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BUON GOVERNO E TIRANNIDE

I temi del buon governo e della tirannide sono al centro delle opere di Jean Bodin e di Althusius. Bodin è il
teorico del moderno concetto di sovranità, inteso come potere assoluto e perpetuo proprio dello Stato.
Secondo Althusius, invece, la sovranità appartiene alla comunità politica nel suo insieme, cioè al popolo, il
quale sceglie un proprio rappresentante e gli conferisce alcune funzioni di governo, ma solo ed
esclusivamente perché le eserciti nell’interesse della comunità politica. Per questo, se chi governa esercita
le funzioni che gli sono state attribuite dalla comunità in modo iniquo o in vista di un interesse personale, è
legittimo e doveroso da parte della comunità politica mettere in atto una serie di misure di resistenza a
questo comportamento, fino ad arrivare alla sua destituzione o addirittura il tirannicidio (se necessario)
(diritto di resistenza).
Althusius e Bodin sono due voci estremamente importanti all’interno di un dibattito dottrinale molto
ampio. A partire dalla pubblicazione dell’opera di Bodin, moltissimi giuristi riflettono e scrivono intorno al
problema della sovranità: come la si debba intendere, anche a seconda delle differenze storico-geografiche.

Bodin e gli altri autori che riflettono intorno al problema della sovranità continuano a citare una serie di
opere e luoghi celebri della scienza giuridica tardo-medievale, a partire da un complesso di trattati di
Bartolo da Sassoferrato (metà Trecento), in cui Bartolo sviluppa la sua riflessione intorno al governo della
civitas, alle forme di governo, al concetto di buon governo e di tirannide come governo degenerato.

Il tema della tirannide nella tradizione di pensiero politico e giuridico occidentale


Il tema del buon governo e della tirannide è uno dei grandi temi della cultura medievale, infatti ritroviamo
nell’arte molte testimonianze che hanno ad oggetto questi temi (cfr. allegoria del buon governo, Siena).
Il tema della tirannide è un classico su cui si era già esercitata la filosofia e la politica antica, in particolare
fra gli autori più importanti su questo tema troviamo Erodoto, Platone, Plutarco, Polibio; avevano riflettuto
sul problema delle forme di governo rette e delle forme di governo degenerate.
Secondo Erodoto, la tirannide è la forma (di governo) degenerata della monarchia. Per Aristotele (IV sec. a.
C.) e, in modo analogo, per san Tommaso (XIII sec. d.C.), i due termini “tirannide” e “monarchia” sono
ancora fortemente contrapposti: il re è rappresentato come il principe legittimo di un governo bene
ordinato, o più in particolare, per la tradizione tomista, bene fondato da Dio. Per converso, nella tradizione
aristotelico-tomista, il tiranno è un usurpatore del potere e la tirannide è una forma di governo illegittima o
illegale. Tommaso d'Aquino, nel De regimine principum (1300 ca.) individua due ipotesi di tirannide:
- Tiranno absque titulo, che si dà quando chi esercita il potere non ha un titolo legittimo per
governare;
- Tiranno quoad exercitium, che si dà quando chi governa ha una legittimazione, ma abusa del suo
potere, ponendosi contro la legge.
Questa è la tradizione che arriva a Bartolo, che riprende e sviluppa questa distinzione nella sua teoria della
tirannide, la quale verte intono a due figure di tiranno, che egli ridefinisce come:
- Tiranno ex defectu tituli, a cui manca un titolo legittimo per governare;
- Tiranno ex parte exercitii, colui che ha titolo per governare (e quindi è un governante legittimo),
ma nell’esercizio del suo potere trasgredisce le leggi del suo paese, scadendo nell’illegalità.

Lo schema classico che si era definito contemplava tre forme di governo rette, perché indirizzate al bene
comune:
- Monarchia = governo di uno solo, che governa in modo retto e giusto;
- Aristocrazia = governo dei migliori (pochi ma buoni), che governano in modo retto;
- Democrazia = governo della comunità politica, che riesce in armonia ad autogovernarsi attraverso
un sistema di elezione delle magistrature, in particolare sul modello della polis greca, cioè della
piccola comunità. Questo è il modello di riferimento dei comuni medievali, che ambiscono, e sotto
certi aspetti riescono, ad autogovernarsi in forma democratica.
A queste tre forme di governo rette corrispondo tre forme di governo degenerato, che si hanno quando la
forma di governo di base opera non più nella direzione del bene comune e della giustizia, ma in modo
iniquo;
- Tirannide;
- Oligarchia;
- Oclocrazia.
In questa tipologia classica, il concetto di tirannide indica una forma specifica di governo degenerato: il
governo di uno solo che governa in modo iniquo, nel proprio interesse o solo nell’interesse di una parte del
popolo. In questo senso in Aristotele troviamo una netta contrapposizione fra i concetti di monarchia e
tirannide. Per Bartolo la tirannide diventerà la forma di governo iniquo per eccellenza: non solo il governo
iniquo di uno solo, ma anche di un gruppo ristretto o della comunità politica. Dunque la tirannide assorbe
oligarchia e oclocrazia.

La tirannide come violazione di un complesso di valori morali, giuridici e religiosi


Alla base del ragionamento sulla tirannide c’è un’ideologia della città, propria della tradizione di pensiero
occidentale, che vede il governo della cosa pubblica fondato su un insieme di valori morali, giuridici e
politici, fra loro strettamente legati, e necessariamente rivolto al bene comune. Alla base c’è un’idea di
politica, come arte del vivere in comune, avendo come fine costante il bene comune, che affonda le radici
nella classicità. Il tiranno si presenta, nella tradizione di pensiero occidentale, come l’antitesi di questa
visione della politica, che possiamo definire latamente democratica, e dei valori che ne sono alla base: è in
sostanza colui che nega la libertà di espressione, nega un ruolo al consenso della comunità nelle scelte di
governo, nega il principio della soggezione di tutti (anche di se stesso) alle leggi della comunità politica. Il
concetto di tirannide è dunque nella nostra tradizione un concetto molto versatile, che è stato usato per
caratterizzare e marchiare d’infamia qualunque uso eccessivo del potere, temporale o spirituale.

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