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editore e interprete
di dante
Atti del Convegno internazionale di Roma
28-30 ottobre 2013
in collaborazione con la
casa di dante in roma
a cura di
luca azzetta e andrea mazzucchi
SALERNO EDITRICE
ROMA
Il volume è stato realizzato con il sostegno della
ISBN 978-88-8402-919-5
Tutti i diritti riservati - All rights reserved
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qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione
scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
Donato Pirovano
1. I testimoni
1. Secondo Michele Barbi, Boccaccio copiò piú volte la Vita nuova (probabil
mente 4 volte), sebbene l’attuale tradizione sia limitata a due esemplari: cfr. Dante
Alighieri, La Vita Nuova, a cura di M. Barbi, Firenze, Bemporad, 1932, pp. cxciii-
cxcix. Su Boccaccio editore della Vita nuova cfr., ma con cautela, J.M. Houston,
‘Maraviglierannosi molti’. Boccaccio’s “Editio” of the ‘Vita Nova’, in « Dante studies », cxxvi
2008, pp. 89-107.
2. Per i manoscritti autografi e postillati di Boccaccio è ora d’obbligo il rimando
a M. Cursi-M. Fiorilla, Giovanni Boccaccio, in Autografi dei letterati italiani, sez. i. Le
Origini e il Trecento, a cura di G. Brunetti, M. Fiorilla, M. Petoletti, Roma, Sa
lerno Editrice, to. i 2013, pp. 43-103 (con ampia e aggiornata bibliografia, elenco di
tutti i codici e documentazione fotografica).
3. Cfr. M. Cursi, La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio, Roma, Viella, 2013, p. 98.
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4. Cfr. G. Vandelli, Giovanni Boccaccio editore di Dante (1922), Firenze, Stab. Tip.
Enrico Ariani, 1923, p. 40.
5. Cfr. Cursi, La scrittura e i libri di Giovanni Boccaccio, cit., p. 129, ove è piú preci
samente riportata la datazione vulgata « 1363-1366 ». Fa comunque eccezione l’in
serto cavalcantiano da assegnare alla fine del decennio (cfr. Cursi-Fiorilla, Gio
vanni Boccaccio, cit., p. 48).
6. Per le varie versioni del cosiddetto Trattatello in laude di Dante, vd. G. Boccac-
cio, Vite di Dante, a cura di P.G. Ricci, Milano, Mondadori, 2002.
7. Il carme apre infatti, in una redazione anteriore e leggermente diversa da
questa, il ms. Vat. 3199 della Biblioteca Apostolica Vaticana. Per questo codice cfr.
G. Breschi, La ‘Commedia’ inviata a Petrarca con varianti annotate da Boccaccio, in Boc
caccio autore e copista, a cura di T. De Robertis, C.M. Monti, M. Petoletti, G.
Tanturli, S. Zamponi, Firenze, Mandragora, 2013, pp. 379-80.
8. Cfr. almeno E. Malato, Dante e Guido Cavalcanti: il dissidio per la ‘Vita nuova’ e
il « disdegno » di Guido, Roma, Salerno Editrice, 1997 (20042).
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Studiando la mise en page della Vita nuova nei due autografi boc
cacciani ho dimostrato che in K2 Boccaccio modifica il progetto gra
fico di To e utilizza segni paragrafali rossi e blu non solo nelle divi
sioni confinate ai margini, ma anche nel testo a piena pagina del li
bello; le maiuscole colorate presenti all’interno del testo risultano in
vece sensibilmente ridotte rispetto a To (da 25 a 11).12
Per quanto riguarda la paragrafatura in 25 casi K2 coincide con To
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13. Il testo critico in questo punto legge « Appresso ciò, cominciai a pensare uno
giorno ». Tutte le citazioni della Vita nuova seguono il testo critico che ho appron
tato per la « Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante » (NECOD), pro
mossa dal Centro Pio Rajna di Roma.
14. Cfr. G. Gorni, “Paragrafi” e titolo della ‘Vita nova’ (1995), in Id., Dante prima del
la ‘Commedia’, Firenze, Cadmo, 2001, pp. 111-32.
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duce l’attuale par. xxviii 1 con una vistosa “Q”, per dimensioni e per
fattura paragonabile solo alla lettera iniziale del libello. Poco rilievo
viene invece conferito alla ripresa della narrazione dopo la citazio
ne di Geremia (vd. tav. 2). Per di piú questa netta bipartizione in K2
(ma non in To) è anticipata dalla rubrica iniziale in rosso (vd. tav. 3):
Qui finisce […]. E comincia la sua Vita nuova, nella quale esso in sonetti,
ballate e canzoni distese discrive come di Beatrice s’innamorasse e del suo
amore gli accidenti mentre ella visse; e appresso quanta e quale fosse la sua
amaritudine dopo la partita di Beatrice dalla presente vita.
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17. Cfr. P. Trovato, Il testo della ‘Vita nuova’ e altra filologia dantesca, Roma, Salerno
Editrice, 2000, pp. 71-78. Una proposta di revisione dello stemma barbiano è stata
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avanzata da G. Inglese, Appunti sulla bipartiticità stemmatica nella tradizione delle opere
di Dante, in Studi sulle società e le culture del Medioevo per Girolamo Arnaldi, a cura di L.
Gatto e P. Supino Martini, Firenze, All’insegna del giglio, 2002, 2 voll., i pp. 245-
53: « vorrei sottoporre alla discussione l’ipotesi che la tradizione della Vita nova sia
tripartita fra α + s, y e z » (p. 248); ma si vedano le giuste obiezioni di P. Trovato, In
margine a una recente edizione della ‘Vita Nuova’. Schede sulla tradizione del testo, in « Studi
e problemi di critica testuale », xli 2010, n. 81 pp. 9-15 (alle pp. 12-14). Lo stemma
Barbi ha trovato conferma anche in un recente esperimento di definizione auto
matica dei rapporti tra i testimoni mediante un software appositamente sviluppato
muovendo da modelli propri della teoria dell’informazione: cfr. P. Canettieri-G.
Santini-M. Rovetta-V. Loreto, Philology and information theory: towards an integrat
ed approach, in Textual criticism and Genetics, ed. by P. Baret, A. Bozzi, C. Macé, fasc.
mon. di « Linguistica computazionale », xxiv-xxv 2004-2005, pp. 104-26, i cui risul
tati sono riferiti anche in R. Rea, La ‘Vita nova’: questioni di ecdotica, in « Critica del
testo », xiv 2011, pp. 233-77, a p. 234.
18. Un comodo strumento di lavoro è la funzione avanzata Confronto paragrafi
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boccaccio editore della vita nuova
Originale
a b
k b x s
g O
K T To S V
g2 M
Am p A
W C
P Co Mgl
Nell’albero relativo ai rami alti della Vita nuova il ms. Toledano ri
sulta essere il capostipite superstite dell’ampia famiglia boccaccia
na, decisamente la piú prolifica nella tradizione del prosimetro di
Dante. Essa, infatti, non solo è numericamente la piú folta, ma per
contaminazione finisce con inquinare anche alcuni codici tardi del
ramo x.
Ecco la serie, in ordine alfabetico, dei codici della famiglia Boc
caccio esclusi gli autografi To e K2 già esaminati:
– Ashburnhamiano 679 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze;
– Braidense AG XI 5 della Biblioteca Braidense di Milano;
– Canonici Ital. 114 della Bodleian Library di Oxford;
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– Codice Altemps;19
– Conventi Soppressi B 2 1267 della BNCF;
– Landau 172 della BNCF;
– Laurenziano XC sup. 136 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Fi
renze;
– Laurenziano XC sup. 137 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Fi
renze;
– Laurenziano XL 31 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze;
– Laurenziano XL 42 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze;
– Magliabechiano VI 187 della BNCF;
– Magliabechiano VII 1103 della BNCF;
– Marciano ital. IX 191 della Biblioteca Marciana di Venezia;
– Marciano ital. IX 491 della Biblioteca Marciana di Venezia;
– Marciano ital. X 26 della Biblioteca Marciana di Venezia;
– ms. 3 della Società Dantesca Italiana, Firenze;
– ms. XIII C 9 della Biblioteca Nazionale di Napoli;
– ms. D 51 della Cornell University Library di Ithaca (N.Y.);
– Palatino 204 della BNCF;
– Palatino 561 della BNCF;
– Panciatichiano 9 della BNCF;
– Panciatichiano 10 della BNCF;
– Riccardiano 1050 della Biblioteca Riccardiana di Firenze;
– Riccardiano 1118 della Biblioteca Riccardiana di Firenze;
– Trivulziano 1050 della Biblioteca Trivulziana di Milano.
19. Questo codice, che faceva parte della biblioteca dei Duchi d’Altemps, fu
venduto all’asta pubblica a Roma il 10 febbraio 1908: è rimasto fino al 1929 in pos
sesso del libraio Jacques Rosenthal di Monaco e poi è passato negli Stati Uniti,
dove se ne sono perdute le tracce. Fu consultato da Michele Barbi che ne fornisce
una descrizione in Dante, La Vita nuova, cit., pp. lxiii-lxiv.
20. Contiene un frammento della Vita nuova (cc. 19r-20v), senza le divisioni, da
i a vii 6, fino al termine del sonetto rinterzato O voi che per la via. A questo punto il
copista lascia questa avvertenza: « hic obmisse sunt plurimi sonetti ».
21. Il frammento della Vita nuova, senza le divisioni, comincia col sonetto Spesse
fiate (xvi 7) e termina con la quarta stanza di Donne ch’avete (xix 12).
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b*
D 51 Ithaca
*
*
b1 b3
b2
Ricc. 1054 Laur. XC sup. 136
Ricc. 1050 Magl. VI 187
K2 * * Laur. XL 42
*
Marc. X 26
Landau 172
Ash 679
22. Alle cc. 47v-48r contiene un estratto del par. viii, inclusi i due sonetti. Segue
il sonetto Negli occhi porta, relativamente ai vv. 1-12.
23. Alle cc. 147v-148r c’è il medesimo frammento del Riccardiano 1093.
24. Alle cc. 23v-24r c’è il medesimo frammento del Riccardiano 1093.
25. Alle cc. 25v-26r c’è il medesimo frammento del Riccardiano 1093.
26. Alle cc. 62v-63r c’è il medesimo frammento del Riccardiano 1093. I vv. 13-14
del sonetto Negli occhi porta sono stati integrati da altra mano coeva.
27. Ricordo che già nell’ed. Barbi la sigla Ar (cioè Raccolta Aragonese) è capo
stipite di una serie di mss.: Palatino 204 della BNCF; Trivulziano 1050; Riccardiano
1118; Braidense AG XI 5; Marciano IX 191; Marciano IX 491; Napoletano XIII C 9.
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28. Il codice Chigiano L V 176, cit., pp. 39-40; e cfr. anche D. De Robertis, Schede
su manoscritti danteschi. xxi. La Raccolta Aragonese primogenita, in « Studi danteschi »,
xlvii 1970, pp. 239-58 (in partic. p. 248).
29. Cfr. L. Banella, Fortuna e tradizione di un’edizione d’autore: Boccaccio e la ‘Vita
nuova’ di Dante, Tesi di dottorato in scienze linguistiche, filologiche e letterarie
(xxvi ciclo), Università degli Studi di Padova, 2014.
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30. Vd. anche in fondo alla stessa nota giustificativa: « laonde io non potendolo
negli altri emendare ».
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della silloge toledana: insomma, chi copia non sta lavorando per sé,
ma per un pubblico di lettori ai quali proporre una nuova edizione
di Dante, un dato confermato dalla buona fattura di To dal punto di
vista codicologico (uso della pergamena, impaginazione, decora
zione, ecc.).31 L’editore difende la sua scelta adducendo due « ragio
ni »: in primo luogo considera la natura paratestuale delle « divisio
ni » e in secondo luogo dà credito alla testimonianza di persone
« degne di fede » – espressione tutt’altro che neutra, se non sospetta,
nel lessico del narratore di Certaldo – su una presunta, e tarda, ulti
ma volontà d’autore circa la struttura della Vita nuova.32
Il lavoro precedentemente compiuto da Boccaccio su una copia
di servizio – non conservata ma ragionevolmente ipotizzabile, visto
il rapporto tra la qualità di copia a buono di To e i massicci interven
ti dell’editore rispetto all’antigrafo – evidenzia la difficoltà di distin
guere nel complesso prosimetro dantesco ciò che è testo da ciò che
è chiosa: di qui la possibile obiezione, « Se qui forse dicesse alcuno
[…] », alla quale Boccaccio ritiene di dare immediata risposta.
Che il problema sia stato avvertito e si potrebbe dire non perfet
tamente risolto, lo dimostrano le incongruenze che non sfuggirono
all’acribia di Michele Barbi:33 l’attuale V.n., xxxiii 4, ad esempio, è
senza alcun dubbio una divisione, ma viene lasciata nel testo e non
spostata sul margine:
La canzone comincia: Quantunque volte, e ha due parti: nell’una, cioè nella
prima stanzia, si lamenta questo mio caro e distretto a lei; nella seconda mi
31. Cfr. Vandelli, Giovanni Boccaccio editore di Dante, cit., pp. 21-22: « La pluralità
stessa di queste sillogi autografe dimostra che il Boccaccio non lavorò già per sé
solo, ma per divulgar sempre piú le opere del Poeta. Anche la dichiarazione che
egli fa per giustificare il distacco delle Divisioni della Vita Nuova dal testo, è rivolta
evidentemente al gran pubblico, dicendovisi “Meraviglierannosi molti” con quel che
segue; i molti sono il pubblico de’ lettori, presso i quali il novello editore vuole
preventivamente giustificare la novità ».
32. A proposito di questa testimonianza, si rivaluta la sincerità di Boccaccio in E.
Fumagalli, Boccaccio e Dante, in Boccaccio autore e copista, cit., pp. 25-31: « Si potrà di
scutere sull’attendibilità della notizia e dunque sul tardo rammarico di Dante; che
sia un’invenzione di B., escogitata all’epoca del Toledano e riproposta nel Chigia
no, diventa difficile sostenere » (p. 30).
33. Cfr. Dante, La Vita nuova, cit., pp. xvii-xviii.
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Testo Margine
Potrebbe già l’uomo opporre con Questa ballata in tre parti si divide:
tra me e dire che non sapesse a cui nella prima dico a lei dov’ella vada, e
fosse lo mio parlare in seconda per confortola però che vada piú sicura,
sona, però che la ballata non è altro e dico ne la cui compagnia si metta,
che queste parole ched io parlo: e se vuole sicuramente andare e sanza
però dico che questo dubbio io lo pericolo alcuno; nella seconda dico
’ntendo solvere e dichiarare in que quello che a lei s’apertiene di fare
sto libello ancora in parte piú dub intendere; nella terza la licenzio del
biosa; e allora intenda qui chi qui gire quando vuole, raccomandando
dubita, o chi qui volesse opporre in lo suo movimento nelle braccia de
questo modo. la sua fortuna. La seconda parte co
mincia quivi: Con dolce sono; la terza
quivi: Gentil ballata.
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34. Per l’elenco dei mss. alterati, secondo i tre gruppi (divisioni nei margini, di
visioni assenti, divisioni nel testo), cfr. ivi, pp. cxli-cxlii.
35. Il testo per la stampa fu allestito da messer Niccolò Carducci, il quale fondò
la sua edizione per la parte in prosa sul ms. Laurenziano XL 42 e per i testi poetici
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sulla Giuntina del 1527, della quale riproduce perfino alcuni refusi di stampa, seb
bene in alcuni luoghi anche i testi delle poesie siano stati riscontrati col codice
laurenziano e modificati. Cfr. ivi, pp. xc-xcvi.
36. Vd. La ‘Vita Nuova’ di Dante Alighieri, riscontrata su codici e stampe, preceduta da
uno studio su Beatrice e seguita da illustrazioni, per cura di A. D’Ancona, Pisa, Nistri,
1872, p. xi (i corsivi e il maiuscoletto sono nel testo). Il curatore modificò l’impian
to nella seconda ed. (Pisa, Libreria Galileo, 1884): qui, infatti, le divisioni vengono
inserite nel testo e stampate in corsivo, esito di « un piú maturo esame » che « ci ha
persuaso che le divisioni fanno parte integrale del testo » (p. viii).
37. Vd. tavole 42, 63 e 65 in Dante, La Vita Nuova, cit., risp. alle pp. ccx-ccxi,
cclxiv e cclxv-cclxvi.
38. Cfr. ivi, p. ccxi.
39. Che qui siamo in presenza di un punto ostico lo dimostrano alcuni codici di
β: il ms. V legge « lo nomo »; il codice C ha « ritenendo »; Co e Mgl (ramo p): « qua
si recitando le parole del »; il ms. W, che è un’editio variorum, mette a testo « quasi
recitando le parole del » e a margine « altri retinendo lo modo ».
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boccaccio editore della vita nuova
7. Un copista editore
43. Cfr. Dante Alighieri, Vita nova, a cura di G. Gorni, Torino, Einaudi, 1996,
e Id., Vita nova, a cura di S. Carrai, Milano, Rizzoli, 2009. Cfr., inoltre, questi due
studi preparatorî: G. Gorni, Per il testo della ‘Vita nuova’, in « Studi di filologia italia
na », li 1993, pp. 5-37; e S. Carrai, Per il testo della ‘Vita nova’. Sulle presunte “lectiones
singulares” del ramo k, in « Filologia italiana », ii 2005, pp. 39-47.
44. Cfr. G. Tanturli, Le copie di ‘Vita nova’ e canzoni di Dante, in Boccaccio autore e
copista, cit., pp. 255-60: « Non poche sono nella Vita nova, scorrendo la tav. 1 del Barbi,
le innovazioni di To, anche se di sicuro non tutte sono da attribuire al B., ma, prove
nienti dall’esemplare e dalla linea da cui esso scende, in To solo si depositano. Tut
tavia in quella tavola si deve registrare un basso numero d’errori e invece una certa
tendenza a manipolare il dettato per lo piú abbreviando e semplificando » (p. 256).
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cxc, cxciii) provano che tra le due copie non c’è filiazione diretta.
Anche se la posizione di K2 è stata, come già anticipato, alzata nello
stemma, è necessario ipotizzare passaggi intermedi. Ma se per le Ri
me Domenico De Robertis ha potuto accertare lo stretto rapporto di
K2 con l’altro autografo Riccardiano 1035 rispetto a To,45 una simile
filiazione non è dimostrabile per la Vita nuova perché si sono perdute
le altre probabili (per Barbi almeno due) trascrizioni di Boccaccio.
I rapporti tra le copie di Boccaccio si rappresentano in serie ver
ticale e dunque K2 è un descriptus di To: a questa conclusione era
arrivato Michele Barbi studiando l’intero ramo boccacciano all’in
terno della tradizione della Vita nuova.46 Questa tesi è stata in sègui
to contestata da Guglielmo Gorni, secondo il quale l’autografo Chi
giano è collaterale di To, convincimento sostenuto da quella che
egli stesso definisce « una certezza di bottega […] appresa alla scuo
la di De Robertis » e dimostrato da alcune innovazioni singolarmen
te « smaccate » di K2, per non parlare « delle inesauribili inversioni,
ritocchi, banalizzazioni, addizioni minime e soppressioni di testo,
gli endemici troncamenti, dittongamenti, modernizzazioni e sem
plificazioni di lingua »: insomma, conclude Gorni, « sarebbe assur
do eliminare K2 come descriptus: non lo è affatto. La testimonianza
di To e di K2 va tenuta distinta ».47
Prescindendo ora dalla « certezza di bottega » assente nei manua
li della disciplina e sulla quale si veda la contro certezza di Paolo
Trovato,48 e prescindendo dalle « inesauribili inversioni […] » non
precisate, resta la serie di 16 lezioni effettivamente discusse da Gor
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boccaccio editore della vita nuova
51. In V.n., xii 4, dove Amore dice « Ego tanquam centrum circuli, cui simili
modo se habent circumferentie partes », nell’ascendente di K2 è omesso « cui », co
sicché la sintassi e il senso si perdono. Il Boccaccio ricevette la lezione ma inserí in
interlinea un « ad » prima di « centrum » in modo da leggere « Ego tanquam ad
centrum circuli simili modo se habent circumferentie partes », certamente con
l’intenzione di sistemare la sintassi, sebbene « la toppa non resulti migliore del bu
co. C’è, apprezzabile, la consapevolezza del guasto; ma non si può non chiedersi
perché il B. non ricorse a To, che aveva il testo integro. Forse quel capostipite non
gli era piú raggiungibile, come già in generale era venuto da credere » (Tanturli,
Le copie di ‘Vita nova’ e canzoni di Dante, cit., p. 256; cfr. anche p. 260 su To irraggiun
gibile al momento della confezione di K2). In Bertelli, La prima silloge dantesca, cit.,
si sospetta, però, che al momento della pubblica lettura della Commedia Boccaccio
« per l’occasione avrà voluto con sé proprio To, eletto come il rappresentante piú
fededegno del poema dantesco, a discapito degli altri due autografi » (p. 267).
52. G. Breschi, Boccaccio editore della ‘Commedia’, in Boccaccio autore e copista, cit.,
pp. 247-53, a p. 253; ma cfr. anche G. Petrocchi, Dal Vaticano lat. 3199 ai codici del
Boccaccio: chiosa aggiuntiva, in Giovanni Boccaccio editore e interprete di Dante. Atti del
Convegno di Firenze-Certaldo, 19-20 aprile 1975, a cura della Società Dantesca
Italiana, Firenze, Olschki, 1979, pp. 15-24, a p. 17.
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1. Toledo, Archivo y Biblioteca Capitulares, ms. Zelada 104 6, c. 41r (par-
tic.).