Cam3P BNP-Cam4P UCoimbra
10. 40. 2, X7r/f. 167r amãsando ACL BDMII-377 BNN BNP-Cam4P
BSMS | amãsand BNP-Cam2P BNP-Cam3P UCoimbra
10. 59. 8, Y2v/f. 170v Cutiâle BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | Cutîale ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 72. 4, Y4v/f. 172v quadrupedante BNN BNP-Cam4P è il risultato di
un’incollatura cartacea, con i caratteri qua stampati, che copre la
prima sillaba della parola pradrupedante
10. 86. 6, Y7r/f. 175r sojugado BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | sojuzgado ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 87. 1, Y7r/f. 175r estoutro BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | o outro ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 88. 6, Y7r/f. 175r Orionte BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | Oriente ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 95. 3, Y8v/f. 176v Crocodilo BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | Cocodrilo ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 97. 2, Y8v/f. 176v Goardafû BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | Goarda fu ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 97. 8, Y8v/f. 176v Arquico BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | Arquiro ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 97. 8, Y8v/f. 176v Suamquem BDMII-377 BNN BNP-Cam3P BSMS
UCoimbra | Cuam quem ACL BNP-Cam2P BNP-Cam4P
10. 148. 3, Z9r/f. 185r quaesquer ACL BNN BNP-Cam2P BNP-Cam3P
BNP-Cam4P BSMS UCoimbra | quaesqner BDMII-377

R. M.

839

I Lusiadi.indb 839 14/04/2022 15:25:17


I Lusiadi.indb 840 14/04/2022 15:25:17
NOTE

I Lusiadi.indb 841 14/04/2022 15:25:17


I Lusiadi.indb 842 14/04/2022 15:25:17
6
Nota alla traduzione La Lusiade o sia La scoperta delle Indie
Orientali, cit., pp. XXI-XXII.
1 La Lusiade de Camoëns, ed. Mr. De La 7 La Lusiade di Luigi Camoens poema eroico
Harpe, Londres, s. e., 1776 pp. 82 sgg. [ediz. in dieci canti. Traduzione libera dal Portoghese
francese Paris, chez Nyon aîné, 1776]. […], Tomo I, Roma, V. Poggioli, 1804, p. 142.
2 Vd. Guimarães de Sousa, Recepção em 8 I Lusiadi di Luigi Camoens traduzione
França, pp. 65-67. Non do spazio alla ver- di Antonio Nervi, seconda edizione, Milano,
sione in alessandrini del 1889 di Garin Della Società dei Classici Italiani, 1821, p.
perché troppo infedele; oltretutto assurda- 147. La prima edizione era: Lusiada di Ca-
mente riproposta da Gallimard: basti dire moens trasportata in versi italiani da Antonio
che fra leoni e tigri ci sono anche i pirati Nervi, Genova, Stamperia della Marina e
(forbans) e che gli amori di Inés sono detti della Gazzetta, 1814, p. 86. Per la comples-
platoniques, ecc. sa serie di ristampe vd. De Almeida Chaves
3
Mito, pp. 146-165.
Luis de Camoens, Die Lusiaden,
9 Di «dolciastro sentimentalismo» parla il
deutsch von Wilhelm Storck, Paderborn, F.
Schöningh, 1883. Martinengo La fortuna, cit., p. 148.
10 I Lusiadi del Camoens recati in ottava
4 La Lusiade o sia La scoperta delle Indie
rima da A. Briccolani, Parigi, Firmin Didot,
Orientali fatta da’ Portoghesi di Luigi Ca-
1826, p. 120.
moens […], Torino, F.lli Reycends, 1772, p.
11 Il Lusiadi poema di Luigi di Camoens
91. L’autore, come informa ad es. Giacinto
Manuppella (Camoniana italica, cit., pp. tradotto dalla lingua portoghese da Felice Bel-
27-29), è Michele Antonio Gazano di Alba lotti […], Milano, C. Branca, 1862, p. 120.
(1712-1786); sul frontespizio è detto «N. N. 12 I Lusiadi di Luigi Camoens colla vita
Piemontese». A p. X della nota del tradutto- dell’autore. Traduzione con note di Adriano
re a chi legge si parla di una versione france- Bonaretti, Livorno, Vannini, 1880, p. 116.
se, giudicata infelice, precedente a quella di 13 Luis de Camões, I Lusiadi, a cura di Sil-
Duperron de Castera. Non ci è stato fi nora vio Pellegrini, Torino, UTET, 1945, p. 88.
possibile individuarla. 14 Luis de Camões, Lusiadi, traduz. di
5 Cfr. La Lusiade du Camoens, cit., Préface, Mercedes la Valle, nota introduttiva di Leo
pp. IX-X, traduzione fedele del Gazano. Magnino, Parma, Guanda, 1965, p. 129.

843

I Lusiadi.indb 843 14/04/2022 15:25:17


NOTE ATTEONE E IL RE pp. CLXXXII-CCL

15 Luis de Góngora, Il Polifemo, a cura di 1947 (1a ed. 1918), passim; A. Machado Pi-
Pietro Taravacci; La Tisbe, a cura di Giulia res, D. Sebastião e o Encoberto, Lisboa, 1971,
Poggi, Pisa, ETS, 2013, entrambe versioni pp. 31 e 42-43.
splendide e ricche di apparati. 4 A. Sérgio, Camões e D. Sebastião – Ru-
16 Luis de Góngora, Favola di Polifemo e dimentar organização de documentos para o
Galatea, a cura di Enrica Cancelliere, Tori- estudo de um problema curioso, Paris-Lisboa
no, Einaudi, 1991; le uniche eccezioni sono 1925. L’opuscolo è stato ripubblicato nel IV
un paio di casi di assenza di rima e un altro vol. degli Ensaios, Lisboa, 1934, alle pp. 117-
paio di semplice assonanza. 150 col titolo di Camões panfletário.
17 5 A. J. Saraiva, Luís de Camões, Lisboa,
Luís Vaz de Camões, I Lusiadi, a cura
di Enzo di Poppa Vòlture, Firenze, Sansoni, 1959, p. 143.
1972, p. 129. 6 H. Cidade, Luís de Camões – O Épico,
18 Traduz. di Riccardo Averini in Luís Vaz Lisboa, 1953, pp. 65-78.
de Camões, I Lusiadi, a cura di Valeria Toc- 7 J. Filgueira Valverde, Camoens, Barcelo-
co, introduz. di Giuseppe Mazzocchi, Mila- na, 1958, p. 253. Antisebastianista è anche
no, Rizzoli, 2001, vol. I, p. 405. l’interpretazione più recente di J. H. Sarai-
19 Su cui vd. di recente Valeria Tocco, va, Vida ignorada de Camões, Lisboa, 1978,
Per una nuova edizione dei «Lusíadas» di p. 333.
Camões (nota a margine sulla traduzione), in 8 O. Milheiro Caldas Paiva Monteiro, «Os
Intorno all’epica ispanica, a cura di Paola La- Lusíadas»: significado epocal e estrutura do
skaris e Paolo Pintacuda, Como-Pavia, Ibis, poema; V. De Aguiar e Silva, O significado
2016, pp. 257-270, con proposte di nuova do episódio da Ilha dos Amores na estrutura
traduzione, che riproponiamo qui nella de «Os Lusíadas», ambedue in AA. VV., XL-
sezione dedicata all’Antologia di saggi della VIII Curso de Férias da Faculdade de Letras
critica italiana sui Lusiadi. da Universidade de Coimbra – Ciclo de lições
20 Accettiamo perciò non soltanto la «pa- comemorativas do IV Centenário da Publi-
tina» ma anche certe forme arcaizzanti che cação de «Os Lusíadas», Lisboa, 1972, pp.
33-59 e 81-96.
Poppa Vòlture defi niva ridicole (ediz. cit.,
9 A. Da Costa Ramalho, O mito de Actéon
introduz. p. XXII).
em Camões, in Estudos Camonianos, Coim-
ROBERTO GIGLIUCCI bra, 1975 (già in Humanitas, XIX-XX,
Coimbra, 1967-68) pp. 77-78.
10 A. Da Costa Ramalho, op. cit., pp. 73-74.
Antologia critica 11 Id., ibid., pp. 75-77.
12 Id., André Falcão de Resende – O poeta
Atteone e il re
Quinhentista, in Estudos sobre a época do
1 Est. 26, ed. di A. J. Da Costa Pimpão, Renascimento, Coimbra, 1969 (già in Huma-
Lisboa, 1972 (usata anche per le citazioni nitas, IX-X, 1957-58), p. 232.
successive). 13 A. J. Da Costa Pimpão, op. cit., pp. 447-
2 M. de Faria e Sousa, comm. alla ed. di 48.
Os Lusíadas (1693). 14 Neppure la chiave moralistica appare
3 Oliveira Martins, Camões, «Os Lusía- immediatamente applicabile seguendo gli
das» e a Renascença em Portugal, Lisboa, esempi del Costa Ramalho: di Sebastiano
1952 (1a ed. 1872) pp. 116-120; J. L. De Aze- sarebbero infatti sotto accusa la misoginia e
vedo, A evolução do sebastianismo, Lisboa, l’acquiescenza ai consiglieri, non gli «ecces-

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pp. CCL-CCLIV ATTEONE E IL RE NOTE

si» di prodigalità monetaria o delle proprie zione dell’auto (dal 1554 al 1555) si trova in
forze fisiche. Filgueira Valverde, op. cit., pp. 377-78.
15 Per i problemi di datazione cfr. la prefa- 22 «Porque todo confluye al futuro go-
zione di A. J. Da Costa Pimpão alla ed. cri- bierno del joven Rey, y, concretamente, al
tica delle Rimas, Coimbra, 1953, qui usata problema de la cruzada africana, que desde
per le citazioni. la apertura del poema y apareciendo en los
16 «O mesmo autor que nas cartas e prosas momentos culminantes, se presenta como el
dos Autos consegue sugestionar-nos com o futuro histórico, inmediato, como el “desti-
imprevisto e a novidade das imagens (…) no” de Os Lusíadas»: Filgueira Valverde, op.
aparece-nos agora como virtuose das artes cit., p. 255; cfr. anche C. Láfer, «O problema
dialécticas, preferindo à imagem sensorial a dos valores n’ “Os Lusíadas”», in Revista
pura linha geométrica dos arabescos»: A. J. Camoniana, n. 2, 1965, pp. 72-108, e A. J.
Saraiva, op. cit., p. 28. Saraiva, «Os tempos verbais e a estrutura
17
de “Os Lusíadas”», in Colóquio. Letras, n. 8,
«Pois grande castigo merecia [Camões]
luglio 1972, pp. 32-48.
por ter feito de Actéon um habitante da Ilha
23 V. De Aguiar e Silva, op. cit., p. 94.
dos Amores, nada espantado da sombra dos
seus cornos, entre aves e animais inofensi- 24 Cfr. J. do Prado Coelho, «História» e
vos…», commenta A. J. Da Costa Pimpão «discurso» n’ «Os Lusíadas», in Ao contrário
nella citata edizione del poema, alla p. 447. de Penélope, Lisboa, 1976, pp. 87-92.
18 V. De Aguiar e Silva, op. cit., p. 95. 25 Sobre a seta que o Santo Padre mandou
19 J. De Sena, A estrutura de «Os Lusíadas» a el-rei Dom Sebastião no ano do Senhor de
e outros estudos camonianos e de poesia pe- 1575, alle pp. 320-22 della cit. ed. Costa
ninsular do século XVI, Lisboa, 1970, p. 67, Pimpão delle Rimas, reca nella penultima
ripreso dall’ Aguiar e Silva nel loc. cit. strofa: «Assi vós Rei, que fostes segurança /
20
de nossa liberdade, e que nos dais / de gran-
«De 1530 à 1572 ou 1579 Camões a donc
des bens certíssima esperança; / nos costu-
vécu le déclin de l’Empire d’Orient. Etait-ce
mes e aspeitos que mostrais / concebemos
vraiment le déclin défi nitif de l’Empire por-
segura confiança / que Deus, a quem servis
tugais?»: F. Mauro, L’expansión portugaise
e venerais, / vos fará vingador dos seus re-
à l’époque de Camões, in AA. VV., Visages
véis, / e os prémios vos dará que mereceis».
de Luís de Camões, Paris, 1972, p. 104. «O
26 Come invece affermava perentoriamen-
seu herói necessário é aquele que alcança e
mantém o domínio, não o que, de qualquer te Th. Braga in Camões e o sentimento nacio-
maneira, o usa»: J. B. De Macedo, História nal, Porto, 1891, p. 54.
e Doutrina do Poder n’ «Os Lusíadas», in 27 Cfr. V. Magalhães Godinho, Os desco-
«Garcia de Orta». Ed. comemorativa do IV brimentos e a economia mundial, II, Lisboa,
Centenário da publicação de Os Lusíadas, 1965-71, alle pp. 343-62.
Lisboa, 1972, p. 369. 28 Id., ibidem: «Desde 1540-1550 houve
21 «O mérito dos Autos, especialmente de que escolher entre, por um lado, a India
Filodemo, consiste justamente em nos dar em pleno florescimento e o Brasil em ple-
consciência dramática (…) das frustrações, no arranque, e, por outro lado, Marrocos,
quer inerentes à sociedade do seu tempo, cujo aprovisionamento se transformara em
quer à própria divinização do amor com fardo esmagador. D. Sebastião, e uma parte
que o poeta lhe reage»: O. Lopes, Ler e dos que o rodeavam, pendendo para uma
depois – Crítica e interpretação literária, I, escolha oposta à de D. João III, sonharão
Porto, 1969, p. 128. Una sintesi delle varie ainda com a conquista integral de Marro-
posizioni in merito alla contrastata data- cos», p. 342.

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NOTE I LUSIADI E GLI ALTRI pp. CCLIV-CCLIX

29 Sull’ipotesi della precocità sessuale cfr. mais rigorosa que nos oferece a teoria da re-
J. De Moura-Relvas, El-Rei Dom Sebastião- cepção (…) teremos de começar por carrear
Ensaio biológico, Coimbra, 1972. os materiais necessários para que um dia se
30 Questi materiali d’archivio costituisco- possa fazer a história da literatura das obras
no la base del lavoro di J. M. Queiroz Vello- que a compõem. (…) E Camões é obviamen-
so, D. Sebastião 1554-1578, Lisboa, 1935, che te o autor que, pela complexidade da sua
abbiamo seguito per il nostro schema. Un obra e pela cópia de material que ela tem
riassunto del lavoro di Queiroz Velloso può provocado, melhor se presta a um inquéri-
leggersi in F. S. Loureiro, D. Sebastião antes to deste tipo»: L. De Sousa Rebelo, intr. ad
e depois de Alcácer-Quibir, Lisboa, 1978. AA. VV., Camões e o pensamento filosófico
do seu tempo, Lisboa, 1979, p. 13.
31 «Étrange paradoxe: nous possédons une
Epopée, mais pas de heros»: E. Lourenço de ERILDE MELILLO R EALI
Farria, Camões et le temps ou la raison oscil-
lante, in AA. VV., Visages de Luís de Camões, I Lusiadi e gli altri
cit., p. 109.
1 Est. 11, dall’ed. curata da A. J. da Costa
32 «Sey mui bem, e tenho particularmente
Pimpão, Lisboa, 1972 (utilizzata per tutte le
visto que he o trabalho do mar, e qual o da
citazioni da Os Lusíadas).
terra, e qual por tantas vias, que menos vem
2 Si veda, ad esempio, Au. Roncaglia, «Os
a ser o corporal..»., dichiarava Sebastiano in
una lettera a Luiz da Silva, nel novembre del Lusíadas de Camões. Ut pictura poësis», in
1577: in Queiroz Velloso, op. cit., p. 250. Arquivos do Centro Cultural Português, IX,
33 «François Clouet (…) pinta Diana no
1975, pp. 258-59 e, all’opposto, A. Hernâni
Cidade, Luís de Camões, vol. II (O Épico),
banho enquanto Actéon passa ao lado a ca-
Lisboa, 19683, pp. 104-05 (ma, per una ret-
valo, em trajo de corte. Há, pelo menos, dois
tifica parziale, vd. anche p. 121 dello stesso
quadros destes (…). Por um desenho seu de
volume).
Carlos IX, é possível reconhecer o monarca
3 «Porém, pois das antigas cousas não
sob os traços de Actéon, já em via de tran-
sformação, num quadro francês de autor temos outra certeza, é necessário darmos-
desconhecido, povoado de ninfas no banho, lhes tanta fé, quanta nos elas testificam.
em que a figura mais exposta na atraente nu- Quanto mais, que a experiência das nossas
dez lembra muito os retratos conhecidos da presentes autorizam todas as suas passadas.
sua favorita»: A. Da Costa Ramalho, Estu- E quem nesta verdade duvidar, ponha os
dos camonianos, cit., p. 72. olhos na grandeza das obras del-Rei vosso
padre, e desfará a roda do pouco crédito
34 J. De Sena, Dialécticas aplicadas da li- que todas as outras der»: Crónica do Impe-
teratura, Lisboa, 1978, p. 465. Del resto, rador Clarimundo, ed. M. Marques Braga,
«A alusão mitológica e histórica em geral vol. I, Lisboa, 1953, p. 7. Sui rapporti tra
é uma espécie de estenografia, que ocupa «meraviglioso fantastico» e «meraviglioso
relativamente menos espaço físico do que storico» nei romanzi di cavalleria portoghe-
corresponde à carga de sentido que comu- si del ’500, si può vedere quanto ho scritto
nica..».: S. Reckert, «Mudanças e enganos» in A novelística portuguesa do Século XVI,
(«Os Lusíadas» como documento histórico, Lisboa, 1978, pp. 30-34 e 50-54. Più in gene-
cultural e literário). Comunicação apresenta- rale, sul «problema della realtà» nella narra-
da à Reunião Internacional de Camonistas. tiva occidentale, si può utilmente leggere il
Lisboa, 1973, p. 22. capitolo II significato della narrativa nel vo-
35 «E se se quiser fazer a história da lite- lume La natura della narrativa, di R. Scholes
ratura portuguesa dentro da perspectiva - R. Kellog, Bologna, 1970, pp. 103-200.

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pp. CCLIX-CCLXII I LUSIADI E GLI ALTRI NOTE

4 Solo per questa via, assumendo, cioè, 8 Si vedano gli esempi riportati da G.
il testo come «cronòtopo» (cfr. C. Segre, I Polena, «Volgarizzare» e «tradurre»: idea e
segni e la critica, Torino, 1968, p. 28), po- terminologia della traduzione dal Medio Evo
tranno, forse, essere sanate, a proposito italiano e romanzo all’umanesimo europeo, in
dei Lusiadi, opposizioni come la seguen- AA. VV., La traduzione Saggi e studi (Atti del
te: «Georges Le Gentil a écrit que peu de convegno di studi, Trieste, 28-30 aprile 1972),
poétes ont su introduire tant de réalité dans Trieste, 1973, pp. 59-120 [p. 70]. A questa
le genre conventionnel qu’est, par nature, importante comunicazione si rinvia, non
l’Epopée. Dans un certain sens la formule solo per una visione organica dei problemi
est exacte, mais nous serions tenté de l’in- di traduzione in epoca medievale e umani-
verser: peu de poétes ont su introduire tant stica, ma per una esemplificazione testuale e
de convention dans un genre aussi concret, bibliografica più ampia di quella che è pos-
par culture, que celui de l’Epopée» (da E. sibile addurre in questa sede a proposito del
Lourenço de Faria, Camões et le temps ou la personaggio del latinier oltreché per uno
raison oscillante, in AA. VV., Visages de Luís studio semantico-storico ed etimologico di
de Camões, Paris, 1972, p. 112). questo termine.
5 9 Del resto, oltre che in queste due crona-
Dom Lucidardos è, com’è noto, l’eroe
principale del Memorial das proezas da Se- che rimate, ricordate da G. Polena nel suo
gunda Tavola Redonda di Jorge Ferreira de studio (cit., p. 70), il personaggio del latinier
Vasconcelos, romanzo di cavalleria stam- compare in molte altre opere di diversa na-
pato per la prima volta nel 1567. Sui rap- tura – seppure più tarde –, sia in area oita-
porti tra quest’opera e Os Lusíadas, si veda nica che occitanica. Numerosi esempi in A.
Massaud Moisés, A novela de cavalaria no Tobler - E. Lommatzsch, Altfranzösisches
quinhentismo português, São Paulo, 1957, in Wõrterbuch, vol. V, Wiesbaden, 1963, s. v.
particolare pp. 21-36. latinier e in E. Levy, Provenzaliscbes Supple-
6 ment-Wörterbach, vol. IV, Leipzig, 1904, s.
Michail Bachtin, Epos e romanzo. Sul-
v. latinier.
la metodologia dello studio del romanzo, in
10 Cfr. P. Zumthor, op. cit., pp. 30 s. Si veda
G. Lukács, M. Bachtin e altri, Problemi di
teoria del romanzo. Metodologia letteraria e anche, a tale proposito, E. Köhler, Quelques
dialettica storica, Torino, 1976, pp. 179-221 observations d’ordre historico-sociologique
[la citazione è a p. 215] (il saggio di Bachtin sur les rapports entre la chanson de geste et
è stato di recente ripubblicato «con tagli» in le roman courtois, in AA. VV., Chanson de
Teorie e realtà del romanzo. Guida storica e geste und höfischer Roman (Heidelberger
critica, a c. di G. Petronio, Bari, 1977, pp. Kolloquium, 30 januar 1961), Heidelberg,
151-76). Nella medesima direzione paio- 1963, pp. 21-30.
no andare le teorie di Ju. Lotman e B. A. 11 Cfr. P. Zumthor, Lingua e tecniche poe-
Uspenskij esposte in Mito - Nome - Cultura, tiche nell’età romanica, Bologna, 1963, p. 34
saggio compreso nel volume miscellaneo di e passim.
Ju. L. e B. A. U., Semiotica e cultura (a c. di 12 Anche in tale prospettiva, dunque, si
D. Ferrari-Bravo, Milano-Napoli, 1975, pp. può forse parlare di sovra-linguaggio («una
99-131 [cfr., in particolare, p. 100: «La rap- sovra-lingua metafora dell’altra») secondo
presentazione mitologica è, in linea di mas- quanto postulato da P. Zumthor, Lingua…,
sima, monolinguistica; i suoi oggetti infatti cit., pp. 221 ss. (ma si vedano pure le conclu-
appartengono a uno stesso mondo, costruito sioni cui giunge B. A. Uspenskij a proposito
nello stesso modo»]). delle varietà stilistiche interne a una lingua
7 Cfr. P. Zumthor, Semiologia e poetica intese come fenomeno di poliglottismo [in
medievale, Milano, 1973, pp. 23 ss. Semiotica e cultura, cit., pp. 31-57]). Si deve

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NOTE I LUSIADI E GLI ALTRI pp. CCLXII-CCLXIII

d’altronde ricordare come la tendenziale to determinante di connotazione di una


equiparazione degli idiomi «volgari» ri- mentalità innovata, forse «mercantile», ma
sponda a principi metalinguistici di ben più si consideri, in ogni caso, che, com’è stato
antica ascendenza: già nel secolo IX, infatti, scritto, è «necessario riconoscere nella pro-
Teodulfo affermava che tutte le lingue go- duzione di questo trovatore [Raimbaut de
devano di pari «dignità» in quanto poten- Vaqueiras] i primi segni dell’inizio della
zialmente in grado di trasmettere il Verbo. fi ne del magistero artistico esercitato in Eu-
Cfr., a tale proposito, G. Folena, op. cit., pp. ropa dalla poesia provenzale; e non importa
64-65. se il fenomeno si verifica proprio nel perio-
13 È questa, in buona misura, la situazione do della massima fioritura» (V. Bertolucci,
di cui prende atto e ci testimonia Dante nel op. cit., p. 34).
18 Seppure con qualche sfasatura rispetto
De vulgari eloquentia (vd., in particolare, I,
viii-ix), attribuendo un valore quasi «gram- alla proposta, mi pare dunque applicabile
maticale» alle lingue d’oc e d’oil e tentando anche alla tenzone di Rambaldo l’ipotesi
di avvicinare a esse la lingua del sì. sulla contrapposizione dei «modelli» in am-
14 Cito dall’ed. apparsa nel volume Le ori- bito medievale formulata da M. Corti con
riferimento, soprattutto, al Dialogus Salo-
gini, a c. di R. Antonelli (Firenze, 1973, p.
monis et Marcolphi (cfr. «Modelli e antimo-
186), incluso nella collana Storia e antologia
delli nella cultura medievale», in Strumenti
della letteratura italiana, diretta da A. Asor
critici, 35 (febbraio 1978), pp. 3-30 [e, in par-
Rosa.
ticolare, pp. 21 ss.]).
15 È noto, in particolare, come in molti
19 Si veda, tra l’altro, E. Auerbach, Mime-
testi trobadorici il tedesco fosse paragonato
sis. Il realismo nella letteratura occidentale,
significativamente al latrare dei cani. Cfr., al
Torino, 1956 4, vol. I, pp. 238-52. Cfr., altresì,
riguardo, lo studio di Au. Roncaglia dedica-
G. Lukács, Il romanzo come epopea borghese,
to alle Origini, nella Storia della letteratura
in Problemi di teoria del romanzo, cit., pp.
italiana, diretta da E. Cecchi e N. Sapegno,
150-54.
vol. I, Milano, 1965, pp. 228-34.
20 Cfr. M. Bachtin, op. cit., p. 194 (ma per
16 Questo carattere non-tradizionale è sta-
una necessaria puntualizzazione al riguar-
to colto, a proposito del contrasto bilingue,
do, si veda anche quanto scrive F. A. Yates,
da vari studiosi: si vedano, in particolare, R.
L’arte della memoria, Torino, 1972, p. 120:
Antonelli, op. cit., pp. 162-63; V. Bertoluc-
«attraverso il neoplatonismo rinascimenta-
ci, «Posizione e significato del canzoniere
le, con il suo nocciolo ermetico, l’arte della
di Raimbaut de Vaqueiras nella storia della
memoria subì una nuova metamorfosi, que-
poesia provenzale», in Studi mediolatini e
sta volta in arte ermetica o arte occulta, e in
volgari XI, 1963, pp. 47-48; P. Zumthor, «Un questa forma continuò a occupare un posto
problème d’esthêtique médievale: l’utilisa- centrale nella più viva cultura europea»).
tion poétique du bilinguisme», in Le Moyen Allo studio di Bachtin (e in particolare alle
Age, LXVI, 1960 p. 585 («[…] un tel effet pp. 190-91) si rinvia altresì per una valuta-
ressortit à l’esthétique propre du drame»). zione degli effetti prodotti dal «plurilingui-
17 Si noti, tra l’altro, la valutazione «mone- smo attivo» nella sfera estetico-letteraria. A
taria» – che è, forse, doppiamente allusiva tale proposito, si possono ancora utilmente
visto che genoì potrebbe intendersi anche leggere le considerazioni di J. Kristeva con-
come riferimento orgoglioso a una realtà tenute nell’articolo dal titolo «La parola, il
comunale – che la donna dà del proenza- dialogo e il romanzo», tradotto di recente
lesco. È certo difficile stabilire se si debba in italiano e incluso nel suo volume Seme-
effettivamente interpretare come elemen- iotiké. Ricerche per una semanalisi, Milano,

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pp. CCLXIV-CCLXIX I LUSIADI E GLI ALTRI NOTE

1978, pp. 119-43 (il saggio, in realtà, era già 27 Per limitarci a Camões, si può utilmente
apparso nel volume miscellaneo Michail leggere quanto scrive E. Lourenço de Fa-
Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e ria, nel suo Camões et le temps (cit., p. 122):
marxismo, a c. di A. Ponzio, Bari, 1977, pp. «C’est dans la relation du Poète avec son
105-37). Importanti riserve sul «metodo» Écriture que la pression du temps est saisie,
bachtiniano (applicato tuttavia, nel caso dans l’acte même où elle s’exerce, dans ces
specifico, a Dostoevskij) restano, d’altronde, repentirs créateurs si typiques de Camões,
quelle avanzate da I. Ambrogio, Ideologie e dans ce retour vers ce qui naît sous sa piume
tecniche letterarie, Roma, 1971, pp. 128-38. et, immédiatement, devient objet de regard
21 A. Limentani, L’eccezione narrativa. La et de trouble, que le monstre insaisissable
Provenza medievale e l’arte del racconto, To- dont Saint Augustin a parlé, révèle son em-
rino, 1977, p. 112. prise sur l’âme du Poète».
28 Cfr. canto I, est. 53-55.
22 Trascrivo dall’ed. curata da P. Meyer,
Guillaume de la Barre. Roman d’aventures, 29 Ibidem, est. 53, vv.2-4.
par Arnaut Vidal de Castelnaudari, Paris, 30 Vd. canto II, est. 110, vv. 3-4.
1897, pp. 7-8. 31 Canto V, est. 27 (v. 5) - 29.
23 Op. cit., pp. 110-19. Lo studioso (il qua- 32 Ibidem, est. 34 v. 4. La flotta portoghese
le segnala come il contesto in cui si inscrive
si troverebbe, a questo punto, nella baia di
l’episodio di Malleo si avvicini ai «toni alti
Santa Helena; cfr. ed. Costa Pimpão, cit., p.
dell’epica») istituisce, tra l’altro, un interes-
378, nota 24. 1-5.
sante parallelo tra la figura del latinier e quel-
33 Ibidem, est. 62-63. Seguendo la rotta di
la, topica nel romanzo cortese, del senechal.
24
Vasco da Gama, ci si troverebbe nella agua-
Si veda l’ed. Meyer, cit., in particolare
da di S. Brás; cfr. ed. Costa Pimpão, cit., p.
vv. 1537-1858, pp. 46-55.
383, nota 61. 1-8.
25 Cfr. A. Limentani, op. cit., pp. 118-19. 34 Sulla rispondenza di queste descrizioni
26 Sul realismo nell’ambito dei Ritterro- camoniane di Etíopes a stereotipi letterari
mane basso-medievali, si veda, in particola- (e ideologico-culturali) circolanti in epoca
re, H. R. Jauss, Chanson de geste et roman tardo-rinascimentale, sarebbe opportuno
courtois (Analyse comparative du Fierabras soffermarsi ben più a lungo di quanto non
et du Bel Inconnu), in AA. VV., Chanson de mi sia consentito in questa sede. Dopo aver
geste und höfischer Roman, cit., pp. 61-77. In constatato, pertanto, l’esistenza di una «gra-
particolare, per l’ambito portoghese, si può dualità» nelle rappresentazioni dei «selvag-
leggere quanto ho scritto a tale proposito gi» all’interno dei Lusiadi e aver mostrato
in A novelística…, cit., p. 67. Volendo for- i riflessi che le differenze di civilisation
nire un’etichetta di genere a opere come il producono sul piano della comunicazione
Clarimundo o il Memorial, ci si potrebbe, in linguistica, non resterà che rinviare, per i
tale ottica, rifare alla defi nizione di «fanta- necessari riscontri nell’ambito del pensiero
stico strano» fornita da T. Todorov (in La europeo occidentale e per una esauriente
letteratura fantastica, Milano, 1977, pp. 46- esemplificazione di natura letteraria, all’im-
48): non a caso – per quanto banalizzante portante studio di S. Landucci, I filosofi e i
possa sembrare tale inclusione – in questa selvaggi 1580-1780, Bari, 1972 [in particola-
categoria potrebbero farsi rientrare anche re si vedano le pp. 93-178; da questo studio
Os Lusíadas, visto che anche qui «certi av- ho anche tratto l’espressione «selvaggio fe-
venimenti che sembrano soprannaturali lice», da preferire, a giudizio dell’autore, a
nel corso della storia, ricevono alla fi ne una quella tradizionale di «buon selvaggio»: cfr.
spiegazione razionale». pp. 16-17]. Poco noto ma utile mi pare, altre-

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NOTE I LUSIADI E GLI ALTRI pp. CCLXX-CCLXXIII

sì, lo studio di G. Cocchiara, L’eterno selvag- mento di connotazione di una condizione


gio, ed. a c. di A. Buttitta, Palermo 19722, in culturale superiore, dato che, all’inverso, la
particolare pp. 25-98. Infi ne, a proposito dei nudità si collegava chiaramente al giudizio
rapporti con culture «altre» in ambito spe- deteriore («gente bestial, ruda e malvada»)
cificamente portoghese, si vedano gli studi a proposito del primo gruppo di «selvaggi».
compresi nel n. 4 (autunno 1978) di «Qua- Si veda, a tale riguardo, J. de Sena, Camões:
derni portoghesi», interamente dedicato quelques vues nouvelles sur son épopée et
alla letteratura di viaggi e scoperte (vd. in sa pensée, in AA. VV., Visages de Luís de
particolare: V. Bertolucci Pizzorusso, Uno Camões, cit., pp. 145-69: si tratta di uno
spettacolo per il Re: l’infanzia di Adamo nella studio assai importante e, per molti versi,
«Carta» di Pero Vaz de Caminha, pp. 49-81, e illuminante sebbene, nel caso specifico, l’af-
G. R. Cardona, Africani e Portoghesi: l’altra fermazione dell’illustre studioso che «le fait
faccia della scoperta, pp. 145-61). de vivre nu n’assimile aucunement l’homme
35 «Estes […] humanamente nos trataram, aux bêtes» (p. 157) non possa essere, quanto
/ trazendo-nos galinhas e carneiros / a tro- ai «selvaggi», affatto condivisa.
40 Canto VII, est. 24, vv. 2-8.
co doutras peças que levaram; / mas como
nunca, enfi m, meus companheiros / palavra 41 È opportuno notare che in alcune Cro-
sua algâa lhe alcançaram / que desse algum nache il nome attribuito a questo personag-
sinal do que buscamos, / as velas dando, as gio è Bontaibo. Cfr. l’ed. Costa Pimpão, cit.,
âncoras levamos» (canto V, est. 64). Sull’am- pp. 411 s.
bito semico ricoperto, nei Lusiadi, dall’ag- 42 Vd. canto VII, est. 46, vv. 1-4: «O Gama
gettivo humano, cfr. J. de Sena, Aspectos do
e o Catual iam falando / nas cousas que lhe
pensamento de Camões através da estrutura
o tempo oferecia; / Monçaide, entr’eles, vai
linguística de «Os Lusíadas», separata das
interpretando / as palavras que de ambos
Actas da I reunião internacional de camoni-
entendia».
stas (realizada em Lisboa de 15 a 18 de no-
43 Vd. canto VIII, est. 1, v. 8.
vembro de 1972), Lisboa, 1973, p. 15.
44 Canto IX, est. 15. Da notare che solo
36 Canto I, est. 62, vv. 1-6.
nel Diário da viagem de Vasco da Gama si
37 Cfr. ibidem, est. 64, vv. 1-2. trova un vago riferimento a un «mouro de
38 Canto V, est. 76, vv. 1-4. Siamo, seguen- Tunes» che di sua iniziativa (sentendosi in
do il roteiro del viaggio di Vasco da Gama, pericolo in terra indiana) si imbarcò con i
al cosiddetto Rio dos Bons Sinais; cfr. ed. Portoghesi: la sua identificazione, su tali
Costa Pimpão, cit., p. 384, nota 75. 3. basi, con Monçaide (o Bontaibo) appare,
39 Canto V, est. 77, vv. 1-3. Da notare che il oltre che inutile, improponibile. Cfr. l’ed.
distacco di civilisation tra il primo gruppo Costa Pimpão, cit., pp. 444 s.
di indigeni (vd. supra) incontrato dai Porto- 45 Trattandosi, infatti, di un Arabo (A) che
ghesi e questi – abitanti di territori vicini al comunica con i Portoghesi (P) attraverso il
Mozambico – non è sensibile solo a livello castigliano (C) e li mette, per tal via, in con-
linguistico o comportamentale ma anche tatto con gli Indiani (I), si potrebbe prospet-
per quel che riguarda il «vestiario»: mentre tare uno schema del tipo P → [C] ← A ← I.
i primi erano «todos nus», costoro «com Mentre, dunque, nel Guillem de la Barra è
pano delgado que se tece / de algodão, as la funzione che, in certo qual modo, crea
cabeças apertavam; / com outro, que de il personaggio del sarrazis latiniers (il qua-
tinta azul se tinge, / cada um as vergonho- le verrà poi man mano acquistando nuove
sas partes cinge» (ibidem, vv. 5-8). La non- connotazioni), nei Lusiadi Monçaide gode,
nudità va dunque intesa come ulteriore ele- fi n dall’inizio, di potenzialità «attanziali»

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pp. CCLXXIV-CCLXXVIII «O CANTO MOLHADO» NOTE

ben più ampie, tali da consentirgli, come si ampliamenti e con un diverso montaggio,
vedrà, una funzione non ristretta alla inter- sono stati presentati in forma di comuni-
mediazione linguistica. cazione rispettivamente al «Colloque In-
46 Sulla posizione preminente degli abi- ternational sur Camões et la Civilisation
tanti delle Indie orientali in ideali «gerar- de la Renaissance», Fondation Calouste
chie dell’umanità» formulate nel ’500, si Gulbenkian, Parigi 19-25 ottobre 1980, nel
veda S. Landucci, op. cit., pp. 98 ss. quadro delle celebrazioni del IV centenario
dalla morte di Camões, e al «XXI Collo-
47 Cfr. canto VII, est. 1, v. 8. que International d’Études Humanistes-
48 Si leggano i vv. 1-4 dell’ottava 101 del se- L’Humanisme Portugais et l’Europe, 1500-
condo canto: «Já no batel entrou do Capitão 1580», che ha avuto luogo presso il Centre
/ o Rei [di Melinde], que nos seus braços o d’Études Supérieures de la Renaissance» di
levava; / ele, co a cortesia que a Razão / (por Tours, dal 3 al 13 luglio 1978. I due testi,
ser Rei) requeria, lhe falava». portoghese e francese, saranno inclusi nei
49 La sua stessa funzione narrativa, infatti, volumi degli «Arquivos do Centro Por-
all’interno dei Lusiadi, lo assimila all’Alci- tuguês», che conterranno gli Atti dei due
noo dell’Odissea e alla Didone dell’Eneide, Colloqui. Ringrazio l’amico Professor José
mettendolo al riparo da possibili giudizi di Vitorino de Pina Martins, Direttore del
natura morale. Centre Culturel Portugais della Fondazione
Gulbenkian di Parigi e promotore dei due
50 E questo, ovviamente, non perché non incontri, di avermi consentito, con il suo in-
esistesse in Italia una letteratura di viaggi, ma vito a partecipare ai due colloqui prima, e
perché il nucleo tematico della Gerusalemme con la sua concessione di traduzione italiana
liberata è dichiaratamente «leggendario»: la dei due contributi ora, di approfondire un
sua funzione (e la sua stessa evidenza) morale aspetto degli studi camoniani che da anni
è molto più legata alla littera che non alla hi- mi appassiona e di far partecipi dei primi
storia o, ancor più, alla chronica. risultati i lettori dei nostri «Quaderni».
51 Si veda, per tutti, J. de Sena, Uma canção 1 I documenti, com’è fi n troppo noto,
de Camões, Lisboa, 1966, p. 431: «a espiri- sono in tutto nove, di cui sette sullo stesso
tualidade de Camões é das que, fi losòfica- argomento: 1. La «lettera di perdono» con-
mente, elidem a distinção entre real e ideal, cessa nel 1553 in nome del re D. João III a
entre sujeito e objeto, entre o macrocosmos «Luiz Vaz de Camões, fi lho de Simão Vaz,
e o microcosmos, superação que é obtida cavaleiro», allora imprigionato nel Tronco
precisamente pela metamorfose suprema: a di Lisbona per aver ferito, nel giorno del
representação poética de um universo, cuja Corpus Domini del 1552, Gonçalo Borges.
essência se justifica através do poeta». Il documento, scoperto dal Visconte de
52 Vd. canto VII, est. 47-48. E si leggano, Juromenha nella Torre do Tombo di Li-
in particolare, i versi conclusivi di questa ot- sbona (Perdões e legitimações de D. João III,
tava: «Os cristãos olhos, a ver Deus usados lib. 20, fl. 296 v.), e da lui pubblicato nella
/ em forma humana, estão maravilhados». sua ed. delle Obras de Luiz de Camões (I,
53 Lisboa, Imprensa Nacional, 1860, pp. 166-
Canto VII, est. 71, v. 8.
67) entra nel circuito delle biografie solo a
ETTORE FINAZZI-AGRÒ partire da questa data; 2. L’«alvará» regio
del 29-9-1571 con cui D. Sebastião conce-
de «licença» a Luís de Camões di stampare
«O canto molhado»: storia di un topos
a Lisbona «uma obra em oitava rima cha-
* Gli originali portoghese e francese dei mada Os Lusíadas». Dell’alvará, che venne
due testi che qui si propongono, con alcuni incluso nell’ed. dei Lusíadas del 1572, v. il

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NOTE «O CANTO MOLHADO» pp. CCLXXVIII-CCLXXIX

documento originale nell’Archivio del Tom- co stesso (Alex., 1): un genere con proprie
bo, Doações de D. Sebastião, lib. 32, fl. 86; categorie e con topica rigida, che interven-
3. L’alvará regio del 28-7-1572 con cui D. gono pesantemente sulle sequenze narrative
Sebastião concede a Luís de Camões una della biografia stessa. Interessanti notazioni
«tença» di 15.000 réis annui, per la durata a questo riguardo, con speciale riferimento
di tre anni, in ricompensa per la pubblica- alle biografie trobadoriche, in Maria Luisa
zione dei Lusíadas (doc. in A.N.T.T., Doações Meneghetti, «Una vita pericolosa. La «me-
de D. Sebastião, lib. 32, fl. 86); 4. Proroga diazione» biografica e l’interpretazione del-
della «tença» di 15.000 réis per un trien- la poesia di Jaufré Rudel», in Cultura Neola-
nio, in data 2-8-1575 (A.N.T.T., Doações de tina, XL, 1980, fasc. 1-3, pp. 145-63.
D. Sebastião, libr. 33, fl. 229); 5. L’«ementa» 3 C.M. Bowra, From Virgil to Milton, Lon-
sulla «tença» di 15.000 réis che non era stata
don, 1945, pp. 130 ss.; una chiara e sottile
pagata a tempo dovuto (A.N.T.T., Ementas,
messa a punto del problema in Thomas R.
libr. 2, fl. 145 v.); 6. La proroga per un altro
Hart, The Author’s Voice in «The Lusiads»,
triennio della «tença» di 15.000 réis, in 2-6-
HR, 44, 1976, pp. 45-55.
1576 (A.N.T.T., Doações de D. Sebastião, libr.
4 Aristotele, Poetica, 1460 A 5. Nella trad. di
33, fl. 119 v.; 7. L’alvará che trasferisce ad
Ana de Sá, madre di Luís de Camões, 6000 M. Valgimigli, Bari, Laterza, 19463, pp. 173-74.
réis della «tença» non utilizzata a causa 5 Un interessante tentativo di studiare tut-
della morte del poeta, 31-5-1582 (A.N.T.T. ta l’opera camoniana sotto lo stesso deno-
Doações de D. Sebastião e D. Henrique, fl. minatore, sulla base dei rapporti formali fra
388); 8. L’ementa che riporta il pagamen- Lusíadas e lirica, è quello di Roger Bismut,
to del saldo di 6765 réis, dovuti a Luís de La lyrique de Camões, Presses Universitaires
Camões, alla madre, dato che il poeta era de France, Paris, Fondation Calouste Gul-
morto il 10 giugno 1580 (doc. in data 13-11- benkian, 1970. Gli stretti rapporti intercor-
1582, in A.N.T.T., Ementas, libr. 3, fl. 137); renti fra opera lirica ed epica di Camões era-
9. [manca il riferimento al documento, ndr] no già stati studiati tuttavia in precedenza;
2 Recupero il termine della terminologia Afrânio Peixoto («O “Parnaso” de Camões
retorica αὐζοσχεδίασμα (fr. impromptu, ingl. fonte d’“Os Lusíadas”», in O Instituto, vol.
improvisation), già presente ad es. in Aristo- 73,4a serie, vol. 2, Coimbra, 1926, pp. 172-
tele (Poet. 1448b 23) e nei comici (Plato co- 94, e poi ripubbl. nel suo vol. Ensaios Ca-
micus 87), secondo l’uso che ne fanno oggi i monianos, Coimbra, Imprensa da Universi-
classicisti in genere e quelli della Scuola ro- dade, 1932, pp. 113-41) studiava addirittura
mana di Ettore Paratore in particolare (oltre la lirica come fonte precipua del poema,
a Paratore, Brugnoli, Giomini, D’Anna, R. considerando che non solo ispirazione po-
Scarcia), nel senso di dato «done offhand» etica, ma precisi segmenti formali venivano
(Liddel-Scott, s.v.), ma essenzialmente ba- all’autore dei Lusíadas dal «delicioso lirico,
sato sul testo dell’autore alla cui vita reale anterior ao épico sagrado» [114].
esso viene attribuito. S’intende che va pre- 6 José Hermano Saraiva, Vida ignorada
supposto – come presuppongo e presup-
de Camões, Lisboa, Publicações Europa-
ponevano gli antichi e presuppongono i
classicisti moderni da Friederich Leo (Die América, 1978; 2a ed., revista e aumentada,
Griechische – Römische Biographie, Leipzig, ivi, id. 1980.
1901) in poi – che la biografia antica, tardo- 7 Mi si perdoni il bisticcio o, se si vuo-
antica e medievale e così quella umanistica le, l’«agudeza». Seguendo infatti la pista,
e rinascimentale che la imita, sia soprattutto già indicata e poi rifiutata da Faria e Sou-
un genere letterario, come appare evidente sa, nuovamente proposta da Stork e infi ne
ad es. in Plutarco ed è dichiarato da Plutar- adottata da Aquilino Ribeiro, Saraiva torna

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pp. CCLXXIX-CCLXXX «O CANTO MOLHADO» NOTE

a indicare in D. Violante de Andrade (… tenso, não o drama impessoal do sonhador


mas eu queria / Viol’antes que lírio nem que embrenhado em quimeras abstractas, mas
rosa) la donna amata sopra ogni altra da angústias brotadas numa existência tormen-
Camões. Vedi al proposito la «Recensão tosa. Marcar o caminho trilhado por este
crítica» di Américo da Costa Ramalho, in lírico de emoções autênticas, humaníssimas,
Humanitas, XXIX-XXX, 1977-1978, 18 pp. é iluminar os transes do seu alto espírito nos
Per i precedenti cfr.: «Vida del Poeta», in momentos da criação artística»: Joaquim
Lusíadas de Luis de Camoens… comentadas Ferreira, Camões. Dúvidas e Acertos, Porto,
por Manuel de Faria i Sousa, Ivan Sanchez, Ed. Domingos Barreira, s.a., p. 12; corsivi
Madrid, 1639. Vedila nella rist. anastatica miei).
della «Edição comemorativa», 2 voll., Li- 10 Lus., I,11.
sboa, Imprensa Nacional-Casa da Moeda, 11 Canç. X, «Vinde cá, meu tão certo se-
1972, pp. 15-58. Una seconda biografia del
cretário», comunemente designata quale
poeta, che in molti punti suonerà come pa-
«canção autobiográfica» per le esplicite
linodia della prima, Faria e Sousa scriverà
allusioni alle traversie passate (la perdita
per l’ed. delle Rimas (Rimas varias de Luis
dell’occhio in combattimento) e per la
de Camoens… commentadas por Manuel de
dichiarazione in explicit: «Nem eu delica-
Faria y Sousa, imprenta Theotonio Dama-
dezas vou cantando / Co gosto de louvor,
so de Mello, Lisboa, 1685. Vedila nella rist.
mas explicando / Puras verdades já por
anastatica della «Edição comemorativa», 2 mi passadas. / Oxalá foram fábulas son-
voll., Lisboa, Imprensa Nacional-Casa da hadas!», vv. 246-249. Cfr. le due letture di
Moeda, 1972, I, pp. 10 ss. Ma qui l’amata è questo testo famoso di Michele Metzeltin e
ormai solo «Doña Catalina de Ataide»). Cfr. Rip Cohen.
inoltre: Wilhelm Stork, Luis de Camoens.
12 Su questa «testimonianza», cfr. H. J. Sa-
Leben, Paderborn, Ferdinand Schöning,
1890. Nella trad. port.: Vida e obras de Luis raiva, cit., pp. 43 ss.
13 Hours of Idleness, 1807.
de Camões, Primeira parte. Trad. e nota di
Carolina Michaëlis de Vasconcellos, Aca- 14 Afrânio Peixoto, Ensaios camonianos,
demia Real das Sciencias, 1898, p. 293; ri- Coimbra, Imprensa da Universidade, 1932,
stampa anastatica, Imprensa Nacional-Casa p. 41.
da Moeda, Lisboa, 1980; Aquilino Ribeiro, 15 Che i camonisti, col trarre le proprie
Luís de Camões. Fabuloso, Verdadeiro, Ensa-
informazioni biografiche dai testi serven-
io, vol. I, Libreria Lisboa, Bertrand, 1958,
dosene poi per interpretare altri testi siano
pp. 112 e 184. entrati in un vero circolo vizioso, è già stato
8 J.H. Saraiva, cit., p. 32. affermato da più parti. Cfr. Elisabeth Nai-
9 Ad esempio: «Os escritores devem ser que-Dessai, Die Sonette Luís de Camões, Un-
analisados à luz da sua biografia, porque tersuchungen zum Echtheitsproblem. In-
só assim poderemos integrá-los na pujança augural-Dissertation, Universität zu Köln,
da sua inspiração e interpretar com plena 1967, p. 53: «Es entsand ein circulus vitio-
objectividade crítica o personalismo da sus: Die Thesen, die man aus dem lyrische
sua obra. Foi o método de Villemain e de en Material gewann, bildeten wiederum die
Sante-Beuve, requintado na sístematisação Grundlage für das Verständis camoniani-
científica de Taine. Os voos poéticos de scher Verse» (cit. Américo da Costa Ramal-
Camões nunca despegavam da terra quando ho, rec. cit., p. 1).
escalava os talamos de Apolo nas asas do mais 16 Fra le biografie «classiche», ricordate
acendrado lirismo. Os seus versos transmi- alla nota 7, bisogna ancora includere tutte
tem-nos ao vivo um drama psicológico in- le opere biografiche di Teófi lo Braga e pre-

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NOTE «O CANTO MOLHADO» pp. CCLXXX-CCLXXXIV

cisamente: Th. Braga, Historia de Camões, P. de diversos Autores… por Manoel de Lyra,
I, Vida de Luiz de Camões, Porto, Imprensa Lisboa, 1584.
Portuguesa, 1873; id., Camões, Porto, J. Co- 24 Inácio Garcês Ferreira, «Vida do Poe-
sta e Emílio Biel, 1881; id., Camões. Epoca ta», in Os Lusíadas… ilustrados… por, I,
e Vida, Porto, Lelo e Irmão, 1907. Si veda Napoles, Oficina Parriana, MDCCXXXI,
anche, Camilo Castelo Branco, Luiz de Ca- p. 12: «Navegando agora de Goa para
mões. Notas biographicas, Porto, Chardon, Macao, lugar decretado do seu degredo,
1880. Fra le biografie moderne, interessante a vista da Foz do Rio Mecon, na Costa de
come «biografia attraverso i testi», quella, Cambaia, deo a Nao em huns baixos; e
destinata peraltro a un pubblico «diverso», fazendose em pedaços, sobre hum delles,
di Henry H. Hart, Luis de Camoëns and the renovando o caso de Cesar, sahio o poeta a
Epic of the «Lusiads», Norma, Univ. of Ok- terra, e preservando com huma mão este
lahoma Press, 1962. seu Poema, e com a outra, livre para nadar,
17 Sulla biografia «genere letterario», in a propria vida».
area ispanica, cfr. José Luis Romero, Sobre 25 Teófi lo Braga, Os dois naufrágios de
la biografía y la historia, Buenos Aires, Edi- Camões, Coimbra, Imprensa da Universida-
torial Sudamericana, 1945. Stimolanti osser- de, 1916. Tutte le affermazioni di T. Braga
vazioni marginali anche in Jean Starobinski, sono discusse e contestate da Jordão de
La relation critique, Paris, Gallimard, 1970, Freitas, O naufrágio, cit.
pp. 83-97. Per l’area italiana, ma con idee 26 Os Lusiadas do grande Luis de Ca-
di interesse generale, cfr. Riccardo Scri-
moens… Commentados pelo licenciado Ma-
vano, Biografie e autobiografia. Il modello
noel Correa, Lisboa, Pedro Crasbeck, 1613.
alfierano, Roma, Bulzoni, 1976 e Marziano
27 Ivi, id.
Guglielminetti, Memoria e scrittura, PEB,
Torino, Einaudi, 1977 (cfr. specialmente il 28 Cfr. l’opinione di Jorge de Sena per cui
cap.: «l’apologia del letterato», pp. 159 ss.). Camões sarebbe stato e si sarebbe sentito
18 Già cit., a proposito di Camões, da Joa- «nobile», «mas perdido numa massa enor-
quim Nabuco, Camões, Rio de Janeiro, Di- me de aristocratas, socialmente sem estado,
scurso pronunciado a 10 de Junho de 1880 e para sustentar os quais não havia Indias
por parte do Gabinete Português de Leitura, que chegassem, nem comendas, tenças, ca-
1880: ed. facs. Rio, Biblioteca Nacional, 1980. pitanias, etc»., in A Estrutura de «Os Lusía-
19 das» e outros estudos camonianos e de poesia
Joaquim Ferreira, Camões. Dúvidas &
peninsular do século XVI, Lisboa, Portugália
Acertos, Domingos Barreira, cit.: «o Poeta
ed., 1970, pp. 36-37.
foi nomeado provedor-menor dos defuntos
29 l. cit. alla nota 26.
até ao fi m do governo do seu Mecenas, em
1558». Tutto il volume di J. F. è utilissimo, 30 «O esboço biográfico de Pedro de
nella sua probità storiografica, per la «ri- Mariz, em relação ao épico, não foi poste-
costruzione» dell’avventura portoghese in riormente muito enriquecido com novos
Oriente negli anni in cui vi risiedette Ca- dados. Daí a importância desta biogr., cujos
mões. informes são tidos em grande parte como
20 Ivi, pp. 163-204. autênticos devido ainda à relativa proxi-
21 midade no tempo em relação à morte de
Ivi, pp. 201 ss.
Camões»: J. Vitorino de Pina Martins, in Os
22 Ivi, p. 200. Tutta la ricerca di Joaquim Lusíadas 1572-1972. Catálogo da Exposicão
Ferreira è su questo capitolo fondamentale. bibliográfica iconográfica e medalhística de
23 Os Lusíadas de Luís de Camões Agora Camões, Lisboa, Imprensa Nacional-Casa
de novo impresso, com. algâas Annotacões da Moeda, 1972, p. 10.

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pp. CCLXXXIV-CCXCII «O CANTO MOLHADO» NOTE

31 Manuel Severim de Faria, Discursos va- Cito dalla 10e Réimpression. Librairie José
rios políticos, Evora, Manoel Carvalho, 1624. Corti, Paris, 1971, p. 20.
32 Ivi. 41 Ivi, p. 22.
33 Manuel de Faria e Sousa, Lusíadas, cit. 42 Non entrerò qui nella diatriba che sepa-
alla n. 7, Commento a C. 10, 128, II, col., 544. ra i difensori della lezione della «princeps»,
34 Manuel de Faria e Sousa, «Vida del Poe- con i suoi «cantos molhados» al plurale
ta», cit. alla n. 7, (cap. XXVIII). e coloro che, dal Seicento in poi, hanno
ritenuto di dover correggere col singolare
35 Ringrazio Giorgio Brugnoli per l’aiuto «Canto». Già Faria e Sousa, che pure non
prestatomi in questa ricerca. correggeva, aveva scritto: «Claro està que en
36 Intelligenza, 211. Per Li Fet des Romains, su idea dixo: Este receberá plàcido e brando
cfr. l’ed. Flutre-Sneyders, Paris, 1937-38, p. / No seu regaço o canto que molhado… I la
655, 1. grandeza del dezir de Camoens, està mo-
37 The Lusiad, or, Portugals historicall strando, que avia de dezir canto, no cantos
poem: written in the Portingall language by i al escribir, o estampar, cayeron aquelas as,
Luis de Camoens and now newly put into con que le hizieron esclavo de la censura de
englìsh by Richard Franshaw Esq., London, irreverentes ignorantes..»., Lusiada, cit., I,
Humphrey Moseley, 1655. p. 547. Non si potrebbe dir meglio: natural-
mente correggendo, come già faceva tra gli
38 Le quattro citazioni sono tratte rispet- altri Epifânio da Silva Dias, soprattutto per
tivamente da: Giannina Milli, Luigi Camo- regolarizzare una imperfetta rima abnorme
ens, Stanze, Padova, ed. Joaquim de Araújo, in un poema di rime perfette. L’interpreta-
Tip. Fr. Gallina, 1897 (cit. da Giacinto zione di Costa Pimpão (Os Lusíadas de Luís
Manuppella, Camoniana Italica, Coimbra, de Camões… por A.J. da Costa Pimpão,
Subsídios Bibliográficos, 1972, pp. 79-81); Inst. Alta Cultura, Lisboa, 1972, p. XV) che,
Cesário Verde, «O sentimento dum ociden- non accogliendo la correzione, ne deduce
tal», in «O livro de Cesário Verde», C.V. che, poiché il poeta allude ai suoi cantos
Obra completa, Lisboa, ed. Joel Serrão, s.d. molhados al plurale, questo «significa que
La variante no mar, in luogo di no Sul (del- se tratava já de um volume apreciável, cuja
la prima redaz. 1878, ed. in 10 ed. in «Ave perda seria irreparável. O principal da obra
Maria», di «O sentimento dum ocidental», estava feito..»., mi pare, realmente troppo
Revista de Coimbra 1879) è della 20 ed. in restrittiva. Quanto alla lettura «pracelosos
O Livro de Cesário Verde, 1901; Christian baixos», in luogo di «procelosos», con cui
Prigent, «L’main», in Christian Prigent, non sono d’accordo, cfr. ad es. Lus. IV, 1
«L’main» précédé de «Sister Chien» per De- «depois de procelosa tempestade», VII, 70
nis, Paris, L’Energumène, 1975, p. 3. Della «Parte, cortando os mares procelosos» ecc.,
segnalazione della quarta citazione, com- oltre ad alcuni esempi nella lirica.
parsa già dopo che io avevo scritto queste 43 «Ela só viu as lágrimas em fio, / que
pagine, sono debitrice all’amico e collega d’uns e d’outros olhos derivadas / s’accre-
Paul Teyssier che qui ringrazio. scentaram em grande e largo rio…», son.
39 Numerosi altri esempi di questa stilizza- «Aquela triste e leda madrugada»; «Que,
zione iconografica in B. Xavier e Coutinho, posto que me mate meu tormento, Pelas
Camões e as artes plásticas. Subsídios para e aguas de eterno esquecimento», son. «De
iconografia camoneana, 2 voll., Porto, Livr. vós me aparto ó Vida! Em tal mudança».
Figueirinhas, 1946. 44 Cfr. Luciana Stegagno Picchio, Camões:
40 Gastón Bachelard, L’Eau et les Rêves. significato d’una mostra, nel volume-catalo-
Essai sur l’imagination de la matière (1942). go Camões e il Rinascimento italiano. Mostra

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I Lusiadi.indb 855 14/04/2022 15:25:18


NOTE «O CANTO MOLHADO» pp. CCXCII-CCXCV

bibliografica, Accademia Nazionale dei Lin- imbevuti di cultura classica. Nel Prologo al
cei. Fundação Calouste Gulbenkian, Roma, I libro del suo trattato Da pintura antigua,
1975, pp. IX-XVI [XI]. dedicato al re D. João III, datato 1548, ma
45 Sonetto n. 16 ed. A. Salgado Júnior, forse composto anche prima, Francisco de
Aguilar, Rio de Janeiro, 1963. Holanda dichiara che il sapere che si è con-
46 quistato venendo in Italia nessuno glielo
Sonetto n. 42, ed. cit., «Lembranças
saâdosas, se cuidais». potrà togliere e in qualunque calamità, di
terra o di mare, naufragio o città arsa (che
47 Sonetto n. 51, ed. cit. questi sono i due topoi classici che il Rina-
48 Sonetto n. IX ed. 1595; ed. Pimpão n. 3, scimento eredita dall’antichità classica) egli
p. 118. Su Camões marinaio, cfr. A.M. Bra- potrà facilmente portarselo via a nuoto («a
zada Silva, Camões marinheiro (Navegação e que inda quando se a nao alagasse, e a cida-
marinharia em «Os Lusíadas»), Brasilia, Inst. de saqueada stevesse ardendo, eu posso sem
Nac. do Livro, 1972. empedimento de carga levemente comigo
49 Sonetto n. 3, ed. Salgado Júnior, cit. trazer a nado, ou posseando; que estas são as
50 Cfr. ora il testo delle redondilhas «Su- proprias riquezas em que mais pode confiar
per flumina» nell’ed. del Cancioneiro Cri- a vida, as quaes nem a tempestade iniqua
stóvão Borges, Edition and Notes by Arthur da fortuna, nem a mutação das republicas
Lee-Francis Askins, J. Touzot, Paris, 1979, e estados, nem as calamitades da guerra
n. 23 con l’epigrafe iniziale «A sua perdição lhes podem empecer, porque dizem que o
na China». saber é só de todos…». Francisco de Hol-
51 Calens, per Lucano, è la parte calda del landa, Da Pintura Antigua, I, «Prólogo Ao
Sud. Non pertinente sembra qui la consueta muito alto e augusto Rei D. Joam III» Ed.
cit. di Dante, Par. 6, 66 «sì ch’ai Nil caldo si Joaquim de Vasconcellos, Porto, Ed. Rena-
sentì del duolo», perché «caldo» non è qui scença Portuguesa, 1918, p. 58). In tutta l’o-
riferito a Nilo. Cfr. la trad. di Pézard, «qu’au pera di Francisco de Hollanda ricorre poi il
Nil la douleur fut cuissante». topos del Diluvio come Baptismum mundi.
52
Lo ritroviamo nel ms. De Aetatibus mundi
Per «frio» con connotazione negativa,
imagines così come accanto al personaggio
cfr. ancora Lus. XVI,1 «O Mouro frio»;
di Noè che esce dalle acque (fig. XXX, 15)
Elegia VII, «com temor frio» ecc.
troviamo la scritta Resurrectio. Devo queste
53 Sylva / allegoriarum / sanctae scripturae indicazioni alla cortesia di Sylvie Deswarte
mysticos eius sensus et magna etiam ex par- (cfr. la sua comunicazione su «La Machine
te litera / les complectens syncerae Theolo- du monde»: Camoens et Francisco de Hol-
gie candi/datis perutilis, ac neces / saria»
landa presentata al Colloquio camoniano di
del monje benedectino de Monserrat Jeroni
Parigi), che ringrazio.
Lloret (Hieronymus Lauretus), Barcelona,
56 Fernando Pessoa, «Ulysses», in Men-
1570, s.v. navigare, navis, transfretare, nauta,
naufragium, prora, puppis, proreta, vol. 2, p. sagem, 1934. Nell’ed. dell’Obra Poética a
461. Devo questa indicazione a Luis Gotor, cura di M. Aliete Dorez Galhoz, Aguilar,
che ringrazio. Non dimentichiamo che an- Rio de Janeiro, 1960, p. 8. Su questo testo e
che Ramon Llull perdette i suoi manoscritti sul valore del mito nella tradizione poetica
in un naufragio da Tunisi a Genova. portoghese, cfr. Roman Jakobson - Luciana
54 Machado de Assis, Occidentais «Camões», Stegagno Picchio, «Les oxymores dialecti-
IV. ques de Fernando Pessoa», in Langages, déc.
55 Il topos del «salvato dalle acque» è
1968, n. 12, pp. 9-27.
frequente in questi umanisti portoghesi LUCIANA STEGAGNO PICCHIO

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pp. CCXCVI-CCXCVIII PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS NOTE

Per una nuova edizione dei Lusíadas Exemplares mais Raros, in Estudos Portu-
di Camões (nota a margine gueses. Homenagem a Luciana Stegagno Pic-
sulla traduzione) chio, Lisboa, Difel, 1991, pp. 589-601; K. D.
1
Jackson, Camões and the First Edition of «The
In occasione delle celebrazioni del quin-
Lusiads», 1572, Cd-rom, Darmouth, Center
to centenario della pubblicazione del poe-
for Portuguese Studies and Cultures, Univer-
ma epico, nel 1972, sono in effetti uscite ben
sity of Massachusetts Darmouth, 2003.
due traduzioni nella nostra lingua: quella di
4 «Os Lusíadas» de Luís de Camões. Fac-si-
Enzio di Poppa Vòlture, per Sansoni (Firen-
ze), e quella di Riccardo Averini, per Mursia mile da Edição Princeps de «Os Lusíadas»
(Milano). Quest’ultima non è ancora uscita Reproduzindo o Exemplar Pertencente à So-
dal mercato e rappresenta l’ultima versione ciedade Martins Sarmento (Guimarães), Bra-
integrale del poema pubblicata in Italia. ga, Universidade do Minho, 2004.
Simile sorte ha il poema nelle altre lingue: 5 Così viene defi nita la casa editrice Nabu
pare che la traduzione in ottava rima più re- Press, nell’articolo dedicatole in <buonelet-
cente sia quella tedesca del 1999 (ristampata ture.wordpress.com/tag/nabu-press/> (data
successivamente fi no al 2010), per le cure di di accesso: 18 aprile 2015).
Hans-Joachim Schaeffer. Le celebrazioni 6 Nel 2000 era uscita anche l’edizione
del quinto centenario della morte del poeta in facsimile del commento ai Lusíadas del
(1980) hanno invece ingenerato importanti Morgado de Mateus (1817), con una tiratura
contributi dei più riconosciuti critici italia- limitata a 1000 esemplari, per i tipi dell’edi-
ni: la bibliografia è troppo estesa per essere tore J. Carvalho Ribeiro.
citata in questa sede.
7 Sembra che Nabu Press faccia parte
2 Per ciò che attiene al Novecento, oltre di BiblioBazaar, «an imprint of the histo-
alle due edizioni citate alla nota preceden- rical reprints publisher» (<www.answers.
te, ricordo la versione in prosa vergata da com /Q/ W ho _ a nd _where _ a re _ Nabu _
Silvio Pellegrini, per UTET nel 1934 (ri- Press>; data di accesso: 18 aprile 2015).
pubblicata, riveduta e corretta, nel 1966), o
8 Se ne veda la mia edizione portoghe-
quella in versi a cura di Mercedes La Valle
del 1965 (Guanda). Quanto alle ristampe, è se: V. Tocco, Os Lusíadas: dos Manuscritos
da segnalare la versione di Carlo Bonaretti, à Princeps, Coimbra, Centro Interuniver-
in endecasillabi sciolti (Livorno, P. Vannini sitário de Estudos Camonianos, 2012.
e F., 1880), proposta da Salani nel 1925 e 9 Per esempio, nell’ottava su Teresa, ma-
ancora nel 1963. In merito a traduzioni par- dre di Afonso Henriques (III, 29), se la
ziali, dobbiamo risalire all’inizio del secolo prima redazione si basa sulla Crónica de
per imbatterci nelle prove di Prospero Pere- Afonso Henriques di Duarte Galvão, quella
gallo (1903) o di Antonio Padula (1905), op- defi nitiva, che noi tutti conosciamo, ripren-
pure spostarci in terra lusitana per leggere, de, invece, la ricostruzione contenuta nelle
su «Estudos Italianos em Portugal» (XX, Décadas di João de Barros: ma di versioni
1961), gli esperimenti di Enzio di Poppa discordanti sull’episodio del doppio imeneo
Vòlture. Quanto alle antologie, quella che di Teresa ne dà conto al v. 1 di quella ottava.
Jole Ruggieri compila nel 1939 per la collana 10 Mi riferisco alle varie ottave – poi
di Testi e Manuali dell’Istituto di Filologia espunte dalla princeps – che palesemente si
romanza dell’Università di Roma (Modena, modellano (quali meri «esercizi di stile») su
Società tipografica modenese) è in lingua luoghi del Furioso, laddove l’Ariosto indugia
originale. nella descrizione iperrealista delle battaglie,
3 K. D. Jackson, Para uma Edição Crítica che molto avrà attratto l’artista Camões da
de «Os Lusíadas», 1572: a Contribuição dos giovane.

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NOTE PER UNA NUOVA EDIZIONE DEI LUSÍADAS pp. CCXCVIII-CCCI

11 Così, ad esempio, sono state interpretate 18 Perché «guarnecida a lassa frota» (I, 29,
le ottave dedicate a quel Salazar grão taful 7) è reso con «risarcita la malconcia flotta»
(grande baro) di Siviglia che sarebbero se- e non, come dovrebbe essere, «rifornita» (e
guite a IV, 40. glissiamo su «malconcia» per lassa), dal mo-
12 Cf. V. Graça Moura, Oitavas Esqueci- mento che è esattamente questo che Giove
das de Camões, in Os Penhascos e a Serpen- determina per l’armata di Vasco da Gama:
te, e Outros Estudos Camonianos, Lisboa, che trovi un luogo d’approdo amichevole
Quetzal, 1987, pp. 185-213. dove possa rifornirsi e riposare.
19 M. Magris, La valutazione della qualità
13 S. Zatti, Il modo epico, Roma - Bari, La-
terza, 2000, p. 18. della traduzione nella teoria e nella pratica,
in Studi in ricordo di Carmen Sánchez Mon-
14 Riccardo Averini (1915-1980), vissuto a
tero, ed. di G. Benelli e G. Tonini, Trieste,
Monselice negli anni della sua formazione,
Edizioni Università di Trieste, 2006, I, pp.
fu pilota d’aviazione, amico di Marinetti,
183-194 (p. 184).
membro del Gruppo Futurista Savarè del-
20 B. Mossop, Revising and Editing for
la cittadina veneta ancora in piena Seconda
Guerra Mondiale, aeropittore. Insignito del Translators, Manchester, St. Jerome, 2001,
Premio Monselice per la traduzione letteraria cap. 10, passim, cit. in G. Scocchera, What
e scientifica alla memoria (1981), per dieci Kind of Training for Literary Translation
anni fu direttore dell’Istituto Italiano di Revisers?, «inTRAlinea» Special Issue:
Cultura di Lisbona (1969-1979), oltre che Challenges in Translation Pedagogy
docente di Storia dell’Arte Moderna all’U- (2014), http://www.intralinea.org/specials/
niversità Nova della capitale portoghese, article/2093 (data di accesso: 3 febbraio
storico e critico d’arte. A lui si devono an- 2015). Ultimamente, la traduttologia sta
che le traduzioni delle liriche camoniane dando molta attenzione alla valutazione
(uscite a Lisbona sotto l’egida dell’Istituto della traduzione, anche in chiave pedago-
italiano di Cultura nel 1979). Cf. G. Tonini, gica, in vista della formazione di revisori
Ricordo di Riccardo Averini, «Rassegna Ibe- competenti o della auto-revisione da parte
ristica», 10 (1980), pp. 89-91; J. A. França, dei traduttori stessi. Molti modelli di sin-
Em Memória do Professor Riccardo Averini, tesi sulle categorie da prendere in esame
«Estudos Italianos em Portugal», XLIII- per il controllo della qualità dei metatesti
XLIV (1980-1981), pp. 15-20. si sono succedute, comunque, dalla secon-
da metà del secolo passato ai giorni nostri,
15 Il traduttore ricorre all’assonanza o alla
da quelli di Holmes a quelli di Delabasti-
rima per l’occhio, per esempio, in I, 26, 29, ta o Torop, solo per citare alcuni nomi di
38, 43, 46, 83; II, 6, 73; IV, 101; VII, 39, ecc. riconosciuta competenza. Una panoramica
16 Tutta la seconda parte dell’ottava in ragionata sull’argomento è contenuta, tra
questione risulta inficiata. La «pastoral com- l’altro, in B. Osimo, Traduzione e qualità. La
panha» del v. 5 non è la «vaga pastorella» valutazione in ambito accademico e professio-
che «afferra le vesti» (v. 8) per sfuggire nale, Milano, Hoepli, 2004; i punti salienti
all’incendio, bensì un gruppo di pastori che trattati nel volume sono confluiti anche in
raduna le greggi per salvarle dal fuoco. Per un approccio scientifico alla valutazione
17 O ancora Gama «vestido […] ao modo delle traduzioni, apparso sulla rivista on-line
Hispano» (II, 97, 5) che si trasforma in «Tradurre. Pratiche Teorie Strumenti», 4
«montato […] al modo ispano»; o il calco (primavera 2013) (http://rivistatradurre.it;
«mimosa» di II, 41, 2: «E nisto de mimosa» data di accesso: 4 febbraio 2015).
è ricodificato in «e il viso di mimosa», lad- 21 La lettura comparata del prototesto e
dove mimosa sta per «vezzosa». metatesto dei Lusíadas indurrebbe a pensare,

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pp. CCCII-CCCXII CONSIDERAZIONI SU ARIOSTO E CAMÕES NOTE

addirittura, per certi versi, alla presenza di 28 Vasco da Gama e i suoi salpano nel lu-
due mani, ciascuna con una «ideologia», una glio 1497 da Belém. All’ottava in questione,
«poetica» propria. Tuttavia, anche l’ampio la flotta si trova nell’inverno 1498, dopo
arco cronologico plausibilmente impiegato aver doppiato Buona Speranza, al largo del-
nel lavoro traduttivo di 1102 ottave (ovve- le coste del Mozambico.
ro, 8816 versi) può verosimilmente spiegare 29 Una possibile ritraduzione della chiusa
quella mancanza di coesione ermeneutica e potrebbe essere: «mi sembra cosa giusta che
stilistica patente nel risultato finale. le sia / indicata quella terra che desia».
22 Ricordiamo l’imitazione con variazio- 30 In particolare nel vibrante episodio di
ne di I, 1, 1, dove l’«arma virumque cano» Inês de Castro, in cui la lira camoniana sì
virgiliano diventa «as armas e os barões as- che stona e stecca nella nostra lingua!
sinalados», in un plurale che, già dal titolo
(Os Lusíadas), è la cifra della celebrazione VALERIA TOCCO
collettiva del popolo portoghese, delle sue
imprese, della sua storia. Considerazioni su Ariosto e Camões
23 «Que eu canto o peito ilustre lusitano»,
* Il saggio è ripreso e ampliato in un inter-
recita Camões; «ch’io celebro d’un cuore lu-
vento in portoghese dello stesso autore per
sitano», traduce Averini; «ch’io celebro del
cui vd. L. Rossi, Considerações sobre Ariosto e
cuore lusitano» si potrebbe emendare.
Camões, in «Brotéria», 111, 1980, pp. 378-93.
24 Lo stesso processo userà il traduttore in 1 Cfr. J. Tynjanov, Dostoevskij e Gogol’.
merito alla descrizione iniziale del tempio in-
Per una teoria della parodia, nel vol. Archai-
duista, non marcata ideologicamente nel te-
sty i Novatory, Leningrad, 1929, tradotto
sto di partenza, almeno in questa fase. Dove
parzialmente in italiano col titolo Avanguar-
Camões parla di «sumptuoso templo», Ave-
dia e tradizione, Bari, 1968, pp. 135-71 (si
rini traduce «l’orrendo decoro» (VII, 46, 7).
veda la p. 135).
25 Si ricordi il Canzoniere, LXXI, 7: «occhi 2 Cfr. in proposito l’utile rassegna di J. da
leggiadri dove Amor fa nido»; ma si vedano
Costa Miranda, «Camões em Itália. Camões
anche i sonetti CCLX e CCLXXX), o San-
e Ariosto», estratto da Estudos Italianos em
nazaro, Arcadia, Egl. II, v. 116: «volgi a me
Portugal, Número comemorativo da IV Cen-
gli occhi, ove s’annida amore».
tenário da morte de Camões, Lisboa, 1979-
26 I versi camoniani «[os brutos matadores] 80 (in particolare, l’articolo: «Camões/Ario-
Se ecarniçavam, férvidos e irosos, / no futu- sto: um confronto evidente no percurso do
ro castigo não cuidosos» sono ricodificati Orlando Furioso em Portugal», pp. 18-35).
da Averini in questo modo: «Gli assassini 3 Vd. « Os Lusíadas» de Luís de Camões,
infieriscono spietati / né sanno che già Dio
leitura, prefácio e notas de A. J. Da Costa
li ha giudicati». Una possibile revisione del
Pimpão, Lisboa, 1972, I, 11.
solo verso fi nale potrebbe prevedere la se-
4 Vd. Ludovico Ariosto, Orlando Furioso,
guente ricodifica: «né sanno a qual castigo
son votati». Volendo cambiare le rime della a c. di C. Segre, Milano, 1954, XXXV, 26 e
chiusa, si potrebbe proporre qualcosa come: 27. Queste ottave e l’intero canto non sem-
«Dan sfogo i boia a loro furia abietta / igno- brano del resto ignoti a Camões, cfr. Lusía-
rando il castigo che li aspetta». das, V 94 sgg.
27 5 Cfr. G. W. F. Hegel, Estetica, trad. it.
È A. J. Saraiva, Estudos Sobre a Arte
d’«Os Lusíadas», Lisboa, Gradiva, 1992, pp. Milano, 1963, pp. 360, 778, 1402, 1405 ecc.
91-94, a denominare in questo modo i versi 6 Vd. Orlando Furioso, XV 21 e 22. Sulla
in esame. genesi e il valore della metafora cfr. le in-

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NOTE TASSO E L’«IPERIDENTITÀ» PORTOGHESE pp. CCCXII-CCCXXI

teressanti osservazioni di G. Caravaggi, nei che cita fra l’altro l’addobbo della nave del
suoi Studi sull’epica ispanica del Rinascimen- Floriant et Florete (cfr. P. Rajna, Le fonti
to, Pisa, 1974 (in particolare il cap. V, «Nuo- dell’Orlando Furioso, rist. della seconda
vi Argonauti e nuovi Tifi», pp. 153-68). edizione 1900, accresciuta d’inediti, a c. di
7 Vd. Lusíadas, I 1. cfr. altresì l’Orlan- F. Mazzoni, Firenze, 1975, p. 378.).
do Furioso, XV, 17: Quasi radendo l’aurea 23 Vd. Aen., VIII 626-29.
Chersonesso, / la bella armata il gran pelago 24 Vd. Orlando Furioso, XXXIII, 6.
frange: / e costeggiando i ricchi liti, spesso / 25 Vd. Lusíadas, VIII, 45.
vede come nel mar biancheggi il Gange; / e
26 Vd. Orlando Furioso, XXXIII, 40.
Traprobane vede, e Cori apresso; / e vede il
mar che fra i duo liti s’ange. / Dopo gran via 27 Vd. Lusíadas, III, 52.
furo a Cochino, e quindi / uscirò fuor dei 28 Vd. Orlando Furioso, XXXIII, 24.
termini degli Indi.
29 Vd. Lusíadas, VIII, 25.
8 Vd. Lusíadas, VII, 4 e 5. È merito di J. M.
30 Cfr. H. Hatzfeld, Un saggio di stilistica
Rodrigues aver segnalato alcuni riscontri fra
questo canto dei Lusiadi e il XVII del Furio- comparata: la stilizzazione del motivo delle
so, che prenderemo in esame: cfr. Os Lusía- ninfe in Camões e Tasso, in Saggi di stilistica
das, Lisboa,, Ed. Nac., 1928, pp. CLII-CLIII. romanza, trad, it., Bari, 1967, pp. 254-76 (vd.
9
p. 256).
Vd. Orlando Furioso, XVII, 74.
10 Vd. Lusíadas, VII, 6. LUCIANO ROSSI
11 Vd. Orlando Furioso, XVIII, 75.
12 Tasso e l’«iperidentità» portoghese.
Vd. Lusíadas, VII, 8.
Per una rilettura di «Vasco, le cui felici,
13 Vd. Orlando Furioso, XVII, 76. ardite antenne»
14 Vd. Lusíadas, VII, 11.
* Nato a Milano, 1985. Iscritto al dottora-
15 Vd. Orlando Furioso, XVII, 78. to in Storia della lingua e letteratura italia-
16 Cfr. N. Borsellino, Ludovico Ariosto, in na presso l’Università di Milano. Autore di
C. Muscetta, La letteratura italiana: storia e vari saggi di impostazione interdisciplinare
testi, IV, p. 311. sulla letteratura italiana del Trecento e del
17 Cfr. Hegel, Estetica, cit., p. 778. Seicento. Oltre a articoli su Dante e Boccac-
18
cio, ha scritto su Giambattista Marino e la
Cfr. Au. Roncaglia, I Lusiadi di Camões
poesia seicentista italiana tra retorica e po-
nel quarto centenario, conferenza tenuta nel-
litica (Semiosi e caracteristica dello stile «me-
la seduta ordinaria del 13 maggio dell’Ac-
taforuto», Versus, 2008; Le ceneri dei secen-
cademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1975,
tisti, Acme, 2009) e sui suoi rapporti con la
p. 25.
fi losofia contemporanea («Periferia continua
19 Vd. Lusíadas, II 34. e senza punto». Per una lettura continuista
20 Vd. Orlando Furioso, XI, 65. della poesia secentesca, Ets, 2010).
21 Cfr. C. Segre, Esperienze ariostesche, 1 A. Martinengo, «La fortuna del Camões
Pisa, 1966, p. 34. in Italia», Studi Mediolatini e Volgari, 2,
22 La descrizione di padiglioni storiati, in 1954, pp. 97-174: 100-101; G. Manuppella,
cui erano raffigurate imprese future, era un Camoniana Italica, Coimbra, FLUC, Insti-
topos, oltre che nella letteratura cavallere- tuto de Estudos Italianos, 1972, pp. 161-171.
sca, già nella tradizione epica francese: si 2 A. Martinengo, Três Sonetos Italianos em
veda quanto osserva in proposito il Rajna, Louvor de Camões, in Actas da IV Reunião

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pp. CCCXXI-CCCXXIII TASSO E L’«IPERIDENTITÀ» PORTOGHESE NOTE

Internacional de Camonistas, Ponta Del- 12 E. P. Ramos, «Os textos camonianos


gada, Universidade dos Açores, 1984, pp. datados de 1572 e as traduções castelhanas
319-328; L. Stegagno Picchio, «Turricano, de 1580 d’Os Lusíadas», Humanitas, 35-36,
chi era costui? Note in margine al sonetto di 1983-1984, pp. 156, 160-161; A. J. Saraiva,
Torquato Tasso per Vasco da Gama e Luís «Camões e a Espanha», Estudos sobre a arte
de Camões», in Studi di filologia e letteratura d’«Os Lusíadas», Lisboa, Gradiva, 1992, pp.
italiana in onore di Maria Picchio Simonelli, 131-136.
Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1992, pp. 13 Rimas Varias comentadas por Manuel de
311-320: 316-320; S. Peloso, «Le isole Fortu- Faría y Sousa, 1-2, Lisboa, Craesbeeck, 1685,
nate di Leonardo Torriani fra miti classici e Juízio, 18.
nuove realtà antropologiche», Al di là delle 14 T. Tasso, Rime, III, 405, a cura di G. Ro-
Colonne d’Ercole, Viterbo, Sette Città, 2004,
sini, Pisa, Capurro, 1822, p. 207, compreso
pp. 241-248: 242.
nei Sonetti raccolti da Paulino di Santi Fioren-
3 G. Monteiro, «Tasso’s Legacy», The tino consegnati al Sig. Ascanio Colonna Cardi-
Presence of Camões, Lexington, Univ. Press nale, Palermo, 1597, già dal Solerti ritenuto
of Kentucky, 1996, pp. 7-16. dubbio, cfr. T. Tasso, Le rime, 1, 1898, p. 270.
4 S. Zatti, L’ombra del Tasso, Milano, Bru- 15 V. Prinzivalli, Torquato Tasso a Roma,
no Mondadori, 1996, pp. 153-156. Roma, Lefebvre, 1895, pp. 2, 6-8, 11-12.
5 G. C. Rossi, A poesia épica italiana do 16 G. B. Manso, Vita di Torquato Tasso, a
século XVI na literatura portuguesa, Lisboa, cura di B. Basile, Roma, Salerno, 1995, p.
Fernandes, 1944; B. Spaggiari, «L’ode IX: 269; T. Tasso, Discorso dell’amor vicendevole
per la conoscenza della lirica camoniana», tra ‘l padre e ‘l figliuolo, in Le prose diverse,
Annali della Scuola Normale Superiore di 2, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier,
Pisa, 10, 3, 1980, pp. 1003-1064: 1006; T. 1875, pp. 224-225.
Cirillo Sirri, «Appunti sul tassismo iberico: 17 L. de Camões, Lírica Completa, 3, por
dal Siglo de oro al periodo romantico», An-
M. de Lurdes Saraiva, Lisboa, INCM, 1980-
nali dell’Istituto Orientale di Napoli. Sezione
2002, p. 88.
Romanza, 42, 2, 2000, pp. 625-651: 625-639.
18 Rimas Varias, 3-5, 1688, p. 160, cfr. H.
6 Lusíadas comentados por Manuel de
Cidade, «Projecção d’Os Lusíadas no mun-
Faría y Sousa, 1-2, Madrid, Sanchez, 1639,
do», Luís de Camões. O Épico, Lisboa, Pre-
coll. 32, 99-100.
sença, 1985, pp. 167-177: 167.
7 G. Compagnoni, Le Veglie di Tasso, 19 T. Tasso, Discorso intorno alla sedizione
XXV, a cura di D. Rieger, Roma, Salerno,
nata nel regno di Francia l’anno 1585, in Tre
1992, p. 87.
scritti politici, a cura di L. Firpo, Torino,
8 C. A. Frugoni, Ragionamento su la vol- UTET, 1980, pp. 166-167; di D. Sebastião,
gar poesia, in Opere poetiche, 1, Parma, Rea- Tasso intercetta già un ritratto topico:
le, 1779, pp. LXVI, CLXI. «come che sia biasimato d’imprudenza, si
9 A. Martinengo, cit., pp. 102-104; L. Ste- è commendato di zelo di religione per aver
gagno Picchio, cit., p. 314. valorosamente combattuto in Africa contra i
10 M. de Jong, «Luís de Camões e Torquato Mori, nel qual combattimento morì».
Tasso», Colóquio, 51, 1968, pp. 54-58: 56-57. 20 E. Williamson, Bernardo Tasso, Roma,
11 E. Asensio, «Camões en la poesia Edizioni di Storia e Letteratura, 1951, pp.
española de los siglos XVI y XVII», Arqui- 11-12.
vos do Centro Cultural Português, 15, 1980, 21 J. da Costa Miranda, «Alguns aponta-
pp. 111-132: 116. mentos para um futuro estudo sobre Ber-

861

I Lusiadi.indb 861 14/04/2022 15:25:18


NOTE TASSO E L’«IPERIDENTITÀ» PORTOGHESE pp. CCCXXIV-CCCXXVI

nardo Tasso em Portugal», Arquivos do Cen- 111-121; G. Scianatico, «Il “meraviglioso”


tro Cultural Português, 13, 1978, pp. 75-104. tassiano», L’arme pietose, Venezia, Marsilio,
22 L. de Camões, Lírica, 2, p. 254. 1990, pp. 113-150.
23 37 Nel sonetto, sono echi dalle Rime di
B. Tasso, Rime, III, 68, a cura di D. Chio-
do, Torino, Res, 1995, vol. 1, pp. 389-411. Bernardo: «Sol che ti mostrava il giorno» (I,
24 J. F. Barreto, Micrologia Camoniana, 68.14); «cadere accenne» (V, 188.28), in un
sonetto di poetica paragonata ad Ariosto;
prefácio de A. Pinto de Castro, Lisboa, IN-
«oltraggio e scorno» (I, 75.3); «penne più
CM, BN, 1982, pp. 736-737.
colte» (V, 63.7); «glorioso volo» (III, 16.2);
25 J. M. Boyden, The Courtier and the King, «spalmato legno» (I, 29.37); «nostro polo»
Berkeley-Los Angeles-Oxford, Univ. of Cal- (II, 42.4), in tema di fama poetica.
ifornia Press, 1995.
38 J. da Costa Miranda, «Camões/Ariosto:
26 B. Tasso, Rime, V, 120, cit., vol. 2, p. 136. un confronto evidente», in L. de Camões,
27 Id., L’Amadigi, XLVII, 18, Venezia, Gio- Rime, a cura di R. Averini, Lisboa, Fernan-
lito de’ Ferrari, 1560, p. 283. des, 1979, pp. 273-290; id., «Ainda sobre
28 T. Tasso, Apologia in difesa della Gerusa- Camões e Ariosto», Arquivos do Centro Cul-
lemme liberata, in Prose, a cura di E. Mazza- tural Português, 16, 1981, pp. 777-784.
li, Milano-Napoli, Ricciardi 1959, p. 416; V. 39 T. Tasso, Apologia, pp. 420-421, cfr. G.
Corsano, «L’Amadigi “epico” di Bernardo Cerboni Baiardi, La lirica di Bernardo Tasso,
Tasso», Studi Tassiani, 51, 2003, pp. 43-74. Urbino, Argalia, 1966, pp. 30-35.
29 B. Tasso, Lettere, 2, Padova, Comino, 40 A. Farinelli, «Camões e i poeti d’Italia»,
1733, pp. 436-437. in Relazioni storiche fra l’Italia e il Porto-
30 «Cesare Segre risponde a tre domande gallo, Roma, Reale Accademia, 1940, pp.
sul poema epico», Quaderni portoghesi, 6, 2, 199-218: 215; A. J. Saraiva, Luís de Camões,
1979, pp. 161-168: 161-162. Lisboa, Gradiva, 1997, pp. 149-154.
31 Sulla translatio imperii, cfr. M. Calafa- 41 J. da Costa Miranda, «Ainda sobre
te Ribeiro, Uma história de regressos, Porto, o soneto de Tasso em louvor de Gama e
Afrontamento, 2004. memória de Camões», in Actas do I Congres-
32 «Lor» è la lezione del ms., mentre le so da Associação Internacional de Lusitani-
stampe recano «suo». stas, Poitiers, Université de Poitiers, 1988,
33 G. Lanciani, Mito ed esperienza nella
pp. 435-440: 438. Nella seconda terzina, la
lezione del ms. è: «ond’a noi, cui sublime è
nomenclatura geografica dei Lusiadi, Milano,
questo polo, | et a chi ne ricolge i suoi ve-
Cisalpino, 1984, p. 5.
stigi».
34 T. Tasso, Discorsi del poema eroico, III,
42 S. Peloso, «Ariosto, Camões, Tasso:
in Discorsi dell’arte poetica e del poema eroi-
l’immaginario atlantico nell’epica rinasci-
co, a cura di L. Poma, Bari, Laterza, 1964,
mentale», Al di là, pp. 231-241: 233-238.
p. 148.
43 H. Cidade, «Luís de Camões num soneto
35 R. Morace, «“Com’edra o vite implica”.
Note sul Floridante di Bernardo Tasso», de Torcato Tasso», in Miscelânea de Estudos
Studi Tassiani, 52, 2004, pp. 51-86; id., «“Son em honra do prof. Vitorino Nemésio, Lisboa,
diverso ancor dall’Ariosto”: Bernardo Tasso Faculdade de Letras, 1971, pp. 139-143.
tra Ariosto e Torquato», Italianistica, 37, 3, 44 T. Tasso, Le rime, III, 681-683, 1900, pp.
2008, pp. 119-131. 234-236.
36 A. J. Saraiva, «Função e significado do 45 M. de Jong, cit., p. 57, tuttavia ritenendo
maravilhoso n’Os Lusíadas», Estudos, pp. il sonetto scritto per o ad altri.

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pp. CCCXXVII-17 CANTO I NOTE

46 E. Melillo Reali, «Atteone e il re», in Gotthi» ecc. Alamanni, super-omerico-ilia-


Studi camoniani 80, a cura di G. Lanciani, dico, apre l’Avarchide così: «Canta, o Musa,
L’Aquila, Japadre, 1980, pp. 47-62; G. Ta- lo sdegno e l’ira ardente / di Lancilotto del
vani, «A proposito del vecchio del Reste- re Ban figliuolo / contra ’l Re Arturo» ecc.
lo», ib., pp. 77-92; R. Vecchi, «A proposito La scia romanzesca si poneva sul solco ario-
di Adamastor (o della “bassa voglia” del steo, come nel caso dell’esordio dell’Amadi-
gigante)», in Per via. Miscellanea di studi gi di Bernardo Tasso (autore noto a Camões
in onore di Giuseppe Tavani, a cura di E. almeno per le odi): «L’eccelse imprese e gli
Finazzi Agrò, Roma, Bulzoni, 1997, pp. amorosi affanni / del Prencipe Amadigi e
117-136. Sullo sfondo, E. Lourenço, O La- d’Oriana […] e d’altri Cavalier […] Cantar
birinto da Saudade, Lisboa, Gradiva, 20075, vorrei con sì sonoro stile» ecc. Tuttavia il so-
p. 26. noro stile (cfr. il camoniano sonoroso) eleva
47 L. Stegagno Picchio, «Camões: signi- consapevolmente il registro al di sopra del
ficato di una mostra», in Camões e il Ri- romanzesco assoluto. Il poliedrico e geniale
nascimento italiano, Roma, Accademia dei Giraldi Cinzio opta per un poema di molte
Lincei, 1975, pp. IX-XVI: XVI; il ms. reca azioni di uno, nell’Ercole che principia: «Le
la variante «dotto e buon». fatiche, i travagli, i fatti egregi /d’Ercole, i’
canto e le sue fiamme accese» ecc. Dunque
GIUSEPPE A LONZO una varietà notevole, ben studiata dagli ana-
listi, cui è bene affiancare qualche esempio
iberico: Jerónimo Corte-Real in primis, col
Note ai canti suo ponderoso Sucesso do segundo cerco de
Diu (1574 a stampa, ma ms. ante 1570), che
Canto I apre così: «As forças, a destreza, a valentia,
/ opiniam, valor, o esforço grande / dos Por-
1 L’incipit di un poema eroico è sempre tugueses canto» («Le energie, la destrezza,
un luogo cruciale. Il modello primo per la valentìa, / l’orgoglio, il valore, la grande
Camões è quasi sempre Virgilio, che apriva forza / dei Portoghesi io canto»). La plura-
l’Aeneis, come si sa, con «Arma virumque lità, apparentemente ariostea, è invece tutta
cano». L’attacco sulle armi è poi lucaneo consacrata alla celebrazione dos Portugue-
(Bella per Emathios) e di Silio Italico (Ordior ses (vd. Alves Camões, Corte-Real, p. 265).
arma). Ariosto, poco virgiliano, aveva nel Anzi, agisce – forse – l’influsso dell’esordio
suo romanzo sostituito al singolare una plu- dell’Araucana di Ercilla (1569 Ia parte), il
ralità complessa: «Le donne, i cavallier, l’ar- grande poema epico in castigliano, che in
me, gli amori / le cortesie, l’audaci imprese modo esplicito si poneva contra Ariosto in
io canto», con eco dantesca («le donne e i ca- nome di un canto che celebra l’eroismo di
valier, gli affanni e gli agi / che ne ’nvogliava un popolo: «No las damas, amor, no genti-
amore e cortesia»). Tasso, invece, virgilia- lezas / de caballeros canto enamorados; / ni
nissimo, esordirà con «Canto l’arme pietose las muestras, regalos, ni ternezas / de amo-
e ’l capitano». Trissino, nel suo epos giusti- rosos afectos y cuidados: / mas el valor, los
nianeo dell’Italia liberata da’ Gotthi, dedica- hechos, las proezas / de aquellos españoles
to a Carlo V con ghibellina pertinacia, ante- esforçados» («Non le dame, l’amore, non le
poneva l’invocazione ad Apollo e alle Muse gentilezze / di cavalieri io canto innamorati;
rispetto alla dichiarazione dell’oggetto di / né le manifestazioni, i doni, né le tenerezze
canto, che comunque declinava al singola- / di affetti amorosi e meditati, / ma il valore,
re: «Piacciavi di cantar per la mia lingua, / le azioni, le prodezze / di quegli infaticabi-
cωme quel giustω, ch’ωrdinò le lεggi, / tolse li spagnoli»; su Araucana e Lusíadas vd. fra
a l’Italia il grave, εt asprω giωgω / de li empi l’altro Luís Oliveira e Silva in Camões Revi-

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NOTE CANTO I p. 17

sitado pp. 133-162; d’altra parte sempre alle fizera imitar a Homero, e Virgilio» («Nel
prime ottave dell’Araucana si legge un disti- proemio deve risultare sempre esplicito,
co come il sg.: «Venus y Amor [Amón prin- o comunque indirettamente, il nome del
ceps] aquí no alcanzan parte, / sólo domina personaggio cantato; così si vede nell’Iliade
el iracundo Marte», 10, 7-8: «Venere e Amo- e nell’Odissea. Sostenere che fu imitazione
re qui non hanno luogo, / solamente domina di Apollonio Rodio, che nel proemio della
l’iroso Marte», mentre in Camões il ruolo sua Argonautica non nominò Giasone, ca-
di Venere e dell’Amore sono determinanti). pitano dell’impresa, passi pure; ma che per
Farà eco Francisco de Andrada che ad ou- ciò facesse buona imitazione artificiosa lo
verture del suo Primeiro Cerco de Diu (1589) neghiamo, in quanto l’avrebbe dovuta fare
esordisce con «Empresas grandes, casos imitando Omero e Virgilio»: Amora Manuel
perigosos» («Grandi imprese, eventi peri- Pires de Almeida p. 121: vd. Pires A crítica
gliosi») e sposta al v. 5 l’evocazione espli- camoniana p. 77; Pires Académicos Eboren-
cita dei «varões illustres, altos, animosos» ses pp. 45-46). D’altra parte il Gama, come
(«baroni illustri, sublimi, animosi»), anche Goffredo per la Liberata, è un primus inter
se nel suo poema il modello ariosteo e gli pares, più che un protagonista; Tasso tutta-
amori saranno presenti (vd. Alves Camões, via vuole rispettare il modello virgiliano (vi-
Corte-Real, p. 174). Tornando al nostro, mi rum – capitano) e pone il duce nella protasi,
pare lampante che il primo verso proemiale salvo appunto farne solo uno degli eroi del
voglia sposare l’arcimodello virgiliano con suo poema. Già Leoni Camões e «Os Lusía-
una tradizione più autoctona di canto epi- das» commentava: «À maneira de Apollonio
co fondamentalmente «nazionalistico». I Rhodio, que não cantou Jason, mas os Argo-
Lusíadas sono un poema eroico, storico e nautas, Camões não célebra exclusivamente
«maraviglioso», il poema di una nazione e o Gama: canta os heróes d’aquella gloriosa
del suo espandersi nel mondo ignoto e osti- expedição» (pp. 175 sg.: «Come Apollonio
le. Da non dimenticare, comunque, che sia Rodio, che non cantò Giasone, ma gli Argo-
gli Ἀργοναυτικά di Apollonio Rodio (cfr. nauti, Camões non celebra esclusivamente il
Faria e Sousa, Almeida Poema heróico) che Gama: canta gli eroi di quella gloriosa spe-
gli Argonautica di Valerio Flacco esordiva- dizione»). Sulla vivace discussione in merito
no con volontà di cantare una pluralità di all’assenza del nome di un eroe nella protasi
persone (eroi, nati da dèi), e la nave Argo dei Lusíadas vd. Alves Camões, Corte-Real
in cui essi viaggiano. Inoltre, l’attacco del pp. 196 sgg. Garcez Ferreira difende aper-
poeta latino («Prima deum magnis canimus tamente la scelta camoniana: «a multiplici-
freta pervia natis», «Mari per la prima volta dade dos Heroes não prejudica a Unidade
attraversati da grandi semidei») sembrereb- da Acção Epica» ecc. («La molteplicità
be echeggiare nel verso 3 di questa prima degli Eroi non pregiudica l’unità dell’azio-
ottava camoniana (vd. Post Uma fonte pp. ne epica»: Apparato Preliminar pp. 38 sg.).
160 sg.). Almeida Poema heróico, altrove Sulla secolare tradizione critica (non tutta
più favorevole al nostro, condanna tale tipo portoghese) che riconosce nel poema la ce-
di esordi a oggetto di canto «indefi nito», lebrazione di un’intera nação, vd. fra l’altro
per dir così: «Na proposiçam ha de estar Laitenberg Tema e herói.
sempre clara, ou ocultamente o nome da 2 «También con Virgilio ai: Troiae qui pri-
pessoa cantada; tudo se vee na Iliada, e na mus ab oris» (Faria e Sousa: «Proprio come
Odyssea. Dizer que foi imitaçam de Apollo- Virgilio, si legge qui [ai > ahí]: colui che per
nio que na proposiçam da sua Argonautica primo dai lidi di Troia…»). Ovviamente la
nam nomeou a Jasam [Giasone], capitam da flotta partì da Lisbona, all’inizio del mese
jornada, passe; mas que por isso fizesse boa di luglio 1497 (cfr. Radulet Vasco da Gama
imitaçam artificioza, negamos, porque se a p. 16). Il primo ad usare il termine Lusíadas

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p. 17 CANTO I NOTE

per Lusitanos, ovvero Portugueses, sembra Etym. XIV, III 5 («insulam quoque Taproba-
sia stato André de Resende, richiamandosi nem gemmis et elephantis refertam», «an-
peraltro a Virgilio: «A Luso, unde Lusitania che l’isola Taprobana colma di gemme ed
dicta est, Lusiadas adpellavimus Lusitanos elefanti») e VI, 12, più diffusamente. Egidio
[…] sicut ab Aenea Aeneadas dixit Virgi- da Viterbo riprende Plinio nel 1507: «tan-
lius» (Basto, Rodrigues p. XXXIV: «Da dem Taprobanem penetrat, alterum (ut dicit
Luso, onde Lusitania fu chiamata, il Lusiadi Plinius) orbem terrarum habitam» («infi ne
abbiamo chiamato Lusitani»). Ma cfr. Plin., penetra fi no a Taprobana, che è nell’altro
N. H. III, 1, 8 e qui infra III, 21, 5-8; VIII, orbe terrestre come dice Plinio»), cit. da Ra-
2, 7-8, 3, 4, 1-4, nonché il saggio fondamen- malho Estudos Camonianos pp. 15 sg.
tale di Ramalho Estudos Camonianos, pp. 5 Cfr. Verg., Aen. I, 3-5: «multum ille et
12 sgg. Né si dimentichi la leggenda di Lu- terris iactatus et alto, / […] multa quoque et
sitânia, figlia del Sole e della ninfa Lisibea, bello passus, dum conderet urbem» («egli
rappresentata nella Farça chamada Auto da assai fu gettato da una terra all’altra dal
Lusitania di Gil Vicente, nel 1532, su cui mare, / e molte cose sopportò in guerra,
vd. Maria João Pais do Amaral, «Lusitânia»: mentre fondava la città»).
uma história de origens, in Estudos pp. 763- 6 Il primo esempio di una soluzione sti-
781. Garcez Ferreira fa notare che la praia
listica cara a Camões, la figura etimologica
Lusitana viene distinta così dall’altra praia
(esforçados…força), anche talora in forma di
atlantica, quella della Galizia. polyptoton, giocante su diverse sfumature se-
3 Cfr. supra n. 1. Si tratta comunque di un mantiche di parole apparentemente del tutto
topos; basti rievocare Lucr. I, 926 sg. «loca simili. Equivocazioni raffinate che Epifânio
nullius ante / trita solo» («luoghi mai prima Dias nel suo finale Registo Philològico chiama
calpestati da piede umano»). Rossi evoca trocadilhos. Si veda anche Corte-Real «gran-
Ariosto, O. F. XV, 21, 3-4: «aprire / la strada de esforço, força, & ousadia» (‘grande forza,
ignota infi n al dì presente». energia e ardimento’, V, p. 58).
4 L’isola di Ceylon, come lo stesso Camões 7 Ancora una sottolineatura della lonta-
illustrerà a X, 51 e 107, 3-4 («Taprobana / nanza, della suprema distanza che attinsero
que ora è Ceilão»). V’era comunque chi la i Portoghesi; l’aggettivo remoto ricorre nel
identificava erroneamente con Sumatra (cfr. poema.
Rodrigues Estudos p. 71). Inoltre, il nome 8 ‘resero insigne, sublime, elevarono’.
antico Taprobana (vd. Ov., ex Pont. I, v, 80), Come altri traduttori, rimaniamo fede-
aveva anche un’aura di favoloso estremo li a questo lemma caro a Camões e molto
oriente: «Taprobanen alterum orbem ter- espressivo.
rarum esse diu existimatum est Antichtho- 9 furo dilatando] Paggi; uno degli esempi
num [i. e. degli uomini degli antipodi, dell’e-
– che indicheremo talvolta – della caparbia
misfero australe] appellatione. Ut insulam
fedeltà al testo da parte del primo volgariz-
liqueret esse Alexandri Magni aetas resque
zatore italiano (che tuttavia si prende, natu-
praestitere» (Plin., N. H. VI, 81: «Taprobana
ralmente, anche le sue licenze). Per quest’u-
fu a lungo considerata essere l’altro emisfero
so del gerundio in portoghese vd. Said Ali
terrestre per il termine degli uomini degli
Gramática histórica 2, p. 158.
Antipodi»). Insomma, la proposiçao camo-
10 ‘infedeli’, seguaci del vicioso Mahoma
niana sottolinea l’immenso viaggio della
flotta portoghese dall’estremo occidente (infra VII, 17, 7).
europeo (praia Lusitana) al profondo miste- 11 L’insistenza sulla distruzione («ma-
rioso oriente indiano. Ben informato sull’i- tando, destruyndo e queymando» ecc.
sola Taprobana sembra invece Isidoro nelle ‘uccidendo, devastando e incendiando’) è

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NOTE CANTO I pp. 17-19

già forte in Esmeraldo IV, 3. nascosto / fu sorte scoprire, attraverso vari


12 Forse memoria di Paolo, Rom 7, 6 «nunc terrori di morte. / Ceda la nave Argo con i
autem soluti sumus a lege morientes in quo celebri eroi al seguito di Giasone, / nave che
detinebamur» («ora siamo infi ne liberati osò per prima discorrere l’ondoso mare»).
dalla legge per cui, morenti, eravamo le- 16 «ja muita parte dos famosos feytos
gati»). Faria e Sousa evoca anche B. Tasso: dalixandre maugno & dos Romanos ficam
«per sollevarsi da l’eterno oblio, / e romper muito abaixo em respeito desta santa &
a la morte i privilegi» (Amadigi VII, 13, 3-4). grande comquista» Esmeraldo IV, 3, p. 101
13 I verbi espalhar, estender marcano la (cit. anche in Epifânio Dias; «già gran parte
consustanzialità dell’azione conquistatrice delle gesta famose d’Alessandro Magno e
ed evangelizzante degli esploratori Lusitani dei Romani restano molto al di sotto rispet-
con la capacità di diffondere le loro gesta to a questa santa e grande conquista»).
propria della poesia celebrativa di Camões. 17 ‘coraggio’. Il termine peito, onnipre-
14 La dittologia è dantesca ma per il nostro sente nel poema (86 occorrenze), verrà da
soprattutto petrarchesca (Rvf 308, 14: TM noi spesso ricalcato con l’italiano ‘petto’; si
II 109), in seconda istanza ariostea. Origina- tratta di una sineddoche ove il petto rappre-
riamente è ovviamente classica, e oggetto di senta il cuore, quindi l’animo. D’altronde
dibattito; cfr. almeno Or., Ars 408-410. coraggio è forma italiana antica di core. Cfr.
15
Costa Pimpão p. 31. Faria e Sousa è così
Topos dell’Überbietung, suranchère,
convinto che il peito ilustre Lusitano non si
ovvero superamento, sopravanzamento,
riferisca al valore collettivo dei Portoghesi
caratterizzato dall’imposizione taceat (qui
ma al singolo eroe, da supporre che Camões
al v. 3) che ha una grande e lunga tradizio-
precedentemente scrivesse «que eu canto o
ne, da Claudiano a Dante e oltre, come ben
illustre Gama Lusitano», quindi avesse mu-
documentato in Curtius Europäische Litera-
tato lezione, ma restando medesimo il signi-
tur pp. 171 sgg. Cessare, intensivo di cedere,
ficato: in un ottimo poeta epico, per Faria e
ha valore di ‘lasciare il posto a’ (Epifânio
Sousa, non può mancare il richiamo iniziale
Dias). Si veda Prop. II, 34, 65, relativamente
al protagonista. Pires de Almeida polemizza
a Virgilio: «cedite Romani scriptores, cedi-
aspramente con questa posizione (cfr. 247
te Grai!» Garcez Ferreira cita a proposito
sgg.: 250).
anche un passo dell’elegia di Ercole Strozzi
18 Divinità favorevoli ai Portoghesi, come
al cardinale portoghese Giulio Cesarino:
«Multa ubi visa refert nobis miracula, et si vedrà nel corso dell’opera.
unde / Lusitana novas classis abegit opes. 19 Tutto ciò che la Musa classica ha canta-
/ Audaces animae, quae per maria invia to: si noti il segno della totalità. Soprendente
quondam, / tam longas fragili puppe iniere la somiglianza poligenetica con la seconda
vias, / divitias quibus occultas, orbemque strofa della Liberata: «O Musa, tu che di ca-
latentem / per mortis varios fas aperire me- duchi allori» ecc.
tus. / Cedat Iasoniis celebris cum Heroibus 20 Scindiamo in una dittologia l’originale
Argo, / ausa per undosum currere prima
aleuanta, ‘si eleva’.
salum» ecc. (Strozii Poetae Pater et Filius,
21 Le Ninfe del Tago. L’espressione Tági-
Venezia, Aldo Manuzio & Andrea Asolano,
1513, c. 56r: «Ove molti mirabolanti azioni des, fanno notare gli esegeti, era presente
da noi viste riporta, / e onde la flotta Lusita- in un precedente testo latino di André de
na compì opere incredibili. / Anime audaci, Resende (cfr. Epifânio Dias ad loc.).
che attraverso mari un tempo inaccessibili 22 Ingegno, creatività nuova, coerentemen-
/ aprirono sì lunghe vie su fragili imbarca- te col taceat sopra imposto alla poesia pre-
zioni, / a cui occulte ricchezze e un mondo gressa. Inoltre un ingegno che tende verso

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p. 19 CANTO I NOTE

l’alto (ardente), come la fiamma. «A Lucano della tragedia), e li ritroviamo in Camões,


chamou Quintil. ardens et concitatus» (Gar- scissi in due dittologie. Se alto risulta chiaro,
cez Ferreira: «Quintiliano defi nì il poeta in quanto genericamente supremo livello di
Lucano ardente e concitato»). una tripartizione stilistica medievale, che si
23 Fa riferimento alla sua precedente pro- intende per corrente? Faria e Sousa insiste
duzione di ecloghe: il modello, ovviamente, sulla «claridad», la perspicuitas, il «dezir
è più che mai il Virgilio (anche se ricono- altamente con facilidad» («dire in modo
sciuto poi spurio) del cosiddetto pre-proe- elevato mantenendo la chiarezza»). Basto
mio all’Eneide: «Ille ego, qui quondam gra- e Rodrigues suggeriscono «não retorcido»
cili modulatus avena / carmen; […] at nunc («non intricato, non involuto»). Si potrebbe
horrentia Martis / arma virumque cano» obiettare che nel sistema cinquecentesco dei
ecc. («Quell’io che un tempo modulai un gradi stilistici, molto più articolato di quel-
canto al suono del gracile flauto; […] ma ora lo medievale (ripresa di Demetrio pseudo-
celebro gli orrori di Marte e l’armi e l’eroe»). Falereo, di Ermogene ecc.), spesso l’oscurità
La denuncia di un salto di registro e di livel- e l’impervietà erano compagne della gran-
lo stilistico (cfr. la medievale Rota Vergilii) dezza espressiva. Ma queste fi nezze sono
è la stessa. forse estranee al caldo e chiaro pensiero di
24 Camões. Piuttosto corrente indicherà, più e
Ancora il verbo sublimar, che si ripe-
oltre che la «fluidità» («fluente» Dicionário
terà sovente nel poema. Camões ha spesso
Lusíadas), un’irruenza fluviale, secondo un
magnifiche invenzioni lessicali, latinismi
topos anch’esso ben attestato per l’epos clas-
sontuosi, screziature espressive, ma sostan-
sico. «Eloquium torrens est et rapidum» si
zialmente il range delle parole che usa or-
legge nei Remedia petrarcheschi, e poi an-
dinariamente è frutto di ristretta selezione
che «clarum», come il sole o un incendio (I,
(come nella lingua di Petrarca). Natural-
9). Dunque, tanto la torrenzialità quanto la
mente influisce anche il modello formulaico
chiarezza. Ma in latino torrens vuol dire sia
omerico. Su queste riprese di interi versi o
‘bruciante, ardente’, sia ‘impetuoso’. In so-
sintagmi nel poema si veda Faria e Sousa cc.
stanza possiamo riunire in un plesso di indi-
94-98 con una serqua di esempi.
catori stilistici il discorso di Camões: altezza
25 Dittologia cruciale. Precedentemente d’eloquio, grandezza, sublimità, chiarità e/o
l’aggettivo alto indicava il niveau supremo impeto, e ardenza. Cicerone, nell’Orator,
della gerarchia stilistica, quello del poema condanna l’oratore grave, copioso, ornato,
epico-eroico, e il sublime ( Ὕψος) era incor- princeps elocutionis, «gravis acer ardens»
porato nell’aggettivo annesso; ora il latini- (xxviii, 99). Bel tricolon, per un modello di
smo grandíloco (< grandilocus variante di stile che rischia di sfociare in un discorso
grandiloquus) conferma e rafforza l’elatio perennemente infiammato, quasi in un bac-
(cfr. anche infra V, 89, 8). Per Almeida Poema canale. Camões, conoscesse o no il passo
heróico il terzo livello, il più alto, dello stile è dell’Arpinate, declina invece l’ardore in una
defi nito grandíloco, atto all’epica (p. 9). «Ae- prassi nobile e compos sui. Dicionário Lusía-
schylus», riporta Quintiliano, era «sublimis das esplicita: «energico, que queima»: è ar-
et gravis et grandiloquus saepe ad vitium»
dente il sole ed è ardente l’ingegno.
(Inst. X, i, 66: «Eschilo sublime e grave nello
26 Ἱπποκρήνη, la fons caballina dell’Elico-
stile e magniloquente spesso fi no all’eccesso
negativo»). Dunque la grandiloquentia è tal- na, cara alle Muse. «Deixo o monte Parnaso,
mente eccellente da rischiare di precipitare e a Cabalina / fonte, tam celebrada noutro
da eccessiva sommità. Ma non è questo che tempo» (Corte Real Sucesso p. 6). Ritiriamo
ci interessa qui. In Quintiliano troviamo l’accento – alla latina – per ragioni metriche.
sublimis e grandiloquus (gravis è più proprio 27 Furor poetico, inteso classicamente.

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NOTE CANTO I pp. 19-21

«Saepe enim audivi, poetam bonum ne- sembri cantare con piccolo flauto, / purché
minem […] sine inflammatione animorum il tuo flauto vinca le sonore trombe degli al-
exsistere posse et sine quodam afflatu quasi tri»). Cfr. Aguiar e Silva A lira dourada, p.
furoris» (Cic., De or., II, xlvi, 194: «Spesso 12.
infatti ho udito che nessun buon poeta può 32 Rende cioè vermiglio, arrossa, infuoca.
esservi, che non abbia infiammazione dell’a- La parola gesto, usata nel poema più di 30
nimo e sia privo di un certo afflato quasi di volte, può valere sia per ‘viso’, sia più in ge-
furore»). Manoel Correa evoca la dottrina nerale per ‘aspetto’.
platonica del furor come invasamento di- 33 digne des] Bismut. Scegliamo di tradur-
vino e alienazione, ma ci sembra non per-
re equal in luogo di egual (originale igoal)
tinente. L’idea platonica della possessione
per indicare il senso di (ad)aequatio del
da parte delle Muse, indispensabile per un
grande poeta anche secondo Democrito, è canto al tema, secondo il concetto cardine
qualcosa di distinto dall’infl ammatio ispira- classicistico del prèpon.
34 Marte è compl. ogg. «Com os seus fei-
tiva (cfr. Dodds I greci pp. 112-117). Garcez
Ferreira, oltre allo Ione platonico, aggiun- tos bélicos, os Portugueses são um podero-
ge un richiamo a Claud., De raptu Pros. I, so auxiliar do deus da guerra; prestam-lhe
5-6: «Iam furor humanos nostro de pectore serviços na realização do seu ideal» (Rodri-
sensus / expulit et totum spirant praecordia gues: «Con le loro gesta belliche, i Porto-
Phebum» («Già il furore fa emergere dal ghesi sono “ausiliari” del dio della guerra;
nostro petto umani sensi e spirano i precor- prestano a lui servizio nella realizzazione
di ogni forza poetica apollinea»). del suo ideale»; cfr. Rodrigues Estudos p.
28 L’aggettivo sonoroso, rispetto a sonoro, 74). Diversamente Epifânio Dias ritiene aju-
indica spesso un suono alto, potente (come dar nel senso di «glorificar», paragonandolo
di applausi, o trombe), più che – oppure ol- al latino adiuvare.
tre che – armonioso. Cfr. Peixoto Camões p. 35 Letteralmente: ‘e si canti’, riferito a la
321 sg. gente vossa.
29 «Ruda, es lo mismo que rustica, 36 La formula è quella prototipica virgilia-
campestre» (Faria e Sousa). na «Teque adeo» di Ecl. IV, 11 sgg. ovvero
30 Non lo stile umile dell’ecloga, esempla- «Tuque adeo» di Georg. I, 24 sgg. La dedica
to dal flauto ovvero dall’avena («silvestrem camoniana si rivolge a Dom Sebastião; que-
tenui musam meditaris avena», Verg., Buc. sti, nato nel 1554, divenuto re a tre anni alla
I, 2). Camões scrisse certamente 5 éclogas, morte di João III, assunto il pieno potere nel
probabilmente 8; per la questione dell’au- 1568, morirà nel ’78 nel disastro della batta-
toría vd. Azevedo Filho Lírica 1, pp. 395- glia di Alcácer-Quibir, e diventerà un sim-
399. Frauta e avena sarebbero sinonimi bolo e una leggenda. Giusta l’osservazione
(Epifânio Dias); «AVENA s. f. t. poet. Frauta complessiva di Saraiva (Estudos p. 61) che i
pastoríl» (Moraes e Silva Dicionário: ‘flauto Lusiadi «apresentam-se como uma obra pe-
pastorale’). Tuttavia abbiamo qualche dagógica, um regimento de príncipes» («si
sospetto che frauta designi il flauto dolce, propongono come un’opera pedagogica, un
mentre l’avena sia l’avena structa, cioè il flau- regimen principis»), uno speculum principis,
to di Pan (cfr. Ov., Met., 676). Anche Manoel insomma. Sui rapporti fra il nostro e Se-
Correa non crede a una sinonimia. bastião vd. Dicionário Camões pp. 191-201
31
(voce di V. Aguiár e Silva).
Il contrasto fra avena e tuba era già in
37 Cfr. naturalmente Verg., Aen. II, 280
Marziale, VIII, III, 21-22: «angusta cantare
licet videaris avena, / dum tua multorum «spes o fidissima Teucrum».
vincat avena tubas» («sarà giusto che tu 38 L’aggettivo pequena (non tradotto) in-

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pp. 21-23 CANTO I NOTE

dica che l’espandersi immenso della fede outra, segundo convém aos seus intuitos»
cattolica non si è ancora compiuto. «E la (Rodrigues: «Quando sul medesimo assun-
speranza che ha la fé di Cristo / ne’ futuri to v’è più d’una opinione, il Poeta non esita
trofei» (Bonaretti, c.vo mio). ad adottare, in passi differenti, ora l’una, ora
39 Espressione tipica dei panegirici; si può l’altra, a seconda del proprio intuito»).
richiamare anche Ariosto, OF I, 3, 2 «orna- 43 Prima epiteta Sebastião quale tenero
mento e splendor del secol nostro», analoga- ramo infiorescente, ora quale poderoso re,
mente in sede di dedica. comunque presumibilmente non più che
40 stupore fatale dei nostri tempi, inviato diciottenne.
al mondo da Dio a reggerlo tutto alfi n di 44 Figurazione che accompagna tutto il po-
dare a Dio gran parte del mondo] Pellegri- ema, il Sole, con i suoi elementi di altezza,
ni. Sogg. di dada è maravilha. Questo distico luminosità, chiarità, emblema di un potere
fi nale ha suscitato diverse interpretazioni, sicuro e nitido.
ma il dettato è chiaro, nel gioco raffinato 45 Intende dire che il Sole, in Oriente,
del parallelismo. L’unica domanda sensata
vede i possedimenti indiani del Portogallo,
che ci si può porre è la seguente: «si D. Se-
a mezzogiorno il Portogallo stesso e i domi-
bastião devenait le roi du monde, pourquoi
ni africani, a Occidente il Brasile. Insomma,
ne donnerait-il à Dieu qu’une partie de ce
il celebre motto di Carlo V, che era peral-
monde?» (Bismut: «se D. Sebastiano era di-
tro padre di Giovanna madre di Sebastião,
venuto re del mondo, perché avrebbe dona-
quindi suo nonno. Faria e Sousa fa comun-
to a Dio solo una parte di questo mondo? »).
Potremmo rispondere che ‘tutto il mondo’ que notare che l’immagine grandiosa era
rappresenta, per l’epoca di Camões, il mon- già usata nell’antichità; citiamo soltanto
do conosciuto, talché parte grande indiche- Ov., Fast. I, 85-86: «Iupiter, arce sua totum
rebbe la gran parte del globo terracqueo, cum spectet in orbem, / nil nisi Romanum,
che nella sua vera totalità non è interamente quod tueatur, habet» («Giove, osservando
noto. Ma anche questa ci sembra inutile so- dall’alto della sua reggia tutto il mondo, /
fistica precisazione. non vede cosa che non sia Romana»).
41 46 La speranza è che il re porrà ignominio-
Il riferimento è alla corona germanica e
a quella francese. samente sotto il proprio giogo gli Arabi, di-
42
scendenti di Ismael, i Turchi, che popolano
Dopo la battaglia di Orique (1137), in
le regioni orientali (dal 1453 erano subentra-
cui furono sgominati ben cinque re mori da
ti ai Bizantini conquistando Costantinopo-
D. Afonso Henriques, lo scudo portoghese
li) e i Pagani (Gentios), che bevono in India
si ornò di cinque scudi, che qui si riferi-
l’acqua del sacro Gange. L’Ismaelita è det-
scono alle piaghe di Cristo, il quale sareb-
to cavaleiro, secondo Faria e Sousa perché
be apparso in sogno ad Afonso prima del
«son grandes hombres de a cavallo», men-
combattimento. Diversa la descrizione dello
tre Epifânio Dias rimanda all’espressione
scudo che Camões farà a III, 54, seguendo
camoniana «por armas esforçados» di Lus.
la Crónica del Rey Don Afonso Henriques
di Duarte Galvão (cfr. ms. ALC 295 CFC2 IV, 100, 7. Rinunciamo alla rima nel distico
della Biblioteca Nacional de Portugal, f. fi nale, anche per non incorrere in soluzioni
13v; Chronica de El Rei D. Affonso Henri- infelicissime quale quella di Poppa Vòltu-
ques por Duarte Galvão, Lisboa, Escriptorio, re: «al Turco orientale e al Gentilume / che
1906 p. 76; prima ediz. a stampa: 1727; e cfr. l’onda beve ancor del sacro Fiume».
infra). «Quando sôbre o mesmo assunto há 47 Nuovamente l’attributo tenro già com-
mais de uma opinião, o Poeta não hesita em parso a 7, 1. Camões ama le ripetizioni
adoptar, em passos diferentes, ora uma, ora lessicali, gli echi a distanza e ravvicinati,

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NOTE CANTO I p. 23

ritenendo ciò ricchezza e non povertà stili- stato del Re sono gli uomini; chi ne ha di
stica. Per versi ripetuti identici vd. Peixoto migliori è più forte»: si trattava di una mas-
Camões p. 313. sima del conte di Vimioso (Tocco). Il regime
48 na inteira idade è inteso dai commenta- di eternidade connette in una sorte sublime
tori alla latina, integra aetate, cioè nel fiore e in una corte paradisiaca il Re, i Lusitani,
degli anni. Tuttavia potrebbe anche signi- il Poeta.
ficare: ‘al termine dell’intero corso della 53 Iperbole estrema. Il «Re del mondo», ad
vostra vita’. Il che giustificherebbe, subito es. nella Liberata, è sempre Dio. Ma Camões
dopo, il riferimento all’eterno templo, che non intende certo essere blasfemo.
non è quello della Fama, bensì il Cielo che 54 Si ripete la formula Ouvi…vereis
accoglie gli eroi: cfr. infatti infra, 17, 7-8. dell’ott. precedente (v. 5), al negativo.
49 Anche qui un latinismo: numerosus, ‘ar- 55 Queste Muse ‘straniere’, ed anche ‘estra-
monioso, ben ritmato’. Vd. Peixoto Camões nee’ allo spirito del poema camoniano, sono
pp. 329-331 (cfr. Sonia Nascimento Gonçal- soprattutto quelle che ispirarono i poemi
ves, Contributos para a definiçao do orador cavallereschi, quali l’Inamoramento de Or-
ideal – estudo e tradução de «Orator» de Cí- lando o l’Orlando furioso. Risulta evidente
cero, Tesi Univers. De Lisboa. Fac. Letras, che Camões prende le distanze dalla mate-
2017, p. 63 «numerosus: harmonioso, rítmi- ria romanzesca, dalle fole di romanzi, per
co»; disponibile online all’indirizzo http:// usare un’espressione petrarchesca. Gli eroi
repositorio.ul.pt/bitstream/10451/30434/3/ portoghesi che in seguito enumera sono
ulfl242149_tm.pdf). Cfr. anche Peixoto storici, e l’ottava 12 culmina con un Gama
Camões, «Numerosos», p. 329 sg. che riceve il testimone della fama di Enea.
50 Qui l’eternità è propriamente quella Se mai Virgilio, quindi, e non Ariosto. Si
data dalla fama al poeta: «exegi monumen- tratta di una presa di posizione per il poe-
tum aere perennius» (Or., Od., III, 1). Per il ma di argomento storico (includente anche
topos cfr. Ramalho Estudos Camonianos, p. il meraviglioso, magari cristiano e credibile,
29-30, n. 18. o travestito da allegoriche deità pagane) che
51 Il patrio nido della poesia italiana, ad
in contemporanea abbraccia analogamen-
te Torquato Tasso, e che era diffuso anche
esempio in Benedetto Varchi, De’ sonetti,
nella letteratura portoghese dell’epoca (vd.
Firenze, L. Torrentino, 1555, pp. 52, 103, ma
indicazioni bibliografiche in Tocco). Solidi-
potremmo citare Sannazaro, Tansillo, Ala-
tà, verità ed eternità caratterizzano gli eroi
manni ecc. Forse più interessante trovare
dei Lusíadas, mentre vacuità, anzi vanitas, è
l’espressione paterno nido in un sonetto di
il regno di Orlando, Ruggero, Rodomonte
Bernardo Tasso (Rime, Venezia, G. Giolito,
(cfr. vãs e vão ai vv. 1 e 7). La lode a Camões
1560, V libro, p. 10). E non si dimentichi na- come autore di poema eroico e non di in-
turalmente Rvf 127, 82-83: «Non è questo il decorosi romanzi si ripete nel XVII secolo
mio nido / ove nudrito fui sì dolcemente?» portoghese: vd. Miranda Estudos luso-italia-
Il lemma pregão (< lat. praeconium) indica nos pp. 36 sgg.; 87 sg. Nel Sucesso do segundo
propriamente un ‘bando’, un annuncio im- cerco de Diu sono le muse pagane ad essere
portante, quindi anche una ‘celebrazione’. È rifiutate, sostituite dalla cristianità: «Deixo
hapax nel poema; vd. Verdelho Concordân- Apolo, & Minerva: deixo as Musas / que os
cia ad voc. antigos Poetas invocarão, / nam alcançando
52 vedrete esaltare il nome] Pellegrini. Tut- o bem tam verdadeiro / de nossa Fé sagrada,
ta l’opera di engrandecimento che Camões e luz divina. / O gran Calvaro invoco» ecc.
compie col suo canto è indirizzata alla cele- (Corte-Real Sucesso p. 6: «Tralascio Apollo e
brazione dei grandi uomini portoghesi. «Lo Minerva: tralascio le Muse / che gli antichi

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pp. 23-25 CANTO I NOTE

Poeti invocarono / non attingendo il vero in traduzione castigliana, latina o italiana?


bene / della nostra santa Fede, e la luce di- Rimando ad Alves Presença per la questio-
vina»). Vd. il convincente saggio di Manuel ne. Certo Virgilio rimane per il nostro l’auc-
Ferro A Épica rejetada in Camões Revisitado tor di riferimento.
pp. 221-243. 60 Al posto dei favolosi Dodici Pari di
56 Dittologia che rafforza la trittologia, Francia, al seguito di Carlo Magno, Camões
sempre asindetica, del v. 2 (che diventa te- propone i cosiddetti Dodici d’Inghilterra,
tralogia includendo il precedente vãs). Mon- Portoghesi, di cui Magriço era il più famoso;
do della pluralità di gusto petrarchista; cfr. la loro vicenda sarà narrata a VI, 43 sgg. Si
il classico Alonso Pluralità. noti che mentre gli eroi del ciclo cavallere-
57 Si noti la figura etimologica vãs…vão, a sco vengono sostituiti e «cancellati» dai veri
inizio e fi ne di ottava, a sottolineare la vani- prodi portoghesi, Gama eredita la fama di
tas, l’inconsistenza degli eroi e dell’imma- Enea, e si rafforza in ciò, senza destituire di
ginario cavalleresco. Tutta l’ottava è strut- senso e valore il modello virgiliano.
turata nel segno di una ripercussione di 61 Per il confronto costante fra grandi Por-
suono≈senso: cfr. vossos…vossas, le allittera- toghesi e personaggi celebri dell’Antichità
zioni contigue del tipo façanhas, fantásticas, vd. Nobre E perdoe-me: si tratta di un dato
fingidas, verdadeiras vossas, Rodamonte… strutturale del poema, per cui «a Antigui-
Rugeiro e quelle a distanza come façan- dade ajuda a construir o sentido da leitura
has…fabulosas ecc. La compattezza fonico- d’Os Lusíadas» (ivi p. 47).
semantica del dettato poetico di Camões è
62 Sequenza di monarchi lusitani, la cui
ammirabile.
memoria è igual a quella di Carlo Magno
58 Nuno Álvares Pereira, vincitore della e di Cesare. Si osservi che l’espressione a
battaglia di Aljubarrota nell’agosto 1385, troco de significa letteralmente ‘a compen-
con cui si garantisce il potere di João I; di sazione di’, quindi non come sostituzione
lui Camões parlerà più diffusamente infra,
annichilante. I re evocati sono: Afonso
IV, 24 sgg. Dell’eroismo di Egas Moniz, fe-
Henriques (1140-1185), João I (1385-1433) e
delissimo di Afonso Henriques, si dirà a III,
João II (1481-1495) Avis, Afonso III (1248-
35 sgg. Dom Fuas Roupinho, leggendario
1279), Afonso IV (1325-1354) e Afonso V
sbaragliatore di Mori, fu vittorioso nel mag-
(1448-1481). Di tutti costoro Camões dirà
gio del 1180 a Porto de Mós, poi sconfitto a
nei canti III e IV del poema, come vedremo.
Ceuta nell’ottobre dello stesso anno, o più
Ci si potrebbe domandare perché sia paten-
probabilmente nel 1184. Su di lui infra VIII,
temente ignorato Afonso II, re dal 1211 al
16 sg.
1223, detto o Gordo. Probabilmente il mo-
59 Il desiderio di possedere la capacità di tivo principale è che questo monarca non
canto di Omero è un topos classico; Faria e si distinse per importanti imprese belliche,
Sousa cita Ov., Fast. II, 1-2. Camões associa ma si occupò soprattutto di politica interna
Omero a Virgilio come emblemi supremi di (anche se la sua Chrónica si diffonde sulla
poesia, di cui farebbe difetto il Portogallo, a riconquista della città di Alcácer do Sal: cfr.
V, 98, 2. Rammenta inoltre la dedizione di Pina Afonso II, pp. 28 sgg.).
Alessandro Magno ai versi omerici sempre
63 In Oriente.
nel V canto, 93, 1-4 e 96, 7-8. Nel sonetto
Esforço grande, Camões dichiara le virtù 64 Questa frase sembra assoluta – Ferreira,
del defunto D. Henrique de Meneses (su Caldera (nella trascriz. moderna), Macedo
cui Lus. X, 54 sg.) «dinas todas da Homéri- ecc. la pongono tra parentesi – in quanto
ca eloquência», v. 13. Camões conobbe non potrebbe essere retta da un verbo ri-
profondamente i poemi di Omero, magari flessivo; Epifânio Dias, tuttavia, non si fa

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NOTE CANTO I pp. 25-29

problemi: «Subentende-se fizerão, sendo latinismo (< exitium, da cui exicial, it. ‘esi-
vencedora nome predicativo de bandeira». ziale’).
Anche Faria e Sousa non commentava, ma 73 Si ripropone – e si riproporrà – la distin-
parafrasava: «trayendo siempre vitoriosas zione fra Mori maomettani e Gentili (che
vuestras vanderas». Qualche traduttore tradurremo talora ‘pagani’) idolatri spesso
moderno dà senso consecutivo al verso: seguaci del brahmanesimo.
«furono in arme tanto risoluti / da far 74 Caeruleum mare è espressione latina ri-
l’emblema vostro ognor vincente» (Poppa
salente già ad Ennio, cit. da Gell., II, 26, 21;
Vòlture). In qualche modo il senso è forse
Front., Disp. gramm.; e cfr. App. Verg., Ciris
proprio questo: ‘restando così la vostra ban-
390: «per mare caeruleum» ecc. La forma
diera sempre vincitrice’.
Tethys indica la moglie dell’Oceano, mentre
65 Duarte Pacheco Pereira (1460-1533), ca-
Tetis è una ninfa Nereide; Camões usa per
pitano nelle Indie, viaggiatore, cosmografo, entrambe la stessa grafia Thetis.
autore dell’Esmeraldo de situ orbis (1505- 75 Per la terza volta la connotazione tenro,
1507); nel 1498 percorre parte del Brasile,
che si adatta a un adolescente delicato come
anche se sarà Magellano a individuare la
un Adone. Ma da qui a dimostrare che Se-
conformazione del continente sudamerica-
bastião non è ancora asceso al potere regale
no (cfr. Francisco Contente Domingues, A
mi pare ci corra. Cfr. comunque infra, 18,
Travessia do Mar Oceano. A viagem ao Brasil
1-2.
de Duarte Pacheco Pereira em 1498, Parede,
76 Da Verg., Georg., I, 31: «teque sibi ge-
Tribuna de História, 2011). Vd. infra X, 12
sgg. nerum Tethys emat omnibus undis» («E
66 Francisco e Lourenço de Almeida, sui Teti acquisti te come suo genero su tutto il
mare»). Faria e Sousa aggiunge B. Tasso: «e
quali vd. X, 26 sgg.
lo vorrian per Genero comprare / Thetide,
67 D. Afonso de Albuquerque e D. João
e l’Ocean con tutto il mare» (Amad., I, 63,
Castro, vicerè delle Indie, sui quali vd. X, 40 7-8).
sgg., 67 sgg. Il lemma terríbil (per terrível) è 77 João III o Piedoso (1521-1557) e Carlo V,
uno dei numerosi latinismi camoniani.
rispettivamente nonno paterno e materno, il
68 Cfr. supra, 2, 6. primo re più pacifico, il secondo celeberri-
69 Locus dell’impotenza a celebrare un og- mo combattente e conquistatore.
getto troppo elevato (nel caso di Sebastião 78 Potrebbe serbare vaga memoria di Dan-
c’era anche ben poco da cantare ancora); te, Par. XI, 37-39: «L’un fu tutto serafico in
Faria e Sousa richiama Or., Od., I, 6, 5 sgg., ardore; l’altro per sapienza in terra fue / di
anche se il contesto odastico è qui propria- cherubica luce uno splendore».
mente anti-epico. Curtius chiama il topos 79 Cfr. supra, 9, 3-4. Poco ha a che fare con
affektierte Bescheidenheit, pp. 93-94.
questo passo il fragm. di Ennio riportato in
70 L’aggettivo grosso si contrappone a del-
Cic., Divin. I, 20: «quamquam multa manus
gado, fino (Moraes e Silva), mentre grande è ad caeli caerula templa / tendebam lacru-
opposto di pequeno. Peso grosso vale per peso mans» («sebbene tendessi in lacrime fre-
grande (Epifânio Dias), ma con più forza quentemente le mani verso i templi azzurri
espressiva: un peso molesto, duro, brutale. del cielo»).
71 Il popolo africano, immerso in un clima 80 Ma mentre avanza lento il tempo, so-
torrido, diventa frio de medo, agghiaccia nel spirato dai popoli, in cui li reggerete] Pel-
fuoco, secondo un paradosso caro alla po- legrini. L’interpretazione corrente è: «passa
esia d’amore e qui riconvertito epicamente. lento esto tempo, em que ainda não regeis
72 Il termine exício è chiaramente un altro os povos … enquanto não chega o tempo de

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pp. 29-31 CANTO I NOTE

regerdes os povos» (Rodrigues Estudos p. 88 Manteniamo spesso l’avverbio branda-


81: «trascorre lento questo tempo in cui an- mente e l’aggettivo brando che letteralmente
cora non reggete i popoli … fi n quando non significano per lo più ‘dolcemente’, ‘dolce’.
giunga il tempo in cui reggerete i popoli»). Si osservi, sul piano della repetitio con po-
81 ‘Siano vostri’ nel senso che si tramutino littoto e variazione para-sinonimica interna,
in una vostra azione; in tal modo si giusti- nelle ultime due ottave: cortando… apartan-
ficano le interpretazioni dei Lusíadas anche do…cortando…cortadas.
come speculum principis, poema edificante 89 Cfr. Verg., Aen. I, 35; «vela dabant laeti
per chi regna. et spumas salis aere ruebant» («veleggiava-
82 Cortar, riferito all’attraversamento del no lieti e col bronzo delle prue fendevano le
mare, molto ricorrente, verrà tradotto ora spume del mare»). Si può pensare anche a
con ‘fendere’, ora con ‘solcare’ o addirittura un verso degli Argonautica Orfica: «spumea
‘tagliare’, letterale. Variante: arar o mar, su de prora deferbuit unda tumescens» Val. Fl.
cui cfr. Peixoto Camões p. 155. L’espressione Arg. 1548, p. 273 («l’onda tumescente spu-
riprende il latino fretum scindere, per cui vd. meggiava intorno alla prua»).
Ov., Met. XIII, 904 e Luc., Phars. VI, 400. 90 Come nell’uso classico, si defi nivano le
Si veda altresì Catull. 64, 11 sg.: «Illa [...] acque dei fonti, dei fiumi, del mare sacre.
prima [...] proscidit aequor», con il verbo 91 Il gregge di Proteo sono i pesci e tutti
proscindere che valeva in Varrone «arare» il gli animali del mare; cfr. Verg., Georg. IV,
terreno. 386-395.
83 Trovo il sintagma in poeti italiani po- 92 Comincia la lunga sequenza del concilio
steriori al nostro (ad esempio in Graziani, degli Dei, topos classico (omerico, virgilia-
Conq. Granata, XIV, 70, 3, e cfr. ivi, 26, no, ovidiano ecc.).
5-6). Altrimenti ‘liquido argento’, o il mare 93 Faria e Sousa rimanda a un verso ma-
metaforizzato dall’argento, si reperisce nel
gnifico di Garcilaso: «Pisa el immenso y
linguaggio poetico dall’antichità al rinasci-
cristalino cielo», El. I, 268.
mento e oltre.
94 «Est via sublimis caelo manifesta sereno:
84 Ulteriore allusione ai poemi di Apollo-
/ lactea nomen habet candore notabilis ipso;
nio Rodio e Valerio Flacco. Su quest’ultimo
/ haec iter est superis ad magni tecta Tonan-
e Camões vd. Carvalho 1970 che discute
tis / regalemque domum» Ov., Met., 168-171
Post; cfr. d’altra parte Rossi p. 382 e il ri-
(«È aperta la via sublime al cielo sereno: / ha
mando ad Ariosto, O. F. XV, 21, 3 «nuovi
nome lattea, notabile per il proprio candore;
Argonauti e nuovi Tifi». Fondamentale il
/ questa è la strada degli dèi per la magione
rimando a Curtius La nave degli Argonauti.
del grande Tonante / e la sua casa regale»).
Un testo capitale sulla primazia degli Ar-
95 Mercurio, il messaggero, «nepos Atlan-
gonauti nell’affrontare le acque su navi di
legno è certo il poema doctus di Catullo 64, tis» (Or., Od. I, 10, 1), in quanto sua madre
per cui rimando al commento di Della Cor- Maia era figlia di Atlante.
te in Catullo Poesie pp. 306 sgg. 96 Vd. infra, X, 86-89.
85 Consueta inclinazione camoniana per il 97 Camões come era abitudine usa sempre
polyptoton (vejam…vistos). lhe anche ove dovrebbe comparire lhes.
86 Cfr. Verg., Georg. I, 42: «et votis iam nunc 98 V’è traccia forse del pensiero ermetico-
assuesce vocari», ‘e abituati ad essere invocato ficiniano, per cui ogni cosa, ogni pianeta
con le preghiere’ (Pires Almeida p. 258). ecc. è pensiero di Dio.
87 Grande apertura oceanica della narra- 99 si trovaron raccolti] Pellegrini (più let-
zione. terale).

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NOTE CANTO I pp. 31-33

100 Da Nord, Sud, Est e Ovest. Faria e Sou- 105 incrustés] Bismut □ esmaltados] Ramos.
sa propone con certezza («no hay duda») 106Dittologia tipicamente petrarchesca
una derivazione da Minturno, che va (Rvf 46,1; 126, 48; 181, 2), quindi generica.
piuttosto presa con beneficio d’inventario: 107 Una vaga suggestione poteva venire al
«chiamò tutto il celeste alto consiglio, / e
poeta dalla descrizione del «Palatino cele-
d’ogni spera i suoi ministri eletti / quanti
ste» che fa Ovidio, Met. I, 171-176 («plebs
n’han del Ponente i larghi regni, / quanti
habitat diversa locis: hac parte potentes /
del bel Levante, e quanti d’Austro, / quanti
caelicolae clarique suos posuere penates»;
di Borea gl’indorati scettri» (Rime et prose
«la plebe abita diversi luoghi, qua e là [si
del Sig. Antonio Minturno, Venezia, F. Ram-
noti l’ipallage]; da questa parte invece i po-
pazetto, 1559, libro terzo, ecloga I, p. 210).
tenti / abitatori del cielo luminosi han posto
101 degno] Poppa Vòlture □ vénérable]
i loro penati, ovvero la loro abitazione»).
Bismut. In effetti dino (per digno, ma cfr. Le spiegazioni iper-allegoriche proposte da
Epifânio Dias Registo Philológico) indica qui Faria e Sousa (i pianeti, i cori angelici, l’or-
‘degno’, ovvero ‘elevato, supremo, venerabi- dine dell’empireo ecc.) sono qui irricevibili.
le’. Ci permettiamo una semi-infedeltà e una La distinzione fra dèi maggiori (Giunone,
rima identica. Venere, Atena, Apollo ecc.) e dèi minori
102 Si può richiamare Stat., Theb. I, 201- (recenziori) era già implicita nella mitologia
203: «mediis sese arduus infert / ipse deis, greco-latina. Si osservi ancora un polypto-
placido quatiens tamen omnia vultu, / stel- ton: assentados… assentavão, che rispettia-
lantique locat solio» (c.vo mio: «egli avanza mo, e che rampolla dagli assentos del primo
elevato fra gli dèi, / con volto placido, che verso e si ripercuote sull’assento del secondo
tuttavia fa tremare ogni cosa, / e si pone sul verso dell’ott. sg. Bisogna fare l’orecchio a
soglio stellato»), in un’analoga scena topica questo ritmo iterativo peculiare dello stile
di concilio degli dei. Vd. anche Verg., Aen. poematico del nostro.
X, 3 «sideream in sedem». 108 Terribile a udirsi. Può valere anche acu-
103 Ogni allusione alla dottrina evemeri- sticamente, come ad esempio il «bramido
stica (su cui vd. infra X, 90-91) mi pare qui horrendo» di Corte Real, Naufragio IX, in
prematura e fuor di luogo. Giove emana una Obras p. 667.
tale aria divina che potrebbe comunicarsi 109«Caelicolae magni», come Giove chia-
anche agli umani, tanto è potente. Si tratta ma gli Dei introducendo il suo discorso in
di una iperbole in forma ipotetica. Del resto Verg., Aen., X, 6. La forma polo è latinismo
Dio, che Giove rappresenta in forma alle- per ceo, cielo. Vd. anche «sideream in se-
gorica come ogni altra divinità dei Lusíadas dem», ivi, 3 (già cit. supra).
– senza perdere il fascino «classico» – tra-
110 Cioè ‘non vi siete dimenticati’, o piutto-
smise in qualche modo la propria divinità
alla creatura umana facendola a sua somi- sto, meglio, ‘non perdete l’intento, il dise-
glianza. Non a caso Faria e Sousa cita Gn gno’ su di loro.
1, 7: «et inspiravit in faciem eius spiraculum 111 La forte gente Lusitana.
vitae» (cfr. respirava al v. 5). Magari incro- 112 I quattro massimi imperi antichi; vd.
ciandolo – alla lontana – con Venere che in l’interpretazione del sogno di Nabucodono-
Aen. VIII, 373 «divinum aspirat amorem» sor fatta da Daniele (Dn 2, 36 sgg.). Sarà un
rivolgendosi a Vulcano. caso la coincidenza col verso di Panfi lo Sas-
104 Ovidio lo descrive «celsior ipse loco so «asyrii: persi: Greci: o ver Romani» nel
sceptroque innixus eburno» (Met. I, 178: capitolo XXIII (Opera del praeclarissimo po-
«stante in alto luogo e appoggiandosi allo eta Miser Pamphilo Sasso Modenese, fol. O IV
scettro d’avorio»). v: per le stampe e ristampe fra 1500 e 1519,

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pp. 33-35 CANTO I NOTE

dopo la princeps, cfr. Panfi lo Sasso, Sonetti se affamarão si intenda ‘si coprirono di fama,
(1-250), a cura di Massimo Malinverni, Pa- vennero esaltati’.
via, Croci, 1996, nota al testo pp. LXIX-LXXII 118 Sertorio (126-72 a. C.), che fuggì da
e LXXXVI sgg.). Faria e Sousa dà per certa Roma vittima delle proscrizioni di Silla, e si
la «fonte», Epifânio Dias è sicuro invece si unì poi ai Lusitani; quindi peregrino come
tratti di poligenesi. In realtà, a nostro mo- esule e straniero. La sua vita è narrata da
desto parere, la poesia del Sasso forse non Plutarco.
era così estranea al nostro. Vd. Comentário 119 Plutarco narra che Sertorio ricevette
Camões, 4, p. 106. una graziosa cerva bianca da un cacciatore,
113 Per tutto il poema Camões insiste spes- e la addomesticò; divulgò poi la falsa notizia
so sull’inferiorità numerica dei Portoghesi che Diana gli avesse dato quella cervetta, e
rispetto ai nemici vinti. che questa avesse poteri divinatori e sovran-
114 naturali (Sert. 11, 2 sgg.).
Per Manoel Correa e Faria e Sousa il ri-
120 Rispettivamente vento sudoccidentale
ferimento è alle gesta di Afonso Henriques
in particolare. e meridionale. Entrambi procellosi, come
115
si vede in Verg., Aen. I, 85-86 («una Euru-
Lo scontro con i Castigliani culmina
sque Notusque ruunt creberque procellis
nella battaglia di Aljubarrota, cfr. supra. / Africus», c.vo mio) e in Ov., Her., II, 12
116 Secondo il costume di erigere un palo, o (Epifânio Dias).
una colonna, e appendervi le armi e le spo- 121 In pratica scendendo da Nord (Lisbo-
glie dei nemici. Più spesso si trattava di un na) a sud (Capo di Buona Speranza) per la
albero privato dei rami, come indica padre costa occidentale africana, e quindi attra-
Vieira cit. da Epifânio Dias. Anche i roma- versando luoghi a nord e a sud dell’Equa-
ni appendevano tropaea e spolia opima dei tore dove la lunghezza del giorno cambia.
nemici uccisi, come si evince da numerosi «A expressão “as partes onde o dia he
passi dell’Eneide. comprido e onde breve” designa a costa
117 Viriato (181-139 a. C.), generale di umili africana ao sul do Ecuador, onde os dias
origini che tenne a lungo in scacco i Romani grandes correspondem aos dias pequenos
difendendo la libertà di quelli che sarebbe- e os dias pequenos aos dias grandes das re-
ro stati i Portoghesi, è un eroe nazionale. giões que demoram ao norte de Ecuador»
(Epifânio Dias: «L’espressione le parti
Vd. Chronica generale d’Hispagna, et del
dove il sole è più lungo e dove breve indica
Regno di Valenza […] composta dall’eccel-
la costa africana a sud dell’Equatore, ove i
lente M. Anton Beuter […] tradotta in lin-
giorni lunghi corrispondono a quelli brevi
gua italiana dal S. Alfonso d’Ulloa, Venezia,
e i giorni brevi a quelli lunghi delle regioni
Giolito, 1561, pp. 309 sgg. Si consideri che
che si trovano a nord della linea equato-
anche in queste pagine dedicate al capitano riale»). Bismut è di diverso parere: «C’est
Viriato (alla fine ucciso a tradimento dopo ainsi que le 8 jullet, date de son [di Gama]
una ingannevole pace) si sottolinea l’abilità départ, les journées ont à Lisbonne quinze
dei lusitani nello sconfiggere nemici di nu- heures environ, alors qu’au Cap-Vert, où il
mero assai superiori: «assaltarono trecento aborde trois semaines plus tard, elles n’ont
Portogallesi in un bosco mille Romani, & guère plus de douze heures» («È così che
fu molto stretta la zuffa tra loro, nella qua- l’8 luglio, data della partenza di Gama, i
le morirono trecento vinti Romani, & delli giorni hanno a Lisbona 15 ore circa, men-
Portogallesi settanta soli» (p. 310; la fonte è tre a Capoverde, dove egli sbarca tre set-
Orosio, Hist. V, 4, 5). Cfr. sulle gesta di Vi- timane dopo, i giorni non contano più di
riato Appiano, Ῥωμαικά VI, 62 sgg. Il verbo 12 ore»).

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NOTE CANTO I pp. 35-37

122 L’oriente, dove nasce il sole. 133 Luoghi più o meno paralleli in Verg.,
123 Giustamente Faria e Sousa insiste nell’i- Aen. X, 96-97 («Talibus orabat Iuno cuncti-
dentificare il Fato con la Provvidenza di- que fremebant / caelicolae adsensu vario»:
vina, citando Cicerone, Boezio e il Corpus «Con tali detti perorava Giunone e tutti
Hermeticum. fremevano / i celìcoli, con diversi pareri»);
Ov., Met. I, 244-245 («Dicta Iovis pars voce
124 Cfr. Dante, Purg. XXX, 142: «Alto fato
probant stimulosque frementi / adiciunt,
di Dio sarebbe rotto» (Ramos). Iuxta e. g. alii partes adsensibus implent»: «Parte de-
Agostino, Civ. Dei V, 8: «ipsa Dei volun- gli dèi approvano a voce i detti di Giove e
tas vel potestas, fati nomine appellatur», stimoli a lui fremente di collera / aggiungo-
ripreso da Tommaso, Summa Theol., pars I, no, altri si profondono in assensi»). Natural-
quaest. CXVI, art. 2, 1: «la volontà e la pote- mente si può anche evocare Omero (Faria
stà divine sono chiamate col nome di fato». e Sousa), nella traduzione di Valla: «Haec
125 Altra delicata immagine riferita all’o- locuto Iove, illae apud se tacitae fremebant»
riente: la parte del mare che vede il sorgere (Homeri Ilias p. 156 = IΛ. Θ 457).
rosato (omericamente) del sole. 134 Prima apparizione del dio nemico per
126 Giustamente si fa notare che nell’emi- eccellenza dei Lusitani, come Giunone per
sfero australe i Portoghesi hanno trascorso i Troiani nell’epica virgiliana. Bacco rap-
un periodo da novembre a marzo circa (dal presenta la forza infernale, anzi il Principe
Capo di Buona Speranza al Mozambico), dell’inferno, come illustra iper-doviziosa-
che laggiù sono mesi estivi. L’accentuazione mente Faria e Sousa. Infatti si oppone al
però del duro inverno fa gioco al discorso viaggio dei Portoghesi, che aprono l’oriente
di Giove. alla religione cattolica – o comunque pon-
127 L’India come target estremo, per ora gono le basi per questa evangelizzazione.
la costa africana, e precisamente Melinda Faria e Sousa cita opportunamente una fra-
(Malindi), cfr. infra II, 73. se di Barros in cui il demonio teme di perde-
re giurisdizione nella terra del Congo a causa
128 Comunemente nel portoghese antico
delle numerose conversioni al cristianesimo:
il part. pass. retto da ter si concorda con il «Mas como o demónio com éstas obras de
compl. oggetto. Così seguiamo fedelmente se baptizar cada dia muyta gente, elle perdia
nella traduzione. grande jurdiçam» etc. (I, III, 10: «Ma il de-
129 Si tratta di espressioni topiche e ricor- monio, con queste opere di evangelizzazio-
renti nel poema; cito soltanto I, 105, 5 «Ó ne, battezzandosi ogni giorno molta gente,
grandes e gravíssimos perigos»; VI, 35, 7 sentiva di perdere grande giurisdizione»).
«as fúrias dos ventos repugnantes», e si può L’irritazione di Bacco è dovuta al fatto che
continuare. È fondamentale comprendere egli teme l’invasione delle terre orientali,
che le dizioni «formulaiche» (con variazio- dove la sua divinità è particolarmente ono-
ni, ovviamente) sono care all’autore perché rata. È chiamato padre, appellativo comune
sostanza del linguaggio epico classico, e degli dei nel linguaggio greco-latino: «Ita-
quindi funzionali all’engrandecimento di re- que & Iupiter a precantibus pater vocatur:
gistro stilistico. & Saturnus, & Ianus, & Liber [Bacco], &
130 Ee reca rata, E em. Rota. Cfr. infra 100, caeteri deinceps» (Lact., Div. inst. IV, 3). Fa-
1:3. ria e Sousa aggiunge un passo dal vangelo di
Giovanni: «vos ex patre diabolo estis et de-
131 Cfr. supra, 23, 4. sideria patris vestri vultis facere» (8, 44: «voi
132 Il termine sentença evoca la chiusa del derivate dal demonio vostro padre e volete
discorso di Giove in Ov., Met. I, 244: «sic compiere i desideri del padre vostro»). C’è
stat sententia». però anche da dire che, secondo una errata

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p. 37 CANTO I NOTE

traduzione di Plin., Nat. Hist. III, 8, nel sec. 151, e Alves Post imperial Bacchus, brillante
XVI si riteneva Bacco addirittura padre di quadro della critica camoniana su Bacco
Luso, il fondatore del popolo portoghese, o displayed in chiave ideologica tutta interna
altrimenti suo compagno nelle peregrina- alla storia tormentata del Portogallo. Alves
zioni orientali. L’equivoco sembrerebbe ori- comincia con l’evocare appropriatamente il
ginare da André de Resende («Plinius […] classico Bowra From Virgil, che non aveva
Lusum enim Liberi patris, ac Lysam cum dubbi sulla scelta di Camões a proposito di
eo bacchantem, nomen dedisse Lusitaniae. Bacco come inimigo: «Bacchus is no doubt
Quorum verborum hic est sensus. Lusum chosen partly because he was connected
Liberi Patris fi lium, non autem socium, ut with India and was believed once to have
quidam contra loquendi usum interpretan- conquered it. He is not the god of wine or of
tur, una cum Lysa, nimirum Liberi socio, Dionysiac extasy, but the spirit of the East
nomen Lusitaniae nostrae dedisse», Resen- in its vanity, cunning and disorder» (p. 112:
de Vincentius, in librum post. adnotationes p. «Bacco è stato scelto da Camões senza dub-
39, n. 24: «Plinio … da Luso figlio del padre bio in parte perché connesso con l’India e
Libero, e Lisa con lui baccante, diede nome considerato suo antico conquistatore. Non
alla Lusitania. Delle quali parole questo è è il dio del vino o dell’estasi dionisiaca, ma
il senso. Luso figlio del Padre Libero, non lo spirito orientale nei suoi aspetti di vanità,
socio, come alcuni interpretano contro l’uso scaltrezza e disordine»). Scriveva Arriano,
linguistico, insieme con Lisa, propriamente in traduz. latina, che «solum vero Alexander
in società con Libero, diede il nome alla in Indos expeditionem fecisse. Atqui ante
nostra Lusitania»). Il passo pliniano è il sg.: Alexandrum fama tenet Liberum contra In-
«Lusum enim Liberi patris aut lyssam cum dos expeditionem suscepisse, eosque sube-
eo bacchantium nomen dedisse Lusitaniae». gisse […]. At vero expeditionis a Libero fac-
La traduzione corretta suona: «la Lusitania tae non leve documentum est Nyssa urbs et
avrebbe infatti derivato il suo nome dal Merus mons, quodque hedera in hoc monte
gioco [lusum] del padre Libero [cioè del nascitur: quod praeterea Indii ipsi tympana
padre Bacco], o dalla frenesia [lyssa] delle ac cymbala pulsantes pugnam adeunt, item-
donne che baccheggiavano insieme a lui» que veste distincta maculis, Libero patri
(vd. Plinio I, p. 383). Fonte della notizia sa- bacchantium more, utuntur» (Hist. Indica
rebbe una perduta opera dell’enciclopedista V, 7-9 «soltanto Alessandro in verità fece
Marco Varrone. Secondo Ramalho Estudos una spedizione in India. Tuttavia prima di
Camonianos, infi ne, Camões non ha presenti lui fama vuole che Bacco intraprendesse una
tutte le implicazioni simboliche, misteriche spedizione contro gli Indi, sottomettendoli.
e mitopoietiche relative al dio del vino: «O … Ma in verità non debole documento re-
Baco funcional de Camões serve apenas lativo alla spedizione compiuta da Libero è
para polarizar, encarnando-as, o conjunto dato dalla città Nissa e dal monte Mero, e
das dificuldades que vão levantar-se contra dal fatto che su questa altura nasca l’edera,
os portugueses» (p. 19, c.vo mio: «Il Bacco che gli Indi inoltre vanno al combattimen-
funzionale di Camões serve unicamente per to percuotendo timpani e cimbali, e altresì
polarizzare, incarnandole, l’insieme delle indossano una veste a macchie di leopardo,
difficoltà che si oppongono ai Portoghe- secondo i costume delle baccanti di padre
si»: questo concetto di Bacco strumentaale Libero»; vd. Jeanmairie Dionysos pp. 351-
ha avuto molto seguito critico ed è un dato 372). A prescindere dalla conoscenza camo-
interpretativo importante, anche se forse, in niana questa fonte, risulta evidente che la
un certo modo, limitato). Vd. anche Ramal- difficoltà incontrata da Megalèxandros nei
ho Estudos (A palavra «Lusiadas») pp. 221- confronti del radicato culto indico dionisia-
236, Aguiar e Silva A lira dourada pp. 131- co è vagamente simile allo scontro dei Por-

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NOTE CANTO I p. 37

toghesi con un dio che non conosce le mezze 137 Indicava l’intera penisola iberica. «Re-
misure e ama l’illusionismo fatale con cui cordemos que […] André de Resende, em
confondere i suoi nemici: l’esempio del rap- carta de 4 de Maio de 1567, de resposta ao
porto Dioniso-Penteo nelle cruciali Bacchae toledano Bartolomeu de Quevedo, lhe lem-
euripidee è clamoroso come antecedente brava que portugueses e espanhóis eram
(cfr. Vidal-Naquet Dioniso mascherato). Il todos hispanos: “Hispani omnes sumus”»
rapporto ominoso di Dioniso con Atteone (Pinho Decalogia p. 194: «Rammentiamo
è specificato, oltre che alluso in Apollodoro che A. de Resende, nella lettera del 4 maggio
(Bibl. III, 4, 4), proprio nel capolavoro estre- 1567, in risposta al toledano B. de Quevedo,
mo di Euripide: «Vides Actaeonis miserum gli ricordava che portoghesi e spagnoli era-
interitum. Quem crudiori canes, quos aluit, no tutti ispanici: Hispani omnes sumus»). In
/ discerperunt» (Euripidis Tragoediae, Basi- Ee abbiamo il refuso fortissimo, facilmente
lea, I. Oporinum, 1558, p. 105: ‘Vedi il mi- corr. in fortissima da E.
sero decesso di Atteone, che i crudelissimi 138 Vd. Verg., Buc. X, 5: «Doris amara suam
cani, che egli aveva allevato, sbranarono). non intermisceat unda», schol. «Doride,
Mettersi contro Dioniso è fatale, ma i Por- amara madre delle ninfe marine, posta qui
toghesi avranno la meglio, in qualche modo. per l’istesso mare secondo la figura Metoni-
Sul mito di Atteone nei Lusíadas vd. Aguiar mia» (L’Opere di Virgilio […] Venezia, eredi
e Silva Camões pp. 165-162. Per una lettura Sessa, 1588, c. 32r). Figlia di Oceano e Teti,
complessa e originale del Baco camoniano Δωρίς sposò Nereo, figlio di Ponto e Gea,
vd. Nóbrega No reino da água, che anche e generò le Nereidi. La sua onda è detta da
discute la bibliografia più rilevante sul tema. Virgilio amara perché salsa, in quanto sim-
135 Si veda Graves Miti greci: «Egli si di- bolo del mare stesso. Camões intende quin-
resse poi ad oriente, verso l’India. Giunto di tutta l’India che il mare bagna.
all’Eufrate si trovò di fronte un avversa- 139 Ancora una preziosa figura etymologica.
rio, il re di Damasco, che Dioniso scorticò Riguardo alla nostra traduzione, segnalia-
vivo; poi lanciò sul fiume un ponte d’ede- mo che i condizionali presenti nell’italiano
ra e di vite; e una tigre mandata dal padre letterario fi no a non molto tempo fa avevano
suo Zeus, lo aiutò a passare sulla sponda valore anche di «futuro nel passato».
opposta del Tigri. Raggiunse così l’India, 140 «Ou a honra que elle tinha alcançado,
dopo aver affrontato molti avversari lungo il ou outros: como Alexandro & Traiano, que
cammino, e conquistò l’intera regione, inse- naquellas partes fizerão cousas dinas de me-
gnando agli abitanti l’arte della viticoltura, moria» (Manoel Correa: «O l’onore che egli
istituendo leggi e fondando città» (27c). Cfr. aveva ottenuto, oppure altri: come Alessan-
Filostr., Vita di Apoll. di Tiana II, 9; Diod. dro e Traiano, che in quei luoghi compirono
Sic. II, 38; Nonnos I, 24 ecc. Il Dioniso pro- atti degni di memoria»).
logante nelle Bacchae di Euripide dichiara 141 Città fondata da Bacco (cfr. Curzio Rufo
di aver attraversato «Asiam vero totam» VIII, 10), ma anche, secondo diversa leggen-
(Eurip. 1550 c. R5a). da, luogo – variamente collocato geografica-
136 Nella poesia latina i fata, plur. di fatum, mente – dove Bacco fu nascosto dalle ire di
potevano essere addirittura considerati Giunone e protetto dalle ninfe Iadi (Apol-
come divinità (cfr. Prop. IV, 7, 51 «Iuro lodoro/Frazer Biblioteca III, 4, 3 e comm.),
ego Fatorum nulli re volubile carmen»: o ancora nome della nutrice del dio. Forse
«Giuro io sul volere già mai irrevolubile del Camões identifica Nysa con un’alta vetta,
Fato»), o più generalmente valevano come al stando a Aen. VI, 804-805: «nec qui pampi-
singolare: «fata viam invenient», Aen. III, neis victor iuga flectit habenis / Liber, agens
395 ecc. celso Nysae de vertice tigris» («e neanche

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pp. 37-39 CANTO I NOTE

Libero vittorioso che guida cocchi con re- ma, l’apparente divina perspicuità delle otta-
dini adornate di pampini / movendo tigri ve camoniane può celare simmetrie, asimme-
dall’alta vetta di Nisa»). trie, agnizioni, metafore al quadrato ecc.
142 Sineddoche: il fiume principale per in- 146 Dopo il nemico Bacco, l’amicissima
tendere tutta l’area geografica dell’India. Venere, che rivede nel popolo Lusitano le
Con Índia al v. 3, Indo forma una ulteriore gloriose virtù dell’antica gente romana a
repercussio. lei cara (Aeneadum genetrix… alma Venus,
143 Faria e Sousa accumula esempi di poeti come la defi nisce Lucrezio nel celebre in-
italiani cinquecenteschi che abbinano For- cipit del suo poema). Gli sforzi di Faria e
tuna e Caso nei loro versi (Tansillo, Varchi Sousa di identificarla allegoricamente con
ecc.). Non è necessario: la dittologia era pre- la Chiesa Cattolica sono infruttuosi, ma pur
sente in testi classici come Stazio e in Tom- suggestivi; si veda questo passo della smisu-
maso d’Aquino commentatore d’Aristotele, rata nota al v. 1: «A los ojos Catolicos, pues,
per fare solo due nomi. no ay cosa tan bella como la Iglesia, i Reli-
144
gion Catolica: luego bien elegida está para
Ovvero dai poeti. Camões non poteva
representarla essa Venus, por ser la muger
conoscere il più ampio poema celebrativo
mas hermosa de la compañia» ecc. («Agli
di Bacco, Le Dionisiache di Nonnos di Pa-
occhi del Cattolicesimo, poi, non v’è cosa
nopoli, a meno che non lo leggesse in greco
così bella come la Chiesa e la Religione Cat-
(l’editio princeps uscì ad Anversa nel 1569
tolica: qui ben scelta per essere rappresenta-
e, tradotta in latino nel 1605, sarà ben pre-
ta da Venere, essendo costei la femmina più
sente al Marino dell’Adone). Tuttavia pote-
bella della compagnia divina»). In realtà Ve-
va averne notizia, visto che l’altra opera di
nere, madre di Enea e quindi progenitrice
Nonnos, la Parafrasi del vangelo di Giovanni,
dei Romani, assume ora nel moderno poema
circolò in versione latina per tutto il ’500.
camoniano il ruolo di madre dei Portoghesi,
145 L’immagine è ricca di intrecci metaforici eredi dei romani per virtù e fortuna. Si veda
e colti, quasi pre-barocca, a usare una trivia- la magnifica descrizione della dea che si ma-
lità categoriale. Ovviamente il vaso con le nifesta al figlio in Aen., I, 402 sgg.
ceneri di un morto veniva sepultado, e l’ag- 147 Tingi o Tingis era il nome antico di
gettivo negro, come specifica Faria e Sousa,
Tangeri, capoluogo della Mauritania, con-
è indicativo di tristezza, lutto, dolore. Ma il
quistata dai Portoghesi nel 1471. «Tomase
vaso in questione è pieno d’acqua d’oblio,
[si prende, si adotta] aqui “terra Tingitana”
cioè dell’acqua del fiume Lete, o Amele-
geralmente por terra de Africa» (Manoel
te, che fa smemorare le anime (ben diversa
Correa). Quindi l’allusione è più in generale
l’acqua di Parnaso, sopra citata, che invece
ai successi lusitani nell’africa del nord.
rinvigorisce i poeti il cui canto vince l’oblio).
148 L’espressione na qual quando imagi-
Dunque l’esquecimento è figurato mercé una
immagine doppia e fusa: sepoltura e acqua na vale per a qual quando nella imagina, e
letea. Ma forse non è il caso di fermarsi qui. «não deve conseguintemente pôr-se pausa
Nel celebre mito di Er della Repubblica pla- [porsi una pausa] entre na qual e quando»
tonica si legge fra l’altro del fiume Amelete (Epifânio Dias). La nostra traduzione scon-
«che nessun vaso [ἀγγεῖον] può trattenere» volge un poco il delicato equilibrio gram-
(621a). Può darsi che Camões volesse rove- maticale del testo.
sciare l’effato platonico, ad accentuare la pa- 149 Infatti il portoghese è una lingua neo-
radossalità estrema e beffarda della metafora latina, come tutti sanno, e come ribadivano
che Bacco adotta? Inoltre un vaso pieno d’ac- al tempo di Camões: «nostra lingua paene
qua è uno smacco per il dio del vino, abituato latina est» scriveva André de Resende in
a colmare vasi di merum inebriante. Insom- Vincentius Levita et Martyr (p. 47 n. 44). Tut-

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NOTE CANTO I pp. 39-41

tavia proprio nel XVI secolo era diffusa una ecc.; così nella poesia antica: Luc., Phars. V,
orgogliosa concezione del portoghese come 721; Stat. Theb. I, 350-353 ecc. Austro fero fa
più direttamente derivante dalla lingua lati- pensare a espressioni come trux Eurus (Ov.,
na e più ad essa simile. Testo fondamentale Met., XV, 603).
in questo ambito fu Barros Dialogo, di cui si 155Cfr. Ov., Fast. VI, 9 «nemus arboribus
vedano i parr. 220 sgg. e l’introduz. di Ste- densum» (Epifânio Dias).
gagno Picchio pp. 27 sgg. 156 «domus omnipotentis Olympi» (Aen. X,
150 Uno degli appellativi notissimi di Ve- 1). Camões in questa ottava prende ispira-
nere, dal nome dell’isola di Citera. L’agget- zione, fra l’altro, da ivi, 96-97: «ceu flamina
tivo è ovviamente diffuso nella poesia di prima / cum deprensa fremunt silvis et cae-
Camões e nel petrarchismo europeo; cito ca volutant / murmura» ecc. («come i primi
soltanto l’Hinno a Venere di Tasso senior: soffi / quando fremono impigliati nelle selve
«Poi che cotanto grate / le vostre voci sono e agitano / ciechi mormorii»; Bismut evoca
a questa Dea; / meco di Citherea / altamen- anche ivi IV, 442-443). Si conferma comun-
te cantate / la virtute infi nita, e la beltate» que la considerazione generale di Ramalho
(Tasso B. Ode p. 104). sull’aemulatio camoniana: «Também a apro-
151 Che ovviamente conoscevano i destini ximação literal, de verso a verso, não è tanto
futuri. Cfr. infra IX, 38. Un passo dell’Attica frequente em Camões quanto a sugestão ge-
di Pausania riporta la seguente informazio- nérica» (Estudos Camonianos, p. 83: «D’altra
ne «Epigramma autem indicat, cœlestem parte l’approssimazione letterale, da verso
Venerem esse earum quae Parcae appellan- a verso, non è tanto frequente in Camões
tur, natu maximam [πρεσβυτάτην]» (XIX, quanto piuttosto la suggestione generica»).
157 Dio della guerra audace, quindi vicino
2: «Un epigramma indica che la Venere
celeste era una di quelle che son chiamate ai Portoghesi, interviene ora con violenza.
Parche, suprema per nascita»). Dunque Ve- 158 Ripetizione di perfia (porfia ott. 34, 7).
nere sarebbe la più antica delle Parche, o 159 Notori sono gli amori di Marte con Vene-
comunque loro vicinissima. re, moglie di Vulcano (Ov., Met. IV, 171 sgg.
152 Camões usa um e outro come sostantivi, ecc.). L’espressione amor antigo rammenta il
quindi non concorda il secondo col femmi- virgiliano «veteris vestigia flammae» (Aen.
nile (Venere). Nella traduzione, ovviamente, IV, 23), da cui la nostra traduzione.
ci si regola in altro modo. Rodrigues Estu- 160 Come Achille in Il. A 58.
dos discute l’argomento, adducendo altri 161 Merencório deriva da melancholicus,
esempi della costruzione (p. 84) .
ma qui ha più valore di enfadado, carrega-
153 Verg., Aen. X, 96-97: «Talibus orabat
do (cfr. Moraes e Silva Dicionário), ‘tetro,
Iuno conctique fremebant / caelicolae fosco, profondamente irritato’. D’altronde
adsensu vario» (cfr. supra). lo spettro semantico della melancholia era
154 ne la spessura] Paggi □ dell’oscura fo- amplissimo, come ho provato a mostrare nel
resta nel più folto] Averini. Come sempre mio volume La melanconia, Milano, Rizzoli,
sorprendente la fedeltà lessicale che il primo 2009. Non molto ci aiuta la voce Melancolia
traduttore italiano offre talora (salvo poi do- in Dicionário Camões, pp. 930 sgg. (Fernan-
ver modificare la sintassi). La coppia Austro do Pinto de Amaral).
Borea (vento del sud e vento del nord, quin- 162 Lo scudo pertiene all’iconografia di
di confl iggenti) è largamente diffusa nella Marte; Faria e Sousa suggerisce un’eco –
koinè poetica cinquecentesca; vd. Rvf 269, 4; non tanto convincente – da Aen. XI, 11:
Bembo, Rime, 172 Donnini, 11; Ariosto, O. «ensem collo suspendit eburnum» («sospe-
F. XLV, 112, 1; B. Tasso, Ode cit., pp. 97, 136 se la spada eburnea sul collo»): il gesto di

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pp. 41-43 CANTO I NOTE

gettare sulle spalle lo scudo, straordinaria- 169 Tratto dall’inizio del discorso di Ve-
mente efficace e «visivo», potrebbe essere nere in Aen. X, 18: «O pater, o hominum
invenzione di Camões. rerumque aeterna potestas!», traslato da
163 Traduciamo letteralmente (come Paggi Camões in bocca a Marte.
59, Poppa Vòlture e altri), ma l’elmo è, alla 170«valia e obras = obras valorosas; è
latina, adamantinus, cioè duro come l’accia- hendyadis» (Epifânio Dias).
io, ovvero fatto di acciaio: son casque de dur 171 Naturale anche in italiano il verbo al
acier] Bismut. plurale dipendente da un sostantivo collet-
164 Immagine tipica dei poemi cavallere- tivo.
schi; cfr. ad es. Ariosto, O. F. XVIII, 101, 4: 172 Cfr. Aen. X, 8 «abnueram bello Italiam
«e alzossi la visiera». concurrere Teucris», detto da Giove («avevo
165 Come ben illustra Epifânio Dias, duro vietato che l’Italia ingaggiasse guerra coi
è un aggettivo caro a Camões e dalle molte Teucri»).
occorrenze semantiche; «aqui parece equi- 173 Spiega perché Bacco è «sospetto»: per-
valer a ‘temeroso’», ‘temibile, terribile’. ché le sue apparenti ragioni sono dettate in
166 Si veda la scena di Marte in Ov. Met. realtà da una passione violenta e odiosa.
XIV: «posita cum casside Mavors / talibus 174 Cfr. supra 30, 5 n. Qui molti intendono
adfatur divumque hominumque parentem / privado nel significato di ‘favorito, compa-
[…] impavidus conscendit equos Gradivus gno prediletto’, o anche ‘ministro, servitore’,
et ictu / verberis increpuit» (vv. 806-807, come nell’italiano antico privato. Tuttavia
820: «Marte, toltosi l’elmo, / in tal modo si c’è da dire che privar può significare ‘essere
rivolse al padre d’uomini e dèi / … impavi- in grazia di qualcuno’, e quindi lato sensu
do incitò i cavalli il Gradivo e con colpo / di ‘essere amato’ (amato] Paggi 59 □ predilet-
frusta li stimolò»). Il sólio puro è quello di to] Pellegrini ecc.). In ogni caso per Camões
Giove, cfr. supra 22, 3. Certo il gesto risulta Luso è sia filho che companheiro amado di
di una insolenza estrema. Bacco: vd. VIII, 3, 1 e 4, 4.
167 Espressioni analoghe nel X dell’Eneide, 175 intento] Faria e Sousa Paggi 59 □ pre-
sempre nella scena del concilio degli dei: «et tese] Pellegrini □ avis] Bismut; «tençao
tremefacta solo tellus, silet arduus aether», = parecer (sententia) […] e não ‘intento’»
«et totum nutu tremefecit Olympum» (vv. (Epifânio Dias).
103, 115). Altri esempi del topos in Faria e 176 da stomaco dannato] Paggi 59 □ d’a-
Sousa. nimo geloso] Pellegrini □ di cuore esulce-
168 Cfr. Stat., Theb. VII, 45-46: «laeditur rato] Poppa Vòlture □ un cœur plein de
adversum Phoebi iubar ipsaque sedem / lux fiel] Bismut ecc. Intende dire che il centro
timet» («il raggio di Febo riflettendosi ne è viscerale dove si riteneva fossero gli umori è
ferito / e la stessa luce teme quella casa»). in Bacco danado, «pervertido pela paixão»
Significativo che il passo sia tratto dalla (Epifânio Dias), «apaixonado, mal disposto
descrizione dell’orribile domus immansueta contra alguem, de máo animo, e mal inten-
del dio Marte, imitata dal Boccaccio in Tes. cionado» (Moraes e Silva Dicionário: «preso
VII, 32 sgg. («in questa vidde la ca’ dello dio dalla passione, maldisposto contro altrui, di
/ armipotente, questa edificata / tutta d’ac- malanimo e mal intenzionato»). Cfr. infra
ciaio splendido e pulio, / dal quale era dal 70, 6: «de peito venenoso e tão danado». «O
sol riverberata / la luce che abborreva il luo- motor do comportamento de Baco è a inve-
go rio», 32, 1-5). Si noti l’acciaio boccacciano ja, espécie de sentimento doloroso, próprio
(la casa è in realtà di ferro) e si rammenti de homens inferiores» («Il motore del com-
l’elmo adamantino di Marte in Camões. portamento di Bacco è l’invidia, specie di

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NOTE CANTO I p. 43

sentimento doloroso, proprio degli uomini ligera»: «dritta e schietta, perché così è più
inferiori»), scrive Luis de Oliveira e Silva, leggera»).
delineando, come osserva Nóbrega No rei- 183 Nell’originale va (vá) ha valore congiun-
no da água che lo cita, un Bacco «neurótico tivo e ottativo: ‘vada’; per ragioni di tradu-
frustrado, rancoroso, invejoso e ressentido» zione lasciamo un vago presente che ha sfu-
(p. 318). Alves (A fortuna crítica, p. 201) rin- mature di futuro.
cara: l’ira del dio è «dominada, segundo as 184Il verbo reformar-se, come annota
vozes do narrador e do próprio personagem,
Epifânio Dias, sta per «refazer-se», riposan-
pela inveja e pelo medo da humilhação»
dosi e procurandosi foraggiamento.
(«dominata, secondo le parole del narratore
185 Il cenno d’assenso richiama quello di
e dello stesso personaggio, dall’invidia e dal
terrore di subire umiliazione»), senza se e Giove in Aen. IX 106 «adnuit» = X, 115
senza ma. (la ripetizione di versi identici nel poema
177
virgiliano si ritrova anche in quello di
e giammai l’invidia altrui toglierà il
Camões, detto per inciso).
bene di cui si è degni e che il Cielo vuole]
186 Mavorte è latinismo da Mavors.
Pellegrini. Ecco espressa patentemente da
Marte la specifica passione di Bacco: l’inveja. 187 Risulta evidente anche la memoria
178 È una delle virtù cardinali; Faria e Sousa precisa di un passo dell’Iliade: «Atque
la intende per ‘costanza, perseveranza’, ma haec locutus […] annuit. Ad quem nutum
così l’opposizione con fraqueza (v. 3) si in- cœlum omne contremuit, et ambrosiae di-
vini verticis comae odorem spiravere» (A
debolisce.
528-530, traduz. Valla, Homeri Ilias p. 21:
179 Aen. X, 6-7: «Quianam sententia vobis «E dette tali cose annuì. Al suo cenno tutto
/ versa retro» («Perché le vostre intenzioni il cielo fremette, e le chiome del suo capo
/ si sono volte indietro? », parole di Gio- divino spirarono profumo d’ambrosia»).
ve all’inizio del concilio degli Dei); I, 237: Non improbabile altresì una reminiscenza
«quae te, genitor, sententia vertit?» («quale di Verg., Georg. IV, 415 «Haec ait et liqui-
intenzione, o padre, muta la tua decisio- dum ambrosiae defundit hodorem», pur
ne?», Venere a Giove). È evidente che de- se in contesto totalmente diverso (da cui
terminação corrisponde alla latina sententia. Garcilaso: «Ella [Venus] con mano presta y
180 Aen. I, 37: «Mene incepto desistere vic- abundante / néctar sobre el enfante despar-
tam» («Io, vinta, desistere dalla mia inten- zia», Ecl. II, 1297-1298, Boscan & Garcilaso
zione? »: a parlare è Giunone). c. 271r; «abundante» è ipallage, in quanto
181 Cfr. supra 20, 8. Per Faria e Sousa Mer- logicamente riferito a «néctar», oppure può
esser tradotto con ‘ricolma’).
curio rappresenta l’Arcangelo Gabriele. Vd.
188 Vd. supra, XX, 6.
Barreto Micrologia pp. 519-520 e infra II, 57.
182 189 Cioè: non dopo aver fatto gesto di omag-
Immagini diffusissime; cfr. Verg., Aen.
X, 248: «ocior et iaculo et ventos aequan- gio e saluto al sovrano Giove.
te sagitta» («più veloce di un dardo, e di 190 Sempre con dotta aemulatio, Camões
una freccia veloce come i venti»); XII, 856: sembra rifarsi anche qui a Omero, nel fi nale
«Non secus ac nervo per nubem impulsa del libro primo dell’Iliade: «se domos pe-
sagitta («Non diversamente da una freccia tendi somni gratia recipiunt. Habent enim
dall’arco scagliata attraverso una nube»); proprias singuli dij domos» ecc. (A 608 sg.,
espressioni come levior vento, ocior vento HV p. 24: «si ritirano nelle loro case per
e simili sono presenti in tutta la latinità. prendere sonno. Infatti ogni divinità ha la
Per bem talhada valga la glossa di Faria e sua propria casa»). Per néctar nel senso di
Sousa: «derecha, i pulida, porque asi es mas liquido odoroso si veda ad es. Ov., Met. IV,

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p. 45 CANTO I NOTE

250: «nectare odorato [Sol Clytien] sparsit Manilio (Astr. 5, 577 sg.; ai vv. sgg. il mito)
corpusque locumque». La differenza fra dica che i nati sotto il segno dei Pesci hanno
nettare e ambrosia, nota Manoel Correa, «se un animo ardentem che è spinto da summa
confunde, segundo tenho notado nos auto- libido ad ire per ignes (Sources Myth. pp. 33-
res» («si confonde, a quanto ho notato negli 34): cfr. «o Sol ardente / queimava então os
autori») e rimanda a Celio Rodigino, Lectio- Deuses». Ovidio, raccontando di Tifeo che
nes Antiquae (cfr. VII, 13, a p. 472 dell’ediz. terrorizzava gli dei, si limita a dire che «pi-
Lugduni, S. Onorato, 1560). sce Venus latuit» (Met., V, 331), mentre nei
191 La domus aetherea ad es. di Hor., Od., I, Fasti narra una versione alternativa, in cui
3,29 (‘cielo, Olimpo’). Venere e Cupido sono tratti in salvo da due
pesci gemelli che poi saranno la costellazio-
192Aen. XII, 791: «omnipotentis Olympi». ne (Fast. 2, 461-474).
Riprende ora la narrazione del viaggio di
197 Para-similitudine: infatti Giove e Vene-
Vasco da Gama e dei suoi.
re vegliano sui Portoghesi.
193 Una delle espressioni recursive (formu- 198 Nell’originale os tempos, al plurale come
laiche) del poema. Cfr. ad es. Verg., Aen. V,
in latino tempestates (Epifânio Dias).
2 «fluctusque […] secabat». Cfr. Peixoto
199 Aen. V, 862: «Currit iter tutum non se-
Camões p. 155 per la forma analoga arar o
mar. tius aequore classis» («La flotta percorre il
194 proprio cammino sicuro sulle acque tran-
Cioè a sud-est, o meglio, nel profondo
quille»). Cfr. anche passi quale: «Caeruleo
dell’emisfero australe procedendo verso
per summa levis volat aequora curru; / sub-
oriente. Cfr. Rodrigues Estudos pp. 86 sg.
sidunt undae, […] / fugiunt vasto aethere
195 Fra la costa africana e l’isola di Mada- nimbi» (ivi, 819-821: «Vola sul carro ceruleo
gascar, difronte al Mozambico da cui dista sulla superficie dell’acqua; / le onde s’abbas-
circa 400 km («algunas 60 leguas» Faria sano … / fuggono le nuvole dal vasto cielo»).
e Sousa, cioè più o meno 334 km). Etiopia Nondimeno Camões, riteniamo, procede
identificava l’Africa in generale. Sulla visita qui come altrove liberamente, con tutte le
in Mozambico cfr. Castanheda Descobri- memorie classiche e volgari possibili nella
mento I, 5. mente, certo, ma in «serenità» creativa. Si
196 Intende che il sole era nel segno dei vedano altri passi del poema come V, 1, 2-4
Pesci (siamo alla fi ne di febbraio del 1498). («quando abrimos / as asas ao sereno e sos-
Varie le fonti del mitologema. Cfr. ad es. segado / vento»), oppure X, 144, 1-2 («Assi
Hyg., Astr. 2, 30 («Diognetus Erythraeus ait foram cortando o mar sereno, / com vento
quodam tempore Venerem cum Cupidine sempre manso e nunca irado»). Il nome an-
fi lio in Syriam ad flumen Euphraten venisse, tigo è quello dell’Etiopia, dove si riteneva
eodem loco repente Typhona [un Gigante fossero nati i primi uomini sulla terra, e. g.
«violentissimo»], de quo supra diximus [28], ap. Diod. Sic. I, 10, 3 (che si riferisce precisa-
apparuisse; Venerem autem cum fi lio in mente agli abitanti κατ’Αἴγυπτον).
flumen se proiecisse et ibi figuram piscium 200 Cfr. Barros Ásia I, 8, 4: «Em a párte da
forma mutasse» ecc. («Diogneto Eritreo so- terra de Africa sobre a Ethiopia o que Pto-
stiene che un tempo Venere venne col figlio lemeu chama interior […] jáz outra terra
Cupido in Siria al fiume Eufrate, e che in que em seu tempo nam era nota, e ao pre-
quel luogo all’improvviso apparve Tifone, sente muy sabido o maritimo della, depois
di cui sopra dicemmo. Venere allora si get- que descobrimos a Jndia per este nósso már
tò nel fiume col figliolo ed ivi mutò la loro oceáno. O principio da qual, começando na
figura in forma di pesci»; vd. Sources Myth. Oriental párte della é Prasso promontorio,
p. 35; Igino Mit. Astr. p. 51). Curioso che Áque elle Ptolemeu situou em quinze graos

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NOTE CANTO I pp. 45-47

contra o sul e em tantos está por nos vere- cita due occorrenze (interessanti ma inutili)
ficádo». «Na verdade o cabo Praso, onde, se- nel Floridante di B. Tasso (la princeps curata
gundo a geographia de Ptolomeu, começava dal figlio, uscirà nel 1587) e altre in Barros,
a terra incognita que juntava a costa oriental ma tutto deriva se mai da un’espressione bi-
africana com a extremidade oriental da Asia, blica: «quia non est factum sicut cogitabat»
era o cabo Delgado» (Epifânio Dias; «Nel- (1 Mcc 6, 8). Camões replica il verso identi-
la parte della terra africana sopra l’Etiopia co a II, 70, 4.
ciò che Tolomeo chiama interiore … giace 207 «sayano daquela ilha sete ou oyto barcos
altra terra che al suo tempo non era nota, a vela» (Castanheda ibid.).
e al presente è assai conosciuta la costa di 208 s’alborota [Paggi (con ispanismo cru-
essa, poi che scoprimmo l’India attraverso
do). Camões segue da presso Castanheda:
questo nostro oceano. Il principio di tale
«y os nossos […] derão hâa grande grita»
terra, cominciando dalla sua parte orientale,
ecc. (ibid.).
è il promontorio Prasso, che Tolomeo aveva
209 non fanno altro che rimirare la causa
situato quindici gradi verso sud e noi l’ab-
biamo verificato. In verità il capo Prasso ove, della loro contentezza] Pellegrini. Cioè l’ap-
secondo Tolomeo, iniziava la terra incognita parizione dei batéis.
che univa la costa orientale africana all’e- 210 Per ‘Legge religiosa, Credo’. Il termine
stremità orientale dell’Asia, era capo Delga- tornerà molto spesso nel poema.
do»). Un errore di coordinate nell’edizione 211 Camões sintetizza Castanheda, ivi, p.
di Tolomeo del 1525, spiega Epifânio Dias, xii.
fece sì che i lettori collocassero la latitudine 212 Sempre da Castanheda viene l’informa-
del Capo al livello del Mozambico, mentre
zione (cfr. Epifânio Dias).
la giusta latitudine era più a sud di quasi 5°.
213 Notiamo che l’espressione o sabe riferi-
201 Per ‘bagna’. Useremo altre volte questo to al Po offre il destro a Faria e Sousa per
calco. Faria e Sousa evoca Barros Ásia I, 4, 4: citare loci paralleli da Virgilio a Sá de Mi-
«em hum pedaço de terra torneado dáguoa randa, e va bene; significativo però è dopo,
salgada» («in un pezzo di terra circondato in parallelismo, l’uso del verso o sente per
d’acqua salsa»). l’Eliade che si va metamorfosando e quindi
202 Sintagma che ritroviamo a II, 56, 6; V, subisce (sente) l’evento nel proprio corpo in
97, 1; la variante «valeroso Capitão» a I, 64, trasformazione.
1; II, 109, 1. 214 Quindi di colore nero, abbrunato. Per
203 Espressione oblativa eroica, più vol- il mito di Fetonte cfr. Ov., Met. II, 1 sgg.;
te iterata nel poema: «se oferecer á dura in particolare: «Tum vero Phaeton cunctis
morte» (III, 35, 5); «dos perigos a que ele e partibus orbem / adspicit accensum / […]
se oferece» (ivi 69, 6); «ao duro sacrifício se Sanguine tunc credunt in corpora summa
oferece» (ivi 131, 8, detto di Inés); «quem a vocato / Aethiopum populos nigrum traxis-
tamanhas cousas se oferece» (IV, 82, 8). se colorem» (vv. 227 sg., 235 sg. «Allora Fe-
204 Cfr. Ar., O. F. 44, 91, 1: «E come uom tonte vide il mondo incendiato da ogni par-
d’alto e di sublime core». In traduzione alte- te … Si crede dunque che per l’affluire del
riamo l’ordine naturale sintattico, che inve- sangue alla superficie della pelle / i popoli
ce Camões tende a rispettare quasi sempre. Etiopi abbiano da allora avuto il colorito ne-
gro»). Il Po è ivi citato tra i fiumi incendiati
205 «Vasco da Gama não quis que as tomas- (v. 239 e cfr. Marziale X, 12, 2 «Phaeton-
sem, por não aver disso necessidade» (Ca- tei…Padi»), mentre «Lampetie», una delle
stanheda I, 1, 5, p. xi). Eliadi trasformate in pioppi od ontani, si
206 Espressione molto diffusa; Faria e Sousa irrigidisce radicandosi al suolo (vv. 348 sg.).

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pp. 47-49 CANTO I NOTE

Il nome «corretto» della ninfa sorella di Fe- mentre Lattanzio Placido, commentatore di
tonte sarebbe a Lus. V, 91, 6 («Lampécia»), Ovidio, ci svela il nome della terza fanciulla:
mentre qui «Lampetusa» ha creato molti «Phaetusa, Lampetie, Phoebe»; in dettaglio
dubbi negli esegeti. Epifânio Dias verifica vd. Benedetta Rossignoli, L’Adriatico gre-
la presenza del nome Lampetusa in alcuni co. Culti e miti minori, Roma, L’Erma di
manoscritti di Fulgenzio (ma vd. Myth. I, Bretschneider, 2004, pp. 239 sgg.
Fabula Phäetontis: «Arethusa, Lampetu- 215 Forse – e ripetiamo forse – vaga me-
sa», dall’edizione basileense Henricpetrina moria di un celebre verso dantesco: «dalla
del 1543, p. 29) e nel commento del Servio cintola in su tutto il vedrai» (Inf. V, 33: si
Danielino ad Aen. X, 89 («Phaetusa et Lam- noti che Das cintas di Ee è corr. in Da cinta
petusa»), nonché in Boccaccio (Geneal. VII, in E, ma è trivializzazione). In Castanheda,
43) il quale «cita Lampetusa como encon- se vedo bene, il particolare della nudità non
trando-se em Ovidio, o que não è verda- è indicato.
de». Infatti recita Boccaccio puntualmente: 216 Segue Castanheda I, 5: «vestidos de pa-
«Phäetusa, Lampetusa et Lampetia, ut ait
nos dalgodão listrados e de muytas córes,
Ovidius, fi liae fuere solis, & secus Padum
uns cingidos ate o giolho, e outros sobraça-
mortem Phäetontis flentes in arbores versae
dos como capas, e na cabeça fotas [= toucas
electrum lachrymantes sunt» (dall’edizione
Cam.] con vivos de seda laurados de fio dou-
di Basilea 1532, p. 190: «Fetusa, Lampetusa
ro, e trazião terçados mouriscos e adagas»
e Lampezia, come tramanda Ovidio, furo-
(p. xii). Cfr. Radulet Vasco da Gama, p. 89.
no figlie del sole e presso il Po piangendo
217 L’anafil (plur. anafis) era una «trombe-
la morte di Fetonte vennero trasformate in
alberi che lacrimano ambra»). Se la fon- ta direita, como charamela, senão que tem
te di Camões fosse Boccaccio (cosa di cui menos boca [ancia più corta], e mais largu-
alcuni dubitano), allora tutto tornerebbe: ra, usada entre Mouros» (Moraes e Silva);
in questi versi del poema sarebbe evocata «Anafi l es instrumento de la forma de chiri-
Lampetusa, più avanti Lampetia, entram- mia con menos boca, i mas largura, pero de
be figlie del Sole iuxta lo pseudo-Ovidio metal» (Faria e Sousa). Quindi una specie
boccacciano. Ma la tradizione classica, a di corno elementare (il port. charamela e lo
parte gli esempi addotti da Epifânio Dias, spagnolo chirimía rimandano all’italiano
sembra indicare talvolta due Eliadi, come ciaramella). Manoel Correa parla invece di
in Odiss. XII, 132 (Φαέθουσά τε Λαμπετίη), «frautas retorcidas» (letteralm. ‘flauti ritor-
talvolta tre, come in Ovidio, ove abbiamo ti’). Il termine comunque, di origine araba
Phaethusa sorella maggiore, Lampetie e (cfr. Federico Corriente, Dictionary of Ara-
una «tertia» innominata. Escludendo l’idea bic and Allied Loanwords, Leiden-Boston,
peregrina che Camões fondesse i due nomi Brill, 2008, ad voc), era diffuso nelle sue va-
ottenendo «Lampe+tusa» (Costa Pimpão), rianti locali nell’area romanza: amfil (Fran-
resta l’ipotesi più probabile che il nostro cia meridionale, «trompette», con varianti
avesse in qualche modo contezza del passo note nafil lamfil, namfil), anafil appunto, o
di Boccaccio. Tuttavia, a complicare tutto, añafil (catalano, spagnolo, portoghese) ecc.
ci si mette ad es. il consultatissimo Ravisius Vd. la noterella erudita di Giulio Bertoni
Textor, che negli Epitheta nomina tre He- in «Archivum Romanicum», 1, 1917, p. 439.
liades: «Phaetusa, Lampetia, & Iapetia» (p. Si osservi, per sonorosos, che qui l’attributo
157 dell’Epitome pubblicata da S. Gryphius non può avere il senso di ‘melodioso’, ben-
a Lione nel 1548). Non solo. Fonti antiche sì piuttosto ‘fragoroso’. Cfr. le «sonorosas
come Igino offrono un elenco di nomi del- trombetas» di Corte-Real (Sucesso IV, p. 49).
le Eliadi più corposo: «Merope Helie Ae- 218«E com tudo os barcos os seguião
gle Lampetie Phoebe Aetherie Dioxippe», sempre capeandolhes a gente deles que os

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NOTE CANTO I pp. 49-51

esperassem», etc., Castanheda ibid («e in- lis inter mensas laticemque Lyaeum». Per i
tanto le barche li seguivano, e la gente su di queimados de Faeton cfr. supra, n. a 46, 8.
esse faceva gran cenni perché li aspettasse- 224 Cfr supra, «da Ocidental praia Lusi-
ro»). Cfr. Verg., Aen., III, 532: «vela legunt tana», I, 2. Ponendo in facile ma efficace
socii et proras ad litora torquent» (Faria e rima baciata del distico Occidente e Orien-
Sousa; «i compagni raccolgono le vele e vol- te, Camões epitoma con un linguaggio va-
gon le prue verso la riva»). gamente canterino l’immensità del viaggio
219 Analoga illusione è espressa in Barros e dell’opera dei Portoghesi – e del proprio
Ásia, I, iv, 6: «pareceu aos nóssos […] que poema indirettamente.
tinham acabado o fi m de seus trabálhos» 225 «Chegádos estes bárcos ao navio de
(«sembrò ai nostri … che avessero raggiunto Vásco da Gãma, levantouse hum daquelles
il termine delle loro fatiche»). homeens vestidos, e começou per aravigo
220 Nell’originale: amainase a verga alta. perguntar que gente era e o que buscávam.
Qualche esempio di traduzioni: scendon le Ao quem Vasco da Gãma mandou respon-
antenne] Paggi □ ripiegar vele, ammainar der per Fernam Martinz linguoa [o lingua
pennoni] Bonaretti □ raccolgono le vele alla era detto ‘l’interprete’; cfr. comunque Barros
verga alta] Poppa Vòlture □ abbassando le ivi p. 130; Castanheda I, 6, p. xiij «isto lhe
vele e l’alta antenna] Mercedes la Valle □ dezía pelo língoa Fernão Martinz»], que eram
the sails furled aft and main] White □ on Portugueses vássallos del rey de Portugal»
cargue les voiles, on amène la haute vergue] (Barros Ásia I, 4, 3: «Giunte queste barche
Bismut etc. In sostanza si sciolgono tutte le alla nave di Vasco da Gama, si levò uno di
vele, compresa la più alta. quegli uomini con addosso abiti, e cominciò
in lingua araba a chiedere chi erano loro e
221 Si osservi che il termine gente si è ripe- cosa cercavano. A lui Vasco comandò fosse
tuta cinque volte nelle ultime ottave senza la risposto, tramite l’interprete F. Martins, che
ricerca di sinonimi: è una scelta ben precisa. erano Portoghesi, sudditi del re del Porto-
222 Ovvero ‘cortesemente, amabilmente’, gallo»; cfr. Radulet Vasco da Gama p. 88 sg.).
come in latino humaniter (Epifânio Dias). Per interrogazioni simili in Virgilio vd. ad es.
Insolitamente abbiamo un enjambement, Aen. I, 369 sg.: «Sed vos qui tandem, quibus
per quanto non forte. aut venistis ab oris / quove tenetis iter?» (≈
223 «Estes homens como chegarão aos na- «quem eram, de que terra, que buscavam»).
vios entraram dentro muy seguramente 226 Fuori luogo qui il rimando a «diver-
como quem conhecerão os Portugueses, e sa per aequora vectos» ecc. di Aen. I, 376.
assi conversarão logo coeles, e falavão ara- Semplicemente, forse, diversa si riverbera su
via [cfr. arábica língua]: no que se conhe- diversos, v. 4.
ceo que erão mouros. Vasco da Gama lhes 227 L’immagine è topica; la ritroviamo in
mandou logo dar de comer: e eles comerão Garcilaso (El. I, 307), in Ariosto, OF III, 17.
e beberão» (Castanheda ivi, p. xii: «Questi Si intenda dall’estremo Sud (Antartico) all’e-
uomini appena giunsero alle navi vi salirono stremo Nord (Callisto, la ninfa trasformata
molto sicuramente come chi conoscesse già in Orsa maggiore, visibile solo nell’emisfero
i Portoghesi, e così conversarono subito con boreale). L’espressione, dicevamo, diffusa,
loro, e parlavano arabo, dal che si capì che sta a significare pressoché «tutto il mondo»,
erano mori. Vasco da Gama ordinò subito o meglio, tutto l’Oceano. Più avanti, a V, 15,
di rifocillarli, e quelli mangiarono e bev- 7 Camões nomina entrambe le Orse, mag-
vero»). Per il licor di Lieo (vd. gli attributi giore e minore (Callisto e Arcade). In realtà
di Bacco enumerati in Ov., Met., IV, 11-18), il percorso dei Portoghesi è stato da Nord a
cioè il vino, cfr. Verg., Aen. I, 686: «rega- Sud: forza dei topoi nella poesia.

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p. 51 CANTO I NOTE

228 Non può non risuonare l’espressione 233 Vd. Ov., Met. I, 300: «nunc ibi defor-
biblica «coelos novos et terram novam» (Is. mes ponunt sua corpora phocae». Cfr.
65, 17; cfr. anche 66, 22; II Pt 3, 13; Apc 21, anche Boscán, Leandro 2455: «los phocas
1); nel verso di Camões il refrain veterote- y delfi nes y otros monstruos» (Boscan &
stamentario proietta l’impresa dei Lusitani Garcilaso c. 167v). Si noti che qui, come in
in una prospettiva provvidenziale e persino Camões, phoca è maschile. Se nel portoghe-
escatologica. se antico il lemma poteva essere sia maschi-
229 D. Manuel (1495-1521), chiamato O le che femminile, sembra che Camões, su
venturoso: sotto il suo regno Gama compì ispirazione del cit. Boscán, sia stato il primo
la conquista dell’India, Cabral scoprì il Bra- a usare il termine al maschile (Rodrigues
sile, altre esplorazioni si diressero verso la Estudos p. 87).
Groenlandia ecc. 234 Ma ci par ben ragion] Paggi □ ma ades-
230 L’Acheronte è uno dei fiumi infernali, so è giusto] Pellegrini. Ulteriore espressione
come si sa. «La désignation de lac est impro- ricorrente (anche fuori del poema); cfr. IX,
prie, mais traditionelle: cf. Virgile, Énéide, 20, 5; I, 101, 3-4, 113, 7 ecc.
VI, 323; Cocyti stagna vides Stygiamque palu- 235 Memoria possibile di Inf. V, 81: «Venite
dem, où des autres fleuves des Enfers, le Co- a noi parlar, s’altri nol niega». Singolare il
cyte et le Styx, sont respectivement désignés parallelismo poligenetico con Tasso, G. L.
comme un étang et comme un marécage», XII, 60, 5-6: «pregoti (se fra l’arme han loco
cioè ‘come uno stagno e come una palude’ i preghi) [:neghi] / che ’l tuo nome e ’l tuo
(Bismut). L’altro fiume a completare la serie stato a me discopra». Forse anche memoria
dei quattro era il Flegetonte. Inutile dire vaga di una frase di S. Ambrogio, ripetuta
che questi idronomi erano presenti ampia- nel tempo da numerosi predicatori: «ibi ne-
mente nell’Inferno di Dante. gat, ubi veritas non est» (Exp. In Lucam X,
231 Ripetizione appena variata di 50, 8. Il 75). Non vedo nella parentetica del v. 6 una
sistema compattamente ecoico della sintassi maliziosa allusione al costume menzognero
camoniana si ripropone subito con il polit- dei Mori (Faria e Sousa), piuttosto una for-
toto navegamos…navega. mula di cortesia.
232 236 Domande ricorrenti nell’epica virgilia-
Aggettivo ricorrente, in parte stereotipa-
to, ma anche emblematico di un poema della na, come fa notare Faria e Sousa (cfr. ad es.
distanza estrema, degli antipodi, della fine – Aen. I, 330-333; VI, 669-671 ecc.). Cfr. supra,
o quasi – del mondo conosciuto. Nel primo 51, 3-4.
canto si ritrova a 57, 3 e 100, 5 («terra tão 237 S’intenda sempre Lei per ‘Legge religio-
remota»). Faria e Sousa commenta il nostro sa, credo religioso’. L’uomo das ilhas vuole
verso così: «entiende no navigado hasta ago- distinguere sé e la propria ‘razza’ (nação) da-
ra; qual era desde el Cabo de Buenaesperança gli aborigeni (probabilmente di etnia bantu)
hasta alli» («vuole dire non navigato fino ad che sono rimasti allo stato di natura, irrazio-
allora; quale era dal Capo di Buona Speranza nali e senza un culto certo, stabilito. Mentre
sino a colà»). Infatti Adamastor, descriven- loro sono maomettani, e fieri della propria
do la propria pietrificazione, dirà «remoto religione che è diffusa in tutto il mondo
Cabo» (V, 59, 6). Non si dimentichi poi il (iperbolicamente). Si osservi il parallelismo
memorabile finale della prima elegia Tristium Lei… nação… Lei… ração; la prima cop-
di Ov.: «nobis habitabitur orbis / ultimus, a pia è virata «al negativo» come la seconda
terra terra remota mea» («dovrò abitare l’ulti- (sem) in quanto i maomettani si defi niscono
mo lembo di mondo, / una terra remota dalla estrangeiros. Da notare che raçao, più che
mia terra»). Non sarà sfuggito il malinconico ‘ragione, razionalità’, indica «regra [regola]
e virtuoso calembour ovidiano a Camões. que se dá nos navios, communidades, nas

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NOTE CANTO I pp. 51-53

familias» ecc. (Moraes e Silva Dicionário). fa precedente, in cui l’isolano si dichiara


Gli indigeni vivono senza civiltà, ordine, estrangeiro rispetto agli indigeni.
istituzioni, leggi civili, insomma. 241 Vasco da Gama vi sbarcò il 2 marzo
238 Ai tempi di Camões si riteneva Mao- 1498, L’isola di Mozambico è vicina all’o-
metto figlio di Abedelà (’Abd Allah) gen- monimo stato, a settentrione, separata da
tio, ‘pagano’, e di Emina (Amina) di stirpe un angusto canale con un ponte, ed è effet-
ebrea, o propriamente di religione ebraica tivamente di piccole dimensioni.
(cfr. Barros Ásia II, 10, 6, p. 441, e per tutta 242 se da tanto tempo siete in mare] Pelle-
la questione Rodrigues, Fontes pp. 212-215). grini (praticamente contra omnes).
Flavio Biondo aveva definito la madre di
243 L’Idaspe (oggi Jhelum) è un fiume che
Maometto Hebraicae gentis, Marcantonio
Sabellico Hebraicae legis non ignara. Da confluisce indirettamente nell’Indo non
qui Barros, e la tradizione seguente, che lontano dalla costa (Faria e Sousa: diciamo
fa di Emina una ismaelita credente nell’e- piuttosto che è il più occidentale dei fiumi
braismo. Sulla discendenza di Maometto del Punjab). Il sintagma è topico, da Petr.,
da Abramo, padre di Ismaele, e su aspetti Rvf 210, 1, per cui è inutile evocare Gero-
della religione araba pre-islamica (cioè dos lamo Vida o Minturno, sulla scorta di Faria
Gentios) si veda la documentata sintesi di e Sousa. Per le fonti di Petrarca vd. l’ediz.
Alfonso Maria di Nola, Maometto, Roma, del Canzoniere a cura di Rosanna Bettarini,
Newton Compton, 2012. Torino, Einaudi, 2005, p. 983, n. 1. Cele-
239 «Os povoádores da qual eram mouros
bre l’espressione oraziana «fabulosus […]
Hydaspes» (Carm. I, 22, 7-8).
vindos de fóra, os quáes fizĕ¸ ram aquella po-
244 Veramente Camões chiama anche l’A-
voação como escála da cidáde Quilóa que
estava diante, e da mina Çofála que ficáva frica ardente (III, 20, 8), ma l’aggettivo gli
atras» (Barros Ásia I, 4, 4, p. 133: «I popola- è caro e lo utilizza splendidamente in varie
tori della quale erano mori venuti da fuori, i occasioni; inverosimile la seconda ipotesi
quali fecero quella popolazione come scalo prospettata da Faria e Sousa, per cui l’In-
per la città di Quiloa che stava di fronte, e la dia sarebbe ardente perché ricca di ardentes
ricca Sofala che stava oltre»; una descrizio- especiarias, espressione ripetuta più volte da
ne minuziosa del cosiddetto «regno di Sofa- Camões.
la» in ivi, 10, 1). Per le fonti relative alla ge- 245 Cfr. supra, 52, 5 la formula «razão pa-
ografia dell’Africa orientale e i rapporti con rece».
i Portoghesi, vd. East Africa, ed. by Malyn 246 Ripetizione di que per tre volte. «Pleo-
Newitt, London, Routledge, 2017. Tocco ri- nasmo muito usado no séc. XVI e que con-
assume così: «Quiloa (oggi Kilwa Kisiwani) tribuía para dar maior ligação ao membros
fu assoggettata all’autorità portoghese dal- do período» (Rodrigues). Ma anche un
lo stesso Vasco da Gama nel suo secondo ulteriore segno dell’estetica epica camonia-
viaggio del 1502; Mombasa raggiunta il 7 na che si fonda su una retorica dell’itera-
aprile 1498, fu conquistata da D. Francisco zione (che può manifestarsi in molti modi,
de Almeida nel 1505, e, nello stesso anno, dall’anafora alla paronomasia, dall’epana-
Francisco de Anaia ottenne dal capo locale
lessi a parallelismi e chiasmi ecoici i più
di poter fortificare Sofala (si veda X, 94)».
complessi ecc.).
240 siccome c’è necessaria, procuriamo di
247 Amplifica Castanheda I, 5, p. xij.
abitarla come se fossimo del luogo] Pellegri-
248L’espressione vale in genere per ‘mao-
ni □ comme elle nous était nécessaire, nous
avons cherché à l’habiter comme si nous en mettano’.
étions natifs] Bismut. Si rammenti la stro- 249 Si preannunciano in sordina tratti di

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pp. 53-55 CANTO I NOTE

falsità nel comportamento ossequioso dei (a seconda dei mss. che lo tramandano, uno
Mouros. «Vasco da Gama […] não ficou muy viennese, uno di Laon, l’altro di Monaco):
satisfeito dos modos e cautÑlas que sintio no «currus cristallo lucidus alba», Keil V, p.
mouro falando com elle, porque entendeo 576 («albo pro alba legendum»).
nam ficar tam contente como mostrou quan- 252 insolita] Pellegrini.
do soube quÑ eram Portugueses» (Barros 253 La dittologia cuida e nota viene seguita
Ásia I, IV, 4, pp. 132 sg.: «Vasco da Gama …
dalla preposiz. articol. na, che si legherebbe
non rimase molto soddisfatto delle maniere
solo al primo dei due verbi, ma l’irregolarità
cautelose che avvertì nel moro parlando con
sintattica è ammessa; anche noi nella tra-
lui, poiché intuì che quello non era affatto
duzione usiamo riflette e nota seguiti da un
contento, come mostrò quando seppe che
compl. ogg. che si addice transitivamente a
loro erano Portoghesi»).
nota e non a riflette. Rodrigues Estudos, p.
250 Nel’originale Irmaã, sorella: Diana so- 88, ritiene invece che cuida concordi con na
rella di Febo. e nota, a distanza, con como del v. 7.
251 L’ottava è divisa nettamente in due 254 «Partido o Mouro muy alÑgre das peças
quartine. Nella prima ha provvisoria con- que leváva mais que por ver os nóssos na-
clusione l’episodio dell’incontro coi Mori quellas pártes, começarãm elles festejar a
dell’isola, nella seconda assistiamo a una nóva que deu: dando louvóres a deos pois já
delle tante figurazioni astronomico-mitolo- tinham visto gente que lhe faláva na Jndia»
giche che marcano il linguaggio dell’epos (Barros Ásia I, 4, 4, p. 132: «Partito che fu il
classico. La luce del giorno scende sulle ac- Moro, ben contento delle regalie che porta-
que dell’oceano e vi affonda, scomparendo, va con sé, molto più che del vedere i nostri
ma subentra un’altra luminosità (alumiasse), in quei luoghi, cominciarono i Portoghesi a
quella lunare. Febo e Diana sono dunque festeggiare le notizie che quegli aveva dato,
fratelli nel ruolo di schiarire la tenebra. Il ringraziando gli dèi poiché finalmente aveva-
sole dovrebbe tramontare dalla parte della no incontrato gente che parlava loro dell’In-
terra in Mozambico, è stato fatto notare. Ma dia»). Vasco da Gama però rimane cauteloso
Camões, più che pensare «alla portoghese», e dubbioso, come spiega Barros di seguito.
pensa da poeta. Infatti il topos è così diffuso L’errata Setta è ovviamente quella del mao-
da rendere inutili le dotte citazioni di Faria mettanesimo. I marinai sono rimasti forse
e Sousa (peraltro nessuna di esse proprio impressionati da quanto detto all’ottava 53, 7.
congruente); significativo invece il riman- 255 Di Nettuno, cioè del mare. Propria-
do agli ultimi versi dell’ecloga camoniana mente Neptunine è vocativo di Thetys, iuxta
As doces cantilenas (VII): «quando Febo Catull., Peliaco quondam, Carm. 64, 28, se-
nas águas se encerrou / cos animais que o condo la lectio delle stampe antiche (oggi
mundo alumiavam, / e co luzente gado apa- si preferisce la lezione Nereine, cfr. Catullo
receu / a celeste pastora pelo Céu» («quan- Poesie p. 126 appar.), ma qui Camões usa un
do Apollo si richiuse nelle acque del mare / aggettivo colto, un para-latinismo.
con i cavalli che illuminavano il mondo, / 256 Cfr, Sannaz., Arc. IIe, 135: «le stelle n’ac-
mentre col lucente gregge apparve / la cele-
compagnano e la Luna» (Faria e Sousa). Cfr.
ste pastora nel Cielo»). Diana è detta «Phoe-
in generale Marnoto A «Arcadia».
bi germana» (Cam. Irmã) ad es. da Claud.,
257 Cfr. Rvf 23, 142: «per spelunche deserte
Cons. Stil. III, 334. Singolare la coinciden-
za – poligenetica, si è costretti a dire – con et pellegrine»; Aen. I, 60: «sed pater omni-
un verso, o frammento di verso, attribuito potens speluncis abdidit atris [scil. ventos]».
a Ovidio dal compilatore di un trattato De 258rubiconda] Paggi 59 □ color di rosa]
dubiis nominibus, o De generibus nominum Bonaretti □ variopinta] Pellegrini □ aux

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NOTE CANTO I pp. 55-57

teintes vives] Bismut □ variegata] Averini nopolitano non lasciava dubbi, ad esem-
ecc. «El marchetada vale esmaltada porque pio all’inizio del poema: «Fatui, qui boves
todo es una hermosa labor, i composicion de Hyperionide Solis / comederunt» (Homeri
pedacitos de colores varios», che sia tarsia o Odyss. c. 3r).
mosaico (Faria e Sousa: «Il termine marche- 262 «[…] Vasco da Gama, que sabendo
tada significa smaltata, poiché è tutto uno que ele avía de ir, mandou embandeirar e
splendido lavoro e composizione di pezzi di toldar a frota», ma tenendosi pronto a un
vario colore»). eventuale tradimento dei mori (Castanheda
259 Lo spargimento della luce da parte I, 6, p. xiij: «Gama, che sapeva che doveva
dell’aurora è immagine classica: «Et iam andarsene, ordinò di imbandierare e co-
prima novo spargebat lumine terras / Ti- prire la flotta»; toldar sta per «cobrir com
thoni croceum linquens Aurora cubile», tolda», che è «obra de panno que cobre os
celeberrimi versi di Aen. IV, 585 sg.: «E già barcos, e navios para abrigar do Sol, e chuva
la prima Aurora spargeva la terra di nuova a quem vai sobre a coberta», Moraes e Silva
luce / lasciando il letto dorato del consorte Dicionário).
Titone» (versi ripresi identici a IX, 459 sg.; 263 se pure allegro] Averini. Cioè era di lieto
cfr. Hom., Il. XI, 1-2 e Od. V, 1-2, in entram- aspetto ma, come vedremo subito, dubitava
bi i casi ad apertura di canto). Virgilio è a che i nuovi arrivati fossero Turchi (sospetto
sua volta debitore di Lucrezio II, 144: «Pri- errato, confermato da Castanheda e Barros).
mum aurora novo cum spargit lumine ter- Tuttavia o Regedor avrebbe dovuto nutrire
ras». Camões contamina il modello latino «sympathie pour des frères en religion»
con la figurazione petrarchesca dei «capei (Bismut). Infatti l’odio nascosto nasce nel
d’oro a l’aura sparsi» a Rvf 90, 1, dove le de- Regedor quando scopre di avere davanti a sé
clinazioni del verbo spargere si moltiplicano cristiani: cfr. infra 69. Ma i Turchi eventuali
(cfr. ivi, 127, 83 sg.; 196, 9 ecc.), e peraltro, invasori erano comunque temibili.
come notano i commentatori del Canzonie-
264 Espressione tecnica già latina: leves na-
re, non senza un paradigma virgiliano alle
spalle: «dederatque comam diffundere ven- ves, expeditae ecc.
tis» (Aen. I, 319). Così il cortocircuito della 265 Inumani o immanissimi erano spesso
memoria poetica camoniana si chude e si defi niti i Turchi; cfr. Epifânio Dias.
compatta, senza necessità di citare numero- 266 Gli apousentos originari dei Turchi erano
se altre riprese del topos. presso il mar Caspio. «La Natione de’ Turchi
260 Tinta di colore che si predica formulai- senza dubbio alcuno ha l’origine sua da gli
camente dell’Aurora (Ἠώς) sin da Omero Scithi, hora chiamati Tartari; i quali habita-
(ῥοδοδάκτυλος ecc.), come si sa. no le solitudini sopra il mar Caspio» (P. Gio-
261 Elios, il sole, fi glio di Iperione; dal lat. vio in Dell’Historia universale dell’origine et
Hyperionius, locuzione sofisticata, più pro- imperio de’ Turchi parte seconda […] raccolta
babilmente derivata da Valerio Flacco (Arg. da M. Francesco Sansovino, Venezia, appres-
II, 34 sg. «Hyperionius […] currus») che so F. Sansovino, 1560, c. 72v = Dell’Historia
non da Avieno, come propone Faria e Sousa universale dell’origine et imperio de’ Turchi,
(Descr. orb. terr. v. 1309 «Sol Hyperionius»). raccolta da M. Francesco Sansovino, Venezia,
Averini traduce erroneamente «Iperio- F. Rampazetto, 1564, c. 213r).
ne» e Tocco segue la svista (nonché Costa 267 Costantino Paleologo XI Dragàses (dal
Pimpão), commentando «Iperione […] pa- nome serbo della madre Dragaš, figlia del
dre del Sole. Spesso, come qui, si identifica principe Costantino Dragaš) fu l’ultimo
col sole medesimo». Ma anche la traduz. imperatore bizantino; i Turchi presero Co-
latina dell’Odissea di Andrea Divo Giusti- stantinopoli alla fi ne del maggio 1453. Che

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pp. 57-59 CANTO I NOTE

qui Camões faccia forse riferimento a Co- Aen., I, 734: «adsit laetitiae Bacchus dator»
stantino il Grande (Epifânio Dias), come e il nostro, nel Rei Seleuco: «que segun di-
simbolo stesso dell’impero bizantino, non è cen, Señor, / Vinum laetificat cor / hominis,
impossibile. Il «grande Costantino» è però y le es provechoso» («che come si dice, Si-
chiaramente indicato infra, III, 12, 8 (in gnore, il vino letifica il cor degli uomini, e gli
quel luogo non può trattarsi del Paleologo, è giovevole»).
come invece lascia intendere Tocco). «Some 270 Cfr. Castanheda I, 6, p. xiij: «lhe man-
by Constantino understand the Great, when dou dar muy bem de comer dessas conser-
it means the Little: the difference is shown vas que levava, e do vinho, e ele comeo e
by the apocryphal inscription on the famous bebeo de boa vontade» («comandò di dargli
bronze pillar at Byzantium: “Constantinus molto bene da mangiare di quelle conserve,
me construxit: Constantinus me destruet”» che con sé traeva in viaggio, e del vino, e
(Burton II, p. 574, n. a I, 60, 8). Anche Bar- quello mangiò e bevve di buon appetito»).
reto non aveva dubbi: «O primeyro de que
271 Epifânio Dias osserva che il termine ara-
o poeta falla, C. 1 est. 60, foy per alcunha
cognominado o Paleologo, o qual perdeo a via per lingoa arabica era spesso usato per
cidade de Constantinopla, no anno de 1543 intendere lingoagem inintelligivel. Ancora
em 29 de Mayo […]. O segundo em o C. 3 oggi anche noi diciamo ‘parlare arabo’ allo
est. 12 foy Constantino Magno» (p. 234). stesso modo.
272 Cfr. sopra, 60, 1 e n. «Ho çoltão pregun-
268 Barros parla di «conservas da ilha de
Madeira» e «peças» (I, 4, 3-4). Traducendo, tou a Vasco da Gama se vinha de Turquía,
non rispettiamo subito dopo (e anche) la tri- porque ouvira dizer que erão brancos assi
plice anafora dell’originale dalhe. como os nossos» (Castanheda, I, 6, p. xiij:
«il sultano chiese a Vasco da Gama se venis-
269 Si osservi la ripetizione, in un’area ri- se dalla Turchia, poiché aveva sentito dire
stretta, di alegria e derivati: cfr. 57, 2; 59, 6 che erano bianchi come i nostri»). Traccia di
e 7; 60, 1; 61, 1 e 6. Nella traduzione non questo dubbio originato dalla pelle chiara
variamo, anche se le sfumature di senso dei portoghesi può essere presente nel ter-
cambierebbero. Ma è importante sottoline- mine a cor del v. 6, che in genere si riferisce
are ancora la tendenza alla figura etimologi- alla policromia di vesti e vessilli, mentre per
ca e al polìttoto come parte di una tensione Faria e Sousa è prima di tutto «el color de
generale della lingua del poema verso la nuestra gente».
repetitio e la selectio lessicale (vd. Rodrigues
273 Tre modi di intendere la stessa cosa,
Estudos, pp. 89-90, con documentazione
coeva ma conclusioni inaccettabili). Questa cioè il credo documentabile da libri sacri.
tensione è intesa come squisitamente epica Una «variedad de nombres» (Faria e Sousa)
da parte di Camões, che quando vuole è che articolano in un tricolon l’identità re-
capace di esibire un eloquio ben più mar- ligiosa. Naturalmente la trittologia non è
chetado. Per quanto concerne l’attributo ar- sinonimica, anche se forma una sorta di en-
dente, predicato del licor, cioè vino, disusato diatri. Lei è il termine ricorrente nel poema
per i maomettani («diventerà topos della a indicare in generale il tipo di religione:
letteratura anti-araba imputare ai musulma- cristiana, maomettana, pagana, ebraica. Il
ni di bere vino contro i precetti della loro preceito allude alla sfera normativa liturgica,
religione» Tocco), Faria e Sousa rimanda a morale e/o sociale della Lei, la fé a quella
Hor., Carm., II, 11, 19: «ardentis Falerni». spirituale e a ogni forma di adorazione.
Ardente è aggettivo caro al nostro, come già 274 Si noti deseja: seja, rima ricca, e la ripe-
notammo sopra, a 55, 2. Che il vino infon- tizione di ver negli stessi versi, con veja in
da gioia è res nullius; cfr. comunque Verg., polittoto al v. 5.

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NOTE CANTO I p. 59

275 Il vero dubbio del Regedor è ora chia- 281Evidente il richiamo al Symbolum Nica-
ramente evidenziato: teme di avere cristiani enum, ovvero il nostro Credo: «visibilium
nella sua terra, nemici aborriti. L’astuzia dei omnium et invisibilium».
Mori, tema su cui Faria e Sousa insiste ri- 282 Cfr. Petr., Rvf 4, 3: «che criò questo
percussivamente, si dimostra in una forma et quell’altro hemispero», ovvero l’intero
di cautela e diplomaticità nel Regedor, che globo terracqueo. Epifânio Dias intende
riesce a ottenere la risposta giusta con una invece il riferimento alla sfera celeste e ter-
domanda indiretta. restre («factorem coeli et terrae»), mentre
276 Ci si aspetterebbe un pretérito imperfeito Roridrigues Estudos p. 89 considera hemi-
(desse) e invece abbiamo un congiuntivo pre- spherio come sineddoche per «‘todo o mun-
sente. Caldera traduce così: «dice a Vasco de do’, ‘todo o universo’». In Rodrigues si legge
Gama que recibe / gusto de ver las armas que poi che «segundo o conceito primitivo, a
usaba / cuando con enemicos peleaba [com- terra era um disco, uma superfície plana cir-
batteva]». Faria e Sousa parafrasa: «pide al cular, coberta por um hemisfério».
Capitan, que le dè muestras de las fuertes ar- 283 Per: ‘l’animato e l’inanimato’, ‘l’organi-
mas» ecc. Paggi: «mostra de l’armi al capitan co e l’inorganico’. La prima quartina espone
richiede». L’eccezione alla consecutio tempo- la dottrina del Dio creatore, secondo l’anda-
rum che Camões ostende (pedia que lhe dê) mento dittologico del Credo; tuttavia esordi-
si ripropone alle strofe 64 e 66, mostrandosi sce non con l’atto della creazione, che viene
quindi come una consuetudine stilistica; «a
nominato subito dopo, ma con l’império di-
isso autorizavam os versos ditos de redon-
vino, e ciò è significativo perché Gama sta
dilha, cuja pouca extensão forçava por vezes
parlando a un musulmano e implicitamente
a recorrer a tais processos, nos modos e nos
confutando con autorità la sua religione.
tempos» (Rodrigues): «ciò autorizzavano i
La seconda quartina invece è cristologica e
versi della redondilha, la cui brevità forzava
soteriologica, centrata sulla Passione e sulla
a volte a ricorrere a tali procedimenti, nei
redenzione del genere umano.
modi e nei tempi». Faria e Sousa più sdegno-
284Riassume in una ulteriore formazione
samente: «variando lo tiempos, no solo con
la licencia Poetica, sino inclinandose aun a bimembre tutta l’umiliazione della Passio.
la vulgaridad de los Romances antiguos» (c.vo 285 inaudita] Paggi □ intollerabile] Pelle-
mio: queste variazioni di tempo, argomenta il grini □ intolérable] Bismut □ incredibile]
commentatore, non erano solo licenza poeti- Averini ecc. Camões crediamo intenda ‘al
ca ma concessione alla volgarità delle vecchie limite della possibilità di sofferenza’, quindi
forme poetiche). Cristo soffrì più di ogni altro essere al mon-
277 Sviluppo di quanto riporta Castanheda (I, do. Ma insofríbil (latinismo come visíbil, in-
6, pp. xiij-xiiij): «e dizíalhe que lhe mostrasse visíbil, insensíbil) potrebbe riferirsi anche a
os arcos de sua terra, e os livros de sua ley». injusta formando una specie di endiadi: ‘una
278 Il già citato Fernão Martins, per cui vd.
morte che non era giusto che Cristo dovesse
soffrire’. Si noti comunque che il verso è in-
anche Radulet Vasco da Gama pp. 89, 111,
corniciato da una figura etimologica: sofren-
139 n. 45. Vasco aveva un secondo interpre-
do…insofríbil, per cui la più intima volontà
te, Martim Afonso (ivi p. 82, 85 e intr. p. 61),
poetica camoniana è sempre generazione di
che capiva le lingue africane.
senso-suono. Il concetto principale risulta
279 Nell’ordine delle domande del Moro. quindi quello del ‘soffrire l’insoffribile’, che
280 «la generacion Turca, a que llama enojo- è predicabile del Dio che si fa uomo e la cui
sa, que en Portugues vale inmunda» Faria sofferenza è la nostra salvezza, ove crescen-
e Sousa. do l’una cresce anche l’altra.

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pp. 59-61 CANTO I NOTE

286 «descendit de caelis […] et ascendit Faria e Sousa in questo modo: «entiende
in caelum», Symb. Nic. Camões aggiunge por ellos la Escritura sacra, i en particular
un chiasmo Terra-Céu/Céu-Terra (che pur- el Testamento nuevo, i el Missal i Breviario
troppo noi non rendiamo nella traduzione), Romanos». Tuttavia si può anche pensare,
alludente appunto, con soluzione retorica oltre che al semplice plurale neutro βιβλία,
altamente semantica, all’incarnazione come ai libri del Pentateuco (ovvero la Torah per
salvezza per i cristiani (e comunque coelum gli ebrei) riconosciuti nel Corano. «Deus
et terram era all’inizio del Genesi, come si pius atque misericors, scilicet vivus et altis-
sa). Il topos è consustanziale alla religione simus, praeter quem non est alius: qui prius
evangelica, per cui citare loci paralleli sem- testamentum, deinceps Evangelium rectas
bra inutile; comunque Faria e Sousa evoca vias hominibus tradidit; postremo librum
Jorge Manrique e le sue splendide Coplas a veracissimum videlicet Alfurcam vestre le-
la muerte de su padre: «y aun aquel hijo de gis confirmatorem vobis desuper praebuit»:
Dios, / para sobirnos al cielo, / descendió / «Dio santo e misericordioso, ovvero vivo e
a nascer acá entre nos / y bivir en este suelo altissimo, oltre al quale non ve n’è altro: egli
/ do muriõ» (VI, 68-73: «e ancor quel figlio trasmise agli uomini il vecchio testamento,
di Dio, / per elevarci al cielo, / discese / a quindi il Vangelo come rette vie da seguire;
nascer qua tra noi / e bere su questo suolo infi ne il libro veracissimo detto Alfurca die-
/ ove morì»). de a voi come conferma della vostra legge»
287 (Alcoran p. 21 = L’Alcorano c. 34r; cfr. sura 3,
L’espressione Deus Homo allude impli-
2-3); più avanti: «a prophetis, quibus [Deus]
citamente all’apologia dell’incarnazione
libros et sapientiam tradidit» (ivi p. 24 =
salvifica secondo ragione operata da S. An-
L’Alcorano c. 36r). Da non escludere poi la
selmo nel suo celebre Cur Deus Homo. Ma
diade Antico e Nuovo Testamento.
ovviamente l’effato è universale; cfr. ad es.
289 «Ele lhe disse que não era de Turquia
Ag., Serm. 186, 1: «ut quemadmodum homo
est anima et caro, sic esset Christus Deus et senão dum grande reyno que confi nava coe-
Homo» («al modo in cui l’uomo è anima e la, e que os seus arcos e armas lhe mostraría,
carne, così è Cristo Dio e Uomo»). e os livros de sua ley não os trazia, porque
288 no mar não tinhão necessidades deles» (Ca-
Potrebbe esserci una memoria del «di-
stanheda I, 6, p. xiiij: «Egli rispose che non
scorso scritto nell’anima» di cui parla So-
era turco, ma di un grande regno che confi-
crate in Fedro 276a («qui in animo discentis
nava con la Turchia [in quanto grosso modo
cum scientia scribitur»; la contrapposizione
in area “europea”], e che gli avrebbe mostra-
em papel…na alma corrisponderebbe in
to i suoi archi e le sue armi, ma che i libri
parte al ragionamento socratico che in pra-
della sua fede non li portava con sé, perché
tica rovescia completamente il nostro detto
nel mare non ne avevano necessità»). Forse
verba volant, scripta manent, trasforman-
perché in mare il Capitano è responsabile
dolo, se vogliamo, in scripta volant, verba
anche dell’osservanza religiosa e presiede ai
manent in animo inscripta). Ma quella del
culti? Ma forse per altro motivo, visto che in
Capitano è anche un’ulteriore risposta pro-
genere nella flotta erano presenti sacerdoti
fondamente cattolica (e anti-protestante):
o frati.
ogni mediazione fra libro e individuo è
290 Nel senso di ‘mi impegno, garantisco’.
data dai sacerdoti, per cui il buon cristiano
ha la sua verità evangelica appresa e scritta 291 Inizia qui un catalogo di armi, che se-
nell’anima, anche senza la continua lettura gue in parte il modello dell’elenco di reges
della Bibbia, diversamente dal rapporto che ed acies di Aen. VII, 641 sgg., topos epico
i musulmani hanno col Corano. Il plurale os (su cui vd. Roberto Nicolai, Il catalogo dei
livros (anche in Castanheda) è spiegato da popoli italici nell’«Eneide» (7, 623-817) e i

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NOTE CANTO I pp. 61-63

suoi modelli, «Antiquité», 129, 2017, 1, en ses, termine generico, indica qui particolar-
ligne: http://journals.openedition.org/me- mente le armature che proteggono il tronco;
fra/4108). Si vedano versi quali: «Pila manu malhas e laminas si riferiscono metonimi-
saevosque gerunt in bella dolones / et tere- camente alle armature in maglia di ferro e
ti pugnant mucrone veruque Sabello» (ivi, in lamine metalliche (vd. in Faria e Sousa
664 sg.: «Portano in mano giavellotti e acute una descrizione dettagliata); la partazana
picche in guerra, / e combattono con pugna- era un tipo di alabarda con punta di ferro.
li arrotondati e con lo spiedo Sabino’); «Non Cfr. Corte-Real: «de laminas se vestem logo
illis omnibus arma, / nec clipei currusve so- todos, / e de luzente malha grossa, & forte»
nant: pars maxima glandes / liventis plumbi (IV, p. 49).
spargit, pars spicula gestat / bina manu (ivi, 296Proietti per uccidere, ben diversi dalle
685-688: «Non da tutti costoro s’ode il ri- bombas di II, 90 (infra), che sono festose lu-
suonare delle armi, / degli scudi, dei carri: minarie.
la maggior parte d’essi lancia ghiande / di
297 les barils de poudre] Bismut □ le mar-
piombo livido, altri brandiscono / due aste
per mano»); «Teretes sunt aclydes illi / tela, mitte sulfuree] Averini □ sulphur pots]
sed haec lento mos est aptare flagello; / lae- White. Erano le «panelas para a polvora»
vas cetra tegit, falcati comminus enses» (ivi, (Epifânio Dias).
298 Perifrasi mitologica indicante gli ‘arti-
730-732: «Hanno giavellotti tondeggianti, /
ma è loro costume adattare a questi una dut- glieri pesanti, bombardieri’.
tile cinghia; / uno scudo coriaceo protegge 299Non credo possa intendersi per «apou-
la sinistra, usano spade falcate nei combat- cadas de animo», come ipotizza Epifânio
timenti da vicino»); «aerataeque micant pel- Dias, ossia ‘di scarso coraggio’.
tae, micat aereus ensis» (ivi, 743: «bronzei 300 I rimandi di Faria e Sousa a Manrique
rifulgon gli usberghi, rifulge bronzea la spa-
e Ariosto possono essere tralasciati; il lin-
da», ove si noti lo splendente chiasmo) etc.
guaggio, paremiografico, di questo verso
292 «com referencias ás empresas e divisas»
risuona di passi biblici; ad es. Sir 4 35: «noli
(Epifânio Dias) che adornavano appunto gli esse sicut leo in domo tua» («non essere
scudi. come il leone nella tua casa»); Rm 15, 1:
293 In traduzione purtroppo non rispet- «debemus autem nos firmiores inbecillitates
tiamo l’ipallage (espingardas de aço puras ≠ infirmorum sustinere et non nobis placere»
*puro). («dobbiamo noi dunque sorreggere le fragi-
294 Calco di Ov., Met., I, 468: «sagittifera… lità degli infermi e non compiacercene») o,
pharetra» (Faria e Sousa). Si noti l’affollarsi in generale, Io 10 ecc.
di latinismi nel poema, come sarà nella 301 «avendo muyta communicação entre os
lingua spagnola con Góngora. nossos e os mouros vierão eles a entender
295 «e mostroulhe algâas bestas [archi, o que os nossos erão Christãos pelo qual toda
meglio balestre; cfr. infra IX, 67] com que amizade que tinhão coeles se ne tornou em
mandou tirar. De que ho çoltão ficou espan- odio e desejo de os matarem e de lhe toma-
tado, e assi d’algâas couraças que lhe forão rem as naos» (Castanheda I, 7, p. xiiij: «es-
mostradas» (Castanheda I, 6, p. xiiij: «e gli sendoci piena comunicazione fra i nostri e
mostrò alcune balestre con cui ordinò di i mori, costoro intesero che i nostri erano
lanciare; del che il sultano fu intimorito e Cristiani, talché tutta l’amicizia che nutri-
meravigliato, e altrettanto d’alcune corazze vano per loro si volse in odio e desiderio di
che gli furono mostrate»). Per la defi nizione ucciderli e prender loro le navi»).
precisa delle singole armi, ricorriamo alle 302 È la prava cogitatio del linguaggio patri-
glosse di Epifânio Dias, riassumendo: arne- stico e il malo pensamento dell’italiano an-

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pp. 63-65 CANTO I NOTE

tico, presente in numerosi commenti a Inf. alla malvagità del Soldano c’è l’immagine
IX, 38, ove le tre Furie rappresentano la pra- del serpente del Genesi, velenoso in quanto
va cogitatio, la prava elocutio e la prava ope- serpente e condannato a strisciare sul petto
ratio, tutti e tre comportamenti predicabili (Gn 3, 14). L’attributo danado rafforza que-
del Moro. Naturalmente anche l’espressione sta configurazione. Inoltre il Moro è parti-
mala volontà è diffusa nei testi cinquecen- colarmente callidus, come il serpente dell’E-
teschi, e in portoghese má vontade assume den, e perciò maledictus, dannato.
il significato preciso di «odio intestino, ou 309 Cfr. supra, 69, 4.
entranhavel» (Vieyra Dictionary, ad voc. 310 Per la forma sabendo ser sequaces, ar-
«Grudge»).
caica («inteiramente antiquado» Epifânio
303 Ulteriore figura etimologica; cfr. sopra, Dias): «Hoje sabendo serem, porque o infi ni-
n. a 61, 6. Bella l’analogia (per poligenesi?) to tem sujeito próprio no plural. No tempo
che Faria e Sousa istituisce con Tasso, Ger. de Camões ainda havia plena liberdade no
Lib. VII, 30, 4: «motto non fanne, e no ’l di- uso desta forma verbal» (Rodrigues).
mostra in faccia». 311 Naturalmente Cristo.
304 Comportamento pregno di falsità, che si 312«Eternidade: em sentido concreto, =
attribuiva come luogo comune ai Mori. Fa-
Deos eterno» Epifânio Dias.
ria e Sousa parla di «espiritu infernal».
313 Prima delle aperture oratorie di cui il
305 affabilmente] Pellegrini □ doucement]
poema è non parco. Forse c’è una vaga me-
Bismut. Più spesso traduciamo brando e
moria di passi danteschi come Par. XXXIII,
derivati con un calco, anche se il senso può
124-125: «O luce etterna che sola in te sidi, /
avere nuances appena diverse. Si noti co-
sola t’intendi, e da te intelletta / e intenden-
munque che l’italiano ‘blandire’ qui è cal-
te te ami e arridi!»
zante: di blandirli decise] Averini. La radice
314 Ribatte insistentemente sull’ipocrisia
è la stessa, anche se brandir in portoghese
significa ‘brandire un’arma’, o anche ‘oscil- del Moro: falso… enganosa… fingido, e vd.
lare, vibrare, far vibrare’. sopra, 69, 4-8. «Note-se o e adversativo»
306
(Rodrigues).
«levar o premio corresponde a praemium
315 Nella traduzione non si rende la forte
(pretium, fructus) ferre» Epifânio Dias. In-
fatti Faria e Sousa cita Claudiano, Epith. de allitterazione dell’originale cortárão… curta,
nupt. Honor. 142: «pretium non vile laboris». ulteriore elemento della tenuta omogenea e
307
brillante del linguaggio camoniano. Per cor-
«e sabendo que tinha necessidade de
tar vd. sopra, 18, 5 e n.
piloto pedío ao çoltão que lhe desse dous,
316 Cfr. sopra, 58, 2. L’espressione latina
porque se hum morresse ficasse outro: e ele
lhos prometeo com condição que os conten- Neptuni aquas era alquanto diffusa; vd. ad
tasse» (Castanheda I, 6, p. xiiij: «e sapendo es. nel commento a Ov., Met., VI, 70 sgg. di
che aveva necessità di una guida chiese al Giorgio Sabino: «sicut et rerum perturbatio
sultano che gliene fornisse due, affiché se per Neptuni aquas [scil. intelligitur]» (Fabu-
uno dovesse morire, ne restasse un altro; larum Ovidii interpretatio, Wittenberg, Ere-
egli glieli promise, a condizione che poi li di G. Raw, 1555 c. G6r).
premiasse»). 317 Rodrigues (Estudos p. 90; Rodrigues)

308 Nel ternario-invettiva Contra li malivoli ritiene che il testo originario di Camões ri-
di Cariteo, forse noto e magari anche caro portasse qui «despedido» in rima identica,
al nostro, troviamo il sintagma «venenoso ma è supposizione poco convincente.
petto» (v. 197 Pèrcopo; cfr. Cariteo Endi- 318 alla sua abituale abitazione] Pellegrini
mione c. Rviiir). C’è da dire però che dietro (cognito aposento).

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NOTE CANTO I pp. 65-67

319 Si parla naturalmente di Bacco, sulla cui ao futuro» (Epifânio Dias): «nella veemen-
doppia nascita da Semele e dalla coscia di za della sua rabbia, sembrano a Bacco già
Giove vd. Ov., Met. III, 260 sgg. (e non «IV, compiute le vittorie che ancora riguardano
12» Tocco). Bacco, tornando a Tebe, città il tempo futuro»; Bacco vede come già ri-
materna, ne fece la città principe del suo assunte in un’epitome anticipatoria le gesta
culto; cfr. Eur., Bacchae. Magnifica apertu- portoghesi che il poema illustrerà. Come il
ra di ottava che sposta il punto di vista alla Demonio, Bacco è un dio già sconfitto in
‘luminosa sede celeste’ (claro assento etéreo). partenza, ancorché attivamente nefario. In-
320 Ripresa di ajuntamento del penultimo fatti il Fado, il destino già determinato, lo
verso dell’ott. precedente. condanna ineludibilmente.
321 «El falso alli, vale astuto, perfido, o inju- 324 ‘Figlio di Giove’; cfr. sempre Giunone
sto; que assi declara Iustiniano esta voz en nell’Eneide: «Iovisque / et soror et coniunx,
las Instituciones. Dezimoslo, porque parece una cum gente tot annos / bella gero. Et
a algunos, que falsedad, i engaño, es lo mi- quisquam numen Iunonis adoret / prae-
smo, acusando al Poeta de descuido» (Faria terea aut supplex aris imponet honorem?»
e Sousa: «L’aggettivo falso vale per astuto, (I, 46-49: «Io, sorella e consorte di Giove,
perfido o ingiusto; Giustiniano spiega bene con un solo popolo da tanti anni / condu-
questa voce nelle sue Istituzioni. Lo diciamo co una guerra. E chi adorerebbe la divinità
poiché pare a qualcuno che falsità e ingan- di Giunone / ormai, o supplice porrà a me
no siano la stessa cosa, accusando il Poeta offerte sugli altari?»; si rammenti l’attacco
di trasandatezza»). Il grande commentatore dell’Hercules furens di Seneca in cui Giu-
secentesco difende Camões dall’accusa di none lamenta: «Soror Tonantis, hoc enim
ridondanza, o peggio sciatteria; delle Insti- solum mihi / nomen relictum est»).
tutiones di Giustiniano ha forse presente il 325 Si noti che la parola-chiave fado compa-
passo sulla Lex Cornelia de falsis (IV, 18) e re all’inizio e verso la fi ne dell’ottava (poi
l’espressione tecnica «dolo malo». Si noti
sotto a 75, 4); purtroppo noi non rispet-
che subito Bacco viene inserito nella scia
tiamo l’anafora squisitamente camoniana,
della falsità e dell’inganno in cui già si situa-
ma almeno la segnaliamo con evidenza in
va il Moro.
questa nota. «Entre os antigos ouve grande
322 e mentre in tale pensiero era tutto pre-
altercação, que cosa era Fado, & o poder
so] Pellegrini □ tandis qu’en son âme rou- que tinha […]. Tomando Fado como se deve
lait cette unique pensée] Bismut. A indicare tomar por huma ordem & curso das cousas,
che il malefico Bacco è ossessionato dall’i- encaminhado per divina Providencia, pode-
dea di come nuocere ai Lusitani. Il modello se admittir falar em Fado» (Manoel Correa
è senz’altro Giunone nel primo dell’Eneide: c. 15v: «Fra gli antichi vi fu grande dibattito
«cum Iuno aeternum servans sub pectore su cosa fosse il Fato e sul potere che aveva
volnus / haec secum: Mene incepto desi- … Prendendo il termine Fato come si deve
stere victam» ecc.: «quando Giunone, ser- prendere, cioè quale ordine e corso delle
bando eterna ferita nel suo petto, / disse fra cose, avviato dalla divina Provvidenza, si
sé: – Io desistere vinta dall’impresa?» (vv. può ammettere che si parli di Fato»).
36 sgg., influenti anche sull’ottava seguente;
326 Potremmo tradurre ‘si eclissi’. Il verbo
cfr. pure in particolare il v. 50 «Talia flam-
mato secum dea corde volutans»: «Tali pen- in questa accezione si ripropone a III, 2, 8.
sieri rivolgendo la dea nel cuore fra sé»). 327Alessandro Magno, le cui gesta narrate da
323 Letteralmente ‘conseguito’: «na vee- Curzio Rufo erano note a stampa già dal 1470.
mencia da paixão afiguram-se a Baccho já 328 Soggetto della frase, a indicare l’abilità
realizadas as vitorias que ainda pertencem bellica di Alessandro che fece ampie con-

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pp. 67-69 CANTO I NOTE

quiste in Asia. Ci permettiamo una figura voltus sese trasformat anilis» (si tramuta in
etimologica assente nell’originale (soggio- aspetto di vecchia’). In realtà, dopo Omero,
gasse…giogo) per «compensare» gli analoghi «todos los Latinos frequentaron estas
artifici retorici che a volte non riusciamo a transformaciones», come ammette Faria e
riprodurre. Sousa. Vd. infatti anche Ov., Met. III, 275
329 Fa qui apparizione uno dei Leitmotive sgg. ecc.
della celebrazione camoniana dei Portoghe- 340 dal Xeque in conto havuto] Paggi, con
si, spesso vittoriosi nonostante l’inferiorità fedeltà eccessiva. Si tratta del Regedor di
numerica. prima, nominato qui col termine arabo.
330 Traiano, per cui cfr. supra III, 3. Non Nella nostra versione Sceicco è da computa-
viene ripetuta la preposizione co, secondo re come bisillabico.
una prassi comune dell’epoca; fra gli esempi 341 in un momento adatto per le sue men-
riportati da Rodrigues riportiamo solo il sg. zogne] Pellegrini □ en temps et heure pro-
dal Palmeirim: «se encontrarã cõ o principe pices à sa machination] Bismut. L’espressio-
Arjelao e rey de Bitinia». ne portoghese a tempo e a horas (‘in tempo
331 Letteralmente ‘dar luogo’. utile, al tempo opportuno, in orario’) è di
332
ampia diffusione.
Si osservi la repercussio su lemmi quali
342 Nell’originale como vale que modale,
astutamente, engano. L’espressione «fabricar
inganni» è anche nella Gerusalemme libera- soprattutto dopo verba dicendi. Anche nel
ta (IV, 19, 3), proprio a proposito dei diavoli nostro italiano antico e forbito può darsi un
mandati da Lucifero a ostacolare i cristiani. fenomeno simile.
333 343 Cioè ‘or ora’. Anche nell’italiano antico
Epifânio Dias fa notare un’analogia sul
piano della struttura oratoria con Eneide II, nuovamente poteva significare ‘per la prima
577-587 (l’episodio di Enea che scorge Ele- volta’.
na fra le fiamme di Troia, peraltro da alcuni 344 Figura etimologica in aggetto (fi ne ver-
ritenuto spurio). so): roubadoras… roubadas. Cerchiamo di
334 Chiude, come altrove, l’ottava con un restaurare un po’ di ecoicità traducendo co-
apoftegma, che suona stonato – o quanto- stor… costa. All’ott. sg.: roubos… roubarem.
meno triviale – in bocca al malefico dio; il 345 «Ca segundo tinha sabido dalguns ho-
tema dell’occasione, riproposto da Machia- meens das partes da franquia donde diziam
velli nel De Principatibus, come tutti sanno, ser: elles nam tinham rey, ou fe o avia na
è appunto proverbiale e perenne. sua pátria, o seu officio mais éra andar pelo
335Una delle dizioni formulaiche del poe- már darmáda a maneira de cosairos que por
ma: cfr. sopra, 56, 1. razam do commércio» (Barros Ásia I, 4, 9,
336 p. 154: «Infatti così aveva saputo da alcu-
Se seguiamo la sequenza dei significati
ni uomini della parte della regione da dove
di rabidulus (< rabidus, ‘rabbioso’) nel For-
dicevano provenire: essi non avevano re né
cellini o nel Du Cange, troviamo in sequen-
fede in patria, il loro mestiere era andar per
za «furore plenus, iratus, insanus». Qui i
mare armati come i corsari piuttosto che per
due termini però non sono sinonimi: l’ira
motivi commerciali»). In sostanza anche
conduce quasi alla follia il dio Bacco.
Bacco nelle sembianze del veglio accusa i
337 Vd. sopra, 43, 5. Portoghesi di essere pirati. Inoltre rovescia
338 In portoghese milhor (melhor) può vale- su di loro la modalità ingannosa che invece
re sia come aggettivo comparativo che come caratterizza il dio e i suoi protetti, i Mori.
avverbio (‘meglio’). 346sanguinolenti] Paggi 59 □ truculenti]
339 Più o meno come in Eneide VII, 416: «in Averini □ sanguinaires] Bismut. Si noti il

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NOTE CANTO I pp. 69-71

brillante passaggio dal discorso indiretto a 354 Cioè ‘venendo a terra dalle navi la gente
quello diretto, narrativamente efficace. fiduciosa, senza sospetto’. Cfr. Corte-Real:
347 Bacco usa lo stesso termine destruído «Grandes males, & danos soccederam / por
che sopra, a 73, 6, indicava il suo proposito hum pouco resguardo, ou por descuido»
di distruggere i Portoghesi: una ulteriore (III, vv. 3-4, p. 33: «Grandi mali e danni capi-
marca anche lessicale della sua falsità. tarono / per poca attenzione o distrazione»).
348 355 «Grandes ardis […] / engenhos, &
Vd. sopra, n. a 78, 8. E vd. 73, 5 falso
engano. invençam» (Corte-Real IV, vv. 1-2, p. 46).
349 356 La rima identica pare non creasse
Figura etimologica: roubos…roubarem.
350
problemi al gusto stilistico dell’epoca di
molheres è forma antica per mulheres,
Camões (Rodrigues). D’altra parte rafforza
analogo al nostro disusato mogliera.
il sistema della repetitio.
351 Altro part. pass. già visto sopra nella
357 Ovviamente nel senso latino di ‘abile,
meditazione odiosa di Bacco, 74, 1. Il dio-
sagace’.
demonio utilizza le parole della propria
358 Ancora destruídos all’inizio e alla fi ne
rabbia per ingannare il Moro attribuendo
false macchinazioni ai Lusitani. «En todo dell’ottava, insieme con la ripetizione di
esto quiso el P[oeta] enseñar las mañas del mortos, a compattare la coerenza semantica
traidor, que son imponer a otros lo que solo e il valore formulare del linguaggio epico:
ay en el, y pretender que cayga sobre ellos cfr. sopra, n. a 79, 3. Altri sono i richiami
el rayo que derechamente devia caer sobre intratestuali che omogeneizzano la sfera
el mismo» (Faria e Sousa: «In tutto questo «dionisiaca» (demoniaca) dei Lusíadas in
volle il Poeta illustrare le macchinazioni del questa e nelle precedenti stanze: imaginada
traditore, che consistono nell’attribuire ad no conceito ≈ 73, 7; astuto no engano ≈ 79,
altri quello che è soltanto nel suo animo, e 5; 77, 5; 76, 2-3; 73, 5 ecc. La rabbia di Bac-
pretendere che sopra di loro ricada il fulmi- co culmina nel cumulo fi nale dell’ottava, a
ne che giustamente dovrebbe cadere su lui enfatizzare una volontà di distruzione totale
stesso»). (totalmente, v. 2).
352 359 Perditio et mors sono dittologia in Iob
«O semper timidum scelus!» Stat.,
Theb. II, 490. «D’aqui veyo aquelle pro- 28, 22; Faria e Sousa richiama Greg., Mor.
verbio tão usado entre os Latinos: Ex con- in Iob XIX, 2: «Qui perditionis et mortis
scientia metus» Manoel Correa. Anche nomine nisi maligni spiritus designantur?
nell’ottava che Faria e Sousa riporta come Qui inventores mortis et perditionis exti-
sg. a questa «en el original», quindi assente terunt» ecc. («Chi col nome di perdizione
dalla stampa (cfr. Juromenha, Estancias de- e morte son designati se non gli spiriti ma-
sprezadas p. 400), appare in conclusione un ligni? Che furono gli inventori della morte
detto proverbiale che indicava la proiezione e della perdizione»). In tal modo il grande
del destino stesso di Bacco ingannatore sui commentatore secentesco rafforza la sua
suoi nemici: «que quem quer enganar fique argomentazione sull’interpretazione allego-
enganado». Cfr. Petr., Tr. Cup. I, 119-120: rica di Bacco come demonio.
«ché, chi prende diletto di far frode, / non 360 Qui il Moro, a nostro parere, è il Xeque,
si dê lamentar s’altri lo ’nganna». L’Anónima il Regedor, mentre soggetto della frase pre-
versão opta per una fig. etimol. che sarebbe cedente era Bacco travestito (cfr. Bismut pp.
piaciuta a Camões: «e quem engannos folga 233 sg.; il testo riportato da Cancioneiro de
de fabricar / nam se queixe depois s’outrem Luís Franco 212v dà conforto: «Tanto que
o enganna» (Triunfos p. 13, comm. p. 102). estas razois Bacho acabou, / o ya danado
353 di nascosto e in silenzio] Pellegrini. Xeque sabio e velho / os braços per lo colo

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pp. 71-73 CANTO I NOTE

lhe lançou»). Altrimenti si intende il Mouro 364 Letteralm.: ‘alla nave’.


sabio e velho ancora come Bacco (cfr. sopra, 365 Ripete più o meno gli attributi indicati
77, 7-8), mentre dal verso seguente avremmo a 81, 6; sagaz e sabio corrispondono ora al
tacitamente per soggetto il Xeque. Secondo semi-latinismo prudente. L’espressione em
Epifânio Dias e ancor più Rodrigues non todo o dano vuol significare che il piloto sarà
può essere diversamente da così, ma non ci astuto nell’ordire ogni engano, nel procura-
pare invece tanto improbabile che Camões re subdolamente ogni danno al nemico.
trasferisca qui quanto detto sopra di Bacco- 366 un’impresa importante] Pellegrini.
Mouro sul suo interlocutore, secondo un
367 Gama, ma più in generale i Portoghesi
principio di translatio epithetorum che ri-
entrerebbe nello stile della repetitio più o della flotta.
meno variata. In ogni caso il cambiamento 368Se non dovesse trovare la morte qui, in
repentino di soggetto non è insolito nella Mozambico, la debba trovare più avanti nel
letteratura coeva né in quella classica; Ro- percorso.
drigues Estudos (pp. 91-92) cita passi dal 369 Vd. Dante, Inf., X, 72: «supin ricadde e
Palmeirim, Epifânio Dias due estratti da
più non parve fora». Ma più probabilmente
Tito Livio.
qui Camões echeggia un modo di esprimer-
361 Latinismo dotto (vd. Saraiva Estudos p. 29). si epico (ed anche canterino) del tipo: «ε lω
362 Forse una reminiscenza generica di vivi- distese a l’hεrba, / tal, che più nωn pωteω
de immagini lucanee: «Cruor altus in unda levarsi quindi» (Trissino, La Italia III vol.,
/ spumat, et obducti concreto sanguine c. 149v).
fluctus» (Phars. III, 572 sg.: «Il sangue pro- 370 «ad Auroram Nabataeaque regna» (Ov.,
fondo nell’onda / spumeggia, e i flutti sono Met. I, 61), ovvero in generale ‘ad oriente’;
ricoperti di sangue rappreso»); «Iam san- in particolare, i monti Nabatei si collocano
guinis alti / vis sibi fecit iter […]. / Tandem nell’Arabia che era detta Petrea, a sud-est
Thyrrenas vix eluctatus in undas / sanguine del Mar Morto (vd. infra IV, 66, 3); i popoli
caeruleum torrenti dividit aequor» (ivi, II, Nabatei, riporta Plinio, «oppidum incolunt,
214 sg., 219 sg.: «Già del sangue crescente Petram nomine, in convalle […] circumda-
/ l’impeto si fece strada … Infi ne lottando tum montibus inaccessis» (Hist. Nat. VI,
strenuamente nelle onde del Tirreno / solcò 144: «abitano una città, dal nome Petra, in
con un torrente cruento l’acqua celeste»). una profonda valle … circondata da monti
Ancor più agisce la generica memoria bi- inaccessibili»); la pseudo-etimologia corren-
blica di Ex 7, 19-21, il racconto della prima te faceva risalire il nome a Nabajoth, figlio
piaga d’Egitto in cui aqua versa est in sangui- di Ismael. Il quale è anche citato da Isaia
nem. Potrebbe esserci pure – ma si rischia la nel cap. 60 (vers. 1) che inizia così: «Surge
sovrinterpretazione – un sarcastico accenno in luminare quia venit lumen tuum et glo-
anticristiano al celebre passo della prima ria Domini super te orta est» («Lèvati nella
lettera di Giovanni: «Hic est qui venit per luce, perché giunge il tuo lume e la gloria di
aquam et sanguinem Iesus Christus, non in Dio è sorta sopra di te»). Vd. poi Verg., Aen.
aqua solum sed in aqua et sanguine» ecc. (5, XII, 113 sg.: «Postera vix summos sparge-
6 sgg.). Da non dimenticare poi Dante, Inf. bat lumine montes / orta dies»; II, 801 sg.:
X, 85-86: «Lo strazio e ’l grande scempio / «Iamque iugis summae surgebat Lucifer
che fece l’Arbia colorata in rosso» (l’Arbia è Idae / ducebatque diem» («Il nuovo giorno
un fiume presso Montaperti). appena sorto / spargeva ancora soltanto le
363 Cfr. sopra 81, 5, 8. Ancora il tema sommità dei monti»; «E già Lucifero sorge-
dell’inganno, per cui vd. anche 73, 5: «cuida va dalle cime del sommo Ida / e portava il
um falso engano». giorno»). Per visitava vd. infra VI, 85, 3. Per

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NOTE CANTO I pp. 73-75

acendido, si noti che nel poema ha diverse latino (Epifânio Dias). Cfr. anche Rodrigues
sfumature semantiche, ma in generale tutte Estudos pp. 93-95, più analiticamente.
molto intense; l’abbiamo già incontrato su- 379 Bella la nota descrittiva sintetica delle
pra a 46, 6 a proposito del mito di Fetonte. candide spiagge in un contesto di scontro
371 Letteralmente: ‘si organizzava’, quindi bellico; a X, 50, 40 trovremo invece le «ro-
‘si teneva pronta’. xas Arábicas ribeiras». Nel Camões lirico
372 A proposito del topos Manoel Correa abbiamo ribeiras florecentes, deleitosas, gra-
evoca il De divinatione di Cicerone I passim; ciosas.
cfr. Forcellini ad vocc. «Praesagire, Praesa- 380 Alla latina: ‘di nobili sentimenti’
gitio». Cicerone distingue due «divinandi (Epifânio Dias), ed anche ‘forte, ardente,
genera, quorum alterum artis est, alterum piena di energia’.
naturae» (Div. I, 11: «due tipi di divinazio- 381 Insulto comune per i musulmani. Non
ne, dei quali uno è frutto d’arte, l’altro di
congruente il rimando a Ps 21, 17: «quoniam
natura»; vd. l’Introduz. di Sebastiano Tim-
circumdederunt me canes multi» (Faria e
panaro nell’ottima edizione da lui curata,
Sousa). Andar-lhe: «Hoje: “andarem”, por
Milano, Garzanti, 1988). Il sintagma cor
ter sujeito próprio no plural» (Rodrigues)
presago è ampiamente diffuso nell’italiano
come sopra, 71, 3.
poetico già dal XIV-XV secolo; un solo
382 Quindi ligeiro sta per ‘rapido’, oltre che
esempio da B. Tasso, L’Amadigi, IX, 32, 7
(«L’innamorato cor, presago forse / di nova ‘agile’.
haver di chi d’amore il morse», p. 50 dell’e- 383 Il toreador, toureio. Magnifico attacco
diz. Venezia, Giolito, 1550). di verso in un’ottava che lega gioia d’amo-
373 «Ne credas inimicum tuum in aeter- re ed eroismo alla devastazione di morte.
num» Sir 12, 10 (Burton). Dom Sebastião, il dedicatario dei Lusía-
374 Ripetizione del medesimo attributo di das, pare fosse un torero abilissimo e molto
84, 4, là in chiusa di verso, qui in apertura. appassionato, anzi quasi un vero profes-
La prudentia del Gama si manifesta nella sionista dell’arte della corrida (cfr. Anto-
sua estrema cautela. nio Rodovalho Duro, Historia do toureio
375 La cronica di Castanheda (I, 7, pp. xv
em Portugal, Lisboa, Bertrand, 1907, pp.
21-22). Tuttavia, in questa ottava la simili-
sgg.) è più articolata; il lungo estratto è ci-
tudine è istaurata fra i Portoghesi e il toro
tato quasi per esteso da Epifânio Dias. Vd.
atroce, contro i Mori nella parte del torero
Radulet Vasco da Gama p. 90.
felice amoroso. «Surpreendentemente, aos
376 Per ragioni di traduzione più armoniosa
navegadore portugueses corresponde, no
(ragioni ovviamente discutibili) creiamo un plano da comparação, não o toureiro, que
enjambement che nell’originale è assente; exibe a valentia correspondente ao epíteto
infatti le inarcature sono rare nel poema, “generosa” das linhas anteriores, mas a
che in questo senso aspira a una classicità figura moralmente repugnante do touro»
composta ma paradossalmente più vicina
(Madeira O símile épico p. 82: «Sorpren-
ad Ariosto e ben lontana dalla gravitas arti-
dentemente, ai naviganti portoghesi corris-
ficiosa di Tasso. Camões continua a conden-
ponde, sul piano del paragone, non il tore-
sare la più lunga narrazione di Castanheda
ro, che esibirebbe il valore corrispondente
e di Barros: è il diritto di «inventiva do Po-
all’epiteto generosa dei versi precedenti, ma
eta» (Rodrigues).
la figura moralmente ripugnante del toro»).
377 Leteralmente saya: ‘escano allo sco-
A III, 47, invece, Afonso re del Portogallo
perto’. sarà paragonato a un moloso, un forte cane
378 Costruzione simile all’ablativo assoluto da caccia, che riesce ad abbattere un enor-

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p. 75 CANTO I NOTE

me toro. Più avanti lo stesso Re eroe risul- trice petrarchesca (cfr. il classico Dámaso
ta nuovamente simile a un toro sconvolto Alonso, Pluralità e correzione in poesia, Bari,
dal desiderio erotico, bruto e cego amante, Adriatica, 1971). Sono le modalità con cui il
che irrompe sui nemici facendone scempio toureador provoca la bestia.
(III, 66-67). Tutto ciò apparrebbe contrad- 386 Ulteriore latinismo.
dittorio, o almeno ambiguo anche perché i 387 Non crediamo che qui derriba anticipi
Mori infedeli sono defi niti spesso cani (cães,
l’ultima immagine põe por terra (cfr. abbat-
perros). Ma fra il generico cani e il robusto
te] Pellegrini), con un hysteron proteron
e coraggioso molosso c’è una gran diffe-
iterativo. Moraes e Silva Dicionário riporta
renza. Sottendere sfumature ideologiche a
l’espressione specifica «derribar a lança»,
comparationes epiche ispirate dai contesti
cioè «pò-la no reste, horizontalmente
diversi ci pare dubbio. Si veda poi Luca 1,
para dar encontro», in italiano «mettere la
69 «et erexit cornu salutis nobis in domo
lancia in resta». Il toro (v. 6) inclinandosi
David pueri sui»; cornu salutis Christi sarà
ha esattamente posto ‘le corna in resta’,
così commentato nel Sentido metaforico:
quindi il suo derribar non è già l’azione
«tomando la metafora del toro que quando
di atterrare l’avversario, ma se mai il suo
quiere ventilar su enemigo abaxa la cabeça,
incornarlo orizzontalmente, più o meno.
cierra los ojos, y juega poderosamente las
Così la sequenza quadrimembre ritrova
armas, con evidente riesgo del que coge:
una consequenzialità perfetta. Vd. infatti
asi Dios erexit cornu: per primiero abaxò
Paggi: «incontra, fere uccide e prostra a
quanto fue possible la cabeça de los hom-
terra».
bres y de los Angeles» etc., c. 175v (Sentido
388 Letteralmente ‘nella’. Per l’uso vd. alme-
metaforico literal de todos los lugares de la
Sagrada Escritura […] Madrid, A. Martin, no II, 13, 8.
1627: «prendendo la metafora del toro che 389 «a furia da nossa artilharia» (Barros
quando vuole assalire il suo nemico abbassa Ásia I, 4, 4, p. 136). Inutile iper-correggere
il capo, serra le palpebre, e gioca poderosa- artilheria in artilharia (Epifânio Dias), come
mente con le sue armi, con evidente perico- indica Rodrigues Estudos p. 95.
lo di chi colpisce, così Dio eresse il corno, 390 In latino plumbea glans, che troviamo in
per primo abbassò quanto possibile la testa Lucrezio (VI, 306 sg.) e Ovidio (Met. XIV,
degli uomini e degli Angeli»). Il toro può 825 sg.). In Bluteau Vocabulario alla voce
essere in genere simbolo del sacrificio cristi- Plumbeo viene citata proprio la plumbea
co, come ad esempio in una lirica di Angelo pela di Camões, mentre in Thesouro IV si
Grillo; cfr. qualche notizia generica in Louis leggono, sempre alla voce Plumbeo, i versi
Charbonneau-Lassay Le Bestiaire du Christ, di De Andrade dal Primeiro Cerco de Diu
Paris, Desclée de Brouwer, 1943; traduz. «o plumbeo peso / saia lá da spingarda».
ital. Roma, Arkeios, 1994, pp. 123 sgg. Si notino le riprese dall’ottava precedente,
384 cerca bravamente] Pellegrini □ provo- ospitante il secondo termine di comparazio-
que] Bismut ecc. Il ledo amante andrà incon- ne (stile epico): mata, brado, ferido; assouia
tro a una pessima fi ne, come i mori contro evoca più alla lontana sibila ecc.
i Portoghesi da loro incitati (il bel paragone 391 Si osservino nell’originale le allitterazio-
epico si riferisce infatti alla strofa preceden- ni, le onomatopee, i contrasti fonici (retum-
te; cfr. almeno Verg., Aen., 103 sgg.: «mu- ba e assovia) in un magnifico dis-concerto di
gitus veluti cum prima in proelia taurus / musica materica. La metafora aërem ferire
terrificos ciet» ecc.). è quasi una catacresi, usata dalla Bibbia in
385 Formazione plurimembre (riproposta avanti. Ad es. Boezio spiega che una corda
al v. 8), di lontana ma sempre presente ma- più è tesa e più, percossa, «frequentius ac

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NOTE CANTO I pp. 75-77

spissius aërem ferit», ‘assai frequentemente rebbe parallelismo con la gente Portuguese
e spesso trafigge l’aria’ (Inst. mus. I, 3). del primo verso, così come all’ottava 87 ave-
392 fràngesi] Paggi 59. Infatti, letteralmente vamo la corrispondenza di belicosos Mouros
‘si spezza il cuore’ per l’angoscia. v. 2 e fortes Portugueses v. 4). Gli ultimi due
393 Coloro che erano postos em cilada (so-
versi ostendono un cambiamento d’aspetto
verbale (blasfema…maldizia), ma questo ri-
pra, 86, 6).
entra nell’uso camoniano e diremmo gene-
394 Somiglianza casuale con un celebre ralmente espressivo. Oggetto comune della
verso della Ger. lib. XII, 65, 1-2: «Segue bestemmia e della maledizione è la guerra,
egli la vittoria, e la trafitta / vrgine minac- incastonata a occhiale fra i due verbi reggen-
ciando incalza, e preme». Sequi nel senso di ti. Il soggetto è duplice, per concordanza ad
‘incalzare, perseguire’ è attestato nel latino sensum: il velho e la mãe, cioè le creature
classico; cfr. ad es. Verg., Aen. XI, 674: «se- più deboli che tradizionalmente imprecano
quiturque incumbens eminus hasta».
contro la guerra («bellaque / matribus dete-
395 Tricolon a eco del v. 2, con elegante pa-
stata», Hor., Carm. I, 1, 24-25).
rallelismo. 399 In originale apressado da pressa, ‘fretta’,
396Nell’originale cavalgada, inteso «figura- incontenibile (cfr. ital. prescia), quindi sma-
damente: ‘empreza arriscada’» (Thesouro). nia di sottrarsi ai colpi nemici. Cfr. infra V,
397 Letteralmente ‘la madre’; si intenda ‘i 32, 1.
vecchi deboli e le madri con prole’. 400 «con piedra, palo, flecha, lanza y dardo»
398 Bestemmiando la guerra, e ’l van consi- (Ercilla, Araucana VIII, 382); «E sendo os
glio / del pazzo veglio, e chi creò tal figlio] nossos bateis a tiro de funda lhe começarão
Paggi 59 □ blasfemó de la guerra y la mal- a tirar as pedradas, e os nossos lhe respon-
dixo / y al viejo inerte y madre de tal hijo] derão logo com muytos bombardadas» (Ca-
Caldera □ Ya blasfema de la guerra, i mal- stanheda I, 7, p. xvj: «ed essendo i nostri
deziala el viejo inerte, i la madre que cria al battelli a tiro di fionda, cominciarono a lan-
hijo] Faria e Sousa □ Oh come al vecchio, / ciare pietre contro di loro, e i nostri rispo-
al vecchio inerte che a tanta ruina / lo trasse, sero loro subito con molte bombardate»);
impreca [sogg. «il popol Moro»] dal core an- cfr. anche Barros Ásia I, iv, 4); «defenden-
goscioso / e nella piena del dolor bestemmia dose com sua corágem a qual lhe ministráva
/ il proprio nascimento, il proprio seme!] as ármas de pao, pedra, dentes e unhas»
Bonaretti □ già imprecano alla guerra i (Barros Ásia I, i, 6, p. 27: «difendendosi col
vecchi deboli e le madri che crescono i figli] coraggio che davano loro le armi di pali,
Pellegrini □ old men and women with their pietre, denti e unghie») «os mouros, que
babes lamented / cursing war and damning com pédras e cantos empediam a passágem
him who sent it] White □ Ils maudissent la per baixo» (Ivi, viii, 5, p. 306: «i mori che
guerre et blasphèment contre elle, le veillard con pietre e pali impedivano il passaggio dal
débile et la mère qui nourrit son enfant] Bi- basso»). Il termine canto «como sinónimo
smut. Come si vede da questi esempi, c’è una de pedra talhada era usual no tempo» (Costa
certa confusione nei traduttori. Proviamo a Pimpão); noi sospettiamo che invece signifi-
fare chiarezza. Il Mouro come popolazione è chi un palo cui è stata tagliata un’estremità
declinato al plurale sopra, a 86, 1; 87, 2; 89, rendendolo forse più aguzzo.
5, ma all’ottava seguente o Mouro va inteso
401«iamque faces et saxa volant, furor arma
collettivamente. Nella nostra ottava, al v. 4,
c’è il dubbio che Camões si riferisca al Moro ministrat» (Verg., Aen. I, 150).
come al Governatore o, più probabilmente, 402 atterriti] Pellegrini □ al panico in pre-
ai Mori in genere (in quest’ultimo caso ci sa- da] Averini.

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pp. 77-79 CANTO I NOTE

403 Probabilmente intende ‘spazio di tem- di colpi, insomma: «meúdas = amiudadas»


po’ (Epifânio Dias). Epifânio Dias; «A miúdo: frequentemente»
404 Sulle carche almadie altri fuggendo] (Moraes e Silva Diccionário).
Paggi 59. Nelle edizioni del lessico della 408 «Pangayos e almadias he tudo huma
Crusca non troviamo almadia, che è un cru- mesma cousa & porque o Poeta usa nesta
do iberismo del fedelissimo Paggi. «Se Co- octava de ambos os nomes, não cude quem
lombo nel suo primo diario chiama almadías o lèr que ha alguma differença; inda que ha
le veloci e sottili imbarcazioni degli indios, em os Pangayos serem maiores, & terem
ovvero ricorre al nome arabo con il quale si velas, o que as almadias não tem, que são
designavano le barche strette, ricavate da un mas pequenas» (Manoel Correa: «Pangai e
tronco di legno, […] la generazione successi- almadie son la stessa cosa, e per il fatto che il
va di cronisti, Fernandez de Oviedo [1526] poeta usi in questa ottava entrambi i nomi, il
o lo stesso Colombo nei suoi successivi diari lettore non deve credere vi sia differenza; se
e viaggi, dà per scontato il termine canoa» mai i Pangayos sono più grandi e hanno vele,
(Paola Laura Gorla, Prefazione a José Leza- assenti nelle almadie, che son più piccole»).
ma Lima, Raccontare la meraviglia, a cura di 409 Nell’originale bruta gente, popolo pri-
Ead., Pisa, ETS, 2020, p. 22). mitivo, animalesco, malvagio, subumano,
405 Il sintagma ondas encurvadas si ritrova diremmo.
a fi ne di verso infra II, 20, 7; da osservare 410 bottino] Pellegrini.
che ivi la rima è con apressadas e se aggiun-
411 Cfr. supra I, 86, 2.
giamo com grande pressa, corta e atravessa,
se arremessa ai vv. 1, 3, 5 verifichiamo un 412 L’espressione odio antico è stereotipata,
sistema lessicale analogo a quello delle ot- la troviamo ad es. in Guicciardini, Ariosto
tave 91-92 che stiamo qui commentando. ma anche nei classici e nella letteratura ibe-
Per l’immagine ondas encurvadas si vedano rica; cfr. ad es. El verdadero sucesso de la
esempi classici quali «curvata in montis fa- famosa batalla de Roncesvales […] por Fran-
ciem circumstetit unda» (Verg., Georg. IV, cisco Garrido de Villena, Valencia, M. Flan-
361); «curvum circumstetit aequor» (Ov., dro, 1555, f. 110r, in Sá de Miranda (canzone
Met., XI, 505); «quaeque ferit curvos exerta sulla Festa de Annunciaçam de Nossa Senho-
Megalia fluctos» (Stat., Sylv. II, 2, 80, nella ra, est. 2 v. 7) ecc. Si veda il termine arabo
descrizione della villa di Pollione); «curva ‫ ماقتنالا‬tradotto con «Ultio. Ignis. Quod
calculus excitatur unda» (Mart. Ep. IX, 90, nigrum est. Odium antiquum anima occul-
3) ecc.; vd. altri ess. in Valerius Flaccus, tatum» in Thesaurus Linguae Arabicae quem
Argonautica, Book I, a Commentary by A. Antonius Giggeius […] fecit ac in quattuor
J. Kleywegt, Leiden-Boston, Brill, 2005, p. volumina distribuit, Milano, Tipografia del
367, n. a I, 615 freta curva. Collegio Ambrosiano, 1632, vol. 2, p. 158.
406 Per ragioni traduttorie invertiamo l’or- 413 Assai meno eroicamente i Mori echeg-
dine sintattico, creando una variatio assente giano la celebre frase di Enea: «Numquam
nell’originale, dove invece la prima quartina omnes hodie moriemur inulti» (II, 670:
è rigorosamente parallelistica e ripercussi- «Giammai oggi morremo invendicati»),
va: Uns… um… quem… quem. Si noti anche anzi il loro pensiero di ordire una seconda
la repetitio dell’espressione stereotipata cor- macchinazione ne è quasi una parodia.
ta o mar rispetto a sùbito sopra, 91, 7. 414 Calcolano solamente sulla seconda insi-
407 l’artiglieria sottile accorta il passo] Pag- dia] Pellegrini. Moraes e Silva citando que-
gi 59 □ i ripetuti colpi di bombarda sfonda- sto esempio camoniano di estribar così spie-
no] Pellegrini. L’originale meudas non signi- ga l’accezione del verbo: «fazer fundamento
fica ‘piccole’ ma ‘numerose’, uno stillicidio de alguma coisa a suas esperanças».

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NOTE CANTO I pp. 79-81

415 «hum mouro branco […] disse a Vasco 420 Secondo Epifânio Dias a tento si riferi-
da Gama que o çoltão estava muyto arre- sce ancora a respondendo; generalmente si
pendido da paz que quebrara coele, e que intende invece che Gama, pur parlando con
tornaria de muyto boa vontade a confirmala il piloto, stia ben attento al momento in cui
e ser seu amigo» (Castanheda I, 7, p. xvj: ordinare l’apertura delle vele.
«Un moro chiaro di carnagione … disse 421 Anfitrite, che sarà detta «fermosa como
a Vasco da Gama che il sultano era molto as flores» a VI, 22, 1, in quanto consorte
pentito di avere infranto la pace con lui, e di Nettuno e madre di Tritone, e perciò
che tornerebbe con gran buona volontà a regina del mare, è il mare stesso con classica
riconfermarla ed essere suo amico»). metonimia mitologica (vd. Ov., Met., I, 14,
416 Nell’originale inica è sì un latinismo (< dove «Amphitrite» vale esattamente per
iniquam), ma con la caratteristica riduzione «pontus»; cfr. analogamente Catull. 64,
di qu al suono di c occlusiva; cfr. Epifânio 11); tuttavia è presente, nei versi camonia-
Dias p. 334. Per avere la forma perfettamen- ni, anche come Deusa, quindi come simbolo
te latina nei Lusiadi bisogna andare a II, 64, e creatura insieme. Vd. altresì Ov., Fast. V,
6: «terra iniqua tanto». 731: «ubi dives aquis acceperit Amphitrite».
422 Le altre Nereidi, «damas maríti-
417«pacem ipsam si afferrent, quoniam
sub nomine pacis bellum lateret, repudian- mas» (Faria e Sousa), accompagnano la
dum», Cic., Philipp. XII, 17 («anche se por- flotta lusitana come un corteggio fedele
tano pace, poiché sotto il nome di pace si e felice, quasi delfini-donne che esaltano
nasconde la guerra, va rifiutata»). l’aspetto femminile sereno del mare, cui si
contrappone quello tempestoso e perigoso.
418 Le fonti cronachistiche (Castanheda I, 7
Cfr. l’Elegia I, O poeta Simónides falando, v.
e Barros Ásia I, 4, 5) vengono ulteriormente 73: «O coro das Nereidas nos seguia».
scorciate da Camões. Vd. comunque conso- 423 «cahir em uma cousa è locuçao antiga no
nanze – segnalate da Faria e Sousa – quali:
sentido de dar por o que uma cousa è, conhe-
«levando consigo mais verdadeiramente
cer o que ella è» (Epifânio Dias). Quindi
hum mortal jmigo que piloto» (Barros ivi,
Gama non ha alcun sospetto di come stiano
p. 137: «portando con sé piuttosto un vero
effettivamente le cose, cioè che il Moro pilo-
nemico mortale che una guida») e, per il v.
to è un traditore maligno.
4, «porque em lugar de paz et resgate que
424 Parole ricorrenti per defi nire l’inganno-
lhe tinham prometido, armávam muytas
trayções» (I, 1, 15, p. 58: «giacché in luogo sità e le strategie malvage dei mori: cfr. ad
di pace e riscatto, libertà, che avevano pro- es. sopra, str. 81: ardil… engano.
messo loro, preparavano in armi molti tra- 425minuziosamente] Pellegrini □ copiosa-
dimenti»). mente] Poppa Vòlture.
419 C’è da tener presente anche l’interpre- 426 «Ille, dolis instructus et arte Pelasga»
tazione sintattica di Rodrigues: «o sujeito (Verg., Aen. II, 150). A parlare è Sinone il
de foi agasalhado não è o Capitão, ma sim traditore, e singolarmente Camõens lo evoca
o piloto do verso anterior, representado subito dopo, 98, 2. «El mismo Poeta nos avi-
pelo subtendido ‘este’. È mais um caso de sa desta imitacion en la est. siguiente» (Faria
mudança de sujeito» ecc. (Estudos p. 97: «il e Sousa). L’autore stesso, cioè, conferma
soggetto del verbo foi agasalhado non è il l’agnizione di lettura suggerendoci quanto
Capitano, ma piuttosto il piloto del prece- sia stretto il legame col suo auctor.
dente verso, rappresentato da un sottinteso 427 Rispetto ad es. a malquerente, l’allo-
este, questi. Si tratta di un caso di mutazione tropo malévolo è prossimo al latino (>
di soggetto»; contra Epifânio Dias). malev£lum). Come nei latinismi di Boccac-

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pp. 81-83 CANTO I NOTE

cio, per i quali si inventò appunto la scher- una volta arrivato presso questa terra, che i
zosa dizione «boccaccevole». piloti mori conoscevano, dissero che l’isola
428 Ancora una probabile memoria virgilia- dei Cristiani, cioè Quiloa, era distante tre
na: «At Cytherea novas artes, nova pectore leghe dietro da poppa»; l’espressione a ré
versat / consilia» (Aen. I, 657 sg.), che in è parafrasato in Moraes e Silva Dicionário
qualche modo si riverbera anche sull’ottava come: «para traz de … por poupa de»). Il
100 infra. seguito si ricollega a infra 101.
433 Cfr. sopra 95, 7.
429 Dando razões: «no sentido de ‘dar in-
434 Gama si rivela piuttosto ingenuo, ma
formações’ é ainda corrente no português
popular» (Epifânio Dias: «nel significato di per certi versi, nell’ottica camoniana, la sua
fornire informazioni è ancora corrente nel confiança è umanamente e cristianamente
portoghese popolare»). l’opposto positivo della falsidade del Moro.
430 435fiducioso] Pellegrini □ confiant] Bi-
Soggetto può essere ancora Gama (Bi-
smut) o, più probabilmente secondo noi, a smut. Come il latino securus (Epifânio Dias).
forte gente del v. sg. In ogni caso il senso è 436 Ciò che desidera Gama, cioè attraccare
il medesimo: i Portoghesi si fidano dell’in- a Quiloa che crede città cristiana, è o mesmo
trigante piloto. Per quel che riguarda il que che vuole il Moro mentitore, per far sì che
multifunzionale, qui ha valore consecutivo, i Portoghesi siano distrutti. Infatti, come
«de modo que» (Rodrigues Estudos p. 99). viene detto nella seconda quartina, Quiloa
431 I Troiani. La vicenda di Sinone è narrata è più forte e potente rispetto al Mozambico,
in Aen. II, 57 sgg. e quindi più armata e pericolosa.
437Nome che indica Maometto: traducia-
432 «O mouro […] determinou meter os
mo qui fedelmente con un calco, altrove
navios no porto da cidáde Quilóa, por ser
proponiamo la forma italiana.
povo grosso que poderia per fórça dármas
438 Espressione ricorrente nel poema, deri-
desbaratar os nóssos navios. Pera fazer aqual
maldáde mais a seu salvo, disse a Vásco da vante dal fama notus latino; cfr. ad es. Verg.,
Gámma em módo de o querer comprazer, Aen., I, 379: «fama super aethera notus».
que adiante estáva hâa cidáde per nome Per l’isola di Quiloa vd. supra 54, 4.
Quilóa: a qual éra mea povoáda de Chri- 439Per se inclinava cfr. infra VII, 16, 5:
stãos abexijs [abissini] e doutros da Jndia, «pera là logo as proas se inclinaram».
que se mandásse elle o levaria a ella» (Bar- 440 Venere Citerea, naturalmente. Con
ros Ásia I, 4, 5, p. 137: «Il moro … decise di l’intervento della divinità Camões declina
porre le navi nel porto della città di Quiloa, in forma epico-mitologico il dato cronachi-
essendovi molto popolo che avrebbe potuto stico: «[…] que a ilha dos Christãos (que
con forza d’armi distruggere le nostre navi. era a de Quiloa) ficava a ré tres légoas, de
Per compiere la qual malefatta più sicura- que Vasco da Gama ficou muyto agastado,
mente per sé, disse a Vasco da Gama, fi n- cuydando verdadeyramente que era de
gendo di volerlo compiacere, che più avanti Christãos, e quisera pingar [torturare con
c’era una città dal nome di Quiloa, che era olio bollente o simile] os pilotos […]. E elles
per metà popolata da Cristiani abissini e da se desculpavão com ho vento ser muyto, e
altri dell’India, e che se glielo comandasse as correntes grandes» ecc. (Castanheda I,
egli lo condurrebbe colà»). «[…] e chegado 8, p. xviij: «che l’isola dei Cristiani Qui-
junto com esta terra, que os pilotos mou- loa stava a tre leghe dietro, di ciò Vasco
ros a reconheçerão, disserão que a ilha dos da Gama ebbe grande piacere, pensando
Christãos (que era a de Quiloa) ficava a ré seriamente fosse di Cristiani, e voleva sot-
tres légoas» (Castanheda I, 8, p. xviij: «e toporre le guide alla tortura … ma quelli

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NOTE CANTO I pp. 83-85

si discolpavano accusando il forte vento, le malvado e la seguente maldade al v. 3. Tout


poderose correnti»; vd. anche Barros Ásia se tient.
I, 4, 5, pp. 137 sg.). In sostanza un acciden- 445 Ecco infatti, nell’ambito ecoico del les-
te (fortunato) che impedisce ai Portoghesi sico, una determinação che riprende il deter-
di cadere nella trappola di Quiloa diventa mina di 99, 1 (da noi tradotto «si propone»).
nel poema la conseguenza della volontà di 446 Nell’originale discorrendo («correndo
Venere di aiutare i suoi protetti Lusi. Non
com força» Epifânio Dias), verbo accentua-
senza d’altronde un precedente virgiliano,
tivo del concetto di scorrere proprio ad es.
segnalato da Faria e Sousa, in cui Nettuno
delle acque o delle navi su di esse; cfr. II, 63,
salva Enea e i suoi dall’attraccare alla pe-
1: «ao longo da costa discorrendo»; VII, 18,
rigliosa isola di Circe: «Quae ne monstra
2: «toda Ásia discorre»; vedi anche, per fare
pii paterentur talia Troes / delati in portus
nec litora dira subirent, / Neptunus ventis solo un altro esempio, il magnifico sonetto
implevit vela secundis / atque fugam dedit Alegres campos, v. 4: «discorrendo da altura
et praeter vada fervida vexit» (Aen., VII, dos rochedos» (cfr. Sonetti p. 142).
447 Oltre Quiloa.
21-24: «Affi nché i pii Troiani non dovesse-
ro affrontare tali prodigi / spinti nel porto, 448Nel testo originale si ha la ripetizione ri-
né subissero i pericoli orribili della costa, / dondante di que, «conj. subord. integrante»
Nettuno riempì le vele di venti favorevoli / (Ramos), non insolita nel poema.
e permise la fuga e li guidò oltre le secche 449 «E então ouve Vasco da Gama conselho
spumeggianti»).
com os outros capitães que arrivassem à ilha
441 Vd. sopra, la stessa iunctura, a 57, 3. Ma
de Mombaça, que os pilotos mouros lhe di-
là, la terra tão remota era anche nova e de- zião que era povoada de mouros e de Chri-
sejada, in una accezione euforica di scoper- stãos em duas povoações apartadas, o que
ta. Qui la terra remota, cioè la città di Qui- dizião por enganarem os nossos, e os leva-
loa, è un luogo non tanto e non solo lontano, rem a matar, que a ilha era de mouros, como
quanto deviante («deixava a certa rota», v. 3) ho era toda aquela costa» (Castanheda I,
e quindi scollegato dalla salvezza. Una terra 8, p. xviij: «E allora ebbe Vasco da Gama
remota nel senso cupo di insidiosa, un po- consiglio con gli altri capitani, decidendo di
sto estremo che sarebbe diventato il sepol- pervenire all’isola di Mombaça, che i pilo-
cro dei Portoghesi. Quindi una accezione ti mori dicevano essere popolata di mori e
maligna del termine remoto. Infatti remota cristiani in due popolazioni separate, il che
e morte, in questi vv. 4-5, formano un quasi- dicevano per ingannare i nostri, e condurli a
anagramma. morte, poiché l’isola era tutta di mori, come
442 «vento…muyto…correntes grandes» lo era quell’intera costa»; cfr. Barros Ásia I,
Castanheda; «grandes correntes» Barros 4, 5, p. 138; Radulet Vasco da Gama p. 96).
locc. citt. 450 Contra: como le dia por orden el paga-
443 ‘Da dove’. no] Caldera □ come venia dal suo Signore
444 Abbiamo già incontrato il latineggiante instrutto] Paggi 59 □ e le consegne avute
malévolo (97, 2) e poi malina (99, 3); ora tro- rispettava] Averini □ comme d’ailleurs on
viamo malvado, derivante, come l’omologo le lui avait prescrit] Bismut □ como lhe
castigliano, dal provenzale malvat, malvatz, ordenavam as instruções que tinha recebi-
quindi, secondo taluno, da un sintagma do etc. (quasi omnes). Seguiamo invece, ri-
latino male levatu (Nascentes Dicionário schiando con consapevolezza, la traduzione
etimológico). In Camões si orna la fonda- di Pellegrini («come del resto praticava per
mentale repetitio con tarsie di variatio. D’al- norma»).
tra parte, invece, si noti la paronomasia fra 451 Cfr. Castanheda ibid.

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pp. 85-87 CANTO I NOTE

452 Si noti l’uso di crer transitivo, arcaico. arrivarono alla stretta apertura del porto.
453 Cfr. infra II, 18, 5-6: «Mas a linda Erici- Scoperta la città, come i suoi edifici erano
na que guardando / andava sempre a gente di pietra e calce con fi nestre e terrazzi …
assinalada». Guardadora, che traduciamo ed essa rimaneva in una pianura che dava
approssimativamente con «difensora», indi- grande vista al mare: era così bella come
ca propriamente chi protegge dal pericolo avevano udito i nostri entrando in qualche
e dal male qualcuno, come il guardador do porto di questo regno. E posto che la vista
gado, cioè del gregge. d’essa affascinasse tutti, Vasco da Gama
454 non consentì alla guida che ancorasse le
«e eles surgirão a tiro de bombarda dos
navi dentro, come egli richiedeva, perché
baixos [le secche di S. Rafael] […]. Seguindo
era già sospettoso di lui, e rimasero distan-
sua rota, hum sabado sete Dabril a horas de
sol posto foy surgir de fora da barra da ilha ti»; cfr. Castanheda I, 9, p. xix).
457 Qui estranhamente vale per ‘straordina-
de Mombaça» ecc. (Castanheda I, 8-9, pp.
xviij-xix: «e loro si tennero a un tiro di bom- riamente, sommamente’ e non ‘stranamen-
barda dalle secche … Seguendo la rotta, te, meravigliosamente’.
un sabato 7 d’aprile al tramonto arrivarono 458Castanheda menziona «huma barca
fuori dell’imboccatura del porto dell’isola grande» e Barros Ásia «hum barco» (ibid.).
di Mombaça»). Il 7 aprile 1479 i nostri getta- 459 Seconda trasformazione di Bacco in un
no l’ancora a Mombasa, a una certa distanza
altro Moro che si presenta al Re, mentre il
dal porto.
precedente avatar si era rivolto allo Xeque.
455 Bella l’apparizione della grande città Pereira Camoniana non tratta di Bacco nel
che stupisce i Portoghesi, come spiega bene suo capitolo sul tema metamorfico (45-67),
Barros, vd. nota infra. E cfr. Verg., Aen. VI, mentre Aguiar e Silva ne accenna appena
23: «Contra elata mari respondet Cnosia nel saggio su Bacco (A lira dourada p. 167
tellus». sg.). Potremmo senz’altro dire che nel caso
456 «A situaçam da quál cidáde estáva me- del dio nemico e demoniaco anche la capa-
tida per hum esteiro que torneáva a tÑrra cità di tramutazione è indizio di una protei-
fazendo duas bocas: com que ficáva em forme connaturata ingannosità.
módo de ilha tam encubÑrta aos nóssos, 460 Topos ben attestato, questo del vele-
que nam ouvÑram vista della senam quan-
no celato sotto il miele; cfr. Ov., Am., I, 8,
do amparáram com a garganta do porto.
104: «impia sub dulci melle venena latent»;
Descuberta a cidáde, como os seus edificios
Girolamo, Epist. 15, 4: «venenum sub melle
Ñram de pédra e cal com janÑllas e eyrados
latet» e l’archetipo moderno celebre, Aesopi
[…], e ella ficáva em huma chápa que dáva
Fabulae, De mure rustico et campestri: «latet
gram vista ao már: estáva tam fÑrmosa que
hoc sub melle venenum» (Accii Zuchii […]
ouvÑram os nóssos que entravam em algum
in Aesopi fabulas interpretatio – detto anche
porto deste reyno. E posto que a vista della
Aesopus moralisatus di Accio Zucco –, Ve-
namorásse a todos, nam consentio Vasco
rona, J. e A. Alvisius, 1479, per cui vd. Jac-
da Gámma ao piloto que metesse os navios
dentro como elle quisÑra, por vjr já so- queline de Weever, Aesop and the Imprint of
spetóso contrélle e surgio de fora» (Barros Medieval Thought, Jefferson North Carolina
Barros Ásia I, 4, 5, p. 138: «La quale città & London, McFarland, 2011 pp. 166 sgg.).
era situata ove un braccio di mare si intro- L’espressione non è presente nell’Esopo ori-
duceva in essa, un estuario che contornava ginale (243 Chambry).
la terra producendo due foci, per cui sta- 461 Intendi: ‘come poi si scoprì, smascheran-
va come un’isola così celata ai nostri, che do l’inganno’. Secondo Epifânio Dias qui se-
non riuscirono a scorgerla se non quando gundo «corresponde ao ᾡς dos Gregos».

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NOTE CANTO II pp. 87-99

462 Conclusione oratoria, come spesso an- Canto II


che in altri canti del poema. 1 Richiamo patente di Petr., Rvf 9, 1:
463 Mi conforta nella traduzione così gre- «Quando ’l pianeta che distingue l’ore».
vemente arcaizzante citare a mia discolpa Forse superfetatoria l’evocazione di Ov.,
Feo Belcari: «è saper per certanza / senza Met. II, 25 sg.: «a dextra laevaque Dies et
speranza star nel foco assiso» (Laude 3, S’i’ Mensis et Annus / Saeculaque et positae
pensassi a’ piacer del Paradiso, vv. 16 sg.). spatiis aequalibus Horae» (Faria e Sousa:
464Potremmo tradurre ‘incombente’: «im- «alla destra e alla sinistra stavano il Giorno
minente» Pellegrini. e il Mese e l’Anno / e i Secoli e le Ore poste
465 Il termine necessidade indica «o imperio in spazi eguali»). Lúcido sta per ‘fulgente,
das circumstancias, a que temos de submet- sfolgorante’, latinismo poetico (cfr. ad es.
ter-nos» (Epifânio Dias). lucida sidera in Orazio, Carm. I, 3, 2).
2 Ovvero il mare. È meta desejada dal
466 Analoga struttura dei versi di Aen. VI,
83-84: «O tandem magnis pelagi defuncte Sole (planeta da intendere per estrela) per-
periclis, / sed terrae graviora manent» («O ché luogo di riposo dai suoi labores, ed è
lenta: quest’ultimo latinismo camoniano,
scampato infi ne ai grandi pericoli del mare,
che ha fatto discutere gli esegeti, va inteso
/ restano però quelli ancor più temibili del-
come ‘calma, pacifica’, quasi ‘oziosa’, quale
la terra»), quindi, al v. 86, «Bella, horrida
è appunto un mare in stato di tranquillità.
bella».
Cito soltanto Virg., Aen. VII, 27 sg.: «cum
467 La giuntura si ripete melanconicamente venti posuere omnisque repente resedit /
nel poema: «ao fraco corpo humano», V, 71, flatus et in lento luctantur marmore tonsae»
2; «contra os humanos fracos», VI, 28, 8 ecc. («quando i venti si fermarono e ogni fiato
Fraco può valere ‘stanco, sfi nito’, ma in que- all’improvviso ristette / e i remi si affati-
sti contesti marca la fragilità dell’uomo, se- cano sul lento marmo del mare»). L’inter-
condo una tradizione plurisecolare che dal- pretazione alternativa non ci convince del
le parafrasi bibliche, come Tommaso sopra tutto: «lenta a meta porque demora: sendo
Iob, giunge a una Hildegarde di Bingen, a desejada mais parece demorar» (Basto, e già
un Savonarola, ai frasari pieni di espressioni Manoel Correa). Sarebbe una complessa
come homo fragilis, caducus, inermis, miser, soggettivazione dell’attributo lenta che ci
infirmus ecc. sembra, nonostante la relazione copulativa
468 Cfr. canz. Junto d’hum seco, str. 5, ulti- con desejada, un po’ forzata. Naturalmente
mi versi (70-75): «somente o ceo severo, / as nei luoghi dove si trovano ora Gama e i suoi
estrellas e o fado sempre fero, / com o meu il sole non tramonta sul mare, ma Camões fa
perpétuo dano se recrêão, / mostrando-se sempre riferimento, a quanto pare, al luogo
potentes e indignados / contra hum corpo di partenza, Lisbona.
terreno, / bicho da terra vil e tão pequeno» 3 Chi è il deus Noturnus? Si è soliti citare
(c.vo mio, cfr. se indigne: «Soltanto il cielo se- l’Amphitruo di Plauto (certo noto a chi scris-
vero, / le stelle e il fato sempre feroce, / con se gli Enfatriões) in cui Sosia motteggia così:
mio perpetuo danno si allietano, / mostran- «Certe edepol, si quicquamst aliud quod
dosi potenti e sdegnati / contro un corpo ter- credam aut certo sciam, / credo ego hac
reno, / verme di terra vile e così piccolo»: vd. noctu Nocturnum [Nocturninum codd.]
Canzoni p. 155; in nota Perugi osserva che obdormivisse ebrium». («Certo per Pollu-
«Verme è estraneo al corpus camoniano», ce, se qualunque altra cosa che io creda o
p. 160 n. 444, come sinonimo del preferito sappia di certo, / credo proprio che questa
bicho). Ovviamente l’archetipo è in Ps 21, 7: notte Notturno abbia dormito, ubriaco»), e
«ego autem sum vermis et non homo». poco dopo: «credo edepol equidem dormi-

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pp. 99-101 CANTO II NOTE

re Solem» (I, 1, 271 sg, 282). Indubbiamente 5 «Estando Vasco da Gama aqui surto,
di Plauto e dei suoi ludi verbali c’è poco da forão bem noyte obra de cem homens em
fidarsi. Tuttavia Rodrigues non ha dubbi: huma barca grande, e todos com terçados e
«Era uma divindade especial, que presidia escudos. E em chegando aa capitaina qui-
à noite e em honra de quem existe ainda serão entrar todos com as armas, e Vasco da
mais uma inscripção, com os dizeres “Noc- Gama não quis, nem deixou entrar mais de
turno sacrum”» (Estudos II, p. 13: «Era una quatro». (Castanheda I, 9, p. xix: «Giunto
divinità speciale, a presidio della notte e nel qui Vasco da Gama, si presentarono in pie-
cui onore esiste ancora una inscrizione con na notte cento uomini su una barca grande,
le parole sacro a Notturno»; cfr. Forcellini e tutti armati di daghe e scudi. Avvicinan-
ad voc. «Nocturnus… deus noctis» con la dosi alla nave ammiraglia vollero salirvi con
citaz. dell’iscrizione). Non crediamo si pos- tutte le armi, ma Vasco da Gama lo impedì
sa trattare di Espero, ovvero Lucifero (cfr. e ne lasciò entrare non più di quattro»; cfr.
M. Acci Plauti Comoediae, ex recognitione Barros I, 4, 5, p. 138). Come si vede, e si po-
Iani Gruteri […], Bibliopolis, Z. Schurer, trà vedere, Camões elabora liberamente le
1621, p. 32), né di Erebo, o Morfeo, o ad- fonti storiche.
dirittura Nettuno (la casa marítima secreta 6 Si riprende l’area lessicale dell’engano;
è il profondo oscuro dell’Oceano dove si
cfr. qui sopra, I, 7, infidas gentes.
nasconde il Sole, ma non la sede del Deus
7 Espressione quasi formulare; l’abbiamo
Noturno) ecc. La citazione di Stat., Theb. X,
158 «noctivagi vis blanda dei» non è perti- vista a I, 64, 1; la ritroveremo a II, 109, 1.
nente, perché Stazio si riferisce al «Sopor», 8 Si può anche intendere, endiadicamen-
ovvero al sonno che i Greci trepidi non te, come ‘la salata via del regno di Nettuno’,
possono ottenere. Manoel Correa conclu- perifrasi, ovviamente, per le acque dell’O-
de con un certo supercilio: «São cousas de ceano. L’espressione salsum aequor è diffusa
Poetas». L’ipotesi di una identificazione fra nei poeti latini, cfr. Specimen Epithetorum
sol e deus nocturnus, in un’ottica di sdop- Ioannis Ravisij Textoris […], Parigi, H.
piamento propria dell’Amphytruo, è sug- Stephanus, 1518, c. 10r.
gestiva ma audace: cfr. Ludovica Radif, Il 9 La stampa ha anche la forma alvoroçado:
doppio notturno del Sole: l’eclissi di Giove in
vd. V, 74, 8.
«Amph.» 272, «Latomus», 62, 2003, 4, pp.
10 «E disseram-lhe que el Rey de Mombaça
789-793. Non si dimentichi che qualcuno ha
identificato il Deus nocturnus in Bacco (vd. sabia de sua vinda, e por ser noyte ho não
ivi, p. 789 n. 3), ma è oltremodo improbabi- mandara a visitar, mas que o faria ao outro
le che questa assimilazione sia pervenuta a dia, porque folgava muyto con sua vinda, e
Camões, che comunque l’avrebbe – credia- folgaria mais de ho ver» (Castanheda ivi, pp.
mo – esplicitata. xix-xx: «E gli disse che il re di Mombaça era
4 al corrente della sua venuta, ed essendo not-
E riporta fingidas, che è lezione adiafora,
ma l’aggettivo infido è hapax nel poema, e te non era venuto a fargli visita, ma che l’a-
quindi va scelta la lezione difficilior di Ee: «a vrebbe fatto al dì seguente, giacché era mol-
supposta emenda provêm de ser desconhe- to entusiasta della sua venuta, e ancor più lo
cido do corrector o vocabulo infido, sendo sarebbe stato nel vederlo di persona»; cfr.
que até na lingoa latina o ajectivo infidus è Barros ivi p. 138). Il tenore del linguaggio
palavra rara» (Epifânio Dias: «il supposto del messaggero è tanto iperbolico quanto
emendamento deriva dal fatto che il corret- mentitore.
tore non riconobbe il vocabolo infido, dal 11 Evidente anche qui l’eccesso di lusinga
momento che in lingua latina infidus è parola per attrarre Gama nella trappola. Infatti,
rara»), mentre fingido è diffuso nei Lusíadas. crediamo, cousa nomeada non vale soltanto

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NOTE CANTO II p. 101

per ‘personaggio sconosciuto di cui parla- gasse as nãos […] e se quisesse entrar pera
vano tutti come cousa nova’ (espress. di Ca- ho seu porto lhe daria tudo ho de que te-
stanheda), quanto ‘famoso capitano’, ‘perso- vesse necessidade, e por seguro lhe mandou
naggio onorevole’, «de gran nombre» (Faria hum anel e de presente hum carneyro, e
e Sousa). E come poteva conoscere il Re le muytas laranjas, cidrões e canas daçucar»
gesta di Gama? (Castanheda ivi p. xx: «e gli avrebbe dato
12 L’insistenza della richiesta a Gama da spezie da caricarne le navi … e se voleva
parte dei Mori ambasciatori di entrare nel entrare nel suo porto gli avrebbe dato tutto
porto, per non apparire sospettoso od osti- ciò di cui avesse bisogno, e per garanzia gli
le, è ben evidenziata da Barros (ivi p. 138). mandò un anello e in dono un ariete, molte
13 In italiano come in portoghese, qui il fu-
arance, cedri e canna da zucchero»).
21 Letteralmente: ‘con cui tu ponga fi ne
turo rappresenta una possibilità quasi certa,
quindi è pressoché un presente indicativo. al tuo desiderio (più grande)’; «e quanto
14 Oggetto ‘la terra’. Il concetto (ribadito a
ás cousas que aviam mistÑr de bõa vontáde
lhas mandaria dar, e assi carga despeçaria
IX, 66, 2-3 e altrove) per cui è naturale che
pola muyta que tinha» (Barros ivi p. 138:
i naviganti desiderino toccare terra e sbar-
«e quanto a ciò di cui avevano necessità,
care era presente in Virgilio, come ricorda
con buona volontà avrebbe comandato di
Epifânio Dias: «Defessi Aeneadae [cfr. gen-
dargliene, e anche gran quantità di spezie,
te cansada] […] ac magno telluris amore /
giacché tante ne possedevano»). «Habet
egressi optata potiuntur Troes harena / et
tota quod mente petisti», esclama Giunone
sale tabentis artus in litore ponunt» (Aen.
rivolgendosi a Venere in Aen. IV, 100. Fra
I, 157, 171-173: «Stremati gli Eneadi … e
le varie indicazioni intertestuali offerte da
spinti dal gran desiderio di terra / sbarcati
Faria e Sousa ci sembra abbastanza calzante
i Troiani calpestano la desiderata spiaggia /
quella di Araucana XXXII, 37, 8: «que en él
e adagiano sul lido le loro membra intrise di
hallára término el deseo».
mare salato»).
22 Formula già incontrata supra, I, 21, 8.
15 Nell’originale vás per vais.
23 Dentro il porto, ovviamente, come gli
16 L’Oriente è defi nito con latinismo
era richiesto dal Re.
aurífero in quanto ritenuto ricco d’oro, più
24 appena la luce mostrerà per dove la
o meno favolosamente.
17 flotta possa passare senza pericolo, libero
Ecco un primo esempio in cui l’aggetti-
di timori] Pellegrini □ non più temendo /
vo ardente si applica alle spezie, fortemente
gl’ignoti fondi] Averini. Quindi, e natural-
piccanti e odorose.
mente, Gama non si riferisce al timore di
18 « = ou droga medicinal: nosse salutife-
ostilità dei locali, ma alla sicurezza dell’at-
ras … herbas (Stat., Achil. I, 117); praestans è tracco. «Esta suerte de temor es prudencia,
vulgar, nomeadamente em Plinio, fallando- qual el Poeta pretende mostrarla siempre en
se de drogas e remedios» (Epifânio Dias). suo Heroe» (Faria e Sousa).
19 La coppia rubino e diamante è natural- 25 «Vásco da Gamma por segurar a suspei-
mente topica, sia in senso proprio che figu- ta que se delle podia tÑr, aceptou a entráda
rato; la ritroviamo in Ariosto, Trissino ecc. pera dentro ao seguinte dia» (Barros ivi, p.
Si noti che, con una sorta di chiasmo, canela 138: «Vasco da Gama per tacitare il sospetto
e cravo sono riassunti in especiaria, mentre che quegli poteva nutrire nei suoi confronti,
pedraria anticipa l’articolazione in rubí e accettò di entrare nel porto entro il termine
diamante. del dì seguente»); «E Vasco da Gama lhes
20 «e lhe daria especiaria com que carre- fez muyto gasalhado e lhes deu algumas

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p. 103 CANTO II NOTE

peças, e mandou agradecer a el Rey ho ofre- pera aventurar coestes recados, ou pera os
cimento que lhe fazia, dizendo que ao outro deixar em lugares onde visse que era necessa-
dia entraria pera dentro» (Castanheda ivi p. rio pera que subessem o que ya neles, e os to-
xx: «E Vasco da Gama gli si mostrò molto masse da volta que fizesse» (Castanheda ibid.
contento e gli donò alcuni oggetti, e ordinò «E per confermare maggiormente la pace col
di dire al Re che gradiva l’offerta che gli fa- re, mandò con loro due dei nostri. Costoro-
ceva, assicurando che entro il giorno dopo no erano due degradados fra alcuni imbarcati
sarebbe entrato nel porto»). per mandarli in avanscoperta, o per lasciarli
26 che ben sa il fatto suo] Pellegrini. Non in luoghi ove capisse che era necessario per
erra ovvero non ‘devia’ dal mandato ricevu- informarsi su cosa succedeva in quelle re-
to dal Re di intrappolare i Portoghesi. gioni, e per riprenderli al ritorno»). Questi
27
degradados erano dei «criminosos» (Faria
«‘idea de acautelar-se’» (Epifânio Dias)
e Sousa) la cui condanna era commutata
□ ogni proposito di guardinga prevenzio-
in una sorta di bando, qui in particolare
ne] Pellegrini. Il termine suspeita va inteso
costretti a partecipare alla navigazione verso
come sostantivo.
l’India; e venivano all’occasione esposti per
28 «E disseram mais que apartado dos primi ad ogni pericolo, dal momento che in
mouros avia muytos Christãos que moravão patria sarebbero stati comunque giustiziati.
sobresi, com que Vasco da Gama folgou Tocco rimanda a Maria Augusta Lima Cruz,
muyto, e então acabou de crer que avia Degradados e arrenegados portugueses, in Di-
Christãos naquela ilha, vendo que concer- mensão da Alteridade nas culturas de língua
tavão aqueles mouros com o que lhe tinhão portuguesa, Lisboa, Univ. Nova, 1982, II, pp.
dito os pilotos. E con tudo ele não deixou 77-96.
de ter alguma sospeita que aqueles mou- 30 Fraintendono Poppa Vòlture e Averini
ros vinhão ver se poderião tomar algum
(«fortunati», «graziati» ecc., vd. contesto)
dos navios» (Castanheda ibid.: «E dissero
ma non Paggi 59 («per essere occorrendo
che inoltre, separati dai mori, c’erano molti
avventurati, / in casi di tal sorte perigliosi»),
Cristiani che vivevano accanto a loro, del
né Pellegrini ovviamente («adoprati»).
che Vasco da Gama fu assai rallegrato, e
31 L’aggettivo duvidoso è comune in por-
arrivò così a credere che ci fossero davve-
ro Cristiani in quell’isola, constatando che toghese (qui casos duvidosos: ‘accidenti
coincideva quanto detto da quei mori con rischiosi’); traducendolo ci siamo avvalsi
ciò che gli avevano detto le guide. Ma nono- dell’arcaismo dubitoso (cfr. Dante, V. N.,
stante ciò, egli non smise di avere qualche Donna pietosa v. 43 «Poi vidi cose dubitose
sospetto che quei mori venissero a vedere se molto», nel senso di ‘temibili, minacciose’).
potevano prendere qualcuno delle navi»). Il Altrove Camões usa duvidoso con diverse
Gama delle cronache sembra un po’ meno sfumature semantiche, come per la luz duvi-
ingenuo di quello camoniano. Ma come dosa del crepuscolo a VIII, 44, 1.
abbiamo detto ciò è segno di buona indo- 32 Vengono a mente i versi del VII dell’E-
le, contrapposta a quella mefistofelica dei neide: «Quare agite et primo laeti cum lumi-
mori; si osservi la figura etimologica se fia ne solis / quae loca quive habeant homines,
da infiel che indica perfettamente questa di- ubi moenia gentis, / vestigemus et a portu
varicazione etica. Non crediamo, con Faria diversa petamus» (130-132: «Dunque orsù,
e Sousa, che qui infiel faccia riferimento alla muovetevi e alla prima luce del sole sere-
fede musulmana. namente / investighiamo quali sian questi
29 «E pera mais confirmar a paz com el luoghi, e che uomini vi abitino, dove siano
rey, mandou coeles dous dos nossos. E estes le città di tali popoli, / e partendo dal porto
forão dous degradados dalguns que trazia sparpagliamoci»).

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NOTE CANTO II pp. 103-105

33 Ci permettiamo una rima identica, chie- 40 Motto ripetuto in realtà sino ai nostri
dendo perdono al lettore se non la gradisce. tempi: «aliquis ex sua malitia suspicatur
Nell’originale la formula polittotica e omo- mala de bonis» (Bonav., De profectu. Reli-
fonica produce vejão: ver desejão. gios. I, x); «malitia suspicantis, qui sibi de
34 Fra l’altro Castanheda specifica che fra i propria malitia conscius, faciliter iudicat
doni vi era un ramo di coralli molto fini (ibid.). alios esse tales qualis est ipse» (D. Dionisii
35
Cartusiani Operum minorum Tomus secun-
Soggetto di tenha, secondo Epifânio
dus […], De modo iudicandi et corripiendi,
Dias, è Vasco, con mutamento repentino ri-
Colonia, Io. Soter, 1532 c. 379v: «la malizia
spetto a mostrava che è verbo retto dal Rey.
di colui che sospetta, che è consapevole del-
Rodrigues ritiene inutile ipotizzare questo
la propria malizia, facilmente giudica gli al-
cambiamento di soggetto. Concordiamo.
tri essere maliziosi come lui stesso»).
36 Vale per ‘favorevole, benigna’, come più
41 Numerose le testimonianze di tale par-
avanti a 39, 3: «brando, afábil e amoroso».
ticolarità del dio; citiamo soltanto Ov., Fast.
37 Faria e Sousa evoca, forse inutilmente,
III, 773: «quod ipse puer semper iuvenisque
Ariosto, O. F. XX, 105, 1-4: «Cortesemente videris».
dico in apparenza, / ma tosto vi sentîr con- 42 Cfr. sopra I, 73, 2.
trario affetto; / che ’l signor del castel, beni-
43 ‘Aspetto fi nto’, habitus, più che hábito
volenza / fi ngendo e cortesia, lor dé ricetto».
38
nel senso proprio di ‘veste’.
Sempre legante – se non imprigionante
44 Culminazione delle falsidades ordite dal
– la maglia lessicale della finzione nefaria.
Questo e ha valore avversativo (Rodrigues), demoniaco Bacco. Le trasformazioni uma-
mentre subito sopra, pérfida e nefanda forma- ne del dio ora pervengono a una blasfemia
vano quasi una dittologia para-sinonimica. suprema. A VIII, 47 apparirà in sogno nelle
39 Castanheda, ibid.; più articolato Barros: vesti di Maometto in persona.
45 Per l’aggettivo, che suona volutamente
«mas a tençam sua éra mandar per estes
hómeens espiar o estádo da cidáde e povo iperbolico, vd. anche infra VIII, 62, 5. Si
della e que navios avia dentro. Os mouros noti che la fabbricazione dell’altare inganne-
ou que o entenderam o arteficio, ou porque vole rievoca il sintagma engano fabricado di
sempre usam de cautÑlas, posto que leváram I, 76, 3.
os hómeens mostrando contentamento de o 46 «e mostraram-lhe pintada em huma car-
fazer, sempre foram trazidos per mão, e de ta a figura do Spirito sancto a que adoravão»
passáda notáram sómente o que lhe oferece (Castanheda ibid. «e mostrarono dipinta su
á vista» ecc. (ivi p. 139: «ma la sua intenzio- una carta la figura dello Spirito Santo che
ne era ordinare a questi uomini di spiare lo adoravano»).
stato della città, la sua popolazione e le navi 47 Il diminutivo portoghese Pombinha «es
che avevano dentro il porto. Le mura, o ciò
imagem de ternura estremada» («estrema
che avevano visto come artificio [equivoco:
tenerezza»), commenta Faria e Sousa.
costruzione artificiosa e/o inganno], o perché
48 Ridondante il «librata» di Pellegrini,
sempre i mori usano cautele, nonostante
conducessero gli uomini mostrandosi con- Poppa Vòlture, Averini.
tenti di farlo, sempre però i visitatori erano 49 La vera Fenice, emblema classico mi-
praticamente tenuti per mano, e di ciò che tologico di creatura assolutamente unica e
attraversavano potevano notare soltanto sempre risorgente, è la Vergine. Un sonetto
quello che esteriormente offriva loro la vi- di Camões sviluppa appunto questo concet-
sta»). Si noti l’efficace immagine dei mes- to spirituale; citiamo da Cancioneiro Luís
saggeri sempre «trazidos per mão» dai mori. Franco (201v): «Pera se namorar de que for-

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pp. 105-107 CANTO II NOTE

mou / te fez Deos, sancta fenix virgem pura soché favolosa, quasi utopica, celebrata per
/ […] pera que unica fosse a compostura» i suoi profumi e la produzione di incenso.
ecc. («Per innamorarsi della sua fattura / ti 57 Uno degli attributi di Bacco, in quanto
fece Dio, santa fenice vergine pura / … af- figlio di Tione, appellativo di Semele quan-
fi nché unica fosse la composizione») Per gli do elevata al cielo (dal greco θύειν, che si-
altri numerosi testimoni del son. vd. Sonetos gnifica ‘smaniare, agitarsi violentemente’);
e soprattutto la discussione di Perugi in So- cfr. Graves Miti greci 27, k, 12; Jeanmaire
netti pp. 264 sgg. Dionysos pp. 346 sg. Un figlio di Bacco
50 Apostoli di Cristo. Thioneo, di cui parla brevemente Boccaccio
51 Nell’originale como os que è una para- nelle Genealogiae V (c. 97v dell’edizione ve-
similitudine, quali ne troviamo numerose neziana del 1554), non ha nulla a che fare,
in Dante. ovviamente, col soprannome del padre,
52
dallo stesso Boccaccio poco sopra regolar-
Ovvio il riferimento alla Pentecoste
mente regestato. Nella traduzione Tioneo è
(Act II, 1-4). Mirabile il gioco fra le linguas
bisillabo, in un endecasillabo a minore.
di fuoco e le linguas straniere, peraltro già
58 Nostra piccola licenza traduttoria; por
presente nel dettato neotestamentario:
linguae ignis … loqui aliis linguis. Sopra si derradeiro è spostato al verso fi nale (in con-
osservino le figure etimologiche afigurada… clusione, «ainsi pour tout dire» Bismut). Per
figura e pintura… pintada. il senso di estrema finzione vd. n. sg.
53 59 Il verso, vera pointe fi ne-stanza, andreb-
Si lega al seguente onde: ‘qui…dove’,
‘nel luogo…in cui’. be magnificamente bene, pieno di smaglian-
54
te ironia, se il peraltro geniale Saraiva non
Fra le tante figurae etymologicae di
fosse venuto a capovolgere l’ordine soggetto-
Camões ci permettiamo di aggiungerne
oggetto: sarebbe Bacco il dio vero e Cristo il
ogni tanto una nostra, anche a compensa-
finto (Estudos pp. 39 sgg.). Come conciliare
zione di quelle che si perdono.
ciò con l’indubbio cattolicesimo di Camões?
55 I due companheiros, ignari della fi nzio-
«A nossa interpretação tem também um
ne, si inginocchiano per adorare l’effettivo pressuposto: è que os verdadeiros deuses
Dio che governa (gouernaua per ragioni ri- objectivos, n’Os Lusíadas, são os deuses
miche) il mondo. da fábula e que Deus (cristão) è um deus
56 Vd. Virg., Georg. II, 139: «totaque tu- subjectivo, illusório dentro da máquina do
riferis Panchaia pinguis arenis» («tutta la Poema, um deus relativo ao Autor, nos seus
Pancaia è ripiena di pingui arene ricche apartes, e aos actantes cristãos, mas não deus
d’incenso»). Evemerus, l’autore di una Sto- para dentro do Poema e da sua acção» (p.
ria sacra di cui abbiamo solo notizie e fram- 41: «La nostra interpretazione ha un presup-
menti, e la cui dottrina teologica è seguita posto: i veri dèi oggettivi, nei Lusiadi, son
da Camõens, più o meno (cfr. X, 82), disse dèi favolosi e il Dio cristiano è un dio sog-
di aver scoperto un’isola in mezzo all’Oce- gettivo, illusorio nella macchina del Poema,
ano, partito dall’Arabia felix, di nome ap- un dio relativo all’Autore, presente nei suoi
punto Panchaia, splendida per monumenti, a parte, e agli attanti cristiani, ma non dio
antichità e ricchezze, ove si adoravano gli all’interno del Poema e della sua azione»).
Dei e vi era un grande tempio dedicato a Affascinante il pressuposto e tutta l’esegesi
Giove. Il tutto è raccontato, ad esempio, in camoniana di Saraiva. Ma per noi questo
un frammento del VI libro della Bibliotheca verso è chiaro: come punto d’arrivo della cli-
historica di Diodoro Siculo, ripreso da Eu- max ingannatrice di Bacco, trasformista, tea-
sebio (Praepar. Evangel. 2, 53 sgg.). Poetica- trante, scenografo, illusionista, ecco il colpo
mente, Pancaia viene ritenuta un’isola pres- da maestro: il dio finto, cioè egli stesso, si fa

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NOTE CANTO II p. 107

vedere mentre adora quello vero, il suo – ma- infatti a Dante, Purg, IX, 1: «La concubina
gari indiretto – nemico. Perché fingido? Per di Titone antico». C’è da dire che sull’epi-
vari motivi, in quanto rappresentante il dio teto concubina gli esegeti si sono scannati,
degli infedeli, in quanto dio pagano e quin- spesso al limite del delirio; cfr. Benvenuto
di evemeristicamente finto dio, in quanto da Imola: «Dico ergo quod simpliciter de-
demonio e quindi opposto del dio che fi nge scribit auroram lunae; sed cum vocat eam
di adorare, ecc. L’essenziale è che l’assiologia concubinam Titonis, dico et credo, quod
falso/verdadeiro sia rispettata, altrimenti il poeta noster de novo hoc fi ngit, sicut sae-
personaggio proteiforme e mefistofelico del pe, imo quasi semper facit novas fictiones
Bacco camoniano non emergerebbe come si in omni materia. Consideravit enim quod
deve. Vd. anche Mt 4 10: «tunc dicit ei Iesus: omnes poetae dant auroram solis in uxo-
vade Satanas, scriptum est Dominum Deum rem Titoni; ideo ipse dat illi amicam, sci-
tuum adorabis et illi soli servies» (Faria e licet auroram lunae, quia uxor stat prope
Sousa, c.vo mio: «disse allora a lui Gesù: vat- virum, amasia vero a longe» («Dico dunque
tene Satana, è scritto che adorerai il tuo Dio che Dante semplicemente descrive l’aurora
e lui solo servirai»). lunare; ma quando la chiama concubina di
60 La mancata rima di enganado (lez. della
Titone, sostengo e credo che il nostro poeta
in modo nuovo immagina ciò, come spes-
princeps) con agalhados : espalhados viene
so, dacché anzi quasi sempre crea nuove
giustificata da Rodrigues (Estudos pp. 15
fi nzioni in ogni materia. Considerò infatti
sgg.) in quanto la lettura dei versi congiun-
che tutti i poeti danno l’aurora solare come
gerebbe la sillaba fi nale di 3 con quella ini-
moglie di Titone; così egli la prende come
ziale di 4, ottenendo enganado os e quindi
sua amica, ovvero aurora lunare, perché la
restituendo la rima, in una sorta di inarca-
moglie sta accanto al suo uomo, l’amante
tura fonica. Altri emendano in enganados.
invece lontana»); ancor più perspicuo Fran-
61 Falso, perché inscenato da Bacco, ma
cesco da Buti: «E fi ngeno li Poeti che Titone
pure sacro, perché rappresentativo comun- s’imparentasse col Sole e pilliasse per mollie
que dei veri simboli Spirituali, Mariani e Aurora fi lliuola del Sole, e menato dal Sole
Pentecostali. L’infingimento è tanto più effi- per lo cielo s’innamorò d’Aurora fi lliuola
cace e geniale, da parte di Bacco, quanto più de la Luna, e fecela sua concubina, sicchè
paradossale e difficile da detegere. elli ebbe due Aurore; cioè l’una dal Sole per
62 Nell’originale si tratta di un genitivo: do donna, e l’altra dalla Luna per concubina, e
Sol. Noi lo trasformiamo in una particella coll’una e coll’altra si coniungea, ora coll’u-
d’agente. na ora coll’altra»; Anonimo Fiorentino:
63 Scegliamo una forma insolita antica ita-
«Ora l’Auttore fa un’altra fizione, et imma-
gina che, come il sole fa, innanzi al suo ap-
liana per cui vd. almeno Giovanni Romani,
parire, biancheggiare i monti, com’è detto,
Oservazioni sopra varie voci del Vocabolario
così la luna, venendo ancora dall’Oriente,
della Crusca, Milano, Silvestri, 1826, ad voc.
innanzi ch’ella si lievi, fa una altra aurora
Rubinoso. simile a quella del sole; et questa Aurora
64 Fonte indiscutibile è Petr., Tr. Cup. I, 5:
della luna, chiama l’Auttore concubina di
«la fanciulla di Titone». Vd. l’Anónima ver- Titanio: però che l’Aurora del sole è sua mo-
são: «a bella moça de Titam» (Triunfos p. 7, glie, com’è detto, convenevolmente si può
comm. p. 92). Naturalmente l’immagine, va- dire quella della luna, ch’è men bella, essere
riata in molteplici modi, ricorre dall’antichi- concubina, ciò è amica di Titanio» (citaz.
tà a Dante e oltre. Ma in Camões e Petrarca tratte dal Dante Dartmouth Project, https://
non sembra propriamente casada con il ve- dante.dartmouth.edu/). In ogni caso la so-
gliardo immortale Titone (Basto); si pensi miglianza moça-concubina fa sospettare una

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pp. 107-111 CANTO II NOTE

conoscenza camoniana del celebre brano ivi, p. xxj: «E quando Gama vide le spezie,
dantesco. Nell’originale abbiamo Na moça e che il re gliene prometteva una enorme
de Titão, che qualcuno ritiene da emendare quantità, fu assai lieto, e ancor più per l’in-
in Da moça. formazione che gli avevano riportato i nostri
65 Colmandoli di doni, come testimonia sulla terra e sui due cristiani che avevano
Castanheda ibid. Anche in Barros (ivi, p. trovato: tenne consiglio con tre capitani, e
139) Gama, che s’era sempre mostrato guar- decisero alla fi ne di entrare in porto … E
dingo, e i suoi consiglieri si fidano dei mori. nel frattempo venivano alcuni mori all’am-
66
miraglia e stavano con i nostri con tale tran-
Essendo non propriamente un fiume
quillità [assego per assocego, cfr. Thesouro:
ma il sottile corridoio d’acqua che divideva
forma arcaica o aplografia] e accordo che
Mombasa dalla terraferma, è ovviamente
pareva li conoscessero da molto tempo»). In
acqua oceanica, e quindi salata.
Barros troviamo l’espressione «a presa que
67 Chiasmo elegantemente semantico (sa- desejávam» (ivi, p. 139).
cras…santo, aras…sacerdote). 73 Nel senso di ‘ingannosamente, di na-
68 Cfr. Sil. Ital. XII, 613: «terras caeco nox scosto’, «ardilosamente» (Epifânio Dias),
condit amictu» (Epifânio Dias). Si può ve- «secrétement» (Bismut).
dere anche la traduzione ampliata dell’An- 74 Ricompare una dizione quasi formulare:
guillara di Met. V, 446: «L’alme città la notte
cfr. supra 73, 6; 81, 7-8; 79, 3 ecc.
havea sepolte / Co ’l manto suo caliginoso e
75 In netta opposizione a cautamente del
nero» (Delle Metamorfosi d’Ovidio, Venezia,
G. Griffio, 1563, V, 142, c. 82v). primo verso.
69 76 L’espressione è diffusa; citiamo almeno
«mostra: manifestaçao dos sentimentos
de que uma pessoa está animada» (Epifânio Virgilio: «tum dente tenaci / ancora funda-
Dias). bat navis» (Aen. VI, 3-4).
70 77 È il «nauticus clamor» virgiliano (Aen.
Ripetizione del concetto di 15, 7-8 (e
del termine mostra) in forma apoftegmati- V, 140 sg.; III, 128); Epifânio Dias lo identi-
ca. Ancora una volta la fiducia ingenua di fica col celeuma (κέλευμα), il grido che dava
Gama nella pérfida gente viene sottolineata il ritmo ai vogatori, seguendo la tradizione
come propria di un cuore buono, che non che risale a Servio e al Danielino; un erro-
sospetta il male, e conseguenza di un estre- re dei commentatori, come rileva Nicholas
mo di malizia negli infedeli. Bismut traduce Horsfall glossando III, 128 (Virgil, Aeneid
«une grande âme». 3. A Commentary, Leiden-Boston, Brill,
71 Figura etimologica con alegremente del 2006).
verso 2. La compattezza retorico-semantica 78 l’entrata del porto, marcata da segnali]
dell’ottava è come sempre studiata e cesellata. Pellegrini □ barra marcata] Poppa Vòlture.
72 «E quando ele [Gama] vio a especiaria, Le balizas erano per lo più pali indicanti un
e que el rey lhe mandava prometer carrega, limite da non oltrepassare: «terminos, que
foy muyto ledo, e muyto mais da enfor- son dos pilares, o colunas que sirven de guia
mação que lhe os nossos derão da terra e a la entrada de los baxeles, para que no peli-
dos dous Christãos [in Camões Bacco tra- gren tocando en algun lado» (Faria e Sousa:
vestito] que acharão: e ouve conselho com «termini, che sono due pali, o colonne, che
os tres capitães, e acordarão que entrassem fungono da guida all’estrata dei vascelli, af-
no porto […]. E neste tempo vinhão alguns fi nché non corrano pericolo urtando contro
mouros à capitaina e estavão com os nossos qualche lato»).
em tanto assego e concordia que parecia que 79 Venere era detta anche Erycina dal to-
os conhecião de muyto tempo» (Castanheda ponimo siciliano di Erice, dove sorgeva un

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NOTE CANTO II p. 111

tempio in suo onore. Orazio usa l’elegante luminosi delfi ni argentati in cerchio / l’ac-
espressione «Erycina ridens» (Carm., I, 2, que battevano con le code e solcavano i ma-
33) Erice era anche il nome di un figlio di rosi»). Da questi tre versi memorabili, come
Venere, quindi fratello di Enea (cfr. Aen. V, da una radice sublime, si sviluppa tutta l’ot-
24), ucciso nel pugilato da Ercole (ivi, 410 tava 20.
sgg.). 88 in inusitata veemenza] Pellegrini.
80 Nel senso di ‘proteggere, vigilare’. 89 Camões cita tre Nereidi: Cloto, Nise e
81 Cfr. ovviamente I, 1. Nerine. Cloto è errore per Doto (cfr. Aen.
82 «Noto citius volucrique sagitta / ad ter- IX, 102 «Nereia Doto»), già risalente ad
ram fugit» (Aen. V, 242 sg.: «Più rapido del edizioni virgiliane cinquecentesche, come
vento Noto e di una saettante freccia / fuggì ad es. in Pub. Virgilii Maronis Poetae Man-
a terra»); «Illa volat celerique ad terram tur- tuani Universum Poema […], Venezia, B.
bine fertur / non secus ac nervo per nubem Cesano, 1551, c. 311r. Du Castera p. 91 tra-
impulsa sagitta» (ivi XII, 855 sg.: «Quella duceva «Doto nage moins qu’elle ne vole» e
vola ed è portata a terra da celere turbine nel commento aggiungeva: «Presque toutes
/ non diversamente da una freccia lanciata les éditions de Camõens mettent Clotho au
dalla corda dell’arco attraverso una nube»); lieu de Doto, c’est une faute grossière. Je
«Corda non pinse mai da sé saetta / che sì m’étonne qu’elle soit échapée à la diligen-
corresse via per l’aere snella» (Dante, Inf. ce du Commentateur Espagnol» (p. 141;
VIII, 13 sg.): vd. supra I, 40, 6, n. si riferisce certamente a Faria e Sousa). Le
83 Cfr. sopra I, 96, 3. «Casi siempre dá Ho- altre due Nereidi camoniane sono state ri-
mero a las Ninfas el epicteto de albas [candi- tenute nomi di invenzione. Sempre Du Ca-
de]» (Faria e Sousa). «Λευκοθέαι, Nereides» stera le crede emblemi di Fede, Speranza
(Lexicopator Etymon […] per Ioan. Chaera- e Carità, ma non convince affatto; Faria e
damum, Parigi, G. Rolant, 1543, col. 1114). Sousa le considera Angeli che proteggono
rispettivamente le tre navi dei Portoghesi.
84 Tritoni, delfi ni ecc. Son detti latinamen-
Tutto questo è irrilevante; per l’onomastica,
te ‘cerulei’ per sineddoche, in quanto ceru- Nise (o Nisea?) può essere la Νησαίη di Il.
leo è il mare ed essi sono divinità e abitanti
Σ, 40 e presente in altri cataloghi di Nerei-
del mare.
di (Esiodo, Apollodoro, Igino; cfr. poi Aen.
85 Esattamente come Nettuno dice a Ve-
V, 826). Per Nerine il problema è maggio-
nere in Aen. V, 800 sg.: «Fas omne est, Cy- re; il nome significa genericamente ‘figlia
therea, meis te fidere regnis, / unde genus di Nereo’, ovvero Nereide; Priscianese lo
ducis» («È giusto, Venere, affidarti i miei indica appunto fra i patronimici femminili
regni, / da cui sei nata»). Afrodite nacque (Francesco Priscianese Fiorentino, Della
dalla schiuma del mare prodotta dai genitali lingua romana, Venezia, B. Zanetti, 1540, c.
di Urano, suo padre, recisi da Crono, come 22v). Infatti Virg. quando defi nisce Nereia
narra la tradizione esiodea. la ninfa Doto la include appunto fra le fi-
86 Nell’originale la forma negativa não che- glie di Nereo. L’ipotesi di cassare la virgola
gasse (= chegasse in portoghese moderno e della princeps tra Nise e Nerine aggiungendo
nella nostra traduzione) è dovuta al verbum una copulativa ‹e› prima di se arremessa (e
impediendi «estorvar». ottenendo così un risultato simile alla Ne-
87 «sed fluctu spumabant caerula cano, / reia Doto di Virgilio) è suggestiva, ma non
et circum argento clari delphines in orbem ci convince appieno (cfr. Pereira Camoniana
/ aequora verrebant caudis aestumque se- pp. 97-99).
cabant» (Aen. VIII, 672-674: «Ma l’azzurro 90 Vd. il son. di Tansillo E freddo è ’l fonte
spumeggiava di bianchi flutti / e intorno i e chiare e crespe ha l’onde (c.vi nostri).

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pp. 111-115 CANTO II NOTE

91 Le onde (soggetto) «temono» le Nereidi 100 Classico paragone analitico epico; da


che procedono furiosamente. Per ondas en- Virg., Aen. IV, 402-407: «ac veluti ingentem
curvadas vd. sopra I, 92, 3. formicae farris acervum / cum populant
92 L’immagine è classica; Faria e Sousa cita hiemis memores tectoque reponunt: / it
squisitamente il Nonnos dei Dionisiakà I, 59 nigrum campis agmen praedamque per her-
(«Venere seduta sulle spalle di un Tritone», bas / convectant calle angusto, pars grandia
Le Dionisiache, vol. I, a cura di Daria Gigli trudunt / obnixae frumenta umeris, pars
Piccardi, Milano, Rizzoli, 2003, p. 131), poi agmina cogunt, / castigantque moras, opere
influente su Marino, ma sicuramente estra- omnis semita fervet» («E come le formiche
neo al nostro. Più plausibile la conoscenza quando saccheggiano un grosso cumulo di
dei versi claudianei dall’Epithalamium de grano, / memori dell’inverno, e lo ripongo-
nuptiis Honori Augusti 122 sgg., con sugge- no al sicuro: / avanza per i campi la nera fi la,
stioni anche per i precedenti versi camonia- e la preda fra l’erbe / trasportano per stretta
ni; cfr. ad es. «Iam Ligurum terris spumantia via; alcune spingono a forza di spalle / gran-
pectora Triton / adpulerat lassosque fretis di chicchi di frumento, altre serrano i ran-
etxtenderat orbes» (vv. 180 sg.: «Già Trito- ghi / e puniscono gli indugi, tutto il sentiero
ne aveva sospinto il suo petto spumoso dalle ferve di lavoro»). Faria e Sousa aggiunge
terre liguri / e aveva aperto larghi cerchi sulla analoghi loci oraziani, ovidiani, danteschi e
superficie delle acque»). Cartari registra l’i- dall’Araucana, configurando un vero topos.
conografia claudianea: «E Claudiano quan- Cfr. tuttavia anche Dante, Purg. XXVI, 33-
do la finge andare alle nozze di Honorio, e di 35: «così per entro loro schiera bruna / s’am-
Maria fa che un Tritone la porti su la lubrica musa l’una con altra formica, / forse a spiar
schiena facendole ombra con l’alzata coda» lor via e lor fortuna».
(Cartari Le imagini c. 112r). 101 Sic anche Paggi 59. Le Ninfe, come le
93 Dione è attributo di Venere, ma anche formiche, pur agendo su una forza per loro
alibi nome di sua madre. Il gesto aceso e la sproporzionata, riescono ad arrestare le navi
furia fanno pensare alla Beatrice dantesca ben più pesanti di loro. Viene a mente poi
«colorata come foco» (Purg., 33, 9). la caratteristica che era attribuita al pesce
94 Il sintagma doce peso si travasa dal sua- remora, detto echeneis da Plinio, che scrive
ve iugum evangelico all’analoga espressione «Hoc carinis adhaerente naves tardius ire
cortese amorosa; cfr. il nostro Contraposti, creduntur, inde nomen imposito» (IX, 79,
pp. 138-140. 41: il termine greco ἐχενηΐς vuol dire appun-
95 Forse memoria di Stazio, Silv. I, 1, 19-20: to «trattenitore di navi»). Con la ventosa
«Bistonius […] magnoque superbit ponde- sul dorso, che effettivamente le echeneidi
re» (Faria e Sousa). hanno, si riteneva che queti pesci potessero
96 moltiplicare la propria reale forza adesiva in
Si osservi l’eco di enche as velas dell’ot-
modo iperbolico.
tava precedente, v. 6.
102 Cfr. il medesimo pera detrás a 21, 6.
97 Bella immagine arricchita dal contrasto
103Letteralmente ‘coloro che porta’, cioè i
di madeiro duro - brando peito in chiasmo,
con la repetitio di vento. Remoto modello è marinai sulla nave, «ses occupants» Bismut.
sempre il carme dotto 64 di Catullo: «emer- 104 Cfr. il fervet detto a proposito delle for-
sere [...] candenti e gurgite [...] / aequoreae miche da Virgilio, supra. Epifânio Dias giu-
[...] Nereides» (14 sg.). stamente evoca anche il famoso sintagma
98 sospingono la nave indietro] Pellegrini. «fervet opus» di Georg. IV, 169.
99 Ben sistemato sopra le loro minuscole 105 Cfr. Ariosto O. F. 41, 10, 5-8: «Quel che
spalle, per poterlo portare senza sbilanciarsi. siede al governo, alto sospira / pallido e sbi-

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NOTE CANTO II pp. 115-117

gottito ne la faccia; / e grida invano e invan 117 Fra le «fonti» che Faria e Sousa sciori-
con mano accenna / or di voltare, or di calar na, pertinente mi sembra Garcilaso, Egl. II,
l’antenna». 1815 sg.: «el viejo de alli un salto dio con
106Nell’originale ‘davanti a loro’, cioè ai brio / y levanto del rio, espuma al cielo»
naviganti. (Boscan & Garcilaso c. 280r: «il veglio da
lì un salto spiccò con agilità / e l’acqua del
107 Secondo Castanheda «hum bai- fiume si levò, spuma verso il cielo»).
xo», dove si presentava il rischio serio di
118Il legame, nell’originale, è asindetico,
incagliarsi (ivi, p. xxj).
«na verdade um tanto duro» (Epifânio
108 La celeuma, come detto sopra, sarebbe Dias).
propriamente il grido che dà il ritmo ai vo- 119 Si notino i vv. 4-5 dell’ottava incorniciati
gatori. Si noti in questi versi la variatio nei
dal polittoto Saltando… saltavão. Forte an-
termini che indicano urla e rumore (gritan-
che la omofonia quasi paronomastica n’agoa
do… brada… estrondo), come alternativa al
a nado.
dominante gusto della repetitio camoniano.
120 «no duda en arrojarse al mar furioso,
Per medonha vd. Faria e Sousa: «pavorosa,
horrisona i espantable». / teniendo aquel morir por menos grave»
(«non esita a slanciarsi nel mare furioso, /
109 Traducendo non riusciamo a mantenere
considerando quel morire meno atroce»,
la sineddoche dell’originale (singolare per Araucana IX, vv. 515 sg. (Faria e Sousa).
plurale).
121 Come narra Ovidio, Met. VI, 317-381.
110 Il termine estrondo è assai onomatopei-
122 Bellissimo esempio di incidentale de-
co; lo ritroviamo in questo canto a 96, 8.
scrittiva che «exprime apenas uma circun-
111 In sostanza fraintendono gli sforzi por-
stância concomitante» (Rodrigues).
toghesi per evitare di incagliarsi con un cla- 123 Interrompiamo nella traduzione la se-
more di guerra aggressivo.
quenza di gerundi, sul cui uso sintattico
112 nell’imbarazzo] Pellegrini □ dans cette
si veda, con numerosi esempi a conforto,
angoisse] Bismut. Il lemma pressa è glos- Rodrigues Estudos pp. 16-19. Figura eti-
sato con «apêrto, afl ição» (Basto). Indica mologica sentem… sente ai vv. 3, 6. In più
quindi situazione di paralisi, se vogliamo, o saltando (v. 5) duplica il saltando dell’ottava
comunque di disordine, caos, appunto. precedente (v. 4). Non parliamo dei nessi
113 «tanto que os mouros que estavam per allitteranti e dell’insistenza sul suono della
os outros navios viram esta revolta, pare- sibilante.
cendo-lhe que a traição que êles levavam 124 Le coincidenze con tre passi danteschi
no peito era descoberta» (Barros ivi p. 148: sono intriganti: «Come le rane innanzi a la
«tanto che i mori che stavano per le altre nimica / biscia per l’acqua si dileguan tut-
navi videro questa rivolta, credendo che il te»; «E come a l’orlo de l’acqua d’un fosso
loro meditato tradimento fosse scoperto»; /stanno i ranocchi pur col muso fuori»; «E
Castanheda p. xxj). come a gracidar si sta la rana / col muso
114 Nell’originale: ande sta per hão-de. fuor de l’acqua» (Inf., IX, 76 sg.; XXII, 25
sg.; XXXII, 31 sg.). Non si dimentichino,
115Faria e Sousa evoca Ercilla, Araucana tuttavia, i versi di Ovidio nel brano sopra
XIX, 37 e dintorni. citato: «nunc proferre caput, summo modo
116 «todos uns per cima dos outros lança- gurgite nare, / saepe super ripam stagni
ram-se aos barcos» (Barros, ibid.: «tutti uno consistere, saepe / in gelidos resilire lacus»
sopra all’altro si lanciarono alle barche»; (VI, 372-374: «ora alzare il capo, nuotare a
Castanheda p. xxj). fior d’acqua, / spesso starsene sulla riva del-

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pp. 117-119 CANTO II NOTE

lo stagno, spesso / saltare di nuovo nel lago sa nei testi di patristica. Ripetizione di mila-
gelido»). gre sopra a 29, 8.
125 «até o pilôto do Moçambique, que se 135 Cfr. supra 6, 8: «infiel e falsa gente».
lançou dos castelos de pôpa ao mar, ta- 136 Epifânio Dias sposta la virgola prima di
manho foi o temor de todos» (Barros ivi p. sabiamente, riferendo l’avverbio ad acudir
249: «sino alla guida del Mozambico, che del v. fi nale; non sembra convincente, anche
si gettò in mare dal castello di poppa, così perché il testo della princeps ha un punto
grande fu il terrore di tutti»). Cfr. la pseudo- fermo proprio dopo sabiamente. Inoltre: «É
etimologia isidoriana: «Proprie autem mare mais lógico do que dizer que a Guarda so-
appellatum eo quod aquae eius amarae berana acode sábiamente, não se admitindo
sint» (Etym. XIII, 14, 1). que ela acuda de outro modo» (Basto: «è più
126 Cioè ‘aspro e duro’, neppure scalfibile. logico di affermare che la Guardia sovrana
A X, 15, 8 Camões userà l’aggettivo riferen- porta aiuto saggiamente, non essendo am-
dolo agli dèi pagani ‘vani e sordi’. Il penedo missibile che ella lo faccia in altro modo»).
è nominato sopra, 24, 7. 137 Faria e Sousa evoca Ariosto, O. F. XIII,
127 Cfr. infra IV, 29, 7-8 (e 39, 8). 16, 5: «se non ci aiuta Quel che sta di sopra».
128 butta giù] Poppa Vòlture. 138 «Bien claro vemos quanto se engañava
129 Sulla forma atentado (= atentando: «se nuestra confiança en aquella apariencia de
não quando atentando bem virão que erão amistad» Faria e Sousa, quindi Epifânio
os imigos» ecc., Castanheda ivi pp. xxj-xxij), Dias, Basto; diversamente Rodrigues: «[na
cfr. Rodrigues Estudos pp. 19-20. aparência]: no que se nos mostra», e così
anche Bismut. Seguiamo questa seconda
130 strano e inatteso comportamento] Pel- interpretazione.
legrini.
139Ovvero ‘non coglie, non riesce a rag-
131Nell’originale continua la costruzione giungere, comprendere’.
gerundiale iterativa.
140 Nell’ordine del sistema iterativo, si os-
132 «Sabido por Vasco da Gama este segre- servi cuidado a 30, 1 e a 31, 7; engano 30, 3,
do deu muytos louvores a nosso Senhor por enganada 31,4, enganos 31, 6; Guarda sobera-
os livrar tão milagrosamente, e disseram na 30, 7, Guarda Divina 31, 7, guardado 31,
todos a Salve na capitaina» (Castanheda ivi 8 ecc.
p. xxj: «Riconosciuto da Vasco a Gama que-
141 «Iuppiter omnipotens, precibus si flec-
sto segreto tranello sventato, egli levò molte
lodi a nostro Signore per averli liberati così teris ullis, / aspice nos! Hoc tantum; et, si
miracolosamente, e tutti recitarono un Salve pietate meremur, / da deinde augurium, pa-
ter» (Verg., Aen. II, 689-691: «Onnipoten-
nella nave ammiraglia»); «Quando Vasco da
te Giove, se alcuna prece ti può piegare, /
Gama e os outros capitães viram tam súbita
guardaci! Solo questo; e, se siamo degni di
novidade, abriu-lhe Deus o juizo pera en-
pietà, / mandaci un segno augurale»). Faria
tenderem a causa dela» (Barros ivi p. 149:
e Sousa aggiunge: «Iuppiter omnipotens, si
«Quando Vasco da Gama e gli altri capitani
nondum exosus ad unum / Troianos, si quid
videro una così improvvisa stranezza, Dio
pietas antiqua labores / respicit humanos»
aprì loro gli occhi della mente per compren-
ecc. (ivi V, 687 sgg.: «Giove onnipotente,
dere la causa di quello che accadeva»).
se ancora non provi odio per tutti i Troiani
133 Ancora Garcilaso: «O admirable / caso, fi no all’ultimo, / se ancora qualcosa dell’an-
y cierto espantable [spaventoso]» (Egl. II, tica pietà guarda / alle umane sofferenze»),
1806 sg., Boscan & Garcilaso c. 279v). nonché «Troes te miseri, ventis maria omnia
134 L’espressione miraculum evidens è diffu- vecti, / oramus» (I, 524 sg.: «Noi Troiani mi-

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NOTE CANTO II pp. 119-121

seri, trascinati dai venti per ogni mare, / ti 150 Quello di Giove.
preghiamo»). Naturalmente la suggestione è 151 Ci si perdoni l’arbitrio traduttorio. Co-
virgiliana, sì, ma generica. munque, Venere è avvolta di uno zendado,
142 Locus notoriamente petrarchesco. e il termine velo, petrarchescamente, può
143 Cioè ‘veramente sicuro, non in apparen- valere come corpo – se pure mortale.
za’ (cfr. Rodrigues Estudos p. 21). Cfr. infra 152 molto affannata] Paggi 59 □ invermi-
II, 63, 2 «de mais verdade». gliata dal moto] Pellegrini □ accaldata]
144 Il suono biblico che si avverte in questi Averini. Epifânio Dias glossa «encendida»
versi echeggia il lamento e le suppliche del (e cfr. Faria e Sousa «calurosa, encendida»).
153 Le stelle saranno ancora una volta i pia-
popolo ebreo dell’Esodo alla ricerca della
terra promessa già da Dio ad Abramo (Gn neti, come sopra (più difficilmente le stelle
15, 18). Gama invoca Dio, la Guarda divina, fisse; infatti, Faria e Sousa informa che «a
e ad ascoltare e reagire è Venere, secondo la donde el Poeta aqui dize Estrellas, dezia
consueta convivenza di mitologia e religio- en el manuscrito Deoses»), mentre l’aer è la
ne, come già sottolineava Severim De Faria sfera dell’aria, più prossima alla superficie
(c. 110v). terrestre, oltre la quale aria v’è la sfera del
145 fuoco iuxta Tolomeo.
Cfr. supra 21, 2, ove era furiosa.
154 «Mostrasi sì piacente a chi la mira / che
146 Si noti che saudosas è quadrisillabo. Sta
dà per gli occhi una dolcezza al core»; «Ne
per ‘immalinconite’, in quanto già sentono
gli occhi porta la mia donna Amore / perché
la mancanza della dea. L’espressione Dantre
sì fa gentil ciò ch’ella mira»; «degli occhi
as Nimphas (de antre = de entre) indica che
suoi, come ch’ella gli mova, / escono spirti
Venere si allontana dal corteggio delle nin-
d’amore infiammati» ecc., tutti celeberrimi
fe (‘via dallo stare tra loro’), ma siccome il
esempi danteschi presenti nella Giuntina
movimento è in subitanea salita, l’avverbio
di rime antiche (Sonetti e canzoni di diversi
allude bene all’ascesa dal mare (da ‘dentro’
autori antichi toscani, Firenze, Giunta, 1527,
le acque) al cielo.
cc. 8r, 5v, 5r).
147 «e piange scolorita / con le stelle sua
155 Petr., Rvf 71, 7: «Occhi leggiadri dove
grave dipartita», Tasso B. Ode I, p. 8,
Amor fa nido», e di qui una incredibile sfi-
squisita intertestualità suggerita da Faria
lata di imitazioni petrarchiste che Faria e
e Sousa. Gli altri rimandi che il grande
Sousa golosamente registra.
commentatore propone ad Ariosto e Virgilio
156 Come fanno notare i commentatori, vale
sono molto più remoti. E insistiamo col ri-
ammentare che la conoscenza camoniana per ‘insufflava’; un latinismo di cui è model-
delle odi di Tasso padre, come ha ben dimo- lo ad es. Virgilio, in cui Venere parlando a
strato la Spaggiari, è pressoché indubitabile. Vulcano «dictis divinum inspirat amorem»
(Aen. VIII, 373). Quanto a spiriti e spiritelli
148 Ovvero i Pianeti, quinque stellarum d’amore, essi popolano tutta la poesia italia-
quae falso vocatur errantes, mentre le stelle na dall’età di Dante al Cinquecento, com’è
fisse erano inerrantes, secondo il passo cice- noto. Non si manchi di notare la fig. etimo-
roniano citato da Epifânio Dias (Nat. Deor. logica espíritos… inspirava. L’aggettivo vivos
II, 20). Rodrigues fa notare che Dante, Par, fa pensare Faria e Sousa all’atto creativo
II, 30, chiama la Luna «la prima stella». di Dio che dà vita a Adamo («inspiravit in
149 Dopo il cielo della Luna e di Mercu- faciem eius spiraculum vitae», Gn 2, 7, ove
rio (che sarebbero appunto pianeti, ovvero c’è analogamente un gioco etimologico), ma
estrelas erráticas), Venere sosta un poco nel tutto rientra nella sua interpretazione alle-
terzo cielo, il suo. gorica sacra di Venere che è inaccettabile.

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pp. 121-123 CANTO II NOTE

157 Cfr. ancora Rvf 30, 10: «vedrem ghiac- 161 Per galgos: «galgo, que representa o la-
ciare il foco, arder la neve». Nell’immagine tim (canis) Gallicus (Ov., Met., I, 533), toma-
camoniana, coerentemente col contesto co- se na poesia por ‘cão de caça’ em geral»
smologico, i due Poli si accendono, mentre la (Epifânio Dias: «galgo che viene dal latino
sfera del Fuoco agghiaccia. Il soffio amoroso canis Gallicus è usato in poesia come cane
di Venere inverte le naturali qualità delle da caccia in generale»).
cose. Ma il topos ghiaccio-fuoco, iper-petrar- 162 mai l’avrebbero ucciso i voraci cani: ché
chesco e petrarchista, lega tutti i fenomeni i desideri l’avrebbero consumato prima]
meravigliosi qui indicati nel segno dell’in- Pellegrini. Il valore condizionale del verbo
namoramento e della condizione di chi ama va sottinteso anche nell’originale; acabar
(cfr. il mio Contraposti, cit., pp. 163 sgg.). nel senso di ‘matar’ è forma colta, letteraria,
158 La contiguità namorar…amada accen- prossima al latino conficere (Epifânio Dias).
tua la volontà di sedurre più accesamente Il caçador mitologico è appunto Atteone (le
un padre già amante della figlia. Si aggiunga allusioni di Camões sono quasi sempre indi-
il namorava dell’ott. precedente, v. 4, a con- rette; per ragioni metriche qui traduciamo
ferma – se ce ne fosse bisogno – del sistema direttamente col nome del personaggio, che
iterativo camoniano che quasi forma una peraltro Camões stesso non tace a IX, 26, 1).
nuvola semantica in cui avvolge, in questo Sul tema di Atteone, ricorrente in Camões,
caso, la dea. si veda il dotto e classico saggio di Ramalho
159 Il mito di Paride giudice, e della vittoria Estudos pp. 55-82; quindi Dicionário Ca-
di Venere, fu reiterato, in chiave di eulogio mões pp. 15-19 (Aguiar e Silva).
amoroso, nel Cinquecento ad esempio da 163 Linguaggio di forte connotazione pe-
Bembo (Se stata foste voi nel colle Ideo, fra trarchesca; cfr. ad es. le «crespe chiome
l’altro in Rime diverse […], Venezia, Gioli- d’or puro lucente» di Rvf 292, 5 ecc. Si
to, 1545, p. 10); Ariosto, O. F. XI, 70, 1 («Se veda anche «La testa òr fi no, et calda neve
fosse stata nelle valli Idee»); Della Casa (La il volto», Rvf 157, 9, et similia, nonché la ce-
bella Greca onde il pastore Ideo, in Rime et lebrata imitazione bembiana nel son. Crin
prose, Venezia, D. Farri, 1565, c. 11r) ecc. d’oro crespo (e cfr. ottimamente Marnoto O
ecc. Cfr. Comentário Camões, 4, pp. 103 sgg. petrarquismo 2015 pp. 292 sgg. e Marnoto
160 L’evocazione di Atteone risente forse di O petrarquismo 1997 111 sgg.). Vd. ancora
alcuni versi della História de Santa Comba Rvf 127, 76-77 «Le bionde treccie sopra ’l
di António Ferreira: «Chegara ali a moça na collo sciolte, / ov’ogni lacte perderia sua
alta sesta / banhar-se, como sói, nâa fonte prova». Non si manchi però di richiama-
clara […]. Qual a casta Diana de sua fonte re Virg., Aen. X, 137 sg.: «fusos cervix cui
/ afrontada saiu contra Acteão» ecc. (260, lactea crines / accipit, et molli subnectens
1-2; 290, 1-2: Ferreira Poemas pp. 246 sg. circulus auro» («la di lei candida nuca i
«Lì giunse la fanciulla in pieno mezzogior- capelli sciolti / riceve e un cerchio d’oro
no / a bagnarsi, come soleva, in una chiara flessibile li allaccia»). E Camões stesso, nel
fonte … come la casta Diana alla sua fonte, son. 10 Quem pode livre ser vv. 9 sg.: «Quem
/ oltraggiata, uscì contro Atteone»; l’opera vê que em branca neve nascem rosas / que
dovrebbe collocarsi negli anni ’60 del Cin- fios crespos de ouro vão cercando» («Chi
quecento; è presente anche in una miscella- vede che in bianca neve nascono rose / che
nea insieme con componimenti di Camões: fi li crespi d’oro van cerchiando», Sonetti p.
cfr. ivi p. 570). Rodrigues Estudos p. 22 fa 140; cfr. poi l’altro son. Ondados fios d’ouro
notare una discordanza da Ovidio e una reluzente, spurio, e vd. Marnoto O petrarqui-
concordanza con Boccaccio, ma forse non smo 1997 pp. 526 sg. L’espressione candidior
è necessario. nive variamente modulata è in Catullo (80,

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I Lusiadi.indb 921 14/04/2022 15:25:20


NOTE CANTO II p. 123

2), Ovidio (Am. III, 5, 11; 7, 8; VIII, 373) ecc. riporta («mento e gola e peitrina», da Dona
164 «Ciò detto, nel partir la neve e l’oro / e le genser) ci orienta verso il ‘petto’; cfr. infatti
rose del collo e de le chiome» ecc., traduz. di Morgado Mateus p. 381. Nel passo sopra cit.,
Annibal Caro di Eneide I, 402 sg. Ariosto torna al seno ben tre volte (nella stes-
sa ott. 14). D’altra parte, il «cinto» di Vene-
165 La presenza di candide mamme o pomi
re è però topos iconografico indubbio. Cfr.
acerbi ecc. fra i segmenti corporei dell’a- Hom., Il, Ξ, 214-217 («Haec locuta, [Venus]
mata è invece indizio di una lirica di tipo ceston discolorem balteum, quem circa pectus
non «bembianamente» petrarchistica, più gerebat, revinctum solvit. Ibi insunt amores,
boccacciana e quattrocentesca, o comunque ibi cupidines, ibi illecebrae, ibi blandae sua-
è viva in contesti non lirici, come d’altron- delae, ibi denique omnia amatoria lenocinia
de qui in Camões (cfr. il mio Alcune cose ac veneficia, quae quantuncunque prudentis
sull’antipetrarchismo, «Critica letteraria», declinant mentem», Homeri Ilias p. 272, c.vo
XXXVIII, 2010, 2, pp. 211-225: 215 sg.) e in mio: «Detto questo, Venere sciolse il ceston,
Ariosto, e poi in Tasso, nonché nei «canoni cintura multicolore, che teneva intorno al
lunghi» della descriptio puellae. petto. Ivi sono gli amori, ivi i desideri, ivi le
166 Cfr. Ariosto, O. F. 7, 14, 3-4: «due pome lusinghe, ivi le dolci attrattive, ivi infine ogni
acerbe, e pur d’avorio fatte, / vengono e van lenocinio e veleno d’amore, che piegano l’a-
come onda al primo margo» (c.vo mio). nimo anche del più saggio e prudente»).
167 Cfr. Petr., Rvf 72, 51 «il lume in cui 169 Il Minino (= menino) è ovviamente sem-
Amor si trastulla»; Ariosto, O. F. 7, 12, 3 «in- pre il fanciullo Amore.
torno cui par ch’Amor scherzi e voli» (nella 170 Metafora per le gambe già nel Cantico
descrizione di Alcina abbiamo anche «bian- dei Cantici («crura illius columnae marmo-
ca neve è ’l bel collo, e ’l petto latte», ivi 14, reae, quae fundatae sunt super bases aure-
1). Garcez Ferreira evoca anche un testo ita- as», 5, 15, da cui, con inversione, Rvf 44,
liano minore, le Stanze per la signora Pellina 16: «muri eran d’alabastro, e ’l tetto d’oro»,
D’Oria di Stefano Ambrogio Schiappalaria rappresentazione architettonicamente tra-
(Anversa, G. Latio [Hans Laet], 1556, accol- slata del corpo di Laura). I riferimenti al
te anche nella Seconda parte delle Stanze di Cantico biblico non mancano nell’ottava,
diversi illustri poeti. Nuovamente raccolte da anche se mediati dal linguaggio classico-
M. Lodovico Dolce, Venezia, Giolito, 1564, petrarchistico, e fanno buon gioco a Faria
rist. 1581 p. 255 sgg.): «Le vostre chiome at- e Sousa per la sua interpretazione allegori-
torte a l’aura sparse, / o su le spalle erranti a ca di Venere come Religione ovvero Chiesa
guisa d’onde, / con cui scherzando Amor usa cattolica. Tocco rimanda al saggio di José
legarse, / e vago d’esser visto si nasconde, / Lara Garrida, «Columnas de cristal»: códigos
non son né d’or né d’ambra» ecc. (p. 262). In y discursividade entre un soneto de Lope y un
effetti anche Schiappalaria (su cui vd. la voce famoso romance anónimo, in El cortejo de
del DBI online, di Myriam Chiarla, vol. 91, Afrodita. Ensayos sobre literatura hispánica y
2018), in quel poemetto elogiativo iperboli- erotismo, ed. Antonio Cruz Casado, Málaga,
co, stava a suo modo «scherzando». Univ. de Málaga, 1997, pp. 23-67.
168 cesto] Paggi 59 □ cintura] Pellegrini □ 171 In italiano zendale o più frequentemente
seno] Poppa Vòlture □ Averini glissa igno- zendado, indica un «drappo sottile e fi nissi-
bilmente. Pensiamo però che, nonostante la mo o velo, per lo più di seta» (Treccani, con
descrizione discenda verso il basso, petrina ess. Da Boccaccio a Montale). «Cendal is
possa stare anche per peito, come il fr. poi- Low-Latin Cendalum (Ducange) = thin silk»
trine. Burton II p. 580 traduce con girdle, (Burton II p. 580). Faria e Sousa commenta:
ma poi l’esempio da Arnaud de Maruell che «en rigor, Sendal es tela de lino fi nissima»,

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pp. 123-125 CANTO II NOTE

e così è per lui nel caso di Venere, come di Silva riporta le espressioni generiche di vulto
Teti più avanti a VI, 21, 5-8 («delgada bea- angélico, semblante angélico. Res nullius, dun-
tilha»). Cfr. poi il solito Ariosto, O. F. VII, que, originata probabilmente dal prototipico
28, «avolta in un legger zendado» (Tocco). Guinizzelli di Al cor gentil, ultima stanza
172 Metaforico per le rosee carni della dea, («semblanti … d’angel sembianza», Rime di
o forse più ousadamente pei caporelli; in diversi antichi autori toscani, Venezia, A. &
molti però credono che si tratti del pube (vd. fratelli da Sabio, 1532, c. 110r), tesaurizzata e
Bismut pp. 249 sg., adducendo esempi fran- concocta da Dante e Petrarca, ecc.
cesi non sappiamo quanto pertinenti ed esi- 176 Anche la Laura di Petrarca miscela in sé
bendo uno statement un po’ folle: «Camões gioia e severità: «e ’n aspetto pensoso anima
désigne donc ici les muqueuses vaginales lieta» (Rvf 215, 4).
de la déesse» sic). D’altra parte, ancora nel 177 Per la consustanzialità istantanea dei
Cantico dei Cantici, si legge: «venter tuus
contrari cfr. il mio Contraposti, passim, e p.
sicut acervus tritici vallatus liliis» (7, 2). E
55: «E quinci è che gli amanti or piangono,
comunque un suggerimento più calzante, in
or ridono; anzi […] piangono e ridono in un
tal senso, poteva venire da Apuleio: «tenui
medesimo tempo» (Tullia d’Aragona, Della
pallio bombicino inumbrabat spectabilem
infinità di Amore). Cfr. Ariosto, O. F. 1, 2,
pubem» (Metam. X, 31 «con sottile velo se-
1: «in un medesmo tratto»; 29, 63, 7: «in un
rico celava appena lo splendido pube»), con
medesmo istante» ecc.
la chiosa del Beroaldo: «Merito inumbrabat
178 Faria e Sousa evoca Dante, Purg. XVI,
dixit cum tenuissimo velamine non tam
pubes tegeretur quam inumbraretur [non 86 sg.: «a guisa di fanciulla / che piangen-
tanto copriva quanto adombrava]» (Apule- do e ridendo pargoleggia». Inutile ci sem-
ius cum commento Beroaldi, Venetiis, per P. bra proporre la lettura «entre alegre ‹e›
Pincium Mantuanum, 1510, c. 207r). magoada» (Rodrigues Estudos pp. 22-23);
173 la parafrasi giusta è «magoada no meio da
Ma anche ‘trasparente’: così Pellegrini;
alegria que mostra» (Epifânio Dias «affl it-
rado] Poppa Vòlture. Epifânio Dias richia-
ta in mezzo all’allegria che mostra»). Tutta
ma il lat. rarus e glossa «ralo, pouco denso».
la comparazione camoniana ha ben poco
Tutto il discorso sul coprire-scoprire, molto
di spirituale e simbolico, sembra davvero
sensuale e caro anche al Tasso (Liberata IV,
pagana e di gusto elegiaco classico romano
31-32, relativo alla diabolica Armida), per
(cfr. ad es. Ov., Am. I, 5; I, 7 ecc.). Ha un
Faria e Sousa ha valore sacro-allegorico:
sapore lascivo-cortigiano, molto in linea con
scoprire ai dotti e coprire agli indotti il si-
la lirica «manierista» italiana ed europea
gnificato autentico, il riferimento alla Chiesa
cattolica. Nel passo sopra cit. ariosteo abbia- del tempo.
179 vezzosa] Paggi 59; «más melindrosa que
mo «restò il vel suttile e rado» (ivi, c.vo mio).
174 Vulcano, marito di Venere, è sempre ge- lastimada» Faria e Sousa («più seducente
loso, mentre Marte, suo amante, sempre in- che lacrimosa»).
namorato: routine mitologica. Faria e Sou- 180 Vd. Aen. I, 227 sgg.: «Atque illum [Io-

sa, che deve procedere coerentemente con vem] talis iactantem pectore curas / tristior
la sua lettura simbolica, considera Vulcano et lacrimis oculos suffusa nitentis / adlo-
non come sposo di Venere ma emblema del quitur Venus» «A Giove, che agitava nel
fuoco infernale, mentre Marte sarebbe im- proprio petto tali preoccupazioni / affl itta e
magine dell’amore di San Pietro o Santiago soffusa negli occhi di lucenti lacrime / parla
(San Giacomo) per la Chiesa. Venere», in difesa dei Troiani.
175 Da Ariosto al Marino, il sintagma gode 181 Nel senso di ‘potente, forte’; cfr. sopra
di ottima fortuna; alla voce angélico Moraes e I, 8, 1, riferito al Re Dom Sebastião, e qui

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NOTE CANTO II p. 125

infra, 49, 3, riferito al Reino d’Ormuz. «O tu che le sorti di uomini e dèi / reggi
182 Tricolon in gradazione ascensiva. con eterno comando e atterrisci col fulmine,
183
/ cosa poté il mio Enea commettere di così
‘A qualche avversario, a un nemico, a un
grave contro di te, / cosa poterono i Troiani,
oppositore’, cioè nella fattispecie Bacco, no-
ai quali dopo aver sofferto tante disgrazie,
minato in fi ne ottava. Subito dopo, lhe è un
/ è preclusa ogni terra del mondo intero a
pleonasmo che sottolinea l’intento dichiara-
causa dell’Italia?»).
tivo. Sottile tessuto retorico in questo esor-
190 I commentatori evocano il «Nunc pere-
dio di Venere: i primi 4 versi sono ribaltati
dal quinto e sgg.; contra rispetto a contrairo at» in bocca a Giunone ad Aen. X, 617.
enfatizza il rivolgimento e la delusione: si 191 Stava per dire forse mofina (Faria e Sou-
ripete a 40, 4 e 6. sa, che coglie così perfettamente l’esigenza
184 «O te è dativo e não accusativo» (Rodri- camoniana di repetitio delle parole chiave).
gues). Nel Moraes e Silva Dicionário proprio L’aposiopesi, che immaginiamo studiata ad
questo esempio camoniano è riportato, a il- arte dalla parlante, è apparentemente mo-
lustrare il significato di errar a alguem come tivata dal singulto (como se, v. 5). Il que è
«offender, faltar ao dever». comune pleonasmo camoniano, giusta Ro-
185 Ovvero ‘sotto cattiva stella’. La sfortuna drigues (Estudos pp. 23-25). Un esempio di
reticentia analogo è ad es. in Verg., Aen. I,
è confermata nell’ottava sg. al v. 6: Venere
135 («Quos ego…»). Poco convincente Ro-
cercando il bene dei suoi protetti suscita il
drigues dove nega la reticenza: «eu, proteg-
male per loro e quindi per se stessa.
gendo-o, fui causadora do mal que lhe vai
186 Abilissima oratrice, Venere ricorre ora
acontecer».
al paradosso (aggettante in anacoluto), per 192 Come già detto a 38, 8: l’aggettivo splen-
disinnescare l’evidenza dell’ingiustizia con-
dido e morbido incornicia, ripetendosi, il
tronaturale di cui si sente vittima. La pointe
discorso venereo, emblematizzando in una
esplode coerentemente in fi ne ottava, con la
parola l’atteggiamento seduttrice della dea,
brevitas che si addice all’effato in apparenza
delicato, tenero, infelice, offeso ecc. Non
illogico, e sorprendente – ed anche ironico,
o meglio sarcastico. comprendo la glossa di Tocco: «vezzosa,
non mimosa», ma mi sfuggirà qualcosa.
187 Piango, e prego, e bramo] Paggi 59. Gar-
193Come la Lavinia virgiliana «lacrimis […]
cez Ferreira avrebbe preferito clamo.
flagrantis perfusa genas» (Aen. XII, 64 sg.).
188 ‘E tanto mi affanno contro il mio interes-
194 Si noti il contrasto fra l’ardore e la frescu-
se, contro il mio successo’. Ancora una volta
contra, senza timore di nimia repercussio. ra in seno al paragone. Il paragone è ripreso
dal Tasso, nota Faria e Sousa: «e il bel volto
189 Evidente la struttura parallelistica e e ’l bel seno alla meschina / bagnò d’alcuna
contrastiva del distico fi nale, non geometri- lagrima pietosa. / Quale a pioggia d’argento
ca ma molto efficace. Ingrediente principe e mattutina / si rabbellisce scolorita rosa (II,
è sempre la figura etimologica (quero-lhe 129, 1-4, ma la situazione è diversa).
querer). Tutto il discorso di Venere è vaga-
195Il se verrebbe ricavato dalla s di dentes
mente memore, aggiungendovi marchetaría
manierista, di quello della stessa dea nel (Rodrigues), ma nonostante gli esempi dot-
primo dell’Eneide: «O qui res hominumque tamente addotti ci permettiamo di dubitre.
deumque / aeternis regis imperiis et fulmine 196 Cfr. Aen. IV, 30 «Sic effata sinum la-
terres, / quid meus Aeneas in te committe- crimis implevit abortis»; 76 «incipit effari
re tantum, / quid Troes potuere, quibus tot mediaque in voce resistit»; II, 774 «vox
funera passis / cunctus ob Italiam terrarum faucibus haesit» ecc. Inutile seguire Faria e
clauditur orbis?» ecc. (229 sgg., c.vo mio: Sousa che evoca B. Tasso, B. Martirano ecc.

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pp. 125-127 CANTO II NOTE

197 Ripresa formulare di 39, 1. logica, attestata in Boccaccio (Geneal. XII,


198 Immagine comune («o conceito he ordi- 3) e fra l’altro nel Corpus Virgilianum (Ciris
nario», Garcez Ferreira), classica e romanza; 134 «pater atque avus idem / Iuppiter») e in
Faria e Sousa cita fra l’altro, oltre a Varchi Euripide (Hipp. 534, Epifânio Dias); per lo
e Speroni, Ariosto: «Così parlava la gentil più lo si riteneva figlio di Marte e Venere
donzella, / e spesso con singhiozzi e con (Cic. Nat. Deor. 3, 23), o anche di Mercurio
sospiri / interrompea l’angelica favella / da e Venere, o comunque forza primordiale co-
muovere a pietade aspidi e tiri» (O. F. XIII, smogonica (Esiodo) ecc.
32, 1-4) ma erra prendendo tiri per tigri. In 204E giuntando il suo volto al volto amato]
App. Vergil., Ciris 136 abbiamo l’espressione Paggi 59. Letterale: ‘avvicinando’.
«validas doctus vires mansuescere tigris» 205 Per la comparazione, Faria e Sousa evo-
riferita a Cupido. ca affannosamente: Hor., Sat. II, 3, 257 sgg.
199 Quasi ad litteram da Eneide I, 254-255: («Porrigis irato puero cum poma recusat: /
«Olli subridens […] / voltu, quo caelum tem- “Sume, Catelle!”, negat; si non des, optat.
pestatesque serenat» («A lei sorridendo … Amator / exclusus qui distat» ecc.: «Quan-
con il volto che serena il cielo e le tempeste»). do porgi una mela al bimbo irritato egli ri-
200 Si rammenti Petr., Rvf 323, 4-5, ove la fiuta: / – Prendi, cucciolo mio! –, e quello
«fera […] con fronte humana» è «da far nega; se non gliene dai, la vuole. L’amante
arder Giove». Cfr. qui supra 37, 5 acenda. / escluso fuori lontano»…), Ariosto O. F.
201
44, 92, 1-4 («Come bambin, se ben la cara
«oscula libavit natae», Aen. I, 256.
madre / iraconda lo batte e da sé caccia, /
202 Il colo di Venere, già dipinto sopra a non ha ricorso alla sorella, o al padre, / ma a
36, 2 come più bianco che neve, è qui de- lei ritorna, e con dolcezza abbraccia»), Dan-
fi nito puro, limpido, simile al cristallo. Vd. te, Purg. XXX, 44 sg, («il fantolin corre al
la canz. camoniana Fermosa e gentil dama, a mamma / quando ha paura o quando elli
dove compare, oltre alla «testa d’ouro e è affl itto»), passi quasi del tutto ininerenti.
neve», un magnifico «colo de crystal» (nel- Del resto, noi non siamo riusciti a trovar
la lez. di Rimas 1598; in Canzoni abbiamo di meglio. I paragoni che esordiscono con
«marmóreo colo», p. 88) e un «branco come fanciul, da Petrarca al ’500 (il sicut puer
peito» (vv. 2, 4). Cfr., volendo avere un al- evangelico), sono numerosi, ma i versi ca-
largamento poligenetico, anche i bei versi moniani risultano particolarmente acuti nel
di Marrasio (mss.) «pectora crystallum cir- registrare la psicologia infantile irrazionale
cumdat, longa hiacintus / lactea colla tenet» e profonda come substrato di quella adulta.
(Angelinetum et carmina varia, ed. Gianvito Non si dimentichi l’invettiva contro le balie
Resta, Palermo, Centro di Studi Filologici e nel poemetto di Tansillo La balia, appunto,
Linguistici Siciliani, 1976, p. 117) L’espres- per quanto rimasto a lungo solo ms.
sione collo puro è ben attestata nella poesia 206 «His ubi laeta deae permulsit pectora
italiana; un solo es.: «scopri il collo puro,
dictis» (Aen. V, 816: «quando con queste
scopri il seno, scopri le braccia» (Antonio
parole blandì il lieto petto della dea»).
Renieri da Colle in Claudio Tolomei, Versi,
207 Faria e Sousa dice che nel ms. il poeta
et regole de la nuova poesia toscana, Roma,
A. Blado, 1539, f. Eir). Non si dimentichi aveva scritto segredos, meno icastico.
comunque il «bel collo, candido, gentile» 208«longius et volvens fatorum arcana
di Laura-fenice (Rvf 185, 2). movebo» (Aen. I, 262); «fatorum arcana ca-
203Nota squisitamente ironica e osée; Cu- nebat» (Met. II, 639).
pido (Eros) è figlio di Giove e Venere in 209 Fermosa Dione a 33, 2 qui supra. Si pensi,

una versione minore della leggenda mito- en passant, al magnifico incipit camoniano

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NOTE CANTO II pp. 127-129

dell’ode Fermosa fera humana, con analoga Latinismo, superl. di bellax per cui vd. Luc.
allitterazione. Phars. IV, 406: «bellaci confisus gente».
210 «Parce metu, Cytherea» (Aen. I, 257, 218 Cfr. duro, sopra a I, 37, 4, in rima con
Giove tranquillizzando Venere nel passo seguro. Varie le sfumature semantiche
più volte citato). dell’attributo, ma chiare: i Turchi sono ‘fe-
211 Nel’originale il verbo temer regge la for- roci, rudi, forti, difficili da abbattere’, come
ma negativa come il latino timeo ne. un muro. In tal modo la terna muros: duros:
212
seguros produce un’idea collettiva di nemici
Insistenza sul carinhoso epiteto paterno.
potenti, apparentemente invincibili, che i
213 I Portoghesi, contrapposti – con già Portoghesi invece distruggeranno senza pie-
adottata Überbietung – ai Greco-Romani tà, trasformando le mura da implicito osta-
(cfr. supra I, 24, 2-3 e n. a I, 3, 4). colo metaforico a loro grandioso manufatto
214 L’aggettivo piedoso è calco del virgi- civile e militare.
liano pius, che marcava Enea agli occhi 219 Si noti la triplice ripetizione di vereis,
degli uomini medievali e rinascimentali cui si assommano via via le iterazioni nelle
(da Dante a Tasso) come una sorta di eroe seguenti ottave. In Virgilio abbiamo un cer-
protocristiano. nes; cfr. nota a fi ne strofa.
215 Tre modelli classici di navigatori e sco-
220 Al Re del Portogallo.
pritori e fondatori: cfr. Hom., Il. VII, 244
221 Tutta l’ottava riecheggia la risposta di
sgg. (Homeri Odyss. c. 60r; «facundus Uli-
xes» Ov., Met., XIII, 92 Epifânio Dias); per Iuppiter a Venus in Aen. I, 257 sgg.: «manent
Antenore, fondatore di Padova, cfr. Virg., immota tuorum / fata tibi; cernes urbem»
Eneide I, 242 sgg ad litt.: «Antenor potuit ecc., con riprese talora letterali. L’ultimo
mediis elapsus Achivis / Illyricos penetrare verso si rifà a «iura dabunt» di ivi, 293.
sinus atque intuma tutus / regna Liburno- 222 Vasco da Gama. Qui incontriamo la
rum et fontem superare Timavi» («Ante- prima prefigurazione dei fatti e delle gesta
nore sfuggito agli Achei / poté penetrare le dei Portoghesi, modulo che occuperà oltre
insenature dell’Illiria / e superare sicuro i decine di ottave del poema più avanti.
regni dei Liburni e la fonte del Timavo»); 223Nel pieno della fatica, degli affanni,
infi ne per Scilla e Cariddi vd. ivi, III, 420 «no meio de trabalhos e não = apressado»
sgg. Precisazione: «Illyricos sinus is the Il- (Epifânio Dias).
lyrian or Adriatic gulf, up which Antenor 224 Il termine medos viene glossato per lo
penetrated to the mouth of the Brenta. […]
più con perigos dai commentatori.
Antenor is said to pass by Liburnia and the
225 Cfr. – alla lontana – Aen. I, 280: «quae
“fons Timavi” […] because past and not
into Liburnia and the “fons Timavi” was mare nunc terrasque metu caelumque fati-
the Antenor’s way to the Brenta and site of gat», sogg. Giunone.
his future city» (Aenaeidea by James Henry, 226 Anacoluto come sopra, 40, 1-3 con ag-
vol. I, London-Edinburgh, Williams & Nor- getto a sinistra in alto del lemma rilevato in
gate, 1873, pp. 544-547). Sul fiume Timavo, caso obliquo. Nettuno è sineddoche con-
vd. l’ampia nota di Burton II, pp. 581 sg. sueta per il mare.
216 Espressione-chiave delle scoperte inte- 227 Il caso miracoloso è suggerito a Camões
roceaniche moderne; cfr. Epica e Oceano, da un fatto riportato dalle cronache, re-
passim. lativo al terzo viaggio di Gama in India
217 Il superlativo poetico belacíssimos è ha- quale Viceré. Un mercoledì, 6 settembre
pax camoniano, o almeno l’unico es. ripor- del 1524, riporta Barros, vi fu un sommo-
tato in Moraes e Silva Dicionário è questo. vimento delle acque in mare (nel golfo di

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pp. 129-133 CANTO II NOTE

Cambay probabilmente), nonostante la to- ravano contro di loro ritornavano indietro e


tale bonaccia; il Capitano tranquillizzò la li uccidevano»).
flotta gridando: «Amigos, prazer e alegria! 237 Impossibile sconfiggere i Portoghesi
O mar treme de nós! Não hajais mêdo, que protetti da Dio: chi li combatte deve persino
isto è tremor da terra!» (III, 9, 1, p. 457; vd. subire un miracoloso fuoco amico…
anche Castanheda VI, 71, cit. da Epifânio 238 Cfr. infra X, 60 sgg. Il secondo assedio
Dias).
della città di Diu (1546-1547) sarà immor-
228 Per analoghe enfasi esclamative vd. ad talato nel poema di Corte-Real; il primo
es. sopra, I, 105, 5-6; 71, 5-6. (1538) narrato da Lopo de Sousa Coutinho
229 Vedrete la località che prima ha impedi- (Livro primeyro do cerco de Diu, Coimbra, I.
to ai vostri di prender acqua] Paggi 59. È il Alvarez, 1556) e quindi trasposto sulle scene
Mozambico. Cfr. I, 86. da Simão Machado nelle due parti della sua
230 Comedia do Cerco de Dio (Comedias Portu-
Nella traduzione esplicitiamo l’infi-
guesas, Lisboa, A. Alvarez, 1631; princeps
nitiva in luogo della relativa (vd. Epifânio
ivi, P. Craesbeck, 1601). Cfr. Alves Camões,
Dias). Diversa l’interpretazione sintattica
Corte-Real.
di Rodrigues (Estudos pp. 26-28), che vede
239 Valore e Sorte, uniti o separati, formano
la subordinata del v. 2 come integrativa alla
prolessi del primo verso. L’aggettivo origina- dittologia frequente; «ma ’l valore e la sorte
le decente è latinismo semantico (< decen- è disuguale» (T. Tasso, Ger. Lib. XVII, 76,
tem, ‘decoroso’ ad litt.), che significa ‘bello, 8) «in voi s’onorerà valore e sorte» (Rime
prospero’: propice] Bismut. 1520, 72) «per suo proprio valore e non
231
per sorte» (B. Tasso, Amadigi, XLVII, 50,
Facendo comodo scalo.
6); cfr. anche Ariosto, O. F. XXXVI, 17, 5
232 Come sopra 2, 2. Si ricordi che mortífero ecc. La questione su occasio/fortuna – virtus
è uno dei numerosi latinismi camoniani. è vastissima; Vegezio scriveva che «occasio
233 Si noti l’ennesimo latinismo semantico in bello amplius solet iuvare quam virtus»
horrendo: ‘temibile’. L’azione fa riferimento (De re milit. III, 26), a non voler pensare al
al secondo viaggio di Gama del 1502. pessimismo tacitiano, o alla riflessione po-
234Soprattutto per l’episodio biblico del litica machiavelliana. Ma i Portoghesi di
Camões sono adiuvati da Dio, e quindi per
miracolo delle acque che si spalancano da-
loro preço e sorte vanno appaiati (sorte felice,
vanti agli Ebrei.
ovviamente).
235 Cfr. infra X, 40, 53. Ormuz, nell’isola 240 Si noti Feitos…fazendo a incorniciare il
di Gerum nel Golfo Persico, fu conquista-
verso con figura etimologica.
ta e poi ripresa da Afonso de Albuquerque
241 Cfr. supra 48, 8.
e Duarte de Meneses (1508, 1515). Gerum
è descritta, oltre che dalle cronache porto- 242 Vaga eco virgiliana: «vocat lux ultima
ghesi, anche da Daniello Bartoli diffusa- victos» (Aen. II, 668), esclamazione il cui
mente nel libro V dell’Istoria della Compa- eroismo però («numquam omnes hodie
gnia di Gesù, Asia. moriemus inulti», 670) si contrappone alla
236 La leggenda vuole che le frecce dei Mori disperazione dei pagani che crepano be-
fossero deviate dal vento e andassero a col- stemmiando il loro profeta.
pire i lanciatori stessi, mentre i Lusi erano 243 Goa, conquistata nl 1510, sarà la ca-
rimasti a corto di saette (cfr. Castanheda II, pitale dell’impero portoghese delle Indie
63 p. 116 – ma 125 – «as mesmas frechas que orientali. «Goa he a metropoli Episcopal
os mouros lhes tiravão tornavão sobreles & da India, & o patrimonio dos Reys de
os matavão», «le stesse frecce che i mori ti- Portugal naquellas parte» (Manoel

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NOTE CANTO II p. 133

Correa); «o arcebispo de Goa ainda tem o con la vittoria lusitana del 1509. L’evento
titulo de “Primaz de Oriente”» (Epifânio sarà ricordato infra più volte.
Dias: «l’arcivescovo di Goa ancora ha il 249 In accezione affatto positiva: temerario]
titolo di Primate d’Oriente»). Garcez Fer- Pellegrini □ valente] Poppa Vòlture □ un
reira fa notare una possibile imitazione di cœur noble et rare] Bismut (che glossa: «in-
questa zona del poema camoniano da parte solente dans son acception latine: inaccoutu-
di Fulvio Testi nell’Avanzo del primo can- mé». Costa Pimpão propone «orgulhoso»,
to dell’India conquistata («che del Persico ma il senso più autentico resta ‘straordinario
seno insù la punta / già l’orgoglioso Ormus nella propria forza e audacia’. Vi si avverte
stava in catena, / e Goa dal ferro, e dall’ar- il latino insolens, che generalmente signifi-
dor consunta / pagata havea di rotta fé la ca ‘ignaro di’ qualcosa, o anche ‘insolito’,
pena: / mordeano e Calicut, e la congiunta ma il traslato ‘violentemente coraggioso’
/ Narsinga il freno; e d’ogn’intorno piena prende possesso del latinismo crudo. Cfr.
/ di timor, di terror quell’ampia riva / ub- comunque Annibal Caro che traduce il vir-
bidiente al giogo il collo offriva» vd. Terza giliano sine more appunto con insolente, ma
parte delle poesie del Sig. Conte Don Fulvio nel senso di ‘brutale, sfrenato’ («raptas sine
Testi […], Modena, G. Cassiani, 1648, p. 83 more Sabinas» VIII, 635 > «una insolente
Le poesie liriche del conte D. Fulvio Testi, / rapina di donzelle», Caro Eneide p. 346).
vol. II, Brescia, G. Venturini, 1822, p. 67; D’altra parte, fa notare Epifânio Dias, super-
cfr. anche Lus. X, 14). bus et insolens è dittologia classica in senso
244 Exalçada è forma antica per exaltada; si anche negativo, come in Camões stesso a VI,
noti il tricolo che invade il verso, con due 29, 6 («soberbas e insolências», se pur detto
aggettivi che pongono la città, quasi in pro- malignamente da Bacco contro i Lusi!).
sopopea, soggettivamente imperiosa e il L’ambivalenza del lemma insolente è lunga-
terzo che delinea il suo triunfo nell’essere mente e ben discussa da Faria e Sousa, che
celebrata. Così senhora si lega idealmente a glossa correttamente «desacostumbrado, i
soberba e altiva, mentre sublimada ed exalça- extraordinario» per il nostro passo, senza
da, in rima, formano una dittologia presso- escludere però anche l’opposta sfumatura
ché sinonimica. Anche senza regime iterati- semantica da tomar á má parte. La sua cita-
vo, le modulazioni camoniane tendono alla zione di Hor., Carm., II, I4, 2-4 «prius inso-
coerenza e alla compattezza. lentem / serva Briseis niveo colore / movit
245 I pagani idolatri, diversi dai Maometta-
Achillem» («per prima la serva Briseide dal
colore di neve toccò l’animo dell’insolente
ni ovviamente (vd. infra X, 14, 8); può trat-
Achille») non mette in buona luce l’eroe, e
tarsi di induisti o buddhisti.
in effetti Epifânio Dias la considera fuori
246 Faria e Sousa osserva con acume che se
luogo, anche se nell’ottica oraziana la «vio-
il duro freio è riservato ai ribelli, quello del lenza» nell’amore ancillare non è poi così
re portoghese è un doce freio (infra VIII, sconcia. Il peito è quello di Duarte Pacheco
28, 7) e un jugo honroso e brando (10, 40, 4), Pereira, eroico difensore di Cochim contro
quasi un suave iugum come quello di Cristo. il Samorim di Calicut nel 1504; diffusamen-
247 Il duro cerco della fortezza portoghese te ne parlerà magna cum laude il nostro a X,
di Cananor da parte delle forze del re locale, 12-21.
nel 1507, fu poi sventato dall’arrivo dei con- 250 Τόπος, per cui vd. anche supra I, 12, 3-4;

tingenti guidati da Tristan da Cunha. infra IV, 102, 6 (al negativo) ecc.
248Cioè ‘venir distrutta’. Le battaglie per la 251 Vd. Verg., Aen. III, 274-275: «Mox et

conquista di Calicut, strategico centro com- Leucatae nimbosa cacumina montis / et


merciale, furono numerose e si conclusero formidatus nautis aperitur Apollo [i. e. fa-

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pp. 133-135 CANTO II NOTE

num Apollinis]»: «Presto le cime del monte dedi impudentis puellae causa, / quoniam ei
di Leucate coperte di nubi / si mostrano e pulchra fi lia, et non prudens» (Homeri Ilias
il porto di Apollo, temuto dai naviganti». c. 67v: «Finché il padre mi renda la dote che
Molti ritengono che il primo verso faccia ri- è legittimamente mia: / che io stesso diedi a
ferimento all’isola di Leucate, mentre il se- causa dell’impudente ragazza, / poiché sua
condo all’omonimo promontorio, cioè Azio. figlia è bella ma non onesta»), ove non pru-
252 È Verg., Aen. VIII, 675-677: «In medio dens sta appunto per ‘sfacciata’.
classis aeratas, Actiaca bella, / cernere erat 255Cfr. nota a 53, 2; qui ferver si accentua
totumque instructo Marte videres / fervere dinamicamente per le fiamme.
Leucatem» («In mezzo, le flotte bronzee, la 256 Genitivo soggettivo.
battaglia di Azio / potevi scorgere e avresti
257 Bello l’antichismo idololatra (= idolatra),
visto per lo schieramento marziale / tutto il
con la sillaba in più necessaria metricamen-
Leucate schiumare»). Se qualcuno ancora
te per il decassílabo (anche se una dialefe
dubita che Virgilio abbia salato il sangue di
Camões, si ricreda. Latinismo crudo, istrut- avrebbe supplito ugualmente). Di nuovo
to sta per classibus instructis. Il ferver di vengono distinti i Musulmani dai pagani
derivazione virgiliana, pur riferito propria- indigeni, entrambi nemici. Giove parla un
mente a un promontorio (o pseudo-tale), è po’ da Padreterno cristiano, ma la collusio-
una ripresa del medesimo verbo che trova- ne allegorica fra divinità gentili «poetiche»
vamo a 47, 6 e ritroveremo poco infra. So- e religione cattolica è ormai evidente.
258 Il contrasto fra la moleplicità delle etnìe
spettiamo che Camões indichi fervere come
spumeggiare delle acque intorno a Leucade, avversarie e l’unità piramidale – sotto il Re e
per la battaglia navale. Dio – del popolo portoghese è analogo alla
253 Marco Antonio, nel 31 a. C. divaricazione fra il popol misto degli infedeli
e i cristiani riuniti compattamente sotto a i
254 La congiunzione e ha valore avversativo; santi segni (G. L. prima ott.). Imprescindi-
riduciamo la litote non pudica, efficace nel bile il rimando all’efficace e gradevolmente
contrasto con linda, proponendo inverecon- rozzo volume di Sergio Zatti, L’uniforme
da per ragioni di rima baciata finale, e ce ne cristiano e il multiforme pagano, Milano, il
scusiamo. Antonio, come sanno tutti, con- Saggiatore, 1983. Naturalmente dietro al
quistò l’oriente e si legò d’amore con Cleo- manicheismo ideologico-controriformistico
patra. Per questi suoi errori è defi nito ingiu- si celano complessità e osmosi ben note nel
sto dal poeta. Tutto è consueta traduzione Tasso ma anche in Camões.
da Virgilio: «Hinc ope barbarica variisque
259 Malacca, penisola a sud-ovest del-
Antonius armis, / victor ab Aurorae populis
et litore rubro, / Aegyptum viresque Orienti la attuale Federazione malese, davan-
et ultima secum / Bactra vehit, sequiturque ti a Sumatra. Cfr. Ariosto, O. F. XV, 17,
(nefas) Aegyptia coniunx» (VIII, 685-688: 1: «Quasi radendo l’aurea Chersone-
«Da questa parte Antonio con forze barbare so» ecc. Ma è espressione antica: Χρυσῆ
e varie armi, / venendo vincitore dai popoli Χερσόνησος, Chersonesus Aurea. Ariosto
dell’Aurora e del mar Rosso, / con sé porta viene sempre dopo.
le forze egizie e d’Oriente e la remota / Bat- 260 La forma longinco (longínquo < longin-

tra, e lo segue, infamia, la consorte egizia- quum) è uno dei tanti elativi latinismi del
na»). Ma forse, come suggerisce Faria e Sou- poema. Il Bactra Cítico è l’abitante della
sa, gli epiteti della regina egiziana ricalcano Battriana (la forma in –a è modellata su Sci-
quelli rinfacciati nell’Odissea dal geloso ta, ove Camões «podia facilmente incluir a
Vulcano alla moglie fedifraga: «Donec mihi Bactriana na Scythia» Epifânio Dias), detto
valde omnes pater reddat dotes: / quas ipse robusto forse anche per influsso di Quinto

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NOTE CANTO II p. 135

Curzio (Gest. Alex. IV, 6: «gentes promptis- 267 Da Oriente (sineddoche: Gange) all’Oc-
simi, horridis ingeniis […]; bellicosissima cidente (sineddoche: Cadice, ovvero Ga-
gente et rapto vivere adsueta semper in ar- des o Cadiz). Epifânio Dias fa notare che
mis erant»: «popoli prontissimi alla guerra, l’espressione «in Gaditano oceano» è già
dall’animo ferocissimo … erano composti pliniana (Nat. Hist. II, 227). L’iperbole ca-
di gente bellicosissima e abituata a vivere moniana relativa alla forza lusitana non è
di saccheggio, sempre in armi»). Erronea insolita nel poema celebrativo; mais que hu-
l’assimilazione del Bactra camoniano col mano ne è un ictus, già peraltro visto a I, 1,
fiume Bactrus (che è invece infra nominato 6; cfr. anche la gente remota di ivi 1, 8 con
a VI, 60, 5): Tocco e Faria e Sousa, in tale le Ilhas mais remotas qui subito sopra, 54, 7.
svista, sono probabilmente influenzati dalla Tout se tient nel poema.
contiguità nel verso di Nilo, ma il contesto è 268 Da scandire quale trisillabo, come
cristallinamente inequivocabile.
nell’originale.
261 Dentro e fuori la sequenza rimica, si noti
269 Di Magellano (Magalhães), raggiunto
l’incalzare gerundiale di pelejando, levando,
nel 1520. L’accusa di anacronismo è ridico-
triumphando, navegando (cui aggiungere
la; «Peut- être, comme le signale J. M. Ro-
l’iniziale fervendo, però estraneo ai verbi di
drigues [Estudos pp. 31-34], les prophéties
cui è soggetto l’esercito Luso). Un effetto di
divines confondent-elles le passé et le futur,
pluri-consonanza compatta l’ottava musica-
puisque les prophètes lisent dans l’avenir
mente e semanticamente, come altrove l’uso
comme dans un livre déjà écrit. Je pense
della figura etimologica, dell’anafora ecc. Il
que ce détail, comme tant d’autres, indique
sistema della repetitio poetica camoniana
tout simplement la propension du poète à
non si smentisce. L’arrivo alla Cina e all’e-
intercaler des réflexions personelles dans
stremo oriente è fantastica marca di quanto
le discours qu’il prête à ses personnages»
il coraggio possa estendere le conoscenze
(Bismut).
umane, non solo la brama di dominio. In
270 scoprì] Poppa Vòlture.
Cina i Portoghesi arrivarono nel 1530.
262 271 Da Nord a sud. ‘L’offeso Portoghese’ –
L’arcipelago giapponese (1540).
263 risentito] Poppa Vòlture –, Magellano, subì
La struttura sintattica di questa ottava
il rifiuto da parte del re lusitano Manuel I e
è stato oggetto di discussione fra Epifânio
passò al servizio del re spagnolo per intra-
Dias e Rodrigues; la proposta del primo di
prendere il suo straordinario viaggio.
mettere forte pausa dopo vossos e una virgo-
272 ‘Offesi, punti nell’orgoglio’, riferito agli
la dopo triumphando ci convince poco. D’al-
tra parte, la radicale suddivisione della stro- eroi morti nelle guerre ormai passate.
fa in due quartine (Rodrigues Estudos pp. 273 anche se in tutto il mondo, mortifica-
29-31) va anch’essa moderata. Per la clausula ti, risuscitassero tutti i defunti] Pellegrini
cfr. Aen. III, 97: «hinc domus Aeneae cun- □ même si dans le monde entier les héros
ctis dominabitur oris» («Qui la casa di Enea d’autrefois ressuscitaient de dépit] Bismut.
dominerà su tutte le terre»). 274 venerando] Pellegrini □ divin] Bismut.
264 Formula epilogica del discorso di Gio- Cfr. supra, I, 19, 7.
ve. Apre e chiude con filha minha. 275 Mercurio, veloce messaggero degli dèi
265 Letteralmente locuzione significante ‘in (per Faria e Sousa rappresenta l’Arcangelo
tal modo’. Gabriele). Da Virgilio, Aen. I, 297: «Haec
266 Rimaniamo fedeli sino al calco, ma non ait, et Maia genitum demittit ab alto» («Ciò
si dimentichi che sforço sta quasi sempre per dice, e dall’alto spedisce Mercurio, figlio di
‘forza, potenza’. Maia»), dopo il discorso di Giove a Venere.

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pp. 135-137 CANTO II NOTE

276 «Equivale a: expondo-se a perigo» (cioè et caduceum, quo virorum oculos sopit /
‘esponendosi al pericolo’, Epifânio Dias). quorum vult, alios autem rursus et dormen-
277 Faria e Sousa suggerisce una (un po’ tes excitat. / Hoc in manibus tenens volavit
vaga) eco da Aen. IV, 222-226: «Tunc sic fortis Mercurius» ecc (Homeri Odyss. c. 42r:
Mercurium [Iuppiter] alloquitur, ac talia «Subito, quindi, indossò ai piedi i bei calza-
mandat: / “Vade, age nate, voca Zephyros, ri / divini, aurei, che lo avrebbero condotto
et labere pennis: / Dardaniumque ducem, fi no al mare e alla terra immensa col secon-
Tyria Carthagine qui nunc / expectat, fati- dare del vento. / Prese anche il caduceo, con
sque datas non respicit urbes, / alloquere et cui assopisce gli occhi di qualunque uomo
celeres defer mea dicta per auras”» («Allora voglia, / ed altri per contro dormienti risve-
così Giove si rivolge a Mercurio e gli dà tali glia. / Tenendo questo in mano il forte Mer-
ordini: / – Va’, affrettati, figlio, convoca gli curio volò»), seguita e arricchita da Virgilio,
Zefiri, e scendi con le tue ali: / parla al co- sempre modello primario per il nostro: «et
mandante dardanio, che ora nella tiria Car- primum pedibus talaria nectit / aurea, quae
tagine / si trattiene, e non considera le città sublimem alis sive aequora supra / seu ter-
assegnate dai fati, / e porta le mie parole su ram rapido pariter cum flamine portant; /
rapide brezze»). tum virgam capit (hac animas ille evocat
Orco / pallentis, alias sub Tartara tristia
278 Topos epico del sogno rivelatore e avver- mittit, / dat somnos adimitque, et lumina
titore. Un archetipo era dato nell’inizio del morte resignat): / illa fretus agit ventos, et
secondo dell’Iliade con il sogno inviato da turbida tranat / nubila» ecc. («e per prima
Zeus ad Agamennone (Homeri Ilias pp. 24 cosa allaccia ai piedi i calzari / aurei, che lo
sgg.). Vedi, fra l’altro, Manuel Ferro, O sogno portano con le ali sì sopra l’acque che so-
na épica quinhentista. Camões e Tasso em con- pra la terra con rapido soffio di vento; / poi
fronto, in Imaginação e Literatura, Coimbra, afferra la verga – con questa egli richiama
Faculdade de Letras, 2009, pp. 53-83. le anime dall’Orco / pallide, altre manda
279Mercurio nasce da Maia fecondata da nel profondo tetro Tartaro, / dà il sonno e
Giove sul monte Cillene in Arcadia. lo toglie, ed apre gli occhi ai morti –: su di
280 Può serbar memoria di «fatalis virgae» essa poggiandosi muove i venti, e le torbide
(Aen. VI, 409) ma senso e contesto sono trascina / nubi», IV 239-246); Camões non
differenti. segue però analiticamente tale passo vir-
281
giliano, soprattutto in quel sintagma così
Faria e Sousa evoca Ercilla, Araucana
controverso («et lumina morte resignat»)
XXIII, 43, 3: «el mar revuelve, el viento le
che forse non comprende appieno, e che ha
obedece».
causato secoli di discussioni: cfr. almeno
282 La descrizione di Mercurio segue l’ico- Forbiger Vergilius II pp. 397 sg. e Paratore
nografia classica. Si consideri: Verg. Aen. Eneide II, p. 208.
I, 300 sg.; IV, 239-246; V, 246 sgg.; Claud. 283 conduce] Pellegrini.
Rapt. Pros. I, 77-78; Stat., Theb. I, 304-306;
284 Cfr. Luc., Phars. VIII, 274-276: «sed me
Ov., Met. I, 671 sg. ecc. Camões enumera gli
attributi dell’agile dio: ali ai piedi, verga (il vel sola tueri / fama potest rerum, toto quas
caduceo) che addormenta ed evoca le anime gessimus orbe, / et nomen, quod mundus
e comanda al vento, il cappello tipico detto amat» («ma può proteggermi la sola / fama
galero. All’origine c’è comunque la descri- delle gesta, che abbiamo compiuto in tutto
zione in Odissea V: «statim aut postea sub il mondo, / e il nome, che il mondo ama»),
pedibus legavit pulchra talaria / divina, au- detto da Pompeo Magno.
rea, quae ipsum portarent in mare / et ad 285Il latinismo perclaro (> praeclarum) è
immensam terram cum aura venti. / Accepit metatetico; sembra che «o Poeta formou a

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NOTE CANTO II pp. 137-139

palavra á semelhança de perdoctus, perutilis, 292 Memoria generica dei Proverbia di Salo-
tanto mais que em latim tambem ha per- mone; cfr. ad es. «habe fiduciam in Domino
claresco» (Epifânio Dias). In effetti anche ex toto corde tuo et ne innitaris prudentiae
rumor è calco del lemma latino che ha il si- tuae» (3, 5); «meum est consilium et aequi-
gnificato di ‘voce, clamore, diceria’; questo tas mea prudentia mea est fortitudo» (8, 14);
rumor famosíssimo rappresenta la notizia «cor hominis disponet viam suam sed Do-
della fama eroica dei Portoghesi che Mercu- mini est dirigere gressus eius» (16, 9); «sor-
rio diffonde fra i melindani (magnificando- tes mittuntur in sinu sed a Domino tempe-
ne l’imprese straordinarie] Pellegrini). rantur» (16, 33); «ne glorieris in crastinum
286 Sullo spargersi della fama, negativa- ignorans quid superventura pariat dies» (27,
mente o positivamente che sia, vd. i celebri 1) ecc. («abbi fiducia di tutto cuore in Dio
versi di Aen. IV, 173-177: «Extemplo Libyae e non fondarti sulla tua saggezza»; «mio è
il discernimento e l’equità, mia la saggezza,
magnas it Fama per urbes, / Fama, malum
mia è la forza»; «il cuore dell’uomo dispone
quo non aliut velocius ullum: / mobilitate
la sua strada ma è il Signore a guidare il suo
viget virisque adquirit eundo; / parva metu
cammino»; «la sorte è nel tuo seno, ma è
primo, mox sese attollit in auras / ingredi-
Dio a indirizzarla»; «non ti gloriare del do-
turque solo et caput inter nubila condit»
mani, perché non sai cosa porterà il giorno
(«Subito va la Fama per le grandi città della
in arrivo»).
Libia, / Fama, male che non ha più veloci
293Cioè siamo nel momento in cui «il ver si
di lei: / ha vigore nel movimento e accresce
forze avanzando; / piccola all’inizio con sogna» (Dante, Inf. XXVI, 7).
timore, poi si eleva sull’aure / e avanza sul 294 Quella solare: «luce lucebat aliena»
suolo e solleva il capo tra le nubi»). Impor- (Cic., Somn. Scip. 16, detto della luna).
tante anche il passo vivace sulla Fama in Epifânio Dias evoca lo Zodiacus Vitae di
Val. Flac. II, 116-125. Si rammenti anche, Marcellus Palingenius (abbiamo presente
un po’ a latere, la frase di Agostino «repeti- l’ediz. Lugduni, apud I. Tomaesium & G.
tio nominis indicium est dilectionis» (Serm. Gazeium, 1556, p. 333): «Nil per se in coelo
103, 2, 3 PL XXXVIII, col. 614). Per gesto si lucet, nisi Phoebus; ab illo / accipiunt lucem
intenda ‘aspetto’. stellae omnes ipsaque Luna» («Nulla riluce
287 trepidanti] Pellegrini □ bellicose] Pop- in cielo per sé, tranne il sole; da lui / pren-
pa Vòlture (irricevibile). dono luce tutte le stelle e la stessa Luna»). Si
288 Nell’originale rima ricca e quasi identi-
veda anche Dante, Par. V, 129: «altrui raggi»
(del Sole, rispetto a Mercurio). Si credeva
ca (ovviamente etimologica).
che, come i pianeti, anche le stelle brillasse-
289 Dittologia ripresa a III, 68, 7; IV, 15, 6;
ro di luce riflessa dal sole.
V, 86, 7; IX, 91, 3; X, 42, 7; già era apparsa 295 Allitterazione forte per contiguità.
supra a I, 75, 6. Si configura una dizione for-
296 L’immagine è palinsensto la cui scriptio
mulare patente, che coniuga potenza fisica
e intelligenza strategica, oltre che abilità inferior è data da numerosi luoghi classici
tecnica. topici, fra cui: «Nox erat et placidum carpe-
bat fessa soporem / corpora» (Aen. IV, 522);
290 Torna il motivo dell’ingannosità delle
«Nox erat et terris animalia somnus habe-
forze del male, che ha avvelenato fi nora il bat» (ivi III, 147) e altrove nel poema virgi-
primo canto e parte del secondo. liano; Faria e Sousa aggiunge ess. da Ovidio,
291 Il termine siso è squisitamente lirico Orazio, B. Tasso, ma il locus è di vasta for-
elegiaco, con innumeri riprese camoniane tuna. Non si tralasci la prima quartina del
in questo ambito; cfr. comunque Lus. VIII, celeberrimo son. petrarchesco Or che l’aria
14, 5. e la terra e ’l vento tace.

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pp. 139-141 CANTO II NOTE

297 Cfr. Aen. X, 215-218: «Iamque dies ca- isto, / huic victor victo nempe pudendus
elo concesserat almaque curru / noctivago eras» (c.vo mio: «Non ti sovviene l’immagi-
Phoebe medium pulsabat Olympum: / Ae- ne del crudo Diomede / che senza pietà nu-
neas (neque enim membris dat cura quie- triva le cavalle di corpi umani? / Se t’avesse
tem) / ipse sedens clavomque regit velisque visto Busiride in questi abiti / certo vincitore
ministrat»: «Ormai il giorno aveva ceduto il davanti a costui vinto ti saresti vergognato»).
suo posto nel cielo, e l’alma Luna / sul carro Diomede, re di Tracia, dava in pasto ai suoi
nottìvago premeva il centro dell’Olimpo: / feroci cavalli gli ospiti, mentre Busiride, re
Enea stesso – né infatti la preoccupazione d’Egitto e figlio di Nettuno, sacrificava gli
dà quiete alle membra – / sedendo regge il stranieri che venivano nella sua terra. En-
timone e governa le vele» (Enea è più vigile trambi questi brav’uomini furono sconfitti,
dello spossato Gama). come si sa, da Ercole. Per Busiride vd. Gra-
298
ves Miti greci 133k e fonti n. 13; per Diomede
Secondo i turni di guardia.
130° e n. 1.
299 Memoria del drammatico «Heu fuge 304 che soleva dare in pasto] Pellegrini. Non
nate Dea», Aen. II, 289, nonché di «Heu
probabile la concordanza di acostumado con
fuge crudelis terras», ivi III, 44. Già un an-
manjar come suggeriva Faria e Sousa: «aquel
tico carmen oracolare, da alcuni attribuito que dava el cruel Diomede a sus huespedes,
a Livio Andronico, riportato da Tito Livio que era hazerlos acostumbrado pasto de ca-
(XXV, 12, 5) suonava: «Amnem, Troiugena, vallos» (c.vo mio).
fuge Cannam, ne te alienigenae cogant in
305 «illaudati nescis Busiridis aras ?» (Verg.,
campo Diomedis conserere manus» («Nato
Georg. III, 5; infamato traduce illaudatus, ag-
da Troia, fuggi il fiume Canne, affi nché gli
gettivo che a Macrobio pareva troppo tenue
stranieri non ti costringano a combattere sul
per lo scelleratissimo Busiride). Il sintagma
campo di Diomede»), con evidenti tracce di
si ripropone in Seneca, Stazio, Claudiano
lacerti esametrico-dattilici.
ecc.; vd. Paola Paolucci, Pentadius Ovidian
300 Analogamente, ma all’inverso, per il Poet. Music, Myth and Love, Hildesheim,
Palinuro di Aen. V, 870: «O nimium caelo Weidman, 2016, pp. 47 sgg.: 49.
et pelago confise sereno» («O troppo fidu- 306 Gli esempi mitologici così topici e colti
cioso nel cielo sereno e nel mare calmo!»).
sono in realtà exempla attivi per compren-
Cfr. anche «nec Zephyros audis spirare se-
dere il carattere ingannevole e subdolo degli
cundos?», ivi IV, 562. La visio in somniis che
avversari dei Lusi, fondato su una falsa ho-
avverte del pericolo è ovviamente già biblica
spitalidade che si traduce poi in volontà di
e poi classica.
annientamento.
301 Comincia ad affacciarsi la visione del 307 Vd. supra «pois as agoas discorrendo» I,
mondo musulmano altro che però non è tut- 101, 5 e n. (questo e il passo glossato citt. in
to omogeneo e malvagio ma, come in Tasso, Moraes e Silva); infra «mares discorrendo»
può ospitare umanità o ferocia ottusa. È un VII, 53, 6, e cfr. anche son. Alegres campos:
punto di passaggio cruciale nel poema. «claras y frïas ágoas […] / discorrendo d’al-
302 Cioè ‘il tipo di ospitalità’. Si noti la vi- tura dos rochedos» (Sonetti p. 142); 129, 2
stosa figura etimol. hospício… hospedava… ecc. Un verbo, particolarmente al gerundio,
hospedes (ai vv. pari 2, 4, 6). caro a Camões per suggerire la navigazione
303Nell’originale v’è l’attributo cru, ‘crudo, o lo scorrere d’acqua rapidi quasi come un
crudele, spietato, inumano’. Vd. infatti Ov., volo.
Her. IX, 69-72: «Non tibi succurrit crudi 308 Una terra, Melinde, de mais verdade,
Diomedis imago / efferus humana qui dape cioè letteralmente ‘di maggiore schiettezza,
pavit equas? / Si te vidisset cultu Busiris in lealtà, onesta’ e quindi de mais segurança, ag-

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NOTE CANTO II p. 141

giunge Garcez Ferreira. C’è memoria delle tanto la naturalità di un raggio che perfora
parole dei Penati nel III dell’Eneide: «Mu- la tenebra, ma soprattutto il simbolismo di
tandae sedes […]. / Est locus, Hesperiam un intervento divino e dello schiarirsi im-
Grai cognomine dicunt […]. / Surge, age, et provviso della mente di Gama, che com-
haec laetus longaevo dicta parenti / haud du- prende il pericolo in cui si trova.
bitanda refer» (vv. 161-170: «Occorre mutare 316In accezione avverbiale, ‘chiaramente’,
sede. … C’è un luogo, i Greci lo chiamano ma con legame semantico secondario con la
Esperia … Sorgi, muoviti, e riferisci queste precedente luz.
parole con gioia al vecchio genitore, / parole
317 Nell’originale il latinismo iniqua, da pro-
di cui non devi dubitare»).
nunciarsi inica, già incontrato a I, 94 («iniqua
309 Ovvero presso l’Equatore, a 3° circa di
terra»). Letteralmente: ‘malvagia, sleale’.
latitudine sud. Cfr., fra l’altro, Lucrezio V,
318Il rinnovato animo del Capitano («cheio
688 «nocturnas exaequat lucibus umbras».
agora de animoso talento» Epifânio Dias)
310 L’aggettivo alegre introduce un nuovo segna il passaggio a una nuova vicenda, fi-
clima di socialità positiva con gli indigeni: nalmente favorevole. Vd. anche l’ecloga ca-
Melinde vs Mombasa, come già accennato, moniana A quem darei (V, 24): «Enquanto
e come vedremo meglio. Repercussio sul mo- aparelho um novo esprito».
tivo dell’alegria notato supra, nota a I, 61, 6.
319 Bel caso di capfinidad tra ottave, con ri-
311 Sicurezza che ribadisce la verdade del v. petizione allitterante di velas… vento. Cfr.
2 e si rafforza con l’agg. certa del v. 8. Tutto sopra, I, 95, 8: «as velas manda dar ao largo
in contrapposizione alla ingannosità dei mori vento».
incontrati a Mombasa.
320 Cfr. sopra I, 24, 2, analogamente «claro
312 Per ragioni ritmiche riduciamo la coppia
Assento». Inutile ribadire la presenza del
certa & sabia in abile, che traduce solo la se-
linguaggio epico-formulare nel poema ca-
conda parola della dittologia, e neppure con moniano. Come Faria e Sousa indica con si-
pienezza semantica adeguata; infatti, sabia curezza trionfante, Mercurio è equiparabile
indica non solo esperienza e attitudine, ma a un angelo messaggero, ovvero all’Arcan-
anche prudentia, saggezza. Inoltre, viene a gelo Gabriele, e il mandante Giove a Dio, e
cadere l’attributo certa, che garantisce la si- qui il pio Gama sembra dargli ragione.
curezza ai Portoghesi rispetto alle traditrici
321 L’uso del verbo Aleuantase dà più
guide precedenti. Ce ne scusiamo coi lettori.
potenza al mouimento nell’originale, cre-
313 Formula classica: ita dixit. Siamo co-
ando un verso potentemente sonoro come
munque sempre presso Virgilio, questa vol- certi virgiliani.
ta dal libro IV, ove proprio Mercurio appare
322 Forse que se estima serba ricordo di
a Enea invitandolo a lasciare subito Cartagi-
ne: «Tali Cyllenius ore locutus» ecc. (v. 276). «che sua forza estima» (Rvf 20, 7) in fi n di
verso. Per tutta l’ottava si avverte in scrip-
314 Anche Enea reagisce atterrito alla visio-
tio inferior un cumulo di lacerti virgiliani:
ne del Cillenio; vd. IV, 279 sg. «Omnibus idem animus, scelerata excedere
315 «Nox Aeneam somnusque reliquit» terra, / linqui pollutum hospitium et dare
(Aen. VIII, 67). Vd. poi Dante, Par. XXIII, classibus austros» (III, 60 sg. e vd. qui supra
79 sg. «Come a raggio di sol che puro mei / 62, 2 hospício: «Tutti hanno uno stesso pen-
per fratta nube». Ispirandoci a Dante ver- siero, lasciare quella terra scellerata, / ab-
tiamo ferida in fratta; comunque, Moraes bandonare quel luogo impuro e affidare le
e Silva Dicionário indica chiaramente che navi agli austri»); «Ergo agite et, divom du-
l’espressione ferir as nuvens, relativa al sole, cum qua iussa, sequamur» (ivi, 114: «Orsù
è comunissima. Qui, in Camões, non c’è sol- muovetevi e indirizziamoci dove ordinano

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p. 143 CANTO II NOTE

gli dèi»); «Nunc etiam interpres divom Iove 325 «E nesta mesma noyte [tra il 10 e l’11
missus ab ipso / (testor utrumque caput) ce- di aprile del 1498] á mea noyte sentirão os
leris mandata per auras / detulit; ipse deum que vigiavão no navio Birrio [sic] bolir ho
manifesto in lumine vidi / intrantem muros cabre de huma ancora que estava surta, e
vocemque his auribus hausi» (IV, 356-359: logo cuy darão que erão toninhas, senão
«Ora anche l’interprete degli dèi mandato quando atentando bem virão que erão os
dallo stesso Giove / – lo giuro sul capo di imigos que a nado estavão picando o cabre
entrambi – ordini portati dai venti / mi in- com terçados [sorta di daga], pera que cor-
via; io stesso vidi il dio in manifesta luce / tado desse ho navio á costa e se perdesse, ja
che penetrava i muri e udii la sua voce con que doutra maneyra ho não podião tomar.
questi orecchi»; secondo lo scoliasta Tiberio E logo os nossos bradaram aos outros na-
Claudio Donato utrumque caput si riferisce vios, dizendolhes o que passava pera que se
a Giove e Mercurio: «hoc est Iovis qui mi- goardassem. E nisto os do navio Sam Rafael
sit, & Mercurii qui retulit» (Verg. Comm. c. acodirão, e acharão que alguns dos imigos
276r); «Tum vero Aeneas subitis exterritus estavão pegados nas cadeas da enxarcia do
umbris / corripit e somno corpus sociosque seu traquete. E vendo eles que erão sentidos
fatigat: / “Praecipites vigilate, viri, et consi- calaranse abaixo e com os outros que pica-
dite transtris; / solvite vela citi. Deus aethe- vão o cabre do Berrio fugirão a nado pera
re missus ab alto / festinare fugam tortosque duas almadias que estavão de largo em que
incidere funis / ecce iterum instimulat”» os nossos sentirão rumor de muyta gente,
(IV, 571-576: «Allora Enea atterrito dalle e remando as com muyta pressa tornarão
ombre apparse subitanee, / scuote il corpo aa cidade, donde aa quarta e quinta feyra,
dal sonno e incalza i compagni: / – Sveglia- que ainda despois disto Vasco da Gama
tevi precipitosamente, uomini, e sedete ai ali esteve yão os imigos de noyte a nado
banchi dei remi; / sciogliete rapidi le vele. ver se podião picar os cabres das ancoras:
Un dio mandato dall’alto cielo / ci stimola mas não poderão por a grande vigia que ti-
ad affrettare la fuga e a tagliare le funi ri- nhão os nossos; e com tudo deram-lhe assaz
torte / ecco ora di nuovo»); «Idem omnis de trabalho, e os poserão em muyto temor
simul ardor habet, rapiuntque ruuntque: / delhes queymarem os navios. E foy muyto
litora deseruere, latet sub classibus aequor, / não sayrem os mouros a eles nas naos, o que
adnixi torquent spumas et caerula verrunt» parece que foy com medo da nossa artelha-
(ivi, 581-583: «Subito un medesimo ardore ria, que sabião que vinha na frota; porem
spinge tutti quanti, e afferrano, e corrono; / ho mais certo he que Nosso Senhor lhe pos
abbandonarono i lidi, l’acqua si cela sotto le este medo pera livrar os nossos, que sain-
navi, / agitano veementi le schiume e flagel- do os immigos a eles ouverão de ser todos
lano i flutti azzurri»). mortos» (Castanheda I, 9, xxj-xxij: «E in
questa stessa notte, a mezzanotte le vedette
323 Cfr. ancora Virg., Aen. IV, 580: «stricto-
della nave Berrio sentirono muoversi il capo
que ferit retinacula ferro»; «tortosque inci- della fune di un’ancora, e súbito pensarono
dere funis» (ivi 575). fossero delfi ni [o propriamente tonnine], se-
324 Modo di dire comune e ancora attuale. nonchè, osservando meglio, videro che era-
Si consideri, però, volendo proprio affonda- no proprio dei nemici che a nuoto stavano
re nelle pieghe possibili del testo, che le linci segando la fune con delle daghe, in modo
furono dono che l’India sottomessa offrì a che disancorato il bastimento andasse alla
Bacco (Met. XV, 413), ostile qui ai Portoghe- deriva verso la costa e si perdesse, giacché
si, ma comunque loro padre perché padre – in altro modo non lo potevano ormai con-
o padrone, tutore, compagno – di Luso (cfr. quistare. Immediatamente i nostri grida-
infra III, 21, 5-7). rono alle altre navi, comunicando ciò che

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NOTE CANTO II p. 143

stava accadendo, e che stessero accorte. E alle catene della sartia del trinchetto della
allora quelli della nave San Rafael accorsero Rafael; appena si accorsero d’essere stati
e s’avvidero che alcuni nemici stavano rag- scoperti, si calarono giù in silenzio e fug-
gruppati intorno alle funi che assicuravano girono. Questa e molte altre malvagità or-
l’albero maestro. Vedendo costoro che era- divano questi cani, ma Nostro Signore non
no stati scoperti, si calarono in basso insie- volle che riuscissero, poiché non credevano
me con gli altri che tentavano di tagliare la in Lui».
fune del Berrio e fuggirono a nuoto verso 326 Squisita variante di I, 18, 5. Per vias hú-
due almadie che erano al largo in cui i nostri
midas (e húmidos caminhos più sotto, 108,
sentirono rumore di molta gente, e remando
8) cfr. Homeri Odyss. 19v: «O hospites, qui
con grande furia tornarono alla città, dove
estis? Unde navigatis humidas vias?» (Odiss.
di mercoledì e giovedì, siccome anche dopo
Γ 71).
questo fatto Vasco da Gama rimase colà,
327 Vento leggero e prospero di nord-est –
tornarono i nemici di notte per vedere se
potevano a nuoto tagliare le funi delle an- talché brando è quasi un pleonasmo poetico,
core, ma fu loro impossibile per il grande come indica Costa Pimpão, mentre Garcez
spiegamento di sentinelle che i nostri aveva- Ferreira parla di «amplificação». «GALER-
no predisposto; ciononostante diedero loro NO. Vento fresco que corre entre Norte, &

grande preoccupazione, e li fecero temere o Nacente. […] Este mesmo nome se dá a


che volessero dar fuoco alle imbarcazioni, ventos diversos, & segundo a differença das
e fu molto che non le assalissero i mori, pro- terras, produz effeitos differentes» (Bluteau
babilmente per paura della nostra artiglie- Vocabulario).
ria, che sapevano che era nella flotta; d’altra 328 Cfr. Dante, Purg. XXVIII, 7-9: «Un’aura
parte è certo che Nostro Signore trasmise dolce […] soave vento». Descrizioni come
loro questa paura per liberare i nostri, ché questa camoniana si sprecano nella lettera-
se i nemici li avessero abbordati sarebbero tura classica; citiamo soltanto Omero, verso
stati tutti uccisi»). Cfr. anche Barros: «Os la fi ne del secondo canto dell’Odissea: «His
mouros, porque entenderam ho que êles autem impellentem prosperum ventum im-
haviam de fazer, logo aquela noite vieram misit caesia Minerva / purum Zephirum
a remo surdo pera cortar as amarras dos resonantem ad caeruleum pontum. […] /
navios, mas não houve efeito sua maldade,
Inflavit autem ventus medium velum: cir-
por serem sentidos» (I, 4, 5, p. 149: «I mori,
cum autem unda / carinam caerulea valde
poiché seppero ciò che quelli dovevano fare,
resonabat navi eunte» (Homeri Odyss. c.
súbito quella notte vennero coi remi silen-
17v: «A costoro Minerva occhi-chiari man-
ziosi per tagliare le funi di ancoraggio delle
dò un vento forte e prospero, / puro Zefi-
navi portoghesi, ma la loro malvagità non
ro risonante sul ceruleo mare … / Il vento
ebbe effetto, poiché furono scoperti»). Così
dunque gonfiò la vela al centro: intorno alla
la traduzione dal diario di Gama in Radulet
carena l’onda cerulea / forte risuonava men-
Gama (p. 97): «La stessa notte, a mezzanot-
tre la nave procedeva spedita»).
te, arrivarono due almadie con molti uomi-
329 Originale Nos, e infatti Faria e Sousa
ni, i quali si buttarono a nuoto, lasciando le
almadie lontane, e andarono alla nave Bér- non ha problemi a parafrasare «hablando en
rio, e altri vennero alla Rafael. Quelli che los passados peligros» (poi dopo: «hablar en
andarono alla Bérrio cominciarono a taglia- ello»), tuttavia evoca Garcilaso, Egl. II, 193:
re l’amarra: gli uomini che erano di guardia «del peligro pasado razonando» (Boscan &
pensarono che fossero dei piccoli tonni, ma Garcilaso f. CCXXXIv). In realtà fallar em vale
quando capirono chi erano, ‹chiesero aiuto› per ‘parlare di, a proposito di’ regolarmente
gridando alle navi. Altri erano già attaccati (vd. voc. Tesouro).

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pp. 143-145 CANTO II NOTE

330 ché il pensiero non si stacca facilmente 339 che come debil fusse in ogni parte / e
dai casi avventurosi donde, fra grandi angu- de la gente fiacco il petto humano] Paggi 59
stie, scampammo la vita per miracolo] Pelle- □ ché lo scarso e fiacco equipaggio, conscio
grini. A proposito del topos, Marcos S. Lou- della propria debolezza e pauroso] Pellegri-
renço p. 325 sciorina esempi latini (Ovidio, ni □ car comme était débile et craintif le fai-
Cicerone, Petrarca) traendoli per lo più dalla ble coeur humain de son maigre équipage]
Polyanthea Nova del 1607; vd. ad es. Cic., De Bismut. Il genitivo da pouca gente riteniamo
fin. II, 32: «suavis laborum est praeteritorum abbia anche un valore epesegetico, e impli-
memoria». Garcez Ferreira evoca ancora Se- citamente causale.
neca, Aristotele, e soprattutto Virgilio: «for- 340 Il malvagio e ingannevole pilota che
san et haec olim meminisse iuvabit» (Aen. lo aveva condotto a rischio di morte si era
I, 203). Macrobio (Sat. VII, 2, 9) proponeva gettato in mare per sfuggire alla vendetta
come fonte di Virgilio un passo dell’Andro- (supra II, 28, 1-4).
meda di Euripide: «ma dolce allo scampato
341 Ripresa formulare di I, 44, 8. Locus com-
rammemorare i dolori» (Paratore Eneide).
munis testimoniato anche da Ariosto, O. F.
331Per il sintagma cfr. I, 42, 6; III, 115, 1; I, 9, 5: «contrari ai voti poi furo i successi»
Canç. IX, 35; X, 106. (Faria e Sousa).
332 Consueta frequenza dell’aggettivo bran- 342 Il monarca melindano rappresenta il
do e derivati (vd. subito sopra, 67, 3); qui modello del maomettano buono, onesto,
l’avverbio indica un incedere lento e tran- accogliente e non ingannatore. L’opposto di
quillo, come a VII, 58, 6 «com passo bran- quanto incontrato fi nora. Vd. l’acuto saggio
do» (Epifânio Dias). A meno che non si dia di Oliveira Reinventing, p. 113 e passim.
credito a Rodrigues (Estudos p. 34) che lega
343 avec des marques de haute vénération]
brandamente a respiram, sogg. os ventos.
Bismut. Le doti decantate sono un vero
333 Nel testo: respiram. Si noti la frequenza resumé di quelle che doveva possedere un
con cui Camões alterna i tempi verbali, in Principe iuxta gli specula, con terminologia
una libertà espressiva la cui efficacia è stata che defi niremmo quasi tecnica (liberalitas,
spesso notata dagli esegeti. magnificentia ecc.). «As partes de que era
334 Si osservi la rima equivoca, con ver al louvado este Rei, eram, Bondade, que è
pretérito perfeito e virar al presente, e si noti âa virtude que não primite fazer-se mal a
l’allitterazione sul suono della fricativa la- alguém. Condição liberal, i. desenteressada.
biodentale sonora per tutta l’ottava. Sincero peito, i. desenganado, e sem fi ngi-
335 Uno dei due navios, o zambucos. mento. Magnificência, i. liberalidade Real, e
336 grandeza de ânimo generoso. Humanidade,
meno abile] Pellegrini. «manhoso = ha-
clemência, e caridade, com partes de grande
bil» (Epifânio Dias).
respeito, que eram prudência e autoridade,
337 Cioè senza che si accenda battaglia o com que se fazia a todos venerável e respei-
si spari un colpo («sem golpe de espada, e tado» (Marcos S. Lourenço: «Gli aspetti per
sem tiro d’artelharia» Marcos S. Lourenço). cui era lodato questo Re erano: la bontà, che
La metafora mitologica era la medesima a I, è una virtù che non permette si faccia male
68, 3-4 (e cfr. «non armis mihi Vulcani […] ad alcuno: condizione liberale, cioè disinte-
/ est opus», Aen. IX, 148: «non ho bisogno ressata. Animo sincero, ovvero senza ingan-
delle armi di Vulcano») e a 53, 1 («Marte ni né fi nzioni. Magnificenza, cioè liberalità
[…] furioso»). reale, e grandezza d’animo generoso. Uma-
338 La forma como fosse introduce una nità, clemenza e carità, con doti di grande
pseudo-similitudine, o meglio ancora una rispetto, quali saggezza e autorità, con cui
esplicativa: ‘in quanto era’. si rendeva venerabile e rispettato da tutti»).

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NOTE CANTO II pp. 145-147

344 ‘In questo medesimo modo’. ze traduttorie, e ce ne scusiamo. L’immagi-


345 Per le ottave 68-71: «Partido Vasco da ne del roubador de Europa sarà iterata, come
Gama daquele lugar de perigo, ao seguinte è noto, all’inizio delle Soledades di Góngora
dia achou dous zambucos que vinham pera (vd., opportunamente cit. da Tocco, José
aquela cidade, de que tomaram um com tre- Ares Montes, Góngora y la poesía portugue-
ze mouros, porque os mais se lançaram ao se del siglo XVII, Madrid, Gredos, 1956). Il
mar, e dêles soube como adiante estava uma Sole entra nel Toro a primavera: siamo in-
vila chamada Melinde, cujo rei era homem fatti a metà aprile (non «fi ne aprile» Tocco).
humano, per meio do qual podia haver pilô- 348 «già il sole al Toro l’uno e l’altro corno
to pera a India. Vendo êle que perguntado / scaldava», Petr., Tr. Cup. I, 4-5: «Il fatto
cada um dêstes à parte, todos concorriam che il sole scaldasse le corna del Toro, cioè la
na bontade del-Rei de Melinde […], per a sua parte anteriore, significa fuor di metafo-
pilotagem dêstes seguiu a costa, com tenção ra ‘mancava poco all’ingresso del sole nella
de chegar a Melinde pera haver um pilôto, costellazione del Toro’, che oggi ha luogo il
pois em todos aquêles treze mouros não 21 aprile, ma prima della riforma gregoriana
havia algum que se atrevesse de o levar à intorno al 13 aprile» (Pacca Triumphi). An-
India» (Barros ibid.: «Partito che fu Vasco che per Camões, quindi, che scrive ante ri-
da Gama da quel luogo pericoloso, il dì forma calendariale dell’ottobre 1582, il Sole
seguente incontrò due canoe che venivano entra nel Toro il 13 aprile. Oltre a Petrarca,
per quella città, delle quali ne presero una Faria e Sousa si ingegna di citare Panfi lo
con tredici mori, poiché i più si gettavano a Sasso, Giraldi Cinzio ecc. L’Anónima versão
mare, e da quelli seppe che nei pressi c’era dei Triunfos traduce scaldava con acendia,
una città chiamata Malindi, il cui monarca quindi è estranea alla scelta lessicale del no-
era persona umana, per mezzo del quale po- stro, fedele a Petrarca.
teva avere una guida per l’India. Vedendo
349 Flora, dea italica della vegetazione (cfr.
Vasco che, domandato a ciascuno di costo-
ro separatamente, tutti concordavano nella Ov., Fast. V, 195 sgg.) spargeva i fiori dalla
bontà del Re di Malindi, … guidato da essi cornucopia, che si riteneva fosse il corno
seguì la costa, con intenzione di arrivare a della capra della naiade Amaltea, la quale
Malindi per avere appunto una guida, giac- nutrì Giove infante (cfr. ivi, 115 sgg.). L’altra
ché fra tutti quei tredici mori non ce n’era tradizione voleva che il corno fosse quello
uno che osasse condurlo in India»); «em del proteiforme Acheloo tramutatosi in
amanhecendo aparecerão dous zambucos toro nel combattimento contro Ercole (cfr.
(que sam navios pequenos)» ecc. (Castanhe- Met. IX, 80-88), testimoniata dallo stesso
da I, 9, p. xxij; e cfr. Radulet Gama p. 98). Camões nella canzone VII, 22-23: «No Tou-
346 L’aggettivo alegre è più vivace di ledo, ro entrava Febo, e Progne vinha; / o corno
de Aquelôo Flora entornava» (cfr. Canzoni
anche se compare spesso in contesti simili;
p. 52). Cfr. infi ne Garcilaso, Ecl. III, 342
vd. Ecl. II: «Passava alegre tempo [tempo
«derrama la copia todo el cuerno» (Boscan
alegre 1598], deleitoso / o Troiano pastor,
enquanto andava / sem ter alto desejo e pe- & Garcilaso c. 287v).
350 instancabile] Pellegrini. «Apressado,
rigoso» e, più avanti, «Os campos que co
tempo reverdecem / os olhos alegrando» não vagaroso» Moraes e Silva Dicionário,
(Rimas pp. 327, 330). E vd. infra 77, 1-2: ale- adducendo questo passo camoniano
gremente… ledo. relativamente al sole.
347 L’enjambement nel poema è molto raro, 351 Improponibile l’ipotesi che vorrebbe
in tal senso più similmente ad Ariosto che a Ceu soggetto: cfr. la discussione in Bismut
Tasso. Qui ne introduciamo uno per esigen- pp. 253 sg.

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pp. 147-149 CANTO II NOTE

352 Cioè si era nel dì di Pasqua (cfr. n. infra). chegou a Melinde» (Barros, I, 4, 6, p. 149:
353 Traduciamo col verbo di aspetto perfet- «Proseguendo Gama il suo cammino con
tivo; l’imperfetto dell’originale, indicante la questi mori catturati, al giorno seguente,
lenta e maestosa entrata della flotta porto- che era Pasqua di Resurrezione, con tutte
ghese in vista di Malindi, è in parallelismo le navi imbandierate e insieme con gran-
con il primo verso dell’ottava precedente: di feste per la solennità pasquale, arrivò a
quando entraua… quando chegava. Malindi»). «There is a wonderful realism
in this Stanza» (Burton II, p. 585). «Faz o
354
«Como em latim terra Hispania (T. Liv. Poeta nesta Estrofa huma Hipotiposi do
XXXVIII, 58)» (Epifânio Dias). festejo» (Garcez Ferreira). Certo si tratta di
355 L’ancoraggio davanti a Malindi avven- un’ottava trionfale, sgargiante di cromatismi
ne la sera del 14 aprile del ’98. Il 15, giorno e risonante di timbri (cfr. anche sopra I, 59,
dell’ingresso in città, era Pasqua. Cfr. Virg., 5-8). Si noti poi la stretta fig. etym.: leda…
Aen., IV, 418: «puppibus et laeti nautae im- ledos vv. 3, 8.
posuere coronas» (= Georg. I, 304; vd. nn. 359 L’immagine, più poetica che storica,
Forbiger Vergilius e Paratore Eneide). ricorda Aen. III, 675 sg.: «At genus e silvis
356 «No solamente era este color purpureo, Cyclopum et montibus altis / excitum ruit
que se via deste lexos, el de algunas ad portus et litora complent» («Ma il popolo
vanderas, sino aquellas faxas roxas con que dei Ciclopi dalle selve e dagli alti monti /
se suelen rodear las naves en ocasion de mosso, corre al porto e riempie le rive»).
festejo […] al uso antiguo»: «Non soltanto 360Di nuovo ribadito il contrasto: gente ver-
era questo colore purpureo, che si scorgeva dadeira ≠ enganosa.
di lontano, quello di alcune bandiere, bensì 361 sous leur regards, la flotte lusitanienne
quelle fasce rosse con cui si sogliono circon-
s’immobilise] Bismut.
dare le navi in occasione di festeggiamento
362 Cioè che attracchino al porto della sua
… all’uso antico» (Faria e Sousa, che evoca
Virg., Aen. V, 133 «ipsique in puppibus auro città.
/ ductores longe effulgent ostroque decori», 363 Tocco rimanda ad Araucana I, 2, 3-4:

«gli stessi comandanti sulle poppe delle «temerarias empresas memorables / que
navi / rifulgono da lontano d’ornamenti celebrarse con razon merecen; / raras in-
d’oro e porpora», che però ha poco a che dustrias, términos loables / que más los
vedere con le faxas roxas). españoles engrandecen» («temerarie im-
357 La forma moderna è tambor; il pandei- prese memorande / che meritano a ragione
di essere celebrate; / sottili industrie, gesta
ro è il tamburello, detto in italiano antico
lodevoli / che ancor più ingrandiscono il
anche cembalo, con i caratteristici sonaglini
valore spagnolo»; stessa rima in Camões en-
nella corona di legno che tende la pelle. La
grandece: merece).
sonorità suggerita dal verso è dunque mista,
364 Insistenza sull’attributo verdadeiro (so-
rimbombante e squillante. Troviamo tambo-
res e pandeiros pure in una lunga sequenza pra 74, 3). Vd. l’ott. sg.: verdadeiros… since-
di strumenti in Barros Ásia I, 5, 1 p. 181 (fe- ras ecc.
steggiamento dei Lisboeti per la partenza di 365 La lode delle qualità del re melindano
Pedrálvares Cabral). è in climax; ora la pureza («limpeza moral»
358 «Seguindo Vasco da Gama seu caminho Moraes e Silva Dicionário) eleva ancor più
com esta prêsa de mouros, ao outro dia, que l’effictio spirituale del sovrano dall’animo
era Pásqua de Reisurreção, indo com tôdolos generoso e incorrotto.
navios embandeirados e a companha dêles 366 godere l’ospitalità dei suoi domini]
com grandes folias por solenidade da festa, Pellegrini. «Todo esto es a imitacion de

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NOTE CANTO II p. 149

Virgilio, descriviendo las acciones de Dido cristiano, pur essendo egli un «infedele».
generosas, con los Troyanos, que surgieron Molto più concreta la descrizione che Barros
en Cartago»: «Voltis et his mecum pariter da di lui: «El-Rei, havido êste recado, pôsto
considere regnis: / urbem quam statuo, que ao nome cristão tivesse aquêle natural
vestra est; subducite navis» (Aen. I, 572 sg.: ódio que lhe teem tôdolos mouros, como era
«Desiderate con me parimente sedere su homem bem inclinado e sesudo, sabendo
questi regni: / la città che governo è vostra; per êste mouro o modo de como os nossos
conducete qui le navi»). se houveram com êles, e que lhe pareciam
367Nel senso di ‘doppie’; cfr. infra 83, 4 homens de grande ânimo no feito da guerra
«peito fi ngido». e na conversação brandos e caridosos, se-
368 Riprende il motivo dell’ottava proemia- gundo o bom tratamento que lhe fizeram,
depois de os tomarem, não querendo perder
le (I, 1, 3-4), ripetuto spesso nel poema in
amizade de tal gente com más obras, como
costrutti analoghi.
perderam os outros principes per cujos por-
369 Bel latinismo (cfr. Virg., Aen. III, 660: tos passaram, assentou de levar outro modo
«lanigerae comitantur oves»). «[Il Re] man- com êles enquanto não visse sinal contrario
dou tres carneyros e laranjas e cana da do que lhe êste mouro contava» (I, 6, pp. 149
çucar» (Castanheda I, 11, p. Xxiij; cfr. Radu- sg.: «Il re, ricevuto il messaggio, posto che
let Gama p. 99). per il nome cristiano egli avesse quel natu-
370 ma i doni la bontà sopravanzava] Poppa
rale odio che hanno tutti i mori, siccome era
Vòlture. Piccola iperbole. Il richiamo a Virg. uomo ben inclinato e prudente, sapendo da
Aen. III, 484 («nec cedit honore», var. «ho- questo moro il modo con cui i nostri si erano
nori», passo controverso) che propone Faria tenuti con loro, e che gli sembravano uomi-
e Sousa è incongruo. Meno impertinente, ma ni di grande animo nell’azione di guerra, e
comunque non abbastanza solido il rimando nella conversazione gentili e amichevoli,
di Garcez Ferreira a Ov., Met. VIII, 677 sg. dato il buon trattamento da loro ricevuto
La bontà del Re che dona sopravanza il valo- dopo essere stati fatti prigionieri, non volen-
re dei doni stessi, questo è il concetto espres- do perdere l’amicizia di tale gente con cat-
so nel verso camoniano. Come a dire che tive azioni, come era accaduto con gli altri
il desiderio di donare è superiore al dono. principi per i quali porti erano passati, deci-
Siamo in un ambito etico cristiano – oltre se di tenere altro comportamento con essi, in
che genericamente humano. Non vogliamo quanto non vedeva segnale contrario in base
indicare una fonte specifica, ma possiamo ad a quanto raccontava quel moro»). Quindi,
es. citare un qualunque passo patristico che continua Barros, il re decide di informare
si avvicini allo spirito più che alla lettera del- Gama della propria gioia per l’arrivo dei
le parole di Camões: «Haec autem felicitas Portoghesi, e del vivo desiderio che coloro
est gratuitum et supernaturale donum. Ideo sbarcassero per essere da lui ospitati, ecc. Il
charitas ad eam perducens, naturalem facul- confronto del testo camoniano con la fonte
tatem excedit», «Questa felicità dunque è il cronachistica è fondamentale, per compren-
dono gratuito e sovra naturale. Così l’amore dere l’atteggiamento del poeta nei confronti
inducendo ad essa, eccede la facoltà natu- dell’alterità islamica (vd. la nostra premessa
rale» (Summae fidei orthodoxae D. Dionysio al canto).
Chartusiano auctore, Antwerp, ved. & eredi
371 le liete notizie] Pellegrini. Conserviamo
J. Steels, 1569, t. I, l. III, art. 55, c. 35r). In
sostanza, la bontà gratuita è premio a se stes- mandato per non perdere la figura etimolo-
sa, quindi superiore a qualunque entità del gica (manda v. 3). Per la dizione formulare,
dono. Al re di Melinde sono implicitamente cfr. supra I, 61, 1-2.
attribuite virtù che lo accomunano al buon 372 Agettivo caro a Camões e modulato per

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pp. 149-151 CANTO II NOTE

diversi soggetti, dal sole alle spezie. Qui è guntas de sua vinda e navegar, e de cousas
il caso di ricordare Virg., Aen. IV, 262 sg.: de Portugal» ecc.
«Tyioque ardebat murice laena / demissa ex 379 Ovvero ‘limpido, luminoso’, come il
umeris» («Di tiria porpora ardeva il manto / claro di I, 73, 1 (Epifânio Dias). L’attacco
giù dalle spalle»). dell’orazione è in chiave di auxesis, lieve-
373 «E mandoulhe de presente hum mente iperbolico: il Rei è detto sublime, e
balandrão ão vermelho que era trajo daquele gli è avvicinato l’Olimpo quindi la suma Ju-
tempo, e hum chapeo, e dous ramaes de stiça, con vago ricordo di Dante, Inf., III, 4-6
corais e tres bacias da rame, e cascaveis, e («Giustizia […] / somma sapienza»).
dous alambeis (Castanheda ibid.: «E gli 380 Luogo comune, e fonte di dibattito an-
mandò come dono una palandrana vermi- tico e moderno, da Cicerone («metus absit,
glia che era abito di quel tempo, e un cappe- caritas retineatur», De off. II, 7), Seneca (De
llo, e due rami di corallo e tre bacinelle di clem. I, 13, 4: il re buono «a tota civitate
rame, e chincaglieria e due tovaglie colora- amatur, defenditur, colitur») a Machiavelli,
te»; cfr. analogamente Radulet Gama p. 99). che problematizza tutto nel De Principati-
374 Come riferisce Ovidio, Met. XV, 416 sg.: bus, come è ben noto. Cfr. Peter Stacey, Ro-
«sic et curalium, quo primum contigit auras man Monarchy and the Renaissance Prince,
/ tempore, durescit; mollis fuit herba sub Cambridge, Univ. Press, 2007, pp. 11-12.
undis»: «il corallo, appena dall’acqua esce 381 Congiuntivo con valore finale. Tutto
all’aria / si indurisce; sotto le onde del mare è l’esordio del messaggero serba memoria di
un’erba morbida» (e cfr. ivi, IV, 751 sg.; in va- Virg., Aen. I, 522-525: «O regina, novam cui
rie stampe antiche si leggeva coralium; ad es. condere Iuppiter urbem / iustitiaque dedit
Ov 1515 f. clxxxviiiv). Vd. anche Plin., Nat. gentis frenare superbas, / Troes te miseri,
Hist. XXXII, 11, 22 (Marcos S. Lourenço). ventis maria omnia vecti, / oramus» («O
375 Un abile oratore, dunque, forse lo stesso regina, cui Giove concesse di fondare una
che conosceva la lingua indigena, a I, 65, 2. nuova città / e diede la facoltà di frenare con
376 la giustizia i popoli superbi, / noi Troiani,
Vd. infra ott. 83.
trascinati dai venti per ogni mare, / ti pre-
377 distinto] Pellegrini. «Excellente» ghiamo»).
(Moraes e Silva Dicionário). Il nostro calco 382 Segue da vicino sempre Virgilio: «Non
linguistico non deve trarre in inganno: non
nos aut ferro Lybicos populare penatis / ve-
è qui l’avvenenza del messaggero che conta,
nimus aut raptas ad litora vertere praedas»
quanto la sua abilità diplomatica e il suo
(ivi 527 sg.: «Non siamo venuti a devastare
ingegno. Infatti, è Minerva (Palla v. 7), la
le case libiche / o a trascinare prede rapite
dea della saggezza, a ispirarlo.
sulla costa nelle nostre navi»). Dopo l’exor-
378 Cioè non ‘pregava, supplicava’, quanto dium è il momento della narratio.
piuttosto ‘parlava esercitando l’arte orato- 383 L’attributo soberba evoca, ma e contra-
ria’. Adducendo questo verso camoniano,
rio, sempre l’Eneide, ivi 529: «non ea vis ani-
Moraes e Silva Dicionário glossa orar «pro-
mo nec tanta superbia victis». Il sintagma
ferir orando, pedindo». Annota Epifânio
soberba Europa anche infra a III, 6, 6; forte
Dias: «a mensagem, tal como o apresentam
Europa belicosa sopra I, 64, 7.
as est. 78 a 84, è ficção poetica; todavia
384Altra dizione formulare, già incontrata,
Gaspar Correia diz que a pedido de V. Da
Gama o mouro Dauane» ebbe modo di par- con piccole varianti, a I, 50, 8; 52, 1; 64, 8.
lare col Re e rispondere alle sue domande; 385 «Est locus, Hesperiam Graii cognomine
cfr. Correia Lendas 1858 I p. 53 (xiv): «onde dicunt» ecc. (ivi 530 sgg. ; cfr. qui sopra 63,
aly com o mouro [il Re] lhe fez muitas per- n. 308).

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NOTE CANTO II pp. 151-155

386 «Rex erat Aeneas nobis, quo iustius al- dato di sé una cattiva immagine a chi lo
ter / nec pietate fuit nec bello maior et ar- aveva mandato in quel luogo» (Radulet
mis» (ivi 544 sg.: «Nostro re era Enea, del Gama p. 99, nel dialogo fra Gama e il Re;
quale un altro più giusto / mai vi fu né per cfr. poi Barros Ásia I, 4, 6, p. 150; Castanhe-
pietà né maggiore in armi»). da I, 11, p. xxiij). Siamo alla conclusio dell’o-
387 Sempre nel senso, alla latina, di ‘ospita- razione.
lità, rifugio’. 399 Tocco rimanda al Policraticus di John
388 che animo ci si attribuisce] Pellegrini. of Salisbury: «è topos degli specula e del-
la letteratura politica considerare lo stato
389 ‘Che cosa’. Seguiamo Epifânio Dias,
come un corpo umano, di cui il re rappre-
mentre Rodrigues Estudos p. 37 interpreta i
senta la testa, e i vassalli le membra». La
que dei vv. 5 e 6 come consecutivi. commentatrice omette di citare il luogo del
390 Ancora Virg., Aen. I, 539-541: «Quod Saresberiense; si tratta di Policr. V, 2, in cui
genus hoc hominum? Quaeve hunc tam si parafrasa la pseudo-plutarchea Institutio
barbara morem / permittit patria? Hos- Traiani: «Princeps vero capitis in Republica
pitio prohibemus harenae; / bella cient obtinet locum» ecc. (Ioannis Saresberiensis
primaque vetant consistere terra» («Che Policraticus […], Lugduni Batavorum, I.
genere d’uomini è questo? Quale barbara Maire, 1639, p. 252); V, 6: «De principe qui
patria / permette un tale comportamento? caput est reipublicae, et de electione eius,
Siamo impediti di rifugiarci sulla spiaggia; & privilegiis, & praemio virtutis & culpae»
/ ci fanno guerra, vietano di fermarci sul ecc. (p. 265), L’apologo di Menenio Agrip-
lido»). pa, anch’esso vagamente pertinente, era in
391 Captatio benevolentiae. Livio (vd. Le Deche di Tito Livio […] Tra-
392
dotte nella lingua Toscana, da Iacopo Nardi,
Davvero parola-chiave quasi ossessiva,
Venezia, Giunti, 1547, c. 27v). Faria e Sousa
verdade. L’abile oratore, dopo lo sdegno,
richiama però Aristotele, senza specificare il
passa subito alla lode dell’interlocutore.
passo. Potrebbe essere questo: «Onde è da
393 Pleonasmo (c’era già em quem al primo
farne la consideratione nell’huomo, che sia
verso) che conferma il gusto della repetitio; ben disposto & nel corpo, & nell’animo; nel
cfr. infatti a ti, v. 7. quale ciò si fa manifesto: imperocché negli
394 Ovviamente il riferimento è a Ulisse huomini cattivi, o che sono cattivamente
(detto «Ithacus» anche in Aen. II, 104) ac- disposti si trova sovente, che ’l corpo vi co-
colto dai Feaci, nel settimo dell’Odissea. manda all’anima per istar simili malamente
395 Mercurio, apparso in sogno a Gama disposti, & fuor dell’ordine della natura»,
come un Arcangelo. Cfr. Aen. IV, 356: «in- oppure: «Perché così come il corpo è com-
terpres divom Iove missus ab ipso». posto di parti, et debbe pigliar l’augumento,
che sia moderato, accioché e’ vi resti la pro-
396 Intendiamo que come «partícula cau- portione delle membra; perché altrimenti e’
sal» (Epifânio Dias). verrebbe a guastarsi, quando, cioè, un piè vi
397 Tricolo in lieve climax: raro corona la fusse di quattro cubiti, & il resto del corpo
costruzione oratoria elogiativa defi nendo il fosse due spanne […]. Così la Città anchora
Re insigne e dotato di un cuore raro a tro- ella è composta di parti» ecc. (Trattato dei
varsi fra gli uomini (e a maggior ragione fra Governi di Aristotele Tradotto di Greco in
i musulmani…). lingua vulgare Fiorentina da Bernardo Segni,
398 «Il capitano gli rispose che non aveva Firenze, L. Torrentino, 1549, pp. 25, 253).
il permesso del suo signore di scendere da 400Ultima memoria, più lessicale che se-
terra, e che se fosse sceso a terra, avrebbe mantica, del discorso di Ilioneo a Didone:

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pp. 155-157 CANTO II NOTE

«Officio nec te certasse priorem / paeniteat» di grande coraggio a mandarlo, e Vasco da


(I, 548 sg.). Gama nell’obbedirlo; e lo stimò molto, e gli
401 ‘Promette di riconoscere’, cioè assicura venne grande desiderio di vedere uomini
la propria riconoscenza. che da tanto tempo andavano per mare»).
402 408 Bella e lunga analisi di questo riso del
«In freta dum fluvii current», Aen. I,
607. Faria e Sousa aggiunge passi da Ovidio, re di Melinde da parte di Faria e Sousa, che
Sannazaro, B. Tasso. sottolinea la sua sincerità luminosa a contra-
403
sto col riso falso, simile al digrignare cani-
«Talibus Ilioneus; cuncti simul ore fre-
no, dei Mori di Mombasa. Cfr. supra 77, 1-2.
mebant / Dardanidae» (Aen. I, 559 sg.).
409 Dalla risposta di Didone a Ilioneo:
404 Il termine estâmago l’abbiamo incontra-
«Solvite corde metum, Teucri, secludite cu-
to a I, 39, 6, nel senso totalmente negativo di
ras» (I, 562: ‘Sciogliete il timore dal vostro
estâmago danado, riferito a Bacco da Marte.
cuore, o Troiani, scacciate le ansie»). Faria e
Questo potrebbe far pensare a un’ambiva-
Sousa acclude altri passi virgiliani analoghi
lenza di Bacco, cui credono alcuni esegeti
e poi aggiunge Seneca, Fracastoro, Tansillo
(Nóbrega No reino da água in primis). Ma
ecc., come sempre ad abundantiam.
non è così: proprio il comparire nuovamente
410 Non capisco perché Garcez Ferreira,
dello stesso lemma in accezione diametral-
mente opposta è il segno, almeno in questo dotto in retorica, definisce questa dittologia
caso, di una divaricazione etica abissale. sinonimica. Si tratta di una endiadi: il preço
Cfr. il lat. stomachus ad es. in Hor., Carm. deriva dalle obras.
I, 6, 6 (a indicare l’ira di Achille); Sat. II, 7, 411 Rima equivoca e ricca, in quanto identi-
44 (sempre nel senso di ‘rabbia, bile’); cfr. ca fonicamente.
Calepinus Dictionarium ad voc. «Stomachus 412 Il re di Melinde si distanzia eticamen-
pro animo». Moraes e Silva Dicionário para-
te in modo assoluto dagli altri Mori che si
frasa: «o ânimo dos homens».
sono comportati in modo inospitale e inde-
405 Contaminazione d’aspetto verbale (im- gno. Per la parola pensamento, che ha qui un
perfetto/presente indic.) tipica dello stile valore semantico relativo all’animo nobile
camoniano, come già osservato (cfr. Pinhei- o ignobile degli uomini, essa ritorna subito
ro Os tempos verbais pp. 318 sgg.). sotto a 88, 7, al plurale, in una diversa acce-
406 Cfr. o peito ilustre Lusitano di I, 3, 5. Qui zione: ‘intenzioni, cure, volontà’.
è sottolineata l’unità dei Portoghesi nella 413 Sul significato di preminencia si è di-
sottomissione dovuta al loro Re. Più che scusso; Epifânio Dias preferisce intende-
notevole il fatto che l’attributo illustre passi re «honras devidas à autoridade», ovvero
ora dal corpo collettivo dei nossos al Re di all’autorità dello stesso Re di Melinde che
Melinde, conferendogli un onore davvero accoglie la flotta (così Pellegrini, Bismut
alto e sublime. ecc.); Rodrigues Estudos (p. 38) controbatte:
407 i cui ordini venivano osservati a tanta la preminencia è quella del Re portoghese
distanza] Pellegrini. « […] porque ouvindo che ha impartito l’ordine di non sbarcare,
de quão longe era, e o que buscava, tevea el quindi siamo difronte a una metonimia, ove
Rey de Portugal por grande animo em ho l’autorità superiore si traduce in ‘ordine su-
mandar, e Vasco da Gama em lhe obedecer: periore’. La seconda ipotesi è quella giusta: il
e estimou ho muyto, e veolhe grande desejo monarca melindano sta rendendo omaggio
de ver homens que havia tanto tempo que alla giusta obbedienza (v. 4) di Gama e dei
andavão no mar» (Castanheda I, 11, p. xxiij: suoi agli ordini (v. 5) del loro Re, quindi sa-
«perché udendo di quanto era lontano, e rebbe fuori luogo che qui rinfacciasse all’em-
ciò che cercava, riteneva il Re portoghese baixador di non onorare correttamente se

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NOTE CANTO II pp. 157-159

stesso, cioè la propria autorità indigena. Gli ecc. Per il tramonto sull’oceano, incongruo
ultimi tre versi solvono ogni dubbio: il Re di nei luoghi dove si trovano ora i Portoghesi,
Melinde, pur rappresentando il supremo po- cfr. supra, n. a I, 56, 5-8.
tere in loco, riconosce l’analoga supremazia 424A parere di Bismut alegre è attributo di
del re lusitano sui suoi ex longinquo. ambaixada, nel senso di «boa notícia».
414 «e porem que lhe pesava muyto de não
425 Forse serba traccia di Dante, Purg. II,
querer ir ver a sua cidade» (Castanheda I, 41-42 e 51: «e quei sen venne a riva / con un
12, p. xxvj: «e poiché gli pesava molto quel vasello snelletto e leggero, / tanto che l’ac-
non voler andare a vedere la sua città»). qua nulla ne ’nghiottiva. […] / ed el sen gì,
415Polittoto (o quasi: avverbio/aggettivo) come venne, veloce»
muito…muita; nella seconda occorrenza 426 Ancora figure etimologiche (alegre…
muita vale per ‘assoluta, indefettibile’. alegria) nel segno della viva soddisfazione
416venga meno] Pellegrini. Direi che desfaça reciproca dell’incontro.
ha un’intensità maggiore: il Re non vuole, 427 vero mezzo] Pellegrini. Cioè il piloto che
pur avendone la facoltà e il diritto, che la avrebbe fatto da guida.
nobiltà d’animo (obbedienza) dei Portoghesi
428 Consueta dizione formulare del poema;
venga distrutta e offesa dal potere autoctono.
cfr. supra in questo canto 32, 7; 70, 2; 80, 6.
417 Cioè del giorno dopo, del domani = cras
429 Cfr. «claro tremulos ardore cometas»,
latino. Rimaniamo fedeli all’oltranza lessi-
cale dell’originale. Vd. Aen. VIII, 170: «et Cic., Divin. I, 18. Anche in portoghese co-
lux cum primum terris se crastina reddet»; meta è sost. maschile.
V, 244: «Crastina lux». 430 Hapax nel poema.
418 Cfr. supra I, 92, 1. 431 Il paragone in fi ne di ott. 91 con una
419 Vd. infatti qui sopra, 58, 7-8. battaglia è rafforzato dall’uso di un lin-
guaggio propriamente guerresco in que-
420 Cioè ‘leali, schietti, senza ombra di in-
sti versi; il verbo atroar, molto espressivo
ganno’: «sans arrière-pensée» Bismut. («fazer grande impressão com estrondo
421 Traduciamo con un calco, ma non si
[…] quasi ensurdecer» Moraes e Silva Di-
tratta qui di armi, che non mancavano ai cionário), si ritrova ad es. in infocate descri-
Portoghesi, bensì di arnesi per la riparazio- zioni belliche del poema, come a III, 48, 8;
ne delle navi. IV, 31, 6.
422 Cfr. Aen. I, 571, sempre nella risposta 432 Cfr. la splendida descrizione della fuci-
di Didone ai Troiani: «auxilio tutos dimit- na dei Ciclopi in Verg., Aen. VIII, 416 sgg.
tam opibusque iuvabo». Secondo Barros, il 433 Nell’originale bombas va congiunto a
Re mandò a dire a Vasco «que descansasse,
de fogo; il que è un cuneo, forma un pic-
porque pilotos e amizade tudo acharia na-
colo iperbato, in una figura di transposição
quele seu pôrto» (I, 4, 6, p. 150: «che stesse
(Epifânio Dias).
tranquillo, poiché guide e amicizia, tutto
434Annibal Caro traduce «clamores simul
avrebbe trovato in quel suo porto»).
423
horrendos ad sidera tollit» (Aen. II, 222)
Ovvero Apollo, il Sole, «Iovis et Lato-
con «et d’horribili strida il ciel feriva».
nae fi lius» (Homeri Ilias p. 3). L’immagine
435 Un altro degli efficaci latinismi camo-
del tramonto come un nascondersi dell’a-
stro nelle acque è classica; cfr. Virg., Georg. niani. Cfr. ad es. «Iovis altisoni», Cic., Di-
I, 438: «Sol quoque et exoriens, et cum se vin. I, 47.
condet in undas»; Ov., Met. XV, 30: «can- 436 I fuochi artificiati, le girandole di raggi
didus Oceano nitidum caput abdiderat Sol» ecc. erano d’ampio uso in occidente; anche

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pp. 159-161 CANTO II NOTE

in oriente tuttavia erano noti. Più tarda è 444 Ovvero l’Aurora. Vd. il lamento di co-
la testimonianza ad es. di Daniello Bartoli stei sulla morte del figlio in Ov., Met. XIII,
a proposito di padre Ricci che a Nanchino 576 sgg.; cfr. pure Fast. IV, 714: «Memnonis
assisté a «una delle meraviglie dell’inge- in roseis lutea mater equis». Tocco in nota
gno cinese, cioè i fuochi arteficiati, nel cui confonde Memnone con Mnenone, che fu il
magistero, sì del componimento, come de’ soprannome di Artaserse, dalla prodigiosa
giuochi che ne formano su le machine e in memoria (ma sarà un refuso).
aria, ci avanzano di gran lunga» ecc. (Cina 445 Verso a struttura chiastica. Più frequen-
II, 107). Naturalmente i melindani non sa- te in Camões il parallelismo. Vari altri loci
ranno stati tanto abili, comunque resta la paralleli relativi al sorgere del sole propone
testimonianza di Castanheda che «das naos Marcos S. Lourenço, traendoli dall’Officina
dos Indios tiravão muytas bombardas por di Texier.
festa» (I, 12, p. xxvj). 446 Stupenda rielaborazione di Verg., Ecl.
437 «a polvora encerrada nos tubos dos VIII, 14 sg.: «Frigida vix caelo noctis de-
fogos de artificio» (Epifânio Dias). La de- cesserat umbra, / cum ros in tenera pecori
scrizione rutilante e gioiosa è pur assimilata gratissimus herba est» («Era appena fug-
al fuoco guerresco; qualcosa ci rammenta gita dal cielo la fredda ombra notturna, /
anche la sinistra (benché favorevole) appa- allorquando la rugiada nell’erba tenera è
rizione della stella cadente in Aen. II, 691 carissima alle greggi»). Ma nei due versi di
sgg.: «subitoque fragore / intonuit laevom Camões si intersecano immagini coesistenti
et de caelo lapsa per umbras / stella facem paradigmaticamente: le ombre si sfanno in
ducens multa cum luce cucurrit. / […] tum rugiada (littera), le ombre si disfano come le
longo limite sulcus / dat lucem et late cir- nuvole e il fumo (vanitas), i fiori si disfano –
cum loca sulpure fumant» («con improvvi- sfioriscono – presto (idem) ecc. Tutti motivi
so fragore / si udì un tuono a sinistra e una ricorrenti nella Bibbia, nella poesia antica e
stella caduta dal cielo attraverso l’oscurità / rinascimentale, e tutti ipotestuali in questo
portando una scia di moltissima luce preci- passo camoniano.
pitò. / … allora per lungo tratto un solco / 447 Si noti sempre la presenza di polittoto:
diede luce e i luoghi intorno largamente fu-
viam-se… ver. Come subito sotto, 94, 2 e 5:
marono di zolfo»). Vd. anche i versi lucanei
vinha…vem. E ancora a 94, 2 e 8, sedas…
citati da Manoel Correa, Phars. I, 526-531.
seda, cui aggiungere prima la seda di 93, 4,
438 Cfr. ott. precedente, v. 7. indi quella di 96, 1.
439 Ancora una volta alternanza pres./im- 448 Cfr. supra 74, 1-2. Abbiamo omesso il só
perf. indicativo. legato a ver; Bismut traduce: «une foule jo-
440 Aen. I, 727: «noctem flammis funalia yeuse, qui n’est accourue que pur regarder».
[torce] vincunt» (Faria e Sousa). 449 La cabaia era una tipica veste turca in
441Una vaga analogia con i proelia ludo di forma di tunica lunga e aperta su un lato,
Aen. V, 583-593. con ampie maniche. Il termine ricompare
442 Perché sempre in movimento. sotto, 95, 1.
443 450 Dopo il brulicante fervore della gente le
«Aurora interea miseris mortalibus
almam / extulerat lucem, referens opera macchie luminose degli abiti; il verbo lustrar
atque labores», Aen. XI, 182 sg. («L’aurora è usato intransitivamente, in modo assolu-
intanto ai miseri mortali l’alma / luce ave- to cioè, e risulta quasi fosse un intensivo di
va portato, riconducendoli alle opere e alle luzer (e cfr. reluze sotto a 95, 5).
fatiche»), con la tipica malinconia virgiliana 451 «Lança curta arrojadiça ferrada com
del «lavorare stanca», del labor improbus. ossos de animães, ou puas, de que usão os

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NOTE CANTO II pp. 161-163

Cafres, e outros Barbaros» (Moraes e Silva lega a guarnecida (Epifânio Dias, Rodrigues
Dicionário, citando Barros II, 6, 1: «Lan- Estudos pp. 38 sg.); Faria e Sousa spiegava
cia corta da scagliare, ferrata con ossa di così: «turbante […] texido de seda i algo-
animali, o punte, che usano i Cafri e altri don, i guarnecido de oro». L’esempio che
Barbari»). già il grande commentatore adduceva, dalla
452 Un enjambement abbastanza forte, raro seconda decade del Barros, suona: «hâa fota
nel poema, accentuato oltretutto dall’ana- de seda e ouro» (II, 2, 3).
strofe. Inutile dire che la mezzaluna è un 459 Cfr. Aen. II, 262 sg.: «Tyrioque ardebat
simbolo arabo islamico per eccellenza (pri- murice laena / demissa ex umeris» e vd. su-
ma ancora bizantino). pra 77, 5.
453corona dei vincitori] Pellegrini □ au- 460 Vd. Barros Ásia: «um colar de ouro ao
thentique couronne des triomphateurs] colo» (I, 2, 2, p. 73); «ao pescoço um colar»
Bismut. L’aggettivo verdadeira vale qui ap- (I, 3, 1, p. 80) ecc.
punto per ‘giusta, appropriata, degna’. 461 Cfr. Ov., Met. II, 5: «materiam supera-
454 Vd. supra 73, 3. bat opus».
455 Cfr. Aen. I, 639: «arte laboratae vestes 462 Riassume Faria e Sousa: «de modo, que
ostroque superbo». L’ostro, ovvero la porpo- en la capa, i color della, venia a la Francesa; i
ra, l’abbiamo già incontrata subito sopra a en las calças, i jubon, i gorra [copricapo], a la
93, 3, e vd. infra 95, 2. Española; i en la espada, a la Italiana» («di
456 Ovvero la sua regale eccellenza, il suo modo che nel manto e nel suo colore si pre-
rango. sentava alla francese; nelle calzature, giub-
457 La fota o touca è precisamente ciò che ba e copricapo alla spagnola, e nella spada
all’italiana»). Come dire eleganza europea,
chiamiamo ‘turbante’ o piuttosto ‘cuffia’.
occidentale, insomma.
Il Re, riporta Castanheda, «levava vestida
463 Assai prossimi alto… alta, mentre dou-
huma cabaya de damasco carmesim, forra-
da de cetim verde: e na cabeça huma touca rada sembra riassumere tutto l’ouro replica-
muyto rica» (I, 12, p. xxv: «aveva indosso to sinora (94, 8; 95, 3 e 8). In questa stessa
una túnica di damasco color carminio, fo- ottava la fig. etimol. quentura… queime; se
derata di seta verde, e sul capo un turbante si emendasse horríssimo in horrísono, come
molto ricco»). Barros non dà una descrizio- molti fanno, ne avemmo un’altra, se pur sfu-
ne precisa, ma Faria e Sousa cita opportuna- mata dal latinismo crudo, som horrísono. Si
mente un altro passo, dalla seconda decade: consideri che la descriptio di queste ottave
«posta na cabeça uma fota [sota err. Cidade] 93-96 presenta una ricchezza di colori e suo-
de sêda e ouro, e vestida uma cabaia de ce- ni – e lemmi – brillante, cui però è garantita
tim cremesim apedrado de ouro, com lavo- una salda tenuta tramite insistite repetitio-
res de outra côr, pano em vista rico e gracio- nes nella molteplicità delle suggestioni. Il
so, e na cinta um terçado lavrado de ouro e sistema del linguaggio epico camoniano è
pedraria, e uma adaga da mesma sorte» (II, chiaramente fondato su una incastonatura
2, 3, p. 57: «posto sul capo un turbante di ripetizionale e spesso formulaica, su cui
seta e oro, e vestita una tunica di seta rossa può fiorire ogni marchetaria e invenzione
accesa tempestata d’oro, con adorni di altro espressiva. Castanheda descrive il Re con
colore, panno in vista ricco ed elegante, e un «sombreiro» e accanto a lui un paggio
nella cinta una spada corta lavorata in oro e anziano che gli portava «hum terçado rico
pietre preziose, e una daga simile»). com a bainha [fodero, guaina] de prata»
458 Si ritiene che tecida vada riferito sol- (ibid.).
tanto a seda e algodão, e non a ouro, che si 464 Segno di grande onore; si veda la detta-

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pp. 163-165 CANTO II NOTE

gliata descrizione di tale sombreiro in Bar- 473 Il sost. roupa corrisponde al fr. robe.
ros III, 10, 9, p. 532. 474 A Venezia il raso cremisi (o la seta) era
465 «Hum ministro is not a servant or slave, ornamento di Dogi e maggiorenti, nonché
as some translators think; on state occasions di suppellettili di valore; cfr. ad es. Alvise
a “Caboceer”, or grandee, would carry the Zorzi, La vita quotidiana a Venezia nel seco-
umbrella, a sign of royalty» (Burton II, p. lo di Tiziano, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 56,
586). 252 ecc.
466 Nell’originale horríssimo è forma aplo- 475 L’espressiva iperbole è riverita in genere
logica di horridissimo. Come già detto, mol- al rilucere delle armi, come infra a VI, 61,
ti editori hanno corretto in horríssono (> 3 – o talora in T. Tasso. La nostra traduzione
horrísono, la doppia s indica il suono forte), viso (latinismo) sta per l’originale vista.
considerata lectio difficilior (cfr. Epifânio 476 Nell’originale qui la parola ouro, che
Dias: «o compositor tomou on per im»), tante volte è stata iterata sopra, viene espres-
nonché latinismo caro all’autore: cfr. infatti sa tramite una perifrasi, cui segue o mesmo.
qui infra, II, 100, 5 e Ecl. VI, 89 e 147 (si può È un esempio tipico camoniano della va-
applicare quindi anche il parametro dell’u- riatio nella repetitio strutturale. Per il par-
sus scribendi; abbiamo visto ad es. altíssonos ticolare descritivo vd. Aen. IV, 139: «aurea
riferito a strumenti supra 90, 8). Diversa- purpuream subnectit fibula vestem» («una
mente, horridíssimo semplificato in horríssi- fibbia aurea chiude la veste purpurea»).
mo risulta hapax. Caldera riporta horrísono. 477 Epifânio Dias adduce la bella descrizio-
467Cfr. «grande estrondo de trombetas», ne dell’abito di Christovão da Gama nella
Barros I, 4, 6, p. 150. Historia das cousas que o mui esforçado ca-
468 Risposta-eco a 94, 7 e 5. Cfr. Aen. IV, pitão dom Christovão da Gama fez no Reynos
149 sg.: «haut illo segnior ibat / Aeneas, tan- do Preste Ioão, Lisboa, Ioam da Barreyra,
tum egregio decus enitet ore» («Così rapido 1564 cap. 6, c. 9v, dove si rilevano conso-
incedeva / Enea, tanto brilla nel volto egre- nanze con l’effictio camoniana.
gio la maestà»). 478 Di nuovo la porpora; vd. supra 93, 3; 95, 2.
469 Si ricordi che «nenhum outro modo lhe 479 Evidentemente diverse nuances del ros-
[a Gama] parecia melhor, por não saír do so; Garcez Ferreira cita Garcilaso, ecl. terza:
seu regimento, que ir êle em seus batéis té «varia tinta / que se halla en las conchas del
junto da praia e sua rel senhoria meter-se pescado» (vv. 115 sg.; Boscan & Garcilaso
naqueles zambucos, com que ambos se po- c. 283v: «varia sfumatura / che si trova nelle
derian ver no mar» (Barros ibid., c.vo mio: conchiglie del pescato»).
«nessun altro modo gli pareva migliore, per 480 Policromia accentuata dall’eco semanti-
non uscire del suo reggimento, che anda-
ca vária… diferente.
re sui suoi battelli fi no a presso la spiaggia
481 «Esmalte aqui significa variedade de co-
mentre la reale signoria si disponeva su
quegli zambuchi, in modo che entrambi si res», «varietà di colori», commenta Garcez
potevan vedere sul mare»). Ferreira; «Falando segundo a propriedade
470 da língua portuguesa, esmalte é a cor que
Lustrosa nel senso dello splendore delle
por galanteria se põe sobre o ouro e prata
vesti; cfr. supra 93, 4.
pera realçar mais estes metais» (Marcos S.
471 «e ele vestido de festa com doze homens Lourenço: «Parlando secondo la proprietà
dos mais honrados da frota» (Castanheda I, linguistica del portoghese, esmalte è quel
11, p. xxv: «ed egli vestito a festa con dodici colore che per eleganza si pone sopra l’oro
uomini dei più onorevoli della flotta»). o l’argento per far risaltare e brillare mag-
472 Genericamente ‘iberico’. giormente questi metalli»). La traduzione di

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NOTE CANTO II pp. 165-167

Pellegrini «smaglianti costumi» è raffi nata, il verso camoniano. Del resto, un gran nu-
perché il verbo smagliare deriva proprio da mero di battelli agitano l’acqua e la fanno
smalto. Moraes e Silva Dicionário chiarisce: spumeggiare, quasi ‘addensare’.
«fig.: á cor viva, variata e lustrosa». Dunque, 488Irricevibile Averini: «fi n sulle tolde l’ac-
un terzo lemma che si unisce a quelli sopra qua sollevando».
citt. indicanti varietas cromatica. 489 Potrebbe esservi eco di Catull. 64, 261-
482‘A un colpo d’occhio generale’, «à qui les 264: «plangebant aliae proceris tympana
embrassait d’un regard» (Bismut). palmis / aut tereti tenuis tinnitus aere cie-
483 L’aggettivo ricompare nel poema, spes- bant, / multis raucisonis efflabant cornua
so attribuito alle stelle (V, 14, 5) o alla Luna bombos / barbaraque horribili stridebat
(I, 58, 1), o al riflesso solare sulle armi (VI, tibia cantu» («alcune a palme aperte batte-
61, 3; IX, 94, 3), o allo scettro di Giove (I, vano sui timpani, / o acuti tintinni traevano
22, 7). L’etimo è latino: «RÚTILO do lat. ru- dal bronzo rotondo, / molte suonavano i cor-
tilu[m], avermelhado, afogueado, ruvio» ni emettendo rauchi rimbombi, / e il flauto
(Nascentes Dicionário etimológico). barbarico strideva con orribile sonorità»).
484 Dell’Iride («Thaumantias» Aen. IX, 5: 490 Vd. fra l’altro Garcilaso, elegia seconda:
«Iride era la figlia di Taumante, figlio a sua «el humo sube al cielo, el son se escucha» (v.
volta dell’Oceano e della Terra. Ma siccome 60; Boscan & Garcilaso c. 237r).
in greco θαῦμα significa ‘meraviglia’, Servio 491 I quali pare si spaventassero al rumore
afferma che il patronimico vuole esprimere delle bombarde portoghesi, come riporta
ammirazione per la bellezza dell’arcobaleno Barros («foi para êles tam grande espanto»,
identificato con la dea» Paratore). Vd. anche ivi p. 151).
Aen. V, 88 sg.: «ceu nubibus arcus / mille 492 Gama, con cambio di soggetto.
iacit varios adverso sole colores» (Faria e
493 Aggiungeremmo: per essere egli un Re
Sousa: «come l’arcobaleno fra le nubi / lan-
cia contro il sole rifrangente mille colori»). perfetto, ideale, accogliente, diversamente
L’iride introduce un ulteriore elemento di da tanti altri Mori – e talora cristiani… L’in-
policromia. Vd. anche Ov., Met. I, 270 sg.: cidentale induce Faria e Sousa a richiamare
«nuntia Iunonis varios induta colores / con- un passo dell’Iliade: «Caeteri siluere (ut de-
cipit Iris aquas alimentaque nubibus adfert» bebant Rege loquente)»: «Gli altri tacquero
(«nunzia di Giunone vestita di svariati colo- – come dovevano, mentre parlava il Re»; l’a-
ri / l’Iride raccoglie le acque e alimenta le blativo assoluto del traduttore latino ben si
nuvole»). accorda con la frase parentetica di Camões
485 Nel sistema iterativo vd. supra 96, 7
(vd. Homeri Ilias p. 365 «ut decebat»).
494 «e logo se meteo no batel, e fezlhe
(trompeta in portoghese e castigliano signi-
fica per lo più semplicemente ‘tromba’; la tamanha cortesia como se fora rey como
traduzione-calco cerca di replicare il ritmo ele» ecc. (Castanheda I, 12, p. xxv).
del verso originale, come è nostra costante 495 Torna soggetto il Re.
intenzione). Cfr. «Sonoro, Sonoroso» in Pei- 496 Ripresa del concetto già espresso a 75,
xoto Camões p. 321. 1, 4 e altrove, ribadito nelle due ott. seguen-
486 incitano gli animi all’allegria] Pellegrini. ti. «[Il Re] disse, que mais ho estimava que
487 L’originale coalhavam ha come primo si- lhe dar [= der] outra cidade como a sua»
gnificato ‘cagliare’, ma anche specificamen- (Castanheda ivi, p. xxvj: «Il Re disse che lo
te ‘coprire del tutto’, in particolare detto di stimava a tal punto che gli avrebbe donato
barche che popolano il mare; Moraes e Silva un’altra città come la sua»).
Dicionário cita per questa accezione proprio 497 ‘Nobili, eloquenti’.

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pp. 167-169 CANTO II NOTE

498 Cfr. Aen. I, 565 sg.: «Quis genus Aene- infandos Troiae miserata labores, / quae
adum, quis Troiae nesciat urbem / virtu- nos, reliquias Danaum, terraeque marisque
tesque virosque aut tanti incendia belli?» / omnibus exhaustis iam casibus, omnium
(«Chi può non conoscere la stirpe degli egenos / urbe domo socias, grates persolve-
Eneadi, la città di Troia, / il valore e gli eroi re dignas / non opis est nostrae, Dido, nec
e l’incendio spaventoso di una così grande quicquid ubique est / gentis Dardaniae,
guerra?»). magnum quae sparsa per orbem. / Di tibi,
499 Ovvero con altri arabi maomettani (cfr. si qua pios respectant numina, si quid /
infra 108, 4). Oltre a quanto specificato nei usquam iustitia est et mens sibi conscia rec-
versi seguenti, il Re melindano era probabil- ti, / praemia digna ferant. Quae te tam laeta
mente a conoscenza delle ultime vicende dei tulerunt / saecula? Qui tanti talem genuere
Lusitani in Mozambico. parentes? / In freta dum fluvii current, dum
500 montibus umbrae / lustrabunt convexa, po-
Nel testo originale il verbo è al singolare
lus dum sidera pascet, / semper honos no-
(se soa, pres. indic.). Rodrigues Estudos pp.
menque tuum laudesque manebunt, / quae
39-41 scrive una lunga nota linguistica, os-
me cumque vocant terrae» (Enea a Didone:
servando che il costrutto del tipo lê-se livros
«O tu che sola commiseri gli inesprimibili
(lat. legitur libros) è ampiamente attestato.
travagli subiti da Troia / e che noi, relitti dei
501 Per feitos… fizerão vd. qui supra 50, 4. Danai, essendo esausti per tutte le vicende
502 Cioè nell’Africa nord-occidentale, in per terra e per mare affrontate, bisognosi di
particolare nel Marocco, o meglio in gene- tutto, / tu accogli come compagni nella tua
rale nella Mauritania, presa dai Portoghesi città, nella tua casa, renderti degne grazie
mercé le gesta di Afonso V d’Aviz, detto / non è nella nostra possibilità, Didone, né
l’Africano (1458-1471); nel 1611 Vasco Mou- di chiunque sia ancora in qualche luogo /
zinho de Quebedo pubblicherà l’impor- del popolo Dardanio, sparso per l’immenso
tante poema Afonso Africano, a proposito mondo. / Gli dèi a te, se i numi rispettano in
delle conquiste di Arzila e Tangeri. «Les qualche modo i pii, se qualche / giustizia an-
souverains portugais avaient pris depuis cora esiste, e se v’è una mente consapevole
Alphonse V le titre de Roi de Maroc, qui in sé di cosa sia rettitudine, / concedano
leur donnait le droit exclusif d’y conquérir premi degni. Quale tempo così fortunato
des territoires» (Bismut). Il giardino delle / ti diede origine? Quali grandi genitori ti
Esperidi, secondo una tradizione, si trovava fecero nascere così nobile d’animo? / Fin-
proprio alle pendici del monte Atlante (Gra- ché i fiumi correranno al mare, fi nché nei
ves Miti greci 133c, 1). monti le ombre / esploreranno le cavità,
503 ogni minimo merito dei figli di Luso] fi nché il cielo pascerà le stelle, / sempre l’o-
Pellegrini. nore e il tuo nome e le lodi rimarranno, /
504Costruzione polare come spiega Rodri- qualunque terra mi richiamerà»). L’aemula-
gues (Estudos pp. 41 sg.): il meno e il più val- tio camoniana è fi nissima, pur nella fedeltà
gono per il tutto; cfr. la Sextina camoniana notevole al modello.
Foge-me pouco v. 24: «o menos que passei, e 507Accentiamo liberamente per ragioni
o mais que falo». metriche. Eolo è il re e custode dei venti.
505 Il sintagma latino mare insanum (e va- 508 Tricolo in gradazione ascendente.
rianti) è presente in tutta l’antichità; Faria 509 La metafora, come è noto, sarà ripresa
e Sousa cita luoghi da Virgilio a Seneca a S. da Góngora all’inizio della prima Soledad v.
Gerolamo. 6: «en campos de zafiros pace estrellas». Vd.
506Questa e la seguente ottava sono ampia- anche supra, n. a 72, 3. E cfr. anche Lucr.,
mente debitrici di Aen. I, 597-610: «O sola Rer. nat. I, 232: «aether sidera pascit».

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NOTE CANTO II pp. 169-171

510 Rispetto a Virgilio, Camões omette tirar» (Castanheda I, 12, p. xxvj: «andò il
l’immagine dei fiumi e aggiunge quella del re rallegrandosi tra la nostra flotta, da dove
sole (per il tipo di figura, cfr. Lausberg Ele- tiravano molti colpi di bombarda, che egli
menti 189, 3a: «il concetto di sempre viene gradiva molto sentir scoppiare»). Il verbo
concretizzato dalla “durata dell’ordine na- folgar (‘rallegrarsi, gradire’) è ripetuto in-
turale”: Aen. I, 607-608»). In effetti va poi fi nite volte dal cronista in relazione al Re.
detto che la frase virgiliana «dum montibus Già nell’ott. 100 trovavamo bombardas e
umbrae / lustrabunt convexa» non era di trombetas.
facilissima decifrazione; cfr. Servio: «Alii 517 Sopra: 96, 7; 100, 1.
hoc loco distinguunt, & dicunt: quamdiu
518 I Mori alternan l’anafi sonore] Paggi 59.
inclinata in montibus latera umbrae pro
Cfr. I, 47, 8 (dove Paggi vertendo tralasciava
Solis flexu circumibunt, ut Lustrat Aventini
gli anafi).
montem [Aen. VIII, 231: ‘percorre il monte
519 Si noti la ripresa di 106, 4.
Aventino’]. Aut lustrabunt, inumbrabunt.
[…] Aut alii convexa sydera volunt .i. pen- 520 Qui pasmava non vale per ‘restava sgo-
dentia [cioè concordanti]» ecc. (Verg. Comm. mento’ o addirittura «sobbalzava» (Pelle-
c. 187v); «come anche Servio e il Danielino grini), bensì per ‘rimaneva stupito, sorpre-
ci avvertono, alcuni […] collegano convexa so’, non senza ammirata meraviglia.
con sidera separandone lustrabunt; ma in 521 Ripetizione dello stesso sintagma a 89, 4.
tal caso l’espressione precedente col dativo
522 Ovvero ‘svariati’.
montibus diviene incomprensibile» (Para-
tore). 523 Cfr. supra 102, 8 e n.
511 Singolare la consonanza coi celebri versi 524 La penisola iberica, mentre l’Hesperia
tassiani: «Viva la fama loro; e tra lor gloria / era l’Italia (Aen. I, 530; Hor., Carm. III, 6,
splenda del fosco tuo l’alta memoria» (Ger. 8). «Hesperiae sunt duae: una quae Hispa-
Lib. XII, 54, 7-8). Tuttavia, la poligenesi è nia dicitur, altera quae est in Italia; quae hac
anche favorita dalla facile rima, che si ripete ratione discernuntur, aut enim solam He-
alla fi ne del canto. speriam dicis, & significas Italiam, aut ad-
512 Riteniamo soggetto os barcos; cfr. Bis- dis ultimam, & significas Hispaniam quae
mut n. p. 255; Rodrigues Estudos p. 43. in occidentis est fi ne: ut Horatius qui nunc
513 «que logo quis ir ver os nossos navios,
Hesperia sospes ab ultima [Carm. I, 36, 6]»
(Serv.; cfr. Verg. Comm. c. 183r: «Due sono
rodeando a todos» (Barros Ásia I, 4, 6, p.
le Esperie: una che è detta Ispania, l’altra
151: «che subito volle andare a vedere le
che è in Italia; si distinguono per questo,
nostre navi, girandovi intorno»).
o diversamente puoi chiamare e indicare
514 La repercussio ha un’ulteriore eco nel
come la sola Esperia l’Italia, oppure aggiun-
primo verso dell’ottava seguente: tudo. gi ultima, e intendi allora l’Ispania, che è
Inoltre, è simmetrica rispetto a âa e âa del situata alla fi ne dell’occidente: come scrive
v. preced. Sottolineiamo ancora frota v. 2 Orazio Hesperia… ultima»).
replicata al v. 7; note v. 4 in polittoto con 525 marittimi cammini] Averini. C’è me-
notando ott. sg. v. 1.
moria di Aen. I, 748 sgg.: «Nec non et va-
515 Sempre metaforicamente per l’artiglie-
rio noctem sermone trahebat / infelix Dido
ria. Vulcano può essere ogg. di fuzilando o longumque bibebat amorem, / multa super
piuttosto sogg. di una costruzione assoluta. Priamo rogitans, super Hectore multa; /
516«andou el Rey folgando por antre a nunc quibus Aurora venisset fi lius armis, /
nossa frota, donde tiravão muytas bom- nunc quales Diomedis equi, nunc quantus
bardadas, que ele folgava muyto d’ouvir Achilles» ecc. («Né senza vario discorrere

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pp. 171-173 CANTO II NOTE

trascorreva la notte / l’infelice Didone, e tue vicende / e il tuo vagare; già infatti la
beveva a lunghi sorsi l’amore, / molto chie- settima estate / ti conduce errante per ogni
dendo su Priamo, molto su Ettore; / ora con terra e mare»). Mar irado anche sopra a I, 18,
quali armi fosse venuto il figlio dell’Aurora, 7; cfr. «iratum mare» in Hor., Ep. 2, 6.
/ ora come erano i cavalli di Diomede, ora 529 Camões giunge a far assimilare da parte
quanto eroico Achille»). Naturalmente, fa del Re un’ottica quasi fi lo-occidentale, forse
notare Faria e Sousa, dietro c’è la richie- rischiando l’inverosimiglianza psicologica,
sta di Alcinoo ad Ulisse: «Dic autem mihi ma noi riteniamo che la forma mentis del
terramque tuam populumque urbemque /
melindano sia coerente, fornisca un model-
[…]. Sed age, mihi hoc dic et vere narra: /
lo di curiosità e di apertura all’altro che è
quo aberraveris et ad quae perveneris loca
comunque una possibilità storica, al di là
/ hominum, ipsosque civitatesque bene ha-
del nazionalismo lusitano.
bitatas, / et qui difficilesque, et sylvestres,
530 Svariate immagini analoghe, emulate
neque iusti» (Homeri Odyss. c. 71v, fi nale
canto Θ: «Dimmi dunque della tua terra, con eleganza da Camões, vengono alla men-
popolo e città / Ma ascolta, raccontami la te; ad es. Aen. XII, 114 sg.: «cum primum
verità su questo: / dove hai vagato e a quali alto se gurgite tollunt / Solis equi lucemque
terre d’uomini sei pervenuto, / e se costoro elatis naribus efflant» («quando ecco che
avevano città ben abitate, / e se erano ostili, dal profondo gorgo marino si levano / i ca-
selvaggi e senza giustizia»). L’ottava è ricca valli del Sole e soffiano la luce dalle froge
di ripetizioni che la saldano come un gioiel- dilatate»).
lo in un castone: l’anafora di agora, il polit- 531 Primo ipotesto è certamente l’attacco
toto perguntando… pergunta, l’altro povo… del son. petrarchesco Or che l’aria, e la terra,
povos, l’omofonia nel distico fi nale delle e ’l vento tace, cui aggiungere magari Aen.
prime cinque sillabe, sino a fi nezze più re- X, 102 sg.: «silet arduus aether, / tum zephy-
condite come ad es. mora in rima-crasi con ri posuere, premit placida aequora pontus»
Mafoma adORA. («tace l’alto cielo, / e allora si placarono i
526 L’aggettivo diligente ha valore avverbiale. venti e il mare spiana le placide distese d’ac-
527 «e disselhe que lhe dissesse o nome de qua»).
seu rey e mandou ho escrever; e perguntou- 532 «I si el tiempo está placido y propicio
lhe muyto meudamente por ele e por seu po- para que estés hablando aqui, no lo está
der» (Castanheda I, 12, p. xxv: «e gli disse menos nuestro deseo para oir lo que
che gli dicesse il nome del suo re e ordinò contares» (Faria e Sousa: «E se il tempo
di scriverlo; gli domando molto dettagliata- è tranquillo e propizio perché tu stia qui
mente di lui e del suo potere»). Scarno appi- a parlare, non è meno favorevole il nostro
glio cronachistico per l’immensa storia poe- desiderio di udire quello che ci racconte-
tica del Portogallo che Camões squadernerà rai»). «O desejo de te ouvir vai sendo cada
nel canto seguente. Si noti comunque che vez maior; cresce à proporçao do tempo que
l’avverbio meudamente si riflette in qualche vai descorrendo, do dia que vai andando»
modo su diligente e distintamente (vv. 2, 4). (Rodrigues: «Il desiderio di ascoltarti di-
528 Sempre da Aen. I, 753-756: «Immo age, venta sempre maggiore, crescendo a pro-
et a prima dic, hospes, origine nobis / in- porzione del tempo che scorre, del giorno
sidias – inquit – Danaumque casusque tuo- che se ne va»); «più il tempo passa, più s’ac-
rum / erroresque tuos; nam te iam septima cresce in noi / il desiderio di sentirti dire»
portat / omnibus errantem terris et fluctibus (Averini, e vd. Tocco n.); «Et puis, à mesure
aestas» («Orsù, ospite, narraci dalla prima que marche le temps, se fait jour le désir de
origine / le insidie – disse – dei Danai e le t’entendre parler» (Bismut).

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NOTE CANTO III pp. 173-181

533 In luogo del congiuntivo. 541 Come fonte Manoel Correa cita Solino,
534 «Ce vers n’est pas très clair», commenta Polyhistoria 53 (vd. C. Iulii Solini Polyhi-
Bismut. «A Mélinde, c’est-à-dire sur l’équa- stor, Vienna, L. Atlantsee, 1520, c. 121r).
teur, les rayons du soleil tombent presque Erostrato conclude una serie di «eroi» fal-
d’aplomb. Le soleil est donc très proche de limentari, emblemi di disperazione o follia.
l’équateur. Y aurait-il là un emploi figuré, et Dai Giganti ai due stolti Piritoo e Teseo al
sol désignerait-il le soleil de la civilisation?» pazzo Erostrato che per darsi fama compì
Ma si tratta di un’espressione topica: con- un atto di distruzione che gli causò eterna
temporaneamente al nostro, Tasso scriveva: damnatio. Ignorando l’obiezione che un re
«Qual sì disgiunta / terra è da l’Asia, o dal di Melinde potesse conoscere così a fondo
camin del sole, / vergine gloriosa, ove non la mitologia classica greca, visto che siamo
giunta / sia la tua fama, e l’onor tuo non in un’opera poetica, resta il fatto che la con-
vole? (Ger. Lib. II, 47, 1-4); tutta lontana dal clusione del canto, pregna di saggezza come
camin del sole è per Petrarca la regione del ogni fi nale di canto nei Lusíadas, è posta sul-
nord estremo, cioè a dire una remotaggine le labbra di un arabo maomettano.
assoluta (Rvf 28, 48) e dietro a costoro c’è
Virgilio, Aen. I, 567-568 (vd. Tomasi Gerusa- Canto III
lemme e ovviamente Faria e Sousa).
1 Letteralmente: ‘voce’.
535 «A tentativa dos Gigantes, filhos da
2 Cfr. Dante, Purg. I, 7-10: «Ma qui la
Terra […] de escalarem o ceo pondo serras
sobre serras [ponendo montagne sopra mon- morta Poesì risurga, / o Sante Muse, poi
tagne] é memorada por Vergilio (Georg. I, che vostro sono; / et qui Calliopè alquan-
280-283), por Ovidio (Met. I, 151-155; Fast. to surga / seguitando ’l mio canto, con quel
V, 35-42), por Claudiano (Gigantomachia) suono» ecc., palesemente contaminato con
ecc.» (Epifânio Dias). Par. I, 19: «entra nel petto mio, e spira tue»,
536 riferito ad Apollo. Vd. anche Verg., Aen. IX,
Ossia ‘ciechi, insensati’.
525: «Vos, o Calliope, precor, adspirate ca-
537 Nominati, insieme ad Ercole, anche da nenti». Naturalmente anche altri poeti epici
Virgilio a Aen. VI, 393. I due eroi scesero invocano la prima delle Muse, come ad es.
nell’Ade; Piritoo voleva in moglie la sposa Stazio (vd. Garcez Ferreira), ma crediamo
del dio degli Inferi: questi li accolse con che l’intarsio dantesco con Virgilio alle
simulata cortesia e poi li condannò a rima- spalle sia sufficiente per inquadrare l’ipote-
nere attaccati alla Sedia dell’Oblio subendo sto camoniano.
atroci torture. Ercole, sceso all’inferno per
3 Apollo, il quale inseguendo Dafne, le
catturare Cerbero, liberò Teseo e, secondo
una tradizione, anche Piritoo (Graves Miti dice giustappunto: «inventum medicina
greci 103c-e). Cfr., tra le fonti, Hyg., Fab. meum est» (Met. I, 521).
LXXIX Helena. 4 Figlio di Apollo e Calliope, secondo una
538 Metafora mitologica per il mare. tradizione attestata ad es. da Pind., Pyth. III,
176 sg. (Epifânio Dias) ma non da Verg., Ecl.
539 Cioè ‘ingegnoso’. IV, 55-57, ove si afferma che Lino fu figlio di
540 Cfr. Plin., Nat. Hist. XXXVI, 96: Calliope ed Eagro, Orfeo di Apollo e Psa-
«Operi praefuit Chersiphron architectus». mate (cfr. Servius auctus).
Ma le stampe antiche riportano il nome 5 Tre ninfe di cui si invaghì Febo; cfr. Met.
Ctesifonte (vd ad es. Historia Naturale di G.
I, 452 sgg; IV, 194-211 sgg.
Plinio Secondo tradotta per M. Lodovico Do-
6 Qui per ‘Musa’.
menichi, Venezia, Giolito, 1561, p. 1137), da
cui Ctesifonio > Tesifonio. 7 Cfr. supra I, 4, invocazione alle Tágides.

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pp. 181-183 CANTO III NOTE

Probabilmente qui Camões non fa differen- 13 Burton (II, p. 588, preceduto da Garcez
za fra Ippocrene e Aganippe; anche Ovidio Ferreira) ricorda l’antico proverbio «laus in
sembrava aver confuso le due differenti fonti proprio ore vilescit».
dell’Elicona in un passo dei Fasti (V, 7): «Di- 14 Marcos S. Lourenço, rifacendosi alla so-
cite, quae fontes Aganippidos Hippocrenes», lita Polyanthea, voce Iactantia, riporta passi di
espressione peraltro un po’ controversa. Valero Massimo, Cicerone ecc. «Já Menelau,
D’altra parte Ovidio stesso distingue, a Met. na Ilíada (XVII. 19), denunciara a improprie-
V, 312, le due fonti dell’Elicona, l’Ippocrene, dade do louvor em boca própria. “Devemos
che si trovava sulla sommità del monte, e l’A- considerar em presença de quem louvamos,
ganippe, o Eonia, che scorreva più in basso, porque, como Sócrates deixou dito não é
derivando dal fiume Permesso (cfr. Giampie- difícil elogiar os Atenienses estando entre
ro Rosati, nota a Ov. Met. III, p. 181). E Ca- os Atenienses”, escreveu Aristóteles (Retó-
mões nomina Hipocrene a I, 4, 8 e água Aónia rica, 1367b), citando o Menexeno platónico.
a V, 87, 1. Cfr. anche Verg., Ecl. X, 11-12: Segundo o mesmo Aristóteles, o louvor dos
«nam neque Parnasi vobis iuga, nam neque próprios feitos traduz descaro, impudência
Pindi / ulla moram fecere, neque Aonie Aga- (anaiskhuntia) e é indício de adulação (ko-
nippe» («infatti né i gioghi del Parnaso, né lakeia) (Retórica, 1383b). “Falar demorada-
del Pindo / fecero a voi alcun impedimento, mente sobre nós próprios […] é sintoma de
né l’Aonia Aganippe»). presunção” (alathoneia), escreve o Estagi-
8 Monte della Tessaglia abitato dalle rita mais adiante (Retórica, 1384a). “Omnis
Muse. Il sintagma fiori di Pindo lo troviamo vitiosa iactatio est”, escreveu Quintiliano
diffusissimo dopo Camões (si pensi a Mari- (XI.I.5)» (Oliveira e Silva Ideologia 2012, p.
no, ma anche a poeti neolatini e iberici del 126: «Già Menelao nell’Iliade aveva denun-
Sei-Settecento). Infruttuosa – per ora – la ciato un’improprietà della lode di se stes-
ricerca dell’immagine pre-camoniana. si: Dobbiamo considerare in presenza di chi
9
emettiamo questa lode, perche, come Socrate
«Non me carminibus vincet nec Thra-
lasciò detto, non è difficile elogiare gli Atenie-
cius Orpheus», Ecl. IV, 55: l’hybris virgilia-
si stando tra gli Ateniesi, e Aristotele scrisse
na conforta la specie di “ricatto” di Camões.
ciò citando il Menesseno platonico. Secondo
10 «Conticuere omnes intentique ora tene- sempre Aristotele, la lode delle proprie ges-
bant» Aen. II, 1, celeberrimo attacco di canto. ta esprime assenza di vergogna, impudenza
11 Cfr. Ov., Met. XIII, 124-127: «donec ed è indizio di adulazione: Parlare a lungo di
Laertius heros / adstitit atque oculos pau- noi stessi … è sintomo di presunzione, scrive
lum tellure moratos / sustulit ad proceres, lo Stagirita più avanti nella Retorica. Ogni ia-
expectatoque resolvit / ora sono» («fi nché ttanza è segno di vizio, scrisse Quintiliano»).
l’eroe laerziade, Ulisse / si levò e, dopo aver 15 Il dovere della modestia, più che il dove-
tenuto gli occhi bassi per un po’, / guardò re di raccontare tutto (cfr. Bismut).
i comandanti, e prese a pronunciare un di- 16 Cfr. Verg., Aen., I, 372-374: «O dea, si
scorso atteso da tutti»). Si confronti Ulisse prima repetens ab origine pergam, / et vacet
heros col sublime Gama. annales nostrorum audire laborum, / ante
12 «Infandum, Regina, iubes renovare do- diem clauso componet vesper Olympo» («O
lorem», esordisce Enea, come si sa, nel II dea, se io proseguissi richiamandomi all’ori-
dell’Eneide, «con las diferencias de que allá gine prima, / e vi fosse tempo per te di udi-
era un dolor, i acá una gloria» (Faria e Sousa: re gli annali delle nostre fatiche, / Vespero
«con la differenza che nell’Eneide si trattava prima, chiuso l’Olimpo, darebbe sepoltura
di un dolore, mentre qui in Camões di una al giorno»). Ci permettiamo di accentuare
gloria»). la figura etimologica quadruplice con la ri-

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NOTE CANTO III pp. 183-185

petizione identica di dico. Il topos dell’inef- 20 Intendi: fra il sud segnato dal tropico
fabilità, ovvero dell’insufficienza del dire, del Cancro e il nord, temuto per il gelo come
è diffuso, particolarmente nella Commedia la zona intorno all’equatore per il caldo
dantesca. Interessante un passo della Summa («media […] non est habitabilis aestu», Ov.,
Theologiae di Tommaso, riportato da Garcez Met., I, 49). Complessivamente cfr. Verg.,
Ferreira: «mendacium in duo dividitur: sci- Georg. I, 231-239.
licet in mendacium quod transcendit verita- 21 Vd. sopra, I, 21, 6. Rappresenta il nord.
tem in maius, quod pertinet ad iactantiam,
22 E a sud è bagnata dal mare Mediterra-
et in mendacium quod deficit a veritate in
minus, quod pertinet ad ironiam» (Sec. sec. neo. «La descrizione geografica del vecchio
q. 110 art. 2: «la menzogna si divide in due continente sembra seguire la falsariga di
modalità: ovviamente in menzogna che in quelle carte antropomorfe cosiddette del-
gran parte trascende la verità, che è perti- l’“Europa Fanciulla” o “Vergine Coronata”,
nente alla iattanza, quindi in menzogna che disegnate prima da Opicino de Canistris e,
manca di verità in minima parte, ciò che per- nel XVI secolo, dal Münster e dal Bünting»
tiene all’ironia»). Il primo tipo si relaziona a (Tocco).
quanto Gama ha detto nelle precedenti due 23 A oriente l’Europa confi na (se avizinha)
ottave, il secondo a quanto espresso in questi con l’Asia.
versi, salvo l’assenza di colpa e di ironia nel 24 Si tratta del Tanai, ovvero il Don, che
senso odierno del termine. stando a Plinio il Vecchio (e quindi a chi
17 «Maior rerum mihi nascitur ordo» dopo di lui seguì, come il Boccaccio del
(Aen. VII, 44 e cfr. naturalmente Ecl. IV, 5), De montibus cit. da Tocco) nasce dai monti
ma a parte il termine ordo, l’impostazione Ripei, o Rifei, e sfocia nel «lago» Meotide,
della frase è altra. ovvero l’odierno mar d’Azov (Nat. Hist. IV,
18 Cfr. Verg., Aen. VII, 37-42: «Nunc age, 78). L’indicazione montes Ripaei è piuttosto
qui reges, Erato, quae tempora rerum, / quis generica; potrebbe trattarsi degli Urali, o
Latio antiquo fuit status, advena classem / delle vette del Caspio. Cfr. Verg., Georg., IV,
cum primum Ausoniis exercitus appulit 517 sg.: «Hyperboreas glacies Tanaimque
orem, / expediam, et primae revocabo exor- nivalem / arvaque Riphaeis numquam vi-
dia pugnae. / Tu vatem, tu, Diva, mone. Di- duata pruinis»: «I ghiacci Iperborei, e il
cam horrida bella, / dicam acies, actosque Tanai gelido come neve / e i campi Rifei mai
animis in funera reges» ecc.: «Ora, o Erato, privi di brina».
orsù: esporrò quali re, quali occasioni, / 25 Il mare Egeo, considerato rischioso per
quale fosse lo stato del Lazio antico quan- i naviganti (cfr. gli «Aegaeos tumultus» di
do un esercito straniero / primamente fece Hor., Carm. III, 29, 63). Si noti il paralleli-
approdare la propria flotta alle rive italiche, smo, in fi n di verso, della coppia aggettivale:
/ e richiamerò alla memoria il principio curvo-frio / fero-horrendo. Tutta la geografia
della prima battaglia. / Tu ispira, tu Diva, di questa ottava è «corretta» da Rodrigues
me poeta. Dirò dell’orride guerre, / dirò (Estudos pp. 16-19), con la seguente conclu-
degli schieramenti, e dei re indotti animo- sione riassuntiva: «em III, 7, diz-se quaes os
samente alle stragi». limites que dividem a Europa da Asia, nos
19 «Tout se passe donc comme si le soleil sitios onde ellas se avizinham. Esses limites
montait tous les jours pour culminer au são o Tanais, até a foz, e o mar da Grecia,
zénith le 21 juin à midi sur le tropique du desde o Bosphoro, onde, segundo Barros,
Cancer, puis redescendait pour culminer au elle começa, até a saída do Hellesponto para
zénith le 21 décembre à midi sur le tropique o Egeu, portanto na parte que banha a re-
du Capricorne» (Bismut). gião em que existiu Troia» («a III 7 si dice

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pp. 185-187 CANTO III NOTE

quali siano i confi ni che dividono l’Europa nai, la palude Meotide ecc. Alcuni solevano
dall’Asia, nei luoghi ove i due continenti si «chiamare Scithi tutti i popoli settentriona-
avvicinano. Questi confi ni sono il Don, sino li» (cfr. l’annotatione in La Geografia di Clau-
alla foce, e il mare greco, dal Bosforo, da dio Tolomeo […], Venezia, G. Ziletti, 1574).
dove, secondo Barros, comincia, fi no allo Vd., sull’immaginario greco degli Iperborei,
sbocco nell’Ellesponto attraverso l’Egeo, Athanasios Votsis, The Ancient Greek Myth
pertanto nella parte che bagna la regione in of Hyperborea, in Imagining the Supernatural
cui Troia sorgeva»). North, ed. Eleanor Rosamond Barraclough,
26 L’ira dei Greci vincitori era dovuta Danielle Marie Cudmore & Stefan Doneck-
all’onta per il rapimento di Elena, causa del- er, Edmonton, Univ. of Alberta Press, 2016
la guerra di Troia (Epifânio Dias). Si noti la pp. 39-53; cfr. anche ivi, Maria Kasyanova,
figura etimologica viu…ve (v. 8). The Realm of the North in Ancient Greek
27
Proverbs, pp. 25-38: 33 sg.
Si è discusso molto su questo attributo.
30 Inutile correggere do sopros con dos
Nulla di strano, ci pare: intendasi ‘Troia che
un tempo fu trionfante’, anzi fu superbum sopros: cfr. le ragioni fonosintattiche e gli
Ilium (Aen. III, 2-3, da cui il «superbo Ilion» esempi a conforto addotti da Rodrigues
dantesco). Che anche l’Europa soberba pos- Estudos pp. 19 sg.
sa un giorno fi nire nel nulla come l’antica 31 I Rifei (cfr. supra 7, 3), il cui nome deri-

Troia («campos, ubi Troia fuit», ivi 11) è for- verebbe dal greco ῥιπή, per cui cfr. Omero,
se un retro-pensiero dell’autore stesso. Il. Ο 171: ὑπὸ ῥιπῆς […] Βορέαο, «aquilonis
28 Soggetto sottinteso sempre l’Europa. turbine» (Homeri Ilias p. 285). Camões al-
Comincia a descriverne la fascia più setten- lude quindi all’etimologia dei Rifei, o Ripei,
trionale. cioè appunto al ‘soffio violento’ dei venti
29
nordici. Si noti la figura sopra…sopros e l’o-
Monti «favolosi», come si esprimevano
mofonia con sempre.
Strabone e Gaspar Barreiros, addotti da
32 Cfr. ancora Georg., III, 349 sgg. E so-
Pimpão, e Seb. Münster (Marcos S. Lou-
renço pp. 394 sg. e n. 63). Come i popoli detti prattutto Rvf 28, 46-48: «Una parte del
Hyperborei, i monti con lo stesso nome indi- mondo è che si giace / mai sempre in ghiac-
cano una localizzazione all’estremo nord, ol- cio et in gelate nevi / tutta lontana dal ca-
tre il vento di Borea. Alcuni geografi li identi- min del sole» (< «Sic mundi pars ima iacet,
ficavano con gli stessi Rifei, altri con le vette quam zona nivalis / perpetuaeque premunt
caucasiche ecc. Virgilio, nelle Georgiche, hiemes», Luc., Phars. IV, 106 sg.).
indica sia i luoghi Iperborei («qualis Hyper- 33 Cioè Sciti ed Egiziani si contesero il
boreis Aquilo cum densus ab oris / incubuit, primato di essere la popolazione più anti-
Scythiaeque hiemes atque arida differt / nu- ca del mondo. Giuniano Giustino, nei suoi
bila», III, 196-198: «come il vento Aquilone Epitoma, rammenta questa disputa e con-
quando fortissimo arriva dalle lande Iperbo- clude così: «his igitur argumentis superatis
ree, / e disperde le burrasche invernali della Aegyptiis, antiquiores semper Scythae visi»
Scizia, e le asciutte / nubi») che gli omonimi (II, 1, 5-21: «con questi argomenti, dunque,
popoli («talis Hyperboreo Septem subiecta scavalcando indietro gli Egiziani, i più anti-
trioni / gens effrena virum Riphaeo tunditur chi sempre furono considerati gli Sciti»; cfr.
Euro», ivi 381 sg.: «tale la gente sotto l’Or- Marcos S. Lourenço p. 401 n. 83). «Aegyp-
sa iperborea, / popolo selvaggio, è sferzata tum gentem omnium vetustissimam, nisi
dal vento Euro rifeo»). Nella Tabula secunda quod super antiquitate certat cum Scythis»,
Asiae tolemaica si trovano i monti Sarmati Amm. Marc. XXII, 15, 2 («la popolazione
Hyperborei, più a nord gli Scythae Hyperbo- egiziana è la più antica di tutte, tranne per il
rei, e nella Sarmatia Europaea il fiume Ta- fatto che, riguardo all’antichità, se la gioca

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NOTE CANTO III p. 187

con gli Sciti»). Faria e Sousa aggiunge molte era un’isola, come si credeva, qui Camões ri-
altre fonti e opinioni antiche. pete il dato che Sabellico (Enn. VIII, 5), Ga-
34 Ar., O. F. I, 7, 2: «Ecco come il giudicio spar Barreiros nella Chorographia (1561) e
uman come spesso erra!» (cfr. Rvf 110, 7). tutta la cartografia sino ad allora riportava»
Deriva da Ov., Met. VI, 472 sg.: «Pro superi, (Tocco; cfr. Rodrigues Fontes pp. 220 sgg.).
quantum mortalia pectora caecae / noctis 38 Sempre secondo Sabellico i Longobardi
habent!», più immaginoso, ma il concetto è sarebbero venuti dalla Scandinavia. Mar-
il medesimo («Per gli dèi, quanto di cieca cos S. Lourenço invece cita Matias Michou
notte / detengono gli animi umani!»). (Orbis Novus 1532) il quale, appoggiandosi
35 Chi era così fuori della verità, sarebbe erroneamente a Paolo Diacono, scriveva che
stato esattamente informato se si fosse ri- «valde ergo indistincte ac impertinenter iam
volto ai piani di Damasco] Pellegrini: «cum dictae gentes Alanique Gotti et Huni ab
iam ex limo terre rerum omnium Faber inexpertis de Scandia dicuntur exiisse cum
optimus Adam manu compegisset propria, in ea numquam fuerunt» (p. 404 e n. 92: «as-
et ex agro, cui postea Damascenus nomen sai confusamente e impropriamente le già
inditum est, in orto delitiarum transtulis- nominate popolazioni di Alani, Goti e Unni
set», Bocc., Clar. mulier. I, 2 (cfr. l’ediz. a son dette dagli inesperti che siano venute
cura di Vittorio Zaccaria, Tutte le opere vol. fuori dalla Scandinavia, mentre in realtà non
X, Milano, Mondadori, 1967, p. 28 e p. 483, ci furono mai»). Marcos S. Lourenço ritiene
n. 2, dove è indicata la fonte principale in che questi barbari (i primi Godos a scendere
Paolino Minorita; ‘avendo dal limo della nel meridione) provenissero dalla Scizia (ivi
terra il Fattore d’ogni cosa formato Ada- pp. 404 sg. e n. 96). La situazione delle fonti
mo di propria mano, e dal campo, che poi è incredibilmente intricata, per cui evitiamo
fu chiamato Damasceno, l’abbia condotto qui profusioni erudite eccessive.
nell’Eden, giardino di delizie’, il paradi- 39 Dovrebbe trattarsi del mar Baltico.
so deliziano dell’italiano antico). Secondo 40 «Brusio é aportuguesamento da palavra
Rodrigues, Camões segue direttamente le [‘portoghesizzazione della parola’] Borus-
Enneadi di Marcantonio Sabellico, di cui si com que o latim moderno designa os
lo studioso cita la traduz. portoghese del- Prussianos» (Epifânio Dias). Faria e Sou-
la Noronha (Coimbra 1550-1553): «Muyto sa credeva assurdamente a un errore di
mais verdadeiramente parece que se pode stampa. «Brússia, o Borússia, è âa Região
afirmar que a terra que primeiro se povoou setentrional a quem da parte do norte
estaa entre estas ambas [le regioni di Egitto cerca âa enseada do mar chamado Báltico»
e di Scizia]: a qual he ho campo Damasce- (Marcos S. Lourenço: «è una regione
no & os lugares circâjeitos a elle. Esta foy settentrionale che a nord confina con un
a primeira terra que foy povoada: & assi o
golfo del mare chiamato Baltico»).
mostra a sagrada scriptura» (Fontes pp. 219
41 L’abitante della Danimarca.
sg.: «Molto più veracemente sembra che si
possa affermare che la terra che per prima 42 Ci spiace, per ragioni di traduzione in
si popolò sta tra Egitto e Scizia: la quale è versi, annullare un altro dei non frequenti
il campo Damasceno e i luoghi circostanti. enjambements camoniani. L’aggettivo estran-
Questa fu la prima terra ad essere popolata: ha può valere per ‘genti dai singolari costumi’.
ed anche lo mostra la Sacra Scrittura»). 43 Popolo slavo prossimo ai Lituani.
36 Perché ampiamente disabitata. 44 «A Livonia è um dos districtos da
37 «Anche se Girolamo Ruscelli nella Russia banhados pelo Baltico» (Epifânio
traduzione della Geografia di Tolomeo Dias: «La Livonia è uno dei distretti della
(1561) aveva indicato che la Scandinavia non Russia bagnati dal mar Baltico»).

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pp. 187-189 CANTO III NOTE

45 L’impenetrabile Selva Nera, o comun- unus et Haemum, / nunc gelidos montes,


que tutto il complesso forestale interno del- mortalia corpora quondam, / nomina sum-
la Germania. morum sibi qui tribuere deorum» (Ov., Met.
46 Non sono popoli della Polonia (andreb- VI, 87-89: «In un angolo unico vi sono la
bero collocati in Moravia e Boemia; cfr. tracia Rodope e l’Emo, ora gelidi monti,
Strabone VII, 1); Rodrigues cita sempre corpi mortali un tempo, / che s’attribuiro-
Sabellico che parlava di Masovitas: Camões no nomi di somme deità»). Rodope ed Emo
li avrebbe scambiato per Marcomanos in erano sorella e fratello, che si congiunsero
quanto nome più diffuso (Estudos p. 24; cfr. in matrimonio assumendo i nomi di Giuno-
ad es. Caes., Bell. gall. I, 31-54 e tutte le dotte ne e Giove: costoro sdegnati li tramutarono
considerazioni di Marcos S. Lourenço, con nei monti della Tracia.
le moderne note in calce, pp. 411 sg.). Porre 54 Traduce boa, che assume un significato
una virgola prima di Polónios mi pare solu- particolare di ‘grande, grave’ – o, meno pro-
zione impraticabile. babilmente, ha una sfumatura ironica, come
47 «A Pannonia dos Romanos ficava ao sul in Bismut: «bel outrage». La correzione coa
do Danubio , entre a Dacia, o Norico e a suggerita da Rodrigues (Estudos p. 25) è ir-
Illyria, e abrangia parte da Austria e da Un- ricevibile.
gria, da Esclavonia e da Bosnia» (Epifânio 55 Nel 1453 Costantinopoli cadde in mano
Dias: «La Pannonia dei Romani era a sud ai Turchi.
del Danubio, tra Dacia, Norico e Illiria, e 56 L’Axio vulgo hodie Vandari (Marcos S.
cingeva parte dell’Austria e dell’Ungheria,
Lourenço) sfocia nel golfo di Salonicco.
della Slavonia e della Bosnia»). Cfr. Plin.,
Cfr. Sannaz., Part. Virg. II, 165 sg. «qua
Nat. Hist. III, 25, 47. Nella nostra versione
Macetum per saxa ruit torrentibus undis /
Boemi va contato bisillabo.
Axius»: «ove attraverso le rupi dei Macedo-
48 Verbo usato spesso dall’autore per ‘ba- ni corre con onde furiose / l’Axio» (f. Cr).
gna’; noi cerchiamo di rimanere fedeli. Se- Cfr. Strab. I, 7, 23.
conda inarcatura in una stessa ottava, quasi
57 Sintagma squisitamente dantesco (Par.
un record.
XXXIII, 142). Averini traduce questi versi
49 Amasis e Albis sono denominazioni la- in modo particolarmente fantasioso e scor-
tinizzanti. retto: «e quindi le contrade ch’eccellenti /
50 Termine latino per il fiume Danubio. furono per il genio, per l’inquieta / fervida
51 L’Ellesponto. Cfr. Boscán Obra, 2048- fantasia, per gli eloquenti / spirti e per ogni
2049: «en el contino son del mar donde Hel- attività concreta».
le / dexo con su cayda y su renombre»: «nel 58 Cfr. l’espressione virgiliana «fama super
continuo rumore del mare ove Elle /lasciò aethera notus» (Aen. I, 379), suggerita da
con la sua caduta e la sua fama» (Boscan Epifânio Dias. Si veda anche il nesso «aemula
& Garcilaso c. 161r). Il mito vuole che Elle caelo» sannazariano (Part. Virg. II, 186: ivi Cv).
affogasse nell’Ellesponto (che da lei prese 59 Cfr. ancora Sannaz., Part. Virg. ivi
nome); cfr. Apollodoro I, 9, 1.
170-173: «Vos etiam vestros his adiunxi-
52 Cfr. Verg., Aen. III, 13 sg.: «Terra procul stis alumnos, / vicinae passim vacuis iam
vastis colitur Mavortia campis / (Thraces moenibus urbes, / antiquae Graiorum ur-
arant)» («la terra di Marte lontana è colti- bes, gens optima morum / formatrix, clara
vata coi suoi vasti campi / – sono i Traci ad ingeniis et fortibus ausis» («Voi a questi
ararla». La Tracia corrisponde circa a Ro- aggiungeste anche i vostri alunni, / città vi-
mania e Bulgaria. cine dalle mura ormai ovunque desolate, /
53 «Threiciam Rhodopen habet angulus antiche città dei Greci, gente ottima forma-

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NOTE CANTO III pp. 189-191

trice / di costumi, insigne per gli ingegni e 68 La metafora indicante il mare tornerà a

le coraggiose imprese»). Lodi della civiltà IX, 42, 1 e cfr. Oit. II, 117.
greca non erano mancate nell’antichità; cfr. 69 Le Alpi. L’espressione attribuita a Plinio
ad es. Cic., Fin. bon. mal. V, 3, 7; de Orat. il Vecchio «Alpes Italiae pro muris […] na-
I, 13: «Atque ut omittam Graeciam, quae tura dedit» è una parafrasi, probabilmente
semper eloquentiae princeps esse voluit, inventata da Tassoni, del passo di Nat. Hist.
atque illas omnium doctrinarum inventri- III, 24 («veluti naturae providentia»).
ces Athenas, in quibus summa dicendi vis 70 Cfr. Rvf 146, 13 sg.: «il bel paese /
et inventa est et perfecta, in hac ipsa civi-
ch’Appennin parte, e ’l mar circonda e l’Al-
tate profecto nulla umquam vehementius
pe», da cui O. F. XXXIII, 9, 7-8: «la terra /
quam eloquentiae studia viguerunt» («e
ch’Apenin parte, e il mare e l’Alpe serra».
per non parlare della Grecia, che sempre Ma non si tralasci di citare ancora Sannaza-
prima volle essere nell’eloquenza, e l’Atene ro: «nubiferae quam praeruptis anfractibus
inventrice di ogni dottrina, ove fu creata e Alpes / praecingunt, mediamque pater se-
perfezionata la somma efficacia del dire, cat Apenninus, / et geminum rapido fluctu
città in cui appunto nessun genere di stu- circumtonat aequor» (Part. Virg. II, 186-188:
dio fiorì più strenuamente di quello dell’e- Cv: «che le Alpi nuvolose con scabrosi an-
loquenza»). fratti / cingono, mentre la parte media è
60 La Dalmazia provincia romana si esten- attraversata dagli Appennini, / e risuonano
deva dall’Istria all’Albania. intorno con rapidi flutti i due mari gemel-
61 Seno dell’Adriatico; cfr. l’espressione li»).
iterata in Prima parte della Geografia di Stra- 71 Romolo era figlio di Marte. Si fa riferi-

bone, di greco tradotta in volgare italiano da mento in estrema sintesi alle vittorie belli-
M. Alfonso Bonacciuoli, Venezia, F. Senese, che e alle conquiste di Roma antica.
1562, Libro V, c. 87r. 72 Ovviamente il successore di Pietro, il
62 Cfr. supra II, 45, 3. Pontefice.
63 Cfr. supra la «soberba Europa», III, 6, 5, 73 Cfr. Rvf 4, 10 sg.: «tanto sovr’ogni sta-

e anche II, 80, 5. to / humiltate exaltar sempre gli piacque».


64 «Como si dixera: Començando de Singolare questa visione pauperistica della
chiesa, che nel ’500 non era affatto impo-
tan poco, como era gente destroçada, i
tente e umile.
peregrina, domó el propio mar» (Faria e
74 «quosque rigat […] unda Garunnae»
Sousa: ‘Come se dicesse: Cominciando da
così poco, in quanto era gente sbandata e (Claud., In Ruf. II, 113, riferito ai Galli).
pellegrina, riuscì a sottomettere il proprio 75 Cfr. Sannazaro: «Gallia Caesareis Latio

mare’). Venezia fu fondata dai reduci della dignata triumphis, / quam Rhodanus, quam
distruzione di Aquileia operata dagli Unni findit Arar, quam permeat ingens / Sequana,
di Attila nel 452. piscosoque interluit amne Garumna. / Tum
65 La penisola italiana: «in effetti nelle quas piniferis genteis praerupta Pyrene /
carte antropomorfe l’Italia era appunto il rupibus, Herculeas prospectat adusque co-
braccio della donzella» (Tocco). lumnas / cogit Anas» ecc. (Part. Virg. Ciir:
«la Gallia resa degna del Lazio dai trionfi di
66 Cerchiamo di riprodurre con VigoR Va-
Cesare, / che tagliano il Rodano e l’Arar, che
Rie l’omofonia originale esforÇO naÇÕes. è attraversata dalla grande / Senna, e bagna
67 Sul topos di armas e letras cfr. Rebelo la Garonna con acque pescose. / Quindi le
A tradição clássica pp. 195 sgg.; Curtius Eu- genti che la dirupata Pirene con le sue mon-
ropäische Literatur pp. 186 sgg. tagne ricche di pini, / e guardando sino alle

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pp. 191-193 CANTO III NOTE

colonne d’Ercole / la Guadiana chiude»). morables de España, Madrid, L. Gutierrez,


Come si vede, Camões sembra aver presen- 1568; prima ediz. Siviglia 1548).
te talora ad litteram il poema sannazaria- 79 L’immagine della rota Fortunae è un topos
no. Cui aggiungere naturalmente Petrarca: secolare, già greco-latino e poi medievale; in-
«Chiunque alberga tra Garona e ’l monte numerevoli le testimonianze. Vd. The End of
/ e ’ntra ’l Rodano e ’l Reno e l’onde salse» Fortuna and the Rise of Modernity, ed. Arndt
(Rvf 28, 31 sg.; subito dopo troviamo «Pire- Brendecke & Peter Vogt, Berlin-Boston, De
neo», «Aragon», «Hispagna», «le Colonne», Gruyter, 2017, particolarmente il saggio di
cioè una costellazione di toponimi che Susanne Reichlin, p. 16 n. 3, pp. 19 sgg.
evidentemente il nostro ha nella mente).
80 Bella iunctura, non del tutto insolita:
76 Qui è da ritenersi nel significato di
cfr. ad es. Girolamo Parabosco, Progne I, I:
«moça, ou mulher formosa» (Moraes e Sil-
«che sendo in cima della ruota assiso / non
va) e ‘vergine’.
può fortuna che inquieta sempre / la volve
77 Pirene, principessa dei Bebrici («Be- intorno, mai girarla in parte / ch’a peggior
brycia», figlia del re Bebrico), fu sedotta seggio non lo guidi o scacci» (La Progne tra-
e posseduta da Ercole ebbro; avendo gedia nova di Girolamo Parabosco, Venezia,
partorito un serpente, venne scacciata dal Comin da Trino, 1548, c. 4v); Giraldi Cin-
crudele genitore e morì nella desolazione zio nelle sue Fiamme: «Né teme d’inquieta /
selvaggia, fatta a brani dalle fiere. L’Alcide Fortuna» (canz. L’aura amorosa il bel tempo
la ritrovò, si disperò terribilmente, quindi rimena vv. 38-39, Le Fiamme di M. Giovam-
raccolse le membra lacere e la seppellì tra batista Giraldi Cinthio, Venezia, G. Giolito,
le montagne che presero il nome appunto 1548, c. 12r). E vd. lo stesso Camões, son.
di Pirenei; la vicenda è ricordata da Silio 148 Se a Fortuna inquieta e mal olhada (cfr.
Italico (III, 417-440). La storia dell’incendio Sonetti p. 396 e per l’autenticità e l’area β in
dei monti, da cui fluirono oro e argento, è cui il testo risiede p. 423).
in Diodoro Siculo (V, 35, 3, ove parla solo di
81 Nell’originale nota, alla latina: ‘macchia,
ἄργυρος e non di oro, e fa derivare il nome
Pirenei da πῦρ), nonché in altre compila- disonore’.
zioni storiche cinquecentesche, per cui vd. 82 Per la doppia coppia dei vv. 5 e 8 cfr.
Epifânio Dias e cfr. Barreto Micrologia p. infra: «com manha, esforço» (VIII, 25, 5);
623, che rammenta come Plinio consideras- «por manhas e ousadia» (ivi 21, 4); «esforço
se fabulosa la storia di Ercole e Pirene, Nat. e manha» (VII, 71, 1); «em forças e ousadia»
Hist. III, 8. Se Camões ha letto direttamente (VIII, 38, 4) ecc., a non voler citare le oc-
Silio, forse sarà stato colpito dal fatto che il correnze extra-poematiche. Il linguaggio
poeta defi nisca Ercole possessus Baccho nel formulare dei Lusíadas non ha bisogno del
momento in cui sverginò Pirene, e quindi resto di conferme.
insiste due volte sulla colpevolezza diretta 83 Soggetto la Spagna.
del Dio per la sventura della fanciulla. Inol-
84 non farà, che [la Spagna] non sia di gente
tre la vicenda dello smembramento, morte e
ricomposizione rientra in uno schema mito- audace, / e forte, e martial sempre ferace]
logematico cui Bacco non è estraneo, come Paggi 59, esempio di traduzione «bella e
si sa (vd. Jeanmairie Donysos pp. 372-390). fedele».
85 Origin. Tingitânia dalla città principa-
78 «La region de España […] es principio
y cabeça de todas las otras regiones del le Tingi (odierna Tangeri), conquistata dai
mundo» ecc.: così apre la sua compilazione Portoghesi.
Pedro de Medina, ripetendo la figurazione 86 Cfr. Plin. Nat. Hist. III, 4 (cit. per esteso
più volte (Libro de Grandezas y cosas me- da Epifânio Dias).

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NOTE CANTO III pp. 193-195

87 Lost in translation, purtroppo, l’enne- alta e eminente desta cabeça» (Marcos S.


sima fig. etimol. ennobrece…nobreza (v. 7). Lourenço). Diremmo che in questo caso ca-
Traduciamo con inorgoglisce, ove letteral- beça vale come coroa, corona, punta estrema
mente abbiamo: ‘si nobilita’, ovvero ‘si rende occidentale. «Il capo della «Vergine» che
glorioso, famoso, viene decantato’ ecc. rappresentava l’Europa [nelle carte gineco-
88 «laboris Herculis metae, quam ob morfe] era in effetti ornato da una corona
causam indigenae columnas eius dei costituita dal Portogallo» (Tocco).
vocant» (Plin., ibid.: «mete delle fatiche 99 Cfr. «o torpe Ismaelita», sopra a I, 8, 6.
d’Ercole, per cui gli indigeni le chiamano Delle conquiste portoghesi in Marocco s’è
sue colonne»). già detto. L’obiezione che davanti a un re
89 Nazionalismo, anzi, campanilismo, moro Gama si azzardi a defi nire torpe un
come «enfermedad del genero humano» altro moro è debole; Bismut (n. p. 260) ri-
(Faria e Sousa). chiama l’episodio in cui Odisseo maledice
Posidone parlando al re dei Feaci che dal
90 Il termine nell’originale fa riferimento
dio del mare discendeva, e rammenta, con il
alla provincia romana detta Hispania Tar- conforto di Rodrigues, che Camões tende a
raconensis. inserirsi spesso in prima persona nei discor-
91 Alfonso V d’Aragona il Magnanimo
si dei suoi personaggi. Ma in ogni caso un
prese Napoli nel 1442. Si osservi che Par- poema epico non richiede certo un realismo
thenope (Napoli, dal nome della ninfa che peraltro anacronico.
morì nelle acque del golfo) è detta inquie- 100 Il consueto mix di pretérito perfeito e
ta (come prima la fortuna); Pimpão glossa presente indicativo qui è giustificato dal
«inquieta per pouco dócil ao domínio de fatto che, dopo l’occupazione del territorio
Afonso V». Tingitano, i Lusitani mantengono il potere e
92 In Navarra e nelle Asturie si combatté non danno requie ai nemici che vorrebbero
contro gli Arabi invasori. riprenderselo.
93 Diremmo ‘prudente e malfidato’, impli- 101 Nell’originale esta luz, ovvero esta min-
cita accusa di rusticità e ignoranza; a IV,10, ha luz, ‘la luce della mia vita’, o ‘la luce tout
6 il poeta parla di «sórdidos Galegos». court’, che è lo stesso, per cui cfr. Sen., Herc.
94 Per la sua forza e magnanimità; noble et Fur. 1258: «Cur animam in ista luce detine-
sublime] Bismut. am amplius». Si noti: acabada, acabe-se.
95 102 Cioè «respeito a mim» (Epifânio Dias).
Soggetto: ‘la sua buona stella’.
96 103 Cfr. supra, n. a I, 30, 5 e infra VIII, 3-4.
Il fiume Guadalquivir, a intendere per
sineddoche l’Andalusia e aree limitrofe. Sul 104 Si noti il raffi nato latinismo Incolas, per
Betis vd. Plinio III, 9. cui Moraes e Silva Dicionário dà solo questo
97 Ora Castela, prima Castelhano, sembre- esempio camoniano.
rebbero produrre tautologia; Faria e Sousa 105 Viriato (da vir, ‘uomo’, pseudoetimo-
glossa: «Pero es esto especificar allá la gen- logia: l’origine del nome verrebbe da viria,
te, acá el terreno; o las dos Castillas, vieja, ‘braccialetto’), per cui vd. supra I, 26, 3 ed
y nueva»: ‘Ma questo è un voler specificare infra VIII, 6, 3. Con forte…fece riproducia-
[da parte di Camões] prima la gente, poi la mo l’allitterazione originale forte…feitos,
terra; oppure le due Castiglie, la vecchia e cui aggiungere fama del v. sg. Si consideri
la nuova’. Rodrigues obietta (Estudos p. 26). anche l’annominatio in rima B teue…atreue.
98 Ripete quanto detto per la Spagna supra 106Cronos, ovvero il tempo (cfr. Graves
a 17, 2. Il Portogallo risulta essere dunque la Miti greci 7). Era spesso rappresentato come
cabeça della cabeça d’Europa, «a parte mais un vecchio vigoroso, corrispondente al Sa-

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pp. 195-199 CANTO III NOTE

turno romano. L’età avanzata indicava ap- le singulares è riferito ai combattenti, non
punto lo scorrere del tempo: cfr. «senex […] alle armas, in forma di «nome predicativo»
Saturnus», Ov., Am. III, 8, 35. (Epifânio Dias).
107 Cfr. Dante, Purg. VI, 30. 121 A dirlo erano Duarte Galvão e la antica
108 Se la coppia aggettivale si riferisce al Cronica de Cinco Reis, ma è notizia destituita
Cielo, dovrebbe trattarsi del Primo Mobile, di ogni fondamento; André de Resende ri-
come a X, 85, 7. Fa problema, nella princeps, porta anche l’informazione alternativa (spa-
l’articolo prima di Ceu, forse da sopprimere. gnola) che Enrico fosse «Lotharingum» (vd.
109
infra VIII, 9, 3-4 e cfr. i passi citt. per esteso
Il Velho era soggetto, esta oggetto: «veio
in Pimpão). «O Conde D. Henrique era filho
a darlhe no mundo tão vasto senhorio»
de Henrique, 2° filho de Roberto o Idoso [il
(Epifânio Dias: «venne a dargli nel mondo
Vecchio], Duque de Borgonha» (Basto). Cfr.
così vasta signoria»).
Marcos S. Lourenço pp. 90-92 e nn.
110 essa venne ad essere importantissima 122 «[Don Afonso] querendo satisfazer aos
parte del mondo, salendo a dignità di regno
serviços e ajudas que lhe o Conde Dom
illustre] Pellegrini. L’enclitica di criando-a si
Hanrique nesta guerra dous mouros tinha
può riferire, crediamo, sia a esta che a tanta
feito e dado, não achou cousa mais dina
parte.
de sua pessoa, nem de maior galardão, que
111 Afonso VI el bravo (anche detto ‘dalle aceitá-lo por fi lho, dando-lhe por mulher a
mani bucate’, per la sua generosità: da mão sua fi lha Dona Tareija e, em dote, tôdalas
furada, LMS) fu Re di León, Galizia e Ca- terras que naquele tempo eran tomadas ao
stiglia e morì nel 1109, dopo essersi distinto mouros nesta parte da Lusitânia que ora é
nelle battaglie vittoriose contro gli Almora- reino de Portugal» (Barros Ásia I, 1, 1 p. 11:
vidi. «D. Afonso volendo dar soddisfazione per
112 Traduzione iperletterale; intendi ‘cruen- servizi e ausili che gli aveva dato e dimos-
te, sanguinose’. Cfr. sanguineus Mars ad es. trato coi fatti il conte D. Enrique in questa
In Ov., Rem. 153. guerra contro i mori, non fece cosa più deg-
113 Formula: cfr. supra 17, 5. na della sua persona, né di maggior valore,
114
che accettarlo per figlio, dandogli in moglie
Dalla colonna d’Ercole iberica alle mon-
sua figlia Teresa e, in dote, tutte le terre che
tagne presso il mar Caspio.
fi no allora erano state conquistate ai mori in
115Cfr. Verg., Aen. VII, 104 sg.: «Sed cir- questa parte della Lusitania che è ora regno
cum late volitans iam Fama per urbes / au- di Portogallo»). Teresa era nata da una rela-
sonias tulerat» (Faria e Sousa). zione extra-coniugale del Re; il matrimonio
116‘Intimo, profondo’; cfr. ott. sg. v. 5. Tale avvenne alla fi ne del 1095.
amor regge il genitivo da Fé. 123 Madre di Ismaele, da cui discendono i
117volgari] Averini. Piuttosto: ‘tributati dal turpi Ismaeliti.
popolo’: potremmo scindere in ‘onori e ac- 124 Presente indicativo all’interno di un di-
clamazioni’. scorso al passato remoto; in più, deve rima
118 Cfr. giunture classiche quali «e patriis con teve (paronomasticamente), accentuan-
laribus» Luc., Phars. I, 278; «agros atque do il mutamento repentino d’aspetto verbale.
Lares patrios» Hor, Epod. 16, 19 ecc. (Faria 125Afonso Henriques, nato nel 1109, sarà il
e Sousa). primo re del Portogallo.
119Da altos a subidos c’è climax ascendente, 126 Cioè dalla prima crociata. Galvão Chro-
non è dittologia sinonimica. nica (c. 4v) lo conferma, ma non è affatto
120 Nella traduzione come nell’origina- certo che Enrico vi partecipasse; certamente

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NOTE CANTO III pp. 199-201

non era a Gerusalemme nell’anno della con- idade de seis anos debaixo da obediência e
quista, il 1099. La forma cidade Hierosólima tuitoria de sua madre, sem ela lhe dar pa-
è un latinismo sintattico, come urbs Roma drastro, nem êle a prender, e outras fábulas
(Epifânio Dias). que a Crónica conta»; «Duarte Galvão ren-
127 Riferimento al battesimo di Gesù. derà conto a Dio per aver macchiato la fama
di due così illustri persone quali furono la
128Goffredo di Buglione, il capitano del regina Donna Teresa e il re Don Afonso En-
poema tassiano. riques, suo figlio, riguardo ai contrasti che
129 O ‘distinto, eccelso’? da l’humana fiac- racconta ci fossero fra loro. Poi, al tempo
chezza al fi n consunto] Paggi 59; eccelso] che suo padre, il conte Don Enrico, morì,
Pellegrini Mercedes La Valle □ stremato] egli, principe Don Afonso, resto in età di
Averini □ avventurato] Poppa Vòlture; ecc. sei anni sotto l’obbedienza e tutoraggio di
130 Nel maggio del 1112 (secondo altri sua madre, senza che lei gli desse un patrig-
1114). Si noti la struttura del verso, fondata no, né egli imprigionarla, e altre favole che
ancora una volta sul polittoto (deu…dado). la Cronaca racconta». Ciò non toglie che la
Un precedente in Jorge Manrique, Coplas a fonte prima per queste ottave resti sempre
la muerte de su padre: «dio el alma a quien Galvão.
ge la dio» (v. 475, ultima strofa: «diede l’ani- 136 Galvão Chronica parla di due matrimo-
ma a chi gliel’aveva data»). ni, poi aggiunge che l’ex consorte di Teresa
131 Piuttosto diremmo adolescente, se andò in sposo con una figlia della medesima
Camões segue la falsa indicazione di Duar- (VI, p. 8), e simili nefandezze. Che si trat-
te Galvão (Chronica V, p. 7) che Afonso era tasse di favole lo ritengono anche antichi
diciottenne alla morte del padre Enrico. In commentatori come Manoel Correa, Garcez
effetti il principe doveva avere 3 o 5 anni Ferreira, Marcos S. Lourenço ecc. Il preteso
all’incirca, quando perse il genitore. La pa- secondo marito di Teresa fu in realtà il suo
rola evoca però il «genere» che cantava le amante, il conte Fernando Pérez de Trava, il
mocedades dei re e degli eroi. nobiluomo più potente della Galizia.
137 «ho Princepe D. Affonso Anriques vio
132 O forse anche ‘il comando’.
que nom tinha onde se acolher, e que sua
133 Omettiamo il secondo que per ragioni
mãy tam pouco delle curava» (Galvão Chro-
metriche; ha valore esplicativo, mentre il nica VI, p. 8: «il principe don Afonso Enri-
precedente era semplicemente relativo. Si ques vide che non sapeva dove ricoverare, e
noti la reiterata allitterazione forte…famo- sua madre si curava ben poco di lui»).
so…forçado…fatal. 138 «Minha he ha terra, e serra que meu
134 Cfr. Hor., Carm. IV, 4, 29: «Fortes crean- pay ma deu, e ma leixou» (Galvão Chronica
tur fortibus et bonis» (Marcos S. Lourenço: ibid.).
«I forti sono generati dai forti e buoni»). 139 «se fez chamar Princepe», Galvão Chro-
135 I dubbi di Camões erano legittimi; d’al- nica V, p. 7.
tronde, a proposito di quanto segue, egli 140 Come in Virgilio: «nomen avi referens
poteva leggere in Barros Ásia III, 1, 4 (p.
Priamus» (Aen. V, 564).
32): «Duarte Galvão […] dará conta a Deus
141 governano e taglieggiano] Pellegrini. Si
de macular a fama de tam ilustres duas pes-
soas, como foram a Rainha D. Tareija e El- tratta di un’endiadi (‘malgovernano’), da cui
-Rei D. Afonso Hanriques, seu fi lho, nas di- la nostra scelta traduttoria.
ferenças que conta haver entre eles. Pois, ao 142 Espressione di gusto classico e neo-lati-
tempo que seu pai, o Conde D. Hanrique, no; cfr. ad es. «fervebat Mavors» (Sil., Pun.
faleceu, êle, Príncipe D. Afonso, ficou em VI, 317); «fervet amor belli» (Stat., Achill.

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pp. 201-203 CANTO III NOTE

I, 412) ecc.; per durus Mars vd. ad es. Verg., 152 Manoel Correa è scandalizzato da questa
Ecl. X, 44: «Nunc insanus amor duri me diceria, e osserva che Camões avrebbe fatto
Martis in armis» ecc. meglio a ometterla. Garcez Ferreira sotto-
143 Alla latina: causa nel senso giudiziale scrive. Faria, dal canto suo, concludeva la
di ‘argomento, oggetto di dibattito’. «Per glossa sentenziando: «Perdone nuestro Poeta
translationem tamen caussa dicitur omnis que anduvo en esto con demasiada passion».
actio, quam in senatu vel in foro habemus» 153 Il modello è Giovenale (I, 6, 643-646):
Calepinus Dictionarium, e nel caso presen- «credamus tragicis quidquid de Colchide
te si può parlare del ‘foro della coscienza, torva / dicitur et Procne: nil contra conor; et
dell’intelletto’, dove appunto il giovane illae / grandia monstra suis audebant tem-
Afonso medita le diverse possibilità di poribus, sed / non propter nummos» (c.vo
azione. mio: «crediamo ai tragici quando parlano
144 Cfr. Ar., O. F. XVII, 110, 5: «l’effetto della cupa colchide Medea / e di Procne:
ne seguì, fatto il pensiero». Ma è un locus non tento nulla contro di essi, e quelle / cer-
classico: «Nam et prius quam incipias, con- to grandi mostruosità ardirono compiere ai
sulto, et ubi consulueris, mature facto opus loro tempi, ma / non per denaro»). Ovvia-
est», frase molto nota del Bellum Catilinae mente magica (nostro calco) sta per ‘maga’.
di Sallustio (I, 7: «e quindi prima di co- 154 «non dovei tu i figliuoi porre a tal cro-
minciare, rifletti, e quando avrai riflettuto, ce» (Dante, Inf., XXXIII, 87).
allora si deve procedere con maturazione 155 Rispettivamente Tèreo e Giasone.
al fatto»). 156 Si rammenti che nel sistema tomistico
145 «Sobre esto se dezafiaraõ para um dia dei peccati in Dante incontinenza e cupidigia
certo [24 giugno 1128], e vieram-se àjuntar sono fondamentale parte della triade cui si
em Guimarães em hum lugar que chamaõ aggiunge la matta bestialitade.
Santilanhas» (Galvão Chronica VI, p. 9: «Su 157 Vd. Ov., Met. VIII, 81 sgg. Scilla uccide
questo si sfidarono per un giorno determi-
il padre Niso spinta da amore incontenibile
nato, e vennero a incontrarsi a Guimarães,
per Minosse: «suasit amor facinus» (v. 90).
in un luogo chiamato Santillana»). Esatta-
158 I tre esempi mitici di donne assassine
mente il luogo della battaglia fu São Mame-
de, presso Guimarães. dei figli e patricide sono superati dalla gret-
146 ta malvagità e lussuria che inducono la mo-
Memoria inevitabile dell’inizio della
derna regina Teresa: cedat superata vetustas.
Pharsalia: «Bella per Emathios plus quam
159 Ovviamente ‘a lui’, lost in translation.
civilia campos […] / civiles hauserunt san-
guine dextrae» (I, 1 e 14). 160 Terzo dei mali strutturanti la geografia
147 Letteralmente: ‘che così poco pareva es- infernale ap. Dante. Pimpão e, al suo segui-
sere madre’. Piuttosto matrigna, come scrive to, Tocco citano un passo di Duarte Galvão
Duarte Galvão. dal XLV libro che non ci è stato dato di ri-
148 trovare. Il cronista riporta d’altra parte una
Avversativo.
tetra maledizione che la madre in ferri lan-
149 Polittoto via…vê. cia contro suo figlio (cap. VI, p. 9).
150 Sul peccato e mal peccato di Teresa in- 161 Che l’ira vinca l’intelletto è concezio-
siste Duarte Galvão nella sua cronaca. Cfr. ne classico-cristiana riccamente attestata;
infra 32, 4. si veda ad es. il cap. De ira (XXX) dal De
151 Vaga memoria biblica neotestamentaria: profectu religiosorum di S. Bonaventura: «ira
«pater peccavi in caelum et coram te» (Lc […] rationem obnubilat […] excaecat intel-
15, 18 e 21). lectum» ecc. Che l’ira fosse ἂλογος ὂρεξις

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NOTE CANTO III pp. 203-205

lo affermava Aristotele; ovviamente Seneca questa prevale la semplice menzione del so-
nel De ira si basa sul fatto che la ragione prannaturale cristiano.
regna fi n dove non sia vinta dalle passioni, 170 Bel latinismo; cfr. anche V, 51, 1; VIII,
come l’ira appunto (passim), e inoltre l’ira 10, 5. Si tratterebbe della battaglia del
riesce a distruggere anche l’amore più ar- 1128 nella piana di Valdevez (omn. fi no a
dente e naturale (IV, 36, 6) ecc. Vd. Seneca, Epifânio Dias, Bismut, Ramos, Basto ecc.);
Dialoghi, ed. Giovanni Viansino, Milano, Tocco però fa osservare che effettivamente
Mondadori, 1988, pp. 125 sgg. la storica battaglia agli Arcos de Valdevez
162 «Ho Princepe D. Affonso poz entam
si combatté nel 1140, per la conquista della
sua may em ferros» (Galvão Chronica VI, Galizia.
9; anche nella Cronica de Cinco Reis, cit. in 171 da uno sterminato esercito] Pellegrini.
Pimpão). La notizia è destituita di fonda-
172 Galvão Chronica cap. VIII, p. 11. Il re
mento; Afonso mandò in esilio la madre e
il Conte. castigliano, «sentindo muito seu desba-
163
ratado, e vencimento que delle houve o
L’errore di Afonso per il (presunto) trat-
Principe D. Affonso Anriques», si prepara
tamento crudele nei confronti della genitrice
al contrattacco e assedia il nemico a
è una trasgressione al quarto comandamento.
Guimarães. Potremmo intendere magoado
164 Polittoto vingada…vingar, ma in realtà il come sinonimo di ‘disonorato, ingiuriato’
Re accorso in difesa di Teresa sarà sconfitto. per l’onta della sconfitta (cfr. Moraes e Silva
165 Cfr. sempre Galvão Chronica VII, p. 10. Dicionário).
Nello scontro il Re di Castiglia ebbe la peg- 173 Soggetto il Principe Afonso; sull’eroi-
gio e, ferito a una gamba, si diede alla fuga. smo di Egas Moniz, vd. nn. qui sotto. La
166 Iperbato vistoso; l’alterazione della sin- frase precedente vale come una gerundiale
tassi così gravis è rara in Camões. L’accen- di mezzo (com se oferecer = oferecendo-se).
tuazione della forza eroica dei lusitani, pure 174 ormai privo di forze per resistere] Pelle-
in numero minore dei nemici, è invece un
grini. Camões segue sempre Duarte Galvão:
motivo ricorrente nel poema, come abbiamo
«vendo D. Eguas Moniz Ayo do Princepe
già visto.
ho grande periguo em que seu Senhor esta-
167 Cfr. Aen. VI, 103 sg.: «Non ulla labo-
va» ecc. (VIII, pp. 11 sg.). Il cronista riporta,
rum, / o virgo [la Sibilla cumana], nova mi come uno storico antico, il lungo discorso
facies inopinave surgit»; «Nessuna forma di di Egas al Re, che era peraltro cugino del
fatica, / o vergine, mi prospetterai nuova o Principe lusitano, sfoggiando una abilità di-
può sorgere a me inattesa» (Faria e Sousa). plomatica eccellente.
168 Il sintagma era già a II, 69, 6 e poi tornerà 175 Ovvero il Re nemico, Alfonso VI di Ca-
a IV, 103, 2. L’ediz. E ha trabalho in luogo di stiglia.
batalha: raro caso di adiaforia, ma si consi- 176 ‘Lealtà, fedeltà, onestà’, valori propri di
deri sempre che la struttura ripercussiva è
un cavaliere.
fortemente camoniana, quindi in questo caso
177Diremmo ‘il fiero petto, l’animo indo-
eccezionalmente E a nostro parere potrebbe
riportare la lezione autoriale. Epifânio Dias mabile’.
considera trabalho un errore occasionato dal- 178 Il nosso Principe Afonso. È detto moço
la precedente medesima parola, ma ci sembra per varie ragioni, come spiega Faria e Sou-
un engano un po’ troppo incredibile. sa. Aveva circa una ventina d’anni, prima di
169 Come si vede l’aiuto degli angeli celesti tutto, e poi era ancora Principe e non Re.
e quello di Venere sono interscambiabili Inoltre la sua avventata fierezza, che gli
nel poema; in locuzioni brachilogiche come sarebbe costata la sconfitta in quell’asse-

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pp. 205-207 CANTO III NOTE

dio spaventoso (horrendo), si spiega meglio 186 Vd. infra, 40, 8. Traduciamo con ‘fero-
nell’animo di un giovane piuttosto che in un cia’ il letterale ‘vendetta’.
uomo maturo. 187 Ennesima figura etimologica vingança…
179In sostanza riconoscersi vassallo del vingar-te.
Castigliano, che rivendicava il feudo por- 188 Nel quarto libro dei Saturnalia Macro-
toghese. bio tratta dell’arte retorica di commuove-
180 Cfr. Galvão: «Vindo ho tempo do prazo re, e lo fa con numerosi esempi virgiliani:
em que ho Prencipe D. Affonso Anriques «Nunc dicamus ex habitu pathos, quod est
avia de hir as Cortes, que se faziaõ em To- vel in aetate vel in debilitate et ceteris quae
ledo, segundo ha menagem que D. Eguas sequuntur. Eleganter hoc servavit ut ex
fiziera ha el Rey de Castella, ordenouse D. omni aetate pathos misericordiae moveret:
Eguas de todo, e partio com sua molher, e fi- ab infantia, infantumque animae flentes in
lhos» ecc. (Chronica X, pp. 13 sg.: «Venendo limine primo; a pueritia, infelix puer atque
il tempo stabilito in cui il principe Afonso impar congressus Achilli, et parvumque
doveva andare alle Cortes, che si tenevano patri tendebat Iulum, ut non minus mise-
a Toledo, secondo la promessa che D. Egas rabile sit periculum in parvo quam in fi lio,
aveva fatto al re di Castiglia, Egas si preparò et superet coniunxne Creusa / Ascaniusque
scrupolosamente e partì con moglie e figli»). puer, et alibi, et parvi casus Iuli; a iuventa
181Cioè si recasse alla corte di Toledo a fare vero, <et> pubentesque genae et iuvenali in
omaggio di sottomissione. corpore pallor» (IV, 3, 1-4: «Ora definiamo
182 Il termine originale è perspicuo: femen- dall’aspetto il pathos, che muove sia dall’età
tido cioè qualcuno «que mente, e falta à fé che dalla debolezza e dagli altri componenti
dada» (Moraes e Silva). che ne seguono. Con eleganza manterrà ciò
183
chi riesca a commuovere con sentimento di
Cioè ‘non si sarebbe mai aspettato’, data
compassione per ogni età: dall’infanzia, e
la stima che si nutriva per lui.
le anime piangenti degli infanti sulla prima
184 «dulce ducunt vitam» (Lucr. II, 997); soglia; dalla puerizia, infelice fanciullo e
«dulcem perdere vitam» (Folengo, Bald. impari a combattere con Achille, e tendeva
VIII, 736), ecc., immagine quasi res nullius. il piccolo Iulo al padre, in modo che non sia
Si pensi anche al «dolce lume» di Dante, meno compassionevole il pericolo di vita nel
Inf.X, 69 e a «dolce vita», Par. XX, 48. Vd. piccolo come nel figlio, e se resti la moglie
Cam., El. IV Aquele mover, 27: «oh! Que Creusa e Ascanio fanciullo, e altrove, e le vi-
doce morrer! Que doce vida!» cende del piccolo Iulo; poi dalla giovinezza,
185 Non si può tradurre letteralmente ‘nudi’, guance adolescenziali e pallore nel corpo gio-
come già indicava Faria e Sousa; piutto- vanile»).
sto «simplesmente com tunica» (Epifânio 189 «Movit pathos misericordiae et ex de-
Dias), «com túnica sòmente» (Basto). Noi ci bilitate» (Macrob. IV, 3, 8. Sono molteplici
permettiamo una libertà traduttoria, visto le anticipazioni dell’episodio di Inés de Ca-
che ‘scalzo e lacero’ suona più o meno allo stro, infra 126 sg. e passim).
stesso modo che ‘a piedi nudi e vestito qua-
190 «eys aqui estas mãos com que vos fiz ha
si di nulla’. Galvão Chronica: «se despiram
de todolos panos senom hos de linho, e sua menagem, e ha linguoa com que vo la dice»
mulher com um pelote muy ligeyro, trajo ecc. (Galvão Chronica X, p. 14: «ecco qui
daquelle tempo, descalçarão-se todos» (X, p. queste mani con cui feci il patto con voi, e la
13: «si tolsero tutti gli abiti tranne quelli di lingua che ve lo dice»).
lino, e sua moglie com una tunica molto sotti- 191 Sinis era un brigante che uccideva i
le, tipica di quel tempo, si scalzarono tutti»). passanti, nella zona dell’Istmo di Corinto,

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NOTE CANTO III p. 207

legandoli a un albero piegato con la pro- XVII, 48, 5: «ma poté la pietà più che ’l ti-
pria forza eccezionale e poi rilasciato da lui more».
stesso, sicché gli sventurati dopo un volo 195 Suona evidente – almeno per chi scrive
notevole fi nivano in pezzi: «ille Sinis ma- – la parodia seria del famoso verso di Ario-
gnis male viribus usus, / qui poterat curva- sto «O gran bontà de’ cavallieri antiqui!» (I,
re trabes et agebat ab alto / ad terram late 22, 1).
sparsuras corpora pinus» (Ov., Met. VII,
196 Cfr. Iust. Epit. I, 10, 15-22: «Interiecto
440-442: «quel Sini che usava male la sua
grande forza, / egli che poteva curvare un deinde tempore cum Assyrii descivissent et
tronco, e piegava dall’alto / fino al terreno i Babyloniam occupassent difficilisque urbis
pini che avrebbero sparso corpi lacerati per expugnatio esset, aestuante rege unus de
ampio spazio»). Perillo costruì per il tiranno interfectoribus magorum, Zopyrus, domi
Falaride il toro di bronzo, in cui venivano se verberibus lacerari toto corpore iubet,
introdotti e uccisi i condannati arroventan- nasum, aures et labia sibi praecidi, atque ita
dolo: «Ille ubi torreret subiectis corpora regi inopinanti se offert. Attonitum et qua-
flammis / mutabat gemitus mugitibus, ac- erentem Darium causas auctoremque tam
taque veras / credere erat stabulis armenta foedae lacerationis tacitus quo proposito
effundere voces. / Haud impune quidem; fecerit edocet, formatoque in futura consi-
nam dirae conditor artis / ipse suo moriens lio transfugae titulo Babyloniam proficisci-
immugit flebile tauro» (Sil. It. XIV, 213-217: tur. Ibi ostendit populo laniatum corpus,
«Quello, bruciando i corpi con le fiamme queritur crudelitatem regis, a quo in regni
sottoposte, / mutava i gemiti in muggiti, e petitione non virtute, sed auspicio, non iu-
avresti creduto / che armenti sottratti alle dicio hominum, sed hinnitu equi superatus
mangiatoie ululassero veramente. / Ma tutto sit; iubet illos ex amicis exemplum capere,
questo non impunemente; infatti l’invento- quid hostibus cavendum sit; hortatur, non
re di quell’atroce marchingegno / morendo moenibus magis quam armis confidant, pa-
egli stesso muggì nel toro penoso»). I due tianturque se commune bellum recentiore
esempi di crudeltà, citati da numerosi autori ira gerere. Nota nobilitas viri pariter et virtus
classici (Cic., Stat. ecc.), sono avvicinati an- omnibus erat, nec de fide timebant, cuius
che da Claud., In Ruf. I, 251-253: «quid tale veluti pignora vulnera corporis et iniuriae
inmanes umquam gessisse feruntur / vel notas habebant. Constituitur ergo dux
Sinis Isthmiaca pinu […] / … vel Phalaris omnium suffragio, et accepta parva manu
Tauro…?» semel atque iterum cedentibus ex consulto
192 I richiami a Petrarca o Ariosto proposti
Persis secunda proelia facit. Ac postremo
universum sibi creditum exercitum Dario
da Faria e Sousa non sono pertinenti. Forse
prodit urbemque ipsam in potestatem eius
più interessante l’evocazione da parte di Gar-
redigit»; «Trascorso del tempo da quando
cez Ferreira di Val. Max. (IV, 7, ext. I): «so-
gli Assiri erano venuti a occupare Babilo-
lutus erat periculo mortis qui modo gladio
nia, ed essendo difficile espugnare la città,
cervices subiectas habuerat», in un racconto
essendo il re furibondo, uno degli assassini
di gara d’amicizia tra Damone e Finzia, con
dei maghi, Zopiro, ordinò che a casa pro-
perdono finale del tiranno Dionigi.
pria venisse lacerato su tutto il corpo, che
193Nell’originale abbiamo un’anacolutia: o gli venissero tagliati naso, orecchie e labbra,
Rei… pôde «sc. nelle» (Epifânio Dias). e così si presenta al re stupefatto. A Dario
194 Duarte Galvão descrive il Re castigliano attonito e che chiedeva le cause e l’autore di
infuriato e disposto a dare la morte ad Egas, offese corporee così gravi, sottovoce spiega
ma poi il monarca viene consigliato dai suoi perché l’abbia fatto. E presa una decisione
e decide per la clemenza (ibid.). Cfr. O. F. strategica per il futuro, parte verso Babilo-

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pp. 207-209 CANTO III NOTE

nia come fosse un transfuga. Ivi mostra il 201 Insistenza consueta sull’eroica infe-
corpo dilaniato, lamenta la crudeltà del re, riorità numerica; opportunamente Faria e
dal quale disse che nella lotta per il regno Sousa adduce Aen. V, 754: «exigui numero,
era superato non in valore, ma in auspicio, sed bello vivida virtus». Si potrebbe anche
non sul giudizio degli uomini, ma sul nitri- aggiungere Omero, Il. Θ, 55 sgg. («Troiani
to di un cavallo. Ordina loro di prendere […] etsi pauciores quam antea, tamen ani-
esempio dagli amici, su cosa sia da temere mati ad pugnandum», Homeri Ilias p. 243).
dai nemici; esorta che confidino non nelle La battaglia di Ourique ebbe luogo nel lu-
mura più che nelle armi, e accettino di com- glio del 1139.
battere con la recente furia la comune batta- 202 L’uso dell’imperfetto, che potrebbe
glia. La nobiltà dell’uomo era nota a tutti, e
sembrare improprio, era già presente in fra-
ugualmente la sua virtù, per cui non nutriva-
se analoga, sopra a II, 12, 4 (Naquelle Deos
no dubbi, dato che le ferite del suo corpo e i
que o Mundo gouernaua).
marchi di ingiuria consideravano come pe-
203 Come «la gente del battesmo» di O. F.
gni di fiducia. Viene fatto comandante dun-
que a suffragio universale, ed egli accettò, e XXXI, 44, 4, e cfr. pure «macometani e gen-
si diresse a fare seconda guerra ai Persiani, e te di battesmo» (ivi XXX, 40, 7).
così consegnò a Dario tutto l’esercito che gli 204 Ovvero un giudizio freddo, dall’ester-
aveva creduto e ridusse la città in potere del no, razionale, non immerso nella passione
suo re». Il corsivo nostro vuole indicare la bellica. A parte la fig. etim. Iulga…juyzo,
somiglianza con Egas che era altrettanto sti- avvertiamo che il soggetto è appunto il ‘giu-
mato dai castigliani (cfr. supra 36, 6 e 37, 6); dizio’, e il verbo si potrebbe tradurre ‘giu-
tuttavia Zòpiro usa uno stratagemma estre- dicherebbe’. Nella realtà storica, vedendo
mo, sacrificando naso, orecchie e labbra, per così tanta moltitudine di nemici, i Cristiani
ingannare i Babilonesi e sopraffarli, mentre ebbero dapprima timore e pensarono che
Egas offre se stesso e i suoi alla punizione, non fosse il caso di combattere: cfr. Galvão
e viene perdonato, come un Attilio Regolo Chronica XIV, p. 18.
più fortunato. 205 un tel rassemblement] Bismut. Come il
197 Letteralmente: ‘mille volte’. Aggiungen- latino copiae (Epifânio Dias). Inaccettabile
do un più nella traduzione, fi niamo per ac- «un tale evento» Averini.
crescere noi stessi l’impianto anaforico della 206 Ripete il concetto medesimo del verso
seconda quartina.
4 con parziale isocolia. Faria e Sousa ram-
198 La fonte è Sabellico (Rodrigues, Fontes menta che Tasso, nel ventesimo della Libe-
p. 232): «Celebris inde fuit Darii vox saepius rata, scrive: «che pote un contra cento?» (24,
ex eo audita maluisse Zopyrum sibi in inte- 7). In ogni caso Camões ha presente Duarte
grum restitui quam viginti Babylones bello Galvão: «era infi nda ha multidaõ delles em
quaesitas» (II, 7, cit. in Epifânio Dias: «fu
tanta desigualança dos Christãos, que se à
celebre la frase, spesso da lui udita pronun-
por certo, serem pouco menos de cento para
ciare, che Dario volesse piuttosto riavere
hum» (XIII, p. 17: «era infi nita la moltitudi-
Zopiro integro che venti Babilonie conqui-
ne di loro, in tanta disuguaglianza rispetto
state»).
ai Cristiani, che si ritiene certo esser poco
199 Fortuna e gloria accompagnano l’eser- meno che cento a uno»). Vd. anche André
cito Lusitano che qui sembra splendere di de Resende, De antiquitat. Lusit. IV, cit. da
una luz para-etimologica: Lusitano a lucente, Garcez Ferreira: «Non videbatur militibus
come lucus a non lucendo. nostris sani esse consilij, cum tanta multi-
200 Ourique è infatti nell’Alentejo (além- tudine confl igere. Unus enim quisque supra
Tejo). centum hosteis adversum se in praelio erat

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NOTE CANTO III pp. 209-211

habiturus» (ff. 211 sg. dall’edizione eboren- lutamente plausibile: il nostro segue Virgi-
se del 1593: «Non sembrava ai nostri una lio, per cui intende solo isolare dapprima la
sana decisione combattere con una così figura di Pentesilea e poi alludere comples-
sconfi nata moltitudine di nemici. Ognuno sivamente alle Amazzoni.
di loro singolarmente in battaglia si sarebbe 212 Qualche memoria forse di Purg. I: «puosi
ritrovato contro cento nemici»). mente / a l’altro polo, e vidi quattro stelle»
207 Ismar, o Ismael (o pure Omar), chiamò (molto probabilmente la Croce del sud);
a sé fiumane di Mori alleati, e quattro re, di «L’alba vinceva l’ora mattutina» (22-23, 115).
cui Galvão ignora il nome (Chronica XIII, p. 213 Per il racconto leggendario cfr. Galvão
17). Vd. la nostra premessa al canto. Chronica XV, p. 21. Nel «giuramento di
208 «e vieraõ com estas gentes molheres Afonso» riportato da Manoel Correa (as-
vezadas ha peleyjar como has Amazonas» sin. «em Coimbra aos 30. de Outubro de
(Galvão Chronica ivi, pp. 17-18). «O facto 1152»), il Principe esclama: «Senhor para
é historico: feminae saracenae in hoc proe- que me apareceis a my? Quereis augmentar
lio amazonico ritu ac modo pugnarunt (Chr. a fé a quem cré? Melhor serà que vos vejão
Got., cit. por A. Herculano, H. de Port. I, p. os infieis, & creão, que eu, que pela fonte
324)» Epifânio Dias. do bautismo vos reconheci, & reconheço
209
por verdadeiro Deos Filho da Virgem, & do
Si noti damas…Dama e le allitterazioni
Padre Eterno»; «O Signore, perche appari
frequenti: fama…fermosa e forte, Troianos…
a me? Vuoi aumentare la fede in cui credo?
Termodonte.
Sarà meglio che voi guardiate gli infedeli, e
210 Pentesilea, che accorse in aiuto dei Tro-
crediate che io, battezzato, vi ho riconoscui-
iani e fu poi uccisa da Achille. «Penthesilea to e riconosco come vero Dio Figlio della
furens mediisque in milibus ardet» (Aen. I, Vergine e del Padre Eterno». La leggenda
491). Epifânio Dias aggiunge un richiamo a della visione di Afonso comincia ad essere
Bocc., De mulier. clar. XXXII. testimoniata già all’inizio del XV secolo,
211 Cfr. Verg., Aen. XI, 659-663: «quales mentre il cosiddetto «testamento» o «giu-
Threiciae cum flumina Thermodontis / pul- ramento» del Re, in cui le parole di Cristo
sant et pictis bellantur Amazones armis / fondano la legittimità dell’impero porto-
seu circum Hyppoliten seu cum se Martia ghese, fu diffuso non prima della fi ne del
curru / Penthesilea refert magnoque ulu- XVI secolo.
lante tumultu / feminea exsultant lunatis 214 La μετάκλισις infl amado…infl amados
agmina peltis»; «come le Tracie Amazzoni sembra rievocare il linguaggio iper-fiorito
quando le rive del Termodonte / agitano e di Pier delle Vigne: «infiammò contra me
combattono com armi dipinte, / o intorno gli animi tutti / e gl’infiammati infiammar
a Ippolita, o quando sul carro guerresco / sì Augusto» (Inf., XIII, 23-24).
Pentesilea sale di nuovo, e con grande e ulu- 215 Quindi non straniero, legittimo.
lante tumulto / esultano le schiere di femmi- 216 «Entam todos ho levantarão por Rey,
ne com i lunati scudi». Il Termodonte è un
bradando [lo acclamarono come re, gridan-
fiume del Ponto Eusino, per cui l’indicazio-
do] com grande prazer e alegria: Real, Real,
ne virgiliana Threiciae va presa lato sensu,
por el Rey D. Affonso Anriques de Portugal»
come suggerisce anche Paratore. Rodrigues
(Galvão Chronica XVI, p. 23).
(Estudos p. 30) sostiene che Camões, diver-
217 Espressione pressoché formulare, va-
samente dal modello dell’Eneide, distingue
«com toda a clareza as amazonas da Thra- riante di o céu feriam (cfr. infra 113, 5 e su-
cia, que vieram em auxilio dos troianos, das pra, II, 90, 7 ecc.).
que habitavam no Ponto». Non ci pare asso- 218 «O brado “real, real” usado na acclama-

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pp. 211-213 CANTO III NOTE

ção dos reis portugueses é geralmente expli- 52, 5-8: «C’ha [chi ha] visto toro a cui si dia
cado como designando a sina ou estandarte la caccia, / e ch’alle orecchie abbia le zanne
que se levanta pelo novo rei» (Epifânio Dias: fiere, / correr mugliando, e trarre ovunque
«Il grido “real real” usato nell’acclamazione corre / i cani seco, e non potersi sciorre».
dei re portoghesi è generalmente spiegato in 222 Intendi ‘delle proprie corna’.
quanto designa la bandiera o stendardo che 223 Il soggetto torna ad essere il molosso.
viene elevato per il nuovo re»). Anticamente
224 Faria e Sousa scrive che i molossi son
il grido era Arraial, arraial (vd. Moraes e Sil-
va Dicionário, Bluteau Vocabulario I ad voc.). detti in spagnolo «Alanos, o Lebreles»,
219 alani o levrieri; qui l’abilità e la rapida
Cfr. supra I, 88 e n.; infra 66-67 e il sag-
leggerezza del cane viene accentuata da
gio di Madeira.
Camões rispetto alla resistenza fisica.
220 È l’acer Molossus di Verg., Georg. 405 Inoltre la figura etimologica força…forçoso
sgg. (cfr. «montisque per altos / […] clamo- contrappone appunto la cieca potenza del
re», 412 sg.). Faria e Sousa offre numerosi toro alla snellezza muscolosa dell’alano
altri richiami, classici e moderni; noi ci ac- (ovvero la grande superiorità numerica dei
contentiamo. Mori-belva all’astuta agilità dei Portoghesi-
221 La comparazione, squisitamente epica, è levrieri).
antichissima e ripresa dai moderni. Si veda 225 «De genio ferino, aspero», (Moraes
in primis Omero, Il. Θ 338-340 («velut vena- e Silva Dicionário, primo significato),
ticus canis conversum in fugam aprum, aut insomma una ‘fiera infuriata’; la sfumatura
leonem insequitur fretus pernicitate cur- negativa fa aggio su quella positiva del
rendi, nunc femora, nunc clunes mordens: termine (‘valoroso’).
etsi quando ille conversus irruat, tamen 226Nell’originale se quebranta, ‘si spezza’,
ipse rotato cursu posteriora ferae assidue
in variatio (questa volta) col precedente
captat», Homeri Ilias p. 152: «come il cane
rompendolhe.
da caccia quando si precipita sul cinghiale
227 Testé eletto.
che fugge, o insegue il leone fidando sulla
potenza della propria corsa, ed ora le gam- 228 Come abbiamo avuto modo di vedere, il
be, ora le natiche mordendo: anche quando termine può essere inteso in senso positivo
l’altro, giratosi, attacca, allora il cane stesso (‘animo, gagliardia’, come a II, 85, 3) o anche
facendo un giro di rotazione, assale e morde negativo (cfr. I, 39, 6).
con forza la parte posteriore della belva»); 229 Metafora che prelude alle vere fiamme
poi Alam., Avarch., XXIII, 66-67: «Quale dell’ottava sg.
il giovane alan, che ’l rabido orso / scorge 230 In relazione con rompendo dell’ott. pre-
dagli alti colli entro alla valle, / che ’n ver
ced., che chiudeva peraltro con un’affictio
lui quanto può si sprona al corso / per più
tumultuosa (garganta…quebranta).
dritto, spedito e breve calle; / che poi che
231 Per Madeira O símile épico (pp. 83-87)
vede oprar l’artiglio e ’l morso / or nel capo,
or nel petto, or nelle spalle / degli altri suoi si instaura un’ambiguità fra i Portoghesi-
compagni volentieri, / prenderebbe al tor- Molosso e i Mori-Cani. Ma il molosso, cane
nar nuovi sentieri, // ma lo stormo de’ molti da caccia fiero, abile e forte, è ben altro dai
e l’alte grida, / e ’l voler giovinil gli porge ar- perros o cães, massa indeterminata e dam-
dire / tal, che più d’altro semplice s’affida / nata.
senza riguardo alcun quello assalire» (Gar- 232 Levan de’ gridi il solito alarito] Paggi.
cez Ferreira); Ariosto, O. F. XVII, 19, 3-4: Fedeltà, come spesso, declinata in bruto
«immansueto tauro accaneggiato, / stimula- calco. Per alarido, grido arabo di guerra, vd.
to e percosso tutto ’l giorno»; ivi XXXIX, Nascentes Dicionário etimológico ad voc.

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NOTE CANTO III pp. 213-215

233 Il sintagma tocam arma è anteriore a 239 attendono fiduciosi] Pellegrini □ alla
Camões, come illustra Rodrigues (Estudos difesa preparato] Averini. In quanto, se
p. 31). Si noti l’annominatio forte anche pure sorpresi, sanno di essere in stato di su-
semantica tocam…tomam e la rima inter- periorità numerica notevole.
na tomam…soam. Nonché l’allitterazione 240 L’immagine, nota Faria e Sousa, è resa
tonitruante sul suono della dentale sorda: con evidentia. Per belígero cfr. I, 82, 6; anche
arriva proprio negli ultimi due versi, con in italiano i ginnetti o ginetti (antic. giannet-
climax sonora che ribadisce la compattezza ti) sono cavalli iberici velocissimi; l’etimo è
estrema fonico-significante della seconda arabo. Camões usa il singolare per il plurale
quartina. in concordanza con o Mouro, consueto me-
234 Letteralmente ‘soffiando – impetuo- taplasmo di numero a indicare una colletti-
samente –’, con allitterazione al limite vità (in simmetria con o Português).
dell’ὁμοιοπρόφορον (Lausberg Elemente 241 Letteralm.: ‘avanza contro di lui’. Vd.
§ 458): aSSoprando…SiBilante BoreaS. Cfr. ott. sg. encontros.
Verg., Ecl. V, 82: «sibilus Austri». 242 Linguaggio anatomico bellico tipica-
235Cfr. Hor., Carm. III, 21 sg.: «somnum mente epico e cavalleresco. Si accentua nelle
reducent: somnus agrestium / lenis viro- due ott. sgg., raggiungendo topici eccessi.
rum» ecc. Cfr. ad es. Tasso, Rinaldo VI, 49, 7-8: «poi
236 fardi] Paggi 59 □ le loro robe] Pellegrini declinando il ferro, al petto giunge / trapas-
□ leurs hardes] Bismut □ il gregge] Poppa sa ogni arma» (Venezia, F. Senese, 1562, c.
Vòlture. Fato indica qui «as cousas de uso 30r) ecc. Rimando al mio: Canto IX, in Let-
pessoal de alguem» (Epifânio Dias); il ter- tura della «Gerusalemme liberata», a cura
di Franco Tomasi, Alessandria, Edizioni
mine può alludere anche alle greggi (cfr.
dell’Orso, 2005, pp. 210-241.
Rodrigues, Estudos p. 32).
243Con feroce ironia anti-musulmana. Il sin-
237 Tutti concordano sull’evocare i celebri
tagma invano van(no) è un nostra aggiunta.
(stupendi) versi di Aen. II, 304-308 (In se-
244 Cfr. Ar., O. F. XVIII, 9, 8: «dai colpi che
getem veluti ecc.), che ancora la generazione
di chi scrive imparava a memoria sui banchi gittar doveano un monte»; I, 74, 8: «ch’avria
del liceo classico. Garcez Ferreira aggiunge spezzato un monte di metallo».
B. Tasso, Amadigi, LXV, 33: «Come talor 245 «tuque o, cui prima frementem / fu-
dal ciel caduto foco / in secca selva [Rvf. 22, dit equum magno tellus percussa tridenti,
37], s’alcun vento spira, / va spargendo le / Neptune» (Verg., Georg. I, 12-14: «e tu,
fiamme in ogni loco; / avvampa ed arde, ove cui la terra percossa dal gran tridente / per
si volge e gira, / con così grand’orror, che la prima volta generò un cavallo, o Nettu-
non dà loco / al povero villan, che ciò rimira no»). Cfr. infra VI, 13, 5-8. Per ottenere la
/ con gli occhi molli, e con estremo affanno tutela della città di Atene, Nettuno colpì
/ di poter dar rimedio al suo gran danno». Si la terra e ne fece emergere un energico ca-
noti che in questa ottava, alternando come vallo, mentre Atena un olivo, vincendo la
fa talora Camões il sistema ripetitivo con sfida.
quello variantistico, il poeta adotta diver- 246Contaminazione di Aen. IX, 667 «pu-
si sinonimi: fl ama…ateada…queimando… gna aspera surgit» e II, 368 sg.: «Crudelis
fogo; aridos…seco; d’altra parte si leghino ubique / luctus, ubique pavor et plurima
ateada e ateia, mentre fogo…foge è bisticcio mortis imago».
con triplice nesso allitterante (fato). 247 Soggetto reggente il cumulo di verbi
238 Evidente insistenza fonica sulla dentale dell’ottava sg. (o de Luso, ‘l’uomo di Luso’,
sorda: atónito…torvado…toma…tento. ‘il Lusitano’, i Portoghesi appunto).

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p. 215 CANTO III NOTE

248 La pluralità in climax offre cinque ver- 250 Cfr «viscera […] trementia» (Aen. I, 211

bi per tre complementi oggetti, secondo un sg.) che Servio glossa «palpitantia».
gusto adiettivo tipico soprattutto dell’epica 251 cede il campo] Pellegrini, letteralmente.
tendente al registro canterino-cavalleresco.
252 Immagine stra-topica; vd. almeno Verg.,
In ogni caso Faria e Sousa propone tre
esempi dal Furioso: «né scudo, né panziera, Aen. IX, 456: «et plenos spumanti sanguine
né corazza» (VI, 66, 4); «ogni colpo d’Or- rivos», con dietro, più o meno, Omero, Il.
lando o piastra o maglia / e schioda e rom- Θ, 65 («hic rivi cruoris humi decurrentes»,
pe et apre e a straccio mena» (XII, 50, 5-6); Homeri Ilias p. 144).
«Urta, apre, caccia, atterra, taglia e fende» 253 Citiamo anche O.F. XVIII, 20, 5-8:
(XVIII, 57, 1), ma ancora possiamo aggiun- «Tutto di sangue il fier pagano asperso, /
gere: «e taglia e fende e fiere e fora e tronca» lasciando i capi fessi e i bracci monchi, /
(XXIII, 61, 2); «urta, riversa e fende e fora e e spalle e gambe et altre membra sparte, /
ammacca» (XL, 24, 3). Si tratta di un tipo di ovunque il passo volga, alfi n si parte».
cumulo diffusissimo soprattutto nei registri 254 Si noti campo/cor, ripresa della mede-
medio-bassi dei romanzi cavallereschi e dei
sima coppia lessicale disgiunta ai vv. 1 e 4
cantari, talora con intenti comici che nel no-
dell’ottava, cui aggiungere il terzo campo
stro sono ovviamente assenti (come anche
del v. 5 e la ripetizione di perde. «Ia perde o
in Ercilla, ad es.: «hieren, dañan, tropellan,
campo…e do campo a cor se perde he o jogo
dan la muerte, / piernas, brazos, cabezas
de Contrapostos, de que se deleita o P[oeta].
cercenando», Arauc. III, 229 sg.; cfr. anche
No primeiro está pro pugnae loco, no segun-
IV, 399 sg.; V, 238-240 ecc.). Vd. in genera-
do pro agro» (Garcez Ferreira). L’iteratio
le Lausberg Handbook § 671. Nel distico
camoniano domina l’asindeto con e a fi ne rinsalda le maglie di una strofa (in parte
verso, ma noi ci permettiamo di aggiungere come la precedente) adiettiva, ricca verbal-
una ulteriore copula al v. 7. Del resto, come mente e cromaticamente.
abbiamo visto nelle enumerationes arioste- 255 Cfr. O.F. «e fece rosso ov’era verde e

sche sopra citate, le sequenze asindetiche e bianco», XXXI, 89, 6; «La terra che sostien
quelle sindetiche possono anche alternarsi a l’assalto, è rossa: / mutato ha il verde ne’
situazioni miste. sanguigni manti», XVI, 58, 5-7. Cfr. anche
249 Quindi senza vita. Siamo sempre nel re- Ercilla, Arauc. V, 263 sg.: «que la espesa y
gistro dell’horror epico e canterino-cavalle- menuda yerba verde / en sangre convertida
resco, come si può desumere da loci paralleli el color pierde».
in Ariosto, Boiardo, Pulci ecc. (cfr. O.F. XII, 256 Per ragioni metriche aggiungiamo un
80, 4 «ma volan braccia e spalle e capi sciol- terzo già a quelli di 52, 5 e qui, v. 1. Ci con-
ti» e nn. Bigi). Si veda sempre Ercilla, Arauc. forta lo stile iterativo comunque camoniano.
III, 245-248: «cabezas de los cuerpos dividi- 257
Come indica anche Galvão (Chronica
das, / que aún el vital espíritu tenían, / por
XVIII, p. 25).
el sangriento campo iban rodando, / vueltos
258 Virgilio indica che uno scudo bianco si-
los ojos ya paladeando»; V, 238-240 («teste
divise dal corpo, / che ancora trattenevano gnificava che il suo proprietario non aveva
lo spirito vitale, / per il campo cruentato vo- ancora combattuto («parmaque inglorius
lavano roteando, / stravolti gli occhi e ancora alba», Aen. IX, 548, e vd. comm. Paratore).
mugolando»; «y así vieran cabezas y celadas Qui il bianco è una sorta di superficie anco-
/ en cantidad y número partidas, / y piernas ra vuota che andrà riempita e decorata, giac-
de sus troncos divididas» («e così vedevano ché Afonso ha vinto la sua prima battaglia
teste ed elmi / in quantità e numero separate da Re. Quasi l’inizio, ovvero il nuovo inizio,
/ e gambe dal corpo troncate»). della storia del Portogallo.

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NOTE CANTO III pp. 215-217

259 Altro colore simbolico, alludente all’az- do sempre nel conto di ogni volta lo scudo
zurro del Cielo, del Paradiso. Si noti che nel mezzo, ottenendo trenta denari, così in
all’uso drammatico dei colori nella strofa questa maniera ancora si portano»). L’auten-
precedente subentra qui l’aspetto trionfale tica vicenda storica dello scudo portoghese è
delle tinte. ricostruita da António de Vasconcelos in un
260 Cfr. Galvão Chronica, ibid. Si consideri articolo [O escudo nacional Portugués (lenda e
però che cinque sono anche le piaghe di Cri- história), «Lusitania», I, 1924, 2, pp. 171-186]
sto, come testimonia il «falso» giuramento di cui Bismut riassume i punti principali nel
conimbrigense di Afonso (su cui cfr. supra, suo comm. alle pp. 263 sg.
265 Leiria fu ripresa nel 1135 durante la
n. a 45, 8).
261 cosiddetta Reconquista. Inutile insistere sui
Altro simbolo della passione di Cristo.
bisticci in polyptoton, che ormai abbiamo
262 Sul bianco l’azzurro e poi i denari, «tri- compreso essere momento culminante dello
ginta argenteos» (Mt 26, 15). stile iterativo camoniano, con punte di «ma-
263 La repercussio su cinco escudos pinta… nierismo» peraltro simili ai numerosi giochi
cinco, cinco pinta qui è concentrata, ma si di parole del canto dantesco di Pier delle
dirama sopra e sotto (53, 5 e 7-8; 54, 1 e 8 Vigne, già citato. Garcez Ferreira, con sdeg-
pintando). C’è un gioco ossessivo numeri- noso «classicismo», parlava di «hum jogo de
co e cromatico (azuis) di sapore vagamente vozes bem pueril». Pimpão addirittura com-
dantesco, che comunque ribadisce lo sfavil- menta: «Também o bom de Homero às vezes
lio della lode alla Croce e al Creatore che ha dormita» (quandoque bonus Homerus dormi-
stretto un patto col popolo Portoghese. tat, Hor., Ars 358 sg.). Noi osserviamo invece
264 Camões comprime in un unico gesto ori- che i vv. 1 e 3 sono tipicamente «a occhiale»
e volutamente ravvicinati, mentre la figura
ginario ciò che Galvão Cronica spiega come
etimologica si insedia in victoria…vencido.
avvenuto nel tempo: «e meteo trinta di-
266 Cfr. sempre Galvão Chronica XXI, pp.
nheyros de prata em cada hum dos Escudos
em relembrança da morte, e Payxaõ de Jesu 28 sg. Arronches fu riconquistata nel 1166 e,
Christo, vendido por trinta dinheyros, e hos defi nitivamente, solo nel 1242.
Reys de Portugal, que depois vieram, vendo 267 Santarém, nel 1147; cfr. Galvão Chronica
que se nom podião meter tantos dinheyros XXIII, pp. 30-32. Per il nome Scabelicastro
em pequenos Escudos Darmas puzeram em vd. nota complementare di Rita Marnoto,
cada hum dos sinquo Escudos sinquo di- infra.
nheyros em aspa [cioè a X, ovvero croce di S. 268Sulle bellezze di Santarém si sofferma
Andrea], e assi contando por sy cada huma anche Duarte Galvão, includendo il Tago
carreyra do Cruz do longuo, e atravez meten- («muy nomeado Rio do Tejo», ivi p. 31).
do sempre no conto de ambas has vezes ho 269 Ovvero ‘città’. «Leiria foi elevada á ca-
Escudo da ametade, fazem trinta dinheyros,
tegoria de cidade no tempo de D. João III;
e desta maneyra se trazem aguora» (Chroni-
Santarem nos nossos dias» (Epifânio Dias).
ca ibid.: «e posero trenta denari d’argento in
270Cfr. ancora Galvão Chronica XXX, p. 40.
ciascuno degli scudi a memoria della morte
e passione di Gesù Cristo, venduto per tren- Conquistata nel 1147. Vd. Manuel J. Gandra,
ta denari, e i Re del Portgallo che vennero Mafra, da reconquista ao foral de 1514, Mafra,
poi, vedendo che non si potevan collocare Câmara Municipal de Mafra, 1989.
tanti denari in piccoli scudi armati, posero 271«Lunae alta cacumina montis», Resende
in ciascuno dei cinque scudi cinque denari Vincentius, lib. post. 39. L’immagine è di To-
a X talché, contando per sé ogni sequenza lomeo, a indicare per alcuni Cabo Carvoeiro,
della Croce in verticale, e attraverso ponen- ma in realtà Cabo da Roca e le montagne di

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pp. 217-219 CANTO III NOTE

Sintra, come illustrava Leite de Vasconce- rollas, / et Fauni et Nymphae cornigerique


los: «Do cabo e da serra, conglobados em Dei. / Ast ubi praecipitans leni fluit unda su-
uma só designação, falla Ptolemeu: Σελήνη surro / per vallem ombrosa, rupibus aeriis, /
ὂρος, ἂκρον [Geogr. II, 5, 3], ‘serra da Lua, stagna replet pulchrae mersant ubi corpora
promontorio’, i. é.. ‘promontorio formado Nymphae» ecc.; «Ovunque le Driadi si cin-
pela Serra da Lua’, ‘promontorio da Serra da gono il capo con corolle di fiori, / e Fauni,
Lua’» (Vasconcellos Religiões, p. 26). Sulla e Ninfe e cornigeri Dei, ed ove scendendo
falsa derivazione di Sintra da Cynthia, ovvero rapida l’onda con lieve sussurro / ombrosa
la dea lunare, cfr. ivi (pp. 219 sg., n. 5): «… per la valle, riempie gli stagni dalle aeree
os eruditos e poetas, que sabiam que ahi ti- rupi, / dove le belle ninfe immergono i loro
nha existido em epochas remotas o culto da corpi» (Cíntra, ediz. princ. 1546 ca., vv. 37-
Lua, mas que não sabiam que as explicações 41, cit. da: Conde de Sabugosa, O Paço de
philologicas devem basearse em documen- Cintra, Lisboa, Imprensa Nacional, 1903, p.
tos mais solidos que os que provém de mera 256). Nel verso camoniano Naiades andreb-
phantasia, admittiram relações phoneticas be accentato sulla penultima per ragioni
entre Cintra e Cynthia, um dos epithetos la- metriche, ma se leggiamo contraendo le
tinos de Diana, deusa lunar. […] Phonetica- due sillabe contigue identiche es («Naiades
mente, era impossivel deducir Cintra ou Sin- escondidas»), e ovviamente ponendo dialefe
tra de Cynthia»; «Del capo e della montagna, tra Sintra e onde, e tra onde e as, forse abbia-
uniti in una sola designazione, parla Tolomeo mo una scansione più agile: Sintraˇondeˇas
Selène òros àkron, ‘montagna della Luna, pro- Naiades [es]condidas. Vd. l’altra occorrenza
montorio’, cioè ‘promontorio formato dalla di Naiades (recepibile con l’accento sulla
Montagna della Luna’» … «gli eruditi e po- prima) nel celebre sonetto Naiades vos que
eti, che sapevano ivi essere esistito in epoche os rios habitais.
remote il culto lunare, ma che non sapevano 275 Anticipazione dell’episodio dell’Ilha dos
che le spiegazioni filologiche devono basarsi amores; le ninfe «se esconden en las fuen-
su documenti più solidi di quelli provenienti tes, si a caso son vistas de algunos Acteo-
da mera fantasia, ammisero relazioni foneti- nes», chiosa elegantemente Faria e Sousa,
che tra Sintra e Cinzia, uno degli epiteti latini e richiamando così la verginità di Diana e
di Diana, dea della luna. … Foneticamente, delle sue seguaci echeggia il mito che Sintra
era impossibile far derivare Cintra o Sintra fosse dedicata alla Luna, come abbiamo
da Cinzia». Vd. Resende Vincentius adn. II, visto sopra. Il fuoco d’amore che si accende
p. 44 n. 39. Sintra è fria perché ombrosa, sita paradossalmente nell’acqua è un topos
alle falde montane, amena e ricca d’acque. petrarchistico, ma diremmo trasversale; cfr.
Per l’aggettivo cfr. supra 45, 1 e infra 58, 2. comunque il nostro Giù verso l’alto, pp. 61
272 Ovviamente compl. ogg. sg. Cfr. poi infra, IX, 42, 8; canz. VII Man-
273Anadiplosi, o meglio ἐπάνοδος, come da-me Amor, 37-38.
suggerisce Faria e Sousa (cfr. Lausberg 276 Per facilmente: «Frase comun en los
Handbook § 798). autores Latinos el dezir, facilmente Princi-
274 Le ninfe acquatiche sono associate a Sin- pe, por superior grandeza, tomandolo de
tra anche nel poemetto di Luisa Sigeia tole- Homeri Iliad. 2. por Oileo: Utendae lanceae
dana, opportunamente evocato da Tocco; inter omnes Graecos facile Princeps. Es en la
si veda una fiorente bibliografia sull’opera version de Vala» (Faria e Sousa: vd. Homeri
all’indirizzo http://www.escritoras-em-por- Ilias p. 42).
tugues.eu/1402845028-Cent.-XVI/2015- 277 Anche Resende Vincentius la chiama

0507-Luisa-Sigeia. Vd. e. g.: «Queis [scil. «clarissima» e chiosa: «Olisiponis urbis no-
floribus] passim Dryades capiti cinxere co- bilitas, longiorem tractatus postulat» (adn.

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NOTE CANTO III pp. 219-221

II, 47, p. 48). Un elenco di testi cinquecen- 289 «e depois de entrada foy dentro a peleyja
teschi dedicati a celebrare la città sul Tago è muito mais fera, que janda foe antre hirados
offerto in Marcos S. Lourenço p. 535, n. 512. vencedores, e vencidos, desesperados»
278 Epiteto per eccellenza di Ulisse: «erat (Galvão Chronica XXX, p. 42). La figura
facundus Ulixes», Ov., Ars II, 123. etimologica (vencedores…vencidos) è dun-
279
que già nella fonte cronachistica. Cfr. anche
Da Ulisse, inventore del cavallo di
Aen. X, 757: «victores victique» e Giustino
Troia. «Ulisses […] cá na Europa Lisboa
parafrasato da Manoel Correa: «Victoria
ingente funda» (infra VIII, 5, 1, 4). Da cui
animum vincentibus, virtutem quoque victis
l’etimologia Olissipona > Lisboa. Cfr. Strab.
addit desperatio» (II, 13, 6: «Sed Themisto-
III, 2, 13 (ἀλλὰ καὶ ἐν τῇ Ἰβηρίᾳ Ὀδύσσεια
cles timens, ne interclusi hostes desperatio-
πόλις δείκνυται) e Marcos S. Lourenço pp.
nem in virtutem verterent»; cfr. anche VI, 5,
536 sg. e n. 513. Per Dardania vd. ad es. Aen.
7: «Spartani ad summam desperationem re-
III, 156.
diguntur»). Né si dimentichi il memorando
280 A. D. 1147. Cfr. Galvão Chronica XXX,
verso virgiliano: «una salus victis nullam
pp. 40-43. sperare salutem» (Aen. II, 354).
281 Come si spiega nell’ottava sg. 290 Il dimostrativo aquela è in forte aggetto a
282 Nella nostra versione, Boreali si legga inizio verso, per esaltare la grandezza invitta
trisillabo. Si intende ‘dalle terre nordiche’, di Lisbona e implicitamente la forza lusitana
più precisamente dall’Inghilterra. che quindi la assedia e la conquista. Si posso-
283 L’esercito composito (tedeschi, fiam- no fare molti altri esempi di attacchi camo-
minghi, francesi, inglesi) che si mosse per la niani analoghi: I, 65, 3; VI, 23, 1; 75, 4; X, 21,
seconda crociata, salpò da Dartmouth nella 1 ecc.; naturalmente anche nel Camões lirico
primavera del 1147 e giunse a Lisbona nel si pesca in abbondanza: Aquela que, de pura
mese di giugno. Afonso ottenne il loro aiuto castitade (Sonetti p. 281), Aquela que de amor
per conquistare Lisbona, ricambiandoli col descometido (el. II), in apertura assoluta.
restaurare la loro flotta danneggiata grave- 291 «Foi tambem nas Enneades (de Sabelli-
mente da una tempesta durante il viaggio co) [VII, 9, da Flavio Biondo Dec. I, 1] que
verso sud. o poeta encontrou a seguinte noticia, a pro-
284 Immagine topica, almeno da Omero: posito da invasão da Espanha pelos alanos,
«cuius tunc gloria cœlum latum attingebat» vandalos e suevos […]. Os povos scythicos
(Homeri Odyss. 63v, Od. Θ 74). a que o Poeta se refere nesta oitava são ape-
285 Il cerco de Lisboa durò fi no al 24 ottobre
nas os alanos, vandalos e suevos; são os in-
vasores de 409. Foram estes os que vieram
1147, quando la città capitolò.
pôr cerco a Lisboa e a não puderam tomar»
286 Poppa Vòlture italianizza direttamente
(«Fu proprio nelle Ennedi di Sabellico che il
coi versi-fonte danteschi (Inf. XXVI, 130 poeta incontrò la seguente notizia, riguar-
sg.): «Cinque volte racceso e tante casso / lo do l’invasione della Spagna da parte degli
lume era di sotto della Luna», scelta tradut- Alani, Vandali e Suevi; sono gli invasori del
toria discutibile. Si noti che i celebri versi 409. Furono costoro quelli che vennero a
dell’Alighieri sono tratti dal canto di Ulisse. porre assedio a Lisboa, ma non la potero-
L’assedio durò 5 mesi, o più precisamente 4 no espugnare»), Rodrigues Estudos p. 32 e
e mezzo (cfr. Tocco). Manoel Correa evoca cfr. Fontes p. 224. L’avverbio nunca del v.
anche Ov., Her. II, 5: «Luna quater latuit, 3, aggiunge Rodrigues, è puro patriottismo
toto quater orbe recrevit». camoniano, giacché almeno gli Svevi effetti-
287 proposito] Pellegrini. vamente una volta conquistarono Lisbona.
288 arditi] Pellegrini. 292 La fonte è Resende Vincentius: «Gothi

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pp. 221-223 CANTO III NOTE

non una gens. Diversae enim nationes fue- 301 «Huma das praças que mais sangue
runt, etsi vulgo uno appellari soleant Go- custou aos Portugueses […] foi a villa de
thorum nomine. Nam Hispanias Gothi, Alcacere do Sal, mui celebrada em o tempo
Vandali, Alani, & Suevi invaserunt. Ex antigo, & fortalecida grandemente por arte
quibus, Suevi Callæciam, Alani maxima ex e natureza» ecc.; «Una delle piazze che più
parte Lusitaniam, Vandali Bæticam, Gothi sangue costò ai Portoghesi … fu la città di
reliquum Hispaniarum tenuere. A Vandalis Alcácer do Sal, molto celebrata in tempo an-
ergo, Bætica Vandalia facta est, inde Vanda- tico e fortificata robustamente dalla mano
licia, postremo corrupta voce Andalucia»; umana e dalla natura» (Antonio Brandão,
«I Goti non furono un unico popolo. Infatti Terceira parte da Monarchia Lusitana, Lis-
c’erano diverse genti, anche se vulgatamente boa, P. Craesbeck, 1632, X, xxxix, cc. 192r
si sogliono chiamare col nome solo di Goti. sgg.). Alcácer do Sal è ora nel distretto di
Infatti i Goti, i Vandali, gli Alani e i Suevi Setúbal e fu conquistata da Afonso nel 1558.
invasero le Spagne. Tra questi, I Suevi occu- 302 abento] Poppa Vòlture □ indubitato as-
parono la Galizia, gli Alani gran parte della sento] Paggi 59; ‘sede stabile’, come suggeri-
Lusitania, i Vandali la Betica, i Goti il resto sce Epifânio Dias, piuttosto che ‘certa’ «por-
delle Spagne. Dai Vandali, quindi, fu creata que no ay duda en que Sertorio habitó en
la Betica Vandalia, poi Vandalicia, infi ne – Evora de assiento» (Faria e Sousa). Si parla
con nome deformato – Andalusia» (p. 41, appunto della città principale dell’Alentejo,
adn. 27 ai vv. «Bætica regna, suæ dictam de Évora. Cfr. Resende Evora, cap. III.
nomine gentis / Vandaliam fi nxêre Gothi»). 303 Vd. supra I, 26, 7-8 e infra VIII, 7-8.
293 Stessa espressione formulare infra IV, 304 Da Ov., Met. III, 507: «Fons erat inlimis
73, 5. [limpida, senza limo], nitidis argenteus un-
294 Si intenda l’Estremadura portoghese, dis».
area intorno Lisbona; oggi Óbidos è nel di- 305Non tanto nel senso di «grandiosos»
stretto di Leiria, Alenquer e Torres Vedras (Epifânio Dias), quanto proprio di regali, in
in quello della capitale. quanto opera di re (cfr. n. sg.).
295 Generico sintagma petrarchista. 306 Riferimento all’acquedotto che fu edifi-
296La concordanza con tom e non con cato da João III (1531-1538), detto giustap-
águas produce una fluida ipallage. punto Água da Prata, secondo Resende già
297
innalzato da Sertorio. Non c’è nessun vero
Cfr. Galvão Chronica XXXVII, p. 49.
anacronismo nell’asserto camoniano, visto
Siamo nel 1148. Vd. anche Marcos S. Lou-
che si dice espressamente ora al v. 3 e si in-
renço p. 542.
tende che qui a parlare, tramite la bocca di
298 Cioè situate a sud del Tago, ovvero Gama, è il poeta stesso. Splendida e davve-
nell’Alentejo: «e passouse ha Alemtejo, ro nobile la descrizione dell’acquedotto che
onde fez grande distruição em hos Mouros si eleva altissimo e per chilometri; si noti
tomandolhes Alcacere, Evora, Elvas, Moura il contributo fonico allitterante di arcos re-
e Serpa» (Galvão Chronica ibid.: «e si spos- ais…ares che sembra voler fondere spaziali-
tò nell’Alentejo, ove sgominò totalmente i tà e regalità entrambe aeree.
Mori prendendo loro Alcácer, Évora, Elvas, 307 Giraldo Sem Pavor, su cui vd. infra VIII,
Moura e Serpa»). 21 e Resende Evora, cap. XIV.
299 Cioè per il grano. Cfr. Verg., Georg. I, 308 Il riferimento a Verg., Aen. VI, 806 «vir-
96: «flava Ceres». tutem extendere factis» (Paratore preferisce
300 Ci consentiamo un latinismo, a compen- la lezione viris), già in Faria e Sousa, è rela-
so dei tanti che Camões adotta nel poema. tivamente congruo. Il richiamo più corretto

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NOTE CANTO III pp. 223-225

è a X, 467-469: «Stat sua quique dies, breve e por isso le chama piscosa, como Virgílio
et inreparabile tempus / omnibus est vitae: chamou piscoso ao Rio de Padusa em Itália,
sed famam extendere factis, / hoc virtutis Piscosove amne Padusae»: «Sisimbra è poi
opus»; «Ciascuno ha un giorno prestabili- una città sul mare, a ovest di Palmela, poco
to, breve e irreparabile tempo / per tutti è lontano da questa, ove sono molti pescatori,
quello della vita; ma estendere la fama con e perciò è chiamata pescosa, come Virgilio
le gesta, / questo è il ruolo che ha la pro- chiamò pescoso il fiume Po in Italia: E nel
dezza» (vd. n. ad loc. di Nicolas Heinsius, pescoso corso del Po» (Marcos S. Lourenço
P. Verg. Maronis Opera, III, Amsterdam, J. p. 547; cfr. Aen. XI, 457).
Wetsten, 1746). Garcez Ferreira aggiunge 311 Cfr. qui supra 19, 7.
Cicerone: «Etenim, Quirites, exiguum no- 312 A parere di Rodrigues (Estudos pp.
bis vitae curriculum natura circumscripsit,
40 sg., contra Epifânio Dias) questa villa è
immensum gloriae»; «E dunque, o Romani,
Palmela, non Sesimbra. Cfr. Rodrigues, e
la natura ci stabilì un breve corso della vita,
Basto per un riassunto della questione.
ma anche uno immenso, quello della gloria»
313 «O rei mouro, que aliás jã não era o
(Pro Rabirio 10, 44-45; vd. M. T. Ciceronis
Opera, ex Petrii Victorii codicibus maxima ex segnor de “Cizimbra”, nem sequer “viu” o
parte descripta, Parisiis, R. Stephani, 1539, desbarato da sua gente, porque, acommetido
p. 295). de subito pelos Portugueses» (Rodrigues
Estudos ibid. n. 77: «Il re moro, che a essere
309 Cfr. Galvão Chronica XXXVIII, p. 49.
precisi ancora non era il signore di Sesim-
Mentre Afonso assediava Beja, ebbe notizia bra, né vide almeno la strage dei suoi, per-
delle distruzioni e stragi che i Mori avevano ché subito assalito dai Portoghesi»). Duarte
commesso a Trancoso; non interruppe però Galvão descrive la sconfitta del «Rey de Ba-
il cerquo de Beja, fi no alla vittoria: «e pelo dalhouse» che aveva con sé 4000 uomini a
despeyto que tinha do mal que hos Mouros cavallo e «sessenta mil de pée» (Chronica p.
fizeram em Tranquozo, todos os Mouros de 52; cfr. subito infra n. al v. 3).
Beja andarão à espada, ficando muy pou-
314 ‘Insigne, potente’.
quos vivos»; «e per il dispetto che provava
315 «En el original antiguo dize: Sessanta
a causa del male che ai suoi fecero i Mori a
Trancoso, tutti i Mori di Beja furono pas- mil peões. […] … mudò bien el Poeta el nu-
sati a fi l di spada, rimanendone assai pochi mero, por innumeros; porque el estilo po-
vivi». Beja è una deliziosa cittadina nel bas- etico grandiloco, aborrece la cifra comun»
so Alentejo (oggi nel distretto omonimo), (Faria e Sousa: «Nell’originale antico si leg-
presa da Afonso nel 1162. Trancoso è situata ge Sassantamila fanti … Mutò bene il Poeta
molto più a nord, nell’attuale distretto di il numero preciso in innumerevoli, perché lo
Guarda; è a 885 m. di altezza e offre tuttora stile poético grandiloquo aborrisce la cifra
la vista di una magnifica fortificazione. esatta»; per grandíloco vd. supra I, 4, 6). Si
310 Cfr. Galvão Chronica XXXIX, pp. 51-54. noti comunque che 60.000 si rapporterebbe
ai 60 portoghesi indicati sotto a 67, 8, con
Prese nel 1165, Palmela dal famoso castello
iperbolica specificazione di un rapporto di
è nel distretto di Setúbal, così come Sesim-
1 a mille. Cfr. Galvão Chronica appena cit.
bra, alle falde della Serra de Arrábida (vd.
316Bella allitterazione, in un tricolon che
v. 5) e prossima al mare, nota ai portoghe-
si come centro turistico ancor oggi celebre culmina col tocco abbagliante lustrosos.
per l’abbondanza di fauna ittica (piscosa). 317 Il paragone col toro ritorna in diverse
«Sisimbra è também âa vila marítima que colorazioni nel poema; a I, 88 avevamo come
fica ao ocidente de Palmela, pouco espaço primo termine di paragone i forti Portoghesi,
apartado dela, onde há muitos pescadores, mentre a III, 47 abbiamo visto che è il molos-

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pp. 225-227 CANTO III NOTE

so a rappresentare i nostri contro il toro-Moro dini porterebbero la simbolizzazione al suo


(vd. nn. ad loc.). Ora la comparazione ritorna inverso. Il problema rimane aperto. Càssola
alla stessa forma di somiglianza della prima rammenta comunque che Dioniso nelle ceri-
occorrenza. Non insisteremmo troppo su monie di uccisione del toro è contemporane-
implicazioni ideologiche a tal proposito (vd. amente vittima e celebrante taurofago (p. 12).
Madeiro O símile épico pp. 87 sgg.); preferi- 318 Omettiamo il rafforzativo bem per ra-
amo la lettura di Jones The epic similes: «Ef- gioni metriche.
fective as the nature similes are in capturing 319 Si osservi la formazione trimembre in
and enhancing the tone of an event or in viv-
gradatio ascendente e il forte homoeopropho-
idly depicting it, what they lack is any sense
ron (Lausberg, Handbook § 975) sulla dentale
of continuity; they exist merely for the mo-
ment of the narrative at which they occur and sonora nel secondo emistichio: un esempio di
then call our attention no more. […] Such verso camoniano dove tutto si tiene, senso e
inattention of cumulative effect is typical of suono. Anche nel primo paragone col toro
all the poet’s nature similes. They exist for a avevamo una sequenza analoga: «derriba, fere
moment of emotional or pictorial insight and e mata e põe per terra» (I, 88, 8), ma lì l’or-
then are best forgotten as the poets forgets dine era volutamente alterato per hysterologia
them» (p. 241). Il sospetto che Camões abbia (cfr. Lausberg, Handbook § 891). E cfr. Galvão
seminato nel poema similitudini analoghe e «matando, e ferindo, e cativando» (Chronica
semanticamente inverse per lanciarci qualche p. 54). Faria e Sousa adduce anche Ercilla,
segnale di voluta ambiguità ci sembra debole. Araucana XVIII, 9, 6: «hieren, matan, derri-
Sulla comparazione, cfr. e. g. Ov., Met. XIII, ban», molto prossimo alla lezione camoniana.
871 sg.: «surgit et ut taurus vacca furibundus 320 Manteniamo la funzione aggettivale del
adempta / stare nequit silvaque et notis salti- termine, come in originale, ove la maiuscola
bus errat» ; «si alza e, come il toro furibondo indica la derivazione da Pan (Epifânio Dias).
perché gli hanno sottratto la vacca, / non può 321 A parte l’allitterazione sulla sibilante, si
star fermo ed erra per le selve e le ben note noti la ripetizione di só a breve distanza, per
forre». C’è da dire, a voler essere puntigliosi, unire strettamente la viltà del re e dei suoi
che Dioniso, nell’inno omerico I, è definito militi.
εἰραφιῶτα, il cui significato è sub iudice, ma 322 Ancora l’orgoglio di vincere in inferiori-
viene interpretato ad es. da Càssola: «che ap-
tà numerica, già più volte evidenziato.
pari in forma di toro», e Alberto Bernabé (L’e-
323 Galvão Chronica XL, p. 54. Siamo nel
piteto Εἰραφιῶτης e la legittimità di Dioniso,
in Studium Sapientiae, ed. A. Cosentino, M. 1169. Badajoz è ora in Spagna, nell’Estrema-
Monaca, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013. dura, al confi ne col Portogallo.
pp. 57-73: 71), propone «taurino», sulla scorta 324 La parola fim anticipa implicitamente
di precedenti studi etimologici. D’altra parte gli eventi seguenti, cioè la caduta in disgra-
la documentazione di Dioniso in aspetto di zia e la sconfitta di Afonso.
toro è presente anche in altre testimonianze. 325 Espressioni formulari; almeno sei volte
Diodoro Siculo (Bibl. II, 66, 3) riporta i pri-
compare nel poema la dittologia esforço e
mi 9 versi dell’inno, dove è presente l’epiteto
arte, due esforço e valentia ecc.
suddetto. Dioniso appare, si manifesta anche
326 L’ediz. E ha faz fazer (‘fa fare’) in luogo
come leone, ecc. Ma potrebbe essere arrivato
a Camões il suo avatar taurino? In tal caso, del passato remoto (fez fazer): una trivia-
forse, i paragoni col toro assumerebbero una lizzazione assolutamente non d’autore, in
rilevanza più complessa, particolarmente nel- quanto ignara del tipico alternarsi di tempi
la comparazione col bovino furioso attaccato verbali in Camões.
dal molosso, anche se poi le altre similitu- 327 Fra i vari «intertesti» suggeriti da Faria e

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NOTE CANTO III p. 227

Sousa, ci sembra calzante il rimando alla pri- de Nebrija, più volte ristampato dall’ediz. di
ma ottava del canto trentesimoquarto dell’A- Salamanca del 1492).
madigi di B. Tasso, poeta caro al nostro: «Non 332 «El Rey com este recado abalou rijo
sia chi pensi di poter fuggire / del giustissimo acavallo, correndo por sahir fòra da Villa ha
Dio l’alta vendetta; / che s’egli ha ben la man cheguar ahos seus, e acónteceo, que ho cabo
lenta a punire / fal, perché usar pietà più si di- do forrolho [palo mobile di ferro per chiude-
letta: / perché si penta l’uom del suo fallire, / il re il portale] nom fiquára bem colhido aho
benigno Signor tarda, & aspetta: / ma ’l paga abrir das portas, e ho cavallo, assi como hia
poi, vedendolo ostinato / con doppia pena correndo topou nelle com huma ilhargua de
d’ogni suo peccato». Si veda però anche Val. guiza, que se ferio muito, e quebrou ha perna
Max. I, 1, Ext. 3: «lento enim gradu ad vin-
esquerda del Rey, ho qual nom leyxou por
dictam sui divina procedit ira tarditatemque
esto de cheguar ahos seus ha ajudalos, e nisto
supplicii gravitate pensat» («con lento passo
ho cavallo que hia ferido, nom podendo mais
procede l’ira divina alla vendetta, e compensa
sofrerse cahio com el Rey em hum senteal
il ritardo con la gravità della pena»). Cfr. Mar-
sobre ha mesma perna, e acabou se de que-
cos S. Lourenço p. 552 e n. 556.
brar de todo, de modo que hos seus, nom po-
328 tuttora prigioniera] Pellegrini. Così fa- deraõ mais levantalo, nem poer ha cavallo»
rebbe intendere l’aspetto durativo dell’im- (Galvão Chronica XL, p. 55: «Il Re, avuto
perfetto stava. Ma in realtà Teresa, la madre questo messaggio, si precipitò furiosamente a
imprigionata dal figlio, era già morta molti cavallo, correndo per uscire fuori dalla città a
anni prima della battaglia di Badajoz (pre- raggiungere i suoi, e si racconta che il respon-
cisamente trentanove: 1130, ora siamo nel sabile del portale non fu ben accorto e rapi-
1669). E infatti Camões ha presente un pas- do ad aprire, sicché il cavallo, mentre stava
so antecedente di Galvão Chronica, dal cap. correndo, sbatté sulla porta con un fianco, e
VI: Afonso «foy prezo del Rey D. Fernando si ferì gravemente, fratturando la gamba de-
de Lião, como se aho diante dirà, dizendo stra del Re, il quale tuttavia non rinunciò per
todos, que lhe acontecéra por lho assi mal questo a raggiungere i suoi per soccorrerli, e
dizer sua may» (p. 9: «Afonso fu imprigio- a quel punto il cavallo che procedeva ferito,
nato dal re Fernando di León, come si dirà non potendo resistere più, cadde col Re in un
in seguito, dicendo ogni cosa, che gli accad- campo di segale, sopra la stessa gamba che
de per l’abbondante maldicenza di sua ma- finì per rompersi del tutto, per cui non riu-
dre»), ribadito più avanti: «e este seu que- scirono in alcun modo a sollevarlo, né a porlo
bramento de perna, foy sempre atribuido nuovamente a cavallo»).
aho que sua mãy lhe rogou, quando ha poz
333 L’apostrofe a Pompeo e i versi seguenti
em prizão» (XL, p. 56: «e questa sua frattu-
ra della gamba fu sempre attribuita al fatto serbano memoria precisa di Lucano (II, 583-
che sua madre lo maledisse, quando la chiu- 595): «Pars mundi mihi nulla vacat; sed tota
se in prigione»). Rodrigues (Estudos p. 42, n. tenetur / terra meis, quocumque iacet sub
31) parafrasa il v. 8 così: «da maldição lan- sole, tropaeis: / hinc me victorem gelidas
çada pela mãe quando estava presa», ovvero ad Phasidos undas / Arctos habet; calida
‘quando (: que) ancora era viva e prigioniera’. medius mihi cognitus axis / Aegypto atque
329
umbras numquam flectente Syene; / occasus
Ennesima figura etimologica.
mea iura timent Tethynque fugacem / qui
330 Infatti Fernando II re di León accorre a ferit Hesperius post omnia flumina Baetis. /
riprendersi Badajoz. Me domitus cognovit Arabs, me Marte fero-
331 Ha spesso significato negativo; «Perti- ces / Heniochi notique erepto vellere Colchi.
nacia, ae: por porfia en mala parte» (voce / Cappadoces mea signa timent et dedita
del Lexicon latino-ispanico di Elio Antonio sacris / incerti Iudaea dei mollisque Sophe-

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pp. 227-229 CANTO III NOTE

ne. / Armenios Cilicasque feros Taurosque iactari […]. Et hoc est quod Lucanus dicere
subegi. / Quod socero bellum praeter civile voluit, nec tam plene, ut habetur, absolvit.
reliqui?»; «Nessuna parte del mondo mi ig- Dicendo enim: atque umbram numquam
nora; ma tutta la terra è ricoperta / dei miei flectente Syene» ecc.; «Poi la città di Siene,
trofei, ovunque sotto il sole: / l’Orsa mi vede che è il principio della provincia della Te-
vincitore da qui alle gelide onde del Fasi, nel baide dopo i deserti dei monti superiori,
rovente / Egitto e ad Assuan che mai mos- si trova proprio sotto il tropico estivo, e in
tra le ombre col sole allo zenit; / l’Occidente quel giorno in cui il sole entra in una cer-
teme le mie leggi e il Guadalquivír / che si ge- ta parte del Cancro, a mezzogiorno, poiché
tta nell’Atlantico [Tethys] più a ovest di ogni il sole è esattamente allo zenit sulla città,
altro fiume. / Mi conobbe l’Arabo sconfitto, nessun’ombra ivi può essere proiettata in
e gli Eniochi feroci in guerra / e i Colchi noti terra da qualunque corpo … E questo è ciò
per il vello rubato. / Temono le mie insegne i che Lucano volle scrivere, né assolse piena-
Cappadoci e i Giudei, dediti al culto / di un mente, come si ritiene, il suo compito. Infat-
dio non meglio definito, e la molle Sofene. / ti dicendo Siene che mai mostra l’ombra»…
Ho sottomesso gli Armeni e i Cilici e i fieri 339 Quindi il più gelido nord e il più torrido
Tauri. / Quale guerra ho lasciato da comba- sud. Per Boote e la sua stella Arturo congela-
ttere al mio suocero, se non quella civile?» do vd. sopra I, 21, 6; la linha ardente è natu-
334 Dea della giusta vendetta, della vendet- ralmente l’Equatore.
ta divina, che riequilibra le sorti. Chiamata 340 Tradizionalmente l’Arabia era ritenuta
anche Rhamnusia, come in Ov., Trist. V, 8, terra favolosamente ricca. Pompeo conqui-
9. Vd. Graves Miti greci 32, 3. stò la Siria.
335 Giulio Cesare; «socer generque» sono 341Abitavano di là dal fiume Fasi, tra la
appunto Cesare e Pompeo in Catull. Carm. Colchide e il lago Meotide (Mar d’Azov).
29, 24 (Garcez Ferreira). 342 «auratam optantes Colchis avertere pel-
336 Fiume della Colchide che sfocia nel Mar lem», sogg. lecti iuvenes, ovvero gli Argo-
Nero, «na moderna Russia transcaucasica» nauti (Catull. 64, 5). Annota Epifânio Dias:
(Epifânio Dias). Dopo aver sconfitto Mitrida- «véo è vocabulo erudito; […] dourado por
te, re del Ponto, Pompeo avanzò nelle terre ‘de ouro’ corresponde a auratus».
del Caucaso e sottomise le popolazioni locali. 343 «Iudaea Deum non amplius unum /
337 Si tratta della moderna Assuan, in Egit- aeternum colit»: «Gli ebrei venerano non più
to. Bismut discute a lungo su quale sia stata di un unico eterno Dio» (Gerolamo Vida,
la vittoria pompeiana in Egitto. Quel che è Christias, III, cfr. ediz. Antuerpiae, in aed. J.
certo è che Camões si rifà direttamente a Steelsij, 1553, p. 56r). Di antisemitismo camo-
Lucano, sopra cit. niano non si può parlare, almeno qui.
338 344 I Sofeni, abitanti l’Armenia maior, sono
Intende dire che, trovandosi sotto il
tropico del Cancro, in quel luogo durante il appunto detti molles da Lucano (cfr. qui
solstizio estivo nessun corpo dà ombra. Cfr. supra), quindi effeminati, a contrasto con
Macr., Somn. Scip. II, 7, 15: «Civitas autem i feroci Cilici (feros), dediti alla pirateria;
Syene, quae provinciae Thebaidos post su- «atroces é latinismo» (Pimpão).
periorum montium deserta principium est, 345 Il Tigri e l’Eufrate, due dei quattro brac-
sub ipso aestivo tropico constituta est: et eo ci di un fiume che nasceva addirittura sul
die, quo sol certam partem ingreditur Can- monte del Paradiso Terrestre, stando a Gn
cri, hora diei sexta, quoniam sol tunc super 2, 10-14. «Ipsi amnes ex Armeniae monti-
ipsum invenitur verticem civitatis, nulla illic bus profluunt» (Quinto Curzio Rufo, Hist.
potest in terram de quolibet corpore umbra Alex. Magn. V, 1, 13, cit. da Epifânio Dias).

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NOTE CANTO III pp. 229-231

Camões intende, come indicava già Manoel 356 A Lisbona, di cui il santo è patrono. La
Correa, l’Armenia maior; cfr. pure Marcos vicenda della traslazione delle reliquie di
S. Lourenço p. 560. San Vincenzo è narrata da Galvão Chronica
346 L’oceano Atlantico, che prende nome ai capp. XLIII-XLIV, pp. 59-61 (anno 1173).
dal monte Atlante, personaggio mitologico Il santo era stato martirizzato sotto Diocle-
trasformato in montagna da Perseo, come ziano a Valencia nel 304.
racconta Ovidio (Met. IV, 626 sgg.). 357 Di completare la Reconquista: «desejan-
347 Vd. Plin. V, 97, dove il Taurus mons è defi- do que en seu nome, e como seu verdadeyro
nito inmensus, una catena montuosa che quasi sobcessor, elle proseguisse contra hos infieis
divide a metà l’Asia, e fra le sue varie dirama- imiguos da Fée, ha conquistação legitima, e
zioni è chiamato anche Scythicus (ivi 99). meritoria, que tinha emprendida» (Pina
348 L’area presso Farsàlo, dove Pompeo fu
Sancho I cap. II, p. 5: «desiderando che in
suo nome, e come suo vero successore, egli
sconfitto da Cesare. Cfr. l’inizio del poema
proseguisse contro gli infedeli nemici della
lucaneo: «Bella per Emathios plus quam ci-
Fede la conquista legittima e meritoria, che
vilia campos» ecc.
aveva iniziata»).
349 ovante] Paggi 59; Averini non traduce i
358 D. Sancho. Si noti il parallelismo forte
vv. 5-6 dell’ottava ma li reinventa penosa-
filho…lasso velho, con assonanza interna,
mente. Traduciamo soberbo con ‘fiero’, ma
oltre all’allitterazione.
va considerato il fatto che l’aggettivo in
359 Sintagma già apparso supra, sempre a
Camões tende ad avere accezione negativa,
come osserva con acribia Alves Camões, fi ne verso: I, 82, 6.
Corte-Real 2001, pp. 457-458. 360L’aggettivo sobejo indica un’eccedenza,
350 Ulteriore verso incorniciato dal polittoto. una straordinarietà, sia in senso buono che
351 Si noti l’uso frequente dell’aggettivo, opposto.
361 Ovviamente il Guadalquivír. La me-
qui per la volontà divina, sopra a 69, 1 per
Dio stesso e a 66,1 per il Re di Badajoz. moria dantesca (Inf. X, 86) si ripropone qui
352 Cesare, suocero di Pompeo, vinse infra 85, 4 e cfr. supra I, 82, 8.
362 Cfr. Galvão Chronica XLV-XLVIII, pp.
quest’ultimo, mentre Fernando II di León,
genero di Afonso Henriques (che aveva spo- 61-67. Vd. in particolare p. 67: «e em muitas
sato sua figlia D. Urraca), sconfisse il re por- pàrtes se acha escrito aver sido tanta mor-
toghese. Tutta l’ottava è costruita su figure tindade do Mouros, feridos, e mortos no rio
etimologiche accortamente disposte nei versi Guadalquibir, que suas aguoas pareciam
(vencedor…vencido a inizio di v. 3 e a fine sangue» («in molti luoghi si è descritto es-
di v. 4, quindi vença al v. 8; render…rendido serci stata tanta strage di Mori, feriti e morti
contratti all’interno del v. 6; vissem…verás nel fiume Guadalquivír, che le sue acque pa-
ai vv. 3 e 5) e culmina nella pointe di sogro/ revano sangue»). Si noti, nell’ottava, la forte
genro, concludendo una serie di strofe in cui assonanza interna vermelho/Sevilha e l’aspra
la grandiosa antichità è affiancata alla storia allitterazione rio…regando.
portoghese, secondo il modulo spiccatamen- 363 Per la battaglia di Beja cfr. Galvão Chro-
te epico adottato ampiamente dal nostro. nica XLIX, pp. 67-70; Pina Sancho I III cap.,
353 Si osservi il contrasto fra sublime e ca- pp. 7 sgg. L’evento non sembra storicamente
stigado. certo (Epifânio Dias).
354 Vd. Galvão Chronica XLII, pp. 57-59 364 Favorito dalla fortuna, oltre che prode.
(anno 1171). 365Dopo tante perdite, l’esercito moro con-
355 Cabo São Vicente. fida ora nella vendetta, con l’accorrere delle

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pp. 231-233 CANTO III NOTE

forze africane, guidate dal Re del Marocco, la battaglia di Tapso si uccise, rimanendo
sul suolo portoghese. fedele all’eroe lucaniano Pompeo; inoltre lo
366 Dal monte Atlante (vd. supra 73, 1 e n. stesso poeta testimonia dell’ampiezza ecce-
367
zionale dei regni dei Giuba (IV, 670 sgg.).
L’attuale Capo Spartel, all’imbocco del-
Questo fa gioco all’ipotesi di Rodrigues, ma
lo stretto di Gibilterra. Cfr. Plin. V, 2: «Pro-
non ci sembra sufficiente a fronte della testi-
munturium oceani extumum Ampelusia monianza pliniana.
nominatur a Graecis».
371 Emir El-Mumenin era il titolo che si
368 Secondo fonti antiche, Tangeri sarebbe davano i califfi arabi e i regnanti sul Ma-
stata fondata dal gigante Anteo, figlio di rocco; significa pressappoco ‘imperatore
Nettuno e Gea, lo stesso che sarà poi ucciso dei credenti’. Vd. Galvão Chronica LIII, pp.
da Ercole. Pomponio Mela, parlando della 73 sgg.; Pina Sancho I IV, pp. 9 sgg. Il per-
Mauritania exterior marittima, scrive: «Hic sonaggio storico in questione è il secondo
Antaeus regnasse dicitur» ecc. (finale del califfo degli Almohadi, Yusuf I, che morirà
libro terzo, cfr. Pomponii Melae De orbis situ appunto nell’assedio di Santarém del 1184.
libri tres, Basileae, ap. A. Cratandrum, 1522, 372 Il padre di Yusuf I si era infatti dichiara-
p. 219; subito dopo, chiudendo l’opera, no-
to sultano e aveva iniziato la dinastia impe-
mina Ampelusa); Plinio, sempre a proposito
riale degli almohadi.
della Mauritania, a sua volta: «est Tingi,
373 Questi due versi hanno suscitato la
quondam ab Antaeo conditum […]; ibi re-
gia Antaei» (V, 2-3). Irricevibile dunque la perplessità di molti interpreti e hanno dato
proposta di Rodrigues (Estudos p. 43) di ri- luogo a traduzioni diverse. Paggi, il primo
farsi al solito Sabellico, per cui Tangeri fu italianizzatore del poema, glissa completa-
fondata da Siface, figlio di Ercole e Tingena, mente: «Le montagne ingombrava, i pian
da cui il nome della città; anzi, Rodrigues ri- copria, / sorbia i fiumi la gente e già i sonori
tiene che il Tinge di Camões deve essere un / fiati dava la tromba». Fra i traduttori mo-
monte, per coerenza coi precedenti Atlante derni Pellegrini propone: «devastando e sac-
e Ampelusa. cheggiando, ma non senza trovar contrasto»;
369
Poppa Vòlture «e, male seminando ovunque
Ceuta, difronte a Calpe: sarebbero le
arriva / e ovunque passa seminando male,»;
antiche colonne d’Ercole. Camões nomina
White «and doing whatever harm he could /
Calpe nell’elegia Aquela que de amor, v. 47.
in whichever towns he could harm»; Averini
370 Non è il re Giuba I, che combatté a fian- delira: «tutti disgusta con i prepotenti / modi
co di Pompeo e poi si tolse la vita (Rodrigues e con le perfidie di cui abusa» (Tocco non an-
Estudos pp. 44 sg.; Tocco), ma naturalmente nota, come non vi fosse problema ermeneu-
il figlio, re di Numidia e poi di Mauritania, tico). Faria e Sousa glossa: «Quiere dezir: el
vissuto a lungo fra il 52 a. C. e il 23 d. C., que de essos Reyes podia hazer mal en partes
storico e geografo, e perciò detto dal nostro por donde passava, lo hazia», ponendo un
nobre, ‘insigne’. Infatti Plinio scrive di lui: soggetto inutilmente plurale, ma risultando
«Iuba Ptolemaei pater, qui primus utrique plausibile. Epifânio Dias: «fazendo quanto
Mauretaniae imperitavit, studiorum clari- mal podia, só causava damnos parciaes, por
tate memorabilior etiam quam regno» (V, ex. devastando esta ou aquella região, cer-
16: «Iuba padre di Tolomeo, che per primo cando esta ou aquella praça, sem poder pôr
comandò a entrambe le Mauritanie, fu più em risco a independencia da nação portu-
insigne nella fama degli studi che nel gover- guesa» («Facendo tutto il male che poteva,
no»). L’espressione regna Iubae è classica; vd. solo causava così danni parziali, per es. de-
ad es. Lucano X, 475. Certo l’autore della vastando questa o quella regione, assalendo
Pharsalia si riferisce al Giuba I, che dopo questa o quella fortificazione, senza riuscire

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NOTE CANTO III pp. 233-235

a porre in rischio l’indipendenza della nazio- Mattoso (D. Afonso Enriques, Lisboa, Temas
ne portoghese»). Ribatte Rodrigues (Estudos e Debates, 2014 rist.), nel 1184 avrebbe avu-
pp. 45 sg.): «O sentido obvio do trocadilho to 75 anni circa. Evidentemente aumentare
[calembour, acutezza, gioco di parole] è que l’età del vegliardo è trovata dei cronisti per
o imperador de Marrocos fazia quanto mal glorificarne maggiormente il valore.
podia, mas nem sempre podia fazer quanto 380 Come sa chiunque sia stato a Coimbra,
mal queria» («faceva quanto male poteva, ma la città appunto di cui si parla qui. Si veda il
non sempre poteva fare il male che avrebbe celebre sonetto Doces e claras águas do Mon-
voluto»), adducendo il supporto di Galvão dego, la cui paternità camoniana è discussa
Chronica (p. 76, un passo però che si riferisce
(più probabilmente fu scritto da Diogo Ber-
alla fuga dei mori, non alla loro invasione, e
nardes: cfr. Spaggiari Camões pp. 79-91).
non è affatto probante). Basto: «Os mouros,
381 Ovvero ‘infedele’.
por onde passavam, iam fazendo quanto mal
podiam, – o que lhes era possível em partes, 382 Faria e Sousa propone numerosi riscontri
atacando grupos insulados de portugueses, classici e rinascimentali per questa espressio-
sem encontrarem o exército portugues». In ne; forse il più interessante è quello riferito
ogni caso noi intendiamo em partes come fos- al Caronte virgiliano «iam senior, sed cruda
se em parte, e così traduciamo. Resta aperto il deo viridisque senectus» (Aen. IV, 304).
problema, comunque. 383 Costrutto simile all’ablativo assoluto
374 La sfera della rabbia è proprio quella (Epifânio Dias). Infatti il soggetto cambia
di Bacco, come abbiamo visto; cfr. poi infra al v. sg.
l’«irado Baco» a VI, 10, 4. 384abituale] Pellegrini □ l’ordinaire
375 trabucco] Paggi □ balestra] Pellegrini. impétuosité] Bismut.
Il termine italiano equivalente corretto è 385 Per qualhada vd. supra II, 100, 3 e altri
‘catapulta’, balista in portoghese. La forma
ess. in Verdelho Concordância.
trabucco è comunque attestata anche nell’i-
386 Vd. III, 53, 2, stesso sintagma in fi ne di
taliano antico.
376 «acordo] = presença de espirito»
verso.
387 Forse vaga memoria di O. F. XVII, 182-
(Epifânio Dias). Abbiamo in parte traslato
questo significato nel sangue freddo del pri- 183: «Vengon nel campo, ove fra spade et
mo emistichio. archi / e scudi e lance in un vermiglio stagno
377 Come già faceva notare Faria e Sousa, le / giaccion poveri e ricchi, e re e vassalli, / e
sozzopra con gli uomini i cavalli. // Quivi dei
due coppie lessicali esforço e acordo/ ânimo
corpi l’orrida mistura / che piena avea la gran
e prudência si corrispondono per il mix
campagna intorno» ecc. (Garcez Ferreira).
espressivo di coraggiosa energia e prudente
388 Nell’originale postos em fugida è costru-
controllo di sé e della situazione. Sul piano
strutturale, alle due coppie si aggiunge la zione ad sensum.
terza del v. 8, esforço e resistência, che condi- 389 Cfr. Galvão Chronica LIII, pp. 75 sg.;
vide il primo lemma con la prima. Pina Sancho I IV, pp. 10 sg. Inutile osservare
378 Secondo Bismut que è «conjonction de che la quartina è tutta costruita sulla figura
conséquence et non causale». etimologica, con in più la mortuaria agudeza
379 Stando a Rui de Pina, Afonso aveva no- fi nale.
vant’anni (IV, p. 10; cfr. Galvão Chronica 390 «dando muitas e muy merecidas graças
LIII, p. 75). Sulla precisa data di nascita del ha nosso Senhor por vitoria tão milagrosa»
primo re portoghese gli storici discutono; (Pina, ivi p. 11); «dando muitas graças, e
se consideriamo il 1109, come propone José louvores a N. Senhor» (Galvão, ivi p. 76).

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pp. 235-237 CANTO III NOTE

391 Di Dio pugna il favor più che la gente] queza & pouca dura da vida humana, pois a
Paggi 59. Esempio – fra i tanti – squisito di mesma que nos principios da vida ajudava e
fedeltà ed eleganza, che ci ispira. favorecia os homens, & era causa de muytos
392 Consueto polittoto vencendo…vinto, gostos es passatempos, lhe tinha prestes &
come supra a 73, 6 ecc. L’età di Afonso, aparelhados os instrumentos e petrechos
come abbiamo accennato, doveva essere di necessarios pera a sepultura» («dando a in-
76 anni circa, non certo gli iperbolici 92 che tendere fiacchezza e poca durata della vita
gli attribuiscono le cronache. Faria e Sousa umana, poiché la stessa che aiutava e favo-
adduce due versi di Gandolfo Porrino, che riva gli uomini nei principi della vita, era
riportiamo: «Così colui, che tutto il mondo anche causa delle molte gesta e passatempi,
vinse, / d’altrui vinto restò d’un amor giu- teneva pronti e apparecchiati per loro gli
sto», quindi non da morte (Rime di Gandol- strumenti e le pietre necessarie alla sepol-
fo Porrino, Venezia, M. Tramezzino, 1551, c. tura». E Plutarco: «An ea re hominis fragili-
59r). tatis & imbecillitatis humanae admoneri pu-
393
tant, quod una & eadem dea principium ac
Nella poesia classica, medievale e mo-
fi nem vitae in potestate habeat» (vd. Marcos
derna l’aggettivo pallida si riferisce in gene-
S. Lourenço p. 577, n. 640, c.vi miei). La dea
re alla Morte (es. celebre in Hor., Carm. I, 4,
protettrice dei portoghesi accompagnereb-
13), qui per sineddoche alla ‘malattia’, alla
be così anche alla morte l’eroe Afonso.
‘sofferenza ultima’. Tuttavia l’amato Virgilio
396 Cfr. Garcilaso, El. I in morte di Bernal-
scrive pallentes morbi ad Aen. VI, 275 (e cfr.
le due citazioni in Quintiliano VIII, 6, 27), dino de Toledo, vv. 166 sgg.: «Vos altos pro-
e subito dopo «Letumque Labosque» (277), montorios» ecc. (BG c. 234r).
Morte e Dolore (doença), talché si conferma 397 Rodrigues (Estudos p. 46) difende giu-
come il modello principe per Camões. stamente la lezione della princeps, corretta
394 La giuntura fredda man è onnipresente poi in dos rios nelle sgg. edizioni.
nella poesia italiana del ’500 e non solo; 398 Impossibile trovare un equivalente per
per enfraquecido cfr. El. V (Se quando con- l’iper-portoghese saudade e quindi saudoso;
templamos): «que agora como humano cfr. Carolina Michaëlis de Vasconcelos, La
enfraqueceu», riferito al corpo di Cristo saudade portoghese, ed. Rita Marnoto e Sil-
debilitato a morte (poco sotto: «Oh, não via Bernardini, Roma, Lithos, 2019. Il moti-
enfraqueçais, Deus incarnado!»); son. 12: vo del pianto funebre della natura fa pensa-
«alma enfraquecida»; Ecl. III: «o pastor re in primis all’ecloga V di Virgilio in morte
triste / ousa, areceia, esforça e enfraquece»; di Dafni («Daphni, tuum Poenos etiam in-
poi qui infra, III, 141, 1 ecc. L’amore ecces- gemuisse leones / interitum, montesque feri
sivo enfraquece fi no a ridurre l’amante un silvaeque locuntur», vv. 27 sg.), ma anche
cadavere vivente; così la tarda età sfianca e a Georg. IV, 461-463: «flerunt Rhodopeiae
affatica il corpo sino al decesso. arces / altaque Pangaea et Rhesi Mavortia
395 Dea italica della morte (Faria e Sousa tellus / atque Getae atque Hebrus et Actias
accumula citazioni classiche che vanno da Orithya», nonché a numerosi altri loci scio-
Orazio a Giovenale a Tito Livio ecc.). Cu- rinati da Faria e Sousa e Garcez Ferreira.
riosa la testimonianza di Plutarco (Proble- 399 Vd. Boscán, Leandro vv. 1420-1426:

mata vel Quaestiones Romanae in Plutarchi «Lloraron en los montes las Driadas / hin-
Chaeronei […] Opera moralia, Basilea, ap. chiendo de alaridos [riempiendo di ululati]
M. Isingrinium, 1541, c. 91v), ripresa da las montañas; / lloró la toda Thracia hasta
Manoel Correa attraverso Celio Rodigino, las combres, / mas altas de Rhodope e de
in base alla quale Libitina e Venere erano Pangeo, / lloraron la los Getas comarca-
la stessa divinità, «dando a entender a fra- nos [confinanti], / lloró la el caudal Hebro

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NOTE CANTO III pp. 237-241

y otros rios / con lagrimas corriendo de 415 I Crociati entrarono a Lisbona nel 16
sus fuentes» (Boscan & Garcilaso c. 150v). luglio 1189, offrirono il loro aiuto a Sancho,
Camões sembra aprire e chiudere la quarti- in cambio di poter fare razzia della città di
na evocando i due massimi lirici castigliani, Silves, che cadde nel 3 settembre. Il cerquo
contaminandoli con memorie classiche. di Silves e la vittoria è raccontata nei capp.
400Come a I, 17, 6, ennesima dizione for- VIII-XI della Chronica di Rui de Pina.
mulare in fi ne verso. 416 Complemento oggetto.
401 Anche qui il doppio richiamo lamento- 417 Alternanza di verbo al passato e al pre-
so ha numerosi precedenti; ci accontentia- sente, frequente nel poema, come già abbia-
mo dei celebri versi di Verg., Ecl. VI, 43 sg.: mo visto.
«His adiungit, Hylan nautae quo fonte re- 418 Cioè va alla Guerra Santa (= santa em-
lictum / clamassent, ut litus: “Hyla, Hyla!”
presa 87, 1).
omne sonaret».
419 Forma arcaica per Maometto.
402Come è stato riferito nelle ottave prece-
420 Forma alternativa per Marte (88, 4).
denti.
403 quando fe’ il Beti colorato in rosso] Bo- 421 «e em quanto duraram has treguoas
naretti, dantescamente. Vd. supra 19, 8 e n.; que El Rey D. Sancho poz com os Mouros,
75, 6-8. sempre pela mayor parte do tempo teve
404
guerra [combatté] com El Rey Dom Affonso
Nel 9 dicembre 1185.
de Liam, ha que tomou [D. Afonso di Leon,
405Rui de Pina esalta l’ottimo governo di al quale prese] em Gualiza ha cidade de
questi primi anni di Sancho I (V, p. 12). Tuy» (Pina Sancho I XVI, p. 49). Tuí (nel
406 L’uso di quello che per noi è il passato verso di Camões nome bisillabo) è al confi-
prossimo, al posto del remoto, conferisce vi- ne fra Galizia e Portogallo, ora in provincia
vacità e dinamizza l’atto dell’assedio di Silves. di Pontevedra (anch’essa conquistata allora
407 Silves era (ed è) fiorente città dell’Algar- da Sancho I); in quel luogo di frontiera fra
ve, allora in mano ai Mori. la terra del re di León e i portoghesi c’erano
408
già stati scontri.
Dittologia in rima; si osservi al verso 7 la
422 Potremmo dire ‘assalito alla sprovvista,
ripresa di gente.
409 rapinato, derubato’, piuttosto che l’anodino
Si tratta della spedizione della terza cro-
«sorpreso» di Pellegrini.
ciata (1189-1192); la seconda era fi nita nega-
423 Afonso II regnò fra il 1211 e il 1223.
tivamente per i cristiani, sconfitti dal grande
Saladino a Tiberiade, e Guido di Lusignano 424Alcácer-do-Sal fu riconquistata dai por-
era stato fatto prigioniero (1187). toghesi, con l’aiuto di un contingente olan-
410 La terza crociata era capitanata da Fede- dese, nell’ottobre del 1217.
rico Barbarossa. 425 Nel 1191.
411 Guido di Lusignano, come detto sopra. 426 Sancho II regnò fra il 1223 e la fi ne del
412 Costretti dal Saladino in un luogo privo 1247 e morì in esilio a Toledo nel 4 gennaio
di approvvigionamento idrico, ridotti allo dell’anno seguente.
stremo, i Cristiani si arresero (vd. testimo- 427 mite e indolente] Pellegrini. Anche
nianze in Epifânio Dias). Epifânio Dias fa notare che manso equivale
413 La pianura di Tiberiade. al latino mitis, mitis ingenii.
414la flotte superbe] Bismut. Era composta 428 Sulla «naturaal, e fraca incrinação» del
anche da genti delle Fiandre, della Dani- giovane quarto re di Portogallo si diffonde
marca e di altre località nordiche. Rui de Pina (Sancho II I, p. 2). In sostanza

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pp. 241-245 CANTO III NOTE

Sancho II sarebbe rientrato nella categoria de Pina (Sancho II capp. IV sgg.). Il fratello
del rex inutilis, né giusto né tiranno (cfr. di Sancho, Afonso, conte di Boulogne, spo-
Tocco). so di Matilde (vedova di Philippe de Boulo-
429 a cui altri aspirava] Pellegrini. Faria e gne, del lignaggio dei re di Francia), accom-
Sousa (e indirettamente Marcos S. Lou- pagnato da una bolla papale di Innocenzo
renço, nonché Bismut e Rodrigues) fa sog- IV che lo dichiarava Regidor del Portogallo,
getto di pede il Reyno, che richiederebbe un venne nel regno lusitano ed esercitò il suo
re diverso da Sancho, più capace, ma non è ruolo fi no alla morte di Sancho, quindi go-
parafrasi ricevibile: il riferimento camonia- vernò come re Afonso III dal 1248 al 1279.
no è a qualcuno che vuole prendersi il pote- 440 «O epíteto passou depois para D.
re, come si vedrà dopo. Afonso IV, a partir da Genealogia verdadeira
430 L’ottava è riccamente popolata di figu- etc. de Nunes de Leão, publicada em 1590»
re di ripetizione (descuidados…descuidos; (Rodrigues). «Isto», commenta Ramalho
outrem…outro; mandava…mandado; pri- (p. 127), «equivale a dizer que Camões se
vados…privado; por causa…porque) e nessi limitou a seguir o uso do seu tempo e não
allitteranti; un vero paradigma della con- cometeu, portanto, um erro» (il poeta seguì
cezione epica camoniana della testura ite- le opinioni che circolavano nel suo tempo, e
rativa. Sempre possibile, a nostra opinione, per questo non commise errore).
il lontano modello dell’eloquio di Pier delle 441 Il forte iperbato dell’epifonema è stato
Vigne nell’Inferno dantesco; oltretutto qui discusso ampiamente da Faria e Sousa, con
si parla di intrighi di corte. infi niti e ridondanti esempi. Cfr. Aen. IX,
431Sporus, «femminilizzato» e sposato da 644: «nec te Troia capit».
Nerone. 442In occasione delle seconde nozze con D.
432 Note vicende più o meno veraci narrate Beatriz, figlia naturale del re Alfonso X di
ad esempio dal pettegolo Svetonio. Castiglia – vivente ancora la prima moglie.
433 Su cui vd. la biografia di Elio Lampridio 443 Rima equivoca fora: fora.
nella Historia Augusta, testo assai celebre. 444 Come in Verg., Aen. XII, 1-2: «Turnus ut
434 Famoso esempio di re assiro effeminato infractos adverso Marte Latinos / defecisse
e lascivo. Si noti nell’ottava la dorsale allitte- videt».
rante sul suono /m/: moço…mulher…mãe… 445Vd. supra 15, 6, dizione formulare; vd.
mau…mole, tutti termini relativi a compor- anche V, 99, 4: «ilustre e bélica fadiga».
tamenti indegni e osceni.
446 «Entiende la nacion Maura, i el fuerte
435 Numerosi, e alcuni di essi celebri, come
vale ‘contumaz, porfiada, i molesta’ ya en
Trasibulo e Dionisio (I e II) di Siracusa. Vd.
España» (Faria e Sousa); «forte no sentido
tiranizado…tiranos, fig. etimol.
de pertinaz» (Pimpão).
436 Tiranno di Agrigento; vd. supra 39, 8. 447 L’eccellente Dom Dinis, re liberale, ce-
437 «Parece-me que nestes versos ha lebrato e primo grande poeta lusitano (au-
reminiscencia do lugar de Plinio [junior]: tore delle Cantigas de amigo, ovviamente in
iam non possumus nisi optimum ferre (Pa- galego-portoghese), regnò a lungo dal 1279
negyr. 44)» Epifânio Dias (nell’originale: al 1325. Vd. recentemente Don Denis, Can-
possimus). tigas, a cura di Rachele Fassanelli, Roma,
438 Letteralmente: ‘quando Sancho si sepa- Carocci, 2021.
rò dalla vita’, come in latino ex vita discedit 448Cioè di Alessandro Magno, la cui stra-
(Epifânio Dias). ordinaria liberalità fu descritta da Plutarco
439 La vicenda è ampiamente narrata da Rui e Curzio Rufo. «e foy Principe tam liberal

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NOTE CANTO III pp. 245-247

sem algum vicio de prodiguo [liberale, ma 458 «porque ho Ifante D. Affonso se moveo
senza essere smodatamente prodigo], que por ha esta sua desobediencia contra seu padre,
todalas terras elle por sua grande nobreza das quaaes ha primeyra foy em Beja, por
foy de todos muy celebrado» ecc. (Pina Dom sentir que El Rey D. Diniz queria grande
Dinis I, p. 2). beem ha D. Affonso Sanches, e aho Conde
449 Cfr. supra I, 17, 3. D. Johaõ Affonso seus filhos naturaaes»,
Pina Dom Dinis XVIII, p. 62 («poiché l’In-
450 Come in latino iura, leges, mores (cfr. fante D. Afonso si mosse a disobbedire al
Tito Livio cit. da Epifânio Dias). padre, primamente a Beja, sentendo che il
451 In realtà la prima Università lusitana Re D. Dinis voleva gran bene a D. Afonso
ebbe sede a Lisbona (1290) e nel 1307 fu Sanches e al conte João Afonso, suoi figli
trasferita a Coimbra. naturali»). Nel 1325 Afonso IV, ormai re,
452 Nella princeps abbiamo de, che è inutile esiliò il fratellastro Afonso Sanches, e i con-
correggere in do, come dimostra Rodrigues trasti fra i due furono sanati solo nel 1339.
(Estudos pp. 46 sg.). Il Mondego, come si sa, 459 «El Poeta assi como no perdona a los
è il fiume che attraversa Coimbra. vicios, no niega las alabanças [le lodi] a las
453 In quanto «omnium doctrinarum in- virtudes» (Faria e Sousa). Afonso IV regnò
ventrices Athenas» (Cic., de Or. I, 4, 13). fra il 1325 e il 1357.
460 Sullo scontro tra il re portoghese e Al-
454 Calepinus descrive la pianta come pro-
fonso XI re di Castiglia, fra l’altro dovuto
fumata e «quae coronis admisceri solet».
al rifiuto di quest’ultimo di dare in moglie
Vd. Verg., Ecl. VII, 27-28: «baccare frontem
la figlia dell’Infante spagnolo D. Manuel,
/ cingite, ne vati noceat mala lingua futuro»,
Costanza, all’Infante portoghese Pedro, vd.
quindi una pianta contro la maldicenza dei
Pina Afonso IV capp. XXXIV sgg. Inoltre
poeti avversari. È stato osservato che avvi-
Alfonso XI, genero di Afonso IV lusitano,
cinando bácaro a lauro si crea un gioco di
maltrattava anche pubblicamente la propria
parole con bacalaureus, bacalaureatus, os-
moglie, provocando l’ira del suocero, altro
sia baccelliere, dottore di primo livello.
motivo di inimicizia.
«Signalons toutefois que ce terme a un’éty-
461Leitmotif della inferiorità numerica e
mologie diffèrente puisqu’il dérive de bacca
(baie) et laurus (laurier), l’impétrant portant superiorità bellica dei Portoghesi.
à cette occasion une couronne garnie de 462 Nel 1340 l’Imperatore del Marocco
baies» (Bismut). invase la penisola, in accordo col regno di
455 Su questa attività intensa del monarca vd. Granata. Portogallo e Spagna avevano fir-
Pina Dom Dinis XXXII, pp. 94 sg. mato la pace l’anno prima.
463Adottiamo, per ragioni metriche, l’ac-
456 La terza delle Parche, la quale recide il
cento antico sull’ultima, già dantesco.
fi lo della vita. Ἄτροπε καί Λάχεσι, Κλωθώ,
464 Vd. supra, I, 55, 2 e n. «Sed et Indis bel-
Inni orfici 59, 16 e cfr. Es., Theog. 217 sgg.
L’espressione rupit Atropos è diffusa nella lum intulit [scil. Semiramis], quos praeter
letteratura neo-latina; la troviamo ad esem- illam et Alexandrum Magnum nemo intra-
pio nell’epitaffio di Giovanni del Virgilio vit» (Iust. Epit. I, 2).
per l’Alighieri: «Atropos heu laetum livida 465 Nel significato antico di ‘meravigliare
rupit opus» (vd. Dante and Giovanni del Vir- estremamente’, quindi anche ‘impaurire’.
gilio, by Philip H. Whicksteed & Edmund Una piccola forzatura linguistica, anche qui
G. Gardner, New York, Haskell House, per ragioni metriche.
1970, p. 174). 466Attila si defi niva fl agellum Dei, come ap-
457 Aveva 64 anni. pare nelle fonti, compreso Sabellico.

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pp. 247-249 CANTO III NOTE

467 «Os Hunnos pertenciam [propriamente 470 Letteralmente ‘temendo più per la di-
appartenevano] á raça Mongolica; mas em struzione (fim) del popolo ispanico’. A fim
Camões gotico serve de designar em geral os corrisponde morte del v. sg.
povos barbaros que invadiram o imperio ro- 471 Nel 711.
mano, qualquer que fosse a sua raça» (Epi- 472 Ad Alfonso di Castiglia pare che la con-
fânio Dias). Rodrigues (Estudos pp. 47 sg.)
sorte Maria non fosse molto cara, visto che
obietta che la fonte camoniana, Sabellico,
la maltrattava e la tradiva con Doña Leonor
era precisa nell’indicare la nazionalità hun-
Nuñez de Guzman, cosa ben nota al suo-
nica e altrettanto perspicua nel distinguere
cero portoghese che ne soffriva (vd. anche
Goti da Unni, entrambi Scitici, in guerra fra
Nunes de Leão cc. 148v sgg.); a meno che
loro; ne conclude che gótica vada emendata
non si voglia intendere caríssima riferito al
in Húnica. Più semplice dedurre che qui non padre Afonso (‘gli mandava la consorte, a lui
è il Sabellico che Camões sta seguendo. carissima’), anticipando filha amada. Oppu-
468 Tartesso, secondo fonti antiche come re può essere un semplice epiteto che non
Strabone, era una città allo sbocco del Gua- vuole registrare l’indegno comportamento
dalquivír; Plinio colloca «Carteia, Tartesos del re spagnolo, o ancora Camões lascia
a Graecis dicta» appunto nell’area betica aleggiare un’ambiguità sintattica voluta-
(III, 7), poi scrive, questa volta a proposito mente. Certo è che al v. sg. il secco mulher si
di Cadice, che «nostri Tarteson appellant» contrappone all’ardente filha amada.
(IV, 120); Eratostene situava «Tartessis» 473 Forte impasto fonico negli ultimi tre
presso Gibilterra (cfr. Epifânio Dias). «I versi, con il polìttoto mandava…manda…
would certainly indentify Tartessus with mandada, l’allitterazione con mulher, l’altra
the later Carteia, in the bay of Gibraltar» che lega caríssima a consorte, la paronomasia
(Burton 2 p. 599) e vd. infra VIII, 29, 8. manda…amada e amada…mandada, il ricor-
L’imperatore del Marocco e il re di Granata rere della laterale palatale lhe…mulher…
si incontrarono effettivamente ad Algecir, filha. «The threefold repetitions of mandar
nella baia di Gibilterra, per porre poi l’asse- (to send) are quite in Camonian style» os-
dio alla vicina Tarifa (vd. infra, 109, 2). Per serva anche Burton (2, p. 599). Quasi un bi-
alcuni, come Manoel Correa, Faria e Sou- schizzo manieristico, ma molto serio.
sa, Garcez Ferreira, Tartesso coincide con 474 Bel superlativo, che echeggia il prece-
Tarifa, ma già Pedro Mantuano nel 1613 di- dente caríssima. Sicuro omaggio a un cele-
chiarava assolutamente falsa questa identifi- bre verso di Garcilaso, Egl. III, 2: «illustre, y
cazione (cfr. n. 729 a Marcos S. Lourenço p. hermosíssima Maria» (Boscan & Garcilaso
606). Il Mantuano distingueva tre città dal c. 281v).
nome Tartesso, la prima alla foce del Betis,
475 Triplice allitterazione sull’occlusiva bi-
la seconda Cadice e, terza, la latina Carteia,
labiale sorda. Si tratta dei palazzi reali por-
adducendo numerosissime fonti a supporto:
toghesi a Évora.
nessuna delle tre aveva a che fare con Tarifa
476 «sumptuosos» (Faria e Sousa).
(Advertencias a la Historia del Padre Ivan de
Mariana de la Compañia de Iesus, Impressa 477 Corretto il richiamo a Verg., Aen. VI,
en Toledo en latin año de 1592 y en Romance 860-862: «una namque ire videbat / egre-
el de 1601. […] segunda impression […], Ma- gium forma iuvenem et fulgentibus armis, /
drid, Imprenta Real, 1613, pp. 1-5). sed frons laeta parum et deiecto lumina vol-
469 Si noti força e forte che incorniciano il tu»; «Vedeva in uno il procedere del giovane
verso, e poi la ripresa di forte al v. 5. Ormai dallo splendido corpo e dalle armi fulgenti,
nessuno potrà considerare povertà lessicale ma con fronte poco lieta e gli occhi a terra».
questa insistita ripercussività epica. 478 Come indica anche Pina Afonso IV: «a

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NOTE CANTO III pp. 249-251

Raynha com grande humildade, & muytas 490 Non nomina direttamente il re di Ca-
lagrimas» (LVI, p. 152). stiglia, ma con accortezza, in questa pero-
479 Nel sonetto petrarchesco I’ vidi in terra ratio tutta retoricamente avvertita, evoca
angelici costumi Laura è descritta lagrimosa colui a cui fu data in sposa dal padre.
e sospirosa mentre parla, come qui Maria, «Iudiciosissima razon para obligar al Rey a
v. 8. socorrerla. Aquel (dize) que tu me diste por
480 marido, que yo no lo eligi, está en peligro:
«humeroque […] eburno», Verg., Georg.
tu eres obligado a sustentarme en aquello en
III, 7 (e vd. nota Heyne Vergilius 4, p. 1952).
que me pusiste por tu gusto, y que yo aceté
481 Non ho resistito a questa piccola infe-
por tu obediencia, i sufro por el pundonor
deltà; mi sia scusa il petrarchismo camonia- de tu hija, no tratandome el, ni como hija
no (che ha indotto anche Bonaretti a tradur- tuya, ni como su muger» (Faria e Sousa).
re: «e le angeliche chiome all’aura sparse»).
491 épouvantée] Bismut spaventata] Poppa
482 Si noti la rassomiglianza con Venere
Vòlture. Non accolgo la traduzione «mi-
che supplica piangendo il padre Giove nel
nacciata» (Pellegrini, Averini, Mercedes La
II canto (ott. 36 sgg.), come Camões stesso
Valle).
suggerisce infra all’ottava 106.
492Cioè ‘è esposto’, quindi destinato a soc-
483 barbara] Pellegrini □ barbares et sau-
combere per inferiorità di poder.
vages] Bismut. Può esservi eco di Ar., O. F.
493 Serba traccia, forse, del lamento di
I, 16, 3-4: «d’aver condotto, l’un, d’Africa
quante / genti erano atte a portar spada e Andromaca nel sesto dell’Iliade: «non te
lancia». miseret mei, quae infelicissima protinus, si
484 egrederis, futura sum vidua?» ecc. (Home-
Abu al-Hasan ’Ali.
ri Ilias p. 122).
485 Cfr. supra 99, 6, ripresa formulare. 494 Nell’originale, più ripercussivo, sem è ri-
486 Vale per ‘esercito, forza in armi’; si os- petuto tre volte. Vd. infra IV, 44, 8: «sem fi-
servi che poder è ripetuto all’ottava sg., v. lhos, sem maridos, desditosas». Il sintagma
3, a rimarcare qui la scarsa «possa» del re vita oscura è in Dante, in Petrarca, in Della
castigliano. Casa e altrove.
487 Il sintagma salso mar (gr. ἀλμυρὸς 495 Segna l’epilogo dell’orazione.
πόντος) è res nullius da Esiodo (ΘΕΟΓ. 107)
496 Traducendo in questo modo, ci sembra
al ’500.
488 Allitterazione: ferocidade…furor (e al
più calzante qui l’aggettivo puro; vd. comun-
que infra, V, 48, 6: «mágoa pura». «Com
v. 2 fera). Epifânio Dias (seguito da Basto)
puro medo = só com medo» (Basto).
richiama il latino ferocitas, nel senso di ‘im-
497 Fiume orientale del Marocco, chiamato
battibile ardimento’. Tuttavia il precedente
gente fera orienta la semantica di ‘ferocia’ oggi Moulouya; cfr. Plin., Hist. Nat. V, 19:
nell’ambito della ‘ferinità’, e il furor, che è «amnis Mulucha»; Sallust., Bell. Iug. XIX,
più forte dell’ira (cfr. Marcos S. Lourenço p. XCII: «flumen Muluccha». Divideva la
608 e n. 737), si addice a uomini che hanno Mauritania Tingitana da quella Cesariense,
perso la propria umanità e sono imbestiati. ovvero «os Massilienses dos Cesarienses»
489 Il crescendo di iperboli (figura tipica (Marcos S. Lourenço), cioè a dire, oggi,
di un discorso elativo) culmina nell’ultimo l’Algeria dal Marocco. L’iperbole, come già
verso con un’immagine forse un po’ troppo sottolineato, è consona al registro alto della
esagerata. Faria e Sousa sostiene che un ec- supplica di Maria al padre.
cesso di timore si addice a una muger, ma 498
Cfr. Verg., Aen. IX, 13: «rumpe moras
qui è una questione di retorica. omnis».

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p. 251 CANTO III NOTE

499 Intendi, retoricamente: ‘se è vero, come ella o Infante Dom Pedro seu fi lho que se
è vero, che…’. tornaram a Estremos, & de Elvas el Rey de
500 Accoglienza gioiosa e amorosa da parte Portugal com a Raynha dona Maria sua fi-
del padre è attestata anche da Pina Afonso lha, se passaram loguo a Badajos onde reco-
IV (ibid.); vd. supra 102, 7. Asselar (assellar) lhidas suas gentes que cada dia chegavam,
nel significato di ‘certificare’; vd. Cam., El. seguiraõ tambem o caminho de Sevilha»
1, 139: «5a cousa, Senhor, por certo assele». ecc. (LVI, p. 155: «Il Re di Portogallo si recò
501
a Elvas e lasciò la Regina donna Beatrice
L’ha chiamato Re, ora lo chiama due
sua moglie, e con lei l’Infante D. Pedro suo
volte padre: tutta la perorazione è «total-
figlio, che fecero ritorno ad Estremos, & da
mente admirable» (Faria e Sousa).
Elvas il Re portoghese con la Regina donna
502 può essere che non trovi più chi soccor- Maria sua figlia passarono subito a Badajos
rere] Pellegrini. Bisticcio in cauda dell’otta- ove, raccolta la sua gente, che ogni giorno
va. L’acude del v. 3 viene ripreso e arricchito arrivava, seguiron poi il cammin per Sivi-
da corre, che si lega poi per polittoto e figura glia»). Città alentejane, Elvas e la fortezza di
etimologica a corres e socorres. Quest’ultimo Badajoz distano circa 8 km, nell’attuale di-
presente indicativo socorres in luogo del stretto di Portalegre; Estremoz è invece nel
congiuntivo è, secondo Rodrigues (Estudos distretto evorense. Con campos Eborenses il
p. 48), comune all’epoca di Camões, e non poeta semplifica per rapidità narrativa; forse
metaplasmo di modo per obbedienza alla (Tocco lo dà per certo) tiene presente un’im-
rima, come indica invece Epifânio Dias. portante fonte alternativa, Resende Evora,
503 La timida Maria è comparata alla triste dove si legge al cap. XVII: «De Evora levou
Venere, enfatizzando l’umanità piena della cent cavallos & mil peons».
prima, che ha pronunciato un discorso forte 509 Il verbo, già incontrato supra a 81, 5, ri-
e convincente, ma naturalmente teme l’ira echeggia il virgiliano densari (cfr. Aen. VII,
del padre contro il re castigliano. 793 sg.).
504 Traduce que; la costruzione è analoga 510 Cfr. infra VI, 61, 3.
alla latina non aliter…quam (Epifânio Dias). 511 Nell’originale il trìcolo è articolato e
505 Il confronto è con l’episodio dell’Enei- asindetico.
de I, 227 sgg., e quindi indirettamente con 512 Si può addurre Verg., Aen. VIII, 1-6:
il derivato Lus. II, 33 sgg. (vd. supra). In
«Ut belli signum Laurenti Turnus ab arce
tal modo Camões dichiara la propria fonte
/ extulit et rauco strepuerunt cornua cantu
principe, e mostra di emularla. Mito e sto-
/ utque acris concussit equos, utque impu-
ria vengono esplicitamente uniti in un epico
lit arma, / extemplo turbati animi, simul
matrimonio.
omne tumultu / coniurat trepido Latium
506 Per infando, latinismo, si intenda appun- saevitque iuventus / effera»; «Appena Tur-
to ‘terribile, orribile’ (Pimpão), letteralmen- no l’insegna della guerra fuori della rocca
te ‘indicibile’. Cfr. ovviamente «Infandum, di Laurento / condusse, i corni strepitarono
regina, iubes renovare dolorem» (Verg., con il loro rauco suono, / e spronò i cavalli
Aen. II, 3). potenti, e così condusse le armi, / e subito
507 Nell’originale ‘gli chiede’. Dunque ripe- gli animi si agitarono / e insieme con violen-
tizione di lhe e triplice allitterazione: PEsan- to e spaventato tumulto sconvolge il Lazio e
do…POuco…PEde. incitò la gioventù /sfrenata».
508In Pina Afonso IV si legge invece: «El 513 La tromba di guerra; lasciamo trom-
Rey de Portugal se foy a Elvas, & leixou a betta, ma non c’è in realtà diminutivo. Vd.
Raynha dona Beatriz sua molher, & com «tuba canora e belicosa» supra, I, 5, 3; Verg.,

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NOTE CANTO III pp. 251-253

Aen. IX, 503 sg.: «At tuba terribilem soni- rispettivamente «ao longuo do mar» e «da
tum procul aere canoro / increpuit». banda da serra» (Pina Afonso IV LVIII, p.
514Espressione virgiliana; vd. ad es. «ful- 163 e cfr. Rodrigues Estudos p. 49; aggiun-
gentibus armis», Aen. XII, 275. gi Nunes de Leão 162v: «contra a parte do
515
mar…entre a montanha & o campo»).
Cfr. «e rimbombar le selve e le caverne»,
523 «Non se vió corazon tan sosegado, / que
Ar., O. F. XI, 34, 6. Cfr. pure infra 133, 5.
516
no diese nel pecho algun latido» (Ercilla,
spicca] Pellegrini. Il motivo della sopra-
Arauc. XXIX, penultima ottava: «Non si
eminenza del duce o del grande guerriero è
vide animo così calmo / che non desse nel
ben documentato da Faria e Sousa, che ad-
petto un sussulto»).
duce Omero, Quinto Smirneo, e soprattutto
524 Rui de Pina nota che il re portoghese
Virgilio, di cui si veda ad es. Aen. VII, 783
sg.: «Ipse inter primos praestanti corpore «parecia favoreçido da graça de Deos» (ivi, p.
Turnus / vertitur arma tenens et toto vertice 157). Bismut si fa un po’ troppi problemi: «Le
supra est». Aggiunge vari altri passi virgilia- sens n’est pas très clair. On peut avancer trois
ni, nonché Maffeo Vegio, Ovidio, Lucano, interprétations: 1°. Christ combat aux côtés
Gerolamo Vida, Ariosto, Ercilla, l’Antico de ses défenseurs. 2°. Christ combat par l’in-
Testamento ecc. Garcez Ferreira cita anche termédiaire de ses défenseurs. 3°. Chaque
Trissino. In un contesto chiaramente inter- soldat sent que Christ lutte aux côtés de ses
discorsivo, il riferimento certo per Camões è compagnons». L’unico dubbio effettivo può
quasi sempre quello a Virgilio. esservi su seus, se sia cioè da riferirsi a Cristo
o al peito (cioè al soldato cristiano). La prima
517 Cerchiamo di tradurre così la figura eti-
ipotesi è quella più convincente.
mologica leva…alevantado.
525 Cfr. supra III, 26, 1-2. Gli arabi son detti
518Per l’aggettivo amedrontado vd. supra quindi agareni, oppure ismaeliti, dal nome
104, 2. del figlio di Agar.
519 Pina (Afonso IV cap. LVII) narra diffu-
526 Ripresa di pequenos di 109, 4, con for-
samente dell’incontro dei due re a Siviglia, te contrapposizione fra l’immenso esercito
quindi la partenza e il viaggio magnis itineri- musulmano (per cui sono pequenos il cam-
bus fi no alla località del Rio Salado, dove si po e il monte) e il pequeno esercito cristiano.
svolse la celebre battaglia (30 ottobre 1340) L’enjambement «ridendo / stan» è nostro,
che Camões si accinge a descrivere. non camoniano.
520 Da riferirsi a son difronte e non a uni-
527 Secondo Camões Saraceno significhe-
ti, secondo Epifânio Dias. Faria e Sousa rebbe ‘discendente di Sara’, cioè della mo-
invece parafrasava: «Iuntos fi nalmente los glie legittima di Abramo, mentre invece
dos Alonsos en los campos de Tarifa, estan i turpi Agareni derivano dalla schiava di
enfrente de la gran moltitud de la ciega bar- Abramo, appunto Agar. Così indicava ad es.
baridad». il Sabellico, cit. da Faria e Sousa (vd. Rodri-
521 Ciechi spiritualmente, in quanto infe- gues Fontes pp. 225 sg.), ma prima ancora
deli. anche S. Girolamo nel comm. a Ezechia,
522 Tanto è grande il loro duplice esercito. cap. 28 (Garcez Ferreira). Per varie etimo-
Rui de Pina parla di «multidam sem conto logie di saraceni vd. la nota di Burton (2, pp.
dos imigos da Fee» (ivi LVII, p. 155). L’es- 599 sg.). Inutile comunque correggere la le-
pressione campo e monte non sembra solo zione della princeps Sarraceno con Saraceno.
«proverbiale», come suggerisce Epifânio 528 Come talvolta nei distici fi nali, ci per-
Dias, ma troverebbe conferma nella disposi- mettiamo una leggera infedeltà lessicale, e
zione degli eserciti castigliano e portoghese aggiungiamo una rima ricca e derivativa che

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pp. 255-257 CANTO III NOTE

non c’è nell’originale (ma ci suona molto Il paragone con i Mori e i Cristiani nella bat-
«camoniana»). Con stima traduciamo con- taglia del Rio Salado viene naturalmente.
ta, che vale letteralmente ‘calcolo’; con vana 536 Letteralmente ‘in analogo modo, così’
traduciamo nua, letteralm. ‘nuda’, cioè ‘pri- (destarte).
va di fondatezza’; con impropria traduciamo 537 Ripresa del despreza dell’ott. precedente.
falsa.
538 Cioè l’alta forza divina.
529 «Tucapel que robusto era y membrudo»
539 Bel latinismo; lo ritroviamo infra 124, 1
(Erc., Arauc. XXIX, 42, 5). In italiano, l’ag-
gettivo membruto si ritrova da Dante a Tas- e a VIII, 73, 6.
so e oltre. In particolare si veda il «gigante 540 Cioè con l’aiuto dell’Alta Fortaleza.
membruto» di Boiardo, O. I. I, I, 58, 3; IV, 541 Ma anche con l’abilità propria (vd. Mar-
33, 1; XX, 33, 2 (nelle edizioni cinquecente- cos S. Lourenço p. 615), come David si vale-
sche) e del Cieco da Ferrara, Mambr. XLIV, va del proprio ardimento (esforço).
10, 2.
542 «y mostrando estimarlo todo en nada»
530 coraggio] Pellegrini. (Erc., Arauc. XI, 49, 6).
531 L’episodio di David e Golia è nel primo 543 Nell’originale ‘il Regno’, metonimia in
libro dei Re (I Sm 17). David rifiuta di indos- parallelismo (e in figura etimologica) con
sare l’armatura, cui non è abituato, e porta o Rei. Perfetto l’equilibrio dispositivo del-
con sé soltanto il bastone e la fionda con le la quartina. Come Rui de Pina tramanda,
pietre (vv. 38-40). L’aggettivo inerme, latini- l’esercito castigliano combatte quello del
smo, significa appunto ‘senza armi’. Marocco, mentre i portoghesi affrontano i
532 «Así hablaba el bárbaro arrogante» granadini (Afonso IV LVIII, p. 163). Faria e
(Erc., Arauc. XXIX, 19, 1). Sousa evoca B. Tasso, Amadigi XXIII, 26, 8:
533 «Numquid ego canis sum quod tu venis «da tutto il mondo si faria temere».
ad me cum baculo?» ecc. (vv. 43 sgg.). David 544 Vd. supra 107, 3; sintagma formulare.
risponde: «Ego autem venio ad te in nomine 545 Faria e Sousa propone due loci paralleli:
Domini exercituum Dei agminum» ecc. (45). «Strepit adsiduo cava tempora circum / tin-
534 Notevole come il nostro contamini l’e- nitu galea» (Aen. IX, 808 sg.); «del rigor de
pisodio biblico coi versi virgiliani: «Striden- las armas homicidas / los templados arneses
tem fundam, positis Mezentius armis, / ipse reteñían» (Erc., Arauc. III, 31, 1-2, c.vi miei).
ter adducta circum caput egit habena» (Aen. 546 «dos infieis foy feito em breve espaço
IX, 586 sg.: «Riposte le altre armi, Mezenzio hum maravilhoso estrago [strage incredibi-
la stridente fionda / ruota per tre volte intor- le]» (Pina Afonso IV LIX, p. 172, ripreso a
no al capo, impugnata la cinghia»). p. 175).
535 Si osservi che l’allitterazione sulla frica- 547Maometto e San Giacomo, patrono di
tiva labiodentale sorda isola semanticamen- Galizia e Spagna in generale.
te alcune parole chiave: fraco…funda…Fé… 548 Come supra, II, 90, 7. Gioco verbale che
força. La debolezza (fraqueza) del giovane è
incornicia il verso: feridos…feríam.
irrisa dal gigante, ma la fionda (funda) letale
549 tetro] la Valle □ immondo] Poppa Vòl-
lo sconfiggerà; la Fede può più che la forza
umana (o comunque concede all’uomo una ture □ fi lthy] White. Pimpão parafrasa:
forza superiore), accompagnata dal coraggio «feio lago». Cfr. analogamente l’uso dan-
(esforço, v. 4). «praevaluitque David adver- tesco dell’agg. brutto. Modello è Garcilaso,
sus Philistheum in funda et in lapide, per- Egl. II, 1242: «Unos en bruto lago de su san-
cussumque Philistheum interfecit, cumque gre» (BG c. 270v).
gladium non haberet in manu David» (50). 550 Fine di verso uguale a III, 56, 2.

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NOTE CANTO III pp. 257-259

551 plastrons d’acier] Bismut. «No le valió ostendens Marius manu fluvium quendam
de acero la celada» (Erc., Arauc. VI, 10, 3). [il fiume Arc], qui iuxta barbarorum castra
552 L’oceano. Teti è qui ovviamente la moglie defluebat, inquit: “Illinc potum sanguine
di Nettuno, non «l’alta esposa de Peleu» (V, emendum”»; «Siccome molti sopportavano a
52, 1), la Nereide. Tocco ritiene vadano bene stento ciò, accusando la terribile sete, Mario
entrambe. con la mano indicando il fiume, che scorreva
553 «batalha, que sem sessar da hora de
presso gli accampamenti dei barbari, disse: –
Lì potrete bere il sangue» (Plutarchus c. 185r,
terça durou até à vespora», «battaglia che
traduz. Guarino Veronese); «caedes hostium
senza tregua dalle nove di mattina durò fi no
fuit, ut victor Romanus de cruento flumine
al tramonto», testimonia Rui de Pina (Afon-
non plus aquae biberit quam sanguinis
so IV LIX, p. 169, replicato a p. 175). Vèspe-
barbarorum» (Epit. I, 38). Anche Petrarca,
ro, stella della sera, diventa sineddoche per
com’è noto, rammemora questo fatto nella
‘tramonto’ tout court (cfr. it. vespro).
canzone Italia mia: «et è questo del seme, /
554 Soggetto: ‘il giorno (splendente e glo-
per più dolor, del popol senza legge: / al qual,
rioso per la vittoria memorabile) declina- come si legge, / Mario aperse sì ’l fianco, /
va e traeva con sé la notte’. Per inclinado che memoria de l’opra ancho non langue, /
Epifânio Dias cita Cic., Tusc. III, 3: «incli- quando assetato e stanco / non più bevve del
nato iam in postmeridianum tempus die». fiume acqua che sangue» (Rvf 128, 42-48).
Altre parafrasi del periodo non convincono. 559 Annibale.
555 Letteralmente ‘quantità di morti’ (mor- 560 Ovvero ‘nemico dalla nascita, fi n dalla
tindade; cfr. mortandade in Pina Afonso IV
culla’.
LIX, p. 171).
561 Nel significato antico ed estremo di ‘uc-
556 «& nam se acha em escriptura da ley
cidere’. Ovvie ragioni di rima ci inducono a
velha, & nova que em huma batalha fosse
questa scelta.
tanta gente morta» (Pina Afonso IV LIX,
562 Nella battaglia di Canne (216 a. C.), An-
p. 177: «e non si legge né nell’antico né nel
nuovo testamento che in una battaglia mo- nibale sterminò i romani, uccidendone quasi
risse tanta gente»). 50.000, secondo Tito Livio. Sfilò dalle dita di
557 La quarta parte. Rui de Pina è la fonte cavalieri, senatori e militi romani morti tre
di Camões: i Cristiani «eraõ menos a quarta «modios anulorum aureorum» e li mandò a
parte da gente dos Mouros […] & dos Mou- Cartagine (Eutropio III, 11). Epifânio Dias
ros […] morreriam coatro centos, & cinco- commenta: «verdadeiramente o modio [mo-
enta mil» (ibid.). dius, it. moggio] romano media 8,75 litros, e
o alqueire equivalia (na medida de Lisboa) a
558 Nella battaglia di Acquae Sextiae (Aix en
13,8 litros». Ma al tempo di Camões risulta
Provence, 102 a. C.) Mario sconfisse Teutoni che l’alqueire misurasse 13,1 litri.
e Ambroni, di cui morirono, secondo le sti-
563 Cioè ‘all’Inferno’, classicamente alluso
me delle fonti, 100.000 o 150.000 unità. Altri
commentatori ritengono che Camões faccia tramite il fiume di Cocito, ben noto ai lettori
riferimento all’immediatamente seguente di Dante, peraltro.
battaglia ai Campi Raudii (Vercelli, 101 a. 564 Rivolgendosi all’imperatore Tito, Ca-
C.), dove Mario sgominò i Cimbri massacran- mões rammemora la distruzione di Gerusa-
done quasi 150.000. Ma l’episodio dell’acqua lemme (70 d. C.). La pertinacia Iudaica è la
insanguinata, accennato da Plutarco e spe- «colpa» degli ebrei di non voler accettare il
cificato da Floro, si riferisce inequivocabil- nuovo rito cristiano; vd. il Tantum ergo: «et
mente alla prima battaglia. «Multis hoc mo- antiquum documentum novo cedat ritui»
leste ferentibus, dicentibusque siti laborare, (Epifânio Dias).

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p. 259 CANTO III NOTE

565 Dunque la strage fu permessa dalla un’ottimo quadro offre Vasconcelos Inês
vendetta divina; oggi una visione simile ci pp. 31-36. La bibliografia inesiana è ormai
fa orrore, ma ai tempi di Camões – e pur- immensa; segnalo almeno Pierce Camões
troppo anche dopo – era la lettura cristiana and Inês; Roïg L’Inés; Roïg Inesiana; Sena
della storia. Estudos pp. 123-618; Sousa Inês de Castro
566 Vd. supra 109, 8. na literatura; Sousa Inês de Castro. Um tema
567
português pp. 11-70; Lamas D. Maria e D.
Dai profeti vetero-testamentari come
Inês; José Carlos Seabra Pereira, voce Inês
Daniele e Zaccaria.
de Castro in Dicionário Camões.
568 «Non relinquetur hic lapis super lapi- 573 Nell’originale crua, ‘cruda, crudele’.
dem qui non destruatur» (Mt 24, 2 ; cfr. Lc
574 Quindi ‘soggioga, costringe all’obbe-
19, 44 ; Mc 13, 2).
569 dienza’. «Improbe Amor, quid non mortalia
Formulare: cfr. I, 13, 6.
pectora cogis?» (Aen. IV, 412).
570 Soggetto è a memoria; cfr. Petr., Tr. F. I,
575 L’aggettivo molesto, in portoghese e
8-9 «quella / che trae l’uom del sepolcro, e
in vita il serba», appunto la Fama. Questa in italiano, in prima istanza significa ‘che
è la «fonte» camoniana. Ogni riferimento procura dolore’, o ‘che si attira l’odio’ di
alla translatio dei resti di Inés dal monastero qualcuno ecc. Vd. il commento di Inglese a
di S. Clara di Coimbra al sontuoso tumu- Inf. X, 28, ove si nota che il termine è anche
lo di Alcobaça è fuori luogo, qui. Il motivo biblico. Quindi Camões, con ennesima al-
memoriale era già stato affermato in figura litterazione, peraltro, sottolineerebbe così la
etimologica supra a 115, 4 e 7. crudeltà atroce della morte di Inés. Vieyra
571
traduce il lemma con offensive, e ci fa pen-
Faria e Sousa evoca B. Tasso, Amadigi
sare di nuovo a Dante, all’episodio in cui
LXXVIII, 46, 3: «in quella vita misera e
Francesca (uccisa barbaramente) si riferisce
meschina».
alla morte di Paolo con il verbo «m’offende»
572 Inizia qui l’episodio di Inés de Ca- (V, 102; «anime offense» a 109; contra Ingle-
stro; per le sorgenti vd. Ayala p. 246; Pina se si riferisce all’offesa di un amore fuori mi-
Afonso IV pp. 186 sgg.; Leão Primeira parte sura). Ma ci sembra che l’aggettivo si leghi
das Chronicas cc. 170v sgg.; Lopes Pedro I; indirettamente anche al sg. pérfida inimiga:
Acenheiro Crónicas, pp. 108 sg.; García de con i nemici si è ben più che molesti, si è
Resende, Trovas à morte de Inês de Castro omicidi. Il sintagma a fi n di verso è formula-
in Cancioneiro Geral e Henrique da Mota, re: cfr. supra I, 71, 7; I, 92, 8.
Visão de dona Inês su cui cfr. Quint Inès, 576 Termine usato sovente nella koinè pe-
Tocco Inferni e, precedentemente, Asensio
trarchesca-petrarchista, insomma ‘cortese’
Estudos pp. 37 sgg.; Ferreira, Castro, trage-
di lunga durata, attribuendolo all’amata fie-
dia, in Ferreira Poemas lusitanos pp. 379 sgg.
ra e insensibile all’amore. Camões, comin-
ecc. Cfr. inoltre Lía N. Uriarte Rebaudi, Inés
de Castro, mártir y mito in Botta Inês de Ca- ciando a utilizzare il linguaggio lirico nel
stro, pp. 28-34, nonché Botta Palmero, per racconto di Inés, qui rovescia l’attribuzione
antecedenti del Cancioneiro Geral. Il poe- consueta.
metto latino De Agnetis caede, già attibuito 577 Da Verg., Ecl. X, 29-30: «nec lacrimis
ad André de Resende, è ora considerato una crudelis Amor nec gramina rivis, / nec cy-
imitazione posteriore di Camões, probabil- tiso saturantur apes nec fronde capellae»,
mente di ambito culturale gesuitico, per cui ripreso da Bocc., Buc. Carm. I, 84: «Non
cfr. Ramalho O poema. Per la tormentata lacrimis satiatur Amor». Cfr. anche San-
legittimazione post-mortem di Inés come naz., Arc. prosa VIII, 4: «però che, come
Regina, ad opera di Pedro divenuto Re, è il proverbio [cfr. Cam. «Se dizem»], né di

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NOTE CANTO III pp. 259-261

lacrime amore, né di rivi i prati, né capre di bra. L’aggettivo iper-lusitano saudoso è pra-
fronde, né api di novelli fiori si videro sazie ticamente intraducibile (Bismut propone
giamai», nonché Petr., Tr. Cup. I, 36: «del re tre sensi possibili, soggettivo, oggettivo,
non mai di lagrime digiuno». Si veda anche storico, ma complica inutilmente le cose).
il coro fi nale dell’atto I della Castro («Nunca Vd. il classico volume di Carolina Michäelis
de sangue e lágrimas se farta» ecc., Ferreira de Vasconcelos sulla Saudade portoghese, ora
Poemas lusitanos p. 402) e si aggiunga dalla tradotto in italiano e curato da Rita Marno-
seconda egloga camoniana: «Nem as ervas to e Silvia Bernardini, Roma, Lithos, 2019.
das águas desejadas / se fartam; nem de flo- 583 Referente primario dell’immagine è cer-
res as abelhas; / nem este amor, de lágrimas tamente Verg., Ecl. I, 4-5 «tu, Tityre, lentus
cansadas». in umbra / formosam resonare doces Ama-
578 Nella traduzione inseriamo una rima ryllida silvas», ove oltretutto lentus si appro-
ricca derivativa assente nell’originale. L’in- pinqua al sossegado portoghese. In ogni caso
vettiva contro Amore, topica, è violenta; lo le parole-emblemi montes…ervinhas fanno
defi nisce fero, áspero, tirano, assetato di la- pensare al lessico petrarchesco; cfr. pure
crime altrui e letteralmente di sacrifici uma- Sannaz., Arc. XI, 107-108: «memoria sia di
ni, come un antico dio primitivo. Al primo lei fra selve e monti, / mentre erbe in terra e
verso l’ha introdotto come puro: l’aggettivo stelle in ciel saranno».
avrà un’accezione positiva (‘puro’ è l’amore 584 Il nome dell’Infante Pedro, figlio di
di Inés, soggettivamente) o negativa, raffor- Afonso IV, suo amante. Inés, proveniente
zando só (cfr. supra, 105, 1 e n.), quale amore da una nobile famiglia castigliana, aveva ac-
‘assoluto, intransigente’? La ripresa infra a compagnato in Portogallo la fidanzata e poi
122, 3 fa propendere assolutamente per una consorte di Pedro, Doña Constança. Dall’a-
connotazione nobile: quello di Inés e Pedro more adulterino nacquero figli; alla morte
è un amore totale, sincero, monogamico e della moglie (1345 ca.), Pedro si sposò clan-
quindi onesto. destinamente con Inés – almeno a quanto
579 tranquillamente] Pellegrini □ en paix] ebbe a dichiarare poi. Il nome scolpito nel
Bismut. Sossego indica appunto uno stato di cuore dell’amante è topos secolare. Vd. co-
tranquillità, per Inés inconsapevole del fu- munque Rvf 5, 2: «e ’l nome che nel cor mi
turo che la attende. Cfr. supra, II, 43, 5. E scrisse Amore».
si rammenti G. Resende Trovas 56-59: «Es- 585 Una corrispondenza d’amorosi sensi.
tando mui devagar [placida, letteralm. len- Dal v. 2 si passa al punto di vista dell’Infan-
ta], / bem fora de tal cuidar, / em Coimbra te altrettanto innamorato.
de assessego, / pelos campos de Mondego» 586 Ripete l’attributo fermosos; cfr. Ecl. II,
(Quint p. 42).
157-165: «Fermosa manhã clara e deleitosa
580 Nel son. XXIII, quello del carpe diem, […] fermosa a espessura […] fermoso o alto
Garcilaso scrive ai vv. 9 sg.: «coged [cogliete] monte […] fermoso o arvoredo».
de vuestra alegre primavera / el dulce fru- 587 Faria e Sousa propone due lacerti, uno
to» (BG p. 222v). Castro I, 52: «na viva flor
classico e uno ispanico: «Nocturnis ego
da minha idade» (Ferreira Poemas p. 383).
somniis / iam captum teneo, iam volucrem
Petr., TM I, 122-123: «tacita, e sola lieta si
sequor [t’inseguo come tu fossi un uccello che
sedea, / del suo bel viver già cogliendo i
fugge]» (Hor., Carm. IV, 1, 37 sg., oggetto
frutti».
l’amato Ligurino); «con vuestra soledad me
581 Inés era nella bella età degli inganni e
recreaba / donde con dulce sueño reposaba,
dell’amore, età che si consuma rapidamente. / o con el pensamento discurría / por donde
582 Il magnifico fiume che attraversa Coim- no hallaba [raggiungevo, pervenivo a] / sino

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pp. 261-263 CANTO III NOTE

memorias llenas de alegría» (Garc., Egl. I, 597 «Et tanto la gratia & la memoria del pri-
248-252, ma il senso è totalmente differente, mo amor valse, che essi sempre conservarono
anche se memorie lessicali sono indubbie). la face della benivolenza infin da lor primi
588 I due verbi sono in chiasmo rispetto ai anni accesa, con grande & fermo fuoco» (La
due versi precedenti. Traduciamo con per- prima parte delle Vite di Plutarcho, nuova-
cepìa – per ragioni di resa metrica – il sem- mente da A. M. Lodovico Domenichi tradotte,
plice via (‘vedeva’, ovviamente in sogno). Il Venezia, G. Giolito, 1555, p. 101, c.vo mio).
motivo della contemplazione dell’amato/a «Ma gli huomini non hanno così certo, & fer-
anche in absentia è antico, poi di area cor- mo amore, come gli animali, che li più feroci,
tese, petrarchesca e petrarchista; si ram- & crudeli delli animali con quelli della sua
menti Didone che «illum absentem absens specie non usano crudeltà» ecc. (Dialoghi di
auditque videtque» (Aen. IV, 83). Amore di Leone Hebreo, Venezia, D. Giglio,
1558, cc, 39v-40r, c.vo mio: tutto il confronto
589 «por donde no hallaba / sino memorias fra uomini e irrationali, cioè animali, istituito
llenas de alegría», sopra cit. (Garc., Egl. I, da Leone in queste pagine, potrebbe essere
251-252; Boscan & Garcilaso c. 245v). stato influente anche sulle ottave sgg. 126 e
590 Dice Castro nella tragedia di Ferreira: 129). Il sintagma amoroso foco acceso è dif-
«Por mim lhe aborreciam altos estados, / fusissimo nella poesia rinascimentale; cfr.
por mim os nomes de princesas grandes» (I, comunque Rvf. 175, 5-7.
58 sg., Ferreira Poemas lusitanos p. 383). 598 Al limite della ‘insania’ (cfr. Epifânio
591 Vd. Ov., Met. X, 315-317: «undique lecti Dias e vd. Aen. II, 42), mentre il secondo fu-
/ te cupiunt proceres, totoque oriente iuven- ror del v. 7 è la cieca furia guerresca. Garcez
tus / ad thalami certamen adest» «ovunque Ferreira rimanda a Lucano I, 8 («Quis fu-
scelti / ti desiderano i principi, e la gioventù ror, o cives»), ma si veda ancora Verg., Aen.
di tutto l’oriente / corre alla battaglia del V, 670: «Quis furor iste novos?» (cfr. Lucan,
letto». De bello civili. Book II, ed. by Elaine Fan-
592 Il romanzo cortese che imbastisce tham, Cambridge, Univ. Press, 1992, intr. p.
Camões non tiene conto, ovviamente, che 8; Thomas Baier, Lukans Epikureisches Göt-
quel puro amor era adulterino; Inés aveva terbild, in Lucain en débat. Rhétorique, poé-
addirittura fatto da madrina al primo figlio tique et histoire, éd par Olivier Devillers &
nato dal matrimonio di Pedro con Costan- Sylvie Franchet d’Espèrey, Bordeaux, Auso-
za! Nella realtà storica, Pedro, divenuto nius, 2010, pp. 113-124: 114). Analogamente
vedovo, non vuole più risposarsi, vivendo in Castro 1255: «Que fúria, que ira esta é,
more uxorio con Inés, e questo causerà la com que me buscas ?» (Ferreira Poemas lu-
risoluzione feroce del padre Afonso. sitanos p. 436).
599 affi lata] Pellegrini.
593Ovvero che è ben attento all’opinione
600 Triplichiamo l’allitterazione, traducen-
popolare.
594 «L’insistenza sulla maldicenza del do fraca con debole. Vd. Aen. II, 583 sg.:
popolo sono costanti sia nelle Crónicas che «Namque etsi nullum memorabile nomen
riportano l’episodio sia nella tragedia Ca- / feminea in poena est nec habet victoria
laudem» («nessun nome memorabile / resta
stro» (Tocco).
per aver dato pena a una donna, né la vitto-
595capriccio] Pellegrini (e anche Epifânio ria sortisce lode»), pensiero di Enea mentre
Dias in nota). vorrebbe uccidere Elena, in un brano pe-
596 I primi due versi formano una struttura raltro fra i più dubbi e discussi del poema
parallela con variazione «acuta», costruita virgiliano. Castro 1235 sg.: «Esta è aquela
intorno alla ripetizione del verbo tirar. coitada molher fraca, / contra quem vens ar-

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NOTE CANTO III pp. 263-265

mado de crueza» (Ferreira Poemas lusitanos 610Cfr. Resende: «sua grande orfandade»
p. 436). (Quint p. 42).
601 Non crediamo proprio si tratti dei tre 611 Cioè nonno dei bimbi: «Filhos tristes,
ministri consiglieri del Re, come i commen- / vedes aqui o pai de vosso pai. / Eis aqui
tatori indicano, cioè Diogo López Pacheco, vosso avô, nosso senhor» (Castro 1226-1228,
Álvaro Gonçálvez e Pero Coelho (sui quali Ferreira Poemas lusitanos pp. 435 sg.).
vd. Vasconcelos Inês p. 25). Qui Camões 612 Latinismo per ‘indole’; vd. ad es. «mens
si riferisce a generici brutali algozes (Faria effera» Aen. VIII, 205 (Epifânio Dias).
e Sousa: verdugos). Il latinismo horríficos 613 Vd. supra 116, 6, formulare in fin di verso.
(prettamente camoniano) è reso da noi con
614 Quindi uccelli rapaci. Per l’espressione
orribili per evitare una cacofonia (orrifici
carnefici). ter o intento, ‘avere per obiettivo qcs., pun-
tare a qcs.’, vd. infra VII, 76, 5-6.
602 Si noti l’aggetto in fi n di verso della cop-
615 Soggetto impersonale: ‘si vide’, o meglio
pia allitterante falsas, & ferozes, accentuato
dalla non comune inarcatura con Razões. ‘si videro’.
616 Semiramide, il cui figlio avuto col re assiro
603 Evidente ci pare l’analogia con l’atteg-
Nino si chiamava Ninia, ma in qualche luogo
giamento di Pilato e la furia del popolo
nominato Nino, come in alcune stampe del De
contro Cristo nei Vangeli. Anche e proprio
mulieribus claris di Boccaccio; cfr. ad es. l’edi-
perché sinora non si fa allusione ai tre con-
zione bernense di M. Apiarius del 1539, dove
siglieri, veri istigatori del sovrano. Si noti
«Ninum» è lettura scorretta di «Ninium»,
l’allitterazione falsas…ferozes.
come appare nell’incunabolo del 1475, mentre
604 Ancora mágoa e saudade, parole chiave la lezione verace è «Niniam». Anche Manoel
del dolore e del rimpianto, termini dall’am- Correa e Faria e Sousa scrivono «Nino».
pio spettro semantico e dai molti armonici Camões evidentemente non ha presente autori
in portoghese. come Giustino (I, 1) o Diodoro Siculo (II, 7,
605 Tre maschietti e una femminuccia (Pina 1) ecc. Inoltre la leggenda, sempre secondo
Afonso IV LXI, p. 189). Diodoro (II, 4, 4-5), voleva che Semiramide
606 neonata fosse allevata da colombe; forse il
Figura etimologica: mágoa…magoava.
nostro segue, come suggerisce Epifânio Dias,
607 Formulare: vd. supra I, 20, 5 e anche 22, 3. l’Officina di Ravisius Textor, dove si parla ge-
608 Cioè uno degli algozes sopra citati. nericamente di «sylva, volucrosa quidem &
L’immagine è spiccatamente virgiliana: «ad referta multis avibus» (col. 187), e ove in più
caelum tendens ardentia lumina frustra, / Ninia è chiamato Nino jr. (col. 1109). Rodri-
lumina, nam teneras arcebant vincula pal- gues propone al solito il Sabellico come fon-
mas», detto di Cassandra che viene tratta te, ma ivi troviamo solo «aquatiles volucres»
prigioniera (Aen. II, 405 sg.: «tendendo (Fontes p. 227). «Selon Sabellico, Sémiramis
invano al cielo gli ardenti / sguardi, men- fut alimentée par des oiseaux aquatiques, que
tre le sue tenere palme venivano legate da Camões transforme, pour rester dans le ton de
duri lacci»; si noti la ripresa lumina…lumina l’épopée, en oiseaux de rapine» (Bismut). La
come in Camões os olhos…os olhos). giustificazione ci sembra fragile, e comunque
609 Lo splendido aggettivo mimoso (‘delica- non presuppone necessariamente quella fonte.
617 Ovviamente Romolo e Remo nutriti dal-
to, tenero, soave’ e insieme ‘debole’ e ‘amo-
roso’) l’abbiamo già visto riferito alla mago- la lupa.
ada Venere supra II, 38, 8. Nella Castro Inés 618 Genericamente ‘donna’, giacché Inés è
defi nisce i figli «tenros, e inocentes» (1226, madre, non fanciulla. «Argumenta a con-
Ferreira Poemas lusitanos p. 435). tr‹ar›io, mas com a retrattação condicional

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pp. 265-267 CANTO III NOTE

por ironia: se de humano etc.» (Garcez Fer- 627 a chi non commise errore per perderla]
reira). «Como si dixera: Humano pareces, i Pellegrini. Aggiungiamo una ripetizione in
no lo eres: porque» ecc. (Faria e Sousa). translation, ma ci rassicura l’usus complessi-
619 Nell’originale (sempre allitterante) ab- vamente iterativo della sintassi camoniana.
biamo fraca e sem força; Epifânio Dias (se- Per tutta questa zona della peroratio di Inés
guito da Pimpão fa notare che queste coppie valga anche il richiamo di Garcez Ferreira
para-sinonimiche di un elemento positivo e a B. Tasso, Amadigi LXXX, 22: «Ond’ella
uno negativo, a rafforzare un medesimo cominciò: Deh Padre habbiate / di questa
concetto, non sono insolite in Camões: vd. Figlia, in dura sorte nata, / quella, ch’a voi
II, 76, 2 = VIII, 75, 2; X, 144, 2 ecc. conviene haver, pietate: / e poscia che l’ha-
vete generata, / non vogliate con una cru-
620 Nel senso di ‘sottomesso’, quindi ‘offer- deltate, / da Padre verso figlia non usata,
to, consegnato, donato’. Ferreira: «dei-me / la morte darle: che non è ragione, / non
toda» (Castro 1369, Ferreira Poemas p. 442). havendo a ciò far giusta cagione» (p. 482).
In Acenheiro Crónicas (p. 109) Inés dice al 628Sul motivo, mi è più agile rimandare a
tiranno: «Senhor, porque me querés matar
quanto ho scritto in Pone me.
sem causa? Voso fi lho he Primcipe a quem
629«Scythico quid frigore peius?» (Ov., Ex
eu não podia, nem poso registir».
621 Ponto I, 3, 37).
Il diminutivo affettivo criancinha è lem-
630 Libia per Nordafrica in generale. Dun-
matizzato con questo unico esempio camo-
niano in Moraes e Silva Dicionário. que due estremi topici, geograficamente e
622 climaticamente.
Intendi: ‘giacché non hai rispetto per la
631 Notevole l’iperbole – di gusto martiro-
crudele morte di lei’.
623
logico – toda a feridade, a indicare la totalità
Alla latina: ‘pietà nei loro confronti e nei
di ogni tormento possibile. Oltre che figura
miei’.
Christi Inés è anche alter Christus, come ap-
624 Nell’originale ‘non ti muove’, con paral- punto i màrtiri.
lelismo. 632 Il topos della maggiore pietà da parte
625 Intendi: ‘se non lo fa l’essere io senza col- degli animali bruti rispetto agli esseri uma-
pa’. Cfr. Resende: «que è de fraco coração / ni è ribadito anche da Ercilla: «Hasta los
sem porquê matar mulher. / Quanto mais a animales que carecen / de vuestro racional
mim que dão / culpa, não sendo razão, / por entendimiento, / usando de razón, se con-
ser mãe dos inocentes / que ante vós estão pre- dolecen, / y muestran doloroso sentimien-
sentes, / os quais vossos netos são»; «ché è di to; / los duros corazones se enternecen / no
cuore ignobile / ammazzare uma donna senza usados a sentir, y por el viento / las fieras la
perché. / Quanto più a me, cui danno / colpa gran lástima derraman / y en voz casi for-
non essendoci veruna ragione, / per esser ma- mada nos infaman» (Arauc. VII, 26: «Per-
dre di innocenti / che qui stanno a voi presenti, sino gli animali che non hanno / il vostro
/ i quali vostri nipoti sono» (Quint Epic p. 42). razionale giudizio, / usando la ragione, si
Acenheiro: «não me matês sem cauza» (ibid.). dolgono / e mostrano doloroso sentimento;
Ma è senza colpa Inês? Come eroina purissima / i duri cuori si inteneriscono, / non usati a
camoniana, sì, ma anche no, pensando al pre- mostrare sensibilità, e per il vento / le fiere
cedente della Francesca da Rimini dantesca. grande lamento diffondono / e quasi con
Tragica «mezza colpevolezza»? Vd. per tutto voce umana ci infamano»).
questo la nostra premessa al canto. 633 Traduciamo letteralmente; si intenda
626 Ovviamente si riferisce alla precedente vontade comunque soprattutto nel senso di
vittoria nella battaglia del Salado. ‘cuore, anima’, talché il costrutto endiadico

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NOTE CANTO III pp. 267-269

potrebbe essere sciolto: ‘con l’intimo, pro- 642 Finora le allusioni a modelli classici
fondo amore del mio cuore’. sono state implicite, ora il richiamo si fa
634 Ovviamente l’Infante Pedro. patente. L’episodio di Polissena, sacrificata
dal ferro di Neottolemo (Pirro) per volere
635 I figli nati dal rapporto con il Principe. dell’ombra di Achille è narrato in Ov., Met.
636 Faria e Sousa adduce Amadigi LXXVIII, XIII, 439 sgg. Cfr. Graves Miti greci p. 656
46, 1-4: «Ivi m’alleverò la Fanciullina, / solo per ulteriori testimonianze.
conforto e refrigerio mio, / in quella vita, 643 Camões contamina la fonte ovidiana con
misera e meschina, / per crudeltà del Padre Petrarca: «e ’l ciel […] / ’n vista si rallegra
iniquo e rio» (p. 471, c.vo mio). / d’esser fatto seren da sì belli occhi» (Rvf
637 L’intenzione commossa del Re è testi- 192, 6-8, e cfr. 108, 3-4: «quelle luci sante /
moniata da pressoché tutte le fonti. che fanno intorno a sé l’aere sereno»).
638 Ancora, Camões non segue la tradizione 644 Letteralmente: ‘uccisori, assassini’.
storica per cui sono i tre consiglieri del Re a 645 «Muri eran d’alabastro, e ’l tetto d’oro»
indurlo alla condanna di Inés, ma parla gene- (Rvf 325, 16 sg.) sono metafore petrarche-
ricamente di povo pertinace, in parallelo col sche per indicare, a nostro parere, la parte
popolo testardamente intenzionato a far mo- superiore del corpo di Laura, collo e volto
rire Cristo in Croce davanti al giudice Pilato. (e non l’intera figura, come invece chiosano
639 Ovvero approvano la condanna a morte Santagata e Bettarini, e già Vellutello ecc.),
della donna. coronati dalla capigliatura aurea.
640 646 «l’opre / divine» (Rvf ivi 6 sg.). Camões
carnicieri] Paggi 59; in sostanza ‘carnefi-
ci’. Una traduzione possibile sarebbe ‘carni- allude senz’altro al viso (ovvero alla «cabeza
vori’ (più che ‘macellai’), alludendo alla be- hermosa», come scrive Faria e Sousa); la
stialità di coloro che infra Camões chiamerà proposta di Rodrigues (Estudos pp. 51 sg.) di
brutos matadores. emendare as obras con os olhos e far dipen-
dere brancas flores da sustinha ci sembra inu-
641 e passate per cavalieri?] Pellegrini □ e vi
tilmente cervellotica. Altre interpretazioni
dite cavalieri?] Mercedes La Valle; «dando offerte da Peixoto e da Bismut sono ancora
a entender, que su animo no era de Caval- più assurde. L’evocazione dei versi camo-
leros, sino muy de gentualla [= it. gentaglia] niani «È esta a alva coluna, o lindo esteio,
popular, de la qual son propias acciones / sustentador das obras mais que humanas,
tan viles» (Faria e Sousa, che ritiene qui il / que eu nos braços tenho, e não no creio?»
termine cavaleiros un’allusione al fatto che (ecl. Ao longo do sereno, ediz. Pimpão p. 326)
non fu il popolo a decidere la morte di Inés, non fa che confermare l’interpretazione sud-
ma i tre ministri del Re). Altrimenti cava- detta, visto che lo ‘stelo’ – esteio < lat. stı̆lum,
leiros potrebbe significare semplicemente qui non semplicemente ‘sostegno’ < gr.
‘guerrieri’, quindi ‘in armi’ come per una στήλη, lat. stela/e (cfr. Nascentes Dicionário
battaglia, violenza spropositata per una etimológico) come a Lus. VI, 49, 8 – non può
giovane madre. Ma è lettura improbabile. essere che il collo (come anche nella fonte
L’articolazione ironica del verso, come la diretta camoniana, Garc., Egl. I, 277 sg.; Bo-
propone ad es. Pellegrini («o sanguinari, scan & Garcilaso c. 246r). Si veda la lunga
e passate per cavalieri?»), è preferibile alle nota di Basto che discute tutta la quaestio.
versioni ad es. di Bismut («ardents et che- Faria e Sousa riporta una delle sue testimo-
valiers!») o Poppa Vòlture («tanto intrepidi nianze intriganti: «En el original antiguo en
guerrieri?…»). Infatti noi manteniamo fero- vez de Collo de alabastro, dezia: Marmorea
ci, intendendo poi a contrasto: ‘e siete dei coluna. I quitolo el Poeta por suavisar, para
cavalieri?’, sarcasticamente. que aprendan los modernos a no endurecer

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p. 269 CANTO III NOTE

lo que dizen. Asi lo obro tambien en sus ri- celos Inês p. 92). Rodrigues asserisce sicuro
mas cancion I adonde aviendo dicho, tam- si tratti delle gote: «Não pode, porém, haver
bien por el cuello, a marmorea coluna, dixo dúvida de que o poeta, com as brancas flores,
despues: O colo de cristal» «Nell’originale quis designar as faces da bela Inês» (Fontes
antico invece di collo di alabastro il poeta p. 163). Meglio glissare. Vd. anche Soares de
scriveva marmorea colonna. Cambiò lezione Azevedo (cit. da Ramos), p. 18, che difende,
per rendere più soave il testo, in modo che sulla base del ms. che analizza, il riferimento
apprendessero i moderni a non indurire le «sem dúvida» ai seios.
loro espressioni. Lo fece ugualmente nelle 650 Per encarniçavão si veda naturalmente
sue rime, alla canzone I, dove avendo scrit- supra 130, 7: carniceiros.
to, sempre per il collo, la marmorea colonna,
651 La punizione di cui infra ott. 136.
cambiò poi in il collo di cristallo» (in realtà
però la lezione da ricevere è marmóreo colo, 652 Espressione già classica: «utque Thye-
come si vede nella splendida ediz. dei Sone- steae redeant si tempora mensae» (Ov., Ex
tos di Perugi a p. 88 e cfr. p. 91 n. 248 al pas- Ponto IV, 6, 47); «mensis furialibus Atrei»
so di Faria e Sosa, ove si cita fra l’altro Verg., (Id., Am. III, 13, 39). Si noti il forte latini-
Georg. IV, 523: «marmorea […] cervice»). smo seua (< saevam). Più diffuso il termine
La suavisación è certamente gesto stilistico derivato seuiçia.
squisitamente camoniano. 653 Questo secondo esplicito riferimento
647 Languido polittoto; matou significa let- classico sale dal niveau elegiaco di Polissena
teralmente ‘uccise’. Meno efficace Ferreira: al grado più alto della tragedia, il φοβερόν,
«Paguei-lhe aquele amor com outro amor» il tremendum. Il distogliersi del Sole dal-
(Castro 1366, Ferreira Poemas lusitanos p. la scena di un delitto tanto efferato, come
442). quello in cui Tieste ignaro divorò i suoi figli
648 Riprende 118, 8, all’inizio dell’episodio. servitigli a mensa da Atreo, è testimoniato
649
da Igino e da vari poeti, fra cui Orazio, Ovi-
Sempre il collo, rigato dalle lagrime di
dio, Lucano ecc.
Inés; ci sembra inutile intendere ‘il petto’.
654 Cfr. supra 107, 8. Vd. l’impasto fonico
Gli assassini bagnano di sangue le loro spa-
de trafiggendo la candida gola (simile ad côncaVOS VAleS.
alabastro e a bianchi fiori), la quale si bagna 655 Dalla bocca della morente Inés uscì l’ul-
a sua volta del proprio sangue. Riportiamo tima parola, che chiamava l’amato Pedro.
comunque le conclusioni di Basto: «Ferir no Vd. Stat., Theb. VIII, 642-644: «namque
colo pode ser ferir no peito, sobretudo para hoc solum moribunda precatur / vox generi,
um poeta, que se não prende com a rígida solum hoc gelidis iam nomen inerrat / fau-
limitação do sentido de têrmos anatómicos. cibus» («infatti la voce morente questo solo
Não me parece forçoso, portanto, considerar supplica / al genero, solo questo nome vaga
dois sentidos a colo (‘pescoço’ e ‘peito’), nem nelle ormai gelide labbra»).
atribuir a esta palavra emprêgo sinedocal» 656 Polittoto: ouvir…ouvistes; la repetitio
(«Ferire nel collo può valere per ferire nel strutturale camoniana è come allusa nel ver-
petto, soprattutto per un poeta, che non va bo fi nale repetistes!
letto con la rigida limitazione di senso dei
657Aggettivo indicante una graziosa ir-
termini anatomici. Non mi pare forzato, dun-
que, considerare i due sensi di collo – gola e requietezza, come per il celebre «lascivo e
petto – e neppure attribuire a questo termine doce passarinho» del son. camoniano.
un valore di sineddoche»). Ma storicamente 658 Fra le infi nite occorrenze di compara-
Inés fu decolata, decapitata, e quindi è il collo zioni con fiori recisi che squaderna Faria e
il luogo anatomico della esecuzione (Vascon- Sousa, ci sembra pertinente almeno la sg.

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NOTE CANTO III pp. 269-271

virgiliana: «qualem virgineo demessum pol- 671 Álvaro Gonçales e Pedro Coelho
lice florem / seu mollis violae seu languen- furono riconsegnati al monarca portoghese
tis hyacinthi, / cui neque fulgor adhuc nec e trucidati barbaramente, come narra
dum sua forma recessit; / non iam mater alit Lopes Pedro I XXXIII, p. 304 («A maneira
tellus virisque ministrat» (Aen. XI, 68-71: de sua morte sendo dita pelo mundo seria
«come un fiore colto dalle dita di una vergi- muy estranha, e crua da contar; porque
ne, / sia molle viola o languido giacinto, / al mandou tirar o coração pelos peitos a Pe-
quale ancora non era svanito il fulgore né la dro Coelho, e a Alvaro Gonçalves pelas
grazia, / ma la madre terra non lo nutre più espaduas»: «molto singolare e dura da
né gli dona forze»). raccontare sarebbe la maniera della loro
659 Per donzela cfr. supra 127, 2 e n. morte, come fu narrata dalla gente, per cui
egli ordinò di strappare il cuore dal petto
660 L’espressione rose del volto è res nullius, a Pedro Coelho, e dalla schiena ad Alvaro
fi no al libretto della Traviata e oltre. Gonçalves»). Diogo Lopes Pacheco riuscì
661 Ci rammarichiamo di omettere, per a fuggire.
ragioni metriche, l’attributo doce (‘dolce’), 672 Possiamo intendere: ‘entrambi vendica-
peraltro topico riferito a ‘vita’. tori spietati’.
662 Sintagma formulare: vd. supra 127, 6;
673 Perché injusto? Il perseguimento dei
vita oscura a 104, 7. Le figlie del fiume Mon- consiglieri assassini di Inés sembra cosa
dego sono le ninfe, come quelle del Tago legittima. Forse il paragone coll’esempio
(Tejo). storico antico che segue influenza in parte
663 Epifânio Dias richiama Apollonio Ro- la considerazione camoniana. D’altra parte,
dio, I, 1066-1069. Faria e Sousa inanella miti subito infra, Pedro I viene denominato justo
di trasformazione di lagrime in fonti, o di e duro (138, 1), con chiasmo a distanza e an-
Bibli consumatasi in sorgente. tonimia dell’aggettivo centrale.
664 ch’ebbero ivi la loro scena] Pellegrini. 674 Il triumvirato di Marco Emilio Lepido,
Ma anche ‘passarono’, fi nirono tragicamen- Marco Antonio e Ottaviano (poi Augusto)
te. Si tratta probabilmente della Quinta das stabilì consensualmente che i nemici di
lágrimas a Coimbra. Vd. comunque Vascon- ognuno sarebbero stati proscritti ed elimi-
celos Inês pp. 81 sgg. nati. «Nihil reor umquam crudelius fuisse
665 Refrigerante allitterazione: fresca fon- aut tetrius factum» (Plutarchus Vitae c.
te…flores. Tutta l’ottava ha una compattezza 343r, cit. da Marcos S. Lourenço p. 651).
fonico-semantica mirabile; memoraram… 675 Corrispondenza a distanza con supra
memória figura etimologica; morte…me- 129, 8: la parola unisce i due amanti, ora
moraram…memória insistenza sulla nasale declinata dopo la morte di lei a voler inten-
bilabiale; memoraram…transformaram rima dere che gli unici ‘conforti’ per il disperato
di verbi allitteranti; amores…Amores, lágri- e furioso ‘vedovo’ consistevano nel punire
mas…lágrimas riprese anaforiche ecc. atrocemente non solo i suoi nemici, ma tutti
666 i malvagi del regno. Il risultato è una subli-
Subite da Inés.
mazione dello spirito di vendetta in una su-
667 1357. periore giustizia.
668 Consumò la vendetta. 676Ovvero le cattiverie degli uomini arro-
669I consiglieri assassini erano fuggiti in ganti e potenti: ipallage.
Castiglia. 677 Ulteriori comparazioni col mito. Ercole
670L’altro Pedro, il Re di Spagna, Pedro I di è detto «vagus» anche da Orazio (Carm. III,
Castiglia detto el Cruel (1354-1369). 3, 9) perché ‘errabondo’ nel compiere le sue

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p. 273 CANTO III NOTE

fatiche, in cui punì mostri e ladroni assassi- illustre: con l’Infanta del Re d’Aragona, con
ni. L’appellativo Alcide è controverso, anche la figlia del Re di Castiglia Enrico, che se ne
se abusato: Manoel Correa sostiene che Er- dispiacque assai (cfr. ivi LVIII, pp. 185 sg.).
cole fu nipote di Alceo, e infatti iuxta Apol- Anche il popolo era insoddisfatto del com-
lodoro (II, 4 = Apollodoro/Scarpi I miti portamento di Fernando, che già viveva more
greci pp. 110-112) sappiamo che Elettrione uxorio con Leonor (ivi, LX, pp. 190-192). Il
sposò la figlia di Alceo (suo fratello) e ne termine parecer è assimilabile a ‘capriccio ir-
ebbe Alcmena, madre di Eracle; Erodoto (I, razionale’, come illustra bene Epifânio Dias.
7) tramanda che Alceo fu invece il figlio di Non convince Rodrigues (Estudos p. 53) che
Eracle (cfr. anche ivi II, 43 sg. e vd. Marcos interpreta parecer come «aspecto exterior da
S. Lourenço p. 654, n. 884). Per le gesta di formosa, mas cynica, dissimulada e perversa
Teseo si veda Ov., Met. VII, 433 sgg. Leonor Telles».
678 683 Come a 127, 3 per Inés, ma qui con una
Cfr. Hor., Carm. III, 6, 45-48: «Damnosa
quid non imminuit dies? / aetas parentum, colpevolezza oggettiva (vício vil…baixo
peior avis, tulit / nos nequiores, mox datu- amor), se pur giustificata dalla forza invinci-
ros / progeniem vitiosiorem» («Cosa mai bile dell’amore. Faria e Sousa adduce Hor.,
non fa degenerare lo scorrere del tempo? / Carm. III, 6, 17-20: «Fecunda culpae saecu-
i nostri genitori, peggiori dei loro, produs- la nuptias / primum inquinavere et genus et
sero / noi ulteriormente inferiori, noi che domos: / hoc fonte derivata clades / in pa-
daremo / alla luce una progenie più viziosa triam populumque fluxit»; «Questo nostro
ancora»). Ma questa è una declinazione del tempo, fecondo di colpa, per prima cosa /
topos particolarmente pessimista e apocalit- insozzò matrimoni, genere e famiglia: / da
tale origine derivò la rovina / che fluì sulla
tica. Virgilio in Georg. I, 197 si riferisce ai
patria e sul popolo».
semi, non agli uomini. Più calzante magari il
684 ebbero a scontare] Pellegrini.
richiamo a Odissea II, 276 sg. («Pauci enim
fi lij similes patris sunt, / plures peiores, 685 Camões riprende un elenco di exempla
pauci autem patris meliores» Homeri Odyss. mitici (cfr. supra n. a 137, 8), più o meno
15r). Vd. Marcos S. Lourenço pp. 655 sgg. storici e biblici, talché il canto si conclude
679Regnò dal 1867 al 1383. Fu «cynico, nel registro «alto» che ha contrassegnato
egoista e cobarde» (Epifânio Dias). tutto l’episodio di Inés, secondo il modulo
680
comparativo epico: modernità ≈ antichità.
A causa dei comportamenti sconsiderati
Il primo riferimento è naturalmente al rapi-
di Fernando, i re di Castiglia Enrico e Juan
mento di Elena da parte di Paride al marito
I invasero parte del Portogallo. legittimo Menelao, origine della guerra di
681 Il polittoto fraco…[faz] fraca è enfatiz- Troia. Qualche dettagliamento in più, citan-
zato dall’allitterazione con l’antonimo for- do Darete Frigio e il solito Sabellico, offre
te (suono ≠ semantica). Il modulo si ripete Rodrigues Estudos p. 54.
quasi identico all’ott. sg. vv. 7-8 e a 141, 1. Si 686 Su Appio Claudio e Virginia, e Tarqui-
aggiunga la figura etimologica Reino…Rei, nio e Lucrezia vd. Liv., III, 44-58 e I, 53-60.
con Reino già presente al v. 4. 687 Su Davide e Betsabea vd. 2Sm 11; Petr.,
682 Fernando si era invaghito di Leonor Tel- Tr. Cup. III, 40-42.
les, e fece annullare il di lei matrimonio con 688 Vd. Idc 19-20.
D. Lourenço da Cunha adducendo motiva-
689 Gn 12, 17 sgg.; Petr., Tr. Cup. III, 38 sg.
zioni di parentela fra i due; dopo di che la spo-
sò. Cfr. Lopes Fernando 1, capp. XLVII, pp. 690 Gn 34; Petr., Tr. Cup. III, 58, 60.
146-148; LVII, pp. 181-184. Fernando aveva «Camões sceglie, nella folta rassegna di cop-
già mandato a monte più di un matrimonio pie infelici contenute nei Trionfi di Petrarca,

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NOTE CANTO IV pp. 275-287

nell’Amorosa visione di Boccaccio e, in se- sull’età dell’oro nella prima strofa del primo
guito, nei cosiddetti “inferni d’amore”, sol- coro dell’Aminta.
tanto quelle i cui amori furono peccaminosi 701 Dittologia petrarchesca; cfr. Rvf 63, 7;
(adulteri o violenti), e provocarono nefande 167, 4.
disgrazie» (Tocco; cfr. Tocco Inferni).
702 Motivo iper-petrarchista; vd. Guillermo
691 Cfr. supra n. a 139, 8. Serés, La transformación de los amantes, Bar-
692 Ercole effeminato presso Onfale, vicenda celona, Crítica, 1996 e soprattutto Barbara
raccontata da molti autori classici, fra cui Ov., Spaggiari sul son. camoniano Transforma-se
Fast. II, 309-312. Vd. Graves Miti greci 136. o amador na cousa amada in Comentário Ca-
693 Vd. anche infra VI, 2, 4. mões, vol. 1, pp. 57-59, 223-252; Marnoto O
694 petrarquismo 2015, pp. 592 sgg. Vd. sempre
Appena vincitore della battaglia di Canne.
Petr., T. C. III, 161 sg.: «e so in qual guisa /
695 Riferimento ad Annibale; vd. Petr., Tr. l’amante ne l’amato si transforme».
Cup. III, 25-27: «L’altro è ’l figliuol d’A- 703Leonor era, secondo Lopes, «de bom
milcare; e nol piega / in cotanti anni Italia
corpo» e Fernando guardò subito con con-
e tutta Roma; / vil femminella in Puglia il
cupiscenza «suas formosas feições e graça»
prende e lega» (da un vago input di Plin.,
(Lopes Fernando p. 183).
N. H. III, 103), motivo ripetuto nelle opere
704 Il già dantesco intelletto d’amore. Anche
dell’aretino (cfr. n. Pacca pp. 140 sg.). Cfr.
Triunfos: «e hâa moça na Pulha o voi pren- se la personale esperienza d’amore è certo
der» (p. 27, comm. p. 125). ribattuta in Petr., T. C. III. Così termina il
696 Verg., Ecl. II, 68: «quis enim modus ad- canto con uno sciogliersi nella koinè petrar-
sit amori?» chista di un amore illecito e baixo, inconces-
so (latinismo nota Costa Pimpão) e desati-
697 Il sintagma pura neve è diffusissimo nel
nado, e purtuttavia insottraibile alle leggi
’500; si pensi solo all’incipit del son. di An-
ferree d’amore. D’altronde la sua força crua
tonio Brocardo O pura neve, o bianco marmo
aveva introdotto tutto l’episodio di Inés. Sul
eletto (Il secondo volume delle rime scelte da
petrarchismo della Castro di Ferreira vd.
diuersi eccellenti autori, nouamente mandato
Marnoto O petrarquismo 2015 pp. 414 sgg.
in luce, Venezia, G. Giolito, 1564, p. 584).
705 Ci si perdoni un enjambement che or-
698 Lacci, neve, oro, alabastro sono meta-
mai sappiamo poco camoniano. Rodrigues
forizzanti cortesi, petrarcheschi e imitativi
(Estudos p. 54) sostiene che l’ultima frase sia
diffusissimi. Che l’alabastro sia trasparente
generica, riferita a chiunque abbia de amor
è implicito, fra l’altro, in Dante, Par., XV,
expêriencia («Quem sabe o que è amor, de-
24, come chiosa anche Landino (cit. in In-
sculpará Fernando; mas antes de o saber,
glese). Sulla figura femminile petrarchista
tê-lo-ia [lo avrebbe ritenuto] por mais cul-
vd. l’importante saggio in Marnoto Sete
pado» Rodrigues), ma noi pensiamo sia più
ensaios pp. 36-106. Correttamente Faria e
plausibile che il canto chiuda su un giudizio
Sousa cita l’inizio del Capítulo camoniano:
specifico del poeta sul Re – ovviamente
«Aquele mover d’olhos excelente, / aquele
figura esemplare di ogni innamorato folle.
vivo espírito inflamado / do cristallino rosto
Tutto sta a interpretare julgaria come prima
transparente» (El. IV Pimpão).
o terza persona del condizionale.
699 Il paragone con Medusa è in Rvf 179, 10-

11; 366, 111.


700
Canto IV
Contrapposizione al topos metaforico
pietrificante di Medusa, secondo un gusto 1 Ci permettiamo una forma arcaica,
di variatio-negatio analogo ad es. a quello molto diffusa peraltro nei secc. XVI-XVII.

1002

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p. 287 CANTO IV NOTE

Il canto inizia con una grandiosa metafora sandro Magno ecc.), principiando «Sempre
naturale che viene esplicitata in fi ne di ot- foram bastardos valerosos». L’illazione sulla
tava. Qualcosa di simile sarà evidente nel presunta nascita illegittima di Camões stesso
celebre inizio del Riccardo III di Shakespe- è tutta da dimostrare. La proclamazione re-
are. Sull’immagine della «procella patriae» gale delle «Cortes» si basava sull’illegittimità
o «tempestas rei publicae» ritorna spesso degli altri pretendenti al trono, Beatriz e suo
Cicerone: cfr. John O. Lenagham, A Com- marito re di Castiglia, nonché i due figli di
mentary on Cicero’s Oration «De Haruspi- Inés: «Nós todos concordes em um amor, de-
cum responso», The Hague, Mouton, 1969, liberação, desejo, conselho e obra; em nome
IV, 4-5 e n. p. 62. Già prima del distico fi- da santa, e indivisa Trindade, Pai, e Filho e
nale, che completa la comparatio, i versi de- Espírito Santo, um só Deus verdadeiro, no-
scrittivi 1-7 mescolano con potenza immagi- meamos, elegemos, tomamos, levantamos,
ni di forze naturali e stati d’animo. e recebemos no melhor, e mais abundante
2 Termini retti implicitamente da despois modo, que em direito podemos, ao sobredi-
de, ma superbi nella loro espressiva assenza to D. João, mestre de Avis, como nosso rei e
di articolo. Nella traduzione trasformiamo senhor e dos ditos reinos de Portugal e Al-
il parallelismo in un chiasmo, e ce ne scu- garve, e lhe concedemos que esse se chame
siamo. Entrambe le strutture sono presenti rei, e que faça, e possa fazer, e mandar sobre
in Camões, ma qui l’isocolia degli emistichi o governo, e defesa nossa, e dos mesmos Rei-
risulta molto potente. nos todas aquelas coisas, e cada uma delas,
3
que tocam ao ofício de rei e que fizeram, pu-
Cfr. Sen., Ep. ad Lucil. 107, 8: «Natura
deram, mandaram e costumaram fazer no tal
autem hoc quod vides regnum mutationibus
ofício os reis dos ditos reinos, que até aqui
temperat: nubilo serena succedunt; turban-
foram, e prometemos, e jurámos e fizemos
tur maria cum quieverunt; flant in vicem
homenagem que seremos bem obedientes
venti» ecc. («La natura, come vedi, equi-
ao dito novo rei D. João; e não iremos con-
libra il suo regno con i cambiamenti: alle
tra, nem diremos, nem consentiremos, que
nuvole succede il sereno, i mari che erano
outrem o faça» (Frey Manuel Dos Santos,
prima calmi ora sono in tempesta, i venti
Monarquía Lusitana; cfr. Lopes Joao I 1, III,
soffiano alternatamente»).
CLXXXXI, pp. 211 sg.: «Noi tutti concordi
4 Vd. supra III, 138, 3, espressione quasi in un amore solo, deliberazione, desiderio,
identica; Rodrigues ne evoca una analoga decisione e azione; in nome della santa e in-
(«remissos e descuydados») nel Palmeirim divisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo,
(Estudos p. 11 n. 1). un solo Dio vero, nominiamo, eleggiamo,
5 João I de Avis (ovvero Gran Maestro prendiamo, eleviamo, e riceviamo nel mi-
dell’Ordine omonimo, detto infatti O Me- gliore e più ampio modo, che direttamente è
stre) era figlio illegittimo di Pedro e di Te- in nostra facoltà, il sopra nominato D. João,
resa Lourenço. Regnerà dal 1385 al 1433. maestro di Avis, come nostro re e signore dei
Fra l’ottobre dell’83 e l’aprile dell’85 cade detti regni di Portogallo e Algarve, e gli con-
l’interregno più caotico e cruento della storia cediamo che si chiami re e che faccia, e possa
portoghese di quegli anni (cfr. infra ott. 4). fare, e comandare sul governo e difesa nos-
Leanor, non va dimenticato, si dichiarò re- tra, e dei medesimi regni, tutte quelle cose,
gina reggente (Lopes Fernando 3, CLXXIII, e ciascuna d’esse, che toccano all’ufficio di
pp. 182 sgg.). Faria e Sousa riporta tre ottave re e che fecero, poterono, comandarono e
(non «numerose altre» Tocco) dall’«original furono accostumati a fare in tale officio i re
primero», il ms. camoniano in suo possesso, dei detti regni, che fin qui furono in carica,
che lodavano i bastardi più celebri del mito e promettiamo, e giuriamo, e rendiamo oma-
e della storia (da Ercole a Omero ad Ales- ggio assicurando che saremo ben obbedienti

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NOTE CANTO IV pp. 287-291

al detto nuovo re D. João, e non gli andremo sini si accanirono sul suo cadavere (Lopes
contro, né diremo, né consentiremo che altri Joao I ivi, XIII, pp. 50-54).
lo faccia»). 17 Sottintendi ‘valgono’; nessuna protezio-
6 Qui verdadeiro vale per conforme a giu- ne sacra è rispettata. Insieme con il vescovo
stizia, e come tale fu proclamato João alle furono uccisi anche il priore di Guimarães
«Cortes» di Coimbra il 6 aprile 1385. Ha e uno sfortunato notaio di Silves, ospiti di
inizio con lui la dinastia degli Avis. D. Martinho.
7 I vv. 1 e 5 ribadiscono ecoicamente l’alto 18 Si allude alla badessa di S. Bento di
concetto. Évora, che fu strappata alla sua sede sacra,
8 La leggenda è riportata in Lopes Joao I denudata e linciata (Lopes João I 1, I, XLVI,
2, II parte, cap. XLVIII, p. 194. pp. 135-138).
9 19 Topos dell’Überbietung (fr. suranchère,
Cioè ‘manifeste, flagranti, pubbliche’,
lat. evidentes. Non si dimentichi che in re- it. sopravanzamento) ovvero del taceat supe-
torica l’evidentia è la capacità letteraria di rata vetustas, diffusissimo da Claudiano a
mostrare vividamente agli occhi del lettore Dante e oltre; cfr. Curtius Europäische Lite-
le cose rappresentate. ratur pp. 171 sgg.
10 20 Le famose proscrizioni sillane. Vd. ad
Il Conte João Fernandes Andeiro era
amante di Leonor, già vivo ancora il re Fer- es. Floro III, 9 sul «Bellum civile Marianum
nando, di cui peraltro fu stretto consigliere. sive Sillanum».
11 Secondo la stragrande maggioranza dei 21 Non si era preoccupata cioè di nascon-
traduttori e commentatori il pronome va derlo al popolo.
riferito ad Andeiro e la Regina Leonora è 22 Letteralmente ‘muoversi’.
soggetto di manifesta, per Faria e Sousa e Bi- 23 Causa cioè la guerra che la Castiglia
smut vale l’inverso. Probabilmente l’incipit mosse al Portogallo.
dell’ottava seguente influenza questa secon- 24 Nell’originale della può riferirsi sia a
da scelta interpretativa.
Lusitânia (Epifânio Dias, Rodrigues) che,
12 Non davanti a Leonor, ma in una came-
meno probabilmente, alla stessa Lianor che
ra attigua alla sua: João de Avis lo colpisce in quel momento era regina reggente.
alla testa, e Ruy Pereira gli diede la stoccata 25 Cioè Beatrice, figlia ufficialmente legit-
fi nale. La vicenda è raccontata – come una
tima di Fernando e Leonor e divenuta mo-
scena da romanzo nero – nella cronica di
glie di Juan I di Castiglia.
Lopes (João I 1, I, X, pp. 39-44). Si noti la
26 Ovvero ‘reclama, pretende’.
doppia allitterazione diante dela…ferro frío.
13 27 sebbene con dubbio fondamento] Pel-
«Ilicet ignis edax summa ad fastigia vento
/ volvitur, exsuperant flammae, furit aestus ad legrini □ si tant est que la triste réputation
auras» (Aen. II, 758-759: «Ecco il fuoco edace de sa mère permette de l’assurer] Bismut □
è condotto sino ai tetti più alti; / dilagano le secondo fama infondata concede] Poppa
fiamme, infuria l’incendio fino al cielo»). Vòlture. «Para mim, corrompida fama equi-
14 Richiamo evidente all’episodio della vale a ‘fama infundada’, e a conjuncção se
está em sentido causal [con valore causale]
guerra troiana: «mittitur Astyanax illis de
como si quidem em latino» (Epifânio Dias).
turribus» (Ov., Met. XIII, 415).
Ma in Moraes e Silva Dicionário l’accezio-
15 Ovviamente sacri. Si noti la repetitio del
ne di corrompida come divulgada è proprio
termine al v. sg. esemplificata con questo verso camoniano.
16 Il vescovo della Sé di Lisbona, D. Mar- Non comprendiamo Paggi 59: «se però non
tinho, fu precipitato dalla torre e gli assas- ne scema Amor la fede».

1004

I Lusiadi.indb 1004 14/04/2022 15:25:24


pp. 291-293 CANTO IV NOTE

28 Era sospettata di avere come autentico 32 Fernando, fra i vari candidati possibili,
padre l’Andeiro. sarà Fernán Gonzalez († 970), primo conte
29 Tre volte si ripete filha nella strofa, quasi indipendente di Castiglia, nominato peral-
appesantendo su di lei il dubbio dell’illegit- tro insieme col Cid, Rodrigo Diaz de Bívar,
timità paterna, che infatti sarà addotta fra anche in altre fonti (Epifânio Dias). Per opi-
le prove alle Cortes del 6 aprile 1385: «E nioni differenti cfr. Rodrigues Estudos p. 17
ainda mais venha a outra razão [oltre all’i- (S. Fernando III), seguito da Bismut, Basto
nammissibilità del matrimonio fra Leonor, ecc.; Faria e Sousa (Fernando Magno, re di
già sposata, e Fernando], posto que mingua León e, dopo il 1035, di Castiglia, «a quien
aqui não faça, e digo que toda mulher que sirvió esse Rodrigo»), seguito da Garcez
è infamada, que faz maldade a seu marido, Ferreira, Ramos ecc.
e d’esto ha publica voz e fama, que os fi lhos 33 Quindi forti, rudi e attivi. Continuano
que d’ella nascem, o direito presume, e os ha le lodi delle popolazioni iberiche e delle
per suspeitos, que podessem ser não de ma- loro gesta contro gli Arabi.
rido, ca poi ella com dois dorme, mal será 34 Vd. supra III, 60, 8. L’Andalusia deri-
certo de qual d’elles emprenha. […] Ora ao verebbe dal nome dei Vandali (Vandalucía,
nosso proposito: que a rainha D. Leonor etimologia diffusa nel Cinquecento), loro
fosse infamada que não era leal a seu mari- presunti progenitori. «Il semble que les
do, e isso mesmo e porque guisa, não cum- Berbères aient nommé Ouandalia la ré-
pre d’ello fazer mais sermão porque muito gion d’Espagne d’où les Vandales s’embar-
melhor é calar taes cousas por serem feias, quèrent à destination de l’Afrique du Nord
que vergonhosamente as publicar» ecc. (Lo- (vraisemblablement celle de Tarifa); les au-
pes Joao I 1, III, CLXXXIV, pp. 179 sg.: «E an- tochtones auraient pris ensuite le nom d’An-
cor più si venga a un’altra ragione, posto che dalous, d’après l’appellation nouvelle de la
qui non c’è possibilità di errore, e dico che région. Il n’existe aucune parenté ethnique
ogni donna infamata, che disonora suo ma- entre eux et les Vandales» (Bismut). Si ritie-
rito tradendolo, e di ciò v’è pubblica voce e ne oggi che l’etimo più probabile sia l’arabo
fama, i di lei figli la legge presume e sospetta al-Andalus (‫سلدنألا‬‎ ), che indicava la peni-
che possano essere non del marito, giacché sola iberica, derivante forse dal visigotico
siccome ella con due uomini si corica, mal Landahlauts (vd. Marco di Branco, Il califfo
sarà certo da quali dei due sia stata messa di Dio, Roma, Viella, 2017).
incinta. … Ora veniamo al nostro proposito:
35 Siviglia, ovviamente.
che la regina D. Leonor sia stata infamata
e accusata di non essere fedele al suo con- 36 Cadice, antica colonia fenicia («Tyriis
sorte, tutto ciò e la sua maniera non meri- qui Gadibus hospes / adiecit», Luc. Phars.
ta ulteriore discorso, perché è assai meglio VII, 187 sg.). Scriverà Ercilla: «Mira a Cádiz
tacere certe cose in quanto sozze, piuttosto donde Hércules famoso / sobre sus hados
che vergognosamente renderle pubbliche»). próspero corriendo, / fijó las dos colunas
30 Nauralmente la Castiglia. vitorioso» (Arauc. XXVII, 37, 1-3: «Guarda
31
Cadice, ove Ercole famoso / sull’ali dei suoi
Un favoloso re fondatore, il cui nome
fati prospero correndo / fissò le due colon-
significa ‘castello’. «Nella Chorographia di
ne, vittorioso»).
Gaspar Barreiros (1561) è negata l’esistenza
37 Dipinte sugli stendardi.
di Brigo. Quest’opera è conosciuta a Goa,
negli anni in cui anche Camões si trovava 38 La romana Toletum, poi governata dai
in India: Garcia de Orta la cita nei suoi Visigoti, dagli Arabi e infine riconquistata
Colóquios dos Simples e Drogas (1563)» (Toc- nel 1085. Garcez Ferreira cita elegantemente
co). Vd. Rodrigues Estudos pp. 16 sg. il secentista Vincenzo Guinigi: «Et Toletano

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NOTE CANTO IV pp. 293-295

Romana Colonia clivo / quam suus aurato 48 Col ferro, cioè con le armi, per sined-
circuit amne Tago» (Vincentii Guinisii Lucen- doche.
sis e Soc. Iesu Poesis Heroica, Elegiaca, Lyrica, 49 Incapaci di sopportare una vita di pace
Epygrammatica […], Antuerpiae, Off. Planti- («vitam sine Marte pati», Sil. Pun. III, 330;
niana B. Moreti,1637: eleg. IV, p. 151). vd. vv. 325-331). Stirpe di matadores, cioè
39 La dittologia suave e leda si ripropone vogliosi di uccidere; l’emendamento mora-
spesso nel Camões lirico; cfr. ad es. «A luz dores (‘abitanti’), diffusissimo nelle edizioni
suave e leda» (Canc. III, 29); «conversação dal 1644 (cfr. Juromenha p. 538; Epifânio
leda e suave» (Canc. X, 229) ecc. Dias n. ad loc. ecc.), ha un senso, ma è anti-
40 In portoghese Conca (< lat. Concha, economico, ove anche la lezione della prin-
conchiglia), sierra al confi ne dell’Aragona. ceps ha il suo senso.
41 Può serbare memoria di Garcilaso: «Pin- 50 I monarchi di Castiglia.
tado el caudaloso río se vía / que, en áspera 51 Nell’originale Hebreo è trisillabo.
estrecheza reducido, / un monte casi al re- 52 Sansone confida a Dalila: «si rasum fue-
dedor ceñía, / con ímpetu corriendo y con rit caput meum recedet a me fortitudo mea
rüído» ecc. (Ecl. III, 201 sgg.; Boscan & Gar- et deficiam eroque ut ceteri homines» (Idc
cilaso 285r: «Dipinto si vedeva il ricco fiume 16, 17).
/ che, in aspra gola ristretto, / cingeva quasi 53 Posto que ha valore causale, ‘poiché, visto
tutt’intorno un monte / con impeto correndo
che’ (Rodrigues Estudos pp. 18-20); diversa-
e con frastuono»), riferito ovviamente al Tago.
mente Bismut difende il valore tradizional-
42 ‘Sordidi’ forse per «indigência, miséria
mente concessivo della locuzione. Consueto
ou avareza» (Costa Pimpão)? Peraltro, risul- topos dei Portoghesi in minoranza che di-
ta che la famiglia del poeta fosse di origine sprezzano la superiore quantità numerica
gallega. Esisteva comunque una fama ne- del nemico. Il tutto supportato da Fernão
gativa dei Galleghi, da Silio Italico (cit. in Lopes Joao I, dove il discorso al consiglio di
Faria e Sousa) a Nicolaus Clenardus, ovvero Abrantes del Mestre Joao esorta i lusitani alla
Nicolaus van der Beke, fi lologo vissuto nella battaglia, minimizzando il fatto di essere loro
prima metà del ’500 (cit. da Epifânio Dias). muito poucos e gli avversari muitos, citando
43 Da parte di Afonso Henriques; cfr. infra la Bibbia e ricordando che Dio è dalla loro
VIII, 9, 6 dove si accenna alle vittorie sui parte (2, IV, XXXI, pp. 112-115). Si osservi na-
«Gallegos e Lioneses». turalmente il polittoto pouco…poucos.
44 I Baschi. 54 Si tratta appunto del consiglio di Abran-
45 Idioma, ma anche stile rozzo; si ram- tes sopra cit.
mentino le razos de trobar occitaniche. Ro- 55 Proverbiale: tot capita, tot sententiae
drigues preferisce parafrasare intendendo (cfr. Ter., Phorm. 454: «quot homines tot
che i Baschi esprimono francamente e ru- sententiae»).
demente quello che pensano; secondo fonti 56 Veramente la maggioranza era per non
da lui citate erano gente collerica e passio- combattere. Na vontade va inteso ‘nel loro
nale (Estudos p. 18). Oltre a parlare una lin- animo, nel loro intendimento’, in suo corde.
gua difficile, anche secondo Faria e Sousa Vd. infra 14, 4.
Camões intende dire che i Biscaglini «no 57 Per Camões, che semplifica la comples-
son de muchas palabras, i cumplimientos».
sità delle ragioni di parte che animavano i
46 Altra parte dei Paesi Baschi. vari consiglieri, nobili, guerrieri ecc., stare
47 Le Asturie sono più a nord, dove confi- per la la Castiglia contro il re portoghese era
nano con il cosiddetto mare Cantabrico. assoluto e totale tradimento.

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pp. 295-297 CANTO IV NOTE

58 Riferimento chiaro al triplice rinnega- 68 Non trovo difficoltà ermeneutiche in


mento di Pietro; cfr. ad es. Mt 26, 69-75, Mc questa espressione: il rispetto negato è
26, 66-72 ecc. alla Fede, all’amore, al coraggio e all’arte,
59 Il connestabile Nuno Álvarez Pereira, nonché al Regno. Bismut è invece perples-
addirittura santificato, fu un personaggio- so e confida un suo ricordo: «Le regretté
simbolo dell’eroismo portoghese, su cui vd. Hernâni Cidade m’avait suggéré que nen-
la Chronica do Condestabre (e l’introduzione hum pourrait ne pas avoir le sens négatif,
di Mendes dos Remedios), fonte di Fernão et être amené par la tonalité négative de la
Lopes. Grande sostenitore della guerra con- phrase; il faudrait alors traduire: et qui, pour
tro i Castigliani (cfr. Lopes Joao I 2, IV, XXX, quelque motif que ce soit…». Credo che H.
pp. 108-111; Chronica do Condestabre LI, p. Cidade vada regretté per ben altro.
118), aveva due fratelli, Diogo e Pedro, pro- 69 Nell’originale c’è il congiuntivo, coeren-
prio fi lo-castigliani. temente.
60 Perché l’accesso d’ira gli impediva una 70 Afonso Henriques. Ora Nuno sta argo-
loquela ben curata, rotonda e misurata, mentando ab antecedentibus.
come spiega minutamente Faria e Sousa. 71 «e prenderamlhe [presero al re castiglia-
Tuttavia, il suo discorso, d’invenzione poe- no] na batalha [di Arcos-de-Val-de-Vez] sete
tica camoniana, è tutt’altro che confuso, na- Condes, e outros muytos Cavalleyros, e ma-
turalmente. Anzi, come vedremo, rispetta le taraõlhe [gli trucidarono] hos Portuguezes
marche tipiche dell’ortatoria, spesso neces- muita gente» (Galvão Chronica VII, p. 10).
sariamente violente, ma non dimenticando 72 Qualche memoria di Ariosto, suggerisce
le isocolie, le figure fonico-semantiche, l’en-
Faria e Sousa: «Non sete quelli voi, che meco
fasi (Lausberg Handbook 905 sg.).
fuste / contra Agolante – disse – in Aspro-
61 Cfr. O. F. XVIII, 34, 78: «sospira e freme monte? / Sono le forze vostre ora sì fruste, /
con sì orribil faccia, / che gli elementi e tut- che, s’uccideste lui, Troiano e Almonte / con
to il ciel minaccia». Il distico dell’ottava si cento mila, or ne temete un solo / pur di quel
caratterizza per il doppio tricolo, in crescen- sangue e pur di quello stuolo?» (O. F. XVII
do; in più vedasi l’allitterazione iniziale di a 14, 3-8). Ma i discorsi dei capitani pullulano
mão…ameaçando, termini che introducono di formulazioni simili nei poemi e nell’ora-
ciascuno la rispettiva trittologia seguente. toria storiografica. Garcez Ferreira evoca ad
62 Inizio ex abrupto con la ripetizione en- es. Alamanni, Avarchide IV, 99.
fatica del como (ripreso sotto a 16, 1), tipica 73 Letteralmente «metidos debaxo de los
delle infiammate allocuzioni epiche e storio- pies» (Faria e Sousa).
grafiche dei condottieri antichi e moderni. 74 Intendi ‘tramite, per mezzo di’, alla latina.
63 Vd. supra III, 15, 4; infra VI, 56, 4. La 75 Antecedente più vicino e argomento a
guerra (Marte) è in difesa della patria (patrio).
causis: Fernando ha enfraquecido il popolo
64 S’intende tutto il Portogallo. Analoga- lusitano.
mente in Esmeraldo il termine indica ad es. 76 L’omofonia sulla labiodentale sonora e
la Spagna («prouincia de Espanha», Esme-
sulla sibilante (torne-VOS VOSSaS…noVO),
raldo 1905 p. 44; Esmeraldo I, 12, p. 20).
che riprende i suoni del v. 4 (VOSSoS fortES
65 Nell’originale: ‘in guerra’. paIS e aVÔS), rafforza il concetto: il nuovo
66 Stesso sintagma a fi ne verso supra III, Re induce nuove forze, o meglio le risuscita.
69, 7. Semantica e fonetica sempre in osmosi.
67 Il tetracolo aumenta l’enfasi già annun- 77 Cioè: col mutarsi del Re si muta anche il
ciata a fi ne ottava precedente. popolo, che ne segue le virtù – o i vizi. Il to-

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NOTE CANTO IV p. 299

pos è diffuso; senza arrivare a citare Dioge- 87 L’accusa finale è gravissima: i codardi
ne Laerzio, come fa Faria e Sousa, possiamo hanno appunto rinnegato il Re, la Patria, la
accontentarci di Ariosto, Cinque canti II, 1 lealtà. Così Nuno ottiene il risultato che nes-
sgg. («Quando il Signore è buono, i sudditi sun ascoltatore vorrebbe identificarsi con un
anco / fa buoni, ch’ognun’imita chi regge», traditore simile a quello che egli ha descritto.
4, 1-2 cit. da Garcez Ferreira; vd. Ariosto 88 Inclusi, come si vedrà, i fratelli traditori.
Orlando 1556, p. 462). Abbiamo optato in 89 Canusium, l’odierna Canosa, vicina a
traduzione per una rima identica, e ce ne
Canne dove Annibale stravinse sui Roma-
scusiamo.
ni. Ai consigli di chi suggeriva di fuggirse-
78 Ancora ripercussione sul lemma Rei. ne dopo la strage subita, Publio Cornelio
79 Cfr. supra 2, 8 e n. 5. Nuno non rispar- Scipione (poi detto l’Africano), allora co-
mia elementi del discorso che confermano tribuno giovanissimo («was then aet. 24,
la sua grande vicinanza e fedeltà a João. about the age of D. Nuno», Burton 2 p. 608)
80 Ripetizione per polittoto agli estremi della seconda legione, reagì violentemente
dei due versi. Come si nota, Nuno è tutt’al- imbracciando la spada. La vicenda è narrata
tro che non facondo. Lo è secondo le regole da Tito Livio (XXII, 53); Bismut cita vaneg-
e i fi ni del suo tipo di orazione. giando la perduta vita di Scipione Africano
81 Letteralmente
di Plutarco, autore anche di un confronto
‘infi ne’. Argomento
fra Epaminonda e Scipione che pure non ci
estremo dell’ortatoria, culminante nel mas-
è giunto (vd. Plutarch, Moralia, vol. XV, ed
simo disprezzo dei «traditori» e preludente
by F. H. Sandbach, Cambridge Mass., Loeb,
alla conduplicatio eroica di eu só.
1969, pp. 74-77). Ma la fonte più prossima
82 Efficace – e ironico – nell’originale pe-
per Camões sembra essere Val. Max. V, 6,
netrante. 7: «Non est exstinctus pro re publica supe-
83 L’espressione van timore è diffusa nella rior Scipio Africanus, sed admirabili virtu-
poesia cinquecentesca, per alterazione del te ne res publica exstingueretur providit:
van dolore di Rvf 1, 6. L’immagine forte del siquidem cum adflicta Cannensi clade urbs
‘legarsi le mani’ fa pensare a un condanna- nostra nihil aliud quam praeda victoris esse
to davanti al boia, o a un agnello davanti al videretur, ideoque reliquiae prostrati exer-
macellaio. citus deserendae Italiae auctore Q. Metello
84 Giganteggia questa ripresa di eu só. Si consilium agitarent, tribunus militum admo-
dum iuvenis stricto gladio morte unicuique
tratta di un topos diffuso; basti citare Verg.,
iurare omnes numquam se relicturos patriam
Aen. XII, 16, in cui a parlare è il turbidus
coegit pietatemque [‘devozione patria’] non
Turno: «et solus ferro crimen commune re-
solum ipse plenissimam exhibuit, sed etiam
fellam». Il breve discorso dell’irato Turno
ex pectoribus aliorum abeuntem revoca-
appartiene però, diversamente da quello di
vit»: «Non morì per la repubblica l’Africano
Nuno, al genere dell’enfasi brachilogica.
maggiore, ma con ammirevole valore fece sì
85 Gesto topico, al limite della res nullius
che la repubblica non morisse: così mentre la
(Faria e Sousa sciorina una quantità super- nostra città afflitta dalla sconfitta sanguinosa
fetatoria di esempi peraltro poco calzanti). di Canne sembrava restare soltanto preda
Efficace comunque in regime di enàrgheia. del vincitore, e quindi gli avanzi del
86 del re in virtude] Paggi 59 □ In nome disfatto esercito, consigliati da Q. Metello,
del re] Pellegrini □ Au nom du Roi] Bismut. manifestavano il proposito di abbandonare
Parafrasando, diremmo: ‘in ragione degli l’Italia, un ancor giovane tribuno militare,
obblighi morali superiori che mi legano al afferrata la spada, costrinse tutti a giurare
Re, alla Patria, alla lealtà’. che mai avrebbero abbandonato la patria

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pp. 299-301 CANTO IV NOTE

a costo della morte, e non solo così mostrò 95 I cavalli; vd. supra III, 51, 3-4.
grandissima pietas, ma anche la richiamò nel 96 Ci si perdoni una terza ripresa di loro
petto degli altri che la stavano perdendo». che nell’originale è assente. Per arremessões
Come si vede interi sintagmi ricompaiono in si può intendere ‘lance’ o ‘dardi’, ma qui
Camões: reliquiae prostrati exercitus (cui bene vale – crediamo – il primo significato.
Epifânio Dias aggiunge IV, 8, 2 Cannensis 97 Il lemma libertare tr. è attestato nel Cin-
proelii reliquias) ≈ «relíquas sós de Canas»;
quecento (Tommaseo cita ad es. Varchi).
admodum iuvenis ≈ «Cornélio moço»; stricto
98 Faria e Sousa richiama correttamente
gladio morte unicuique minitando ≈ «compe-
lidos da sua espada»; iurare omnes numquam un passo dell’Eneide: «Ardet inexcita Auso-
se relicturos patriam coegit ≈ «jurem que as nia atque immobilis ante; / pars pedes ire
Romanas / armas não deixarão». parat campis, pars arduus altis / pulveru-
90
lentus equis furit; omnes arma requirunt. /
Rodrigues (Estudos p. 21 sg.) difen-
Pars levis clipeos et spicula lucida tergent /
de la lezione della princeps che non ac-
arvina pingui subiguntque in cote securis;
centa A: «“Fortuna” pode não ter artigo,
/ signaque ferre iuvat sonitusque audire
sobretudo quando personificada». Con
tubarum. / […] Tegmina tuta cavant capi-
l’annominazione preparati…prevaler cer-
tum flectuntque salignas / umbonum cratis;
chiamo di surrogare quella originale camo- alii thoracas aënos / aut levis ocreas lento
niana fortuna…forças. ducunt argento» (VII, 623-628, 632-634:
91 Letteralmente: ‘perduta’. Il distico finale «Arde l’Ausonia, prima placida e tranquilla;
è ingegnoso; oltre al polittoto (deixarão… / alcuni si preparano ad andare a piedi per i
deixar), si noti la divisione in due emistichi, campi, v’è chi elevato sugli alti / cavalli pie-
ove però il v. 7 è legato da inarcatura al prece- no di polvere infuria; tutti vogliono le armi.
dente; enjambement anche fra 7 e 8, in un’ot- / Alcuni lucidano i leggeri scudi e le frecce
tava complessivamente enjambante, cosa non lucenti / con pingue grasso, e affi lano sulla
comune in Camões, come sappiamo. cote le scuri; / piace portare le insegne e
92 Soggetto, in fi ne di frase alla latina. Su udire lo strepito delle trombe. / … Incavano
força e esforça possiamo parafrasare ‘incita sicure difese per il capo e piegano graticci /
e ridà vigore’, ‘forza e rinforza’; il primo di salice per gli scudi; altri formano bron-
termine indica una coazione minacciosa, il zee corazze / e chiari schinieri di flessibile
secondo indica più un effetto, quello di far argento»). Per l’immagine della ruggine, in
tornare il coraggio negli inerti. un contesto similare, cfr. Luc. Phars. I, 239-
93
243: «Rupta quies populi stratisque excita
Nell’originale removem, costruzione ad
iuventus / diripuit sacris adfixa penatibus
sensum classica con soggetto singolare ma
arma / quae pax longa dabat: nuda iam crate
collettivo e verbo al plurale. fluentes / invadunt clypeos curvataque cu-
94 L’espressione freddo timore è res nullius; spide pila / et scabros nigrae morsu rubigi-
vd. comunque il «frigidus horror» di Aen. nis enses» («Infrantasi la quiete del popolo,
III, 29 e il commento ad loc. di Nicholas i giovani balzati su dai letti / afferrarono le
Horsfall (Virgil, «Aeneid» 3, Leiden-Bo- armi infisse accanto ai sacri penati / le armi
ston, Brill, 2006, p. 65: «cold is a standard che la lunga pace offriva: si precipitano
physiological correlative of fear», citando a sugli scudi fatiscenti ormai / fino al telaio,
supporto Varrone). Importunus timor è spes- e sui giavellotti dalla punta smussata / e
so presente nelle scritture religiose, da Gio- sulle spade corrose dal morso della oscura
vanni Crisostomo a Erasmo. Vd. anche Aen. ruggine»). Vd. anche «fessa putri rubigine
I, 202 sg.: «revocate animos maestumque tela» in Stat., Theb. III, 582. Garcez Ferreira
timorem / mittite». aggiunge Sil. Ital. IV, 12 sgg.: «Pila novant,

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NOTE CANTO IV pp. 301-303

ac detersa rubigine saevus / induitur ferro sponto (là ove passò Serse)». L’esercito del re
splendor» ecc. I testi romanzeschi (Palmei- persiano pare fosse immenso: «huius enim
rim ecc.) evocati da Tocco sembrano meno classis mille et ducentarum navium longarum
calzanti. Interessante piuttosto l’uso prover- fuit, quam duo milia onerariarum sequeban-
biale del motivo dell’arrugginirsi delle spa- tur, terrestris autem exercitus septingenta pe-
de, accanto a quello della goccia che perfora ditum, equitum quadringenta milia fuerunt»
la pietra, testimoniato da Properzio: «teri- (Corn. Nep., Them. 2, 5: «la sua flotta fu di
tur rubigine mucro / ferreus et parvo saepe 1200 navi da battaglia, e seguivano 2000 da
liquore silex» (El. II, 25, 15-16; vd. Properzio trasporto, mentre l’esercito di terra era di 700
nella letteratura italiana, ed. Silvio Pasquazi, fanti e di 400.000 cavalieri»). Erodoto riporta
Roma, Bulzoni, 1987, p. 36). un numero non definito che superava ampia-
99 Si tratta di «imprese», su cui la trat- mente le 35.000 unità (VII, 40 sg.).
tatistica cinquecentesca è ricchissima; «a 107 Vd. supra III, 100, 3-4: «Átila […] de
tenção, que consiste em um disenho, è o Deus açoute horrendo». La paronomasia
corpo, e a letra (ou “mote”) a alma da empre- Nuno-Huno sicuramente arricchisce col bi-
sa» (Epifânio Dias). Vd. Ar., O. F. XVII, 72, sticcio acuto il paragone, che però è soltanto
5-8: «Chi con colori accompagnati ad arte / esteriore, relativo alla metafora del ‘flagello’:
letizia o doglia alla sua donna mostra; / chi Attila non sembra infatti un eroe da imitare.
nel cimier, chi nel dipinto scudo / disegna Tuttavia non si dimentichi che l’ediz. E (ov-
Amor, se l’ha benigno o crudo». vero B) riporta forte in luogo di fero.
100 Cfr. supra III, 78, 1. 108 Amadigi XCIII, 62, 8: «Et a comandar
101 Dopo il consiglio ivi tenuto, col buon atto a ogni gente» (p. 563).
risultato di optare per la guerra, «o con- 109 «Na ala direita […] ia Mem Rodrigues
destabre foi d’esto mui ledo e partiu logo e Ruy Mendes de Vasconcellos», che erano
caminho de Thomar, que eran cinco leguas fratelli (Lopes Joao I 2, IV, XXXVIII, p. 145).
d’Abrantes, e el-rei isso mesmo no seguin-
Nell’originale se diz Garcez Ferreira trova
te dia, e alli se ajuntaram entonces todos»
«pouca galanteria»; ma vd. infra VI, 53, 7.
(Lopes Joao I 2, IV, XXX, p. 116).
110 I commentatori osservano il lapsus di
102 Climax ascensiva da fresca a frío; si ram-
Camões: Antão Vasques (Lopes Joao I 2,
menti il celebre incipit di un sonetto di Tan-
ibid.) è altra persona da Álvaro Vaz de Al-
sillo: E freddo è il fonte e chiare e crespe ha
mada, conte di Avranches (località in Nor-
l’onde (debitore di un lusus di Navagero: vd.
mandia).
in Lirici europei del Cinquecento, Milano,
111 Litote: ‘ben si mostra’.
BUR, 2004, Rimatori meridionali, ed. chi
scrive, pp. 595-596). Chiasmo e omofonie: 112 Vd. supra III, 53.
FResca ABRaNTEs…FoNTE Fría; inoltre 113 Formulare: cfr. supra 23, 2.
Abrantes in anadiplosi.
114 Di giocondo timor fredde, ansiose]
103Soggetto; come Camões esplica subito
Paggi 59 □ anxieuses et frissonnant d’une
dopo, di tratta di Nuno, che comanda l’a-
crainte joyeuse] Bismut.
vanguardia, la prima acies.
115 Numerosi echi virgiliani: «Vota metu
104 avrebbe potuto guidare] Pellegrini □
duplicant matres», «Stant pavidae in muris
digne de commander] Bismut. Polittoto:
matres» (Aen. VIII, 556 e 592); «simul per-
regia…reger.
cussus Achates / laetitiaque metuque» (ivi,
105 Cioè ‘innumerevoli’. I, 513 sg.). L’ossimoro alegre medo (come del
106L’impresa mitica di Serse è ricordata resto il corrispondente virgiliano, su cui vd.
anche da Dante, Purg. XXVIII, 71: «ma Ele- n. di Paratore) indubbiamente crea stupore,

1010

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pp. 303-305 CANTO IV NOTE

quale ogni figura strettamente paradossale dette Dirae, attribuite a Virgilio (vd ad es.
deve d’altronde indurre. Infatti un editore Vergilii Maronis Opera, Lugduni, S. Hono-
come Amorim emendava alegre con álgido. ratum, 1560 pp. 530 sgg.: 534), ma di Valerio
La tradizione dell’oxymoron con funzione Catone, come già lo Scaligero sosteneva nel
veritativa, non semplicemente enigmistica, è 1573: «dulci namque tument nondum vite-
anche precipuamente petrarchesca e petrar- cula Baccho» (Ecloga e Lydia v. 12 [115]; cfr.
chista. In ogni caso le madri tremano di gio- Carmina Valeri Catonis cum Augusti Ferdi-
ia per la partecipazione all’entusiasmo belli- nandi Naekii annotationibus, Bonn, H. B.
co e la speranza vivace di vincere, e insieme Koenig, 1847, p. 7). Si potrebbe obiettare
(simul) di paura per la sorte dei loro cari e che Camões si confonda, parlando di fi ne
l’incertezza ineludibile della guerra. Vd. poi, agosto e settembre (periodo della vendem-
per il v. 4, Erc., Arauc. VI, 51, 5-6: «votos, mia e della Vergine) per una data quale il 14
promesas entre sí haciendo / de ayunos, ro- agosto. Ma prima della riforma calendariale
merías, oraciones». Naturalmente romaria gregoriana del 1582, il numero del giorno
etimologicamente rimanda al pellegrinaggio veniva anticipato di 10 o 11 unità, per cui il
a Roma (dei romei), ma vale in generale. Sole entrava nella Vergine il 12 o 13 agosto,
116 Dei Portoghesi. e d’altra parte le uve, specie in certe zone
117 ripartito fra tutti era il timore] Paggi 59. assolate, maturano prima (vd. l’appassionata
Todas vale per ‘entrambe le squadre nemi- difesa di Faria e Sousa della coerenza ca-
che’. La dúvida non è vile paura, ma inquie- moniana). Manoel Correa: «Não diz aqui o
tudine, forse anche angoscia, come inevita- Poeta que no mez d’agosto se faz a vindima,
bile per l’incertezza prima della battaglia. Si se não quer mostrar que no mez d’Agosto
noti allitterazione, chiasmo e polittoto: grita são ja as vuas maduras» («Non dice qui il
grandíssima…grande dúvida. Poeta che a mezz’agosto si fa la vendemmia,
118
ma vuol mostrare che a mezz’agosto le uve
Dalla parte lusitana.
son già mature»). In ogni caso la licenza po-
119 Pífaro o pífano è la «frauta fi na, e aguda, etica non l’ha inventata il nostro.
que se toca nos Regimentos» (Moraes e Sil- 124 Giustamente Faria e Sousa cita il verso
va). Si suonava coi tamburi, come testimonia
virgiliano, celebrato esempio di «pluralità»
anche Erc., Arauc. XIII, 24, 4 («de pífaros,
e cumulo: «monstrum horrendum informe
trompetas y atambores»).
ingens» (Aen. III, 658, detto di Polifemo).
120Nell’estate. Risuona sempre il celeberri- Alle 3 elisioni metriche virgiliane corri-
mo «tempus erat» virgiliano. spondono la sinalefe fero͡ ingente e l’assimi-
121 Letteralmente: ‘lascia’. Cerere ridona lazione ingente͡ e.
le messi ai contadini in estate: la battaglia 125 L’attuale magnifico Cabo Ortegal, nel-
di Aljubarrota (località fra Batalha e Alco- la provincia della Coruña. Il Cabo Fisterra
baça), che Camões sta descrivendo, ebbe (Finisterre), di cui parla Faria e Sousa, è al-
luogo il 14 agosto 1385. tra località (Tocco li identifica).
122 Cioè nella costellazione della Vergine, 126 Fiume ibero-portoghese che si estende
dove Astrea, dea della giustizia, si era sta- dall’Estremadura all’Algarve.
bilita lasciando la terra. Vd. Ov., Met. I, 149
127«refluitque exterritus amnis» (Verg.,
sg. e altre fonti alla n. di Barchiesi Ov. Met.
pp. 174 sg. In realtà il tempo della Vergine è Aen. VIII, 240).
più o meno tra il 23 agosto e il 22 settembre. 128Ben noto fiume che nella parte spagnola
123 Il dio nemico dei Portoghesi è qui evo- prende il nome di Duero.
cato esclusivamente in perifrasi stagionale. 129 Oltre il Tago, cioè l’Alentejo: cfr. supra
Faria e Sousa richiama un verso delle cosid- III, 62, 1.

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NOTE CANTO IV pp. 305-307

130 Ovvero accelerò il suo corso alla foce. 140 Faria e Sousa rimanda a Luc., Phars. VII,
131 Il termine, nel senso di ‘pauroso’, o altri- 385 sg.: «Ergo utrimque pari concurrunt ag-
menti ‘spaventoso’, è nell’antico italiano, già mina motu / irarum: metus hos regni, spes
in Dante ad es. excitat illos» («Ecco dunque da entrambe le
132
parti con pari veemenza d’ira si scontrano
«audiit et Triviae longe lacus, audiit am-
le schiere degli eserciti: / gli uni son sospinti
nis / sulphurea Nar albus aqua fontesque
dal timore, gli altri dalla speranza del
Velini, / et trepidae matres pressere ad pec-
dominio») riferendosi rispettivamente ai
tora natos» (Aen. VII, 516-518). Cfr. anche
pompeiani e ai cesariani. Vd. comunque
O. F. XXVII, 101.
Lopes, Joao I 2, IV, XLII, p. 166: «os muitos
133 Il sangue, in momenti di terrore, lascia la
por subjugar os poucos, e os poucos por se
periferia corporea e rifluisce nel cuore, suo verem isentos de seus inimigos» («i molti
naturale amigo. Questo era ciò che si riteneva per soggiogare i pochi, e i pochi per vedersi
generalmente, come la sfi lza incredibile di liberi dai propri nemici»).
loci paralleli di Faria e Sousa mostra. Si veda 141 Ovviamente Nuno Álvarez Pereira.
anche Macrobio VII, 11, 7-8. Un esempio
142 si serra] Paggi. Per inserrare abbiamo
epico moderno per tutti: Alam., Avarch. III,
28, 1-2: «Fecesi tutto pallido nel volto, / ch’o- esempi cinquecenteschi (la Treccani cita ad
gni sangue, ch’avea, ricorse al core». es. Giordano Bruno).
134 143 incontra, abbatte] Paggi 59 □ rovescia,
Vd. Ov., Her., Paris Helenae, XVI, 351:
«terror in his ipso maior solet esse periclo». colpisce] Pellegrini. Il primo traduttore in-
Da evocare anche «maior Martis apparet verte l’ordine dei verbi, Pellegrini lo rispet-
imago» di Aen. VIII, 557. ta. Infatti si tratta di un volontario hysteron-
135
proteron, o hysterologia: nella realtà prima
Nel senso di ‘terribile, spaventosa’, ‘stra-
avviene lo scontro, poi l’abbattimento, ma
ordinaria’ ma in senso negativo.
Camões sceglie l’ordo artificialis (vd. Lau-
136 La seconda quartina è sembrata ai mi- sberg Handbook §§ 452, 891 sg., 713 sgg.;
gliori commentatori contraddittoria rispet- Elemente p. 108: «Die anastrophe – inversio,
to a quanto detto nei due vv. precedenti. reversio, perversio, ἀναστροφή – ist der der
Una lista di opinioni in merito è riassunta consuetudo widersprechende Platzwechsel
bene da Bismut pp. 278 sg. Proviamo a para- aufeinanderfolgender Satzglieder», una
frasare senza toccare il testo della princeps: volontaria alterazione dell’ordine delle
‘e se si dà il caso contrario, in cui la paura parole contro la consuetudine). L’effetto
è inferiore al pericolo, lo si vede bene, in poetico, qui nell’esempio camoniano, ro-
quanto in tal caso il furore di sbaragliare il vesciando la sequenza delle azioni ed evi-
nemico (superiore e pericoloso) rende addi- denziando prima la conseguenza e poi la
rittura insensibili alla perdita di interi arti o condizione, fa balenare con l’irrazionalità
della vita stessa’, per una sorta di anestesia sintattica la potenza aggressiva e fulminante
adrenalinica. Tutto sta nel riferire parece-o del gesto di Pereira. Per encontra cfr. supra
all’immediato precedente E se não è, confe- il sostantivo encontro a III, 51, 1.
rendogli un significato coerente. 144 Cioè ‘proprio perché non la possiedono’;
137 O ‘ingaggiare’. cfr. supra III, 110, 8, con più iattanza da par-
138 Nel senso di ‘battaglia’. te dei Mori. Paggi 59 traduce «ancorché alie-
139 Plurale «com referencia a cada um dos na», ma non ci sembra convincente (anche
individuos» (Epifânio Dias). Il verbo leva è La Valle opta per il valore concessivo).
retto dunque per sillessi sia dal singolare de- 145 Un po’ diverso il senso di due passi vir-
fensão che dal plurale as esperanças. giliani che qui generalmente si adducono:

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pp. 307-309 CANTO IV NOTE

«mugire videbis / sub pedibus terram»; 153 Tre exempla, di diversa nobreza a dire il

«sub pedibus mugire solum» (Aen. IV, 490 vero, a ribadire il locus dell’antichità ≈ mo-
sg.; VI, 256). dernità. Si veda Equicola Natura d’Amore:
146 Descrizione magistrale della battaglia «Se dalla sua [della patria] esaltatione, &
nel suo insieme; i riferimenti a luoghi classi- imperio ne conoscemo diminuire, & non
ci e moderni vagamente analoghi sarebbero havere in quella luogo honorato, ne adira-
davvero quasi infi niti. Si noti la gradatio so- mo. Testimonii ne sono Coriolano, Gracchi,
nora ascensiva dei verbi in B: voão ha impli- Silla, Mario, Sertorio, Catilina, C. Cesare»
cito in sé il sibilo delle frecce ed aste; soão è (p. 95). Solo Coriolano riceve da Camões il
indicativo di un rimbombo; atroão è l’apice titolo di nobre, non tanto perché fosse fiero
del rumore complessivo. o celebre, quanto evidentemente perché fu
147
patrizio oltranzista, al punto che i tribuni
li disprezza] Mercedes la Valle (discu-
della plebe arrivarono a condannarlo a mor-
tibile). «Causando-lhes baixas» Epifânio
te, mutata in esilio. Quellen classiche sono
Dias. Abbiamo cercato di riprodurre la fi-
Tito Livio ed Eutropio, nonché Plutarco, ma
gura etimologica dell’originale, che declina
la sequenza di nomi camoniana, come si è
in un fulmen in clausula il consueto tema dei
visto dall’esempio di Equicola, non abbiso-
pochi Portoghesi superiori ai tanti nemici –
gna di fonti specifiche. Vd. comunque anche
che vengono apoucados. I nemici crescono
Luc., Phars. II, 541-549.
e decrescono in continuazione. Produciamo
154 Cioè ‘empio’.
in traduzione una rima ricca, mentre l’origi-
nale ha una rima franta. 155 Secondo Plinio (Nat. Hist. II, 138) Sum-
148 Cfr. supra 14, 3. manus era il dio etrusco dei fulmini notturni;
149
per i Romani era anche una ipostasi di Giove,
Cioè Nuno ‘non resta sgomento, attoni-
o addirittura un suo attributo. Testimonian-
to, inerte e stupefatto’.
ze sul dio offrono Varrone, Festo, Cicerone,
150 L’interpretazione alternativa non ci Livio, Agostino ed altri. Si veda Michael
convince: «ne s’étonne pas de voir ses frères Lipka, Roman Gods. A Conceptual Approach,
prêts à le tuer; car lorsqu’on a renié son roi, Leiden-Boston, Brill, 2009, pp. 78-80. Fon-
on hésite moins encore à tuer son frère» damentale anche il commento di Frazer ai
Bismut. Fastorum libri sex, vol. IV, London, MacMil-
151 Si noti la posizione dei due paralleli in- lan, 1929 (Fast. VI, 731; rist. Cambridge 2015,
cisi esclamativi, all’inizio del secondo verso pp. 317-319). Ovidio è alquanto «puzzled as
e alla fi ne del settimo. Per il topos vd. ad es. to the nature of this particular deity»: «quis-
Speroni, Canace IV, II: «Oh caso raro, oh quis is est». In un elenco di divinità, Plauto
caso orrendo». include Summanus e anche Iuppiter (Bacchi-
152 Chiaro il parallelo con il Bellum civile des 892-895); in Curculio 413 sgg. è oggetto
narrato da Lucano, fra Cesare e Pompeo. linguistico di un serrato dialogo comico (vd.
L’epica classica si rinnova nella moderna, K. M. Westaway, The Original Element in
storica altrettanto, per quel che riguarda Plautus, Cambridge, Univ. Press, 1917, p. 57).
questo modello specifico, Lucano appunto. Con funzione ipostatica infera, evidentemen-
Non riusciamo a rendere la rima finale; quel- te, Camões evoca il dio (cfr. Lipka cit., p. 79,
la di Camões è giudicata imperfetta – come n. 348). Vd. Marc. Capell. II, 162: «Denique
altre – da Rodrigues (Estudos pp. 26 sg.), ma haec omnis aeris a luna diffusio sub Plutonis
concordiamo con Epifânio Dias (e prima an- potestate consistit, qui etiam Summanus di-
cora con Faria e Sousa) sul fatto quasi certo citur quasi summus Manium».
che Camões pronunciasse Magno all’italia- 156Camões usa qui il congiuntivo futuro,
na. Analoga rima infra IX, 92, 3-5. notoriamente estraneo alla lingua italiana.

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NOTE CANTO IV pp. 309-311

Si può intendere: ‘avrete ricevuto, dalla vo- il pensiero [l’anima intellettiva?] che lo soste-
stra morte sino ad ora’, o qualcosa di simile. neva; / e morendo, della dama che serviva / il
157«foi rota por força a sua vanguarda» ecc. nome gli si spezzò nella fredda bocca»). Faria
(Lopes, Joao I 2, IV, XLII, p. 166). e Sousa ritiene questi versi giovanili, quindi
158
eliminati per eccesso di «particularidades,
Circa tre volte i Portoghesi.
aunque lo hiziessen Homero, i Virgilio, de
159 A sud di Ceuta, nel Marocco. quien lo tomó en Italia el Boiardo, i dellos el
160 Forse memoria di Dante, Purg. XXVII, Ariosto» ecc. Certo è che son versi magnifici
34-35: «Quando mi vide star pur fermo e e per nulla estranei alla suavitas melanconica
duro, / turbato un poco disse». camoniana. La rivalutazione più dotta dei
161 manuscritos di Faria è stata operata da Moura
«Ceu saevom turba leonem / cum te-
Os Penhascos, cui rimandiamo.
lis premit infensis, ac territus ille, / asper,
163 Il que ci sembra qui relativo, e non cau-
acerba tuens, retro redit, et neque terga / ira
dare aut virtus patitur, nec tendere contra sale (‘ché’), come ritiene Epifânio Dias (=
/ ille quidem hoc cupiens potis est per tela lat. nam, enim). Naturalmente si riferisce a
virosque: / haud aliter retro dubius vestigia Giovanni, non a Nuno.
Turnus / inproperata refert, et mens exae- 164 L’intervento di Joane è confortato dalla
stuat ira. / Quin etiam bis tum medios in- testimonianza del cronista (Lopes, Joao I 2,
vaserat hostis, / bis confusa fuga per muros IV, XLII, p. 167).
agmina vertit» (Aen. IX, 792-800: «Come 165 Il paragone con la leonessa è presente in
una turba incalza un feroce leone / con armi
più di un luogo classico, da Omero a Virgi-
ostili, e quello, sgomento, / furibondo, guar-
lio; citiamo ad es. Ov., Met. XIII, 547 sg.:
dando torvo, arretra; / l’ira e il valore non
«utque furit catulo lactente orbata leaena /
tollerano di volgere le spalle, ma non può,
signaque nacta pedum sequitur quem non
/ benché lo desideri, scagliarsi tra le armi
videt hostem» (e vd. nota ad loc. in Meta-
e gli uomini: / non diversamente dubbioso
morfosi t. VI p. 299: «come infuria la leones-
Turno arretra / con lenti passi, e l’animo ri-
sa cui è strato sottratto il suo cucciolo lat-
bolle d’ira. / Ecco che si slancia due volte
tante / e trovate le orme segue il nemico che
in mezzo ai nemici, / e due volte respinge
non vede»). Quel che conta è che Camões
lungo i muri in fuga le schiere disordinate»).
pone in dittico la comparazione col leone e
Garcez Ferreira aggiunge l’imitazione in
quella con la leonessa riferendosi ai due eroi
Avarchide XIII, 100 (p. 160).
principali della battaglia di Aljubarrota,
162 Cfr. Ov., Fast. II, 229: «Quid faciant pau- Nuno e Juane. Il primo rappresenta il furo-
ci contra tot millia fortes?» (due vv. sopra re coraggioso e aggressivo, la seconda anche
aveva detto «fraude perit virtus»: Ov. 1545 l’aspetto «materno-paterno» del Re.
p. 55). Sembra, in questa fase, crollare la cer- 166 Forte paronomasia pasto…pastor.
tezza dei poucos vittoriosi contro i muitos.
167 Terra di Numidia, ma il termine si rife-
Ma la battaglia è appena cominciata. Faria
e Sousa riporta dopo questa ottava altre tre risce in genere all’Africa settentrionale. Ro-
del «manuscrito original», poi cassate, di drigues (Estudos pp. 27 sg.) rimanda a Sil.
sapore epico-cavalleresco, pure con una tinta Ital. III, 282. Cfr. infra V, 6, 1. Si consideri
elegiaca, come ad es. qui: «o fugitivo esprito che «leone di Massilia» (cfr. Stat. Theb. II,
se lhe vay, / e nelle o pensamento que o so- 675 sg.) o «tigre Ircana» (Claud. De raptu
stinha; / e saindo, da dama, a quem servia, / Pros. III, 263) erano formulazioni topiche.
o nome lhe cortou na boca fria», espressioni 168 Già Manoel Correa citava Pomponio
di sapore camoniano (cfr. supra III, 133, 6-7: Mela a proposito dei sette monti di Mauri-
«gli vola via fuggitivo l’alito vitale / e insieme tania che «ob similitudinem fratres vocan-

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pp. 311-313 CANTO IV NOTE

tur». Sono vicini a Ceuta e Tetuàn, in cor- 177 «Tum pudor incendit vires, et conscia
rispondenza dell’attuale catena marocchina virtus» (Aen. V, 455). Vd. l’elogio di pudor e
del Rif. verecundia incitanti alla virtus in Hieronymi
169 Per atroa cfr. supra 31, 6; per abala cfr. Osorii Lusitani De Gloria, Firenze, L. Tor-
son. 60, 5-6: «Os montes parecia que aba- rentino, 1552, lib. IV, pp. 183 sgg. (evocato
lava / o triste som» (p. 146 Pimpão: «Pare- da Faria e Sousa).
178 tiñe al hierro sangre ardiente] Caldera
va che facesse oscillare i monti / il terribile
cupo suono»). □ tinge il ferro il foco ardente] Paggi 59.
170 L’emendamento sangue su fogo dall’ediz.
Letteralm. ‘scelti’.
1597 in poi si fa vulgata, ma già risulta testi-
171 Vd. Aen. XI, 729-731: «Ergo inter cae- moniato da almeno un esemplare Ee della
des cedentiaque agmina Tarchon / fertur princeps (Nazionale di Napoli: vd. Jackson
equo variisque instigat vocibus alas / no- Camões facs. N. 844 p. 137) e indiretta-
mine quemque vocans reficitque in proelia mente dalla traduzione di Caldera «san-
pulsos» («Dunque fra stragi e schiere onde- gre». A noi pare che sangue sia invece una
ggianti, Tarconte / avanza a cavallo e inci- correzione facilior (vd. Garcil., El. I, 85 sg.:
ta con diverse voci le schiere / chiamando «desparcir su sangre al hierro / del enemi-
ciascuno per nome e rincuora gli scacciati a go»), di tipografia evidentemente, anche se
tornare in battaglia»), cui segue l’allocuzio- l’espressione corrente ferro e fogo potreb-
ne ortatoria di Tarconte. be aver influenzato altrettanto, e cfr. supra
172 «ávante, ávante, S. Jorge, Portugal, S. III, 128, 2. Per converso, anche il sintagma
Jorge Portugal, que eu sou el-rei» (Lopes, triadico ferro, fogo e sangue è ben diffuso
Joao I 2, IV, XLII, p. 167). (fi no ad oggi), e lo ritroviamo proprio in
Castro 601, all’inizio dell’atto secondo, in
173 I veri Portoghesi sono quelli che non un importante monologo del Re: «a ferro,
hanno tradito. Se no, si potrebbe intende- sangue, e fogo destruirem» Ferreira Poemas
re ‘combattete da veri Portoghesi’, ma non lusitanos p. 405, e vd. Bluteau 4, voce fogo
cambia granché. p. 154). A complicare – relativamente – le
174Ancora la lança (v. 2 lanças, 37, 8 lança), cose, Juromenha a proposito del v. 2 scrive-
come in una ripetizione in climax, culmi- va «algumas edições trazem fero fogo, mas
nante nell’aristìa del Re. è má lição», ovviamente. Dunque, a nostro
175 Non è iperbole, ma, come subito sotto parere soggetto è il fogo, cioè la duplica-
risulta chiaro, «al tirar del Rey, tiró toda su zione dell’honroso fogo del v. 2, che indica
l’impeto generoso del combattere, e questo
gente» (Faria e Sousa). In questo modo, in-
fogo metaforico, più volte usato in tal senso
vece delle esagerazioni tipiche del linguag-
da Camões (Rodrigues, Estudos p. 28), fa sì
gio cavalleresco, abbiamo la spiegazione
che i portoghesi tingano di sangue nemico
razionale di un’espressione apparentemente
le proprie spade. Varie le scelte degli editori:
paradossale.
vd. un elenco parziale in Pimpão ad loc.; fra
176 Il ludus Martis, insomma la guerra. Cfr. gli ultimi, Epifânio Dias e Bismut scelgono
ad es. Matteo di Parigi: «in martio ludo sangue, Pimpão lascia fogo. Nel manuscrito
triumphasse» (Matthew Paris, Chronica ma- che Faria e Sousa registra accuratamente,
jora, vol. IV, ed. by Henry Richard Luard, c’era una diversa ottava, in cui il v. 6 termi-
Cambridge, Univ. Press, 2012, p. 88); Hor., nava «ardendo em fogo». Indubbiamente
Carm. I, 2, 35-40 ecc. Vd. infra X, 19, 5, me- questa è una delle cruces più rilevanti del po-
desimo sintagma in fi n di verso, rimante con ema. Si può persino ipotizzare una variante
fogo e logo. Ulteriori aspetti formulari dell’e- d’autore, una varia lectio nell’autografo, o
pica camoniana. comunque nell’antigrafo, senza opzione fi-

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NOTE CANTO IV pp. 313-315

nale, oppure una variante di stato dovuta a cruel sia qualcun altro. Tuttavia numerosi
Camões (un po’ improbabile). Certo è che, commentatori, da Faria e Sousa a Bismut,
almeno statisticamente, un testimone solo Tocco (ma non Epifânio Dias, Basto) ecc.,
(quello napoletano) contro poco meno di dànno per scontato che Pedro sia evocato da
trenta esemplari rimasti ci fa propendere Camões due volte, prima individualmente,
per la maggioranza, ma si tratta di un orien- poi nei Pereiras. Nell’elenco di morti che of-
tamento, giammai di una sicurezza. Inoltre, fre Lopes (Joao I 2, IV, XLV, p. 182) compare
l’usus scribendi dell’autore, come abbiamo João Peres de Godoy «filho do mestre de Ca-
notato più e più volte, privilegia la repetitio latrava», cioè di Pedro Muñiz, cui nel 1584
(fogo…fogo). succedeva appunto Pedro Pereira come Ma-
179 Linguaggio topico delle battaglie nel estro dell’ordine di Calatrava. Il nostro avrà
poema epico e cavalleresco; cfr. ad es. Ar., fatto confusione, come per il v. 3.
O. F. XVI, 74, 2: «ch’ogni elmo rompe, ogni 186Appunto i due fratelli di Nuno Álvarez
lorica smaglia» (da «ogni lorica smaglia» di Pereira.
Petr., TP 75). 187 Si noti il polittoto arrenegados…arrene-
180 Cfr. supra 29, 8. gando, che insiste sul disprezzo per i tra-
181 Vd. Virgilio, nel VI dell’Eneide, ove ditori, e l’anafora morre…morre…morrem
parla di «Stygiamque paludem» e «Stygia… che fa da contraltare al medesimo concetto
unda» (323, 385). L’espressione è topica per espresso prima e dopo in forme auliche clas-
intendere: ‘dare la morte’; cfr. ad es. Ama- sicheggianti.
digi L, 15, 8: «ne manderà molti a’ Regni 188 Cioè di tutti coloro che non avevano no-
stigi» (p. 301). Il sintagma «stigio lago» è e. bili natali; cfr. Aen. IX, 343: «sine nomine
g. in Tansillo, Lagrime di S. Pietro VII, 72, plebem».
2 (nell’ediz. a cura di B. Attendolo, Vico 189 Agli inferi.
Equense, G. B. Cappello e G. Cacchi, 1585,
190Naturalmente Cerbero, latratu trifauci e
a p. 139; su mss. e stampe delle Lagrime vd.
Andrea Torre, La doppia edizione de «Le la- fame rabida (Aen. VI, 417, 421).
grime di San Pietro» di Luigi Tansillo tra cen- 191 Nell’originale, sublime si oppone a der-
sura e manipolazione, Tesi di Dottorato, rel. ribada: l’insegna castigliana tanto più si er-
Tobia R. Toscano, Napoli, Università degli geva alta e fiera quanto più vergognosamen-
Studi Federico II, 2010: http://www.fedoa. te venne prostrata ai piedi dei Portoghesi.
unina.it/8437/1/torre_luca_23.pdf). 192 Nell’originale, os è contrazione per aos
182 Da riferire a muitos (Molti). (ós), «corrente nos melhores escriptores do
183 Hysterologia, come a 30, 7 n. 142: nell’or- seu tempo» (Rodrigues Estudos p. 29).
dine naturale è il ferro che, entrando nelle 193 «sendo a batalha cada vez maior e mui
carni, produce quindi la morte. Sopra invece, ferida d’ambas as partes, prougue a Deus
a 39, 6, avevamo un perfetto ordo naturalis. que a bandeira da Castella foi derribada»
184Lopes non ne fa cenno; vd. la nota di (Lopes Joao I 2, IV, XLII, p. 168: «essendo
Epifânio Dias. «Em Valverde è que foi la battaglia ogni volta più cruenta e piena di
morto o Mestre desta Ordem, D. Pedro feriti d’ambe le parti, piacque a Dio che la
Muñoz» (Rodrigues). bandiera di Castiglia fosse calata»).
194 Topos epico: «crudescunt sanguine pu-
185 Non dovrebbe essere uno dei due fratelli
di Nuno, cioè Pedro Pereira, che era sì Mae- gnae» (Aen. VII, 788), «incrudelisce e ina-
stro di Calatrava (Lopes Joao I p. 149), ma è spra la battaglia» (O. F. XII, 50, 1) ecc.
già incluso nei Pereiras também del verso sg., 195Formazione quadrimembre, nel gusto
il che implica necessariamente che il Mestre cumulativo epico-cavalleresco. Vd ad es. O.

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pp. 315-317 CANTO IV NOTE

F. XVIII, 182, 5-8: «Vengon nel campo, ove miserabilmente perduta. Vd. Paggi 59: «di
fra spade et archi / e scudi e lance in un ver- questa impresa sua sì mal sortita». La prece-
miglio stagno / giaccion poveri e ricchi, e re e dente soluzione interpretativa è influenzata
vassalli, / e sozzopra con gli uomini i cavalli». da Garcilaso, El. I, 90 «la hacienda despen-
196 Ovvero li ha resi vermigli di sangue. dida», che ivi significa appunto il patrimonio
Manoel Correa preferisce una lettura im- disperso (Boscan & Garcilaso c. 226v).
probabile: «Estão amarelos, & perdida a 204 Nel senso antico, sia portoghese che ita-
propria & natural cor de seus rostos, por lhe liano, di ‘sofferenza, angoscia’.
faltar alma que lha dava». Rodrigues (Estu- 205 Faria e Sousa rimanda ad Aen. XI, 217
dos p. 29: «sono gialli, e perduto il naturale «dirum execrantur bellum», ma il motivo
colore dei loro volti, per il venirgli meno è molto più irradiato nella tradizione, da
dell’anima che lo conferiva») difende da Sofocle a Tibullo a Marlowe ecc. Vd. anche
parte sua questa interpretazione: «a palidez
supra I, 90, 7.
da morte mudou a côr do rosto aos que pe-
206 Cfr. Tibull. II, 3, 40 sgg.
receram». Vd. comunque supra III, 52, 4-8;
IV, 29, 1; 35, 5-6. Qui abbiamo flores, non 207 Ripresa di 41, 2.
verdura o campo, ma l’immagine floreale in- 208 «Hic matres miseraeque nurus, hic cara
vermigliata dal sangue è piuttosto comune; sororum / pectora maerentum puerique
cfr. ad es. Amadigi XIV, 6, 3-4: «Poi, per- parentibus orbi» (Aen. XI, 215 sg.: «Qui
ché a basso i fior vede vermigli / del sangue, madri e infelici consorti, e ardenti cuori /
ch’ei stillava a poco a poco» (p. 77) e soprat- di piangenti sorelle, e fanciulli privati dei
tutto Garcilaso, Egl III, 183 sg.: «las rosas genitori»).
blancas por allí sembradas / tornaban con
209 Vd. infatti Lopes Joao I 2, IV, XLIV, p.
su sangre coloradas»; «le rose bianche fin lì
così apparse / tornavano colorite con il suo 185. I tre giorni erano d’obbligo, come ab-
sangue» (Boscan & Garcilaso c. 284v, detto biamo già visto a III, 53, 4. Per le romarias
di Adone morto). vd. supra 26, 4.
210 Nuno è l’eroe epico per eccellenza, che
197 Cioè ‘dànno loro le spalle e fuggendo
molti vengono uccisi’. Sulla strage di chi fug- si contrappone all’inerzia della pace e solo
giva vd. Lopes Joao I 2, IV, XLV, pp. 178 sg. – o quasi – affronta i nemici: l’attacco del
198
verso con Mas indica proprio questa separa-
Ess. antichi e cinquecenteschi in questa
tezza eroica del personaggio.
accezione; cfr. Tommaseo ad voc. 2.
211 Aggettivo importante e frequente nel
199 Come documenta Lopes Joao I 2, IV,
poema, indicativo dello stile alto – come
XLII, p. 168: Como fugiu el-rei de Castella do
anche l’attributo sublimado e il verbo su-
campo e chegou a Santarem.
blimar ecc. Faria e Sousa: «no ay honra,
200 «Riman la preda e’ l campo ai vincitori» como la que procede de las armas». Non si
(O. F. XXV, 26, 1). dimentichi l’attacco del poema, e anche I,
201«pedibus timor addidit alas» (Aen. 14, 3. Le armi sono propriamente la materia
VIII, 224). epica, fi n dai tempi della cosiddetta Rota
202«premit altum corde dolorem» (Aen. I, Vergilii.
209). 212 Attraversò il fiume Guadiana e giunse a
203 pel danaro sprecato] Pellegrini et all. si- Valverde, a nord-est di Mérida. Cfr. Lopes
milmente. Non ci convince. Qui il riferimen- Joao I 2, V, LVI, p. 8. Per Transtaganes vd. su-
to è al sudore e al sangue versati invano in pra III, 62, 1.
una battaglia (significato fra i primi di fazen- 213 Ovvero la mano divina; non dimenti-
da, dopo acção, in Moraes e Silva Dicionário) chiamo che Nuno è guerriero e poi santo.

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NOTE CANTO IV pp. 317-319

214 Concetto simile in un passo del Cancio- 227 «assi na Terra, naõ so he Antithesi a
neiro Geral addotto da Rodrigues (Estudos respeito do Oceano; mas tambem Equivoco
p. 30): «que o por fazer estimou por feyto». com Hiperbole; tomandose pela de Portu-
215 L’Andalusia; cfr. supra III, 60, 7-8. gal, ou pela Terra absolutamente» (Garcez
216
Ferreira: «così terra non solo è antitesi rispe-
Dal Bétis, il Guadalquivir. L’Andalusia
tto a Oceano, ma anche equivoco con iper-
era grosso modo l’antica Baetica Hispania
bole, prendendola per la terra propria del
romana.
Portogallo o per la Terra in genere»).
217 Come sopra, 41, 8. La battaglia di Val-
228 João I dà inizio dunque alle conquiste
verde (cfr. Lopes Joao I 2, V, XLVI sgg.) si
portoghesi d’oltremare e alle guerre contro
svolse il 14 ottobre 1385. Vi morì fra gli altri
i maomettani.
D. Pedro Muñoz, Mestre de Santiago (ivi,
229 Letteralmente ‘alla fede di Maometto’;
LVIII, p. 17): vd. supra 40, 3 e n.
nell’originale la parola lei (appunto ‘fede,
218 Cfr. supra 15, 5. Qui il senso può essere
credo religioso’) è ugualmente ripetuta. Se-
‘senza poter opporre valida resistenza’. condo Faria e Sousa nel manuscrito c’era fé
219 Formulare: cfr. supra III, 57, 6. al posto di lei.
220 Quella defi nitiva nel 1411; una tregua 230 Letteralmente ‘Ecco’ (Eis), con più effi-
nel 1387. cacia topicamente introduttiva.
221 I due popoli non sopportavano più la 231 Squisita immagine per indicare la gran-
guerra continua e le tregue instabili. de flotta (mil, generico) di João; si noti che
222 Figura etimologica non tra le più sma- il metaforizzante aves produce una parono-
glianti del poema. masia in absentia con il metaforizzato navios.
223 Non solo in quanto Dio consacra gli 232La sposa di Oceano, ne è qui emblema
sposi, ma per la sua volontà di preservare complessivo, come altrove.
i Portoghesi da altri inutili spargimenti di 233 Il referente è Virgilio, «velorum pandi-
sangue. Nel poema i Lusitani sono quasi un mus alas» (Aen. III, 520), ma non è del tut-
«popolo eletto». to esclusa una memoria del verso dantesco
224 Figlie del duca di Lancaster (gli epiteti «dei remi facemmo ali al folle volo» (Inf.
poetici sono d’obbligo per l’alto rango delle XXVI, 125).
principesse), Filippa sposa il re portoghe- 234 Ovvero verso le Colonne d’Ercole, lo
se (1387), Caterina il re castigliano (1388). stretto di Gibilterra.
John Gaunt (anglicizzazione di Ghent, cit- 235 Notoriamente, nel linguaggio poetico
tà natale), il duca, era il terzo figlio del re Abila è la parte africana dello stretto delle
Edoardo III d’Inghilterra, ebbe un ruolo ri- colonne d’Ercole, e Calpe quella ispanica:
levante durante la minore età del successore vd. Pharsalia I, 555 e nn. Grozio-Bentley ad
Riccardo II e diede inizio alla dinastia dei loc. Sulla identificazione di Abila c’è discus-
Lancaster, dopo la sua morte, con il figlio sione; molti ritengono si tratti del monte
Henry Bolingbroke che depose Riccardo e Hacho situato a ridosso di Ceuta. Cfr. an-
divenne Enrico IV (come ben ricorda chi ha che, e. g., Giraldi Cinzio, Ercole XXV, 66,
letto Richard II di Shakespeare). 7-8: «e due colonne affige su quell’Alpe, /
225 Di João, non dei Portoghesi, come pro- l’una Abila chiamata e l’altra Calpe».
pone Bismut. 236 Il 21 agosto 1415. «Fundamento neste
226 Polittoto: não ter…não tendo. Anafora passo do poema tem apena a significação de
di não ai primi due vv. in posizione iniziale ‘assento’, ‘sitio’» (Rodrigues Estudos p. 34),
e poi all’interno del terzo verso. contra Epifânio Dias che evoca la traduz. la-

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pp. 319-321 CANTO IV NOTE

tina di FM: «Libyci fundamina regni / Sep- in prosopopea, ‘rabbioso’; sostanzialmente


tam [Ceuta] urbem», quindi fondamento per quasi sinonimo di ‘sorte’. Amorim, correg-
le conquiste future (così anche Pellegrini), e gendo il secondo tempo con fado, dimostra-
adduce altre possibili fonti a supporto. va di non comprendere l’intima struttura
237 Aggettivo iterato per connotare gli infe- dello stile camoniano: «O poeta, que já no
deli: cfr. I, 99; VII, 5; VIII, 51; El. V, 178 ecc. v. 2 escrevêra tempo, não podia, logo no im-
mediato, 3, repetir Que assim vae alternan-
238 Nell’originale il verbo è al presente, coe- do o tempo iroso» (I, p. 441: «Il poeta, che
rentemente; usiamo in traduzione un passato già al v. 2 aveva scritto tempo, non poteva,
remoto per ragioni metriche, considerando immediatamente al verso seguente, ripetere
che l’alternanza presente storico / perfetto è che così va alternando il tempo iroso»). Non
tipica della retorica epica e camoniana. soltanto podia, ma anzi il poeta mostra qui
239 Il conte Julião (sec. VIII), cristiano ma una delle tante marche del suo stile.
avverso ai progetti ereditari dinastici dei 250 Il motivo della mudança, topico, è molto
Visigoti, aprì le porte all’ingresso dei Mori a caro al nostro; basti rammentare il celebre
Ceuta e quindi al pericolo effettivo dell’in- sonetto Mudam-se os tempos. Proverbiale
vasione peninsulare. era il detto di Simonide di Ceo «rebus in
240 Per manha vd. supra I, 81, 4 ecc. humanis nulla est constantia certa» (Simon.
241 Soggetto a morte. Cei Carminum reliquiae, ed. F. G. Schnei-
dewin, Brunswigae, F. Vieweg, 1835, p. 85).
242Morì nel 1433, ma a ben 76 anni. Regna- Vd. la grande elegia camoniana O Poeta Si-
va dal 1385, quindi i Portoghesi in realtà monides falando (El. I Rimas pp. 233 sgg.).
ebbero tutto il tempo di goderselo… Qui Sul topos della Fortuna variabile sarebbero
povoar ha il senso di ‘abitare, occupare’. troppi gli intertesti e trans-testi da citare.
243 Cioè l’Onnipotente. 251 Cioè della regola della fermezza. Così
244 Alterazione sintattica, con il soggetto crediamo si risolvano i dubbi elucubranti
nell’iperbato e l’anafora del quem, prima ri- di Cidade, Rodrigues, Bismut, Tocco ecc.
ferito a Dio, poi ai successori di João. Infatti, il punto interrogativo è qui sovente
245 Duarte (successore primo), Pedro, En- emendatio moderna di un punto fermo della
rique, João, Fernando e Isabel, che tutti si princeps. Il primo traduttore spagnolo e il pri-
segnalarono per doti e azioni illustri. Cfr. mo italiano rimasero però fedeli all’originale:
«felix prole virum» (An. VI, 784). Pues aun con este reino y este rey / ella no ha
246
usado tanto desta ley] Caldera □ Pur anco in
Dom Duarte I regnò dal 1433 al 1438,
questo Rege, e in questo regno / non usò di
anno della sua morte di peste. Fu letterato
sua legge al maggior segno] Paggi. Punto fer-
(Leal Conselheiro, Livro da ensinança de bem
mo anche per Manoel Correa e Faria e Sousa.
cavalgar toda sela, ovvero un testo di ricordi
252 Secondo Epifânio Dias si tratta di un
morali e religiosi e uno di cavalleria) e buon
re, ma sfortunato, come vedremo, talché se que relativo, come il precedente, e non con-
pur soprannominato «Rei-fi lósofo», oggi c’è secutivo.
chi l’ha definito «rei triste». Su di lui vd. 253 Nel 1437 i fratelli di Duarte Henrique
Pina Duarte. e Fernando si impelagarono in un’impresa
247 Nel senso di ‘fortunato’, letteralmente. contro il Marocco disgraziatissima (e non
gradita dal Re); Tangeri non fu presa e i
248 Il trono, ovviamente. Mori chiesero come riscatto per uno dei due
249 Ripetizione di tempo in due accezioni se- Infanti l’isola di Ceuta; Fernando dovette
mantiche leggermente diverse: tempo come rimanere prigioniero fi no alla morte (1443),
‘periodo’ e tempo come oggetto mutevole e, pur di non cedere alla trattativa; venne chia-

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NOTE CANTO IV p. 321

mato «Infante santo». Nella realtà la vicen- offese, le quali volendo vendicare col ferro,
da fu meno sublime, come riassume bene gli Spartani consultarono gli oracoli sul
Magalhães nell’introduz. a Pina Duarte, pronostico della guerra. Il responso fu
«A tragedia do Infante Santo», pp. 42-66. che avrebbero vinto, purché non avessero
Fernando fu sostanzialmente sacrificato dai ucciso il re ateniese. Giunti a battaglia, ai
Portoghesi per non affrontare una nuova soldati è comandato prima di ogni altra cosa
battaglia e non perdere Ceuta. L’idealiz- il presidio del re avversario. In quei tempi
zazione dell’Infante fu comunque ben ali- il re di Atene era Codro il quale, venuto a
mentata da testi come la Cronica do Sancto conoscenza dell’oracolo del dio e degli ordi-
e Virtuoso Iffante dom Fernando, Lisboa, G. ni impartiti ai nemici, mutato l’abito regale,
Galharde, 1527, di Frei João Álvares, che fu vestito di panno, portando al collo fascine,
vicino al principe nella sua infelice prigio- penetrò nell’accampamento dei nemici. Ivi,
nia (per le altre edizioni vd. Isabel Vilares in mezzo a quelli che gli si opponevano, fu
Cepeda, Bibliografia da Prosa Medieval em ucciso da un soldato che di sorpresa egli
Língua Portuguesa, Lisboa, Inst. da Biblio- aveva ferito con la falce. Riconosciuto il ca-
teca Nacional e do Livro, 1995, pp. 42 sgg.) davere del re nemico, gli Spartani si ritirano
e da un capolavoro teatrale come Il Principe senza guerreggiare. E così gli Ateniesi sono
costante di Calderón (pièce nota anche come liberati dalla guerra per il coraggio estremo
El Principe constante y mártir de Portugal). di un re che si offrì alla morte per la salvezza
254 della patria»).
Bel presente historicum, con il senso
257 Versi 3 e 4 parzialmente a specchio dei
della continuità (‘rimase a trascorrere la sua
vita’). primi due. Per Attilio Regolo vd. Petr., Tr.
255 F. I, 54: «un Regol, ch’amò altrui più che
Forma antica (dantesca ad es.) per Ceuta.
se stesso» (e per le fonti classiche vd. n. di
256 Si noti la concettosità compressa dei Pacca p. 366).
due versi, con forza sintetica che fa pensare 258 Fernando.
a Dante. Il re ateniese Codro, per obbedire
259 Perché il suo atto di eroismo fu parti-
a un oracolo, si gettò nell’esercito nemico
spartano e fu ucciso; solo in tal modo Ate- colarmente spaventoso e sorprendente: nel
ne poté ottenere la vittoria. Per il dettaglio Foro romano si era aperta una voragine e il
cfr. Iust. II, 6: «Erant inter Athenienses giovane Curzio, sempre a seguito di un ora-
et Dorienses simultatim veteres offensae, colo, si gettò armato a cavallo nel baratro,
quas vindicaturi bello Dorienses de eventu permettendone così la chiusura. Vd. fra l’al-
proelii oracula cunsuluerunt. Responsum tro Val. Max. V, 6, 2, che conclude: «Magna
superiores fore, ni regem Atheniensium postea decora in foro Romano fulserunt,
occidissent. Cum ventum esset in bellum, nullum tamen hodieque pietate Curtii erga
militibus ante omnia custodia regis prae- patriam clarius obversatur exemplum»
cipitur. Atheniensibus eo tempore rex Co- («Grandi segni commemorativi rifulsero
drus erat, qui et responso dei et praeceptis poi nel foro romano, e ancor oggi nessun
hostium cognitis permutato regis habitu esempio è portato più splendente di amore
pannosus, sarmenta collo gerens castra ho- patrio di quello di Curzio»).
stium ingreditur. Ibi in turba obsistentium 260 Anche gli exempla di Publio Decio
a milite, quem falce astu convulneraverat, Mure e del figlio omonimo (pure il nipote
interficitur. Cognito regis corpore Dorien- si sacrificò analogamente), nonché di Marco
ses sine proelio discedunt. Atque ita Athe- Curzio, sono presenti in Petr., ivi vv. 67-72;
nienses virtute ducis pro salute patriae mor- vd. le dotte nn. di Pacca pp. 370 sg. Vd. an-
ti se offerentis bello liberantur» («V’erano che Ar., O. F. XLIII, 174, 5-8: «Quei Decii,
fra Ateniesi e Spartani reciproche antiche e quel nel roman foro absorto [‘sprofondato’:

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pp. 323-325 CANTO IV NOTE

Curzio], / quel sì lodato Codro dagli Argivi, III, 89, 5. Evidente la repercussio: pode…
/ non con più altrui profitto e con suo onore pode…pos.
/ a morte si donar, del tuo signore»; Erc., 269 Cfr. supra III, 97, 8.
Arauc. III, 43, 1-3: «Non los dos Publios De- 270 Naturalmente nel senso di ‘città’.
cios, que las vidas / sacrificaron por la patria
271 Conquiste africane di Afonso: Alcácer
amada, / ni Curcio» ecc.
261 Ceguer nel 1458, Arzila e Tangeri nel 1471.
Afonso V, nato nel 1432, salì al trono nel
1438, in minore età, per cui fi no al 1448 vi Cfr. Pina Afonso V capp. 138, 165. Arzila
fu la reggenza dapprima della madre Leo- – ovvero Asilah – non lontana da Tangeri
nor, quindi dello zio D. Pedro. Morì nel era città ben difesa, per questo detta dura
1481. Per le sue imprese in nord Africa fu da Camões «porque costó mucho a ganar»
soprannominato o Africano, come l’antico (Faria e Sousa). Vd. subito dopo muros…de
Scipione. Su di lui la cronaca di Rui de Pina. diamante, 56, 2.
272 A IX, 42, 5 troveremo muro adamantino,
262 In quanto legittimo, poiché primoge-
nito. Altre letture (‘incomparabile, senza dal lat. adamantinus.
pari’, Bismut, Basto) sono incongrue. 273 Nell’originale estremadas; Moraes e
263 Penisola iberica. Cfr. supra II, 108, 6. Se- Silva Dicionário riporta esempi quali «tão
condo Epifânio Dias «Camões refere-se não estremado Cavalleiro» dal Palmeirim o «fer-
só aos Affonsos de Portugal, senão tambem mosura estremada» da Menino e Moça. An-
aos de Leão e Castella» («Camões si riferis- che in spagnolo: cfr. Erc., Arauc. XIV, 43, 8:
ce non solo agli Alfonsi portoghesi, ma an- «haciendo en armas cosas estremadas».
che a quelli di Leon e Castiglia»). 274 Topos diffuso; cfr. Petr., Tr. M. I, 17-18:
264 Ovvero abitante la costa e regione di- «parea ben degna / di poema chiarissimo e
fronte alla Spagna, cioè la Mauritania e il d’istoria»; Walter Map, De nugis curial. V, 2:
nord Africa in generale. Assurdo il riferi- «Hoc Hercle dictum et factum stylo dignum
mento alla «disastrosa politica peninsulare» Homeri censeo, et me tam eleganti materia
(Tocco). In italiano l’aggettivo frontiero è indignum» ecc. Non credo che qui Camões
arcaico ma documentato (ad es. in Tasso). voglia far riferimento alle cronache di
265
Gomes Eanes de Zurara (Tocco). L’aggettivo
Nelle strofe seguenti il poeta esplicherà
elegante vale per ‘facondo, eloquente’ supra
queste allusioni biografiche.
II, 78, 1 e infra X, 153, 1; il discorso di Nuno
266 Nell’originale ninguem, ‘nessuno’, dop- (supra 14, 6) era invece espresso in parole
pio negativo (dopo impoßibil) ammesso nel dure piuttosto che eleganti, il che indica uno
portoghese antico. stile di esortazione militare che ignora sde-
267 Nuovo emergere del discorso mitico-al- gnosamente ogni lenocinio. Invece nell’Eleg.
lusivo, proprio del registro alto poematico. I, 97 Camões rivolgendosi alle ninfe del Tago
Il riferimento è a Ercole (Tirynthius) e alla parla di «verso heróico e elegante», riferen-
«fatica» delle mele d’oro sottratte alle Espe- dosi senz’altro a rime amorose e tristi. Anche
ridi (il cui regno era localizzato nell’Africa T. Tasso si poneva in quel torno di secolo il
settentrionale); cfr. supra II, 103, 4 e, per il problema dello stile elevato e di quello «liri-
mito, Graves Miti greci 133. Il mitologema co-lascivo» nel poema epico. La convivenza
funge da metafora, nei versi camoniani, per dei due registri alla fine non è troppo diversa
indicare che, dopo Ercole, Afonso V fu il in entrambi gli autori. Ma il problema ovvia-
primo a conquistare le terre nordafricane. mente va approfondito.
268 Vd. Rvf 28, 61 sg.: «Dunque ora è ’l tem- 275 Come da una malattia, o da un vizio in-
po da ritrare il collo / dal giogo antico», in vincibile (cfr. Moraes e Silva Dicionário), in
tal caso dagli Arabi in Terrasanta. Cfr. supra questo caso l’ambizione.

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NOTE CANTO IV pp. 325-327

276 Ossimoro che Faria e Sousa accosta alla Inoltre un verso incorniciato dai due attri-
gostosa vaÒdade di 99, 1 infra. A meno che buti para-sinonimici todo e inteiro ci sembra
bela non sia facilior di un *fela (da felonía), fattura squisitamente camoniana. Richia-
ipotetico hapax camoniano. Cfr. ad es. «l’an- mandoci alla cronaca di Rui de Pina (Afonso
tica vita amara e fella» di Alamanni, son. To- V cap. 191), João sarebbe rimasto nel cam-
sco cultor, ch’entro il natio confino v. 6. po non tre giorni, come abbiamo già visto
277 Afonso V invade la Castiglia nel 1475 essere consuetudine, e neppure un giorno,
e verrà sconfitto da Ferdinando d’Aragona ma tres oras e mais. Cfr. Epifânio Dias per
l’anno seguente a Toro. Il re portoghese pre- dettagli su questo punto.
tendeva il trono castigliano sposando la ni- 288 Per vencido…vencedor cfr. sopra 47, 4.
pote Joana, erede di Enrico IV, che da molti 289 Riferimento alla battaglia di Filippi (42
era ritenuta in realtà figlia bastarda della re- a. C.), ove Marco Antonio sconfisse Cassio
gina (sorella di Afonso) e di D. Beltrão de la e poi Bruto, mentre Ottaviano fu vinto da
Cueva (da cui l’epiteto infamante Beltraneja), Bruto nella prima fase della battaglia; i due
in opposizione alle pretese di Ferdinando e cesaricidi si suicidarono entrambi (Vell. Pa-
della moglie Isabel, sorella del defunto Enri- terc. II, 70; Val. Max. IX, 9, 2). Come fa no-
co IV, i quali risulteranno i monarchi Catto- tare Epifânio Dias, l’espressione Philippici
lici vincitori della contesa dinastica. campi è in Plin., N. H. XXXIII, 39.
278 Della Castiglia. 290 Ai vari loci paralleli classici che appone
279 Cadice. Faria e Sousa, in cui nox aeterna è appun-
280 Il figlio del re portoghese si unisce al to la morte, si aggiunge Garcilaso: «hasta
padre nel gennaio 1476 a Toro, nel regno di que aquella eterna noche escura / me cier-
León. re aquestos ojos» (son. 25, 12-13, Boscan
& Garcilaso c. 223r: «fi nché quella eterna
281 Ripresa impietosa di ambição, 57, 1. notte oscura / non mi serri questi occhi»).
282 Simile e speculare un verso dell’Ama- 291 Collocò nella sua sede celeste, meritata.
digi: «con faccia più turbata, che serena» È il Cielo ad accogliere il Re, ovviamente,
(XXIII, 44, 7, p. 134; Garcez Ferreira). ma Camões preferisce fare soggetto del-
283 La battaglia cioè rimane in stallo, fi nora la frase la morte, agente dell’ascensione di
senza vincitori né vinti. Afonso, e può così attivare l’antitesi fra escu-
284 Qui Camões unisce in dittologia due dei ra e sereno.
suoi aggettivi preferiti ad indicare l’elevatez- 292 João II divenne re nel 1481, fu chiama-
za di un eroe; in più sono allitteranti. to Principe perfeito e morì nell’ottobre del
285 Cumulo attributivo di tipico stampo 1495 (non 1496 come riporta Tocco; cfr.
cortese-cavalleresco; vd. Inamoramento, Resende João II f. 118r; Castanheda Desco-
Furioso, Amadigi: in quest’ultimo trovia- brimento I, 1, p. 8).
mo sia «gentil cavaliero» che «forte cava- 293 Ovvero gli estremi dell’Oriente.
liero» (XVI, 39, 1; LXXIV, 22, 4), mentre 294 Afonso de Paiva e Pero de Covilhã
«animoso cavaliero» è ad es. in Girone partirono nel 1487; vd. Castanheda Desco-
(XIII, 80, 2). brimento I, 1, p. 4. João voleva trovare un’a-
286 Si osservi l’iperbole epico-cavalleresca. pertura verso le Indie, nonché individuare
287 L’anastrofe è nell’originale; inteiro infat- il mitico regno del Prete Gianni, con cui
ti non può riferirsi se non a um dia, raffor- stabilire un’alleanza.
zando l’agg. todo: che invece inteiro concor- 295 Da Santarém a Barcellona, indi fi no a
di con campo a noi pare impossibile, anche Napoli, senza in realtà passare per la Fran-
se non è escluso da qualche commentatore. cia. Correttamente Tocco cita la Verdadei-

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pp. 327-329 CANTO IV NOTE

ra Informação das Terras do Preste João di 304 Dopo la battaglia di Farsalo, Pompeo Ma-
Francisco Álvares (1540) ove si precisa che gno giunse in Egitto dove fu assassinato a tra-
gli esploratori si imbarcarono a Barcellona dimento dal giovane Tolomeo XIII, materia
per raggiungere Napoli. dell’ottavo libro del Bellum civile di Lucano.
296 305 Probabilmente da identificare tout court
Si notino gli aggettivi lusinghieri relativi
all’Italia e a Napoli. col Cairo. Quivi, precisamente ad Aden,
297 i due esploratori si separarono, Pero diri-
Il topos della sirena Partenope sepolta
gendosi verso le Indie e Afonso verso l’A-
a Napoli (vd. Plin. N. H. III, 62), cui diede
bissinia (Castanheda Descobrimento I, 1, p.
il suo primo nome, è ripetuto da numerosi
5). Camões semplifica la narrazione. Rodri-
poeti, fra cui Sannazaro, Ariosto ecc.
gues (Fontes p. 230) cita Sabellico: «Mem-
298Romani, Normanni, Angioini, infi ne phis olim fuit quae nunc est Cairus» (X, 8);
Aragonesi. Epifânio Dias riporta Cardoso, Diccionario
299 Questo ilustrar, in figura etimologica geografico: «Memphis, vulgo Alkairo».
rafforzativa col precedente ilustre, arricchi- 306 Vd. supra I, 52, 2.
sce la lode di Napoli. 307 Manteniamo il termine Nilóticas (dal
300 Cioè genericamente attraverso il Medi- lat. Nilotı̆cus, gr. Νειλωτικός), marca di sti-
terraneo orientale, verso la Grecia. le elevato. Troviamo il lemma itemizzato in
301 Certamente l’isola di Rodi è ricca di Vieyra Dictionary ad es., ma non in Moraes e
spiagge fra le più belle della Grecia, ma la Silva Dicionário. Le piene e inondazioni del
costa occidentale è rocciosa e frastagliata. Nilo sono ben note.
Ai tempi della narrazione, Rodi era territo- 308 Per Abissinia, dove si seguiva la ley di Cri-
rio dei Cavalieri Ospitalieri di S. Giovanni sto (rito monofisista, Costa Pimpâo). Esmeral-
(oggi di Malta), fi nché non sarà Solimano il do distingue una Etiopia sobegipto, inferiore,
Magnifico a conquistarla alla fi ne del 1522. e una superiore (I, 27, p. 46). Barros parla di
302 Mentre, in polittoto, alto del v. 1 sarà «Abassia ou Etiópia-sôbreEgipto», luogo ri-
tenuto sede del Prete Gianni (Barros 3, 4, 1).
latinismo per ‘profondo’ (meno probabil-
309 Usiamo la forma apocopata di ‘dove’
mente ‘alto mare’ nel senso di ‘al largo dal-
le terre’), qui altas ha sollevato i dubbi di (dal lat. ubi) frequente in italiano antico.
Bismut, che sostiene le coste egiziane non 310 Ovvero del Mar Rosso (lat. Erythreum
essere affatto profonde; propone la corre- dal greco).
zione alvas, richiamando I, 87, 1, «ribeira 311 Nell’originale, più esplicito, o povo de
alva, arenosa», sequenza indubbiamente Israel, il popolo israeliano in fuga dagli egi-
quasi formulare. Ma il rispetto della prin- ziani; riferimento ovvio all’aprirsi delle ac-
ceps e l’usus scribendi ripetitivo di Camões que del Mar Rosso (Ex 14, 21 sg.). Si noti che
ci indurrebbero a delegittimare queste per- Passam e passou incorniciano in polittoto i
plessità. L’autore ha voluto semplicemente primi due versi.
produrre una delle sue consuete antitesi, 312 La Nabatea, nome forse derivante da
che contrappone arenosas ad altas, quest’ul-
Nabaioth figlio di Ismael («primogenitus
timo aggettivo nel senso di ‘elevate’, forse
Ismahelis Nabaioth», Gn 25, 13), si estende-
anche in senso fi gurato, collegandosi al sg. va a nord-ovest dell’antica Arabia, con cen-
famosas. tro monumentale a Petra. Vd. Ar., O. F. XV,
303 ‘Per motivo della’; nell’originale com 12, 1-4: «Più tosto vuol che volteggiando
senza articolo (co a Epifânio Dias corr.) è rada / gli Sciti e gl’Indi e i regni Nabatei, / e
legittimo nel portoghese antico, come docu- torni poi per così lunga strada / a ritrovare i
menta Rodrigues (Estudos pp. 37 sg.). Persi e gli Eritrei».

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NOTE CANTO IV pp. 329-331

313 La Sabea, con centro principale Saba, 323 La Carmania dovrebbe essere la regio-
era ricca per aromi quali incenso e mirra. Si ne di Kerman, in Iran (Tocco), mentre la
collocava nell’Arabia Felix. Gedrosia sarebbe situata nella Persia me-
314 Detto belo nell’originale, in quanto ridionale e nel Belucistan (Epifânio Dias).
esempio mitico supremo di splendore fisico Secondo Pomponio Mela i Carmani «sono
di giovinetto. La madre di Adone, Mirra, fu senza vesti, senza biade, senza greggi &
appunto trasformata nell’albero profumato senza case, & si coprono di pelli di pesci,
omonimo. Cfr. Ov., Met. 489-502. & della polpa si pascono. Sono fuor che nel
315 Le tre parti in cui era divisa l’antica Ara-
capo, per tutto il corpo setoluti» e abitano
zone desertiche della Persia meridionale; «i
bia, come è noto. Bismut intende l’Arabia
luoghi più adentro sono habitati da’ Cedro-
Felice descuberta in quanto visibil, essendo
si», ovvero i popoli della Gedrosia (Pomp.
per lo più costiera, mentre le altre due, più
Mela I tre libri III, 7: p. 103). Vd. anche
interne, sarebbero dissimulées. Secondo Ro-
Barreto Micrologia, ad voc. «Carmania».
drigues «O a desta palavra serve tambem de
Sempre Barreto ritiene che la Gedrosia
artigo antes de Feliz continuado de Arabia
sia la «Cambaya» (idem Manoel Correa),
descuberta e em parallelo com a Petrea e a De-
ovvero l’odierna Khambhat in India. Per
serta» (Estudos p. 38 n. 76). Pensiamo che de-
Faria e Sousa corrisponde invece a «Tarse»,
scuberta si riferisca a tutta la triplice Arabia,
la turca Tarsus. Manoel Correa identifica la
e che i mensangeiros esplorano solo la Feliz,
Carmania con il regno indiano di Narsinga
non inoltrandosi nella Deserta e nella Petrea.
(una mappa di tale area si vede ad es. nel-
Quest’ultima andrà accentata regolarmen-
la Géographie Raccourcie di Pierre Bertius,
te Petréa, e non Pétrea come vuole Epifânio
Amsterdam, J. Hondius, 1618).
Dias. Vd. poi O. F. XV, 39, 1-2, 5-7: «Vien per
324 Formulare: cfr. infra VI, 54, 4; 10, 91,
l’Arabia ch’è detta Felice, / ricca di mirra e
d’odorato incenso, / […] finché l’onda trovò 7-8. Omettiamo la geminazione dell’agget-
vendicatrice / già d’Israel, che per divin con- tivo, che nell’originale crea un ritmato pa-
senso / Faraone sommerse e tutti i suoi» rallelismo.
316 325 regioni ermetiche e lontane] Averini (la
Lo stretto di Ormuz.
317
segnalo come bizzarria traduttoria). Lette-
«confundamus ibi lingua eorum […] et
ralmente tamanhas significa ‘grandi, scon-
ibi confusum est labium universae terrae»
fi nate’.
(Gn 11, 7-9). Sul tema nella lirica camoniana
326 Come già detto, Camões semplifica la
vd. Moura Camões, pp. 123 sgg.
318 vicenda. Afonso de Paiva morì in Etiopia,
Cfr. Gn 11, 1-9; «in terra Senaar»,
mentre Covilhã, ritornato al Cairo dall’In-
localizza la Bibbia, ovvero in Mesopotamia.
dia, avuto notizia della sorte sfortunata del
319 Nello Shatt-el Arab, che sfocia nel golfo
suo compagno, viaggiò ancora pervenendo
Persico. in Abissynia dove rimase sino al termine
320 In quanto si credeva derivassero dal Pa- della sua vita. Quel che è vero è che nessuno
radiso; cfr. supra III, 72, 6-8. dei due tornò in patria.
321 Cioè di fatti e gesta memorabili compiu- 327 Manuel I O afortunado regnò dal 1495
te dai Portoghesi. Per Faria e Sousa história (vd. sopra n. a 60, 4) al 1521; durante questo
può far riferimento soprattutto alla grande periodo si realizzarono alcune delle scoper-
opera del Barros. te portoghesi transoceaniche più eclatanti;
322 L’imperatore non andò oltre il golfo Per- oltre all’impresa dello stesso Gama, si ricor-
sico; Rodrigues (Fontes p. 230) ritiene che an- di almeno quella di Cabral in Brasile.
che qui Camões guardi a Sabellico (VII, 4). 328 risoluzioni] Pellegrini.

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p. 331 CANTO IV NOTE

329Nei grandiosi progetti di esplorazione e la luce si dilegua (foge), le stelle dapprima


conquista. sorgono, quindi ridiscendono l’orizzonte.
330 La geminatio di Reino accompagna il Ci pare evidente che questi versi sono una
passaggio del comando e il rapido movimen- contaminatio delle citate due «fonti» au-
to del successore in direzione dell’Oceano. torevoli. Rodrigues (Estudos p. 43) spiega
che con questo salire e cadere delle stelle
331 Non è comparativo, ma vale ‘in quanto Camões vuole semplicemente indicare la
che, dato che’ e simili. notte nel suo insieme, «na sua totalida-
332 «E porque com êstes reinos e senhorios de». La strofa seguente farà riferimento
também herdava o prosseguimento de preciso all’ultima fase notturna, quella
tam alta impresa como seus antecessores crepuscolare prima dell’alba. Faria e
tinham tomado, que era o descobrimento Sousa evoca opportunamente un passo di
do Oriente per êste nosso Mar Oceano, que Macrobio: «primum tempus diei dicitur
tanta indústria, tanto trabalho e despesa, mediae noctis inclinatio, deinde gallici-
per discurso de setenta e cinco anos, tinha nium, inde conticuum – cum et galli con-
custado, quis logo no primeiro ano de ticescunt et homines etiam tum quiescent
seu reinado mostrar quanto desejo tinha – deinde diluculum – id est cum incipit
de acrescentar à Coroa dêste reino novos dinosci dies – inde mane, cum dies clarus
títulos sôbre o senhorio de Guiné» ecc. est» (Sat. I, 3, 12: «il primo tempo del gior-
(Barros Ásia I, 4, 1, p. 129: «E giacché con no è detto inclinazione della mezzanotte,
questi regni e domini anche ereditava il quindi canto del gallo, poi conticuo – quan-
proseguimento di così importante impresa do anche i galli tacciono e gli uomini fi nal-
come i suoi predecessori avevano ricevuto, mente riposano – e infi ne diluculo – cioè
cioè la scoperta dell’Oriente attraverso il quando si comincia a intravedere il gior-
nostro Oceano, che era costata tanta indu- no – e mattina, quando il giorno è ormai
stria, tanta fatica e spesa, durante settanta- chiaro»). Il momento del sogno di Manuel,
cinque anni, volle subito nel primo anno del come da strofa sg., sarà il diluculum.
suo regno mostrare quanto desiderio nutri- 335 L’indicazione temporale è quella appun-
va di accrescere la Corona di questo regno to relativa a quando «del ver si sogna», ov-
con nuovi titoli sul dominio della Guinea»). vero «presso al matin» (Dante, Inf. XXVI,
333 7; cfr. anche Purg. IX, 16-18 e Petr., TM II,
Cioè era sempre conquistado, non c’era
5-6). Che i sogni dell’ultimo tratto notturno
un momento che non fosse quasi ossessiona-
o semi-notturno fossero veraci, era opinione
to da questo pensiero.
comune dall’antichità; vd. Ov., Her., XIX,
334 Passo controverso. Certamente c’è la 195 sg.: «sub aurora, iam dormitante lucer-
memoria virgiliana: «et iam nox umida ca- na, / somnia quo cerni tempore vera solent»;
elo / praecipitat suadentque cadentia side- Hor., Sat. I, 10, 33: «post mediam noctem
ra somnos» (Aen. II, 8 sg.: «e ormai l’umida […] cum somnia vera» ecc. Fa problema,
notte dal cielo / cala veloce, e le stelle che crediamo, quell’onde, che dovrebbe essere
tramontano invitano al sonno»). Questo locativo, ‘ove’, cioè nel letto dorato, ma così
precedente indica chiaramente il calare il verso avrebbe un senso triviale; sembra
della notte e il tramonto delle stelle che impossibile del resto che qui Camões non
conciliano il sonno. Per quanto concerne faccia riferimento all’ora dei sogni veri, di
l’antitesi saem…caem, bisogna rifarsi a un cui sopra. Forse onde, con qualche liber-
verso dantesco: «già ogni stella cade che tà poetica, ha piuttosto valore temporale,
saliva» (Inf. VII, 98). Quindi i due presenti come in Ovidio quo tempore, ‘nel tratto in
indicativi camoniani valgono in realtà in un cui’, *em quem, insomma, riferito al fi nale
rapporto di successione temporale: quando dell’ottava precedente. Contraddittorio

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NOTE CANTO IV pp. 331-333

Epifânio Dias che chiosa mais certas são «é bra un’anticipazione della materia del canto
mais certo que venham à mente». X dei Lusíadas (ott. 75-76 sgg.).
336 «At pius Aeneas per noctem plurima 346 Secondo Epifânio Dias va inteso: ‘e altre
volvens» (Aen. I, 305); «assi esteue tanto sorti di animali’. Per Rodrigues (Estudos pp.
reuoluendo em si seu cuidado, que có elle 43 sg.) la copula è una e trasposta (come infra
adormeceu, pore o somno não era tã des- X, 60, 4) e quindi il verso va letto e articolato
cansado, que o deixasse repousar» (Palmei- in chiasmo: ‘uccelli agresti e feroci animali’,
rim de Inglaterra cap. 32, cit. in Rodrigues esprimendo così «um pensamento mais em
Fontes p. 449: «così rimase tanto arrovellan- harmonia com o contexto, pois não veem
dosi nel suo pensiero, che con quello s’ad- aqui a proposito os animaes mansos ou inof-
dormentò, ma il sonno non era così quieto fensivos» («un pensiero più in armonia col
che lo lasciasse riposare»). contesto, perché non vengono qui a proposito
337 Ripresa di 67, 2 supra. Parola chiave in- gli animali mansueti o inoffensivi»). Faria e
sieme con l’iterato pensamento. Sousa invece scriveva che alimárias «vale lo
que en Latin armentum». Manoel Correa
338 Figura etimologica al limite del concet-
chiosava «aves silvestres, bestas feras». Paggi
tismo: ocupou…desocupar. Se gli occhi sono 59 non si fa mancare nulla: «Armenti, agresti
chiusi e il re dorme, tuttavia il suo senso ri- augei, feri animali». Bismut segue Epifânio
mane vigile nel sonno. Espressione del Can- Dias («des fauves et d’autres animaux»), pre-
tico dei Cantici, poi divenuta proverbiale: cisando: «J’interprète feras comme un nom».
«ego dormio et cor meum vigilat» (Ct 5, 2). Pellegrini : «fiere ed altri animali». Consi-
339 Letteralmente: ‘Morfeo in varie forme derando poco economica l’ipotesi di Rodri-
gli appare’. Morfeo è figlio e ministro del gues, ci sembra che Camões abbia sì voluto
Sonno; cfr. Ov., Met. XI, 613 sg.: «hunc cir- distinguere feras da alimárias, ma solo per
ca passim varias imitantia formas / Somnia dire che si vedevano animali feroci e bestie
vana iacent» e, più oltre, «At pater e populo di altro genere, non necessariamente greggi,
natorum mille suorum / excitat artificem si- cioè animaes mansos.
mulatoremque figurae / Morphea» ecc. (ivi, 347 L’insistenza su silvestres, selvático (in fi-
633-635). gura etimologica) e agrestes anticipa quanto
340 Quella della Luna. detto immediatamente dopo: quel luogo era
341 Letteralmente: ‘donde davanti a sé’, con totalmente estraneo alla civiltà umana.
allitterazione. 348 Cioè, letteralmente: non vi vagavano
342Cfr. supra, 65, 3; variazione onirica del altro che bruti, erano frequentati solo da
motivo formulare. animali.
349 Insomma, sembrerebbe trattarsi del Pa-
343 Nell’oriente estremo.
radiso terrestre, non più sfiorato da piede
344 Nell’originale longincos (longinquos umano dopo la cacciata di Adamo ed Eva,
‘lontani’) è latinismo. conseguente al loro peccato. L’espressione
345 Il Gange e l’Indo, come si dirà subito petrarchesca «dal dì ch’Adamo / aperse gli
dopo. Per il sogno di Manuel si fa riferimento occhi» (Rvf 181, 7-8) è invece una perifrasi
– vago – a Aen. VIII, 31 sgg., apparizione (vi- per dire ‘dalle origini dell’umanità’, sot-
sus) del dio Tiberino genius loci. Il richiamo tintendendo: sino ad oggi. Camões sembra
«funzionale» (Tocco) a Val. Flacco I, 26 sgg. spostare il termine a quo del suo discorso
è meno calzante. L’elevazione del sognatore alla fase fi nale dell’abbandono dell’Eden.
verso il cielo e l’osservazione spaziale ampia Quindi le montagne selvagge popolate da
dall’alto fa pensare più a immagini dante- bestie sarebbero proprio l’Eden. Curioso
sche, al Somnium Scipionis, o comunque sem- che a descrivere il paradiso terrestre il poeta

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pp. 333-335 CANTO IV NOTE

usi il topos del locus horridus. Infatti, a no- esplicando intonsa (= não tonsa) mas (sim)
stro parere, l’interpretazione è decisamente comprida, ovvero: ‘non tagliata, ma anzi lun-
dubbia. Il motivo della sicurezza degli ese- ghissima’. Noi traduciamo ad litteram.
geti in proposito, è dato dal fatto che i pri- 357 Concordanza libera, come dire per
mi due dei quattro fiumi del Genesi che si converso ‘rami ed erbe ignote’: l’attributo
diramano da quello principale che irriga il si riferisce a entrambi i sostantivi, dislocati
paradiso terrestre, Phison e Geon (Gn 2, 10 anastroficamente. Fogliame di alberi sco-
sgg.; gli altri sono il Tigri e l’Eufrate) erano nosciuti, per cui Garcez Ferreira rimanda
ritenuti comunemente il Gange e il Nilo, da supra a 70, 3.
Flavio Giuseppe (Antiquit. Jud. I, 2, ediz.
358In quanto proveniente da più lontano,
Basilea, Froben, 1534, p. 3) al Sannazzaro
del De part. Virg. cit. da Faria e Sousa, ecc. addirittura dall’Eden.
Ora, il Gange stesso dirà infra a 74, 1-2, che 359 Infatti il Gange non nasce colà, ma
egli nasce dall’Eden (quello verdadeiro), e nell’Eden, quindi il suo corso appare in pie-
aggiungerà che l’Indo ha origine nesta ser- no scorrimento.
ra, cioè in queste aspre montagne (secondo 360 Il fiume Alfeo nasce dall’Arcadia, in Pe-
alcuni, fra cui Agostino, nell’Etiopia: cfr. loponneso.
Gen. VIII, 7, 13). Conclusione: a noi sem-
361 Splendida sintesi del mitologema per cui
bra che qui non sia il paradiso terrestre ad
apparire a Manuel. La frase dês que Adão vd. Ov., Met. V, 572 sgg. e Sannaz., Arc. pr.
pecou aos nossos anos sarà generica (come XII, 14 («i soavi abbracciamenti della sici-
in Petrarca) a indicare la totalità del tempo liana Aretusa»), oltre che Aen. III, 694-696.
umano sino al presente. 362 esclama] Paggi 59 □ grida] Pellegrini □
350 Delle due fonti di 69, 8. interpelle] Bismut. Come vedete i traduttori
351
sfumano variamente il bradar camoniano.
Faria e Sousa evoca Dante, Purg.
363 Letteralmente: ‘ai cui regni’. Ci consen-
XXXIII, 112 sg.: «Eufratès e Tigri / veder
mi parve uscir d’una fontana». tiamo un anacoluto poetico.
352 364 Nessuno, dio o uomo, conquistò i luo-
Letteralmente ‘molto vecchi’.
353
ghi delle scaturigini dei due fiumi. La loro
Come gli uccelli di 70, 1.
cervice, il loro ‘collo’ non fu mai aggiogato:
354 La rima identica non crea alcun proble- cfr. supra 55, 4.
ma; la correzione caíam è inutile e impropria. 365Annuncio delle esplorazioni e conquiste
355 Ci permettiamo un’enallage in tradu- portoghesi.
zione, per mantenere la rima. «Baça en 366 Cfr. Aen. VIII, 62-64: «Ego sum pleno
Portugues, es color parda [terrea, marrone],
quem flumine cernis / stringentem ripas et
tirante a negro, por esso añadió denegrida
pinguia culta secantem, / caeruleus Thybris,
(Faria e Sousa).
caelo gratissimus amnis»; «Io, che vedi con
356 bien crecida] Caldera □ folta, incolta, piena corrente / costeggiare le rive e solcare
prolissa] Pellegrini. Se mas è avversativo, le pingui colture, / sono l’azzurro Tevere,
sostiene Rodrigues, l’espressione camo- fiume gratissimo al cielo».
niana risulta assurda, come a dire: è notte,
367 Nel giardino dell’Eden: cfr. supra 70, 8 n.
ma piove (Estudos p. 44). Quindi propone
di conferire a mas il significato di mais «no 368 Perché il fiume più lungo e noto del ter-
sentido absoluto (= muito)», visto che la de- ritorio indiano, cui darebbe il nome (Faria e
rivazione da magis è la stessa. Basto propone Sousa). Come Virgilio chiamò il Po «fluvio-
una correzione di mas in mui (muy). Bismut rum rex Eridanus» (Georg. I, 482: Epifânio
si oppone, e mantiene il valore avversativo Dias). Bismut presuppone una virgola fra

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NOTE CANTO IV pp. 335-339

Indo e Rei, ritenendo quest’ultimo un vocati- tre Semírames, Baco e o grande Alexandre,
vo, erroneamente. Analogamente ragionava ninguém ousou cometer» (Barros Ásia I, 1,
Rodrigues (Estudos p. 46), ipotizzando un ó p. 12: «in luoghi ove – stando agli scrittori
Rei ove la o può essere incorporata nella fi- greci e latini – tranne l’illustre Semiramide,
nale di Indo oppure semplicemente omessa. Bacco e Alessandro Magno, nessuno osò
369 ‘Montagna’. appropinquarsi»).
370 387 Abbiamo separato ciò da che nella tra-
La profezia non nasconde i patimenti
che i Lusitani dovranno sopportare nella duzione; nell’originale o que. Vasco da
conquista. Gama non era sicuro che si sarebbe realiz-
371 zato ciò che egli aveva sempre desiderato.
Letteralmente: ‘senza timore’.
Si notino quattro que nella prima quartina,
372 Cfr. supra II, 51, 7. evidenza ripetitiva che non disturba affatto
373 Per la sua fonte Celeste, edenica. E per l’autore, anzi ne rafforza la volontà iterativa
derivazione virgiliana: «cum flumine san- struttiva e agglutinante.
cto» (Aen. VIII, 72). Ilustre già a 74, 1. 388 quasi è una nostra aggiunta. Il sintag-
374 La dittologia novo espanto sta a signifi- ma presago cor è diffusissimo nelle lin-
care l’inconsueto, stupefatto spavento che gue romanze; in Aen. X, 843 abbiamo,
prende Manuel al risveglio. in negativo, «praesaga mali mens» da
375 Rimane quindi confuso nel pensiero, cui Rvf 328, 3-4 «cor […] presago de’ dì
ovvero su cosa pensare a proposito di quan- tristi e negri». In forme diverse lo ritro-
to ha visto-sognato. Vd. supra 67, 1. viamo da Boiardo a Tasso a Marino ecc.
376 Vd. Ribeiro, Estudo moral, pp. 42 sgg.
Sintagma diffuso, lo troviamo in Lodo-
389 Le ragioni del cuore erano più ottimi-
vico Dolce, Anguillara ecc.
377 stiche.
Per la notte che ora dilegua.
390 Cfr. Castanheda Descobrimento I, cap.
378 Cfr. Culex 397, Poliziano, Rusticus 183.
2, pp. 9 sg.
379 bianchi] Averini (!).
391 Come dire: ‘il supremo comando’. La
380 Cfr. Aen. XI, 234 sg.: «Ergo concilium metafora, come si sa, origina dalla frase di
magnum primosque suorum / imperio Cristo a Pietro (Mt 16, 19).
accitos alta intra limina cogit»; «Quindi
392 Paronomasia che eleva lo stile.
chiama a gran consiglio i primi dei suoi /
indotti a comando ad entrare nell’alto in- 393 L’evocazione degli «haud mollia ius-
gresso». sa» di Mecenate a Virgilio (Georg. III, 41),
381Letteralmente ‘propone’, cioè ‘illustra, proposta da Faria e Sousa, è piuttosto con-
pone innanzi’, lat. proponere. traddittoria, anche se poi Camões specifica
382
che le blande richieste del Re sono ipso facto
Organizzano la flotta.
comandi, quindi molles e insieme cogenti.
383 Nell’originale coração, ‘coraggio, sicuro 394 Per questi versi e la risposta di Gama,
ardimento’.
Garcez Ferreira evoca il son. A Principe
384 Soggetto del verbo è naturalmente il Re. tamanho cujo rogo di Sá de Miranda. Tra-
385 Formulare: cfr. I, 18, 5; 19, 6-7; V, 37, 2-3 duciamo con intriga l’originale obriga, ‘ob-
ecc. bliga, impone l’obbedienza’, «impegna»
386 Impossibile non pensare ai cieli e terre Pellegrini.
nuove bibliche (Ap 21, 1 ecc.). Infatti i Por- 395Sembra esservi memoria di Cic., Off. I,
toghesi arriveranno in «parte onde (segun- XX: «altera est res, ut, cum ita sis affectus
do escritores gregos e latinos) excepto a ilus- animo […], res geras magnas illas quidem

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pp. 339-341 CANTO IV NOTE

et maxime utiles, sed ut vehementer arduas 404 L’offerta eroica di Gama di farsi sotto-
plenasque laborum et periculorum cum vi- porre alle prove più paradigmaticamente
tae, tum multarurm rerum, quae ad vitam terribili somiglia un poco, se pur con segno
pertinent» (c.vi nostri: «l’altro modo, ove tu disforico, al põe me di Inés de Castro nel
sia in quella disposizione dell’animo … sta canto III.
nell’operare sì azioni grandi e soprattutto 405 Per informazioni e fonti relative alle
utili, ma anche straordinariamente ardue, e cinque fatiche di Ercole citate da Camões
piene di travagli e di pericoli, come per la vita, vd. Graves Miti greci §123 (il leone Nemeo
così per molte cose che servono alla vita»). o Cleoneo), §128 (gli uccelli Stinfali), §126
396 Può essere relativo o, meno probabil- (il cinghiale Erimanzio), §124 (l’Idra di Ler-
mente, come suggerisce Epifânio Dias, cau- na), §134 (la cattura di Cerbero nel Tartaro).
sale. Camões chiama gli uccelli mostruosi della
397 «miedo infame» anche in Erc., Arauca- palude Stinfalia Harpias duras perché bron-
na V, 47, 3. zei e usando il nome virgiliano di Arpie. Cfr.
Apollod. II, 5; Hyg. Fab. XXX: le fatiche in
398 Il passo di B. Tasso «che per gloria ac- tutto furono 12; il ratto di Cerbero fu l’ulti-
quistar sprezza la morte» (con i suoi prece- ma. Perché il nostro estrapola proprio que-
denti virgiliani indicati da Faria e Sousa) è ste 5 fatiche? Bismut parla di «principaux
nel Floridante, non nell’Amadigi. Si osservi travaux d’Hercule», ma, per dire, le stalle
l’effato ossimorico, solubile ma efficace. di Augia o il bestiame di Gerione non sono
Bismut fa notare che il concetto è caro a meno note delle altre. Forse gli animali te-
Camões; vd. infatti III, 64, 4; VI, 83, 7-8; ratomorfi che Camões presceglie come vitti-
VII, 87, 3. me di Ercole sono una sorta di prefigurazio-
399 L’aggettivo che indica la fatica (trabalho) ne della fauna esotica, misteriosa e temibile
dell’impresa, duro, è incorniciato da due che gli esploratori conquistadores dovranno
lemmi risplendenti che lo glorificano: v’è affrontare. Ma magari si tratterà invece di
parallelismo con la doppia coppia ai vv. 3 una scelta casuale, o meglio, libera.
e 4 dell’ott. precedente árduas e lustrosas… 406 Infi nito con valore sostantivale.
trabalho e com fadiga. Come sempre, tout se
407 Un po’ iperbolico e iattante, ma perfet-
tient.
tamente consono a un personaggio eroico
400 per amor mio] Pellegrini □ poiché lo fai epico.
per me] Averini.
408 Qui Gama non dico che sfiori la blasfe-
401 Letteralmente: ‘ma subito, all’istante’. mia, ma quantomeno usa disinvoltamente il
402 Bel tricolon; molto dubitativamente linguaggio evangelico di Gesù: cfr. infatti
possiamo addurre Alamanni, Girone, I, 36, «spiritus promptus est, caro autem infirma»
1-4: «Han per arme un baston nodoso e gra- (Mt 26, 41; Mc 14, 38), da cui Petrarca: «Lo
ve, / fatto alle fiamme più che ferro duro, spirto è pronto, ma la carne è stanca» (Rvf
/ men che al foco la cera o al luglio neve / 208, 8 e cfr. TM II, 53).
contro ai colpi di quei va l’uom sicuro». Fa- 409 I due versi, in parziale parallelismo,
ria e Sousa cita un passo di Barros in cui distinguono mercedi e ragioni, cioè doni
compare la formazione trimembre, ma non materiali e discorsi, parole. Vd. Castanheda
l’abbiamo reperito. Descobrimento I, 2, p. 10. Cicerone affer-
403 Si noti che il nesso allitterante lega pa- ma che la lode senza mercede è più grata:
role semanticamente conseguenti: pouco… «Gratissima autem laus eorum factorum
pena…pequena. C’è forse ancora memoria habetur, quae suscepta videntur a viris
del parva ducere di Cic., Off., loc. cit. fortibus sine emolumento ac praemio» (De

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NOTE CANTO IV p. 341

Orat. II, 85, 346, cit. da Garcez Ferreira: 417 Experiencia e furor formano un chiasmo
«Gratissima è ritenuta la lode di quei fatti semantico con i precedenti valia e conselho.
che appaiono compiuti da uomini forti sen- Per furor vd. supra III, 103, 7: «ferocidade
za né emolumento né premio»). e furor».
410Cfr. Ov., Ex Ponto IV, 2, 35-36: «laudata- 418 Ancora due espressioni in coppia, ma
que virtus / crescit». questa volta entrambe sul piano di valia e
411 Nell’originale, persuade ha la costruzio- furor: valor e esforço (il primo termine in fi-
ne latina di persuadere aliquid alicui. gura etimologica con valia).
412 419 Come sopra a 81, 12: il re elargisce ri-
La dittologia amore e amicizia è topica,
ma non è certo sinonimica. Secondo Faria e compense e parole; le prime, a incentivo
Sousa, Paolo da Gama nutre amor per il suo all’amore, non vanno intese in modo me-
Re e amizade per il fratello, ma non ci sem- schino, ma parte di una ideologia umani-
bra convincente. Equicola distingue così: stico-rinascimentale della magnificentia del
«L’amicitia è un medesmo voler, & non vo- principe; le seconde sono defi nite altas, at-
ler, però non è desiderio de bellezza, come tributo che viene variamente tradotto (‘no-
è amore, laqual diffi nitione è in spetie, non bili, fiere, elevate’ ecc.). «La maniera del dir
in genere. […] La vera amicitia è di buoni, grave, è quella che si fa di gravi, e belle pa-
& simili in vertù perché l’uno desidera, & role, alte, sonanti, apparenti, luminose» (Di
vuol bene all’altro per essere buoni: & chi Francesco Sansovino in materia dell’arte libri
è buono, è buono per causa di vertù, non tre, Venezia, F. Sansovino, 1561, II, cc. 35v-
di utilità overo voluptà. Questo è immutabil 36r); «Teneva Roma tutta stupefatta di sue
amor, & fermo» (III, pp. 205-206). Dunque alte parole» (Vita di M. Aurelio Imperadore
ci sembra che si possa intendere: l’amore na- Venezia, A. de Tortis, 1543 c. 20r, riduzione
turale che un fratello nutre per l’altro viene in italiano di Mambrino Roseo dell’opera di
rafforzato dal vincolo dell’amicitia, che è poi Antonio de Guevara Libro Aureo de Marco
la forma più virtuosa e gratuita di amore. Aurelio Imperador). Non si dimentichino le
413
parole alate formulari omeriche.
Fratello maggiore di Vasco.
420 Gli Argonauti, in parte discendenti del
414 La flotta era di quattro navi, una, la São
re Minia, fondatore di Orcomeno in Beozia;
Gabriel, comandata da Vasco da Gama (che
Plinio è fra quelli che ricordano il secondo
era capitano generale), un’altra, la São Ra-
nome di Orcomeno, «Minyius antea dic-
fael, comandata da Paulo da Gama, mentre
tus», dal fondatore Minia, «in Thessalia»
Nicolau Coelho era capitano della Bérrio; la
(N. H. IV, 29). Qualche luce in più offre Fe-
quarta nave era d’appoggio, e la comandava
derica Cordano, I Minii della Tessaglia, in In
Gonçalo Nunes. Vd. Radulet, p. 16.
limine. Ricerche su marginalità e periferia nel
415 uomo rotto a ogni disagio] Pellegrini.
mondo antico, ed. Gabriella Vanotti e Clau-
Cioè capace di sostenere ogni sorta di fatica dia Perassi, Milano, Vita e Pensiero, 2004,
e impegno oneroso. pp. 3-9. Cfr. Ov., Met. VI, 720 sg.: «vellera
416 «ambos criados del Rey e homens pera cum Minyis nitido radiantia villo / per mare
qualquer grande feyto» (Castanheda Desco- non notum prima petiere carena» («partiro-
brimento ivi, p. 10). «de valia (como em I, 38, no con i Minii, sulla prima nave / per mare
4) e de conselho (= intelligencia nos casos da ignoto, a cercare lo splendente vello»). Vd.
vida pratica) corresponde a: et manu fortis et altresì Apoll. Rod., Argon. I, 229-33 e comm.
consilii plenus (Corn. Nep. IV, 1)» Epifânio Paduano-Fusillo. «In realtà l’identificazione
Dias. Cfr. Ar., O. F. X, 77, 7-8: «il fior de li di Argo con la prima nave […] non è paci-
gagliardi, / di consiglio e d’ardire in guerra fica. […] Tuttavia nella tradizione letteraria
mastro». alla navigazione degli Argonauti (in un po-

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pp. 341-343 CANTO IV NOTE

ema pre-omerico che avrebbe fatto da mo- mantica antiquata del sostantivo (Epifânio
dello al viaggio odissiaco) si faceva risalire Dias).
l’origine dell’epica e dunque dell’attività 428 Marinai e soldati.
poetica tout court» (comm. Rosati in Ovidio 429 Formulare: cfr. I, 47, 2; IV, 22, 7; VI, 87,
p. 358; cfr. anche Ov., Amores II, 12, 1-6).
1; IX, 68, 2 ecc.
L’aspetto fondativo del mito argonautico,
430 foggie] Pellegrini □ façons] Bismut.
dunque, spiega la sua comparsa in questo
punto del poema (partenza di Gama con la 431
Incredibilmente Averini e Pellegrini
sua flotta) e l’allusione implicita nei primi omm. questo verso cruciale.
quattro versi dei Lusíadas. Cfr. poi Curtius 432 Formulare: , 1, 3-4 (con inarcatura); VI,
La nave degli Argonauti, passim.
38, 3; adde: O Ceo, a terra, o vento socega-
421 Letteralmente ‘che osò’; ci permettiamo do, celebre incipit del son. 106; cfr. Sonetti
in traduzione un latinismo, da ausa. Cfr. Val. p. 389.
Flacco, apertura degli Argonautica, dove tro- 433 Delicatamente, per cui il «garrisce» di
viamo fatidicamque ratem e ausa (I, 2-3). Fati-
Averini è incongruo; non parliamo di «on-
dica nel senso di ‘oracolare, divinatoria’, per
deggiano le navi» che è puro arbitrio del
virtù di Minerva (cfr. Val. Fl. I, 91 sgg.; Post
pessimo traduttore. Ennesimo esempio per
p. 161, e in genere Graves Miti greci 148 g-j).
cui si dimostra che proporre la versione
422Il Mar Nero, ovvero il Ponto Eusino dei Averini è demenziale.
Romani. 434lambono gli stendardi a l’aura sparti]
423 «Por esso de ser primera» Faria e Sousa. Paggi 59. Vd. supra II, 73. Nella nostra tra-
Il primo attributo in rima baciata si sviluppa duzione aerei va contato come bisillabico.
nel secondo. 435 giuran] Paggi 59 □ par che […] si ripro-
424 Lisbona (< Ulissipona). Vd. supra III, 57, mettano] Pellegrini; «prophetizam que hão-
3-4. de-vir a ser estrellas» (Epifânio Dias).
425 Con ipallage, i sentimenti dei navigatori 436Allusione al catasterismo della nave
si attribuiscono alle navi. L’aggettivo nobile Argo, testimoniato dalle fonti classiche,
rende più composto il tumulto. quali Hyg. Fab. XIV; Val. Flacc. I, 4: «flam-
426 «Ove al Rodan più largo, e più profon- mifero tandem consedit Olympo»
do / mischia Nettunno in sé l’amaro sale» 437Polittoto per il duplice aparelho, quello
(Alam., Av. XX, 74, 3-4; p. 246, cit. da materiale e quello spirituale.
Garcez Ferreira); «dove l’acqua di Tevere
438 Faria e Sousa evoca Verg., Aen. VII,
s’insala» (Dante, Purg. II, 102, cit. da Faria
e Sousa); «hostiaque alta Tagi, inque vicem 200: «qualia multa mari nautae patiuntur in
certamen aquarum, / amnis ubi frustra luc- alto», ma vi è assente il riferimento esplicito
tatur Tethyos undis» (Resende Vincentius alla morte incombente. Agostino nelle Con-
II, 41, cit. da Tocco: «e la foce ampia del fessiones: «Iactat tempestas navigantes, mi-
Tago, in guerra vicendevole d’acque / dove naturque naufragium, omnes futura morte
invano il fiume lotta con le onde dell’oceano pallescunt» (VIII, 3: «La burrasca percuote
[Teti]»). Si intende ovviamente alla foce del i naviganti, minaccia naufragio, tutti impal-
Tejo. lidiscono all’idea della prossima morte»),
427
ma non c’è l’aspetto paremiografico.
Vd. sopra la manceba gente di 82, 5.
439Cfr. supra III, 43, 2 («sumo Deus que o
Per despejo vd. Moraes e Silva Dicionário,
nell’accezione di «Desenvoltura, desem- Céu regia»).
baraço no marchar, justar, pelejar, dançar, 440 Guardare Dio sustenta, dà alimento vi-

&c.»; «fallando do animo resoluto», se- tale spirituale alla Corte celeste intera. L’ag-

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NOTE CANTO IV pp. 343-347

gettivo veneranda fuga la remota ipotesi che Graecorum effugere, nec ad suos amplius
vista possa avere un valore attivo riferito a esse e proelio reversurum» (Homeri Ilias
Dio come soggetto di sguardo beatifico. In pp. 125 sg.: «Dicevano infatti che non
ogni caso l’immagine ha sapore dantesco. avrebbe potuto sfuggire la violenza e la
441 favorisse] Pellegrini. In questa accezio- forza dei Greci, né tornare dalla guerra per
ne, spiega Epifânio Dias, è latinismo: cfr. essere di nuovo accanto ai suoi’).
«Di, coeptis […] / adspirate meis» (Ov., 454Faria e Sousa fa notare che le donne,
Met. I, 2-3). Moraes e Silva Dicionário ripor- femminilmente, piangono mentre gli uo-
ta infatti solo questo esempio camoniano mini, virilmente, trattengono le lacrime, ma
per aspirar nel significato di favorecer. non possono soffocare i sospiri.
442 La cappella di Belém (< Bethlehem, 455 Vd. Verg., Aen. V, 765 sgg.; XI, 215-217;
Betlemme) che poi, dopo la fortunata con- Sil. Ital. VI, 366: «omnis turba ruit, matres
quista di Gama, si trasformò nel Mosteiro puerique senesque» ; Val Flac., I, 315 sg. :
dos Jerónimos, noto a tutti i turisti e luso- «Increscunt matrum gemitus et fortia lang-
fi li. I naviganti partono da Restelo sabato 8 uent / corda patrum» ; Trissino La Italia
luglio 1497 (Radulet Gama p. 76). Vd. Ca- III vol., c. 45v: «Cωsì s’udian le vωci hor
stanheda Descobrimento I, 2, p. 10. quinci, hor quindi; / che tutta la cittade εra
443 en pieux témoignage] Bismut. Garcez cωmossa; / e mωlte donne lacrimavan forte
Ferreira chiosa «para exemplo, ou memoria». / chi la partεnza del sωave spωsω, / chi del
444
fi ljuol, chi de l’amatω padre, / chi d’altra
Appunto Betlemme.
lωr carissima persωna; / e risguardando al
445 Si rammenti l’attacco della celebre ele- ciεl pωrgeanω priεghi / divoti a Diω per lω
gia camoniana Se quando contemplamos. ritωrnω lωro».
446 Letteralmente: ‘se contemplo come (il 456 «res est solliciti plena timoris amor»,
modo, il momento in cui, e anche lo stato Ov., Her. I, 12. Si noti il crescendo: mais…
d’animo in cui) mi allontanai da queste acrecentavam.
spiagge’. L’espressione frenare le lagrime è 457 Cfr. Ov., Trist. I, 3, 17 sgg.; in particolare
res nullius; Faria e Sousa cita comunque luo-
32: «iamque oculis numquam templa viden-
ghi di Petrarca, Bernardo e Torquato Tasso.
da meis». E non si dimentichi l’espressione
Meno calzanti le suggestioni latine; forse
oraziana «bellaque matribus detestata»
può valere il richiamo che Pimpão fa a Ov.,
(Carm. I, 1, 24-25).
Trist. I, 3-4.
458 Cfr. supra III, 129, 8: il termine refrigério
447Letteralmente: ‘che appena agli occhi
è adottato da Inés per i suoi figli.
miei pongo freno’. Il que è pleonasmo.
459 Cfr. Aen. IX, 481-483: «tune ille senec-
448 Nel significato di cidade, ‘città’.
tae / sera meae requies potuisti linquere so-
449 Traduciamo ad litteram; il senso è: ‘chi
lam / crudelis?» («E tu, ultimo riposo / del-
in quanto (in qualità di, essendo) amici, chi la mia vecchiaia hai potuto lasciarmi sola / o
in quanto parenti’. crudele?») e in genere tutto il lamento della
450 «concorreu grande número de gente» madre di Eurialo. Tuttavia, Camões ha nel-
(Barros I, 4, 2, p. 134). le orecchie anche molti altri lamenti, come
451 La «divota procissão» di cui Barros, quello di Ecuba nell’Iliade, ad es., sempre
nel sesto canto. Vd. poi Tb 10, 4, anche per
ibid.
l’espressione topica «sostegno della vecchia-
452 «incerta viagem», Barros, ibid. ia»: «flebat igitur mater eius inremediabili-
453Come Ettore in Om., Il. Z, 500-502 bus lacrimis atque dicebat: heu heu me fi li
«Aiebant enim non posse eum vim viresque mi ut quid te misimus peregrinari lumen

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p. 347 CANTO IV NOTE

oculorum nostrorum baculum senectutis (inutilmente) questo aggettivo ricorre anche


nostrae» ecc. («Piangeva allora la madre all’ipotesi assurda che si riferisca a vento.
con lacrime inconsolabili e diceva: – Ahimè, Inoltre, come vediamo subito sotto, vão è
figlio mio, perché ti mandammo a viaggiare, integrato in un complesso fonico-semantico
luce degli occhi nostri, bastone della nostra dello (s)vanire. Inaccettabile assolutamente
vecchiaia»). dunque l’emendamento grão (Rodrigues).
460 Formulare: cfr. supra III, 118, 7. Vd. la intelligente nota di Basto, che con-
461
clude: «o amor subsiste na separação. O
«Dove mi lasci misera, innocente / del
que não pode subsistir è o contentamento da
tutto in preda al mio fiero cordoglio? / Dove
vida em comum, e por isso o Poeta lhe cha-
mi lasci sventurata, e sola?» (Amadigi LIV,
ma vão» («l’amore sussiste nella separazione.
25, 5-7, p. 322).
Ciò che non può sussistere è il contentamen-
462 Cfr. Ov. Trist. I, 2, 55 sg.: meglio è esser to della vita in comune, e perciò il Poeta lo
seppelliti nella terra, «et sperare sepulcrum, chiama vano»).
/ et non aequoreis piscibus esse cibum»; 467 C’è una indubbia, pur se generica, eco
Stat., Theb. IX, 300: «Ibitis aequoreis cru-
dei lamenti di Didone nell’Eneide, ma vd.
delia pabula monstris».
anche l’epistola Dido Aeneae di Ovidio:
463 «immissis hirta per ora comis», Ov., «perdere verba leve est. / Certus es ire ta-
Trist., I, 3, 90. È l’espressione latina demis- men miseramque relinquere Dido, / atque
so crine o anche passis crinibus o capillis (ivi idem venti vela fidemque ferent?» (Her. VII,
43). Evidentemente il nostro conosce bene 6-8: «perdere le parole è cosa lieve. / Certo
i Tristia e in particolare «aquella sentidissi- è il tuo partire tuttavia, e lasciare la misera
ma Eleg. 3 del I» (Faria e Sousa). Vd. anche Didone / e i medesimi venti porteranno con
«mater crine soluto» in Luc., Phars. II, 23 e sé le vele e la fede?»). Il sistema allitterante
cfr. Lucan, De Bello Civili Book VII, ed. by camoniano, (Vão) VELlas LEUe o VEnto, è
Paul Roche, Cambridge, Univ. Press, 2019, già in Ovidio: leve…venti vela, e in più FI-
p. 75 comm. ai vv. 38 sg.; «Aut ego diffusis demque FErent, nonché altrove: «ventis et
erravi sola capillis […]. Aspice demissos lu- verba et vela dedisti» ecc. (Her. II, 25; fa eco
gentis more capillos» (Ov., Her. X, 47, 137, Ar., O. F. X, 28, 1-3: «Ma i venti che por-
e va considerata un po’ tutta l’epistola di tavano le vele» ecc., segnala Faria e Sousa).
Arianna a Teseo). Si osservi poi, quasi a compattare il tutto,
464 Ovvero: ‘senza cui Amore non volle che l’anafora nossa…nosso…nosso e, nell’ottava
io possa vivere mai’, cioè senza lo sposo, cui complessiva, doce…doce, amor…amor.
si rivolge la donna. 468 Cfr. qui sopra 89, 3.
465 Garcez Ferreira rimanda a Hor., Carm. 469 L’ipotesi di correggere con as sareb-
I, 3, 8 («animae dimidium meae»), e si tratta be suffragata dalla traduzione precoce di
dell’ode-invettiva contro chi per primo Caldera («las seguían»). Lencastre tradu-
affidò ai mari una nave, motivo topico per ce «quas». Amorim, emendando «com
il quale cfr. infra ott. 102. Il concetto però absoluta convicção» in as, si oppone a
che le anime degli amanti (qui sposi) appar- Juromenha che proponeva nós, e cfr. su
tengano l’una all’altra è diffuso nella civiltà questo anche le obiezioni di Bismut. C’è da
cortese, petrarchesca e petrarchista. dire che in Tapia, altra versione spagnola
466 «nec ferre videt sua gaudia ventos» dell’80, troviamo appunto «nos». Ma ad
(Aen. X, 652). Il contentamento dei due es. Manoel Correa e Faria e Sousa ripor-
presumibilmente freschi sposi non è stato tano «os» e neppure fanno un commento;
vão in sé, ma lo diventa con la separazio- analogamente, in tempi moderni, Pimpão
ne dolorosa. Faria e Sousa, per giustificare (e quindi Tocco), Ramos, Poppa Vòlture

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NOTE CANTO IV pp. 347-349

traducendo «li seguivano» ecc. Questo is lacrymas suorum desiderio funderet, rei
terzo os del verso potrebbe essere un lap- tamen bene gerendae fiducia confirmatus,
sus influenzato dai due precedenti os, per alacriter in navem faustis ominibus con-
esempio. Ma abbiamo visto che Camões scendit» (p. 25).
ama ripetere. Al momento quindi per noi 477 Cfr. Dante, Purg. I, 31-32: «un veglio
il problema resta aperto. solo, / degno di tanta reverenza in vista».
470 Faria e Sousa adduce loci paralleli classi- Cfr. infra VII, 77, 4 ove il velho venerando è
ci e moderni, dimostrando che «il gruppo di Luso in persona.
donne, vecchi e bambini era ormai divenuto 478 Chiamato tradizionalmente «il vecchio
topico nell’epoca» (Tocco). Garcez Ferreira di Restelo» (zona occidentale di Lisboa
aggiunge anche un richiamo lecito a Stat., presso Belém, dov’era il porto: «lugar de
Theb. IV, 16 sgg. L’età cui si riferisce il no- ancoragem antígua», Barros I, 4, 2, p. 133),
stro è quella puerile e quella senile, entram- questo personaggio con la sua allocuzione
be deboli. conclude il canto quarto del poema. Ricca la
471 Fra i numerosi riferimenti che offre
bibliografia sull’episodio; vd. almeno di re-
Faria e Sousa ne scegliamo uno virgiliano: cente Tavani A proposito del Vecchio del Re-
«totusque remugit / mons circum» (Aen. stelo in Studi Camoniani 80 pp. 77-92; Felipe
XII, 928 sg.) e uno lusitano: «de alto respon- O velho do Restelo, e la voce Velho de Restelo
derán montes vezinos» (Sá de Miranda Egl. di Zulmira Santos in Dicionário Camões pp.
II, 26, 8). 1534-1545. Faria e Sousa considera il per-
472 «Madebat lachrimis arena» (Homeri sonaggio allegoria del Regno portoghese
Ilias p. 409), come scriveva Omero a pro- «el qual reprehende a los Portugueses de-
posito del lamento sull’esanime e morente sta accion, hallandole más inconvenientes,
Patroclo (Il. Ψ 15 sg.). que conveniencias» («il quale rimprovera
473 Preferisco lasciare implicito, come i Portoghesi di questa impresa, in quanto
nell’originale, il riferimento ai granelli della apportatrice di inconvenienti, più che di
sabbia bianca; cito un solo esempio tradut- convenienze»). Garcez Ferreira lo vede
torio di supporto – o quasi –: «Sicché mol- come portavoce del «Vulgo de Portugal»,
le di pianti era l’arena, / alle lagrime tante «the people personified» per Burton (II, p.
uguale appena» (Piemontese). Commenta 615, ma incongruo il suo rimando a un «Lu-
Barros, a proposito di questi pianti d’addio: can made cosmopolitan», Phars. II, 68-233).
«lhe podemos chamar praia de lágrimas» Si veda la nostra prefaz. al canto per qual-
(ibid.). che elemento in più. Il paragone tra a fala
474 Le due figure femminili che hanno pre-
del vecchio e i cori del teatro classico è stato
iterato nella letteratura critica; Gonçalves
cedentemente parlato riassumono lo stuolo
A fala (pp. 25-27) individua in particolare
di madri e mogli. Gama e i suoi non han-
fra i paradigmi principi il primo coro (se-
no coraggio di guardarle, per non soffrire
guito dal primo canto presso l’altare) dei
troppo. Non è esattamente come il caso di
vegliardi nei Persiani di Eschilo, «segundo
Attilio Regolo, cantato da Orazio, che rifiu-
o modêlo das tragédias em que os coros
ta il bacio di sposa e figliuoli tenendo chino
eram de velhos e à idade dêstes dava o po-
a terra il suo volto «virilem» (Carm. III, 5,
eta dramático o saber e prudência com que
41-44).
aconselhavam» (p. 47: «seguendo il modello
475 Letteralmente: ‘o per non mutare’. tragediografico ove i cori erano composti da
476 Motivazione assai pragmatica. Una sor- vecchi e all’età di costoro conferiva il poeta
ta di risparmio energetico per la psiche già drammatico il sapere e la prudenza con cui
provata. Cfr. Osório: «Gama tamen quanu- davano consigli»).

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pp. 349-351 CANTO IV NOTE

479 Cfr. Verg., Aen. VII, 291, sg.: «stetit acri inciderunt. Quod enim est apud Ennium:
fixa dolore. / Tum quassans caput haec ef- nulla sancta societas nec fides regni est, id
fundit pectore dicta»; Ov., Met. I, 179 sg.: latius patet» (I, 8; cfr. Tragicorum Romano-
«terrificam capitis concussit terque quater- rum Fragmenta, vol. II, Ennius, ed. Gesine
que caesariem» (e vd. nota di Barchiesi); II, Manuwald, Göttingen, Vandenhoeck & Ru-
49-50: «qui terque quaterque / concutiens precht, 2012, fr. 150, pp. 290 sg.: «Ma i più
illustre caput»; più distante Stat., Theb. IX, perdono ogni ricordo della giustizia, quan-
881 sg.: «et prensis concussa comis ter colla do son caduti nel desiderio dei poteri, degli
quaterque / stare negant», a proposito del onori e della gloria. Certo, quella sentenza
giovinetto morente. di Ennio: La brama del regno non conosce né
480 Cfr. Cic., De Orat. II, 17, 72: «non tam santità di affetti né integrità di fede, ha un suo
doctus quam, id quod est maius, expertus» ben più vasto ambito»).
483 Martins Sá de Miranda p. 156 rimanda al
(Epifânio Dias: si noti la contrapposizione
relativa tra dottrina ed esperienza). A propo- verso di Sá de Miranda «Onde há homens,
sito del «primato dell’esperienza sulla mera há cobiça» (carta Al Rei nosso Senhor str. 2 v.
teoria», Tocco evoca altri passi del poema 6: «ove c’è uomo, ivi è cupidigia»).
e dell’opera camoniana, a sottolineare che 484 Calco dell’originale vaidade, che è però
si tratta di un tema caro al nostro (si veda trisillabo. Il motivo della vanitas è ribadito
però infra V, 17 e Felipe O velho do Reste- nell’ottava dalla consueta repercussio: vã…
lo pp. 120 sgg. sulla tópica da experiência e, vaidade…vão. Cfr, fra l’altro, Amadigi X, 1,
prima, Gonçalves A fala pp. 30-32). Camões, 1-2, p. 54: «O stolto di regnar vano desio, /
col consueto gusto della repetitio raffinata d’humani honor, di scettri e di corone».
in figura etimologica, rafforza il concetto: 485 fallace] Pellegrini □ trompeur] Bismut.
experiencias…experto. Il rimando ulteriore
486 Aura popularis in Virgilio, Orazio, Sene-
di Tocco al celebre Relox de Príncipes del
Guevara (Valladolid 1529), e precisamente a ca, Boezio; si consideri però anche Dante:
I, 3-5, va corretto in ivi III, 3-5 («um lapso da «non è il mondan romore altro che un fiato
ilustre investigadora italiana»), ovvero all’e- / di vento» (Purg. XI, 100, sg.).
487 La polemica contro l’onore suona molto
pisodio dell’aldeão do Danúbio commentato
da Aguiar e Silva (A lira dourada, p. 127), tassiana; a parte l’Aminta si veda G. L. V, 49,
coerente con a fala del vecchio di Restelo. I 3 sg.: «l’opinioni e gli usi / che per leggi d’o-
punti di contatto fra le opere del Guevara, nore approva il mondo».
soprattutto l’Arte de marear, e il contenuto 488 Con segno inverso, in una lode del co-
tematico dell’epifonema del velho sono ben raggio martiriale, Alessandro Piccolomini
evidenziati dallo studioso (ivi, pp. 123-128). scrive: «poi che per la testimonianza della
481 «imoque trahens e pectore vocem» fe’ loro, non solo i pericoli della morte, ma
(Aen. I, 371). L’espressione è assai diffusa mille oltraggi e tormenti, con fortissimo ani-
nella poesia antica, come illustra doviziosa- mo sostentarono» (Della Institutione di tutta
mente Faria e Sousa. Vd. anche infra VIII, la vita dell’huomo nato nobile, et in città li-
64, 8 («tais palavras do sábio peito abria»). bera […], Venezia, F. dell’Imperadori, 1552,
482
c. 93v, c.vi nostri). Comunque il trinomio è
Il discorso del velho è assai sostenuto,
sovente riproposto.
ricco di memorie classiche e di movenze re-
489 Torna il valore dell’esperienza, qui in
toriche grandiloquenti. Un primo richiamo
può essere fatto a un passo del De Officiis di chiave negativa: un’esperienza che non edi-
Cicerone: «Maxime autem adducuntur ple- fica, non forma.
rique, ut eos iustitiae capiat oblivio, cum in 490 Prosegue l’invettiva contro la Fama/Glo-
imperiorum, honorum, gloriae cupiditatem ria (per la dittologia ripetuta: 95, 1-2; 96,7).

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NOTE CANTO IV p. 351

491 «o povo nescio è o imperita moltitu- ra da qualunque genere di morte, piuttosto


do de Cicero (Pro Murena [XXIX] § 61)» che essere seppelliti dai flutti marini così
(Epifânio Dias), e vd. anche multitudine lontano dalla patria?»). Il passo è evocato da
indocta ivi XIX, 39. L’ottava suggerisce a Garcez Ferreira, quindi da Mickle 2, p. 118.
Garcez Ferreira un richiamo a Lattanzio, 493 Cfr. infra 99, 4-3.
Div. Inst. I, De falsa relig. deor., 18: «nec esse
494 Traduciamo famas con glorie perché la
ullam aliam ad immortalitatem viam, quam
exercitus ducere, aliena vastare, urbes dele- coppia, come abbiamo visto, è praticamente
re, oppida excidere, liberos populos aut tru- sinonimica.
cidare, aut subjicere servituti: videlicet quo 495 Tricolo tradizionale; vd. ad es.: «le chiare
plures homines affl ixerint, spoliaverint, oc- palme e i gran trionfi vostri, / le sue vittorie
ciderint, eo se nobiliores et clariores putant, han fatto ilustre alcuno», Ar., Non so s’io po-
et inanis gloriae specie capti, sceleribus suis trò ben chiudere in rima vv. 11-12, da Le rime
nomen virtutis imponunt» («e non esservi di M. Lodovico Ariosto, Venezia, F. Rampa-
nessun’altra via per l’immortalità che zetto, 1564, c. 5v). La formazione trimembre
condurre eserciti, devastare territori altrui, finale chiude in gradatio ascensiva l’ottava. Le
distruggere città, far strage di villaggi, opinioni portoghesi contrarie ai dispendiosi
trucidare o assoggettare popoli liberi: infatti viaggi in Oriente erano documentate da testi
quanto più gli uomini hanno oppresso, letterari già prima di Camões: vd. D’Ono-
spogliato, ucciso, tanto più si considerano frio O velho do Restelo pp. 80-82, che oltre
nobili e celebri e, affascinati dall’immagine al Cancioneiro Geral (cfr. pure Gonçalves A
di una vuota gloria, impongono ai loro fala pp. 13, 54), Gil Vicente, Antonio Ferrei-
delitti il nome di valore»). ra, Ariosto ecc. evoca utilmente Petr., T. M. I,
492 «O gens / infelix, cui te exitio fortuna 94-100. Si veda poi il capitolo di Barros sulle
reservat?»; «Quid miseros toties in aperta murmurações que o povo do reino fazia con-
pericula cives / projicis?» (Aen. V, 624 sg.; tra êste descobrimento, ai tempi delle imprese
XI, 360 sg.). Vd. poi Osório De rebus Em- dell’Infante Henriques (I, 1, 4, pp. 23 sgg.).
manuelis «En quo miseros mortales prove- 496 Adamo.
xit cupiditas & ambitio? Potuit ne gravius 497 Endiadi: ‘peccato di disubbidienza’ (in-
supplicium hominibus istis constitui, si in
fatti il verbo poi è al singolare).
se scelestum aliquod facinus admisissent?
498 Dal Paradiso, ovvero dall’Eden.
Est enim illis immensi maris longitudo
peragranda, fluctus immanes difficillima 499 Bella e classico-biblica definizione della
navigatione superandi, vitae discrimen in vita umana. Cfr. l’egloga II Ao longo do sere-
locis infi nitis obeundum. Non fuit multo no, e in particolare: «Saturno que, perdida a
tolerabilius, in terra quovis genere mortis luz serena, / causou que em dura pena des-
absumi, quam tam procul a patria marinis terrado / fosse do Céu deitado, onde vivia»
fluctibus sepeliri? (I, pp. 24 sg.: «E fi n dove (Rimas p. 325: «Saturno che, perduta la luce
la cupidigia e l’ambizione hanno condotto serena, / fu causa del proprio esilio / dal
i miserabili mortali? Sarebbe potuto forse Cielo in dura pena gettato, ove vivea»).
più grave supplizio per questi uomini essere
500 Inutile presupporre un da o a davanti
disposto, se avessero ammesso di aver com-
piuto qualche atroce delitto? Devono dun- a ydade, quindi irricevibile ogni correzione
que attraversare la lunghezza dell’immenso (Epifânio Dias, Rodrigues): ydade d’ouro è
mare, superare i flutti immani con difficol- apposizione esplicativa.
tosissima navigazione, affrontare il rischio 501 Adamo privò anche l’umanità dell’età
della morte in infi niti luoghi. Non sarebbe aurea, sottraendole l’innocenza e quindi
stato molto più tollerabile venir presi in ter- costringendola a una consapevole ferrea

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p. 353 CANTO IV NOTE

realtà. «Le poète amalgame ici la croyance allontana dal dovere di apprezzare invece
chrétienne dans le péché originel, et la sempre la vita, visto che persino chi ce l’ha
croyance, toute païenne, dans les âges du data provò angoscia nel lasciarla’. Riferi-
monde (Cf. Virgile, Bucoliques, 4)» Bismut. mento a Cristo nel Getsemani (cfr. Mt 26,
Non si dimentichi il primo coro dell’Aminta, 38-44). Vd. anche Ariosto, Cinque canti in
e per il topos vd. almeno Costa La leggenda. Orlando 1556 II, 43, 1-2: «O com’io dissi,
502 allettante] Pellegrini □ séduisante] Bi- non sanno che vaglia / la vita, quei che sì
smut. Cfr. Ferreira, Od. I, 5, 28: «Errada l’estiman poco» (p. 465). Figure etimologi-
vaidade!» (Ferreira Poemas p. 113). che e antitesi, nonché altri devices retorici
arricchiscono – e spesso strutturano seman-
503 Omofonia (enlevas a leve) che rende ul-
ticamente – la difficile argomentazione.
teriormente aerea e vuota (vana, vacua) l’im-
508 I musulmani che dall’Africa settentrio-
maginazione ambiziosa, in contrasto con la
seguente bruta crueza e feridade. nale hanno tentato e tentano di attaccare
la penisola iberica. Vd. supra I, 8, 6 e altre
504 Vaga rassomiglianza con la frase pro- occorrenze. Cfr. anche Ar., O. F. XVII, 76,
nunciata da Calgacus nell’Agricola di Taci- 1-4: «Non hai, tu, Spagna, l’Africa vicina /
to: «solitudinem faciunt, pacem appellant», che t’ha via più di questa Italia offesa? / E
anzi è interessante per noi ritagliare l’intero pur, per dar travaglio alla meschina, / lasci
stupendo periodo che la precede (Agr. 30, la prima tua sì bella impresa».
5-6): «Raptores orbis, postquam cuncta
509 Intendi: ‘Il musulmano non segue forse
vastantibus defuere terrae, et mare scrutan-
la religione dettata da Maometto, l’arabo in-
tur: si locuples hostis est, avari, si pauper,
fame?» Maometto era nato alla Mecca, cioè
ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens
in una zona nord-occidentale dell’attuale
satiaverit: soli omnium opes atque inopiam
Arabia Saudita, culla dell’Islam. Per maldi-
pari adfectu concupiscunt. Auferre, truci-
ta (infame): «semelhantes epithetos eram da
dare, rapere, falsis nominibus imperium,
tarifa, quando se fallava da religião maho-
atque, ubi solitudinem faciunt, pacem ap-
metana» (Epifânio Dias).
pellant» («Stupratori del mondo, dopo che
510 Si può tradurre anche ‘ove tu, mentre
a loro devastatori sono mancate nuove terre,
scrutano verso il mare: se il nemico è ricco, tu’.
sono avari, se povero, ambiziosi, essi che né 511 L’anafora del se e del non, intercalati, è
l’Occidente né l’Oriente hanno saziato: soli elemento di efficacia persuasiva (ripercus-
ambiscono avidamente a ricchezze e povertà siva) nel sistema oratorio del discorso del
di tutti con uguale cupidigia. Rubare, velho.
trucidare, violentare, con falsi appellativi 512 Lasci crescere] Pellegrini.
sono “comandare”, per loro, e dove fanno
513 «No me temo de Castela, / donde inda
desolazione, la chiamano pace»). In chiave
più amaramente ironica, si veda Hor., Serm. guerra não soa, /Ma temo-me de Lisboa, /
I, 3, 43-53. Epifânio Dias cita addirittura un que ao cheiro desta canela / o Reino nos
proverbio: «Quem o seu cão quer matar, rai- despovoa» (Sá de Miranda, Carta a Anto-
nio Pereira, Senhor de Basto vv. 11-15: «Non
va lhe põe nome» («Chi vuole ammazzare
temo la Castiglia, / con cui non siamo ora in
il suo cane, lo accusa di essere rabbioso»).
guerra, / ma temo Lisbona / che all’aroma di
505 Nell’originale devia è un imperfetto. questa cannella / il nostro regno spopola»;
506 Quarta occorrenza nell’ottava di já. vd. Martins Sá de Miranda p. 155 e passim).
507 Il senso dell’artificiosa seconda quar- 514 «Fallait-il sacrifier la politique africaine
tina è: ‘dal momento che valuti così tanto à la politique asiatique?», riassume Bismut
lo sprezzo della vita, atteggiamento che si in termini di Realpolitik. Per Macedo As ré-

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NOTE CANTO IV pp. 353-355

deas il discorso del velho, ovvero la posizio- vol. 4, sez. V Scrittura e Eucarestia, Milano,
ne camoniana, non escluderebbe la seconda Jaca Book, 2006, p. 36 e n. 107).
«politica» dalla prima: «Seria também por 521 Cfr. Ov., Her. VII, 92 «fama sepulta fo-
isso que essa causa [quella contro i Mori] é ret» ed Ex Ponto I, 5, 85 «fama sepulta est»
proposta como um complemento à política (vd. n. ad loc. di Jan Felix Gaertner, Ovid,
ultramarina – e um necessário correctivo Epistulae Ex Ponto, Book I, Oxford, Univ.
das suas consequências negativas – mas Press, 2005, p. 353).
não como um seu substituto» («Sarebbe 522 Faria e Sousa evoca passi biblici: «deleat
anche per questo che la causa anti-araba è
[Dominus] nomen eius» (Dt 29, 20), «obli-
proposta come complemento alla politica
vione delebitur nomen» (Ecl. 6, 4).
d’oltremare – e necessario correttivo delle
523Prometeo, come detto al v. 5, figlio, se-
sue conseguenze negative – ma non come
suo sostituto»). condo una tradizione, di Giapeto e di Cli-
515
mene: cfr. Graves Miti greci 39a. Sempre in
Con abbondanza di titoli.
Hor., Carm. I, 3, 27 troviamo «Iapeti genus».
516 «El verso tomó la orden de los titulos 524 Traduciamo letteralmente, come sempre
por la contera: perque ellos en la cartas
nei limiti del possibile, e come faceva anche
Reales van assi: Comercio de Etiopia, Ara-
Paggi in questo luogo e altrove. Diversamen-
bia, Persia, e da India &c. i fui lance muy
te: animò il petto umano] Pellegrini □ infuse
de Poeta» (Faria e Sousa: «Il verso ha pre-
dentro] Poppa Vòlture ecc. Il discorso si con-
so l’ordine dei titoli dalla fi ne, poiché essi
clude con esempli mitologici (Prometeo, Fe-
nelle carte Reali procedono così: commercio
tonte, Icaro) che elevano in cauda il registro
di Etiopia, Arabia, Persia e India ecc., e fu
già alto dell’invettiva del velho, mostrando
scelta propriamente poetica»).
casi di ousadía-hybris fortemente topici.
517 Il topos ha un paradigma importante in 525 Invece che risorsa per gli uomini, qui il
Hor., Carm. I, 3 (e cfr. Prop., El., I, 17, 13 sg.;
fuoco diventa simbolo di discordia e violen-
Tib., El. I, 3, 37-40; vd. Peixoto Camões pp.
za. L’eroismo di Prometeo viene ridimensio-
198-201), ed è poi diffuso anche in ambito
nato radicalmente, anzi condannato.
rinascimentale. Cfr. ad es. Ferreira, Od. I,
526«Mundi letalis honos!» (Maff. Vegio,
6: «Quem cometeu primeiro / ao bravo mar
num fraco pao a vida / de duro enzinho, ou Add. XIII Aeneidos e tutto il passo).
tresdobrado ferro / tinha o peito» («Chi 527 simolacro] Piemontese □ umana polve]
affidò per primo / all’impetuoso mare su un Bonaretti; □ statua] cett., più o meno, in-
debole legno la vita / di dura elce o triplice somma l’uomo testé creato da terra e acqua
ferro / aveva l’animo»). Il sintagma «secco piovana. In Ov. Met. I, 80-84 c’è tellus, effi-
legno» è res nullius; legno per ‘nave, imbar- giem, ma non certo statua: «sive recens tellus
cazione’ lo è altrettanto, come in Petr. Rvf seductaque nuper ab alto / aethere cognati
292, 6 ecc. retinebat semina caeli, / quam satus Iapeto
518 Leggiamo «eterna pena del profundo» mixtam pluvialibus undis / fi nxit in effigi-
in una epistola in versi di Don Diego de em moderantum cuncta deorum»; «o terra
recente, appena separata dall’alto / etere, che
Mendoza a Boscán (Boscan & Garcilaso c.
conservava i semi del cielo a lei congiunto, /
186r).
e che il figlio di Giapeto, unendola ad acque
519 Pseudo-ipotesi, del tipo ‘se è vero, come
pluviali, / plasmò ad immagine degli dèi che
è vero’. governano tutto» (vd. l’ampia nota di Bar-
520 Il sintagma è sia classico (Tibullo III, 4, chiesi pp. 163-165, che fa notare tra l’altro
69) che patristico (cfr. Henri De Lubac, Ese- come «per i lettori postclassici è inevitabile
gesi medievale. I quattro sensi della Scrittura pensare alla creazione dell’uomo nei testi

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pp. 355-367 CANTO V NOTE

biblici, cfr. Gen I, 26-27»). Questo è un altro Canto V


caso in cui Camões, da poeta epico (come
1 Nell’antica accezione etimologica; l’o-
già Dante secoli prima) non si crea problemi
norato vecchio] Bonaretti, libero dall’obbli-
a introdurre miti pagani che la tradizione
go rimico.
giudaico-cristiana aveva totalmente erasi e
2 Nel significato, meno comune, di ‘parlare
in questo caso sostituito con la plasmazione
dell’uomo da parte di Dio, pur mantenendo ad alta voce’; cerchiamo così di rispettare il
elementi immaginali arcaici. Adde, infatti, latinismo dell’originale (e cfr. Aen. X, 651).
Prop., El. III, 5, 7 sgg.: «O prima infelix fi n- 3 «velorum pandimus alas», Aen. III, 520,
genti terra Prometheo!» e cfr. supra IV, 49, 3. Formula classica di
528 Transitivo (cfr. ‘osare tutto per tutto’). apertura di navigazione. Se vi fosse anche
529 una memoria del folle volo dantesco, avrem-
Fetonte, che guidò sfortunatamente il
mo una sorta di sottotesto inquietante per-
carro del Sole suo padre. Cfr. supra I, 6, 8.
fettamente sulla linea del discorso del velho
530 «aëra per vacuum ferri atque adsurgere do Restelo. Per sossegado si veda il noto son.
in auras» (Verg., Georg. III, 109); «expertus camoniano O Ceo, a terra, o vento socegado,
vacuum Daedalus aëra» (Hor., Carm. I, 3, 24). già citato supra a IV, 85, 5 (Sonetti p. 389).
531 Dedalo, padre di Icaro (Ov., Met. VIII, 4 Enjambement «forte», raro nel poema.
183 sgg.). «Oh stupenda opra! O dedalo ar- 5 Sempre sineddoche per ‘navi’, come
chitetto!» (O. F. XXXIV, 53, 5), in forma ag-
appunto legni, o forse più specificatamente
gettivale: Dedalo è l’Architetto par excellence.
‘chiglie’, o anche ‘poppe’.
532 Il mare Icario (Ov., Met. VIII, 230: 6 «E quando veo o desfraldar das velas,
«aqua, quae nomen traxit ab illo»; Id., Trist.
que os mareantes, segundo seu uso, deram
I, 1, 90: «Icarus aequoreis nomina fecit
aquêle alegre princípio de caminho,
aquis», ove varie stampe antiche (e codd.
dizendo: – Boa viagem! – tôdolos que
plurimi) leggevano Icarias in luogo di ae-
estavam prontos na vista dêles, com uma
quoreis: cfr. Ov Trist n. ad loc). Cfr. Anche
piadosa humanidade dobraram estas
Garcilaso, Son. 12, 10-11: «aquel que con las
lágrimas» ecc. (Barros Ásia I, 4, 2, p. 134:
alas derretidas, / cayendo, fama y nombre al
«E quando arriva lo spiegarsi al vento delle
mar ha dado» (Boscan & Garcilaso c. 219r:
vele, che i marinai, secondo l’uso, avevan
«quei che con le ali liquefatte, / cadendo,
dato a quel felice principio di cammino,
fama e nome al mare diede»). Icaro sarebbe
dicendo – Buon viaggio! – tutti coloro che
precipitato davanti all’isola oggi chiamata
stavano con la vista fissata su di loro, con
appunto Icaria (o Nicaria) nel mar Egeo.
pietosa umanità raddoppiarono queste la-
533 Il Po. crime»). La metafora o ceo ferimos (cfr. Aen.
534 Formazione pentamembre, in linea con V, 140 sg.: «ferit aethera clamor / nauticus»)
la tendenza alla «pluralità» petrarchesca l’abbiamo già incontrata nel poema e la ri-
(cfr. Alonso). troveremo, in quanto formulare (II, 90, 7;
535 «Audax omnia perpeti / gens huma- III, 113, 5; VI, 72, 1).
na ruit per vetitum nefas», «Audace nel 7 Nel senso di ‘stagione’. Ripristino così
compiere ogni nefandezza / la gente umana (età = ≠ età v. 4) la repercussio perduta di
precipita verso la rovina proibita», sempre tempo = ≠ tempo.
in Hor., Carm. 1, 3: 25-26. 8 Il leone, riferendosi a quello abbattuto
536 Resto fedele, come Paggi; assurda con- da Ercole (cfr. supra IV, 80, 3). La perifrasi
dizione] Averini, poco camoniano ma non indica la stagione di luglio: il Sole entra nel
scorretto semanticamente. Leone verso il 23 luglio (non il 14, iuxta Toc-

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NOTE CANTO V pp. 367-369

co) e sottraendo 11 giorni circa, secondo il 17 Cfr. Ar., O. F. XL, 8, 5-6: «il lito fugge, e
computo pre-gregoriano, si arriva più vicini in tal modo si cela / che par che ne sia il mar
alla data effettiva di partenza della flotta, l’8 restato sanza».
luglio, con una certa approssimazione poe- 18 Più di un’eco dall’Eneide: III, 192
tica (cfr. supra n. a IV, 87, 1 e IV, 27, 8). sg. «Postquam altum tenuere rates nec
9 Come non pensare al celebre son. Mu- amplius ullae / apparent terrae, caelum
dam-se os tempos? Garcez Ferreira aggiunge undique et undique pontus»; V, 8 sg. «Ut
anche gli ugualmente noti versi di Ovidio: pelagus tenuere rates nec amplius ulla /
«Tempus edax rerum» ecc. (Met. XV, 234- occurrit tellus, maria undique et undique
236). caelum», versi meravigliosamente formu-
10 Secondo la dottrina ecclesiastica del- lari. Vd. anche, nel lamento dell’esilio,
le età del mondo (cfr. Aug., Trin. IV, 4: De Ov. Trist. I, 2, 23: «quocumque aspicio,
Summa Trinitate Basilea, I. Koberger, 1515, nihil est, nisi pontus et aer» ed Ex Pon-
c. d2r) la sesta – e ultima – sarebbe quella to I, 6, 33: «videat cum terras undique
che va dalla nascita del Salvatore alla con- nullas» (cfr. n. p. 373 ed. Gaertner, cit.).
sumazione fi nale dell’universo. Vd. le note Faria e Sousa ci ricorda che l’immagine è
di Bismut e di Tocco per maggiori dettagli. originariamente in Omero, Od. M 403 sg.:
Il mondo procede verso la sua decrepitezza, «Sed quando iam insulam reliquimus, ne-
quindi è infermo e lento, dittologia petrar- que aliqua alia / apparebat terrarum, sed
chesca (Rvf 212, 8). caelum et mare» (Homeri Odyss. c. 110r).
11 Perifrasi a indicare l’anno, 1497. L’omericissimo Trissino non poteva non
12
rammentarsene: «Ma come furon poi tan-
Cioè ‘prendeva il largo’, ma con un sen-
to lontani, / che la terra spario, né avanti
so poetico di dilatazione aerea; non è un
lj ocki / poteva altro apparir, che cielo, et
caso che l’esempio per estender-se offerto
onda» (l. III, c. 46v).
dal Moraes e Silva sia riferito al «vento pelo
19 Dizione formulare (VI, 1, 8; VII, 25, 5;
mar» (rimandando al Palmeirim).
13
IX, 53, 5; X, 138, 3 ecc.).
Primo di una serie di tre ripetizioni del
20 I cieli e terre nuove bibliche (cfr. Ap. 21,
verbo ficar, in un crescendo patetico d’ad-
dio. Vd. Verg., Aen. III, 72: «Provehimur 1: «Et vidi caelum novum et terram novam.
portu terraeque urbesque recedunt», in cui Primum enim caelum, et prima terra abiit»).
l’allontanamento dalla costa è visto inversa- Il sostantivo ares può indicare ‘climi’, ma
mente come un recedere di terra e città. anche, neotestamentariamente, ‘cieli’.
14 21 Si parla dell’Infante Dom Henrique
Altrove, fra i vari suoi attributi, detto
claro (III, 42, 4, e. g.) con paronomasia in (1394-1360), che scoprì una porzione di ter-
absentia, qui è soprattutto il pátrio Tejo (X, re da Cabo Não (attualmente Cabo Chau-
37, 2), emblema della patria che i naviganti nar) al Cabo Bojador fi no in Sierra Leone.
stanno lasciando accoratamente. Ne parla Esmeraldo I, 22, p. 38 sg. e natu-
15 Presso Lisbona, località celebre per i ralmente Barros ai primi capitoli del primo
suoi ameni boschi e le sue alture e castelli, libro della prima década (pp. 14 sgg.).
idolatrata poi anche nei secoli XVIII-XIX. 22 Cfr. supra III, 77.
16 Come resta il cuore dell’amante nell’a- 23 Che la terra a ovest dell’Atlantico potes-
mata in occasione delle partenze nella lirica se essere incerta o sospetta nel 1497, dopo
amorosa, da Properzio al petrarchismo. Cfr. gli approdi di Colombo, parrebbe a noi cosa
«I dolci colli ov’io lasciai me stesso, / par- sorprendente. Tuttavia, come spiega Rodri-
tendo onde partir già mai non posso» (Rvf gues (Estudos pp. 45 sg.) i primi due viag-
209, 1-2 e vd. nn. Santagata e Bettarini). gi del genovese (1492, 1496) non avevano

1040

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pp. 369-371 CANTO V NOTE

stabilito se i luoghi da lui scoperti fossero 28 Se Venere avesse conosciuto Madeira


isole (ritenute asiatiche) o l’avvisaglia di un e quindi l’isola fosse stata consacrata alla
nuovo mondo. dea, costei avrebbe messo in second’ordine
24 La flotta di Gama non passò per l’isola Cipro, Gnido, Pafo e Citera, le celebri iso-
di Madeira: «Mauritânia, América e Madeira le a lei dedicate (più precisamente, Pafo è
una località di Cipro, e Gnido è una città
são pontos de referência», come spiega bene
nella Caria). Cfr. Hor., Carm. I, XXX, 1-2:
Basto. «Passar peut tout signifier franchir,
«O Venus, regina Gnidi Paphique, / sperne
passer à la latitude», quindi non ‘passare in
dilectam Cypron». Esiodo narra che Venere
vista di’ (Bismut), e meno che mai approda-
(Afrodite), originata in mare dalla spuma
re. Cfr. Barros: «a que chamaram da Ma-
dei genitali mozzi di Urano, passò per Cite-
deira [‘legno’], por causa do grande e mui
ra e nacque a Cipro (Theog. 188 sgg.).
espesso arvoredo de que era coberta. Nome
29 Cfr. supra IV, 36, 8.
já mui celebrado e sabido per tôda a nossa
Europa, e assim em muitas partes de Âsia e 30 Forse gli attuali Tuaregh (Tocco). Vd.
Âfrica, por os fruitos da terra de que tôdas poi Barreto, ad voc. p. 128.
participam, e ela tam nobre, fértil e genero- 31 Perché siamo in zona desertica, saha-
sa» ecc. (I, 1, 3, p. 20). riana.
25Nella prima metà degli anni ’20 del 32 Detto proverbialmente degli struzzi.
Quattrocento. Spiritus durissima coquit era il cartiglio che
26 Sembra incongrua la frase, ove nome e accompagnava l’impresa dello struzzo che
fama vengano considerati sinonimi. Rodri- mangia un chiodo, creata da Paolo Giovio
gues propose in un primo tempo di cor- per il romano Girolamo Mattei (cfr. Dialogo
reggere mais in tão (Fontes pp. 84, 535), poi dell’Imprese, Venezia, G. Giolito, 1557, p.
ritenne che la a fi nale di primeira (v. prec.) 51, da cui modernamente il logo della casa
andasse prolungata davanti a mais (Estudos editrice Einaudi).
pp. 47 sg.). Tutto inutile, ci permettiamo di 33 ‘Che separa la terra dei Bèrberi dall’E-
dire, in quanto nome non è qui sinonimo di tiopia inferiore’.
fama (cfr. infatti, come indica Faria e Sousa, 34 Il Tropico del Cancro: «es el limite que
supra IV, 102, 6-8; adde almeno Stat., Silv. de la parte del Norte tiene el Sol» (Faria e
I, 1, 8: «Nunc age, fama prior notum per Sousa). Per il plurale carros Epifânio Dias
saecula nomen»). Un conto è che Madeira rimanda a Ov., Met. V, 402 e 643.
sia conosciuta come isola, per nome, dopo 35 pelle bianca] La Valle ecc. Il nostro diur-
la portoghesizzazione, un altro è che abbia no andrà contato come bisillabo. Il figlio
acquisito fama paragonabile a isole mitiche di Climene è Fetonte che, precipitando col
come Cipro o Citera; infatti «mais aucun carro del sole, annerì la pelle degli etiopici;
poète ne l’avait célébrée» (Bismut). La sua cfr. Ov., Met. II, 235 sg.: «sanguine tum cre-
carenza di fama è da situarsi, come dice dunt in corpora summa locato / Aethiopum
Epifânio Dias, «na literatura». populos nigrum traxisse colorem»; «in gre-
27 per quanto sia posta all’estremità del co Αἰθίοπες significa ‘facce bruciate’» (Bar-
mondo] Pellegrini □ Ultima giunta è prima chiesi Ov. Met. comm. p. 255).
nella schiera] Averini. Epifânio Dias comm.: 36 «passado o rio que ora chamam Sanagá,
«sc. em celebridade»; Manoel Correa: «por o qual divide a terra dos mouros Azenegues
ser la mais Occidental de todas»; Pimpão: dos primeiros negros da Guiné, chamados
«por estar nos confi ns ocidentais do mundo Jalofos» (Barros I, 1, 9, p. 39). Il fiume Sene-
antigo», citando Rodrigues, contra Epifãnio gal è detto negro perché abitato originaria-
Dias (e cfr. Rodrigues Estudos, p. 49). mente da popolazioni di quel colore (ipalla-

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NOTE CANTO V pp. 371-373

ge? Burton 2 p. 616 lo esclude), o piuttosto argomentazioni con cui Rodrigues si sforza
per la tinta delle sue acque; Barros offre di asserire che Camões speva benissimo di
comunque maggiori dettagli (I, 3, 8, pp. 104 che santo si trattasse, ma scelse il più famoso
sg.; 1, 13, p. 55). per ragioni poetico-irrazionali (Estudos pp.
37 «cabo a que os nossos chamam Verde e 49-51).
Ptolomeu Arsinário Promontorio» (Barros 45 Verbo, come si sa, dantesco. Bòrea, figu-
Ásia I, 3, 8, p. 105; cfr. Lanciani Morfolo- ra mitologica, fratello di Zefiro e Noto, fa-
gie, p. 174), situato fra i due fiumi Senegal e vorisce la navigazione dei portoghesi perché
Gambia. In seguito, fu identificato col Capo soffia dal nord.
branco (Epifânio Dias); Tocco suggerisce 46 Preferiamo qui l’assoluta fedeltà alla
che la località corrisponda all’attuale Dakar, tipica immagine camoniana (come è fedele
capitale del Senegal. Pellegrini ad es.) nel senso di ‘solcare’, che
38 Che le Canarie fossero le cosiddette già abbiamo più volte incontrato. L’imenso
Isole Fortunate è testimoniato fra l’altro da lago è epiteto per il mare, come anche infra
Pietro Martire, come ci insegna Epifânio X, 8, 2.
Dias. C’è da dire però che esse si situano 47 «onde tomaram algum refrêsco»
al di sopra del Tropico del Cancro, a 29° (Barros Ásia I, 4, 2, p. 135).
di latitudine nord. Cominciano i problemi
48 Cioè a est rispetto ai naviganti che co-
ermeneutici relativi a questo tratto di navi-
gazione raccontato da Gama. steggiano l’Africa occidentale verso Sud.
Averini, come spesso, traduce equivocando:
39 Le Espèridi erano le isole di Capo Ver- «Di qui, aggirata quella grande parte / d’A-
de. Il nome mitico può venire da Espero, frica ch’è rivolta ad Oriente».
loro genitore o piuttosto nonno. (In realtà
49 Fra i fiumi Senegal e Gambia, dove vi-
la sede delle Espèridi variava a seconda del-
le tradizioni; cfr. Graves 133c). Barros – ed vono i Wolof, tuttora rilevante etnia sene-
anche Esmeraldo – riporta la stessa identifi- galese.
cazione (ivi p. 106), mentre altrove (I, 2, 1, p. 50 Popoloso gruppo etnico, i Mandinka
71) asserisce che gli antichi le chiamavano abitano il Gambia, nonché il Mali, la Gui-
Fortunadas. L’epiteto si spostò sull’arcipela- nea e altre aree dell’Africa occidentale.
go delle Canarie più tardi, come indica Lan- 51 Letteralmente: ‘per la cui arte’, cioè abi-
ciani Morfologie, pp. 174 sg. lità nell’estrarre il metallo prezioso.
40 Nel 1496. 52 I portoghesi commerciavano con i Man-
41 Ulteriore evidenza del fatto che la flotta dinka in oro; cfr. Esmeraldo I, 29, p. 51; Bar-
non sbarcò certo a Madeira precedentemen- ros Ásia I, 3, 8, p. 107.
te. 53 «A maior parte do qual corre tortuoso,
42 Ancora un’ennesimo polittoto, tomámos… em voltas meúdas» (Barros ivi p. 105).
tomarmos, a sottolineare che la repetitio per 54 Segue complessivamente Esmeraldo I,
Camões non è mai nimia. 29, pp. 50 sg.
43 Cfr. supra I, 42, 6. Cfr. Castanheda De- 55 «l’isole Dorcadi [Dorcades], dove ha-
scobrimento I, 2, p. 12: l’approdo avvenne il bitarono già, come dicono, le Gorgoni»
28 luglio. (Pomp. Mela I tre libri III, p. 109). Anche
44 Camões qui confonde il più noto San Boccaccio le chiama così, mentre Plinio
Giacomo di Spagna con il minore Santiago Gorgades. Dovrebbe trattarsi del magnifico
vescovo di Gerusalemme, festeggiato il pri- arcipelago delle Bijagós, più di 80 isole po-
mo di maggio, giorno in cui fu appunto sco- sizionate davanti all’attuale Guinea-Bissau.
perta l’isola in questione. Commoventi le Nulla a che fare con le Orcades (evocate

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pp. 373-375 CANTO V NOTE

da Tocco come termine erroneo, usato da 62 Sierra Leone, scoperta da Pedro de


António Galvão e Gaspar Frutuoso citt. in Sintra nel 1462; i Portoghesi vi costruirono
Pimpão), che ovviamente è il nome latino una base commerciale fortificata nel 1495.
delle isole Orkney, in Scozia. L’aggettivo asperrima forse si riferisce alla
56 Vd. Ov., Met. IV, 775: «Phorcidas unius presunta inospitalità e alla presenza di fiere;
partitas luminis usum», ove il racconto di in realtà la Sierra Leone è piena di foreste e
Perseo allude a due delle tre sorelle figlie di savane; anche Faria e Sousa la descrive come
Ceto e Forcio, le Gorgoni. La terza è Me- ricca di risorse. «The double liquid in “serra
dusa (cfr. Graves 33b), oggetto del seguito asperrima” are supposed to mimic the roar-
dell’ottava. ing of the lions» (Burton 2 p. 616).
63 Chiamato così dal 1458, Cabo das Pal-
57 Nell’originale cujas: mujas] Pimpão err.;
Tocco corr. Le tranças encrespadas, oltre a mas è situato all’estremo meridionale della
richiamare i capelli crespi di Laura in Petrar- Liberia, ovvero di tutta la parte sud-occi-
ca, erano effettivamente la maggior bellezza dentale dell’Africa del Nord.
di Medusa: «neque in tota conspectior ulla 64 Il Niger.
capillis / pars fuit» (Ov., ivi 796 sg.). Nettuno 65 Sempre a intendere: ‘ci lasciammo die-
innamorato di lei la possedette nel tempio di tro’, come sopra all’ottava 3.
Minerva; per vendetta la dea «Gorgoneum 66 Ovviamente l’apostolo Tommaso; si
crinem turpes mutavit in hydros» (ivi 801).
tratta dell’isola di São Tomé, colonia porto-
58 Per la diffusa immagine, vd. Gigliucci ghese dal 1493.
Tasso, p. 61. E qui supra III, 56, 8. «Com a 67 Esplorato da Diogo Cão intorno al
frase de Contraposto de fogo costumaõ [era-
1482. Il Maniconguo (‘re del Congo) e la
no soliti] os Poetas exprimir o amor das Di-
sua gente furono presto cristianizzati per
vindades da Agua» scrive Garcez Ferreira,
volontà di João II (cfr. Esmeraldo III, 2, p.
evocando poi Ar., O. F. VIII, 52, 6: «Proteo
84). Davvero un mui grande reino, visto che
lasciare in mezzo l’acque ardente».
il Congo è lo stato più esteso dell’Africa
59 Qui Camões fa riferimento alla decapi- subsahariana.
tazione di Medusa da parte di Perseo e alle 68 Il fiume Congo, chiamato precedente-
gocce di sangue del mostro che, cadendo
mente Zaire come del resto l’intera regione.
sulle Lybicas harenas si trasformarono in
69 Misura 4700 km; claro si contrappone a
serpenti (Ov., ivi 614-620).
60
negro detto del fiume Senegal (supra 7, 6);
L’Austro (o Noto) è la personificazione
Bismut interpreta «limpide», ma potrebbe
mitologica del vento di Sud. Qui si intende
anche significare ‘ben noto, famoso’ per la
che la navigazione procede verso il meridio-
sua lunghezza appunto e ricchezza d’acque.
ne dell’Africa.
Il verso, nota fi nemente Faria e Sousa, «estâ
61 In alto mare, cioè in gurgite vasto (Verg., de industria lleno, sonante, i que parece se
ovviamente, Aen. I, 118). Castanheda ha dilata en la pronunciacion, para expressar
«se engolfou no mar» (I, 2, p. 12). La flotta, esse correr dilatado deste rio, i su copia».
sempre andando a sud, prende ora il largo 70 In rio abbiamo una dieresi; così per fiu-
in pieno Atlantico. Era la volta do largo, cui
me, che andrà computato trisillabico.
accenna Tocco, che però identifica il golfão
71 Formulare: vd. I, 51, 7; V, 42, 7; 66, 3; VI,
con il Golfo di Guinea. In realtà proprio per
non entrare nell’enorme ansa del Golfo di 85, 4; IX, 19, 2 ecc.
Guinea, inizio a ovest dell’Africa meridio- 72 Cioè dall’emisfero boreale; vd. supra
nale, i nostri devono scendere prendendo il I, 51, 2. Tocco, evidentemente per lapsus,
largo, in direz. sud/sud-ovest. chiosa «Polo sud».

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NOTE CANTO V pp. 375-377

73 L’Equatore. Marnoto mi suggerisce, in comunicazione


74 Nuova costellazione, la Croce del Sud, privata che mi permetto di rendere pubbli-
naturalmente. ca, la sg. parafrasi: ‘qual è l’altra nuova terra
75
che cominci o qual è l’altro nuovo mare che
Impossibile non pensare a Dante, Purg.
fi nisca’: il congiuntivo sottolinea l’idea di
I, 22-24: «I’ mi volsi a man destra, e puosi
dubbio relativamente all’ignoto.
mente / a l’altro polo, e vidi quattro stelle
79 Dieretico bisillabo, come nell’originale.
/ non viste mai fuor ch’a la prima gente».
Fanno notare alcuni commentatori, da Invece la dieresi nel duplice due del v. sg.
Tommaseo a Inglese ecc., che nell’Almagesto (dous) è nostra iniziativa traduttoria.
Tolomeo aveva incluso le quattro stelle nella 80 Il sole, passando da un tropico all’altro
costellazione del Centauro. (da quello del Cancro a quello del Capricor-
76 Infatti fu identificata e descritta da An- no e poi all’inverso), si trova in quelle regio-
drea Corsali nella sua relazione del 1516; vd. ni due volte allo zenit e quindi dà origine a
comunque n. preced. due estati e a due stagioni delle piogge (In-
77
vernos). Dettagliato su questo punto Barros
Si considera il cielo dell’emisfero au-
III, 4, 7, pp. 206-209, rimandando per ulte-
strale meno ricco di stelle rispetto a quel-
riori spiegazioni alla sua Geografia.
lo boreale. In questione è dunque la volta
81 Non credo nell’accezione di «angustie»
stellata del cielo antartico, ove qui il Polo
sud propriamente non c’entra assolutamen- (Pellegrini e.g.), ma di oppressione atmosfe-
te nulla; polo, alla latina, vale per cielo (cfr. rica, clima pesante che oprime o peito, a re-
infra 19, 5 ecc.). Le affermazioni di Bismut spiração, in coerente trìcolo. Oppure come a
circa appunto l’Antartide, che Camões di- VII, 26, 3 possiamo intendere generalmente
rebbe non si sa se «constitué par une mer ou ‘ostacoli, disavventure’ proprie della na-
par un continent», sono fuori luogo. Si noti vigazione. Alcuni traduttori infelicemente
lo splendido rutilante; Moraes e Silva per ru- glissano, come Bismut o La Valle, ritenendo
tilánte e rutilár offre solo esempi camoniani, opressões sorta di attributo sostantivato di
più uno da Corte-Real. Vd. Verg., Aen. VIII, tormentas: ‘tempeste opprimenti, tormento-
528 sg. «arma […] per sudum rutilare». se’. Insomma un’enallage, che però ci pare
78 se dia nuovo terren termine al mare]
non coerente con la struttura del verso e con
l’uso autonomo di opressões in altri luoghi
Paggi 59 □ en polus apparet, sub quo si
camoniani.
terra remotis / incipiat campis, vel si maria
82 Cfr. supra II, 105, 3.
alta carinae / sulcent intrepidae, non dum
est hoc tempore notum] De Faria □ se altra 83 Callisto, la ninfa ingravidata da Giove,
terra cominci o il mar prosegua] Bonaret- fu tramutata da Giunone in orsa; suo figlio
ti □ se vi sien terre, o tutto mar, s’ignora] Arcade, non riconoscendola, la inseguì per
Piemontese □ se cominci altra terra o lì il cacciarla. Giove, dopo aver reso orso anche
mare fi nisca] Pellegrini (et all. multi) □ if Arcade, elevò al cielo entrambi a formare
a continent begins or the sea ends] White l’Orsa Maggiore e la Minore: «Iuppiter
ecc. Io ritengo che qui acabar sia da inten- memor peccati ereptam Callisto cum fi lia
dere nel senso di «Dar fi m a alg. coisa […] § inter sidera collocavit, eamque Arctum, fi-
Concluír» (Moraes e Silva Dicionário), cioè lium autem Arctophylaca [custode dell’Or-
concludere la parte meridionale del mondo: sa] nominavit» (Hyg. De astr. II, 1; vd.
il mare e nient’altro vi sarebbe, in alternati- Igino Mit. Astr., nn. pp. 112-114; Fab. 177).
va (ou) alla terra – mentre nel senso più vul- Ulteriore vendetta di Giunone fu quella di
gato (vd. Averini, ad es.) l’alternativa non vi imporre alla dea marina Teti di non far mai
sarebbe: se c’è la terra, il mare fi nisce. Rita immergere nelle acque la stella nata dal ca-

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pp. 377-379 CANTO V NOTE

tasterismo di Callisto. Vd. Boccaccio Ge- 85 La fedeltà al testo ci spinge a riesumare


neologia cc. 99v-100r e Ov., Met. II 401-531 un arcaico rintruono per tuono, che comun-
(e Fasti II, 155 sgg.), che però non estende que rende l’idea. Lost in translation, invece,
la proibizione di bagnarsi nelle acque pure la figura etimologica trovoadas…trovões,
di Teti anche ad Arcade (Bismut): «gurgite che raddoppia il rintrono. Vd. poi Aen, I,
caeruleo septem prohibete Triones / side- 89 sg.: «ponto nox incubat atra. / Intonuere
raque in caelum stupri mercede recepta / poli et crebris micat ignibus aether».
pellite, ne puro tingatur in aequore pae- 86 Mi permetto una lieve infedeltà rispet-
lex» (Met. II, 528-30: «tenete lontana l’Or- tando il modello della rima erro : ferro, uni-
sa nordica [Septem Triones > Settentrione] ca in Rvf 260, 9 : 12. Letteralmente: ‘non è
dalle acque azzurre, / quest’astro accolto minor fatica, nonché meno grande errore,
in cielo per compenso dell’adulterio, / pure se fossi dotato di voce ferrea’.
respingete, affi nché la rivale non si bagni
87 «Non, mihi si linguae centum sint ora-
nelle pure acque»). Altre fonti in: https://
www.theoi.com/Heroine/Kallisto.html. que centum, / ferrea vox» ecc., Aen. VI, 625
Dunque, perché il nostro parla di Ursas sg. Il passo fu imitato da molti; lo pseudo-
al plurale? Probabilmente intende l’Orsa Petrarca della canzone Quel, ch’a nostra na-
Maggiore con tutta la sua costellazione, tura in sé più degno, vv. 7 sg., dà una versione
oppure si concede un generico poeticismo. elaborata della topica ferrea vox: «ché già
Il riferimento all’egloga II «ou sendo para non mille adamantine lingue / con le voci
as Ursas degradado» non ci aiuta molto d’acciar sonanti, e forti» (Il Petrarcha con
(Rimas p. 332). Anche Marino, forse imi- dichiarationi non più stampate […], Venezia,
tando proprio Camões, scriverà nell’Ado- N. Bevilacqua, 1568 p. 426).
ne: «E voi fuor d’ogni legge, o gelid’Orse, / 88 Cfr, supra IV, 94, 7-8 e infra X, 149, 5-8,
malgrado ancor de la gelosa diva, / nel mar nonché la discussione nella premessa al canto.
vietato i luminosi velli / levaste pur de le 89 Perché li hanno visti davvero, non li
stellate pelli» (I, 121, 5-8). La spiegazione hanno immaginati stoltamente. Sono rudos
del plurale, tuttavia, come illustrò Rodri- marinheiros, il che significa due cose: che la
gues (Estudos pp. 57 sg.), è nel testo latino loro forza interiore ed esteriore non si piega
originale delle Genealogiae boccacciane, a superstizioni e illusioni, ma comunque re-
dove effettivamente si legge «oravitque, stano rudos, quindi incapaci di uno studio
ne has ursas [nella versione di Betussi: scientifico di ciò che osservano. Il termine
«quest’orsa»] more aliorum syderum suis in aparência non indica quindi qualcosa di
undis lavari pateretur, quod Thetis ultro se fallace, meramente decettivo, ma vale per
facturam promisit» (V, 49 «pregò che non «observação directa» (Epifânio Dias).
tollerasse che queste orse come le altre stel-
90 Faria e Sousa rimanda a due versi del
le si lavassero nelle sue onde, cosa che Teti
promise che avrebbe fatto»). In ogni caso, Marchese di Villa Franca (in Boscan & Gar-
dal punto di vista australe dei nostri eroi cilaso, f. XVIr): «Dudan todos los letrados
l’immersione era inevitabilmente visibile / de juizios mas enteros», ma il senso mi
(già al di sotto del 41° parallelo nord). sfugge; forse más vale per más que (=sino), e
allora la somiglianza con l’emistichio camo-
84 Relâmpados (più comune relâmpagos) niano sarebbe più intima.
è vivido sostantivo; sarà iterato nel canto
91 Gli uomini d’ingegno e di scienza rie-
VII (descrizione della tempesta), ott. 78, 6
e 84, 5 (cfr. al v. sg. «feros trovões»). Vd. poi scono ad andare oltre il mero fenomeno e a
nell’egl. VI del nostro un cumulo di termini rerum cognosere causas.
burrascosi: «raios, chuvas, trovões, um tri- 92 Il ‘vidi’, attestazione topica delle visioni
ste inferno» (Rimas p. 364). anche inverosimili (cfr. Dante), viene raffor-

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NOTE CANTO V p. 379

zato da Camões con il polittoto Vi…visto re o raro, come appunto questa; d’altra parte
(allitterante con vivo), secondo il suo pe- lo dice agli ignoranti dei segreti della natura,
culiare stile, replicato a inizio dell’ott. sg. e che considerano miracolo questo delle nubi,
anticipato all’inizio dell’ott. precedente; gli come l’altro delle fiamme; e per mostrare
avverbi claramente e certamente ribadiscono che egli, in quanto dotto, non è caduto in
la veracità dell’esperienza visiva. tale errore, dice alla fine dell’ott. 22 che tutti
93 Il fuoco di Sant’Elmo. Documentato da- questi son segreti naturali»). L’erudito secen-
gli antichi, è onnipresente la sua descrizione tesco non fa che esplicare e ribadire quanto
da Pigafetta a Herman Melville; Ariosto lo Camões ha detto nel’ott. 17 (e vd. le nostre
chiama «la desiata luce di Santo Ermo» (O. nn. a quei versi). Per l’aggettivo altas, alla lati-
F. XIX, 50, 6) in quanto anche ritenuto di na ‘profonde’, vd. Peixoto Camões p. 314.
95 Prolettico (o) rispetto agli infi niti se-
buon auspicio. Più che a ricorrere a fonti va-
rie (cfr. Moura Os penhascos pp. 135 sgg.), il guenti; come il latino illud, illustra Epifânio
fenomeno sarà stato quasi sicuramente visto Dias.
di persona da Camões nelle sue lunghe navi- 96 «El manuscrito dize, no mar, i aunque
gazioni. Comunque, per la possibile influen- realmente del mar se levanta aquel humor,
za del Roteiro de Lisboa a Goa (1538) di João el P. lo mudó, i dixo ayre, por unirse mas
de Castro vd. anche, più recentemente, An- a esse lugar de Aristoteles»: «Il manoscritto
tónio Maria Martins Melo, Usos medicinais riporta nel mare, e poiché realmente quel
das plantas, em Amato Lusitano: o bálsamo, in liquido si leva su dal mare, il Poeta mutò
Humanismo e Ciência. Antiguidade e Renasci- lezione e scrisse aere, per avvicinarsi di più
mento, ed. António Manuel Lopes Andrade, a questo luogo di Aristotele» (Faria e Sousa,
Carlos de Miguel Mora, João Manuel Nunes che cita Arist., Metheor. I, 9; cfr. De Meteo-
Torrão, Aveiro-Coimbra-São Paulo, UA Edi- ris, Compendium ex Aristotele, Plinio et Pon-
tora (Univ. De Aveiro) - Imprensa da Univ. de tano, perinde ac Ioannes Lonicerus congere-
Coimbra - Annablume, 2015, p. 293. Vd. il di- bat, Franc[ofurti], apud Chr. Egenolphum,
segno di Roteiro riprodotto in Ramos p. 474. 1548, cc. 12v-13r).
94 L’immagine, apparentemente enigmati- 97 girava su se stesso] Pellegrini □ tourno-
ca, descrive una larga e alta colonna di nubi yer sur elle-même] Bismut □ arrotolarsi]
che solleva in sé, assorbe una enorme quanti- Averini (orribile). Diversamente Epifânio
tà d’acqua dall’oceano, sin dalle profondità Dias: «arredondar-se», ‘arrotondarsi’, ac-
estreme. Una tromba marina, insomma. «I cezione rifiutata da Rodrigues (Estudos pp.
esto de llamar milagro a lo que es cosa natu- 58 sg.): si descrive infatti un movimento a
ral, es con la condicion de hiperbole por una spirale.
parte, que se usa quando las cosas que suce- 98 Nell’originale: cano, come al v. 7 dell’ot-
den naturalmente tienen algo de peregrino, tava precedente.
o raro, como esta tiene: i por otra lo dize a 99 sottile] Pellegrini □ mince] Bismut.
respeto de los ignorantes de los secretos de
100 Nell’originale masto, forma antica per
naturaleza, que tienen por milagro esto de
las nubes, como essotro des llamas: i por mo- mastro, indica appunto l’albero di maestra,
strar que el, como docto no ha caido en este che è il maggiore e più «massiccio» (Pelle-
yerro, dice al fin de la estanc. 22 que todos grini) sulle navi a vela. Il Mastro della nave
estos son secretos naturales» (Faria e Sousa: degli Argonauti è parte della costellazione
«E questo fatto di chiamar miracolo ciò che è di Argo.
naturale, da una parte costituisce un’iperbo- 101Traducendo poniamo dialefe fra le e
le, figura che si usa quando le cose che succe- onde. Il senso è: «oscillava, col fluttuar delle
dono naturalmente hanno un che di singola- onde» (Pellegrini).

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pp. 379-381 CANTO V NOTE

102 Forse memoria biblica: «qui ligat aquam spendono una riga per questa ottava ecce-
in nubibus» (Iob 26,8). Si noti che la magni- zionale, come Bismut o Tocco.
fica ottava è in climax ascendente, nell’or- 104 Si noti la verosimiglianza e nel contem-
dine del progressivo ingrossamento della po il livello «basso» della comparazione-
tromba marina, a contrasto col vaporzinho descrizione. L’alteza de stilo che per alcuni è
e il cano delgado dell’ott. precedente. La fi- troppo ventajosa, come spiega Faria e Sousa,
gura etimologica carregada…cargo echeggia è proprio il tratto caratteristico dell’ela-
largo…alarga e quella centrale, più eclatan- borazione di un’immagine «umile» entro
te, ondes ondeando; l’aggettivo grande si du- il poema epico. D’altra parte, le accuse di
plica, come il sostantivo agoa. I verbi sono scadimento di livello in certe figurazioni
pressoché tutti nell’area semantica dell’acre- omeriche erano diffuse nel Rinascimento e
centar-se, con la gradatio sopra accennata, nel Barocco, anche come forma di reazione
tranne al v. 3, dinamico e metamorfico (aqui al nuovo realismo che la letteratura andava
se estreita, aqui se alarga), e al v. 5, ove l’im- acquisendo fra Cinque e Seicento. Mi per-
ponente ondeggiamento è quasi una gre- metto di rimandare al mio Realismo barocco.
ve danza. Il tutto è davvero magistrale ed
105Fa contrasto con fria del verso prece-
esemplare dello stile camoniano: struttura
ripercussiva e variazione sinonimica in cui dente.
ogni cosa si tiene. 106 Verbo presente già sopra, a 20, 4. L’area
103 «Casi todas las comparaciones del semantica del risucchio è centrale nell’ipoti-
nuestro P. pueden parecer imitadas: pero posi di questi versi, complementare a quella
esta no nos ha dexado hallar semejante en dell’accrescimento.
ningun Autor, i nos haze creer, que supèra 107 Vd. supra, n. a 20, 8.
las de todos en propiedad, i alteza de estilo» 108 Climax: cano…masto…coluna. Per ‘co-
(Faria e Sousa: «Quasi tutti i paragoni del lonna’ (columna) Faria e Sousa evoca Lucre-
nostro Poeta posson parere imitati: ma zio (VI, 33) e Plinio (II, 134).
questo in particolare non ci ha permesso 109 Cfr. sopra, a 20, 6.
di trovarne di simile in nessun Autore, e
110 Cfr. fartar a 21, 5. Il ‘saziarsi, impin-
ci induce inoltre a considerare che supera i
paragoni di ogni altro per proprietà e altezza guarsi’ unisce saldamente i due termini di
di stile»). Il grande cacciatore di loci paral- paragone, la tromba marina e la sanguisuga
leli qui alza le braccia, e loda la singolarità sanguisorbens.
ed efficacia del paragone camoniano. Gar- 111Come una base architettonica (Faria e
cez Ferreira, meno entusiasta ma comunque Sousa), o il fondo rastremato di un’ampolla.
ben disposto, scrive: «He reputada esta 112 L’acqua che precipita bagna l’acqua della
Comparaçaõ pela melhor, entre todos as do superficie: paradosso, coerente con l’atmo-
nosso Poeta», confermando che il giudizio sfera di meraviglia che segna la descrizione
di originalità e valore dell’immagine camo- del fenomeno naturale. Mescolare le acque è
niana era diffuso. «Non missura cutem, nisi
anche casar umas coma as outras, talché non
plena cruoris hirudo» è comunque il verso
escludiamo un riferimento paradigmatico,
fi nale dell’Ars di Orazio. La sanguisuga di
sottotestuale, al verbo italiano ammogliarsi,
Camões non è evidentemente quella medici-
dantesco pure, in assoluta paretimologia
nalis, che si usava per i salassi (oggetto tipi-
(mulier ≠mollis).
camente manierista e barocco della poesia),
113 In traduzione, usiamo il verbo con valo-
ma quella selvatica che si trova nei fiumi,
nei fossati ecc. È detta roxa per il suo colore re transitivo (arc.).
rosso cupo e per il sangue di cui è piena. 114Evidente la simmetria agua…agua…on-
Incredibile vi siano commentatori che non das…ondas, che serba memoria di Ov., Met.

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NOTE CANTO V p. 381

XI, 488 («aequorque refundit in aequor», de Pythagora? Quid de Platone aut de De-
detto però del marinaio nella tempesta) e mocrito loquar? A quibus propter discendi
quindi di Ar. O. F. XLI, 12, 8 («vota altri cupiditatem uidemus ultimas terras esse
l’acqua, e torna il mar nel mare»); XIX, 49, 6 peragratas», cui aggiunge Tusc. IV, 19: «Ul-
(«il mar nel mar rifonde»). timas terras lustrasse Pythagoran Democri-
115 Vd. Dante, Purg. V, 109-111: «Ben sai tum Platonem accepimus».
come nell’aere si raccoglie / quell’umido va- 118 Lemma rilevante: se il concetto cono-
por che in acqua riede / tosto che sale dove scerà un grande approfondimento nel se-
’l freddo il coglie» (cfr. recolhe in rima). Cfr. colo seguente, non bisogna dimenticare che
Lopes Tomás: «Vai, no próprio poema, ob- esso non indica irrealtà, ma, al contrario,
servando didaticamente, que o sabor do sal eventi straordinari eppure veri e interni alla
se perde na evaporação» (Tomás, As forças realtà osservabile della natura.
p. 17, cit. da Ramos p. 473). Dunque, l’acqua 119 Non è neppure sufficiente l’esempio di
dolce derivante dalla nube si mesce con quel- fi losofi antichi, i quali si mossero per os-
la salata del mare. Cfr. De Meteoris, Compen- servare fenomeni, come Plinio il Vecchio
dium ex Aristotele, cit., c. 19r: «Exhalatio- che morì per scrutare da vicino il fenome-
nem e mari extrahit sol radijs suis, atque ea no eruttivo del Vesuvio o il Platone di cui
exhalatio dulcedinem, quae inest mari, ad parla il nostro nelle ottave sul desconcerto
superiorem, ad mediam nimium aëris regio- do mundo (Oit. I, 11-13). Le meraviglie che
nem, avehit, ubi per frigus densata, & in plu- un navigatore come Gama (e come Camões
vias resoluta, rursus descendit» ecc. («Il sole stesso) può vedere esplorando mondi ignoti
con i suoi raggi estrae l’esalazione dal mare, sono accessibili solo a chi ha il coraggio di
e quell’esalazione prende la dolcezza, che dar vento alle vele.
sta nel mare, la trascina su in alto fino alla 120 Che influenze di segni e di pianeti]
regione media dell’aria, ove s’addensa per il
Paggi 59 □ che influssi di costellazioni e di
freddo e si scioglie in pioggia, ricadendo così
stelle] Pellegrini □ quali influssi di astri e
in basso»).
di altri segni] La Valle ecc. Signo è defi nito
116 Riferimento ironico alla necessità dell’e- Constellação come unico significato in Mo-
sperienza per conoscere le cose, e quindi raes Silva.
alla relativa insipienza degli studiosi che 121 «Qualidades deve estar aqui no sentido
rimangono chiusi nella loro cameretta fra i que à palavra dava a filosofia escolástica –
libri. Sembra in contrasto con quanto detto entidades abstractas por que se explicavam
sopra all’ott. 17, ma in realtà non lo è. L’ide- todos os fenómenos naturais – a qualidade
ale di sapientia camoniano è sperimentale e crescitiva da planta, por exemplo» (Cidade
analitico: ci vuole la diretta osservazione dei IV); contra: «qualidades: no sentido, parece-
fenomeni naturali per conoscerli e scoprirli, -me, de “phenomenos” (em contraposição a
dopodiché il saggio fi losofo-scienziato va “substancias”)» (Epifânio Dias). Credo che
oltre, col proprio ingegno e le acquisizioni Epifânio Dias si avvicini di più alla verità;
precedenti, delineando l’esatta causa e vi- forse la traduzione migliore sarebbe ‘aspetti,
cenda di detti fenomeni. Faria e Sousa cita conformazioni, sembianze’, tenendo presen-
Luc. Phars. I, 412-417, ma il «…quaerite, te il celebre son. Mudam-se os tempos in cui le
quos agitat mundi labor» lucaneo esprime «sempre novas qualidades» indicano proprio
un disinteresse, all’opposto di quanto inve- la natura proteiforme instabile del mondo.
ce auspica Camões. Da escludere, direi, il senso di ‘qualità’ in
117Si noti la ripresa di segredos dell’ott. pre- quanto ‘pregio’, tendenzialmente maggiorita-
cedente. Buono il riferimento che Epifânio ria come accezione nel poema. A meno che le
Dias propone con Cic., Fin. V, 19: « Quid grandes qualidades non siano eco delle grandes

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pp. 381-383 CANTO V NOTE

escrituras di due vv. prima, con parallelismo viene contrastato dalla volontà razionale
e inquadratura a occhiale tipicamente camo- di conoscere e accertare (v. 5) i nuovi spazi
niana. Allora forse, e dico forse, la qualità po- visitati.
trebbe riferirsi al valore delle scritture che si 133 «E a primeira terra que tomou ante de
trarrebbero da esperienze così straordinarie. chegar ao Cabo de Boa Esperança foi a baía
122 Cfr. infra 89, 7-8. a que ora chamam de Santa Helena, havendo
123 La Luna. Stessa circonlocuzione nella cinco meses que era partido de Lisboa; onde
prima egloga del nostro («o Céu primeiro saíu em terra por fazer aguada e assi tomar
habita»); del resto la perifrasi è comune: a altura do sol. Porque, como do uso do as-
Epifânio Dias cita Ov. Met. VII, 530 sg. e il trolábio pera aquêle mister da navegação,
noto passo di Dante dall’episodio di Ulisse, havia pouco tempo que os mareantes dês-
Inf. XXVI, 130 sg.: «cinque volte racceso, e te reino se aproveitavam, e os navios eram
tante casso / lo lum’era di sotto dala Luna». pequenos, não confiava muito de a tomar
Vd. anche supra III, 59, 1-2. dentro nêles por causa do seu arfar [ondeg-
124Femminile in quanto riferito implicita- giamento]» ecc.: «E la prima terra che prese
mente alla Luna. avanti d’arrivare al Capo di Buona Speranza
125
fu la baia che ora chiamiamo di Sant’elena,
Son passati cinque mesi: da luglio siamo
trascorsi cinque mesi da quando era partito
ora a novembre, precisamente al 4 del mese,
da Lisbona; quindi scese a terra per rifor-
in cui i nostri sbarcano a Sant’Elena.
nirsi d’acqua e anche misurare l’altezza del
126 Soggetto della frase, ovviamente. sole. Poiché, come dall’uso dell’astrolabio
127 Cfr. infra VI, 92, 3: «celsa gávea». Qui la per quel mestiere di navigazione, c’era poco
scelta aggettivale di etérea è un bel poetismo tempo per i marinai di questo regno da uti-
e latinismo. lizzare, e le navi erano piccole, non confida-
128 «alvoroçado» Pimpão err. Tocco corr. va molto nel portare acqua a bordo a causa
129
dell’ondeggiare delle imbarcazioni». Barros
La Baia di Sant’Elena, avvistata dai ma-
prosegue raccontando del primo uso dello
rinai, si affaccia a nord-est e il sole vi sorge
strumento per la navigazione in Portogallo
di fianco, unico punto nel sudafrica occi-
(Ásia I, 4, 2, pp. 135 sgg.), ideazione attribui-
dentale.
ta a due ebrei, «mestre Rodrigo» e «mestre
130 Grandiosa apertura comparativa dell’ot- Josepe» (José Vizinho), medici di João II, e
tava. C’è quasi un sapore biblico: «Domine a «Martim de Boémia» (Martim Behain).
in caelo misericordia tua, fides tua usque ad L’astrolabio, strumento per calcolare l’al-
nubes, iustitia tua quasi montes Domine, tezza del Sole e quindi la latitudine, era co-
iudicium tuum abyssus multa» (Ps 35 6-7, e munque noto fi n dall’antichità. Sullo sbarco
cfr. Agostino: «Qui sunt montes Dei? Qui alla baia di S. Elena vd. anche Castanheda
dicti sunt nubes, ipsi sunt et montes Dei», Descobrimento I, 2, p. 13; Roteiro Portuense
Enarr. in Ps. XXXV, 9; Beda: «quasi diceret:
pp. 4 sgg. (Radulet Gama p. 77). La località
vere sunt nubes, quia sunt sicut montes»,
è a circa 220 chilometri a nord del Capo di
Comm. in Ps. XXXV).
Buona Speranza; Bartolomeo Dias aveva già
131 Cfr. supra II, 18, 1 «âncoras tenaces». percorso quel tragitto nella spedizione del
132 L’attributo remoto è cruciale e iterato nel 1487-1488 e Pêro d’Alenquer, che vi aveva
poema sin dal suo inizio (cfr. I, 1, 7; II, 54, partecipato, ora pilota della S. Gabriel am-
7; VIII, 61, 8 ecc.), a sottolineare l’esaltante miraglia della flotta di Gama, poteva fornire
e rischiosa distanza progressiva che separa notizie utili, ancorché approssimative. Vd.
i navigatori dalla madrepatria. Tuttavia, il Roteiro Portuense p. 8 e Radulet Gama p.
senso di sgomento che ciò può provocare 136 n. 11.

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NOTE CANTO V pp. 383-385

134 La sudafricana baia di Santa Helena [arbusti, macchia di piante basse]» (Casta-
(dal nome della madre di Costantino, molto nheda Descobrimento I, 2, p. 14: «girando
venerata) è ampia e tranquilla. per la terra, i nostri presero uno dei suoi
135 Si noti la ricca allitterazione espaçosa… abitanti, che andava raccogliendo miele ai
espalhou. piedi degli arbusti»). Secondo Barros il ne-
gro «apanhava algâas ervas» (ibid.), mentre
136 Anche questo concetto è determinante il Roteiro Portuense (pp. 5-6, traduz. ital. Ra-
nel poema, come si vede già dalla sua prima dulet Gama p. 78) concorda con Castanheda
ottava, v. 3. sul particolare del miele.
137 Ovvero misurare la latitudine in base
144Cfr. Castanheda Descobrimento ibid. e
all’altezza del sole. Il funzionamento dell’a- Barros ivi, p. 136.
strolabio (che poi sarà sostituito dal sestan-
145 Sul personaggio, oltre al celebre episo-
te) era ottimale sulla terraferma, senza le
dio dell’Odissea e al dramma satiresco di
oscillazioni della nave.
Euripide, vd. Verg., Aen. III, 616 sgg.
138 «Ant., misurare col compasso» Voc.
146 metal puro di Creso] Averini. Una delle
Trecc. Sulla mappa universale (cioè di tutto il
tante stranezze traduttorie di Averini, in-
mondo conosciuto), dopo il calcolo con l’a-
dotte dalla ricerca della rima sempre per-
strolabio, Gama individua le coordinate del
fetta, con anche un’imprecisione al verso
posto. «Pois, estando Vasco da Gama com
precedente, «come già succedette a Poli-
os pilotos pronto no tomar altura do Sol
femo», riferentesi così all’incomprensione
[misurare l’altezza del sole] per êste modo»
linguistica, mentre il ciclope si intendeva
(Barros ivi, p. 136).
benissimo coi Greci nell’Odissea (forse un
139 Ovvero il Tropico del Capricorno, figu-
po’ meno nell’Eneide, a seconda di come
ra astrale simbolizzata, come è noto, da un si interpreti III, 621, secondo emistichio).
caprone con coda di pesce. Il riferimento camoniano è ovviamente al
140 Circolo polare antartico, la terra più ine- vello d’oro dei Colchi, abitanti della Col-
splorata del mondo di allora. chide (vd. supra III, 72, 2-3). È un ulteriore,
141 un strano Negro] Paggi 59 □ un essere ma molto indiretto, riferimento all’impresa
stran] Averini □ un negro strano] La Valle. degli Argonauti, cui sono spesso paragonati
i nostri Portoghesi.
Mi pare piuttosto un estrangeiro, ovviamen-
147 Si rammentino le remote dugentesche
te rispetto ai Lusitani, benché indigeno.
142 «calde peverade» di Uguccione da Lodi, an-
Nel senso di ‘mentre raccoglie, svelle,
che se lì eran brodi.
si procura’ (traduciamo così per ragioni
148 Ripetizione dell’attributo di Polifemo al
di rima, ovviamente). Il presente storico
è miscelato al pretérito secondo un gusto v. 4, e vd. infra 34, 4.
tipicamente camoniano che abbiamo già 149 christallique globos] De Faria □ fi la
incontrato; risulta particolarmente duro di chiari globi] Paggi 59 □ perline] Pelle-
quando, come in questa occasione, nella grini □ chapelets] Bismut □ grani] Poppa
principale abbiamo tomaram (da intendersi Vòlture. Come La Valle traduciamo ‘rosari’
come mais-que-perfeito, ovvero piucche- (ovviamente non nel senso di oggetti reli-
perfetto) e nella subordinata il presente giosi), perché anche se si tratta di sferette di
historicum (vd. ess. in Said Ali Gramática cristallo forate per formare una collana, può
histórica II p. 102). valere la pars pro toto.
143«andando pela terra tomarão os nossos 150Da computarsi bisillabo per antica li-
hum homem dos seus moradores, que cenza metrica. Cfr. Barros: «alguns brincos
andaua apanhando mel aos pés das moutas de cascavéis e contas de cristalino e um

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pp. 387-389 CANTO V NOTE

barrete […] mostras de ouro, prata e espe- 159 Nuovo presente storico relazionato con
cearia» (ibid.); Castanheda: «lhes mostrou verbi al passato, come sopra a 29, 7-8; vd.
especiaria, ouro, e aljofar […] e então lhes n. a 27, 7. Parafrasando: ‘dal modo in cui
deu cascaueis, aneis destanho, e ceitis [mo- camminava, si notò che tornava assai più di
netine, o forse ‘bagatelle’]: e coisto folgarão fretta di quando era andato’. L’episodio è in
muyto» (Descobrimento ivi, pp. 14 sg.); Ro- Barros, all’inizio del cap. 3, pp. 137 sg.; cfr.
teiro Portuense: «canella e cravo e aljofar e anche Castanheda Descobrimento ivi, pp.
ouro e elles nam entenderam naquellas mer- 15 sg.; Roteiro Portuense pp. 7-8 (Radulet
cadarias nada como homens que nunca as Gama p. 79).
viram, pollo quall o capitan moor lhes deu 160 Genericamente per ‘africano, nero’.
cascaves e anes destanho […] e com ceitis»
161Cerchiamo di riprodurre l’omofonia ves-
ecc. (p. 6; Radulet Gama p. 78 e vd. p. 137 n.
17: «cetil, pl. cetis: era una moneta portoghe- se…Velloso.
se di rame dell’epoca del re Don João I»). 162 L’oggetto (remo) per l’azione (remare),
Risulterebbe da qui che la fonte principale metonimia (Epifânio Dias), ma piuttosto re-
per Camões sia Barros. lativa, ci sembra. Faria e Sousa evoca l’espres-
151 Ovvero ‘i suoi compagni, i suoi simili’. sione latina (e virgiliana) incumbere remis.
152 163 I quali «estavam em cilada» (Barros ivi
«feos de rosto, de coor baça», ‘brutti e
foschi di pelle’ li descrive Castanheda (De- p. 137), erano in agguato. Cfr. supra I, 86, 6
scobrimento ivi, p. 13); Camões aggiunge un e l’intera ottava.
tratto metaforico poetico. Si rammenti supra 164 Si interpreta la spessa nube come il nu-
7, 3-4: il colore del giorno, la luminosità è golo fosco dei negri. Tuttavia un passo di
negata ai neri tenebrosi, con un contrasto Lucano, «crebroque simillima nimbo / trans
anche di tipo morale: civiltà vs bestialità. ripam validi torserunt tela lacerti» (II, 501
153 Nell’originale leva è un presente che sta sg.), farebbe sospettare che, con metafora
per un piuccheperfetto, ‘aveva preso’. più comune, la espessa nuuem (crebro… nim-
154 Adottiamo un termine tipicamente boc- bo) vada riferita alle frecciate e sassate. Ma
cacciano. così la costruzione scricchiola: dovremmo
155
parafrasare con *espessa nuvem de setas e
Letteralmente: ‘ad andare a vedere, visi-
pedradas, struttura che verrebbe modificata
tare’ parte della terra dei neri.
poeticamente trasferendo la funzione di sog-
156 Cfr. Barros ibid.; Castanheda Descobri- getto a setas e pedradas e intendendo da quale
mento ivi, p. 15; Roteiro Portuense p. 7. Vd. genitivo, non come direzionale (ex). Magari
Radulet Gama pp. 78 sg. e p. 137 n. 18: «è correggendo da con de (indicante «quali-
probabile che questo marinaio abbia dato il dade, estato o attributo», Said Ali p. 235, =
nome al Rio o angra de Fernão Veloso, che, in sicut), ma questo sarebbe troppo invasivo, e
effetti, è una baia situata a nord del Mozam- forse inutile. In fondo, poi, anche il valore
bico». Camões rende il personaggio famoso agenziale-direzionale non contraddirebbe
da oscuro che era: un uomo d’armi, uno dei
la nostra ipotesi. Il problema per noi resta
nostri, un certo Fernão Veloso lo chiamano i
aperto, nonostante la certezza ermeneutica
cronisti citt. Traduciamo mato, ‘boscaglia’,
dei commentatori. Tuttavia, in chiusa, os-
con serra (‘altura’) per ragioni di rima.
serviamo che il duvidoso e poco affidabile
157 Per la forma de arrogante vd. supra II, 41,
manoscritto del Montenegro (cfr. Dicionário
2 (de mimosa) e Said Ali Gramática histórica Camões pp. 526 sgg., voce di Valeria Tocco)
pp. 235 sg. riporta negra nuvem, cit. in Faria e Sousa, e
158 Cioè l’aspra montagna, dirupata (cfr. quindi sembra voler correggere proprio per
supra 30, 2). rendere più esplicito il fatto che la nuvem è

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NOTE CANTO V pp. 389-391

il gruppo dei negri, come a dire che qualche desejava» (Barros ibid.). La partenza dalla
equivocità del testo era già allora percepita. baia di Sant’Elena fu il 16 novembre del ’97
165innombrables] Bismut; «e foi tanta a pe- (Castanheda Descobrimento I, 3, p. 16; Ro-
drada e a frèchada sôbre o batel» che ne ri- teiro Portuense p. 8).
mase ferito anche Gama (Barros ivi, p. 137). 172 Scelgo il termine popolare per il contesto
166 Cfr. Luc. Phars. VIII, 384: «et quo fer- giocoso dell’ottava. Anche Paggi 59 si diver-
re velint permittere vulnera ventis»; Petr., te: «venni affrettando un poco le pedate».
Rvf 28, 60: «ma tutt’i colpi suoi commette Lost in our translation, per ragioni metriche,
al vento». l’ulteriormente auto-ironico um pouco di
167 Nell’originale c’è il deittico esta: Gama, Veloso. L’epiteto di ‘cani’ riferito ai mori era
comune; cfr. supra I, 87, 6 e infra VII, 9, 6.
parlando al Melindano, gli mostra la gamba
173 In questa battuta Faria e Sousa nota
che ha subìto l’offesa.
168 l’arroganza del personaggio (cfr. supra 31, 2).
L’emendamento crecida, già in Faria
Sempre Faria e Sousa riporta l’opinione di
e Sousa, che seguirono anche Juromenha
e poi Epifânio Dias, è rigettato ormai da alcuni che Camões avesse abbassato troppo
tempo; depressa] Cidade IV err. Per tecida lo stile in queste ottave 30-36, ma ribatte
possiamo intendere metaforicamente ‘tessu- che piuttosto il poeta adatta a un’azione «no
ta’, cioè: risposta militare ben organizzata, grande, sino moderada» un coerente stile
forte, cruenta («‘tam travada, tam liada, tam «llano», secondo il principio del πρέπον,
urdida’» Basto). I traduttori si sbizzarrisco- cioè dell’aptum. Questa modulazione su
no: così vivace] Piemontese □ rispondemmo un registro più medio (pronto a rielevarsi
così ben per le rime] Pellegrini □ risposta dall’ott. 37 in poi) culmina nello scambio
assai compita] Poppa Vòlture ecc. Però teci- di motteggi fra i marinai e Veloso, in cui
do può anche valere per ‘compatto, stretto, però non si manchi di osservare il gioco di
unito’, come un buon tessuto appunto. «Tão agudeza e la prontezza di risposta del perso-
ininterrupta [scil. resposta] como un teci- naggio (quasi una fulminea glosa al mote de-
do», comm. Agostinho Fortes (Cam., Lus., gli altri). Tutta l’avventura di S. Elena e del
Lisboa 1936), cit. da Ramos p. 479. salvamento in extremis è stata defi nita una
169 Ovvero la profusione del loro sangue.
«pausa picaresca» fra la descrizione della
tromba marina e il seguente episodio gran-
Ironia vagamente ariostesca. «Ditto jocoso»
dioso di Adamastor (Castro Páginas p. 181).
(Garcez Ferreira), «plaisanterie du poète»
174 Il ravvicinato polittoto torna…tornando
(Bismut); «Gama se espresa en este modo
jocoso, para manifestar el desprezo que hizo indica l’immediato allontanarsi di Veloso
de aquellos miserables bárbaros» (Gil). davanti alla minaccia di morte.
170 Si osservi l’accavallarsi di aggettivi a in- 175 Il regno di Plutone, come sopra a II,
dicare l’animalità radicale irredimibile de- 112, 4.
gli indigeni. Faria e Sousa evoca Verg., Aen. 176 «Porque Fernão Veloso não viu cousa
III, 60 sg.: «omnibus idem animus, scelerata que contar, senão o perigo que êle dezia
excedere terra / linqui pollutum hospitium passar entre aquêles negros, os quais,
et dare classibus Austros» («Tutti hanno lo tanto que se apartaram da praia, o fizeram
stesso intento, andarsene dalla terra scelle- tornar, quási como que o querian ter nela
rata / abbandonare il ricovero contaminato por anagaça [= negaça: ‘esca, inganno’] pera
e dare ai venti le vele»), ma Camões è molto quando o fôssem recolher cometerem al-
più espressivista. gâa maldade, de maneira que mostraram»
171 «mandou Vasco da Gama dar à vela (Barros Ásia I, 4, 3, pp. 137 sg.: «Poiché
sem levar algâa informação da terra, como Fernando Veloso non vide cosa da raccon-

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pp. 391-393 CANTO V NOTE

tare se non il pericolo che egli diceva di aver □ cupa] Bonaretti □ sinistra] Pellegrini □
passato fra quei negri, i quali, quando si sì gonfia e nera] Poppa Vòlture □ overpo-
allontanarono dalla spiaggia, lo fecero tor- wering] White. Essendo già in temerosa il
nare indietro, come a tenerlo là quale esca sèma dello spavento, preferisco l’accezione
per quando noi venissimo a riprenderlo, e che va verso il peso e la grandezza; cfr. su-
compiere così qualche malefatta, come poi pra V, 20, 7 e, diversamente, subito infra 39,
mostrarono»). Questo riporta Barros, e non 4, per variegate sfumature camoniane del
lo scambio spiritoso di battute fra Veloso e termine.
i compagni, come sostiene Manoel Correa. 184 Vd. infra 60, 3-4.
177 L’avvistamento del Capo di Buona Spe- 185 Si avverte l’eco di Aen. III, 555 sg.: «Et
ranza è datato 20 novembre, al «tercero gemitum ingentem pelagi pulsataque saxa /
dia» di navigazione, secondo Barros (ivi p. audimus longe, fractasque ad litora voces»
138); Castanheda e il Roteiro Portuense par- («E lontano il profondo gemito del mare e
lano del sabato (18) seguente il giovedì 16 gli scogli percossi / udiamo e i suoni infranti
novembre, data della partenza da S. Elena sulla riva»).
(Descobrimento ivi pp. 16 sg.; Radulet Gama 186 Si rivolge naturalmente a Dio.
p. 80). Poi, a causa dei venti, la flotta dovette
187 Cioè non un segno divino, ma un feno-
riprendere il largo e ritentare l’avvicinamen-
to alla terra, superando fi nalmente il Capo meno naturale, uno dei segredos della Natu-
mercoledì 22 novembre 1497 (Castanheda ra; cfr. supra 17, 7 e 22, 8, nonché infra 42,
parla di «quarta feyra seguinte», ma retro- 1-2.
data al 20 novembre). I cinque giorni di cui 188Rispetto ai precedenti que interrogativi,
parla Camões saranno una indicazione ge- questo ci pare un relativo (vd. i dubbi di Bi-
nerica. Sta per iniziare il celebre episodio smut al proposito).
di Adamastor, gigante emblema del Capo di 189 Cioè ‘che sembra cosa ben peggiore di
Buona Speranza, detto anche Cabo das tor- un semplice uragano?’.
mentas o Tormentório. 190Anche Paggi traduce così, iper-fedel-
178 Linguaggio formulare; cfr. nel poema: I, mente, e persino Averini.
18, 5 e 19, 6-7; IV, 76, 7; I, 1, 3; II, 64, 8 ecc. 191 Immediato il pensiero va alla squalentem
179 noute] Pimpão (cfr. Prefácio p. XXIX) barbam di Ettore nel sogno di Enea (II, 277),
err.; Tocco non corr. ma l’apparizione e la descrizione di Ada-
180 spensierati] La Valle □ sans inquiétude] mastor ci riporta soprattutto all’episodio di
Bismut ecc. Pellegrini om., ma recupera alla Achemenide nel terzo dell’Eneide: «cum su-
fi ne dell’ottava con un avverbio aggiunto: bito e silvis macie confecta suprema / ignoti
«inopinatamente». Sorprendente genovesi- nova forma viri miserandaque cultu / proce-
smo in Paggi: «abbacciucati», ‘abbiosciati, dit […]. / Respicimus: dira inluvies immissa-
abbioccati’, insomma ‘mezzo addormentati’ que barba» (III, 590-593: «quando dal bosco
o comunque senza gran vigilanza, in contra- all’improvviso, sfinita da un’estrema magrez-
sto con quanto detto subito dopo. za, / la singolare figura di un uomo scono-
181 L’attributo si riferisce, in figura etimolo- sciuto, di miserabile aspetto, / avanza … / Lo
guardiamo: un’orrenda sporcizia e una barba
gica, al cortando del v. 2.
incolta»). Non si dimentichi che il padre di
182 Vari i rimandi a Virgilio che accumula- Achemenide si chiama Adamasto (v. 614); il
no Faria e Sousa e Garcez Ferreira: cfr. Aen. personaggio virgiliano si presenta magro e
V, 10; III, 94; II, 250 sg. ecc. miserando, quindi in questo ben diverso dal
183formidabil] Paggi 59 □ gravis] De Faria robusto Adamastor, ma poi, quando narra
□ sì folta e nera e tenebrosa] Piemontese homerice l’episodio del Ciclope Polifemo de-

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NOTE CANTO V p. 393

scrive il mostro «ipse arduus altaque pulsat / ratura epico-orrorosa. Ma la capacità camo-
sidera» (vv. 619 sg.), «monstrum horrendum niana di miscelare registri diversi in guisa
informe ingens» (v. 658), «nec visu facilis» (v. che un tempo si sarebbe defi nita anticipa-
621), per cui varie suggestioni possono essere toria del barocco l’abbiamo vista all’opera
giunte a Camões da tutta questa zona dell’E- già sopra, nell’ottava della sanguisuga, ad
neide (vd. su ciò Ramalho Estudos camonia- esempio.
nos p. 35). Invece il gigante Brunello dell’A- 196 Gama adotta l’adtestatio rei visae rife-
riosto (O. F. III, 72) è decisamente estraneo. rendo al re di Melinde.
Piuttosto distante anche il mostro che appare
197 stupendissimo] Paggi 59 (latine) □
a Ippolito in Ov., Met. XV, 508-510 («cum
mare surrexit cumulusque immanis aqua- insuperabile] Averini. Il Colosso di Rodi
rum / in montis speciem curvari et crescere era una delle sette meraviglie del mondo,
visus / et dare mugitus summoque cacumi- come il nostro spiega nel v. sg. Cfr. Hyg.,
ne findi»: «quando il mare si sollevò, e un Fab. CCXXIII, Septem opera mirabilia: «1
cumulo immane d’acque / si vide curvarsi Ephesi Dianae templum quod fecit Amazon
in forma di monte, e crescere / ed emettere Otrera Martis coniunx. 2 Monimentum re-
muggiti e spezzarsi sulla cima della cresta»). gis Mausoli lapidibus lychnicis, altum pedes
192
LXXX, circuitus pedes MCCCXL. 3 Rhodi
«lumine torvo» (Aen. ivi 677).
signum Solis aeneum, id est colossus, altus
193 «As Rimas Esdruxulas, e as terminantes pedibus XC. 4 Signum Iouis Olympii, quod
em ura, saõ cores naturaes para representar fecit Phidias ex ebore et auro sedens, pedes
cousas horridas» (Garcez Ferreira: «Le rime LX. 5 Domus Cyri regis in Ecbatanis, quam
sdrucciole, e le terminazioni in -ura, sono fecit Memnon lapidibus uariis et candidis
forme naturali per rappresentare in poesia uinctis auro. 6 Murus in Babylonia, quem
cose orride»). fecit Semiramis Dercetis fi lia latere cocto et
194 «De terra è feito, daquela terra que è sulpure ferro uinctum, latum pedes XV al-
o símbolo cristão da fragilidade da carne. tum pedes LX in circuitu stadiorum CCC. 7
Duas vezes o radical se repete: terrena, ter- Pyramides in Aegypto, quarum umbra non
ra», osserva Esteves O sistema alegórico (p. uidetur, altae pedes LX».
166: «è fatto di terra, di quella terra che è 198«vocemque tremesco»; «clamorem im-
simbolo cristiano della fragilità della carne. mensum tollit, quo pontus et omnes / intre-
Due volte la radice etimologica si ripete: ter- muere undae» (Aen. ivi 648, 672 sg.).
rena, terra»). 199 Espressione topica e ripetuta nella clas-
195 Particolare che alcuni lettori del tem- sicità (vd. ess. ap. Faria e Sousa) e in Dante,
po poterono considerare troppo ‘basso’, al ad es.: «Già mi sentia tutti arricciar li peli /
limite dell’effictio grottesca. «Chi non usa della paura» (Inf. XXIII, 19 sg.).
di lavarsi molto ben la bocca sempre che ha
200 L’apertura di Adamastor è subito su
mangiato, haverà sempre i denti gialli, & il
fiato tristo» (De’ secreti del Reverendo Don- un registro elevato, sottolineato fra l’altro
no Piemontese […], Venezia, Comin da Tri- dall’inarcatura (troveremo ulteriori enjam-
no, 15572, I, IV, p. 129). Il motivo è presente, bements nel suo discorso, marche di stile
ad esempio, nella descrizione di un vecchio grave). Bello il commento di Faria e Sousa:
orribile nella Comedia delle ninfe fiorenti- «Rompe el Gigante su furor en razones i pa-
ne di Boccaccio: «male composti e logori labras con gran estudio […] i en medio de su
e gialli, anzi più tosto rugginosi e fracidi barbaridad, sonoroso i elegante».
denti» (XXXII, 11). Rientra cioè nel topos 201 Cfr. Aen. I, 204: «Per varios casus, per
delle raffigurazioni senili e rancide, mentre tot discrimina rerum». Garcez Ferreira con-
in Camões è inserito in un passo dall’alta ca- sidera l’aggettivo vãos una forma di enfasi

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pp. 393-395 CANTO V NOTE

retorica, piuttosto aggressiva. Per cui vd. quelle di Celeno e di Cassandra nell’Eneide,
ancora Aen., II, 776: «Quid tantum insano nonché quella di Polifemo nell’Odissea (Ho-
iuvat indulgere labori?». meri Odyss. 81r-v).
202 Avvertiamo subito che Faria e Sousa 209 L’originale atrevidas riprende l’atrevi-
identifica Adamastor con un avatar del de- mento dell’ott. preced. (v. 6). Il sostantivo
monio, simile quindi a Bacco, che infra a VI, è pregnante, nell’opera camoniana; ha un
30, 8 si esprimerà analogamente: «os vossos colore euforico ed eroico a I, 18, 3, nell’esor-
estatutos vão quebrando». tazione iniziale al re, o infra VIII, 36, 3-4, a
203 immensi] Paggi 59 □ remoti] Pellegrini proposito di Viriato. Nel caso di Fernão Ve-
et all. In effetti la traduzione di Pellegrini loso (supra 30, 6), il suo atrevimento è de ar-
diversifica longos mares dal largo mar di infra rogante, pur se non è punito dalla sorte. Per
42, 7. Si noti la figura etimologica ousadas… Adamastor invece l’atrevimento portoghese
ousas. Il primo attributo è riferito a tutta la è una autentica hybris, come per Bacco, del
gente portoghese in viaggio, cui Adamastor resto (VI, 28, 8: «humanos fracos e atrevi-
si rivolge nei primi due versi, mentre il ver- dos»). Nella lirica il termine può assumere il
bo ‘osi’ si riferisce al solo Gama, con cui il senso del troppo osare da parte dell’amante,
gigante ha cominciato a parlare direttamen- «tão atrevido e vão dezejo» (Canzoni p. 88).
te dal terzo verso con l’evidente Tu. Secondo Si noti poi nel verso il polittoto serrato fazes
Faria e Sousa, invece, dato che già Bartolo- fizerem e, sotto, ai vv. 6-7, fizer…farei.
meo Dias aveva precedentemente toccato il 210 questo passaggio] Pellegrini.
Capo di Buona Speranza (vd, qui infra 44, 211 Inutile correggere da in na, come propo-
2), la seconda persona singolare continue-
se Amorim, emendamento recepito ad es. da
rebbe ad essere riferita ai Portoghesi. Ma
Epifânio Dias.
così il commentatore dimentica le ragioni
212 Annuncia la spedizione di Pero Álvarez
poetiche che fanno aggio su quelle storiche.
204 Cabral (1500) che dopo aver scoperto il Bra-
Vd. infra VII, 30, 7 con l’uso del verbo
sile passerà per il Capo di Buona Speranza
metaforico arar, ma il concetto è espresso
in varie parti del poema, un vero Leitmotif e a causa di una tempesta improvvisa ivi si
(vd. qui sopra a 37, 3-4 e n.). Cfr. comunque perderanno quattro navi con tutti quelli a
Aen., II, 780: «vastum maris aequor aran- bordo (vd. Castanheda Descobrimento I, 31,
dum», sempre nel discorso di Creusa. pp. 163 sg.).
213 che d’ogni tema fia maggiore il danno]
205 Cfr. supra 22, 8; 23, 2 e soprattutto 17, 7.
Bonaretti □ che la suprema ruina la coglie-
206 Vd. infra X, 35, 8.
rà prima ch’abbia tempo di sentirne la mi-
207 intendimento] Paggi 59 □ discernimen- naccia] Pellegrini. Epifânio Dias rimanda
to] Averini □ contra: meriti] Pellegrini □ a un passo di Seneca: «male scilicet actum
son mérite] Bismut □ virtù] La Valle ecc. erit tecum, si sensum mortis tuae celeritas
Optiamo per la prima soluzione traduttoria, infi nita praeveniet» (Nat. Quest. II, 59, 10:
ma letteralmente è più valida la seconda. «sarai stato veramente trattato male, se l’e-
Del resto, il nostro conoscimento può valere strema rapidità della tua morte ti impedirà
sia come ‘conoscenza’, sia come ‘fama’. di accorgertene»). Lucano, a proposito della
208 Vd. supra IV, 74, 5. Adamastor è pro- morte pietrificante indotta da Medusa, scri-
feta di sventure; tuttavia, nonostante ogni ve: «Rapuit dubitantia fata / praevenitque
disgrazia, i nostri riusciranno a ottenere il metus» (IX, 639 sg.; cfr. M. A. Lucanus,
risultato ambìto e saranno infi ne premiati. Bellum civile Liber IX, komm. von Claudia
Vd. su questo il saggio di Castro Páginas. Wick, München-Leipzig, K. G. Saur, 2004,
La profezia del gigante ricorda vagamente p. 256).

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NOTE CANTO V pp. 395-397

214 Bartolomeo Diaz, che nel 1488 scoprì per profezia lo sdegno di essere stato «violato»
primo il Capo, e nel 24 maggio 1500 morì nel dai portoghesi.
disastro sopra cit. della flotta di Cabral. 222 Tre ottave sono ora dedicate alla tragica
215 Vari testi di resoconti di naufragi furo- e patetica storia di Manuel de Sousa Sepúl-
no raccolti nella celebre História Trágico- veda e della sua famiglia. Sul personaggio
Marítima da Bernardo Gomes de Brito vd. informazioni in Castro Páginas pp. 192
(Lisboa, Officina da Congregação do Ora- sgg., secondo le fonti: Castanheda, Diogo
torio, 1735 t. I, 1736 t. II; contiene relazioni do Couto, Gaspar Correia, Barros ecc. Si
di eventi dal 1552 al 1602). Vd., fra l’ampia segnalò come condottiero in India, dove
bibliografia in merito, Lanciani Viaggi. sposò la figlia del Governatore Garcia de
216 Nell’originale si veda la ripetizione in Sá, D. Leonor. Nel 1552 si mise in viaggio
polittoto toda…todos. La nostra traduzione di ritorno per il Portogallo con la consorte
di varia sorte sarebbe, più letteralmente, ‘di e i figli, ma il galeone São João che egli co-
ogni sorta’. Il concetto dell’ultimo verso è mandava, stracarico di mercanzie e uomini,
topico, soprattutto nella lirica; si vedano gli naufragò sulla costa del Mozambico. I su-
ess. offerti superfetatoriamente da Faria e perstiti decisero di risalire a piedi il litorale
Sousa; noi citiamo solo Ar., O. F. XIV, 46, per raggiungere un porto amico, ma le in-
3-4: «che la maniera del morire, amara / lor temperie e gli attacchi degli indigeni Cafri li
par più assai che non è morte istessa». ridussero nudi e stremati. Lianor morirà di
217
stenti, con i figli, e Manuel nella boscaglia,
D. Francisco de Almeida, primo Viceré
divorato probabilmente dalle fiere. Si salva-
delle Indie, su cui vd. infra X, 26-38. Morì
rono in pochissimi, circa venticinque, e la
in battaglia contro i Cafri nel marzo 1510 (o,
vicenda tragica di Sepúlveda e della sua fa-
secondo altri, esattamente un anno prima)
miglia si diffuse rapidamente. Camões giun-
nell’area a nord del Capo di Buona Speranza.
geva a Goa alla fi ne del 1552, e poté aver
218 I traduttori lasciano, come noi, l’aggettivo
notizia della catastrofe appena consumatasi.
identico, o lo omettono. Ampia esplicazione Più tardi avrà letto, come propone Castro
dell’attributo nueva in Faria e Sousa p. 527. Páginas (pp. 202-204), l’opuscolo História
219 Dunque Adamastor è strumento della da mui notável perda do Galeão grande Sam
volontà divina, senza conoscerne le volontà João […], Lisboa, J. Barreira, 1554, più vol-
segrete? Il fatto che lo riconosca così aper- te ristampato e infi ne inserito come primo
tamente ci sembra una delle tante prove, se relato nella História Trágico-Marítima sopra
ve ne fosse bisogno, che il gigante non è un cit. Anche Corte-Real scriverà un bellissimo
demonio, ma un infelice e rabbioso quanto poema sul Naufrágio lastimoso del Sepúlve-
stupefacente personaggio-prosopopea. Non da, ma il testo sarà stampato postumo nel
sarà un caso se Góngora si ispirerà anche a 1594. Si veda la lunga nota di Gil (I, pp. 372
questo episodio camoniano per raffigura- sg.). Fondamentale Alves Camões, Corte-Re-
re il suo Polifemo (vd. Lourenço Camões e al pp. 643 sgg.; vd. anche fra l’altro Plagnard
Gôngora). Venus y el desnudo, Felipe A poesia épica e,
220 Nel senso di ‘deporrà’, o ‘abbandonerà’. per le ripercussioni fra i grandi spagnoli del
221
Siglo de oro, Alves Tras la estela.
Cioè la nemesi per le sconfitte, infl itte
223 «era um fidalgo honrado e muito bom
dal Viceré ai Turchi, di Quiloa e di Mom-
baça; strumento di questa vendetta sarà cavaleiro» (História da mui notável perda,
Adamastor stesso. Ciò implica che il gi- trascr. Castro Páginas p. 205).
gante-promontorio parteggia per gli arabi 224 «E aquí se poderá ver quantos forão os
contro i cristiani? Non vi è alcuna evidenza trabalhos deste fidalgo antes de sua morte»
di ciò. Semplicemente egli esprime con la (ivi p. 215).

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pp. 397-401 CANTO V NOTE

225 Sic Poppa Vòlture. Epifânio Dias. Petrarca reitera l’immagine


226 Vd. História da mui notável perda, pp. nei Rvf e in altre sue opere; si veda ad es.:
224 sg. D. Leonor si oppose in tutti i modi «quel suo bel carcere terreno» (325, 101).
al denudamento, ma poi vi fu costretta e 233 «monstrum horrendum informe
pare che, prima di ripararsi sotto la sabbia, ingens» (Aen. III, 658).
si coprisse il corpo con i lunghi capelli, par- 234 Sic multi; in sì stupendo / corpo appa-
ticolare che rievoca l’iconografia di Santa risci] Piemontese (fideliter). L’aggettivo es-
Maria Egiziaca. tupendo, alla latina, vuol dire letteralmente
227 Marmoree, in Corte-Real (Plagnard ‘che provoca stupore’, quindi la meraviglia
Venus y el desnudo p. 121 e passim). Si veda del v. sg. Nello stupore leggi anche, ovvia-
del Marrasio, dall’Angelinetum: «pectora mente, lo sgomento.
cristallus circumdat»; «cristallina mem- 235 Cfr. Verg., Georg. IV, 451 sg.: «ardentes
bra» (III, 23; II, 15: vd. Johannis Marrasii
oculos intorsit lumine glauco / et graviter
Angelinetum et carmina varia, ed. Gianvito
frendens sic fatis ora resolvit». Altri luoghi
Resta, Palermo, Centro di Studi Filologici
virgiliani offre in parallelo Faria e Sousa,
e Linguistici Siciliani, 1976, pp. 115, 117;
ma il sapore della seconda quartina a noi
Giovanni Marrasio, Angelinetum and Other
pare quasi tutto dantesco: «Li dritti occhi
Poems, ed. Mary P. Chatfeld, Cambridge
torse allora in biechi» (Inf. VI, 91); «Qui di-
Mass., Harvard Univ. Press, 2016, pp. 8 e 6:
storse la bocca» (ivi XVII, 74) ecc. Inoltre,
nessuno dei due editori cita fonti classiche
l’ultimo verso fa pensare ai dannati che non
per l’immagine, in un testo peraltro rimasto
vogliono essere interpellati nell’Inferno. Si
ms.). Marino, nell’Adone, serberà forse me-
veda anche Claud., Gigantom. 108 sg.: «Sed
moria del sintagma camoniano: «membra
turbidus ira / Palleneus, oculos aversa tuen-
pure e cristalline» (I, 95, 6).
tibus atrox».
228 Il motivo del tragico denudamento 236 Nell’originale amara, forse con ricordo
di Lianor è centrale nella vicenda; si veda
di Ar., O. F. V, 41, 2 «e con voce tremante e
Lianor e Sepúlveda di Corte-Real, e le fonti
bocca amara».
storiche.
237 L’attributo occulto indica la caratteristi-
229Letteralmente: ‘gli occhi’, cioè lo sguar-
ca propria di Adamastor-Cabo, cioè l’essere
do di chi scamperà dalla sventura.
remoto, nascosto, separato, sconosciuto: i
230 Férvida, implacábil] Pimpão em.; nella Portoghesi l’hanno violato e ne pagheranno
stampa: férvida & implacábil; Tocco non le conseguenze (ribadito al v. 8). ‘Grande e
corr. occulto’ si rafforzano a vicenda: ‘grandiosa-
231 La proprietà di commuovere anche le mente misterioso’, a voler farne un’endiadi.
pietre era peculiare, come si sa, del canto di 238 Capo delle Tempeste, poi Capo di Buo-
Orfeo, da cui il luogo comune poetico. na Speranza.
232 Semplificazione e abbellimento della 239 Strabone. Adamastor elenca alla rinfusa
vicenda reale, che abbiamo riassunto sopra. i nomi dei massimi geografi antichi: Tolo-
«Aqui acabaram molher e marido em cabo meo, Pomponio Mela, Strabone, Plinio il
de seis meses que havia que caminhavam por vecchio.
terra de Cafres, com tantos trabalhos» (His-
240 Vissero nell’antichità, ed ora sono tra-
tória da mui notável perda p. 226). «A ideia
de ser o corpo carcere da alma pertence já passati. C’è un certo disprezzo da parte del
à litteratura greco-romana: “ii vivunt, qui ex gigante per i grandi sapienti umani.
corporum vinculis tamquam e carcere evo- 241 I Giganti, figli di Gea e ribelli a Zeus,
laverunt” (Cic., De re publ. VI, 14)», comm. diedero l’assalto al cielo, ma furono scon-

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NOTE CANTO V p. 401

fitti; alcuni di loro si trasformarono in lo- nell’Officina di Ravisius Textor («Gigantis


calità precise, come Encelado per la Sicilia nomen staturosi et membratura immani
(cfr. Graves Miti greci 35; Verg., Aen. III, conspiciendi. Damastor Claudiano dici-
578-582). In Camões Adamastor, appunto, tur»). Così tornerà in Camões e ancor prima
sarebbe uno di loro, tramutato nel Capo di in Rabelais. Da notare che nella post-camo-
Buona Speranza. Di Egeo (Aegaeon) Virgi- niana Gigantomachia di Manuel de Gallegos
lio dice che ebbe cento braccia (Aen. X, 565- (Lisboa, Craesbeeck, 1626, I, 31, 6, c. 15r;
568; adde Stat., Theb. IV, 535, cit. da Basto IV, 50, 1, c. 53r ecc.) riemerge Damastor. Per
p. 205) e sempre Egeone è chiamato anche tutta la questione cfr. Ramalho Estudos ca-
Briareo nell’Iliade: «Centimanum, quem monianos, pp. 33-41. Per l’Adamastus virgi-
Dii Briareum, homines Egeonem vocant» liano vd. supra, n. a 39, 4. Nel Calepinus non
(Homeri Ilias p. 17; Il. Α, 402-404). Questo troviamo né Adamastor né il claudianeo
ci fa sospettare che nel verso vada anticipata Damastor, nonostante quanto dica Tocco.
la copula: «Qual Encelado e Egeu o Centi- Una prima apparizione del nome Damastor
mano». Meglio così, se si deve intervenire, appare nell’Iliade, dove fra le vittime di un’a-
piuttosto che lasciare un asindeto («qual ristia di Patroclo figura un Δαμαστορίδην
Encelado, Egeu o Centimano»), come pro- Ἐχίον, tradotto ‘Echio figlio di Damastore’
pone Pereira Camoniana (pp. 100-102), pe- (∏, 416). Ma nell’episodio claudianeo della
raltro sulla scorta già di Faria e Sousa. D’al- Gigantomachia Echion è fratello del saevus
tra parte, Egeo non era l’unico centìmano fra Damastor (v. 104). Nel riassunto della gi-
i giganti, ma la concordanza di varie fonti gantomachia fatto da Apollodoro (Bibl. I, 6,
dovrebbero aver reso certo Camões dell’i- 1-2) non c’è traccia di Damastor (da notare
dentità fra Egeo e Briareo, il centìmano invece fra i Proci un Δαμάστωρ, Epit. 7, 27).
più famoso. L’Officina di Tixier indica fra Sull’ibrido etimologico di Adamastor si è
i Titani Briareus separatamente da Encela- scritto molto; Camões, come suggerisce lu-
dus e Aegon (col. 76), ma poi nella sezione cidamente Ramalho, deriva probabilmente
dedicata ai Giganti dice che «Aegaeon gigas la forma dal Nebrija, testo diffusissimo ai
est quem nonnulli eundem cum Briareo fa- suoi tempi e in particolare a Coimbra; non
ciunt» (col. 439). Sull’emendamento da noi è da escludere, nel processo che da Omero e
suggerito, si veda già Pimpão che cita No- Claudiano porta al Cinquecento, una fusio-
gueira Dicionário (ad voc. «Centímano», pp. ne dell’originario Damastor con l’Adamastus
88 sg.). Ovviamente, per ragioni metriche, virgiliano, inserendo così anche il séma di
Camões accenta Centimáno, e noi lo seguia- adamas, cioè diamante, ovvero durezza in-
mo. Encelado può mantenere il corretto scalfibile. A tal proposito vd. nuovamente
accento sulla terzultima sillaba, scandendo Stazio, Theb. IV, 534 sg.: «solidoque intorta
un endecasillabo a maiore con un forte ic- adamante Gigantum / vincula» (c.vo mio),
tus sulla terza; se invece leggiamo Enceládo, in cui la rigidità adamantina è trasferita sul-
abbiamo un a minore con ictus secondario le catene che legano i Giganti.
sulla sesta.
243 Cioè contro Giove, che vibra i fulmini.
242 Il nome si trova in questa forma nella
244 Come i Titani, spesso confusi coi Gigan-
parte fi nale del dizionario Nebrija (c. aa
iijv): «Adamastor: nomen gigantis staturosi. ti, che sovrapposero il Pelio all’Ossa, cioè
Claud.», che rimanda appunto alla Giganto- monte su monte, ed è motivo diffusissimo
machia di Claudiano (v. 101), ove troviamo (vd. Ciris. A Poem Attributed to Vergil, ed.
però la forma Damastor. Con la A davanti R. O. A. M. Lyne, Cambridge, Univ. Press,
(non privativa, ma se mai intensiva) lo inter- 1978, comm. vv. 33 sg., pp. 115 sg.).
cettiamo in un epitalamio di Sidonio Apol- 245Dunque Adamastor fu un gigante di
linare (XV, 20), già segnalato da Barreto, e competenza oceanica, capitano di una

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pp. 401-403 CANTO V NOTE

flotta che cercava di annientare le forze di est Nereus, quam caerula Doris / enixa est,
Nettuno. quae sum turba quoque tuta sororum, / non
246 «em sentido hostil» (Epifânio Dias). nisi per luctus licuit Cyclopis amorem / ef-
247
fugere» (Met. XIII, 743-745: «ma io, figlia di
Teti, la moglie di Peleo, madre di Achil-
Nereo, da Doride azzurra / generata, io che
le una delle Nereidi, da non confondere con
sto sicura nella turba delle mie sorelle, / pure
la Teti sposa di Oceano e regina delle acque.
non senza lutto potei all’amore del Ciclope /
Singolare doppio refuso in Epifânio Dias,
sfuggire»). In Catullo la distinzione fra The-
Pedro a testo e Pelco in nota. Esteves, come
tis moglie di Peleo e sua nonna Tethys madre
osserva Tocco, ritiene che Camões confonda
di Nereo è chiarissima (Carm. 64, 28-30). Le
le due Teti, o meglio assimili questa, ama-
Nereidi erano secondo Omero in numero di
ta dal gigante, alla Teti dell’ilha dos amores
(vd. Esteves O sistema alegórico pp. 166-168 50, secondo altri (tra cui Ovidio stesso, cfr.
n. 18; cfr. anche Basto nn. 1122, 1124, 1133; Fast. VI, 499) addirittura 100.
Bismut p. 299 ecc.). Il plurale Amores qui 254 Faria e Sousa chiosa: «ela le respondió
sarà alla latina, come gli Amores ovidiani, muy burlona»; Garcez Ferreira: «a resposta
anche se in portoghese non mancano usi tem muito de desenvoltura; e o riso naõ me
di amores con valore singolare («morrer de parece, que tem muito de honesto, pela espe-
amores por alg.», ad es.); il Moraes e Silva ci cie equivoca, que pòde excitar». In realtà ho-
rammenta che meus amores si adotta come nesto significa ‘degno di onore, onorevole’,
«expressâo carinhosa e namorada: diz-se a come nell’italiano antico (e vedi subito sotto
quem amamos». honra a 54, 3); i sintagmi bel riso e riso onesto
248 Imprendere…impresa: cerco di recupe- si trovano nella poesia da Dante a Tasso e
rare l’allitteraz. tomar tamanha aggiungen- oltre; in particolare si può citare Poliziano:
dovi fig. etym. «quando Ippolita ride onesta e pura» (Stram-
249 botti per Madonna Ippolita Leoncina di Prato,
Quasi come Atteone che vede Diana
I, 5). La battuta di Teti che segue è spiritosa
nuda, o Tiresia analogamente nei Lavacri di
ma non equivoca o volgare. Per gli aspetti
Pallade di Callimaco: entrambi subiscono
lirici di tutto l’episodio e la relazione con la
feroci punizioni.
poesia d’amore dello stesso Camões vd. Ber-
250 Nel senso di desiderio amoroso, slancio nardes O Adamastor pp. 127 sgg.
dell’anima; cfr. supra III, 129, 5.
255 Indubbiamente questa espressione e,
251 che anche adesso non c’è cosa che ami più sopra, la designazione das agoas a Prin-
di più] Pellegrini. cesa, possono far pensare alla moglie di
252 Adamastor è consapevole della propria Oceano (ovvero Nettuno), piuttosto che alla
difformità, e non tenta di negarla attribuen- nereide, ma non crediamo siano sufficienti a
dosi doti fisiche notevoli come fa Polifemo certificare che Camões assimili le due Teti.
da Teocrito in poi (o certi satiri nelle favole Rodrigues (Estudos pp. 63 sg.) invece ne è
pastorali). Cfr. ad es. Ov., Met. 840 sgg. Il convinto, e porta esempi in cui anche poeti
personaggio camoniano è invece interamen- latini come Virgilio, Stazio ecc. avrebbero
te «tragico». confuso la Thetis minor e la Tethys magna.
253 Doride è la figlia di Oceano e Teti, sposa Aggiungiamo allora che nel diciottesimo
di Nereo e quindi madre della Teti nereide dell’Iliade Teti (Θέτις) madre di Achille,
amata da Adamastor. Non ci sembra neces- e quindi una delle Nereidi, dal fondo del
sario ipotizzare una confusione da parte di mare ode l’urlo del figlio, e le sorelle, che
Camões; vd. comunque supra n. a 52, 1. An- abitano gli abissi, la consolano (Il. Σ, 35
che Galatea, vittima di Polifemo, rivendica sgg.). Si noti che fra le sorelle Omero nomi-
i suoi natali in Ovidio: «at mihi, cui pater na anche una Δωρὶς, Doride, a complicare le

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NOTE CANTO V p. 403

cose. Tuttavia in questo passo iliadico, che extra-canoniche, ove leggiamo «bel viso an-
più che probabilmente Camões conosce, la gelico & benigno».
Teti nereide è chiamata πότνια μήτηρ e si 265 «ut se letifero sensit durescere visu / (et
comporta come un’autorità. Non sarà stata steterat iam paene lapis) “quo vertimur?”
l’antica regina dell’oceano, ma quantomeno inquit, / “quae serpit per membra silex? qui
a Adamastor innamorato parve una princi- torpor inertem / marmorea me peste ligat?”»
pessa. E, sopra, il v. 52, 5 (a vi co as filhas de (Claud., Gigant. 97-100: «quando si sentì
Nereu) crediamo significhi proprio: ‘la vidi irrigidire in forma letale / ed era diventato
con le sue sorelle, nel gruppo cui appartene- già quasi tutto pietra – In cosa mi sto tramu-
va’ (la turba sororum ovidiana). Inoltre infra, tando? chiese, / quale selce mi serpe per le
57, 1, il gigante la chiama Ninfa, la più bella membra? Che torpore me inerte / con peste
dell’Oceano, epiteto che si addice alla nerei- marmorea allega?»). In effetti però non c’è
de. E la sua quasi-identificazione col mare molta somiglianza con il luogo claudianeo.
è ribadita in chiusa del discorso di Adama- Lo stile ripetitivo, prettamente camoniano,
stor, infra 59, 7-8. si trova invece anche nell’epitalamio di Sido-
256 Nell’originale: ‘non potei cadere in que- nio Apollinare (vd. supra la nota introduttiva
sto inganno’, anacoluto «corrente na conver- al canto). La «fonte» più prossima sembra
sação» (Epifânio Dias). piuttosto Ov., Her. X, 51 sg.: «in saxo frigida
257 Il fatto che gli amanti sian ciechi è con-
sedi, / quamque lapis sedes, tam lapis ipsa
fui» («sedetti gelata su un sasso, / e come
vinzione reperibile in una gran parte di
il sedile fu pietra, così pietra fui io stessa»),
poeti del ’500, da Bembo a Tasso, nonché ove si nota in più la paronomasia sedi…se-
nell’antichità. des. Non si dimentichi però l’imitazione che
258 Nell’originale al plurale, come era uso ne fa Petrarca: «pur lì medesmo assido / me
nella lingua d’allora; «exuberantemente» freddo, pietra morta in pietra viva» (Rvf
Basto; «a trasbordar» Epifânio Dias. 129, 50 sg.; vd. anche 366, 111: «Medusa et
259 ‘Ignaro’: latinismo arcaico, autorizzato l’error mio m’han fatto un sasso»). «& se
da Dante in poi. grande foy o Sulmonense no seu prototypo,
260 ‘Senza pari’, come traducono e glossano
mayor sahio o Lusitano na sua imitaçaõ, pois
descubrindo outra especie de estupidez, &
all., ma – a nostro modesto parere – anche, in atirando a pedra com summa elevaçaõ, lhe
seconda istanza, ‘sola’ epperciò disponibile. levou a ventagem [= vantagem; cfr. sopra 53,
261 «Li occhi et la fronte con sembiante hu- 8], que vay de hum Gigante a huma Ninfa»,
mano / basciolle»: Petr., Rvf 238, 12-13, più conclude Francisco Leitão Ferreira chiosan-
volte imitato, come annota Faria e Sousa. do la commutatio (vd. Lausberg Handbook
262 Per nojo vd. supra IV, 43, 7. §§ 800 sgg.) nella sua celebre Nova Arte de
263
Conceitos (Ia parte, Lisboa, A. Pedrozo Gal-
Vd. l’espressione «costa brava» (= brada)
ram, 1718, VIII, 15, p. 187), su cui Garcez
in Sassetti, ap. Treccani. Forse il monte sta
Ferreira mostra le sue riserve ispirate al buon
per il corpo di Teti, mentre la selva per i suoi
gusto. Faria e Sousa evoca un interessante
capelli, nell’allucinazione dell’amante.
sonetto di Claudio Tolomei: «che mirar mi
264 Il sintagma angelico volto o angelico viso par quella, e miro un sasso. / In mill’arbor la
è ampiamente diffuso nella poesia cinque- veggio hora alto hor basso: / la onde spesse
centesca, su ispirazione petrarchesca (Rvf volte un sterpo cingo / co le mie braccia; e
149, 2 e 9) e comunque catacresizzato in res sì forte lo stringo, / che perché duro il trovi,
nullius. Si noti che l’ediz. delle opere petrar- io mai non lasso» (In qual parte mi sprona
chesche del 1522 (Venezia, B. Stagnino, c. Amore il passo 4-8, in: Delle Rime di Diversi,
Lv) riporta alcune terzine iniziali di Tm I, Venezia, Giolito, 1548, c. 6r). L’ottava camo-

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pp. 405-407 CANTO V NOTE

niana è fitta di anafore e omofonie: triplice e il replicato deittico estes…esta…estas…


penedo, allitterazione áspero…espessura, neste (e vd. sopra a 55, 7 deste corpo ecc.).
fig. etimol. braços…abraçado, annominaz. In questa ottava, altrettanto importante la
mudo…quedo, rima interna di quedo col pri- duplicazione del verbo converter. La pena di
mo penedo ecc. Adamastor è essa stessa «duplicata», dobra-
266 o fosse monte, o nube, o nulla, o sonno?] da, per il fatto che è divenuto rigida pietra
Paggi 59. Così il nobile traduttore altera la e per le acque che lo avvincono, simbolo di
climax ascendente – o meglio discendente Teti stessa.
dalla materia al niente: «He a Fig. Gradatio, 278 «Magoa es propia voz Portuguesa»,
e vai diminuindo» Garcez Ferreira – ed è commenta sensibilmente Faria e Sousa, e ne
singolare che un modulo talmente diffuso, illustra le sfumature semantiche.
specialmente in area iberica ma anche in- 279 E per mio doppio scorno / Theti con
glese e italiana ecc., oltretutto poi sempre l’acque sue mi gira intorno] Paggi 59. Posto
più topico nel primo Barocco, non susciti che scorno è piuttosto improprio per il por-
le fi latesse citatorie di Faria e Sousa. Cfr. toghesissimo mágoa, Paggi traduce alquan-
almeno Erasmo, Ad. 1248 che evoca Pind. to elegantemente. Noi ci permettiamo un
Pit. 8, 95-96. minimo di infedeltà (da cui generalmente,
267 Formulare: vd. supra I, 77, 1. come ripetuto, aborriamo) per salvare la
268 rima baciata fi nale quanto più possibile.
Cioè ‘ove non avessi a vedere’.
La condizione di Adamastor-promontorio
269 Faria e Sousa rimanda a Verg., Aen. IV, fa pensare vagamente a quella di Tantalo.
134 sg.: «rursusne procos irrisa priores / ex- D’altra parte, l’immagine delle onde che si
periam?». infrangono perpetuamente sulle scogliere è
270 I Giganti, di cui sopra, ott. 51. diffusa; si pensi solo a Hor., Carm. I, 11, 4-6.
271 Non crediamo che qui vi sia una antici- Anguillara, traducendo liberamente l’inizio
pazione dell’evemerismo di infra X. 82 sgg. del secondo canto delle Metamorfosi, scrive
In bocca a Adamastor gli Dei sono vãos in fra l’altro: «Il mar la terra abbraccia e la cir-
quanto ‘vanagloriosi e arroganti’. Anche Fa- conda» (Le Metamorfosi d’Ovidio, Venezia,
ria e Sousa conclude la sua chiosa dicendo: G. Griffio, 1561, c. 13v).
«Tambien vanos, puede ser por ufanos de la 280 spaventoso pianto] Pellegrini.
vitoria», rimandando a IV, 91, 7. 281 I riferimenti che Faria e Sousa offre alla
272 E. g. Encelado schiacciato nella Sicilia scomparsa dell’ombra di Creusa o di Euridi-
(Apollod. Bibl. I, 6, 37: «Atena contro En- ce nell’Eneide e nelle Georgiche sono troppo
celado che fuggiva lanciò l’isola di Sicilia»); generici. Un po’ più calzante, forse, l’evoca-
cfr. infra VI, 13, 3-4 per Tifeo. zione di Mercurio in Aen. IV, 276-278: «Tali
273 Cfr. Petr., Rvf 270, 79: «che ’ncontra ’l Cyllenius ore locutus / mortales visus medio
ciel non val difesa humana». sermone reliquit, / et procul in tenuem ex
oculis evanuit auram» («Così detto, Mer-
274 dispiaceri] Pellegrini. curio / lasciò gli sguardi mortali nel mezzo
275 Si veda il duro monte sopra a 56, 3. del discorso / e lontano svanì dagli occhi in
276 Vd. la pietrificazione di Pallante in aura sottile»).
Claud., Gigantom. 91-100. «Ossa lapis fiunt» 282 Ritornano espressioni già incontrate so-
(Ov., Met. IV, 660 e vd. l’intera trasforma- pra, a 38, 1-4.
zione di Atlante in montagna, vv. 657-662). 283Faria e Sousa si domanda affanno-
277 Medesimo emistichio supra 39, 3. Si noti samente se gli Angeli siano tutt’uno con
il gioco di parole allitterante fra estatura Venere e le sue ninfe: «luego pues ellos no

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NOTE CANTO V pp. 407-409

representan essas Ninfas, necessariamente 290 Il 25 novembre 1497. Prima di scendere


ellas los representan a ellos». Preoccupa- alla Aguada de São Brás, i portoghesi per-
zioni, ovviamente, superfetatorie, giacché, corsero – a quanto pare – la costa del golfo
come in Dante, Camões alterna liberamente oggi detto False Bay.
i riferimenti al pantheon gentile e quelli alla 291 negri] Pellegrini. Vd. supra 32, 3.
religione cristiana. 292 Quelli della Baia di Sant’Elena.
284 Come dire ‘stornasse’. 293 «gente prazenteira, dada a tanger [suo-
285 Tutto serba memoria delle predizioni nare] e bailar» (Barros Ásia I, 4, 3, p. 138).
infauste dell’Arpia Celeno e l’orrore che 294«e vinham as mulheres sôbre êles»
ne segue nei compagni di Enea (Aen. III,
(Barros ibid.). Vd. ott. sg., vv. 1-2.
245 sgg.); viene poi la preghiera di Anchise:
295 bestie […] pingui e ben tenute] Pellegri-
«Et pater Anchises, passis de litore palmis,
/ numina magna vocat, meritosque indicit ni, letteralmente. La luminosità delle greggi
honores: / “Di, prohibete minas: di, talem è implicita nel loro ottimo stato di salute;
avertite casum / et placidi servate pios”» nell’essere «greggia eletta» (Paggi 59). Vd.:
(ivi 263-266: «E il padre Anchise, levate le grasso e manso e dal lucido pelame] Poppa
palme dalla riva, / i sommi numi invoca, e Vòlture □ armenti / ben pasciuti, dai manti
indice i giusti onori: / – O dèi, allontanate le rilucenti] Averini. «Alguns bois mochos que
minacce: dèi, stornate tale sventura / e pla- os nossos viram andaram gordos e limpos
cidi proteggete noi pii»). [grassi e lucidi]» (Barros ibid.); «muyto
286
gado grosso e meudo, e todo muyto grande
«volucres Pyrois et Eous et Aethon,
e gordo […]. … e assi boys que sam muyto
/ Solis equi, quartusque Phlegon» (Ov.,
mansos e gordos em estremo» (Castanheda
Met., II, 153 sg.). Il latinismo radiante può
Descobrimento I, 3, p. vjj); «Os boys desta
rimandare all’inizio dello stesso canto delle
terra sam mujto grandes […] e mujto gordos
Metamorfosi: «argenti bifores radiabant lu-
amaravilha e muito mansos» (Roteiro Por-
mine valvae» (ivi 4); è comunque attributo
tuense p. 13). Qui Camões sembrerebbe più
comune di currus, intendendo il carro del
prossimo a Castanheda.
Sole appunto.
296 ‘Bruciate dal sole, nere’.
287Vengono in vista del Capo di Buona
297«E dos mais gordos se servem os negros
Speranza. Vd. supra, nota a 37, 1.
288
pera andar neles» (Castanheda Descobri-
Cioè le acque orientali, iniziando a en-
mento ivi p. vijj).
trare nell’oceano Indiano.
298 che degl’altri più minuti armenti] Paggi
289 La prossima tappa, la Baia (Angra, detta
59. Non a torto il genovese pensa agli ovini.
anche Aguada) de S. Brás (Saint Blaize, che
299 Viene a mente Ar., O. F. I, 2, 2 («cosa
dà nome a un Capo), coincide con l’odierna
Mossel Bay. Più commentatori suggeriscono non detta in prosa mai né in rima»).
che abaixo (e quindi descer, baixar) indicava 300 «entre os quais havia alguns que tan-
la direzione verso l’equatore, quindi sud- giam com uma maneira de frautas pastoris,
nord nell’emisfero australe (cfr. Bismut). que em seu modo pareciam bem» (Barros
Cioè i nostri starebbero in realtà lentamente ibid.: «tra i quali v’era chi suonava con una
risalendo verso nord-est (vd. traduz. Averi- sorta di flauto pastorale, che a suo modo
ni; cfr. comunque infra 65, 3-4). La distanza faceva un bell’effetto»); «começarão eles de
in linea d’aria fra il Capo di Buona Speranza tanger quatro frautas acordadas a quatro
e Mossel Bay è di più di 400 km; Barros Ásia vozes da musica, quem pera negros con-
(I, 4, 3, p. 138) parla di sessanta leghe (circa certavão bem» (Castanheda Descobrimen-
360 km). to ibid.: «cominciarono a suonare quattro

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pp. 409-411 CANTO V NOTE

flauti accordati a quattro voci, ed era mu- 306 Sottintendi ‘alle nostre spalle’. Cfr. su-

sica ben concertata per dei negri»). Sembra pra V, 12, 7.


chiaro che Camões tiene presente entrambe 307 Dopo aver avvistato gli isolotti detti
le fonti, cui aggiungere il Roteiro Portuense Chãos (‘piani, pianeggianti’), ora ribattezza-
(«E elles começaram logo de tanjer quatro ti Bird Islands, i nossos doppiano la piccola
o cinquo frautas e huums tangiam alto e isola della Cruz (‘Croce’).
outros baixo em maneira que concertavam 308 Quella al comando di Bartolomeo Dias,
mujto bem pera negros de que se nom es-
che aveva preceduto la flotta di Gama.
pera musica, e balhavam como negros» (p.
309 Lasciò un padrão («o seu derradeiro pa-
11: «cominciarono subito a suonare quattro
o cinque flauti e alcuni in registro alto ed drão», Barros ibid.), precisamente un cippo
altri basso, in maneira che concertavano ad altezza d’uomo, sormontato da una croce
molto bene per dei negri dai quali non ci si e con una iscrizione. Il tutto è confermato
aspetta uma buona musica, e ballavano al dalle fonti citt. e dettagliatamente da Esme-
loro modo»). raldo III, 9, p. 94.
310Motivo topico-formulare nel poema,
301 Giunta poetica alle testimonianze delle
fonti, con ovvio riferimento alla prima eglo- come abbiamo visto più volte.
ga virgiliana. Le Camenae, antiche divinità 311 sol con l’ardua speme in traccia] Paggi
italiche dette anche Carmenae (< carmen), 59 □ conduits seulement par d’incertaines
erano spesso identificate dai poeti latini sperances] Bismut. Non capisco cosa ci sia
con le Muse. Che le Camene siano specifica- di arduo nell’intendere queste árduas espe-
mente le muse della poesia bucolica, ovve- ranças (ecc.) ma Bismut appunto comm.:
ro muse siciliane (Teocrito era di Siracusa), «expression difficile à interpreter. Il semble
come argomenta Bismut, è improprio: le qu’ils faille écarter: espérances opiniâtre et
«Sicelides Musae» di Verg., Buc. IV, 1 non entendre: espérances que l’on a de la peine à
defi niscono necessariamente le Camene che maintenir parce que le désespoir vient à tout
«amant alterna» (ivi III, 59), bensì generi- instant les dissiper» (p. 300).
camente le ispiratrici della poesia pastorale, 312un giorno] Bonaretti □ per qualche
peraltro trascese nell’egloga del puer. tempo] Pellegrini □ per assai tempo] Poppa
302 «de maneira que houve entre êles Vòlture.
comutação de darem carneiros a trôco de 313 Motivo della mudança caro al nostro: il
cousas que lhe os nossos davam» (Barros mare è mutevole come la vita.
ibid.); «doze boys e quatro carneiros» (Cas- 314 Il complemento di specificazione è se-
tanheda Descobrimento ibid.). Qui Barros è parato dalla principale con alterazione sin-
più vicino al nostro. tattica vistosa, che dimostra come Camões
303 O per incomprensione linguistica, o per ami talora intervallare il parlar disgiunto al
disinformazione dei locali, i nossos non ot- maggioritario stile fluido.
tengono ciò che cercavano, cioè indicazioni 315 Cioè ‘a nostro favore’. La potenza della
per la giusta via da percorrere. corrente marina, che faceva indietreggiare
304 Era di venerdì 8 dicembre 1497. Camões la flotta, era superiore (em demasia, ‘in ec-
omette un episodio fi nale di ostilità da par- cesso’) rispetto alla forza del vento che inve-
te degli indigeni, riportato dalle cronache: ce soffiava in poppa. Barros: «andaram ora
probabilmente per coerenza con la raffigu- ganhando, ora perdendo caminho» (ibid.);
razione al tutto positiva di questi Etiopes cfr. Castanheda Descobrimento ivi, p. ix.
rispetto ai precedenti della baia di S. Elena. 316Trasposizione poetico-mitologica del fe-
305 L’Equatore. nomeno naturale. Noto (Νότος) era il vento

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NOTE CANTO V pp. 411-415

del sud, uno dei quattro venti figli di Eos 328 L’esperar comprido «corresponde ao
e Astrea iuxta Esiodo (Theog. 378 sgg; 870). spem longam de Horacio (Od. I, 4, 15)»
317 Che Notos sia spesso iratus lo documen- Epifânio Dias (> Faria e Sousa). Noi tra-
ta Textor Epitheta c. 291r. ducendo iperbolizziamo un poco, avendo
nell’orecchio Leopardi.
318 Emistichio formulare; cfr. supra I, 76, 4;
329 È necessario sottolineare l’antitesi espe-
II, 44, 8. Cfr. anche subito infra 69, 8, varia-
to. Il dia dos Reis sarà l’Epifania, anche se il rar…desesperar?
Roteiro Portuense parla del 10 gennaio. 330 Non certo i cieli europei, o comunque
319 Riferimento al Dio Unitrino. Si noti l’ar- conosciuti: di qui l’estremizzazione ‘innatu-
tificioso lusus camoniano fra três Reis…um rali’, caratterizzati da straordinari fenomeni
Rei…outros três. atmosferici al limite del credibile. Garcez
Ferreira evoca Fracast., Syphil. II, 35 sg.:
320 Nostro calco traduttorio: ‘medesma’ <
«Denique et a nostro diversum gentibus
‘medesima’; «in un sito abitato dalla stessa orbem, / diversum coelo» (Hieronymi Fra-
razza prima detta», esplicita Pellegrini. castorii Syphilis sive Morbus Gallicus, Vero-
321 Questo Rio dos Reis da alcuni è identi- na, S. Nicolini da Sabbio & fratelli, 1530:
ficato col Limpopo (che però fu chiamato «e infi ne un mondo diverso dal nostro sia
Espíritu Santo) o con l’Inharrime; Barros per genti / che per cielo»; cfr. tutta la prima
parla di Rio do Cobre, e il luogo viene bat- parte del II libro).
tezzato da Gama Aguada da Bóa paz (Barros, 331 Quindi cieli ostili all’uomo. Si noti che i
ivi pp. 138 sg.), o Agoada da bõa gente (Ca- vv. 1-6 dell’ottava terminano tutti con parti-
stanheda Descobrimento ivi p. x), o ancora cipi passati; a rinforzare la compattezza del-
Terra da bõa gente (Roteiro Portuense p. 20; la strofa, si osservi la posizione ‘incolonnata’
cfr. Radulet Gama p. 138 n. 34), per ila gen- verticalmente di quão…quão…não…tão e la
tile accoglienza degli autoctoni. rima ricca nel distico fi nale, nonché l’inizia-
322 Cfr. supra 64, 5-7. le fig. etim. Ora…agora.
323 332 Vd. Verg., Aen. I, 177: «Tum Cererem
Per l’incomprensibilità linguistica? O
per tendenza primitiva mutacica? «porem corruptam undis», i cereali marciti per l’ac-
não falavão se não po acenos, por não qua e l’umidità.
entenderem nenhum dos lingoas que Vasco 333 Il riferimento che offre Faria e Sousa ad
da Gama levava» (Castanheda Descobri- Aen. III, 136 sgg. non è calzante: ivi si parla
mento ibid.: «poiché non parlavano se non di pestilenza (lues). Vd. Nava A Medicina p.
a gesti, non comprendendo nessuno degli 32. I corpi esausti e indeboliti dei marinai
interpreti che Vasco aveva con sé»). subiscono un danno maggiore dal cibo ava-
324 Nell’originale quamanha (lat. quam riato. Potrebbe esservi una memoria secon-
magna) è termine obsoleto. Anche refresco daria delle parole di S. Paolo: «oportet enim
algum, con posposizione dell’agg. indefi ni- corruptibile hoc induere incorruptelam» (I
to, in frasi affermative è forma antica. Cor 53), come speranza futura implicita.
325 334che sollievi la speme, ancorché in vano]
Stesso sintagma a fine di verso infra X,
116, 7; «tendo tanto navegado sem achar mais Paggi 59.
que negros bárbaros» (Barros ivi p. 139). 335 Nell’originale il que è ripetuto, con ana-
326Il motivo è naturalmente ricorrente nel coluto poetico.
poema: cfr. I, 57, 4; V, 34, 6; VII, 1-2. 336 Intendi: ‘così a lungo’.
327 Nell’originale sabidos sta per ‘conosciu- 337
Nel testo portoghese se os resistira, ‘se
ti’, come infra X, 126, 2. Gama avesse opposto loro resistenza’, con

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p. 415 CANTO V NOTE

uso di resistir transitivo, arcaico come nota [Mwenemutapa], ou Menomotapa, de que


Epifânio Dias. Faria e Sousa ricorda ten- Joam de Barros trata largamente» (Barreto
tativi di ammutinamento fra i marinai di Micrologia p. 726: «Sofala: piccola popola-
Colombo e di Magellano. In realtà Osório zione di Mori, prima del Mozambico, situa-
narra di un tentativo di rivolta nella flotta ta sulla corrente di un fiume dal medesimo
di Gama, sedato però immantinenti (I, pp. nome. Si trova a tre leghe dalla costa, ma
32 sg.). l’intera terra che si conta come regno di So-
338 Non mancarono pirati portoghesi an- fala è un ampio dominio, che ha un principe
che celebri nel ’500: si pensi al quasi mitico pagano, chiamato Benotapa o Menomotapa,
António de Faria, le cui gesta furono narrate del quale J. Barros tratta ampiamente»).
da Fernão Mendes Pinto nella sua picaresca 347 ‘Superata la baia di Sofala’ (così già Fa-
e immaginosa Peregrinação (Lisboa, F. Cra- ria e Sousa). Diversamente Basto: «passada
sbeeck, 1614; cfr. Saraiva & Lopes pp. 303- Sofala, e não a enseada», citando Barros:
307). «passou sem haver vista a povoação de So-
339 Cfr. Barros: «com fome, sêde, frio e te- fala» (Ásia I, 4, 3, p. 139), ove però il croni-
mor» (Ásia I, 5, 1, p. 180 e cfr. l’intero para- sta intende che Gama oltrepassa la «terra»
grafo sulle sofferenze dei marinai). e l’«enseada» per timore di rimanervi pri-
gioniero delle correnti, e quindi evita anche
340 Anche qui avvertiamo un sapore bibli- Sofala.
co, di prova estrema da cui «resuscita» il
348 Si osservi nell’originale la bella allittera-
vero credente.
zione e forte paronomasia: logo o leve leme,
341 Il sost. obediência ribatte sul precedente un delicato bisticcio. Si pensi a Dante: «di-
agg. obediente (71, 7), defi nendo così la qua- lata e redole / odor di lode» (Par. XXX, 125
lità intrinseca della lealtà, valore supremo sg.), «che si leva più dall’onda» (ivi XXVI,
che nasce dall’obbedienza al Re, al Capita- 139) e soluzioni similari di impasti fonici.
no e, aggiungeremmo, a Dio.
349 San Nicola di Bari è protettore, fra l’al-
342 Il Rio dos Reis (cfr. supra 68, 10). La par- tro, dei marinai. Sulla base della indicazio-
tenza è datata 15 gennaio da Castanheda. ne di Carvalho, cfr. Simeone Metafraste,
343 Nostro calco: ‘deviazione’. Vita Sancti Nicolai, Patr. Gr. 116, col. 353,
344 Cfr. supra 67, 5. cap. XXXI. «En el manuscrito dize este
345
verso assi: Invençam do sagrado Nicolao»
la corrente] Pellegrini.
Faria e Sousa, ma senza il verbo encomen-
346 Sintetizza poeticamente Barros I, 4, 3, p. dado cade la costruzione assoluta alla latina,
139 («E daqui por diante […] Sofala, tam ce- quindi la fonte di Faria e Sousa è da ritenersi
lebrada naquelas partes por causa do muito qui corrotta.
ouro» ecc. I naviganti non toccano dunque 350 Cfr. qui sopra, a 38, 3. Si può anche sot-
Sofala (attualmente Nova Sofala, provincia
tintendere un geme e con concrezione lin-
del Mozambico), città che commerciava ric-
guistica fi nale.
camente in oro e che sarà inglobata dai por-
351 Coppia topica, soprattutto nel linguag-
toghesi all’inizio del 1500. Ne parla Barros
I, 10, 2. Vd. anche infra X, 94, 7-8. «Sofalla: gio della lirica amorosa (cfr. il nostro Con-
Hé uma pequena povoaçam de Mouros, an- traposti, cit., pp. 241-245).
tes de Moçambique posta ao longo de um 352 Accentuazione ossimorica, in fi gura eti-

rio do mesmo nome. Está tres leguas da cos- mologica, della speranza mista a timore del
ta; mas a terra toda que se conta por Reyno v. 5. Il locus della debolezza delle navi cui
de Sofalla, hé uma grande regiam, que tem si affidano i marinai è testimoniato ad es.
um principe gentio, chiamato Benootapa da Seneca, Medea 301-308: «Audax nimium

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NOTE CANTO V pp. 417-419

qui freta primus / rate tam fragili perfida sava che questi negri, così per il colore come
rupit / terrasque suas post terga videns / per le parole in arabo, potevano comunicare
animam levibus credidit auris, / dubioque con i mori»).
secans aequora cursu / potuit tenui fidere 360 ‘Qualche parola araba qua e là nel loro
ligno / inter vitae mortisque vices / nimium discorso’. Si noti algâa che riprende algâas
gracili limite ducto» (c.vo mio: «Ah troppo dell’ott. preced. v. 8.
audace chi per primo su imbarcazione / sì 361 «e os mais dêles traziam derredor de si
fragile solcò gli infidi flutti / e vedendo die-
uns panos de algodão tintos de azul, e os
tro di sé le sue terre allontanarsi / affidò la
outros toucas e panos de sêda, até carapuças
vita a volubili aure, / attraversando con dub-
de chamalote de côres [cappelli colorati di
bio corso il mare / e poté confidare su tenue
cambellotto]» (Barros ibid.), fonte di Ca-
legno, / tra alterne vicende di vita e morte, /
mões, mentre gli altri cronisti sono più
troppo gracile al limite condotto»).
sintetici: Castanheda Descobrimento ibid.:
353 «e foi entrar em um rio mui grande «e tudo homens de bons corpos sem outra
abaixo dela cinqüenta léguas, vendo entrar cubertura mai de huns panos dalgodão cin-
per êle uns barcos con velas de palma» gidos»; e cfr. Roteiro Portuense ivi p. 21.
(Barros ibid.: «e fu entrare in un fiume 362 Da collegare al precedente falavam di
molto grande, sotto quelle cinquanta leghe,
76, 4.
vedendo entrare per quel fiume barche con
363 Cfr. supra I, 64, 2.
vele di palma»; cfr. Castanheda Descobri-
mento I, 4, p. x; Radulet Gama p. 86). 364 Nell’originale: auia (=havia), un pretéri-
354 «Hâa segunda feira hindo pello mar to imperfeito (indicativo imperfetto), come
ouvemos vista de hâa terra mujto baixa e de nella fonte, cioè Barros.
huâs arvoredos mujto altos e juntos» (Rotei- 365 «dizendo que contra o nacimento do sol
ro Portuense ivi pp. 20 sg.: «Un lunedì an- havia gente branca que navegava em naus
dando per il mare vedemmo una terra molto como aquelas suas, as quais êles viam passar
bassa e boschi molto alti e fitti»). pera baixo e pera cima daquela costa» (Bar-
355 «na boca dum rio muyto largo» ros ibid., c.vo nostro: «dicendo che verso est
(Castanheda Descobrimento ibid); «vimos c’era gente bianca di pelle che navigava su
huâ rrio larguo em boca» (Roteiro Portuen- navi come le sue, ed essi li vedevano pas-
se ivi p. 21). sare in basso e sopra quella costa»); «disse
356 hum dos negros […] que em sua terra, que
Cfr. infra 78, 1.
era dalí longe vira navios grandes como os
357 Eco positiva, questa volta, del v. 2 nossos» (Castanheda Descobrimento ivi, pp.
dell’ottava precedente. Finalmente i nossos x-xj). Si osservi come il poeta elabori il te-
hanno qualche risposta. sto cronachistico barrosiano costruendo un
358 Al solito, vale genericamente per ‘neri, chiasmo paronomastico: Sol…Sul…Sul…
negri’. Sol. La sostanza enunciativa del discorso si
359 Per comunicassem, dipendendo dal ver- riferisce ai traffici commerciali fra la costa
bo parecer, a parte ragioni di rima, Gama africana e quella indiana, che avveniva su
vuole asserire con certezza la giusta im- ampie navi da carico.
pressione ricevuta. La gente milhor indica 366 «Noi ci allegrammo, e tosto tornò in
popolazioni più evolute. Cfr. Barros ivi p. pianto» (Dante, Inf. XXVI, 136); vd. infatti
139: «donde Vasco da Gama suspeitava que infra ott. 80. Cfr. comunque Castanheda,
êstes negros, assi na côr como nas palavras seguito della citaz. precedente: «com que
do arábio, podiam ter comunicação com os se acrecentou muyto ho prazer de Vasco da
mouros» ecc. («per cui Vasco da Gama pen- Gama e de todos» (Descobrimento ivi, p. xj).

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p. 419 CANTO V NOTE

367 Le notizie dell’India, che ardentemente las naves desse embaraço» (Faria e Sousa:
Gama cercava; vd. supra 75, 8. Come indica «Notisi l’eleganza e la grandezza e proprietà
Castanheda, la meta sembrava ora ben più con cui il Poeta qui ha parlato di materia bas-
vicina. sa e sordida, descrivendo con rara limpidezza
368 Vd. infra 78, 4. «Com os quais sinais di poesia tale sordidezza nei due versi; e poi
e outros que êles deram, […] pôs Vasco negli altri due il liberare le navi da questi ri-
da Gama nome a êste rio dos Bons Sinais» fiuti»). L’elevazione poetica della materia bas-
(Barros ibid.). Ancora è il testo – peral- sa è costante del gusto poetico manieristico-
tro elegante – della cronaca a suggerire a barocco, su una linea di «realismo» al limite
Camões la ripetizione sinais…Sinais, cui il del visionario. Si osservi nelle parole cruciali
nostro aggiunge in figura etimologica il sg. di Faria e Sousa l’antitesi limpieza/sordidez (e
assinalar del v. 6. Cfr. anche supra 64, 7. vd. nostra Nota introduttiva al canto).
373 ‘Sgradevole e dannosa’.
369 Inteso dai traduttori ora come pilastro,
colonna, croce, monumento di pietra o mar- 374 «alimpamos os navios» (Roteiro Por-
mo in genere («columna lapidea» ap. Osório tuense p. 22), sintetica notazione che
De Rebus Emmanuelis I, p. 34; cfr. supra 65, Camões arricchisce in una quartina ricca di
8. Cfr. Barros «pôs um padrão de nome San lessemi preziosi e stridenti, nel complesso
Rafael (ivi p. 140); Castanheda ivi, p. xj; Ro- molto evidente dal punto di vista retorico.
teiro Portuense ivi p. 22. Il nome scelto per 375 «quis êle [Gama] dar pendor [ancora-
il padrão fu San Rafael, la nave che lo aveva ggio] aos navios, por virem já mui sujos»
portato a bordo. (Barros ivi, pp. 139 sg.). Camões amplifica
370 Cioè avevano portato nelle loro navi a l’aggettivo sujos con una più sostenuta ditto-
quel proposito; «& ad eam rem multae co- logia sórdidas e imundas.
lumnae eiusmodi fuerant navibus illis impo- 376 i viveri che ci occorrevano] Pellegrini.
sitae» (Osório ibid.). Intendi uso letteralmente: ‘usato, consueto’.
371 Raffaele Arcangelo, che guidò Tobia jr. 377 Richiama con solita fig. etym. l’a-
verso Rages, città dei Medi, dove viveva Ga- limpámos del v. 3, per cui vd. ancora la no-
bel cui, per ordine del padre, il giovane do- stra premessa al canto.
veva chiedere la restituzione di dieci talenti 378 Tipico di altri Mori (vd. I, 72 ecc.) e so-
d’argento (Tb 4 sgg. e passim). São Rafael
prattutto di Bacco, per cui vd. supra I, 98,
era il nome della nave capitanata da Paolo
1, con identico emistichio secondo. Camões
da Gama. Riferimento ellittico all’Arcange-
continua a distinguere nel poema arabi tra-
lo Raffaele e a Tobia senior anche in Dante,
ditori da arabi sinceri.
Par. IV, 48 (Faria e Sousa).
379 Ancora il sema della limpeza.
372 da i conchigli & ostreghe fangose] Pag-
380 cui dà ricompensa / Rannusia con egual
gi 59 □ da alghe, conchiglie e molluschi]
La Valle □ dell’alghe e di conchiglie e limo] disavventura] Paggi 59. Ramnusia, ovvero
Poppa Vòlture □ les algues, coquillages et Nemesi (nominata sopra a III, 71, 3; cfr. Ov.,
huîtres] Bismut ecc. Nessuno dei traduttori Met. III, 406), riequilibria nel male l’allegria
raggiunge però la bella asperitas del dettato dei nostri; la (nell’originale a) si riferisce ap-
di Paggi. Vd. poi infra VI, 18 per la descrizio- punto ad alegria ed è oggetto di recompensa,
ne del Tritone. «Notese la elegancia, i la gran- verbo che Epifânio Dias collega al latino re-
deza, i la propriedad con que el P. aqui habló pensare, citando a conforto Vell. Paterc. II,
de materia baxa y sordida, expressando con 21, dove peraltro si parla di una pestilentia.
rara limpieza de poesia essa sordidez en los 381Faria e Sousa cita Alamanni: «Ma poi
dos versos; i luego en los otros dos el aliviar che la natura, e ’l cielo avaro / con queste

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NOTE CANTO V pp. 419-421

condizion n’ha posto in terra (Coltivazione 385Adtestatio rei visae: il poema non rac-
II, 411 sg.). «E peró que neste Rio dos Bons conta fantasie.
Sinais foi o maior sinal que té ali tinham 386 Sintomi riferiti così da Barros, Ca-
visto, e que lhe deu grande esperança do stanheda e similmente anche nel Roteiro
que iam descobrir, por êste prazer nâo ir Portuense, locc. citt. Camões non disdegna
puro sem algum desconto de trabalho, per di riportare dettagli atroci della sintomato-
espaço de um mês que ali esteveram no cor- logia dello scorbuto, normali nelle cronache
regimento dos navios, adoeceu muita gente, ma indici di novità poematica «realistica»
de que morreu algâa» (Barros Ásia ivi p. nei Lusíadas, ove manca l’idealizzazione
140, c.vo mio: «E poiché in questo fiume dei fantastica soprattutto nel male (esempio
Buoni Segni vi fu il maggior segno che fi n lì massimo l’episodio dei soldati pompeiani
avesse visto, e che gli diede forte speranza nel deserto delle Sirti in Lucano). La strada
di quel che sembrava vicino a scoprire, pure che condurrà agli inserti «scientifico-poeti-
questa felicità non sarebbe stata schietta ci» dell’Adone è segnata.
senza dover scontare qualche sofferenza, ove
387Si osservi la capfinidad delle ottave con-
nello spazio di un mese che erano rimasti
lì nel riassetto delle navi, s’ammalò molta seguenti.
gente, tra cui alcuni morirono»; cfr. Cas- 388 ‘ripugnante, oribile’; cfr. II, 116, 6.
tanheda Descobrimento ibid.; Roteiro Por- 389«de maneyra que não avía quem
tuense ibid. e Radulet Gama p. 138 n. 37). Il soportasse ho fedor da boca» (Castanheda
male che si diffonde era lo scorbuto, «a qual Descobrimento ibid.: «in modo che nessuno
doença vieram depois conhecer que proce- sopportava il fetore che promanava dalla
dia das carnes, pescado salgado e biscoito bocca»).
corrompido de tanto tempo» (Barros ibid.; 390 ‘Sagace, esperto’. Cfr. supra II, 24, 5.
cfr. supra 71, 1 sg.: «la qual malattia seppe
391Capace di operare accuratamente nel
poi che derivava dalle carni, pesce salato
e biscotto andati a male dopo tutto quel preciso punto dell’apostema.
tempo»). Secondo Castanheda la malattia 392 ‘Ancor più mancava’. «Sururgião é forma
«parece que do ar da aquela região» fosse popular (como tambem solorgião) usada,
causata, quindi dall’aria corrotta, cosa in- no tempo de Cam., na propria litteratura»
fondata (ibid.). Lo scorbuto è dovuto, come (Epifânio Dias).
si sa, soprattutto alla carenza di vitamina C 393 ‘Imputridita, marcia’.
(cfr. Ramos ad loc.).
394 «como en carne morta» (Barros ibid.).
382 Qui pesar vale per ‘sofferenza, doença’,
395 Letteralmente: ‘e bene conveniva, era
come contrapposto al bem: accentua il peso
del male, la sua dura costanza, rispetto alla giusto così’.
mutevolezza del bene. 396 Forse derivante da esperienza perso-
383 e quanto più costante è il male, / tanto nale, questa indicazione di Camões non è
è più il nostro ben fugace, e frale] Paggi 59. presente nelle cronache suddette, ma la ne-
Nella lievissima licenza che ci concediamo, cessità dell’incisione dell’ascesso per farne
è solo adombrato il concetto che ciò accada, uscire il pus e salvare il malato era suggerita
come traduce White, «by its nature». Sul dalle fonti mediche classiche, Celso e Ga-
tema della mudança in Camões abbiamo già leno, ad es.
visto esempi plurimi. Pessima come sempre 397«Nudus in ignota, Palinure, iacebis ha-
la versione di Averini: «e il bene muta come rena», verso fi nale del V canto dell’Eneide.
varian le ore». 398Cfr. supra IV, 83, 8. Pimpão glossa:
384 Cfr. infra VII, 11, 2. «amigos do risco».

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pp. 421-425 CANTO V NOTE

399 «facilis iactura sepulcri» (Aen. II, 646, nostro è la ‘sede’ del Cielo (che ovviamente
fonte indubbia del nostro, ma vd. nota Pa- dà il proprio assenso!).
ratore). 410 Ripetizione di doce in un quadro seman-
400 Non crediamo che nossos sia riferi- tico compatto di sicurezza, amabilità, sicu-
to a outeiros (Rodrigues Estudos p. 67); os rezza, tranquillità.
nossos sono in genere nel poema ‘i nostri’, 411 Vd. supra IV, 1, 6.
cioè i Portoghesi. Oppure si intenda os 412 Inutile la correzione in Julga, imperativo
nossos ossos (Basto). «Quiere dezir aqui
(cfr. Epifânio Dias per le proposte in me-
mi P. que qualquier mar, i qualquier terra
rito, o altre emendazioni suggerite). Dopo
estrañas, recibió lo huessos de qualquier
quanto narrato, il re melindano è in grado
varõ illustre, assi como agora recibió los de
di giudicare oggettivamente le sofferenze
las gentes Portuguesa alli muertas: como
subite dai nossos. Intendi: ‘puoi ben valu-
si dixera: deste proprio modo carecieron
tare ora’, ‘ti rendi conto adesso’. Rodrigues
de sepulcro grandes hombres» (Faria e
(Estudos p. 68) ritiene di risolvere lo pseu-
Sousa: «Vuol intendere qui il mio Poeta che
do-problema sostenendo che «É manifes-
ogni mare, ogni terra estranea, ricevette le
ta a contaminação das duas construcções
ossa d’ogni barone illustre, così come ora
Julgas que (com interrogação) e Julga se.
ricevette quelle della gente portoghese lì
Foi da combinação das duas que proveio
deceduta, a voler dire: in questo triste modo
Julgas se»: ci sembra anche questo brillante
furono privati di sepolcro onorevole grandi
suggerimento sostanzialmente pleonastico.
uomini»).
413 Cioè ‘se vi fu’, o in concordanza ‘se vi
401 Era di sabato 24 febbraio 1498.
furono’ … ‘genti’.
402 Cfr. Hom., Od., fi nale del nono libro:
414 Riprende l’allocuzione delle ottave 70
«Inde autem primum navigamus moesti
sgg.
corde, / laeti ex morte, charis amissis so-
415 L’Überbietung rammemora qui le ottave
ciis» (Homeri Odyss. 81v-82r), ovvero ‘lieti
per aver sfuggito la morte, tristi per i cari supra I, 3; II, 45.
compagni perduti’. 416 Si pensi a Giasone con gli Argonauti, ad
403 Cfr. supra n. a 71, 7. es., e quindi ad Apollonio Rodio e Valerio
Flacco.
404 Le forme abrirmos e partirmos sono in-
417 Coppia formulare; cfr. ad es. supra I, 75, 6.
fi niti personali.
418 Sembra generica indicazione numerica
405 ‘Inospitale’.
per completare l’iperbole blanda. Faria e
406 Parola chiava dell’alterità negativa, Sousa invece crede sia frazione geografica-
come abbiamo ormai sperimentato; cfr. qui mente corretta, nel suo sforzo di conferire
supra n. a 79, 8. veridicità alle parole del suo amato poeta.
407 Come ampiamente narrato sopra alla «Cf. as sete partidas do mundo, percorridas
fi ne del I e all’inizio del II canto del poema. pelo inf. D. Pedro, fi lho de D. João I» (Bas-
408 «bastara tu Severo / a dar salud a un to; vd. il Libro do Infante D. Pedro de Portu-
vivo y vida aun muerto» (Garc., Egl. II, 1846 gal, o qual andou as sete partidas do Mundo.
sg.: Boscan & Garcilaso 280v). Feito por Gomes de Santo Estevam, Lisboa
409
Occid., M. Fernandes da Costa,1739).
la pietà de l’alto assento] Paggi 59. Qui
419 ‘Straordinaria, eccezionale’.
l’iper-fedeltà lessicale non coincide in toto
con quella semantica: in italiano antico (vd. 420 Ovvero Chio, città natale di Omero se-
Crusca ecc.) assento stava per assenso, ‘atto condo Semonide di Amorgo, cui Pindaro
di assentire’, mentre l’Assento di cui parla il aggiunge Smirne.

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NOTE CANTO V p. 425

421 Si parla naturalmente di Omero. L’ac- poesia. Come nell’endiadi, qui abbiamo un
qua Aonia, ispiratrice dei poeti, sgorga dal- «due in tre».
la fonte Aganippe, o Ippocrene, in Beozia 427 ‘Vicende estreme, straordinarie, mera-
(vd. Mart., Epigr. XII, 11, 2: «Nam quis ab vigliose’.
Aonio largius amne bibit?»; Verg., Egl. X, 428 Odisseo ed Enea sono defi nibili se-
12: «Aonie Aganippe»; Ov., Fast. III, 456
midei, cui aggiungere Ercole, Perseo ecc.
«cum levis Aonias ungula [del cavallo Pega-
L’epiteto vuole porsi in contrasto con eroi
so] fodit aquas» ecc.). Le sette città che si
assolutamente umani, come Gama, ad es.
contendevano i natali di Omero erano tutte
429Riferimento a celebri episodi della
nella Ionia. Per un elenco più dettagliato e
fantasioso vd. Anth. Pal. XVI, 295-299; gli Ὀδύσσεια omerica.
epigrammi 295 sg. sostengono che Omero 430 Come sopra, guerra coi Cìconi.
ebbe origini celesti. Vd. anche, fra l’altro, 431 C. s., episodio dei Lotòfagi.
Cic., Pro Arch. VIII; Aul. Gell. III, 11, 6-7.
432 Improvviso passaggio, in fi ne d’un’otta-
422 Virgilio. va omerica, a un richiamo all’Eneide e alla
423 L’Ausonia tellus, cioè l’Italia. celebre triste morte del pilota Palinuro.
424 altissima] Averini, La Valle ecc. triv. □ 433 Altri ben noti segmenti odissiaci. Rodri-
sublime] Pellegrini □ i cui divini, altisonan- gues (Estudos p. 68) fa notare forse con trop-
ti carmi] Bonaretti □ armonica] Piemonte- pa puntigliosità che Ventos soltos lhe finjão
se. Fanno bene quelli come Paggi o Poppa va legato strettamente a dos odres, mentre
Vòlture a tradurre senza modificare il lati- imaginem a Calipsos namoradas, il che è
nismo crudo, tipico di Camões (vd. supra corretto sul piano sintattico-semantico, ma
II, 90, 8): altìsono è testimoniato in italiano non esclude che poi imaginem (verbo che
anche da Boccaccio. Indica qui chiaramente con finjam forma in pratica una dittologia
la musa epica, quindi l’Eneide (cfr. al primo sinonimica) regga tranquillamente l’intero
canto le ott. 4-5 che defi niscono il registro verso seguente.
elevato e vd. infra 94, 5-8). 434 Di nuovo switcha su Virgilio. Nella no-
425 Il fiume presso Andes (in provincia di stra traduzione Arpie va computato trisillabo.
Mantova), dove nacque Virgilio, «quasi su- 435 Perviene in conclusione e con arte sin-
spende a corrente», chiosa Epifânio Dias. Ma tetica alla nékyia che è presente in entram-
forse il senso è: ‘si oblia’, cioè viene superato bi i poemi. Complessivamente mirabile la
dal Tevere (Roma), simbolo della tuba epica raffi nata contaminatio delle due auctoritates
dell’Eneide e luogo dell’immenso successo greco-latine.
del poeta. Altrimenti: «Les deux aspects de 436 Ovvero raggiungano la perfetta arte
la poésie virgilienne se trouvent ici définis:
poetica – con inclusa allusione all’elemento
poésie pastorale et bucolique, poésie épique
dello sforzo creativo descrittivo.
et nationale, exaltant Rome et son fleuve»
437 Cfr. supra I, 11, con pure consonanze
(Bismut). Ma perché allora il Mincio se ador-
mece? Forse perché Georgiche e Egloghe sono lessicali.
di stile inferiore al poema? Oppure Camões 438Cfr. infra VIII, 60, 7, con la variante ver-
vuole indicare che, mentre le città ioniche si dade limpa e nua.
accapigliano per dichiararsi patria di Omero, 439 L’aggettivo grandiloca (che Averini tra-
la cittadina natale di Virgilio cede alla gran- duce vuotamente «fantastica») porrebbe
dezza della patria adottiva Roma? un problema, ove l’attributo medesimo è
426 Il tricolon può essere sciolto così: ‘can- riferito da Camões positivamente al proprio
tino e lodino nella loro scrittura’, cioè in stile (supra I, 4, 6 e vd. nn.). Infatti, Pellegri-

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p. 427 CANTO V NOTE

ni e Bismut propongono qui una versione crevendo os errores de Ulisses […], nem os
del termine peggiorativa: rispettivamente vários casos de Eneas» ecc. (I, 4, 11, p. 169:
«pomposo scritto», «pompeuse fiction». Ma «I quali, se pure non siano posti per nazione
il problema è solo apparente: grandíloco re- così gloriosa da menzionare, come fu la gente
sta epiteto proprio del poema eroico di stile greca, né il nostro stile possa elevare la gloria
elevato, tuttavia nei Lusíadas quello stile so- di questa azione al grado che merita, almeno
stanzia una storia vera (gli inserti mitologici sarà ricompensato con la purezza della verità
non ne depauperano la validità, anzi, rientra- che in sé contiene, non contando le favolose
no nell’aptum dell’epos), mentre nell’epica fatiche d’Ercole nel porre le proprie colonne,
classica o nel romanzo arturiano-rolandiano né dipingendo alcuna argonautica dei capita-
esso resta una vacua necessità. «Advierto ni greci ... né scrivendo delle peregrinazioni
aora, que el Poeta con este lugar i sentencia di Ulisse ... né i vari casi di Enea»). Barros
en persona del Gama, nos quiso advertir, que sottolinea altresì che i percorsi marini attra-
en todo que lo refiere en este Poema, estuvo versati dagli eroi suddetti furono ben più
con atencion a executar la figura Peripetia angusti di quelli transoceanici compiuti dai
mejor que todos los otros Poetas, cantando Lusitani (e si torni supra all’ott. 86), nonché
en el cosas todas admirabiles, i casi increibiles, sottolinea la differenza fra la natura semidi-
con ser verdaderas, aun que vestidas de velos vina di quei personaggi rispetto all’umanità
poeticos; que esto se incluye en aquella figura dei capitani illustres della flotta di Gama
[della περιπέτεια]: i ello es assi, que todo lo (ibid., e vd. supra 87, 2 e n.).
deste gran escrito excede [supera, va oltre] 440In senso elogiativo, non vagamente am-
a lo maravilloso, que cantaron Griegos, i biguo come per Ulisse sopra a 86, 5.
Latinos, i Vulgares» (Faria e Sousa, c.vi no- 441 Embebido nel senso di «enlevado, v. g.
stri: «Rendo ora noto che il Poeta, con que-
na Musica, no Jogo» Moraes e Silva Dicio-
sto passo e frase in bocca al Gama, ci volle
nário. Cfr. Aen. III, 716: «Sic pater Aeneas
avvertire che in tutto ciò che si riferisce in
intentis omnibus unus»; IV, 79: «pendent-
questo Poema fu accurata esecuzione della
que iterum narrantis ab ore» (cfr. n. ad loc.
figura della peripezia, meglio che ogni altro
Heyne 6, p. 2756). Il discorso di Gama è
Poeta, cantando nei Lusiadi cose tutte ammi-
stato certo lunghissimo, ma Garcez Ferreira
rabili, i casi incredibili, con l’essere veritieri,
evoca Macrob. VII, 2, 11: «quia vix inplet
anchorché vestiti di veli poetici; che questo
desiderium loquentis rerum talium vel lon-
si inquadra in quella figura della peripezia,
ga narratio».
appunto: e va detto altresì per tutto quanto
442 Nel doppio significato di ‘noti, famosi’
in questo grande scritto eccede il meraviglio-
so, che cantarono Greci, Latini e volgari»). e ‘da lui ora conosciuti’ attraverso il lungo
Il grande commentatore, che glossa propria- resoconto di Gama.
mente supra 88, 10, cita anche un lungo passo 443 L’iterazione louua va contrapposta al
di Barros il quale, riferendosi ai padrãos che i precedente louuem di 88, 1. Cfr. Aen. IV,
Portoghesi lasciarono nelle terre visitate, ag- 3-4: «Multa viri virtus animo multusque re-
giunge: «Os quais, peró que não sejam pos- cursat / gentis honos», anche se ciò avviene
tos per nação tão gloriosa de escrever, como nella memoria di Didone.
foi a gente grega, nem o nosso estilo possa 444 Risponde a supra 72, 8. La sintassi pia-
alevantar a glória dêste feito no grau que ele
na dell’originale A lealdade danimo viene
merece, ao menos será recompensado com
invertita nella traduzione, e ce ne scusiamo.
a pureza da verdade que em si contém, não
445 Letteralmente ‘rimane ammirato, affa-
contando os fabulosos trabalhos de Hércules
em poer suas colunas; nem pintando algâa scinato, stupito’.
argonáutica de capitães gregos […], nem es- 446 Relativa riferita a nenhum deles.

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NOTE CANTO V pp. 427-429

447 Il Sole, ossia Febo nato a Delo: «la de- 454 Inducono ad opere altrettanto se non
nominazione Delius – quasi per antonoma- superiori per eroismo. Envejas è da inten-
sia – per il dio Apollo è di uso ovidiano», dersi, annota Epifânio Dias, «em bom sen-
nota Daniela Galli (comm. a Val. Flac. Ar- tido, como è frequente quando no plural».
gonautica I, Berlin-N.Y., Walter de Gruyter, 455 Il termine louuor compare ad inizio e a
2007, p. 243). Delius è defi nito iuvenis nella fine dell’ottava; vd. sopra la nota a 89, 7: an-
princeps minor del 1472: vd. Lygdamus, ed. che qui la lode è per una justa gloria, non fan-
Fernando Navarro Antolín, Leiden, Brill, tasiosa. Si noti anche alhea…alheo (vv. 5, 8).
1996, n. a VI, 8, p. 71.
456 Non lascio numerosi (come Paggi) perché
448 Fetonte, fratello di Lampezia, chiamata il latinismo camoniano creerebbe equivo-
dal nostro Lampetusa sopra a I, 46, 8. co, credo, nella versione-calco. Vd. Cic. Pro
449 Per giungere a riposarsi fra le braccia Arch. X: «Atque is tamen, cum in Sigeo ad
dell’oceano, di cui Tethys è regina. La nar- Achillis tumulum astitisset: “O fortunate,”
razione di Enea era durata una intera notte, inquit, “adulescens, qui tuae uirtutis Home-
quella di Gama dal mattino alla sera. rum praeconem inueneris!”» («Ed egli, a Si-
450 Omettiamo in traduzione nobres. Si noti geo davanti al tumulo di Achille, esclamò: O
comunque che l’aggettivo ricompare al sin- fortunato giovane, che hai trovato in Omero
golare (sostantivato) nell’ott. sg. al v. 3. il cantore del tuo valore!»). Σίγειον era città
451 nella Troade dove si ritenevano fossero i tu-
Nell’originale soados, quindi ‘celebrati
muli di Achille e Patroclo.
col canto’. Infra a X. 74, 6 il verbo soavam si
457 Cfr. Cic., Tusc. IV, 19: «Noctu ambula-
riferirà al canto unisono delle ninfe.
452 bat in publico Themistocles, quod somnum
La memoria rerum gestarum che stimola
capere non posset, quaerentibusque respon-
all’azione; cfr. Sall., Bell. Iug. IV, cit. da Faria
debat, Miltiadis tropaeis se e somno susci-
e Sousa: «Nam saepe ego audiui Q. Maxu-
tari» («Temistocle in piena notte girovagava
mum P. Scipionem, praeterea ciuitatis no-
in pubblico, in quanto non poteva prendere
strae praeclaros uiros solitos ita dicere: “cum
sonno, e a chi gli chiedeva perché rispon-
maiorum imagines intuerentur, uehemen-
tissume sibi animum ad uirtutem accendi”. deva che veniva sottratto dal sonno a causa
Scilicet non ceram illam neque figuram tan- dei trofei di Milziade»), cui aggiungere la
tam uim in sese habere, sed memoria rerum chiusa dell’exemplum in Valerio Massimo:
gestarum eam flammam egregiis uiris in pec- «Idem theatrum petens cum interrogaretur
tore crescere, neque prius sedari quam uirtus cuius vox auditu illi futura esset gratissima,
eorum famam atque gloriam adaequauerit» dixit: “Eius, a quo artes meae optime ca-
(«Infatti spesso io ho udito Quinto Massimo nentur”. Dulcedinem gloriae, paene adieci
Scipione e altri illustrissimi nostri concittadi- gloriosam!» (VIII, 14, ext 1: «Egli stesso an-
ni dire così: contemplando le immagini degli dando a teatro, chiestogli quale voce futura
antenati, veementissimamente il loro animo gli sarebbe stata la più gradita all’orecchio,
si accendeva a opere di valore. Certamente rispose: quella di chi canterà magnificamen-
non erano quella cera e quelle figure ad avere te le mie capacità. O dolcezza della gloria,
in sé tanta forza, ma la memoria delle antiche quasi dissi vanagloria!»). Adde Plut., Temist.
gesta accresceva quella fiamma nel petto de- 3, 4, 5.
gli egregi uomini, e non poteva essere estinta 458
Per espanta intendi anche: ‘riempie di
prima che la loro virtù non avesse ottenuto ammirazione e quasi intimorisce’.
adeguata fama e gloria»). 459 l’Augusto Eroe] Paggi 59. Ottaviano
453 «Trabalha que vença = ‘trabalha por ven- Augusto onorò Virgilio, la cui poesia epica
cer’» (Epifânio Dias). (lira Mantovana, compl. ogg.) celebrerà la

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p. 429 CANTO V NOTE

gloria di Roma fi n dalle origini della con- que modicus Epigrammatum, quae fere tem-
quista di Enea del Lazio. «L’esortazione al pore balinei meditabatur» («Di poesia non si
mecenatismo è leitmotiv delle lettere lusita- interessò granché; un solo libro sopravvive,
ne di questo periodo» (Tocco, con rimandi). da lui scritto in esametri, il cui argomento
L’esordio del verso, Sí; ma… viene tradotto e titolo è Sicilia; ce n’è un altro pure, bre-
da Pellegrini «Certo! Ma…» (= «Certes; ve anch’esso, di Epigrammi, che andava
mais…» Bismut). Inizia infatti ora una se- scrivendo durante i bagni»; Mart. XI, 20:
rie di evocazioni di exempla antichi in cui «Caesaris Augusti lascivos, livide, versus
ai fatti egregi dei Capitani, proprio perché / sex lege, qui tristis verba Latina legis: /
dotati essi stessi di sensibilità e cultura, si «Quod futuit Glaphyran Antonius, hanc
accompagnarono celebrazioni poetiche che mihi poenam / Fulvia constituit, se quoque
li resero immortali. uti futuam. / Fulviam ego ut futuam? Quid
460
si me Manius oret / pedicem, faciam? Non
Induce, con la sua benevolenza e auto-
puto, si sapiam. / ‘Aut futue, aut pugnemus’
rità, l’estro poetico maroniano a cantare le
ait. Quid quod mihi vita / carior est ipsa
glorie eziologiche di Roma. Per la ripresa
mentula? Signa canant!» / Absolvis lepidos
del verbo soar vd. qui sopra a 92, 2.
nimirum, Auguste, libellos, / qui scis Roma-
461 Cioè il Portogallo ha avuto ed ha ge- na simplicitate loqui»: «O invidioso livido,
nerali e conquistatori degni dei più grandi leggi ’sti sei versi porno / di Cesare Augusto,
dell’antichità (sequenza romana cronolo- tu che supercilioso dall’alto giudichi i versi
gicamente ordinata, con incuneato Μέγας latini: / Poiché Antonio fotté Glafira, a me
Ἀλέξανδρος; non si dimentichi però che questa pena / Fulvia stabilì: scoparmela. Che
Plutarco mette quest’ultimo in parallelo con io fotta Fulvia? E che, se Manio mi chiedesse /
Cesare). di incularlo, io lo accontenterei? / Non credo,
462 senza cui duri son, quanto robusti] se mi resta sano il cervello. / – O mi fotti o è
Paggi 59 □ robora, vires] De Faria □ aspri guerra! dice lei. Ma guarda che a me è più caro
e duri] Bonaretti □ duri e rozzi] Pellegri- / il mio cazzo di questa vita! sia guerra! / Tu
ni □ rozzi e duri] La Valle □ intrepidi e certo, Augusto, assolvi i miei super-lascivi
robusti] Averini □ duri e angusti] Poppa libelli, / tu che sai con romana semplicità
Vòlture etc. Mantenendo in italiano robusti esprimerti» (divertente che da questa di-
chiarazione di guerra il pensiero voli secoli
naturalmente si dà una duplice sfumatura
dopo a Madame de Merteuil…). Vd. anche
all’attributo, di potenza e insieme di ruditas,
Hor. Carm. III, 4, 40-42; discutibile invece
come riteniamo intendesse l’autore. Un po’
evocare Plin. N. H. 35, 91 e forse anche Macr.
troppo amplificata e ammorbidita la versio-
II, 4, 31. Non è da escludere una sfumatura
ne di Macedo: «ast illis ea dona negat, quae
semantica di ‘lepidi, graziosamente malizio-
mollia reddunt / pectora, neve sinunt bellis
si’ in venustos (vd. n. sg.).
durescere mentes».
465 Fulvia, moglie di Marco Antonio, don-
463 Ottavio in sue maggiori oppressioni]
na descritta come viriloide e politicamente
Paggi 59 (e forse è la soluzione migliore; al-
impegnata fi no all’estremo, tenta di sedurre
trimenti si intenda ‘preoccupazioni’ di con-
Cesare per trarlo dalla sua parte, nutrendo
fl itto e di governo). gelosia a causa della breve relazione che il
464Di Augusto, che ci ha lasciato solo le sue donnaiolo futuro amante di Cleopatra ebbe
Res Gestae, risulta circolassero dotti com- per una etera cappadoce di nome Glafira;
ponimenti poetici (Svet., Aug. 85: «Poetica Ottaviano respinge le avances di una don-
summatim attigit. Unus liber exstat, scriptus na aggressiva e pericolosa; da tale contra-
ab eo hexametris uersibus, cuius et argu- sto – come tessera ironica di un complesso
mentum et titulus est Sicilia; exstat alter ae- di cause più grande – sarebbe scaturita la

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NOTE CANTO V pp. 431-433

guerra di Perugia (41-40 a. C.). Questo più te mecenatismo): i gloriosi Comandanti an-
o meno il senso ideologico dell’epigramma tichi premiavano l’arte perché la capivano e
augusteo, che forse Camões avrà letto in praticavano.
Marziale. Ogni dettaglio sull’argomento in 473 Il Portogallo ha poeti come ogni altra
Silvia Mattiacci, Gli epigrammi di Augusto nazione – è ciò è quanto di più vero storica-
(e un epigramma di Marziale), «Paideia», mente, ai tempi di Camões e non solo. Ma:
LXIX, 2014, pp. 65-98. «Sint Maecenates, non derunt Flacce, Ma-
466 Cfr. ovviamente il De bello gallico. rones» (Mart. VIII, 55, 5 «Se vi saranno Me-
467 Garcez Ferreira cita B. Tasso, Amadigi cenati, o Flacco, non mancheranno Maro-
100, 41: «Curtio [Gonzaga], che con la pen- ni», ovvero: se vi sarà chi proteggerà i poeti,
na, e con la spada, / a l’immortalità s’apre la non mancheranno Virgili a immortalarli).
strada», fra le ottave pluriencomiastiche del 474 L’indomita ferocia guerresca di Achille è
prefi nale del poema. giustapposta alla pietas dell’eroe virgiliano.
468 Che la prosa atticista e asciutta di Ce- 475 A chi si riferisce? Diremmo qui ai po-
sare eguagliasse in valore stilistico quella tenti che governano, piuttosto che ai coman-
ciceroniana è un’iperbole, ovvero licenza danti.
poetica. Tuttavia, non si manchi di vedere 476 Gama sia fi nalmente l’eccezione. Poco
l’elogio della prosa cesariana nel Brutus di
convinto però – ex post – sembra il nostro:
Tullio, 261 sg. («non video cui debeat ce-
«Cam. dá a entender muito positivamente
dere», conclude Tito Pomponio Attico nel
que nem o almirante do mar da Indias nem
dialogo) e cfr. Svet., Iul. 55.
os seus descendentes prezavam a poesia»
469 Attribuite a Terenzio – o scritte in colla-
(Epifânio Dias: «Camões dà a intendere
borazione – : cfr. Svet. De poet., Vita Terent. molto giustamente che neppure l’Almirante
III. del mare delle Indie [Gama] né i suoi dis-
470 Alexander legebat Homerum è quasi un cendenti apprezzavano la poesia»).
apoftegma antico, nonostante i dubbi di 477 Non ai suoi discendenti o familiari (cfr.
Orazio sui gusti letterari del Magno (Ep. II, Basto), cui il poeta fa cenno dopo al v. 5, ma
232 sgg.). al suo popolo, ai Portoghesi, e in particolare
471 «Certo, grave e piadosa cousa de ouvir, ai suoi compagni di viaggio.
ver âa nação a que Deus deu tanto ânimo, 478 Gama morì nel 1524 e i suoi figli Fran-
que se tevera creado outros mundos já lá cisco, Estevão, Cristováo, Paulo, Pedro,
tevera metido outros padrões de vitoria, Álvaro e Isabel non si interessarono mini-
assi é descuidada na posteridade de seu mamente del cantore nazionale, appunto
nome, como se não fosse tam grande louvor Camões.
dilatá-lo por pena, como ganhá-lo pela lança
479 Musa della poesia epico-eroica.
(Barros Ásia IV, 11, p. 170: «Certo, pesante e
pietosa cosa da udire, vedere una nazione a 480 Cfr. già a I, 4.
cui Dio diè tanto animo, che se aveva creato 481 Cfr. Garcilaso Egl. III, 104-108: «y a su
altri mondi, ivi già aveva seminato cippi di lavor atientas se pusieron. // Las telas eran
vittoria, così è trascurata dalla posterità nel hechas y texidas / del oro que el felice Tajio
nome [fama poetica], come se non fosse tan- embia, / apurado después de ben cernidas /
to grande lode dilatar questa con la penna, las menudas arenas do se cría» («e le Tagi-
quanto guadagnarla con la lancia»; si noti la di attente si posero al loro lavoro. // Le tele
coppia pena…lança come supra 96, 3). eran fatte e tessute / dell’oro che il felice
472 Ecco la ricongiunzione dei due argo- Tago emette, / reso puro dopo l’accurata
menti (cultura dei grandi e loro conseguen- cernita / delle minute sabbie dove nasce»).

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pp. 433-445 CANTO VI NOTE

482 Il movente e l’intento] Pellegrini. da un particolare episodio: «Cum piscaret


483 Auto-riferimento: sarà il poeta stesso, aliquando Antonius, nihilque capere posset,
colui che scrive questi versi, a elevare il va- praesente Cleopatra, angebatur. Iubet igitur
lore degli eroi lusitani. piscatores clam submersos, hamo quem de-
miserat, pisces antea captos appendere. Per
hunc modum bis vel ter praeda capta non
Canto VI latuit Aegyptiam: admirari illa primo simu-
1 Ovvero genericamente non cristiano; il labat, deinde amicos rogare ut spectatum
termine era usato frequentemente per indi- adessent. Conveniunt frequentes postridie,
care i musulmani, fi n dalle medievali chan- scaphas conscendunt, demittit hamum An-
sons de geste. tonius, piscaturque non insolita arte. Regina
vero cum bis aut ter celeriter Antonius iam
2 Il re si rammarica – quasi si strugge – di pisces traxisset, quendam ex suis praeve-
essere così distante dalla penisola iberica. nire iubet, hamoque Antonij piscem sale &
Garcez Ferreira pensa a Petr., TM II, 166 fumo iam olim servatum affigere. Antonius
sg.: «Duolmi anchor veramente ch’i’ non praedam a suis appensam ratus, arundinem
nacqui / almen più presso al tuo fiorito sustulit: admirati primo omnes, inde re cog-
nido». Per il termine policia, riferito proprio nita, vehementer risere» (344r-v: «Cleopatra
al re melindano, cfr. Castanheda Descobri- … havendo assalito Antonio ma di molte ma-
mento I, 10, p. xxiij. niere, sempre o che si burlasse o che pur si
3 «Aquy estevemos davante esta villa nove facesse da vero, s’ingegnava di trovare nuovi
dias e em estes nove dias sempre se faziam trattenimenti & vezzi da potere ogn’hor più
em terra festas e mujtas escaramuças a pee con essi allacciare la mente d’Antonio. Et
e avia aquy mujtos tanjeres [suonate, musi- così la notte e ’l giorno era sempre apparec-
che]» (Roteiro pp. 48 sg.). «En danzas, juego, chiata, o a giocare, o a bere, o ire a caccia,
vicio y pasatiempo / allí se detuvieron algún dove più gli piaceva. … Pescando una volta
tiempo» Erc., Arauc., secondo la lectio del- Antonio, & non potendo pigliar nulla, senti-
la princeps del ’69, che diventa nella reda- va grandissimo dispiacere per esservi anche
zione fi nale: «en juegos, pruebas, danzas y presente Cleopatra. Commandò adunque a’
alegrías / gastaron, sin aquel, algunos días» pescatori, che segretamente si tuffassero sot-
(X, 11, 7-8: Ercilla p. 317 e n. 19), da cui si to acqua & attaccassero i pesci, che havevano
potrebbe dedurre che Ercilla, correggendo, presi prima, all’amo ch’egli haveva mandato
imiti Camões. giù questo modo essendosi due o tre volte
4
fatto preda, Cleopatra benissimo s’accorse
liete pescarìe] Paggi. Nel senso di ‘bat-
dell’inganno, et prima mostrò di maravi-
tute di pesca’.
gliarsi, poi pregava gli amici, che venissero
5 Lageia è l’egiziana Cleopatra (dall’avo a vedere. L’altro giorno vi si trovarono molte
macedone di nome Lago); «Lageus na accep- persone, montarono sopra alcune barche-
ção de ‘egypcio’ encontra-se em Lucano, Sil. tte, Antonio mandò giù l’hamo, & pescò
Italico e Marcial» (Epifânio Dias). Il verbo com’egli era usato di fare. Ma la reina haven-
engana dovrebbe intendersi come ‘seduce, do già due o tre volte Antonio prestamente
irretisce, blandisce’; cfr. Plutarchus, c. 344r: tirato su i pesci, commandò a un de’ suoi che
«Cleopatra autem […] multifariam blanditijs inanzi agli altri si tuffasse sotto e attaccas-
adorta, seu studio seu ioco res ageret, novis se all’hamo di Antonio un pesce già molto
semper irritamentis nitebatur, quibus magis prima conservato nel sale e al fumo. Antonio
posset mens Antonij capi. Nocte dieque erat credendo, he i suoi v’havessero attaccato la
parata, seu ludere, seu potare, seu venatum preda, tirò su la canna, dove prima tutti si
ire placeret». Tuttavia, Faria e Sousa ricor- maravigliarono, poi conosciuta la cosa, si

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NOTE CANTO VI pp. 445-449

diedero quanto più potevano a ridere», La 17 Motivo ripetuto varie volte fi n qui nel
terza parte delle vite di Plutarcho nuovamente poema, già da I, 55, 2; 95, 4 ecc.
da L. Domenichi tradotte, Venezia, Sansovi- 18 Come nel malvado Mouro, il piloto falso
no il Giovane, 1570, c. 192 sg.). Rodrigues del canto I (94 sgg.). Si conferma la differen-
Fontes ritiene che Camões avesse presente il ziazione interna al mondo arabo-islamico
Sabellico per questo aneddoto (p. 232). fra personaggi nefari ed altri generosi e
6 Cfr. Roteiro Portuense sopra cit.: «em onesti.
estes nove dias sempre se faziam em terra 19 Il «certus iter» di Aen. V, 2. Dell’abilità
festas» (c.vo mio). del piloto e dell’entusiasmo di Gama per il
7 Si può intendere ‘manicaretti raffi nati’, suo aiuto parlano le cronache; particolar-
oppure ‘cibi insoliti per gli occidentali’. mente dettagliato Barros (I, 4, 6, p. 152). La
8 Rodrigues (Estudos p. 17) ritiene che guida aveva una carta geografica dell’intera
costa dell’India. «È stato identificato con
sia sottinteso un secondo que davanti a o
Ahmed Ibn Magid, autore anche di molti
fresco vento, ma a noi sembra che il brusco
testi di marina e navigazione» (Tocco).
trapasso da una frase gerundiale assoluta a
20 Si noti il cambiamento di soggetto im-
una con l’indicativo imperfetto non contra-
sti con lo stile camoniano. Come inutile ci plicito: piloto vai mostrando…[Gama] camin-
sembra al v. 3 considerare convida con una ha e il consueto passaggio dall’imperfetto al
a ulteriore fi nale «incorporada», perché la presente.
forma abituale in portoghese sarebbe con- 21 Al plurale nel testo portoghese; cfr. su-
vida a que parta (come nota anche Epifânio pra I, 27, 8.
Dias, ma per l’uso «moderno»). 22 «pareceu aos nossos […] que tinham aca-
9 Il Re gli invia un pilota di nome Cana- bado o fim de seus trabalhos» (Barros ibid.,
qua (secondo Castanheda) o Malemo Caná c.vo mio; cfr. Epifânio Dias: «se acabavão =
(secondo Barros), guzarate di nazione, cioè estavão levados ao cabo, estavão cumpridos»).
nato a Gujarat in India, quindi esperto della 23 Bacco era stato chiamato Tioneo già su-
rotta per l’oriente. pra II, 12, 7. Nell’originale o mau de Tioneu,
10 Formulare: cfr. supra I, 18, 5. letteralmente ‘quel malvagio di Tioneo’,
11 Vd. qui sopra, nota a I, 2. «modo de dizer ainda corrente» (Basto).
24 Nel senso (anche in spagnolo) che ‘av-
12 Si noti la consueta alternanza di verbi
al passato e al presente, già notata nel poe- verte con dispiacere, si angustia per’.
ma; al primo verso abbiamo tradotto vendo 25 Notazione del poeta, ma forse anche
(gerundio) con il perfetto vidi, per ragioni pensiero di Bacco, che non può negare il
metriche. valore dei suoi avversari.
13 «dum spiritus hos regit artus» (Verg., 26 Bel verso plurimembre; coacervatio,
Aen. IV, 336). come indica Garcez Ferreira (cfr. Lausberg
14 Questa sorta di oblazione innamorata Handbook § 813, ma più calzante forse evo-
suggerisce a Garcez Ferreira i versi di Dido- care la figura delll’enumeratio, §§ 669 sgg.).
ne che accoglie i Troiani: «Voltis et his me- In ogni caso la climax ascendente del verso
può sembrare incerta (cfr. Amorim 2 p. 4):
cum pariter considere regnis: / urbem quam
ma se morre appare più «fi nale» di blasfe-
statuo, vestra est» (Aen. I, 372 sg.).
ma, è tuttavia da intendersi come ‘crepa di
15 Formulare; cfr. V, 64, 8; IX, 12, 8. rabbia’, e indubbiamente desatina, ‘perde
16 Verso l’India, ad oriente. La data era il il lume dell’intelletto’, è clausola estrema.
24 aprile ’98, la destinazione precisa Calicut. Può esserci memoria di Verg., Aen. I, «ta-

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pp. 449-451 CANTO VI NOTE

lia flammato secum dea corde volutans», 31 Verso squisitamente camoniano nell’uso
inizio dell’episodio in cui Giunone irata della figura etimologica e dell’accrescitivo
chiede aiuto ad Eolo. Si noti che il Bacco mais, con una sintesi potente della visione
desatina(do) trova una sovrapposizione for- abissale.
temente paronomastica con il lemma desti- 32 Anche alla latina ‘profonde’.
nado di tre versi dopo: proprio il fatto che
33 Sotto il mare furioso, c’è il regno del-
il destino non si possa cambiare fa uscire di
senno (desatinar) lo schiumante Bacco. Con- le divinità e ninfe oceaniche, che vivono
cordanza fonico-semantica (concetto di cau- in una gioia perpetua. Si noti il polittoto
sa-effetto verbalizzato con annominazione). mora…moram, al centro esatto del verso,
con bel chiasmo.
27 Forse, come indica Garcez Ferreira,
34 L’ondulazione dell’ottava sottomarina
una nuova Roma, la seconda Roma, quella
cristiana cattolica. Ma forse è sovrinterpre- ha un nucleo sonoro, ond- (variante chiu-
tazione. Il topos era diffuso; Faria e Sousa sa in und-), ovviamente fonico-semantico
cita un verso del Varchi, ad es., ma l’arche- (onda/unda), che viene modulato con una
tipo è in Virgilio, Georg. IV: «et humida re- maestria ecoica davvero esemplare (fun-
gna / speluncisque lacus clausos, lucosque do…profundas…onde…esconde…donde…
sonantes / ibat, et ingenti motu stupefactus ondas…furibundas…responde ecc.). Noi
aquarum» ecc. (363 sgg. «e gli umidi regni / operiamo un’identificazione delle rime in
e i luoghi recinti da spelonche, i boschi so- A e in B, arbitraria ma speriamo suggestiva.
nori / attraversava, e stupefatto era dall’in- 35 «gens humida Ponti» (Georg. IV, 430).
gente sommovimento delle acque»). Si avverta l’eco di humido reino sopra a 7, 7.
28 Cfr. supra I, 21, 1-3 e si pensi al dante- 36 Oltre al polittoto «a occhiale», «note-se
sco «vuolsi così colà dove si puote». Sbaglia, o trocadilho de Descobre = deixa ver, e nun-
crediamo, Pimpão a parlare di «outro po- ca descuberto = nunca visto (dos homens)»
der superior aos dos deuses pagãos»: come (Epifânio Dias).
abbiamo visto con l’evocazione di I, 21, 37 Invece di correggere da in de, come sug-
Bacco subisce il potere coalizzato degli dèi gerisce Epifânio Dias, Rodrigues (Estudos
olimpici contro di lui. E infatti do Olimpo p. 18), considerando massa cristalina come
desce enfin desesperado, v. sg.
semplice sinonimo di ‘cristallo’, parafra-
29 Espressione diffusa; cfr. la defi nizione sa il verso così: «do transparente crystal»,
di Nettuno in Diomede Borghesi, son. Quel giustificando quindi la preposizione
che dà legge al salso umido Regno (Delle articolata, che invece era semplice in de pra-
Rime di M. Diomede Borghesi gentil’huomo ta fina: «Se prata fina è precedida do simples
senese. Parte prima, Padova, L. Pasquato, de, sem artigo, è porque nem toda a prata è
1566, c. 17r). fi na, ao passo que o crystal è por si mesmo
30 Nettuno, il quale ottenne in sorte il re- transparente» («se argento fino è preceduto
gno marino, nella spartizione dopo la scon- dal semplice de, senza articolo, è dovuto al
fitta dei Titani che vide Zeus padrone del fatto che non tutto l’argento è fi no, ove il
cielo e Plutone dell’Ade (cfr. Apollod., 1, cristallo è per se medesimo trasparente»). Si
2, 1). Per un confronto fra le ottave 7-37 di veda peraltro alla strofa sg., v. 2: do rico alio-
questo canto e rispettivamente Verg., Georg. far. La materia cristallina si riferisce natu-
IV, 317-418 e Aen. X, 1.117, vd. Trevizam ralmente alle torri, per cui chi unisce campo
Dois temas clássicos. Cfr. anche Aen. I, 50 aberto al verso seguente erra vistosamente
sgg. Inizia l’episodio magnifico («estupen- (come annota Bismut). Il ‘campo aperto’ è
da fabrica» Faria e Sousa) della discesa di quello dell’immensità subacquea, dove le
Bacco negli antri marini. acque lasciano campo alle città (supra 8, 7).

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NOTE CANTO VI p. 451

38 Bel latinismo, più volte usato dal nostro. gere’, quindi ‘raffigurare’, è ben attestato nei
39 Letteralmente: ‘che nasce all’interno lessici. La descrizione dei quattro elementi è
delle conchiglie’. distribuita nelle due ottave seguenti. Fonte
prima è Ov., Met. I, 26-31 (cui aggiungere
40 Segue l’ekfrasis dei bassorilievi sulle Fast. I, 105-110). L’influsso di Claud., De rapt.
porte del palazzo di Nettuno. Modulo clas- Pros. I, 247-252 è insostanziale. Idem per gli
sico: vd. ad es. Verg., Aen. VI, 20 sgg. Anche splendidi versi di Verg., Egl. VI, 31-40.
l’accenno virgiliano all’interno della reggia
45 Più in alto di tutti gli elementi.
di Didone può aver suggerito qualcosa al
46 «Ignea convexi vis et sine pondere ca-
nostro: «ingens argentum mensis caelataque
in auro / fortia facta patrum» ecc. (I, 640 sg.: eli / emicuit summaque locum sibi fecit in
«argento profuso sulle mense, bassorilevate arce» (Ov., Met. I, 26-27); «Flamma petit
in oro / le forti gesta dei padri»). Non vedia- altum» (Fast. I, 109).
mo elementi di intertestualità con Ovidio 47 Essendo sine pondere, il fuoco celeste
(descrizione della reggia del Sole, Met. II, 1 non ha bisogno di alcun sostegno. Altre
sgg.), ed anche quelli con Poliziano, suggeri- interpretazioni non convincono e ci allonta-
ti da Poppa Vòlture, ci paiono incerti. nano dal modello ovidiano.
41 «animum pictura pascit inani»; «ex- 48 Nell’originale anima, ‘accende, rinvigo-
pleri nequit atque oculos per singula vol- risce’.
vit» (Aen. I, 464 e vd. n. Heyne 5, p. 2343; 49 Cfr. supra IV, 103.
VIII, 618). Forse qualche memoria anche di
50 Letteralmente: ‘subito dopo di lui’.
Georg. IV, 363 sgg. («iamque domum mi-
«Proximus est aer illi levitate locoque»
rans genitricis et humida regna» ecc.).
(Ov., Met. I, 28); «propior locus aera cepit»
42 Perché questa notazione multicolore?
(Ov., Fast. I, 109). Sulla leggerezza dell’aria,
L’aria del primigenio Caos era «lucis egens più pesante però del fuoco, Ovidio torna
aer» (Ov., Met. I, 17), quindi una oscurità in Met. I, 52: «aer, qui quanto est pondere
acroma dovrebbe caratterizzare l’aspet- terrae / pondus aquae levius, tanto est one-
to del Caos, caecus acervus (cfr. ivi, 24). rosior igni».
Camões evidentemente sceglie di mostrare 51 s’erge e sublima] Paggi 59 □ prend son
la confusione caotica anche attraverso un
essor] Bismut, insomma ‘si eleva’ (cfr. subli-
groviglio di colori.
me al primo verso dell’ottava).
43 Vd. Ov., Met. I, 7: «Chaos, rudis in- 52 L’antico concetto aristotelico e anti-de-
digestaque moles», massa amorfa e
mocriteo di horror vacui: «natura abhorret
‘disorganizzata’ (indigesta, vd. nota in Ovi-
a vacuo» (frase nullius; vd. ad es. il Compen-
dio I, p. 152); Fast. I, 103: «Me Chaos anti-
dium Naturalis Phylosophiae di Franz Titel-
qui (nam sum res prisca) vocabant» e, poco
mans, Lugduni, G. Rovillio, 1545, l. IV, cap.
sotto, «Tunc ego qui fueram globus et sine
17, p. 59r); l’aria penetra in ogni spazio vuo-
imagine moles» (111). In Camões face sta per to. Il caldo e il freddo fanno riferimento alla
la facies latina, indicante ‘aspetto, apparen- suddivisione delle regioni terrestri sempre
za’. Ovidio con sine imagine intende appun- iuxta Ov., Met. I, 49-51: «quarum quae me-
to un’assenza di forma, una mancanza di dia est non est habitabilis aestu; / nix tegit
defi nizione visibile. Per confusa vd. sempre alta duas; totidem inter utrumque locavit /
Ov., Fast. I, 113: «confusae quondam nota temperiemque dedit mixta cum frigore fl am-
parva figurae». ma» (c.vo mio: «delle cui regioni la mediana
44 separati] Paggi 59 err. □ distinti l’un non è abitabile per il caldo; / la neve ricopre
dall’altro] Bonaretti err. □ figurati] Averini. alta le due, parimenti tra entrambe collocò
Trasladar nel senso di ‘copiare, imitare, fin- / la zona temperata, con freddo mescolato a

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pp. 453-455 CANTO VI NOTE

fiamma», sogg. un deus indefi nito), cui segue rato nel frontone occidentale del Partenone;
«imminet his aer» ecc.: l’aria è ovunque, sia S. Agostino (Civ. Dei XVIII, 9) ricorda una
nelle fasce gelide che in quelle roventi che in testimonianza di Varrone sulla vicenda, con
quelle temperate. la variante per cui Nettuno fece sorgare
53 «iussit […] / fronde tegi silvas, lapidosos una polla d’acqua. Faria e Sousa richiama
surgere montes» (Ov., Met. I, 43 sg.). Il no- giustamente l’espressione di Valerio Flacco
stro non si sofferma, come Ovidio, sulla «frondem imbellis olivae» (Arg. V, 362), a
gravitas della Terra, e preferisce ispirarsi al ricordare che l’olivo era emblema di pace
locus amoenus. Si osservi lo splendido chia- (im-bellis); Virgilio lo chiama pacifera oliva
smo al v. 2, arricchito dalla generazione al- (Aen. VIII, 116).
litterante di suoni dolcissimi. 61 Cfr. supra I, 49, 6. Sopra, a 10, 4, l’autore
54 «Neu regio foret ulla suis animalibus aveva detto che Baco irado si pasceva della
orba, / astra tenent caeleste solum formae- vista delle sculture sulle porte del palazzo,
que deorum, / cesserunt nitidis habitandae quasi a giustificare la sg. ekfrasis di quattro
piscibus undae, / terra feras cepit, volucres ottave; ora l’ira spinge il malevolo dio ad
agitabilis aer» (Ov., Met. I, 72-75 «né alcuna affrettarsi.
regione sarebbe stata priva di esseri viventi, 62 Probabilmente dalle scolte del suo pa-
/ infatti gli astri e le forme divine occupano lazzo.
il suolo celeste, / le onde concessero asilo ai 63 Tipico fulmen in clausula di ottava: «jo-
pesci lucenti, / la terra accolse le fiere, l’aria cosa argucia dos Contrapostos» (Garcez
mobile gli uccelli volanti»). Ferreira). Difendendo la «galanteria» e «gra-
55 A clara forma va intesa come ‘la limpi- ciosidad» di questo verso, Faria e Sousa cita
da immagine’; l’acqua, infatti, non ha forma luoghi basso-comici grotteschi dall’Inferno
propria, anche se qui la si vede esculpida, di Dante, ma esce completamente dal semi-
come l’istantanea di qualcosa di fluido. nato: il gusto «manieristico» di Camões non
56 «circumfluus umor / ultima possedit considera una deminutio l’uso dell’agudeza
solidumque coercuit orbem» (Ov., Met. I, specie in chiusa di tipo epigrammatico della
30 sg. «L’umore liquido circostante / le ul- strofa. Per le critiche classicistiche alla trivia-
time coste possiede e cinge il solido mondo lità del concetto vd. Burton II, p. 622.
terreno»). 64 Bacco entra subito in medias res, senza
57 Il sintagma varios modos significa qui convenevoli, in quanto spinto dal furore.
propriamente ‘le diverse specie’ ittiche. 65 mille façons de malheurs] Bismut. L’e-
58 Sulla gigantomachia si vd. sopra a V, 51. spressione può far pensare ai «mille modos
Accenna al mitologema anche Ov., Met., I, leti» di Luc., Phars. III, 689. Sulla Fortuna
152 sgg.; vd. poi Fast. IV, 491 sg.: «alta ia- «laeta saevo negotio» cfr. Hor., Carm. III,
cet vasti super ora Typhöeos Aetne, / cuius 29, 49 sgg.
anhelatis ignibus ardet humus»; Met. V, 346 66 Manteniamo nella traduzione la reper-

sgg. («eiectat flammamque ferox vomit ore cussio sulla dentale sonora e ovviamente la
Typhoeus», 351). ripetizione acuta di todos.
59 Cfr. supra III, 51, 3-4. 67 A oriente e a ponente. Dizione formula-
60 Nella disputa fra Nettuno ed Atena su re: cfr. supra II, 65, 6 e qui infra 70, 4.
chi dei due dovesse dare il proprio nome 68 Tritone risulta fi glio di Nettuno e An-

alla futura Atene, Nettuno fece sorgere dal fitrite, iuxta Esiodo; tuttavia, la tradizione
terreno un cavallo (Georg. I, 12-14), ma vinse romana trasformò la madre di Tritone in
la Dea che colpendo il suolo ne fece nascere Salacia («ab salo», Varr., Ling. V, 72); si veda
l’olivo, suo simbolo. L’episodio era raffigu- ad es. Servio, comm. ad Aen. I, 144: «Triton.

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NOTE CANTO VI pp. 455-457

Deus marinus, Neptuni & Salaciae deae 73 Scopo della nudità, cioè.
marinae fi lius, ab aqua salsa dictae», Verg. 74 La forma moderna è caranguejos, come
Comm. p. 113v. Non si tratta dunque di un indicava già il Moraes e Silva citando
comune Tritão come sopra a II, 21. Camões; precisamente si tratta di granchi.
69 Chi sa se Camões poteva conoscere il Si osservi naturalmente l’allitterazione e l’a-
Baldus di Folengo, dove leggiamo: «Trom- sprezza fonica della dittologia.
bettam subito, Trombettam voce [Neptu- 75 La Luna; «aurea Phoebe» scrive Virgilio
nus] comandat / chiamari ad sese» (Ma- (Georg. I, 431). Cfr. poi Cic., De div. II, 14:
caronicorum Poema, Venezia, P. Bosello, «ostreisque et conchyliis omnibus continge-
1555, III, p. 109r). L’episodio è comunque re, ut cum luna pariter crescant pariterque
debitore di Ov., Met. I, 333 sgg.: «caeruleum decrescant».
Tritona vocat conchaeque sonanti / inspi- 76 birbigoes] Manoel Correa □ bregui-
rare iubet». Anguillara traduce: «fa, che ’l goes] Faria e Sousa □ birbigões] Pimpão
trombetta suo Triton dà fiato / a la cava, (>Tocco), Epifânio Dias emm., sulla scor-
sonora e torta concha» (Delle Metamorfosi ta di antiche edizioni (dal 1613); Basto e
d’Ovidio, Venezia, G. Griffio, 1563, c. 5v). Bismut suggeriscono mexilhões, ma così
Si veda anche il «Tritão trombeta de Nep- avremmo comunque una reiterazione, an-
tuno» in Vasconcelos Memorial (I, xlvij, c. corché più distante (ott. precedente, v. 6).
225r). Le ripetizioni, come abbiamo ben visto,
70 Ampio sviluppo dell’ovidiano «ora dei sono una costante in Camões; non vedia-
madida rorantia barba» (ivi 339). La descri- mo il motivo di emendare fantasiosamente.
zione di Tritone, fra i più «manieristi» tours Inoltre, è evidente l’intenzione chiastica in
de force del poema, ci pare soprattutto ge- camarões e cangrejos…ostras e camarões. Tut-
nerata dalla fantasia di Camões; i richiami ta la favolosa effictio di Tritone sviluppa un
intertestuali offerti da Faria e Sousa sono sintetico suggerimento ovidiano: «umeros
poco convincenti o generici. innato murice tectum / caeruleum Tritona»
(Met. I, 332 sg.). Mi permetto un rimando
71 Il fi nale d’ottava conferma un registro alla mia voce Genitali in Dizionario dei temi
stilistico fra il grottesco e il comico, con un letterari, ed. Remo Ceserani, Mario Dome-
gusto dell’evidenza intesa come akribolo- nichelli, Pino Fasano, Torino, UTET, 2007.
ghìa, dettagliamento. Tuttavia, non bisogna 77 Basto propone di intendere: «os cara-
farsi ingannare dall’apparenza: nonostante
mujos com a casca às costas (dêles)», e non
l’ostentazione dei membros genitais, non sia-
di Tritone. Vd. la confutazione di Bismut.
mo qui in un caso di bachtiniana «carneva-
Il fatto che coa sia monosillabico nel poe-
lizzazione», tutt’altro. Piuttosto ci troviamo
ma induce Rodrigues ad aggiungere una e
nel regime della meraviglia e del capriccio
prima di coa (Estudos p. 21) e Basto, meglio,
squisitamente tardo-cinquecentesco.
a emendare in cú a (= com a: vd. Filodemo
72 Sottinteso: ‘aveva’. La frase è ellittica v. 568, p. 173 «e com a ymaginação», co’ a:
del verbo, appositiva. Inoltre, l’aggettivo nu Cancioneiro de Luís Franco c. 275r e cfr. ed.
vale anche per i membros genitais, con una Perugi). Per tutti questi animali marini dal
ulteriore crasi ellittica. Improbabile la para- suono aspro, cfr. supra V, 79, 1-2.
frasi di Rodrigues: «O corpo nu, por não ter 78 «tortilis», Ov. Met. I, 336.
ao nadar impedimento, mas os membros ge- 79 «conchaeque sonanti», Ov. Met. ivi 333.
nitais todos cobertos de pequenos animaes
80 Sempre da Ov., Met. I, 335-342.
do mar» (Estudos p. 20: «Il corpo era nudo
per non aver impaccio nel nuoto, ma le pu- 81 Nettuno, fondatore di Troia: «At non
denda ricoperte di piccoli animali marini»). viderunt moenia Troiae / Neptuni fabrica-

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pp. 457-459 CANTO VI NOTE

ta manu considere in ignis?» (Aen. IX, 144 93 Letteralmente: ‘nascondere, nascondersi’.


sg.). Si osservino le riprese a inizio verso: 94 Verso tutto giocato sui suoni della /f/ e
todo…toda…dos Deoses…do Deos e l’allitte- della /r/, con effetto di dulcedo. Si tratta di
razione con Dardania / destroidos. una Nereide.
82 Non ‘follia’, ma ‘furia’. Tutta la descri- 95 Ovvero ‘non volle mancare’. L’aggiunta
zione è una parodia (non per questo comi- neste caso fa riferimento all’altro caso, quan-
ca) del concilio degli Dei dell’Olimpo del do Nettuno la voleva per moglie e lei fuggì
primo canto, con inversione spaziale: là sul monte Atlante (cfr. Graves §16b). È no-
nella sommità celeste, qui nella profondità minata supra a I, 26, 2.
equorea. 96 La vicenda è narrata da Igino Mit. Astr.
83 Cfr. Hyg., Fab., praef. VI. II, 17, 1 (< ps.-Eratost., Cataster. 31). Il
84 Le Nereidi, appunto; vd. Graves §33. Delfi no (secondo Igino un uomo di nome
Cfr. supra II, 19. Delfi no) convinse Anfitrite ad accettare lo
85
sposalizio con Nettuno e celebrò le loro
«immania cuius [Neptuni] / armenta et
nozze, quindi fu assunto in cielo come co-
turpis [Proteus] pascit sub gurgite phocas» stellazione. Figlio di Nettuno e Anfitrite fu
(Verg., Georg. IV, 394 sg.); «Proteo marin tra l’altro proprio Tritone (Es., Theog. 930-
che pasce il fiero armento / di Nettunno» 933); Camões, confondendo qui Oceano con
(Ar., O. F. VIII, 54, 1-2). L’acqua è detta Nettuno, fa di Anfitrite e Teti entrambe sue
amara (= amargosa, Moraes e Silva) proba- mogli (vd. v. 8). L’origine del misunderstan-
bilmente perché ‘salata’. ding può essere data dalle edizioni cinque-
86 In quanto gli era noto il passato e il centesche di Apollodoro, in cui Anfitrite
futuro: «quae sint, quae fuerint, quae mox è prima nominata come figlia di Oceano e
ventura trahantur» (Verg., Georg. ivi 393). Teti, ovvero un’Oceanide (Apollodori Athe-
87 Tethys, sposa di Oceano (che Camões niensis Bibliotheces, sive De Deorum Ori-
gine libri tres. Benedicto Aegidio Spoletino
qui chiama Nettuno), era figlia del Cielo e
interprete, Antverpiae, ex officina G. Silvij,
della Terra, ma Boccaccio (Geneal. III, 3) la
1565, c. 6r), poi lo stesso nome viene dato
dice figlia di Vesta e del Cielo: «sic ex Celo,
a una delle Nereidi, figlie di Nereo e Doris
non homine, Vestaque, id est terra, natam».
(c. 6v), quindi ricompare l’Anfitrite «Oceani
Ampia esplicazione della identificazione
fi liam» (c. 9r). Le edizioni critiche moderne
Vesta-Terra in Ov Fast VI, 267, pp. 201 sg.
espungono la prima e la terza presenza di
Vd. infra IX, 85.
Anfitrite, e lasciano a testo la sola Nereide.
88 Dittologia di sapore petrarchesco: penso- 97 Motivo diffuso nella lirica; lo splendore
so e lieto si legano nei Rvf; cfr. almeno 222, 1. della donna amata (in origine dell’amato)
89 Ovvero ‘nel volto, nell’aspetto’. superava quello del sole nascente in «un
90 «Serena l’aria e ’l mar turbato acqueta» epigramma di Quinto Lutazio Catulo in-
(Amadigi I, 3, 2). serito nel De natura deorum di Cicerone (I,
91
28) e già imitato dal Petrarca che ne aveva
Tessuto sottilissimo, del tipo della mus-
tratto uno dei fondamenti metaforici del
solina (quasi un «vento tessuto»: cfr. Faria
Canzoniere: Laura come “altro sole”» (For-
e Sousa).
ni Pluralità p. 123). Si pensi poi all’intero
92 Cfr. supra V, 47, 5. Vd. Sannaz., Arc. canzoniere intitolato La gelosia del Sole di
prosa XII: «la cui veste era di un drappo Girolamo Britonio (per le edizioni a stampa
sottilissimo e sì rilucente che, se non che cinquecentesche vd. l’edizione critica dell’o-
morbido il vedea, avrei per certo detto che pera, ed. Mauro Marrocco, Roma, Sapienza
di cristallo fusse». Univ. Editrice, 2016, pp. 35 sgg.).

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NOTE CANTO VI pp. 459-461

98 Il mito di Ino, moglie di Atamante, è essere che un amore malriposto, cioè non
lungamente narrato in Ov., Met. IV, 416-542. ricambiato, induce l’infelice amante a com-
L’assunzione a deità di Ino e del figlio Meli- piere azioni estreme, trasformandosi in lui
certe, precipitati da una rupe per sfuggire ad – o in lei, come in Circe – l’affetto in furore.
Atamante che aveva ucciso l’altro figlio, viene Circe si rivolge a Glauco nelle Metamorfosi
perorata da Venere che blandisce Nettuno e dicendo: «melius sequerere volentem / op-
lo supplica di divinizzare la povera madre col tantemque eadem parilique cupidine cap-
figlio: «dis adde tuis» (ivi 536). Epifânio Dias tam» (ivi XIV, 28 sg.: «sarebbe meglio che
cita anche l’espressione «in deorum numero seguissi una che vuole / e desidera lo stesso,
relatus est» (relativo a Giulio Cesare in Svet., ed è presa da uguale passione»); al radicale
De vita Caes., I, 88), definendo il verso camo- rifiuto di Glauco «indignata dea est» (ivi
niano «puro latinismo». Si rammenti anche il 40), appunto l’infatuazione si muta in rab-
verso di Ariosto «Con Melicerta in collo Ino bia. L’errore è di Glauco, e poi di Circe, ma
piangendo» (O. F. XI, 45, 1). «A dor do desamor nunca respeita / se tem
99 Un’altra delle Nereidi (vd. Aen. V, 825), culpa, ou se nam tem culpa a parte», come
la «linda Panopeia» della stupenda ode ca- suonano i primi versi di un’ottava «rifiuta-
moniana Fogem as neves frias (v. 13), e si veda ta» secondo Faria e Sousa, «que aparece en
poi dall’elegia O poeta Simónides, falando: el manuescrito».
«Das argenteas conchinhas, Panopeia / an- 104 Nell’originale, diuinal è arcaismo e poe-
dava pelo mar fazendo molhos» (vv. 76 sg.). tismo per divino.
Il nostro completa la scena familiare dell’ot- 105 scanni] Pellegrini □ strati] Poppa
tava con delicatezza, ma senza uscire dai pa- Vòlture; «l’estrado era infatti la pedana su
rametri epici, quantomeno quelli omerici: cui, nelle case borghesi e nobili, sedevano
si pensi a Ettore col figlio Astianatte fra le le donne» (Tocco); «Assento de madeira
braccia nell’Iliade (VI, 395 sgg., 466 sgg., e largo e raso, pouco erguido do chão, onde
vd. Bismut Confession pp. 176 sg.). se sentavão as mulheres a coser, e lavrar»
100 Si tratta di Glauco, per cui vd. Ov., Met. (Moraes e Silva Dicionário: «sedile di legno
XIII, 904 – XIV, 69. Si rammenti Dante: largo e liscio, poco elevato dal suolo, ove
«qual si fé Glauco nel gustar de l’erba / che si sedevano le donne a chiacchierare e a
’l fé consorto in mar de li altri dei» (Par. I, lavorare»). Questa sorta di palchi bassi sono
68 sg.). evidentemente arricchiti da cuscini preziosi.
101«Scylla Crataeidis fluminis fi lia virgo 106 Vd. analogamente, nel concilio olimpico
formosissima dicitur fuisse» (Hyg., Fab. del primo canto, l’ott. 23 e passim.
CXCIX). 107 L’ambra grigia, che si estrae dai capodo-
102 ch’egli amava riamato] Pellegrini err. gli, o meglio, espulsa dagli stessi, forma pic-
(Amorim 2, p. 14, per evitare l’equivoco, se- cole masse galleggianti, soprattutto nell’O-
guiva l’emendamento di desta in d’ella, già ceano Indiano.
presente nell’ediz. del 1644). Glauco rifiuta 108 Intendi: ‘sorpassa per qualità di profu-
l’amore di Circe, rimanendo fedele a Scilla mo l’incenso prodotto in Arabia’. Cfr. tutta-
che lo rifiuta; la maga allora si vendica tra- via infra X, 137, 5-6. Si veda l’ottava in Paggi
sformando Scilla in un mostro metà donna 59, quale esempio mirabile di traduzione fe-
e metà cani feroci. «Flevit amans Glaucus» dele ed elegante. Sull’immagine dell’Arabia
(Met. ivi 68). Cfr. anche Petr., Tr. Cup. II, come terra secca e quindi produttrice dei
172-174. profumi migliori, come incenso e mirra, vd.
103 sforza a peggio un amor male impiegato] Marcel Detienne, I giardini d’Adone, Tori-
Paggi 59. Il senso dell’apoftegma dovrebbe no, Einaudi, 1975, pp. 9 sgg.; nei Problemata

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pp. 461-463 CANTO VI NOTE

di Aristotele (?) si legge: «nelle regioni cal- modulando bene l’aggressività e il richiamo
de, in Siria e in Arabia, la terra emana un ai sentimenti di sdegno. Vd. l’analisi retori-
odore gradevole, e tutti i prodotti di questi ca del discorso in Garcez Ferreira, n. 78 a
paesi hanno un buon odore; là, tutto è caldo Principe &c.
e secco, nulla è putrescibile» (XIII, 4, cit. da 116Cfr. supra I, 21, 4, con analoga chiusa
Detienne a p. 14). formulare.
109 In genere sossegado viene riferito a feno- 117 Cfr. Verg., Aen. I, 523: «iustitiaque dedit
meni naturali come il vento; viene a mente gentes frenare superbos», rivolto a Didone
inevitabilmente l’incipit del son. O céu, a (soggetto è Giove).
terra, o vento sossegado. Il tumulto va inteso 118 «Oceanusque, mari totum qui amplecti-
come ‘forte brusio’.
tur orbem», Catull., Carm. 64, 30; «Duxerat
110 Averini traduce con «effusioni e saluti Oceanus quondam Titanida Tethyn, / qui
rituali». terram liquidis, qua patet, ambit aquis» (Ov.,
111 Bacco descobre il suo intento ma, come Fast. V, 81 sg.) ecc. L’idea esatta di confine
si vede nella seconda quartina, sempre con e termine reciproco fra terra e mare l’aveva
una certa simulazione. I suoi rancori più di- data Lucrezio con un grande verso: «Terra
voranti restano occulti. [dissepit, ‘separò’] Mare, et contra Mare ter-
112 Vd. supra II, 12, 7 e qui 6, 5. Le tre oc- ras terminat omneis» (Rer. nat. I, 1000). Ma
correnze dell’epiteto per Bacco hanno sem- forse il nostro ha in mente la Bibbia, Prv 8,29:
«quando circumdabat mari terminum suum
pre una connotazione maligna: nel primo
et legem ponebat aquis ne transirent fines
caso Tioneu precede il celebre verso o falso
suos». Del resto anche Polifemo, rivolgendosi
Deus adora o verdadeiro, nel secondo o mau
a Nettuno, gridava (ΟΔ. Ι, 528): «Audi, Nep-
de Tioneu delira di rabbia. È anche per que-
tune, terram continens» (Homeri Ilias c. 81r).
sto che riteniamo che Bacco non sia sincero
119 Le espressioni termo limitado e limites
mai, neanche ora, nell’orazione «pathetica»
(Faria e Sousa) alle divinità marine. insistono sul fatto che le acque dovrebbero
113 essere una barriera per gli umani che abita-
Si noti l’abilità di attore di Bacco. E si
no la terra.
legga il commento puntiglioso e corretto di
120 Ovvero ‘pari, equivalente’ all’ingiuria.
Faria e Sousa. Camões vuole dirci che il Tio-
neo vuole apparire colmo di giusto sdegno, 121 Bacco bilancia con sapienza il rimpro-
di nobile furor, mentre invece mira soltanto vero e l’omaggio con i suoi interlocutori. I
allo sterminio dei Portoghesi, con ogni stra- nemici Lusitani invece sono indicati sempre
tagemma. come deboli e insieme temerari, arroganti:
114 Cioè dei popoli islamici? O, metaforica- «fracos, mas atrevidos» esplica Pimpão,
mente, delle forze naturali di Nettuno (cfr. dando valore avversativo alla congiunzione.
Faria e Sousa)? Certo è che alheio nel poema 122 Allusione al mito di Dedalo, su cui vd.
si adatta quasi sempre allo ‘straniero nemi- sopra, nella conclusione del discorso del
co’; una citaz. per tutte: il sangue alheio di Velho do Restelo, IV, 104, 2-4. Cfr. altresì
IV, 35, 6. Hor., Carm. I, 3, 34 sg. Il riferimento alla ri-
115 Termine tecnico giuridico: ‘che detieni bellione dei Giganti (Faria e Sousa, Garcez
il comando con pieno diritto’. Bacco, con Ferreira) è da escludere.
arte oratoria, esordisce con la nuncupatio, 123 «Nil mortalibus arduum est; / coelum
rivolgendosi per un’ottava intera rispettiva- ipsum petimus stultitia», Hor. ivi 37, sg.
mente a Nettuno (principe) e ad Oceano (pa- («Nulla è ritenuto arduo dai mortali: / ten-
dre), ma subito dopo prende il tono dell’a- tiamo anche la scalata dei cieli nella nostra
spra interrogatio, della sferzante exhortatio, insipienza»).

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NOTE CANTO VI pp. 463-467

124 Qui il richiamo sarà all’impresa degli e rinfaccio di responsabilità, o meglio, di


Argonauti (cui i Portoghesi sono spesso pa- competenza.
ragonati), su cui vd. supra IV, 83, 5-8. 137 Qui Bacco osa l’impudenza, nel suo
125 Dittologia formulare; cfr. supra II, 52, 6. discorso alle deità marine: dichiara con sin-
126 Clausula di ottava con iperbole. cerità ostentata di agire per puro egoismo.
Non mente, ma recita sempre.
127 Notiamo che toma, ‘prende’, nella frase
138 Cioè si vede disonorato da questa gente,
di Bacco suona quasi come ‘usurpa’. Cfr. su-
pra I, 24, 3-4. dai Lusitani. Cfr. supra I, 74 sg.
139 Giove, la cui decisione era stata proffe-
128 Anche qui, come sopra (cfr. 28, 8 e
n.), Bacco insiste sulla fraqueza e insieme rita a I, 24 sgg., con chiaro riferimento alla
soberbia dei discendenti di Luso. Vd. i pa- legge del Fato (24, 6; 28, 1).
rallelismi da ottava a ottava: soberbas e in- 140 Qui vedrete gli Dei come insegnare /
solencias…soberbo e altiuo. In realtà sostan- sanno il male a gli Dei] Paggi 59 err. (il vo-
zialmente Bacco sta facendo una indiretta cativo o Deoses è inequivocabile nella stam-
celebrazione delle gesta lusitane, ed è l’auto- pa) □ qui si vede, o dei, com’essi insegnano
re smaliziato a fargliela cantare così. il male anche agli dei] Pellegrini et all. si-
129 Consueta metafora formulare, che appare mil. Il passo non è però del tutto pervio, al
punto che Rodrigues ipotizza addirittura
per la prima volta a I, 18, 5 con riferimento agli
che «insinão» (ensinam) sia emendazione
Argonauti-Lusitani. Cfr. poi Val. Flacc., Arg. I,
di un «indinão» (per ‘instigam’) e che «O
599 sg.: «Graia novam ferro molem commen-
Deoses» vada letto «Ò Deuses» cioè «Ao
ta iuventus / pergit et ingenti gaudens domat
Deuses» (p. CXLIV; maggiori dettagli in
aequora velo» («I giovani eroi greci, inventata
Rodrigues, Estudos pp. 28 sg.). Bismut da
una nuova grande struttura di ferro, / si avvia-
parte sua propone tre possibili interpreta-
no felici domando i flutti con l’ampia vela»).
zioni (p. 310), nessuna del tutto convincen-
130 Si noti lo scarto fra alta e il precedente
te. Faria i Sousa spiega: «Entiende los Ha-
altiuo riferito ai Portoghesi, con figura eti- dos, i el gran Señor, de quien agora quiere
mologica ma valenza opposta. dezir Baco, que también a los Dioses, como
131 Le leggi, per cui chi si avventura in mare él, enseñan essos Hados la ley del mundo,
viene punito. que es hazer mas estimacion de quien me-
132 Sono sempre gli Argonauti; cfr. supra nos la merece» («Intende i Fati, e il grande
IV, 83, 5-8. Signore, di cui ora vuol dire Bacco, che an-
che agli Dèi, come lui, insegnano detti Fati
133 Camões nomina distinguendoli due
la legge del mondo, vale a dire aver più sti-
venti del nord-nord est, Borea (gr. Βορέας) ma per chi meno la merita»). Forse una pa-
e Aquilone (lat. Aquilo; vd. Hor., Carm. III, rafrasi possibile può essere la sg.: «vedrete
30, 3); cfr. infra 76, 5. La descrizione della qui, o Dei, come Giove e i Fati insegnano
tempesta di mare rimanda a Val. Flacc., Arg. agli Dei stessi il male, cioè l’ingiustizia del
I, 574 sgg. vivere».
134 Vd. supra, IV, 83, 5 («os Minias ajunta-
141Intendi: ‘secondo quanto si vede, a
dos») e 7-8 («nau … aventureira»). Linguag- quanto vedo’.
gio formulare. 142 considerazione] Pellegrini □ prestigio]
135 Intendi: ‘così fieramente ne avvertirono Averini. Rispetto all’originale por ver o
l’offesa’. preço ci permettiamo un’anastrofe legger-
136Interrogazione classica (Quousque tan- mente audace. Del resto, lo stesso autore
dem, Catilina, abutere patientiae nostrae?) sposta il se al verso seguente.

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pp. 467-469 CANTO VI NOTE

143 Viene a mente il virgiliano «flectere si so. «Quippe ita Neptuno visum est» (Aen.
nequeo Superos, Acheronta movebo» (Aen. IV, 394).
VII, 312), detto dall’infuriata Giunone che 154 Cfr. ancora Val. Flacc., ivi 610: si tratta
si sente sconfitta da Enea. sempre di Eolo; cfr. Hom., ΟΔ. K, 2; Ov.,
144 «Si ricordi come anche Venere Met. IV, 663; XI, 431; XIV, 224; XV, 707.
interrompe il suo discorso (a favore dei Por- «Chama-se assi per ser neto de Hypo-
toghesi) tra i singhiozzi (II, 41). Ciò rientra tas, varão Troyano» (Barreto Micrologia);
nella tradizione del pianto epico» (Tocco, «Eolo fi lho de Iupiter, & Sergesta [Seges-
che richiama appropriatamente Guido Bal- ta, o Segetia] fi lha de Hypotas Troyano»
dassarri, Il sonno di Zeus, Roma, Bulzoni, (Manoel Correa > Tocco). Ma cfr. Garcez
1982, pp. 60-68). Ferreira: «chamado Hipotades do nome
145 Per il trocadilho vd. supra III, 56, 8. de seo pae» (Garcez Ferreira); «fi ls d’Hi-
146 ppotes» (Bismut); «son of Hippotes» (Mo-
Ovvero ‘turbato, emozionato, indignato’.
Cfr. infra IX, 46, 2-3: «no coração dos Deuses zley); «fi glio di Ippota» (Paduano, Koch,
que indinados / foram por Baco contra a ilus- Chiarini). Apollodoro, ad esempio, non ha
tre gente», dizione semi-formulare. esitazioni a defi nire Eolo figlio di Ippote
(Arg. IV, 777 sg.) Chi ha ragione? Consul-
147 In un solo istante. tando Diodoro Siculo (IV, 67, 3) Ippotade
148 né alcun altro riguardo] Pellegrini. Di- risulta essere fi glio di Ippote e Melanippe,
versamente dal concilio olimpico del primo ma lo stesso autore parla di ben tre Eoli
canto, ove Bacco viene contraddetto da diversi. C’era insomma di che confondersi.
Marte e si produce un dibattito, chiuso dal- In ogni caso Hippotades significa ‘fi glio’ o
la volontà di Giove. ‘discendente’ di Ippote. Cfr. Textor Epithe-
149 Il re dei venti (Aeŏlus, qui da noi accen- ta: «Aeolum poetae esse dicunt Iovis esse
tato sulla penultima come nell’originale), fi lius, ex Sergesta Hippotae Troiani fi lia»,
invocato anche in Val. Flacc., Arg. I, 598 (e quindi neto (c. 10r). Non crediamo necessi-
cfr. Aen. I, 65). ti un approfondimento ulteriore.
150 Cioè ‘infi nite’. 155 Cfr. supra I, 1, 1.
151 Nell’originale repugnantes, latinismo 156 Latinismo di sapore evangelico: cfr. Lc
efficace («repugnantibus ventis» Lucr. VI, 1, 35. Cfr., per l’immediatezza della tempe-
98). In Virgilio luctantes: «Hic vasto rex sta, Verg., Aen. I, 88: «eripiunt subito nubes
Aeolus antro / luctantes ventos tempesta- caelumque diemque» (c.vo mio).
tesque sonoras / imperio premit, ac vinclis 157 Non comprendo la congruenza del rife-
et carcere frenat. / Illi indignantes, magno rimento ai terremoti, fornita da Tocco (pre-
cum murmure montis, / circum claustra fre- sente invece esplicita in Erc., Arauc. XV, 59),
munt» (Aen. I, 52-56: «Qui in un vasto antro né agli tsunami suggeriti da Faria e Sousa.
il re Eolo / i forti venti riluttanti e le tem- Bastano i venti furibondi a provocare i di-
peste sonore / costringe ai suoi ordini, e in sastri indicati.
carcere e in ceppi li frena. / Quelli indignati
158 Cfr. supra I, 42, 1-2.
con grande strepito, del monte / intorno alla
chiostra infuriano»; e cfr. ivi I, 141). 159 Bella paronomasia leda lassa, ‘felice ma
152 E sarebbe stata una profezia sicuramen- esausta’.
te fausta per i nossos; cfr. infra X, 7. Si osser- 160 Formulare; vd. supra I, 29, 7-8 (lassa fro-
vi la salda paronomasia profunda prophecia. ta: longa rota).
153 Gli dèi mettono a tacere Proteo, e Teti, 161Cioè da Oriente, dove appare l’Aurora
dall’alto della sua autorità, chiude il discor- (Eos).

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NOTE CANTO VI pp. 469-473

162 I marinai sentinelle del primo quarto Velloso y Lionardo (ma ben poco, l’articolo
notturno di veglia (dalle ore 20 alle ore 24). è piuttosto generico). Faria e Sousa riporta
Cfr. Luc., Phars. V, 506 sg.: «iam castra sile- 5 ulteriori ottave tratte dall’«original ma-
bant, / tertia iam vigiles commoverat hora». nuscrito», poi rifiutate dal poeta. In esse
163 Nell’originale, quasi come coblas capfi- Veloso si dichiarava interessato a racconti
nidas, le ottave si legano con la figura etimo- amorosi di Leonardo, perché anche lui,
logica despertavaão…despertos. nella sua durezza bellicosa, era preso da
164 estiraban los miembros, estregando]
amore. Leonardo promette che non parlerà
di «fabulas antigas», ma delle proprie disav-
Caldera □ los perezosos miembros estira-
venture. Si tratta di versi possibilmente ca-
van] Tapia □ gl’occhi […] stropicciando, e le
moniani (Faria e Sousa ne è certo), che pre-
membra anco stendendo] Paggi 59. La tradi-
ludevano a una digressione di tipo cortese,
zione traduttoria recente attribuisce lo ‘stro-
idea presumibilmente poi rigettata.
picciare’ agli occhi, anche se in Rodrigues si
168 L’ediz. E ha fosse, lezione corrotta.
parafrasa «friccionando os membros» (cfr.
Rodrigues, Estudos pp. 29-32, che conclude: 169 d’impetuose e forti lotte] Pellegrini □
««mas os marinheiros, para evitar isto, para une guerre âpre et brûlant] Bismut □ fiera
espalhar o somno, estregavam e estiravam e rude guerra] Poppa Vòlture. L’aggettivo
os membros»); la traduzione spagnola di robusta ha in sé l’etimo di robur (quercus, ro-
Caldera lega lo ‘sfregare’ alle membra, e così vere), unendosi così alla coerenza semantica
fa ad es. Faria e Sousa, ma poi cita un passo dell’ottava incentrata sulla durezza.
di Bernardo Tasso in cui un villanello «si 170 Faria e Sousa rimanda a Omero (ΙΛ. I,
frega gli occhi» (Amadigi 68, 1, 2). La nota 225-230): «Verum nos hoc tempus non ele-
di Epifânio Dias a noi sembra chiara: «è gantiam epularum, non convivij iucundita-
certo porêm que “estregando” tem por com- tem, non ullam aliam rem cogitare permittit,
plemento “os olhos” (e não “os membros”, quam quomodo ab extremo exitio, quod
como alguns tem pensado), aliás não se nobis impendet, incolumes esse possimus»
comprehende a adversativa “mas”» «è cer- (Hom. Ilias p. 168: «In verità questo tempo
to così, poiché sfregando ha per oggetto gli non ci permette di pensare a eleganza di ban-
occhi (e non le membra, come qualcuno ha chetti, né alla giocondità dei convivi, né ad
pensato), altrimenti non si comprenderebbe altra cosa, fino a che non possiamo uscire in-
l’avversativa ma». Cfr. anche Basto. columi dall’estrema rovina che su noi incom-
165 Si consideri il «realismo» della descri- be»). Si noti l’iterazione di trabalho (vv. 3 e 8).
zione dei naviganti infreddoliti e sbadiglian- 171 «Dicta probant, primamque iubent nar-
ti. «Por dicha, avrá pintura mas naturál?», rare sororem […]. / Hoc placet» (Ov., Met.,
si domanda Faria e Sousa con la consueta IV, 42, 53).
ammirazione. 172 «haec quoniam vulgaris fabula non est»
166 Anche le figlie di Minia, riunite insieme (Met. Ivi 57, in riferimento alla vicenda di
a fi lare ignorando il giorno festivo in onore Piramo e Tisbe). Un po’ diversamente, Ve-
di Bacco, si raccontano storie per passare il loso assicura di non raccontare favole fan-
tempo (Ov., Met., IV, 39-41). tastiche o inventate – secondo un principio
167 Di lui si riparlerà ampiamente a IX, 75 di poetica epica già esposto nelle prime
sgg.; è un cavaliere cortese, namorado, ma- ottave del poema – bensì una storia nota
linconico, l’opposto di Veloso, impetuoso (cfr. «Haud ignota loquor», «Haud incerta
e un po’ gloriosus (cfr. supra V, 31 sg.), che cano», Aen. II, 91; VIII, 49), tuttavia ogno-
infatti lo contraddice subito. Sul contrasto ra istruttiva per l’esempio di valentia che
dei due tipi qualcosa dice Carreño Fernão ostende. Dunque, un caso paradigmatico

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pp. 473-475 CANTO VI NOTE

e meraviglioso, ancorché vero, quindi non 179 Giunone in Aen. VII, 323 evoca Aletto,
vulgaris certamente. una delle Furie (o Erinni), detta luctifica. To-
173 La figura etimologica allitterante fazer talmente inutile pensare, come fa Epifânio
feitos è pressoché formulare; cfr. supra II, Dias, a una confusione di Camões fra l’Erin-
50, 4. ni ed Eris (su cui vd. Graves §81r ecc.). Giu-
174
stamente Basto rimanda a infra VII, 10, 5-6,
Episodio già alluso nel canto I, 12, 5 sg.
dove troviamo Aleto e l’espressione formula-
Si tratta di una vicenda cortese-cavalleresca
re (o meglio nullius, dopo Mt 13, 25) semear
documentata, ad es. nel Memorial das Pro-
cizânias; cfr. Rodrigues, Estudos pp. 32 sg.
ezas da Segunda Távola Redonda di Jorge
180 Nel senso di ‘sarebbe stato’, ‘avrebbe
Ferreira de Vasconcelos (su di lui cfr. al-
meno Saraiva & Lopes p. 398; Vasconcelos dato lustro’, cioè avrebbe conseguito l’ef-
parla di «treze cavaleyros Portugueses», e fetto contrario, dimostrando il valore dei
comunque accenna soltanto alla storia: vd. Portoghesi. Per i casi in cui «o conjuntivo
I, xlvi, c. 213v). Nella biblioteca pubblica refere-se a actos de realisação futura» vd.
di Porto c’è un manoscritto edito moder- Said Ali II p. 120.
namente: Relação ou Crónica breve das Ca- 181 Cioè ‘convinzione, persuasione sicura’.
valarias dos Doze de Englaterra, ediz. a cura 182 malizia] Averini. Più sofisticata la chiosa
di A. de Magalhães Basto, Porto, Imprensa di Epifânio Dias: «obstinação de uma pes-
Portuguesa, 1935; «talvez esta Relação ti- soa em sustentar o que uma vez disse, em-
vesse servido de fonte a Camões» (Pimpão). bora recogneça que não tem razão» («osti-
Opportunamente Tocco rimanda a Finazzi- nazione di chi nel ribadire ciò che una volta
Agrò Rappresentatività pp. 63-90. L’articola- disse, testardamente non riconosca di non
zione della storia è riportata minuziosamen- aver ragione»).
te da Manoel Correa, cc. 175r-177r. Per un
183 Nell’originale de ousadia, ovvero ‘parole
approfondimento vd. la voce di Manuel Fer-
ro Doze de Englaterra in Dicionário Camões pesanti nate da avventatezza’. Evidente nota
pp. 318-322. Cfr. anche Le Gentil Camões misaulica. Faria e Sousa rimanda anche ad
pp. 77-82. Faria e Sousa scrive: «huvo en Ar., O. F. XIV, 101, 5-6: «Ma gli animosi
nuestro poder un papel antiguo, en que to- gioveni robusti / che miran poco i lor pro-
scamente se referia esto caso, que tienen por pinqui danni».
apocrifo algunos escrupolosos». El Desafio 184 Intendi: ‘perché siano degne di essere
dos Doze da Inglaterra di Inácio Rodriguez chiamate dame’. Un insulto disonorevole e
Vedouro, pubblicato a Lisboa nel 1732, ri- meschino, decisamente anti-cortese.
prende talora ad litteram il testo dei Lusía- 185 Formulare: «provarsi a lancia e a spa-
das, ma potrebbe essersi anche ispirato a da», O. F. IX, 62, 3; «o la lancia a provar
qualche fonte pre-camoniana; vd. Álvarez- meco, o la spada», B. Tasso, Amadigi XCIV,
Cifuentes El Desafio, con bibliografia. 57, 8, p. 568).
175Intendi: ‘con governo temperato e gradi- 186 Si noti nell’originale la ripetizione per
to…guidava il regno’. tre volte di que, il terzo sintatticamente ri-
176 João I, per cui cfr. supra IV, 2, 4-8. La dondante. Cfr. analogamente supra I, 55, 5-7.
parola moderava è latinismo: «moderari en 187 «sia alla campagna, o sia ne lo steccato»,
este caso é synonymo de regere (vd. Cic. De O. F. XXIV, 98, 8, e Faria e Sousa aggiunge
orat. I, 226)» (Epifânio Dias). Erc., Arauc. XXXVII, 8, 8: «ora sea campo
177 Quello Castigliano, ovviamente. Cfr. abierto, ora estacado», a sottolineare la for-
supra IV, 47. mularità epico-cavalleresca dell’espressione.
178 Cfr. infra VII, 5, 5. 188 Lost in translation il chiasmo camoniano.

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NOTE CANTO VI pp. 475-477

189 In un regime cortese-cavalleresco, offese 199 Originale: Onde … nesta terra. Bismut
simili a dame di rango erano in effetti incon- traduce «en cette occasion», poi annota:
cepibili. Il gesto miserabile dei cortigiani è «On peut aussi prendre onde dans un sens
così sottolineato dal poeta con evidenza. local: en Castille où…». Il senso è comunque
190Formulare; cfr. supra VI, 15, 3. Direm- quello espresso da Pellegrini: «in più era
mo potenti e prepotenti. stato testimone dell’ardente temperamento
191
della nostra gente».
Nota di demerito, da parte di Camões,
200 Alquanto diffuso nel ’500 italiano è il
per gli Inglesi codardi, che infrangono a
loro volta, come gli offensori, il codice ca- sintagma analogo amorosi affetti; tra i vari
valleresco. esempi cito almeno il Rinaldo di Tasso, ove
192
compare due volte (IV, 8, 5; IX, 58, 5).
Motivo ben presente nella poesia lati-
201 Letteralmente: ‘vide che sua figlia così
na; cfr. ad es. Tib., II, 6, 54 e, per altri loci
paralleli, il comm. a Mart. IV, 73, 6 in Mar- tanto il cuore conquista, assoggetta’. Ci si
tial, Book IV, ed. Rosario Morena Soldevila, consenta il dantismo in traduzione.
Leiden-Boston, Brill, 2006, pp. 481 sg. 202 Dunque scopre che il Portogallo è terra
193 Vd. supra III, 142, 4, a proposito di Inés, di uomini valenti in guerra, ma anche paese
cui rimandano anche le lágrimas. Si noti l’i- di fervidi amori. Un popolo perfetto, insom-
perbato che s’incunea fra lágrimas fermosas ma, sotto il profi lo cortese-cavalleresco.
e por rostos de alabastro. 203 Cioè ‘sostenere’ (sustentar) le dame,
194 John of Gaunt (Gand), duca di Lanca- prendere di persona le loro difese; socorrer-
ster; vd. supra IV, 47, 8 e n.; Faria e Sousa lhe sta per socorrê-las (e vd. v. 3).
lo confonde con Henry of Grosmont, duca 204 Iberinas risulta hapax in Camões.
di Lancaster nel 1351, morto nel 1361 (cit. 205 qualità così preminenti] Pellegrini □
da Petr., T. F. II, 152 sg.), mentre John of divins traits] Bismut.
Gaunt, genero del precedente, divenne
206 Formulare; cfr. supra III, 128, 2 (: erro);
duca nel 1362.
infra X, 29, 6 ecc. Per tutto questo primo
195 Nell’originale: potente, che evidentemen-
segmento del discorso del Duca si veda la
te Camões vuole distinguere da possantes strofa precedente e le annotazioni.
dell’ott. precedente, v. 1. Ancorché quasi sino-
207 E perché, dame mie, siate servite] Ave-
nimi, potente assume qui (e altrove) una valen-
za positiva, mentre talora nel poema possante rini. Il nostro v’aggrada (cfr. «s’il vous plaît»
indica una forza che spaventa, incute timore, Bismut) fa allitterazione con aggravate, e ciò
come qui gli arroganti cortigiani inglesi. è comunque in stile camoniano. Il termine
agrauadas (‘oppresse dal peso dell’insulto
196 1387: avendo sposato la figlia del re Pedro
subìto’) inoltre è in vistosa figura etimologi-
I di Castiglia, ed essendo questi morto (uc-
ca con l’agrauo del v. 4.
ciso dal successore, Enrico di Trastámara), il
208 Ovvero ‘li rendano edotti’.
duca di Lancaster ambiva alla corona spagno-
la e si alleò con i Portoghesi; sua figlia Filippa 209 Letteralmente: ‘con parole di lusinga e
si unì in matrimonio col re lusitano João I. di amore’ (afago è una «acção carinhosa»
197 Inseriamo in traduzione un’inarcatura Moraes e Silva), enallage. Tutto il verso
che è assente ovviamente in Camões. forma un iperbato.
210 Cioè presso di loro, i Portoghesi.
198 Cfr. supra I, 33, 5 («grande estrela»);
per «benigna estrela» vd. infra VIII, 25, 5. 211Secondo Faria e Sousa: Álvaro Vaz de
È sintagma petrarchesco (Rvf 240, 11) e pe- Almada, Lope Fernandez Pacheco, Juan
trarchista. Fernandez Pacheco, Pedro da Costa, Juan

1088

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pp. 477-479 CANTO VI NOTE

Pereira Agostin, Luis Gonçalez Malafaya, ta dagli abitanti di un sito limitrofo detto
Álvaro Mendez Cerveira, Ruy Mendez Cer- Cale (o Gaya; cfr. la vicina attuale Vilanova
veira, Ruy Gomez de Silva, Soeiro da Costa, de Gaia). Il termine cale, presente in altre
Martin Lopez de Azevedo, Álvaro Gonça- città europee (Calais, Burdicala o Burdigala
lez Coutinho (Magriço). ecc.), dovrebbe significare in gaelico appun-
212 La frase va intesa nel senso che esse to porto, o forte. Nella nostra versione leal
sono appunto in numero di dodici, né più né va computato come monosillabo.
meno, esattamente come i dodici cavalieri 222 Espressione simile in Verg., Aen. VI, 235:
lusitani. «aeternumque tenet per saecula nomen».
213 Letteralmente: ‘quale dei prodi cavalie- 223Letteralmente ‘al timone’. Si noti la
ri sia toccato in sorte a ognuna di loro’; son annominatio per immutationem (Lausberg
dette consortes etimologicamente, in quanto Handbook § 638b) leve…leme.
«companheiras na sorte» (Basto). Il bistic- 224 «Dodici Cavalier preser l’assunto, / per-
cio qual a qual ha una corrispondenza nelle ch’eran tante le Donzelle a punto» (Amadi-
forme latine tipo quis quem ecc. (Epifânio gi LVIII, 56, 7-8, p. 349 e vd. nota Garcez
Dias). Ferreira).
214 Potremmo dire ‘ciascuna nel suo stile’, 225 Come dire ‘quanto di più alla moda’.
ma si può riferire por vários modos anche al 226 motti e imprese da portar sulle armi]
verso seguente, talché avremmo diversi re-
Pellegrini. Cfr. supra IV, 22, 8.
gistri epistolari a seconda dei destinatari (i
227 Il sost. primores indica una particola-
cavalieri, il Re).
215 re cura nel confezionamento della divisa;
«Verso industrioso para dezir mucho
insomma, i dodici erano vestiti al meglio
brevemente, i con felicidad» (Faria e Sousa).
(primor: ‘primazia’) e armati di tutto punto.
Nella traduzione si perde l’incorniciamento
Secondo Rodrigues invece (Estudos p. 34)
dell’ultimo verso dato da todas…todos. Il
primores sarebbe sinonimo di letras.
Duca di Lancaster scrive a tutti i dodici e
228 Letteralmente potremmo tradurre
al Re.
216 ‘guarnizioni, ornamenti di mille colori’. Il
un caso tal concita incontinente] Paggi
sintagma de mil cores è formulare e si ri-
59 □ novità] Pellegrini □ etrangeté] Bismut.
propone spesso nel Camões lirico; qui nel
In effetti novidade non ha il senso moderno
poema è frequente la variante varias cores e
di news, ma piuttosto quello di ‘singolarità,
simili, ma vd. IV, 22, 7. I Doze sono dunque
cosa strana, originale’.
eleganti, ma rispetto alle sterminate descri-
217Faria e Sousa evoca Stat., Theb. I, 290: zioni degli abiti extra-lusso dei cavalieri in
«Sed nostri reverentia ponderis obstat». Vasconcelos (Memorial I, 47, cc. 218r sgg.),
218 In senso positivo: ‘amante dell’avventu- richiamate da Tocco, l’asciutta enumerazio-
ra, coraggioso’. «Hora ha d’essi ciascun sì ne camoniana dimostra che l’eccesso di oro,
lieto il core, / come quei, che restar, premea argento, taffetà, velluto e pompa in generale
dolore» (Avarchide XV, 60, 7-8, p. 180). non si addice di sicuro ai forti Portoghesi.
219 Intendi ‘della partita’, «de l’aventure» 229 Il Douro, come detto, fiume della città
(Bismut). di Porto, in Spagna è chiamato Duero.
220 Cioè ‘fortunato, baciato dalla fortuna’. 230 Per exprimentado cfr. supra 47, 5; 50, 1.
221 Porto. Secondo l’etimologia adottata 231 Nel senso di ‘era soprannominato’. Si
da Camões, e ampiamente documentata, il tratta del già cit. Álvaro Gonçalez Cou-
nome Portogallo verrebbe da Porto de Cale, tinho, nobiluomo di fiducia del duca di Bor-
indicante la zona portuale sul Douro crea- gogna João sem Pavor.

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NOTE CANTO VI p. 481

232Il sostantivo è hapax, come documenta 241 Il modello può essere virgiliano: «si
anche Moraes e Silva. quid veri mens augurat» (Aen. VII, 273);
233 I due grandi fiumi che identificano l’I- non c’è nessun elemento di vaticinio o di
beria. ispirazione divina come infra X, 155, 7, né
234 Formulare: cfr. supra IV, 65, 3. Bella la
peraltro un dato di concretezza ed esperien-
za come infra I, 84, 8.
duplicazione di varias a cornice del verso.
242 L’ottimismo è proprio del carattere di
235 Nell’originale è specificato só, ‘in solitu-
questo personaggio, cavaliere coraggioso e
dine’. «Entre os protagonistas dos “Doze de
sicuro di sé. Si noti la triplicazione di conuo-
Inglaterra” destaca-se o Magriço que melhor
sco (54, 5; 55, 3 e 8), rassicurante.
reproduz estas qualidades [dei cavalieri er-
243 Brevitas di gusto cavalleresco, come
ranti medievali] na sua quase pureza genuina:
a sua itinerância solitária, anárquica, vaga- indica Faria e Sousa con la sua fi latessa di
bunda e aventureira […]. O Magriço é sím- (presunti) loci paralleli.
bolo do cavaleiro andante, pela aventura real 244 Identica fi ne di verso sopra a IV, 15, 2.
de seguir só por terra» ecc. (Santos O medie- Quali sono questi luoghi? L’attributo anti-
valismo pp. 213 sg. n. 22: «Tra i protagonisti gos va legato per ipallage alla frase seguente,
dei Dodici di Inghilterra si distacca Magrisso parafrasando: ‘luoghi che anticamente con-
che riproduce meglio queste qualità da cava- quistò il patrio Marte, cioè i bellicosi Por-
liere errante nella sua quasi genuina purezza: toghesi’? Faria e Sousa ne enumera alcuni,
il suo itinerario solitario, anarchico, vagabon- mentre Epifânio Dias (come Pimpão) rinun-
do e avventuriero … Magrisso è simbolo del cia: «Não pode determinar-se bem a que
cavaliere errante, per la avventura reale di factos Cam. se refere». Antigos potrebbe
seguire solo per terra»…). rimandare a eventi bellici anche più remo-
236 da chi l’ultima linea [linha] è dei viven- ti, come le imprese di Viriato, ad esempio?
ti] Paggi 59. La morte. Improponibile l’in- Rodrigues (Estudos pp. 34 sg.) suggerisce
terpretazione ‘Dio’ (cfr. Rodrigues; Faria e piuttosto un riferimento alle imprese di
Sousa: «lo mismo se puede dezir de Dios»): Dom Dinis.
Orazio è esplicito e toglie ogni dubbio: 245 Navarra è al confi ne coi Pirenei occi-
«Mors ultima linea rerum» (Epist. I, 16, 79, dentali; la forma Perineu l’abbiamo già in-
verso fi nale). Faria e Sousa aggiunge: «Sed contrata a IV, 57, 7. I pericoli notevoli sono
si quis (quae multa vides discrimine tali) / si ovviamente quelli della traversata dei monti
quis in adversum rapiat casusve Deusve, / te Pirenei, a piedi o a cavallo. Si noti l’allittera-
superesse velim» (Aen. IX, 210-212: «Ma se zione perigos…Perineu, quasi a rinforzare il
qualcuno – tante sono le possibilità che vedi concetto della pericolosità naturalmente in-
in questo frangente – / se mi travolgesse nel- sita nella «montagna / che divide la Francia
la rovina, sia un caso o un dio, / vorrei che da la Spagna» (Ar., O. F. XIX, 40, 7-8).
tu mi sopravvivessi»). 246 Nell’originale c’è rima equivoca parte:
237Nell’originale for per attrazione del pre- parte (‘se ne va’ ≠ ‘divide’).
cedente for, sta per seja (Epifânio Dias). 247 Formulare: cfr. qui infra 68, 2.
238 ‘Al momento convenuto’; prazo deriva 248 Difendiamo la lezione originale empe-
dal latino placitu secondo Asensio.
rio, corretta in emporio (‘città commerciale’)
239 Il verbo al presente vale per un futuro.
già da Faria e Sousa e giù di lì sino al nostro
Si noti il consueto gusto per il bisticcio. Paggi 59, quindi più recentemente Juromen-
240 ‘Ciò che è dovuto’, quindi gli undici re- ha, Rodrigues, Epifânio Dias, Basto («lapso
stanti difenderanno anche la dama assegna- tipogr.»), Pimpão, Pellegrini, Bismut, Poppa
ta a Magriço. Vòlture ecc. Manoel Correa invece poneva a

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p. 483 CANTO VI NOTE

lezione imperio; Tapia traduceva stado, Calde- disordini e assicuri la correttezza dello svol-
ra imperio; l’ediz. Craesbeck del 1609 legge gimento degli scontri.
imperio ecc. Emperio per ‘impero’ si trova in 256 Corazza, schienale e il resto dell’armatura.
testi antichi italiani e spagnoli, quindi non si 257 Intendi: ‘il proprio paladino portoghe-
vede perché Camões non potrebbe aver usato
un modesto forestierismo. Che andrà inteso se’ che la difenderà sul campo. Marte è
come ‘territorio’governato da Filippo di Bor- come spesso metonimia per ‘guerriero’, o
gogna (condado, come scrive Epifânio Dias, ‘guerra’ tout court.
cioè ‘contea’, giurisdizione di un Conte’). 258 Bellissima endiadi: ‘di sete colorate’. Si
L’aggettivo grande (che riprende il precedente può intendere anche il seguente de ouro e
grandes) potrà anche includere nel suo ampio de joias come analoga endiadi, ma ci sembra
spettro semantico il significato di ‘grande e più probabile la variatio: ‘di monili d’oro e
famoso per il commercio’, di cui Bruges era la di gioie’. Si noti che l’elenco prezioso dei ve-
città più importante, come notano i commen- stimenti femminili si contrappone a quello
tatori. Cfr. comunque infra X, 50, 8. guerriero dei paladini.
249 Pimpão parafrasa «astúcia», poco 259 splendenti] Pellegrini □ brillants] Bi-

convincente; Averini come sempre tradisce: smut. Non crediamo che la coppia aggettivale
«fosse il caso o la fatica». vada riferita a elas. Cfr. comunque: y de mil
250 Ovvero ‘senza passare subito in Inghil- ricas, y alegres, y vas] Faria e Sousa □ Elleno a
terra.’ diveder, fra sete & oro, / e ricche gioie, danno
251
il gioir loro] Paggi 59 □ vaghe e liete] Averini.
Ovviamente ‘straniera’.
Ma credo non vi siano dubbi richiamandoci a
252 Per l’espressione nell’originale vd. supra Od. I, 3: «vestida de rico e ledo manto».
V, 66, 3. Dal lat. viam facere. 260 Letteralmente: ‘veniva’.
253 Propriamente ‘vezzeggiati, accarezza- 261Di scuro, quindi, se non proprio «de ne-
ti’, come si fa con un bimbo. La facilior di
gro» (Faria e Sousa), a lutto.
E (animados) è seguita da Manoel Correa,
262 Letteralmente: ‘non avendo (presente)
Faria e Sousa, Garcez Ferreira, Tapia, Pag-
gi 59; Caldera riduceva la coppia aggettivale chi sia nominato suo paladino in questa im-
al semplice «regalados»; De Faria amplifica, presa’.
come sempre: «quaeque suum magno fovet, 263 la faccenda terminerebbe ugualmente
ac hortatur amore»; fra i recenti Averini fa col trionfo delle dame] Pellegrini. Insom-
sospettare che traduca da E: «li servono e ri- ma, le signore offese possono stare sicure,
storano le dame»; Bismut offre invece un bel saranno comunque vendicate.
«cajolés» ecc. 264 ‘Anche qualora mancassero due o tre di
254«Exspectata dies aderat», Aen. V, 104. loro’, non uno solo. Semi-iperbole un po’
Matura il giorno] Paggi 59. iattante, ma che amplifica semplicemente
255 il Re dà sicurezza a lo steccato] Paggi 59 quanto dià detto da Magriço sopra, a 55, 1-5.
□ sul campo che già il re aveva fisso] Poppa Le rispondenze interne al poema sono in-
Vòlture □ il campo, che il Re ha già preso numerevoli, riproponendo sul piano macro-
in custodia contro tradimento e slealtà] strutturale il gesto della repetitio su quello
Pellegrini □ nel campo dal re stesso desi- micro-strutturale; dice bene Faria e Sousa:
gnato] Averini ecc. In realtà segurar o campo «Para que veamos, que el P. va sempre ceñi-
nos duellos, torneios, come riporta Moraes e do de un cuidado perpetuo, i que esta obra
Silva, è termine tecnico che indica un’opera- es una perenne armonia, i un laberinto, en
zione complessa di controllo del terreno di que se necessita de un buen hilo, para entrar
torneamento, con gente di guardia che eviti i salir en el, demodo, que se pueda dezir fue

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NOTE CANTO VI p. 485

visto, i penetrado» («Per cui vediamo che il a 60, 7-8. Vd. anche Burton 2 p. 624, che
Poeta è sempre dotato di una memoria per- preferisce il riferimento all’ordinamento dei
petua, e che quest’opra è una perenne armo- cortigiani, discutendo precedenti proposte.
nia, e un labirinto in cui necessita un buon 268 L’espressione più comune in poesia era
fi lo per entrare ed uscir d’esso, di modo da Battro a Tile, ovvero dall’est al nord-ovest
che si possa dire che sia stato nell’insieme (Tile o Tule, settentrione estremo), per in-
esaminato e penetrato»). Sommo camonista dicare praticamente ovunque. Bactros era il
iberico! fiume della regione persiana detta appunto
265 Palco, palanque; sublime vale per ‘eleva- Bactriana (Battra) in un’area corrisponden-
to’. Cfr. Ar., O. F. XXVII, 50, 1: «Sedeva in te all’attuale nord-Afghanistan. Vd. anche
tribunale amplo e sublime». Rvf 146,10 («Tyle et Battro»), da incrociare
266 «Le silence qu’observe le poète sur con 158, 8 («mai vide ’l sole»). Camões
la reine Anne, épouse de Richard II, varia, delineando uno spazio dall’ultimo
permet de dater l’événement avec assez de occidente (il Tago iberico) all’oriente,
précision. La reine est morte en 1394, et le intendendo il medesimo concetto. Cfr. su-
roi s’est remarié en octobre 1396» (Bismut). pra II, 53, 6: il Battro era collocato in Sci-
Precisione forse eccessiva per un racconto zia. Notevole la somiglianza con un luogo
cavalleresco, comunque da notare. dell’Ariosto (O. F. XXXVIII, 57, 7-8): «che
267 Per Epifânio Dias l’autore si riferisce da qui [Arles, quindi occidente] sino a Bat-
ai cortigiani (citando a supporto, tramite tro [oriente] / potresti mal trovar tali altri
Storck, due versi di una composizione del quattro». Ma la rima difficile è alquanto
Romancero General in cui troviamo pro- passibile di poligenesi. Epifânio Dias evoca
prio «tres a tres e quatro a quatro» riferito anche Iuven. Sat. X, 1-2: «Omnibus in ter-
all’ingresso dei Greci a Troia; cfr. ediz. ris, quae sunt a Gadibus usque / auroram
Agustin Duran, Madrid, Rivadeneyra, 1859, et Gangem». E riporta erroneamente Brato.
t. I, p. 317, n. 474, vv. 1-2). Contra, Rodrigues 269 Impossibile tradurre fedelmente la figu-
sostiene che non poteva essere scelta a sorte ra etimologica força, esforço (cui si aggiunga
la disposizione della corte, che seguiva delle forte in chiusa di verso, con una triplice re-
regole rigide, mentre per il torneo era nor- percussio). Cfr. analogamente infra X, 20, 8;
male ricorrere al sorteggio; quindi Camões in altri casi, come a I, 75, 6 («esforço e arte»)
si riferirebbe ai paladini. La spiegazione del o a II, 59, 5 (idem) la forza è unita all’abilità
v. 3 è però un po’ traballante: «De cada lado ecc. In ogni caso força ed esforço sono quasi-
dois grupos de cuatro e um de tres, sobran- sinonimi.
do um inglês, que ficaria, por assim dizer, de 270 Nell’originale va legato sair con no cam-
sobresalente» (Estudos p. 35 n. 44). Tuttavia, po; si noti come onze e doze si contrapponga-
Rodrigues confuta il valore della citazione no vistosamente. L’inferiorità numerica dei
di Storck-Epifânio e ne aggiunge altre pro Portoghesi compensata dalla loro superiori-
domo sua (ivi p. 36). Un po’ più chiara – ma tà di coraggio e forza è proprio un Leitmotif
non del tutto convincente – la parafrasi del poema.
in Rodrigues: «De cada lado dois grupos
271 Ci spiace non rendere l’asciuttezza su-
de quatro e um de três, sobrando um, que
acudiria ao primeiro grupo em que um dos blime dell’originale. L’ottava è particolar-
ingleses fôsse pôsto fora de combate» (cfr. mente fulgida e sofisticata.
Bismut: «un Anglais est tenu en réserve»). 272 Allitteranti freios…feroz. Anche a 7-8:
Certo così si spiegherebbe uno schieramen- gente…geralmente. Cfr. similmente Verg.,
to 11 (=4+4+3) contro 11. Ma la formazione Aen. IV, 134 sg.: «ostroque insignis et auro
di undici contro dodici è ribadita a 61, 7 e / stat sonipes ac FREna FERox spumantia

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pp. 485-487 CANTO VI NOTE

mandit». Faria e Sousa cita analoghi luoghi brocados» (Juromenha); quindi la dama
del topos in Stazio, Ariosto, B. Tasso, Ala- ricopre il suo abbigliamento scuro con un
manni. manto luminoso, segno di ritrovata gio-
273 Anche in questo caso la mirifica imma- ia (più improbabile che si svesta e rivesta,
gine camoniana può essere accompagnata come in Amadigi XCVII, 15, 6-8, p. 583: «e
da richiami intertestuali (o interdiscorsivi), ristora e conforta; e ’l fosco e negro / habito,
per cui si rimanda al dottissimo Faria e che vestia l’anima mesta, / cangia, e nova ri-
Sousa; evochiamo almeno Dante, Par. II, 33: piglia, e lieta vesta»).
«quasi adamante che lo sol ferisse» ed Erc., 284 «Mida o Crasso / con l’oro, onde a virtù
Arauc. IX, 51, 5-6: «Allí las limpias armas furon ribelli», exempla in Petr., T. F. I, 56
relucían / más que el claro cristal des sol to- sg. Si pensi anche al «virtus post nummos»
cados». Per rigido diamante vd. supra II, 4, 6. oraziano (Ep. I, 1, 54). Garcez Ferreira pro-
274 Cfr. Erc., Arauc., IV, 44, 1: «Mirábanse pone Sannaz., son. Non quel, ch’il volgo cie-
del uno y el otro bando». co ama, & adora, cioè l’oro, come detto al
275 Ovvero ‘schiera, gruppo’. verso sg.
285 Cioè «incita con forza»; latinismo. L’e-
276 «discorde, impressionante pela inferio-
ridade numérica» (Ramos), che comunque è spressione camoniana viene cit. come esem-
di una sola unità. pio nel Moraes e Silva, voce impellir. La rima
277 Si noti l’assonanza liquida fra DOS
Hele: impelle ha indotto ad es. Epifânio
Dias ad emendare il primo termine in Helle
onZE e DOZE.
(come già Juromenha ecc.), Basto il secondo
278 subbuglio] Pellegrini. Garcez Ferrei- termine in impele e simili. Non è necessario:
ra nota che reboliço «naõ he palavra muito la rima si ricostruisce a vista, perché il nome
culta; mas exprime muito». Faria e Sousa greco Ἕλλη viene evocato anche al di là di
commenta: «La causa [del reboliço, alvoroço] un improbabile refuso.
era la entrada del nuevo Cavallero, i el bulli- 286 Cfr. supra 62, 4.
cio era rebolverse la gente; una apartandose
287 Lost in transl. ‘immediatamente’, logo.
para hazer lugar, otra llegandose para verle:
i a esto bolvieron todos los ojos; todo pintura 288 arde il terreno] Paggi 59 □ pedibus
viva de lo que sucede en actos publicos con flammas extollit equorum / tellus] De Fa-
semejantes motivos» (c.vo mio). Più avanti: ria □ tellus parit ignea flammas] Macedo
«I porque los valientes Poetas son como los □ brilla il campo] La Valle err. □ la terra
Pintores valientes» ecc., ut pictura poesis. sprizza foco] Poppa Vòlture □ il suol dà
279 Più latineggiante l’originale bellico. fuoco e stride] Averini □ du sol jaillissent
280 Rendendo loro onore, come di pramma- des étincelles] Bismut ecc. Letteralmen-
tica. te: «hiere fuego la tierra. […] Este herir el
281
fuego con las herraduras en el suelo, batido
Ancora la frequente concomitanza di
dellas» ecc. (Faria e Sousa: «sprizza fuoco il
verbi al presente e al passato (fala…ia e so-
terreno. … Questo avviene per le ferrature
pra entra…trazia, in parallelismo).
[degli zoccoli] sul suolo, sfregato e battuto
282 Cfr. Ar., O. F. XXXI, 40, 7: «et abbrac- da esse»). In sostanza gli zoccoli, ovvero i
ciar Rinaldo come amico». ferri dei cavalli, colpendo duramente il ter-
283Cfr. supra III, 12, 2. Il vello d’oro è qui reno, ne traggono scintille. Tutto espresso
metafora mitologica per «seda bordada a con breviatio metaforica e ardita ipallage, in
ouro» (Epifânio Dias), «de Broccado de assenza del reale soggetto attivo: «il fuoco
ouro» (Garcez Ferreira), «sedas misturada ferisce la terra’ ≡ *ferro ferisce terra produ-
com ouros, a que antiguamente chamavam cendo fuoco». Questo fogo materiale si lega

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NOTE CANTO VI pp. 487-489

con la fiamma dell’impeto guerriero (infl a- 296 Si pensa a Petr., TT 76-78: «ché volan
ma v. 6). l’ore e’ giorni e gli anni e’ mesi; / inseme,
289 Quasi formulare: cfr. supra IV, 31, 3-4. Fa- con brevissimo intervallo, / tutti avemo a
ria e Sousa cita passi dal Floridante e dall’A- cercar altri paesi», cioè quelli ultraterreni.
madigi di B. Tasso, ma si tratta di un’imma- Faria e Sousa fa notare che anche Tasso nel-
gine epica diffusa e già classica; l’esempio la Liberata usa l’espressione «intervallo di
più strepitoso è quello celebre virgiliano morte» (cfr. XX, 143, 3-4), sottolineando la
«quadrupedante putrem sonitu quatit ungu- brevità di tale intervallo.
la campum» (Aen. VIII, 596 e cfr. XI, 875). 297 Ovviamente ‘padrone, cavaliere’. Que-
Camões gioca fonicamente col gruppetto sto e il sg. verso mostrano una struttura
consonantico /(s)tre/: estrépito…treme…estre- chiastica speculare ben ostentata, più pros-
mece (teme in forte paronomasia con treme). sima al linguaggio canterino-cavalleresco
290 Si noti la struttura anastrofica, uno dei che al registro alto.
rari casi di alterazione sintattica estrema nei 298 L’arroganza inglese cade dal suo trono,
Lusíadas. detto ironicamente.
291 Così Poppa Vòlture, e similmente La 299 Vengono ricacciati oltre le recinzio-
Valle, Bismut ecc. Altri accentuano l’antite- ni che delimitavano il campo di scontro e
si: s’entusiasma e rabbrividisce] Pellegrini quindi sono fuori della competizione.
□ with exhilaration and terror] White ecc. 300 Si passa alla battaglia pedestre di spa-
Altri azzerano il contrasto, a nostro parere da, e gli Inglesi trovano negli avversari ben
poco convincemente: de i spettatori alto più che semplici armature difensive, ovvero
spavento assale / il core, onde fra ’l dubbio sperimentano l’aggressività travolgente dei
agghiaccia e teme] Paggi 59 □ d’angoscia Portoghesi.
s’empie e palpita di tema] Averini ecc. 301 Iperbato; intende gli autori di poemi di
292 Traduciamo à la Tasso; il que nell’ori- cavalleria. L’espressione gastadores maos do
ginale introduce una «frase rectificativa»; tempo permette a Faria e Sousa di incrociare
può avere valore causale (Epifânio Dias) o a supporto due luoghi, uno dantesco e uno
meglio consecutivo, ma è anche in sé pleo- petrarchesco: «che ’l perder tempo a chi più
nastica (Rodrigues, Estudos pp. 36 sg.). sa più spiace» (Purg. III, 78); «ecco quei che
293 Il richiamo a Aen. IX, 709 («dat tellus le carte empion di sogni» (TC III, 79: «la
gemitum») e XII, 713 («dat gemitum tellus») svalutazione della materia bretone, motivata
non può giustificare, come vuole Faria e con la sua scarsa storicità e con la preferenza
Sousa, che nella frase di Camões terra sia sog- accordatale dai facili gusti popolari, è una
getto di geme (o quest’ultimo sia causativo). costante nelle opinioni letterarie di Petrar-
294 Variante di III, 52, 7-8 e simili. ca», annota Pacca, e in parte vale anche per
295
il nostro). Si noti ovviamente la fig. etim.
quale frusta coi pennacchi dell’elmo la
gastar…gastadores, che non è un’enfasi sulla
groppa del destriero] Pellegrini. Si noti il
volontà di concisione stilistica, quanto sulla
ritmo incalzante, favorito dalla ripetizione
necessità di non perder tempo con menzo-
di qual a inizio dei versi della quartina e dal-
gne, esagerazioni.
la duplicazione di cavalo. Faria e Sousa con-
302 L’aggettivo sconci (traduzione un po’
fessa che «esto solamente mi P. lo halló: i no
sé quien aya hallado, o hallará otro tanto» libera del semplice maos) è attributo di spre-
(«questa immagine solamente il mio Poeta coni, ‘guastatori’.
la espresse: e non so chi abbia scritto o detto 303 Formulare: cfr. infra X, 20, 5 e soprattut-
altrettanto»), riferendosi all’insolito gesto to supra I, 11, da cui deriva coerentemente
di spronare il destriero con l’elmo. questo rifiuto dell’eccesso di descrizioni

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pp. 489-491 CANTO VI NOTE

belliche minute (e talora grottesche e invero- Livio VII, 10); Marco Valerio (348 a. C.),
simili) tipiche dei poemi cavallereschi. Non adolescente tribunus militum, sconfisse
è un caso che tale polemica camoniana sia ri- anch’egli un gigante Gallo con l’aiuto di un
presa proprio in un racconto, quello di Velo- corvo, da cui il cognomen Corvino (ivi, 26).
so, di argomento squisitamente cavalleresco. Il destino analogo ai due antichi romani è
304 Faria e Sousa, richiamando un passo quello di Magriço, non certo del Francese.
dell’Amadigi, coglie qui una formula di pas- Il confronto con il nobile passato è topico,
saggio che è comunque tipica dei romanzi e reiterato in Camões; qui, mentre il richia-
tanto vituperati: «Bastivi questo di saper per mo a Torquato è coerente per via del moni-
hora, / che ho fin qui detto» (XLVII, 62, 5-6, le asportato, non risulta del tutto calzante
nell’ediz. Venezia, Zoppini, 1581, p. 342). quello a Corvino, se non per il fatto che an-
305 che costui sconfisse uno dei forti Galli, cioè
Nell’originale: ‘dodici’.
antenati dei Francesi.
306Formulare; cfr. infra IX, 88, 1. La com- 312 Quest’altro sarebbe (secondo Mano-
panhia è soggetto di occupa.
el Correa, Faria e Sousa, Garcez Ferreira)
307 Il tono cortese-medievale dell’ottava Álvaro Vaz de Almada; Garcez Ferreira è
(nell’episodio dei Doze in generale) fa pen- certo sia lo stesso conte di Avranches (port.
sare al topos del plazer, presente anche nella Abranches) che Camões ha nominato – con-
lirica galego-portoghese. fondendolo però con Antão Vasques – su-
308 Proprio come supra 56, 7 (: Frandes). pra a IV, 25, 1. Tuttavia, se l’avventura dei
309Presente indicativo nell’originale, con la Doze va collocata intorno al 1390, Álvaro
consueta miscela di modi temporali. in quel periodo era appena nato. Manoel
310 Correa, comunque, racconta che il tedesco
Manoel Correa ricostruisce la vicenda
aveva un’arma segreta, con cui ferì il por-
di Magriço (Gonçalo Vaz Coutinho), ripor-
tando che questi vendicò la Contessa Lianor toghese nel duello; quest’ultimo, furioso, lo
per una calunnia che aveva gettata contro afferrò con le mani alla gola e lo strangolò.
di lei il tedesco Ranulfo di Colonia, ucci- La vicenda sarebbe avvenuta a Basilea: «O
dendolo in duello a Dunquerque; quindi a Emperador, & todos os mais circumstantes
Orléans sconfisse un Monsieur de Lansay, julgarão o Almada por grande cavalleyro, &
strappandogli un collare d’oro dal collo in o Alemão por traydor, pois com aquelle en-
presenza del Re. Un bel romanzo di cappa gano o quisera matar». Giustamente Faria
e spada, che convince poco. Faria e Sou- e Sousa pensa all’immagine mitica di Erco-
sa identifica correttamente la Contessa di le che strozza Anteo, anche per nobilitare
Fiandra con Isabel, figlia di João I de Por- questa fi ne di desafio non molto elegante da
tugal, sposa di Filippo di Borgogna «Conde entrambe le due parti.
de Flandes». Per liberare le Fiandre dalla 313 Infatti «o ferio na carne», indica Mano-
sottomissione al re Carlo VII si ricorse a el Correa, e l’avrebbe voluto uccidere.
un «giudizio di Dio» e Magriço, cavaliere 314 L’alterazione dell’ordine sintattico è do-
scelto dalla Contessa, sconfisse l’avversario vuta alla traduzione, per ragioni metriche.
francese, «i por este medio se librò Flandes Gli ascoltatori vogliono sentire il seguito
de aquel vassallaje» (cfr. anche Burton 2, p. delle avventure di Magriço, cavaliere errante.
625). Fra storia e leggenda, risulta difficile
315 E poi Veloso deve anche seguitare la sto-
dare una lettura certa degli avvenimenti
sintetizzati da Camões (vd. Epifânio Dias). ria del portoghese che afogou l’Alemanno.
316 Simile a supra III, 3, 1.
311 Tito Manlio fu detto Torquato perché
sconfisse un corpulento Gallo (361 a. C.) 317«et omnes / explorat ventos atque auri-
e gli strappò la collana (in lat. torquis; cfr. bus aëra captat» (Aen. III, 513 sg.: «e tutti /

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NOTE CANTO VI pp. 491-493

esplora i venti e con l’orecchie le aure per- grandes…grande. Un bel tour de force che
cepisce»). dimostra la potenza ecoica dello stile camo-
318 Letteralmente: ‘tutti i marinai della niano. Il linguaggio marinaresco è puntuale
nave si destano insieme di soprassalto’. Il v. e preciso, come ripetono Faria e Sousa ed
4 risuona formulare, per cui vd. supra II, 65, Eça Camões marinheiro; si veda anche Erc.,
6 (: manda: banda). Araucana XV, 72, 1-2: «“¡Amaina!. ¡amai-
319 I traquetes de gávea (modernamente
na!”, gritan marineros: / “¡amaina la mayor!
¡iza trinquete!”».
joanetes, cfr. Eça Camões marinheiro p. 67
324 Fra i numerosi rimandi che offre Faria
cit. da Epifânio Dias), «vele de la gabbia»
(Paggi 59), erano le vele che stavano sopra e Sousa, questo dall’Eneide ci pare potesse
la gabbia, o coffa, ovvero sopra il velaccino. risuonare nella memoria di Camões: «Ta-
320
lia iactanti [scil. Aeneae] stridens Aquilone
Per nuuem negra cfr. supra V, 21, 6 e
procella / velum adversa ferit, fluctusque ad
60, 3. Torna la cupa descrizione di bufera.
sidera tollit» (I, 102 sg.: «Enea così gridava,
«Tutte le tempeste classiche cominciano
e una stridente raffica d’Aquilone / la vela
con l’apparizione della nube: si veda Od.
di fronte squarcia, e solleva i flutti sino alle
XII, 405 sg. [non 521-523]; Aen. I, 88-89.
stelle»).
Nel viaggio reale di Gama non vi è traccia
325 Qualcosa di simile al topico desconcerto
documentale di questa tempesta» (Tocco).
Le cronache sostengono, infatti, che l’equi- do mundo, o ai termini di distruzione nel
paggio raggiunse Calicut con venti a favore, son. O dia em que nasci (vd. Comentário
evitando tormentas (cfr. Castanheda, Desco- Camões 4, pp. 39-43, 115-131). Vd. infra 76,
brimento, I, xiij, p. 27 e Roteiro Portuense p. 6 e n.
49: in entrambe le fonti la navigazione pro- 326 Nell’originale (e in Paggi 59) fere, feri-
cede sicura com o vento a popa; vd. anche sce; formulare: cfr. supra II, 90, 7; III, 113,
Radulet Gama p. 102). Tocco si richiama 5. Espressione già virgiliana: «ferit aethera
altresì, sulla scorta di Faria e Sousa, al vis- clamor / nauticus» (Aen. V, 140 sg.).
suto camoniano, e ai vv. 115 sgg. dell’elegia 327 con dissonante, e subito timore] Paggi
O poeta Simónides.
59 □ con gran terrore e pareri discordi]
321 Patente latinismo. Sulla descrizione
Poppa Vòlture □ en proie à une crainte et
della tempesta che segue, cfr. Pereira Ca- à un désarroi subits] Bismut ecc. Il concetto
moniana pp. 83-94. Cfr. pure Iuv., Sat. XIV, di sgomento, quello di smarrimento e caos
292-294: «Occurrunt nubes et fulgura: “Sol- interiore ed esteriore si fondono nel lemma
vite funem!” / frumenti dominus clamat pi- camoniano.
perisve coempti, / “Nil color hic caeli, nil 328 Letteralmente: ‘al rompersi della vela,
fascia nigra minatur”» ecc. («Subentrano
essendosi squarciata la vela’. Si veda la para-
nubi e folgori: – Sciogliete gli ormeggi! /
frasi di questi versi in Eça: «Na descripção
grida il padrone del carico di grano e pepe
da tempestade do canto VI, encontram-se
acquistato, / – Nulla minaccia il colore del
todas as manobras de que se lança mão de-
cielo, e neppure quelle strisce nere»).
baixo de tempo. O mestre, que presente o
322 Detto dei venti anche da Virgilio («illi
golpe de vento, apita á gente e manda carre-
indignantes», Aen. I, 55). gar e ferrar joanetes, Os traquetes das gaveas
323 Trionfo della repetitio che produce tomar manda (Lus. VI, 70). Mal estão carre-
l’effetto di allarme e di evento improvviso. gados os joanetes, já o vento está a contas
Amaina è replicato tre volte, con la coda di com o navio. Carrega a véla grande! Amaina
amainassem al v. 6; disse due volte; in con- a grande véla! (Lus. VI, 71). Não se carregou
comitanza, ai vv. 2-4, abbiamo grande… a maior a tempo, por isso ella se rasgou, e o

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pp. 493-495 CANTO VI NOTE

navio, dando a borda de sotavento, metteu tende il significato di talha e Faria e Sousa
dentro uns poucos de mares» ecc. (pp. 32 lo rimprovera aspramente («el miserable
sg.: «Nella descrizione della tempesta, canto Correa»; concorde Garcez Ferreira: «boa
VI, si incontrano tutte le manovre che abi- reprehençaõ»), oltretutto per aver citato
tualmente si avviano in anticipo. Il nostro- a supporto un passo biblico totalmente
mo, che sente il colpo del vento prima che incongruo. Cfr. anche Amorim 2, p. 41,
esso arrivi, avverte con un fischio la gente e dettagliante. Che nell’italiano antico taglia
comanda di ammainare e fissare le vele alte. potesse significare «roldana» (Epifânio
Ma la maggiore non fu ammainata a tempo, Dias), ovvero ‘puleggia’, è dimostrato dalla
per cui si lacerò e la nave, dando bordo sot- traduzione di Paggi 59.
tovento, imbarcò parte di acqua»). 334 Il sintagma decisamente formulare (più
329 Vd. ancora Aen. I, 104-106: «tum pro- spesso con esforço) compare nel poema circa
ra avertit, et undis / dat latus; insequitur una decina di volte. Si noti che força è ripre-
cumulo praeruptus aquae mons. / Hi sum- so nell’ott. sg. v. 2. Cfr. anche Ov., Met. XI,
mo in fluctu pendent» ecc. («allora la prua si 537: «deficit ars».
rigira e alle onde / espone il fianco: incalza 335 Intendi ‘che se’, retto da mais.
gonfio un monte d’acqua scosceso. / Alcune 336 Garcez Ferreira cita l’Amadigi: «con
navi pendono sulla somma del flutto»…). tanta furia, c’havria posto in terra / non che
330 In traduzione non si coglie l’allitteraz. lui, ma la torre di Nembrotto» (XXIV, 18,
Alija…rijamente, che arricchisce la duplica- 2 sg., p. 139). Cfr. supra IV, 64, 2: la confusa
zione di alija. Anche qui la ripetizione è «si- Babel si accorda con il chaos della tempesta.
gnificadora de prissa, i daño si no se obede- 337 Epifânio Dias (e Pimpão) esplicano con
ciere con presteza» (Faria e Sousa). Si veda «vendo-se», «vendo a gente», cioè ‘veden-
quindi la seguente triplicazione di à bomba. do i marinai’: la ciurma resta meravigliata
331 Bello il richiamo a Gil Vicente del Tri- e sgomenta nel vedere che la nave riesce a
unfo do inverno (1529), precisamente dalla sostenersi su onde così spaventose. Ma non
tempesta del Segundo Triumpho (Vicen- è possibile intendere vendo come imperso-
te Alvarez Compilaçam cc. CLXXIX sgg.): nale? Cfr. subito infra 76, 3 «a ver».
«Amaynay haque del Rey / que nos ymos 338 La São Rafael; prima si parlava dell’am-
alagando» (cit. da Epifânio Dias). Ma tut- miraglia São Gabriel, capitanata da Gama
ta la scena è piena di possibili suggestioni (detta possante rispetto a grande).
per Camões: «Amayna amayna a mezena» 339 Invocano Cristo.
ecc., con incomprensioni comiche e battute 340 Certo le grida di soccorso non calmano
frenetiche; «Amayna ho papafigo»; «Demos
la tempesta, ma perché definirle vane se co-
aa bomba piloto»; «Ea fi lhos alijar / quanto
munque si rivolgono a Dio? Forse i gritos dei
vay nesse conves»; «Lhe per força que arri-
marinai della Bérrio non sono invocazioni
bemos / na volta de Moçambique» ecc.
pie, ma semplici urla di terrore. In tal caso
332 Ovvero ora da un lato ora dall’altro, a não menos andrà riferito a gritos, e non a vãos.
seconda dei balanços, le oscillazioni appun- Si veda comunque sempre Ov., Met. XI, 540-
to. Immagine molto realistica (l’evocazione 542: «hic votis numen adorat, / bracchiaque
di Aen. III, 562 sg. non è calzante). ad caelum, quod non videt, inrita tollens / po-
333 taglie] Paggi 59 □ verricelli] Averi- scit opem» (c.vi miei: «uno supplica il nume
ni. «Naut.: huma corda, com que se ata a con preghiere, / e levando invano le braccia al
cana do leme, para-o governar com mais cielo che non riesce a scorgere / chiede aiuto»).
facilidade, quando o mar anda tormento- 341La Bérrio, più modesta in dimensione.
so» (Moraes e Silva). Manoel Correa frain- Vd. supra la nota a IV, 82, 1. «Si pensa che

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NOTE CANTO VI p. 495

la São Gabriel […] dislocasse 120 tonnella- […]. Vergil similarly names four winds in
te, la São Rafael 100, la Bérrio 50» (Radulet his storm in Aen. I: Eurus, Notus, Africus
Gama p. 17). Nella nostra versione Coelho (=South-West wind) and Aquilo (=North
va computato metricamente come bisillabo. wind)» (Matthews Caesar and the storm p.
Nel testo originale, il seguente tremando 174). Omero nominava insieme Euro, Noto,
alla lettera sarebbe: ‘con angoscia’ (vd. allit- Zefiro e Borea nel V canto dell’Odissea (Ho-
teraz. COelho COm). meri Ilias c. 46v: Ε 295 sg.).
342 Il pilota della Bérrio era Pero Escobar. 347 Immediato il pensiero va a celebri versi
La quarta nave d’appoggio era stata data dell’elegia O poeta Simónides: «A máquina
alle fiamme nell’Angra de São Brás fra no- do Mundo parecia / que em tormenta se
vembre e dicembre 1497 (cfr. Radulet Gama vinha desfazendo, / em serras todo o mar
pp. 17 sg.). se convertia. // Lutando Bóreas fero e Noto
343 Si rammenti supra, ott. 35 sg.: Nettuno horrendo, / sonoras tempestades levantavam,
/ das naus as velas côncavas rompendo» ecc.
comanda che si scateni la tempesta contro
(Rimas p. 235). L’espressione machina mundi
i Lusitani.
è già in Lucano (I, 79). Non aliena deve essere
344 Nell’originale al presente, col consueto
stata la memoria di Sannazaro: «Perisca
mix temporale dei verbi (subiam…parece… il mondo e non pensar ch’io trepidi / ma
deciam). attendo sua ruina» (Arc. egl. I, 40 sg.). Ancor
345 Immagine analoga a quella di IX, 40, più forse quella di Garcilaso: «Mas si toda la
6-7: è quasi una catacresi (come del resto in machina del cielo / con espantable son y con
italiano); Moraes e Silva cita l’espressione ruido / hecha pedazos se viniere al suelo»
entranhas da Terra. Indubbia l’eco del pas- (El. I, 196-198; Boscan & Garcilaso c. 234v).
so già cit. di Virgilio: «fluctusque ad sidera 348 Ancora vd. Ov., Met. XI, 521-523: «cae-
tollit […]. / Hi summo in fluctu pendent, caque nox premitur tenebris hiemisque sui-
his unda dehiscens / terram inter fluctus sque; / discutiunt tamen has praebentque
aperit» (Aen. I, 103; 106 sg.), nonché «Tol- micantia lumen / fulmina; fulmineis arde-
limur in caelum curvato gurgite et idem / scunt ignibus ignes» («la cieca notte è stret-
subducta ad Manis imos desedimus unda» ta dalle tenebre dell’inverno e sue proprie; /
(III, 564 sg.). Altrettanto calzante la memo- tuttavia le infrangono scintillanti arrecando
ria ovidiana: «fluctibus erigitur caelumque luce / i fulmini; i fulminei fuochi ardono di
aequare videtur» ecc. fino a «suspicere in- fuochi»). Nella confezione dell’ultimo verso
ferno summum de gurgite caelum» (Met. ovidiano cit. osserviamo uno dei paradigmi
XI, 497-506, e tutta la sequenza della tem- per lo stile camoniano della repetitio. Polo
pesta, ivi 480 sgg., è presente al nostro). Ple- alla latina sta per ‘cielo’. Forse Camões ha
onastico a questo punto evocare anche Ar., presente, direttamente o per mediazione,
O. F. XLI, 15, 3-6, che invece è più presente anche un passo dalle Silvae di Stazio: «Col-
infra 80, 3-4. lucet polus ignibus, nihilque / obscurae pa-
346 Noto e Borea sarebbero gli equivalenti titur licere nocti» (I, 6, 89 sg.).
greci di Austro e Aquilone latini, cioè un 349 Il mito di Ceice ed Alcione, trasforma-
vento meridionale e uno nord-orientale. Vd. ti appunto in uccelli alcioni («ales misera-
supra 31, 3-4 e n.; cfr. Pereira Camoniana bilis»), è narrato da Ovidio nell’undecimo
pp. 88-90. Nella descrizione della tempesta delle Metamorfosi; la tempesta in cui muore
di Cesare in Luc., Phars. V, 560-677 il poe- Ceice è l’ampio brano da cui abbiamo trat-
ta «names Eurus, Boreas and Auster, add- to nelle note precedenti molti passi consi-
ing the alternative names Notus for Auster derabili ispiratori di Camões. Accenni al
(571 and 609) and Aquilo for Boreas (603) mitologema sono frequenti, da Virgilio ai

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pp. 495-497 CANTO VI NOTE

poeti del Cinquecento; cfr. Georg. III, 338: 356 Deucalione e Pirra, sopravvissuti al di-
«littoraque alcyonem resonant»; Ar., O. F. luvio voluto da Giove, ripopolarono la terra
X, 20, 5-6: «e s’udir le Alcione alla marina / gettando pietre dietro di sé che si trasforma-
dell’antico infortunio lamentarse». rono in esseri umani (Ov., Met. I, 253-415).
350 Cfr. supra VI, 22, 3-4. Che i delfi ni fos- 357 «Obruerat tumulos immensa licentia
sero amorosi e disponibili con gli uomini lo ponti / pulsabantque novi montana cacu-
dimostrava ad es. la vicenda di Arione (cfr. mina fluctus» (Ov., Met. I, 309 sg.: «L’im-
Plut., Sept. sap. conv. 160e-162b; più avanti mensa sfrenatezza del mare aveva sepolto
Solone constata che i delfi ni si comportano le alture /e flutti anomali colpivano le cime
verso gli umani οἰκείως καὶ φιλανθρώπως, dei monti»). Si confrontino licentia e deno-
ivi 162f: «familiariter et benevole et aman- dadas, e ancora cfr. Met. ivi, 282 «defrenato
ter», ediz. 1552 p. 53). […] cursu». La duplice esclamativa deriva
351 «Os golphinhos ou toninhas, esses gra- quasi certamente da Luc., Phars. V, 615-617:
ciosos companheiros do navegador durante «A quoties frustra pulsatos aequore mon-
a bonança, desapparecem d’aquelle thea- tis / obruit illa dies! Quam celsa cacumi-
tro de desolação, e são substituidos pelos na pessum / tellus victa dedit!» («Quante
maçaricos [gli alcioni], as almas do mestre, montagne scampate a tanti assalti dei flut-
como lhes chama a poetica imaginação dos ti / infranse quel giorno! Che alte cime la
marinheiros, que vem augmentar com os terra / vinta cedette all’abisso!»). Lucano
seus pios lamentosos a tristeza do especta- (come Camões) partecipa emozionalmente a
culo […]. Isto é perfeito, isto é enexcedivel» quanto espone, e serba memoria del diluvio
commenta Eça Camões marinheiro (pp. 44 ovidiano di Met. I (cfr. 309 sg.) e di passi se-
sg.). Quello che nel poema è poeticamente necani; vd. Matthews, Caesar and the storm,
elaborato non si distanzia dunque quasi mai pp. 188 sgg.
dalla realtà della vita marina. 358 Cioè forti, adulti, ben radicati nel suolo.
352 Raios de Vulcano ne troviamo supra I, 22, 359 Cfr. supra 71, 5.
2; V, 51, 4; O poeta Simonides falando 127.
360 Intendi: ‘e neppure le sabbie dei fondali
353 «Caggian baleni e tuon quanti ne videro più profondi pensarono che i marosi aves-
/ i fier Giganti in Flegra» (Sannaz., Arc. egl. sero tale potenza da scagliarle in alto, sulla
I, 43 sg.). cima delle acque’. Il senso di mondo rove-
354 sordido] Paggi 59 □ fuligginoso] Pelle- sciato, in cui sopra e sotto si invertono, è il
grini □ sordide] Bismut □ storpio] Averini. medesimo che troviamo in Ovidio (Met. XI,
Epifânio Dias annota che Vulcano era sor- 295 sgg.). Si veda poi Luc., Phars. V, 604 sg.:
dido «em respeito do seu mister», quindi «sed Sciyhici vicit rabies aquilonis et undas
la traduzione di Pellegrini fuligginoso ri- / torsit et abstrusas penitus vada fecit hare-
sulterebbe la più calzante ed esplicativa: nas», cioè la furia di Aquilone «twisted the
sporco per il mestiere che faceva. Tuttavia, waves and turned to shallows the deep hid-
potrebbe esserci in sordido una sfumatura den sands», trasformò le arene subacquee
semantica che indica una deformità corpo- profonde in bassi fondali, da Verg., Georg.
rea (la stessa che risiede nell’italiano sozzo). III, 240 sg.: «at ima exaestuat unda / ver-
Supra IV, 10, 7, Camões defi niva sórdidos i ticibus nigramque alte subiectat harenam»
Galeghi. (vd. Matthews Caesar and the storm p. 178).
355 Di Enea, figlio di Venere e Anchise, Come si vede la contaminatio operata da
quindi figliastro di Vulcano, marito legitti- Camões sulle sue «fonti», quando l’inter-
mo della dea. Vd. Verg., Aen. VIII, 439-453 testualità sia calzante e probabilmente non
e 608 sgg. casuale, si rivela un’intarsio raffi nato.

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NOTE CANTO VI pp. 497-499

361 Entrambi i vede (vv. 1, 3) sono nel testo Gama in questo esordio della sua prece evo-
originale gerundi, vendo, ‘vedendo’. Quindi ca tre casi biblici di salvataggio in mare da
al v. 4 com sta per que com, sempre retto da parte di Dio.
vendo: il fenomeno è spiegato da Epifânio 370 Nell’originale medos perigosos, ‘timori
Dias come causato da semplici ragioni me- pericolosi’, enallage aggettivale per: ‘pe-
triche; Rodrigues (Estudos pp. 38 sg.) vi ricoli di cui aver timore’. Sempre ridicolo
vede un tratto stilistico ben preciso e diffu- Amorim (2, p. 45) che, ignaro di poesia e
so, caratterizzato dal «predominio da para- retorica, corregge medos con mares.
taxe sobre a hypotaxe».
371 Cfr. supra II, 45, 6. Cfr. Verg., Aen. VII,
362 Formulare, come sopra a III, 68, 6, ma 302 sg.: «Quid Syrtes aut Scylla mihi, quid
il bramare la realizzazione del desiderio di
vasta Charybdis / profuit?»
giungere alla meta, l’India, è un moto senti-
372 Nella spesso cit. ode oraziana a Virgilio
mentale che permea tutto il poema; cfr. ad
es. supra 6, 4 ecc. che parte per nave, gli Acroceraunia sono
363
detti «infamis scopulos» (Carm. I, 3, 20).
Riprende l’immagine di 76, 1-4 (vd. n.).
Ariosto ripropone l’epiteto: «l’Acrocerau-
364 Il sintagma «di mia vita incerto» ricorre no d’infamato nome» (O. F. XXI, 16, 2).
nei poeti petrarchisti, da Sannazaro al Di Monti della costa epirota, erano per eccel-
Costanzo. È in ogni caso res nullius, così lenza considerati pericolosi per la naviga-
come, subito appresso, l’invocazione alla di- zione. Gama elenca tre toponimi costieri
vinità quando ogni rimedio si mostra vano. rischiosi per antonomasia; il linguaggio è
Cfr. comunque Aen. I, 92 sgg., reazione di elevato, come si addice a una invocazione
Enea all’orrore della tempesta marina. Si al Dio biblico, ma infarcita di memorie
noti nel nostro la duplicatio di remedio, la classiche.
prima volta in senso umano, introvabile, la 373 Eco, non blasfema certo, dell’evangelico
seconda nel senso dell’aiuto celeste, certo.
e prima salmistico Eli Eli lama sabachthani?.
Finezze (agudezas) dello stile iterativo.
374 Cfr. supra II, 32, 8.
365parla in tal sorte] Paggi 59. Sorte è in
375 I commentatori evocano naturalmente
questo caso forma antica per sorta (cfr. Trec-
cani sòrte 2). la preghiera di Enea che principia «O ter-
366 Cfr. supra II, 31, 7. que quaterque beati» ecc. (Aen. I, 94 sgg.).
Si veda il precedente odissiaco: «Ter beati
367Cfr. supra IV, 63, 1-2. L’espressione ca- Danai quaterque, qui tunc perierunt / Tro-
moniana por metade de è arcaismo e vale por ia in lata gratiam Atridis ferentes. / Quam
o meio de.
ego debueram mori et mortem assequi / die
368 Nell’originale defendeste e non o defende-
illo, quando in me plurimi aereas lanceas /
ste, inutile correzione di Amorim (2, p. 45). Si Troiani proiecerunt circa Pelidem mortu-
noti l’interposizione di Paulo fra i due verbi um» (Homeri Ilias c. 46v: E 306-310: «Tre
che lo riguardano (Epifânio Dias). L’episodio e quattro volte beati o Danai, che moriste /
riguardante il viaggio in mare di S. Paolo da allora nell’ampia Troia portando grazia agli
Cesarea a Roma è in Act 27. Le Sirti erano Atridi. / Che io dovetti morire e seguire la
due golfi pericolosi per le navi a causa delle morte / in quel giorno, quando contro di me
secche; chiamati Grande Sirte (Golfo di Si- numerosi troiani / lanciarono aeree lance
dra) e Piccola Sirte (Golfo di Gabes), si trova- morto presso il Pelide»). La morte in nau-
no nella costa nord-occidentale dell’Africa. fragio, per un guerriero, è invece miserevole
369 Nel senso di ‘nuovo popolatore’ (dopo (λευγαλέῳ θανάτῳ ivi 312), «genus est mise-
Adamo): seguo la traduzione di Paggi. Ov- rabile leti» (Ov. Trist. I, 2, 51), mentre «pul-
viamente il riferimento è a Noè. Dunque chrum mori […] in armis» (Aen. II, 317).

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pp. 499-501 CANTO VI NOTE

376Nelle battaglie di Ceuta, Arzila, Safi m, 379 Cfr. Verg., Aen. I, 53: «luctantes ventos».
Tangeri ecc. 380 Sempre riferito al toro, vd. bramando
377 Si noti la triplicazione (il terzo de quem sopra a I, 88, 7. Cfr. Ov., Met. IX, 46: «non
ha valore d’agente nella costruzione passiva) aliter vidi fortes concurrere tauros»; Stat.,
e l’allitterazione in parole chiave come for- Theb. IV, 397: «similes video concurrere
tes…Fé…feitos…ficam. tauros». Vd. anche Mart. IV, 35 («sic pu-
378 dulce haciendo a la morte el valor del- gnant tauri», ultimo verso) e il comm. di
la!] Caldera □ siendo la muerte honrosa Rosario Moreno Soldevila a Martial, Book
en honra della] Tapia □ e l’onor vi ren- IV, Leiden-Boston, Brill, 2006, p. 280.
dé dolce la morte!] Bonaretti □ e trova- 381 «a cordoalha de navio» (Moraes e Silva).
ron dolce la morte, per la fama che loro 382 Si osservi l’interposizione del verbo,
ne venne!] Pellegrini □ et firent douce la relativo sia a relampados che a trovões (vd.
mort en mourant glorieusement] Bismut □ supra 81, 5). Cfr. Aen. I, 90: «Intonuere
dolce i lor fatti la morte rendendo] Poppa poli et crebris micat ignibus aether»; Erc.,
Vòlture. «{1} Las honras de la muerte que Arauc. IV, 71, 6: «relámpagos i truenos no
hazen la muerte dulce: {2} o las honras de cesaban». Con la Primera parte dell’Arauca-
la vida, que endulçan el trago de la muerte na (1569) è sempre difficile dedurre chi sia
(pues de ambos modos podeis entender influenzato da chi, tra Ercilla e Camões; cfr.
esto) son las ocasiones ilustres de morir que comunque Tonini.
ordinariamente se hallan por las armas» 383«Fazendo que pareça» (Epifânio Dias),
(Faria e Sousa). La nostra traduzione, per
ma come in un terrifico teatro.
ragioni metriche, è piuttosto complessa; la
384 Visione apocalittica e chaotica; il motivo
parafrasi dell’ultimo verso può essere tale:
‘dolce rendendo la morte gli onori che de- è diffuso, e Faria e Sousa ha occasione di ci-
rivano da quella’, in cui as honras è soggetto tare più luoghi classici e moderni. Ci limitia-
della proposizione gerundiale e dela quasi mo ad evocare il già citato Luc., Phars. V, 635
certamente si riferisce alla morte stessa (1a sg.: «Extimuit natura chaos; rupisse viden-
ipotesi di Faria e Sousa), altrimenti, se si tur / concordes elementa moras»; ivi 632 sg.:
riferisce alla vita, intendansi ‘gli onori che «atque arduus axis / insonuit motaque poli
glorificano gli atti eroici’ e addolciscono compage laborat» (c.vo nostro: «La natura
così il morire. Dulce et decorum est pro patria temette di nuovo il caos; / la concordia e
mori è comunque la sostanza del discorso la tregua degli elementi sembrano infrante
(Hor., Carm. III, 2, 13 e vd. anche i vv. sgg.: … l’alto asse celeste / tremò risonando e
«Virtus […] intaminatis fulget honoribus freme sconvolta la compagine del cielo»: si
[…]. Virtus, recludens immeritis mori / cae- noti l’uso del presente storico insieme con
lum, negata temptat iter via»). All’asserzione il perfetto, uso tipico anche di Camões).
di origine tirtaica (cui aggiungere Aen. IX, In «tanta mundi […] ruina» (ivi 637) si
205 sg.) va però affiancato un senso profon- ripercuotono le immagini già viste qui sopra
damente cristiano del paradosso vita/morte, a 71, 8 e 76, 6.
emergente nel verso precedente, per cui vd. 385 Attacco squisitamente petrarchesco:
Mt 16, 25 («qui enim voluerit animam suam «Già fiammeggiava l’amorosa stella» (Rvf
salvam facere perdet eam, qui autem per- 33, 1). Cambia completamente la Stimmung
diderit animam suam propter me inveniet in questa ottava, dal fosco caos della bufera
eam» e 10, 39), Lc 17, 33; Io 12, 25. Gli eroi al mondo luminoso di Venere. Perdiamo in
invidiati da Gama morirono e per la patria e traduzione ja: ‘ma già ormai l’amorosa stel-
per la fede, cioè per Cristo. Cfr. anche supra la…’, per evitare ipermetria e non mutare lo
IV, 78, 5-6. splendido avvio d’ottava.

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NOTE CANTO VI pp. 501-503

386Venere in quanto Lucifero, stella del tinta della passione amorosa («He a affeição,
mattino che porta la luce. de que a cor roxa he sinal» Manoel Correa;
387 Formulare; cfr. supra I, 51, 7. «para acentuar o contraste» cromatico,
388
suggerisce Basto). L’interrogativa serve a
Governava la sua stella e il suo cerchio,
evidenziare che i fiori rossi e i capelli dorati
la sua orbita.
sembrano essere nati insieme naturalmente.
389 Mantengo il latinismo crudo (‘portatore
397 Irricevibile la chiosa di Epifânio Dias:
di spada’). Paggi 59 traduce «denso Orion»,
«que faz empallidecer Cupido (ao ver que
seguendo il «semper densus Orion» di De
os cabellos das Nymphas ainda são mais
Faria; Faria e Sousa parafrasa «ensifer»
louros que os seus)». Il verbo enfiar ha qui
evocando propriamente Lucano, Phars. I,
il suo primo significato di ‘fi lare, tessere,
665.Vd. anche Ov., Fast. IV, 388.
ordire’, entretecer (Basto). Anche Rodrigues
390 Manteniamo la forma portoghese («me- male interpreta: «Parecía que Amor entrela-
nos correcta» Epifânio Dias), per Orione: çava fios de ouro por entre as flores». Sono
cfr. infra X, 88, 6 e la splendida ode Fogem i capelli ad essere fios de ouro in tanti versi
as neves frias v. 35. Mentre Venere, come il- camoniani (e cfr. Rvf 253, 3 sg.: «O chiome
lustrava Lucrezio, arreca con sé la calma e il bionde di che ’l cor m’annoda / Amor»). Le
buon tempo, Orione è apportatore di nubi due letture, a nostro parere scorrette, pro-
e pioggia. cedono del resto entrambe da Faria e Sousa.
391 Venere rigetta su Bacco la stessa tenção Chiosa d’altra parte Garcez Ferreira: «dos
danada che il dio travestito attribuiva a cabellos louros, no qual Amor infia as flores;
Gama, supra I, 80, 4. L’epiteto danado con- ou este ouro infia; isto he faz decorar Amor.
nota Bacco già da I, 39, 6, nonché i Mori Parece que o P. falla aqui com o equivoco
malvagi, ed è senz’altro attributo diabolico. destes dous sentidos». Non ci sembra vi sia-
392 Cioè: ‘che egli tenta di compiere’. no equivoci.
398Hor., Carm. III, 9, 21: «sidere pulchrior»
393 Manteniamo in traduzione la rima ricca.
Per l’immagine cfr. Verg. Georg. III, 194 sg.; (Hom., ΙΛ. Ζ, 401).
Aen. V, 212 («pelago decurrit aperto»; vd. 399Inutile emendare con A’ vista (Epifânio
Virgil, Aeneid V, ed. by Lee M. Fratantuo- Dias) o À vista (Poppa Vòlture > Tocco),
no & R. Alden Smith, Leiden-Boston, Brill, come illustra Rodrigues (Estudos p. 40).
2015, n. p. 290); Ov. Met. VIII, 165; Luc., 400 Cfr. lutavam sopra a 84, 1.
Phars. III, 532 sg.; Stat., Theb. V, 351; Val. 401 Motivo topico della lirica amorosa pe-
Flac. Arg. IV, 678 ecc., e naturalmente Dan-
trarchesca e petrarchista; cfr. infra IX, 80,
te, Inf. XXVI, 100: «ma misi me per l’alto
5-7 e Rvf 253, 3 sg. (cit. qui sopra in n.), e
mare aperto».
270, 56-62; Camões stesso sviluppa l’imma-
394Per la velocità più che umana concessa a gine nel son. Lindo e sottil trançado, partico-
una dea: cfr. supra II, 33, 5-8. larmente nella seconda quartina (cfr. Sonetti
395 Intendi: ‘comanda alle sue Ninfe amorose p. 223).
[che ispirano e sentono amore] di porre sui 402 Que en su pecho más amaba] Caldera □
propri capi ghirlande di rose’. Ovviamente a quien mas amava de lo intimo del pecho
amorosas riprende l’amorosa dell’ott. preced. v. la bellissima Oritia] Faria e Sousa □ che di
1. Si noti poi, all’ott. sg., la capfinidad in chia- cuore amava] Pellegrini □ di cui era delizia]
smo: manda…Grinaldas // Grinaldas manda. Poppa Vòlture □ ch’era suo fervente aman-
Tutto si tiene, in queste mirifiche stanze. te] Averini □ che da Orizia è tanto amato]
396 Poco prima ha detto varias cores, prima La Valle □ qu’elle chérissait le plus] Bismut
ancora rosas, qui si concentra sul vermiglio, □ for whom she yearned at heart] White ecc.

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pp. 503-505 CANTO VI NOTE

A nostro modesto parere, quel que è sogget- 407 Si noti che l’allitterazione furor…firme…
to e non oggetto. freio isola il furore di un amante incontrol-
403 Orizia fu amata da Borea ardentemen- lato dalla fermezza e freno del vero aman-
te; il suo «è un nome parlante: è ‘colei che te; insania diviene equivalente-sinonimo di
infuria sui monti’, vale a dire la tempesta furor.
in quanto ‘sposa del vento’ per antonoma- 408 Qui non è in gioco la miscela di timor
sia, cioè Borea» (Rosati, comm. a Ov. Met. e metus propria di chi ama in modo corte-
VI, 682-684, in Ovidio Met. vol. III, p. 353 se. Qui è la paura che spegne l’amore – pur
sg.). Borea la rapì da Atene (era figlia del sempre in un gioco verbale galante.
re Eretteo) e ne ebbe due gemelli (cfr. Ap. 409 Una Nereide, nota per le varie tradizioni
Rod., Arg. I, 211 sgg.) e due figlie (vd. Graves mitiche che la collegano al Ciclope Polife-
§ 48a-c). Non vediamo perché Camões do- mo e ad Aci. Tutt’altra Galatea è la statua
vrebbe confondersi con una Orithya nereide di Pigmalione trasformata da Afrodite in
(Iliade XVIII, 48), come vuole Pimpão; allo- donna. Anche Galatea è un «nome parlan-
ra perché non evocare anche l’Orizia amaz- te»: significa ‘bianca come il latte’. Il legame
zone (Graves § 100c)? Tocco, a seguito di amoroso col vento Noto sembra invenzione
Pimpão, aggiunge un’occorrenza dall’Enei- di Camões. Virgilio evoca Galatea nel IX
de (XII, 83), in cui è però proprio la nostra (non X, come scrive Tocco), con immagine
Orizia figlia di Eretteo ad essere nominata che Camões non dimentica: «qualis Nereia
(vd. n. Paratore), e poi un’altra dalle Geor- Doto / et Galatea secant spumantem pecto-
giche (indicando un inesistente libro V: vd. re pontum» (102 sg., e cfr. Lus. II, 20).
Georg. IV, 463), che è di nuovo l’Attica Ori- 410Riferito a Galatea. Si noti la perfetta ri-
zia amata da Borea. Tocco adduce a suppor- spondenza: fero Bóreas…fero Noto.
to Pereira Camoniana p. 106, che è convinta
411 Soggetto sempre Galatea.
che l’Orizia del nostro sia la nereide cit. da
412 Si ripropone, più diluito, ma con ripeti-
Omero, escludendo una mediazione delle
Genealogiae boccacciane; ma ivi – XII, 73 zione di bem, il polittoto sul verbo crer: bem
– Orithia è di nuovo «figliuola d’Erittonio, crê…bem se o creia; si noti poi la rima ricca
& moglie di Borea» (Boccaccio Geneologia anzi inclusiva recreia…creia.
c. 206r), ben distinta dall’Orithia omerica, 413 De contente de ver que a dama o manda,
presente nell’elenco derivato appunto dall’I- nell’originale: ‘in quanto contento di vedere
liade a Geneal. I, 14. Perché dunque Camões che la dama lo comanda, gli ordina di cal-
avrebbe dovuto confondersi? O fondere le marsi’.
due Orizie? L’ipotesi è antieconomica e as- 414 Cfr. supra 87, 5 e 89, 3. La brandura è la
surda. chiave dell’amore e l’esca migliore per cal-
404 Attacco con vistoso polittoto, riecheg- mare gli innamorati più furibondi. Le due
giante il linguaggio artificiato del canto di ottave, quella di Oritia e quella di Galatea,
Pier delle Vigne: cfr. Inf. XIII, 25 «Cred’io sono pregne di rimandi reciproci, a creare
ch’ei credette ch’i’ credesse». parallelismi fonici e semantici.
405 Intendi: ‘non pensarti, feroce Borea, che 415 Si noti as outras…os outros, ripetizione
io ritenga che tu m’abbia mai amato con co- garanzia di forza ed eleganza strutturale e
stanza’. Ovvero: ‘so bene che non mi hai mai vd. n. sg.
amato di autentico amore, perché…’. 416 Il senso di equilibrio restaurato è dato
406 più fermo arredo] Poppa Vòlture □ in questa quartina proprio dalle duplicazio-
parure de l’amour] Bismut ecc. Notevole la ni liberamente simmetriche: amansavão…
fedeltà rigorosa di Poppa Vòlture. amansadas; outras…outros. La ripresa del

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NOTE CANTO VI pp. 505-507

furor, che ormai è placato, viene fatta in dit- tes (‘scontri, combattimenti’) per mares, ma
tologia ariostesca (cfr. O. F. I, 1, 5). Inoltre, poi accetta comunque la lezione originaria.
sul piano allitterativo-semantico, il verbo 423 Si noti il bisticcio vão…voa, che sottoli-
amansar variamente declinato sembra le- nea la volatilità della ormai vana paura.
garsi, quasi in pseudo-etimologia, con amar: 424 Ipotesi «retorica»: ‘come è vero che non
amadores…amavão…amores. Intendiamo
m’inganno’. Calicut «capitale di un piccolo
dire che viene così riconfermata la ‘dolcez-
regno indipendente del Malabar e centro
za’ (degli amansados) come emblema del
del commercio delle spezie, di cui detene-
giusto amatore.
vano il monopolio i mercanti arabi» (Ra-
417 Constatando, cioè, che ora essi amavano
dulet Gama, p. 142 n. 91), sarebbe l’odierna
di vero amore, cioè con brandura, e quindi Kozhikode nello stato indiano del Kerala.
cortesia. Ci permettiamo una ripetizione, Tuttavia, i Portoghesi ancorarono in realtà
lor…loro assente nell’originale (lhe…seus) dapprima all’altezza della costa di Capocate
per compensare quelle perdute in translation. (l’attuale Kappatt), poco a sud di Pandaramj
418 Nel senso di ‘giuramento, promessa ri- (cfr. ivi pp. 102 sg.; Roteiro Portuense p. 50).
verente’. «Homenagem era o juramento de 425 Per verdadeira vd. Rodrigues (Estudos p.
fidelidade, que antigamente costumava dar- 41): «E como o nome de India se dava a mui-
se nas mãos dos Soberanos aos Governado- tas regiões, desde a Abessinia até o extremo
res de alguma Praça, ou Fortaleça para obri- oriente, o piloto emprega o qualificativo ver-
gação de a defenderem» (Garcez Ferreira). dadeira, para a destinguir das outras a que
419 L’eco di Dante, Purg. II, 1-6 non è cal- menos propriamente se applicava aquelle
zante, o comunque, se c’è, è vaghissimo. nome». Anche più semplicemente il pilota
420 Nell’originale celsa, luccicante latini- melindano intende dire: ‘state tranquilli, si
tratta proprio dell’India che cercate, non ci
smo. Per le iterazioni del sintagma «stans
sono dubbi’.
celsa in puppi» nell’Eneide vd. Walter
426 Ovvero se questa è la vostra destinazio-
Moskalew, Formular Language and Poetic
Design in the «Aeneid», Leiden, Brill, 1982, ne defi nitiva, il vostro obiettivo ultimo.
p. 137. 427 Parola chiave, incontrata già più volte,
421 «E ao domingo vinte de Mayo vio ho che epitoma tutte le difficoltà e sofferenze
piloto humas serras muyto altas que estam della navigazione dei travailleurs de la mer,
sobre a cidade de Calicut, e chegouse tanto per dirla con Hugo.
a terra que as conheceo e com muyto prazer 428 Letteralmente: ‘a questo punto Gama
pedio alvisaras a Vasco da Gama: dizendo non può più trattenersi per la gioia di vede-
que aquela era a terra que desejava de re che la terra si riconosce’, che viene cioè
chegar» (Castanheda Descobrimento I, xiij, riconosciuta per quella tanto desejada. La
p. 27). ripetizione di aqui (spaziale e temporale)
422 Rodrigues (Estudos, p. 40) propone di enfatizza il momento cruciale dell’avvista-
emendare mares in medos, cioè ‘paure’ nel mento dell’India. Da notare due inarcature
senso di ‘pericoli’ – l’effetto per la causa, nell’ottava, ai versi 1-2 e 5-6, come sempre
sineddoche, questa, di medo per perigo, infrequenti, ma non troppo forti.
ampiamente testimoniata dai testi porto- 429 «duplicis tendens ad sydera palmas»
ghesi antichi. Ma ci pare eccesso di zelo (Aen. I, 93). Cfr. Rvf: «Or ch’al dritto camin
congetturale. I primeiros mares sono i mari l’ha Dio rivolta [scil. l’anima], / col cor le-
attraversati antecedentemente, pieni di tem- vando al cielo ambe le mani, / ringrazio lui
peste, rischi di morte e spettrali apparizioni. che ’ giusti preghi humani / benignamente,
Bismut ipotizza anche un improbabile Mar- sua mercede, ascolta».

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pp. 507-509 CANTO VI NOTE

430 Rima ricca, ancora di più (pressoché vestigio in terra di sé lascia / qual fummo in
sinonimica) nella nostra traduzione. Vd. Ca- aere e in acqua la schiuma»; Petr., Rvf 7, 1-2:
stanheda: «onde todos deram muytos louvo- «La gola e ’l somno et l’otiose piume / ànno
res a nosso Senhor, e forão feytas grandes del mondo ogni vertù sbandita».
alegrias nos navios» (Descobrimento ibid.: 438 Facendosi grandi, cioè, delle nobili ori-
«onde tutti resero grande onore a nostro gini, della prosapia aristocratica, quindi di
Signore e si fecero feste grandi e gioiose nel- gesta compiute dagli avi, non da loro stessi,
le navi»). che restano oziosi.
431 Mettiamo al maiuscolo perché credia- 439 Anche nella celebre oitava camoniana
mo che il pronome relativo si riferisca a Dio. sul desconcerto do mundo si legge: «Deixo
Gama ringrazia il Signore, dopo che il poeta aqueles que tomam por escudo / de seus ví-
ha attribuito a Venere l’aiuto ai Portoghesi cios e vida vergonhosa / a nobreza dos seus
nell’uscire dall’uragano. Non c’è più clamo- antecessores, / e não cuidam de si que são
rosa dimostrazione che i paraphernalia mi- piores» (Rimas I, 69-72, c.vo mio).
tologici sono leciti in poesia senza incrinare
440 L’autore scrive animais (‘animali’) per
minimamente la fede cattolica. Come già in
Dante e diversamente da Tasso. ‘pelli degli animali’, una semplice sined-
doche. Si tratta appunto degli zibellini,
432 Nell’originale trabalho; cfr. supra n. a 93, 4. che erano allevati soprattutto in Russia
433 Imperfetti indicativi valore durativo (Moscovia) per le loro pregiate pellicce. Si
nel passato: ‘era stato andando’, ‘era anda- ha già testimonianza di questo in Marco
to sperimentando’ (come nella perifrastica Polo, tradotto in portoghese e pubblicato
inglese). nel 1502 (cfr. Epifânio Dias). Cfr. anche Sá
434 Bel tricolo: ‘aspro, furente e temibile’. de Miranda, Carta a el-Rei Dom João nosso
435 senhor, 274.
Seguono nel ms. di Faria e Sousa sette
441 nonchalantes promenades] Bismut.
ottave, che discutono sul ruolo della fortu-
na, sull’intervento divino, sulla impossibili- 442 Dietro a queste affermazioni c’è una
tà di una predestinazione ecc. Nella prima tradizione sul frenare gli appetiti che va da
strofa compare un lemma, esqudrinhalo Cicerone a Sá de Miranda. In particolare,
(moderno esquadrinhar ‘scrutare, scrutina- di quest’ultimo, Faria e Sousa cita l’egloga
re’), che sarebbe unica attestazione nell’o- Basto 621-625: «Do mais dezia Pascual: / Sa-
pera camoniana. L’immagine del risveglio beis que é que nos come? / São mimos, que
improvviso è invece un topos diffusissimo; não são al; / onde quer se mata a fome, /
crediamo superfetatorie citazioni di indi- matão se apetitos mal»: «e aggiungeva Pas-
mostrabili intertesti. coal / Sapete cos’è quel che ci divora? / sono
436 Si passa alla moralisatio fi nale di canto. le lusinghe, che non sono altro; / onde se si
437 Il concetto, già classico, è ribadito da calma la fame, / si stroncano i mali appe-
Garcilaso nell’elegia prima, 202-204: «Por titi» (Sá de Miranda Poesias pp. 179 sg.: si
estas asperezas se camina / dela immor- confronti mimos col camoniano mimosos).
talidad ad alto assiento, / do nunca arriba Si veda anche Lact., Div. inst. VI, 1 (Garcez
quien de aqui declina» (Boscan & Garcila- Ferreira).
so c. 234v : «Per queste aspre vie si procede 443 Riferito evidentemente a Fortuna, ma
/ verso l’alta sede dell’immortalità, / dove riassumendo nel relativo tutte le «mollezze»
nessuno giunge chi da qui declina»). Vd. an- citate fi nora. Da non lasciare inosservato,
che Dante, Inf. XXIV, 47-51: «seggendo in comunque, il volontario esibire da parte del
piuma, / in fama non si vien, né sotto coltre: poeta del motivo diffusissimo di virtù vs
/ sanza la qual chi sua vita consuma, / cotal fortuna (vd. Faria e Sousa).

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NOTE CANTO VI p. 509

444 Rodrigues (Estudos p. 42 e Rodrigues) 452 lieto e costante] Paggi 59 □ sereno e


propone di ordinare i versi dell’ottava in tal fermo] Pellegrini □ serein, souriant, impas-
modo: 1, 2, 3, 5, 4, 6, 7, 8, per ottenere una sible] Bismut.
costruzione sintattica coerente. Natural- 453 Si noti che il volto rimane inteiro (‘in-
mente la transposição non modifica l’assetto trepido, imperturbato’, ma in primo senso
testuale, lo ordina soltanto. Invece Camões ‘intero, integro’) anche davanti al compagno
adotta un regime di variatio ovviamente d’armi fatto a pezzi, despedaçado. Cfr. poi
consapevole e raffi nato. Erc., Arauc. V, 27-28: «No espanta ver morir
445Cfr. supra 95, 5-6 e n.; vd. anche Ov., al compañero / ni llevar quince o veinte una
Met. XIII, 140 sg.: «Nam genus et proavos et pelota / volando por los aires hechos piezas,
quae non fecimus ipsi, / vix ea nostra voco». / ni el ver quedar los cuerpos sin cabezas.
446 Interrompiamo momentaneamente qui, // No los perturba y pone allí embarazo/ ni
per ragioni metrico-traduttive, la serie di ge- punto los detiene el temor ciego; / antes si
rundi che Camões invece pone in sequenza el tiro alguno lleva el braço, / con el otro
(in vestir sta per vestindo). la espada esgrime luego» («Non spaventa
447 Aggettivo in funzione attiva: ‘che intor- veder morire il compagno / né volare quin-
pidiscono’ le membra. dici o venti volte un colpo d’arma da fuoco /
schizzando in aria i pezzi / né giacere corpi
448 vincendo i freddi de l’opposta parte]
decapitati. // Non lo turba e pone per que-
Paggi 59 □ sur les mers australes] Bismut.
sto in imbarazzo / né affatto lo trattiene il
Averini, come spesso, delira: «al gelo resi-
cieco timore; / anzi se il tiro a qualcuno leva
stendo, / alle bonacce, ai soli equatoriali»!
il braccio, / con l’altro subito egli combatte
L’espressione no regaço do Sul vale per ‘in
di spada»).
mezzo al Sud’ (cfr. Moraes e Silva, che cita
454 L’aggettivo è riferito a callo; ci permet-
anche Lus. VII, 19, 3-4, infra: «no regaço /
do mar»), ovvero ‘nel bel mezzo dei mari tiamo in traduzione un’anastrofe che nell’o-
dell’emisfero meridionale’. «Naquelas partes riginale non c’è. Farsi un callo onorevole
o Inverno em proporção de clima è mais frio contro i rischi più tremendi è come dire
que da parte do Norte, assi por razão do crearsi uno scudo spirituale, un habitus stoi-
auge [apogeo] do Sol, como querem os as- co sereno e impassibile. «Assi dizemos: ter
trónomos, como por ser desabrigado de terra callo, ou fazer callo, ou crear callo em vez de
firme da parte do Pólo» (Barros III, 5, 9, p. costumarse» (Garcez Ferreira).
287, cit. da Basto; c.vo mio: cfr. desabrigado 455 L’anadiplosi sottolinea che gli onori da
– de abrigo nuas; «In quelle zone l’Inverno in disprezzare sono quelli che vengono dalle
rapporto al clima è più freddo che a Nord, a ricchezze, quindi da vacue glorie. Così si
causa dell’apogeo solare, come spiegano gli spiega l’apparente contraddizione fra il pre-
astronomi, quasi per essere senza protezione cedente honroso e queste honras: onorato
di terraferma da parte del Polo»). (degno d’onore) è chi rifugge dagli onori
449 Letteralmente ‘ingollando, inghiotten- male acquisiti.
do’: «está representando el modo con que 456 Si consideri anche qui la contrapposi-
se lleva una comida que se lleva por fuerça» zione fra questo forjou e il precedente forja-
(Faria e Sousa), in quanto disgustosa. do di 97, 3.
450 Così pler.; temprato ad ogni sofferenza 457 Dura, appunto, come il forjado aço di
e stento] Poppa Vòlture err., o comunque cui sopra. Di nuovo il contrasto fra virtù e
impreciso. fortuna (ventura), per cui vd. supra 96, 6-8.
451 Ovvero ‘che tende necessariamente a Si noti che in queste ultime ottave discorsive
impallidire davanti ai pericoli’. e morali il livello retorico più elevato è se-

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pp. 511-521 CANTO VII NOTE

gnato anche da un surplus di enjambements etim. con terreno v. 4), ha come in sé l’escla-
rispetto alla norma lusiadica. mazione marinaresca, l’esplosione di gioia.
458 Sul valore dell’esperienza cfr. supra IV, Faria e Sousa fa notare che «no suelen los
94, 7 e n. Poetas en este genero de poesia hazer di-
459
scursos en sus personas, sino en las agenas
quasi da eccelso assento] Paggi 59 □
que para esto introduzen» («non sogliono
come da un alto scanno] Pellegrini □ da un
i Poeti in tal genere di poesia rivolgere di-
alto seggio] Averini.
scorsi ai loro personaggi, tranne che negli
460 Le fatiche umane per ottenere onori accenni ovvero allocuzioni che per qualche
e denaro; «baxo tanto physicamente (em motivo introducono»), come ad esempio il
contraposição ao alto assento do 3° verso) vegliardo di Restelo. Il motivo per cui qui
como moralmente» (Epifânio Dias, che cita Camões decide di porre un’eccezione alla
a proposito Lucrezio II, 7-13; Ciris 14-17; S. regola generale è che egli si sta rivolgendo
Cipriano Ad Donatum cap. 6 «Paulisper te a tutto il Portogallo, come si vede subito
crede subduci in montis ardui verticem» dopo, e introduce l’apostrofe parlando pri-
ecc., Patr. Lat. 4, coll. 204 sg.). ma ai suoi stessi eroi, come avrebbe potuto
461 Chi avrà le virtù indicate, sotto il pote- fare Gama – e come farà il fratello Paulo alle
re di un Re onesto e incorrotto, potrà salire ott. 39 sgg. del canto ottavo. La conclusio-
alle più alte cariche di comando, anche sen- ne sulle riquezas sembra in contrasto con la
za volerlo, acclamato senza richiederlo. rampogna contro la brama di denaro della
fi ne del canto precedente, ma qui si tratta
di conquista legittima, sotto l’ala del Re lu-
Canto VII sitano, contro i nemici della fede cristiana,
1 Il motivo è già stato ripetuto plurime come è ben chiarito nell’ottava seguente,
volte nel poema. La tensione del desejo della seconda quartina. Inoltre, non si nega mai
terra indiana ora sembrerebbe sciogliersi. a un esercito stremato la promessa topica di
Tuttavia quel de tantos induce a un’inter- «bottino».
pretazione del concetto qui più ampliata; 4 Lusitani, Portoghesi (cfr. supra I, 24,
«terra da India, a qual diz, que foy desejada 3-4), ma si ricordi che Luso o Lisa, come
de muytos, porque pela historias sabemos compagno o figlio di Bacco, è evocato con
como Alexandro, Trajano [cfr. supra IV, 64, un vago dispregio sopra a III, 21, 5-7, e subi-
8], & outros a pretenderâo, & nenhuns fize- to dopo ivi è richiamato il vero eroe origina-
rão assento nella tão de rayz como os Portu- rio portoghese, Viriato.
gueses» (Manoel Correa: «della terra d’In- 5 Locus già incontrato nelle descrizioni di
dia si dice che fu desiderata da molti, poiché battaglie in cui l’inferiorità numerica porto-
tramite la storia sappiamo come Alessandro, ghese conferisce ulteriore lustro alle vittorie
Traiano e altri la pretesero, e nessuno pose lusitane. Vd. qui subito infra 3, 1-2.
sede in essa così radicata come i Portoghe-
6 Ovvero nel mondo cattolico. Anche
si»). Così anche Faria e Sousa. Supremi
in Barros «o curral do Senhor» indica la
condottieri desiderarono esplorare sino in
Chiesa (I, 1, 2, p. 18); l’espressione ovile del
fondo la terra indiana, ma solo i Portoghesi
pastore santo (che sia Dio o il Papa) è fre-
furono quelli che la conquistarono. A parte
quente, ad es., in B. Tasso; cfr. Rime II, 12,
ovviamente il mitico Bacco, loro avversario
186 sg.: «la vittoria è con noi, ché ’l caro ovi-
ideale.
le / guarda il pastor del ciel». D’altra parte,
2 Cfr. supra IV, 74, 1-4. è immagine riccamente biblica; cfr. ad es. Io
3 Il sostantivo terra, posto alla fi ne del 10 passim («et fiet unum ovile unus pastor»,
primo e all’inizio dell’ultimo verso (in fig. 17); Ez 37, 24 ecc.

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NOTE CANTO VII p. 521

7 Traduciamo ad litteram; il senso è ‘disto- tato dalla loro umiltà e valentia. Si notino
glie, distrae’. nell’ottava le riprese fitte Vos…vosso…vos…
8 Anche in Ariosto troviamo «Turco im- vossas…vos, nonché pouco…pouco e muito…
mondo» (O. F. XVII, 75, 8). muito, non unica antitesi, come abbiamo già
9
osservato, cui aggiungere fortes…fraco; la
La Chiesa trionfante, la Gerusalemme
fig. etim. Christandade…Christo adorna poi
celeste, rispetto alla quale quella terrena è
come un fregio l’ultima parola, quella deter-
la Chiesa militante. Forse c’è memoria di
minante, humildade. Fra le varie omofonie,
Petrarca, Rvf 53 (Spirto gentil), 81: «irrive-
infi ne, quella centrale (LeI DA viDA eTErna
rente a tanta et a tal madre!», ove la madre è
DILaTAis) pone in aggetto la vera fede e la
Roma, che è anche sede del papato e quindi
propagazione di essa.
capitale della Chiesa.
15 I Tedeschi sono ora defi niti superbi
10 Ribatte sull’apertura dell’ott. preceden-
come gregge (cfr. supra 2, 4), in quanto esco-
te A vos…digo.
no dall’ovile della Chiesa con Lutero e il
11 Cioè ‘non considerate, non soppesate’,
protestantesimo.
non è per voi un problema, insomma. C’è 16 Allusione all’estensione territoriale
un parallelo col v. 2 dell’ott. precedente; il
dell’Alemagna (in contrasto implicito con il
concetto è ribadito qui al v. 6 e illustrato cri-
piccolo Portogallo). La forma Vedelos (rei-
stianamente al v. 8.
terata sotto più volte) suonerebbe moder-
12 Varie nel senso di occasionate da diver-
namente Vedes os (vós vede-los), col verbo
se situazioni, battaglie, naufragi ecc. Qual- al pres. indicativo (non è un imperativo,
cosa come i «varios modos leti» di Lucano insomma).
(Phars. III, 689; rimando a Gigliucci Spetta- 17 Massima eresia: rifiuto del Pastore della
colo, pp. 15 sgg.).
Chiesa (il Papa di Roma) e creazione di una
13 Ovvero ‘diffondete la fede cristiana’; nuova cristianità in opposizione al cattolice-
per dilatar si veda il proemio a I, 2, 2. As- simo. «Con gran propiedad [Camões scrive
solutamente improprio interpretare qui la «inventa»]: porque invenciones se han de
lei da vida eterna come la ‘legge della Fama’ llamar semejantes dogmas» (Faria e Sousa).
(Tocco); in questo senso Faria e Sousa era
18 I Tedeschi non si accontentano della
più cauto: «Vale esto, que muriendo los
Portugueses con gran valor por la Fé, i por loro apostasia (cego error) ma si consumano
la patria, dilatan, añaden [accrescono] los in guerre intestine, quelle dei protestanti
triunfos de la vida eterna, colocandose en avversi a Carlo V. Sono guerre defi nite feas,
ella»; tra l’altro lei ha quasi sempre il signi- cioè ‘sporche’, perché contro la Fede cattoli-
ficato di ‘fede’ nel poema, come ad es. qui ca e contro il Sovrano.
infra 6, 3. Garcez Ferreira fa notare il con- 19 Non si dedicano invece alla giusta guer-
traposto fra vida eterna e le varias mortes del ra contro i Turchi: proprio in quegli anni,
v. precedente: aggiungeremmo che l’antitesi sotto Solimano I il Magnifico che regnò dal
enfatizza l’unicità-perennità della vita im- 1520 al 1566 (Epifânio Dias lo confonde con
mortale in Cristo rispetto alla molteplicità Solimano II), l’impero ottomano raggiunge-
che caratterizza invece la vita – e la morte va massima estensione e potere. La forma
– sulla terra. superbissimo è latinismo, un superlativo che
14 Cfr. supra III, 15, 8. «Qui se humi- schiaccia il soberbo del v. 1 riferito al gregge
liaverit, exaltabitur» Mt 23, 11. Non solo germanico.
in prospettiva escatologica, evidentemente, 20 Da Faria e Sousa a Tocco molti interpre-
ma per Camões anche già prima sulla ter- tano il jugo soberano come l’autorità romana
ra i Portoghesi otterranno il premio meri- o/e divina («suave iugum» di Cristo, Mt 11,

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p. 523 CANTO VII NOTE

30), ma nella seconda quartina riteniamo si nuova promessi da Dio (cfr. Apc 21, 1), anzi
parli della ribellione all’imperatore e non ad una contraffazione diabolica.
altre autorità, mentre nella prima Camões 27 Ovvero ‘snuda la spada contro altri cri-
si riferisce allo scisma. Così l’ottava risulta stiani, e non per riconquistare la terra che
bilanciata. Cfr. Rodrigues per supporto alla era sua’, cioè Gerusalemme; sua «peut se
nostra lettura: i vv. 5-8 concernono l’«alusão rapporter soit au roi d’Angleterre, soit au
à guerra dos protestantes contra Carlo V». Christ, soit aux Chrétiens» (Bismut). Forse
21 Enrico VIII, detto duro per la sua cru- ‘a Cristo’ suona più coerente; Camões non
deltà (vd. Epifânio Dias), o perché «endu- sembra proprio credere al vanto del re d’In-
recido contra la Igresia Romana» (Faria ghilterra che se nomeia sovrano di Gerusa-
e Sousa, che cita Ex 7, 22: «induratum est lemme.
cor Pharaonis»). Più probabile la prima 28 Appunto il già cit. Solimano I, sultano
interpretazione; cfr. son. Quem vos levou dal 1620. È detto comunque falso perché un
de mim (Sonetti p. 398, v. 6): «tão duro, tão maomettano non può essere re di Gerusa-
cruel»; vd. pure Ecl. IV, 82 sg.: «ainda que lemme, a prescindere dal fatto che l’Inglese
de duro diamante / fora teu cruel peito en- se ne attribuisca il regno.
durecido». 29 Il re inglese, non quello ottomano. Vor-
22 Letteralmente ‘si nomina, si fregia di remmo credere fosse il secondo: in tal caso
essere, si attribuisce il titolo di’ Re di Geru- enquanto (= em quanto) varrebbe eccezio-
salemme. Il dato, diffuso all’epoca ma non nalmente per ‘in quanto, dal momento che’
storicamente verificato, Camões poteva ri- (ad illustrazione di falso); tuttavia è troppo
ceverlo dal Sabellico, per cui vd. Rodrigues comune il suo significato temporale di si-
Fontes pp. 230 sg., ma cfr. pure Bap. Platinae multaneità (‘mentre’, o spesso ‘fi nché’ nel
Cremonensis, De Vitis ac Gestis Summorum poema), e quindi il poeta allude quasi certa-
Pontificum, Coloniae, ap. Iasparem Genne- mente a Enrico VIII, come ritengono molti
paeum, 1551, p. 182: «quem titulum anglici commentatori. Brillante bisticcio fra guar-
reges adhuc usurpant». «The title of King of dar prima nel senso di ‘governare’, poi nel
Jerusalem was never assumed by the Kings senso di ‘osservare, seguire’. La tradizionale
of England» ecc. (Mickle; cfr. Burton 2 p. distinzione-integrazione fra Gerusalemme
629). terrena e celeste è giudaica e cristiana; vd.
23 Posseduta allora dai turpi maomettani Apc 21, 2 (e passim): «civitatem sanctam
(torpe Ismaelita anche sopra a I, 8, 6, pres- Hierusalem novam vidi descendentem de
soché formulare). Gerusalemme era stata caelo a Deo». Nel testo camoniano fra ci-
presa dai musulmani del Saladino nel 1187, dade e Hierosolima c’è sinalefe; cfr. comm.
poi annessa all’impero ottomano nel 1516 Epifânio Dias a infra 7, 3.
da Selim I (†1520). 30 Si rivolge ai Francesi, e specificamente
24 Si riferisce al Re inglese o all’ottomano? al re Francesco I, che combatté contro Car-
Crediamo al primo. lo V alleandosi addirittura con gli Ottomani
25
(vd. vv. sgg.).
Vd. supra VI, 43, 5-6; ‘si ricrea’ nel senso
31 Cfr. supra I, 7, 4. Il titolo fu concesso dal
che ‘si dà bel tempo, se ne sta ozioso’.
26
Papa ai re francesi nel 1469.
Come il precedente inventa (4, 4), crea
32 Terza occorrenza del verbo guardar
una nuova cristianità scismatica, l’angli-
canesimo (1st Act of Supremacy, 1534). E nell’ottava, qui nel significato di ‘custodirlo’,
analogamente si ripete l’attributo nova, che quasi in sinonimia con defendelo.
vale per «estraño, atrevido, heretico» (Faria 33 Cfr. Ar., O. F. XVII, 75: «Se Cristia-
e Sousa). L’opposto del cielo nuovo e terra nissimi esser voi volete, / e voi altri catolici

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NOTE CANTO VII pp. 523-525

nomati, / perché di Cristo gli uomini ucci- i Genovesi, quindi non di persona) nel 1390
dete? / perché de’ beni lor son dispogliati? organizzarono un’infelice crociata a Tuni-
/ Perché Ierusalem non riavete, / che tolto è si. Altro Carlo sarebbe Carlo d’Angiò, che
stato voi da’ rinegati? / perché Constantino- accompagnò Luigi nell’impresa, ma ci pare
poli e del mondo / la miglior parte occupa ben poco candidabile. Alla fi n fi ne Carlo
il Turco immondo?»; e cfr. ivi tutta la serie Magno resta l’ipotesi più piana.
di apostrofi dall’ott. 74 alla 78, con riprese 40 Intendi: ‘avete ereditato, e con tutto
camoniane che sembrano evidenti. questo non avete ereditato anche le motiva-
34 Napoli, in particolare, e la Navarra. zioni per una guerra giusta, santa?’. «Accen-
35 ‘Così ampio, così importante’ (tanto alla no alla tribolata disquisizione sul concetto
latina tantus). di «guerra giusta» (ovvero quella che serva
36 Il Cinifo è un fiume della Tripolitania,
la causa della dilatazione della fede) che in
questi anni infiamma la letteratura politica
presente in Tolomeo nella tavola II della
di tutta Europa. Le uniche voci discordanti
Libia e in quella della Libia interiore. Per
sono quelle di Erasmo e, in Portogallo, di
la forma Cinifio vd. comm. (Epifânio Dias:
Fr. António de Beja nella sua Breve Doutri-
«le lamentazioni sulle divisioni interne fra
na e Ensinança de Principes (Lisboa 1525)»
gli stati cristiani sono diffuse nelle lettera-
(Tocco). Interessante anche la posizione di
ture rinascimentali»). Camões intende: ‘o
Francisco de Vitoria, autore della Relectio
Francese, pensi di rivendicare diritti su ter-
de Indis (1538) e della Relectio de iure belli
ritori della Cristianità e non, come dovresti,
(1539). «I contesti storici nei quali Vitoria
su quelli occupati dai nemici maomettani?’,
sviluppa la sua riflessione sono, da un lato la
cioè Tripolitania ed Egitto, regioni indicate
Conquista del Nuovo Mondo e dall’altro le
per sineddoche dai due fiumi.
vicende dell’Europa del primo Cinquecento
37 Del nome di Cristo, o forse della Terra
divisa al suo interno dalle guerre fra poten-
santa in generale. ze cristiane sia a causa dei confl itti religiosi
38 Cristo, pietra divenuta angolare dopo sia per la lotta fra l’Imperatore e i nascenti
che fu scartata: cfr. per la nota metafora Mt stati nazionali (principalmente la Francia
21, 42 («dicit illis Iesus: numquam legistis in di Francesco I) e minacciata al suo esterno
scripturis lapidem quem reprobaverunt ha- dall’espansione dell’impero ottomano. I
edificantes hic factus est in caput anguli?», due contesti sono profondamente diversi, e
per cui cfr. Ps 117, 22). Meno calzante – o richiedono una diverso approccio: nel pri-
quantomeno secondario – il riferimento a mo caso si tratta di giustificare una guerra
Mt 16, 18 (Basto, Tocco ecc.). «CÀNTO: […] di conquista di territori assolutamente sco-
§ pedra grande para esquadria» (Moraes e nosciuti, dall’altra di chiamare all’unità il
Silva). mondo cristiano – profondamente lacerato
39 Carlo Magno (vd. supra I, 13, 1) e Re Lu- dalle divisioni religiose e politiche interne
igi IX santo. Faria e Sousa cita l’egloga III – per fronteggiare la minaccia dell’espansio-
Ao Infante dom Luis di Sá de Miranda (112 ne dell’impero turco ottomano» (Giuseppe
Vasconcellos 25-26) «Al santo Rei Luis, con Tosi, La teoria della guerra giusta in Franci-
tanta gente / cruzada, i Carlo el quarto» ecc. sco de Vitoria e il dibattito sulla «conquista»,
La commentatrice fa notare che qui si parla «Jura Gentium», 2016, online: https://www.
in realtà di Carlo VI (p. 823), quindi nien- juragentium.org/topics/wlgo/it/tosi.htm).
te a che fare con Carlo Magno. Che forse 41 Cfr. Rvf 53 (Spirto gentil) 10- 14: «Che
sull’onda di Sá il nostro si riferisca proprio a s’aspetti non so, né che s’agogni, / Italia, che
questi, il noto Charles le Fou? infatti sia Lu- suoi guai non par che senta: / vecchia, otiosa
igi il Santo nel 1270 che Carlo VI (aiutando e lenta, / dormirà sempre, et non fia chi la

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p. 525 CANTO VII NOTE

svegli? / Le man’ l’avess’io avolto entro ’ ca- Cabo de Finisterra, un Castillo le llamaron
pegli!» (immagine di sapore violentemente de Cadmo, que corruptamente se llamó Ca-
dantesco). mon» ecc.
42 Nel senso – già incontrato – di «consu- 48 Ovviamente il Santo Sepolcro di Geru-
mano», come ad es. traduce Paggi 59. Vd. salemme.
anche Rvf 128 (Italia mia), 55 sg.: «Vostre 49 Cfr. Petr., T. F. II, 142-144 «Gite super-
voglie divise / guastan del mondo la più bi, o miseri christiani, / consumando l’un
bella parte». l’altro, e non vi caglia / che ’l sepolcro di
43 «Nam divitiarum et formae gloria Cristo è in man de’ cani!» (Petrarca itera l’e-
fluxa atque fragilis, virtus clara aeternaque sortazione alla crociata anche nei testi lati-
habetur» (Sall., Cat. 1: «infatti fluida e fra- ni; cfr. Pacca in n., che aggiunge «il termine
gile la gloria delle ricchezze e dell’aspetto, «cani» spesso ripetuto in questi brani, è un
luminosa ed eterna è considerata la virtù»). tecnicismo che designa gli infedeli di qua-
44 lunque parte», ed evoca anche Luc., Phars.
Variazione di 2, 1. Cfr. Ivf 53, 7: «io par-
I, 8-20); Ar., O. F. XVII, 73, 7-8: «ch’ora i
lo a te».
superbi e miseri Cristiani / […] /con biasmo
45 Ribatte quanto detto al v. 6. L’Italia lor lasciano in man de’ cani»; Sá de Miran-
è emblema di guerre intestine, olre che di da, egl. Celia, vv. 33-40, così culminanti: «i
decadenza morale. Camões ha certamente dejais la ciudad santa a los canes!» (Poesias
nella memoria accenti danteschi, petrar- 112, p. 294); Amadigi LXVII, 16, 7 sg.: «ma
cheschi, ariosteschi (e forse machiavelliani). per piacere al gran Dio de’ Christiani / torrà
Comunque, un’Italia così descritta era quasi ’l sepolcro suo di man de’ cani» (p. 282) ecc.
un topos cinquecentesco (cfr. Faria e Sousa). 50 Importante questa notazione: gli infe-
Da Ahi serva italia, di dolore ostello, a Italia
deli sono sempre compatti, uniti nella loro
mia, benché ’l parlar sia indarno, a Oh d’ogni
strategia di conquista, mentre gli europei
vizio fetida sentina la rampogna risuona e
sono dilaniati da opposizioni interne e non
non si ferma (Garcez Ferreira cita anche un
fanno fronte comune contro gli avversari.
brano di Fulvio Testi, ad es.). Quasi un’inversione – non consapevole –
46 ‘Violenta, crudele, feroce’. La continua della distinzione tassiana fra popol misto e
allitterazione sulla dentale sonora culmina cristiani, che ha dato origine al saggio effi-
appunto in questa durezza della condizione cace ma schematico di Sergio Zatti L’unifor-
della Cristianità miseranda. me cristiano e il multiforme pagano, Milano,
47 Per il mito di Cadmo vd. Ov., Met. III, il Saggiatore, 1983.
101 sgg. I guerrieri nati dal ventre della terra 51 Cfr. supra ott. 3, per la repercussio su

(→ unico ventre Europa, fuor di metafora- vos…vossa; ancora, vd. nell’ott. sg. vos…
comparazione), dove Cadmo aveva seminato vos…vossos, quindi infra 10, 5 e 8, 11, 2 e 8
i denti del drago per ordine di Pallade, si ecc., tutte occorrenze da sussumere in una
uccisero a vicenda, emblema mitico dei ci- sovrastruttura di apostrofe implacabile.
vilia bella: «suoque / Marte cadunt subiti 52 Intendi ‘per naturale consuetudine e per
per mutua vulnera fratres» (ivi 122 sg.). Sin- legge costituita’.
golare la lunga nota di Faria e Sousa in cui 53 Per inteiros e ajuntarem vd. ott. preced.
egli afferma di aver ricevuto da Severim de
v. 6 e n.
Faria, dopo la pubblicazione dei Discursos
54 È inquieto perché non aspetta tempo
e della biografia camoniana, l’informazione
che la remota ascendenza del nostro, gali- per assalire i nemici cristiani.
ziano di origine, risaliva addirittura a Cad- 55 Una delle Furie, o Erinni; cfr. Verg.,
mo, il quale «junto al Promontorio Nereo, o Aen. VII, 324 sg.; Graves §§ 31g, 6a; Boc-

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NOTE CANTO VII pp. 525-527

caccio Genealogie III, 7: le altre due erano zizzania, che non lascia crescere la semente
Tisifone e Megera. Vd. supra VI, 43, 7 sg. cattolica: uno di nuove opinioni, impugnando
Aletto è collegata funestamente a Bacco in la fede e la semplice comprensione del Van-
Aen. VII, 405 e vv. precedenti. gelo, che ci lasciarono per iscritto quei santi e
56 seminar zizanie ripugnanti] Paggi 59 □ dotti padri, autorizzati e resi esemplari dalla
repugnantes cizañas] Faria e Sousa □ semi- loro stessa vita, e l’altro genere di zizzania
nar zizzania di discordie] Pellegrini ecc. Il fu la cupidigia di accrescere gli stati volendo
termine repugnantes indica proprio le discor- fare nella propria terra autonoma monarchia
die interne, ed è usato alla latina: vd. supra assoluta»). Piuttosto evidente che il nostro
VI, 35, 7 e qui infra 15, 4. «Os brados contra conosce bene questa pagina barrosiana.
as desavenças entre os Estados christâos 57 Letteralmente: ‘considerate dunque se
são vulgares nas literaturas da Renascença» siete proprio sicuri da ogni pericolo, dal
(Epifânio Dias: «Le lamentazioni sulle momento che avete per nemici e loro e voi
divisioni interne fra gli Stati cristiani sono stessi’, detto sarcasticamente. Faria e Sousa
diffuse nelle letterature rinascimentali»). Si fa giustamente notare che il motivo dell’es-
veda infatti Barros: «quási tôda a redondeza sere nemici di se stessi, di fabbricare a se
da terra está súbdita ao império dos mouros stessi la propria fi ne è anche un topos della
e gentios. E Europa que é menos porçáo em lirica amorosa.
quantitade, em que a Igreja Romana parecia 58 O. F. ivi, 78, 5: «Pattolo ed Ermo, onde
ter congregada a sua grege [si noti la fig. sì tra’ l’or fi no» ecc. e vd. nota Bigi: «fiumi
etym.], ainda êste açoute do Turco veo asso- della Lidia ricordati spesso dai poeti classici
lar boa parte; e na outra que ficou livre dêle, come ricchi d’oro: cfr. ad es. Virgilio, Georg.
que se devera unir com vinclo de caridade e I, 37: “auro turbidus Hermus”; Aen. X, 142:
zêlo pera ir contra êle, a lhe tirar do poder o “Pactolus … inrigat auro”; Lucano, Phars.
Santuário da nossa Redenção, teve o Demónio III, 209-210».
[cfr. «Aleto» in Cam.] tanta astúcia, que ain-
59 volgono] Paggi 59 □ voltolano] Pelle-
da neste pequeno agro do Senhor veo semear
dous géneros de zizânia, que não leixa crescer grini □ roulent] Bismut. Cfr. Iuv., Sat. XIV,
a católica semente: um de novas opiniões, im- 299: «rutila volvit Pactolus harena» (vd.
pugnando a fiel e pura inteligência do Evan- n. di John E. B. Mayor, Thirteen Satyres of
gelho, que nos leixaram em escrito aquêles Juvenal, II, London-Cambridge, Macmil-
santos e doutos barões, aprovados por exem- lan, 1878, p. 343); Sil. Ital. I, 234 sg.: «Hinc
plo de santa vida; e o outro género de zizânia certant, Pactole, tibi Duriusque Tagusque,
foi cobiça de acrescentar estados [cfr. infra / quique super Gravios lucentis volvit hare-
11, 1], querendo fazer na terra própria mo- nas» (ecc.: vd. Faria e Sousa).
narquia» ecc. (Ásia I, 9, 2, p. 365, c.vi miei: 60 «Migdonia e Lidia» scrive Ariosto (O.
«quasi tutta la rotondità della terra è soggetta F. XVII, 78, 6); in Asia minore, insomma.
all’impero di mori e pagani. E l’Europa, che «Assiria he Suria de que atras fica trattado
è meno vasta in ampiezza, in cui la Chiesa no Canto primeyro octa. 24. Nesta provincia,
Romana pareva aver congregato il proprio & em outras d’Asia menor ha gente que
gregge, anch’essa vede vibrare lo staffile turco fazem grandes delicadezas, assi d’ouro,
in buona parte del suo territorio, e in quello como d’outras cousas de mão, com tanto
in cui rimase libero da esso, che si sarebbe artificio, & galantaria, que não ha mais que
dovuto unire con vincolo di amore e zelo per ver» (Manoel Correa: «L’Assiria è la Siria di
andargli contro, a scagliargli il potere del San- cui sopra il poeta ha trattato nel canto I ott.
tuario di nostra Redenzione, ebbe il Demonio 24. In questa provincia e in altre dell’Asia
tanta astuzia che pure in tale piccolo campo minore c’è gente che confeziona manufatti
del Signore venne a seminare due generi di delicatissimi, d’oro come d’altro, con tanto

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p. 527 CANTO VII NOTE

artificio ed eleganza che non ve n’è altri mi- Caspio che della Scizia, citando infi nite auc-
gliori da vedere»). Inutile sostituire la virgo- toritates nelle prime pagine.
la fra Lidia e Assiria con una congiunzione 68 Scindiamo in dittologia l’originale mul-
e, come suggerisce l’iper-correttivo Amorim tiplica, a intendere ‘si propaga e si mostra
(II, p. 58). Per la regione della Lidia e il Pac- sempre più potente’.
tolus detto Chrysorroa vd. Plin., N. H. V, 110;
69 questo popolo turco che si espande /
per l’Assyria ivi, 67. Il Pattolo e l’Ermo sono
in Lidia, il primo affluente del secondo. nella cultura della vostra Europa] La Val-
le. «Na polícia: no meio da civilisação»
61 Il dato sarà ripetuto a X, 93, 5-6. (Epifânio Dias). Per policia cfr. Nascentes
62 Vd. qui sopra VII, 2 e n. Dicionário etimológico: «do gr. politeia,
63 Ottava amaramente sarcastica: se non pelo lat. politia […]. Significou civilização,
la fede (letteralm. la Casa Santa, il santo se- cultura (Lusiadas, VI, 2, VII, 12, 72, X, 92).
polcro – non la Chiesa, come glossa Tocco), Passou a significar a conservação da ordem
almeno la cupidigia spinga i Cristiani a di- e segurança públicas».
rigersi in armi contro le terre africane che 70 Nel testo portoghese preceptos è latini-
sono ricchissime d’oro (analoga struttura smo grafico per preceitos.
sintattica sopra a III, 127, 7-8). Sembra uno 71 Un lamento simile è sempre in Barros
di quei luoghi nel poema che supportano la
(ivi p. 366): «não vemos nos os povos que
tesi di Camões allineato sulla politica africa-
acima apontamos [Armeni, Assiri, Ebrei],
na contro quella indiana, ma la realtà è ben
e assi os georgeanos, negralianos [Min-
più complessa. Vd. supra IV, 100, 5-6 e tutta
graliani, sottogruppo etnico dei Georgiani],
la fala do Velho do Restelo (e l’introduzione
charqueses [Circassi, ovvero Cerkessiani],
al canto). Si pensa poi, per la struttura della
roixos e outros daquelas partes cativos e
frase, a Virgilio: «si te nulla movet tantarum
escravos de tártaros e do Turco, pagando
gloria rerum» ecc. (Aen. IV, 272, e cfr. 232).
ao presente os fi lhos e netos dos primeiros
64 Giustamente Tocco richiama la celebre transgressores da lei e da paz evangélica?
intemerata ariostesca contro le armi da fuo- Como assi se ganha na terra nome de de-
co (O. F. XII, 23 sg.), citando in particolare fensores da fé, nome de cristianíssimos,
26, 1-2: «Come trovasti, o scelerata e brutta católicos, e doutros títulos de glória nesta
/ invenzion, mai loco in uman core?» (c.vo vida e na outra?» («non vediamo noi i po-
mio; cfr. Cam. invenções). L’uso dell’artiglie- poli sopra citati e anche i georgiani, min-
ria come schioppi o cannoni risaliva in Eu- graliani, circassi, rossi e altri in quelle parti
ropa ai primi decenni del XIV secolo; cfr. il
prigionieri e schiavi di tartari e turchi, con-
termine in O. F. X, 51, 5: «L’artegliaria come
cedendo per indennizzo al presente i loro
tempesta fiocca».
fi gli e nipoti ai primi trasgressori della fede
65 Di Costantinopoli e quindi dell’impero e della pace evangelica? Come in tal modo
Ottomano, di cui era capitale dal 1453. si guadagna il nome di difensori della fede,
66 Detto intenzionalmente, come se i bar- di cristianissimi, cattolici e d’altri titoli glo-
bari Turchi vivessero originariamente in riosi in questa vita e nell’aldilà?»). Oltre a
animalesche tane o rifugi selvatici. costringerli all’obbedienza all’islamismo,
67 Da dove cioè si riteneva che i Turchi i turchi arruolavano i giovani cristiani in
provenissero; Citia fria è formulare: cfr. su- un ben noto corpo militare chiamato dei
pra III, 128, 7. Vd., tra le fonti disponibili Giannizzeri dal 1328.
per il nostro, De Turcorum origine […] Ioan- 72 Cioè ‘fate in modo di darvi vera gloria
ne Cuspiniano autore, Antuerpiae, ap. Ioan. suscitando in voi un animo energico e scal-
Steelsium, 1541: ivi si parla sia della zona del tro per punire la disumanità dei Turchi’.

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NOTE CANTO VII pp. 527-529

73 anziché voler la falsa gloria di dominare avrebbe piantato altri cippi di vittoria, così è
i vostri fratelli!] Pellegrini. Il sintagma con- trascurata nella posterità del proprio nome,
tra os vossos (cfr. supra n. a 9, 8 e subito infra come se non fosse tanto grande lode pro-
14, 2) conclude la perorazione, ribadendo clamarlo con la penna, quanto guadagnarlo
ancora una volta il male assoluto dei confl it- con le armi»; cfr. analogamente il prologo
ti intestini europei, maledicendo lo spargi- di García de Resende al Cancioneiro Geral).
mento de vosso sangue. Camões è cosciente di aver colmato questa
74 Questo futuro (relato a entanto que e lacuna con la sua pena, col suo calamo, con
andais) ha valore anche di presente e passa- la sua poesia insomma.
to: i Portoghesi sono l’eccezione positiva, lo 77 Riparte la narrazione del viaggio di
saranno e lo sono stati, rispetto al resto della Gama. Non si tratta di entrelacement, ma di
grande Europa in cui le nazioni si sbranano ripresa dopo una delle non poche «digres-
vicendevolmente. Basto: «enquanto andais a sioni» oratorie del poema. Cfr. comunque
brincar, não faltará quem trabalhe para vós» la formula di tipo ariostesco, ad es.: «Veg-
(«fi nché ve ne andate a spassarvela, non giamo in Francia, poi che spinto n’hanno
mancherà chi fatichi per voi»). Totalmente / i Saracin, se mesti o lieti stanno. // Veg-
inutile e diremmo insensato l’emendamento gian che fa quella fedele amante / che vede
di faltarâo in faltaram (es. Rodrigues, e cfr. il suo contento ir sì lontano» (O. F. LXII,
n. Epifânio Dias), piuccheperfetto indicati- 23, 7-8, 24, 1-2). L’aggettivo famoso vale per
vo. Come già detto, il futuro poetico scel- ‘celebrato’, ma anche semplicemente per
to da Camões implica un’anteriorità e una «notavel» (Moraes e Silva), ‘illustre’. Vd.
sostanziale continuità. «Os atrevimentos dos qui sotto a 17, 2.
Portugueses constituem uma actividade 78 Cfr. supra VI, 39, 7, clausola formulare.
permanente (passada, presente e futura)» Viene ripreso poi il linguaggio delle ottave
(Pimpão; cfr. Bismut p. 316). La differenza 88-91 del canto precedente. Si noti il nesso
meramente grafica fra E (faltaram) ed Ee allitterante vão dos ventos.
(faltarão) non ha valore in quanto pressoché 79 ‘A loro’ (lhe).
sistematica.
80 Motivo ormai ricorrente nel poema:
75 Cioè in America meridionale, in Brasile. «pareceu aos nossos, vendo-se diante dela
Quarto novo mondo rispetto alle «Indie oc- [Calicut], que tinham acabado o fi m de seus
cidentali» scoperte da Colombo, all’Africa trabalhos» (Barros I, 4, 6, p. 152).
e all’Asia. 81 Letteralmente ‘vengono a seminare’; si
76 «I esto no son hiperboles, sino verdad» osservi l’uso del verbo samear in accezione
(Faria e Sousa). V’è memoria della lode positiva rispetto al samear cizanias di 10, 6.
della nazione Portoghese eloquentemente 82 Cfr. Aen. I, 507: «iura dabat legesque vi-
fatta da Barros (Ásia I, 4, 11), pur con la
ris»; III, 137: «iura domosque dabam» (vd.
conclusione malinconica che segue: «Certo,
Vergil Aeneid Book 3, ed. Christine Perkell,
grave e piadosa cousa de ouvir, ver âa nação
Indianapolis-Cambridge, Focus, 2010, p.
a que Deus deu tanto ânimo, que se tevera
38).
criado outros mundos já lá tevera metido ou-
83 Camões varia qui il sintagma larga terra
tros padrões de vitórias, assi é descuidada na
posteridade de seu nome, como se não fôsse di quattro versi prima. Sempre attiva la me-
tam grande louvor dilatá-lo per pena, como moria di Apc 21, 1 («Et vidi caelum novum
ganhá-lo pela lança» (p. 170, c.vo mio: «Cer- et terram novam»).
to triste e penosa cosa da udire, vedere una 84 «aquela gente erão pescadores, e que
nazione cui Dio diede tanto coraggio, che se era gente mezquinha, que assi chamam na
Egli avesse creato altri mondi anche là essa India a gente baixa e pobre» (Castanheda

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pp. 529-531 CANTO VII NOTE

Descobrimento I, 13, p. xxvij: «quelli erano em crença, um idólatra e outro mahometa, é


pescatori, gente tapina, che così chiamano mui vária em ritos e costumes, e todos entre
nell’India bassa e misera»). si a teem repartida em muitos reinos e esta-
85 Cfr. Castanheda Descobrimento ibid.; dos» (Barros ivi p. 154: «E posto che tutta
Roteiro Portuense p. 50. Per Calicut vd. su- questa provincia dell’Indostan sia popolata
pra VI, 92, 8 e n. da due sorti di popoli in fede, gli idolatri e i
86 maomettani, è pur varia in riti e costumi, e
Intendi: ‘era la città migliore fra tutte
tutti fra loro si dividono in numerosi regni
le migliori città del Malabar’. Faria e Sousa
e stati»).
evoca l’ingresso di Enea nel Lazio (VII, 25
92 Lasciamo il lemma originale, che non ci
sgg.).
87 Comincia qui la descrizione dell’India pare necessario sostituire con termini indi-
«dentro do Gange», cisgangetica, e meso- canti ‘estensione’, o ‘massa’.
potamica, in quanto sita fra Indo e Gange, 93 La stessa immagine è in Barros; per cher-
per cui vd. Barros, ivi 7, pp. 153 sgg. soneso si indicava alla greca (Χερσόνησος)
88 Soggetto è il mare, naturalmente. A sud- una ‘penisola’. Indubbiamente Camões
sud ovest, la regione descritta è delimitata tiene ben presente Barros per queste otta-
dal mare Arabico (e sulla costa opposta dal ve periegetiche, ma se ne distanzia anche
Golfo del Bengala) e quindi dall’Oceano talora; non troviamo poi tracce significa-
Indiano; Barros parla genericamente – e tive di influenza da parte di Castanheda
correttamente – di Oceano Índico (vd. infra (Descobrimento ivi p. xxviij), né di Osório
18, 7). Si tenga presente però che Calicut è De Rebus Emmanuelis (II libro pp. 46 sgg.)
piuttosto a sud (11°25’N 75°46’E). L’estre- né di Diodoro Siculo (Bibl. III, 10 Descrip-
mo confi ne meridionale che Barros indica, tio Indiae), suggerito da Faria e Sousa, né di
il «cabo Comori» o Comorin, ove è attual- Plinio il Vecchio (VI, 56 sgg.), né di Tolo-
mente la città Kanyakumari, è effettivamen- meo (VII, 1 Indiae intra Gangem pp. 126
te il punto più a sud della penisola indiana. sgg. e Asiae tabula X), né di Strabone (XV,
Verrà citato da Camões più avanti, a X, 65, 1), né di Pomponio Mela (III, 7 Descrittione
3 e 107, 2-3. dell’India) ecc. È probabile che alcune in-
89 I monti Emodi (così anche in Tolomeo, formazioni derivassero a Camões dalle sue
Strabone, Diodoro Siculo, Plinio) erano personali esperienze, come ad esempio la
l’odierna catena dell’Himalaya; Camões nota venerazione degli Indiani per le vacche
mantiene qui, come altrove, ma non così (animais, 17, 8).
spesso, il toponimo classico: vd. Lancia- 94 Barros parla invece di una figura a lo-
ni Morfologie p. 179. Dovrebbero essere sanga, ovvero rombo (ivi, p. 153), immagine
gli stessi «montes a que Ptolomeu chama che gli viene da Eratostene a sua volta citato
Imao» secondo Barros (ivi p. 153 ma vd. da Strabone nella descrizione dell’India.
lo scolio «Emodes est potius Diodoro» in «Anche se, osservando la carta geografica,
Tolomeo p. 126; «Imao monte, qui est pars la vallata indo-gangetica può apparire come
Caucasi» Osório De Rebus Emmanuelis II, un immenso triangolo rettangolo rovescia-
p.); cfr. Plin., N. H. VI, 64: «a montibus He- to (con i due cateti formati dall’Indo e dal
modis, promontorium Imaus vocatur». Gange), il paragone con una elle [rovesciata]
90 Sempre nel senso di ‘fedi, credenze re- è più calzante» (Torri Storia p. 5).
ligiose’. 95 La Taprobana di I, 1, 4, sulla cui de-
91 «E posto que tôda esta província scrizione si diffondevano i geografi antichi
Indostão [appunto il bassopiano indo-gange- e recenti. Qui Camões adotta il toponimo
tico] seja povoada de dous géneros de povo moderno.

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NOTE CANTO VII pp. 531-533

96 Si tratta di una leggenda, questa degli 101 Poro, il re sconfitto da Alessandro nel
Astomi (‘senza bocca’), riportata da mol- 326 a. C., in realtà regnava su Paurava, nel
te fonti, come Plinio, Aulo Gellio, Solino, Punjab, in una zona fra l’Acesine (Chenab) e
Agostino, Sabellico ecc.; tra i precedenti l’Idaspe (Jhelum), fiume, quest’ultimo, dove
poetici c’è anche Petrarca, in due occasioni: perse la battaglia coi Macedoni ma fu rispar-
«L’un vive, ecco, d’odor là sul gran fiume» miato e confermato come re; cfr. Arriano V,
(Rvf 207, 58 e vd. n. Santagata); «che s’alcun 4 sgg.; Strabone XV, 699; Plut. Alex. 60 (cfr.
vive / sol d’odore» (191, 10 sg.). Lo stesso Plutarchus Vitae cc. 265r-v) ecc.; vd. Lane
Camões riprende il topos nella Carta a âa Fox Alessandro cap. XV, pp. 377 sgg. La cre-
dama, Nota 1-5 (Rimas p. 8). denza che fosse monarca di Cambaia viene
97 Saranno gli abitanti del territorio di confermata da Manoel Correa, Faria e Sou-
Dehli, molto più a nord, come i seguenti sa, Barreto: «Justino escreve que este Reyno
foy antigamente de Poro, muyto esforçado e
della regione di Patna, detta anche Patali-
bellicoso cavalleyro» (p. 170). Ma veramente
putra, nell’attuale stato indiano del Bihar.
a XII, 8, 1 l’epitomatore di Trogo si limita
98 Quelli del «reino Decão (a que cor-
a scrivere «Unus ex regibus Indorum fuit,
ruptamente os nossos chamam Daquem) Porus nomine, viribus corporis et animi ma-
[…] cujos moradores se chamam decanis» gnitudine pariter insignis» (cfr. Iustinus p.
(Barros Ásia I, 9, 1, p. 354, 356); sarà la zona 108). In Textor Epitheta Poro è defi nito sem-
dell’attuale altipiano del Deccan, al centro- plicemente un re dell’India. Come è nata la
sud dell’India. Gli Oriás dovrebbero essere falsa informazione di Poro re di Cambaia?
gli abitanti dell’attuale distretto di Orissa, Non ne troviamo traccia in Afonso X (Esto-
nell’India orientale, la cui lingua è l’oriya. ria de Alexandre: «Poro rey de Jndia») né in
Sono indicati dai commentatori antichi Erasmo (Apophtegmas de Alexandre), per
(Manoel Correa, Faria e Sousa) come abita- fare due nomi estremi, e neppure nel Libro
tori del corso del Gange meridionale; tra- de Alexandre (che chiama il fiume della bat-
dizionalmente le abluzioni nel fiume erano taglia Adapis, corruzione di Idaspe) ecc.
e sono un atto profondamente religioso per 102 Il regno di Narsinga o Narasinga si tro-
gli Indiani; Camões torna sull’argomento
vava nel sud dell’India sino ad affacciarsi su
nel canto X, 120-121, dove troviamo peral-
Ceylon; ne parlano Manoel Correa, Faria
tro il toponimo Orixa. In Barros sono nomi-
e Sousa, Barreto, Barros ecc. Detto anche
nati i «reinos de Deli […] Bengala em parte,
Bisnagà dal nome della capitale Bisnagar, è
Orixa» ecc. (I, 4, 7, p. 154).
raffigurato nella carta primosecentesca di
99 In quest’area sfocia il Gange; si tratta
Peter Bertius Narsinga et Ceylon, nella De-
quindi di una terra molto ferace. «La con- scriptio Narsingae: vd. P. Bertii Tabularum
fluenza del Brahmaputra col Gange forma il Geographicarum Contractarum libri quat-
più ampio delta del mondo, oggi diviso fra tuor, Amstelodami, ap. C. Nicolai, 1600, p.
lo stato indiano indiano del Bengala occi- 538 (ma 548). Corrispondeva più o meno
dentale e la nazione indipendente del Ban- all’impero Vijayanagara (1336-1646). Per
gladesh; anche questa è un’area di grande una sintesi efficace sulle lotte intestine nel
fertilità, come il Punjab» ecc. (Torri Storia subcontinente indiano meridionale fra di-
p. 6). versi sultanati, prima dell’arrivo dei Porto-
100 «Guzarate, a que comunemente chama- ghesi, vd. Torri Storia pp. 227 sgg.
mos Cambaia» (Barros ibid.). «Quambaya è 103 «La razon porque los Narsingas son
l’attuale Cambay, in fondo al golfo omoni- floxos, es por ser muy dados a la sensuali-
mo. Era la capitale del sultanato musulmano dad; consumidora primero de la honra, i
del Gujarat» (Radulet Gama p. 142, n. 93). luego de la vida», commenta moralistica-

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pp. 533-535 CANTO VII NOTE

mente Faria e Sousa («La ragione per cui i 108 Se ne riparlerà ampiamente infra, ott. 32
Narsinghi sono effeminati, è data dal fatto sgg., e vd. qui supra 16, 6-7.
che si dànno assai alla sensualità, consuma- 109 Il Samorim era Principe (Garcez Fer-
trice prima dell’onore e quindi della vita reira) o Imperatore (Faria e Sousa), o me-
stessa»). glio rajà; Zamorin (‘re del mare’) di Calicut
104 Della storia del regno di Canarà scrive si facevano chiamare appunto i regnanti di
diffusamente Diogo do Couto nella sesta quell’area del Malabar (oggi Kerala), ma i
decade Da Asia (libro V, cap. 4, pp. 375 sgg. loro poteri erano in realtà controbilanciati
dell’ediz. Lisboa, Regia Officina Typografi- e limitati dai brahmini e musulmani, come
ca, 1781). spiega Radulet (pp. 28 sg., n. 27).
105 Ne dà precisa notizia Barros, ivi pp. 154 110 Sempre nel significato di ‘pagano, non
sg. In verità esistono in India due cordigliere, cristiano’.
i monti Ghati (‘gradini’) occidentali e quelli 111 Il fatto è sia in Castanheda (Descobri-
orientali (questi ultimi dalla parte del Golfo
mento I, 15, pp. xxxij sg.) che in Barros (I,
di Bengala). Barros e Camões si riferiscono ai
4, 8, p. 156) che nel Roteiro Portuense (p.
primi, i quali, costeggiando la riva occidenta-
50; cfr. Radulet Gama p. 105). Il messag-
le per più di 1500 km, incorniciano la piana
gero prescelto era un degradado (o degreda-
del Deccan convergendo all’estremo meri-
do), ovvero un esiliato («unum exulem» in
dione con gli orientali. Cfr. Torri Storia p. 8.
Osório De rebus Emmanuelis I, p. 42), che
106 Geograficamente corretto; «âa faixa de forse aveva nome João Nunes; Barros scrive
terra, que jaz entre êste Gate e o mar, de che ad accompagnarlo fu mandato anche il
largura de dez té seis léguas, segundo as en- «mouro pilôto» Malemo Caná. L’ancorag-
seadas e cotovelos se encolhem ou bojam, a gio poco al largo della costa del Malabar
qual faixa de terra se chama Malabar, que era avvenuto nel pomeriggio del 20 maggio
terá de comprimento obra de oitenta léguas, 1498.
onde está situada a cidade Calecute» (ivi p.
112 Letteralmente ‘nelle onde’. Il messagge-
155: «una fascia di terra, che giace fra que-
sti Ghati e il mare, di larghezza che va da ro entra nelle acque del fiume che in quel
10 a 6 leghe, a seconda delle insenature e punto a sua volta entra (ovvero sfocia) nelle
dei gomiti che si internano o si protendono, acque del mare Arabico. La figura etimolo-
questa fascia di terra si chiama Malabar, e si gica gioca con il medesimo verbo che indica
estende in tutto per circa ottanta leghe, ove però due direzioni opposte, quella del bat-
è situata la città di Calicut»). tello col messaggero e quella del fiume (che
107
forse è il Korapuzha, chiamato Elathur dal
Come vogliono Cidade e Bismut, tenen-
nome dell’area settentrionale di Calicut).
do presente la virgola fi nale della princeps,
113 «Eu penso que arte está em sentido ge-
si potrebbe isolare il verso dal seguito e
parafrasare: ‘senza nessuna opposizione, ral, especificado pelos tres substantivos do
obiezione da parte delle altre città’, che cioè verso seguinte» (Epifânio Dias). «A arte ou
non mettevano in discussione la superiori- maneira (das pessoas) é o ‘exterior’, o ‘aspec-
tà assoluta di Calicut. Ma si tenga presente to’, o ‘porte’, o que hoje se chama ‘apresenta-
che ad es. dopo dignidade il testo ha un’altra ção’. Equivale a habito de II, 10, 6 e de VII,
virgola, la quale risulterebbe irrazionale agli 85, 6, ital abito» (Basto). «Começou logo
occhi di un lettore moderno. La puntuazio- de se ajuntar a gente a velo como a homem
ne delle stampe antiche seguiva, come si sa, estranho» (Castanheda Descobrimento ivi,
parametri completamente diversi da quelli p. xxxiij). Per l’uso degli aggettivi strano
attuali. In ogni caso la proposta merita di e novo riferiti all’aspetto (habito) vd. n. di
essere presa in considerazione. Pacca a Petr., T. C. I, 19.

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NOTE CANTO VII pp. 535-537

114Si intenda ‘la veste insolita per gli indi- 123 Classica retardatio nominis. Secondo la
geni’. Cronaca (in Radulet Gama p. 163) si chia-
115«Vix exul terram attigerat, cum innu- mava Motaybo, in Barros e Castanheda ha
merabilis turba confluit, ut hominem habi- nome Monçaide (forse da Mem Said); Mon-
tu & cultu prorsus ignoto conspiciat» ecc. zaida in Osório; Castanheda specifica che
(Osório ibid.). dai portoghesi il suo nome venne corrotto
116
in Bontaybo (ibid.).
Supra a III, 77, 4 si indica con la stessa
124 Motivo consueto delle sofferenze subite
perifrasi mitologica Tangeri: vd. n. ad loc. Ca-
stanheda (ibid.) e il Roteiro Portuense (ibid.) dai portoghesi nel viaggio, come quelle di
parlano di due mori originari di Tunisi, che Ulisse o Enea narrate nei poemi omerico
sapevano parlare castigliano e genovese, e virgiliano. Il termine opressoes indica i
secondo l’autore del Roteiro o, secondo Ca- patimenti e le disavventure che hanno op-
stanheda, dei quali uno sapeva l’ispanico. presso la flotta lusitana (in Moraes e Silva
Dicionário, 2° significato di oppressão: «peso
117 o riceveo / già dal ferro di quel notitia
incommodo»; Vieyra Dictionary rimanda
alcuna] Paggi 59 □ o perché avesse parte- a Lus. V, 15, 5, che è il miglior commento
cipato a una campagna contro di noi] Pel- esplicativo: «por calmas, por tormentas e
legrini □ segnato dal suo ferro] Poppa Vòl- opressoes»).
ture □ ou bien le fer de nos soldats l’avait
125 Nel testo: a força da mensajem: la fuerza
marqué] Bismut □ or was already marked
by its swords] White. del mensaje] Caldera □ l’essentiel du mes-
sage] Bismut; altri parafrasano. In Moraes e
118 Iperbole, secondo Garcez Ferreira, ma
Silva, alla voce força, troviamo un significa-
neanche tanto. La domanda viene fatta in to minore della forma plurale: «As forças: a
un «castigliano approssimativo» nel Roteiro substancia, o principal», ovvero il nucleo di
Portuense («Al diabro que te doo quem te un discorso. Col verbo releuaua, in Camões la
traxo aqua», pp. 50 sg. e cfr. Radulet Gama parola assume appunto il senso di ‘sostanza,
p. 143 n. 104) e in Castanheda («Al diablo materia’, pertinente solo al Re.
que te doy quien te traxo aca», Descubri-
126 Il messaggio da parte dell’Ammiraglio
mento ivi p. xxxiij).
doveva essere riportato solo al Re del luogo.
119 Cfr. supra V, 4, 1: formulare. Cfr. qui sopra a 23, 3, che va inteso quindi
120 Ultra-formulare; cfr. supra I, 1, 3 e 27, 3; come un ordine restrittivo.
V, 37, 3; infra 30, 7 ecc. 127 Cinque leghe dalla spiaggia, iuxta Bar-
121 Ovvero l’India in generale. ros (I, 8, p. 157). La lega marittima porto-
122 Più laconica e brutale la risposta del de- ghese era di poco meno di 5 km (4,7 circa),
gredado in Roteiro Portuense: «vimos buscar quindi il percorso non dovrebbe essere stato
xrstãos e especiaria» (‘siamo venuti a cercar affatto breve, se i nostri calcoli (e quelli bar-
cristiani e spezie’, p. 51; cfr. Radulet p. 103 e rosiani) sono corretti.
n. 105 p. 143: «Questa frase, forse la più nota 128 L’episodio dell’ospitalità è anche in Ca-
di tutto il Diario, è stata troppe volte utiliz- stanheda, in Osório e nel Roteiro Portuense.
zata per defi nire in senso alquanto riduttivo Tuttavia, il fatto «storico» si contamina po-
le motivazioni delle esplorazioni promosse eticamente con la memria di Virgilio: «Dixit
dalla corona portoghese»). Medesima ris- et angusti subter fastigia tecti / ingentem
posta in Castanheda: «e ele lhe disse que Aenean duxit stratisque locavit»; «Iun-
yão buscar Christãos, e especearia» (Desco- gimus hospitio dextras et tecta subimus»
brimento, ibid.). Traduciamo il verbo acre(s) (Aen. VIII, 366 sg.; III, 83: «Disse così, e
centar con dilatare, che è tipico camoniano. sotto i fastigi dell’angusto tetto / condusse il

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pp. 537-539 CANTO VII NOTE

grande Enea e lo fece adagiare sui tappeti» cordialità] Pellegrini. Faria e Sousa para-
… «Stringiamo le destre in segno di ospita- frasa con «alegre en estremo». Rodrigues
lità ed entriamo nella casa»). rammenta una frase di Castanheda («certi-
129Pane di grano con miele (Radulet p. 103), ficandolhe que stava ho mais ledo homem
che i locali chiamavano apas (Castanheda do mundo», Descobrimento I, 15, p. xxxiiij)
Descobrimento ibid.); «cibo potuque reficit» ed evoca un bel passo dall’Auto da feira di
(Osório De rebus Emmanuelis I, p. 42). Vicente in cui le espressioni em extremo ed
130 em cabo risultano sinonimi (Estudos p. 21).
Come in latino se recreare o recreari,
137 «Monzaida Gamam Hispanice salu-
osserva Epifânio Dias. Potremmo tradurre
trivialmente ‘si riposasse’. tat; Gama vicissim illum benigne accipit»
131 In questa accezione il que è arcaico (Osório I, pp. 42 sg.).
(Epifânio Dias); bisogna comunque tener 138 Gravitas che si addice a un eroe, come
conto che il precedente tamanho («do lat. sottolinea Faria e Sousa.
tam magnu, tão grande» Nascentes Di- 139 «e Vasco da Gama ho abraçou, e ho
cionário etimológico) vale per ‘così grande’ e fez assentar a par de si, preguntandolhe se
implicitamente apre a una consecutiva. era Christão» (Castanheda ibid.: «Gama
132 Cfr. supra 25, 1-2 e immediatamente qui lo abbracciò e lo fece sedere presso di sé,
sopra alegria (27, 7). Monçaide si dimostra domandandogli se era Cristiano»). Monsai-
affabilissimo e incuriosito. de è, come il re melindano, un esempio di
133 Nel senso di ‘consente a ogni suo riguar- maomettano «buono» – del resto alla fi ne si
do’; «n’a garde de le contrarier», parafrasa convertirà al cristianesimo.
Bismut. 140 Amante e donzella stanno per ‘marito e
134 che è pel Moro uno spettacolo tutt’al- moglie’, quali erano Orfeo ed Euridice; per
tro che sconosciuto] Pellegrini. Non era la donzella in questa accezione di ‘sposa’ (o co-
prima volta, cioè, che Monsaide vedeva una munque dama) cfr. supra III, 134, 6. Inoltre,
flotta armata portoghese. ha ragione Garcez Ferreira a dire che Orfeo
135 Monçaide è naturalmente compl. og- era l’amante per antonomasia (citando Verg.,
getto. Sulla curiosa incongruenza per cui il Georg. IV, 488).
messaggero mandato da Gama non si reca 141 «nec tantum Rhodope miratur et Isma-
dal Re ma torna alla nave con Monsaide, rus Orphea» (Verg., Ecl. VI, 30); il Rodope (e
ragiona lungamente Rodrigues, cui riman- l’Ismaro) sono monti della Tracia, dove vive-
diamo (Estudos pp. 14-20: l’ipotesi è una va Orfeo; Ovidio lo chiama infatti Rhodope-
contaminazione delle fonti). In realtà Faria ius vates (Met. X, 11 sg.). Il mito notoriamente
e Sousa spiega bene, più avanti, la sequenza vuole che il canto di Orfeo attirasse animali
solo apparentemente contraddittoria: «el e piante (arvoredo, ‘boschetto’) ad ascoltarlo:
Portuguese que iva par hablar al Rey, se bol- cfr. Graves § 28a; Apoll. Rod., Arg. I, 23-34.
viô desde la ciudad a la flota con Monçayde, Spostiamo in avanti l’accento di Ròdope (lat.
porque él le dixo estava fuera della, i que Rhodŏpe) per ragioni metriche.
luego allá llegaria el aviso» (cfr. supra 26, 7-8 142 Come indicato sopra, la Mauritania, Bar-
– 27, 1: «il Portoghese che si recava a parlare
al Re, ritornò dalla città alla flotta con Mon- beria, ovvero il regno di Fez (Garcez Ferrei-
saide, perché questi gli disse che era fuori ra), difronte insomma alla costa iberica.
dalla città, e che subito gli avrebbe portato 143«Que a Ventura, que vos traz / tão longe
colà la notizia»). de vossa terra» (Enfatriões 11 sg., Cidade
136 de contento lleno] Caldera □ muy gozo- Autos e cartas, p. 2).
so] Tapia □ ben lieto] Paggi 59 □ con gran 144 Formulare: VI, 14, 7.

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NOTE CANTO VII pp. 539-541

145 Cioè, per Faria e Sousa, un intervento 152 prosperato] Paggi (ad litt.); «prosperar
divino; vd. Sannaz., De partu Virg. III, 171 está construido com de, conformemente aos
sg.: «neque enim sine numine credo / tam verbos de prover, á semelhança de beare, a
certus tenuistis iter», e qui infra 31, 1. Cfr. que na poesia tambem se liga o ablativo»
pure Barros, nel discorso del giudeo, ivi cap. (Epifânio Dias).
XI: «Porque não estava em razão homens 153 Cfr. supra V, 10, 6; II, 4, 3 e 6: espressio-
tam ocidentais como era a gente português, ni ricorrenti.
os quais viviam nos fi ns da terra, virem às 154 Formulare: II, 4, 3 e anche V, 28, 7
partes do Oriente per tanta distância de
(quente). «Muytas graças deveis de dar a
mares e caminhos não sabidos, senão per al-
Deus: porque vos trouve a terra onde ha
gum grande mistério que Deus queria obrar
toda a especiaria, pedraria e toda a rique-
per êles» (p. 172: «Giacché non sembrava es-
za do mundo» (Castanheda Descobrimento
serci ragione per cui uomini così occidentali
ivi p. xxxiij: «Molte grazie dovete rendere a
come i portoghesi, che vivevano ai confi ni
Dio, per aver trovato una terra ove c’è ogni
della terra, venissero nelle parti d’Oriente
sorta di spezie, pietre preziose e tutta la ric-
attraverso tanta distanza di mari e percorsi
chezza del mondo»).
a loro ignoti, se non per qualche mistero che
155 Semi-formulare. Cfr. supra II, 51, 6.
Dio intendeva operare tramite essi»).
156 «E segundo o que desta sua escritura
146 I due fiumi simbolizzano il Portogallo.
Il Tago è detto longinco (latinismo; cfr. supra temos alcançado por alguns livros que nos
IV, 69, 7) in quanto generalmente ‘lontano’ e foram interpretados, ao tempo que entrámos
forse perché nasce lungi in terra castigliana na Índia havia seiscentos e doze anos que
e percorre vasto tratto; il Minho, settentrio- naquela terra, a que êles chamam Malabar,
nale fra Portogallo e Galizia, è defi nito igno- fôra um rei chamado Samará Perimal» ecc.
to iperbolicamente, perché evidentemente (Barros Ásia I, 9, 3, p. 370, fonte principale
meno conosciuto e frequentato: a parlare di Camões: «E in base a ciò che di questa
sua scrittura abbiamo visto in alcuni libri
non è un Portoghese.
che furono da noi interpretati, al tempo che
147 Ancora una dizione formulare: cfr. su-
entrammo in India 612 anni eran passati che
pra V, 41, 8; infra VIII, 4, 6 e naturalmente in quella terra, che chiamano Malabar, v’era
alla prima ottava del poema, v. 3. stato un re chiamato Samarà Perimal»; vd.
148 Per remoto(s) vd. Verdelho Concordân- comunque anche Castanheda I, 13, p. xxviij,
cia, con numerose occorrenze analoghe a dove l’ultimo monarca del Malabar unificato
questo passo; per apartado(s) vd. almeno è detto «Sarranaperíma, que a este tempo
supra II, 80, 6: l’ottava si chiude come una averia seys centos annos que era falecido»;
sorta di epitome di motivi stereotipi fonda- dunque il re leggendario sarebbe morto
mentali nel poema. intorno al 900 d. C.). Barreto Micrologia fa
149 Deus, dice Monsaide, come a intendere notare che la narrazione di Diogo do Couto
l’unico Dio adorato da Cristiani e Maomet- è totalmente differente da quella barrosiana,
tani – e dagli Ebrei, giusta la frase pronun- soprattutto perché sposta cronologicamen-
ciata dal giudeo in Barros, sopra cit. te la vicenda in età pre-islamica (588 d. C.)
e vuole che Perimal si fosse convertito alla
150 Per vento yrado vd. l’egloga VII di
fede cristiana (VII, 10, 10: Da origem dos
Camões (Rimas p. 375); mar yrado è sintag- antigos Emperadores do Malavar, chamados
ma ricorrente nel poema. Perimais: e do titulo de Çamorim: e de todos
151 ‘Vario, diversificato al suo interno’ os Reynos que ha no Malavar: e do principio, e
(«peuples variés» Bismut). L’aggettivo indi- origem delles, in: Da Asia de Diogo de Couto
ca una pluralità di popolazioni. […] Decada setima, Parte segunda, Lisboa,

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pp. 541-543 CANTO VII NOTE

Regia Officina Typografica, 1783, pp. 521 medievale. Il maschile plurale sabios con-
sgg.). Anche Faria e Sousa rimanda a Diogo corda ad sensum con gentes del v. 2.
nello smentire la vulgata di Perimal fattosi 160 Per curioso si intenda ‘attento, scrupolo-
maomettano. Il nome corretto dovrebbe so’: «cuidadoso (curiosus)» (Epifânio Dias).
essere Xaram Perumal; per la posteriore 161 Intendi: ‘sulle navi’ che aveva armato e
tradizione di Perimal fedele a S. Tommaso
rifornito.
vd. Oriente conquistado a Jesu Christo pelos
162 Sarebbe propriamente Medina, ma vd.
Padres da Companhia de Jesu da Provincia
de Goa. Segunda parte […] Ordenada pelo P. Rodrigues Estudos p. 23. Lo studioso inter-
Francisco de Sousa, Lisboa, V. Da Costa Des- preta un passo di Barros (II, 8, 1, p. 363) «a
landes, 1710, p. 113; Io. Facundi Raulin […] Meca, que está metida no sertão, onde jaz
Historia Ecclesiae Malabaricae […] Romae, o corpo de Mahamede» eliminando la se-
Hieron. Mainardi, 1745, I, 1, 3, p. 3. conda virgola; consapevole comunque che
157
Barros medesimo, a I, 9, 3 (p. 371), scrive
Sull’uso del congiuntivo pretérito imper-
che Pereimal partì verso a casa da Meca (=
feito nell’originale (viessem…trouxessem),
Castanheda Descobrimento I, 13, p. xxviij).
sorta di consecutio temporum – o meglio «as-
Il dubbio che Camões mantenga l’inesat-
similação de modos» – vd. nota di Epifânio
tezza (formulato da Epifânio Dias) secondo
Dias.
noi permane. Cfr. invece la citazione espli-
158 Il camoniano parentes è un evidente lati-
cita della cidade Meca più avanti, a IX, 2,
nismo per ‘genitori’. 6. Nell’originale pubrica è presente storico:
159 «E como os mouros, por serem núncios ‘aveva predicato’ e la forza della sua predica-
do Demónio, que neste género de adquerir zione dura tuttora più che mai.
vassalos é mui diligente, e todos são mui 163 Cfr. supra II, 52, 2 e 5 nonché infra X,
solícitos de convertir o gentio a si, pouco e 13, 3; 14, 6.
pouco começou esta sua infernal doutrina 164 Chale, a due leghe da Calicut (Pimpão).
lavrar naquela gente idólatra […] com
165 Nominata dallo stesso Camões nell’e-
que êste rei Saramá Perimal veo a se fazer
mouro» (Barros ibid.: «E siccome i mori, legia O poeta Simónides: I, 148-150; «assi
ditta, porque ha muita nella [perché è ricca
nunzi del Demonio, che in questa pratica
di molte spezie, “Pimenta”], está junto a
di fare seguaci è molto attivo, e tutti sono
Cochim» (Garcez Ferreira). Cfr. Roteiro da
molto solleciti a convertire i pagani alla
India p. 418.
propria legge, piano piano cominciò questa
166 Sempre città sulla costa del Malabar.
loro infernale dottrina a insinuarsi in quegli
idolatri … talché questo re Saramà Perimal Coulão e Cananor sono anche in Barros, se-
si convertì e si fece maomettano»; cfr. Ma- gnalati come i principali reami lasciati da
noel Correa, n. a questa ottava, e la nostra Perimal ai parentes (qui nel senso proprio
introduz. al canto); «Coeste rey tomarão os di ‘consanguinei’) più cari (I, 9, 3, p. 371).
mouros tanta conversação, e ele coeles que Coulão è «the Kayankulam of modern maps»
se converteo a sua seyta» (Castanheda Des- (Burton 2, p. 477; cfr. ivi pp. 475-477 per
cobrimento I, 13, p. xxviij). Gli idolatri sono l’onomastica topografica di questa ottava).
ritenuti più deboli, nella loro fede, quando 167 Rodrigues propone di accettare l’emen-
si incontrano con le religioni monoteiste, datio in o mais dell’ediz. del 1633; Epifânio
come la maomettana, certo, ma anche la Dias corregge in as mais (scil. terras); ma al-
cristiana: questa era appunto l’opinione di lora perché non sottintendere ad es. lugares?
Barros, di Castanheda e di Camões. Vd. co- Cfr. infra «cidades e lugares», X, 11, 5. Basto
munque Torri Storia pp. 169 sgg. sulla rile- infatti suggerisce «lugares, dominios». Ogni
vanza della diffusione dell’Islam nell’India correzione è dunque inutile. Si consideri la

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NOTE CANTO VII p. 543

geometrica repetitio di mais, con diverso va- 172 Traduzione-calco: ‘comanda’; cfr. mande
lore grammaticale e semantico. al v. 2.
168 Accenno a una omofi lia «paterna» del 173 Ovvero: ‘è una concezione tramata di
Perimal? Il modello era Adriano e il suo favole, un complesso di immaginazioni fan-
Antinoo. tastiche’.
169 Letteralmente ‘nobile e ricca’: «e por 174 Si noti la rima paronomastica (quasi-
consentimento de todos deixou na Cidade identica) pobre: cobre, e quindi il polittoto
Calecut hum pagem, que elle creou, chama- cobre…cobrir. Le informazioni sugli indiani
do Manuchem Herari, natural de huma al- vengono a Camões soprattutto da Barros
dea chamada Baluri, tres leguas de Calecut, e Castanheda; cfr. ad es. Descobrimento I,
que já era tão valoroso» (Da Asia de Diogo 14, p. xxxj: «andão nus somente com huns
de Couto VII, 10, 10, p. 523: «e col consen- panos dalgodão pintados que os cobrem
so di tutti lasciò nella città di Calecut uno da cinta ate ho giolho» («vanno nudi con
scudiero, che egli aveva nominato, chiamato soltanto un panno di cotone dipinto che li
Manuchem Herari, nativo di un villaggio copre dai fianchi ai ginocchi»). Vd. comun-
di campagna chiamato Balduri, a tre leghe que anche Roteiro Portuense p. 52 e Osório:
da Calicut, che già era assai valoroso»). Ma- «Umbilico tenus nudi ambulant. Inde usque
noel Correa scrive «a hum sobrinho seu deu ad tibias demissis vestibus integuntur» (II,
Calicut», quindi a un nipote; cfr. analoga- p. 47).
mente Barros: «quis dar [scil. Calicut] a um 175 Intende le due caste in cui si divide il
sobrinho a que êle maior bem queria, e que
popolo indiano. In realtà le gradazioni era-
de menino lhe servira de page com um novo
no numerose (Arriano distingueva sette
nome de potência no secular sôbre tôdolos
caste, Indica 11 sgg.) come le popolazioni e
outros, chamando-lhe samori, que entre êles
razze che convivevano nel Malabar: Camões
quere dizer o que acerca de nós emperador»
«limitou-se aos extremos», commenta
(Ásia I, 9, 3, p. 371: «volle consegnare il po-
Rodrigues (Estudos p. 25).
tere a un nipote che egli prediligeva, e che
176Cfr. Castanheda Descobrimento ibid.;
da ragazzo gli aveva servito da scudiero, con
un nuovo titolo di potere perenne [o tem- Barros I, 9, 3, p. 372.
porale?] sopra tutti gli altri, nominandolo 177 Quelli che oggi chiamiamo Paria; il
samori, che nella loro lingua significa qual- termine Poleas è presente nel Grand Dic-
cosa come il nostro imperatore»). tionnaire géographique, historique et critique
170 Hysteron-proteron. Ove di santa vita il di Bruzin de la Martiniere, alla dettagliata
fi ne veda] Paggi 59 □ ove santa condur volle voce Cochin (vol. 2, Paris, Libraires Asso-
la vita] Bonaretti □ où sa vie doit se pour- ciés, 1768), ed era ed è comune in lingua
suivre et s’achever dans la sainteté] Bismut portoghese (da pulayan, che probabilmente
(riassesta l’anastrofe). Il mitico Samará Pe- significava ‘lavoratore della terra’; un po-
rimál è un altro esempio, se pur avvolto nel- polo di nome Pulayan abita la regione del
le nebbie del passato, di maomettano ‘san- Kerala da millenni). Vd. infatti un moder-
to’, quindi buono – ancorché neoconvertito, no dizionario come lo Spinelli & Casasan-
e in un certo senso ingannato dal Demonio, ta Dizionario alla voce Poleá («plebeo del
ma diremmo in buona fede. Malabar»).
171 Nell’originale la forma Camorî è un uni- 178 La casta defi nita ‘antica’: «como se dis-
cum nel poema; la scrizione comune è Sa- sera, não podem ter outra vida, nem outro
mori, o Samorim. Rodrigues ritiene che per officio differente de seus antepassados, que
errore tipografico si debba leggere Çamorî mostra na octava seguinte» (Manoel Correa:
(Estudos p. 25). «come s’è detto, non possono condurre vita

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pp. 543-547 CANTO VII NOTE

diversa, né fare differente mestiere dei loro Cambaia, gente tam religiosa na seita de Pi-
antecessori, cosa che il poeta mostra nell’ot- tágoras, que até a imundicia que criam em si
tava seguente»). Cfr. anche Castanheda Des- não matam nem comem cousa viva» (Ásia I,
cobrimento ibid. 4, 6, p. 151: «certi uomini che chiamano ba-
179 Difatti, quelli che esercitano un dato neani, dello stesso popolo del regno di Cam-
mestiere – e hanno sempre esercitato quello baia, gente così credente nella fede di Pita-
– non possono prender moglie fuori dell’or- gora che persino i parassiti che producono
dine d’artigiani cui appartengono] Pellegri- in sé non li uccidono, né mangiano cosa viva
ni. [cioè che abbia avuto una vita animale]»).
180
Per lo sviluppo del brahmanesimo nell’In-
«Porque o lavrador è distinto do
dia antica vd. Torri Storia pp. 105-108; per
pescador, o tecelão do carpinteiro, etc., de
la distinzione trasversale fra un livello «alto»
maneira que os ofícios tēem feito entre êles
e uno «basso» delle religioni indiane princi-
linhagem própria, pera uns não casarem
pali (islamismo e induismo) vd. ivi, pp. 240
com os outros» ecc. (Barros ibid.: «Perché sg. L’influenza e il potere dei brahmani fu
il lavoratore è distinto dal pescatore, il tes- soprattutto politica. Colui «che primo humi-
sitore dal carpentiere ecc., di modo che gli lemente / philosophia chiamò per nome de-
impieghi hanno creato fra di loro specifici gno» (Petr., T. F. III, 8 sg.) sarebbe Pitagora,
lignaggi, e non possono sposarsi gli uni con come testimoniano Cicerone, Diogene Laer-
gli altri»). zio ecc. I suoi precetti sono effettivamente
181«se não tocam com nenhum vilão» ecc. famosi, ma Camões non vuole qui intendere
(Castanheda Descobrimento ibid.). esservi un legame certo e consapevole fra il
182 Ovvero i Samaritani. Lasciamo l’accen- pitagorismo e il brahmanesimo. Tenderem-
to irregolare per rispettare la rima originale. mo a parafrasare: ‘osservano gli stessi pre-
Il confronto con gli ebrei è tal quale in Bar- cetti assai noti di Pitagora, che per primo si
ros: «não faziam os Judeos tanta purificação, disse fi losofo e non sapiente’.
quando se tocavam com um samaritano, 185 Propriamente: ‘famiglia’, oltre che ‘ca-
quantas êles fazem se per desastre algum sta’. È una specificazione rispetto a quanto
dêste povo lhe toca» (ibid.: «non compivano detto supra 38, 2.
i Giudei tante purificazioni, quando entra- 186 Riferisce Barros che le donne Naires
vano in contatto con un samaritano, quante all’età di 10 anni sono ritenute già atte al
ne fanno loro se per accidente infausto qual- concubito, e propriamente non si sposa-
cuno di questo popolo li tocca»). Vd. natu- no ma accolgono nel loro letto qualunque
ralmente Io 4, 9. uomo della loro casta, ed anche i brahma-
183 Che i Naires siano una casta di guer- ni, purché sempre della stessa linhagem (I,
rieri è testimoniato sia da Barros che da 9, 3, p. 373; cfr. Castanheda Descobrimento
Castanheda; dal Descobrimento si veda in ivi, p. xxxj). Gli eredi quindi sono i nipoti,
particolare: «E as [scil. armas] que se mais in quanto non è possibile stabilire chi sia
costumão antreles são espadas e escudos» figlio legittimo di chi. Come spiegano le
(ivi, p. xxxij). Si notino ai vv. 5-6 e 6-7 due stesse fonti, il motivo è quello di formare
enjambements abbastanza forti. una gioventù «figlia di nessuno», senza una
184 «Maximo in honore habent sacerdotes, famiglia, e quindi concentrata solo sull’arte
quos appellant Brachmanas, penes quos della guerra.
arbitrantur esse rerum divinarum & 187 Come nell’età dell’oro (cfr. coro I dell’A-
humanarum scientiam» (Osório II, pp. 46 minta tassiana, più o meno). A Monsaide
sg.). Barros: «certos homens a que chaman sfugge l’aspetto poco etico di queste usan-
baneanes [sic], do mesmo gentio do reino de ze, forse perché non è cristiano. O piuttosto

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NOTE CANTO VII p. 547

l’esclamazione contro la gelosia, peraltro 195 Adottiamo un arcaismo: «il fatto di sta-
topica, è condivisa dall’autore: vd. ad es. la re, di fermarsi e sostare» (Treccani).
trova 16, Suspeitas que me quereis?, che chiu- 196 «era cousa fermosa de ver a diferença que
de col verso «ao inferno de ciúmes!» (dove faziam em côres» (Barros III, 2, 8, p. 101).
la virgola dopo inferno apposta da Pimpão
197 Ovviamente le acque dell’oceano, ri-
in Rimas p. 23 ci pare insensata; vd. infatti
Redondilhas p. 389). spetto a quelle del fiume, sono più gelide.
Tuttavia, la maggior parte dei commenta-
188 L’aggettivo grossa per ‘ricca, prospera’,
tori intendono frio come relativo a remo,
oltre che ‘vasta’, viene usato ad es. da Bar- nel significto di ‘lento, tranquillo’. Eça Ca-
ros: «A terra em si è grossa e mui fértil» (I, mões marinheiro tuttavia commenta «As-
3, 8, p. p. 106). sim, quando o commandante vae a terra
189 Doppia metonimia: le onde per il mare,
fazer uma visita oficial, a embarcação que
e il mare per le navi mercantili che lo per- o transporta vae de voga larga e descançada
corrono. e “O remo compassado fere frio”» ecc. (pp.
190 Espressione carica di memorie classi- 36 sg.). Dunque l’incedere calmo del bat-
che: «Fama volat parvam subito volgata tello è indicato da compassado, non da frio.
per urbem»; «cum praevectus equo longa- Quest’ultimo aggettivo viene usato nel po-
evi regis ad auris / nuntius ingentis ignota ema soprattutto nel significato primario di
in veste reportat / advenisse viros» (Verg., ‘freddo’. Moraes e Silva neppure registra
Aen. VIII, 554; VII, 166-168); «fuso rumore alla voce frio il senso di cui sopra (e neppure
per urbem / advenisse duci generos […]. / sotto remo); idem Vieira, nelle sue lunghe e
Socias it Fama per urbes» (Stat., Theb. II, articolate entries frio e remo. Tuttavia Gar-
201-205) ecc. cez Ferreira annota: «está ditto com muita
191 Nel testo: de todo sexo, ‘di ambo i ses- elegancia segundo o estilo dos Mareantes,
si’, che in traduzione omettiamo per ragio- que dizem: Remar a remo quente, quando
ni metriche e perché ci sembra implicito he com pressa; ao contrario a remo frio,
in gente. Cfr. Ar., O. F. XI, 52, 8: «né sesso quando vão de vagar, e compassadamente»,
riguardavano né etade» («a otro proposito» ripreso ad es. da Winterfeld, p. 451, e pre-
come giustamente specifica Faria e Sousa). ceduto da Manoel Correa: «hião remando
192 i maggiorenti della corte, spediti dal
com grande ordem & compasso, & muyto
devagar: o que mostra naquellas palavras:
Samorin al comandante dei nuovi arrivati]
Fere frio agora o mar, depois o fresco rio, que
Pellegrini. La relativa que chegara si riferi-
isto he ferir o mar friamente, remar muyto
sce alla flota; i due verbi in rima mandâra e
manso & devagar», e così poi Epifânio
chegâra sono piuccheperfetti, talché la tra-
Dias, Basto, Pimpão ecc. Però tutte queste
duzione letterale sarebbe: ‘aveva mandato…
testimonianze antiche e moderne, di cer-
era arrivata’. Si notino nell’ottava gli echi
to autorevoli, non ci convincono del tutto.
interni andaua…mandaua…mandâra.
Intanto, se l’espressione «marinaresca» è a
193 Gama, il Capitano. remo frio, qui abbiamo o remo sogg.; inoltre
194 Introduciamo un’inarcatura e un iper- il parallelismo-antitesi frio…fresco mi pare
bato che non sono presenti nell’originale. che imponga l’attribuzione rispettivamente
Stando a Castanheda, un emissario del Ca- a mar…rio (pur con un enjambement fra i vv.
tual («que he come corregedor da corte», 7 e 8). Anche il rapporto fra agora e despois
cfr. ott. sg.) aveva comunicato a Gama che rafforza l’isocolia. Infi ne, il gioco parono-
poteva senz’altro sbarcare (Descobrimento I, mastico remo…fere frio…mar…fresco rio mi
16, pp. xxiiij sg.). Tocco fa giustamente no- pare che funzioni architettonicamente sen-
tare la differenza rispetto a supra II, 83, 7-8. za riferire frio a remo. Cambiando argomen-

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pp. 549-551 CANTO VII NOTE

to, non è poi del tutto congruente il passo 209 In Castanheda il Catual mente dicendo
virgiliano evocato da Faria e Sousa (Aen. che si tratta di una igreja (Descobrimento ivi
VII, 25-36), anche se l’episodio dell’ingres- p. xxxvj), mentre il Roteiro Portuense defi-
so di Enea nel Tevere è sicuramente modello nisce direttamente la fabbrica «hâa grande
generale per questo luogo camoniano. igreja» (p. 55). Camões invece non permette
198 Come già detto, il Catual era il viceré, o al lettore di scambiare il templo (ove «no
governatore. Nel Roteiro Portuense è detto Paganismo se dava culto aos falsos Deuses»
Bale «o qual he como alquaide» (p. 53; cfr. Moraes e Silva) per una chiesa cristiana,
Radulet Gama n. 112, pp. 143 sg.). In Bar- seguendo Barros: «um grande templo de
ros: «um homem nobre a que êles chamam gentio» (ivi p. 157, pur se i Portoghesi poi
Catual, acompanhado de duzentos homems si ingannano). Vd. infatti subito la strofa
a pé» (ivi, 8, p. 157). Osório lo definisce sg. e cfr. pure Osório I p. 44: «in templum
«gubernator maris» e aggiunge «appellant apud illos sanctissimum deducti» (tuttavia
illi hunc magistratum Catualem» (I, p. 43). anche qui Gama si illude dapprima di essere
199
in una chiesa cristiana: per la mutua con-
«que elle de contino traz consiguo
fusione fra induisti e portoghesi vd. Murrin
duzentos homens armados de espadas e
Trade and Romance).
adargas» (Roteiro Portuense ibid.).
210 «E indo or esta igreja virão muytas ima-
200in pompa solenne] Pellegrini □ un ac-
gens pintadas pelas paredes, e delas tinhão
cueuil magnifique] Bismut.
tamanhos dentes que lhe fayão for a da boca
201 Formulare: cfr. supra II, 101, 2. hâa olegada, e outras tinhão quatro braços
202 Chiamata andor da Castanheda, che è e erão feas do rosto que parecião diabos»
fonte diretta per Camões in questa ottava (Castanheda Descobrimento ivi, p. xxxvij:
(Descobrimento I, 16, pp. xxxiiij sg., con de- «E in questa chiesa videro molte immagini
scrizione dettagliata di queste lettighe a pp. dipinte sulle pareti, ed alcune avevano così
xxxvj-xxxvij). tanti denti che gli sporgevano fuori della
203 bocca per quasi tre centimetri, e altre ave-
«il suo usato costume» è lezione di
vano quattro braccia ed erano così brutte di
Petr., T. M. I, 165 secondo le stampe anti-
faccia che parevano diavoli»).
che (ad es. quella commentata dal Vellutel-
211 Nell’originale varios non concorda con
lo, Venezia, Valgrisi, 1960, c. 187v), ma le
moderne edizioni preferiscono la lezione deidades; Epifânio Dias ritiene che Camões
caro costume. abbia in mente il sinonimo più comune De-
204 oses (così Pimpão, Basto); si potrebbe anche
Sulla portantina, cioè, diversamente da-
supporre un’anastrofe (*de varios gestos) che
gli altri. Attacco d’ottava con due emistichi
poi però influirebbe anacoluticamente sul
in perfetto parallelismo.
secondo emistichio varios de pintura, che è
205 Ovverosia a piedi. inequivocabilmente al maschile. Tuttavia,
206 La squadra è detta fera («stretta» è una la piana isocolia fra le due parti del verso fa
nostra aggiunta) perché costituita da scelti pensare che abbiano ragione i commentatori.
valorosi, come indicano Faria e Sousa e 212 Uso simile al latino fingere nel senso di
Garcez Ferreira. Doveva trattarsi di non più ‘plasmare’.
di una dozzina di uomini. 213 La Chimera era parte della mostruosa fi-
207 Cfr. supra IV, 64, 2. L’ottava sviluppa gliolanza di Tifone ed Echidna; aveva forma
suggerimenti da Castanheda, Descobrimen- di capra che sputava fuoco, testa leonina e
to ivi, p. xxxvij. coda di serpente (cfr. Graves § 34a; Apol-
208«Multa inter sese vario sermone sere- lod, Bibl. III, 3, 31). L’espressione se varia
bant» (Aen. VI, 160). si riferisce appunto alla triplice varietà del

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NOTE CANTO VII p. 551

corpo della Chimera. C’è da dire che figu- revealed no deity with ram’s horns, but the
razioni simili alla Chimera greca, risalenti a Brahmany Bull is sacred to Shiva. And some
molto tempo prima, nell’antica cultura Hin- image of that god might conceivably bear
du, sono state ben studiate, come la nota the attributes of his sacred animal» (Bacon).
Chimera di Harappa, dotata di coda serpen- Anche Tocco si domanda se non si tratti qui
tina, giogaia e pelame di capra e altri ele- di Nandi, il ben noto toro sacro a Shiva. Ma
menti animali; le varianti attestate sono nu- la scultura descritta nei due versi di Camões
merose (vd. per il dettaglio Dennys Frenez non è un toro, bensì un «umano» con corna
& Massimo Vidale, Harappan Chimaeras as taurine. Si può forse pensare a un possibile
“Symbolic Hypertexts”. Some Thoughts on proto-Shiva, come sembra essere raffigurato
Plato, Chimaera and the Indus Civilization, nel sigillo detto Pashupati dove l’arcaica di-
«South Asian Studies», 28, 2012, 2, pp. 107- vinità indossa un cappello dalle ampie corna
130). Camões potrebbe aver visto qualche (vd. Further Excavations at Mohenjo-Daro
iconografia indiana di tale ascendenza? In […] By E. J. H. Mackay, vol. II, New Deh-
tal caso il paragone con la Chimera greca li, Government of India Press, 1937, tav. C,
non sarebbe certo fuori luogo. fig. F), ma l’interpretazione è stata messa in
214 La emergenza di divinità come mostri, discussione.
216Probabilmente Aghni, dio hindu del
tipica di molte religioni orientali, risulta
antitetica all’antropormorfismo iconodulo fuoco, rappresentato con due facce.
proprio della tradizione cristiana cattolica 217 Può trattarsi di Shiva, o Vishnu, o for-
– e, all’origine, della statuaria classica. Cfr. se Durga, dea della guerra, dalle numerose
anche le considerazioni di Murrin Trade and braccia: questo aspetto è comunque simbolo
Romance p. 195: in ogni caso i musulmani di potere superumano ricorrente, nelle im-
erano «nemici» sia degli adoratori di imma- magini divine induiste.
gini hindu che dei cristiani. 218 Dea dei cani o dea lupina del pantheon
215 Continuano i confronti con immagini hindu è Sarama, ma non ci risulta che aves-
degli dèi degli antichi greco-romani e me- se viso di cagna. Tocco pensa ad Hanuman,
diterranei. Zeus-Ammone aveva origini na- dio delle scimmie, metà uomo e metà scim-
turalmente egiziane; ne parla Lucano nella mia; forse il volto poteva confondersi, agli
Pharsalia: «Ventum erat ad templum, Libycis occhi di un occidentale, con quello di un
quod gentibus unum / inculti Garamantes canide. Inoltre Shiva, nel suo più terribile
habent; stat sortiger illis / Iuppiter, ut me- avatar di Bharaiva, può assumere forma o
morant, sed non aut fulmina vibrans / aut volto di cane.
similis nostro, sed tortis cornibus Ham- 219 L’immagine di Anubis latrans o latrator è
mon. / […] Quamvis Aethiopum populis in Virgilio, Properzio, Ovidio e in molti altri
Arabumque beatis / gentibus atque Indis autori latini. «Llamale Memfitico, o porque
unus sit Iuppiter Hammon» (511-514, 517 tenia Templo em Memfis, o porque toma a
sg.: «Si giunse ad un tempio, l’unico delle Memfis por el Egipto, la parte or el todo»
genti di Libia / che possiedono i selvaggi (Faria e Sousa). Cfr. supra IV, 62, 5. Per Gia-
Garamanti, secondo la tradizione vi risiede no ancipiti imagine cfr. Ov., Fast. I, 95 sgg.;
/ Giove che rende oracoli ma non brandisce per Briareo vd. Graves § 3b. Camões compie
folgori / come il nostro, ma è un dio dalle una sincrisi tra mostri del paganesimo clas-
corna ritorte, dal nome Ammone. … seb- sico e di quello hindu, con un gusto poeti-
bene le genti d’Etiopia e i popoli fortunati co raffinato che giustamente induce Faria e
degli Arabi e degli Indi venerino un unico Sousa ad evocare un passo della catabasi di
Giove Ammone»; cfr. Erod. II, 42 ecc.). «My Enea: «Multaque praeterea variarum mon-
investigations of the Hindu Pantheon have stra ferarum / Centauri in foribus stabulant

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pp. 551-553 CANTO VII NOTE

Scyllaeque biformes / et centumgeminus Bria- molti boschetti che apparivano fra le case,
reus ac belua Lernae / horrendum stridens e queste avevano molti bei giardini interni,
flammisque armata Chimaera, / Gorgones ove c’erano molte erbe e foglie profumate, e
Harpyiaeque et forma tricorporis umbrae» serbatoi d’acqua per ricreare il re»).
(Aen. VI, 285-289, c.vi miei: «Inoltre nume- 225 edificano nobili e parenti / le case loro]
rosi mostri di diverse fiere, / i Centauri stan- Averini □ si trovano le case dei Signori]
no alle porte e le Scille biformi, / e Briareo La Valle □ les seigneurs se son bâti leur
dalle cento braccia e la belva di Lerna, / e demeures] Bismut □ lì hanno loro case i
orribilmente stridendo, armata di fiamme, la maggiorenti] Poppa Vòlture. Non ci sembra
Chimera, / e le Gorgoni e le Arpie, e la forma corretto; preferiamo la parafrasi di Pimpão:
dell’ombra dai tre corpi, Gerione»). «estão edificados os seus assentos nobres» e
220 Detto in relazione al loro falso credo vd. analogamente Epifânio Dias, Basto ecc.;
religioso. Paggi 59 traduceva com la consueta elegan-
221 «e quando foy ao entrar da cidade, era za: «Suoi palagi di pregio han sempre il pos-
a gente tanta assi da que saya dela a ver os to / nel mezzo d’arboreti dilettosi». Qui si
nossos como da que ya coeles, que não cabia parla dei palazzi reali, i nobili non ci hanno
pela rua» (Castanheda, Descobrimento I, 17, nulla a che fare.
p. xxxvij – ma xxxviij: «e quando si trovò a 226 Cioè, possedendo in mezzo agli albe-
entrare nella città, era la gente così numero- ri del giardino un complesso di case così
sa che ne usciva per vederci quanta quella ampio, il re dimora nella sua residenza di
che li seguiva, al punto che non entravano campagna e nello stesso tempo quasi in una
nella strada»; cfr. anche Radulet p. 105). città. Bismut, insistendo lungamente sull’in-
222 «matres atque viri … / … pueri innup- terpretazione del v. 5 che abbiamo rifutato
taeque puellae» (Aen. VI, 306 sg.); «maturi sopra, ritiene che i re del luogo «tout comme
vecchi e assai donne e donzelle»; «Donne, à la ville, ils mènent une vie de societé, grâce
donzelle e vecchi ed altra gente» (Ar., O. F. au voisinage de grands de leur cour: ainsi
XIV, 51, 7; 54, 1). tout en étant à la campagne, ils auront au-
tour d’eux leur ministres, leur conseillers,
223 Nell’originale manca il com, che è emen- leurs officiers, etc.» (n. p. 319). Per noi
damento posteriore alla princeps. Non è as- questo è tutto frutto della fantasia del ge-
solutamente necessario; inoltre Rodrigues neroso camonista francese. Interessante
(Estudos p. 26) fa notare che «o a que falta an- è piuttosto riportare la notizia di Plinio il
tes de passos está incluido no adverbio não». Vecchio: «Iam quidem hortorum nomine in
224 La descrizione serba precisa memoria di ipsa urbe delicias agros villasque possident.
Castanheda: «chegou aos paços del rey com Primus hoc instituit Athenis Epicurus otii
mais de huma ora de sol. Os paços tirando magister; usque ad eum moris non fuerat
serem terreos eram muyto grandes [cfr. v. 4], in oppidis habitari rura», cioè ‘possedere
e pareciam ser hum fermoso edificio, polos una residenza di campagna entro le mura
muytos arvoredos que parecião perantre as cittadine’ (H. N. XIX, 50 sg.: «Infatti c’è chi
casas, e estes erão de muytos e fermosos jar- possiede dentro la città delizie dal nome di
dins que avia dentro, em que avia muytas orti, nonché campi e ville. Per primo istituì
froles e ervas cheirosas, e tanques dagoa quest’uso ad Atene Epicuro, maestro dell’o-
pera recreação del rey» (Descobrimento zio; prima di lui non era consuetudine abita-
ivi, p. xxxix: «giunse ai palazzi del re con re campagne dentro le città murate»). L’edo-
più di un’ora di sole. I palazzi, eccettuando nismo e l’otium epicureo vanno a coincidere
che erano bassi, risultavano molto grandi, e curiosamente con le delizie del Samorim di
sembravano formare un bell’edificio, per i Calicut.

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NOTE CANTO VII pp. 553-555

227 Bello il termine originale sutileza, che 237 Letteralmente: ‘che quello è suo figlio’.
vale per ‘abilità artistica’, ma indica un ta- Chiediamo venia per la rima identica in tra-
lento capace di singolari e minuziose inven- duzione. «I desta manera queda claro, que el
zioni. Nella poesia italiana antica è spesso tan proprio, se refiere a Baco; diziendo, que
usata la parola sottiglianza per indicare una estava él alli tan natural, tan bien retratado,
poesia subtilis e ricca di sensi riposti: Dan- que hasta su propia madre dixera, que era él
te è maestro di subtilitas, in questo senso. aquel mismo vivo, i no pintado» o esculpido
Camões indirettamente proietta su di sé la (Faria e Sousa: «E così resta chiaro che l’e-
sutileza delle figuras, in quanto capace, alle spressione tan proprio si riferisce a Bacco;
ottave seguenti, di produrre ad oculos le dicendo che stava lì così naturale, così ben
sculture nella sua eckphrasis. ritratto, che persino la sua propria madre
228 Dedalo come architetto e inventore ge- avrebbe detto essere lui stesso vivo, e non
dipinto». La rassomiglianza vivida del Bacco
niale per antonomasia; vd. su di lui Graves
in altorilievo è tale che la madre Semele lo
§ 92. Cfr. il sintagma oraziano «ope Daeda-
prenderebbe per suo figlio in carne ed ossa.
lea» (Carm. IV, 2, 2). Si noti che facultade in
238Si tratta di un topos, per cui vd. ad es.
luogo di faculdade è latinismo.
229 Erod., VII, 58.
Nell’originale il por è in senso modale:
239 Di Semiramide, che «adeo ingentis fuit
‘nobilmente’, «squisitamente», come tradu-
ce Pellegrini. animi ut, quasi ferus homo armis subegerat
230 Avvertiamo un certo rispetto per l’anti- nationes coercueratque viribus, arte et inge-
nio regendas femina auderet assummere»
chissima civiltà indiana, se pure da parte di
(Bocc., Mulier. clar. II, 3: «fu d’animo così
un cristiano, che però ha conosciuto quella
forte che, quasi rude maschio, sottometten-
terra. Si osservi che antiguidade sembra con-
do nazioni e costringendole con la forza,
tenere in sé l’antiga idade del verso 6, con cui
osò assumere con arte e ingegno il dominio
peraltro forma una rima ricca.
essendo donna»). Vd. anche supra III, 100,
231 Vividamente, come sarà la loro descri-
1 sg.; «i este numeroso exercito era aquel
zione poetica camoniana enargica. con que ella venció en batalla Naval sobre
232 La metafora dell’ombra è platonica, sen- el Indo a Estaurobate [re dell’India], de
za valore peggiorativo però, e non va parafra- quien despues fue vencida en tierra» (Faria
sata (‘scultura, raffigurazione’). Plinio il vec- e Sousa).
chio parlava di «quasdam veritatis umbras», 240 Esattamente fra gli incontinenti Dante
ma in negativo, a proposito della magia (N. pone la lussuriosa Semiramide in Inf. V, 52-
H. XXX, 17). Il verso sembra riecheggiare 60. Si noti l’iterazione in fig. etimol. al v. 8,
quello famoso di supra II, 12, 5. E infatti incontinencia.
Bacco arriva subito in effigie all’ott. sg. 241 Cioè sempre caldo e pronto all’accop-
233 Come supra I, 52, 2: «a terra Oriental piamento. «Equum adamatum a Samirami-
que o Indo rega». L’Idaspe, come si sa, fu de usque in coitum» (Plin., N. H. VIII, 155).
luogo di una mitica battaglia di Alessandro 242 L’immagine è in Garcilaso (Egl. I, 18).
Magno, che però viene evocato da Camões
243 che alternava col figlio nell’alcova] Ave-
due ottave dopo.
rini (brutale e poco fedele, ma efficace). Se-
234 Quindi giovane, senza rughe, luminoso.
miramide si accoppiava col suo amato caval-
Cfr. supra II, 10, 1-2. lo e con suo figlio, giusta le fonti (Giustino,
235 Bacco, di cui il tirso è uno dei parapher- Plinio ecc.).
nalia (vd. Jeanmaire Dionysos p. 16). 244 Nell’originale tremolauão, forma antica
236 Cfr. supra I, 31, 8. rispetto a tremular.

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p. 555 CANTO VII NOTE

245 Quella Macedone, terza secondo il Uno storico tra Aristotele e i re macedoni,
sogno di Nabucodonosor iuxta Dn 2, 39: Milano, Jaca Book, 1985, pp. 108 sgg., 94
«et regnum tertium aiud aereum quod sgg.; vd. Plutarchus Vitae c. 259v: «Asserunt
imperabit universae terrae». Secondo quidam, sacerdotem dum graece ipsum sa-
l’interpretazione vulgata, il primo regno lutaret, & blandus paidìon, hoc est, fi liole
era quello assiro-babilonese, il secondo compellare vellet, per barbarismum pro n,
quello persiano, il terzo quello macedone, abusum s, paidìos, id est, Iovis fi li pronun-
il quarto quello romano. «Il riferimento alla ciasse. Illum vocis errorem Alexandrum
terza monarchia rimanda al mito del Quinto libenter perinde ac omen audire. Quocirca
Impero […] di cui si dovrà fare interprete confestim vulgatum est, eum ab oraculo
il Portogallo: si tratta di un modello che Iovis fi lium appellatur», Alex. cap. 27: «So-
già ai tempi di Camões, ma soprattutto nel stengono taluni che un sacerdote, mentre
Seicento e con Padre António Vieira, sarà lo salutava in lingua greca, e gentilmente
perno centrale in tutte le specuazioni di uto- volendolo appellare paidìon, cioè figliolo,
pia politica in terra lusitana» (Tocco). Cfr. la errando per barbarismo al posto di n disse
Historia do Futuro. Livro anteprimeyro […] s, paidìos, cioè figliolo di Giove; Alessandro
escrito pelo padre Antonio Vieyra, Lisboa, A. volentieri prese quell’errore di pronuncia
Pedrozo Galram, 1718 (pubbl. postumo). come un augurio. Poiché rapidamente la
Vd. Manuel J. Gandra, O Quinto Império cosa fu risaputa, egli è chiamato secondo
em António Vieira. Subsídio para uma biblio- l’oracolo appunto figlio di Giove»; una ri-
grafia impressa da obra e dos estudos concer- costruzione storica minuziosa e affascinante
nentes ao tema, online in cesdies.net. in Lane Fox Alessandro pp. 217 sgg.; una
246 Ovvero fi no quasi ai confi ni dell’India, lucida analisi politica dell’evento in Levi
oltre i quali com’è noto l’esercito macedone Alessandro Magno pp. 304-308; per le altre
non volle più procedere (326 a. C.). Preci- fonti (tra cui solo Arriano è particolarmente
samente Alessandro fu costretto dai suoi a reticente) vd. ancora Prandi, Callistene, cit.,
fermarsi davanti al fiume Beas (ovvero Ifa- pp. 158-162; per i rapporti fra Alessandro e
si), quindi non raggiunse mai Palimbotra e Dioniso cfr. Buccino Dioniso trionfatore, pp.
l’estuario del Gange: l’Oceano Orientale, 49 sgg.
che era a tre mesi di cammino, sarebbe stato 248 Nell’originale l’anticipazione del sog-
per lui il limite del mondo – ma dopo maga- getto (Os Portugueses vendo) non crea pro-
ri avrebbe provato a raggiungere Ceylon… blema; si tratta di un «nominativo assoluto»,
(cfr. Lane Fox Alessandro cit. pp. 393-398; come spiega Rodrigues (Estudos pp. 30 sg.).
Levi Alessandro Magno pp. 395 sg.). Le ac-
249 Cfr. supra 44, 2 e n.
que del Gange sono dette da Camões ondo-
250 Nuove storie saranno scritte dai con-
sas forse a causa delle piene, o per la nota
vastità del fiume, quasi un mare ondoso, quistatori, cioè relativamente alle gesta dei
appunto. Portoghesi stessi.
247 Si ponga attenzione al parallelismo fra i 251 Intendi ‘osservarono, scrutarono’, lat.
due versi dedicati alla descrizione di Ales- speculari. Rodrigues (Estudos pp. 29 sg.)
sandro Magno e quelli (supra 52, 3-4) per dimostra che la profezia secondo cui un
l’immagine di Bacco. Anche il Macedone popolo bianco sarebbe venuto dal mare a
si dichiarava figlio di Giove, e precisamente senhorear le terre del Malabar era realmente
di Giove Ammone, come gli sarebbe stato diffusa; fonte principale le Lendas da India
annunziato dall’oracolo nell’oasi di Siva, di Gaspar Correa, ma non solo. Viene pa-
o Siwah: per la fonte primaria, il fr. 14 di ragonato questo luogo camoniano con Aen.
Callistene, cfr. Luisa Prandi, Callistene. VII, 268-273, profezia di Evandro.

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NOTE CANTO VII p. 557

252 che contro il Ciel non vale industria panos de sêda, pôsto em um leito a que êles
humana] Paggi 59. Letteralmente: ‘l’astuzia chamam cátel» (Barros I, 4, 8, p. 158).
della gente’. Cfr. supra V, 58, 5. 257 Bello il rimando che offre Faria e Sou-
253 Sempre soggetto la magica scienza. sa a B. Tasso, Amadigi XXIII, 48, 1-4 (p.
254 Ovviamente nel senso di ‘straniera’, i 135): «Era proprio nel mezzo de la stanza,
Lusitani appunto. Che la bellica excellen- / che per tutto splendea di gemme, e d’o-
cia sia efficace nella pace (na paz), oltre che ro, / un letto bel, che di ricchezza avanza,
in guerra (nas armas), può sembrare con- / quant’hebbe l’India mai gemme, e the-
traddittorio. Faria e Sousa dà spiegazioni soro». Interessante il paragone topico con
esaurienti sulla necessità delle armi anche la favolosa India, che in Camões è invece
in condizione di pace, ma d’altra parte si realistico scenario dell’episodio. Anche
potrebbe supporre che l’eccellenza bellica un passo di Claudiano, da una sezione
valga solo per le armi, mentre l’eccellenza dell’Epithal. de nupt. Hon. Aug. ben nota al
tout court sia riferita alla pace, in un costrut- nostro, può aver senso qui evocare: «Lem-
to brachilogico (si vedano le virgole presenti nius haec etiam gemmis extruxit et auro /
nella princeps). admiscens artem pretio» (87 sg., c.vo mio:
255 Lost in transl. la figura etimologica cfr. no preço e no lavor).
vencedor…vencido che incornicia il verso 258 «O Samori, posto que no ar do rosto re-
fi nale, e rafforza, per così dire, la repetitio cebeu Vasco da Gama com graça, tinha ta-
del v. preced. será…será. Bonaretti (cit. da manha majestade, e assi estava grave naque-
Epifânio Dias) traduce: «che sarà gloria al le seu cátel» (Barros ivi, p. 159: «Il Samori,
vinto il vincitore». «C’est-à-dire ce sera un pur se all’aspetto ricevette con grazia Vasco
honneur pour le vaincu d’avoir dû s’incliner da Gama, manteneva gravissima maestà e
devant un tel vainqueur» (Bismut). Il com- così stava maestoso nel suo letto»).
mentatore rimanda al Cancioneiro Geral: 259 Camões sintetizza la descrizione più
«quee conforto do vencido / ser mayor o
minuziosa dell’abito del Samorim che fa Ca-
vençedor» (c. 86v). Il gioco di parole è caro
stanheda; le fonti concordano su una veste
al nostro; cfr. supra IV, 47, 4; infra VIII, 13,
di cotone fi nissimo con guarnizioni auree e
6, nonché occorrenze liriche, fra cui cfr.
un copricapo assai ricco.
son. 11, 12, 14; el. IV, 44; oit. II, 131 sg.:
260 «estava um homem que parecia em tra-
«camanha glória / è de tal vencedor seres
vencido» ecc. jo e ofício dos mais principais da terra [cfr.
256 «Cama de recosto, ou á ligeira, para
Cam.: pessoa proeminente], o qual tinha na
mão um prato de ouro com folhas de bétel e
dormir a sesta, e descanso» (Moraes e Sil-
que êles usam remoer [cfr. Cam.: ruminando]
va). Paggi traduce con «tappeto». «El rey
por lhe confortar o estômago» (Barros ivi pp.
era homem baço e grande de corpo e de boa
158 sg.). Castanheda (ivi p. xxxix) spiega più
idade; estava lançado em hum catele [specie
dettagliatamente gli effetti benefici del betel
di letto, cfr. Barros cit. in Moraes e Silva Di-
«que assi se costuma de mastigar» [cfr. Cam.:
cionário voce «catel»] cuberto de hum pano
branco de seda e douro» ecc. (Castanhe- a seu costume]; l’autore del Roteiro Portuense
da Descobrimento I, 17, p. xxxix). «El Rey chiama la stessa erba atambor (vd. Radulet
estava em hum patim lançado de costas em Gama p. 144, n. 121). Il piper betle appartie-
huuma camjlha» ecc. (Roteiro Portuense p. ne alla medesima famiglia del pepe; Camões
58: «Il re si trovava su una piccola pedana, usa spesso, come abbiamo visto, l’aggettivo
sdraiato di spalle su un lettino», traduz. Ra- ardente a proposito delle spezie.
dulet Gama p. 107). «O qual estava no cabo 261Nel senso di ‘lento, compassato’: «Ima-
da casa lançado em uma camilha coberta de gen de lo grave i grande» (Faria e Sousa).

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pp. 557-559 CANTO VII NOTE

262 «se alevantou um homem de grande un confronto con una composizione di Dio-
idade, que era o seu brâmane maior […]. E go Brandão nel Cancioneiro Geral (c. 96r):
chegando ao meio da casa, tomou Vasco da «Eram da sombra da terra / as nossas terras
Gama pela mão e o foi apresentar ao Samori. cubertas», aggiungendo che «o trocadilho
[…] O Samori […] acenou ao brâmane que de Camões é mais engenhoso» (p. 70). Cfr.
o fizesse assentar em uns degraus do estrado Aen. VI, 272: «et rebus nox abstulit atra colo-
em que tinha o cátel, e aos de sua companhia rem», passo già imitato da Ariosto e da Tasso
em outra parte um pedaço afastados» (Barros (di quest’ultimo sorprende la prossimità con
ivi p. 159: «si levò un uomo assai anziano, che il nostro: «Poi quando l’ombra oscura al
era il suo bramino maggiore … E giungendo mondo toglie / i vari aspetti e i color tinge in
in mezzo dell’appartamento, prese Vasco da negro», GL X, 5, 5 sg.).
Gama per la mano e lo presentò al Samori. 268 Per ‘fama’, alla latina. Anche il sg. re-
… Il Samori … accennò al bramino che lo sponde è verbo usato dai poeti classici a pro-
facesse accomodare su una panca coperta posito dell’eco; Epifânio Dias cita Met. XI,
di tappeti dove aveva il letto, e quelli della 53: «respondent flebile ripae».
sua compagnia in un’altra parte un poco 269 Il discorso di Gama è molto forbito e
discosti»; cfr. Castanheda ivi p. xl e Roteiro
cortese; la captatio benevolentiae ha luogo
Portuense p. 59).
nella seconda quartina, dopo un esordio
263 «E depois que per um espaço grande ricco e immaginoso.
esteve notando as pessoas, trajos e autos 270 Per rendere il senso di rodeios dupli-
dêles» (Barros ivi p. 159, c.vi miei; «geito
chiamo l’attributo di cammini; cfr. anche
corresponde ao autos do texto de Barros»
supra, V, 91, 4. L’espressione a ti manda
Epifânio Dias). Per pronto em vista cfr. Bar-
secondo Epifânio Dias è assoluta: «manda
ros I, 4, 2, p. 134: «tôdolos estavam prontos
uma embaixada»; altri sottintendono *man-
na vista dêles».
da-me, ovvero *mandou-me (cfr. traduz. di
264 Letteralmente: ‘in questo modo’. Il par- Paggi 59 «a te mi manda», quindi Pellegrini,
ticolare dell’autorevolezza che Gama assu- Averini ecc.).
me davanti al re è tutto camoniano. Il di- 271 Il verbo andar usato nell’originale può
scorso del Capitano sviluppa quanto riferito indicare il movimento del commercio ma-
da Barros Ásia I, 4, 8, p. 160 («Que a causa rittimo e terrestre, o anche semplicemente
principal […] em proveito de ambos»). essere inteso nel senso di «Estar, existir»
265 Dom Manuel I. (Moraes e Silva).
266 Così anche in Paggi 59. La prima Terra 272 La regione sud-occidentale dei Paesi Bas-
va intesa come globo terraqueo (per cui tra- si così chiamata (Zeeland, ‘terra del mare’).
duciamo usando la maiuscola), la seconda Epifânio Dias rileva che la forma Gelanda
come Portogallo, o Spagna intera, ovvero è anche nel castigliano antico. L’ipotesi che
occidente (nel verso originale l’ordine è al il nostro alluda «simplement à une contrée
contrario). Il ceu volubil è il Primo Mobile. mythique que Camões adopte comme limite
267 La perifrasi astronomica per indicare il septentrionale de l’Europe (à cause de la con-
Portogallo e l’occidente in assoluto, risulta sonance gelanda qui rappelle gelo)» (Bismut)
«assaz torcida», come fa notare Epifânio è assolutamente improbabile. Il riferimento
Dias. In sostanza Camões descrive il tramon- camoniano è preciso; questo non toglie che
to del sole nell’oceano Atlantico, quando la nella forma Gelanda gli iberici non includes-
notte cala sull’ovest estremo della penisola sero magari una pseudo-etimologia da gelo.
iberica. Vd. Pereira da Silva A astronomia 273Ovvero sino all’equatore: qui le notti
p. 69, cit. da Basto; l’autore propone anche sono lunghe quanto i giorni, come già detto

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NOTE CANTO VII pp. 561-563

supra II, 63, 3 sg. Il sintagma cangiando stile 280 ‘E se andrà così, nel caso che vada così’.
è petrarchesco, bembiano e petrarchista in 281 Cioè ‘in modo che come fratello’. Cfr.
genere. Gama indica, con questa ulterio- Osório De rebus Emmanuelis: «in loco fra-
re perifrasi geografico-astronomica, che il tris» I, p. 45.
commercio portoghese si estende da ovest 282 Il discorso di Gama è molto lusinghie-
a est, da nord a sud, su un territorio vastis-
ro e cortese, come si diceva, ma anche assai
simo (l’Etiopia indica l’Africa in generale,
fermo e autorevole nella sua chiusa. L’uso del
qui quella sub-sahariana in particolare; cfr.
congiuntivo ottativo (des) in luogo dell’impe-
supra I, 42, 5).
rativo è comunque una scelta di delicatezza,
274 Ovviamente nel senso di ‘sincera, auten- come argomenta Rodrigues (Estudos p. 35).
tica, schietta’: «sin artificio ni doblez» (Faria 283Nell’originale si osservi la fig. etimol.
e Sousa).
embaxada…embaxadores.
275 il sovrappiù dei loro prodotti] Pellegrini. 284 «El rey mostrou que folgava com a em-
276 Nel senso indicato dal Moraes e Silva di baixada, e assi ho disse a Vasco da Gama, e
«bens que andão em Commercio», termine que ele fosse muyto bem vindo: e pois el rey
tecnico dunque. de Portugal queria ser seu amigo e irmão,
277 Nell’originale abastanças; Epifânio Dias que ele ho seria seu, e lhe mandaría sobrisso
glossa: «equivale aqui a: riqueza moneta- seu embaixador» ecc. (Castanheda, Desco-
ria»; cfr. infra VIII, 76, 5, dove abastança sta brimento I, 17, p. xlj, c.vi miei: «Il re mostrò
per ‘consistenza convincente’. che gradiva l’ambasciata, e così lo disse a Va-
278 Pressoché formulare: cfr. infra X, 93, 6 sco da Gama, e che era molto benvenuto; e
(: nua: sua possessivo; qui invece Camões ri- poiché il re di Portogallo voleva essere suo
nuncia alla rima identica-equivoca facendo amico e fratello, egli lo sarebbe stato, e gli
rimare sua verbo con tua, cui antepone sua avrebbe mandato a tal proposito il proprio
possess.). ambasciatore»).
285 Il responso del Samorim è altrettanto
279 «I negoziati per l’alleanza con lo zamo-
rino durarono circa tre mesi, e fallirono per gentile e insieme saldo. «La respuesta del
le pressioni esercitate su quest’ultimo dai Rey está tambien medida con la gravedad, i
mercanti arabi e veneziani, che temevano la luego con la prudencia» (Faria e Sousa).
presenza portoghese nell’Oceano Indiano. 286L’invito è presente anche nelle fonti cro-
Venezia, in effetti, fu la prima a risentire del- nachistiche.
la scoperta della via marittima per le Indie, 287 Intendi: ‘il Samorim avrebbe dato’.
perdendo il monopolio delle spezie. Martim 288 «Dar talho em alguma negociação […]:
de Albuquerque (pp. 229-243) rileva in que-
i. e., o meio de a resolver decidir, concluir,
ste strofe (60-63) un riflesso delle teorie poli-
acabar» (Moraes e Silva).
tiche di Francisco de Victoria circa il diritto
289 Il primo suo (seu despacho) si riferisce al
di possesso dei mari e delle terre nuove e le
modalità di dominio sulle popolazioni, basa- Samorim (si potrebbe tradurre ‘proprio’), il
to sulla imposizione dell’autorità e sul com- secondo (seu Rei) si riferisce a Gama. Già
mercio» (Tocco). Sul volume di Albuquerque un traduttore come Caldera cercava di evi-
vd. la recensione di Luís de Sousa Rebelo in tare l’equivoco, stampando, «justo corte
«Colóquio. Letras» 115-116, 1990, pp. 192 sg. al despacho sería dado, / con que a su rey
Francisco de Vitoria, giurista di Salamanca respuesta alegre lleve», eliminando così il
vissuto tra la fine del XV sec. e la metà del pronominale davanti a despacho.
XVI, fu tra i primi a sostenere il concetto di 290e occupazione agli occhi oziosi] Poppa
diritto internazionale e libertà di commercio. Vòlture. Cioè con l’attività onirica? Ma è

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pp. 563-565 CANTO VII NOTE

sufficiente rimandare a supra IV, 68, 5 per infatti Monçaide riferirà infra al Catual del
intendere il senso di ocupar (‘prendere pos- cristianesimo dei Portoghesi).
sesso di, invadere’). Soggetto indiretto è il 297 Plurale per il singolare (cfr. supra V, 7,
sonno (‘la notte tramite il sonno ocupa gli 2): «Este plural pertence á linguagem dos
occhi dei mortali’). L’immagine complessiva poemas homericos, donde passou para os
è iterata nei modelli classici; citiamo Verg., escriptores latinos» (Faria e Sousa: formu-
Aen. V, 835 sg.: «Iamque fere mediam ca- lazione tipica omerica, poi latina).
eli Nox humida metam / contigerat, placi-
298 Garcez Ferreira evoca il «luce renata»
da laxabant membra quiete» e IX, 224 sg.:
«Cetera per terras omnis animalia somno / di Sen., Herc. fur. 127 (vd. anche «renatum
laxabant curas et corda oblita laborum», ma […] diem» e «luce nova» sempre nelle trage-
soprattutto i celebri versi del quarto canto die senecane, come suggerisce Margarethe
del poema: «Nox erat et placidum carpe- Billerbeck in Seneca, Hercules furens, Lei-
bant fessa soporem / corpora per terras» den, Brill, 1999, p. 247).
ecc. (IV, 522-528), da cui il ben noto son. 299 Per ragioni metriche spostiamo il ver-
petrarchesco Or che ’l cielo e la terra e ’l bo principale al terzo verso, introducendo
vento tace (Rvf 164). Cfr. anche infra VIII, un’inarcatura assente nell’originale e, come
44. E Dante, Inf. II, 1-3. sappiamo bene, poco camoniana. L’imma-
291 Cioè furono ospitati insieme, non con gine formulare del mancebo Delio, Apollo,
altri mori né cristiani, ma in un alloggio era già supra V, 91, 5.
soltanto per loro: così indicano le cronache. 300 Cfr. supra 59, 2.
292 Il palazzo: «el rey mandou a hum mouro 301 Cfr. supra ott. 24.
seu feytor que o fosse apousentar [gli desse 302 Cioè ‘particolareggiatamente’.
ospitalità], e lhe fizesse dar todo o necessario 303 in questo (Monsaide) avrebbe reso gran
[a Gama]» (Castanheda ivi p. xlj; per feytor
servigio al Re, il quale avrebbe saputo così
cfr. Radulet Gama p. 144 n. 125).
come regolarsi nella faccenda] Pellegrini.
293 Naturalmente è perifrasi per il Samorim. 304 Più letteralmente: ‘replica, risponde’.
294 Di festeggiamenti non si parla propria-
305 Cfr. supra 30, 2.
mente qui nelle cronache; piuttosto dell’in-
306 Consueta perifrasi astronomica per in-
comodo di una pioggia scrosciante: «entam
nos fomos todos com o capitan camjnho dicare l’occidente.
da pousada e hiam comnosco mujta gente 307 «Virginitatis non patieris detrimentum»
imfi nda, e aguoa da chuva era tanta que as è l’espressione agostiniana divenuta formula
rruas hiam cheas» (Roteiro Portuense p. 62: liturgica.
«allora andammo tutti col capitano verso il 308 Si tratta del mistero dell’incarnazione
luogo dell’alloggio, e veniva con noi molta
di Dio in Maria Vergine. Nel Corano Gesù
gente poco affidabile, e l’acqua della pioggia
è considerato il secondo profeta, dopo Mao-
era così scrosciante che le strade trabocca-
metto, per importanza, e sua madre è altresì
vano»). Siamo alla fi ne di maggio, quindi nel
venerata; la nascita le è annunciata dagli
pieno delle piogge monsoniche. Ma Camões
angeli (III, 42 sgg; Alcorano pp. 35r-v) e la
omette questo particolare prosaico.
concezione di Cristo è verginale (XXI, 91: il
295 Più letteralmente: ‘aveva avuto l’ordine versetto risulta omesso in Alcorano c. 65r ma
di’. compare nell’Alcoran latino: «Omnium rur-
296 Formulare: cfr. supra I, 45, 8 (si ram- sum mulierum optimae, ab omnibus intactae
menti che lei si riferisce quasi sempre alla vulvae, nostram animam insufflavimus, et
‘religione’, più che al sistema legislativo; illam filiumque suum manifestum miracu-

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NOTE CANTO VII pp. 565-567

lum gentibus posuimus», p. 106: «abbiamo 318 Letteralmente: ‘prendendoci, sottraen-


insufflato il nostro spirito nella migliore fra doci’ con la conquista; cidades, e altos muros
ogni donna, totalmente vergine, e abbiamo può essere endiadi: ‘città fortificate, protette
posto lei e il suo figlio come manifesto mi- da alti bastioni’; è comunque formulare: cfr.
racolo per le genti»); naturalmente Gesù non supra II, 46, 1. La seconda quartina è dedica-
è figlio di Allah, ma il suo venerabile servo. ta alle conquiste portoghesi in terra africana.
C’è da ricordare che Monsaide, maomettano, 319 Formula simile supra I, 75, 6.
sta parlando a un idolatra, e quindi spiega 320 Per Pirene cfr. supra III, 16, 5 sg. A qua-
cose che per se stesso sarebbero abbastanza
li popoli e battaglie si riferisce qui l’autore,
familiari. Vd. Rodrigues Estudos pp. 56 sg. e
per bocca di Monsaide (che si mostra molto
Burton 2, pp. 639 sg.: «Bafo (line 3) is a tran-
informato e infatuato delle cose portoghe-
slation of Ruh’ Ullah (Breath of Allah)» ecc.
si)? Secondo Epifânio Dias potrebbero es-
Naturalmente l’alito di Dio non è certo per
sere i Romani e quindi gli scontri con Viria-
i musulmani il nostro Spirito Santo, come
to e Sertorio (cfr. I, 26; III, 63, 2). Così già
crede Faria e Sousa, confutato in una sua in-
Faria e Sousa (e poi Garcez Ferreira), con-
telligente nota da Garcez Ferreira; abbiamo
trario a Manoel Correa che parlava invece
infatti qui «hum Mouro, que falla, e hum Ca-
di popolazioni basche, catalane, navarresi
tolico, que escreve». Faria e Sousa rimanda
alleate ai castigliani contro i lusitani, risul-
anche al son. Verdade, Amor del nostro, v. 4:
tando ben poco convincente, come ritiene
«ê do confuso mundo o regimento» (Sonetti
anche Pimpão. Rodrigues (Estudos pp. 40
p. 260), ma non è Dio il soggetto in questo
sg.) sostiene che Camões faccia allusione
caso, bensì potenze maligne.
ai Francesi; ugualmente Bismut. Ma il ver-
309 Intendi: ‘sanguinario’. so 4 indica chiaramente un altro ordine di
310 Letteralmente ‘risplende’ di gloria e di battaglie rispetto a quelle con gli Spagnoli,
vittoria. per cui è improbabile che voglia alludere a
311 Letteralmente: ‘appare, si dimostra’, semplici alleati (per Bismut «mercenaires»)
come sopra a III, 141, 3. di costoro. L’ipotesi delle antiche guerre coi
Romani reggerebbe, a meno che Monsaide
312 Iperbole: ‘con valore eccezionale’ (virtu-
non voglia qui intendere genericamente ogni
de alla latina, virtus). altra popolazione al di là dei Pirenei; Du
313 Il Tejo notoriamente aurifero; cfr. supra Castera traduceva infatti: «soit contre les
V, 99, 7 sg. belliqueuses Nations d’Espagne, soit contre
314 L’aggettivo riferito al fiume Guadiana è les autres Peuples de l’Europe».
femminile; da qui le ipotesi di emendare in 321 Si intenda ‘straniera’.
fresco, tenendo presente supra IV, 28, 3 sg. 322 L’originale se tem corrisponde al latino
Ma si tratta di emendatio inutile, come illu- tenet fama (Epifânio Dias).
stra Rodrigues Estudos p. 38. Del resto, an-
323 Traduzione letterale. Il verbo asselo si-
che in italiano corrente oggi diciamo la Gua-
gnifica infatti: ‘pongo il suggello’, quindi
diana, come dire la Senna o la Moldava ecc.
rafforza il precedente afirmo.
315 Il riferimento è ovviamente alle batta-
324 Ovvero qualcuno che sia capace di
glie della Reconquista.
sconfi ggerli, come Marco Claudio Marcel-
316 Formulare: cfr. supra IV, 76, 7 ecc. ecc. lo che vinse per la prima volta Annibale a
317 Nonostante ciò, Monsaide ammira i Lu- Nola, nel corso della seconda guerra puni-
sitani svisceratamente, in una specie di sin- ca (215 a. C.). C’è da dire però che Marcello
drome di Stoccolma su cui vd. l’introduz. al fu poi ucciso in un’imboscata presso Veno-
canto. sa nel 208: Annibale si prese quindi la sua

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pp. 567-569 CANTO VII NOTE

vendetta. In ogni caso la vittoria di Nola, biamo omofonie in chiasmo: DO fUNDiDO


seguente alla terribile disfatta di Canne, meTAl, que TUDO reNDE; la sequenza vay
segnò un inizio di riscossa per i Romani verlhe…folgaras de veres ecc.
contro il cartaginese. Livio asserisce: «Vix 331 Allitterazione sulla dentale sonora; c’è
equidem ausim adfi rmare, quod quidam qualcosa di smanioso e poco onorevole in
auctores sunt, duo milia et octingentos questi desejos dell’idolatra (cfr. già desejoso
hostium caesos non plus quingentis Roma- a 67, 3): Faria e Sousa illustra benissimo l’ef-
norum amissis; sed, sive tanta sive minor ficacia descrittiva di tale «prissa» da parte
victoria fuit, ingens eo die res ac nescio an del Catual, ansioso di obbedire agli ordini
maxima illo bello gesta sit; non vinci enim del suo re e quasi nevroticamente curioso.
ab Hannibale [vincentibus] difficilius fuit 332 Letteralmente: ‘comanda di equipaggia-
quam postea uincere» (XXIII, 16, conclu-
re alcuni battelli’.
sione: «A stento oserei affermare, ciò che
333 Cfr. supra 44, 3.
alcuni sostengono, che duemilaottocento
nemici furono trucidati e non più di cin- 334Formulare: cfr. supra II, 100, 3, secondo
quecento romani morti, purtuttavia, sia sì emistichio (e vd. n., per il significato).
grande, sia minore sia stata la vittoria, quel 335 Paolo da Gama, il fratello di Vasco. Ri-
giorno fu compiuta una grande impresa e cordiamo che questi era a terra, ospitato dal
non so se forse la massima, in quella batta- Samorim, e aveva lasciato il fratello a capo
glia; non fu ai vincitori infatti più difficile della nave ammiraglia. Castanheda tuttavia,
essere sconfitti da Annibale, quanto poi come fa notare Pimpão, riporta l’ordine ri-
vincerlo»). goroso del Capitano di non far imbarcare
325 Cioè ‘chiedi in tutta sicurezza’. L’accen- nessuno in sua assenza (Descobrimento I,
tuazione del valore della sincerità rispetto a 16, p. xxxvj). Quindi l’episodio può essere
ogni comportamento infido e menzognero invenzione di Camões.
è, come abbiamo visto fi nora, cardine assio- 336Di seta, dunque. Evidentemente i por-
logico del poema. Si noti che qui è un moro, toghesi avevano pavesato la nave a festa, esi-
Monsaide, a ribadire il concetto – anche se bendo tendaggi e bandiere seriche colorate
Monsaide è un musulmano già destinato con la preziosa porpora.
alla conversione.
337 Forte enjambement che, come abbiamo
326 Nel senso di ‘irrita, disturba’. ripetuto più volte, è soluzione metrico-sin-
327 del loro bronzo] Poppa Vòlture. «En- tattica relativamente rara nel poema.
tiende la artilleria», glossa Faria e Sousa. 338 hasardeuses] Bismut. Quindi ‘coraggiose,
Vd. anche infra X, 103, 3. temerarie’. Non ci convince l’interpretazione
328ch’ogni cosa a terra stende] Paggi 59 □ di Rodrigues: «batalhas em que tomavam
devant qui tout cède] Bismut. parte aventureiros», cioè cavalieri erranti,
329 Abbiamo già incontrato questa parola: mercenari ma onorevoli (Fontes p. 467).
va intesa nel senso di Zivilisation, come in 339 «Fiera por diestra [abile, audace, o for-
tedesco. se espressiva, potente]: i fiera por contener
330 Nell’originale: ‘in pace e in milizia, cioè solamente acciones de furor belico» (Faria
in armi’. Si noti l’allitterazione sulla bilabia- e Sousa). Letteralmente: ‘raffigurazione
le sorda e la coppia paz e milicia che è qua- feroce’, cioè per enallage ‘raffigurazione di
si contenuta come per una crasi in policia, azioni feroci’.
prendendo in prestito la o da Portuguesa. 340 Manteniamo l’anacolutico cambio di
Del resto, buona parte dell’ottava esibisce soggetto. Vd. comunque Rodrigues Estudos
tarsie sonore: cfr. ad es. il verso 6 dove ab- pp. 40 sg. La metafora pascere oculos è lati-

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NOTE CANTO VII pp. 569-571

na, già in Terenzio; H.A.J. Munro, nella sua bricato nel tartareo fondo / fosti per man di
ediz. del De rerum natura vol. 1, Cambridge, Belzebù maligno».
Univ. Press, 1873, a commento di I, 36 fa in- 348 Vd. supra II, 100. Si noti il parallelismo
fatti notare che pascere oculos «is a common fra le trombe che feriscono l’aria e le armi
phrase» (p. 324) e cfr. sempre in Lucrezio II, da fuoco che penetrano nel fondo del mare.
419: «oculos qui pascere possunt» e comm.
349 Un’immagine che deve necessariamente
cit. p. 432. Il sintagma pascer lo sguardo (gli
sguardi) è del resto diffuso nella poesia ita- sintetizzare numerose azioni e battaglie.
liana rinascimentale e moderna. Vd. poi 350 Il topos della pittura come muta poesia (e
supra VI, 10, 4, in contesto analogo riferito viceversa, cfr. infra VIII, 41, 8) è così ampio e
a Bacco (l’equivalenza suggerita per ora va- complesso da non permettere qui una anno-
gamente e indirettamente fra il dio nemico e tazione capillare. Faria e Sousa ovviamente
il Catual va notata). propone numerose occorrenze; vd. almeno
341 Paulo, come si è detto. l’attribuzione del detto a Simonide di Ceo da
342
parte di Plutarco nel De gloria Athen. 346f
Per la smania curiosa del Catual vd. qui
(Πλὴν ὁ Σιμωνίδης τὴν μὲν ζωγραφίαν ποίησιν
sopra n. a 73, 1.
σιωπῶσαν προσαγορεύει, τὴν δὲ ποίησιν
343 Cioè lo invita a fruire dei piaceri sensibi- ζωγραφίαν λαλοῦσαν). Naturalmente l’orazia-
li del bere e mangiare. La vulgata opinione no ut pictura poesis è sommamente influente
sulla setta epicurea voleva che questa fosse (Ars 361). Vd. Stefania Macioce, Quando la
dedita senza freni inibitori al godimento pittura parla, Roma, Gangemi, 2018.
dei diletti più elementari. D’altronde era 351 Nell’originale os Gamas. I primi tradut-
Orazio, ancorché giocosamente, a defi nirsi
tori castigliani (Tapia e Caldera) lasciano
«pinguem et nitidum bene curata cute […]
«los Gamas»; i primi commentatori (Manoel
/ … Epicuri de grege porcum» nell’epistola
Correa, Faria e Sousa, Garcez Ferreira) non
ad Albio Tibullo (I, 4, 15-16).
battono ciglio davanti al plurale; De Faria
344 Sono gli spumantia pocula di Virgilio (Ecl. latinizza «frater uterque». Paggi 59 invece
V, 67) o di Valerio Flacco (Arg. I, 260) ecc. propone: «In piedi s’alza, e seco Gama è
345 Come si legge in Gn 9, 20 sg. secondo giunto», riconoscendo il fatto che si tratta
cui Noè «plantavit vineam bibensque vi- del solo Paolo (Vasco, come abbiamo visto, è
num inebriatus est», cui segue il suo de- ancora a terra), ma equivocando su quel jun-
nudamento involontario ecc. Sopra, a I, 49, to che è piuttosto avverbiale che aggettivale.
6, il vino era paganamente defi nito «licor Castera torna a «les deux Gamas», mentre
que Lieu prantado havia»: significativa Nervi legge «Sorge, ed il capitano al lato
la duplice perifrasi, in coesistenza tra manco / siegue, e Paolo e Coeglio». Dopo di
classicismo e linguaggio cristiano tipico del che, saltando altri passaggi, l’errore tipogra-
nostro. Possiamo dire che qui a Bacco viene fico verrebbe scoperto solo nell’Ottocento
sostituito il biblico Noè, come correctio o (Epifânio Dias)! Decisamente una storia cu-
piuttosto poetica integrazione. riosa. Certo è che tutti i moderni editori cor-
346 Vi è testimonianza di ciò in Castanheda I, reggono in o Gama; Rodrigues sentenzia che
40, p. lxxx: «porque [i Naires] não podião co- il plurale «não pode ser do Poeta» (Estudos
mer no mar». Vd. anche Rodrigues (Fontes pp. p. 41) e in effetti pare arduo dargli torto. Un
467 sg.) che cita a conforto Duarte Barbosa. lapsus d’autore – o una correzione tipogra-
347 Riferimento sempre all’artiglieria, per fica non rivista dall’autore –, considerando
cui cfr. supra 72, 6. L’aggettivo diabolico ci supra l’evidenza di 73, 8 e 75, 1?
riporta ai noti versi dell’O. F. IX, 91, 1-3: «O 352 Nicolau Coelho, il capitano della Bérrio
maledetto, o abominoso ordigno, / che fa- (cfr. supra IV, 82, 1).

1136

I Lusiadi.indb 1136 14/04/2022 15:25:30


p. 571 CANTO VII NOTE

353 Naturalmente Monsaide. ‘mi azzardo’ ecc. Il tricolo arduo, lungo e va-
354 Vd. Garcilaso, El I, 283: «puesta la vista rio ha sapore dantesco.
en aquel gran trassunto» (Boscan & Garci- 360 Non si dimentichi Rvf 139 Passa la nave

laso c. 235v). mia.


355 aspetto d’huom sovrano] Paggi 59 (cor- 361 Il particolare dell’allagarsi mi pare che
regge, traducendo, la rima imperfetta dell’o- distingua in senso realistico l’immagine ca-
riginale, che va mantenuta, in quanto non è moniana da numerose altre analoghe clas-
l’unica del poema). Vd. l’espressione formu- siche, come quella elegante cit. da Garcez
lare a IV, 94, 1. Ferreira: «E mea cumba, semel vasta per-
356Calco: ‘nella mano destra’. Il vecchio cussa procella, / illum, quo laesa est, horret
venerabile, come si scoprirà infra VIII, 2, 7, adire locum» (Ov., Trist. I, 85 sg.: «E la mia
è Luso. nave, una volta percossa da grande tempe-
sta, / ha orrore di andare ove è stata ferita»).
357 Capfinidad fra le ottave e poi interruzio- Ve ne sono molte ben più calzanti, comun-
ne del racconto, che sarà ripreso al canto sg. que, sino a sciogliere in res nullius il topos
dopo la perorazione alle ninfe fluviali che della metaforica navigazione poetico-esi-
chiude il settimo. stenziale, che com’è noto – e in parte abbia-
358 Alle Tàgidi ninfe, già evocate, Camões mo visto – trova ampio spazio in Petrarca.
aggiunge quelle del Mondego, lo splendido 362 Cfr. supra I, 4, 3-4.
fiume che attraversa Coimbra, dove assai 363 Viaggi e imprese di guerra (come a
probabilmente il poeta studiò in gioventù.
Ceuta). Cfr. ancora Biografia in Dicionario
Si tratta però di un unicum: il fiume tutto
Camões cit., nonché ovviamente Storck
portoghese viene evocato supra soltanto
Vida. La memoria va subito alla celebre
come parte del paesaggio in cui si consuma
canzone Vinde cá, meu tão certo secretário di
la tragedia di Inés, o come luogo di ritiro di
stile elevato (un solo settenario per strofa),
Afonso Henriques, o ancora come oggetto
particolarmente alla stanza 9, dove trovia-
di canto di Dom Dinís (cfr. III, 80, 4; 97,
mo versi prossimi a quelli che stiamo com-
4; 120, 5; 135, 1), mentre per il resto sono le
mentando: «o destino … / fez-me deixar
ninfe del Tejo ad essere le interlocutrici poe-
o pátrio ninho amado, / passando o lon-
tiche, anche subito qui sotto: 79, 2; 82,2 (cfr.
go mar, que ameaçando / tantas vezes me
comunque Verdelho ad voc. Mondego). Può
esteve a vida cara, / agora, exprimentando
essere una cifratura da parte del poeta della
a fúria rara / de Marte […] / agora, pere-
propria nascita a Coimbra? Cfr. Biografia in
grino vago e errante» ecc. (122-132, Canzo-
Dicionário Camões (voce di M. V. Leal de
ni p. 168: «il destino … mi fece lasciare il
Matos). Si noti comunque, en passant, che il patrio nido amato, / attraversando il grande
celebre sonetto Doces agoas e claras do Mon- mare, che minacciando / tante volte mi fu
dego è di negata (cfr. Spaggiari Camões pp. cara la vita, / ora esperimentando la furia
79-89) attribuzione camoniana. estrema / di Marte … / ora pellegrino, vago
359 Epifânio Dias ha buon gioco a smontare e errante’; «è il fardello di una vita segnata
l’ipotesi interpuntiva-interpretativa per cui sia dalla guerra, sia dal vagabondaggio per
il que del secondo verso sarebbe interrogati- nações, lingoages, & costumes, v. 133», com-
vo (‘cosa mai’) e quindi un punto di doman- menta Perugi ivi p. 185). Il tono elegiaco-
da concluderebbe la quartina. La tranquilla soggettivo rimanda poi genericamente ai
sintassi vede piuttosto in que un relativo; Tristia ovidiani come paradigma; cfr. ad es.
«corresponde ao me caecum, qui ante non «Nostra per adversas agitur fortuna procel-
viderim de Cicero (ad Att. X, 10)». Il verbo las, / sorte nec ulla mea tristior esse potest»
cometo sta per ‘oso pormi’ (su un cammino), (V, 12, 5 sg.: «La nostra fortuna ci trascina

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NOTE CANTO VII pp. 571-575

per avverse procelle, / né può esservi sorte 369 Cfr. Petr., Rvf 37, 1-2: «Sì è debile il fi lo a
più triste della mia»). cui s’attiene / la gravosa mia vita».
364 «e quella che la penna da man destra, 370 come per Ezechia di prolungarla] Averi-
/come dogliosa e desperata scriva, / e ’l ni. Cfr. Is. 38, 1-5. Incredibile svarione nella
ferro ignudo tèn dalla sinestra» (Petr., T. nota della Tocco: «è Ezechiele, a cui Dio,
C. II, 181-183, da Ov., Her. XI, 5 (cfr. n. quando era oramai in punto di morte, con-
Pacca). Vd. anche supra III, 13, 8. Canace, cesse altri quindici giorni di vita». Il profeta
sorella incestuosa di Macareo, è colta nel Ezechiele non ci ha nulla a che fare, e Dio fu
momento in cui sta scrivendo una lettera più generoso, concedendo al re Ezechia altri
d’addio e ha pronta la spada con cui sui- quindici anni di vita.
cidarsi nell’altra mano. Cfr. Graves § 43h; 371 Si riferisce all’ingratitudine di Gama e
Garcilaso, Egl III, 40: «tomando ora la in genere alla mala accoglienza nel ritorno
espada, ora la pluma» (Boscan & Garcilaso in patria. Non è possibile che qui si parli an-
c. 282r: detto però di se stesso). e un’eco in cora della permanenza in oriente.
Erc., Arauc. XX, 24, 8 («la pluma ora en la 372 Come fu coronato Petrarca in Campi-
mano, ora la lanza»).
doglio; Tasso non fece a tempo a ricevere
365 Faria e Sousa cita giustamente l’episto- l’onorificenza perché si spense prima.
la II, 2 di Orazio; vd. «paupertas impulit 373 Forse la negazione di aiuti economici?
audax / ut versus facerem» (51 sg.), ma cfr.
Dopo la pubblicazione del 1572 il Re Seba-
anche dopo: «Pauperies immunda domus
stião gli concesse una pensione di 15.000
procul absit» (199). La maledizione della
réis, ritenuta da molti critici irrisoria (cfr.
povertà è un topos così diffuso fra i poeti
Tocco p. 42 e n. 22).
antichi, medievali e moderni da impedirci
374 eletti spiriti] Pellegrini □ che razza di
ulteriori citazioni; svaria nei registri più
diversi, dall’indignazione satirica al canto signori] Poppa Vòlture. Detto con acida iro-
goliardico, alla poesia comico-burlesca ecc. nia, come i vv. sgg.
L’aggettivo tetra è una nostra giunta per ra- 375 Secondo Faria e Sousa l’aggettivo deriva
gioni meramente metriche. da curia (‘ingegni cortigiani’ che si occupano
366 Non escludendo la reclusione carceraria di politica e di dottrina), ma pare inverosimi-
(forse a Macao, ma anche precedentemente le. Prafraserei ‘intelligenti storici desiderosi
a Lisbona). Ritroviamo l’attributo degradado di conoscenza’. Si noti qui la ripresa di engen-
al canto seguente (7, 6), riferito a Sertorio hos in chiave positiva. Nonché, sotto, gloria
col significato precipuo di ‘proscritto’: pro- in fig. etimol. con gloriosos, sempre nelle due
babilmente una sfumatura di tale genere è quartine che si divaricano ulteriormente.
presente anche nella semantica del degrada- 376 «Mox, tibi si quis adhuc praetendit nubi-
do che abbiamo qui, quasi ‘esiliato’. la livor, / occidet, et meriti post me referentur
367 Innalzato e abbattuto dalla Fortuna. honori» (Stat., Theb XII, 818 sg.: «Se ancora
368
il livore di qualcuno ti vuole obnubilare, /
Dovrebbe essere un riferimento al
presto avrà fine, e dopo la mia morte mi sa-
naufragio subito dal nostro nelle acque del
ranno resi gli onori meritati»): l’ottimismo di
fiume Mekong (vd. infra X, 128), anche se
questa conclusione dell’opera staziana riaf-
l’evento (o almeno alcuni particolari di
fiora nel finale del canto di Camões.
esso) è ritenuto leggendario da molti. La
377 Rispetto al favor sarcasticamente enun-
fonte primaria è fornita dall’amico Diogo
do Couto, Ásia, déc. VIII, 5, 8: cfr. Maria ciato nell’ott. precedente.
Augusta Lima Cruz in Dicionário Camões, 378 ove m’accingo ad esaltar diverse eroiche
voce Camões e Diogo da Couto, p. 137. gesta] Pellegrini. Tuttavia, feitos diuersos

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pp. 575-585 CANTO VIII NOTE

(un po’ come in francese faits divers) indi- 387 La forma originale guardase (> guardas-

ca l’eccezionalità delle vicende e degli atti se) non va corretta con guardar-se, come fan-
compiuti eroicamente che verranno decanta- no numerosi editori: lo dimostra Rodrigues
ti (cfr. infra VIII, 2 sgg.). (Estudos pp. 42 sg.).
379 Il favor di cui sopra; si noti la parono- 388 Formulare: cfr. supra IV, 94, 8, in clausula.
masia vos sos (cfr. v. 2 so vosso), che accentua 389 trova intelligente] La Valle □ et se croit
l’esclusivo rapporto «verticale» che Camões fort habile] Bismut □ prudent and thrifty]
può intrattenere con le sue muse ispiratrici.
White (aggiunge il sèma della ‘parsimonia’).
«Scribentem iuvat ipse favor, minuitque la-
Intendi: ‘pensa di essere prudente’, o ‘pensa
borem» (Ov., Ex Pont., III, 9, 21: le edizioni
che sia cosa prudente’. Prudente è latinismo
recenti preferiscono la lezione labor a favor,
per ‘saggio, accorto’.
che si riferirebbe al mecenatismo).
390 Può valere anche per ‘pagare, remune-
380 Il patto è la sincerità da parte dell’auto-
rare’.
re, virtù suprema, inutile ripeterlo.
391Evidentemente lavori manuali, pesanti,
381 Il poeta assicura, se ce ne fosse ancora
umili, inadatti alla classe dirigente.
bisogno, che non si lorderà con la lode degli
392 Intendi: ‘misero a repentaglio’.
arrivisti, corrotti, iniqui ministri che circon-
dano il re. 393 Per dilatar rimandiamo ancora una volta
382Ovvero ‘che facilmente si inganna, vie- a supra I, 2, 2. Per il concetto epico-evangeli-
ne ingannato’, o ‘che varia facilmente di co cfr. supra IV, 78, 5-8; VI, 83, 5-8.
opinione’. 394 il divino furor] Bonaretti □ l’estro ispi-
383 Manteniamo l’accentazione dell’origina- ratomi] Pellegrini. Cfr. supra I, 5, 1. Anche
le, che ha il dittongo Proteio. Dio delle tra- Ercilla, al riprendere del poema nella Se-
sformazioni infinite: «Sunt quibus in plures gunda Parte de la Araucana scriverà: «Salga
ius est transire figuras, / ut tibi, complexi mi trabajada voz y rompa / el son confuso y
terram maris incola, Proteu» (Ov., Met. VIII, mísero lamento […]. / La fama con sonora
730 sg.: «vi son di quelli cui è lecito trasfor- i clara trompa, / dando más furia a mi can-
marsi in svariate figure, / come te, o Proteo, sado aliento» ecc. (XVI, 1, 1-2, 5-6: «S’elevi
abitante del mare che abbraccia la terra»). la mia affaticata voce e rompa / il suono
384 Cfr. supra V, 63, 8. confuso e il misero lamento / … La fama
385
con sonora e altisonante tuba / dando più
Vale come habitus, ‘aspetto, contegno’,
furore al mio spirito stanco»).
alla latina, ma non è escluso si riferisca all’a-
395 Dopo l’autobiografismo querimonio-
bito sacerdotale.
386 so in stile ovidiano, riprende l’energia del
color che in nuovi uffici] Averini: implau-
poeta ispirato. Epifânio Dias cita Fedro
sibile e contrario alla tradizione esegetica
III, prol., 13 sg.: «animum relaxes, otium
che da Faria e Sousa interpreta il «Re nel suo
nuovo incarico«, o «il Re nuovo nel suo inca- des corpori; / ut adsuetam fortius praestes
rico», allusione a Sebastião I (pure se Faria e vicem» («rilassa l’animo, riposa il corpo,
Sousa non esclude del tutto un riferimento al / così poi la tua consueta vigoria più forte
«Ministro»). L’abito onesto e grave potrebbe esternerai»).
essere quello dei gesuiti; in particolare gli
esegeti indicano negli obiettivi polemici del Canto VIII
nostro alcune figure specifiche, quali i fratelli
1 Ovvero ‘si soffermava’.
da Cámara (Luis e Martim Gonçalves) non-
ché Dom Martinho Pereira; Epifânio Dias 2 insegna] Bonaretti, Poppa Vòlture. Il
ritiene che l’accusa sia più generica. termine divisa viene ripetuto al v. 6.

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NOTE CANTO VIII pp. 585-587

3 Nei vari rimandi che offre come sem- mente Faria e Sousa cita Omero, Odiss IV,
pre Faria e Sousa (Dante, Ariosto, B. Tasso 561-569: «Sed te in Elysum campum, & in
ecc.) troviamo barbe bianche e lunghe, cosa fines terrae / immortales mitterent, […] /
comune, ma il tocco camoniano sta in quel ubi facillima vita est hominibus: / non nix,
penteada, che rende un’immagine del vec- neque hiems multa, neque unquam imber: /
chio composta e vieppiù veneranda. sed semper zephiri stridule spirantes flatus»
4 «Quis procul ille autem ramis insignis (Homeri Odyss. c. 36v: «Ma te nel campo
olivae / sacra ferens? nosco crinis incanaque Elisio e ai confini della terra / gli immortali
menta» ecc., Aen. VI, 808 sg. Vd. anche ivi mandarono … / dove la vita è assai agevole
863; Val. Flac. Arg. V, 578 sg.; Ov., Met. XIV, agli uomini: / non neve, né gelido inverno,
312-315. né mai pioggia: / ma sempre fiati spiranti di
5 Vaga la somiglianza, soprattutto per il zefiro sottile»). E per avere conferma che
diverso contesto, di queste ottave con Aen. la denominazione di Campi Elisi era tradi-
VI, 756 sgg. zionale, basta citare Strabone (III libro: cfr.
6
Bacon p. 306, n. 3), il quale riporta i versi
Naturalmente il maschile sottinten-
suddetti di Omero e aggiunge: «essendo
de figuras *de heróis. Si noti il parallelismo
particolare proprietà di questo paese occi-
brauos…feros…brauos…feros. Alla doppia
dentale [la Lusitania], & tepido, la buon’aria,
coppia si aggrega la seguente obras…feitos
& la soave aura di Zefiro» (c. 62v).
(allitterante con feros e anche con fama), se
12 «Tu quoque litoribus nostris, Aeneia
pure – crediamo – senza una precisa cor-
rispondenza (nel senso di rapportatio; cfr. nutrix, / aeternam moriens famam, Caieta,
Lausberg Handbook § 863 sg.). dedisti; / et nunc servat honos sedem tuus
7 ossaque nomen / Hesperia in magna, si qua
Cfr. supra III, 21, 5-8.
est ea gloria, signant» (Aen. VII, 1-4: «An-
8 Da notare che qui Luso risulta figlio e che tu, nutrice di Enea, alle nostre rive /
compagno, mentre nel canto terzo all’ott. morendo hai lasciato eterna fama col nome
21 cit. Liso (o Luso) è compagno o figlio di Gaeta; / ancora il tuo onore conserva il
del dio. Forse in questa occasione Paulo da tumulo, e le ossa il tuo nome / nella grande
Gama vuole impressionare maggiormente il Italia, se è gloria al mondo, serbano»).
Catual. Neppure da escludere un errore del
13 Cfr. supra VII, 52, 4. Vd. comunque Je-
tipografo, naturalmente.
9
anmaire Dionysos pp. 16 sg.
amené, semble-t-il, par le métier des
14 Il Bacco del mito, amoroso padre del
armes qu’il pratiqua sans trêve] Bismut □ in
his profession as a soldier] White. capostipite dei Lusitani, e il Bacco agens nel
10 Inutilmente v’è chi emenda Douro e
poema sembrano distanti più che mai.
15 Come già sappiamo, metafora formula-
Guadiana oppure Douro ao Guadiana.
11 «A identificação do campo Elysio com a re; cfr. supra V, 41, 8; VII, 30, 7.
16 Ulisse, fondatore mitico di Lisbona
Lusitania provêm certamente da semelhança
de som entre Elysio e Lysa», altro nome di (Olissipona). Cfr. Resende Vincentius: «Inti-
Luso, osserva Epifânio Dias. Rodrigues con- ma deinde sinus, cunctosque celoce reces-
trobatte asserendo che non v’è prova di que- sus / explorans, captusque loco, nam rura
sto asserto, e propone campo Lisio, dal nome videbat / morigera, & caeli faciem sine nube
Lisa (Estudos 104 sg.). Ma il poeta vuole sem- serenam, / hostiaque alta Tagi, inque vicem
plicemente indicare che per la prosperità e certamen aquarum / amnis ubi frustra luc-
rigoglio dell’ampia zona portoghese in que- tatur Tethyos undis. / […] … nam lingua
stione la località era chiamata «campi Elisi», fere communis & illis, / ut Dionysaei ductis
ovvero regione ideale per floridezza. Giusta- ab origine Lusi, / inventa est urbis locum, si

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p. 587 CANTO VIII NOTE

condere vellet, / auxiliumque dabant faci- runt» (6, 629) ecc. (vd. n. di Piergiorgio Par-
les; tum cura Minervae / dux Laërte satus, roni a Pomp. Melae, De Chorographia [III,
comitum exorante caterva, / admonituque 8], Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,
Deae, condit sibi moenia parva / colle super, 1984, p. 383). Strabone, su cui si fonderebbe
templumque tibi Tritonia virgo. / […] Pal- il nostro, a parere di Pimpão (> Tocco), ri-
ladi de Phrygibus victis Ithacensis Olysses porta il diverso nome di «Ulissea, nella qua-
/ Dedicat haec, urbemque suo de nomine le è il tempio di Minerva» (c. 65r; cfr. anche
primum / fi nxit Odysseiam, quae nunc cla- 62v) e colloca la città addirittura in Andalu-
rissima toto / cognita in orbe, ducem super sia, o meglio nella Spagna sud-occidentale
astra pelasgum / tollit» (II, c. Bvijv-viijr: lungo il corso del Guadalquivir. Vd. anche
«Esplorando dunque gl’intimi golfi e ogni la descrizione Urbis Olisiponis di Damiano
recesso, / rapito dal luogo, vedeva campa- da Gois (p. 8), per confondere ancor più
gne / ordinate, e il volto del cielo sereno sen- l’informazione. Camões aveva sufficienti
za nubi, / gli alti argini del Tago e il confl it- supporti in Plinio, Resende e nella leggenda
to fra le acque / dove invano la corrente del diffusa ovunque.
fiume combatte con l’onde di Teti. / … e poi 17 Il tempio a Minerva, sacra aedes.
la lingua quasi comune, / in quanto discen-
18 Notoriamente Ulisse aveva una loquela
denti dal Luso di Dioniso, / se avesse voluto
fondare una città, il luogo era trovato, e gli ricca e convincente, dono di Pallade; vd.
ausili evidenti: allora per cura di Minerva / anche supra II, 78,7; III, 57, 3. Ovidio det-
il comandante figlio di Laerte, obbedendo ta nell’Ars amatoria un celebre verso: «non
all’implorazione dell’ampia compagnia che formosus erat, sed erat facundus Ulixes» (II,
lo seguiva, / e poi con il monito della Dea, 123). Per sovrappiù, notiamo che Griffolino
eleva modeste mura / sull’alto d’un colle, ed d’Arezzo nella sua traduzione dell’Odissea
edifica un tempio a te, o vergine Tritonia. (edit. princeps 1510) rendeva regolarmente
/ … L’itacense Ulisse dedica questo a Pal- πολύμητις Ὀδυσσεύς con facundus Ulixes
lade, / per aver vinto i Frigi, e quale nome (vd. Odyssea Homeri a Francisco Griffoli-
originario, preso dal proprio stesso nome, no Aretino in Latinum translata, ed. Bernd
chiamò la città Odysseia, che ora celeber- Schneider & Christina Meckelnborg, Lei-
rima e nota / in tutto il mondo, eleva il den, Brill, 2012).
comandante sopra gli astri pelasgi»). Nella 19 Vd. ancora supra III, 57: rivolgendosi
adn. 36 Resende glossa: «Ab Olysse condita alla nobile Lisbona, Camões analogamente
Olisiponem, auctor est Solinus, & Strabo, scriveva «que edificada foste do facundo /
quanquam Strabonis testimonium Lauren- per cujo engano foi Dardania acesa» (3 sg.).
tius Vallensis cavillatus est». Epifânio Dias L’ambiguità perenne dell’eloquente, geniale
aggiunge: «De igual modo attribue a Ulis- ma subdolo Ulisse viene per due volte nel
ses a fundação de Lisboa e a consagração poema suggerita dal confronto fra la sua vir-
de um templo a Minerva (a Tritonia virgo de tù distruttiva (Troia) e costruttiva (Lisboa).
Resende) Nic. C. do Amaral na Cronologia,
20 impeto] Pellegrini; Moraes e Silva Di-
publ. em 1554, allegando tambem Estrabão
e Solino: ut Strabo ac Solinus rei auctores cionário dà come secondo significato «sem-
sunt». Isidoro di Siviglia scrive: «Olisipona blante».
ab Ulixe est condita et nuncupata; quo loco, 21 Quindi antichi Romani. Nota Bismut:
sicut historiographi dicunt, caelum a terra et «Les aigles romaines n’étaient point peintes
maria distinguuntur a terris» (Ethym. XV, sur les étendards, mais surmontaient la
1, 70). Solino: «ibi oppidum Olisipone Ulixi hampe des signa, et elles étaient en bronze».
Conditum» (23, 6); Marziano Capella: «Oli- Vd. però Dante, Purg. X, 80 sg.: «e l’aguglie
sipone illic oppidum ab Ulixe conditum fe- nell’oro / sovr’essi in vista al vento si mo-

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NOTE CANTO VIII p. 589

vieno», nonché la formulazione «aquila in gratia nota facimus tibi, sed ne mors tua nobis
auro» di Id., Ep. VI, 12 (cit. da Inglese). Il calumnia afferat, quasi virtute nequiremus te
distico fi nale con asprezze foniche ripercus- superare, dolo contendisse» ecc. (Plutarchus
sive è efficace nell’evocare l’incontenibile Vitae c. 179r-v: «Poi quando Fabrizio diventò
furia bellica di Viriato: batalhas…desbara- console, recandosi da lui all’accampamento
tadas…bandeiras…pintadas. Scrive Floro: un tale, gli portò un’epistola scritta dal medi-
«non contentus libertatem suorum defen- co del re, in cui proponeva di uccidere col ve-
dere, per quattuordecim annos omnia citra leno Pirro, volendone ricompensa, visto che
ultraque Hiberum et Tagum igni ferroque avrebbe fatto vincere i Romani senza alcun
populatus, castra etiam praetorum et prae- pericolo per loro. Ma Fabrizio trovò odiosa
sidia adgressus» (I, 33: «non contento di di- questa ingiuria fatta all’uomo nemico, e con-
fendere la libertà dei suoi, infatti, per quat- vinto il collega del consolato della medesima
tordici anni aveva devastato a ferro e a fuoco idea, avvertì subito per lettera Pirro che si te-
tutti i luoghi al di qua e al di là dell›Ebro e nesse alla larga dai consigli del medico. Così
del Tago, e anche assaliti gli accampamenti era la lettera: Il console Fabrizio e il console
dei pretori e i presidi»). Q. Emilio salutano il re Pirro. … Tutto que-
22 Per il pastor Viriato vd. supra I, 26, 1-4; sto ti rendiamo noto non per te, ma affinché
III, 22. Veramente Floro sostiene che fu la tua morte non risulti per noi calunniosa,
dapprima cacciatore, poi ladrone, quindi quasi come se non potessimo vincerti con le
«dux atque imperator» (ibid). armi, ricorrendo all’inganno»). Viriato fu in-
23 Cfr. famoso con se afamaram di supra I, vece ucciso a tradimento.
26 «Tirar a vida a alguem: to take away one’s
26, 4, e vd. fama al v. sg.; inutile poi notare il
calembour ‘vincitore invincibile’. life» (Vieyra, voce Vida).
24 La formula con il não rafforzativo (qui 27 Letteralmente: ‘spezza, infrange’ (nella
duplicato e ripetuto sotto a 7, 1) l’avevamo nostra traduzione intendi: ‘induce ad igno-
già incontrata precedentemente, a VII, 71, 7. rare’). Per l’uccisione proditoria di Viriato
25 I romani durante la guerra con Pirro lo vd. Floro, ibid: «Tandem eum Fabius Ma-
ximus consul oppresserat; sed a successore
avvisarono che sarebbe stato avvelenato,
salvandogli generosamente la vita: «Mores Popilio uiolata uictoria est: quippe qui con-
quidem populi Romani quantum mutave- ficiendae rei cupidus, fractum ducem et ex-
rint, vel hic dies argumento erit. Horum trema deditionis agitantem per fraudem et
patres Pyrrho regi, hosti armato, exercitum insidias et domesticos percussores adgres-
in Italia habenti, ut a veneno caveret praedi- sus, hanc hosti gloriam dedit, ut uideretur
xerunt» (Liv., XXXIX, 51; l’episodio è anche aliter vinci non potuisse» («Infi ne il console
nel solito Sabellico); più dettagliato Plutarco Fabio Massimo l’aveva sconfitto, ma dal suc-
nella vita di Pirro: «Deinde cum Fabricius cessore Popilio fu violata la vittoria: questi
consulatum inijsset, veniens quidam ad eum infatti, desideroso di portare a termine
in castra epistolam detulit a medico regis brutalmente la cosa, aggredì il comandante,
perscriptam, in qua offerebat se Pyrrhum ve- ormai fi nito e che tentava gli ultimi sforzi
neno necaturum, si praemium traderetur sibi del suo valore, con la frode, l’insidia e gli
absque ullo discrimine bellum pro Romanis assassini domestici, e diede così tale gloria
concienti. At Fabricius iniuriam hominis al nemico da far sembrare che non lo si sa-
detestatus, & collega in eandem sententiam rebbe potuto vincere altrimenti»). Camões
adducto, Pyrrhum statim per literas monuit, risulterebbe piuttosto vicino alla fonte.
ut insidias medici caveret. Literae huiusmodi 28 Come supra I, 26, 5-8, dopo Viriato vie-
fuere: C. Fabricius & Q. Aemylius consules, ne proposto l’eroe Sertorio che, bandito,
Pyrrho regi salutem. […] Haec autem non tui passò dalla parte dei Lusitani.

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pp. 589-591 CANTO VIII NOTE

29 L’aquila è uccello favorito da Giove (vd. 40 Per le gesta di Afonso Henrique cfr. su-

ad es. Aen. I, 394: «Iovis ales»; Igino, Mit. pra III, 28 sgg.
Astr. II, 16, 1). 41 Intendendo escluso l’Algarve.
30 Cioè ‘avevano imparato ad essere scon- 42 Rodrigues (Estudos pp. 107 sgg.) fa no-
fitte’. tare che la Fama giura ‘sullo Stige’ (no) ‘a
31 Non in senso totalmente negativo: «tão favore di Afonso’ (por).
bem inventadas» (Epifânio Dias). 43 Il giuramento sul fiume infernale Stige
32 Vd. supra I, 26, 7 sg. da parte degli dèi era sacro più che mai; in
33 Retardatio nominis, che invece Camões Virgilio ad es. Giove giura «Stygii per flumi-
non aveva adottato per Viriato. na fratris» (Aen. X, 113, ipallage: ‘per lo Sti-
34
ge, fiume del fratello’, cfr. Heyne 7, p. 3582;
Cfr. supra III, 25. Vd. note a quella e le
idem Aen. IX, 104). Nel canto VI dell’Enei-
sgg. ott.; fonti precipue per il nostro sono
de è detto chiaramente: «Stygiam paludem,
Duarte Galvão e Resende Vincentius. La Lo-
/ di cuius iurare timent et fallere numen»
taringia corrisponderebbe alla Lorena.
(323 sg.); Paratore rimanda a Odiss. V, 185
35 Rodrigues (Estudos pp. 106 sg.) propen- sg., ove ancor più esplicitamente si legge: «et
de per l’interpretazione di Morgado Mateus defluens stygis aqua, quod maximum / iu-
(p. 385), preferendo parafrasare: «depois de siurandum, gravissimumque est beatis deis»
se ter mostrado superior aos galegos e leone- (Homeri Odyss. c. 44v).
ses nas guerras contra os mouros». 44 Faria e Sousa ritiene vi sia addirittura
36 La Casa Santa indica propriamente il allusione a Giovanni, il discepolo che Gesù
Santo Sepolcro di Gerusalemme (cfr. supra amava (Io 21, 20).
III, 27). Equivalente sacro del tempio di 45 Vd. supra VI, 7 e 30: Roma: doma: toma;
Minerva evocato poche ottave prima con la
toma: doma: Roma, formulaicità metrica.
stessa espressione a 5, 1.
46 La seconda quartina comporta qualche
37 Ricorriamo a una rima identica, assente
difficoltà interpretativa. È Afonso il braço di
nell’originale.
Dio, o è di Dio il braço che aiuta Afonso a
38 Il Catual abitante il Malabar. «Le Malabar sbaragliare i Mori? L’espressione pera quem
est en même temps le nom de la contrée et significa ‘tramite il quale’ (cioè Afonso) o
celui du peuple qui l’habite» (Bismut). ‘per gloria del quale’ (cioè di Dio?). Quin-
39 Que de couronnes, que d’étendards di il soggetto di doma e abaixa è il re o Dio
il renverse à ses pieds en cent diverse en- stesso? Il sintagma suo Reino non sembra
droits!] Bismut. Per il verbo derribar cfr. potersi riferire altrimenti che al regno dei
supra ad es. I, 88, 8; III, 67, 3; VI, 37, 8; VII, Mori. E dunque? Ancora, chi sono i futuros?
6, 8; infra VIII, 20, 4 e 8; particolarmente Alcuni commentatori non risultano sensibi-
analoga l’immagine di IV, 41, 7 sg.: «a su- li a queste difficoltà (da Faria e Sousa a Toc-
blime bandeira Castelhana / foi derribada co). Garcez Ferreira per com cujo braço cita
òs pes da Lusitana». Dunque, dobbiamo coerentemente il liguaggio biblico, ad es.
concordare derribadas con coronas e quin- Iob 22, 8: «in fortitudine brachii tui» (e cfr.
di, ad sensum gli estandartes in anastrofe qui infra 24 3-4). Bismut sostiene audace-
(interposição Epifânio Dias p. 335). A meno mente che «C’est faire la part bien maigre au
che derribadas non siano le partes (‘città, lo- prince, qui se bornerait à être un instrument
calità abbattute, rase al suolo’), ma risulta de Dieu, et dont Dieu prendrait la gloire à
meno probabile. Si noti il ritmo incalzante coeur. Je vois au contraire en Alphonse un
dell’ottava, con l’anafora di tantos e tantas e guerrier aidé par le bras de Dieu, et qui lutte
l’abbondare di verbi indicanti distruzione. contre l’Infidèle pour la plus grande gloire

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NOTE CANTO VIII p. 593

de ce Dieu». Ci spiace dirlo, ma è difficile tere dalla battaglia e lo stimola a combattere


per noi fare una scelta ermeneutica di cui insieme fi no alla vittoria (nel campo di São
sentirsi al tutto certi. Mamede a Guimarães, 1128, contro il conte
47 Cfr., per l’Überbietung, supra I, 3, 3; V, galego Fernão Peres de Trava; cfr. Galvão
95, 2. Si rammenti che le vite di Cesare e Chronica VI, p. 9).
Alessandro erano fra le parallele di Plutarco, 52 Per intendere campo defendido si può
a indicare i sommi condottieri dell’antichi- pensare a una esortazione implicita (‘torna
tà. Comparare Cesare e Alessandro diventa al campo di battaglia, affi nché sia ben di-
quindi un topos, come attesta ad esempio feso da te’); Castera gallicizzava: «l’oblige
Petr., Rem. I, 108, 10. à retourner au combat». Bismut fa concor-
48 Inutile notare l’ennesima formulazione dare defendido con il soggetto (Afonso), e
traduce: «à revenir en force sur le champ de
del motivo della inferiorità numerica dei
bataille», ma non esclude l’altra possibilità:
Lusitani vittoriosi, già incontrato molte
«revenir sur le champ de bataille solidement
volte nel poema. Tuttavia, merita riportare
tenu» (Bonaretti traduceva: «combattuto
l’osservazione di Faria e Sousa: «I advierto,
campo»; Bacon: «foughten field»). Cfr. un
que el Poeta no dexa de entender, que Ce-
esempio simile dell’uso di defendido in Ri-
sar, i Alexandro, tambien pelearon siempre
mas, El. VII: «Pois tanto que o grão Reino
contra mayor numero, i singularmente Ale-
defendido / deixou segunda vez com maior
xandro: i essa fue la razon que Anibal dio a
glória» (vv. 79 sg., p. 256). Non si dimentichi
Cipion, para contarle por el primer Capitan
però che il significato di defendido è prima
del mundo. Pero quiso dezir el Poeta, que ancora ‘proibito’ che ‘difeso’ (cfr. Thesouro).
aun con menor numero que essos, peleava Ragionando intorno a quest’area semantica
nuestro Rey contra sus enemigos, i los ven- ulteriore, e sfumandola, registriamo ad es.
cia» («E segnalo che il Poeta non rinuncia la traduzione di Poppa Vòlture: «e l’esercito
a osservare che Cesare e Alessandro analo- suo disseminato / dice riunisca e torni onde
gamente combatterono sempre contro un respinto». Insomma, potremmo allora para-
maggior numero di nemici, e soprattutto frasare: ‘riunisca lo sparso esercito e torni al
Alessandro; e fu questa la ragione che Anni- campo di battaglia da cui è stato ricacciato’.
bale diede a Scipione, perché fosse conside- Epifânio Dias: «campo […] d’onde tinha
rato il primo Capitano del mondo. Però vol- sido lançado fóra». Rodrigues (Estudos p.
le dire il Poeta che anche con minor numero 109) spiega: «Propriamente, “campo defen-
di questi combatteva il nostro Re contro i dido” è o campo de batalha, aonde ao ven-
suoi nemici, e li sconfiggeva»). cido è defeso voltar, por estar na possa do
49 Cioè quasi indicibili, talmente furono inimigo victorioso». Dunque Egas induce
grandi, e spiegabili solo con l’aiuto di Dio. Afonso a riprendersi quel campo di batta-
50 Letteralmente: ‘vedi che quelle dei vas- glia che ora, dopo la sua ritirata, è defendido,
cioè ‘controllato, occupato’ dal nemico.
salli sono notevoli’.
53 Traduciamo letteralmente torna trans.;
51 Questi che mirar miri in gesto irato / il
per la figura etimologica cfr. supra 6, 6.
rotto allievo suo, mal soffritore] Paggi 59 □
54 Cfr. supra III, 35-39. La parola espelho,
indignato di veder vinto il discepolo] Pelle-
grini; «mal sofrido: i. e., impaciente de ver ‘specchio’, vale come in latino speculum,
o desbarato; pertence evidentemente para ‘modello, esempio’.
Egas Moniz (representado pelo pronome 55 Per Epifânio Dias, Basto ed altri si trat-
“que”)» Epifânio Dias. Episodio relativo ta di endiadi: ‘panno di seta, veste di seta’;
a quando Egas convince rudemente il suo così Bismut: «dépouillé de ses vêtements de
pupillo (il re Afonso Enriques) a non desis- soie». Non escluderei però che pano possa

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pp. 593-597 CANTO VIII NOTE

indicare un tessuto di lino, ad es., meno pre- Setúbal, sulla costa sud-occidentale – (Chro-
zioso della seta (quindi in gradatio discen- nica LI, pp. 71 sg., anno 1180, ma si tratta di
dente), ma comunque più fi ne e coprente del gesta non storicamente fondate, come anche
saio da condannato che si mise indosso Egas le seguenti). Si rammenti che nel 1572, cioè
descalço e despido con i familiari (cfr. supra nello stesso anno dell’uscita dei Lusíadas, si
III, 38, 3). pubblica il poema di Francesco Bolognetti
56 Si tratta dell’episodio diffusamente nar- La cristiana vittoria marittima.
rato già nel canto III. 64 Già nominato a I, 12, 3 fra gli eroi por-
57 L’aggettivo ignorante va appunto inteso toghesi.
come ‘inavvertito’, relativo a chi non si ren- 65 Cfr. Amadigi XXII, 33, 8, p. 126 «splen-
deva conto della trappola tesa dal nemico. der del loro honor la terra e ’l mare».
58 Durante la seconda guerra sannitica, 66 Vd. supra IV, 49, 5-6.
nel 321 a. C., nelle gole di Caudio l’esercito 67 Allusione alla battaglia di Ceuta, sem-
romano si trovò intrappolato e dovette su-
pre narrata da Galvão Chronica: dopo que-
bire l’umiliazione delle cosiddette «forche
sta vittoria i portoghesi, sorpresi nello stret-
caudine», passando sotto le lance dei nemi-
to di Gibilterra dai nemici, furono sconfitti
ci. Erano consoli Tiberio Veturio Calvino e
e Roupinho trovò la morte (LII, pp. 72 sg.).
Spurio Postumio Albino, contro Gaio Pon-
68 Bella raffigurazione squisitamente mar-
zio. Al ritorno a Roma, sarebbe stato Postu-
mio a chiedere di essere rimandato al nemi- tirologica, che rimanda genericamente alle
co sacrificandosi piuttosto che ratificare un Passiones, a Prudenzio, a Iacopo da Varazze
accordo. Così avvenne, ma Gaio Ponzio fu ecc. Anche gli aggettivi contente e feliz richia-
magnanimo e rimandò indietro liberi i due mano la gioia dei martirizzati nel loro dies na-
consoli. Cfr. Liv. IX, 1-11. talis. In traduzione abbiamo spostato il verbo
59
entra al verso finale, creando un’inarcatura
I suoi figli, non adottati.
assente in Camões; trionfal corrisponde a un
60 Il confronto è strutturato con il consue- gerundio (Triunfando) nell’originale.
to parallelismo elastico, di squisita fattura; 69 Non si tralasci di notare la forte inar-
l’emendamento del doppio assi in a si risulta
catura, che sappiamo bene essere non fre-
inutile, come dimostra Rodrigues (Estudos
quente nel poema.
p. 109). Anche sopra a III, 41 l’eroismo di
70 Cfr. supra III, 57 sgg.
Egas Moniz era posto in comparazione con
un exemplum storico antico, quello di Zopi- 71 Formulare: cfr. supra IV, 24, 5.
ro. Il sintagma que doe mais è impersonale: 72 Il cavaliere Enrico era nato a Bonn e si
‘cosa che provoca ancor più dolore’.
segnalò nella Crociata; morendo durante il
61 Traduciamo come possiamo due versi cerco de Lisboa si dice che una palma sor-
costruiti con la consueta arte del cesello: se nel luogo della sua sepoltura, operando
ripetizione di Rei e chiasmo cerca a vila miracoli; cfr. Galvão Chronica XXXII-
forte…a vila descercada (quest’ultimo lemma XXXIV, pp. 45-47 (per altre fonti cfr.
raro è hapax in Camões). Dom Fuas Rou- Epifânio Dias). La fonte parla di milagres,
pinho, stando a Duarte Galvão (Chronica L, Camões scrive milagro: evidentemente si
pp. 70 sg.), venne a difendere Porto-de-Mós riferisce al prodigio della palma, oppure
dal re moro che l’assediava. della straordinaria impresa dei Germanos al
62 Vd. subito sotto, na terra / e no mar, 17, 1-2. servizio di Enrico di Bonn.
63 Ancora Duarte Galvão riferisce della 73 Come al solito i gerundi hanno valore di
vittoria navale di Dom Fuas nelle acque di participio presente, che si può sciogliere in
Cabo Espichel – attualmente nel distetto di una relativa implicita.

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NOTE CANTO VIII pp. 597-599

74 Ripete la figura etimologica di III, 55, 3: so’. Dato che peito è in forte paronomasia
tomar…tomada. con feito, proponiamo una triplicazione di
75 Cfr. supra III, 55. vista per approssimare la tenuta omofonica
76
tipicamente camoniana.
Priore di Santa Cruz, Coimbra, eroe del-
88 La vicenda di Pedro Fernandes de Ca-
la presa di Arronches. Cfr. supra III, 19, 5.
77
stro detto Castellão è raccontata in Rui de
Cfr. supra III, 19.
Pina Sancho I cap. XII, pp. 29 sg.; il perso-
78 Appunto sulle mura. Alteriamo legger- naggio, oltraggiato da Afonso IX di León
mente la sintassi per ragioni metriche. (in contrasto con Alfonso VIII di Castiglia)
79 Ripete pressoché identici i vv. 7-8 di III, per il favore concesso ai suoi antichi nemici
19. Evidente, sia detto una volta per tutte, la Conti di Lara (della cui famiglia Mafalda
funzione di resumé e sintesi in queste otta- era stata prima regina del Portogallo), passò
ve di quelle analitiche del canto III. Siamo all’avversario moro.
difronte al sistema della repetitio in quadro 89 «Adquirir aquilo que outros pertendião:
macro-strutturale. v. g. levar o louvor, a palma, o preço, ou pre-
80 Vd. Galvão Chronica XLVIII, p. 66 (e n. mio en concurso, disputa» Moraes e Silva.
Epifânio Dias). «Martim Lopes bom Cavalleyro Portuguez,
81 Cfr. supra III, 75. Naturalmente queste com pouqua gente de cavallo, e com alguma
riprese alternano echi puntuali a variazioni mais de pée, que comsiguo ajuntou, lhe
d’immagini, pur trattando i medesimi eventi. sahio aho encontro, e pelejou com alguns
82 Nell’originale: ‘del padre’. Non è chiaro
delles em que ya ho dito Pedro Fernandes, e
hos desbaratou, e lhes tomou hos Christãos
se Mem fosse figlio (Faria e Sousa, Barreto
cativos, e tirou todo ho que mais levava, e
ecc.) o fratello di Egas, come pare più certo.
prendeo o dito Pedro Fernandes» ecc. (Rui
L’immagine del verso è vagamente ripresa a
de Pina Sancho I ivi p. 30: «Martim Lopes,
X, 37, 5-6 (Faria e Sousa).
buon cavaliere portoghese, con pochi solda-
83 Formulaicità rimica: cfr. supra VII, 54,
ti a cavallo e qualche fante in più, che unì
7-8: sem falta: se exalta. a sé, uscì incontro all’oste e combatté con
84 vedi scender da un’altura appoggiandosi alcuni di loro tra cui ho già nominato Pedro
alla lancia] Pellegrini □ s’aidant de sa lance, Fernandes, e li sbaragliò, e gli riprese i Cri-
descend jusqu’à la secrète embuscade] Bi- stiani fatti prigionieri, e fece piazza pulita di
smut □ come fosse una scala, usa scendendo tutto e catturò il detto Pedro Fernandes»).
/ un’asta] Averini (irreale, come spesso). 90 Cfr. Dante, Purg. XV, 109-110: «ed è
85 Cfr. supra III, 63. La città è Evora. Cer- giunta la spada / col pasturale», detto però
vellotica l’esegesi di Rodrigues (Estudos pp. in negativo da Marco Lombardo. Pastorale
110-113). = bàculo, o bàcolo; fèrula. Si parla del vesco-
86 Letteralmente ‘fredde’, ovvero ‘morte’. vo di Lisbona Dom Mateus, stando a Rui de
Sono i teschi delle sentinelle, recisi da Gi- Pina (Afonso II capp. V-VIII, pp. 11 sgg.) e
raldo; la fonte è Resende Evora cap. xiiij. C’è della battaglia di Alcacere (Alcácer-do-Sal),
un gusto dantesco, al di là della Quelle, in riconquistata il 18 ottobre 1217. Camões
questa ottava. avrebbe sbagliato il nome del vescovo, se-
87
guendo la sua fonte; si sarebbe trattato inve-
Qualche libertà nella nostra traduzione.
ce di Dom Sueiro (cfr. già Garcez Ferreira).
L’incidentale feito nunca feito è un gioco di
91 Nell’originale inteiro, cioè ‘interamente
parole (trocadilho) che si tradurrebbe ‘fatto
mai accaduto (prima)’; o forte peito, espres- certo e disposto a combattere’.
sione formulare, sta per ‘l’animo coraggio- 92 Vd. Rui de Pina Afonso I cap. VII, p. 15.

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pp. 601-603 CANTO VIII NOTE

93 «ha quatro Reys Mouros, que eram na squeanes (Vasco Eanes «colaço [fratellastro]
Espanha, ha saber ElRey de Sevilha, ElRey da Rainha D. Maria de Castela» figlia di
de Cordova, ElRey de Jaem, e ElRey de Ba- Afonso IV), Fernão Martins de Santarem
dalhouse [Badajóz]» (ivi cap. VI, p. 12). (ivi p. 48).
94 e molto in fretta] Mercedes la Valle: não 105 Sottintendo, per ragioni metriche, il ver-
de espaço: «não devagar» (Ramos), ove si bo vem, ‘vengono’.
tratta di uno spazio di tempo breve. 106 Bellona era la dea romana della guerra
95 Classica epanortosi, o correctio (cfr. sanguinosa, spesso associata a Marte (cfr.
Lausberg Handbook § 782.2). il Marcio jogo sopra a IV, 39, 4); vd. ad es.
96 «Ali est équivoque et peut désigner soit Ov., Met. V, 155 (e n. Rosati in Ov. Met. III,
la ville soumise, où l’évèque reçoit les hon- p. 150). Non è un caso che le sfide vinte da
neurs du triomphe, soit un coin de la ban- Gonçalo fi niscano con la morte dei nemici,
nière où cette scène est figurée» (Bismut). come detto subito dopo.
La prima coroa è il soggetto (‘corona’), il 107 Cioè: ‘è in grado di non temere l’oblio’.
secondo coroa è verbo (‘incorona’), que è 108 Nuno Álvarez Pereira (il poeta lo nomi-
oggetto. nerà esplicitamente infra 32, 4): cfr. supra IV,
97 Dom Paio Correa, Maestro dell’Ordine 14 sgg. Le discussioni su questi primi due
di Santiago, le cui gesta sono in Rui de Pina versi, sul piano sintattico-semantico, sono
Afonso III capp. VI-X, pp. 10 sgg. state forse troppo sottili; la parafrasi lette-
98 Formulare, ovviamente; cfr. supra VII, rale è semplicemente: ‘Fai ben caso a uno,
47, 4. che la Fama rende così immenso, al punto
che essa non si contenta più di nessun eroe
99 a scala vista] Paggi 59 – letteralmente. precedente a lui’. Epifânio Dias cita d’altro
«Prendre une ville en franche escalade, canto un celebre passo virgiliano: «sed fa-
c’est la prendre d’assaut, sans travaux d’ap- mam extendere factis, / hoc virtutis opus»
proche, en appliquant aux murailles des (Aen. X, 468 sg.), che conclude una rifles-
échelles découvertes» (Bismut). sione sulla brevità della vita; non ci sem-
100 Cfr. Rui de Pina Afonso III cap. VIII, bra però che il senso sia analogo a quello
pp. 13-17. Payo Correa conquista Tavira dell’espressione camoniana. Quindi fama
vendicando sette cacciatori (in realtà sei non può essere complemento oggetto, ma
più un mercante di passaggio unitosi a loro soggetto: «A “Fama” tanto estende o nome
per aiutarli) che furono trucidati, ovvero de Nunálvares, tão glorioso o torna, que,
martirizzati, come scrive Rui de Pina, dagli para ella, não ha nenhum heroe passado que
abitanti della città (cfr. le precisazioni di Ro- se lhe possa equiparar» (Rodrigues Estudos
drigues Estudos pp. 115 sg.). p. 116). Si tratta di una iperbole, non di una
101Città dell’Algarve; vd. sempre Rui de meditazione come quella virgiliana.
Pina Afonso III cap. IX, pp. 17-19. 109 Cfr. Petr., Rvf., 37, 1: «Sì è debile il fi lo

102 Ovvero ‘che il Moro (ele) aveva occupato a cui s’attene».


con grandi forze militari’. Si osservi la figura 110 Cfr. «ora tument ira, nigrescunt san-
etimologica ganha…ganhou e il contrasto fra guine venae» (Ov., Ars III, 503); l’aggettivo
la belica astucia e la bruta força ingente. tinto indica proprio l’afflusso del sangue sul
103 L’accostamento di manha e esforço (o volto per l’ira.
força) è formulare. III, 23, 3; VII, 71, 1 ecc. 111 Vd. la concione esortatoria di Nuno su-

104 Cfr. Rui de Pina Afonso IV cap. 14, pp. pra IV, 14-19.
47 sgg. I tre cavalieri portoghesi «erranti» 112 dolce freno] Paggi 59 Bonaretti Merce-
erano Gonçalo Rodrigues Ribeiro, Va- des la Valle ecc. □ le joug léger] Bismut. Cfr.

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NOTE CANTO VIII pp. 603-605

il «dolce giogo» di Petr., Rvf 197, 3, derivan- cora non è tempo, aspetta un poco e fi nirò
te peraltro dal suave iugum evangelico (Mt di pregare»). Cfr. Plutarchus Vitae (c. 24r) a
11, 30); al contrario vd. il duro freio di II, 51, proposito di Numa Pompilio: «Ipsum vero
7. Spostiamo per ragioni metriche il verbo Numam adeo divina in re spes suas collo-
tome al v. sg., accentuando un’enjambement casse perhibent, ut cum aliquando sibi de
che già c’era, ma più debole (freio / de Rei). hostium adventu atque incursu nunciatum
113 Cioè scelga D. João Mestre de Avis. esset, subrideret, diceretque “At ego sacrifi-
114
co!”» (Numa 15: «Tramandano che lo stesso
Un’altra iperbole: assolutamente inutile
Numa affidasse le proprie speranze nella
disquisire sul So (= só) e proporne la corre-
religione al punto che quando gli veniva an-
zione in Se.
nunciato l’arrivo e l’incursione dei nemici,
115 l’immenso popol] Paggi 59. Un caso in sorridendo, diceva – Ma ora io sto sacrifi-
cui ci permettiamo una piccola infedeltà cando agli dèi!»), da cui deriva il solito Sa-
con un gioco di parole che vorrebbe «com- bellico (Rodrigues Fontes, p. 298).
pensare» altri consimili bischizzi – lost in 121 Scorrere nel senso antico di «Fare scor-
translation – cui Camões non è certo alieno.
rerie in territorio nemico o estraneo: non
116 Nella battaglia di Aljubarrota su cui vd.
mancando … le genti del pontefice di scorrere
supra IV, 28-44. e predare per tutto il paese (Guicciardini)»
117 Formulare (con piccole varianti); cfr. su- Treccani. Amorim (2, p. 113) corregge
pra III, 68, 7 ecc. stoltamente corria in cobria con la consueta
118 Per la battaglia di Valverde cfr. supra sicumera: «erro indubitavel».
IV, 46; l’indicazione geografica entre o Tar- 122 Si tratta dell’Africano, il più celebrato
teso [il Guadalquivír, cfr. supra III, 100, 8] degli Scipioni, ovviamente. Orribile bana-
e Goadiana [cfr. supra III, 5] evoca l’area lizzazione era in E: Portugues Capitam; cfr.
dell’Andalusia. Sul nome Tartesso e il sito Epifânio Dias, introd. p. XXVII.
relativo, alla foce del fiume, vd. l’ampia 123 Ancora una retardatio nominis, con in
nota di Burton 2, p. 643. Ταρτησσός è no- più una formula del tipo di quella che adot-
minata da Erodoto (I, 163) e come fiume da ta Dante per S. Francesco in Par. XI, 53 sg.;
Aristotele (Meteorolog. I, 13): cfr. John T. «galan dezir», commenta Faria e Sousa. Sul
Koch, Tartessian. Celtic in the South-west at soggetto di se arreia Rodrigues disquisisce
the Dawn of History, Aberystwyth (Wales), con la consueta acribia (Estudos pp. 118
Celtic Studies Publications, 20132. sg.); conclude che sciogliendo un articolo
119 «Talvez Cam. tivesse escripto huma – ter- a assimilato fonosintatticamente ad arreia
mo, então, exclusivamente theologico – que o a ditosa (arreia a, ditosa a) il soggetto non
era facil de confondir com suma» (Epifânio può essere che la patria. Si tenga presen-
Dias, apparato); Rodrigues (Estudos p. 117) te, comunque, che la virgola dopo arreia è
discute con interesse l’ipotesi correttiva, ci- nella princeps, non si tratta di puntuazione
tando Dante, Purg. XXIV, 140: «credo una moderna. Non è da escludere del tutto,
essenza sì una e sì trina». Ma ogni cavillo te- ancora, che sia Nuno stesso a gloriarsi del
ologico mi sembra insufficiente per indurre a proprio nome; cfr. ad es. Tapia: «Portugues
emendare la limpida lectio della princeps. Capitan llamarse deve / aunque de don
120 Nuno si ritira a pregare prima della Nuño Alvarez se arrea», e non si tratterebbe
battaglia di Valverde e risponde a chi si pre- qui di orgoglio, ma anzi di modestia – o
occupava per il ritardo dell’attacco: «Ruy falsa modestia, se volete. Altre ipotesi
Gonçalves amigo, inda não è tempo, aguar- ermeneutiche sembrano improponibili.
dae um pouco e acaberei de orar» (Lopes 124 Ulteriore figura di correctio: cfr. supra
Joao I cap. LVII, 2° vol., p. 14: «amico, an- 24, 3 e n. «Aludiendo al uso de muchos Ro-

1148

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pp. 605-607 CANTO VIII NOTE

manos, que en varias inscripciones se inti- gato duemila doppie ed essersi così libera-
tularon padres de la patria» (Faria e Sousa), to, Gil attuò una controffensiva in cui Paio
patres patriae. Rodrigues fu decapitato e i campi di Xeres
125 Cioè della terra (ove dea dell’agricoltura furono devastati ferocemente. Vd. Lopes ivi
e dei raccolti è Cerere) e del mare (rappre- I, 107-109, pp. 104-110.
130 Nel senso di ‘depreda’; usiamo un calco.
sentato da Nettuno).
126 Cfr. Aen. VI, 874 sg.: «nec Romula quon- Si noti il verso con i verbi disposti «a oc-
chiale» ai lati del sostantivo cui si riferisco-
dam / ullo se tantum tellus iactabit alum-
no entrambi.
no». «Tambem alumno se diz de pessoa, que
131 Rui Pereira si oppose alle navi spagnole
naceo neste, ou na quelle Reino, nesta, ou
naquella cidade» (Bluteau I, voce alumno), che bloccavano la foce del Tago e permise
dal lat. alere. Nuno è figlio della sua patria alle galee portoghesi di superare lo sbar-
ma anche suo padre. Quindi la sequenza fil- ramento; nella battaglia navale perse eroi-
ho…pai…aluno non è soltanto circolare, ma camente la vita: «como fallaria o commum
veritativamente paradossale. Non ci sentia- povo dizendo que assim como Jesus Christo
mo di accettare la connotazione «attiva» di morrera por salvar o mundo todo, assim Ruy
aluno secondo Rodrigues (Estudos pp. 119 Pereira por salvação dos outros» (Lopes, ivi
sg.), «qui alit», contrastata anche da Bismut I, 133, p. 183).
pp. 328 sg.; peraltro nel Calepinus ad voc. si 132 Letteralmente ‘in questo colle’, deittico.
poteva leggere: «Nonius putavit tam active, 133 L’attributo assume anche valore avver-
que passive accipi posset, sed reprehenditur biale.
a Valla». Dopo questa ottava Faria e Sousa 134 Martím Vasquez da Cunha con solo 18
ne riporta altre tre prese dal «secondo ma-
uomini sconfissea Villalobos i Castigliani
noscritto» in suo possesso, che celebrano la
che erano in più di 400: cfr. Lopes Joao I,
casa di Bragança. II, 108, pp. 150 sgg. L’immagine camoniana
127 Riferimento a Pero Rodrigues che sba- è comune; Faria e Sousa cita comunque B.
ragliò presso Évora l’esercito dei due Com- Tasso, Amadigi I, 69, 1 sg., p. 7: «e scudo / fa
mendatori di Alcantara e Calatrava, ripren- del suo petto a la diletta amica».
dendosi il ricco gregge da loro rubato. Cfr. 135 Consueto, come abbiamo già visto, il
Lopes Joao I, I, 102, pp. 86-90. Non capisco repentino passaggio dal presente storico
perché alcuni commentatori (Epifânio Dias, al passato remoto. Ed anche il mutamento
Tocco) sostituiscono Alcantara (Lopes ivi p. brusco di soggetto: qui i Castigliani, al v. sg.
86) con Zalamea. i Lusitani.
128 Pero Rodrigues era Alcaide di Alandro- 136 «per quod vim cunctorum animis inie-
al. Sconfiggendo i Commendatori suddetti cit, non modo bellandi, sed etiam debellan-
e il traditore Vasco Porcalho, liberò l’amico di» (Homeri Ilias p. 270; ΙΛ, Ξ, 151 sg.).
carissimo Álvaro Gonçalves Coitado leal 137 Il topos dei pochi che hanno la meglio
alla sua patria, che era stato fatto prigionie-
sui tanti è antico, iterato da Camões, come
ro nella torre di Olivença (Lopes ivi 103, pp.
sappiamo, e qui ribadito nel distico fi nale
91-96). Il nostro leale si computi bisillabo. dell’ottava (cfr. anche supra III, 99, 3-4).
129 Lo sleal (cfr. leal strofa preced. v. 7) è Epifânio Dias cita Eutropio dall’edizione
Paio Rodrigues Marinho, alcaide di Cam- basileense frobeniana del 1532 (Eutropii
po-Maior, fi locastigliano, il quale attirò Gil Insigni Volumen quo Romana Historia Uni-
Fernandes de Elvas con la scusa di parla- versa describitur […], l. IV, p. 46): «Eodem
mentare con lui, che rappresentava D. Joao, tempore trecenti Lusitani cum mille Ro. in
e lo fece prigioniero; tuttavia, dopo aver pa- quodam saltu contraxere pugnam in qua

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NOTE CANTO VIII pp. 609-611

LXX Lusitanos, Romanos autem trecentos te» (Egl II, 1761: Boscan & Garcilaso c.
viginti interfectos Claudius refert». Clau- 279r).
dius Iolaus, storico del primo secolo, ci ha 144 Cfr. supra IV, 49, 5-8.
lasciato frammenti del De rebus Phoenicum 145 Il conte Dom Pedro de Meneses, primo
(FHG IV, pp. 362-364).
capitano di Ceuta, i cui combattimenti stre-
138 Che il nome di Viriato avesse come base nui contro gli assedi dei Mori sono raccon-
etimologica vir (da cui «os viris atrevimen- tati nelle cronache di Gomes (non Gil, giu-
tos») è certezza per Camões: cfr. supra III, sta Tocco) Eanes de Zurara, storico di corte
22. In latino, attesta Nonius Marcellus, «Vi- succeduto a Lopes, sulla presa di Ceuta, su
riatum dictum est magnarum virium», II, Pedro e sul figlio Duarte.
litt. ‘V’, 29. Tuttavia si tratterebbe, per l’eroe 146 Formulare: cfr. supra III, 17, 7.
antico lusitano, di una falsa etimologia: «el
147 L’altro conte è appunto Duarte, che
nombre Viriato deriva del céltico viria, que
significa torques […] indicando una forma combatté ferocemente in difesa di Alcácer-
de ornamento propia de los guerrieros cel- Ceguer e trovò in seguito la morte in Africa
ticos»: Marco V. García Quintela, Mitología fra i monti di Becanofu salvando il re Afon-
y Mitos de la Hispania Prerromana (III), so V da un’imboscata (cfr. Epifânio Dias per
Madrid, Akal, 1999, p. 186; cfr. Plin., N. H. più dettaglio). Gomes de Zurara «escrivió el
XXXIII, 40. Cfr. poi supra I, 26, 3; III, 22. su historia como escritor elegante de aquel-
139 Ovvero ‘ci hanno lasciato in eredità’. La los tiempos […]. Tan excelente fue entonces
el Zurara, como antes Tito Livio, i como de-
continuità antico-moderno è fondamentale
spues Juan de Barros» (Faria e Sousa).
nell’opera di Camões e strutturale nei mag-
148 Figura etimologica arricchita dal sg.
giori poemi epici.
140 pincel; si tenga conto che al posto di pinto-
ils nous laissèrent comme héritage de
res Camões sottintende anche gli scrittori,
ne jamais trembler devant le nombre, tout
come lui stesso.
faibles que nous soyons] Bismut.
149 «Honos alit artes» è motto latino ricor-
141Qui Faria e Sousa riporta, sempre dal
dato da Faria e Sousa, proveniente da Cic.,
ms. Correa de Montenegro, una strofa che
Tusc. I, 2 (c.vo mio); Faria e Sousa aggiunge
descrive l’aristìa di un portoghese, di gusto
anche Ov., Ex Pont. III, 9, 21 «scribentem
cavalleresco o comunque epico-anatomico.
iuvat ipse favor, minuitque laborem» (c.vo
142 Due tra i figli di João I; il primo in Ger-
mio: Owen sceglie la lezione labor, più co-
mania fu al servizio di Sigismondo contro i erente col contesto e più arguta; Burmann
Turchi e i Veneziani, il secondo, detto «Il preferiva favor). Tocco evoca ottimamente
viaggiatore», fu tra i protagonisti della presa António Ferreira quando scrive: «a honra
di Ceuta. cria, e faz a arte excelente» (Carta IV 121,
143 Immagine molto diffusa («dezir de Ma- Ferreira Poemas lusitanos p. 267, c.vi miei).
estro» Faria e Sousa); Camões all’inizio del Cfr. poi il lamento di Ov. Ars. III, 403- 412:
poema aveva usato un’espressione simile «Quid petitur sacris, nisi tantum fama,
(cfr. supra I, 2, 6). La memoria va in primis a poëtis? / Hoc votum nostri summa laboris
un famoso sonetto del Bembo (quello pro- habet. / Cura deum fuerunt olim regumque
emiale) e al verso 6: «use a far a la morte poëtae, / praemiaque antiqui magna tulere
illustri inganni», riferito alle Muse (ediz. chori, / sanctaque maiestas et erat venerabi-
Donnini I, p. 7). Si possono aggiungere altri le nomen / vatibus, et largae saepe dabantur
echi, fra cui quello di L. Paterno preferito opes: / Ennius emeruit, Calabris in monti-
da Epifânio Dias, ma non si può omettere bus ortus, / contiguus poni, Scipio magne,
Garcilaso: «hará tantos engaños a la muer- tibi; / nunc hederae sine honore iacent ope-

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p. 611 CANTO VIII NOTE

rataque doctis /cura vigil Musis nomen iner- tina, qui ha lo stesso significato di fama e
tis habet» («Cosa chiedono i divini poeti, se potrebbe costituire con essa dittologia sino-
non soltanto la fama? / Il massimo del tra- nimica. Phama sarebbe parola greca e rumor
vaglio nostro è esaudire questo desiderio. / latina iuxta Valla; per altri, come Alonso de
Furono i poeti un tempo preoccupazione di la Vera Cruz, fama avrebbe semplicemente
dèi e re, / e gli antichi canti ottennero gran- un ambito più ampio di rumor; d’altra par-
di premi, / ed era santa la maestà e venera- te mediamente «Roman texts more or less
bile il nome / per i vati, e ampie ricchezze treat fama and rumor as synonyms, as is re-
spesso venivano loro accordate: / Ennio me- vealed by an extensive array of evidence»
ritò, nato sui monti Calabri, / d’esser posto (Gianni Guastella, Word of Mouth. Fama
accanto a te, grande Scipione: / ora l’edere and Its Personifications in Art and Literature
giacciono senza onore e le opere, vigile cura from Ancient Rome to the Middle Ages, Ox-
/ di dotte Muse, conservano inerte un vuoto ford, Univ. Press, 2017, p. 119 n. 80 con vari
nome»). esempi). Tuttavia, nel nostro verso camonia-
150 Forse non è così necessario considerare no, l’alta fama potrebbe pertenere ai trabal-
un’endiadi la dittologia (= ‘piaceri vani’), hos, mentre il rumor ai nomi dei pais ilustres.
anche se non stona affatto. Terminata la Cambiando argomento, il senso della quar-
sequenza delle immagini degli eroi porto- tina mi pare che mal si accordi (se non per
ghesi, Paulo conclude con una rampogna eco meramente fonica) ai vv. di Petr. T. M. I,
contro la degenerazione dei governanti. 88-90: «O ciechi, el tanto affaticar che gio-
L’aggettivo-participio sg. atolados (atolar da va? / Tutti tornate alla gran madre antica, /
atoleiro, ‘terreno fangoso, fango’) è molto e ’l vostro nome a pena si ritrova». Molto più
forte espressivamente, «un poco gruessa» congruente il pessimistico fi nale dell’ode se-
la definisce Faria e Sousa che suggerisce sta del III libro di Orazio: «Damnosa quid
l’immaginario dantesco dei dannati non inminuit dies? / actas parentum, peior
immersi in limo o broda: si pensi al canto avis, tulit / nos nequiores, mox daturos /
VI dell’Inf., quello dei golosi, e si sottolinei progeniem vitiosiorem». Si rammenti anche
l’uso camoniano della parola gostos: «estas la risposta che Focione diede a Menillo che
son las lascivias, i gustos de Cavalleros, ato- gli offriva denaro per lui o almeno per suo
leiros, brodas, o pantanos de la honra». figlio (che era alquanto dissoluto): «fi lius si
151 Camões adotta qui un enjambement vitam & mores composuerit, vivet ille qui-
(derão / Principio) che non rispettiamo in dem paterna haereditate contentus: si pro-
traduzione; vd. anche all’ott. preced. i vv. digus, ut est, impurusque perstiterit, nec
6-7 e infra 41, 3-4. Il discorso di Gama (al- argentum hoc satis futurum scio» (Plutar-
ter ego qui dl poeta) si fa invettivale, quindi chus Vitae c. 285r; Phoc. 30: «Se mio figlio
sale un poco di registro. si farà ordinata una vita e un buon conte-
152 gno, vivrà soddisfatto della semplice eredità
Ovviamente nel senso di ‘deriva’.
paterna; se sarà scialacquatore, persevererà
153 Dei trabalhos appena nominati; si trat- nel vizio, né immagino che questo denaro
terebbe di un pleonasmo, di un anacoluto gli potrà bastare»): la ricchezza lo avrebbe
poetico (cfr. Epifânio Dias). Tuttavia è lecito ulteriormente corrotto e non l’avrebbe certo
anche intendere deles come riferito ai padri riportato sulla retta via.
illustri: ‘si espande la fama e il rumor delle
154 Latinismo per ‘discendenti’. Si noti il
loro imprese, dei loro nomi, di loro stessi’.
Vd. ad es. come traduce Bismut: «Si du fait polittoto triplice deixar…deixam…deixar.
de leurs prouesses, leur haute gloire et le 155 Così anche Paggi 59, tenendo conto che
bruit de leur nom s’étendent par le monde». pure nell’italiano antico privato era il servo,
Ho posto in corsivo rumor perché, alla la- o familiare, di un signore. Altri esplicano:

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NOTE CANTO VIII pp. 611-613

‘favoriti’ (e cfr. sp. privado, ‘ministro favori- metafora è aristotelica: «Nobilitas vero qua-
to del sovrano’). Cfr. supra III, 91, 6. edam maiorum claritas est» (Rhet. II, 15, 2, e
156 Letteralmente: ‘a mille uomini’, nume- in genere cfr. l’intero cap. 15 De moris nobi-
ro genericamente iperbolico per intendere i lium) traduz. del Trapezunzio, nella giuntina
tanti onesti e coraggiosi. del 1550 a c. 17r: in Sigonio troviamo digni-
157
tas, ma l’apoftegma diffuso preferiva claritas,
Epifânio Dias: «falsas».
come testimoniano le compilazioni del tipo
158 La pittura parlante è topicamente la po- della Polyanthea.
esia, mentre la muda poesia è la pittura (cfr. 160 Secondo molti anche qui pintura sta per
supra VII, 76, 8 e vd. Ascenso O poeta no mi-
la scrittura, la poesia. Forse c’è memoria di
radouro pp. 159 sgg.). I privilegiati parvenus
Ar., O. F. XXXIII, 5, 1-2: «Quest’arte, con
odiano entrambe le arti, perché non hanno
che i nostri antiqui fenno / mirande prove, a
nulla da glorificare, né antenati né proprie
nostra etade è estinta».
gesta illustri. Altra ipotesi potrebbe consi-
161 Formulare: cfr. supra III, 54, 3 (tinta:
derare anche i vv. 7-8 riferiti alla pittura, che
fala in quanto svela la verità, scomoda per pinta). Sono i cores di cui supra 39, 3; 41,6.
gli arricchiti. Paggi 59 sembrerebbe vederla 162 Si noti l’area semantica della claritas che
proprio così: «Sdegnan veder costoro i suoi si propaga dalla precedente a questa ottava:
pintati, / che se il ritratto il vero in sé non clarifica…declarando…claros. Cfr. poi Aen.
chiude, / non consegue il suo fi n, se scopre I, 455 sg.: «artificumque manus inter se ope-
il vero, / come che parla, han questi in odio rumque laborem / miratur» («e le mani abili
fero». E vd. anche Tapia: «Aborrecen pin- degli artefici e l’industria delle opere tra sé
zel, debuxo y tabla / porque en ella lo muer- / ammira»).
to al bivo habla». In effetti questa sembra 163Cfr. supra VII, 59, 2 ed Aen. I, 495:
la lettura più coerente, senza scomodare l’ut
«dum stupet obtutuque haeret defixus in
pictura poesis.
uno» («mentre resta stupefatto, e rimane
159 E se da lo splendor de i lor parenti / la
concentrato in uno sguardo intento»).
gloria d’essi non più chiara è fatta] Paggi 59 164 Cioè ‘evidente, nitida, precisa’, come
□ E se la luce degli antichi padri / resa non è
detto prima: chiara. Il richiamo a supra II,
dai pregi lor più bella] Bonaretti □ e se la luce
59, 4 (distintamente) non è proprio corretto:
dei progenitori non si fa in loro più viva per
qui distinta indica un pregio stilistico che la
nuovi meriti] Pellegrini □ si leur valeur ne
retorica chiamerebbe ἐνάργεια, enargia, e
rehausse pas en eux l’éclat de leurs ancêtres]
che si applica soprattutto alla scrittura come
Bismut □ Se lo splendore antico dei parenti
pittura parlante, ma in queste ottave, come
/ il valor non accerta in questa fase] Averini
□ e, se la luce dei morti parenti / in maggior abbiamo visto, arte figurativa e arte poetica
dose in lor non si travasa] Poppa Vòlture □ tendono a incrociarsi sul piano paradigma-
E se la luce dei parenti antichi / non ravvi- tico; vd. Rutger Allan, Irene J. F. de Jong
va in essi la virtù] La Valle. Epifânio Dias: & Casper C. de Jonge, From “Enargeia” to
«a luz è complemento de clarifica» (presumo Immersion: The Ancient Roots of a Modern
intenda complemento directo). Come si vede Concept, «Style», 51, 2017, 1, pp. 34-51: «The
può sorgere qualche dubbio sul fatto se sia ancient Greek enargeia primarily refers to
soggetto a luz oppure o valor. Noi riteniamo the “clearness” or “distinctness” of a per-
che sia sempre la luce a reggere il verbo, sia ception, a description, or a narrative». Per
qui che nel verso successivo. Cfr. la parafrasi ragioni metriche, nella nostra traduzione
di Faria e Sousa: «i si en ellos no clarifica mas Catuàl va contato bisillabo.
al valor la luz de los antiguos parientes suyos, 165 Nelle ekphràseis camoniane, qui come
a lo menos no falta, ni se haze escura». La nel discorso di Vasco al re melindano, Ro-

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pp. 613-615 CANTO VIII NOTE

drigues (Estudos p. 120) trova possibili echi 173 per ordine personale del Re] Pellegrini
del De Nuptiis Eduardi di Manuel da Costa □ sur l’ordre exprès du Roi] Bismut. L’ag-
o Subtil (Coimbra, Io. Alvarus & Io. Barre- gettivo estudiosos sottolinea lo scrupolo e
rius, 1552). l’attenzione che gli indovini impiegano nella
166 Vd. il son. 18, 1-2 (Rimas p. 125): «Quan- loro opera.
do o Sol encoberto vai mostrando / ao mun- 174 In questo caso il sinal, dato dalle visce-

do a luz quieta e duvidosa»; Azevedo Filho re degli animali sacrificati, risulta veritiero,
lo ritiene di attribuzione incerta (1, p. 234). anche se «o foi por contingencia» (Garcez
167 Il «luminare maius» di Gn 1, 16. La me- Ferreira). Faria e Sousa fa concordare verda-
tafora della lampada è comunque iterata ne- deiro con Demo, ma risulta poco verosimile.
gli autori classici, come illustra con la solita Burton precisa, a proposito della divinazi-
dovizia Faria e Sousa (cfr. solo Aen. IV, 6). one: «The whole of this soothsaying business
168
is classical, not Hindu: the pagans would
Indicazione generica, dal momento che
have been prospected the stars, not inspect-
gli antipodi della zona ove sono i nostri è in
ed the entrails. Barros Ásia (I, 4, 9) preserves
pieno oceano Pacifico a ovest del Perù, ma
a legend that certains augurs showed to the
questo Camões non poteva saperlo. In gene-
Samiry Rajah, in a vase full of water, the
rale gli Antipodi per il poeta alludono più
squadron lost, and other ships sailing from
o meno al Portogallo, ovvero all’Occidente,
afar towards India. This form of the “mag-
ma i veri antipodi di Lisbona sono tra Au-
ic mirror” becomes the “empty diaphanous
stralia e Nuova Zelanda (non in Giappone,
globe” of Canto X, 7» (II, p. 645).
come indicava Barros I, 9, 1, p. 337). Ovvia-
175 Cfr. supra I, 8, 5. In realtà sarà proprio
mente tutto ciò «importa poco para lo que
el P. quiere dezir, pues no ay duda, que toda così, come si legge nelle ottave della conqui-
tierra es Antipoda de otra» (Faria e Sousa). sta infra X, 10 sg.; a 10 6 troveremo proprio
169 il termine jugo.
L’aggettivo copre diversi significati,
176de puissance] Bismut □ di prestigio]
come abbiamo visto; qui vale per ‘numero-
sa’ (come in Averini, e non «noble» Bismut). Mercedes la Valle □ di sua ricchezza] Pop-
170 L’arcimodello per questo topos è Virgi- pa Vòlture. Epifânio Dias e Basto glossano:
lio, Aen. IV, 522-528, «Nox erat» ecc., versi «poder».
177 Il termine originale è agoureiro, piutto-
notissimi (vd. anche III, 147 ecc.). Qualcuno
aggiunge Ar., O. F. VIII, 79, 1-2: «Già in ogni sto comune («Dado a agouros, a tomalos e
parte gli animanti lassi / davan riposo ai tra- creer nelles», Moraes e Silva Dicionário), ma
vagliati spirti». Meglio allora forse citare l’at- nel linguaggio classicista di Camões si af-
tacco del II canto del Purgatorio: «Lo giorno fianca a quello di Haruspex in quanto evoca
se n’andava, e l’aere bruno / toglieva gli ani- gli Augures, l’altra categoria di antiveggenti
mal che sono in terra / dale fatiche loro». romani che scrutavano il futuro nel volo de-
171 Notevole l’uso, per questi sacerdoti pa- gli uccelli.
gani indiani, del termine romano Haruspi- 178 Cioè ‘sulla base di ciò che aveva divi-
ces, che divinavano il futuro interrogando le nato, secondo i risultati che aveva tratto
interiora degli animali. L’attributo famosos dell’haruspicina’.
indica il rispetto di cui godevano da parte 179 Di un cattivo auspicio, in base al quale
di quel popolo per l’errata – diabolica – cre- le navi che giungessero da lontano avreb-
denza nell’arte divinatoria. bero portato distruzione al paese, racconta
172 Cfr. Ar., O. F. XXXIII, 9, 3 sg.: «di Mer- Barros e, come riporta Rodrigues (Estudos
lin, dico, del demonio figlio, / che del futuro p. 121), è riferito nelle Lendas di Corre-
antivedeva assai». ia (Lendas 1858 p. 69). «Finalmente com

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NOTE CANTO VIII pp. 615-617

esta história, ora fôsse fi ngida pera induzir come Juromenha, vorrebbe aggiungere al
os outros (posto que sem ela êles estavam primo verso un a davanti a hum.
bem movidos contra os nossos) ora que o 185 Ecco ricomparire Bacco (terza «trasfor-
demónio lhe quis representar aquêle seu mazione»: cfr. supra I, 77; II, 10), e non è
futuro mal, a conclusão da consulta [la riu- un caso che la parola odio si ripeta tre volte
nione dei mori contrari agli accordi commer- nell’ottava. Cfr. poi infra IX, 39, 1-2. Faria e
ciali del Samorim con Gama] acabou que bu- Sousa riporta passi virgiliani in cui è espres-
scassem tôdolos modo possíveis pera sumir so l’odio inestinguibile di Giunone per i
os nossos navios no fundo do mar, e que as Troiani; cfr. ad es. I, 667-669 ecc.
pessoas, como ficassem em terra, um e um 186 «maria umida» è in Virgilio (Aen. V, 594):
os iriam gastando, com que não houvesse
‘le liquide onde’. Il verbo caminhar sta per ‘an-
memória dêles nem do que tinham desco-
dare, procedere’, ma è difficile non pensare a
berto» (Barros Ásia I, 4, 9, p. 161: «Infi ne
Gesù che letteralmente cammina sulle acque
con questa storia, sia fosse fi nta per indur-
in tutti i Vangeli, tranne in Luca. Naturalmen-
re gli altri – posto che senza di essa quelli
te in Camões l’espressione è formulare (cfr.
erano ben motivati ad assaltarci –, sia che
supra II, 67, 2; 108, 8: «humidos caminhos»),
il demonio volesse rappresentar loro il fu-
ma sembrerebbe quasi che Bacco, come il
turo male, la conclusione della consulta fu
Demonio soggiogato dai poteri superiori
che essi escogitassero ogni modo possibile
divini, colleghi in forma remotamente allusiva
per sommergere le nostre navi in fondo al ai cristiani una figurazione cristologica.
mare, e che i superstiti, appena riparati sulla
187 Un normale sogno, quindi un’illusione.
costa, li avrebbero ammazzati uno per uno,
dimodoché non restasse memoria di loro né 188 «Huic se forma dei voltu redeuntis eo-
di ciò che avevano scoperto»). dem» (Aen. IV, 556, c.vo mio): Mercurio
180 Cioè pienamente partecipe dell’odio era già apparso a Enea sopra ai vv. 265 sgg.
musulmano contro i cristiani. Epifânio Dias Anche Bacco incalza una seconda volta lo
fa notare la costruzione alla latina, del tipo sprovveduto maomettano, rivelandosi come
il suo Profeta.
a culpa remotus e simili.
189 Nel senso di colui che ha stabilito e tra-
181 Espressione analoga, ma meno assoluta,
mandato per iscritto la Lei (cfr. v. 8), cioè la
supra IV, 48, 7-8.
religione e i comportamenti da seguire.
182 Sospettiamo che qui, con raffi nato la- 190 Ovviamente intende ‘cristiani’.
tinismo, Camões intenda far derivare noto
191La forma della princeps parti (= por ti)
dal lat. nothus (e non da notus, ‘famoso’); la
prima accezione di questo termine è ‘figlio non va certo emendata, come indica Rodri-
bastardo’ (cfr. ad es. Verg., Aen., IX, 697); gues (Estudos pp. 122 sg.).
transl. lo si intende come ‘spurio, falso’. Ora, 192 «Nate dea, potes hoc sub casu ducere
di Maometto è sia illegittima la discendenza somnos?» (sempre Mercurio a Enea, IV,
da Abramo, secondo l’ottica cristiana, sia 560: «Figlio di dea, puoi restare a dormire
falsa la religione, quindi Profeta falso e noto in così grave situazione?»).
potrebbe benissimo significare ‘profeta fal- 193 Bacco-Maometto intende che ha la-
so e illecito’. sciato il suo Corano a un popolo dapprima
183 Maometto, discendente da Ismaele fi- ignorante, ora addirittura incosciente, po-
glio della schiava Agar; una perifrasi simile tremmo parafrasare (Faria e Sousa opta per
era già supra I, 53, 5-7; III, 26, 1-2. la sola prima lettura).
184 Costruzione anacolutica, perfettamen- 194 Col nostro Finché (Enquanto) triplichia-

te lecita e non insolita nel poema; erra chi, mo l’allitterazione sulla labiodentale sorda.

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pp. 617-619 CANTO VIII NOTE

195Cioè ‘lo raggiunge, lo affronta, lo fissa’; i quali, come abbiamo verificato in Barros
«he Metafora um pouco estranha» (Garcez supra, temevano l’invadenza mercantile dei
Ferreira). Cfr. lat. acies oculorum (Epifânio portoghesi. Crediamo piuttosto che, sicco-
Dias). me il sostantivo ritorna infra 53, 2 con signi-
196 Vaga memoria di quanto accade (all’in- ficato diverso, qui si riferisca ai sacerdotes, ai
verso) nel primo canto del Paradiso dantesco capi religiosi mamomettani. L’aggettivo tor-
(cfr. vv. 46 sgg.). Solo l’aquila, iuxta gli antichi pe è proprio per i musulmani; cfr. I, 8, 6 ecc.
bestiari, poteva fissare il sole. Cicerone, in 204 Nell’originale conta estreita: ben traduce
Tusc. I, 30, 73, afferma che anche osservare il Bismut: «il rend strictement compte de son
sole calante provoca cecità: «qui cum acriter rêve». Vaga memoria del risveglio di Turno
oculis deficientem solem intuentur, ut aspec- a Aen. VII, 458 sgg.
tum omnino amitterent». Cfr. anche Plat., 205 Cioè ‘ognuno esprimendo la propria
ΦAIΔ. 99d – a proposito dell’eclisse.
opinione’, con un certo caos tipico delle di-
197 Immagine diffusa; cfr. ad es. Aen. VIII, scussioni di gruppi «arabi» che Camões avrà
67: «nox Aeneam somnusque reliquit»; notato chissà quante volte nei suoi viaggi.
Dante, Purg. IX, 63: «poi ella e ’l sonno ad 206 Con gusto di variazione anisocola (pre-
una se n’andaro».
dicata peraltro dal giovane Tasso in Italia
198Così ad es. Paggi 59, Poppa Vòlture, Bi- nella lezione sul Casa), abbiamo due verbi
smut; il saraceno] Averini. per tre sostantivi, di cui il terzo manca di
199 Altro motivo epico diffuso; Faria e Sou- attributo, mentre nel verso precedente la di-
sa cita Omero, Virgilio, Stazio. sposizione è chiastica. L’equilibrio tra sim-
200 Diversi riferimenti virgiliani possibili: metria e asimmetria era uno dei must del
«Ac dum prima lues udo sublapsa veneno gusto manierista.
/ pertemptat sensus atque ossibus implicat 207 La nostra traduzione purtroppo non rie-
ignem / […] / penitusque in viscera lapsum sce a rispettare il costrutto parallelistico del
/ serpentis furiale malum totamque perer- verso camoniano: ‘con le astuzie più sottili
rat» (Aen. VII, 354 sg.; 374 sg.); «At regina e gli inganni migliori’, dove nell’isocolia si
gravi iamdudum saucia cura / volnus alit deposita la piccola variazione del comparati-
venis et caeco carpitur igni» (IV, 1-2), cui vo assoluto prima espresso tramite mais, poi
segue peraltro una descrizione dell’Aurora; con milhores. Del resto, anche altri tradutto-
«est mollis flamma medullas / interea et ta- ri hanno tralasciato la geometria camoniana
citum vivit sub pectore volnus» (ivi 66 sg.). semplificandola: ad es. già Tapia: «con mañas
Vd. ess. alla voce Venenum dell’Index ver- mas subtiles y mejores». Complessivamente
borum in P. Ovidii Nasonis, Metamorpho- nella seconda quartina Camões vuole dire
ses, cur. Gottlieb Erdmann Gierig, II vol., che i principais, da vigliacchi, evitano le scel-
Lipsia, E. B. Schwickert, 1807, p. 873. te più rischiose e scelgono modalità di astu-
201 Nuova luce per esprimere quella dell’al- zia ancora più sottili.
ba è comune nei testi classici; cfr. Faria e 208 I governatori, i Catuais (cfr. infra 56, 1).
Sousa e Garcez Ferreira per varie occorren- Vd. la lunga nota di Rodrigues (Estudos pp.
ze. Ancora una memoria dal IX del Purga- 123-126) che dettaglia il termine generico
torio, 52: «Dianzi, nell’alba che procede al regedores.
giorno». 209 Questi riteniamo potrebbero essere i
202Dittologia petrarchesca (Rvf 276, 1) e maggiorenti in ambito economico, interes-
ampiamente petrarchista. sati al mercato delle spezie in particolare,
203 Per Epifânio Dias i principais sono so- di cui erano quasi monopolisti, oppure più
prattutto i grossi commercianti, i più ricchi, probabilmente è di nuovo sinonimo di regi-

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NOTE CANTO VIII pp. 619-621

dores, Catuais. Infatti il motivo prettamen- diziam que aquêles que ali eram vindos na
te economico dell’odio per i portoghesi da sua própria terra viviam mai dêste ofício de
parte della comunità musulmana, messo cossários que de trado emercadoria» ecc.
bene in evidenza dalle cronache, non sem- (Barros Ásia I, 4, 9, pp. 161 sg., c.vo mio:
bra interessare particolarmente il nostro. «Talché, temendo che il Samori si potes-
Tuttavia, già i primi commentatori come Fa- se offendere, se essi apertamente facevano
ria e Sousa illustravano ampiamente ciò che qualcosa riguardo a ciò, sembrò loro modo
possiamo chiamare «il dato di realtà». Per il più sicuro affidare questo caso all’esecu-
verbo concilião (corrispondente a adquerin- tore di tutte le malvage intenzioni, cioè al
do di due vv. sopra) Epifânio Dias evoca la denaro, subornando con questo il Catual,
forma latina sibi conciliant. che aveva l’incarico su di noi, per far sì che
210Così Poppa Vòlture; notabili] Paggi 59. egli provocasse sdegno nel Re contro quelli
Potremmo tradurre: ‘plausibili’. [noi], con certe ragioni apparenti da sugge-
211 rirgli per il caso, affermando ch’eran vere e
Il riferimento implicito è ovviamente ai
che erano per il bene e la pace della terra. …
Portoghesi appena giunti.
Il Catual, appena trovò il momento oppor-
212 Così anche Paggi 59; Caldera invece: tuno, disse al Samori che generalmente tutti
«viven de robo público y contino»; analo- gli uomini di Ponente, che stavano in quella
gamente Tapia: «viven de solo robo y ladro- città, sostenevano che coloro che erano arri-
nicio». Il Moraes e Silva riporta ad voc. solo vati là nella sua terra vivevano piuttosto di
l’esempio camoniano. Riteniamo di poter pirateria che di mercanzia»). Cfr. Anche Ro-
rispettare in traduzione-calco l’hapax. teiro Portuense p. 80: «os mouros que aquy
213 «E isto bem considerado e examinado estavam que eram mercadores da Meca e
por todos juntos em consulta, acordarão doutras mujtas partes que nos conheciam,
que trabalhassem todo ho possivel com ho lhes pesava mujto comnosco, e estes diziam
catual e com ho feitor del rey de Calicut que a ElRey como nos eramos ladrõees» ecc.
lhe fizessem crer que Vasco da gama que 214 Ovvero ‘intima, autentica, non solo
era cossairo e não vivia de não de roubos» esteriore’.
ecc. (Castanheda Descobrimento I, 19, xliij:
215 Topos degli specula Principis, come illu-
«E ciò ben considerato ed esaminato da
tutti, riuniti in consiglio, decisero che che stra bene Tocco. Vd. anche Amadigi LIII,
si adoprassero il più possibile col catual e 23, 8; 24-5: «Signor non vi bisogna altra for-
col fattore del re di Calicut per far loro cre- tezza, // Per difender il vostro grande Impe-
dere che Vasco da Gama era un pirata e non ro, / che l’amor de l’amico, e del soggetto: /
viveva se non di rapine»). «Porém, temen- e se questo sarà vostro Torriero, / securo vi
do que o Samori se podia escandalizar, se farà dormir nel letto. / Non aprite gli orec-
púbricamente nisso fizessem alguma cousa, chi a Consigliero, / che vi parli per odio, o
pareceu-lhe mais seguro modo ser êste caso per affetto, / perché quest’è ’l veleno atroce,
cometido pelo executor de tôdolas más sen- e rio, / che de’ Signori uccide il bel desio. //
tenças, que é o dinheiro, subornando con êle Sì come in van da la nemica scorta / il muro
ao Catual, que tinha cargo de nossos, pera d’una terra si difende, / s’aperta il Capitan
que indinasse a el-Rei contra êles com algu- lascia una Porta, / onde ’l nemico accorto il
mas razões aparentes que lhe deram pera calle prende; / così da un’attione infame, e
o caso, afirmando serem verdadeiras e que torta / mal si difenderà colui, che intende, /
convinham ao bem e paz da terra. […] O e gli orecchi apre a Consiglier cattivi / d’in-
Catual, tanto que viu tempo pera isso, disse vidia pieni, e di prudenza privi».
ao Samori que gèralmente tôdolos homens 216 Si intenda ‘a lui ignoti, distanti’, o addi-
do Ponente, que estavam na aquela cidade, rittura ‘segreti’.

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pp. 621-623 CANTO VIII NOTE

217 E quindi dovrà necessariamente avere in una dittologia para-sinonimica. Per infer-
consiglieri fedeli e sinceri, se vorrà conosce- nais si veda supra 46, 1.
re tutto ciò che egli non può controllare di 226 Una traduzione alternativa è ‘macchina-
persona, o gli è tenuto nascosto. vano, ordivano, discutevano’, ma preferia-
218 L’espressione tomar em grosso necessita mo intendere ordenavão con una sfumatura
una parafrasi esplicativa: ‘accogliere super- potenziale: ‘di tutto quanto i Mori potessero
ficialmente’, farlo cioè ‘senza controllarne chiedergli, o comandargli’, o ‘fargli’ (addi-
la sincerità’, affidandosi magari rassicurato rittura ucciderlo, come opina Rodrigues
superficialmente dalla veste sacerdotale. Estudos p. 128). Vd. comunque infra 64, 2.
219Ovvero ‘ritenendola limpida e di cui 227 La correzione di deixa (‘lascia’) in deixa-
fidarsi’. va è antica; Paggi 59 traduce comunque «del
220 Cioè appunto di un religioso, un sacer- mondo, che per lui riman scoperto», mentre
dote; il riferimento è quasi certamente ai Caldera ha «dexaba» e Tapia glissa elegan-
potenti Gesuiti che influivano sulle deci- temente («de aquesta tierra descubierta»);
sioni del Re portoghese, in particolare Luis Manoel Correa, Faria e Sousa, Garcez Fer-
Gonçalves da Câmara, confessore e intimo reira recepiscono la forma all’imperfetto. Il
di Sebastião, e il fratello Martim Gonçalves punto è che il verso risulta ipometro nella
(vd. Rodrigues Estudos pp. 127 sg.; Trigoso lezione della princeps. Si potrebbe dissimi-
Exame crítico pp. 186 sgg.). Cfr. anche su- lare un articolo o da «mundo», in dialefe,
pra VII, 85, 6-8. Su un discorso generale, di e tradurre: ‘del mondo, ciò che egli ha
tono erasmiano, del nostro si veda fra l’altro scoperto’, cioè la porzione di mondo nuovo
Asensio Estudos. che Gama ha conosciuto. Avremmo una co-
221Il forse (acaso) lo defi niremmo volgar- struzione anacolutica, ma non ci preoccupa
mente «retorico». più di tanto.
222 228 Ulteriore correzione «antica» dell’ori-
Il testo originale porta E em, con una e
paraipotattica che non va eliminata; cfr. su- ginale quem in que. In Moraes e Silva Di-
pra VII, 70, 5 e Rodrigues Estudos pp. 38 sg. cionário leggiamo alla voce quem, seconda
223
entry: «Relativo como que, posto que quem
Intendi ‘aver commercio, occuparsi di’.
de ordinario se refere mais propriamente ás
224 la placida innocenza tutt’assorta in Dio] pessoas». Ma si può intendere quem riferito
Pellegrini (letterale). L’aggettivo pronto l’ab- al soggetto generale, Gama: ‘egli ben sape-
biamo già più volte incontrato in questa ac- va’, ‘come chi ben sapeva’. Vd. comunque
cezione di ‘attento, concentrato’. La seconda infra 59, 5: que bem.
quartina sviluppa un ragionamento diverso 229Letteralmente: ‘che esercita il sommo
dalla prima: dietro a un abito sacro si può
potere’. Si tratta ovviamente di D. Manuel I.
nascondere un astuto politicante, mentre un
230 Intendi: ‘con le quali armi, navi e sol-
vero santo religioso non è adatto a occuparsi
di affari mondani in quanto ingenuo, pacifi- dati avrebbe sottomesso al proprio potere e
co e dedito solo alla preghiera (cfr. II Tim 2, alla propria religione cristiana’. In effetti i
3-4: «labora sicut bonus miles Christi Iesu: timori dei locali di una colonizzazione for-
nemo militans implicat se negotiis saecula- zata da parte dei Portoghesi non erano così
ribus»). Insomma, sembra proprio che per erronei…
Camões i preti non debbano figurare in 231 l’ampiezza] Paggi □ la rotondezza] Pop-
nessun caso fra i consiglieri del monarca. pa Vòlture □ l’intera estensione] Pellegrini
225 Per ragioni metriche – e per un costume □ la vaste courbure] Bismut ecc. «Porque el
traduttorio antico quanto il mondo – gemi- mar, i la tierra hazen una esfera, o globo»
niamo il semplice induzidos trasformandolo (Faria e Sousa; cfr. supra 32, 7).

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NOTE CANTO VIII pp. 623-627

232 Defi nita perfettamente la natura esplo- que traziam, tudo era artefício pera enco-
rativa e conoscitiva della missione che il brir a infâmia de vagabundos, ca não estava
Re aveva affidato a Vasco: invasione e co- em razão, um Rei de tam longe como era
lonizzazione saranno conseguenti. Sull’ob- o Ocidente da terra da Franquia [Europa],
bedienza dell’eroe epico camoniano alla mandar-lhe embaixada que não trazia mais
Monarchia e alla Fede vd. la voce Gama in fundamento que desejo de sua amizade»
Dicionário Camões (Luís de Oliveira e Silva). (ivi p. 162: «Che le carte che gli avevano
233 Cfr. supra 56, 4. Già il solo rimandare consegnato in nome di ambasciatori che le
l’accordo faceva sospettare nei locali cattive portavano, tutto era artificio per nascondere
intenzioni. l’infamia di vagabondi che erano; non aveva
234 Non è da spaventar di spaventarsi / il
senso, infatti, che un Re di terra così lontana
come era l’Occidente dell’Europa inviasse
Re a’ presagi] Paggi 59 □ non meraviglia si
un’ambasciata priva di altro fondamento se
meravigliasse] Poppa Vòlture □ il fallait pas
non un desiderio di stringere amicizia»).
s’étonner qu’il s’étonnât] Bismut. Il polit-
243 d’huom vago, e navigante] Paggi 59 □ di
toto – che a noi suona di sapore dantesco –
non siamo riusciti a renderlo in traduzione. un vago navigante] Poppa Vòlture □ d’un
Cfr. Oit. I, 5, 4: «não era d’espantar se m’e- errante avventuriero] Pellegrini □ di erran-
spantasse». te avventuriero] Mercedes la Valle □ d’un
235
navigateur errant] Bismut. «E mais que um
Cioè dall’haruspicina che aveva dato ri-
Rei tam poderoso e rico como êles diziam
sultati infausti (supra ott. 45 sg.).
ser o seu, mal mostrava êste poder no pre-
236 Letteralmente: ‘la forza della cupidigia’. sente que lhe mandara, pois eram peças que
237 In contrapposizione al precedente qualquer mercador que vinha do Estreito
esfria. L’aggettivo imortal vale per ‘inestin- as dava melhores» (Barros ivi p. 162: «E
guibile’. La coppia acende e atiça è in grada- più, che un Re così potente e ricco come
tio ascensiva. essi dicevano essere il loro, mal dimostrava
238 «El-Rei, ainda que era homem pruden- questo potere col regalo che gli mandava:
semplici stoffe che qualunque mercante
te e tinha tenteado quanto proveito podia
proveniente dallo Stretto ne avrebbe offerte
receber neste novo caminho que os nossos
di più fini»). Castanheda enumera i doni ef-
abriram per dar maior saída às suas espe-
fettivamente miserevoli che Gama poté of-
cearias» (Barros Ásia I, 4, 9, p. 163: «Il Re,
frire al Samorim, non avendo di meglio: sei
ancorché fosse uomo prudente e aveva ben
ampi cappelli e quattro cappucci di velluto
sondato quanto guadagno potesse riceve-
rosso, quattro rami di corallo, dodici panni
re con questo nuovo cammino che i nostri
detti lambeis, bacinelle, una cassa di zucche-
aprivano, per dare maggior esportazione
ro, due barili d’olio e due di miele (I, 18, p.
alle sue spezie»).
xliiij; idem in Radulet Gama p. 110).
239 Cfr. Barros cit. sopra: «executor de
244 Astuta captatio benevolentiae del Samo-
tôdolas más sentenças, que é o dinheiro»
rim, che vuol mettere a suo agio l’interlocu-
(ivi p. 161).
tore per fargli dire la verità. L’apoftegma si
240 Cfr. supra 55, 2. legge in Ov., Fast. I, 493: «Omne solum forti
241Dall’estremo occidente; Hesperia nella patria est».
poesia latina indicava l’Italia (cfr. Aen. I, 245 «mandou chamar Vasco da Gama, e
530) o la Spagna (Hor., Carm. I, 36, 4). disse que lhe descobrisse uma verdade, que
242 Il Catual aveva detto precedentemente êle lhe prometia de lha perdoar, por ser
al Samorim, giusta Barros: «Que as cartas cousa natural aos homens buscarem caute-
que lhe deram em nome de embaixadores las e modos de sua abonação pera fazerem

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pp. 627-629 CANTO VIII NOTE

seu proveito; e que se andavam desterrados vio Daniel. in Paratore Eneide I, p. 230) e la
por algum caso, êle os ajudaria em tudo; ca, nota a Mart. Ep. IX, 12, 3 di Christer Hen-
segundo tinha sabido dalguns homens das riksén, Commentary on Martial, «Epigrams»
partes da Franquia [Europa], donde diziam Book 9, Oxford, Univ. Press, 2012, p. 67.
ser, êles não tinham rei, ou, se o havia na 248 Più o meno formulare: cfr. supra IV, 94, 8.
sua pátria, o seu ofício mais era andar pelo 249 Il termine biblico «vasa iniquitatis» (Gn
mar de armada a maneira de cossairos, que
49, 5) è riferito da Giacobbe ai figli Simeo-
por razão do comércio» (ivi p. 163: «Man-
ne e Levi; l’espressione opposta, «vas elec-
dò a chiamare Vasco da Gama e gli chiese
tionis» (Act 9, 15) da Gesù a San Paolo. Il
di manifestare la verità, con la promessa di
vaso camoniano può essere o il Demonio
perdonarlo, essendo cosa naturale per gli
in persona, o Maometto. Vd. anche Dante,
uomini cercar cautele e maniere nell’otte- Inf. XXII, 82: «vasel d’ogni froda»; Ar., O.
nere garanzia e fiducia per far guadagno: e F. XVII, 124, 1: «colui che fu de tutti i vizii
aggiunse che se loro andavano esiliati per il vaso».
qualche accidente, lui li avrebbe aiutati in
250Faria e Sousa scambia l’infi nito por
ogni modo poiché, da come aveva saputo da
alcuni uomini delle parti d’Europa, di dove (=pôr) per la preposizione (in italiano per);
anche Caldera prende questo abbaglio,
essi dicevano essere originari, non avevano
come fa notare Epifânio Dias.
re o, se ve n’era nella loro madrepatria, il
251 Secondo Faria e Sousa co a falsidade
loro lavoro era andare per mare in armi alla
maniera dei corsari, piuttosto che per ra- va legato al sg. genitivo da torpe seita, cioè
gioni di commercio»). «Necessitas magnum dà inizio all’apodosi del periodo ipotetico,
humanae inbecillitatis patrocinium est» come indica anche Epifânio Dias. Trovia-
(Sen. Rhet. Contr. IX, 4, 5, ma il detto era mo limpida la traduzione di Bismut: «par
diffuso: vd. ad es. Val. Max. II, 7, 10 ecc.). la fausseté d’une secte perverse», e tende-
Camões rielabora la fonte barrosiana tra- remmo a credere che la frase, con inserito
sformandola in un elegante discorso infarci- il vocativo al Re, vada relazionata invece
to di citazioni dotte, anche se posto in bocca alla protasi: ‘il vaso di iniquità ha posto ini-
al Samorim. Si rammenti anche la serie di micizia fra gli uomini con la falsità di una
domande che Nestore pone a Telemaco nel ignobile setta, di una falsa religione’, quel-
terzo dell’Odissea: «O hospites qui estis? la maomettana, cioè (il Samorim è pagano,
Unde navigatis humidas vias? / An propter non musulmano, ovviamente).
aliquam utilitatem? An incassum erratis? / 252 Formulare: cfr. supra 51, 7.
tanquam praedones super mare, qui errant 253 Ma è legge di natura che nessun gran
/ animas apponentes, malum alienigenis vantaggio s’ottenga senza grandi contrasti, e
ferentes?» (Homeri Odyss. c. 19v = OΔ., Γ che in ogni fatto il timore segua da presso i
71-74). passi della speranza] Pellegrini.
246 «Hunc rursus Telemachus prudens 254 Crediamo sia riferito al temor, e non alla
contra allocutus est, / confisus, ipsa enim esperança, come ritengono in molti. La con-
in mentibus audaciam Minerva / posuit» sustanzialità di speranza e timore nel petto
(ibid., 75-77, c.vo mio). umano è anche topos lirico. Vd. comunque
247 Brilla quasi in Gama (come in Enea e, Ov., Her. VI, 38: «alternant spes timorque
prima, in Telemaco) l’ispirazione e protezio- fidem» ecc.
ne di Venere detta qui Acidalia, uno dei suoi 255 Lo stesso termine usato sopra a 64, 5,
attributi, dal nome della fonte ᾿Ακιδαλίη in altra accezione. La fiducia è comunque il
consacrata alle Muse in Beozia presso Or- valore supremo nei rapporti umani e inter-
comeno; vd, Aen. I, 720 (e il comm. del Ser- culturali, per il portoghese.

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NOTE CANTO VIII pp. 629-631

256Risponde in parola a quanto detto dal era la penisola iberica, la più occidentale re-
Samorim supra 60, 7. gione europea rispetto all’Italia o alla Gre-
257 Gama, protetto da Venere, parla franca- cia. Vd. supra II, 108, 6 e n. qui sopra a 61, 5.
mente, a tu per tu col Samorim. Porta del 268 In Polyanthea c. CLXXXIIr è riporta-
resto argomentazioni razionali, credibili. ta una frase di Seneca: «Nihil magnum est
258 Bel latinismo, raro (assente in Calepi- in rebus humanis, nisi magno animo de-
nus e Bluteau): «undivagus only in late Latin spicias». La fonte risulta essere lo pseudo-
(Venantius Fortunatus, Dracontius, Corip- senecano De moribus: vd. Senece Corduben-
pus, Anthologia latina)», H. Hofmann, sis moralissimi Liber de moribus humane
Columbus in Neo-Latin Epic Poetry, in The vite, Lipsia, J. Thanner, 1502.
Classical Tradition and the Americas, I, Euro- 269 Nel senso di ‘proposito, intenzione, pro-
pean Images of the Americas and the Classical getto’.
Tradition, part 1, ed. by Wolfgang Haase & 270 «Parece arrimado a Dante, Inf. c. 8. Lo
Meyer Reinhold, Berlin-New York, W. De
Fiorentino spirito, &c» (Faria e Sousa). In
Gruyter, 1994, pp. 420-656: 619 n. 585.
realtà il verso 62 che suona «e ’l fiorentino
259 Idem rispetto a 63, 1. spirito bizzarro», ovviamente riferito al
260 Cfr. supra 30, 3; 54, 6. rabbioso Filippo Argenti, ci sembra ipotesto
261 Formulare; vd. supra V, 15,6; VI, 27, 2. troppo remoto.
271 È naturale che l’audacia e la temerità di
262 Così anche Paggi 59. Montone = Ariete,
segno zodiacale. Si intende «les gens qui un’impresa siffatta dèstino incredulità e dif-
vivent tout près de l’Équateur» (Bismut). fidenza] Pellegrini □ Mais je conviens que,
Vd. un’espressione geografica simile supra I, pour trouver plausibles les grandes et nobles
51, 1-4 ; in genere Antartico è al singolare. desseins de l’âme lusitanienne, il faut plus
263 Sineddoche per ‘territorio’, ‘luogo’ in
de confiance et de foi que je n’en ai trouvé]
Bismut. In effetti qui l’autocelebrazione di
generale. Il capitano ribadisce lo scopo me-
Gama e dei portoghesi che egli rappresen-
ramente esplorativo della sua spedizione.
ta giunge quasi al punto di offendere un re
«Respondeo a jsto o capitam que elle lhe nam
indiano che non può arrivare a concepire
trouxera nada porque elle nam vinha senam
tanta fortaleza. La figura etimologica credi-
a ver e descobrir» (Roteiro Portuense p. 66,
to…creia insiste su una capacità superiore di
c.vo mio: «Rispose a questa domanda il capi-
fiducia (e intelligenza, diremmo noi) che il
tano che egli non portava nulla con sé perché
Samorim si suppone non avere affatto.
non veniva se non per vedere e scoprire»).
272 La coppia torna infra X, 57, 5.
264 ‘Mi concede fortuna’, ed anche ‘mi in-
273In senso positivo, ovviamente: «PRETEN-
nalza alla gloria dell’impresa compiuta’.
265 DER,v. at. Ter intento, e fazer diligencia por
Similmente supra III, 21, 1-3.
conseguir» (Moraes e Silva Dicionário).
266 vedrai con quali splendidi presenti / ri-
274 Dove fi nissero i mari, cioè dove comin-
tornerò da te, se lo consenti] Averini (come
spesso, impropriamente, ma in questo caso ciassero, oltre l’Africa, le terre dell’India
in buona compagnia) □ allhora il don vedrai occidentale.
superbo, eletto / con cui di qui tornare io ti 275 Cioè i mari, soggetto. Il poeta farebbe
prometto] Paggi 59. Il presente certifico ha riferimento a D. Enrique figlio di João I, D.
valore di futuro. Gama forse qui è ironico: Duarte e Afonso V, João II, infi ne D. Ma-
cfr. supra, ott. 57. nuel (Faria e Sousa).
267 Risponde all’interrogazione «retorica» 276Torna il termine conceito («por pensa-
del Samorim supra 61, 5-8. L’Esperia ultima miento» Faria e Sousa), già visto qui sopra

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pp. 631-633 CANTO VIII NOTE

a 69, 5. Si tratta di un termine riassuntivo 285 Anche il proposito è detto spesso firme:
della capacità portoghese di lungimirare, di cfr. supra III, 30, 8; IV, 93, 4. In absentia,
progettare (se proicere > proiectare), e costi- quindi, si lega con il peyto firme, costituendo
tuisce la struttura stessa della loro certezza poi una sorta di sinonimo minore di concei-
di trionfare sugli ostacoli e raggiungere la to, o meglio una sua diramazione in quanto
meta ritenuta impossibile. «persistencia na resolução» (Epifânio Dias).
277 Si intende la patria dei mori, Ceuta (cfr. 286Più che alle colonne d’Ercole, bisogna
supra 3, 3); ninho sta per «patria, morada» pensare ai padrões su cui vd. supra V, 78, 5 e
(Moraes e Silva Dicionário), è un’espressione Radulet Gama p. 28, n. 25.
stereotipata. Bismut si diffonde in una nota 287Cfr. Aen., X, 764-765: «medii per maxi-
piuttosto fantasiosa. ma Nerei / stagna viam scindens».
278 Cfr. supra 37, 5-8 e IV, 49, 5-8. Si tratta 288 Repercussio sulla verità («em que tantas
di un ulteriore riferimento a Enrico, figlio vezes bate» Garcez Ferreira), che diventa
famoso (ramo claro) di João I, e alla sua pre- grande al primo verso dell’ottava sg.
sa di Ceuta. 289 ché non avrei avuto il menomo interes-
279 Sineddoche per ‘nave’, ovviamente. se a inventar questo lungo racconto, se esso
280 Costellazioni australi. In latino: Argo non rispondesse ai fatti] Pellegrini □ se così
(ovvero Navis), Hydra, Lepus, Ara (cioè non fosse, sarebbe valsa la pena di un così
‘altare’): vd. Cic., Nat. Deor. II, 44, 114 (da lungo viaggio per ottenere una tale prova?]
Arato). Poppa Vòlture (in nota) □ for I would never
281 say, / for such incertain good, such trifl ing
La più efficace espressione originale hūs
gain, / instead of simple truth, as hope I
succedendo aos outros (‘gli uni naviganti suc-
may, / a prologue long and falsified in vain]
cedendosi agli altri’) è in parallelismo col v.
Bacon. Il concetto della quartina è chiaro,
6 dell’ottava precedente; subito dopo l’ana-
ma va specificato il fatto che l’incidentale
fora pouco e pouco arricchisce il ritmo duale,
não sendo isto assi è riferita al proemio, ovve-
incalzante.
ro alla sua falsità, negandola. Più improba-
282 cui l’Orsa è ignota] Averini. Latin. Sep- bile, crediamo, parafrasare ‘non stando così
tem Triones (Verg., Ov. ecc.), ovvero septem le cose’, e rendere in tal modo assoluta la
boves. In sostanza i subequatoriali non vide- frase tra virgole (presenti in ogni caso nella
ro mai l’Orsa Maggiore (non la Minore né princeps).
le Pleiadi: cfr. Pereira da Silva A astronomia 290 Vd. supra 70, 5-6: il concetto è qui ar-
pp. 121 sg.), cioè l’emisfero settentrionale,
ricchito dall’immagine mitologica e dal
mentre i Portoghesi hanno conosciuto la
polittoto descansar…descansado allitterante
Croce del Sud. Il polittoto viram / foram con deixaria.
vistos enfatizza proprio la superiore civiltà
291 Pre-fi nale eroico, degno di un discorso
degli occidentali esploratori rispetto agli
australi indigeni. così nobile e fiero: piuttosto la morte in fon-
do al mare da pirata iniquo che venir meno
283 Cioè gli abitanti dell’Africa mediana agli obblighi della verità, parola chiave su
nella fascia tropicale. cui Gama chiuderà poi l’intera orazione.
284 Cfr. son. 162, 5-7: «Oprimi com tão fir- Garcez Ferreira evoca Cic., De orat. III, 57,
me & forte peito / o Pirata insolente, que se 215: «Ac sine dubio in omni re vincit imita-
espante / e trema Taprobana & Gadrosia» tionem veritas, sed ea si satis in actione effi-
(Sonetti p. 380, testo R, area β); Oit. I, 26, 6: ceret ipsa per sese, arte profecto non egere-
«o firme peito honesto». E cfr. il «pectore mus» («E senza dubbio in ogni cosa la verità
firmo» di Aen. VI, 261. vince l’imitazione, ma se essa di per sé fosse

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NOTE CANTO VIII p. 635

sufficiente nell’azione, certo non avremmo «Mui atento esteve o Samori a tôdas estas
bisogno dell’arte»). palavras de Vasco da Gama, olhando mui-
292 senza nessun distorno] Averini. Lette- to a continência com que as dezia, como
ralmente: ‘non distorta, non contorta’, ov- homem que do fervor e constância que lhe
vero «non falsata» (Poppa Vòlture), come visse, queria conjecturar a verdade delas»
invece spesso era usanza dei Mori, si è visto, (Barros Ásia I, 4, 9, p. 165: «Assai attento
appunto di mentire; per la formularità cfr. stava il Samori a tutte queste parole di Va-
supra II, 76, 2. sco da Gama, sentendo molto la misura con
cui le diceva, e vedendolo uomo animato da
293 fammi presto avere la tua decisione] fervore e costanza, era propenso a ritenerle
Pellegrini. vere»).
294pèse les preuves que je t’ai fournies] 301 «El-Rei, ainda que eram homem pru-
Bismut. dente e tinha tenteado quanto proveito
295 Nell’originale la forma è impersonale: podia receber neste novo caminho que os
‘può vedersi’. Come se Gama dubitasse – e nossos abriram pera dar maior saída às suas
in parte dubita – della capacità del Samorim especiarias» ecc.; poi, dopo il colloquio con
di entender a verdade. Gama: «E que [posto che] de seu natural
296 Intendi: ‘il re era assai concentrato fôsse homem prudente, e nos sinais que
[atento = pronto] sulla certezza di sé, sulla esguardou julgasse a verdade do caso, quis
garanzia che Gama dava al suo discorso’. comprazer em parte à tenção dos mouros,
297
que foi espedir Vasco da Gama, mandando-
In allitterazione con provava (e vd. pro-
lhe que se tornasse aos navios e que ali lhe
vata nell’ottava precedente v. 6), per cui
mandaria o despacho de sua embaixada»
sono le prove a convincere il Samorim, che
ecc. (Barros ivi pp. 163, 165: «Il Re, se pure
qui non si dimostra affatto stolto.
era uomo saggio e aveva calcolato quanto
298 Letteralmente: ‘valuta la sufficienza, guadagno poteva ricevere in questo nuovo
l’efficacia bastante delle parole’: «As pala- cammino che i nostri aprivano per dare
vras foram suficientes para o Gama provar maggiore esportazione alle sue spezie …
o que dizia» (Basto). Giustamente Epifânio E posto che fosse uomo saggio per natura,
Dias osserva che non si tratta qui di facundia e nei segnali che scrutò avesse valutato la
(Faria e Sousa), di abilità oratoria in sé, ben- verità del fatto, volle compiacere in parte
sì di qualità veritativa delle parole. il proposito dei mori, che fu di rimandare
299 Letteralmente: ‘riconosce nell’autorevo- Vasco da Gama a far ritorno alle navi, ove
lezza del Gama grande valore, peso’. gli avrebbe fatto inviare il dispaccio della
300 sua ambasciata»). Cfr. Castanheda Descobri-
Mal giudicati da lui, in quanto i Catuais
mento I, 19, p. xlvj: «El rey crendo mais o
non erano stati ingannati, ma corrotti, su-
que lhe ele dizia, que o que lhe os mouros
bornati. Si noti il triplice polittoto Iulga…
tinhão dito, disselhe que fosse embora, e
julgar…julgados, un gioco di parole su frain-
que levasse os seus consigo que não era ne-
tendimenti e corrette valutazioni. Faria e
cessario ficar nenhum em terra, e que trou-
Sousa elenca numerose occasioni di jeux
vesse sua mercadoria, e que a vendesse ho
des mots nel poema, evocando – come an-
melhor que podesse».
che noi facemmo – Dante, mentre Garcez
302 Intendi: ‘con l’assicurazione di non rice-
Ferreira aggiunge: «saõ daquelles jogos de
vozes, que no fi m da Vida do nosso Poeta vere alcun danno’.
começavaõ a ter valia; e depoes a adquirirão 303 Nell’originale troque, e venda (letteralm.
grande», come a dire, nel trapasso da quel- ‘scambi e venda’) Rodrigues vede una dit-
lo che chiamiamo Manierismo al Barocco. tologia sinonimica (Estudos pp. 130 sg.) ma

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pp. 637-639 CANTO VIII NOTE

non ci pare corretto. Epifânio Dias lega tro- 315 Anche le fonti parlano della subdola
que a especiaria e venda a fazenda. natura del Catual, corrotto dai Mori. Vd.
304 Continua dall’ottava precedente (al Castanheda Descobrimento I, 21, p. xlvj («E
modo delle coblas capfinidas) il polittoto-ae- pedio logo huma almadia ao Catual pera
quivocatio sul verbo mandar nel senso di ‘co- seir aos navios: e ele pelo que esperava de
mandare’ e di ‘inviare’: manda…mandar… fazer lhe disse que era ja muyto tarde, e
mande…manda. In ogni caso il Samorim ha que os navios estavão longe e come fizesse
«riacquistato» la forza del proprio potere di escuro que os poderia errar que melhor se
comando. iria ao outro dia» ecc.; cfr. Radulet Gama p.
305
113: «E chiese subito un’almadia al Catual
Forma abituale, come sopra a II, 55, 4;
per andare alle navi, ma quello, seguendo la
VII, 54, 4 ecc.
propria strategia, gli rispose che era molto
306 Formulare: cfr. supra III, 20, 3. Sulla tardi, e che le navi erano lontane e che era
quartina Faria e Sousa osserva: «Con estilo ormai scuro, che potevano sbagliare rotta
grande habla el P. en estos quatro versos, e che meglio sarebbe stato andare il dì se-
de cosa tan humilde como la mercancia». guente»).
Si può dire infatti che da una parte Camões 316 «Os mouros […] fizeram com o Ca-
segue il mainstream stilistico dell’epoca ten-
tual que os retevesse e obrigasse a tirar os
dente a sublimare persino l’infi mo, dall’al-
navios em terra, pera de noite lhe porem
tra tiene presente Omero, oltre che Virgilio,
fogo» (Barros I, 4, 10, p. 165; «os mouros
per l’apertura epica a soggetti anche bassi.
[…] se forão ao Catual, e peitarãlhe muyto
Problematica su cui la discussione cinque-
dinheiro porque fosse apos ele [Vasco] e que
centesca era infi nita.
ho prendesse dessimuladamente, e que eles
307 Cfr. supra IV, 94, 1; VII, 77, 4 e anche terião maneyra como ho matassem per que
IV, 86, 6. ele ficasse sem culpa» (Castanheda Desco-
308«e coisto [con Gama] se foy pera a pou- brimento ibid.). Insomma i mori, corrom-
sada, acompanhandoo ho Catual por man- pendo il Catual, vogliono dare fuoco alle
dado del rey» (Castanheda ibid.). navi portoghesi e/o addirittura ammazzare
309 il capitano.
Letteralmente: ‘alle navi’.
317 Da collegare al v. 7 dell’ottava prece-
310 indugi ed ostacoli] Pellegrini.
dente (con la figura etimologica torpe…
311 O anche ‘in modo che’: «e d’este modo» torpemente) e al concerto vil (‘vile congiura’)
(Epifânio Dias). Il locativo però qui ci sem- del v. sg., con il verbo conspira che echeggia
bra più congruo. a sua volta il machinaua di 79, 3: così con
312 Più letteralmente: ‘gli insegnerà, gli po- figure di ripetizione e variazioni sinonimi-
trà insegnare’, congiuntivo futuro. che si realizza l’evidenza della malvagità e
313 Per luz crastina vd. supra II, 88, 1. Molti dell’inganno. Il tutto culmina nel conselho
commentatori, da Garcez Ferreira a Pimpão, infernal di infra 84, 2.
fanno notare che vi è un pleonasmo; Faria e 318 nada se apartaba] Caldera □ dal fi lo di
Sousa risolveva tutto sostenendo che «crasti- sua speme il piè non gira] Paggi 59 □ non
na vale solamente de la mañana de qualquier si svia] Poppa Vòlture. Delirar vale per
dia: i para declarar que era del dia siguiente «desvariar, ou tresvariar» (Moraes e Silva).
proximo, dize para la mañana del dia futu- Latinismo crudo (che manteniamo): de-
ro». Lettura corretta implicitamente; però il lirare equivaleva in latino a ‘uscire dal solco’
lat. crastinus da cras significa comunque ‘rela- (lira), come fa notare anche Faria e Sousa.
tivo al giorno dopo’. Cfr. Dante, Inferno XI, 76.
314 Cfr. qui sopra a 79, 4. 319 Si noti nell’originale l’e avversativa.

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NOTE CANTO VIII pp. 639-643

320 Letteralmente ‘glielo aveva ordinato’, bruta”» (Pimpão; vd. i riferimenti precisi in
cioè il Samorim l’aveva ordinato precisa- Verdelho Concordância).
mente al Catual: «porque el rey ho mandara 328 Nell’originale estava, imperfetto, che
ir pera os navios e que ele ho queria deter» regge anche analetticamente il revolvendo
(Castanheda Descobrimento ibid.; cfr. analo- del v. 2.
gamente Roteiro Portuense p. 69).
329 Vd. supra Barros cit. in nota a 81, 2.
321 Il Samorim; vd. supra VII, 32 e 36.
330 Altro esempio di capfinidad. Garcez
322 Cfr. supra 77, 7. Ferreira, che non apprezza l’eccessiva repe-
323 Gama si richiama all’ordine universale per titio, commenta: «Não acaba o Poeta de sair
cui l’obbedienza al Re è precetto indiscutibi- desta pantana; poes a penas dá hum passo a
le. Ma il Catual non ha certo la sensibilità del diante, quando torna dous atraz com tantas
suo Samorim. Sul dovere e l’efficacia dell’ob- repetições» («Non riesce il Poeta ad uscire
bedienza si veda un passo celebre in Xen., da questo pantano; infatti appena fa un pas-
Cyrop. VIII, 1-3, che conclude così: εἰ τοίνυν so avanti, ne fa due indietro con tante ripe-
μέγιστον ἀγαθὸν τὸ πειθαρχεῖν φαίνεται tizioni»). È una riserva classicistica perenne
εἰς τὸ καταπράττειν τἀγαθά, οὕτως εὖ ἴστε e banale (contro la nimia repetitio) che si
ὅτι τὸ αὐτὸ τοῦτο καὶ εἰς τὸ διασῴζειν ἃ δεῖ preclude la comprensione delle ragioni stili-
μέγιστον ἀγαθόν ἐστι («se infatti l’obbedienza stiche profonde del poema camoniano.
a chi ti comanda è, come pare, il primo dato 331 Vd. anche supra 56, 3.
essenziale per ottenere un successo, allora
332 Vale per ‘orientale’, da Eos, l’Aurora.
puoi star sicuro che questo stesso modo è
il primo dato essenziale per assicurarne la 333 Intendi: ‘glielo impedisce’.
permanenza», e vd. anche prima, e il par. sg.; 334 Nel senso di ‘empi, ignobili’; cfr. supra
sulla traduzione di Lorenzo Valla rimando IV, 33, 3.
a una tesi di dottorato dell’Univ. di Firenze: 335 poiché l’almadìe tutte a lui togliea] Pag-
Laura Saccardi, Lorenzo Valla, Traduzione
gi. «Embarcaçao sutil de una peça inteiriça;
della «Ciropedia» di Senofonte. Edizione critica,
especie de canoa» (Moraes e Silva).
2009/2012, ciclo XXIV, ssd L-FIL-LET/13,
336 Vd. le fonti per questa e le prossime
tutor Donatella Coppini, disponibile online:
https://f lore.u ni fi.it /retr ieve/ ha nd le/ strofe, Castanheda Descobrimento I, 21, pp.
2158/839097/27874/Lorenzo%20Valla,%20 xlvj sg.; Roteiro Portuense pp. 70 sg.
Traduzione%20della%20Ciropedia%20 337 du sien] Bismut □ dai suoi] Poppa
di%20Senofonte.%20Edizione%20critica. Vòlture. «Entiende de su amigo» Faria e
pdf). Sousa; «sc. amigo» Epifânio Dias. Massima
324 Dizione pressoché formulare: cfr. supra mendacità sfacciata del Catual.
IV, 68, 3; Canç. IX, 83 («revolvendo na men- 338 Mostrando così apertamente il suo odio
te pressurosa») ecc. e la volontà di attaccare i Portoghesi.
325 Riferito a engano; in senso positivo, in- 339 Cfr. supra 83, 3: qui il verbo fantasiar è
vece, vd. infra 89, 5; supra V, 25, 8. transitivo, in un «elegantissimo gerundio»
326 L’aggettivo estupendo semanticamen- (Faria e Sousa).
te «causa espanto», non solo meraviglia 340 gioioso] Poppa Vòlture. Il paragone de-
(Moraes e Silva). riva direttamente da Aen. VIII, 18-25: «si-
327 Cfr. supra III, 132, 1-4 (assassinio di cut aquae tremulum labris ubi lumen aënis
Inés). «É muito frequente em Camões o / sole repercussum aut radiantis imagine
uso de “bruto”: “bruta gente”, “bruto lago”, lunae / omnia pervolitat late loca iamque
“bruta crueza”, “povo bruto” e, até, “alegria sub auras / erigitur summique ferit laquea-

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pp. 643-645 CANTO VIII NOTE

ria tecti» («quale il tremulo lume dell’acqua 349 Piuttosto che da Ariosto (O. F. XXXVIII,
in un vaso di bronzo / che riflette il sole o 38), l’apoftegma viene a Camões direttamen-
l’immagine della raggiante luna, / volteggia te dai classici latini, in particolare Val. Max.
ampiamente per tutti i luoghi, e nell’aria / VII, 2, 2: «Scipio vero Africanus turpe esse
s’innalza, e colpisce i riquadri dell’alto sof- aiebat in re militari dicere “non putaram”»;
fitto»). Ogni altra «fonte» è improbabile, non si dimentichi però anche Cic., De off. I,
sia intermedia, come Ariosto (O. F. VIII, 23: «Fortis vero animi et constantis est non
71), che precedente, come Apollonio Rodio perturbari […], illud etiam ingenii magni
(III, 756-758 e vd. n. Paduano-Fusillo p. 471, est, praecipere cogitatione futura et aliquan-
nonché il confronto con Virgilio in Paratore to ante constituere, quid accidere possit in
Eneide IV, p. 225). Vd. poi Pinho Decalogia utramque partem et quid agendum sit, cum
pp. 56-58. quid evenerit, nec committere, ut aliquan-
341 ‘Soffitto’, giusta Virgilio: «laquearia tecti». do dicendum sit: “non putaram”» («Proprio
342 Si conferma la derivazione virgiliana, dell’animo forte e costante è non turbarsi …
considerando i versi che precedono la simi- ulteriore è invece il pregio del grande inge-
litudine sopra cit.: «cuncta videns magno gno, prevedere col pensiero le cose future e
curarum fluctuat aestu / atque animum fermarsi alquanto a riflettere, riguardo a cosa
nunc huc celerem, nunc dividit illuc / in possa accadere in entrambe le possibilità,
partisque rapit variasque per omnia versat»: quella favorevole e quella contraria, e cosa sia
«tutto vedendo fluttua in grande agitazione da farsi e quando l’evento si debba verificare,
di tensioni, / e divide l’animo mobilissimo e quindi non finir poi a dover dire – Non l’a-
ora di qua e ora di là, / e lo trascina in di- vevo pensato!»). Ancora, andrà considerato il
verse parti e lo porta a ogni tipo di mutevole confronto fra Pericle e Fabio Massimo nelle
decisione». (Aen. ivi 19-21; cfr. anche IV, Vite di Plutarco: «Quod si non praesentia
285 sg.: «atque animum nunc huc celerem, solum inspicere decet, sed etiam ex futuris
nunc dividit illuc, / in partisque rapit varias optimum ducem conijcere» ecc. (Plutarchus
perque omnia versat»). Vitae c. 81r).
343 Ormai praticamente ‘prigioniero’ (vd. 350 Cfr. qui sopra a 88, 2.
qui infra 90, 1). Bismut rileva un gioco di 351 Faria e Sousa richiama un’espressione
parole nell’apparente contraddizione tra il analoga supra IV, 39, 1-2. Per constante cfr.
vagare e fluire mentale di Gama e il suo es- Aen. IV, 449: «mens immota manet». Vd.
sere fisicamente preso, bloccato. pure Castanheda: «mostravase muyto confia-
344 Nell’originale troviamo il piuccheper- do […]. E ho Catual estava espantado […] da
fetto lembrara, per ragioni metriche secon- constancia de Vasco da Gama», «aveva timo-
do Epifânio Dias. re della costanza di Gama» ecc. (Castanheda
345Al solito, nel senso dell’originale di ‘co- Descobrimento I, 22, p. xlviij: anche il seguito
mandava’. è fonte diretta per Camões nelle prossime
346 ottave, e aggiungi Radulet Gama p. 116).
Cfr. Roteiro Portuense pp. 71 sg.; Ca-
352 Formulare; cfr. supra III, 112, 7; vd. an-
stanheda Descobrimento I, 21, p. xlviij.
347 Quindi nell’arte militare. Spostiamo il che infra IX, 37, 6.
353 Si noti la liquida testura fonica al centro
verbo voglia (quer) al v. sg., creando un’inar-
catura non camoniana. del verso: MAL a VIL MALIcia. Cerchiamo
348 Traduciamo per ragioni metriche con di mantenerla nella traduzione.
lodo il futuro louvarei dell’originale, produ- 354 Cioè ‘a serio rischio’. Il verbo armando
cendo altresì un ulteriore enjambement non si rivolge, in senso aggressivo, anche all’ar-
presente nell’originale. mada del v. 2.

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NOTE CANTO VIII pp. 645-649

355 Ci permettiamo un latinismo crudo: personaggi vd. Radulet Gama p. 16. Barros
‘trattenuto, detenuto’. aggiunge un terzo, il língua Fernão Martins,
356 Dittologia sinonimica stereotipata. più «quatro homens do seu serviço» (I, 4,
357
10, p. 166).
Identica formulazione supra 77, 8.
367 Cfr. supra l’espressione analoga danado
358 Solita accusa ipocrita ai portoghesi di
peito 92, 6, cui aggiungere la vil malicia di
essere corsari, come sopra a 85, 5-8.
90, 6 ecc.
359 Cfr. i «mai conforti» di Dante, Inf.
368 Intendi: più guadagno, rispetto ai rischi
XXVIII, 135.
che correva tenendo preso il Gama contro
360 Riferito ai maos propositos che il Catual il volere del suo Samorim; l’imperfetto vin-
‘cela chiusi nel suo animo infame’. ha ha valore di condizionale. «De que ho
361 Ottava incorniciata dalla parola fazenda, Catual foy contente, porque esperava de se
che diventa strategica per uscire dall’impas- entregar na mercadoria [impadronirsi della
se in cui si trova Gama: vd. l’ultimo verso mercanzia], cuydando que erão cousas de
dell’ottava seguente. muyto preço» (Castanheda Descobrimento
362 «Désignation impropre» (Bismut). ivi p. xlviij).
Qualche spiegazione in più offre Epifânio 369 Il verso chiude come con un respiro di
Dias; Garcez Ferreira ritiene sia «contu- sollievo allitterante.
melia», epiteto offensivo. Rodrigues invece 370 Due perfette coplas capfinidas. Il ter-
si appoggia sull’autorità di G. Correa che mine vagaroso (otioso] Paggi 59 □ quieto e
chiamava tutti quegli indigeni negros (Estu- paziente] Pellegrini □ inoperoso] Averini
dos pp. 131 sg.), e quindi Camões avrebbe ecc.) sta letteralmente per «não apressado»
seguito un modello autorevole. (Moraes e Silva), ‘lento’; in sostanza Camões
363e che con quelle venga / la merce a terra] intende dire che Gama, appena liberato, si
Averini. Sogg. di venha, sottinteso, è il pre- ristora e rilassa dallo stress subito e poi at-
cedente fazenda. tende per vedere come evolvano le cose, non
364 Cfr. supra 90, 7. fidandosi affatto del malvagio Catual.
365 371Trapasso elegante all’ultima sezione del
Precedentemente, nel colloquio col re,
il Roteiro Portuense riportava: «El-Rey […] canto, come sempre di natura morale.
preguntou ao capytam que mercadorias avia 372 Su questo imiga la discussione erme-
em sua terra. Dise o capitam que avia mujto neutica è abbastanza ricca; Epifânio Dias,
trigo, mujtos panos, mujto ferro, mujto ar- attraverso legami lessicali paradigmatici, in-
rame, e asy dise outras mujtas. El-Rey lhe terpreta l’attributo come ‘diabolica’, ma non
preguntou se trazia alguma mercadoria. esclude possa significare ‘fatale’ (rimandan-
Dise que trazia de todas as cousas hum pou- do ad Aen. IX, 315); Rodrigues controbatte
co per amostra» ecc. (p. 67: «Il Re … chiese semplicemente che «a sêde do dinheiro è
al capitano quali mercanzie avesse nella sua inimiga de quem a tem, de quem della sof-
terra. Rispose il capitano che possedevano fre, porque o obriga a afastar-se do caminho
molto grano, molti tessuti, molto ferro, mol- da virtude» (Estudos p. 132). Bismut propo-
to rame, e così ancora nominò molte altre ne «funeste»; Bacon «horrible»; Bonaretti
cose. Il Re gli chiese se portasse con sé qual- traduceva «nefanda» ecc. Ora, dal momento
che mercanzia. Gama disse che portava di che l’intera quartina è una parafrasi del
ogni cosa un poco, solo per mostrarlo»). celebre passo virgiliano «Quid non mortalia
366 «e assi Diogo Diaz que ficava por feytor: pectora cogis, / auri sacra fames!» (Aen. III,
e Alvaro de Braga por seu escrivão» (Ca- 56 sg.), e constatando che Camões sostitui-
stanheda Descobrimento ivi, p. xlix). Sui due sce la fames con la sede, è plausibile che sa-

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p. 649 CANTO VIII NOTE

cra e imiga possano essere imparentati. Già dolus. Sp. Tarpeius Romanae praeerat arci.
da Servio sacra è glossata come execrabilis, Huius fi liam virginem auro corrumpit Ta-
‘esecranda odiosa, infame’: «sacer […] i. q. tius ut armatos in arcem accipiat; aquam
nefandus, sceleratus, impius, ideoque exse- forte ea tum sacris extra moenia petitum
crandus et detestabilis» (Forbiger). Inoltre, ierat. Accepti obrutam armis necavere, seu
alla valenza oggettuale (‘degna di esacra- ut vi capta potius arx videretur seu prodendi
zione’), si può aggiungere un valore attivo exempli causa ne quid usquam fidum pro-
a imiga tramite un altro verso virgiliano, ditori esset. Additur fabula, quod volgo Sa-
«Improbe Amor, quid non mortalia pecto- bini aureas armillas magni ponderis brachio
ra cogis!» (IV, 412), altrettanto celebre: im- laevo gemmatosque magna specie anulos
probus vale per ‘crudele, malvagio’, cioè che habuerint, pepigisse eam quod in sinistris
procura rovina. Ulteriori citazioni risultano manibus haberent; eo scuta illi pro aureis
superfetatorie. donis congesta. Sunt qui eam ex pacto tra-
373 Soggetto: Priamo aveva affidato al re dendi quod in sinistris manibus esset derec-
di Tracia Polimestore il figlio Polidoro con to arma petisse dicant et fraude visam agere
grande quantità d’oro; colui che l’avrebbe sua ipsam peremptam mercede» («L’ultimo
dovuto proteggere, alla caduta di Troia in- attacco Roma lo subì dai Sabini, e questa fu
di gran lunga la più importante tra le guerre
vece «Polydorum obruncat et auro / vi poti-
combattute fino a quel punto. Essi, infatti,
tur» (Aen. III, 49-55: segue immediatamen-
non agirono sotto l’impulso del risentimen-
te l’invettiva «Quid non mortalia»…, sopra
to e dell’ambizione, né si lasciarono andare
cit.). Anche Dante, fra i numerosi exempla di
a dimostrazioni militari prima di dare il via
«voglia […] dell’oro ghiotta» del ventesimo
alla guerra. Unirono la fraudolenza al san-
del Purgatorio, include «Polinestòr, ch’anci-
gue freddo. Spurio Tarpeio comandava la
se Polidoro» (115).
cittadella romana. Sua figlia, vergine vestale,
374 La torre in cui Acrisio, re d’Argo, aveva viene corrotta con dell’oro da Tazio e co-
rinchiuso la figlia Danae per sfuggire alla stretta a fare entrare un drappello di armati
profezia che prefigurava la sua morte per nella fortezza. In quel preciso momento la
mano del nipote. Cfr. Graves § 73c. ragazza era andata oltre le mura ad attingere
375 Per il mito di Danae in relazione al pote- acqua per i culti rituali. Dopo averla cattu-
re dell’oro vd. Hor., Carm. III, 16, 1-8. rata, la schiacciarono sotto il peso delle loro
376 L’aggettivo louro (qui semplicemente armi e la uccisero, sia per dare l’idea che la
‘dorato’) contiene in sé la parola ouro con cittadella era stata conquistata più con la
cui rima. forza che con qualsiasi altro mezzo, sia per
fornire un esempio in modo che più nessun
377 L’arx capitolina, in parallelismo con il delatore potesse contare sulla parola data.
fortissimo edificio del v. 3. La leggenda riguardante questi fatti vuole
378 Riferito all’oro, al metal luzente, & louro che, siccome i Sabini di solito portavano al
di due versi prima. Veramente (o leggenda- braccio sinistro braccialetti d’oro massiccio
riamente) Tarpea, che fece entrare prodito- e giravano con anelli tempestati di gemme
riamente a Roma i Sabini in cambio dei loro di rara bellezza, la ragazza avesse pattuito
bracciali d’oro, fu ricoperta fino a morirne come prezzo del suo tradimento ciò che essi
dei monili e degli scudi di tutti i soldati. Ne portavano al braccio sinistro; e che al posto
parla Tito Livio (I, 11): «Novissimum ab Sa- dell’oro promesso fosse rimasta schiacciata
binis bellum ortum multoque id maximum dal peso dei loro scudi. Alcuni sostengono
fuit; nihil enim per iram aut cupiditatem che, avendo lei chiesto di scegliere come ri-
actum est, nec ostenderunt bellum prius compensa quello che essi portavano al brac-
quam intulerunt. Consilio etiam additus cio sinistro, optò espressamente per gli scu-

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NOTE CANTO IX pp. 649-663

di e che i Sabini, credendo li volesse tradire, 2 Traduco interpretando come una en-
l’uccisero proprio col compenso che aveva diadi manha e falsidade, ma soprattutto per
richiesto»). Cfr. Ovidio (Met. XIV, 775-777, ragioni metriche.
dove si accenna solo alle armi), e Plutarco 3 Il dato della strategia dilatoria è sia in
nella vita di Romolo (17): «Sic tum Tatius af- Castanheda (I, 22, p. xlix) che in Barros (I,
fectus in Tarpeiam [odiandone cioè la natura 4, 10, pp. 166 sg.); i mercanti indigeni «aba-
di traditrice], iussit Sabinos omnia ei tradere, tiam a mercadoria», disprezzavano la merce
quae in sinistris manibus essent: ac ipse pri- portoghese e non comperavano nulla (Rotei-
mus armillam detractam & scutum una in ro Portuense p. 75).
eam coniecit, facientibusque idem cunctis, 4 Come sempre, sineddoche per le navi.
auro icta undique ac clypeis obruta, multi-
Le «naus de Meca» (Barros ibid) erano le
tudine ac pondere sua ipsa mercede interijt»
grandi imbarcazioni commerciali che veni-
(Plutarchus Vitae c. 10r). Traduciamo afoga-
vano dal Mar Rosso al Malabar per il com-
da con premuta; corrisponde al latino obruta.
mercio delle spezie.
379 Soggetto sempre l’oro, con anafora in-
5 Appunto il Mar Rosso (sinus Arabicus
sistita di este. L’aggettivo munidas, come fa
come ricorda Epifânio Dias); vd. supra IV,
notare Epifânio Dias, è un latinismo per
63, 1.
‘fortificate’.
6 L’antica città, fondata da Tolomeo II Fila-
380 La forma tredoros (traidores, ‘traditori’)
delfo (prima metà del III sec. a. C.) in omag-
è una delle morfologie antiche del termine:
gio al nome della famosa sorella-consorte
Moraes e Silva registra tredo, tredór, tredóro,
(cfr. Elizabeth Donnelly Carney, Arsinoë of
tredro (quest’ultimo dal fr. traitre), con
Egypt and Macedon. A Royal Life, Oxford,
esempi. Ci sembra discutibile l’accentazio-
Univ. Press, 2013, pp. 65 sgg.), era prossima
ne sdrucciola nel testo di Rodrigues, Basto, al luogo ove ora è Suez; cfr. anche infra X, 98,
Pimpão (>Tocco) trédoros. 1-3. «Os Mouros a chamaõ Barraam» riporta
381 Lost in translation le omofonie FAZ
Garcez Ferreira, seguendo Faria e Sousa ma
FAZer vilEZAs, una delle tante squisitez- trascrivendo male da lui il toponimo corret-
ze sonore del poema. Cfr. ott. sg. 2: FAZ e to, che è Barraarn (cfr. ad es. l’Historia eclesia-
DESFAZ leiS. stica, politica, natural y moral de los grandes y
382 Vaga memoria forse di Aen. VI, 621-624. remotos Reynos de la Etiopia […] Compuesta
383
por el Presentado Fray Luys de Urreta, Va-
È da intendersi soprattutto riferito
lencia, P. P. Mey, 1610, p. 336, o l’ampliato
ai testi di legge, che vengono coartati da
Dictionarium historicum, geographicum, poe-
interpretazioni capziose e parziali.
ticum di Charles Estienne, Ebroduni [Yver-
384 Dopo gli scienziati e i giuristi, immanca-
don-les-Bains], Soc. Helv. Caldoriana, 1621,
bile il riferimento ai sacerdoti e prelati che si col. 322 «a Sarracenis Barrarn dici» ecc.).
travestono da virtuosi mercé i loro abiti; cfr. 7 Si tratta dell’acqua della fonte Zamzam,
supra 55; infra X, 113, 7-8. Si noti, anche nel
presso la Ka’ba, che sarebbe scaturita per
verso fi nale del canto, l’efficacia di rinforzo
dissetare Agar e il figlio Ismael scacciati da
satirico data dalle figure di suono: sem COr
Abramo: cfr. Gn 21, 19.
CONTUDo DE virTUDE.
8 L’odierna Geddah, o Gidda, è ancora
uno dei porti più rilevanti del mondo arabo.
Canto IX 9 Per Soldano: «titulo do imperador dos
1 Cfr. supra VIII, 94, 3-4. Attacco ex turcos, do rei muçulmano do Egipto, do rei
abrupto del canto, o meglio, senza soluzione de Cambaia, e, de modo geral, de monarca
di continuità nella narrazione. maometano» (Basto).

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pp. 663-665 CANTO IX NOTE

10 Probabilmente il termine contrato equi- 18 Nel senso di «impetos» (Basto). Il valore


vale al trato da especiaria di cui parlano le di accidentalità che attribuisce Faria e Sousa
fonti, cioè il commercio delle spezie (così al termine è assurdo.
Rodrigues Estudos p. 65). Ma preferiremmo 19 Destinato dall’imperscrutabile volere
attribuire al lemma il valore stesso che ave- divino ad essere meio umano per la salvezza
va supra a VIII, 59, 7 (brano peraltro cit. in dei nossos.
Thesouro per illustrare proprio l’accezione
20 Torna la figura di Monsaide, che si ri-
«ajuste, convenção, pacto»).
scatta completamente dall’essere nato mu-
11 Formulare: cfr. supra VI, 67, 4. Qui «her- sulmano e si avvia alla «santità»: il percorso
mosa vale grande, i rica» (Faria e Sousa). culmina infra ott. 15. D’altra parte, il perso-
12 Formulare: cfr. supra VI, 46, 1. naggio si era dimostrato subito affascinato e
13 Letteralmente ‘gli sottraevano’, cioè ‘mi- sedotto dalla civiltà occidentale rappresen-
nacciavano di sottrarre loro’; «corresponde tata dai portoghesi (supra VII, 24 sgg.).
ao imperfeito de conatu da gramatica latina 21 Come spia, ovviamente.
e grega» (Epifânio Dias). 22 Formulare; cfr. supra VIII, 80, 7. Gama
14 Pressoché formulare: cfr. supra VI, 13, è informato da Monsaide anche in Barros I,
4; cfr. pure VIII, 83, 7. Ma vd. comunque 4, 10, pp. 166 sg.: «segundo lhe tinha dito
Verg., Georg. I, 85: «atque levem stipulam o mouro Monçaide (o qual já neste tempo
crepitantibus urere flammis», nonché Lucr. escondidamente vinha comunicar com êle)»
VI, 155: «terribili sonitu flamma crepitante ecc.
crematur» (cfr. Macrob. VI, 4, 5). 23 Vd. poco sopra piedosos 5, 5. Si tratta
15 Intendi: ‘rimanessero bloccati solo il già di una forma di caritas che prelude alla
tempo sufficiente a far giungere le navi dalla conversione al cristianesimo. Vd. anche
Mecca, ovvero da Geddah, per distruggerli’. Aen. IV, 393, 396: «At pius Aeneas […] clas-
16 «hominum sator atque deorum» (Aen. semque revisit».
I, 254); «qui res hominum ac deorum, / qui 24 La razão è sempre dalla parte dei lusi-
mare ac terras variisque mundum / tempe- tani e mai dalla parte dei turpi nemici; cfr.
rat horis» (Hor., Carm. I, 12, 14-16), cui al- supra VIII, 75, 6.
meno aggiungere l’inizio dell’inno ambro- 25 Nell’originale maligna ha un sapore più
siano Deus creator omnium / polique rector.
sulfureo, aggettivo proprio di chi è «amigo de
17 «Porque entendamos que as cousas que fazer mal, ou que folga com o mal de outrem»
procedem do seu [di Dio] querer, êle, que as (Moraes e Silva Dicionário: «amico del fare
ordena pera algum fi m que nós não alcança- male colui che gode del male altrui»); «incli-
mos, dá os meios pera se virem efeituar no nado a fazer mal» (Bluteau Vocabulario).
tempo pera que as êle guarda» (Barros Ásia
26 Dai Mori: repercussio sulla sibilan-
I, 4, 2, p. 133: «Poiché intendiamo che le
cose che procedono dal volere divino, che te (prolungata al v. sg.), che è il suono del
le ordina per qualche fi ne che noi non com- serpente (reale e figurato), suono malvagio,
prendiamo, concede i mezzi perché si effet- insomma.
tuino nel tempo quelle che egli protegge e 27 Cfr. Barros Ásia I, 4, 9, p. 163. «Mas
indirizza»). Per fadado si veda supra I, 28: il como as que Deus ordena não se podem con-
Fado eterno dal suono pagano corrisponde trairar pelos homens, ainda que em alguma
al destino voluto da Dio, alla Provvidenza maneira pareça que as empedem, o modo
cristiana, insomma. Si noti l’insistita allitte- que êstes mouros buscaram de os destruir,
razione sulla labiodentale sorda, che si pro- essa foi a causa de serem mais cedo despa-
lunga anche sotto (influio…affeiçam). chados, ante que viessem as naus da Meca»

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NOTE CANTO IX pp. 665-669

(«Ma poiché ciò che Dio stabilisce non può 37 La strategia della represaria (=represália)
essere contrariato dagli uomini, pur se in è narrata da Castanheda (Descobrimento I,
qualche maniera sembra che talora lo impe- 23, p. lij); cfr. anche Radulet Gama pp. 120 sg.
discano, il modo in cui questi mori cercaro- 38 Castanheda parla di «seys homens
no di distruggere i portoghesi, fu proprio la honrrados» accompagnati da diciannove
causa di essere spacciati, prima che arrivas- «inferiori» (ibid.). Analogamente il Roteiro
sero le navi della Mecca»). Cfr. supra 5, 4 n. Portuense: «vinte e cinquo homens antre os
28 Cfr. supra 4, 2. quaes vinham sejs delles que eram honrra-
29 artiglieria] Paggi 59 □ rimbombi che i dos» (p. 81). Bacon (p. 339) riporta consimile
cannoni fanno] Poppa Vòlture (esplicando informazione da Damião de Góis: «pessoas
la sineddoche). I ‘rimbombi di Vulcano’ fon- de qualidade, em que podesse far represa-
dono due metafore, ovvero una metonimia ria [abili alla difesa], estas foraõ seis homens
(‘rimbombi’ per ‘cannoni che rimbomba- honrrados dos Malabares, com dezanove
no’) e una trasposizione mitologica (Vulca- criados» (Chronica Emanuel I, 43, p. 53).
no, dio del fuoco e della forgeria), per cui 39 L’originale quebrão (letteralmente:
cfr. supra II, 69, 4; 106, 5 ecc. ‘spezzano’) è per Faria e Sousa una iperbole,
30 Cioè ‘il momento opportuno’. ma Rodrigues (Estudos p. 67) offre alcuni
31
esempi dal Palmeirim in cui il verbo ha va-
dispaccio] Paggi 59 □ risposta] Poppa
lore di ‘torcere, curvare’. A ciò si aggiunga
Vòlture □ messaggio] La Valle □ congedo]
una possibile eco di Aen. III, 561 sg.: «pri-
Averini.
musque rudentem / contorsit laevas proram
32 Nel senso che tiene conto del loro vo-
Palinurus ad undas» (c.vo mio; rudentem
lere, vigliaccamente: «nem tinha esperança «expresses the ‘roar’ of waves around the
dalgum despacho del-Rei» (Barros I, 4, 10 prow as Palinurus wrenches the boat to the
p. 167). left», Vergil, Aeneid Book 3, cur. Christine
33 Diogo Dias e Álvaro da Braga; cfr. supra Perkell, Indianapolis, Focus, 2010, p. 87;
VIII, 94, 3. vd. anche Conington Vergilius II p. 237). La
34 «Assentado êste conselho [di Monsaide], precisione della descrizione, con i termini
escreveu Vasco da Gama per Monçaide a marinareschi appropriati (vd. comm. Len-
Diogo Dias que, o mai secreto que pudes- castre II, pp. 273 sg.), è sottolineata da Eça
sem, pera tal dia ante menhã se viessem à Camões marinheiro pp. 31 sg., mentre Faria
praia, porque ali achariam batéis para os e Sousa elogia l’evidentia fonico-visiva dei
recolher» ecc. (Barros ibid.: «Accettato versi camoniani. Garcez Ferreira: «Está ad-
questo consiglio, scrisse Vasco da Gama miravelmente descritta esta diligencia dos
tramite Monsaide a Diogo Dias che, più Marinheiros».
segretamente possibile, per quel giorno pri- 40 «Notad esta armonia de gritas diferen-
ma del mattino si recassero alla spiaggia, e tes a um mismo tiempo» (Faria e Sousa).
lì avrebbero trovato battelli a raccoglierli»). 41 Cioè ‘presso alla magione’.
35 Cfr. Aen. IV, 173-177, sulla fama che si 42 «cujas molheres lhe yão chorar a pri-
diffonde della partenza dei troiani. Il lem- sam de seus maridos» (Castanheda ibid.).
ma rumor è latineggiante; cfr. Aen. VII, 144: In Barros sono le mogli dei pescatori presi
«Diditur hic subito Troiana per agmina ru- in ostaggio a gridare disperate (I, 4, 10, p.
mor» (vd. n. Heyne 6, p. 3165); Stat., Theb. 167). Non si dimentichi comunque il cele-
II, 201: «fuso rumore per urbem». bre passo virgiliano sull’ululare atroce della
36 Nell’originale si ripete os feitores dell’ott. madre di Eurialo: «Interea pavidam voli-
precedente; reiterato infra 12, 1; 14, 3. tans pinnata per urbem / nuntia Fama ruit

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pp. 669-671 CANTO IX NOTE

matrisque adlabitur auris / Euryali» ecc. aver scoperto Calicut … si accontentò di


(IX, 473 sgg.). aver scoperto ciò che aveva scoperto, e aver
43 Sono sempre i due feitores Diogo e conosciuto dell’India e della sua rotta quan-
Álvaro, inviati a vendere la merce porto- to bastava per tornarvi»).
ghese. 52 «Vasco da Gama reteve certos índios
44 Veramente, stando alle fonti, gran parte que trouxe consigo» (Barros ivi p. 168).
della fazenda – se non tutta – restò a Calicut. 53 Dovrebbe essere il Piper nigrum, tipico

45 Più che suoi, dei maomettani (cfr. Bi- di quelle regioni (vd. Ficalho Flora p. 66); la
smut), ma ovviamente un Re si assume ogni simile dizione ardente especiaria è formula-
responsabilità. re: cfr. II, 4, 3 (con canela e cravo); VII, 31, 8.
54 «A noz muscada, é a semente da Myristica
46 Nell’originale si ripete desculpas, nel
consueto stile simmetrico-iterativo. fragrans Houttuyn, arvore de medianas di-
mensões, que habita particularmente as seis
47 Questo tornando risponde al torne del v.
pequenas ilhas de Banda, e algumas regiões
4, e non va certamente emendato in toman- visinhas […]. A arilha que envolve a semente,
do, come suggerisce Epifânio Dias. Gama, é conhecida pelos nomes de maça, macir ou
intende dire Camões, rilascia solo alcuni dei macis» (Ficalho p. 76: «La noce moscata è il
prigionieri, probabilmente i più autorevoli, seme della Myristica fragrans, albero di me-
e altri ne trattiene a bordo (cfr. infra 14, 1-3). die dimensioni, che vive particolarmente
Non vediamo le contraddizioni e i relativi nelle sei piccole isole di Banda, e in alcune
problemi che assillano Rodrigues e Bismut regioni vicine»). In sostanza la noce moscata
a questo proposito. è il seme decorticato, mentre la parte che lo
48 Per l’espressione negros cfr. supra VIII, avvolge (arilha) produce il macis, detto anche
93, 1. In sostanza gli indiani del Malabar fiore della noce moscata. «Alguns dos nossos
erano considerati dagli occidentali non escriptores não comprehenderam, como era
abbastanza bianchi per non essere defi niti natural, a natureza da semente, arilha e fructo
negri. da planta, e Barbosa diz, que a noz é o fructo,
49 Nell’originale dando sottinteso ao vento; sobre o qual está a maça á maneira de flor; do
formulare: cfr. supra V, 64, 8; VI, 5, 2. Sia- mesmo modo Camões chama á maça, secca
mo nel 29 agosto del 1498: «logo fazemos as flor de Banda» (ivi, p. 77 n. 2).
vellas e nos partimos camjnho de Portugall» 55 «O cravo é o botão [bocciolo] do Caryo-

(Roteiro Portuense p. 87). phyllus aromaticus L. (Eugenia caryophyllata


50 Persa ogni speranza di trattativa com- Thunberg), arvore indigena unicamente das
merciale o di rapporto internazionale, cinco pequenas ilhas Molucas» (Ficalho p.
Gama se ne va, come le fonti confermano 73), scoperte dai portoghesi nel 1511 (nova
(ampiamente citt. in Pimpão). ilha in Camões). Vd. anche infra X, 132, 5-6.
51
Evidente l’antitesi negro…clara in cui il se-
Resta almeno il valore dell’informazio-
condo termine vale per ‘celebre’, ma è an-
ne geografica che Gama può riportare al
che semanticamente e visivamente opposto
suo Re. La formula pela Aurora vale sempre
a negro.
‘per l’oriente’. «Ainda que Vasco da Gama
56 Vd. Ficalho p. 59.
estava contente de ter descuberto Calicut
[…] contentouse com ter descuberto o que 57 «E com levar mostras de speciaria, dro-
tinha, e ter sabido da India e sua navegação ga, e pedraria, e doutras cousas que avia
quanto abastava pera poder tornar a ela» nela, como agora vemos: que tudo lhe ouve
(Castanheda Descobrimento I, 25, p. liiij: Bontaibo» (Castanheda I, 25, p. liiij). Anche
«Pur se Vasco da Gama era soddisfatto di Barros scrive «o fiel Monçaide» (I, 4, 10, p.

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NOTE CANTO IX pp. 671-673

168) e conclude il suo schizzo biografico Assolutamente inutile correggere temidos


del personaggio così: «assi se fêz familiar in timidos (tímidos), come si legge ad es. in
a Vasco da Gama, que se veo com êle pera Rodrigues, Epifânio Dias, Basto, Pimpão (>
êste reino [fino in Portogallo], onde morreu Tocco) ecc.; vd. indifferentemente «temida
cristão» (I, 4, 8, p. 157). Faria e Sousa evoca Gazella» infra 63, 6 e «timida Maria» supra
l’episodio di Achemenide, che salva Enea e III, 106, 1.
i suoi dai Ciclopi e viene accolto sulle loro 67 Ripropone il fi nale di supra 13, 7.
navi («recepto / supplice sic merito», Aen. 68 I penates sono latinismo classicistico; si
III, 666 sg.).
noti il polittoto cara…caros rafforzato, nella
58 Monsaide ‘vuole farsi iscrivere, vuole compattezza omofonica, dall’allitterazione
che venga iscritto nel libro di Cristo’, cioè prazer…patria…penates…parentes (e ancora:
nella vita eterna, nella salvezza. «Inscrever- pera…peregrina).
se no livro da vida é expressão religiosa cor- 69 Non è forse dittologia sinonimica, se si
rente» (Epifânio Dias). Il motivo della con-
parafrasa ‘lontanissima e insolita’.
versione di un personaggio saraceno viene
70 Espressioni simili supra I, 51, 4; II, 85, 4;
ripreso da Ariosto nel personaggio di Sobri-
no (O. F. XLIII, 193, 5-8) e, ovviamente, si vd. Canç. X, 173 sg.: «vendo nações, lingua-
ritrova nella Clorinda tassiana. ges e costumes, / Céus vários, qualidades
59 diferentes» (Rimas p. 227).
Uno dei più gustosi refusi (fra i non
71 Tutta l’ottava riassume termini relativi
pochi) dell’edizione di Pimpão riporta qui:
«demência»! (Tocco corr.). alla difficoltosa navigazione, sparsi per l’in-
60 Formulare: cfr. supra V, 30, 2 (: leva). tero poema. Ha come un valore conclusivo
delle gesta degli eroi portoghesi, cui seguirà,
Monsaide esce dalla schiera di coloro che
dalla strofa sg., il lungo premio dell’Isola de-
«in tenebris ambulant» (Ps 81, 5) seguendo
gli Amori.
Cristo: «qui sequitur me non ambulabit in
72 Cfr. supra VI, 90, 6. Vd. anche Redond.
tenebris» (Io 8, 12).
61 111, 26-30 (Rimas, esp. Redondilhas): «Pois
Diremmo meglio ‘ebbe modo’, soggetto
aquelle animo estranho, / pronto para todo
di nuovo Monsaide.
effeito, / espanta todo o conceito, / como
62 Distico fi nale con agudeza: la patria vera
coração tamanho / vos pòde caber no pei-
è ovviamente il Cielo. to (Redondilhas p. 404)»; Od. V, 15 sg.: «O
63 I Lusitani scendono verso la zona più meu peito, onde estais, / é, para tanto bem,
fredda. pequeno vaso» (Rimas pp. 94 e 268).
64 In direzione nuovamente del Capo di 73 Venere; cfr. supra V, 5, 8.
Buona Speranza, punta fi nale del continen- 74 Eternos sono tutti gli dèi: cfr. supra I,
te africano, in sostanza limite meridionale 24, 1. Padre eterno è Giove, il cui attributo
estremo della terra rispetto all’oceano. Au- si sovrappone a quello cristiano, così come
strina va inteso come ‘meridionale’, giusta all’inverso Dante chiamava spesso Dio con
infra X, 92, 5-6. l’epiteto di Giove. D’altronde si veda infra
65 Con affrontâr (‘affrontarono’) traducia- X, 83, 1-2.
mo il gerundio cometendo: l’ottava, infatti, 75 ordinata presidio e genio tutelare dei
non ha un verbo fi nito; si può sottintendere Lusitani] Pellegrini. Scriveva Servio anno-
*ei-los cometendo (Basto), o anche *vão a tando Aen. VI, 743: «Nam cum nascimur,
cometer. duos Genios sortimur. Unus est qui horta-
66 Cfr. l’alegre medo di supra IV, 26, 2, e tur ad bona: alter qui depravat ad mala» ecc.
Mt 28, 8: «cum timore et magno gaudio». (VC c. 347v). Tuttavia (e il suggerimento è di

1172

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pp. 673-675 CANTO IX NOTE

Garcez Ferreira) Venere va intesa soprattut- 83 Cupido, dal potere insuperabile e inelu-
to come genio tutelare di un’intera nazione, dibile. Cfr. per il topos ad es. Sen., Phaed. vv.
e anche astro benigno per i Lusitani. Non 283 sgg. e praticamente tutto il primo coro:
è accettabile l’idea di Faria e Sousa per cui «et iubet caelo superos relicto / vultibus
Bacco rappresenterebbe il genio cattivo, ri- falsis habitare terras» (294 sg.), passo inse-
spetto a Venere: Bacco è soltanto un nemico. rito in Textor Epitheta c. 117v. Per il coro
76 Il lemma guia, ‘guida’, è verbo. senecano e i rapporti con Ovidio vd. Chris-
77
topher V. Trinacty, Senecan Tragedy and the
Ripropone in termini analoghi quanto
Reception of Augustan Poetry, Oxford, Univ.
detto subito sopra a 17, 5-6.
Press, 2014, pp. 73-78.
78 Vistosa antitesi in clausola. Si 84 Cfr. analogamente supra I, 65, 7-8, ma in
noti l’ordine simmetrico ordenada…
riferimento a Cristo. Inutile ripetere che im-
dada|ordenando…dar lhe. C’è memoria sicu-
magini pagane e cristiane si sovrappongono
ra di Aen. I, 657 sgg.: «At Cytherea novas
e si echeggiano a distanza nel poema. Che
artes, nova pectore versat / consilia»; la dea
poi l’amore di cui parla Camões sia l’amore
si rivolge poi al figlio Amore: «Gnate, meae
sublime dei neoplatonici rinascimentali è
vires, mea magna potentia solus» ecc. (664;
tutto da vedere; rimando all’introduzione
cfr. infra 20, 5-8).
al canto. Certo è che in questo distico l’au-
79 Semi-formulare; cfr. supra III, 30, 7; IV, tore pone, in direzionalità inversa, la mito-
68, 3. poiesi classica delle divinità che scendono
80 Cioè, naturalmente, da Bacco. Tebe sulla terra ad amare e sedurre gli umani, e
(per Camões latinamente plurale Thebas < in secondo luogo l’ascensione degli umani
Thebae) fu edificata da Anfione con la ma- al cielo, come accadde a Ganimede o, diver-
gia della sua lira che muoveva le pietre: cfr. samente, a Callisto, per far solo due esempi.
Graves Miti greci § 76c; tra le fonti vd. Apoll. Ogni riferimento all’amore cristiano fra Dio
Rhod. Arg. I, 735-741; Hor., Epist. II, 3, 394- e la creatura, che ugualmente contempla
396 e I, 18, 41-44. Per l’aggettivo Amphio- l’incarnazione salvifica e l’elevazione umana
nius vd. ad es. le Amphioniae arces, le torri al paradiso, cioè il doppio vettore o doppio
tebane, in Stat., Silv. III, 1, 115. Traduciamo razzo, raggio amoroso (cfr. Marsilio Ficino &
con l’infi nito sostantivato travagliar i trabal- co.), è rigorosamente assente in questa ottava
hos che Camões ripete più volte: 17, 6; 18, 5; e nello stesso tempo perennemente presente
qui e 20, 4 (trabalho). in forma paradigmatica di eterno mistero.
81 C’è corrispondenza con l’ultimo verso 85 Il «verde smalto» è espressione usata dai
della precedente ottava: sarà proprio nel poeti per indicare l’erba lucente (cfr. Dante,
mare, che tanto li ha fatti soffrire, il luogo Inf. IV, 118). Ma cfr. comunque Son. 22, 1-2:
del premio e della gloria per i portoghesi. «Num jardim adornado de verdura, / a que
L’immagine del «liquido cristallo» era così esmaltam por cima várias flores» (Rimas p.
diffusa nel gergo petrarchista da suscitare le 127).
ironie di Berni prima, e di Tesauro nel secolo 86 Cfr. Moraes e Silva Dicionário ad. voc.
seguente. Vd. ad es. «cristalli liquidi e lucen- primèira: «Da primeira: Logo á primeira: a
ti» in B. Tasso, Amori, I, 128, 2 (< Rvf 219, 3). principio; de boa entrada». Dato che il reino
82 en paiement des travaux] Bismut. Il non può che essere quello marino (cfr. supra
premio sarà descanso, repouso, ma in senso 19, 8) il verso farebbe riferimento a tutta la
venereo, cioè amoroso. La dea vuole com- vastità del mare che confina con la terra.
pensare la mortalità umana dei nossos con Secondo alcuni la primeira sarebbe la prima
un piacere opposto al logorante dolore delle muitas insulas. Si delimiterebbe così il
dell’esistenza (vd. v. sg.). regno indiano delle isole veneree ad un «ar-

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NOTE CANTO IX pp. 675-677

cipelago» in prossimità della terra, forse al 92 Riportiamo la mirabile versione di Paggi


grande golfo fra Melinde e Calicut. Ogni al- 59: «Di tal arte usò già perché colui / che
tra ipotesi, nutrita di pericolose emendationes d’Anchise figliò, fusse gradito / nel territorio,
e conjecturae (inaudita quella di Rodrigues i limiti di cui / formò il coio d’un bue, sottil
Estudos p. 73 de Africa e de Asia co terreno partito». Mirabile perché fedelissima alla le-
seio), ci pare sinora insoddisfacente. Bismut zione originale elegantemente «trasportata»
riporta l’ipotesi di Sousa Silveira per cui so- nel genius della lingua d’arrivo. Cfr. ovvia-
beranas sarebbe un italianismo da sovrane, mente Verg., Aen. I, 368: «taurino quantum
cioè ‘poste sopra’, quindi ‘emerse’: Venere ha possent circumdare tergo». Camões con
altre isole fuori del Mare nostrum sommer- doppia circonlocuzione intende riferirsi
se e pronte a uscir fuori a comando (cfr. «A all’episodio in cui Venere domanda al figlio
Lingua Portuguesa», 1932, 3-4, p. 233 e infra Cupido di prendere le sembianze di Ascanio
40, 7). Manoel Correa difendeva la lezione (figlio di Enea che Venere generò con Anchi-
della princeps asserendo addirittura di aver- se) per affascinare Didone e farla innamora-
ne avuto assicurazione dall’autore stesso. La re del padre (I, 664 sgg.); quella stessa Dido-
vulgata primeira mãe è suggerita dalla tradu- ne che ottenne una porzione di terra, su cui
zione di Caldera e passata all’edizione 1597 fondò Cartagine, grande quanto una pelle di
(anche Paggi segue questa falsariga). Tapia bue: vd. Iust. XVIII, 5, 8 sg.: «Itaque Elis-
vaneggia traducendo «el Reyno que confina sa delata in Africae sinum incolas loci eius
/ con el que al hombre fue de poca tura» ed adventu peregrinorum mutuarumque rerum
esplica in nota «cerca del parayso terrenal» commercio gaudentes in amicitiam sollicitat,
(p. 260). L’obiezione metrica che il verso non dein empto loco, qui corio bovis tegi posset,
stia in piedi così com’è viene contraddetta in quo fessos longa navigatione socios, quoad
dal contare come quadrisillaba la parola pri- proficisceretur, reficere posset, corium in te-
meira con semplice dieresi (come nella nostra nuissimas partes secari iubet atque ita maius
traduzione principïo), accettando o un verso loci spatium, quam petierat, occupat, unde
anapestico (secondo accento su co) o un’ano- postea ei loco Byrsae nomen fuit» («Allora
malia non impossibile con accenti principali Elissa condottasi nel seno dell’Africa [dove
su terza e ottava (e secondario su co). ora è Tunisi, più o meno], induce all’amicizia
87 Cioè quelle nel Mediterraneo: Citera,
gli abitanti del luogo, che godevano del suo
arrivo per il commercio reciproco di gente
Cnido, Pafo, Cipro ecc. Cfr. supra V, 5, 8.
e mercanzie, quindi, acquistato un pezzo
88 Ricalchiamo Petr., Tr. Cup. I, 135, fonte
di terra, che potesse coprire con la pelle di
prima di Camões. un bue, ove far riposare i compagni stanchi
89 In antitesi con dor, gloria va intesa prima- della lunga navigazione, ordina che la pelle
riamente come ‘godimento’, ma anche come bovina sia tagliata in minutissime striscioli-
‘gratificazione’ e quindi ‘compiacimento’ ne e così occupa un maggior spazio di terra
degli occhi che guardano. Si veda in questo rispetto a quello richiesto, da cui poi quel
senso il celebre incipit petrarchesco Stiamo, luogo fu chiamato Birsa», dal greco βύρσα).
Amor, a veder la gloria nostra (Rvf 192). Co- La duplice allusione mitologica è già così
struzione diadica analoga infra X, 33, 4. preziosamente oscura da far presentire il
90 Vd. Od. VII, 13 «com danças e coreias».
cultismo aristocratico di marca gongorina.
93 Vd. Hor., Carm. II, 8, 14: «ferus et Cu-
Coreas (<choreas, ducere choreas) è latinismo,
per cui vd. Tixier Epitheta cc. 97r-v. pido».
91 94 l’aiuti e secondi] Pellegrini (letterale).
Si tratta di ‘intimi desideri amorosi’,
ovviamente; influir nel senso di ‘ispirare’ è 95 I cigni, secondo la leggenda per cui can-
transitivo. tano stupendamente morendo. Infi niti sono

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p. 677 CANTO IX NOTE

i poeti che vi alludono; Faria e Sousa ne cita sio in patientem amor est. Cuius agitata
alquanti, da Virgilio a Della Casa. stimulis virgo adhesit Veneri, id est coitui,
96 Non primule, come traduce Averini qui fere fi nalis est agentis intentio, si forsan
e corregge in nota Tocco. Mito poco fre- ob id vinci posset infestans cupido. Verum
quentato, per cui vd. Lact. Plac. ad Theb. cum talis appetitus actu potius accendatur,
IV, 226: «Quae autem causa sit ficta quod quam extinguatur, eo devenit ut non esset
Venus columba delectata <sit>, talis est: unius amantis contenta solatio, sed more
quod Venus et Cupido, cum quodam tem- columbe, cuius moris est sepissime novos
pore uoluptatis gratia in quosdam nitentes experiri amores, in plurium devenit am-
descendissent campos, lasciua contentione plexus. Quam ob causam ab ipso Cupidine,
certare coeperunt qui plus sibi gemmantes id est luxurie stimulo, in columbam versam
colligeret flores. Quorum Cupido adiutus voluere poete. Peristera vero grece, latine
mobilitate pennarum, quamquam naturam columba sonat» (Boccaccio Genealogie pp.
corporis uolatu superauit, uictus est nume- 346-348: «Dice poi Teodonzio che Peristera
ro. Peristera enim Nympha subito accurrit presso i Corinzi all’origine fosse fanciulla,
et adiuuando Venerem superiorem effecit ma assai notissima meretrice, e per questo si
cum poena sua. Cupido siquidem indigna- può dire che Venere agisse in Peristera che
tus mutauit puellam in auem quae a Grae- la subiva [patiens], giacché l’impressione
cis περιστερά appellatur. Sed poenam hon- dell’agente [agens] sul paziente è l’amore.
or minuit. Venus namque, consolatura [et] Agitata da questi stimoli, la vergine aderì a
innocentis transfigurationem, columbam Venere, cioè al coito, che è l’obiettivo fi na-
in tutela sua esse mandauit» («Qual sia la le dell’agens, ove per ciò possa essere vinto
causa per cui Venere si diletti di colombe, l’assillante desìo. Ma siccome tale appetito
eccola: Venere e Cupido, essendo scesi in si accende vieppiù con l’atto, piuttosto che
splendidi campi per diletto, con leggiadra estinguersi, ella arriva al punto di non es-
sfida presero a guerreggiare su chi fra loro sere contenta solo di un amante. Talché,
due avrebbe raccolto fiori più ricchi di gem- al modo delle colombe, il cui costume è
me. Cupido, se pure aiutato dalla agilità spessissimo sperimentare nuovi amori, arri-
delle ali e sebbene superasse la natura col va all’amplesso con moltissimi. Per questo
volo del suo corpo, fu vinto per il numero motivo i poeti vollero che fosse trasformata
di fiori. La Ninfa Peristera era subito accor- in colomba dallo stesso Cupido, che rappre-
sa ad aiutare Venere sua signora, e ciò fece senta esattamente lo stimolo della lussuria.
con suo danno. Cupido infatti, indignato, Dunque, Peristera suona in greco, colomba
mutò la fanciulla in uccello che è chiamato in latino»; per Teodonzio vd. n. 24 pp. 1613
dai Greci appunto peristerà. Ma l’onore di- sg.). Nel 1550 l’editore Anselmo Giaccarel-
minuì la pena. Invero Venere per consolarla lo pubblicò a Venezia, di Giovan Francesco
innocente della metamorfosi, comandò che, Bellentani da Carpi, La favola di Pyti et quel-
colomba, restasse sotto sua tutela»). Vd. W. la di Peristera insieme con quella di Anaxare-
Geoffrey Arnott, Birds in the Ancient World te […]. Barreto, Faria e Sousa e Garcez Fer-
from A to Z, London & New York, Rout- reira narrano la leggenda senza dare fonti.
ledge, 2007, p. 178. Anche Boccaccio (Ge- Epifânio Dias fornisce esempi classici in cui
neal. III, 22) riporta la storia, ma aggiunge si dice che il carro di Venere era tirato da
una variante, o meglio, una esplicazione rea- cigni (cfr. ad es. Hor., Carm. III, 28, 13-15)
listica: «Dicit enim Theodontius Peristeram ma anche da colombe (Apul., Met. VI: cfr. la
apud Corinthios origine insignem fuisse ricca nota di Beroaldo in Philippi Beroaldi
puellam, et longe magis notissimam mere- viri doctissimi in Asinum Aureum L. Apulei
tricem, et ideo hic Venus agens dici potest in […] commentaria, Colonia, L. Hornkem,
Peristeram patientem, agentis autem inpres- 1512, f. LXXXVIv). Si noti il gusto alessan-

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NOTE CANTO IX p. 677

drino di Camões per mitologemi peregrini o (amor armado) Cupido sia presentato con
comunque non banali. Boccaccio, che pure suoni allitteranti.
sapeva a mente Dante e l’aveva commentato, 101 Cupido, il dio sagittifero (frecheiro) viene
non considera qui l’altra linea interpretativa colto nel momento in cui sta radunando un
per cui le colombe sono sì lascivissime, ma esercito di Amori o Amorini (muitos outros),
all’interno della coppia monogamica, come suoi seguaci insomma (cfr. infra 29, 5 sgg.; 36,
valeva per Paolo e Francesca: vd. n. sg. 7), per combattere gli uomini che dirigono il
97 Impossibile non pensare a Dante, Inf. V, loro amore verso oggetti sbagliati e devianti.
82-84: «Quali colombe dal disio chiamate, Il que può essere pronome relativo, e in tal
/ con l’ali alzate e ferme, al dolce nido / ve- caso avremmo un tipico passaggio di tem-
gnon per l’aere, dal voler portate». Che le po verbale camoniano dall’imperf. al pres.
colombe fossero lascivae era topos diffuso: (cfr. ott. sgg. Via…Vé), oppure ha valore più
«le colombe sono tradizionalmente consa- causale-consecutivo. Del resto, entrambe le
crate a Venere “propter fetum frequentem funzioni non si escludono nel que multifatto-
et coitum” (Servio ad Aen. VI, 193)» (Ingle- riale comune in tutto il poema. Ugualmente,
se). «Columbae proprio ritu osculantur ante editando testi italiani antichi, ci si pone il
coitum» ecc. (Plin., N. H. X, 158). Giovena- problema di optare per un che o un ché.
le (III, 202) chiama le colombe «molles», e 102 L’aggettivo famosa sta per ‘spettacolare’,
Rupert commenta «quae et tenerae sunt et ‘degna di grande fama’. Ha valore attivo:
lascivae» (D. Iunii Iuvenalis Satirae ex recen- ‘produrrà fama’, cioè sarà ‘tale da rimanere
sione A. Ruperti […] Augustae Taurinorum, famosa nella storia’.
I. Pomba, 1831, II, p. 98). 103 La nostra versione d’assai potrebbe ri-
98 Topos ampiamente diffuso; cfr. almeno sultare equivoca: vale per ‘da molto tempo’
Petr., Rvf 192 (in particolare 12-14: «e ’l ciel (ha dias). Cfr. Boscãn, Oct. rima 305 sgg.:
di vaghe e lucide faville / s’accende intorno, «Andan por todo el mondo desafueros / en
e ’n vista si rallegra / d’esser fatto seren da grande daño mio [parla Venere] y desacato
sì belli occhi»); 108, 3-4 («quelle luci sante / unos amores falsos lisongeros / hechos y
/ che fanno intorno a sé l’aere sereno»); 109, deshechos muy barato; / otros prometimen-
9-11 («per far dolce sereno ovunque spira» tos chocarreros / con un civil y mentiroso
11). Vd. anche Poliziano: «Folgoran gli oc- trato / un andar siempre por buscar salida /
chi d’un dolce sereno, / […] l’aer d’intorno ala cosa que veys que fue fi ngida» («Si com-
si fa tutto ameno» (Stanze c. 8r). piono per il mondo intero oscenità / in gran
99 in aria pende] Paggi 59 □ she bends] mio danno e offesa, / amori falsi menzogne-
Bacon. Dal lat. pendeo che significa in pri- ri [letteralm.: adulatori] / fatti e disfatti a
ma istanza, giusta Calepinus, «suspensum volgar prezzo, / altre promesse ingannatrici
sum: a pennis avium». I monti dell’Idalio / con bel tratto cortese e civile, / un andar
sono a Cipro, in località consacrata a Venere sempre a cercare pretesto e fuga / per la cosa
e Amore; cfr. Aen. I, 692 sg.: «dea tollit in che chiaramente fu fi nzione»).
altos / Idaliae lucos». 104 Aug., Doctr. Christ. III, 10, 16: «Carita-
100 Cfr. Boscán, Octava rima 57: «El dios tem voco motum animi ad fruendum Deo
de amor armado con sus flechas». Questa propter ipsum […] atque proximo propter
composizione (Boscán & Garcilaso cc. 195v Deum; cupiditatem autem motum animi ad
sgg.), ispirata in parte a Poliziano e Bembo, fruendum se et proximo et quolibet cor-
sarebbe per Rodrigues (Estudos pp. 76 sg.) pore non propter Deum. […] Item quod
una delle «fonti» principali per Camões, agit caritas quo sibi prosit, utilitas est; quod
soprattutto nelle ottave 30 sgg. Si noti come autem agit ut prosit proximo, beneficentia
sia in Camões (filho frecheiro) che in Boscán nominatur. Et hic praecedit utilitas, quia

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p. 679 CANTO IX NOTE

nemo potest ex eo quod non habet prodesse diversi sulla reazione di Diana: «Rumor in
alteri. Quanto autem magis regnum cupidi- ambiguo est: aliis violentior aequo / visa dea
tatis destruitur, tanto caritatis augetur» (c.vi est, alii laudant dignamque severa / vergini-
miei: «Definisco la caritas un moto dell’ani- tate vocant; pars invenit utraque causas» (ivi
mo spinto a godere di Dio per se stesso e del 253-255: «Ambigua risulta la fama di que-
prossimo per Dio; cupiditas un moto dell’ani- sto fatto; ad alcuni più violenta del giusto /
mo per godere di se e del prossimo e di un sembrò la dea, altri la lodano e degna della
qualsiasi corpo non per Dio … Talché la ca- sua severa / verginità la chiamano; entrambi
ritas quando fa qualcosa per profitto di sé è i pareri espongono le loro ragioni»). Invece
utilitas; quando agisce per il profitto altrui è Camões propone un Atteone ossessionato
detta beneficenza. E questo supera l’utilitas, dalla caccia e quindi punito da Amore con la
in quanto nessuno può favorire gli altri di ciò fatale visione di Diana splendida e crudele.
che non possiede. Quanto più il regno della In questo senso l’antecedente più plausibile
cupidità viene smantellato, tanto più si innal- (cit. da Ramalho Estudos Camonianos pp. 73
za e cresce quello della caritas»). Sulla distin- sg. e n. 36 p. 81), è nella Doutrina di Lou-
zione fra uti e frui in Agostino la bibliografia renço de Cáceres, dove si legge: «A qual
è vastissima. Faria e Sousa si stupisce che fabula (como declara Euzebio) nam quer
sia Cupido a combattere per un ideale cri- outra couza dizer, se nam que Antheon,
stiano così sublime, e poi interpreta allego- sendo Princepe muy rico, podendo gastar o
ricamente il passo. Non è chiaro se Camões seu tempo, e sua renda em couzas de honra,
avesse presente Agostino, o semplicemen- e gloria, quiz antes despender tudo em ca-
te il topos, da lui derivato, dell’uti ≠ frui. ens, e Caçadores: por darem avizo, e doutri-
105 Sul mito di Atteone vd. Ov., Met. III, na nelle aos outros Princepes, fi ngiram que
138-252 (e qui supra II, 35, 5-8). Camões os seus caens o mataram, e comeram»; «La
(«engenhosa invenção» Epifânio Dias) lo qual favola – come dice Eusebio – non vuole
contamina con il topos del giovane amante dir altro se non che Atteone, essendo princi-
della caccia e non delle donne, di cui arche- pe ricchissimo, potendo occupare il proprio
tipo è Ippolito figlio di Teseo e che si ritrova tempo e retaggio in cose onorevoli e glorio-
ampiamente reincarnato in vari personaggi se, preferì piuttosto spenderlo tutto in cani
fi no alle Stanze di Poliziano e al Pastor fido da caccia, quindi, per dare ammonimento
di Guarini. Vd. Ramalho Estudos Camonia- riguardo ciò agli altri principi, si fi nse che i
nos pp. 55 sgg.; Aguiar e Silva Camões, pp. suoi stessi cani lo uccidessero e divorassero»
155 sgg. Il riferimento a Sebastião I, noto- (Doutrina de Lourenço de Cacerez ao Infante
riamente misogino e amante della caccia, D. Luiz, in Filozofia de Principes apanhada de
da Faria e Sousa in poi è considerato certo nossos Portuguezes por Bento Jozé de Souza
dalla critica (tranne qualche legittima per- Farinha, t. I, Lisboa, A. Gomes, 1786, pp. 61
plessità: vd. ad es. Bacon p. 341, n. a 25, 4). sg.). D’altra parte, la contrapposizione asso-
Camões quindi si distanzierebbe radical- luta fra caccia e amore è un motivo classico,
mente da Ovidio (per non dire delle sue al di là del mito; vd. ad es. Hor., Carm. I, 1,
moralizzazioni medievali), che insiste sulla 26-28: «venator tenerae coniugis immemor,
tragica casualità dell’evento mitico: Atteo- / seu visa est catulis cerva fidelibus, / seu
ne fi nisce nella grotta dei lavacri di Diana rupit teretis Marsus aper plagas» («il cac-
per sua sfortuna («sic illum fata ferebant», ciatore è immemore della tenera consorte,
Met. III, 176), avendo tra l’altro abbandona- / se una cerva è stata avvistata dai suoi cani
to e concluso la battuta di caccia; come può fedeli, / o se un marsico cinghiale ha spezza-
questo esser defi nito scelus e non casus? si to l’intrico delle reti»). Faria e Sousa evoca
domanda Ovidio (ivi 141 sg.) e, in conclu- anche Fileremo Fregoso, La cerva bianca,
sione del terribile episodio, riporta giudizi che conobbe varie ristampe nel ’500, per cui

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NOTE CANTO IX pp. 679-681

si veda Stefano Pezzè, La «Cerva bianca» di 113 ma solo quel che indebitamente deside-
Antonio Fileremo Fregoso. Commento e sto- ra] Pellegrini. Riprende quanto detto all’i-
ria del simbolo, con edizione commentata nizio della sequenza, supra 25, 7-8.
del testo, Tesi di Dottorato, Università Ca’ 114 Cfr. supra 25, 3. La compattezza di que-
Foscari, Venezia 2018, http://dspace.unive. sta serie di ottave (25-29) è garantita dall’o-
it/handle/10579/12916. mologia di apertura e chiusura, oltre che
106 Caratteristico ossimoro lirico: dolce è dall’anafora del verbo ‘vedere’. Cfr. poi Bo-
l’effetto della contemplazione della bellez- scán, Oct. rima 83: «de otros mil Cupiditos
za, severa sarà la punizione relativa a quello rodeado» (Boscan & Garcilaso ibid.).
stesso sguardo. Per il mito di Atteone nell’o- 115Corrotta] Poppa Vòlture □ mal guidata]
pera poetica di Camões vd. soprattutto Ra- La Valle □ hommes rétifs] Bismut. Noi tra-
malho Estudos Camonianos pp. 61 sgg. duciamo ad litteram, come Paggi 59.
107 «Desde lo alto las quatro partes mira / 116 Con il poetismo fora (‘sarebbe stata’)
del nuestro mundo y todo en un instante» traduciamo il congiuntivo futuro for dell’o-
(Boscãn, Oct. rima 72 sg; Boscán & Garci- riginale, per evitare uno spiacevole accento
laso c. 197r). (ancorché secondario) di quinta. Cupido sa
108 Il verbo imaginar vale per ‘pensare at- che la battaglia sarà dura, perché gli uomini
tentamente a qualcosa’, analogamente – o incancreniti negli amori sbagliati non si ar-
quasi – a supra I, 33, 7. renderanno facilmente.
109 et qui n’ont pour maître que l’égoïsme] 117 Cfr. Ferreira, Epital. 140: «arco, e coldre
Bismut. Il termine greco ϕιλαυτία è già in trazia, e passadores» (Poemas lusitanos p.
Aristotele. Philaucia, in portoghese – e qui 230). Rodrigues (Fontes pp. 169-179) propo-
anche per ragioni metriche – è accentato sulla ne numerosi raffronti fra le ottave camonia-
prima a, Philáucia, il che è dovuto al fatto che ne e quelle dell’Epitalâmio di Antonio Fer-
il termine viene sentito come «latinizzato». reira, ma non sembrano tutti così stringenti.
110 Riferimento metaforico a un Principe 118 Intendi: ‘mentre lavorano’.
giovane circondato di adulatori che lo fanno 119 Il cumulo di gerundi (sei, di cui due
deviare dalla corretta crescita etica di un mo- contigui) non è insolito nel gusto camonia-
narca. Non manca memoria della celebre pa- no. Vd. la descrizione dei «pargoletti amo-
rabola del grano e della zizzania, per cui vd. ri» cantanti in Di Leo Amore pregionero c.
Mt 13, 24-40. Garcez Ferreira evoca anche Bivv sg.
– alla lontana – i noti versi della satira II di 120 Magnifica sintesi dell’armonia fra paro-
Giovenale: «qui Curios simulant et Baccha-
la e intonazione, problematica che in questi
nalia vivunt» (3). Cfr. anche supra VIII, 55,
anni si sta discutendo a Firenze e che darà
1-4. Si osservi ai vv. 5-6 una forte inarcatura.
vita al melodramma. Gli Amori in Camões
111 Letteralmente ‘alla povertà’, cioè agli
producono un canto polifonico (melodia
indigenti. concertata non ci pare indichi monodia, ma
112 Cioè ‘vuoto rigore, inutile inflessibilità’. neppure un limitato ensemble madrigalesco: i
L’espressione fazem direito ci rammenta l’e- mininos sono muitos), tuttavia la percepibilità
mozionante discorso di Calgacus ai Britanni della parola è già un dato determinante. L’ag-
nell’Agricola di Tacito: «Auferre, trucidare, gettivo sonora non è un pleonasmo; indica un
rapere, falsis nominibus imperium, atque, suono alto, chiaro, limpido e aggraziato. Il
ubi solitudinem faciunt, pacem appellant» termine soada ‘sonata’ ovviamente non indica
(30). Alla tirania corrisponde il falso e pre- la forma strumentale specifica, ma è generico
sunto direito, all’aspereza (‘crudeltà, spieta- per ‘musica, intonazione’, come mi suggeri-
tezza’) la vana firmeza. sce l’amico Franco Piperno che ringrazio.

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pp. 681-683 CANTO IX NOTE

121 Formulare: cfr. supra III, 52, 3. Vd. Gar- che Petr., T. C. III, 182 («e ne le vene vive
cilaso, Egl. II, 1246: «de fuera palpitando las occulta piaga»).
entrañas» (Boscan & Garcilaso c. 270v). 127 La triaca o teriaca era medicamento favo-
122 «Lungo le rive i frati di Cupido / che loso e supremo contro ogni veleno; si veda la
solo usan ferir la plebe ignota, / con alte voci nota perplessa di Plinio in N. H. XXIX, 24.
e fanciulesco grido / aguzzan lor saette ad Le ninfe inavvenenti sono paragonate alle
una cota; / piacere, insidia posati insu’l lido amarissime (asperas) triache, necessarie per
/ volgono il perno alla sanguigna rota, / il curare un avvelenamento troppo diffuso e
fallace sperar col van disio / spargon nel grave. Idea camoniana che sembra originale
sasso l’acqua del bel rio» (Poliziano Stanze e curiosamente grottesca.
c. 13r, c.vo mio: vd. Claud., Epithal. 77: «hi 128 Intendi: ‘per opera di formule ingegno-
plebem feriunt»; Di Leo Amore pregionero se pronunciate da maghe esperte’. Su que-
c. Cr: «que’ frati suoi / ch’a la gente plebea sti versi influisce, anche come eco assoluta,
pungono i cori»). Non è il caso però, a no- la prima quartina di Rvf 75: «I begli occhi
stro parere, di dare eccessivo rilievo alle ond’i’ fui percosso in guisa / ch’e’ medesmi
Stanze come fonte di ispirazione per il no- porian saldar la piaga, / et non già vertù
stro. Il quale ha nella mente luoghi topici d’erbe, o d’arte maga, / o di pietra dal mar
(da Claudiano a Bembo a Di Leo a Ferrei- nostro divisa». Per l’immaginario degli
ra ecc.) ma sta elaborando un immaginario Inferni d’Amore, vd. proficuamente Tocco
molto personale. Inferni. Cfr. anche Di Leo Amore pregionero
123 Tocco giustamente richiama il moti- c. Biir: «Strane armonie d’alti lamenti piene
vo allegorico iberico (ma anche francese) / […]. / Tutti però da lacci, e da cathene /
degli Ospedali d’Amore, citando il libro di legati mena alla pregion cattivi».
Monica von Wunster Saffioti dal medesimo 129 questo succeder suol quando gli stra-
titolo (Firenze, La Nuova Italia, 1991), cui li / temprarono secrete herbe fatali] Paggi
aggiungere ora almeno José Vicente Salido 59. Per ragioni metriche introduciamo un
López, El «Hospital de Amor» en la tradi- enjambement assente nell’originale. Vd.
ción hispánica: aproximación a los problemas Claud., Epithal. 70 sg.: «infusis corrumpunt
de autoría, «Revista de Literatura», LXXVI, mella venenis, / unde Cupidineas armari
2014, 152, pp. 447-465. fama sagittas».
124Cioè a coloro che sono stati feriti più 130 sconcertati] Paggi 59 Poppa Vòlture □
profondamente. pervertiti] Pellegrini □ mostruosi] La Val-
125 Il verso non risulta recepito in modo le □ désordonnés] Bismut □ esasperati]
chiaro dai traduttori e commentatori. Per Averini. È il caso di dire che i traduttori si
alcuni è un’iperbole (Manoel Correa, Gar- sbizzarriscono. Il disordine, il desconcerto,
cez Ferreira; «ma anche porrebbe in vita termine assai camoniano, riguarda gli amo-
chi non è ancora nato» Pellegrini), per altri ri che deviano dalla «natura», o dall’ordine
un’espressione ironica e fortemente eroti- etico-sociale.
ca: «C’est-à-dire elles conçoivent de leurs 131 Ad amores mil corrispondono exemplos

amants» (Bismut), cioè con loro concepi- mil, da cui Camões ne seleziona quattro.
scono nuove vite, unendosi carnalmente. La 132 Biblide amò il fratello Cauno il quale,
seconda lettura non ci pare da scartare. sdegnato, fuggì lontano e lei, impazzita, lo
126 Impossibile non richiamare i celebri inseguì fi no a trasformarsi in fonte (Ov.,
versi virgiliani per Didone: «At regina gravi Met. IX, 454-665: «Byblis in exemplo est ut
iamdudum saucia cura / volnus alit venis et ament concessa puellae», c.vo mio); Cinira
caeco carpitur igni» (Aen. IV, 1-2). Vd. an- è il padre di Mirra (Cinyreia), che si in-

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NOTE CANTO IX p. 685

namora di lui e, con l’aiuto della nutrice, esser lei, paradossalmente, il mancebo de
con lui si unisce carnalmente per più notti, Assiria?). Inoltre, la storia di Antioco non
fi nché, scoperta e in fuga, si trasforma in sembra classificabile come esempio di ne-
albero di mirra (ivi X, 298-503; dà poi alla fando amore, anche per la sua conclusione
luce Adone: cfr. supra IV, 63, 6); il ‘giova- pacifica (cfr. Rodrigues Estudos p. 78).
notto d’Assiria’ è Ninia, ritenuto amante 133 In realtà l’amore per le pastorelle era
della madre Semiramide (vd. supra VII, 53, materia di poesia, formante un topos – se
7 sg.); quello ebreo è Amnon, innamorato non un sottogenere lirico – che da Mar-
violentatore della sorellastra Tamar (II Sm cabru (L’autr’ier jost’una sebissa) e quindi
13). Vd. i tre primi exempla in Petr., T. C. dall’area occitanica si diffuse per tutto lo
III, 76 («Semiramìs, Biblì, e Mirra ria»). spazio poetico romanzo. Qui Camões si
Alcuni, fra cui Epifânio Dias, ritengono riferisce però in modo polemico ad altri
che per il terzo personaggio si debba leg- amori sbagliati, quelli fra classi sociali dia-
gere – o intendere comunque – mancebo metralmente opposte, che conducono ad
de Syria, cioè Antioco infatuato della ma- adultèri vergognosi entrambi i sessi. C’è da
trigna Stratonice (cfr. Val. Max. V, 7, Ext. considerare comunque, una volta per tutte,
1): la vicenda ha un lieto fi ne, perché il l’intima osmosi fra universo pastorale ed
padre Seleuco concede al fi glio Antioco, epico che apparentemente si opporrebbero:
ammalato d’amore, la sua cara moglie. Sul vd. fondamentali pagine in Macedo Luís de
personaggio Camões scrisse – se è sua – Camões. Naturalmente, del nostro poeta, si
la commedia El-Rei Seleuco (vd. Cidade veda l’immaginario raffigurato nell’ecloga
Autos e cartas pp. 77 sgg.). Non ci sembra intitolata dos Faunos (Rimas pp. 366 sgg.).
granché plausibile questa interpretazione; 134 Cioè: ‘vi fate cogliere in flagrante adul-
il fatto che Giustino riporti la notizia che
terio’, come notoriamente fece Vulcano con
alle richieste disoneste di Semiramide il
Venere e Marte: vd. Hom., OΔ., Θ, 266 sgg.;
figlio l’avesse uccisa (I, 2) non significa mol-
Ov., Met. IV, 171 sgg. («graciles ex aere cate-
to: anche Biblide non ottiene il concubito
nas / retiaque et laqueos», 176 sg., c.vo mio).
col fratello. Diodoro Siculo non parla di
135 Si tratta degli amori furtivi, protet-
matricidio, piuttosto si diffonde sulla vita
lasciva di Ninia quando questi divenne re ti dall’oscurità («nocturnis ab adulteris»,
(II, 7). Ma soprattutto Boccaccio parla del- Hor., Carm. III, 16, 4 ecc.), oppure, forse
lo scelestum facinus dell’accoppiamento fra meglio, il disperarsi dell’amante nell’attesa
Ninia e la madre: «et inter mechos, bestiale dell’incontro notturno, o addirittura il suo
quid potius quam humanum, fi lius Ninias attendere invano davanti a una porta chiusa
numeratur, unus prestantissime forme iu- (paraklausithyron, per cui vd. Aguiar e Silva
venis, qui, uti mutasset cum matre sexum, A lira dourada, pp. 153-164). L’altra situazio-
in thalamis marcebat ocio, ubi hec adversus ne dell’introdursi occulto dell’amante, sca-
hostes sudabat in armis» (Mul. clar. II, 13: lando le pareti e attraverso i tetti (nel verso
«e tra i suoi ganzi, qualcosa di bestiale più c’è un hysteron-proteron), è molto più conso-
che umano, si conta il figlio Ninia, giovane na alla comedia (un esempio clamoroso già
di uniche splendidissime forme il quale, nella Celestina).
quasi cambiasse sesso con quello materno, 136 porti più colpa Venere che il figliuol
marciva nell’ozio dei letti, mentre lei con- suo] Pellegrini. «Crudelis tu quoque, mater.
tro i nemici sudava nell’armi»): siccome / Crudelis mater magis, an puer inprobus
Semiramide combatteva vittoriosamente ille? / Inprobus ille puer, crudelis tu quoque
fi ngendosi il figlio, come Boccaccio illu- mater» (Verg., Ecl. VIII, 48-50: «Crudele tu
stra, si attua un’inversione in cui Ninia è anche, madre. / Crudele più la madre, o
parte femminile e la madre maschile (può malvagio il figlio? / Malvagio il figlio, e cru-

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pp. 685-687 CANTO IX NOTE

dele altrettanto tu madre»). Queste ultime 143 Elegante traduzione di Aen. I, 664-666:
guise d’amore indino (letteralm. ‘indegno’), «Gnate, meae vires, mea magna potentia so-
essendo concentrate sui furta per lo più ex- lus, / gnate, patris summi qui tela Typhoia
tra-matrimoniali, hanno Venere quale mo- temnis, / ad te confugio et supplex tua nu-
dello più colpevole, come le Vulcanias redes mina posco» («Figlio, mia forza, tu solo mia
hanno messo bene in evidenza. grande potenza, / figlio, che sprezzi i dardi
137 Verso simile a quello in conclusione Tifei del sommo padre, / da te mi ricovero e
dell’egloga VI del nostro: «Mas já o pastor supplice invoco la tua divinità»). Vd. anche
de Admeto o carro leve» (Rimas p. 366). Di Leo Amore pregionero «Amato figlio»
138 ecc., c. Avr.
In Moraes e Silva Dicionário il secondo
144 Cioè ‘le fatiche dei – sopportate dai –
significato del termine diligente è «prom-
pto, cuidadoso». L’immagine delle rose fra Lusitani’, con aggettivo metonimico. Infatti,
la neve, presente ovviamente anche nelle al v. sg. è chiaro che Venere non favorisce
rime camoniane, è un motivo diffusissimo le fatiche, ma i Lusitani affaticati, i quali poi
nell’ambito petrarchista; come paradigma vanno intesi come soggetto implicito del v.
vd. ad es. Rvf 131, 9: «et le rose vermiglie 4. Si noti nell’originale il parallelismo Tu…
infra la neve» (cfr. Mario Cimini, «Rose me…tua…Me.
vermiglie infra la neve». Analisi intertestuale 145 che sempre miei li avrò, come or li
di un microtema lirico, «Studi Medievali e veggo] Averini. Traduzione infedele, come
Moderni», IX, 2005, 2, pp. 31-53). sempre, però acuta nel far scaturire da quel
139Come già detto, non ha timore di ferire me an-de (hão-de) non solo e non tanto un
anche gli Dei. valore di dovere, ma un senso di futuro e di
140 Faria e Sousa evoca Sannaz., Part. Virg. continuità. Venere, riferendosi ai suoi Por-
III, 185: «dona ferunt, matrem et laeto si- toghesi, afferma di aver saputo dalle Parche
mul ore salutant», et pour cause, visto che che essi sempre la venereranno, che tale è il
il poema latino del Sannazaro mescolava destino stabilito.
la vicenda sacra con nomi e immagini della 146 Ci permettiamo una rima identica as-
mitologia classica, fornendo uno dei tanti sente nell’originale. L’ottava riassume quan-
modelli per questa contaminazione poe- to già espresso in due strofe del primo canto
tica. Cfr. anche Di Leo Amore pregionero (33-34); cfr. anche II, 44. Vi è eco poi forse
(sempre richiamato da Faria e Sousa), c. Cr: di Aen. VIII, 401: «quidquid in arte mea
«Alhor vidd’io Cupido intorno a cui / stava possum».
una turba di mill’altri Amori / ch’in età gli 147 Come nel discorso di Venere al figlio,
eran pari ma di lui / nel grado, e nelli uffici
già cit., del primo dell’Eneide: «Frater ut
eran minori».
Aeneas pelago tuus omnia circum / litora
141 Terza occorrenza dell’apostrofe filho, iactetur odiis Iunonis acerbae» (667 sg.). C’è
qui a inizio di verso, mentre le altre due si una generale armonizzazione fonica intorno
trovavano nella medesima giacitura metrica allo spazio del male Bacchico-Indiano (insi-
ai vv. 1-2. dias…odioso…India), che si prolunga anche
142 Da intendersi, come in Virgilio, i fulmi- nelle minacce naturali (injurias…vndoso),
ni scagliati da Zeus contro Tifeo e i gigan- le quali già esse sole (sos) avrebbero potu-
ti. Sull’espressione te<n>s em nada Faria e to causare la morte dei Lusitani. Riteniamo
Sousa fa un’osservazione davvero sottile: che vada apposta la dieresi su odïoso (non su
«Tens (vale tienes) por conformarse más con insidias, ed esclusa è la dialefe) per prolun-
el temnis de Virgilio, que imita» (cfr. il pas- gare il suono negativo dell’attributo proprio
so virgiliano cit. qui nella prossima nota). del nemico.

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NOTE CANTO IX pp. 687-689

148 Vd. supra ott. 19 e n. fi nale. Il mar è ge- Inutile accumulare citazioni in cui compare
nerico, non si riferisce all’Oceano Indiano Zefiro, da Petrarca a Garcilaso: il punto è
o a un’area specifica. Siamo usciti dalla di- trovare congiunti i due sposi (come ad es.
mensione storico-geografica e siamo ormai nell’egl. II del nostro, Rimas p. 323 «Zéfi-
entrati in quella mitico-allegorica. ro e a fresca Flora passeando» ecc.). Posto
149 Cfr. supra 18, 6-7. Il relativo que si rife- che Camões non dovrebbe aver conosciuto
risce a gloria e quindi anche a premio (non il dipinto celeberrimo di Botticelli, dai ben
a trabalho, come curiosamente argomenta compulsati Fasti di Ovidio (V, 195 sgg.) gli
Faria e Sousa). veniva la leggenda di Flora, chiamata prima
150 Letteralmente: ‘che, ferite’ sottint. da Chloris («This derivation of the name Flora
Cupido: l’ottava con la sg. forma un unicum from the Greek Chloris (Χλωρίς), ‘the Gre-
sintattico anacolutico. en One’, is of course false», Frazer in Ov.
151
Fast V, p. 21), ninfa amata da Zephyrus e
Così anche Paggi 59. «No ay Poeta La-
poi da lui impalmata: detta Mater florum,
tino che no llame Pontus al mar, usando la
è anche simbolo della primavera («vere
figura de la parte por el todo [la sineddoche,
fruor semper» 207). Camões poteva anche
da un mare proprio al mare in genere] […]
disporre della mediazione di Boccaccio: cfr.
Ponto fundo es perifrasis de lo recondito del
infatti Genealogie IV, lxi, 2, p. 489.
mar» (Faria e Sousa).
157 Cfr. supra VI, 2, 7; 96, 1 (dove si enfatiz-
152 Letteralm. ‘incendiate’, motivo delle
za l’eccellenza e singolarità dei cibi offerti).
fiamme d’amore nell’acqua per cui vd. n. a
158 Sintagma formulare; cfr. infra X, 4, 1.
infra 42, 8.
153son di ritorno dopo aver scoperto un 159 Faria e Sousa adduce varie ragioni per
nuovo mondo] Pellegrini. cui al banchetto vi siano le rose: due ci sem-
154 Dagli abissi del mare dove vivono le Ne- brano rilevanti, una in quanto la rosa è fiore
reidi (cfr. supra VI, 8). di Venere, la seconda perché nei conviti an-
155 Si noti l’enjambement e l’anadiplosi. Ve-
tichi abbondavano le rose, nominate spesso
in associazione col vino, in Orazio ma già nei
nere intende dire ‘nelle profondità del mare’
Greci: cfr. Francesco Citti, Orazio. L’invito a
o ‘in mezzo al mare’? I traduttori si divido-
Torquato, Bari, Edipuglia, 1994, p. 178.
no. Nel primo caso avremmo un’isola vene-
160 Non fatti di cristallo, come Faria e Sou-
rea subacquea predisposta a emergere, nel
secondo un’isola isolata quanto mai nell’O- sa sembra credere richiamando supra VI, 9,
ceano. Noi siamo propensi per la seconda ma ‘risplendenti, lucenti come cristallo’.
interpretazione, ancorché le entranhas sug- 161Memoria di Verg., Ecl. V, 44: «formosi
geriscano un’immagine di viscere ben poco pecoris custos, formosior ipse».
‘orizzontale’ (vd. infatti supra VI, 76, 4), ma 162 Si intenda: ‘non comuni, squisite’, «de-
potrebbero esse valere qui per ‘parti segre-
leites extraordinarios, & desacostuma-
te, sconosciute, remote’ dell’Oceano, quindi
dos» (Manoel Correa). In forma di litote, è
in superficie. Nel poema abbiamo visto en-
praticamente sinonimo di singulares con cui
tranhas nel significato proprio di ‘interiora’
rima.
e le rivedremo fra poco (47, 5-6) nel senso
163Ripresa anacolutica, come osserva anche
di ‘intimo dell’anima’ (secretas / entranhas).
Diciamo che la lessicologia porterebbe alla Epifânio Dias, delle filhas de Nereo dell’ott.
prima interpretazione, che però ci sembra precedente.: vd. la n. a 40, 1.
in contraddizione coi vv. 7-8 dell’ottava. 164 Chiude richiamando 40, 1. Le due otta-
156 Zefiro è il vento primaverile, marita- ve, come già detto, formano un’unica cam-
to con Flora, dea italica della vegetazione. pata metrico-sintattica.

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pp. 689-691 CANTO IX NOTE

165 L’elemento della sensualità, intesa in te erano le frecce dorate quelle che induce-
senso pieno e intenso, già apparso nel po- vano l’innamoramento.
ema ad es. nell’episodio di Venere e Giove, 173 Per l’epiteto Cipria cfr. supra 18, 1. L’ag-
ora si farà motivo determinante. In questo gettivo impudico può creare qualche proble-
distico fi nale balena lo sguardo eccitato ma (tanto è vero che Faria e Sousa, ostina-
maschile sulle zone erogene femminili e to sostenitore del significato allegorico di
si schiude l’offerta generosa e gioiosa del Venere come Chiesa Cattolica, si affanna a
proprio corpo da parte delle ninfe, tutto in giustificarlo), oltretutto dopo aver defi nito
sintesi enargica. iniquo il figlio Amore. La frase può essere
166 Già supra III, 15, 1. tradotta, più moderatamente, in tal modo:
167 Al godimento-premio dell’amore si ‘con aspetto gioioso e disinvolto’. Ma il pro-
lega la procreazione: Venere prefigura una blema, effettivamente, non c’è: come abbia-
discendenza portoghese forte e invincibile. mo visto, defi nire Cupido improbo, iniquo,
Si rammentino le parole che le aveva rivolto feroce, immite è proprio della poesia classi-
Zeus supra II, 45 sg. ca, e d’altronde egli vuole punire l’assenza
168
di amore nel mondo, è mosso in primis da
Cfr. supra IV, 56, 2. Simbolo generico
una volontà moralizzatrice della società (cfr.
di ostacolo insormontabile; Epifânio Dias
supra 25-29). Venere, da parte sua, è poten-
ritiene che il poeta alluda specificamente al
za divina che favorisce i Portoghesi, come
celibato clericale. Il plurale entendão è rife-
già nel mito antico difese i Troiani, ed è una
rito ad sensum al mundo vil, malino.
dea che non lesina profondere sensualità e
169 Cfr. supra III, 56, 8; VI, 34, 8. Imma- audacia quando lo ritiene giusto. Non si di-
gine ampiamente diffusa nella lingua pe- mentichi che le temerarietà dell’immagina-
trarchista (un modello era Rvf 34, 2); cito rio pagano non contraddicono mai la verità
soltanto Bembo, Stanze 41, 3: «e par ch’in cristiana, nel poema, altrimenti si corre il
mezzo l’acque avampi». Si noti l’accensione rischio di fraintendere più di un luogo cru-
allitterante se guarde…nas agoas arde, al li- ciale dei Lusíadas.
mite dell’anagramma. 174 Dato che si parla di cigni, il riferimento
170 «é o puer improbus de Vergilio (Buc. è al mito di Cycnus, proles Stheneleia, che
VIII, 49), puer immitis de Seneca (Hippol. pianse disperatamente la morte di Fetonte,
335)» (Epifânio Dias). Aggiungi Claud., Epi- suo parente, amico e amante (cfr. Ov., Met.
thal. 110 («puerum […] ferocem»); Prop. El. II, 366-380; Verg., Aen. X, 189-193; Hyg., Fab.
I, 19, 22 («iniquus amor») ecc. CLIV, 5: «Cygnus autem rex Liguriae, qui
171 Cfr. un’immagine simile in Ov., Met., fuit Phaethonti propinquus, dum deflet pro-
VIII, 320 sg.: «ex umero pendens resonabat pinquum in cygnum conuersus est; is quoque
eburnea laevo / telorum custos, arcum quo- moriens flebile canit»; cfr. supra 24, 1-2: «Cic-
que laeva tenebat». Posto che l’arco eburneo no fu re di Liguria, parente di Fetonte, e fu
è immagine diffusa, vd. infra 48, 1. tramutato in cigno proprio mentre piangeva
172 Cfr. Ov., Met., I, 468-471: «eque sagit- la sorte del parente; egli poi morendo canta
tifera prompsit duo tela pharetra / diverso- tristemente e soavemente»).
rum operum: fugat hoc, facit illud amorem 175 Con un superlativo traduciamo la cop-
/ (quod facit auratum est et cuspide fulget pia famosa, & celebre (cfr. ad es. Bacon:
acuta; / quod fugat obtusum est et habet «a most famous go-between»). Si tratta di
sub harundine plumbum)»: la saetta aurea una dittologia meramente sinonimica? Sì e
dalla punta scintillante e acuminata provo- no, come è tipico di questa figura retorica.
ca la smania del desiderio, quella di piombo Sopra, a II, 58, abbiamo incontrato già la
smussata lo dissolve. Insomma, notoriamen- Fama che estende il buon nome lusitano

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NOTE CANTO IX pp. 691-693

«co rumor famosissimo e perclaro» (v. 6), 180 «Fama per Aonium rapido vaga mur-
ove la dittologia offriva due superlativi, mure campum / spargitur» (Stat., Theb. IX,
morfologicamente diversi. Inutile dire che la 32); «incertae murmura famae» (Ov., Her.
Fama ha in sé il sèma della diffusione – e ca- IX, 43).
pacità di diffondere – vociferazioni, positive 181Quindi nei penetralia oceanici dove
o negative che siano (è perciò famosa anche sono le Nereidi.
attivamente, la Fama produce fama, crea ru-
182 poiché la Dea seco ha Credulitade] Pag-
mor famosissimo); d’altra parte è una deità o
prosopopea ‘illustre, importante, celebrata’ gi 59 □ car elle traîne à sa suite la déesse
(quindi celebre, ma anche questo attributo ha Credulité] Bismut. In effetti Deusa può rife-
una valenza attiva, come si vede subito infra rirsi sia alla Fama che alla Credulidade. Tut-
45, 2). Insomma, le sfumature di significato tavia, nella cit. descrizione del regno della
si prolungano come gli armonici di una nota dea Fama che fa Ovidio, fonte del nostro,
(o meglio, di due note). La dea Fama presen- Credulitas è insieme a Error, Timores, Susur-
tata come terceyra evoca di primo acchito ri ecc., tutti non qualificabili come divinità
un’atmosfera da commedia o da romanzo (Met. XII, 59 sgg.). Il confi ne è comunque
erotico, quasi fosse una Trotaconventos. Si labile; cfr. l’espressione «credulitatis nu-
eleva in nobiltà classica subito infra. men» in Ermolao Barbaro, Plinii […] Cas-
176 «Illic Credulitas, illic temerarius Error»,
tigationes, Basilea, ap. I. Valderum, 1533, p.
386, rr. 36-37 (cfr. Nat. Hist. XXXIV, 89).
nella domus della Fama (Ov., Met., XII, 59).
183 Cfr. supra II, 58, 6. Il verso consuona
Camões tiene presente anche Virgilio, nella
celebre descrizione della Fama del IV libro con il 43 dell’Egl. VII («dos Faunos»): «O
dell’Eneide (174 sgg.). La Fama è gigantesca, murmurar das ondas excelente» (Rimas p.
si eleva col capo fra le nubi («mox sese at- 367), come nota sensibilmente Faria e Sousa.
tollit in auras / ingrediturque solo et caput 184 Cioè ‘provocando una mutazione’ (Epi-
inter nubila condit», Aen. ivi 176 sg.), ma è fânio Dias, Basto ecc.). Si rammenti il di-
anche gigantessa, in quanto figlia della Ter- scorso di Bacco alle divinità marine supra
ra e sorella di Ceo ed Encelado (ivi 178-180). VI, 26-36.
177 «tam ficti pravique tenax quam nuntia 185en leu cœur, la colère fait place à la ten-
veri […] / pariter facta atque infecta cane- dresse] Bismut. Letteralmente: ‘li fece un
bat» (Aen. ivi 188, 190: «tenace messaggera poco affezionati, bendisposti’.
tanto del falso e del maligno, quanto del 186 Classico topos misogino; cfr. Aen. IV,
vero … ugualmente annunziava col suo can-
569 sg.: «Varium et mutabile semper / femi-
to cose reali e cose fi nte»): proprio per que-
na». Cfr. anche son. 60 Todo o animal, 12-
sta ambivalenza Cupido a volte se la ritrova
14: «Nunca ponha ninguém sua esperança
contro, a volte companheyra.
/ em peito feminil, que da natura / sòmente
178 «tot vigiles oculi subter (mirabile dic-
em ser mudável tem firmeza». Archetipo
tu), / tot linguae, totidem ora sonant, tot petrarchesco è Rvf 183, 12: «Femina è cosa
subrigit auras» (Aen. ivi 182 sg.: «tanti vigili mobil per natura».
occhi ha sotto – mirabile a dirsi – / tante
187 odio non degno] Paggi 59. Niente a che
lingue, altrettante bocche suonano, e aguz-
za orecchie»). vedere con il cacozelos latino, termine tec-
nico retorico che vale ‘affettazione, cattiva
179 Si pensa alla tuba canora di I, 5, 3, ma
imitazione’.
l’aggettivo clara si addice propriamente alla
188Alla forza e al coraggio dei Lusitani: cfr.
fama; vd. ad es. il son. Não passes caminhan-
te, Sonetti p. 359 (dal Cancioneiro Verdelho), ancora supra II, 58, 8.
dove troviamo clara fama e gentil louvor. 189 Vd. supra 43, 1 e n.

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p. 693 CANTO IX NOTE

190 Faria e Sousa riporta diversi luoghi vir- insolubile, garantito da quel verbo sentir
giliani in cui compare lo stridore della frec- che ci richiama alla mente il catulliano «ne-
cia nell’aria, non nell’acqua; noi abbiamo il scio, sed fieri sentio et excrucior» (85, 2; c.vo
sospetto che il mare trafitto dalle saette ful- mio). Gli equoreos campos sono espressione
minee gema sì, ma forse anche strida, per- latina, di cui Faria e Sousa dona numerose
ché le punte sono infiammate e ‘sfrigolano’ occorrenze nel suo commento.
al contatto con l’acqua. 197 e s’esse vivono ancora malgrado le loro
191Crediamo debba intendersi che comun- ferite, non è che per sentirsi morire] Pelle-
que nessun dardo manca l’obiettivo. grini □ se qualcuna ferita sta vivendo / è
192 L’innamoramento per fama è un topos per meglio sentir che va morendo] Averini.
che va dall’antichità (cfr. ad es. Ov., Her., L’immagine evoca quella di un campo dopo
16, 38: «prima fuit vulnus nuntia fama tui») la battaglia.
alla poesia occitanica di Jaufre Rudel e oltre. 198 L’aggettivo altas si prenda sempre alla
A proposito Faria e Sousa cita il dialogo di latina: ‘profonde’.
Luc’Antonio Ridolfi Aretefila, Dialogo, Nel 199 Nelle redondilhas il nostro usa la forma
quale da una parte sono quelle ragioni alle- mezinha per intendere ‘medicina amorosa’,
gate, le quali affermano, lo amore di corporal come qui medicina di Venere; propriamen-
bellezza potere ancora per la via dell’udire te Medicina è l’arte medica, come supra III,
pervenire al quore: Et dall’altra, quelle che 1, 5. Traducendo Vener trar cerchiamo (un
vogliono lui havere solamente per gl’occhij
po’ goffamente, forse) di rendere l’epifo-
l’entrata sua: colla sentenza sopra cotal qui-
ra dell’originale vedes Venus (in realtà qui
stione, Lione, G. Rovillio, 1560.
epifora + anafora = paronomasia). Il «ce-
193 Cioè dell’arco eburneo (supra 43, 3). L’a- ruleo mare» partorì Venere, come scriveva
nalogia è recursiva; cfr. supra II, 93, 6-7. Cfr. Firenzuola citato nel dizionario della Cru-
Ov., Am. I, 1, 23: «lunavitque genu sinuo- sca dalla terza ediz. in poi. Sull’uso poeti-
sum fortiter arcum», dove la comparazione co dell’aggettivo ceruleo, soprattutto per il
con la luna si compatta nel verbo lunare cielo e il mare, cfr. L. Dolce, Dialogo […]
(luno -as). Vd. anche Met. V, 383: «opposi- de i colori, Venezia, G. B. Marchiò Sessa et
toque genu curvavit flexile cornu». Epifânio Fratelli, 1565, cc. 9r sg. Cfr. poi Lucr. II, 772
Dias, sulla base di Faria e Sousa, aggiunge sgg.: «quod si caeruleis constarent aequora
Sen., Herc. Oet. 548 sg.: «rigidas manus / in- ponti / seminibus, nullo possent albescere
tende et arcum cornibus iunctis para». pacto; / nam quo cumque modo perturbes
194 Tende cioè l’arco fi no al punto massimo; caerula quae sint, / numquam in marmo-
già iniquo e feroce, ora il giovane Cupido si reum possunt migrare colores»: «Che se le
mostra indomito, abile e indomabile caccia- acque del mare fossero composte di cerulei
tore di cuori con l’arco. / semi, non potrebbero in alcun modo bian-
195 Teti sembra qui essere la Nereide, non la cheggiare; / infatti, in qualunque modo tu
consorte dell’Oceano indinada contro i Lu- sconvolga semi che siano cerulei, / giammai
sitani a VI, 36, 7 (come riteneva già Faria e possono passare al colore del marmo»; Stat.,
Sousa; vd. contrariamente Esteves). Che sia Silv. I, 2, 117 sg.: «caeruleis […] fluctibus»
massime schiva con Cupido perché rifiutò gli ecc. In ogni caso «onde cerulee», o «mar
amori di personaggi come Adamastor? È co- ceruleo» è quasi res nullius.
munque moglie di Peleo, e madre di Achille. 200 Rese convesse, gonfie per il vento (vd.

196 Per il ben noto topos secondo il qua- turgida vela in Hor., Carm. II, 10, 24).
le l’innamorato è morto in vita (cfr. il mio 201 Si noti il verso simmetricamente diviso
Contraposti, cit., pp. 75-96). Il paradosso è in due sintagmi allitteranti, in chiasmo. La

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NOTE CANTO IX pp. 693-697

medicina sarà appunto la risposta che daran- 209 Cfr. supra I, 55.
no gli eroi portoghesi col loro amore arden- 210Le navi, ovviamente, e per metonimia i
te al desiderio languido delle ninfe. Senza naviganti.
reciprocità l’amore incancrenisce e diventa
211 L’aggettivo namorada si lega a ilha, ap-
malattia, come illustravano tanti testi uma-
nistici e rinascimentali fino a Tasso. Qui si punto l’isola degli amori, come nell’origina-
celebra il concubito e l’amore realizzato. le la contiguità evidenzia.
212 Cfr. supra II, 92, 3. L’aurora si diffonde
202 La pudicicia honesta sembra in contrasto
con l’impudica Venere (vd. supra 43, 5), ed nel cielo rompendo, termine che equivale
è in effetti così, ma non in un quadro as- perfettamente al nostro ‘erompendo’ (il ge-
siologico di valori. La ritrosia delle ninfe è rundio ha valore temporale). C’è qualcosa di
contraria al principio universale di amore, grandioso e trionfale in quest’alba.
piacere e procreazione, per cui la loro pudi- 213 Già di lontano l’isola si tinge / di fre-
cizia sarà corretta, altrettanto honestamente, sco verde, aprica e riposante] Averini. Come
dalla fiamma di Venere, da intendersi sacra. sempre infedele e creativo, ma effettivamen-
Vd. le considerazioni di Faria e Sousa, che te l’aggettivo fresca, che noi riproduciamo
difende questi amori come non lascivos. tale e quale, contiene i sèmi del verdeggia-
Inoltre saranno amori di coppia, per cui mento, della ventosità, e forse anche della
vd. la cruciale silva staziana I, 2: «Quis mo- ‘novità’, della ‘freschezza’ in quanto l’isola è
rum fideique modus? Numquamne virili / vergine, creata da poco.
summittere iugo?» ecc. (164 sg.). Non si di- 214 Immagine di estrema levità, ma corri-
mentichi il modello pastorale monogamico
spondente a supra 49, 3 e configurando così
dell’Aminta tassiana.
il doppio movimento coinvolgente Isola e
203 Per coreas vd. supra 22, 5; il richiamo
navi verso l’incontro reciproco.
etimologico a coro (v. 1) è evidente da parte 215 acciocché le navi non passassero oltre
del poeta. Cfr. Aen. V, 239 sg.: «omnis / Ne-
reidum Phorcique chorus». Lo stile è antico, senza prendervi porto com’ella desiderava]
l’usanza notoria, come chiosa Faria e Sousa Pellegrini.
adducendo diverse occorrenze di choreae la- 216 Cfr. supra VIII, 64, 7.
tine e neolatine. Ha proprio ragione il gran- 217 «Sacra mari colitur medio grandissima
de commentatore quando sentenzia: «Todo tellus / Nereidum matri et Neptuno Aegaeo
es armonia» in queste ottave. / quam pius Arquitenens [Apollo, nato a
204 Venere sembra guidarle e sovrastarle, Delo] […] / immotamque coli dedit et con-
come in Stat., Silv. I, 2116: «quantumque temnere ventos» (Aen. III, 73-77: «Sacra
egomet Nereidas exto» (è la dea a parlare). in mezzo al mare giace venerata una terra
205 Chi può essere migliore maestra d’a- gratissima / alla madre delle Nereidi e a
more della dea d’amore? Tra gli amori di Nettuno Egeo, / che il santo Apollo porta-
Venere, legittimamente sposa di Vulcano, si tore d’arco … concesse che stesse immobile
ricordi Marte, da cui ebbe Cupido, Anchise, sprezzando i venti»).
padre di Enea, Adone ecc. 218 In fuga da Giunone, Latona si fermò a
206s’abbandonano interamente ai suoi am- Delo ed ivi concepì da Giove Febo, dopo es-
maestramenti] Pellegrini. sersi sgravata di Diana a Ortigia: cfr. Graves
207 Formulare: cfr. supra I, 18, 5 e 19, 6-8; V, § 14a 2. Vd. fra l’altro Ov, Met., VI, 185 sg.
37, 2-3; VI, 30, 5 ecc. 219 Formulare; cfr. supra II, 20, 7; VI, 1, 8.
208 Formulare: cfr. supra III, 24, 4; VIII, 61, 220«Portus ab euroo fluctu curvatus in ar-
3. cum» (Aen. III, 533).

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p. 697 CANTO IX NOTE

221 Prop. I, 2, 13: «litora nativis collucent albaque populus / umbram hospitalem con-
picta lapillis» (poco persuasiva la variante sociare amant / ramis? quid obliquo laborat
tràdita persuadent; persudunt in Catulli, Ti- / lympha fugax trepidare rivo?»; Epod. 2,
bulli, Properti, nova editio. Ioseph Scaliger 27: «fontesque lymphis obstrepunt manan-
[…] recensuit, Antuerpiae, Aeg. Radaeum, tibus»; 16, 47 sg.: «montibus altis / levis
1582; collucent in Faria e Sousa, Garcez crepante lympha desilit pede» («Ove un
Ferreira; perlucent Hertzberg > Fedeli in pino altissimo e un bianco pioppo / ama-
Properzio I, p. 10 e comm. p. 205 adducen- no intrecciare l’ombra ospitale / dei rami?
do Manilio V, 531). Splendidi versi, volti a E l’acqua scorre trepidante / in un ruscello
ispirare dolcezza e pace. tortuoso?» … «le fonti strepitano zampil-
222 Faria e Sousa pensa alle cime del Par- lando dalle sorgenti» … «Dagli alti monti /
naso (che però sono due, Cirra ed Elicona, sgorga con passo fragoroso un’acqua lieve»).
o Nisa) da cui sgorga la fonte Castalia. Ir- Tutto è preciso e insieme elegantemente
ricevibile, a nostro parere. Potrebbe invece modulato o rimodulato: principio proprio
esservi un richiamo remoto alla Trinità, nel dell’aemulatio.
consueto rapporto paradigmatico profano- 226 Il sintagma valle amena è res nullius,
sacro. da Petrarca a Tebaldeo al Tasso, e prima e
223 Ricorda Rvf 190, 5: «Era sua vista sì dol- dopo, e non solo in Italia. Si veda poi Ar.,
ce superba». O. F. XIV, 92: «Giace in Arabia una valletta
224
amena» ecc.; XXV, 97, 2: «dove un sentier
Per esmalte cfr. supra IX, 21, 4 (Dante,
fendea quella pianura».
Inf. IV, 118 «verde smalto»; Ariosto, O. F.
227 stagno] Paggi 59 □ bacino] Pellegrini □
VI, 23, 4: «erboso smalto»); per gramineo
(hapax) cfr. Aen. V, 287 sg.: «gramineum in laghetto] Averini ecc. Mesa equivale alla ta-
campum, quem collibus undique curvis / bla di Montemayor, Egl. I: «parece estar ca-
cingebant silvae». yendo / sobre una tabla dagua tan hermosa,
225
/ tan clara que la sombra y arboleda, / de-
La descrizione dell’isola, che si prolun-
baxo de sus aguas se paresce» (Cancionero,
ga sino all’ottava 63, è di pura fantasia; v’è
Alcalá de Henares, Salcedo, 1563 c. 105v: è
stato chi ha pensato a Sant’Elena, Anche-
la terza edizione; cfr. Lola Esteva de Llobet,
diva, Zanzibar ecc. Cfr. Ficalho Flora per
Jorge de Montemayor. Poesía escogida y géne-
un’analisi dettagliata (pp. 33-47). La flora
ros poéticos cancioneriles, Roma, Nuova Cul-
descritta dal poeta è tipicamente porto-
tura, 2017, p. 27). Si noti il consueto switch
ghese, contaminata con ricordi classici (vd.
dall’imperfetto al presente.
ivi pp. 44 sgg.). Tutto risponde al topos del
228 Intendi: ‘come se fosse pronto per farsi
locus amoenus (Curtius Europäische Litera-
tur cap. 10), o meglio, come osserva giusta- bello’. Il paragone è con qualcuno (o qual-
mente Tocco, della silva amoena. Si tenga cuna, piuttosto) che si accinga ad adornarsi
comunque presente l’egloga II del nostro, davanti allo specchio: d’altronde l’immagi-
in particolare i vv. del pastore Agrário For- ne di Venere au miroir è ben presente nell’i-
mosa manhã clara e deleitosa sgg. (Rimas pp. conografia rinascimentale.
323 sg.), colmi di analogie con queste ottave. 229 ch’in sé lo sta pingendo propriamente]
L’immagine delle chiare fonti (raddoppiata Paggi 59, ancor più letterale; propriamente
nell’ott. sg. con claras agoas) è obbligatoria vale per ‘esattamente, perfettamente’, o for-
nel locus; da Petrarca ad Ariosto, aggiun- se meglio ‘al naturale’ («naturalmente» Fa-
gendo luoghi classici, Faria e Sousa offre ria e Sousa). La suggestione dantesca (Par.
varie memorie, che si potrebbero moltipli- XXX, 109-111) sfuma davanti alle numerose
care. Per Lympha, squisito latinismo, si veda occorrenze del topos posteriori, sciorinate
Hor., Carm. II, 3, 9-12: «Quo pinus ingens da Faria e Sousa; secondo noi l’input vie-

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NOTE CANTO IX p. 699

ne soprattutto dai versi celebri di Garcila- 237 «Herculeaeque arbos umbrosa coronae»
so: «Corrientes aguas, puras, cristalinas, (Verg., Georg. II, 66); «Populus Alcidae gra-
/ árboles que os estáis mirando en ellas» tissima […] /, formosae myrtus Veneri, sua
(Egl. I, 39-40). Da tener presente però anche laurea Phoebo» (Verg., Ecl. VII, 61 sg.). Cfr.
l’egloga I di Jorge de Montemayor, che ha Graves § 134f; Egido Fronteras p. 228 e n. 32.
accenti simili al nostro per tutta la lunga se- 238 Più forte il jeu de mot nell’originale,
zione descrittiva prima dell’amebeo. Questo Loureiros…louro; l’alloro è caro ad Apollo,
immaginario sarà rifuso e splendidamente naturalmente. Forse «Cam. suppõe haver
complicato nel sonetto marittimo di Marino connexão etymologica entre loureiro e lou-
Invito all’ombra (Or che l’aria e la terra arde e ro» (Epifânio Dias), ma non ci pare neces-
fiammeggia), debitore pure non poco di Gar-
sario supporlo.
cilaso, se non anche di Camões.
239 Cfr. Ar., O. F. VI, 23, 5: «a un verde mir-
230«exiit ad caelum ramis felicibus arbos»
to in mezzo un lauro e un pino». Sequenze
(Verg., Georg. II, 81).
arborali astratte e topiche.
231 Dorato. Influisce il mito dafneo-laurano
240 In quanto all’amore di Cibele per Attis
petrarchesco (e cfr. comunque Rvf 34, 3,
vd. ad es. Ov., Fast. IV, 222 sgg; Catull., 63.
con precisa indicazione dei capelli dorati di
Cfr. poi nel corpus lirico attribuito generica-
Dafne). Vd. poi nell’ott. sg. i vv. 3-4, dove
mente al nostro il son. Depois que viu Cibele
la connotazione aurea è riferita appunto al
o corpo humano.
mito di Apollo e Dafne.
241 Così anche Paggi 59. Ciparisso (Cypa-
232 Si osservi la relativa che anticipa il sog-
rissus) fu tramutato in cipresso (Met. X,
getto cui si riferisce, a Cidreira (a meno che
106 sgg.). L’immagine camoniana deriva
quel que non sia causale, ‘ché’, ma è ipotesi
proprio da Ovidio: «sidereum gracili spec-
quasi da escludere).
tare cacumine caelum» (ivi 140: «guardare
233 «aspice curvatos pomorum pondere
il cielo stellato da una gracile altura»). Così
ramos» (Ov., Rem. 175); «poma gravantia come sempre da Ovidio, poco prima, veniva
ramos». (Met. XIII, 812). Garcez Ferreira il pino sacro a Cibele: «et succincta comas
fa notare alcune somiglianze, dall’ott. 53 hirsutaque vertice pinus, / grata deum Ma-
in poi, con la descriptio virgiliana di Aen. tri; siquidem Cybeleius Attis / exuit hac
I, 159-168. Non si dimentichi poi la raffi- hominem truncoque induruit alto» (ivi
gurazione della valle di Henna in Claud., 103-105: «e il pino, dalla succinta chioma e
Rapt. Pros., II, 90-117. Ma si tenga presente l’irsuto vertice, / grato alla Madre degli dèi,
sempre il criterio emulativo, non meramente
se è vero che Atti di Cibele / perse in esso
imitativo, che illumina la poesia del nostro.
la forma umana e indurì nell’alto tronco»).
234 Faria e Sousa nota la novità di questa
Si veda anche Sannaz., Arc. prosa I: «Ma
comparazione: tanti poeti, nella cosiddetta fra tutti nel mezzo, presso un chiaro fonte,
descrizione lunga femminile, hanno parago- sorge verso il cielo un dritto cipresso, ve-
nato le mammelle della donna a pomi, spes- racissimo imitatore de le alte mete», a sua
so «acerbi» (Boccaccio, Ariosto ecc.), ma volta debitore di Ovidio. La menzione finale
Camões inverte comparante e comparato, e (poeticamente superba) dell’Etereo paraiso
inoltre lo fa scegliendo i limoni, cosa rara. potrebbe per converso far pensare a una
235 Sono i tres outeiros di 54, 1: la variazione connotazione edenica dell’Isola (Paradiso
lessicale è nostra. terrestre), ma non siamo convinti della bon-
236 Letteralmente: ‘nobilitate’, come si vede tà di questa inferenza.
subito: gli alberi sono tutti sacri a qualche 242Dea latina della fruttificazione; sposa
divinità o semi-divinità. Vertunno: cfr. Ov., Met. XIV, 623 sgg.

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pp. 699-701 CANTO IX NOTE

243 Leggi: ‘in quanto che, senza di essa, poesia rinascimentale e all’emblematica,
cioè senza coltivazione, si producono frutti quello della vite maritata all’olmo; cito sol-
migliori’. Condizione indubbiamente da età tanto Ov., Met. X, 100 («pampineae vites et
dell’oro (vd. Costa La leggenda). Si noti la amictae vitibus ulmi») e rimando all’ampia
ripetizione di sem che parrebbe pleonasmo, nota relativa di Reed (Ov. Met. V, pp. 188
ed è invece marca dello stile ‘circolare’ di sg.), nonché alle indicazioni bibliografiche
Camões. di Tocco. Per una visione ad ampio raggio
244 Letteralmente: ‘nella loro tinta, nel loro cronologico vd. Peter Demetz, The Elm and
colore’. the Vine: Notes toward the History of a Mar-
245
riage Topos, «PMLA», 73, 1958, 5 (1, decem-
Bella paronomasia, non pseudo-etimo-
ber), pp. 521-532. La simbologia «maritale»
logia (amora viene dal latino morus); cfr.
(emergente soprattutto da Catullo, cfr. ivi
Ov., Met. IV, 126 sg.: «madefactaque san-
pp. 523 sg.) non stona certo nell’Isola degli
guine radix / purpureo tingit pendentia
Amori, dove è tutto un congiungersi di cop-
mora colore», nell’episodio appunto amoro-
pie di ninfe e naviganti. Egido Fronteras (p.
so e tragico di Piramo (tramutato in gelso)
218) rammenta anche ovviamente la paralle-
e Tisbe. Cfr. anche nell’egloga dos Faunos:
la tradizione dei «tratados de agricultura de
«como a cor das amoras é de amores; / em
Varrón, Columela y Plinio, remitiéndonos a
sangue dos amantes na verdura / testemun-
un paisaje antiguo que todavía perdura en
ha é de Tisbe a sepultura» (Rimas p. 374).
el sur de Italia y en el norte de Portugal» (il
246 Letteralmente: ‘che venne dalla sua pa- saggio è dell’82).
tria, la Persia’. Malum Persicum per i latini, 250 Cioè ‘continuare a vivere’, come implica
la pèsca.
nell’originale l’uso del congiuntivo futuro.
247 Scelgo il termine traslato riferendomi Si noti l’eclatante bisticcio nella bella im-
alla fonte emblematica «translata proficit ar- magine delle peras pyramidais, in cui non
bos», motto di Lodovico Domenichi (Gio- c’è alcuna pseudo-etimologia ma soltanto
vio, Dialogo dell’Imprese, Roma, Barrè, 1555, una coincidenza di senso (metafora) e suo-
pp. 143 sg.); cfr. Tasso, Il Conte: «Il persico no (paronomasia). Inoltre, pyrus evoca per
trasportato in più felice regione, con le pa- associazione il pyr, il fuoco, come annota
role TRANSLATA PROFICIT ARBOS, fu invenzio- Garcez Ferreira, ovvero la fiamma e la sua
ne del Domenichi» (Napoli, Salviano, 1592, forma ascensiva tipicamente manierista.
par. 194). Il rimando ad Alciato (1550, embl. 251 «Quando as pereiras estão enormemen-
CXLII) è comunque d’obbligo. Vd. Agostino
te sobrecarregadas de fruta ainda atrasada
Casu, «Translata proficit arbos». Le imprese
no seu desenvolvimento, não são os passa-
“eteree” nelle «Rime» del Tasso, «Italique»,
ros que inutilizam parte desta, para que a
II, 1999, pp. 81-111. Una lontana origine del
restante possa medrar» scrive Rodrigues
locus era in Plin., Nat. Hist. XVI, 10.
(Estudos p. 79: «quando gli alberi di pero
248 Il frutto che i latini chiamavano malum sono eccessivamente sovraccarichi di frut-
granatum (o punica), è detto in portoghese ta ancora tardiva nello sviluppo, i passeri
romã probabilmente dall’arabo rummân, non si mettono a beccare parte di questa,
mentre un tempo si riteneva che derivasse affi nché la restante possa venire a matura-
da Romana (vd. Faria e Sousa, ad es., e Na- zione»), richiamandosi a Plin., N. H. XVII,
scentes Dicionário etimológico). 260, come fa Epifânio Dias (i passeri non
249 Macchia cromatica (cfr. Ov., Met. XIII, vanno a picar i frutti ancora non maturi). Ma
813 sg.: «sunt auro similes longis in vitibus l’immagine dell’uccello che becca il frutto
uvae, / sunt et purpureae») per un topos è di carattere poetico, e fa pensare indiret-
iper-testimoniato dall’antichità classica alla tamente all’efficacia della pittura: i volatili

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NOTE CANTO IX p. 701

erano attratti dall’uva raffigurata da Zeusi, 256 Il termine originale tanque significa qui
come se questa fosse stata vera (topos te- ‘conca, stagno, specchio d’acqua, laghetto’
stimoniato anch’esso da Plinio, XXXV, 65 ecc.
sg.). Le pere dell’Isola, e quindi le pere di 257 Adone, figlio di Cinira e Mirra, che era
Camões, sono entrambe «pitture» in cui la a sua volta figlia di Cinira, come abbiamo
concezione fantastica è totalmente sovrap- visto sopra (34, 7; cfr. Eleg. VI: do gentil fi l-
ponibile all’ostensione della realtà. Così va ho e neto de Ciniras», Rimas p. 250); dopo
inteso questo passo, in rapporto paradigma- la morte, il suo sangue viene trasformato da
tico con la veritas repraesentata, altrimenti Venere in anemone (Ov., Met. X, 731-739).
ci si impegola nel problema di quale fosse Per ragioni metriche riesumiamo l’arcaico
l’autentico trattamento dei peri sovraccari- verbo italiano fiorare, che comunque già
chi o nella classificazione assurda delle pere Pascoli e D’Annunzio recuperarono. Si con-
piramidali. sideri l’insistenza sulla labiodentale sorda
252 Il terreno di quel campo, di quella valle che allittera in flor…Floreçe…filho (e prima
(dal latino rus). fina…faz), si sposta al centro dell’attributo
253 Achemenia è sineddoche per l’intera Cyfisia ed è posta allo spegnersi dell’epiteto
Persia: «Regiam de Persia aonde se fazem Paphia proprio come un sospiro.
as melhores alcatifas e tapeçarias do mun- 258 Nell’originale l’allocuzione è diretta:
do; e assi as louvava muito Ausonio [em. su ‘per il quale tu, o Dea di Pafo’ ecc. Si ram-
Antonio] quando diz: “Laudet Achemenias menti il celebre incipit oraziano O Venus
Orientis gloria telas”» Barreto Micrologia p. regina Cnidi Paphique (Carm. I, 30). Il gusto
25: cfr. Aus., epigr. 37). I tappeti persiani, sofisticato dell’alessandrinismo camoniano,
noti per la fattura fi nissima, sfigurerebbero cui accennammo sopra, è marcato in questa
difronte al tappeto erboso fiorito del luogo ottava (e in altre) dall’evitare sempre nomi-
descritto. Oltre all’uso colto e alessandrino nazioni dirette sostituendole con patroni-
della figura metonimica topografica, c’è mici, attributi topici, fi no all’esaltazione del
da notare l’adozione prima metaforica (ma paradosso, tipicamente ovidiano, di Adone
quasi nascosta in quanto tale dalla catacresi) che è figlio e nipote del padre di Mirra, sua
e poi effettiva della tapeçaria. madre.
254 Cfr. supra 55, 1; come si sa, valle in por- 259 Cioè ‘sarebbe arduo discernere, capire’.
toghese è sost. maschile; la ripresa del verbo 260 La bella immagine ingegnosa è suggeri-
faz è sottintesa nell’originale. Cfr. «opaca ta da Ausonio, o meglio dall’autore del De
[…] in herba» (Ov., Met. III, 438); «silvaque rosis nascentibus: «Ambigeres raperetne ro-
torrentes ramorum frigore soles / temperat» sis Aurora ruborem / an daret et flores tin-
(Claud., Rapt. Pros. II, 105 sg.); «Opaca pra- geret orta dies» (15 sg.: «Dubiteresti se sia
ebent arbores umbracula, / prohibentque l’Aurora a rapire il colore rosso alle rose / o
densis fervidum Solem comis» (Laudes lo conceda essa a loro, e sia il nato giorno a
hortuli d’autore incerto, attr. già a Virgilio, tingere i fiori»). Garcez Ferreira evoca però,
17 sg.; vd. Publii Virgilii Maronis Appendix, con acuta erudizione, la ripresa di Alaman-
cur. Giuseppe Scaligero, Lione, G. Rovillio, ni: «talch’era incerto, / se le rose tingea
1573, p. 182). l’ardente Aurora / o, l’acceso color prendea
255 Il narciso. Narciso era figlio di Cefiso, da quelle» (Opere toscane p. 351, Fab. Athl.).
dio fluviale, e della ninfa Liriope, per cui Siamo comunque nell’ambito di una inte-
vd. Ov., Met. III, 341 sgg.; in particolare cfr. grazione di sfere elementali e sensoriali che
502: «Ille caput viridi fessum submisit in prelude, come già sopra indicato, alla lirica
herba». Adde Alamanni p. 307: «e reverente barocca europea marinista-gongorina e per-
inchina» (Fab. Narc.). viene a celebri pagine di Proust, ad es.

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pp. 701-703 CANTO IX NOTE

261 Cfr. supra 40, 8; Alamanni Opere tosca- 162 sgg.; la scritta AI AI che si leggerebbe
ne p. 348: «Così d’ogni stagion Zephyro et nel fiore è opera di Apollo disperato: «ipse
Flora / s’havea fatto di lui felice albergo. / suos gemitus foliis inscribit et AI AI / flos
Le violette bianche, et perse, et gialle, / le habet inscriptum funestaque littera ducta
vermigliette rose, i gigli alteri» (Fab. Athl.). est» (ivi 215 sg.: «egli stesso iscrive sulle fo-
262 Topos basato sull’interazione dato dal glie i propri gemiti e AI AI / mostra il fiore
pallore (pallentes violas ~ pallentes amantes: iscritto e le funeste lettere sono incise»). Che
cfr. Verg. e Ov.), dato peraltro languido ma si tratti in realtà del fiore che noi chiamiamo
gladiolo è problema che lasciamo all’erudi-
ridotto quasi a res nullius (e infatti qui da
zione dell’ottimo Ficalho Flora (p. 43). In-
Camões non esplicitato), per cui la caterva
teressante è invece l’aggettivo, Hyacintinas,
di citazioni di Faria e Sousa è suggestiva ma
squisitamente latineggiante (oggi la forma
superfetatoria. Vd. almeno l’Ovidio norma-
più diffusa è jacintino, ma si tratta comun-
tivo di Ars «color hic est aptus amantium».
que di un aggettivo sofisticato), che in Italia
E magari Sannaz., Arc. Prosa X, 55: «viole
è stato riusato come poetismo da D’Annun-
tinte di amorosa pallidezza» (d’altronde Pe-
zio, ad es., e su questa scia persino dall’ulti-
trarca fungeva sempre da archetipo in volga-
mo Pavese lirico.
re: «amorosette e pallide viole»; «un pallor
267 Chiasmo botanico-mitico; per Clori,
di viola e d’amor tinto», Rvf 162, 6; 224, 8).
Si può accludere al dossier Camões stesso nome originario di Flora, vd. supra 40, 8 e
dell’egloga I: «no rosto, que Amor e fantasia n.; per Pomona 58, 1 e n. Camões ha descrit-
/ da pálida viola lhe tingia» (Rimas p. 312). to sinora fiori e frutta; da qui alla prossima
ott. parla degli animali dell’Ilha.
263 Conclusione semi-trionfale sulla rosa
268 Cfr. Aen. VII, 32-34: «variae circumque
(celebrata infi nitamente da Ausonio a Ma-
rino), nella declinazione squisitamente liri- supraque / adsuetae ripis volucres et flumi-
ca del trasferimento (translatio, tropo) sulle nis alveo / aethera mulcebant cantu lucoque
volabant» («Uccelli vari intorno e sopra /
guance rosee della giovinetta. Ma anche in
alle rive loro aduse, e sull’alveo del fiume /
quelle maschili, se ricordiamo i magnifici
molcevano l’aria col canto e volavano per il
versi dell’elegia VI per la morte di Dom Mi-
bosco»).
guel de Meneses: «a cor, que o fresco rosto
269 Cfr. supra 24, 2. Cfr. Verg., Georg. II,
matizava, / as rosas, flores novas de alegria,
/ com que o verão as faces adornava» (Rimas 199: «pascentem niveos herboso flumine
p. 250: «il colore, che il fresco viso emanava, cygnos». Crediamo non necessaria l’antica
/ le rose, fiori nuovi d’allegria, / con che pri- correzione Ao longo da, riproposta anche da
mavera le guance adornava»). Epifânio Dias e da Pimpão (> Tocco), il qua-
264 Proprio il Lilium candidum; il termine
le rimanda agli altri luoghi della princeps in
cui si trova sempre ao longo da (dimentican-
portoghese, attualmente azuçena, ha origini
do però V, 61, 5 «Ao longo desta costa»).
arabe (cfr. Ficalho Flora p. 43). Spesso è as-
Una variante unica non è inammissibile,
sociato alla rugiada, almeno fi n dal dettato
anche se estranea al modo di dire comune;
biblico di Os 14, 6: «ero quasi ros Israhel si veda ad es. «de longo da costa de Arabia»
germinabit quasi lilium». in Couto, Asia, Hist. India V, 7, 9.
265 Presente anche nell’egl. Dos Faunos, 270 «qualis populea maerens philomela sub
come il cecém, il lirio, la rosa ecc. (Rimas p. umbras» (Verg., Georg. IV, 511, verso quan-
367). Faria e Sousa ritrova la maggiorana an- to mai memorabile, imitato da Val. Flac. VI,
che nell’Ameto boccacciano. 260: cfr. Valerius Flaccus Argonautica, Book
266Per il mito di Giacinto, ucciso per errore VI. A Commentary, by Henri J. W. Wijsman,
da Giove che lo adorava, vd. Ov., Met. X, Leiden, Brill, 2000, p. 115); «la blanca phi-

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NOTE CANTO IX p. 703

lomena […] / dulcementere responde al son anche se la località è la medesima. Cfr. supra
lloroso» (Garcilaso egl. I, 231-234; Boscan la mata escura di I, 35, 3.
& Garcilaso c. 245r). Per il mito vd. Ov., 274 Impossibile non evocare il son. Está o la-
Met. VI, 424 sgg. Cfr. anche del nostro egl. I, scivo e doce passarinho (Sonetti p. 384). L’ag-
ott. 18 (Rimas p. 311). Rima imperfetta (ma gettivo leve per il passarinho è anche nell’e-
non richiedente emendationes) in B, recupe- legia V A quem darei, dedicata a D. António
rabile fra l’altro nella lettura ad alta voce, De Noronha, in rima con «amado e doce
quindi fondamentalmente grafica (su esem- ninho» (ivi p. 355). Inutile evocare, come
pi di rime imperfette ad es. nel Cancioneiro fa Epifânio Dias, i leves cervi dell’ἀδύνατον
Geral vd. Rodigues, Estudos p. 84). virgiliano (Ecl. I, 59).
271 Cfr. supra II, 35, 5-8; qui all’ott. 26 e n.
275 Il termine, identico in entrambe le lin-
Camões vuole dire che il cervo, contem- gue, semanticamente va oltre la semplice
plandosi nel riflesso dell’acqua, non si spau-
letteralità e riassume analetticamente e
ra come accadde ad Atteone trasformato:
proletticamente l’insieme dell’amoenitas del
«Ut vero vultus et cornua vidit in unda, /
luogo.
“Me miserum!” dicturus erat: vox nulla se-
276 Qui, verso la fi ne del poema, Camões
cuta est; / ingemuit» ecc. (Ov., Met. III, 200-
203). Nell’isola beata la felicità ha sostituito riprende la metafora degli Argonauti che
il ricordo tragico del mito. aveva proposto all’inizio, nel primo canto
272 L’aggettivo fugace nell’originale, al po-
(I, 18,6). Questo non sottintende, a nostro
parere, un indiretto privilegio dei poemi di
sto del più comune fugaz, è un’eleganza la-
Apollonio Rodio e Valerio Flacco come mo-
tineggiante e italianizzante.
delli principali, ma rientra nella multifaria
273 Forse vaga memoria dell’ode celeberri-
strategia di proiettare il mito classico sulla
ma di Orazio Vitas inuleo me similis, Chloe verità storica recente del viaggio di Gama.
(Carm. I, 23). Cfr. anche Mart. Epigr. X, 65: 277 Volontariamente, si deve ritenere.
«nec dorcas rigido fugax leoni». Son le pa-
278 Si danno alla musica e non a una vera
vidas dorcades per cui vd. ad voc. Forcellini
(timidi dammae virgiliane di Ecl. VIII, 28 – battuta di caccia (vd. vv. sgg). Gli strumenti
al maschile, vd. Geymonat Vergilius appar. che suonano sono tipicamente bucolici, so-
p. 40; timidi dammae cervique fugaces Georg. prattutto la lira e il flauto (vd. il bel saggio
III, 539), e le timidas gacelas di molta lettera- di Maria Elvira Consoli, Gli strumenti musi-
tura iberica. Interessante vedere anche San- cali in Virgilio, in L’inesauribile curiosità, ed.
naz., Part Virg III, c. D viiiv: «Umbrosis hic Gianluca Tagliamonte e Mario Spedicato,
silva comis, densisque virebat / arboribus, Lecce, Grifo, 2018, pp. 55-79). Per l’arpa,
cervi passim, capreaeque fugaces, / aesti- strumento antichissimo e diffuso anche
vum viridi captabant frigus in umbra» («qui in Asia meridionale, il latino harpa risulta
una selva dalle ombrose chiome verdeggia- tardo e di origine barbarica, come indica
va di folti / alberi, cervi qua e là, caprette il Forcellini, citando Venanzio Fortunato.
veloci / godevano il fresco estivo alla verde Idem in Nascentes Dicionário etimológico:
ombra»). Nell’espressione espessa mata (il «harpa – Do germ. harpa (Diez, Dic. 26, M.
sostantivo sarebbe pressoché sinonimo di Lübke, REW, 4054), que aparece latinizada
floresta, bosque e espessura, lemma amato em Venâncio Fortunato». La famosa «arpa
dal nostro, cfr. infra 77, 3) è evidenziato il di David» nella Vulgata è sempre cithara.
carattere fitto, denso della boscaglia da cui Per Camões, come per Corte-Real, l’arpa
appaiono gli animali timidi saltando e poi, è praticamente l’antenato dello strumento
presumibilmente, nascondendosi di nuovo. che conosciamo noi: «Instrumento Musico
Non si tratta cioè della floresta dell’ott. sg., de cordas de arame, especie de triangulo;

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pp. 703-705 CANTO IX NOTE

cujas cordas correm da base para o vertice, tuttavia lei lottava per coprirsi con la tunica; /
e para um lado» (Moraes e Silva Dicionário). lei che, così lottando tuttavia non voleva vin-
Attribuire il suono dell’arpa a delle ninfe cere, / fu vinta non facilmente proprio dalla
mitiche è quindi un anacronismo, ma quasi sua messa in mostra [o: dal suo stesso ingan-
inavvertibile dal lettore. no, doppio gioco]. / Appena apparve davanti
279 Tipica struttura di verso a occhiale, ai nostri occhi, deposta la tela» ecc.).
incorniciato dal verbo in polittoto. Tutto è 284 Intenzionale il contrasto brusco (Mas)
teatro, per i mancebos sbarcati, fi nzione se- fra l’impeto maschile e la delicata bellezza
ducente ordita da Venere (cfr. v. sg.). Com- delle ninfe di cui fi nora ha parlato, rese ar-
menta Epifânio Dias: «seguir = dar caça a, rendevoli e languide da Venere.
como sequi: dumque feras sequitur (Ov., Met. 285 «ac, magno telluris amore / egressi, op-
II, 498)». Queste nereidi sono l’opposto del- tata potiuntur Troes arena» (Aen. I, 171 sg.).
le ninfe di Diana, cacciatrici feroci nei bo- Cosa naturale è desiderare la terra: cfr. supra
schi; anch’esse si muovono nell’espessura ma II, 3, 7-8.
non obbediscono certo alla «deosa da caça 286 Per svagarsi e procurarsi carni fresche.
e da espessura» (Sonetti p. 383).
287 Il congiuntivo ha valore di ‘debba ca-
280 Cfr. supra 50, 5-8 (lhe aconselha); «hor-
dere, sia pronta a cadere’ senza bisogno di
tatur Cytherea» (Claud., Rapt. Pros. II, 119).
arnesi da caccia o trappole. Lacci e reti sono
Nella nostra versione maestra va computato
metafore del processo di innamoramento
bisillabo.
squisitamente petrarchiste: qui Camões
281 Una sorta di invito alla caccia strategico. (come Tasso nell’episodio di Olindo e So-
«Quiere dezir, que pareciendo a los nave- fronia) gioca sulla doppia valenza concreta
gantes que las damas no estavan faciles; que e metaforica dei lemmi.
no tenian cierto el lograrlas, las dessearian 288 Si noti l’uso del doppio significato della
con mas amor, o las amarian con mas des-
parola caça: atto del cacciare, al v. 4, e qui pre-
seos» (Faria e Sousa: «Vuol dire che sem-
da di caccia (cfr. Moraes e Silva Dicionário).
brando ai marinai che le dame non erano fa-
289 Venere; cfr. supra II, 18, 5.
cili e non potendole possedere agevolmente,
le desideravano con più amore, ovvero le 290Per espingardas cfr. supra I, 67, 6; bestas è
amavano con più desiderio»). hapax nel poema.
282 Sicure della propria naturale bellezza. 291 Eco di supra 65, 6, quasi a complemen-
283 Potremmo parafrasare più letteralmen- to. Le riprese a pur breve distanza non sono
te: ‘deposta la parte artificiale della loro meno importanti di quelle contigue, nell’eco-
bellezza’, cioè gli abiti, su cui cfr. qui sotto nomia iterativa dello stile epico camoniano.
58, 7-8, con figura etimologica da lontano: 292 Termini paesaggistici già incontrati, qui
fermosura…fermosas. Ridicola l’emendatio in riuniti: cfr. supra 60, 4; 63, 6; 64, 3.
posta (Amorim). Viene a mente il bel compo- 293 Nell’originale altas sestas; la sexta hora
nimento ovidiano (Am. I, 5) in cui l’amante alla latina è il mezzogiorno; l’aggettivo alta
descrive Corinna che viene denudata: «De- sta appunto a suggerire che il sole è allo zenit.
ripui tunicam; nec multum rara nocebat, / 294 Cfr. supra 60, 4 e n.
pugnabat tunica sed tamen illa tegi; / quae,
295 Metricamente, il nostro soave è da con-
cum ita pugnaret tamquamquae vincere nol-
let, / victa est non aegre proditione sua. / Ut tarsi bisillabo.
stetit ante oculos posito velamine nostros» 296 Sempre dall’egloga dos Faunos si vedano
ecc. (13-17: «Strappai la tunica: del resto così i sgg. vv. del nostro: «donde un manso ribei-
trasparente non era di molto impedimento, / ro derivado, / por cima d’alvas pedras, man-

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NOTE CANTO IX p. 707

samente / vai correndo, suave e sossegado» è vestita in modo da far enxergar le intimità
(40-42). Mentre la maschia determinazione più erotizzanti.
del primo gruppo si esprime con slancio, 303 Ecco nuovamente Veloso, forte e un po’
un più tranquillo drappello sceglie di pas- vantone di carattere, non a caso il primo a
seggiare tranquillamente, partecipando del lanciar verbo; su di lui si rammenti supra V,
sossego ambientale. Si può anche pensare 30-36 e VI, 41 (dove analogamente prende la
alla passeggiata di Socrate e Fedro sulle rive parola con autorità). In tutte e tre le occasioni
dell’Ilisso nel dialogo platonico. in cui appare, risulta inserito in episodi «co-
297 L’epanalessi si proietta implicitamente mici», o comunque rilassati, non in aristìe.
nell’attributo diferente, per cui vd. n. sg. «La 304 Vd. supra III, 117, 4, quasi formulare.
repeticion de colores haze ponderar más la 305 Le ninfe dei boschi erano le Driadi e le
calidad dellas: i es industria hermosa, i fre-
Amadriadi, come è noto, e così pensa Velo-
quente en Poetas» (Faria e Sousa).
so. Le Napee erano legate a prati e valli, le
298 Comincia a mostrarsi ai «nuovi Argo-
Oreadi ai monti, le Naiadi ai corsi d’acqua
nauti» qualcosa di relativo all’umano, e non ecc. Ma le nostre dovrebbero essere tutte
più al paesaggio naturale. Nereidi, irreggimentate da Venere.
299 seta variopinta] Pellegrini □ soie versi- 306 Qui ci s’offre più di quel che mente
colore] Bismut (nell’originale il sostantivo umana abbia mai desiderato] Pellegrini. La
è al singolare, come la lana); diferente viene frase, in bocca al personaggio, suona quasi
inteso qui «na accepção insolita de ‘varie- giocosa in relazione alle prede femminili
gado’» (Epifânio Dias); cfr. comunque supra che si offrono, ma assume un significato più
VII, 43, 5. I portoghesi intravedono le tracce ampio, un’epitome della scoperta: dopo le
dell’artificiosa fermosura di supra 65, 7. scoperte delle terre orientali, ora la scoperta
300 Suggerendo la nudità di chi ha posta di un mondo ideale.
a artificiosa fermosura. Il plurale amores è 307Nel senso di ‘non saggi, stolti’. Veloso ri-
quanto mai classicheggiante, anche se non vendica il privilegio dei Portoghesi di essere
inconsueto; basti pensare all’opera omoni- andati oltre lo sguardo umano ottuso.
ma di Ovidio. 308 «Interea Dryadum silvas saltusque se-
301 Una delle culminazioni dell’immagina- quamur» (Verg., Georg. III, 40). Faria e
rio poetico camoniano: alle rose/fiori si con- Sousa discute sulla presunta aporia per la
trappongono le fanciulle nude, rose umane. quale Veloso nel canto VI contraddiceva
Capiamo l’entusiasmo totale di Faria e Sousa Leonardo rifiutando le narrazioni d’amore,
per il nostro poeta. L’immagine sarà imitata qui invece incita a conquidere le donzelle.
da lirici moderni; citiamo ad es. l’argentino Ma non c’è nessuna contraddizione: anche
Francisco A. Sicardi, La inquietud humana, in questo caso Veloso si mostra l’opposto
Buenos Aires, Librería «La Faculdad» de di Leonardo, amatore cortese (cfr. infra 75
Juan Roldán, 1912, tomo II, p. 215: «Todo / sgg.), evidenziando la propria natura impe-
parecen… nada son,… humanas rosas». tuosa, cacciatrice e in più sensuale.
302 309 Nell’originale Camões usa il gerundio,
Sembrerebbe esserci una contraddizio-
ne in questo verso: se nude le ninfe sono come al v. 7, secondo un uso stilistico ca-
«umane rose», cioè bellezza fisica al supre- ratteristico.
mo livello, perché gli abiti accrescerebbero 310 Le ninfe, indottrinate da Venere, sono
la loro fermosura? Inoltre, il sostantivo arte molto scaltre: più ‘industriose’, cioè accorte
richiama evidentemente artificiosa di 65, 7. nel porre in atto una strategia seduttiva, che
Si deve dedurre che la bellezza femminile ‘leggere’, ovvero effettivamente rapide nel
è sia seducente nella sua nudità, sia quando fuggire.

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pp. 707-709 CANTO IX NOTE

311 Son gridolini divertiti, contrapposti al ca qualcosa la cui consistenza è morbida al


grande grito maschile di Veloso. La caccia tatto come seta, velluto, pelliccia; vale più
artificiata ha avuto inizio: si noti lo slancio astrattamente per «brando» (Moraes e Sil-
espresso nella prima quartina e il «rallenta- va Dicionário), ‘dolce, soave’. Faria e Sousa,
mento» calcolato nella seconda. Faria e Sou- diremmo con una fascinosa sovra-interpre-
sa evoca Amadigi XXXII, 76, 1-4: «Grande tazione, pensa anche al nome del poeta ca-
le risa fur, ch’ogni Donzella / parte mostrò stellano Macía, l’enamorado per eccellenza,
de le bellezze ascose: / qual col suo manto, e lirico galego del XIV secolo (vd. Pellegrini
qual con la gonnella / le brine ricoprir cerca, & Marroni Nuovo repertorio p. 47 n. 93).
e le rose» (p. 196). 318 Originale caia, ‘cada’, in polittoto con
312 Prosegue la metafora continuata della cai di due versi sopra (da noi tradotto con
caccia e anticipa la comparazione dell’otta- precipita, ‘crolla a terra’).
va 74 infra. 319 Stupenda e manieristica invenzione
313 Di nuovo la predilezione del gerundio dell’accidente quasi buffo della caduta del
con valore di participio presente o perifra- marinaio sopra la ninfa; non mancano epi-
stico: ‘mentre stava correndo’. Inutile ram- sodi lirici di cadute, incespicamenti durante
mentare la sostanza petrarchesca dell’im- il ballo ecc. nella rimeria dell’età di Tasso.
magine del primo verso (cfr. Rvf 90, 1; TC Per intendere come agì la censura in edizioni
III, 136 e altri rimandi offerti da Santagata; posteriori, si veda come muta il distico finale
si aggiunga poi ad es. Sannaz. Arc. Egl. II, nelle edizioni 1584 e sgg. emendate dai Ge-
108: «deh spargi al vento le dorate chiome»). suiti: «e por se assegurar de quem a offende,
314
/ com se metter nas armas se defende» (vd.
Improbabile non vi sia ricordo dei versi
Trigoso Exame crítico p. 182 n. e 173 sgg.).
ovidiani sulla fuga di Dafne: «tum quoque
Tutto c’è nelle ottave camoniane tranne offe-
visa decens, nudabant corpora venti, / obvia-
se e difese. «I yo me perezco de risa, quando
que adversas vibrabant flamina vestes, / et le-
veo esta enmienda» commenta Faria e Sousa,
vis impulsos retro dabat aura capillos» (Met.
che però al suo solito allegorizza troppo,
I, 527-529: «Anche in quella situazione bella, considerando le ninfe simbolo della fama e
i venti le denudavano le membra, / i soffi con- della gloria ecc. Citare la sensualità attiva nel
trari facevano vibrare le vesti avverse, / e la Cantico dei Cantici ha invece una precisa ra-
leggera aria le spiegava indietro i capelli»). Il gione, nella linea già accennata dell’overlap-
pregio fonico delle fraldas delicadas, con ri- ping sacro/profano totalmente pacifico.
percussione sulla dentale /d/, è in linea con la
320 «Es encontrar a caso», glossa Faria e
fluidità sonora degli esametri di Ovidio.
Sousa, ma nel Moraes e Silva Dicionário leg-
315 Cfr. supra VII, 65, 6. giamo: «Encontrar con alguem, ou alguma
316 Che le carni della bella donna possano coisa â caso, ou de proposito» (c.vo mio).
essere bianche come neve o latte è res nullius 321 Cfr. supra 65, 5-8.
fra i petrarchisti. Non saprei dire se il nostro 322 Cfr. supra 70, 8.
abbia anche ricordato la splendida immagi-
323 Simile costruzione a supra 55, 6 (Epi-
ne, però notturna, di Bocc., Dec. VIII, 7, 66:
«e passandogli ella quasi allato così ignuda fânio Dias).
e egli veggendo lei con la bianchezza del suo 324 In talune la vergogna è assente, in altre
corpo vincere le tenebre della notte e ap- più attiva, ma si tratta ognora di vari modi di
presso riguardandole il petto e l’altre parti attrarre i maschi.
del corpo e vedendole belle» ecc. 325 Cfr. Sannaz., Arcad. Prosa III, 16: «elle
317Il termine originale masias è il plur. avedendosi, si mettevano in fuga per lo folto
femm. di masio (macío), agettivo che indi- bosco».

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NOTE CANTO IX pp. 709-711

326 Diverse strategie di seduzione, come gues Estudos pp. 82 sg.). Chiaro risulta che
dicemmo. tutti costoro ritengono che il rosto sia quello
327 Finzione paradossale: le ninfe in realtà del cacciatore: «vendo no rosto do caçador»
si stanno comportando all’opposto delle (Lencastre) ecc. Ma leggiamo la versione di
vergini di Diana, proprio come i giovanotti Tapia: «viendo ya el arcabuz endereçado».
sono l’inverso di Atteone. Tutto si gioca in Il soggetto del vedere è senz’altro il cane;
questo teatro di recita e ribaltamento. Inu- potrebbe essere suo anche il rosto? Il pro-
tili le problematiche sollevate da Epifânio blema è che rosto non si adatterebbe al muso
Dias e controbattute da Rodrigues (Estudos di un animale. Sarebbe un uso eccezionale
pp. 81 sgg.): il senso è limpido. del termine da parte di Camões? Potremmo
parafrasare: ‘vedendo il suo muso che il cac-
328 Ma si presuppone che le loro fattezze ciatore ha levato il fucile’? Immaginiamo il
traspaiono nell’acqua limpida, come vuole il tipico volgere della testa di un cane verso
topos. Cfr. fra l’altro Sannaz., Arcad. Prosa l’alto, mentre il resto del corpo è pronto allo
III, 17: «le chiare onde poco o niente gli na- scatto. In tal caso l’articolo o implicito nel
scondevano de le bianche carni». fi nale di vendo sarebbe grafico-sintattica-
329 Cioè ‘l’attesa, la perdita di tempo’. mente la soluzione più economica (cfr. infra
330 Cfr. supra 42, 8 e n. Sia il riprendersi i 82, 5: «voluendo o rosto»).
vestiti da parte delle ninfe che il tuffarsi con 333 Nell’originale presa, quindi letteralmen-
tutta l’armatura dei ragazzi incontenibili te: ‘non dubita che afferrerà l’animale ferito,
pertengono a un registro «realistico», ele- lo sente già preso’.
gantemente umoristico. La foga (foia?) dei 334 Cioè ‘non è Diana, gemella di Apollo’.
naviganti dopo lunga astinenza è peraltro Il verso, subito prima dell’episodio cortese
verosimile. di Leonardo, marca la cifra anti-atteonica di
331 La similitudine può serbar memoria di queste ottave: non v’è trasgressione empia e
Ov., Met., I, 533-539, sempre nell’episodio non v’è punizione, tutto va secondo natura
dafneo, ma con esito diverso. L’aggettivo e amore.
sagaz ci avvicina all’inizio di un passo di 335 di gentili fattezze] Pellegrini □ de belle
Ar., O. F. VIII, 33, 1-6: «E qual sagace can tournure] Bismut □ assai attraente] La Valle
nel monte usato / a volpi o lepri dar spes- ecc. Noi, come già Paggi 59 e Averini, man-
so la caccia, / che, se la fera andar vede da teniamo l’espressione originale.
un lato, / ne va da un altro, e par sprezzi 336 Pressoché formulare: cfr. supra V, 46, 2.
la traccia; / al varco poi lo sentono arrivato,
337 Cioè non un solo dispiacere, ma tanti.
/ che l’ha già in bocca, e l’apre il fianco, e
straccia» La variante tão per cão (presente 338 Medesimo il secondo emistichio di su-
quest’ultima in almeno 4 esemplari di Ee: pra III, 59, 6.
cfr. una ricostruzione minuziosa del proble- 339 L’ottava defi nisce la natura del perfetto
ma nella nota complementare di Rita Mar- amante cortese – e soggetto lirico amoroso:
noto in appendice) va considerata un refuso. se la speranza fi nisse, il gioco (al massacro)
332 Cioè il fucile con cui il cacciatore sta del dolore fi nirebbe con lei. Non credo sia
prendendo la mira. La sequenza vendo rosto necessario vedere elementi autobiografici
della princeps ha subìto correzioni fi n dai in questo personaggio, come suggeriscono
primi traduttori e commentatori. Caldera: alcuni fra cui l’ottimo Epifânio Dias. Già
«el arcabuz al rostro vio subido» Manoel Faria e Sousa apriva questo sentiero erme-
Correa: «no rosto» (> Faria e Sousa, Garcez neutico (Leonardo è il poeta), aggiungendo
Ferreira ecc.), «vendo ó» (ediz. 1597), cioè però che la ninfa era allegoria della Musa
«vendo ao» senza mutare la lectio (Rodri- del poeta.

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pp. 711-713 CANTO IX NOTE

340 Nell’originale abbiamo l’imperfetto indi- 346 Si osservi evidente il trocadilho: tu so de

cativo. «Depois da conjuncção que os antigos my so, nonché il sostantivo espessura, caro al
empregavam ás vezes o indicativo (corria) em Camões più lirico; cfr. ad es. il son. Todo o
lugar do conjunctivo (corresse), quando se fal- animal 9: «Cansado já de andar pela espes-
la de uma realidade» (Epifânio Dias). sura»; l’ode Fogem as neves frias 22: «Diana,
341 Rimando al son. Dizei, senhora, da be- já cansada d’espessura» ecc. (vd. Verdelho
leza ideia e quindi al nostro commento in Concordância per le numerose occorrenze
Comentãrio Camoes. 4, pp. 35-38 e 103-114; anche nel poema). Faria e Sousa evoca la
seconda piscatoria di Sannazaro, Galatea,
‘idea, esempio, paradigma’ sono in questo
v. 29: «sola fugis, sola et nostros contemnis
ambito pressoché sinonimi. Ephyre è una
amores?» (vd. Jacopo Sannazaro, Latin Poe-
delle Nereidi nell’elenco virgiliano di Ge-
try, cur. Michael C. J. Putnam, Cambridge
org. IV, 343. Anche nell’Hypnerotomachia
(Mass.) – London, I Tatti Renaiss. Libr. –
Poliphili compare questa nereide: vd. Ariani
Harvard Univ. Press, 2009, p. 114).
& Gabriele Hypnerotomachia, II, p. 284, §
347 La sfortuna che lo perseguita da sempre.
280 e n. 20 p. 947. Sull’episodio di Leonar-
do ed Efire vd. tra l’altro l’esile saggio di 348 Letteralmente: ‘mi mentiva, mi inganna-
Echave-Sustaeta Virgilio en Camoens, con va’. Cfr. supra 75, 5-8.
raffronti virgiliani non sempre convincenti. 349 non ti stancar, né me] Paggi 59 □ non
342 Diciamo che con la sua solita sfortuna stancarti di più, me pur stancando] Bona-
Leonardo sceglie una ninfa tra le più ritrose, retti □ non stancarti a stancarmi] Pellegrini
anche se poi non completamente. La natura La Valle □ Non ti stancar di stancar me]
ha dato il sesso perché esso sia attualizzato: Averini □ non stancarti e stancarmi] Poppa
siamo in una onesta concezione della gamìa Vòlture □ ne t’épuise pas dans une course
naturale, non in una dimensione di rivolu- qui m’épuise] Bismut. Seguirei Bonaretti,
zionario amore libero. Il valersi del polittoto Poppa Vòlture e Bismut; altrimenti sarebbe
ingegnoso si ripropone infra 78, 1; 81, 7-8. proprio leggere não canses de cansarme; in-
Il linguaggio di Leonardo è assai artificioso, fatti Caldera traduce «¡No canses, que me
come si addice a un amante che conosce le cansas!», e Paggi 59 varia di poco. Faria e
regole del discorso d’amore. Sousa, da parte sua, glossa: «No me dés fa-
343 Tuttavia, la natura di fera è propria del- diga de verte ir fatigada […]. Maravilloso i
tiernamente: mostrando que no se cansa de
la donna amata, da Petrarca in poi; cfr. del
seguirla, sino de que ella se canse por que el
nostro l’incipit Fermosa fera humana (Rimas
la sigue: no le lastima la pena que ella le dà,
p. 266).
sino la que ella recibe»: «Non darmi la fatica
344 L’anima dell’amante migra nell’amata, di vederti affaticata! … Meravigliosamente
altro topos con infi nite attestazioni. Sul pe- e teneramente: mostrando che non si stanca
trarchismo di Camões imprescindibili Mar- nel seguirla, ma teme ella si stanchi per l’es-
noto O petrarquismo 1997 e 2015. ser da lui seguita: non lamenta la pena che
345 Nel senso petrarchesco per cui l’amata ella gli dà, ma quella che ella riceve». Molto
(qui l’amante) è nemica, ma con una conno- acuto, e da tener presente, e ben detto di un
tazione erotico-pastorale (ninfe e fauni) più cavaliere come Leonardo.
allusiva. Si veda Rvf 252, 2: «de la dolce et 350 Leonardo è ossessionato dalla propria
amata mia nemica»; 23, 69: «de la dolce et strutturale sfortuna; segue, potremmo dire,
acerba mia nemica» e molte altre consimili l’assioma di Denis de Rougemont per cui
occorrenze. Cfr. poi naturalmente il son. ca- nella poesia occidentale l’amore felice non
moniano Chara minha ynimiga (Sonetti pp. ha storia… Rimando al mio Love in Western
241-244). Literature, India – United Kingdom, Book

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NOTE CANTO IX pp. 713-715

Publisher International, 2019, Preface. Nelle no il significato di disdetta come ‘disgrazia,


prossime ottave troveremo cinque volte il sfortuna’ si aggiunge a quello originario
verbo esperar più esperança; ventura compare di ‘negazione, smentita’ solo a partire dal-
analogamente 5 volte nell’invocazione di Le- la terza ediz. del Dizionario della Crusca.
onardo, culminando a 79, 6 in cui la (s)ventu- Poi diventa comune l’espressione ‘per mia
ra si mostra come una antica Furia o Erinni. disdetta’ e simili. Il Thesouro ad voc. ripor-
351 Può valere in assoluto, oppure ‘se tu ta solamente questo passo del poema di
vuoi [vorrai, conj. fut.], aspettare’ (Epifânio Camões, il Moraes e Silva nessuno.
Dias). 359 Cioè sempre la crudele ventura, o lo
352Nel senso antico di ‘accadimento, vi- stesso Amore inteso come nemico.
cenda’. 360 Il cuore è prigioniero dell’amata, altro
353 Petr., Rvf. 56, 8. Tutto il discorso di Le- topos infi nitamente replicato nella koinè
onardo è naturalmente intriso di petrarchi- petrarchista. Seguono invenzioni ingegno-
smi. L’uso di terminare ogni strofa di una se, per certi aspetti madrigalistiche – o epi-
canzone con un verso citato da altri poeti grammatiche, che è quasi lo stesso.
(versus cum auctoritate) è in Petrarca, Rvf 70. 361 Formula petrarchista: cfr. il son. On-
Qualche commentatore ha considerato poco dados fios d’ouro reluzente (Rimas p. 164,
epica questa inserzione camoniana, ma non estromesso dal corpus in Sonetti). Il moti-
dimentichiamo che tutta l’allocuzione di vo del cuore impigliato e imprigionato nei
Leonardo è un elegante e creativo «cento- capelli di Laura è presente in Rvf 253, 3
ne» di immagini e forme lirico-amorose. («O chiome bionde di che ’l cor m’annoda
354 Supplica generica; cfr. comunque Verg., / Amor») e ivi in molti altri luoghi (cfr. n.
Aen. VI, 466 e Ecl. II, 60 (Echave-Sustaeta Santagata a 196, 12 sg.).
Virgilio en Camoens pp. 173 sg.). 362Per il senso di questo mudar vd. l’ottava
355 Fugace accenno al topos dell’amata che seguente.
invecchierà, tema centrale del son. Se as pe- 363Dell’anima, e quindi ti fermerai fi nal-
nas com que Amor, per cui rimando ancora mente.
(e mi scuso) a Comentãrio Camoes 1, pp.
364 La «fera stella» di Rvf 174, 1. Il sintag-
51-56 e 205-221. Il polittoto su fugir comin-
cia già da supra 78, 2, e in questa ottava si ma petrarchesco si ripercuote in absentia sul
propone con tre presenze, ai vv. 1-2 e poi a ‘ferire’ dei vv. 6-7 dell’ottava. Non è sovra-
sigillo nel verso fi nale. Il sintagma «il tempo interpretazione, ma evidenziazione della
fugge» è pure nel sonetto petrarchesco di prassi allusiva sofisticata del petrarchismo
cui Camões ha appena citato il v. 8. tardo-cinquecentesco. Garcez Ferreira si
356 Lost in translation l’allitterazione fortu-
domanda: «Quem chegou a conceber huma
imagem taõ profundamente conceituosa,
na…força, accentuata da furia al v. 6 e risolta
como esta?» Il commentatore «classicista»
potenzialmente, nella sua negatività seman-
lamenta poi l’eccesso di frivoli giochi di
tica, con faras…(nam) fugindo dell’ultimo
parole e ingegnosità nel discorso di Leo-
verso. Ancora una volta senso e suono sono
nardo, contrario al «bom gosto». Faria e
alleati stretti.
Sousa, da parte sua, dichiarava entusiasta
357 Omesso in traduzione so, ‘soltanto’, che
che un’invenzione come questa non ha
indica in Efire l’unica possibile salvatrice di precedente alcuno prima di Camões. In
Leonardo. sostanza l’anima di Leonardo, migrata topi-
358 La voce desdita è hapax nel poema (due camente nell’amata Efire, è ora presso di lei
occorrenze camoniane altrove, cfr. Verdel- e lei può renderla più leggera e addirittura
ho Concordância). In realtà anche in italia- mutarne l’infausto destino.

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p. 715 CANTO IX NOTE

365 Cioè ‘ogni mio desiderio sarà esaudito, preziosa, come all’inizio intendeva, e anche
ogni mia speranza realizzata’. Si rammenti perché desiderava udire il dolce canto»). Noi
che esperar vale sia per ‘attendere’ che ‘spe- tenderemmo verso la seconda delle prece-
rare’. Si aggiunga la presenza del polittoto denti possibilità, cautamente, e si veda allora
ferirà…fere. «Siamo in pieno Seicento», la versione latina di Macedo: «Sed jam, quae
commenta Poppa Vòlture, ma con un errore fugit tam longo tempore Nympha / currere
di fondo, dato che le artificiosità soprattut- tunc cessat; statuit se tradere amanti [se dar
to di parola e di posizione sono tipiche di cara], / audire et propriùs, qui mulcent aëra,
una fase intermedia che in molti chiamiamo questus, / auribus et cordi pariter dulcissima
«manierismo». verba» (Macedo p. 354).
366 Cfr. supra 76, 3-4. Tuttavia, in questo 367 Nel senso di ‘angelico’, ‘degno di vene-
caso l’espressione se dar cara potrebbe avere razione’. Faria e Sousa propone una stermi-
significato diverso dal precedente, leggendo nata fi lza di esempi latini e italiani di questa
adesso cara non come ‘difficile da acquista- accezione.
re, ottenere’, ma come ‘amata’; vd. ad es. le 368 Efira è dunque conquistata dal canto so-
traduzioni di Bonaretti («La bellissima nin-
ave e doloroso di Leonardo; questo elemento
fa ormai la fuga / trattien, per darsi al caro
avvicina il giovanotto ad Orfeo e la nereide
addolorato», con enallage); Poppa Vòlture
ad Euridice, anzi, a una anti-Euridice che
(«Più non fuggiva la Ninfa: non tanto / per
non perde il compagno ma lo acquista. A
eccitar colui che l’inseguiva»); Bismut («La
nostro modesto avviso la seconda quartina
nymphe gracieuse fuyait, non plus tant pour
si spiega meglio se la ninfa si è già arrestata
rendre sa conquête plus chére à son triste
poco prima. Per l’immagine banhada em riso,
poursuivant, que pour» ecc.). Si nota una
& alegria, oltre a illustrarne la bellezza, Fa-
certa confusione, soprattutto perché alcuni
ria e Sousa non ne offre possibili intertesti.
ritengono che la Ninfa non smetta di fuggire
Certo è che fu imitata, almeno da Lope de
(anche Epifânio Dias, Pimpão fra gli altri,
Vega all’Ottocento. Nell’Agiologio lusitano
ma già Faria e Sousa), mentre altri che si fer-
di George Cardoso (tomo II, Lisboa 1657
mi. Tale diversa interpretazione è presuppo-
p. 501) abbiamo «banhado em alegria» (scil.
sto di quella del verso seguente (se dar cara
‘espiritual’), unico es. riportato in Thesouro,
ao triste): in genere chi ritiene la ninfa ancora
cui aggiungere «banhado todo de huma ale-
in moto opta per il senso di ‘farsi sospirare’,
gria celestial» (tomo III, Lisboa 1666, p. 459).
mentre chi la vuole ferma tende a leggere
369 Cfr. Ct 5, 6 «anima mea liquefacta est».
cara come ‘amabile’; Poppa Vòlture mescola
le due possibilità ermeneutiche e Bismut in Ma si consideri che i verbi sfarsi, disfacersi e
nota (p. 339) propone una soluzione inge- simili sono propri del linguaggio lirico amo-
gnosa ma fragile, ancorché se basata sulla roso dal medioevo al rinascimento. Garcez
punteggiatura della princeps: «Dejà la belle Ferreira è più sobrio: richiama l’archetipo
Nymphe ne fuyait plus, comme elle faisait ju- petrarchesco («ver me volgendo quelle luci
sque-là, tant pour faire payer cher sa capture sante», Rvf 108, 3) e rimanda a Macrob., Sat.
que pour entendre l’amoureuse complain- III, 3, 5, in cui si discute l’accezione sia re-
te». Rodrigues (Estudos p. 83) afferma curio- ligiosa che totalmente profana di Sanctum.
samente che la ninfa ora fugge di meno: «O Camões aveva presenti gli occhi bagnati di
que o Poeta diz è que a nympha não fugia lacrime e sfavillanti di Rvf 127, 62-67, ove
agora tanto, porque já não queria dar-se tão è implicito un bagno di luce; siccome il riso
cara, como a principio tencionava, e tambem della donna tradizionalmente emana ba-
porque queria ouvir o doce canto» («Ciò gliore (cfr. Dante, Purg, XXI, 114; Rvf 292,
che il poeta dice è che la ninfa non fuggiva 6; TM II, 86) il nostro potrebbe aver fuso in
ora tanto, perché non voleva rendersi così una nuova immagine ricordi così memora-

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NOTE CANTO IX p. 717

bili. Ma potrebbe esserci altra trafi la che ci ta, / se ’l Garzone real ne fu lodato, / pensil
sfugge. In ogni caso cfr. il son. 87, 4: «todo chiunque è di giudizio sano, / ch’io dir nol
se desfazia em dezejar» (Sonetti p. 155). Si posso, & a tentarlo è vano».
osservi inoltre che il puro amor si lega col 375 Bonaretti traduce «concordi»; si inten-
rosto sancto del v. 5, e si consideri che l’in- da quindi ‘unite da reciproco amore, ricam-
trecciarsi di motivi sacri e profani era già bianti l’affetto’. Si perde in traduzione la
all’origine della poesia europea d’amore. preziosa annominatio di conformes…fermo-
L’amore di Leonardo ed Efira, come quello sas, accentuata dal precedente em fim e dal
delle altre coppie, è assolutamente honesto. seguente Nimphas.
370 Motivo erotico, questo dei baci famelici, 376 Cfr. supra 57, 3-4; III, 97, 7. Il trittico
che sarà molto diffuso nel ’600; troviamo louro…ouro…flores brilla nella sua coesione
occhi e sguardi famelici nel Tasso padre e fonico-semantica.
nel Tasso figlio, famelici amanti nel Guari- 377 Nell’originale davão, imperfetto, in con-
ni, e quindi dal Marino in poi i baci si fanno
sueto alternarsi camoniano col presente.
sempre più mordaci; si giunga almeno al fi-
378 Vera e propria dichiarazione matrimo-
nale del cap. X di Eusebio Macario di Ca-
stelo Branco: «beijos famintos, mordentes, niale (cfr. il termine giuridico estipular e,
sorvidos, causticos como ventosas» ecc. subito sotto, Em vida & morte); su questo
aspetto si veda Hatzfeld Saggi pp. 257 sg.
371 Vengono a mente le Dolci ire, dolci sde-
Amorim citava Sismondi, come riporta
gni et dolci paci di Petrarca (Rvf 205, 1), ma il Epifânio Dias (> Tocco), a proposito di una
sintagma «ira honesta» è presente nel Cari- possibile influenza su Camões della ceri-
teo (son. Per qual parte del mar: «ira honesta monia veneziana dell’unione del Doge col
e ’l dolce sdegno», v. 7 Endimione Hviv), in mare: ci pare una mezza corbelleria.
B. Tasso (Amadigi XXV, 19, 3) ecc.
379 Questi genitivi dipendono da companhia.
372 Cfr. supra 70, 7.
380 Il verbo indica un saluto reverente, un
373 à l’heure de midi] Bismut. Dal latino inchino (come illustra Rodrigues Estudos p.
sexta hora, ovvero le 12.00. Più generalmen- 83).
te qui si intende il ‘meriggio’. Con ciò che
381 Tethys, la sposa di Oceano; cfr. supra
passàr (‘passarono’) traduciamo o que mais
VI, 21, 2 con formularità.
passam, letteralmente ‘ciò che vieppiù spe-
382 Si può con Faria e Sousa evocare un pas-
rimentano, vivono’; cfr. Bonaretti: «Quel
che avvenne di più nelle beate / ore di quel so di Garcilaso, dall’egloga terza: «Una de
mattin, di quel meriggio», ovvero il comple- aquellas diosas que en belleza / al parecer
tamento dell’amplesso. a todas excedía» (233 sg.; Boscan & Garci-
374 Ci dev’essere memoria di un passo te- laso c. 285v); anche nel corpus camoniano si
veda dall’egloga I: «fermosas ninfas vejo na
nero e sensuale dell’epistola di Hero a Le-
verdura, / cujo divino gesto o Céu namora. /
andro: «pectora nunc iuncto nostra fovere
Uma, de desusada fermosura, / que das ou-
sinu / multaque praeterea lingua reticenda
tras parece ser senhora» ecc. (Rimas p. 316).
modesta, / quae fecisse iuvat, facta referre
383Espressione topica; vd. ad es. Gandolfo
pudet» (Ov., Her. XIX, 62-64: «ora scaldare
il nostro petto stringendoci al seno / e molte Porrino (Rime 1531): «empie di meraviglia il
altre cose che una lingua discreta deve tace- mondo tutto».
re, / cose che è bello aver fatto, ma fa pudo- 384 Da intendersi ‘che è degno di ciò, di
re riferire»), per quanto Camões risulti più questo trattamento e privilegio’. O capitão è
malizioso. Si veda B. Tasso, Amadigi II, 37, complemento oggetto; per l’epiteto formula-
5-8 (p. 11): «Se l’allegrezza fu tra lor compi- re cfr. supra II, 60, 5.

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pp. 717-719 CANTO IX NOTE

385 L’attributo honesta ha in sé il sèma origi- IV, 116: «in luogo aperto, luminoso e alto»,
nario di honos, e quindi va qui inteso come dall’ episodio del «nobile castello» degli
‘piena d’onore, onorata’, ancor meglio ‘ma- «spiriti magni».
gnificente’ (Epifânio Dias); in Dante, nel 396 Formulare: cfr. supra VII, 46, 6.
celebre incipit del son. Tanto gentile, onesta 397 Cristallo e oro anche nella descriptio
valeva per ‘oggetto degno di onore, onorabi-
del palazzo subacqueo di Nettuno a VI, 9
le, da onorarsi’.
sg., e dell’Olimpo (I, 22 sg.), per una variata
386 Infatti è la regina dei mari, in quanto formularità. La coppia puro e fino non è per-
moglie di Nettuno (si distacca in elevazione fettamente sinonimica, come anche Faria
dunque dal «gregge» delle creature marine, e Sousa annota: l’oro è puro, e per questo
e-grege). Si noti la rima ricca e il parallelismo tanto più prezioso (fino). Garcez Ferreira
fra i due vv. del distico. rimanda all’inizio del primo dei Cinque can-
387Equivale al latino nam, come osserva ti aggiunti al Furioso (vd. Ariosto Orlando
Epifânio Dias. 1556 p. 451) ove si descrive «un monte» ove
388 Camões intende sottolineare che Teti «siede un tempio, il più bello e meglio ador-
parla qui da sovrana, con un registro ap- no», dalla «cupola d’or» e cinto da «un bel
propriato al rango. Il reiterato aggettivo alto cristallo intero, chiaro e puro» (ott. 1-2). Si
si addice quindi allo stile più elevato, grave può vedere anche l’Amadigi di B. Tasso: «un
(Faria e Sousa rimanda supra VI, 21, 3). Palazzo di sasso Alabastrino / tutto dentro,
389
e di fuor fregiato d’oro» ecc. (XXII, 24, 3-4,
La ns. traduz. molto ad litteram potreb-
p. 126).
be causare qualche equivoco; si legga: ‘fa-
398 Non crediamo siano semplici ‘intratte-
cendogli sapere che era arrivato fin lì’, ‘ren-
dendolo edotto che s’era trovato a sbarcare nimenti, diporti’, ma fondamentalmente atti
su quell’isola’ per preciso volere del fato amorosi benedetti dalle unioni nuziali. Del
eterno (così defi nito supra I, 28, 1). resto, i due vv. sgg. sono espliciti: si tratta
390
proprio del consumare (lograr) il matrimo-
È imobil in quanto ‘immutabile’.
nio. «Quivi la bella coppia innamorata /
391 Ovviamente formulare: cfr. supra I, 1, 3 entrò con le donzelle in compagnia; l’alma
ecc. de’ quai di gioia alta ingombrata / ogni
392 Intendi: ‘perché, affi nché (ché) gli siano pensiero, ogn’altra cosa oblia. / Subito fu la
svelati i misteri del globo terracqueo’, già mensa apparecchiata, / perché il notturno
defi nito supra in termini mitologici a VIII, horror cuopre ogni via, / e vicino a la mensa
32, 7 «este globo de Ceres e Neptuno». Tale un letto adorno, / u’ giacquer fi n a l’apparir
lungo svelamento sarà oggetto dell’ultimo del giorno» (Amadigi ivi, 25).
canto. 399 «anche tra le ninfe vigono le leggi
393 Il per (por) è strumentale: ‘tramite’. Si sociali» (Tocco).
osservi che l’aggettivo alto è ripetuto quat- 400 In allitterazione, fermosa si riferisce alle
tro volte nella strofa, segno d’innalzamento ninfe e forte ai portoghesi.
formale e tematico (le due cose in retorica 401 Cfr. supra 84, 7-8. Interessante trimem-
vanno insieme per la regola del decorum,
brazione aggettivale: alma, dal lat. almus, ha
ossia dell’aptum).
nel Moraes e Silva Dicionário l’unica citazio-
394 Piccola libertà traduttoria; l’originale è ne di questo passo camoniano nell’accezio-
più assertivo: ‘ciò che soltanto questa sua ne relativa ad alegria, cioè ‘ristoratrice’ (più
nazione meritava’. «umana» rispetto all’Alme Sol oraziano, ad
395Ancora la nota dell’altezza, unita a una es., all’Alma Venus di Lucrezio), e accanto
sfumatura di sacralità. Cfr. pure Dante, Inf. a dolce quasi ammorbidisce la propria ari-

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NOTE CANTO IX pp. 719-721

stocrazia lessemica; più inatteso il terzo Silva). Ma l’ottava seguente sembra smentire
aggettivo, di nuovo stilisticamente elevato questa lettura.
(dieci occorrenze nell’intero corpus camo- 406 ornata] Paggi 59 □ variopinta isola ador-
niano), che in genere si riferisce a segreti, na] Bonaretti □ incantata] Poppa Vòlture
nuove terre, a giudizi di Dio ecc. In effetti □ figurata] Averini □ the magic painted
i piaceri (onesti, s’intende) che provano le Island] White □ sopra descritta] Pellegrini
coppie dell’Isola sono così intensi da sem- □ que je viens de décrire] Bismut (ma vd.
brare praticamente sconosciuti fi no allora, n.) ecc. Si può intendere quindi pintada sia
come l’Ilha stessa è incognita; una buona tra- come ‘(sopra) descritta’, sia come ‘adorna,
duzione è ‘delizie rare’ (cfr. Bismut), o ‘mai variopinta’. Un elemento in più (incantata,
provate’ (Pellegrini), proprio perché alme, magic) può far deviare il senso di pintada
quindi intrise di un influsso divino. anche verso un sèma di ‘meraviglioso, irrea-
402 Motivo consueto, riferito ai navigan- le, fi nto’. Ma il confronto con Petr., Tr. Cup.
ti, del premio per le sofferenze subite, già IV, 137 sgg. è improponibile (cfr. Moura Os
apparso numerose volte ed ora fi nalmente penhascos: «um precedente para a correlata
conseguito. desmontagem da ilha e dos deuses n’Os Lu-
403 Coppia allitterante tutta per i portoghe- síadas», p. 169; cfr. Triunfos pp. 148 sg.). In-
si, questa volta, riprendendo forte dal primo fatti, l’allegorismo e l’evemerismo non ren-
verso e premettendo i feitos (grandes) che dono l’Isola inesistente, una vana apparenza
sono il motivo della fama del v. 8. Con un ariostesca, anzi, ne rinforzano la rilevanza
semplicissimo riecheggiare della labioden- poetica, «storica» e sacra, per il nostro.
tale sonora Camões compatta fonicamente 407 Il verbo, importante per Camões, si ri-
l’ottava in concomitanza con il suo coerente allaccia alla prima ottava del poema, v. 8.
e forte (e fi nale, no fim) contenuto. Letteralmente: ‘che innalzano la vita, che la
404 Nel senso di ‘serbando’. Faria e Sousa rendono sublime’.
ritiene che Camões consenta che la parola 408 Un modo per dire che il premio scelto
mundo possa essere intesa sia come la terra da Venere (e dal fato, cioè dalla provviden-
degli uomini, sia come il cielo (< lat. mun- za) per i portoghesi, in luogo di corone e
dus) delle divinità. trionfi, è dato dai diletti onesti dell’Isola.
405 Il vero premio per i grandi è la fama: Ciò presuppone una concezione del mondo
«Neque enim ullam mercedem tanta uirtus governata da Amore, in senso fi losofico e
praeter hanc laudis gloriaeque desiderat, materiale.
qua etiam si careat, tamen sit se ipsa conten- 409 Linguaggio elevato; si pensi all’aggettivo
ta: quamquam in memoria gratorum ciuium inclitas che è di registro tipicamente epico:
tamquam in luce posita laetetur» (Cic., Phi- nelle concordanze di Verdelho troviamo solo
lipp. V, 13: «E non c’è nessuna mercede che sette esempi, tutti nei Lusíadas. Si può citare
sì grande valore desideri oltre a questa della Hor., Carm. II, 2, 7-8: «illum aget pinna me-
lode e della gloria, che se anche mancassero, tuente solvi / Fama superstes» («lo solleverà
tuttavia il valore resterebbe contento di se sull’ala per nulla timorosa di perdersi [cioè
stesso: si rallegrerà, quanto nella memoria senza paura di essere dimenticato: «metuen-
dei cittadini grati tanto brillerà riposta nella te solvi: «that disdains to droop», Nisbet
gloria»). «Dize, que el mundo siempre a lo & Hubbard Hor. Od. II pp. 41 sg.] / fama
ultimo da el premio de acciones ilustres, i perenne»; «prima» è lez. err. in Tocco), atti-
virtuosas» (Faria e Sousa). Nell’espressione vando una cripto-allusione a Icaro (discussa
la no fim, la non dovrebbe essere locativo però da Nisbet & Hubbard cit. perché rite-
(‘lì, cioè nell’isola’) ma temporale, come in nuta troppo ominosa), cui segue anche un’e-
«lá nos tempos futuros» (es. in Moraes e sortazione a domare l’avidità dello spirito (vv.

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pp. 721-723 CANTO IX NOTE

9 sg.), molto adatta al contesto camoniano. dell’autore, si tratta probabilmente di un


Ancor più pertinente, forse, un passo della espediente speculativo per sfuggire alla con-
celebre ode a Mecenate: «palmaque nobilis / danna della censura, che infatti non vi fu (cfr.
terrarum dominos evehit ad deos» (Carm. I, soprattutto Anselmo Camões e a censura). Fa-
1, 5 sg.), che allude all’auriga vincitore della ria e Sousa cita Dante, Par. IV, 40-42, ma la
gara che si crede un dio. terzina non ci ha nulla a che fare, parlando
410 Topos così diffuso che Faria e Sou- di influsso e deificazione delle stelle (vd. n.
sa sciorina una fi latessa incredibile di Inglese). Faria e Sousa risulta però geniale
«echi» possibili; basti rammemorare, con nell’osservare la «cacofonia» generata dal
Epifânio Dias, Hor., Carm. III (non II), 24, sintagma fraca carne: «Tapense las narizes
44: «virtutisque viam […] arduae». Si veda los cultos […] porque al fin todo es caca, en
anche, come testimonianza di applicazione faltando obras illustres» (c.vo mio: si pensi al
ritornello todo es nada…): «si turino le narici
religiosa del locus già evangelico, Antonii
i sofisticati … perché alla fine tutto è cacca,
Honcalae […] Pentaplon Christianae pieta-
escludendo le opere illustri».
tis: «Duas esse vias: alteram virtutis quae
416 Cfr. Ov., Met., XV, 862 «dique Indi-
in coelum inferat, alteram voluptatis quae
ad inferos deprimat […]. “Nam via virtutis getes genitorque Quirine». Gli dèi Indìgeti
dextrum petit ardua callem, / difficilemque sono propriamente gli dèi ‘indigeni’, cioè
aditum primum spectantibus offert. / Sed latini, locali, nazionali. Cfr. anche Macrob.,
requiem praebet fessis in vertice summo”» Comm. in Somn. Scip.I, 9, 7: «Et, ne cui fasti-
ecc. (col.: Compluti excudebat Ioannes Bro- diosum sit, si versus ipsos, ut poeta Graecus
carius anno MDXLVI, c. aijr, dedica a Filip- [Esiodo] protulit, inseramus, referemus eos,
po II di Spagna: «due sono le vie: una della ut ex verbis suis in Latina verba conversi
virtù che porta in cielo, l’altra della voluttà sunt: Indigetes divi fato summi Iovis hi sunt:
che precipita all’inferno. … Infatti la via del- / quondam homines, modo cum superis hu-
la virtù ardua segue il sentiero a destra, / e mana tuentes, / largi ac munifici, ius regum
mostra a chi la guarda all’inizio un ingresso nunc quoque nacti» («E, per non creare
assai difficile. / Ma alla fine offre riposo agli problemi a nessuno, se inseriamo qui i versi
stanchi giunti al suo sommo vertice»). La ci- stessi esattamente come li produsse Esiodo,
tazione interna è da una littera pythagorica tradotti in latino: gli dèi indigeni per destino
falsamente attribuita a Virgilio, presente voluto dal sommo Giove sono questi: / una
nell’Anthol. Lat. (632 Riese De Y littera). Si volta uomini, anche se guardavano le cose
noti che in Camões la via voluptatis non è umane con prospettiva superiore, / generosi
affatto in contrasto con la via virtutis, anzi e munifici, ora anche assurti al diritto rega-
ne è meta fi nale. le»). Vd. Fragm. Poet. Lat. E. L. p. 396, con
la fonte esiodea.
411 Cfr. supra 88, 3 e 7.
417 Ci si perdoni la rima identica, che nell’o-
412 Nel senso di ‘sublimi, senza confronto’. riginale è semplicemente ricca.
413 Coppia formulare. II, 59, 5; III, 68, 7 418 «et hoc scientes tempus quia hora est
ecc. I varões riprendono di nuovo la prima iam nos de somno surgere» (Rm 13, 11), ma
ottava dell’opera. si veda anche Arist., Eth. IV, relativamente
414 Romolo, divinizzato col nome di Qui- alla magnanimitas, cit. da Garcez Ferreira.
rino, ed Ercole e Bacco. In Petr., TF II, 419 Si tratta della solita rampogna dell’au-
16 «I tre theban» sono sempre loro più ri sacra fames, la mala cupidigia di Dante,
Epaminonda (nominati a TF I, 93). «vero e proprio Leitmotiv degli ultimi canti
415 Sulla teoria evemeristica il poeta tornerà dei Lusíadas» (Tocco). Garcez Ferreira di-
infra X, 82. Al di là delle effettive opinioni stingue la cobiça, che è il desiderio smodato

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NOTE CANTO X pp. 723-733

di ricchezza, dalla ambição, che è appetito di sca «vuolsi così colà dove si puote / ciò che
onori, rifacendosi a S. Tommaso. si vuole» (Inf. III, 95 sg.).
420 Nel senso che opprime (urget, alla latina). 429 «Inter & Heroas nostri numerabimur
421 Per ragioni metriche, dopo molte inde- aevi» (Val. Fl. Arg. 1548 pp. 265; Migotto
cisioni, traduciamo tradendo il chiasmo ori- Argonautiche orfiche pp. 10 sg.).
ginale, che pone agli estremi lo stesso verbo 430 In sostanza in un paradiso molto simile
(merecer) e nelle posizioni interne due si- a quello musulmano. Si veda l’introduzio-
nonimi (ter, possuir), che poi perfettamente ne al canto per questo aspetto così delicato.
sinonimi non sono (come sempre), in quan- Faria e Sousa tramanda che nel ms. di Mon-
to possuir intensifica il concetto di ter (come tenegro al posto di Ilha de Venus si trovava
nell’ott. sg. vv. 6-7). Abbiamo uno schema Ilha da Fama. Il che implicitamente è il mi-
del tipo: A / B || B+ / A. Il trocadilho ven- glior commento.
ne imitato da Ercilla e Lope, come ricorda
Faria e Sousa.
Canto X
422 Secondo Epifânio Dias non nel senso di
1 Coronide di Larissa, nell’Emonia, era la
legiferare, ma di amministrare bene la giu-
stizia, lat. iura reddere. più bella del paese: Apollo si innamorò di
423 Come sempre, lei ha anche e soprattutto
lei ma ne fu tradito e la uccise, pentendosi
poi amaramente. Cfr. Ov., Met., II, 542-632.
valore di ‘fede, religione’, in questo caso te-
«La rappresentazione di Coronide come
ocrazia, potremmo dire.
infedele ad Apollo è attestata a partire da
424 Formulare: cfr. supra VI, 46, 1. Pind., Pyth. 3, 25 sgg» (comm. Barchiesi in
425 Letteralmente: ‘che così tanto amate’ (o, Ov. Met. I p. 282).
per gli ipocriti, ‘che dite di amare così tan- 2 Il soggetto è appunto Febo, e gli animais
to’: «es ironia», scrive Faria e Sousa). sono i quattro cavalli che trainano il suo
426 Formulare; cfr. supra V, 92, 4. carro solare. Cfr. supra V, 61, 1-2.
427 Nell’alternanza di futuri e imperativi in 3 Letteralmente ‘cinge, circonda’, al tempo
queste ottave, não façais è indubbiamente presente. Usiamo l’imperfetto per ragioni di
un imperativo negativo, ma è altrettanto rima, ma il senso non ci sembra alterato.
indubbio che Camões non vuole esortare a 4 Sarebbe Tenochtitlàn, capitale del regno
non fare cose che paiono impossibili, dato azteco, l’attuale Ciudad do México. La città
il seguito del discorso. Rodrigues (Estudos era edificata all’interno di un grande lago
p. 84) proponeva di restaurare la lezione salato. Cfr. la Relatione della città del Temi-
con un futuro, fareis, ma non è necessa- stitan in Delle navigationi et viaggi raccolte
rio (anzi, l’alternanza farão…façais è più da M. Gio. Battista Ramusio, volume terzo,
elegante). Basti vedere come ben traduce Venezia, Giunti, 1606, c. 258v. Vd. Ramusio
Bismut: «N’objectez pas d’invincibles obs- Navigazioni 6, p. 346 e sgg. (la Relazione sti-
tacles». In sostanza si può parafrasare: ‘non lata da «un gentiluomo del signor Fernando
fate obiezioni adducendo l’impossibilità di Cortese» appare già nella prima ediz., 1556,
certe imprese’. La impossibilidad assume delle Navigationi: «Questa gran città di Te-
in sé il senso di ‘protesta di impossibilità’, mistitan Messico è edificata dentro di questa
semanticamente legittimo. Debolissima la parte del lago che ha l’acqua salata, non così
parafrasi di Faria e Sousa: «Hazed lo pos- nel mezzo, però alla riva dell’acqua, circa un
sible» ecc. quarto di lega longe da terra ferma per il più
428 Proverbiale (poder é querer, Epifânio vicino» ecc., p. 364). Il commento di Rodri-
Dias), ma con memoria della formula dante- gues colloca per ragioni geografiche e di fuso

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pp. 733-735 CANTO X NOTE

orario l’Ilha tra l’Africa e l’India. In sostanza, semantico-grammaticale corretto sarebbe


senza troppe minuzie, Camões intende dire con mesas. Niente di singolare, tuttavia, nel
che nell’isola si fa giorno mentre ad Occiden- linguaggio poetico, per cui la correzione in
te il sole declina. Improponibile ci sembra la aparelhadas (già secentesca, presente anche
nota «The “great Lake” is the Pacific Ocean, in Epifânio Dias) è assolutamente inutile.
a Homerism (Limne for Thalassa, Okeanos, 13 Ancora in ambito formulare o para-for-
or Strabo’s Limnothalatta), which we have mulare: cfr. supra VI, 25, 4; I, 22, 3 e 23, 1.
seen before» (Burton 2, p. 659).
14 Nella traduzione resta l’equivoco, ma
5 Il soggetto è Favonio (cioè Zefiro). nell’originale finas concorda con outras, in
6 Il mare, «como stagna na poesia latina» enallage.
(Epifânio Dias). Per tanque vd. l’unica altra 15 Il sost. iguaria, che è hapax nel poema,
occorrenza supra IX, 60, 6. è interessante per la controversa etimologia;
7 Cioè ‘fa pendere, chinare la corolla’, potrebbe derivare da un *egularia (< *epu-
come se dormissero. laria < epularis); cfr. Nascentes Dicionário
8 Per conformes fr. supra IX, 84, 1. Paggi etimológico ad voc.
traduce: «già di cor conformi e lieti»; Fa- 16 Fama dei famosi banchetti offerti da Cle-
ria e Sousa: «Quando las hermosas Ninfas opatra a Giulio Cesare e a Marc’Antonio (per
com los amantes ya conformes, i conten- quest’ultimo cfr. supra VI, 2, 4-5; per il ban-
tos». Tuttavia, conformes & contentes sem- chetto a Cesare vd. Luc. Phars. X, 155 sgg.).
brerebbe proprio riferirsi alle sole ninfe Anche Ariosto è evocabile: «Qual mensa
(come pensa Epifânio Dias; «mansuete e trionfante e sontuosa / di qual si voglia suc-
soddisfatte» Pellegrini). L’assenza di pun- cessor di Nino, / o qual mai tanto celebre e fa-
teggiatura nei due primi versi della princeps mosa / di Cleopatra al vincitor latino, / potria
può anche far ipotizzare una concordanza a questa esser par, che l’amorosa / fata avea
ad sensum di entrambi gli aggettivi con en- posta inanzi al paladino?» (O. F. VII, 20, 1-6).
trambi i sostantivi (ninfe e amanti), a indi- Ariosto aggiunge Semiramide, ma poi anche
care la conformità reciproca matrimoniale. nei suoi versi il vincitor latino può essere indif-
Lasciamo in traduzione un contenti che ferentemente Cesare o Antonio. O entrambi,
potrebbe valere anche in modo cumulativo, genericamente, come crediamo sia in Camões.
come il seguente mandados al v. 5. 17 Fulvo è aggettivo classico per l’oro: si
9 Quasi formulare: cfr. supra VI, 9, 8; IX, rammenti almeno l’inizio della celebre ele-
41, 3. gia di Tibullo: «Divitias alius fulvo sibi con-
10 Anche qui vige la recursività formulare: gerat auro» (I, 1).
cfr. supra V, 10, 6; VIII, 97, 6 e anche I, 23, 18 Dal giardino delle Esperidi, figlie d’At-
1-2; II, 95, 5. lante, con i suoi pomi d’oro (vd. Graves §
11 L’attributo altos rimanda all’espressio- 133a-c). Un po’ surreale l’alternativa proposta
ne latina exstruere mensas: vd. nel glossario da Bismut: Teti avrebbe fatto «venir ses plats
di J. Hildyard in append. alla sua ediz. dei du manoir de son époux» Nettuno, insomma
Menechmaei: «Exstruit: piles up. Ovid. Met. dalle credenze di famiglia. Per Faria e Sousa
XI, 120 “mensas exstructas dapibus”»; Cic., si tratta invece di vasellame fatto dell’oro
Tusc. V, 62 “Mensae conquisitissimis cibis del mare Atlantico, precisando, poi, delle
exstruebatur”; De Sen. 44 “Epulis, exstruc- miniere africane, «aludiendo tambien» alle
tisque mensis”» (Cambridge 1840, p. 137). frutta dorate delle Esperidi.
12 «Tum victu revocant vires» (Aen. I, 19 Naturalmente nel senso di ‘superiori’;
214). Il part. pass. aparelhados concorda con vinhos odoriferos è formulare: cfr. supra IX,
manjares anche se implicitamente il legame 41, 2.

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NOTE CANTO X pp. 735-737

20 Vino campano celebrato ovunque, par- cum non minus quam dulcedo vini hilarent
ticolarmente da Orazio: Sat. II, 8, 16; Carm. verba convivium?» (Macr., Sat. VII, 1, 17).
I, 20, 10 (il poeta non se lo può permettere); L’emendamento di tocavam in trocavam
27, 10; II, 3, 8; 6, 19; 11, 19; III, 1, 43 ecc. (Amorim) è assolutamente fuori luogo,
21 Qui bevanda degli dèi, come in Saffo, come ben dimostra Epifânio Dias.
altrove cibo dei medesimi nell’Olimpo, 26 Cfr. supra IX, 83, 4 e 70, 7. Questi og-
come spesso in Omero. Che l’Ambrosia getti son retti per zeugma da se tocavam
sia il cioccolato?, si domanda Faria e Sou- (allargato semanticamente); Epifânio Dias
sa, mentre in altri luoghi è simile al miele. fa notare che Caldera risolveva traducendo:
Inutile fare indagini erudite: Camões usa un «Mil pláticas alegres se tocavam; / buenos
termine classico emblematico e se vogliamo y agudos dichos se decían». Tapia è più
multivalente, opponendolo qui come bevan- fedele: «Mil platicas alegres se hablavan /
da divina al miglior vino fatto dagli umani. risas, motes, y dichos delicados». Altri se la
Per il nettare, invece, cfr. supra I, 41, 4. cavano ad es. così: «in mezzo a liete risa e
22 Cioè ‘con tutti gli altri Dei’. arguti motti» (Pellegrini) ecc.
23 27 Ripetizione di alegres; approssimiamo
di diamante] Pellegrini (inglobando
nella traduzione la glossa, come spesso). con festosi…festevoli.
Si noti la perifrasi squisita camoniana, in 28 Variante delle sombras nuas di supra V,
un’ottava molto classicheggiante e superba. 89, 4.
C’è comunque una derivazione, da un son. 29 Nel tratto di tempo in cui Orfeo cantò
pseudo-petrarchiano: «come diamante, in e suonò la lira negli Inferi, alla ricerca della
cui non puote lima» (Stato foss’io, quando la sua amata morta; il topos per cui sotto l’in-
vidi prima, in appendice a Sonetti Canzoni flusso psicagogico della musica orfica i fa-
e Triomphi di M. Francesco Petrarcha, con la mosi condannati infernali, quali Tantalo, Si-
spositione di Bernardino Daniello, Venezia, sifo, Issione ecc., interruppero per un poco
F.lli Nicolini da Sabio, 1549). la loro pena compulsiva, è attestato ad es. da
24 Secondo l’uso antico di mescolare il Ov., Met. X, 40-44. Di questi malfattori pu-
vino merum con acqua. L’effervescenza de- niti Virgilio cita soltanto Issione (Georg. IV,
gli ultimi tre versi è fortemente evidente; cfr. 484). Camões vuole intendere che l’ensem-
anche «hausit spumantem pateram» (Aen. I, ble che suona durante il banchetto è degno
738 sg.). della cetra d’Orfeo. Si rammenti che anche
25 Cioè ‘venivano discussi mille argomenti nel Purgatorio dantesco il canto dell’amico
piacevoli’, ovviamente non approfondendoli musico Casella addolcisce lo spirito del po-
fi losoficamente ma mantenendo l’equilibrio eta e delle anime che devono salire il monte
piacevole che si raccomandava per le riu- (II, 106-117). Si tratta di «un amoroso canto
nioni conviviali in testi di comportamento / che mi solea quetar tutte le doglie», dice
sociale quali lo stesso celeberrimo Cortegia- nostalgicamente il viator (107 sg.).
no di Castiglione. Il contemporaneo Ariosto 30 La ninfa è detta Syrena per l’efficacia
scrive nell’O. F. XV, 78, 1-3: «All’abondante del suo canto e «por ser la fiesta maritima,
e sontuosa mensa, / dove il manco piacer fur i maritima la cantora» (Faria e Sousa); ov-
le vivande, / del ragionar gran tempo si di- viamente non è Teti, come sostiene Correa,
spensa». Vd. poi «Varius nobis fuit sermo, né tantomeno la musa Talia, come pretende
ut in convivio, nullam rem usque ad exitum Faria e Sousa. La Laura petrarchesca invece
adducens sed aliunde alio transiliens» (Sen., era «questa sola fra noi del ciel sirena» (Rvf
Ep. ad Lucil. VII, 64, 2, c.vo mio); «Si vero 167, 8), la cui voce era «chiara, soave, angeli-
non erunt muta convivia, cur […] maxime ca, divina» (ivi 4; c.vo mio).

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pp. 737-739 CANTO X NOTE

31 Nell’originale Cantava, cui segue il pres. 38 In questo bel trìcolo l’aggettivo vão, ge-
indic. come abbiamo visto ormai infinite volte. neralmente associato alla vanitas, è invece
32 «Fit strepitus tectis, vocemque per am- da prendere nel significato elementare di
pla volutant / atria» (Aen. I, 725, durante il ‘vuoto’ epperciò ‘trasparente’.
banchetto: «Thus tectis will have the sense 39 Nelle profondità del regno di Nettuno.
‘in the hall’» Conington, con un uso analo- 40 L’episodio di Demodoco nell’ottavo
go del plurale come per i paços camoniani). dell’Iliade non ha molto a che fare con que-
33 Sembra perciò monodia, in cui la me- sti versi camoniani, nonostante la citazione
lodia della Sirena è raddoppiata dagli stru- esplicita all’ott. sg. Sul confronto con i Cam-
menti (magari all’ottava), come ci suggerisce pi Elisi le profezie di Anchise nel VI dell’E-
l’amico Franco Piperno, che ringraziamo; neide cfr. Ramalho Estudos camonianos pp.
più improbabile che il canto sia accompa- 83-95.
gnato da un basso continuo. Nella nostra 41 Intende ‘argomento di registro tragi-
traduzione soavi va computato bisillabo per co, non medio-comico’. Il cothurnus era
ragioni metriche. Si noti che strumenti e la calzatura degli attori di tragedia, il soc-
canto si conformano come nell’atto nuziale cus della commedia. Ovviamente per ‘livello
delle ninfe coi naviganti. comico’ si deve intendere, fin dall’antichità
34 Numerosi riscontri offre Faria e Sousa, (Aristofane e Menandro, Plauto e Terenzio)
da cui scegliamo come più calzanti Sannaz. e nel rinascimento (commedia plautina,
Arc. egl. X, 87 («e van per l’aria i venti mor- commedia seria o «grave», commedia
morando») e Molza, Stanze: Tra ’l bel paese dell’arte ecc.) una possibilità di escursione
8, 5 («e dolcemente mormorando i venti», dal farsesco anche scurrile al più nobile
Delle Poesie I, p. 128). intreccio che prelude alla tragicommedia
35 Mi pare un topos latamente «orfico» prossima. In ogni caso la prescrittiva ri-
musicagogico ipnotico, comunque cfr. Hor., gorosamente classicista impediva una so-
Epod. 5, 55 sg.: «Formidulosis cum latent vrapposizione dei due generi: cfr. almeno
silvis ferae / dulci sopore languidae» (nel Hor., Ep. II, 3 Ars poetica 80 e nel dettaglio
contesto delle stregonerie di Canidia). 89-98: «versibus exponi tragicis res comica
non vult» ecc., con ammesse però eccezioni
36 l’idee] Paggi 59 □ i destini] Pellegrini particolari. Cfr. Petr., T. C. IV, 88 (e vd. ri-
□ le alte Idee] Poppa Vòlture □ la cui im- mandi in nota di Pacca). Il livello sublime,
magine] La Valle □ la claire image] Bismut aristotelicamente, valeva sia per il poema
ecc. Si tratta propriamente di una vulgata eroico che per la tragedia scenica. Il rim-
delle idee platoniche che si attualizzeranno provero di Faria e Sousa a certi poeti mo-
nei varões vaticinati, non di semplici imma- derni è da inquadrare nel secolo barocco:
gini. Ma neanche di ipostasi fi losoficamente «i aun es mayor la ignorancia de algunos
meditate. Cfr. Juan de Mena, Laberinto de escritores modernos, que ugualmente de-
Fortuna: «las formas, y las simulacras / de spenden pompa de estilo en el tragico, que
muchas personas, profanas y sacras, / de en el Comico». Anche se il poema di tipo
gente que al mondo será venidera [verrà al omerico, non virgiliano, ammetteva discese
mondo]» (59, 2-4). verso uno stile più prosaico e immagini più
37 Si rammenti che Proteo appare anche «basse», e non si dimentichi che momenti
nel religioso poema di Sannaz. De partu di ironia, scherzo e lirismo non mancano
Virginis (e la cosa fu oggetto di discussione), negli eroici Lusíadas. Non saprei dire se
mentre non ci stupiamo ormai della consu- Sousa pensi qui anche all’eroicomico, o al
stanzialità di mitologia sacra e fede cristiana parodico-mitologico, di invenzione italiana
nei Lusíadas. e di diffusione europea.

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NOTE CANTO X p. 739

42 Metafora per il mare; cfr. supra 1, 6 e n. giosa sincerità in questo momento di ricerca
La sineddoche procede scegliendo il piccolo della massima ispirazione poetica.
per il grande. Il concetto riprende quanto 48 Cfr. supra VII, 79. Non c’è alcun riferi-
già detto nell’ott. preced. ai vv. 7-8. mento a precise età dell’uomo metaforizzate
43 Ancora um esempio di taceat superata dalle stagioni: si allude genericamente a una
vetustas: Iopa cantò nel banchetto offerto da maturazione-invecchiamento.
Didone cartaginese ai Troiani (Aen. I, 740 49 Intesa anche, alla latina, come ‘sfortuna’.
sgg.), Demodoco nella corte di Alcinoo, re 50 Qualcosa può far rammentare il cele-
dei Feaci (Θ 71 sgg., 266 sgg. 499 sgg.).
berrimo sonetto melanconico di Della Casa
44 Come supra III, 1, 1 veniva invocata la O dolce selva solitaria, amica, dove l’imma-
musa della poesia epica. ginario stagionale (là inverno) e il motivo
45 Per la difficoltà dell’argomento e per del ghiaccio sono memorabili.
essere l’ultimo canto dell’opera, inteso non 51 Topos modestiae ma pur con un’intima
soltanto come sezione decima del poema. autenticità psicologica.
C’è un afflato dantesco (volontaristico) di 52 Sono i ‘dispiaceri profondi’; possono
fi ne Paradiso, smorzato però dai vv. imme-
essere quelli amorosi (cfr. supra V, 58, 6)
diatamente sgg. Cfr. l’«extremum […] labo-
o, come qui, le delusioni laceranti per non
rem» di Verg., Ecl. X, appunto l’ultima della
ricevere riconoscimenti, talché si rimanda
serie, e l’«ultimo lavoro» di Dante, Par. I, 13.
ulteriormente a supra VII, 79-81.
46 Rodrigues (Estudos p. 37), trovando 53 La ley Letea di supra VIII, 27, 8; cfr. ana-
incoerente il discorso della seconda terzi-
logamente I, 32, 7. L’eterno sonno è un topos
na, suggerisce di emendare il v. 7 così: «me
infi nitamente replicato; cfr. almeno Hor.,
tornes o que eu só em vão pretendo». Cioè
Carm. I, 24, 5: «perpetuus sopor»; Sannaz.
il poeta confesserebbe che da solo invano
Arc. Egl. XI, 158: «quel duro, eterno, inexci-
pretende di riacquistare il gusto, ovvero
tabil sonno».
l’entusiasmo, l’ispirazione, nello scrivere. A
54 ma tu dammi ch’io compia, o gran regi-
parte che l’intervento sul testo è piuttosto
invasivo, mi pare che il senso regga benissi- na delle Muse, quello ch’io ambisco per la
mo senza alcun ritocco; al limite il concetto mia nazione!] Pellegrini. Ragioni metriche ci
che Camões ‘da solo non ce la fa’ risulta co- hanno indotto a una traduzione non proprio
munque implicito. Inoltre, è grave perdere letterale, sostituendo tra l’altro Regina con
il tipico meccanismo dispositivo camoniano Reggente, che comunque vale per femminile.
per corrispondenze evidenti, rappresentato L’orgoglio di scrivere il poema nazionale por-
qui da do que escrevo…de escreuer. toghese da parte del nostro è qui nettissimo.
47 55 Vd. supra 6, 1 e n., infra 11, 1 («repeti-
perché in paga di quel ch’io scrivo e dei
miei inani sforzi tu mi renda il gusto di scri- cion industriosa» Faria e Sousa) e la variante
vere, che vado perdendo] Pellegrini □ pour al presente indicativo a 12, 1.
prix de ce que j’écris et de ma vaine ambi- 56 «giace oltra ove l’Egeo sospira e piagne»
tion, rend-moi le goût d’écrire, que je m’en (Petr., T. C. IV, 100). Ritmo e chiusa analoghi
vais perdant] Bismut. «Elige el P. por pre- nel verso dell’egloga VI del nostro: «onde o
mio de su poesia el darle feliz remate viendo grão pego [mare: cfr. it. pelago] horrísono so-
che la patria no le premia» Faria e Sousa. spira» (si confronti il doppio sdrucciolo Oce-
Anticipa la pessimistica ottava sg., auto- ano Indico con horrísono, nonché l’attacco in
biografica. Si noti l’intarsio fonico-lessicale battere – accento secondario – dell’egloga
degli ultimi tre versi, con al centro il gosto onde e quello in levare, ma con lo stesso lem-
de escreuer che rischia di estenuarsi, corag- ma, por onde).

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p. 741 CANTO X NOTE

57 Il re (e supremo sacerdote) di Cochim, 63 Verg., Aen., VI, 413 sg.: «Gemuit sub pon-

alleato stretto dei Portoghesi e a lungo ami- dere cymba / sutilis, et multam accepit rimo-
co di Pedro Álvarez Cabral (giunto in India sa paludem» (c.vo mio: relativo al salire di
nel 1500), dovette poi sopportare l’assalto Enea ingens sulla barca infernale di Caronte).
del feroce Samorim anti-lusitano, il re di Nell’originale os troncos: noi traduciamo con
Calicut. Vd. Castanheda Descobrimento I, i legni, introducendo una ripetizione che in
43, pp. 210 sgg. questo caso non è d’autore.
58 Continuiamo a tradurre col futuro la 64 quando il vascello gemendo s’immerge-
serie di condizionali (con valore di futuro rà nell’acqua più di quel che normalmente
anteriore narrativo) dell’originale. avvenga] Pellegrini. Il multiplo paragone
59 senza sapere egli stesso quel che con sé con Achille, Turno e il dio Esculapio fa di
mette in mare] Pellegrini □ ignorant du de- Duarte Pacheco una figura quasi sovru-
stin qu’il porterait en lui] Bismut. mana, tramite la squisita arte allusiva di
60
Camões che richiamava così le agnizioni
Duarte Pacheco Pereira, ancora poco
di lettura dei colti contemporanei. (Vd. in
noto, imbarcato sulla flotta di Afonso de Al-
Faria e Sousa altri, troppi rimandi, fra cui
buquerque per giungere in India ad aiutare il
comunque citiamo B. Tasso, Amadigi LXII,
re di Cochim (1503), dove compirà incredibi-
38, 1-2: «Sommerse la barchetta ambe le
li prodezze, tali da poterlo nominare Achille
sponde / con così caro, & honorato pondo»,
portoghese (cfr. Aen. VI, 89 sg.: «alius Latio
p. 256; Tocco rimanda giustamente al peso
iam partus Achilles, / natus et ipse dea», det-
di Ercole nelle Argonautiche di Apoll. Rod.,
to di Turno). Interessante evocare, con Faria
I, 532 sg.).
e Sousa, B. Tasso, Amadigi XXIII, 44, 6 «e
65 natifs] Bismut (ma vd. n. a p. 342) □
ignaro ancor del suo benigno fato» (p. 134).
O grão Pacheco è per quasi tutti apposizione Portoghesi] Pellegrini. Anche Basto: «pou-
esplicativa di remedio, per cui sem saber… cos portugueses», e già prima Correa, Faria
viene a riferirsi al personaggio stesso ancora e Sousa (che però lascia aperta pure l’altra
ignaro dei suoi prossimi trionfi. Ma il remedio interpretazione), quindi Epifânio Dias ecc.
può invece essere inteso come la flotta che Il senso di naturál (cfr. Moraes e Silva Di-
viene in aiuto dell’alleato indiano; in tal caso cionário) dovrebbe essere «nascido», o
è la flotta stessa – intesa metonimicamente – «compatriota», in questo caso ci pare del Re
che non sa chi porta con sé, cioè l’eroe Duar- locale e non di Pacheco. C’è però da dire che
te Pacheco, ancora non così celebre tra i suoi il capitan maggiore Afonso de Albuquerque
compagni. Su un possibile suo precedente (accompagnato dal fratello Francisco) lasciò
viaggio in Brasile vd. la nota di Tocco. Duarte Pacheco con poco più di 150 uomini
61
(Barros I, 7, 3, p. 268). Ma nulla di strano se
Ov., Met., XV, 693 sg.: «corpus in Au-
con essi c’erano anche indigeni, anzi, direi
sonia posuit rate; numinis illa / sensit onus
ovvio.
pressa estque dei gravitate carina» (c.vo mio;
66 Propriamente il braccio di mare che
soggetto è Esculapio, il dio in sembianze
di enorme serpente, che fa sentire alla confluiva nel fiume Cochim (cfr. Castanhe-
imbarcazione il suo peso). da Descobrimento I, 70, p. 121).
62 67 Cfr. supra VII, 37, 6.
Soggetti di sentiran (il peso di Duar-
te Pacheco quando egli entrerà, cioè salirà 68 Battaglia del Passo Cambalão (nel cana-
sulla nave) sono le navi (o curuo lenho) e il le tra Cochim e l’isola omonima, probabil-
tumultuoso Oceano (o feruido Oceano), agi- mente l’attuale Kumbalam), che fu vinta dai
tato per natura o nello specifico mosso ulte- Portoghesi nonostante le ampie forze messe
riormente dall’ondeggiare dello scafo. in campo dal Samorim (aprile 1504).

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NOTE CANTO X pp. 741-743

69 Per associazione climatica e sonora ar- tia Naires / magna Calecutij, Cananoris &
dOR e ORiente son tutt’uno, mentre il frio arva colentes. / Denique Gentiles terris, &
che vi introduce l’eroe è un paradosso meta- in aequore Mauri / praelia committent tru-
forico psicologico. Epifânio Dias rimanda a culento Marte feroces» (De Faria). Faria e
un simile wit più sopra, a II, 49, 1-2. Sousa parafrasa: «se mueva todo Nayre […]:
70 Su queste battaglie vd. Castanheda De- de ambas las enemigas leyes»; Garcez Fer-
scobrimento I, 56, pp. 28 sgg.; Barros I, 7, 2 reira tace. Fra i traduttori moderni: «tutte
sgg., 5 sgg. Inutile rimarcare per l’ennesima le forze delle due fedi nemiche del cristiane-
volta il vanto dell’inferiorità numerica dei simo» (Pellegrini); «ogni nazion» (Averini);
nossos. «tutto il Nàire» (Poppa Vòlture) ecc. Ora,
tornando al VII dei Lusíadas, non v’è dub-
71 nuovi eserciti] Pellegrini □ d’autres se-
bio che la «Naira geraçam» (73, 6) indichi il
cours] Bismut. Da non confondere con la gruppo dei ‘pagani’ Hindu, né che la casta
nova gente di XI, 8 supra. dei Naires fosse composta da guerrieri che
72 Cfr. Castanheda Descobrimento I, 68, «sos sam dados ao perigo / das armas» (39,
pp. 113 sg.: nell’elenco degli alleati del Sa- 5-6). Quindi l’ipotesi di leggere todo o Naire
morim compaiono appunto «Betacorol rey genericamente come «guerreiro indiano»
de Tanor, com quatro mil Naires, Catanam- (Epifânio Dias) può essere un’interpretazio-
bari rey de Bipur, e de Cucurrão, junto da ne corretta, pensando cioè a una sineddo-
serra de Narsinga com doze mil Naires» (p. che. Ma anche se ciò non fosse, non vediamo
114); sul regno di Tanor vd. Barros 1, 7, 11, il problema di una tranquilla licenza poetica
p. 296. nella forma di un’ellissi: ‘tutti i Naires […]
73 Cfr supra VII, 21, 3. (e tutti quelli) di entrambe le fedi contrarie
al cristianesimo’. Il concetto è comunque
74 Cfr supra VII, 35, 1. chiaro: ‘tutte le forze disponibili sul campo’,
75 fidèles des deux sectes ennemies de non c’è rischio d’equivoco.
Christ] Bismut. Come detto subito dopo, 76 Per questo «segundo combate» vd. Ca-
Musulmani e Brahmanisti. Diversi com- stanheda Descobrimento I, 70 pp. 120 sgg.
mentatori hanno sollevato perplessità sul
77 Risponde esattamente all’ultimo verso
fatto che Camões includa in tutti i Naires
dell’ottava precedente: «como si dixera: aco-
sia gli Hindu che gli Islamici (fra i quali ov-
metieron al Pacheco a un mismo tiempo por
viamente non esistono Naires). Per alcuni,
tierra, i mar, i él a un tiempo mismo, por mar
dato che la casta dei Naires era per eccel-
i tierra lo desbaratava todo» (Faria e Sousa:
lenza guerriera, todo(s) o(s) Naire(s) sta in
«come a dire: attaccarono Pacheco a un tem-
generale per ‘tutti i guerrieri indiani, indi-
po in terra e in mare, ed egli, a un tempo, per
geni’ (Epifânio Dias); Bismut non esclude
mare e per terra li sbaragliava tutti»).
che si faccia riferimento anche agli Hindu
78 Per il «terceyro combate» vd. Castanhe-
convertiti al maomettanesimo; Rodrigues
(Estudos p. 39) correggerebbe dambas in e da Descobrimento I, 71, pp. 124 sgg.
ambas. I primi traduttori oscillano: «todo 79 Falsi dèi impassibili. Così Giove nel pri-
el naire […] de ambas contrarias leyes» mo dell’Iliade rimaneva muto alle suppliche
(Caldera), «per lui qualsisia Naire infi n si di Teti: «nihilque ei Iupiter responderet,
muove […] d’ambe leggi nemiche» (Paggi sed aliquandiu in eodem silentio persta-
59); diversamente: «hara el Naire que todo ret» (HV p. 21: ΙΛ. A 511 sg.). Non credo,
al fi n se mueva / de Calicut la tierra y Ca- come Epifânio Dias («Cam. tinha de certo
nanor / vendran diversas leyes a la guerra / na mente…»), che ci abbiano qualcosa a che
Moros por mar, Gentiles por la tierra» (Ta- fare i versi virgiliani dedicati a Didone negli
pia), «Accingent gladios, & scuta horren- inferi (Aen. VI 469-471).

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pp. 743-745 CANTO X NOTE

80 Cfr. Castanheda Descobrimento I, 71, p. 88 Direi ‘valida, efficace’, non «moral-


127. mente licita» (Epifânio Dias; cfr. «moyens
81 Letteralmente: ‘non vedendo stanchi, honnêtes» Bismut) in contrapposizione alle
constatando che non si fermano per affati- seguenti traições.
camento’ ma continuano a distruggere. Il 89 Letteralmente ‘consideri granché’: «di
soggetto è il Samorim, il cane musulmano, cui Pacheco non si rida» (Pellegrini).
epiteto riservato tipicamente agli infedeli. 90 Tentativi di avvelenamento dell’acqua e
82 Cfr. supra VIII, 5, 5 («o campo arrasa»: di agguati assassini che non ebbero esito; cfr.
casa e cfr. v. 7 desbaratadas). Castanheda Descobrimento I, 77, pp. 156 sgg.
83 poco avari della vita] Pellegrini □ pro- 91 Cioè ‘non otterrà quello che si prefigge-
digues de leurs vies] Bismut. Cfr. Sil. Pun. I, va’, tutto sarà invano.
225: «prodiga gens animae et properare fa- 92 Origin. contudo, come il lat. sed tamen
cillima mortem» («persone generose nell’a- (Epifânio Dias).
nimo e prontissime ad affrettare la morte»). 93 Nell’originale c’è l’avverbio so (somente,
84 Traduciamo con valichi, ma Camões ri- ‘solamente’), talché una traduzione comple-
pete passos. I due passi erano «o passo do ta letterale sarebbe: ‘ma tuttavia Duarte Pa-
vao» e quello «chamado Palurte»: cfr. Ca- checo soltanto lascerà sconfitto il Samorim’;
stanheda Descobrimento I, 73, pp. 133 sg. alternativa offerta da Bismut in nota: «mais
85 Accentua poeticamente quanto dice celui-ci ne pourra que déjouer ses desseins»
Castanheda: «tornouse a Palurte com a en- (p. 343). Averini, come spesso, fraintende:
chente dagoa e com a vazante se tornou ao «solo così lo lascerà confuso», invertendo
vao, e assi se revezava ê de dia e de noyte nas sogg. e ogg.
vazantes e enchentes» ecc. (I, 73, pp. 134 sg.: 94 Marchingegni d’assalto lignei («castelos
«tornò a Palurte con l’alta marea e con la de madeira», Castanheda Descobrimento I,
bassa se ne tornò alla valle, e così alternava 81, pp. 181 sgg.), insoliti fi no allora, che ave-
di giorno e di notte nella bassa e nell’alta»). vano l’obiettivo di assalire le navi nemiche,
«Advolat Aeneas» è espressione virgiliana mettendole effettivamente in difficoltà.
(Aen. X, 896); Faria e Sousa aggiunge a sup- 95 Il verbo abalroar può significare gene-
porto Petrarca, Ariosto, Tansillo, ma è mo-
ralmente ‘assalire’, ma in termini di batta-
tivo metaforico di larga adozione.
glia navale indica propriamente ‘abbordare’.
86 «Como elrey de Calicut em pessoa com- 96 Contrasto acqua-fuoco che abbiamo
bateo ho passo do vao» è precisamente la
incontrato in contesti diversi, metaforico-
rubrica del cap. 75 di Castanheda Descobri-
amorosi.
mento I, p. 146.
97 Pur con l’alterazione traduttoria, resta
87 L’andor sublime, cioè il palanchino del
l’orditura chiastica, anche se logo è avverbio
Samorim, alto (sublime), la portantina reale,
e non aggettivo (da noi invece reso con pre-
insomma, sollevata dai lettighieri, permette
sto attr.).
la salvezza al sovrano non senza però che
98 Cfr. supra 17, 1. Sarà quindi infruttuo-
questi rimanga ferito, mentre intorno a lui, a
causa del tiro di bombarda, moriranno due so l’assalto capitanato dallo stesso Samo-
suoi uomini. Castanheda, che racconta la rim che è venuto sul luogo della battaglia.
vicenda, specifica che il re di Calicut «não Il congiuntivo potenziale venha rende più
foy morto por se ele baquear [cadere, sbilan- evidente l’inutilità dell’intervento del re di
ciarsi] do andor em que ho levavão», dopo Calicut: qualunque cosa egli faccia, è vana.
di che il Samorim se ne fuggì via (Descobri- 99 Espressione topica formulare: cfr. supra
mento I, 75, p. 149). IV, 39, 4. L’alternanza Marcio/Martio è as-

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NOTE CANTO X pp. 745-747

solutamente accettabile, come indica Rodri- esforço força cfr. supra VI, 60, 5, non a caso
gues (Estudos p. 39). nell’episodio dei Dodici d’Inghilterra, con
100Cfr. supra 16, 6-7 sul voar di Duarte Pa- un gusto ancor più iperbolico: «de força,
checo. esforço e d’animo mais forte». I due termini
101 Cfr. Petr., T. F. II, 145- 147: «Raro o ne-
non sono perfettamente sinonimici; cfr. in-
fra 30, 1 e Moraes e Silva Dicionário ad vocc.:
sun che ’n alta fama saglia / vidi dopo co-
mentre força, termine generico ma poi an-
stui, s’io non m’inganno, / o per arte di pace
che articolato in sfumature diverse, indica
o di battaglia» (detto di Goffredo di Buglio-
più l’impeto e la potenza, la vis irresistibile
ne). La rima del distico fi nale nella nostra
contro cui non ci si può difendere, l’esforço
traduzione si concede una certa libertà,
accentua più spesso il significato di ‘valore,
come si vede confrontandola con l’originale.
Ad esempio, il sagace Paggi 59 rendeva così: forza d’animo’. In tal senso, pur nella comu-
«ch’ogni altre palme miete / Grecia, e Roma nità semantica del tetracolo, esforço è quasi
ciò sia con vostra quiete». più prossimo ad ardil, che sfocia coerente-
mente in coração. Non abbiamo quindi un
102 Modulo eroico davvero ripercussivo nel chiasmo, se mai l’impressione di una doppia
poema. Il seguente com varrà invece come coppia, ma come si è visto i valori di senso si
‘contro’ (Epifânio Dias) o introdurrà una
scambiano osmoticamente.
sorta di ablativo assoluto: ‘e avendo i nemici
108 Non sarebbero stati solo spartani i 4000
messo in atto tante astuzie e arti’.
103 Cfr. supra 16, 3. Son defi niti não imbelles
soldati che difesero il passo delle Termopi-
li (come Camões poteva anche leggere nel
con una litote, per indicare che i portoghesi,
solito Sabellico), «mas nada o impedia de
oltre ad essere numericamente inferiori, non
fazer uso, mais uma vez, da denominatio a
combattevano contro dei guerrieri incapaci;
potiori» (Rodrigues Estudos p. 40, con altri
diversamente Virgilio scriveva «et te, maxi-
ess. camoniani). Ma Iust. II, 11 (di cui Ro-
me Caesar, / qui nunc extremis Asiae iam
drigues cita un passo di poco precedente)
victor in oris / imbellem avertis Romanis
è chiaro: «Audito regis imperio discessere
arcibus Indum» (Georg. II, 170-172: «e tu,
ceteri, soli Lacedaemonii remanserunt»
massimo Cesare, / che ora già vincitore nel-
(c.vo mio). Da qui forse il nostro trae la sua
le estreme plaghe asiatiche / scacci l’imbelle
asserzione.
indiano dalle rocche romane»). Pimpão fa
109 Quattro riferimenti a celebri personag-
notare i due latinismi congiunti imbelles
profligados. Noi sottenderemmo (com) tan- gi dell’antichità classica greco-romana. Il
tos Cães, piuttosto che considerare questo primo è Milziade, vincitore dei Persiani a
sostantivo plurale soggetto insieme con Maratona nel 490 a. C.; il secondo è lo spar-
Tantas batalhas di parecerão, come indica tano Leonida, eroe delle Termopili contro
Epifânio Dias. Serse (480 a. C.); il terzo è Orazio Cocli-
104 Formulare: cfr. supra VI, 66, 4; V, 89, 6. te, che difese dall’assalto degli Etruschi il
105
ponte Sublicio, mentre la retroguardia lo
Similmente cfr. supra IV, 50, 3 «coros
abbatteva (508 a. C.); l’ultimo è Quinto Fa-
soberanos». Ovviamente sottintendi: ‘o
bio Massimo detto Cunctator che combatté
parrà che’.
Annibale nella seconda guerra punica con
106 Questi futuri andrebbero considerati
abilità e astuzia temporeggiatrice (217 a. C.).
come futuri anteriori, o anche passati pros- L’epiteto ‘Ausonio’, da estendere anche a
simi. Fabio Massimo, distingue i due romani dai
107 Nel testo originale abbiamo un energi- primi due greci; c’è un décalage conclusivo
co verso quadrimembre in chiusa, di sapo- negli exempla, dal crescendo di eroismo
re cavalleresco più che epico. Per la coppia dei pochi (alla fi ne di uno solo) contro i

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pp. 747-749 CANTO X NOTE

tanti, alla prudentia del Temporeggiatore, e il carcere. Passò poi i suoi ultimi anni di
cui è dedicato soltanto un emistichio col vita mendicando. I particolari della vicen-
suo nome; tuttavia, l’esito dei confronti è da sono stati ritenuti dagli studiosi frutto
il dittico forte & sabio («bello strenuus erat della fantasia medievale, ma per Camões
et bonus consilio», Sall., Bell. Iug. VII), e lo sfortunato personaggio costituiva un
quindi il quarto personaggio incarna so- termine di paragone idoneo: come si vedrà
prattutto la sagacia militare, cioè la virtù del subito, infatti, anche Duarte Pacheco co-
sabio e non l’impeto del forte, mentre l’eroe nobbe un triste e ingiusto declino. Né Dan-
lusitano ovviamente ha entrambe le doti e te (Par. VI, 25) né Boccaccio nel De casibus
supera gli antichi. Inutile dire che le fonti né Trissino fanno riferimento alla leggenda
di questi famosi esempi di coraggio sono della disgrazia di Belisario; tuttavia la frase
numerose: Giustino, Livio, Valerio Massi- «date obolum Belisario» e quindi la storia
mo, Nepote ecc. L’insistenza camoniana sul di Belisario vittima dell’ingratitudine per
motivo dell’inferiorità numerica degli eroi antonomasia rimasero vive nel rinascimento
portoghesi (che dànno il taceat ai loro an- e oltre; cfr. ad es. Dini su Livio: «Belisario
tenati) è ribadita in paradigmi come quello Capitano di Iustiniano Imperatore & per il
delle Termopili o di Maratona: «nulla enim quale con eterna sua gloria, fece gran’ fatti;
umquam tam exigua manus tantas opes venutogli in ultimo in sospetto o cadutogli
prostravit» (Corn. Nep. Milt. V). D’altra in disgratia, per vivere a chiedere la elemo-
parte, la gradazione ascendente dei primi sina per le strade con queste parole Date
tre esempi culmina nel leggendario giovane obolum Belisario fortune exemplum, date un
Orazio Coclite, evocato fra gli altri anche da quattrino a Belisario esempio de la fortuna,
Petrarca, iperbolicamente: «e quel che solo si ridusse; & in tal miseria morse» (Discorsi
/ contra tutta Toscana tenne un ponte» (T. F. di M. Vincentio Dini Sopra il Primo Libro de
I, 80-81 e vd. nota di Pacca). la Terza Deca di Tito Livio, Roma, A. Blado,
110 Uguale al primo emistichio di VI, 70, 1. 1560, cap. III, c. 21r).
115 Forma antica: ‘ricompensa, premio’,
111 velata di pianto] Pellegrini. Da riferirsi
alla voz. «Tudo executado», in questa e nelle molto usato nella lirica duecentesca cortese
sgg. ottave, «com expressões, e Figuras de romanza. Siamo nello stesso ambito etimo-
huma taõ fi na Retorica, e taõ relevante Po- logico del termine usato da Camões (Na-
esia, que naõ pòde melhorar no estilo Pa- scentes Dicionário etimológico: «do germ.
tetico» (Garcez Ferreira). Il fi ne commen- widarlon, recompensa» ecc.). «Guiderdone:
prov. guazardons [per guadardons], guiar-
tatore osserva la qualità retorico-stilistica
dons; a. fr. gueredon, guerdon; ant. cat.
camoniana in questi versi, culmine dello
gurdò; sp. galardon (cangiata D in L); port.
stile patetico.
galardão: dal lat. medioev. vilardonum,
112 Celebrato da scrittori e poeti come con- guiderdonum dall’a. ted. widarlôn (= ang.
dottiero: non ultimo da intendersi il Trissi- sass. widherlèan) ‘ricompensa’ […]. Si sono
no nella sua Italia liberata da’ Gotthi. tentate molte altre etimologie» (Pianigiani
113 Cioè: ‘se in te stesso vedesti umiliato l’e- Vocabolario etimologico). Dal germanico
roismo guerriero’. sarebbe «passato, secondo il Bembo, attrav.
114 Belisario (morto nel 565) fu generale di l’uso provz. (guierdon), che giustifica alme-
Giustiniano e si rese protagonista di nume- no alcune forme» (Cort. & Zolli Dizionario
rose vittorie in guerra; nonostante ciò, fu etimologico).
accusato ingiustamente (?) di congiurare 116 Parafrasando: ‘O Belisario, hai qui nel-
contro l’imperatore e subì, a quanto si narra la nostra storia portoghese un compagno,
(almeno da Tzetzes in poi), l’accecamento equivalente per il valore delle gesta come

1213

I Lusiadi.indb 1213 14/04/2022 15:25:33


NOTE CANTO X p. 749

per l’ingiusto e crudele premio ricevuto- co theatro» di VI, 60, 1). Faria e Sousa fonda
ne’. Duarte Pacheco, stando a Damiano de anche su questa testimonianza dubbia la
Gois, sarebbe fi nito in disgrazia per traffico convinzione che parlando della misera
d’oro e imprigionato, ma la fi ne della sua fine di Duarte Pacheco il poeta intendesse
esistenza in miseria pare una leggenda se, esprimersi cripto-autobiograficamente. Vd.
dalla morte di D. Manuel fi no al 1522, egli Dicionário Camões p. 243 (Isabel Almeida).
fu ancora governatore di S. Jorge de Mina e 120 Metafora squisitamente classica; vd. ad
quindi João II gli accordò una pensione che es. Achille detto «Graium murus» da Ov.,
poi passò al figlio (cfr. Epifânio Dias, Tocco Met., XIII, 281. Del resto è formulare in
e Bismut iuxta Edoardo Rafael de Azevedo Camões: cfr. supra VIII, 38, 8; anche IX,
Basto ed. dell’Esmeraldo, di cui Duarte fu 42, 5.
appunto autore). Scriveva Damião: «E assi
121 L’originale è più potente: letteralm. ‘im-
viveo todo ho mais do discurso de sua vida,
com muito desgosto, & em tanta pobreza» bevuti’, quasi diremmo ‘infradiciati’. Si noti
ecc. (Damião da Gois Manuel parte I, p. la ripresa del v. 7 della strofa precedente:
223). «Repeticion docta, poetica i nervosa [forte,
117
vigorosa], de la entrada del verso penult. de
Il futuro è propriamente riferito a Duar-
la e. anteced.» (Faria e Sousa).
te, non a Belisario, ovviamente, ma è in li-
122 inebriati / da una dolce apparenza lusin-
nea con la sequenza dei futuri premonitori
del canto della ninfa; potremmo esplicare ghiera] Bonaretti. «L’adulazione è ossessione
Em ti & nelle veremos con ‘vedremo in lui, camoniana», dice bene Tocco. Faria e Sousa
come abbiamo già visto in te’. rimanda coerentemente a supra IX, 27, 5-6.
118 Per altos peitos cfr. l’elegia VI Que novas 123 Letteralmente, con sineddoche, ‘alla
tristes são 104 (Rimas 251); molto ricorrente lingua (parola) vana e menzognera di Ulis-
in fi n di verso l’omofono altos feitos, men- se’. Sul mito di Aiace cui furono negate le
tre gli altos muros di II, 46, 1 e VII, 70, 8 armi di Achille, date a Ulisse, abbiamo fra
si traslano in qualche modo nel muro del l’altro la celebre tragedia di Sofocle. Proprio
v. 6. Lessico recursivo epico che si salda la facundia di Ulisse gli procurò il premio
fortemente nella lode del coraggio e della ambito; cfr. Ov., Met. XIII, 382 sg.: «et
resistenza dei portoghesi altos varões (supra quid facundia posset / re patuit, fortisque
7, 2). viri tulit arma disertus» («e quanto l’abilità
119 Il termine hospitais (cfr. it. a. ospitali) della parola fosse potente / lo dimostrò in
pratica, e le armi del valoroso condottiero le
indicava ricoveri non solo per degenti ma
ottenne l’eloquente»). Sullo scontro tragico
anche in genere per poveri. Infatti, i leitos
fra l’abilità e intelligenza di Ulisse e la forza
son detti pobres, ‘miserabili’, magari ‘sudici’;
traduciamo un po’ liberamente con ignudi e disperazione di Aiace hanno scritto nume-
per indicare la desolazione del contesto. rosi poeti; qui Camões, per fare di Aiace un
Nella mitica e leggendaria ultima carta del exemplum di ingiustizia subita, si pone in
poeta, cui accenna Lourenço Craesbeck posizione anti-ulissea.
nella dedicatoria dell’ediz. 1626 dei Lus., si 124 ma vendetta è] Paggi 59 □ ma la ven-
legge: «Quem ouvio dizer nunca que em tão detta c’è] Averini. La ninfa parla in prima
pequeno teatro como o de hum pobre leito, persona quasi fosse l’anima stessa del Por-
quizesse representar a fortuna tão grandes togallo. Improbabile che qui a esprimersi in
desaventuras» (c.vi miei: «Chi mai udì che prima persona sia il poeta stesso (cfr. Faria
in sì picciolo teatro come quello di un povero e Sousa, Garcez Ferreira), anche se natural-
letto, potesse la sorte rappresentare sventure mente i suoi versi sono compensazione per
così grandi»; cfr. contra il «sublime e pubri- gli eroi e condanna per gli ipocriti.

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pp. 749-751 CANTO X NOTE

125 Variante di aparencia(s) branda(s), cfr. 131 I temidos Almeidas di I, 14, 5-6; Fran-
v. 2. cisco e suo figlio Lourenço de Almeida. Il
126 La vendetta consiste nel fatto che i rapa- padre fu il primo Viceré delle Indie ed espu-
ci lusingatori si ritorceranno contro il re che gnò Quiloa insieme col figlio nel 1505; vd.
si è fatto blandire da loro. Castanheda Descobrimento II, 1-3, pp. 1-8.
127 132 Inutile ribadire la rilevanza epica della
Si rivolge a Dom Manuel, limitando, a
quanto sembra, la sua iniquità al comporta- parità-superiorità dei capitani moderni ri-
mento ingiusto verso Duarte Pacheco; nisto spetto agli antichi.
viene ripetuto all’ultimo verso della strofa 133 Il re di Quiloa si era rifiutato di pagare
indicando un’avaritia che quindi andrà ri- i parias, cioè il tributo di vassallaggio, e per
ferita peculiarmente all’ingenerosità verso questo fu deposto e Quiloa resa una for-
l’eroe portoghese. Vengono evocati versi tezza portoghese con un nuovo governante
petrarcheschi quali «disconviensi a signor (Castanheda ivi 3, pp. 6-8; Barros Ásia I, 8,
l’esser sì parco»; «Ò servito a signor crude- 5, pp. 320-323).
le e scarso», riferiti tuttavia ad Amore (Rvf 134 Letteralmente ‘si adorna’.
207, 62; 320, 12). D’altra parte, Camões non
135 misfatti] Pellegrini □ méfaits] Bismut:
poteva certo insolentire il bisnonno del re
Sebastião, cui è dedicato il poema. Si con- cfr. supra II, 1-66. Stessa sorte di distruzione
fronti comunque l’esordio dell’ottava, Mas viene riservata alla città ribelle di Mombaça
tu… con quello dell’ott. 6 del I canto rivol- (Castanheda ivi 4-6, pp. 8-16; Barros ivi 7-8,
to al re vivente – o comunque in carica dal pp. 328-337).
136 Trappole e agguati contro i Portoghesi.
1568: E vos… Faria e Sousa ritiene invece
che Camões si prenda «notable libertad», e 137 Per vendicare la morte del feytor [ammi-
sottintenda che Manuel fu ingiusto anche nistratore, governatore] di Coulão, il Viceré
con altri eroi lusitani «que le hizieron señor inviò il figlio Lorenzo contro i mori di Ca-
de la India», «che lo avevano reso signore licut, dei quali egli distrusse e incendiò ben
dell’India», non ultimo lo stesso Gama. ventisette navi (nel 1506: vd. Castanheda ivi
128 Intendi: ‘se per tua parte non intendi 17-18 – ma 18-19 – pp. 40-42; Barros Ásia I,
donargli una condizione onorevole’. Per la 9, 4, pp. 376-381). Il sintagma fazer extremos
forma ser pera (para) cfr. Said Ali Gramática (por alguma coisa) «i. e., excessos, tudo o que
histórica I, p. 252: «Depois do verbo ser di- se póde fazer» (Moraes e Silva Dicionário),
zemos a noção de destino com a preposição naturalmente qui in senso positivo, eroico:
para» («Dopo il verbo ser, essere, intendia- ‘compirà gesta insuperabili’.
mo il concetto di destino con la preposizio- 138 Formulare: cfr. supra X, 11, 7. I gran le-
ne para»). gni sono le navi del re di Calicut, certamente
129 Cioè: ‘egli, per parte sua, ti donerà un grandi (o meglio, metonimicamente grande
Regno ricco, potente’. Due versi sintattica- è l’intera flotta) e soprattutto numerose, ben
mente omologhi, con variazione fi nale per 280 ci informa Castanheda (Descobrimento
chiasmo. II, 26, p. 51).
130 Letteralmente: ‘fi nché sarà il mondo 139 Nell’originale sae è bisillabo. Il testo in

roteato (calco dall’espressione rodear o Faria e Sousa que sae como torvão è inuti-
mundo) dai raggi solari d’Apollo’. Cfr. supra le correzione; Epifânio Dias è «inclinado»
VIII, 32, 6-7, perifrasi analoga. Nella nostra a crederla lezione camoniana, Rodrigues
versione, Apollinei va computato in cinque (Estudos pp. 40-42) non ha difficoltà a
sillabe, mentre l’originale Apolineos ne con- smentirlo. Il riferimento complessivo è ov-
ta quattro. viamente ai colpi di artiglieria.

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NOTE CANTO X pp. 751-753

140 Letteralmente: ‘soltanto con lancia e 21,1-2. Sulla battaglia di Chaul il nipote del
spada’. Il sintagma è formulare; cfr. supra celebre teologo Diogo de Payva de Andra-
VI, 45, 1. Per l’aristìa di Lourenço e la detta- da, Diogo, figlio di Francisco de Andrada,
gliata descrizione della battaglia navale vd. pubblicherà un poema in latino dal titolo
Castanheda Descobrimento II, 27, pp. 52-55; Chauleidos libri duodecim nel 1628 (Lisbo-
cfr. anche Barros Ásia I, 10, 4, pp. 406 sgg. na, G. Rodriguez).
141 che sola conosce perché sia bene quel 146 soltanto il quale può più forte renderlo]
che decide] Pellegrini. Cfr. Rm 11, 33: «O Poppa Vòlture □ qui ne peut que par la force
altitudo divitiarum sapientiae et scientiae venir à bout du grand courage] Bismut. La
Dei, quam incomprehensibilia sunt iudicia prima traduzione ci sembra improponibile.
eius» ecc. Da intendere escondida > ‘occulta’ Cfr. qui supra 20, 8 e soprattutto IV, 35, 7-8,
> incomprehensibilis. per il concetto. Certamente, dopo quanto
142 Doppio soggetto (esforço e prudencia) e detto nel v. 1, força indica «a superioridade
verbo al singolare (reserue; sogg. di poderâ è numerica das forças» (Epifânio Dias), ma
Lourenço, e si estrae dal precedente o, ‘lo’); insieme a questa anche l’ottusa brutalità
da notare la rima ricca e derivativa. priva di eroismo propria di chi sa di essere
enormemente superiore in quantità.
143 La diade sangue/resistencia riecheggia
147 Del vento fraco e dell’accalmia parla an-
la precedente esforço/prudencia, e siamo in
un regime di variazioni intorno a dizioni ri- che Castanheda (Descobrimento II, 79).
148 Tutte le negatività elencate prima lo colpi-
correnti; cfr. ad es. II, 31 saber humano nem
prudencia (: providencia); III, 79, 7 animo & scono insieme, in modo fatale e irreparabile.
prudencia e 8 esforço & resistencia; 10, 151, 2 149Vd. Dante, Purg. I, 7: «Ma qui la morta
sangue intrepido & feruente ecc. poesì resurga».
144 La formula stereotipata com fogo & ferro 150 Se Camões ha ora in mente il celebre
(cfr. co ferro, & fogo qui sopra a 27, 3) si ar- verso dantesco «Amor ch’al cor gentil rat-
ricchisce sul piano allitterante del magnifico to s’apprende» (Inf. V, 100), sta operando
verbo ferue. Vd. la sensitiva nota di Faria e allora una sovrapposizione fra la concezio-
Sousa. ne cortese dell’amore e l’ardente nobiltà
145 Il commercio fra Europa e Oriente era guerriera (cfr. nobre~gentil, ardor~amor, se
garantito dall’Egitto; con la nuova via delle aprende~s’apprende).
Indie portoghese si creò un serio problema 151 L’aristìa di Marco Cesio Sceva, centu-
per gli egiziani, che unirono le loro forze a rione cesariano, a Durazzo è raffigurata con
quelle del Samorim; nel gennaio del 1508 tinte grandiosamente macabre da Lucano
Lourenço de Almeida partì con la sua flotta VI, 118 sgg.; cfr. poi Val. Max. III, 2, 23;
per contrastarli e la battaglia di Chaul gli fu Svet., Div. Iul. 68; Petr., TF I, 106 e n. Pac-
infausta (vd. Castanheda Descobrimento II, ca. Traduciamo con dilaniato un espedaçado,
76-81, pp. 150-164; Barros Ásia II, 2, 7-8, ‘fatto a pezzi’ (cfr. subito sotto pedaços a
pp. 81 sgg.). Comandante dei Mameluc- 31, 1 e 32, 3), che riassume il gusto epico-
chi, vincitori insieme con gli indiani e una anatomico della destrutturazione corporea
componente di veneziani, era Mir-Hocem dell’eroe, testimoniata dall’antichità classi-
(Mir sta per Emir), ovvero Amir Husain ca omerica sino al poema cinquecentesco;
Al-Kurdi, mandato appunto dal sultano su questo immaginario topico mi permetto
d’Egitto a combattere i portoghesi. Sarà un richiamo a Gigliucci Spettacolo, pp. 15-
sconfitto l’anno dopo a Diu dal Viceré che 82 e a Gigliucci Tasso pp. 73-114. Per il verso
vendicò in tal modo la morte del proprio fi- 8 della strofa, cfr. Verg., Aen. XI, 307: «nec
glio (cfr. infra). Per Cambaia cfr. supra VII, victi possunt absistere ferro».

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pp. 753-755 CANTO X NOTE

152 In Virgilio i caeca saxa (Aen. V, 164 sg.) ne portoghese: «Vai-te em paz, alma bem-
sono gli scogli nascosti sotto le acque, peri- aventurada» (Triunfos p. 61). L’enjambement
colosi per le navi. Camões non ne fa cenno, della nostra versione non è presente nel testo
ma i nemici di Lourenço de Almeida ave- originale; chiediamo venia.
vano predisposto delle estacadas infisse sul 156 Il contrasto guerra vs paz è patente, ma
fondo del fiume, ad uso dei pescatori, le Camões include la guerra nella doppia paz
quali fecero incagliare appunto le navi (cfr. «a occhiale»; la ‘serenità’ è propriamente la
Barros Ásia II, 2, 8, p. 88; Castanheda De- requies aeterna, come annota Epifânio Dias.
scobrimento II, 80, pp. 160 sg.). 157 Contrapposto all’anima integra e trion-
153 «E nesta revolta foy dom Lourenço feri- fante; cfr. supra 30, 7-8 e nota.
do dhuma bombardada que lhe levou huma 158 Dio prepara la vendetta sulla terra per
coxa, & cayo: os seus ho levantarão muyto
la morte fisica del dilaniato Lourenço. Non
tristes por ho assi verem: & ele os efforçou,
crediamo che qui l’autore faccia già riferi-
& mandou que ho assentassem em huma
mento al padre, Francisco, che effettuerà
cadeira ao pê do masto, & dali esforçava os
materialmente la vingança: siamo ancora
seus. E nisto lhe deu outra bombardada nos
nello scenario dell’azione celeste. L’ingres-
peytos que ho matou» (Castanheda Desco-
so irato del genitore arriva potentemente al
brimento II, 8, p. 163: «E in questa rivolta
primo verso dell’ott. sg.
fu don Lorenzo ferito da una bombarda che
159 il tuono della gran bufera] Pellegrini.
gli strappò una coscia, ed egli cadde: i suoi
lo sollevarono, molto angosciati per veder- Bella l’immagine di questa tempesta in av-
lo in quelle condizioni, ma lui li spronò e vicinamento («grande hyperbole» Faria e
comandò che lo ponessero su una cadrega Sousa), da cui sta come per emergere netto e
sotto l’albero maestro, e da lì continuava corrusco o pay vendicatore.
a spronarli. Ma a questo punto lo colpì un 160 Infi nita, in quanto prolungata per sem-
altro colpo di bombarda che lo uccise»). Il pre nell’inferno.
racconto della morte eroica e piena di fede 161I trabucchi potevano essere bocche di
in Dio di Lourenço è ulteriormente svilup- fuoco di vario genere (vd. supra III, 79, 3).
pato da Barros II, 2, 8, p. 89, con lo stile po- «Le basilic est le plus gros des canons» (Bi-
tente del grande historiador. La giuntura co smut). Le esperas erano pezzi d’artiglieria
alma può intendersi tranquillamente quale con impressa una sfera armillare.
co a alma. 162 Vd. supra 29, 8, analoga coppia in chiu-
154 Più malinconico Virgilio: «tum vita sa di ottava. I Mamelucchi, esercito arma-
per auras / concessit maesta ad manis cor- to originariamente di estrazione servile, ai
pusque reliquit» (Aen. V, 819 sg.), o anche: tempi della battaglia di Chaul detenevano
«tum frigida toto / paulatim exsolvit se anche il potere sull’Egitto, che mantennero
corpora» (XI, 828 sg.). Il liberarsi rapido e sino al 1517.
l’ascesa dell’anima di Lourenço fa pensare 163 Vd. Moraes e Silva Dicionário: «ANTOL-
piuttosto a tanti exitus vittoriosi (cfr. subi- HOS […] §. fig. Coisa que sempre se traz
to sotto: vencedora) delle anime dei martiri em vista, em que temos o sentido» e cita,
nelle Passiones che ottengono la palma della oltre al verso che stiamo annotando, O
santità in cielo. Poeta Simónides, Eleg. 1, 79: «Eu, trazendo
155 Analogamente nella splendida elegia del lembranças por antolhos», che si chiarisce
nostro per la morte di Miguel de Meneses, ancor meglio ai vv. sgg., 82-83: «A bem-
VI, 40, si legge: «Vai-te, alma, em paz á glória aventurança já passada / diante de mim
sempiterna». Cfr. poi Petr., TM I, 124: «Vat- tinha tão presente» ecc. (Rimas p. 234, c.vo
tene in pace, o vera mortal dea», e la versio- nostro). Thesouro: «Afiguração, represen-

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NOTE CANTO X pp. 755-757

tação imaginaria, appetite, apprehensão, casuale l’omofonia tra il verbo latino ciere
desejo». Pimpão: «diante da vista». Basto (dal gr. kío e kinéo, germ. Ziehen ecc., cfr.
parafrasa così: «com os olhos turvados pela Forcellini) e l’agg. cioso (dal gr. zelos, cfr.
fúria e pela mágoa» (si veda allora, con una Nascentes Dicionário etimológico), anche se
sfumatura diversa, supra V, 28, 1: «Torvado v’è una nuance semantica sotterranea comu-
vem na vista»). Curiosa la versione di Paggi ne. Ennesimo paragone camoniano con la
59: «furia, e dolore ha per occhiali intanto». figura del toro (cfr. supra I, 88; III, 47; 66,
164 Motivo topico lirico-amoroso; Faria e 5-8), per cui rimandiamo alle note ivi. Qui
Sousa evoca Angelo di Costanzo e Sá de il termine di paragone è Francisco, un por-
Miranda: vd. Aguiar e Silva 1994, pp. 95 sg. toghese; vd. comunque il saggio di Madeira
Si noti la corrispondenza fra le coppie furia O símile épico.
e magoa e Fogo…agoa. 170 Con l’avversario maschio per la conqui-
165 Nell’originale vinha, con il frequente al- sta della femmina.
ternarsi di presente e imperfetto. 171 Alberi generici dell’immaginario bo-
166 Cfr. Dante, Par. VI, 66: «sì ch’al Nil caldo schereccio, ma comunque imparentati bo-
si sentì del duolo». Cfr. anche supra IV, 28, 5. tanicamente ed entrambi molto robusti;
inutile richiamare, come Faria e Sousa, un
167 Anche questa è un’immagine ricorrente;
dubbio poemetto in ottave di Egidio da
cfr. supra III, 60, 6. Viterbo in cui si legge: «far quel cozzando
168 C. s.; cfr. Hor., Carm. IV, 14, 46; B. Tas-
nel troncon d’un faggio / duro a se stesso,
so: «che l’udisse Ebro, Idaspe, e Battro, e e disdegnoso oltraggio» (Il sesto libro delle
Thile»; «tal che ’l Gange l’udio, la Tana e rime di diuersi eccellenti autori, nuouamente
’l Xanto» (Amadigi I, 1, 8, p. 1; XCI, 34, 6, raccolte, et mandate in luce. Con un discorso
p. 549) ecc. di Girolamo Ruscelli, In Vinegia, al segno
169 Così pressoché tutti i traduttori, da Pag- del Pozzo, 1553, c. 271r). Vd. piuttosto Luc.,
gi 59 a Bismut; Averini propone «eccitato» Phars II, 603: «exsul in adversis explorat
(forse pensando al lat. citus). Il paragone è cornua truncis».
primariamente virgiliano: «Ergo omni cura 172 Nella nostra traduzione, aer è monosil-
viris exercet […] / et temptat sese atque ira- labo.
sci in cornua discit / arboris obnixus trunco, 173 Nel golfo di Cambaia.
ventosque lacessit / ictibus» (Georg. III, 228-
174 Cfr. Barros Ásia II, 3, 4; Castanheda De-
234: «come quando il toro ai primi scontri
emette / muggiti terribili o tenta di sfogare scobrimento II, 97, pp. 187-189.
l’ira con le corna / scagliandosi sul tronco 175 Letteralmente ‘gonfia, vanamente altez-
di un albero e assale i venti / con i colpi o si zosa’, tumida nell’originale, latinismo.
esercita a spargere la rena per la battaglia»). 176 Cfr. supra II, 50.
cui aggiungere gli analoghi versi di Aen. XII, 177 Cfr. supra II, 52, 3.
103-106: «mugitus veluti cum prima in proe-
178che si farà scudo della fuga] Pellegrini,
lia taurus / terrificos ciet aut irasci in cornua
temptat / arboris obnixus trunco ventosque semplificando l’immagine. Ramos glossa
lacessit / ictibus aut sparsa ad pugnam pro- puntualmente: «que tem remos (para fugir)
ludit harena» («come il toro che all’inizio em vez de malhas (para combater)».
dello scontro muggiti / leva terribili o tenta 179 Malik Ayyaz, il comandante della flotta
di scatenare l’ira nelle sue corna / scaglian- indiana, governatore di Diu (vd. Ramusio
dosi sul tronco di un albero, e sfida i venti Navigazioni 2, pp. 585 sg.; K. S. Mathew,
/ coi colpi, o si prepara alla pugna spargen- Portuguese and the Sultanat of Gujarat.
do sabbia con gli zoccoli»). Sarà meramente 1500-1573, Dehli, Mittal, 1986, pp. 30 sg.);

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p. 757 CANTO X NOTE

per la battaglia di Diu (3 febbraio 1509) pendio / e le teste e le mani mozzate si ri-
vd. Castanheda II, 100, pp. 195-198; Barros congiungono ai loro tronchi»).
II, 3, 5-6, pp. 124 sgg. Diu è nel territorio 185 Ci permettiamo un’allitterazione questa
dell’ampio golfo di Cambaia, allora sotto il volta assente dall’originale ma, come sap-
sultanato di Gujarat; cfr. ancora Ramusio piamo, molto interna all’usus scribendi di
Navigazioni II, p.733. Camões.
180 Vulcano come emblema mitologico del 186 Bel cumulo in fi ne di strofe con allit-
fuoco dell’artiglieria era già apparso supra terazione. L’aggettivo oscure è una nostra
II, 69, 4; 106, 5. aggiunta; l’alarido è proprio il cupo grido
181 Splendida chiusa poetica d’ottava; «di- di battaglia, o comunque indica le urla di
cho [espresso] con grandeza elegante, grave, chi combatte. All’inizio del verso la lezio-
divina, i benemerita de tal P. para dezir so- ne della princeps, ovvero E, classica copula
lamente el fondo del mar profundo», con ridondante ad aprire un’elencazione poeti-
enàrgheia, sottolinea Faria e Sousa. ca, non va corretta in He (terza persona del
182 cogli assalti] Bonaretti □ prête à l’a- verbo essere), nonostante l’emendazione sia
bordage] Bismut □ imprudente] La Valle antica e seguita praticamente da tutti: l’ot-
□ aggressa] Macedo □ together grappled tava ha un verbo al futuro ogni due versi, e
fast] Bacon □ grappled] White. Il gerundio sentirão regge i sostantivi fi nali; la parafra-
appositivo si contrappone all’aggettivo acau- si giusta è: ‘per tutto ciò che colà sguardo
e udito potranno percepire di fumo, ferro,
telada del v. 5 dell’ott. precedente. Infatti
fiamme e urla’, da legare alla frase-distico
abbiamo un crescendo di forze, sbaragliate
precedente come una sorta di esplicativa. Si
tutte dai portoghesi: quella del Samorim,
tratta di un uso di quanto prossimo al sen-
quella del governatore di Diu e quella del
so che Moraes e Silva Dicionário defi nisce
capitano dei Mamelucchi.
«segundo que, á proporçáo», e Thesouro «A’
183 Nel testo originale al futuro, ‘aspetterà’, proporção, conforme que […] Ellipticamen-
cioè ‘si sentirà pronta ad affrontare lo scon- te: Por que grandeza ou quantitade», ovvero
tro coi nemici’. ‘in rapporto a’, ma anche, semplicemente e
184 Per il modulo espressivistico epico-ca- sempre ellitticamente, ‘in quanto’.
valleresco cfr. supra III, 52, 1-2 («admiravel 187 Formulare: cfr. supra III, 118, 1. L’attac-
hipotiposi» Garcez Ferreira). Il genitivo de co funesto con Mas è analogo a supra 22,1
seus senhores concorda con corpos; Faria e e 29, 1.
Sousa preferisce invece costruire così: «Verá 188 Intendi, come nell’originale, al futuro:
de sus señores ir nadando por el mar braços
‘verrà’, che potremmo meglio tradurre ‘sa-
i piernas sin cuerpos». Nel passo sopra cit.
rebbe venuto, tornato’, visto che in patria
del III canto avevamo braços, pernas sem
non ci arriverà mai, come è spiegato subito
domo. Il senso è comunque chiaro. Trop-
dopo.
po concettosa invece l’alternativa ulteriore
189 Vd. supra V, 45. I lemmi triste e memo-
proposta da Faria e Sousa come – per lui –
la verdadera: «La armada de Mir Hocem ria sono prossimi anche supra III, 118, 5 («o
verá ir, por el mar de sus señores, nadando caso triste, & dino da memoria»), ove caso è
braços, i piernas sin cuerpos» (ad es. LG la praticamente sinonimo di successo.
segue). Si veda, fra i modelli possibili, Stat., 190 Cfr. supra VIII, 6. Scrive Garcez Fer-
Theb. IX, 259 sg.: «Iam laceri pronis vol- reira: «a Memoria tambem he o lugar da
vuntur cursibus artus / oraque et abscisae Sepultura». Cfr. Verg., Aen. VII, 3 sg. (già
redeunt in pectora dextrae» («Già gli arti cit. supra): «et nunc servat honos sedem tuus
mutilati sono travolti dai vortici rapidi in ossaque nomen / Hesperia in magna, si qua

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NOTE CANTO X pp. 757-759

est gloria, signant», riferito alla nutrice di endurecidas al fuego (esso es tostados) en
Enea Caieta, che diede nome al luogo della vez de hierros, fueron las armas con que
sua sepoltura, l’attuale Gaeta. mataron a Don Francisco, i a otros Caval-
191 No tuvo verguença, no se corrió de atre- leros» Faria e Sousa. Castanheda parla di
verse a tanto] Faria e Sousa □ non avrà rite- una «lança darremesso [tirata a mano con
gno di] Pellegrini. violenza] sem ferro» che «deu pela garganta
192 Cioè le flotte unite di indiani ed egiziani
ao viso rey, & passoulhe a guela» provocan-
dogli la morte (ivi p. 237: 1 marzo 1510).
sconfitte a Diu (cfr. supra ott. 35-36). Fig. eti-
195 Con leggera variante dispositiva ma
mol. tirar…tirarão. Il dolore per la morte di
Dom Francisco (descritta nell’ott. sg.) è re- con il medesimo polittoto in fi nale, i vv.
toricamente espanso nelle pagine conclusive 3-4 rispecchiano i primi due. La quartina
del terzo libro della seconda decade di Bar- è saldata compattamente, secondo lo stile
ros (Ásia II, 3, 9, pp. 150 sgg.: «Finalmente, architettonico camoniano fondato sul-
dado sepultura a êle e aos outros naquele le simmetrie-ripetizioni e sulle raffi nate
bárbaro lugar […] a morte do Viso-Rei D. variazioni interne. In più v’è memoria di
Francisco gèralmente foi muito sentida, por formulazioni classiche come questa virgi-
no fi m de tantos trabalhos e de tam gloriosas liana: «occidis, Argivae quem non potuere
vitórias, como lhe Nosso Senhor tinha dado, phalanges / sternere nec Priami regnorum
por cujos méritos se esperava que el-Rei e eversor Achilles; / hic tibi mortis erant me-
o reino lhe desse igual galardão, veo acabar tae» Aen. XII, 544-546: «cadi o tu che non
per tam grande desastre, com que tôdolos poterono le falangi argive / abbattere, né
seus serviços ficaram sepultados com o seu Achille eversore del regno di Priamo; / qui
corpo» ecc.: «Finalmente, data sepoltura a era la meta della tua morte»).
lui e agli altri in quel selvaggio luogo … la 196 Cfr. supra 29, 2.
morte del Viceré don Francisco fu oggetto 197 La forma nos vale em os (per entender
di generale cordoglio, come fine di tante em vd. Thesouro), e comunque ha valore eu-
sofferenze e tanto gloriose vittorie, come gli fonico. Imbarazzante la nota di Burton (2, p.
aveva concesso il Nostro Signore, per i quali 661) che preferisce leggere não os, ritenendo
meriti si sperava che il re e il regno gli con- nos pronome personale e quindi «idle» (!).
cedessero altrettanta ricompensa [cfr. ant. 198 La verità della Provvidenza divina, in
it. guiderdone], invece venne a morire per
contrapposizione alla concezione gentile
così spaventoso disastro, e tutti i suoi servizi
del Fato, era ovviamente ribadita dai padri
furono seppelliti col suo corpo»).
della chiesa e apologisti; tuttavia, questo
193 A seluagens si contrappone destros, in non impedisce a Camões di usare il termi-
chiasmo, mentre i due versi chiudono col ne Fado nel discorso di Giove a I, 24, 6 e
polittoto. Per la morte del Viceré Francisco 28, 1, oppure di asserire che la Fortuna fa-
vd. Castanheda Descobrimento II, 123, pp. vorisce sempre Gama (ivi 44, 4). Siamo nel
235-237. Per i Cafres cfr. anche supra V, 47, consolidato regime di coesistenza poetica
3, ivi detti asperos & auaros. «CAFRES: Os da di espressioni pagane e cristiane. D’altron-
Cafraria, na costa de Etiopia [Africa in ge- de la Fortuna è presente, come si sa, anche
nerale], gente barbara e sem ley» (Barreto nella Commedia dantesca come strumento
Micrologia). divino: «O creature sciocche, / quanta igno-
194 rozi pali arrostiti] Paggi 59 □ rozze ranza è quella che v’offende! […] / Questa è
zagaglie acuite al fuoco] Pellegrini □ roz- colei ch’è tanto posta in croce / pur da color
zi tronchi infiammati] La Valle ecc. «Unos che le dovrien dar lode, / dandole biasmo,
palos toscos [grossolani, grezzi] nada poli- a torto, e mala voce» (Inf. VII, 70-93). Ci
dos (esso vale agora el rudos) con las puntas azzarderemmo a dire che questo noto passo

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p. 759 CANTO X NOTE

dantesco sia ben presente al nostro, nono- un satirico Testamento dell’elefante (vd. Pie-
stante qualche differenza nell’esplicazione tro Aretino, La Cortigiana. Opera nova. Pro-
teologica. nostico. Testamento dell’Elefante. Farza, ed.
199 Magnifico cambio di tono, dal luttuoso- Angelo Romano, Milano, Rizzoli, 1999, con
martiriale al trionfale-luminoso, per quan- introduzione e testo in Appendice).
to si tratti delle fiamme di città incendiate. 202 Come già indicato nella nota a 39, 1,
Abbiamo nel primo distico una complessa l’effetto dello sfavillare si raddoppia, con in
sinestesia: la luce si apre, viene sentita e con- più la figura etimologica luz…luzentes, il so-
temporaneamente la voce si eleva. L’effetto stantivo fogo e il topos epico dello scintillare
splendente si replica all’inizio dell’ott. sg. delle armi, cui è sensibile nello stesso pe-
200 Tristão da Cunha era partito da Lisbo- riodo anche il Tasso; cfr. ad es. Val. Flacc.,
na nel 1506 per accompagnare Afonso de Arg. III, 76: «galeae clipeique micent»; Sil.
Albuquerque che sarebbe stato il secondo It., Pun. VIII, 466: «Is primam ante aciem
viceré dell’India. La navigazione fu diffi- pictis radiabat in armis» ecc. Faria e Sousa
coltosa e nella traiettoria in parte deviata aggiunge Dante, Par. II, 118: «Questa è la
verso ovest e poi di nuovo a sud-est furono luce della gran Costanza» (d’Altavilla), in
scoperte casualmente le isole che oggi si un canto paradisiaco tutto assai concentrato
chiamano appunto Tristan de Cunha con sul motivo luminoso.
203 Cioè il «coraggio» nell’opporsi ai Por-
il suo piccolo arcipelago («The remotest
Islands of the World», come gli abitanti toghesi si rivolge contro loro stessi, come
attuali amano nominarle), le ilhas do Au- le frecce di due versi dopo. Parafrasando
stro di due versi infra. Cunha raccolse poi Camões, i Persiani contra si pelejam (vd. su-
notizie importanti sull’isola di Madagascar pra II, 49, 8).
(sam Lourenço, v. 8) e all’inizio del 1507 204 Afonso de Albuquerque, dopo che il
raggiunse l’isola Socotorà (ovvero Socotra, Cunha si era diretto verso l’India, cominciò
molto più a nord, quasi sotto la penisola la conquista di numerose località arabiche,
arabica), non prima di aver conquistato e fi no a giungere al regno d’Ormuz sul fi nire
saccheggiato Oja e Brava, località della co- di settembre del 1507. Il monarca d’Ormuz,
sta africana non molto lontane da Melinde, che governava sui Parseos (oggi diremmo
nonché aver sottomesso la vicina Lamo. In ‘Persiani’), rifiutò di sottomettersi al giogo
agosto del 1507 partì da Socotra diretto portoghese (che il poeta defi nisce honroso
alla costa indiana. Cfr. Castanheda Desco- & brando, come il suave iugum di Cristo
brimento II, 31 sg., pp. 61-66; 37-39, pp. 72- nell’Evangelo) e vi fu una battaglia memo-
77 ecc.; Barros Ásia II, 1, 1-3, pp. 5 sgg. Vd. rabile conclusa con la sconfitta dei nemici
ora The Commentaries of the Great Afonso e la resa del re d’Ormuz. Vd. Castanheda
Dalbuquerque, vol. I [1774], cur. Walter de Descobrimento II, 62, pp. 119-122; Barros
Gray Birch, New York, Routledge, 2016, Ásia II, 2, 3.
capp. VII-XVII. 205 Cioè ‘ritornare indietro per lo stesso
201 Fu proprio Tristão da Cunha a riportare percorso’, come in lat. reciprocari (Epifânio
in Europa notizie più dettagliate sull’isola Dias). Il “miracolo” è attestato da Castanhe-
del Madagascar e sull’India; nel 1514 fu da Descobrimento II, 62 e già evocato dal
mandato come ambasciatore a Roma, pres- nostro supra II, 49, 6, nonché diffusamen-
so papa Leone X, a informarlo delle nuove te in Oit. III, 4 («as setas […] / que no ar,
scoperte: il suo corteggio era quanto mai Deus querendo, se viravam, / pregando-se
spettacolare, con indiani in abiti esotici, nos peitos que as tiravam», 5-8, Rimas p.
animali selvaggi e, fra l’altro, un elefante in 297); cfr. Barros, più «scetticamente» og-
dono al pontefice; Aretino scriverà nel 1516 gettivo: «E a mais maravilhosa cousa que

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NOTE CANTO X pp. 759-761

nesta batalha sucedeu e houveram por mi- toponimi indicano località conquistate da
lagre, foi acharem muitos dêstes corpos dos Afonso de Albuquerque (ivi, 1, pp. 44 sgg.).
mouros atravessados com suas próprias fre- 210 Il soggetto sottinteso, facilmente desu-
chas, sem entre os nossos haver alguém que mibile sintatticamente, è dato dai Persiani;
tirasse com arco, de que êles usam» (Ásia «dize, que a fuerça de braço, porque pelea-
II, 2, 3, p. 62: «E la più incredibile cosa che ron mucho, i valientemente, primero que se
in questa battaglia accadde, e venne tenuta hallassen enseñados a obedecernos» (Faria
per miracolo, fu che restarono molti di que- e Sousa: «dice che la forza di braccio, poi-
sti corpi di mori trafitti dalle loro proprie
ché combatterono molto, e con valore, fu il
frecce, senza che fra i nostri vi fosse alcuno
primo motivo per cui imparassero a obbe-
che tirasse con l’arco, che essi usano»). E
dirci»). Diversamente altri, ad es. Pellegrini
Bismut conclude: «Il est probable que, dans
che traduce: «finché la forza del braccio
la confusion de la bataille, les combattants
portoghese non obbligherà» ecc. Le due
persans avaient décoché des flèches contre
interpretazioni in realtà si avvicendano nei
leurs propres galères». Vd. anche il sintag-
secoli fino ad oggi, ma la seconda è la più
ma virgiliano «confixique suis telis» (Aen.
plausibile, avallata non solo da Paggi 59, ma
IX, 543).
anche da Caldera che specificava: «hasta
206Cfr. l’analogo verbo dilatar all’inizio del que a fuerza de aquel braço aprenden» (c.vo
poema, I, 2, 3. mio; «a pura fuerça» Tapia).
207 Sulla cava di sale («huma pedreyra de 211 È soggetto della frase.
sal») ad Ormuz, in montagna, dà indicazio-
212 Mentre oggi la risorsa economica prin-
ne Castanheda Descobrimento II, 59, p. 113.
Il sale che si può estrarre «naõ basta» per cipale dell’arcipelago del Bahrein (Barem,
coprire i cadaveri che sono sparsi sul mare Baharem), nel golfo Persico, è il petrolio, in
e sulla riva: «he hum Hiperbole» (Garcez tempi più antichi le perle fornivano i mag-
Ferreira). Evidentemente l’allusione, iper- giori proventi del luogo. «Praecipue autem
bolica quanto si vuole, allude a una pratica laudantur [margaritae] circa Arabiam in
effettiva. Persico sinu mari Rubri» (Plin., N. H. IX,
208
106).
Forse un vago ricordo del macabro ini-
213 Epifânio Dias pensa alla dea Victoria dei
zio delle Etiopiche di Eliodoro («Ma quello
che più lì sorprese, fu il veder la riva tutta romani, citando Plaut., Amph. prol. 42, ma
seminata di corpi umani testé uccisi; ac- non ci sembra così necessario: la maiuscola
canto ai morti v’erano ancor dei moribon- è di Faria e Sousa, di Garcez Ferreira, non
di, carni palpitanti disperse qua e là, tutto della princeps dei Lusíadas (il che comun-
attestava un combattimento da poco cessa- que vuol dir poco; cfr. qui sotto fortuna),
to»; «At in littore plena erant omnia recens e neanche di Correa. Naturalmente questo
caesorum hominum, partim prorsum extin- non autorizza l’assurda idea di Amorim che
ctorum, partim semimortuorum, partibus si debba leggere a vitoria, e neppure esclu-
corporum adhuc palpitantium, & nuper de l’ipotesi di una qual forma di «Proso-
esse fi nitum bellum declarantium»: Helio- popeia» (Garcez Ferreira). Pimpão segue
dori Aethiopicae Historiae libri decem [...], Epifânio Dias e quindi la forma Vitória pas-
Antverpiae, ap. Martinum Nutium, 1556, p. sa a Tocco.
9). O persino un’eco lontana di un memo- 214 Il termine pejo ha molte sfumature
rabile verso petrarchesco: «piena di morti nell’ambito semantico di ‘imbarazzo, osta-
tutta la campagna» (Tr. Mort. I, 74). colo, vergogna, esitazione’ ecc.: vd. Moraes
209Gerum è l’isola dove si trova Ormuz e Silva Dicionário che gli dedica un’ampia
(Barros Ásia II, 2, 2, p. 50); gli altri due voce.

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pp. 761-763 CANTO X NOTE

215 Il primo tentativo di Albuquerque di 224 L’Albuquerque prese la città di Malac-


conquistare Goa viene impedito dal ritorno ca nell’estate del 1511; vd. Castanheda De-
in armi del re di Narsinga, precedente si- scobrimento III, 55-59, pp. 113-126. Scrive
gnore della città; il portoghese dovrà allon- Barreto Micrologia: «Cidade nobilissima
tanarsi momentaneamente con la sua flotta do Oriente, chamada aurea, pelo muyto
verso Cananor (siamo nell’agosto del 1509), ouro, que nela ha, como per sua fermosura,
pronto a tornare in forze. Si veda Castanhe- e abundancia de todas as boas cousas do
da Descobrimento III, 8-34, pp. 14-69 e nel mundo. Está situada em a Aurea Chersone-
poema supra II, 51. so [cfr. supra II, 54, 5] (nome que os Geo-
216Formulare: cfr. supra II, 59, 5. Sono i grafos deram aquella terra); era como Em-
soggetti della proposizione. porio e feyra universal do Oriente» ecc.;
217 Nel senso di ‘anche Marte’; l’originale vd. Barros Ásia II, 6, 1, pp. 249 sgg.: «Città
suona letteralmente: ‘e lo stesso Marte’. Cfr. nobilissima d’Oriente, chiamata aurea, per
«vencemos a Fortuna», supra VIII, 73, 2 e il molto oro che possiede, come anche per
numerose occorrenze di Marte nel senso di la sua bellezza, e abbondanza di ogni bene
‘guerra furiosa, potenza militare’ et similia. del mondo. Sta situata nell’Aurea Cherso-
La dittologia fortuna/Marte sembre essere neso – nome che i Geografi diedero a quel-
attestata solo qui nel corpus camoniano. la terra – ed era come l’emporio e la fiera
218
universale dell’Oriente». Oggi Melaka o
Si rammenti il verso dantesco, riferito a
Malacca è una città e uno stato della Ma-
Gerione: «che passa i monti e rompe i muri
laysia, nell’area sud-occidentale della peni-
e l’armi!» (Inf. XVII, 2).
sola. Camões la defi nisce ‘nata in grembo
219 Tipico cumulo epico guerresco, di cui all’aurora’, cioè propriamente orientale,
abbiamo visto già esempi e di cui vedremo molto ad est, insomma, aggiungendo un
una culminazione più avanti in quest’ultimo dato quasi favoloso alla sua importanza
canto, ott. 147, che ripropone anche il topos strategica nei traffici economici: «em breve
comparativo di liões & touros. Sul sintagma tempo assi engrossou a cidade Malaca em
‘leoni famelici’ Faria e Sousa fornisce prece- trato e cresceu em povoação, por ser escala
denti da Omero a B. Tasso. [punto strategico di passaggio] de Levante e
220 Cfr. Verg., Aen. VII, 296 sg.: «Me- Ponente daquele grande mundo, que per
dias acies, mediosque per ignes / invenere comércio naquelas partes era a mais re-
viam»; X, 372 sg.: «ferro rumpenda per ho- quíssima» (Barros ivi, p. 254). L’aggettivo
stes / est via». opulenta era già stato usato poco sopra a
221 nel memorabil dì] Paggi 59 □ nel 34, 6 per la città di Dabul.
giorno] Pellegrini. 225 «tiravão humas frechas curtas & delga-
222 Il giorno di Santa Caterina d’Alessan- das emhervadas [avvelenate con erbe] com
dria martire, in cui si svolse la presa di Goa: tanta força que logo trancavão [ferivano gra-
il 25 novembre del 1510. Cfr. Castanheda vemente]: & as feridas destas sam sem cura»
Descobrimento III, 42, pp. 82-87. L’aggetti- (Castanheda Descobrimento III, 56, p. 115).
vo celebre traduce qui l’originale celebrada, 226 I kriss erano i famosi pugnali malesi «de
‘celebrata da tutta la cristianità’. dous palmos e meio até três de comprido,
223 Epifânio Dias ritiene questo nem menos dereitos, de dous gumes» (Barros ivi p. 258).
una sorta di italianismo, appunto da ‘nem- Da sottintendere: ‘nonostante le frecce e le
meno’; in portoghese la più comune forma daghe con cui Malacca arma i Malesi e gli
nem tão pouco corrisponde all’obsoleto abitanti di Giava’ (in traduzione Giavani =
italiano né tampoco, che a sua volta era un ‘Giavanesi’), tutti costoro dovranno obbedi-
ispanismo. re infi ne ai Portoghesi.

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NOTE CANTO X pp. 763-765

227 «Malaios namorados, Jaus cavaleiros» per la ciurma e gli ufficiali, come suggerisce
proverbio che riporta Barros, aggiungendo: Barros: «Mas contudo a mais de gente da
«e assi è, na verdade» (ivi p. 258). frota ficou escandalizada dêste feito, por êle,
228 Da intendersi ‘un episodio di ira, di bru- Afonso de Albuquerque, ser a parte ofendi-
talità’. da e o julgador, e mais em casos daquela
229
calidade, e em lugar e tempo que tudo eram
Ovvero: ‘ricordò nella sua narrazio-
trabalhos, não sómente de estarem todos
ne un caso di violenza davvero funesta da
com arma na mão, mas ainda era a fome ta-
parte di Albuquerque che macchiò il suo
manha, que vieram a quatro onças de biscoi-
comportamento (cfr. qui infra 47, 8) e lo rese
to por dia, e em algumas naus se comiam
condannabile, pur non estinguendo certo
ratos. […] Assi que, per uma parte fome e
la grande sua fama che circonda – è diffusa
sêde, e por outra guerra e relâmpados, co-
in – tutto il mondo’. Cfr. Castanheda Desco-
riscos [da coruscar, vd. Nascentes Dicionário
brimento III, 39, pp. 57-59. Un solo episodio
Etimológico alla voce e cfr. l’it. corrusco] e
di crudele ingiustizia, dunque, ma che da
trovoadas do inverno, trazia a gente comum
quanto si sa non fu così isolato: Albuquer-
tam assombrada, que começou entrar de-
que era un «polemico personaggio, grande
sesperação» ecc. (Ásia II, 5, 7, p. 222: «Ma,
stratega ma guerrafondaio, autoritario e
tuttavia, la gran parte della gente della flotta
irascibile, spesso in contrasto con il potere
restò scandalizzata da questo fatto, per lui,
centrale» (Tocco).
Afonso, che era la parte offesa e il giudice, e
230 à qui le destin ménage une gloire
in più in una situazione come quella, in un
éternelle pour prix de ses travaux] Bismut luogo e in un momento in cui tutto era sof-
□ fated to earn / glory for his deeds] White. ferenza, non soltanto per stare tutti sempre
Il verbo mercar (lat. emere) è usato anche in armi, ma anche per la grande fame, giac-
in senso figurato (‘ acquistare attraverso ché i marinai vedevano solo quattro once di
fatiche)’, come del resto nell’italiano co- biscotto al giorno, e in certe navi si arrivava
evo ; cfr. B. Tasso: «cercando pur come si a mangiare topi. … Sicché, da una parte la
merchi onore» (Rime I, 70: tutto il sonetto fame e la sete, e dall’altra la guerra e i fulmi-
è interessante sul tema della fama eterna) ; ni, i lampi e i tuoni dell’inverno tempestoso,
«signor invitto, che con fatti egregi / merchi riducevano la gente comune così avvilita
gli altieri e gli onorati fregi» (Giraldi Cin- che cominciò a subentrare la disperazio-
zio, Fiamme II, 232, 3 sg.); Ar., O. F. XXI, ne»). (II, 5, 7, p. 222).
80, 8 ecc. O grande Capitão non è riferito ad 234 Il futuro può essere motivato dal con-
Afonso in particolare, ma vale come detta-
testo profetico del discorso della Sirena
me generale: ‘ogni Capitano che sia vera-
(Epifânio Dias). Tuttavia lo si può leggere
mente grande’ ecc.
anche parafrasando: ‘non sarà da conside-
231 Cumulo analogo, ma più disteso, supra
rarsi, non andrà considerato’ che è come
V, 16, 3-6 («trovoadas temerosas … brami- dire ‘non va considerato’.
dos de trovoes»). 235 La colpa di Ruy Diaz (vd. nota infra) non
232Incrudeliscono sui soldati che pure sop- fu né incesto, né stupro, né adulterio; quin-
portano e si mantengono obbedienti. di fu pura conseguenza di desiderio carna-
233 A maggior ragione, punire così crudel- le, che è fra le colpe d’incontinenza meno
mente – come si vedrà – un peccato d’amore «colpevoli» anche secondo il sistema etico
in un contesto come quello del 1509, pieno scolastico-dantesco. Al v. 1 rendiamo con
di pericoli, sofferenze, battaglie, malattie una dittologia abominoso incesto, giuntura
ecc., risulta ancora più feroce e inutile, in- che si lega in chiasmo con l’adulterio deso-
congruo. Analogo sentimento serpeggiava nesto del verso 3.

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p. 765 CANTO X NOTE

236 Albuquerque aveva saputo che il sol- da Epifânio Dias. L’innamoramento avven-
dato Ruy Diaz («natural da vila Alenquer, ne quando Apelle dipinse nuda la diletta di
homem de boa linhagem», Barros ibid.) si Alessandro, Campaspe.
giaceva con una delle due fanciulle more 239 «Araspe, ami de Cyrus, aimait à railler
che il Capitano aveva preso con sé (pare les hommes assez faibles pour se laisser sé-
come come dono alla Regina, ma cfr. Bar- duire par les femmes» (Bismut).
ros ibid.). Lo condannò a essere impiccato; 240 Ribattuto il concetto classico-cortese
Manuel de Lacerda, parente del colpevole,
dell’invincibilità di amore, già espresso
e altri alti ufficiali cercarono di dissuadere
supra 46, 8; inoltre topicamente adulte-
il Capitano, almeno suggerendo che il Diaz
ro (Pantea era sposa di Abradate), e tale è
fosse decapitato, come un nobile e non come
necessariamente l’amore cortese giusta An-
un malfattore comune, ma Albuquerque fu
drea Cappellano, com’è noto. La vicenda è
inflessibile. Camões difende il Diaz d’A-
raccontata ampiamente in Xen., Inst. Cyri
lemquer sostenendo che il rapporto sessuale
VI; «Cyrus ubi rem audivit, edito risu, quod
fu senz’altro consenziente (lasciva), inoltre
ab amore se nuper invictum ille dixerat […].
consumato con una creatura «inferiore»,
Nam audio equidem, Deos etiam ab amore
schiava, vile e scura di pelle – se non oscura
victos fuisse; & non ignoro, cuiusmodi ab
come origine e lignaggio. Ma vd. Marnoto
amore iis etiam hominibus, qui prudentia
Bárbora escrava.
singulari praediti viderentur, acciderint»
237 d’uomo casto] Poppa Vòlture. Cioè per (Xenophontis […] quae extant opera, Lute-
pudore, moralismo ecc. Non ci suona il tiae Parisiorum, ap. Societatem Graec. Edi-
«moderado» di Basto, né il senso analogo tionum, 1535, p. 153: «Ciro quando seppe la
che Epifânio Dias attribuisce a modesto. cosa, scoppiato a ridere, disse che egli stesso
Quest’ultimo viene comunque incluso nel- s’era defi nito fi no ad allora intatto da amore
la triade che comprende il cioso e il cruel … – Infatti, so chiaramente che anche gli
abituale (gli ou sono elencativi oltre che Dèi furono vinti dall’amore, e non ignoro le
distintivi), quindi non andrebbe inteso in cose che sono capitate per tale amore anche
accezione positiva (o almeno nettamente a coloro ch’erano sempre apparsi muniti di
tale). Il cioso è un soggetto ai pathe e, in par- una prudenza singolare»). Non crediamo
ticolare, la bellezza data ad altri e la felicità che Camões avesse presente anche il rac-
degli esseri umani lo disturba e gli fa rodere conto un po’ diverso che fa di Panthea nelle
l’animo; il modesto è cauto, controllore delle sue Antiquae lectiones il Ricchieri (Lodovi-
proprie passioni, capace anche di fi ngere e ci Caelii Rhodigini Lectionum Antiquarum
mostrarsi severo censore sul piano mora- libri XXX, Basilea, Froben, 1550, XIII, 33,
le – oppure lo è, convintamente. L’vsado a p. 508).
crueza è semplicemente un feroce tirannico 241 Venne inviato in una operazione ri-
padrone. Quasi quasi, senza inoltrarsi trop- schiosa di «spionaggio» per preparare la
po nel rischio delle sovrainterpretazioni, le conquista dell’Asia minore. «Volesse Dio,
tre figure ci rammentano le tre categorie soggiunse Araspe, ch’io habbia occasione
peccaminose di Tommaso che Dante noto- di far cosa, che ti porga utile. Puoi giovarmi
riamente traduce in incontinenza, malizia, (rispose Ciro) se tu dimostrando di fuggir
matta bestialità. dalla mia ira, anderai a’ nimici, i quali di
238 Ovvero nelle condizioni in cui si trovava leggieri ti crederanno […] e ci farai intende-
il crudele Albuquerque. Urgente è latinismo re tutti i loro disegni» (Historie di Giovanni
in portoghese antico. L’episodio, narrato Zonara monaco […] tradotte nella volgar lin-
da Plinio (Nat. Hist. XXXV, 86) è anche gua da M. Lodovico Dolce, Venezia, Giolito,
nell’Officina di Ravisius Textor, come ricor- 1564, I pp. 129 sg.).

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NOTE CANTO X pp. 765-767

242 Alcuni riferiscono posto a Carlo il Calvo, chiamata Zeilam, che è luogo similmente
Re di Francia, traducendo ad esempio: «che di gran traffico, dove navigano molte navi,
in un’impresa grande / è occupato» Pop- vendono i lor panni e mercanzie» (Odoardo
pa Vòlture (vd. n. Epifânio Dias). Piuttosto Barbosa in Ramusio Navigazioni II, p. 554;
improbabile: si tratta di Baldovino (detto Dames Duarte Barbosa I, p. 35; cfr. anche A
‘braccio di ferro’). Non ci convince neanche Description of the Coasts of Est Africa and
Rodrigues (Estudos p. 45): «Posto em cou- Malabar in the Beginning of Sixteenth Centu-
sas grandes manifestamente se liga a Carlos, ry by Duarte Barbosa, cur. Henry E. J. Stan-
para indicar, embora de forma vaga, que era ley, London, The Hakluyt Society, 1866).
pessoa de categoria elevada, sem o que o 248 Vd. naturalmente supra I, 1, 4. Nel 1518
argumento não colheria [non starebbe in pie- viene sconfitto l’esercito nemico nella capi-
di]». La precisazione «de categoria elevada» tale portuale di Ceylon, Colombo, da Lopo
è vacua: Charles le Chauve, uno dei figli di Soares, che vi costruì una fortezza. Cfr. Ca-
Ludovico il Pio, fu re dei Franchi, re d’Aqui- stanheda Descobrimento IV, 42-43, pp. 62
tania, poi re d’Italia e Imperatore ecc., come sgg.; Barros Ásia III, 2, 2, pp. 61 sgg.
si legge in ogni manuale di storia. Baldovino 249Già dagli antichi Greci era chiamata
rapì (per força) la figlia del re, Giuditta, in- Ταπροβάνη (con piccole variazioni grafiche).
torno all’863 circa, ma fu poi perdonato da
250 La cannella (cfr. supra IX, 14, 7-8); «cor-
Carlo che lo nominò conte delle Fiandre, ter-
ritorio allora spopolato. Si noti la risponden- tiça no sentido geral de ‘casca’ (cortex) é
latinismo» (Epifânio Dias). Secondo Basto
za fra num caso grande e em cousas grandes.
è attivo un influsso dallo spagnolo corteza,
243 Lopo Soares de Albergaria è Governa-
ma Camões non aveva certo bisogno di
tore delle Indie dal 1515 dopo la morte di mediazioni per il latino classico. Si osservi
Albuquerque; nel 1517 avanza con la sua (e si ammiri) l’impasto fonico suggestivo
flotta nel Mar Rosso, non riesce a conqui- Cortiça calida, cheirosa, con l’allitterazione
stare Gidà (Jeddah) ma pone a ferro e fuoco in [k] arricchita dalla intermedia [ç], che
Zeila (o Zeyla, sul golfo di Aden), si dirige si scioglie nella «liquida» [ʃ] e con tutto lo
verso Barbora (Barbera, in terra somala, a sprigionarsi del caldo profumo in sinestesia
venti leghe da Zeyla) ma poi per il tempo mirabile. Sulla «canela de Ceilam» vd. Orta
avverso riparò a Ormuz e infi ne tornò a Colóquios c. 57v.
Goa. Come si vede «nesta estancia Cam., 251 Forte esempio dei non frequenti enjam-
sem propriamente faltar à verdade [alterare
bements del poema. Nell’ambito del tributo
la verità], faz parecer a carreira militar de
pagato dal re di Ceylon figuravano, secondo
Lopo Soares muito mais brilhante do que na
Castanheda, «quatrocentos bahares de ca-
realidade foi» (Epifânio Dias). Cfr. le fonti
nela» (ivi, 43, p. 66).
in Castanheda Descobrimento IV, 10-20, pp.
252 La torre della fortezza edificata dai
10-38; Barros Ásia III, 1, 4-6, pp. 27-40.
portoghesi. Patente la figura etimologica
244 Nell’originale il condizionale faria va in-
erguerâ…erguida.
teso come ‘avrebbe fatto’, e noi traduciamo
253 Letteralmente: ‘dai locali tanto temuta’;
col futuro. Per il tremular delle bandiere cfr.
supra VII, 54, 1-2: quasi formulare. Bismut si domanda: la torre o la bandiera?
Riteniamo si tratti della seconda, mentre la
245 Del Mar Rosso, ovviamente. prima fu eretta nel porto della città di Co-
246Si ricordi che a Medina (abominabil) è lombo (nome di origine locale, niente a che
sepolto Maometto. vedere con il nostro Cristoforo!) a Ceylon.
247 «Passata Barbora e andando verso 254 Diego Lopes de Sequeira, nuovo gover-
il mar Rosso, si trova una terra di Mori natore dell’India dal 1518, nel febbraio 1520

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pp. 767-769 CANTO X NOTE

si diresse verso Geddah contro il soldano, água, que não quis pôr muita taixa às naus,
per ordine del re Manuel, ma il vento con- e porém repartiu-a per tôdas»: «Diogo Lo-
trario lo costrinse a riparare nel porto di pes, quando inviò questi uomini a recapita-
Massaua, in Abissinia. Cfr. Castanheda De- re l’ambasceria al capitano, volle fare una
scobrimento V, 23, pp. 107 sgg.; Barros Ásia visita alla popolazione dell’isola Massaua,
III, 3, 10, pp. 157 sgg. poiché gli dicevano esserci in essa molte ci-
255 Come già altrove, Camões ingigantisce sterne d’acqua, di cui l’armata era alquanto
le gesta dei governatori, qui addirittura ri- sprovvista, e ve ne trovò quarantanove, di
correndo all’immagine biblica di Abramo cui sedici erano di sei braccia d’ampiezza,
e del mar Rosso (Ex 14, 21). Cfr. poi supra tre di larghezza e due e mezza di profondità,
IV, 63, 1-2. e altre minori, e in tutte c’era tanta copia di
acqua che non ne poté caricarne tanta sulle
256 La fonte diretta per Camões dovrebbe navi, e quindi la divise per tutte».
essere Barros Ásia III, 4, 2, pp. 172 sgg. La
258 Barros ivi p. 175. Scrive Barreto Micro-
regina di Saba avrebbe avuto da Salomone
un figlio di nome David, da cui sarebbero logia: «A RQUICO: Lugar do Preste Joam [il
discesi i regnanti dell’Abassia (o Etiópia- favoloso Prete Gianni], e o porto unico que
sôbre-Egipto); la regina Candace avrebbe tem, em o mar roxo; donde saem todolos
governato l’Etiopia, o piuttosto la Nubia, se- mantimentos [tutti gli approvvigionamenti]
coli dopo. Barros cita gli Atti degli Apostoli de que a mayor parte deste estreyto, prin-
cipalmente da costa de Arabia, se mantem,
(vd. 8, 27 «regina Aethiopum») e Strabone
pola grande copia, que delles tem, como
(17, 1, 54: la descrive ἀνδρική τις γυνὴ
Joam de Barros diz em a Decada 2. livro 8.
πεπηρωμένη τὸν ἕτερον τῶν ὀφθαλμῶν,
cap. 1». Oggi Arkiko, in Eritrea.
viriloide e guercia). Κανδάκη era propria-
259 Quasi tutti traducono con il futuro, come
mente il titolo che avevano le regine di
Meroe; una di esse (quella cit. da Strabone) fosse darão. Sarebbe comunque un futuro
cercò di invadere l’Egitto ma fu respinta dal durativo, che indica un fatto tuttora vigente.
prefetto romano Publio Petronio intorno al 260 Varie le ipotesi indentificative di queste
25 a. C. Le tavole cronologiche dei sovrani isole: chi parla del Borneo, di Sumatra, del-
di Etiopia riportano «six regnant queens le Molucche (cfr. Pimpão), chi dell’Oceania.
referred to as Kandake, comprising what Vd. Lanciani Morfologie 2006, pp. 178 sg.
appears to be a Kandake line» (Carolyn Barros (Ásia III, 4, 3, p. 188; cfr. anche III,
Fluehr-Lobban, Nubian Queens in the Nile 3, 3, p. 125) riporta un ordine del re Manuel
Valley and Afro-Asiatic Cultural History, Bo- di raggiungere le cosiddette Ilhas de Ouro
ston USA, Museum of Fine Arts, Ninth In- a sud di Sumatra, di cui si parlava – anche
ternational Conference for Nubian studies, sulla scorta favolosa di Marco Polo (che in
August 1998, disponibile online, p. 2). realtà nomina tra le meraviglie indiane solo
257 Come testimonia anche Barros (Ásia un’isola piena d’oro, Zipangu, Milione cap.
III, 3, 10, p. 160): «Diogo Lopes, como ex- 155), le quali isole, secondo alcune teorie e
pediu os homens que levaram êste recado rilevamenti, saranno in realtà proprio l’ar-
ao capitão, quis dar uma vista à povoação cipelago australiano che sarebbe stato sco-
da Ilha Maçuá, porque lhe diziam haver perto dai portoghesi prima degli olandesi.
nela muitas cisternas de água, da qual a ar- Ampia la nota in proposito in Rodrigues,
mada vinha um pouco desfalecida, e achou Estudos pp. 45-47.
haver nela corenta e nove, de que as dezas- 261 Dom Duarte de Meneses, che era stato
seis eram de seis braças de comprido, três Capitano della città nordafricana di Tangeri
de largo e duas e meia de alto, e as outras distinguendosi negli scontri contro i mori,
somenos, e em tôdas havia tanta cópia de partì da Lisbona nel 1521 col titolo di nuovo

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NOTE CANTO X pp. 769-771

Governatore delle Indie (cfr. Castanheda 269 «Malavar sanguinolento» nel son. cit.
Descobrimento V, 69, pp. 176 sg.; Barros Ásia Esforço grande v. 8.
III, 7, 1, pp. 347 sgg.). Per l’effettivo infelice 270 Vd. Castanheda Descobrimento VI, 84-
suo governatorato vd. n. Pimpão che cita gli 88, pp. 119-128. Panane e Coulete erano nel
Annali di João III di Luís de Sousa; in real- dominio di Calicut.
tà però Camões non fa cenno ad alcun suo 271 «Nestes versos, que não são em verdade
insuccesso (il v. 2 è semplicemente una con-
muito claros, e que Faria i Sousa não expli-
statazione; terá provado va letto come: ‘aveva
ca, o verbo ‘commetter’ tem a significação
dimostrato’ la propria forza).
de “afrontar, arrostar-se com”» Epifânio
262 Vd. Castanheda Descobrimento V, 82,
Dias. «O adverbio só, que podería ser exple-
pp. 197 sgg.; Barros Ásia III, 7, 9, pp. 389 tivo [epentetico, pleonastico], como em II. 7,
sgg. 8, parece ter sido motivado pela narrativa de
263 Il riferimento è al primo viaggio, di cui Castanheda [VI, 88, pp. 125 sg.]: as bombar-
è oggetto il poema, e al secondo viaggio di das só se vingam de quem as comete: quem
Gama nelle Indie del 1502. lhes foge, escapa á sua vingança» Rodrigues
264 Letteralmente ‘e altri elevati onori’. Estudos pp. 47 sg. Il cronista accenna infatti
Gama arriverà in India come sesto Gover- ai capitani più timorosi che si allontanavano
natore nel 1524, ma vi morirà quello stesso dalla direzione di tiro dell’artiglieria, con-
anno. Era stato nominato conte di Vidiguei- centrata sul Governatore. C’è anche da dire
ra, Alfiere del Mare ed ebbe altresì il titolo che qui peito indicherebbe il ‘petto’, fisica-
di Viceré. Vd. Castanheda Descobrimento mente, mentre nei Lusiadas il termine indica
VI, 71, pp. 102 sgg; per la sua morte vd. ivi, l’anima, il cuore, il sentimento, il coraggio
72, pp. 104 sgg.; Barros Ásia III, 9, 1-2, pp. ecc., tranne in davvero rarissimi casi (ad es.
453-466. infra X, 117, 8).
265 272 Evidente riferimento ai sette vizi capitali.
Cfr. supra IX, 94, 8: «com as honras,
que illustrão tanto as vidas» e cfr. qui ott. 273 «Ánimo de cobiça baxa izento [> lat.
preced. v. 7. exemptus] […]. / Gentileza de membros
266 Faria e Sousa cita l’epigrafe per Dante corporais / ornados de pudica continência /
di J.-J. Manson (nell’ediz. della Commedia obra por certo rara de natura» (son. Esforço
di Lione, Rovillio, 1552): «al fi n lasciò, spie- grande cit., vv. 5 e 9-11). Nella nostra tradu-
gando al cielo i vanni, / il mondo tristo e zione trionfa va contato come bisillabo.
i suoi malvagi inganni», nonché il Varchi: 274Ancora una caratterizzazione forte di
«in te lungi dal mondo, e da’ suoi inganni» Henrique come giovane moderato, forte e
(Ecco, che pur dopo sì lunghi affanni in De’ capace di autocontrollo.
Sonetti di M. Benedetto Varchi, Parte prima, 275 Anche l’anima di Henrique vola subito
Firenze, L. Torrentino, 1555, p. 27). in cielo (2 febbraio 1526): cfr. supra 31, 7-8.
267 Henrique de Meneses, Governatore dal L’espressione ad astra è tipicamente latina.
1524, nominato da Gama stesso. Sul son. Si veda comunque Dante, Donne ch’avete,
camoniano a lui dedicato Esforço grande tutta la seconda stanza e l’inizio della terza
rimando alla magnifica ediz. dei Sonetti di («Madonna è desiata in sommo cielo»). Sul
Perugi, n. 94, pp. 278 sg. motivo platonico dell’elevarsi dell’anima
268Topos – ove prudencia è alla latina ‘sag- alle stelle vd. l’ampia nota di Faria e Sousa
gezza, abilità e cautela’ – del giovane saggio (che cita abbondantemente l’Alighieri).
(Henrique aveva 28 anni, in realtà non gio- 276 Pietro Mascarenhas in quel momento
vanissimo), ovvero del puer senex, su cui vd. era Capitano di Malacca («a good soldier
Curtius V, § 8. and an honest man» Bacon).

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p. 771 CANTO X NOTE

277 In sua assenza, per cospirazione di composta di quattro pali, che, comunque tu
Afonso Mexia, fu eletto ad interim Lopo possa evitarli, consta di tre raggi ed essendo
Vaz de Sampaio, che manterrà illegittima- eretto, il quarto è letale»).
mente il ruolo di governatore anche al ritor- 281 Le angustae viae di Veg., De re milit. III, 6.
no di Mascarenhas. Questi fu vilmente ca- 282 Ulteriore cumulo epico-cavalleresco;
lunniato, imprigionato e quindi rimandato
cfr. supra 43, 2. Il nostro saette va computato
in Portogallo, dove però fu risarcito del suo
bisillabo.
onore e del suo titolo di Governatore, men-
283 Vd. sempre supra 43, 1 e n.
tre Sampaio sarà processato in patria ed esi-
liato. Cfr. Castanheda Descobrimento VII, 1, 284Cfr. Luc., Phars. IV, 817: «ambitus et
pp. 1 sg.; 11-12, pp. 17-20; 31, pp. 43-48 ecc.; luxus et opum metuenda facultas».
Barros Ásia IV, 1, 1 sgg. 285 Sfacciatamente: infatti la «regia dispo-
278Risente di Petrarca: «et punire in un dì sizione» che sostituiva Sampaio a Masca-
ben mille offese» (Rvf. 2, 2). renhas nel governatorato dell’India era ri-
279 Ricevuta la nomina a Governatore, Ma- sultato di una truffa. Tocco cita esempi del
scarenhas si dirige verso l’India, ma ne è im- «motivo molto glossato dalle lettere lusitane
pedito da una tempesta contraria; dovendo del periodo, quale l’avidità, l’ingiustizia e la
attendere, si diresse verso l’isola fortifica- corruzione che dominava in India tra i de-
ta di Bintão (o Bintan) e la conquistò con tentori del potere». In particolare, risultano
somma valentìa (Castanheda Descobrimento significative in tal senso le varie Cenas del
VII, 19-24, pp. 27-35; Barros Ásia IV, 1, 9-11, Soldado prático di Couto, scrittore amico
pp. 35-43). Considerando qui la rima comu- di Camões; ad esempio la «scena» ottava
ne feitos: peitos, si rammenti che ilustres fei- (pp. 81 sgg.) è indirizzata contro i veadores
tos è formulare nel poema. (o vedores) de fazenda (sorta di ‘ministri del
tesoro’), tra i quali era proprio quell’Afonso
280 tribuli d’acciar] Paggi 59 □ siepi spina- Mexia, nemico di Mascarenhas.
te] La Valle □ reticolati di ferro] Pellegrini
286 ‘nessun’onta, ma solo intenso dispia-
□ hérissons de fer] Bismut. Spiega bene Ra-
mos: «estrepes, puas [punte] de ferro, cra- cere’. Al suo ritorno in India Mascarenhas
si trova illegittimamente destituito dalla
vadas no chão [inchiodate nel terreno], que
carica di Governatore; infi ne rinuncia ad
se destinavam a impedir o avanço do inimi-
opporsi militarmente e viene imprigiona-
go», ostacolando sia i cavalli che le persone.
to e subisce un processo farsa; quindi, nel
Faria e Sousa evoca Vegezio; vd. infatti De
gennaio del 1528, con questa ingiusta ver-
re militari III, 23: «Sed maxime hac Roma-
gogna sulle spalle, partì per la madrepatria
norum militum arte perierunt: ubi ad pu-
(Castanheda Descobrimento VII, 27-51, pp.
gnam uentum est, repente toto campo Ro-
37 sgg.).
mani tribulos abiescerunt, in quos currentes
287 Chiaramente ‘senza giustificazione, mo-
quadrigae cum incidissent, deletae sunt.
Tribulus autem est ex quattuor palis con- tivo’ ma anche, in seconda istanza, senza «a
fixum propugnaculum, quod, quoquomodo luz da razão», luce che spesso non brilla in
abieceris, tribus radiis stat et erecto quarto India, come lamentava Barros (III, 3, 3, p.
infestum est» (c.vi miei: «Ma soprattutto 124 cit. da Faria e Sousa).
per questo marchingegno militare moriro- 288 «Cam. deu a justiça o epitheto de nua,
no i Romani: quando si venne a battaglia, que usualmente se applica a verdade», nota
all’improvviso in tutto il campo i Romani si bene Epifânio Dias, ma con l’aggettivo in
scontrarono con i triboli, ove le quadrighe rima baciata verdadeira il doppio concetto
in corsa fi nendovi sopra cadevano e veniva- è implicito; in questo modo *verdade e Deus
no abbattute. Il tribolo è infatti una difesa (vd. v. 3) praticamente si identificano a un

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NOTE CANTO X p. 773

livello superiore. Si noti poi, per ulteriore cfr. Dames I, p. 193 n. 1), Sampaio sbaragliò
compattamento fonico, l’allitterazione sulla i mori di Calicut nel febbraio del ’26, men-
labiodentale sonora al v. 7. tre nel ’28 sconfisse Cutiale de Tanor e la sua
289 Nonostante fosse divenuto Governatore flotta sempre di Calicut. Cfr. Castanheda De-
con l’inganno e la frode, tuttavia, sottolinea scobrimento VII, 2, pp. 2-4 e 89, pp. 139-142.
Camões, ebbe occasione di distinguersi in 293 Francisco Pereira, Capitano di Chaul,
vittoriose battaglie. vedendosi minacciato da decine di fustas
290 fulmine di guerra] Pellegrini. Sulla scia provenienti da Diu, chiese l’aiuto di Sampa-
di Lucr., III, 1034 e Virg., Aen., VI, 843 (cfr. io, il quale – siamo all’inizio del 1509 – si
anche i «folgori di battaglia» nel capitolo precipitò con una ingente flotta e mise in
petrarchesco «rifiutato» Nel cor pien d’ama- fuga gli avversari. Diede poi incarico ad
rissima dolcezza ad es. a c. 208v della gio- Heitor da Silveira di raggiungerli e scon-
litina 1552 comm. dal Vellutello; vd. Pacca figgerli defi nitivamente, cosa che avvenne
p. 558 e n.). a Bombay (Castanheda Descobrimento VII,
291
92-94, pp. 145 sgg.). Rodrigues (Estudos pp.
mostrandosi nel mar tutto furore / che
48 sg.) propone di riferire perdida e rota
de le membra hostili harà densato] Paggi 59
all’azione di Sampaio, destroçada all’im-
□ sul mare formicolante di nemici] Pellegri-
presa fi nale di Silveira, con un esempio di
ni □ provocando sul mare un tal carnaio /
e «pospositivo».
di cadaveri tutto seminato] Poppa Vòlture
294Si notino: allitterazione contigua e a
□ sul mare, pullulante di nemici] La Valle
□ sur la mer qu’il verra couverte d’enne- breve distanza (fera frota…Farâ), nonché
mis] Bismut ecc. Due linee di interpreta- rima ricca (frota: rota).
zione, dunque, riassunte così da Bismut: 295 Castanheda Descobrimento VII, 96: «Da
«les ennemis peuvent pulluler sur la mer, guerra que Eitor da Silveira fez em Camba-
ou ce sont leurs cadavres que rouleront les ya», pp. 151-154.
flots, si nombreux que la mer en semblera 296 Cioè quelli di Cambaia: cfr. supra VII,
“solidifiée”». Faria e Sousa non commenta, 21, 1 e n.
e parafrasa: «mostrandose un fiero rayo en
297 L’iterazione eroica di Heitor ai vv. 3-4
el mar, que verà quaxado de mil enemigos»
(così anche Caldera). Epifânio Dias, pure, non può che preludere al confronto con il
non glossa. Entrambi si concentrano sull’e- figlio di Priamo, l’Ettore per eccellenza.
spressione lucreziana, poi virgiliana, di L’Heitor da Silveira per cui Camões scrive
belli fulmen, sopra cit., qui a nostro avviso una ajuda al Conte di Redondo (Viceré tra
piuttosto impertinente. Nessuna indicazio- il 1561 e il ’64) in Redond. 102 (Redondilhas
ne da Rodrigues, Pimpão. Opteremmo per pp. 501 sgg.), defi nendolo «nosso Heitor lu-
l’ipotesi prima, parendoci troppo indiretto sitano», potrebbe essere un omonimo (Faria
un riferimento al carnaio di cadaveri che e Sousa) o un figlio o nipote del sopra cit.
avrebbe «coagulato» il mare. In realtà il (Bacon), che morì intorno al 1531. L’ipotesi
part. pass. coalhado era usato spesso figura- che sia invece la stessa persona viene accolta
tamente proprio per indicare una superficie da Pimpão con leggerezza e passa a Tocco
liquida riempita di alcunché: «rio coalhado «fu grande amico di Camões». Si consulti
de barcos; mar coalhado de navios» (Moraes piuttosto Braga Camões II, pp. 570-572.
e Silva Dicionário). Basti comunque richia- 298 Nella nostra traduzione è bisillabo,
mare supra II, 100, 3 e VII, 73, 6. all’antica.
292 Sul fiume di Bacanor, regione nel regno 299 Nuno da Cunha, figlio di Tristão (vd.
di Narsinga (cfr. Barbosa in Ramusio II, pp. supra 39, 5), fu governatore per quasi dieci
601 e 70: sarebbe l’attuale Barkur, per cui anni: dal 1529, anno in cui giunse dopo una

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pp. 773-775 CANTO X NOTE

lunga navigazione a Goa, sino al 1538. Al suo cio, come spiega bene Epifânio Dias: «Não è
periodo Barros dedica ben otto libri della portanto senão com muita propriedade que
década quarta, dal terzo al decimo e ultimo. o Poeta empregando um termo romano (por
300 Fece erigere una fortezza a Chale, a due ex., em Domuit autem partim ductu partim
leghe da Calicut, non potendo per quel mo- auspicio suo Cantabriam, Aquitaniam, Suet.
mento prendere la città di Diu, come illustra Oct. 21), diz que o auspicio de Noronha afu-
Castanheda (Descobrimento VIII, 43, pp. 69 gentou de Diu os Rumes». Cfr. Barros IV,
sg.). 10, 19, pp. 621 sgg.
301 305La morte compie il suo triste consueto
Traduciamo ad litteram, anche rischian-
do in italiano l’anacoluto; si noti l’intreccio dovere che riguarda tutti, prima o poi; No-
fonico Dio iLLusTRE deLLe TREme. ronha muore, come racconta Barros, tor-
302
nando in Portogallo (ivi, 22, pp. 633 sgg.).
Nel 1533 Cunha assalì Baçaim, nel golfo
306 Formulare: cfr. supra II, 49, 1-2. Succede
di Cambaia, distruggendo una difesa arti-
ficiale («tranqueyra de valos de terra», vd. a Noronha Estevão, secondogenito di Vasco
v. 8) e mettendo in fuga la popolazione; il da Gama, governatore dal ’40 al ’42 (Couto
Melique (vd. supra 35, 5) sconfitto era il go- Dec. V, 7, 1, cc. 137v sgg.). Nel ’41 si diresse
vernatore musulmano della città (Castanhe- entro lo stretto del Mar Rosso, dove conqui-
da Descobrimento VIII, 60-63, pp. 90-97; stò città ma non gli riuscì di prendere Suez
Barros Ásia IV, 4, 22, pp. 234-238). (ivi, 5-9, cc. 146r-155v).
303 307La metafora delle ‘redini’ del potere è
Garcia de Noronha, decimo governato-
re, era già anziano e morirà nel 1540. formulare nel poema, da I, 15, 3 in avanti.
304 308 Nel senso di ‘aduso’, ‘esperto del mare’,
«Nel 1535, scoppiata guerra tra il re di
Cambaia e l’impero che, sotto il nome di ovviamente riferito al «collettivo» Pirata
Gran Mogol, era stato fondato nell’India Frances. Si noti il chiasmo alla lontana con
settentrionale dai discendenti di Tamerla- la fi ne del v. 5 della precedente ottava. Il
no, il re di Cambaia chiese aiuto ai Porto- successore di Stefano da Gama è Martim
ghesi (pei quali trattò Martim Afonso de Afonso de Sousa, che aveva raggiunto il
Sousa, in seguito governatore), consentendo Brasile all’inizio del 1531 e aveva sbaraglia-
loro in cambio di costrurre una fortezza in to una nave pirata francese vicino alla costa
Diu; ma nel 1538, aiutato da una flotta in- di Pernambuco.
viatagli da Solimano II, sultano dei Turchi, 309 Per la presa di Damão, o Daman, vd. Ca-
volle riprender la fortezza, che Antonio da stanheda Descobrimento VIII, 84, pp. 124-
Silveira difese eroicamente e vittoriosamen- 126. Il muro della città è detto soberbo &
te» (Pellegrini). I Rumes sarebbero generi- armado in quanto inaccessibile e ben rinfor-
camente i Turchi, ma più precisamente si zato, ma anche per metonimia, come rileva
differenziano per origine da costoro, come Garcez Ferreira, con riferimento ai guerrieri
spiega Diogo Couto in Dec. IV, 8, 9, 159v: che lo difendevano. Faria e Sousa: «Entien-
«Da differença que ha entre os Rumes, & dese la fuerça de Damam, que estava presu-
Turcos: & por que se chamão Rumes» (cit. mida por bien armada». Bismut aggiunge:
da Pimpão). Questo fu il primo cerco de Diu «mais rien ne s’oppose à ce que ces adjectifs
(cfr. supra II, 50), cantato nel poema di Fran- désignent Martim Afonso». Il verbo escala
cisco de Andrade, su cui vd. Alves Camões, ha valore causativo (‘fa scalare’); contempo-
Corte-Real pp. 159 sgg. Siccome Noronha, raneamente, abbattuta l’unica porta della
pur mandando forze a soccorrere Silveira, fortezza, il Capitano entra ‘per primo’ (entrar
giunse in India quando l’assedio era ormai è transitivo). L’assalto è descritto più precisa-
stato tolto, il suo non fu altro che un auspi- mente e dettagliatamente da Castanheda; la

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NOTE CANTO X pp. 775-777

sintesi di Camões risulta squisitamente epi- 319 Cioè soltanto la città di Baticalà (l’attua-
ca, in un contesto elencativo. La coppia fogo le Karwar sulla costa occidentale nell’area
& frechas non è comune; cfr. supra 46, 2 per di Goa) volle attirare su di sé la distruzione
qualcosa di simile; inoltre, rispetto a frecha, che già aveva conosciuto Beadala (si noti il
è di gran lunga più presente il sinonimo seta medesimo uso del verbo ver di 65, 8: verá…
(< lat. sagittam) nel poema. vira). La regina di Baticalà si era rifiutata
310 Cfr. supra 62, 2 n.; Castanheda Desco- di pagare il tributo richiesto ai portoghesi,
brimento VIII, 99 sgg., pp. 146 sgg. Si noti e Martim Afonso attaccò e mise a ferro e
il superlativo assoluto nella rima in A, non fuoco la città. Giustamente Tocco fa notare
comune: cfr. infra 106 (l’altro caso di rima che «tutte le imprese citate nelle ottave pre-
genericamente sdrucciola è a V, 39; Faria e cedenti furono compiute da Sousa nella sua
Sousa loda particolarmente i due luoghi del qualità di Capitão-mor dell’India: solo que-
sta fu eseguita quando già era governatore».
canto decimo).
Vd. Couto Dec. V, 9, 2, cc. 193r-194v.
311 Le battaglie contro il Re di Calicut,
320 Cfr. supra 46, 2. L’attributo fea (letteral-
messo in fuga defi nitivamente da Martim
mente: ‘[resa] orrenda’) riassume il teatro
Afonso, sono riassunte in Castanheda De-
cruento e atroce della distruzione di Baticalà.
scobrimento VIII, 142-144, pp. 202-204; 147
321 La retardatio nominis è un artificio re-
sgg., pp. 207 sgg.
312 torico; Martim Afonso è qui avvicinato sia
Letteralmente: ‘ponendo il suo Re, con
al nome del suo santo (São Martinho), sia al
molti, in fuga’, debole iperbato. Vd. Ca-
dio Marte (cfr. supra 65, 8), cioè alla potenza
stanheda Descobrimento ivi 144 sg., pp. 203-
guerriera. D’altronde il lat. Martinus deriva-
205. Il Re della città di Repelim era alleato
va proprio da Mars. Infatti il S. Martino più
del re di Calicut.
importante, poi vescovo di Tours, nacque da
313 Il monarca di Calicut (Kozhikode), ter-
un veterano che gli diede quel nome «mar-
mine già spesso incontrato nel poema. ziale» ed egli stesso fu nell’esercito romano,
314 Coppia topica, ferro & fogo, arricchita in cavaliere della guardia imperiale, nelle Gal-
allitterazione dal furor. lie, prima della celebre conversione (335) e
315 Doppiato Capo Camorim (a sud dell’In- dell’abbandono della vita militare per quel-
la religiosa, una decina d’anni dopo.
dia), Beadala è sulla costa orientale della
322 Formulare: cfr. supra IV, 25, 7 (: Marte).
penisola. Qui i nemici saranno sconfitti da
Martim Afonso (Castanheda Descobrimento 323Quindi dotato sia della forza marziale
ivi 177-178, pp. 246-250). L’espressione Mar- che della saggezza nel comando. Dizione
cio jogo è formulare; cfr. supra IV, 39, 4; X, formulare: cfr. supra VI, 35, 3; IX, 95, 2,
19, 5. sempre in fi n di verso.
316 netta] Bonaretti □ ripulita] Pellegrini, 324 João de Castro, governatore dal 1545
Averini □ purgé] Bismut □ purgata] Paggi (vd. Couto Dec. VI, 1, 1, cc. 1r sgg.), accom-
59, La Valle ecc. pagnato dai figli Fernando e Álvaro, diven-
317 Martim Afonso da Sousa nominato terà viceré solo poco prima di morire nel
Governatore, torna in India nel maggio del 1548.
1542. Terrà il posto sino al 1545. 325 Per ottenere una rima rinunciamo alla
318 Nel senso che ‘nessuno osa aprir bocca’; figura etimologica, che comunque si man-
sempre nell’originale: tremem, ‘tremano da- tiene almeno con il succederà di due versi
vanti a lui, tremano di timore’. Espressioni sopra.
proverbiali e «vulgares» (Garcez Ferreira), 326 Castro e i suoi figli, come si dirà nelle
cioè comuni. ott. sgg., saranno protagonisti del secondo

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p. 779 CANTO X NOTE

assedio di Diu da parte del re di Cambaia 333 Nell’originale è plurale: ‘le (loro) mor-
Mahamud (1546). Se il predecessore aveva ti’ ecc. Così anche per il seguente opressões.
fatto erigere la fortezza di Diu (cfr. supra Per il coraggio estremo dei Portoghesi cfr.
64, 1-4), il successore la dovrà difendere un’analoga immagine supra I, 51, 7-8.
nel segundo cerco, materia epica del celebre 334 Formulare: cfr. supra V, 95, 5.
poema di Corte-Real (vd. Alves Camões, 335 Si noti nell’originale la rima ricca (fi-
Corte-Real). La vicenda sarà narrata anche
quem: sacrifiquem) e una generale coerenza
nella Crónica de D. João de Castro di Leonar-
fonica del distico. Inoltre la paratassi (che
do Nunes (1550) e nella Vida de D. João de
noi sostituiamo con un gerundio, sacrifican-
Castro di Jacinto Freire de Andrade (1651).
dosi) comporta, come fa notare Epifânio
Vd. naturalmente anche Couto Dec. VI, 2, 1
Dias, un hysteron-proteron (del tipo di Aen.
sgg., cc. 20r sgg.
II, 353, «moriamur, et in media arma rua-
327 Per l’Abassia e quindi i suoi abitanti vd. mus»): in realtà prima i figli offrono la vita
supra 50, 7. I Rumes (< Roma) sarebbero, sacrificandola a Dio nella battaglia contro
come già detto, i Turchi, che si imposses- gli infedeli, e poi ottengono così fama eter-
sarono del regno bizantino che era stato na. Il riferimento che fa Tocco alla devotio
l’Impero Romano d’Oriente (cfr. supra 62, dis manibus degli antichi romani mi pare
2); in realtà «muito poucas pessoas sabem non molto calzante.
a differença que ha d’elles aos Turcos» ecc. 336Faria e Sousa sottolinea il valore forte-
(Couto, Dec. IV, 8, 9, c. 159v). Barros e Cou-
mente onomatopeico di ruido.
to, citt. da Rodrigues (Estudos p. 50), spiega-
337 Uno dei figli di Castro, il minore Fernan-
no che propriamente i Rumes si distinguono
dai Turchi perché originari di Grecia e Tra- do, appena diciannovenne, fu vittima delle
cia e di «quella parte di Costantinopoli che mine a polvere che difendevano i baluartes;
si chiama Romania» (Couto, Dec. IV, ivi). vd. Couto Dec. VI, 2, 9, cc. 38r-39v; «Morre-
L’espressione camoniana (trazido de Roma o raõ nesta desaventura, quasi sessenta pessoas
nome tem) viene dalla forma latina nomen das principaes da fortaleza, & os de nome fo-
trahere ab aliquo (Epifânio Dias cita Ov., raõ: dom Fernando de Castro, em idade de
Met. IV, 291 e cfr. qui sopra 67, 2). dezanove annos, mancebo em que o mundo
328 tinha postos os olhos, pellas grandes espe-
Si lamenteranno col mondo dei Cieli
ranças que de si dava» ecc. (ivi 39v: «Mori-
(cioè con i loro dèi) per la rabbia di vedersi
ranno in questa disgrazia quasi sessanta per-
respinti da così pochi uomini. Solita «exte-
sone fra le principali della fortezza, i cui nomi
nuaçaõ enfatica» (Garcez Ferreira). Un po’
furono: don Fernando de Castro, all’età di 19
diversamente Epifânio Dias: «Queixar-se-
anni, ragazzo su cui il mondo aveva posto gli
hão em vão [dos decretos] dos Ceos [que
occhi, per le grandi speranze che si riponeva-
lhes parecem injustos,] ao mundo» ecc.
no in lui»). Per analoghe morti di eroi e loro
329 Nota acconciatura dei baffi alla turca. sùbite ascese in Cielo cfr. supra 31, 7-8; 56, 1;
330 Cfr. supra 32, 7. Leão nel significato di per la chiusa formulare del verso cfr. II, 42, 3.
«canhão d’artilheria antigo» è usato anche 338 Letteralmente: ‘spaventa, atterrisce’.
da Barros (Moraes e Silva Dicionário). 339 Cioè rende il mare procelloso; «las di-
331 sotterranee mine] Paggi 59. Almeno in ficultades del tiempo tempestoso» (Faria
Europa, l’uso bellico delle mine a polvere è e Sousa). Cfr. supra II, 67, 1 «vias humi-
documentato già alla fi ne del XV secolo. Per das», e anche VIII, 48, 3. Sulla tempesta
i trabucos vd. supra 32, 7 e n. violentissima che si abbatté sulle navi
332 D. João Mascarenhas, Capitano di Diu portoghesi in questo frangente vd. Couto
in quel momento. Dec. VI, 3, 1, cc. 42r-v.

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NOTE CANTO X pp. 779-781

340 & i perigli, e i venti / e l’onde vince, e 343 decisiva e felice] Pellegrini («decisiva»
le nemiche genti] Paggi 59. Ci permettiamo anche per Basto). Faria e Sousa rimanda a
una piccola infedeltà per amor di rima ba- supra VIII, 14, 6 («soberano»).
ciata, considerando artigli anche come ar- 344 «Soubem os mouros da cidade, junto da
pioni per la guerra navale. Si veda infatti l’e- qual ficava a nossa fortaleza» (Rodrigues);
pisodio, occorso prima dell’ingresso a Diu, «paredes: são o muro das “estancias” [il ter-
narrato da Couto VI, 3, 5, c. 51v. (La nota di mine è in Couto e in Corte-Real] do inimigo.
Epifânio Dias, che fa riferimento a un altro Depois de os Portugueses se assenhorearem
evento posteriore, non ci sembra corretta). das estancias do inimigo, foi que “no campo
341 Come sappiamo, è immagine formula- largo” se deu a grande batalha» (Epifânio
re già incontrata numerose volte, quasi una Dias; rimanda a Couto, VI, 4, 1-2, cc. 64r-
catacresi, diremmo (come abrir, di due versi 70r). Quindi si parla qui delle mura dell’ac-
prima, o romper, usato da Couto). L’arrivo im- campamento fortificato del nemico asse-
petuoso del padre è simile, come nota Faria diante. Chiaramente Bismut chiosa: «Il ne
e Sousa, a quello che abbiamo letto supra 33. s’agit évidemment pas de murailles de la for-
342 Vd. supra 67, 3-4: ora il consilio e il saber teresse de Diu, puisque les Portugais y sont
assiégés. Le poète semble faire allusion à
sono ritenuti più importanti della força nelle
une attaque de la colonne de secours, menée
armas. Alvaro è più avanti negli anni rispet-
contre le camp retranché des ennemis». Si
to allo sfortunato fratello Fernando; vengo-
noti comunque l’analogia con supra 63, 6-8.
no a mente le frasi ciceroniane del De senect.
345 s’en ouvrent une] Bismut. Ma Faria e
VI: «Nihil igitur adferunt, qui in re gerunda
versari senectutem negant, similesque sunt, Sousa commentava: «Maravillosa demon-
ut si qui gubernatorem in navigando nihil stracion de furor militar, la de tener puerta
agere dicant, cum alii malos scandant, alii para entrar, i escusarla, i entrar por los al-
per foros cursent, alii sentinam exhauriant, tos muros como por ellas patentes». Infatti,
ille autem clavum tenens quietus sedeat in se alcuni Portoghesi escusam porta ed altri
puppi. Non facit ea, quae iuvenes; at vero a abrem, una vera porta dovrà pur esserci
multo maiora et meliora facit. Non viribus stata.
aut velocitate aut celeritate corporum res 346 Cfr. supra IV, 64, 6; la dizione è presso-
magnae geruntur, sed consilio, auctoritate, ché formulare, nonché topica, come illustra
sententia; quibus non modo non orbari, con vari ess. Faria e Sousa; cfr. fra l’altro
sed etiam augeri senectus solet» (c.vi miei: Petr., TM I, 75; 70 sg.
«Nulla dunque provano coloro che affer- 347 Re di Cambaia, che di lui paventa, / co’
mano essere inetta agli affari la vecchiezza. quadrupedi suoi, sol ch’è presente] Paggi 59
Simili in questa loro opinione a chi giudichi □ e al tutto lo sgomenta / insieme al branco
ozioso il pilota, in quanto che mentre i mari- suo quadrupedante] Poppa Vòlture □ stri-
nai salgono sugli alberi, alcuni corrono alle king panic / into his squadrons of elephants]
sarte lungo i bordi, ed altri vuotano lo scafo White. Bismut parafrasa: Castro amedrenta
dell’acqua, solo sta seduto a poppa immo- a vista dos inúmeros cavaleiros do rei, ma ha
bile, stringendo nella mano il timone. Egli sostenuto poco sopra che Castro non può
non si affatica come i giovani certamente, essere l’intimidé. Secondo le cronache, Ca-
ma presta opera assai più essenziale e mi- stro, dato l’enorme soprannumero dei nemi-
gliore. Alle grandi imprese non sono qualità ci con cavalli ed elefanti, si ferma per lungo
necessarie il vigore, la flessibilità delle mem- tempo e poi si ritira senza essere attaccato.
bra; ma bensì il senno, la dottrina e l’autorità Tuttavia, è attestato che anche il suo esercito
del comando, doti che la vecchiezza non che era dotato di cavalli. La smaccata citazione
scemare, rende complete»). virgiliana (Aen. VIII, 596; XI, 614) fa pen-

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p. 781 CANTO X NOTE

sare ad equini piuttosto che a proboscidati. tuna; que olhasse pola conservaçaõ, pois já
Ma Camões può usare il sublime latinismo lhe sobejava fama; que assaz era haver de-
anche per diversi generi di quadrupedi. sembarcado, & offerecer ao Soltaõ batalha,
Il problema è dunque: chi si spaventa di pisando sua mesma terra. O Governador se
cosa? Castro dei cavalli/elefanti del re di deixou vencer d’estas razoes, temendo mais
Cambaia o questi dei cavalli di Castro? E, a culpa, que o perigo» (Andrade ibid.: «I
per corollario, i quadrupedi sono cavalli, nobiluomini e i soldati dissuasero il Gover-
o elefanti, o entrambi? Ma può un eroe ca- natore da tale periglioso assalto: poiché in
moniano intrepido spaventarsi? Dovremmo forze così sproporzionate, era anche degna
allora tradurre lhe amedrenta con ‘lo lascia di riprensione la vittoria; [dissero] che gli
perplesso’, riferendoci al portoghese che ri- uomini grandi confidano più sulla ragione
mane tre ore a riflettere, giusta Couto (Dec. che sulla fortuna; che guardasse almeno alla
VI, 5, 7, c. 97r; cfr. Andrade Vida de Dom conservazione, giacché già lo soggiogava la
João de Castro IV, 51, p. 379)? Questo ge- fama; che assai era essere sbarcati e offrire
nera in noi, più che in Castro, qualche per- al Soldano battaglia, calpestando la sua stes-
plessità. D’altronde basterebbe intendere a sa terra. Il Governatore si lasciò vincere da
vista come à vista e il soggetto resterebbe queste ragioni, temendo più la colpa che il
Este, cioè il vincitore Castro, i quadrupedi pericolo»).
sarebbero i suoi cavalli e lhe si riferirebbe 348 Nel 1547 D. João si lanciò contro l’Hi-
al Re di Cambaia (può comunque rimane- dalcão (o Hidal-Khan, Idalxá) che si era ri-
re il riferimento al Re anche col cambio di appropriato delle terre di Bardez e Salsete;
soggetto Este → vista). Così avremmo un in quest’occasione scese alla città di Dabul
Camões che non rispetta le cronache, anzi (cfr. supra 34, 6) e la mise a ferro e fuoco
le capovolge, ma lascia l’esito piuttosto inde- (Couto Dec. VI, 5, 9, cc. 98v-100r e Andrade
fi nito. Cfr. ad es. la traduz. di Bonaretti: «Il IV, 60-61, pp. 384-386). «The ruler of Goa
forte vincitor poi si presenta / intrepido sul before his capture was called Hydalcham
campo al formidato / Monarca di Cambaia, by the Portuguese, perhaps a corruption of
e l’atterrisce / de’ cavalieri suoi col grande Adil Khan. Adil Shah of Bijapur might the
stuolo». Oppure Castro intimorisce e raffre- person meant. His reign (1535-1557) would
na il Re nemico, nonostante tutti i suoi ele- fit nicely with Castro’s term of office» (Ba-
fanti/cavalli e la sua superiorità numerica, con; cfr. Burton 2, p. 663).
talché l’avversario non attacca; in tal modo 349 Precedentemente, rispetto alla vicenda
il poeta mostrerebbe la forza intimidatoria
appena narrata, Castro dovette marciare
del portoghese e tacerebbe della sua ritirata,
contro l’Hidalcão fi no a Pondá, dove le
peraltro non ingloriosa. Tuttavia, la sintassi
truppe nemiche si ritirarono nella foresta
non conforta questa lettura, a meno che non
lasciando perdere le loro tracce (Couto Dec.
la si contorca inverosimilmente. E dunque?
V, 5, 3-4, cc. 88v-92r; Andrade Vida de Dom
Non abbiamo risposte certe. Sarà necessario
João de Castro IV, 31-41, pp. 359-370).
affidarsi alle testimonianze cronachistiche;
350 Faria e Sousa riporta qui ben 10 ottave
del resto Castro viene consigliato dai suoi
più vicini di non attaccare, con l’argomento «rifiutate», trascritte dal ms. Montenegro.
della razão, che risponde bene al consilium, 351 chi per un verso chi per l’altro] Pelle-
dote del Governatore: «Os fidalgos, & sol- grini □ in varie parti] Poppa Vòlture; «qua-
dados dissuadiraõ o Governador de taõ lidades» secondo Epifânio Dias e Basto.
perigoso acomettimento; porque em forças Pensiamo sia più semplice il valore locativo:
tão desproporcionadas, ainda era digna «O entiende por varios modos de mereci-
de reprehensaõ a victoria; que os homens mentos, o por varias tierras: i lo ultimo nos
grandes fiavão mais da razaõ, que da for- agrada más» (Faria e Sousa).

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NOTE CANTO X pp. 781-785

352 Cfr. supra IX, 89, 7. Soggetto di viram sono ‘gli astanti’, diciamo,
353 Cfr. supra VIII, 38, 3-4. e l’uso del verbo vedere (poi dopo descobrir)
354
configura una ipotiposi clamorosa: la Ninfa
Nel Moraes e Silva Dicionário «levar» è
ha posto sotto gli occhi (ad oculos posuit)
proprio uno dei significati del verbo varrer;
gli eventi cantati, come impone la retorica
«la estancia toda está sonantissima» (Faria
enargica.
e Sousa).
364 Torna in scena Tethis, grave e graziosa
355 Cfr. qui sopra a 71, 1.
insieme (cfr. supra IX, 54, 2), come nel mo-
356 Faria e Sousa riporta qui ben undici
dello petrarchesco laurano e anche nella
stanze «rifiutate» che celebravano la gloria Beatrice dantesca.
del Portogallo. 365Infatti Teti innalzerà il canto dalle gesta
357Cfr. Ov., Fast. VI, 811: «Sic cecinit Clio. mondane alla dimensione cosmica.
Doctae assensere sorores». 366 La scienza dei limitati, miseri mortali
358 Si rammenti supra IX, 84. è erronea. Nell’originale, errados ha valore
359 Straproverbiale immagine della rota attivo: ‘erranti, che errano’.
Fortunae; citiamo soltanto Dante, in cui 367 «Seguita i passi miei, ch’io son ninfa di
Fortuna «volve sua spera e beata si gode» questo luogo» ecc., Sannaz, Arcadia prosa
(Inf. VII, 96); «però giri Fortuna la sua rota XII, 13 sgg. Faria e Sousa aggiunge anche
/ come le piace» (ivi XV, 95 sg.). Il plurale una citazione da Juan de Mena, ma troppo
rodas è spiegato da Faria e Sousa come ri- generica e persino in contrasto con i versi
ferentesi alla ruota del passato, a quella del del nostro.
presente e a quella del futuro. Ma un plurale 368 Tutta l’ottava ha sapore dantesco. Del
in luogo del singolare è habitus comune nel-
resto, da qui sino alla fi ne della cosmovisão
lo stile camoniano. Le sfere celesti (Garcez
del X canto il sospetto di una memoria del
Ferreira) non ci hanno nulla a che fare.
Paradiso è forte, come vedremo meglio.
360 Questa consona voz indicherà tecni- 369 Cfr. Dante, Inf. IV 118: «sopra il verde
camente una omofonia o semplicemente
un canto armonicamente costrutto («bien smalto». Gli smeraldi indicano l’erba, i rubi-
sonante…musica bien acordada» Faria ni i fiori; cfr. anche Purg. VII, 73-77.
370 tali che chi vede intende subito di calca-
e Sousa)? Propenderemmo per la prima
suggestione; cfr. supra 6, 1-4. Nella Bibbia re un suolo divino] Pellegrini □ tels qu’à les
abbiamo il sintagma «voce consona» a II voir, on eût cru fouler un sol divin] Bismut.
Par 20, 21. 371 La luce, non l’occhio, lo sguardo, come
361 Non soltanto si noti la figura etimologi- intendeva Faria e Sousa.
ca famosa…fama, ma si consideri che famosa 372 Da rimarcare la figura etimologica cla-
è una sorta di crasi-anticipazione del sintag- rissimo…claramente, in una quartina tutta
ma fama gloriosa. dedicata alla trasparenza luminosa. D’ora in
362 «Postquam exempta fames epulis men- avanti vd. Pereira da Silva A astronomia pp.
saeque remotae» (Aen. I, 216). 55 sgg. e passim. Vd. anche nota di Tocco,
363 Soggetto di descobre dovrebbe essere che cita Moura Os penhascos, pp. 148-150.
implicitamente l’armonia e la doce suauida- 373 In quanto quinta essenza della regione
de, cioè il canto stesso della Ninfa; il presen- celeste (mentre al centro c’è terra, acqua,
te andrà allora letto con valore di durata nel aria, fuoco). «Os ceus são de uma substân-
passato fi no al momento presente: ‘era an- cia incorruptível […]. A substância dos
data discoprendo, mostrando’, giacché i fei- céus chama Aristóteles a quinta substância
tos sono le gesta cantate nelle ottave 10-73. porque não è nenhuma da dos quatro ele-

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p. 785 CANTO X NOTE

mentos» (João de Castro cit. da Moura Os te, & è egli imobile, per essere conforme a
penhascos, p. 158). quell’alta & prima cagione. In modo, che
374 Cioè il potere divino. Risulta, stando a tutto questo gran cerchio viene a costare di
Epifânio Dias, in questa accezione un hapax quattro elementi, et d’undici cieli» (Dialogi
camoniano. Le sfere sono quelle dei sette maritimi di M. Gioan Iacopo Bottazzo […],
pianeti, delle stelle fisse, del Cristallino, del Mantova, I. Ruffi nello, 1547, cc. 57r-v).
Primo Mobile e dell’Empireo, ovviamente Segue la spiegazione storica del perché gli
concentriche, con la Terra al mezzo, secon- antichi ritenessero nove i cieli (Dante ne
do il sistema tolemaico. Cfr. Pereira da Silva indica dieci, aggiungiamo noi). Dunque, in
A astronomia p. 55 e la stampa, alla pag. pre- un dialogo divulgativo, nell’area dell’Acca-
ced., della machina Mundi tratta dalla Mar- demia degli Argonauti, cioè in un testo che
garita Philosophica. Fonti di questo sistema vuole illustrare in modo preciso la doxa e
sono Sacrobosco, il più tardo commento di la visione coeva della «macchina del mon-
Clavio, la traduzione di Pedro Nunes ecc. do» a un pubblico ampio e colto, troviamo
Secondo Moura Os penhascos (pp. 148 sgg.) esplicato il sistema degli 11 cieli e ricordato
è principale l’influsso del trattato di João de quello dei nove cieli come teorizzato prece-
Castro (proprio il viceré di cui sopra), tra- dentemente. Insomma, Camões non aveva
duzione-rielaborazione sempre della Sphae- nessun bisogno di leggere l’inedito testo
ra del Sacrobosco. Proposta discutibile. Se di Castro per optare per il sistema degli 11
leggiamo un brano di un testo cinquecen- cieli e sapere d’altronde che Sacrobosco ne
tesco scelto senza un’intenzione particolare, prospettava solo 9.
all’altezza degli anni ’40 del secolo, trovia- 375 Linguaggio complesso, di arduo gusto
mo ad esempio: «Tornando dunque alle dantesco. Il gerundio Voluendo secondo Pe-
parti principali di tutto il cielo, ti dico, che reira da Silva A astronomia non si riferisce a
elle son quindici, & tutte ritonde anchora. un movimento, perché l’Empireo è immo-
Primieramente i quattro elementi, ove il pri- bile: «não se refere a movimento da esfera,
mo è la Terra di tutti gli altri la più ignobile, porque a superficie externa do globo per-
il secondo l’acqua, il terzo l’aria, il quarto tence ao undécimo céu, ao Empírio imóvel.
il fuogo, di tutti il più eccellente. Seguono A esfera, volvendo, isto è, curvando-se em
questi le sette Sphere, la prima della Luna, tôrno do eixo do mundo em círculos para-
la seconda di Mercurio, la terza di Venere, lelos, ora se ergue, ora se abaixa em relação
la quarta del Sole, la quinta di Marte, la se- a um plano horizontal» (pp. 40 sg.: «non
sta di Giove, la settima di Saturno, & sovra si riferisce al movimento della sfera, per-
tutte queste l’ottava Sphera, che firmamento ché la superficie esterna del globo pertiene
o cielo stellante si noma, per essere in lui all’undicesimo cielo, l’Empireo immobile.
fisse quante stelle veggiamo, dalle sette er- La sfera volvendo, cioè curvandosi intorno
ranti infuori, che pianeti si chiamano. Sopra all’asse del mondo in circoli paralleli, ora si
l’ottava gli è poi la nona ch’è senza stelle, eleva, ora si abbassa in relazione a un piano
& sopra la nona, la decima, detta per altro orizzontale»). Tuttavia, fa notare Bismut, «le
nome il primo mobile, priva similmente di globe est transparent, et l’intérieur en est
stelle. I Theologi Christiani v’aggiungono il parfaitement visible. A travers l’Empyrée
Christallino, il quale alcuni scrivono essere immoble, on aperçoit les révolutions de tous
il nono, & dalle acque, che (come ne ’nse- les orbes qui tournent sur leurs axes». Noi
gnano le sacre lettre) sovra il fermamento, traduciamo con girando, pensando anche
cio è il cielo rimasero. L’Empyreo, dalle di- al valore approssimativo-poetico di certi
vine fiamme nomato, nel quale siede Iddio, termini utilizzati dal nostro, pur puntiglio-
& albergano i beati spiriti, & l’anime elette, so in queste ottave descrittive. Per quanto
da Greci Olympo, cio è albergo tutto lucen- segue, commenta Epifânio Dias: «tanto em

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NOTE CANTO X pp. 785-787

um com en outro hemispherio, em parte quanto fomento poetico, più che scelta cul-
nenhuma apresenta elevação ou depressão turale precisa. Va tenuto presente però sem-
alguma»; è necessario citare Cic., Tim. 6, 17: pre Cicerone: «Sic ergo [Mundus] generatus
«idque ita [Deus] tornavit ut nihil efficere ad id est effectus quod ratione sapientiaque
posset rotundius, nihil asperitatis ut habe- comprehenditur atque aeternitate inmutabi-
ret nihil offensionis, nihil incisum angulis li continetur. Ex quo efficitur ut sit necesse
nihil anfractibus, nihil eminens nihil lacu- hunc quem cernimus mundum simulacrum
nosum – omnesque partes simillimae om- aeternum esse alicuius aeterni» (Tim. 2, 7:
nium, quod eius iudicio praestabat dissimi- «Dunque il mondo, generato in tal modo, fu
litudini similitudo»: «e lo tornì in tal modo fatto in conformità dell’essere intelligibile,
che non avrebbe potuto creare nessun’altra eterno e immutabile. Da ciò consegue che
figura che fosse più rotonda, che avesse mi- questo mondo visibile deve essere l’immagi-
nor numero di asperità o diseguaglianze, ne eterna di qualche modello eterno»).
che fosse meno spezzata da angoli o incavi, 378 «Così di desio pieno e impaurito»
sporgenze o rientranze, dovunque più simi- (Fregoso, Cerva bianca, canto V).
le a se stessa che tutte le altre figure, perché, 379 picciolo transunto] Paggi 59 □ l’imma-
a suo giudizio, la somiglianza era superiore
gine] Pellegrini □ un modello] Poppa Vòl-
alla dissimiglianza».
ture □ il nucleo] Averini ecc. Ramos glossa
376 Cfr. Cic. ivi 20: «levem illum effecit et transunto reduzido con «miniatura». «La
undique aequabilem et a medio ad sum- Geometría es antigua sciencia, con que se
mum parem et perfectum atque absolutum mide el Orbe en su transunto», Juan de Arfe,
ex absolutis atque perfectis»: «lo fece liscio De varia commensuración para la esculptura,
e in ogni parte eguale e dal centro all’ester- y architectura, Sevilla, A. Percioni y Juan de
no pari e perfetto, composto di parti com- Leon, 1585 (evocato da Faria e Sousa, c.vo
piute e perfette». L’insistenza di Cicerone, mio; citiamo dalla séptima impresion, Ma-
che latinizza il Timeo, sulla perfezione, la drid, P. Barco Lopez, 1795, p. 3). Il modulo
levigatezza (cfr. infra 80, 6), soprattutto la si- dell’epitome, dell’immenso nel piccolo, del
militudo come valore concettuale (ed etico) picciol mondo che si proietta nel gigantesco
supremo ci sembra presente al nostro, pure senza rinunciare a transumerlo è topos ma-
nei vv. sgg. Non sfugga però anche l’inizio nierista e soprattutto, poi, barocco.
del secondo libro dell’Historia naturalis di 380L’espressione machina mundi risale a
Plinio, dove si legge fra l’altro, a proposito Lucrezio, V, 95; cfr. Galzerano Machina
del Mundus: «Sacer est, aeternus, immen- mundi.
sus, totus in toto, immo vero ipse totum, 381 Eterea per quanto riguarda i cieli, ele-
infi nitus ac fi nito similis, omnium rerum
mentale per i quattro elementi centrali
certus et similis incerto, extra intra cuncta
terra-acqua-aria-fuoco. Così in Sacrobosco
complexus in se, idemque rerum naturae
e in Nunes (citt. da Pereira da Silva A astro-
opus est rerum ipsa natura» (II, 2).
nomia pp. 56 sg.).
377 L’immagine è in Sacrobosco e nei suoi 382 Cfr. supra 76, 1-2.
commentatori-traduttori: il mondo è fatto a
383 «Omni autem totam figuram mundi le-
somiglianza del mundus archetypus, cioè di
Dio stesso (vd. Pereira da Silva A astronomia vitate circumdedit» (Cic., Tim. 6, 18).
pp. 43-47). Non credo sia necessario pensare 384 La scelta lessicale per cui Dio cerca l’in-
qui al «Deus helénico, o Logos» in contrap- tero mondo globosus ha fatto pensare qual-
posizione al Dio giudaico-cristiano, come fa cuno a una sorta di panteismo, come quello
Saraiva Estudos pp. 20 sg. Il sincretismo è accennato da S. Anselmo nel Monologio
indubbiamente una cifra camoniana, ma in (Epifânio Dias), ma non crediamo sia la via

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pp. 787-789 CANTO X NOTE

interpretativa giusta. In sostanza, poetica e l’incipit: «Deos non esse quos colit vulgus
teologica, Camões vuole ribadire il concetto hinc notum est. Reges olim fuerunt, qui ob
che Dio comprende (continet) ogni cosa ma regalem memoriam coli apud suos post-
da nessuno e da nulla è compreso (contine- modum etiam in morte coeperunt» ecc.
tur), non che Dio sia in tutte le cose (come in- Seguono, nell’ordine stesso camoniano, gli
dicava una celebre frase di Agostino cit. dal esempi di Saturno, Giano, Juppiter e Giu-
Landino nel suo comm. alla Commedia, Par none.
I, 1-3). Vd. le congrue citazioni da Cicerone, 390 Non è altro che un topos, già valido per
Giov. Crisostomo ecc. in Garcez Ferreira. E Dante ai suoi tempi, che oltretutto diventa
soprattutto cfr. Dolce, Trasformationi: «e la un obbligo prefatorio a ogni libro che ac-
divina mente solo intende, / che l’intelletto cenni alle divinità gentili. Camões qui non
human non lo comprende» (XXIX canto; esprime una sua propria posizione teologi-
citiamo dalla giolitina del 1561, p. 304); Te- ca, semplicemente obbedisce alle necessità
baldeo, cap. Dapoi che la caduca e fragil vesta controriformistiche, che permetteranno
(vulg. 276): «e non comprende / tua mente all’inquisitore Bartolomeu Ferreira di con-
il ben che qua su se riceve, / ché ingegno siderare legittimo il poema (vd. prefaz. alla
human sì alto non se extende». princeps qui sopra, avanti il canto primo).
385 Adottiamo viso nel senso di visus, cioè Cfr. poi Lact., Inst. I, 2, 36: «Multa in hunc
vista. modum poetae transferunt non ut in deos
386 Vile sta per terreno, non celeste. mentiantur, quos colunt, sed ut figuris ver-
387 sicoloribus venustatem ac leporem carmi-
Domando ancora scusa per la torsione
nibus suis addant» (vd. Concetta Carestia
con cui ho riprodotto il testo originale, a
Greenfield, Humanist and Scholastic Poetics.
fi ne di rima baciata. In tutte queste ottave
1250-1500, London & Toronto, Associated
è ovviamente presente il Dante del Paradiso
Univ. Presses, 1981, p. 127).
(oltre a Pedro Nunes), ma negli ultimi versi
391 Il tratto] Paggi 59 □ ingegno] Bonaret-
in particolare sentiamo l’eco di XXXIII,
123 sgg: «O luce etterna che sola in te sidi, / ti La Valle □ genio] Poppa Vòlture Averini
sola t’intendi, e da te intelletta / e intendente □ human usage] White □ le commerce des
te ami e arridi!» (c.vo mio). I commentato- hommes] Bismut □a sociedade humana]
ri, da Faria e Sousa in poi, hanno indicato Epifânio Dias ecc. Varie accezioni di trato
vari passi danteschi per queste ottave camo- tutte più o meno valide; noi lasciamo inalte-
niane; ad es. XXX, 49-51, 38-42; XXVII, rato il lemma, come già il primo traduttore,
112-114 ecc. Inoltre, il concetto per cui la cercando di avvertire, nell’aura semantica
creatura è a somiglianza di Dio ma in nes- di tratto umano, armonici quali: ‘compor-
sun modo Dio è somigliante al creato (Tom- tamento, trattamento, rapporto, amicizia,
maso, cit. in Garcez Ferreira) spiega perché legame, conversazione, relazione’.
Camões dica che non v’ha nel mondo cosa 392 Faria e Sousa cita un passo dantesco in
assimilabile a Dio stesso. cui si parla della deificazione degli astri:
388 Non tanto dèi quanto divos, nell’acce- «questo principio, male inteso, torse / già
zione di ‘santi’; «v. g. divus Antonius, S.to tutto il mondo quasi, sì che Giove, / Mer-
Antão» (Epifânio Dias). curio e Marte a nominar trascorse» (Par. IV,
389 Va ricordato l’accenno all’evemerismo 61-63). Naturalmente estrellas è generico per
supra IX, 91 e vd. Alves Camões, Corte-Real pianeti, costellazioni, stelle.
pp. 622-642. L’antica dottrina era stata as- 393Dio è chiamato Giove anche nella Com-
sorbita dall’apologetica cristiana; cfr. Ci- media; la divina provvidenza rappresenta
priano, De idolorum vanitate, subito dopo Dio stesso.

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NOTE CANTO X p. 789

394 Ovvero ‘saggezza’. Nutriamo alcuni iustis ex divinarum scripturarum auctori-


dubbi sull’interpretazione diffusa che vede tate commune est». Dunque il nome di dèi
qui un riferimento agli angeli, citati espres- (dii) è attribuito tanto agli uomini giusti che
samente infra 84, 5. Ci sembra invece che agli angeli. Questo chiarisce la nostra ipo-
si faccia allusione ancora ai santi (inclusi tesi in base alla quale Camões, conoscendo
i regnanti buoni) che guidano l’umanità, probabilmente il passo agostiniano, nelle
mentre i malvagi la ostacolano, per quanto strofe 82-83 parla delle anime sante, nella
possono (cfr. distico fi nale). 84 degli angeli: alle prime son contrapposte
395 Intendi: ‘governa il Mondo che intero le anime malvagie, ai secondi i demoni, con
sostiene’; «governa e regge tutto il mondo» simmetria e parallelismo.
(Pellegrini). Cfr. supra IV, 86, 5-6. 401«tamen ita detestabile est nomen dae-
396 La sacra scrittura, in particolare l’Anti- monum, ut hoc modis omnibus a sanctis
co Testamento con i suoi libri profetici. Ro- angelis nos removere debeamus» e passim
drigues (Estudos p. 52) interpreta Insinalo (Aug., ivi p. 400).
come contrazione di Insina-no-lo, per evi- 402 Le seconde cause sono termine tecnico
tare la tradizionale correzione in Ensina-o. per indicare gli agenti secondari coman-
397 Intendi: ‘la poesia’, ovvero la pintura que dati dall’agente supremo che è solo Dio.
fala di VIII, 41, 8. L’espressione tudo manda in fi n di verso è
398
anche nell’elegia Se quando contemplamos:
Il classico delectare pariterque monere
«Esta Potência enfi m que tudo manda»;
ad es. di Orazio (Ars 344), o delectare atque
«o altissimo Ser, puro e divino, / que tudo
docere. Sulla miscela oraziana di utile dulci
pode, manda, move e cria» ( El. V, 28, 20-
vd. il comm. di Niall Rudd nella sua ediz. di
21); sempre ivi Dio è detto «Causa das cau-
Horace, Epistles. Book II, Cambridge, Univ.
sas» (30), causa causarum.
Press, 1989, pp. 231 sg. È interessante che
403 Certamente anche nel senso latino di
Teti richiami questo aspetto doctus della po-
esia, visto che tutto il suo discorso è e sarà ‘alte, elevate’ (cfr. «caelumque profundum»
proprio di un poetare fi losofico e scientifico in Verg., Georg. IV, 122), ma soprattutto da
(come in Dante), al punto che Faria e Sousa ritenersi ‘imperscrutabili, abissali’.
intendeva Teti come allegoria della Mate- 404 Cfr. supra 81, 5-6.
matica-Geografia-Astrologia. 405 Pressoché formulare: cfr. supra III, 22, 6.
399 Cfr. supra 82, 3: fabulosos, fig. etimol. a 406 Sotto l’Empireo immobile (cfr. citazio-
distanza, che ribatte sul concetto già espres- ni a conforto in Epifânio Dias), c’è il Primo
so. Il termine velamento fabuloso è in Boccac- Mobile di aristotelica memoria, che impri-
cio; cfr. Carestia Greenfield, op. cit. p. 128. me il moto a tutte le sfere ulteriormente
400 La citazione qui degli Angeli vale come soggiacenti. L’idea che la leggerezza e so-
argomento a favore di quanto detto fi nora: prattutto l’estrema velocità facciano sì che
persino le sacre scritture (o sacro verso, dove l’occhio umano non scorga il movimento
verso sta per il nostro ‘versetto’) chiama- poteva essere suggerita anche dalla sempli-
no Dio quale Dominus deorum; Rodrigues ce osservazione di una ruota che, girando
(Estudos p. 53) evoca l’eloquente passo in alla massima rapidità, assume un aspetto
proposito di Agostino, Civ. Dei IX, 23 (ediz. sfocato ma apparentemente statico. Dante
Bombart, Lipsia, Teubner, 1877, I p. 398). scrive nel Convivio che «la sua velocitade è
Il titolo dello stesso capitolo, delineando- quasi incomprensibile» (II, 3, 9; cfr. comm.
ne l’articolazione, è significativo per noi: Inglese a Par. XXVII, 106 sgg.) e, seguen-
«Nomen deorum falso ascribi diis gentium, do Tolomeo, identifica il Primo Mobile col
quod tamen et angelis sanctis et hominibus Cristallino.

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p. 791 CANTO X NOTE

407 Ce vertigineux tourbillon] Bismut. Per to, transportado, enlevado, extatico», aspetti
alcuni rapto è sostantivo tecnico che indi- che in qualche modo arricchiscono anche il
cava giusta Tolomeo (e Sacrobosco ecc.) senso del curso del sole giusta Camões. Non
proprio il movimento del primo Mobile e si dimentichi, lo ripetiamo, che la terminolo-
quindi il suo agire dinamico. Però il Moraes gia «tecnica» si adatta in queste ottave all’esi-
e Silva Dicionário colloca questo verso dei genza primaria, che è poetica.
Lusiadi a illustrazione dell’aggettivo rapto 410 Sarebbe il Cristallino, nono cielo nel
proprio nel senso di ‘rapido’. In italiano po- sistema di 11, di cui viene evidenziata la len-
tremmo pensare all’attributo ‘rapinoso’, che tezza con l’anadiplosi vistosa (lento, / tam
però è attivo. Approfondimento in Pereira lento). Il Cristallino compierebbe un avan-
da Silva Astronomia pp. 58 sg., ove leggia- zamento di 1 grado e 28 minuti ogni 200
mo: «No primeiro verso indica-se com o anni. Era ritenuto un cielo trasparentissimo,
adjectivo grande a rapidez do movimento e perciò defi nito «acqueo», ma ovviamente
diurno, de todos os movimentos celestes non conteneva l’elemento acqueo, bensì era
o de maior velocidade; com a palavra rap- simile all’acqua in quanto, soprattutto, a
to indica-se a sua causa, sendo o primeiro «perspicuità»: vd. Trattato de anima compo-
móbil que arrasta consigo todas as esferas sto dal Reverendo Padre frate Melchioro Par-
interiores, “omnes alias sphaeras secum im- mesano, Venezia, B. de Viano de Lessona,
petu suo rapit”». Ma che all’attacco di que- 1537, I, 670-673; sull’autore e i suoi dialoghi
sto verso la coppia rapto, & grande rispetto a dell’anima vd. Paolo Senna, Un esempio di
movimento non sia una dittologia aggettiva- didattica sacra: i «Dialogi de anima» di Mel-
le ci pare improbabile. chiorre da Parma (1499), «Rivista di lettera-
408 Pimpão glossa ‘con precauzione’; Poppa tura italiana», XXII, 2005, 3, pp. 11-34.
Vòlture defi nisce il Sole «saggio» ecc. Faria 411 Vd. supra IX, 21, 4; Egl. I: «de flores mil
e Sousa sosteneva invece che in portoghese o claro céu se esmalta»; El. VI: «nos assen-
andare a tento significasse ‘andare a caso, tos de estrelas esmaltados» (Rimas pp. 315,
senza sapere dove’, e riferiva questo al Sole 249).
che appunto è guidato da un curso alheyo, un 412 Il firmamento, o cielo delle stelle fisse,
impulso esterno, un ritmo datogli dal primo corpi ‘lisci, levigati, lucidi e luminosi’. «As
Mobile. Ma il Moraes e Silva Dicionário leg- estrêlas eram condensações da matéria que
ge chiaramente: «A tento, adverbialmente, constituia os céus. Eram pois as estrêlas
com attenção» e appone esempi camoniani. fixas como nós do firmamento, esferas de
Forse Faria e Sousa confondeva il nostro quinta essência condensada, lisas como es-
tento < TENTUM con tento < TALENTUM, che pelhos, radiantes como grandes globos de
vale per ‘gettone da gioco’? In ogni caso, ouro, brilhando à luz do sol» (Pereira da
il fatto che il Sole giri coscienziosamente e Silva A astronomia p. 60). Si noti la coppia
costantemente è appunto segno dell’effetto aggettivale spezzata dal verbo.
della regolarità di movimento cui lo induce 413 Corso uniforme (vd. Sacrobosco cit.
il primo Mobile. da Epifânio Dias) sui suoi assi, cioè i poli
409 Cioè seguendo un corso non deciso da se dell’ottava sfera (cfr. Pereira da Silva Astro-
stesso ma dettato dall’impulso del primo mo- nomia pp. 60 sg.; anche in latino axis può
bile. Si tratta della differenza fra motu proprio significare ‘polo’). Diversamente Rodrigues
e motu alieno (Pereira da Silva A astronomia (Estudos pp. 54 sg.) ritiene il termine axes
p. 60). Dell’aggettivo alheio il Thesouro offre vada interpretato come ‘cielo’, pure in que-
comunque molteplici sfumature semantiche; sto caso autorizzato da esempi latini. Bismut
da considerare ad es.: «apartado, remoto, di- aggiunge: «Selon moi, les étoiles sons sans
stante, longinquo», e forse ancor più: «absor- doute animées de trois mouvement dis-

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NOTE CANTO X pp. 791-793

tincts: le mouvement diurne, celui du se- 420 Nell’ordine: l’Orsa Maggiore (Carro,
cond mobile et celui de la huitième sphère. lat. plaustrum), l’Orsa Minore (Cinosura),
Mais par axes j’entends les axes de chaque Andromeda e il padre di lei Cefeo, il Dra-
étoile, dont le scintillement pourrait être gone, Cassiopea, Orione, il Cigno (per il to-
produit par un roulement sur place». Tut- pos cfr. supra IX, 24, 1-2; Garcilaso, Egl. II,
tavia Faria e Sousa puntualizzava: «Estas 554 sgg.), la Lepre inseguita dai due Cani,
estrellas corren en los axes desse cielo ota- il Maggiore (ov’è la stella Sirio) e il Minore
vo […]. I no se entiende que corren ellas, (detto anche Procione), Argo e la Lira, tra-
porque son fixas; sino que corren en el, dizionalmente ‘dolce’ perché suonata soa-
porque el corre con ellos» («Queste stelle vemente da Orfeo. Si osservi come di una
corrono sull’asse di questo cielo ottavo. … ottava elencativa Camões faccia un sublime
Ma non si intende che sono loro a correre, pezzo di poesia stellare. «Soberania inimi-
in quanto son fisse, piuttosto che corrono in table (solamente concedida a tal ingenio)»
esso, poiché esso corre con loro»). (Faria e Sousa).
414 Faria e Sousa richiama Dante, Par. II, 421 Saturno, padre di Giove, è effettivamen-
130: «e ’l ciel cui tanti lumi fanno bello». te un dio antico; come rappresentante del
415 Lo Zodiaco, cui Pereira da Silva dedica tempo e dell’umor melanconico è propria-
un intero capitolo (Astronomia pp. 71 sgg.). mente raffigurato quale vecchio.
Il cinto douro è formato dalle luminose co- 422 nel quarto assento] Paggi 59 □ in quarta
stellazioni. Vd. l’analoga «cinta dorada» in zona] La Valle □ au quatrième séjour] Bi-
Juan de Mena, copl. 17 c. 101r. smut. Per quanto concerne il calco del Pag-
416 Propriamente non sono tutti animali, gi, nelle edizioni secentesche del Dizionario
ma si usava riassumerli con questo termine della Crusca assento significa ‘assentimento,
(anche Sacrobosco si esprime così, cit. da assenso’, e così fi no al Tommaseo. Il termi-
Epifânio Dias). ne che usa il Paggi poteva anche essere un
417 ispanismo crudo non insolito (da sp. asiento,
les douze animaux flamboyantes que
port. asento). Cfr. poi Ov., Met. IV, 228, in
Phébus tour à tour visite également] Bismut.
Il part. pass. di limitar indica quindi non cui il sole si defi nisce «mundi oculus».
423 Diana, o Artemide, suo nome ctonio, è
solo che le «case» dello Zodiaco sono de-
marcate, ma allude forse al limitato, succes- notoriamente triformis, Ecate negli inferi e
sivo e regolare soggiornarvi del sole. Luna, o Selene (non «Semele» ap. Tocco!)
418 Nelle parti del firmamento extra-zo- in cielo (vd. Orazio, Virgilio, Seneca ecc.:
diacali. L’immagine della pintura, diversa Juan de Mena: «las tres caras [volti] de Dia-
da supra 84, 1, subisce un influsso classico, na», Coronación 1, c. 2r). Tuttavia, Pereira
ad es. da Sen., Med. 310: «stellisque quibus da Silva ritiene che qui si tratti delle tre fasi
pingitur aether». lunari, luna piena, quarto crescente e quar-
to calante (p. 63). Di ogni divinità-pianeta
419 turbulento fa assonanza, e non rima,
Camões dà un attributo specifico, topico:
con i versi precedenti. Non è l’unico caso
Marte guerriero, Venere amorosa, Mercu-
di rima imperfetta nel poema; vd. III, 120,
rio acuto e intelligente, quindi ‘eloquente’
6; VII, 77, 4; X, 128, 6. I vari tentativi di
(l’eloquència è in Moraes e Silva Dicionário
emendamento (cfr. nota Epifânio Dias) non
l’arte «de usar das razões mais capazes de
sembrano convincenti: infatti ‘turbolento’
persuadir»).
ovvero procelloso, torbido e pericoloso per
424 lento gli uni, rapido gli altri] Pellegrini.
i naviganti, è per eccellenza Orione; cfr. Fo-
gem as neves frias 35: «temerá o marinheiro 425 dal Centro ora si van lontanamente,
a Orionte» (Rimas p. 276). / or dalla Terra la distanza è breve] Pop-

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pp. 793-795 CANTO X NOTE

pa Vòlture □ tantôt ils s’élancent loin du con l’impresa portoghese che ha sfidato si-
centre et tantôt sont à breve distance de la nora l’oceano. Le leis, come sempre, sono le
Terre] Bismut □ ora vengono a trovarsi a religioni dei singoli popoli.
gran distanza dalla terra, ora invece le sono 431 Il verbo apousentão richiama etimologi-
prossimi] Pellegrini. Non ci è chiaro se qui camente l’attributo pousada del primo verso,
l’autore ribadisca il tempo diverso di rota- a sua volta allitterante con ousados del verso
zione intorno alla Terra (i pianeti più lontani sg. Tout se tient, come sempre, sia fonica-
più lenti, quelli più vicini più rapidi) o fac- mente che semanticamente.
cia piuttosto riferimento all’orbita ellittica, 432 Per ragioni metriche anticipiamo varias
ovvero eccentrica, ipotesi resa più probabile
riferito a nações al verso precedente; nell’o-
da ora…ora e sposata da numerosi commen-
riginale la repercussio è geometricamente
tatori. Inoltre, longamente può avere valore
rigorosa nel distico fi nale, anticipata inoltre
sia temporale che spaziale.
dal verso 5, con allitterazione (verâs as va-
426 I quattro elementi erano già stati de- rias). Si tratta peraltro di soluzione formu-
scritti supra VI, 11-12. Aria, vento e neve, lare; cfr. supra IV, 65, 3; VI, 54, 4; VII, 47,
annota Epifânio Dias, rappresentano un 3; X, 68, 3 ecc.
unico elemento, quello aereo appunto. Ma 433 Si intenda ‘le altre parti del mondo’. Ci-
la neve perché? Solo per ragioni di rima?
viltà come buon governo e buone maniere
No, se si considera la triplice stratificazio-
(lat. politia: vd. policia ad voc. Bluteau Voca-
ne della fascia dell’aria, secondo le antiche
bulario) e fortezza (vis, fortitudo) segnano la
testimonianze: la prima è secca e calda, per-
popolazione più evoluta del globo terraqueo.
ché prossima a quella superiore del fuoco;
434 L’opposto della civilitas europea cristia-
la seconda, più interna, è maggiormente
fredda e contiene nuvole, pioggia e neve; la na. Cfr. supra I, 53, 4-5.
terza è l’atmosfera della terra (cfr. Pereira da 435Naturalmente il Capo di Buona Spe-
Silva A astronomia p. 67). I riferimenti ve- ranza.
terotestamentari (Tocco < Carreira Camões 436 Il Capo esposto al vento del Sud, l’Au-
< Faria e Sousa) qui sono poco pertinenti; stro, proprio come «borne australe» (Bi-
basti comunque citare Ps 147, 16 «[Deus] smut), limite estremo meridionale; «assen-
qui dat nivem». tar é termo geographico antigo» (Epifânio
427 il globo terracqueo] Pellegrini. Dias).
428 Capfinidad fra le ottave conseguenti. 437 Benomotapa era il principe che signo-
429 L’aggetivo ousados è in iperbato. Inten- reggiava su una vastissima regione africa-
di: ‘non si accontentano solamente’. na, a quanto riferisce Barros Ásia I, 10, 1,
430
pp. 391 sgg.; era detto anche Monomotapa,
Non alteriamo ovviamente il latinismo
come a dire ‘imperatore’ (ivi p. 396).
camoniano (‘furiosi’) derivante da Verg.,
438 Coppia aggettivale allitterante che rias-
Ecl. IX, 43. Cfr. supra, II, 104, 4, e vd. Garci-
laso, Egl. II, 564 sg.: «el rüido / embravecido sume l’inferiorità della razza nera africana
de la mar insana» (Boscan & Garcilaso c. per Camões. Anche l’attributo seluatica si
258r). La polemica iper-retorica contro l’uo- contrappone a ragione, governo e forza. Cfr.
mo che osa affrontare il mondo marino è Varthema Itinerario c. 86v: «gente tutte ne-
topos già incontrato, ber rappresentato dalla gre & tutte nude».
celebre ode di Orazio che augura a Virgilio 439 martirio] Pellegrini □ l’opprobre] Bi-
un felice viaggio; cfr. supra IV, 91, 3; 102,1- smut. Gonçalo da Silveira, missionario ge-
4. Sta qui, come altrove, in quanto appunto suita, fu ucciso dagli indigeni africani nel
locus communis e non crea contraddizione 1561, accusato peraltro di stregoneria. Si è

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NOTE CANTO X pp. 795-797

ritenuto che il sonetto Não passes, caminhan- derâ Nhaya). D. Pedro da Nhaya (o Anaia)
te!, di discutibilissima autoria camoniana fu il primo capitano della fortezza di Sofa-
(Rimas p. 194; Azevedo Filho Lírica p. 225) la, 1505, che egli stesso aveva fatto elevare;
fosse dedicato a questo martire gesuita, se- dovette combattere con i «cafres da terra»
guace di Francesco Saverio. che lo avevano assediato (Barros Ásia I, 10,
440 Non comprendiamo perché l’evocazio- 3, pp. 402 sgg.).
ne del martirio di Gonçalo sarebbe espres- 448 Cfr. supra 93, 7-8.
sione degli (indubbi) sentimenti antige- 449 Qui il verbo gerar è prossimo al lat. gi-
suitici di Camões, per il fatto che egli non
gnere.
nomini invece Fr. Saverio (vd. Tocco).
450 Seguendo il quadro geografico tole-
441 L’oro, ovviamente; cfr. ancora Barros ivi
maico, Camões ritiene che il Nilo nascesse
p. 392. Pressoché formulare perifrasi: cfr.
da un grande lago sub-equatoriale; il Nilo
supra VII, 62, 6.
cosiddetto ‘azzurro’ bagnava la terra degli
442 Lo Zambesi; vd. Barros ibid. Abissini, convertiti al credo cristiano mo-
443 Come in abitazioni di animali. nofisita.
444 «Porque tôda a outra gente não tem por- 451 Cfr. Pomp. Mela I, 9, 50 e Barros III, 4,
tas; e diz êle [l’imperatore] que as portas não 1, 170 («Ilha Méroe, que ao presente se cha-
se fizeram senão por temor dos malfeitores, ma Nobá). In realtà si tratta di un territorio
e pois êle é justiça, que os pequenos não nubiano, non di un’isola.
teem que temer, e se as dá aos grandes, è 452 Lo Xeque di Zeila, aiutato dai turchi,
por reverência de suas pessoas» (Barros ivi
invase gli stati dell’impero abissino; fu
p. 396).
chiesto aiuto ai portoghesi, e il governato-
445 Cfr. qui sopra a 92, 4. re Estevão da Gama mandò il nipote Chri-
446 Come un denso e nero nugolo di stor- stovão a combattere per gli abissini, nel
nelli] Pellegrini. Già in Omero troviamo 1541, ma la battaglia fi nale fu sfortunata e
l’immagine «Et quemadmodum sturnorum Christovão, fatto prigioniero, fu giustizia-
vel graculorum multitudo aëra implet clan- to. Camões con una frase ellittica evita di
goribus» (Homeri Ilias p. 346, IΛ. P 755), descrivere la disfatta cruenta con una frase
poi riproposta dai latini e in particolare topica. «Le imprese di questo figlio di Vasco
rinvenibile in Garcilaso, Egl. II, 239-241: sono raccontate da Miguel de Castanhoso,
«Entonces siempre, como sabes, anda / de História dos Feitos de D. Cristóvão da Gama
estorninos volando a cada parte / de acá y (1964) e furono materia della tragicomme-
allá la espesa y negra banda», assai prossimo dia El Mártir de Etiopia di Miguel Botelho
al nostro. Alberto Magno indicava, nel De da Carvalho (1646)» (Tocco).
animalibus, che lo storno «gregatim volat et 453 Vd. supra II, 73 sgg. ecc.
compresse» (XXIII, 24, 104), quindi in un
454 L’epiteto romance designerebbe pro-
bando espesso appunto. Ancor più probabile
per Camões la conoscenza di Plinio, N. H. priamente il volgare parlato nella Romània,
X, 73: «Sturnorum generi proprium cater- ma qui vale genericamente per ‘linguaggio
vatim volare». Vaga la memoria, forse, di locale’.
Dante, Inf. V, 40-41. Cfr. Varthema Itinera- 455 «…o reino Adeá, que è a mais austral
rio: «& quando vanno a far qualche correria terra que êle tem; nas serras do qual nasce o
vanno stretti come stornelli» (c. 7v; Ramu- rio Obi, a que Ptolomeu chama Raptus, que
sio Navigazioni I, p. 771). vai sair ao Oceano, na povoação Quiliman-
447Il difficilmente eludibile accento di ce, junto de Melinde» (Barros Ásia III, 4,
quinta è anche nel verso originale (defen- 1, p. 171).

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pp. 797-801 CANTO X NOTE

456 Barros Ásia I, 4, 8, p. 315. Il toponimo 466 Descrizione confermata da Barros Ásia
Aromata è presente anche in Canç. IX, 18 II, 7, 8 e Castanheda Descobrimento II, 103,
(Canzoni p. 153). anche se nel primo si legge «Areira, a qual
457 Cioè dalla ricchezza dei coralli; cfr. Bar- è tôda de uma pedra viva sem árvore nem
ros Ásia II, 81, 1, 359. erva verde» (p. 347, e precedentemente:
458
«Arcina, que vai fenecer em Adem», p. 345),
sul suo lato africano le migliori locali-
mentre nel secondo: «Esta serra que digo se
tà abitate sono] Pellegrini. La forma Africa
chama Aizina & he toda de pedra sem nehu-
dell’originale ha valore aggettivale.
ma arvore nem herva» (p. 211).
459 Le prime due già citt. supra 52, 5-6. Il 467 Vd. supra IV, 63, 8.
toponimo Suaquem va contato metricamen-
468olivastra] Poppa Vòlture La Valle □
te come trisillabo.
460
bronzés] Bismut.
L’attuale Suez (in realtà non propria-
469I cavalli di razza araba sono rinomati in
mente) era chiamata «Heroon oppidum» da
Plinio (N. H. VI, 165), e cfr. l’esplicita iden- generale e massime per la guerra.
tificazione in Barros I, 9, 1, p. 352. Per Arsi- 470 La costa scende dal Mar Rosso, ovvero
noe cfr. supra IX, 2, 2. Nell’originale Heroas dallo stretto, sino a Ormuz (outro estreito de
dovrebbe essere letto con l’accento ritirato, Persia: «outro Párseo», Barros I, 9, 1, p. 352).
alla greca ἥρωες, acc. ἥρωας. 471 disegnando il promontorio] Pellegrini □
461 Cioè ‘ampia, larga’. Cfr. Barros Ásia II, son tracé forme le cap] Bismut □ and mar-
8, 1, p. 363: «Entre os moradores dêste lugar ks out / the promontory] White. Il soggetto
Tor è fama que per ali passou Mosés, o povo di traz per tutti sembra dunque a costa. Ma
de Israel vindo fugindo de Faraó, porque allora forse si dovrebbe emendare o Cabo in
aqui se vezinham as duas terras de Arábia do Cabo («ao Cabo» in Garcez Ferreira)? Al-
e do Egipto per distância de três léguas, e trimenti resta il sospetto che il reggente del
tanto foi (segundo êles dizem) o trânsito do verbo traz sia o Cabo stesso. Oppure dobbia-
mar» («Tra gli abitanti di questo luogo det- mo ridurre l’espressione fazer a traça al verbo
to Tor, è fama che colà passò Mosè, quan- transitivo traçar, ‘disegnare’. O ancor meglio
do il popolo di Israele veniva fuggendo dal possiamo considerare traça soggetto e Cabo
Faraone, perché qui son vicine le due terre oggetto: «Traça está por figura, o forma que
d’Arabia e d’Egitto a distanza di tre leghe, e haze el Cabo» (Faria e Sousa); «O traçado, a
tanto fu – come essi dicono – il transito del direcção da costa forma o cabo» (Rodrigues).
mare»). Ma vd. anche ulteriori specificazio- In ogni caso Epifânio Dias sembra perspi-
ni in merito poco sotto, ibid. cuo nel parafrasare: «a linha da costa fórma
462 Tre sole volte compare l’aggettivo nel (bojando) o cabo de Fartaque».
poema, tutte in questo decimo canto. Ma- 472 Cfr. Barros ivi p. 353 («Fartaque, cabeça
estosa presentazione dell’Asia. do reino»). L’attuale Ra’s Fartak, nello Yemen.
463 Il sepolcro di Santa Caterina Egiziaca 473«a cidade Dofar, frol [= flor] donde há o
era nel monastero a lei dedicato sul monte melhor e mais encenso de tôda esta Arábia»
Sinai (vd. supra 43, 8); Toro o Tor è nomina- (Barros ivi p. 353).
to da Barros (vd. n. qui sopra), mentre Gida 474 Cfr. supra 92, 3.
è già stata evocata da Camões supra IX, 2. 475 «De Curiá Muriá té o Cabo Rossalgate,
464 Detto «della Mecca», o Bab-el-Mandeb, que está em vinte dous graus e meio, e será
unisce il mar Rosso al golfo di Aden. de costa cento e vinte léguas, tôda è terra
465 Forse fa riferimento all’attuale Crater, estéril e deserta. Neste cabo começa o reino
in arabo S¤rah. de Ormuz» (Barros ibid.).

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NOTE CANTO X pp. 801-803

476 D. Pedro de Castelo Branco fu capita- ria (cfr. Barros Ásia II, 2, 2, p. 51). Il lemma
no di Ormuz e sconfisse nel 1541 un assalto interualo lo ritroviamo soltanto sopra a VI,
turco. Vd. Andreia Martins de Carvalho, 65, 2, con analoga connotazione malinconica.
D. Pedro de Castelo Branco, capitão de Or- Si pensa a Verg., Aen. III, 414 ag.: «Haec loca
muz, in A Nobreza e a Expansão. Estudos vi quondam et vasta convolsa ruina / (tantum
Biográficos, ed. João Paulo Oliveira e Costa, aevi longinqua valet mutare vetustas)», e il
Cascais, ed. Patrimonia, 2000, pp. 321-338. tema della mudança è proprio quello del ce-
477 Il «Cabo chamado Muçandão, a que lebre sonetto camoniano Mudam os tempos.
Ptolomeu chama Asaboro Promontório» 485 Nell’originale, poeticamente, la virtù è
(Barros III, 6, 4, p. 315), «Asaborum pro- soggetto.
mont. na antiga versão latina [di Tolomeo]; 486 Párseos è naturalmente variante di Per-
o genetivo do plural Asaborum acha-se re-
sas: Faria e Sousa, in polemica con i censori
presentado em Barros, inexactamente, por
iper-critici, difende devotamente la imma-
“Asaboro”» (Epifânio Dias).
ginosa libertà poetica espressiva dei grandi
478 Il Golfo Persico. come il nostro, il «gusto de querer variar
479 Ci permettiamo per ragioni metriche con la licencia, i confiança, i autoridad que
un’inarcatura assente nell’originale (ana- les dió el saber, el estudio, i el juyzio». Fra
logamente anche qui sopra, 101, 5-6). Sulle l’altro, non si debbono addurre ragioni
risorse dei fondali di Bahrem scrive Barros: metriche per giustificare Párseos, visto che
«e a outra cousa que mais a nobrece è a pe- è bisillabo come Persas.
scaria de pérolas e aljôfre que se ali pescam, 487 D. Filippe de Meneses fu capitano di
que è o melhor de todo aquêle Oriente, Ormuz dal 1566 e sconfisse i persiani a
onde se aquela ostra cria» (Ásia III, 6, 4, Lar, nella regione del Larestan (nell’attuale
p. 317: «e l’altra cosa che più la nobilita è la Iran). Era figlio di Henrique de Meneses,
pesca delle perle e perline che lì si pescano, per cui vd. supra 54, 5 sgg. Cfr. Pinto À mar-
che è il meglio di tutto l’Oriente dove si ge- gem cap. XXVIII, dove Lara è nominata a p.
nera quell’ostrica»). Cfr. supra X, 41, 8. 257 e ove compaiono commentati numerosi
480 Si intende il colore madreperlaceo dell’al- toponimi di queste ottave.
ba, «o candor da Manhaã» (Garcez Ferreira). 488 subiranno] Averini. Si noti la figura eti-
481 Cioè ‘nomade’, come la gente vaga di su- mologica provar…provara, in cui lo stesso
pra 100, 2. verbo ha nota semantica differente (‘prova-
482Ovvia sineddoche per l’artiglieria; re’ passivamente e ‘provare, sperimentare’
«fundido metal» supra VII, 72, 6. attivamente). E subito sopra: muito…muitos.
483 Soluzioni retoriche care a Camões. Così si
Il termine è di livello basso, e ciò ri-
spiega la ripetizione in fi ne dei vv. 6-7 que
entra in un pluristilismo più omerico che
prouâra…que deixada, che altrimenti po-
virgiliano, ma soprattutto l’umiltà dei ca-
los viene riscattata dalla nobiltà della loro trebbe sembrare un’incuria mentre è risul-
origine guerresca ed eroica; si rammenti tato di una consapevole calibratura.
infatti sopra, a VI, 98, 5 il «calo honroso», 489 Quasi formulare: vd. El. VI, 193: «Que
più metaforico ma ugualmente marcato lançadas, que golpes, que reveses» (Rimas
dall’innalzamento dell’infimo. p. 252).
484 atteste l’œvre du temps qui passe] Bismut. 490 rasa al suolo] Poppa Vòlture □ en ra-
Armuza, città rilevante antica, già presente sant la cité] Bismut. Dom Pedro de Sousa
nella geografia di Tolomeo, fu distrutta col era figlio di Manoel de Tavora e Sousa, e fu
tempo e sempre nell’isola di Gerum venne capitano d’Ormuz dal 1563. Epifânio Dias
eretta la nuova Ormuz che ne ereditò la glo- riporta brevemente le vicende della sua vita

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p. 803 CANTO X NOTE

traendole da Couto, che però non fa parola che passarono in India per terra, molto prima
della battaglia di Ampaza, riportando in- che si scoprisse per mare, navigando da Or-
vece la notizia della distruzione della città muz e da altri porti per Cinde, che sempre fu
africana da parte di Martim Afonso de Mel- una delle più celebrate fiere d’oriente, quando
lo nel 1587. Correa sostiene che Ampaza sia arrivavano alla foce del fiume Indo arrivavano
città persiana, mentre Faria e Sousa la collo- dall’altra parte del Ponente ai popoli Diuli,
ca correttamente «en la costa de Melinde». chiamati così dalla città principale Diul, dove
491Cioè ‘dai doni consueti di natura’, ab- avevano le loro abitazioni, e da quella passava-
bondanza, fertilità ecc. no a Cinde, e andavano a fare mercanzie nella
492 città di Tata; e siccome erano uomini ignoran-
Scendendo verso sud, sulla costa della
ti di quella parte e non sapevano fare differen-
Persia, oltre lo stretto, si incontra il capo Ja-
sque (Cape Jask) che Tolomeo chiamò pro- za dei nomi di quella Provincia, portando in-
montorio Carpella; la zona fra tale capo e la formazione in Europa riguardo la terra dove
foce dell’Indo era pressoché deserta e chia- erano stati dicevano di essere stati a Dulcinda,
mata Carmania (cfr. Barros cit. in Epifânio confondendo una cosa con un’altra, essendo
Dias e vd. supra IV, 65, 2 ove C. nominava Diul nome della città e Cinde di tutto il Re-
già la Carmania). gno; e di qui i Geografi moderni chiamarono
493
tutto questo dominio Dulcinda»). Camões,
Ovvero rispettivamente l’altopiano del
che pure era amico di Couto, segue la vulgata
Tibet e l’Himalaya. Si noti l’anafora di al-
espressione terra de Ulcinde (ma non «fonde
tura con elegante variazione di giacimento
qui arbitrariamente le informazioni che trova
nel verso.
in Diogo da Couto», come scrive Tocco attri-
494 «Uscito del regno d’Ormuz si entra in buendo l’argomentazione a Pimpão). Il regno
quel d’Ulcinde, ch’è posto fra la Persia e l’In- di Cinde sarebbe il Sindh, che attualmente è
dia» (Barbosa in Ramusio Navigazioni II, p. una provincia del Pakistan. Per le rime pro-
576). Couto spiega così l’origine del nome: «se perispomene, cfr. supra 64. «Algunos conde-
á de saber, que os mercadores Italianos, & nan el usar de esdruxulos», polemizza Faria e
outros da nossa Europa, que passaraõ a India Sousa, ma ciò avrebbe motivo se fosse un uso
por terra, muito ante que ella se descobrisse frequente; Camões lo centellina invece con
por mar, navegando de Ormuz, & de outros eleganza estrema.
portos pera o Cinde, que sempre foi huma das
495 L’«enseada de Jaquete» è detta «mui pe-
mais celebradas feiras do Oriente; como che-
gavaõ a boca do rio Indo, achavaõ da outra netrante na terra» da Barros (I, 9, 1, p. 354).
banda do Ponente aquelles povos Diulis, cha- Sarebbe il golfo di Kutch, che è il distretto
mados assi da sua principal cidade chamada più ampio dell’intera attuale India.
Diul, onde elles faziaõ sua habitaçaõ, & dali 496 Si tratta ovviamente del fenomeno del-
passavaõ ao Cinde, & yaõ fazer suas merca- le maree, particolarmente violento. Eça
dorias à cidade de Tatá: & como eraõ homens (Camões marinheiro p. 59) parla di raz-de-
idiotas naquellas partes, & naõ sabiaõ fazer marée, ma non c’entrano qui tanto i mare-
differença dos nomes daquella Provincia, moti, né meno che mai le onde anomale; an-
dando lá na Europa rezaõ das terras por onde che Alessandro rimase stupito dalla potenza
andaraõ, diziaõ que foraõ ter a Dulcinda, con- delle maree locali (vd. Burton 2, p. 664; Ba-
fundindo huma cousa com a outra: sendo Diul con p. 401, Arriano Anabasis VI, 19, 1-2).
nome da Cidade, & Cinde de todo o Reino: & 497 Cfr. supra VII, 21, 1.
daqui ficaraõ os Geographos modernos cha-
498 Nel senso di ‘tralasciando’.
mando a todo este Reino Dulcinda» (Década
VII, 9, 1, cc. 70v-71r: «Si deve sapere che i 499attendent ici d’être asservies par vous]
mercanti italiani e altri della nostra Europa Bismut.

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NOTE CANTO X p. 805

500 Già nominato supra 65, 3. portoghese del nome. «Thome is the saint-
501 Cfr. supra I, 1, 4. ly; Thomas and Thomaz are the secular
502
names» (Burton 2, p. 667). Al personaggio
«Junto ao qual Travancor está o notável
sono dedicate le ottave 109-119. Secondo
e ilustre Cabo Comori, que é mais austral
Sena (Estrutura p. 77) l’episodio «é o ponto
terra desta província Industão ou India-den-
de interseção simbólica entre a Cosmolo-
tro-do-Gange, o qual está da parte do Norte
gia transcendente a que a Acção Histórica
em altura de sete graus e dous terços, a que
se identificará e a Missão Apostolica que
Ptolomeu chama Cori, e põe em treze e meio.
deve ser o sentido dessa Acção Histórica»
E não sòmente dêste cabo mas da sua Tapo-
brana [sic] a que nós chamamos Ceilão, que («è il punto di intersezione simbolica tra la
está defronte dêle, em seu lugar faremos mais cosmologia trascendente, in cui la azione
particular relação: basta ao presente saber que storica si riconoscerà, e la missione aposto-
neste cabo fenecem os reinos de Malabar, e êle lica, che deve costituire il senso di questa
é o outro têrmo que a Natureza fêz, o qual nós azione storica»). Non crediamo che Camões
tomamos por fim da quarta divisão desta terra avesse in mente architetture di tal genere: la
marítima de Ásia» (Barros Ásia I, 9, 1, p. 358: menzione del luogo (Meliapor, subito infra)
«Accanto al detto Travancor c’è il notevole e imponeva l’inserzione della vicenda indiana
illustre Capo Comori, che è terra più austra- di Tommaso apostolo, famosa e propagan-
le di questa provincia dell’Indostan o India- data dalla fede cristiana.
dentro-al-Gange, che sta verso nord in altezza 509Il santo è barão in quanto martire e miles
di sette gradi e due terzi, e Tolomeo la chiama Christi, ‘cavaliere’ santo.
Cori, e la pone a tredici e mezzo. E non sola- 510 Celebre episodio evangelico: cfr. Io XX,
mente di questo capo ma della sua Taproba-
24-29.
na, per noi Ceylon, che gli sta difronte, a suo
511 Nel regno di Narsinga (Aqui), sulla co-
tempo e luogo faremo più particolareggiata
relazione: basta al presente sapere che in que- sta di Coromandel, è la città di Meliapor
sto capo finiscono i regni di Malabar ed esso (l’attuale Mylapore che non è più autonoma,
è l’altro termine che la natura fece, che pren- ma costituisce un quartiere della metropoli
diamo per fine della quarta divisione di que- indiana di Chennai, sul litorale sudorientale
sta terra marittima dell’Asia»). Cfr. Tolomeo della penisola). I portoghesi la chiamarono
Geographia VII, 1, p. 127 («Cory promont. São Tomé in onore dell’apostolo martire.
quod & Calligicum […] Colaicum promont. 512 Non cristiana.
Plinio et Boccatio cui opponitur Taprobana»). 513 Dopo aver raccontato l’episodio miraco-
503 La seconda quartina sviluppa quanto loso di S. Tomé e il tronco di legno (cfr. su-
già accennato nell’ultimo verso della prece- bito qui infra), Barros precisa così: «Trouxe-
dente ottava. mos aqui esta memória sua, porque se saiba
504 Tra l’Indo e il Gange, al di qua di que, estando a cidade Meliapor doze léguas
quest’ultimo. Vd. Barros Ásia I, 4, 7, p. 153. há mil e quinhentos e tantos anos afastada
505 Vd sempre Barros, ivi I, 9, 2 p. 365 e I, do mar, comeu êle tanto da terra, que ao
4, 7, p. 154. presente está un tiro de pedra desta po-
506 c’est le Démon qui a dicté leurs lois]
voação» (Ásia III, 2, 1, p. 56: «Abbiamo ri-
portato qui questa sua memoria, affi nché si
Bismut. Il verso dovrebbe riferirsi sia agli
sappia che, essendo la città Meliapor dodici
islamici che agli idolatri.
leghe lontana dal mare – millecinquecento e
507 Cfr. supra VII, 21, 3. più anni addietro – egli percorse così tanta
508San Tommaso apostolo: per ragioni terra, che al presente è a un tiro di pietra da
metriche ci serviamo della forma originale questa popolazione»). Il miracolo è evocato

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pp. 805-809 CANTO X NOTE

anche da Castanheda Descobrimento I, (Barros ibid); «e elrey lhe deu lugar pera a
61, pp. 72-75. Ariosto accenna alla «terra igreja, que ele logo começou de edificar»
di Tommaso», O. F. XV, 16, 7. Ne parlava (Castanheda ibid.). Il sostantivo exemplo,
anche Marco Polo (CLIII Olivieri; III, 20 riferito al Tempio (e non al milagre), sta a si-
Ramusio Navigazioni). Cfr. Burton 2, p. 665. gnificare ‘testimonianza del miracolo com-
514 Faria e Sousa evoca Dante: «Già era il piuto’, piuttosto che modello architettonico
mondo tutto quanto pregno / della vera cre- (Faria e Sousa, Garcez Ferreira).
denza, seminata / per li messaggi del’etter- 525 Espressione «perfeitamente theologi-
no regno» (Purg. XXII, 76-78). ca», come indica Epifânio Dias: fede ‘matu-
515 Nel senso di ‘propagando’. rata attraverso la caritas’.
516 526 Cfr. Mt 17, 19 («si habueritis fidem sicut
Letteralmente: ‘province, aree abitate’.
517 Con Aqui iniziava la strofa precedente, e
granum sinapis dicetis monti huic transi hic
et transibit et nihil inpossibile erit vobis»;
prègando era già al v. 7 della medesima.
cfr. anche 21, 21 e Mc 11, 22 sg.). Tommaso
518 Vero alter Christus; probabilmente la lo prova inquanto lo «reconhece por expe-
vida è quella eterna della salvazione. riencia» (Epifânio Dias) ma anche lo dimo-
519 Con valore attributivo di part. pres. stra a tutti gli indiani presenti. Si addice
(‘vagante, che vagava’); si può tradurre: ‘alla al santo del dubbio per eccellenza questo
deriva’. verbo ‘provare’ nelle sue diverse sfumature.
520 Come travi, assi ecc.; Epifânio Dias in- 527 Ovvero ‘mossa, ammirata, stupita, tur-
tende invece madeira «de costrucção: mate- bata’.
ria». 528 Cfr. supra VII, 40.
521 Castanheda ivi. p. 73: «mas nem gente, 529 I sacerdoti indiani capiscono la ‘novità’,
nem alifantes ho poderão tirar tamanho l’impatto straordinario del miracolo, che
era, que nem sómente ho movião». Barros: dimostra la santità del nuncio, e quindi te-
«o Rei […] mandou ajuntar muita gente e mono di perdere adepti e autorevolezza in
elefantes pera o tirar a terra, peró nunca favore del messaggio cristiano.
o pôde fazer, por mai trabalho e indústria
530Letteralmente ‘impedimenti, disvia-
que nisso pôs» (ibid.). Ribadeneira dichiara
che le notizie biografiche sul Santo erano menti’.
531 pour que Thomas n’ait point d’audien-
spesso condite di leggende in cui è arduo
distinguere il falso dal vero; tuttavia rac- ce] Bismut □ per impedire a Tommaso la
conta il miracolo della «trave di smisura- predicazione] Pellegrini. Anche i sacerdoti e
ta grandezza» (viga de inmensa grandeza) i farisei, dopo il miracolo della risurrezione
come da ritenersi autentico (Flos Sancto- di Lazzaro, intendono far morire Gesù: «ab
rum, p. 293 della traduz. ital. Milano, Bi- illo ergo die cogitaverunt ut interficerent
delli, 1612). eum» (Io 11, 53).
522 Tommaso è nuncio di Cristo in quanto 532 Tre fi li di cotone delicato, come segno
Apostolo, in quanto evangelizzatore e infine distintivo. È possibile facessero riferimento
in quanto martire (martyr, ‘testimone’). a una trinità divina proto-induista, come
523 Cfr. supra II, 12, 7-8 (por derradeiro: o ritengono Barros e Faria e Sousa? Non ne
verdadeiro), e anche IV, 74, 2: 6. abbiamo certezza.
533 Non c’è inimicizia più feroce di quella
524 «pediu ao Rei que lhe desse o pau e lhe
aprouvesse que, no lugar onde o êle levas- tra la falsa e la vera virtù.
se, de sua madeira edificasse uma casa de 534 Esibisce testimonianze mendaci, come
oraçáo dedicada ao Senhor que êle prègava» si è soliti fare nei tribunali (iniqui).

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NOTE CANTO X pp. 809-813

535 Si noti, ancora una volta, nell’originale sua opinião, na revolta do qual o Santo foi
(condenarã), la «brutale» ma efficace com- apedrejado. E, jazendo no chão quási morto
presenza di perfetto e presente nei verbi de pedradas, per derradeiro veo um daque-
della stessa frase. les brâmanes, e com uma lança o atrevessou,
536 Come dire: ‘difesa, modo per discolparsi’. com que o Apóstolo ficou morto de todo, e
537
foi logo enterrado per seus discípulos naque-
Cfr. supra X, 90, 5.
la casa» (ivi p. 404: «Stando un dì predicando
538 I maggiorenti della corte. al popolo presso una vasca, che ancora era lì,
539 Tutto questo secondo miracolo di Tom- talmente egli era aborrito dai bramini locali
maso è narrato da Barros (III, 7, 11, pp. 403 per il credito popolare che essi perdevano nei
sg.). Non v’è prodigio più grande che far ri- loro errati culti, che causarono un disordine
sorgere un morto. messo su da alcuni della loro religione, una
540 Letteralmente: ‘come testimonianza (te- rivolta nella quale il Santo fu lapidato. E, gia-
stemunho), quella di lui stesso (o seu) sarà cendo a terra quasi morto per le pietre, per
creduta, in quanto la più sicura’, essendo ultimo arrivò uno di quei bramini e con una
testimonianza della vittima dell’omicidio! lancia lo trafisse, e così l’Apostolo fu spaccia-
541
to definitivamente e fu subito seppellito dai
Letteralmente: ‘svela che il suo padre è
suoi discepoli in quella casa»).
l’omicida’, con oggettiva infi nitiva. Il sogget-
547 Cfr. supra III, 84, 1-4 e anche 135, 1-2.
to è sempre il giovane risorto. Ci permettia-
mo un gioco di parole assente nell’originale. 548 Si noti il susseguirsi di passato remoto,
542 «A qual cousa fez tam grande admi- presente indicativo e imperfetto. Il risultato
ração, que el-Rei se converteu, e com êle se è notevolmente mosso e dinamico.
bautizou muita gente» (Barros ivi p. 404). 549 Netta antitesi rispetto alla prima quar-
543 Quindi prende il battesimo. tina: mentre il mondo topicamente piange
544 la dipartita del santo, il Cielo fa festa al suo
Traduzione letterale, quasi un calco.
dies natalis, e il riso si diffonde come luce,
Qui il verbo ordenar ha molteplici nuances:
giusta il modello dantesco.
Cristo gli preparava (determinava, ordina-
550 L’apostrofe si rivolge particolarmente ai
va per lui, disponeva) la prossima ascesa al
paradiso dopo il martirio; gli anticipava che potenti Gesuiti del tempo di Camões. Cor-
sarebbe stato martirizzato e salito al cielo; lo rea cerca di difendere il poeta dall’accusa di
predisponeva alla gloria passionis ecc. Cristo esecrare la Compagnia (sorprendentemente
prende il posto della sorte del son. pseudo- sostenuto a distanza di secoli da Epifânio
camoniano che inizia: «Por cima destas Dias), ma Rodrigues (Estudos p. 58) dichia-
águas, forte e firme / irei por onde as sor- ra: «Não ha, nem è licito haver duvidas que
tes ordinaram», con medesima obbedienza se trata dos jesuitas».
qui del poeta. Non si escluda un richiamo 551 E quindi rischiando coraggiosamente la
paradigmatico a ordenar nel senso di ‘con- morte, come Tommaso o Gonçalo da Silvei-
ferire gli ordini sacri’: Cristo ordina martire ra, per cui cfr. supra 93, 3-4.
Tommaso. 552 Non ci convince la glossa di Epifânio
545 Cfr. supra X, 70, 4, para-formulare. Dias: «damnar na accepção de ‘deitar a per-
546 Molto prossimo a Barros: «Estando um der, estragar’». Anche Pellegrini traduce
dia prègando ao povo junto de um tanque «vi perdete»; Bismut: «perdez votre ver-
[una vasca per l’acqua], que ainda ali estava, tu». Riteniamo invece che qui l’aggressività
era tam avorrecido dos brâmanes da terra polemica di Camões intenda il verbo vos
pelo crédito que perdiam em seus errores, danais nell’accezione più grave: ‘vi dannate
que ordenaram um arruído per alguns de per l’eternità’.

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pp. 813-815 CANTO X NOTE

553 Tradizionale abbreviazione paremiogra- visivo-dinamica del verbo corre è meglio


fica di Lc 4, 24: «nemo propheta acceptus però non rinunciare; il suo raddoppiamento
est in patria sua». al v. sg. rende ancor più evidente l’effetto.
554 ‘si purgheranno’, come la carne che 561 Cioè al grande mare. Si noti un’eco neu-
viene salata e preservata così da vermi e pu- tra del tema metaforico del sale dell’ottava
trefazione. La metafora origina ovviamente precedente. «A qual enseada repartimos em
dall’espressione precedente se sois Sal, e il três estados de príncipes que a senhoream:
tutto deriva direttamente da Mt 5, 13: «Vos as duzentas léguas são do reino Bisnagá
estis sal terrae. Quod si sal evanuerit, in quo [ovvero di Narsinga], as cento e dez do rei-
salietur?», dove pure non manca la figura no Orixá, que são ambos gentios, e as cento
etimologica. Si noti che Paggi 59 sostitu- do reino de Bengala, que de nossos tempos
isce a questa ottava polemica ben 5 ottave pera cá é já sujeito a mouros» (Barros ivi, pp.
in lode del grande missionario Francesco 359 sg.). Cfr. supra 108, 5; VII, 21, 3 per Nar-
Saverio, gesuita, ma mantiene alla fi ne, anzi singa. Orissa, più comunemente Odisha,
complica, il gioco etimologico: «che salerà oggi uno stato dell’India orientale.
tal sale?» (185r-v). 562 nel quale morendo vengono a bagnarsi]
555 Gli Infieis dell’aposiopesi dovrebbero Pellegrini. Si noti l’anadiplosi di Ganges.
essere in particolare i maomettani; le Here- Il rituale è notorio, e ancora praticato; cfr.
sias riguardano ogni forma di contrasto al Barros ivi, p. 359.
cattolicesimo, comprese forse le dottrine 563 Formulare: cfr. supra VII, 16, 6. L’odier-
protestanti.
na Chittagong (o Chattogram) è una città
556 Pericolosa davvero per il poeta, che già portuale del Bangladesh; la grafia cinque-
aveva espresso invettive anticlericali (cfr. centesca oscilla fra Chatigam, Chetigão (vd.
ad es. supra VIII, 55) e nella fattispecie da n. Epifânio Dias).
intendersi come antigesuitiche e rivolte pro- 564 Cfr. supra VII, 20, 6-8.
babilmente contro i consiglieri di D. Seba-
565«a costa […] corre para o Sul» Epifânio
stião, molto potenti, i fratelli Luís e Martim
Gonçalves da Câmara. Dias.
557 566 qui s’étaient trouvés seuls] Bismut. Sfug-
a la qui costa effigiata] Paggi 59 □ e ri-
torno al profi lo disegnato] Averini □ reve- giti a un naufragio, secondo Faria e Sousa, e
nons au tracé de la côte] Bismut □ torniamo trovatisi soli in quella terra allora inabitata. La
al punto ove ci siamo interrotti] Pellegrini solitudine genera mostri, aggiunge il grande
(discutibile). Come si vede anche dalle tra- commentatore, perché il demonio può tentare
duzioni, a costa debuxada può essere letta più agevolmente i solitari. Per il «reino Ar-
come o debuxo da costa. racão» e quello di Pegu vd. Barros Ásia III, 2,
558
5, p. 77 e III, 3, 4, pp. 127 sgg. «Donde se pode
Meliapur, appunto.
crer ser verdade o que êles contam – que aque-
559 Il riferimento è al golfo del Bengala: la terra se povoou do ajuntamento de um cão e
«aquêle celebrado Sino Gangético, per uma mulher; pois que no auto do ajuntamento
escritura de tôdolos geógrafos, e per nós dêles querem imitar os cães, porque quem o
mui navegado, ao qual chamamos Enseada imita, dêle deve proceder» (p. 130: «Da cui si
de Bengala, por causa do grande reino Ben- può ritenere veritiero ciò che essi raccontano
gala per onde corre o Rio Gange, mui sober- – che quella terra si popolò per l’unione carna-
bo com a fúria de suas águas, e entra no mar le di un cane e di una donna, poiché nell’atto
Oceano» (Barros I, 9, 1, p. 358). dell’accoppiamento essi vogliono farlo come i
560si susseguono i regni di etc.] Pellegrini cani, infatti chi imita il modo canino, da quel-
□ vois se dérouler etc.] Bismut. Alla forza la parte deve procedere»).

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NOTE CANTO X pp. 815-817

567 a la parte viril di trarre usato / han so- ma dell’attuale Stretto di Johor, che divi-
noro metal] Paggi 59. Barros insiste sulle de la penisola Malacca da Singapore, ed è
usanze ignobili del popolo di Pegu, fra cui molto sottile (non più di 2 km di larghezza
l’«imundícia e torpeza de trazer cascavéis circa), ancorché navigabile (vd. anche Pinto
soldados no instrumento da gèração» (c.vo p. 235).
mio, «portare dei ciondoli attaccati al 575 a settentrione] Pellegrini. Cfr. supra X,
pene»), caratteristica che «não se acha em 88, 3.
outro povo» (ibid.). Con uso…usò cerco 576 Non si può trattare del golfo del Siam
di riprodurre – spero non troppo goffa-
(oggi più comunemente golfo di Tailandia),
mente – la fi g. etim. usaram…uso. L’error
citato invece due versi dopo. Forse è l’ansa
nefando da riparare non è solo la sodomia
davanti all’isola di Tekong.
(da Faria e Sousa a Tocco) ma l’originaria
577 e poi di nuovo verso oriente] Pellegrini.
immonda congiunzione fra donna e cane.
Il sintagma «soantes cascaueis» già supra Doppiando cioè la penisola e risalendo poi
V, 29, 3. per la costa orientale.
568 578 Dovrebbero essere Pahang e Pattani,
Tutte città nominate da Barros (I, 9, 1, p.
363; Quedá vi è defi nita «frol da pimenta de che si incontrano appunto percorrendo la
tôda aquela costa»). Tavai è l’attuale Tavoy costa malese verso la Tailandia, fi no ad ar-
(o Dawei), in Birmania sud-orientale, capo- rivare al grande golfo di Siam.
luogo della divisione di Tenasserim; Quedá 579 Da computare bisillabo.
è identificabile con Kedah, in Malesia. 580 Il Maenam (Chao Phraya). Anche il
569 Barros parla di «todo áquele ilustre Mae Klong, altro importante fiume tai-
empório e lugar de feira, que è Malaca» (III, landese che sfocia nel golfo, è detto Ma-
5, 5, p. 263). enam, che poi significa semplicemente
570 Faria e Sousa istituisce un confronto ‘fiume’, letteralmente ‘madre dell’acqua’.
con la separazione della Sicilia dalla terra- «Me Nam is a generic term, Me signify-
ferma, citando Verg., Aen. III, 410-423 (si ing “mother”, and Nam “water”» (James
noti al v. 416 ferunt > Dizem). McCarthy, Surveying and Exploring in
571 Siam, London, J. Murray, 1900, p. 21).
Riferito alla terra, Malacca, come infra
581 Manteniamo la paronomasia dell’ori-
125, 1.
572 ginale. Questo lago, di cui non pare esservi
Lo stesso Barros (Ásia I, 9, 1, p. 358)
traccia (vd. Figueiredo A geografia p. 57), ha
rimanda a Tolomeo; precisamente il ri-
un’ortografia che richiama la provincia di
ferimento è a Geogr. I, 13, 8 («Χρυσῆν
Chainat, dai cui monti effettivamente nasce
Χερσόνησον»). Aurea è bisillabo in Camões
il Chao Phraya. Camões trae informazioni
e anche nel nostro verso. Si noti l’accenta-
da Barros che, a proposito del «rio de Sião»,
zione «irregularmente» parossitona del
scrive che «a maior parte dêle procede do
grecismo epitéto (Epifânio Dias).
Lago de Chiamai» e aggiunge che è chiamato
573 Vi fu chi considerò la penisola di Ma-
Menão che significa «a mãe das águas» (I, 9, 1,
lacca la mitica Ofir biblica (III Rg 9, 28). p. 363; sono nominate poi città fra cui «Pão»
«Josephus (Antiquities of the Jews, VIII, 6) e «Patane»; vd. anche III, 2, 5, p. 77). Bar-
was the first to say that Malaya was Ophir» ros indica altresì, correttamente, che il fiume
(Bacon). Anche Garcez Ferreira riportava sfocia all’altezza di Bangkok («Bamplacot,
questa notizia. ibid.). L’errore relativo al lago sarebbe dun-
574 Non si tratta, a nostro parere, dello que da far risalire al pur così puntiglioso Bar-
Stretto di Singapore, che separa l’omonima ros. Forse il fatto che il fiume abbia origine
isola-stato a nord dalle isole poste a sud, ove confluiscono il Nan e il Ping, una sorta di

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pp. 817-819 CANTO X NOTE

bacino idrografico, suggerì all’autore dell’A- III, 2, 5, p. 77). Faria e Sousa aggiunge che
sia l’idea di un ‘lago’. Comunque, poco prima la pratica di disegnare sul proprio corpo è
(p. 362) aveva detto: «passando à cidade de proibita dal Levitico: «et super mortuo non
Tavai, que está em treze graus, que è a última incidetis carnem vestram neque figuras ali-
do reino de Pegu, fica uma grande enseada quas et stigmata facietis vobis» (Lv 19, 28),
de muitas ilhas e baixos que, ao modo do talché il tatuaggio, oggi più che sdoganato,
Gange, faz outro mui poderoso rio, que re- doveva apparire a un uomo pio del ’500
talha tôda a terra de Pegu, o qual vem do lago qualcosa di assolutamente selvaggio.
de Chiamai, que está ao Norte, per distância 585 Cfr. Barros III, 2, 5, p. 77. Il Mekong,
de duzentas léguas no interior da terra, don- uno dei più grandi fiumi asiatici, attraversa
de procedem seis notáveis rios – três que se la Cambogia ricevendo l’affluente Tonle Sap
ajuntam com outros e fazem o grande rio que non lontano da Phnom Penh, quindi sfocia
passa per meio de Sião e os outros três vêem in territorio attualmente vietnamita.
sair nesta enseada de Bengala» («passando la
586 ne riceve infatti tante dagli altri corsi]
città di Tavai, che è a tredici gradi, ultima del
regno di Pegu, si trova un grande golfo ricco Pellegrini □ il en reçoit tant de ses affluents]
di molte isole e bassifondi che, al modo del Bismut. Inutile la correzione di outro in ou-
Gange, origina da un altro grandioso fiume, tros, dapprima proposta da Rodrigues, poi
che taglia tutta la terra di Pegu, e che viene ritirata (vd. Estudos p. 58). Cfr. anche qui
dal lago di Chiamai, a Nord, a distanza di infra, 134, 7.
587 Chiusa di verso formulare: cfr. supra
duecento leghe nell’interno, donde proce-
dono sei notevoli fiumi – tre che si uniscono V, 44, 7. La gente del luogo, intende forse
con altri e formano un altro grande fiume Camões, crede nella trasmigrazione delle
che passa in mezzo al Siam, mentre gli altri anime degli animali in uomini e viceversa,
tre confluiscono e sfociano in questo golfo a seconda di una sorte migliore o peggiore.
del Bengala»). In ogni caso, proprio nel nord Effettivamente la ben nota fede buddista
della Tailandia, vi è la provincia di Chiang nella metempsicosi, se di questo qui si trat-
Mai, ricca di splendidi laghi, includente il ba- ta, è esposta in modo piuttosto incerto, ma
cino del fiume Ping: questa è dunque la più è bella l’immagine dell’antitesi pena e gloria
papabile area per identificare i dati geografici dopo la morte, mentre l’accentuazione sulla
barrosiani – e quindi camoniani. Che Barros possibilità di reincarnazione di tutti i bruti
avesse le idee abbastanza chiare lo testimonia sarebbe marcata per ridicolizzare la religio-
poi un altro passo della sua opera: «êste reino ne del Buddha. È possibile, tuttavia, se non
Chiamai vezinha com o chamado Tongu, que più probabile, che il poeta faccia invece solo
è a cabeça dos povos bramás, os quais con- riferimento alla credenza che anche gli ani-
finam dentro pelo sertão com Pegu» (III, 2, mali, come gli uomini, vadano in paradiso
5, p. 82). Infatti, l’impero Taungù (Toungoo) o all’inferno (o meglio possano raggiungere
occupava nel XVI sec. un’ampia zona dell’o- il nirvana buddista) post mortem, come già
dierna Birmania, raggiungendo la massima indicava Faria e Sousa.
estensione nel 1580 circa. 588 Nell’originale: ‘pericoli grandi’.
582 Nel vasto dominio del Siam. 589 Si noti la rima imperfetta, che ha inutil-
583Intendi: ‘la loro stessa carne’; nuda è una mente indotto alcuni a correggere il testo,
nostra aggiunta. già da Faria e Sousa e Garcez Ferreira in
584 Niente più che tatuaggi. Le popolazioni avanti fi no ad Epifânio Dias.
nominate sono in Barros (III, 2, 5, p. 78, in- 590Il Moraes e Silva Dicionário glossa ‘ar-
cluse le pratiche dei «Guéus», e I, 9, 1, p. 362 moniosa’, riferendosi a questo verso, ma
per il «Reino Alva», altrove «Avá e Bremá», anche a supra I, 5, 1, dove sonorosa ha un

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NOTE CANTO X p. 819

valore più reboante. Paggi 59 lascia «lira so- 594 La Cauchi-China di cui parla Barros,
norosa», e forse è la cosa migliore. nonché la «Ilha de Ainã» (ibid.). Il regno di
591 Si tratta di un possibile riferimento Champa occupava territorio oggi per lo più
autobiografico, per cui Camões, ingiusta- vietnamita; la Cocin Cina è nel Vietnam me-
mente mandato in prigione e poi imbarcato ridionale, confinante con la Cambogia, inclu-
sulla nave per essere tradotto da Macao a dente il delta del Mekong; l’isola di Hainan
Goa, avrebbe fatto naufragio alla foce del è all’estremo sud della Cina. (Non c’entra
Mekong riuscendo a salvare sé stesso e il suo nulla la Cambaya nominata da Tocco).
manoscritto del poema (cfr. supra VII, 80, 595 Letteralmente: ‘inimmaginata, mai con-
1-4). È un episodio poco chiaro della vita cepita’. Delle enormi ricchezze della Cina
del poeta per cui, oltre al classico Storck parla diffusamente Castanheda Descobri-
(pp. 582 sgg.), rimando alla voce Biografia mento IV, 27, pp. xxxvij sgg. (oro, argento,
del Dicionário Camões redatta da Vitalina seta, velluti, porcellane ecc. ecc.).
Leal de Matos e ovviamente alla nota bio- 596Cioè ‘ha potere, dominio, occupa’ una
grafica supra di Rita Marnoto. Non si di-
porzione di terra immensa, dai Tropici al
mentichi che un episodio simile occorse a
Polo nord (detto iperbolicamente).
Giulio Cesare, come narra ad es. Suet. I, 64:
597 Nell’originale o muro, & edificio indica
«Alexandriae circa oppugnationem pon-
tis eruptione hostium subita conpulsus in ovviamente la Grande Muraglia cinese; per
scapham, pluribus eodem praecipitantibus, Epifânio Dias (> Basto) è un’endiadi, a in-
cum desilisset in mare, nando per ducen- tendere ‘muro artificiale, eretto dagli uomi-
tos passus evasit ad proximam navem, elata ni, non naturale’. Si può anche parafrasare
laeva, ne libelli quos tenebat madefierent, ‘muro e fortezza’, cioè un edificio difensivo,
paludamentum mordicus trahens, ne spolio non un semplice muro. «Sòmente diremo
potiretur hostis» («Ad Alessandria, durante aqui uma maravilhosa cousa que tem esta
l’assalto ad un ponte, per una improvvisa região da China na travessa da sua largura
sortita del nemico, si vide costretto a saltare […]: que entre corenta e três e corenta e cin-
su una barca, ma, poiché pure un gran nu- co graus vai lançado un muro […]. O qual
mero di altri vi si precipitarono, gettatosi in muro dizem que os reis daquela região da
mare nuotò per un tratto di duecento piedi China mandaram fazer por defensão con-
fi no alla nave più vicina, tenendo sollevata la tra os povos a que nós chamamos tártaros»
mano sinistra perché non si bagnassero gli (Barros Ásia III, 2, 7, p. 91: «solamente di-
scritti che portava, e stringendo con i denti remo qui una straordinaria cosa di questa
il mantello da generale perché il nemico non regione della Cina nell’arco della sua lar-
se ne impadronisse»). Stegagno Picchio era ghezza: … che tra 43 e 45 gradi si protende
convinta si trattasse di un mero autosche- un muro… Il quale dicono che i re di quella
diasma, inquadrato però in una complessa regione cinese ordinarono di erigere per di-
simbologia dell’acqua e del naufragio. fesa contro i popoli che chiamiamo tartari»;
592 nelle cui foreste cresce l’aloè profuma- le coordinate della Muraglia sono effettiva-
to] Pellegrini. Si tratta della pianta da cui si mente 40°25’ nord e 116°05’ est circa).
ricava l’olio essenziale linaloe (vd. Barros I, 598 Cinese e Tartaro. Si noti la figura eti-
9, 1, pp. 363 sg.). mologica edificio…edifica. L’espressione se
593 «O qual acêrca de nós è o menos sabido edifica può valere come presente storico: ‘fu,
reino daquelas partes, por a sua costa ser de è stato edificato’, oppure nel senso di: ‘si eri-
muitas tormentas e grandes baixos e a gente ge, si innalza’.
sem navegação» (Barros ivi p. 364; cfr. Orta 599Ovvero ‘riconosciuto, manifesto’, forse
coloquio 30 de linaaloes, cc. 128v sgg.). anche ‘famoso’.

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pp. 819-821 CANTO X NOTE

600Coppia aggettivale formulare: cfr. supra parte do Norte, vindo pera o Sul, o da pri-
VIII, 68, 7. meira è Ternate […], e a segunda, se chama
601 Letteralmente: ‘Essi, il Re che hanno, Tidore» (Barros Ásia III, 5, 5, p. 258). Cfr.
non nacque principe’, con bandieratura a Pigafetta in Ramusio Navigazioni II, pp. 924
sinistra del soggetto della relativa (‘che essi sgg.
hanno’). 608 a guisa d’onde] Paggi 59 □ sbandierate]
602 Di monarchia elettiva in Cina parla an- Poppa Vòlture □ modulate] Averini. Cfr.
che Castanheda, ma per il passato (Descobri- supra VI, 13, 4 e, per il verbo ondear, V, 20,
mento ivi p. xxxix). 5. Del poderoso vulcano di Ternate parla-
603
no sia Barros (ivi, p. 259) che Castanheda
Tutto il resto della Cina, praticamente.
(Descobrimento VI, 11, p. xvj). Cfr. Verg.,
604 Questa qui, seminascosta, di fronte Georg. I, 472: «undantem ruptis fornacibus
alla Cina, donde vien raggiunta] Pellegrini Aetnam».
□ Celle-ci, mi-cachée, qui de loin regarde 609 Cfr. supra IX, 14, 3-4. Cfr. Barros ivi
la Chine, d’où l’on part à sa découverte] p. 258; Castanheda ibid. L’epiteto ardente
Bismut. «O sentido è que os navios que se è praticamente formulare nel poema per le
dirigem ao Japão, tocam primeiro na Chi- spezie.
na» (Epifânio Dias). Il Giappone, sulle carte
610 La guerra per la conquista delle Moluc-
del tempo di Camões, era un’unica grande
isola allungata. Fig. etimol. esconde…escon- che, abbastanza travagliosa e sanguinosa, è
dida («porque entonces [fino ad allora] poco narrata anche da Couto nella settima Déca-
más de la mitad della se avia penetrado» da. Portoghesi e Spagnoli si spartirono le
Epifânio Dias). isole, e alla fi ne del’500 arrivarono pure gli
Olandesi; «naçe ha arvore deste cravo em
605 «The silver mines of Japan were ex- maluco, e sam humas ylhas sogeitas a el rey
hausted long ago. But Major C. R. Boxer de purtugal, e tomadas per guerra justa mui-
informs me that in the last fi fty years of the to tempo ha estas sam as ylhas da contenda
16th Century the production of silver was entre el rey de purtugal, e o de castella» ecc.
very large and that the Portuguese were get- (Orta Colóquios c. 111v: «nasce l’albero del
ting the metal to the value of “a million in garofano nelle Molucche, e sono alcune iso-
gold” annually from the islands» (Bacon). le soggette al re del Portogallo, e prese con
606 Verrà evangelizzata (l’originale ilustrada guerra giusta molto tempo fa sono le isole
è latinismo), in realtà poi tutt’altro che pa- della contesa tra re di Portogallo e re di Ca-
cificamente. Francesco Saverio fu il primo stiglia»).
missionario, ma più tardi «la nascita e la di- 611 Uccelli del Paradiso, descritti già da Pi-
struzione di una comunità cristiana dipende- gafetta: «Também Antonio Pigafetta caval-
ranno da fattori puramente temporali» (M. leyro de Rhodas, em hum roteyro que fez da
Milanesi in Ramusio Navigazioni II, p. 1006), jornada de Fernão de Magalhães ao estreyto
cosa cui Camões non potrà assistere. «After de seu nome, no anno de 1519. em o numero
[ottava]131 there appears to be a break in the 97. conta que chegando o resto da armada as
narrative, as if the following Stanzas were the ilhas Malucas, el Rey de Ternate mandou ao
result of a second visit» (Burton 2, p. 669). Capitão Castelhano dous passaros mortos,
Ci sembra un’ipotesi improbabile; lasciando fermosissimos, a que elles chamão passaros
la Cina, Teti – ovvero Camões – riprende un de Deos & do parayso» (Correa: «Anche
percorso, questa volta inverso, nell’area meri- Antonio Pigafetta, gentiluomo rodiense, in
dionale riportandosi fino al Madagascar. un diario di bordo che scrisse riguardo al
607Nell’arcipelago delle Molucche: «E o viaggio di Magellano verso lo stretto che
[nome] de cada uma destas, começando da porta il suo nome, nell’anno 1519 al cap. 97

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NOTE CANTO X pp. 821-823

racconta che giungendo il resto dell’armata 616 La cosiddetta Borneo Camphor (Dryo-
alle isole Molucche, il re di Ternate mandò balanops aromatica) produce una resina spe-
al capitano spagnolo due uccelli morti, bel- cifica, appunto, facile a indurirsi, e si trova
lissimi, che essi chiamano uccelli di Dio e non solo in Borneo ma anche il Malesia e
del paradiso»). «Gli mandò [a Magellano per a Sumatra. Cfr. Orta Colóquios c. 39v, per
il Re di Spagna, sogg. il re di Tidore] ancora cui la «camfora de Burneo» è la migliore e
duoi uccelli morti bellissimi: questi sono più costosa.
della grandezza d’una tortola, la testa pic- 617 Anche Castanheda ne accenna (Desco-
cola col becco lungo, e lunghe le gambe un
brimento II, 113, p. 215: «cravo de Maluco,
palmo e sottili; non hanno alie ma in luogo
canfora de Borneo, maça & noz debanda,
di quelle penne lunghe di diversi colori; la
sandalos brancos & vermelhos de Timor»).
coda com’è quella della tortola. Tutte l’altre
«Ho sandalo masçe açerqua de timor [Ti-
penne sono d’un colore, come tane over ro-
mor] onde ha maior cantitade» ecc. (Orta c.
vano [rossiccio, color ruggine], eccetto quel-
185v). Timor è l’isola più importante dell’ar-
le che sono delle alie; ma non vola se non
cipelago delle piccole isole della Sonda e si
quando è vento. Hanno oppenione questi
trova all’est estremo, talché dista dall’Au-
Mori che questo uccello venga dal paradi-
stralia circa 500 km.
so terrestre, e chiamanlo manucodiata, cioè
618 il Sul difficoltoso] Paggi 59 □ dans les
uccello di Dio» (Pigafetta in Ramusio II, p.
935; cfr. anche Nicolò di Conti ivi, p. 802). mysterieuses régions australes] Bismut □ il
612 Fanno parte del gruppo delle Molucche, sud misterioso] Poppa Vòlture Averini. L’a-
nella attuale provincia indonesiana di Malu- rea meridionale, intende Camões, è ardua
ku; Antonio de Abreu fu il primo a sbarcar- da esplorare e quindi misteriosa («a do sul
vi, nel 1512. Cfr. anche supra IX, 14, 5. não he ainda discuberta» Castanheda De-
scobrimento III, 62, p. 131). La Sonda era
613 Noce moscata; Barros (III, 5, 6, p. 266)
considerata la parte occidentale di Giava,
parla piuttosto di un colore dei frutti simile
che si divideva così in due isole prospicienti
a quello di certe pesche che sembrano pre-
(Barros IV, 1, 12, p. 43 sg.).
sentare le sfumature dell’Iride, seguito da
619Giava ha una cordigliera montuosa nel
Correa. Ma si legga Orta: «he muyto fermo-
so pomo, e da bom cheiro a boca, e aueis de mezzo, scrive Barros (ivi, p. 44).
saber que quando esta noz he madura vaise 620prima ch’abbia mischiato le sue acque
inchando, e rompe a primeira casca como con quelle d’altri corsi] Pellegrini.
fazem os ouriços das castanhas nossas, e 621 Nella redondilha Carta a uma dama leg-
fica amaça muyto vermelha parecendo como giamo: «Lá para onde o sol sai / descobri-
graã fi na» (c. 129v, c.vo mio: «è un frutto mos, navegando, / um novo rio admirando,
molto bello, di ottimo profumo ad assag- / que o lenho que nele cai, / em pedra se vai
giarlo, e dovete sapere che quando questa
tornando» (Rimas p. 10, sul modello petrar-
noce è matura si va riempiendo e spacca la
chesco di Rvf 135). Cfr. Ov., Met. XV, 313 sg.:
prima scorza come fanno i ricci delle nostre
«flumen habent Cicones, quod potum saxea
castagne, e resta il pomo molto vermiglio ap-
reddit / viscera, quod tactis inducit marmora
parendo come granata fi na»).
rebus». Proprietà analoghe venivano attribu-
614 «E porque neste tempo que começam ite al fiume toscano Elsa da Dante e Boccac-
amadurecer acodem da serra [accorrono dalla cio (Purg. XXXIII, 66 sg. e n. Inglese). Vd.
montagna], como a novo pasto, muitos papa- anche Sil., Pun. VIII, 580 sg.: «nunc Silarus
gaios e pássaros diversos» ecc. (Barros ibid.). quos nutrit aquis, quo gurgite tradunt / du-
615«El Poeta en esto alude a la fabula de ritiem lapidum mersis inolescere ramis». Cfr.
Mirrha» (Epifânio Dias): vd. infra 135. nn. di Bacon e Tocco. Siamo dunque dinnan-

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pp. 823-825 CANTO X NOTE

zi a un topos, al di là delle possibili spiegazio- crem que dali subio aos ceos, & por final dis-
ni scientifiche del fenomeno. so ficou ali aquela pegâda» (Castanheda De-
622 Sumatra, separatasi dalla terraferma; scobrimento II, 22, p. 47: «che dicono i mori
cfr. supra X, 124, 1-4. che è del nostro padre Adamo, e lo chiamano
623
Babadam, e credono che da lì egli salì al cie-
L’isola indubbiamente ha più di sessan-
lo, e all’ultimo lasciò in quel punto quell’or-
ta vulcani; anche (tambem) potrebbe valere
ma»). Il Picco di Adamo (Sri Pada, cioè ‘piede
rispetto a quanto detto supra 132, 4: qui l’at-
sacro’) è un monte dello Sri Lanka dove viene
tività eruttiva sarebbe indicata come molto
venerata una gigantesca orma che gli induisti
più debole. Tutta l’area della Sonda è tetto-
ritengono di Shiva, i buddisti del Buddha e
nicamente assai attiva. Ma probabilmente
musulmani e cristiani di Adamo. Odoardo
questa interpretazione vulgata del verso
Barbosa, riportando la stessa informazione,
(dagli antichi commentatori ai più moder-
scrive che gli indiani usano il termine «Adam
ni) va riformulata alla luce di quanto riporta
Baba», ma in realtà questo sarebbe il nome
Barros: «E como jaz debaixo de Linea Equi-
nocial, è a terra tam úmida com as águas, e con cui i maomettani identificano il Buddha
quente do Sol, que cria grandes arvoredos, (cfr. Ramusio II, p. 666 e vd. Dames Duarte
com que ela fica mui fumosa de tam grossos Barbosa I, p. 118 e n.).
vapores, que, ardendo o Sol per cima dela, 629 La palma che dà il cosiddetto cocco
não tem fôrça pera os gastar» (Ásia III, 5, 1, delle Maldive era creduta erroneamente
p. 232: «E siccome sta sotto la linea dell’E- sottomarina (Barros Ásia III, 3, 7, p. 144):
quinozio, la terra è così umida d’acque, e ricche di informazioni sull’argomento le pp.
calda per il sole, che produce grandi bosca- 87-89 di Ficalho Flora. Cfr. Orta Colóquios
glie, con cui si presenta molto nebbiosa di cc. 68v-69r.
vapori talmente spessi che, ardendo il sole 630 foudroyant] Bismut. Un veleno rapido,
sulla sua sommità, non ha tuttavia la forza potente, per cui sia urgente la somministra-
per disperderli»). Questa è la fonte diretta zione dell’antidoto. Si tratta di un latinismo,
per Camões; Barros poco più avanti cita un come informa Epifânio Dias citando Hor.,
solo vulcano, attivo, che gli indigeni chia- Ars 453: «Ut mala quem scabies aut morbus
mano Balaluão e che forse è l’odierno Balai regius urget».
(o meglio Bukit Lumut Balai) che ha conti-
631 Socotorà, davanti allo stretto del Mar
nue colate laviche e fumarole.
Rosso (Bab el-Mandeb), produce aloe «que
624 «uma fonte que mana óleo, a que cha- se chama çacotorino, por tomar ho nome
mam napta» (Barros ibid.). Secondo Correa
desta ilha onde se apanha» (Castanheda
questa nafta «serue para muytas infirmida-
Descobrimento II, 40, p. 78); «os Arabios
des, principalmente para frialdades», cioè
o chamão Cebar, e os Guzarates […] ho
per l’impotenza. Al di là di questo, Sumatra
chamão Catecomer» ecc. (Orta c. 3r; sull’a-
è effettivamente ricca di risorse petrolifere.
loe vd. tutto il colóquio I e il sg.). Socotra,
625 Si tratta del benzoino (beijoim, cfr. Bar- prospiciente il corno d’Africa, appartiene
ros ibid.). Per Orta il miglior benzoino è oggi allo stato dello Yemen.
quello del Siam (c. 29v). 632 la pâte la plus odorante, l’ambre]
626 Più profumato della mirra (Mirra era Bismut. L’ambra grigia ; cfr. supra VI, 25,
figlia di Cinira); cfr. ad es. supra IV, 63, 6. 7-8 e Ficalho Flora pp. 89-91, nonché ovvia-
627Queste e altre ricchezze di Sumatra mente Orta, Coloquio terceiro de Ambre, cc.
sono documentate in Barros ibid. 10v sgg.
628«que dizem os mouros que he de nosso 633 Occulta perché nasce in fondo al mare
padre Adão, a quem chamão Baba adão, & (Faria e Sousa). «Alguns disseram ser a

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NOTE CANTO X pp. 825-827

sperma da balea, e outros affirmarem ser ciato da Las Casas in primis e deprecato ad
esterco de animal do mar ou escuma delle, es. da Montaigne.
outro dixeram que era fonte que manaua 642 Espressione iper-formulare, con picco-
do fundo do mar, e esta parecia melhor, e le varianti (vd. anche la dotta n. di Faria e
mais conforme a verdade» (Orta Colóquios Sousa).
c. 10v: «Alcuni dissero essere lo sperma 643 Ovvero nell’area settentrionale dell’A-
della balena, spermaceti, e altri affermaro-
merica del sud, che va rastremandosi sem-
no essere escremento di animale del mare o
pre più verso l’antartico.
sua schiuma, un altro disse che si trattava di
644 La Caesalpinia brasiliensis da cui si trae
una fonte che zampillava dal fondo marino,
e questa opinione sembrava migliore e più un colorante vermiglio, chiamata appunto
conforme al vero»). pao brasil. Il termine brasil potrebbe deriva-
634 re dalla ‘brace’, as brazas; vd. comunque Fi-
Il percorso ritorna all’isola di Ma-
dagàscar, davanti alla costa sud-orientale calho Flora p. 92. Cfr. altresì del nostro l’Ecl
dell’Africa, per cui si risalga supra I, 42, 5-6. VI, 18: «brasas roxas acende a roxa flama».
645 Primo nome del Brasile, la «Província
635 Ha in parte un valore di prossimo futuro.
de Santa Cruz, a que vulgarmente cha-
636‘aperto, ampio, visibilmente esteso’, l’O- mam Brasil» (Barros Ásia III, 5, 9, p. 287).
ceano. «E tornando a Pedralvarez [Cabral] seu
637 In portoghese Ponente è forma antica per descobridor, passados alguns dias que alli
Poente. Riferimento alle Indie occidentali. esteve fazendo sua agoada & esperando por
638 Cfr. supra 130, 1. Fernão de Magalhães tempo que lhe servisse, antes de se partir,
(Fernando Magellano), già evocato analo- por deixar nome aquella prouincia, por elle
gamente supra II, 55, 6. Com’è noto, Ma- nouamente descuberta, mandou alçar huma
gellano, non ottenendo dal suo re Manoel Cruz no mais alto lugar de huma aruore,
il fi nanziamento per un viaggio alle isole onde foy aruorada com grande solennidade
delle spezie, fu sponsorizzato dal monarca & bençóes de Sacerdotes que leuaua em sua
castigliano Carlo V con il progetto audace companhia, dando a terra este nome de San-
di raggiungerle circumnavigando l’Ameri- ta Cruz […]. Ao qual chamaram brasil por
ca meridionale (il passaggio a sud-ovest); il ser vermelho & ter semelhança de brasa, &
viaggio iniziò nel 1519 e terminò per lui nel daqui ficou a terra com este nome de Bra-
1521 con la sua morte nelle Filippine. Più sil. Mas pera que nesta parte magoemos ao
complesse ragioni del dissidio con il re por- Demonio, que tanto trabalhou & trabalha
toghese sono analizzate da Barros (III, 5, 8 por extinguir a memoria da Sancta Cruz,
pp. 282-286). & desterrala dos corações dos homens […]
639 tornemoslhe a restituir seu nome» ecc.
Dal polo artico all’antartico: l’America.
(Gandavo Historia c. 7r: «E tornando a Ca-
640 Ovviamente l’oro, detto fl avus dai latini bral, suo scopritore, passati alcuni giorni in
(Aen. I, 592) ecc. La luzente mina è soggetto, cui colà stava facendo rifornimento d’acqua,
che è oggetto della frase nella nostra tradu- e aspettando il tempo necessario, prima di
zione; nell’originale abbiamo ‘in quanto la ripartire, per lasciare un nome a quella pro-
renderà superba la lucente mina’ ecc. vincia, da lui scoperta per la prima volta,
641 Infatti, le grandi conquiste delle «Indie comandò di ergere una Croce nel più alto
occidentali» furono compiute dagli spagno- punto di un albero, ove fu innalzata con
li, tranne il Brasile, come il poeta specifica grande solennità e benedizioni dei sacerdoti
subito dopo. L’immagine del colar, anche se che egli aveva con sé, dando alla terra que-
adatto a delle bestie (rudo colo), nasconde il sto nome di Santa Cruz … Lo chiamarono
sottofondo tragico delle conquiste, denun- Brasile per essere vermiglio e avere somi-

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pp. 827-829 CANTO X NOTE

glianza con la brace, e da ciò rimase alla tipo: fi n ch’il Sol dia principio e fi ne all’an-
terra questo nome di Brasile. Ma poiché in no] Paggi 59 □ tant que le soleil réchauffe-
questa parte temiamo il Demonio, che tanto ra le monde] Bismut □ per tanti anni / per
s’è ingegnato e si ingegna per estinguere la quanti ancora il Sole il mondo scaldi] Poppa
memoria della Santa Croce e strapparla via Vòlture □ fi n che il Sole scaldi / il mondo
dai cuori degli uomini … torniamo a resti- i loro amor resteran saldi] Averini. Invece,
tuirle il suo nome originario»; la proposta correttamente: por más tiempo que al mun-
non ebbe però successo). do el sol caliente] Caldera □ per un tempo
646 la prima flotta che verrà armata per l’In- maggior di quel che il Sole / riscalderà con
dia dopo la vostra] Pellegrini. A scoprire il la sua luce il mondo] Bonaretti □ fi n dopo
Brasile sarà appunto Pedro Álvares Cabral che il sole non riscalderà più la terra] Pel-
nel 1500. legrini □ longer than sunlight warms the
earth and sea] White. Usque dum vivam et
647 Rima identica. ultra, così gli eroi e le ninfe si sono promessi
648 Aristocratico lusitano, Magellano si amore: tutto l’erotismo del canto IX con-
allontana dalla sua patria ottenendo favori fluisce, come già sappiamo, in una rigorosa
dalla Spagna. In questi versi risuona, più monogamia santificata. Il verbo aquente si-
che un rimprovero verso il grande esplo- gnifica letteralmente ‘scaldi’.
ratore, una soddisfazione nel ricordarne la 655 Formulare: cfr. supra I, 45, 4 ecc.
indubbia portoghesità di nascita e forma- 656 Ove vento irado è formulare (cfr. occorr.
zione. Anche Faria e Sousa, paladino del
in Verdelho Concordância).
rispetto della honra, offesa dal re Manoel,
657 Si tratta di una dittologia topica, per cui
giustifica con un lungo discorso il com-
portamento del Magalhães, che già Barros si possono fare innumeri esempi antichi e
defi niva «agravado del-Rei» (ivi p. 284), e moderni («diligimus pariter pariterque ti-
lo stesso aggettivo si ripropone in Camões memus», Claud., De nupt. Hon. 331, ecc.).
supra 138, 7 e II, 55, 6. L’aggettivo temido assume qui, diremmo,
649 una sfumatura più leggera: ‘omaggiato, ri-
Abitanti della Patagonia; anche Barros
verito’. In realtà il ritorno non fu così felice
(ivi p. 290) parla di uomini i cui corpi supe-
per Gama, che fra l’altro perdette in viaggio
ravano i 12 palmi (circa due metri e mezzo
il fratello Paulo, deceduto e sepolto nell’i-
di altezza, un assurdo, ma il palmo era mi-
sola di Terceira. Camões chiude il poema
sura incerta e variabile a seconda dei luoghi
senza soffermarsi sulle disavventure del
e dei tempi).
ritorno; infatti «La verdad del caso no es
650 Il Pacifico, evidentemente e quanto esta, porque ellos passaron iguales traba-
si rivela del polo australe. Termina qui la jos a la buelta que a la ida [al ritorno come
cosmologia-geografia esposta da Teti, con all’andata]. Pero el Poeta como grande, i mi-
un brivido di mistero e, nonostante i grandi sterioso, i divino, dize esto por las razones
spazi evidenziati e conquistati, illustrati nel que diximos», cioè che nel poema il finale
discorso, chiude con un senso non placato è «todo como convenia a la buena orden de
dell’ignoto. la narracion, porque sin duda fuera vicio el
651 Vd. supra 138, 4 ecc. Straformulare. referir la buelta con otro acontecimientos,
652 aunque fuessen tan felizmente descritos,
Cioè ‘particolarmente graditi, amati in
como los de la ida» (Faria e Sousa: sarebbe
quanto ammirati’.
stato un vizio narrativo e poetico raccon-
653 Formulare: vd. supra IX, 51, 2. tare altri avvenimenti relativi al viaggio di
654 Appunto in eterno (cfr. supra 142, 7), ritorno, anche se ben scritti e reali; intende
talché riteniamo discutibili traduzioni del dire che dopo tutto l’articolarsi complesso

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NOTE CANTO X pp. 829-833

e magnifico del poema, aggiungere nuovi 662 «non so per che stelle maligne» (Petr.,
eventi, storici ma pleonastici, avrebbe costi- Rvf 128, 52); «per influsso di stelle o di de-
tuito un difetto strutturale, un ricominciare stino» (B. Tasso Amori II, eleg. 5, p. 253).
dopo aver fi nito in magnificenza. Insomma: 663 Quindi per divina volontà. Ovviamente
un nostos avrebbe costituito materia di un il monarca è Sebastião.
secondo poema!). 664 Letteralmente: ‘osservate, considerate
658 E recano alla patria e al re, nel felice che siete’.
esito dell’impresa loro affidata, ricompensa 665 e confrontate pure con le altre nazioni]
ai sacrifici sostenuti e nuovo titolo d’onore
Pellegrini □ voyez les autres peuples pour
e d’orgoglio] Pellegrini. Ma il soggetto di
vous en persuader] Bismut.
ilustrou non può che essere il medesimo di
666 Cfr. supra X, 43, 6.
mandou ovvero il Re. Per cui i dubbi dei
commentatori (fra cui Epifânio Dias) non 667 Da computare bisillabo (originale: se-
hanno motivo. Ora il Re portoghese era tas).
anche signore di Etiopia, Arabia, Persia e 668 Si intenda ovviamente ‘al mare profon-
India. Qui potrebbe terminare il poema, do’, cioè ‘al fondo dell’oceano’, clausola di
come, più o meno, terminano l’Eneide e la verso formulare, e non al Profundo inteso
Liberata, mentre Camões aggiunge altre 12 come Inferi, anche se poi l’effetto è quello
ottave rivolte al re Sebastião; Faria e Sousa (cfr. ad es. supra, IV 44, 6).
difende con molte argomentazioni questa
669 Letteralmente: ‘comandi’.
scelta. Rimandiamo alle nostre note intro-
duttive al canto per una discussione un po’ 670 Giustamente Faria e Sousa rimanda a
più estesa. supra I, 51, 8.
659 affiochita] Pellegrini. Eco evidente di 671 Non troppo vistoso fulmen in clausula.
Giobbe («versa est in luctum cithara mea 672 trattandoli con benigna affabilità]
et organum meum in vocem flentium» 30, Pellegrini □ par votre présence et votre
31), passo presente soprattutto a Petrarca, doux accueil] Bismut. «I singularmente
Rvf 292, 13-14 e, ancor prima, a Gualtiero atendió el Poeta a que el Rey Don Seba-
di Châtillon. Cfr. poi Egl. I: «a frauta que stian iva faltando con [mancava di] aquella
soía / mover as altas árvores, tangendo, / se facilidad humana de los Reyes passados,
me vai de tristeza enrouquecendo» (Rimas en hablar a su gente en general, i non con
p. 312, con insistenza sui lemmi triste, tri- dos o tres validos en particular» (Faria e
stura e tristezas in tutta la strofa – vd. v. 8 di Sousa).
questa ottava 145). 673 Nel senso di ‘capacità’.
660 «Non canimus surdis» (Verg., Ecl X, 8). 674 Cioè ‘per darvi consigli giusti’, ma il pa-
661 inerzia] Poppa Vòlture □ pessimism] rallelismo col diuino Conselho di supra 146,
White. Epifânio Dias evoca il carattere me- 6 ci induce a tradurre – senza modificare
lanconico e saudoso del popolo lusitano. sostanzialmente il senso – con l’evocazione
Faria e Sousa forse centrava meglio il bersa- di un Consiglio reale ristretto ai più fidi. Si
glio, riferendosi alla tristitia, per cui si veda veda, d’altra parte, anche infra 152, 5.
almeno Thom., De malo, quaest. 11 che pa- 675 le cose riescono] Pellegrini. Ragioni di
rafrasa Gregorio: «acedia est interna mentis
rima ci hanno indotto a una versione meno
tristitia». In realtà nell’opera di Gregorio
letterale.
(XXXI, XLV, 88) viene messa in diretta re-
676 chacun selon son aptitude dans l’emploi
lazione tristezza e avarizia («tristitia quoque
ad avaritiam derivatur» ecc.), come Camões qu’il a choisi] Bismut.
fa con cubiça e tristeza. 677 Le due frasi fi nali (por…pelos) incorni-

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pp. 833-835 CANTO X NOTE

ciano la modale-strumentale, con un sur- sent delectati, quaerebant ab Hannibale,


plus di efficacia espressiva. quidnam ipse de illo philosopho iudicaret:
678 Memoria di Dante, Purg. XI, 100-101 hic Poenus non optime Graece, sed tamen
«Non è il mondan romore altro che fiato / libere respondisse fertur, multos se deliros
di vento». senes saepe vidisse, sed qui magis quam
679
Phormio deliraret vidisse neminem. Neque
Gloria, ambizione, cobiça sono le ‘bestie
me hercule iniuria; quid enim aut adrogan-
nere’ (so to say) dell’ordine socio-etico di
tius aut loquacius fieri potuit quam Hanni-
Camões.
bali, qui tot annis de imperio cum populo
680 de cima può valere sia ‘per prima cosa, Romano omnium gentium victore certasset,
in primis’, sia, forse qui altrettanto coeren- Graecum hominem, qui numquam hostem,
temente, ‘del Cielo, di Dio’, come traducono numquam castra vidisset, numquam deni-
quasi tutti, tranne però Paggi 59: «in pri- que minimam partem ullius publici mune-
ma». Considerando la sequenza não somente ris attigisset, praecepta de re militari dare?
… de cima, mas inda, noi stiamo col primo Hoc mihi facere omnes isti, qui de arte di-
traduttore. Resta indubbio che la Ley è la cendi praecipiunt, videntur; quod enim ipsi
religione cristiana. experti non sunt, id docent ceteros» ecc.
681 Superfluo rimarcare l’allitterazione sul- (75-76: «Come si racconta, Formione fi lo-
la labiodentale sonora, accentuata dalla pa- sofo peripatetico, quando Annibale espulso
ronomasia dei bisillabi. da Cartagine venne ad Efeso in Antiochia
682 Epifânio Dias parafrasa bene: ‘due or- quale esule, per lui, poiché il suo nome co-
dini di nemici’. stituiva ormai una grande gloria per tutti, fu
683 invitato da amici ospiti, per ascoltar parlare
possano dire che i Lusitani sono più
il dotto, se ne avesse voglia; avendo Anniba-
adatti a esser comandati che a comandare]
le detto di sì, Formione da uomo facondo si
Pellegrini. Scritto alcuni anni prima che il
dice abbia discettato per ore sui doveri del
Portogallo, Camões ormai morto, cada sot-
to il dominio castigliano e vi resti per 40 comandante e su ogni materia militare. Al-
anni… lora, dacché gli altri che lo avevano ascoltato
erano stati grandemente deliziati, chiesero
684 Da computarsi bisillabo nella nostra ad Annibale cosa pensasse di quel fi losofo:
traduzione. si dice che allora il Cartaginese non in ot-
685 Tema squisitamente camoniano; cfr. su- timo greco ma tuttavia fluidamente abbia
pra V, 17. risposto di aver visto spesso molti vecchi
686 discourir d’un ton ferme et doctoral] deliranti, ma nessuno che delirasse più di
Bismut. Epifânio Dias glossa: «lia: como Formione. Non era, per Ercole, una ingiu-
lente, como doutor; tratava e lia: dissertava ria; infatti, cosa di più arrogante o petulante
doutoralmente». Fonte è Cic., De orat. I, 18: poteva esserci che ad Annibale, il quale per
«ut Peripateticus ille dicitur Phormio, cum tanti anni aveva combattuto per il comando
Hannibal Karthagine expulsus Ephesum col popolo romano vincitore di ogni nazio-
ad Antiochum uenisset exsul proque eo, ne, un uomo greco, che mai aveva visto un
quod eius nomen erat magna apud omnis nemico, un accampamento, mai aveva preso
gloria, invitatus esset ab hospitibus suis, ut parte infi ne a una minima parte dei pubblici
eum, quem dixi, si vellet, audiret; cumque affari, venisse a dare precetti sull’arte della
is se non nolle dixisset, locutus esse dicitur guerra? Ciò esattamente mi pare facciano
homo copiosus aliquot horas de imperatoris tutti costoro che danno precetti sull’arte del
officio et de [omni] re militari. Tum, cum dire: non essendo infatti essi stessi esperti,
ceteri, qui illum audierant, vehementer es- lo insegnano agli altri»).

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NOTE CANTO X pp. 835-837

687 agendo] Pellegrini □ par l’action] Bi- essere pubblicata (cantata pubblicamente)’.
smut. Si noti, in consueta figura etimologi- Subito dopo questi due versi, segue l’augu-
ca, la diversa – se non opposta – semantica rio di una impresa eroica prossima del Re
di tratar al v. 4 e al v. 8: nel primo caso il (che invece andrà incontro alla rovina di
‘dissertare’, dottamente ma anche a vuoto, Alcácer-Quibir nel 1578) o ancora, come
nel secondo caso ‘agire, procedere’, anzi po- suppone Moura cit. da Tocco sulla base di
tremmo dire maneggiare, confrontarsi cioè Faria e Sousa, l’allusione a un poema inedi-
con la realtà bellica. Si veda anche Sall, Bell. to incompiuto del nostro sulle gesta africane
Iug. 85: «Quae illi audire aut legere solent, fallimentari del povero e grande Sebastião,
eorum partem uidi, alia egomet gessi: quae o ancora l’annuncio di una continuazio-
illi litteris, ea ego militando didici. Nunc ne d’autore (vd. supra l’Alvará regale della
uos existumate, facta an dicta pluris sint» princeps). Vd. in Dicionário Camões l’entry
(dal lungo discorso di Mario: «Le cose che Camões e D. Sebastião, stilata da V. Aguiar
essi udire o leggere sono soliti, parte di que- e Silva, molto ricca e articolata, con biblio-
ste vidi, altre però ne ho compiuto: loro han- grafia; cfr. fra l’altro Agudo A edição pp.
no imparato quelle cose sui libri, io militan- 343-345.
do. Ora giudicate voi, se son più importanti 695 Si osservi bene che qui nella princeps
i fatti o le parole»). c’è un punto fermo. All’ottava seguente si
688 «o rudo engenho meu» (Son. 153, 4; Ri- affronta un altro discorso, concernente il
mas p. 193). Sulle ultime ottave del poema vd. futuro.
in particolare Bernardes As estâncias finais. 696 Si invita il Re a conquistare il Maroc-
689 ‘neppure per sogno’, potremmo para- co. Come osserva Bismut, «le mot Ampé-
frasare. louse peut désigner d’une manière vague
690 Espressione biblica: «ex ore infantium le Maroc tout entier». Così si eviterebbe
et lactantium perfecisti laudem» (Ps 8, 3, l’equivoco dovuto al fatto che Ampelusa,
ripreso poi da Mt 21, 16). promontorio a nord-ovest di Tangeri, è ben
691
altro luogo rispetto a Tarudante, città nella
onorato] Pellegrini. Si rammenti il si-
provincia marocchina sud-occidentale. Tut-
gnificato antico dell’italiano honesto, cioè
tavia Camões dimostra di conoscere il pro-
‘degno d’onore, onorevole’. E non è fuor
montório de Ampelusa, come si legge sopra,
di luogo evocare Orazio, Epist. I, 2, 35 sg.:
III, 77, 3 (ove al v. 1 avevamo anche Medusa).
«si non / intendes animum studiis et rebus
E dunque? Possiamo considerare Trudante
honestis», pure se in differente contesto
a parte, intendendo che il Re distruggerà sia
semantico.
Ampelusa che Trudante, insomma conqui-
692 Camões riconosce a se stesso la dottrina, sterà il Marocco intero. Che «Atlante […]
l’esperienza in guerra e nei viaggi e l’inge- Marrocos […] & Turudante» siano elencati
gno creativo di cui fa fede proprio il poema in Lisboa edificada ovvero Ulyssea (Lisboa,
che ora sta fi nendo. Vanti di tal genere non P. Crasbeeck, 1636, IV, 105, 4 e 6, c. 74r) non
sono da considerare fuori luogo nell’epica; indica se non una imitazione da Camões (il
a non voler citare, ovviamente, il modello poema inizia As armas, & os varaõ, que os
offerto da Dante. malseguros ecc.).
693 Couplet simmetrico che riassume l’im- 697 Nella nostra interpretazione: la musa
magine del cavaliere gentiluomo e poeta, la camoniana, ormai stimata e felice dopo la
spada e la penna, insomma. Vd. Macedo O pubblicazione dei Lusíadas col permesso del
braço e a mente. Re, permesso di cui il poeta è piuttosto cer-
694 Cioè ‘la vostra volontà farà sì che la de- to, canterà – sotto la garanzia e quasi il giu-
gna impresa (narrata nel mio poema) potrà ramento dell’autore stesso – le nuove gesta

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p. 837 NOTA COMPLEMENTARE 1 NOTE

di Sebastião in Africa. Così tutto ci sembra Nota complementare 1


tornare più coerente e logico.
698 Nell’originale fico, nel senso di Il cane sagace dei Lusíadas IX, 74, 1
«afiançar» (Moraes e Silva Dicionário), ‘ga-
rantire, assicurare’: cfr. supra 57, 8. Confe- The sign on the gate says Chien méchant, and the
risce un valore di futuro al congiuntivo pre- dog is certainly méchant. […] How does the dog
know that, despite her mask of indifference, she
sente cante della relativa.
fears him? […] She has read Augustine. Augus-
699 Cfr. Cic., Pro Arch. X: «Quam multos tine says that the clearest evidence that we are fall-
scriptores rerum suarum magnus ille Ale- en creatures lies in the fact that we cannot control
xander secum habuisse dicitur! Atque is the movements of our own bodies.
tamen, cum in Sigeo ad Achillis tumulum J. M. Coetzee, The dog
astitisset: “o fortunate,” inquit, “adule- L’etichetta Chien méchant segnala ed accerta
scens, qui tuae virtutis Homerum prae- non soltanto la malvagità dell’animale appar-
conem inveneris!” Et vere. Nam, nisi Ilias tenente alla specie canis, ma anche la paren-
illa exstitisset, idem tumulus qui corpus tela dialogica che lo lega all’essere umano.
eius contexerat nomen etiam obruisset» Quest’immagine, specchio di un ardore auto-
(«Quanto numerosi scrittori delle sue gesta gratificante che può risolversi tanto in timore
il grande Alessandro si dice avesse con sé! come può coprirsi di indifferenza, espone la
E tuttavia egli, difronte al tumulo di Achil- fragilità di colui che, caduto nella valle terre-
le a Sigeo, esclamò: – O fortunato giovane, na, è incapace di controllare il proprio corpo.
che hai trovato come tuo cantore Omero! E In Os Lusíadas, IX, 74, Luís de Camões subli-
aveva ragione. Infatti, se l’Iliade non fosse mò queste eventualità in una delle più belle
mai stata scritta, quello stesso tumulo che stanze del suo corpus letterario:
conservava il suo corpo avrebbe sepolto
anche il suo nome»). Cfr. supra 93, V, 1-4, Qual tão de caçador sagaz, e ardido,
94, 2: in particolare quest’ultima occorren- Vsado a tomar na agoa a aue ferida,
za (le navigazioni di Gama o mundo canta) Vendo rosto o ferreo cano erguido,
autorizzerebbe una semantica secondaria Pera a Garcenha, ou Pata conhecida,
di cantar come ‘cantare pubblicamente’ (vd. Antes que soe o estouro, mal sofrido
supra n. a 155, 6 e in questa ottava 156 il v. Salta nagoa, e da presa nam duuîda,
6). Il poema fi nisce con un’allusione colta, Nadando vay e latindo, assi o mancebo
Remete ha que nam era yrmaã de Phebo.
e tecnicamente con una rima ricca e con
un trocadilho: se strumentazioni metrico- Qual can di cacciator, sagace e ardito,
retoriche di questo tipo non fossero state uso a afferrar nell’acqua uccel ferito,
importanti per Camões, egli non avrebbe vedendo già la ferrea canna alzata
certo siglato il suo capolavoro in tal modo. contro l’airone o l’anatra a lui nota,
Noi, purtroppo, per ragioni di fedeltà, chiu- pria che risuoni il colpo, insofferente,
diamo con un’assonanza invece che con una salta in acqua e, sicuro della preda,
rima, sperando non in piscem. nuotando va e latrando: così il giovine
punta lei che non è suora d’Apolline.
ROBERTO GIGLIUCCI (IX, 74, f. 157v)

In verità, il cane è il nauta lusitano che na-


dando e latindo, cioè nuotando e latrando, si
lancia nelle acque, alla ricerca della ninfa in-
differente e seduttrice. Nell’Isola di Venere,
«le regole naturali e l’appello alla Natura» in-
frangono i divieti delle «leggi umane», fattore

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NOTE NOTA COMPLEMENTARE 1

che portò Nuno Júdice a ricordare, a questo vol. 1, p. 390; Trigoso). Divise i suoi va-
proposito, l’interesse di Jean-Jacques Rousse- stissimi interessi enciclopedici tra la storia
au per la botanica (Júdice Camões por cantos, delle navigazioni, la letteratura e le scienze
p. 90). Si aggiunge, al caso, che quel tale ma- naturali, distinguendosi nel campo della
rinaio della flotta di Vasco da Gama, Veloso, zoologia, della chimica e dell’agricoltura.
aveva ricevuto dal poeta un trattamento tanto Figlio di Francisco de Mendo Trigoso Ho-
particolare che alcuni critici vi hanno ricono- mem de Magalhães e di Antónia Joaquina
sciuto una maschera autobiografica. Teresa de Sousa Morato, si sposò con Maria
Il cane dei Lusíadas, IX, 74, 1, sollevò deli- José Vicente Caupers de Oliveira Sandes
cati problemi di ordine testuale alla fi lolo- e Vasconcelos. Ricevette una educazione
gia ottocentesca. Percorrendo gli esemplari ed una formazione di prim’ordine. Studiò
usciti dall’officina di António Gonçalves presso il Colégio das Necessidades, al Col-
datati 1572, gli eruditi non ritrovavano, in legio dei Nobili e all’Università di Coimbra
questo verso, la forma cão, (‘cane’), ma la (Magalhães Antigos alunos da Universidade
forma tão (‘tanto’). L’avverbio intensificante de Coimbra). Nobile della casa reale, fu
tão, tanto, contrastava manifestamente con il tenente-colonnello del reggimento di caval-
nome cão, il cane che saltava nell’acqua, nuo- leria di Torres Vedras e occupò gli incarichi
tava e latrava. di censore regio alla «Mesa do Desembargo
Invece, il problema non si pose per un fi- do Paço» e membro della Commissione di
losofo naturale formatosi all’Università di Censura. Come socio dell’Accademia Rea-
Coimbra, in quanto egli trovò e segnalò la le delle Scienze di Lisbona svolse notevoli
forma cão nella medesima edizione del 1572. attività, avendo ricevuto la nomina a se-
Questa segnalazione si deve all’accademico gretario di questa istituzione quando José
Sebastião Francisco de Mendo Trigoso Ho- Bonifácio de Andrada e Silva partì per il
mem de Magalhães (Lisbona, 1773-1821), Brasile.
che la espose in un breve e tuttora entusia- Restò famosa la descrizione, presentata ai
smante saggio, intitolato Exame crítico das membri dell’Accademia, di una nuova spe-
cie ittica della costa portoghese che battez-
primeiras cinco edições dos «Lusíadas», il
zò come sparus trilabiatus (budeão pintado;
quale uscì a titolo postumo in «História e
Silva Discurso). La scoperta gli valse le lodi
Memórias da Academia Real das Ciências
sul «Jornal de Coimbra. Parte II. Dedicada
de Lisboa» (Trigoso Exame crítico).
a todos os objectos que não são de Ciências
Nella sua Tabella dei principali errori della
Naturais» (Jornal de Coimbra). D’altronde,
prima Edizione del 1572, che furono emen-
la misura delle sue conoscenze in zoologia è
dati nella seconda dello stesso anno, orga-
abbondantemente illustrata dalla memoria
nizzò un confronto testuale tra le edizioni
circa il verme che si era riprodotto nell’oc-
che designò come nº 1 (E/D) e nº 2 (Ee/S).
chio di un cavallo, letta il 24 giugno del 1816
Il fascicolo di quella errata restituisce al pas-
(Trigoso Memória sobre um verme). È soste-
so la sua coerenza semantico-pragmatica. Si
nuta da un vivo dialogo con Linneo, Haller,
confronti:
Bonnet, Blumenbach o Baldinger.
IX, 74, 1
Fra gli svariati incarichi che svolse, spicca il
nº 1 (E/D) fatto che si occupò di una materia letteraria
Qual tão de caçador sagaz e ardido, che al tempo era all’ordine del giorno. Mi
nº 2 (Ee/S) riferisco al Relatório da Comissão nomeada
Qual cão de caçador sagaz, e ardido, pela Academia Real das Ciências de Lisboa
para lhe dar conta da nova Edição dos «Lusía-
Sebastião Trigoso è una figura poco studia- das» impressa em Paris no ano de 1817 (Ama-
ta (Sá Elogio histórico; Juromenha Obras, ral Relatório; Resoconto della Commissione

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NOTA COMPLEMENTARE 1 NOTE

nominata dall’Accademia Reale delle Scienze Tele di ragno, La coltivazione dei roseti in
di Lisbona per informare della nuova edizio- Portogallo).
ne dei «Lusíadas» stampata a Parigi nell’an- È con convinzione che l’illustre critico
no 1817). Si tratta della favolosa edizione nomina Camões «um naturalista erudito
di Morgado de Mateus (Morgado Mateus). e profundo» (Sequeira A fauna, p. 26: «un
Mai fi no a quel momento uno studioso dei naturalista erudito e profondo»), lettore di
Lusíadas si era interrogato in maniera tan- André Thevet, Siegmund von Heberstein,
to incisiva, come José de Sousa Botelho, in Olaus Magnus, Bernhard von Breydenbach,
merito alla fisionomia del testo della prima Rondelet, Salviani, Turner o Gressner.
edizione del poema, mettendo in questione Sottolinea, tuttavia, che ciò che segna la
una pratica secolare di editiones descriptae. differenza è l’origine delle conoscenze di
Fu in questo clima che Trigoso elaborò l’E- zoologia che possedeva il poeta, in quan-
xame crítico. Combattuto tra timori e slanci to fondate su un’esperienza diretta, che gli
incontenibili, gli si deve il merito di essere permise di superare fantasie e credenze
stato uno dei primi studiosi ad evidenziare popolari. Sequeira elaborò un’accurata lista
alcune differenze nell’iconografia, nell’or- dei luoghi dei Lusíadas, relativi agli «in-
tografia e nel testo delle due edizioni datate divíduos da família Canis» (A fauna, p. 33:
1572, ad aver osato affermare che le forme «individui della famiglia Canis»), finendo
di stampa non erano state le stesse e ad usare con il soffermarsi, in particolare, sulla
le parole «imitazione» e «fi nzione» (Trigoso metamorfosi del lusitano temerario nel cane
Exame crítico, p. 194) per l’edizione nº 2, ad che nuota e latra. Classificò la comparazio-
aver notato da un lato l’assenza della licenza ne come «superba», senza tralasciare, nel
del Tribunale e, dall’altro, la contemplazio- contesto della stanza, la Garcenha (ardea mi-
ne della possibilità di una continuazione nuta) e la Pata conhecida (con due ipotesi di
del poema all’interno dell’autorizzazione corrispondenza, anas boschas oppure anser
regia, ad aver considerato, sebbene timoro- sylvestris) (A fauna, p. 63).
samente, che Manuel de Faria e Sousa, nel Ciononostante, come osservato preceden-
suo commento ai Lusíadas, del 1639, si era temente, la forma cão di IX, 74, 1 non fu
già accorto dell’esistenza delle due edizioni, accolta senza obiezioni da parte dei fi lolo-
come indicato dalle note alla stanza IX, 21, gi del secolo XIX. Si considerino António
e ad aver descritto le alterazioni introdotte da Silva Túlio e José Feliciano de Castilho,
dalla censura nelle edizioni del 1584, 1591 fratello dello scrittore António Feliciano de
e 1597. Castilho.
Silva Túlio, zelante conservatore della Bi-
Trascorse alcune decadi, lo stesso passo del blioteca Nacional de Portugal, fu uno dei
poema meriterà la massima attenzione di primi a pronunciarsi (Túlio Facsímile do
uno zoologo ben conosciuto, Eduardo Se- rosto). Si appoggiò ai raffronti dell’allora
queira (Porto, 1861-1914), nell’interessante direttore della Nazionale, José Feliciano
saggio A fauna dos «Lusíadas» (La fauna dei de Castilho, che aveva segnalato in colore
«Lusíadas»), pubblicato nel «Boletim da So- verde, nell’esemplare della biblioteca, tutte
ciedade de Geografia de Lisboa» (Sequeira le comparazioni della Tabella dei principali
A fauna). Sequeira, che era contabile per errori in cui Sebastião Trigoso aveva sba-
una azienda di esportazione di vini a Vila gliato. Silva Túlio fa sue le parole di Castil-
Nova de Gaia, fu autore di significativi studi ho scrivendo: «A nossa edição diz: [...] Qual
nell’ambito delle scienze naturali: Os répteis tão de caçador sagaz e ardido [...]. Serão erros
em Portugal, Ninhos e ovos, As abelhas, Teias da memória de Trigoso?» (Túlio Facsímile
de aranha, o La culture des rosiers en Portugal do rosto, p. 183: «La nostra edizione riporta:
(I rettili in Portogallo, Nidi e uova, Le api, [...] Qual tão de caçador sagaz e ardido [...].

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NOTE NOTA COMPLEMENTARE 1

Saranno errori di memoria di Trigoso?»). L’effetto esercitato dall’oscillazione tra tão e


Ma la domanda mascherava in fondo l’attra- cão ebbe conseguenze davvero sconcertanti
zione per quel cane che era un eroe intimo- su Francisco Gomes de Amorim, quando
rito. Il critico di Camões alla fi ne si allineò questi nel 1889 pubblicò la sua edizione dei
con la categoria grammaticale di nome. La Lusiadi. Inizialmente egli seguì la posizione
forma cão, correttamente analizzata, po- di José Feliciano de Castilho, correggendo-
teva essere favorevole alla tesi che voleva lo soltanto per non aver registrato la virgo-
sostenere l’esistenza di un’unica edizione la dopo sagaz (Amorim, t. 1, p. 81). A suo
del 1572, con l’introduzione di correzioni avviso, la virgola era importante, in quanto
successive da parte del poeta stesso. Essen- conferiva densità alla comparazione tra la
do così, la interpretò come variante di stato sagacia dell’animale canis e dello stesso lu-
tipografico di una unica edizione. sitano, nauta intimorito. Tuttavia, dopo una
Alcuni anni dopo, sarà lo stesso José Feli- divagazione di alcune pagine, fi nì col risol-
ciano de Castilho ad affrontare il problema vere l’enigma: «Entre as supostas segundas
testuale del contrasto tra avverbio e nome, [edições; para Amorim Ee/S], da biblioteca,
in un articolo pubblicato a Rio de Janeiro há um exemplar, único dos quattro que exa-
(Noronha Memória). Essendosi trasferito in minei, que lê no canto IX, est. 74, v. 1: Qual
Brasile, il grande conoscitore di libri ebbe cão de caçador sagaz, e ardido,» (Amorim, t.
l’opportunità di osservare l’esemplare dei 1, p. 84: «Tra le supposte seconde [edizioni;
Lusiadi dell’Imperatore Pedro II, che era per Amorim Ee/S], della biblioteca, vi è un
stato della libreria del Colégio di São Bento esemplare, unico dei quattro che esaminai,
da Saúde, di Lisbona, e attualmente di pro- che riporta nel canto IX, est. 74, v. 1: Qual
prietà dell’«Instituto Histórico e Geográfico can di cacciator sagace, e ardito,»).
Brasileiro». Di fronte al cão segnalato da Se- Gomes de Amorim ebbe un fiuto da segu-
bastião Trigoso nella Tabella dei principali gio. Di fatto, nell’esemplare della Biblioteca
errori, Castilho esclama con una certa acri- Nacional de Portugal che attualmente pos-
monia: «estes versos não são assim!» (No- siede la segnatura Cam. 2 P (Ee/S), si legge
ronha Memória, p. 34: «questi versi non sono cão, al contrario di quanto avviene in Cam. 1
così!»). Ciononostante, anch’egli finì con P (E/D), Cam. 3 P (Ee/S) e Cam. 4 P (Ee/S)
l’essere d’accordo con il cão catalogato da della stessa biblioteca, che riportano tão.
Trigoso. Il suo intento era diverso da quello Attraverso l’utilissimo CD di K. David
di Silva Túlio. Desiderava difendere l’esisten- Jackson (Jackson Camões), ho potuto segui-
za, per lo meno, di tre edizioni datate 1572. re la pista di altri quattro campioni in cui si
Per questo motivo, classificò la divergenza legge cão:
come una variante editoriale, con l’obiettivo – Bodleian Library, University of Oxford,
di corroborare la pluralità di edizioni. Antq. e P. 1572/1 (Ee/S);
Pertanto, sia in un caso come nell’altro, l’in- – British Library, C. 30. e. 34 (Ee/S);
conveniente provocato dal cão di Sebastião – Academia das Ciências de Lisboa (Ee/S);
Trigoso fi nì con l’essere mascherato dall’i- – Bosch Brazilian, Stuttgart (Ee/S).
dea che ognuno dei critici aveva sulla pro-
duzione degli esemplari datati 1572. E dalla A questi quattro esemplari, si potrebbe an-
sfiducia, si passò al temporeggiamento, no- cora aggiungere un eventuale quinto, che fu
nostante l’assoluta incompatibilità tra le tesi riprodotto in fotolitografia da Teófi lo Braga
di Silva Túlio e di José Feliciano de Castil- nel 1898 (E/D). Si tratta, tuttavia, di un ori-
ho. Tuttavia, la vera questione, la questione ginale mai identificato.
fi lologica, restava da accertare. Mancava un È così comprovata la segnalazione fatta dal
esemplare dei Lusíadas in cui, a IX, 74, 1, si filosofo naturale Sebastião Trigoso, allar-
potesse leggere la forma cão. gando il numero ad altri quattro esemplari,

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NOTA COMPLEMENTARE 2 NOTE

oltre a quello precedentemente menzionato Nota complementare 2


da Gomes de Amorim.
D’altronde, essendo in discussione una edi- Tra Penisola Iberica e Penisola Italiana.
zione elaborata in progress come già soste- Riguardo ad un toponimo dei Lusíadas
neva Silva Túlio, e se «as alterações notadas
[fossem] feitas pelo próprio autor, em pro- La conoscenza di geografie, lingue e culture
va de prelo, e depois de impressos alguns al di là dell’Europa, che ebbe come grande
exemplares» (Túlio Facsímile do rosto, p. cardine il viaggio, costituisce un fattore es-
183: «le alterazioni annotate [fossero state] senziale per il rinnovamento degli orizzonti
fatte dallo stesso autore, in prova di stampa, rinascimentali. Tuttavia, la scoperta di nuove
e dopo la stampa di alcuni esemplari»), la spazialità e temporalità non è vincolata sol-
correzione sarebbe da cão verso tão, forma tanto alla sfera transoceanica. Il contatto più
che si legge nella maggior parte di essi. La prossimo e approfondito tra le stesse culture
méchanceté sarebbe del poeta… europee contribuì in gran misura, conte-
stualmente, ad una più profonda conoscenza
La naturalezza di questo cane e dei suoi epi-
reciproca, ossia, al relativo rafforzamento
teti non passò inosservata a Faria e Sousa:
inter-relazionale. L’aumento della circolazio-
«Los epítetos que [Camões] dà al can del
ne di idee, libri, persone e merci, tra le varie
agua son tan naturales como es notorio a
popolazioni dell’Europa e del Mar Medi-
todos» (Faria e Sousa, IX, 74, 1: «Gli epi-
terraneo, creò legami di vicinanza dotati di
teti che [Camões] dà al cane da acqua sono un vigore senza precedenti. In seno a questo
talmente naturali, come tutti lo possono movimento, le parole acquisiscono una posi-
notare»). Al tempo stesso, il grande com- zione di rilievo, per la fluidità e la plasticità
mentatore restituisce al cane che si lancia in con la quale si spostano, si trasformano fo-
acqua, nuotando e latrando, la quintessenza neticamente o si risemantizzano, ora dando
della sua sagacia. Come spiega, Camões la senso a nuove realtà, ora facendo affiorare un
trovò nella parentela con Ariosto: patrimonio latente, ora dinamizzando motivi
di convergenza o accentuando distinzioni.
E qual sagace can nel monte usato Questa nota si propone di studiare un to-
a volpi o lepri dar spesso la caccia, ponimo dei Lusíadas che circolò tra Peni-
che, se la fera andar vede da un lato, sola Iberica e Penisola Italiana, a partire
ne va da un altro, e par sprezzi la traccia;
da due esemplari dell’edizione del 1572, le
al varco poi lo senteno arrivato,
cui caratteristiche in comune sono passate
che l’ha già in bocca, e l’apre il fianco, e straccia;
inosservate.
tal l’eremita per diversa strada
aggiugnerà la donna ovunque vada.
Nella stanza 55 del III canto dei Lusíadas,
(Orlando, VIII, 33) Luís de Camões usa il latinismo Scabelica-
stro per indicare la città di Santarém:
Qual cão de caçador sagaz, e ardido,
Vsado a tomar na agoa a aue ferida, Passado ja algum tempo, que passada
Era esta grão victoria, o Rei subido
Vendo rosto o ferreo cano erguido,
A tomar vay Leiria, que tomada
Pera a Garcenha, ou Pata conhecida,
Fora muy pouco auia, do vencido:
Antes que soe o estouro, mal sofrido
Com esta a forte Arronches sojugada
Salta nagoa, e da presa nam duuîda,
Foy juntamente: e o sempre ennobrecido
Nadando vay e latindo, assi o mancebo
Scabelicastro, cujo campo ameno,
Remete ha que nam era yrmaã de Phebo. Tu claro Tejo regas tam sereno.
(IX, 74, f. 157v)
Passato già alcun tempo che passata
R ITA M ARNOTO era la gran vittoria, il Re eminente

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NOTE NOTA COMPLEMENTARE 2

va a conquistar Leiria, riconquistata due esemplari de visu, ho potuto verificare


– poco tempo era già – dall’oste vinto. che entrambi sono stati oggetto di una mo-
Con questa, Arronches forte soggiogata difica materiale. Un quadrilatero di carta ri-
fu giuntamente, e la sempre distinta tagliato, con il toponimo Escalabisco, stam-
Scalabicastro, di cui il campo ameno
pato con dei caratteri tipografici del tutto
tu, chiaro Tago, irrighi sì sereno.
(III, 55, f. 47r)
simili all’originale, è stato incollato sopra la
parola originalmente battuta per riferirsi a
Santarém, Scabelicastro.
Tuttavia, il toponimo Scabelicastro non si
A proposito, non è questa l’unica caratteri-
legge in tutti gli esemplari dell’edizione dei
stica materiale che i due esemplari hanno in
Lusíadas, «Impressos em Lisboa, com licença comune. Un altro pezzo di carta, ritagliato
da sancta Inquisição, e do Ordinario: em casa e stampato, è stato collocato sopra la parola
de Antonio Gõçalvez Impressor» nel 1572. pradrupedante, passando a leggere quadrupe-
Dei 29 esemplari, riprodotti da K. David dante (X, 72, 4, f. 172v). A ciò si aggiungano
Jackson nel cd-rom che lo studioso statuni- circa due dozzine di correzioni manoscritte
tense pubblicò nel 2003 (Jackson Camões), che vertono, in entrambi i casi, sugli stessi
27 presentano la versione Scabelicastro per passi, che hanno uguale tenore e che sono
designare Santarém, con gli stessi termini segnalate con il ricorso alla stessa segnaleti-
che sono stati trascritti in precedenza. Inol- ca (Marnoto Colagens e emendas).
tre, la versione coincide con quella presen- Con Scabelicastro siamo nel canto III, nel
tata da tre altri esemplari consultati, della momento della narrazione in cui Vasco da
Sociedade Martins Sarmento de Guimarães, Gama, di fronte al re del Malindi, ha appe-
dell’Ateneu Comercial do Porto e della Bi- na iniziato il resoconto delle glorie dei por-
blioteca Nacional de Portugal BNP-Cam11P. toghesi. La stanza trascritta giunge subito
Ho identificato, nell’insieme di esemplari dopo l’espressiva descrizione della battaglia
che attualmente si conoscono, due nei quali di Ourique, un momento saliente nell’affer-
si legge, anziché Scabelicastro, Escalabisco. Il mazione della nazionalità portoghese. Inol-
resto della stanza presenta precisa corrispon- tre, l’incontro tra Vasco da Gama e il re afri-
denza testuale con gli altri esemplari della cano ha un chiaro inquadramento scenico
prima edizione: (Júdice Camões por cantos, p. 21), il che mo-
tiva e rafforza il coinvolgimento del lettore
Passado ja algum tempo, que passada
nel racconto. Negli altri quattro passi in cui
Era esta grão victoria, o Rei subido
si menziona la riferita città (III, 74, 3; III, 78,
A tomar vay Leiria, que tomada
Fora muy pouco auia, do vencido:
7; III, 80, 6; VIII, 19, 6), Camões la designa
Com esta a forte Arronches sojugada sempre come Santarém, fattore che conferi-
Foy juntamente: e o sempre ennobrecido sce un valore molto particolare all’opzione
Escalabisco, cujo campo ameno, esclusivamente riservata a questa stanza,
Tu claro Tejo regas tam sereno. quando la menziona per la prima volta.
Si tratta di un latinismo, creato, come è ri-
Uno di questi esemplari appartiene alla Bi- saputo, attraverso l’agglutinamento tra i due
blioteca Nacional de Portugal, BNP-Cam4P. elementi del nome già conferito dai romani
L’altro ha viaggiato fino all’Italia, facendo alla città di Santarém, (lat.) Scalabis e (lat.)
oggi parte della collezione Farnese della Bi- Castrum. Castrum ha il significato generale
blioteca Nazionale di Napoli Vittorio Ema- di forte o piazzaforte, essendo ugualmen-
nuele III, dove ha la dicitura S.Q.XXIVG31. te utilizzato come toponimo equivalente a
Lo studio di questa specificità ha richiesto semplice località. Questo processo è atte-
l’applicazione della metodologia della bi- stato ed esplicitato da Plinio il Vecchio in
bliografia descrittiva e analitica. Osservati i un passo della Naturalis historia: «Universa

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NOTA COMPLEMENTARE 2 NOTE

provincia dividitur in conventus tres, Eme- Camões risemantizza un latinismo, per in-
ritensem, Pacensem, Scalabitanum, tota tensificazione, attraverso l’incorporamento
populorum XLV, in quibus coloniae sunt di una parola anch’essa latina.
quinque, municipium civium Romanorum, Durante questo percorso critico, l’esistenza
Latii antiqui III, stipendiaria XXXVI. Co- dell’alternativa Escalabisco è passata quasi
loniae Augusta Emerita, Anae fluvio adpo- inosservata. Emanuel Paulo Ramos (Ramos
sita, Metellinensis, Pacensis, Norbensis Ca- Singularidades, p. 195) è stato l’unico studio-
esarina cognomine; contributa sunt in eam so a notare il cambiamento introdotto nell’e-
Castra Servilia, Castra Caecilia. Quinta est semplare BNP-Cam4P, sebbene in una nota
Scallabis quae Praesidium Iulium vocatur» fugace. Inoltre, va segnalato un riferimento
(IV, 22, 117: «L’intera provincia è ripartita di Rebelo Gonçalves (Gonçalves Obra com-
in tre giurisdizioni: di Emerita, di Pace e di pleta, vol. 3, pp. 135-141) all’etimologia della
Scallabi. Sono, in tutto, 45 popoli, tra cui parola Escalabisco, a proposito della tradu-
sorgono cinque colonie, un municipio di zione di Scabelicastro nella versione latina
cittadinanza romana, 3 di diritto latino an- dei Lusíadas, di Tomé de Faria, pubblicata
tico, 36 soggetti a tributo. Le colonie sono nel 1622 da Gerardi de Vinea nella città di
Augusta Emerita, bagnata dal fiume Ana, la Lisbona. Riferendosi al toponimo Escalabi-
Metellinense, la Pacense, la Norbense – che sco, che del resto considera una forma eso-
ha l’appellativo di Cesarina; a quest’ultima tica, l’illustre storiografo della lingua giu-
sono aggregati Castra Servilia e Castra Cae- stamente chiarisce: «Não é derivado do lat.
cilia; la quinta è Scallabi, chiamata Presidio Scalabis, mas simples cópia de uma heleni-
Giulio», Plinio, Storia naturale). zação deste mesmo: Skalabís(kos), que se lê
Si noti, tuttavia, che non è Scalabicastro la em Ptolomeu […] [N]ão passou, todavia, ao
parola usata nel ricordato passo del III can- uso literário. Limita-se em geral a empregos
to dei Lusíadas, ma Scabelicastro. La forma eruditos, designadamente de geógrafos e
Scabelicastro non conta testimonianze che fi lólogos» (Gonçalves Obra completa, vol. 3,
attestino un suo precedente uso e, in quan- p. 140), ovvero, «Non è derivato dal lat. Sca-
to tale, sarà stata creata dallo stesso poeta. labis, ma semplice copia di un’ellenizzazio-
Camões non si limita a ricalcare un toponi- ne dello stesso: Skalabis(kos), che si legge in
mo latino: confeziona, a partire da questo, Tolomeo […] [N]on passò, tuttavia, all’uso
un altro neologismo, come se si trattasse di letterario. Si limita in generale ad impieghi
un neologismo elevato a potenza. eruditi, in particolare di geografi e fi lologi».
Siccome Scalabicastro non interferiva con il È così che il toponimo Escalabisco, che è
regime metrico dell’endecasillabo a minore, stato ritagliato e sovrapposto a quello di
va ammesso che Camões aveva delle buo- Scabelicastro nei due esemplari dei Lusíadas
ne ragioni per rafforzare questo suo slan- BNN-S.Q.XXIVG31 e BNP-Cam4P, ci por-
cio neologistico. Una interpretazione per ta sul cammino di Tolomeo e della sua ope-
noi plausibile è che la forma Scabelicastro ra generalmente conosciuta come Geografia
comporti un accostamento al latino bellum. (II, 5), in un viaggio attraverso il tempo.
Mantiene la declinazione al genitivo (belli), Nell’Occidente europeo, la Geografia ha
semplificando la consonante doppia, come avuto come porta d’ingresso, come avviene
di norma. Di conseguenza, il bisillabo latino di norma per i grandi tesori del mondo el-
si poteva sentire ad inizio verso, ben timbra- lenico ed ellenistico, l’Italia. Nonostante la
to dall’a minore, ad accentuare la combatti- conoscenza di alcuni frammenti del trattato
vità delle truppe portoghesi e la prodezza geografico di Tolomeo, in Spagna, si trovi
del primo re di Portogallo, in un momento attestata già durante il Medioevo, sono essi
fondamentale dell’avanzata verso sud. In echi lontani, diffusi attraverso la cultura ara-
questo modo, la creazione neologistica di ba (Dalché Le souvenir de la «Géographie»).

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NOTE NOTA COMPLEMENTARE 2

Si deve all’Umanesimo fiorentino l’accesso tina, Coluccio Salutati (Marnoto Plutarco).


pristino all’originale greco. A partire da Fu nel 1397 che Emanuele Crisolora fece
questa cerniera, la diffusione della Geo- il suo ingresso nella grande scena italiana,
grafia in breve tempo si è estesa in altre tre accompagnato da Jacopo Angeli della Scar-
zone culturali: Venezia, città che privilegiò peria, diletto discepolo di Salutati. Il gio-
il piano cartografico e matematico; Francia, vane umanista adempiva così alla laboriosa
dove l’opera venne letta con curiosità, ma in missione per cui era stato incaricato dal suo
una sfera più ristretta; e in seguito nell’area maestro: attraversare il Mar Mediterraneo
germanica, che sviluppò particolarmente i fi no all’estremo oriente e portare, da Co-
sistemi di rappresentazione (Dalché The re- stantinopoli a Firenze, l’erudito ellenista.
ception of Ptolemy’s «Geography»). Tuttavia, ad attraversare il Mediterraneo
Il ruolo svolto dall’Italia nella diffusione non furono solamente Emanuele Crisolora
del trattato geografico di Tolomeo è ben e Jacopo Angeli. Anche Platone, Plutarco e
illustrato dal fatto che, dei cinque codices Tolomeo, per così dire, fecero la traversata.
primari del suo testo, quattro sono dichia- Tale era la curiosità risvegliata da Tolomeo,
ratamente italiani (Stückelberger & Mit- che Crisolora in breve tempo diede inizio
tenhuber, Handbuch der «Géographie», pp. alla traduzione della Geografia dal greco in
10-120; Defaux The Iberian Peninsula, pp. latino, seguendo il suo metodo caratteristico,
57-126). Sono i seguenti: procedendo cioè ad verbum, parola per paro-
la. Tuttavia, l’ellenista non esiterà, poco più
– Vaticanus Urbinas Graecus 82 (U), perga- avanti, a lasciare Firenze per Pavia. Nel 1400
menaceo. Risale al secolo XI o al secolo XII cambia luogo di soggiorno, e la traduzione fu
e fu trasportato da Costantinopoli a Firenze portata a termine, nei primi anni del secolo
da Emanuele Crisolora. XV, da Jacopo Angeli, che nel frattempo era
– Constantinopolitanus Seragliensis GI 57 diventato scriptor della curia romana. È in
(K), pergamenaceo. Fu riscoperto nel 1927 quest’orbita che circola il fondamentale ma-
nel Palazzo Topkapi, di Istanbul, ed è piut- noscritto Vaticanus Urbinas Graecus 82.
tosto danneggiato. A sua volta, nella Penisola Iberica, uno dei
– Vaticanus Graecus 177 (V), cartaceo. Po- navigatori particolarmente devoti alla Geo-
trebbe essere appartenuto a Massimo Pla- grafia fu lo stesso Cristoforo Colombo che,
nude. provenendo da Genova, avrebbe ovviamente
– Vaticanus Graecus 191 (X), cartaceo. An- svolto un ruolo in primo piano nei viaggi oce-
notato da Emanuele Crisolora, fa parte di anici (Descobrimentos). Tuttavia, la relazione
una miscellanea di materiale scientifico. che egli mantenne con il trattato geografico
– Venetus Marcianus Graecus Z 516 (coll. di Tolomeo non cessò di essere bivalente. Il
904) (R), cartaceo. Copiato da Andreas Te- comandante della flotta che salpò da Siviglia,
luntas, fa parte di una miscellanea di ma- per arrivare nel 1492 alle Indie Occidentali,
teriale scientifico e tecnico, essendo la sua postulava la revisione del posizionamento
cronologia, da situarsi nel secolo XIV, più di svariati territori ad est, ma riconosceva
avanzata che quella degli altri testimoni. l’utilità dell’opera ai fini della localizzazione
e della cartografia. Nel suo viaggio, seguì le
La posizione di Firenze, come tramite per misurazioni dei gradi della sfera terrestre in-
la diffusione di un trattato che ha profonda- dicate da Tolomeo. Anche i reali di Spagna
mente cambiato la percezione dello spazio e Portogallo le seguirono, nel 1494, quando
geografico, non potrà essere colta che nel siglarono le negoziazioni di Tordesillas. È
quadro dell’ambizioso progetto di egemo- però appurato che non furono i sistemi di
nia culturale lanciato dall’umanista che rilevamento di Tolomeo a condurre Vasco
deteneva le redini della cancelleria fioren- da Gama fino a Calcutta, dove approdò nel

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NOTA COMPLEMENTARE 2 NOTE

1498, come narra Luís de Camões nel suo ulteriore edizione a Parigi, impressa nel 1546
poema. da Chrétien Wechel. La configurazione del
Contemporaneamente, dalla Spagna pro- suo testo, in caratteri tipografici greci, fu
vengono i primi segnali di ricezione della l’unica conosciuta dal secolo XVI. Nella V
Geografia, nella Penisola Iberica, da parte parte del libro II, dedicata ai luoghi ispanici
di strati eruditi. Lo testimoniano il famosis- e lusitani, si registra: skalabiskos.
simo commento ai salmi di Jaime Pérez de Erasmo e Froben soddisfecero pienamente le
Valencia, o l’In cosmographiae libros intro- aspettative che in quel tempo si erano gene-
ductorium, di Antonio de Nebrija, autore di rate intorno alla Geografia. L’attrazione allora
cui tornerò a parlare più avanti. suscitata dalla cultura ellenistica e dai suoi
Nei 51 esemplari della Geografia, identificati autori si stava diffondendo a vista d’occhio
nelle biblioteche portoghesi, che furono esa- nell’Europa occidentale. Questo interesse era
minati da João Daniel Lourenço (Lourenço amplificato, nel caso di Tolomeo, dal deside-
A descoberta dos antigos), lo studioso riscon- rio di conoscere popoli e regioni del globo dei
trò una significativa quantità di correzioni quali, fino a quel momento, si ignorava qua-
annotate. La questione non è tuttavia linea- si del tutto l’esistenza. Per tale motivo, ben
re, in quanto Tolomeo, venendo citato in va- presto, l’opera si pose come collegamento di
rie guide nautiche e trattati di navigazione, rilievo nell’ambito di questo riavvicinamento.
non sempre lo è con intenti di contestazione. Fu in siffatto percorso che il toponimo Sca-
Alla base di ciò vi è una questione epistemo- labiscus iniziò a propagarsi, soprattutto nelle
logica di matrice distintiva, relativa alle ori- varie edizioni, in latino o in volgare, che ven-
gini delle conoscenze nautiche portoghesi nero pubblicate durante tutto il secolo.
e al paradigma in cui queste si inquadrano, Nonostante ciò, le ricerche che ho elabora-
che è di ordine pratico e sperimentale. to in merito all’uso di Scalabisco o Escala-
La stampa si erse presto come grande vei- bisco nel Portogallo del secolo XVI si sono
colo di diffusione del trattato geografico di dimostrate poco feconde. Sono riuscita a
Tolomeo. Dato ai torchi sei volte in latino rinvenirlo, in veste latina, nel dizionario di
nell’epoca degli incunaboli, cui va aggiunto Jéronimo Cardoso, più specificamente nel
l’adattamento italiano in terza rima di Fran- supplemento intitolato Dictionarium aliud,
cesco Berlinghieri, ebbe, durante il XVI stampato a Coimbra da João Barreira nel
secolo, più di trenta edizioni in varie lingue 1569. In quest’ultimo si registra, sub voce:
(Dalché The reception of Ptolemy’s «Geo- «Scalabiscus, colonia Lusitaniae ad Tagum
graphy», pp. 361-364). vulgo Santarem». Va considerato, tuttavia,
Gli incunaboli latini della Geografia adot- che l’autore di questo supplemento è Seba-
tarono, in genere, la traduzione di Jacopo stianus Stochamerus, Germanus.
degli Angeli. Di conseguenza, la città di Diversamente, nella lessicografia latina che
Santarém viene designata, in queste edizio- circolava in Spagna la sua apparizione è più
ni pristine, con il toponimo Scalabis colonia. precoce. Il toponimo si trova registrato nel
Le parole greche kolonia o koloneia erano ge- Dictionarium Aleij Antonij Nebrissensis iam
neralmente abbreviate con kolo o ko. Fu così denuo innumeris dictionibus locupletatum,
che la prima stampa dell’originale greco del- nell’edizione del 1545. Figura nella sezione
la Geografia arrivò ad autorizzare il toponi- finale, che comprende il «Dictionarium opi-
mo Skalabiskos, questa volta giustificato dal dorum civitatum montium fluviorum, fon-
gusto raffinato dell’editore del testo, niente tium […]», sub voce: «Scalabiscus, colonia
meno che Erasmo da Rotterdam. Il Tolomeo est Lusitanae ad Tagum Ptol. vulgo, Trugillo,
pubblicato a Basilea nel 1533 da Hieronymus aliis Santaren». Il ricco volume fu stampato
Froben si deve infatti alle attenzioni filolo- da Steelsius ad Anversa che allora era, va ri-
giche del grande umanista. Conoscerà una cordato, governata dagli Asburgo.

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NOTE NOTA COMPLEMENTARE 2

L’adeguamento del toponimo alla lingua ca- Santarem, Villa en Portugal: es fundacion de los
stigliana era in corso. La forma Escalabisco è Galos […]. Quando entraron en ella los Moros?
attestata da un testo fondamentale della sto- […] Gana esta Villa el Rey D. Alonso I de Por-
tugal: llamóse Scalabis: los Romanos pusieron en
riografia spagnola, la Crónica geral de España,
ella uno de los Coventos Juridicos de la Lusitania,
di Florián do Campo, pubblicata per la prima y fue su colonia con el nombre de Julium Praesi-
volta nel 1553. Vale la pena trascrivere il passo: dium: origen del que hoy tiene.
(Salazar de Mendoza Monarquia de España,
Desde Tajo prosiguio la gete [turdulos andaluzes p. 421, c. 1)
y galos çelti] su camino derecho como solia con-
tra las partes Orientales de la Lusitania, dexando Santarém, città in Portogallo: è fondazione
tanbien alli dos poblaçiones y villas en sitios asaz dei Galli […]. Quando vi entrarono i mori?
prouechosos. La primera llamaron Escalabisco, […] Conquista questa città il re D. Afonso I
que fue despues cosa prinçipal quando los roma- del Portogallo: si chiamò Scalabis: i romani vi
nos poseyeron aquella tierra. misero uno dei distretti giudiziali della Lusi-
(Campo Los çinco libros, f. 197r, l. 3, cap. 36) tania, e fu loro colonia con il nome di Julium
Praesidium: origine del nome che oggi ha.
Dal Tago la gente [Turditani andalusi e Galli cel-
tici] continuò il suo percorso diritto come soleva Scalabis y Scalabiscus: asi se llamó la Villa, que
verso le parti orientali della Lusitania, lasciando hoy es Santaren.
colà anche due città e villaggi in luoghi molto (Salazar de Mendoza Monarquia de España,
redditizi. Il primo chiamarono Scalabisco [Esca- p. 422, c. 1)
labisco], che risultò poi assai importante quando i
Romani possedettero quella terra. Scalabis e Scalabiscus: così si chiamò la città che
oggi è Santarém.
L’aggiunta del suono e iniziale, prima della
s, mostra che l’ellenismo era già allora inte- Denominatore comune ai citati estratti di
grato nel sistema linguistico castigliano. Florián do Campo e di Salazar de Mendo-
Inoltre, il suo uso non è per niente puntuale, za è l’associazione di Escalabisco, Scalabis o
dato che Pedro Salazar de Mendoza vi ri- Scalabiscus che dir si voglia, alle popolazioni
corre reiteratamente nell’opera che, verso la preromane. I popoli interpellati, Turditani
fi ne del XVI secolo, dedica alla Monarquía andalusi e Galli celtici, costituiscono, tutti
de España. Lo storiografo si spinge però loro, stirpi il cui insediamento nella Peni-
più in là nelle considerazioni a proposito sola Iberica precedette la romanizzazione.
dell’indole etnolinguistica che fornisce: A questo proposito, Salazar de Mendoza di-
stingue senza dubbio due fi loni, quello del-
Acrecentó y estendió mucho sus Señorios el Rey la toponimia greca e quello della toponimia
[D. Alonso primer Rey de Portugal], porque latina. Nel primo, situa Scalabiscus, ricono-
atravesando el rio Mondego ganó en las riberas scendo Tolomeo come fonte. Quanto al se-
de Tejo la Villa de Santaren, que es la Scalabis de condo, richiama Plinio per Scalabis, insieme
Plinio, y la Scalabiscus de Tolomeo. Yá disse que la all’occupazione romana al tempo di Giulio
fundaron los Galos Celtas (149, c. 2, l. 5, cap. 2). Cesare con il Julium Praesidium. A suo dire,
(Salazar de Mendoza Monarquia de España,
Julium Praesidium stava all’origine della de-
p. 156, c. 2, l. 5, cap. 6)
signazione linguistica super-stratificata del-
la città, come Santarém.
Crebbe ed estese molto i suoi possedimenti il Re
[D. Afonso Henriques, primo re del Portogallo],
La Monarquía de España trasmette un pro-
perché attraversando il fiume Mondego occupò gramma di rafforzamento della corona di
sulle sponde del fiume Tago la città di Santarém, Madrid che mira alla legittimazione storica,
che è la Scalabis di Plinio, e la Scalabiscus di Tolo- etnica e geopolitica dell’egemonia castiglia-
meo. Già ho detto che la fondarono i Galli celtici. na con valenze peninsulari. In questo piano,

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NOTA COMPLEMENTARE 2 NOTE

si riflettono gli imminenti aneliti che circo- Di conseguenza, la strategia di Salazar de


lavano nell’ambiente asburgico. Lo splendo- Mendoza si distaccava sia dalla visione di
re dell’impero in cui il sole non tramontava quegli umanisti italiani che sottovaluta-
mai, governato da Filippo II fi no al 1598, vano il popolo iberico, sia dai tentativi di
data della sua morte, era per buona parte vincolare queste popolazioni alla cultura
supportato dalla vastità oltremare delle due imperiale romana. La sua alternativa è inci-
corone peninsulari che aveva accumulato, la siva: la valorizzazione dei prisci hispani, dai
spagnola e la portoghese. discendenti di Noè fi no ai Goti. In questo
Salazar de Mendoza, formatosi in diritto modo, veniva tracciato un percorso storici-
nelle università di Salamanca e di Osuna, sta dotato di una duplice portata. La tensio-
detenne, oltre ad altre, anche le cariche di ne antiromana, proiettata in retrospettiva, si
consigliere del cardinal Quiroga, di canoni- fondeva, nella contemporaneità, con l’apo-
co della cattedrale di Toledo e di tesoriere logia giustificativa della concentrazione del
dell’Ospedale di Tavera. Scrittore ben po- governo dei vari regni peninsulari sotto la
sizionato nella società del suo tempo, spic- corona di Madrid.
cava come distinto guardiano della storio- Questo robusto posizionamento ideologico
grafia delle origini. Il progetto storicista che va di pari passo con una vera questione della
abbracciò nella Monarquía de España aveva lingua, che si colloca nella via della tratta-
un significato simbolico-politico ambizioso, tistica italiana dei secoli XV e XVI. L’esal-
che José Javier Rodríguez Solís riassume in tazione, in ambito linguistico, delle più o
questi termini: meno fantasiose priscae hispanae linguae, nei
termini usati alla fi ne del primo volume del-
[La Monarquía de España] pudo tener su origen la Monarquía de España, è in fondo l’avatar
en la legitimación de la sucesión al reino de Por- del discostamento da una matrice romana, a
tugal por parte de Felipe II, en la pretensión de favore dell’affermazione del castigliano.
describir y enfatizar la naturaleza compuesta de la Così si potrà capire più profondamente la
Monarquía, donde las jurisdicciones de los reinos sovrapposizione, nelle designazioni più cor-
eran respetadas por la corona. […] [P]ermitía el renti della città di Santarém, come Scalabis
ensamblaje de un discurso antirromano que no e come Julium Praesidium, del toponimo
respondía tanto a un desprecio o abandono de la
Scalabiscus. Se Scalabis portava il marchio
herencia clásica, cuanto a una respuesta al huma-
di Plinio, Julium Praesidium rimandava
nismo italiano que negaba la categoría de civili-
dad a los pueblos foráneos que hasta ese momento
all’organizzazione amministrativa di Giulio
se habían centrado en la recuperación y nexo con Cesare. A sua volta, il toponimo Scalabiscus
la mitología griega y romana. proveniva da uno spazio e un tempo più di-
(Rodríguez Solís La Monarquía de España, stanziati dalla matrice romana che Salazar
pp. 337-339) de Mendoza si proponeva di smontare. La
Scalabiscus di Tolomeo, nella sua ottica, era
[La Monarquía de España] può avere origine nella stata fondata dai Galli celtici, molto prima
legittimazione della successione al regno del Porto- di Giulio Cesare.
gallo da parte di Filippo II, nella pretesa di descri- Nell’inquadrare la Monarquía de España e
vere e sottolineare la natura composta della Monar- i propositi di egemonia sostenuti dalla sua
chia, dove le giurisdizioni dei regni erano rispettate
narrativa, José Javier Rodríguez Solis (La
dalla corona. […] [P]ermetteva di assemblare un
Monarquía de España, p. 339) traccia un
discorso antiromano che non rispondeva tanto a un
disprezzo o abbandono dell’eredità classica, quan- percorso che lega Antonio de Nebrija, Flo-
to a una risposta all’umanesimo italiano che negava rián do Campo ed Esteban de Garibay. Così
la categoria di civiltà ai popoli stranieri che fino ad come la storiografia di Florián do Campo
allora si erano concentrati sul recupero e sul nesso era spinta da un rinnovato interesse verso la
con la mitologia greca e romana. sfera medievale della Penisola, anche l’uma-

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NOTE NOTA COMPLEMENTARE 2

nesimo di Antonio de Nebrija affermava la A sua volta, l’opzione traduttiva di Gomez


supremazia della Spagna. de Tapia, nella versione stampata a Sala-
Da ciò risultano, di conseguenza, due tra- manca, è quella di Escabalesco, con assimi-
iettorie che procedono contemporanea- lazione vocalica:
mente, una di ordine linguistico, l’altra di
ordine ideologico, confluendo nel quadro Passado ya algun tiempo que passada
in cui viene usato il toponimo ellenistico e Era esta gran victoria, el Rey subido
nell’ambito delle rispettive coordinate sto- A tomar fue a Leyria (que tomada
riche. Entrambi procedono da Florián do fuera muy poco auia del vencido).
Fue con ella la Arronches sojuzgada
Campo, risalendo ad Antonio de Nebrija o
Y juntamente el siempre ennoblecido
ai continuatori del suo lavoro lessicografico,
Escabalesco cuyo campo y seno
per arrivare fi no a Salazar de Mendoza. La Con sus aguas lo riega el Tajo ameno
loro coerenza si inserisce nel parallelismo (Gómez de Tapia, f. 75)
tra piano linguistico e piano ideologico. Il
fi lo conduttore dell’ellenismo Escalabisco o È importante sottolineare che queste due
di forme affi ni, per designare la città che traduzioni in castigliano sono vincolate ad
con la colonizzazione da parte dei romani intenti di livello culturale elevato. Entram-
passò a chiamarsi Julium Praesidium, traccia be scaturirono da ambienti universitari di
un piano ideologico ben fondato. prestigio, l’Università di Alcalá de Henares
A questo vanno aggiunte due altre testimo- per Benito Caldera, e l’Università di Sala-
nianze dell’uso del toponimo Escalabisco, manca per Gómez de Tapia. Inoltre, la cura
nel regno di Spagna, entrambe situate in investita per la loro stesura è ben illustrata
orbita camoniana. Occorrono, anche loro, dai paratesti che accompagnano entrambe
sul fi nire del secolo XVI, più precisamente, le opere, e che possono annoverare il soste-
nell’ambito della traduzione cinquecentesca gno di nomi di gran rilievo.
dal portoghese al castigliano. La traduzione di Benito Caldera è presenta-
Si tratta, per la precisione, delle due pri- ta da una lettera di Pero Laynez, nella quale
me traduzioni dei Lusíadas in castigliano, è contenuto quello che potrebbe defi nirsi
entrambe pubblicate nell’anno 1580. Mi un piccolo trattato di traduzione, al quale
riferisco a quello stesso verso III, 55, 4, sul segue una corona di poesie encomiastiche,
quale è stato incollato, nell’esemplare BNN- rispettivamente di Luis de Montalvo e di
S.Q.XXIVG31 e in quello BNP-Cam4P, un Vergara, che arrivano a elevare Camões al
pezzo di carta ritagliato con la parola Escala- di sopra di Ludovico Ariosto.
bisco, sopra alla parola originariamente stam- Per quanto riguarda la versione di Gomez
pata, Scabelicastro. de Tapia, alla rappresentazione che viene
Benito Caldera, autore della versione pubbli- fatta dallo stesso traduttore, nella lettera
cata ad Alcalá de Henares, traspone questa dedicatoria ad Ascanio Colonna, segue un
stanza in castigliano con le seguenti parole, prologo dell’illustre professore di retori-
trasformando Scabelicastro in Escalabisco: ca dell’Università di Salamanca Francisco
Sánchez de las Brozas e, in seguito, una co-
Despues de auer ya tiempo que passada rona di poesie, tra le quali si annovera una
era esta gran vitoria, el Rey valido canzone petrarchesca di Góngora in rime
a tomar va Leirea, que tomada
sdrucciole.
fuera bien poco auia del vencido.
Iunto la fuerte Arronchez sojuzgada
Questo insieme di fattori portò Aguiar e
fue con esta, y el siempre ennoblecido Silva a riconoscere le due traduzioni come
Escalabisco, cuyo campo ameno tasselli rilevanti del processo di canonizza-
tu claro Tajo riegas tan sereno. zione di Camões, in merito alla sua integra-
(Caldera, f. s. n.) zione nell’orbita degli Asburgo. Non man-

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NOTA COMPLEMENTARE 2 NOTE

cavano «razões políticas para a publicação dei Lusíadas del 1572, il BNP-Cam 4P, della
das traduções, pois que Filipe II, naquele Biblioteca Nacional de Portugal, e il BNN-
contexto histórico, por estratégia política e S.Q.XXIVG31, della collezione Farnese
por razões de ordem pessoal, […] tinha o della Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio
maior interesse na translação para castelha- Emanuele III, il toponimo di Tolomeo, pro-
no do poema épico por excelência das glóri- venendo da Alessandria e da Bisanzio, fece il
as lusitanas» (Aguiar e Silva Camões, p. 66: suo viaggio attraverso vasti territori dell’Eu-
«ragioni politiche per la pubblicazione delle ropa. Iniziato a Firenze negli ultimi anni del
traduzioni, poiché Filippo II, in quel conte- secolo XIV, il percorso proseguì, da Venezia,
sto storico, per strategia politica e per ragio- in Francia e nell’area centro-europea, lungo
ni di ordine personale, […] aveva il maggior un tragitto che, nella Penisola iberica, con-
interesse nella traduzione in castigliano del fluirà già in veste castiglianizzata, attraverso
poema epico per eccellenza delle glorie lu- Florián do Campo, Salazar de Mendoza e le
sitane»). Caldera e Gomez de Tapia stava- due traduzioni dei Lusíadas del 1580, quella
no incorporando il primo poema epico di di Salamanca e quella di Alcalá de Henares.
tema oceanico nel patrimonio peninsulare Nonostante la sua dinamica, l’itinerario non
iberico governato da Filippo II di Spagna, lasciò tracce significative in Portogallo.
Filippo I del Portogallo. Ammetto che la mano che tanto tenacemen-
Di conseguenza, nello scenario dell’erudizio- te sovrappose l’ellenismo castiglianizzato al
ne che coinvolge le traduzioni di Benito Cal- neologismo camoniano di radice latina, nei
dera e di Gomez de Tapia, si riflette la scelta due esemplari, potrebbe ad un certo punto
di un toponimo ellenistico assimilato dal ca- essersi incrociata con gli ambienti del regno
stigliano, al fine di stabilizzare un nuovo capi- di Spagna, il cui sentiero è stato descritto.
tolo del suo utilizzo. L’ellenismo castiglianiz- Era tale l’amore per l’erudizione di Camões,
zato Escalabisco/Escalabesco ottiene priorità, che solamente la lama che tagliò il quadri-
rispetto al neologismo di radice latina, elevato latero di carta e il potere della colla che lo
a potenza, creato da Luís de Camões, Scabeli- fissò potevano riflettere questa estasi, pe-
castro. Lingua e ideologia continuano a cam- rennemente. E ciò avvenne soltanto perché
minare di pari passo, a livello di toponimi e a quella mano sentì quegli esemplari, stampa-
livello di politica iberica. ti a Lisbona nel 1572, come suoi propri.
Pervenendo al ritaglio posto sugli esemplari R ITA MARNOTO

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INDICI

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I Lusiadi.indb 1278 14/04/2022 15:25:36
Indice dei nomi citati nelle introduzioni e nelle note

Abedelà 888 Afonso III, re del Portogallo CXIX, 177,


Abradate 1225 871, 985
Abramo 888, 920, 990, 1154, 1168, 1227 Afonso IV, re del Portogallo LXXXIII,
Abreu, Antonio de 1256 177, 871, 985-86, 994-96, 1147
Abreu, Duarte de XCIX Afonso IX di León 1146
Abu al-Hasan ’Ali 988 Afonso V, re del Portogallo XVI, XXII,
Accursio, Mariangelo XXX LXXXV, 279, 871, 949, 1021-23, 1150, 1160
Acenheiro, Cristóvão Rodrigues 178, 993, 997 Afonso VI di León CXVIII, 961, 964
Acheloo 938 Afonso VII di León CXIX
Achemenide 1053, 1172 Alfonso V d’Aragona il Magnanimo 960
Achille 10, 439, 731, 880, 928, 943, 950-51, Alfonso VI di Castiglia 964
965, 968, 998, 1059, 1072, 1974, 1185, Alfonso X di Castiglia 985, 1116
1209, 1214, 1220, 1263,
Alfonso XI di Castiglia 986
Acrisio 1167
Agamennone 931
Adamastor (Damastor) CCXLV,
Aganippe 953, 1070
CCCXXV, CCCXXVII, 359, 361-63,
Agar 990, 1154, 1168
439, 863, 887, 1052-61, 1185
Aghni 1126
Adamo XX, 850, 920, 956, 1026, 1036,
Agostino d’Ippona, santo 93, 876, 932,
1100, 1257
1013, 1027, 1031, 1049, 1079, 1116,
Ade 93, 441, 952, 1077
Adone 13, 872, 879, 1017, 1045, 1057, 1177, 1239-40
1068, 1180, 1186, 1190 Agrário 1187
Adriano 1122 Agudo, Francisco Dias CLI, 1262
Aegeon 362 Ahmed Ibn Magid 1076
Afonso Henriques di Borgogna, re del Aiace 1214
Portogallo IX, LV, LXXXIV, CXIX, Alamanni, Luigi LII, 863, 870, 1007, 1022,
CCLVI, 177-78, 581, 730, 857, 869, 1029, 1067, 2093, 1190-91
871, 875, 961-62, 964, 969, 971-72, Albergaria, Lopo Soares de 1226
974-78, 980, 982-83, 1006-07, 1116, Alberto Magno 1244
1137, 1143-44, 1272 Albino Spurio Postumio 1145
Afonso II, re del Portogallo 177, 871, 984, Albuquerque, Afonso de XVII, XLIV,
1146 872, 927, 1209, 1221-26

1279

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INDICI

Albuquerque, Francisco de 1209 Álvares, Francisco XXXV, 1023


Albuquerque, Martim de LXXXII- Álvares, Manuel XLI
LXXXIV, XC, XCII, 1132 Álvaro 655, 1171
Alceo 1001 Álvaro de Braga 1166
Alciato, Andrea 1189 Álvaro Velho XVI, XXXV
Alcde v. Ercole Alves, Hélio J. S. 14, 96, 63, 863-64, 871,
Alcina 922 877, 882, 927, 980, 1056, 1231, 1233,
Alcinoo 851, 951, 1208 1239
Alcione 1098 Amadriadi 1194
Alcmena 1001 Amaltea 938
Alessandro de’ Medici XXVI Amaral, Fernando Pinto do 880
Alessandro Magno (il Macedone) Ambrogio, Ignazio 849
CCLXXXV, 93, 95, 517, 731, 866, 871, Ambrogio, santo 887
877-78, 896, 985, 1003, 1028, 1107, Amedeo di Savoia CXIX
1116, 1228-29, 1144, 1225, 1247, 1263 Amnon 1180
Alessandro VI, papa XXIV Amora, Antônio Soares de 13-14, 864
Aletto 515, 1087, 1112 Amore 439, 655, 864, 920, 922, 994, 1033,
Alighieri, Dante XXXI, XLVIII, LI-LIII, 1173, 1176-77, 1183, 1198, 1202, 1215
LXV-LXVI, CXXVIII, CCLXXXV, Amorim, Francisco Gomes de CXLVII,
CCCVII, 280, 283, 729, 848, 856, 860, 656, 1011, 1019, 1033, 1055, 1076,
866, 872, 876, 887, 899, 911, 913-14, 1082, 1097, 1100, 1113, 1148, 1193,
916-17, 920, 961, 963, 965, 986, 988, 1200, 1206, 1222, 1266-67
991-93, 1002, 1004, 1010, 1012, 1014, Anaia, Francisco de 888, 1244
1020, 1025, 1027, 1031, 1034-35, 1039, Anchise 1062, 1099, 1174, 1186, 1207
1044-45, 1048-49, 1054, 1059-60, Andeiro, João Fernandes 279, 1004-05
1062, 1065-67, 1079, 1082, 1093, 1102, Anderson, William 362
1104-05, 1128, 1133, 1140-41, 1146, Andrada, Diogo de Paiva de 1216
1148, 1155, 1150-60, 1162-63, 1166-67, Andrada, Francisco de 864, 1216
1172-73, 1176, 1187, 1199, 1201, 1203, Andrade, Francisco de XXXIII, 1231
1208, 1213, 1216, 1218, 1221, 1225, Andrade, Jacinto Freire de 1233, 1235
1228, 1236-37, 1239-40, 1242, 1244, Andrade, Violante de LXII, LXXVIII,
1249, 256, 1261-62 853
Al-Kurdi, Amir Husain (Mir-Husain) Andronica CCCXXV
1216 Andronico, Livio 933
Allan, Rutger 1152 Anfione 1173
Almada, Álvaro Vaz de 1010, 1088, 1095 Anfitrite 904, 1079, 1081
Almeida, Aníbal XCII, XCVIII Angeli, Jacopo 1270
Almeida, Fernando de XXV Angelica CCLXVI, CCLXXII
Almeida, Francisco de XVII, XXXVII, Anguillara, Giovanni Andrea dell’ 915,
XCV-XCVI, 888, 1956 1028, 1061, 1080
Almeida, Isabel 1214 Annibale 992, 1002, 1008, 1134-35, 1144,
Almeida, Lourenço de 1215-17 1212, 1261
Almeida, Manuel Pires de 10, 13-14, 864, Annone XXVI
866-67, 872-73 Anquetil-Duperron, Abraham Hyacinthe
Aloe 362 LXIII
Alonso, Dámaso 871, 901, 1039 Anselmo, Artur CXXX, CXLVIII, 731,
Alonzo, Giuseppe XI, CCXLI, CCCXXI- 1202
CCCXXVII Antenore 926

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Anselmo, santo CCLXXXII, 893, 1238 Armida 97, 923


Anteo 981, 1095 Arnaud de Maruell 922
Anthée 362 Arnaut Vidal de Castelnaudary CCLXIV,
Antinoo 1122 CCLXVI, CCLXX-CCLXXI,
Antioco 1180 CCLXXIII, CCLXXV, 849
Antonelli, Roberto 848 Arnobio 93, 95, 284
Antonio da Noli XXIII Arnott, Geoffrey W. 1175
Antonio di Padova, santo XLI Arpie CCCXXI, CCCXXV, 1029, 1070,
Anubis 1126 1127
Apelle 1225 Arrais, Amador XXXVIII
Apollo CCXCIX, 863, 870, 874, 889, 928- Arriano 877, 1116, 1122, 1129, 1247
29, 944, 952, 1072, 1133, 1186, 1188, Artaserse 945
1191, 1196, 1204, 1215 Artemide 440, 1242
Apollodoro 92, 878, 916, 957, 1001, 1029, Asburgo, dinastia XVIII, XLII, LII,
1058, 1061, 1077, 1081, 1085, 1125 LXX, LXXXI, 1271, 1274
Apollonio Rodio 10-12, 864, 873, 1000, Ascanio CCCXVIII, CCCXXIII, 1174
1069, 1165, 1192 Asensio, Eugenio 861, 993, 1090, 1157
Appiano LVII, CCLXXXV, 875 Askins, Arthur Lee-Francis 856
Apuleio 923, 1175 Asor Rosa, Alberto 848
Aquilone 955, 1084, 1096, 1098-99 Assis, Joaquim Maria Machado de
Aquino, Tomás de (Aquino, Tommaso d’) CCXCIV, 856
CCXCVIII, 879 Astianatte 1082
Aragão, Francisca de XXXII, LXXXIX Astolfo CCXXV
Araspe 1225 Ataíde, CatErina de LXI-LXII, 853
Araújo, Joaquim de 855 Ataíde, Luís de LXXVI, LXXXV, CIII,
Arcade 886, 1044-45 CVII
Archiloco 177 Ataíde, Vasco de XCV, CIII
Ares Montes, José 938 Atamante 1082
Aretino, Pietro XXVI, 1221 Atena 874, 970, 1061, 1079
Arfe, Juãn de 1238 Atlante 873, 949, 980-81, 1061, 1081, 1205,
Argenti, Filippo 1160 1262
Ariani, Marco 1197 Atreo 179, 999
Ariosto, Ludovico XXX, LII, LIV, Atropos 986
CCXLI-CCXLIII, CCLXXVIII, Atteone CCXLVII-CCLVII, CCCXXVII,
CCCIX-CCCXI, CCCXV, CCCXVIII, 844, 863, 878, 921, 1059, 1177-78,
CCCXX, CCCXXV, CCCXXVIII- 1192, 1196
CCCXXIX, 11, 96, 857, 859-60, 862- Attila 958, 986, 1010
63, 865, 869-70, 873, 880-81, 886, 894, Attilio Regolo 967, 1020, 1034
900, 903, 910, 912, 917, 919-23, 925, Attis 1188
927, 929, 937-38, 966, 969, 971, 990, Auerbach, Erich 848
1007-08, 1014, 1023, 1036-37, 1046, Augusto CCCX, 968, 1000, 1072-74
1054, 1082, 1092-93, 1100, 1108, 1112, Aurora 890, 899, 914, 929, 945, 950-51,
1131, 1140, 1165, 1172, 1187-88, 1201, 1085, 1155, 1164, 1171, 1190
1205-06, 1211, 1249, 1267, 1274 Ausonio 1190-91
Aristofane 1207 Austro 874, 880, 1043, 1052, 1098, 1221,
Aristotele 13, 852, 879, 937, 942, 953, 964, 1243
1046, 1048, 1083, 1129, 1148, 1178, Averini, Riccardo CLXXXI, CLXXXIII-
1236 CLXXXIV, CCC-CCCVII, 844,

1281

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INDICI

857-59, 862, 880, 890, 892, 894-95, Barchiesi, Alessandro 1011, 1035, 1038,
897, 902, 906, 910-12, 920, 922, 948, 1041, 1204
950-51, 957, 961-62, 967, 970, 980-81, Barreira, João 1056, 1271
988, 102, 1028-29, 1031, 1039, 1041-42, Barreiros, Gaspar 955-56, 1005
1044, 1046, 1050, 1053-55, 1062, 1068, Barreto, Francisco XCIV, XCVII,
1070-71, 1078, 1083-84, 1087-88, 1091, CLXXXVI
1093-94, 1097, 1099, 1102, 1106-07, Barreto, João Franco CCCXXIV, 14, 439,
1127-28, 1131, 1138,1146, 1152-53, 862, 882, 891, 959, 102, 1041, 1058,
1155, 1160-62, 1166, 1170, 1175, 1179, 1065, 1085, 1116, 1120, 1146, 1175,
1181, 1185-7, 1196-97, 1202, 1210-11, 1190, 1220, 1223, 1227
1214, 1218, 1232, 1238-39, 1246, 1251, Barreto, Pedro XCIX
1255-56, 1259 Barros, João Franco de XXXVII-
Avis, dinastia IX, XVI, XXII, LXXXIII, XXXVIII, XL, LXII, XCVIII,
CXIII, CLXIC, 1004 CXXI-CXXII, XXLIX, 516, 857,
Ayyaz, Malik 1218 876, 880, 883-84, 886, 888-91, 897,
Azevedo Filho, Leodegário de CL, 868, 900-02, 904-07, 909-10, 912, 915,
1153, 1244 918-19, 926, 936, 938-40, 942, 944,
Azevedo, Lúcio de CCXLVII, 844 946-48, 950, 954-55, 961-62, 1023-25,
Azevedo, Maria Antonieta Soares de 1028-29, 1032, 1034, 1036, 1039-42,
LXXX, 999 1044, 1049-53, 1056, 1062-68, 1071,
Azevedo, Martim Lopes de (Martin 1074, 1076, 1106-07, 1112-18, 1120-25,
Lopez de) 1089 1130-3, 1150, 1153-56, 1158, 1162-64,
1166, 1168-71, 1209-10, 1215-29, 1231,
Bacco CCXLII-CCXLIV, CCCIII, 9, 15, 1233, 1243-59
91-96, 178, 363, 437-42, 516-17, 581-83, Barros, Leitão de LXIII
876-79, 881-82, 886, 896-99, 907, 909, Bartoli, Daniello 927, 945
912-15, 924, 928, 935, 943, 959, 982, Bartolomeu dos Mártires XCVIII
1028, 1055, 1067, 1076-77, 1079, 1083- Bartolommei, Girolamo 12
86, 1102, 1107, 1112, 1128-29, 1136, Basto, Cláudio 865, 867, 908, 914, 918-19,
1140, 1154, 1173, 1184, 1203 961, 964-65, 976, 982, 988, 998-99,
Bachelard, Gaston CCLXXXIX, 855 1005, 1016, 1021, 1027, 1033, 1037,
Bachtin, Michail CCXLV-CCXLVI, 1041, 105, 1058-60, 1065, 1069, 1074,
CCLX, 847-49 1076, 1080, 1086-87, 1089-90, 1093,
Bacon, Leonard 1126, 1140, 1144, 1161, 1102, 1105-06, 1110, 1114, 1117, 1121,
1170, 1176-77, 1183, 1219, 1228, 1230, 1124-25, 1127, 1131, 1144, 1153, 1162,
1235, 1247, 1252, 1255-56 1168-69, 1172, 1184, 1214, 1218, 1225-
Baldassarri, Guido 1085 26, 1234-35, 1254
Baldinger, Ernst Gottfried 1264 Basto, Edoardo Rafael de Azevedo 1214
Baldovino 1226 Beatrice 917, 1236
Balmond, Cecil XXXII Beatrice di Castiglia 989, 1004
Baraballo, Cosimo XXVI Bebrico 959
Barba Roxa, Haredin LXXXV Bechara, Evanildo CL
Barbaro, Ermolao 1184 Behain, Martim 1049
Barbarossa, Federico 984 Beja, António de 1110
Barbieri, Gino XVI Belcari, Feo 908
Barbosa, Duarte 1136, 1171 Belisario 1213-14
Barbosa, Odoardo 1226, 1230, 1247, 1257 Bellentani, Giovan Francesco 1175
Barcelos, Pero de XXV Bellona 1147

1282

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Bellotti, Felice CLXXX, 843 Blasfé, Guiomar LXXXIX, XCVI


Bembo, Pietro XXX, XXXIII, XXXIX, Blumenbach, Johann Friedrich 1264
XLIII, 880, 921, 1060, 1150, 1176, 1179, Bluteau, Raphael 901, 936, 969, 1015, 1149,
1183, 1213 1160, 1169, 1243
Benelli, Graziano 858 Boccaccio, Giovanni XXVIII, CCXLIX,
Beni, Paolo 13 92, 284, 860, 881, 885, 905, 913, 921-
Benomotapa 1243 22, 925, 954, 996, 1002, 1042, 1045,
Bento, priore di Santa Cruz LXXXIII, 1054, 1070, 1081, 1103, 1175-76, 1180,
LXXXVII, CLXXXV 1182, 1188, 1213, 1240, 1256
Benvenuto da Imola 914 Boezio, Severino 876, 901, 1035
Berlinghieri, Francesco 1271 Boiardo, Matteo Maria CCLXXVIII,
Bernabé, Alberto 977 CCCXI, CCCXXV, 971, 991, 1014,
Bernaldino de Toledo 983 1021
Bernardes, Diogo XXXII-XXXIII, 982, Bolognetti, Francesco 1145
1059, 1262 Bonaretti, Adriano CLXXX, 843, 857,
Bernardini, Silvia 994 869, 886, 889, 902, 984, 988, 1038-39,
Berni, Francesco 1173 1044, 1053-54, 1063, 1070, 1073, 1078,
Beroaldo, Filippo XXVI, 923, 1175 1101, 1122, 1130, 1138-39, 1144, 1147,
Bertius, Peter 1116 1152, 1166, 1197, 1199-1200, 1202,
Bertolucci Pizzorusso, Valeria 848, 850 1214, 1219, 1232, 1234, 1239, 1259
Bertoni, Giulio 885 Bonaretti, Carlo CVXXX, 843, 857, 869,
Bettarini, Rosanna 888, 998, 1040 886, 889, 902, 984, 988, 1038-39,
Bevilacqua, Nicolao XLVIII, 1045 1044, 1053, 1055, 1063, 1070, 1073,
Biante 92 1078, 1101, 1122, 1130, 1139, 1144,
Biblide 1179-80 1147, 1152, 1166, 1197, 199-1200,
Biondo, Flavio XXII, 888, 974 1202, 1214, 1219, 1232, 1235, 1239,
Bismut, Roger CL, 92, 852, 868-69, 874- 1259
75, 880-81, 886-88, 890, 892, 894-98, Bonaventura, santo 963
901-02, 905-06, 913, 915, 917-19, 923, Bonnet, Charles 1264
927-28, 930, 937-39, 943-46, 948-54, Bòrea 874, 880, 955, 970, 1042, 1084,
957, 960, 964, 967, 970, 972, 979, 982, 1098, 1103
984-86, 988, 990, 992, 994, 996, 998, Borges, Gonçalo XC, CLXXXV, 851, 856
1004-08, 1010, 1012-13, 1015-16, 1018- Borghesi, Diomede 1077
19, 1021, 1023-24, 1026-27, 1029, 1031- Borgia, famiglia XXV
33, 1035, 1037, 1040-41, 1043-47, 1050, Borsellino, Nino 860
1052-53, 1055, 1059, 1062-63, 1067, Boscán, Juan XXXI, XLVIII, CCCXX,
1070-71, 1073, 1077-80, 1082, 1984-94, CCCXXII, 882, 887, 918-19, 936, 938,
1096, 1099, 1101-06, 1109, 1112, 1114, 947-48, 957, 983-84, 987, 995, 998,
1117-20, 1122, 1125, 1127, 1130-31, 1006, 1017, 1022, 1038-39, 1045, 1069,
1134-35, 1139-41, 1143-44, 1146-47, 1098, 1105, 1137-38, 1150, 1176, 1178-
1149-53, 1155, 1157-62, 1164-66, 1171, 79, 1192, 1200, 1243
1173-74, 1178-79, 1184, 11194, 1196- Botta, Patrizia 993, 1237
97, 1199-1200, 1202, 1204-05, 1207, Botticelli, Sandro 1182
1236-37, 1239, 1241-43, 1245-51, 1253, Bovinet, Edme CXLIV
1255-57, 1259-62 Bowers, Fredson CLXV
Blaesvet, Joana de LXXXIX Bowra, Cecil Maurice CCLXXVIII, 852,
Blaesvet, Maria de LXXXIX, XCVI 877
Blasco, Pierre 281 Boyden, James M. 862

1283

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INDICI

Bracciolini, Poggio XXII, XXXVI Caldera, Benito CLXXIII-CLXXIV, 871,


Braga, Teófi lo LVI, LVIII-LXI, LXIII- 892, 902, 906, 947, 1015, 1019, 1027,
LXVI, LXX, CLII, CCLXXXIII, 103, 1086, 1091, 1101-02, 1118-19,
845-46, 853-54, 857, 120, 1266 1132, 1136, 1156-57, 1159, 1163, 1174,
Bragança, Constantino de XCV 1196-97, 1206, 1210, 1222, 1230, 1259,
Bragança, famiglia XXXII, XCV, CII, 1274-75
CXIII, CXLI, CLXIX, 1149 Calepinus 10, 943, 963, 986, 1058, 1149,
Bragança, Jaime de XCV 1160, 1176
Bragança, Teodósio, duca di LXXXV Calliope 177, 729, 952
Brandão, Antonio 975 Callisto 886, 1044-45, 1173
Brandão, Diogo xxvii, 1131 Calvino, Italo CCCVIII
Brandão, Luís Pereira XXXIII Calvino, Tiberio Veturio 1145
Breydenbach, Bernhard von 1265 Câmara, Luís Gonçalves da 1139, 1157,
Briareo CCCXXIX, 1058, 1126-27 1251
Briccolani, Antonio CLXXX, 843 Câmara, Martim Gonçalves da CV, 1139,
Brigo 1005 1157, 1251
Brito, Bernardo Gomes de XXXVII, 14, Caminha, Pero Andrade de XXX-
1056 XXXVI, CII
Brito, Duarte de XXVII Caminha, Pero Vaz de XXXV-XXXVI,
Britonio, Gerolamo XXX, 1081 850
Browing, Elisabeth CCLXXX Camões, João Vasques de LXXXII
Brugnoli, Giorgio 852, 855 Camões, Simão Vaz de LXXXII,
Bruto, Marco Giunio 1022 LXXXV, LXXXVII, XCII-XCIII,
Buccino, Laura 92, 95, 1129 CCLXXXIII, CCLXXXIII, 851
Buchanan, Georges XXII, XXXI Camões, Vasco Eanes de LXXXII, 1147
Buescu, Ana Isabel LXXXII, LXXXV Camões, Vasco Lopes de LXXXIII
Buescu, Helena Carvalhão LXI, LXX, Camões, Vasco Pires (Peres) de LXXXIII
LXXII Camoz, João LXXXIII
Bulhões, Fernando de XLI Campaspe 1225
Burmann, Pieter 1150 Campo, Flórian do 1272-75
Burton, Richard F. 178, 891, 900, 922, Caná, Malemo 1076, 117
926, 939, 947, 953, 987, 990, 1008, Canace 1138
1034, 1042-43, 1079, 1092, 1095, 1109, Canaqua 1076
1121, 1134, 1148, 1153, 1205, 1220, Cancelliere, Enrica CLXXXII, 844
1235, 1247-49, 1255 Candace 1227
Busiride 933 Cantino, Alberto XXIV
Buttitta, Antonino 850 Capella, Marziano 1141
Byron, George Gordon CCLXXIX Capeto, Hugo CXVIII
Cappellano, Andrea 1225
Ca’ da Mosto, Alvise XXII-XXIII Caravaggi, Giovanni 860
Cabral, António XCIX Cardona, Giorgio Raimondo 850
Cabral, Fernão Álvares XCIII, CLXXXV Cardoso, George 1199
Cabral, Pedro Álvares XXIII, XXV, Cardoso, Jerónimo XLVII, 1271
LXXII, XCIII, CI, 284, 887, 939, Cardoso, Mateus CV
1024, 1056, 1209, 1258-59 Cariddi 926
Cáceres, Lourenço de CCXLVIII, 1177 Carlo d’Angiò 1110
Cadmo 1111 Carlo il Calvo 1226
Caiado, Henrique XLI Carlo Magno 871, 1110

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Carlo V d’Asburgo XVIII, LXXXII, Casu, Agostino 1189


LXXXV, LXXXIX, CXIII, Catarina d’Asburgo, regina del Portogallo
CLXXXV, 863, 869, 871-72, 1108-09, XVIII, CXIII, LXV, CCLIV, 1018
1258 Caterina d’Alessandria, santa 1223, 1245
Carlo VI 1110 Catilina, Lucio Sergio 1013
Carlo VII 1095 Catone, Publio Valerio 1011
Carlo VIII CCCXIX Catullo, Gaio Valerio 873, 889, 917, 921,
Caro, Annibale 922, 928, 944 1059, 1189
Caronte 982, 1209 Catulo, Quinto Lutazio 1081
Cartari, Vincenzo 917 Cauno 1179
Carvalho, Andreia Martins de 1246 Cecchi, Emilio 848
Carvalho, José Gonçalves Herculano de Cée 362
CX-CXII, 873, 1065 Cefiso 1190, 1242
Carvalho, Miguel Botelho de 1244 Ceice 1098
Casadio, Giovanni 440 Celeno 1055, 1062
Cassandra 996, 1055 Celio Rodigino v. Ricchieri, Ludovico
Cassio Longino, Gaio LVII, CCLXXXV, Celso 1068
1022 Centeno, Yvette K. 440
Càssola, Filippo 440, 977 Centimano 1058
Castanheda, Fernão Lopes de XXXVII, Ceo 1184
883-86, 888, 890-95, 900, 902, 904- Cerbero 952, 1016, 1029
07, 909-12, 915, 918-19, 927, 935, 938, Cerboni Baiardi, Giorgio 862
940-48, 950-51, 1022-23, 1028-30, 1032, Cerdeira, Eleutério CXLVII
1042-43, 1049-53, 1055-56, 1062-68, Cerere 1011, 1149
1075-76, 1096, 1104-05, 1114-15, 1117- Cervantes, Miguel de CCXCV
25, 1127, 1130-33, 1135-36, 1156, 1158, Cerveira, Álvaro Mendez 1089
1162-66, 118, 1170-71, 1209-11, 1215-24, Cerveira, Rui Mendez 1089
1226-32, 1245, 1249, 1254-57 Cesare, Gaio Giulio L, LII, LIV,
Castanhoso, Miguel de 1244 LVII, CCLXXX, CCLXXXIV-
Castelo Branco, Pedro da 1246 CCLXXXVI, CCXCII, CCXCIV,
Castelo Branco, Camilo LXI, 854, 1200 871, 958, 979-80, 1013, 1073-74, 1082,
Castiglione, Baldassarre XXIX-XXX, 1098, 1100, 1144, 1205, 1212, 1254,
1206 1272-73
Castilho, António Feliciano de LXIV, Cesarino, Giulio 866
CXLVI, 1265-66 Ceto 1043
Castro, Alberto Osório de LXIII Chagas, António das CXV
Castro, Alfonso de XXXIX Chapelain, Jean 13
Castro, Aníbal Pinto de 1052, 1055-56 Charbonneau-Lassay, Louis 901
Castro, Estevão Rodrigues de XXXIII Chateaubriand, François-René de LXIII
Castro, Fernando de 1233 Châtillon, Gualtiero di 1260
Castro, Inés de XXXI, C, CLXXI, Chauve, Charles le 1226
CCCIV, 177-78, 859, 965, 993, 996, Chaves, Henrique de Almeida CLXXI,
1029 843
Castro, Ivo CXIV-CXV, CXX, CXXIII Chiarini, Gioachino 1085
Castro, João de XXXIV, XLIV, LXXXV, Chiarla, Myriam 922
872, 1046, 1232, 1234-35, 1237 Chimera CCCXXIX, 1125-27
Castro, Pedro Fernandes de 1146 Chiodo, Domenico 862
Castro, Rodrigo de XXI Cibele 1188

1285

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INDICI

Cicerone, Marco Tullio XLI, 10, 867-68, CLXXIII, 284, 903, 1040, 1065, 1114,
872, 876, 900, 904, 925, 932, 937, 941, 1226, 1270
944, 953, 958, 966, 976, 986, 992, Colonna, Ascanio CCCXXIII, 861, 1274
1003, 1013, 1028-29, 1035-36, 1048, Colonna, Marc’Antonio CCCXXIII
1057, 1070, 1072, 1080-81, 1087, 1105, Colonna, Vittoria XXX
1123, 1137, 1150, 1155, 1161, 1165, Colucci, Angelo XXX
1202, 1205, 1238-39, 1261, 1263 Compagnoni, Giuseppe 861
Ciclopi 939, 944, 1172 Consoli, Maria Elvira 1192
Cidade, Hernâni XLVIII, XCIV, Cordano, Federica 1030
CCXLVIII, 844, 846, 861-62, 1007, Coriolano, Gneo Marcio 1013
1019, 1048, 1052, 1117, 1119 Coronide di Larissa 1204
Cimini, Mario 1181 Correia, Gaspar XV, XXXVII, 941, 1056,
Cinira 1179, 1190, 1257 1153
Cinzio v. Giraldi Cinzio, Giambattista 10, Correia, Luís Franco CCXCVIII, 730
863, 938, 959, 1018, 1224 Correia, Montenegro, Manuel CXXXI,
Ciparisso 1188 CCLXXXIII, CCXCVIII
Cipriano, santo 1239 Corriente, Federico 885
Circe 906, 1082 Corsano, Vittorio 862
Cirillo Sirri, Teresa 861 Corte-Real, Jerónimo de XXXIII, 363,
Ciro, re di Persia 1225 863-65, 870, 885, 894, 898, 927, 980,
Citti, Francesco 1182 1044, 1056-57, 1192, 1233-34, 1239
Clarimundo CCLIX, 846, 849 Cortesão, Jaime XXIII
Claudiano, Claudio 11, 361-62, 866, 868, Corti, Maria 848
889, 895, 917, 931, 933, 952, 958, 966, Cosentino, Augusto 977
1004, 1014, 1057-58, 1060-61, 1078, Costa, Gustavo 1037, 1189
1130, 1179, 1183, 1188, 1190, 1193, 1259 Costa, João XXII, 854
Claudio, Appio 1001 Costa, Manuel da 1153
Clavio 1237 Costa, Maria Clara Pereira da LXXXII-
Clemente Alessandrino 93, 95 LXXXIII
Clemente VII, papa XXIX-XXX, Costa, Pedro da 1088
LXXXVI Costa, Soeiro da 1089
Cleoneo 1029 Costantino Dragaš 890
Cleopatra 329, 1073, 1075, 1205 Costantino il Grande 891
Climene 1038, 1041 Costantino Paleologo CI, CCCXV, 890,
Clori 1191 1050
Clorinda 516, 1172 Costanza d’Altavilla 1221
Cloto 916 Costanza d’Aragona 178, 986, 995
Clouet, François 846 Costanzo, Angelo di 1100, 1218
Clusius, Carolus XCVI Coutinho, Álvaro Gonçalez 1089
Cocchiara, Giuseppe 850 Coutinho, Bernardo Xavier LVIII,
Codro 1020-21 CXLVI, 855
Coello, Pedro CXXXI, CCXCVIII Coutinho, famiglia CIV
Coelho, Jacinto do Prado 845 Coutinho, Francisco LXXXIX, XCV-
Coelho, Nicolau 1030, 1098, 1136 XCVI, CIV, CLXXXVI
Coelho, Pero (Pedro) 996, 1000 Coutinho, Gastão CIV
Coetzee, John Maxwell 1263 Coutinho, Gonçalo CIV-CV, 1095
Cohen, Rip 853 Coutinho, João XCVI
Colombo, Cristoforo XXIII-XXIV, Coutinho, Lopo de Sousa 927

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Coutinho, Luís XCVI Daniello, Bernardino XXXIII, 1206


Couto, Diogo do XXXVII, XLVIII, Darete Frigio 1001
LXVI, XCIII, XCVII-XCIX, 517, Dario, re di Persia 966-67
1056, 1117, 1120, 1122, 1138, 1191, David 991, 1001, 1227
1229, 1231-35, 1247, 1255 De Lubac, Henry 1038
Covilhã, Pedro (Pero) da 1022, 1024 Dedalo 1039, 1083, 1128
Craesbeck, Lourenço 861, 927, 975, 1058, Defaux, Olivier 1270
1091, 1214 Del Sarto, Maida CCXCIV
Crasbeeck, Pedro LXXX, 854, 1065, 1262 Delabastita, Dirk 858
Creusa 965, 1055, 1061 Delfi no 1081
Crisolora, Emanuele 1270 Della Casa, Giovanni 921, 988, 1175, 1208
Cristo XVIII, XXII, XXXVI, XLI- Demetrio pseudo-Falereo 867
XLII, XLV, LXIII, LXXXIV, CI, Demetz, Peter 1189
CCLXVII, CCLXXII, CCLXXXII, Democrito 868, 1048
CCCII, CCCXIII, CCCXV, 92, 856, Demodoco 1207-08
869, 892-93, 895, 913-14, 927-28, 968, Deswarte, Sylvie XXX, 856
972, 983, 990, 996, 998, 1023, 1028- Detienne, Marcel 94, 1082-83
29, 1037, 1074, 1097, 1101, 1108-11, Detti, Guido di Tomso XXIII
1133-34, 1143, 1154, 1159, 1172-73, Deucalione 1099
1221, 1249-50 Di Leo, Mario 1178-79, 1181
Crono 438, 916 Di Nola, Alfonso Maria 888
Cross, Thomas CCLXXXVII Diana CCXLVII-CCLII, CCCXVII, 846,
Cruz, Gaspar da XXXV 875, 889, 921, 973, 1054, 1059, 1177,
Cruz, Maria Augusta Lima 911, 1138 1186, 1193, 1196-97, 1242
Ctesifonte 952 Dias, Augusto Epifânio da Silva CXLIX,
Cunha, Xavier da LXIV CCXCVII, 284, 855, 865-66, 868-69,
Cunha, Lourenço da 1001 871-72, 874-75, 879-86, 890-92, 894-
Cunha, Martím Vasquez da 1149 97, 899-901, 903-12, 915, 917-21, 923,
Cunha, Nuno da 1230-31 925-32, 934, 937, 939, 941-47, 952,
Cunha, Tristão da xxv, 928, 1221, 1230 955-57, 959-62, 964-70, 972, 975-82,
Cupido CCL-CCLII, CCLVI, CCCXXXI, 984-90, 992, 995-97, 1000-01, 1004-
655, 883, 925, 1102, 1173-79, 1181-86 06, 1009-10, 1012-16, 1018-19, 1021-
Curtius, Ernst Robert 866, 872-73, 958, 24, 1026-27, 1029-32, 1035-37, 1041-42,
1004, 1031, 1187, 1228 1045-46, 1048-49, 1051-52, 1055, 1057,
Curzio Rufo, Quinto 92, 878, 896, 930, 1059-60, 1064-65, 1067-70, 1072,
979, 985, 1020-21 1074-77, 1080, 1082, 1086-87, 1089-97,
1099-1102, 1105, 1107-1110, 1112-14,
D’Acunto, Vladimiro 177, 440 1117, 1119-21, 1124-25, 1127, 1130-32,
D’Anna, Giovanni 852 1134, 1136-37, 1139-41, 1143-56, 1159,
D’annunzio, Gabriele 1190 1161-66, 1168-69, 1171-72, 1175, 1177,
Dafne 952, 1188, 1195 1180, 1182-85, 1188-89, 1192-1201,
Dalché, Patrick Gautier 1269-71 1203-06, 1209-12, 1214-17, 1221-26,
Dalgado, Sebastião Rodolfo CXIV 1228-31, 1233-35, 1237-43, 1245-47,
Dalila 1006 1249-57, 1260-61
Damone 966 Dias, (Diaz) Bartolomeo 1056, 1063
Danae 1167 Dias, Malheiro CCXLVIII
Daniele 874, 993 Dias, (Diaz) Diogo 655, 1166, 1170
Danielino 885, 915, 950 Diaz de Bívar, Rodrigo 1005

1287

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INDICI

Dias, Ruy 1224-25 Earle, Thomas F. XCIII


Didier, Hugues 657 Echidna 1125
Didone 851, 942-44, 949, 951, 995, 1033, Edoardo III d’Inghilterra 1018
1071, 1076, 1078, 1083, 1174, 1179, Efesto 438-39
1208, 1210 Efira Efire 655, 1197-1200
Didot, Firmin CXLIV Egeo 1058
Dinamene LXIV, CCLXXXIX, CCXCII Elena di Troia CCCXVII, 897, 955, 995,
Dini, M. Vincenzo 1213 1001
Dinis, re del Portogallo IX, 177, 985-86, Elena, santa CI
1090, 1137 Eliadi 884-85
Diocleziano 980 Eliodoro 1222
Diodoro Siculo 92, 913, 959, 977, 996, Elios 890
1085, 1115, 1180 Elisabetta I, regina d’Inghilterra
Diogene Laerzio LI-LIII, CCLXXXV, XXXVIII
1008, 1123 Emina 888
Diomede 438, 933, 951 Emo 957
Dione Cassio LVII, CCLXXXV Encelado 1058, 1061, 1184
Dione v. Venere Endem, Ioannes de CLXXXVI
Dionigi 966 Enea CCLXXXII, CCCXVIII,
Dionisio I di Siracusa 985 CCCXXV-CCCXXVI, 870-71, 879,
Dionisio II di Siracusa 985 897, 903, 916, 924, 926, 930, 933-35,
Dioniso 92-96, 177, 438-40, 878, 977, 1129, 942, 947, 949, 953, 995, 1053, 1062,
1141 1070-73, 1085, 1096, 1099-1100, 1115,
Dodds, Eric R. 868 1118-19, 1125-26, 1140, 1154, 1159,
Dolce, Ludovico LII, CCCXVI, 922, 1172, 1174, 1186, 1209, 1220
1028, 1185, 1225, 1239 Ennio 872, 1035, 1151
Dolce, Luis LII Enrico di Bonn 1145
Domenichi, Lodovico LII, 92, 952, 995, Enrico di Castiglia 1001
1076, 1189 Enrico di Trastámara 1088
Domingues, Francisco Contente 872 Enrico IV 1018, 1022
Domingues, José Garcia 657 Enrico VIII 1109
Don Chisciotte CCCXXXII Eolo CLXI, 437, 949, 1077, 1985
Donizetti, Gaetano IX Eos 1064, 1085, 1164
Donnelly Carney, Elizabeth 1168 Ephyre (Efire) 655, 1197, 1200
Doris Doride 878, 1059, 1981 Equicola, Mario 1013, 1030
Dostoevskij, Fëdor CCCIX, 849, 859 Eraclito 93
Doto 916, 1103 Erasmo da Rotterdam XIX, XXXIX-XLI,
Driadi 93, 983, 1194 CCLV, 1009, 1061, 1110, 1116, 1271
Driante 438 Erato 954
Du Cange (Charles du Fresne) 897 Eratostene 987, 1081, 1115
Du Peron de Castera, Louis-Adrien Ercilla, Alonso de 863, 902, 918, 931, 971,
CLXXVI, 916, 1134 977, 990, 997, 1005, 1075, 1101, 1139,
Duarte I, re del Portogallo 1019 1204
Dürer, Albrecht XXVI Ercole (Eracle) CCXCIX, 659, 863, 916,
Durga 1126 933, 938, 952, 959-61, 981, 1000-03,
Duro, Antonio Rodovalho 900 1005, 1021, 1029, 1039, 1070-71, 1095,
1203, 1209, 1261
Eagro 952 Ercole d’Este XXIV

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Erebo 909 1009, 1011-19, 1021-22, 1024-35, 1038,


Eretteo 1103 1040-41, 1043-48, 1050-61, 1064-65,
Erice (Erycina) v. Venere 1067, 1069, 1071-73, 1075, 1077, 1079-
Erimanzio 1029 91, 1093-97, 1101-02, 1105-12, 1114-17,
Erinni (Furie) 895, 1987, 1111, 1198 1119-21, 1124-26, 1128, 1130, 1132-36,
Ermogene 867 1138-40, 1143-44, 1146, 1148-57, 1159-
Erode CCLIV, CCLVII 60, 1162-65, 1168-70, 1172-73, 1175,
Erostrato, 952 1177, 1181-89, 1191, 1193-1211, 1214-23,
Eschilo 867, 1034 1228-36, 1238-43, 1245-47, 1249, 1251-
Escobar, Pero 1098 53, 1257-62, 1265, 1267, 1269
Esculapio 1209 Faria, Gaspar Severim de L-LI, LXXX
Esiodo 916, 925, 988, 1041, 1964, 1979, Faria E. Lourenço de 847, 849
1203 Faria, Manuel Severim de L, LIV, LXXV-
Esperidi CCCVI, 949, 1021, 1042, 1205 LXXVI, LXXXI, CV, CLXXV,
Estaço, Aquiles XXV CCLXXXIV, 11, 14, 656, 855
Estienne, Charles 1168 Faria, Tomé de 1269
Estúñiga, Juan de XXVII Farina, Luigi IX
Etion 362 Farinelli, Arturo 862
Ettore 951, 1032,1053, 1082, 1230 Farnel, Jean XXXIX
Eurialo 1170 Farnese, Alessandro XLVIII, CLXIV
Euridice 1061, 1119, 1199 Farnese, famiglia XXIX
Eurinome 439 Fassanelli, Rachele 985
Euripide LXVII, 92, 177, 363, 878, 925, Febo 881, 889, 938, 952, 1072, 1186, 1204
937, 1032, 1050 Fedro 893, 1139, 1194
Eusebio 913, 1177, 1200 Felipe, Cleber Vinicius do Amaral 1034-
Eutropio 992, 1013, 1149 35, 1056
Eva 1026 Fenice 912
Evandro 1129 Ferdinando (Fernando) II d’Aragona
Evemerus 913 XXIV, LXII, CXIII, 1019,1022
Ezechia 990, 1138 Fernando, re del Portogallo 978
Ezechiele 1138 Fernandes, Domingos LXXX
Fernandes, Valentim XVI, XXXIV,
Fabricio, Arnaldo XXII XXXVI
Falaride 966 Fernando I di León CXVIII
Fanshaw, Richard CLXXV Fernando II di León 980
Faria e Sousa, Manuel de LI-LII, LIV, Fernando Magno 1005
LVI, LXI-LXIII, LXXX-LXXXII, Ferrão, António XCIX
LXXXIV-LXXXV, XCII, CV, CXI, Ferreira, António XXX-XXXII,
CXXX-CXXXI, CXL-CXLI, CXLIII, CCLXXIX, 921, 993-97, 999, 1002,
CXLC, CCXLVII-CCXLVIII, CCLV, 1015, 1036-38, 1150, 1178-79
CCLVII, CCLXXXIV-CCLXXXV, Ferreira, Bartolomeu CXLIII, 1239
CCXCVIII, CCCXXII-CCCXXIV, 10- Ferreira, Inácio Garcêz CCLXXXIII,
12, 14, 95-96, 360, 656, 844, 852-53, 855, 1, 36, 517, 854, 864-68, 871, 921-22,
861, 864, 866-69, 871-76, 879-98, 900, 924-25, 928, 934, 936-37, 939-40, 943,
902, 904, 906, 908, 910-12, 914-20, 922- 947, 952-54, 962-63, 066-67, 969-72,
25, 928-34, 936-40, 942-44, 946, 948-49, 976, 979, 982-83, 987, 990,995, 997,
951-53, 956, 958, 960-61, 962-67, 969-71, 1005, 1007-10, 1014, 1918, 1022, 1027-
973, 975-77, 981-83, 985-91, 993-94, 996- 28, 1030-34, 1036, 1040, 1043, 1047,

1289

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INDICI

1052-54, 1059-61, 1064, 1071, 1074-77, Forcio 1043


1079, 1083, 1085, 1087, 1089, 1091, Formione 1261
1093, 1095, 1097, 1102, 1104-06, 1108, Forster, François CXLIV
111, 1117-19, 1121, 1124-25, 1133-34, Fortunato, Venanzio 1192
1136-37, 1143, 1146, 1153, 1155, 1157, Fox, Robin Lane 1116, 1129
1161-64, 1166, 1168, 1170, 1173, 1175, Fracanzio di Montalboddo XXXVI
178-79, 1187-90, 1196, 1198-99, 1201, Fragonard, Jean-Honoré CXLIV
1203, 1210, 1213-1, 1219, 1222, 1231- França, José Augusto 858
33, 1236, 239, 245-46, 1249, 1252-53 Francesca da Rimini 178,280, 997
Ferreira, Joaquim 853-54, Franceschelli, Sara CCXCIX
Ferreira, Miguel Leite XXXI Francesco da Buti 914
Ferro, Manuel 871, 931, 1087 Francesco di Assisi, santo XLII, 1148
Fetonte 884-85, 900, 1038-39, 1041, 1183 Francesco I 1109-10
Fiammetta XXVIII Francesco Saverio (Francisco Xavier),
Ficalho, Francisco Manuel de Melo 1171, santo XLII, CCLXXXII
1187, 1191, 1257-58 Freitas, Jordão de 854
Filgueira Valverde, José CCXLVIII, Frenez, Dennys 1126
844-45 Froben, Hieronymus 1271
Filipa de Lancaster, regina del Portogallo Frugoni, Carlo Innocenzo 861
1018, 1088 Frutuoso, Gaspar 1043
Filippo (Filipe) II d’Asburgo (Filipe I di Fry, William Thomas CCLXXXVIII
Portogallo) XVIII, XCVIII, CXIII, Fulgenzio 885
CCCXXIV, 1203, 1273, 1275 Fulvia 1073
Filippo II di Macedonia CCVCIX
Filippo (Filipe) III d’Asburgo (Filipe II Gabel 1067
del Portogallo) 1273 Gabriele, arcangelo 882, 930, 934
Filippo (Filipe) IV d’Asburgo (Filipe III Gabriele, Mino 1197
di Portogallo) CCCXXII Galatea 363, 844, 1059, 1103, 1197
Filippo di Borgogna 1091, 1095 Galeno 1068
Filleul, Adélaïde Marie Émile CXLIV Galhoz, Maria Aliete Dorez 856
Filomela CCLII Gallegos, Manuel de 1006, 1058
Filottete 361 Galli, Daniela 1072
Finazzi-Agrò, Ettore CCXLI, CCLVIII, Galvão, António 1043
CCLXXVII, 516, 863, 1087 Galvão, Duarte 177, 730, 857, 869, 961-68,
Finzia 966 971-72, 974-78, 980-82, 1007, 1143-46
Firmico Materno 95 Galzerano, Manuel 1238
Firpo, Luigi 861 Gama, Álvaro da 1074
Flahaut de la Bellarderie, conte di Gama, Cristóvão 1074, 1244
CXLIV Gama, Estevão da 1074, 1231, 1244
Flavio Giuseppe 1027 Gama, Francisco da 1074
Flora 938, 1171, 1182, 1187, 1191, 1257 Gama, Isabel da 1074
Floro LVII, CCLXXXV, 992, 1004, 1142 Gama, Paulo da (figlio) 1074
Fluehr-Lobban, Carolyn 1227 Gama, Paulo da (fratello di Vasco) XVI,
Folena, Gianfranco 848 CCLXXII, CCCXIX, 515, 581, 1030,
Folengo, Teofi lo 965, 1080 1107, 1136, 1140, 1151, 1259
Forbiger, Albert 931, 939, 1167 Gama, Pedro da 1074
Forcellini, Egidio 10, 897, 900, 909, 1192, Gama, Vasco da IX, XII, XV, XVII,
1218 XXIII, XXXV, XXXVIII, CVI,

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

CCXLII-CCXLV, CCLII, CCLIX, Giovanni Crisostomo 1009


CCLXVIII, CCLXXI-CCLXXII, Giovanni da Empoli XXIII
CCLXXV, CCLXXXVIII, CCXC- Giovanni da Verona XXVI
CCXCI, CCCIII-CCCIV, CCCXI, Giovanni, santo XLII, XC, 11, 876, 879,
CCCXXI, CCCXXIII, CCCXXVI- 899, 1143,
CCCXXVII, CCCXXX,CCCXXXII, Giove CCXLV, CCCV-CCCVI, 9, 91,
9-12, 14, 91, 95, 177, 279-82, 284, 359, 96, 442, 858, 869, 874, 876, 871, 878,
363, 437, 439, 515, 581-82, 655, 729, 881-83, 896, 909, 913, 919-20, 923,
849-50, 858-59, 862, 864, 870-71,875, 925-26, 929-31, 934-35, 938, 941, 948,
884-92, 899-900, 904-07, 909-11, 914- 957, 988, 1013, 1044, 1057-58, 1083-
15, 919-20, 926-27, 933-36, 938-39, 943 85, 1099, 1126, 1129, 1143, 1172, 1181,
947-48, 953-54, 960, 975, 1024, 1028- 1183, 1191, 1203,1210,1220, 1237,
32, 1034, 1041-4, 1048-55, 1063-68, 1239, 1242
1070-72, 1074, 1076, 1096-98, 1100- Giove Ammone CCCXXIX, 517, 1129
02, 1104-05, 1107, 1114, 1116-17, 1119, Giovenale 963, 983, 1176, 1178
1124-25, 1130-33, 1135-36, 1138, 1140, Giovio, Paolo XXII, XL, 890, 1041, 1189
1151, 1154, 1156-63, 1165-66, 1169-71, Giraldi Cinzio, Giambattista 863, 938,
1192, 1215 1220, 1228, 1230, 1244, 959, 1018, 1224
1259, 1262, 1264, 1268, 1270 Giraldi, Luca XXIII
Gandavo, Pero de Magalhães XXXV, Giraldo 975, 1146
C-CII, CXXVI, CLXXXVI, 1258 Girard, René 179
Gano CCLX Girolamo 907, 990
Garcês, Henique XLVII Giuba 981
García Quintela, Marco V. 1150 Giuditta 1226
Garcilaso v. Vega, Garcilaso de la Giuniano Giustino, Marco 955
Garibay, Esteban de 1273 Giunone 91, 515, 874, 876, 878, 882, 896,
Garrett, João Baptista da Silva Leitão de 910, 924, 926, 948, 957, 1044, 1077,
Almeida LXI, LXX, LXXII 1985, 1087, 1154, 1186, 1239
Gaunt, John 1018, 1088 Giustiniano 896
Gea 878, 981 Giustino 974, 996, 1128, 1180, 1213
Gellio, Aulo 1116 Giustinopolitano, Andrea Divo 890
Gérard, François CXLIV Glafira 1073
Gerolamo di Santo Stefano XXXVI Glauco 438,1082
Geymonat, Mario 1192 Godinho, Vitorino Magalhães 845
Giacinto 1191 Godoy, João Peres de 1016
Giacobbe 1159 Goffredo CCCCXXVI, 864
Giacomo, santo 923, 991, 1042 Goffredo di Buglione 10, 962, 1212
Giano CCCXXIX, 1126, 1239 Gogol’, Nikolaj Vasil’evic CCCIX, 859
Giapeto 1038 Góis, Damião de XXV, XXXVIII-XL,
Giasone 864, 866, 963, 1069 CII, 1141, 1170, 1214
Giganti 362, 952, 1057-58, 1061, 1083, Golia 991
1099 Gomes, Fernão LXXVI, CIV
Gigliucci, Roberto CLXXI-CLXXII, Gomez de Tápia, Luis CXCII,
CLXXXVII, 1043, 1108, 1216 CCCXXIII, 1274-75
Gil, Fernando X Gonçalves, Álvaro 1000, 1149
Gil, Lamberto 1052, 1056 Gonçalves, António C-CI, CXI, CXXVI,
Giomini, Remo 852 CXXIX, CLIX, CLXXXVI, 285, 365,
Giovanna d’Asburgo 869 443, 1264

1291

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INDICI

Gonçalves, Fernando Rebelo 1034-36, 1269 Henriksén, Christer 1159


Gonçalves, Sonia Nascimento 870 Henrique di Borgogna CXVIII-CXIX
Góngora, Luis de CLXXXII, 362, 844, Henrique II di Trastamara LXXXIII
894, 938, 949, 1056, 1274 Henrique, infante di Portogallo XXII,
Gonzalez, Fernán 1005 XXIX, 177, 1228
Gorgoni 1042-43, 1127 Henry of Grosmont, duca di Lancaster
Gori, Michele CCXCIX 1088
Gotor, Luis 856 Hermilly, Vaquette d’ CLXXVI
Gouveia, André de XXII Hildegarde di Bingen 908
Gouveia, Diogo de XLII Hildyard, James 1205
Graves, Robert 878, 913, 933, 949, 952, Hinman, Charlton CLI
960, 979, 998, 1002, 1021, 1029, 1031, Hofmann, Heinz 1160
1038, 1042-43, 1058, 1081, 1087, Holanda, Francisco de CCXCIV, 856
1103,1111, 1119, 1125-26, 1128, 1138, Holland, Lord CXLIV, CXLIX
1167, 1173, 1186, 1188, 1205 Holmes, James 858
Greenfield, Carestia Concetta 1239-40 Honorio 917
Griffolino d’Arezzo 1141 Horsfall, Nicholas 915, 1008
Grillo, Angelo 901 Humboldt, Alexander von CCXCVIII
Grouchy, Nicolas XXII
Guarini, Battista LII, LXVI, 13, 1177, Iacopo da Varazze 1145
1200 Icaro 1038, 1202
Guarino Veronese LI, 992 Idra 1029
Guastella, Gianni 1151 Igino, Gaio Giulio 92, 883, 885, 916, 999,
Guasti, Cesare 861 1044, 1081, 1143
Guerra, Luís de Bivar LXXXIII Inácio de Loyola, santo XLII
Guevara, Antonio de 1030, 1035 Índio, Joseph LXX, CXLIV
Guglielminetti, Marziano 854 Inés (Inês) de Castro XXXI, C, CLXXI,
Guicciardini, Francesco 903, 1148 CLXXIII, CLXXVI, CLXXIX,
Guidi, Simone XLI CLXXXI, CCCIV, 177-79, 279-89,
Guido di Lusignano 984 363, 843, 859, 884, 965, 993-1003,
Guillem de la Barra CCLXIV-CCLXV, 1029, 1032, 1088, 1137, 1164
CCLXXII, 850 Innocenzo IV, papa XXIV, 985
Guilleragues, Gabriel-Joseph de Ino 1082
Lavergne, conte di CCLXXX Iopa 1208
Guimarães de Sousa, Sèrgio Paulo 843 Iperione 890
Guinigi, Vincenzo 1005 Ippocrene 953,1070
Guinizzelli, Guido 923 Ippolita 968, 1059
Guyot, François CXLII, CLXVIII Ippolito 1054, 1177
Ippolito d’Este CCCXXIII
Haller, Albrecht von 1264 Ippote (Ippota) 1085
Hanuman 1126 Ippotede 1085
Hart, Henry H. 854 Iride 948
Hart, Thomas R. CCLXXVIII, 852 Isabella (Isabel) I di Castiglia, regina di
Hatzfeld, Helmut A. CCXXII, CCCXX, Spagna XVIII, XXIV, LXII, CXIII,
860, 1200 1019, 1022, 1074
Heberstein, Siegmund von 1265 Isaia 899
Hegel, Georg Wilhelm Friedrich LXXII, Iside 440
CCCX, 859-60 Isidoro di Siviglia 865, 1141

1292

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Ismaele (Ismael) 869, 888, 899, 961, 968, La Fayette, Marie-Madeleine, Madame de
1023, 1154, 1168 CLXXVI
Ismar 177, 968 La Harpe, Jean-François de CLXXVI,
Iulo 965 843
La Mancusa, Mauro CCXCIX
Jackson, Kenneth David LXXII, CLI- La Valle, Mercedes CLXXXI, 843, 857,
CLIII, CLXI, CLXIII, CCXCVII, 886, 962, 988, 991, 998, 1012-13, 1041,
857, 1015, 1266, 1268 1044, 1048, 1050, 1053, 1055, 1067,
Jakobson, Roman 856 1070, 1073, 1093-94, 1102, 1113, 1127,
Jasam (Giasone) 864 1139, 1147, 1152-53, 1158, 1170, 1178-
Jau LXIV, LXX, CCLXXXI, 79, 1196-97, 1207, 1219-20, 1229-30,
CCLXXXVI, CCLXXXIX 1232, 1239, 1242, 1245
Jauss, Hans-Robert 849 Labrador, João Fernandes XXV
Jeanmairie, Henri 95, 877, 913, 959, 1128, Lacerda, Fernão Correia de XXXIII
1140 Lacerda, João António de Lemos Pereira
Joana d’Asburgo LXXXIX, 1022 de, visconde de Juromenha LXIII-
João I, re del Portogallo IX, XVI, XXII, LXVIII, LXXXII-LXXXIII,
LXXXIII, CXIV, CCLVI, 279, 871, LXXXV, XC, XCII, C, CIII, CV-
1003 CVI, CXII, CXLVI, CCXCVIII, 851,
898, 1006, 1015, 1033, 1052, 1090,
João II, re del Portogallo XVI, XXI-
1093, 1154, 1264
XXII, XXV, XLII, LXXXVII,
Lacerda, Manuel de 1225
CCLVI, 279, 871, 1022, 1043, 1049,
Láfer, Celso 845
1160, 1214
Lageia (Cleopatra) 1075
João III, re del Portogallo XVI, XVIII,
Laitenberger, Hugo 864
XXI-XXIII, XXIX, XXXV, XXXIX,
Lampezia (Lampetie, Lampetusa) 884-85,
XLII, LXII,LXV, LXXXII, LXXXV-
1072
LXXXVI, XCIII, XCV, XCVIII,
Lampridio, Elio 985
XCIX, CXIII, CXXXI, CLXIV, 845,
Lanciani, Giulia XII, CXV, CCXLI-
851, 856, 868, 872, 972, 975, 1228 CCXLII, CCXLVI, 282, 862-63, 1042,
João VI, principe reggente e re del 1056, 1115, 1227
Portogallo XLV Lancilotto 863
João (Girando) Sem Pavor 975, 1089 Landucci, Sergio 849, 851
John of Gaunt, duca di Lancaster 1088 Lara 1246
John of Salisbury 942 Lara Garrida, José 922
Jong, Irene J. F. 1152 Lara, Beatriz de LXXXVII
Jong, Marcus de 861-62 Lara, Juliana de LXXXVII
Jonge, Casper de 1152 Las Casas, Bartolomé 1258
Juan I di Castiglia 1004 Lascaris, Giani XXX
Júdice, Nuno 95, 657, 163, 1268 Laskaris, Paola CCCVIII, 844
Juromenha v. Lacerda, João António de Latona 944, 1186
Lemos Pereira de Lattanzio, Placido 885, 1036
Laura IX, LXIV, 922-23, 925, 988, 998,
Kellog, Robert 846 1043, 1081, 1164, 1198, 1206
Kerényi, Karl 440 Laurent, Henry CXLIV
Koch, John 1085, 1148 Lausberg, Heinrich 950, 970-71, 973, 977,
Köhler, Erich 847 1007, 1012, 1060, 1076, 1089, 1140,
Kristeva, Julia 848 1147

1293

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INDICI

Lavanha, João Baptista XXXVII 993, 1000-07, 1010, 1012, 1014-18,


Lavinia 924 1148-50
Laynez, Pero 1274 Lopes, Martin 1146
Leandro CCCXXIV, 887, 983, 1200 Lopes, Óscar 845, 1065, 1087
Leão, Duarte Nunes de 985, 987, 990, 993, Lopes, Pedro 1003
1021, 1233 Losada Soler, Elena LXXXVIII
Leitão, João Lopes XCV Lotman, Jurij M. 847
Lenagham, John O. 1003 Loureiro, Francisco de Sales de
Lencastre, João de LXXXVII, 1033, 1170, Mascarenhas 846
1196 Lourenço, Eduardo X-XI, LV-LVI, 863
Lencastre, Jorge de LXXXVII Lourenço, João Daniel 1271
Leo, Friederich 852 Lourenço, Marcos S. 937, 941, 945, 947,
Leonardo 437, 655, 1986, 1194, 1196-1200 953, 955-57, 960-62, 974-76, 978, 980,
Leone X, papa XXV-XXVI, XXIX-XXX, 983, 985, 987-88, 991, 1000-01
XLV, 1221 Lourenço, Teresa 1003
Leoni, Francisco Evaristo 864 Luard, Henry Richard 1015
Leonida 1212 Luca, santo 901, 1154
Leonor 178-79, 279, 1001-02, 1004-05, Lucano, Marco Anneo 9, 11, 856, 967,
1021 978-79, 981, 990, 995, 999, 1013, 1023,
Leonor d’Asburgo LXII, CXIII 1033, 1051, 1955, 1068, 1075, 1098-99,
Leopardi, Giacomo IX, CLXXX, 1064 1102, 1108, 1112, 1126, 1216
Lepido, Marco Emilio 1000 Lucena, João Rodrigues de XXVII
Levi, Mario Attilio 1129, 1159 Lucena, Vasco Fernandes de XXV
Levy, Emil 847 Lucidardos CCLIX, 847
Libero 92, 877, 879 Lucifero 897, 899, 909, 1102
Libitina 983 Lucrezia 1001
Licurgo 438 Lucrezio Caro, Tito 879, 890, 901, 934,
Lieo CCXCIX, 886 1001, 1047, 1083, 110, 1107, 1136,
Lignon, Étienne Frédéric CXLIV 1201,1238
Limentani, Alberto CCLXIV-CCLXV, Ludovico il Pio 1226
CCLXXIII, 849 Luigi IX il santo, re di Francia 1110
Linneo 1264 Lukács, György 847-48
Lino 952 Lusitano, Amato XXI, 1046
Linschoten, Jan Huygen van LXIII Lusitano, Salusque XLVIII
Lipka, Michael 1013 Luso CCXLII, CCLXX, CCXCV, 95, 177,
Lippold, Adolf 92 52, 549, 581-82, 865, 877, 881, 930,
Liriope 1190 935, 949, 970, 1034, 1084, 1107, 1137,
Lisboa, João Luís CXLIV, CXLVII 1140-41
Lisio 92, 1140 Lutero, Martin XXXIX, 1108
Livio, Tito XXXVII, 899, 933, 939, 942,
983, 986, 992, 1001, 1008, 1013, 1095, Macedo, Ana de (Ana de Sá, Ana de
1135, 1142, 1145, 1150, 1167, 1213 Sá de Macedo) LXXXI-LXXXIII,
Lloret, Jeroni CCXCIII, 856 CLXXXV
Llull, Ramon 856 Macedo, Diogo Gonçalves de LXXXIII
Lobato, Andres CL Macedo, Helder XI, XC, XCIII, 95, 871,
Lombardo, Marco 1146 1037, 1180, 1199, 1219, 1262
Lommatzsch, Erhard 847 Macedo, Jorge de LXXXIII
Lopes, Fernão XXXVII-XXXVIII, 279, Machado, Simão 927

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Machiavelli, Niccolò 897, 941 Maria de Avis LXII


Macía 1195 Maria di Aragona e Castiglia, regina del
Macioce, Stefania 1136 Portogallo LXII, CXIII, 989
Macrobio 933, 937, 965, 1012, 1025, 1071, Maria, infanta LXII, LXXXIX
1169, 1199, 1203 Marinetti, Filippo Tommaso 858
Madeira, Pedro 900,969, 977, 1219 Marinho, Paio Rodrigues 1149
Mafalda di Savoia, regina del Portogallo Marino, Giambattista IX, 362, 860, 879,
1146 917, 923, 953, 1028, 1045, 1057, 1188,
Magalhães, Sebastião Francisco Mendo 1191, 1200
Trigoso Homem de 1156, 1195, 1264- Mario, Gaio 992, 1013, 1262
66 Mariz, Pedro de LXXX-LXXXI,
Magalhães, Francisco de Mendo Trigoso LXXXIII, XCVI-XCVII, CV,
Homem de 1264 CCLXXXIII-CCLXXXIV, 854
Magellano, Ferdinando 284, 872, 930, Marlowe, Christopher 1017
1065, 1255-56, 1258-59 Marnoto, Rita VII, X, XIII, XXVIII-
Magister, Thomas XXIX XXIX, XXXIV, XLIX, LIV, LXIV,
Magnino, Leo 843 XC, CI, CIX, CXIX, CXXIX,
Magnus, Johannes XXXIX CLXIV, CLXXIII, CLXXXVII, 889,
Magnus, Olaus 1265 921, 972, 983, 994, 1002, 1044, 1196-97,
Magriço (Magrisso) 858, 871, 1089-1091, 1225, 1254, 1268, 1270
1095 Marone 177
Magris, Marella 858 Marrasio 925, 1057
Mahamud 1233 Marroni, Giovanna 1195
Maia 873, 930-31 Marsilio CCLX
Malafaya, Luís Gonçalvez 1089 Marte 864, 867-68, 880-82, 923, 925, 929,
Malinverni, Massimo 875 937, 943, 957-58, 978, 984-85, 1006-07,
Manicongo (Maniconguo), re del XLIV, 1085, 1090-91, 1104, 111, 1137, 1147,
1043 1180, 1186, 1210, 1223, 1232, 1237,
Manilio, Marco 883, 1187 1239, 1242
Manrique, Jorge 893-94, 962 Martinengo, Alessandro CLXXI-
Manso, Giovanni Battista CCCXXIII, 861 CLXXII, 843, 960-61
Manuel I, re del Portogallo XVI-XVIII, Martinho, arcivescovo XLI
XXI, XXIII, XXV-XXVI, XXXIII, Martinho, santo 1004, 1139, 1232
XXXV-XXXVI, XLIV, LXII, Martins, Fernão CCLXXI,CCLXXIII,
LXXXV, LXXXVII, CIV, CXIII, 886, 892,1147, 1166
CXXI, CLXIV, CCLIX, CCLXX, Martins, José Vitorino de Pina 851, 854
CCCIV, CCCXXX, 279-80, 887, 930, Martins, Joaquim Pedro de Oliveira
1024-28, 1056, 1131, 1157, 1214, 1227 LXXII-LXXIII, CCXLVII, 844
Manuppella, Giacinto CLXXI, 843, 855, Martirano, Berardino 924
860 Marziale, Marco Valerio 868, 884, 1074,
Maometto CCLXVII, 581, 888, 905, 912, 1141
984, 991, 1018, 1037, 1133, 1154, 1159, Mascarenhas, João de 1233
1226 Mascarenhas, Pedro de XCIII-XCIV,
Marcello, Marco Claudio 1134 1228-29
Marchionni, famiglia XXIII Massard, Raphael-Urbain CXLIV
Marco Antonio 929, 1000, 1022, 1973 Mateus v. Vasconcelos, José Maria de
Marco Valerio Corvino 1095 Sousa Botelho Mourão e
Marcocci, Giuseppe XXI Matilde di Boulogne 985

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INDICI

Mattei, Girolamo 1041 Metzeltin, Michele 853


Matteo di Parigi 1015 Mexia, Afonso 1229
Mattiacci, Silvia 1074 Meyer, Paul 849, 1160
Mattoso, José CXVIII, 982 Michou, Mathias 956
Mauro, Frédéric 845 Milanesi, Marica 1255
Mazzali, Ettore 862 Milli, Giannina CCLXXXVIII, 855
Mazzocchi, Giuseppe CCXCVI, 844 Milton, John CCLXXXI
Mazzoni, Francesco 860 Milziade 1072, 1212
Mecenate 1028, 1203 Mina, Jorge de 1214
Medea 963, 1065 Minerva 870, 936, 941, 1031, 1043, 1110,
Medici, famiglia XXV, XXIX 1141, 1143, 1159
Medina, Pedro de 959, 1121 Minia 1030,1084, 1086
Medusa 1002, 1043,1055, 1060, 1262 Minosse 963
Megastene 93 Minturno, Antonio 874, 888
Mela, Pomponio XII, 517, 981, 1014, 1024, Miranda, Francisco de Sá de XXVIII-XXX,
1042,1057, 1115, 1141, 1244 XXXVIII, CCCXXII, 884, 903, 1028,
Melanippe 1085 1034-35, 1039, 1105, 1110-11, 1218
Melantone, Filippo XXXIX Miranda, José da Costa 859, 861-62, 870
Melicerte 1082 Mir Hocem 1216, 1219
Melillo Reali, Erilde CCXLI, CCXLVII, Mirra 1024, 1179-80, 1190, 1257
CCLVII, 863 Mitridate 979
Melique 1231 Mittenhuber, Florian 1270
Melo, António Maria Martins 1046 Moisés, Massaud 847
Melo, Francisco de XCV Molza, Francesco Maria XXX, 1207
Melo, Gladstone Chaves de CL Monaca, Mariangela 977
Melville, Herman 1046 Monçaide CCLXXI-CCLXXV,
Mem 1146 CCLXXVII, CCCIII, CCCXXX,
Mena, Juan de XXVIII, 1207, 1236, 1242 515-16, 655, 850, 1118-19, 1133, 1169-
Menandro 1207 71
Mendes, António XXII Moniz, Egas CCC, 177, 871, 964-67, 1144-
Mendonça, Joana de XCV 46
Meneghetti, Maria Luisa 852 Montaigne, Michel Eyquem de XXII,
Menelao 953, 1001 364, 1258
Menenio Agrippa 942 Montale, Eugenio 922
Meneses, Duarte de 927, 1227 Montalvo, Luis de 1274
Meneses, Fernando Teles de LXXVI, Monteiro, George 861
CVII Monteiro, Ofélia Milheiro Caldas Paiva
Meneses, Filipe de 1246 CCXLIX, 844
Meneses, Henrique de CCXLIX, 871, Montemor, Jorge de LXXXIX-XC
1228, 1246 Montplaisir, Ippolito IX
Meneses, João Rodrigues de Sá de XXVII Morace, Rosanna 862
Meneses, Miguel de 1191, 1217 Morais, Inácio de CII
Meneses, Pedro de LXXXII, 1150 Morato, Antónia Joaquina Teresa Sousa
Mercurio CCXCIX, 91, 873, 882, 920, 1264
925, 930-32, 934-35, 942, 1061, 154, Morena Soldevila, Rosario 1088
1237, 1239, 1242 Morfeo 909, 1026
Metafraste, Simeone 1065 Mosè CCXCIV, 1245
Metello Quinto Cecilio 1008 Moskalew, Walter 1104

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Mossop, Brian CCCI, CCCIV, CCCVI, Nicola V, papa XXIV


858 Nicolai, Roberto 893
Mota, Henrique da 993 Nicolaus Clenardus (Nicolaus van der
Moura, Vasco Graça XXVII, LXXVI, Beke) 1006
LXXXIV, CI,CIII, CVII, CCXCVIII, Ninfe 866, 917, 1102
858, 1014, 1024, 1046, 1202, 1236-37, Ninia 996, 1180
1262 Nino 996, 1205
Mozley, John Henry 659, 1085 Nise 916
Muñiz, Pedro 1016 Nobre, Ricardo 871
Murça, Diogo de XLI Nóbrega, Luiza 878, 882, 943
Murrin, Michael 1125-26 Nóbrega, Manuel da XLV
Muscetta, Carlo 860 Noè CCXCIV, 856, 1100, 1136, 1273
Muse 5, 9, 863, 867-68, 870, 952-53, 1063, Nonnos di Panopoli 92, 878-79, 917
1150-51, 1159, 1208 Nores, Jason de 13
Museo CCCXXIV Noronha, Afonso de LXXXVIII, XCII-
Muzio, Girolamo XXXIII XCIII, CLXXXV
Noronha, Antão de C
Nabaioth 1023 Noronha, António de LXXXVIII, XCI,
Nabuco, Joaquim 95, 854 XCIX, 730, 1192
Nabucodonosor 874, 1129 Noronha, Fernando de LXXXV,
Naiadi 1194 LXXXVIII
Naique-Dessai, Elisabeth 853 Noronha, Francisco de LXXXVIII, XCIV
Napee 1194 Noronha, Garcia de 1231
Narciso 1190 Noronha, José Feliciano de Castilho
Nascentes, Antenor 10, 906, 948, 969, Barreto e CXLVI, 1266
998, 1113, 1119, 1189 1192, 1205, Noronha, Leonor de LXXXVII
1213, 1218, 1224 Noronha, Tito de CXLVII-CXLVIII
Natércia LXII, LXIV Noto (Astro) 916, 1042-43, 1063, 1098,
Nebrija, Antonio de 1271, 1273-74 1103
Nebrija, Elio Antonio 978, 1058 Numa Pompilio 1148
Nectanebo CCXCVIII-CXCIX Nunes Gonçalo 1030
Nemeo (Cleoneo) 1029 Nunes Joao 1117
Nmesi 1967 Nunes, Leonardo 1233
Neottolemo 998 Nunes, Pedro 1237, 1239
Nepote, Cornelio 1213 Nuñez de Guzman, Leonor 987
Nereidi 91, 878, 904, 916-17, 1059, 1081-
82, 1182, 1184, 1186, 1194, 1196 Oceano CCCXXXI-CCCXXXII, 439, 441,
Nereo CCC, 439, 878, 916, 1059, 1081, 872, 878, 886, 1018, 1059-60, 1081,
1111, 1182 1083, 1185, 1200
Nerine 916 Olimpia CCCXVI
Nerone CCX, 179, 985 Olindo 1193
Nervi, Antonio CLXXIX, 843, 1136 Oliveira, Fernão de CXXI-CXXII
Nettuno CCXLIV, 437, 439, 441-42, 889, Oliveira, Maria de CIV
904, 906, 909, 916, 926, 933, 970, 981, Omero L-LII, LIV, LXIX, CCXLII,
992, 1031, 1043, 1059 1077-83, 1098, CCXCIX, CCCX, CCCXXV, 12, 360,
1149, 1186, 1202, 1205, 1207 363, 864, 871, 876, 882, 890, 897, 937,
Nhaya, Pedro da 1244 955, 967, 969, 971, 974, 990, 1003,
Nicola di Bari, santo 1065 1014, 1034, 1040, 1058-59, 1069-70,

1297

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INDICI

1072, 1086, 1098, 1103, 1140, 1155, Paggi, Carlo Antonio CLXXII-CLXXIII,
1163, 1206, 1223, 1244, 1263 CLXXVII-CLXXVIII, CLXXXII,
Onfale 1002 865, 880-81, 884, 886-87, 889, 892,
Oortman, Joachim Jan CXLIV 897, 901-01, 906, 911, 917, 920, 922-
Orazio Coclite 1212-13 25, 927, 937, 950, 959, 962, 969-70,
Orazio Flacco, Quinto XXXII, 975, 980-83, 998, 1004, 008, 1010-
CLXXVII, 284, 360, 908, 916, 932, 12, 1015, 1017, 1019, 1026-27, 1031,
950, 983, 999-1000, 1034-35, 1047, 1038-39, 1044, 1048, 1050, 1052-55,
1074, 1090, 1136, 1138, 1151, 1182, 1061-64, 1067-70, 1072-73, 1075, 1078,
1192, 1206, 1240, 1242-43, 1262 1082, 1084, 1086, 1089-91, 1093-94,
Oreadi 1194 1096-97, 1099-1100, 1102, 1106-07,
Orfeo CCXCIX, 952, 1057, 1119, 1199, 111-12, 1118, 1120, 1122, 1127, 1130-
1206, 1242 31, 1135-37, 1144, 1147-48, 1151-52,
Oritia 1102-03 1155-58, 1160, 1163-64, 1166, 1170,
Orlando CCLVIII, CCLXVI, CCLXXIX, 1174, 1176, 1178-79, 1182, 1184, 1187-
CCCIX-CCCXII, CCCXV, 10-11, 96, 88, 1196-97, 1202, 1205, 1207, 1210,
859-60, 870, 971, 1008, 1037, 1201, 1212, 1214, 1218, 1220, 1222-23, 1228,
1267 1230, 1232-34, 1238-39, 124, 1251-52,
Orosio, Paolo 92-93, 875 1254-57, 1261
Orta, Garcia de XCV-XCVI, C, Paiva, Afonso de 1022, 1024
CLXXXVI, 845, 1005, 1226, 1254-58 Paiva, José Pedro XXI
Osimo, Bruno 858 Pallade v. Minerva
Osiride 92 Palladio, Blosio XXX
Osório, Jerónimo XXXVIII, XCVI, 1034, Pallante 361, 1061
1036, 1065, 1067, 1115, 1117-19, 1122- Pan 868, 977
23, 1125, 1132 Panopeia 1082
Othe 362 Pantagruele CCLXVI
Ottaviano 1000, 1022, 1972-73 Pantea 1225
Ottavio 1073 Paolino Minorita 956
Ottone 179 Paolo Diacono 956
Ovidio Nasone, Publio XXVII, LI-LIII, Paolo III, papa XXI, XXX
LX, LXV, CCLXXXVI, 10-11, 92, Paolo, santo CCLXXXII, 866, 993, 1064,
95, 440, 874, 883, 885, 889, 895, 901, 1159
915, 919, 921-22, 932-33, 937, 941, 943, Paolucci, Paola 933
952,53, 980, 990, 999, 1013, 1025, Parabosco, Girolamo 959
1031, 1033, 1038, 1040, 1059, 1061, Paratore, Ettore 852, 931, 937, 939, 948,
1078-80, 1098-99, 1103, 1119, 1126, 950, 968, 971, 975 1010, 1969, 1103,
1141, 1155, 1168, 1173, 1177, 1182, 1143, 1159, 1165
1184, 1188, 1191, 1194-95, 1205 Parche 880, 986, 1181
Owen, Sidney George 1150 Paride 921, 1001
Pasolini, Pier Paolo IX
Pacca, Vinicio 938, 1002, 1020, 1094, 1111, Paterno, Lodovico LII, 1150
1117, 1138, 1207, 1213, 1216, 1230 Pauli, Andries LXXX
Pacheco, Diogo Lopes XXV, 996, 1000 Pausania 517, 880
Pacheco, Juan Fernandez 1088 Pedro I, re del Portogallo XXXI,
Pacheco, Lope Fernandez 1088 CLXXIII, CCCIV, 177-79, 279, 993-
Paduano, Guido 1030, 1085,1165 95, 999-1000
Padula, Antonio 857 Pedro I, re di Castiglia 1000, 1088

1298

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Pedro II, imperatore del Brasile 1266 Perpinhão, Pedro João XLI
Pedro, infante XXXI, 986, 989, 994, 998 Perseo 440, 980, 1043, 1070
Pedro, connestabile del Portogallo Perugi, Maurizio CLX, 908, 913, 999,
LXXXIII 1080, 1137, 1228
Peixoto, Afrânio LXIX, CCLXXIX, 852- Pessagno, Emanuele IX
53, 868, 870, 873, 883, 948, 998, 1038, Pessoa, Fernando VII, XIII, CCXCV, 856
1046 Petrarca, Francesco XXVIII, XXIX,
Peleo 439 XXXI-XXXIII, XXXVIII, XLVII-
Pellegrini, Silvio CLXXXI, CCXLIII, 843, XLVIII, LI-LII, LIV, LVI, LXIII,
857, 869-70, 872-73, 881-82, 884, 887- CXI-CXIII, CCLXXXV, CCCVI,
89, 892, 895-99, 901-06, 908, 910-12, CCCXIV, CCCXX, 96, 284, 867, 888,
915-23, 928, 930-33, 937-44, 946, 948- 914, 923, 925, 937-38, 952, 959, 966,
50, 956, 961-62, 964, 970-71, 974, 978, 988, 992, 998, 1001, 1027, 129, 1032,
981-82, 984-85, 988-91, 994-95, 997-98, 1043, 1045, 1057, 1060, 1081, 1094,
100001, 1004, 1008, 1010, 1012, 1017, 1108, 1111, 1116, 1137-38, 1182, 1187,
1024, 1026-32, 1035, 1037-38, 1041-42, 1191, 1197-98, 1200, 1211-12, 1229,
1044, 1046, 1048, 1050, 1052-53, 1055, 1260
1059, 1061-65, 1067, 1070-71, 1073, Petronio, Giuseppe 847
1075, 1082, 1084-86, 1088-91, 1093-94, Petronio, Publio 1227
1099, 1101,02, 1106-07, 1112, 1114, Pézard, André 856
1118-19, 1123-25, 1128, 1131-33, 1138- Phaetusa 885
39, 1141, 1144, 1146, 1152-53, 1157-63, Philippe de Boulogne 985
1166, 1172, 1174, 1178-80, 1182, 1185- Piccolomini, Alessandro 1035
87, 1194-97, 1202, 1205-11, 1213, 1215- Pier delle Vigne 968, 972, 985,1103
18, 1220, 1222-23, 1229-32, 1234-36, Pierce, Frank 993
1238, 1240, 1242-45, 1249-56, 1259-62 Pietro, santo 958, 1007, 1028, 1042
Peloso, Silvano 861-62 Pigafetta, Antonio 1046, 1255-56
Penafiel, André B. CXLVII Pigeot, François CXLIV
Penelope CCCX, 845 Pilato, Ponzio 179, 996, 998
Penteo 878 Pimpão, Álvaro J. da Costa CCL,
Pentesilea 968 CCXCVII, 844-46, 849-50, 855-56,
Peregallo, Prospero 857 859, 866, 885, 890, 902, 928, 936,
Pereira, Duarte Pacheco XI, XXV, 872, 955, 960-61, 963-64, 972, 979, 985,
928, 1209 989, 991, 997-98, 1002, 1006, 1015,
Pereira, Francesco 1230 1023, 1032-33, 1041, 1043, 1049, 1053,
Pereira, Leónis C-CII, CLXXXVI 1057-58, 1068, 1077, 1080, 1083, 1087,
Pereira, Manuel C 1090-91, 1097, 1103, 1114, 1121, 1124-
Pereira, Nuno Álvares XXVII, CXIV, 25, 1127, 1134-35, 1141, 1163-64, 1168,
280, 871, 1007, 1012, 1016, 1147 1171-72, 1191, 1199, 1212, 1218, 1222,
Pereira, Pedro 1016 1227-28, 1230-31, 1241, 1247
Pereira, Rui (Ruy) 1004, 1149 Pina, Rui de XLIV, 982, 984-87, 989-92,
Perestrello, Bartolomeu XXIII 996, 1021-22, 1146-47
Perestrello, Felipa Moniz XXIII Pinho, Sebastião Tavares de CXI, 878,
Pérez de Trava, Fernando 962 1165
Pintacuda, Paolo CCCVIII, 844
Pérez de Valencia, Jaime 1271 Pinto, António XXV, 1246, 1252
Perillo 966 Pinto, Fernão Mendes XXXVI,
Perimal, Samará 516-17, 1120-22 CCLXXXII, 1065

1299

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INDICI

Pinto, Heitor XXXVIII 922-23, 928, 930, 932, 940, 962, 970,
Piperno, Franco 1178, 1207 974-75, 981, 988, 991, 998, 1004, 1033,
Pirene 959 1038, 1050, 1052-53, 1057, 1062-63,
Pires, António Machado CCXLVII 1067, 1070, 1073, 1078, 1082,1086,
Piritoo 952 1090-91, 1093-94, 1096, 1101-03,
Pirra 1099 1106,1118, 1127, 1132, 1135, 1138-39,
Pirro 998, 1142 1144, 1152-53, 1155-58, 1161-64, 1170,
Plagnard, Aude 1956-57 1178-79, 1197, 1199, 1202, 1207, 1210,
Plantin, Christophe CXLII 1216, 1225-26, 1230, 1234-35, 1238-39,
Planude, Massimo 1270 1241, 1243, 1245-46, 1255-56, 1259-60
Platone L, 852, 1948, 1126, 270 Poppea 179
Plauto 908-09, 1013, 1207 Porcalho, Vasco 1149
Plinio il Vecchio XXII, 92, 658, 865, 877, Poro 1116
899, 910, 917, 941, 952, 954, 958-60, Porphirio 362
980-81, 985, 987-88, 1002, 1013, 1023- Porrino, Gandolfo 983, 1200
24, 1030, 1042, 1046-48, 1057, 1073, Portugal, famiglia CIV
1113, 1115-16, 1127-28, 1141, 1150, Portugal, Afonso de LXXXV
1176, 1179, 1184, 1189-90, 1222, 1225, Portugal, Francisco de, Conde de Vimioso
1238, 1244-45, 1248, 1268-69, 1272-73 XVII, LXXXV, CIV
Plutarco LVII, CCLXXXV, 92, 440-41, Portugal, José Miguel João LXXXV
852, 875, 983, 985, 992, 1008, 1013, Portugal, Manuel de LXXXIII, CIV
1052, 1072-73, 1075-77, 1099, 1116, Portugal, Maria de CLXIV
1129, 1136, 1142, 114, 1148, 1151, Portugal, Martinho de XLI
1165, 1168, 1270 Prandi, Luisa 1129
Poggi, Giulia 844 Prete Gianni CCCXXV
Polidoro 1167 Priamo 950-51, 962, 1167, 1220, 1230
Polifemo (Ciclope) CLXXXII, CCX, Prigent, Christian CCLXXXVIII, 855
CCLXVIII-CCLXIX, CCCXXI, Prinzivalli, Virginio 861
CCCXXIV-CCCXXV, 177, 363, 844, Procne 963
1011, 1050, 1053, 1055-56, 1059, 1083, Proença, Raúl CXXIX
1103 Prometeo 1038
Polimestore 1167 Properzio, Sesto 1010, 1040, 1126, 1187
Polissena 998-99 Propp, Vladimir Jakovlevic CCLXXXI
Polito, Lancellotto XXX Proteo 437, 442, 873, 1043, 1081, 1085,
Poliziano, Angelo XXII, CCCXX, 1139, 1207
CCCXXV, 1028, 1059, 1078, 1176-77, Proudhon, Pierre-Joseph LXXII
1179 Prudenzio 1145
Polo, Marco XXXVI, 1105-06, 1227, 1249 Psamate 952
Poma, Luigi 862 Pulci, Luigi CCCXXV, 971
Pomona 1191 Putnam, Michael C. J. 1197
Pompeo, Gneo Magno 931, 978-81, 1013, Pyrard de Laval, François LXIII
1023
Ponto 878 Quevedo, Vasco Mouzinho de 878
Ponzio, Augusto 849 Queiroz Velloso, José Maria 846
Ponzio, Gaio 1145 Quental, Antero de LXXII
Poppa Vòlture, Enzio di CLXXXII- Quevedo, Bartolomeu de 878
CLXXXIV, 844, 857, 869, 872, Quintiliano, Marco Fabio XLI, 867, 953,
874, 881, 886, 904, 911-12, 915, 919, 983

1300

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Quinto Fabio Massimo 1072, 1142, 1165, Ribeiro, Bernardim XXVII


1212 Ribeiro, Gonçalo Rodrigues 1147
Quondam, Amedeo XI, CXXIXX Ribeiro, José Silvestre 1028
Ribeiro, Margarida Calafate 862
Rabelais, François 362, 1058 Riccardo II 1018
Radulet, Carmen M. XII, 864, 885-86 Ricchieri, Ludovico 883, 983, 1225
892, 900, 906, 936, 938, 940-42, 1032, Ricci, Matteo XLVI
1049-51, 1053, 1064, 1066, 1068, 1096, Richomme, Théodore CXLIV
1098, 1104, 1116-19, 1125, 1127, 1130, Ridolfi, Luc’Antonio 1184
1133, 1158, 1161, 1163, 1165-66, 1170 Rieger, Dietmar 861
Raffaele, Arcangelo 1067 Rinaldo CCCXXVI, 1093
Raimbaut de Vaqueiras CCLXII, 848 Rio, Martim de Castro do XXXIII
Rajna, Pio 860 Robert di Ketton 658
Ramalho, Américo da Costa XXI, Rodomonte CCLXXIX, 870
LXXXVII-LXXXIX, XCVI, CX, Rodope 957, 1119
CXI, CCXLIX-CCL, 94, 362, 844, Rodrigues, João de XXVII,XLVII
846, 853, 865, 870, 877, 880, 921, 985, Rodrigues, José Maria LXII, CXLIX, 80,
993, 1054, 1058, 1177-78, 1207 865, 868-69, 873, 880, 883, 887-89,
Rambaldo di Vaqueiras CCLXIII, 891-92, 895, 897-901, 904-05, 909,
CCLXXVII, 848 912, 914,918-2, 923-24, 927, 930, 937,
Ramnusi 1967 942-43, 946, 949-51, 954-57, 960, 967-
Ramos, Emanuel Paulo 861, 874, 906, 964, 68, 970, 974, 976-78, 981-83, 985-90,
999, 1005, 1033, 1046, 1048, 1052, 1068, 996, 998-1019, 1023-29, 1033, 1040-42,
1093, 1147, 1218, 1229, 1238, 1269 1045-46, 1059, 1069-70, 1076-77, 1080,
Ramusio, Giovanni Battista XXXVI, 1084, 1086-94, 1100-09, 1114, 1119-22,
XXXIX, 1204, 1218-19, 1226, 1230, 1127, 1132, 1134-36, 1138-40, 1143-49,
1244, 1247, 1249, 1255-57 1153-57, 1169-70, 1174, 1176, 1178,
Ranulfo di Colonia 1095 1180, 1189, 1196, 1199-1200, 1204,
Rebaudi, Lía N. Uriarte 993 1210, 1212-15, 1226-34, 1240-41, 1250
Rebelo, Luís de Sousa 846, 958, 1132 Rodrigues, Miguel XCIX
Reckert, Stephen 846 Rodriguez Solís, José Javier 1273
Regina di Saba 1227 Rogeiro CCLXXIX
Reis, Carlos LXI, LXX, LXXII Rolim, Francisco Barreto XCIX
Relvas, Joaquim de Moura 846 Rolim, Pero Barreto XCVII, CLXXXVI
Remo CCXCIV, 996, 1080 Romani, Giovanni 914
Renieri da Colle, Antonio 925 Romero, José Luis 854
Resende, André Falcão de XXX, XXXII, Romolo CCXCIV, 958, 996, 1168, 1203
XXXVIII-XL, CII, CX, CCXLIX, Roncaglia, Aurelio CCCXVI-CCCXVII,
844, 865-66, 877, 879, 961, 967, 972- 846, 848, 860
75, 993-94, 996-97, 1022, 1031,1114, Rondelet, Guillaume 1265
1141, 1143, 1146 Rosati, Giampiero 953, 1031, 1103, 1147
Resende, Garcia de XXVI Roseo, Mambrino 1030
Resende, Luís José Pereira de LXXVI Rosini, Giovanni 861
Resta, Gianvito 925, 1057 Rossi, Giuseppe Carlo 861
Ribadeneira, Pedro de 1249 Rossi, Luciano CCCIX, CCCXX, 859
Ribeiro, António XXX Rossignoli, Benedetta 885
Ribeiro, Aquilino LX, LXII, CL, Rougemont, Denis de 1197
CCLXXXI, 852-53 Roupinho, Fuas 871, 1145

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INDICI

Rousseau, Jean-Jacques 1264 Santagata, Marco 998, 1040, 1116, 1195,


Ruas, João CXLVII 1198
Rucellai, famiglia XXIX Santiago Zebedeo CXVIII, 923, 1042
Rucellai, Giovanni XXIX-XXX Santillana, marqués de LXXXIII, 963
Rudd, Niall 1240 Santos, Boaventura de Sousa X
Rudel, Jaufré 852, 1185 Santos, Zulmira 1034
Ruggero CCCXI, 870 Sanzio, Raffaello XXVI
Ruggieri, Jole 857 Sapegno, Natalino 848
Ruggieri, Michele XLVII Sara 990
Ruscelli, Girolamo 956,1218 Saraiva, António José CCXLVIII, 844-45,
859, 861-62, 868, 899, 913, 1065, 1087,
Sabbatino, Natalia CCXCIX 1238
Sabellico, Marcantonio 888, 956-57, 967, Saraiva, José Hermano LIX-LX, LXII,
974, 981, 986-87, 990, 996, 1001, CCLXXVIII, 844, 852-53
1023-24, 1076, 1109, 1116, 1142, 1148, Saraiva, Maria de Lurdes 861
1212 Sarama 1126
Sabino, Angelo XXVII Saramago, José LXXIII
Sabino, Giorgio 895 Sasso, Panfi lo 874-75, 938
Sabugosa, conde de 973 Saturno CCCXXXII, 96, 960-61, 1036,
Sacrobosco, Giovanni 1237-38, 1241-42 1237, 1239, 1242
Sadoleto, Jacopo XXX, XXXIX Scarcia, Riccardo 852
Safar XCIV Sceva, Marco Cesio 1216
Said Ali, Manuel 865, 1050-51, 1087, 1215 Schaeffer, Hans-Joachim 857
Salacia 1079-80 Schiappalaria, Stefano Ambrogio 922
Saladino 984, 1109 Scholes, Robert 846
Salazar, António de Oliveira LXII Scianatico, Giovanna 862
Salazar de Mendoza, Pedro 1272-75 Scilla 926, 963, 1082
Saldanha, António de LXXXV Scipione, Publio Cornelio l’Africano
Salido Lopez, José Vicente 1179 LXII, LIII, 1008, 1021, 1072, 1144,
Sallustio 963, 988, 1072, 1111, 1213, 1262 1151
Salomon (Salomone) Usque Hebreo Scocchera, Giovanna 858
XLVIII,932, 1227 Scott, Robert 852
Salviani, Hyppolito 1265 Scrivano, Riccardo 854
Samorim 1124 Sebãstião, re del Portogallo XVIII,
Sampaio, Lopo Vaz de 1229-30 XXXIII, XXXIX, LV, LXX,
Sanches, Pedro CII LXXIII, LXXXV, XC, XCIII, XCIX,
Sanchez de las Brozas, Francisco 1274 CI-CIII, CXIII, CCXLIX, CCL,
Sanchez, Ivan 853 CCLIV, CCCII, CCCXXIII, 9, 281,
Sancho I di León 177, 980-82, 984, 1146 363, 439, 729-31, 844-46, 851-52, 861,
Sancho II di León 177, 984-85 868-69, 872, 900, 923, 1138-39, 1157,
Sannazaro, Jacopo LII, LXVI, CXII, 859, 1177, 1215, 1251,1260, 1262-63
870, 889, 943, 957-58, 993-94, 1023, Segre, Cesare XII, CCXLI,
1027, 1081, 1093, 1098-1100, 1120, 1181, CCCXXVIII,CCCXXXIII, 847, 859-
1188, 119-92, 1195-97, 1207-08, 1236 60, 862
Sanseverino, Ferrante CCCXXIII- Seleuco 891, 1180
CCCXXIV Semele 896, 913, 1128, 1242
Sansone 1006 Semiramide 517, 996, 1028, 1128, 1180,
Sansovino, Francesco 890, 1030, 1076 1205

1302

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Sena, Jorge de LXXIII, LXXXII, CLI, Simeone 1159


95, 178, 845-46, 850-51, 855, 993, 1248 Sinis 965-66
Senapo, re etiope CCCXXV Sinone 904-05
Seneca 896, 933, 937, 941, 943, 949, 960, Sintra, Pedro de 1043
964, 1003, 1035, 1055, 1065, 1133, 1159- Sirena 1207, 1224
60, 1173, 1183, 1185, 1204, 1206, 1242 Sìsifo 363, 1206
Senna, Paolo 1241 Soares, Cipriano XLI
Sepúlveda, Manuel de Sousa XXXIII, Socrate 893, 953, 1194
CCCII, 363, 1056-57 Sofocle 1017, 1214
Sequeira, Diego Lopes de 1226 Sofronia 1193
Sequeira, Eduardo 1265 Solerti, Angelo 861
Serani, Ugo XVI Solimano II 102, 1108-09, 1231
Serés, Guillermo 1002 Solino, Gaio Giulio 952, 1116, 1141
Sérgio, António CCXLVIII, CCLV, 844 Solone 441, 1099
Sernigi, famiglia XXIII Soropita, Fernão Rodrigues Lobo
Sernigi, Girolamo XXIII XXXIII
Serrão, Joel 855 Sousa, Filipa de CIV
Serrão, Vitor LXXVI Sousa, Luís de 1228
Serse 1010, 1212 Sousa, Manuel de Távora e 1246
Sertorio 581 Sousa, Martim Afonso de XCVI, 1231
Sertorio, Quinto 875, 975, 1013, 1134, Sousa, Pedro de 1246
1138, 1142 Souto Maior, Elóio de Sá XXXIII
Servio 96, 885, 915, 948, 950, 971, 1079, Spaggiari, Barbara LXXX, CXLI,
1159, 1167, 1172, 1176 CXLVIII, CL, CLX, 861, 920, 982,
Shakespeare, William CLI, 1003, 1018 1002, 1137
Shiva 1126, 1257 Spedicato, Mario 1192
Sicardi, Francisco A. 1194 Speroni, Sperone 925, 1013
Siculo, Cataldo Parisio XXI, LXXXVII- Spina, Sigismundo CL
LXXXVIII Stacey, Peter 941
Sidonio Apollinare 362, 1058, 1060 Stanley, Henry E. J. 1226
Sigeia, Luisa 973 Starobinski, Jean 854
Sigonio, Carlo 1152 Stazio, Publio Papinio LII, LXVI, 11, 92-
Silio Italico 9, 11, 92, 863, 959, 1006 93, 879, 909, 917, 933, 952, 1058-59,
Silla, Lucio Cornelio 875, 1013 1093, 1098, 1155
Silva, José Bonifacio de Andrade e 1264 Stegagno Picchio, Luciana XII,L, LVII,
Silva, Luís Oliveira e 863 CCXLI, CCLXXVIII, CCXCV,
Silva, Luciano Pereira da 1131, 1161, 1236- CCCXXIX, CCCXXXIII, 855-57,
38, 1241-43 863, 880, 1254
Silva, Miguel da XXIX-XXX Stigliani, Tommaso 12
Silva, Rui Gomes da CCCXXIV Stochamerus, Sebastianus 1271
Silva, Vitor Manuel Aguiar e CL, CLI, Stoppelli, Pasquale CXXIX, CLXV-
CCXILX, CCXCVII, 93, 96, 280-81, CLXVI
439, 844-45, 868, 877-78, 907, 921, Storck, Wilhelm LVI-LVII, LIX,
1035, 1177, 1180, 1218, 1262, 1274-75 LXIII, LXVII, LXXII, LXXXVII-
Silveira, Antonio da 1231, 1250 LXXXIX, CLXXIII, CLXXVII, 842,
Silveira, Gonçalo da 1243 1092, 1137, 1254
Silveira, Heitor da XCV, XCIX, 1230 Strabone 955, 957-58, 974, 987, 1057, 1115-
Silvestri, Guido Postumo XXX 1, 1140-41, 1205, 1227

1303

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INDICI

Stratonice 1180 Teodonzio 1175


Strozzi, Ercole 866 Teodulfo 848
Stückelberger, Alfred 1270 Terenzio 1074, 1136, 1207
Suárez, Francisco CCXLIX Tèreo 963
Suetonio v. Svetonio Teresa di León cxix, 857, 961-64
Summanus 1013 Tesauro 1173
Svetonio Tranquillo, Gaio LVII, Teseo 952, 1001, 1033, 1177
CCLXXXV-CCLXXXVI, 985, 1073- Tesifonio 952
74, 1082, 1216, 1231, 1254 Testi, Fulvio 928, 1111
Tethys CCCXXXII, 439, 872, 979, 1059,
Tabucchi, Antonio XXXI 1072, 1081, 1200
Tacito 1037, 1178 Teti (Tetide) CCXLV, CCLIII,
Tagliamonte, Gianluca 1192 CCCXXXII, 359, 437, 439, 655, 729,
Tamar 1180 872, 878, 923, 992, 1044-45, 1059-61,
Tamerlano 1231 1081, 1085, 1141, 1185, 1201, 1205-06,
Tanor, Cutiale de 1210, 1230 1210, 1236, 1240, 1255, 1259
Tanselle, G. Thomas CLXV Tetis 439, 872
Tansillo, Luigi LII, 870, 879, 916, 925, Texeira, Luís XLI
943, 1010, 1016, 121 Textor, Ravisius 885, 996, 1058, 1064,
Tantalo 363, 1061, 1206 1085, 1116, 1173, 1225
Taravacci, Pietro 844 Teyssier, Paul CXIV-CXV, CXXI,
Tarquinio 1001 CXXIII-CXXIV, CXXVII, 855
Tasso, Bernardo XXXI, CCCXXIII- Thetis 439, 872, 1045, 1059
CCCXXV, 861-63, 870 Thevet, André 1265
Tasso, Torquato IX, XII-XIII, L, Thunberg, Caroli Petri 1171
CCXLIII-CXLIV, CCLXXV, Tibullo 1017, 1038, 1136, 1187, 1205
CCCXXI-CCCXXIX, CCCXXXII, Tieste 179, 999
9, 11-12, 97, 281, 364, 583, 659, 731, Tifeo 883, 1061, 1181
860-64, 866, 870, 872, 880, 884, 887, Tifone 883, 1125
895, 900, 920, 922-24, 926-27, 929, Timpanaro, Sebastiano 900
931-33, 938, 943, 947, 952, 97, 970, Tione 913
978, 991, 993, 997, 1021, 1028-29, Tioneo 442, 1076, 1083
1032, 1043, 1059, 1060, 1074, 1086-88, Tiresia 1059
1093-94, 1105, 1107, 1130-31, 1138, Titanio 914
1140, 1149, 1155, 1173, 1186-87, 1189, Titelmans, Franz 1078
1193, 1195,1200-01, 1209, 1216, 1218, Tito, imperatore 992
1221, 1223-24, 1260 Tito Manlio 1095
Tassoni, Alessandro 13, 656, 958 Titone 890, 914
Taumante 948 Tixier de Ravisy, Jean 362, 1058, 1174
Tavani, Giuseppe XXI, 863, 1034 Tobia 1067
Távora, Luís Álvaro de LXXXV Tobler, Adolf 847
Távora, Rui Lourenço de LXXXV Tocco, Valeria CXXX-CXXXI,
Teive, Diogo de XXII, XXXI, XXXVIII CLXXXIII, CCXLI, CCXCVI,
Telles, Aires XXVII CCCVIII, 730, 844, 857, 870, 888,
Teles, Leonor 1001 890-91, 896, 911, 922-24, 930, 938-39,
Teluntas, Andreas 1270 942, 945, 951, 954, 956, 958, 960,
Tenistocle 1072 963-64, 973-74, 981, 985, 989, 992-93,
Teocrito 1059, 1063 995, 1002-03, 1005, 1010-11, 1016,

1304

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

119, 1021-22, 1024, 1026, 1031, 1033- CLXXX, 863, 899, 910, 990, 1032,
35, 1040-43, 1047, 1049, 1051, 053, 1040, 1213
1057-59, 1073, 1076, 1080, 1082, 1085, Tritone 437, 904, 917, 1067, 1079-81
1087, 1089, 1096, 1102-03, 1108, 1110, Trovato, Paolo CXXVIII
1113, 1124, 1126, 1129, 1132, 1138, Tuccini, Giona 656
1141, 1143, 1149-50, 1156, 1168, 1172, Túlio, António da Silva CLI, 1265, 1267
1175, 1179, 1187, 1189, 1191, 1200-03, Tullia d’Aragona 923
1209, 1214, 1222, 1224, 1229-30, 1232- Turner, Gressner 1265
33, 1236, 1242-44, 1247, 1252, 1254, Turnhout, Johannes Driedo de XXXIX
1256, 1262 Turno 989, 1008, 1014, 1155, 1209
Todorov, Tzvetan 849 Tynjanov, Jurij 859
Tolomei, famiglia XXIX, Typhoe 362, 1079
Tolomei, Claudio XXIX, 925, 1060
Tolomei, Lattanzio XXIX-XXX Ubaldo CCCXXVI
Tolomeo, Cludio XII, 884, 920, 955-56, Uguccione da Lodi 1050
972-73, 981, 1044, 1057, 1110, 1115, Ulisse CCLXXXII, CCCXXV-
1240-41, 1246-48, 1252, 1269, 1270- CCCXXVI, 177, 363, 439, 942, 951,
73, 1275 953, 974, 1049, 1071, 1118, 1140-41,
Tolomeo II Filadelfo 1168 1214
Tolomeo XIII, 1023 Urano 96, 916, 1041
Tomás, Lopes CCXCVIII, 1048 Usodimare, Antoniotto XXIII
Tomasi, Franco 952, 970 Uspenskij, Boris A. 847
Tomé (Tommaso), santo VIII, 729, 1043, Usque, Abraão XXVII
1121, 1204, 1225, 1239, 1248-50
Tommaseo, Niccolò 1009, 1017, 1044, Vaglienti, Piero XXIII
1242 Valença, Diego de LXXIII
Tommasino, Pier Mattia 658 Valerio Catone 1011
Tommaso d’Aquino, santo 876, 879, 908, Valerio Flacco 10-12, 864, 873, 890, 1069,
954 1079, 1136, 1192
Tonini, Giampaolo 858, 1101 Valerio Massimo 1072, 1213
Torga, Miguel XIII Valgimigli, Manara 852
Torop, Peeter 858 Valignano, Alessandro XLIV
Torre, Carlo 13 Valla, Lorenzo 876, 882, 1149, 151, 1164
Torri, Michelguglielmo 1115-17, 1121, Varchi, Benedetto 870, 879, 925, 1009,
1123 1077, 1228
Torriani, Leonardo CCCXXI, 861 Varrone, Marco Terenzio 873, 877, 1009,
Toschi, Paolo CXLIV 1013, 1079
Toury, Gideon CCC Vasari, Giorgio XXXIV
Touzot, Jean 856 Vasconcelos, Afonso de LXXXV
Traiano 878, 897, 1107 Vasconcelos, António de 972, 993, 996,
Trapezunzio (Giorgio di Trebisonda) 1152 999-1000
Trasibulo 985 Vasconcelos, Carolina Michaëlis de X,
Trevizam, Matheus 1077 LVI, CXI, 983, 995
Trigoso, Sebastião v. Magalhães, Vasconcelos, Isabel de LXIV
Sebastião Francisco Mendo Trigoso Vasconcelos, Jorge Ferreira de 847, 1080,
Homem de 1087, 1089
Trinacty, Christopher V. 1173 Vasconcelos, José Maria de Sousa Botelho
Trissino, Gian Giorgio XXX, XXXIII, Mourão e LXVII, CV, CXLIII-

1305

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INDICI

CXLIV, CXLIX, 857, 922, 1143, 1146, Vigili, Fabio XXX


1265 Vilhena, Brites de LXXXVII
Vasconcelos, Leite de 973 Vincenzo, santo 980
Vasconcelos, Maria José Vicente Caupers Vinet, Elias XXII
de Oliveira Sandes e 1265 Virgilio Marone, Publio L-LII, LXVI,
Vasconcelos, Manuel de XCIV, CCXLII, XXLV, CCCX, CCCXXV,
CLXXXVI 9, 12, 96, 281, 363, 441, 852, 863-67,
Vaz Vasques, Antão LXXXII, 1095 870-71, 877-78, 884, 886-87, 890, 908,
Vaz, Isidro LXXXIII 910, 913, 915-17, 920-21, 925-26, 929-
Vecchi, Roberto 863 31, 934-35, 937, 939-42, 944, 949-50,
Vega, Garcilaso de la XXXI, LXXXVI, 952, 955, 957-58, 962, 968, 971, 76,
CCCXX, CCCXXII, CCCXXIV, 873, 983, 986, 990, 1001, 1009, 1011, 1014,
882, 886-87, 918-19, 936, 938, 947-48, 1016, 1028, 1035, 1037, 1053, 1058-59,
957, 983-84, 987, 991, 994-95, 998, 1070, 1072, 1074, 1077, 1079-80, 1085,
1006, 1017, 1022, 1038-39, 1045, 1069, 1096, 1098, 1100, 1102-03, 1112-13,
1074, 1098, 1105, 1128, 1137-38, 1150, 1118-20, 1126, 1133, 1136, 1143, 1153-
1176, 1178-79, 1182, 1188, 1192, 1200, 55, 1163, 1165, 1175, 1181, 1190, 1192,
1242-44 1197-98, 1203, 1206-07, 1212, 1217,
Vegio, Maffeo 990, 1038 1230, 1242-43
Veiga, Luís da XCIX Virginia 1001
Vellutello, Alessandro XXXI, 998, 1125, Viriato CCLIX, 177, 581, 875, 960, 1055,
1230 1090, 1107, 1134, 1142-43, 1150
Veloso, Fernão 359, 437, 440, 491, 1051-53, Vishnu 1126
1055, 1086, 1095, 1194-95, 1264 Vitalis, Janus XXX
Venadoro CCLIII Vitoria, Aires de CCXLIX,
Venere CCXLIII, CCXLV, CCXLVII, Vitoria, Francisco de 281, 1110, 1132
CCLI, CCLVI, CCCIV, CCCXVI, Vives, Juan Luis XXXIX
CCCXXV, CCCXXXI, CCCXXXII, Vogt, Peter 959
9, 91, 95-96, 437, 440, 655, 657, 659, Voltaire (François-Marie Arouet)
864, 874, 879-83, 905-07, 910, 915-17, CLXXVI
920-26, 930, 964, 983, 988-89, 996, Vulcano 439, 874, 880, 920, 923, 929, 937,
1041, 1061, 1082, 1085, 1099, 1101-02, 950, 1099, 1170, 1180, 1186, 1219
1105, 1159-60, 1172-76, 1180-83, 1185-
87, 1190, 1193-94 1202, 1223, 1237, Wace, Robert CCLXI, CCLXIV
1242, 1263 Wechel, Chrétien 1271
Veneto, Nicolò XXXVI Weever, Jacqueline de 907
Verde, Cesário CCLXXXVIII, 855 Westaway, Katherine Mary 1013
Verdelho, Telmo 982, 1120, 1137, 1164, Williams, Edwin B. CXXIII-CXXIV
1184, 1197-98, 1202, 1259 Williamson, Edward 861
Vernant, Jean-Pierre 94 Winner, Mathias XXVI
Vespucci, Amerigo XXIII, 284 Winterfeld, Carl von CCXCVIII, 1124
Vesta 439, 1081 Wunster Saffioti, Monica von 1179
Vicente, Gil XVI, CXXI, CXXIII, CL,
865, 980, 1036, 1097, 1119 Yates, Frances Yates 848
Vida, Marco Gerolamo 888, 979, 990 Yusuf I 981
Vidale, Massimo 1126
Vidal-Naquet, Pierre 94, 878 Zaccaria 993
Vieira, António LV, CXV, 729, 1124, 1129 Zaccaria, Vittorio 956

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INDICE DEI NOMI CITATI NELLE INTRODUZIONI E NELLE NOTE

Zatti, Sergio 858, 861, 99, 1111 Zorzi, Alvise 947


Zefiro (Favonio) 931, 936, 1042, 1098, Zucco, Accio 907,
1140, 1182, 1205 Zumthor, Paul cclxii, 847-48
Zeus v. Giove Zurara, Gomes Eanes de XIX-XX,
Zopiro 966-67, 1145 XXXVIII, 1021, 1150

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Indice dei nomi citati nei testi

Abramo 51 Amaltea 147


Achille 267, 429, 741, 837 Amore 123, 217, 275, 503
Acidalia v. Venere Anchise 677
Acriso 649 Anfitrite 81, 459
Adamastor 401, 407 Annibale 835
Adamo 333, 627 Antenore 129, 189
Adone 329 Anteo 23, 369, 535
Afonso (Henriques) I, re del Portogallo Antonio (Marco Antonio) 271, 275, 325,
25, 195, 197, 201, 205, 209, 211, 219, 429, 445
223, 225, 229, 233, 235, 237, 591 Anubis 551
Afonso II, re del Portogallo 241 Apelle 765
Afonso III, re del Portogallo 25, 241 Apollo 41, 169, 181, 245, 377, 577, 825
Afonso IV, re del Portogallo 25, 245 247, Appio Claudio 273
253, 259 Àquilo (Aquilone) 465, 495
Afonso V, re del Portogallo 25, 323, 327 Araspe 765
Afonso VI di León 243, 245 Arpie 339, 425
Afonso IX di León 599 Astianatte 289
Aganippe 181 Atamante 459
Agar 197, 253, 615 Atlante 29, 229, 837
Agostino, santo 5 Atreo 269
Agrippina 241 Atropo 245
Aiace 749 Attila 247
Albuquerque, Afonso de 25, 759, 763 Augusto 133, 271, 429
Alcide v. Ercole Aurora 25, 31, 55, 133, 171, 327, 447, 669,
Alcinoo 153 701, 763, 801, 817
Alcmena 275 Austro 31, 39, 45, 375, 495, 759, 795, 813,
Alencastro, duque de 475 827
Alessandro Magno 19, 429, 431, 593, 765,
837 Bacco 37, 43, 81, 85, 107, 125, 195, 305,
Aletto 525 451, 455, 501, 587, 615, 617, 687, 691
Almada, Antão Vasques de 303 Baldovino 765
Álvaro 647, 779 Beatrice di Castiglia 291

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INDICI

Belisario 747 Corvino 489


Bellona 603 Costa, Jorge da 3
Beniamin 273 Costantno il Grande 189
Benomotapa 795 Costantino Paleologo 57
Biblide 683 Cristo 21, 85, 103, 107, 239, 253, 259, 319,
Bòrea39, 213, 373, 465, 495, 503 327, 353, 375, 521, 523, 525, 529, 597,
Briareo 551 671, 797, 805, 807, 809, 811
Brigo 291 Cunha, Nuno da 773
Busiride 139 Cunha, Tristão da 759
Cupido 127, 677, 691
Cadmo 525 Curzio 321
Calipso 425
Calliope 181, 433, 739 Dafne 181, 699
Camene 409, 575 Dario, re di Persia 207, 747
Campaspe 765 David (Davide) 63, 273
Canace 571 Delfi no 459
Candace 767 Demodoco 739
Cariddi 129, 499 Diana 12, 173, 679,709, 721, 793
Carlo il Calvo 25 Dinis, re del Portogallo 245, 297
Carlo Magno 523 Diomede 139
Castro, João de 25, 777, 779 Diogo 647
Caterina d’Alessandria, santa 761, 799 Dione 113, 121, 685
Catilina, Lucio Sergio 309 Doris/Doride 37, 401, 403, 457
Cefisio 701 Duarte, re del Portogallo 321
Centimàno 401
Cerere 221, 305, 605, 721 Efire 711
Cesare, Giulio 429 Egeo 401
Chimera 551 Elena di Troia 273
Cibele 699 Eliogabalo 241
Ciclopi 159 Emo 189
Cinira 701, 823 Encelado 401
Cipariso 699 Enea 25, 129, 251, 423, 429, 431, 721
Cipride v. Venere Enrico di Borgogna 197, 199
Circe 425, 461 Enrico il Santo 591
Ciro, re di Persia 765 Enrico VIII 369
Citerea v. Venere Eolo 169, 185, 377, 467
Cleoneo 339 Ercole 445
Cleopatra 275 Ericina v. Venere
Climene 371 Erimanto, cinghiale d’ 339
Clizia 181 Erinni 473
Clori v. Flora Erostrato 173
Cloto 111 Esperidi 167, 371
Codro, re ateniese 321 Esperio 371
Coelho, Nicolò 341, 387, 495, 571, 643 Euridìce 539
Colombo, Cristoforo 767 Euristeo 339
Coriolano, Gneo Marcio 309
Cornelio 299 Fabio Massimo, Quinto 747
Correia, Paolo 601 Faetòn v. Fetonte

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INDICE DEI NOMI CITATI NEI TESTI

Falaride 243 Ippòtade 469


Favonio v. Zefiro Ismael 329
Febo 19, 53, 193, 337, 697, 721, 791 Ismar 209
Fenice 105
Fernandes, Gil 607 João (Giovanni) I, re del Portogallo 25,
Fernando d’Aragona 35 287, 295, 303, 311, 317
Fernando I, re del Portogallo 275, 287 João (Giovanni) II, re del Portogallo 325,
Ferreira, Bartolomeu 5 331, 609
Fetonte 47
Filippo II di Macedonia 67 Lageia (Cleopatra) 445
Filomela 703 Lampetusa (Lampecia) 47, 427
Flègone 407 Lara 599, 803
Flora 147, 687, 701, 703 Larissea 733
Formione 835 Latona 157, 697, 703
Francesco 755 Leonardo 471, 711
Fulvia 429 Leonora 273, 289, 291
Lepido, Marco Emilio 271
Gabello 419 Leucotea 181
Galatea 505 Libitina 235
Gama, Paulo da 341, 585 Lieo, (Bacco) 49, 453,457
Gama, Vasco da 25, 45, 73, 109, 117, 145, Lopes, Martin 599
163, 167-68, 181, 183, 341, 429, 433, Lorenzo 751
495, 497, 507, 549, 557, 559, 563, 567, Luigi IX, il santo, re di Francia 523
569, 571, 583, 589, 591, 613, 621, 627, Luso 33, 43, 57, 109, 131, 195, 215, 24, 257,
635, 637, 639, 641, 643, 645, 647, 665, 461, 585, 745, 751, 763, 779
667, 735, 739, 769, 775, 783, 785
Gesù v. Cristo Macometto v. Maometto
Giano 551, 787 Mafamede v. Maometto
Giapeto 355 Magellano, Ferdinando 827
Giganti 173, 453, 497 Magno (Gneo Pompeo Magno) 327
Giove 31, 37, 41, 251, 555, 589, 721, 735, Magrizzo Magisso (Magriços) 25, 479,
737, 787,789, 793 483, 489, 491
Giove Ammone 551 Maia 135
Giraldo 223, 599 Manuel, re del Portogallo 3, 331, 337 623
Giuba 231 Maometto (Mahomet) 83, 85, 13, 171, 193,
Giuditta 765 239, 255, 319, 531
Giuno (Giunone) 377, 721, 787 Marcello, Marco Claudio 567
Glafira 429 Marco Antonio 275
Goffredo di Buglione 199 Maria 211
Guido di Lusignano 239 Maria, regina 249
Mario, Gaio 257, 291
Henrique, (Enrico) infante santo 609, 769 Marte 19, 41,43, 67, 123, 131, 133, 145, 189,
191, 201, 239, 243, 297, 303, 343, 481,
Idra 339, 631 483, 489, 595, 609, 643, 721, 747, 761,
Inés (Inês) de Castro 261, 263, 269, 271 777, 781, 793
Iopa 739 Martins, Fernão 417
Iperionio 55 Mascarenhas, Pedro 771, 779
Ippòcrene 10 Mateus, vescovo 601

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INDICI

Medea 201 Onfale 275


Medusa 231, 275, 837 Orazio Coclite 747
Mela, Pomponio 399 Orfeo 181
Melique (Melik) 757 Oritìa 503
Menelao CCCXVII Orlando 23
Meneses, Duarte de 769 Ottaviano 325
Meneses, Henrique de 769 Ottavio 429
Meneses, Filipe de 803
Meneses, Pedro de 609 Palla (Pallade) v. Minerva
Mennone (Menon) 159, 695 Panopea 459
Mercurio 43, 139, 141,721, 793 Pantea 765
Milziade 429 Paolo, santo 499, 567, 585
Minerva 151, 245, 453, 587, 721 Parche 39, 687
Mir Hocèm 757 Pedro I, re del Portogallo 269, 71, 273,
Moniz, Egas 24, 203, 205, 207, 593, 597 287, 473, 521
Moniz, Mem 597 Pedro I, re di Spagna 271
Monçaide (Monsaide) 537, 549, 563, 565, Pedro, infante 609
665, 671 Peleo 401
Morfeo 331 Pereira, Duarte Pacheco 5, 741, 743, 745
Mosè 799 Pereira, Nuno Álvares 307
Muse 23, 245, 433, 577, 739, 747 Pereira, Rui 607
Perillo 208
Naiadi 217 Perimal, Saramà 541, 639
Nemeo 367 Pietro, santo 295
Nemesi 227 Pirene 191
Nereidi 111, 449, 695 Piritoo 173
Nèreo 81, 111, 173, 401, 457, 687 Piròo 407
Nerine 111 Pirro 267, 589
Nerone 241 Plinio il Vecchio 399
Nettuno 19, 65, 99, 129, 215, 301, 343, Plutone 173
373,377, 401, 449, 453, 455, 459, 467, Polidoro 649
469, 495, 605 Polifemo 385, 425
Nhaia, Pietro da 795 Polissèna 267
Nicolao, santo 415 Pomona 699, 703
Ninfe 113, 121, 453, 457, 501, 503, 571, Pompeo 227,307
573, 575, 683, 689, 693, 707, 717, 72, Poro, re 532
735, 781, 783 Promèteo 3555, 451
Nino 265 Proteo 29, 457, 469, 575, 737
Nise 111
Noè 569 Quirino v. Romolo
Noronha, Garcia de 775
Noto 35, 311, 411, 415, 495, 505 Ramnusia 419
Numa Pompilio 605 Regina di Saba 767
Regolo, Attilio 321
Oceano 29, 135, 139, 185, 187, 193, 319, Ribeiro, Gonçalo 603
329, 401, 403, 405, 457, 463, 687, 724, Rodomonte 23
739, 741 Rodope 189, 539
Omero 25, 431 Rodrigo 29

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INDICE DEI NOMI CITATI NEI TESTI

Romolo 33, 721 Tanor, Cutiale de 743


Roupinho, Fuas 595 Tarquinio 273
Ruggero 23 Taumante 165
Temistocle 429
Salacia 455 Teotonio 597
Saladino 239 Teresa di León 197, 201, 203
Sampaio 773 Teseo 173, 271
Sancho I, (Sancio) re del Portogallo 230, Tesifonio 173
237, 239 Teti 27, 257, 319, 403, 405, 427, 469, 633,
Sancho II, (Sancio) re del Portogallo 241, 693, 721, 783
243 Tètide v. Teti
Sansone 295 Tieste 269
Santiago 255, 313 Tifeo 45, 453
Santiago, santo 373 Tioneo 107, 449, 461
Sara 273 Tito 259
Sardanapàlo 241
Tobia 419
Saturno 787, 793
Tolomeo II Filadelfo 663
Saul 255
Tolomeo, Claudio 399
Sceva, Marco Cesio 753
Tomé (Tommaso), santo 805, 809, 811, 813
Scilla 129, 201, 461, 499
Torquato 489
Scipione l’Africano 431
Traiano 19, 329
Seixas, Gaspar de 3
Tritone 113, 455
Semele 553
Tullio (Cicerone) 431
Semiramide 247
Sequeira, Diego Lopes de 767
Serse 301 Ulisse 129, 219, 423, 587,749
Sertório, Quinto 223, 309, 589
Sichen 273 Vasconcelos, Rodrigues de 303
Silla, Lucio Cornelio 291 Veloso, Fernão 387, 389, 471, 707
Silveira, Antonio da 775 Venere 39, 41, 111, 251, 369, 505, 529, 545,
Silveira, Heitor (Ettor) da 773 627, 689, 693, 697, 699, 705, 725, 793
Sinis 207 Vesta 459, 717
Sinone 81 Vincenzo, santo 229
Sirena 737, 763 Virgilio 431
Soares (Lopo Soares de Albergaria) 767 Viriato 33, 589, 609
Sousa, Martim Afonso de 777 Vulcano 31, 61, 123, 145, 169, 401, 665, 757
Sousa, Pedro de 803
Strabo (Strabone) 399 Zefiro 687, 701, 733
Summano 309 Zopiro 206

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PROFILI BIOGRAFICI DEI CURATORI

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Rita Marnoto è professore ordinario presso la Facoltà di Lettere e il
«Colégio das Artes» dell’Università di Coimbra. La sua area di ricerca
include la Letteratura italiana, i rapporti tra la Letteratura portoghese
e la Letteratura italiana, la Traduzione e gli Studi interdisciplinari, con
riferimento a varie epoche e vari autori. Ha dedicato la sua carriera allo
sviluppo degli studi di Italianistica in Portogallo e alla promozione dei
rapporti italo-portoghesi sul piano accademico, organizzativo e in merito
all’istituzione della docenza. Spiccano le sue ricerche sul petrarchismo
in Portogallo, che segnano un punto di svolta negli studi sulla materia,
dato l’approccio dinamico alla luce del quale è identificata la sua interre-
lazione sia con il sostrato della poesia iberica e la vocazione ultramarina
del Portogallo del Quattro e Cinquecento, sia con i circuiti del petrar-
chismo europeo, sia con il campo più vasto della diffusione dei grandi
autori italiani. Da questa deriva una lettura attualizzata dei punti chiave
della letteratura portoghese del Classicismo, che identifica con precisio-
ne le fonti e analizza processi di intersezione che permettono di riempire
lacune critiche e aprire nuovi filoni di ricerca, mentre allo stesso tempo
confronta la letteratura italiana con i suoi esiti europei. Con Álvaro Siza
ha curato il testo del diario di viaggio di Fernardo Távora, mettendo or-
dine ai quaderni manoscritti dell’architetto e chiarendone il significato.
Ha coordinato vari progetti di ricerca su Camões. È commissario delle
Commemorazioni del V Centenario della nascita del poeta (2024-2025).

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PROFILI BIOGRAFICI DEI CURATORI

Roberto Gigliucci è professore di Letteratura moderna all’Università di


Roma La Sapienza; ha all’attivo numerose monografie e saggi; in parti-
colare si è occupato di Camões e del suo rapporto con la poesia italia-
na in più occasioni; ha partecipato al Comentário Camões e ha scritto
saggi camoniani su Estudos Italianos em Portugal, sugli Atti e Memorie
dell’Arcadia, su Italique e su Critica Letteraria. Membro del CIEC, è an-
che membro socio corrispondente dell’Accademia dell’Arcadia.
Tra le sue ultime pubblicazioni La melanconia (2009); Soggetto, pensiero,
tempo in Pirandello (2021); Idee sul comico (2021). Ha curato edizioni
innovative sul piano testuale di alcune commedie pirandelliane ed è fra
i collaboratori dell’Edizione Nazionale degli Opera omnia di Pirandello.

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Crediti fotografici

Figura 1: © akg-images / Mondadori Portfolio


Figura 2: © Fine Art Images / Heritage Images / Getty Images
Figura 3: © Walter Rossa, 1994
Figura 4: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 5: pt.wikipedia.org
Figura 7: © 2022. image Beaux-arts de Paris / RMN/ Foto Scala, Firenze
Figura 10: © Granger / Bridgeman Images
Figura 11: © Joao Abel Manta
Figura 12: Wikimedia
Figura 13: © G. DAGLI ORTI / De Agostini / Getty Images
Figura 14: © Fine Art Images / Heritage Images / Getty Images
Figura 15: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 16: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 17: © Arquivo Nacional da Torre do Tombo
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Figura 19: © Marco Zung
Figura 20: © Marco Zung
Figura 21: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 22: © Fundação da Casa de Bragança
Figura 23: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 24: © Fundação da Casa de Bragança
Figura 25: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 26: © Fundação da Casa de Bragança
Figura 27: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 28: © Fundação da Casa de Bragança
Figura 29: © Biblioteca Nacional del Portugal
Figura 30: © Biblioteca Nacional del Portugal

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INDICE DEL VOLUME

Sommario V

Introduzione.
Luís de Camões, il Portogallo del Cinquecento e l’Europa di Rita Marnoto VII

La vita tra mito, ritratti e documenti di Rita Marnoto XLIX

Camões e la lingua portoghese di Rita Marnoto CIX

Nota al testo di Rita Marnoto CXXIX

Nota alla traduzione di Roberto Gigliucci CLXXI

Nota biografica CLXXXV

Nota bibliografica a cura di Rita Marnoto e Roberto Gigliucci CLXXXVII

Critica italiana sui Lusiadi. Breve antologia


Premessa CCXLI
I Lusiadi, poema epico-lirico di Giulia Lanciani CCXLII
Atteone e il re di Erilde Melillo Reali CCXLVII
I Lusiadi e gli altri (contatti tra culture e tra lingue
nell’epos camoniano: la figura dell’interprete) di Ettore Finazzi-Agrò CCLVIII
«O canto molhado»: storia di un topos di Luciana Stegagno Picchio CCLXXVIII
Per una nuova edizione dei Lusíadas di Camões
(nota a margine sulla traduzione) di Valeria Tocco CCXCVI
Considerazioni su Ariosto e Camões di Luciano Rossi CCCIX
Tasso e l’«iperidentità» portoghese. Per una rilettura di «Vasco,
le cui felici, ardite antenne» di Giuseppe Alonzo CCCXXI
Cesare Segre risponde a tre domande sul poema epico
a cura di Luciana Stegagno Picchio CCCXXVIII

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Os Lusíadas / I Lusiadi
Canto Primeiro / Canto I 7
Nota introduttiva 9
Canto Segundo / Canto II 89
Nota introduttiva 91
Canto Terceiro / Canto III 175
Nota introduttiva 177
Canto Quarto / Canto IV 277
Nota introduttiva 279
Canto Quinto / Canto V 357
Nota introduttiva 359
Canto Seisto / Canto VI 435
Nota introduttiva 437
Canto Septimo / Canto VII 513
Nota introduttiva 515
Canto Octavo / Canto VIII 579
Nota introduttiva 581
Canto Nono / Canto IX 653
Nota introduttiva 655
Canto Decimo / Canto X 727
Nota introduttiva 729
Varianti di stato tipografico a cura di Rita Marnoto 838

Note 841
Nota alla traduzione 843
Atteone e il re 844
I Lusiadi e gli altri 846
«O canto molhado»: storia di un topos 851
Per una nuova edizione dei Lusíadas di Camões
(nota a margine sulla traduzione) 857
Considerazioni su Ariosto e Camões 859

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Tasso e l’«iperidentità» portoghese. Per una rilettura
di «Vasco, le cui felici, ardite antenne» 860
Canto I 863
Canto II 908
Canto III 952
Canto IV 1002
Canto V 1039
Canto VI 1075
Canto VII 1107
Canto VIII 1139
Canto IX 1168
Canto X 1204
Nota complementare 1 1263
Nota complementare 2 1267

Indice dei nomi citati nelle introduzioni e nelle note 1279


Indice dei nomi citati nei testi 1309
Profili biografici dei curatori 1315
Crediti fotografici 1319

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