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Paola Italia Giulia Raboni

Che cos'è la filologia d'autore

1• ristampa, febbraio 2012


1• edizione, ottobre 2010
© copyright 2010 by Carocci editore S.p.A., Roma

Editing e impaginazione
Fregi e Majuscole, Torino

Finito di stampare nel febbraio 2012


dalle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino

ISBN 978-88-430-5585-2

Riproduzione vietata ai sensi di legge


(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633)

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Università di Berna
Letteratura italiana
Indice
Premessa 7
Introduzione 9
1. Storia 17
1.1. Varianti d'autore nella storia 17
1.2. Metodi nella storia: da Ubaldini a Moroncini 19
1.3. La filologia d'autore e la critica delle varianti 22
1.4. La filologia d'autore e la critique génétique 26
1.5. La filologia d'autore di Dante lsella 29
1.6. La filologia d'autore nell'era digitale 33

2. Metodi 38
2.1. Il testo 38
2.2. L'apparato 45
Ringraziamenti 2.3. Le varianti 54
Vorremmo ringraziare alcuni amici con cui abbiamo condiviso la passio­ 2.4. Le postille e le varianti alternative 61
ne per la filologia, discusso nel corso di tanti anni gli argomenti trattati nel 2.5. I segni diacritici e le abbreviazioni 63
testo e che ci hanno aiutato, con indicazioni e suggerimenti: Simone 2.6. Come si fa un'edizione critica 65
Albonico, Paolo Bongrani, Stefano Carrai, Ferruccio Cecco, Andrea
Comboni, Roberto Leporatti, Maria Maddalena Lombardi, Massimo
3. Esempi 72
Malinverni, Donatella Martinelli, Luca Milite, Giorgio Panizza, Gior­
gio Pinotti, Rossano Pestarino, Claudio Vela e i nostri studenti dei corsi 3.1. Petrarca: il Codice degli abbozzi 72
di Filologia italiana di Parma e Siena, che sono stati i suoi primi, attenti 3.2. Bembo: Le prose della volgar lingua 77
lettori. 3.3. Tasso: le Rime d'amore 84
Questo manuale è dedicato ai nostri maestri, Franco Gavazzeni e Dante 3.4. Manzoni: il Fermo e Lucia e la Seconda minuta 90
!sella. 3.5. Leopardi: i Canti 99
3.6. L'opera di Carlo Emilio Gadda 109
Attribuzioni
Paola Italia ha scritto i paragrafi 1.3, 1.4, 1.6, 3.5, 3.6 e il capitolo 2; Giulia Bibliografia 116
Raboni ha scritto i paragrafi 1.1, 1.2, 1.5, 3.1-3-4- Le altre sezioni del
testo sono state scritte a quattro mani.

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Premessa
A quasi un secolo dalla sua nascita, e con numerose edizioni realizzate su
tutto l'arco della letteratura italiana, la filologia d'autore è stata solo
recentemente riconosciuta come una disciplina autonoma rispetto alla
filologia tradizionale (filologia della copia), con una propria storia e
proprie metodologie in grado di fornire strumenti di studio sempre più
raffinati e di approfondire la conoscenza dei testi attraverso l'analisi della
loro storia interna, giungendo a risultati critici di notevole portata.
Tale rinnovato interesse è dovuto da un lato all'alto grado di evoluzio­
ne teorica raggiunta dalla disciplina nell'ambito della letteratura italia­
na, contesto in cui sono state prodotte edizioni critiche pionieristiche,
in grado di porsi come efficaci modelli di riferimento anche rispetto al
panorama europeo, dall'altro alla sempre crescente evoluzione tecnica
della metodologia di rappresentazione delle varianti e degli strumenti di
riproduzione dei manoscritti, che negli ultimi anni, con l'introduzione
della digitalizzazione delle immagini, hanno rivoluzionato il lavoro dei
filologi, offrendo una qualità decisamente superiore alle precedenti
riproduzioni cartacee e dando la possibilità di agire interattivamente
sull'immagine, non solo mediante l'ingrandimento di singole carte o
di dettagli, ma attraverso la visione sinottica di testimoni conservati in
archivi e biblioteche spesso molto lontani fra loro e l'applicazione di
filtri di contrasto grafico che permettono allo studioso di giungere a
risultati visivi superiori a quelli forniti dalla consultazione diretta del
manoscritto.
Il libro intende fornire un primo, sintetico panorama di questa discipli­
na, attraverso la sua storia, non ancora sistematicamente indagata, i meto­
di utilizzati e da utilizzare nel quotidiano lavoro fùologico, e soprattutto
attraverso esempi concreti, cronologicamente disposti.
Vengono qui prese in esame le edizioni critiche di alcune delle princi­
pali opere della letteratura italiana, dal Trecento al Novecento, che
hanno affrontato problemi di varianti d'autore: dal Codice degli abboz­
zi di Petrarca alle Rime d'amore del Tasso, dai Canti di Leopardi al
Fermo e Lucia di Manzoni, ai romanzi e racconti di Gadda. Autori che
in gran parte riconducono ai nomi di Gianfranco Contini e Dante Isel-

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la, ovvero al fecondo intreccio tra critica delle varianti e filologia d'au­
tore, che si è potuto sviluppare grazie al lavoro filologico e all'insegna­
Introduzione
mento di !sella e alla scuola filologica pavese, nel cui ambito, arricchito
degli apporti di maestri come Cesare Bozzetti, Franco Gavazzeni, Luigi Una definizione di filologia d'autore La filologia d'autore,
Poma e Cesare Segre, abbiamo svolto la nostra formazione, raccoglien­ secondo la fortunata formula coniata da !sella, si distingue dalla filolo­
do, insieme a tanti nostri compagni di strada, i frutti di quel "decennio gia della copia perché prende in esame le varianti introdotte dall'auto­
operoso" tra la fine degli anni sessanta e i primi anni ottanta, ricordato re stesso sul manoscritto o su una stampa; varianti che testimoniano
da !sella in un seminario tenutosi proprio a Pavia nel 1999. dunque una sua diversa volontà, un cambiamento di prospettiva, più
In quell'occasione !sella, auspicando che qualcuno «prendesse l'inizia­ o meno ingente, rispetto a un determinato testo. L'oggetto di studio
tiva di storicizzare il quadro d'insieme e ripercorresse attentamente i della filologia d'autore, quindi, è costituito da un lato dallo studio
tempi e i fatti, individuando le direzioni su cui ci si è mossi fin qui e rico­ dell'elaborazione di un testo di cui ci è giunto l'autografo e che reca in
noscendo il carattere specifico della scuola italiana in rapporto alle posi­ sé tracce di correzioni e revisioni d'autore (opus in fieri), dall'altro
zioni teoriche e alle iniziative editoriali di altri paesi (Germania, Fran­ dall'esame delle diverse redazioni, manoscritte o a stampa, di un'opera.
cia e Spagna)» (Ancora della filologia d'autore, in !sella, 2009a, p. 241), Naturalmente, dal punto di vista materiale, si possono presentare
aveva ricordato come gran parte delle edizioni di "testi in fieri" fosse situazioni molto diverse: il caso più emblematico di varianti d'autore è
costituita «da lavori intrapresi in ambito pavese», lavori che avevano costituito da un manoscritto inedito, ma vi possono essere varianti
consentito di elaborare «dei modelli e dei criteri ecdotici che possono d'autore anche su copie a stampa postillate o su copie apografe (fatte
essere perfettamente utilizzati senza ogni volta inventare soluzioni fare, ad esempio, da un copista), o infine le tracce della rielaborazione
diverse, non collaudate» (ivi, p. 244). possono non essere direttamente testimoniate dagli interventi autogra­
Il libro vuole offrire un primo contributo a questa storia, ancora tutta fi ma "registrate" dalla tradizione manoscritta o dalle stampe.
da scrivere; anche in segno di riconoscenza verso un grande maestro.
L'edizione critica in filologia d'autore Se nella filologia della
copia allestire un'edizione critica significa ottenere un testo che si avvi­
cini nel modo più convincente possibile ali'originale perduto, nella filo­
logia d'autore significa invece decidere la lezione da mettere a testo e
ricostruire, attraverso opportuni sistemi di rappresentazione, le corre­
zioni intervenute durante la gestazione o la revisione dell'opera.
Di fronte a un testo perciò il lavoro del filologo è rivolto a due aspetti:
• stabilire il testo critico, ovvero decidere la lezione da mettere a testo;
• ricostruire e rappresentare nel modo più chiaro e razionale il proces­
so correttorio del testo stesso.
La filologia d'autore ci porta quindi direttamente dentro il laborato­
rio degli scrittori, ci spinge a conoscere i loro segreti, le loro "ricette",
a penetrare il meccanismo di funzionamento dei loro testi. Ha qual­
cosa del processo indiziario, in cui abbiamo alcuni dati oggettivi, i dati
offerti dai testimoni in nostro possesso, e dobbiamo legarli fra loro nel

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modo più razionale e logico possibile, utilizzando tutti gli elementi Sostanzialmente nella considerazione del testo come un organismo in
di cui disponiamo - lettere, appunti, altri testi, conoscenze sull'am­ evoluzione.
biente letterario, sulla competenza linguistica dell'autore, sul suo Mentre normalmente il testo è stato visto come un oggetto fisso, immo­
stile ecc. - in una sorta di ricostruzione a posteriori di quello che è bile, frutto di un momento di genialità creativa che non può essere spie­
accaduto nella mente dell'autore e che ha portato alla realizzazione gata razionalmente, un oggetto da valutare come prodotto più o meno
dell'opera. artistico secondo differenti canoni estetici, con la filologia d'autore e la
A che cosa serve questa ricostruzione? Quali dati può fornire la cono­ critica delle varianti il testo viene considerato come espressione di una
scenza di tutto ciò che ha preceduto o accompagnato il testo nella sua ricerca, il cui prodotto finale è soltanto il risultato delle progressive
storia, dal momento che il testo l'abbiamo già e che potremmo basare il "approssimazioni a un valore" - secondo la fortunata formula coniata
nostro studio solo su quello? La domanda è centrale e porta a conside­ da Contini - che non è assoluto, ma relativo, cioè dipendente dal
rare i risvolti critici di questa branca della filologia, ovvero la cosiddet­ rapporto con i testi precedenti.
ta critica delle varianti. Questo nuovo approccio cambia anche la valutazione estetica di un testo,
che non viene sottoposto a un giudizio netto riassumibile nell'alternativa,
Filologia (d'autore) e critica (delle varianti) Se infatti la filolo­ proposta all'inizio del secolo da Croce, di "poesia/ non poesia", ma è
gia d'autore è lo studio dell'iter elaborativo di un testo, la critica delle costantemente rapportato alla sua storia interna, che è parte integrante
varianti è l'applicazione critica dei dati risultanti dallo studio filologico. della sua esistenza come prodotto finale.
Entrambe concentrano la loro attenzione sul momento creativo che Per iniziare, può essere utile una definizione che dobbiamo al fondato­
riguarda la genesi del testo o ne segue l'evoluzione e formulano ipotesi, re della critica delle varianti, Gianfranco Contini ( Come lavorava l'Ario­
in base ai materiali che si sono conservati, sul rapporto tra autore e sto, in Contini, 1982, pp. 233-4):
testo sia nella fase di genesi sia nella fase successiva alla stampa di rifaci­
menti più o meno numerosi e complessi. Che significato hanno per il critico i manoscritti corretti degli autori? Vi sono essenzial­
La filologia si occupa di rappresentare un testo con le sue correzioni e mente due modi di considerare un'opera di poesia: v'è un modo, per dir così, statico,
varianti, la critica di interpretare questi dati. I due momenti, descritti­ che vi ragiona attorno come su un oggetto o risultato, e in definitiva riesce a una descri­
vo e interpretativo, sono strettamente collegati, anche perché la fase zione caratterizzante; e vi è un modo dinamico, che la vede quale opera umana o
descrittiva, come si è detto, non� neutra, o circoscritta all'aspetto lette­ lavoro in fieri, e tende a rappresentarne drammaticamente la vita dialettica. Il primo
rario di un testo, ma richiede il coinvolgimento di molteplici fattori stima l'opera poetica un "valore"; il secondo, una perenne approssimazione al "valo­
- storici, linguistici, culturali - che concorrono a interpretare i dati, a re"; e potrebbe definirsi, rispetto a quel primo e assoluto, un modo, in senso altissi­
legarli in una ricostruzione che è, di per sé, un atto di interpretazione mo, "pedagogico". È a questa considerazione pedagogica dell'arte che spetta l'inte­
critica. Vedremo come l'evoluzione stessa della disciplina porti a una resse delle redazioni successive e delle varianti d'autore (come, certo, dei pentimenti
filologia sempre più interpretativa, muovendo da apparati, ovvero e dei rifacimenti d'un pittore), in quanto esse sostituiscono ai miti della rappresenta­
metodi di rappresentazione delle correzioni, sincronici e fotografici, zione dialettica degli elementi storici più letterali, documentariamente accertati.
verso apparati diacronici e "sistemici".
Come si può vedere, si tratta di un modo nuovo di considerare i testi, Si tratta, come si può vedere, non solo di un problema di ordine filolo­
di un nuovo tipo di approccio che solo recentemente è diventato una gico, ma anche filosofico, anche se è significativo che le implicazioni
disciplina autonoma. In che cosa si distinguono la filologia d'autore e critiche, ideologiche e filosofiche siano venute dopo alcuni concreti
la sua applicazione critica dagli altri metodi della critica letteraria? tentativi di realizzazione di edizioni di filologia d'autore.

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Università di Berna
Letteratura italiana
Dal Canzoniere petrarchesco ai testi moderni Lo studio dei anche teorico, che ha prodotto negli ultimi anni una nutrita bibliogra­
processi elaborativi dei testi, dall'ideazione alla stesura dei primi abbozzi fia specifica. L'obiettivo prevalente, in conformità al carattere introdut­
preparatori, al lavoro di costruzione e di limatura che ne accompagna la tivo e didattico di questo testo, è però quello di fornire un rendiconto dei
genesi e l'evoluzione successiva, è, tra i possibili approcci critici a un'o­ metodi di cui la pratica della disciplina si avvale nel suo lavoro concreto
pera, quello che più direttamente ci mette a confronto con le scelte attraverso l'elencazione degli elementi fondamentali dell'edizione criti­
dell'autore e ci permette di valutarne intimamente la poetica. Difficile da ca e l'analisi di casi specifici significativi.
stabilirsi per i testi dell'antichità e fino al Medioevo, dove la trasmissione La scelta delle edizioni prese in esame, ordinate in progressione crono­
"verticale", ossia affidata alle copie che successivamente sono state tratte logica, si è basata quindi sul criterio di presentare una casistica di situa­
dall'originale (per lo più perduto) e che ne costituiscono la tradizione, zioni e di conseguenza di metodologie critiche la più ampia possibile,
ha cancellato e confuso le eventuali tracce di una diversa volontà dell'au­ che offra proposte innovative relativamente ad almeno uno dei princi­
tore, la ricostruzione del lavoro variantistico, ovvero delle correzioni pali problemi posti all'editore critico nel trattamento del testo:
apportate volta a volta su un testo, è invece possibile a partire dai primi • la definizione del testo base (quale redazione privilegiare? La prima o
documenti autografi conservati e, nella nostra letteratura, data a partire l'ultima volontà dell'autore? Le soluzioni proposte sono diverse, come
dal Canzoniere petrarchesco (Rerum vulgarium fragmenta) di cui posse­ si può vedere confrontando i due casi delle Prose della volgar lingua del
diamo non soltanto l'autografo della stesura definitiva, ma anche il cosid­ Bembo e dei Canti di Leopardi);
detto Codice degli abbozzi, ossia un manoscritto composito che conser­ • la distinzione tra fasi redazionali rappresentate in apparato e reda­
va redazioni iniziali e intermedie di vari componimenti, appartenenti a zioni intermedie pubblicate integralmente (è il problema posto dalla
fasi diverse dell'elaborazione. Si tratta di una testimonianza fondamenta­ cosiddetta Seconda minuta dei Promessi sposi);
le, non solo per l'importanza della documentazione conservata e per il • il problema dell'intoccabilità del testo e i criteri di rappresentazione
valore canonico che il Canzoniere petrarchesco possiede per l'intero delle varianti (come è ben visibile ancora nell'edizione critica delle Prose
sviluppo della letteratura italiana, ma perché indica, rispetto alla lettera­ della volgar lingua del Bembo);
tura medievale che lo precede (compreso Dante, di cui non si conserva • il rapporto tra singolo testo e organismo nei canzonieri (il Canzo­
alcun autografo), una consapevolezza diversa del fare letterario che niere di Petrarca e le Rime d'amore del Tasso).
comporta da parte dell'autore la conservazione e la cura delle proprie In ognuno degli esempi riportati si è cercato di mettere in luce i vantag­
carte e l'attenzione verso i modi della sua diffusione. gi ma anche le eventuali controindicazioni delle scelte editoriali adotta­
La presenza di autografi, che dopo l'invenzione della stampa è accompa­ te, in modo da spingere a un approccio consapevole e fornire ulteriori
gnata o sostituita dalle stampe curate più o meno direttamente dall'auto­ spunti di riflessione. È importante ricordare, infatti, che non esiste l'edi­
re, e testimoniata da lì in avanti in maniera sempre più ingente, raggiun­ zione critica perfetta, ma che all'interno di alcuni criteri stabiliti (coeren­
ge naturalmente il suo picco in età moderna per diventare eclatante nella za tra testo e apparato, necessità di evitare le contaminazioni di stati reda­
contemporaneità, quando ai manoscritti autografi vengono addirittura zionali cronologicamente differenti, giustificazione di ogni intervento
dedicati centri appositi di conservazione che richiedono a loro volta l'ela­ redazionale sul testo ecc.) ogni edizione pone problemi specifici, che
borazione di criteri di archiviazione e consultazione adeguati. possono essere risolti con soluzioni filologiche individuali.

Storia, metodi, esempi Questo lavoro intende seguire gli sviluppi Una disciplina, diverse competenze Si è detto che, come avvie­
storici della disciplina, che a fronte di ormai quasi un secolo di storia solo ne per la filologia della copia, la pratica della filologia d'autore richiede
recentemente si è precisata in modo compiuto attraverso uno sforzo il possesso di diverse competenze relative all'autore e alla sua epoca: i

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dati utili per l'interpretazione e dunque per la " restituzione" corretta infatti, per testi appartenenti a macro-organismi come i canzonieri, le
di un testo sono infatti tanto di tipo storico-documentario-biografico raccolte di novelle o di lettere, esistono spesso testimonianze organiche
(datazione delle stesure e dunque loro successione cronologica, attraver­ (ossia dell'insieme dei testi) e disorganiche (ossia di singoli testi in versio­
so elementi esterni), quanto di conoscenza del genere (metrica, stilisti­ ni precedenti o autonome rispetto al progetto complessivo di raccolta),
ca ecc.), così come fondamentali sono anche le conoscenze paleografiche o ancora particolari interventi variantistici si legano a progetti di revi­
(paternità dell'autografo, conoscenza delle abitudini grafiche dell'auto­ sione che richiedono la valutazione del rapporto tra correzioni puntua­
re ecc.), archivistiche (ordine di conservazione delle carte, originale o li e precise fasi redazionali. Anche in questo caso, vanno conciliate due
alterato), di storia della lingua (usus scribendi ed evoluzione delle consue­ prospettive, quella lontana (che permette di inserire il singolo testo in
tudini linguistiche dell'autore) ecc. un insieme organico) e quella ravvicinata (che analizza il singolo testo
Da questo punto di vista il fùologo deve essere anche uno storico della come organismo autonomo).
letteratura, uno studioso di metrica e stilistica, di paleografia e codico­ Il caso del Canzoniere, delle sue diverse "forme" nel tempo, ne è l'esem­
logia, uno storico della lingua, e deve essere in grado di unire un'anali­ pio più eclatante, e non è un caso che, malgrado i numerosi studi degli
si molto minuziosa e particolareggiata del suo oggetto di studio con la ultimi decenni dedicati alla sua struttura, ancora non sia stata prodotta
capacità di un inquadramento storico generale, che comprenda la storia un'edizione critica che ne abbracci l'intero arco elaborativo; ma proble­
della cultura, della produzione letteraria, ma anche della produzione mi analoghi ricorrono in molte altre tradizioni e non è infrequente che
editoriale, della pratica tipografica del tempo ecc. gli editori moderni abbiano introdotto contaminazioni inaccettabili tra
L'intreccio, in molti concreti casi testuali, di rielaborazione d'autore e struttura globale e singole lezioni adottate, o abbiano più o meno consa­
di tradizione (come avviene ad esempio in parte dei testimoni del pevolmente ignorato ordinamenti d'autore.
Canzoniere petrarchesco) rende inoltre in molti casi necessario l'utiliz­
zo della doppia metodologia della filologia d'autore e della filologia Edizioni digitali e rappresentazioni comuni È possibile che
della copia, così come, a partire dall'introduzione della stampa, estre­ alcune soluzioni a questi problemi possano venire dalle edizioni digita­
mamente importante risulta anche il contributo della filologia dei testi li, che permettono una rappresentazione più immediata e insieme più
a stampa o textual bibliography, disciplina di origine anglosassone oggi ampia della tradizione testuale e mostrano visivamente il passaggio da
introdotta anche negli studi italiani. un "sistema" all'altro tramite sostituzioni virtuali, di modo che sia
Lo studio del concreto allestimento delle edizioni a stampa, e soprattut­ possibile simulare i progressivi incrementi, disponendoli e riordinando­
to l'acquisizione dell'esistenza di esemplari diversi in molte edizioni, li secondo i progetti successivi.
testimoniati dalle cosiddette varianti di stato, permettono infatti di Proprio il concetto, a cui si è fatto prima riferimento, di testo mobile, si
stabilire il grado di coinvolgimento dell'autore nel processo di stampa adatta molto bene a una rappresentazione in fieri come quella offerta
e dunque di stimare l'affidabilità di un'edizione, tanto per le caratteri­ dalle edizioni ipertestuali, dove grazie all'uso della policromia e della
stiche della struttura generale e delle singole lezioni (interventi del cura­ spazialità è possibile dare rappresentazione visiva ai vari "movimenti"
tore, eventuali censure o rimaneggiamenti) quanto per l'aspetto lingui­ del testo.
stico, spesso alterato da intenti e interventi di normalizzazione non Certo, se oggi non c'è più discussione sull'utilità dello studio dei cosid­
sempre dovuti all'autore. detti "scartafacci" (si vedano invece le polemiche all'inizio del Nove­
Naturalmente, quanto più complesse sono le situazioni testuali tanto cento trattate nel capitolo 2), lo studio della variantistica risulta però di
più è difficile condensare in un'unica rappresentazione visiva l'insieme fatto profondamente condizionato dalla scarsa condivisione di criteri
delle informazioni. Esattamente come accade nella filologia della copia, editoriali, non solo in un contesto internazionale, ma anche all'interno

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del panorama italiano. Un fatto che rende difficoltoso l'utilizzo stesso


delle edizioni, perché ogni volta lo studioso deve confrontarsi con un
1. Storia
nuovo sistema di segni diacritici e simboli utilizzati, senza poter conta­
re su una standardizzazione. 1.1. Varianti d'autore nella storia Nel suo celebre e fondamen­
Questo fa sì che, mentre la scuola filologica italiana è senz'altro la più tale volume Storia della tradizione e critica del testo (1934), base di una
attiva e propositiva nell'allestimento di edizioni critiche d'autore, risul­ revisione della filologia lachmanniana (dove al sogno di una filologia
ta invece ancora carente, per quanto certamente in crescita in questi " esatta e meccanica", come era nel metodo propugnato dal filologo
ultimissimi anni, l'utilizzo delle varianti a commento puntuale dei testi, tedesco Karl Lachmann, si sostituisce una considerazione più storica e
e ancor più scarso in Italia, rispetto ad esempio alla Francia (si veda il documentata della trasmissione dei testi), fra i vari punti correttivi o
capitolo 3 sulla critique génétique), è l'utilizzo degli apparati al fine di integrativi da apportare alla critica del testo, Giorgio Pasquali aveva
una caratterizzazione del modus operandi dell'autore e dei meccanismi indicato anche la possibilità della presenza in testi antichi di varianti
di creazione e di elaborazione di un testo. d'autore, adombrando che alcune varianti considerate di tradizioni
Un giusto dosaggio tra un approccio pratico e un intento critico più fossero in realtà attribuibili alla dipendenza da redazioni d'autore
generale non potrà quindi che riflettersi positivamente sulla costituzio­ successive, ovviamente perdute nell'originale. Si trattava da parte di
ne di edizioni consultabili, leggibili e soprattutto orientate a offrire con Pasquali di un'induzione ricavata per analogia dalla situazione della
chiarezza la maggior quantità di dati disponibili, cercando nei limiti letteratura italiana, cui in quegli anni Michele Barbi aveva dato partico­
del possibile di far ricorso a sistemi di rappresentazione comuni pur nel lare rilievo negli studi sulla tradizione dei testi volgari raccolti poi nel
rispetto della singolarità e unicità di ogni situazione testuale. volume La nuova filologia e l 'edizione dei nostri scrittori da Dante a
Come ha scritto !sella (Ancora della filologia d 'autore, in !sella, 2009a, Manzoni (1958).
p. 245), La stessa situazione, la cui portata Pasquali ebbe in qualche modo a
ridimensionare nell'edizione successiva del volume (1952) di fronte a
l'edizione critica di un testo in fieri è già sempre di volta in volta diversa: vi concorro­ un eccesso di troppo facili attribuzioni di varianti alla volontà d'auto­
no le differenze dei materiali stessi su cui si opera (fogli sciolti, quaderni di ogni tipo, re, si presenta alle origini della nostra letteratura dove spesso la tradi­
autografi, idiografi, copie d' altra mano: ci sono versi o redazioni di Montale, per esem­ zione porta varianti che fanno sospettare l'intervento d'autore: ad
pio, che si conoscono solo attraverso fotocopie, e così via). Occorre stabilire norme esempio per le rime della Vita Nuova che paiono avere subito nel
comuni come nel campo della filologia classica, tanto più necessarie proprio perché momento dell'inclusione nell'opera (un prosimetro, ossia un testo
estremamente varia è la fenomenologia dei testi in redazione plurima o in fieri. misto di prosa e rima) un rimaneggiamento atto a creare un organismo
coerente. È del resto lo stesso Dante a citare nel paragrafo xxxiv un
doppio cominciamento del sonetto Era venuta nella mente mia, testi­
monianza prima e autorevolissima dell'elaborazione d'autore. Ma se
per queste, come per varianti di tanti altri testi, le nostre non possono
spesso essere che ipotesi, diversa è la situazione quando ci si trovi di
fronte all'autografo di un testo, come nel caso del Canzoniere di Petrar­
ca (per cui si rinvia al PAR . 3.1.) o del Decameron di Boccaccio, di cui
non soltanto possediamo l'autografo della redazione definitiva, il codi­
ce Hamilton 90 della Biblioteca di Stato di Berlino, ma anche la reda-

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zione precedente costituita dal manoscritto Parigino Italiano 482 della 1.2. Metodi nel la storia: da Ubaldini a Moroncini Se la filo­
Biblioteca Nazionale di Francia. logia d'autore e la sua conseguente applicazione nella critica delle
A partire dall'invenzione della stampa cambia lo statuto delle varianti varianti nascono con una coerente analisi metodologica e critica soltan­
d'autore, che diventano più frequenti e maggiormente distinguibili da to a partire dai primi anni del Novecento, grazie a una riflessione di tipo
quelle di tradizione. Nel Rinascimento vi sono casi celebri di varianti teorico-filosofico che comporta una nuova considerazione del farsi
d'autore, a partire da Ariosto (i frammenti autografi dell' Orlandofurio­ dell'opera letteraria, è però vero che l'attenzione alle varianti d'autore
so da un lato e dall'altro le tre edizioni a stampa dell'opera), Machiavel­ non nasce all'improvviso, ma ha una lunga genesi nella storia della criti­
li, Castiglione, Della Casa, Bembo, fino a Tasso, le cui Rime d'amore ca letteraria, a partire almeno dal Bembo, editore del Petrarca e teorico
costituiscono, ancora oggi, uno dei casi filologici più interessanti (si della lingua, a sua volta debitore per certe riflessioni di una tradizione
veda l'esempio nel PA R. 3.3). anteriore.
Anche i grandi testi letterari del Settecento, di Parini, Alfieri e Monti Come ha dimostrato Gino Belloni (1992), infatti, il procedimento di
sono testimoniati da manoscritti d'autore, che permettono di rico­ comparazione delle varianti messo a frutto da Bembo nelle Prose della
struire le fasi di sviluppo delle loro opere e i processi di correzione del volgar lingua a commento delle rime petrarchesche, era già stato utiliz­
testo. zato nell'Actius del Pontano (1495-96) dove il personaggio Azio-Sanna­
È però l'Ottocento il secolo a partire dal quale abbondano le testimo­ zaro cita dei versi dell' Urania del Pontano in doppia redazione al fine di
nianze manoscritte, anche grazie a una maggiore disponibilità di carta dimostrare concretamente come realizzare, attraverso la correzione,
(che nei secoli precedenti dobbiamo considerare ancora come un bene effetti voluti di accelerazione nel verso.
raro e prezioso). Le opere di Foscolo, Leopardi, Manzoni, Nievo, Verga, Si tratta di una citazione importante perché, a differenza di quanto avvie­
Carducci sono testimoniate da una ricca documentazione manoscritta, ne in altri punti del trattato, dove l'esemplificazione concreta del come
che spesso parte dalla prima idea del testo e giunge fino alle soglie della comporre versi viene fatta attraverso una manomissione fittizia di versi
stampa. Egualmente, è possibile ripercorrere la storia interna delle opere virgiliani (dato il verso reale in sostanza se ne alterano degli elementi per
di Pascoli, D'Annunzio e dei grandi poeti e prosatori del Novecento: dimostrare come la disposizione dell'autore sia la più appropriata alla
Montale, Ungaretti, Saba, Sereni, Gadda. resa stilistica ricercata: secondo un procedimento che affonda le proprie
A partire dalla seconda metà del Novecento, alla documentazione radici in Cicerone e in Dionisio d'Alicarnasso), qui le varianti pontania­
manoscritta si aggiunge quella dattiloscritta (macchina da scrivere ne sono direttamente tratte dal laboratorio redazionale dell'autore, e
meccanica, poi elettrica) e alla copia di copista si sostituisce la fotoco­ sono di fatto comprovate dalle lezioni manoscritte dell' Urania testimo­
pia: entrano per la prima volta, nel processo di produzione testuale, niate dal manoscritto autografo Vaticano Latino 2837.
mezzi meccanici che comportano fenomenologie di trasmissione e di Dal dato fittizio dunque si passa a quello reale, stante la disponibilità,
correzione diverse che finiscono per influenzare lo stesso processo ovvia trattandosi dell'autore stesso, dei materiali elaborativi, e aprendo
elaborativo degli autori. Non è che l'anticipazione della grande rivolu­ la strada di fatto a una critica variantistica impiantata sui dati realmen­
zione a cui si assiste nell'ultimo decennio del secolo scorso, dominato da te disponibili della tradizione. È su questa via che si colloca l'analisi
un mutamento epocale nella produzione dei testi letterari, che vede il bembesca delle varianti del Petrarca, che non comporta perciò un
progressivo (anche se non definitivo) abbandono della scrittura mano­ cambiamento di tipo teorico, ma semplicemente una diversa disponibi­
scritta, sostituita da quella al computer. Una forma di scrittura comple­ lità dei materiali. L'importanza dell'esempio bembesco fa però scuola,
tamente differente, sia nella fase dell'ideazione che in quella di revisio­ e avvia un'attenzione più marcata alle varianti redazionali e alla possi­
ne del testo. bilità per questa strada di una lettura più attenta dei testi. Si tratta, è

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chiaro, di una svolta che non può essere disgiunta dal più generale no a soggetti già lungamente meditati è una traccia forte del persistere
mutamento culturale e dal diverso genere di testi che vengono stampa- di una tradizione, per quanto a lungo carsica, e della pertinenza dello
ti in questi anm. studio in analisi, cui si deve aggiungere, alla fine dell'Ottocento, un
E non a caso (oltre a proseguire sulla linea petrarchesca) a sollecitare altro importante fattore propulsivo, ossia la raggiunta unità italiana e
questo tipo di approccio a un testo in fieri, saranno le tre edizioni la necessità di una riflessione sul patrimonio letterario nazionale, in
dell'Orlandofurioso ariostesco (1516, 1521, 1532): le opere dedicate da particolare quello fruibile politicamente e linguisticamente.
Simon Fòrnari (1549), da Giovan Battista Pigna (1554) e da Ludovico Principale oggetto di studio non possono quindi che essere i Promessi
Dolce (1564) alle varianti ariostesche incentrano, con qualche differen­ sposi, cui dedicano la loro attenzione prima, relativamente al passaggio
za tra l'una e l'altra, il problema sempre nei termini didattici e di " impli­ dalla Ventisettana alla Quarantana, Luigi Morandi ( 1873 e 1874),
cito miglioramento" che presiedevano al commento del Bembo per Riccardo Fogli (1877 e 1879) e Policarpo Petrocchi (1893 e 1902), quin­
Petrarca. L'autore insomma dimostra nel mutamento del testo la di, estendendo lo sguardo alla prima redazione, Giovanni Sforza (1898
propria capacità di affinamento, e in genere manca ancora la capacità e 1905) e Giuseppe Lesca (1915), sulla strada che porterà poi Michele
di relazionare fra loro le varie tessere del sistema correttorio per una più Barbi all'impostazione di un piano generale per la pubblicazione delle
globale definizione di poetica (come sottolinea Segre, 2008, pp. 133-64). opere manzoniane, di cui sarà realizzazione concreta l'edizione dei
Un episodio diverso, certo più audace e sostanzialmente sterile fino al "Classici Mondadori", curata per il romanzo da Alberto Chiari e Fausto
Novecento, è invece quello rappresentato dall'edizione nel 1652 di Ghisalberti (1954).
Federico Ubaldini delle Rime di M Francesco Petrarca come estratte da Ma lo sforzo più decisivo per una rappresentazione integrale delle
un suo originale, in cui il filologo tenta una rappresentazione grafica varianti d'autore e la creazione di un apparato esaustivo va attribuito a
delle correzioni petrarchesche. Rispetto alla critica variantistica prece­ uno studioso dilettante e innamorato dell'oggetto della sua ricerca, il
dente, la sorprendente novità e raffinatezza di questa edizione è data recanatese Francesco Moroncini. Dopo aver prodotto un'edizione
dalla riproduzione integrale delle lezioni del Codice degli abbozzi ricor­ commentata dei Canti leopardiani, Moroncini ne pubblica infatti nel
rendo a opportune soluzioni tipografiche per segnalare le cassature e i 1927 l'edizione critica, elaborando un sistema tipografico adatto non
rifacimenti redazionali: non più quindi una selezione di luoghi critici, soltanto alla rappresentazione delle varianti testuali dei manoscritti e
ma un'integrale visibilità dell'iter correttorio, ossia una "documentazio­ delle stampe, fino alla definitiva edizione Starita del 1835 (utilizzata
ne" che si offre senza il filtro di un preliminare giudizio critico che la come testo base), ma anche di quella complessa serie di annotazioni
orienti e la selezioni. che circondano gli autografi leopardiani, la cosiddetta varia lectio, che
L'edizione dell'Ubaldini, ripresa dal Muratori che se ne gioverà per il comprende lezioni genetiche, varianti, note di certificazione linguisti­
suo commento petrarchesco, verrà ristampata nel 1750 e utilizzata fino ca e fonti letterarie, e costituisce un complemento irrinunciabile per
all'edizione diplomatica di Appel del 1891, e farà scuola per una delle intendere la genesi e lo sviluppo dei Canti leopardiani. Opera, questa,
prime pionieristiche e fondamentali edizioni di filologia d'autore, quel­ che stabilisce il vero punto di partenza non soltanto della ricca riflessio­
la di Debenedetti dei Frammen ti autografi dell'Orlandofùrioso, opera ne che da Contini e Giuseppe De Robertis in avanti si sviluppa sugli
cui va il merito in Italia di aver di nuovo solcato le acque della rappre­ autografi leopardiani, ma anche di un'elaborazione sempre più raffina­
sentazione dei testi autografi e con varianti, innescando, come vedremo, ta di apparati di filologia d'autore che proprio nell'edizione dei Canti
la riflessione di Contini sul metodo di lavoro di Ariosto e il dibattito offrono la più ricca esemplificazione ( cfr. PAR. 3.5).
sulla "critica degli scartafacci". L'edizione di Moroncini proponeva infatti, per usare le parole di Gian­
Che la critica delle varianti e la filologia d'autore nascano quindi intor- franco Polena, «molto al di là delle intenzioni del curatore, una nuova

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idea del testo poetico, e una problematica critica nuo va e complessa del za, Bari 1919, po i racco lto in Ariosto, Shakespeare e Corneille, ivi, 1920)
rapporto fra sincronia e diacronia, sistema ed evoluzione, parole e langue in c ui Benedetto C roce aveva ricon o sci uto nell'armo nia il p rincipio
poetica» (introduzione alla ristampa anastatica dell'edizione critica dei fondante di tale poetica. L'esercizio critico , tuttavia, permette a Conti­
Canti di Moroncini, p. XI). ni di affr ontare più in gen e rale il p roblema del sign ifica to di uno
studio delle co rrezioni del testo nelle sue ricadute estetiche e filosofi­
1.3. La filologia d'autore e la critica delle varia nti Dopo un che, con la definizione - già citata - del «mo do dinamico» con c ui si
de�ennio, in cui !l "mi rabile" lavoro di Mo rohcini viene più ammirato può vedere l'opera d'arte: una «perenne approssimazion e al "valo re"»
e citato che s tudiato, n el 1937 Santorre Debenedetti pubblica l'edizio­ (Contini, 1982, p. 233).
n critica 1i alcuni frammenti auto grafi dell' Orlandofurioso. La grande influenza esercitata dal pensiero e soprattutto dall'estetica di

S1 tratta d1 quattro g randi episodi aggiunti al testo pubblicato nel 1521 Croce nella cultura italian a no n permetteva, n emmeno a Contini, di
(la p rima edizione, non molto diversa, risaliva al 1516) - la sto ria di riuscire a muoversi su b inari s trettamente lette ra ri e filologici, tanto
Olimpia, quella della Rocca di Tristano con gli affreschi pro fetici di che la n uova "critica delle co rrezio ni" ( questo il nome tecnico, prima
Merlin o, l'impresa di Marganorre e l'episodio di Ruggiero e Leone _ che ven ga s o ppiantato dal più celeb re " cri tica delle varian ti") viene
che port��o il n umero dei canti da 40 a 46. Di questi, tranne l' ultimo presenta ta come u na "variante pedagogica" della c ritica crociana, in
_
(gmn�o�1 m una copia apo g rafa), so n o rimas ti «parecchi q uaderni e grado di giungere alle medesime conclusioni (quindi non in opposizio­
avanzi d � quaderni, scritti di mano del poeta [ . . . ] in dive rso grado di ne al metodo di Croce) a partire da un approccio diverso , che conside­
elaboraz10ne» (Debenedetti, 1937, p. VI I I ) , conservati (tranne alcun e ri il testo in senso dinamico invece che in senso statico .
carte) alla Biblioteca comunale di Ferrara. Se era vero che compito della critica era riconoscere la "poesia" del testo,
L'edizione di J? �benedet�i, che segue taci tamente alcuni criteri di quel- e se " poesia" era per Croce "intuizio ne lirica" (contrapposta alle sov ra­
1� del M �ronc1m, cerca d1 dare una risposta - p ur senza po ter offrire una strutture estern e, accidenti che ne inficiavano la purezza), tale esercizio
s1ste�at1ca sol uzi one - ai p rincipali p roblemi della filologia d'a utore: po teva svolge rsi solo s ul testo definitivo, quale l'autore aveva conse­
relauva completezza e fedeltà n ella documentazione del ma no scritto gnato alle stampe nella sua ultima versione. Ogni riflessione sugli stadi
(Deb en edetti corregge i trascorsi di penna, ma lascia «le lezioni sbaglia­ anteriori del testo era un esercizio linguistico, o documentario, inutile
_
te che messer Lud o vic o pe n sò i n dub b iamente a q uel mo do», ivi, ai fini della "critica": «L'opera d'arte ha una genesi affatto ideale, che si
p. XXXIX) e separazione tra varianti immediate e tardive (nei confronti trae dalla sua presenza stessa» (C roce, 1947, pp. 93-4).
delle lezioni s oprascritte «siccome può trattarsi di un mutamento fatto È interessante notare che la polemica che emergerà con Croce non sarà
� �crivendo il verso o a verso compiuto, sarà bene distinguere i due casi», rife rita a questo saggio di Contini e all'edizione di Debenede tti di cui
lVl, p. XXXVII I ) . era la recension e e in certo se ns o la "gius tificazio ne" , ma a u n alt ro
Nell o stesso anno Contini, come recensio ne all'edizione Deben edetti testo a suo modo favorevo le a u na visione dinamica delle opere d'arte,
p ub b !ica sulla rivist� "Il Meridian o di Ro ma" il saggi o che vien� ovve ro l'a rtico lo che Giuseppe De Robertis aveva pubblica to nel 1946
unammemente co n siderato l'atto di fondazio n e della critica delle in difesa dell'edizio ne di Gi useppe Lesca della p rima redazione dei
varianti: Come lavorava l'Ariosto (poi racco lto nel v o lume Esercizi di Promessi sposi, il Fermo e Lucia (Perrella, Napoli 1916, allora intitolato
lettura nel 1939). Nelle varianti del Furioso il filologo rintraccia alcune ancora Gli sposipromessi), fortemente criticata dal celebre filo logo Erne­
cost�nti, alcuni eleme�t � ricorrenti che permettono di dare della poeti­ sto Giacomo Parodi, sin dal s uo primo apparire ("Marzocco ", XXI, 9,
ca ano stesca una descnz1one che, alla fine, risulta non in contraddizio ­ 1916). A sostegno del lavoro filologico di Lesca (cfr. PAR. 3.5), e più in
n e co n quella " ca ratte rizzante" data nel celebre saggio (Ariosto, La te r- gene rale di uno studio del farsi delle o per e lette ra rie, De Robertis,

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richiamando le parole di Contini, aveva implicitamente riconosciuto a aveva dichiarato l'utilità delle edizioni critiche nell'indicare ai giovani le
lui la paternità della critica delle correzioni. direzioni secondo cui gli autori erano giunti da un'espressione più scor­
La polemica infiammò le riviste letterarie di questi anni, nel fervore, retta a una più corretta), ma a studiare il testo inteso come un sistema,
anche intellettuale, dell'Italia del secondo dopoguerra. Nel 1947, sulla dove la modifica di una sola parte provocava un cambiamento del tutto,
rivista ufficiale dell'ortodossia crociana " Quaderni della Critica", Croce come una scacchiera (come aveva, con suggestiva immagine, sostenuto
sferrò un affondo senza mezze misure alla neonata critica delle varianti Carlo Emilio Gadda nella Meditazione milanese del 1928), dove lo
con un articolo intitolato Illusione sulla genesi delle opere d 'arte, docu­ spostamento di un pezzo (la singola variante) altera la struttura dell'in­
mentata dagli scartafacci degli scrittori, dichiarando l'indagine nei mano­ tero gioco. L'analisi delle varianti d'autore, quindi, non poteva essere
scritti degli autori completamente inutile per la valutazione della vera fatta per campioni, ma per categorie, per linee correttorie, per direzio­
"poesia" del testo. La risposta di Contini non tardò a venire, ma fu un ni, il cui scopo era una descrizione caratterizzante, in senso dinamico,
"dire a nuora perché suocera intenda". L'anno successivo all'articolo della poetica dell'autore stesso.
crociano, infatti, su "Belfagor", era intervenuto, in sostegno di Croce, Va da sé che tale visione dinamica dell'opera d'arte non poteva restrin­
Nullo Minissi, che nel saggio Le correzioni e la critica - senza aver letto gersi in confini nazionali. E, infatti, le prime applicazioni di questo
l'originario articolo di Contini su Ariosto, ma basandosi solo sulla nuovo metodo di analisi dei testi sono dedicate tanto a Petrarca
divulgazione derobertisiana - aveva bollato la nuova critica, e il suo (Saggio d 'un commento alle correzioni del Petrarca volgare del 1941,
corifeo, come inutili e dannosi alla cultura italiana. stampato nel 1943, ora in Contini, 1970) e Leopardi (Implicazioni
Il titolo del saggio di Contini La critica degli scartafacci (apparso lo stes­ leopardiane del 1947, ora in Contini, 1970, in cui, partendo dall'ana­
so anno sulla "Rassegna d'Italia") mostra quanto il bersaglio fosse più lisi di A Silvia, Contini mostrava le ragioni profonde delle correzioni
alto dell'apparente scaramuccia letteraria con Minissi. Qui Contini testuali del testo leopardiano), quanto ai grandi nomi della narrativa
ribadisce con forza che la nuova critica non era nata in contrapposizio­ e della poesia straniere, come l'Introduzione alle «papero/es» (" scartof­
ne con quella crociana, ma come una declinazione "pedagogica" della fie") del 1947 sulle varianti della Recherche, o il saggio ]ean Santeuil,
medesima - «Io opponevo " direzioni" a "contorni fissi"» - che parte, ossia l 'infanzia della «Recherche» (ora in Contini, 1970; alla morte di
come ha bene messo in luce lsella (2009a, pp. 5-6), dal medesimo Proust nel 1922 erano uscite solo le prime quattro parti della Recherche,
assunto: le altre - La prisonnière [1923] , La fugitive [1925 ] , Le temps retrouvé
[1927] - erano state pubblicate dagli eredi sulla base delle sue carte ma
Se la «poesia realizzata» non si id entifica, naturalistica mente, «con la lettera del testo senza un vero e proprio criterio filologico, cui si arriverà solo nella
(o con le pennellate sulla tela) » , se dunque il «valore» va inteso, nella più rigorosa nuova edizione del 1987-89 di Gallimard). O ancora la derivazione
ortodossia, «quale presenza trascendentale, e non fisica», ne consegue in senso della nuova coscienza dinamica dei testi da una «coscienza mallaer­
stretto che «esso può riscontrarsi così nel testo», in quanto opus perfectum, «come nel méana» che provenisse, attraversando il simbolismo europeo, dal
movi mento o nell'approssimazione al testo», considerato nel suo farsi. cuore della poesia moderna (Saggio d 'un commento alle correzioni del
Petrarca volgare, in Contini, 1970, p. 5):
Del resto, la formazione culturale di Contini, che alla fùologia di Debe­
nedetti aveva unito il reagente dello strutturalismo di de Saussure e della La scuola poetica uscita d a Mallarmé, e che ha in Valéry il proprio teorico, conside­
linguistica di Spitzer, lo portava naturalmente a non considerare, nelle rando la poesia nel suo fare, l'interpreta come un lavoro perennemente m obile e non
varianti d'autore, il quantum poetico aggiunto nel testo (un atteggia­ finibile, di cui il poema storico rappresenta una sezione possibile, a rigore gratuita,
mento " didattico" ancora presente nello spirito di Moroncini, che non necessariam ente l'ultima. È un punto di vista di produttore, non d'utente. Sennon-

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ché, se il critico intende l'opera d'arte come un "oggetto", ciò rappresenta soltanto l'og­ quella di tipo tedesco-italiano (generalmente definita "edizione critica"
gettività del suo operare, il "dato" è l'ipotesi di lavoro morale della sua abnegazione: e o edizione "critico-genetica").
una considerazione dell'atto poetico lo porterà a spostare dinamicamente le sue L'edizione genetica francese si caratterizza per presentare l'edizione
formule, a reperire direzioni, piuttosto che contorni fissi, dell'energia poetica. Una integrale di tutto l' avantesto, dai primi appunti alle correzioni sulle
direttiva, e non un confine, descrivono le correzioni degli autori; e soltanto oggi la bozze di stampa, senza distinguere tra primo e secondo tipo di avante­
coscienza mallaerméana, alla pari con la riduzione unitaria della personalità impo­ sto e senza subordinazione con la parte dell'avantesto direttamente lega­
sta dall'estetica d ell'espressione, ne consente uno studio rigoroso e poeticamente ta al testo stesso (si veda ad esempio l'edizione in 29 volumi dei Cahiers
fecondo. di Paul Valéry pubblicata dal 1957 al 1961 oppure l'edizione di Un coeur
simple nel CorpusJlaubertianum pubblicata a Parigi da Le Belles Lettres
1.4. La filologia d'autore e la critique génétique La filologia nel 1983 da G. Bonaccorso).
d'autore sviluppa quindi un modo nuovo di considerare i testi, che è il L'édition génétique è quindi una rappresentazione della storia del testo
risultato di un diverso approccio alla letteratura, anche da un punto di attraverso singoli fotogrammi che di quel percorso fissano ciascuno un
vista filosofico. Per la filologia d'autore e la critica delle varianti, infat­ provvisorio statuto, senza distinzione fra testo, materiali preparatori e
ti, la poeticità del testo non è un "dato", un "valore" stabilito, ma come apparato.
si è già detto, una "approssimazione al valore", che comprende ed è il L'edizione tedesco-italiana tende invece a dare maggiore importanza al
risultato di tutti i testi che l'hanno preceduto, di tutti gli avantesti. processo correttorio di cui la lezione a testo costituisce il prodotto fina­
Usiamo la parola "avantesto" - di derivazione francese, avantexte -, che le e considera quindi solo la parte dell'avantesto che ha una relazione
anche in Italia ha avuto una certa applicazione; è necessaria tuttavia una diretta con tale "prodotto".
specificazione dal momento che spesso viene utilizzata con accezioni L'edizione critica (o critico-genetica) focalizza quindi l'attenzione sul
diverse. Introdotto da Jean Bellemin-Noel, il termine è stato adoperato percorso genetico o evolutivo del testo, ossia sul movimento variantisti­
in Francia per significare «l'insieme dei materiali preparatori raccolti, co che porta dalle lezioni registrate in apparato a quelle poste a testo (o
decifrati, classificati: da semplici liste di parole ad appunti e disegni, ai viceversa).
primi minimi abbozzi, fino a vere e proprie stesure» (Stussi, 1994), ma La caratteristica peculiare di un'edizione critica di filologia d'autore di
con ampliamenti semantici anche ad ambiti non strettamente filologici tipo italiano, perciò, consiste nel mettere subito il lettore davanti a un
(quando nell'avantesto si comprende, ad esempio, anche il percorso doppio organismo testuale, che occupa anche due zone tipografiche
mentale dell'autore). diverse: il testo e l'apparato, dove il secondo è sempre subordinato al
Nella filologia d'autore applicata in Italia, invece, con "avantesto" si primo: al piede della pagina, alla fine del testo, o in un volume a parte.
intende solo l'insieme dei dati materiali relativi a tutto ciò che ha prece­ I materiali che non hanno una diretta relazione con il testo non vengo­
duto il testo. In questa accezione è possibile distinguere: no compresi nell'edizione, ma pubblicati solitamente in una posizione
• materiali che non hanno relazione diretta con il testo ( come gli subordinata (in appendice o, nel caso di materiali particolarmente
elenchi di personaggi, i progetti letterari, gli elenchi lessicali ecc.); numerosi, in un volume a parte).
• materiali che hanno una relazione immediata con il testo (come le In particolare, di fronte all'edizione di un testo in fieri, il lavoro del
prime stesure e i successivi rifacimenti che precedono il testo vero e filologo dovrebbe essere volto non tanto a ripercorrere alla moviola
proprio). l'atto della scrittura, che sarebbe un'ingenua e forse inutile presunzio­
Da questa differente considerazione discendono i due tipi diversi di ne (nemmeno l'autore sa, perché non può ricordarli dettagliatamente,
edizione critica: quella francese (più nota come édition génétique) e tutti i passaggi che si sono susseguiti nella sua mente, dalla prima idea

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del testo alla redazione finale), quanto a tradurre l'oscurità del mano­ 1.5. La filologia d 'autore d i Dante lsella A mettere un punto
scritto in chiari segni, rappresentando, quando possibile, la cronologia fermo nella delineazione della disciplina dell'edizione di testi d'autore, sia
compositiva che è riuscito a ricostruire, e che - fatto più importante - nella forma della pubblicazione di testi infieri sia di opere attestate in varie
costituisce una sua ipotesi su ciò che accade " prima del testo " e che redazioni, è nel 1987 la pubblicazione del volume di Isella Le carte mesco­
porta il testo a essere quello che è. late. Esperienze difilologia d'autore, da cui, come si è già detto, proviene
In altre parole, attraverso l'analisi dei manoscritti non si dovrebbero la felice denominazione, oggi entrata nel patrimonio comune, di "filolo­
divinare i percorsi mentali dell'autore, ma elaborare «criteri di formaliz­ gia d'autore" (di contro alla precedente denominazione di "fenomeno­
zazione dell'apparato e [ . . . ] sistemi capaci di rendere al meglio (in logia dell'originale", secondo la definizione di D'Arco Silvio Avalle).
tutte le sue fasi interne, opportunamente distinte e correlate) il proces­ Allievo di Contini a Friburgo, Isella opera a partire dagli anni cinquan­
so elaborativo dello scrittore sia sui manoscritti sia sulle stampe» (!sel­ ta del Novecento nel campo dell'edizione di testi sottoposti a lavoro
la, 2009a, p. 16) . variantistico, producendo una serie di edizioni sempre più raffinate dal
Se quindi il filologo costruisce, sulla base dello studio delle varianti, una punto di vista dell'elaborazione di apparati critici di testi sconfinanti tra
sua ipotesi, l'apparato non è altro che la concreta applicazione di tale il Cinquecento e l'età contemporanea, ognuno caratterizzato da proble­
ipotesi, la legge che descrive nel modo più razionale ed economico la matiche diverse, che gli permettono di mettere a punto strumenti di
serie dei fenomeni empirici osservati, e, come ogni legge scientifica, è da edizioni ad hoc.
considerare valida finché non emerge un dato che non risulta compre­ Il saggio di apertura del volume, Le varianti d'autore (critica efilologia),
so in essa, e che quindi invalida l'apparato, o ne propone semplici aggiu­ prolusione all'insegnamento della cattedra di Letteratura italiana al Poli­
stamenti. tecnico di Zurigo, si offre come prima traccia di storia della disciplina,
Ne discendono il carattere sperimentale di ogni tentativo di formalizza­ ripercorrendone la nascita teorica a partire dalla polemica Croce-De
zione e l'impossibilità di elaborare un unico apparato per serie non Robertis-Contini ( PAR. 1.3) per poi delineare in particolare la posizione
omogenee di fenomeni. Vale a dire che, dal momento che ogni autore continiana nei suoi legami da un lato con l'estetica crociana ( con cui,
ha un suo personale sistema correttorio, come ha un suo stile, una sua nel saggio ariostesco, Contini aveva sottolineato la perfetta comple­
poetica, una sua strategia compositiva, si tratterà di elaborare caso per mentarità, delegando alla disamina delle varianti una sorta di funzione
caso un metodo rappresentativo adatto a tale sistema correttorio. di controllo delle descrizioni " caratterizzanti" della critica crociana) ,
Non esiste perciò, come si è già detto, un apparato ideale, come non dall'altro con la critica stilistica di Leo Spitzer corretta e sottoposta a veri­
esiste l'edizione critica ideale, e ciò che può andare bene per un auto­ fica dal confronto non più tra la lingua individuale dell'autore e una
re non funziona per un altro. Verga non corregge come Gadda che, norma linguistica astratta, ma tra le successive scelte operate dall'autore.
paradossalmente, corregge molto più come Bembo, nonostante i due Da questa lucida impostazione, sistematizzata e incrementata ancora da
autori siano inassimilabili sotto tutti i punti di vista. Quando gli studi Contini con gli apporti dello strutturalismo, che gli permettono di
di filologia d'autore saranno più numerosi e la disciplina più codifi­ superare la considerazione "atomistica" delle singole varianti (tipica ad
cata, si potrà forse scrivere una storia della letteratura italiana sulla esempio del contemporaneo approccio critico di De Robertis) a favore
base dei vari sistemi correttori degli autori e dei loro rapporti con i di una considerazione sistemica del movimento correttorio (partico­
propri manoscritti. Ne scaturirebbero sicuramente degli accostamenti larmente feconda nell'analisi della poesia leopardiana) , nascono le
nuovi e interessanti, perché dal confronto con il proprio testo è possi­ imprese filologiche che distinguono le proposte della critica italiana a
bile ricavare indicazioni utili sulla poetica e persino sull'ideologia di uno partire dagli anni quaranta, la cui novità Isella si propone di esemplifi­
scrittore. care nei capitoli successivi del volume, spostando l'angolo di visuale

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dalla teoria alla pratica. Proprio questo spostamento è però a sua volta In particolare, fondamentale è l'insistenza, nel caso del canzoniere tassia­
produttivo, in maniera implicita, di una correzione decisiva nel rappor­ no, come delle diverse stesure del poemetto di Parini, sulla necessità di
to tra filologia e critica a favore del primo elemento, che risulterà di lì tenere distinte le diverse fasi redazionali (corrispondenti a differenti
in avanti non solo più complementare e paritario al secondo (passo sistemazioni d'autore) e di costruire apparati direttamente funzionali a
avanti già notevole rispetto al ruolo ancillare della filologia nella rappresentare quel segmento variantistico. Proprio in quest'ottica, nel
prospettiva crociana), ma in sé stesso, nell'elaborazione della propria caso del Giorno di Parini, !sella introduce la distinzione tra apparati
metodologia, generatore di prospettive critiche altrimenti non indivi­ genetico ed evolutivo in calce allo stesso manoscritto, l'uno a raccogliere
duabili. l'elaborazione genetica precedente al testo base (pur a sua volta provvi­
In altre parole, mentre in Contini (che non a caso non ha prodotto sorio, ma giunto a uno stato stabile di definizione), l'altro ad attestare
direttamente edizioni d'autore, tranne quella dell' Opera in versi di quelle varianti che muovono verso un suo superamento, ma senza
Montale, curata con Rosanna Bettarini e con la collaborazione dello cristallizzarsi in una revisione compiuta e coerente, e testimoni dunque
stesso poeta) l'atto critico avviene a posteriori sul materiale offerto dalle di una fase di ricerca radicalmente diversa da quella rappresentata dal
edizioni genetiche (l'edizione di De benedetti per il Furioso, quella di successivo stato redazionale.
Moroncini e poi di Peruzzi per i Canti di Leopardi), negli esempi illu­ A questa aderenza al testo, sensibile nella registrazione, per usare le
strati da !sella, che affrontano casi molto complessi di tradizione, la parole di Isella, come il pennino del sismografo, risponde anche la ricer­
costruzione dell'apparato muove dal ragionato ordinamento delle carte ca negli apparati di una formalizzazione adeguata e ritagliata, per così
e dall'interpretazione dell'iter correttorio: la stessa ecdotica - la scienza dire, sulla particolare metodologia correttoria degli autori: cosicché, se
che affronta i problemi legati alle edizioni dei testi - è dunque a sua l'intervento tipico di Gadda è quello di un incremento a posteriori del
volta in sé stessa un atto interpretativo, fatto che impone una maggiore periodo, mediante inserzioni e ascrizioni, rappresentabili dunque in
responsabilità del curatore, obbligato a plasmare le scelte metodologi­ maniera più fotografica, quello di Manzoni è invece caratterizzato dallo
che in base alla propria ipotesi ricostruttiva, e il passaggio a strumenti di sviluppo a partire da una frase "base" di implicazioni logiche che si
rappresentazione insieme più analitici e più duttili, piegati come devo­ articolano sintatticamente in nuovi segmenti, e che, comportando
no essere sulle diverse situazioni testuali. dunque la sostituzione del primo getto con le formulazioni successive,
All'illustrazione di alcuni casi particolarmente significativi, come richiedono una rappresentazione più compatta che permetta la visualiz­
modello per "un ipotetico manualetto" di filologia d'autore, sono infat­ zazione e la comparazione dell'intera struttura sottoposta a variante,
ti dedicati gli altri tre capitoli del volume iselliano. Più metodologico e secondo una gerarchizzazione di fasi la più completa possibile. Che è
riassuntivo il primo (Le testimonianze autografe plurime), che illustra la quanto avviene di fatto nei diversi apparati approntati da un lato per i
situazione di tre casi intricati di filologia d'autore come le rime amoro­ testi gaddiani, dall'altro per l'edizione critica del Fermo e Lucia, netta­
se tassiane, le rime sparse del Parini e le prime stesure dei Promessi sposi mente orientata, quest'ultima, verso una rappresentazione interpreta­
(Fermo e Lucia e cosiddetta Seconda minuta), monografici e analitici gli tiva che privilegi la confrontabilità dei segmenti compiuti di testo
altri, l'uno ancora incentrato, ma in maniera più approfondita, sulle sull'indicazione puntuale e topografica.
rime tassiane e il secondo sul Giorno di Parini (riproponendo l'intro­ Certo fra i due progetti corrono anche anni di nuove esperienze, realiz­
duzione all'edizione critica del poemetto pubblicata nel 1969). In tutti zate da Isella direttamente o dalla sua scuola, che hanno ulteriormente
i casi !sella focalizza l'attenzione sulle peculiarità della situazione testua­ raffinato i criteri editoriali: così, se a partire proprio dall'edizione del
le delle opere esaminate giungendo a proposte nuove e strettamente Racconto italiano di ignoto del Novecento di Gadda edito nel 1983, !sella
aderenti al quadro interpretativo delineato. ha potuto precisare con chiarezza la distinzione di un triplice filtro di

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livelli testuali di (1) apparato, (2) postille, (3) varianti alternative, poi Così come all'iniziativa di !sella si devono molte delle collane che hanno
utilizzato per l'edizione integrale delle opere gaddiane edite nella colla­ pubblicato edizioni critiche di testi in varie redazioni d'autore, come i
na garzantiana della "Spiga" a partire dal 1988 (dove non tutti i testi "Classici Mondadori" (e poi i "Meridiani"), gli "Studi e strumenti di
sono dotati di apparato, ma per tutti una Nota al testo informa esau­ filologia italiana" della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori,
rientemente sulla situazione redazionale), è forse nell'edizione dei l'Edizione nazionale delle opere di d'Annunzio e infine la collana
Mala voglia di Verga curata da un allievo di Isella, Ferruccio Cecco "Fondazione Pietro Bembo", creata da !sella con Giorgio Manganelli,
(1995), che si precisano alcune tecniche fondamentali nella costruzione e ancora oggi attiva sotto la direzione di Pier Vincenzo Mengaldo e
degli apparati lineari di testi in prosa. Alfredo Stussi, collane dove sono stati pubblicati importanti studi
Per la prima volta, nell'edizione di Cecco, viene sperimentato un appa­ provenienti anche da altri luoghi di eccellenza, affini nella ricerca al
rato diacronico (cfr. PAR. 2.3.3), dove i segmenti testuali vengono dispo­ metodo iselliano, su tutti la scuola di Domenico De Robertis.
sti in ordine cronologico, separati e gerarchizzati da un esponente Certo, a fronte di questo bilancio estremamente positivo per gli studi
numerico fino all'ultima fase, che si legge a testo, le cui varianti minori filologici italiani, sicuramente quello più all'avanguardia in questo
sono precisate fra parentesi. Una forma di rappresentazione sintetica particolare settore della ricerca, non va taciuto - e se ne lamentava lo
dunque e sommamente critica, dal momento che in un lungo periodo stesso lsella in un intervento del 1999 ora raccolto nella nuova edizio­
in prosa non sempre è facile decidere quali elementi siano stati introdot­ ne delle Carte mescolate (!sella, 2009a, pp. 235-45) - come spesso queste
ti simultaneamente e quali successivamente, e il filologo deve quindi edizioni non abbiano prodotto il dibattito e l'accrescimento di studi
prendere in considerazione tutte le spie grafiche, topografiche, ma che ci si sarebbe potuto aspettare. Il che da un lato potrà addebitarsi in
anche linguistiche e semantiche disponibili per stabilirne la cronolo­ parte alla stretta implicazione fra ecdotica e critica in edizioni caratte­
gia. E ancora in questa edizione Cecco affronta e risolve i problemi posti rizzate da un impianto fortemente interpretativo, che può forse provo­
dalla rappresentazione degli avantesti e dalla necessità di distinguere care un effetto di momentanea "sazietà", ma dall'altro sembra aver a
nelle varianti ulteriori della stampa rispetto al manoscritto definitivo tra che fare soprattutto con la difficoltà di consultazione di apparati spes­
interventi attribuibili all'autore (registrati evidentemente sulle bozze, so estremamente complessi: problema che l'adozione di norme al limi­
ora perdute) o al tipografo. te del possibile condivise potrebbe almeno in parte risolvere (e si veda­
Queste soluzioni sono state poi adottate e perfezionate da 11 in avanti in no, per la problematicità di alcuni apparati, gli esempi riportati in
altre edizioni nate intorno alla figura di !sella, grande promotore, parti­ Stussi, 2006).
colarmente a partire dagli anni di insegnamento a Pavia, di "cantieri" di
lavoro filologico: si è ricordato il laboratorio delle rime del Tasso, già 1.6. La filologia d'autore nell'era digitale Già a partire dagli
avviato a Pavia da Lanfranco Careni e con la collaborazione di Luigi anni trenta del xx secolo, con l'introduzione della scrittura a macchi­
Poma, Cesare Bozzetti e Franco Gavazzeni e quello gaddiano, cui si na, e poi dagli anni settanta con l'uso generalizzato delle fotocopie, la
aggiungono quello verghiano, con la partecipazione oltre che di Cecco, filologia d'autore si era dovuta confrontare con l'ingresso, nel percorso
di Carla Riccardi, e quello manzoniano con le edizioni, sempre di ambi­ di produzione-revisione-editing-stampa dei testi, con materiali scritto­
to pavese, del trattato Della lingua italiana di Luigi Poma e Angelo Stel­ ri e supporti diversi e aveva messo a punto nuovi criteri di rappresenta­
la (1974), degli Scritti linguistici e letterari di Luca Danzi e Angelo Stel­ zione delle correzioni (si pensi, tanto per fare qualche esempio, alle
la (1991) e degli Scritti letterari a cura di Carla Riccardi e Biancamaria diverse serie correttorie rappresentate dalle varianti manoscritte su
Travi (1991), e ancora degli Inni sacri a cura di Franco Gavazzeni e dattiloscritto, agli apparentamenti fra testimoni dati dalle diverse
Simone Albonico (Manzoni, 1997). macchine da scrivere utilizzate, all'uso del correttore bianco sui dattilo-

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Università di Berna
Letteratura italiana
scritti, ai diversi tipi di fotocopie utilizzabili nella ricostruzione di serie di Francisco Rico, senza che sia necessario istituire una nuova edizione
cronologicamente successive dei macrotesti ecc.; elementi, questi, carat­ critica del testo per il solo fatto di leggerlo in Rete e, se rimarrà incan­
terizzanti la filologia del Novecento, come si può vedere nel paragra­ tato dai versi del Canzoniere di Petrarca, potrà - magari con un
fo 3.6 dedicato a Gadda). programma costruito con Just in Time Markup - JITM - scoprire la
È però solo negli dagli anni ottanta-novanta, con l'introduzione della straordinaria genesi di quel testo attraverso l'edizione del Codice degli
videoscrittura, che si è assistito a un mutamento epocale delle forme abbozzi di Laura Paolino (cfr. PA R . 3.1). Un altro discorso, invece, va
della comunicazione, generato dalle differenze radicali nei processi di fatto per i testi della generazione Google, ovvero quelli interamente
ideazione, scrittura e revisione del testo digitale rispetto a quello mano­ concepiti, progettati, realizzati e letti (o ascoltati) in Rete. Testi che non
scritto; qualcosa di paragonabile al grande cambiamento costituito saranno più fatti di carta ma di byte e di pixel, e per i quali si dovrà
dall'invenzione della stampa. davvero pensare (ma sarà compito della generazione successiva alla
In questo momento storico, tuttavia, non ci troviamo ancora di fronte nostra) a una nuova filologia.
a opere letterarie interamente appartenenti al nuovo circuito produtti­ Vediamo invece quali innovazioni ha provocato l'introduzione delle
vo, ideate, progettate, scritte e riviste esclusivamente su supporto digi­ tecnologie digitali, che hanno rivoluzionato, sempre nell'ambito della
tale, ma a prodotti ancora di transizione, opere letterarie di una genera­ " vecchia" filologia, il modo di lavorare del filologo.
zione a cavallo fra produzione manoscritta e produzione digitale, ed è Un primo grande cambiamento, nella fase di raccolta e studio dei testi­
importante non fare confusione fra i due livelli. moni, è rappresentato dalla digitalizzazione dei materiali manoscritti
Per riprendere il binomio felicemente adoperato da Peter Shilling­ che, accanto a uno studio diretto dell'autografo, possono essere studia­
sburg (2006), altro è utilizzare le nuove tecnologie per realizzare edizio­ ti a video, superando storici problemi legati alla collocazione dei testi­
ni critiche di opere appartenenti alla generazione Gutenberg, altro è moni (spesso in archivi e biblioteche molto lontani fra loro), ma anche
pensare a una nuova filologia per le opere della generazione Google. alla qualità della loro riproduzione. Una foto digitale ad alta definizio­
From Gutenberg to Google si intitola infatti un fortunato volume riguar­ ne (che può essere realizzata con una semplice macchina fotografica
dante proprio questa delicata fase di passaggio tra i due momenti stori­ digitale) permette di ingrandire l'immagine fino a dieci volte la sua
ci, in cui Shillingsburg riflette su quali possano essere considerati i crite­ dimensione naturale, di ruotarla, di modificarne colore e contrasto
ri per considerare attendibile l'edizione scientifica di un testo in Rete cromatico e addirittura, se visualizzata con particolari programmi di
(cfr. Italia, 2007a). trattamento delle immagini, di leggere sotto cassatura ciò che a occhio
La grande massa di testi disponibili on line rende sempre più urgente la nudo risulta indecifrabile (si vedano le osservazioni sul DVD della recen­
definizione di un protocollo delle edizioni di testi letterari dell'era te edizione critica diretta da Gavazzeni nel paragrafo 3. 5). Nelle edizio­
Gutenberg nell'era Google in modo da costituire una piattaforma ni digitali, inoltre, grande vantaggio è dato dalla possibilità di archivia­
comune tra l'editore critico dei testi, che continuerà ad assumersi la re off line, ma soprattutto on line, tutta la documentazione,
responsabilità di stabilire quale edizione si mette a testo (anche se in manoscritta, dattiloscritta e a stampa relativa a un testo e di offrirla al
Rete) e con quali caratteristiche, e il lettore, specialista e non, che potrà lettore che, molto più agevolmente che in passato, può ripercorrere la
selezionare le informazioni fornite dall'infrastruttura elettronica a ricostruzione del filologo direttamente sui documenti, mostrando così,
seconda dei propri interessi e delle domande che pone al testo. concretamente, quell'ipotesi di lavoro costituita dall'edizione critica.
Da questo punto di vista non ha molto senso parlare della necessità di Un secondo cambiamento nel lavoro del filologo di testi d'autore
una "nuova filologia". Chi oggi impara a leggere e tra quindici anni riguarda la fase di elaborazione dell'edizione critica, ovvero la possibili­
scoprirà nel Web il Don Chisciotte potrà ancora contare sull'edizione tà, nella rappresentazione della genesi e dell'evoluzione del testo, di

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utilizzare un supporto digitale piuttosto che cartaceo. Gli esperimenti permetterà a questa disciplina di uscire dall'isolamento in cui ha vissu­
fatti in questo senso, ormai abbastanza numerosi (cfr. Risorse in Rete di to finora e alla comunità scientifica internazionale di elaborare proto­
filologi-a d'autore, in questo volume), mostrano le innumerevoli oppor­ colli e tecniche di rappresentazione sempre più condivisi, vero fonda­
tunità date dalle edizioni ipertestuali nella rappresentazione della mento di un metodo scientifico.
diacronia del testo e delle dinamiche correttorie. L'edizione on line, a Le ultime frontiere del Web, infine, costituite dall'uso di piattaforme di
differenza di quella cartacea, permette infatti di utilizzare collegamenti lavoro e scambio di informazioni (Web 2.0), hanno rappresentato una
(link) all'edizione, interni o esterni ad essa, e marcatori cromatici per vera e propria innovazione metodologica, superando le distanze geogra­
rappresentare le varie stratificazioni del testo o più fasce correttorie. fiche fra gli studiosi, che possono confrontarsi direttamente fra loro e
Tutti elementi che nell'edizione cartacea, come vedremo, erano affida­ condividere i contenuti e gli spazi virtuali delle varie piattaforme in
ti ai marcatori tipografici (monocromi) e all'uso di simboli e abbrevia­ tempo reale, in una sorta di seminario permanente. Un modo di lavo­
z1on1. rare nuovo, su scala globale, dalle straordinarie potenzialità (si veda
Anche in questo caso, la grande quantità di informazioni archiviabili l'esperimento gaddiano http://www.filologiadautore.it/wi ki; cfr. PAR. 3.6),
in Rete supera quelle difficoltà costituite dal supporto cartaceo, che che cambierà sempre di più il lavoro del filologo, facendolo passare da
facevano sl che il filologo dovesse rispondere anche a criteri di economi­ una dimensione individuale (quando non solipsistica) alla condivisio­
cità nella rappresentazione dell'apparato. Ciò non vuol dire che le ne del sapere con un'intera comunità scientifica.
nuove edizioni debbano essere ripetitive e ridondanti ma, ad esempio,
che, di fronte a testimoni molto differenti fra loro, proprio la grande
disponibilità di spazio di archiviazione e la facilità di un confronto
sinottico portano a privilegiare le moltiplicazioni dei testimoni piutto­
sto che la riduzione al rapporto (spesso non facile) fra testo e apparato
(come mostra la soluzione del problema filologico del Fermo e Lucia;
cfr. PAR. 3.4).
Grandi vantaggi ha anche prodotto la tecnologia digitale nella fruizio­
ne delle edizioni critiche, sia a livello di apprendimento didattico che
di studio specialistico, per l'immediata disponibilità delle edizioni
realizzate on line, che possono essere visualizzate e studiate o - se abili­
tate - scaricate sul proprio computer. Non dobbiamo dimenticare che
la filologia d'autore è sempre stata appannaggio di un'editoria alta,
molto elegante (anche per le raffinate tecniche tipografiche utilizzate),
ma anche molto costosa, e questa maggiore fruibilità degli strumenti di
studio costituisce una vera e propria rivoluzione democratica.
Un altro vantaggio è costituito dalla disponibilità e dalla facile consul­
tazione di edizioni realizzate a livello internazionale, che portano la filo­
logia d'autore italiana a confrontarsi con le tecniche di rappresentazio­
ne e studio delle varianti d'autore elaborate in altri paesi, non solo
europei, mettendo in moto un virtuoso circolo di comunicazione che

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2. Metodi risposta. Potrà cioè decidere di trascrivere la lezione base, ovvero la prima
stesura del testo, e rappresentare in apparato le varianti poste successi­
vamente, dalla prima all'ultima (apparato evolutivo) o, invece, mettere
2.1. l i testo Come abbiamo detto, la filologia d'autore si occupa a testo l'ultima lezione ricostruibile dal manoscritto e rappresentare in
dell'edizione dell'originale, ossia del manoscritto redatto direttamente apparato le correzioni attraverso le quali si è giunti al testo finale, dall'ul­
dall'autore (autografo) o sotto la sua diretta sorveglianza ma da mano tima alla prima (apparato genetico). Come vedremo, quest'ultimo
diversa (idiografo), e delle stampe curate dall' autore. Possono però procedimento può anche essere rappresentato in senso progressivo,
presentarsi casi anche molto diversi, ciascuno con problematicità diffi­ ricostruendo il percorso dalla prima lezione all'ultima (che si legge a
cilmente riassumibili in un approccio generale. Semplificando, le testo).
competenze della filologia d'autore si possono dividere in due fonda­ Un caso particolare è quello dei testi incompiuti, per i quali occorre fare
mentali categorie: l'edizione di testi infieri (per cui Segre, in Gavazze­ scelte particolarmente delicate, soprattutto nel caso in cui si tratti di
ni, Martignoni, 2009, parla più precisamente di critica genetica) e quel­ redazioni non pervenute a una revisione definitiva.
la di testi in varie redazioni (cui appartiene propriamente la critica delle
varianti). 2.1.2. Edizione di testi in varie redazioni Diversa ovviamente la situa­
zione di un'opera che presenti più redazioni d'autore (manoscritte
2.1.1. Edizione d i testi in fieri Il testo è documentato da un mano­ e/o a stampa). In questo caso la prima fondamentale domanda da
scritto unico, autografo o idiografo, che può essere "in pulito" (ovve­ farsi è se si tratti o meno di redazioni confrontabili. Nel primo caso
ro conservato in una bella copia) o presentare tracce più o meno consi­ infatti l'intera elaborazione può essere rappresentata in apparato rela­
stenti di elaborazione. Nel caso del manoscritto in pulito ci troviamo tivamente all'unico stadio redazionale posto a testo; nel secondo caso
sostanzialmente nella stessa fenomenologia, nell'ambito della filolo­ invece, quando le stesure divergano profondamente (come nel caso di
gia della copia, dell'edizione di un testo a tradizione unitestimoniale. Fermo e Lucia - Seconda minuta - Ventisettana) o per ragioni di studio
Naturalmente diversa è la situazione dell'autografo, che rappresenta (come per i Canti di Leopardi nell'edizione Gavazzeni), si può deci­
direttamente gli usi grafici e fonetici dell'autore, da quella dell'idio­ dere di dare un testo per ogni stato redazionale, con le proprie varian­
grafo, dove la mediazione del copista può avere introdotto innova­ ti interne, creando un apparato di "conguaglio" ovvero di legame fra
zioni o normalizzazioni estranee all'uso dell'autore. Un problema l'ultimo stadio cui era arrivata l'elaborazione precedente e quella
particolare è inoltre quello costituito dagli errori, presenti anche in successiva.
caso di autografi, soprattutto laddove l'autore sia copista di sé stesso, Tutte queste situazioni possono naturalmente essere più o meno
ossia trascriva i propri testi da una copia precedente. Su questo punto complesse: può darsi che l'autore sia ritornato in momenti diversi sui
esistono posizioni diverse che vanno dal rispetto assoluto del testo propri manoscritti, abbia riutilizzato parti di una redazione preceden­
autografo alla correzione di ciò che può essere considerato un banale te, abbia lavorato parallelamente su stesure diverse (al giorno d'oggi
refuso. Qualunque sia la decisione, è necessaria la segnalazione preci­ un caso del genere può essere determinato dall'utilizzo di fotocopie o di
sa dell'intervento redazionale. stampe da file), oppure infine che l'originale sia andato perduto, ma la
Nel caso invece in cui il manoscritto unico presenti varianti, il filologo sua lezione si conservi nella tradizione derivata: caso in cui filologia
dovrà stabilire il testo e dalla sua decisione deriverà il tipo di apparato d'autore e filologia della copia devono cooperare a discernere gli errori
utilizzato per rappresentare le varianti. di tradizione dalle varianti d'autore. Occorre quindi ben individuare
Alla domanda "Quale lezione metto a testo ?" potrà dare una duplice la tipologia in cui ci troviamo e operare scelte che devono essere moti-

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vate, tanto dal punto di vista storico-culturale, quanto dall' economici­ vono al proposito Bruno Bentivogli e Paola Vecchi Galli sul ruolo del
tà della rappresentazione, oltre che dalla facilità di lettura di testo e curatore nelle edizioni novecentesche: «Tocca al filologo determinare la
apparato. strategia editoriale più adatta al testo, con il promuoverne, all'atto stes­
Da queste prime osservazioni si può vedere come l'operazione di scelta so della pubblicazione, la fonte più autorevole: questa, a sua volta, potrà
del testo sia molto delicata e ricca di conseguenze, sia sul piano stretta­ non identificarsi con la forma definitiva, ma con la fase del libro più
mente ecdotico sia su quello letterario e più generalmente culturale. " militante" o "innovativa" per i lettori» (Bentivogli, Vecchi Galli, 2002,
p. 163).
L'ultima volontà dell'autore? Facciamo un esempio concreto. Ponia­ Il secondo piano riguarda invece la prassi editoriale relativa alle singole
mo che un autore abbia ripubblicato più volte e magari in diverse sedi lezioni del testo, e coinvolge problemi di ordine linguistico, grafico,
il proprio testo. Se noi ricevessimo l'incarico da un editore di curare tipografico, relativi alla lingua e allo stile dell'autore in esame, ma anche
un'edizione moderna di questo testo, quale edizione dovremmo prefe­ in certa misura generalizzabili. Le diverse edizioni scientifiche realizza­
rire? La prima edizione, la seconda, la terza o l'ultima? La scelta non è te nel corso dell'ultimo secolo presentano una tipologia di interventi
cosi semplice. molto variegata, con varie discrepanze tra edizione ed edizione, ma
Nella prassi, fino al secolo scorso, si considerava necessario pubblica­ anche alcune costanti rispetto alle quali si può sperare di giungere un
re il testo che rispecchiasse "l' ultima volontà dell'autore", e quindi, giorno a una regolamentazione da parte della comunità scientifica.
nel nostro caso, dovremmo scegliere l' ultima edizione da lui pubbli­ Nella presentazione del problema seguiamo l'impostazione di Stussi
cata. Ma negli ultimi anni, intorno al concetto di " ultima volontà (2006), che per primo ha esaminato elementi pro e contro l'una e l'al­
dell'autore" , si sono cominciate a sollevare alcune obiezioni, tanto tra scelta. Gli elementi a sostegno dell"' ultima volontà dell'autore",
da incrinare quella communis opinio che prima ne faceva una sorta di ovvero della ripubblicazione moderna dell'ultima stampa pubblicata
dogma. vivente l'autore, si appellano generalmente a tre motivazioni:
Per affrontare i vari aspetti di questo problema si devono distinguere • motivazione autoriale: invoca il rispetto delle scelte personali
due piani: dell'autore, un «sentimento comune cosl diffuso da imporsi facilmente
• gli elementi a favore o contro l'adozione dell"' ultima volontà anche in campo editoriale» (ivi, p. 191). In questa prospettiva l"'ultima
dell'autore" per stabilire il testo di riferimento; volontà" sembra consegnare ai lettori un'opera " più vera";
• i criteri da seguire, una volta stabilito il testo, per rispettare ( o • motivazione storica: sostiene che l'impostazione diacronica offerta
meno) l"' ultima volontà dell'autore" riguardo alle singole lezioni. dall'ultima lezione di un'opera permetta di ricostruire meglio la storia
Crediamo infatti che i due momenti in cui il curatore si confronta con del testo e di inserirlo in un percorso storico. In questa prospettiva
" l'ultima volontà dell'autore" - cioè l'assetto testuale della pubblicazio­ l'"ultima volontà" sembra consegnare al lettore un'opera "più utile" a
ne dell'opera e l'intervento sulla lezione adottata - vadano affrontati comprendere l'autore e l'opera stessa;
separatamente (su questi problemi, cfr. Italia, 2005). • motivazione critico-evoluzionistica : posto che dalla prima forma
Il primo piano riguarda l'idea di sé e della propria opera che l'autore ha all'ultima l'opera muove verso uno stadio più evoluto, ne discende un
manifestato o meno nel corso della sua esistenza attraverso un piano giudizio critico implicitamente più favorevole all'ultima stampa rispet­
editoriale, realizzato o solo ipotizzato, e la forma in cui l'ha consegnata to alle precedenti. In questa prospettiva l'" ultima volontà" sembra
definitivamente ai suoi lettori. La scelta testuale del curatore è molto consegnare al lettore un'opera "più valida".
delicata perché riguarda una nuova immagine dell'autore e dell'opera, Questi elementi a favore possono però essere ribaltati in altrettanti di
che necessariamente vengono a costituirsi con la nuova edizione. Seri- segno opposto:

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-
• motivazione autoriale: non sempre l'ultima volontà riflette il più na - così come non è raro veder praticato in edizioni anche prestigiose -
vero pensiero dell'autore, basti pensare, ricorda Stussi, alle «restrizioni e a non permettere una riflessione comune sui metodi e sulle finalità del
all'esercizio di quella volontà per quanto riguarda l'asse ereditario», o lavoro filologico, non corrisponde alla verità dei fatti. Basti pensare che
nel caso di una «manifesta alterazione mentale, costrizione ecc.» (ibid.). non esiste ancora una convenzione generale da parte della comunità
L"'imponenza" testuale della prima stampa risiede nel valore attribui­ scientifica né sulla terminologia adottata né per la rappresentazione delle
tole dall'autore, che ad essa affida la propria idea di sé e della sua opera; correzioni e delle varianti d'autore (con una proliferazione antiecono­
• motivazione storica : la prospettiva storica è meglio valutabile consi­ mica di segni e abbreviazioni). Di fronte a ogni nuova edizione critica, il
derando il percorso in senso diacronico, dalle prime stampe alle ultime, lettore deve, volta a volta, apprendere un nuovo sistema di rappresenta­
e solo il confronto tra esse può offrire informazioni storicamente accer­ zione (con simboli, sigle, abbreviazioni nuovi), il che costituisce il primo
tabili sulla lingua e sullo stile dell'opera, altrimenti appiattita su un'im­ ostacolo a un aperto dibattito all'interno della medesima comunità.
magine sincronica finale. La prima stampa permette inoltre di valutare Vero è che la riflessione su questi temi e sulle scelte ecdotiche operate ha
meglio la "ricezione critica" dell'opera e di riconoscerne la "tradizione", conseguenze importanti sulla ricezione del testo, e quindi sulla sua
ovvero la sua forza di impatto ali' interno del sistema letterario; interpretazione. Prendiamo, fra i tanti, il caso di Ungaretti.
• motivazione critico-evoluzionistica: la presunta evoluzione verso una La situazione delle poesie di Ungaretti è emblematica e rappresentativa di
forma migliore dell'opera è una mistificazione; infatti, non sempre le ulti­ un'ultima volontà dell'autore manifestatasi a tappe, ma concretatasi
me stampe sono le migliori, e anzi il valore primigenio di un'opera è definitivamente in due edizioni onnicomprensive della propria opera che
meglio ravvisabile nella prima stampa che «rappresenta di regola la conclu­ rappresentano (o hanno rappresentato finora) il ne varietur della tradizio­
sione dell'originario processo creativo di un'opera ed è quindi il risultato ne testuale della produzione ungarettiana: il lungo e tormentato percor­
della più intensa fase produttiva di uno scrittore» (Stussi, 2006, p. 192). so variantistico delle due raccolte L'Allegria (di cui si dispone oggi di un'e­
È facile vedere come la questione possa essere impostata tanto a favore dizione critica, curata da Cristina Maggi Romano, Fondazione Arnoldo
quanto contro l'una o l'altra soluzione, a seconda dei casi. Se ne ricava e Alberto Mondadori, Milano 1982) e Sentimento del tempo (edizione
una sorta di "pirronismo filologico", da cui il passo all' «agnosticismo critica a cura di Rosanna Angelica e Cristina Maggi Romano, Fondazio­
della sedicente New Philology» (Stussi, 1994, p. 292) è breve, rifletten­ ne Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 1988) viene concluso dall'edi­
dosi in una vera e propria insofferenza per testi critici e apparati, zione mondadoriana del 1942-45, voluta e sorvegliata dall'autore.
considerati elementi "accessori" del testo, opinione che il successivo Dei tre volumi, assegnati i primi due alle citate raccolte, il terzo viene
paragrafo vorrebbe cercare di smentire. dedicato alle Poesie disperse e provvisto, per volere dell'autore, di un
Come ha scritto Paolo Cherchi, a proposito del dibattito innescato dalla dossier delle varianti a stampa curato e commentato da Giuseppe De
New Philology, i punti in questione sono essenzialmente due: la dialet­ Robertis. Un caso eccezionale in cui tradizione testuale e critica veni­
tica fra "testo" e "opera" («L'autorità della filologia ha finito col creare vano strettamente interconnesse dallo stesso autore, regista non occul­
una certa confusione fra "testo" e "opera", tanto che ci si sente scomodi to di tutta l'operazione.
a leggere un'opera il cui testo presenti lezioni incerte, benché da secoli L'edizione definitiva di Vita d 'un uomo. Tutte le poesie, curata nel 1969
non si sia fatto altro che leggere "opere"», in Cherchi, 2001, p. 145); in (Mondadori, Milano, con aggiornamento del 1970) da Leone Piccioni
secondo luogo, i rapporti tra filologia e italianistica, dove la prospettiva vivente l'autore, raccoglie le due principali raccolte nella veste editoria­
di sviluppo di una filologia (romanza) rinnovata verso la storia della le del 1942-45 (lievissimi i ritocchi d'autore successivi) e vi aggiunge
cultura e di un'italianistica verso la comparatistica, come antidoto alla nelle ultime edizioni Il Dolore, La Terra Promessa, Un Grido e Paesaggi,
crisi della filologia, oltre a contribuire ali' approssimazione della discipli- Il Taccuino del vecchio, Dialogo, Nuove, Dernier jours e le Poesie disperse

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(ovvero i testi pubblicati tra il 1915 e il 1927 e non compresi nelle edizio­ doriana del 1945, ma che «non può dirsi un'edizione critica» (come
ni definitive dell'Allegria e del Sentimento del tempo), mentre in una ricorda Vela, 2001, p. 1276), e infine l"'ultima volontà" di M (Monda­
sezione a parte di Altre poesie ritrovate vengono recuperati sette testi. La dori, 1942-45), nella soluzione proposta da Claudio Giunta (ivi,
Nota al testo dell'Allegria, di pugno dell'autore, reca la significativa p. 175), sulla base del «prestigio storico del testimone», «legato per un
dichiarazione: «Siccome il lupo perde il pelo, ma non il vizio, l'autore verso alla "forma" eccezionale della stampa mondadoriana del '42 (M)
che pure aveva chiamato le sopraddette, edizioni definitive, non ha e, per un altro, ai riflessi che quella forma ebbe sulla successiva attività
saputo resistere ogni nuova volta a qualche ritocco di forma» (G. Unga­ ungarettiana» (soluzione peraltro già adottata dai curatori - vivente
retti, Note a Vita d'un uomo. Tutte le poesie, cit., p. 528). Ungaretti - dell'edizione definitiva di Vita d'un uomo. Tutte le poesie
Diversa, rispetto a quella voluta da Ungaretti nella Vita d'u n uomo, la del 1969, ma proposta da Giunta - ivi, pp. 183-4 - con «moltiplicazio­
scelta delle curatrici delle due edizioni critiche del 1982 (L'Allegria) e del ne degli individui testuali»: di ogni testimone «la prima redazione
1988 (Sentimento del tempo), dove come testo base non è stato scelto pubblicata in volume»). Scelte opposte che ci danno la misura della
quello dell'edizione mondadoriana del 1942-45, riprodotto nei tre vivacità e dell'importanza di un dibattito ancora aperto.
"Meridiani", ma rispettivamente la seconda edizione Vallecchi del 1919 Prima di intraprendere uno studio critico interpretativo sarà necessario
dell'Allegria (maggiormente rappresentativa rispetto alla princeps del perciò chiedersi "Che testo leggiamo quando leggiamo un testo? ".
1916 del percorso letterario dell'opera) e la redazione iniziale di ogni
componimento per il Sentimento del tempo, come illustrato da Dome­ 2.2. L'a pparato
nico De Robertis nella N d. D. (Nota del Direttore) del 1990 con la
motivazione che il processo di elaborazione della raccolta si svolge tutto 2.2.1. Apparato genetico e apparato evolutivo Se l'apparato, come
a monte della princeps del 1933 (dopo la quale si avranno solo incre­ abbiamo visto, è la concreta applicazione dell'ipotesi rappresentata dal
menti testuali), e che quindi la storia del Sentimento del tempo non pote­ testo, ne discende che, a seconda della decisione che prenderemo sul
va essere rappresentata che «attraverso la paziente indistinta rilevazione testo, avremo un conseguente tipo di apparato. In particolare, come si
dell'evolversi dei singoli testi, fino alla definizione del '33» (De Rober­ è detto, tale scelta è strettamente legata alla nostra decisione di mettere
tis, 1990, p. 306). Nelle giustificazioni addotte per queste scelte e nelle a testo o meno l'ultima volontà dell'autore e di presentare il percorso
obiezioni che sono state, anche recentemente, sollevate si ritrova la prin­ correttorio del testo in modo genetico o in modo evolutivo.
cipale messa in crisi del concetto dell'"ultima volontà dell'autore". Gli apparati, infatti, secondo una puntuale definizione di Isella (2009a,
Il ventaglio di proposte alternative che le edizioni critiche hanno p. 100) si distinguono in genetici ed evolutivi. Che differenza c'è tra i
provocato ben riepiloga la delicata soluzione di ogni messa a testo da primi e i secondi?
parte del curatore. Per rimanere solo nell'ambito dell'Allegria si L'apparato genetico è una rappresentazione grafica delle correzioni che si
contrappongono alla scelta di V, ovvero l'edizione Vallecchi del 1919 sono depositate successivamente su un testo manoscritto (o su una stam­
(nella soluzione di Maggi Romano-De Robertis), il ritorno a U, ovve­ pa con correzioni manoscritte, o ancora, nel caso di testi novecenteschi,
ro il Porto sepolto pubblicato a Udine nel 1916, come sostengono Osso­ su un testo dattiloscritto con correzioni manoscritte); un sistema, cioè,
la (Nota a Ungaretti, 1990), dove si propone l'utilizzo delle varianti che dia conto in modo sintetico e standardizzato della genesi del testo,
evolutive in sede di commento, «subordinando l'esprit de système filolo­ dalla sua prima stesura fino a quella che riteniamo possa rappresentare
gico all'atto dell'interpretazione critica» (Giunta, 1997, p. 174) e Sere­ l'ultima sua forma compiuta e che decidiamo di riprodurre a testo. Ogni
ni e Ossola (1990), con la richiesta di un'edizione critica che prenda in apparato genetico - come si è detto - non è una fotografia del testo, ma
esame la sola tradizione a stampa: soluzione già adottata dalla monda- un'ipotesi dello studioso sui modi e sui tempi della sua elaborazione.

44 45
L'apparato evolutivo registra invece le varianti successive allo stadio che bligo di rappresentare queste varianti in un apparato evolutivo alla prima
abbiamo deciso di riprodurre a testo, ossia quelle che appartengono non stesura. In generale però le revisioni portano verso un risultato, almeno
a una fase di genesi di ciò che deve ancora diventare testo, ma all' evolu­ provvisoriamente stabile, che può essere raggiunto o all'interno dello stes­
zione di ciò che testo lo è già. Anche l'apparato evolutivo non è una so testimone, configurandosi quindi come revisione globale della stessa
riproduzione fedele dello stato del manoscritto, ma l'interpretazione del fase, oppure "costringono" a un certo punto a una riscrittura, in genere
filologo dell'evoluzione del testo, dalla fase documentata a testo all'ul­ consegnata a un nuovo testimone: in questo caso la scelta fra apparati
tima lezione ricavabile dal manoscritto stesso. genetico ed evolutivo è aperta e subordinata ai criteri di edizione.
Da quanto detto si ricava che, in un'edizione critica, la presenza di un Facciamo un esempio concreto. Prendiamo il manoscritto della più
apparato genetico o evolutivo dipende solo da cosa l'editore critico ha celebre poesia di Leopardi, l'Infinito (nella redazione del cosiddetto
deciso di mettere a testo (si veda la tabella sottostante). Se a testo abbia­ " Quaderno Napoletano", conservato presso la Biblioteca nazionale
mo l'ultima redazione, l'apparato delle correzioni sarà genetico; se inve­ Vittorio Emanuele I I I di Napoli, C.L. xm. 22) . Se osserviamo il testo
ce vi è la prima redazione, l'apparato sarà evolutivo; se poi abbiamo una possiamo notare che alcuniversi sono stati corretti con una penna appa­
redazione intermedia (ad esempio la lezione base della copia in pulito del rentemente diversa da quella con cui Leopardi ha scritto la stesura base
testo, prima che su di essa si siano depositate ulteriori correzioni), l' ap­ del testo (cfr. FI G . 1).
parato delle varianti sarà in parte genetico (tutte le correzioni che condu­ Se volessimo pubblicare il testo di questo manoscritto leopardiano
cono alla lezione che abbiamo messo a testo), in parte evolutivo (le corre­ avremmo due possibilità:
zioni che si impiantano sul testo stesso per modificarlo ulteriormente). • pubblicare il testo corrispondente all"'ultima volontà dell'autore",
Quando a testo abbiamo una redazione che non sia l'ultima ricostruibile ovvero dare la trascrizione dell'ultima lezione ricavabile dal manoscritto;
dal manoscritto, recante ulteriori correzioni, i casi che si possono presen­ • pubblicare il testo corrispondente alla prima stesura, ovvero dare
tare sono due: le varianti esitano o non esitano in un testo concluso. la trascrizione della prima lezione compiuta ricavabile dal manoscritto.
Il secondo caso è quello analizzato da !sella a proposito del Mattino di Vediamo concretamente le due possibili soluzioni, e le conseguenze
Parini dove, tra la prima redazione e la seconda, che obbediscono a due nei relativi apparati.
logiche costruttive molto diverse, si situa un tentativo intermedio di
correzione della prima stesura, che non va però nella direzione assunta in 1. Testo corrispondente all "'ultima volontà dell'autore "
seguito nella redazione successiva, ma appartiene a una fase transitoria,
poi abbandonata, e sperimentata solo saltuariamente. Qui l'editore non Idillio
ha scelta, a meno di non confondere fasi redazionali diverse: ha cioè l' oh- L' I nfi n ito

S e m p re caro m i fu q u est'ermo col le,


E qu esta siepe, che da tanta pa rte
TABELLA
De l'ultimo orizzonte il guardo escl ude.
Testo e apparato
Ma sedendo e m i rando, interminato
Testo Apparato Spazio di là da q uella, e sovru m a n i
Ultima lezione ricostruibile Genetico Sil enzi, e p rofo n d issima quiete
Prima lezione ricostruibile Evolutivo lo nel pensier m i fi n go, ove per poco
Lezione intermedia Genetico/evo! utivo Il co r non si spaura . E co m e il vento

47
9 Odo sto r m i r tra q ueste pia nte, io q u e l l o
FIG U RA l
10 I nfin ito sil enzio a q u esta voce
Giaco m o Leopardi, L 'Infinito (C.L. x1 1 1. 22, p. 2)
11 Vo com pa ran do: e mi sovvien l 'eterno,
12 E le m o rte stagioni, e la p rese nte
13 E viva, e 'I suon di lei. Così tra q uesta
14 Infinità s'annega il pensier mio:
15 E 'I na ufraga r m 'è dolce in qu esto m a re.

Abbiamo evidenziato in neretto le parole del testo coinvolte in variante


(sia le varianti immediate che quelle tardive, cfr. PAR. 2.3.1). Se questa è la
lezione a testo, ne discende che l'apparato sarà di tipo genetico, e cerche­
rà di rappresentare le correzioni intervenute dalla prima stesura all'ultima.

2. Testo corrispondente alla lezione base (prima stesura del testo)

Idil lio
L'I nfinito

1 Sempre caro mi fu q uest'ermo colle,


2 E qu esta siepe, che da tanta pa rte
3 Del celeste confine il gua rdo esclude.
4 Ma sedendo e m i ra n do, un infinito
5 Spazio d i là da q u e l la, e sovru m a n i
6 Silenzi, e p rofond issima q u iete
7 lo nel pensier mi fi ngo, ove p e r poco
8 Il co r non si s pa u ra. E co m e il vento
9 Odo stormir fra q ueste pia nte, io q u e l l o
10 I nfin ito silenzio a q u esta voce
11 Vo com para ndo. E mi sovvien l 'eterno,
12 E le m o rte stagioni, e la p resente
13 E viva, e 'I suon di lei. Così fra q uesta
14 lmmensitade il mio pensier s'annega,
15 E 'I na ufragar m ' è dolce in qu esto m a re.

Se questa è la lezione a testo ne discende che l'apparato sarà di tipo


evolutivo, cercherà cioè di rappresentare le correzioni intervenute sul

48 49
testo dalla lezione base fino all'ultima lezione ricostruibile dal mano­ tipografica e consente l'incolonnamento delle varianti nelle righe
scritto. seguenti, soluzione impossibile per un testo in prosa.
La stessa distinzione vale ovviamente nel caso di diverse redazioni a Questo tipo di apparato è stato utilizzato per la prima volta per i Canti
stampa, o di tradizione mista (manoscritti e stampe): quando le reda­ di Leopardi nell'edizione di Moroncini del 1927, ed è stato seguito in
zioni siano confrontabili, e non richiedano pertanto un'edizione auto­ altre importanti edizioni di testi poetici. Il suo grande vantaggio è di
noma, l'editore può scegliere tra porre a testo l'ultima redazione e racco­ non dover continuamente riferirsi al testo per seguirne la genesi, in
gliere quindi il processo elaborativo precedente in un apparato genetico, quanto testo e apparato non sono divisi, ma l'occhio segue direttamen­
o viceversa rappresentare a testo la prima, raccogliendo l'elaborazione te l'evoluzione del testo; lo svantaggio è che non si ha la possibilità di
successiva in un apparato evolutivo. leggere distesamente il testo, privo cioè delle sue correzioni, a meno
Vedremo successivamente in che modo sia possibile illustrare sinteti­ che non venga riprodotto separatamente (prima dell'edizione critica,
camente queste correzioni, senza doverle spiegare a parole, ma utilizzan­ come ha fatto Moroncini per i Canti di Leopardi), oppure in una fascia
do abbreviazioni e simboli per rappresentare categorie simili di corre­ alta della pagina (come ha fatto Peruzzi, in una successiva edizione criti­
zioni. Vedremo, in altre parole, come concretamente si allestisce un ca dei Canti), come vedremo analiticamente nel paragrafo 3.5.
apparato (genetico o evolutivo). Occupiamoci ora, prima di tutto, dei Non bisogna tuttavia dimenticare un altro svantaggio, meno evidente ma
criteri generali nella rappresentazione delle varianti. decisivo, che rende questo tipo di formalizzazione poco funzionale a
comprendere l'evoluzione delle fasi del testo. Riportando le correzioni di
2.2.2. Apparato verticale e orizzontale La rappresentazione delle verso in verso, questo apparato impedisce di cogliere i legami tra correzio­
varianti può avvenire in due modi: con apparato verticale, definito ni che racchiudono unità sintattiche di dimensioni maggiori, e che trava­
anche "rappresentazione in colonna" (Stussi, 2006, p. 187) o con appa­ licano la misura di un verso (fatto molto diffuso in poesia, dove l'unità tra
rato orizzontale, definito anche "rappresentazione lineare" (ivi, p. 189 ). verso e misura metrica è piuttosto un'eccezione che una regola).
Si prenda l'esempio, mostrato nella figura 2, sempre tratto dal quader-
Apparato verticale o in colonna Questo tipo di apparato consiste nel
mettere in colonna e rappresentare verticalmente tutte le correzioni di
un verso, dalla prima all'ultima, indicando con marcatori tipografici FIG U RA 2
opportunamente scelti (corsivi, neretti) le cassature che hanno portato Giacomo Leopardi, la vita solitaria (C.L. x 1 1 1.22, c. 15)
alla scrittura di una nuova lezione o gli inserimenti di nuove porzioni
di testo.
Il testo di riferimento può essere l'ultimo ricostruibile dal manoscritto o
il primo, e può essere evidenziato da ulteriori marcatori tipografici, oppu­
re riprodotto integralmente nella medesima pagina del testo incolonna­
to o all'inizio dell'edizione, come punto di partenza o d'arrivo, da legge­
re distesamente. La verticalità coincide con la temporalità; i versi o le
porzioni di verso non soggetti a variante non sono ripetuti, in modo da
rendere immediatamente evidente dove e come si impianta la correzione.
È evidente come questo tipo di apparato sia adottabile esclusivamente
per testi in poesia perché il verso non eccede la dimensione di una riga

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no napoletano degli Idilli di Leopardi (il testo è quello de La vita solita­ la catena corretto ria termina con ciò che si legge a testo (vedremo anali­
ria, C.L. XI I I . 22, c. 15). ticamente nel paragrafo 2. 5 le più diffuse abbreviazioni e i più usati segni
La rappresentazione in colonna delle correzioni intervenute sui vv. 64-68, diacritici).
se date verso per verso, impediscono di vedere il nesso sintattico tra la Lo svantaggio di questo tipo di apparato è costituito dal fatto che biso­
vera correzione, che si istituisce tra il v. 64 («ritorna») e il v. 68 ( «riede») gna continuamente riferirsi al testo soprastante per seguire le correzio­
- qui evidenziati dal neretto - perché «pensando» sembra corretto in ni. Il difetto diventa più marcato nei casi, purtroppo non cosl rari, in
«ritorna» e «riede» sembra corretto in «tosto»: cui, per ragioni editoriali, l'apparato viene relegato in fondo al volume
e non, come è invece più utile, a piè di pagina del testo. Può tuttavia
64 Odo sonar ne le romite stanze succedere, quando l'apparato è particolarmente complesso, che esso
65 L'arguto canto; a palpitar si move venga stampato in un volume a parte (come è stato per l'edizione criti­
66 Questo mio cor di sasso: a h i ma pensando ca del Fermo e Lucia; cfr. PAR. 3.4).
ritorna Il vantaggio, oltre alla maggiore familiarità degli studiosi con una
67 Che di lui non si cura anima viva, rappresentazione separata testo-apparato, è che questo apparato è utiliz­
zabile sia per i testi in poesia sia per quelli in prosa. Nei testi in poesia,
Riede al ferreo sopor, chè la più bella prima della porzione di testo coinvolta in variante, si dà come indicazio­
Tosto ch'è fatto estra no ne topografica il numero del verso; nei testi in prosa invece il riferi­
mento topografico è dato dal numero di carta (recto/verso) o pagina
68 Parte di questa vita il ciel negommi (facciata), oppure dal numero di paragrafo (una segmentazione del
Ogni moto soave al petto mio. testo introdotta modernamente, secondo criteri da esplicitare nella
Nota al testo, e indicata nel margine esterno, destro o sinistro della pagi­
Apparato orizzontale o lineare L'apparato orizzontale consiste invece na dell'edizione critica).
nella distinzione tra testo e apparato, che vengono separati topografi­ Vediamo concretamente i vv. 64-68 della Vita solitaria, rappresentati
camente e graficamente. Nella parte superiore del foglio si trova il testo, con un apparato di tipo orizzontale:
in basso, in una fascia al piede della pagina, si trova l'apparato, in cui
vengono elencate le varianti, una di seguito all'altra. Mentre nell'appa­ 64 Odo sonar ne le rom ite stanze
rato in colonna la verticalità rappresenta la temporalità, in questo tipo 65 L'arguto canto; a palpitar si move
di apparato la temporalità è rappresentata orizzontalmente. Il punto di 66 Questo m io cor di sasso: a h i ma ritorna
riferimento al testo è segnalato da una porzione del testo stesso che viene 67 Tosto al ferreo sopor, ch'è fatto estrano
ripresa in apparato, seguita da una parentesi quadra, seguita a sua volta 68 Ogni moto soave al petto mio.
dalla variante (tutto ciò che precede la parentesi quadra, quindi, coin­
cide con la lezione a testo). 66-68 ritorna ... m io.] AN 1 pensando I Che di l u i (cfr. v. /. ) n o n si c u ra a n i m a viva, I
A tale schema si possono aggiungere altri elementi, dallefasi di elabora­ Riede al ferreo sopor, chè la più bella I Parte di questa vita il ciel nego m m i . da cuiT /con
zione, distinte con un numero o una lettera alfabetica, ad abbreviazioni penna C)
che indicano la topografia delle varianti, a segni diacritici o corpi tipogra­
fici diversi per distinguere cronologicamente le varianti stesse. La Vedremo poi analiticamente il significato delle abbreviazioni, dei corpi
sequenza delle correzioni può chiudersi con una T, segno che indica che tipografici diversi, della numerazione delle fasi del testo.

52 53
2.3. Le varia nti di testo accessoria e non necessaria al significato, potrebbe essere stata
apportata in un momento successivo. Prova ne è il fatto che il testo
2.3.1. Varianti immediate e varianti tardive Riprendiamo il mano­ "funziona", che venga letto con o senza la porzione cassata. Viceversa,
scritto dell'Infinito._ Se osserviamo più attentamente il testo, possiamo di fronte a una correzione immediata, il testo letto con o senza la cassa­
notare che le correzioni non sono tutte dello stesso tipo, ma sono state tura non ha senso compiuto («lo mi nel pensier mi fingo», dove, oltre
apportate con penne diverse, e probabilmente in momenti differenti. al senso, il verso sarebbe ipermetro, un elemento molto importante di
Alcune, in particolare quella del v. 9, dove Leopardi corregge «fra» in cui tener conto quando si lavora su manoscritti di testi in poesia).
«tra» sembra effettuata con una penna diversa sia da quella con cui viene Ancora, bisogna fare molta attenzione a considerare sempre anche lo
scritto il testo base sia da quella con cui vengono effettuate le altre corre­ specchio della pagina, nel distinguere le correzioni immediate da quel­
zioni, una penna dall'inchiostro più rossiccio e dal tratto meno carico. le tardive, perché il testo che figura nel margine esterno, in sostituzione
Un'altra osservazione che possiamo fare riguarda il v. 7, dove il testo di una porzione di testo cassata in rigo, è molto probabile che sia stato
coinvolto in variante rimane identico in entrambe le redazioni finali. aggiunto in un momento successivo alla stesura base, come si vede nella
Siamo infatti di fronte a una correzione effettuata al momento della figura 3.
prima stesura del testo, una correzione che probabilmente è dovuta Una categoria particolare di varianti immediate è quella delle varianti
all'anticipo del pronome «mi» nella scrittura del verso ( «lo mi» corr. in implicate, ovvero di quelle correzioni soprascritte, sottoscritte, oppure
«nel pensier mi fingo»). ascritte (cioè scritte allinearmente al testo, a destra o a sinistra), ma
Un'ultima osservazione riguarda l' intervento manoscritto del v. 13, implicate con il senso seguente. L'implicazione, ovvero il legame tra gli
dove, con la stessa penna della stesura base, Leopardi corregge la scrit­ elementi testuali, può essere sintattica (concordanza di genere o nume­
tura erronea dell'apostrofo ( «e' l» corr. in «e 'l»). ro), morfologica (concordanza di tempi verbali), onomastica, topono­
Tutte queste osservazioni ci portano a considerare le varianti non come mastica ecc.
un'unità indifferenziata, ma come serie distinte cronologicamente, Facciamo un esempio concreto, tratto dal manoscritto del Fermo e
come strati correttori. Il termine "strato" e l'immagine della stratifica­ Lucia ( F I G . 4). La correzione «una» ➔ «un», pur essendo soprascritta, è
zione geologica che ne deriva, sono particolarmente indicati per rappre­ sicuramente immediata, ovvero contemporanea alla stesura base,
sentare la situazione di un manoscritto, che presenta sempre almeno
due tipi di varianti: immediate e tardive.
Le varianti immediate sono quelle correzioni apposte all'atto stesso della FIG U RA 3
stesura: si riconoscono dal fatto che sono prevalentemente in rigo, ovve­ Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia (t. ,. cap. r, f. 4b)
ro dal fatto che l'autore ha cassato il testo che aveva appena scritto, sosti­
tuendolo nella stessa riga con un testo diverso, per poi continuare a scri­
vere sulla medesima riga.
Nel caso del testo dell'Infinito la correzione del v. 7 «lo mi» ➔ «nel
pensier mi fingo» è stata sicuramente apposta all'atto stesso della scrit­
tura del verso, perché, se cosl non fosse, sarebbe ingiustificato lo spazio
tra «Io» e «mi».
Naturalmente, una cassatura in rigo non è necessariamente indizio di
una variante immediata perché, se la cassatura coinvolge una porzione

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perché è implicata grammaticalmente con il successivo «galantuomo»; In assenza di specifici indicatori grafici (penne, matite di colori diversi
mentre la successiva correzione «che», inserita in interlinea, non può ecc.), si dovrà tenere conto di vari fattori, come il ductus (l'andamento
essere considerata immediata, in quanto il testo ha senso compiuto della penna sulla carta), la grafia, i legami sintattici e lessicali, lo stile
anche se privo dell'inserimento: «che sa cosa vuol dire parlare» ➔ «che dell'autore, le sue abitudini correttorie, nessuno dei quali può dare la
sa che (ins.) cosa vuol dire parlare». certezza scientifica della contemporaneità o posteriorità della correzio­
Le varianti tardive, invece, sono quelle correzioni apposte al testo in una ne, ma che possono tutti concorrere, facendo "sistema", a sostenere una
fase successiva a quella della prima stesura, e - a rigore - sono tutte quel­ o l'altra ipotesi cronologica.
le non in rigo e non implicate con il testo seguente. Naturalmente posso­ È il caso, molto complesso, delle varianti tardive apportate sul mano­
no essere riconosciute con certezza solo nel caso in cui lo scrittore abbia scritto del Fermo e Lucia, alcune delle quali riguardano una revisione
utilizzato due penne diverse per le due fasi di elaborazione del testo, una tarda del testo della Prima minuta, altre una revisione iniziale del testo
penna per la stesura base, un'altra per la correzione, oppure nel caso in della Seconda minuta, ovvero degli Sposi promessi, che, come è noto, per
cui si riescano a trovare correzioni sistematiche e comuni all'interno del molti capitoli del I tomo e alcune carte del rv, è stata scritta sulle stesse
testo, come un cambiamento onomastico o toponomastico, oppure carte, fittamente corrette, del Fermo e Lucia (cfr. PAR. 3.4).
abitudini scrittorie grafiche o lessicali dell'autore (da cui si ricava la gran­ Da queste considerazioni si ricava come la filologia d'autore (e tutta la
de importanza di una conoscenza approfondita della lingua e dello stile filologia in generale), pur non essendo certo una scienza esatta, si muova
del testo del quale si vuole realizzare l'edizione e l'interdipendenza nell'interpretazione dei dati in suo possesso secondo un metodo scien­
costante tra filologia, storia della letteratura e storia della lingua). tifico, elaborando l'ipotesi più ragionevole nell'interpretazione di quei
L'autore, inoltre, può essere ritornato sul testo, anche poco tempo dopo dati finché non emerge un elemento ulteriore che, non potendo essere
la stesura della riga, e avere apportato una correzione soprascritta o spiegato con quell'ipotesi, ne sospende la validità.
sottoscritta o ascritta che dal punto di vista topografico viene conside­
rata tardiva, mentre dal punto di vista cronologico è coeva al testo base. 2.3.2. Apparato orizzontale p a rlato o sim bolico Mentre l'apparato
Com'è possibile, in questi casi, discernere nella vasta categoria delle verticale non ha bisogno di abbreviazioni e simboli, perché affida la
varianti soprascritte e sottoscritte non implicate quelle realmente tardi­ rappresentazione della diacronia correttoria alla verticalità delle varian­
ve, quelle cioè che corrispondono a un successivo momento di revisio­ ti in colonna, l'apparato orizzontale necessita di indicazioni e simboli
ne del testo, a uno strato correttorio ? per evitare di spiegare verbalmente e analiticamente ogni variante. Un
apparato funzionale deve essere razionale e sintetico, a cominciare dalla
rappresentazione uniforme degli stessi fenomeni grafici con opportuni
FIG U RA 4 indicatori.
Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia (t. 1, cap. 1 1 1, f. 29d) Tali indicatori possono essere dati in forma abbreviata o in forma
simbolica, da cui la distinzione tra:
• apparato parlato: quando vengono utilizzate abbreviazioni a signi­
ficare fenomeni correttori omogenei;
• apparato simbolico: quando al medesimo scopo vengono utilizzati
simboli.
Ad esempio, per rappresentare uno dei casi più frequenti nei testi mano­
scritti, ovvero la correzione da una variante ali'altra, si può utilizzare l'ab-

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breviazione generica corr. in (corretto in) oppure una freccia direzionale ➔ All'inizio, anche nei primi apparati di filologia d'autore di tipo oriz­
che può anche essere differenziata per categorie di varianti (freccia sempli­ zontale, l'intento del fùologo era quello di rappresentare tipografica­
ce ➔ per varianti immediate, freccia bicolore ► per varianti tardive). mente la complessa fenomenologia del testo, di darne cioè una trascri­
Se, ancora, una variante è inserita in interlinea, l'apparato parlato utiliz­ zione tipografica attraverso abbreviazioni e simboli, con una particolare
za l'abbreviazione ins. che indica che il testo nel manoscritto è inserito attenzione a indicazioni che potevano essere rese con un'opportuna
nell'interlinea superiore (per una lezione inserita nell'interlinea inferio­ simbologia o un sistema di esponenti. Nell'edizione del codice chigia­
re, caso più raro, si darà una specificazione ulteriore, come ins. nell'in­ no delle Rime del Tasso, ad esempio, diretta da Gavazzeni (Gavazzeni,
terl. inf = inserito nell'interlinea inferiore). Per questo stesso tipo di Leva, Martignone, 1993), tali indicazioni sono date da un esponente
correzioni, l'apparato simbolico può utilizzare invece segni particolari alfabetico apposto alla variante, volto a indicare la sua posizione sopra­
(come la barra obliqua a isolare la parola inserita: \parolai). scritta (a), sottoscritta (b), allineare a destra (c), allineare a sinistra (d).
Molto frequenti sono però gli apparati di tipo misto, parlato-simboli­ Un corredo utile per una migliore interpretazione di un manoscritto di
co, in cui vengono adottati abbreviazioni e simboli per rappresentare non facile decifrazione (cfr. PAR. 3.3).
sinteticamente e uniformemente i fenomeni correttori. Lo stesso dicasi per gli apparati più rappresentativi della filologia d'au­
Le abbreviazioni sono sempre in corsivo, per potere distinguere il testo tore novecentesca, quelli delle opere di Carlo Emilio Gadda, a partire
del curatore da quello dell'autore, e vengono esplicitate, come anche i dall'edizione critica del 1983 di quel Racconto italiano di ignoto delNove­
simboli, in una Tavola che solitamente segue la Nota al testo. cento, da cui - grazie alla già citata distinzione del triplice filtro attra­
verso il quale viene razionalizzato tutto il materiale testuale che non è la
2.3.3. Apparato fotografico e apparato diacronico Da queste prime lezione messa a testo, cioè apparato, postille, varianti alternative (cfr.
indicazioni si può vedere come una differenza fondamentale tra gli appa­ PAR. 3.6) - si suole far partire una nuova fase, più scientifica e metodo­

rati sia la loro capacità di rappresentare la dinamica delle correzioni, logicamente innovativa della filologia d'autore.
oppure di dare una trascrizione tipografica dello stato del manoscritto. Negli apparati realizzati dalla fine degli anni novanta in poi, invece, si è
In questa distinzione giace la profonda differenza tra la filologia d'auto­ teso sempre di più a rappresentare le fasi dell'evoluzione di un testo, non
re praticata in Italia e la génétique francese, ma anche la Editionswissen­ già la collocazione topografica delle singole varianti; fasi legate le une
schaft tedesca, più incline a rappresentare le varianti cosl come si presen­ alle altre da un rapporto diacronico. Non quindi il modo in cui la
tano nel manoscritto, senza una distinzione - come abbiamo visto - tra variante si realizza graficamente in rapporto al testo superato (sopra­
testo e apparato e rispettando la stessa topografia del testo (le varianti scritta, sottoscritta, inserita, ascritta ecc. ), ma come la variante si può
soprascritte sono riprodotte nell'interlinea superiore, le porzioni di testo mettere in rapporto diacronico con quella precedente. La differenza
aggiunte a margine figurano cosl anche nel testo a stampa ecc.). principale - e la principale difficoltà nella realizzazione dell'apparato -
Sulla scorta del metodo di rappresentazione delle varianti leopardiane sta nella confrontabilità delle fasi con il testo finale, nella loro individua­
utilizzato da Moroncini si sono sviluppate tecniche di formalizzazione zione relativamente a un "sistema": nell'apparato [ . . . ] la porzione di
sempre più raffinate, soprattutto a opera di Isella e della sua scuola, volte testo coinvolta in variante ( quella che precede la parentesi quadra) è
alla rappresentazione delle dinamiche diacroniche del testo, e negli ulti­ sempre direttamente raffrontabile con la variante, o le varianti stesse,
mi dieci anni si è sancito il definitivo passaggio, nella filologia d'autore in modo da potere essere studiata direttamente e autonomamente,
praticata in Italia, verso un apparato di tipo diacronico e sistemico, che senza ricorrere al testo (Introduzione all'edizione critica dei Canti diret­
pone la scuola filologica italiana all'avanguardia anche all'interno di un ta da F. Gavazzeni, in Leopardi, 2009a, p. XLI I ) .
contesto europeo. Vediamo qualche esempio. Il principale vantaggio di questo apparato è la sua autonomia, la possi-

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bilità per lo studioso di seguire la genesi del testo svincolata dalla sua A volte, tuttavia, negli apparati le correzioni possono essere rappre­
rappresentazione fotografica, molto agevolata, tuttavia, dall'opportuni­ sentate in modo sia progressivo che derivativo.
tà di avere riproduzioni digitali ad alta definizione, che permettono di Le fasi di correzione, ad esempio, sono sempre rappresentate in forma
distinguere attraverso ductus e grafia le varie campagne correttorie del progressiva: 1 da cui 2 da cui 3 ecc.; le microcorrezioni all'interno di
testo. una medesima fase sono rappresentate invece in modo derivativo: 1 da
Non quindi apparati che servano per una migliore interpretazione cui 2 (sps. a') da cui 3 (as. a' e 2) .
dell'autografo, ma apparati che siano essi stessi un'interpretazione
dell'autografo, tanto da rendere la sua lettura una verifica, in parallelo, 2.4. Le postille e le varianti alternative La grande novità
del lavoro di interpretazione filologica e di analisi critica. Vero è che metodologica introdotta dai nuovi apparati realizzati nell'ultimo
per realizzare questo tipo di apparati è necessario dedicare molto più decennio non avrebbe mai potuto essere realizzata se non fosse stata
tempo rispetto al passato all'analisi del manoscritto, per cercare di capi­ preceduta, come si diceva, dalla razionalizzazione dei livelli testuali del
re più profondamente il "meccanismo" della correzione, della costru­ manoscritto introdotta da !sella con il Racconto italiano di ignoto del
zione linguistica, in poesia o in prosa. Perché altro è rappresentare topo­ Novecento di Gadda, da lui curato nel 1983: apparato, postille, varianti
graficamente le varianti, altro è disporle in un sistema diacronico. alternative.
Vediamo analiticamente tutti questi elementi, in relazione al rapporto
2.3.4. Apparato orizzontale p rogressivo o derivativo Un'altra distin­ che stabiliscono con il testo, fulcro intorno al quale - diversamente dalla
zione negli apparati orizzontali viene fatta tra apparato progressivo o filologia di matrice francese - ruota tutta l'edizione critica.
derivativo.
Una volta ripetuta in apparato la porzione di testo coinvolta da varian­ 2.4.1. L'apparato Con apparato si intende una parte di testo in rappor­
te, seguita dalla parentesi quadra chiusa, le correzioni possono essere to di subordine grafico (a piè di pagina) e tipografico (in corpo mino­
rappresentate in forma progressiva o derivativa, a seconda dell'ordine re) rispetto al testo, subordine che può diventare anche estrema suddi­
seguito nella catena delle varianti. tanza quando l'apparato viene relegato in fondo al volume, oppure
Nell'apparato evolutivo le correzioni seguono un ordine cronologico, assurgere a una maggiore dignità quando vi si dedica un intero volume
progressivo, dalla prima all'ultima, segnalando i passaggi con una frec­ e un corpo tipografico identico a quello del testo ( come nel caso dell' e­
cia o con l'abbreviazione corr. in: dizione !sella del Fermo e Lucia) .

lezione a testo] A corr. in B corr. in C corr. in D. 2.4.2. Le postille La definizione più compiuta d i postille è stata data
dallo stesso !sella (Gadda, 1983, pp. xxxiv-xxxv) nella citata edizione
Nell'apparato genetico le correzioni seguono invece l'ordine inverso, critica del Racconto italiano di ignoto del Novecento:
derivativo, dall'ultima alla prima: la catena delle varianti inizia con l'ab­
breviazione da seguita dalla penultima correzione, il che significa che la Le osservazioni, scritte un po' dovu nque, con le quali Gadda è solito postillare il già
lezione che si trova a testo è ricavata dalla penultima e che questa a sua fatto o il da fa rsi: espressioni di scontento o di soddisfazione, avvertim enti o consigli a
volta è ricavata dalla terzultima ecc., e cosl di seguito fino alla prima se stesso; e anche dubbi (talvolta affidati a un pu nto interrogativo) , e col legam enti tra
lezione: luoghi diversi; qua ndo non pure indicazioni, attribuibili a un tempo più tardo, in servi­
zio della ricopiatura in p u l ito di singoli b ra n i o di una lo ro destinazione al di fuori,
lezio n e a testo] da D da C da B da A ormai, dal l'orizzonte del Cahier.

61
Essendo postille al testo, sarebbero da vedere idealmente ai suoi margini, te editoriali - si tende sempre di più a salvare la "griglia" che abbiamo
ma per esigenze tipografiche sono raccolte in un regesto finale (ibid ): appena analizzato, dando conto al lettore delle varianti alternative (a piè
di pagina) e delle postille (in un'appendice a parte, o nella Nota al
li lettore interessato è puntualmente messo in avvertenza, là dove cade ciascuna di testo), pur non potendo ( ovvero non avendo lo spazio per) offrire anche
esse, da un segno convenzionale posto, in luogo suo, proprio nel margine della pagi­ l'apparato genetico e/o evolutivo (è il caso delle opere di Pasolini,
na (>): qualcosa come l'estrema riduzione grafica di una mano dall'indice puntato in pubblicate nella collana dei "Meridiani" Mondadori, a cura di Silvia
uso in altri tempi. de Laude e Walter Siti).
Questa semplice distinzione di livelli testuali è però la premessa a molte
La posizione rispetto al testo, come si può vedere, è una pura indicazio­ edizioni critiche realizzate dallo stesso !sella o dalla sua scuola, che
ne di servizio, sia dal punto di vista tipografico che grafico, anche perché hanno contribuito a fornire soluzioni ecdotiche specifiche, edizioni che
le postille non hanno valore di testo, ma di metatesto. mostrano una sempre più significativa evoluzione verso un apparato
diacronico e sistemico.
2.4.3. Le varianti a lternative Sempre secondo la definizione data da
!sella, le varianti alternative, da non confondere con le varianti geneti­ 2.5. I segni diacritici e le abbreviazioni Nelle edizioni critiche
che e quelle evolutive, sono «lezioni concorrenti tra le quali l'autore non di filologia d'autore vengono utilizzati i più svariati segni diacritici e
sa decidersi, o comunque non dà a intendere per segni certi di sapersi anche riguardo alle abbreviazioni non c'è un uso comune. Nonostante
decidere» (Gadda, 1983, p. xxxv). gli studiosi abbiano manifestato l'esigenza di una standardizzazione,
Le varianti alternative vengono registrate a piè di pagina e sono contras­ non si è ancora giunti a stabilire dei criteri omogenei, sicché a ogni
segnate da un esponente alfabetico (in quanto quello numerico è soli­ nuova edizione critica il lettore deve familiarizzarsi con il sistema adot­
tamente utilizzato per le note d'autore presenti nel testo). tato dal curatore. Per alcuni fenomeni ci sono simboli standardizzati,
Il rapporto con il testo invece è di pariteticità, sia tipografica che grafi­ per altri vige invece la più grande confusione, tanto che gli stessi simbo­
ca (hanno lo stesso corpo tipografico del testo), perché in quel punto li sono stati utilizzati per rappresentare fenomeni diversi se non addi­
non sappiamo se l'autore, in una successiva revisione del manoscritto, rittura opposti.
avrebbe scelto la variante alternativa o la lezione base e quindi lo statu­ Vediamo i principali segni diacritici e simboli, che possono dare indica­
to delle varianti alternative deve essere pari a quello del testo stesso. zioni utili a chi si accingesse a fare un'edizione critica.
Come si può vedere, postille e varianti alternative sono riconosciute più Una communis opinio si registra per il segno più utilizzato, ovvero le
nel loro status di testo che di apparato: le prime, infatti, compaiono parentesi quadre [ ] . È noto che la parentesi quadra viene utilizzata
prima dell'apparato critico vero e proprio e sono da esso separate, per evidenziare tutto ciò che è dovuto al curatore, come le integrazio­
mentre le seconde si trovano a piè di pagina, nello stesso corpo tipogra­ ni di parole tronche, le spiegazioni di certi fenomeni, le integrazioni
fico del testo, per ribadire il loro status di "testo" e non di "apparato". di lacune testuali o di punteggiatura nei testi che non possiedono una
Questa distinzione è molto importante e ha notevoli riflessi sulle edizio­ tradizione a stampa (anche se per la punteggiatura è preferibile indi­
ni di testi a testimone unico che, pur non definendosi "critiche", si care l'integrazione nella Nota al testo). Dove incontriamo le parente­
presentano tuttavia come "scientifiche", assimilabili in tutto e per tutto si quadre veniamo messi subito sull'avviso e dobbiamo aspettarci che
a un'edizione critica, per quanto riguarda ciò che si legge a testo, ma il testo sia stato sottoposto a una revisione editoriale. A volte, però, per
mancanti dell'apparato. In queste edizioni - che assolvono a funzioni di rappresentare questo stesso fenomeno vengono utilizzate le parentesi
precisione e completezza filologica, ma anche a esigenze concretamen- uncinate < >.

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Ugualmente standardizzato è l'uso di tre puntini racchiusi da una paren­ re affidarle (come ha fatto Isabella Becherucci nell'apparato dell'Adelchi
tesi quadra [ . . .] o da una parentesi tonda ( ...) per indicare la caduta di una manzoniano, in Manzoni, 1998) a note a piè di pagina, apposte all' appa­
porzione di testo (vengono usati regolarmente nelle citazioni abbreviate). rato stesso.
Una mezza parentesi quadra chiusa ] indica invece, come si è già visto, L'apparato non parlato, per indicare la diacronia delle varianti, utilizza
la separazione all'interno dell'apparato tra il testo e la sua variante. le frecce:
Tutto ciò che precede la quadra si trova a testo, tutto ciò che la segue è • freccia diretta ➔ per rappresentare una correzione (sostituisce l' ab­
la variante, che può essere manoscritta o a stampa, e le abbreviazioni e i breviazione corr. in);
simboli utilizzati per dare spiegazioni sulla sua topografia e cronologia. • freccia inversa f- per rappresentare una derivazione (sostituisce
Le parentesi uncinate rovesciate, invece, indicano comunemente una l'abbreviazione da).
cassatura >XXXXX<, che può venire rappresentata, tuttavia, anche dal In alcuni casi, come abbiamo visto, per rappresentare la cronologia delle
carattere corsivo. Attenzione, però, perché in alcuni apparati il corsivo varianti, possono essere usati due tipi diversi di frecce: semplice (variante
segnala !"' invariante" e la cassatura è invece rappresentata dalle paren­ evolutiva immediata) e bicolore (variante evolutiva non immediata).
tesi uncinate < > (che, come abbiamo visto, vengono utilizzate invece Nel caso di fasi correttorie particolarmente ampie può essere utile
nel caso di testo integrato, o a rappresentare le parole di lettura dubbia, rappresentare le microcorrezioni all'interno della fase stessa.
con una scelta non felicissima, poiché è pericoloso affidare a un mede­ Le indicazioni topografiche e diacroniche (tra parentesi tonda corsiva)
simo simbolo la rappresentazione di due fenomeni diversi). si intendono riferite alla parola che immediatamente precede la paren­
Nell'apparato parlato per rappresentare alcuni fenomeni del manoscrit­ tesi. Quando le indicazioni sono riferite a più parole, si indica con un
to vengono usate le abbreviazioni, indicate in carattere corsivo per segno di richiamo il punto a partire dal quale inizia la parte di testo coin­
distinguerle dal testo che è invece in carattere tondo. Ecco un elenco volta in variante. Questo segno di separazione può essere rappresentato
delle principali abbreviazioni utilizzate: in vari modi, con un pallino nero, con una stella, con un asterisco, o con
una mezza parentesi quadra aperta (1).
da la l ezione è ricavata dalla precedente, con riutilizzo di una o più lettere; Quando in una stessa riga di apparato si trovano due varianti distanti fra
da cui T la l ezione fi nale (T) è ricavata dalla p recede nte, co n riuti l izzo di lette- loro, come segno di separazione viene usato uno spazio fisso (quattro o
re e/o parole; cinque battute), oppure un quadrato □, oppure ancora un trattino
corr. in la lezione precede nte è co rretta n e l la lezione seguente; ondulato �.
sps. la lezione fi nale è soprascritta a u na lezione cassata i n rigo;
sts. la lezione fi nale è sottoscritta a una lezione cassata in rigo; 2.6. Come si fa un'edizione critica Vediamo ora concretamen­
ins. la lezione è inserita; te come si fa l'edizione critica di un manoscritto recante varie serie di
prima la lezione fi nale è p reced uta da lezione cassata i n rigo; correz10n1.
segue la l e z i o n e fi n a l e è seguita da l ezio n e cassata i n rigo e po i a b b a n ­ Prendiamo, come esempio, un testo leopardiano molto noto e partico­
d on ata. larmente indicato per la qualità e la quantità delle correzioni: La luna o
La ricordanza, il cui manoscritto - appartenente come quello che abbia­
Nell'apparato non parlato questi simboli sono sostituiti da segni diacriti­ mo visto dell'Infinito, al cosiddetto "Quaderno Napoletano" - è
ci equivalenti, con la differenza che, mentre l'apparato parlato ci può dare conservato tra le carte leopardiane presso la Biblioteca nazionale Vitto­
conto anche della topografia della variante (se è sopra, sotto, o in margi­ rio Emanuele III di Napoli (C.L. xm.22) .
ne al testo), quello non parlato deve omettere queste informazioni, oppu- Di fronte al manoscritto leopardiano che, come si è detto, è una copia
"in pulito", ma che reca interventi di vario genere, la prima domanda Da questa osservazione deriva la possibilità di identificare differenti
da porsi è: quale lezione mettere a testo? livelli di correzione del testo, corrispondenti a diverse penne, indicate
Se decidiamo di documentare l'ultima lezione del manoscritto dobbia­ con lettere alfabetiche (A, B, C, D), che accompagnano gli esponenti
mo trascrivere il testo comprendendo in esso tutte le correzioni, imme­ numerici delle varie fasi correttorie. Nel caso di microcorrezioni, come
diate e tardive, ossia quelle scritte con la penna base (cioè utilizzata per quella del v. 5, l'indicazione della penna viene riportata tra parentesi
la stesura base del testo) e quelle scritte successivamente. Terminata tonda corsiva, in corpo minore. Infatti, all'interno di una fase corretto­
l'edizione del testo possiamo cominciare a trascrivere le correzioni e ria vi possono essere ulteriori varianti che, per non disturbare la lettura
metterle in apparato. Avendo scelto di pubblicare l'ultima lezione del della fase stessa, sono rappresentate in corpo minore e in forma deriva­
manoscritto, il nostro apparato sarà genetico e rappresenterà, indican­ tiva, come nel caso del v. 4:
dole con esponenti numerici, le fasi della correzione, utilizzando il
corpo minore (di due punti) per le cassature in rigo, e registrando le (su q ue l la se lva] 1Asopra q uel bosco, da cui 2Asopra q u e l p rato, (con prato riscr.
ulteriori correzioni tra parentesi tonda corsiva che, per non disturbare su bosco) 3A su q u e lla selva, (as. a 2) da cui 8T)
la lettura delle fasi correttorie, sarà anch'essa di corpo minore.
Possiamo vedere concretamente un'esemplificazione di questo metodo L'esempio ci permette di approfondire meglio l'uso delle abbreviazioni
nella rappresentazione delle correzioni sul titolo, che passa da '«La da, da cui e da cui T. La prima viene utilizzata per rappresentare una
Luna» a 2«La Luna o la Ricordanza» a 3 «La Ricordanza». Ricordiamoci correzione in cui il testo finale riutilizza una o più lettere della lezione
che le fasi sono sempre indicate da un numero a esponente, che tra una precedente. L'abbreviazione da cui (che può anche essere sostituita dalla
fase e l'altra si devono lasciare almeno due punti di separazione e che se freccia ➔), invece, identifica il riuso, nella variante successiva, di
una fase è ricavata da un'altra per riuso di materiale testuale - come un'ampia porzione di testo della variante precedente. Quando quest' ul­
una o più lettere - essa va introdotta dall'abbreviazione da cui, oppure timo caso esita nella lezione a testo si usa l'abbreviazione da cui T
da una freccia diretta ➔. (rappresentabile anche con la freccia ➔ T).
Come mai abbiamo ritenuto che il titolo originario fosse «La Luna» e non La rappresentazione delle varianti ai vv. 7-8 mostra invece concreta­
«La Luna o la Ricordanza»? In questo caso non è possibile seguire solo le mente cosa intendiamo per apparato diacronico e sistemico. La prima
indicazioni provenienti dal ductus o dall'inchiostro (che è identico nelle definizione è giustificata dal fatto che l'apparato non si fa carico di
due fasi), ma utili elementi vengono dalla posizione topografica nel testo. rappresentare la topografia della correzione ( ovvero di indicare dove
Se il titolo originario fosse stato «La Luna o la Ricordanza», l'autore lo sono posizionate le varianti, cioè se sopra, sotto, a destra o a sinistra del
avrebbe posto perfettamente al centro della pagina, e non spostato a destra testo), ma la sua diacronia, la sua evoluzione da un "prima" a un
come si vede dall'autografo. Segno che il titolo «La Luna» era già scritto e "dopo", identificati da fasi numeriche (qui le fasi sono quattro, consi­
che Leopardi ha aggiunto allinearmente a destra la seconda parte del tito­ derando anche l'ultima, coincidente con la lezione a testo). La defini­
lo «o la Ricordanza», intervenendo poi, in una terza fase, mediante la corre­ zione di sistemico invece è ben evidente dal fatto che le correzioni non
zione della "l" dell'articolo da minuscola a maiuscola. Questa correzione, sono rappresentate individualmente, ciascuna legata al termine o ai
però, non sembra essere coeva alla scrittura base, ma rivela piuttosto una termini a cui si riferisce topograficamente, ma nel sistema delle corre­
somiglianza con alcune correzioni interlineari ai vv. 2, 7-8 e 9. Sono corre­ zioni, comprendendo nella porzione finale tutto il testo coinvolto in
zioni che intervengono, infatti, in una fase successiva e contemporanea alla variante. Variante che ovviamente può esorbitare dalla stretta misura
scrittura dei testi che seguono La Luna nel quaderno napoletano (il del verso per coinvolgere anche il verso successivo (qui i vv. 7-8).
"secondo tempo" degli Idilli, cfr. Italia, 20076). Da questo esempio possiamo capire come sia difficile, se non impossi-

66 67
bile, per gli apparati di tipo verticale, che parcellizzano le varianti e le FIG U RA 5
legano strettamente ai termini più vicini topograficamente, rappresen­ Giacomo Leopardi, Idillio I La ricordanza (C.L. x1 1 1 .22, p. 1)
tare le correzioni che coinvolgono due o più versi (se ne veda l'esame
puntuale nel PAR. 3.5).
Nell'edizione del manoscritto di Alla Luna, appena sotto la fascia di Penna B: ultimo intervento (L maiuscola)
apparato genetico, si trova un riquadro che accoglie la cosiddetta varia
lectio, ovvero quell'insieme di varianti, citazioni, note di certificazione
linguistica, osservazioni metatestuali che Leopardi è solito appuntare
sui propri manoscritti e che ritroviamo, anche se in misura minore t La Ricordanza] 1A La Luna da cui 2ALa Luna o la Ricordanza da cui 3BLa Ricordanza (con L su l)

rispetto ad altri autografi napoletani, anche nel manoscritto di Alla luna


dove, nel margine destro, e trasversalmente rispetto allo specchio di
scrittura, Leopardi appunta una variante, probabilmente in una fase
tardiva di correzione del manoscritto, come denuncia l'inchiostro
rossiccio (qui catalogato penna D).
Un'ulteriore fascia sottostante il riquadro della varia lectio accoglie le
Notefilologiche, distinte dall'apparato dal carattere corsivo (quando si
trovano, invece, nella Nota al testo, sono più frequentemente in caratte­
re tondo). Tali note hanno il compito di spiegare più analiticamente la
fenomenologia dei manoscritti e la dinamica delle correzioni, proponen­
do varie interpretazioni del testo, oppure indicando i casi di dubbia lettu­
ra. Nelle Note filologiche si può inserire, sotto forma di commento, tutto
ciò che si vorrebbe dire a giustificazione di determinate scelte di appara­
to, ma che non è possibile costringere nel breve spazio al piede del testo.
Un criterio per capire se una scelta ecdotica è opportuna o meno è quello
di valutare il rapporto tra analiticità ed economia della rappresentazione.
Un buon apparato, infatti, è tale quando rappresenta nel modo più preci­
so, chiaro e sintetico, il manoscritto e le sue correzioni e trasforma quello
che, di primo acchito, è un oggetto visivo e iconico, in un testo dinamico.

AN p. l
Idillio
L a Ricordanza

1 O g raziosa Luna, io mi ra m m ento


2 Che, or volge u n a n no, io sopra q uesto poggio
3 Venia carco d ' a ngoscia a ri mi ra rti:

68 69
4 E tu pendevi al lor su q uella se lva 2 Con penna A viene effettuata la prima correzione («Ch'è presso a un anno,»).
5 Siccom e or fai, che tutta la rischiari. così come quelle ai vv. 7-8 e 11.
6 Ma n e b uloso e tre m u lo d a l pia nto Le correzioni con inchiostro più spesso e carico appartengono alla fase B.
7 Che m i sorgea sul ciglio, a le m i e l uci Come già notava De Robertis (in Leopardi, 1984, voi. 11, p. 327), la correzione
8 Il tuo volto a pparia; chè travagliosa della virgola in punto e virgola dopo «apparia» e l'accentazione di «che»,
9 Era mia vita: ed è, nè ca ngia sti le, sembrano appartenere alla penna di colore rossiccio (qui siglata D).
10 O mia d i l etta Luna. E pur m i giova 9 La correzione di «cambia» in «cangia» è intervenuta tardivamente (De Robertis in
11 La ricorda nza, e 'I novera r l'etate Leopardi, 1984, voi. 11, p. 327), con penna D. la stessa che al v. 8 introduce l'ac­
12 Del m i o dolore. Oh co m e grato occo rre cento grave a «che» e con cui Leopardi scrive la variante nel marg. trasv. dx.
13 I l sovven i r de le passate cose «(come sì grato)»; ne/l'edizione «come» non è costrassegnato dal neretto perché
14 An cor che triste, e a n cor che il pianto d u ri ! si intende che la correzione del v. 12: «quanto» ➔ «come», di penna B (diversa­
mente da Lucchesini in Leopardi, 2009, voi. 1, p. 278, che ritien e la correzione di
TITOLO: diamo le varianti relative al titolo
tit. L a Luna o L a Ricordanza] 1ALa Luna d a cui 2ALa Luna o la Ricordanza da cui penna A) non sia intervenuta dopo, ma prima della scrizione della varia lectio.
3 8 La Ricordanza (con L su I) 14 La correzione su «tristi» copre con la gamba della «e» il punto della «i», costrin­
2 Che, or volge un anno,] tA(h'or volge un anno, (con an su a I) da cui A(h'è pres­ 2 gendo a uno svolazzo anomalo nella usuale scrizione della vocale. Se la correzio­
so a un anno, da cui 3
8T sop ra] da su (penna A) ne di «'I» in «il» potrebbe appartenere alla fase C. per la serialità de/l'intervento,

4 su quella selva] Asopra quel bosco, da cui Asopra quel prato, (con prato riscr.
1 2 la varia lectio margina/e si avvicina invece maggiormente alla fase D. di cui
lavoro poetico della ricerca lessicale tra bosco, prato, selva
su bosco) 3Asu quella selva, (as. a 2) da cui 8T condivide ductus e colore rossiccio (sempre De Robertis in Leopardi, 1984, voi. 11,

5 Siccome or] sps. a Com'ora (penna B) p. 327).


7-8 a le mie luci 1 1 1 tuo volto apparia; chè travagliosa] Aa le (prima alde>J mie luci 1 11
1
rappresentazione orizzontale vantaggiosa: più facile rappresentare il sistema di correzioni così ampio
tuo viso apparia, perchè dolente da cui 2Ail tuo bel viso I Al mio sguardo appa­
APPARATO DIACRONICO E SISTEMICO cfr. Italia/Raboni, p. 87
ria, perchè dolente 3 8a le mie luci 1 11 tuo volto apparia, che travagliosa da cui 40T
g cangia] Acangia
1 28
cambia (sps. a ') da cui3°T
11 ricordanza] da rimembranza (penna A)
12 come] sps. a quanto (penna B)
14 triste] da tristi (penna B) il] da 'I (penna C?)

AN c. [lr]
marg. dx trasv.
(12) (come sì grato) (penna D)

tit. Il testo, inizialmente costituito dal solo titolo «La Luna», viene corretto con la stessa
penna con cui è vergato il testo base (A) in «La Luna o la Ricordanza». e successiva­
mente, con penna B. in «La Ricordanza». Le due fasi A nella scrizione del titolo sono
identificate grazie a/l'abitudine di Leopardi di scrivere il titolo centrando/o esattamen­
te sotto a «Idillio» (come in «La sera del giorno festivo» e in «La vita solitaria»).

70 71
3. Esempi Studiare le varianti puntuali di un singolo testo può dare infatti conto
delle ragioni interne del cambiamento, ma potrebbe portare a equivo­
carne il significato quando non siano lette alla luce del legame che
3.1. Petrarca: il Codice degli abbozzi Il Canzoniere petrarche­ instaurano, per identità o differenza, con altre rime. Non a caso molti
sco è il primo documento della nostra letteratura di cui si sia conservato degli studi critici dedicati alla disamina delle varianti petrarchesche
integralmente l'originale, parte autografo, parte idiografo (ossia scritto analizzano non un singolo testo ma sequenze di testi, i cui apparati gene­
dal copista di Petrarca, Giovanni Malpaghini, sotto la diretta supervisio­ tici rivelano a volte un intenso lavoro di coesione e ridistribuzione.
ne dell'autore). La difficoltà di una rappresentazione unitaria del Vaticano Latino 3195
Il codice Vaticano Latino 3195 ne conserva infatti la redazione finale, con un apparato costituito dalle diverse testimonianze è perciò di non
conclusasi con la morte del poeta, ma insieme presenta, nell'elaborazio­ facile risoluzione perché, se da un lato è possibile creare un apparato al
ne interna, negli interventi registrati direttamente sul manoscritto, trac­ singolo testo, non sempre questo ha mantenuto la stessa posizio­
ce di redazioni precedenti. A questo documento importantissimo si ne/funzione nelle diverse redazioni, e si rischia perciò di non far perce­
aggiungono altri codici tratti dall'originale (o loro copie) al fine di dono pire le varianti motivate da ragioni strutturali. Per questa ragione la filo­
o di diffusione, che a loro volta rappresentano forme intermedie nell'e­ logia petrarchesca ha in questi anni seguito due strade parallele: da un
laborazione dei Rerum Vulgarium Fragment a: dai più importanti di lato l'approfondimento delle indagini relative alla costituzione del
questi, il Chigiano L v 176, autografo di Boccaccio, il Laurenziano XLI 17 Canzoniere (e si vedano in particolare gli studi di De Robertis, Segre e
(copia di un codice perduto, donato al signore di Rimini Pandolfo Mala­ Santagata), alla sua cronologia, ai cambiamenti di disposizione, all'in­
testa) e il Queriniano D II 21 (anch'esso copia di un manoscritto perdu­ terpretazione delle macrostrutture; dall'altro l'edizione, fotografica e
to allestito per un ignoto destinatario) sono state tratte le informazioni critica, dei principali testimoni.
per fotografare il punto di elaborazione del testo a una data altezza, Fra i codici petrarcheschi un particolare interesse offre il cosiddetto
mentre solo in maniera indiretta, grazie cioè a testimonianze ricavate da Codice degli abbozzi, il manoscritto autografo Vaticano Latino 3196,
lettere e da manoscritti discendenti e dal confronto con le testimonian­ già oggetto, come abbiamo ricordato nel primo capitolo, di un'edizio­
ze rimaste, è stata ricostruita in maniera indiziaria la conformazione di ne pioneristica da parte di Federico Ubaldini nel 1652, che era ricorso
redazioni intermedie, fra le quali la più importante è la cosiddetta "Pre­ per la rappresentazione delle correzioni ad avanzati accorgimenti tipo­
Chigi" o "Correggio" (dal nome del destinatario della copia, ora perdu­ grafici, utilizzando cioè il corpo minore e il corsivo per le parti sottopo­
ta, il signore di Parma Azzo da Correggio), prima e centrale fase nella ste a variante e il corpo maggiore per quelle definitive. Questa edizio­
costruzione narrativa del Canzoniere. ne, ristampata nel 1750 e utilizzata dal Muratori nel proprio commento
Grazie all'insieme di queste testimonianze è stato possibile a studiosi alle rime petrarchesche, ha continuato a essere adottata fino all'edizio­
moderni, a partire dagli studi di Ernst Hatch Wilkins degli anni cinquan­ ne diplomatica fornita da Appel nel 1891 (e poi da Romanò nel 1955).
ta (Wilkins, 1951), indagare la progressione della costruzione petrarche­ L'edizione critica a cura di Laura Paolino, pubblicata nel 2000 da
sca, di cui sono state identificate dallo studioso ben nove forme (poi Ricciardi, costituisce un decisivo passo in avanti nella possibilità di una
soggette nella critica successiva a diverse valutazioni gerarchiche), che corretta fruizione delle lezioni testimoniate dal manoscritto. Intanto la
permettono di legare la struttura del codice (tenuto insieme da numero­ Paolino offre ampio spazio, nei capitoli introduttivi alla storia delle
si fattori di connessione interna) alle varianti puntuali subite dalle singo­ carte autografe del Petrarca, in una ricostruzione che costituisce anche
le rime, in parte giustificate da ragioni interne e stilistiche in parte appun­ un contributo significativo alla storia della filologia petrarchesca e del
to da fenomeni di coesione con il resto dei testi. petrarchismo in generale nei secoli, e altrettanta attenzione dedica alla

72 73
puntuale descrizione della materialità del manoscritto e dei criteri adot� gno due elementi, uno esterno e l'altro interno, diversamente persuasi­
tati nella sua edizione (criteri basati su una conservatività estrema, quasi vi. Il primo rinvia all'autorità di Domenico De Robertis editore dei
diplomatica, anche delle consuetudini grafiche del poeta, giustificate
Canti leopardiani, a sua volta fautore della scelta della prima redazione,
dall'oggetto stesso dell'edizione).
e conseguentemente di un apparato evolutivo, invece di quella canoni­
Fondamentale, nello studio della Paolino è la seriazione cronologica
ca da Moroncini in poi, dell'ultima volontà d'autore. Un parallelo però
delle carte, che permette di isolare nuclei significativi di elaborazione,
un po' forzato dal momento che si passa da un testo in più redazioni a
a partire dal primo insieme rappresentato dalle carte 7-10, ur, 15r, 16,
stampa, a quella di abbozzi, per la quale non possono valere i criteri
databili agli anni 1336-37/8, al quale studi recenti suggeriscono di
enunciati da De Robertis della centralità, tanto pubblica quanto intima,
retrodatare il primo progetto di costruzione narrativa (per quanto
della prima pubblicazione (per cui cfr. PAR. 3.5). Più convincente inve­
certamente ben diverso da quello che sarà l'approdo definitivo) della
ce la seconda motivazione: il fatto cioè che la maggior parte dei testi
raccolta di rime petrarchesca (Pancheri, 2007). Peculiarità di questo
presenti una trascrizione in pulito e che la maggior parte delle varianti
codice, e ragione anche del suo particolare trattamento - come vedre­
sia non di tipo "instaurativo", ossia testimonianza di una genesi in diret­
mo -, è infatti proprio quella di essere un codice composito, costitui­
ta del testo, ma di tipo "sostitutivo", ossia correzioni avvenute, come si
to cioè da carte che appartengono a momenti cronologici diversi (sono
diceva, su un testo già pervenuto a una redazione stabile. Nei casi inve­
presenti tra l'altro, oltre a 73 rime, di cui quattro di corrispondenti,
ce di elaborazione in diretta, ossia di varianti immediate che si ripercuo­
altre in duplice redazione o lacunose, anche due lacerti del Triumphus
tono sulla fattura successiva del testo, la Paolino ricorre a una diversa
Cupidinis e del Triumphus Aeternitatis e un frammento �i �am. �VI 6�
rappresentazione, integrando nel testo base la porzione genetica in
di modo che né l'ordinamento né la lezione stessa dei smgoh testi
corsivo, prima dei versi definitivi. Se ne veda l'esempio nel seguente
esprimono un unico stato redazionale: situazione resa ulte�iorment�
_ sonetto:
critica dal fatto che sulle stesse carte possono presentarsi mterventl
successivi non sempre databili con assoluta certezza, e che, in taluni
36 [150]
casi, i testi appartengono a periodi successivi a quello testimoniato da
una delle forme in nostro possesso, intermedie, del Canzoniere. C. 5 V 1 C h e fa i , Alma? che pe(n)si ? a u re m mai pace?
Adottare la prassi normalmente vigente nella filologia d'autore, quella 2 Aurem m a i tregua? od a u re m guerra et(er)na?
cioè di mettere a testo l'ultima lezione presentata dal codice dopo l'in­ 3 C h e fia di noi? che d i r? p (e r) q u e l ch'io scerna,
tegrazione di tutti i successivi interventi d'autore, avrebbe � ortato 4 A' suoi begli occ h i il m a l nostro no(n) piace.
perciò a privilegiare lo stato conclusivo (diverso peraltro per ogn� test� )
_ '.
spesso più vicino alla lezione definitiva testimoniatac� dagli �tn codici 5 C h e p ro, se co(n) q u e l l i occhi e l l a n e face
organici del Canzoniere, rischiando di rendere meno im��di�tamen�e 6 G h iaccio di state (et) foco q ua(n)do i u erna?
visibile il processo di rielaborazione autoriale, ricostruibile mvece m
7 Ella no(n), ma q u e l d i o che gli gouern[a].
maniera più precisa partendo dal testo base, e grazie a indicazioni 8 Questo ch'è a noi, s'ella sei uede, (et) tace?
puntuali, di tipo grafico (ductus e inchiostro), topografico (posizion�
della variante) o cronologico (eventuali postille datate), che mettono il A 9 Tace talor la li(n)gua, e '/ cor sospira
lettore in grado di ricostruire gli stadi intermedi integrando dall'appa­ 10 E co(n) la uista asciutta i(n) duo/ si bagna
rato nel testo le singole porzioni. 11 Dentro doue mirando altri noi uede.
A giustificazione di questa scelta "eterodossa" la Paolino chiama a soste- 9 Ta lor tace la l i (n)gua, e 'I co r si lagna

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75
10 Ad a lta uoce, e 'n uista asci utta (et) lieta, chiusa della quartina, non chiaramente percepibile in questa trascri­
11 Pia(n)ge doue mira (n)do altri noi uede. z10ne.
Appare insomma evidente che non sempre esistono soluzioni del tutto
12 P(e)r tutto ciò la m ente no(n) s'acq ueta, ottimali. Una scelta cioè presenta insieme guadagni ma anche perdite e
13 Né ro(m)pe il duol che 'n lei s'aghiaccia (et) stagna, rischi, che vanno perciò soppesati per scegliere la soluzione meglio
14 Ch'a gran sp(er)a(n)ça h uom m isero no(n) crede. conforme ai propri presupposti critici. Nel caso di questa edizione, oltre
ai vantaggi e ai pochi problemi evidenziati, si può aggiungere che a favo­
3 . che dir p(er) > no(n) ' I so ma in: correzione scritta nel marg. sinistro e riferita con un re del testo base può giocare anche la possibilità di integrare l'edizione
segno di richiamo al testo cancellato. 6. G h iaccio di state (et) > di state vn [g] hiaccio in un apparato progressivo dell'intero Canzoniere, dove per forza la
(con G h i a ccio cancellato, (et) depennato e le paro/e vn [g] hiaccio u n scritte nell'inter. prima fase dovrà essere quella della lezione base.
sup.; fa g- di [g] hiaccio è oscurata da una macchia d'inchiostro) 7. quel dio > coluj Infine, sempre a cura della Paolino, e anzi cronologicamente preceden­
A 10. i(n) è preceduto da una lettera cancellata, forse una n; fa redazione A è cancellata te alla pubblicazione dell'edizione critica, il Codice degli abbozzi è stato
con tre righe oblique edito nel secondo volume delle rime petrarchesche pubblicato nella
13. Né ro(m)pe > ro(m)pendo; s'aghiaccia > s'accoglie (scritto sotto la riga) collana dei " Meridiani" (Petrarca, 1996) dove, pur presentando la lezio­
POSTILLE ne e quasi integralmente gli apparati dell'edizione critica, la grafia è stata
1. Sopra il sonetto, a sinistra: tr(anscri ptus) notevolmente ammodernata secondo le consuetudini; offrendo così
l'esempio di un'intelligente doppia amministrazione, misurata sul
Un problema particolare è rappresentato dalle varianti rese illeggibili pubblico di riferimento, delle edizioni di testi autografi.
dagli interventi successivi, tipicamente dalle correzioni per rasura. In
questo caso infatti l'editore è costretto a integrare nel testo_ base la 3.2. Bembo: Le prose della volgar lingua Il primo riferimen­
scriptio superior, che potrebbe però benissimo appartenere, anzi pr_oba� to certo alla composizione di un trattato sulla volgar lingua da parte
bilmente cosl è, a una fase successiva, esattamente come le vanantl del Bembo risale all'aprile 1512 quando, in una lettera a Trifon
introdotte in ascrizione, soprascrizione o sottoscrizione invece relegate Gabriele (ma rivolta insieme agli altri amici veneziani, su tutti il
nella fascia di apparato . Si veda ad esempio la prima quartina del sonet- Ramusio), il patrizio veneziano annuncia l'invio di due libri («e forse
to 7 [ 191 ] : la mezza parte dell'opera») chiedendone la rilettura e consigli per la
revisione del testo. Non abbiamo però alcuna testimonianza di questa
1 Sicome eterna uita è ueder dio, prima redazione, né delle discussioni e dei suggerimenti seguiti a
2 Né più si brama, né bramar più I ice, questo invio; cosl come nessuna traccia è rimasta di un'elaborazione
3 Così me, do(n)na, il uoi ueder, felice precedente che possa confermare l'inizio della composizione negli
A 4 Questo breue (et) fugace uiuer mio. anni trascorsi alla Corte di Urbino (a partire quindi all'incirca dal
4 Fa in q (ue)sto breue (et) fraile u i uer mio. 1507), secondo quanto affermato da Bembo in una lettera al Fregoso
del 1525.
In questo caso, come si può ricavare dall'apparato, il «me» del v. 3 è Se è vero che la datazione alta del Bembo (suggerita del resto anche
scritto su rasura, sotto la quale Romanò (19 55) aveva decifrato un nella doppia finzione del trattato: l'ambientazione nel 1502, e la nomi­
precedente «fa»: lezione che ben si coordina con la redazione A del na di Giuliano de' Medici come vivo, quindi ante 1516) si spiega con la
v. 4, in una costruzione poi superata dalla riscrittura integrale della volontà di rivendicare la priorità delle Prose rispetto alla Regole della

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lingua volgare del F ortunio, stampate nel 1 516, è però altrettanto vero Bo ngrani, 1982 e, ora esaustivamen te analizzate da Sorell a, 2008) dell'e­
che esistono tracce indirette che sembre rebbero sugg erire, se n o n nella dizione Torrentiniana ha permesso di stabilire l'intervento red azionale
forma di una stesura vera e pro pria, certo di progettazio ne e almeno di di Benedetto Varchi, teso alla n ormalizzazione del testo in alcuni casi in
schedatu ra, una datazio ne precoce: o ltre a una testimo nianza di Ludo ­ direzio ne estranea alle norme bembesche: rico noscimento che po rterà a
vico Castelvetro che fissa una p rima circolazio ne del trattato a prima un' edizione critica del testo definitivo inno vativa rispetto a quelle ora
de l 1 5 0 8 , e al l 'a l lusio n e alla co mpos i zio n e di certe «notazio ni dell a vulgate curate da Dio nisotti e da Martelli; dall'altro, la d o ppia edizione
l ingu a» in una lette ra de l B e mbo a M ar ia Savo rgn an d el s ette mbr e critica del testo del man oscritto V e della princeps prod otte da Claudio
1 5 0 0 , indizi anco r più ro bus ti p ro veng o n o dal co siddetto "fascico l o Vela (2001) e Mirko Tavosanis (2002), ha concentrato l'attenzion e sulla
B " aggiunto all'edizio ne aldina del Petrarca del 1 501, una serie di nota­ redazion e iniziale, con importanti contributi sui modi e sui tempi della
zio ni grammaticali che verranno rip rese quasi identiche nelle Prose (cfr. sua gestazio ne.
P atota, 1997) e che dimo s trano la perfetta co nt inuità del pro getto di Le due edizioni, pur esercitandosi sugli stessi testimoni, presentano un
riforma de l Bembo , avviato a ppunto fin dal le edizio ni aldine di Petrar- impianto radicalmen te alternativo che trova le sue ragi oni non soltan­
ca e Dante. to nella necessità di entrambi gli editori di tene r conto d el lavoro paral­
Quando spe disce il fascico lo agl i amici ven eziani Bembo si t ro v a da lelo (l'edizio ne Vela, pre ceden te di un anno , può pe rò fa r rif erimento
pochi mesi a Ro ma alla co rte di Leo ne x, da cui, nel marzo 1513, verrà alla tesi di do ttorato di Tavo sanis, del 1996), ma anche n ell'appro cci o
n o minato seg retario pontificio. È probabile che questo impegno , insie­ critico in parte divergente dei due curatori.
me al fastidio (e alla n ecessità di " riaggiornamento ") per la pubblica­ L'edizio n e Tav osan is infatti rivolge la sua attenzi on e all' apriori d el le
zio ne delle Regole d el Fortunio e la maggior analiticità del terzo lib ro , Prose, o ssia all'utilizzo nel trattato delle fonti mano scritte dell e o pere
dedicato all'enunciazione di regole g rammaticali puntuali, abbia allon­ ( canzo nieri della lir ica e della pro sa d elle o rigini, rime d an tesch e e
tanato pe r qualche te mp o i l Bembo dalla s tesura de l t rattato . Certo , ope re d el Bo ccaccio , su tutte il Decameron pe r il qu ale si stabilisce
no n abbiamo altre allusio ni a lle Prose fin o alla lettera al F rego so del de finitivamente l'util izzo del codice auto g rafo H amil to n) util izzate
gennaio 1 52 5 do ve vien e dato c onto della consegna nel no vembre del da Bembo per l'ese mplificazione e la delineazio ne quindi d ell a g ram­
1 524 de l man o sc r itto a Cl e men te VII e si annuncia l' i n tenzio n e di matica della l ingua volgare. L'ado zio ne di questo prio ri tari o "fuoco
pubblicare il dialogo a Venezia. Perdura anche la co pia di dedica, i testi­ critico " (che no n esclude n aturalmente l'intervento, per l o più conver­
mo ni delle Prose si riduco no alle tre e dizio ni a stamp a (Tacuino del gente ma a vo lte di ulteriore discussione, anche su punti co ndivisi co n
1525, Marco l ino del 1538 e la po stuma Torrentino , del 1549, cu rata da l'in tro duzio n e di V ela re l ativi alla datazio ne e alla co mpo si zi o ne d el
Carlo Gualteruzzi) e al co dice auto g rafo Vatican o Latino 3210 (siglato codice V e al suo rapporto con laprinceps) ha spinto T avo sanis a privi­
V) c o nservato alla Bibli oteca Vat ican a, l a cui co mpo sizio n e risale legia re la redazion e base del mano scritto , adottand o co me testo dell'e ­
pro ba bilme n te ag l i anni 1 5 21-22, quando B e mb o , sfiduci ato dalla dizione la sua fase primigenia (fase A, seco ndo la definizio ne di Tavo ­
mancanza di rico n o scimen ti nella corte papale, si ritira n ella pro pria sanis) e d ele gando all' appar ato la r appresen tazio n e tan to d ell a sua
villa di Pado va de dicando si di nuo vo interamente all'o zio letterario. genetica, cui è dedicata la prima fascia dell'apparato, quanto so prattut­
Tutte re dazio ni che, stante la centralità del trattato bembiano n ello to d elle ul teri o ri e vol uzio ni d el te s to testim o n iat e d agli in te rv en ti
sviluppo stesso della n ostra tradizion e letteraria, so n o state o ggetto in tardivi sul man o sc r i tto e d al la s tampa T acuino (P), registr at e nella
questi ultimi anni di cure specifiche, che per metto no di seguire ordina­ seco nda fascia.
tamente l 'intero p ro ce sso elaborativo. Il vantaggio rappresentato da questa impo stazione è quell o di is olare
D a un lato infatt i lo studio delle va rian ti di stato (già discusse da con chiarezza la prima redazione co mpleta del testo al netto degli inter-

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venti posteriori del Bembo, tesi da un lato al forte incremento di esem­ venti tardivi su V, quanto nel passaggio (ricavabile per negativo) da V
plificazione (particolarmente evidenti nel terzo libro) dall'altro alla a P, ha portato ali' impostazione di un inedito " dialogo" fra testo e
normalizzazione del testo alle stesse regole enunciate dal grammatico, apparato dove molte delle informazioni, anziché essere interamente
non sempre applicate in maniera omogenea, o addirittura messe a delegate all'apparato, sono invece in parte ricavabili in maniera indut­
fuoco in un momento successivo, la cui inserzione risulta evidente tiva dal testo grazie all'utilizzo di particolari indicatori che permettono
dalla lettura dell'apparato evolutivo. Quel che non si può invece rica­ di visualizzare immediatamente le varie fasi elaborative, secondo una
vare dall'apparato di Tavosanis è lo iato fra la redazione definitiva di V scansione analitica di cui si riassumono di seguito le indicazioni fonda­
e l'edizione P, spesso a sua volta ingente, e la cui elaborazione fa mentali.
presupporre l'esistenza di una copia di V con interventi correttori: 1. Stratificazione di V
esemplare a sua volta perduto probabilmente proprio per il fatto di a) quando la lezione di V (coincidente con P) sia il risultato di un iter
essere stato utilizzato in tipografia. Nella fascia evolutiva infatti non correttorio, il segmento è delimitato entro due punti a mezzo, e la gene­
viene fatta distinzione tra la lezione " tardiva" di V e quella di P, cosl tica è testimoniata nella prima fascia dell'apparato;
come, conseguentemente, non viene rappresentata la genetica degli b) quando in V vi sia un'elaborazione di un segmento poi eliminato o
interventi evolutivi sul manoscritto, fotografando quindi in sostanza diversamente dislocato in P, nel testo compare un punto a mezzo isola­
due soli momenti dell'elaborazione: la redazione base e l'edizione p rin­ to, e la genetica è registrata nella prima fascia dell'apparato;
ceps. Riduzione che consente d'altra parte l'allestimento di un appara­ e) quando la lezione di V sia il risultato di una dislocazione interna al
to di immediata leggibilità. manoscritto (ossia lo stesso segmento testuale fosse inizialmente presen­
Più complessa, ma insieme più analitica ed esaustiva è invece l'edizione te in un diverso luogo), il testo è delimitato da due frecce rivolte verso
critica procurata da Vela, alla cui impostazione presiedono due conside­ l'alto e verso il basso ( e l'originaria collocazione sarà registrata a suo
razioni basilari. Da un lato la scelta di porre a testo base la p rinceps del luogo nella prima fascia dell'apparato, preceduta da frecce orientate in
1525 che, se non rappresenta, come si è visto, l'ultima volontà del maniera opposta);
Bembo, costituisce certo il punto di non ritorno dell' «imposizione a d) il testo aggiunto in fase di revisione di V è isolato tra due asterischi
tutta Italia di una lingua che si impara sui libri, che si sovrappone, su un (tra due asterischi in corpo minore ulteriori aggiunzioni interne) o in
piano di raffinata cultura, al linguaggio familiare, ma che ciò nonostan­ caso di inserimenti di maggior entità accostate fra loro o comprese una
te si parla e scrive come lingua viva» (Dionisotti, 1966, p. 47), una nell'altra tra letterine in esponente (in grassetto se registrate su carte
norma linguistica dunque alla cui ombra nasce e si sviluppa una nuova materialmente aggiunte).
letteratura che travolge definitivamente la letteratura cortigiana che la 2. Passaggio da Va P:
precede. a) gli incrementi di testo di P sono segnalati da due P poste in espo­
L'adozione di P come testo base ha anche consentito l'utilizzo di crite­ nente all'inizio e alla fine dell'inserzione;
ri strettamente conservativi, oltre che naturalmente per l'assetto lingui­ b) la sottrazione di testo in P è segnalata da un segno di cuneo ( il testo
stico, anche per quello grafico e paragrafematico, a sottolineare l'im­ sottratto è rappresentato nella seconda fascia dell'apparato);
portanza delle soluzioni bembiane anche nel settore, ad esempio, e) la diversa dislocazione di una stessa porzione testuale tra V e P è
dell'interpunzione e del valore della ricerca di chiarezza ed eleganza segnalata da frecce singole verso il basso o verso l'alto che delimitano il
dell'edizione Tacuino, indice a sua volta della destinazione nobile del segmento interessato (il segmento corrispondente di V a suo luogo in
trattato. Dall'altra, quanto ai criteri di rappresentazione, l'identifica­ P, nella seconda fascia di apparato, anch'esso segnalato da frecce orien­
zione di una fenomenologia correttoria prioritaria, tanto per gli inter- tate in maniera opposta);

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d) le varianti di P rispetto a V sono sottolineate: la lezione del codice io; a cui soven i re d i ciascu no essem pio non puo: tutti e tre Pvoi P gravi hora
compare nella seconda fascia dell'apparato; recita ndolevi. 31 Per le-quali cose * q u e l lo* estimar si ,puo,; che io M. Herco­
e) varianti puramente paragrafematiche o riguardanti fatti grafici le rispondendo vi dissi; che il verseggiare et rimare da q uella natione, piu che
secondari tra V e P sono rappresentate in una sottofascia in corpo da altra s'è p reso.
mmore.
3. Errori di P: 24 + ... +] trascr. nella carta finale. Nel testo corrente il passo corrispondente è agg. a marg.
a) quando la correzione compaia nell'Errat a corrige dell'edizione, il e subisce la seguente elaborazione: >Spag< SPAG NA
segmento corretto è delimitato da due E in esponente e il testo sostitui­ 25 >favellandosi< parlandosi >essi< q uella .E. pure nella .1. 0 si ins. cangiò (da
to è rappresentato in apparato nell'ultima fascia di apparato, segnalata cangiarono con -ò su -a- e > ro n o<)
da una E; 26 >si giu nse< s'aggiu nse fecesene] -se- ins.
b) non sono invece segnalate nel testo le correzioni operate dal cura­ 2 7 IG NAVO] -Avo sps. a -oRANTE >et peraventu ra i n a ltro< si m uta >voce<
tore, elencate nell'apposita Tavola delle lezioni di P corrette. Ita liana
L'apparato, diviso in tre fasce, riporta, quando necessario, i segmenti 28 ii...ii] cfr. x, apparato dei §§ 36-38
testuali segnalati dagli indicatori inseriti nel testo, ovverosia la registra­ 2 9 molte (-e su -i) >modi et< figure >dire< parlare sps.
zione delle elaborazioni individuate ai punti 1. a), b ), c) (prima fascia), 31 puo riscr. istimar
2. b), c), d) (seconda fascia), e) (sottofascia della seconda fascia), 3. a)
(fascia E). 24 /\] N ELLA SPAGNA: PER LA SPAGNA.
Si veda quale esemplificazione un brano corrispondente a I XI 24-31
(pp. 28-9 dell'edizione Vela): 24 detto; cosi: volte, Hispagna, dice:
26 I G N U DO. Non 27 Latino 30 llche 31 Perleq uali altra,
24+ Et com e c h e i l d i re I N H I S PAGNA paia d a l Latino esser d etto: e g l i n on è
cosi; percioche q uando q uesta voce alcuna vocal e dinanzi da se ha, •SPAG NA• È chiaro che questa impostazione, insieme tanto analitica e tanto
* l e più volte*: et non Hispagna si dice. /\ + 2511-qual uso tanto innanzi proce­ "accorpata" (e alla cui corretta fruizione il lettore è guidato non solo
dette; che anchora in molte di q u e l l e voci, le-quali com unalmente • pa rlan ­ dall'elencazione puntuale dei criteri di edizione ma anche da un appo­
dosi• hanno la E. dinanzi la detta .s. • q uella .E. p u re nella .1. si cangiò• bene sito "esempio esplicativo" e da un utilissimo segnalibro con la legenda
s pesso. ! STI MARE, 1sTRANO, et somiglianti. 26 0ltra che alla voce N U DO ,s'ag­ dei simboli), è possibile soltanto per un testo che presenti caratteristiche
giunse• non solam ente la .1. ma la G. a n chora, et •fecesene• I G N U DO; *non particolari, i cui interventi largamente prioritari siano insomma soprat­
m utandovisi percio il senti m ento di lei in parte alcuna: 27il-quale i n q uest'al­ tutto aggiunte (quelle segnalate dagli indicatori ai punti 1. d) e 2. a) che
tra voce •IG NAVO• • si m uta nel contrario d i quello della primiera sua voce; che non necessitano di ulteriori esplicazioni), e non sarebbe invece produt­
nel lati no sola m e nte è ad usanza: la-qual voce n o n d i m e no • Italiana é p i ù tivo in situazioni in cui i testimoni presentassero redazioni fortemente
tosto, si com e dal Latino tolta; che Thoscana.* 28ii N e solamente molte voci, divergenti o il manoscritto base risultasse particolarmente elaborato
come si vede; o p u re alq uanti modi del dire presero dalla Provenza i Thosca­ tanto in fase genetica quanto correttiva.
ni.iia ! 29Anzi essi a nchora •molte figure• del • parlare•, molte sentenze, molti Cosl come è evidente che una tale impostazione, tanto invasiva nel
a rgomenti di Ca nzo n i , molti versi medesi m i le tu ra rono: et p i u ne furaron testo, è giustificata dalla destinazione critica dell'edizione, pure facil­
q u e l l i ; che maggiori stati sono et m iglior poeti riputati. 30 1 1 che agevolmen ­ mente riutilizzabile in un'edizione più divulgativa di P eliminando gli
te vedera; chi u n q u e l e Provenza li rim e pigliera fatica di l eggere: senza che indicatori posti nel testo.
3.3. Tasso: le Rime d'amore Sulla vicenda editoriale delle opere ne amorosa con l'edizione della Parte prima delle rime pubblicata da
tassiane esiste una sorta di leggenda, alimentata in epoca romantica (si Osanna a .!'vfantova nel 1591 e per quella encomiastica con l'edizione
pensi alla tragedia di Goethe), legata alle drammatiche vicende biogra­ bresciana per Marchetti del 1593. Inedita invece rimarrà la terza parte,
fiche del Tasso, rinchiuso dal 1579 al 1586 nel manicomio di Sant'Anna il cui profilo è stato recuperato recentemente da Luigi Poma nel mano­
dopo un non chiarissimo tentativo di aggressione avvenuto nella corte scritto foppiano Vaticano Latino 10980 (e se ne veda ora l'edizione del
di Ferrara durante il matrimonio del duca Alfonso; episodio dietro al 2006 a cura di Franco Gavazzeni e Vercingetorige Martignone).
quale si cela probabilmente anche il sospetto verso l'atteggiamento Prima dell'approdo definitivo, e a latere di esso per ciò che riguarda le
inquieto del poeta in materia religiosa, sconveniente e pericoloso in un rime escluse dalle sillogi d'autore, il panorama testuale appariva invece,
clima qual era quello della corte ferrarese di Alfonso 11, sempre a rischio come si è detto, farraginoso e quasi irrisolvibile per l'arbitrarietà delle
di annessione da parte dello Stato pontificio, e dunque particolarmen­ stampe uscite fuori dalla diretta sorveglianza dell'autore, e ancor più per
te vigile nell'allontanare qualsiasi sospetto di eresia. le esplicite dichiarazioni, spesso drammatiche, del poeta; una situazio­
La notizia della pazzia del Tasso provoca un immediato e morboso ne di questo tipo faceva apparire quasi impossibile una corretta defini­
senso di attesa per i suoi testi, che si diffondono in edizioni in buona zione testuale.
parte ricavate dalle sue carte (entrate nelle mani degli editori grazie alla La prima raccolta con ambizioni organiche prodotta a inizio Novecen­
conoscenza personale) e incoraggiate dal poeta, speranzoso che la diffu­ to, nel fervore positivistico della " scuola storica", da Angelo Solerti (Le
sione della sua fama possa valergli come passaporto per la liberazione, rime di Torquato Tasso. Edizione critica sui manoscritti e le antiche stam­
ma poi perennemente insoddisfatto di soluzioni editoriali raffazzonate pe, Bologna, Romagnoli Dell'Acqua 1898-1902, 4 voll.), comprensiva di
e corrive, con l'inclusione di testi apocrifi e di lezioni casuali e conta­ ben 1.708 testi, rinunciava infatti volontariamente alla ricostruzione
minate. della fisionomia d'autore, ignorando le stesse sistemazioni chiaramen­
D'altra parte, la situazione di costrizione e privazione in cui si trova il te autoriali, per un ordinamento cronologico condotto in stretta
poeta ha un'immediata ricaduta anche sui tempi e sui modi della sua aderenza alle vicende biografiche del poeta. Del progetto tassiano
produzione: da un lato, infatti, la necessità di cercare appoggi alimenta insomma Solerti accettava soltanto la tripartizione tematica, provve­
in modo abnorme la sua vena creativa, in particolare nel settore delle dendo poi a una ridistribuzione al suo interno che ne scombinava
rime encomiastiche, immediatamente spendibili; dall'altro Tasso è completamente l'assetto, dislocando diversamente le rime, includendo­
costretto a lavorare sulle carte o sulle stampe a sua disposizione, il che ne molte di quelle via via escluse dal poeta nelle sue revisioni (in parti­
complica ulteriormente la percezione chiara e distinta della direzione di colare, come si vedrà la produzione madrigalistica), cancellando del
sistemazione e correzione di quegli anni. tutto, nella frammentazione, il disegno che Tasso aveva elaborato per
Certo è che a questo periodo si deve, per quanto riguarda le rime, un le due edizioni premettendo a ogni rima un argomento (espositione) con
progetto di sistemazione globale che si concretizza nell'allestimento di finalità insieme esegetiche e di collante narrativo, contaminando infi­
un corpus tripartito tematicamente in rime amorose, rime encomiastiche ne liberamente, secondo il giudizio del curatore, lezioni alte e revisioni
e rime sacre (comprese quelle encomiastiche dirette a religiosi): divisio­ mature (situazione che si ripresenta a fortiori nell'apparato dove Soler­
ne che suggella definitivamente il superamento del progetto unico di ti registra solo le lezioni a suo parere più significative, senza d'altra
canzoniere, quale consegnato alla tradizione dal modello petrarchesco, parte alcun criterio scientificamente gerarchico).
verso la parcellizzazione che sarà una cifra fondamentale delle sillogi di Pur nell'indubbio merito dell'edizione quindi, dove per la prima volta
età barocca. vengono censiti e siglati i numerosissimi manoscritti e stampe tassiani,
Di questo progetto Tasso perverrà a concreta realizzazione per la sezio- l'edizione Solerti risultava del tutto insufficiente per la moderna filolo-

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gia; eppure, in mancanza di alternative, è su questa base che sono state Il punto più innovativo del riesame di !sella non sta tanto o soltanto
condotte tutte le edizioni commentate e divulgative delle rime tassiane, nell'individuazione della centralità del manoscritto autografo
cosi come a queste lezioni si sono forzatamente rifatti gli studi critici sul Chigiano L vm 302 (= C, databile agli anni 1583-84), prima organica
maggior lirico del Cinquecento italiano; una grave aporia che d'altro sistemazione della lirica amorosa, già ben noto alla critica preceden­
canto ha costretto molti studiosi a prescindere dal modello tassiano in te, ma nella più corretta definizione dei modi della sua composizio­
lavori dedicati all'analisi di aspetti tecnici che necessitavano di una più ne, da cui nasce una proposta di edizione diversa rispetto a quella di
certa base ecdotica, come sottolinea Vania De Maldé (1999) a proposito Careni.
dell'assenza di Tasso dall'imponente monografia della metrica italiana di Da un lato infatti !sella prova la diretta derivazione delle lezioni del
Aldo Menichetti. Chigiano da due esemplari postillati (siglati Ts1 e Ts2) della Prima
Un primo intervento scientifico e organico sul problema delle sistema­ parte delle rime pubblicata da Baldini nel 1582 (siglata da Solerti 11) e
zioni della lirica tassiana è dovuto a Lanfranco Caretti, con i suoi Studi della Terza parte dell'edizione Vasalini del 1583 (22), entrambe uscite a
sulle Rime del Tasso, raccolti in volume nel 1950. Dopo aver analizzato Ferrara: due edizioni tra quelle pubblicate, come si diceva, con la corre­
nel dettaglio la storia della diffusione e della pubblicazione delle rime e sponsabilità ma tra i lamenti del poeta. Derivazione che prova come,
classificato le maggiori edizioni e i manoscritti di rilievo, Careni passa pur nel giusto sospetto con cui occorre affrontare queste edizioni, le
alla disamina puntuale dell'edizione di Solerti di cui denuncia con chia­ stesse siano tuttavia portatrici di redazioni altrimenti perdute, e delle
rezza i gravi limiti testuali, per pervenire a una proposta di sistemazione quali il poeta (privo dei propri autografi) faceva uso per l'elaborazione
che prevede da un lato l'assunzione a testo dell'ultima volontà d'autore ulteriore dei propri testi.
(dunque Osanna per le amorose, Marchetti per le encomiastiche e il D'altro lato la puntuale individuazione della genealogia del Chigiano
codice Ravelli della Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, da lui ritenuta mette ancor più l'accento sull'originalità di questa silloge, dotata di
la testimonianza più vicina al progetto della terza parte, per le sacre) e la una sua precisa fisionomia (come dimostra fra l'altro non solo la coeren­
relegazione in una sezione a parte delle disperse, dall'altra la rappresen­ te revisione dei testi ripresi dalle stampe, ma anche la creazione di nuovi
tazione in apparato dell'intero iter correttorio precedente, ivi compresa organismi mirati a rafforzare la coerenza del canzoniere), e pertanto irri­
la testimonianza dei primi tentativi di aggregazione testimoniati da codi­ ducibile alla più tarda revisione approdata alla stampa Osanna: da cui la
ci autografi. proposta di un'ulteriore suddivisione dell'edizione delle amorose, che
A partire da questo progetto si sono mosse le ricerche successive, nate, privilegi i due nuclei significativi della ricerca tassiana (in appendice
proprio per iniziativa di Caretti, nell'ambito dell'Università di Pavia, e invece all'edizione integrale delle Rime andrà la silloge degli Eterei,
ora in parte giunte a realizzazione per l'Edizione nazionale delle opere primo nucleo di sistemazione d'autore consegnato alla raccolta dell' ac­
tassiane. Se da un lato, come abbiamo detto, uno studio più analitico ha cademia di Scipione Gonzaga nel 1567, ma in quanto precedente la
permesso il riconoscimento del vero testimone della terza parte, cosi suddivisione tematica degli anni maturi non riferibile direttamente solo
come l'individuazione di progetti alternativi per le encomiastiche (uno alla sezione amorosa; cfr. Gavazzeni, 2003). Una divisione che natural­
"occasionale" consegnato al manoscritto della Biblioteca Comunale di mente si riverbera sulla costituzione degli apparati, ognuno dei quali
Ferrara F1 e al codice parigino Pt, e una prima sistemazione delle enco­ darà conto del segmento variantistico mirato alla costituzione del testo
miastiche registrata nei manoscritti estensi E1 e E2, di cui è prevista la base. Mentre infine all'edizione delle disperse, come già nel progetto
pubblicazione integrale), un contributo fondamentale per la fisionomia Caretti, sarà demandata la raccolta delle rime estranee ai due progetti
di edizione delle rime amorose si deve alle indagini di !sella (ora in !sel­ d'autore.
la, 2009a, pp. 51-114). L'edizione del 1993 delle Rime d 'amore (secondo il cod. Chigiano L VIII

86 87
302), a cura di Gavazzeni, Leva e Martignone, registra dunque, confor­ Storm o d'Auge l l i i nanzi al dì che torna
memente al piano enunciato, l'elaborazione delle rime incluse nella A risch ia ra r q uesta terrena c h iostra. 11

silloge, fornendo a testo la lezione definitiva e registrando in apparato:


• nella prima fascia gli accidenti interni del manoscritto; E già, s'a certi segni il ver co nosco,
• nella seconda le lezioni delle stampe 11 e 22 e dei due postillati, Vicino è il sol che le m i e notti aggiorna,
quando utilizzate (e solo per pochissime altre rime la testimonianza di E veggio Amor che m e l'addita e m ostra . 14
ulteriori stampe più tarde);
• osservazioni e precisazioni non riducibili nelle due fasce prece­ 3 m i'] > l o < 4 Di n ova spe m e e di più bei'] >A le sue gioie, a' s u o i d o l ci < 5 p u r']
denti. > ben <
L'apparato utilizzato è di tipo lineare, posto a piè di pagina, e ancora in
parte di impianto "fotografico". Da un lato infatti si mantiene distinta 11 (1, 3)
la varia lectio costituita da stampe e postillati dall'elaborazione interna Tst (vv. 2, 5, 6a, 6b, 8, 9)
al Chigiano: soluzione che ha il merito di evidenziare con nettezza i
due momenti di lavoro, ma che costringe a integrare i dati delle due Arg. Appressandosi ... lui] Sonetto nel ritorno 2 il cui peso] 'I cui > pondo< 3 mi] lo
fasce a opera del lettore; dall'altro la fascia dedicata al manoscritto è 4 Di nova ... bei] A le sue gioie, a' suoi dolci 5 pur] >ben< / quando] quand' 6 Gli occhi
ricca di indicazioni topografiche (simbolizzate da esponenti alfabetici) i nfiammati] >Que' Soli accesi< □ ! /umi accesi 8 que'] >duo< 9 ve ' n ] >via < 13 il] 'I
ritenute significative dai curatori come indizio per la cronologia delle
correzioni, ma che ancora demandano a un secondo momento la corre­ Gli uncini rovesciati (> <) indicano la cassatura, le letterine in apice (•)
lazione delle varianti. Una scelta rappresentativa, superata in anni nella prima fascia la topografia della variante (in questo caso la correzio­
successivi nell'edizione, sempre a cura di Gavazzeni, dell'edizione dei ne è stata inserita nell'interlinea superiore). Segue l'indicazione dei
Canti leopardiani (cfr. PAR. 3.5. Si veda la trascrizione del sonetto XXI testimoni, 11 e Ts1; la tonda che segue indica per 11 il tomo e la carta in
del Chigiano: cui compare il testo, mentre per il postillato vengono precisati i versi
sottoposti a correzione: il corsivo dei numeri segnala che la correzione
XXI C. 13r su Ts1 ha inserito una lezione coincidente con quella definitiva di C, che
Appressandosi a la sua donna, dice a' suoi pensieri et a' suoi affanni che si parta­ pertanto non sarà rappresentata nella seconda fascia che immediata­
no da lui. mente segue. Nella seconda fascia infine, la sbarra obliqua (/) al v. 5
Fuggite, egre m ie cu re, aspri m a rtiri, separa due correzioni attuate sul medesimo verso, e il quadrato al v. 8
Sotto i l cui peso giacq u e o p p resso i l core, separa invece due interventi successivi sulla stessa porzione testuale.
Ché per a lbergo hor m i d estina Amore Già questa parziale pubblicazione di un segmento delle amorose, in atte­
Di nova s p e m e e di p i ù bei desiri. 4 sa dell'imminente edizione della raccolta Osanna, ha però già permesso
uno studio più ricco dell'iter elaborativo tassiano, non solo dal punto di
Sapete pur che quando avi e n ch'io m i ri vista narrativo ma anche formale, come dimostra il volume di Davide
G l i occhi infi a m m ati di cel este a rdore, Colussi, Costanti e varianti del Tasso lirico (2009), che ha esaminato l'evo­
Non sosten ete voi l'a lto sple ndore luzione del Chigiano dal punto di vista sintattico, fonomorfologico, lessi­
Né 'I fia m m eggiar di q u e ' cortesi giri, 8 cale, retorico-stilistico arricchendo ma anche sostanzialmente confer­
Ma ve 'n fuggite q ua l nottu rno e fosco mando la centralità della silloge nel percorso tassiano, come momento di

88 89
·università di Berna
Letteratura italiana
acquisizione di una poetica nettamente distinta da quella giovanile, maggiore di poter superare la ricetta, per lui profondamente insoddisfa­
secondo due fondamentali direttive: la presa di distanza dal modello cente, che aveva costituito l'impasto della lingua del primo abbozzo e
dellacasiano (evidente da tutti gli aspetti esaminati anche se particolar­ che cosi lo stesso autore aveva descritto in un'introduzione al romanzo
mente visibile nella decisa riduzione dell'istituto dell' enjambement, cifra poi rielaborata: «Un composto indigesto di frasi un po' lombarde, un
stilistica di Della Casa); la più netta individuazione del registro "medio" po' toscane, un po' francesi, un po' anche latine, di frasi che non appar­
della lirica, limato verso il basso dall'eliminazione di cadenze più popola­ tengono a nessuna di queste categorie, ma sono cavate per analogia e per
ri (su tutte la drastica espunzione dei madrigali) e verso l'alto dalla ridu­ estensione o dall'una o dall'altra di esse».
zione di un dettato grave, demandato al registro epico della Liberata. L'esperienza crescente della scrittura, la lettura sempre più vasta di opere
toscane e di vocabolari della lingua, forse anche il dibattito vivace con gli
3.4. Manzoni: il Fermo e Lucia e la Seconda minuta Il lungo amici avevano, infatti, nel frattempo convinto Manzoni della possibilità di
lavoro sul romanzo di Manzoni ha una data d'inizio precisa, 21 aprile poter arrivare a una lingua unitaria non più soggettiva ma ricavata dalle
1 821 , registrata dall'autore sulla prima carta del capitolo iniziale del letture degli autori toscani, soprattutto comici, e dal controllo con il voca­
manoscritto della prima stesura, il Fermo e Lucia (titolo non d'autore, bolario della Crusca. Dopo che alcuni capitoli erano già stati rivisti, utiliz­
ma ricavato da una lettera dell'amico Ermes Visconti). zando la colonna rimasta in bianco della prima stesura e già copiati in
Dopo essersi impegnato nella produzione poetica, drammatica e saggi­ bella dal copista, perciò Manzoni si impegnò in una revisione molto più
stica infatti Manzoni decide di tentare un genere nuovo nella tradizio­ profonda secondo la direzione che portò poi alla prima edizione dei
ne italiana, dando voce alle istanze della cultura romantica e insieme Promessi sposi, stampata a Milano da Vincenzo Ferrario dal 1824 al 1827.
rispondendo, nella ricerca di un'opera linguisticamente unitaria, a quel Da questo momento, più o meno databile intorno alla primavera del
bisogno di unità politica cosi fervente negli anni prerisorgimentali. 1824, dunque, le due stesure si dividono materialmente e la nuova reda­
L'opera viene integralmente stesa nel giro di due anni per concludersi zione, la cosiddetta Seconda minuta, procede autonomamente su fogli
nel settembre del 1 823, tacitando in parte, nel momento del maggior propri, anche per il profondo rifacimento che comportano la riduzione di
impegno creativo dal punto di vista narrativo le perplessità relative alla molti episodi e il diverso montaggio narrativo: alla giustapposizione delle
lingua che pure Manzoni aveva esplicitamente espresso all'amico Clau­ vicende dei due promessi, impostate nella Prima minuta a blocchi (prima
de Fauriel fin dall'inizio della stesura. tutte le avventure di Lucia, poi quelle di Renzo) si sostituisce una trama
In che lingua, in sostanza, scrivere questo testo, che voleva appunto intrecciata che obbliga a una riscrittura integrale. Dal punto di vista della
proporsi come "romanzo popolare" e comprensibile a tutta la nazione, documentazione abbiamo perciò, dalla prima stesura del Fermo all'edizio­
dal momento che una lingua unitaria, al di fuori di quella iperletteraria ne Ferrario, questi testimoni (tutti i manoscritti sono conservati nella Sala
della tradizione, sommamente poetica, non esisteva, in particolare per Manzoniana della Biblioteca nazionale Braidense di Milano):
rappresentare situazioni quotidiane e umili come quelle narrate nel • Prima minuta: l'intero fascicolo autografo del Fermo e Lucia di cui
romanzo ? Il problema, apparentemente accantonato nei mesi della sono state perse solo poche carte. Si tratta di fogli protocollo, numerati
composizione del Fermo, tornò a presentarsi in tutta la sua centralità a sulla prima carta e piegati a metà per verticale, in modo da utilizzare
stesura compiuta, quando l'autore si accinse alla revisione del proprio soltanto la colonna di destra per la scrittura, lasciando quella di sinistra
testo per consegnare il manoscritto al copista che doveva approntare il in bianco per la revisione;
codice da presentare alla censura. • Seconda minuta: il manoscritto autografo della revisione, che per i
Dopo la correzione di alcuni capitoli, fino all'incirca alla fine del primo primi capitoli riutilizza molte carte appartenenti alla Prima minuta;
tomo infatti Manzoni sembrò assumere una consapevolezza sempre • Copia censura: la copia stilata dal copista su cui Manzoni interven-

go 91
ne di nuovo, in alcuni casi ingencemence, prima della consegna al censo­ 5a 20 sul monte ... porpora] (/ezz. 1 e parz. 2 su f 4d) 1i massi sporgenti e le ru pi
re e alla tipografia; sporgenti illuminate •dagli ultimi raggi del sole b(sps.) dai rifle<ssi> che riflet­
• Bozze: di cui sono rimaste solo pochissime pagine; tevan o quà e là ➔ 2sui massi e sulle ru pi sporgenti •1< > bil sole già tramon­
• Edizione Ventisettana: sui 68 esemplari collazionati da Neil Harris tato cii sole già nascosto 0per chi hai suoi occhi, e la luce sparsa q uà e là come a
ed Emanuela Sartorelli (in corso di stampa), solo due copie presentano gra ndi strati di porpora dia l u ce •jl riflesso del so<le> i rifl essi d e l s o l e già
due varianti di stato; mentre l'analisi delle filigrane dimostra altre quin­ nascosto, ma che 3sull'a lto del monte i riflessi del sole già nascosto, ma
dici sostituzioni avvenute durante il lungo tempo della stampa dei tre che splendeva ancora man dava ancora la sua l u ce sulle alture, disten den­
volumi. do sulle rupi e sui massi sporgenti come larghi strati di porpora. ➔ T
Data la profonda differenza strutturale tra Fermo e Vencisettana la
pubblicazione della Prima minuta come redazione autonoma è scelta Il processo variantistico è schematizzato in tre fasi (indicate dai numeri
obbligata e già adottata dagli editori Chiari e Ghisalberti (Manzoni, in esponente) : la seconda realizzata utilizzando materialmente parte
1954) che ne hanno curato l'edizione integrale nella collana dei "Classi­ della prima, come indica il simbolo ➔, così come la fase definitiva, quel­
ci Mondadori". Rispetto a questa edizione, precisa e ammirevole, ma la posta a testo, recupera parti già scritte nella fase 3 (da cui la simboliz­
non esaustiva e soprattutto non gerarchica nella rappresentazione delle zazione ➔ T). Tra le fasi 2 e 3 non c'è invece ripresa materiale: la secon­
varianti, poste come note in coda al testo, la recente edizione uscita nel da formulazione viene interamente cassata, e l'esponente numerico non
2006 sotto la direzione di lsella ha introdotto criteri di rappresentazio­ preceduto da freccia indica la riscrittura integrale. All'interno di ogni
ne più efficaci e completi. fase si verificano inoltre ulteriori biforcazioni, simbolizzate da lettere
Anzitutto all'apparato, troppo ingente per essere relegato a piè di pagi­ alfabetiche prima in tondo, poi in corsivo e, quando è il caso, in gras­
na, è stato dedicato un incero volume, mantenendo lo stesso corpo del setto. La formulazione definitiva di ogni fase è in corpo maggiore,
testo, in modo da consentire un facile raffronto e dare all'apparato il mentre gli "accidenti" interni sono in corpo minore, in modo da far
maggior rilievo possibile. Inoltre è stato adottato un tipo di formalizza­ risaltare immediatamente la lezione ultima all'interno dei vari tentativi.
zione che ha teso a privilegiare la percezione della progressione delle fasi Parche le indicazioni topografiche: il fatto che una fase riutilizzi mate­
correttorie abbracciando nella variante il maggior segmento testuale rialmente parte della precedente è indicato dalla freccia, ma non viene
possibile. In pratica quando ci si trovi di fronte a un periodo che presen­ dettagliato come questo avvenga (se inserendo, soprascrivendo o sotto­
ta numerose correzioni, il tentativo è stato sempre quello di legare tra scrivendo ecc.), a meno che questa informazione non possa dare un'in­
loro gli interventi in un apparato di tipo sistemico, anziché fornire le dicazione cronologica, ossia isolare un intervento non implicato con il
indicazioni topografiche delle singole varianti, nella convinzione che resto della frase e quindi potenzialmente successivo. È chiaro che questa
solo in questo modo si possa cogliere realmente la direzione corretto­ schematizzazione ha comportato una decisione da parte del curatore,
ria. Una scelta che comporta naturalmente l'onere e il rischio di un che ha dovuto scegliere che cosa considerare fase autonoma e che cosa
notevole sforzo interpretativo. invece no, e attribuire certe correzioni, esercitate su un luogo topogra­
Si veda un esempio di apparato, con riferimento al testo del tomo 1, ficamente comune, a un momento precedente o successivo.
cap. I, f. 5a, par. 20 (cfr. FIG. 6): Una delle difficoltà maggiori è stata inoltre, dato il riutilizzo, come
abbiamo detto, dei fogli della Prima minuta nella revisione, quella di
20 [osserva ndo, com e aveva fatto tante a ltre volte] sul monte i riflessi del sole discernere sulle carte condivise (i cosiddetti "fogli trasposti") le lezioni
già nascosto, ma che mandava an cora la sua l uce sulle a lture, distenden­ appartenenti alla Seconda minuta da quelle tardive del Fermo, in modo
do sulle rupi e sui massi sporgenti com e larghi strati d i porpora. da non confondere due momenti diversi del lavoro manzoniano; distin-

92 93
zione resa possibile da una serie di indicatori - grafici, linguistici, conte­
FI G U RA 6
nutistici -, ma che non sempre si è potuta operare con assoluta certez­
Alessand ro Manzoni, Fermo e Lucia (t. 1, cap. 1, f. 5a)
za. Nei casi dubbi perciò è stata introdotta una fascia apposita tanto
nell'apparato quanto a piè di pagina del testo dove, precedute da una
freccia bicuspide ( H), si sono poste le lezioni di dubbia attribuzione,
lasciando invece a testo quelle più arretrate. Nel testo le lezioni che
presentano una variante dubbia sono seguite da un esponente numeri­
co in apice, progressivo per ogni capitolo. Si veda l'esempio del tomo I,
cap. I I I , foglio 26c ( F I G . 7) dove la descrizione dello studio dell'avvoca­
to è cassata in fase di revisione e completamente riscritta sulla colonna
di sinistra, ma dopo un primo tentativo di riutilizzo segnalato con
certezza da una correzione lasciata in tronco (un] una sps.). Dubbie
invece risultano due varianti (numerate 7 e 8 in relazione al capitolo,
dove saranno perciò precedute da altre sei varianti non attribuibili) che
potrebbero tanto appartenere alla fase genetica della Seconda minuta,
quanto a un momento di revisione ancora del Fermo e Lucia. Cosl
dunque il testo e l'apparato relativo al foglio 26c:

22 ven ite figl i uolo, e lo fece entrare co n se n e l l o stu d io. E ra q u esta u n a


sta nza c o n u n gra n d e scaffa l e d i l i b ri vecchj e p o lvero s i , u n tavo l o
grem ito d i a l l egazi o n i , d i s u ppliche, d i papiri 7 , e i ntorn o tre o q uattro
se ggi o l e , e da u n lato u n se ggi o l o n e a bra cci u o l i con u n a p p oggi o
quadrato coperto di rvacch etta inchiodatavi8 c o n grosse borch ie, alcu­
n e d e l l e q u a l i cad ute da gran tem po lasciava n o in l i b e rtà gl i a n go l i
d e l l a copertura, c h e s'in cartocciava quà e là.
23 I l dottore era in veste da ca m e ra, cioè coperto d'un a l u rida toga che gl i
aveva se rvito molti a n n i add ietro p e r pero ra re n e i giorni d i a p parato,
q u a n d o a n d ava a M i l a n o per q u a lche gra n ca usa. C h i us e la p o rta e
rincorò Fermo con q ueste parole: Figli uolo, ditemi il vostro caso.
H 7 1ibelli 8vacchetta

26c 21 ven ite] prima (su f 26b) addio 22 libri vecchi] libri su v< >
grem ito
di] prima ri pieno di e da u n lato ... bracci uoli] 1 a bracci < u o l i> 2T {e]
su i} 23 gl i aveva] gli ins. apparato, q ua ndo] da apparato = quan < do>
perchè bisogna ri n co rò] r- su d
H 7 papi ri] libelli sps. 8 vacchetta inchiodatavi] corr. in vacch etta

94 95
T
I ''

Un problema di più complessa definizione è stato invece quello relati­


F I G U RA 7
vo alla rappresentazione della successiva elaborazione del romanzo. A
Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia (t. 1, cap. 111, f. 26c)
differenza del passaggio fra Fermo e Seconda minuta, quello tra Secon­
da minuta ed edizione Ferrario, infatti, non presentava grandi cambia­
menti narrativi e sarebbe dunque stato possibile registrare le lezioni del
secondo manoscritto nell'apparato della Ventisettana. Di fatto però la
stessa Seconda minuta presenta un enorme lavorio interno, con pagine
e pagine rifatte e molte addirittura eliminate in corso d'opera, la cui
rappresentazione avrebbe di fatto dato luogo a un apparato illeggibile.
Anche per la Seconda minuta è stata perciò allestita un'edizione auto­
noma (attualmente in corso di pubblicazione), mentre nell'apparato
della Ventisettana restano testimoniati i passi successivi, dall'ultima
lezione della Seconda minuta attraverso gli eventuali cambiamenti
avvenuti sulla Copia censura, alle bozze quando conservate, o alla
segnalazione delgap fra ultima lezione rappresentata e quella della stam­
pa. L'apparato adottato è lo stesso del Fermo, mentre la paragrafatura
del testo corrisponde a quella della Ventisettana già stabilita da Caretti,
nell'edizione interlineata pubblicata a sua cura nel 1971, e di uso ormai
corrente, in modo da rendere i testi facilmente confrontabili.
Naturalmente una cura particolare è stata posta nell'evidenziare il
rapporto, nei fogli trasposti, con il Fermo. Se l'identità materiale nel
testo è resa immediatamente visibile dall'uso di un fondo grigio, una
diversa soluzione rappresentativa è stata elaborata per le lezioni interme­
die poste sulle carte condivise: in qualche caso, infatti, prima della lezio­
ne definitiva Manzoni ha tentato di correggere il testo del Fermo per poi
abbandonarlo in favore di una riscrittura integrale. Questi stadi inter­
medi sono segnalati in apparato con il rinvio al paragrafo corrisponden­
te del Fermo e con l'aggiunta, nel caso in cui si trattasse di una lezione
dubbia, della freccia bicuspide.
La soluzione non è esente da controindicazioni. La principale obiezio­
ne è che il testo della Seconda minuta, proprio perché testimonianza di
un work in progress non è un testo compiuto e organico. Di fatto
Manzoni lavorava parallelamente alla riscrittura del Fermo e alla stam­
pa delle parti già riscritte, cosicché il tomo secondo (semplificando
perché una realtà la situazione è più complessa e frazionata) della Secon­
da minuta non può essere letto in continuità al tomo primo dello stes-

96 97
so manoscritto, ma fra questi si interpone l'intero lavoro sulla Copia che il confronto è più complesso, ma è sempre comunque possibile
censura e la stessa stampa, attraverso la correzione delle bozze e la sosti­ ricavare la sostituzione di un singolo elemento anche all'interno di un
tuzione di alcuni fogli (i quartini, o "cartons" come li chiamava Manzo­ periodo, mentre, in mancanza dell'autografo, non è possibile l'oppo­
ni) a stampa già avvenuta. sto; 4. d'altra parte si può comunque ricorrere a una doppia rappre­
La scelta dunque è stata dettata insieme da criteri di rappresentabilità, sentazione che pur privilegiando la fase correttoria isoli al suo interno
per l'enorme quantità di apparato che si sarebbe dovuto registrare le singole varianti.
nell'edizione della Ventisettana, e dal tentativo di dare la maggior visi­
bilità possibile alla fase più critica della ricerca manzoniana, almeno 3.5 . Leopardi: i Canti Alla ricostruzione della storia delle edizioni
dal punto di vista linguistico, ossia del progressivo abbandono della dei Canti sarà opportuno dedicare uno spazio più ampio se è vero, come
lingua mescidata del Fermo a favore di una sempre più rigorosa solu­ abbiamo visto precedentemente, che la storia della filologia d'autore
zione toscanocentrica. Si tratta perciò di un testo "di lavoro", la cui inizia con l'edizione critica di Moroncini del 1927, e che da essa si
trascrizione unitaria permetterà uno studio più puntuale del processo sviluppa la critica delle varianti, sollecitando l'attenzione di Contini per
correttorio, più ricco e frastagliato di quanto si pensasse, che dal Fermo la straordinaria dinamica dei testi leopardiani.
porta alla prima edizione a stampa. L'importanza dei Canti, del resto, non risiede solo nella funzione di
L'edizione nel suo complesso costituisce forse, nel panorama attuale, libro chiave del primo Ottocento, ma anche nell'esemplarità della sua
una delle soluzioni più avanzate dal punto di vista interpretativo, con storia editoriale, che vale ripercorrere brevemente prima di affrontare i
la rinuncia totale a una rappresentazione fotografica a favore di un'im­ problemi tecnici relativi alle edizioni critiche, dove il plurale ricorda
postazione diacronica che privilegi sempre la confrontabilità dei che, caso unico nella nostra letteratura, dopo quella di Moroncini si
maggiori segmenti possibili di testo, utilizzando le appendici quando sono susseguite altre tre edizioni, di impostazione diversa, che mette
ci si trovi di fronte a elaborazioni troppo complesse per essere ridotte conto qui considerare.
nell'apparato. Si può dire che la storia stessa del libro dei Canti renda ragione di
È una tendenza, comune oggi a molti apparati d'autore, che presenta quest'attenzione filologica, nel suo lungo e non sempre lineare percorso
sicuramente molti vantaggi, soprattutto nei testi in prosa perché che va dalla stampa romana delle due canzoni patriottiche del 1818 (Ri8)
permette di cogliere più facilmente l'insieme dell'evoluzione varianti­ all'edizione della sola Ode adAngelo Mai (Bologna, 1820: Bzo), al primo
stica, anche dal punto di vista sintattico e stilistico, ma che non è a sua libro delle Canzoni, pubblicato a Bologna nel 1824, con l'importante
volta priva di qualche perdita, soprattutto sul piano linguistico. Se corredo della Annotazioni ai testi (B24), alla raccolta, sempre bologne­
infatti l'apparato per fasi rende più facile la percezione del movimento se, dei Versi del 1826 (B26), fino ai veri e propri Canti fiorentini del 1831
del periodo, più difficile risulta cogliere la sostituzione di tipo puntua­ (F31) e al testo considerato "definitivo" del 183r l'edizione cosiddetta
le, lemma a lemma, che consente di facilitare appunto ricerche di tipo "Starita corretta", che comprende infatti anche le correzioni manoscrit­
lessicologico o morfologico. È vero però che a una tale obiezione, in te apportate in parte da Leopardi (autografe), in parte da Ranieri
particolare sensibile agli storici della lingua, potrebbe essere risposto (apografe) sull'esemplare a stampa (N35c). In questo percorso si situano
che: 1. spesso la sostituzione di un lemma è provocata dal movimento alcune stazioni intermedie di pubblicazione di singoli o gruppi di
di un sistema di implicazioni variantistiche più ampio; 2. quando inve­ componimenti in riviste del tempo come il "Nuovo Ricoglitore" (NR25,
ce si tratti dell'applicazione sistematica, linguistica e non stilistica NR26), che tra il 1825 e il 1826 ospita i primi idilli e una ripubblicazione
insomma, di una norma, è facile che questa risulti spesso isolata dalla delle Annotazioni, con lo specimen di Alla sua donna, o il "Caffè di Petro­
frase contestuale e dunque di immediata percezione; 3. infine è vero nio" (CP), dove Leopardi nel 1825 pubblica l'idillio Il sogno.

98 99
Diamo qui sotto un riepilogo cronologico delle tappe editoriali del la Quiete dopo la tempesta, il Sabato del villaggio, il Canto notturno la
testo, riassunte dalle sigle di riferimento: R18, B20, B24, NR25-26, B26, situazione cambia e «le varianti, comprese entro parentesi tonde (e nelle
F31, N35, N35c. Ricordanze anche quadre, per significare il rifiuto), vengono trascritte
Prima di affrontare direttamente i problemi relativi alle edizioni criti­ contestualmente» (Gavazzeni, 2006, p. 410). Dall'esame dei manoscrit­
che leopardiane è necessaria una premessa: i manoscritti che testimo­ ti si può dedurre il modus operandi del poeta (ivi, pp. 410-1):
niano l'elaborazione dei Canti non sono gli abbozzi o le prime stesure
dei testi, bensì le loro belle copie rielaborate (Gavazzeni, 2006, p. 409) Leopardi, dopo aver esem plato quella che riteneva la lezione ultim a a quell'altezza
con correzioni interlineari, marginali, a volte apposte su apposite poliz­ cronologica, continua a copiare da una fonte - un dossier di carte non pervenutoci -
zine (cartigli). Per le prime tre canzoni (Italia, Dante, Mai) le varianti che, oltre a consentirgli di ricavare il testo provvisoriamente ultimo, anche gli offriva i
intervengono anche sul testo a stampa, mentre per le altre si tratta di dati genetici dell'elaborazione, insieme alle probabili varianti alternative. Varianti
manoscritti su cui si instaurano le correzioni. Lo spazio marginale peri­ genetiche, varianti alternative e altro ancora, vengono così a costituire la varia lectio cui
ferico non viene utilizzato da Leopardi solo per le correzioni, ma più in l'autore ricorre, subito per le correzioni che interlinea, e poi, più raramente, in occa­
generale per la varia lectio, ovvero per la somma di «varianti genetiche, sione delle modifiche attestate nelle stam pe successive alla princeps. Da tutto ciò si
alternative, glosse e catene di sinonimi in funzione di certificazione deduce che, di massima, Leopardi dapprima esempla il testo, quindi registra a piede
linguistica» (ibid ). Il fatto è molto importante, in quanto la varia lectio di pagina le varianti (che, in subordine, ma con eccezioni, talvolta occupano i margini
comprende non solo varianti propriamente dette (genetiche o alterna­ o il capo pagina) . e infine passa a correggere il testo base.
tive), ma anche le postille, che nel caso di Leopardi sono note funzio­
nali al testo o anche ad esso propedeutiche, ma non vero e proprio Cominciamo quindi dall'edizione di Moroncini, definita da Polena,
testo: glosse linguistiche (affidate anche a polizzine), rimandi alle fonti, nella ristampa del 1978, un «felice incontro di sapiente empiria e di
commenti dell'autore, tutti elementi che dovrebbero essere rappre­ strenua acribia» . Per quanto riguarda la decisione più importante, ovve­
sentati separatamente dalle varianti genetiche, alternative ed evolutive. ro quale lezione mettere a testo, Moroncini (seguito poi da Peruzzi e
Come si può vedere, discutere sulla formalizzazione porta a penetrare Gavazzeni) ha deciso di riprodurre il testo e l'ordine dei Canti della
più profondamente i livelli elaborativi del testo e a capire la strategia "Starita corretta" (l'edizione napoletana del 1835 recante le correzioni
compositiva e da ultimo la poetica dell'autore. manoscritte di Leopardi e di Ranieri, siglata N35c), ritenendo questa
A partire dal Bruto minore Leopardi diventa copista di sé stesso e riser­ edizione rappresentativa dell'ultima volontà dell'autore. L'apparato è
va una strofa per pagina, lasciando il margine inferiore, sinistro e rara­ verticale, e ricostruisce unitariamente tradizione manoscritta e tradizio­
mente destro alla varia lectio, che finisce per accerchiare il testo, con un ne a stampa. Le invarianti sono racchiuse tra parentesi quadre, le varian­
effetto visivo simile a quello dei commenti classici e umanistici. In parti­ ti sono in corsivo (una soluzione non ottimale, visto l'ampio uso del
colare, B24 mostra un uso massiccio della varia lectio, da legare diretta­ corsivo fatto da Leopardi), l'approdo al testo definitivo in neretto. Le
mente anche se non esclusivamente alla necessità e all'impazienza del varianti sono separate da un'interlinea semplice, quando sono all'inter­
giovane poeta di giustificare a sé stesso e al mondo letterario le ragioni no di un unico testimone, da un'interlinea doppia se sono tra più testi­
sottese alle sue scelte linguistiche, apparentemente eterodosse, ma in moni. Inoltre Moroncini decide di separare le varianti sostanziali da
realtà in linea con la più canonica tradizione italiana. quelle interpuntive, in una doppia fascia di apparato. La varia lectio è
Nei manoscritti successivi alle Canzoni, come l'Epistola al Pepoli, il riprodotta in corpo minore, separata dall'apparato da un riquadro situa­
Risorgimento e in A Silvia, le varianti sono meno numerose, ma vengo­ to nel margine inferiore della pagina (e spesso il testo, se incompleto o
no registrate sempre nel margine sinistro, o destro; con Le ricordanze, abbreviato, viene completato dal curatore).

100 101
Si tratta di un metodo nuovo, che introduce una maggiore scientificità hanno in sé diverse fasi di elaborazione: AR [autografi recanatesi] , AN
nella rappresentazione dei manoscritti, ma che si caratterizza per essere [autografi conservati presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele
fortemente interpretativo, sia nella trascrizione delle varianti che nella loro III di Napoli] , AV [autografi di Visso]). Tra parentesi quadra vengono

disposizione. L'edizione Moroncini, tuttavia, fa scuola per più di mezzo riportate le porzioni di testo cancellate, ma senza il corsivo, che segnala
secolo e su di essa si fondano tutti gli studi sul capolavoro leopardiano. invece l'invariante, diversamente dalla maggioranza degli apparati, in cui
Uscita nel 1981, la successiva edizione critica curata da Emilio Peruzzi ha il corsivo rappresenta il testo sottolineato dall'autore oppure la cassatu­
avuto il merito di pubblicare, per la prima volta e integralmente, i facsi­ ra. L'inconveniente è risolto utilizzando il maiuscoletto per rappresenta­
mili delle carte del poeta insieme all'edizione critica (da cui tuttavia sono re le parole sottolineate nell'autografo o che figurano in corsivo nella
state escluse le Annotazioni, le Prefazioni e le Dedicatorie). Per ogni testo stampa, mentre il maiuscolo corsivo per la doppia sottolineatura (una
il lettore ha potuto controllare il lavoro del filologo e proporre correzio­ medesima sovrapposizione di segni si ha per le doppie parentesi quadre,
ni o soluzioni alternative. Concorde con Moroncini sulla necessità di che sostituiscono le singole parentesi quadre usate da Leopardi perché le
mettere a testo l'ultima volontà dell'autore, ovvero la "Starita corretta", quadre sono già state utilizzate per indicare la cassatura). Altri espedien­
e di rappresentare unitariamente la tradizione manoscritta e quella a ti grafici sono il punto sottoscritto (a indicare una lettera incompiuta) e
stampa, Peruzzi però non accoglie le soluzioni del primo editore in due la X con il punto sottoscritto a indicare una parte incompiuta di lettera
punti essenziali: la separazione delle varianti interpuntive e formali da o cifra non identificabile. Il difetto principale dell'apparato Peruzzi, che,
quelle sostanziali («spesso basta una virgola per modificare il senso di ristampato in edizione economica nel centenario leopardiano del 1998, è
un'espressione, e tanto più in poesia, dove la punteggiatura serve anche a tutt'oggi il più utilizzato dagli studiosi, è relativo all'impossibilità, con
a scavar le pause, scandire il ritmo, tracciare la curva melodica, tutti fatto­ un apparato verticale - che impone la trascrizione delle correzioni verso
ri prosodici che determinano un particolare significato», in Leopardi, per verso - di rappresentare le correzioni che implicano più di un verso,
1981, p. VI); la trascrizione delle varianti fortemente interpretativa, per cui caso tuttavia molto frequente nell'elaborazione della poesia leopardiana
Moroncini tendeva a «sviluppare da singole parole l'emistichio o il verso (cfr. l'esempio qui riportato a p. 52).
di cui esse erano il germe» (ibid ) senza segnalare tali integrazioni e razio­ Del tutto differente, per impostazione e soluzioni ecdotiche è l'edizione
nalizzazioni in apparato. Il sistema di rappresentazione delle varianti critica pubblicata da Domenico De Robertis nel 1984, sin dal titolo che
segue lo stesso principio di quello di Moroncini: è infatti un sistema in annuncia: Edizione critica delle stampe e manoscritti. Il filologo, infatti,
colonna, dove la temporalità è rappresentata dalla verticalità. Ma Peruzzi separa nettamente la tradizione manoscritta dalla tradizione a stampa,
riporta, nel margine superiore di ogni pagina, l'ultima lezione dei versi riservando all'edizione di quest'ultima il primo volume, e pubblicando
di cui poi sotto dà la genesi e indica con lettere greche le varie fasi all'in­ nel secondo le riproduzioni degli autografi, molto accurate e dall'ottima
terno del singolo testimone. Se un verso rimane invariato dalla prima resa grafica. Ma la vera novità è costituita dal testo, che non è quello di
stesura all'ultima, esso è dato nella prima redazione, con l'indicazione del una delle edizioni pubblicate a stampa, né B24, F31, N35 o N35c, ma la
testimone che lo documenta, senza nessuna altra indicazione. La redazio­ prima edizione a stampa di ciascun testo rispetto alla quale viene data in
ne finale di N35 viene ripetuta solo se ci sono state elaborazioni, come apparato tutta la vicenda evolutiva fino all'ultima edizione uscita viven­
punto di arrivo della catena delle varianti, quando una lezione di un testi­ te l'autore, ovvero N35. Per cui, ad esempio, l'Ode ad Angelo Mai viene
mone resta invariata nel testimone successivo non se ne ripete la sigla e si pubblicata secondo la lezione della prima stampa bolognese (B20) e in
intende che il testimone successivo ha l'ultima lezione riprodotta. apparato sono riportate le varianti evolutive della successiva tradizione a
Con le lettere greche si indicano le varie fasi di elaborazione di un verso stampa: B24 (le Canzoni stampate a Bologna nel 1 824), B26 (i Versi
in una determinata redazione ( ciò accade solo per i manoscritti, che usciti a Bologna nel 1826), F31 (i Canti pubblicati a Firenze, presso Piat-

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ti, nel 1831), N35 (la già citata edizione napoletana Starita del 1835). Se elaborativi del testo, quello manoscritto e quello a stampa, senza rinun­
una lezione di una stampa recupera una variante manoscritta di AR o ciare a rappresentare anche, degli autografi, il momento genetico.
AN, questa viene segnalata in un apposito apparato di note con esponen­ Il risultato è un'edizione che presenta la lezione finale del libro dei Canti,
ti alfabetici. Il testo si legge nella metà superiore della pagina, l'apparato documentandone la genesi attraverso la ricostruzione della sua tradizione
in quella inferiore. Di ciascun testimone si danno le varianti; ogni varian­ manoscritta e a stampa, ma decidendo di rappresentare separatamente,
te è riportata in colonna, sotto alla precedente, con il numero del verso al come materiale di studio, la trascrizione dell'ultima lezione ricostruibile
quale la si deve riferire. da ciascun manoscritto (o stampa postillata). Ciò è particolarmente utile,
Abbiamo detto che l'edizione rinuncia a presentare l'apparato genetico quando non necessario, di fronte a manoscritti molto complessi come
degli autografi, oltre che per una ragione di carattere pratico (difficoltà quelli di B24, per i quali una rappresentazione complessiva di varianti
della resa tipografica che «richiederebbe il ricorso a una tecnica editoria­ manoscritte e a stampa avrebbe reso molto più difficoltoso lo studio
le estremamente raffinata, e oggi come oggi proibitiva», ivi, p. xxn), per degli autografi. Studio che invece viene facilitato dall'avere a disposizio­
una motivazione teorica, preferendo al farsi del testo, la "cristallizza­ ne la redazione finale del manoscritto e dal poter indagare in esso tutte le
zione" dell'atto poetico: «Il momento [ . . . ] in cui la ricerca poetica, per varie fasi correttorie, cercando, proprio grazie all'analiticità offerta dalla
quanto complessa, si è finalmente consegnata in una figura definita in riproduzione integrale del testo, di separare cronologicamente gli inter­
ogni sua parte, e l'autore, sia pure provvisoriamente, non dispone più venti, di distinguere le penne e le relative stratificazioni testuali (come si
del suo testo» (ivi, p. xxr). Al lettore quindi è data la serie completa dei può vedere nell'esempio La Ricordanza, qui riportato a p. 107 ).
manoscritti leopardiani, che si ritengono perciò autonomi e che non Non si tratta, beninteso, di una seconda edizione critica, ma di un testo
necessitano di un apparato di varianti. Il filologo, però, istituisce un "di lavoro", che viene messo a disposizione degli studiosi in parallelo
utile apparato di conguaglio tra l'ultima lezione del manoscritto e la all'ultima stampa, ma è a esso legato da un apparato di conguaglio: l' ul­
stampa immediatamente successiva e lo rappresenta nella scheda intro­ tima lezione del manoscritto, se diversa dalla prima stampa, si legge
duttiva di ogni autografo riprodotto nel secondo volume. infatti tra parentesi tonde come prima variante nell'apparato di N35c.
L'edizione di De Robertis si presenta quindi come «una nuova ipotesi Viene così istituito un "ponte" tra i due testi e i due apparati, che
metodologica, di una diversa filologia e di una diversa rappresentazio­ permette di cogliere immediatamente l'intervento dell'autore nel
ne, nella direzione di una piena leggibilità del testo e della sua storia e passaggio dal manoscritto allaprinceps.
di un più organico avvicinamento dell'"utente" al momento della L'isolamento del testo manoscritto consente inoltre di valutare la
"produzione"» (ivi, p. xvrr). Per utilizzare un'efficace metafora dello produttività del lavoro variantistico in relazione alla stampa (le varian­
stesso curatore, la «storia della vicenda del testo si impone sulla sua ti manoscritte poi assunte a testo sono contrassegnate dal neretto).
acquisizione definitiva, tanto da rendere, piuttosto che il plot finale Vediamo più da vicino i due apparati (che naturalmente sono entrambi
(Starita), la sua lunga e complessafabula» (ivi, p. xvm). genetici). L'apparato dei manoscritti (cfr. pp. 107-9), di tipo orizzontale
Una diversa soluzione, invece, presenta la nuova edizione critica diret­ e parlato, rappresenta tutte le correzioni intervenute sul manoscritto in
ta da Gavazzeni e pubblicata nel 2006 presso l'Accademia della Crusca relazione all'ultima lezione, che si legge a testo. La topografia e la diacro­
(accresciuta, nella ristampa del 2009, di un terzo volume di Poesie disper­ nia delle varianti vengono specificate con le relative abbreviazioni in corsi­
se), che mette a testo, come già Moroncini e Peruzzi, l'ultima volontà vo. A seconda del tipo di correzione, le varianti sono rappresentate in
dell'autore, ovvero l'edizione del 1835 con le correzioni autografe e di modo derivativo (X sps. a Y, X sts. a Y ecc.), o in modo progressivo (1X da
Ranieri ("Starita corretta"), ma segue l'impostazione di De Robertis nel cui 2Y da cui T, oppure semplicemente X da cui T). Di fronte a piccole
riconoscere l'importanza individuale e la differenza dei due momenti correzioni, infatti, avendo a testo l'ultimo anello della catena, possiamo

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agevolmente rappresentare la correzione in modo derivativo: X sps. a Y. AN c. [1r] (p. 1) AV c. [4 r ) (p. 7)
Di fronte invece a macrocorrezioni, a varianti articolate in fasi complesse
e raffrontabili l'una con l'altra, è più utile avere la progressione delle corre­ La Ricorda nza
zioni piuttosto che la loro derivazione ( 1X da cui 2Y da cui T o X da cui Idillio 111
T). Come si è già visto nei capitoli precedenti, microcorrezioni all'inter­
no di una fase correttoria sono preferibilmente rappresentate in forma 1 O g raziosa Luna, i o m i ra m m e nto
derivativa, per non disturbare la lettura della fase. 2 Ch e , or volge un a n no, io sopra q u esto poggio
L'apparato dei manoscritti è quindi sempre diacronico e non sincroni­ 3 Ve n ia carco d'angoscia a ri m i ra rti:
co, vale a dire che alla rappresentazione della topografia delle varianti si 4 E tu pe n dev i a l l o r su q ue l la selva
è preferita la loro seriazione temporale, affidando alla consultazione 5 Siccom e o r fai , ch e tutta la rischiari.
dei manoscritti la verifica della loro posizione nel testo (a meno che 6 Ma n eb u loso e tre m u l o dal pia nto
l'elemento topografico non implichi direttamente una diacronia) . È 7 Ch e mi sorgea s u l ciglio, a l e m i e luci
inoltre un apparato sistemico perché la porzione di testo coinvolta in 8 Il tuo vo lto a pp a ria; chè trava gl iosa
variante (quella che precede la parentesi quadra) è sempre direttamen­ 9 Era mia vita : ed è, n è cangia stile ,
te raffrontabile con la variante, o le varianti stesse, in modo da potere 10 O m ia d i letta Luna. E p u r m i giova
essere studiata direttamente e autonomamente, senza ricorrere al testo. 11 La ricordanza, e 'I n ove ra r l 'etate
L'apparato delle stampe ( cfr. pp. 108-9) è positivo per le varianti, nega­ 12 De l m i o dolore. Oh co m e grato occorre
tivo per le invarianti (la presenza di una lezione preceduta dalla sigla 13 I l sovve n i r d e le passate cose
B26, ad esempio, indica che tutti i testimoni precedenti a B26 recano la 14 Ancor che triste, e ancor ch e i l pianto d u ri !
lezione immediatamente precedente, tutti i testimoni seguenti recano
la lezione di B26, fino alla sigla seguente). L'ultima sigla presenta la tit. La Ricordanza I Idillio 1 1 1 ] AN 1 ldillio I La Luna da cui 2
ldillio I La Luna o la
stampa in cui si impianta la lezione definitiva. L'identificazione delle Ricordanza da cui 31dillio I La Ricordanza /con penna B, con L su I)
stampe omesse è agevolata dalla presenza, in ogni pagina del testo, in O] AV da O h
alto a sinistra, della "linea del tempo ", ovvero dell'elenco cronologico 2 Che, or volge un anno,] AN 1 Ch'or volge un anno, /con an su al) da cui 2 Ch'è
di tutte le stampe relative a ogni singolo testimone (cfr. p. 108). presso a un anno, da cuiT /con penna C) Che, or] AV Ch'or da cuiT sopra]
La varia lectio, invece, viene isolata in un riquadro ( una soluzione adot­ AN da su (cfr. Nota filologica)
tata dall'edizione di Moroncini) e trascritta fedelmente all'autografo, 4 su q uella selva] AN 1sopra q uel prato, /con prato riscr. su bosco) 2
su q uella selva,
nel rispetto della sua posizione topografica e delle sue peculiarità grafi­ da cui T (con penna C).
che. Al lettore vengono segnalati i versi con cui può essere messa in 5 Siccome or] AN sps. a Com'ora /con penna C)
relazione, indicati tra parentesi tonda e in neretto, prima della porzio­ 7-8 a le mie luci [ Il tuo volto apparia; chè travagliosa] AN 1a le (prima alde>J mie luci
ne di testo ad essi corrispondente. Sempre per facilitare lo studio criti­ [ Il tuo viso appariva, perchè dolente da cui 2il tuo bel viso I Al mio sguardo
co del testo, le differenti tipologie della varia lectio sono state distinte appariva, perchè dolente 3a le mie luci 1 11 tuo volto apparia; che travagliosa
con marcatori tipografici. Sono quindi evidenziati con un fondino {con penna B) da cui T /con penna C)
grigio gli autocommenti e le fonti di certificazione linguistica, in modo 9 cangia] AN 1cangia 2
cambia /con penna B, sps. a 1) da cui T (con penna C)
da poterli porre immediatamente in risalto e differenziarli dalle varian­ 11 ricordanza] AN da rimembranza
ti alternative. 12 come] AN sps. a q uanto (con penna B)

106 107
13 de le] AV da delle 8 a pparia, che] NR26 apparia; chè N35
14 triste] AN da tristi il] AN da 'I (con penna C) 10 l u na] NR26 Luna F31
11 il) NR26 ' I N35
AN c. [lr)
13-17 Nel tem po ... d u ri!] (AV Il sovvenir ... duri!) NR26 li sovven i r ... d u ri! B26 Il
marg. dx trasv.
sovvenir ... duri. N35c
(12) (come sì grato) (con penna C)
(15) rimem brar] NR26 sovvenir N35c delle) NR26 de le N35 cose,] NR26
cose B26
(AVJ N R26 B26 F31 N35 (N35e rr) N35c (16) e che l'affa n n o d u ri!] NR26 ancor che il pianto d u ri! B26 a ncor che il pianto
d u ri. N35c
XIV.
ALLA LUNA. 3.6. L'opera di Carlo Emilio Gadda Che la fùologia del Nove­
cento sia caratterizzata da un " caso Gadda" è dovuto tanto a motivi
1 O graziosa l u na, io mi ra m m e nto legati alle condizioni particolari della sua produzione ( discrasia tra
2 Che, or vo l ge l ' a n n o, sovra q uesto co l l e edito/inedito, coazione al non finito ecc. ) , quanto all'abitudine dello
3 lo ve n ia p i e n d ' a n goscia a ri m i ra rti: scrittore di conservare, nei suoi "leggendari bauli", tutta la documen­
4 E tu p e n d evi a l lor su q u e l la selva
tazione della sua attività letteraria, ma anche alla pubblicazione, inizia­
5 Sicco m e or fa i , che tutta la risch iari. ta nel 1988 e terminata solo cinque anni dopo, di tutte le sue opere nella
6 Ma n e b ul oso e trem u l o dal p ia nto collana «I Libri della Spiga» di Garzanti. Una «meditata proposta fùo­
7 Che m i sorgea s u l ciglio, a l l e m ie l u ci logica» - per usare una definizione del suo direttore, Dante lsella -
8 Il tuo volto a p pa ria, che travagl iosa fondata su un «progetto generale di edizione critica» (Presentazione di
9 Era m i a vita : ed è, n è ca n g ia stile, !sella, in Gadda, 1988, p. xvm) (che per ogni testo presenta un'edizio­
10 O m ia d i l etta luna. E pur m i giova ne scientifica pur senza apparati, a eccezione, come vedremo, della
11 La ricorda nza, e i l n overa r l' etate Meccanica) che è venuta a ordinare una situazione testuale intricatissi­
12 Del m io dolore. Oh com e grato occorre ma, cosl sintetizzata ad apertura del primo volume dallo stesso lsella
13 Nel te m po giova n i!, q ua n d o a n cor l u n go (ivi, p. xx):
14 La s p e m e e breve ha la m e m o ria il corso,
15 Il r i m e m b rar d e l l e passate cose, La prima d ifficoltà che ci si è posta, nel realizzare il piano del l'opera, ha radice nella
16 Anco r che triste, e che l'affa n no d uri! divaricazione, suggerita a ppena sopra, tra pubblico e privato, cioè tra quanto Gadda
ha scritto ma tenuto nei suoi leggendari bauli e qua nto i nvece, i n u n a vita sofferta,
tit. xiv. I ALLA LUNA.] NR26 LA RICORDANZA. I Idillio 1 1 1 . B26 LA RICORDANZA spesso disperata, gli è riuscito di dare a l l e stampe. Non che si paventasse la mesco­
I I D I LLIO 1 1 1 F31 x111. I ALLA LUNA. N35 la nza di li bri compi uti con altri lasciati a mezzo: il "non fi nito" deve essere assunto
l u na] NR26 Luna F31 come dato costitutivo, ontologico, della creatività gaddiana. Ciò non di meno è parso
2 l'anno, sovra q uesto col le] NR26 un anno, io sopra q uesto poggio F31 l'an­ su bito assurdo [ ...] l'i potesi di un ordinamento in cui editi e i nediti si succedessero i n
no, io sovra q u esto colle N35 consecuzione stretta mente cronologica. Si distinguessero pure, raggru ppandoli sepa­
3 lo venia pien] NR26 Venia ca rco N35 Venia pieno N35err rata mente, tra i vari generi di scritti, per quanto distinguibili i n uno scrittore in cui il
7 al le) NR26 a le N35 pastiche non è solo stilistico. Risulterebbe pur sempre evidente (e fastidiosa a nche al

108
109
lettore meglio d isposto) l'incongruenza di testi passati all'ultima lima e di altri il cui avanzato, a n corché non definitivo) d alle lezioni che, pensate come sue possibili
statuto (quando pure si potesse già disporre di un completo accertamento filologico) varianti (le cosi d d ette vari anti altern ative), lo aprono virtualme nte verso nuove
rimane fluido, sia a livello di lezione che di struttura. soluzioni.

Come curatore di un'opera postuma di cui l'autore non aveva lasciato Sulla scorta di questo modello sono state realizzate le principali edizio­
un preciso piano editoriale, !sella ha optato per la ricostruzione storica ni critiche dei testi gaddiani degli anni novanta, dai Disegni milanesi
di un progetto d'autore, quale emergeva dalle lettere scambiate con (1995) alla Meccanica (pubblicata nel 1989 nelle Opere in un'edizione
Giulio Einaudi, l'editore della Cogrzizione del dolore, a metà degli anni critica completa dell'apparato), al Fulmine sul 220 (Gadda, 2002), con
cinquanta e in particolare da una di queste, del 14 dicembre 1954, da una significativa evoluzione dell'apparato in senso sempre più diacroni­
cui si poteva ricavare la volontà gaddiana di distinguere, nell' organiz­ co e sistemico.
zazione delle sue opere, tra narrativa e saggistica. La sua proverbiale reti­ Mentre infatti nei primi apparati, per un'esigenza di chiarificazione e di
cenza alla pubblicazione "quasi postuma" di testi scritti molti anni semplificazione, le correzioni venivano rappresentate singolarmente,
prima è un'altra delle motivazioni alla base della scelta di !sella di non anche laddove avrebbero potuto essere correlate e implicate fra loro, e
confondere - nel consegnare l'opera di Gadda al nuovo millennio - il si privilegiava la sincronia alla diacronia, negli apparati più recenti le
piano dell'edito con quello del pur ingente ed estremamente significa­ correzioni vengono riportate cercando di unire le varianti che possano
tivo inedito (cfr. Italia, 2007c; Italia, Pinotti, 2008). essere legate fra loro, e presentando, quando possibile, la loro seriazio­
È un fatto, però, che proprio le due caratteristiche dell'opera gaddiana, ne temporale mediante esponenti numerici identificanti le fasi di una
ossia l'essere un «complesso sistema di vasi comunicanti» e l'avere avuto determinata porzione di testo.
una «metamorfosi di testi» (!sella in Gadda, 1988, p. xx) nel tempo, l' ab­ Da un apparato inizialmente sincronico e fotografico, utile strumento
biano resa un terreno di indagine particolarmente fertile per la filologia di lettura e di interpretazione del manoscritto, ci si sta muovendo
d'autore, e per gli sviluppi di questa disciplina dagli anni ottanta in avanti. sempre più verso uno diacronico, che disponga su una linea temporale
È infatti a partire dal 1983, con l'edizione del Racconto italiano di ignoto la - se pur complicata - ge�esi del testo. Da un apparato di singole
del Novecento, che viene istituito quel metodo di rappresentazione dei varianti si sta passando sempre più a uno sistemico, di fasi (compren­
manoscritti costituito dal triplice filtro di apparato, postille e varianti denti al loro interno ulteriori varianti, opportunamente rappresentate).
alternative (cfr. PARR. 2.3-2.4), che permette di individuare diversi livel­ A questa evoluzione si aggiunge la necessità, emersa già dai primi anni
li testuali e di rappresentarli separatamente (!sella in Gadda, 1983 e in novanta, di un maggior approfondimento nella ricostruzione della
Gadda, 1993, pp. 1267-8): disposizione del testo, con l'identificazione e la disposizione cronologi­
ca delle varie serie correttorie all'interno della più generale fase genetica
Il mo d ello si fo n d a sulla d oppia esigenza di rappresentare compiuta mente la (su questo punto cfr. Italia 2007c e Italia, Pinotti, 2008, pp. 28-34), supe­
complessità della pagina ga d d i a n a e in sieme di razionalizza rne le molteplici rando cosl le difficoltà di ordine tecnico e teorico, sollevate all'inizio
componenti, libera ndole dal groviglio i n cui si intricano. Occorre i nfatti distingue­ dello studio dei manoscritti gaddiani (su cui cfr. Terzoli, 1993 e 2009).
re, inna nzi tutto, tra il piano del testo e il piano delle postille al testo, considera n­ Una maggiore conoscenza degli autografi e una casistica sempre più
do tali l'insieme degli interventi dello scrittore, nei margini o nell'i nterlinea del diversificata (testi narrativi, saggistici, poetici) non hanno però mutato
primo, per appuntarvi d i volta in volta i n d i cazioni d i lavoro, dubbi, a utocommen­ la percezione della dinamica correttoria caratteristica degli autografi
ti ecc. E occorre tenere d i stinte le lezioni che nel loro succedersi e correggersi gaddiani, ovvero la tendenza a procedere per inserimenti progressivi
costituiscono le fasi anteriori del testo stabilito ( inteso come il punto d'arrivo più piuttosto che per sostituzione, mediante la dilatazione sempre più

110 111
ampia di un primo segmento iniziale già in sé compiuto con aggiunte Eros e Priapo
marginali, interlineari, ascrizioni, note al piede, o addirittura di interi Redazion e A
brani scritti in diversa sede e richiamati da postille o note compositive. Capitolo 1
Proprio questa fenomenologia permette di approfondire lo studio dei
manoscritti attraverso la rappresentazione delle serie correttorie e la [Ri 18] D i m a n do i nterpetrare e perscrutare certi m oventi del d e l i n q u e re no n
distinzione tra varianti immediate e tardive: circoscrivendo le vere e d i ch i a rati n e l co m u n e d iscorso, l e secrete vie d e l la l i b i d i n e ca m uffata da
proprie varianti immediate alla realizzazione di una prima stesura base, pa pessa o nora n da, in orpel lata dei n o m i della patria, d e l la gi ustizia, del dove­
sulla quale, in uno o più momenti successivi, l'autore è intervenuto re, del sacrificio: (d e l la pelle degli a ltri.) Mi p ropon go vedere" ed espri m e re,
con successivi inserimenti, che altro non sono che varianti tardive. In e n on p e r ambage ma per chiaro lati n o, ciò che a pen a è travisto e sem p re e
questa prospettiva, e per casi particolari, potrebbe essere utile modifica­ can on icamente è taci uto n e' n o b i l i ci ca lari d e l l e perso n e da be n e : q ue' modi
re il punto di vista da cui studiare la genesi del testo e non adottare e q ue' p roce d i m enti oscuri dell 'essere che perten gon o alla zon a dell'i n co n ­
necessariamente l'ultima lezione ricostruibile dal manoscritto, ma la scio, q u egli i m p u lsi a n i m a l i a n o n d i re a n i m <a l>esc h i da i ' Plato to pici zzati
prima lezione base compiuta, sulla quale si sono depositati gli inseri­ n e l l ' e pi0u m eti ko n cioè n e l pacco a d d o m i n a l e, n e l vaso d e l l e [1 9 ] tri p p e : i I
menti. Ciò può essere praticabile non tanto nel caso di manoscritti q u a l i h a n no ta nta e ta lora p re m i n e nte parte n ella bieca storia d egl i o m i n i, in
inediti dei quali si debba procurare l'edizione critica, dove a testo è q u e l la d e l l ' o m o i n d ividuo, co m e i n q u e l l a d ' og n i a ggregazio n e d i o m i n i .
opportuno ricostruire l'ultima lezione dell'autografo (come nell'esem­ Non pa l ese o m eglio n on accetto a l l a sublime d ia lessi d i alcu n i sto rici de' m i ei
pio proposto di seguito - cfr. F I G . 8 -, ricavato dalla prima stesura del stiva li, p u re u n merdoso lezzo redo l e su dal ca ldero n e della istoria, a l rabido
pamphlet Eros e Priapo, scritto da Gadda nel 1944-45 e pubblicato solo al l ivido, a l lo sp ettra l e d i pa n a rs i d e l l a tesi : d e l l 'a ntitesi : d e l la si ntesi. b Tesi
nel 1967, per cui cfr. Italia, Pinotti, 2008), ma con redazioni mano­ ladra, a ntitesi maiala, e ruffia na si ntesi. Che ci bal l a n o la loro ossitona zocco­
scritte anteriori di testi poi pubblicati in rivista e/o volume, dove mette­ la nte giga d'attorn o, d'attorn o al san gue, alla vergogna e al dolore, com e le
re a testo la prima stesura permette di distinguere facilmente i due tipi tre stregh e shakespearia n e da torn o la pe ntola de' loro m a l efiiì:
di varianti, immediate e tardive, nella doppia fascia di apparato, gene­
tica ed evolutiva, e dove spesso l'ultima lezione del manoscritto è pres­ double double toi l a n d trouble:
soché identica a quella della prima stampa. fi re, b u rn , a n d ca u l d ron bu bble.
È significativo che da queste osservazioni (che potranno trovare confer­
me o smentite da ulteriori, prossime edizioni) si ricavi, concordemente « Ita lian i! vi esorto alle istorie». Tra le quali ci guazza d i m olto dolore e d i m o l­
con le osservazioni sulla tradizione a stampa dell'opera gaddiana, una to sa ngu e, mi pare a me. «Vi esorto a l l e istorie».
messa in crisi - non sistematica, ma relativa alla situazione storica dei
singoli testi - del principio dell'ultima volontà dell'autore: nelle stam­ [ Ri 1 8 ) interpetrare e perscrutare] 'interp<retare > 2 scrutare ➔ T e] ins. in rigo
pe, per l'importanza che assumono, nella prospettiva di un classico del canonicamente) sps. a regolarmente impulsi animali a non dire animaleschi)
Novecento e della tradizione che in quanto classico costituisce, le prime 'animaleschi impulsi ➔ T (animaleschi da animalesche/ da i' Plato topicizzati) che Plato
edizioni rispetto alle ripubblicazioni tardive o "ultime"; nei manoscrit­ topicizzava ➔ T cioè] sps. a ossia nel vaso) sts. a nel calderone
ti, per l'opportunità, in casi particolari, di non mettere a testo l'ultima, [19) palese o meglio non accetto) palesi o meglio non accetti ➔ T alla) riscr. e non
ma la prima lezione compiuta, ossia quel testo base su cui Gadda eser­
cita i suoi pirotecnici virtuosismi linguistici, per una più agevole annotare
comprensione dell'intero processo correttorio/variantistico. di tesi, antitesi, sintesi.

112 113
1
cass. alcuni] 'alcuni 2 taluni 3taluni ➔ T calderone] 'tripposo calderone 2caldero­
FI G U RA 8
ne tripposo ➔ T al rabi d o al livido, allo spettrale dipanarsi] 'fra il ➔ lo rabido
Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo, Redazione A, cap. 1 [Ri 18]
dipan < arsi> 2 allo livido, al rabido, allo /da al) spettrale dipanarsi ➔ T tesi: dell'anti­
tesi: della sintesi] da tesi, dell'antitesi e della sintesi al sangue, alla vergogna] al
da ali da torno] sps. a dattorno pentola] sps. a pignatta na pignatta] prima il) dolore
e di molto sangue] sps. a sterco

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Risorse in Rete di filologia d'autore


Filologia d'autore (http://www.fil ologiada utore.it)
Portale dedicato alla filologia d'autore con materiali relativi alla storia, ai meto­
di e alle edizioni on line, elaborato dal Dipartimento di Filologia e Critica
dell'Università degli Studi di Siena.

Digita! Variants (http:/ /www.digitalvaria nts.org)


Archivio digitale di testi di autori contemporanei fondato nel 1996 dal
� epar���nt of ltalian dell'Università di Edimburgo allo scopo di «rendere
d1spomb1li su rete testi di autori viventi in vari "passaggi" o stadi di scrittura».
Presenta edizioni diplomatiche o diplomatico interpretative di alcuni autori

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Università di Berna
Letteratura italiana

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