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Piano dell'opera:

STORIA D'ITALIA
Voi. I
476-1250
STORIA D'ITALIA
Voi. II
1250-1600
STORIA D'ITALIA
Voi. I l i
1600-1789
STORIA D'ITALIA
Voi. IV
1789-1831
STORIA D'ITALIA
Voi. V
1831-1861
STORIA D'ITALIA
Voi. VI
1861-1919
STORIA D'ITALIA
Voi. VII
1919-1936
STORIA D'ITALIA
Voi. VIII
1936-1943
STORIA D'ITALIA
Voi. IX
1943-1948
STORIA D'ITALIA
Voi. X
1948-1965
STORIA D'ITALIA
Voi. XI
1965-1993
STORIA D'ITALIA
Voi. XII
1993-1997
M O N T A N E L L I CE RV I
STORIA
D'ITALIA
1919 1936
INDRO MONTANELLI
L'ITALIA IN CAMICIA NERA
Dal 1919 al spennalo 192$
INDRO MONTANELLI | MARIO CERVI
L'ITALIA LITTORIA
Dal 1925 al 1936
STORIA D'ITALIA
Voi. VI I
EDIZIONE PER OGGI
pubblicata su licenza di RCS Libri S.p.A., Milano
2006 RCS Libri S.p.A., Milano
Questo volume formato da:
Indro Montanelli
LItalia in camicia: nera
1976 Rizzoli Editore, Milano
1999 RCS Libri S.p.A., Milano
Indro Montanelli - Mario Cervi
Eltalia littoria
1979 Rizzoli Editore, Milano
1999 RCS Libri S.p.A., Milano
Progetto grafico
Studio Wise
Coordinamento redazionale: Elvira Modugno
Fotocomposizione: Compos 90 S.r.l., Milano
Allegato a OGGI di questa settimana
NON VENDIBILE SEPARATAMENTE
Direttore responsabile: Pino Belleri
RCS Periodici S.p.A. Via Rizzoli 2 - 20132 Milano
Registrazione Tribunale di Milano n. 145 del 12/7/1948
Tutti i diritti di copyright sono riservati
~Y~^alla violenta irruzione del fascismo nella vita politica italia-
m mna, alla sua trasformazione in regime, alla sua conquista to-
JL^r tale dello Stato e dei suoi apparati, a quelli che Renzo De Fe-
lice defin gli anni del consenso, alla vittoriosa impresa d'Abissi-
nia, alla proclamazione dell'Impero. Questi anni di storia d'Italia
coincidono con la vicenda personale di Benito Mussolini - un oscu-
ro maestro di provincia che era stato, di volta in volta, un agitatore
socialista, un deciso avversario della campagna libica, un ecceziona-
le giornalista, un convinto interventista, un irriducibile avversario
dei socialisti e della sinistra rivoluzionaria nell'immediato dopoguer-
ra. Mussolini conquista il potere attraverso un simulacro di rivolu-
zione che sarebbe stato facilissimo evitare se ci che rimaneva dello
Stato liberale e Casa Savoia avessero avuto il coraggio di ordinare
all'esercito di disperdere la massa sbandata di camicie nere che mar-
ciava su Roma forte solo della altrui debolezza. Cos non fu e Mus-
solini prese il potere, benedetto anche da quei liberali che pensavano
di servirsene e poi di scaricarlo. Si sbagliarono: Mussolini era un
animale politico dal fiuto incredbile. Si impadron dello Stato, so-
pravvisse alla crisi del delitto Matteotti, istitu di fatto il regime con
il famoso discorso del 3 gennaio 1925, avvi una politica economica
che diede buoni risultati, avvi la grande stagione delle opere pub-
bliche (soprattutto la bonifica dell'Agro Pontino), istitu lo Stato cor-
porativo... In Europa e nel mondo personaggi insospettabili (Chur-
chill, per esempio) lo ammiravano e stimavano, l'opposizione antifa-
scista era, come disse Giorgio Amendola, ridotta a un pugno di idea-
listi perseguitati in Italia e all'estero. Mussolini avrebbe potuto co-
gliere quel momento per giungere a una pacificazione definitiva del
Paese (perfino i suoi oppositori pi strenui sembravano rassegnati
ad accettarla), invece, inebriato dal successo della guerra d'Africa,
si illuse che l'Italia fosse una grande potenza militare e su questo, co-
me un giocatore d'azzardo, punt tutto: nel giro di pochi anni avreb-
be perso tutto e condotto alla rovina l'Italia.
INDRO MONTANELLI (Fucecchio 1909 - Mi l ano 2001) stato il pi
grande giornalista italiano del Novecento. Laureat o in legge e in
scienze politiche, inviato speciale del Corriere della Sera, fonda-
tore del Giornale nuovo nel 1974 e della Voce nel 1994, tor-
nato nel 1995 al Corriere come editorialista. Ha scritto migliaia
di articoli e oltre ci nquant a libri. Tra i suoi ultimi successi, tutti
pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Le stanze (1998), Lltalia del Nove-
cento (con Mario Cervi, 1998), La stecca nel coro (1999), Lltalia del
Millennio (con Mario Cervi, 2000), Le nuove stanze (2001).
MARIO CERVI nat o a Cr ema (Cremona) nel 1921. Laureat o in leg-
ge, ufficiale di fanteria dur ant e il secondo conflitto mondi al e, per
molti anni stato inviato speciale del Corriere della Sera, arti-
colista e inviato del Giornale e della Voce. E stato di r et t or e
del Giornale dal 1997 al 2001. Tra le sue oper e ri cordi amo Sto-
ria della guerra di Grecia (1965; ed. BUR 2001), Mussolini - Album
di una vita (Rizzoli 1992), / vent'anni del Giornale di Montanelli
(con Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Rizzoli 1994).
Indro Montanelli
L'ITALIA
IN CAMICIA NERA
(1919-3 gennaio 1925)
AVVERTENZA
Sebbene io non dia molta importanza alla cosiddetta periodizzazio-
ne, mi parso giusto racchiudere in un volume la vicenda della
conquista del potere da parte di Mussolini dalla fondazione dei Fa-
sci (1919) alla instaurazione della, dittatura (3 gennaio 1925), e
non alla marcia su Roma, che d quella conquista fu soltanto un
episodio. La vera svolta infatti non fu quella, come credo di aver
spiegato in questo libro, ma il discorso col quale, dopo le convulsio-
ni provocate dal caso Matteotti, il riluttante Mussolini liquid il
vecchio regime e ne fond, o credette di fondarne, uno nuovo.
Naturalmente questo non che il prologo alla storia dell'Italia
fascista, e ne prevede la continuazione. Ma non so pi quando po-
tr darla al lettore. Scrivo queste parole alla vigilia del 20 giugno
[1976], e molto dipende - si capisce- dall'esito di queste terrbili
elezioni. Ma in qualunque modo vadano, la situazione a cui da-
ranno avvo certamente di quelle che concederanno ben scarso
margine per lo studio e la riflessione a un giornalista impegnato co-
me me nella battaglia politica, fino alla cima dei capelli.
Non so quindi, caro lettore, quando torneremo a incontrarci sul
banco di libreria. Ma sappi che la mia non una diserzione; solo
un trasferimento - speriamo temporaneo - di "servizio" in zona pi
disagiata.
I. M.
CAPITOLO PRIMO
L' UOMO NUOVO
Il 31 di cembr e del 1920, moki italiani det t er o addi o all' an-
no che fi ni va convinti che con quel l o nuovo sarebbe comi n-
ciata l a normal i zzazi one. La crisi economi ca er a t ut t or a
acuta. Le i ndust ri e st ent avano a riconvertirsi alla pr oduzi o-
ne di pace ed er ano minacciate dalla penur i a di mat eri e pri -
me, e speci al ment e del car bone, per ch i Paesi forni t ori ne
avevano ri dot t i gli appr ovvi gi onament i . La spi nt a inflazio-
nistica, con l a conseguent e sval ut azi one della monet a, er a
forte, e soprat t ut t o le cat egori e a r eddi t o fisso ne er ano gra-
vement e colpite. Lo Stato era i ndebi t at o fino al collo. La di-
soccupazi one i n aument o. Ma sei mesi pr i ma era t or nat o al
gover no Gi ovanni Giolitti. E t ut t i pensavano che il vecchio
navi gat ore non avrebbe ri preso i l t i mone della barca se non
fosse stato sicuro di pot er l a r i met t er e in rot t a.
Sebbene avesse gi set t ant ot t o anni e gli ul t i mi sei li aves-
se quasi tutti trascorsi nel suo rifugio pi emont ese al di fuori
del l a mi schi a, Giolitti di most r ava, ol t r e alla solita assol ut a
padr onanza della macchina governat i va, il fiuto e il t em-
pi smo dei suoi gi orni mi gl i ori . Le elezioni ammi ni st r at i ve
da lui i ndet t e in a ut unno avevano segnat o lo stallo, e qua e
l il decl i no dei socialisti, che dalla fine della guer r a in poi
avevano t enut o i n subbugl i o i l Paese coi l or o sci operi sel-
vaggi, le l oro violenze, il l oro i nsurrezi onal i smo velleitario e
parol ai o. E il 4 novembr e le ceri moni e per il secondo anni -
versari o della vittoria, che l ' anno pr i ma Nitti si er a rifiutato
di cel ebrare per paur a di di sordi ni sovversivi, si er ano svol-
te sol ennement e e senza i nci dent i .
Ma l a pr ova pi convi ncent e del l a gener al e vol ont di
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pace l' aveva offerta la l i qui dazi one del l ' avvent ura fiumana.
Nitti non aveva osat o scacciare D' Annunzi o dalla citt: er a
sicuro che non solo i nazionalisti avr ebber o messo a soqqua-
dr o le piazze, ma che anche l' Esercito, o al meno alcuni suoi
r epar t i , avr ebber o di sobbedi t o e sol i dari zzat o col Poet a.
Giolitti r i t enne che quest o pericolo fosse or mai di l eguat o, e
i fatti gli det t er o ragi one. Qua ndo il general e Caviglia gl' in-
gi unse di sgombr ar e la citt, i nvano il Poeta lanci un dr am-
matico appel l o all' Italia per ch scendesse per le st rade a im-
pedi r e il Natale di sangue o a vendi carl o. St anca dei suoi
istrionismi, l' Italia non si mosse, i soldati fecero il l oro dove-
r e, e il Poet a dovet t e mal i nconi cament e ri t i rarsi nel l a sua
villa di Gar done bi asci ando invettive cont r o una pat ri a a cui
le feste sembr avano st are pi a cuor e dell' italianit di Fiu-
me.
Quest ' ul t i ma mossa, che ci riaccreditava presso gli Alleati
e segnava la fine di una pericolosa t ensi one con la Jugosl a-
via, Giolitti non l' aveva t ut t avi a i mpr ovvi sat a. Essa er a il
frutto di una l unga e delicata manovr a sotto banco, intesa a
isolare D' Annunzi o da Mussolini. Quest i era stato, al meno a
par ol e, i l pi gr ande sost eni t ore del l ' i mpr esa fi umana. Ma
Giolitti si era accorto che si t rat t ava appunt o solo di parol e.
In real t Mussolini aveva dat o a D' Annunzi o il suo appog-
gio per ch quest o at t i rava mol t e r ecl ut e sot t o l a bandi er a
del l a forza politica ch' egl i aveva comi nci at o a or gani zzar e
fin dal mar zo del ' 19: il Fascio. Ma di D' Annunzi o voleva ser-
virsi, non servirlo. Per cui dappr i nci pi o ag come suo l uogo-
t enent e; ma poi, via via che la sua forza cresceva e gli ent u-
siasmi per Fi ume s' i nt i epi di vano, comi nci a pr e nde r e da
lui le distanze, anche se non scoper t ament e.
Di quest a compl essa vi cenda, da r e mo maggi or i det t agl i
pi avanti. Ma per or a si pu, all' ingrosso, ri assumerl a cos.
La pr i ma seria frizione fra i due uomi ni avvenne al momen-
t o del t r at t at o di Rapal l o che lasciava l a Dal mazi a - me no
Zara - alla Jugosl avi a, e faceva di Fi ume una citt libera,
cio un piccolo Stato i ndi pendent e. Ment r e D' Annunzi o de-
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finiva quest o t rat t at o un t r adi ment o, Mussolini sul Popolo
d'Italia lo salutava come il mi nor e dei mali. Quest o gli val-
se la defezione di alcuni seguaci, i ndi gnat i dal voltafaccia,
ma gli pr ocur un alleato, Giolitti, che della r ot t ur a fra i due
uomi ni approfi t t per isolare e l i qui dare quello ch' egli con-
si derava i l pi peri col oso. Nat ur al ment e Mussolini i nsorse
cont r o il Natale di sangue e denunzi con par ol e di fuoco
il fratricidio. In realt era ben cont ent o della ingloriosa fi-
ne del l ' avvent ura fi umana, che l o liberava di uno scomodo
alleato e di un pericoloso rivale.
A Mussol i ni , Giolitti non dava mol t a i mpor t anza. Er a
convi nt o che il suo Fascio non fosse che uno dei tanti grup-
puscoli nati nel di sordi ne del dopoguer r a e destinati a dis-
solversi con la normal i zzazi one. Anzi si pr oponeva di st ru-
ment al i zzarl o per t ener e in ri spet t o i socialisti. E lo disse an-
che a Sforza, che invece se ne most rava pr eoccupat o: Sono
dei fuochi d' artificio, che fanno mol t o r umor e ma si spen-
gono r api dament e.
E mai pronost i co ebbe una pi cl amorosa sment i t a.
Beni t o Mussolini era nat o nel l "83 a Dovia, una frazione
di Pr edappi o i n quel di Forl. Suo padr e Al essandro veniva
da una famiglia di piccoli col t i vat ori di r et t i che, andat i i n
rovi na, avevano dovut o vender e il poder e, e gestiva un' offi-
cina di fabbro, ma ci si dedi cava poco, t ut t o pr eso com' er a
dal l a pol i t i ca. Militava nel par t i t o socialista, che al l ora si
chi amava internazionalista e che ancor a non si er a libera-
t o dal l a sua mat r i ce anar chi ca. Di quest a mat r i ce por t ava
egli stesso ben visibili le st i gmat e nel suo acceso massimali-
smo, che gli valse pr i ma l'ammonizione, eppoi la pr i gi one per
sei mesi . Ammi r at or e di Cost a e di Ci pr i ani , ebbe anche
qual che par t e nella politica locale fino a di vent are prosi nda-
co. Ma come padr e di famiglia lasciava pi ut t ost o a desi dera-
re. A mandar l a avant i pr ovvedeva la mogl i e, Rosa Mal t oni ,
che faceva la maest ra el ement ar e e t eneva scuola in casa, in
una st anzucci a annessa alla cuci na. Di est r azi one e forma-
zione piccolo-borghese, essa era l' antitesi del mari t o: devot a
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alla Chiesa e attaccata al l ' ordi ne t radi zi onal e. Aveva vol ut o
il mat r i moni o rel i gi oso (e Al essandr o se n' er a scusat o coi
compagni di cendo: Sono un ateo, ma un at eo i nnamorat o)
e il bat t esi mo dei figli. Ma, quant o alla l oro educazi one, ave-
va lasciato fare al mari t o.
Mol t i storici di cono che Al essandr o cont mol t o per l a
f or mazi one di Beni t o. Ma quest o ci s embr a che valga solo
per il carat t ere, i cui segni eredi t ari sono evi dent i . Lo stesso
nome gli fu dat o in omaggi o a Beni t o Juar ez, il rivoluziona-
rio messicano che pochi anni pr i ma aveva fatto fucilare l' im-
per at or e Massimiliano, cos come suo fratello ebbe quello di
Ar nal do i n omaggi o ad Ar nal do da Bresci a. Ma sul pi ano
ideologico non si vede che cosa Al essandro pot esse i nsegna-
r e al figlio per ch nel l a sua testa c' era sol t ant o una gr an
confusione, come risulta dai pochi scritti in cui si ci ment , e
nei quali si l eggono pensi eri di quest o gener e: Il socialismo
la scienza e l' excelsior che i l l umi na il mondo. E una subli-
me ar moni a di concetti, di pensi ero e d' azi one che pr ecede
al gr an car r o del l ' umano pr ogr esso nella sua marci a t ri on-
fale verso alla gr an mt a del bello, del giusto e del vero.
Mol t o pi che di quest i afori smi , il r i vol uzi onar i smo di
Mussolini dovet t e nut ri rsi della mi seri a e delle frust razi oni
che lastricano la sua fanciullezza e adol escenza. Sua sorella
Edvi ge raccont a che il bambi no ri mase mut o fino a t re anni ,
t ant o che l o por t a r ono da un dot t or e, i l qual e avr ebbe ri-
sposto: Parler, state tranquilli, par l er anche t r oppo: un
or oscopo che ci s embr a un po' cost r ui t o a posteriori, e che
c omunque dappr i nci pi o non t r ov conf er ma. Fi no al l ' et
dei pant al oni l unghi , il ragazzo par l poco e quasi soltanto
sotto lo stimolo dell' ira. Solitario e scontroso, t rascorreva le
sue gi ornat e sui campi senza altri r appor t i coi suoi coet anei
che di risse e cazzottate. Qua ndo t or nava pest o a casa, suo
padr e l'aizzava a vendi carsene. E questi furono i veri influs-
si ch' egli esercit su di lui.
Per fargli finire le el ement ari , sua madr e dovet t e met t er-
cela t ut t a. Dopodi ch essa esigette che il ragazzo fosse man-
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dat o al collegio dei salesiani di Faenza, il qual e pr ovvi de a
dar e l' ultimo ritocco alla sua prot ervi a. Abi t uat o a dor mi r e
col fratello in cuci na su un mat erasso i mbot t i t o di foglie di
gr ant ur co e a mangi ar e mat t i na e sera una zuppa di pi ada e
di ver dur a, Beni t o soffr non della ferrea di et a del refetto-
ri o e del pa ne pi eno di f or mi che, ma della di vi si one della
mensa in t re r epar t i secondo la classe sociale degli allievi, e
della sua rel egazi one i n quella dei poveri . Ne mme no fra di
essi si fece degl i amici. Per i suoi cont i nui atti di ri bel l i one
pass da un castigo all' altro, fi nch un gi orno ricorse al col-
tello ficcandolo nella coscia d' un compagno. E fu espulso.
A cont i nuar e gli st udi lo ma nda r ono al Giosu Car duc-
ci di Forl i mpopol i , di ret t o dal fratello del poet a, Valfredo.
Beni t o ci arri v con l ' aureol a dell' accoltellatore, che in Ro-
ma gna s empr e mol t o appr ezzat a, ci r i mase set t e anni , e
ne usc nel ' 901 col di pl oma di maest r o. Anche qui t rov i l
modo di farsi espel l ere per i ndi sci pl i na; ma Car ducci , che
aveva un debol e per lui, gli consent di segui t are a frequen-
t ar e le lezioni come esterno. Dalle t est i moni anze dei suoi
compagni di scuola, risulta ch' egli non ne cerc mai l' amici-
zia, ma solo l a sot t omi ssi one. Non voleva essere amat o, ma
solo t emut o e ammi r at o, e per quest o ri correva a gesti tea-
trali come quando, incaricato dagl ' i nsegnant i di commemo-
r ar e Verdi , ne pr es e s punt o pe r uno s pr ol oqui o pol i t i co
cont r o la borghesi a e il capitalismo che mise nei guai il po-
vero Carducci . Come proftto, se la cavava abbast anza bene,
ma senza mol t o applicarsi. Fin da allora rivelava una straor-
di nari a facilit a i mpadr oni r si subito d' un ar goment o r i du-
cendol o al l ' essenzi al e: il che gli evi t ava Io sforzo di ap-
pr of ondi r l o. Ma sui libri di testo ci stava poco. Preferi va i
r omanzi , sopr at t ut t o quel l i sociali di scuola francese, da
Hu g o a Zola; e per l eggerl i in pace si ri t i rava nel l a t or r e
campanar i a. Ma seguiva anche i giornali, quando riusciva a
pr ocur ar sene.
Sui sedici anni prese cont at t o con la locale sezione socia-
lista, ma non risulta che vi abbia militato at t i vament e. Infat-
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ti non ost ent mai il distintivo d' obbligo dei socialisti r oma-
gnoli: la cravatta rossa. Rimase sempr e fedele a quella nera,
ch' er a i l di st i nt i vo, al t r et t ant o d' obbl i go, dei r epubbl i cani .
Anche come l et t ur e, alla politica non dedi cava mol t o t em-
po, forse svogliato dai cattivi compendi di mar xi smo che suo
padr e gli aveva pr opi nat o da bambi no, e oltre i quali sareb-
be andat o poco anche da gr ande. Il suo socialismo era quel-
lo de / miserabili, nonch degli opuscoli e degli articoli di Co-
sta, di Cafi ero, di Ci pr i ani e degl i al t ri i nt ernazi onal i st i
che allora andavano per la maggi or e. Forse l' unico classico
del socialismo che gli ent r nel sangue come i l pi conge-
niale fu Babeuf, di cui lesse quasi t ut t o e su cui compose an-
che del l e cattive poesi e di s t ampo car ducci ano. Come non
ebbe amici, cos non ebbe amori . La sua scuola di gal ant eri a
fu il bor del l o, di cui conser v s empr e lo stile gr ossol ano e
spicciativo. Orgogl i oso del l a pr opr i a virilit, l a t rovava in-
compat i bi l e con l ' abbandono e l a t ener ezza. Del l e mol t e
donne della sua vita, non si concesse a nessuna, t r anne for-
se l ' ul t i ma, Cl aret t a. Le pr e nde va come i l gallo p r e n d e l a
gallina.
Il di pl oma di maest r o con cui t or n a casa nel ' 901 non
gli serv a t r ovar e un post o. Cer c di r ender si ut i l e da ndo
una mano al padr e nell' officina, ma con poco cost rut t o per-
ch ent r ambi det est avano il l avoro; e i nt ant o pr endeva le-
zioni di violino da un maest r o locale, un cert o Mont anel l i ,
che bene o mal e gl ' i nsegn a st ri mpel l arl o. Sebbene segui-
tasse a procl amarsi socialista, attivit politica non ne svolse.
Le sue ambi zi oni s embr avano pi che al t ro l et t er ar i e per -
ch la maggi or par t e del t empo lo passava a but t ar gi ab-
bozzi di r omanzi che poi lasciava r egol ar ment e a mezzo. Fi-
nal ment e il comune socialista di Gual t i eri gli offr una sup-
pl enza, che gli serv solo a capi re di essere poco vocato alla
pedagogi a. Alla fine del l ' anno scolastico egli scrisse all' unico
compagno di scuola con cui era ri mast o in cor r i spondenza,
Bedeschi , che lasciava il post o per ch non lo pagavano ab-
bast anza. Ma ment i va. Non gli r i nnovavano l' incarico per -
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che, appena arri vat o, aveva sedot t o una gi ovane sposa che,
cacciata di casa dal mari t o, era andat a a vivere con lui: cosa
che aveva scandalizzato anche i socialisti, pr opugnat or i del
libero amor e, pur ch prat i cat o l ont ano dalle l oro mogli.
Fu allora che decise di emi gr ar e in Svizzera.
Vi gi unse nel l ' est at e del ' 902, e ci r i mase quasi due anni e
mezzo, salvo un breve r i mpat r i o per una mal at t i a di sua ma-
dr e. Fu, per l a sua formazi one, un per i odo i mpor t ant e, ma
non per l' esperienza prol et ari a vissuta e sofferta del i berat a-
ment e, come di cono al cuni suoi apol oget i . Mussol i ni fece
anche il manoval e, il magazzi ni ere e altri umili mestieri per-
ch l e ci rcost anze qual che vol t a ve l o cost r i nser o. Ma i n
realt sin dappr i nci pi o egli cerc di met t er e a frutto la pr o-
pr i a superi ori t d' i nt el l et t o e di cul t ur a sugli altri emi grat i
- povera gent e analfabeta o semianalfabeta - dandosi ad atti-
vit organizzative e pr opagandi st i che. Che la politica segui-
tasse a interessarlo rel at i vament e, lo di most ra il fatto ch' egli
non cerc contatti con l ' ambi ent e i nt ernazi onal e dei rivolu-
zionari eur opei , che allora avevano in Svizzera una delle lo-
ro pi fiorenti cent ral i . Fra gli altri c' era anche Leni n, con
cui par e che una volta si sia i ncont rat o ma senza sapere chi
fosse per ch por t ava un al t ro nome. Mussolini non er a at-
t rat t o dai l oro probl emi dot t ri nari . Voleva soltanto risolvere
quello suo personal e con qual che attivit che lo esentasse dal
lavoro manual e. E perci prese cont at t o col sindacato italia-
no dei mur at or i da cui ebbe un sussidio, e col gi ornal e L'av-
venire del lavoratore, di cui ot t enne la collaborazione. Fur ono
questi i pri mi effettivi r appor t i ch' egli strinse col part i t o so-
cialista, e lo fece per sbarcare il l unari o. I provent i che ne ri-
cavava e r a no scarsi. Ma ebbe modo di rivelarsi anche a se
stesso, come un efficace comi zi ant e e un pol emi st a incisivo.
Sebbene poveri di cont enut o e ancor a pi eni di smagl i at ure,
sul livello medi o della pubblicistica socialista di allora, i suoi
articoli facevano spicco per concretezza e polposit.
Un i nci dent e cont ri bu a r ender e vi eppi popol ar e il suo
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nome . Dopo un comi zi o a Ber na i n cui aveva i nci t at o alla
violenza, fu arrest at o e dopo due set t i mane di pr i gi one ac-
compagnat o alla frontiera. Ma in Svizzera le mi sur e di poli-
zia ha nno vi gore sol t ant o cant onal e, cio r egi onal e. Sic-
ch l' espulso pot r i ent r ar e da un al t ro Cant one, quel l o di
Losanna, dove l o ri chi amava una bella st udent essa polacca
con cui aveva intrecciato rel azi one. E fu qui che t or n dopo
il breve r i mpat r i o per la malattia di sua madr e. In Italia non
voleva r est ar e per ch di l a qual che mese la sua classe sa-
rebbe stata chi amat a di leva, ed egli aveva deciso di non pr e-
sent arsi per mani fest are pubbl i cament e i l suo ant i mi l i t ari -
smo. Infat t i nel l ' apr i l e del ' 904 fu di chi ar at o di ser t or e e
condannat o a un anno di recl usi one.
Un al t ro epi sodi o che cont ri bu alla sua popol ari t fu un
pubbl i co cont r addi t t or i o con un past or e pr ot est ant e sull' e-
sistenza di Dio. Raccolti in opuscol i , gli ar goment i addot t i
da Mussolini per negar l a appai ono ben pover a cosa. Ma ce
ne fu uno che trascin dalla sua l ' udi t ori o. Cavando di tasca
l' orologio, egli gri d: Se Dio c', gli d due mi nut i di t em-
po per fulminarmi. E i ncroci ando le braccia attese, impavi-
do e t eat r al e, la f ol gor azi one. Riscosse i nvece, al t er mi ne
del l a suspense, uno scrosci ant e appl aus o. Fu u n o dei suoi
pr i mi riusciti es per i ment i di mag a or at or i a, che gli valse
anche una qualifica di esperto di quest i oni religiose.
In apri l e fu di nuovo espul so per ch, essendogli scadut o
il passaport o e non pot endo ri nnovarl o per la sua condizio-
ne di di sert ore, ne aveva falsificato la dat a. Stavolta doveva-
no consegnar l o alla polizia italiana, che l o avr ebbe avviato
alla pri gi one. Ma a ppunt o per quest o i compagni, sia ita-
liani che svizzeri, or gani zzar ono tali mani fest azi oni di pr o-
testa anche sulla st ampa e in Par l ament o che la mi sur a fu
revocata, e il r epr obo, dopo un breve soggi orno in Ti ci no e
in Savoia, pot t or nar s ene a Losanna. Fu quel l a - di r pi
t ar di nel br eve saggio aut obi ografi co scritto nel car cer e di
Forl - un' estate di forte occupazi one intellettuale. Mant e-
nendosi alla meglio col solito l avoro propagandi st i co e i nt e-
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gr andone gli scarsi provent i con saltuari i mpi eghi , s'iscrisse
all' Universit per segui re i corsi di Vilfredo Paret o, il gr an-
de economi st a e soci ol ogo i t al i ano che sot t oponeva a una
critica demol i t ri ce la democrazi a e le ideologie che le fanno
da s uppor t o. Non ver o ch' egl i ebbe r appor t i di r et t i col
Maest ro, come di cono al cuni suoi biografi. Lo sment i sce l o
stesso Par et o i n una l et t er a a Placci: Mussolini venne ai
mi ei corsi , ma i o non l o conobbi per s onal ment e. E ver o
per che i l gi ovanot t o ri mase f or t ement e i mpressi onat o dal-
le sue lezioni: non t ant o forse per la profondi t del pensi ero
eh' egl i non er a i n gr ado di penet r ar e, quant o per ch esse
forni vano un punt el l o dot t r i nar i o alle sue i nt ui zi oni . Il di-
sprezzo per le t eori e umani t ar i e, la giustificazione della vio-
lenza come forza mot ri ce della Storia e il concet t o che que-
sta avesse a pr ot agoni st e le mi nor anze e non le masse, egli
gi li aveva nel sangue, eredi t at i dal padr e. Ma Paret o glieli
mise in bella copia, debi t ament e aut ent i cat i sul pi ano cultu-
rale.
Or a non frequent ava pi soltanto i poveri manoval i , ma
aveva allacciato r appor t i con per sone dest i nat e a cont are sul
seguito della sua avvent ura politica. Una di quest e era Gia-
cinto Menot t i Serrat i , un socialista di Onegl i a di poca scuola
e di scarse e abborracci at e l et t ure, ma r educe da avvent ur e
alla Jack London. A vent ' anni er a gi del egat o al pr i mo con-
gresso del par t i t o, quel l o di Genova che aveva pr ocl amat o
la scissione dagl i anar chi ci , dei qual i egli fu poi s empr e il
bersaglio. Lo consi deravano un t radi t ore e non smisero mai
di denunzi ar l o come agent e provocat ore e del at ore al servi-
zio del l a polizia: un' i nf ame cal unni a. Tut t a l a sua vita er a
stata un andi ri vi eni fra t r i bunal e e pr i gi one, i nt r amezzat o
da espat ri i e r i mpat r i i cl andest i ni . Aveva fatto il mozzo, lo
scari cat ore di por t o a Marsiglia, il t errazzi ere nel Madaga-
scar, il gi ornal i st a a New York, e finalmente er a appr odat o
in Svizzera in qualit di pr opagandi st a e organi zzat ore degli
emi grat i italiani. La sua amicizia con Mussolini - dest i nat a a
sfociare dieci anni pi t ardi nella pi accanita e irriducibile
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inimicizia - nacque sopr at t ut t o da una cert a affinit di t em-
pe r a me nt o. Anche Ser r at i er a un aut odi dat t a e un massi -
malista, senza originalit di pensi ero e i st i nt i vament e avver-
so ai Tur at i , ai Treves e agli altri intellettuali del par t i t o.
Ma, a differenza di Mussolini, sapeva anche r i der e, al meno
fi n quando non s' i mpermal i va per ch er a suscettibilissimo e
i ncapace di cont rol l are i pr opr i furori. Un per sonaggi o in-
somma di medi ocr e l evat ura, ma rispettabile sul pi ano uma-
no: coraggi oso, gener oso, onest o, sincero. Lo di most r con
Mussolini ai ut andol o f r at er nament e a scalare nel part i t o po-
sizioni s empr e pi al t e, senza mai i ngel osi rsene, cosa r ar a
fra i politici. Romper con lui uni cament e per ragi oni i deo-
logiche, e da allora gli sar nemi co nella stessa mi sura in cui
gli era stato amico.
Un al t ro utile i ncont r o fu per Mussol i ni quel l o con An-
gelica Balabanoff, per s onaggi o gi di not evol e ri l i evo nel
socialismo i nt er nazi onal e. Er a una russa di buona famiglia
bor ghese, che fin da gi ovani ssi ma si er a i mbr ancat a con
quel l a intellighenzia ri vol uzi onari a da cui veni vano anche i
Leni n, i Trotzky, e gli altri futuri gr andi del bolscevismo. A
spi nger cel a er a st at a l a ri bel l i one cont r o l a meschi ni t , l o
snobi smo provi nci al e, il sussiego di casta, i t ab del suo ce-
to. Essa stessa ha raccont at o che, per una ceri moni a nuzi al e,
suo zio aveva fatto f er mar e un t r eno per dar e t empo agl' in-
vitati di fare i br i ndi si d' us o me nt r e gli al t ri vi aggi at ori
aspet t avano r assegnat ament e sedut i sui l oro bagagli. A ven-
t i due anni er a espat ri at a e aveva gi rovagat o per i Paesi occi-
dent al i , guadagnandosi l a vita come t radut t ri ce per ch ave-
va, come tutti i russi, gr an disposizione alle l i ngue, e ne par -
lava cor r ent ement e ot t o. Gli anni pi felici li aveva trascorsi
in Italia, dove fra l' altro aveva segui t o le lezioni di Ant oni o
Labri ol a, il pi seri o i nt er pr et e di Mar x. Ma, a di fferenza
della sua compat ri ot a Anna Kuliscioff con cui non fu mai in
buoni r appor t i nonost ant e la comuni t di ori gi ne e di i dee,
non er a sol t ant o un' i nt el l et t ual e del socialismo. Lo prat i ca-
va da militante, vi vendo da prol et ari a fra i prol et ari .
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Fu cos che nel 1902, ment r e t eneva a Gi nevra un picco-
lo comi zi o a un gr uppo di emi gr at i italiani, vi de fra i suoi
ascoltatori un gi ovanot t o dagl i occhi sbarrat i e dal volto ca-
daveri co sotto la bar ba mal rasata. Scesa dal podi o, volle co-
noscerl o. Mussolini l e si pr esent come un di sperat o, mi na-
to dalla sifilide e da una t abe eredi t ari a, e i ncapace di sop-
por t ar e qualsiasi lavoro. Non si mai saput o con certezza se
la sifilide l' avesse davvero. Ma si sa ch' egli se ne faceva qua-
si un vant o, come di una gar anzi a di virilit e di successo
con le donne . Ad Angelica disse anche che gli avevano of-
ferto ci nquant a franchi per l a t r aduzi one di un opuscol o di
Kautsky, ma che doveva r i nunzi ar ci per ch non conosceva
abbast anza il t edesco. Angelica, che invece lo sapeva benissi-
mo, si offr di ai ut arl o. E cos fra i due nacque un' amicizia di
cui difficile stabilire l' esatta nat ur a.
Angel i ca non er a bella, non aveva l a grazi a et er ea ed
esangue di Anna. Ma non er a ne mme no sgradevol e, nono-
st ant e i fianchi massicci e gli zigomi pr onunci at i , eppoi er a
russa, cosa che faceva gr a nde effetto al piccolo provi nci al e
di Pr edappi o. Anche se fra l or o non di vamp l a passi one
che aveva l egat o Anna ad Andr ea Cost a, qual cosa ci fu, ed
ebbe la sua i mpor t anza. Angelica cerc d' incivilire quel sel-
vaggi o t r as andat o che passava da ost i nat i mut i smi a i nt er -
minabili sprol oqui condi t i di or r ende best emmi e. Lo sfama-
va, gli lavava l a bi ancher i a, l o iniziava, sia p u r e con poco
successo, al mar xi smo, lo di fendeva dalle accuse di un' anar -
chica italiana, Mari a Rygier, che lo det est ava e diceva di aver
le pr ove ch' egli er a al servizio della polizia francese: un' ac-
cusa che ogni poco sarebbe t or nat a a circolare cont r o di lui
e che aveva lo stesso f ondament o di quel l a l anci at a cont r o
Ser r at i . Tut t avi a anche Angel i ca pi ano pi ano si rese cont o
che nel socialismo di Mussolini pesava pi l' odio verso i ric-
chi che l ' amor e verso i pover i , me nt r e Mussol i ni diceva di
lei che nel suo cor po i succhi circolano, ma nella sua ment e
le i dee si disseccano.
Il fatto che, pur legato a lei sul pi ano umano, Mussolini
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r epugnava alla sua ideologia. Dopo Paret o, le sue gr andi sco-
per t e er ano Kropot ki n e Sorel. Sono scelte significative. Kro-
pot ki n era il gr ande teorico del l ' anarchi a che vede nel socia-
l i smo un figlio bas t ar do e degener at o, e Sorel l ' esal t at ore
della violenza come levatrice della Storia. Quest i i ncont ri
non ri masero senza effetti. Da allora egli cominci a segui re
con at t enzi one il movi ment o sindacalista ri vol uzi onari o e i
suoi araldi: Ar t ur o Labriola, Olivetti, De Ambris, Panunzi o,
Cor r i doni , Or ano, alcuni dei quali r i t r over emo i n posizione
di precursori nel composi t o cal derone fascista. Fin allora essi
avevano militato come ala ri vol uzi onari a del part i t o sociali-
sta. Ma nel ' 904 ne usci rono e per accent uare la pr opr i a in-
di pendenza f ondar ono un gi or nal e, Avanguardia socialista.
Mussolini cominci a collaborarvi. Non risulta che s'iscrives-
se al movi ment o. Ma che vi aderisse i deol ogi cament e non c'
dubbi o, ed egli stesso lo di chi ar in una lettera a Prezzoline
Alla fi ne di quel l ' anno 1904 un fatto nuovo gli per mi se
di r i ent r ar e i n Italia. La Regi na El ena aveva dat o alla luce
l ' erede al t r ono, e come sempr e capita in occasione di questi
fausti event i er a stata pr omul gat a un' amni st i a di cui benefi-
ci avano anche i di sert ori a pat t o che si pr esent asser o al di-
stretto. Mussolini decise di farlo. La famiglia, che pass a sa-
l ut are pr i ma di rivestire i panni militari, lo t rov poco cam-
bi at o: gli stessi occhi spi ri t at i nel vol t o ossut o, pal l i do ed
et er nament e mal rasat o, la stessa scontrosit, gli stessi cupi
silenzi i nt errot t i da scoppi di collera a base di t urpi l oqui o.
Fu ar r uol at o t ra i bersaglieri e dest i nat o a un r eggi ment o
di Verona dove, su segnal azi one della Ques t ur a di Forl, lo
t e nne r o sot t o st r et t a sorvegl i anza. Ma l a sua condot t a fu
esempl are. Di l a poco ebbe una licenza per accorrere al ca-
pezzal e di sua ma dr e , ma non fece i n t e mpo a veder l a.
Quant o pr of ondo fosse l'affetto che lo legava a lei, non si
mai saput o con certezza. Qual cuno dice ch' egl i l ' amava t e-
ner ament e e ne subiva mol t o l' influenza, ma non ne esisto-
no prove. Nel set t embre del 1906 t er mi n l a sua ferma sen-
za il mi ni mo i nci dent e, t ant o che i nsi eme al congedo gli ri-
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lasciarono un certificato di buona condot t a: a un ami co, il
qual e lo aveva invitato a svolgere pr opaganda socialista fra i
commi l i t oni , aveva scritto una l et t era di rifiuto.
In famiglia si t r at t enne due mesi, poi par t per Tolmezzo
dove gli avevano offerto un post o di maest r o, e fu un al t ro
fiasco. Per sua stessa ammi ssi one, il fut uro di t t at ore non riu-
sc a t ener e in pugno i ragazzacci che gli avevano affidato,
ma forse non fu t ant o mancanza di energi a, quant o di voca-
zione: alla scuola non er a por t at o, e per di pi anche a Tol-
mezzo i ncapp i n un' avvent ur a gal ant e che fece scandal o
per ch si concluse a bast onat e fra lui e il mar i t o del l ' adul t e-
ra. Dovet t e t or nar s ene a Dovi a e aspet t ar e il febbrai o del
1908 per avere un al t ro incarico, stavolta a Onegl i a.
E cur i oso che i n t ut t o quest o per i odo egli non facesse
nul l a per allacciare r appor t i pi stretti col par t i t o, come se
alla milizia politica r epugnasse. Ma Onegl i a gli offr nuove
pr ospet t i ve. Il Co mu n e er a r et t o dai socialisti, e a farvi il
buono e il cattivo t empo er ano Manl i o e Luci o Serrat i , fra-
telli del suo buon ami co di Svizzera. Essi accolsero Mussoli-
ni con calore, e Lucio, che di ri geva La Lima, lo invit a col-
l aborarvi .
La Lima er a una rivista scalcagnata, ma scri vere er a per
Mussolini l' unico esercizio che ver ament e lo appassi onasse.
Al punt o che per gli articoli t rascur come al solito gli allie-
vi, e ri perse il post o. Siccome La Lima non pagava, pur con-
t i nuando a collaborarvi egli dovet t e t or nar e a casa, ma sta-
volta non vi ri mase a macerarsi in l unghe passeggiate solita-
rie. Era i n at t o nelle campagne del forlivese una complicata
faida fra mezzadr i e braccianti per la gest i one delle trebbia-
trici. Mussol i ni v' i nt er venne par t eggi ando nei suoi articoli
per i br acci ant i , ch' er ano l ' el ement o pi t ur bol ent o ed
est remi st a. Cos si t rov coi nvol t o in un tafferuglio che gli
valse l ' arrest o e una c onda nna a dodi ci gi or ni di pr i gi one,
ma anche una cert a popol ari t .
Or a i Mussolini non st avano pi a Dovia per ch Alessan-
dr o si er a consol at o della sua vedovanza unendos i con una
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cert a Anna Gui di con cui aveva aper t o un' ost eri a a Forl. Be-
ni t o ri mase con l oro due mesi, sempr e i mpegnat o a scrivere
non pi per La Lima, ma per Pagine libere, una rivista che il
si ndacal i st a Olivetti pubbl i cava a Lugano, e per il Pensiero
romagnolo, or gano del l a f eder azi one r epubbl i cana, e occu-
pandos i pi di l et t er at ur a che di politica. Infat t i compos e
anche un l ungo saggio sulla nar r at i va di Bel t ramel l i , che a
di re il vero non rivela mol t o acume critico. Pi i nt eressant e
una sua postilla a una conferenza di Treves su Nietzsche.
Anni dopo egli disse a un i nt ervi st at ore che Ni et zsche egli
10 aveva letto e pr of ondament e medi t at o in Svizzera. Ma fin
al l ora non ne aveva mai par l at o. E il sospet t o che lo cono-
scesse solo super f i ci al ment e e di seconda ma no ci s embr a
conf er mat o dai t r e art i col i che gli dedi c su Pagine libere,
pi ut t ost o rozzi e approssi mat i vi . Cer t ament e gli pi acque l' e-
saltatore della forza e lo spregi at ore della democrazi a, qual e
egli stesso si sentiva. Ma altro non fu capace di veder e in lui.
Tut t avi a significativo quest o passaggi o: Le ope r e di
Nietzsche mi hanno guari t o del mi o socialismo... Mi ha fatto
part i col are i mpressi one la frase: vivete pericolosamente.
Nel febbrai o del 1909 par t per Tr ent o, e stavolta senza
i mpegni scolastici. A quant o par e er ano stati Serrat i e la Ba-
l abanoff a pr ocur ar gl i la di r ezi one del per i odi co socialista
locale, LAvvenire del lavoratore. Fu la sua pr i ma mi ssi one di
par t i t o, e non si pr esent ava di facile assol vi ment o. Tr ent o
al l ora non er a aust r i aca solo per ch c' er a un Prefet t o di
Vi enna. Lo er a anche cul t ur al ment e. Il part i t o di gr an l un-
ga pi forte er a quel l o popolare, cio cattolico, che aveva
11 suo leader in Alcide De Gasperi , deput at o al Par l ament o di
Vi enna e di r et t or e del quot i di ano // Trentino. La sua lotta in
difesa dell' italianit della provi nci a non andava ol t re l' ambi-
to ammi ni st rat i vo. I cattolici t rent i ni si bat t evano per l' auto-
nomi a, non per l a l i berazi one dal giogo aust ri aco, e per
ques t o l a l or o base er a cos fort e: i n sost anza e r a no dei
conser vat or i s t r et t ament e l egat i ai pot er i costituiti, cio al
Vescovo e al l ' I mper at or e.
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I socialisti er ano una esigua mi nor anza che faceva capo a
Cesar e Battisti e al suo gi or nal e // Popolo; ma che, pi che
dal socialismo, t r aevano l a l oro forza dal l ' i r r edent i smo. La
l oro bandi er a er a il tricolore anche se al post o dello st emma
s abaudo avr ebber o pr ef er i t o la falce e mar t el l o. Quest o, i
socialisti italiani non compr endevano, ma l o compr ese Mus-
solini, che al l ' i r r edent i smo non si conver t mai , ma se ne
serv per i suoi fini di par t e. Solo i mpost ando la lotta sul pia-
no della difesa della l i ngua e della cul t ura italiana, si pot eva
sot t rarre il socialismo t r ent i no all' influenza emol l i ent e della
soci al democrazi a t edesca, da un pezzo convert i t a agl' ideali
e alla prat i ca del ri formi smo e del par l ament ar i smo. Perch
l e best i e ner e di Mussol i ni segui t avano ad essere quest e:
nella socialdemocrazia tedesca egli combat t eva Bissolati, Tu-
rati, Treves, i nsomma i notabili del socialismo italiano.
Quest a campagna egli l a concl use con una violenza che
get t lo scompiglio nel l ' ambi ent e locale avvezzo a t ut t ' al t ro
galateo pol emi co. Pare che consi deri la vita pubblica come
un t or neo d' i nsul t i e di bast onat e scrisse il gi ornal e di De
Gasperi , che di Mussolini er a il bersaglio preferi t o. E lo stes-
so Battisti most r qual che volta un cert o disagio a t ener e le
par t i di quel l o s comodo e i r r ue nt e al l eat o. Mussol i ni non
dava t r egua e non se ne dava. In sei mesi scrisse pi di cen-
to articoli, not e, corsivi, e perfi no racconti. Il giornale er a la
sua passi one: ci passava dodici or e al gi orno, in poche setti-
mane ne aveva quasi r addoppi at o l a t i r at ur a e, per quant o
sgradi t a ai pi e ai megl i o, la sua pr osa aggressiva er a ri u-
scita a scuot er e la t radi zi onal e apatia di quel l a citt. Mi
sono imposto scriveva al suo amico Tor quat o Nanni .
Con De Gasper i , ol t r e a quel l i gi ornal i st i ci , ebbe uno
scont ro di ret t o i n un pubbl i co cont r addi t t or i o a Unt er mai s,
e l' antitesi fra i due uomi ni si rivel st ri dent e: al l ' argomen-
tazione serrat a ma i ncol ore di De Gasperi , Mussolini oppo-
se un' el oquenza millenaristica, e il successo di platea fu suo.
Ne mme n o l a col l eganza pr of essi onal e riusc a get t ar e un
pont e fra l oro. Fin dal pr i mo gi or no si det est ar ono, n po-
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teva essere al t ri ment i , visto che i ncar navano non due i deo-
l ogi e, ma due concezi oni mor al i e di vita di amet r al ment e
oppost e.
Le aut or i t comi nci ar ono a pr eoccupar si di quell' arruf-
f apopol o, e nel l o spazi o di pochi mesi gl' inflissero ben sei
c onda nne , e undi ci sequest r i al suo gi or nal e. In gi ugno i l
Pr ocur at or e di St at o sollecit da Vi enna un decr et o di
espul si one, ma Vi enna l o condi zi on a una giusta causa
che pe r il moment o mancava. A fornirla fu una perquisizio-
ne nel l ' abi t azi one di Mussolini in segui t o a un furto in una
Cooperat i va, col qual e nat ur al ment e egli non aveva nul l a a
che fare. Vi t r ovar ono alcuni numer i dell'Avvenire del lavora-
tore che non avr ebber o dovut o esserci per ch colpiti da se-
quest r o, e quest o bast per pr ovocar e l ' arrest o e la denun-
zia. Il processo si svolse due set t i mane dopo a por t e chi use,
ma nonost ant e l e pressi oni di Vi enna per una condanna che
giustificasse l' espulsione, il Tri bunal e assolse l ' i mput at o e lo
sfratto gli fu i ngi unt o per il mancat o pagament o di una pr e-
cedent e a mme nda . A Tr ent o ci f ur ono pr ot est e, anche r u-
mor ose, ma lo sci opero i ndet t o dai socialisti fu un mezzo fia-
sco. In realt l a gr ande maggi or anza della popol azi one non
er a affatto scont ent a di quella mi sura che l a liberava da uno
scomodo ospi t e. L' espul si one er a st at a u n a ver a e pr opr i a
crisi di ri get t o del l ' ambi ent e. E c' chi dice che lo stesso
Battisti trasse un respi ro di sollievo.
Per mancanza di soldi dovet t e r i par ar e nuovament e a Forl,
dove i nvano t ent di farsi assumer e come r edat t or e al Resto
del Carlino. A t empo perso, dava una mano nell' osteria, e fu
cos che l' occhio gli cadde sulla figlia della compagna di suo
padr e, Rachel e. La conosceva sin da bambi na, ma d' i mpr ov-
viso - come succede alle ragazze di quel l ' et - la ri t rovava
donna fatta, e fatta bene. Le fece la cort e a modo suo, cio
al modo di un uomo che non er a abi t uat o a farla. Una sera
l a condusse i n una bal er a e, si ccome lei bal l con un al t r o
per ch lui non sapeva, sulla via del r i t or no le fece le braccia
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ner e di lividi, dopodi ch le i ngi unse di lasciare l' osteria e di
trasferirsi i n un paese vicino, presso sua sorella. Suo padr e
e l a ma dr e di Rachel e e r a no cont r ar i a quel l ' i di l l i o. Non
hai i mpi ego, non hai st i pendi o, hai solo l a politica che far
soffrire te e la donna che ti sar vicina. Pensa a quant e ne ha
passat e t ua madr e gli disse Al essandro. Per t ut t a ri spost a,
Beni t o t rasse di tasca l a pistola. Se Rachel e non mi vuol e
- disse -, qui ci sono sei colpi: uno per lei, gli altri ci nque per
me. Come potesse uccidersi cinque volte, Dio solo lo sa, ma
era una frase delle sue, che mi rava all'effetto, e l ' ot t enne.
L' i ndomani r aggi unse Rachel e ent r ando come una ven-
tata nella sua stanza, e le disse di sbrigarsi per ch aveva mol-
ta pr emur a. Essa fece alla svelta fagotto delle sue poche ro-
be, r uppe il sal vadanai o, e si lasci por t ar e dove lui voleva:
i n due fatiscenti st anzucce di via Me r e nda a Forl. Lo rac-
cont a lei nel suo libro di memor i e e - forse con qual che ri-
tocco, forse con qual che omi ssi one -, pr obabi l e che t ut t o
andasse ver ament e cos. Si sposarono civilmente solo ci nque
anni dopo, quando gi Edda ne aveva quat t r o, per ch per i
socialisti i l mat r i moni o er a un ri t o borghese. Quel l o reli-
gioso l o cel ebr ar ono nel ' 25, qua ndo lui er a gi Duce e ri-
mugi nava il Concor dat o con la Sant a Sede.
La l una di mi el e, egli l a t rascorse ar r abat t andosi con l a
pe nna per met t er d' accor do i l desi nar e con l a cena, e non
sempr e ci riusc. Cos nacque, su or di nazi one di Battisti che
glielo pubbl i c a punt at e sul l ' appendi ce del suo gi or nal e,
Claudia Particella l'amante del Cardinale. Le amant i dei Cardi -
nal i non por t a no f or t una agli aut or i che l e p r e n d o n o pe r
eroi ne. Ne aveva gi fatto l' esperienza Garibaldi, che su una
di esse aveva confezionato un pol pet t one da oscurare l a glo-
ri a di Cal afat i mi . A Mussol i ni non a nd megl i o, anche se
quel cent one alla Zvaco, abborracci at o e vol gare, lo ai ut a
sbarcare il l unari o. Un orribile libraccio egli stesso di r al-
cuni anni dopo a Ludwi g, dopo aver or di nat o alla polizia di
farne scompari re fin l' ultima copia.
Ma curi oso, e i ndi cat i vo del suo pol i val ent e t emper a-
25
me nt o, che pr opr i o nel l o stesso per i odo egli desse alle
st ampe anche un saggio politico sul Tr ent i no, che appar t i e-
ne i nvece alla mi gl i or pubblicistica del t empo. A sugger i r -
gl i ene l' idea er a stato Prezzolini, il di r et t or e della Voce fio-
r ent i na. Da par ecchi o t empo Mussolini er a assi duo l et t ore
di quest a rivista, che aveva dat o un pr of ondo scossone alla
cul t ur a i t al i ana me t t e ndone in fuga le t ar me, e in cui egli
ri t rovava molti motivi a lui congeni al i : la denunci a dei vizi
accademici della nost r a cul t ura, la critica spietata del positi-
vi smo con t ut t i i suoi deri vat i umani t ar i e pacifisti, l ' apert u-
ra alle pi moder ne cor r ent i di pensi er o da J ames a Nietz-
sche e a Sorel, ma forse pi ancor a l' aggressivo stile pol emi -
co. Qua nt o a mest i ere di gi ornal i st a, egli i mpa r mol t o
dalla Voce, e speci al ment e da Papi ni e da Salvemini. Quan-
do arri v a Tr ent o, si mise in cont at t o con Prezzolini. E que-
sti, che dei talenti aveva un fi ut o r abdomant i co, scopr Mus-
solini pr i ma ancor a che Mussol i ni scopri sse se stesso, e lo
invit a col l aborare sugger endogl i una serie di articoli sul-
l ' ambi ent e locale e i suoi pr obl emi . Tut t o pr eso dal suo Av-
venire, Mussolini non t rov il t empo di scriverli, o forse non
lo r i t enne oppor t uno. Ma, t or nat o a Forl, si mise al l avoro.
E cos nacque il Trentino veduto da un socialista, un asciutto li-
bello che rivelava un Mussolini ben di verso da quello, t oni -
t r uant e e grossol ano, che aveva appena firmato Eamante del
Cardinale: un Mussolini d' annat a, penet r ant e e senz' adi pe.
Di soldi, il saggio gliene rese meno del r omanzo che gli ave-
va reso ben poco. Ma l o qualific come scrittore politico di
un cert o r ango.
Quello del 1909 fu un ben triste Natale di r pi t ardi .
Edda non aveva ancor a t re mesi e dormi va nel letto dei ge-
ni t ori , scricchiolante di foglie di gr ant ur co, per ch non ave-
vano pot ut o c ompr a r e neanche una culla. Cur i os ament e,
Mussolini seguitava a rest are pi ut t ost o appar t at o dai com-
pagni di Forl, e or mai si stava r assegnando a concor r er e a
un post i ci no al l ' anagr af e di Ar gent a, qua ndo si pr odus s e
l ' avveni ment o che doveva dar e la svolta alla sua vita. A Forl
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il part i t o socialista languiva, soverchiato da quel l o repubbl i -
cano che gli chi udeva ogni spazi o. Sono r epubbl i cani an-
che i ciottoli delle strade scriver Nanni , pr i mo biografo di
Mussol i ni . I di r i gent i pe ns a r ono che bi sognava fare u n o
sforzo, e lo sforzo non pot eva essere che un gi ornal e. Offi-
ci arono come di r et t or e il l oro esponent e pi in vista, Bona-
vita; ma quest i , ober at o dai suoi i mpegni d' avvocat o, de-
clin. E cos si pens di ripiegare su Mussolini. Perch lo
consi deravano un ripiego.
Mussolini scelse come testata La lotta di classe, e condusse
i l gi or nal e come aveva condot t o quel l o di Tr ent o: scriven-
dol o quasi t ut t o di pr opr i a ma no e as s umendo l e posizioni
pi es t r eme con una vi ol enza che fece col po per s i no nel
pubbl i co r omagnol o, alla violenza assuefatto da sempr e. Fin
da pr i nci pi o egli i mpe gn bat t agl i a su due front i : da una
pa r t e cont r o i r epubbl i cani , dal l ' al t r a cont r o l a di r ezi one
cent ral e del suo stesso par t i t o, allora i n ma no ai riformisti.
Il net t o rifiuto di qualsiasi alleanza e compr omesso non er a
cert o la tattica pi adat t a a far proseliti. Ma di quest o non si
curava, e non ne fece mi st ero. Alla quant i t noi pr ef er i amo
la qualit scrisse r i echeggi ando la tesi sorelliana e paret i a-
na delle lites. Secondo lui, solo un pugno di uomi ni risoluti
avr ebber o pot ut o fare la rivoluzione: le masse avr ebber o se-
gui t o.
Quest e er ano l e sue convi nzi oni , ma er ano anche l e tesi
che megl i o si adat t avano alla si t uazi one locale. Un par t i t o
esi guament e mi nor i t ar i o, qual er a quel l o socialista di Forl
nei confront i dei repubbl i cani , non pot eva bat t ersi che sul-
l ' i nt ransi gnza. Infatti, con quest ' ar ma, egli conqui st subi-
to il cosi ddet t o apparato con la nomi na a segret ari o della Fe-
der azi one. Era l a pr i ma carica ch' egl i ri copri va nel part i t o,
ma di most r di saper sene servire.
Come al solito, l e campagne r omagnol e er ano i n subbu-
glio per l' annosa faida delle trebbiatrici contese fra le Coope-
rative dei mezzadri e quelle dei braccianti. Sebbene il r appor -
to di forze fosse favorevole ai primi, Mussolini fu per i secon-
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di per ch pi t urbol ent i e qui ndi pi facilmente manovrabili
su posizioni massi mal i st e. Perse la bat t agl i a, ma rafforz la
pr opr i a base nella lotta di correnti all' interno del partito,
ch' er a il suo vero obbiettivo. La seconda battaglia fu quella,
che allora metteva a soqquadro t ut t a l'Italia, cont ro la masso-
neria. Il part i t o er a diviso per ch parecchi suoi esponent i era-
no massoni . Nonost ant e i l suo i rri duci bi l e anticlericalismo,
Mussolini fu per l' incompatibilit fra le due professioni di fe-
de, e lo fu al suo solito modo i nt ransi gent e e categorico: Il
socialismo movi ment o; la massoneria immobilit. Il pr i mo
operai o, la seconda borghese. Sebbene rozzo e sommari o,
il giudizio colpiva nel segno. La massoneri a era la roccaforte
dei gr andi notabili, di cui coloro che vi ent r avano finivano
per subire il contagio. Er ano le logge le grandi animatrici del-
la politica dei blocchi, cio delle al l eanze con cui le forze
conservat ri ci cer cavano di s t emper ar e nel compr omes s o
quelle rivoluzionarie. Non si era ancora giunti a una decisio-
ne. Ma i l pr obl ema costituiva un pomo di di scordi a, cui un
uomo di r ot t ur a come Mussolini non pot eva ri nunci are.
Nel set t embre del ' 10 si t enne a Mi l ano un congresso na-
zi onal e, nel qual e Mussol i ni si schi er, cont r o la di r ezi one
riformista, con la frazione rivoluzionaria di Lazzari, convin-
to di aver e con s t ut t i i r omagnol i . Il suo di scorso non fu
un successo: un gi ornal e par l di lui come di un aut ent i co
cont adi no dal l ' orat ori a a scatti. Ma, quel che peggi o, i r o-
magnol i si divisero: i forlivesi r i maser o con Mussolini, ma i
r avennat i si schi erarono coi riformisti che vinsero l argamen-
te. Mussolini voleva che la sua federazi one r ompesse subito
col part i t o. Vi r i nunzi solo per dar e t empo alla frazione ri-
vol uzi onari a di pr e pa r a r e una bat t agl i a su scala nazi onal e.
E appena t or nat o a Forl ri prese in t oni ancor a pi aspri la
sua pol emi ca antiriformista. Era chi aro che, per pr ocl amar e
10 scisma, aspettava soltanto l' occasione.
L' occasione gli fu offerta dalla crisi del gover no Luzzatti.
11 Re, come voleva la prassi, convoc in Qui ri nal e i capi dei
vari partiti, e Bissolati ci and in r appr esent anza dei sociali-
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sti. Non i ndoss l' abito di ceri moni a con l e code, come pr e-
scriveva l' etichetta, ci and vestito da passeggio, per ch alla
liturgia i socialisti italiani sono sempr e stati mol t o pi sensi-
bili dei pr et i . Ma anche compi ut o senza code, i l suo gest o
pr ovoc t r a l or o i l fi ni mondo. Mussol i ni pr es e l a pal l a al
balzo. Li qui dat e giolittiano, monar chi co, realista Bissolati
o ci nquant a sezioni federazi one forlivese a bba ndone r a nno
il part i t o telegraf alla Di rezi one. E sul gi ornal e sciolse le
bri gl i e al suo solito stile di r ot t ur a, fatto di per ent or i e e
dr a mma t i c he al t er nat i ve: o con noi o cont r o di noi , o col
Qui ri nal e o col Socialismo eccetera.
Bissolati non fu - per il moment o - l i qui dat o, e Mussoli-
ni t enne parol a t rasci nando la federazi one forlivese alla rot -
t ur a col part i t o. Il gi uoco era pericoloso, ma la post a grossa:
se Lazzari e gli al t ri r i vol uzi onar i lo avessero segui t o, egli
sar ebbe di vent at o i l capo del l o scisma su scala nazi onal e.
Non l o segui r ono. Anzi, p u r appr ezzandone l e i nt enzi oni ,
depl or ar ono il suo gesto come i nt empest i vo, e cer car ono di
farlo r eceder e mandandogl i anche, i n mi ssi one di pace, l a
Balabanoff. Mussol i ni fu i r r emovi bi l e: capi va che, dopo
aver t ant o predi cat o l ' i nt ransi genza, non pot eva pr opr i o lui
scender e al compr omesso. Ma capiva anche che l' isolamen-
to non era, alla l unga, sostenibile. A t rarl o dalla scomoda si-
t uazi one furono gli eventi.
Pr epar at a i n gr an segr et o da Giolitti, l a bomba del l a
i mpr esa di Tripoli coglieva di sorpresa i part i t i . Solo quel l o
nazionalista, da poco costituitosi, vi consentiva pi enament e.
Gli altri er ano divisi, per ch divisa er a l ' opi ni one pubbl i ca:
gener i cament e favorevoli la medi a e piccola borghesi a; con-
t rari e le classi popol ari , ma con mol t e sfumat ure e incertez-
ze, di cui anche i part i t i ri sent i vano. Quel l o repubbl i cano si
er a spaccato, ma anche quel l o socialista er a i n crisi: l a mag-
gi oranza dei sindacalisti er ano favorevoli al l ' i mpresa, i rifor-
misti disposti ad accettarla. Ma Giolitti non det t e alle pol e-
mi che il t empo di svilupparsi, pone ndo il Paese di fronte al
fatto compi ut o.
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Per Mussolini, er a la gr ande occasione di uscire dal vico-
lo cieco in cui si er a cacciato, e non se la lasci sfuggire. Per
boi cot t are l ' i mpresa, lanci l' idea dello sci opero general e, e
stavolta non esit a far blocco coi r epubbl i cani che a Forl
condi vi devano l a sua posi zi one est remi st a, capi t anat i da un
gi ovane t r i buno di facile e vi gorosa orat ori a: Pietro Nenni .
Con lui Mussolini aveva sempr e vi ol ent ement e pol emi zzat o,
ma in mani er a assai diversa che con De Gasperi . Si odiava-
no, ma come fratelli, per ch a dividerli er a soltanto l' ideolo-
gia. Ogni qual volta le circostanze ci per met t evano di eva-
der e dalle beghe locali, subi t o ci t r ovavamo d' accor do per
pr omuover e, come si di r ebbe adesso, l' unit d' azione scri-
ver Nenni nel ' 47, e son parol e che gli fanno onor e per ch
in quel mome nt o avr ebbe avut o conveni enza a di r e il con-
t rari o. Il 26 set t embre i nsi eme essi ar r i ngar ono, gareggi an-
do i n est r emi smo, una folla oceanica, e i nsi eme venner o
arrest at i pochi gi orni dopo per istigazione alla violenza e at-
ti di sabotaggio.
Il processo si svolse a met novembr e nella stessa Forl,
ed ebbe una cor ni ce di pubbl i co da gr a nde pri ma. Di
front e a quel l a i mpone nt e e f r ement e pl at ea, Mussol i ni la
fece da mat t at or e, c hi ude ndo l a pr opr i a aut odi fesa con l a
famosa frase: Se mi assolvete, mi fate un pi acere; se mi con-
da nna t e , mi fate un onor e, che venne accolta da un cr o-
sciante appl auso. Lo condannar ono, come Nenni , a un an-
no, che poi la Cort e d' Appel l o ri dusse a ci nque mesi e mez-
zo. E fu la sua fort una. Ment r e in cella egli i ngannava il t em-
po scr i vendo un' aut obi ogr af i a che a t ut t ' oggi r i mane uno
dei document i pi credibili sul suo cont o per sincerit, di-
stacco e senso di mi sur a, de nt r o il par t i t o socialista il r a p-
por t o di forze fra le cor r ent i si capovolgeva, e i rivoluziona-
ri pr endevano il sopravvent o sui riformisti. Sicch quando,
con l ' aureol a del martire, egli ri prese il suo post o in Fede-
razi one e al gi ornal e, pot t r anqui l l ament e di r e ai compa-
gni forlivesi: Non siamo noi che t or ni amo nel part i t o, il
part i t o che t or na a noi.
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Il rientro fu sancito in apri l e (del T2) per ch di l a due
mesi doveva svolgersi a Reggi o Emilia un congresso nazi o-
nal e che si annunzi ava decisivo per il r egol ament o dei cont i
fra riformisti e ri vol uzi onari . E difficile di r e se Mussolini si
rese esat t o cont o che l si gi uocava la sua sort e. Ma sappi a-
mo con cert ezza che dur a nt e l a vigilia non pens ad al t ro.
Dur ant e la pri gi oni a, Rachel e ed Edda si er ano salvate dalla
fame grazi e ai sussidi dei compagni , e suo padr e, colpito
da paralisi, er a mor t o. Il fatto che Mussolini non abbia mai
parl at o dei pr opr i dol ori e crucci, o lo abbia fatto con estre-
mo pudor e , non escl ude che ne fosse dur a me nt e pr ovat o.
Ma il suo pensi er o domi nant e restava la lotta politica: t ut t e
l e sue ener gi e er ano concent r at e l. Sulla tattica che i nt en-
deva segui re al congresso non faceva misteri: Vi part eci pi a-
mo - scriveva - allo scopo di pr ovocar e l' espulsione dal par -
tito dei riformisti, deput at i o no, t ri pol eggi ant i e giolittiani.
Era i nsi eme il tasto pi popol ar e e il modo per di most r ar e
ch' egli non defletteva dalla sua linea.
Il congresso si apr il 1 luglio, e Mussolini par l il pome-
ri ggi o del l ' 8. Qu a n d o sal sul podi o, mol t i si chi eser o chi
fosse. I suoi casi non avevano avut o nessuna r i sonanza na-
zionale per ch di r ot t ur e e ri cuci t ure col part i t o la storia so-
cialista era gremi t a, e quant o ad arrest i e processi non c' era
di r i gent e che non ne avesse subiti. Fuor di Romagna, egli
er a not o solo ai capi della cor r ent e ri vol uzi onari a: Lazzari,
Ser r at i , l a Balabanoff. Le sue pr i me par ol e cadder o nel l a
gener al e indifferenza, ma poi di col po l ' ambi ent e si scald.
Il congr esso er a aper t o al pubbl i co, che vi er a accorso i n
massa, gr emi va pal chi e l oggi one, e mani fest ava la sua ap-
passi onat a par t eci pazi one a ppl a ude ndo, f i schi ando, i nt er-
r ompe ndo. Ques t a at mosfera di comizio er a l a pi conge-
niale a Mussolini che al pubbl i co, pi che ai delegati, i mme-
di at ament e si rivolse i nt e r pr e t a ndone per f et t ament e gli
umor i barri cadi eri .
E qui - cr edi amo - la chiave del suo st repi t oso successo.
Con la sua orat ori a a scatti in cui le pause sembr avano con-
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t ar e anche pi delle par ol e, col suo secco e per ent or i o fra-
seggiato, punt eggi at o di bat t ut e ad effetto facilmente orec-
chiabili, egli svolse la sua ar goment azi one assumendosi la
pa r t e che pi pi aceva a quel l a pl at ea: l a pa r t e del l a ghi-
gliottina. Chi ese l ' epur azi one dal par t i t o dei traditori, e
ne fece i nomi : Bissolati, Bonomi , Cabri ni e Podrecca. Sape-
va di per or ar e una causa gi vinta, ma la battaglia si svolge-
va sulla formul a della scomuni ca. I riformisti, accorgendosi
di essere or mai in mi nor anza, si er ano spaccati in due sotto-
corrent i : quella di dest ra che cercava di sper at ament e di sal-
vare i quat t r o r epr obi , e quella di sinistra che si sarebbe con-
t ent at a d' i mpedi r ne la squalifica mor al e di chi ar ando che il
par t i t o li consi der ava fuori della sua concezi one politica.
Al t er nando l' invettiva al sarcasmo, Mussolini chi edeva inve-
ce ch' essi fossero espul si per gravissima offesa allo spi ri t o
della dot t r i na e alla t radi zi one socialista.
La cl amorosa ovazione che salut la fine del suo discorso
di most r che la base l' aveva conqui st at a. Ma or a si t rat t a-
va di veder e cosa sarebbe successo in sede di votazione, do-
ve la parol a er a riservata ai delegati. Ma pr opr i o qui Musso-
lini di most r di non essere soltanto un mat t at or e da podi o.
Fra cor r ent i e gr uppi egli si mosse, di et r o le qui nt e del con-
gresso, con l'abilit di un consumat o professionista per assi-
cur ar e la maggi or anza al suo or di ne del gi or no. E l ' ot t enne
con largo mar gi ne. L' i ndomani la st ampa di t ut t a Italia par-
lava di lui come deU' uomo nuovo del socialismo italiano,
della stella nascente; e anche all' estero la sua vittoria veni-
va comment at a con par ol e elogiose. L' unico che se ne mo-
st r i nsoddi sfat t o e t r ov da ri di rci fu colui che Mussol i ni
consi derava il pr opr i o maest r o e i spi rat ore: Sorel.
Dur ant e i l congr esso un gi or nal e aveva scritto che l' ob-
bi et t i vo di Mussol i ni er a la di r ezi one dell'Avariti! Cogl i eva
nel segno, ma solo per i nduzi one, per ch Mussol i ni si er a
ben guar dat o dal di r l o. Egli si most r ava soddi sfat t o del l a
pr omozi one a me mbr o del l a Di r ezi one nazi onal e - quel l a
che oggi si chi ama Comitato Centrale - or mai sal dament e
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in mano ai ri vol uzi onari , e non aveva mosso obbiezioni alla
desi gnazi one di Bacci alla gui da del gi ornal e. Capi va che si
t rat t ava d' un mome nt a ne o ri pi ego per ch Bacci, vecchio e
mal andat o, non er a che l a cont rofi gura del vecchio di ret t o-
re, Treves che, uscito sconfitto dal congresso, non pot eva pi
ma nt e ne r e quel l a posi zi one. Infat t i i l pr obl ema t or n sul
t appet o dopo t re mesi, che Mussolini non aveva sprecati.
Tor nat o a Forl dopo il trionfo di Reggi o Emilia, aveva ri-
pr eso il suo post o, ma ol t re a di r i ger e La lotta di classe, egli
or a collaborava alla Folla di Paolo Valera nascondendosi sot-
to lo ps eudoni mo Ehomme qui cherche per muover e al part i t o
delle critiche poco compatibili con l a sua qualifica di mem-
br o della di rezi one. Fra quest e critiche ce ne f ur ono anche
alla conduzi one economi ca dell'Avariti! che, secondo lui, era
r i dot t o al l umi ci no dai t r oppo grassi st i pendi e i ndenni t
che di st ri bui va ai suoi col l aborat ori . Mussolini er a maest r o
nel mescol are moral i smo e demagogi a. C' stato un t empo
- scriveva - in cui il socialismo non er a prat i co, non era in-
dust ri al e, non er a cooper at or e, non er a bancar i o; c' stato
un t empo i n cui i l socialismo significava di si nt eresse, fede,
sacrificio, er oi smo. Allora c' er ano dei socialisti i nnamor at i
del l ' i deal e, oggi ci sono dei socialisti - i mol t i , i pi - i nna-
morat i del denaro. La bot t a era di ret t a a Treves che segui-
tava a per cepi r e uno st i pendi o - allora consi derat o scanda-
loso - di 700 lire. E sulla base faceva effetto.
In ot t obr e Bacci get t l a s pugna. Fu i nt er pel l at o Salve-
mi ni , sebbene nel part i t o ci stesse s empr e con un pi ede den-
t r o e u n o fuori, ma Sal vemi ni r i nunci . Serrat i fu scart at o
per non pr ovocar e la collera e le pol emi che degli anarchi ci
che segui t avano a denunzi ar l o come t r adi t or e e spia, sebbe-
ne una ri gorosa inchiesta avesse di most r at o l' assoluta infon-
dat ezza di quest e accuse. Ment r e si segui t ava a p r o p o r r e
candi dat ur e e a bocci arl e, La Folla pubbl i cava a punt a t e il
discorso di Mussolini a Reggio Emilia, che sui militanti l om-
bar di , i qual i ne avevano l et t o solo qual che r i assunt o, fece
gr ande i mpressi one.
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La Balabanoff dice che a pr opor r e Mussolini fu Lazzari,
cogl i endo tutti di sorpresa, e che pi sorpreso di tutti si mo-
str Mussolini, il qual e si fece anche pr egar e. Ci si pu an-
che cr eder e. Come gi uocat ore, l o era di razza.
Mussol i ni assunse la di r ezi one dell'Avariti! il 10 di cembr e
del ' 12. A Milano si era trasferito da solo, lasciando Rachele
e la bambi na a Forl con l ' ordi ne di non muoversi . Non ave-
va ancor a t r ent ' anni . Il suo pr i mo gesto fu quello di r i dur r e
il pr opr i o st i pendi o da 700 a 500 lire e di nomi nar e come
capo- r edat t or e aggi unt o l a Bal abanoff per usar l a come
ost aggi o: essa cont ava mol t i ssi mo nella cor r ent e ri vol uzi o-
nari a, di cui la sua pr esenza garant i va l ' appoggi o. Mussolini
ne aveva bi sogno per l i berarsi delle i nfl uenze ri formi st e, a
comi nci are da quella di Treves, che segui t avano a pesare sul
gi ornal e.
L' operazi one non era facile per ch i riformisti, anche se
avevano perso l a Di rezi one Cent ral e, avevano ancor a i n ma-
no molti cent ri di pot er e: i l gr uppo par l ament ar e che face-
va capo a Turat i , Critica sociale - la pi i mpor t ant e rivista di
cul t ura socialista - e soprat t ut t o la Confederazi one Gener a-
l e del Lavor o che, per st rano che oggi possa sembr ar e, era
i n ma no al ri formi st a Ri gol a su posi zi oni pi moder at e di
quelle del part i t o. Per met t er e i nsi eme una squadr a sua, egli
cerc collaboratori anche fuori del campo socialista, special-
ment e fra i sindacalisti, ma anche fra i repubbl i cani , e persi -
no t ra gli anarchici. A quest e scelte non lo sospinse soltanto
il calcolo tattico, ma anche le vecchie simpatie e un nat ur al e
ri spet t o per i talenti. Di questi, molti gliene sugger Prezzo-
lini, ma altri li scopr lui, e cos YAvanti! di vent la pal est ra
in cui affi narono le ar mi i gi ovani dest i nat i a cost i t ui re i
gr uppi pi avanzat i del pensi er o socialista: Ordine nuovo a
Tori no e Soviet a Napol i . Bordi ga, che fu di questi, scriveva:
I giovani sono quasi tutti con lui, su cui cont ano per un rin-
novament o del partito. E anche Gramsci gli ri conobbe que-
sto mer i t o.
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Coi vecchi notabili, dappr i nci pi o fu caut o. I pi dur i at-
tacchi cont r o di l oro li sferr, sotto il solito pseudoni mo, sul-
la Folla che seguitava a met t ergl i a disposizione le sue pagi -
ne per i bassi servizi. Per l' attacco frontale aspet t ava l'occa-
si one, e quest a gli fu fornita dalle repressi oni nelle campa-
gne cont i nuament e i n subbugl i o. Qua ndo i n Ciociaria sette
br acci ant i cadder o sotto il fuoco dei gendar mi , si scat en.
Assassinio di Stato, La politica della strage, Il silenzio della vergo-
gna, er ano i titoli degl i edi t ori al i di Mussol i ni , che di titoli
er a maest ro. La sua pr osa i ncendi ari a colpiva e moltiplicava
i l et t ori . E fu f acendo leva su quest o successo di pubbl i co
ch' egl i i mpose alla Di r ezi one l e sue tesi est r emi st e, come
quella che la risposta agli eccidi popol ar i non pot eva essere
che l o sci oper o gener al e, i n aper t a pol emi ca con Tur at i e
Treves. Cost or o, spi nt i dalla Kuliscioff, cer car ono di orga-
ni zzar e, al l ' i nt er no del par t i t o, un front e cont r o di l ui . E
Mussol i ni r i spose suY Avanti! accusandol i di essersi messi
cont r o il part i t o, del qual e cos si atteggiava ad uni co i nt er-
pr et e.
Stavolta anche i suoi amici ri vol uzi onari comi nci ar ono a
preoccuparsi , e lo stesso Serrat i , che lo aveva sempr e soste-
nut o, si dissoci da l ui . Ai pr i mi di mar zo la Di r ezi one si
r i un per ri sol vere i l caso. In una l et t er a a Tur at i , l a Kuli-
scioff si diceva sicura che or mai cont ro Mussolini si era for-
mat a una maggi oranza, e forse era vero. Ma Mussolini ave-
va i n tasca due briscole invincibili: un processo i n corso per
istigazione alla violenza, che costringeva mor al ment e il par -
tito a confermargl i la pr opr i a solidariet, e il massiccio au-
ment o della t i rat ura del gi ornal e, che di most rava la presa
esercitata dal suo di r et t or e sul pubbl i co. Mussolini usc con-
fermat o. E da allora fu un seguito di colpi uno pi sperico-
lato dell' altro, ma che obbedi vano a un preciso di segno tat-
tico: scavalcare a sinistra anche la Di rezi one ri vol uzi onari a
appel l andosi di r et t ament e alla base.
Lo si vide dalla di si nvol t ura con cui liquid la Balabanoff
- che p u r e er a st at a una del l e sue maggi or i sost eni t ri ci - ,
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non epur andol a, ma met t endol a i n condi zi one di andar se-
ne, e dal l ' at t eggi ament o che pr ese nei confront i dei si nda-
calisti. L' anno pr i ma cost or o avevano secessi onat o anche
dal l a Conf eder azi one del Lavor o pe r cost i t ui re l ' usi , cio
una Unione Sindacale Italiana i ndi pe nde nt e dal par t i t o. Il
suo ani mat or e er a Fi l i ppo Cor r i doni , un gi ovane t r i buno
che esercitava sulle masse un forte fascino e che infatti ave-
va gi raccol t o sotto l e pr opr i e bandi er e ol t re 100. 000 se-
guaci . I l par t i t o na t ur a l me nt e er a pe r l a Conf eder azi one
che, sebbene t ut t or a i n mano al riformista Rigola, mant ene-
va con esso dei l egami al meno ideologici. Mussolini dappr i -
ma non pr ese posi zi one. Ma qua ndo Rigola sconfess uno
sci opero bandi t o dal l ' usi , egli a sua volta sconfess Rigola
appoggi ando Cor r i doni . I riformisti t or nar ono nuovamen-
te all' attacco di Mussolini chi edendone la testa. Ma pr opr i o
i n quel moment o l ' arrest o e l a condanna di Cor r i doni pr o-
vocavano la violenta reazi one della massa operai a che, infi-
schiandosi della Confederazi one, inizi un al t ro sci opero, di
cui Mussolini assunse r i sol ut ament e il pat r onat o.
Definito il neo- Mar at dell'Avanti!, sub at t acchi feroci.
Che - si domandava Turat i su Critica sociale - questa voce
e quest a parol a, che vorrebb' essere voce e parol a d' un part i -
to d' avanguardi a? Religione? Magismo? Utopia? Sport ? Let-
t er at ur a? Romanzo? Nevrosi? Ma agli oper ai i l senso di
queste domande sfuggiva, ment r e non sfuggiva quello degli
articoli di Mussolini che la via per colpire il cuor e e l' imma-
ginazione del lettore l a t rovavano sempr e. Qua ndo i n luglio
la Direzione si ri un per pronunci arsi sulla linea politica del-
YAvanti!, quest a fu appr ovat a con sette voti favorevoli - fra
cui quello del Segret ari o Gener al e, Lazzari -, t r e cont r ar i e
due astensioni: quelle della Balabanoff e dello stesso Musso-
lini. Il quale, non cont ent o della vittoria ai punt i , pr esent le
di mi ssi oni per farsele r espi nger e al l ' unani mi t . Il successo
popol ar e lo r endeva intoccabile, e l'apparato vi s' inchinava.
A quest o punt o pe r si vi de che Mussol i ni non er a sol-
t ant o l ' uomo che si esalta nel l ' ar dor e della folla, s' illude e
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s' inebria se vede i n piazza cent o per s one che gri dano, co-
me l o defi ni va i l suo ami co- nemi co Zi bordi . Lungi dal l ' u-
briacarsi di quel trionfo e da per der vi il senso della mi sura,
egli ve lo ri t rov. In vista delle elezioni che si dovevano te-
ner e in aut unno, egli si alline di sci pl i nat ament e sulle posi-
zioni del par t i t o. Qua ndo i sindacalisti i ndi ssero un nuovo
sci opero, non ne pr ese le part i . E quando lo sciopero fall, li
at t acc con l a stessa vi ol enza con cui pochi mesi pr i ma l i
aveva sostenuti. Accett anche di port arsi candi dat o nel col-
legio di Forl - dove sapeva di non pot er nul l a cont r o il riva-
le r epubbl i cano -, lui che a Mi l ano avrebbe stravinto. Ma il
fatto che al seggi o pa r l a me nt a r e non t eneva: i l suo t r a-
guar do era i l part i t o.
Le elezioni furono, per i socialisti, un not evol e successo.
Mal gr ado l ' amput azi one dell' ala bissolatiana, essi passar ono
dall' 8 all' 11 per cent o e mandar ono in Par l ament o 53 depu-
tati. Mussolini esalt la vittoria con articoli trionfalistici, e ne
aveva di che: quella vittoria era in gr an par t e sua, cio della
linea politica seguita dall'Avanti! Or a si t rat t ava di t r adur l a
in un' adeguat a posi zi one di pot er e. E l' occasione stava per
pr es ent ar s i : i l congr esso nazi onal e che doveva t ener si ad
Ancona nella pr i maver a del ' 14. Non mancavano che pochi
mesi.
In quest o intervallo egli bad soltanto a present arsi come
l' alto i nt er pr et e del socialismo ri vol uzi onari o, e per non la-
sciarsi coi nvol ger e i n beghe di cor r ent i e di gr uppi scrisse
pochi articoli, e cos pacat i che non sembr avano ne mme no
della sua penna. Gr an par t e del suo t empo prefer dedi carl o
a una rivista, Utopia, di cui evi dent ement e voleva fare il con-
t ral t are di Critica sociale, l ' organo dei riformisti, per bat t erl i
sul l ' uni co t er r eno di cui essi e r a no t ut t or a gl ' i ncont rast at i
padr oni : quel l o i deol ogi co. Ma l' iniziativa riusc sol t ant o a
di most r ar e i limiti di Mussolini che, efficacissimo e rul l ant e
come un t ambur o nel l ' art i col o di bat t agl i a vergat o a cal do
sotto lo stimolo degli avveni ment i , quando si trattava di ele-
varsi sul pi ano del l a dot t r i na per deva il filo e annaspava.
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Gliene mancava la cul t ura cui, dai t empi della Svizzera, ave-
va aggi unt o ben poco. Di libri per mano gl i en' erano passati.
Ma per sua stessa ammi ssi one ne l eggeva sol i t ament e tre
pagi ne al pri nci pi o, t re nel mezzo, e t re in fondo. Gli aut ori
che pi spesso citava, oltre i soliti Sorel e Paret o, er ano Kaut -
sky e la Luxenbour g, ma c' da dubi t ar e che li conoscesse ve-
r ament e. Quant o a Marx, pi che quello che aveva det t o, sa-
peva quel l o che gli at t r i bui vano i suoi di vul gat ori , e forse i
pi superficiali. Qual cuno dice che per il lavoro medi t at o e a
l ungo r espi r o gli mancava il fiato. Ques t o non ver o.
Qua ndo pot eva deri varne la mat eri a dall' osservazione e dal-
l ' esperi enza, Mussol i ni er a capace di saggi not evol i come
quello sul Trent i no, ed aut ent i che qualit di scrittore rivele-
r a nno pi t ardi cert e pagi ne del suo Parlo con Bruno. Ma il
suo disagio evi dent e, per mancanza di punt el l i e di riferi-
ment i , sul pi ano concettuale. Di suo, su Utopia scrisse poco e
non riusc nemmeno a scegliere dei collaboratori che le des-
sero una linea. Ancora una volta i migliori successi li ot t enne
come orat ore, quando si mise in giro per l' Italia come confe-
renzi ere. Anche sul pubblico dei teatri, mol t o pi esigente di
quello delle piazze, il suo sapi ent e dosaggio di raffiche e pau-
se fece effetto. Perfino Salvemini e Prezzolini, che lo udi r ono
a Firenze, ne r i por t ar ono una pr of onda i mpressi one.
Alla vigilia del congr esso, stese il bi l anci o del gi or nal e.
Nei pochi mesi del l a sua di r ezi one, l a t i r at ur a er a passat a
da 30 a 70 mi l a copi e con punt e di 100 mi l a. Dopodi ch
part per Ancona. Il congresso si apr il 26 apri l e con la soli-
t a rel azi one del Segret ari o Gener al e Lazzari , pi ut t ost o pe-
dest re. Nemmeno quella di Mussolini fece spicco. Ma il fat-
to che non ci fu battaglia per mancanza di avversari. Alle-
gando ragi oni di salute, Turat i aveva dat o forfait, e degli al-
tri riformisti l' unico che t enne la posizione fu Treves: Modi-
gliani si alline con la maggi oranza, e Zibordi oscill. La po-
l emi ca si accese sol t ant o sulla quest i one dei massoni , e si
concl use con l a pi ena vittoria di Mussol i ni che i mpose l' e-
spulsione.
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I ri sul t at i del congr esso non l asci avano dubbi . Lazzari
er a confermat o, ma i n quant o aveva fi no i n fondo sost enut o
le tesi di Mussolini, che da quella pr ova usciva da trionfato-
re e vero pa dr one del par t i t o. Non per nul l a, a comment o
conclusivo, Azione socialista scriveva che la coppi a non pot e-
va essere megl i o assortita; ma che, se fosse sopr avvenut o il
di vorzi o, la base avr ebbe segui t o Mussolini, soggi ogat a e
trascinata da quella fi gura d' asceta, da quel gesto di perso-
na come agitata da un i ncubo, da quella voce a mor mor i o di
foresta.
Qua ndo l' arciduca Fer di nando d' Asburgo cadde a Sarajevo
sotto le revol verat e dei t errori st i serbi, Mussolini det t e alla
notizia poco risalto. Nell' intervallo l' Italia era stata scossa da
violente agitazioni ch' er ano cul mi nat e nella famosa settima-
na rossa di Ancona, e in cui per la pr i ma volta Mussolini si
er a most r at o esi t ant e. Dappr i nci pi o aveva capeggi at o con
Cor r i doni l e di most razi oni di piazza, ma poi aveva invitato
gli oper ai a cessare lo sci opero. Gli ar goment i non gli man-
cavano. Quel l o sciopero, l a Confederazi one del Lavoro non
10 aveva voluto; lo aveva soltanto subito, e poco dopo disdet-
to, sicch or a rischiava di sbriciolarsi in iniziative slegate. Ma
11 Mussol i ni di qual che mese pr i ma non si sar ebbe lasciato
influenzare da queste incertezze, anzi ne avrebbe approfitta-
t o per assumere ancor a pi ri sol ut ament e l a par t e di prot a-
gonista. Pu darsi che, col pot er e, fosse cresciuto in lui il sen-
so di responsabilit. Ma forse c' ent rava anche u n a cert a de-
lusione, che del resto t rapel a da al cune sue lettere di quest o
per i odo. Non amava il part i t o: lo di most rava la scarsa par t e-
cipazione che aveva sempr e dat o alla sua vita, e il modo stes-
so in cui lo aveva conquistato, dal di fuori, non dal di dent r o
dell'apparato, come avevano fatto e facevano gli altri di ri gen-
ti. Probabi l ment e non credeva nel pot enzi al e rivoluzionario
dei socialisti, e consi derava le l oro agitazioni delle quaran-
tottate senza cost rut t o. Nel fare il bilancio del l a set t i mana
rossa egli ritrov i suoi toni taglienti e per ent or i , ma solo per
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chi edere la testa di Rigola, che infatti fu costretto alle dimis-
sioni. Al t ret t ant a gri nt a most r cont ro un ri nnovat o attacco
dei riformisti. Ma i ns omma cr edi amo che valga i l gi udi zi o
espresso dopo la sua mor t e da Nenni : Plebeo era, e pareva
che volesse rest are, ma senza amor e per l e plebi. Negli ope-
rai ai quali parl ava vedeva non dei fratelli, ma una forza, un
mezzo, del quale pot r ebbe servirsi per rovesciare il mondo.
Or a i l mondo voleva ancor a rovesciarlo, ma i n quella forza
comi nci ava a pe r de r e fiducia. Non - i nt endi amoci - che
una supposizione. Ma ci sembra abbastanza fondata.
Le revol verat e di Sarajevo er ano esplose il 28 gi ugno, e
per quasi t ut t o luglio YAvanti! seguit a par l ar ne come di un
epi sodi o doloroso, ma spiegabile, dando poco risalto agli
sviluppi diplomatici del l ' avveni ment o. Solo alla fine del me-
se, quando gi unse la notizia dell 'ultimatum austriaco alla Ser-
bia, Mussolini prese una posizione decisa con un articolo in-
titolato Abbasso la guerra! che trov consenzi ent e t ut t a la sini-
st ra italiana, f er mament e ri sol ut a anzi t ut t o a non lasciarsi
coinvolgere in un event ual e conflitto dalla par t e dell' Austria,
cui er avamo legati dal t rat t at o della Triplice Alleanza. Non
un uomo, n un soldo scriveva Mussolini. E il part i t o lo ap-
pr ov. Ma qua ndo ai pr i mi d' agost o l ' Eur opa pr ese fuoco,
t ut t e le Potenze scesero in lizza, e all' invasione austriaca del-
la Serbia segu quella tedesca del Belgio e della Francia, fra
Mussol i ni e l'apparato comi nci ar ono le pr i me i ncr i nat ur e.
l'apparato era neut ral i st a in senso assoluto, Mussolini con al-
cune riserve che t raspari vano dagli stessi titoli del suo gior-
nale: Lorda teutonica scatenata su tutta Europa, La sfida germani-
ca contro Latini, Slavi e Anglosassoni eccet era. Mussolini non
er a ancor a interventista, ma aveva pr eso atto del fallimento
dei part i t i socialisti eur opei , che non solo si er ano most r at i
incapaci di pr eveni r e il conflitto; ma, una volta scoppiato, si
er ano schierati coi rispettivi governi borghesi sposandone la
causa nazionale. E la conclusione che ne traeva era questa:
che, rest ando sulla sua posizione neutralista, il socialismo ita-
liano s'isolava da tutti gli altri e dalla stessa Storia.
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Di quest o di ssi di o, ancor a l at ent e, i l pr i mo si nt omo l o
forn il caso Her v, il socialista francese che si era arruol a-
t o vol ont ar i o. Ment r e i di r i gent i del par t i t o i t al i ano l o de-
nunci avano come t radi t ore, Mussolini scriveva: No, Her v
che definisce - come noi pur e la defi ni amo - "i mmonda" la
guer r a, non un guer r af ondai o anche se andr alla frontie-
ra, cos come non un del i nquent e il pacifico ci t t adi no che
deve d' un t rat t o r i cor r er e alla Browning per di fendersi dal-
l' attacco del bandi t o. Il mi l i t ari smo pr ussi ano e panger ma-
nista , dal ' 70 ad oggi, il bandi t o appost at o sulle st rade del-
l a civilt eur opea. I ns omma, secondo lui, c' era gue r r a e
guer r a: quel l a difensiva, ne mme no i socialisti pot evano ri-
fiutarla a priori.
Fu quest o il punt o su cui, via via che l ' i ncendi o si pr opa-
gava, il front e della Sinistra si r uppe. Essa aveva unani me-
ment e r i echeggi at o il gr i do Abbasso la guerra! finch er a in
vi gor e la Tri pl i ce che ci avr ebbe cost r et t o a combat t er l a a
fi anco degl i aust r o- t edeschi . Ma or a che i l gover no Sal an-
dr a, p u r senza denunci ar e quel l ' al l eanza, se n' er a ufficial-
ment e di si mpegnat o pr ocl amando la neut ral i t , i repubbl i -
cani , i radi cal i e i socialisti ri formi st i comi nci ar ono a di r e
che l a neut r al i t non pot eva essere che un t e mpor a ne o
espedi ent e, alla l unga insostenibile. I democrat i ci , scriveva
Salvemini, devono rifiutare e combat t er e l' idea nazionalista
di una guer r a per scopi imperialistici. Ma, aggi ungeva, per
resi st ere al nazi onal i smo, bi sogna met t er si sul t er r eno dei
concr et i i nt eressi nazi onal i che esi gevano l ' i nt er vent o al
fianco dei popol i che l ot t avano per la difesa dei nost ri stessi
valori di civilt e libert.
A met agost o ci fu un col po di scena. I sindacalisti, che
er ano la pat t ugl i a avanzat a della sinistra rivoluzionaria, ave-
vano i ndet t o un gr ande comizio. Mancava Cor r i doni , ar r e-
stato pochi gi orni pr i ma. Al suo post o, pr ese l a par ol a suo
cognat o De Ambri s, che non pr onunci l a parol a guerra, ma
la fece t r audi r e in t ut t e le pi eghe del suo discorso: Anche il
t acere, di fronte a certi delitti, significa complicit... Compa-
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gni, vi pongo la domanda: se domani la gr ande lotta richie-
desse il nost ro i nt er vent o per i mpedi r e il trionfo della rea-
zione feudale, militarista, panger mani ca, pot r emo noi rifiu-
tarlo?
Le sue par ol e pr ovocar ono i l f i ni mondo: una par t e del -
l ' udi t ori o acclam, l' altra - forse la pi numer os a - i nsorse
gr i dando al t r adi ment o, e l' organizzazione sindacale - l' usi -
si spacc. Anch' essi divisi, i capi ot t enner o un colloquio con
Cor r i doni in carcere. Ricordo ancor a - scrive De Ambri s -
la commozi one che c' invase, quando ai nost ri accenni pi ut -
tosto cauti, Cor r i doni pr or uppe i n una delle sue belle risa-
te. S, l a guer r a er a un dover e nazi onal e e r i vol uzi onar i o.
S, dovevamo vol er l a e farla... Al l ' usci t a dal car cer e, il 6
set t embr e, Cor r i doni lo conf er m: La neut r al i t dei ca-
strati disse. Quasi cont empor aneament e si r ompeva anche
il front e degl i anarchi ci l i bert ari : Rocca, Di nai e, e perfi no
Mari a Rygier si di chi ar avano per l ' i nt ervent o. Arroccat i su
una posi zi one di net t o rifiuto, rest avano i socialisti, ma iso-
lati da t ut t o il rest o della Sinistra, e condannat i a una i mba-
razzant e alleanza con la maggi oranza silenziosa delle for-
ze moder at e e conservat ri ci che facevano capo al l ' esecrat o
Giolitti.
Mussol i ni si t rovava di front e a una scelta dr ammat i ca:
i st i nt o e t e mpe r a me nt o l o por t avano alla guer r a, ma l a
guer r a lo avrebbe por t at o alla r ot t ur a col part i t o e alla per -
di t a della sua t r i buna: il gi ornal e. Per la pr i ma volta la sua
condot t a si most r esi t ant e e ambi gua. Pubbl i c su Utopia
un art i col o di Panunzi o i n cui si sost eneva che l a gue r r a
avrebbe dat o al socialismo la vittoria in t ut t a l ' Europa, e sul-
VAvanti! confut quest a tesi in nome dell' ortodossia di part i -
to. Il doppi o gi uoco non pass i nosservat o. La di pl omazi a
di vent a sempr e pi diffcile per Mussolini - scrisse Azione so-
cialista -, anzi per i due Mussolini, che un bel gi orno, riscal-
dandosi l ' ambi ent e, finiranno col litigare sul serio. Chi dei
due vincer? Mor so sul vivo, Mussol i ni r eag r i ncar ando
sul pr opr i o paci fi smo con un' aggr essi vi t che di most r ava
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quant o poco lo avesse nel sangue. Per t enerl o in riga la Di-
rezi one gli aveva messo alle costole la Balabanoff, ri nghi osa
guar di ana del l e di ret t i ve del par t i t o. E ancor a alla fine di
set t embr e egli di chi ar ava gue r r a ai guer r af ondai nel l oro
stesso t oni t r uant e l i nguaggi o.
Il 18 ot t obr e (del T4) , la Di r ezi one socialista si r i un a
Bol ogna per fare i l punt o della situazione. Per st rada, men-
t re si recavano al convegno, i part eci pant i compr ar ono l'A-
vanti!, e r i mas er o di st ucco. C' er a un l ungo edi t or i al e di
Mussolini, il cui titolo Dalla neutralit assoluta alla neutralit
attiva ed operante gi diceva di t ut t o. Con mol t a abilit vi era
sost enut a quest a tesi: che il di l emma - o guer r a, o rivoluzio-
ne - era pret est uoso e artificioso: Chi vi assicura che il go-
ver no uscito dalla ri vol uzi one non debba cer car e a ppunt o
in una guer r a il suo bat t esi mo augural e? E concl udeva po-
ne ndone un altro a risposta obbligata: Vogliamo essere, co-
me uomi ni e come socialisti, gli spet t at or i i ner t i di quest o
d r a mma gr andi oso? O non vogl i amo esser ne, i n qual che
modo e in qual che senso, i protagonisti?
Mussolini, che part eci pava alla sedut a, si t rov i mmedi a-
t ament e nell' occhio del ciclone, quasi compl et ament e isola-
t o sotto una gr andi ne di accuse. Le pi vi ol ent e gli f ur ono
mosse dai vecchi amici di un t empo: Serrat i e la Balabanoff.
Egli r i spose a suo modo, at t accando i nvece di di f ender si .
Ma se aveva sperat o di cost ri ngere il part i t o a cambi ar rot t a
met t endol o di fronte al fatto compi ut o, dovet t e amar amen-
t e ri credersi per ch si t rov del t ut t o isolato. Con uno dei
suoi soliti scatti, rifiut la pr opost a di abbandonar e per t re
mesi la di rezi one del gi ornal e al l egando motivi di salute, e
rassegn su due pi edi le dimissioni.
Che a quella decisione dovesse arri vare, er ano in molti a
pr eveder l o. Ma per ch l' avesse a tal punt o preci pi t at a, dal
gi orno al l ' i ndomani , senza un mi ni mo di pr epar azi one, sen-
za nessun t ent at i vo di t r ar r e dal l a sua qual che c ompa gno
del di ret t ori o, era e r i mane un gr an mi st ero. Il gi ornal e, per
lui, era non soltanto il mezzo per far sent i re la sua voce, ma
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anche la sua uni ca risorsa di vita. Infatti, dalla sera alla mat -
tina, si trov sul lastrico, senza una lira in tasca, e pot tira-
re avanti solo grazie a duemi l a lire mandat egl i dal segret a-
rio della Federazi one dei Lavor at or i del Mar e, il sindacali-
sta Giulietti. Cont r avvenendo al l ' ordi ne di non muoversi da
Forl, accorse Rachel e con l a bambi na, per essere accant o
nel mome nt o difficile al suo uomo, ma anche per r ecupe-
rarl o. E ora bi sognava pr ovveder e anche a loro.
Molti storici, fra cui anche De Felice, avanzano il dubbi o che
il suo non fosse stato affatto un salto nel bui o in quant o ave-
va gi solide garanzi e di pot er l anci are un nuovo gi ornal e.
Chi scrive cr ede di pot er l o escl udere sulla base delle confi-
denze fattegli in t empi non sospetti (1937) da colui che glie-
le avrebbe fornite, Filippo Naldi, allora fuoruscito a Parigi.
Nal di era nel ' 14 di r et t or e del Resto del Carlino di Bol ogna.
Secondo qual cuno, sarebbe stato lui a lavorare Mussolini
per i ndur l o a passare dalla par t e del l ' i nt ervent i smo su inca-
rico del Mi ni st ro degli Esteri San Gi ul i ano. Con me, Nal di
sment quest a voce e me ne di most r l' infondatezza con due
ar goment i che mi s embr ano i noppugnabi l i : egli er a uomo
di Giolitti, non di San Gi ul i ano, e quest i non er a affatto in-
terventista. Da quant o mi disse, le cose si er ano svolte cos:
Qua ndo Mussolini lasci VAvanti!, sebbene ne fosse stato
ri copert o d' i ngi uri e, Nal di si preci pi t a Milano, e si offr di
f i nanzi ar gl i un nuovo gi ornal e. Solo chi non ha conosci ut o
Nal di pu stupirsi dell' offerta e annusarci sotto Dio sa quali
intrallazzi. La verit che Naldi avendo il fiuto degli uomi -
ni, e speci al ment e dei giornalisti, aveva capi t o che su Mus-
solini c' era da punt ar e. E, sebbene soldi non ne avesse nem-
me no lui, era si curo di pot er ne t r ovar e per i l lancio d' un
cavallo di quella razza. Al t ret t ant o sicuro era di pot er l o do-
mar e e st rument al i zzare come el ement o di r ot t ur a del fron-
te socialista. Infatti, anche quando il fascismo lo costrinse a
r i par ar e al l ' est ero, segui t s empr e a par l ar e di lui, con un
misto di di spet t o e di t enerezza, ma senza mai venat ur e di
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odi o, come di un ragazzaccio fuorviato da cattive compa-
gni e.
Mussolini, sulle pr i me, non voleva ne mme no riceverlo, e
all' offerta di denar o si adombr . Ma Naldi, ch' er a una sire-
na, pr ovvi de subito a rassi curarl o: sarebbe st at o, disse, de-
nar o pul i t o e senza condi zi onament i : Mussolini sarebbe sta-
to libero di di fendere le cause che voleva, senza r i sponder -
ne a nessuno. E su quest a condi zi one l' intesa fu r aggi unt a.
Resta da sapere dove Nal di attinse il mezzo mi l i one che poi
vers a Mussol i ni . A me disse che lo r aggr anel l da var i e
part i i nt eressat e non al l ' i nt ervent o, ma alla r ot t ur a del fron-
t e socialista. Ma neg r eci sament e di averl o avut o dal l ' am-
basci at ore francese, Bar r r e, e di quest o sono or amai tutti,
o quasi t ut t i persuasi . Dai francesi ricevette aiuti pi t ar di ,
ma gli venner o dai socialisti. Mussolini non cambi i dea per
pr e nde r e dei soldi. Prese dei soldi per di fendere la sua idea.
E su quest a idea, caso mai , che forse commi se un er r or e.
Lanci ando II popolo d'Italia, egli cr edeva pr obabi l ment e di
t r asci nar si di et r o il par t i t o socialista, o al meno di cr ear vi
una forte scissione. Glielo aveva fatto cr eder e la val anga di
consensi che gli era pi ovut a addosso da par t e di quei gr up-
pi sindacalisti, ri formi st i , r epubbl i cani ed anche anar chi ci
che si stavano conver t endo al l ' i nt ervent i smo. Ma aveva sot-
tovalutato la compat t ezza del part i t o con cui or a doveva fa-
re i conti.
Il popolo d'Italia usc il 15 novembr e, vent i ci nque gi or ni
dopo le dimissioni di Mussolini a\YAvanti! In t re set t i mane
Nal di aveva t rovat o una vecchia tipografia e allestito una r e-
dazi one di poche st amber ghe ammobi l i at e con casse e cas-
sette. In due or e era gi esauri t o nelle edicole, e nei gi orni
successivi la t i r at ur a non fece che a ume nt a r e fino alle 100
mila copi e. Sotto la testata, esso recava la di ci t ura: Quot i -
di ano socialista. Ed era soprat t ut t o quest o a di st ur bar e 'A-
vanti! che pass alla cont roffensi va l anci ando il r i t or nel l o:
Chi paga?
Il 24 Mussolini fu convocato di fronte alla sezione sociali-
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sta mi l anese, cui era iscritto, per r i sponder e del t radi men-
to. E vi si pr esent . Fu una scena da tribunale del popol o
che tuttavia non dovet t e di spi acere al suo t eat ral e t emper a-
ment o. Alla pr esenza di Serrat i , Bal abanoff e altri massi mi
di ri gent i , egli fu sot t opost o a un aut ent i co linciaggio in un
cor o d' i nsul t i , fischi e schiamazzi. Qua ndo fu chi amat o sul
palcoscenico per di fendersi , fu bersagliato da una gr andi ne
di monet i ne che vol evano di r e: Venduto. I nvano Serrat i ,
per dargli modo di par l ar e, si sbracciava a chi edere silenzio.
Ter r eo in volto e mdi do di sudor e, Mussolini riusc solo a
far t r audi r e qual che frase smozzicata: Sono pr ont o a sotto-
met t er mi a qual si asi commi ssi one d' i nchi est a. . . Sono e ri-
ma ngo un socialista... Alla fi ne, al zando l a voce fi no a do-
mi nar e i l t umul t o, gr i d: Voi cr edet e di per der mi . V' illu-
det e. Voi mi odi at e pe r c h mi amat e ancora. . . Le ul t i me
par ol e si per ser o fra url i e sghi gnazzat e.
Ci nque gi orni dopo la Di rezi one si ri un al gr an compl e-
t o pe r es ami nar e i l caso. Al cuni pr opos e r o di s ot t opor r e
Mussolini a inchiesta, ma l ' espul si one er a or mai decisa: r e-
stava solo da sceglierne la mot i vazi one. Zerbini ed altri chie-
sero che venisse pr onunci at a per indisciplina. Ma Serrat i e
la Balabanoff furono irremovibili e t rasci narono la maggi o-
ranza: Mussolini veniva radi at o per i ndegni t moral e.
Una cer t a r eazi one in seno alla base ci fu. Al Ci rcol o
Cat t aneo 300 gi ovani socialisti secessi onar ono dal par t i t o,
al t ri gr uppi i n Lombar di a e Romagna pr es er o l e par t i del
perseguitato sino a farsi espel l ere. Ma il gr ande scisma in
cui forse Mussolini aveva sper at o non ci fu: la forza coagu-
l ant e che s empr e spri gi onano i part i t i di massa ebbe la me-
glio e pi ano pi ano ri assorb par ecchi di quei t r ansf ughi .
Pl ausi e adesi oni pi ovver o i nvece da al t ri gr uppi . A nome
della Voce, Prezzolini gli telegraf: Partito socialista ti espel-
le, Italia ti accoglie, Salvemini gl' invio un caldo messaggio,
e t ut t a la st ampa del l ' i nt ervent i smo di sinistra - radi cal e, r e-
pubbl i cano e socialista ri formi st a - si schi er compat t a in
suo favore. Par t i col ar ment e ent usi ast a fu il Fascio Rivoluzio-
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nano di Azione Internazionalista che si er a costituito ad oper a
dei sindacalisti cor r i doni ani . Sicch Mussol i ni ma nt e nne i
suoi galloni di General e, ma di un altro esercito.
Al cuni suoi apol oget i scri ssero pi t ar di che fu quest o
esercito a t rasci nare, sotto il suo comando, l' Italia in guer r a.
Quest o falso. Sotto la bandi er a del l ' i nt ervent i smo si schie-
rava un coagul o di forze di sparat e che non ri usci rono mai a
fondersi , e che si possono aggr uppar e in t re blocchi. Il pi
consi st ent e e agguer r i t o era quel l o di dest ra, domi nat o dai
nazionalisti, che avevano il l oro bar do in D' Annunzi o. Le sue
schiere non er ano numer os e, ma pot evano cont ar e sull' ap-
poggi o di buona par t e della cul t ura e dei giornali che eserci-
t avano la pi forte influenza sull' opinione pubblica moder a-
ta, Corriere della Sera in testa. Esso voleva la guer r a non t ant o
per i l riscatto delle pr ovi nce i r r edent e, quant o per l a pr o-
mozi one dell' Italia al r ango di Gr ande Potenza militare e co-
l oni al e. Poi c' era il blocco di cent r o, cost i t ui t o dai socialisti
riformisti di Bissolati, dai radicali e da una par t e dei r epub-
blicani che vedevano nel l ' i nt ervent o la difesa degl' ideali de-
mocrat i ci , in omaggi o ai qual i essi r i nunzi avano a qualsiasi
annessi one di t er r e et ni cament e non italiane. Terzo, il blocco
di sinistra, cui facevano capo l a frazione pi est remi st a dei
repubbl i cani , gli anarchici dissidenti e i Fasci di azione che, in
omaggi o al concetto sorelliano della violenza levatrice della
Storia, vedevano nella guer r a il pr ol ogo e lo st r ument o di
una ri vol uzi one che spazzasse via la vecchia Italia e t ut t e le
sue istituzioni, a comi nci are dalla Monarchi a.
Il popolo d'Italia pr ese subi t o le di st anze dai nazi onal i st i
che a l oro volta non r i conobber o mai i n Mussol i ni un l oro
al l eat o, e anzi lo t r at t ar ono s empr e con avversi one e diffi-
denza. Ma seppe abi l ment e conciliare le tesi di t ut t o l' inter-
vent i smo democr at i co, di cent r o e di si ni st ra, che non di -
sponeva di al t ro quot i di ano. Cos egli si t rov accant o ai Bis-
solati, ai Bonomi , ai Cabri ni che t re anni pr i ma aveva fatto
espellere dal part i t o, e che furono i pr i mi a t endergl i la ma-
no. Quest o coacervo di forze ebbe cert o l a sua i mpor t anza
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per l ' ent rat a dell' Italia in guer r a in quant o r ompeva il fron-
te della sinistra pacifista, ma non ne fu l ' el ement o decisivo:
l ' udi t ori o a cui si rivolgeva, le masse socialiste e cat t ol i che,
r i mas er o sor de ai suoi appel l i anche per ch compos t e i n
gr an par t e di analfabeti. D' Annunzi o e il Corriere della Sera,
che si r i vol gevano alla bor ghesi a, pes ar ono mol t o pi di
Mussolini, il qual e dovet t e t r ovar e in quest o la verifica del
suo vecchio convi nci ment o che a cont ar e er ano solo le mi-
nor anze.
Fra i col l aborat ori del Popolo d'Italia c' era di t ut t o, da Prez-
zolini a Papi ni a Nenni a Mari a Rygier, ma il g r u p p o pi
compat t o er a quello dei sindacalisti, capeggiati da Panunzi o
e Lanzillo. C' era uno dei maggi ori poet i del t empo, Umber -
to Saba. E c' era anche, pi piacevole e me no i ngombr ant e
della Balabanoff, una bella ebr ea dai capelli rossi: Mar ghe-
ri t a Sarfatti, che al di r et t or e non pr est ava sol t ant o l a sua
penna. Salvemini non si era ar r uol at o nella pat t ugl i a, ma la
secondava vi gor osament e dal di fuori, come facevano Cor-
ri doni e De Ambri s.
Mussolini t enne la rot t a pol emi zzando aspr ament e sia coi
nazionalisti che coi socialisti, passati subito all' attacco sul so-
lito r i t or nel l o: Chi paga? Er a una vol gar e cal unni a cui
Mussol i ni ri spose con una cal unni a non me no vol gare: ri-
sf oder ando cont r o Ser r at i l a vecchi a accusa di spi onaggi o
lanciatagli dagl i anarchi ci . Egli ebbe anche due duelli, con
Mer l i no e con Treves. Verso il gover no Sal andr a, assunse
una posizione di stimolo, ma anche di sostanziale appoggi o.
Second i Fasci di azione rivoluzionaria nel l oro t ent at i vo di
f onder e sotto l a l oro bandi er a t ut t o l ' i nt ervent i smo di sini-
stra. Ma quando quest o decise di forzare la mano al gover-
no pr ovocando un i nci dent e alla f r ont i er a con l' Austria,
Mussolini lo ri chi am al senso della realt. Dire che noi fa-
r emo la ri vol uzi one per ot t ener e la guer r a, di re una cosa
che non pot r emo mant ener e: non ne abbi amo l a forza. E
cal deggi l a r edazi one di un document o con cui t ut t i gl' in-
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terventisti di sinistra, fascisti e sindacalisti compresi , s' impe-
gnavano a sost ener e anche la Monar chi a se quest a si fosse
decisa a condur r e l' Italia al l ' i nt ervent o.
Via via che si avvicinava il Maggio radioso, la sua pol e-
mica coi nazionalisti s' intiepidiva, ment r e quella cont ro i so-
cialisti e i giolittiani assumeva t oni sempr e pi aspri . Tu mi
chiedi ci nque ri ghe di pr osa per Giolitti - scrisse a Prezzoli-
ni -. Ecco: io vorrei sommi ni st rargl i ci nque palle di revolver
allo stomaco. Il 6, sotto il titolo E l'ora, dedi c un ent usi a-
stico c omme nt o al di scorso di D' Annunzi o a Qua r t o. E
quando Sal andra, che in t ut t a segretezza si er a gi i mpegna-
to a Londr a con gli Alleati a di chi arare la guer r a, accorgen-
dosi che il Par l ament o er a in maggi or anza neut ral i st a, die-
de le dimissioni, Mussolini usc con quest o appel l o: Popolo
di Milano, a te la parol a. Occupa le st rade e le piazze. II t uo
gri do sia: o guer r a o rivoluzione. Ma era disfatto per ch al-
la ri vol uzi one non ci credeva, e parl ava perfi no di suicidio.
Poi il Re ri conferm Sal andra, la guer r a fu di chi arat a, e co-
l or o che l ' avevano vol ut a ci a nda r ono, da Cor r i doni allo
stesso Bissolati che, mal gr ado i suoi quasi sessant anni , si ar-
r uol come sergent e fra gli alpini.
Mussolini avr ebbe vol ut o segui r ne l ' esempi o, ma l a sua
doma nda di r i chi amo fu accant onat a. Subi t o i socialisti ne
approfi t t arono per lanciare cont r o di lui un nuovo ri t ornel -
lo: Armiamoci e partite. Ma ancor a una volta si t rat t ava di
cal unni a. Mussolini aveva scomodat o tutti i suoi amici di Ro-
ma per ot t ener e il ri chi amo. Lo Stato Maggi ore era ostile ai
vol ont ari , e speci al ment e a quel l i di or i gi ne socialista, che
consi derava agent i d' i nqui nament o per l a t r uppa. Per rive-
stire il gr i gi over de, egli dovet t e aspet t ar e la mobi l i t azi one
della sua classe, che avvenne alla fine di agosto.
Al front e, secondo i suoi apol oget i , Mussolini si sarebbe
compor t at o da eroe; secondo i suoi det rat t ori , da imboscato
o quasi. Il pi fedele alla veri t stato lui stesso, nel Diario
che pubbl i c a punt at e nel suo gi ornal e. Atti di gr an valore
non ne comp , forse anche per ch gliene manc l' occasione.
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Ma fu un buon sol dat o, coraggi oso e disciplinato. I galloni
di caporal maggi or e non gli furono di cert o concessi per un
r i guar do alla sua per sona. Una circolare di Cador na racco-
mandava di t ener e sotto stretta sorveglianza gl' interventisti
socialisti, che ol t re alla diffidenza dei Comandi subi vano l'o-
stilit dei compagni . La sua doma nda di ammi ssi one a un
corso per allievi ufficiali venne respi nt a, e un gi or no egli si
sent apost r of ar e da un fant e i n quest i t er mi ni : Ho u n a
buona notizia da dart i : hanno ammazzat o Cor r i doni . Ci ho
gust o. Cr epi no tutti questi interventisti! Quest o era lo stato
d' ani mo che r egnava nelle t ri ncee.
Alla fine di febbraio del ' 17 un l anci abombe scoppi vici-
no a lui, e una gr agnuol a di schegge lo invest. Gli se ne con-
fi ccarono i n t ut t e l e par t i del cor po, ma speci al ment e nelle
gambe, sicch arri v all' ospedale quasi di ssanguat o. Le pi n-
ze del chi r ur go dovet t er o l avorare a l ungo per estrargliele,
e solo dopo un pai o di mesi pot ri comi nci are a cammi nar e,
ma con l e grucce. In gi ugno fu congedat o per invalidit, e
pot riprendere il suo post o alla di rezi one del gi ornal e.
Era t empo per ch, senza di lui, Il popolo d'Italia aveva per so
smalto e lettori, e anche la sua linea politica aveva subito pa-
recchie oscillazioni. Mussolini lo rimise sulla sua rot t a origi-
nar i a di or gano del l ' i nt er vent i smo democr at i co, e ve l o
mant enne sino a Capor et t o. Alla disfatta militare egli fu t ra i
pochi che sepper o r eagi r e senza per der e l a testa n cader e
nell' istera. Ma anche in lui il cont raccol po ideologico fu vio-
l ent o. Come not a gi ust ament e De Felice, fi n allora egli er a
ri mast o un socialista, sia pur e dormi ent e. Or a dal sociali-
smo cominci a staccarsi forse anche per ch l ' esperi enza di
t ri ncea gli aveva di most rat o l' impossibilit di far breccia nel-
l e masse. L' unica cart a su cui pot eva punt a r e er ano i com-
bat t ent i che, una volta congedat i , avr ebber o avut o i l oro va-
lori da di fendere e l oro rivendicazioni da avanzare.
La sterzata in quest a nuova di rezi one fu lenta, ma conti-
nua. Cal deggi ando i l pr oget t o di assegnar e i n pr opr i et l e
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t er r e ai fut uri r educi cont adi ni , scriveva: t empo che l a
Pat ri a offra ai combat t ent i l ' at t est azi one della sua r i cono-
scenza e della sua fiducia. E questo era perfet t ament e i nt o-
nat o alla sua pr ecedent e l i nea socialista. Ma, aggi ungeva,
per assicurare alle masse rural i questo beneficio, ci vuole la
vittoria. E la vittoria ri chi ede il massimo sacrificio, anche di
cert e libert. Un cont o la democrazia; un conto la con-
dot t a democr at i ca, o pi ut t ost o par l ament ar e della guer r a:
l a pi subl i me delle st upi di t umane In t empo di guer r a,
Roma democr at i ca accet t ava la di t t at ura. Il 1 agosto del
' 18, quando or mai il fiato degli austriaci inchiodati sul Piave
comi nci ava a farsi cor t o, dal l a t est at a del Popolo d'Italia
scompar ve il sot t ot i t ol o: Quot i di ano socialista, e fu ri m-
pi azzat o da quel l o di : Quot i di ano dei combat t ent i e dei
pr odut t or i . Nell' articolo di fondo il di ret t ore spiegava cos
il cambi ament o: Quel socialista che figurava in testa al gior-
nale aveva senso nel 1914 e voleva di re che nel 1914 si pot e-
va essere socialisti - nel vecchio senso della parol a - e nello
stesso t empo favorevoli alla guer r a. Ma in seguito la parol a
socialista er a di vent at a anacroni st i ca. Non mi diceva pi
ni ent e. Offriva anzi t ut t i gl ' i nconveni ent i della possibile
confusione con gli altri...
C' chi vede, i n quest o mut ament o di divisa, un fatto
t r aumat i co, un r i nnegament o, una r ot t ur a di Mussolini col
suo passat o. Noi cr edi amo che sia pi esatto par l ar e di un
suo r i t or no alle origini. Mussolini non fu mai un vero socia-
lista. Anche quando spiccava nel partito come figura di pri -
mo pi ano, non lo amava e ne disprezzava gli altri dirigenti.
Usava quest a qualifica come un' et i chet t a di comodo per
conqui st ar e le masse, alle cui sorti era del t ut t o insensibile
- come aveva ben visto la Balabanoff - e che gl' interessava-
no sol t ant o come mat eri al e rivoluzionario per l a conqui -
sta del pot er e, il suo pot er e. Quando si avvide - e se ne avvi-
de in t ri ncea - ch' esse non pot evano essere usate nemmeno
per quest o per ch di pot enzi al e rivoluzionario non ne ave-
vano, r i t or n alla sua vera matrice ch' era quella anarco-sin-
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dacalista e superomista, cio al solito miscuglio di Nietzsche e
di Sorel. Di l er a venut o. E l t ornava.
Pr obabi l ment e alla st erzat a cont r i bu anche un mot i vo
pi pedest r e: le difficolt economi che in cui II popolo d'Italia
si dibatteva. Subito dopo il cambi o del sottotitolo, compar ve
sul gi or nal e mol t a pubbl i ci t . Er a i l r i ngr azi ament o dei
pr odut t or i all' ex-socialista che ri conosceva l e l oro bene-
mer enze e la legittimit dei l oro interessi. E fra di essi i pi
solleciti f ur ono i fratelli Per r one, che domi navano i pot ent i
gr uppi del l a Ansaldo e del l a Banca I t al i ana di Scont o.
L' Ansaldo aveva fabbricato e vendut o al gover no pi di un-
dicimila cannoni , quat t r omi l a aer opl ani e quasi cent o navi
da guer r a, ri cavando da quest e forni t ure profitti pr opor zi o-
nat i , o forse spr opor zi onat i . Che qual che briciola di quest i
profi t t i sia fi ni t a non nel l a tasca di Mussol i ni ( l ' uomo era,
per s onal ment e, inaccessibile al denar o) , ma nel l e esangui
casse del suo gi ornal e, stato det t o, ma non stato provat o.
Di pr ovat o c' solo la massiccia pubblicit che le azi ende An-
saldo comi nci arono a fare sul Popolo d'Italia. Ma ancor a una
volta non cadi amo i n abbaglio. Mussolini non cambi rot t a
per ot t ener e soldi. Ot t enne soldi per ch aveva cambi at o rot-
ta. Quest o cambi ament o lo avrebbe oper at o anche se non ci
fosse stato da guadagnar e nulla: glielo det t avano il fiuto e il
calcolo politico, sua uni ca e supr ema bussola.
La vi t t ori a colse di sor pr esa anche lui. Ai pr i mi di ot t o-
br e aveva scritto che bi sognava pr epar ar s i a un al t ro anno
di guer r a e che non i mpor t ava se quest a si fosse decisa sui
campi di battaglia francesi invece che su quelli italiani. Era
quel l o che pensavano anche Diaz e Badogl i o che non vole-
vano pr e nde r e l' offensiva. Ma subi t o si cont r addi sse: biso-
gnava restituire Caporet t o, e la vittoria doveva essere ita-
liana. Non se l' aspettava cos r api da e facile. Qua ndo venne,
scrisse t r i onf al ment e che nessun al t ro esercito ne aveva ri-
por t at a di cos vaste pr opor zi oni . Ma sotto i t oni trionfalisti-
ci covava l'assillo di un dopo, a cui non er a pr epar at o.
Il suo pr i mo t ent at i vo fu di coagul ar e i nt or no a s e al
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suo gi or nal e t ut t o l ' i nt er vent i smo sia di dest r a che di sini-
st ra, e pe r real i zzarl o l anci il pr oget t o di u n a Costituente
che, sotto l' egida degli ex-combat t ent i avrebbe dovut o por -
re su nuove basi la societ i t al i ana facendovi l argo post o ai
l avor at or i . Fu un er r or e. I l front e i nt er vent i st a or mai er a
r ot t o, e per ri cuci rne i t r onconi - quel l o nazi onal i st a, con-
servat ore e monar chi co, e quel l o democrat i co, progressi st a
e r epubbl i cano -, non bast ava i gnor ar e i l pr obl ema istitu-
zionale, come faceva Mussolini. La pr opost a cadde, e Mus-
solini ri mase un Gener al e alla ricerca di un esercito.
I pr i mi a fornirgli recl ut e furono i futuristi, che da movi-
mnt o cul t ur al e st avano t ent ando di t rasformarsi i n movi -
ment o politico senza tuttavia riuscire a coagul are i n un pr o-
gr a mma i l or o cont r addi t t or i i mpul si . I n comune avevano
solo il passat o d' i nt er vent i st i e val orosi combat t ent i . Per il
rest o, c' era di t ut t o, dal nazi onal i smo al sovversivismo anar -
chi co, t enut i i nsi eme da un at t i vi smo fi ne a se stesso: non
per nul l a il l or o mot t o er a marciare, non marcire. Essi pe r
er ano riusciti a l egare al l oro car r o gli arditi che t or navano
dal l e t r i ncee con la nost al gi a della violenza, e ben decisi a
per pet uar l a. I fasci nacquer o dal l a l or o fusi one. Nel feb-
brai o del ' 19 ce n' er ano gi una vent i na.
Per i futuristi e per il l oro capo Mari net t i , Mussolini non
aveva mai avut o mol t a si mpat i a: l i consi derava poco me no
che ciarlatani, anche se dal ' 15 in poi li aveva t rat t at i da al-
leati e di l oro si er a avvalso nella comune lotta per l ' i nt er-
vent o. Con gli ardi t i invece aveva stabilito fin dappr i nci pi o
buoni r appor t i , t ant o che aveva anche par t eci pat o ad alcu-
ne l or o adunat e. Il pat t o fra l oro si sal d IT 1 gennai o del
T 9, in occasione del discorso di Bissolati alla Scala.
Mussolini nut ri va per Bissolati un affetto, fra i cui i ngre-
di ent i forse c' era anche il ri morso. Sette anni pr i ma er a sta-
to lui a farlo scacciare dal part i t o socialista al t er mi ne di una
veement e requi si t ori a i n cui l o aveva tacciato di t r adi t or e.
Poi si er ano ritrovati sulla barri cat a interventista, e Bissolati
non solo gli aveva per donat o l' aggressione, ma lo aveva an-
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che efficacemente ai ut at o a s uper ar e le sue difficolt. Ma ol-
t r e a quest o c' era anche i l ri spet t o che l ' uomo i spi rava per
quel l e alte qual i t mor al i che facevano di lui l ' i ncont est at o
leader del l ' i nt ervent i smo democrat i co.
Pochi gi or ni pr i ma, Bissolati si er a di messo da Mi ni st ro
per prot est a cont r o Or l ando e Sonni no che insistevano per
l ' annessi one della Dalmazia. Lo aveva fatto goffament e, da
quel mal dest ro uomo politico che era, senza forni rne i mot i -
vi, senza n e mme n o i nf or mar ne i compagni di par t i t o che
infatti er ano ri mast i al gover no. In t er mi ni amichevoli, ma
fermi , Mussol i ni lo aveva i nvi t at o a spi egarsi . E Bissolati
aveva risposto i ndi cendo un comizio alla Scala.
Di quella serata, Borgese fece nel suo Golia una ricostru-
zione forse un po' colorita dalla fantasia, ma sostanzialmente
esatta. Palchi e platea er ano in mano ai bissolatiani. Ma il log-
gione era pi ant onat o da futuristi e arditi. I dissensi comincia-
r ono fin dalle pr i me frasi, di cui Marinetti salutava la conclu-
sione con uno st ent oreo amen! Presto urli e fischi soverchiaro-
no la voce del l ' orat ore che si smar r e prese a l eggere i suoi
fogli senza pi articolare i peri odi , di furia, per sottrarsi il pi
prest o possibile a quel mart i ri o. A un t rat t o, fra le altre, egli
distinse anche la voce sarcastica di Mussolini che gli gridava:
Rinunciatario! Volgendosi ai vicini, mor mor : No, lui no!
Poi, come anni ent at o, ripose in tasca i fogli e usc.
Mussolini cerc i n seguito di farsene per donar e non lesi-
nandogl i pr ove di stima e di affetto. Ma la sua part eci pazi o-
ne alla chi assat a er a st at a calcolata. Aveva vol ut o r e nde r e
pubblica la sua r ot t ur a con l ' i nt ervent i smo democrat i co e la
sua sal dat ur a coi fasci fut uri st i . Ma non si t r at t ava di una
scelta di destra, come poi fret t ol osament e si disse. Fut uri -
smo e ardi t i smo non er ano catalogabili secondo quest a con-
venzi onal e t ermi nol ogi a per ch dent r o il loro coacervo c'e-
ra, lo abbi amo gi det t o, t ut t o e il cont r ar i o di t ut t o. Fra i
suoi militanti ne r i t r over emo alcuni con D' Annunzi o cont ro
Mussolini, altri con gli arditi del popol o che t ent er anno di
or gani zzar e u n o s quadr i s mo rosso cont r o quel l o ner o, ed
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altri ancor a che si ar r uol ar ono sotto le bandi er e repubbl i ca-
ne, fra le pi i mpavi de nella resistenza al fascismo.
Il 2 mar zo II popolo d'Italia i ndi sse pe r il gi or no 23 una
gr ande adunat a di combat t ent i ed ex-combat t ent i nella se-
de dell' Alleanza I ndust r i al e e Commer ci al e in piazza S. Se-
pol cro a Mi l ano. Sar un' adunat a i mport ant i ssi ma diceva
il comuni cat o. Il 9 l' invito fu r i pet ut o, e stavolta mot i vat o:
Il 23 mar zo sar creat o l ' ant i part i t o, sor ger anno i Fasci di
Combat t i ment o cont r o d u e peri col i : quel l o mi sonei st a di
dest ra e quel l o di st rut t i vo di sinistra. Solo il 18 per Mus-
solini scese di per s ona i n lizza dedi cando al l ' avveni ment o
un articolo che ne spiegava il significato: Tenendoci fermi
sul t er r eno del l ' i nt ervent i smo - n pot rebb' essere al t ri men-
ti, essendo stato l ' i nt ervent i smo il fatto domi nant e della Na-
zione -, noi ri vendi chi amo il di ri t t o e pr ocl ami amo il dove-
re di t rasformare, se sar inevitabile anche con met odi rivo-
l uzi onari , la vita italiana. In che senso volesse t rasformarl a
non lo diceva, o lo diceva con parol e che di senso ne aveva-
no poco: Noi vogl i amo l' elevazione mat er i al e e spi ri t ual e
dei ci t t adi ni italiani, e via di vagando. Il 21 venne stilato
l' atto di costituzione, e a firmarlo furono t re socialisti, o che
si pr ocl amavano tali: Mussol i ni , Fer r ar i e Fer r adi ni ; due
sindacalisti: Michele Bi anchi e Gi ampaol i ; e due arditi: Vec-
chi e Meraviglia.
L' i ndomani // popolo d'Italia annunci ava che l' iniziativa
aveva riscosso un enor me successo e che le adesi oni fiocca-
vano. In realt, come risulta da un r appor t o della polizia, i
convenut i a quel l a cer i moni a di bat t esi mo, di cui pe r
vent ' anni t ut t a l' Italia fu costretta a festeggiare sol ennemen-
t e l a r i cor r enza, non f ur ono pi di t r ecent o, anche se poi
l ' onore di avervi part eci pat o fu ri vendi cat o da parecchi e mi-
gliaia di per s one che in qual che modo r i usci r ono a farselo
ri conoscere. Il gr uppo pi compat t o er a quello dei sindaca-
listi e degl i anarchi ci che dur a nt e l a campagna pe r l ' i nt er-
vent o avevano dat o vita ai Fasci di azione ri vol uzi onari a sot-
t o l e bandi er e di Cor r i doni e De Ambri s. Un al t ro gr uppo
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er a quel l o dei trinceristi, fra i qual i spi ccavano nat ur al -
ment e gli ardi t i . Poi c' era l a pat t ugl i a dei futuristi, gui dat a
per s onal ment e da Mar i net t i . E i nfi ne un cer t o n u me r o di
avventizi, t ransfughi da altri movi ment i e part i t i - tutti per
di Sinistra -, fra i qual i Farinacci. Dei l or o nomi non rest a
traccia per ch gi al pr i mo congresso dei Fasci, che si t enne
due anni dopo a Fi r enze, quest i nomi e r a no scompar si , e
anzi parecchi di essi fi guravano nel campo avversario.
Gli umor i di quest a assemblea si possono de dur r e dal di-
scorso che t enne Mussolini, agli umor i sensibilissimo e sem-
pr e pr ont o a intonarvisi. Chiese l' abolizione del Senat o, l' e-
stensione del voto alle donne, la convocazi one di un' Assem-
blea nazi onal e che decidesse la forma istituzionale e in cui i
Fasci avr ebber o sost enut o la causa repubbl i cana, e una r ap-
pr esent anza basat a non pi sugl ' i nt eressi ideologici ma su
quelli di cat egori a professionale, cio il r i t or no alla corpo-
razi one. Ma i l t ut t o i n un t ono cos demagogi cament e po-
pul i st a che al suo conf r ont o Mi chel e Bi anchi , che pr ese l a
parol a dopo di lui, sembr Cavour.
// popolo d'Italia par l di gr a nde successo e scrisse che i
Fasci si stavano di ffondendo per t ut t o il Paese. In realt dal-
l ' adunat a di S. Sepol cro non er a uscito nul l a di concr et o e
quant o alla diffusione dei Fasci, alla fine di quel l ' anno 1919,
cont avano i n t ut t a l a peni sol a me no di mille ader ent i . Lo
stesso Mussol i ni , cui d' al t r onde non er a stata ri conosci ut a
nessuna qualifica di capo, lo consi der un fiasco, e lo di mo-
stra lo scarso i nt eresse con cui ne segu gli sviluppi. Se il Fa-
scio ne ebbe sul pi ano i deol ogi co, quest o fu dovut o non a
lui, ma a De Ambri s.
De Ambri s non aveva part eci pat o alla serata, e ne mme no
i n segui t o fece at t o di adesi one, r i t enendol a i ncompat i bi l e
con la sua carica nella usi , che st at ut ar i ament e vietava l' ap-
par t enenza a organi zzazi oni pol i t i che. Ma nella sua rivista
Rinnovamento egli appoggi aper t ament e il Fasci ol e i nsi eme
a Lanzi l l o e a Panunzi o cerc di dargl i un cont enut o pr o-
gr ammat i co che pr evedeva l a nazi onal i zzazi one delle Ban-
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che, un f i sco spi et at ament e l i vel l at ore, l ' espr opr i azi one di
t ut t a l a t er r a non coltivata di r et t ament e dal pr opr i et ar i o,
quel l a dei proftti i ndust ri al i , delle case ad affitto, e dei pa-
t r i moni superi ori ad un cert o ammont ar e. I nsomma, i l col-
po di grazia al capitalismo.
Mussol i ni non mosse obbi ezi oni sempl i cement e per ch
non cr edeva al l ' at t uabi l i t di un simile p r o g r a mma , che
avrebbe richiesto una mobilitazione di masse, or mai i nqua-
dr at e e congel at e nei due gr andi part i t i , quel l o socialista e
quello popol ar e. Si dice che in quest o per i odo egli fece qual-
che t ent at i vo di ri avvi ci nament o ai socialisti. Ma una voce
basat a su el ement i mol t o labili. E comunque quest o t ent at i -
vo, anche se ci fu, dur poco, fino al 15 apri l e del ' 20.
Quel gi or no i socialisti avevano i ndet t o al l ' Arena un
gr a nde comi zi o di pr ot es t a per ch i n un conflitto di due
gi orni pr i ma con la polizia, c' erano scappat i un mor t o e al-
cuni feriti. Nazionalisti, ardi t i e allievi ufficiali i nscenar ono
una cont r odi most r azi one nelle vie del cent r o dove si scon-
t r ar ono coi r educi dell' Arena. Li aggr edi r ono a bast onat e, li
mi sero in fuga, poi assalirono la sede dell'Avariti! e la deva-
st arono. Esercito e polizia fecero poco per i mpedi r e il taffe-
rugl i o, al t er mi ne del qual e r est ar ono sul selciato t re mort i
e una quar ant i na di feriti.
L' episodio, il pr i mo di controffensiva squadri st a organiz-
zata, fece e nor me i mpr essi one i n t ut t a Italia, l e organi zza-
zioni dei l avorat ori bandi r ono lo sciopero general e, e gli ar-
diti dovet t ero mont ar e l a guar di a ar mat a alla l oro sede, che
per quest o da allora si chi am // covo. Nel l ' accadut o, Musso-
lini non aveva responsabilit, e forse in cuor suo lo depr ec.
Ma sul gi ornal e dovet t e appr ovar l o defi nendol o movi men-
to spont aneo di folla, movi ment o di combat t ent i , di popol o,
stufi del ricatto leninista, per non r omper e con gli unici al-
leati di cui in quel moment o di sponeva. Ma quest o implica-
va la r i nunzi a a qualsiasi sper anza di proselitismo nelle mas-
se socialiste, ri get t at e dal sangue fra le braccia del l oro par -
tito. Cer c di r i agganci ar e gl ' i nt ervent i st i democrat i ci , ma
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questi non gli avevano per donat o la gazzarra inscenata alla
Scala cont ro il l oro idolo.
A t r ar l o da quel l a si t uazi one che sembr ava senza uscita
fu la quest i one fi umana. Alla conferenza della pace di Pari-
gi, i nost ri r appr esent ant i Or l ando e Sonni no avevano rice-
vut o dal Pr esi dent e amer i cano Wi l son un secco no alla ri-
chiesta della Dalmazia, promessaci dal pat t o di Londr a del
' 15, e di Fi ume che si era aggi unt a alle altre pr et ese italiane
per pr onunci ament o dei suoi stessi abi t ant i . Vedendo vane
le l oro insistenze, avevano abbandonat o il consesso, convin-
ti che quest o li avrebbe ri chi amat i , ed er ano ri ent rat i a Ro-
ma, dove una folla ubri aca di par ol e e avida di gesti teatrali,
li aveva accolti come t ri onfat ori . Er ano sol t ant o degli scon-
fitti, e pi ut t ost o mal accort i per ch fu subi t o chi ar o che gli
Alleati er ano decisi a concl udere anche senza di noi e a no-
stre spese.
Mussolini, che fin allora aveva sempr e sost enut o, sia pu-
re cr i t i cament e, Or l ando, pl aud alla sua i ncaut a ri t i rat a e
chiese a gr an voce che l' Italia procedesse di forza al l ' annes-
sione di Fi ume e della Dalmazia. E quando Or l ando invece
t or n con la coda fra le gambe a Parigi, r uppe con lui e lo
attacc ferocement e. Come i n seguito di most r, non ar deva
affatto di ent usi asmo per la Dal mazi a. Ma sulla ri vendi ca-
zione di Fi ume anche l ' i nt ervent i smo democrat i co er a una-
ni me. E met t endosene alla testa, Mussolini usciva dall' isola-
ment o.
Quando l a di pl omazi a non avr pi ni ent e da di re, par-
ler qual cun altro, e sar il popol o fiumano e, accant o, t ut t o
il popol o italiano scrisse, ri echeggi ando al cune dichiarazio-
ni di D' Annunzi o, che pr opr i o sulla quest i one di Fi ume si
pr epar ava a r i ent r ar e i n scena da pr ot agoni st a. Mussol i ni
gl' invio un t el egr amma di pl auso e poi una l et t era in cui di-
chi ar ava di met t er si ai suoi or di ni . Il Poet a gli r i spose:
Sono pr ont o. Siamo pr ont i . La pi gr ande bat t agl i a inco-
mincia e io vi dico che avr emo la nost ra qui ndi cesi ma vitto-
ria. Il 23 gi ugno i due uomi ni s' i ncont rarono a Roma. Del
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l oro colloquio non ri mast a nessuna t est i moni anza. Ma dal
segui t o degl i avveni ment i sembr a di pot er de s ume r e che,
anche se s' i nt esero sul da farsi, non pr ova r ono l ' uno pe r
l' altro nessun t r aspor t o.
L' incontro col Poeta riabilit Mussolini agli occhi dei nazio-
nalisti. Per la pr i ma volta essi gli det t ero dei segni di simpatia,
dei quali egli si most r pi imbarazzato che lusingato. Il suo
sogno rest ava quel l o di r i compor r e i nt or no a s il vecchio
fronte delle sinistre interventiste. E il moment o sembrava fa-
vorevol e. Anch' esse er ano schierate per Fi ume. E anch' esse
er ano ben decise ad opporsi al gr ande sciopero - il cosiddetto
scioperissimo - che i socialisti avevano in ani mo di bandi r e in
tutti i Paesi dell' Occidente per prot est are cont ro gli aiuti che
questi mandavano agli eserciti russi fedeli allo Zar in rivolta
cont ro il regi me di Lenin. Per di pi Nitti, salito al pot ere do-
po l a cadut a di Or l ando, aveva i ndet t o per novembr e l e ele-
zioni generali, che solo facendo blocco le sinistre interventiste
pot evano affrontare con qualche possibilit di successo.
Ancora una volta, Mussolini ci si pr ov, e cart e da gi uo-
care ne aveva. Ispi rat o com' er a da De Ambri s, i l pr ogr am-
ma del Fascio non differiva mol t o da quelli della usi e della
UIL, e ne mme no da quello repubbl i cano. Le trattative si av-
vi ar ono bene, e nel cuor e del l ' est at e par ver o dest i nat e al
successo. Ma su un punt o l ' accor do si ri vel i mpossi bi l e:
l' inclusione di Mussolini nella lista da pr esent ar e agli eletto-
ri. Il suo nome, dissero quelli del l ' usi , ci al i enerebbe le sim-
pat i e dei socialisti scont ent i del l oro par t i t o, ma non per
quest o disposti a schierarsi col traditore.
Quest a fu, per Mussolini, una svolta decisiva. Visto nau-
fragare l ' ul t i mo t ent at i vo di ri agganci arsi alla sinistra, non
gli restava altra scelta che quella di dest ra, in di rezi one dei
nazionalisti. D' Annunzi o gliene forniva l' occasione. Il 12 il
Poeta gli scrisse da Venezia: Mio caro compagno, il dado
t r at t o. Par t o or a. Domat t i na pr e nde r Fi ume con l e ar mi .
Sost enet e l a Causa vi gor os ament e dur a nt e i l conflitto...
L' i ndomani II popolo d'Italia titol con un VIVA FIUME! a ca-
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r at t er i di scatola, esat t ament e come i gi ornal i nazi onal i st i .
Anche per Mussolini sembrava che i l dado fosse t rat t o.
L' impresa di Fi ume l ' abbi amo raccont at a ne LTtalia di Giolit-
ti, e non vogl i amo r i pet er ci . Ma qui bi sogna r i veder l a dal -
l ' angol at ura di Mussolini per ch fu su quest a part i t a che si
giuoco la sua sort e.
Cont r ar i ament e a quant o in seguito scrissero i suoi apo-
logeti, Mussol i ni non svolse nel l ' i mpr esa fi umana che una
par t e di spalla. Il colpo fu organizzato da un gr uppo di ir-
redent i st i di osservanza nazionalista, fra cui pr i meggi avano
Gi uri at i e Host-Venturi. E riusc grazie alla complicit delle
t r uppe dislocate nella zona, fra le qual i il Poeta recl ut an-
che par ecchi vol ont ar i . Sia lui che i suoi consi gl i eri e r a no
convi nt i che quel l o sar ebbe stato l' inizio di un vasto pro-
nunci ament o militare che avrebbe costretto alle dimissioni
il gover no di Nitti e aper t o la st rada a una marci a di D' An-
nunzi o su Roma.
A quest a event ual i t Mussolini non credet t e mai . I pr i mi
gi or ni egli sost enne cal or osament e l' iniziativa. Ma qua ndo
vi de che l ' Eserci t o, p u r si mpat i zzando, non si muoveva, e
che nel Paese essa non pr ovocava cont r accol pi di ent usi a-
smo che nel l e esi gue schi ere nazi onal i st e, compr es e che i l
suo bersaglio politico era fallito, e cominci a pr ender e cau-
t ament e le di st anze. D' Annunzi o se ne avvide subito. Sve-
gliatevi! E vergognat evi anche - gli scrisse -. Voi t r emat e di
paur a. E le vost re pr omesse? Bucat e al meno la panci a che
vi oppr i me, e sgonfiatela. Al t ri ment i ver r io qua ndo avr
consol i dat o qui i l mi o pot er e. Ma non vi gua r de r i n fac-
cia. Un cicchetto in pi ena regola, uno dei tanti che g'inflis-
se, da super i or e a subal t erno. Mussolini salv la faccia i ndi -
cendo una sottoscrizione i n favore di Fi ume, che frutt qua-
si t r e mi l i oni di lire, e di chi ar andosi pr ont o a secondar e il
Poet a i n una mar ci a su Tri est e e anche per uno sbarco di
suoi fedeli in Mar che e Romagna per sollevarvi le popol a-
zioni e i st aur ar e l a Repubbl i ca: un pr oget t o nel qual e ci
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sembr a mol t o i mprobabi l e che credesse. Ma al meno a par o-
l e non pot eva di ssoci arsene: avr ebbe per so l a sua clientela
ormai format a i n gr ande maggi or anza dai fiumani.
Il 7 ot t obr e, a bor do di un aer eo, r aggi unse il Poeta, ed
ebbe con lui un colloquio di due ore, cui nessuno assistette.
A quant o par e egli riusc a di ssuadere D' Annunzi o dal pr en-
der e al t re iniziative di cendogl i che pr i ma conveniva veder e
come sarebbero andat e le elezioni e che, anche se l ' i nsurre-
zi one fosse riuscita, c' era il peri col o che a i mpadr oni r s ene
fossero i sovversivi, i quali avevano in pugno le masse e po-
t evano fargli fare la fine di Kerenski . Sulla via del r i t or no,
dovet t e at t er r ar e per via del mal t empo presso Udi ne dove i
carabi ni eri lo f er mar ono e lo condusser o al Quar t i er Gene-
ral e di Badogl i o. Fu il pr i mo i ncont r o fra i due uomi ni , al
t er mi ne del qual e il Gener al e rifer di aver t rovat o in Mus-
solini un i nt erl ocut ore ragi onevol e e moder at o.
Pochi gi or ni dopo si apr a Fi r enze i l pr i mo congr esso
nazi onal e dei Fasci. I del egat i di cevano di r a ppr e s e nt a r e
ol t r e 40 mi l a ader ent i . Ma si t r at t ava di pr opa ga nda : gli
ader ent i er ano meno della met . Mussolini ne fu l' assoluto
domi nat or e. Egli aveva l ' art e, grazi e al cort o fraseggi at o e
al gest o per ent or i o, di a ppa r i r e dr ast i co e r i sol ut o anche
qua ndo, i nvece di af f r ont ar e i pr obl emi , li evadeva. Noi
si amo degl i ant i pr egi udi zi al i st i , degl i ant i dot t r i nar i , dei
probl emi st i ; non abbi amo pregi udi zi al i n monar chi che n
r epubbl i cane: ch' er a un modo di non di r e nul l a avendo
l' aria di di r e chissacch. Ma su una cosa fu esplicito: D' An-
nunzi o non si muover per ch tutti gli event i sono favore-
voli a lui. Comunque , il pr obl ema non er a lui, ma le ele-
zioni.
Per f et t ament e conscio che, pr esent andosi da solo, il Fa-
scio sarebbe andat o i ncont r o a un cl amoroso fiasco, Musso-
lini si era ben guar dat o dal pr ender e posi zi one per lasciarsi
aper t e t ut t e le alleanze. Ancora una volta t ent quella con le
sinistre i nt ervent i st e, e ancor a una volta fall. Non gli resta-
vano che gli arditi, i futuristi e i reduci di guer r a. A Milano
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si scelse come compagni di lista Mari net t i , Podrecca, Ar t ur o
Toscani ni , Lanzi l l o e Fer r ar i . Ai Fasci di t ut t e le al t re citt
consent di far blocco con chi vol evano, secondo l e conve-
ni enze locali. Ma risult che quasi tutti avevano bl occat o a
dest ra, coi nazionalisti e coi liberal-conservatori.
La campagna elettorale fu dur a. Qua ndo non er ano vuo-
te, le piazze in cui si svolgevano i comizi fascisti er ano ostili.
L' incolumit degl i orat ori er a affidata a un pugno di legio-
nari fatti veni re apposi t ament e da Fi ume. Ma d' i nci dent i ce
ne furono parecchi , e a Lodi ci scapp anche il mor t o. Il ri-
sultato fu in t ono con quest o pr eambol o. Nella circoscrizio-
ne di Milano, su 270 mila voti, la lista capeggi at a da Musso-
lini non ne raccolse neanche ci nquemi l a. In t ut t a Italia, l' u-
nico fascista che riusc fu un cert o Coda in Liguria. I sociali-
sti, che avevano r i por t at o un cl amoroso successo assicuran-
dosi ben 156 seggi ment r e 100 er ano andat i ai popolari di
Don St urzo, cel ebrarono i funerali di Mussolini por t andone
in giro la bara. I fascisti r eagi r ono l anci ando cont ro un cor-
teo socialista dei pet ar di che pr ovocar ono una diecina di fe-
riti. Dopo una perqui si zi one, Mussolini, Mari net t i , Vecchi e
altri di ri gent i venner o arrest at i per det enzi one di armi . Ma
Nitti ne or di n subito la scarcerazione anche su sollecitazio-
ne del di r et t or e del Corriere della Sera, Luigi Al bert i ni che,
per quant o ostile ai fascisti, e anzi pr opr i o per quest o, com-
pr e nde va i l vant aggi o che quest i avr ebber o t r at t o dal l a
persecuzione.
Mussol i ni scrisse a D' Annunzi o una l et t era in cui fra le
ri ghe si legge l' invito a ri conoscere quant o giusti fossero sta-
ti i suoi consigli di pr udenza. Ma, aggi ungeva, la situazione
era meno ner a di come sembrava: solo, bisognava dar t em-
po al Paese di r ender si cont o che l a nuova Camer a era peg-
gi ore di quella pr ecedent e. Dopodi ch affid il messaggio a
De Ambri s, r accomandandogl i di t ener e sotto sorvegl i anza
il bol l ent e e i mprevedi bi l e Poeta.
A Fi ume, De Ambri s t rov un clima assai diverso da quel-
lo che si aspet t ava. Svanito il sogno del pr onunci ament o
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militare e della Marcia su Roma, i nazionalisti avevano per -
so quot a, e fra i l egi onari si era fatta st r ada la sper anza di
realizzare il colpo d' accordo coi socialisti. Uno di essi, Mari o
Carli, aveva pubbl i cat o un opuscol o, II nostro bolscevismo, che
t er mi nava con quest e par ol e: Tra Fi ume e Mosca c' forse
un oceano di t enebr e. Ma i ndi scut i bi l ment e Fi ume e Mosca
sono due rive l umi nose. Bi sogna, al pi pr est o, get t ar e un
pont e fra quest e due rive. L' appello er a stato raccol t o an-
che sull' altra sponda. Ol t re al sindacalista Giulietti, anche il
vecchio irriducibile anarchi co Erri co Malatesta si di chi arava
pr ont o a met t ersi agli ordi ni di D' Annunzi o. E, cosa ancora
pi i ncredi bi l e, perfi no Leni n di chi arava che l ' uni co vero
ri vol uzi onari o italiano er a D' Annunzi o.
Cont agi at o da questi umor i , De Ambri s, ch' era andat o a
Fi ume per sorvegl i are il Poeta, ne di vent invece il pri nci -
pal e col l abor at or e al post o di Gi uri at i . Fu l ui infatti poco
dopo a ispirargli e a r edi ger e quella curiosa Costituzione di
St at o cor por at i vo che si chi am l a Cart a del Quar nar o,
che pr et endeva fare di Fi ume una specie di Spar t a. D' An-
nunzi o vi aggi unse sol t ant o degli svolazzi estetici intagliati
nel suo solito gust o decadent e.
Per quant o irritato, Mussolini si guar d bene dal denun-
ciare quest o nuovo corso. Ma, per tagliargli la st rada, ri-
pr ese con maggi or violenza gli attacchi ai socialisti. La sua
posizione si faceva sempr e pi difficile. La Sarfatti raccont a
che ogni t ant o cadeva i n pr e da allo sconfort o, par l ava di
vender e il gi ornal e e di andar e a guadagnar si il pane all' e-
stero come manoval e o suonat or e di violino. La t i rat ura del
Popolo declinava, alcuni r edat t or i si di mi sero ed egli non eb-
be neanche di che pagar gl i l a l i qui dazi one, i Fasci er ano
dapper t ut t o in crisi, dilaniati dalla lotta intestina fra gli ele-
ment i di dest ra e quelli di sinistra.
Sia pur e a mal i ncuore, Mussolini dovet t e decidersi a op-
t are per una delle due ani me. Ma i n real t l a scelta er a gi
pr egi udi cat a. D' istinto e vocazi one, non c' dubbi o che fin
al l ora egli er a stato un uomo di sinistra. Ma a sinistra non
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aveva r i por t at o che smacchi e del usi oni . I nvano aveva cer-
cato di ri cuci rne i nt or no a s i litigiosi framment i . L' ultimo
colpo a quest o tentativo lo aveva dat o il fiasco elettorale. Gli
el ement i di or i gi ne socialista, si ndacal i st a, anar chi ca e r e-
pubbl i cana, fra i qual i c' era anche Nenni che avevano for-
mat o il grosso dei pr i mi Fasci, ne avevano gi secessionato.
Per col mare questi vuoti, non c' era che da spal ancare l e por -
te a conversi di t ut t ' al t ra est razi one sociale e ideologica: stu-
dent i , ex-combat t ent i delle ultime leve desi derosi di per pe-
t uar e l' avventura, scampoli della piccola e medi a bor ghe-
sia benpensant e e conservatrice che invece vedevano nel fa-
scismo la diga cont r o la sovversi one, e una crescent e fa-
l ange di spostati in cerca di t orbi do in cui pescare.
Quest a trasfusione di sangue, difficile di re se Mussolini
la provoc o l' accett. Si pu solo di r e che col suo istintivo
oppor t uni smo, e con la scusa del problemismo, egli aveva
lasciato t al ment e nel vago l ' i mpal cat ura ideologica del suo
movi ment o da consent i r e a ci ascuno d' i nt er pr et ar l o come
meglio gli conveniva: che fu la caratteristica del fascismo an-
che dopo essere di vent at o r egi me. Comunque, quando nel
maggi o del ' 20 i Fasci t enner o a Milano il loro secondo con-
gresso, egli si t rov di front e a una pl at ea del t ut t o di versa
da quella di piazza S. Sepol cro, e per ri affermare la sua po-
sizione di capo dovet t e spostarsi sensibilmente a dest ra. Dei
di ci annove membr i della vecchia di rezi one, t ut t a di sinistra,
ne furono rieletti solo la met , e i due pi autorevoli - Mari-
netti e Vecchi - si di mi sero subito dopo.
Ment r e si svolgevano questi dibattiti, il gover no Nitti en-
trava in crisi e dopo una breve agoni a cedeva il post o a Gio-
litti. L' avveni ment o colse di sorpresa Mussolini, che ancor a
una volta si t rovava di front e a una scelta scabrosa. Schie-
rarsi cont ro il vecchio statista significava sfidare t ut t a l' Italia
moder at a e benpensant e, che in lui vedeva una garanzi a di
or di ne e di normal i t . Pronunci arsi a suo favore significava
sfidare D' Annunzi o, ani mat o da un i nest i ngui bi l e r ancor e
verso il boia labbrone che nel ' 15 aveva capeggi at o la resi-
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stenza neut ral i st a. Ma fu la cor r ent e a ri morchi arl o. In mol-
te citt, agendo di pr opr i a iniziativa, i Fasci si mi sero a di-
sposi zi one dei comandi mi l i t ari per i l ma nt e ni me nt o del -
l ' ordi ne. Era chi aro che i l oro nuovi adept i si mpat i zzavano
col nuovo gover no. Per pr eveni r ne l e r eazi oni , Mussol i ni
scrisse al Poeta una l et t era in cui, descrivendogli a tinte apo-
calittiche la situazione i nt er na del Paese, gli diceva che crea-
re difficolt a Giolitti significava fare il gioco dei sovversivi,
cont ro i quali le forze pat ri ot t i che non er ano in gr ado di lot-
t are da sole. E sul Popolo di ede, sia pur e con qual che riser-
va, il bent or nat o al vecchio statista.
Una volta i ncammi nat i su quest a chi na, gli avveni ment i
pr eci pi t ar ono. C' chi di ce che, fin d' al l ora, fra Giolitti e
Mussolini si stabil, al meno tacito, un pat t o di collaborazio-
ne in senso reazi onari o. Quest o non vero. Giolitti depl or
e pun mol t i Prefetti e Quest or i che accet t avano la collabo-
r azi one dei fascisti e ne favori vano le vi ol enze. Ma la cosa
avveniva del t ut t o s pont aneament e. Er a fatale che l e forze
del l ' ordi ne simpatizzassero con chi nelle emer genze le spal-
leggiava, e che dal cant o l oro tanti moder at i , spavent at i dal
disoi-dine, vedendo che i fascisti si schi eravano con l ' aut o-
rit costituita e ne veni vano coperti, corressero a ingrossa-
re le l oro fila. In pochi mesi il movi ment o che dopo il cla-
mor oso fiasco el et t oral e del ' 19 quasi tutti, e forse anche lo
stesso Mussolini, avevano dat o per spacciato, er a di vent at o
abbast anza fort e per passar e alla controffensiva. Le pr i me
oper azi oni di squadra si svolsero a Roma cont r o l'Avanti!
che venne messo a sacco, e a Pola cont ro la sede delle orga-
nizzazioni slave che fu i ncendi at a.
Subi t o dopo l a Conf eder azi one Gener al e del Lavor o
t ent una pr ova di forza con l' occupazione delle fabbriche,
cui ader i r ono anche l' usi e I ' UI L, le vecchie alleate di Musso-
lini. Quest i t enne un at t eggi ament o ambi guo. Depl or i l ge-
sto di vi ol enza, ma nel l o stesso t empo denunci l a sor di t
degli i mpr endi t or i alle rivendicazioni. Era la stessa posizio-
ne assunt a da Giolitti che si rifiut d' i nt erveni re nella diatri-
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ba, e quando Agnelli gli chiese di far sgomber ar e la Fat con
la forza, rispose: Benissimo. Dar l ' ordi ne all' artiglieria di
bombar dar l a. Il fatto che i Fasci st avano cer cando di or-
gani zzare dei sindacati nazionali in cui raccogliere i t r an-
sfughi delle organizzazioni socialiste, e qui ndi non volevano
disgustarsi gli operai . Era l' ultimo soprassalto del l ' ani ma so-
cialista di Mussolini. Egli fece anche delle aper t ur e a Buoz-
zi, il capo dei metalmeccanici. Ma come al solito, senza esito.
L' intesa fra Mussol i ni e Giolitti si sal d sul pr obl ema di
Fi ume. Svi l uppando la manovr a, gi iniziata da Nitti, di ac-
cost ament o alla Jugoslavia, Giolitti stava per concl udere con
quest a l' accordo di Rapal l o che finalmente risolveva le scot-
tanti pendenze fra i due Paesi: l' Italia avrebbe ri nunzi at o al-
la Dalmazia, meno Zara e al cune isole, ment r e la Jugosl avi a
avrebbe riconosciuto a Fi ume lo status di citt libera. Biso-
gnava dunque che D' Annunzi o se ne ritirasse, o ne venisse
sloggiato con la forza. In quest o secondo caso, Giolitti sape-
va che non c' era da t emer e grossi cont raccol pi nel Paese, or-
mai stanco delle bravat e del Poeta e desi deroso solo di nor -
malizzazione. L' unico che pot eva farne un pret est o di disor-
dini er a Mussolini, di cui er a qui ndi necessari o assicurarsi
al meno la neut ral i t .
Qua ndo e come s' iniziarono le trattative, i ncert o. Si co-
nosce solo il t rami t e at t raverso cui si svolsero: il Prefetto di
Mi l ano, Lusi gnol i . Alla fine di set t embr e Mussol i ni ebbe a
Roma un i ncont ro col Ministro degli Esteri Sforza, il gr ande
faut ore e vero artefice del l ' accordo con la Jugoslavia, or mai
in via di definizione, e s' i mpegn a non intralciarlo. Doveva
per farlo i n modo da non r omper e col Poeta, che non po-
teva pubbl i cament e r i nnegar e. E quest o er a un po' pi dif-
ficile.
Fin dal l ' i ndomani della marci a su Fi ume, i suoi r appor t i
con D' Annunzi o er ano stati i ncert i . Ma dopo l a sua acco-
stata a Giolitti, si e r a no fatti addi r i t t ur a tesi. E se non si
er ano rot t i , er a solo per ch l ' uno aveva bi sogno del l ' al t ro.
Perci ai pri mi di set t embre De Ambri s aveva invitato Mus-
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solini a Fi ume. Ma Mussolini si era fermat o nel suo viaggio
a Trieste, il che doveva aver mol t o i rri t at o il Poeta.
Al cune set t i mane dopo, De Ambri s gli ma nd un pi ano
di azi one, l a solita azi one: sortita di D' Annunzi o da Fi ume
coi suoi Legi onar i per una mar ci a su Roma, di cui i Fasci
dovevano pr edi s por r e il t er r eno e cur ar e l ' organi zzazi one.
Ed era l ' ennesi ma prova che il Poeta mancava t ot al ment e di
fiuto politico. Mussolini rispose ch' er a d' accordo, che D' An-
nunzi o era pr opr i o l ' uomo che ci voleva per una simile im-
presa, ma che quest a non pot eva svolgersi pr i ma della pri -
maver a del ' 21. Per ri nnovargl i l' invito a Fi ume, D' Annun-
zio gli ma nd il suo col l aborat ore Foscanelli. L'invito - que-
sti scrisse - fu accolto st ancament e. Si capiva che il capo del
fascismo non ne aveva voglia. Alle insistenze per ch fissasse
la dat a della part enza, non fu esplicito. Si capiva che subor-
di nava l' accettazione a qual che altro avveni ment o.
L' altro avveni ment o era il t rat t at o di Rapal l o con la J ugo-
slavia, di cui stava per essere annunci at a la concl usi one e
che segnava la l i qui dazi one, con le buone o con le cattive,
del l ' i mpresa dannunzi ana. Tut t i si aspet t avano, da par t e di
Mussolini, una reazi one veement e. Egli scrisse invece un ar-
ticolo in cui si di chi arava soddisfatto di quel l a sol uzi one
migliore di t ut t e quelle pr ecedent ement e proget t at e, pur
concl udendo con uno spert i cat o elogio di D' Annunzi o: Se
oggi Fi ume libera, italiana e ha il vasto possesso del suo
por t o e delle sue ferrovie; se oggi Fi ume cont i gua all' Ita-
lia, di cui costituisce una specie di repubbl i ca periferica che
sar, per forza di cose, italiana: se oggi Fi ume respi ra e pu
guar dar e con fiducia al suo avvenire, lo deve soltanto a Ga-
bri el e D' Annunzi o e ai suoi l egi onar i e a t ut t i col or o che
ha nno difeso la causa di Fi ume, dent r o e fuori di Fi ume.
Era un benservi t o, condi t o di tutti gli onor i , al Poeta, e in-
sieme un invito al governo a pr oceder e.
L' articolo fece l'effetto di una bomba. E t re gi orni dopo,
in sede di Comi t at o Cent ral e, Mussolini dovet t e fronteggia-
re l' attacco dei fascisti fiumani, che lo accusavano di t radi -
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ment o. Fu una sedut a dr ammat i ca. Spal l eggi at o da Cesare
Rossi, Mussolini difese l a pr opr i a posizione, ma per non es-
ser e messo i n mi nor anza dovet t e accet t ar e un or di ne del
gi or no di compr omesso in cui si ri badi va la sol i dari et con
D' Annunzi o al qual e poi scrisse una l et t era di sostanziale ri-
pudi o, ma condi t a di formal e devozi one. Ed eccoci di nuo-
vo soli - gli ri spose i ndi r et t ament e il Poet a in un pubbl i co
discorso -, soli cont r o tutti, col nost ro solitario coraggi o. So-
li cont r o un vasto coro di ammoni t or i e di mi nacci at ori r e-
muner at i . . . Ma nel l o stesso t e mpo i ncari c De Ambr i s di
cercare a t ut t ' i costi un accordo col traditore.
L' incontro fra De Ambri s e Mussolini ebbe l uogo a Tri e-
ste, pr esent e Foscanelli che ne ha lasciato un resocont o del-
l a cui fedelt non c' r agi one di dubi t ar e. Mussolini non er a
pi l ' uomo che al Poeta chi edeva ordi ni . Glieli dava. Ascolt
con aria seccata e di st rat t a il solito pr oget t o di sortita da Fiu-
me a bor do di al cune navi da gue r r a gi gua da gna t e alla
Causa per uno sbarco i n Romagna. Ma a quest o p u n t o
sbott: E Bol ogna rossa? E i socialisti dell' alta Italia? Il col-
l oqui o si t rasci n st raccament e in un clima di reci proca sfi-
duci a e i rri t azi one. Alla fine Foscanelli, che ne aveva pr eso
not a, fu pr egat o di get t are i suoi appunt i nella stufa.
De Ambri s pr osegu per Roma alla ricerca di un accordo
col gover no che per met t esse al Poet a di ri t i rarsi da Fi ume
sal vando la faccia, e alla megl i o lo r aggi unse. Ma il suo im-
prevedi bi l e capo al l ' ul t i mo mome nt o l o ma nd all' aria an-
nunzi ando che avrebbe resistito fino al sacrificio supr emo.
Mussol i ni gli fece eco a mmo n e n d o dal l e col onne del suo
gi ornal e: Signori del gover no: evitate, a qual unque costo,
una nuova Aspr omont e. Ma cont empor aneament e avvert
Lusignoli, per ch lo riferisse a Giolitti, che mai avrebbe col-
l abor at o a s pi nger e l a Nazi one alla gue r r a civile. Qu a n d o
comi nci a cor r er e la voce della i mmi nent e azi one mi l i t are
cont r o Fi ume, alz l a voce pr ot est ando vi vacement e, ma an-
che i nf or mando Lusignoli che si t rat t ava soltanto di tattica.
Il 23 di cembr e, due gi orni pr i ma che Caviglia ordi nasse
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alle sue t r uppe di mar ci ar e su Fi ume, D' Annunzi o lanci un
appel l o agl' italiani per i nvocarne l a solidariet. L' i ndomani
Mussolini convoc la Di rezi one dei Fasci in una r i uni one se-
gr et a, che t al e r i mase. Secondo Lusi gnol i pe r Mussol i ni
riusc a far t ri onfare la sua tesi che quella di D' Annunzi o er a
or mai una causa per dut a, da a bba ndona r e al suo dest i no.
Per salvare come al solito la faccia, egli dedi c al Natale di
sangue un violento articolo intitolato Un delitto, in cui dice-
va che sul gover no di Roma r i cade i l s angue versat o. E
con quest o sald il cont o col Poeta, che stava abbandonando
Fi ume per ri nchi udersi nella sua villa di Gar done.
Uno dei t r e pr ot agoni st i del gi uoco er a el i mi nat o. La
part i t a or a si ri duceva agli altri due: Giolitti e Mussolini.
CAPI TOLO SECONDO
I DUE FASCISMI
Sullo scorcio del ' 20, Mussolini diceva di avere ai suoi or di ni
88 Fasci con 20. 000 iscritti. Anche se la cifra r i spondeva al
vero - e c' da dubi t ar ne -, era una forza modest a, come del
rest o aveva di most r at o i l fi asco el et t oral e del l ' anno pr i ma.
Ma pi che l ' esi gui t dei r anghi , cont ava l a l or o et er oge-
nei t e f r amment azi one. I Fasci non e r a no un par t i t o, n
most r avano al cuna voglia di di vent arl o. Si chi amavano mo-
vi ment o, ma o g n u n o si muoveva per cont o suo sot t o l a
spi nt a pr opul si va di qual che ras l ocal e, ri bel l e a qualsiasi
tentativo di di rezi one centralizzata.
Soci ol ogi cament e par l ando, l ' el ement o pi fort e e ag-
guer r i t o er ano gli ex- combat t ent i del l a pi ccol a bor ghesi a
ur bana: quel l a che aveva pagat o i l pi fort e cont r i but o di
sangue alla guer r a e che or a pi gr avement e ne pagava l e
conseguenze dell' inflazione e della di soccupazi one. In essa,
sulle idee preval evano gli umor i , e questi umor i er ano rivo-
l uzi onar i , anzi eversivi. Il piccolo bor ghese imbestialito,
come spr ezzant ement e lo chi amava Trotzky, era imbestialito
un po' cont r o t ut t i : cont r o i socialisti che, al r i t or no dal l e
t r i ncee, l o avevano svi l l aneggi at o e aggr edi t o, ma anche
cont r o i capitalisti pescicani che avevano l ucrat o alle sue
spalle, la Monar chi a, la Chiesa, i part i t i , la politica in ge-
neral e, i nsomma quello che oggi si chi ama Xestablishment.
Con simile mat eri al e uma no, pr ont o a cont est are anche
lui, er a difficile per Mussol i ni fare i l gi uoco con un uomo
della forza e del l ' esperi enza di Giolitti. Ma pr opr i o in quel
moment o il fascismo subiva una trasfusione che ne cambia-
va radi cal ment e il sangue, grazie alla conversi one delle cam-
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pagne, speci al ment e del l a Padani a, del l a Toscana e del l e
Puglie.
Pr opr i o per l e sue t endenze r i vol uzi onar i e, i l fascismo
non aveva fatto mol t a breccia nella vecchia pr opr i et agra-
r i a, na t ur a l me nt e conser vat r i ce, anzi ret ri va. Ma quest a
classe, s opr at t ut t o i n Emilia, i mpaur i t a dal l a occupazi one
delle t er r e, oper at a dalle leghe rosse e bi anche, nella qua-
le aveva visto il pr odr omo di una definitiva espropri azi one,
aveva vendut o, anzi svendut o le pr opr i e cascine e fattorie. E
i nuovi pr opr i et ar i , tutti ex-mezzadri , o fattori, o piccoli col-
tivatori diretti, por t avano nella difesa dei loro diritti ben al-
tro spirito e gri nt a. Essi vi dero nei Fasci la guardi a bianca
della pr opr i et e vi accorsero in massa col l oro bagaglio d' i-
dee - se cos vogliamo chi amarl e - reazi onari e. Per l oro, fa-
scismo era si noni mo di or di ne, e or di ne era si noni mo di re-
pressi one. A i nvent are la tecnica della mobilitazione di squa-
dr e e della spedi zi one puni t i va furono l oro, che per nume-
ro e violenza fecero prest o a soverchi are la vecchia guar di a
cittadina. Le cifre par l ano chi aro. In pochi mesi gli 88 Fasci
di vent ar ono 834 e i 20 mila iscritti, 250 mila. Molte zone, e
preci sament e le zone agrari e come la Toscana e l' Emilia co-
mi nci arono a passare quasi i nt er ament e nelle l oro mani .
Quest o i mponent e afflusso di ceti t erri eri infuse uno spi-
rito nuovo, f r ancament e reazi onari o, al movi ment o met -
t endo in crisi la vecchia Direzione dei Pasella, dei Rossi, dei
Bianchi eccetera. Ma per il moment o dava a Mussolini, nei
confronti di Giolitti, una grossa forza cont rat t ual e, e soprat-
t ut t o gli consentiva di cambi are le carte del giuoco: egli po-
teva far cr eder e che il fascismo fosse un el ement o di stabilit
e di conservazi one, come in quel moment o gli conveniva.
Era alle viste un event o che pot eva radi cal ment e mut ar e
tutta la scena politica, e sul qual e Giolitti faceva mol t o asse-
gnament o: il congr esso socialista i ndet t o a Li vor no per la
met di gennai o (del ' 21). Il par t i t o er a i n grave crisi non
soltanto per i dur i colpi che gli avevano inferto i fascisti, la
cui azi one i nt i mi dat or i a aveva di r adat o l e sue falangi, ma
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anche per l a mezza scomuni ca inflittagli dalla I nt er nazi ona-
le, or mai i nt er ament e domi nat a dai sovietici che recl amava-
no la sua compl et a sot t omi ssi one agli or di ni di Mosca. Essi
er ano convinti che l' Italia fosse mat ur a per una rivoluzione
pr ol et ar i a di model l o r usso. E fra i di r i gent i i t al i ani c' era
una piccola frazione, capeggi at a da Gramsci e Bordi ga, ben
decisa a far t ri onfare quest a tesi.
Sia Giolitti che Mussol i ni segui vano l a vi cenda con an-
siet. Giolitti sperava che la frazione comunista - come or-
mai si chi amava - si sar ebbe staccata dal par t i t o t rasci nan-
dosi gli el ement i massimalisti e cos l asci andol o alla mer c
dell' ala riformista capeggi at a dai Turat i e dai Treves, di spo-
sti a formare con lui un gover no e a macinare i fascisti nel
gi uoco par l ament ar e. Tut t o quest o invece Mussol i ni l o pa-
vent ava, ma non ci cr edeva forse per ch, essendo stato dei
l oro, i socialisti li conosceva megl i o di Giolitti. Lo di most ra-
no gli articoli ch' egli dedi c al congresso, pr i ma che quest o
s' i naugurasse. Anche lui dava per scontata la secessione dei
comuni st i . Ma i socialisti, diceva, sarebbero rimasti quelli di
pr i ma e di s empr e: dei massimalisti par ol ai , dai qual i non
c' era nul l a da aspet t ar si e coi qual i er a megl i o farla fi ni t a
appr of i t t ando della l oro crisi per i ndi r e nuove elezioni.
I fatti di most r ar ono che, come fiuto, ne aveva pi del vec-
chio Giolitti. I comuni st i secessi onarono per f ondar e il l oro
part i t o. Ma quel l o socialista ri mase nelle mani dei Serrat i e
dei Lazzari, con cui l' accordo era impossibile. Per le elezioni,
che ormai s' i mponevano, a Giolitti non restava che un allea-
to: i fascisti: non solo per la forza elettorale che r appr esent a-
vano, ma anche per ch quest o era l' unico modo di assorbirli
in quello che oggi si chi amerebbe l' arco costituzionale do-
ve la l oro carica eversiva si sarebbe fat al ment e st emper at a.
In quest o senso va i nt eso il filofascismo che ancor oggi
molti gli r i mpr over ano. Il suo gi uoco con Mussolini non fu
mai connivenza, ma soltanto calcolo, sia pur e sbagliato. Gra-
zie a lui er a riuscito a l i qui dare senza t r aumi D' Annunzi o. E
se gli aveva concesso una certa libert di azi one cont ro i so-
72
cialisti, er a per ch sperava che ci li ri ducesse alla r agi one,
cio alla collaborazione col governo. Se quest o fosse avvenu-
to, non c' dubbi o che il fascismo si sarebbe liquefatto in po-
chi mesi. Siccome non era avvenut o, non restava che fagoci-
t are Mussolini nella legalit e lasciarvelo l ogorare.
Il fatto pe r che Mussol i ni , mol t o pi agguer r i t o di
qua nt o Giolitti sospet t asse, er a per f et t ament e consci o di
quest o pi ano, e ben deciso a sventarlo. Le difficolt fra cui si
muoveva er ano grosse. Gli agr ar i avevano dat o al fascismo
un cospicuo cont ri but o di uomi ni e di mezzi, ma vi port ava-
no anche un ot t uso spirito d' i nt r ansi genza r eazi onar i a che
ne i nceppava l a manovr a. Per l oro, Giolitti er a un sovversi-
vo con cui si doveva rifiutare qualsiasi accordo che, in vista
del l e el ezi oni , Mussol i ni consi der ava i nvece necessari o un
po' per sfuggire al pericolo di un fi asco come quello del ' 19,
un po' per di st r ar r e i l vecchio statista dal suo et er no sogno
di un fronte coi socialisti riformisti e coi popol ar i di St ur-
zo, da cui il fascismo sarebbe ri mast o schiacciato.
Quest e difficolt appar i r anno speciose e poco credibili a
col oro che Mussolini se lo r i cor dano solo come il Duce. Ma
in quel moment o Mussolini non era affatto Duce, e per im-
por r e l a sua vol ont doveva combat t er e dur e bat t agl i e che
spesso lo cost ri ngevano a scender e a compromessi . Pri ma di
svelare la sua i nt enzi one di f or mar e con Giolitti e i suoi uo-
mi ni del l e liste comuni - i Blocchi Nazionali -, fece fare
dai vari Fasci delle adunat e regi onal i per sondar ne gli umo-
ri. Risult ch' er ano not evol ment e discordi su quasi t ut t o. E
fu pr opr i o su quest a di suni one ch' egli giuoco per far valere,
ma sempr e con est rema pr udenza, l a sua volont.
I suoi art i col i sul Popolo d'Italia di quest o pe r i odo sono
una vera e pr opr i a doccia scozzese di ri chi ami e di conces-
sioni alle squadre t ant o pi ubr i ache di vi ol enza quant o
pi sicuro e compl et o si del i neava il l oro trionfo sulle piazze
e nelle st rade. Per gar ant i r sene la docilit, non si fece scru-
polo di ri chi amare nel giuoco pr opr i o l ' uomo che t ant o ave-
va faticato ad escl udere: D' Annunzi o.
73
Deluso dalle ul t i me vicende di Fi ume, il Poeta si era ri n-
chi uso nella villa di Gar done di cendo che mai pi sarebbe
t or nat o nel l ' ar ena politica, ma non pot eva t agl i are i pont i
coi suoi uomi ni che lo st ri ngevano d' assedio. Foscanelli, Me-
cheri e soprat t ut t o De Ambris er ano ancor a convinti che nel
nome di D' Annunzi o si pot eva gi uocare la cal l a della rivo-
l uzi one, avevano raccolto i r educi di Fi ume i n una Federa-
zi one Nazi onal e dei Legi onar i , e fondat o al cuni per i odi ci
per t ener ne vivo lo spi ri t o. I r appor t i di quest i uomi ni col
fascismo er ano compl essi e cont r addi t t or i . I di r i gent i , che
sapevano come stavano l e cose, covavano per Mussolini un
sordo r ancor e. Ma la cosi ddet t a base, pur essendo ri mast a
t raumat i zzat a dal suo voltafaccia al moment o del t rat t at o di
Rapal l o, simpatizzava con le squadre, nelle quali del rest o
c' era t ut t o un fi l one da nnunz i a no che s' i ncarnava nel ras
della Venezia Giulia: Marsich.
Pur cer cando di r est ar fuori dal l a mi schi a, i l Poet a ap-
poggi ava gli sforzi di De Ambr i s, l anci ando di qua ndo i n
quando ai suoi fedeli dei messaggi da Sibilla conditi di frasi
latine tipo Undique fidus undique firmus, ma s empr e incitanti
a tenersi al r i par o dai contagi. Ol t re al di spet t o, egli nut r i -
va per Mussolini il di sprezzo del l ' uomo di cul t ura per il roz-
zo maneggi one. Ma nel l o stesso t empo, i mpr essi onat o dai
suoi successi, non voleva inimicarselo. Non si sa bene se fu
di sua testa o per sugger i ment o di qual cuno che il 28 mar zo
egli ma nd a Mussolini due l egi onari per sollecitare un in-
cont r o con l ui . Mussol i ni non chi edeva di megl i o. Sapeva
che di l a una set t i mana Giolitti avrebbe sciolto la Camer a e
aper t o l a campagna elettorale: non gli rest avano qui ndi che
pochi gi orni per get t are la maschera e annunzi ar e ai suoi la
deci si one di ent r ar e nei Blocchi Nazi onal i : con l a car t a di
D' Annunzi o nella mani ca, la cosa gli sarebbe riuscita pi fa-
cile.
Rompo un l ungo silenzio gli scrisse subito, ed er ano in-
fatti pi di quat t r o mesi che non aveva pi avut o r appor t i
con lui, dovuto a un disagio moral e, provocat o pi o meno
in buona fede da taluni i ndi vi dui vissuti in mar gi ne alla tra-
gedi a f i umana. . . Sar i mmancabi l ment e da voi mar t ed
prossi mo 5 aprile. Ma pr i ma del 5 apri l e and a par l ar e ai
camerati di Bol ogna e di Fer r ar a, i pi riottosi, i pi r e-
pubbl i cani , e qui ndi i pi difficili da convert i re all' idea delle
elezioni nel blocco d' or di ne giolittiano che i mpl i cava la fe-
del t alle i st i t uzi oni . Dopo aver dat o a nnunz i o del l a sua
pr ossi ma visita a Gar done, disse: Non sent i t e voi che il ti-
mone passa per un t rapasso spont aneo da Gi ovanni Giolitti
a Gabriele D' Annunzi o, l ' uomo nuovo? Subito corse la vo-
ce che anche il Poeta i nt endeva por r e la sua candi dat ur a e
la part eci pazi one al blocco non i ncont r pi opposi zi one.
Il 5, come promesso, Mussolini and a Gar done. Del col-
loquio, non si sa nulla. Ma al meno in par t e si pu ricostruir-
lo da due messaggi di D' Annunzi o: uno a De Ambri s in cui
lo invitava a present arsi candi dat o in una lista i ndi pendent e
a Par ma ma senza scender e in pol emi ca coi fascisti per ch
Mussolini si era i mpegnat o a ri spet t are lo spirito della Co-
stituzione fiumana; l' altro a Calza Bini, per rassi curarl o che
la sua qualit di l egi onari o non era affatto incompatibile con
quella di di ri gent e del Fascio r omano.
Quest i due diversi l i nguaggi fanno pr e s ume r e che l' in-
cont r o fra i due uomi ni si svolse al l ' i nsegna del l ' ambi gui t ;
ma che anche se non pr es e i mpegni , D' Annunzi o si lasci
i rret i re da Mussolini, cui una sola cosa pr emeva: che il Poe-
ta non gli si mettesse di t raverso e lasciasse cr eder e di essere
d' accordo con lui. De Ambris se ne rese cont o e prot est con
violenza: Se l ' opera nost ra - scrisse al Comandant e -, con-
dot t a in mezzo a difficolt di ogni sorta, ti sembra degna di
approvazi one, fa' che si possa pubbl i care una t ua parol a che
valga a t r oncar e le chi acchi ere ar bi t r ar i e e a conf er mar ci ,
davant i a tutti i l egi onari , la t ua fiducia. Se invece non credi
di pot er di r e quest a par ol a, s apr emo t ut t i - o al meno io -
quel che rest a da fare.
Avendo ot t enut o ci che voleva, due gi orni dopo Musso-
lini faceva ratificare dal Comi t at o Cent r al e dei Fasci l ' ade-
75
sione ai Blocchi Nazionali, ma senza r i nunci ar e alle mi sur e
di si curezza. Di spost o a e nt r a r e nel gi uoco di Giolitti, ma
non a r est ar ne pr i gi oni er o, lasci subito i nt ender e che per
la composi zi one del l e liste bi sognava fare i cont i con lui, e
che se in al cune circoscrizioni i fascisti dovevano met t ersi al
r i mor chi o dei giolittiani, in al t re er ano i giolittiani che do-
vevano met t ersi al r i mor chi o dei fascisti. Allergie i deol ogi -
che ne most r poche. Coi nazionalisti l' alleanza er a gi cosa
fatta; ma in al cune provi nce egli lasci liberi i suoi di accor-
darsi anche coi popol ar i . Screzi ce ne f ur ono parecchi , ma
quasi t ut t i di or di ne per sonal e. Il Blocco di Mi l ano rischi
di fallire per ch il di r et t or e del Corriere della Sera, senat or e
Albertini, cerc di por r e un veto che poi dovet t e ri mangi ar-
si, alla iscrizione di Mussol i ni . Quest i a sua volta lo pose a
Filippo Naldi, l ' uomo che gli aveva dat o i mezzi per fondare
Il popolo d'Italia.
Non t ut t e le forze di democrazi a laica che facevano capo
a Giolitti avevano accet t at o di buon gr ado l' alleanza coi fa-
scisti: mal gr ado la sua amicizia col vecchio statista, il senat o-
re Frassati, per esempi o, di ret t ore de La Stampa, aveva qua-
lificato l ' operazi one un pasticcio e pr edet t o che, met t endo
in fuga molti el et t ori moder at i , avr ebbe gi ovat o sol t ant o a
Mussolini.
Quest i dal cant o suo si affrett a fornire mat eri a ai sospet-
ti di doppi o gi uoco r i ncar ando nella t rucul enza del suo lin-
guaggi o, da ndo ma no ancor a pi l i bera alle squadre che
ne appr of i t t ar ono l ar gament e, e pr e nde ndo le distanze dai
suoi stessi alleati. Da Giolitti, che ormai non pot eva pi fare
macchi na i ndi et ro, egli aveva ot t enut o quello che gli conve-
niva: l ' ammi ssi one del fascismo nel l ' arco cost i t uzi onal e e il
suo ri conosci ment o come insostituibile gar ant e del l ' ordi ne.
Or a voleva di most r ar e che l ' or di ne pot eva r est aur ar l o sol-
t ant o lui: lo Stato di Giolitti non ne era pi in gr ado. Anzi il
10 maggi o, alla vigilia del voto, gi unse a scrivere che, dopo
le elezioni, il pot er e, caso mai , doveva essere affidato a Sa-
l andr a: Giolitti non pu pr et ender e di gover nar e l a nazio-
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ne all' infinito. vecchio ed anche oltrepassato. Cos Mus-
solini t eneva fede ai patti. Quant o a Sal andra, gli professava
stima pr opr i o per ch - come i successivi fatti di most r ar ono -
non ne aveva punt a: lo preferiva a Giolitti per ch lo conside-
rava un avversario molto pi facile da bat t ere.
Il r es pons o del l e ur ne , che fu conosci ut o il 15 maggi o,
di ede r agi one a Frassati e fu per Giolitti una grossa delusio-
ne. I socialisti, di cui si pr evedeva il crollo, per ser o solo 34
seggi, di cui l a met a nda r ono ai comuni st i che ne ebber o
16. I popol ar i ne gua da gna r ono 7, ar r i vando cos a 107. I
Blocchi ne ot t enner o 275, che r appr esent avano una buona
maggi oranza, ma insidiata dalla et erogenei t delle alleanze.
Dent r o di essi, i fascisti ebber o 45 eletti, e Mussolini r i por t
un mezzo plebiscito sia a Milano che a Bol ogna.
Come rivalsa alla funebre farsa inscenatagli dai socialisti
nel ' 19, Mussolini sciolse a st or mo le campane della vittoria,
e di chi ar subito che i fascisti non avr ebber o mai part eci pa-
to a un gover no di Giolitti e si sarebbero ast enut i dal pr en-
der e par t e alla sedut a i naugur at i va della nuova l egi sl at ura
con relativo discorso del Re per ch non avevano ancor a de-
ciso se er ano per la Monar chi a o per la Repubblica.
A quest o punt o forse Giolitti cap che il suo pi ano di atti-
r ar e Mussol i ni nel gi uoco pa r l a me nt a r e e di maci nar vel o
era fallito. Il rifiuto dei fascisti di par t eci par e al gover no si-
gnificava ch' essi si pr oponevano di cont i nuar e nel Paese la
lotta ar mat a, per ri nt uzzare l a qual e sarebbe occorso un po-
t er e stabile e aut or evol e, un Eserci t o e una Polizia si curi ,
una pubblica opi ni one favorevoli: t ut t e condi zi oni che man-
cavano. Per t enersi in pi edi , avrebbe dovut o appoggi arsi al
punt el l o infido dei popol ar i di Don St urzo, da s empr e suo
nemi co. E il 15 gi ugno prefer di met t ersi , passando la mano
a Bonomi , il transfuga del socialismo che i nsi eme a Bissola-
ti, a Cabri ni e a Podrecca Mussolini aveva fatto espellere dal
part i t o, e che or a militava in una delle t ant e frazioni demo-
cratiche.
Quest o avveniva a met gi ugno (del ' 21, si capisce).
77
Dopo D' Annunzi o, Mussolini si era cos l i berat o dell' avver-
sario che pi t emeva. Ma doveva ancor a vedersel a coi suoi,
e non er a facile per ch non ne possedeva l o s t r ument o: i l
par t i t o. Le nuove leve agr ar i e avevano por t at o alla ri bal t a
degli uomi ni nuovi e di not evol e personal i t come Gr andi ,
Balbo, Farinacci, Arpi nat i , ma non avevano mut at o l a nat u-
ra del movi ment o che restava ancor a disarticolato. Il Comi -
tato Cent ral e non aveva quasi al cun pot er e sulle squadre,
ciascuna delle quali era legata da un vincolo quasi medi eva-
lesco al ras locale: Arpi nat i a Bol ogna, Balbo a Ferrara, Fari-
nacci a Cr emona eccetera.
Secondo De Felice, l o stesso Mussol i ni non si r endeva
esatto cont o di quest a situazione. E solo cos si spiega il pri -
mo dei suoi er r or i tattici, che lo condusse a una crisi per po-
co mort al e. Egli vedeva abbast anza chi ar ament e le prospet -
tive che gli si apr i vano e che, cont r ar i ament e alle appar en-
ze, non er ano rosee. Le squadr e or mai i mponevano l a l oro
legge nelle piazze, nelle fabbriche, nelle campagne. Quest o
ri empi va di soddisfazione gli agrari , i quali alla politica non
chi edevano al t ro che un' azi one repressi va. Ma i ceti medi
ur bani non si cont ent avano di cos poco. Essi volevano l' or-
di ne e avevano simpatizzato coi fascisti finch questi aveva-
no combat t ut o la violenza rossa. Ma ora che quest a violenza
s' illanguidiva, dei fascisti sent i vano meno il bi sogno. Occor-
reva offrir l oro qual che altra cosa. Occorreva offrir l oro una
politica, che non fosse soltanto quella del manganel l o e del-
l'olio di ricino.
Di quest o, Mussol i ni er a cosci ent e, cos come l o er a del
fatto che, l egandosi t r oppo st r et t ament e agli agrari e al ca-
pi t al i smo, rischiava di di vent ar ne la guardi a bianca: cosa
r i pugnant e non soltanto al suo fi ut o, ma anche al suo t em-
per ament o, che se non era pr eci sament e quel l o del rivolu-
zi onari o, era per quel l o del capo- popol o, del t r i buno de-
magogo. A differenza dei suoi gerarchi, Mussolini non si
lascer mai abbagl i are dal mondo bor ghese e dai suoi giar-
di ni di Armi da. Il ret aggi o socialista faceva di lui un uomo
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di massa, e s empr e lo ri mase. L' etichetta di destra a cui
l ' al l eanza coi nazi onal i st i e la massiccia pr eval enza degl i
agr ar i lo condannavano, gli pesava, e i suoi se n' er ano ac-
corti. Qua ndo si era t rat t at o di far loro i nghi ot t i re l' adesio-
ne ai Blocchi giolittiani, nonos t ant e l' abile e spr egi udi cat o
ri corso alla cart a di D' Annunzi o, mol t i squadr i st i avevano
infilato nelle l oro canzoni guer r esche un ri t ornel l o che, con
chi ar a al l usi one ai suoi t rascorsi socialisti, diceva: Chi ha
t radi t o, t radi r. E quando egli aveva deciso l' astensione del
g r u p p o pa r l a me nt a r e dal l a sedut a r eal e alla Ca me r a per
non compr omet t er e l e pr opr i e pregi udi zi al i r epubbl i cane,
ben 19 deput at i su 34 gli si er ano schi erat i cont r o cost ri n-
gendol o a una soluzione di compr omesso.
Or a l a si t uazi one er a quest a. Coi suoi quar ant aci nque
onorevoli, egli r appr esent ava i n Parl ament o una forza che
pot eva anche gi uocare le sue cart e, ma a pat t o di non resta-
re isolata. Qual i al l eanze fossero possibili, Mussol i ni si
guar d dal dirlo. Egli aveva salutato il nuovo gover no come
un gover no campat o in ari a poi ch fascismo e socialismo
rest ano ancor a fuori della port a, e quest o appar i gl i ament o
aveva dat o fastidio a molti fascisti. Ma il 5 luglio, ment r e Bo-
nomi componeva faticosamente l a lista dei Ministri da pr e-
sent are al Re, sia sulYAvanti! che sul Popolo d'Italia compar ve
la notizia che una del egazi one fascista e una del egazi one so-
cialista st avano negozi ando un patto di pacificazione.
Il cont raccol po fu i mmedi at o. I di ri gent i dei Fasci emilia-
ni e veneti chi esero, anzi i mposer o l ' i mmedi at a convocazio-
ne del Consiglio nazionale, ment r e l e squadr e, per far nau-
fragare il pat t o, mol t i pl i cavano le l oro razzie e aggressi oni .
Il Consi gl i o si t enne a Mi l ano il 12, e Mussol i ni si accorse
subi t o di aver sot t oval ut at o l ' opposi zi one. Anche il ras fio-
r ent i no Per r one Compagni si schier dalla par t e di Marsich
e Farinacci fieramente avversi al pat t o. Fra gli stessi came-
rati mi l anesi , che r appr es ent avano l a vecchia guar di a del
Fascio pri mi geni o, solo Cesare Rossi er a i ncondi zi onat a-
ment e per i l pat t o, di cui forse er a stato i l vero i spi r at or e.
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L' altro vet er ano, Pasella, pr es ent un or di ne del gi or no
compromi ssori o e t ent ennant e.
Con la pr ont ezza di riflessi che lo di st i ngueva, Mussolini
evit lo scontro frontale r i pi egando sulla pr opost a di Pasella,
ch' er a quella di accant onare per il moment o il pat t o, lascian-
do per i singoli Fasci liberi di pr oceder e ad accordi locali
coi socialisti e t enendo la por t a aper t a a quello, globale, con
la Conf eder azi one Gener al e del Lavor o, dei cui di ri gent i -
Buozzi, Baldesi, Col ombi no - Mussolini tess l' elogio.
Cont ent andosi del mezzo successo ch' er a anche un mez-
zo insuccesso, egli sperava pr obabi l ment e di r i pr ender e l a
par t i t a qua ndo i suoi avversari si fossero convi nt i del per i -
colo mort al e che li minacciava: la formazi one di un gover no
con socialisti e popol ar i per met t er e fuori legge un fascismo
isolato. Ma le squadr e si affrettarono a r ender e i rreparabi l e
la r ot t ur a. Ment r e ancor a a Mi l ano si di scut eva, mi l l eci n-
quecent o squadri st i occupavano mi l i t arment e l a ribelle Tre-
viso. E pochi gi orni dopo, una massiccia spedi zi one puni t i -
va fu lanciata cont r o Sarzana.
Qui per avvenne un fatto nuovo che volse l ' epi sodi o a
favore di Mussolini. In attesa con l ' arma al pi ede sull' itine-
rari o delle squadr e, stavolta non c' erano soltanto gli arditi
del popol o, cio i r epar t i ar mat i che socialisti e comuni st i
avevano organizzato per cont r appor l i a quelli fascisti. C' era-
no anche i carabi ni eri , che ebber o prest o ragi one degli assa-
l i t ori . Nel l o scont r o ci f ur ono par ecchi mor t i , al cuni dei
qual i er ano stati finiti dalle roncol e e dai forconi dei conta-
di ni inferociti.
In pubblico nat ur al ment e Mussolini depl or l' eccidio dei
suoi , ma pa r l a ndone con Rossi ebbe par ol e di fuoco per i
responsabili di quelle di ssennat e i mpr ese, gli ufficiali paga-
t ori del l e vari e Agr ar i e che s ognano l a soppr essi one del l e
l eghe oper ai e e l ' annul l ament o delle conqui st e sindacali. Si
ribellava alla camicia di forza che la reazi one t er r i er a cerca-
va d' i mporgl i . Un cerchi o di odi o si sta st r i ngendo i nt or no
al fascismo: bi sogna spezzarlo.
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Per t ent ar e di spezzarlo, convoc a Roma, dove si trova-
va, il Consi gl i o nazi onal e, a cui fece i nghi ot t i r e la r i pr esa
delle trattative per la pacificazione e una circolare da spe-
di re a tutti i Fasci per ch si ast enessero dalle violenze e dal-
l e spedi zi oni puni t i ve. Cont e mpor a ne a me nt e pubbl i c un
articolo, Ritorno al principio, in cui diceva pr essappoco que-
sto: che il vero fascismo era quello del ' 19, nat o per la difesa
della Nazi one, non di certi interessi di classe, e che a quest o
bi sognava or a t or nar e, s t r appandol o ai professionisti dello
st ermi ni smo. In par ol e pover e: i l fascismo er a un movi -
ment o di masse e per le masse, non la guardi a bianca de-
gli agrari e del capitalismo in gener e.
Ma ancor a una volta dovet t e pr ender e atto che l a sua po-
sizione di Duce er a t ut t ' al t ro che affermata. Marsi ch e Fari-
nacci scesero con lui i n guer r a aper t a r assegnando l e dimis-
sioni dal Comi t at o Cent ral e, ment r e l' uomo nuovo del fa-
scismo bol ognese, Di no Gr andi , addi r i t t ur a l o ridicolizzava
sul set t i manal e del part i t o, Eassalto.
Stavolta le due ani me del fascismo er ano di fronte, e non
si pot eva evi t arne lo scont ro, che poi era la conseguenza del-
la crisi iniziata da qua ndo lo squadr i smo agr ar i o e pr ovi n-
ciale aveva sopraffatto il nucl eo sindacal-futurista di piazza
S. Sepol cro. Secondo Mussol i ni , il fascismo non aveva che
due al t ernat i ve: o la ri vol uzi one, o il pat t o di pacificazione.
Siccome la pr i ma sarebbe stata il suicidio, non restava che la
seconda.
Ma i suoi avversari rovesci avano l ' ar goment azi one. Per
gli squadristi, il suicidio sarebbe stata la pacificazione, che li
avr ebbe cost ret t i a smobi l i t are. Dopodi ch, cosa avr ebber o
fatto l oro e i l oro rasi E cosa di l oro avrebbero fatto i sociali-
sti, una vol t a di sar mat e e disciolte le squadr e? Al t r et t ant o
mot i vat o er a i l di ssenso dei sindacalisti, che or a t r ovavano
i n Gr andi un agguer r i t o campi one. Gi ovane avvocat o di
Bol ogna che aveva fatto i l suo appr endi s t at o i n t r i ncea,
Gr andi er a un fascista della seconda leva, quella agrari a, ma
d' i spi razi one dannunzi ana e pi vicino ai Cor r i doni e ai De
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Ambri s che alla par t e padr onal e e conservat ri ce. Egli aveva
at t i vament e col l abor at o a svi l uppar e una or gani zzazi one
si ndacal e fascista che in Emi l i a gi comi nci ava a cont r ap-
porsi a quel l e socialiste. Parecchi l avorat ori vi accor r evano
un po' per paur a, un po' per at t r azi one dei manganel l i . I l
fascino della vi ol enza er a il solo vant aggi o che il sindacali-
smo fascista aveva su quello socialista. Se vi avesse ri nunzi a-
to, l' organizzazione sarebbe andat a i n rovina.
O che sottovalutasse quest e forze cont rari e, o che si con-
siderasse or mai i mpegnat o a tirare diritto, Mussolini spin-
se avanti le trattative, e le concluse il 2 agosto nell'ufficio del
Presi dent e della Camer a, De Nicola, dove il pat t o venne fir-
mat o. Bonomi , che ne aveva segui t o con ansi a l a vi cenda,
esult. La pacificazione, ol t re a r appr es ent ar e una garanzi a
di or di ne pubbl i co, spi anava la st rada alla collaborazione, o
per lo meno a una opposi zi one pi mor bi da, che gli avreb-
be per messo di riuscire l dove Giolitti aveva fallito.
I n real t l a fi rma del pat t o, l ungi dal chi uder e, apr i va
una nuova fase, e ancor a pi r ovent e, fra Mussol i ni e lo
squadr i smo. Regi one per r egi one, i ras avevano chi amat o a
raccolta i l oro uomi ni e dat o avvio a una pi oggi a di or di ni
del gi or no che r i pudi avano il pat t o e ne cont est avano l' au-
t ore talvolta per si no sbeffeggiandolo. Qual cuno non si con-
t ent delle par ol e. Gr andi e Bal bo si r ecar ono addi r i t t ur a
da D' Annunzi o per offrirgli la successione di Mussolini alla
gui da della ri vol uzi one fascista. Gr andi ha raccont at o a chi
scrive che il Poeta, dopo averli compunt ament e ascoltati, ri-
spose che pr i ma doveva consul t are le stelle. Per t re not t i
l e i nt er r og, ma l e stelle non ri sposero per ch er ano coper-
te dalle nuvol e. E i due se ne t or nar ono a casa, per sempr e
guariti dalla l oro i nfat uazi one dannunzi ana.
Mussolini reag all' aggressione da uomo deciso a giuoca-
re il t ut t o per t ut t o. Se il fascismo non mi segue - scrisse
sul suo gi ornal e -, nessuno pot r obbl i garmi a segui re il fa-
scismo. E pochi gi or ni dopo, at t accando f r ont al ment e
Gr andi e rinfacciandogli la sua qualit di convertito dell' ul-
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tima ora, aggi ungeva: La prossi ma set t i mana sar la setti-
mana del l ' esame di coscienza del fascismo italiano. I risulta-
t i m' i ndi c he r a nno l a st r ada da segui r e. Molti r ospi ho i n-
ghiottito in questi ultimi t empi , e molte solidariet accettato
per cari t di fascismo. Ma a t ut t o c' un l i mi t e, e io sono
gi unt o a quest o limite. Il fascismo pu fare a me no di me?
Cert o, ma anch' i o posso fare a meno del fascismo. C' posto
per t ut t o in Italia: anche per t r ent a fascismi, il che significa,
poi, per nessun fascismo.
L' esame di coscienza fu fatto il 16 agosto a Bol ogna, dove
si r i un il vertice del fascismo pa da no. E per s i no il pi
mussol i ni ano dei ras, il ferrarese Italo Balbo, bocci il pat t o
e chiese la convocazi one di un Congr esso nazi onal e che ne
sancisse la decadenza. Mussolini rispose due gi orni dopo sul
suo gi ornal e: La part i t a or mai chiusa. Chi sconfitto, de-
ve andar sene. E io me ne vado dai pri mi posti. Resto, e spe-
ro di pot er rest are, semplice gr egar i o del Fascio milanese.
L' impressione suscitata dalle sue dimissioni, subito segui-
te da quelle di Cesare Rossi da vicesegretario del part i t o, fu
enor me e cont raddi t t ori a. Gr an par t e di quella borghesi a li-
beral -conservat ri ce, che si riconosceva nel Corriere della Sera
di Al ber t i ni e che verso Mussol i ni si er a s empr e most r at a
diffidente, non nascose le sue pr eoccupazi oni . Ma il col mo
del l ' i nsi pi enza lo t occarono i socialisti che si abbandonar o-
no al t r i pudi o e annunzi ar ono bal danzosament e una ri pre-
sa in gr ande stile della l oro azione rivoluzionaria, provocan-
do i mmedi at ament e un r i pensament o dei fascisti dissidenti.
Probabi l ment e, Mussolini aveva cont at o anche su quest o.
Cer t o, aveva cont at o sul fatto che fra quest i di ssi dent i non
ce n' er a nessuno che pot esse aspi r ar e a pr ender e il suo po-
sto. Comunque, una cosa sicura: quel post o, egli non ave-
va nes s una i nt enzi one di l asci arl o. Rossi, che conosceva il
suo uomo meglio di tutti, fu il pr i mo a capirlo. I suoi scatti -
confid a De Ambri s - s embr ano i mpul si vi e spont anei : in
r eal t sono s empr e calcolati. E difficile del r est o cr eder e
ch' egli volesse rimettersi nella condi zi one, in cui si er a gi
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t rovat o coi socialisti, di r epr obo r i nnegat o: stavolta sarebbe
stata la fine della sua carri era politica.
Os t ent ando i l pi gr a nde di st acco, e l asci ando cor r er e
mol t e voci sulle sue i nt enzi oni di ritiro, aspet t che fossero i
suoi avversari a pr ender e l' iniziativa di un ri avvi ci nament o.
L'attesa non fu l unga. A fine agosto si ri un a Fi renze il Con-
siglio nazionale, e Gr andi , che ne fu il domi nat or e, vi assun-
se la par t e di pontiere facendo vot are un or di ne del gior-
no con cui il pat t o di pacificazione non veniva n appr ovat o
n bocciato, ma lasciato alla discrezione dei vari Fasci come
gi era, e facendo r espi nger e le dimissioni sia di Mussolini e
di Rossi che di Marsich e Farinacci.
Mussolini non di ede segno n di soddisfazione n di di-
s appunt o. Sapeva che quelle decisioni er ano i nt erl ocut ori e
per ch la vera part i t a si sarebbe gi uocat a al Congr esso na-
zionale, gi i ndet t o per novembr e. Tut t e le sue mosse furo-
no di pr epar azi one a quest o event o, e recano il segno di una
caut el a i n net t o cont rast o con l' impulsivit che amava attri-
buirsi. Sacrific agli avversari l ' uomo da essi pi odi at o, Ce-
sare Rossi, facendolo decader e da vi cesegret ari o, ma conti-
nua ndo a t enerl o presso di s come consigliere personal e, e
spi ngendo invece avanti un altro suo fi do, Michele Bianchi.
Per il resto, lasci fare agli altri, i mpegnandosi solo, ma non
di persona, con una serie di articoli delegati ad altri collabo-
r at or i del gi or nal e, sul punt o che gli stava pi a cuor e: l a
t rasformazi one del movimento in partito, che gli avreb-
be dat o i l modo di cont rol l arl o meglio. Non abbandon tut-
tavia la sua mascher a di sdegnat o Achille, e i suoi i nt ervent i ,
sia alla Camer a che sul gi ornal e, furono r adi e brevi. Anche
qua ndo a Modena ci fu bat t agl i a aper t a fra squadr i st i e
guar di e regi e, che si sal d con ot t o mor t i e una vent i na di
feriti, si limit a commemor ar e i cadut i .
La sua azione giornalistica la ri prese in pi eno solo in ot-
t obre, alla vigilia del congresso socialista, spi egandovi t ut t e
le sue risorse di tattico consumat o. Sar il mese della pi n-
gue vendemmi a t urat i ana scrisse. Che credesse ver ament e
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alla vittoria di Turat i , dubbi o. Ma certissimo che la t eme-
va come la peggi or e delle j at t ur e e voleva, annunci andol a
in quest i t er mi ni , aizzare i massimalisti. Il successo dell' ala
ri formi st a di Tur at i avr ebbe significato a br eve scadenza i
socialisti al governo, e qui ndi l' isolamento del fascismo, e la
sua mor t e per consunzi one. Ma non avvenne. Ancor a una
volta il massi mal i smo ebbe la meglio, e grazie ad esso a iso-
larsi furono di nuovo i socialisti. Mussolini trasse un respi ro
di sollievo, anzi di t r i pudi o, che t rapel ava dal suo commen-
to: Il fascismo ha or a di nanzi a s un giuoco di vaste possi-
bilit. Pu fare gr andi cose - "cose", non "gesti"; "fatti", non
"parol e" - pur ch sappi a cogliere in sintesi le necessit del-
l' ora. E il discorso era rivolto non solo ai socialisti, ma an-
che ai fascisti.
Quant o avesse r agi one, l o di most r subito dopo i l Con-
gresso dei popol ar i , i qual i dovet t er o p r e n d e r e at t o del l a
impossibilit di un' accostata ai socialisti, che sempr e pi r e-
spi ngevano ogni f or ma di col l abor azi one e si chi udevano
nel ghet t o. Mussol i ni ne appr of i t t i mme di a t a me nt e pe r
get t ar loro un pont e. I r appor t i fra popol ar i smo e fascismo
non possono esser basati su pregiudiziali anticlericali o, peg-
gio, ant i cat t ol i che, che non sono nella nos t r a ment al i t
scrisse s pudor at ament e il vecchio best emmi at or e che aveva
sfidato Dio a f ul mi nar l o sul col po. C' una dest r a con la
qual e i l fascismo pu vi vere i n r appor t i di buon vicinato.
Quest a parol a destra, fin allora egli aveva cercato sempr e di
evitarla. Or a l' accettava come un ramoscel l o d' ulivo ai suoi
avversari i nt erni .
Il 7 novembr e, qua ndo al l ' August eo di Roma si r i un il
terzo Congresso nazi onal e del fascismo, i gi uochi er ano gi
fatti. Gr andi , che tutti aspet t avano di veder emer ger e come
l' antagonista di Mussolini, t enne un discorso che di risoluto
aveva sol t ant o gli accent i . Egli difese il pr opr i o oper at o, e
cio l' opposizione al pat t o di pacificazione, solo per ragi oni
ret rospet t i ve i n quant o i l pr obl ema non era pi d' at t ual i t
essendo stato risolto, caso per caso, dai singoli Fasci, e corse
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ad abbr acci ar e Mussol i ni . Quest i insist sul pat t o, ma la-
sciando chi ar ament e i nt ender e che lo consi derava solo mer-
ce di scambio: era pr ont o a ri nunci arci se gli altri accettava-
no la t r asf or mazi one del movi ment o in par t i t o. E cos av-
venne. Per punt o d' onor e, Gr andi , Giuriati e Marsich vota-
r ono cont ro. Ma furono i soli, e anch' essi poi accet t arono di
far par t e della nuova commi ssi one esecutiva. A segret ari o fu
eletto Michele Bianchi, mussol i ni ano sicuro, con quat t r o vi-
cesegr et ar i , di cui t r e (St arace, Teruzzi e Mari nel l i ) er ano
mezze figure manovrabi l i a bacchet t a. L' unico vero opposi -
t or e di Mussolini, Farinacci, esponent e e campi one dei ras
provinciali, venne escluso da tutti gli organi direttivi. Mus-
solini aveva vinto, e la sua vittoria significava che il fascismo,
abbandonat a l a pr et esa di pr esent ar si come movi ment o ri-
vol uzi onari o di sinistra, qual e l o avr ebber o vol ut o Gr andi ,
Farinacci e Marsi ch, pr esent ava la sua candi dat ur a a forza
egemone della dest ra e infilava la via par l ament ar e al po-
t ere.
C' era un peri col o, e Mussolini lo cap subito: che quest a
svolta a dest r a met t esse il par t i t o alla mer c del l a sua ala
r eazi onar i a i ncar nat a s opr at t ut t o dal ras pi emont es e De
Vecchi, uomo di poco cervel l o, ma t ut t o Tr ono e Al t are, e
che qui ndi pot eva anche t or nar comodo per i l fut uro. Que-
sta ala era nat ur al ment e sost enut a dai nazionalisti che nella
sua vittoria vedevano una vittoria l oro e gi se n' er ano im-
baldanziti.
Mussolini, che per i nazionalisti seguitava a covare le an-
tipatie del vecchio ri vol uzi onari o, svent subito la minaccia
scat enando, o megl i o facendo scat enare dai suoi una pol e-
mica cont ro di loro. Gr andi scrisse a chi are l et t ere che i na-
zionalisti avevano poco di che t r i pudi ar e: non er ano i fasci-
sti che dovevano identificarsi in l oro, ma l oro nei fascisti. I
nazionalisti pr ot est ar ono con veemenza, e sul pi ano ideolo-
gico ne avevano di che. Ma il r appor t o di forza - uni ca cosa
che in politica cont a - dava ragi one ai l oro avversari. Sia pu-
re fra risse, mal umor i e bronci , le camicie azzurre di Fe-
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der zoni s ' i nt egr ar ono s e mpr e di pi con quel l e ne r e di
Mussolini fino a per der vi compl et ament e la l oro i dent i t .
Di defezioni i mpor t ant i , i l nuovo corso ne pr ovoc una
sola: quella di Marsich, il ras del fascismo giuliano. Gr an ga-
l ant uomo e ar dent e pat ri ot a, Marsich non aveva mai avut o
i dee politiche mol t o chi are. L' avventura fi umana e la devo-
zione a D' Annunzi o gliele avevano vi eppi confuse. Il pr e-
t est o del l a r ot t ur a fu una i nt ervi st a di Mussol i ni che si di-
chi arava pr ont o a una col l aborazi one con Giolitti. In realt
egli non sapeva per donar gl i di us ur par e il post o che secon-
do lui spettava soltanto al Poeta. Per un cert o t empo la sua
l et t era di r i pudi o fu t enut a segret a. Qua ndo fu pubbl i cat a
dal gi ornal e dei Legi onari , Mussolini aveva gi circoscritto e
l i qui dat o i l caso. Non t r ascur t ut t avi a di sfrut t arl o per ri-
badi r e la sua linea. Marsich, disse al Consiglio nazi onal e, so-
gnava l a conqui st a del pot er e per l a via r i vol uzi onar i a di
una marci a su Roma. Il fascismo r i pudi a t ut t o quest o: a Ro-
ma c' gi, e vuole restarci con t ut t ' al t ri mezzi.
Or mai aveva capi t o che l a mascher a del l ' uomo d' or di ne
era quella che pi gli conveniva.
CAPI TOLO TERZO
L' AGONIA DI UN REGI ME
Bonomi , che vi aveva punt at o t ut t e le sue cart e, non soprav-
visse al fallimento del pat t o di pacificazione. L' ordine i nt er-
no, or mai sfuggito al cont rol l o dei pubbl i ci pot er i , er a alla
mer c delle squadr e che avevano risolto a l oro favore la par -
tita della violenza.
Quest a aveva i suoi epi cent ri in Padani a e in Toscana, le
zone domi nat e dagl i agr ar i , e l a r ot t ur a di equi l i br i o fra
quelli che oggi si chi amer ebber o gli oppost i est remi smi ,
er a s opr avvenut a t r a l a fine del ' 20 e i l pr i nci pi o del ' 21,
qua ndo a p p u n t o gli agr ar i avevano pr es o nei Fasci i l so-
pr avvent o. Uno degli epi sodi decisivi er a stato quello di Pa-
lazzo d' Accursio, il Muni ci pi o di Bol ogna, il gi orno in cui vi
si era insediata la nuova Gi unt a socialista. Ne mme no oggi si
sa con pr eci si one chi ne fu r esponsabi l e. Ment r e la folla
aspet t ava i n pi azza che i l si ndaco par l asse, al cune bombe
cadder o dal tetto. Il pubblico che assiepava la sala consiliare
ne r i t enne responsabi l i i r appr es ent ant i della mi nor anza e
si mise a spar ar e cont r o di essa. L'avvocato liberale Gi ordani
venne abbat t ut o a revol verat e, il suo collega Colliva ferito,
ment r e in piazza si cont ar ono una diecina di cadaveri . L'ag-
gressi one fu at t ri bui t a ai socialisti, cont r o cui l ' i ndomani si
scat enar ono le squadr e di Arpi nat i , il ras di Bol ogna, e del
suo l uogot enent e Bonaccorsi . La citt fu sot t o il cont r ol l o
dei l oro manganel l i .
Un mese dopo, fu la volta di Ferrara. In ori gi ne, il Fascio
di Ferrara er a stato il pi rivoluzionario e a sinistra di tutti.
Lo aveva f ondat o un t emer ar i o gi gant e, ex-bersagl i ere ta-
t uat o di ferite e di medagl i e, Gaggi ol i . Ma di prosel i t i ne
aveva fatti pochi per ch la borghesi a t er r i er a non si fidava
dei suoi at t eggi ament i sovversivi. Ancor a alla fine del ' 20
er ano i n t ut t o una quar ant i na, conosci ut i per s opr annomi
(Sciagura, Fi nest rachi usa ecc.). Ma poi era arri vat o Balbo.
Balbo non aveva aderi t o al pr i mo fascismo per ch non l o
trovava, per i suoi gusti, abbast anza r epubbl i cano. Tor nat o
dalla guer r a, per l a qual e si era ar r uol at o poco pi che ra-
gazzo come ufficiale degl i Alpini, aveva r i pr eso a Fi renze i
suoi st udi uni versi t ari . Fu l' Associazione Agrari a che lo ri-
chi am a Fer r ar a per ch pr endes s e i n ma no gli squadri st i
locali e desse l oro una riassettata bor ghese. Per le sue gesta
di trincea, per il suo coraggi o, per la sua l oquel a facile, an-
che se i nceppat a dalla lisca, aveva t ut t e le carte in regol a per
i ncut ere ri spet t o agli squadri st i e paur a ai socialisti. Non gli
mancavano ne mme no dei doni di calore umano, di gener o-
sit e di allegrezza goliardica che gli valsero qual che si mpa-
tia fra gli stessi nemici. Qua ndo il Prefetto proi b il manga-
nello, Bal bo ar m i suoi uomi ni di stoccafissi che, picchiati
con ener gi a sulla t est a degl i avversari , vi pr oduc e va no gli
stessi effetti; e che poi facevano da pi at t o fort e di gr andi
mangi at e conviviali cui talvolta veni vano i nvi t at e l e stesse
vittime.
Gaggioli e gli altri della sua banda t ent ar ono a l ungo di
cont ender e a Bal bo la supr emazi a nel Fascio f er r ar ese. La
rivalit era pur ament e di pot er e personal e, ma aveva anche
un suo rozzo risvolto ideologico. Anarchi co convert i t o dalla
guer r a al nazi onal i smo, Gaggioli era tagliato nello stesso le-
gno dei fascisti rivoluzionari di piazza S. Sepol cro, e a t ut t o
era disposto fuorch a fare lo scher ano della borghesi a agra-
ria. Ma solo quest a pot eva dar e alle squadr e i mezzi per di-
vent ar e un vero movi ment o politico, e nat ur al ment e li det t e
a Balbo che, ol t re al rest o, possedeva anche un notevole ta-
l ent o organi zzat i vo. Qua ndo, nel l ' apri l e del ' 21, Mussol i ni
venne a Fer r ar a, Bal bo gli fece t r ovar e in pi azza Ari ost ea
t r ent ami l a camerat i fatti affluire con t ut t i i mezzi dal l e
pr ovi nce del l a Padani a. Fra essi i Gaggi ol i e gli al t ri del l a
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sua razza er ano or amai ri dot t i ad esi gua mi nor anza grega-
ria.
Anal oga sorte aveva subito il Fascio fiorentino o meglio i
Fasci per ch f i n da pr i nci pi o ce n' er ano stati due. Uno,
quel l o pi aut ent i co, faceva capo a una mezza dozzi na di
ci ompi rot t i a qualsiasi avvent ur a: Banchel l i det t o il Ma-
go, Dumi ni , Frul l i ni e i due fratelli Nenci ol i ni ; l ' al t ro, si-
gnori l e, in cui militavano i pi bei nomi dell' aristocrazia ter-
ri era toscana. La faida fra quest e due fazioni avrebbe anche
pot ut o arri vare al sangue se a conciliarla non fosse i nt erve-
nut o un medi at or e che aveva buoni titoli al rispetto sia del-
l ' una che dell' altra. Di no Per r one Compagni era mar chese
ed ex-ufficiale di cavalleria: il che lo accreditava presso i no-
bili che lo sent i vano dei loro. Ma ai ci ompi lo r endeva sim-
pat i co l' essere stato degr adat o per debi t i di gi uoco e il suo
modo di vivere da r ot t ame fra bische e donne. Cos fu lui a
emer ger e e a di vent are il capo di tutti, secondat o da un cer-
to Tambur i ni che si guadagnava la vita compi l ando biglietti
da visita grazie al suo uni co t al ent o: la calligrafa.
La fusione avvenne ai pr i mi del ' 21, sul sangue. Un anar-
chico lanci una bomba i n via Tor nabuoni pr ovocando due
mort i e una vent i na di feriti. Per r one Compagni assunse su-
bito la di rezi one della r appr esagl i a in cui t ut t i si t r ovar ono
uni t i . Per due gi orni l a citt echeggi di spari. Uno st uden-
t e fascista, Gi ovanni Ber t a, che vol eva r aggi unger e l a sua
s quadr a ol t r e l ' Arno, fu aggr edi t o sul pont e dai socialisti
che, dopo averl o l anci at o ol t r e l a spal l et t a, gli r eci ser o l e
mani aggr appat e a una sporgenza. Gli scontri si fecero an-
cora pi fitti e sangui nosi . A Scandicci i socialisti dri zzarono
bar r i cat e che Tambur i ni es pugn l anci andovi cont r o i suoi
cami on. I rossi t ent ar ono la rivincita a Empol i , qua ndo un
motociclista t ravers il paese ur l ando che i fascisti er ano in
ar r i vo. Tut t i cor ser o ai fucili, e qua ndo s opr aggi uns er o i
due convogl i li pr eser o sotto il l oro fuoco i ncroci at o. Uno,
carico di mort i e di feriti, riusc a pr osegui r e. L'altro fu bloc-
cato dalla folla inferocita che ne linci sel vaggi ament e i pas-
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seggeri . Solo a massacro ul t i mat o, si r eser o cont o che non
di fascisti si trattava, ma di poveri mar i nai in trasferta da Li-
vor no. I fascisti accorsero subi t o dopo, da Fi r enze, per in-
fliggere il castigo, che fu dur o. E da allora le spedizioni pu-
nitive in t ut t a la Toscana non si cont ar ono pi anche per ch
quest e consent i vano ai vari ras di met t ersi in luce e di rinsal-
dar e i l pr opr i o pr i mat o.
Quel l o di Car r ar a, Renat o Ricci, che sembr ava un bri -
gant e al banese per via del l unghi ssi mo fez appunt i t o sulla
testa, aveva acqui st at o gr an prest i gi o per l ' energi a con cui
aveva domat o gli anarchici che in quella citt avevano la lo-
ro roccafort e. Ma non riusciva ad aver r agi one di Sarzana,
dove i fascisti non osavano n e mme n o ent r ar e. Ci si pr ov
lui di per sona. Ma dopo aver lasciato per st rada mort i e fe-
riti, salv la pel l e solo grazi e al l ' i nt er vent o dei car abi ni er i
che l o r i nchi us er o i n pr i gi one. La s quadr e si mosser o da
t ut t a la Toscana per liberarlo, e fu una delle pr ove general i
di mobilitazione su gr ande scala.
Stavolta per i carabi ni eri , che di solito ai fascisti lascia-
vano mano libera, spar ar ono. I fascisti, che non se l' aspetta-
vano, si di spersero per i campi , e i cont adi ni ne fecero scem-
pio. Il cont o fu saldato da una vent i na di mort i e una t rent i -
na di feriti. Ma nat ur al ment e si t rat t ava di un saldo provvi-
sorio per ch subito dopo i fascisti vollero la rivalsa, e anda-
r ono a cercarsel a sopr at t ut t o nelle campagne fra Arezzo e
Grosset o, l e zone pi r ur al i e pi rosse del l a Toscana. Ne
andava di mezzo anche gent e che non aveva nul l a a che fa-
re con questi opposti estremismi, e Roccast rada and ad-
di r i t t ur a devast at a. Per r one Compagni organi zzava quest e
i mpr ese anche per dar e modo ai Dumi ni e ai Nenciolini di
sfogarvi i l oro uzzoli di violenza. L' unione fra i due Fasci r e-
stava pr ecar i a e non fu mai compl et ament e r aggi unt a. I
ci ompi si ri fi ut avano di fare la guar di a bi anca dei si gnori i
quali fecero abbat t ere Pi rro Nenciolini a revol verat e.
A quest o squadr i smo diviso e rissoso faceva eccezione so-
lo Cr emona per ch il ras che vi domi nava lo aveva pr eso sin
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da pr i nci pi o e cont i nuava a t ener l o sal dament e i n pugno.
Rober t o Farinacci era uno dei pochissimi capi fascisti, forse
l ' uni co, che non avesse mer i t i combat t ent i st i ci . Dur ant e l a
guer r a, er a ri mast o a casa, o megl i o in stazione per ch er a
i mpi egat o delle ferrovie, e come tale esent at o dal ri chi amo.
I suoi avversari infatti lo chi amavano Tettoia, e dappr i nci -
pio non l o avevano preso mol t o sul serio anche per ch non
amava met t ersi in pr i ma fila, e nelle spedizioni puni t i ve ar-
rivava a cose fatte. In compenso per era dot at o di un senso
politico, che sin dagl' inizi gli aveva per messo d' i nt r aveder e
abbast anza chi ar ament e Io svi l uppo del fascismo. Subi t o
aveva compr eso la necessit di appoggi arsi agli agrari , par -
t i col ar ment e forti in quel l a provi nci a, e di far leva sui l oro
mezzi per una soluzione rivoluzionaria. Fra i suoi squadri st i
non c' erano di ssi denze: er ano t ut t i per lui, che non er a af-
fatto per Mussolini e per i suoi compromessi. Nel ' 21 era
stato eletto deput at o, ma siccome non aveva ancor a i 25 an-
ni prescritti dalla legge, alla Camer a non aveva avut o il t em-
po d' illustrarsi se non per un gesto teatrale che si era ri t ort o
cont r o di lui. Affrontato f on. Misiano, socialista ex-di sert o-
re, gli aveva i ngi unt o di consegnargl i la pistola, che poi ave-
va get t at o sul tavolo del Capo del Gover no, Giolitti, di cen-
dogl i : Se l a t enga. Non posso per ch non ho i l por t o
d' arme aveva risposto pacat ament e Giolitti.
Ri ent rat o a Cr emona, Farinacci aveva pr eso in pugno la
citt nel pi semplice e i ncr uent o dei modi : t enendo in sta-
to di pe r ma ne nt e occupazi one le sedi della Provincia e del
Comune e compor t andosi come se ne fosse lui il titolare. Il
Prefet t o chiese a Roma cosa doveva fare. Applichi il codi-
ce gli ri sposero dal Ministero. E siccome il codice non con-
t empl ava un simile caso, il Prefet t o lasci fare. Er a il mo-
ment o in cui Balbo faceva le sue pr ove general i di mobilita-
zi one. Fra le camicie ner e che si st avano concent r ando c' e-
r ano anche quel l e di Farinacci, ma non c' era Farinacci che
non amava quel l e sagre e non voleva mescolarsi con gli al-
tri. Egli era gi in pi ena rot t a con Mussolini per via del pat-
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t o di pacificazione, e non i nt endeva piegarsi, ma non i nt en-
deva ne mme no confondersi coi Bal bo, i Gr andi e gli Arpi -
nat i forse per ch ne pr evedeva pr ossi ma l a sot t omi ssi one.
Fin da allora egli aspi rava a porsi come al t ernat i va di Mus-
solini, cio come capo della opposi zi one i nt er na, qual e poi
sarebbe ri mast o fino alla Repubbl i ca di Sal.
Nel Mezzogi or no l o s quadr i s mo fu tale sol t ant o i n Pu-
glia, zona agr ar i a per eccellenza, e t rov subi t o un capo i n
un gr a nde f eudat ar i o locale, Ca r a donna . Qu a n d o Bal bo
suon i cor ni del l ' adunat a a Ravenna per far capi r e ai r o-
magnol i ch' er a inutile cont i nuar e l a lotta, ma anche per am-
moni r e Mussolini ch' er a i nut i l e fare l a pace, tutti r i maser o
sconcert at i dal l ' arri vo di un mani pol o di uomi ni a cavallo:
er ano gli squadri st i di Car adonna, che aveva dat o l a caccia
ai socialisti delle Mur ge come gl' inglesi danno la caccia alla
vol pe. Og n u n o infatti nel l ' eserci t o fascista por t ava l a sua
uni f or me, o se ne i nvent ava una. Ma t ut t i i nsi eme e r a no
una t r uppa accampat a i n t er r a di conqui st a, e ben decisi a
t r at t ar e l' Italia come tale. L' operazi one sognat a da Giolitti
di assorbi re il fascismo e di t r i t ur ar l o nel gi uoco par l amen-
t are si rivelava s empr e pi i mprobabi l e, e comunque t r op-
po al di sopr a delle possibilit di un Bonomi .
Era st at o l ' epi sodi o pi i ncr uent o, quel l o di Cr e mona , a
met t er e in crisi il gover no esponendol o al ridicolo e di mo-
st r andone l ' i mpot enza.
L' ul t i ma spi nt a alla crisi la det t e il crack del l a Banca di
Sconto. Quest a Banca era dei fratelli Per r one, i quali spera-
vano di risolvere con essa, cio col r i spar mi o ch' essa riusci-
va a r ast r el l ar e dal l e t asche dei deposi t ant i , le gravi diffi-
colt in cui si di bat t eva la l oro azi enda si derurgi ca Ansal-
do che, dopo gl ' i mmensi profitti di guer r a, non riusciva a
r i di mensi onar e i pr opr i i mpi ant i sulle pi modest e esigenze
di pace. I Per r one, che gi pochi anni pr i ma avevano t ent a-
to d' i mpadr oni r si anche della Banca Commer ci al e, ci si ri-
pr ovar ono, ma i nut i l ment e. Si rivolsero alla Banca d' It al i a
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chi edendol e di consor zi ar e al t ri quat t r o Ist i t ut i per fare
fronte ai credi t ori . Ma Bonomi si rifiut di far pagar e a tut-
ti gl' italiani gli er r or i dei Per r one, la Banca di Sconto dovet-
te chi uder e gli sportelli, mol t e azi ende creditrici fallirono, e
il pani co dilag i nsi eme alla di soccupazi one.
L' episodio t ut t avi a non avr ebbe sortito effetti decisivi se
non si fosse i nnest at o in una pi vasta crisi politica. La mag-
gi oranza liberale, su cui Bonomi si reggeva, e che non aveva
mai avut o organica consistenza, era vi eppi divisa. Due suoi
gr uppi , quello di Democrazia liberale e quello di Demo-
crazia sociale si fusero f or mandone uno solo che si chi am
Gr uppo democrat i co e che, forte di circa 150 deput at i , si
pr oponeva di rovesci are Bonomi per r i condur r e al pot er e
Giolitti; ma ebbe cont r o di s t ut t a la costellazione dei gr up-
pi che facevano capo agli altri t re notabili del l i beral i smo:
Or l ando, Sal andra e Nitti. In quest a situazione, l' unico sicu-
ro appoggi o di Bonomi er ano i popol ar i di St urzo.
Anche cost oro er ano divisi. Come nella democr azi a cri-
st i ana di oggi, la cosi ddet t a base, domi nat a da Miglioli e
dalle sue leghe bianche, era compl et ament e spostata a si-
nistra, vedeva nel fascismo il vero nemi co da combat t er e, e
anche per quest o avrebbe voluto l' alleanza coi socialisti. Co-
storo per , fedeli alla l oro vocazione del ghet t o, vi si rifiuta-
r ono, dando cos buone cart e a St urzo per cont i nuar e la col-
l abor azi one col gover no cent ri st a di Bonomi , di cui or mai
egli era l' arbitro.
Nel gennai o del ' 22 il papa Benedet t o XV mor , e per la
pr i ma volta dalla breccia di Port a Pia il gover no pr ese uffi-
ci al ment e par t e al l ut t o del l a Chi esa f acendo es por r e nei
pubblici edifici le bandi er e a mezz' asta e ma nda ndo il Mini-
st ro della Giustizia, ch' er a un popol ar e, a fare una visita di
condogl i anze in Vaticano. Il gesto suscit le ire dei liberali,
fedeli alla t radi zi one laica del Ri sorgi ment o, e divise vi eppi
la precari a maggi or anza di Bonomi . Il nuovo Pontefice, che
assunse il nome di Pio XI , er a il Cardi nal e Ratti: un l ombar-
do che, gi conservat ore per formazi one familiare e di am-
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bi ent e, lo era di vent at o ancor a di pi dopo l' esperienza fat-
ta come Nunzi o in Polonia, dove aveva visto al l ' opera il bol-
scevismo e ne aveva cont rat t o l ' orrore. Come Arcivescovo di
Mi l ano si er a guadagnat a la si mpat i a dei fascisti facendone
benedi r e in chiesa i gagliardetti. E appena eletto, per la pri -
ma volta dal 1870, spal anc il bal cone su piazza San Pietro
per i mpar t i r e la benedi zi one Urbi et Orbi.
In quest a situazione, nat ur al ment e, l o squadr i smo guaz-
zava. Sebbene seguitasse ad agi t are lo spauracchi o della ri-
vol uzi one rossa, quest a er a gi stata debel l at a, o megl i o si
era aut o-debel l at a. Indebol i t o dalla secessione comuni st a, il
part i t o socialista si era pr at i cament e dissolto in t re t ronconi
in gue r r a t ra l oro su t ut t o. A dest r a la frazione di Tur at i e
dei ri formi st i che vol evano la col l abor azi one coi liberali e
coi popol ar i per un governo che arginasse l a violenza squa-
drista. A sinistra, un gr uppo che chi edeva l a sot t omi ssi one
del part i t o alla Terza Int ernazi onal e di Leni n, cio la sua
t rasformazi one i n un part i t o comuni st a di obbedi enza mo-
scovita. Al cent r o, i massimalisti di Serrat i che non volevano
nessuna collaborazione con nessuno, n coi popol ari , n coi
liberali, n coi comuni st i , ben decisi a restare se stessi, cio
a consumarsi nella l oro solitaria i mpot enza. Er ano stati que-
sti ultimi a vi ncere il congresso di Milano. Ma la stavano pa-
gando cara. Le gr andi confederazi oni sindacali - CGL, USI e
UI L - sempr e pi si distaccavano da l oro, e nel febbraio (del
' 22) si uni r ono i n una Alleanza del Lavoro r o mp e n d o i
pont i col part i t o.
Quest o pa nor a ma suggeri sce l ' i mpressi one che ben po-
chi si r endesser o cont o della i mmi nenza e gravi t del peri -
colo fascista. Gli stessi socialisti, che pur e ne subi vano pi
di r et t ament e l e cons eguenze, non r i usci vano a s uper ar e,
per farvi front e, le pr opr i e divisioni e allergie. E quant o ai
liberali e ai popol ari , sembrava che gli uni e gli altri avesse-
ro pi a cuor e le vecchie di sput e sulla scuola laica e sui ri-
tuali ri sorgi ment al i che non l a difesa della democrazi a. In-
fatti fu pr opr i o per reazi one al l ' arrendevol ezza di Bonomi
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ai popol ari e ai suoi atti di omaggi o alla Chiesa, che il Gr up-
po Democr at i co si r i t i r dal gover no met t endol o i n crisi.
Era l a fi ne di febbraio del ' 22, non mancavano che dieci me-
si alla Marcia su Roma.
Era una classica crisi al buio per ch nessuno aveva i n
tasca la ricetta per risolverla, o meglio ognuno aveva la sua,
inconciliabile con quella degli altri. I giolittiani, com' logi-
co, ri vol evano Giolitti, cont r o cui per si schi er avano non
soltanto i popol ari di St urzo che nut ri va per lui la pi insa-
nabi l e ant i pat i a, e nat ur al ment e i socialisti fedeli alla l or o
divisa cont ro tutti; ma anche gli altri gr uppi liberali che
facevano capo a Or l ando, Sal andra e Nitti. Solo alcuni di es-
si, come Amendol a e Frassati, vedevano con chiarezza la ne-
cessit di una coal i zi one che si pr opones s e come compi t o
pr i mar i o la lotta al fascismo, e perci chi esero che la Came-
ra per i nt ant o si pronunci asse per un drastico rafforzamen-
to del l ' ordi ne pubblico cont ro t ut t e le violenze. Ma Mussoli-
ni scompi gl i subi t o l e car t e del gi uoco f acendo vot ar e l a
mozi one dai suoi 45 deput at i e anzi as s umendone il pat r o-
nat o come se del l e vi ol enze egli fosse non il r esponsabi l e,
ma la vittima.
Fu l a pi l unga crisi del l a st ori a pa r l a me nt a r e i t al i ana
pr opr i o nel moment o i n cui pi urgeva un gover no che go-
vernasse. In segui t o St urzo neg di aver oppost o un veto a
Giolitti, e forse f or mal ment e ver o nel senso che lo lasci
pr onunci ar e dal part i t o. Ma i giolittiani, se non er ano abba-
st anza forti per fare da soli un Mi ni st ero, l o er ano t ut t avi a
quant o bastava per i mpedi r e che lo facessero altri. E inutile
qui r i di panar e l a complicata matassa dei giuochi, dei doppi
gi uochi , del l e es t enuant i t r at t at i ve che si pr ot r as s er o pe r
set t i mane. Quel l a che infine fu t rovat a era la solita soluzio-
ne di compr omesso: non pot e ndo Giolitti, i giolittiani ri u-
scirono a por t ar e al gover no uno dei suoi ascari pi fede-
li, ma anche dei pi sbiaditi: Luigi Facta.
Facta er a un bravo avvocato di provi nci a pi emont ese con
t ut t e l e vi rt , ma anche con t ut t i i limiti del suo ambi ent e:
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un uomo pr obo e i nt egro, che dopo t r e nt a nni di vita parl a-
me nt a r e ne aveva or mai una cer t a esper i enza, aveva rico-
per t o con onor e al cune cari che ministeriali, non aveva altra
ambi zi one che quel l a di servire fedel ment e i l suo Capo, n
altre i dee che quelle di lui. Tut t o gli si pot eva chi eder e fuor-
ch risolutezza e i mmagi nazi one, cio pr opr i o le qualit che
pi ur gevano.
Ma forse fu pr opr i o per quest o che i popol ari decisero di
appoggi ar l o: sper avano di t enerl o pri gi oni ero come aveva-
no fatto con Bonomi .
Mussol i ni aveva segui t o l a vi cenda con compr ensi bi l e an-
siet. La crisi di gover no andava t ut t a a suo vant aggi o i n
quant o rivelava l'inefficienza del Par l ament o e la decompo-
sizione dei par t i t i t radi zi onal i . Ma pot eva anche risolversi
col r i t or no al pot er e di Giolitti, l' unico uomo che egli segui-
tava a t emer e. La nomi na di Facta, anche se la critic, non
gli di spi acque di cert o.
Egli non aveva ormai al cun dubbi o sulla st rada da segui-
re, anche se non era di suo gust o. Er ano stati gli agrari a in-
grossare di uomi ni le fila del fascismo, e or a er ano gl ' i ndu-
striali che ne ungevano le r uot e. Su questi finanziamenti si
mol t o r omanzat o fino a par l ar e di pi oggi a d' oro. Non
cos. Secondo gli accert ament i di De Felice, i regol ari cont ri -
but i del l ' i ndust r i a al fascismo comi nci ar ono t ra l a fi ne del
' 21 e gl' inizi del ' 22, e non s uper ar ono mai le 200. 000 lire al
mese che, anche nella valuta di quei t empi , er ano una cifra
pi ut t ost o modest a. Ma quest a veni va versat a alla di r ezi one
del part i t o. E quest o era il fatto nuovo. Sin allora i cont ri bu-
ti er ano stati quelli, ancor a pi modest i , versati dagli agrari ,
ma di r et t ament e ai ras provinciali che anche da quest o t rae-
vano l a l or o ri ot t osa forza. Gl ' i ndust ri al i davano i nvece al
part i t o che cos pot eva comi nci are a rafforzare le sue strut-
t ur e centrali. ,
Quest a conversi one del gr ande capitalismo ur bano al fi -
nanzi ament o del fascismo era il frutto della nuova posizione
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assunt a da Mussolini in favore dell' iniziativa pri vat a e con-
t r o lo statalismo. Egli aveva or mai accet t at o la sua par t e di
di f ensor e del l a bor ghesi a, e per adeguar vi si non esit a
r omper e di nuovo con D' Annunzi o.
Dopo la schiarita della visita a Gar done, che nell' aprile del
' 21 gli era t ant o servita a bloccare la dissidenza dello squadri -
smo dannunzi ano, i suoi r appor t i col Poeta si er ano nuova-
ment e deteriorati. Pur senza ri nunzi are alla sua par t e di ora-
colo al di sopr a della mischia, D' Annunzi o non ri sparmi ava
strali al fascismo, che definiva uno schiavismo agrario. Tan-
to che alcuni dirigenti della Confederazi one del Lavoro, Bai-
desi e D' Aragona, pensar ono di servirsi di lui come dell' anti-
Mussolini. Non stato mai del t ut t o chiarito come si svilupp
quest a t rama. Essa ebbe per i nt er medi ar i De Ambri s e Giu-
lietti, il capo della Federazi one dei Lavorat ori del Mare, en-
t r ambi fi umani . Ma c' ent r anche Nitti, di ment i co del ca-
goia che D' Annunzi o gli aveva appi oppat o. Pri ma Baldesi,
poi D' Aragona andar ono a Gar done, vi furono benissimo ac-
colti, ma probabi l ment e ricevettero la stessa risposta che ave-
vano ri cevut o Gr andi e Bal bo. Al Poet a pi aceva mol t i ssi mo
veni r e sollecitato come il gr ande ar bi t r o e rgol o della vita
italiana; ma, pur i ncor aggi ando t ut t e l e sper anze, i mpegni
non ne pr endeva con nessuno. Comunque, la manovr a a lar-
go raggio di cui si parl , che avrebbe dovut o condur r e, sotto
il pat r onat o del Comandant e, a una coalizione fra Nitti, i po-
polari e i socialisti, non ebbe il t empo di svilupparsi.
Facta aveva di r amat o ai Prefetti e ai Quest ori l ' ordi ne pe-
r ent or i o d' i mpedi r e le violenze fasciste. Ma la maggi or anza
dei Prefet t i e dei Ques t or i non avevano nes s una voglia di
obbedi re; e i pochi che ne avevano voglia - come il Prefetto
Mori di Bol ogna, il pi ri sol ut o e coraggi oso di t ut t i - non
ne avevano i mezzi . Cos il manganel l o i mper ver s ava e il
sangue correva. Farinacci t eneva Cr emona nel t er r or e. Bal-
bo aveva fatto della Padani a una piazza d' ar mi per l e eserci-
tazioni delle sue camicie ner e. Da Bol ogna le squadr e di Ar-
pi nat i e Bonaccorsi t enevano l e campagne nel l ' i ncubo dei
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l oro raids. Non c' era gi orno senza mort i . E non c' era mor t e
che non venisse ri pagat a con altre mort i .
Quest o sterminismo era la croce non soltanto di Facta,
ma anche di Mussolini, che ne vedeva compr omessa l a sua
mascher a di ri spet t abi l i t bor ghese. Egli cercava di richia-
mar e i riottosi dalle col onne del suo gi ornal e: Quel l ' al one
di simpatia che ci segu nel 1921 si at t enuat o ammoni va.
Ma, dopo la lezione subita al t empo del pat t o di pacificazio-
ne, non osava pr e nde r e r i sol ut ament e di pet t o l e s quadr e
scat enat e. Non er a ancor a il Duce; e il par t i t o, t ut t or a in
embr i one, non gli per met t eva di met t er e l a mor dacchi a ai
ras e alle l oro squadr e. Ma capiva che se quel l ' anarchi a fosse
cont i nuat a, il fascismo si sarebbe i r r epar abi l ment e squalifi-
cato agli occhi della pubblica opi ni one.
Come al solito, furono i socialisti a riaccreditarlo. Alla fine
di maggi o, una frazione della fazione riformista, capeggi at a
dal deput at o Zirardini, approv un ordi ne del gi orno che in-
vitava il partito a uscire dal suo isolamento e a collaborare con
un governo che s' impegnasse a una lotta risoluta cont ro il fa-
scismo. Quest o invito era vi gorosament e avallato dalle orga-
nizzazioni sindacali, dissanguate dalle diserzioni dei lavoratori
che un po' sotto l a minaccia del manganel l o, un po' per ch
avevano perso ogni fiducia nei loro dirigenti di partito, accor-
revano sempre pi numerosi nei sindacati fascisti. Ma Serrati
e i suoi compagni di direzione respinsero l' appello.
Le violenze fasciste r addoppi ar ono. A Cr emona Farinac-
ci fece i ncendi ar e la casa di Miglioli e di st r ugger e t ut t e le se-
di delle leghe bi anche. Facta, accusat o di debol ezza e fi-
nanco di conni venza, fu bat t ut o e rassegn le dimissioni, in
fondo cont ent o di t rarsi da quel l e pest e e di t or nar s ene al
suo st udi o d' avvocat o in Pi emont e: riconosceva che le cose
er ano pi gr andi di lui e sperava di lasciare il mest ol o a Gio-
litti, l' unico in gr ado di appi anar l e.
Stavolta Tur at i , i nci t at o da Anna Kuliscioff, t r ov i l co-
raggi o di ribellarsi alla inerzia del part i t o, si di chi ar di spo-
sto a col l aborare con il governo, e con enor me scandal o dei
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compagni si prost i t u a salire le scale del Qui ri nal e, cio a
conferire col Re sulla per sona a cui affidare il mandat o. Na-
t ur al ment e egli pensava a Giolitti, che non aveva mai smes-
so di pens ar e a lui. E Mussol i ni t r em. Anche di mezzat i , i
socialisti al governo i nsi eme a Giolitti e ai popol ari significa-
vano l ' i sol ament o del fascismo. I ngi uns e a Farinacci di ri-
chi amar e al l ' ordi ne l e s quadr e cr emonesi , ma non riusc a
i mpedi r e l a gr a nde mobi l i t azi one che Bal bo aveva i ndet t o
in Romagna dove si stavano concent r ando 60. 000 fascisti.
Ma Giolitti decl i n l' invito, anzi non si mosse ne mme no
da Vichy dove i n quel moment o si trovava. Non aveva nes-
suna i nt enzi one, scrisse in una lettera a Malagodi, di capeg-
giare un ibrido connubi o social-popolare che avrebbe solo
condot t o l' Italia alla guer r a civile. I motivi di quel rifiuto non
sono mai stati del t ut t o chiariti. La guer r a civile c' era gi, e
solo un accordo fra socialisti e popol ari pot eva dar e a un go-
ver no la forza per sedarla. Ma per quest o forse Giolitti pen-
sava che occorrevano tutti i socialisti, e non una frazione. E
anche possibile che in lui covasse il r ancor e verso Sturzo per
via del veto che gli aveva post o pochi mesi pr i ma. Ma l' ipote-
si che pi somiglia al per sonaggi o ch' egli considerasse or-
mai impossibile un governo che non facesse posto ai fascisti.
Or l a ndo, i nt er pel l at o pe r pr i mo, non riusc a f or mar e
una maggi or anza di cent r o- dest r a. Si pr ov Bonomi a for-
ma r ne u n a di cent r o- si ni st r a, ma Tur at i non gli det t e i n
t empo l a garanzi a della sua collaborazione. Fur ono chi ama-
ti, ma i nut i l ment e, Meda e De Nava. Tent di nuovo Or l an-
do, ma senza successo. Il 30 luglio il Re ma nd a ri chi amare
Facta e con le lacrime agli occhi, lo scongi ur di f or mar e un
nuovo gover no. Facta vi si di spose senza ent usi asmo, forse
convi nt o di non riuscire. Invece l o accet t arono, ma per stan-
chezza e per ch frattanto era successo qualcosa che aveva fi-
nal ment e aper t o gli occhi a tutti, anche ai socialisti.
A Bal bo, che stava facendo le sue mar ce e cont r omar ce
per la Padani a, er a gi unt o un t el egr amma in cui il ras di Ra-
venna, Et t ore Muti, l o scongi urava di accorrere per ch, do-
100
po un d u r o scont r o a fuoco coi sovversivi, quest i si e r a no
i mpadr oni t i della citt. Balbo marci su Ravenna alla testa
delle sue squadr e, dopo avervi fatto affiggere dei manifesti
con cui invitava i sovversivi ad abbandonar l a, mise a sacco
la Casa del Popol o repubbl i cana e di ede alle fi amme la sede
delle cooperat i ve socialiste.
Di fronte a quest a nuova provocazi one l' Alleanza del La-
voro indisse lo sciopero general e per il 1 agosto. St urzo de-
fin quella decisione, nel moment o in cui Facta cercava fati-
cos ament e di cost i t ui re i l suo secondo gover no e l ' or di ne
pubbl i co er a nelle mani di Quest or i e Prefetti di cui non ci
si pot eva fi dare, mor al ment e un del i t t o, pol i t i cament e un
er r or e. E aveva r agi one. Lo sci opero gener al e er a la cosa
che pi at t erri va i ceti medi italiani, e sembrava fatto appo-
sta per ri accredi t are ai l oro occhi il fascismo.
Mussol i ni infatti non si lasci scappar e l' occasione. Egli
mobilit i fascisti di chi ar ando che se lo Stato non fosse stato
in gr ado di far f unzi onar e i pubbl i ci servizi, ci avr ebber o
pensat o l oro a mandar l i avanti. Forse non ce ne sarebbe sta-
t o n e mme n o bi sogno per ch allo sci oper o ader i r ono solo
al cune cat egori e di l avorat ori , e per met anche quelle. Ma
ai fascisti non par ve ver o most r ar e alla ci t t adi nanza ch' essi
er ano i n gr ado di assolvere quei servizi mobi l i t ando i pr o-
pr i tecnici e met t endol i alla gui da dei convogli. Nell' assenza
dello Stato, essi ne assumevano le funzioni.
Il 3 agost o l' Alleanza er a cost r et t a a pr ocl amar e la fine
dello sci opero r i conoscendone il fallimento (E stato la no-
stra Caporet t o scrisse mest ament e La giustizia). E le squa-
dr e, riabilitate agli occhi della pubbl i ca opi ni one da quel l a
pr ova di forza, pas s ar ono alla cont roffensi va r ovesci ando
con la violenza le ammi ni st razi oni socialiste nelle citt in cui
ancor a resi st evano. Esse ri usci rono a conser var e solo Tori -
no e Par ma, dove ci fu una ver a e pr opr i a bat t agl i a fra le
squadr e di Balbo e gli oper ai t ri ncerat i nel l ' Ol t r et or r ent e.
Stavolta Mussolini non cerc di t r at t ener e le squadr e, an-
zi ne vant le gesta. In quar ant ot t ' or e di violenza sistemati-
101
ca - sciisse - abbi amo ot t enut o quello che non avr emmo ot-
t enut o i n quar ant ot t ' anni di predi che. Col fi ut o che l o di-
stingueva aveva capito che or mai la pubblica opi ni one vede-
va nel fascismo, e non nello Stato, l' unica forza in gr ado di
far andar e avanti le cose e non era pi disposta a sottilizza-
re sui met odi : lo sciopero general e le aveva fatto pavent are il
caos. E la reazi one era questa: che l'ufficio t esserament o era
sempr e pi affollato di gent e che chiedeva l' iscrizione.
Quest o per non significa che Mussolini avesse or mai l a
part i t a in pugno, avesse scelto la st rada da bat t ere, e su que-
sta avanzasse col suo par t i t o compat t o, senza pi esitazioni
sulla tattica da segui re. Per il moment o, egli er a sicuro solo
di due cose: che la St ori a andava a dest ra, come aveva
scritto a chi are l et t ere sul suo gi ornal e dando un definitivo
addi o ai suoi ri cordi e alle sue nostalgie di capopopol o rivo-
l uzi onari o, cio r i nnegando l e pregi udi zi al i i deol ogi che da
cui er ano partiti i fondat ori del pr i mo Fascio di piazza S. Se-
pol cro; e che l' avvenire del fascismo era di di vent are la for-
za egemone e t r aent e di t ut t a la borghesi a conservatrice per
il mome nt o sparpagl i at a fra nazionalisti, liberali sal andri ni
e anche popol ari dell' ala dest ra.
Ques t e er ano l e forze ch' egl i doveva coagul ar e, ma sul
modo di farlo era t ut t ' al t ro che sicuro anche per ch non sa-
peva fino a che punt o i suoi lo avr ebber o secondat o. Quan-
do aveva i nneggi at o alla violenza delle squadr e, lo aveva fat-
to per r i pr ender l e in mano. Ma in real t quel l a violenza si
er a scat enat a al di fuori di lui, e in molti casi, come a Cr e-
mona, i n pol emi ca con lui che ne vedeva i del et er i effetti
sulla pubblica opi ni one moder at a di cui consi derava neces-
sario l ' appoggi o. Lo sci opero general e aveva salvato il fasci-
smo facendogli r i guadagnar e tutti i favori che la danza sel-
vaggi a del manganel l o gli avevano al i enat o. Ma or a biso-
gnava i mpedi r e che l a danza ri comi nci asse. Bi sognava le-
galizzare il manganel l o, cio met t er l o def i ni t i vament e al
servizio del l ' ordi ne costituito, anzi farlo appar i r e come l' ele-
ment o necessario a ricostituire l ' ordi ne.
102
Sopr at t ut t o a quest o compi t o Mussol i ni si dedi c, la-
sci ando quasi i nt er ament e a Michele Bianchi, l uogot enent e
sicuro e buon organi zzat ore, l' attivit di part i t o, e al fratello
Ar nal do la di rezi one effettiva del gi ornal e. Egli stava or a la
maggi or par t e del t empo a Roma, dove aveva pr eso in affit-
t o un modest o appar t ament o i n via Rasella. Fece anche, per
aggi or nar si sulla si t uazi one i nt er nazi onal e, un vi aggi o i n
Ger mani a, dove ebbe colloqui con St r esemann e con Rat he-
nau. Ma quella italiana voleva sorvegliarla dalla capitale, si-
cur o com' er a che il r egi me fosse or mai alla vigilia della ban-
carot t a e qui ndi che non ci fosse che da aspet t are e cogliere
i l moment o oppor t uno per seppellirlo.
Sui gi uochi che svolse di et ro le qui nt e ci sono pi suppo-
sizioni che document i . E cert o ch' egli t ent un' accostata alla
Monar chi a, ma per via i ndi ret t a, at t raverso Cor r adi ni che,
come capo dei nazionalisti, era nat ur al ment e per sona mol t o
grat a a Cort e, e il Duca d' Aosta. Non sappi amo se Mussolini
scelse quest o i nt erl ocut ore per ch i gnorava quant o il Re dif-
fidasse di lui, o per ch lo sapeva. Sembr a in ogni caso accer-
tato che il Duca si most r disposto ad assumer e la Reggenza
e ad apr i r e le por t e del pot er e al fascismo nel caso in cui il
Re avesse cercat o di sbarrargl i el e. E non impossibile che
Vittorio Emanuel e ne abbia saput o qualcosa per ch il t i mo-
re di essere sbalzato dal t r ono dal cugi no alleato dei fascisti
non smise mai di ossessionarlo e pes mol t o sulle successive
decisioni. Altre accostate Mussolini le t ent con St urzo, con
cui ebbe un colloquio, ma senza risultati, e con Nitti. Ma c'
da dubi t ar e ch' egl i volesse condur l e a concl usi one. E pi
pr obabi l e che egli volesse far bal enar e a quest i uomi ni l a
possibilit di un accordo con lui per r ender l i ancor a pi in-
t ransi gent i nei confront i di Giolitti.
A Milano t or n verso la met di agosto, cio dopo il falli-
me nt o del l o sci oper o che r endeva or mai super f l ue t ut t e
quest e t r ame. La battaglia nelle piazze er a vinta, e or mai era
chi aro che il r egi me non era pi in gr ado di t ener testa alle
squadr e trionfanti.
CAPI TOLO QUARTO
O ROMA, O MORTE!
Roma, al ma Roma, ti dar ai tu a un beccaio? aveva escla-
mat o D' Annunzi o. All' idea che Mussolini fosse davver o sul
punt o d' i mpadr oni r s ene, i l Poet a a bba ndon i l suo at t eg-
gi ament o di oracol o e scese in lizza. Egli ma nd a Napol i il
suo segret ari o Ant ongi ni con un messaggi o per Nitti i n cui
lo invitava a un i ncont r o di pacificazione e col l aborazi one.
Ni t t i accet t , ma a condi zi one che vi par t eci passe anche
Mussolini, anche lui ormai pensando, come Giolitti, che l' u-
nico modo di combat t er e il fascismo fosse di por t ar l o a con-
di vi dere le responsabi l i t del pot er e. Non si sa con quant o
ent usi asmo, D' Annunzi o accett, e l ' appunt ament o fu fissa-
to al 19 agost o nel l a villa - par e - del ba r one Avezzana in
Toscana. Ma il 14 gi unse a Nitti un t el egr amma dal Vittoria-
le in cui si annunzi ava che il Poeta era cadut o dalla finestra
e versava in gravi condizioni.
La coi nci denza er a t r oppo vistosa per non dar l uogo a
sospetti. Nat ur al ment e si par l di un at t ent at o fascista, ma
ne manca qualsiasi prova. Forse il segret o di quel l ' i nci dent e
sta in una delle t ant e l et t ere del Poeta alla pianista Baccar
che gli t eneva compagni a, e che non ha mai vol ut o darl e in
past o al pubblico ne mme no quando, vecchia e mal at a, cad-
de i n miseria. Cr edi amo tuttavia di pot er escl udere che l' e-
pi sodi o avesse risvolti politici. Fort ui t o o provocat o, t ut t o la-
scia cr eder e che si t rat t pr opr i o solo di un i nci dent e, e cre-
di amo di pot er aggi unger e che non modific i l corso della
Storia. L' incontro non avrebbe pr odot t o nulla: a farlo fallire
avrebbe pr ovvedut o Mussolini, or mai deciso a fare da s.
Pr opr i o in quei gi or ni di f er r agost o si r i un a Mi l ano il
104
Comi t at o Cent r al e del par t i t o fascista, che affront i l pr o-
bl ema di f ondo: conqui st a del pot er e per via l egal i t ari a o
per via rivoluzionaria? Per la via legalitaria si pr onunci ri-
s ol ut ament e Gr andi , i l cui pens i er o pol i t i co aveva subi t o
una r api da e radi cal e evol uzi one: di sgust at o dalle violenze
degli squadri st i , dai quali si er a t enut o pi ut t ost o appar t at o,
egli t emeva che, conqui st ando il pot er e con la forza, il fasci-
smo sarebbe ri mast o l oro pri gi oni ero. Per la soluzione rivo-
l uzi onari a furono invece Bianchi, Balbo e Farinacci.
Mussolini non si pr onunci . Si limit a fare una diagnosi
del l a si t uazi one che di mos t r a il suo r eal i smo e t empi s mo.
Non si pot eva, di sse, lasciar passar e un al t r o i nver no che
avr ebbe pot ut o r i mescol ar e t ut t e l e car t e del gi uoco. Ci
non i mpl i ca neces s ar i ament e che l a conqui st a del pot er e
debba farsi con una marci a di camicie ner e su Roma, ma a
quest a event ual i t bi sogna pr epar ar si per ch pot r ebbe r en-
dersi necessaria.
Perci fu deciso di unificare le organizzazioni militari sot-
to un comando s upr emo di cui Balbo fu subito l ' ani ma. Ma
da molti indizi risulta che a quest a soluzione Mussolini cre-
deva poco: vol eva sempl i cement e met t er l a fra l e car t e del
suo gi uoco come ar ma di mi nacci a e di ri cat t o. Egli aveva
ormai la precisa sensazione che nessuno dei possibili succes-
sori di Facta avrebbe accettato di f or mar e un gover no senza
l a par t eci pazi one dei fascisti. Non er a del t ut t o si curo di
qual e gli conveni sse di pi , ma er a del t ut t o cert o di qual e
gli convenisse di meno: Giolitti. Se t or na al pot er e lui - dis-
se a Rossi -, si amo fottuti. Come ha fatto spar ar e su D' An-
nunzi o, farebbe spar ar e su di noi. Anche la soluzione di un
t ri part i t o Nitti-Mussolini-D' Annunzio era ormai da scart are
per ch i n esso l a fi gura domi na nt e sar ebbe st at o i l Poet a,
frattanto ristabilitosi dalle conseguenze del l ' i nci dent e. Pote-
va esserci una soluzione Or l ando, ma anche Or l ando conta-
va d' i mbarcarvi D' Annunzi o. Poteva esserci la soluzione Sa-
l andra, ma Sal andr a significava lo sposalizio col pi smacca-
t o conservat ori smo, ment r e Mussolini non voleva ancor a ri-
105
nunzi ar e a qual che possibilit d' intesa con le sinistre, eppoi
r appr es ent ava la sfida a Giolitti, che Mussol i ni pavent ava
non soltanto come alleato, ma anche come nemi co.
I nsomma, di t ut t e, la soluzione mi gl i ore era ancor a Facta
che, come l uogot enent e di Giolitti, ne godeva la prot ezi one
senza pos s eder ne l e capaci t . De Felice sost i ene che Facta
aveva pi pol so ed er a me no succubo di Giolitti di quant o
i n gener e si cr eda. Pu darsi . Comunque , se Mussol i ni
punt su di lui, fu di cert o per ch lo consi derava non il pi ,
ma il meno qualificato a fare fronte alla situazione. E i fatti
di most r ar ono che aveva visto giusto.
Vol endo ri assumerl o all' ingrosso, il panor ama dei cosid-
det t i schi erament i si pr esent ava cos. Dopo il fal l i ment o
dello sci opero general e, l' Alleanza del Lavoro che aveva cer-
cato di r i uni r e t ut t e le forze politiche e sindacali di sinistra,
si era compl et ament e di si nt egrat a: lo di most rava la crescita
t umul t uos a dei si ndacat i fascisti passat i da 400 a 700 mi l a
iscritti. Dent r o il part i t o socialista, si era or mai alla vigilia del-
la r ot t ur a - che si sarebbe cons umat a ai pr i mi di ot t obr e -
fra i riformisti di Turat i e i massimalisti di Serrati. Quest i ul-
t i mi , avendo accet t at o t ut t i i diktat del l a I nt er nazi onal e di
Mosca, ne godevano or a l ' appoggi o ed er ano pr ont i a fon-
dersi coi comuni st i come a ppunt o Mosca voleva. Ma anche
fra i comuni st i c' era r ot t ur a. L'ala dest ra di Tasca er a pr ont a
ad obbedi re. Ma la sinistra non voleva saper ne. Il suo capo,
Bordi ga, non faceva differenze fra Giolitti, Turat i , St urzo e
Mussol i ni , e rifiutava la par t eci pazi one a qual unque coali-
zi one antifascista, anzi di chi arava: Se i fascisti abbat t essero
la baracca par l ament ar e, ne sar emmo lietissimi.
Al cent r o e a dest ra non c' era pi nulla, se non le cliente-
le personal i dei gr andi notabili, fra i quali era or mai aper-
t a l a gar a al l ' accapar r ament o dei favori di Mussol i ni . Gli
uni ci decisi a resistergli e a chi eder e una coalizione antifa-
scista er ano il Ministro degl ' I nt er ni Taddei , quello delle Co-
l oni e Amendol a, quel l o della Guer r a Soleri, e Cocco-Ort u,
i l cui gr uppo democr at i co si er a pe r dissolto. Al gr i do di
106
organizzarsi o mori re, un gr uppo di liberali t ent di orga-
nizzare un nuovo part i t o che i nvent anche una camicia co-
lor kaki da cont r appor r e a quel l e ner e. Esso t enne a Bolo-
gna un congresso dal qual e ri sul t che l a maggi or anza era
compost a di conservat ori d' i spi razi one nazionalista o salan-
dri na, comunque filofascista, t ant o che Gr andi pot scrivere
che c' era da stupirsi non avesse eletto Mussolini a suo presi -
dent e.
Sulla st rada del pot er e restava dunque un solo ostacolo,
il Re, che significava le Forze Ar mat e. In mezzo ad esse, le
si mpat i e per i l fascismo er ano forti, anzi c' erano dei Gene-
ral i come De Bono, Fara e Ceccher i ni che i n esso aper t a-
me nt e mi l i t avano. Ma anche i due pi prest i gi osi artefici
della vittoria, Diaz e Tha on di Revel, non nascondevano la
l oro pr opensi one per Mussolini, che non per deva occasione
per r i cor dar e a t ut t i che solo grazi e al fascismo gli ufficiali
pot evano por t ar e la divisa senza rischio di veni re insultati e
sput acchi at i . Tut t avi a nel suo i nsi eme l' Esercito non er a da
pronunci ament o, e in ogni caso avrebbe obbedi t o agli or-
dini del Re.
Quest i si guar dava bene dallo scopri re l e pr opr i e i nt en-
zioni, forse anche per ch ancor a non ne aveva. Un gi or no
aveva chi est o a Facta: Ma quest o Mussol i ni , c' poi da fi-
darsene? Lo aveva conosci ut o dur ant e l a guer r a, un gior-
no ch' er a andat o a visitare l ' ospedal e da campo in cui il ca-
por al e dei bersagl i eri Mussolini er a ri coverat o per l e ferite
di una granat a. E con la memor i a che si ritrovava non c' da
meravi gl i arsi che si r i cor dasse di lui, gi abbast anza not o
per la sua azione interventista. Lo aveva rivisto una seconda
volta da deput at o i n una ceri moni a ufficiale. Ma non aveva
avut o con lui veri e pr opr i r appor t i , cert o non i gnor ava l e
professi oni di fede r epubbl i cana del pr i mo fascismo, e or a
forse si chi edeva quant o si pot esse cr eder e alla sua conver-
sione monarchi ca.
Secondo al cuni storici, a smont ar e le sue diffidenze furo-
no la Regi na Madr e Margheri t a e il Duca d' Aosta. Ma la co-
107
sa poco credibile, anzi si pu senz' altro scartarla. Effettiva-
ment e Margheri t a, pi che fi l ofasci st a, era fascista, ma sul fi -
glio non pot eva nul l a ne mme no come madr e per ch non l o
er a mai stata. Quant o al Duca d' Aosta, se influ, fu pr opr i o
per l e r agi oni oppos t e a quel l e che si di cono. Par e ch' egl i
avesse r eal ment e assolto l a mi ssi one pr opost agl i da Cor r a-
di ni per cont o di Mussolini, e cercato di per s uader e il Re ad
affidarsi al fascismo. Ma se la mi ssi one ebbe buon esito fu
per ch il Re, il qual e det est ava e diffidava del cugi no, so-
spet t subi t o che quest i si pr epar as s e a det r oni zzar l o con
l' aiuto del fascismo. Quest o t i more pes moltissimo sulla sua
successiva condot t a, e lo stesso Mussolini colse tutti i pr et e-
sti per servirsene di ricatto mol t i pl i cando gli atti d' omaggi o
al Duca d' Aosta e di chi ar ando pubbl i cament e in un discorso
a Udi ne: La Cor ona non in giuoco pur ch non voglia, es-
sa, met t er si i n gi uoco. Non l a Monar chi a, ma l a Cor ona,
che pot eva anche - egli sot t i nt endeva - cambi are testa.
C' era poi anche un altro ostacolo, sebbene mi nor e: il soli-
t o D' Annunzi o, che aveva ri comi nci at o ad agitarsi, ma nelle
solite cont r addi t t or i e direzioni. Da una par t e dava spago ai
sindacalisti rivoluzionari De Ambris e Giulietti ri cevendo gli
uomi ni della Confederazi one General e del Lavoro, Baldesi e
D' Ar agona. Dal l ' al t ra mant eneva i r appor t i con Or l ando,
ch' era anche andat o a trovarlo a Gar done, con Nitti, e ora si
parl ava perfi no di un suo i ncont ro con l' arcinemico Giolitti,
il macellaio di Fiume, in vista di una general e pacificazio-
ne, che avrebbe dovut o tagliare la st rada a Mussolini.
Il 3 agosto il Poeta era a Milano per sue pri vat e ragi oni . I
fascisti venner o a pr el evar l o quasi di forza in al ber go, lo
condusser o nel pal azzo del Comune pr opr i o al l ora da essi
conqui st at o a suon di manganel l i , lo spi nsero al bal cone, lo
cost ri nsero a par l ar e. Davanti a una folla accl amant e, D' An-
nunzi o non er a uomo da resi st ere, e par l . Le sue par ol e
f ur ono i n r eal t un i nvi t o alla pace, ma i l l or o significato
non contava. Cont ava soltanto il fatto ch' egli parl ava dall' al-
to d' un muni ci pi o occupat o con la violenza.
108
Fu forse anche per vendi carsi del l ' i nganno in cui i fasci-
sti l o avevano t r at t o che, t or nat o a Ga r done , r i pr es e con
maggi or l ena a t rescare cont r o di l oro, e qua ndo Facta gli
pr opos e di capeggi ar e una gi gant esca mar ci a su Roma di
ex- combat t ent i per cel ebrarvi il 4 novembr e, anni ver sar i o
del l a vi t t ori a, accet t . Nei di segni di Facta, l a mar ci a di
D' Annunzi o, che poi sar ebbe r i mast o nel l a capi t al e come
suo nume pr ot et t or e, avrebbe pr evenut o e i mpedi t o quella
di Mussolini.
Molte cose lasciano cr eder e che sia stato quest o appunt a-
ment o del 4 novembr e a preci pi t are le decisioni di Mussoli-
ni. Ma bi sogna anche subito aggi unger e che quest e decisio-
ni r i guar davano soltanto la data, per ch la situazione le r en-
deva comunque inevitabili. Quest a era ormai compl et amen-
te nelle mani dei fascisti che domi navano le piazze, di spone-
vano delle ammi ni st razi oni locali, st avano raccogl i endo nei
l oro sindacati masse sempr e pi nut r i t e di lavoratori, e po-
t evano cont ar e sulla benevol a neut ral i t , e in moltissimi casi
sul l ' aper t a compl i ci t del l e forze del l ' or di ne e del l a bur o-
crazia. Il gr a nde economi st a e sociologo Par et o, che aveva
sempr e seguito con simpatia il fascismo, e di cui Mussolini si
procl amava allievo, gli aveva mandat o a di re: O or a o mai
pi. Ma Mussolini ne era conscio. Egli non pot eva ul t eri or-
ment e di l azi onare una conqui st a del pot er e che i suoi uomi -
ni sent i vano or mai a por t at a di mano e che le stesse condi -
zioni finanziarie del part i t o i mponevano.
Da qua ndo alle modest e sovvenzioni degl i agr ar i si era-
no aggi unt e quel l e, mol t o pi cospi cue, degl ' i ndust ri al i , i l
fascismo pot eva cont ar e su un gettito rilevante. Ma nemme-
no quest o pot eva s opper i r e ai bi sogni del l a Milizia i n cui
er ano state i nquadr at e, per meglio cont rol l arl e, l e squadr e.
Il comando general e er a stato affidato a Balbo e De Vecchi,
cui poi si er a aggi unt o, i n qual i t di tecnico, De Bono.
Questi era un Gener al e dell' Esercito, che sino a pochi mesi
pr i ma aveva si mpat i zzat o pi con l' antifascismo che col fa-
scismo, e aveva anche col l aborat o come esper t o mi l i t are al
109
Mondo di Amendol a. Poi, per r e c upe r a r e il r i t ar do, aveva
dat o tali segni di zelo fascista che Soleri lo aveva messo fuo-
ri qua dr o. Qu a n d o fu deci so di affi ancare a Bal bo e a De
Vecchi un Gener al e vero, i pr i mi candi dat i alla nomi na fu-
r ono Gandol fo e Capello. Ma Gandol fo er a mal at o, e cont ro
Capel l o militavano mol t e cose: l ' ombra di Capor et t o, la sua
affiliazione alla massoneri a, la fama di Gener al e da pr onun-
ci ament o, e sopr at t ut t o il fatto ch' egl i er a inviso a Diaz e a
Badogl i o, di cui conveni va conservare i favori. Ecco per ch
la scelta cadde su De Bono.
Nel l a Milizia, Mussol i ni non aveva mol t a fi duci a, ma l a
ri t eneva necessaria per cont rol l are le indocili squadr e, e ora
doveva mant ener l a e assegnar l e un compi t o, i l qual e non
pot eva essere altro che la conqui st a dello Stato. Se in Italia
ci fosse un gover no degno di quest o nome - disse una volta
a Cesar e Rossi -, oggi stesso dovr ebbe ma nda r e qui i suoi
carabi ni eri a scioglierci e ad occupar e le nost re sedi. Non
concepibile un' organi zzazi one ar mat a con t ant o di quadr i e
di r egol ament o in uno St at o che ha il suo eserci t o e la sua
polizia. Soltanto che in Italia lo Stato non c' . E inutile, dob-
bi amo per forza a nda r e al pot er e noi . Al t r i ment i l a st ori a
d' Italia di vent a una pochade.
Quant o precari a tuttavia fosse quest a organi zzazi one mi-
l i t are l o di most r a i l fatto che gr an par t e del l e azi oni squa-
dri st e segui t avano a svolgersi al di fuori e al l ' i nsaput a di es-
sa. A fine set t embr e uno dei pi t urbol ent i ras locali, Gi un-
ta, pr opos e a Mussol i ni un' azi one in gr a nde a Tr ent o e a
Bol zano, dove il fascismo st ent ava ad affermarsi. Mussolini
gliene det t e l' assenso forse per ch pensava che quel l ' i mpre-
sa nelle t er r e r edent e avr ebbe vi eppi mar cat o i l car at t er e
nazi onal e e patriottico del fascismo. Ma si di ment i c di con-
sul t are i t r i umvi r i della Milizia e perfi no d' i nformarl i . Essi
appr es er o dai giornali le gesta di Gi unt a che per il suo raid
mobi l i t migliaia di uomi ni e lo condusse senza escl usi one
di colpi.
Forse quest e di ment i canze er ano volute. Dopo averla co-
110
stituita, egli voleva di most r ar e alla Milizia che anche in cam-
po militare il pot er e decisionale spettava soltanto a lui, e che
lui i nt endeva eserci t arl o senza cont rol l i da par t e di nessu-
no. Infat t i l e sue i nt enzi oni non l e confi dava n e mme n o al
segret ari o del part i t o, Bianchi, di cui apprezzava la fedelt e
l ' i mpegno, ma non l' intelligenza: l o consi der ava angol oso,
set t ari o, punt i gl i oso, vendi cat i vo e pri vo d' i nt ui t o politico.
L' unico con cui si apri va segui t ava ad essere Cesar e Rossi,
l ' uomo che gli era stato accant o dal pr i mo moment o, l o ave-
va segui t o i n t ut t e l e sue pal i nodi e e gli dava s empr e dei
consigli che cor r i spondevano ai suoi desi deri .
Il suo pi ano si defin ai pr i mi di ot t obr e. Rendendos i
cont o che gli avveni ment i e r a no pi gr andi di l ui , Facta
mol t i pl i c le sue pressi oni su Giolitti, mandandogl i a Dr e-
ner il Mi ni st ro della Guer r a Soleri e il Prefetto di Mi l ano,
Lusignoli, a scongi urarl o di veni re a pr e nde r e il suo post o.
A sua volta Giolitti si serv di Lusi gnol i pe r negozi ar e con
Mussolini, che si most r disposto all' accordo, ma solo per ti-
rarl o in l ungo: bi sognava a tutti i costi i mpedi r e che D' An-
nunzi o, cal ando a Roma il 4 novembr e, vi trovasse come Ca-
po del Gover no Giolitti e gli riconciliasse il combat t ent i smo
nazi onal e.
L11 ot t obr e Mussolini and a Gar done per di ssuadere i l
Poeta. Di quest o col l oqui o, che si svolse nel pi gr ande se-
gret o, non r i mangono t est i moni anze. Si sa soltanto quest o:
che subito dopo Mussolini or di n l o scioglimento del sinda-
cato fascista dei mari t t i mi , i quali venner o invitati a ri ent ra-
re nella Feder azi one del Mar e di Giulietti. Quest a mi sur a,
che suscit le ire dei fascisti genovesi, er a evi dent ement e il
prezzo pagat o per l a sua r i nunzi a al Poeta, che di Giulietti
era l' alto pr ot et t or e. Ma par e che quest a r i nunzi a fosse ri-
mast a allo st at o di vaga pr omessa e che Mussol i ni se ne fi-
dasse poco.
L' i ndomani egli convoc a Milano i capi della Milizia, e li
mise di front e a una deci si one gi pr esa: il 21 il c oma ndo
doveva essere assunt o da un Quadr umvi r at o compost o da
111
Bal bo, Bi anchi , De Vecchi e De Bono che avr ebber o pr ov-
vedut o al concent r ament o delle squadr e e alla fissazione de-
gl' itinerari per una marci a concent ri ca su Roma. Per copri -
re quest i pr epar at i vi , i l 24 si sar ebbe i ndet t a una gr a nde
adunat a a Napol i , dove gi da t empo er a i n pr ogr a mma l a
r i uni one del Consi gl i o nazi onal e del par t i t o. Cr edo che
t ut t i sar et e d' accordo disse. De Vecchi e De Bono, che di
cose mi l i t ari un po' s' i nt endevano, non l o e r a no affatto:
mancavano l e armi , mancava l ' i nquadr ament o, mancava so-
pr at t ut t o il t empo. Ma Mussolini tagli cort o: er a pr opr i o la
mancanza di t empo, disse, che i mpedi va di pe r de r ne del -
l' altro. Pi t ardi fu chi aro che alla marci a non credeva nem-
meno lui, anzi lui meno di tutti. Ma gliene bastava la mi nac-
cia.
Due gi or ni dopo, in un art i col o, Esercito e Fascismo, egli
attaccava vi ol ent ement e Badogl i o per una frase che gli era
stata at t ri bui t a: Al pr i mo fuoco, t ut t o il fascismo croller.
Non si mai saput o se quest a frase fosse stata effettivamen-
te pr onunci at a. Sul moment o, Badoglio la sment . Ma venti
anni dopo, cadut o il r egi me, la conferm. Comunque i fatti
che avevano spinto Mussolini all' attacco er ano questi.
Vedendo che l e t r at t at i ve con Giolitti a nda va no per l e
l unghe, Facta e Soleri avevano deciso di pr e nde r e qual che
pr ecauzi one cont r o un possibile golpe. Avevano convocat o
pr i ma Diaz e Badogl i o, che si er ano most rat i ottimisti sulla
lealt dell' Esercito, e poi il general e Pugliese, che comanda-
va il presi di o di Roma. Quest i era stato il pi risoluto: aveva
chiesto rinforzi e gi appr ont at o un pi ano per la difesa del-
la capitale.
Tr anqui l l i zzat o, Facta non fece nul l a pe r i mpedi r e l a
gr ande mobi l i t azi one delle 30 mila camicie ner e convocat e
a Napol i . Di ede solo or di ne di sorvegl i are che non fossero
ar mat e e di devi ar e da Roma i t r eni che l e t r as por t avano.
Mussolini per er a i nqui et o. Egli non i nt endeva affatto con-
qui st are il pot er e con la violenza; ma sapeva che la minaccia
della violenza pot eva avere effetto solo se il Re e l' Esercito,
112
che facevano t ut t ' uno, non si fossero schierati in favore del-
le istituzioni. Una decisa pr esa di posizione in quest o senso
avr ebbe r eso inefficace il ri cat t o. Ma la pr esa di posi zi one
non venne. Pugl i ese fu t ra i pochi General i che cr edet t er o
alla ferma decisione della Cor ona di opporsi al colpo di ma-
no fascista, e che fecero di t ut t o per ri nt uzzarl o. Coi rinforzi
di uomi ni e mezzi che Facta e Soleri gli avevano dat o, egli si
sentiva in gr ado di r espi nger e qualsiasi attacco.
Mussolini part per Napol i il 23, e a Roma non si ferm che
poche or e per un i ncont r o con Sal andr a. Quest i ha scritto
nel l e sue memor i e che Mussol i ni par l pi ut t ost o br usca-
ment e, da uomo si curo del fatto suo. Voleva l e i mmedi at e
dimissioni di Facta, ed er a pr ont o ad appoggi ar e un Mini-
st ero Sal andra in cui ai fascisti fossero riservati ci nque Mini-
steri, ma nel qual e egli non sarebbe ent r at o per megl i o te-
ner e in pugno le squadr e. Al che osservai che sarebbe stata
assai difficile, anzi pietosa, la situazione del Ministro del l ' In-
t er no con lui fuori a capo delle squadr e armat e. Mussolini
non t enne cont o del l ' obbi ezi one, insist che non c' era t em-
po da per der e, e ri part .
Napol i brulicava di camicie ner e. Ne er ano arri vat e circa
60 mila che sfilarono per or e con labari e gagl i ardet t i sotto
una pi oggi a di f i or i . Come uni f or mi e di sci pl i na, er a una
specie di ar mat a Brancal eone, in cui spiccava la solita caval-
leria rust i cana di Car adonna. Ma come prova di forza e sfi-
da alle istituzioni, aveva la sua efficacia.
Mussol i ni t enne due di scorsi . Uno al t eat r o San Car l o,
gr emi t o del l a Napol i bor ghese e benpens ant e, cui si pr e-
sent come il di fensore del l a legalit e il r es t aur at or e del -
l ' or di ne, r i s cuot endo caldi consensi . Ad appl audi r e i n un
palco c' era anche Benedet t o Croce. De Ruggi ero, che gli se-
deva accant o, gli chi ese: Ma non vi s embr a un po' i st ri o-
ne? S - rispose Croce -, ma i politici devono essere un po'
istrioni. L' altro discorso Mussolini lo pr onunci nel pome-
riggio in piazza San Carl o alle sue camicie ner e con ben altri
113
accenti: Pr ender emo per la gola la vecchia classe di ri gen-
te... eccetera. Ma non si sa se per effetto di reg a o per l' au-
tentica fede monar chi ca della folla meri di onal e, quando fe-
ce un' al l usi one al Re, l a piazza scoppi i n un frenet i co ap-
pl auso che si prot rasse a l ungo. De Vecchi raccont a che, t r o-
vandosi sul palco accanto a lui, lo prese per un braccio e gli
disse di gr i dar e anche lui viva il Re. Non ri spose. Ri pet ei :
- Gr i da viva il Re! - Non disse nul l a. Insistetti per la t erza
volta, e lui mi rispose secco: - No, finiscila! - Guar d la folla
e disse: - Basta che gri di no loro. Basta e avanza! -
Il Consiglio nazi onal e lo r i un la sera al l ' Hot el Vesuvio,
ma solo per i mpart i rgl i l e seguent i di ret t i ve. In t ut t a Italia
le squadr e dovevano essere messe in pre-al l arme il 26. Il 27
sarebbe cominciata la mobilitazione. Alla mezzanot t e il par -
tito avr ebbe r i messo t ut t i i pot er i al Qua dr umvi r a t o che
avr ebbe post o il suo quar t i er gener al e a Per ugi a. Il 28, in
t ut t e le citt, si doveva pr oceder e al l ' occupazi one degli uffi-
ci pubbl i ci : pr ef et t ur e, ques t ur e, stazioni ferrovi ari e, cen-
trali telegrafiche e telefoniche. Subito dopo, le squadr e do-
vevano concent r ar si a Tivoli, Mont er ot ondo e Sant a Mari -
nella per lo scatto concentrico delle col onne sulla capitale.
Dati questi sommar i ordi ni , Mussolini ri part per Milano
l asci ando a Bi anchi il compi t o di chi uder e il Consiglio, che
or mai non aveva pi nul l a da di r e. L' unico che t ent di ri-
met t er e in discussione le decisioni fu Gr andi che, r i ent r at o
pr opr i o allora da Ginevra, era all' oscuro di tutto. Balbo, ch' e-
ra suo amico fraterno ma lo sapeva ostile al gesto di forza, lo
aveva fatto nomi nar e Capo di stato maggi ore del Quadr um-
virato. Cos ri gherai dritto gli disse. Ma Gr andi volle ugual -
ment e di r e l a sua. Per ch, disse, r i cor r er e a una sol uzi one
violenta che pu spaccare il Paese, met t ere in crisi le istituzio-
ni e le squadre alle prese con l' Esercito, quando ormai l'Italia
era col fascismo che pot eva pr ender sel a quando voleva per la
via legale delle elezioni? Ma le sue doma nde cadder o in un
distratto silenzio. A Napoli ci piove - disse Bianchi -, che ci
stiamo a fare? Io vado a Roma. E la sedut a fu sciolta.
114
Le not i zi e che da Napol i e r a no gi unt e a Facta avevano
rinforzato la sua pr opensi one a nut r i r e fiducia. Tut t o si era
svolto senza i nci dent i , e il discorso di Mussolini al San Carl o
era quello di un uomo che si pr epar ava pi a gover nar e che
a r i vol uzi onar e il Paese. Qua nt o alle sue i nt e mpe r a nz e in
piazza, er a appunt o r oba da piazza. Cos egli rifer i n un te-
l egr amma al Re che in quel moment o si trovava a San Ros-
sore. Poi, a quant o par e, scrisse una l unga l et t era a Mussoli-
ni, di cui non si mai t rovat a traccia, evi dent ement e invi-
t andol o a par t eci par e al gover no.
Egli fu qui ndi mol t o sor pr eso qua ndo, i l 26, Sal andr a
venne a dirgli che i fascisti r ecl amavano le sue dimissioni e
si pr epar avano a marci are sulla capitale, e che perci occor-
reva r i chi amar e subi t o i l Re per pr e nde r e l e deci si oni che
l ' emer genza r i chi edeva. Sal andr a er a st at o i ncar i cat o di
quel l a mi ssi one da De Vecchi e Cost anzo Ci ano che, di ri -
t or no da Napol i , er ano andat i a t rovarl o per i nformarl o di
cosa si pr epar ava. Non chi ar o per ch lo avessero fatto. E
chi ar o sol t ant o che, sebbene fascisti del l a pr i mi ssi ma or a,
l ' uno e l' altro di t radi zi one e formazi one militari er ano pi
fedeli al Re che a Mussolini, e alla marci a pr ef er i vano una
sol uzi one pacifica d' accor do con l a Monar chi a, grazi e alla
formazi one d' un gover no Sal andra-Mussol i ni .
A quest o punt o comi nci a una specie di bal l et t o di cui, o
per mancanza o pe r cont r addi t t or i et di t est i moni anze,
impossibile ri cost rui re t ut t e le figure. Facta, a quant o pa-
re, non cr edet t e a Sal andr a. Er a convi nt o che Mussol i ni
bluffasse e che preferi sse gover nar e con lui. Perci non
i nf or m i l Re e convoc un Consi gl i o dei Mi ni st ri dove
parl di dimissioni, ma solo per i mpedi r e che l e desse Ric-
cio che, essendo un l uogot enent e di Sal andr a, aveva t ut t o
l' interesse ad apr i r e la crisi. La decisione fu che tutti i Mini-
stri rassegnassero le dimissioni a lui, dandogl i pi ena facolt
di ri mpi azzarl i con fascisti qua ndo fosse stato r aggi unt o il
compr omesso con Mussolini. Alla sedut a mancavano i due
uomi ni pi f er mament e decisi a resistere: Amendol a e Tad-
115
dei . Soltanto dopo la mezzanot t e Facta telegraf al Re che la
situazione consigliava il suo r i t or no a Roma.
Tut t a la gi or nat a del 27 fu spesa a cost i t ui re gover ni .
Ognuno aveva in tasca il suo. De Vecchi e Gr andi si batteva-
no per Sal andr a che telefon a Mussolini, cer cando di con-
vi ncerl o a veni re a Roma. Bi anchi , che si er a fermat o nella
capitale e si batteva per t ut t o il pot er e a Mussolini, scrisse a
De Vecchi una l et t era di fuoco in cui lo accusava di diserzio-
ne, e ne ma nd copia al suo capo. In t ut t o quest o t ramest o
Facta seguitava a nut r i r e fiducia che Mussolini volesse inve-
ce accordarsi con lui. Ma i t el egr ammi che gi ungevano dai
prefet t i e quest ori delle varie citt non conf er mavano que-
ste speranze. Ant i ci pando gli ordi ni che fissavano l' azione al
28, le squadr e di Cr emona, Pisa e Fi renze l' avevano gi ini-
ziata occupando parecchi pubblici uffici e pr ovocando inci-
dent i .
Il Re arri v da San Rossore alle ot t o di sera. Era di pessi-
mo umor e e, secondo Soleri, disse a Facta, ch' er a andat o a
riceverlo alla stazione, che si rifiutava di del i berare sotto la
pr essi one dei moschet t i fascisti. Er a i l pr i mo accenno allo
stato d' assedio. Del colloquio che si svolse poco dopo fra lui
e il Pri mo Mi ni st ro a Villa Savoia, manca una versi one uffi-
ciale. Secondo Facta, il Re gli disse che quella gente (cio i fa-
scisti) a Roma non li voleva, e che pi ut t ost o che apri rgl i ene
le por t e, preferiva andar sene in campagna con mafumna e 'l
me masn, con sua mogl i e e suo figlio. Secondo il gener al e
Ci t t adi ni , ai ut ant e di campo del Re, quest i i nvece disse a
Facta di present argl i delle pr opost e condivise da t ut t o il go-
ver no, poi vedr io cosa si deve fare. Ma quest o non con-
cor da con un' al t ra versi one secondo cui Facta, che frat t ant o
aveva ri cevut o una telefonata di Lusignoli che non lasciava
pi al cun dubbi o sulle i nt enzi oni di Mussolini di r espi nger e
qualsiasi compr omesso, avrebbe invece pr esent at o le dimis-
sioni. Forse le det t e, e il Re le r espi nse. Comunque , di ac-
cert at o, c' soltanto quest o fatto incredibile, che, dopo quel
colloquio, Facta and a dor mi r e come se nulla fosse.
116
Lo svegl i arono nel cuor della not t e but t andogl i sul letto
un fascio di t el egr ammi . Le col onne fasciste er ano i n marci a
verso i l oro punt i di concent r ament o. Molti viaggiavano sui
t reni dopo averli assaltati e aver ne fatto scender e i passeg-
geri; altri su cami on sgangherat i , in bicicletta, a pi edi . Era-
no s ommar i ament e equi paggi at i i n fogge pi bandi t esche
che militari, ar mat i per lo pi di fucili da caccia, e bat t evano
i dent i per il f r eddo per ch pioveva come Dio la mandava.
Non c' era ombr a di disciplina, e neanche di col l egament i . I
capi-colonna, Igliori a Mont er ot ondo, Per r one Compagni a
Sant a Mari nel l a, non ri usci vano a met t er si in cont at t o, coi
mezzi e sulle st r ade di al l ora, coi Qua dr umvi r i istallati al-
l ' Hot el Brufani di Perugia, che poi er ano tre per ch De Vec-
chi era ri mast o a Roma, a t ent ar e con Ci ano e Gr andi delle
combinazioni non che favorissero, ma che i mpedi ssero l a
marci a, ch' egli stesso avrebbe dovut o comandar e.
Il Consiglio dei Ministri si ri un al Viminale nella luce li-
vida dell' alba: er ano le 6. Pr i ma di arri varci , Facta er a pas-
sato al Mi ni st ero della Guer r a dove si er a i ncont rat o col Mi-
nistro Soleri, col Mi ni st ro degl ' I nt er ni Taddei , e con Puglie-
se, t ut t i e t r e ri sol ut i a resi st ere con la forza alla forza. Al
Consiglio la discussione fu breve per ch, secondo Parat ore,
il Gener al e Ci t t adi ni , che vi pr ese par t e, disse che se il go-
ver no si ri fi ut ava di pr ocl amar e lo St at o d' assedi o, il Re
avrebbe abdi cat o. Ma l' episodio cont r over so. Da al t re t e-
st i moni anze, risulta che Cittadini er a l solo per raccogliere
notizie, e quest a versi one ci convince mol t o di pi . Comun-
que, la decisione dello stato d' assedi o non sollev obbiezio-
ni. Siccome nessuno aveva mai r edat t o un pr ocl ama di quel
gener e, Taddei r i spol ver quel l o di Pel l oux del ' 98 e, ap-
port at i vi i dovut i aggi or nament i , ne fece t i r ar l e copi e da
mandar e ai prefetti e da affiggere sui mur i della citt.
Nel mome nt o i n cui gli at t acchi ni comi nci avano i l l or o
l avoro, cio verso le ot t o e mezzo, Facta si recava dal Re al
Qui ri nal e per fargli appor r e l a fi rma, che tutti consi derava-
no scontata. E qui avvenne il colpo di scena. Il Re, che ave-
117
va trascorso la not t e in piedi, quando vide la bozza del pr o-
clama, a nd su t ut t e le furie, anzi st r app addi r i t t ur a il te-
sto dalle mani del Pri mo Ministro, e lo chiuse in un cassetto
come se gli scottasse le mani . Qua ndo poi seppe ch' era stato
di r amat o anche al l ' agenzi a ufficiale Stefani, l a sua col l era
non conobbe limiti. Queste decisioni - disse - spet t ano sol-
t ant o a me. . . Dopo l o stato d' assedi o non c' che l a guer r a
civile... E concluse: Ora bi sogna che uno di noi due si sa-
crifichi. Per la pr i ma e forse ul t i ma volta, Facta riusc a t ro-
vare una bat t ut a: Vostra Maest non ha bi sogno di di r e a
chi tocca. E prese congedo.
Cosa fosse sopravvenut o a far mut ar e idea al Re, t ut t o-
ra mat eri a di conget t ur e. Qual cuno dice che c' era gi un ac-
cor do segret o fra lui e Mussolini, ma quest a voce non trova
conferma in nul l a, anzi sment i t a da mol t e cose, e da ulti-
mo dal l ' at t eggi ament o che il Re aveva assunt o la sera prece-
dent e. Che Facta avesse dat o al col l oqui o di Villa Savoia
un' i nt er pr et azi one un po' personal e, possibile. Ma anche
se non aveva par l at o espl i ci t ament e di stato d' assedi o, l' in-
t enzi one di resistere il Re l' aveva most rat a.
Secondo altri, a spavent arl o fu l ' at t eggi ament o del Duca
d' Aost a che, di s obbedendo al l ' or di ne ri cevut o di r est ar e a
Tori no, si er a trasferito a Bevagna, a pochi chilometri da Pe-
r ugi a, sede del Quadr umvi r at o. La fi gl i a di Facta, dopo l a
cadut a del fascismo, r accont che, dur a nt e i l col l oqui o col
padr e, il Re non aveva fatto che ri pet ere: C' il Duca d' Ao-
sta, c' il Duca d'Aosta... Cer t ament e questi era in cont at t o
con De Vecchi, che da Napol i lo aveva i nformat o di ci che
si pr epar ava. De Vecchi per , fedelissimo al suo Sovrano, lo
aveva fatto per spi nger e i l Duca ad agi re su di lui, non per
pr ovocar e una crisi di nast i ca. Infatti, cadut o il fascismo, il
Re disse al Senat ore Bergami ni di non aver avut o al cun ele-
ment o per dubi t ar e della lealt del cugi no nel ' 22 e che, ca-
so mai, l' idea di met t erl o sul t r ono er a stata ventilata dai na-
zionalisti, Federzoni e Cor r adi ni .
Ci non esclude che nel l ' emergenza egli abbia pavent at o
118
anche quest a event ual i t . Ma a deci der l o ad annul l ar e l o
stato d' assedio furono cer t ament e altri el ement i , e cio i pa-
r er i delle per s one ch' egli consul t quel l a not t e. Fra quest e
per sone, si dice, ci fu Diaz che, i nt er r ogat o sul l ' assegnamen-
to che si pot eva fare sull' Esercito, avrebbe i t al i anament e ri-
spost o: L' Esercito far i l suo dover e, ma sar megl i o non
met t er l o alla prova. A di re quest o non fu cer t ament e Diaz
che quella not t e si trovava a Fi renze, ma forse lo disse qual-
che al t ro: il gr ande ammi r agl i o Tha on di Revel, o il Gene-
r al e Pecori Gi r al di , o Bai st rocchi , o Grazi ol i . Non f ur ono
comunque i pi di r et t ament e interessati, cio il Capo di sta-
to maggi or e Badogl i o e il comandant e del pr esi di o di Ro-
ma, Pugliese, che non venner o convocati. Come mai? E le-
gittimo il sospetto che il Re non volle sentirli per ch li sape-
va ent r ambi decisi a usare la forza.
L' enigma pot rebb' essere risolto solo il gi or no in cui i Sa-
voia si deci dessero ad apr i r e gli archivi di famiglia. Ma noi
cr edi amo ch' esso non abbia una sola chiave. Forse sull' ani-
mo del Re pesar ono, in quella not t e i nsonne, mol t e cose vi-
cine e l ont ane: il ri cordo della camer a ar dent e di suo padr e
ucciso da Bresci; la sedut a di Mont eci t ori o che, quando egli
vi si er a pr esent at o, i cent oci nquant a deput at i socialisti ave-
vano abbandonat o al cant o di Bandi era rossa; lo spappo-
l ament o dello Stato i n quei quat t r o anni di dopoguer r a fra
cont i nue crisi di gover no e guerri gl i a civile; e infine le ma-
nifestazioni di fede monar chi ca che ul t i mament e er ano sali-
te dalle piazze fasciste. Ma si t rat t a solo di conget t ur e. Tanti
anni dopo, i l Re disse che quel l a not t e er a stato i nf or mat o
che ben 100. 000 cami ci e ner e e r a no i n mar ci a su Roma e
che soltanto a cose fatte aveva saput o da Mussolini che inve-
ce er ano solo 30. 000. Ma ci r ende ancor a pi i ncompr ensi -
bile ch' egli non chiedesse i nformazi oni a Badogl i o, a Puglie-
se e al Mi ni st r o degl ' I nt er ni Taddei , gli uni ci in gr ado di
dargl i ene.
Alle nove e t r ent a, qua ndo t or n al Vi mi nal e per infor-
mar e i colleghi della decisione del Sovrano, Facta er a palli-
119
do e disfatto, e alcuni ebber o l ' i mpressi one che non si fosse
most rat o abbast anza fermo. Chi am al telefono Giolitti, che
non si er a mai mosso dal suo ri fugi o pi emont es e. Lo
i nform di t ut t o, e lo supplic di accorrere a Roma. Giolitti
disse che avr ebbe pr eso i l t r eno l a sera, ma non pot farlo
per ch or mai l a linea ferroviaria era i nt errot t a.
Alle undi ci e mezzo, dopo aver det t at o un dispaccio che
revocava lo stato d' assedio, Facta t or n al Qui ri nal e per l'at-
to formal e delle dimissioni, e il Re avvi la nor mal e pr oce-
dur a del l e consultazioni. Il Pr esi dent e della Camer a De
Nicola e Cocco-Ort u gli consi gl i arono di aspet t are Giolitti.
Ma il Re aveva gi il suo candi dat o.
Mussolini, i n t ut t o quest o frat t empo, non aveva dat o segni
di vita, e ne mme no i suoi i nt i mi sapevano cosa pensasse di
fare. Di ci che accadeva a Roma era i nformat o or a per or a
per ch nel Consiglio dei Ministri c' era una qui nt a col onna
di Sal andra, Riccio, che riferiva al suo capo, il qual e riferiva
a De Vecchi, Ci ano, Gr andi e Federzoni , che a l oro volta ri-
ferivano a lui. E lui stava a sent i re, ma non si pr onunci ava.
La sera del 27 l a folla che gr emi va i l t eat r o Manzoni non
guar dava il pal cosceni co su cui si reci t ava 77 Cigno di Mol-
nar, ma un pal co alla cui bal aust r a si affacciava, posat o sul
dor so delle mani i ncroci at e, il volto di Mussol i ni , ch' er a l
con la moglie e la figlia. Qua ndo Luigi Freddi , r edat t or e del
suo gi or nal e, v' i r r uppe t rafel at o, gli fece cenno di non di-
s t ur bar e, e aspet t l a fi ne del l ' at t o per chi eder gl i di qual i
messaggi era latore.
I messaggi e r a no gravi . Ant i ci pando - come abbi amo
det t o - gli ordi ni , le squadr e er ano passate all' azione e la si-
t uazi one stava pr eci pi t ando qua ndo ancor a non si sapeva
come avr ebber o reagi t o il Re e l' Esercito. Mussolini r i ent r
al gi or nal e e si mise a s t ender e il pr ocl ama della marcia
alle camicie ner e, ment r e Rossi e Finzi facevano il gi ro degli
altri giornali per invitarli a r i pr ender e la notizia che l' insur-
rezi one era cominciata. Il gi uoco or a si faceva grosso. Il te-
120
lefono squillava i n cont i nuazi one, ma non sempr e Mussoli-
ni staccava il ricevitore. Lo passava ad altri facendosene poi
r i assumer e l e notizie per evitare d' i mpegnar si con risposte
o direttive.
Su una di quest e telefonate la cont roversi a ancor a aper-
ta. Federzoni asserisce di aver parl at o quella not t e con Mus-
solini dal Mi ni st ero degl ' I nt er ni per dirgli che i l Consiglio
dei Ministri aveva deciso lo stato d' assedio, ma che il Re non
l' avrebbe firmato. Se fosse vero, bi sognerebbe de dur ne che
il Re aveva preso quella risoluzione pr i ma che Facta andasse
da lui con la bozza del procl ama e ch' egli volesse farlo sape-
re, at t raverso Federzoni , a Mussolini.
Una cosa cert a: Mussolini, che pi t ardi avrebbe aspra-
ment e r i mpr over at o a De Vecchi e a Gr andi di aver tradito
l a causa della rivoluzione cer cando una sol uzi one mode-
rata del l a crisi, si gua r d bene dal l o sconfessarli sul mo-
ment o, anzi si giov di l oro per t ener e i n pi edi una trattati-
va su cui avr ebbe pot ut o alla peggi o r i pi egar e: egli sapeva
beni ssi mo che le sue squadr e non pot evano sfidare l' Eserci-
to e che, in caso di stato d' assedio, avrebbe dovut o smobili-
tarle. Salvemini dice che aveva gi pr ont o il passaport o per
scappar e i n Svizzera, ma quest o assol ut ament e falso. Le
ar mi che aveva fatto ammassar e nella sede del gi or nal e e i
cavalli di frisia di cui aveva ci rcondat o l'edificio er ano pur a
messi nscena: egli sapeva beni ssi mo che l o scont r o con l e
Forze Ar mat e non ci sarebbe stato. Ma era deciso a gi uocare
la par t i t a fino in fondo, e lo faceva con assoluta freddezza.
Di tutti i prot agoni st i , non c' dubbi o che fu lui a veder e pi
chi aro e pi l ungo.
La gi ornat a del 28 cominci male. Dent ro i cavalli di frisia,
gli squadristi che, al comando di Galbiati, mont avano la guar-
dia al Popolo, si aspet t avano un attacco della polizia che sem-
brava i mmi nent e. Dopo una not t e i nsonne, Mussolini, pi
pal l i do del solito sotto la bar ba l unga, segui t ava a ri cevere
messaggi cui non dava risposta. Nella not t e Bianchi gli aveva
telefonato pi volte da Perugia per scongi urarl o di rifiutare
121
qual unque offerta, ma lui era ri mast o nel vago, e tutti er ano
convinti ch' egli si preparasse a qual che soluzione di compr o-
messo con Salandra, con Or l ando, e forse anche con Giolitti.
Ma il nazionalista Rocco, futuro Ministro della Giustizia, ch' e-
ra andat o a parlargli in mattinata, lo aveva invece trovato fer-
missimo: voleva t ut t o il pot er e, non er a disposto a spart i rl o
con nessuno. Forse per anche questa era commedi a: Musso-
lini sapeva che i nazionalisti er ano quelli che pi assi duamen-
te l avoravano a un Ministero Salandra-Mussolini, non t ant o
per amor e di Sal andr a, quant o per i ngabbi ar e Mussolini e
decur t ar ne la vittoria, e lui voleva con l' intransigenza t enere
alto il prezzo della concessione, se avesse dovut o piegarvisi.
Ma qua ndo gi unse l a not i zi a che l o st at o d' assedi o er a
stato revocat o, l a commedi a di vent real t . Nel pr i mo po-
mer i ggi o un gr uppo d' i ndust r i al i mi l anesi ( Benni , Cont i ,
Crespi , De Capi t ani e Olivetti), dopo essersi concert at i con
Albertini, penet r ar ono nel suo fortilizio per t ent ar e di con-
vi ncerl o alla col l aborazi one con Sal andra. Ma lo t r ovar ono
i rri duci bi l e. Egli non sapeva mol t o bene cosa stesse succe-
d e n d o a Roma anche per ch vol eva da r e a di veder e che
non se ne curava. Ma lo intuiva.
A Roma succedeva quest o: che pr opr i o nel mome nt o i n
cui Mussolini parl ava con gl' industriali, il Re parl ava con Sa-
l andra. Questi, gi uocando di abilit, gli pr opose di dar e l'in-
cari co a Or l ando nella sper anza di farvelo bruci are. Ma
non ce ne fu il t empo. Accor r endo in gr an furia da Perugia,
De Vecchi disse al Re che non c' era t empo da per der e in ma-
novre dilatorie: l' unico con cui Mussolini fosse disposto a col-
l aborare era Sal andra, il qual e venne per t ant o ri chi amat o e,
sul l ' affi dament o di De Vecchi, accet t l' offerta. In serat a il
Giornale d'Italia usc con un' edi zi one st r aor di nar i a che an-
nunci ava l a formazione di un governo Salandra-Mussolini.
A quest a soluzione, ol t re a De Vecchi, l avor ar ono t ut t o il
gi or no, febbri l ment e, Ci ano, Gr andi , Marinelli, Polverelli e
Postiglione. Uno dopo l' altro, tutti scongi ur ar ono Mussolini
di veni re a Roma per por t ar e avanti la trattativa. Ma Musso-
122
lini non si mosse n e mme n o qua ndo l a stessa pr eghi er a gli
venne rivolta, sempr e per telefono, da Cittadini per espres-
so i ncari co del Re. Era or mai t al ment e sicuro del fatto suo
che scrisse a D' Annunzi o: Le ul t i me notizie cor onano il no-
st ro t ri onfo. L' Italia da doma ni avr un gover no. Sar emo
abbast anza discreti e intelligenti per non abusar e della no-
stra vittoria. A quest a vittoria voleva associarlo, ma per far-
gli capi re che non er a pi il caso di opporvi si . Dopodi ch si
mi se a compi l ar e la lista dei me mbr i del suo gover no, che
poi lesse per telefono ad Albertini chi edendogl i un par er e.
La suspense non dur che poche or e, ed ebbe i l suo mo-
ment o pi dr ammat i co poco dopo mezzanot t e qua ndo De
Vecchi e i suoi ami ci si r i uni r ono nel l a r edazi one r oma na
del Resto del Carlino a piazza Col onna per un ul t i mo tentati-
vo d' i ndur r e Mussol i ni al negozi at o. Fu De Vecchi a chi a-
mar l o. Ma, al moment o di par l ar e con lui, pass il ricevitore
a Gr andi , che a sua volta lo pass a Polverelli. Quest i , dap-
pr i nci pi o l usi ngat o del l ' i ncari co, debut t di cendo che par -
lava in nome del Re, ma poi si mise a farfugliare e concluse:
Ecco, c' qui anche Grandi . E gli ripass il ricevitore.
La ri spost a di Mussol i ni fu br usca e t agl i ent e. Non ho
fatto quel che ho fatto - disse - per pr ovocar e la resurrezi o-
ne di Don Ant oni o Sal andra. E aggi unse al t re consi der a-
zioni da cui gl ' i nt erl ocut ori capi r ono che, dopo essersi ser-
vito di loro come copertura, ora egli li consi derava, e ma-
gari si riservava di denunzi arl i , come i deviazionisti di de-
stra e i traditori della rivoluzione.
But t at o gi il ri cevi t ore, si mise a ver gar e un articolo di
fondo in cui ribadiva i concetti gi espressi a voce: La vitto-
ria non pu essere mut i l at a da combi nazi oni del l ' ul t i ma
ora. Per ar r i var e a una t r ansazi one Sal andr a non valeva l a
pena di mobi l i t are. Il gover no dev' essere net t ament e fasci-
sta. E, avut ene in mano le pr i me copie, ne sped un fascio a
Perugi a per rassi curare Bi anchi e Balbo, e un altro a Roma
per togliere le ul t i me speranze di compr omesso a chi anco-
ra ne nut ri va.
123
Ma non ne nut r i va pi nessuno. Alle 9 del mat t i no (del
29) De Vecchi, Ci ano e Gr andi , con gli abiti gualciti e gli oc-
chi arrossati dalla veglia, comuni car ono a Sal andr a che non
c' era nul l a da fare. Sal andr a ne chiese per telefono confer-
ma ad Albertini. E subito dopo and al Qui ri nal e per decli-
nar e l ' i ncari co. Il Re convoc nuova me nt e De Vecchi e lo
pr eg di comuni car e a Mussolini che era pr ont o a offrirgli
l' incarico. Ma Mussolini non si lasci commuover e nemme-
no da quest o messaggi o. Va bene, va bene - ri spose -, ma
lo voglio ner o su bi anco. Appena ri cever il t el egr amma di
Cittadini, par t i r i n aeropl ano.
Il t el egr amma di Ci t t adi ni gi unse a mezzogi or no: Sua
Maest il Re m' i ncari ca di pr egar l a di recarsi al pi prest o a
Roma desi der ando dar l e l' incarico di f or mar e i l nuovo mi-
nistero. Solo allora i nervi di Mussolini cedet t er o di colpo.
Cesar e Rossi, che gli er a accant o, r accont a che dopo aver
letto quelle par ol e Mussolini sbianc e, accart occi ando il fo-
glio nella mano convulsa, disse al fratello con voce rot t a: Se
a ifoss a ba', se ci fosse il babbo.
Part alle ot t o di sera, ma non in aer eo, e arri v a Roma
alle 11 del 30, con mol t o r i t ar do per ch il t r eno dovet t e fer-
marsi a mol t e stazioni dove i fascisti avevano pr epar at o ma-
ni fest azi oni di omaggi o e di gi ubi l o. Tra poche or e - an-
nunci - l' Italia non avr soltanto un mi ni st ero, avr un go-
verno. Trascorse infatti le l unghe or e di viaggio a ritoccare
la lista dei Ministri che aveva compi l at o la sera pr i ma e co-
muni cat o ad Al bert i ni . Il gi ornal i st a Ambr osi ni , che l o ac-
compagnava, la vi de e t r ov il modo di comuni car l a alla
Stampa. Ma quando il gi ornal e la pubbl i c, essa er a gi cam-
bi at a per l e r agi oni che di r emo. Dopo aver depos t o i l suo
scarso bagaglio al l ' Hot el Savoia, si pr esent - in camicia ne-
ra - al Qui r i nal e. Maest - disse al Re - vi por t o l' Italia di
Vittorio Veneto. Il colloquio dur un' or a, e Mussolini t en-
ne ad assi cur ar e che avr ebbe evi t at o qualsiasi di sor di ne e
format o un governo con larga part eci pazi one di personal i t
non fasciste e possi bi l ment e rappresent at i ve anche di forze
124
popol ari . Promi se di comuni cargl i ene l' elenco la sera stes-
sa, e alle sei mant enne la parol a.
Nell' elenco di fascisti ce n' er ano t re soli, e fra i pi mode-
rati: Oviglio alla Giustizia, De Stefani alle Fi nanze, e Giuria-
ti alle Ter r e Li berat e. C' er ano due democrat i ci : Carnazza ai
Lavori Pubblici e Rossi al l ' Indust ri a e Commer ci o. Due po-
polari: Tangor r a al Tesoro e Cavazzoni al Lavoro. Un libe-
rale: De Capi t ani all' Agricoltura. Un demosoci al e: Col onna
di Cesar alle Poste. Un solo nazionalista: Federzoni alle Co-
lonie. Un i ndi pendent e: Gentile, al l ' Ist ruzi one. E alle Forze
Ar mat e due mi l i t ari cer t ament e grat i ssi mi al Re: Diaz e
Tha on di Revel.
Solo dopo aver var at o il Mi ni st ero, Mussol i ni si r i cor d
delle sue camicie ner e che i nt ant o avevano cont i nuat o, al-
l ' oscuro di t ut t o, e sotto la pi oggi a bat t ent e, a intirizzire di
freddo e di fame, nei l oro accant onament i di Mont er ot ondo
e Sant a Marinella. I nvano chi edevano l umi ai Quadr umvi r i
di Perugi a. I Quadr umvi r i ne sapevano quant o l oro, meno
De Vecchi che stette quasi sempr e a Roma a fare, come poi
disse, il capo degli assedianti nella fortezza.
Ri cevet t ero l ' or di ne di mar ci ar e su Roma i l 30, qua ndo
gi Mussolini ne aveva pr eso saldo possesso e si di sponeva a
t ener e la sua pr i ma r i uni one di Gabi net t o. Ci ar r i var ono al-
la spicciolata e con tutti i mezzi: chi in t r eno, chi in cami on,
chi in bicicletta. Ma da 30. 000 che er ano - se lo er ano -, per
st rada di vent ar ono 70. 000, ed altri ne t r ovar ono ad aspet -
tarli in citt. Come al solito, gl' italiani cor r evano in ai ut o del
vi nci t ore. Un po' forse per ch i nvi peri t i dalla l unga at t esa
sotto l' acqua, un po' per salvare la faccia della marcia rivo-
l uzi onari a, si di eder o a pr ovocar e gli oper ai del quar t i er e
di S. Lor enzo, dove ci furono una dozzi na di mort i . Musso-
lini i mpar t alla polizia e all' esercito or di ni severissimi d' i m-
pedi r e a qual unque costo altri t umul t i . Gli scal manat i se la
rifecero sopr at t ut t o con gli al berghi , le t r at t or i e, i caff, le
t averne e i bordel l i dove gozzovigliarono t ut t a la not t e sen-
za pagar e il cont o. L' i ndomani sfilarono sotto il Qui r i nal e,
125
dove il Re li salut dal bal cone, affiancato da Diaz e Tha on
di Revel, mas cher ando i l di sgust o che doveva pr ocur ar gl i
quel l ' eserci t o di Pancho Villa i rt o di pugnal i , manganel l i e
schi oppi bandi t eschi . Mescolati a quella scalcinata orda, c' e-
r ano anche ufficiali di alto r ango, con le l oro divise e meda-
glie: fra tutti, dice Soleri, spiccava Capel l o, abbigliato e ge-
st i col ant e come un gener al e sud- amer i cano. Sal vemi ni
r accont a che un pr et e, gua r da ndo quel l o spet t acol o, disse
scot endo l a testa: Noi, nel ' 70, Roma l a di f endemmo me-
glio.
La sfilata dur sei ore. Poi, su or di ne di Mussolini, i mar-
ci at ori venner o avviati alla st azi one e r i spedi t i alle sedi di
ori gi ne. La rivoluzione era finita. O meglio, non er a mai co-
minciata.
CAPI TOLO QUI NT O
UN BIVACCO DI MANIPOLI
Mussolini aveva compost o i l suo gover no i n poche or e, ma
er ano state or e intensissime. Il suo pr i mo scrupol o era stato
quello di di most r ar e che il fascismo non er a avido di posti
ed era disposto ad accettare la collaborazione di tutti gli uo-
mi ni di valore. Egli voleva dar e al suo Mi ni st ero un' i mpr on-
t a meri t ocrat i ca se non pr opr i o t ecnocrat i ca, anche per ch
non si fi dava mol t o dei suoi , quasi t ut t i gi ovani ed esper t i
solo di bast one e rivoltella. I t re che aveva scelto - Oviglio,
De Stefani e Gi uri at i - er ano fra i me no in vista come capi
di squadr e. Comunque i due port afogl i pi i mpor t ant i , gli
Esteri e gl ' Int erni , li aveva t enut i per s.
Ma al t re due cose volle subi t o sot t ol i near e. La pr i ma
che non i nt endeva t rat t are con l e segret eri e degli altri part i -
ti che accet t avano di col l aborare con lui, lasciando ad esse la
desi gnazi one degl i uomi ni da coopt ar e nel suo Mi ni st er o:
gli uomi ni se li scelse da s, i nt er pel l andol i o facendol i in-
t erpel l are di r et t ament e. Di uno di essi, Gentile, che non era
mai stato fascista, non conosceva ne mme no il nome. Glielo
pr opose, per la pubblica i st ruzi one, Lanzillo. Ed egli dovet-
t e r est ar e pi ut t ost o st upi t o qua ndo, all' offerta, Gent i l e ri-
spose p o n e n d o due condi zi oni : che fossero ri st abi l i t e l e
pubbl i che libert e i nt r odot t o nelle scuole secondari e l' esa-
me di Stato. Mussolini promi se.
Ma il suo sforzo maggi or e fu quello di sottrarsi subito ad
ogni condi zi onament o di dest ra. Tutti er ano convinti ch' egli
avrebbe chi amat o al suo fi anco Sal andra per garant i rsi l' ap-
poggi o del l e forze conservat ri ci . I nvece non ne pr es e i n
consi der azi one ne mme no l ' event ual i t , e t enne a mar car e
129
subi t o l e di st anze dagl i uomi ni che si er ano adoper at i per
una combi nazi one con lui. Fu per quest o che subi t o ri n-
facci br ut al ment e a De Vecchi di aver cercato di sabot are e
mut i l are la vittoria ment r e io ero sulle barri cat e a rischiare
la vita, non a l avorare per pat eracchi ministeriali del l ' ul t i ma
ora, e dopo aver r i mpr over at o a Gr andi di non aver avut o
fiducia nella sua stella, lo mise addi r i t t ur a sotto inchiesta
e lo t enne in quar ant ena per due anni .
E difficile pensar e ch' egl i credesse ver ament e a un l oro
t r adi ment o. Ma gli faceva comodo fi ngere di cr eder ci per
t ener e a bada, met t endol e in stato d' accusa, le forze di de-
stra ch' essi i ncar navano. Col oro di cui pi diffidava er ano i
nazionalisti, legatissimi al gr uppo sal andr i no, che del rest o
reci procavano il suo at t eggi ament o. E il vero motivo per cui
t enne per s il portafogli degli Esteri fu per non darl o a Fe-
der zoni , che l o consi derava una sua spet t anza e che venne
invece rel egat o alle Colonie.
Come al solito, Mussol i ni non voleva essere et i chet t at o
di destra e t ent ava di dar e al suo gover no un carat t ere so-
ci al ment e aper t o. Offr un portafogli anche al repubbl i cano
Comandi ni che rifiut. Ma l ' operazi one riusc coi popola-
ri che, di fronte al suo invito, si divisero. Cont r ar i si dichia-
r a r ono la si ni st ra e il g r u p p o di cent r o che faceva capo a
Don St urzo. Ma la dest ra e i centristi di De Gasperi , appog-
giati dalla Chiesa, si di chi ar ar ono invece favorevoli, ed eb-
ber o par t i t a vi nt a per ch Don St ur zo, cont r o l e sue bat t a-
gliere abi t udi ni , sent endo - come disse Donat i a Salvemini -
la sconfessione e la scomuni ca pender gl i sul capo, lo pi e-
go. Cos Tangor r a and al Tesoro, e Cavazzoni al Lavoro.
Mussolini per covava un di segno ancor a pi ambizioso:
quel l o di at t r ar r e nel l a combi nazi one anche i socialisti. E
difficile di re se lo volesse per nostalgia dei vecchi compagni ,
o per un compl esso di colpa nei l oro confronti: qui si ent r a
nella psicologa del per sonaggi o che aut ori zza t ut t e le illa-
zioni e non ne legittima nessuna. Ma fatto sta che, come di-
ce Repaci , egli rest ava l ' uomo del pat t o di pacificazione,
130
qual e del rest o cercher i nvano di ri di vent are alla vigilia del
delitto Matteotti e sul finire della sua vita a Sal.
Il moment o sembrava favorevole. I socialisti er ano or mai
i r r epar abi l ment e divisi. L'ala riformista di Turat i , che conta-
va quasi la met degli effettivi del PSI , si era staccata dal par-
tito per cost i t ui rne un altro aut onomo, il PSU, e la Confede-
r azi one Gener al e del Lavor o ne aveva pr eso pr et es t o per
di chi ar ar si i ndi pe nde nt e da ent r ambi . Fu su quest a che
Mussol i ni eserci t l e sue pr essi oni r i ma n d a n d o a un mo-
me nt o pi favorevol e event ual i t r at t at i ve con Tur at i . Per
farlo si serv di un curioso personaggi o, che vedr emo ri com-
par i r e sempr e nelle sue funzioni di medi at or e al t empo del-
la Repubbl i ca Sociale: il giornalista socialista Carl o Silvestri
che, pr i ma pupi l l o di Tur at i , er a poi passat o al Corriere di
Albertini. La sera del 30 egli fece per veni r e a Mussolini un
bi gl i et t o in cui gli di ceva che i suoi sondaggi pr esso i capi
della Conf eder azi one avevano avut o esito positivo: Baldesi
accettava di ent r ar e nel suo governo, e Buozzi si di sponeva
a segui r ne l' esempio. Ma - avvertiva - bi sogna fare in fret-
ta, e i mpedi r e che da par t e di col oro che sono ri mast i sba-
lorditi dalla rivelazione del vost ro pi ano - e, voi mi capi t e,
non al l udo ai socialisti - si cerchi di forzare la situazione.
Non chi aro se l'offerta a Baldesi e Buozzi (e qual cuno dice
anche a D' Aragona) fosse stata fatta e accettata a titolo per -
sonal e, senza i mpegno da par t e della Conf eder azi one. Sil-
vestri ha poi det t o che non solo l a Conf eder azi one, ma an-
che il PSU ne discusse e vi det t e il suo assenso. Ma De Felice
lo contesta, e cr edi amo che abbia ragi one.
Comunque, quando il biglietto raggi unse il dest i nat ari o,
questi gi si era accort o della impraticabilit del suo pi ano.
Avut one s ent or e, i l par t i t o fascista era i n agi t azi one. Non
voleva saper ne l'ala conservatrice che faceva capo a De Vec-
chi, non vol evano s aper ne i nazi onal i st i , non vol evano sa-
pe r ne gli squadri st i s empr e ani mat i dal l ' odi o verso i sov-
versivi, non volevano sopr at t ut t o saper ne, per ragi oni con-
cor r enzi al i , i si ndacal i st i . E Mussol i ni , che gi i ncont r ava
131
qual che difficolt a far i ngoi are ai suoi quel Mi ni st ero che li
escl udeva da molti post i , non si sent di ri schi are una crisi
anal oga a quella del patto di pacificazione.
Qua ndo, alle set t e di sera di quel convul so 30 ot t obr e,
egli rese not a la lista dei Ministri, Bi anchi e Marinelli di ede-
ro per prot est a le dimissioni. Ma Mussolini le respi nse. E a
Mast romat t ei , che si l ament ava di quella pacifica e i ncr uen-
ta conclusione della marcia, rispose: Il sangue si paga col
sangue, e io non voglio fare la fine di Cola di Rienzo.
Il 16 novembr e pr es ent i l gover no alla Ca me r a per
chi eder ne l a fiducia. Come dosaggi o di l usi nghe, di mi nac-
ce e di ri cat t o, quel di scorso r appr es ent a uno dei classici
del suo r eper t or i o. Con t recent omi l a fascisti armat i di t ut t o
punt o - disse mol t i pl i cando per dieci la cifra reale -, pot evo
castigare tutti col oro che hanno diffamato e t ent at o d' infan-
gare il fascismo. Potevo fare di quest ' aul a sorda e grigia un
bivacco di mani pol i , pot evo spr angar e il par l ament o e costi-
t ui re un governo escl usi vament e di fascisti. La solita pausa,
gr avi da di mi nacci a. Poi: Potevo: ma non ho, al meno i n
quest o pr i mo t empo, voluto. La Camer a gli vot la fiducia
con 306 s cont r o 116 NO, e subito dopo gli concesse i pi eni
pot eri per un anno. Il Senat o segu l ' esempi o due set t i mane
dopo dandogl i una maggi or anza ancor a pi forte: 196 con-
t ro 19. Come Mussolini aveva det t o nel suo discorso, il Par-
l ament o, se vol eva sopr avvi ver e, doveva adat t ar si alla co-
scienza nazi onal e. E la cosci enza nazi onal e vol eva che si
adattasse a Mussolini.
Il Paese, nella sua st r agr ande maggi oranza, aveva accettato
il fatto compi ut o con un respi ro di sollievo. Era stanco. Tr e
anni di guer r a civile gli avevano i spi rat o un solo desi deri o:
l ' ordi ne, e il fascismo lo pr omet t eva. Della libert, visto l' uso
che in quei t re anni se n' era fatto, si curava poco, e del rest o
Mussolini pr omet t eva anche quella. Un fatto per va subito
rilevato, che t r aspar e anche dai ri cordi d' infanzia di chi scri-
ve: la fiducia andava a Mussolini, non al fascismo. Anzi, per
132
essere pi esatti, andava a Mussolini in quant o domat ore
del fascismo. Mio nonno, vecchio l i beral e gi oi i t t i ano e sin-
daco del paese, disse al capo delle squadr e locali che lo ave-
vano t or ment at o: Fi nal ment e venut o il cast i gamat t i che
met t er a post o anche voi. Il mi t o di Mussolini nacque in
quei gi orni , non t ra i fascisti, ma cont r o i fascisti, e Cesare
Rossi ne coni lo slogan: Prima mussoliniani, poi fascisti.
Lo condi vi se anche l a classe di r i gent e, e non sol t ant o
- come poi si disse - quella di dest ra. Le l et t ere di Giolitti ai
suoi amici par l ano chi aro: non bi sognava ostacolare Musso-
lini che ha t rat t o il Paese dal fosso in cui finiva per i mput r i -
dire. E Nitti: Bisogna che l ' esperi ment o fascista si compi a
i ndi st urbat o: nessuna opposi zi one deve veni re da par t e no-
stra. Ma non di ver sament e l a pensava Amendol a, secondo
cui occor r eva ai ut ar e Mussol i ni a r i pr i st i nar e la l egal i t ;
me nt r e Sal vemi ni andava ol t re augur andos i che Mussolini
spazzasse via queste vecchie mummi e e canaglie della vec-
chia classe politica. Se Mussolini venisse a mor i r e, e avessi-
mo un mi ni st ero Turat i , r i t or ner emmo par i par i all' antico.
Motivo per cui bi sogna che Mussolini goda di una salute di
ferro, fino a qua ndo non muoi ano t ut t i i Turati. Ma cu-
rioso che lo stesso Turat i , come risulta dall' epistolario della
Kuliscioff, riconosceva che la pacificazione pot eva ot t enerl a
solo Mussolini.
Non bi sogna t ut t avi a equi vocar e. In quest i consensi ci
sar stata anche della codardi a, della stanchezza e della vo-
l ont di capi t ol azi one. Ma c' era anche un atto di cont ri zi o-
ne. La vecchi a classe pol i t i ca sapeva di aver fallito il suo
compi t o di guar di ana delle istituzioni, e si r endeva cont o di
essere cadut a, di fronte alla pubbl i ca coscienza, nel pi tota-
le di scredi t o. In quest e condizioni, er a logico ch' essa vedes-
se in Mussolini l' unico uomo in gr ado, per l' intatto prestigio
che gli conferiva la sua novit, di addossarsi i compi t i ai
quali essa aveva coscienza di essere stata i mpari . Lo vedeva
i nsomma come l ' uomo del l ' emergenza dest i nat o ad esau-
rirsi con l ' emergenza. E la Kuliscioff lo diceva chi aro: Biso-
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gna ch' egl i possa per cor r er e t ut t a l a sua par abol a, dovesse
r i maner e anche un pai o d' anni al potere. . . Poi, essa sottin-
t endeva - come tutti gli altri -, i part i t i tradizionali avrebbe-
ro r i pr eso in mano il mest ol o di un Paese normal i zzat o, fa-
cendo t esoro della lezione.
In quest a coralit di consensi , gli uni ci a fare stecca era-
no pr opr i o i fascisti, che pavent avano ci che gli altri spera-
vano. Essi capi vano che Mussol i ni li aveva giuocati mobili-
t andol i solo per finta, e si sent i vano defraudat i della rivo-
luzione. L' aborto della marcia li aveva lasciati con la boc-
ca amar a e non si er a svolto senza i nci dent i . Per f er mar l e,
Gr andi aveva dovut o cor r er e i ncont r o alle squadr e di Bot-
tai che vol evano a t ut t i i costi pr e nde r e Roma d' assal t o. E
al l ' ordi ne di smobilitazione dopo la sfilata sotto il Qui ri nal e,
esse avevano risposto i nvadendo e devast ando le sedi di al-
cuni giornali. Al t re violenze ci furono in t ut t a Italia, e Nitti
si salv a st ent o dalla bast onat ura.
Ma il peri col o pi grave essi lo vedevano nella vendita
del l e i ndul genze, da cui il fascismo sent i va mi nacci at a la
sua purezza, e pi ancor a forse i nsi di at e le sue privati-
ve. Prontissimi come al solito a cor r er e in ai ut o del vincito-
re, gl' italiani facevano ressa agli uffici t esserament o del par -
tito, che non resi st evano a pressi oni e ci rconvenzi oni . Spe-
ci al ment e nel Sud, che al fascismo er a sempr e ri mast o pi ut -
tosto allergico, i vecchi maneggi oni del clientelismo scopri-
vano i mprovvi sament e in se stessi una i rrefrenabi l e vocazio-
ne fascista, e per t r adur l a in tessere quando quest e gli veni-
vano rifiutate, s' iscrivevano in massa al part i t o nazionalista
che in un bat t i bal eno vi de decupl i cat i i suoi effettivi. A un
cert o punt o, come peso numer i co, i Sempre Pronti, come
si chi amavano gli squadri st i di Feder zoni , che invece della
camicia ner a por t avano l a camicia azzurra, ri schi arono qua-
si di sopraffare quelli di Mussolini.
Di front e a quest e provocazi oni , nei vecchi squadri st i
t or nava ad affiorare il f ondo massi mal i st a e pal i ngenet i co
che aveva ani mat o i l pr i mo movi ment o. Essi non vol evano
134
i nseri rsi nel l e s t r ut t ur e del l o Stato l i beral e. Vol evano sov-
vert i rl e. E vedendo nella normalizzazione il peri col o che
Mussol i ni se ne lasciasse cat t ur ar e, cer car ono d' i mpedi r l a
r i cor r endo di nuovo al sangue. Al l ' ordi ne di mant ener e l a
di sci pl i na e di r i spet t ar e la vita e la l i bert dei ci t t adi ni ri-
sposero con una r i pr esa di bast onat ur e e di spedi zi oni pu-
nitive. Il 18 di cembr e a Tori no f ur ono uccisi vent i due ope-
rai , e altri t redi ci mor t i ci f ur ono poco dopo alla Spezi a.
Cont r o Molinella, superst i t e isolotto del mi gl i or socialismo
riformista, che aveva resistito grazie alla forza delle sue coo-
per at i ve agr ar i e e al l ' energi a e al l ' i deal i smo del l oro orga-
nizzatore Massarent i , si scat enarono attacchi su attacchi. Fu
i n quest o clima che mat ur ar ono al cuni dei peggi or i delitti
del fascismo come l' assassinio di Don Minzoni, un sacerdot e
decorat o di medagl i a d' ar gent o, a Fer r ar a.
A quest a ri presa di violenza che met t eva in peri col o t ut t a
la sua azi one, Mussolini reag con t re mosse. La pr i ma fu l'i-
stituzione di un Gr an Consiglio del Fascismo col qual e egli
contava di assumer e un pi di ret t o cont rol l o del par t i t o im-
pegnando i capi che ne facevano par t e ad avallare le sue de-
cisioni e a farle accettare dai militanti. Sul pi ano costituzio-
nale quest a specie di Politburo fu sempr e un rebus nel senso
che sia la sua composi zi one che i suoi pot er i r i mas er o nel
vago: t ant ' vero che nella sedut a del 25 luglio ' 43 - l' ultima
e la sola che abbia cont at o ver ament e qualcosa - si discusse
se le sue e r a no deci si oni a cui anche il Duce dovesse at t e-
nersi , o sol t ant o par er i ch' egl i pot esse segui r e o ri fi ut are.
Comunque, cert o ch' egli Io concep , come dice De Felice,
come qualcosa di mezzo fra un consiglio di palazzo desti-
nat o ad avallare le sue volont e a dar l oro maggi or vi gore,
e una camera di compensazi one in cui lasciar sfogare ed
esauri re i cont rast i i nt er ni del part i t o. Col t empo la nat ur a
i br i da di quest ' or gano e l ' i ncert ezza del l e sue at t r i buzi oni
venner o a galla, e infatti esso non esercit alcun peso. Ma l
per l per mi se a Mussolini di r i pr ender e alla megl i o il con-
trollo su un part i t o che gli sfuggiva.
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Fu grazie e in forza di esso, ri uni t o per la pr i ma volta nel-
la not t e fra il 15 e il 16 di cembr e ch' egl i pot var ar e la se-
conda e pi i mpor t a nt e mi sur a: l ' i st i t uzi one di un ver o e
pr opr i o esercito fascista, la Milizia volontaria per la sicurezza
nazionale, forte di 300. 000 uomi ni i mpegnat i per gi ur amen-
to alla fedelt non al Re, ma al Duce. La decisione er a gra-
ve, e molti t ut t ora si chi edono come pot essere accettata da
un Par l ament o ancor a i n larga maggi or anza non fascista, e
sopr at t ut t o dal Re, che si vedeva nascer e i n casa una forza
ar mat a in concor r enza con quella regol are. Il fatto che tut-
t i si r eser o cont o che Mussolini non aveva al t ro mezzo per
veni r e a capo del l a ri ot t osi t del l e s quadr e e r i dur l e al ri-
spet t o della disciplina. Anzi, a capirlo pi e meglio degli al-
t ri f ur ono pr opr i o gli opposi t or i che da un cor po mi l i t ar-
me nt e i nqua dr a t o e r esponsabi l i zzat o si sent i vano mol t o
me no mi nacci at i che da squadr acce alla mer c dei pr opr i
sangui nar i uzzoli. Forti mal umor i venner o invece dall' Eser-
cito, geloso delle sue pr er ogat i ve e pri vat i ve, e grosse resi-
stenze dalle squadr e, restie a un i nquadr ament o che avreb-
be di st rut t o la l oro aut onomi a e soffocato la l oro carica rivo-
luzionaria. Infatti non t ut t e si lasciarono assorbire; al cune si
st r i nser o i nt or no ai vecchi ras che l e avevano gui dat e nei
t empi della lotta e che condi vi devano i l oro umor i .
La t erza mi sur a normal i zzat ri ce fu la fusione coi nazi o-
nalisti, o meglio il l oro assorbi ment o. Federzoni avrebbe vo-
l ut o resi st ere, ma non ne aveva l a forza: sapeva beni ssi mo
che le recl ut e affluite all' ultima ora nel suo movi ment o era-
no d' accat t o e non chi edevano di megl i o che di essere t ra-
ghet t at e nel Fascio e nella sua Milizia, in cui i Sempr e Pr on-
ti ent r ar ono con slancio.
Cos i pr obl emi pi ur gent i f ur ono al meno provvi sori a-
ment e risolti, e la normal i zzazi one pot pr ender e il suo fati-
coso avvo.
Anche Mussolini cercava di normal i zzarsi , ma senza r i nun-
ziare a i nt r odur r e nell' esercizio delle sue funzioni un nuo-
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vo stile. Aveva pr eso i n affitto un modes t o a ppa r t a me nt o
in via Rasella, ma non ci aveva chi amat o Rachel e ed Edda,
che preferi va lasciare a Mi l ano. Ad accudi rgl i pr ovvedeva
un cert o Cirillo Tambar a, qualcosa di mezzo fra il camer i er e
e il gorilla, che si er a fatto appr ezzar e soprat t ut t o per il mo-
do con cui cuci nava il pi at t o preferi t o di Mussolini: il mi ne-
st rone con la cot enna di mai al e. Ma in casa il Duce ci stava
poco. Si alzava alle sei, usciva poco dopo le sette, e alle otto
er a gi nel suo ufficio di pal azzo Chi gi , sede del Mi ni st ero
degli Esteri, attaccato al telefono per cont rol l are se tutti era-
no al l oro post o. Voglio da quar ant a a ci nquant ami l a uomi -
ni che funzi oni no come un congegno di orol ogeri a aveva
det t o pr e nde ndo possesso della sua carica. E la bur ocr azi a
r omana rispose a quest o appel l o all'efficienza nel suo solito
modo: most r andosene entusiasta, dando spettacolo di gr an-
de solerzia, ma oppone ndo alle i nnovazi oni una resi st enza
di gomma. Fu essa a infliggere la pr i ma sconfitta a Mussoli-
ni che pr et endeva i mpor l e l' orario uni co: l ' accani ment o e la
tenacia con cui difese il suo secolare di ri t t o al desi nar e e alla
pennechel l a, rest ano memorabi l i .
Mussolini per non si ar r endeva. Non aveva ancor a qua-
r a nt a nni , era al meglio delle sue risorse ed energi e e, poco
prat i co del l ' ambi ent e r omano e della sua incalcolabile forza
passiva, er a convi nt o di ri usci re a scuot er l o col suo attivi-
smo. Non sono qui di passaggi o - disse -, ma pe r starci e
gover nar e. Gl' italiani devono obbedi r e e obbedi r anno, do-
vessi l ot t are cont ro amici, nemici, perfi no cont ro me stesso.
Una pi oggi a di decret i si abbat t sul Paese, che i nt endevano
r egol ar e la vita dei cittadini fin nei mi ni mi dettagli. Gli au-
tomobilisti dovet t ero i mpar ar e a non suonar e il clacson, se-
ver ament e proi bi t o; i pedoni a cammi nar e solo sul marci a-
pi ede di sinistra; e con gr an di sperazi one del poet a Trilussa
venner o ri dot t e a mal part i t o le botticelle, cio le carrozze
a cavallo, segno di una Roma arcaica e provinciale.
La societ r oma na cerc i nvano di cat t ur ar e Mussol i ni ,
come s empr e aveva fatto con t ut t i gl ' i nvasori . L' uomo er a
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allergico alla mondani t e nella cosi ddet t a societ si senti-
va spaesat o e a di sagi o. Segui t ava a non cur ar e il pr opr i o
guar dar oba, e l' unica concessione che faceva a quella ch' egli
credeva l' eleganza er ano l e ghet t e che por t ava sempr e, an-
che sull' abito di cer i moni a. Il gi or no i n cui pr ese possesso
del suo ufficio, vi si pr esent con una giacca a ri ghe verdi e
rosse, che sembrava il plaid d' un cavallo. Il di pl omat i co Ba-
rone-Russo cui era stato di scr et ament e affidato l' incarico di
ri met t erl o un po' i n sesto, pen parecchi o a per suader l o che
sotto la mar si na non si pot eva i ndossare una camicia di lino
bi anco coi polsini rosa. All' esigenze del ceri moni al e si ribel-
lava come un cavallo br a do alla cavezza, e alla sua pr i ma
sortita mondana - un pr anzo all' Ambasciata d' I nghi l t er r a -,
tutti t r at t enner o il fiato per le gaffes che avrebbe pot ut o fa-
r e. Invece non ne fece nessuna anche grazie al tatto del l ' am-
basciatrice Sybil Gr a ha m che, sedut a accant o a lui, gl' inse-
gn senza par er e come si maneggi ava il coltello del pesce e
come si sorbiva il br odo in tazza. Mussolini fece del suo me-
gl i o. Ma, accomi at andosi , disse alla si gnor a: Non sapevo
che gl' inglesi bevono la mi nest ra come se fosse bi rra. Baro-
ne-Russo scopr abbast anza prest il punt o debol e del ribel-
le: l a pa ur a del ri di col o. Fu agi t andogl i davant i agli occhi
quest o spaur acchi o che gli fece smet t er e l ' abi t udi ne d' infi-
larsi il tovagliolo nel colletto e d' i nzuppar e il pane nel vino.
Quest i suoi rustici modi t enevano i n al l arme sopr at t ut t o
il Mi ni st ero degli Esteri di cui egli aveva assunt o il port afo-
glio. Mussol i ni non aveva mol t a conoscenza dei pr obl emi
i nt ernazi onal i , di cui sin allora si er a sempr e occupat o solo
ai fini della politica i nt er na. Ma sapeva di non averla, e sin
dappr i nci pi o accet t di lasciarvisi c ondur r e per ma no dal
Segret ari o general e Cont ar mi .
Cont ari ni er a un espert o di pl omat i co di carri era, cresciu-
to alla scuola di San Gi ul i ano di cui condi vi deva l ' i mpost a-
zi one. Di formazi one nazionalista, ma moder at a, egli vede-
va la collocazione del l ' It al i a nel vecchio front e occi dent al e
ma i n una di gni t osa posi zi one di par i t con Fr anci a e In-
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ghi l t erra. Che Mussolini i nt endesse svolgere i n quest o con-
cert o una politica di prest i gi o, non gli dispiaceva. Fin dap-
pri nci pi o si adoper soltanto a smussarne gli angoli, ma non
vero che, come dice Guariglia, il vero Ministro degli Este-
ri fu lui. Mussol i ni si avvalse del l a sua esper i enza e ne ac-
cet t i consigli, ma det t e subi t o a di veder e che la pol i t i ca
est era voleva farla da s.
I criteri a cui la ispir furono soprat t ut t o, se non esclusi-
vament e, quelli della presenza e del prestigio che gli occorre-
vano per rafforzare l a sua posi zi one al l ' i nt er no. Il 16 no-
vembr e, poco pi di due set t i mane dopo l a conqui st a del
pot er e, volle pr ender e per sonal ment e par t e alla conferenza
del l a pace fra Greci a e Tur chi a i nsi eme al Pr esi dent e del
Consi gl i o francese, Poi ncar, e al Mi ni st ro degl i Esteri in-
glese Cur zon. Ma invece di raggi ungerl i a Losanna, dove si
t eneva l a r i uni one, pr et ese che fossero l or o a r aggi unger e
lui a Terri t et . Poi ncar e Cur zon gli det t er o soddisfazione, e
in compenso t r ovar ono in lui il pi ragi onevol e degl ' i nt er-
locutori. L' accordo fra i t re fu prest o r aggi unt o, e in privati
colloqui Mussol i ni cr edet t e di aver st r appat o a Cur zon un
preciso i mpegno a ri di scut ere la quest i one dei Mandati cio
di quei t erri t ori del Medi o Or i ent e, l a cui ammi ni st r azi one
era stata affidata, sia pur e a titolo t empor aneo, alle Pot enze
occidentali. In pubbl i che dichiarazioni, Cur zon par l di lui
come di un uomo d' incredibile energi a e dal pugno di fer-
ro, ma in una lettera pri vat a al collega Bonar Law lo defin
un pericoloso demagogo pri vo di scrupoli. I famosi i mpe-
gni si ri vel arono poi delle pl at oni che dichiarazioni di buona
volont, ma Mussolini t or n i n Italia con un accredi t o i nt er-
nazi onal e, e t ut t a la st ampa parl della sua mi ssi one come
di un gr ande successo che restituiva all' Italia il suo r ango di
Gr ande Potenza.
Fu tuttavia subi t o chi aro che, a par t e quest e affermazioni
di prestigio, Mussolini non voleva cor r er e avvent ure. Dopo
aver dat o con t ant a insistenza di rinunciatari a tutti coloro
che avevano cercat o un accor do con l a Jugosl avi a per Fiu-
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me e la Dalmazia, appena arri vat o al pot er e si affrett a dar-
gli esecuzi one i ngi ungendo a fascisti e nazi onal i st i di non
cr ear e compl i cazi oni . Il punt o su cui fu i r r emovi bi l e, ma
ben s apendo di non ri schi arvi nul l a, fu i l Dodecaneso che
l' Italia occupava solo a titolo t empor aneo, e di cui l ' Inghi l -
t er r a chi edeva la rest i t uzi one alla Grecia. Mussolini repl i c
con forza che il pr obl ema era legato a quello dei Mandati: se
da questi l' Italia restava esclusa, non pot eva r i nunzi ar e alla
sovranit su quelle isole, e la conferenza di Losanna gli det-
t e ragi one.
Ma accant o a quest e iniziative, di cui la st ampa par l ava
esal t andol e, e in cui lo zampi no di Cont ar i ni abbast anza
visibile, Mussol i ni ne pr ese per cont o suo un' al t r a, di cui
nessuno allora seppe nul l a. Appena ar r i vat o al pot er e egli
affid al pr opr i o segret ari o personal e, Chiavolini, il compi -
to di procurargl i un i ncont ro col Cardi nal e Gasparri , il vero
rgol o politico della Sant a Sede. Chiavolini si rivolse al con-
t e Car l o Sant ucci , Pr esi dent e del Banco di Roma e per so-
naggi o mol t o i nfl uent e i n Vaticano. Santucci, che aveva un
palazzo con due ingressi, lo mise a disposizione dei due uo-
mi ni , che vi si det t er o convegno passando dalle due diverse
por t e i n modo da non dar nell' occhio, una sera della secon-
da met di gennai o (la dat a non accertata con precisione).
Secondo qual che storico fu l' avvo delle laboriose trattative
che sei anni dopo sfoci arono nel l a Conci l i azi one. Ques t o
non del t ut t o esatto. Secondo la t est i moni anza di Santucci,
al t er mi ne del l ungo colloquio cui egli non aveva assistito, il
Car di nal e gli disse che per or a si amo intesi che non con-
venga affront are i n pi eno l a quest i one r omana. Ci vuol
di r e che ne avevano par l at o, ma solo per dar si r eci pr oca-
ment e una pr ova di buona vol ont e r aggi unger e pi facil-
ment e l' accordo su altre cose.
Quel l a che pi stava a cuor e a Gaspar r i er a il Banco di
Roma, che finanziava t ut t e le organi zzazi oni cat t ol i che e il
l oro gi ornal e Corriere d'Italia, e che in quel moment o versa-
va in condi zi oni di sper at e. Gas par r i chi ese a Mussol i ni di
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soccor r er l o, Mussol i ni s' i mpegn a farlo, e lo fece per ch
anche a lui stava a cuor e qualcosa per la qual e Gaspar r i po-
teva essergli di gr ande e decisivo ai ut o. Della maggi or anza
di cui di sponeva alla Camer a, i popol ar i er ano il gr uppo pi
compat t o, anzi l' unico gr uppo compat t o per ch l e altre for-
ze di cent ro e di dest ra er ano or amai frant umat e. Ma il par -
tito non er a affatto concor de nel l ' at t eggi ament o verso il fa-
scismo. L'ala dest r a er a addi r i t t ur a per la col l aborazi one al
governo, cui infatti aveva prest at o due suoi uomi ni - Cavaz-
zoni e Tangor r a - come Ministri, e al cuni altri come Sotto-
segret ari . L'ala sinistra capeggi at a da Miglioli er a ri sol ut a-
ment e per l ' opposi zi one. La maggi or anza di cent r o, gui da-
ta da St urzo e De Gasperi , er a cont ro la collaborazione e per
un appoggi o condi zi onat o da mol t e riserve. Quest e t re t en-
denze st avano per veni re a confront o nel congresso del par -
tito che si doveva t ener e a Tori no in apri l e. E Mussolini sa-
peva che una cosa sola avrebbe pot ut o i ndur r e St urzo, sicu-
ro vi nci t ore, a mut ar e at t eggi ament o o ad abbandonar e la
part i t a: un ri chi amo della Sant a Sede.
Cer t o, egli non lo chi ese espl i ci t ament e a Gaspar r i . Ma
pr obabi l ment e glielo fece capi re al suo solito modo: ceden-
do a t ut t e le sue richieste per quant o r i guar dava non solo il
Banco di Roma, ma anche l a parificazione delle scuole pri -
vate (quasi t ut t e in mano ai pret i ) a quelle dello Stato, l' inse-
gnament o religioso, il ri pri st i no del Crocifisso nelle aul e, la
l ot t a cont r o l a massoner i a, e i nfi ne anche a dombr a ndo l a
possibilit, sia pur e pr oi et t at a i n un avveni r e l ont ano, di
una conciliazione fra Stato e Chiesa; ma anche facendo pr e-
sente la difficolt, per lui, di l egare le mani alle squadr e fa-
sciste cont r o le organizzazioni e le l eghe cattoliche se quest e
cont i nuavano a farsi r a ppr e s e nt a r e da un par t i t o che si
schierava cont r o il gover no fascista.
Gasparri non era uomo da scandalizzarsi di un simile ri-
catto. Vecchio arnese di Curi a t empor al e, espert o solo di af-
fari t er r eni , scettico sugli uomi ni , rot t o a t ut t e le l oro astu-
zie e pr ont o a ri cambi arl e, dovet t e anzi t rovare di suo gusto
141
il l i nguaggi o del suo i nt erl ocut ore. E infatti, uscendo, disse
a Santucci: un uomo di pr i m' or di ne: sono mol t o soddi -
sfatto del colloquio. Anche Mussolini lo era, come disse ad
Acerbo. Quant o alla quest i one r omana, forse un solo i mpe-
gno avevano pr eso l ' uno con l' altro: quel l o di pr osegui r e i
l oro cont at t i at t raverso un fi duci ari o, i l padr e gesui t a Tac-
chi Vent ur i , che infatti da al l ora inizi l a sua furtiva spol a
fra i due uomi ni , e che fu il vero tessitore della l unga t r ama
che por t alla Conciliazione. Ma Duce e Car di nal e si er ano
studiati, e si er ano piaciuti, o per lo me no non si er ano di-
spiaciuti.
CAPI TOLO SESTO
IL LISTONE
Pr es ent ando i l suo gover no alla Camer a, Mussol i ni aveva
det t o ch' essa doveva sent i re l a sua par t i col ar e posi zi one
che la r e nde passibile di sci ogl i ment o fra due gi or ni o fra
due anni. Era una minaccia, ma con l a pistola scarica. Mus-
solini aveva chi est o al Re di firmargli un decr et o in bi anco
per at t uarl a quando gli fosse convenut o, ma il Re glielo ave-
va ri fi ut at o. Egli t ut t avi a si r endeva cont o che con poche
di eci ne di deput at i non avrebbe pot ut o t i rare avanti a l un-
go o avrebbe dovut o farlo a prezzo di compr omessi paraliz-
zanti. E perci fin dal pr i mo moment o mise allo studio una
ri forma della legge elettorale che gli permet t esse di cont are
su una maggi or anza stabile.
Favorevol i al pr oget t o e r a no Giolitti, Sal andr a e quasi
t ut t i i vecchi not abi l i del mondo l i beral e che sper avano i n
un r i t or no al collegio uni nomi nal e, su cui si er ano s empr e
fondat e l e l oro fort une. Ma al l ' abbandono della pr opor zi o-
nal e si s ar ebber o oppost i , ol t re che i socialisti, i popol ar i ,
che da essa t r aevano l a l oro forza. I nol t r e anche i n campo
fascista, c' er ano di vergenze di opi ni oni : Farinacci pr open-
deva per un r i t or no pur o e semplice al collegio uni nomi na-
le, Bi anchi per un sistema maggi ori t ari o che garantisse due
terzi dei post i alla lista che avesse ot t enut o la maggi or anza
relativa. Mussolini, come al solito, non si pr onunci ava, ma
da un' i nt er vi st a a un gi or nal e francese sembr ava che pr o-
pendes s e pe r il vot o pl ur i mo: E as s ur do - aveva det t o -
conceder e gli stessi privilegi a un uomo incolto e a un ret t o-
re d' Universit. Ma poi su questa tesi non t or n pi .
Il Gr a n Consi gl i o affront il pr obl ema in mar zo, il 25
143
apri l e opt per l a pr opost a Bianchi cont ro quella Farinacci,
e incaric Acerbo di t r adur l a in un pr oget t o di legge. Mus-
solini lo pr esent ai pr i mi di gi ugno alla Camer a, e quest a
lo di ede in esame a una Commi ssi one di cui facevano par t e
tutti i maggi ori esponent i dei vari part i t i da Giolitti e Salan-
dr a per i liberali, a Bonomi per i socialisti riformisti, a Tura-
ti, a Lazzari, al comuni st a Graziadei, a De Gasperi per i po-
polari. I contrasti furono aspri, ma alla fine la Commi ssi one
appr ov i l concetto i nformat ore della riforma. Or a per era
l a Camer a che doveva pronunci arsi , ed era chi aro che t ut t o
sarebbe di peso dai popol ari : se costoro fossero stati compat -
ti nel rifiuto, il pr oget t o sarebbe stato bocciato, e Mussolini
avrebbe subito una disfatta catastrofica.
Per il rifiuto era Don St urzo che il congresso del part i t o,
t enut osi poco pr i ma a Tori no, aveva confermat o segret ari o.
Per veni re a capo della sua opposi zi one, bisognava toglierlo
di mezzo. E per toglierlo di mezzo, non c' era che un modo:
i ndur r e la Sant a Sede a revocargli l ' appoggi o. Per r aggi un-
gere quest o fine, Mussolini ricorse alle sue solite ar mi della
l usi nga e della minaccia. Presso il Vaticano, egli pot eva van-
t ar e solide be ne me r e nz e : aveva ri messo i l crocefisso nel l e
scuole, reso obbl i gat ori o l ' i nsegnament o religioso, esent at o
i semi nari st i dal servizio mi l i t are, mi gl i or at o le condi zi oni
economi che del cl ero, e infine avviato il colloquio con Ga-
spar r i . Quest o per non aveva i mpedi t o all'Osservatore Ro-
mano di pl audi r e alla ri conferma di St urzo, che a Tor i no si
era bat t ut o su tesi net t ament e anticollaborazioniste.
La campagna che cont ro di lui si scaten sulla st ampa fa-
scista fu cer t ament e vol ut a da Mussolini. E al t r et t ant o pu
dirsi del minaccioso e offensivo at t eggi ament o che gli squa-
dristi assunsero nei confronti dei pret i e delle loro istituzio-
ni. Egli ne t enne in freno la violenza, ma se ne serv, facen-
do ben capi re in Vaticano che avrebbe pot ut o egli stesso es-
serne sopraffatto se non se ne eliminava la causa.
Il Vaticano non oppose mol t e resi st enze e, pi che Don
St ur zo, bad a sal vare la faccia. In un art i col o sul Corriere
144
d'Italia, gi or nal e mol t o vicino alla Cur i a, mons i gnor Pucci
invit il pr et e siciliano a t rarsi da par t e. De Gasperi , che di
St urzo era i l braccio dest ro pur senza condi vi derne appi eno
l ' i nt ransi genza, cerc di par ar e il colpo met t endo in dubbi o
i n una i nt ervi st a che l a par ol a di Pucci fosse quel l a del l a
Sant a Sede. Pucci r i spose che, anche se l a sua par ol a non
era quella della Sant a Sede, ne rispecchiava l ' opi ni one, e la
Sant a Sede non sment . Nello stesso moment o i cattolici na-
zionali, che gi avevano secessionato dal part i t o, r edasser o
un procl ama di adesi one al gover no e alla ri forma elettorale
che venne sottoscritto anche da mol t i di gni t ari della Cor t e
Pontificia. St urzo cap l' antifona e, ancor a una volta pi egan-
dosi al vol ere della Chiesa, rassegn le dimissioni da segre-
tario.
Era il 10 luglio (del ' 23), pr opr i o il gi orno in cui alla Ca-
mer a iniziava il dibattito sul di segno di l egge. Restava anco-
ra da veder e cosa avr ebber o fatto i deput at i popol ar i dopo
i l ritiro del l oro capo. In l oro nome par l un gi ovane parl a-
ment ar e t oscano, Gr onchi , per ri l anci are i l pr oget t o di un
compr omes s o pr opos t o da De Gasper i : l a lista vi ncent e
avrebbe avut o i t re qui nt i dei posti a condi zi one che avesse
ot t enut o una quot azi one di al meno i l quar ant a per cent o.
Ma Mussolini, che gi aveva rifiutato quella pr opost a, t or n
a rifiutarla, e molti pensar ono che quella r ot t ur a prel udesse
alla sua disfatta.
Qua ndo pr ese l a parol a, tutti si aspet t avano un discorso
violento, com' er a solito farne quando, esauri t e le ar mi della
blandizie, ri correva al l ' i nt i mi dazi one. Non fu cos. Due sto-
rici non cert o t eneri verso di lui, Salvatorelli e Mira, ri cono-
scono ch' egl i pr onunci i n quel l a occasi one i l di scorso pi
parl ament are della sua car r i er a, un ver o capol avoro per
moder azi one e senso di mi sur a, che colse cont r opi ede gli
avversari e ne scompagi n il blocco. Bonomi e i liberali di
Amendol a abbandonar ono il no e deci sero di astenersi. An-
che i l f r ont e dei socialisti t ur at i ani si r u p p e : per bocca di
D' Aragona, i sindacalisti della COL si di chi ar ar ono i ndi pen-
145
dent i dal part i t o. Ma lo sgr et ol ament o pi grave e decisivo
fu quel l o dei popol ar i . Per i mpedi r l o e t ener e uni t i i suoi,
De Gasper i ri corse a un ennes i mo compr omes s o, pr opo-
nendo nella sua replica che i popol ari votassero la fiducia al
gover no pur r i badendo il no alla ri forma. Ma non riusc a
ri cuci rne le fila. Alla testa del loro gr uppo, Vassallo e Cavaz-
zoni sal t ar ono il fosso, mol t i altri annunci ar ono l' astensio-
ne, e da quel moment o fu chi aro che il gover no aveva part i -
ta vinta. Messo ai voti, il pr oget t o ne raccolse 235 cont ro 139
e 77 schede bi anche.
Forte di quel successo, Mussolini evit di compr omet t er -
lo con mosse preci pi t ose, e ma nd in vacanza i deput at i sen-
za accennar e a prossi me elezioni. In realt non pensava ad
al t ro, e t ut t o quello che fece in quei t re mesi, lo fece in vista
di esse.
Anche gli avveni ment i i nt er nazi onal i egli l i sfrut t uni ca-
ment e a fini di pr opaganda elettorale, e pr opr i o per quest o
rischi di compi ervi er r or i i rreparabi l i .
Il t r at t at o di Losanna, che assegnava def i ni t i vament e i l
Dodecaneso all' Italia, aveva ancor pi guast at o i nostri r ap-
port i con la Grecia, e a invelenirli ul t er i or ment e era i nsort o,
o megl i o si era rinfocolato, il pr obl ema dell' Albania. La Gre-
cia aspi r ava ad annet t er s ene l e r egi oni mer i di onal i come
par t e i nt egr ant e del suo Epi r o. L' Italia cont est ava quest e
pret ese, era riuscita a farle r espi nger e dagli Alleati, e aveva
ma nda t o una commi ssi one mi l i t ar e, gui dat a dal gener al e
Tellini, a fissare la front i era fra i due Paesi nel modo pi fa-
vorevol e all' Albania. Ad At ene ci f ur ono cl amor ose di mo-
strazioni ant i t al i ane e violenti attacchi della st ampa a Mus-
solini che, esasperat o, or di n il concent r ament o della flotta
a Tar ant o.
La t ensi one er a gi al massi mo qua ndo, i l 27 agost o,
gi unse not i zi a che Tellini e i suoi col l abor at or i e r a no stati
t r uci dat i me nt r e compi vano una r i cogni zi one. L' epi sodi o
sembr ava fatto appost a per offrire a Mussol i ni il dest r o di
146
most r ar e agl' italiani l a sua energi a: t ant o che, non essendo-
sene mai trovati i responsabili, qual cuno avanz poi l' ipote-
si che ad organi zzare sotto banco l' eccidio fosse stato lui stes-
so. Ma ne manca qualsiasi pr ova, e la cosa ci sembr a poco
credibile.
La reazi one di Mussolini fu sconsiderata, ma di sicuro ef-
fetto pr opagandi s t i co. Alla Gr eci a fu i nvi at o un ultimatum
con cui le si i ngi ungeva di fare, nel l o spazi o di vent i quat -
t r ' or e, le scuse, di pagar e un' i ndenni t di ci nquant a milioni,
e di puni r e con la mor t e i colpevoli. Era chi aro che la Gre-
cia non pot eva accet t are: facendol o, si sarebbe ri conosci ut a
responsabi l e del l ' accadut o. Cerc con una risposta dilatoria
di guadagnar e t empo, ma Mussolini non glielo det t e. Il 31
agost o la flotta si pr esent al l argo di Corf, e ne i nt i m la
resa. Il comandant e della piazza rifiut, e le navi apr i r ono il
fuoco sul castello venezi ano della citt.
Pare che questi non fossero gli ordi ni i mpart i t i da Musso-
lini che pi t ardi defin superfluo quel gesto, e l ' ammi ra-
glio Tha on di Revel, Ministro della Mari na, rivolse un ri m-
pr over o al comandant e della squadr a che, se ag di testa sua,
avrebbe meri t at o ben peggi o. Nel castello non c' era nemme-
no una guar ni gi one. C' er ano sol t ant o dei pr of ughi dalla
Turchi a, di cui una vent i na r i maser o sotto le maceri e, sulle
quali i mari nai , sbarcati subito dopo, issarono il tricolore.
L' insensato gesto pi acque agl' italiani, ma mise la Greci a
dal l a par t e del l a r agi one e at t i r sul l ' It al i a i ful mi ni del l a
Societ delle Nazi oni che l o condann quasi al l ' unani mi t .
Mussolini ne fu sconcert at o. Sebbene a r appr es ent ar e l' Ita-
lia ci avesse mandat o una per sonal i t aut or evol e come Sa-
l andr a, egli non at t ri bui va nessuna i mpor t anza a quel con-
sesso, e minacci di abbandonar l o se esso insisteva a interfe-
rire in una quest i one che, coi nvol gendo l ' onore e la di gni t
nazi onal e, egli gi udi cava di sua esclusiva spet t anza. Salan-
dr a fece del suo megl i o per evitare la r ot t ur a, e ci riusc gra-
zie alle divisioni che gi mi navano la Soci et . La Fr anci a
aveva i nt eresse a garant i rsi l ' appoggi o italiano nelle sue dia-
147
tribe coi tedeschi per la Ruhr, e la stessa Inghi l t erra, pur er-
gendosi a pal adi na della Greci a, si most r ava desi der osa di
una pacifica composi zi one.
Per arri varci , si fin per accet t are la tesi di Mussolini se-
condo l a qual e non era l a Societ che doveva pr onunci ar si ,
ma l a Conf er enza degl i Ambasci at ori , da cui di pendeva l a
commi ssi one militare di Tellini. Pur r endendosi cont o della
i nfondat ezza di quest a tesi, Sal andra la sost enne con la sua
abilit di avvocat o mer i di onal e. E anche la Greci a fin per
piegarvisi quando vide di l eguare l a sper anza di un fronte
con la Jugoslavia.
Mussolini infatti aveva corso anche quest o rischio riattiz-
zando, pr opr i o sul pi bello della crisi con la Grecia, la que-
st i one di Fi ume. Siccome l a commi ssi one mi st a italo-jugo-
slava non riusciva a fare passi avanti per la del i mi t azi one dei
confini e per l ' or di nament o del l o Stato libero del l a citt
convenut o a Locamo, egli ma nd ad assumer ne il comando
il Gener al e Gi ar di no. In prat i ca, quest o significava l ' annes-
sione pur a e semplice di Fi ume, la Jugosl avi a prot est , e su-
bito l a Greci a l e pr opos e un pat t o difensivo cont r o l' Italia.
Ma il re Al essandro e il Capo del Gover no Pasic, ent r ambi
di t emper ament o aut ori t ari o e qui ndi simpatizzanti di Mus-
solini, non vollero saper ne e, salvata la faccia con la not a di
prot est a, si r assegnar ono al fatto compi ut o.
La Conferenza degli Ambasciatori avall le richieste del-
l' Italia alla Grecia, anzi le fece sue. E con quest o i ngegnoso
st r at agemma pr ocedur al e i mpose alla Greci a di dar ne sod-
disfazione non all' Italia, ma alla Conferenza. Fort e di que-
sto ver det t o, l ' I nghi l t er r a chiese all' Italia lo sgomber o im-
medi at o di Corf, ch' er a l a ver a post a del gi uoco. Londr a
sospettava che Mussolini volesse fare di Corf un al t ro Do-
decaneso che, occupat o nel ' 12 a titolo t empor aneo, era poi
r i mast o def i ni t i vament e i t al i ano. E il sospet t o non er a del
t ut t o i nfondat o: secondo Guariglia, anche se non se la pr o-
poneva, Mussol i ni sper ava che gli avveni ment i gli consen-
tissero di pr oceder e al l ' annessi one.
148
Infat t i non vi r i nunzi subi t o. Alla ri chi est a i ngl ese, ri-
spose mobi l i t ando la flotta, e per alcuni gi orni sulla st ampa
fascista i minacciosi accenti del Mare nostrum r i suonar ono a
pi ena orchest ra. Ma la di pl omazi a inglese cap che t ant a bal-
danza e aggressivit er ano di pur a platea e t enne dur o, pur
concedendo a Mussol i ni t ut t e le scappat oi e per sal vare la
faccia. Egli subor di n l ' evacuazi one dell' isola al castigo de-
gli assassini. Ma, siccome gli assassini non venner o scoperti,
si accont ent del r i sar ci ment o di 50 mi l i oni el ar gendone
dieci ai rifugiati greci che avevano fatto l e spese del bom-
bar dament o, e ritir la flotta.
In sost anza, si er a ar r eso, ma senza r i nunci ar e a quegl i
at t eggi ament i gladiatori che gli pr ocur avano popol ari t nel
Paese. La s t ampa fascista ebbe buoni pr et est i per scri vere
ch' egli aveva umi l i at o la Societ delle Nazi oni , t enut o testa
al l ' I nghi l t er r a, e per stabilire un raffront o fra lui e Giolitti
che nel ' 20 aveva inghiottito senza reagi re l' uccisione di due
nost ri ufficiali a Spalato.
I n t ut t o ques t o c' er a anche del ver o. La Soci et del l e
Nazi oni usciva malissimo dalla pr ova, e non si sar ebbe mai
r i pr esa dal di scr edi t o che gl i en' er a der i vat o. Ma Mussol i -
ni, sebbene ai fi ni pr opagandi st i ci avesse saput o t r ar r e dal-
l a vi cenda i l mas s i mo pr of t t o, ne er a r i mast o pr of onda-
me nt e amar eggi at o. Pa r l a ndone con gl ' i nt i mi , l a defi n
una grat ui t a e i mpudent e mistificazione ai danni del l ' It a-
lia. E Ci ano raccont a nel suo Diario che ancor a t ant i anni
dopo Mussol i ni gli aveva det t o di avere dal 1923 un con-
to in sospeso, e i greci s' i l l udono se pens ano ch' egl i abbi a
dat o i l col po di s pugna. C' da chi eder si qua nt o quest o
r ancor e abbi a influito sulla deci si one di at t accare la Greci a
nel ' 40 cont r o ogni strategica conveni enza. Ma qui si ent r a
nel l ' opi nabi l e.
Li qui dat o l ' i nci dent e e segnat ol o all' attivo del pr opr i o pr e-
stigio, egli si r i det t e ani ma e cor po ai pr epar at i vi delle ele-
zioni. Per pr es ent ar vel o con pr obabi l i t di successo, biso-
149
gnava confezi onare al fascismo un abito nuovo, che l o r en-
desse pi ri spet t abi l e e accet t o a una pubbl i ca opi ni one in
gr ande maggi or anza moder at a. E l ' i mpr esa non er a facile
per l e resistenze del t ur bol ent o el ement o squadri st a.
Sin dal l ' i ndomani della marci a su Roma, si era del i neat o
in seno al part i t o un movi ment o revisionista che aveva so-
st enut o le tesi normalizzatrici del di sar mo delle squadr e e
del l ' abbandono della violenza. La punt a est r ema di quest a
t endenza er a st at o Gr andi , che aveva per f i no vent i l at o l o
scioglimento di tutti i partiti, compr eso quello fascista. A po-
t ere conqui st at o, egli diceva, il fascismo s' identificava or mai
con la Nazi one, e doveva farne sue t ut t e le istanze, di ment i -
cando quel l e di par t e. Forse, a i spi rargl i quest i pr oposi t i ,
c' era anche un interesse personal e: Gr andi non era mai sta-
to popol ar e dent r o il par t i t o. Ma non er a il solo a covarli.
Sia pur e in mani er a pi sfumata, quest e er ano anche le tesi
di Bottai, che per sostenerle aveva fondat o una rivista, Criti-
ca fascista, affidata sopr at t ut t o all' agile e abile penna di Mas-
si mo Rocca, un cur i oso e i nqui et o per s onaggi o che aveva
militato nelle fi l a degli anarchici, poi er a stato uno squadri -
sta fra i pi accesi e risoluti, e ora, nella lotta cont r o gl' in-
t ransi gent i , si most rava pi i nt ransi gent e di l oro.
In quest a diatriba, Mussolini non aveva pr eso posizione.
Ma ci sono abbast anza el ement i per pot er di r e che non gli
di spi aceva e che, se non pr omos s o, egli aveva cer t ament e
facilitato la fondazi one di un quot i di ano, il Corriere italiano
che, sotto l a di r ezi one di Filippelli, er a di vent at o l ' organo
ufficiale dei revisionisti cont r o Cremona Nuova di Farinacci.
Tut t o era fra l oro mat eri a di cont rast o. Ma par t i col ar ment e
era dest i nat o a di vent arl o il criterio con cui si doveva proce-
der e a formare la lista dei candi dat i in vista dell' elezioni non
ancor a annunci at e, ma or mai i nevi t abi l i . Gl ' i nt r ansi gent i
nat ur al ment e le vol evano ri servat e ai fascisti di pr ovat a fe-
de, i cosiddetti antemarcia. I revisionisti le volevano allar-
gate a t ut t e le per sone di pr ovat a capacit e compet enza, da
qualsiasi campo venissero. Era sempr e lo stesso di l emma se
150
la ri vol uzi one dovesse di vent ar e Stato o se lo Stato dovesse
di vent ar e s t r ume nt o del l a r i vol uzi one, ma r eso acut o dal
pr obl ema i mmedi at o e concret o della scelta dei candi dat i .
La pol emi ca t occ tali punt i di aspr ezza che l a Gi unt a
esecut i va del par t i t o dovet t e i nt er veni r e. Come ci t t adel l a
dei vecchi fascisti, essa accolse il punt o di vista di Farinacci,
ed espul se Rocca. Ma quest o compor t ava la purga di tut-
to il revi si oni smo, di fronte alla qual e Mussolini non pot eva
mant ener e la sua neut ral i t . I pochi segni che fin allora egli
aveva dat o er ano parsi i n favore dei revisionisti. Possiamo,
dobbi amo regal are a chi vor r pr ender sel i - aveva scritto a
Farinacci in agost o - cent o o duecent omi l a fascisti che, in-
vece di facilitare, compl i cano bal or dament e l ' opera del go-
ver no fascista, e allo stesso mot i vo e r a no i spi r at e le sue
circolari ai Prefetti, con cui li invitava ad affermare sem-
pr e, sul l ' aut ori t del par t i t o, l ' aut ori t dello Stato. A Filip-
pelli i l suo at t eggi ament o sembr ava t al ment e chi ar o che,
dopo l a cadut a di Rocca, scrisse: A q u a n d o l ' espul si one
del l ' on. Mussolini?
In real t , vista a posteriori, la sua er a la solita tattica: ac-
cender e il fuoco, lasciare che altri vi si bruci assero le mani ,
eppoi i nt er veni r e come paci ere al di sopr a delle par t i . Co-
nosciute le decisioni della Gi unt a, egli pose Yaut aut: o que-
sta le revocava, o lui faceva atto di solidariet con Rocca. Al-
l a Gi unt a non rest che di met t ersi r i met t endo l ' ul t i ma pa-
rol a a lui, che a sua volta la ri mi se al Gr an Consi gl i o. Il ri-
sul t at o fu il solito col po al cer chi o e l ' al t ro alla bot t e; un
compl et o r i maneggi ament o degli organi di ri gent i del part i -
to con la nomi na del duro Gi unt a a segret ari o politico, la
conf er ma del l ' aut ori t prefettizia nelle pr ovi nce, un t ot al e
atto di sottomissione del part i t o al suo Duce, l ' addol ci ment o
del l a c onda nna di Rocca i n una sospensi one di t r e mesi .
Ne mme no stavolta Mussolini si er a pr onunci at o fra revisio-
nisti e i nt ransi gent i , ma aveva i mpedi t o il trionfo degli uni
sugli altri per ch gli facevano comodo ent r ambi : gli uni per
di most r ar e l e sue i nt enzi oni distensive, gli altri per t enersi
151
in ma no la cart a del l a vi ol enza cont r o i recal ci t rant i . E i n-
t ant o ri sul t ava come l ' uni co vi ncent e di una par t i t a i n cui
tutti gli altri avevano per so.
Qual e tipo di part i t o e di Stato avesse in testa per dif-
ficile di re, e cr edi amo che abbia r agi one De Felice qua ndo
scrive che non ne aveva in testa nessuno. Come al solito, egli
navigava senza un pi ano preciso, affidandosi ai venti, e con-
t ando solo sul pr opr i o fi ut o per r est ar ne sul fi l o. Nul l a di-
most r a che i n quel mome nt o egli pensasse a un r egi me, e
basta veder e il modo in cui aveva scat enat o e chi uso quel l a
singolare battaglia del revi si oni smo, che gli er a servita solo
per r i dur r e al l ' obbedi enza il part i t o e r ender l o docile all' o-
perazi one cosmetica cui i nt endeva sot t oporl o per vi ncere l e
elezioni. Per il moment o, il suo t r aguar do era solo quest o.
Al resto, avrebbe pensat o dopo.
Anche le opposi zi oni non pensavano ad al t ro, e si pr epa-
ravano alla battaglia con tale pessi mi smo che molti pr opose-
ro di non combat t erl a ne mme no. L' idea part dai repubbl i -
cani. Dati i vant aggi che la nuova legge elettorale assicurava
alla lista governat i va, essi di ssero, e il ricatto della violenza
che i fascisti non avr ebber o mancat o di esercitare, la miglio-
re ar ma di difesa er a l' astensione: se quest a avesse super at o
il ci nquant a per cent o, per Mussolini sarebbe stata una di-
sfatta morale che lo avrebbe costretto alle dimissioni. Que-
sta t endenza a spost are la battaglia dal pi ano politico a quel-
lo moral e er a un pr el udi o dell' Aventino, e infatti t rov subi-
t o un ar dent e sost eni t ore i n Amendol a, che del l ' Avent i no
sarebbe stato di l a poco l ' ani ma e la coscienza.
In un pr i mo moment o quest a tesi fu sost enut a anche da
un giovane esponent e del part i t o socialista riformista di Tu-
rati: Gi acomo Mat t eot t i , deput at o di Rovi go, che i compa-
gni chi amavano Tempesta per i l suo t emper ament o bat t a-
gliero. Sebbene fi gl i o di ricchi pr opr i et ar i t erri eri , militava
nel par t i t o fin dal l ' adol escenza, e i fascisti non e r a no mai
riusciti ad aver ne r agi one ne mme no con l e aggressioni. Ma
fu a ppunt o quest o spi ri t o pugnace che subi t o dopo l o i n-
152
dusse a rifiutare la tesi astensionista. Molti socialisti, egli dis-
se a Tur at i , non chi edono di megl i o che di essere esent at i
dalla lotta, e l' astensione non farebbe che i ncoraggi are la lo-
r o vilt. Bi sognava non solo i mpegnar vi si , ma anche i na-
spr i r l a, i n modo da non l asci are scampo agl ' i ndeci si : o di
qua o di l. Ci f ur ono, fra i vari gr uppi , conciliaboli e di -
scussioni, anche rovent i . Ma alla fine l' idea del l ' ast ensi one
fu abbandonat a.
La Camer a fu sciolta il 25 gennai o (del ' 24), e le elezioni
i ndet t e per il 6 di apri l e. Ma subito fu chi aro che Mussolini
i nt endeva dar l oro i l carat t ere non di una battaglia fascista,
ma di un plebiscito pr o cont ro la politica fin l persegui t a.
E lo disse a un Consiglio nazi onal e del par t i t o r i uni t o il 28
gennai o a pal azzo Venezi a. Ni ent e nor mal i zzazi one, di -
chi ar, se con quest a parol a si voleva i nt ender e lo sbaracca-
ment o del fascismo e della sua Milizia, che rest avano intoc-
cabili. Ma ni ent e ne ppur e veteranismo e diciannovismo.
In par ol e povere: quali che ne fossero i meri t i , i fascisti del -
l a pr i ma or a non dovevano pr e t e nde r e al monopol i o dei
posti. A par t e gli esponent i della sinistra che noi segui t ere-
mo a combat t er e col vecchi o vi gore delle camicie nere, il
fascismo i nt endeva accogliere nelle sue file, al di fuori, al di
sopr a e cont r o i part i t i , tutti quegli uomi ni del popol ari smo,
del liberalismo e delle frazioni della democrazi a sociale che
sono disposti a darci la l oro attiva e disinteressata collabora-
zi one, r es t ando bene i nt eso che l a maggi or anza dev' essere
riservata al nost ro partito.
Era una chi ara i ndi cazi one di come egli avrebbe compo-
sto la sua lista di candi dat i , che infatti fu subito ribattezzata
il listone per il suo composi t o car at t er e di Legi one St ra-
ni era. Ri pr endendo l a tattica che gi aveva usat o per forma-
re i l suo pr i mo Mi ni st er o al l ' i ndomani del l a Marci a, egli
non volle t r at t ar e coi par t i t i . Tr at t coi singoli uomi ni
sbr ancando fra loro quelli che pi si di most ravano pr opensi
alla collaborazione.
Quest a mossa mise in crisi sia gli uomi ni che i partiti, spe-
153
ci al ment e quello liberale, che alla fine se la cav lasciando li-
beri i pr opr i iscritti di fare a testa l oro. Ci furono dr ammi di
coscienza e dr a mmi di ambi zi one. Ent r nel listone Salan-
dr a, ma p o n e n d o come condi zi one di por t ar si di et r o un
gr uppo di fedeli. Vi ent r , sia pur e con i mmensa perpl es-
sit, Or l ando. Vi ent r De Nicola. Ma non vi ent r Giolitti,
nonost ant e i pont i d' or o che Mussolini gli faceva.
Un pr e a nnunc i o di come si sar ebbe concl usa la lotta lo
det t e lo schi erament o in cui l' opposizione vi scese. Ment r e i
fascisti pr esent avano due sole liste, quella nazi onal e o listo-
ne e una lista bis limitata a quat t r o regi oni (Toscana, La-
zi o-Umbri a, Abruzzi e Puglie) nelle quali si sent i vano abba-
st anza forti da sfidare anche la concor r enza della pr i ma li-
sta, l ' opposi zi one ne pr esent ava ben vent uno, non essendo
ne mme no i r aggr uppament i pi similari riusciti a far blocco
t r a l or o. Perfi no l a massoner i a, nonos t ant e l ' ost raci smo
commi nat ol e da Mussolini, si divise: quella di piazza del Ge-
s col fascismo, quella di palazzo Giustiniani con l'antifasci-
smo.
Dur a nt e l a c a mpa gna el et t or al e, i l gover no fece ogni
sforzo per mant ener e l ' ordi ne. Gli conveniva per due moti-
vi: anzi t ut t o per accredi t are la mascher a di rispettabilit che
Mussolini voleva dargli e da cui di pendeva il voto moder a-
to; eppoi per evitare le astensioni, che sarebbero state certa-
ment e i nt er pr et at e come un tacito rifiuto del fascismo. Ma
ne mme no i suoi Prefetti ri usci rono a i mpedi r e le violenze.
Esse si eser ci t ar ono sopr at t ut t o cont r o i fascisti di ssi dent i ,
che facevano capo a Cesare Forni, Misuri, Padovani , Corgi-
ni e Sala. E si capisce per ch. Invisi sia ai fascisti che agli an-
tifascisti, essi non avevano n babbo n mamma, non pot e-
vano i nvocar e pr ot ezi one dai pr i mi , n sol i dari et dai se-
condi .
Ma non f ur ono l or o soli a far le spese del l ' est r emi smo
squadri st a, risvegliato dal clima r ovent e dei comizi e delle
pol emi che di st ampa. Un candi dat o massimalista fu ucciso a
Reggi o Emilia, Amendol a aggr edi t o e bast onat o a Roma.
154
Anche i popol ari subi r ono tali angher i e che, nonos t ant e
lo scarso cont o in cui li teneva, la Chiesa dovet t e depl or ar e
le violenze fasciste.
L' indisciplina del l e s quadr e r endeva furioso Mussol i ni ,
che tuttavia non osava combat t erl a a viso aper t o. Questa
l ' ul t i ma volta che si fanno le el ezi oni cos - disse a Cesar e
Rossi -. La pr ossi ma volta vot er i o per tutti, e forse non
i mmagi nava quant o fosse nel vero. Via via che il 6 apri l e si
avvicinava, di vent ava s empr e pi ner voso e pessi mi st a sui
risultati.
Alle ur ne andar ono i l 64 per cent o degli elettori che, per
l e medi e i t al i ane, er a una buona per cent ual e: ol t r e i l 5 i n
pi della pr ecedent e consul t azi one. Il pr i mo peri col o, quel-
lo del l ' ast ensi one in massa, era stato evitato. Poi venner o le
altre cifre. Su circa 7 milioni di voti validi, il listone e la lista
bis ne raccolsero 4 milioni e 650 mila, par i al 66 per cent o.
Pi t ardi si disse che c' erano stati dei brogl i e che per esem-
pi o la maggi or par t e dell' oltre mezzo mi l i one di voti annul -
lati er ano per f et t ament e validi e avevano solo il t ort o di es-
sere andat i all' opposizione. Ma Gobetti, uno degli antifasci-
sti pi i nt ransi gent i , ma anche pi onesti, cont est la cont e-
stazione: anche se dei brogli c' erano stati, disse, non aveva-
no al t erat o i l senso del pr onunci ament o popol ar e: sia pur e
pi per i demeri t i degli avversari che per i meri t i suoi, il fa-
scismo aveva vi nt o: per sovvert i re quest a real t , bi sognava
anzi t ut t o riconoscerla.
La nuova Camer a si apr il 24 maggi o, festa nazi onal e per -
ch era la ri correnza dell' ingresso dell' Italia in guer r a, e nel
discorso con cui, come al solito, i naugur ava la legislatura, il
Re sal ut i deput at i come la gener azi one del l a vi t t ori a.
Quelli fascisti, in camicia ner a, esul t avano consi der ando de-
finitivo e i rreversi bi l e il l oro t ri onfo. E infatti dal punt o di
vista numer i co, la l oro maggi or anza era schiacciante.
Fra l i st one e lista bis avevano conqui st at o 374 seggi, la-
sci andone poco pi di cent o a un' opposi zi one demoral i zza-
155
ta e divisa. I socialisti, ri spet t o alla l egi sl at ura pr ecedent e,
er ano calati da 123 a 46, i popol ari da 108 a 39, e la galassia
dei gr uppi democrat i ci da 124 si era ri dot t a a 30. Solo i co-
muni st i - fatto significativo - avevano guadagnat o passando
da 15 a 19.
Tut t i avevano di chi arat o che il fatto di essere riusciti a so-
pr avvi ver e mal gr ado l e condi zi oni di svant aggi o i n cui l i
aveva messi la nuova l egge el et t oral e e le i nt i mi dazi oni di
cui er ano stati fatti segno dur ant e la campagna, di most rava
che il fascismo aveva vi nt o solo una battaglia e che la guer r a
comi nci ava ora. Ma i n r eal t quest a gue r r a non sapevano
come farla, e non ri usci vano a t r ovar e fra l oro un accor do
per una strategia comune.
Tut t o quest o per non ubri acava Mussolini che, col suo
solito realismo, vedeva anche il rovescio della medagl i a. L'a-
nalisi dei risultati di most r ava che l a vittoria er a me no bril-
l ant e di quant o ri sul t asse sul pi ano ar i t met i co. A r ender l a
schiacciante era stato il sot t oprol et ari at o del Sud, che aveva
come al solito votato, secondo la vecchia logica delle clien-
tele, non per una scelta ideologica, ma per i l part i t o di go-
ver no: pr ont o a cambi ar e, se quest o par t i t o doma ni fosse
cambi at o. I ceti operai del Nor d il fascismo lo avevano rifiu-
t at o me t t e ndone i n mi nor anza i l l i st one. Era quest o che
pr eoccupava Mussolini, ed di qui che bi sogna par t i r e per
compr ender e quant o avvenne subito dopo.
Come dice De Felice, la manovr a di Mussolini era perfet-
t ament e riuscita sul cent r o e sulla dest r a, dove non er a ri-
mast o, a fargli opposi zi one, che qual che not abi l e a t i t ol o
per s onal e come Giolitti. Da quest a par t e, non aveva pi
ni ent e da t emer e. L' opposizione gli veniva t ut t a da sinistra,
ed era pr opr i o quest o che l o preoccupava. Come forza, non
er a gr anch. Divisi or mai i n due part i t i - quel l o riformista
di Tur at i (PSU), e quel l o massi mal i st a di Serrat i (PSI) - i so-
cialisti, anche sommat i ai comuni st i , non r appr es ent avano
pi che un milione di voti rispetto ai quasi due che avevano
assommat o fin allora. Ma er ano i deposi t ari dell' etichetta di
156
sinistra cui Mussol i ni non aveva mai cessato di anel ar e,
anche a costo di met t ersi cont ro il pr opr i o part i t o. Non vo-
leva passare per un uomo di dest ra, o delle dest re. Ed ecco
per ch, subito dopo la vittoria, si affrett a l anci are qual che
sonda verso gli sconfitti.
Qui si ent r a in un capitolo mol t o discusso, e che far an-
cora mol t o di scut ere per l' impossibilit di dar e concret ezza
di pr ova a quelle che sono soltanto delle ipotesi. Ch' egl i in-
t endesse svuot are i socialisti at t i r andone le t r uppe nei pr o-
pri r anghi , anal ogament e a quant o aveva fatto con liberali,
conservat ori e nazionalisti, non c' dubbi o. E non c' dub-
bio ne mme no che il suo bersagl i o preferi t o fosse la Confe-
der azi one Gener al e del Lavoro. Ci s' era pr ovat o col patto
di pacificazione. Ci s' era provat o subito dopo la Marci a su
Roma. Ed abbast anza di most rat o che stava per ri provarci -
si al l ' i ndomani della vittoria elettorale del 6 apri l e.
Lasci amo stare le t est i moni anze di Carl o Silvestri che, es-
sendo stato o essendosi s empr e consi der at o l ' i spi rat ore di
quest a manovr a, l' ha pr obabi l ment e mol t o r omanzat a. Egli
dice di aver avut o i n visione di r et t ament e da Mussolini, al
t empo di Sal, i document i che di most ravano il suo t ent at i -
vo di t r ovar e un accor do non solo con l a Conf eder azi one
Gener al e del Lavor o, ma anche coi socialisti t ur at i ani del
PSU. Ma quest i document i , che facevano par t e dei fascicoli
r i guar dant i il delitto Matteotti, si per ser o nella fuga di Mus-
solini verso la mor t e a Dongo. Tuttavia qualcosa di vero nel-
l e affermazi oni di Silvestri c' , per ch l o r i conobbe anche
Cesare Rossi in un articolo scritto dopo la Li berazi one.
Pi convi ncent i sono al t re due t est i moni anze. Una di
Gi unt a che, de pone ndo sul processo Mat t eot t i dopo l a ca-
dut a del fascismo, di chi ar: Mussolini non ebbe il coraggi o
di por t ar e i socialisti al gover no nel ' 22, ma li avrebbe por -
tati alla fine di gi ugno del ' 24, e precis anche i nomi di co-
l oro che i nt endeva invitarvi: D' Aragona o Casalini ai Lavori
Pubblici, e Ti t o Zani boni - un socialista t urat i ano pl uri deco-
rat o di guer r a - come sot t osegret ari o alla Presi denza. L'al-
157
t ra di Umber t o I I , che dice di aver avut o da suo padr e l a
conferma di quest e i nt enzi oni di Mussolini.
A t ut t o quest o possi amo cr eder e senz' al t r o, anche per -
ch quest e i nt enzi oni Mussolini l e aveva covate sempr e. In
quali tentativi si siano concret at e, non si sa. Si sa per che i
socialisti qualcosa si aspet t avano, e che fra l oro c' erano an-
che dei possibilisti che si most r avano pr opensi a pr ender -
li in consi derazi one. Lo dice Tur at i nelle sue l et t ere alla Ku-
liscioff: Troppi nost ri sono st anchi di st are di cont i nuo coi
pugni tesi e non doma nda no di megl i o che un po' di deferi-
te, come i soldati della nost r a gue r r a che s' i nvi avano delle
bottiglie di vi no dalle nost r e t ri ncee alla t ri ncea oppost a, e
vi ceversa. I o vado f acendo l a pr opa ga nda del r est ar e i m-
mobili nel nost r o t r i ncer ament o. Qua ndo vedo Gonzal es a
braccet t o con Terzaghi o sent o Modi gl i ani scherzare coi va-
ri Ci ano e Finzi e Cor bi no nel banco dei mi ni st ri mi sent o
veni r male.
Il bi sogno di detente lo avvertivano infatti anche molti fa-
scisti. E fu in quest o clima che prese avvo la seconda onda-
ta revisionista. La sollev il solito i ndomi t o Rocca, spalleg-
gi at o - ma pi caut ament e - da Bot t ai , e subi t o vi ol ent e-
ment e bersagliato da Farinacci. Mussolini fu seccatissimo di
quest a polemica. Or di n a Rocca di smet t erl a, ma Rocca ri-
spose con una infuocata repl i ca a Farinacci: Ed or a chi edi
la mi a espul si one. Ed io r accat t er la bolla di espul si one e
me l ' appender al pet t o come l a medagl i a commemor at i va
di una vittoria, come la consacrazi one definitiva del mi o co-
r aggi o e del l a mi a fede. Fu la fine di quel l ' er et i co un po'
esibizionista e chisciottesco, ma i mpavi do e gener oso. Scac-
ciato dal part i t o, dopo il delitto Matteotti and a fare il fuo-
ruscito in Francia, dove visse una vita gr ama, inviso sia ai fa-
scisti che agli antifascisti.
Pu sembr ar e st r ano che Mussolini castigasse cos seve-
r a me nt e l ' uomo che, p r o p u g n a n d o l a di st ensi one cont r o
l ' est remi smo, favoriva in fondo il suo di segno di accordo coi
socialisti. Ma quest o accordo, per negozi arl o da una posizio-
1 5 8
ne di forza, egli voleva farlo a nome di t ut t o il fascismo, e
non con l' aria di esservi trascinato da una sola frazione.
Ma anche fra i socialisti le resistenze alla di st ensi one era-
no forti, e a i ncar nar ne lo spirito era Matteotti. Rispetto al-
la di t t at ur a fascista - aveva scritto a Tur at i - necessar i o
p r e n d e r e un at t eggi ament o di verso da quel l o t enut o sin
qui ; la nost r a resi st enza al r egi me del l ' arbi t ri o deve essere
pi attiva; non ceder e su nessun punt o; non abbandonar e
nessuna posi zi one senza l e pi recise, l e pi al t e pr ot est e.
Nessuno pu lusingarsi che i l fascismo domi nant e deponga
le ar mi e restituisca la libert al popol o italiano; t ut t o ci che
esso ot t i ene lo sospi nge a nuovi arbitrii, a nuovi soprusi . E
la sua essenza, la sua ori gi ne, la sua unica forza; ed il tem-
per ament o stesso che lo dirige. Perci un part i t o di classe e
di net t a opposi zi one non pu raccogl i ere che quelli i qual i
siano decisi a una resistenza senza limiti, con disciplina fer-
ma, t ut t a di ret t a ad un fine. Ed chi ara l' allusione ai com-
pagni che vacillavano e si most ravano disposti alla resa.
Il 30 maggi o Matteotti pr ese l a parol a dal suo banco di de-
put at o. Il suo discorso, che avrebbe pot ut o esauri rsi i n me-
no di un' or a, ne dur quat t r o per ch cont i nuament e i nt er-
r ot t o dai fischi e dagl i url i dei fascisti. Pr esi dent e dell' As-
sembl ea er a Enr i co De Ni col a, che i nvano scampanel l ava
per r i por t ar e la calma. I fascisti, quando non url avano, pic-
chi avano r i t mi cament e i pugni sul banco per copr i r e la voce
del l ' or at or e che, i mper t er r i t o, diceva dei ri sul t at i elettorali
del 6 apr i l e: Cont r o l a l or o conval i da, noi pr es ent i amo
quest a pur a e semplice eccezione: che la lista di maggi or an-
za governat i va, l a qual e nomi nal ment e ha ot t enut o una vo-
tazione di quat t r o milioni e t ant i voti, cotesta non li ha otte-
nut i di fatto e l i berament e.
Scoppi il putiferio. Matteotti aspet t che si placasse, poi
cominci ad elencare le prove del clima di violenza che aveva
falsato il verdet t o popol ar e. Ad ogni t empest a di fischi e mi-
nacce, Mat t eot t i r i spondeva: Io espongo fatti che non do-
159
vrebbero provocare r umor e. I fatti o sono veri, o li di most ra-
te falsi. Voi svalorizzate il Parlamento url una voce. E al-
lora sciogliete il Parlamento. Farinacci esplose: Va' a finire
che faremo sul serio quello che non abbi amo fatto! Fareste
il vostro mestiere ribatt Matteotti, e ricominci a mot i vare
le sue denunce nel solito frast uono. Onorevol i colleghi, io
depl or o quello che accade... ripeteva De Nicola, e rivolgen-
dosi a Matteotti, lo sollecit: Concluda, onorevol e Matteotti.
Non provochi incidenti. Matteotti s' infuri: Ma che mani e-
ra quest a! Lei deve t ut el are il mi o di ri t t o di parl are. S,
ma ho anche quel l o di r accomandar l e l a pr udenza ri bat t
De Nicola, come pr esago di quant o sarebbe accadut o. Io
chiedo di parl are non pr udent ement e n i mpr udent ement e,
ma par l ament ar ment e ribatt Matteotti, e ri prese la sua re-
quisitoria intesa a chi edere l' invalidazione delle elezioni del 6
aprile. Quando ebbe finito, nel solito ur agano di gri da e mi-
nacce, disse, rivolto ai suoi vicini di banco: Ho det t o quel che
dovevo di re, ora sta a voi pr epar ar e la mia orazione funebre.
Qui si pone l a doma nda per ch mai Matteotti avesse pr o-
nunci at o un discorso cos scoper t ament e provocat ori o. Co-
me dice De Felice, non pensabi l e ch' egli sperasse di ot t e-
ner e da quella Camer a i l ri conosci ment o della pr opr i a inva-
lidit. Evi dent ement e, egli si pr oponeva di spezzare sul na-
scere, anche a rischio della pr opr i a vita, le t endenze affiora-
te nel pr opr i o part i t o a qual che compr omesso col fascismo,
r i cr eando un' at mosf er a da scont ro front al e. E cos dovet t e
i nt ender l a anche Mussolini.
Mut o e i mmobi l e, egli aveva segui t o il di scorso di Mat-
teotti senza mai i nt er r omper l o, e anzi dando segno di fasti-
dio per il chiasso che facevano i suoi. Ma il volto pallido e ti-
rat o denunci ava il suo furore. Qua ndo l' avversario ebbe fi-
ni t o, si alz di scat t o, at t r aver s l ' aul a a passi conci t at i , e
r i ent r a palazzo Chigi. Nel l ' ant i camera del suo ufficio s'im-
bat t in Marinelli, e lo invest: Che fa la Ceka? . . . Che fa Du-
mi ni ? ...Se non foste dei vigliacchi, nes s uno avr ebbe mai
osato pr onunci ar e un simile discorso!
160
Quest i scoppi di collera er ano in lui frequentissimi, ma si
esauri vano in se stessi, come ri conobbe lo stesso Cesare Ros-
si nella sua t est i moni anza di accusa cont r o di lui. E t ut t o la-
scia cr eder e che anche quella volta fu cos. Mussolini sapeva
beni ssi mo che quella famigerata Ceka era soltanto una squa-
dracela di avanzi di galera, di cui ci si pot eva servire per bas-
si servizi di bast onat ur e, speci al ment e cont ro i dissidenti del
fascismo come Cesar e Forni , che da l or o er a st at o r i dot t o
quasi i n fi n di vita, ma non per oper azi oni di alta cri mi na-
lit come quel caso avrebbe richiesto.
Comunque, quando il 7 gi ugno si ri present alla Camer a
per pr onunci ar e il suo discorso, Mussolini di ede l' impressio-
ne di aver compl et ament e di ment i cat o l ' epi sodi o. Tut t i si
aspet t avano da lui, come replica a quello di Matteotti, un di-
scorso aggressi vo e mi nacci oso, e i nvece egli ne pr onunci
uno es t r emament e moder at o e pi eno, come oggi si dice, di
aperture, che fra l' altro cont eneva quest o passaggio:
Da vent i mesi a quest a par t e non c' nul l a di nuovo nel-
la politica italiana da par t e del l ' opposi zi one. Se r i t or no col
mi o pensi er o a t ut t o quel l o che avvenut o, vedo che t ut t e
le opposi zi oni si sono fissate nei soliti at t eggi ament i . Non ho
visto che un at t eggi ament o pi riservato da par t e della Con-
federazi one Gener al e del Lavoro, e mi par so un cert o mo-
ment o che f on. Modigliani, con l' acutezza che un suo r e-
quisito direi quasi congeni t o, i n una serie di pol emi che che
pot r ebber o chi amarsi crepuscol ari per ch non sono venut e
a risultati concreti, ha cercato di disimbottigliare, di disinca-
gliare quella par t e ancor a possibile di socialismo da posizio-
ne apri ori st i che, e qui ndi negative. Ne ri parl eremo.
Forse non er a un' offert a, ma non er a cer t ament e una
r ot t ur a. Comunque , non er a l ' at t eggi ament o di uno che si
di sponesse a dar e un segui t o alle mi nacci ose par ol e pr o-
nunzi at e all' indirizzo di Matteotti. Pur t r oppo, quest e parol e
er ano state pr onunci at e davant i a Mari nel l i , il pi zel ant e,
ottuso e cinico col l aborat ore di Mussolini.
CAPI TOLO SETTI MO
IL CADAVERE TRA I PIEDI
Il 10 gi ugno era un sabato, e faceva un gran caldo. Matteot-
ti, che abitava nei pressi di quello che oggi il Ministero del-
la Mari na, usc di casa verso le quat t ro, e prese il Lungot eve-
re per avviarsi verso Mont eci t ori o. Non si avvide, o forse si
avvide t r oppo t ardi , di un' aut omobi l e in sosta sotto i platani.
Quel l ' aut omobi l e era l ferma da t ant o t empo che il por -
tinaio di una casa l nei pressi, insospettito, ne aveva not at o
il nume r o. A bor do c' er ano ci nque uomi ni : Dumi ni , Volpi,
Viola, Pover omo, Malacria. Er ano essi la famosa Ceka a cui
aveva alluso Mussolini.
Qua ndo Mat t eot t i gi unse alla l oro altezza, gli bal zar ono
addosso. Matteotti si difese come pot , e seguit a dibattersi
anche quando lo ebber o ficcato a forza nella macchi na, che
part a t ut t a velocit verso Pont e Milvio. Riusc anche a get-
t are dal fi nest ri no l a sua tessera di deput at o nella speranza
di at t i r ar e l ' at t enzi one dei passant i . Sembr a che a un cert o
mome nt o egli tirasse un calcio cos vi ol ent o nei testicoli di
Viola che quest i accecat o dal l ' i ra, gli vi br una pugnal at a
reci dendogl i la carot i de.
Col mor t o i n ma no, i ci nque per s er o l a t est a. Dumi ni ,
ch' er a al vol ant e, si mi se a gi r ovagar e senza bussol a per le
st radet t e di campagna. Solo sul far della sera si ferm in un
boschet t o - il boschet t o del l a Quar t ar el l a -, e l deci se di
seppellire il cadavere. Non avendone gli attrezzi, scavarono
col crickett una fossa pr of onda meno di mezzo met r o, ci fic-
car ono a forza il mor t o pi egat o in due, r i ent r ar ono a Roma,
e nel l a not t e Dumi ni si pr es ent a Mari nel l i per riferirgli
l ' accadut o.
162
Qui , i l fi l o dei fatti si pe r de i n un grovi gl i o di t est i mo-
ni anze cont r addi t t or i e. Non s appi amo come Mari nel l i ac-
colse la notizia, non sappi amo come la r i por t a Mussolini,
non sappi amo come questi reag . C' chi dice che Marinelli
usc dal colloquio pi angendo come un bambi no dur ament e
castigato. Ma non sono che voci. I fiumi d' i nchi ost ro che so-
no corsi su quest o epi sodi o e le ri sul t anze dei due processi
di cui fu ogget t o - sia di quello, poco attendibile, che si svol-
se subito dopo, in r egi me fascista; sia di quello che si svolse
nel ' 47 - non sono bastati a ri cost rui re con esattezza la mec-
canica degli avveni ment i .
Tor ni amo a quelli accertati. La notizia della scomparsa di
Mat t eot t i fu dat a nat ur al ment e la not t e stessa ai suoi amici
dal l a mogl i e s goment a. Sulla s t ampa t r apel solo i l 12,
qua ndo gi l a Ca me r a t umul t uant e chi amava Mussol i ni a
fornire spiegazioni. L' uomo, che port ava sul volto i segni di
una not t e i nsonne, di chi ar di essere all' oscuro di t ut t o e di
aver e gi i mpar t i t o ri gorosi or di ni di ri cerca alla polizia,
compr esa quel l a di front i era. Sapeva i nvece t ut t o, me no i l
bosco i n cui er a sepol t o i l cadavere per ch quest o non ri u-
scivano pi a ubicarlo ne mme no gli aut or i del delitto; e ac-
cennava alla front i era per dar credi t o a una voce che dava
Mat t eot t i per espat r i at o cl andes t i nament e. L' opposi zi one
accolse le sue par ol e con gr i da e t umul t i , e il deput at o r e-
pubbl i cano Chiesa lo accus di voler copr i r e le responsabi -
lit dei criminali, ri conoscendosene in tal modo complice.
Probabi l ment e, in quel moment o, egli sperava di abbuia-
re la vi cenda. Ma il port i nai o che aveva not at o il nume r o di
t arga del l ' aut omobi l e lo segnal alla polizia che fece pr est o
a identificare il pr opr i et ar i o della macchi na: era Filippelli, il
di ret t ore del Corriere italiano, il qual e l' aveva prest at a a Du-
mi ni . La notizia era gi sui gi ornal i . E a quest o punt o non
era pi possibile fermare le i ndagi ni .
La not t e si r i un il Gr an Consiglio, al t er mi ne del qual e
fu emesso un laconico comuni cat o in cui si diceva ch' era sta-
ta presa in esame la situazione politica general e. Nat ural -
163
ment e si er a discusso invece del delitto, e qui er ano esplosi
tutti i contrasti, ideologici e personal i , che covavano in seno
al vertice fascista. Il pret est o er a t r oppo buono per far ca-
der e al cune teste, e Mussolini si accorse che le pi bersaglia-
t e er ano quelle di Marinelli, che godeva della general e anti-
patia, di Finzi per le illecite speculazioni che gli veni vano at-
t ri bui t e anche dal l ' opposi zi one, e sopr at t ut t o di Rossi per
l ' ascendent e che tutti gli accredi t avano su di lui. Forse non
fu det t o espl i ci t ament e. Ma i capri espi at ori er ano gi desi-
gnati.
Quasi nelle stesse or e si ri uni vano i capi della opposizio-
ne che, su sollecitazione di Amendol a e di Turat i , deci sero
di di ser t ar e l e sedut e della Camer a fin qua ndo i l gover no
non avesse chiarito l e pr opr i e responsabilit. Non era anco-
ra quello che poi si chi am l' Aventino, cio il definitivo ri-
tiro degli opposi t ori come gesto di condanna mor al e del r e-
gi me. Ma vi prel udeva.
Fu dunque a un' aul a popol at a sol t ant o di deput at i della
sua maggi oranza, anche se quest a era pr of ondament e scos-
sa e divisa, che Mussolini si r i pr esent l ' i ndomani , 13, pi
r i nf r ancat o, e con un pi ano di difesa or mai stabilito. Non
c' era pi dubbi o, disse, che si trattasse di delitto. Ma i colpe-
voli er ano gi stati identificati, e due di essi (Dumi ni e Puta-
to) arrest at i : il che di most rava che la Giustizia seguiva il suo
corso e lo avr ebbe segui t o fino al compl et o accer t ament o
delle responsabi l i t , qual i che fossero. Se c' qual cuno in
quest ' aul a - aggi unse - che abbia di ri t t o pi di tutti di esse-
re addol or at o e, aggi unger ei , esasper at o, sono io. Solo un
mi o nemi co, che da l unghe not t i avesse pensat o a qual che
cosa di diabolico, pot eva effettuare quest o delitto, che oggi
ci per cuot e di or r or e e ci st r appa gri da d' i ndi gnazi one. Do-
podi ch, con un colpo a sorpresa cer t ament e concert at o con
lui, il Pr esi dent e Rocco aggi or n i lavori della Camer a sine
die, t ogl i endo cos ai nemici del r egi me il pi aut orevol e po-
dio da cui par l ar e.
Fu al l ora che Tur at i si accorse del l ' er r or e commesso.
164
Non ti dico - scrisse alla Kuliscioff - come sono pent i t o del
nos t r o gest o. A noi par ve necessari o. Ma i l Mi ni st er o, pi
furbo di noi , ne profi t t subi t o per l i berarsi del l a Camer a
per sette mesi. E la Camer a voleva di re la sola t r i buna possi-
bile, la sola trincea, il solo controllo. E solo curioso che, pur
essendosene r eso cos bene cont o, Tur at i fu poi t r a quel l i
che pi i nsi st et t ero per dar e al ri t i ro un car at t er e per ma-
nent e e definitivo.
Li berat o dalla Camer a, Mussol i ni non l o er a pe r dalla
st ampa che, t ut t or a l i bera, non gli dava t r egua. I gi or nal i
avevano r addoppi at o le l oro t i r at ur e, e si facevano concor-
renza in sensazionalismo con titoli a t ut t a pagi na. L' impres-
sione general e era che il r egi me fosse agli sgoccioli, molti fa-
scisti get t avano via ost ent at ament e il distintivo, e i capi del -
l ' opposi zi one vi dero rifiorire i nt or no a l oro mol t e amicizie
che cr edevano or mai appassi t e. D' Annunzi o er a uscito dal
suo silenzio per dar e un' i nt ervi st a i n cui parl ava di fetida
rui na. Circolava la voce di i mmi nent i dimissioni di Musso-
lini, e Sforza addi r i t t ur a pr opone va ai suoi ami ci di non
aspet t are i carabi ni eri e di andar loro a palazzo Chigi ad ar-
rest are l' inquilino.
Quest i sembrava di st rut t o. La sua ant i camera era vuot a.
E l' usciere Qui nt o Navar r a ha r accont at o nelle sue memo-
rie che un gi or no, non s ent endo pi veni r e al cun r u mo r e
dalla stanza del Duce, ne aveva socchiuso la por t a e lo aveva
visto, in ginocchio su una pol t r ona, che bat t eva la testa con-
t ro il mur o.
La pol emi ca sui gi or nal i si faceva s e mpr e pi r ovent e.
Quelli fascisti sost enevano la tesi del cadavere gettato t ra i
pi edi di Mussolini dai suoi nemici fuorusciti e massoni con
la conni venza di alcuni t radi t ori fascisti, e l' allusione era di-
ret t a sopr at t ut t o a Cesare Rossi. La st ampa antifascista so-
st eneva invece che Mat t eot t i era stato soppresso per i mpe-
dirgli di fare le rivelazioni che aveva in serbo sugli affari
che fiorivano al l ' ombra del r egi me, e di cui aveva gi conse-
gnat o la document azi one a Turat i .
165
La pr i ma ipotesi cadde subito per mancanza di el ement i
su cui fondarl a. Nella seconda forse qualcosa di vero c' era.
Mat t eot t i , che di fi nanze s' i nt endeva, sapeva mol t e cose su
cer t e concessi oni di r i cer che pet r ol i f er e alla Sinclair Com-
pany e altri casi di specul azi one: vi aveva accennat o anche in
un articolo su un peri odi co inglese. Ma non si t rat t ava di co-
se da met t er e in crisi il gover no, e lo di mos t r a il fatto che
Tur at i non pr odusse mai i document i di cui avrebbe avut o
la copia.
Una terza ipotesi, che dopo l a Li berazi one fu r i pr esa da
Carl o Silvestri, e che fornisce ar goment i a quella del cada-
vere get t at o fra i pi edi di Mussolini, che Matteotti venne
soppresso dai falchi del fascismo per creare un caso che
i mpedi sse l' accordo con la Confederazi one Gener al e del La-
voro, a cui Mussolini non aveva smesso di pensar e.
Di t ut t e quest e conget t ur e, poco o nul l a r i mane. Or amai
quasi t ut t i gli storici cons ent ono su una genesi del del i t t o
mol t o pi semplice, al meno come meccani ca di svol gi men-
t o: quel l a forni t a da Cesare Rossi nel suo Memori al e. In
Mussolini, disse Rossi, un fondo di criminalit c' era: lo rico-
nosceva anche suo fratello Ar nal do. Ed era stato quest o fon-
do a ispirargli, dopo la requi si t ori a di Mat t eot t i alla Came-
ra, la famosa e fatale invocazione alla Ceka. Quel l a frase ba-
sta ad at t ri bui re a Mussolini la responsabilit mor al e del de-
litto. Ma non si era t r adot t a i n un esplicito mandat o. Musso-
lini er a un politico t r oppo accort o per non capi re l e conse-
guenze di un simile assassinio, e che ne venisse colto di con-
t r opi ede lo di most ra lo stesso smar r i ment o con cui vi reag.
A t r adur r e il suo scoppio di furore in un or di ne di casti-
go fu Mari nel l i , e il gest o somiglia d' al t r onde al per sonag-
gio: un Hi mml er i n sedi cesi mo, ot t uso bur ocr at e della vio-
lenza e carrierista ambizioso, assol ut ament e pri vo di qualit
sia politiche che umane. La Ceka era sua, la consi derava una
specie di milizia personal e, e solo da lui di pendeva. La sera
del Gr an Consiglio egli aveva det t o a Rossi e a Finzi che l' or-
di ne di met t er l a i n mot o gli er a venut o da Mussol i ni . Ma
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Rossi non ci aveva cr edut o, e i fatti gli hanno dat o ragi one.
Vent ' anni dopo, condannat o a mor t e dal Tri bunal e di Vero-
na i nsi eme agli altri traditori del 25 luglio, Marinelli con-
fid a Pareschi e a Cianetti, suoi compagni di pr i gi one, che
l ' ordi ne l' aveva dat o lui, convi nt o di esaudi r e i desi deri del
Duce. Rest a solo da saper e se l ' or di ne fu di ucci der e Mat-
teotti, o di dargli una lezione com' er a nello stile squadr i -
sta. Nat ur al ment e gli esecut ori sost ennero sempr e che ucci-
der e non vol evano, e che l a vittima gli mor i n ma no. Alla
loro parol a nat ur al ment e non si pu cr eder e. Ma i l modo i n
cui si svolsero le cose di most ra ch' essi avevano agito da per -
sone at t er r i t e dal l oro pr opr i o misfatto e che non avevano
nul l a predi spost o ne mme no per occultare i l cadavere.
Ma il cadavere c' era, e con esso or mai Mussolini doveva
fare i cont i . Il 14 gi ugno i Mi ni st ri moderat i del suo go-
ver no - Gentile, Federzoni , Oviglio e De Stefani - gli met t e-
vano a disposizione i loro portafogli per dargli modo - scris-
sero nella l oro l et t era di di mi ssi oni - di f or mar e un nuovo
Mi ni st ero che favorisse la conciliazione nazionale. Musso-
lini i gnor la lettera, ma compr ese che qual che soddisfazio-
ne doveva dar l a, e si deci se al sacrificio di due dei capr i
espi at ori gi desi gnat i : Rossi e Finzi. Chi edendo le l oro di-
missioni, ad ent r ambi disse che si t rat t ava di una necessit
tattica del moment o. Essi accet t ar ono di dar l e, ma subi t o
dopo si accorsero di essere sotto sorvegl i anza della polizia.
Nascosto in casa di un amico, Rossi mand a Mussolini una
lettera ricattatoria in cui lo minacciava di ri vel are i ret rosce-
na di t ut t e le violenze, nelle quali lo stesso Mussolini er a im-
plicato come mandant e. Anche Finzi si mise a s t ender e un
memor i al e, di cui di ede l et t ur a anche ad al cuni esponent i
del l ' opposi zi one. Ma Mussol i ni riusc a pl acar l o i n un se-
condo colloquio. La terza vittima fu De Bono, l i qui dat o co-
me capo del l a polizia per scarsa efficienza e sost i t ui t o con
un funzi onari o di car r i er a che desse i l senso della norma-
lizzazione. Infine venne arrest at o Marinelli per i suoi rico-
nosciuti r appor t i con la Ceka.
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La posizione di Mussolini r i maneva precari a. Ma egli ca-
piva che i pericoli non gli veni vano dal l ' opposi zi one, specie
or a che si er a ritirata defi ni t i vament e sull' Aventino, e nem-
me no dalla piazza che, t ut t o sommat o, er a r i mast a qui et a:
gli stessi comuni st i ri conoscevano che a un mot o rivoluzio-
nar i o non c' era ne mme no da pensar e. I quat t r o qui nt i de-
gl ' i t al i ani er ano i n quel mome nt o schi erat i cont r o i l fasci-
smo. Ma aspet t avano che qual cuno veni sse a l i berarl i . E
quest o qual cuno non pot eva essere che il Re.
Nel moment o in cui er a scoppi at o l'affare Matteotti, il Re
er a in viaggio in Spagna e in Inghi l t erra. Ri ent r il 16, e fu
cer t ament e con t r epi dazi one che l ' i ndomani Mussol i ni si
rec al Qui ri nal e. Sapeva beni ssi mo che, se il Re si fosse dis-
sociato da lui, era finita. E lo sapevano anche i suoi avversa-
ri, che infatti i ncont r o al Re avevano mandat o il Cont e Cam-
pello. Quest i sal sul t r eno real e a Li vorno, e per il rest o del
viaggio fino alla Capitale fece al Re il quadr o pi ner o della
si t uazi one. Il Re, come al solito, ascolt. E, come al solito,
t acque. Forse per ch non aveva ancor a deci so l ' at t eggi a-
ment o da pr ender e. O forse per ch lo aveva gi deciso.
Non di ver sament e dovet t e compor t ar si l ' i ndomani con
Mussol i ni , qua ndo quest i a nd a riferirgli. Si va per i ndu-
zioni per ch del col l oqui o manca un r esocont o. Mussol i ni
non c' era andat o a mani vuot e. Nella cartella por t ava il de-
cret o di nomi na di Federzoni a Ministro del l ' I nt er no, scelta
cer t ament e gradi t a al Re e che r appr esent ava una garanzi a
di di st ensi one. Il Re fi rm i l decr et o, non pr ese i mpegni ,
ma non di ede ne mme no segno di voler pr ender e iniziative.
Come poi ha det t o suo fi gl i o, si er a gi f or mat o l a convi n-
zione che Mussolini fosse del t ut t o est raneo al delitto.
Abbastanza rassi curat o sulle i nt enzi oni del Re, Mussolini
si pr es ent in Senat o il 24 per quel l a che, come scrisse nei
suoi a ppunt i , egli consi der ava una bat t agl i a peri col osa.
Qui gli opposi t ori non er ano andat i sull' Aventino. Er ano i n
aul a, e par l ar ono per bocca di Al bert i ni , Sforza e Abbi at e.
Mussolini fu pacat o e rassi curant e. Disse che le i ndagi ni sul
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delitto sarebbero cont i nuat e fino al l ' accert ament o di t ut t e le
responsabilit alte o basse che fossero, che la Giustizia sa-
r ebbe stata inflessibile nel castigo e che l' obbiettivo del go-
ver no rest ava quel l o di s empr e: la nor mal i t politica e la
pacificazione nazionale.
Ment r e il dibattito era t ut t or a in corso l'Osservatore Roma-
no fece udi r e la parol a della Chiesa: era assur do pr et ender e
che il fascismo si suicidasse e sparisse. E non meno assurdo
er a pens ar e che quest o pot esse avveni r e senza pr ovocar e
nel Paese spaccat ure e dilacerazioni. Non si apr i r ebbe for-
se il solito salto nel buio? - concl udeva il gi ornal e -. Quest e
i nqui et ant i doma nde sono nella ment e e sul l abbro dei pi.
Fu quest a paur a del salto nel buio che alla fine preval -
se nel l ' aul a e ne det er mi n il vot o: 225 favorevoli, 21 con-
t rari e 6 ast enut i . Voto i mpor t ant i ssi mo - scrisse Mussolini
nei suoi appunt i -, oserei di re decisivo. Il Senat o i n un' or a
difficile, nel pi eno della t empest a politica e mor al e, si schie-
rava quasi una ni me col Gover no. Ci serviva da indicazio-
ne alla Corona. Era vero. Ma quel voto non er a affatto fa-
scista, come poi fu cons i der at o. Le r agi oni di esso e r a no
spi egat e i n un' i nt er vi st a di Benedet t o Cr oce che er a stato
t ra i favorevoli: ed er ano l e ragi oni di un moder at i smo che
t ut t or a vedeva i n Mussol i ni un r es t aur at or e del l ' or di ne e
pensava, sost enendol o, di sot t rarl o alle spi nt e eversive del-
l ' est remi smo fascista - al qual e faceva risalire il delitto -, fa-
cendo di lui l o s t r ument o di una r est aur azi one liberal-con-
servatrice.
Non si t rat t ava di farnet i cazi oni per ch, come i fatti di-
mos t r ar ono, l o stesso Mussol i ni voleva mar ci ar e su quest a
st r ada. For t e del successo r i por t at o in Senat o, il 1 l ugl i o
pr ocedet t e a un ri mpast o del gover no, da cui usci rono Gen-
tile, Carnazza e Cor bi no per fare post o a Casati, Sarrocchi ,
Nava e Lanza di Scalea. Er ano quat t r o nomi rassi curant i : i
pr i mi due liberali sal andr i ni , Nava un ex- popol ar e l egat o
da stretta amicizia al Papa, Lanza un nazionalista graditissi-
mo al Re. E fra i nuovi sot t osegret ari figurava, agl ' I nt er ni ,
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Di no Gr andi , fascista con t ut t i i crismi, ma anche garanzi a
di moder azi one.
Forse su quest a st rada normal i zzat ri ce Mussolini avrebbe
mar ci at o a un passo ancor a pi r api do e r i sol ut o, se non
avesse dovut o fare i conti coi suoi. Provocat o dal l ' ondat a di
sdegno che il delitto seguitava a suscitare e dalle di serzi oni
che ne er ano seguite, il vecchio squadr i smo aveva rialzato la
testa. Nostalgici di una rivoluzione di cui si sent i vano de-
f r audat i , s opr at t ut t o gli emi l i ani e i t oscani r ecl amavano
una seconda ondat a che r ompesse gli or meggi con la vec-
chia Italia liberale e democrat i ca, ne spazzasse i resti e, libe-
ra da compr omes s i , at t uasse l e i st anze del fascismo pi
est r emo, compr esa quel l a r epubbl i cana. A Fi renze, il 9 lu-
glio, mi gl i ai a di vet er ani del manganel l o sfi l arono per l e
st rade l anci ando abbasso a Mussolini ed evviva a Farinacci,
consi derat o l ' i nt erpret e pi qualificato di quest o stato d' ani -
mo.
Fu buon per Mussolini che Farinacci non ne approfittas-
se. Farinacci non aveva mancat o di far rilevare sul suo gior-
nal e quant a r agi one egli avesse avut o di oppor si alla solu-
zione costituzionale scelta da Mussolini al t empo della Mar-
cia su Roma accet t ando l' investitura dalle mani del Re e dal
voto del Par l ament o invece che dalle baionette delle cami-
cie nere. Ma pur pungol andol o a r i pr ender e l' iniziativa ri-
vol uzi onari a e ad agi re i n conseguenza, non pr ese posizione
cont r o Mussol i ni e gli r i mase sost anzi al ment e fedele. Altri
pe r assunser o at t eggi ament i di aper t a di ssi denza, e fra
questi ci fu Mal apar t e che sul suo per i odi co Conquista dello
Stato si fece il port avoce dello squadr i smo pi i nt ransi gent e.
Forse sperava, caval candone l a t i gre, di capeggi ar e un mo-
vi ment o politico, ma poi si cont ent di t r amut ar l o i n lette-
rari o. Il suo appel l o alle sane forze della provincia, le uni -
che in gr ado di r i gener ar e con la l oro violenza la vita italia-
na, puri fi candol a da calcoli e compromessi , di vent il mani -
festo di Strapaese che, grazi e a due uomi ni mi gl i ori di lui,
Longanesi e Maccari, difese la cul t ura e il gust o di una certa
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Italia t radi zi onal e cont r o le pacchi aner i e del t ri onfant e fa-
scismo littorio.
St ret t o e incalzato fra le due oppost e esigenze di rassicu-
r ar e da una par t e l' Italia mode r a t a del Re, del l ' Eserci t o e
del Senat o, e dall' altra di t ener e in briglia il part i t o che, re-
cl amando la seconda ondat a, rischiava di sfuggirgli di ma-
no, Mussolini t enne il solito at t eggi ament o oscillante. Il 22
luglio, in Gr an Consiglio, egli si di chi ar pr ont o anche alla
vi ol enza, se fosse st at a necessari a. Disse che non avr ebbe
consent i t o a nessuno di fare il processo al regi me che ap-
par t eneva solo alla Storia. Garant che la Milizia non si toc-
ca, e di ede soddisfazione a Farinacci consent endogl i di as-
sumer e l a difesa di Dumi ni . Aggi unse per che anche l a ri-
vol uzi one ri chi ede i suoi st r at agemmi e furberi e: chi edeva
perci compr ensi one e ai ut o.
Ma il 16 agosto venne il col po di scena che mise a r epen-
taglio l a sua doppi a manovr a. Il caso volle che un guar di a-
caccia passasse col suo cane nel bosco della Quar t ar el l a. Il
cane punt il naso per t er r a e comi nci a scavare furiosa-
me nt e . Affi orarono dei rest i uma ni : e r a no quel l i di Mat -
teotti.
Nessuno aveva mai dubi t at o che il deput at o socialista fos-
se st at o ucciso, e l a macabr a scoper t a non ri vel ava qui ndi
ni ent e di nuovo, ma ri l anci l ' ondat a del l ' i ndi gnazi one e
del l ' or r or e. Ancora abbast anza liberi, i giornali del l ' opposi -
zione di eder o fondo al r eper t or i o sensazionalistico, aggi un-
gendo anche part i col ari di fantasia sulle sevizie cui la vitti-
ma sarebbe stata sot t opost a. Quel l i fascisti r epl i car ono con
veemenza appel l andos i alle s quadr e, ci f ur ono t afferugl i
con mort i e feriti, e il difficile equilibrio che Mussolini aveva
t rovat o fra gli oppost i est remi smi si r uppe . Per r i pr ender e
i n ma no l a si t uazi one, egli scese nuova me nt e i n pi azza t e-
n e n d o comizi i n var i e citt e a l t e r na ndo come al solito l e
pr omes s e alle mi nacce. Par l ando ai mi nat or i del Mont e
Amiata disse: Il gi orno in cui i nost ri nemici uscissero dalla
voci ferazi one mol est a per a nda r e alle cose concr et e, quel
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gi or no noi di cost oro f ar emmo l e st r ame per gli accampa-
ment i delle camicie nere.
Ri mbal zat a a Roma, la frase pr ovoc fra i l i beral i fian-
cheggi at ori un serio al l arme che i ndusse Sarrocchi e gasati
a pr esent ar e le dimissioni. Mussolini riusc a fargliele ritira-
re, ma un al t ro col po al l ' opera di di st ensi one l o inferse un
esaltato dell' antifascismo ucci dendo a revol verat e il deput a-
t o fascista Ar ma ndo Casalini che fra l' altro er a dei pi mo-
der at i . La r eazi one fascista fu vi ol ent a, r i comi nci ar ono l e
bast onat ur e e gli assalti speci al ment e alle logge massoni che.
E sempr e pi difficile si fece per Mussolini il compi t o di te-
ner e uni t a una maggi oranza, l a cui component e liberal-con-
servatrice si scollava s empr e di pi da quella fascista.
Quest o processo sembr ava or mai i rreversi bi l e. Gl ' i ndu-
striali, che pr e nde va no il la da Al bert i ni e dal suo Corriere
della Sera, pr esent ar ono al gover no un document o in cui lo
s' invitava a ri pri st i nare t ut t e le libert st at ut ari e e in prat i ca
a sciogliere la Milizia. Nel l oro congresso di Li vor no i libe-
rali af f er mar ono la l oro pi ena i ndi pendenza nell' esercizio
del mandat o par l ament ar e, cio i l di ri t t o dei l oro r appr e-
sent ant i eletti nel listone a ri t i rarsi dalla maggi or anza. E
le pot ent i associazioni dei combat t ent i e dei mutilati, che gi
nei l oro congressi del l ' est at e avevano pr eso l e di st anze dal
gover no, annunzi ar ono che non avr ebber o part eci pat o alle
mani fest azi oni del 28 ot t obr e, secondo anni ver sar i o del l a
Marci a su Roma. Ques t a scadenza, come quel l a del 4 no-
vembr e, di vent per Mussolini un i ncubo. Tut t e le forze fa-
sciste venner o mobilitate per r i empi r e le piazze. Ma le piaz-
ze f ur ono r i empi t e solo da esse, da ndo cos alla pubbl i ca
opi ni one il senso e la mi sur a del l oro i sol ament o.
Ne mme n o quest o t ut t avi a riusc a schi odar e l ' Avent i no
dalla sua i nconcl udenza. Salvo la quest i one moral e sulla
qual e si er ano trovati tutti d' accordo, ma che i mpedi va l oro
di t or nar e alla Camer a, uni co t er r eno sul qual e avr ebber o
pot ut o svolgere una proficua azione di lotta, i suoi esponen-
ti non riuscivano a t rovare punt i d' intesa t ra loro. Un accor-
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do tattico fra socialisti e popol ar i er a vi ol ent ement e cont e-
stato sia dai massimalisti che dalla Chiesa. Turat i ne era sco-
rat o (Non si concl ude nulla aveva scritto alla Kuliscioff), e
lo stesso Amendol a, i spi rat ore e ani ma della secessione, fer-
missimo sul pi ano mor al e, su quello politico si mostrava ten-
t ennant e e i rresol ut o. Alla fine di luglio egli aveva ricevuto
da Fi l i ppel l i un memor i al e di difesa che er a di accusa a
Mussol i ni , e un document o, ancor a pi i mpor t ant e per l e
sue rivelazioni, gli er a per venut o ai pr i mi di agosto: il me-
mori al e di Cesare Rossi, che aveva dat o seguito alla sua mi-
naccia. Se fosse ri mast o alla Camer a, Amendol a avrebbe po-
t ut o por t ar l o in discussione. Fuori , non gli restava che farne
mat er i a di u n a c a mpa gna di st ampa, ma t ut t or a esitava a
servirsene.
Const at at a l a pr opr i a i mpot enza, alcuni aventiniani pen-
sar ono di ri vol gersi al solito D' Annunzi o. Ma i l Poeta non
ne volle sapere adducendo i suoi anni , le condizioni di salu-
te, e i doveri che - disse - gli rest avano da assolvere verso la
Poesia. Forse per la chiave del suo rifiuto sta in una ricevu-
ta di 5 mi l i oni e 200 mi l a lire ( una cifra colossale, a quei
t empi ) fatte pagar e da Mussolini al Poeta per l' acquisto dei
suoi manoscri t t i .
Cos si gi unse alla r i aper t ur a della Camer a, il 12 novem-
br e. Stavolta l ' opposi zi one c' era: l a pat t ugl i a dei comuni st i
che, st anchi delle chi acchi ere dell' Aventino, avevano deciso
di r i pr ender e il l oro post o in aul a. Il discorso di Mussolini
fu l ungo e, come s e mpr e avveni va qua ndo l o al l ungava,
scialbo. La par t i t a del rest o non si gi uocava l. Si giuocava
nei corri doi , e t ut t i gli occhi in quel moment o er ano rivolti
- come s empr e nel l e emer genze par l ament ar i - a Giolitti,
che non er a i nt er venut o alla pr i ma sedut a per non deroga-
re alla pr opr i a tattica at t endi st a. Giolitti non aveva fin allora
scopert o l e sue cart e, ma aveva vi vament e depl or at o l a se-
cessione dell' Aventino, comment ando i roni cament e: Que-
sto Mussolini ha t ut t e le fort une. A me l' opposizione non ha
mai dat o t r egua. A lui lascia l i ber o il campo. Da allora si
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er a t enut o sulle sue. Ma un suo i ncont r o con Or l ando bast
ad accender e le fantasie. La Kuliscioff scrisse a Tur at i che
bi sognava favorire l' alleanza fra i due che avrebbe dat o co-
raggi o al Re per i nt erveni re. Poi si cominci a di re che ai t re
si sar ebbe uni t o anche Sal andr a: il che avr ebbe definitiva-
ment e tolto a Mussolini la maggi oranza.
Ma di t ut t o quest o al pr i mo vot o - quel l o sulla politica
est era - non si vide nul l a. Il bilancio pass con 315 voti fa-
vorevoli, 6 cont rari e 26 ast enut i . Fra i cont r ar i ci fu Giolitti,
fra gli ast enut i Or l a ndo. Segu la di scussi one sul bi l anci o
del l ' I nt er no, mol t o pi spinosa per ch r i guar dava l ' ordi ne
pubbl i co. Mussolini stavolta fu pi incisivo, ma il voto and
peggi o: i cont r ar i sal i rono a 17 e - cosa pi grave - Salan-
dra, pur di chi arandosi favorevole, fece un i nt ervent o mol t o
critico, che indicava la vol ont di pr ender e le di st anze.
A quest o punt o Amendol a si scosse e consegn i due me-
mori al i a Bonomi per ch li por t asse in visione al Re. Il Re
r i ngr azi per la fiducia, consul t i document i , e li rest i t u
di cendo che i mi t t ent i avevano sbagliato indirizzo. Non do-
vevano mandar l i a lui, ma port arl i alla Camer a e sollecitare
su di essi un dibattito che solo in quella sede pot eva condur -
re a qual che risultato. C' chi dice ch' egli aveva or mai deci-
so di sost enere fino in fondo Mussolini l egando cos, i rrevo-
cabi l ment e, l e sort i del l a Monar chi a a quel l e del r egi me.
Quest o somiglia poco al per sonaggi o, per sua nat ur a caut o
e possibilista. Ma probabi l e che un fondo di vero ci sia nel
senso ch' egli non si fidava compl et ament e di Mussolini, ma
si fidava ancor a meno dei suoi avversari ed er a convi nt o che
cost oro, se avessero r i pr eso il mest ol o in mano, avr ebber o
ri creat o il caos del dopoguer r a. Comunque, a una cosa era
assol ut ament e deciso: a non farsi coi nvol gere nella lotta po-
litica, come del rest o gli det t ava la Costituzione di cui, quan-
do gli faceva comodo, sapeva r i cor dar si . Io sono s or do e
cieco - ri pet eva a chi unque gli sollecitava un i nt ervent o: - i
miei occhi e i miei orecchi sono la Camer a e il Senato.
CAPI TOLO OTTAVO
IL 3 GENNAI O
Il Senat o si r i un il 3 di cembre, in un' at mosfera che non la-
sciava presagi re nul l a di buono. I suoi umor i li aveva lascia-
ti t r apel ar e pochi gi orni pr i ma negando la convalida di ot t o
nuovi me mbr i pr opos t i dal gover no. Per di pi i mi l i t ari ,
che i n Senat o avevano una not evol e e aut or evol e r a ppr e -
sent anza, er ano i n subbuglio cont ro un pr oget t o di ri forma,
el abor at o dal Mi ni st ro del l a Guer r a, Gener al e Di Gi orgi o,
che pr evedeva una ri duzi one di effettivi. Il fatto che Musso-
lini lo avesse avallato di most ra che di cose militari non capi-
va nul l a: al t ri ment i si sarebbe accorto che quel pr oget t o, in
s saggio, era dest i nat o a pr ovocar e il mal cont ent o degli alti
gradi dei quali invece in quel moment o egli aveva particola-
re bi sogno.
Il pr i mo a par l ar e fu Albertini, che pr onunci un discor-
so di net t a e drast i ca opposi zi one: ma il suo at t eggi ament o
er a scont at o. A dar e il segno delle incertezze che r egnavano
i n Senat o fu l ' i nt er vent o di Et t or e Cont i , una del l e fi gure
pi prest i gi ose del mondo i mpr endi t or i al e. Egli r i conobbe
le benemer enze del governo, ma contest al fascismo la pr e-
tesa d' i nqua dr a r e t ut t e l e masse fasciste nei suoi si ndacat i
ad esclusione degli altri, cio di quelli socialisti e cattolici, e
concl use chi edendos i se il fascismo non avesse esaur i t o la
sua funzi one r i pr i st i nando le condizioni necessarie all' eser-
cizio della libert.
A quest o discorso, che fece mol t a i mpressi one per ch di-
most r ava l a vol ont della gr a nde i ndust r i a di pr e nde r e l e
di st anze dal r egi me, segui r ono quel l i dei Gener al i Gi ardi -
no, Zuppel l i e Tassoni che non si l i mi t arono alla critica del
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pr oget t o Di Gi orgi o, e at t accar ono aper t ament e la Milizia.
Le l oro parol e furono pr ese per una campana a mor t o, per-
ch nes s uno dubi t che fossero state concor dat e col Re: e
t ut t i ne vi der o l a conf er ma nel fatto che i l Mi ni st ro del l a
Real Casa, Mattioli Pasqualini, abbandon l' aula pr i ma del
voto, e il General e Brusati, ex-ai ut ant e di campo di Vittorio
Emanuel e, vot cont ro.
Mussol i ni ebbe il senso del peri col o e lo di most r nel l a
sua replica cer cando a sua volta di spavent are i Senat ori . Al
fascismo, disse, non c' erano che due al t ernat i ve: o il comu-
ni smo, a cui or mai l' opposizione aveva spi anat o la st rada fa-
cendo di esso la sua forza-guida, o un gover no militare, che
s empr e un r i medi o t e mpor a ne o Pot r dur a r e - disse -
per sei, per dodici mesi. Ma dopo l e passioni ri espl odereb-
ber o, e sar emmo daccapo.
Quest e parol e ot t enner o il loro effetto. Alla votazione, ci
furono 206 s, 54 NO, e 35 ast enut i . Ma, per quant o ancor a
abbast anza larga, quest a vittoria lo era meno di quella otte-
nut a in gi ugno, qua ndo i cont r ar i er ano stati 21 e gli aste-
nut i 6. Lo sfal dament o della maggi or anza ri di ede ani mo al-
l' opposizione nella stessa mi sura in cui lo toglieva all' ala mo-
der at a del fascismo. Raffaele Paolucci, che al prest i gi o del
gr ande chi r ur go uni va quello della medagl i a d' or o conqui -
stata in guer r a, ri un il 20 di cembr e a casa sua una quar an-
tina di deput at i fascisti per i mpegnar l i ad esercitare su Mus-
solini una pr essi one che lo i nducesse a farla finita con l' e-
st remi smo squadri st a, ad andar e i n fondo all' affare Matteot-
ti col pendo senza r i guar di chi er a da col pi re, a ri pri st i nare
la legalit in t ut t o il suo ri gore, e a var ar e una ri forma elet-
t oral e che sancisse il r i t or no al collegio uni nomi nal e.
Non fu una congi ura. L' indomani Paolucci and da Mus-
solini per i nformarl o delle decisioni prese in quel l ungo con-
ciliabolo, ma qui - egli ha r accont at o nel l e sue memor i e -
mi trovai di fronte ad un magi st ral e colpo di scena: Musso-
lini deposi t ava al banco della Presi denza il pr oget t o di legge
che ri pri st i nava il collegio uni nomi nal e.
176
Qui De Felice ha rilevato, nei ri cordi di Paolucci, un er-
r or e di dat e in quant o il col po a sor pr esa di Mussol i ni av-
venne il 20, non il 21. Ma il part i col are ci sembr a di scarsa
i mpor t anza. Ci che interessa sapere come e per ch Mus-
solini si fosse infilata, t r a le car t e del gi uoco, quel l a del l a
ri forma el et t oral e, e a cosa mi rasse get t andol a sul tavolo in
quel moment o.
La mor sa in cui egli si trovava si faceva sempr e pi stret-
ta. L' i ndomani stesso del voto in Senat o, il 6 di cembre, il di-
r et t or e del gi ornal e del part i t o popol ar e - Il popolo -, Dona-
ti, aveva pr esent at o denunci a cont r o De Bono per compl i -
cit, qual e capo della polizia, nel delitto Matteotti. Secondo
Salvemini, era stato lo stesso Mussolini a cost ri ngervel o, fa-
cendo t r af ugar e e pubbl i car e al cuni scampol i del l ' i ncart a-
ment o, per due mot i vi : pr i ma di t ut t o per ch l a denunci a
bloccava il pr ocedi ment o giudiziario gi in corso per l'assas-
sinio, eppoi per ch rinfocolava i cont rast i t ra gli avent i ni a-
ni, molti dei quali di sappr ovavano l' iniziativa di Donat i , che
in real t non por t ava all' accusa el ement i nuovi , anzi la infi-
ciava con dat i pi ut t ost o discutibili. Quel l a di Salvemini sol-
t ant o un' i pot esi . Ma non un' i pot esi che i fascisti si sentisse-
ro s empr e pi mi nacci at i e s empr e me no pr ot et t i dal l oro
t ent ennant e capo. Dieci gi orni dopo, un gr uppo di opposi -
tori chiese alla Camer a l' autorizzazione a pr oceder e, cio la
consegna alla Giustizia or di nar i a del l ' on. Gi unt a, che della
Camer a era vi cepresi dent e, per aggressioni e violenze. Fari-
nacci e Bi anchi i nsor ser o, ma Mussol i ni li r i chi am secca-
ment e al l ' ordi ne i ngi ungendo a Gi unt a, che aveva gi dat o
le dimissioni, di mant ener l e e di met t ersi a disposizione del
Magistrato.
Ma ad es as per ar e ancor a di pi i l vecchi o s quadr i s mo
er ano le voci, che si facevano sempr e pi insistenti, di un se-
gr et o accor do fra Mussol i ni e i liberali per la cessi one dei
suoi pot eri a Sal andr a in cambi o di un' amni st i a, che avreb-
be costituito una sanat ori a per tutti i fascisti che si sent i vano
in qual che modo compromessi , r i mandandol i a casa. Non si
177
mai saput o con esattezza cosa ci fosse di vero in quest a sto-
ria, di cui si parl ava anche nei giornali. Ma a r ender l a veri-
simile e r a no gli at t eggi ament i di Mussol i ni che anche i n
Gr an Consiglio, par e, una volta aveva accennat o alla possi-
bilit di ceder e il passo a un gover no non Sal andra, ma Or-
l ando.
Ri t eni amo di pot er escl uder e che Mussolini avesse real -
ment e i nt enzi one di abbandonar e l a part i t a. Ma non esclu-
di amo affatto che, per segui t are a gi uocarl a, egli abbia an-
che negozi at o o fi nt o di negozi ar e coi capi l i beral i del l a
maggi oranza, in modo da t enerl i ancor a legati a s per gua-
dagnar e t empo. Scr i vendone alla Kuliscioff, Tur at i l e dava
per si cura una t rat t at i va per l a f or mazi one di un gover no
Sal andr a con l ' appoggi o di Giolitti e di Or l ando, e aggi un-
geva che il Re sotto sotto la favoriva. Quest ' ul t i mo particola-
re era cer t ament e di fantasia, ma non c' dubbi o che l a mag-
gi oranza su cui il gover no si reggeva most rava chi ari segni
di frana.
Tut t o ci Mussol i ni doveva averl o previ st o da t empo, o
al meno messo nel nover o delle possibilit: solo cos si spiega
il fatto che gi due mesi pr i ma egli avesse pensat o alla rifor-
ma elettorale, e ne avesse affidato il pr oget t o a Federzoni e
a Gr andi , cio a due moder at i i n gr ado d' i nt er pr et ar e al
megl i o gli scopi a cui doveva servire. Pr obabi l ment e voleva
sol t ant o pr emuni r s i . Ma q u a n d o s eppe del l a iniziativa di
Paolucci - e lo seppe cer t ament e pr i ma che questi venisse a
par l ar gl i ene - , cap che non c' era pi t e mpo da pe r de r e .
Di et ro Paolucci c' era Campel l o. E se anche di et ro Campel l o
non c' era il Re, i fascisti moder at i pot evano pens ar e che ci
fosse e che qui ndi convenisse abbandonar e ormai al suo de-
stino un gover no or mai t r oppo compr omesso con l' estremi-
smo e coi suoi delitti.
Fu allora che Mussolini tir fuori il suo colpo a sorpresa.
E che tutti ne fossero presi di cont r opi ede, lo testimonia Sa-
l andr a: Cessata la pr i ma i mpressi one di sbal ordi ment o, fu
chi aro lo scopo della mossa di Mussolini: at t er r i r e le opposi -
178
zioni, ma sopr at t ut t o sgomi nar e i nuclei della maggi or anza
che di most r avano velleit d' i ndi pendenza. Si deve ri cono-
scere che Mussolini vi riusc mi rabi l ment e. Il ri pri st i no del
collegio uni nomi nal e colpiva infatti al cuor e i part i t i di mas-
sa socialisti e popol ari che dal sistema pr opor zi onal e traeva-
no i maggi or i vant aggi , ri val ut ava i notabili l i beral i che
pot evano cont ar e sul maggi or seguito personal e, e met t eva
i fascisti alla mer c di Mussolini che pot eva includerli o scar-
tarli dalla lista dei candi dat i .
Lo sconcert o fu enor me. Il Corriere della Sera, che fin allo-
r a aveva t enut o l ' at t eggi ament o pi r i s ol ut ament e ostile,
scrisse: Corre l' obbligo di di re che, dopo aver escogitato le
ri forme pi st rampal at e e reazi onari e, consapevol e o i ncon-
sapevole, il Mi ni st ero viene alla fine avant i con una pr opo-
sta che si pu onest ament e chi amar e ricostruttrice. Era la
voce di t ut t a la pubbl i ca opi ni one moder at a, da Sal andr a a
Giolitti, che vedeva nella iniziativa l a pr opr i a rivincita. La
st ampa fascista si divise. Gli est remi st i r i maser o est remi st i ,
ma si accorsero di essere sempr e pi soli, per ch quella che
si chi amava la pal ude, cio il fascismo legalitario, il fasci-
smo dei padri di famiglia, ch' er a s empr e numer i cament e
il pi forte, si alline subito, un po' per le sue convinzioni li-
beral eggi ant i , un po' per garant i rsi un posto.
L' opposizione violenta venne, com' er a logico, dall' Aven-
t i no. Esso or a pot eva val ut are l ' er r or e commesso abbando-
na ndo l a sede par l ament ar e. E per r ompe r e i l pr opr i o iso-
l ament o, decise la sortita, r i cor r endo finalmente ai docu-
ment i che aveva i n mano per i ncr i mi nar e Mussolini. Dopo
l' inutile present azi one al Re, Sal andra dice che il memor i al e
Rossi venne offerto al Car di nal e Gaspar r i per ch se ne fa-
cesse il bandi t or e aval l andol o con la sua aut ori t ; se quest o
fosse ver o, bi sogner ebbe d e d u r n e che i capi dell' antifasci-
smo avevano poco cervello o lo avevano per so. Nessuno co-
munque volle pr e nde r e i n mano l a pat at a bol l ent e. Non re-
stava che la pubbl i cazi one.
Il 27 di cembr e Mondo di Amendol a pubbl i cava la pr i -
179
ma punt at a del memor i al e Rossi. Le rivelazioni er ano gravi
sopr at t ut t o i n quant o por t avano l a fi rma della per sona me-
glio qualificata a farle, ma l ' i mpressi one che susci t arono era
at t ut i t a dalla mancanza della sorpresa: il cont enut o di quel
memor i al e era gi in gr an par t e not o, l' Aventino l' aveva la-
sciato per t r oppo t empo nei suoi cassetti. Tuttavia delle rea-
zioni ci furono in seno allo stesso gover no. Al Consiglio dei
Ministri del 30 di cembr e Casati e Sarrocchi sost enner o che
il gover no doveva dar e le dimissioni e met t ersi a disposizio-
ne della Giustizia. Er ano convinti di avere l ' appoggi o di Fe-
derzoni , che si era i mpegnat o a darglielo. Ma quando Casa-
ti disse che pr opr i o a Federzoni toccava pr ender e la succes-
sione di Mussolini, Federzoni si dissoci. St ando al di ari o di
Sal andra, che cer t ament e aveva suggeri t o la mossa di Casati
e Sarrocchi , o al meno l' aveva appr ovat a, Mussolini ri spose
mi nacci ando di scat enare le squadr e. Sebbene ne manchi il
verbale, la sedut a fu t empest osa e rischi di concl udersi con
una crisi di governo che avrebbe aper t o la st rada a qualsiasi
avvent ur a. Ma pr obabi l ment e fu pr opr i o per evi t are l' av-
vent ur a che i due mi l i t ari , Di Gi orgi o e Th a o n di Revel, si
schi erarono a favore di Mussolini.
Evitate per un pel o le dimissioni, la sorte del gover no re-
stava t ut t avi a appesa a un fi l o. Avver t endo che l a maggi o-
r anza si sfaldava, le squadr e si ricostituivano per cont o pr o-
pr i o d a n d o nuova me nt e ma no al manganel l o, sf i dando i
Prefet t i e i Ques t or i di Feder zoni e r i schi ando di met t er e
Mussolini nelle condi zi oni di Facta. I l oro giornali lo diceva-
no espl i ci t ament e f acendo ber sagl i o dei l or o at t acchi non
l' opposizione, ma il fascismo moder at o e i suoi Ministri, spe-
ci al ment e Federzoni , De Stefani e Oviglio. I pi violenti era-
no LImpero di Carl i e Set t i mel l i , la Conquista dello Stato di
Cur zi o Sucker t (pi t ar di Mal apar t e) , che addi r i t t ur a mi -
nacci ava un fascismo cont r o Mussolini. Quest o i nt r ansi -
gent i smo non aveva un capo per ch n Farinacci n Bal bo
vollero esserlo, ma ci l o r endeva anche pi pericoloso per-
ch lo lasciava alla mer c di iniziative i rresponsabi l i . Dieci-
180
mila squadri st i ar mat i di t ut t o punt o convergevano da t ut t e
le citt toscane su Fi renze, decisi a farne la l oro Vandea. Era
chi ar o che, anche se Mussol i ni avesse cedut o, i l fascismo
non avrebbe di sarmat o.
Di ceder e, Mussolini non aveva nessuna i nt enzi one. Ma
non aveva ne mme no quella di at t uar e un colpo di forza, co-
me di mos t r ano gli sforzi che faceva, o che lasciava fare da
Federzoni per ri affermare l ' ordi ne pubbl i co cont r o i disor-
di ni delle squadr e. Non c' un solo document o n una sola
t est i moni anza da cui si possa de dur r e ch' egli pensava a un
colpo di Stato. L' uomo non amava i rischi, li aveva affronta-
ti di r ado e solo quando aveva poco da per der e. Or a ch' era
in gi uoco la cosa a cui pi t eneva, il pot er e, er a di vent at o
ancor a pi caut o. Sapeva beni ssi mo che un col po di forza,
se non fosse ri usci t o, lo avr ebbe messo alle pr es e col Re e
l' Esercito, le sole forze che gli facevano ver ament e paur a; e,
se fosse ri usci t o, lo avr ebbe lasciato alla mer c del l o squa-
dri smo, che non era mai riuscito a domar e. Aveva ancor a la
speranza di cavarsela con una di quelle combinazioni par-
l ament ari , delle quali er a maest r o.
A met t er l o con le spal l e al mu r o f ur ono i Consol i della
Milizia. Gui dat i da Galbiati e Tarabel l a, una quar ant i na di
l oro si r ecar ono il 31 di cembr e a palazzo Chigi con la scusa
di fare a Mussolini gli augur i per il nuovo anno. Su quest o
i ncont r o forse si un po' r omanzat o. Qual cuno ha det t o che
i Consoli penet r ar ono quasi di forza nell'ufficio di Mussolini
e si di sposero i nt or no a lui, la mano sul pugnal e come pr on-
t i a sguai nar l o. Ques t o appar t i ene forse al me l odr a mma .
Ma lo scont ro fu dur o. Con la consuet a risolutezza, Tarabel-
la pose Yaut aut: o Mussolini affrontava di pet t o la situazione
a s s ume ndone la responsabi l i t , o quest a r esponsabi l i t se
l ' assumevano i Consoli consegnandosi spont aneament e alla
Giustizia e l i ber ando da ogni vincolo di di sci pl i na le squa-
dr e.
Spauri t o e disfatto, Mussolini t ent di tergiversare, ma Ta-
rabella fu per ent or i o. I fascisti avevano capito, disse, ch' egli
181
stava per sacrificare par t i t o e Milizia, ma per i mpedi rgl i el o
er ano pr ont i anche a disfarsi di lui, e Mussolini dovet t e ce-
de r e , i mpegnandos i a met t er e a t acer e l ' opposi zi one. Ma
non ne era mol t o convi nt o, e i suoi i nt erl ocut ori se n' accor-
sero. Poche or e dopo essi si r i uni r ono con altri camerati
i n casa di un cert o Vizzoni. Era pr esent e anche Raoul Paler-
mi , capo della massoneri a. Da un r appor t o della polizia ri-
sulta che fu avanzata anche l' ipotesi di far fuori Mussolini
con due colpi di rivoltella.
Del gesto di forza dei Consoli non fu dat a nat ur al ment e
notizia, ma t ut t i sent i vano che si er a or mai arri vat i al l ' ora
della verit. I diecimila squadri st i toscani stavano met t endo
a soqquadr o Fi renze, dove avevano i ncendi at o il Nuovo gior-
nale, anche molte altre citt er ano in subbugl i o, e si profila-
va il peri col o di uno scont ro in gr ande con la forza pubbl i -
ca. Viviamo gi or ni di passi one scriveva Tur at i alla Kuli-
scioff, dandol e notizia di t ut t e le manovr e che s' intrecciava-
no per l a successi one al pot er e. Er a no l e solite manovr e:
Giolitti con Or l ando, ma Sal andr a non voleva. Or l ando con
Sal andr a, ma non voleva Giolitti. In quest o groviglio di ri-
valit per sonal i , i l capo socialista ri conosceva che l ' uni ca
s per anza er a i l Re. Da quant o gli aveva det t o gi ubi l ando
Sforza, al ri cevi ment o di Capodanno in Qui ri nal e, il Re ave-
va pi ant at o in asso Mussolini ch' er a ri mast o compl et ament e
isolato i n un angol o della sala: n Giolitti, n Sal andr a, n
Or l ando, e ne mme no Diaz e Tha on di Revel gli si er ano av-
vicinati: una scena che ci sembr a poco credibile. Or mai , di-
ceva Turat i , l' unico pr obl ema era quello di trovare il modo
per la ritirata del duce, che al consiglio di andar sene ri spon-
der ebbe soltanto con quest o el oquent e bisillabo: dove?.
La verit che Turat i e tutti gli altri opposi t ori scambia-
vano per realt i l oro desi deri . Mussolini non er a affatto de-
ciso a mant ener e la pr omessa st r appat agl i dai Consoli, ma
lo er a r i s ol ut ament e a conser var e il pot er e. Per met t er e a
t acere l e opposi zi oni senza r i cor r er e al col po di St at o, non
c' era che un modo: sciogliere la Camer a: con la nuova legge
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elettorale avrebbe pot ut o pr ocur ar sene un' al t ra i n cui l' op-
posizione sarebbe stata del t ut t o i mpot ent e. Ma per scioglie-
re la Camer a, ci voleva il consenso del Re, e chi edergl i el o
era una mossa azzardat a. Se il Re lo avesse accordat o, sareb-
be st at a l a pr ova che l a Cor ona, e qui ndi l ' Eserci t o, aveva
fatto la sua scelta in favore del fascismo. Ma se lo avesse ne-
gato?
Mussol i ni deci se di gi uocar e l a cart a. La mat t i na del 2
gennai o and al Qui ri nal e, ma non parl al Re del suo pr o-
getto. Poi redasse il decret o di scioglimento e incaric il Sot-
t osegret ari o alla Presi denza, Suar do, di por t ar l o al Re per
l a fi rma. Sappi amo da un a ppunt o dello stesso Suar do che
il Re si most r turbato della pr opost a, e sopr at t ut t o sor-
pr es o che Mussol i ni , nel l a sua visita di poche or e pr i ma,
non gl i ene avesse par l at o. Suar do fece del suo megl i o per
convi ncere i l Re che non c' era altro da fare per r i dur r e alla
r agi one gli opposi t or i che, disse, i nqui navano anche l' am-
bi ent e del Qui ri nal e (e l' allusione er a soprat t ut t o a Campel -
lo). Il Re era perpl esso. Disse - er a il suo solito ri t ornel l o -
che avrebbe preferi t o abdi care pi ut t ost o che veni r meno al-
la Cost i t uzi one, com' er a nel l e t radi zi oni del l a sua Casa. E
alla fine concl use: Dica al Presi dent e che io firmo il decre-
t o, ma che vogl i o cons egnar l o a l ui pe r s ona l me nt e e che
perci lo at t endo qui subito.
Ma qua ndo Mussolini arri v in Qui ri nal e - ed era gi la
t ar da serat a -, il Re aveva modi fi cat o la sua deci si one. Del
col l oqui o manca, come al solito, un testo. Ma l o si pu in-
dur r e dai fatti che segui rono. Il Re non fi rm i l decret o, ma
disse a Mussolini, o gli lasci i nt ender e, che lo avrebbe fatto
se la Camer a gli avesse r i nnovat o la fiducia e appr ovat o la
l egge el et t oral e, e c omunque solo dopo l a concl usi one del
pr ocesso per i l del i t t o Mat t eot t i , che non pot eva esaur i r si
pr i ma del l ' aut unno.
Era un s che equivaleva a un no per ch, dopo il pr onun-
ci ament o dei Consoli, Mussolini capiva che fi no al l ' aut unno
l e squadr e non pot eva t ener l e i n pugno. Non sappi amo se
183
lo disse al Re. Non sappi amo se lo i nform di quant o si pr o-
poneva di di re l ' i ndomani alla Camer a. In anni recenti, l' ex-
Re Umber t o ha di chi arat o che suo padr e era compl et amen-
te al l ' oscur o del l e i nt enzi oni di Mussol i ni . E ci cr edi amo
senz' altro anche per ch mol t o probabi l e che quelle i nt en-
zioni Mussol i ni non l e avesse ancor a mat ur at e. I mpul si vo
ma i rresol ut o, ancor a esitava davant i al col po di forza, e fi-
no a quel moment o aveva cercato di evitarlo. Ma dur ant e la
not t e dovet t e convincersi che altro non gli restava: anche se
non avevano accarezzat o il pugnal e, quei Consol i st ret t i a
t enagl i a i nt or no a lui lo avevano t raumat i zzat o.
La Camer a si ri un nel pomer i ggi o del 3. Qua ndo si alz
a p r e n d e r e la par ol a, Mussol i ni a ppa r ve pal l i do e teso.
Come sempr e faceva nei moment i di emer genza, giuoco sul-
l a sorpresa, cogl i endo tutti di cont r opi ede con una doman-
da che par eva audace e pr ovocat or i a: L' articolo 47 del l o
St at ut o dice: La Camera dei Deputati ha il diritto di accusare i
Ministri del Re e di tradurli dinanzi all'Alta Corte di Giustizia.
Pausa. Chi edo f or mal ment e se in quest a Camer a, o fuori
di quest a Camer a, c' qual cuno che voglia valersi del l ' art i -
colo 47.
La pat t ugl i a dei deput at i fascisti, forse colti di sor pr esa
anche l oro, balz i n pi edi accl amando ment r e tutti gli altri
t acevano sbal or di t i . Mussol i ni cont i nu: Il mi o di scor so
sar dunque chiarissimo e tale da det er mi nar e una chiarifi-
cazi one assoluta. Voi i nt endet e che dopo aver l ungament e
cammi nat o i nsi eme con dei compagni di vi aggi o, ai qual i
del rest o andr ebbe s empr e l a nost r a gr at i t udi ne per quel l o
che h a n n o fatto, necessar i a u n a sosta per veder e se l a
stessa st r ada con gli stessi compagni pu essere ancor a per -
corsa nell' avvenire. Era la denunci a delle alleanze su cui il
fascismo si er a r et t o fin allora e Yaut aut a col oro che le ave-
vano accet t at e: o col fascismo fino in fondo, o fuori del fa-
scismo. E il fascismo er a lui, Mussolini. Dichiaro qui , al co-
spet t o di quest a Assembl ea e al cospet t o di t ut t o il popol o
i t al i ano, che i o assumo, i o solo, l a r esponsabi l i t politica,
184
mor al e, storica, di t ut t o quant o avvenuto. E come trasci-
nat o dal l e pr opr i e par ol e (il di scorso non er a scri t t o, e i n
mol t i punt i a ppa r e i mpr ovvi sat o) aggi uns e t eat r al ment e:
Se le frasi pi o meno st orpi at e bast ano per i mpi ccare un
uomo, fuori il pal o e fuori la cor da. Se il fascismo non sta-
to che olio di ricino e manganel l o, e non invece una passio-
ne super ba del l a mi gl i ore gi ovent italiana, a me la col pa.
Se il fascismo stato un' associ azi one a del i nquer e, io sono
il capo di quest a associazione a del i nquere! E gi con que-
ste frasi pi da comizio di piazza che da aula par l ament ar e,
ma che er ano dest i nat e a un gr ande effetto sulle pagi ne dei
gi ornal i , fino alla logica concl usi one che del sempl i ce ef-
fetto andava al di l:
Voi avete cr edut o che il fascismo fosse finito per ch io lo
compr i mevo, che fosse mor t o per ch io lo castigavo, e poi
avevo anche la crudel t di dirlo. Ma se io mettessi la centesi-
ma par t e del l ' energi a che ho messo a compr i mer l o, a scate-
narl o, voi vedrest e allora. Non ci sar bi sogno di quest o per -
ch il gover no abbast anza forte per st roncare in pi eno de-
finitivamente la sedi zi one del l ' Avent i no. L' Italia, o si gnori ,
vuole la pace, vuole la tranquillit, vuol e la calma laboriosa.
Noi quest a t ranqui l l i t , quest a cal ma laboriosa, gliela dar e-
mo con l ' amore, se possibile, e con la forza, se sar neces-
sario. State certi che nelle quar ant ot t ' or e successive a quest o
mio discorso, la situazione sar chiarita su t ut t a l' area.
Nelle quar ant ot t ' or e successive, Casati e Sarrocchi si di-
mi sero, sostituiti da Fedele e Giuriati, e anche Oviglio, invi-
so al vecchio fascismo, dovet t e lasciare il post o a Rocco; le
sedut e della Camer a venner o sospese; e una pi oggi a di ri-
servate si abbat t sui Prefet t i . Essi dovevano pr ovveder e
allo sci ogl i ment o di t ut t e le organi zzazi oni che sotto qual -
siasi pr et est o possano raccogliere el ement i t urbol ent i o che
c omunque t e nda no a sovvert i re i pot er i del l o Stato: una
direttiva che si prest ava a qualsiasi appl i cazi one, ma che era
cont robi l anci at a da un t el egr amma ancor a pi riservato che
autorizzava a mi sur e non meno ri gorose cont ro i fascisti che
185
avessero cercat o di approfi t t are della favorevole situazione
per commet t er e violenze e soprusi. Infine venner o chi ama-
te in vi gore le nor me repressi ve della libert di st ampa, che
fin allora er ano ri mast e sulla carta.
Eppur e , mol t i non capi r ono che col discorso del 3 gen-
nai o il fascismo cambi ava volto, e di vent ava di t t at ur a. Non
lo cap il Re, che si dolse, ma a mezza voce soltanto, di non
esser ne st at o i nf or mat o. Non l o cap l ' Avent i no che i nt er -
pr et l' accaduto non come un epilogo, ma come l'inizio del-
la fase est r ema del conflitto fra la domi nazi one fascista e il
Paese. Non lo cap Turat i che lo scambi per uno dei soli-
ti bluff per di sori ent are e spavent are le passere. Lo capi ro-
no bene soltanto due giovani giornalisti, Adolfo Ti no e Ar-
ma ndo Zanetti, che sulla l oro rivista, Rinascita liberale, scris-
sero: L'on. Mussolini ha ri t rovat o il suo ruol o. S' era per du-
to in questi ultimi t empi - non si pu di re se per pur a i nge-
nui t o per st udi at o calcolo - di et ro a cont raddi t t ori e caoti-
ci segni di pacificazione. Aveva bat t ut o t ut t e le st rade e get-
tati t ut t i i pont i verso t ut t e le rive. Ma alla fine non gli ri-
mast o che t or nar e al suo istinto, o meglio - e la parol a forse
gli sar gradi t a - al suo pr of ondo geni o. La normal i zzazi o-
ne per lui e per la sua forma mentis non ha avut o e non pu
avere senso alcuno.
Rest erebbe solo da sapere con che ani mo Mussolini s'in-
vest, il 3 gennai o, nella par t e di di t t at or e. Se, come mol t i
sost engono, gli sforzi che fino a quel mome nt o aveva fatto
per evi t arl a er ano stati solo un gi uoco per di mos t r ar e che
non er a lui a volerla, ma gli eventi a imporgliela, bi sogna ri-
conoscere che come gi uocat ore sapeva il fatto suo.
Indro Montanelli - Mario Cervi
L'ITALIA
LITTORIA
(1925-1936)
AVVERTENZA
Completamente assorbito dal giornale che ho fondato e dirigo, teme-
vo di non poter pi riprendere questa Storia, rimasta a/f Italia in
camicia ner a di due anni e mezzo fa. Se sono riuscito a farlo,
perch ho trovato in Mario Cervi un collaboratore ideale e partico-
larmente congeniale. Ecco il caso di un libro a quattro mani, di cui
sfidiamo qualunque lettore a riconoscere cosa d'un autore e cosa
dell'altro: tanto esso nato da un continuo colloquio e compenetra-
zione fra i due.
Il volume comprende il decennio che va dal '25, inizio della dit-
tatura, al '36, conquista dell'Abissnia, quando parve che Regime e
Paese si fossero per sempre identificati. Il titolo quindi non poteva
essere che L' Italia littoria: essa lo fu, piaccia o non piaccia. Noi
abbiamo cercato di spiegare perch lo fu, e come, proprio nel mo-
mento del suo maggior trionfo, il fascismo e il suo Duce entrarono
in crisi. Per uno dei due autori si tratta di esperienza vissuta. Il vo-
lume successivo, che arriver all'ingresso dell'Italia nella seconda
guerra mondiale, il 10 giugno 1940, sar invece esperienza di en-
trambi.
Questi libri dispiaceranno sia ai fascisti che agli antifascisti. Ma
noi non li abbiamo scritti per piacere n agli uni n agli altri.
I. M.
PARTE PRI MA
I L REGI ME
CAPI TOLO PRI MO
LA FI NE DELL' AVENTI NO
Il di scorso del 3 gennai o 1925 pr ese t ut t i cont r opi ede. La
sfida di Mussol i ni alla Camer a, l a denunci a del l e al l eanze
con i fiancheggiatori esitanti, l ' avvert i ment o che nelle qua-
r a n t o t t o r e successive a quest o mi o di scorso l a si t uazi one
sar chi ari t a su t ut t a l' area, avevano mut at o r adi cal ment e
il quadr o politico. Non si era t rat t at o solo di parol e. Fedele
alla minaccia pr onunci at a davant i ai deput at i , Mussolini ri-
maneggi , appunt o nelle quar ant ot t ' or e successive, il mi ni -
st ero, e con una seri e di di sposi zi oni ai Prefetti or di n lo
sci ogl i ment o di t ut t e l e or gani zzazi oni che sot t o qual si asi
pr et est o possano raccogl i ere el ement i t ur bol ent i o che co-
munque t endano a sovvertire i pot eri dello Stato. Era l'ini-
zio della di t t at ura.
Era stato preso in cont r opi ede anche il Re. Questi, secon-
do u n a t est i moni anza di Ci no Macrel l i , non solo non er a
stato i nformat o del discorso da Mussolini, ma dopo che er a
stato pr onunci at o avr ebbe avut o i nt enzi one d' i nt er veni r e
sol l eci t ando le dimissioni dei due mi ni st ri militari, il gene-
rale Di Giorgio e l ' ammi ragl i o Tha on di Revel. Sempr e se-
condo quest a t est i moni anza il cont e Campel l o e il gener al e
Cittadini - vicini al Re e ostili al fascismo - avr ebber o det t o
ad Amendol a di non pr ender e iniziative per ch ormai i l So-
vr ano era deciso a met t er e alla por t a Mussolini e il suo go-
verno.
Mussolini aveva avut o un' ot t i ma r agi one per preci pi t are
le cose, con il colpo di scena del 3 gennai o: l' ultimo dell' an-
no una quar ant i na di Consoli della Milizia gli aveva fatto vi-
sita a Palazzo Chigi, con il pr et est o di augur ar gl i buon Ca-
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podanno; ma i l l oro vero pr oposi t o era di i ndur l o ad agi re
ri sol ut ament e, e se occorreva vi ol ent ement e, cont ro l ' oppo-
si zi one. Se non l' avesse fatto - mi nacci ar ono - la Milizia
avr ebbe pr eso l' iniziativa l i berando da ogni vincolo di di-
sciplina le squadre. A quest a r agi one se ne aggi unger ebbe,
se fosse vero quant o riferito da Macrelli, un' al t r a forse pi
forte. Mussolini avr ebbe preci pi t at o le cose non solo e non
t ant o per l' imposizione dei Consoli, quant o per pr eveni r e i l
passo del Re, met t endol o di f r ont e al fatto compi ut o. Ma
noi cr edi amo che le cose si siano svolte al t ri ment i . mol t o
pr obabi l e che Campel l o e Ci t t adi ni , si mpat i zzant i del l ' op-
posizione, avessero cercato di spi ngere il Re a quel passo, e
che il Re avesse dat o una delle sue sibilline risposte, ch' essi
avevano i nt er pr et at o secondo i l oro desi deri .
Gi ovanni Amendol a, il pi t enace i spi rat ore dell' Aventi-
no, cr edet t e alla l oro versi one, t ant ' vero che il 4 gennai o
invi a Ci t t adi ni un messaggio che aveva per dest i nat ari o il
Re: Sorga fi erament e il Re eccetera. Cer t ament e informa-
to da lui, anche Tur at i pensava al Re: Il duel l o non sol-
t ant o con noi - scriveva alla Kuliscioff- ma anche, e forse
pi , collo stesso Qui r i nal e. E il fatto che anche i socialisti
cont assero sull' iniziativa del Re, ch' essi avevano clamorosa-
ment e insultato abbandonando al suo ingresso l' aula parla-
ment ar e, la dice abbast anza l unga sulla risolutezza del l ' op-
posizione.
Il gi or no stesso del di scorso, Sal andr a e Giolitti s' incon-
t r ar ono. Era l a pr i ma volta che quest o avveni va dal 1915,
qua ndo Giolitti aveva br us cament e r ot t o con Sal andr a, ac-
cusandol o di t radi ment o per aver por t at o, cont r o gl' im-
pegni assunti con lui, l' Italia in guer r a. Poich del colloquio
abbi amo solo la versi one di Sal andra, non sappi amo se Gio-
litti gli chi ese se er a soddi sfat t o di ci che la gue r r a aveva
provocat o. Comunque, il colloquio fu i nfrut t uoso. Sal andra
pr opose di andar e con lui e Or l ando dal Re per saggi are le
sue i nt enzi oni , ma Giolitti lo escluse. Si ri saprebbe - disse -
e pa r r e bbe un pr onunci ament o. E se Giolitti si rifiut di
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compi er e il passo, vuol di re che lo ri t eneva inutile, cio che
il Re non aveva nessuna i nt enzi one di muoversi .
Qua nt o al l ' Avent i no, i nvece di st r i nger si i nt or no alla
pr opr i a bandi er a, si di sun vi eppi e si perse in un mar e di
chi acchi ere. Alcuni, fra cui lo stesso Turat i , volevano t orna-
re in aul a e r i pr ender vi la loro battaglia di opposi zi one. Ma
Amendol a, fedel e alla sua i dea del l a condanna mor al e,
riusc ancor a a i mporl a. Solo l'8 gennai o l' Aventino formul
la sua ri spost a a Mussol i ni in un doc ume nt o che lo stesso
Salvemini defin un capol avoro di pedant er i a pr et enzi osa
e inutile, e che r appr es ent in sost anza il suo t est ament o.
In real t , come forza di opposi zi one, non er a mai esistito.
L' uomo che lo aveva i deat o, Amendol a, era sul pi ano mor a-
le degno del pi alto ri spet t o. Ma, mal i nconi co e i nt roverso,
chi uso nel suo pur i t ani s mo, e senza nes s una pr esa sulla
pubblica opi ni one, non era affatto un politico. Alcuni lo ave-
vano segui t o condi vi dendone l ' i nt enzi one: ch' er a quella di
cost i t ui re i l punt o di r i f er i ment o per l a coscienza civile di
un paese che ne er a cospi cuament e sprovvisto. Ma i pi l o
avevano fatto per sottrarsi agli scomodi e ai pericoli di una
opposi zi one in aul a, faccia a faccia coi fascisti. Nes s uno di
l oro aveva r i nunzi at o alle pr opr i e piccole beghe di part i t o,
di gr uppo e di cor r ent e. Ma pr opr i o quest o spettacolo d' i m-
pot enza e di faziosit aveva scoraggiato la pubblica opi ni one
antifascista.
L'affare Matteotti gli aveva offerto una gr ande occasione.
Il paese aveva avut o un sincero soprassalto di sdegno che se
avesse t rovat o i n Parl ament o un risoluto i nt er pr et e avrebbe
messo Mussolini alle corde. Ma bisognava capi re che gli sde-
gni sono t empor anei , speci al ment e i n Italia. La gue r r a di
l ogor ament o fatta dall' Aventino con le denunce, moke delle
quali i nfondat e, e coi memori al i , al cuni dei qual i falsi, non
pot eva che st ancar e, alla l unga, l a pubbl i ca opi ni one. Non
osi amo di r e che Mussol i ni aveva t ergi versat o per sei mesi
appunt o per dar e t empo a quest o processo di mat ur ar e. Ma
sia stato l' istinto a suggeri rgl i el o, o le ci rcost anze a i mpor -
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glielo, cert o che pr ese le decisioni del 3 gennai o qua ndo
or mai il paese era disposto ad accettarle, e forse in cuor suo
le sollecitava non per ch avesse acquistato maggi or fiducia
i n Mussolini ma per ch aveva compl et ament e per so quella
nei suoi opposi t ori . E quest o vale per il Re come per l ' uomo
della st rada.
Nei mesi successivi Mussolini si mosse t ra appar ent i oscil-
lazioni ma r i s pet t ando una f er r ea logica del pot er e, come
s empr e gli accadeva qua ndo er a megl i o assistito dal suo
gr ande fi ut o politico. Il fascismo rivoluzionario, che mal
soppor t ava l a normal i zzazi one ed er a i nsofferent e dei vin-
coli cost i t uzi onal i i mpost i dal l a monar chi a, doveva aver e,
dopo il 3 gennai o, una soddisfazione. Mussolini, che pur vo-
leva s ovr appor r e lo St at o al Part i t o, pi che il Part i t o allo
Stato, gli di ede quest a soddisfazione affidando la Segret eri a
del PNF a Farinacci. Tra i due uomi ni non correva buon san-
gue. Il ras di Cr emona era sempr e stato il capo dell' ala fasci-
sta pi i nt ransi gent e e riottosa. Non approvava, a volte pr o-
babi l ment e non capiva, le mosse tattiche di Mussolini, le sue
concessioni ai moder at i legalitari, ancora incerti di fronte al
f enomeno fascista, l e sue r esi due esi t azi oni nel pr oceder e
sulla st rada della di t t at ura. Farinacci era i nol t re pi sensibi-
le alle esi genze degl i agr ar i - ossia degl i spal l eggi at ori del
fascismo pi violento e rozzo - che non a quelle degli i ndu-
striali: e t ra le due cat egori e esisteva un obbiettivo conflitto
di interessi, in t ema di pr ot ezi oni smo e di tariffe doganal i .
Ma Farinacci era anche l ' uni co esponent e del fascismo che
pot esse t ener e a bada l ' i r r equi et a peri feri a del l o squadr i -
smo, e darl e la sensazione di avere avut o, nella svolta del 3
gennai o, una totale vittoria.
La nomi na di Farinacci fu decisa al l ' unani mi t , dal Gr an
Consiglio, il 12 febbrai o. Tre gi orni dopo, il 15 febbrai o, il
Capo del gover no cadeva mal at o per un at t acco di ul cera
che gli organi di i nformazi one del Regi me t ent ar ono di ga-
bel l ar e come una nor mal e i nfl uenza, ma che fu seri o e
pr eoccupant e t ant o che si t emet t e per la sua vita. Solo a fi-
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ne febbraio Mussolini pot r i pr ender e l' attivit, sia pur e ri-
ma ne ndo i n casa, e solo un mese dopo, i l 23 mar zo, r i ap-
par ve i n pubbl i co con un di scorso dal bal cone di Palazzo
Chi gi nel qual e, con voce di nuovo vi gorosa, esor d : Non
so resi st ere al desi der i o di farvi sent i r e la mi a voce anche
per di most r ar e che l' infermit non mi ha tolto la parola. E
aggi unse: Siamo a pr i maver a e adesso vi ene il bello... la ri-
pr es a i nt egr al e del l ' azi one fascista, s e mpr e e dovunque ,
cont r o chi unque. La debol ezza del l a opposi zi one, l a
pr of onda apat i a del paese, l o spregi udi cat o uso degli stru-
ment i legali e la i nt i mi dazi one delle squadre consent i r o-
no al fascismo di ri t rovare, dopo la t empest osa fine del ' 24,
una buona stagione.
Gli avversari del Regi me avevano quasi del t ut t o per dut o
l ' uni co s t r ument o del qual e pot esser o servirsi - dopo che
l' Aventino li aveva privati della t r i buna par l ament ar e - per
r i bat t er e l e tesi del gover no: l a st ampa. Con l e ar mi del l a
diffida, o del sequest r o, o del l a soppr essi one definitiva, il
gover no cont r ol l ava s e mpr e pi s t r et t ament e i gi ornal i .
Qual che volta i fulmini del mi ni st ero del l ' I nt er no si abbat-
t evano anche su pubblicazioni fasciste, colpevoli di eccessivo
zelo o di deviazionismo. Ment r e Farinacci era segret ari o del
part i t o il suo quot i di ano, Cremona Nuova (che pr est o adot t
un' al t ra testata, Il Regime fascista), fu sequest rat o anch' esso.
A pr ovocar e i fulmini di Mussol i ni er a st at o il passo di un
discorso dello stesso Farinacci, r i por t at o dal gi ornal e, in cui
si affermava che il delitto Matteotti aveva rafforzato il fasci-
smo. Farinacci, uomo di poche ma tenaci convinzioni, t ent
di di fendere la sua tesi. Mussolini obbiett che mal grado il
delitto Matteotti il fascismo ha t enut o dur o: il che era ben
di verso. Ma le vittime abituali er ano i gi ornal i ostili o sem-
pl i cement e i ndi pendent i .
All' inizio del l ' aut unno 1925 finiva in It al i a il si ndacal i -
smo libero. Il 2 ot t obre, a Palazzo Vi doni (sede della Segre-
teria del PNF) , veniva firmato un patto in base al qual e la
Conf eder azi one gener al e del l ' i ndust r i a r i conosce nel l a
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Confederazi one delle Cor por azi oni fasciste e nelle organiz-
zazi oni sue di pe nde nt i l a r a ppr e s e nt a nz a esclusiva del l e
maest r anze lavoratrici e d' al t r o cant o la Conf eder azi one
delle Cor por azi oni fasciste ri conosce nella Conf eder azi one
del l ' i ndust ri a e nelle organi zzazi oni sue di pendent i la r ap-
pr es ent anza esclusiva del l ' i ndust r i a. La Conf eder azi one
general e del Lavor o non riusc a pr omuover e al cuna mani -
festazione di pr ot est a. Dalle Camer e del Lavor o locali, in-
t erpel l at e, era arri vat a una serie scoraggi ant e di risposte ne-
gative. La pr essi one avversari a e nor me , non possibile
qualsiasi azione scriveva Bol ogna, oggi come oggi c' poco
da fare scriveva Savona, solo a Milano e a Roma par e si po-
tesse t ent ar e qual cosa: ma non l o si t ent . Qual che gi or no
dopo l a CGL pubbl i c un mani fest o nel qual e espr i meva l a
convi nzi one che il pat t o accet t at o dai suddet t i si gnori ri-
ma r r un pezzo di car t a per ch i l avor at or i t r ove r a nno
egual ment e il modo di di fendere i l oro interessi. Er ano so-
lo parol e.
Con i l pat t o di Palazzo Vi doni Mussol i ni er a t or nat o i n
buoni r appor t i con gli i ndust ri al i cont r o i quali aveva gi uo-
cat o nei mesi pr ecedent i - o aveva lasciato gi uocare da Ros-
soni, il che fa lo stesso - la cart a di un si ndacal i smo fascista
aggressi vo, che per qual che t empo aveva gar eggi at o i n ri-
vendi cazi oni smo con le organi zzazi oni rosse, e che aveva
pr omosso un dur o sci opero dei met al meccani ci . Altre nubi
nei r appor t i con i l padr onat o e r a no der i vat e da t al uni
pr ovvedi ment i finanziari e val ut ar i con cui il mi ni st r o De
Stefani aveva depr es s o l e bor se, da t e mpo i n pr e da a un
euforico rialzo. La sostituzione di De Stefani con Volpi ave-
va r assi cur at o l' alta fi nanza e l a gr a nde i ndust r i a, che nel
desi gnat o ri conoscevano uno dei l oro esponent i . Da allora -
anche nei moment i di at t ri t o della quota novant a - Mus-
solini fu per i l padr onat o, se non s empr e un i nt er l ocut or e
ideale, il mal e mi nor e.
Alla Camer a, assenti gli avent i ni ani , Mussolini non aveva
probl emi . Un pr oget t o di legge elettorale che ripristinava il
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collegio uni nomi nal e fu appr ovat o con 307 voti favorevoli e
33 cont r ar i (t ra gli ul t i mi Or l a ndo e Giolitti). Pi t ar di la
Camer a varava addi r i t t ur a un pacchet t o gigantesco di 2. 376
decret i legge. Qual che maggi or e difficolt il fascismo aveva
in Senat o, per il carat t ere vitalizio e l' origine real e della ca-
rica, e per il prest i gi o per sonal e di al cuni t ra i component i
l' Assemblea. Della scarsa docilit del Senat o, dove forte era
l' influenza monar chi ca e quella dei militari, si er a avut a una
pr ova allorch vi er a andat o i n discussione un pr oget t o del
mi ni st ro della Guer r a general e Di Giorgio sul r i or di namen-
t o del l ' Eserci t o, pr oget t o ost eggi at o da pat r i e gl ori e come
Gi ar di no, Cador na, Diaz, Caviglia, Pecori Gi ral di . Mussoli-
ni, che del pr oget t o si era di chi arat o faut ore, lo abbandon,
con una delle sue mosse da prest i gi at ore, ma avendo l' aria
di non r i nnegar l o: e profitt della occasione per dest i t ui re il
pover o Di Giorgio, e per assumer e l'interim dei dicasteri mi-
litari, il che gli assicurava un pi saldo cont rol l o sulle Forze
Ar mat e. Nel cont empo nomi nava sot t osegret ari o alla Guer -
ra il general e Ugo Cavallero, che si er a mant enut o neut r al e
nella di sput a, e che pi aceva per f i no a Fari nacci , e Capo di
stato maggi or e dell' Esercito Pietro Badogl i o. Per compl et a-
re l' azione di accapar r ament o delle organi zzazi oni militari,
Mussolini insedi i nol t re dei commi ssari al vertice della As-
sociazione nazi onal e combat t ent i il cui pr esi dent e, on. Vio-
la, era antifascista.
Pi del Par l ament o, pi degli intellettuali antifascisti che
avevano diffuso un l oro nobile e pol i t i cament e sterile mani -
festo, r edat t o da Benedet t o Cr oce, pi del l a opposi zi one
avent i ni ana, Mussol i ni ebbe a t emer e, nel l a seconda met
del ' 25, il rinfocolarsi della violenza delle squadr e d' azi one,
che al l ar mava i f i ancheggi at or i , r i accendeva le di ffi denze
del Re, irritava la Chiesa. Tre forze che Mussolini non vole-
va pr ovocar e gr at ui t ament e. E curioso not ar e che in un pri -
mo moment o Farinacci, vol endo r i or di nar e e disciplinare il
part i t o, aveva agito cont r o el ement i ultra, che pur e pot e-
vano sembr ar e vicini alle sue posizioni: cos furono puni t i e
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poi radi at i dal PNF quei Consoli Tarabella e Galbiati che ave-
vano capeggi at o la rivolta di fine d' anno, e che solo alcuni
anni dopo f ur ono r i ammessi nel l e fi l e fasciste (Galbiati ri-
pr es e l a car r i er a, t ant o che i l 25 l ugl i o 1943 l o t r over al
Gr an Consiglio di Palazzo Venezia come comandant e gene-
rale della Milizia). Con i suoi met odi caporaleschi, Farinacci
ot t enne che il congresso del part i t o - quar t o e ul t i mo nella
storia del fascismo - si tenesse, in gi ugno, in una at mosfera
di or di nar i a ammi ni st razi one.
Ma se da una par t e egli er a st at o i l r i or gani zzat or e del
part i t o, e ne aveva st roncat o eresie e scissioni, dall' altra, per
l a sua per sonal i t e per l e sue i dee, er a un i spi r at or e e un
pr ot et t or e della violenza. Cont r o il mi ni st ro del l ' I nt er no Fe-
derzoni , che i nt endeva ri pri st i nare la legalit aut ori t ari a - e
affermare l ' aut ori t dei Prefetti -, Farinacci tollerava, pr o-
t eggeva, i ncoraggi ava l e i ncursi oni delle squadr e. Nei con-
flitti cadevano sia antifascisti sia fascisti: ma per il segret ari o
del part i t o ogni scont ro er a causat o da provocazioni degli
opposi t ori , che non si er ano adeguat i alle condi zi oni di resa
i mpost e dal fascismo. Nel Venet o, i n Romagna, sopr at t ut t o
i n Toscana dove i mper ver savano squadracce t ra l e pi t ru-
ci, si mol t i pl i carono aggressioni, invasioni di st udi di oppo-
sitori, saccheggi e di st ruzi oni di tipografie, uccisioni.
In una delle azioni puni t i ve di quest o per i odo fu percos-
so e seri ament e ferito Amendol a, che non si sarebbe pi ria-
vut o del t ut t o dalle bot t e dei manganel l at ori e sarebbe mor -
to l ' anno successivo, esule, in Francia. In altre venner o col-
piti uomi ni del movi ment o cattolico, talch ^Osservatore Ro-
mano prot est con durezza. Il mi ni st ro del l ' I nt er no, scrisse,
parl ava un l i nguaggi o di pacificazione, ma Farinacci e le sue
squadr e lo cont r addi cevano nelle parol e e nei fatti. Cremona
Nuova ri bat t , a nome di Farinacci, asser endo che in cert e
circostanze la violenza virt cristiana in quant o serve quel-
la cosa che al cristianesimo non davvero indifferente, la ci-
vilt che da esso r i pet e la sua origine.
Si arri v cos, in un crescent e ri gurgi t o di manganel l at e e
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di olio di r i ci no, ai pr i mi di ot t obr e, qua ndo a Fi r enze si
cont ar ono vari mort i , al meno ot t o. Una squadracel a aveva
vol ut o dar e una lezione a un massone devast ando l a sua abi-
t azi one (le societ segret e, ossia la massoneri a, er ano state
vietate per l egge, e veni vano persegui t at e). Nella sparat ori a
der i vat ane un est remi st a ner o, cert o Lupor i ni , er a ri mast o
ucciso. La rappresagl i a fascista era stata i ndi scri mi nat amen-
t e sangui nosa, ed er a di l agat a per t ut t a l a Toscana. Tr a gli
altri er ano stati assassinati l'avv. Consol o e l ' ex-deput at o so-
cialista Pilati, cui er a stata mossa l' accusa di compi l ar e un
gi or nal et t o antifascista. Squal l i di movent i pri vat i si i nt rec-
ci arono, come avviene di frequent e, alla molla politica. Un
a ppa r t e ne nt e alla squadr acel a che aveva massacr at o Pilati
era legato alla t enut ar i a di un bordel l o, sfrattata pochi gior-
ni pr i ma dall' avvocato, di venut o ammi ni st r at or e dello stabi-
le. Farinacci si era preci pi t at o sul post o pi per giustificare
la reazione fascista che per i ndi vi duare e puni r e i r espon-
sabili. It al o Bal bo, spedi t o d' ur genza a Fi renze qual e com-
missario st r aor di nar i o della Federazi one fascista, non ai ut
l a nor mal i zzazi one, t ant o che Feder zoni or di n al nuovo
prefet t o, Regard, di non t ener cont o di ci che i l Qua dr um-
viro di sponesse.
Il ci nque ot t obr e i l Gr an Consiglio t enne una r i uni one,
dedi cat a ufficialmente ad ar goment i gi fi ssat i i n pr eceden-
za, ma in real t i ncent r at a sugli i nci dent i toscani. Farinacci
non pot eva ancor a essere sostituito. Anzi il Gr an Consiglio
del i ber un or di ne del gi or no che elogiava la sua azi one, e
lo esort ava a persegui rl a e perfezi onarl a. In realt la discus-
sione er a stata accesa, e Mussolini aveva depl or at o con vee-
menza la sortita degli estremisti fiorentini, che di st urbava i
suoi pi ani , e lo met t eva in difficolt con il Re e con le forze
politiche disposte a col l aborare con il fascismo, pur ch non
esager asse. Un or di ne del gi or no che, di ver s ament e da
quello di pl auso a Farinacci, doveva r i maner e riservato, ma
che i Prefetti er ano incaricati di t r asmet t er e ai di ri gent i fa-
scisti, di spose lo sci ogl i ment o i mmedi at o di qualsiasi for-
201
mazi one squadristica, la iscrizione degli ex-squadri st i nelle
legioni regol ari della Milizia, la espul si one dal part i t o di chi
non ot t emper asse al l ' ordi ne. L'alto l del Gr an Consi gl i o
alla ri presa dello squadr i smo dissolse le ri nat e i nqui et udi ni
del Re, or mai sempr e pi largo di elogi per Mussolini.
In effetti Mussolini voleva veder t ri onfare non l a illega-
lit, ma la legalit della Rivoluzione. Lo spart i acque t ra i due
concetti spesso, negli Stati aut ori t ari , i ncert o. Ma la diffe-
r enza sostanziale quest a: la puni zi one e r epr essi one degl i
opposi t ori doveva veni re, secondo Mussolini, dal l ' aut ori t ,
non da iniziative di gr uppi o di individui. Con ci egli pot e-
va dosare i provvedi ment i secondo circostanze e valutazioni
politiche, che non i nt endeva affidare al caso o peggi o ancora
ai cri t eri di est remi st i e di ras locali. La pi perfet t a di mo-
strazione di quest o criterio Mussolini la di ede t ra la fine del
1925 e la fine del 1926, quando spazz via gli ultimi resi dui
di libert di st ampa, di opposi zi one politica, di garanzi e lega-
li fissate dallo Statuto al bert i no, ma scegliendo l' ora e il mo-
do con tale t empi smo da at t uare l a gr ande purga senza in-
cont r ar e ostacoli n da par t e della Cor ona, n da par t e di
si mpat i zzant i che t ut t avi a conser vavano qual che scr upol o
gi uri di co. I pr et est i per real i zzare t ut t i gli obbiettivi di cui
aveva post o le pr emes s e con il di scorso del t r e gennai o gli
f ur ono offerti da una serie di at t ent at i alla sua per sona, ri-
masti allo stato di pr oget t o o port at i ad esecuzione.
Il pr i mo, e pol i t i cament e il pi i mpor t ant e, di venne not o
con l ' arrest o, or di nat o il 4 novembr e 1925, del l ' on. Ti t o Za-
mboni (a Roma) e del gener al e Luigi Capel l o (a Tori no). Lo
Zamboni - che la polizia t eneva d' occhio da l unga dat a - er a
stato sorpreso nella camera 90, al qui nt o pi ano dell' albergo
Dr agoni , da dove avr ebbe vol ut o s par ar e, con un fucile
Mannl i cher a cannocchi al e, cont r o Mussolini, di cui er a pr e-
visto un discorso da Palazzo Chigi per cel ebrare l' anniversa-
rio della Vittoria. L' arma sarebbe stata punt at a, da una cin-
quant i na di met r i di distanza, sul bal cone del Palazzo. Zani-
boni , socialista t urat i ano, si era compor t at o bene in guer r a,
202
con gli al pi ni , r a ggi unge ndo i l gr ado di maggi or e: ed er a
pl ur i decor at o. Aveva condot t o cont r o i l fascismo, dopo l a
Marcia su Roma, una lotta affannosa e donchisciottesca, t en-
t ando l e pi di verse st r ade, da una cont r apposi zi one Mus-
sol i ni -D' Annunzi o al col po di Stato at t uat o da poche centi-
nai a di uomi ni decisi a t ut t o. Infine si er a deciso alla elimi-
nazi one fisica del l ' oppressore. Alla violenza - quest o er a
di vent at o il suo cr edo - bi sogna oppor r e la violenza.
Non sper ava pi nel Re, dal qual e si er a fatto ri cevere
due volte senza ot t ener ne nul l a, aveva guast at o i r appor t i
con l' Aventino, aveva intessuto embr i oni di utopistici accor-
di i nsur r ezi onal i con i fratelli Gar i bal di , Sant e e Ricciotti.
Dall' estero gli era arri vat o qual che i ncoraggi ament o, i n par -
t i col are del radi cal e francese Her r i ot e del vecchio demo-
crat i co cecoslovacco Masar yk. La massoner i a di Palazzo
Gi ust i ni ani gli aveva elargito a un cert o punt o una s omma
modest a anche per quei t empi , ci nquemi l a lire, ma poi non
aveva pi vol ut o saper ne dei suoi proget t i . In quest a ricerca
di sostegni Zani boni si era i mbat t ut o in Carl o Quagl i a e Lui-
gi Capel l o. Il Quagl i a, st udent e, vicino alle i dee del part i t o
popol ar e, ebbe nella vi cenda un r uol o spr egevol e, per ch
fi ngeva di col l aborare con Zani boni e nel cont empo infor-
mava la polizia. Capel l o, massone, si er a lasciato dappr i ma
al l et t are dai pr oposi t i del l o Zani boni , di mos t r andos i una
volta di pi st rat ega avvent at o, ma par e che qua ndo fu cat-
t ur at o - si pr epar ava a espat ri are - avesse gi lasciato cade-
re t ut t o. L' i t i nerari o uma no e politico di Capel l o er a st at o
i mprevedi bi l e e t or t uoso, mot i vat o da interessi personal i e
da suggest i oni cont i ngent i pi che da veri ideali. Luigi Ca-
pello aveva comandat o i n guer r a l a II ar mat a, l a maggi or e
del l ' Eserci t o i t al i ano, con i suoi quat t r ocent omi l a uomi ni .
Pr opr i o l ' ar mat a nella qual e er ano ent r at i come i l coltello
nel bur r o, la tragica not t e di Capor et t o, i cunei delle divisio-
ni t edesche inviate sul fronte italiano per una offensiva de-
molitrice. La responsabi l i t del disastro er a stata fatta rica-
der e, dal l a commi ssi one d' i nchi est a, pr i nci pal ment e su di
203
lui, per la ostinazione con cui, obbedendo a un pr opr i o di-
segno strategico, aveva t rasgredi t o, o appl i cat o con reticen-
za, gli ordi ni i mpart i t i da Cador na affinch la II ar mat a as-
sumesse uno schi er ament o pi difensivo. Non er a t i po che
si rassegnasse alla oscurit. Aveva scritto libri per discolpar-
si, ed er a di vent at o fascista. Dopo la Marcia su Roma lo si vi-
de sfilare con le col onne di camicie ner e in una st rana t enu-
ta fuori or di nanza, che a un osservat ore sarcastico r i cor d
l ' i mmagi ne di un gener al e s udamer i cano. Ma l ' at t eggi a-
me nt o del fascismo verso l a massoner i a (e forse anche gli
onori e le riabilitazioni di cui avevano godut o i Cador na e i
Badogl i o, ma non lui) ri sospi nsero Capello, che nella loggia
di Palazzo Giustiniani occupava una posizione emi nent e, t ra
le file dell' antifascismo.
Come si nt omo della esistenza di una opposi zi one ar mat a
la congi ur a Zani boni aveva assai scarso rilievo. Di et ro Zani-
boni e Capello non c' era nulla. Ent r ambi f ur ono condanna-
t i a t r ent ' anni di car cer e, ma dopo un per i odo di dur a se-
gregazi one ot t enner o una mi t i gazi one del t r at t ament o: Za-
ni boni fu t rasferi t o al confi no di Ponza, Capel l o pass in
ospedal e e nel 1936 venne scarcerato.
Se il compl ot t o er a stato velleitario e quasi risibile, il suo
sf r ut t ament o pol i t i co ebbe i nvece una i mpor t anza di
pr i m' or di ne. Mussolini si era visto offrire su un pi at t o d' ar-
gent o il pr et est o di cui aveva bi sogno per i ndur i r e il Regi-
me. A l oro volta i fiancheggiatori desi derosi di salvare la co-
scienza avevano un pret est o per ammet t er e che, di fronte al
compor t ament o cri mi nal e della opposi zi one, un gi ro di vite
di vent ava i nevi t abi l e. Crisi di cosci enza subi t anee col sero
cos le pr opr i et di quei giornali che er ano rimasti i ndi pen-
dent i , e che, pur avendo at t enuat o gli at t eggi ament i antifa-
scisti mant enut i dur ant e la crisi Mat t eot t i , si per met t evano
ancor a delle critiche. Cambi di ret t ore, t ra gli altri, il Corrie-
re della Sera. Luigi Al beri mi dovet t e lasciare, i nsi eme al fra-
tello Al bert o, la gui da del maggi or quot i di ano i t al i ano. Gli
Albertini er ano qualcosa di pi che la direzione nel Corrie-
204
re della Sera: non solo per ch possedevano una quot a di pr o-
pri et , ma soprat t ut t o per ch avevano legato il l oro nome, e
il loro prest i gi o, a una politica coer ent e e i nt ransi gent e, da
gr andi bor ghesi i l l umi nat i . Alla di r ezi one fu i nsedi at o Pie-
t r o Croci , un r edat t or e di non spi ccat o rilievo che comp
qui et ament e l ' oper a di conformi zzazi one del gi or nal e.
Ques t o non f u che u n o dei segni di un adeguament o al
Regi me che pr e nde va pr opor zi oni s empr e pi massi cce,
t ant o che Balbo osservava, in una lettera, che non si trova
pi un antifascista a pagar l o a peso d' oro.
L' Aventino avvert , con i r r i medi abi l e r i t ar do, l ' umor e di
buona par t e del paese: e cap che Mussol i ni non si er a ab-
ba ndona t o i mmedi at ament e, dopo l ' arrest o di Zani boni e
Capello, a spettacolari mi sure repressi ve - rifiut per il mo-
ment o il ri pri st i no della pena di mor t e che gli veniva richie-
sto a gr an voce da molti - pr opr i o per consent i re che il pr o-
cesso di fascistizzazione mor bi da si svolgesse senza sussulti.
Evirati i gr andi gi ornal i di opposi zi one, vessati i quot i di ani
di par t i t o (al cuni , come La Rivoluzione liberale e II Popolo,
er ano stati costretti a chi uder e) , l' Aventino pot eva ri acqui -
st are una voce solo t or nando in aula. I comuni st i l' avevano
capito quasi i mmedi at ament e, ed infatti si er ano ri present a-
ti alle sedut e. In altri gr uppi la t endenza al r i t or no acquista-
va forza crescent e. Ma a quest o punt o, reso forte, nella sua
i nt ransi genza, dal compl ot t o Zani boni , pol i t i cament e pr ov-
vi denzi al e, Mussol i ni er a ri sol ut o a s bar r ar e l or o il passo.
Gli avent i ni ani non avr ebber o pot ut o rovesci are i r appor t i
di forza in un Par l ament o dove la maggi or anza governat i va
era solida. Ma le loro critiche e le loro pol emi che sarebbero
state fastidiose.
In una Camer a s t r aor di nar i ament e docile, e sf r ut t ando
il mome nt o favorevole, Mussolini er a riuscito a far passare
quasi si trattasse di or di nar i a ammi ni st razi one, t ra il novem-
bre e il gennai o, una serie di mi sur e che davano sempr e pi
all' Italia il colore del Regi me. Regol ament azi oni sulla stam-
205
pa e le societ segret e, esonero dei funzionari pubblici infi-
di, revoca della ci t t adi nanza ai fuorusciti, accresciute com-
pet enze dei Prefetti, disciplina dei cont rat t i di lavoro, nuove
prerogat i ve del Capo del gover no (che acquistava una posi-
zi one fortissima e aut onoma e ri spondeva delle sue decisio-
ni solo alla Corona, non pi al Parl ament o), facolt dell' ese-
cut i vo di e ma na r e nor me gi ur i di che. Ques t o gr an l avoro
par l ament ar e, che met t eva lo spol ver i no a t ut t o ci che il
gover no pr epar ava, l a Camer a l o aveva compi ut o anche
grazi e alla sua r i aper t ur a ant i ci pat a, il 18 nove mbr e (del
' 25): r i a pe r t ur a che Mussol i ni aveva deci sa, f i dando sulla
sorpresa, pr opr i o per non lasciare t empo all' Aventino, re-
sponsabile mor al e della congi ur a Zaniboni, di organi zzare
i l r i ent r o. Qual che deput at o avent i ni ano si pr ov, isolata-
ment e, a r i ent r ar e a Mont eci t ori o: ne fu cacciato a viva for-
za. Era i l pr eannunci o di quel che sarebbe avvenut o quan-
do fosse stato t ent at o l' ingresso in massa.
Ai pr i mi di gennai o del ' 26, c omunque , i popol ari di
De Gasper i deci ser o di s cender e dal l ' Avent i no. Pr i ma di
passar e alla esecuzi one di quest a del i bera del l oro gr uppo
avvi ar ono t ut t avi a, con caut el a democr i st i ana ante luterani,
contatti con i fascisti. Volevano sapere cosa li at t endesse. Ne
ot t enner o, in risposta, un ultimatum. I fascisti er ano disposti
a ri ammet t erl i , appr eser o, se avessero pr event i vament e di-
chi arat o di ri conoscere il fatto compi ut o della ri vol uzi one
fascista, e il fallimento del l ' Avent i no perch non esisteva
una quest i one mor al e che investisse il Gover no fascista: e
se avessero i nol t re pr omesso di eserci t are alla Camer a non
una opposi zi one pr econcet t a e pregi udi zi al e ma una
eventuale critica ai disegni di legge. Ci mancava poco, in-
somma, che i fascisti pr et endesser o dagli opposi t ori , per tol-
l erare che r i pr endesser o i l l oro post o, una di chi arazi one di
fascismo.
I popolari non pot evano subi re l' ukase, ma non volle-
ro ne ppur e r i nunci ar e ai l oro proposi t i di r i ent r o. Scelsero,
per l ' azi one, un mome nt o che - i l l udendosi di gr an l unga
206
sugli scrupoli e sulla sensibilit dei fascisti - ri t enevano favo-
revol e: la commemor azi one a Mont eci t or i o, il 16 gennai o
1926, del l a r egi na Mar gher i t a, mor t a ai pr i mi del l ' anno a
Bor di gher a. Un gr uppo di popol ar i e di demosoci al i riusc
effettivamente a penet r ar e nell' aula, e pot ascoltare le ora-
zioni cel ebrat i ve del Pr esi dent e dell' Assemblea, Caser t ano,
e del mi ni st ro del l ' I nt er no Federzoni . Ma subito dopo i pi
brut al i t ra i deput at i fascisti aggr edi r ono gli intrusi, li pr e-
ser o a ceffoni, pugni , calci, but t andol i l et t er al ment e fuori
da Mont eci t ori o, dove er ano stati mandat i dagl i el et t ori . Il
Pr esi dent e non i nt er venne. Mussol i ni spi nse l a sua t r aco-
tanza fino al punt o di pr ender e la parol a, il 17 gennai o, nel -
la stessa aula, e di definire inaudito non gi ci che i fasci-
sti avevano fatto, ma i l c ompor t a me nt o degl i uomi ni che
furtivamente si er ano insinuati nell' aula al r i par o di una
gr ande mor t a: cosicch l a i ndi gnazi one dei deput at i fa-
scisti er a pi e na me nt e giustificata. Da quel mome nt o ogni
velleit di r i t or no degl i avent i ni ani cess. Un a nno dopo,
come vedr emo, essi furono dichiarati decadut i dal mandat o
par l ament ar e.
A fine mar zo del 1926 Farinacci fu destituito - con il ri t ual e
pl auso del Gr an Consiglio per l ' opera svolta - dalla carica di
segr et ar i o del P NF . A sost i t ui rl o venne chi amat o Augus t o
Turat i . Il ras di Cr e mona er a st at o mol t o utile a Mussol i ni
per offrire, i n un per i odo delicato, garanzi e agli estremisti,
e per riassestare con mano dur a e met odi spicciativi la mac-
chi na del par t i t o. Ma era un per sonaggi o i ngombr ant e, ir-
r ue nt o, chi assoso, che aveva del fascismo una concezi one
per sonal e, e non r i nunci ava a sost ener l a. Le ul t i me noi e
pr i ma del si l urament o le aveva dat e a Mussolini accet t ando
l a difesa di Dumi ni , uno degl i i mput at i per i l del i t t o Mat -
t eot t i , dur a nt e i l pr ocesso cel ebr at o, a ppunt o i n mar zo, a
Chieti. Er ano stati rinviati a giudizio Dumi ni , Malacria, Po-
ver omo, Volpi, Viola, i mput at i di omi ci di o vol ont ar i o ma
non pr emedi t at o, commesso per odio di partito. Mussoli-
207
ni aveva la pret esa che il di bat t i ment o non assumesse accen-
tuazioni politiche, e si svolgesse tra l' indifferenza della na-
zione onde evi t are - scrisse - che l' Italia t or ni a mat t eot -
tizzarsi dopo due anni dalla guari gi one.
L' intervento, come avvocato difensore, del segret ari o del
part i t o, di sicuro non ri spondeva a questi concetti. Ma Mus-
solini ci si rassegn, r accomandando tuttavia a Farinacci di
moder ar e la sua ansia di t rasformare il processo agli ucciso-
ri di Matteotti in un processo agli opposi t ori del fascismo. Il
processo fin alla svelta, con la condanna di Dumi ni , Pove-
r omo e Volpi a ci nque anni undi ci mesi e venti gi orni (con-
danna che, grazie a quat t r o anni di amnistia, si ri dusse a po-
ca cosa) e con la assoluzione di Malacria e Viola. Ma al cune
i mpe nna t e fari nacci ane i r r i t ar ono egual ment e Mussol i ni ,
che invi al segret ari o-avvocat o una l et t era pungent e, per -
ch nessuna pr omessa er a stata mant enut a. Anche i n que-
sta occasi one Fari nacci non i ncass t acendo. Repl i c scri-
vendo di essersi at t enut o ai pat t i . Il processo di vent at o
politico? Ma quest o l o si sapeva da t empo, al t r i ment i non
sarei a Chieti osservava pi ut t ost o per t i nent ement e. E, con-
cl udeva con un tocco degno del suo fair play, Matteotti fu
da vivo un gr an porco. Farinacci fu dunque , alla fi n fi ne,
l' ultima vittima dell' affare Matteotti, e si r i nt an, dopo d' al-
lora, nel suo inattaccabile feudo cr emonese, deciso a i nt er-
pr et ar e con una coerenza di cui gli va dat o atto l ' ani ma del-
l ' est r emi smo fascista. Il che l o por t pi volte a un passo
dalla espul si one. Ma quel passo non fu mai compi ut o.
Turat i , affiancato da quat t ro vice-segretari, Arpinati, Mel-
chiori, Ricci e Starace, era un giornalista bresciano. Era arri-
vato al fascismo pi ut t ost o in ri t ardo, nel 1920, sull' onda del-
le sue convi nzi oni nazi onal i st e e i nt ervent i st e. Era senza
dubbi o un i nt r ansi gent e, con qual che venat ur a popul i st a
(aveva infatti i ncoraggi at o lo sci opero dei metallurgici). Ma
nei quat t r o anni e mezzo dur ant e i quali resse la Segret eri a
- la gestione pi l unga, fatta eccezione per quella staraciana -
di most r di saper i nt er pr et ar e l a politica di Mussolini.
208
Espul se a deci ne di migliaia gli el ement i pi violenti, estre-
misti, rissosi, limit l' afflusso delle doma nde di iscrizione
- che aveva assunt o proporzi oni di val anga - ma, meno dra-
stico di Farinacci, acconsent a i mmet t er e nel cor po del par-
tito molti che, come lui, veni vano da corrent i affini, e che
servi rono ad annacquar ne l ' i mpront a squadristica. Un nuo-
vo st at ut o del par t i t o abol ogni elezionismo, secondo un
t er mi ne fascista dalla inequivocabile sottolineatura spregiati-
va. Le nomi ne er ano decret at e dall' alto, la periferia doveva
ricevere or di ni dal cent r o, e il cent r o dai vertici. In quest a
cost ruzi one pi r ami dal e Mussolini assumeva una di mensi o-
ne, anche st at ut ari a, del t ut t o par t i col ar e. Come Capo del
Gr an Consiglio - al qual e il part i t o doveva obbedi enza - co-
me Capo del part i t o, come Capo del gover no, veniva post o
al di sopra e al di l di ogni possibile condi zi onament o. Era
la t raduzi one, in t ermi ni di statuto, di concetti che Mussolini
non si stancava di r i pet er e nei suoi discorsi: Le mi e par ol e
vengono dopo i fatti i quali non t r aggono origine da assem-
blee, n da prevent i vi consigli od ispirazioni di individui, di
gr uppi o di circoli: sono deci si oni che io ma t ur o da solo e
delle quali, come giusto, nessuno pu essere a prevent i va
conoscenza; n e mme n o gli i nt eressat i , che possono essere
gradevol ment e sorpresi anche quando lasciano il posto.
August o Turat i i nt endeva probabi l ment e cambi are il par-
tito, normalizzarlo i mbor ghesendol o, ri pul i rl o est r omet -
t endo gli ultra, ma i nt endeva anche conservargl i una in-
fluenza decisiva nella vita politica italiana. Se quest o, come
sembra, era il suo di segno, si sbagli, per la semplice ragi one
che Mussolini ne aveva un al t ro. Il par t i t o, per lui, doveva
essere soltanto uno st r ument o da usare i n caso di necessit,
ma solo in caso di necessit, a sua richiesta. Eccellente orga-
ni zzat ore, uomo i nt el l i gent e, Tur at i fin per consegnar e al
successore i l part i t o che Mussolini desi derava. Non pi una
cassa di ri sonanza di ferment i politici, anche se non ancor a
l a mummi a imbellettata del per i odo staraciano.
CAPI TOLO SECONDO
NASCE I L TRI BUNALE SPECIALE
La congi ur a Zani boni fece da pr ol ogo al l ' anno degli at t en-
tati, a ppunt o il 1926. Mussolini in real t l' aveva bat t ezzat o
anno napol eoni co, in pr evi si one dei successi che il fasci-
smo avr ebbe consegui t o. A sua volta Fari nacci par l ava di
anno francescano non t ant o ri ferendosi - ovvio - alle ce-
lebrazioni del Sant o di Assisi che in t ut t a Italia si t enevano,
quant o a una sorta di quar esi ma politica. Ma la definizione
del De Felice anno degli attentati rest a senza dubbi o, a po-
steriori, l a pi esat t a. Del pr i mo i n or di ne di t e mpo fu r e-
sponsabile Violet Gibson, i rl andese di nascita, appar t enent e
a una famiglia aristocratica, sessant aduenne. Quest a donna
affetta da mani a religiosa, che aveva i n pr oget t o un' azi one
anal oga cont r o il Papa, e che non risulta fosse stata istigata o
ai ut at a da al cuno, aspet t ava Mussol i ni confusa t r a l a folla
assiepata, la mat t i na del 7 apri l e 1926, l ungo la scalinata del
Campi dogl i o. Il Capo del gover no si stava al l ont anando,
dopo aver i naugur at o un congr esso i nt er nazi onal e di chi-
r ur gi a. Por t ava i n t est a l a bombet t a, un capo di abbi gl i a-
ment o al qual e er a mol t o affezionato, pr i ma di passare alle
uni formi .
D' i mprovvi so la squi l i brat a si fece avant i , e con una pi-
stola gli spar quasi a br uci apel o. La f or t una che assistette
Mussolini in quest e circostanze volle che egli alzasse di scat-
t o l a testa, pr opr i o i n quel l ' at t i mo; secondo una ver si one
per guar dar e una ragazza che da un bal cone gli aveva but -
t at o dei fiori, secondo un' al t r a per sal ut ar e r oma na me nt e
un gr uppo di s t udent i che i nt onavano Giovinezza. Ques t o
movi ment o lo salv. Il proiettile, anzich conficcarglisi nella
210
t empi a, sbucci la cartilagine del naso. Sangui nant e, Musso-
lini fu r i condot t o nel l a sala gr emi t a di chi r ur ghi , ed ebbe
per l oro anche una bat t ut a. Signori, vengo a met t er mi sot-
to le vostre cur e professionali. Ri appar ve con il naso ince-
r ot t at o, e cos pos ani mos ament e per i fotografi. Quel ce-
rot t o non gli dispiaceva. (Assai di versament e, cancell t ut t e
le udi enze e si nascose al pubbl i co una volta che, sbalzato di
sella da un cavallo, er a stato cost ret t o a medi carsi la faccia
contusa. ) Annunci subito che Miss Gibson sarebbe stata sol-
t ant o espulsa, senza altre sanzioni. Il pr ogr a mma della gior-
nat a non sub variazioni. Nel pomer i ggi o Mussolini insedi
il nuovo Di ret t ori o del part i t o fascista, e del l ' at t ent at o si oc-
cup solo per coni are una delle sue pi celebri massi me: Se
avanzo, segui t emi ; se i ndi et r eggi o, ucci det emi ; se muoi o,
vendicatemi. Il gi orno successivo consegn il dirigibile Nor-
ge ad Amunds en e qui ndi par t per una previ st a visita uffi-
ciale in Libia.
Mussol i ni aveva corso un per i col o seri o: ma l ' at t ent at o
era pol i t i cament e insignificante, per ch insignificante era la
personal i t della colpevole. Vi f ur ono attacchi a chi, dall' e-
stero, foment ava le campagne antifasciste, e vi furono criti-
che dur e , negl i ambi ent i fascisti i nt r ansi gent i , al mi ni st r o
del l ' I nt er no Federzoni , accusato di scarsa vigilanza ed effi-
cienza. Federzoni stesso, in una l et t era a Mussolini di nove
giorni dopo, lo scongi urava di evitare, per quant o possi-
bile, le occasioni i nut i l ment e rischiose. Ma in sostanza le ri-
percussi oni furono soltanto emot i ve.
Un mar chi o i deol ogi co preci so ebbe i nvece l ' at t ent at o
del l ' anarchi co individualista Gi no Lucet t i : un l avorat ore
del ma r mo di vent i sei anni che er a emi gr at o dal l a Garfa-
gnana i n Francia. L' anarchico pensava di pot er get t are due
bombe a ma no nel l ' i nt er no della Lancia di Mussol i ni
quand' essa dal piazzale di Port a Pia avesse i mboccat o la via
Noment ana, sul percorso verso Palazzo Chigi. Laut o veniva
da Villa Torl oni a, dove Mussolini non si era ancor a trasferi-
to con la famiglia - lo fece solo nel 1929 - ma dove risiedeva
211
sal t uari ament e d' estate. Il Lucetti, sbucato da di et ro un' edi -
cola alle 10,20 del l ' I 1 set t embre, appena avvistata la Lancia
del Capo del gover no, l anci l e bombe ma sbagli mi r a.
Qui nt o Navar r a, l ' usci ere per sonal e di Mussol i ni , che er a
nel l a vet t ur a, ha r accont at o di aver e udi t o qualcosa col-
pi rl a vi ol ent ement e. Voltatosi, vide un uomo con i l braccio
alzato, t ant o che pens a uno spet t at ore che avesse salutato
r omanament e.
Mussolini per aveva i nt ui t o il pericolo. Andate, andat e,
ha nno t i rat o un ciottolo nel l a vet t ura disse all' autista Bo-
r at t o. Era cal mo. Assicur pi t ar di Navar r a che se anche
l ' or di gno fosse ent r at o nella vet t ur a avrei fatto in t empo a
ri l anci arl o fuori , da vecchi o bersagl i ere. A Palazzo Chi gi
er a i n attesa De Bono, che non sapeva nul l a del l ' accadut o.
A Porta Pia mi hanno tirato una bomba gli annunci Mus-
solini, con del i ber at a sol enni t . Il Qua dr umvi r o corse via
gr i dando che avrebbe impiccato per sonal ment e l' attenta-
t ore. Il Lucetti, la cui bomba aveva pr ovocat o qual che feri-
t o, non grave, t ra i passant i , fu condannat o a t r ent ' anni di
carcere, come Zani boni e Capello. E il suo gesto serv, come
l' episodio del l ' al bergo Dr agoni , a i nnescare richieste di pi
severi pr ovvedi ment i cont r o gli antifascisti, e di r i pr i st i no
della pena di mor t e.
Lucet t i sost enne di non avere complici. Ma l a sua est ra-
zi one, l e sue convi nzi oni , l a r esi denza i n Franci a dove pi
forte er a stato l'afflusso di antifascisti, e pi numer osi er ano
i gr uppi oper ant i per la cadut a del Regi me, avallavano il so-
spet t o, o al i ment avano la tesi, che l ' anarchi co t oscano fosse
stato l' emissario di pi pot ent i congi urat i . Ancora una volta
l' antifascismo, come ent i t politica, subiva una chi amat a di
cor r eo, bench t ut t i i par t i t i e le organi zzazi oni di opposi -
zione, per quel t ant o che restava l oro di possibilit di espres-
sione, si fossero affrettati a depl or ar e il tentativo del Lucetti,
e a dissociarsi da esso.
La pol t r ona di Feder zoni era s empr e pi t rabal l ant e, l o
stesso fratello del Duce, Ar nal do, ne consigliava l a sostitu-
212
zione. I l Di ret t ori o del PNF aveva appr ovat o un document o
che chi edeva l a convocazi one i mmedi at a del Par l ament o
per sancire pr ovvedi ment i legislativi atti a pr eveni r e con la
sanzione capitale i delitti cont r o il Capo dello Stato e il Capo
del Governo. Alla i nt r oduzi one della pena di mor t e si er a
del rest o esplicitamente det t o favorevole lo stesso Mussolini,
in un discorso pr onunci at o a caldo il gi or no della bomba
di Lucetti.
Ma poi sopr assedet t e. Ai pr i mi di ot t obr e Rocco aveva
a ppr ont a t o una l egge che puni va con l a pe na capi t al e chi
avesse at t ent at o alle per sone del Re, del Reggent e, della Re-
gina, del pri nci pe eredi t ari o, del Capo del gover no. Musso-
lini non volle che l a Camer a l a di scut esse subi t o, forse per
rafforzare nel l a opi ni one pubbl i ca l a sensazi one che egli
non desse i mpor t anza alla sua i ncol umi t , e poco si pr eoc-
cupasse di farla pi efficacemente pr ot egger e; o forse per -
ch sapeva che l a pe na di mor t e t rovava opposi t or i anche
nei settori pi moder at i nel PNF.
A togliere di mezzo ogni sua esitazione, non solo per que-
sto pr ovvedi ment o ma pe r u n a i st i t uzi onal i zzazi one pi
compl et a - anche dal punt o di vista legislativo - della ditta-
t ura, sopr avvenne il 31 ot t obr e a Bol ogna il t erzo at t ent at o
del l ' anno. Mussolini er a in visita in Emilia per cel ebrarvi il
quar t o anni ver sar i o del l a Marci a su Roma, e l ' ul t i mo del
mese par t eci p, nel capol uogo, a u n a seri e di cer i moni e,
nelle quali lo accompagnava il pot ent e e i nt el l i gent e ras lo-
cale, Arpi nat i , un fascista sospet t o di eresia, come Farinacci.
Qua ndo or mai Mussolini, i naugur at o i l nuovo st adi o, ispe-
zionata la Casa del fascio e aper t o all' Archiginnasio il qui n-
di cesi mo Congr esso del l a societ i t al i ana pe r i l pr ogr es s o
delle scienze, stava r aggi ungendo l a stazione per r i par t i r e,
qual cuno gli spar. La pallottola non l o fer, per pur o mi ra-
colo, ma t rapass la fascia del l ' ordi ne Mauri zi ano che aveva
a tracolla. La scena che segu fu t umul t uosa. Un ragazzo se-
di cenne, Ant eo Zamboni , venne linciato da fascisti pr esent i
che l ' avr ebber o i dent i fi cat o come aut or e del l ' at t ent at o.
213
Mussolini non denunci emozi one, e sul piazzale della sta-
zi one volle passare r egol ar ment e in rivista il pi cchet t o d' o-
nor e. Poi pr osegu il suo viaggio - come previ st o - r ecando-
si i n Romagna, dove si t r at t enne anche nella sua t enut a di
Car pena e - fu riferito - suon il violino, essendosi compl e-
t ament e di ment i cat o del rischio corso.
Ma ci aveva pensat o, e come. La decisione di non mut ar e
i t i ner ar i , l a paus a r omagnol a, r i s pondevano a un calcolo
preci so: vol evano rafforzare i l mi t o del Duce che, pr eso di
mi r a da avversari spietati, ma i n qual che modo i nvul nerabi -
le per un super i or e di segno della Provvi denza, non si lascia-
va spavent are. Nul l a pot eva farlo devi are dai suoi pr ogr am-
mi . Per, dur a nt e quest o t empo d' at t esa, si andava pr epa-
r a n d o un al t r o 3 gennai o, o un 18 br uma i o del Regi me.
L' attentato aveva scat enat o le consuet e rappresagl i e fasciste:
cont r o la sede del Lavoro, il quot i di ano socialista di Genova,
che fu i ncendi at a, cont r o circoli e sedi del part i t o popol ar e
e della Azione cattolica, cont r o case di opposi t ori (una delle
vittime fu Benedet t o Croce). Addi ri t t ura, per ispirazione di
Italo Balbo, si parl di f or mar e una polizia segret a ferrare-
se e di st ender e liste di proscri zi one. Farinacci pr opos e di
depor t ar e gli antifascisti in Somalia. Mussolini i mpose rapi -
da me nt e l' alt a quest i sfoghi violenti. Aveva in ment e qual -
cosa di assai pi sistematico, concret o, e risolutivo.
In una r i uni one del Consiglio dei ministri, il 5 novembr e
(sempre del ' 26), Federzoni e Rocco pr oposer o una serie di
mi sur e repressi ve. Il mi ni st ro del l ' I nt er no si congedava con
quest o canto del cigno dalla carica, per passare alle Colo-
ni e. Gi dopo l ' at t ent at o Lucet t i , i l Capo del l a polizia Cri -
spo Moncada era stato ri mpi azzat o da Ar t ur o Bocchini, pr e-
fetto di Genova: un napol et ano di 47 anni che mant enne i l
post o fino alla mor t e, nel 1940. Federzoni sugger , e il Con-
siglio dei ministri subito decise, che si procedesse a una r e-
visione di tutti i passaport i per l' estero; che fossero condan-
nati a pe ne severe col oro che t ent assero di espat ri are clan-
dest i nament e e i l oro complici, essendo la polizia di frontie-
214
ra aut ori zzat a a far uso delle armi cont r o i trasgressori: che
fossero vi et at e t ut t e le pubbl i cazi oni e t ut t i i par t i t i che
espl i cano azi one cont r ar i a al Regi me, che fosse istituito il
confino di polizia per chi commet t esse atti cont r ar i allo Sta-
to e al Regi me; che ciascun comando di l egi one della Milizia
di sponesse di un servizio di investigazione politica.
Era la fine, questa volta senza infingimenti, di tutti i par -
titi t ranne' il fascista; ed er a la cancellazione di quant o resta-
va di una st ampa i ndi pendent e. Era infine l a i nst aurazi one
di uno Stato nel qual e il passapor t o per l' estero, e l' espatrio,
non er ano un di ri t t o dei cittadini, ma una benevol a conces-
sione della aut ori t .
Qua ndo Federzoni ebbe f i ni t o, Rocco pr es ent un dise-
gno di l egge che r i pr endeva quel l o appr ont at o dopo l' epi-
sodio Lucet t i e sanciva la pe na di mor t e per gli at t ent at or i
alle per sone dei Reali e del Capo del gover no, e i nol t re per
chi at t ent asse alla pace pubbl i ca o si r endesse col pevol e di
spi onaggi o. I nol t r e i l pr oget t o puni va con l a recl usi one da
t re a dieci anni i t ent at i vi di ri cost i t uzi one dei part i t i , delle
associazioni, delle organizzazioni disciolte, e affidava la com-
pet enza per gi udi car e quest i cri mi ni ad un Tr i bunal e spe-
ciale per l a difesa del l o St at o, pr es i edut o da un gener al e
delle t re ar mi o della Milizia, format o da ci nque giudici scel-
ti t ra i Consol i della Milizia e da un r el at or e appar t enent e
alla magi st r at ur a mi l i t are. Le sent enze di quest o Tr i bunal e
non avr ebber o pot ut o essere appel l at e. Anche dur a nt e l a
sedut a del Consiglio dei ministri, Mussolini - che assumeva
per s onal ment e, per l ' occasi one, i l di cast ero del l ' I nt er no -
affett fastidio per i pr ovvedi ment i , al meno nella par t e che
si riferiva alla sua t ut el a, ma li r i conobbe necessari ai fini
dello Stato e della tranquillit nazionale. La pena di mor t e
sarebbe stata utile per virilizzare il popol o italiano, disse.
Rocco ( un gi uri st a!) volle che l e nuove nor me , t r a nne
quella che istituiva la pena di mor t e, fossero ret roat t i ve (in-
fatti compar ver o davant i al Tr i bunal e speciale i familiari di
Ant eo Zamboni , accusati di complicit nel l ' at t ent at o). Tut t a-
215
via l' eccezionalit e ant i cost i t uzi onal i t del gi ro di vite er a
cos evi dent e che Rocco stesso sent il bi sogno di l i mi t arne la
dur at a a ci nque anni .
L' at t ent at o Zamboni sfoci, come si accennat o, in un
processo nel qual e figurarono in qual i t di i mput at i - tolto
di mezzo cr uent ement e il vero o pr esunt o prot agoni st a, l'a-
dol escent e Ant eo - il padr e di lui Mammol o, la zia Virginia
Tabar r oni , il fratello Ludovi co. La famiglia Zamboni era di
convi nzi oni vagament e anar chi che, i l che non aveva i mpe-
di t o a Mammol o, per una di quel l e confusioni i deol ogi che
che sono f r equent i t r a gli anar chi ci , di essere i n di mest i -
chezza con Arpi nat i e di simpatizzare, i n un pr i mo momen-
to, per il fascismo. Ant eo era balilla: ma odiava i t i ranni , e di
quest a sua esaltazione per la libert aveva lasciato traccia in
un qua de r no di cui l a polizia venne i n possesso. Gli i ndi zi
che pot evano coi nvol gere nel l ' at t ent at o i par ent i del ragaz-
zo er ano c omunque i nconsi st ent i , t ant o che i l sostituto av-
vocato mi l i t are cui fu dappr i ma affidata la i st rut t ori a, Vin-
cenzo Bal zano, pr opos e i l pr osci ogl i ment o degl i i mput at i
per insussistenza di reato.
Quest a concl usi one non pi acque in alto loco, e un al t r o,
pi docile magi st rat o militare, Emanuel e Landolfi, rinvi a
giudizio padr e, zia e fratello. Il fratello fu assolto in dibatti-
me nt o per insufficienza di pr ove, condannat i i nvece a
t r ent ' anni di recl usi one Mammol o Zamboni e Virginia Ta-
bar r oni , s or pr endent ement e graziati nel 1932. La cl emenza
del fascismo verso i pr esunt i congi urat i - in cui favore Arpi-
nat i si pr odi g sempr e - e le sovvenzioni che Mussolini or-
di n di l argi re a Ludovi co Zamboni , cos che egli pot r se-
gui r e gli st udi uni versi t ari , l aur ear si in medi ci na e chi r ur -
gia, e di vent ar e ufficiale medi co dell' aviazione, avval oraro-
no la tesi che Ant eo Zamboni fosse i nnocent e, e che vero re-
sponsabile del l ' at t ent at o fosse un gr uppo di fascisti intransi-
gent i vicini ad Arpi nat i e a Farinacci.
La tesi suggestiva ma non fondat a su el ement i concret i
e seri . La sment , dopo l a cadut a del fascismo, Mammol o
216
Zamboni , affermando che Ant eo and i ncont r o al mart i ri o
e alla mor t e con la ferma vol ont di l i berare l' Italia dal l ' uo-
mo nefasto. Ma la sment , con il suo compor t ament o, Mus-
solini stesso che i n un r i mpast o mi ni st eri al e del set t embr e
1929 nomi n Ar pi nat i sot t osegret ari o al l ' I nt er no. Il Capo
del gover no non pot eva i gnor ar e che l a polizia aveva i nda-
gat o anche i n di r ezi one del fascismo di ssi dent e, e, avi do
com' er a di i nformazi oni di quest o t i po, sarebbe cer t ament e
stato post o al cor r ent e di ogni el ement o che avvalorasse so-
spet t i su Ar pi nat i . A un possibile ma nda nt e del l ' at t ent at o
non sar ebbe st at o affidato un i ncari co di t al e del i cat ezza.
Pi verosimile che Mussolini sapesse che la condanna dei
fami l i ari di Ant eo er a st at a vol ut a dal l a r agi one pol i t i ca,
senza al cun f ondament o giudiziario, e abbia post o r i medi o,
bene o mal e, a quella iniquit. Tra i fascisti pi t urbol ent i e
pi insofferenti verso il per beni smo che Mussolini e Turat i
avevano i mpos t o al par t i t o affi oravano senza dubbi o vel-
leit di golpe. L' obbiettivo di esso avrebbe dovut o essere,
pi che Mussolini, la monar chi a. Era stata ventilata l' idea di
un attacco a Villa Ada, l a r esi denza pri vat a del Re, per t o-
gliere di mezzo i Savoia e rest i t ui re il Regi me alla sua origi-
nari a pur ezza. Ma si t r at t di pr oposi t i nebul osi e i nconsi -
stenti, che non dovet t ero pr eoccupar e pi che t ant o i l Capo
del gover no.
Per cor onar e l' insieme di pr ovvedi ment i che aveva dat o
al Regi me anche di di ri t t o - dopo che se li er a gi presi di
fatto - t ut t i i pot er i e t ut t i gli s t r ument i di una di t t at ur a,
muni t a di una sua giustizia speciale, di una sua polizia spe-
ciale, di un suo esercito speciale, fondat a su un part i t o uni -
co, mancava un ul t i mo t occo: l a decadenza dei deput at i
avent i ni ani , che non er ano ammessi a Mont eci t or i o, che
e r a no pol i t i cament e paral i zzat i , ma che r appr es ent avano
pur sempr e un simbolo di opposi zi one. La l oro esistenza, e
la sopravvivenza di quel mandat o che er a stato conferito lo-
ro dagli elettori, denunci avano la sostanziale illegalit istitu-
zionale della situazione. Quest a escrescenza fastidiosa nella
217
st r ut t ur a or mai omogenea del nuovo Stato dava uggi a non
sol t ant o agli i nt ransi gent i come Farinacci - che er ano sem-
pr e i n at t esa di una seconda ondat a ri vol uzi onari a - ma
anche a Mussol i ni stesso, s e ppur e per r agi oni pr of onda-
me nt e di ver se. La cancel l azi one degl i avent i ni ani doveva
essere per Farinacci una ul t er i or e pr emes s a a quel l a solu-
zi one finale r i vol uzi onar i a che avr ebbe por t at o i l Regi me
verso i t r aguar di fissati al suo nascere e t ra i quali er a la eli-
mi nazi one del l a Monar chi a; per Mussol i ni er a l a afferma-
zione definitiva del suo pot er e personal e, e un colpo di spu-
gna su un lascito sgradevol e dell' affare Matteotti.
Sul l ' onda s empr e del l ' at t ent at o Zamboni l a pr opos t a di
di chi ar ar e l a decadenza dei deput at i secessionisti par t da
Fari nacci , che voleva escl uder e dalla sanzi one - coer ent e-
ment e, del rest o - i par l ament ar i comuni st i . Sul pi ano della
logica l' ex-segretario del part i t o aveva ragi one. I comuni st i ,
dopo una breve adesi one all' Aventino, er ano t or nat i i n au-
la, par t eci pando alle sedut e. Non pot evano essere associati
al gr uppo degli avent i ni ani che er ano rimasti fermi nella di-
serzi one dal Par l ament o. Ma l a mozi one che l a Camer a ap-
pr ov nel l a sua r i uni one del 9 nove mbr e 1926 - la stessa
nella qual e t ut t e le mi sur e eccezionali passar ono con dodici
voti cont r ar i ment r e se ne cont ar ono 49 al Senat o - recava
i n testa alle fi rme dei pr oponent i quel l a del segr et ar i o del
par t i t o August o Tur at i , e i ncl udeva i comuni st i t r a col oro
che dovevano essere epur at i .
L' anno degli at t ent at i si risolveva per Mussolini in un an-
no di successo politico. Anche senza le bombe di Lucetti e il
colpo di pistola di Bol ogna, egli avrebbe cer t ament e proce-
dut o alla stretta aut ori t ari a. Ma avrebbe dovut o cogliere al-
t re occasioni, o fabbricarle: sopr at t ut t o non avrebbe pot ut o
cos facilmente, senza l ' i mpet o di emozi one e di al l arme che
gli at t ent at i avevano suscitato i n una opi ni one pubbl i ca de-
siderosa or mai soltanto di qui et e, i mpor r e le nuove leggi al
Re. Quest i non pr ot est e non si oppose alla i nst aurazi one
di u n a giustizia speci al e di par t i t o e al l ' evi dent e sopr uso
218
cont r o ci che rest ava del Par l ament o l i bero anche se - lo
ha scritto Mussolini in Storia di un anno - da quel moment o
si cominci a par l ar e di una monar chi a pri gi oni era del par-
tito e si compassi on il Re, ormai rel egat o in secondo pi ano,
di fronte al Duce. Vittorio Emanuel e I I I avvertiva la debo-
lezza sua e delle forze su cui avrebbe pot ut o cont ar e per r e-
sistere allo spregi udi cat o di nami smo di Mussolini.
In quei pr i mi anni di pot er e Mussolini ebbe sovent e l a ma-
no felice nel l a scelta dei suoi col l abor at or i . Poi, con il t r a-
scorrere del t empo per se l a facolt di di st i nguer e t ra capa-
cit e servilismo. Qua ndo di vent defi ni t i vament e il Duce
gli adul at ori del sissignore furono sovent e preferiti a uomi -
ni di val ore. Capi t a a tutti i di t t at ori . Una volta l' ambasciato-
re Gi useppe Salvago Raggi riferiva a Mussolini sui risultati
di una conferenza in cui a Gi nevra si era discusso di gas ve-
nefici: e avendogl i il Capo del gover no chiesto qual e fosse il
peggi or e, Sal vago Raggi r i spose deci so: L' incenso, eccel-
lenza. Fu col l ocat o a r i poso. Ma nel l a nomi na di Ar t ur o
Bocchini a Capo della polizia, Mussolini ebbe una eccellente
i nt ui zi one. Quest o bur ocr at e capace e scettico, che non era
mai stato e non fu mai un fascista convi nt o, che dei fascisti
non aveva n Yhabitus psicologico n gli at t eggi ament i este-
riori, e per quest o si er a t rovat o in at t ri t o con gli est remi st i
del part i t o, seppe dar e a Mussolini la polizia di cui aveva bi-
sogno. Grassoccio, buongust ai o, sensibile al fascino femmi -
nile, Bocchi ni non aveva nul l a del fanat i co alla Hi mml er .
Evit sempr e le dur ezze inutili e, come ha scritto un avver-
sari o, us met odi nel l or o gener e cor r et t i , f r eddament e
medi t at i cos da cr ear e il sistema oppr essi vo magi st r al e,
capace di dur a r e , capace di st ri t ol are l ' opposi zi one senza
accrescerla at t raverso i l prest i gi o del mart i ri o. Un Fouch
non i nt ri gant e e fedele - ma non si pot vederl o alla pr ova
del 25 luglio 1943 - che ot t enne il massi mo di efficienza con
il mi ni mo di violenza.
L' organizzazione di cui Bocchi ni a nd via via di sponen-
219
do, e le al t r e or gani zzazi oni accessori e col l egat e ad essa,
e r a no i mpone nt i . Alla Pubbl i ca si curezza e ai car abi ni er i
dovevano essere aggi unt i i servizi di pendent i dai mi ni st eri
mi l i t ari , dal mi ni st er o degl i Esteri, dalla Milizia con le sue
br a nc he speci al i . Ci rca cent omi l a uomi ni cui a nda va no
sommat i dodi ci mi l a confi dent i e spie. Negli ul t i mi mesi del
1927 fu istituito un cor po di polizia segret a che Mussol i ni
volle, con giornalistico i nt ui t o, fosse et i chet t at o con la sigla
OVRA, mi st eri osa e t emi bi l e anche per la assonanza con la
pi ovra, most r o mar i no dai tentacoli enor mi . Solo a posterio-
ri la sigla fu messa in chi aro con una denomi nazi one com-
pl et a: Oper a di vigilanza e di r epr essi one dell' antifascismo.
Circa set t ecent o agent i speciali addet t i all'ovRA si servivano
del l e segnal azi oni di mi gl i ai a di i nf or mat or i , r ecl ut at i i n
pr eval enza t r a por t i nai , cameri eri , autisti di piazza, ma an-
che pescati qua e l nei pi vari ambi ent i , da quello uni ver-
si t ari o a quel l o l et t er ar i o. Perfi no lo scri t t ore Pitigrilli, in
quegl i anni famosi ssi mo, fu, not o, nei r uol i ni delI'ovRA.
La polizia segret a i nt ercet t ava le conversazi oni telefoniche,
spulciava l a cor r i spondenza, t eneva d' occhi o non solo tutti
col oro che fossero sospet t i di ostilit al Regi me, ma anche
t ut t i col or o che avesser o f r equent i cont at t i , pe r qual si asi
mot i vo, con l ' est ero. Veni vano f or mul at i r appor t i perfi no
sul cont enut o delle scritte nei vespasiani. L'Italia fu avvolta
da una f i t t a r et e al cent r o della qual e, come un r agno sor-
ni one e ast ut o, stava a ppunt o Bocchini, che sapeva sempr e
t ut t o, e sovent e non agiva pur sapendo. Aveva dat o di spo-
sizioni alle aut or i t per i f er i che affinch non pr endes s er o
l' iniziativa di ar r est i senza i l suo consenso. Preferi va, con
ant i ca e raffinata tecnica poliziesca, lasciar muover e le pe-
di ne mi nor i di event ual i nucl ei di opposi zi one per pot er
ar r i var e ai capi . Ci rca diecimila antifascisti t r ovar ono rifu-
gio al l ' est ero a volte espat r i ando in ci rcost anze dr ammat i -
che, come Fi l i ppo Tur at i ( Sandr o Pert i ni , Carl o Rosselli e
Ferrucci o Parri f ur ono condannat i a dieci mesi di reclusio-
ne per aver ne favorito l a fuga).
220
Le pr eoccupazi oni di Bocchi ni concer nevano l ' or di ne
pubbl i co italiano in general e - l ' ordi ne fascista - ma concer-
nevano anche un si ngol o e ppur e assor bent e pr obl ema: l a
i ncol umi t di Mussolini. Dopo l ' anno degli attentati Musso-
lini si mosse sempr e in una corni ce di poliziotti, su percorsi
at t ent ament e vigilati. Fi nch r i mase nel l ' appar t ament o di
via Rasella, pr i ma del t rasferi ment o a Villa Torlonia, le stra-
de circostanti furono chiuse al pubbl i co due volte al gi orno
per i suoi passaggi in ent r at a e in uscita. Qua ndo poi pass
a Villa Torl oni a e a Palazzo Venezia un cor done i ni nt er r ot t o
di agent i in bor ghese vegliava l ungo il t ragi t t o. Se viaggiava
i n t r eno, l a l i nea er a i spezi onat a accur at ament e i n pr ece-
denza, se visitava un edificio la polizia perl ust rava ogni loca-
le inclusi scantinati e abbaini, se mieteva il gr ano i prest ant i
cont adi ni che lo at t orni avano er ano quasi tutti poliziotti, se
nuot ava a Ri cci one i bagnant i accant o a lui er ano uomi ni
della presidenziale, e altri uomi ni della presi denzi al e era-
no i valletti in pol pe di et r o la sua pol t r ona, dur a nt e i ban-
chetti a Palazzo Venezia. Dopo l ' i nsedi ament o di Mussolini
a Palazzo Venezi a un caff concer t o che si affacciava alla
pi azza dovet t e chi uder e i bat t ent i per ch i cont rol l i del l a
polizia avevano scoraggi at o anche i clienti pi affezionati.
Tut t o quest o i l Duce l o sapeva, t ant o che una volta, i n un
pode r e , dopo l a mi et i t ur a pr opagandi s t i ca, di sse: I veri
cont adi ni vengano avanti.
L' OVRA comi nci subito a dar l avoro al Tr i bunal e specia-
le. Nel cr ear e quest o or gani smo Mussol i ni e Rocco e r a no
stati ispirati da due motivi: quello, anzi t ut t o, di pot er colpi-
re gli esponent i dell' antifascismo con una rapi di t , una du-
rezza, una di si nvol t ura e docilit all' esecutivo, che i giudici
or di nar i non avr ebber o pot ut o gar ant i r e. Pur essendo i n
massima par t e di t endenza politica moder at a, e magar i sim-
pat i zzant e per il fascismo, la magi st r at ur a avvertiva t r oppo
fort ement e il condi zi onament o della legalit per pot ersi pi e-
gar e alle esi genze di processi nei qual i l a r agi on di St at o
preval eva su ogni al t ro el ement o. Non er ano mancat e sen-
221
t enze cor aggi ose e, per il fascismo, mol t o fastidiose. Ma a
Mussolini - che voleva, in circostanze normal i , far t ri onfare
10 Stato sul part i t o - interessava anche di non i nqui nar e ir-
r i medi abi l ment e, politicizzandola, una magi st r at ur a che si
er a s empr e saput a di st i nguer e, per i ndi pe nde nz a e i nt e-
grit, t ra gli altri pot er i dello Stato. Il Tr i bunal e speciale si
pr est dunque ai bassi servizi del Regi me, e gi udi c, t ra la
fine del ' 26 e l' inizio del ' 29, 5. 046 per s one. I condannat i
furono meno di mille, ma degli altri non si sa quant i venne-
ro inviati al confi no. In quel per i odo vi fu, secondo i dat i
raccolti da De Felice, una sola sent enza capitale, sei condan-
ne varianti t ra i 25 e i 30 anni di recl usi one, 42 t ra i 15 e i 25
anni , t r ecent oset t ant a t r a i 5 e i 15, le al t re mi nor i . Quest i
giudizi settari scompagi nar ono ancor a pi le file gi assotti-
gliate dei partiti. Quel l o che seppe megl i o organizzarsi clan-
dest i nament e, e che sub anche la repressi one pi aspra, fu
11 part i t o comuni st a. Nel processone del 1928 cont r o i di-
ri gent i del PCI Terraci ni fu condannat o a 22 anni , Gramsci,
Roveda e Scoccimarro a 20. Cosicch anch' esso fu pr est o ri-
dot t o a gr uppuscol i cont i nuament e insidiati dalla caccia de-
gli uomi ni di Bocchini. In real t la attivit propagandi st i ca,
cos come la st ampa del mat eri al e giornalistico, si trasfer al-
l' estero, e sopr at t ut t o a Parigi dove agiva la Concent razi o-
ne antifascista. In un pai o d' anni Bocchi ni riusc a sgomi -
nar e ogni attiva resistenza antifascista, cui l a opi ni one pub-
blica del Paese non dava d' al t ro cant o largo appoggi o.
Il fascismo era cos defi ni t i vament e passato dalla violenza
di sordi nat a, i ndi scri mi nat a e barbari ca delle squadr e d' azio-
ne a un sistema di sorveglianza e di repressi one sistematico,
razi onal e. Mussolini non era crudel e. Seppe pr ender e deci-
sioni spietate (ma pi che al t ro le pr omet t eva) : in general e
rifugg tuttavia dal sangue. Amava vant eri e da t i r anno fero-
ce (i miei nemici sono finiti sempr e in gal era e qual che vol-
ta sotto i ferri chirurgici disse una volta a Galeazzo Ciano),
si gloriava di i ncut er e t i mor e (far cor r er e un bri vi do per
la schiena di certi del i nquent i di mi a conoscenza i quali han-
222
no usufrui t o fi nora della st r aor di nar i a cl emenza del Regi -
me), non er a gener os o verso gli avversari sconfitti che si
compi aceva di umi l i ar e ver bal ment e: ma anche i n quest o
avvio della sua azi one il Tri bunal e speciale, che er a un Tri-
bunal e i ni quo, illegale e servile come tutti quelli nati da ana-
l oghe esi genze i n anal oghe ci rcost anze, infier assai me no
delle Cort i speciali che gli altri Stati dittatoriali andavano e
vanno t ut t or a i st i t uendo.
Il Tri bunal e speciale dur 16 anni e ci nque mesi. La sua
ultima sent enza fu pr onunci at a il 22 luglio del 1943. In quel
per i odo esso i r r og 27. 735 anni di carcere a 4. 596 i mput at i ,
e pr onunc i 42 c onda nne a mor t e, 31 del l e qual i f ur ono
eseguite.
CAPI TOLO TERZO
QUOTA NOVANTA
A quest o punt o, el i mi nat a ogni resistenza i nt er na, norma-
lizzato il part i t o, assestati i r appor t i con la Monarchi a, Mus-
solini ebbe le maggi ori preoccupazi oni dalla situazione eco-
nomi ca, e si dedi c assi duament e a pr obl emi che con la eco-
nomi a e r a no i n i nt i ma connessi one: l a difesa del l a lira, l a
battaglia del gr ano, i gr andi lavori pubblici. Tut t o quest o in-
serito nella nuova st r ut t ur a corporat i va della societ e della
pr oduzi one. Ani mal e politico per eccellenza, Mussolini non
era un esper t o di economi a, ma ne mme no un i deol ogo in-
t ransi gent e che al dogma politico subordi nasse ogni decisio-
ne economi ca. Procedet t e, anche i n questi settori, pr agmat i -
cament e, sempr e obbedendo a due i mperat i vi categorici: il
prest i gi o nazi onal e doveva sempr e e a ogni costo preval ere
su esigenze t ecni che; ogni ri forma t endeva ad affermare l a
supr emazi a dello Stato, e dei suoi interessi, sulle richieste e
pret ese settoriali.
Nei pri mi anni del Regi me l ' economi a era stata quasi in-
t er ament e abbandonat a al libero giuoco delle forze del mer-
cato. Se ne era avvant aggi at a l a pr oduzi one i ndust ri al e: ma
ne era deri vat o, con un i mponent e aument o della circolazio-
ne monet ari a, anche un notevole i ncr ement o dei prezzi (l'in-
dice del costo della vita era pari a 657 alla fine del 1926, con-
tro 480-500 del 1923, sempr e in r appor t o a 1913 = 100). Le
quot azi oni i nt ernazi onal i della lira si det er i or avano rapi da-
ment e. Nel l ugl i o del 1925 di lire ce ne vol evano 145 per
acqui st are una sterlina, e nel luglio del 1926 ce ne volevano
154. Dopo un pr ecedent e per i odo di eccessiva euforia, an-
che la Bor sa crol l ava e il Guar ner i pot eva scri vere che si
224
pot t emer e che una i mmane t ragedi a, simile a quella vissu-
ta da altri Paesi, stesse per essere inflitta al popol o italiano.
Gi useppe Volpi, che pr opr i o per l a bur r asca economi ca ave-
va ri mpi azzat o De Stefani nella carica di mi ni st r o del l e Fi-
nanze, er a st ret t ament e legato al mondo e alla ment al i t in-
dust ri al e.
Capi va per f et t ament e che l a lira doveva essere f er mat a
sulla chi na inflazionistica: ma t emeva anche le conseguenze
che una deflazione t r oppo brusca - con il consuet o corolla-
ri o di una stasi del l e espor t azi oni e del l a pr oduz i one -
avrebbe ar r ecat o alla i ndust ri a, e anche alla agri col t ura ita-
liane. Quest o spiega le esitazioni del mi ni st ro delle Fi nanze,
e la sua pr opensi one per un assest ament o della lira su un li-
vello - 125 lire per una sterlina - che troncasse la spirale in-
flazionistica senza pr ovocar e gli i nconveni ent i del l a defla-
zione.
Il Duce la pensava di versament e. Sentiva il bi sogno di un
r i sanament o economi co, ma anche di una bandi er a pr opa-
gandi st i ca da agi t are davant i agli italiani cui si chi edevano
pesant i sacrifici. Il fascismo aveva ri cevut o la lira a quot a no-
vanta, nel 1922. Era logico che, superat i gli anni difficili del-
l' assestamento, la ri port asse a quot a novant a. Da quest o ra-
gi onament o esul avano evi dent ement e consi der azi oni eco-
nomi che anche el ement ar i , come quel l a del ci rcol ant e che
nel f r at t empo er a st at o emesso dai t or chi del l a zecca. Ma
non er ano, quest e, obbiezioni sufficienti a t r at t ener e Musso-
lini che il 18 agosto 1926 pr eannunci ava la svolta monet ar i a
con il discorso di Pesaro: Voglio dirvi che noi c ondur r e mo
con la pi st r enua decisione la battaglia economi ca in difesa
del l a lira. . . fi no al l ' ul t i mo r espi r o, fi no al l ' ul t i mo s angue.
Non i nfl i gger mai a quest o popol o mer avi gl i oso d' It al i a
che da quat t r o anni l avora come un er oe e soffre come un
santo, l' onta mor al e e la catastrofe del fallimento della lira.
Il Regi me fascista resister con t ut t e le sue forze ai tentativi
di j ugul azi one delle forze finanziarie avverse, deciso a st ron-
carle quando siano i ndi vi duat e all' interno.
225
Er ano, ha not at o i l De Felice, affermazioni pr opagandi -
stiche, legate tuttavia alla pr of onda convi nzi one di Mussoli-
ni che la sort e del Regi me di pendesse dalla sorte della lira.
Si cur ament e esagerava. E difficile che una crisi economi ca
abbat t a un Regi me pol i t i cament e forte. Ma ad al i ment are i l
suo t i more cont ri bui vano con t ut t a probabi l i t i vaticini fu-
nesti della emi grazi one, e in part i col are di Nitti, che non si
stanc mai di annunci ar e l ' i mmi nent e crollo del fascismo a
causa dei suoi er r or i economici, e che ancor a nel 1928, do-
po l a i nst aur azi one del l a quot a novant a, affermava (e sul
pi ano tecnico aveva verosi mi l ment e ragi one) che la sua (di
Mussolini) i ncompet enza ha por t at o all' Italia un gr an nu-
mer o di assurdit, quali la stabilizzazione della lira a un tas-
so par adossal e, la di st r uzi one del r i s par mi o, il di fet t o dei
pagament i dei buoni del t esoro, l a cadut a del credi t o pub-
blico. Mussolini, con il suo buon senso contadinesco vole-
va per la ri val ut azi one della lira, e a D' Annunzi o scriveva
pr ess' a poco negl i stessi gi or ni del di scorso di Pesaro che
non vivo che i n una i dea fi ssa, non penso che a un probl e-
ma, non soffro che un dol ore: la lira. L' esempio tedesco lo
suggest i onava: La Ger mani a ha ri messo in ci rcol azi one il
cent esi mo, che avevamo i gnorat o da quando gli uomi ni ave-
vano pr eso a mi sur a di gr andezza per l omeno il mi l i ardo:
qui ndi un' oper a di r i sanament o mor al e che va di conserva
con il r i sanament o economico.
Di fronte alla volont rozza di quest o profano, poco pot e-
r ono le obbiezioni degli espert i , Volpi compreso, le ri l ut t an-
ze e i mugugni degli industriali, le resistenze degli agrari , le
pr ospet t i ve di disagio per le classi l avorat ri ci , che in real t
avrebbero pagat o il peso maggi or e della operazi one. Il sem-
plice annunci o della decisione italiana di ri sanare la lira eb-
be sui mercat i valutari un effetto drastico. Nel di cembre del
1926 una sterlina valeva 107 lire, e nell' aprile successivo ne
valeva appena 86. Quest o processo di rivalutazione era stato
oner osament e ai ut at o, nei moment i difficili, dall' Istituto dei
cambi , che aveva cont r at t o con la Banca d' Italia, per i suoi
226
i nt ervent i sui mercat i , un debi t o di t re mi l i ardi e mezzo di
lire. Fi nal ment e, nel di cembr e del 1927, fu fissata una quo-
tazione stabile di 92 lire e 46 centesimi per una sterlina, 19
lire per un dol l aro.
Il Duce era soddisfatto. Poteva scrivere orgogl i osament e
a Volpi, nella pr i maver a del ' 27 ( quando sembr ava addi ri t -
t ur a che fosse difficile f er mar e il gal oppo deflazionistico),
che in Italia e nel mondo la ri presa della lira pr esent at a
come una vittoria del Regi me: ci significa che il viceversa
sarebbe consi der at o una disfatta del Regi me. Tr i onf at or e
sul pi ano propagandi st i co e politico, il fascismo doveva tut-
tavia affront are le conseguenze economi che della rivaluta-
zi one, ossia r i par t i r e i sacrifici che essa compor t ava. L'inci-
denza sulla pr oduzi one i ndust r i al e er a stata i mmedi at a e
sensibile. Molti stabilimenti chi usero i bat t ent i , altri funzio-
nar ono ad orari o ri dot t o. Il numer o dei disoccupati crebbe,
t ra il 1926 e la fine del 1927, da 181 mila a 414 mila. Anche
l ' agri col t ura soffriva, e Farinacci lo denunci ava spi egando
che gli al l evat ori ucci devano vitelli e pul edr i neonat i , non
essendo conveni ent e crescerli, e che la conci mazi one era ri-
dot t a alla met . Gli industriali chiesero di pot er r i dur r e i sa-
lari per tonificare la pr oduzi one: ma la r i duzi one dei salari,
se non compensat a da una di mi nuzi one dei prezzi i nt er ni
che li adeguasse al meno in par t e alla deflazione, doveva fa-
t al ment e t r adur si i n una per di t a del pot er e d' acquisto delle
masse a r eddi t o fisso. Si noti, a quest o r i guar do, che gi pri -
ma l ' i ncr ement o dei salari non aveva segui t o di par i passo
quello della svalutazione, t ant o che se il costo della vita nel
1925 era, fatto ugual e a 100 il 1913, a quot a 623, i salari era-
no a quot a 533.
Le mi sur e prese furono essenzi al ment e quest e: l' allegge-
r i ment o del carico fiscale; la ri duzi one dei canoni d'affitto a
non pi di quat t r o volte i l loro ammont ar e nel l ' ant eguer r a;
l a r i duzi one i n un pr i mo t e mpo degl i st i pendi e del l a in-
denni t caro-vi veri agli statali, qui ndi l ' aut ori zzazi one agli
industriali e agli agrari per ch procedessero ad anal oga mi-
227
sur a verso i l oro di pendent i . La per cent ual e di decurt azi o-
ne dei salari pot eva oscillare t ra il dieci e il venti per cent o.
Nel l o stesso t empo i comuni venner o i ncari cat i di fissare i
pr ezzi dei pr i nci pal i gener i di cons umo, con una sort a di
cal mi er e che, come al solito, non funzi on o funzi on sol-
t ant o in mi sur a insufficiente. Si spiega cos che il mi ni st ero
del l ' I nt er no segnalasse i n uno dei suoi periodici r appor t i l o
stato di orgasmo e di sfiducia della massa operai a.
I nsi eme a quest i pr ovvedi ment i pi st r et t ament e legati
alla rivalutazione, ossia ai nodi monet ar i , altri ne er ano stati
presi in pr ecedenza, e cont i nuar ono ad essere presi , per la
difesa della pr oduzi one nazi onal e: difesa che, nella visione
nazionalistica ma anche provi nci al e del Duce, andava at t ua-
t a non t ant o r endendo pi efficiente, t ecni cament e pr ogr e-
di t a, mo d e r n a l a macchi na pr odut t i va, quant o f acendol e
scudo cont r o l a concor r enza est erna. Una l egge del 15 lu-
glio 1926 aveva fatto obbligo a t ut t e le ammi ni st razi oni mili-
tari e civili dello Stato di preferi re i pr odot t i delle i ndust ri e
nazi onal i . Fur ono soppressi gli esoneri doganal i per i mac-
chi nar i e i mat eri al i i mpor t at i , fu maggi or at o il dazi o sullo
zucchero, sulla cart a per i gi ornal i , sulla seta artificiale, sui
pesci conservati, sui semi oleosi, sui manufat t i di cot one, di
lino, di canapa, di lana, sui pr odot t i della metallurgia, delle
mat eri e plastiche, della gomma. Fu infine progressi vament e
accresciuto il dazio sul f r ument o che, ri pri st i nat o nel 1925
(27 lire e 50 per qui nt al e), venne por t at o a oltre quar ant a li-
re nel 1928, e nel 1931 sar addi r i t t ur a di 75 lire.
Quest a i mpost azi one prot ezi oni st i ca, che ci appar e oggi
s uper at a e dannos a, anche per ch si risolveva i n un mag-
gior costo dei manufat t i per l ' acqui rent e, ot t enne per al t r o il
suo scopo, che era quello di stimolare la pr oduzi one. La ri-
presa economi ca si del i ne alla fine del 1927 e pr osegu nel
1928, t ant o che i l gover nat or e della Banca d' It al i a, St ri n-
gher, citato da Franco Cat al ano, pot eva par l ar e di pi cele-
re ritmo, di attivit pi gagliarda e vant ar e l ' i ncrement o
delle i mport azi oni delle mat eri e pr i me necessarie alle i ndu-
228
strie, l ' aument o d' i nsi eme della occupazi one oper ai a nono-
st ant e l e inevitabili r i duzi oni di per s onal e cagi onat e dal l a
r i or gani zzazi one t ecni ca e ammi ni st r at i va del l e azi ende e
dal l a cresci ut a capaci t pr odut t i va del l a ma no d' oper a, i l
r agguar devol e a ume nt o (13 per cent o) nel cons umo di
energi a i droel et t ri ca, i maggi ori i nvest i ment i , la mi nor e in-
stabilit nei prezzi delle mat eri e pri me. Ma il taglio ai sala-
ri era stato est r emament e dur o: nelle i ndust ri e estrattive da
una medi a mensi l e di 469 lire a 405, nel l e i ndust r i e tessili
da 321 a 294, nelle varie da 487 a 371.
L' i nt er vent o chi r ur gi co del l a quot a novant a cost un
pr ezzo mol t o alto agli italiani, e fu r i t enut o di ssennat o da
molti economi st i . Esso fu consent i t o dalla mancanza di una
dialettica politica aut ent i ca e dallo stato di i nt i mi dazi one in
cui era t enut o i l prol et ari at o ur bano che era, ammet t eva l o
stesso Mussolini, in gr an par t e ancora l ont ano e se non pi
cont r ar i o come una volta, assent e. Tut t avi a al cuni effetti
positivi f ur ono ot t enut i , e avr ebber o pot ut o ri vel arsi pi
fruttuosi se la crisi economi ca mondi al e del 1929 non si fos-
se i nnest at a su quella italiana, t ar pando le ali alla ri presa.
Abbi amo visto che nel compl esso delle mi sure protezionisti-
che var at e per di f ender e l a pr oduz i one i t al i ana cont r o l a
concor r enza est era spiccava l ' aument o del dazio sul gr ano.
Come t ut t e l e di t t at ur e, che sono nazionaliste anche quan-
do si pr ot est ano i nt ernazi onal i st e, quel l a fascista predi cava
la autosufficienza economi ca: un obbiettivo che consent e al
pot er e di domi nar e meglio i fenomeni economici, sot t raen-
doli i n par t e al meno alle cont i ngenze i nt er nazi onal i e che
pr epar a alle emer genze di pace e soprat t ut t o alle emer gen-
ze di guer r a. Non che il Duce pensasse, in quel moment o,
a un qualsiasi conflitto ar mat o: ma l' ipotesi del ri corso alle
armi sempr e pr esent e i n un Regi me che vant a l e quadr at e
legioni, che pone il moschet t o accanto al libro, che ammoni -
sce il popol o a dor mi r e con la testa sullo zai no. L' Italia er a
t ri but ari a all' estero di una quot a not evol e del suo consumo
229
di gr ano. Per di mi nui rl a, era i ndi spensabi l e i ncr ement ar e il
raccolto nazionale. La battaglia del gr ano aveva quest o fine:
e il dazio sul gr ano consent ai pr odut t or i di essere al r i par o
dalle offerte pi conveni ent i e da ribassi che si verificavano
sui mercat i esteri, e che avr ebber o consent i t o di acqui st are
il gr ano stesso a met del prezzo ch' esso spunt ava sul mer -
cato i nt er no.
La campagna che avr ebbe dovut o por t ar e al t r aguar do
dei set t ant a milioni di t onnel l at e di raccolto fu appoggi at a,
l ' abbi amo det t o, con mi sur e prot ezi oni st i che, e fu sor r et t a
da un i mmenso battage propagandi st i co. Gli espert i pi luci-
di sapevano beni ssi mo che quest a azi one, per essere vera-
ment e profcua, esigeva uno sforzo qualitativo, pr i ma anco-
r a che quant i t at i vo: er a necessari o punt a r e su un pi alto
r endi ment o per et t aro, pi che su una estensione delle cul-
t ur e. Il dazio, i n una visione ver ament e illuminata, avrebbe
dovut o sollecitare questo mi gl i orament o qualitativo, non in-
dur r e gli agricoltori alla pigrizia di chi si sa inattaccabile dalla
concor r enza. L' aument o del dazio - scriveva uno di l oro -
r i sponde pi ut t ost o ad una t empor anea oppor t uni t di dife-
sa che a un pe r ma ne nt e bi sogno di pr ot ezi one. L' aument o
della pr oduzi one nazi onal e e il ribasso del costo di pr odu-
zi one nel l e r egi oni pi r azi onal ment e coltivate pot r at t e-
nuar e l e dannose conseguenze del dazio sulla economi a na-
zionale.
Qual cosa fu t ent at o, e realizzato, sul pi ano della maggi o-
re efficienza. Ma la battaglia del gr ano si bas sulla quant i t
pi che sulla qual i t . La col t ur a del f r ument o fu estesa ad
ar ee i n cui er a ant i economi ca, a scapi t o di al t ri pr odot t i
agricoli - vi no, olio - che in condi zi oni nor mal i sar ebber o
stati pi r emuner at i vi , e che appar t enevano alla t radi zi one
l ocal e. In definitiva i cons umat or i pa ga r ono i l pr ezzo di
quest o sforzo: il che pu e deve scandalizzarci, ma non oltre
una cert a mi sura, se pensi amo che i gr andi pr ogr ammat or i
agricoli del Mercat o Comune non sono riusciti a sfuggire,
per pr obl emi anal oghi , i n un clima di cooper azi one i nt er-
230
nazi onal e e di totale libert, e senza le l usi nghe e le imposi-
zioni di una pr opaganda di Regi me, ad una logica al t ret t an-
to distorta.
In r eal t l a bat t agl i a del gr ano, con l a suggest i one di
quel l a sua et i chet t a guer r i er a, obbedi va ad una pr of onda
istanza del Regi me, e di Mussolini: l ' ancoraggi o dell' Italia ai
valori di quella che fu chi amat a la rural i t . Le mi nacce e le
opposi zi oni non solo al fascismo, ma alla sua pi generi ca e
pe r e nne i deol ogi a, veni vano, e Mussol i ni l' aveva perfet t a-
ment e capi t o, dalla industrializzazione r api da, dalla nascita
di un pr ol et ar i at o ur bano i nsensi bi l e agli ant i chi r i chi ami
della religione, della Patria, della famiglia. Per quest o Mus-
solini am assai pi stare in mezzo ai veliti del grano, trebbia-
re per or e, ballare sulle aie con le massaie fasciste, present a-
re il suo t orace forte e tozzo in pi ena luce, pi ut t ost o che in-
t rat t enersi con gli operai delle fabbriche (che per subi vano
anch' essi , s eppur e i n mi nor mi sur a, i l suo fascino). Quest i
proposi t i non er ano nascosti. Il Duce non voleva la emi gra-
zi one dal l e campagne verso le citt. I mat t oni sono forse
commestibili? aveva chi est o una volta i r oni cament e. E in
un' al t ra occasione aveva sottolineato che il fascismo ri ven-
dica in pi eno il suo pr emi nent e car at t er e cont adi no e che
la dot t r i na di quest o fascismo t ut t a e solo e ver ament e nel
cant o sano del cont adi no che t or na a casa verso un ni do i n
cui pu t rovare la sereni t cal ma e calda di una famiglia e di
una fi gl i ol anza sorri dent i al benessere nuovo.
La fi gl i ol anza numer os a diventava, i n quest o quadr o idil-
liaco, un el ement o i ndi spensabi l e. Il nume r o pot enza.
La campagna demografi ca lanciata nel 1927 i mpose quest a
equazi one che r i spondeva al f ondament o moralistico e pu-
r i t ano di t ut t e l e di t t at ur e, coi nci dent i i n quest o, s eppur e
per al t re st r ade, con l ' i nsegnament o della Chi esa cattolica.
Mussolini dava l ' esempi o. Nel set t embr e del l ' anno che se-
gn l' inizio della campagna demografi ca gli er a nat o a Mila-
no il quar t o figlio, Romano, che seguiva a di st anza di quasi
dieci anni il t erzogeni t o Br uno. Anna Mari a venne alla luce
231
nel set t embre del 1929. La spinta alla natalit fu sorret t a da
mi s ur e legislative: l a pi not a - una vera ma nna per gli
umori st i - fu la tassa sugli scapoli, che assoggett ad un par-
ticolare t ri but o t re mi l i oni di uomi ni non sposati (le nubili
ne r i mas er o i ndenni , r i t enendos i che fossero r i mast e tali
non pe r l or o vol ont ). I l r eddi t o del l a tassa er a modes t o,
meno di cent o milioni annui . Ma nel cont empo furono de-
cisi privilegi di carri era per i di pendent i dello Stato che fos-
sero sposati con prol e, rispetto agli altri. La Giornata della
madr e e del fanciullo cel ebr i fasti delle famiglie numer o-
se, le coppi e che si sposavano in i nfornat e massicce pr omet -
t evano di dar e al Regi me, trascorsi nove mesi, un congr uo
numer o di futuri balilla, si prescrisse perfi no che gli ufficiali
della Milizia sal ut assero r oma na me nt e ogni donna i nci nt a
in cui si i mbat t essero per la strada.
L' Oper a nazi onal e per l a pr ot ezi one della mat er ni t e
dell' infanzia, subito istituita, fu Io st r ument o burocratico-as-
sistenziale della campagna, cui il Duce prest ava, con il suo
l i nguaggi o per ent or i o, mot i vazi oni pol i t i che e st ori che. Il
coefficiente di natalit non sol t ant o l' indice della pr ogr e-
di ent e pot enza della Patria, anche quello che di st i nguer
dagli altri popol i eur opei il popol o fascista, in quant o i ndi -
cher la sua vitalit e la sua vol ont di t r a ma nda r e quest a
vitalit nei secoli. La demograficit incontrollata, sicuro in-
dice del sot t osvi l uppo, di vent ava cos un vant o. Le nazi oni
pr os per e, e demogr af i cament e anemi che, e r a no addi t at e
come esempi da rifiutare e da di sprezzare.
Quest e tre direttrici di base - la difesa della lira, la batta-
glia del gr ano, la campagna demogr af i ca - f ur ono accom-
pagnat e e i nt egrat e da un vasto pr ogr a mma di lavori pub-
blici. Nessuno pu negar e che l' Italia ne avesse bi sogno, e
che le cont i ngenze del moment o - con la lievitazione del nu-
mer o dei disoccupati - lo r endesser o ur gent e. La t endenza
- pr opr i a dei regi mi aut ori t ari - di ascrivere le oper e realiz-
zate con il denar o di tutti a gloria di un uomo o di un part i -
t o, la pr opensi one a scegliere lavori pubblici di vet ri na, che
232
ne consent i ssero una utilizzazione a fi ni di pr opaganda, de-
finisce meglio le caratteristiche di quel compl esso di iniziati-
ve, ma non ne sminuisce la i mpor t anza. Fu avviata la elettri-
fi cazi one del l a r et e ferrovi ari a, che i ncl udeva 2. 100 chi l o-
met r i a fine 1929 e ne avr ebbe aggi unt i 1.600 nei quat t r o
anni successivi, fu istituita l' Anas con il compi t o di cost rui re
migliaia di chi l omet r i di nuove st r ade e di apr i r e l e pr i me
aut ost r ade, f ur ono get t at i quat t r ocent o nuovi pont i , com-
pr eso quel l o che doveva congi unger e Venezia alla t errafer-
ma, fu f or t ement e mi gl i orat a la r et e telefonica, furono rea-
lizzati acquedot t i per l e regi oni pi ar i de. I t reni , secondo
uno slogan r i saput o, er ano i n or ar i o, e i l t empo di per cor -
renza di un t r eno da Roma a Siracusa fu di mezzat o.
Nel 1928 er a pubbl i cat a la legge sulla bonifica i nt egral e,
pr epar at a da Attilio Serpi eri , che pr evedeva un compl esso
di nuovi lavori per sette miliardi, quat t r o e mezzo dei quali
destinati alla bonifica idraulica, alla i rri gazi one, alla raccolta
di acqua pot abi l e, i l rest o per alloggi r ur al i e per bor gat e
nell' Italia meri di onal e e i nsul are. Fu deciso di redimere le
pal udi pont i ne, desolata l anda mal ari ca a sud di Roma che
i nvano i mper at or i e papi avevano t ent at o di t rasformare in
t er r a coltivabile, e che er a precl usa anche al pascolo per la
malaria. Un espert o di agri col t ura, il cont e Valentino Orso-
lini Cencelli, fu incaricato di bonificare l' agro r omano, stu-
di a f ondo il pr obl ema, trasfer nel l a zona cont i ngent i di
capaci cont adi ni toscani, veneti, friulani, emiliani. All' inizio
degli anni Tr ent a i l r ecuper o agricolo del l ' agro r omano er a
un fatto compi ut o. Ci f ur ono i n quest o sforzo, r i pet i amo,
mi opi e, er r or i , s per per i e abusi . L' enfasi r et or i ca con cui
queste realizzazioni venner o cel ebrat e e comment at e sfiora-
va i l grottesco. Ma uno slancio, un ent usi asmo, una vol ont
o una illusione di r i nnovar e l' Italia nelle sue st r ut t ur e e nel
suo ani mo er ano avvertibili. I mezzi e la ment al i t cui si fece
ricorso er ano i nerent i al sistema. Lo si visto nella pr open-
si one r ur al e del l e pr ovvi denze pubbl i che, l o si vi de, sot t o
t ut t ' al t ro aspet t o, nella offensiva sferrata cont ro la mafia.
233
Mussolini aveva deciso di muover e gue r r a alla mafia dopo
un viaggio in Sicilia, nella t ar da pr i maver a del 1924. I gr an-
di esponent i della onorata societ, spalleggiatori del fasci-
smo negli anni della sua presa di pot er e, non gli avevano le-
si nat o le mani fest azi oni di ossequi o e di devozi one. Anzi
gliene avevano dat e t r oppe, e con un t ono, a volte, di pr ot e-
zi one e di compl i ci t che al Duce er a par so, e non a t ort o,
i nsul t ant e. Egli cap il pericolo che il Regi me potesse essere
identificato, in Sicilia, con le coppol e storte, e che la sua tol-
l eranza verso i soprusi dei pezzi da novant a fosse consi dera-
ta omer t . Tor nat o a Roma, aveva convocato il 27 maggi o a
Pal azzo Chi gi De Bono, Feder zoni , al cuni alti funzi onari
della polizia, e chiesto a chi pot esse essere affidato il compi -
t o di l i qui dare l a mafia. De Bono aveva spiccicato, con una
cert a esi t azi one, i l nome del prefet t o Cesar e Mori , accolto
dal Duce con una delle sue smorfie di corrucci o. In effetti
Mori , del qual e nessuno cont est ava le capacit, er a sulla li-
sta ner a fascista.
Aveva allora 52 anni . Figlio di ignoti, abbandonat o a Pa-
via sulla r uot a di un brefotrofio, aveva poi assunt o il cogno-
me dei geni t ori adottivi. Allievo del l ' Accademi a mi l i t are di
Tori no, vi aveva consegui t o il gr ado di sot t ot enent e, ma poi
per i l mat r i moni o con una ragazza che i r egol ament i del
t empo ri t enevano i nadeguat a - era senza dot e - al suo status
di ufficiale di carri era, aveva lasciato l' esercito. Vinceva su-
bito dopo un concorso per l a ammi ssi one alla Pubblica sicu-
rezza e, inviato in Romagna, vi si di st i nguer - secondo i re-
pubbl i cani locali t ri st ement e - per il suo pugno di ferro.
Dest i nat o i n Sicilia, pr endeva di pet t o, con l a i r r uenza del
suo carat t ere, la del i nquenza comune - un bandi t o fu da lui
ucciso a fucilate in una sorta di duel l o rust i cano - e la mafia.
Se mpr e i n Sicilia par t eci pava, dopo Capor et t o, alla l ot t a
cont ro le t or me di di sert ori che si er ano rifugiati nell' isola, e
vi prat i cavano il bri gant aggi o. Giolitti aveva da t empo not a-
to la stoffa di quel poliziotto cos alieno dalla or di nar i a am-
mi ni st razi one. E si i nt eress con Or l ando, Capo del gover-
234
no, per ch l o nomi nasse quest or e. Pr opr i o come quest or e,
a Bol ogna, Mori s' era trovato a front eggi are le violenze del-
le s quadr e fasciste di Balbo e Arpi nat i . L'aveva fatto con la
consuet a risolutezza, at t i randosi i fulmini di Balbo (Stiamo
l ot t ando cont r o i part i t i ant i nazi onal i prot et t i i gnomi ni osa-
ment e dal pr ef et t o Mori) e del l o stesso Mussol i ni che sul
Popolo d'Italia lo defi ni va servi t ore ot t uso del gover no di
Roma la cui vita non mer i t ava una goccia di sangue del -
l' ultimo fascista di provincia. Dur ant e una mani fest azi one
fascista a Bol ogna Mori , l ' odi at o prefettissimo, er a stato
costretto a barri carsi nel Palazzo d' Accursio. Il debol e Facta
compens Mori dei servizi resi rel egandol o a Bari: e Musso-
lini, venti gi orni dopo la Marcia su Roma, lo sospese da ogni
incarico.
Si spi ega, dunque , l a per pl essi t del Duce qua ndo De
Bono e Feder zoni avevano cal deggi at o l a desi gnazi one di
un f unzi onar i o cos mar chi at o come pr oconsol e i n Sicilia.
Tuttavia Mussolini - che all' occorrenza sapeva di ment i care -
s uper i dubbi . Sent i va che Mor i faceva per lui in Sicilia,
cos come Bocchini a Roma. Sul finire del 1925 il super pr e-
fetto di ede i ni zi o, con pot er i pr at i cament e illimitati, alla
pulizia dell' isola. Con 800 uomi ni attacc i bandi t i e ma-
fiosi ar r occat i sulle Madoni e, pass al setaccio bor gat e e
citt, prese nelle sue reti molti pesci piccoli ma anche qual-
che pesce grosso, come Cal ogero Vizzini e Genco Russo, se-
gu le tracce indicate dalle l et t ere anoni me, utilizz spregi u-
di cat ament e i confi dent i , fece ri corso ai mezzi pi br ut al i
per i ndur r e alla resa i capicosca. Confiscava pat r i moni , se-
quest rava, qua ndo gli par eva occorresse, l e donne dei lati-
tanti, faceva macel l are il best i ame sulle piazze e distribuiva
la car ne ai poveri , procl amava che se i siciliani hanno pau-
ra dei mafiosi li convi ncer che io sono il mafioso pi forte
di tutti. Era, ha osservat o Ar r i go Petacco i n una biografa
di Mori , pi uno sceriffo che un prefet t o. La magi st r at ur a
agiva sost anzi al ment e ai suoi or di ni , su pr ove discutibili,
e ma na ndo sent enze spicciative e severe. Si di eder o casi di
235
mafiosi condannat i per crimini avvenut i lo stesso gi orno, al-
la stessa ora, a centinaia di chi l omet ri di distanza. Il garant i -
smo legale era stato travolto dal di nami smo di quest o ditta-
t or e del l ' or di ne pubbl i co siciliano. Ma, r i conosci ut o t ut t o
quest o, va pur det t o che l a mafia ri cevet t e da lui un col po
t r emendo, e che pr opr i o allora molti tra i suoi capi e grega-
ri cer car ono scampo negli Stati Uniti, per sfuggire alla cac-
cia degli uomi ni di Mori . Si usa r i pet er e che il prefettissimo
r i s par mi i maggi or i mandant i , si insiste sulla sterilit di
una azione solo poliziesca, non sociale.
Obbiezioni che possono essere valide, in qual che mi sura,
a pat t o che non si voglia sot t oval ut are i risultati i mpor t ant i
che Mor i ot t enne. Non si f er m n e p p u r e di front e a un
esponent e fascista che stava emer gendo, Alfredo Cucco, fe-
deral e di Pal ermo. Cont r o costui il superprefet t o accumul
una document azi one i mpl acabi l e, che i ndusse Mussol i ni a
sciogliere, agli inizi del 1927, il fascio di Pal er mo, e a con-
sent i re l a i ncri mi nazi one del Cucco. In quest o suo ruol o di
pr oconsol e con pot er i pr essoch assoluti Mori aveva t ut t a-
via per dut o il senso del limite. Il prefet t o giolittiano di Bo-
l ogna era di vent at o un fanatico della camicia ner a, assume-
va pose gladiatorie, si compi aceva della popol ari t e la solle-
citava. Mussolini, che nel mar zo del 1928 l' aveva convocato
a Roma ed esor t at o a pr ovveder e alla l i qui dazi one gi udi -
ziaria della mafia nel pi br eve t empo possibile, t r e mesi
dopo gli concedeva il laticlavio, t ogl i endol o dalla Sicilia. Se-
condo una spi egazi one che forse concede t r oppo agli sche-
mi marxi st i , il prefet t i ssi mo fu l i qui dat o per ch, me na ndo
colpi d' accetta nella gi ungl a mafiosa, aveva colpito non solo
gli esponent i mi nori , ma anche notabili di pr i mo pi ano, le-
gati sal dament e al fascismo. Non possi amo escl uderl o. Ma
va pur det t o che Mori - mor t o di ment i cat o nel 1942 - sem-
brava a un cert o moment o ubri acat o dalla sua missione, e
che la emer genza poliziesca e giudiziaria da lui i nst aurat a in
Sicilia non pot eva di vent are regol a in uno Stato cui il Duce
voleva dar e connot at i di normal i t aut ori t ari a. La mafia so-
236
pravvisse senza dubbi o a Mori, ma dopo che si era volonta-
r i ament e i bernat a: e risorse anche grazie al r i t or no di quei
boss che pr opr i o per sfuggire al gr ande giustiziere aveva-
no t raversat o l ' Oceano.
Lo Stato fascista non pot eva consent i re che i conflitti t ra le
forze sociali si svi l uppassero e risolvessero secondo una lo-
gica spont anea, e perci spesso t urbol ent a. La pr emi nenza,
affermat a a ogni pie sospi nt o, del l ' i nt eresse nazi onal e sul-
l' interesse i ndi vi dual e, esigeva che quest e tensioni l ogorant i
fossero sostituite da una dialettica medi at a, appunt o, si dis-
se, per sal vaguardare i beni supr emi su cui vigilava lo Stato
forte, saggio, onni pr esent e. Quest a concezi one dei r appor t i
tra capitale e lavoro aveva avut o una pr i ma at t uazi one pr a-
tica, lo abbi amo visto, nei patti di Palazzo Vi doni che furono
l a condanna a mor t e del si ndacal i smo l i bero. Era una con-
cezi one che, sot t o l a a ppa r e nz a del l a i mparzi al i t , aveva
f unzi onat o quasi s empr e, nei pr i mi anni del fascismo, i n
da nno dei l avor at or i . Anche qua ndo - come per l a quot a
novant a - Mussolini si er a t rovat o in cont rast o con gli am-
bienti fi nanzi ari , l a decisione da lui pr esa non er a stata favo-
revole alle masse: aveva sempl i cement e richiesto un sacrifi-
cio gravoso ai di pendent i a r eddi t o fisso, e i mpost o qual che
danno anche agli i mpr endi t or i .
La l egge sindacale del 1926, che di ede un assetto gi uri -
dico alla mat eri a, e gett le basi dello Stato corporat i vo, era
stata pr e c e dut a da una del i ber azi one del Gr an Consi gl i o
che tracciava le l i nee del pr oget t o. Essa stabiliva che il fe-
nomeno sindacale deve essere cont rol l at o e i nquadr at o dal-
lo Stato, che per ogni specie di i mpr esa o cat egori a di lavo-
rat ori l a r appr esent anza sarebbe stata accordat a ad un solo
sindacato, fascista; che una magi st r at ur a ad hoc avrebbe de-
finito le vert enze derivanti da r appor t i di lavoro; e che infi-
ne deve essere vietata la auto-difesa di classe, cio la serra-
ta e lo sciopero. La i nt erpret azi one di quest e consegne del
Gr an Consiglio di ede l uogo a qual che cont rast o t ra l'ala mo-
237
der at a del fascismo, che aveva il suo i nt er pr et e nel guar da-
sigilli Rocco, e che t emeva anche le caut e concessioni popu-
liste che la l egge avr ebbe pot ut o cont ener e, e il si ndacal i -
smo fascista di Rossoni . La Conf i ndust r i a, che appr ovava
cal orosament e il divieto di sciopero, avrebbe vol ut o conser-
vare qual che maggi or e aut onomi a di movi ment o per quan-
t o r i guar dava l e i mpr ese, ma era soddisfatta.
Il varo della l egge si ndacal e fu sal ut at o dalla st ampa fa-
scista come una data storica. In un messaggio a tutti i fa-
scisti il Duce, con il suo vecchio t ono t ri buni zi o, spieg che
l ' ordi nament o corporat i vo dello Stato un fatto compi ut o
e che lo stato demo-l i beral e, agnostico ed imbelle, fu: al suo
post o sorge lo Stato fascista. Per la pr i ma volta nella storia
del mondo - cont i nuava il messaggi o - una ri vol uzi one co-
st rut t i va come l a nost r a realizza paci fi cament e, nel campo
della pr oduzi one e del l avoro, l ' i nquadr ament o di t ut t e l e
forze economi che ed intellettuali della nazi one, per di ri ger-
le verso uno scopo comune. Per la pr i ma volta si crea un si-
st ema pot ent e di qui ndi ci gr andi associazioni, t ut t e post e
sullo stesso pi ano di pari t , t ut t e riconosciute nei loro legit-
timi e conciliabili interessi dallo Stato sovrano.
Il sistema corporat i vo fascista, che sub successivi adegua-
ment i (anche per ch, secondo una espressi one di Bottai, al-
l'inizio le Corporazi oni sembravano dest i nat e a gi rare isola-
t e l ' una dal l ' al t ra, pe r dut a me nt e , nel l ' or bi t a del l o St at o),
non mut uava nulla, i n sostanza, dalle Corporazi oni ant i che;
che nascevano, i n gener al e, dalla esigenza, avvert i t a i n de-
t er mi nat e cat egor i e, di pr ot egger s i dal l o s t r apot er e del l o
Stato. Le Cor por azi oni fasciste, cui D' Annunzi o aveva dat o
qual che ispirazione con la Cart a del Car nar o, furono al con-
t rari o una emanazi one di quel pot er e. Con esse l' ideale del-
la pace sociale veniva persegui t o t ogl i endo alle part i pot en-
zi al ment e i n conflitto l a l i bert di scont r ar si . La s t r ut t ur a
corporat i va poggi ava, lo abbi amo gi accennat o, su quat t r o
capisaldi. 1) Il ri conosci ment o legale delle associazioni sin-
dacali dei dat ori di lavoro e dei prest at ori d' oper a, e l' attri-
238
buzi one a quest e associazioni di una compet enza di di ri t t o
pubbl i co; 2) la disciplina gi uri di ca dei cont rat t i collettivi di
l avoro; 3) la magi st r at ur a del l avoro per di r i mer e i conflit-
ti.; 4) il divieto di sciopero e di serrat a.
Al vert i ce del l ' or di nament o si ndacal e e cor por at i vo fu
poi post o il Consiglio nazi onal e delle Corporazi oni , nel qua-
le er ano r appr esent at e le sezioni e le sottosezioni cor r i spon-
dent i ai gr andi r ami della pr oduzi one e della libera attivit
professionale e artistica. Il Consiglio nazi onal e delle Cor po-
razioni er a pr esi edut o formal ment e da Mussolini; ma i n sua
vece lo presi edeva di nor ma il mi ni st ro delle Corporazi oni .
Le funzi oni del Consi gl i o f ur ono, qua ndo i l si st ema r ag-
gi unse un cert o assest ament o, duplici: consultive e nor mat i -
ve. Esso espr i meva un par er e sulla attivit legislativa dello
Stato nel campo sindacale e corporat i vo, e sui ricorsi ammi -
nistrativi in mat eri a sindacale. Inol t re, con funzioni nor ma-
tive, il Consiglio coordi nava le leggi sui r appor t i di lavoro, e
sovri nt endeva alla attivit assistenziale esercitata dalle asso-
ciazioni sindacali. Infine il Consiglio stesso autorizzava le as-
sociazioni sindacali a det er mi nar e le tariffe per le prest azi o-
ni professi onal i e ad e ma na r e r egol ament i obbl i gat ori per
gli appar t enent i a una cat egori a. Scriveva una pubblicazio-
ne di allora: Se si consi der a il sistema cor por at i vo nel suo
spirito pi pr of ondo e nelle sue pi alte finalit si scorge che
esso, ment r e si ispira a super i or i pri nci pi etici quali l ' aut o-
rit statale, la pacifica convivenza, la concor de collaborazio-
ne di t ut t e le cat egori e pr odut t i ve, il l oro el evament o mor a-
le e i nt el l et t ual e, espr i me al t empo stesso il pi pi eno rico-
nosci ment o della real t economi ca dei nost ri gi orni domi -
nat a dal f enomeno della concor r enza t ra l e varie economi e
nazi onal i , di front e al qual e f enomeno i l di vampar e del l a
l ot t a di classe c ondur r e bbe f at al ment e alla sopraffazi one
economi ca e politica. Si pone per t ant o l' imperiosa esigenza
della maggi or e compat t ezza or gani ca del l e si ngol e comu-
nit politiche e della riaffermazione del l ' uni t nazi onal e in
senso economi co ol t rech politico.
239
Quest o discorso fumoso, e articolato in forma oscura, co-
me spesso nello stile degli ideologi, quale che sia la loro part e.
Ma un concetto chiaro, nel labirinto delle frasi: ogni attivit
economica, e gli interessi delle categorie che vi si dedicavano,
dovevano r i maner e subordi nat i alla vol ont dello Stato. Le
Corporazi oni fasciste ebbero dunque un marchi o burocrat i -
co, aut or i t ar i o, dirigistico come si di r ebbe oggi. Ci si illuse
che grazie al nuovo sistema la lotta di classe potesse essere eli-
minata. Cert o furono eliminate le sue forme esteriori, e furo-
no legate le mani ai sindacalisti combattivi. L' ordi nament o fa-
vor i datori di lavoro, (industriali o agrari, a scapito dei lavo-
rat ori . Anche gli i nt ervent i della magi st r at ur a del l avoro ri-
sul t ar ono, i n un pr i mo t empo, cos l ent i , da por r e l a par t e
pi debol e - i l avorat ori - in una dr ammat i ca situazione di
i nferi ori t . Pr opr i o per ovvi are a quest i i nconveni ent i fu
adottata, nel 1930, una serie di provvedi ment i che fece della
giustizia del lavoro uno st r ument o pi equo. Le decisioni dei
magistrati furono da allora ori ent at e in favore dei di penden-
ti: il che non solo di ede a questi ultimi maggi ori garanzie, ma
indusse gli i mprendi t ori a preferire le pr ocedur e e le soluzio-
ni conciliatorie, senza pi rifugiarsi si st emat i cament e, come
era accaduto in precedenza, negli st ancheggi ament i cui ogni
vertenza si prestava in sede giudiziaria.
L' edificio cor por at i vo, che er a s e mpr e in di veni re
- Mussolini stesso aveva post o un t r aguar do secolare per il
suo compl et ament o - non assunse mai , in realt, le carat t e-
ristiche di un sistema organi co, nel qual e cio l e pr emesse
i deol ogi che si r i ver ber asser o, come avvi ene nei sistemi
socialisti, in t ut t i i set t ori del l a societ e del l e attivit.
Tr oppi el ement i i mpedi vano che quest a st rada fosse percor-
sa fino in fondo. Anzi t ut t o il pr agmat i smo del Duce che non
vol eva essere i mpr i gi onat o ent r o schemi t r oppo ri gi di .
Qua ndo Gi useppe Bottai, mi ni st ro delle Corporazi oni , vol-
le ampl i ar e le funzioni del suo dicastero, fino a t rasformarl o
nel per no di una vera pr ogr ammazi one nazionale, Mussoli-
ni l o blocc, as s umendone per s onal ment e, nel 1933, l a re-
240
sponsabilit. Si opponevano i nol t re a un dirigismo coerent e
le resi st enze del l a classe i mpr endi t or i al e, la vischiosit di
una ammi ni st r azi one che agiva par al l el ament e al fascismo,
senza confondersi con esso, lo spirito di iniziativa i ndi vi dua-
le e anche l ' anarchi smo e la appr ossi mazi one italiani. Tut t i
el ement i che, mutatis mutandis, ha nno poi gi uocat o e conti-
nuano a gi uocare cont ro altri conati dirigistici - e probabi l -
ment e stata una fort una - negli anni del dopoguer r a. Iso-
le pot ent i di economi a liberale - o anarco-liberale - resiste-
vano cos gagl i ar dament e accant o alle st r ut t ur e e incrosta-
zioni corporat i ve, e agi vano al l ' i nt erno di esse.
La sistemazione dei r appor t i t ra le classi secondo l'etica
e i pri nci pi del fascismo fu compl et at a con la Cart a del La-
vor o, summa della socialit del Regi me, el abor at a nel l e
sue pr i me st esur e da Gi us eppe Bot t ai , sot t osegr et ar i o e
qui ndi mi ni st r o del l e Cor por azi oni . La f or mul azi one di
quest o doc ume nt o aveva not evol ment e al l ar mat o l e orga-
nizzazioni dei dat ori di lavoro, che vedevano in esso una in-
sidia alla l i bert di i mpr esa e al nor mal e meccani smo delle
forze economi che. Tant o tenaci furono quest e resistenze che
Bottai, dopo aver t ent at o i nvano, ai pri mi del 1927, di con-
ciliare i punt i di vista della Confi ndust ri a e del sindacalismo
fascista di Rossoni , t rasmi se al Duce due di verse versi oni
della Carta, i nvi t andol o a t agl i are d' aut or i t il nodo per -
ch il congegno del l ' or di nament o corporat i vo non pu ri-
posare che par zi al ment e sul consenso delle parti, e al suo
funzi onament o indispensabile l ' i nt ervent o risolutivo della
volont politica, l' azione dello Stato forte. Alla medi azi one
tra i due testi mise le mani Rocco, come al solito accent uan-
do la i mpr ont a conservatrice, poi Mussolini ricorresse il cor-
r et t o, e i nfi ne la not t e t r a il 21 e il 22 apr i l e 1927 il Gr an
Consiglio appr ov l a Car t a che non aveva val ore gi uri di co
in se stessa, ma enunci ava pr i nc pi che la legislazione suc-
cessiva avrebbe dovut o t r adur r e i n concreti provvedi ment i .
Essa fu salutata comunque dalla st ampa fascista con di t i ram-
bi entusiastici, si scrisse che era il punt o di par t enza per la
241
cost ruzi one della nuova organi zzazi one della societ italia-
na e che realizzava lo stato del popolo. La Cart a fu, t ut t o
sommat o, uno st r ument o propagandi st i co del qual e Musso-
lini sentiva il bi sogno per t appar e con esso la bocca a quant i
accusavano il fascismo di essere l' espressione del gr ande ca-
pi t al e agr ar i o e i ndust r i al e. Il gr a nde de ma gogo vi aveva
trasfuso il suo frasario magni l oquent e ed efficace, gi avver-
tibile nei due pri mi articoli: La Nazi one italiana un orga-
ni smo avent e fi ni , vita, mezzi di azi one super i or i , per po-
t enza e dur at a, a quelli degli i ndi vi dui divisi o r aggr uppat i
che la compongono. E una uni t moral e, politica ed econo-
mica, che si realizza i nt egr al ment e nello Stato fascista. Il
l avoro, sotto t ut t e l e sue f or me organi zzat i ve ed esecut i ve,
intellettuali, t ecni che, manual i , un dover e sociale. A que-
sto titolo, e solo a quest o titolo, t ut el at o dallo Stato. Negli
articoli successivi la Car t a del Lavor o ri assumeva le conce-
zioni cor por at i ve (l ' organi zzazi one si ndacal e l i bera, ma
solo il si ndacat o l egal ment e r i conosci ut o e sot t opost o al
controllo dello Stato ha il diritto di r appr esent ar e l egal men-
te t ut t e le categorie, nel cont rat t o collettivo di lavoro t rova
la sua espressione concret a la solidariet t ra i vari fattori del-
la pr oduzi one ecc.); e riaffermava, per al t r o, la pr eval enza
del l a iniziativa pr i vat a sulla iniziativa pubbl i ca nel c a mpo
i mpr endi t or i al e, passaggi o quest o f or t ement e vol ut o da
Rocco (l' intervento dello Stato nella pr oduzi one economi ca
ha l uogo soltanto quando manchi o sia insufficiente l'inizia-
tiva pri vat a o quando siano in giuoco interessi politici dello
Stato). Per quant o r i guar dava i l avorat ori , la Cart a sanc il
diritto al ri poso settimanale, alle ferie, a una maggi ore ret ri -
buzi one per i t ur ni di not t e, alla i ndenni t di l i cenzi ament o;
stabil che i benefici dei cont rat t i collettivi si est endessero ai
lavoratori a domicilio, det t criteri per la pr evenzi one degli
i nfort uni e per la previ denza, di ede base paritetica (con r ap-
pr esent ant i delle due part i ) agli uffici di col l ocament o. Fu
i nsi eme una sintesi del cor por at i vi smo, i l s ommar i o di
pri nc pi e nor me a difesa dei l avorat ori che er ano or mai pa-
242
t r i moni o c omune degl i Stati civili, e un cat al ogo di buone
intenzioni. Grazie ad essa il fascismo pot affermare che era
stata t rovat a una terza via sociale, diversa dal capitalismo
egoista, diversa dal comuni smo collettivizzatore.
La s t r ut t ur a cor por at i va non f u t rasferi t a i nt egr al ment e,
per il moment o, nelle assemblee legislative. Proget t i di tota-
le corporativizzazione della Camer a e del Senat o f ur ono
affacciati e discussi, t ra il 1927 e il 1928, quando si t rat t di
definire il sistema el et t oral e. Ma alla fine venne varat a una
legge che fascistizzava la Camer a, senza t ut t avi a r ender l a
del t ut t o corporat i va. Le nuove nor me furono appr ovat e i l
16 mar zo 1928 dalla Camer a, due mesi dopo dal Senat o, in
ent r ambe l e assembl ee con schiacciante maggi or anza. Gio-
litti pr onunc i i n quel l a occasi one i l suo ul t i mo di scorso
par l ament ar e, a mmone ndo che veniva segnat o il decisivo
distacco del Regi me fascista dal Regi me r et t o dallo St at ut o
(albertino). Il senat ore Luigi Albertini mosse anch' egl i , in-
si eme a pochi al t ri , cri t i che al pr oget t o, cui Mussol i ni r e-
plic asser endo che lo St at ut o non c' pi non per ch sia
stato r i nnegat o, ma per ch l' Italia d' oggi pr of ondament e
diversa dall' Italia del 1848.
Con l a l egge el et t oral e veniva istituito un uni co collegio
nazi onal e, e i deput at i er ano ridotti a 400. Le confederazi o-
ni sindacali nazionali l egal ment e riconosciute ed alcuni ent i
moral i e associazioni apposi t ament e designati avrebbero in-
dicato mille nomi , t ra i quali il Gr an Consiglio avrebbe pr e-
scelto - anche con aggi unt e di sua iniziativa t ra personal i t
di chi ar a fama - l ' el enco dei quat t r ocent o. Una maggi o-
r anza del l a met pi uno dei voti alla lista uni ca avr ebbe
por t at o alla Camer a tutti i 400 candi dat i . L' elettore er a chia-
mat o a r i sponder e con un s o con un no alla doma nda ap-
provat e voi la lista dei deput at i desi gnat i dal Gr an Consiglio
nazi onal e del fascismo?. La legge di sponeva anche come si
dovesse pr oceder e ove il voto popol ar e fosse stato cont rari o
alla lista: ipotesi che comunque er a fuori dalla realt.
243
In un complesso gi uoco di equilibri Mussolini fascistizza-
va la Camer a, statalizzava il fascismo e debilitava la Monar -
chia. Una circolare del Duce ai Prefetti, agli inizi del 1927,
aveva stabilito due pr i nc pi egual ment e i mpor t ant i : che i l
prefet t o era la pi alta aut ori t dello Stato nella provincia,
non essendo pi i n di scussi one i n al cun modo, dunque , l a
sua supr emazi a sul segr et ar i o federal e; ma che i l pr ef et t o
era anche il r appr esent ant e politico del Regi me Fascista al
qual e tutti i cittadini, e in pr i mo l uogo quelli che ha nno il
gr ande privilegio ed il massi mo onor e di militare nel fasci-
smo, devono rispetto ed obbedienza. Non basta. Aggi unge-
va la circolare che laddove necessita il prefet t o deve eccita-
re ed armoni zzare l a attivit del part i t o nelle sue varie ma-
nifestazioni per ch l ' aut ori t non p u essere condot t a a
mezzadria e il part i t o e le sue gerarchi e. . . non sono, a ri-
vol uzi one compi ut a, che uno s t r ument o consapevol e della
vol ont dello St at o, t ant o al cent r o quant o alla peri feri a.
Con quest e mi sur e, Mussol i ni burocrat i zz il fascismo e
affid al part i t o funzioni di parat a. Per essere pi forte, con-
t r o le resi due velleit rivoluzionarie di al cune frange del
vecchio squadri smo, confuse Stato e part i t o. Il part i t o perse
ogni mor dent e: e quant o lo avesse per so fu possibile consta-
tarlo nella crisi del 25 luglio 1943.
Con un' al t ra decisione - che anch' essa avrebbe pr odot t o
i suoi lontani effetti il 25 luglio - il Gr an Consiglio del fasci-
smo di venne, nel set t embr e del 1928, un organo costitu-
zionale dello Stato. Presi edut o dal Capo del gover no, e da
lui convocato, il Gr an Consiglio era incaricato di coordina-
re t ut t e le attivit del regi me, di appr ovar e, come abbi amo
visto, la lista dei deput at i , di pr onunci ar si sulle nomi ne del
PNF, di espri mere par er i sulle quest i oni aventi carat t ere co-
stituzionale, ivi inclusi i pot eri e le at t ri buzi oni del Re e la
successione al t r ono. Quest ' ul t i ma facolt del Gr an Consi -
glio sottoponeva addi r i t t ur a ad una sua val ut azi one politica
il meccanismo eredi t ari o e aggravava la ipoteca fascista sulla
Cor ona, anche se Mussol i ni si sent i n dover e di pr eci sar e
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che non vi er ano dubbi sulla aut omat i ci t della ascesa al t ro-
no del pri nci pe Umber t o, quando i l padr e fosse mor t o.
L' affronto alla Monar chi a er a br uci ant e: ma sugli effetti
che esso ebbe le t est i moni anze e i par er i f ur ono e r est ano
t ut t or a cont roversi . Mussolini scrisse nella Storia di un anno
che l a l egge sul Gr an Consi gl i o det er mi n i l pr i mo grave
ur t o fra monar chi a e fascismo e che da quel gi or no Vitto-
rio Savoia comi nci a det est are Mussolini e a covare un odi o
t r emendo cont ro il fascismo. Sempr e secondo Mussolini, il
Re aveva det t o che il gri do della successione non pu esse-
re che il t r adi zi onal e: il Re mor t o! Viva il Re!. Test i mo-
ni anza di pr i ma mano, e che pi aut orevol e non si pot r ebbe
pensar e: ma recat a dal Mussolini di Sal, i nvel eni t o cont r o
la Cor ona, e qui ndi t endenzi al ment e fazioso. Tut t avi a Fe-
der zoni , nel l e sue memor i e, ha sost anzi al ment e ri cal cat o
quest a t racci a r accont ando - s e ppur e con i nt enzi oni fi l o-
monar chi che - che la legge sul Gr an Consiglio aveva lo sco-
po di ri cat t are il Pri nci pe di Pi emont e, ostile al fascismo, co-
st r i ngendol o a un at t eggi ament o pi favorevole. Umber t o
di Savoia ha per al t r o negat o che la legge sul Gr an Consiglio
fosse stata causa di di ssapori t ra il padr e e Mussolini. I r ap-
por t i t r a i due sar ebber o stati per dieci anni , dal di scorso
del 3 gennai o 1925 fino al 1935, sempr e buoni . Resta il fat-
to che Vittorio Emanuel e I I I , anche se si sent offeso e t ur-
bat o, non r i t enne di dover espr i mer e i n modo chi aro ed uf-
ficiale questi suoi sent i ment i al Duce. Egli forse non cap che
con l e nuove pr er ogat i ve del Gr an Consiglio l a diarchia,
che gi esisteva nei fatti, era stata istituzionalizzata, anzi ad-
di ri t t ura costituzionalizzata.
Il Duce aveva congegnat o una st r ut t ur a politica, sociale,
burocrat i ca che ri spondeva ai suoi scopi. Tut t o faceva capo
a lui, il Gr an Consiglio, il Gover no, il Partito, le Corporazi o-
ni. Lo Stato er a fascista, e il fascismo era statalizzato. La Ri-
vol uzi one, che cont i nuava a qualificarsi tale, er a di vent at a
ammi ni st razi one.
CAPI TOLO QUARTO
LA CONCI LI AZI ONE
La Conciliazione fu il punt o d' arri vo di due esigenze diver-
se ma t endent i allo stesso obbi et t i vo. Per la Sant a Sede si
t r at t ava di por r e f i ne, con un accor do soddi sfacent e, che
non sembrasse una resa, alla iniqua condi zi one fatta al r o-
ma no Pontefice. Per Mussol i ni si t rat t ava di accel erare la
dissoluzione di ci che restava del part i t o popol ar e, toglien-
do alla sua opposi zi one al Regi me il f ondament o mor al e e
politico della Quest i one romana; e di at t i rare i nol t re ver-
so il fascismo quelle masse cattoliche che ancor a er ano per-
plesse ed esitanti. L' anticlericalismo dei fascisti della pr i ma
or a, e le decl amazi oni at ee del Mussol i ni pre-fascista, non
er ano stati del t ut t o di ment i cat i , al meno da chi di ment i carl i
non voleva. Senza dubbi o Mussol i ni er a st at o poi l argo di
gesti e pr ovvedi ment i che at t est avano la sua ansia di i ngra-
ziarsi la Chiesa. II Crocefisso er a t or nat o nelle scuole e negli
ospedal i , l ' i nsegnament o religioso era stato reso obbl i gat o-
rio, i seminaristi avevano ot t enut o l ' esonero dal servizio mi-
litare, la Messa era di venut a un accessorio i ndi spensabi l e di
mol t e solenni ceri moni e ufficiali.
Con la abilit tattica e la spr egi udi cat ezza i deol ogi ca di
sempr e, Mussolini voleva la pace con la Chiesa per cat t ura-
re i cattolici. Sapeva che, se vi fosse riuscito, il suo pot er e sa-
rebbe di venut o not evol ment e pi forte, e pi capillare. Non
er a disposto a di vi dere con la Chiesa il pr edomi ni o politico
in al cuni settori essenziali - la lotta che mosse alle organiz-
zazioni giovanili cattoliche fu senza quar t i er e, e si concluse
con la l oro cancellazione - ma era disposto a l argheggi are in
altri settori. Quant o di quest a conversi one corri spondesse a
246
un mut ament o di convinzioni personal i difficile di re. Nel-
l ' uomo ogni at t eggi ament o er a s ubor di nat o alle esi genze
del moment o, e legittimato da esse. Quest a affermazione va-
le per il mangi apr et i s mo f or sennat o della fase socialista, e
vale per i l per beni s mo cat t ol i co degl i anni di gover no. Si
r accont a che egli abbi a s empr e avut o carissimi un l i bro di
pr eghi er e, un rosari o, e una cat eni na d' or o con una meda-
glietta della Madonna donat i gl i dalla madr e. Quest o attac-
cament o, se r i sponde a verit, er a pi superstizioso, o fami-
liare, che religioso. Cert o che per il Nat al e del 1925 Beni-
to e Rachel e, gi uni t i in mat r i moni o con il solo rito civile, si
r i sposar ono davant i all' altare. Al t ret t ant o cert o che Mus-
solini assistette, dur ant e il vent enni o, solo alle ceri moni e re-
ligiose i mpost egl i dal suo r uol o ufficiale.
Come abbi amo ampi ament e riferito ne Lltalia in camicia
nera, gi nei mesi i mmedi at ament e successivi alla Marcia su
Roma Mussolini aveva vol ut o pr e nde r e cont at t o con il car-
di nal e Gasparri , uomo chiave della politica vaticana. A met
di gennai o del 1923 il Capo del gover no fascista e il cardi -
nal e segret ari o di Stato s' i ncont rarono segr et ament e, i n un
pal azzo messo a di sposi zi one dal pr es i dent e del Banco di
Roma, cont e Santucci, che si era prest at o come i nt ermedi a-
rio. Parl arono soprat t ut t o del Banco di Roma, che fi nanzi a-
va le organizzazioni cattoliche, e che versava in difficili con-
dizioni. Quant o alla Quest i one r omana, convenner o che
non er a i l mome nt o di affrontarla i n pi eno. Ma si er ano
capiti, e sapevano ent r ambi che al cuor e di essa sar ebber o
pr est o o t ar di arri vat i . St abi l i rono i nt ant o di comuni car e,
quando ve ne fosse bisogno, t rami t e il Padr e gesuita Tacchi
Venturi, che allora fece assi duament e la spola t ra Mussolini
e Gasparri , e che fu il pr i mo tessitore della t r ama che por t
ai Patti l at eranensi .
Dopo il discorso del 3 gennai o 1925 Mussolini aveva fatto
un al t ro passo, sulla st r ada che por t ava al l ' accordo con l a
Chiesa, nomi nando una commissione per la riforma della le-
gislazione ecclesiastica. Di essa facevano par t e sette laici e t re
247
sacerdot i . La pr esi edeva il sot t osegr et ar i o Mat t ei ni , la cui
estrazione politica (veniva dalla dest ra del part i t o popol are)
garantiva un at t eggi ament o benevol o verso le esigenze della
Sant a Sede. Il Vaticano pr ese le distanze dalla iniziativa, af-
f er mando che i t re ecclesiastici er ano ent r at i nella commi s-
sione a titolo per sonal e, non per desi gnazi one del Papa. Il
qual e, conosci ut e l e concl usi oni del l a commi ssi one stessa,
che pur er ano mol t o favorevoli alle richieste della Sant a Se-
de, le rifiut pr egi udi zi al ment e. La sistemazione delle pen-
denze, precis, non pot eva avvenire per decisione uni l at era-
le dello Stato italiano, ma doveva essere ogget t o di negoziati.
Analoga accoglienza da par t e di Pio XI ebbe un pr oget t o di
riforma della legge delle Guarent i gi e, che era stato el aborat o
dal senat ore Santucci, e che era stato appr ovat o entusiastica-
ment e sia dal guardasigilli Rocco, sia dal cardi nal e Gasparri .
Quest ' ul t i mo sottopose il document o all' esame del Papa che
si cav d' impaccio di cendo di t rovarl o di cos difficile attua-
zi one, che preferi va lasciare al suo successore l a sol uzi one
del difficile probl ema. Lo affront e risolse invece egli stes-
so, quat t r o anni dopo. Evi dent ement e l a si t uazi one er a nel
frat t empo cambiata, agli occhi di Pio XI.
Si pu sol t ant o conget t ur ar e sulle ragi oni che i ndusser o
i n quel moment o i l Pontefice ad oppor r e un fin de non- r e-
cevoir alla pr opos t a. Le pi verosi mi l i sono due . Da una
par t e Papa Rat t i i nt endeva aspet t ar e che i l fascismo anche
se si consolidava di gi or no in gi or no desse maggi or i e defi-
nitive gar anzi e di essere una cont r opar t e l a cui f i r ma non
potesse essere rimessa, a breve distanza di t empo, in discus-
sione. Dall' altra egli voleva segui re l ' at t eggi ament o del Re-
gi me, in quel per i odo di pr of onde mut azi oni e di i nst aura-
zi one del l a di t t at ur a ver so l e or gani zzazi oni cat t ol i che. Il
par t i t o popol ar e er a i n di sfaci ment o. Ma l' Azione cattolica
r appr es ent ava un pol o di coagul azi one del l e forze cattoli-
che al qual e la Sant a Sede non pot eva n voleva r i nunci ar e.
Nel cor po stesso del fascismo era ancor a t r oppo pot ent e, e a
volte vi ol ent a, l a cor r ent e est r emi st a e i nt r ans i gent e che
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chi edeva l a cancel l azi one di ogni possibile or gani zzazi one
rivale, anche se limitata all' ambito spirituale.
Mussolini era or mai risoluto a saltare il fosso. Il 4 maggi o
1926 scrisse a Rocco: Con pr of onda fede nella missione r e-
ligiosa e cattolica del popol o italiano, il gover no fascista ha
pr ocedut o met odi cament e, con una serie di atti ammi ni st ra-
tivi e di pr ovvedi ment i legislativi, a rest i t ui re allo Stato e al-
la nazi one italiana quel car at t er e di Stato cattolico e di na-
zione cattolica che la politica liberale si era sforzata, dur ant e
l unghi anni , di cancellare. Ma esponent i del fascismo di as-
sai diversa t endenza, come Farinacci, che si rifaceva sempr e
alla pur ezza delle origini, o come il filosofo Gi ovanni Gent i -
le, che di fendeva la pr emi nenza dello Stato anche nel cam-
po spi ri t ual e, r i manevano su posizioni oppost e. E Vi t t ori o
Emanuel e I I I nut ri va una diffidenza pr of onda verso l a San-
ta Sede.
Nell' estate di quello stesso 1926 furono avviate le trattati-
ve vere e pr opr i e che, sulla scia dell' azione di Tacchi Ventu-
ri, venner o condot t e da per sonaggi appar ent ement e di se-
condo pi ano, ma abili e discreti. Per l' Italia il consigliere di
Stato Domeni co Bar one, per l a Sant a Sede l' avvocato mar -
chese Francesco Pacelli, fratello del fut uro segret ari o di Sta-
to e Pontefice. Fi no a t ut t o il 1926 gli i ncont r i ebber o il ca-
r at t er e di sondaggi , pi che di vero e pr opr i o negozi at o, e
gli i nt erl ocut ori non er ano investiti di un incarico formal e.
Lo ebber o soltanto dal pr i mo gennai o del 1927, quando Ba-
r one fu espr essament e del egat o a t rat t are per la det er mi -
nazi one dei r appor t i t ra lo St at o i t al i ano e la Sant a Sede.
Bar one e Pacelli - quest ' ul t i mo si sarebbe i nt r at t enut o con il
Papa 129 volte, pr i ma che si arrivasse alla firma - si t rovaro-
no d' accor do sulla oppor t uni t di f or mul ar e gli accordi i n
t re document i : il t rat t at o, relativo ai r appor t i t ra i due Stati
sovrani, che avrebbe sanat o la ferita aper t a con la breccia di
Port a Pia, il 20 set t embr e del 1870; il Concor dat o, r i guar -
dant e il ruol o della religione cattolica, e delle sue istituzioni,
in It al i a; i nfi ne la convenzi one finanziaria, in forza del l a
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qual e alla Santa Sede sarebbero state versate gl obal ment e le
s omme che l e er ano assi curat e dal l a l egge sulle Guar ent i -
gie, e che non er ano mai state riscosse.
La disponibilit di Mussolini ad accettare, per i r appor t i
con la Chi esa cattolica, si t uazi oni e compr omi ssi oni cui lo
St at o l i beral e non si sar ebbe, per mot i vi di pr i nci pi o, mai
adat t at o, facilit l' inizio del l e t rat t at i ve. Gli i nt oppi che si
veri fi carono - con due i nt er r uzi oni del negozi at o, l a pi
l unga nella seconda met del ' 27 l' altra nel maggi o del 1928 -
der i var ono pr eval ent ement e da fattori esterni.
Pr opr i o ment r e Bar one e il marchese Pacelli tessevano le
fila del l ' accordo, si era det er mi nat a una crisi grave t ra il Re-
gi me e la Chiesa. Mussolini aveva creat o l ' Oper a Nazi onal e
Balilla, dest i nat a a r i uni r e e organi zzare i ragazzi. Nel rego-
l ament o che accompagn la istituzione del l ' ONB si di spone-
va che nessun' al t ra organi zzazi one giovanile pot esse essere
creata nei cent ri con meno di diecimila abitanti e che quelle
esistenti dovessero essere sciolte. La mi sur a colpiva i Giova-
ni espl or at or i (boy-scouts) cattolici e assi curava uni l at er al -
ment e allo Stato - essendo prevedi bi l e la sua est ensi one ai
cent ri maggi ori - il monopol i o della gi ovent . Tut t o ci era
t ema di di scussi one per i l Concor dat o; er a i nol t r e chi ar o
che si profilava una minaccia per l' Azione cattolica, cui il di-
vieto si sarebbe pr est o esteso, se il Papa avesse lasciato fare.
A mezzo dell' avvocato Pacelli e del padr e Tacchi Vent uri
la Sant a Sede fece sapere che la appr ovazi one di quest o r e-
gol ament o avrebbe provocat o l ' i nsabbi ament o delle trattati-
ve. Mussolini, che l e voleva condur r e i n por t o, cedet t e: ma
solo in par t e. Mant enne ferma la soppressi one dei boy-scouts
cattolici, anzi la estese ai cent ri fino a ventimila abitanti che
non fossero capol uoghi di provincia. Ma comuni c nel con-
t empo che l' Azione cattolica non era presa di mi ra, e che la
gar anzi a della sua sopravvi venza pot eva essere inclusa nel
Concor dat o. La Chiesa si adat t , pur con una pr esa di posi-
zi one di Pio XI il qual e fece pubbl i car e dall'Osservatore Ro-
mano una sua lettera al cardi nal e Gasparri . Essa diceva che i
250
pr ovvedi ment i sul l ' Oper a Nazi onal e Balilla l egi t t i mavano
t i mori e preoccupazi oni , e che il Pontefice i nt endeva r ende-
re not o ai cattolici che non c' era stata, da par t e sua, cor r e-
sponsabilit o acquiescenza.
L' arrendevolezza della Sant a Sede consent di evitare una
r ot t ur a. Ma, lo si gi accennat o, a met del ' 27 e fino agli
inizi del ' 28, ci fu egual ment e una sosta, che in qual che mo-
do giovava a ent r ambi i cont raent i . A Mussolini per vincere
le ul t i me resi st enze di al cuni ger ar chi - t ra gli altri Bal bo,
Fari nacci , Ar pi nat i - e per saggi ar e gli umor i del Re; alla
Sant a Sede per t ent ar e di st r appar e qual che ul t er i or e con-
cessione.
Dur ant e la pausa si svi l upp, sulla Quest i one r omana,
una pol emi ca di st ampa, che si curament e fu vol ut a o al me-
no appr ovat a da Mussolini. Lo di most r a l a par t eci pazi one
ad essa del fratello Arnal do, dalle col onne del Popolo d'Italia.
La pol emi ca trasse ori gi ne dalla i nt erpret azi one che i quoti-
di ani fascisti in gener al e avevano dat a a t re mani fest azi oni
religiose (in part i col are il Congr esso eucaristico nazi onal e)
t enut e nel set t embr e del 1927. Quest i avveni ment i consa-
cr avano, avevano scri t t o gli or gani fascisti, l ' ar moni a
pr of onda esistente t ra Religione e Stato. Al che YOsservatore
Romano aveva ri bat t ut o che cert o, un cambi ament o di at mo-
sfera c' era st at o, ma non per quest o er a cessato i l dissidio
che solo un ri pri st i no totale della i ndi pendenza e libert del
Papa di fronte al mondo cattolico avrebbe pot ut o sanare.
La not a e\YOsservatore pr ovocava due r epl i che i mpor -
tanti. Luna di Ar nal do Mussolini, che insisteva sul carat t ere
nazi onal e della Quest i one r omana - escl udendo cos ogni
sua internazionalizzazione - e ri cordava che l' Italia cattoli-
ca e r omana ha ri t rovat o senza l ' appor t o della Chiesa politi-
ca il vigore e la forza per la sua rinascita. L' altra di Giovan-
ni Gentile che, r i manendo nell' alta sfera delle cat egori e filo-
sofiche, spi egava come la separ azi one del l o spi ri t ual e dal
t empor al e una ut opi a e per t ant o la Quest i one r omana
sar s empr e viva. ^.Osservatore t or n sul l ' ar goment o, con
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ul t er i or i preci sazi oni . Ques t o di bat t i t o ebbe t er mi ne, nel -
l' ottobre, con un nuovo articolo a firma di Ar nal do Mussoli-
ni, da molti at t ri bui t o a Beni t o, e con una not a pubbl i cat a
su un Foglio d' ordi ni del part i t o, not a che, si fece sapere - e
in par t i col ar e Bar one lo comuni c a Pacelli - er a i nt er a-
ment e di pugno di Mussolini.
Con il suo consuet o stile l api dari o egli rilevava anzi t ut t o
che per i l Vaticano l a Ques t i one r oma na non di or di ne
i nt ernazi onal e, ma sempl i cement e bilaterale, con il che ve-
ni vano scongi urat i pericolosi i nt ervent i e inutili complica-
zioni. Aggi ungeva come il cont enut o degli articoli dell' Qs-
servatore Romano lasciasse i nt ender e che non sarebbero state
post e pr egi udi zi al i t er r i t or i al i : el ement o posi t i vo per ch
per l' Italia fascista e sarebbe fuori di ogni discussione un
ri pri st i no anche i n format o ri dot t i ssi mo del pot er e t empo-
ral e cessato nel 1870 con i ncommensur abi l e vant aggi o - a
nost ro avviso - del prestigio mor al e della Chiesa di Roma.
Infine la not a di Mussolini si rivolgeva ai fascisti ammonen-
doli a non cr eder e n che la Quest i one r omana fosse insolu-
bile - il dest i nat ari o di quest o passaggio era Gentile - n che
fosse di agevole soluzione. Il Regi me fascista che ha di nan-
zi a s t ut t o il secolo vent esi mo - concl udeva - pu riuscire
l dove il demol i beral i smo in ri pet ut i tentativi fall.
Era in sostanza la luce ver de per t t na prosecuzi one delle
t rat t at i ve, che infatti si svi l uppar ono nel 1928: con la ul t e-
ri ore bat t ut a di arrest o i n maggi o, cui abbi amo gi accenna-
to, dovut a ancor a al l ' Oper a Nazi onal e Balilla, i l cui mono-
polio sui giovanissimi e giovani era stato esteso, ed era pr e-
vedibile, anche alle citt con pi di ventimila abitanti. Era il
colpo di grazia ai Giovani espl orat ori cattolici. Di fronte alla
pr ot est a del Papa, Mussol i ni t e mpe r di poco, e solo for-
mal ment e, il pr ovvedi ment o. La Sant a Sede si rassegn.
Nel gennai o del 1929 Domeni co Ba r one , uno dei due
prot agoni st i del negozi at o, mori va. Mussolini assunse allo-
ra di per s ona il compi t o di per f ezi onar e gli accordi , e pi
volte, in quel l a est r ema fase, l' avvocato Pacelli si t r at t enne
252
con lui dopo cena, e fino a not t e. Tutti gli scogli er ano stati
or mai super at i . Il Vaticano aveva r i nunci at o a r i vendi car e
i l t er r i t or i o di Villa Pamphi l i , i l che aveva pl acat o l e ap-
pr ens i oni di Vi t t or i o Ema nue l e I I I per un event ual e i n-
gr andi ment o dello Stato vaticano. La i ndenni t che l a San-
t a Sede - l e cui fi nanze er ano i n quel mome nt o t ut t ' al t r o
che floride - pr et endeva dallo Stato italiano er a stata ri dot -
ta dagl i or i gi nar i t re mi l i ardi a un mi l i ar do e 750 milioni,
di cui un mi l i ardo in titoli al por t at or e e il rest o in cont ant i .
I mpor t ant i , dal punt o di vista fi nanzi ari o, f ur ono anche al-
cune esenzi oni fiscali accordat e ai beni e i nvest i ment i della
Sant a Sede, esenzi oni at t or no alle qual i si doveva poi svi-
l uppar e, nel dopoguer r a, dur ant e i l papat o di Pio XI I , una
l unga pol emi ca.
Ma pi i mpor t ant i della convenzi one fi nanzi ari a furono,
nat ur al ment e, il Tr at t at o e il Concor dat o. Il Tr at t at o - che
regolava il r appor t o t ra due Stati sovrani - aveva un pr eam-
bol o di 27 articoli, e subi t o all' inizio ri badi va il cont enut o
dell' articolo pr i mo dello Statuto al bert i no in forza del qual e
la rel i gi one cattolica apostolica r omana er a la sola religione
dello Stato italiano. Riconosceva qui ndi la pi ena sovranit e
la esclusiva ed assol ut a pot est e gi uri sdi zi one del l a Sant a
Sede sul Vaticano, cr eando a tale scopo la Citt del Vatica-
no, i cui servizi pubbl i ci sar ebber o stati a cur a del l o St at o
italiano. Il t rat t at o stabiliva quali fossero le per sone soggette
alla sovrani t della Sant a Sede, riconosceva ad essa il di ri t t o
di l egazi one attiva e passiva (ossia il di ri t t o di accredi t are e
ri cevere missioni di pl omat i che) . La Sant a Sede di chi arava
defi ni t i vament e ed i r r evocabi l ment e compost a l a Que-
stione r omana, e ri conosceva il Regno d' It al i a sotto la di-
nastia dei Savoia.
Nel Concor dat o, r i gua r da nt e l a posi zi one del l a Chi esa
nel l ' or di nament o i nt er no italiano, si riconosceva alla Chiesa
personal i t giuridica, con tutti i diritti che ne deri vavano, si
dava egual e ri conosci ment o alle famiglie religiose, si attri-
bui va il dovut o ufficio ed onor e al l ' i nsegnament o rel i gi o-
253
so (con una speciale menzi one del l ' Uni versi t Cattolica di
Milano), si ammet t eva il r uol o legittimo dell' Azione cattoli-
ca. Ai sacerdoti era affidata, nella celebrazione del mat r i mo-
nio religioso, la funzione di ufficiali di stato civile. Si stabili-
va i nfi ne che i sacer dot i apost at i o col pi t i da cens ur a non
pot essero occupar e uffici pubblici, e si concedeva a cardi na-
li e vescovi una speciale posizione giuridica. I vescovi dove-
vano tuttavia gi ur ar e lealt allo Stato, al Re e al Gover no.
La Quest i one romana er a chiusa. I ndi pendent e e libe-
r o, nei quar ant aquat t r o chi l omet ri quadr at i della citt l eo-
ni na, il Romano Pontefice riconosceva finalmente la legitti-
mi t del Regno d' It al i a, con Roma capi t al e. L'11 febbrai o
1929, un l uned , poco pr i ma di mezzogi orno, il cort eo uffi-
ciale che accompagnava Mussol i ni si avvi verso il Palazzo
apostolico l at eranense, dove sarebbe avvenut a l a cer i moni a
della firma. Pioveva a di r ot t o. Il segret ari o di St at o, cardi -
nal e Gaspar r i , at t endeva Mussol i ni (in r edi ngot e come i l
sot t osegret ari o agli Esteri Di no Gr andi ) nella vasta sala del -
le Missioni. Per pr i mo firm Gasparri , qui ndi porse la stilo-
grafica d' or o massiccio che il Papa gli aveva affidato a Mus-
solini, il qual e firm a sua volta. La penna gli ri mase in do-
no, a ri cordo del l ' avveni ment o. Ment r e Mussolini usciva, le
campane della basilica di San Gi ovanni i n Lat er ano suona-
r ono a festa. L' i ndomani , set t i mo anni versari o della sua in-
coronazi one, Papa Ratti fu acclamato da una gr ande folla di
fedeli per l ' accor do r aggi unt o con l ' uomo che l a Provvi -
denza aveva stabilito di farci i ncont rare secondo la sua stes-
sa definizione.
In t ut t e le chiese d' Italia si pr eg e si esult per la Conci-
l i azi one che aveva r i dat o Dio al l ' It al i a e l' Italia a Dio. Il
gover no di chi ar 1' 11 febbraio festa nazi onal e. Le formalit
par l ament ar i che avr ebber o r eso cost i t uzi onal ment e ope-
r ant i i Patti del Lat er ano f ur ono s uper at e senza difficolt.
La nuova Camer a - eletta come vedr emo il 24 mar zo - fece
regi st rare solo due voti cont rari , e sei il senat o: quelli di Lui-
gi Albertini, Bergami ni , Croce - il filosofo aveva spiegato in
254
un discorso il suo dissenso non alla Conciliazione, ma al mo-
do i n cui er a stata real i zzat a -, Pat er no, Ruffini, Sinibaldi.
Ma pr opr i o la discussione (si fa per dire) in Par l ament o do-
veva pr es t o di mos t r ar e che ci ascuna del l e due par t i con-
t r aent i aveva visto nei Patti qual cosa di di ver so, se non di
ant i t et i co: e che la l or o i nt er pr et azi one e appl i cazi one
avr ebbe pr ovocat o pi difficolt di quant o si pot esse sup-
por r e.
Era accadut o infatti che, forti della nuova osannat a i nt esa,
le organi zzazi oni e i circoli cattolici, al cuni dei qual i i deal -
ment e legati al filone politico del part i t o popol ar e, si fossero
sentiti autorizzati ad una maggi or e attivit. Ma nel discorso
con cui pr esent la Conciliazione alla Camer a Mussolini dis-
sip sia i t i mori di molti fascisti intransigenti sia le illusioni
di quest e organi zzazi oni sia, se esi st evano, l e sper anze del
Vaticano. Ribad l'esclusiva statale sulla educazi one dei gio-
vani, e quant o agli elementi cattolici che stavano i nt ent an-
do un processo al Ri sorgi ment o, avvert che il Regi me
vigilante e che nul l a gli sfugge. E sottoline che er ano stati
sequest r at i pi gi or nal i cattolici i n t r e mesi che nei set t e
anni pr ecedent i . Il t ono mi nacci oso di Mussol i ni non er a
stato sugger i t o, pr obabi l ment e, sol t ant o dalla reviviscenza
politica dei cattolici, ma anche da t al uni giudizi della stam-
pa st rani era, ai quali er a sensibilissimo. I quot i di ani france-
si, inglesi, ameri cani er ano stati unani mi nel ri l evare la por -
tata storica del l ' avveni ment o, e il mar chi o di stabilit che es-
so dava al Regi me fascista (secondo al cuni storici la Conci -
liazione stata del rest o, in campo i nt ernazi onal e, il punt o
pi alto di prest i gi o r aggi unt o da Mussolini, f er mo rest an-
do che pe r l ' opi ni one pubbl i ca i t al i ana esso f u r aggi unt o
con la guer r a d' Et i opi a). Ma il Daily Herald, ad esempi o, ave-
va scritto che il Papa di vi ene ancor a una volta sovrano e
ha ot t enut o quello per cui la Chiesa lottava da mezzo seco-
lo. Piccato, Mussolini aveva vol ut o di most r ar e che chi pen-
sava a una vaticanizzazione dell' Italia sbagliava di grosso.
255
L'attacco, e in general e la crisi che si era det ermi nat a, non
pot evano essere i gnorat i dal Papa, che rispose con un discor-
so, e poi incaric addi ri t t ura Pacelli di chi edere a Rocco che
soprassedesse alla pubblicazione delle leggi derivanti dai Pat-
ti l at eranensi . Lo scambi o delle ratifiche dei Patti, suggello
definitivo ad essi, era stato fissato per il 7 gi ugno. Due gi orni
pr i ma l'Osservatore Romano pubbl i c il testo di una l et t era di
Pio XI al car di nal e Gaspar r i in cui si l ament ava l ' at t eggi a-
ment o di Mussolini e si affermava comunque che Trat t at o e
Concor dat o er ano legati e indivisibili: simul stabunt oppur e
simul cadent. Abbast anza i ndi fferent e agli altri addebi t i , che
di most r avano semmai l a sua i ndi pendenza, Mussol i ni non
pot eva accettare questa i mpost azi one. In forza di essa, infat-
ti, la Questione r omana non pot eva dirsi ver ament e risol-
ta, per ch un qualsiasi dissenso sulla appl i cazi one del Con-
cordat o - ossia sui r appor t i t ra Stato e Chiesa nell' ambito in-
t er no italiano - avr ebbe pot ut o pr ovocal e la ri messa in di-
scussione del Trat t at o t ra i due pot eri sovrani.
La vigilia del 7 gi ugno il mar chese Pacelli fu i mpegnat o
i n una affannosa oper a di medi azi one per compor r e i l dissi-
di o facendo la spola t ra Palazzo Chi gi e i Palazzi apostolici.
Fu escogi t at a l a f or mul a di una di chi ar azi one i n base alla
qual e le alte part i cont raent i ri affermano la l oro vol ont di
osservare l eal ment e, nella parol a e nello spirito, non solo il
Trat t at o negli irrevocabili reciproci ri conosci ment i di sovra-
nit e nella definitiva el i mi nazi one della Quest i one r omana,
ma anche il Concor dat o nelle sue alte finalit t endent i a r e-
gol are le condi zi oni della rel i gi one e della Chiesa in Italia.
Dal braccio di ferro er a uscito vincitore Mussolini, pi ut t ost o
che il Papa. Lo scambio delle ratifiche avvenne r egol ar men-
te, e il 25 luglio Pio XI sanc, r aggi ungendo piazza San Pie-
t ro, la fine della prigionia che i pontefici r omani si er ano
i mpost a dal 1870. In di cembr e il Re e la Regi na r endevano
visita a Pio XI. I Savoia si er ano essi pur e riconciliati.
Ma anche dopo di allora l'idillio tra il fascismo e la Chi e-
sa cattolica non fu i ni nt er r ot t o, anzi soffr det er i or ament i e
256
soprassalti polemici sempr e - al meno fino alle leggi razziali -
per lo stesso mot i vo: l' Azione cattolica e la Gi ovent cattoli-
ca. Mussolini, che alla religione di Stato era pr ont o a r ende-
r e omaggi o i n ogni occasi one, r eagi va vi ol ent ement e ad
ogni sospet t o di i nframmet t enza politica educat i va o sinda-
cale delle organizzazioni cattoliche. Una seria crisi di vamp
nel 1931 - ci di st acchi amo dal l a cr onol ogi a degl i avveni -
ment i per compl et ar e l ' argoment o - ed ebbe spunt o, al soli-
t o, da una pol emi ca giornalistica: i l che fa s uppor r e che l a
volont di Mussolini non fosse est ranea ad essa. Pri ma Criti-
ca fascista di Bottai, poi altre pubblicazioni di r egi me accusa-
r ono l ' Azi one cat t ol i ca di i nvader e i l campo del l ' or di na-
ment o sindacale e corporativo, di voler formare una classe
di r i gent e non fascista, di adoper ar s i per i ncanal ar e una
par t e della gi ovent italiana di et r o i vecchi pr ogr a mmi e i
marciti r ot t ami del mondo st urzi ano. Dalla st ampa i l pr o-
bl ema si trasfer alla di pl omazi a, il Nunzi o apost ol i co Bor-
gonci ni Duca fu avvertito che il Regi me non avr ebbe tolle-
r at o l a t r asf or mazi one della Azi one cattolica i n un par t i t o
politico, cos come non avrebbe tollerato provocazioni sin-
dacaliste. Veniva anche chiesto che i vecchi capi del part i t o
popol ar e, pr i mo t ra essi De Gasperi , fossero al l ont anat i da
Roma.
Pio XI non esit ad i mpegnar si i n pr i ma per sona nel ro-
vent e scambio di accuse. Non si pu sost enere, alla luce del-
l' oggi, che al cuni suoi ar goment i fossero convi ncent i . L'ad-
debi t o al fascismo di consent i re pubblici concorsi di atleti-
smo f emmi ni l e, dei qual i anche i l paganes i mo mos t r di
sentire le sconveni enze ed i pericoli, era futile. Il nodo ve-
ro restava l' Azione cattolica, alla qual e il Papa rivendicava il
diritto di portarsi anche sul t er r eno operai o, lavorativo, so-
ciale. Tr oppo per Mussolini, risoluto a rel egare sempr e pi
l ' organi zzazi one nel l o st r et t o campo del l o spirituale e a
i mpedi r e che cert i suoi uomi ni di most r asser o eccessivo
mor dent e. Si asser che a met maggi o esponent i della Azio-
ne cattolica avevano t enut o r i uni oni per di scut ere proget t i
257
ostili al Regi me. Il 29 maggi or 1931 Mussolini r uppe gli in-
dugi e or di n ai Prefetti di sciogliere le associazioni giova-
nili di qualsiasi nat ur a e gr ado di et che non facciano diret-
t ament e capo alle organi zzazi oni del Part i t o Nazi onal e Fa-
scista o del l ' Oper a Nazi onal e Balilla. La Gi ovent cattolica
e ogni altra br anca giovanile della Azione cattolica subi rono
cos la sort e degl i Espl orat ori cattolici. Le l oro sedi f ur ono
chiuse, il mat eri al e che vi si trovava sequest rat o.
Pio XI e i vescovi pr ot est ar ono (la Santa Sede aveva subi-
to di spost o affinch i vescovi stessi assumessero la tutela e
di rezi one del l a Azi one cat t ol i ca), me nt r e si veri fi cavano
violenze di t i po squadri st i co. Una dur a not a della Segret e-
ria di Stato fu r espi nt a dal gover no italiano. L' irritazione e
l ' amarezza del Papa per un at t eggi ament o che violava, a suo
avviso, l' articolo 43 del Concor dat o, r i guar dant e a ppunt o
l' Azione cattolica, t r ovar ono sol enne espressi one nella enci-
clica Non abbiamo bisogno. L'enciclica depl or ava il pr oposi t o
fascista gi in t ant a par t e esegui t o, di monopol i zzare i nt e-
r a me nt e l a gi ovent dal l a pr i mi ssi ma fanciullezza fi no al-
l' et adul t a, a t ut t o esclusivo vant aggi o di un part i t o, di un
r egi me, sulla base di una ideologia, che di chi ar at ament e si
risolve i n una ver a e pr opr i a st at ol at ri a pagana. Non
manc t ut t avi a, nel l a par t e ul t i ma del doc ume nt o papal e,
un accenno distensivo: Noi non abbi amo voluto condanna-
re il part i t o ed il Regi me come tali. Abbi amo inteso segnala-
re e condannar e quant o, nel pr ogr a mma e nell' azione di es-
si, abbi amo vedut o e constatato cont rari o alla dot t r i na ed al-
la prat i ca cattolica. Pur dopo le sue severe premesse Pio XI
faceva cos saper e al Duce che non i nt endeva pr omuover e
una croci at a i deol ogi ca cont r o i l fascismo, n t ent ar e una
mobi l i t azi one dei cattolici. Di et ro il Papa non c' era, fu la-
sciato chi ar ament e capi re, Don St urzo.
In quest e cont ese Mussolini si trovava a suo agio, ed er a
assai abile nel cont emper ar e toni verbali minacciosi e i nt ran-
sigenti con una sostanziale pr opensi one al l ' accomodament o.
Egli dispose subito, in relazione alla enciclica, che fosse vieta-
258
ta la cont empor anea iscrizione al Partito nazionale fascista e
all' Azione cattolica. Ma er a di spost o a t r at t ar e, cos come il
Vaticano (il cardi nal e Gasparri aveva fatto per veni r e a Mus-
solini un biglietto accorat o in cui lo scongi urava di non ag-
gravare la situazione e di accettare una ri presa dei contatti).
Senonch Pio XI, uomo di t emper ament o difficile, anche se
in definitiva ragi onevol e, affid al negozi at ore prescel t o, il
solito padr e Tacchi Vent uri , un messaggi o che pot eva sem-
br ar e, a t ut t a pr i ma, un ul t i mat um. O il fascismo cambi ava
rotta, o il Papa si sarebbe visto costretto a r i pr ovar ne esplici-
t ament e i pri nc pi . Mussolini repl i c da par suo, si most r ,
come poi rifer Tacchi Vent ur i , cost er nat o per l a vent i l at a
condanna papal e, e ventil a sua volta di most razi oni e vio-
lenze incontrollabili da par t e degli italiani esacerbati se alla
condanna si fosse arrivati. Er ano, questi, i prel i mi nari appa-
r ent ement e bellicosi di una pace che fu firmata il 2 settem-
br e e che r appr esent una i ndubbi a vittoria del Duce.
In base ad essa, infatti, si stabil che l' Azione cattolica
essenzi al ment e diocesana, che i suoi di ri gent i non pot eva-
no essere scelti tra col oro che appar t enner o a part i t i avver-
si al Regi me, che essa non si occupa affatto di politica,
che non si pr opone compi t i di or di ne sindacale, che infi-
ne i circoli giovanili avrebbero assunt o la nuova denomi na-
zione di Associazioni di azi one cattolica e si sarebbero limi-
tati ad attivit religiose e ri creat i ve. Don St urzo, da Parigi,
comment amar eggi at o che sarebbe occorso un Gr egor i o
Magno, il qual e avr ebbe fatto il vero i nt eresse della Chiesa
affront ando la lotta ed i danni attuali, sicuro per di pr epa-
r ar e il trionfo finale della sua causa. Da quel moment o, fi-
no al 1938, quando ri sorsero attriti sopr at t ut t o per l' adesio-
ne fascista al razzismo, i r appor t i t ra Chiesa e fascismo furo-
no sereni e di collaborazione. Ricevuto sol ennement e in Va-
ticano ai pr i mi del 1932, l' antico anticlericale Mussol i ni fu
insignito del l ' ordi ne dello Sper on d' Or o.
CAPI TOLO QUI NT O
IL DUCE E LA SUA CORTE
II plebiscito del 24 mar zo 1929 fu cer t ament e, dal punt o
di vista della democr azi a formal e, una par odi a di el ezi one
par l ament ar e. Gli i t al i ani , l ' abbi amo gi spi egat o, e r a no
chi amat i ad appr ovar e o r espi nger e una lista di quat t rocen-
to candi dat i alla Camer a, tutti desi gnat i dal Gr an Consiglio
del fascismo at t raverso un dosaggi o delle pr opost e pr esen-
tate dalle varie cat egori e e organizzazioni ammesse ad avere
voce in capitolo. L' elenco degli ent i che compi l ar ono i mille
nomi t ra i quali il Gr an Consiglio scelse i quat t r ocent o defi-
nitivi l ungo e va dal l a Conf eder azi one nazi onal e degl i
agricoltori e degli i ndust ri al i e dalla Confederazi one nazio-
nale degli operai e i mpi egat i del l ' i ndust ri a al Tour i ng Cl ub
e al Coni . Nel vaglio, f ur ono favorite le organi zzazi oni pa-
dr onal i , e sacrificate quel l e dei pr est at or i d' oper a. I quat -
t rocent o er ano fascisti o simpatizzanti (una ci nquant i na non
iscritti). Tra gli iscritti un buon terzo era post-Marcia su Ro-
ma. Vot quasi il novant a per cent o degli aventi diritto. I s
furono 8. 519. 559, i no 135. 761. Il fascismo aveva stravinto.
Tut t avi a Mussol i ni stesso aveva annunci at o pe r col mo di
pr udenza, pr i ma del voto, che anche una preval enza di no
non l' avrebbe fatto cader e, in base al curi oso r agi onament o
che una ri vol uzi one pu farsi consacrare da un plebiscito,
gi ammai rovesciare.
I suoi timori, se davvero ne aveva, er ano del t ut t o infon-
dat i . Senza dubbi o cont r i bu al successo schiacciante del li-
st one fascista l' atmosfera di costrizione, al meno psicologica,
i n cui l a consul t azi one ebbe l uogo. Gi l ' ast ensi one er a un
gesto ostile al Regi me, e non mancar ono i mezzi per identi-
260
ficare, in t al uni seggi e in t al une localit, i no. Ma si pu af-
fermare con certezza che, anche liberi da ogni i nt i mi dazi o-
ne, gli italiani si sarebbero pr onunci at i in larga maggi or an-
za per il fascismo. Quest o aveva ormai di most rat o la sua sta-
bilit. Le opposi zi oni appar i vano pi i nconsi st ent i e divise
di quant o l a l oro si t uazi one di cl andest i ni t pot esse di per
s sola compor t ar e. La Conci l i azi one aveva fatto r i ver sar e
quasi c ompa t t a me nt e sulla schi era dei prescel t i dal Gr an
Consiglio i voti cattolici: qual che nome - pochi ssi mi in ve-
rit - era stato addi r i t t ur a suggeri t o da padr e Tacchi Ventu-
ri . La si t uazi one economi ca mi gl i orava. Ma s opr at t ut t o
giuocava a favore del fascismo la mancanza di una concret a
alternativa, che non significasse sempl i cement e il caos. Con
la nomi na di Gi ovanni Giuriati alla pr esi denza della Came-
ra, e di Luigi Federzoni alla pr esi denza del Senat o, Mussoli-
ni aveva compl et at o, i n modo fascisticamente soddisfacente,
l ' or gani gr amma delle alte cari che dello Stato. Nel set t embre
egli pr ocedet t e a un r i mpast o gover nat i vo che l o l i ber di
tutti i ministeri che si er ano andat i r i unendo nelle sue mani ,
t r anne quel l o del l ' I nt er no. Aveva f i ni t o per essere t i t ol are
di ot t o port afogl i : ol t re al l ' I nt er no, gli Esteri, la Guer r a, la
Mari na, l' Aeronautica, le Colonie, le Corporazi oni , i Lavori
pubblici.
Nel l ' aut unno - come per sot t ol i near e, forse i nconsci a-
me nt e , i l passaggi o da Capo del gover no a Duce i n t ut t e
mai uscol e - Mussol i ni aveva cambi at o casa l asci ando l ' ap-
par t ament o di via Rasella, e aveva cambi at o ufficio lascian-
do Palazzo Chi gi . La famiglia Mussol i ni si er a fi nal ment e
r i uni t a a Villa Torl oni a, sont uosa di mor a sulla via Nomen-
tana, con quar ant a stanze, 14 et t ari di par co, t enni s, gal op-
pat oi o, che i l pr i nci pe Gi ovanni Tor l oni a aveva offert o e
occasi onal ment e pr est at o al di t t at ore da t empo, e poi defi-
ni t i vament e cedut o per l'affitto simbolico di una lira al me-
se. Mi sembr ava quasi i ncredi bi l e - ha raccont at o Rachel e
nelle sue memor i e - io, la cont adi nel l a di Salto, sarei andat a
a vi vere nel l a villa di un Torl oni a. . . Al pi ano t er r eno c' era
261
un gr a nde sal one che mi r i cor dava quel l o del Teat r o alla
Scala, e numer os e col onne di mar mo. Da br ava r eggi or a
r omagnol a Rachel e gui dava ci nque pe r s one di servi zi o:
una r agazza sua c ont e r r a ne a , I r ma Morel l i , si i ncari cava
del vestiario di Mussol i ni , che del rest o per l ' el eganza er a
uomo di pochi ssi me pr et ese, e ot t eneva, anche qua ndo ne
aveva, risultati medi ocri . Sul r et r o della villa Rachel e t ene-
va un pollaio, e pr ovvedeva per s onal ment e a di st r i bui r e il
becchi me.
La mogl i e di Mussolini non volle mai essere presi den-
tessa, e a Palazzo Venezia, dur a nt e i qui ndi ci anni in cui
Mussol i ni vi t rascorse gr an par t e del l a sua gi or nat a, mi se
pi ede solo poche vol t e, per ch desi der ava veder e megl i o
qual che sfilata o manifestazione. In compenso a Villa Torlo-
nia comandava lei. Mussolini era a suo modo un uomo casa-
lingo. Tut t e le sere infallibilmente, quando er a a Roma, tor-
nava i n famiglia, e anche dur a nt e l a l unga r el azi one con
Ga r e t t a Petacci non cont r avvenne mai a quest a regol a. La
sera il gr ande par co par eva t r apunt o di lucciole: er ano le si-
gar et t e che, cer cando di farsi not ar e i l me no possibile, ac-
cendevano i poliziotti annoi at i messi l a vigilare sulla sicu-
rezza del capo del fascismo. I nt ant o, nel l a villa, Mussol i ni
amava assistere dopo cena, nella saletta cinematografica, al-
la pr oi ezi one dei doc ume nt a r i Luce - per cont r ol l ar ne il
cont enut o - e a una pellicola amena. Predi l i geva i film co-
mici - sopr at t ut t o quelli di Charl i e Chapl i n, fino a quando
non fu bandi t o per le sue origini ebr ee e la sua ideologia an-
titotalitaria - ma gli pi acevano anche i western. Poco incli-
ne a r omant i cher i e e sent i ment al i smi , fan di Stanilo e Ol-
lio, era tuttavia affascinato dal volto eni gmat i co e l umi noso
di Gret a Garbo.
Un paio di mesi pr i ma del trasloco a Villa Torlonia, Mus-
solini at t u anche quello a Palazzo Venezia. Palazzo Chigi era
intriso, st ori cament e, di t radi zi one liberale. Quei mur i e quei
saloni appar i vano i rri medi abi l ment e legati alla Italietta cui
il fascismo i nt endeva sostituire un' al t r a Italia, pot ent e e or-
262
gogliosa. Ma una ragi one ancora pi i mpor t ant e aveva senza
dubbi o suggeri t o il cambi ament o. Mussolini non voleva esse-
re soltanto un Presi dent e del Consiglio, come col oro che l o
avevano pr ecedut o alla testa dei governi succedutisi nei qua-
si set t ant anni , ormai , del Regno d' Italia. Era il Duce del fa-
scismo: un personaggi o nella vita della Nazi one, il cui pot er e
assol ut o doveva dur a r e quant o fosse dur at o il fascismo, o
quant o fosse dur at a la sua vita fisica. L'altro pol o della diar-
chia sulla qual e si fondava or mai , nel l a sost anza anche se
non nella lettera, l ' or di nament o dello Stato italiano. Vittorio
Emanuel e I I I aveva il Qui ri nal e e Villa Ada, Benito Mussoli-
ni aveva Palazzo Venezia e Villa Torlonia.
Con la sua mol e merl at a, con il suo colore cupo, il palazzo
che era stato sede degli ambasciatori della Serenissima collo-
cava Mussolini in una cornice severa, i nt i mi dat ori a. Al pi ano
nobile era la sala del Mappamondo, vastissima e spoglia, ec-
cessiva ed enfatica senza dubbi o per un Pri mo mi ni st ro, ma
adeguat a alle esigenze del Duce. Egli dispose che l ' i mmenso
locale non avesse al t ro a r r e da me nt o che i l suo tavolo, nel -
l ' angol o oppost o a quello da cui i visitatori ent r avano, t ut t i
scat t ando, salvo che si trattasse di personal i t st rani ere, nel
saluto r omano. Sul tavolo er ano un calamaio di br onzo con
due l eoni ai fianchi (Mussolini non si serv mai di stilografi-
che), un orologio bar omet r o, un vasetto di porcel l ana per l e
mat i t e che egli consumava fino a qua ndo fossero di vent at e
dei mozziconi, un tagliacarte d' argent o, un asciugacarte, un
abat -j our di seta gialla, una mi ni at ur a della ma dr e Rosa.
Quando la relazione con Claretta Petacci si consolid, alcuni
anni pi avanti, fu aggi unt o a questi oggetti un bibelot raf-
fi gurant e una casetta e un cuor e, sul qual e er a scritto una
capanna e il t uo cuore. Tre telefoni er ano a port at a di mano
del Duce, uno col l egat o con i l cent r al i no della pr esi denza,
un al t ro per l e comuni cazi oni i nt er ur bane, un t erzo diret-
to. Di quest ' ul t i mo nessuno, t r anne l' usciere Qui nt o Navar-
ra, conosceva il nume r o. Ne mme n o lo stesso Mussolini - a
quant o ha raccont at o Navar r a - se ne ricordava.
263
In un cassetto della scrivania era una pistola carica, i n un
al t r o del de na r o pe r event ual i el argi zi oni i mmedi at e.
Un' appos i t a t ast i era per l e luci consent i va a Mussol i ni di
gr aduar l e, secondo l ' i mpor t anza del l ' i nt er l ocut or e: per i
pi modest i , si t eneva i n penombr a, come un idolo nel t em-
pi o. Tra il tavolo e la finestra fu collocato, dopo la mor t e del
fi gl i o Br uno, un bust o che l o raffigurava. I ger ar chi er ano
t enut i sol i t ament e in pi edi , per riferire e ricevere ordi ni . Le
personal i t t rat t at e con pi r i guar do avevano a l oro di spo-
sizione una pol t rona. Il solo Italo Balbo os una volta sede-
r e conf i denzi al ment e su un angol o del t avol o, ch' er a an-
ch' esso di gr andi di mensi oni , e accur at ament e spogl i o di
cart e. Mussolini non ve ne lasciava mai , abbandonando l'uf-
fi ci o. Port ava via l e pr at i che i n sospeso i n una cart el l a di
cuoio. Era mol t o orgoglioso della sua punt ual i t e pi gnol e-
ria di funzionario: come Filippo II di Spagna amava accop-
pi ar e l a onni pot enza del comando assoluto a una diligenza
da bur ocr at e. Ai visitatori non era concesso di f umar e (nep-
pur e i membr i del Gr an Consiglio pot evano farlo, dur ant e
le sedut e). La luce sul tavolo di Mussolini restava accesa an-
che qua ndo se n' er a andat o per t or na r e a Villa Tor l oni a.
Non una l eggenda. La disposizione era stata i mpart i t a da
lui, per sonal ment e. Il mi t o del l ' i nsonne non stato casuale,
appar t eneva a una coreografia che Mussolini istintivamente
andava cr eando e per f ezi onando di gi or no in gi or no. Essa
fu compl et at a qua ndo venne istituito il cor po dei Moschet-
tieri del Duce - un al t ro paral l el i smo si nt omat i co con i co-
razzieri del Re - che er ano giovani vol ont ari di famiglie del-
l a Roma- bene, e i ndossavano una uni f or me f uner eament e
ner a, con un teschio ri camat o sul fez.
Nessun ufficio ministeriale fu trasferito a Palazzo Venezia
- dove il preesi st ent e Museo venne rel egat o in poche sale -
a t est i moni are il carat t ere eccezionale di quest a sede del Pri-
mo mi ni st ro. Vi t r ovar ono si st emazi one solo gli uffici della
Presi denza. Una seconda reggi a. Un' ul t i ma pr er ogat i va fa-
ceva di Palazzo Venezia una sede ben pi i donea di Palazzo
264
Chi gi per le esi genze di Mussolini: la piazza. Anche da Pa-
lazzo Chigi Mussolini aveva ar r i ngat o sovente la folla, affac-
ciandosi a un bal cone d' angol o cos che lo pot essero sentire
e accl amare non solo col oro che si t rovavano in piazza Co-
l onna, ma anche col oro che fossero in via del Corso. Ma la
disponibilit di spazio per adunat e che si avviavano ad esse-
re s empr e pi oceani che vi er a limitata. Piazza Venezia of-
friva ben al t re possibilit: e il bal cone che fu per anni la ri-
balta della vita politica italiana si affacciava su di essa da una
posizione ideale. L' oratore era visibile da ogni punt o, lonta-
no qua nt o occor r eva per ch avveni sse l a t r asf i gur azi one
dal l ' uomo al mi t o, abbast anza vicino per pot er domi nar e la
folla e per cepi r ne l' abbraccio estatico e i nsi eme - per usare
un t er mi ne di cui la ret ori ca fascista si compi acque - incan-
descent e.
A Palazzo Venezia Mussolini arri vava d' estate verso le ot-
to del mat t i no, d' i nver no verso le nove e mezza. Aveva gi
avut o il t empo di dar e una scorsa ai giornali, in aut omobi l e,
e r i mugi nava elogi o ri mbrot t i per quest o e per quello (non
riusc mai a l i berarsi , anche qua ndo fu al l ' api ce del l a sua
pot enza, di un at t eggi ament o da r edat t or e capo: non di un
singolo gi ornal e, or mai , ma di t ut t i i gi ornal i e i giornalisti
d' It al i a). Sul t avol o t r ovava i l r a ppor t o del segr et ar i o del
part i t o, e qui ndi pr ocedeva alle pr i me udi enze. L' ordine in
cui esse avveni vano el oquent e. Il Duce voleva sempr e co-
noscere a punt i no la situazione del l ' ordi ne pubbl i co, ed es-
sere i nformat o su fatti, ret roscena, pettegolezzi raccolti dal-
l a fi t t a r et e degl i i nformat ori . Ent r avano dunque da lui, i n
r api da successi one, i l c oma nda nt e dei car abi ni er i , i l capo
dell'ovRA, il capo della polizia, il sot t osegret ari o alla presi -
denza, il mi ni st ro degli Esteri, il mi ni st ro della Cul t ur a po-
pol are, il segret ari o del part i t o, il mi ni st ro del l ' I nt er no. Re-
l egat o, quest ' ul t i mo, i n una posi zi one che di most r a come
Mussolini consi derasse se stesso il vero mi ni st ro del l ' Int er-
no, anche quando non resse ufficialmente quel dicastero.
Veniva poi una l unga serie di udi enze non di routine,
265
che er a i nt er r ot t a alle due del pomer i ggi o per un past o fru-
gal e (era s empr e t or ment at o dal l ' ul cera che gli pr ocur ava
l anci nant i dol ori allo st omaco), e qui ndi cont i nuava fino a
sera. Tra le otto e mezzo e le nove t ornava a Villa Torlonia.
Nei gi orni festivi, quando il meccani smo burocrat i co era pa-
ralizzato, Mussolini sedeva ugual ment e di et ro la sua scriva-
nia, i rri t at o e smani oso per il vuot o che avvertiva at t or no a
s. Il mot or e del secolo gi rava a vuot o. Sul finire del l a
gi or nat a Mussol i ni ebbe s empr e una l unga conver sazi one
con il fratello Arnal do: l' unica per sona al mondo in cui aves-
se confidenza e a cui desse confidenza. La conversazi one ri-
guar dava pr eval ent ement e II Popolo d'Italia, ma sovent e si
est endeva ad altri argoment i .
Ar nal do fu, in qual che modo, la coscienza di Beni t o: l'at-
tacco car di aco che l o ful mi n a 46 anni nel di cembr e del
1931, accrebbe pat ol ogi cament e la solitudine, ma anche l' e-
gocent ri smo del di t t at ore. Di qual che anno pi giovane del
fratello, Ar nal do aveva nel fi si co forti r assomi gl i anze con
lui: ma i tratti i mperi osi di Beni t o si addol ci vano, in Arnal -
do, l ' i mpi ant o massiccio di vent ava pi nguedi ne. L' atteggia-
ment o abi t ual e di Ar nal do non er a di nami co, ma medi t at i -
vo. Tuttavia non mancava di carat t ere n, ent r o i limiti con-
cessigli, di iniziativa. Di sent i ment i pr of ondament e religiosi,
aveva cont r i bui t o not evol ment e a de t e r mi na r e t al uni am-
mor bi di ment i del Duce dur ant e il per i odo che pr ecedet t e e
segu la Conciliazione. A volte Mussolini firmava testi di Ar-
nal do - che non era un cattivo articolista, anche se mancava
di mor dent e - a volte Ar nal do firmava testi di Mussolini che
preferiva rest are nel l ' ombra. Il r appor t o t r a i due fratelli fu
s empr e lealissimo. E cert o che, scompar so Ar nal do, il pr o-
cesso di deificazione del Duce, e il suo distacco dalla real t
quot i di ana del paese (nonost ant e gli i nnumer evol i r appor t i
polizieschi e le i nnumer evol i udi enze collettive con fotogra-
f i a di gr uppo) pr eser o un r i t mo preci pi t oso.
La sol i t udi ne fu una delle caratteristiche fondament al i di
Mussolini, e si accent u con il t r ascor r er e degli anni . I suoi
266
i ncont r i a Palazzo Venezia con col l aborat ori abi t ual i o con
visitatori saltuari er ano di solito brevi, bruschi , spesso senza
ne ppur e un mi ni mo di convenevoli (Tenete, quest e sono l e
pr at i che in sospeso disse un gi or no a un tale che era stato
post o a capo di un gr ande ent e economi co, e il di al ogo fin
l). Con i compagni del l a pr i ma or a non si i nt r at t eneva a
l ungo, n forse vol ent i eri , sopr at t ut t o con quelli che, come
Balbo, Gr andi o Farinacci, si ost i navano a rivolgerglisi con il
tu. A Villa Torl oni a si concedeva r ar ament e un moment o di
abbandono, e il figlio Vittorio ha scritto che non appar t e-
neva alla famiglia e t ant omeno agli amici, per ch avendo
conosci ut o da vicino gli uomi ni e la l or o mi seri a ne aveva
non solo un' i nt ol l er anza psi chi ca, ma anche f i si ca. Non
amava i ri cevi ment i , e nella sua resi denza ne offr pochissi-
mi (a uno di essi il Mahat ma Gandhi arri v t enendo al gui n-
zaglio una capret t a). Non t eneva salotto, come Hitler, che i n
quest o senso er a mol t o pi socievole e invitava la sera i fe-
delissimi, con i qual i di scorreva a l ungo, o pi ut t ost o mono-
logava, ma al meno in t ono confidenziale e ami chevol e.
Quest o at t eggi ament o psicologico istintivo, sommandosi
al calcolo, rese pi facile, per Mussolini, l' accettazione e in-
si eme l a regi a del suo mi t o. Pr oi et t ava l a sua per sonal i t
mol t o al di l del cont i ngent e, nella storia, vedeva in se stes-
so il forgiatore di un nuovo tipo di italiano (in quest a veste,
s opr at t ut t o, descri sse se stesso a Emi l Ludwi g, nei famosi
colloqui), er a il demi ur go che, raccolta la pover a Italietta
prefascista, l a stava t r as f or mando i n una pot ent e nazi one:
Ecco - disse in un discorso del 1929 - io ho di nanzi al mi o
spi ri t o la nost r a Italia nella sua confi gurazi one geografica:
mar e, mont agne, fi umi , citt, campagne, popol o. Segui t emi
e comi nci amo dal mar e. Il mar e er a negl et t o: il Regi me vi
ha ri sospi nt o gli italiani. Dur ant e quest i anni sono scesi i n
mar e colossi pot ent i . I por t i er ano i mpoveri t i . Il Regi me li
ha attrezzati. . . Dal mar e et er nament e mobi l e passi amo alle
mont agne. Una politica delle mont agne in at t o, i cul mi ni
glabri si r i copr ono di alberi che la Milizia forestale pi ant a e
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pr ot egge. . . Tra il ma r e e le mont a gne si es t endono valli e
piani. La t er r a nost ra bellissima ma angust a: t r ent a milio-
ni di et t ari per quar ant adue milioni di uomi ni . Un i mper a-
tivo assol ut o si pone: bi sogna dar e la massi ma fecondi t a
ogni zolla di t erra.
Era lui l' artefice del cambi ament o, e ragi onava in t ermi -
ni millenaristici. I suoi discorsi assumevano sempr e pi un
taglio l api dari o, enunci azi oni infallibili, in quant o det t e dal
Duce, che non avevano bi sogno di essere s or r et t e da una
ar goment azi one; al cuni t ra essi sembr avano un mosai co di
slogans s ommar i ma efficacissimi, per ch del l a sensibilit
delle masse Mussolini ebbe sempr e un i nt ui t o sicuro. Ri pe-
teva spesso di amar e il popol o, anche se la sua concezi one
della vita e della politica er a elitaria. Quel popol o lo bl andi -
va e trasfigurava in met afore audaci fino al grottesco: Tut-
t o i l popol o, vecchi , bambi ni , cont adi ni , oper ai ar mat i ed
i ner mi sar una massa uma na e pi che una massa umana,
un bol i de che pot r essere scagliato cont r o chi unque e do-
vunque. Con quella massa umana egli intrecciava di al oghi
a ri spost a obbl i gat a. I ndossava s empr e pi di r ado l' abito
borghese - ma sempr e e soltanto in borghese si pr esent al
Re per la rituale udi enza set t i manal e - e preferiva le unifor-
mi . Nel 1923 aveva di chi arat o i n un discorso che io non mi
ubri aco di gr andezza: vorrei , se fosse possibile, ubr i acar mi
di umilt e in effetti, ancor a per qual che anno, aveva sapu-
to conser var e il senso del l a mi sur a, dar e di most r azi one a
t rat t i di una umani t senza pennacchi , sfoggi are un cer t o
f r eddo umor i s mo (pi forte aveva gr i dat o una voce du-
r ant e un suo di scorso, per ch gli al t opar l ant i si er ano in-
ceppat i , e pr ont o aveva ri bat t ut o: lo l eggeret e domani sul
giornale).
Ma poi l ' adul azi one altrui e il pr opr i o narcisismo lo ave-
vano travolto, come accade di solito ai dittatori, soprat t ut t o
a quelli che sono di st ampo demagogi co-messi ani co, i Mus-
solini, Hitler, Per n, Fi del Cast r o, Nasser, Mao, me no a
quelli di st ampo pr et t ament e mi l i t are o bur ocr at i co, Fran-
268
co, Salazar, Met axas, Pi nochet . Sognava di t r asf or mar e gli
italiani i n una nuova razza, anzi di t rasformare l ' Eur opa che
ent ro dieci anni sar fascista o fascistizzata. Pronost i cava
l' epoca delle camicie ner e la qual e vedr i fascisti i nt egral i ,
cio nat i , cresci ut i e vissuti i nt e r a me nt e nel nos t r o cl i ma,
dot at i di quelle virt che conferiscono ai popol i il privilegio
del pr i mat o nel mondo In un' al t r a occasione aveva det t o:
A volte mi sor r i de l' idea delle gener azi oni di l abor at or i o,
di creare cio la classe dei guer r i er i , che sempr e pr ont a a
mor i r e, la classe degli i nvent ori che per segue il segret o del
mi st er o, l a classe dei gi udi ci , l a classe dei gr a ndi capi t ani
d' i ndust ri a, dei gr andi espl orat ori , dei gr andi governat ori .
Er ano pi che al t ro fantasie da gi ornal i st a, ma i l Duce cui
veni vano dedi cat i una vet t a del Mont e Bi anco e un nuovo
t i po di r osa scuri ssi mo, quasi ner o, i l Duce l e cui r el i qui e
er ano di sput at e dagl i ammi r at or i (essi si cont endevano ad
esempi o l e stoviglie che aveva usat o dur ant e una colazione),
il Duce che er a tutti noi, general e, milite, cavallerizzo, t en-
nista, mi nat or e, t r ebbi at or e, avi at ore, ciclista, spadacci no,
scri t t ore, aut omobi l i st a, commedi ogr af o: i l Duce che emi -
nent i uomi ni di gover no st rani eri , come Churchi l l , ammi r a-
vano: quest o Duce la cui figura si proi et t ava or mai nella sto-
ri a gi di vent ava, pr i ma che r i cor r esser o di eci anni dal l a
Marcia su Roma, la statua di se stesso.
Per un f enomeno t ant o i ncongr uo quant o f r equent e
Mussolini, che er a il solerte regista del mi t o del Duce, ne su-
biva poi la suggest i one. L' uomo e l' idolo convi vevano in un
r appor t o che r endeva sempr e pi difficile il cont at t o con la
realt. Mussolini, che sapeva essere - e lo fu sopr at t ut t o nei
pr i mi anni del l a sua ascesa pol i t i ca - un cal col at ore e un
gi uocat ore abile e freddo, non trovava pi model l i cui con-
frontarsi nell' Italia o nel l ' Eur opa cont empor anea. Il suo al-
ber o genealogico di statista andava a cercarselo mol t o lonta-
no, e mol t o in alto. Rivel le sue pr ef er enze nei t re dr a mmi
che t ra il 1928 e il 1931 scrisse in col l aborazi one con Gi o-
vacchino Forzano, che aveva conosciuto per mezzo di D' An-
269
nunzi o. I t re lavori teatrali furono: Campo di Maggio (ispira-
to a Napol eone) , Villa/ranca (i spi rat o a Cavour ) , Cesare. Di
essi Mussol i ni di ede l a t racci a ( una sintesi s uper ba per
chiarezza ed efficacia... ella ha mart el l at o una serie di basso-
rilievi scriveva Forzano senza lesinare gli elogi dopo avere
ri cevut o la traccia del Cesare), lasciando il compi t o del dialo-
go al col l aborat ore. In Italia i l nome del Duce non fi gur,
accant o a quello di Forzano, anche se il suo appor t o creati-
vo fu prest o ri saput o. Da Campo di Maggio e Villafranca furo-
no tratti anche i soggetti di due film. E significativa la scelta
delle t r ame e dei prot agoni st i . In Cavour, Mussolini ammi -
rava il tessitore politico; in Napol eone e in Cesare i condot -
tieri che tuttavia er ano stati anche legislatori, maest ri di ci-
vilt. Fi no a quel mome nt o il Duce pot eva vant ar e successi
come tessitore e magar i come politico: ma gli mancava l'al-
l oro del guer r i er o.
Nel l a t r i ade dei model l i storici cui amava i spi rarsi uno
solo fu pe r ma ne nt e me nt e utilizzato nella liturgia del Regi-
me: la r omani t . E si spiega. I nt ant o, la simbologia e il lin-
guaggi o della r omani t er ano stati present i nel fascismo fin
dalle origini, anzi fin dai movi ment i precursori , i fasci futu-
risti e il l egi onari smo fiumano di D' Annunzi o. Il saluto (Eja
Eja Eja Alala), i gradi e i nomi dei r epar t i nella Milizia er ano
stati mut uat i dalla fabbrica cesarea. Ma a quest e ragi oni se
ne aggi unsero, quando il suo pot er e fu consolidato, e parve
pot er r egger e ad ogni pr ova, al t re me no occasi onal i : una
scelta di model l o st ori co. Mussol i ni er a un ammi r at or e di
Napol eone, lesse sempr e i libri italiani che veni vano pubbl i -
cati sulla vita del corso (Per evi t arne gli errori , spiegava).
Ma la storia di Napol eone er a storia di Francia, e la sua epo-
pea era finita a Sant ' El ena. D' altro cant o Cavour era il pr o-
t agoni st a del Ri sorgi ment o, padr e a sua volta della Italiet-
ta liberale che il fascismo ri pudi ava, per l' angustia dei suoi
disegni politici e la medi ocri t dei suoi notabili. Si aggi unga
che il Cont e, t emper ament o i mpet uoso e a suo modo anche
aut ori t ari o, aveva per sempr e ri spet t at o l a meccanica par-
270
l ament ar e, era anzi stato un gr andi ssi mo debater, di livello
br i t anni co. Anche quest a non er a una qual i t che pot esse
mol t o pi acer e a Mussol i ni , i nsofferent e del l e opposi zi oni
pr opr i o per ch, nel suo pr of ondo di sprezzo per gli uomi ni ,
r i t eneva - e s empr e pi r i t enne, per l' anchilosi ment al e e
psi col ogi ca che la di t t at ur a gener a - di essere, lui solo, in
gr ado di val ut are e di deci der e. Non per caso alla Camer a
era stato eret t o un apposi t o podi o, per i suoi discorsi.
Cos la r omani t , vista in chiave car ducci ana e da nnun-
zi ana, di venne alla fine il sot t ofondo e la corni ce pe r e nne
dei riti fascisti, con punt e di grottesco che er ano di ori gi ne,
pi che r omana, r omagnol a. Anche i coltivatori di f r ument o
appr es er o d' i mprovvi so, con st upor e, di essere i veliti del
grano. La r omani t aveva avut o confini ideali e geografici
abbast anza capaci per cont ener e t ut t e l e ambi zi oni fasciste,
e sembrava l egi t t i mare l ' i nt ent o di r i por t ar e il popol o italia-
no a vi rt r emot e, ma non spent e. Mussolini ebbe qual che
incertezza nello scegliere, tra i r omani , il suo per sonal e pr e-
decessore, oscill t ra Cesare e August o, ma poi prefer Ce-
sare, pr obabi l ment e per ch pi condottiero: dove riaffio-
ra il desi deri o della gloria militare.
Un al t ro avveni ment o, i n quel l o scorcio di t empo, segn i l
t rapasso dal Mussolini uomo al Mussolini mi t o: le dimissio-
ni di Augus t o Tur at i dal l a cari ca di segr et ar i o del par t i t o.
Turat i , pur fedele esecut ore, vi aveva por t at o t r oppa perso-
nalit e t r oppe i dee. Nelle i nt enzi oni di Mussolini, il PNF do-
veva ancor pi abdi care ad una real e funzi one politica, sia
pur e inserita negli i ngr anaggi del pot er e personal e, e sem-
pr e pi di vent ar e, anch' esso, un el ement o coreografi co: i l
coro di un' oper a che aveva un solo prot agoni st a, i l t enor e.
Per un part i t o siffatto August o Turat i non era pi il segreta-
rio adat t o, e infatti dopo una par ent esi affidata a Gi ovanni
Gi uri at i , che lasci per quest o l a pr esi denza della Camer a,
l e redi ni del PNF passarono, nel 1931, al maest ro di ceri mo-
nie Achille Starace. Turat i , l' abbiamo gi osservato, er a stato
271
un disciplinato i nt er pr et e della vol ont di Mussolini, aveva
e pur a t o l e t est e cal de del vecchi o fascismo, ammans i t o l e
s quadr e d' azi one, isolato Farinacci, messo a punt o la mac-
chi na organizzativa, moral i zzat o o t ent at o di moral i zzare il
compor t ament o dei grossi ger ar chi (il fascismo - aveva det-
to - una casa di vet ro, nella qual e tutti debbono e possono
guar dar e. Guai a chi profitta della tessera e indossa la cami-
cia ner a per concl uder e affari che al t ri ment i non gli riusci-
rebbe di condur r e a termine. )
Mussolini er a d' accordo: ma pi sulle enunci azi oni gene-
ri che che sui pr ovvedi ment i singoli. Ma sopr at t ut t o Tur at i
aveva una t est a pens ant e, ed es pr i meva una sua pol i t i ca.
Una pr i ma volta, nel mar zo del 1929, aveva offerto a Mus-
solini le sue dimissioni con una l et t era nobile ( necessario,
Duce, che qual cuno di a quest o esempi o, andar s ene senza
chi edere nessun' al t ra pol t r ona e nessuna pensi one - andar -
sene met t endosi sul l ' at t ent i e di cendovi grazi e per aver mi
consent i t o di servire e per aver mi dat o pi di quel l o che io
meri t assi per l e mi e qualit). Mussol i ni , che preferi va di -
met t er e la gent e nel moment o scelto da lui pi ut t ost o che la-
sciare che si di met t esse, rifiut, gratificando anzi il segret a-
rio del par t i t o di inusitati elogi. Ma nel set t embr e del 1930
le dimissioni, r i pr esent at e, f ur ono accolte. Il di mi ssi onari o
venne t ut t avi a nomi nat o, a titolo per s onal e, me mb r o del
Gr an Consiglio, e pi t ardi assunse la di r ezi one del quot i -
di ano La Stampa, a Tori no. Ma quest o onorevol e r i t or no alla
pr of essi one gi ornal i st i ca dur poco. Negl i stessi ambi ent i
fascisti, dove covavano r i sent i ment i cont r o di lui, fu scate-
nat a una campagna scandalistica di est r ema violenza. Pare
che al sorgere di essa non fosse stato est r aneo, pr i ma della
mor t e, nel l ' i mmi nenza del Nat al e 1931, n e p p u r e Ar nal do
Mussolini, pr obabi l ment e insufflato da altri. Ar nal do era un
moral i zzat ore, e un moralista. Non mancava di esercitare la
sua influenza per r i muover e da posti di responsabilit i col-
pevoli di scorret t ezze ammi ni st rat i ve o di i ndegni t moral i
(part da lui il si l uro che col p il federal e di Mi l ano Mar i o
272
Gi ampaol i , un ex fat t ori no che esibiva l a sua pot enza e l a
sua ingiustificabile ricchezza, e che pr ot eggeva a Milano una
cort e di manut engol i e di ragazze allegre). A Turat i non po-
teva essere i mput at o al cun ar r i cchi ment o illecito. Ma sem-
br a avesse a Tori no abi t udi ni di vita di sor di nat e, si par l a
mezza voce, o pi che a mezza voce, di cert i suoi mor bosi
compi aci ment i sessuali, si accenn a pr opensi oni per i gio-
vanet t i o a orge nelle quali si esibiva come sadico flagellato-
re. Quant o ci fosse di fondat o in quest o, e quant o le dicerie
appar t enesser o soltanto ad una manovr a e ad una vendet t a
politica, difficile di re. Cert o che l ' uomo - pr i ma cacciato
dalla di rezi one della Stampa, qui ndi espul so dal part i t o, mi-
nacciato di i nt er nament o in clinica come squilibrato, e infi-
ne inviato nel 1932 in dor at o confino a Rodi - si compor t
con di gni t esempl ar e. Non recri mi n, non i mpl or i l per -
dono. Solo quando il suo nemi co Starace lasci la segret eri a
del PNF ot t enne una riabilitazione, e la reiscrizione.
CAPITOLO SESTO
IL DECENNALE
L'Italia si stava appena r i pr endendo dal t r auma della quo-
ta novanta quando sulla sua economi a si abbat t l ' ur agano
provocat o dal gioved nero di Wall Street. Con la fine d' ot-
t obre del 1929 gli Stati Uniti, che cr edevano d' essere - sono
par ol e del pr esi dent e Hoover - pi vicini al t ri onfo finale
sulla miseria che in qual unque altro moment o o paese della
storia, e nt r a r ono i nvece i n un catastrofico per i odo di r e-
cessi one. Il mo n d o ne fu sconvol t o. In quel 1929 l ' It al i a,
l ' abbi amo accennat o, aveva comi nci at o a r espi r ar e. L' indice
della pr oduzi one i ndust ri al e, che da 100 nel 1927 era sceso
a 93 nel 1929, aveva avut o l ' anno dopo una i mpennat a fi no
a 120. Mussolini pot eva illudersi d' avere girato la boa. Ma
si t rov di fronte uno scoglio ancor pi insidioso della quo-
ta novant a, e per di pi del t ut t o est raneo alla sua vol ont
e alle sue decisioni.
Il riflesso del disastro di Wall St reet sulla economi a italia-
na non fu i mmedi at o. LIt al i a non si trovava i n una posizio-
ne chiave nella st r ut t ur a dei mercat i finanziari e valutari in-
t ernazi onal i . Le bor se nazi onal i quot avano quasi esclusiva-
ment e titoli i nt er ni , e i titoli italiani er ano pr essoch inesi-
stenti nelle borse est ere. Cos, il 20 maggi o 1930, Bottai, mi -
ni st ro delle Cor por azi oni , si azzardava ad affermare che la
crisi, per quant o grave, l o er a me no di quel l a del ' 20: di a-
gnosi che i fatti s' i ncari carono pr est o di sment i r e. Dur ant e
gli anni della recessione - che si prot rasse, sia pur e con an-
dament o da ul t i mo decrescent e, fino a t ut t o il 1936 - il nu-
mer o dei di soccupat i risult pi che triplicato, da me no di
400 mila fino a una punt a di ol t re un milione e t recent omi -
274
la; esport azi oni e i mport azi oni furono ridotte a circa un ter-
zo; i prezzi all' ingrosso cr ol l ar ono senza che si ri scont rasse
una t endenza egual e, o di egual e mi sura - per un fenome-
no consuet o - nei prezzi al mi nut o. I ndust r i al i e agr ar i in-
vocar ono, di concer t o, u n a ul t er i or e r i duzi one dei sal ari ,
dopo quel l e che gi e r a no state i mpost e, come s appi amo,
con l ' adozi one della quota novant a.
Era quest a una occasione ideale per met t er e alla prova l a
neonat a st r ut t ur a corporat i va, che avrebbe dovut o appunt o
cont emper ar e, nelle emer genze, gli egoi smi oppost i , e far
pr eval er e i l s upr emo i nt eresse del Paese i n una visione equi -
librata. Ma il meccani smo corporat i vo non funzi on. I sacri-
fici maggi or i t occar ono, ancor a una volta, ai l avorat ori di-
pendent i , che furono assoggettati a successive drast i che de-
curt azi oni dei salari. Fur ono tartassati gli oper ai delle i ndu-
strie, che si vi dero appl i care nel 1930 un taglio dell' otto per
cent o (ne er a esoner at o solo chi guadagnasse meno di 12 li-
re al gi or no nel l e citt maggi or i , me no di 8 l i re negl i altri
cent ri , e chi lavorasse t re o me no gi orni la set t i mana), e poi
nel ' 34 un taglio del sette per cent o. La scure si abbat t an-
cora pi pes ant ement e sui bracci ant i agricoli, che per s er o
dal 20 al 25 per cent o del salario. Al di l e al di sotto degli
accordi i nt ersi ndacal i si verific poi , speci al ment e nelle pic-
cole i mpr ese e nelle campagne, una serie di t agl i eggi ament i
spiccioli e, per usar e il t er mi ne adeguat o, strozzineschi, che
er ano resi possibili dalla di sperat a caccia ad una occupazio-
ne purchessi a. La st ampa fascista non manc di sot t ol i neare
ed enfatizzare i l car at t er e mondi al e della crisi, per r ender -
ne gli effetti pi digeribili agli italiani. Non v' dubbi o che il
Regi me avesse eccellenti ragi oni , nel ri vendi care quest o ali-
bi: ma non v' dubbi o anche che i sacrifici non furono, una
volta di pi , ri part i t i equament e, t ant o che Bottai, i n un ap-
punt o al Duce del l ' aut unno 1931, gli chi edeva un ori ent a-
ment o preciso: Al punt o in cui si gi unt i necessari o ave-
re i nnanzi a s una scelta si cura e chi ara, da pot er segui re
senza esitazioni: devesi per met t er e che l a t ri ncea dei mi ni -
275
mi salariali previ st a dai cont r at t i - la qual e, si not i , stata
gi rot t a in pi punt i - sia defi ni t i vament e t ravol t a, o la si
deve difendere?.
Bottai i nt erpret ava la risposta del fascismo alla recessione
come una sfida lanciata, in nome del corporat i vi smo, sia al
liberal-capitalismo anarchi co, sia al comuni smo colletti-
vizzatore. Il massimo responsabile della crisi - sost enne -
i l r egi me i ndi vi dual i st i co l i beral e del l a pr oduzi one. . . In
quest o gr andi oso e dr ammat i co ci ment o di istituzioni il r e-
gi me cor por at i vo, che non assorbe alla mani er a di Mar x
l ' i ndi vi duo nella classe, n, alla mani er a di Smi t h, la classe
nel l ' i ndi vi duo, r appr es ent a una necessit storica. Ha i n s
gli el ement i atti a super ar e e front eggi are la crisi. Gi usep-
pe Bottai, nat o a Roma nel 1895, ma di padr e toscano e di
madr e l i gure, aveva nel fascismo una collocazione particola-
re. Vi era arri vat o, giovanissimo, per reazi one di r educe dal-
la guer r a - aveva val orosament e combat t ut o negli arditi - e
at t r aver so l a st r ada del vitalismo futurista. Era st at o poet a
d' avanguar di a e ant i monar chi co accani t o. La sua fede i n
Mussolini - che r aggi ungeva i toni del l ' adorazi one, e anche
quelli del l ' adul azi one - er a messa cost ant ement e alla pr ova
da un i nt el l et t ual i smo l uci do e a volte t or ment at o, nonch
da una coscienza rigorosa.
Anche Bot t ai auspi cava una seconda ondat a. Ma non
alla mani er a degli i nt ransi gent i farinacciani, che aspet t ava-
no sempr e, dalla rivoluzione, la tabula rasa dei valori tra-
dizionali. Dopo gli slanci estremistici dei vent ' anni Bottai si
er a pl acat o. Preconizzava invece un assetto dello Stato che,
t enendo fede alle enunci azi oni del Duce, realizzasse un ve-
ro corporat i vi smo, una medi azi one perfet t a dei cont rast i so-
ciali. Ar bi t r o s upr e mo sar ebbe r i mast o Mussol i ni per ch
soltanto il Capo pu avere la visione uni t ari a della vita del-
l a Nazi one, sol t ant o i l Ca po p u pr oceder e nel coor di na-
ment o delle forze pr odut t i ve, spart i re i compiti, cont empe-
r ar e le esi genze, assi curare la giustizia t ra le classi, per ch
Egli sol t ant o pu calcolare t ut t i gli effetti, t ut t e le ri percus-
276
sioni, i cont raccol pi che ogni atto pr oduce nel sistema gene-
rale della produzi one. Ma, sotto la gui da del Duce, il mini-
st ero delle Corporazi oni avrebbe dovut o essere il mot or e di
quest a t rasformazi one e la bilancia di quest i equilibri. Cos
Bot t ai pot appar i r e nel l o stesso t empo i l pi or t odosso e
i nsi eme il pi i r r equi et o t ra i capi fascisti. In Critica fascista
aveva svolto t emi pol emi ci , s empr e pi annacquandol i con
il t r ascor r er e degl i anni . At t or no a s aveva raccol t o mol t i
gi ovani i ngegni - la covata Bottai - che er ano pot enzi al -
ment e dissidenti, e che grazie a lui r i maser o convogliati nel
fi ume del fascismo. Ma Bottai, ger ar ca ar r i vat o gi ovane ai
r anghi pi alti del pot er e, ri mase sal dament e inserito nel si-
st ema anche quando cap che il r appor t o di Mussolini con il
corporat i vi smo era assai simile al r appor t o di Mussolini con
il part i t o: magnificava l ' uno e l' altro, ma ent r ambi doveva-
no essere assogget t at i alle mut evol i deci si oni t at t i che del
Duce, non condi zi onar l e. Bot t ai const at ava, al l ar mat o, l a
mitizzazione del Duce (non pi un uomo, una statua
comment dopo un' udi enza) , ma non se ne stacc, f i no al
25 luglio 1943.
Su una illusione si fondava dunque l ' i nt errogat i vo dr am-
mat i co che Bottai rivolse a Mussolini, quando la crisi econo-
mica si del i ne in t ut t a la sua gravit e la erosi one dei r eddi -
ti fissi di venne insostenibile, per ch si decidesse a scegliere.
Il Duce non scelse, ma pr ocedet t e con colpi di t i mone sug-
geriti dalle oppor t uni t che via via si pr esent avano. La voce
degl i i ndust r i al i l o r aggi ungeva at t r aver so canal i di r et t i
- Gi ovanni Agnelli sostava nello st udi o di Bottai come se il
mi ni st ro fosse lui -, il mal umor e degli operai preoccupava,
quello dei cont adi ni molto meno. Per quest o i cont adi ni , che
accettavano la crisi con la stessa rassegnazi one con cui accet-
t avano le calamit nat ural i , soffrirono pi di tutti. Si pu di-
scut ere, a quest o punt o, se il prezzo che gli italiani pagar o-
no alla crisi sia stato maggi or e o mi nor e di quello che paga-
r ono altri paesi, e altri l avorat ori . Secondo i calcoli pi im-
parziali esso fu press' a poco ugual e. Resta il fatto che il te-
277
nor e di vita dei meno abbi ent i , che aveva avut o una spi nt a
not evol e nel biennio rosso ' 20-' 22, rest bloccato o si con-
trasse supper gi dur ant e dieci anni , pr i ma per effetto della
quot a novant a, poi per l a i nci denza del l a r ecessi one: e
quest o avvenne i n un paese dove esi st evano sacche i mpo-
nent i di sot t osvi l uppo. Non pu t ut t avi a essere del t ut t o
i gnor at o l ' el ement o cor r et t or e e i nt egr at or e r appr es ent at o
dai benefici sociali che le istituzioni fasciste per la mat er -
nit, la famiglia, l' infanzia, il dopol avoro, e cos via, garant i -
vano agli italiani.
Se per i lavoratori il moment o er a ner o, per gli i mpr endi t o-
ri er a bui o. Dal ' 29 al ' 30 i fallimenti er ano aument at i del 17
per cent o, i prot est i cambi ar i del l ' 11 per cent o. Cadevano
soprat t ut t o i piccoli, per ch le azi ende i mpor t ant i pot er ono
cont ar e sul l ' ai ut o del l o St at o, che r ar ament e fu negat o. Il
Duce se ne fece anzi vant o. Ha r i cor dat o Fr anco Cat al ano
che il 30 gennai o 1930 egli disse, par l ando ai podest , che
se i mpr es e di navi gazi one, bancar i e, i ndust r i al i , agri col e
h a n n o s uper at o i l punt o mor t o, l o devono al gover no, e
che nel l ' ot t obre dello stesso anno, i naugur ando l' assemblea
del Consiglio nazi onal e delle Corporazi oni , elenc le societ
salvate: la Cosulich, fattore essenziale del l ' economi a della
Venezia Giulia, l e cot oni er e mer i di onal i che occupavano
diecimila oper ai , l ' i ndust ri a del ma r mo, i cotonifici del Ve-
net o, banche del Veneto, delle Marche, di Novara.
Ma non solo azi ende o istituti mi nor i , appar t enent i pr e-
val ent ement e al l ' area economi ca cattolica, e r a no i n diffi-
colt. Anche le gr andi banche - Commer ci al e, Cr edi t o Ita-
l i ano, Banco di Roma - avevano l ' acqua alla gol a per ch,
come ha spiegato Angel o Coni gl i aro, si er ano legate a nu-
mer os e i mpr es e i ndust r i al i decot t e di cui pos s edevano i l
cont rol l o dei capitali sociali, ma alle quali avevano fornito fi-
nanzi ament i che appar i vano or mai i r r ecuper abi l i . Dieci
anni pr i ma l a Banca Italiana di Sconto er a stata mandat a al-
lo sfascio. Ma l' ottica fascista er a ben di versa da quel l a gio-
278
lituana. Lo Stato i nt r apr ese subito il salvataggio degli Istitu-
ti di cr edi t o, affi dando i ni zi al ment e i l or o capitali e il l oro
portafoglio azi onari o alla Banca d' Italia, qui ndi a una serie
di societ costituite ad hoc.
La politica del l ' i nt er vent o pubbl i co t rov un suo pr i mo
sbocco istituzionale nella creazi one ( novembr e 1931) del l ' I-
stituto Mobiliare It al i ano (IMI), cui er a affidato il compi t o di
accordare prestiti cont ro garanzi e reali di nat ur a mobi l i are
ad i mpr es e pr i vat e italiane e di as s umer e event ual ment e
part eci pazi oni nelle i mpr ese stesse. Il mondo della fi nanza
fu messo in al l arme da quest a iniziativa che sembr ava dar e
il via alla esaut or azi one delle i mpr ese pri vat e. Mussolini si
affrett a pr eci sar e che sar ebbe st at o as s ur do consi der ar e
I ' I MI come uno s t r ument o creat o onde pr omuove r e cata-
strofiche t rasformazi oni nella st r ut t ur a economi ca della so-
ciet italiana, in quant o si t rat t ava sol t ant o di un mezzo
per avviare ener gi cament e l ' economi a italiana verso la fase
cor por at i va, ossia verso un si st ema che ri spet t a f onda-
ment al ment e l a pr opr i et pr i vat a e l' iniziativa pri vat a, ma
le vuole anch' esse dent r o lo Stato. Il Duce rassicurava, con
quest e par ol e, gli i ndust ri al i , che Bottai allarmava: salvo di-
vent ar e, i n al t ra occasi one, davant i a un pubbl i co di verso,
pi bot t ai ano di Bottai nel dar e alla t eori a corporat i va una
i mpr ont a popul i st a: Nel l ' appar at o economi co del mondo
cont empor aneo c' qual che cosa che si i ncagl i at o e forse
spezzato?... La parol a d' or di ne quest a: andar e deci samen-
te verso il popol o, realizzare concr et ament e la nost ra civilt
economi ca. . . Non abbi amo nul l a da t emer e. Le pl ut ocrazi e
degli altri paesi ha nno t r oppe difficolt i n casa l oro per oc-
cuparsi delle nost r e quest i oni e del l ' ul t eri ore svi l uppo che
vogl i amo dar e alla nost ra rivoluzione.
In realt gl ' i nt ervent i dello Stato nella economi a non fu-
r ono visti da Mussolini - lo ha osservato acut ament e De Fe-
lice - come una delle st r ade da per cor r er e per compl et ar e
l' edificio cor por at i vo, ma come mi sur e t ecni che, di venut e
indispensabili per necessit cont i ngent i . A questi criteri ob-
279
bed (23 gennai o 1933) la creazi one dell' iRi, che fu affidato
ad Alberto Beneduce, un espert o e non un fascista di pr i mo
pi ano. C I R I aveva scopi ri parat ori , era cio (e r est er nei
decenni , pr i ma e dopo l a cadut a del fascismo) un ospedal e
o un ospizio per i mpr ese in collasso, o malate, o senescenti.
Var ando TI RI , Mussolini si diceva cert o che esso avrebbe to-
nificato pot ent ement e il mer cat o italiano. Nessuna i nt enzi o-
ne di collettivizzare l' economia, anche se lo Stato si t rov in
gr ado di cont r ol l ar e, come scriveva Gerarchia, i t re quar t i
del meccani smo pr odut t i vo i ndust r i al e e agri col o, al meno
per l e gr andi i mprese. La ri l ut t anza del Duce a per cor r er e
fino in fondo quest a st rada attestata dalla cessione ai pri -
vati delle azioni della Italgas cadut a in braccio allo Stato per
uno dei tanti collassi di quegl i anni .
Esisteva il rischio, quando la nascita dell' iRi fu annunci a-
ta, che i r i spar mi at or i ri t i rassero i l oro deposi t i dalle Ban-
che che i n pr at i ca e r a no gi del l o St at o, ma che a quest o
punt o lo di veni vano anche formal ment e. Beneduce e l'allo-
ra suo giovane col l aborat ore Donat o Menichella avevano di-
sposto che fosse st ampat o in segret o, in vista di quella even-
tualit, qual che mi l i ardo di lire di banconot e, e che le ban-
che ne fossero provviste per far fronte alla t emut a corsa agli
sport el l i . Per al cuni gi or ni - r accont Meni chel l a a
t r ent ' anni di di st anza - Beneduce e io r es t ammo ri nchi usi
i n un al bergo di Mi l ano ent r o una camer a dove er ano stati
installati diversi telefoni. Quei telefoni squi l l ar ono spesso,
ma dopo al cune or e convul se del pr i mo gi or no, t or n l a
qui et e. I ritiri dei depositi non furono pi di qual che centi-
nai o di milioni.
Bottai per se la pol t r ona di mi ni st ro delle Corporazi oni il
20 luglio del 1932, in occasione di un ri mpast o che i nt eres-
s vari dicasteri: ma, significativamente, solo di due Musso-
lini riassunse per sonal ment e la responsabilit; gli Esteri (si-
l ur ando Gr andi ) e le Corporazi oni . Circa i motivi dell' allon-
t anament o di Gr andi di r emo pi avanti, t r at t ando della po-
litica est er a. Qua nt o a Bot t ai , ci pa r e che l a sua di sgrazi a
280
- non defi ni t i va, per ch dopo essere r i mast o nel l ' ar ea di
par cheggi o di cari che mi nor i , come la pr esi denza dell'iNPS
e i l gover nat or at o di Roma, sar nomi na t o mi ni st r o del l a
Educazi one nazi onal e - t rovi sufficiente spi egazi one in
quant o gi si det t o. Il corporat i vi smo sempr e speri men-
tale e in fieri di Mussolini, che r i mandava alle generazi o-
ni successive il consol i dament o del sistema, di vent ava nella
visione di Bot t ai una st r ut t ur a organi ca, da real i zzare pr e-
sto. Ma forse la goccia che fece t raboccare il vaso fu un con-
vegno di st udi corporat i vi , i ndet t o appunt o da Bottai a Fer-
r ar a dal 5 all' 8 maggi o 1932, due mesi e mezzo pr i ma del
cambio della guardi a.
Tra i tanti discorsi di routine ve ne fu, nel convegno, uno
che fece scandal o. Lo pr onunci il filosofo Ugo Spirito, gi
allievo di Gent i l e e poi in di ssenso con il maes t r o. Spi ri t o
par l di I ndi vi duo e St at o nel l a concezi one corporat i va
sost enendo che il corporat i vi smo doveva segnare la fine del-
la lotta di classe, ma nel senso che capitale e lavoro si sareb-
ber o fusi, e che si sarebbe dovut o arri vare alla corporazio-
ne propri et ari a. Coer ent ement e con quest a i mpost azi one,
che faceva del corporat i vi smo il liberalismo assoluto e il co-
muni s mo assol ut o, Spi r i t o pr opone va che, come pr i mi
pr ovvedi ment i , dovesse essere i nseri t o un r appr es ent ant e
del l o St at o nei consigli di ammi ni st r azi one del l e maggi or i
azi ende, e dovesse i nol t r e essere assi curat a una coi nt eres-
senza, ol t re al salario, ai di pendent i . Quasi non bastasse, il
filosofo disse che fascismo e comuni smo non dovevano esse-
re cont rappost i i n mani er a antitetica.
Le proposi zi oni di Spirito fecero scalpore, ma furono se-
r i ament e discusse. Bot t ai stesso, t i r ando l e s omme, esor d
r i pet endo che era sua aspi razi one por t ar e gli istituti corpo-
rativi verso forme, nor me e funzioni pi vaste, pi profon-
de, pi or gani che e pi i mpegnat i ve, ma che Spi ri t o er a
andat o fuori dal l ' or di nament o corporat i vo con costruzioni
ar bi t r ar i e e i pot esi personal i . La r el azi one di Spi ri t o er a
stata pr event i vament e sottoposta da Bottai a Mussolini, che
281
ne aveva aut ori zzat a la di scussi one. Il che i l l umi na la or t o-
dossia del giovane mi ni st ro, ma non esclude che il Duce, vi-
ste le di mensi oni che il pr obl ema andava assumendo, e l' in-
t eresse che suscitava, abbi a vol ut o t ogl i ere di mezzo, con il
pr omot or e di quest e per i col ose mani fest azi oni , anche l a
possibilit di nuovi scandali. La l et t era che Bottai invi a
Mussol i ni , congedandos i dal l a cari ca, fu un carat t eri st i co
miscuglio di di gni t e di adul azi one: Accolgo il t uo invito
con ani mo sereno. Mi assalir solo, talvolta, la nostalgia del
Capo, della t ua presenza, del t uo ordi ne.
In una Italia che t ent ava faticosamente - come t ut t o il mon-
do occi dent al e, del rest o - di r i mar gi nar e le ferite infertele
dalla crisi economi ca mondi al e, il fascismo festeggi il de-
cennal e del l a Marci a su Roma. Ques t a r i cor r enza er a i n-
dubbi a me nt e i mpor t ant e, per ch at t est ava l a sol i di t del
Regi me at t or no al qual e, nonost ant e le difficolt e gli scon-
t ent i , si andava aggl ut i nando un consenso s empr e pi va-
sto: e fu cel ebrat a con la sol enni t t oni t r uant e che i t empi
esi gevano. La liturgia del l ' anni ver sar i o ebbe i l suo t empi o
maggi or e nella Most r a del l a Ri vol uzi one, allestita a Roma
nel Palazzo delle esposizioni in via Nazi onal e, con la regi a di
Di no Alfieri.
Gli or gani zzat or i avevano dovut o s uper ar e, talvolta i n-
t er pel l ando il Duce, dubbi e pr obl emi di non facile soluzio-
ne; come quello post o dalla impossibilit di t rovare, pur con
i pi generosi calcoli, t remi l a cadut i fascisti il cui nome po-
tesse essere appost o ad al t ret t ant e lastre di vet ro t appezzan-
ti i mur i di un locale della Most ra, t rasformat o in sacrari o.
Quel l a cifra di t remi l a mort i , r i pet ut a infinite volte, er a en-
t r at a nel l a st ori ografi a ufficiale. Ma a mal apena er a st at o
possibile r eper i r e ci nquecent o vi t t i me non solo di scont ri
ar mat i , ma anche di mal at t i e per cause di servizio. Min-
passe fu superat a, ha raccont at o Enri co Mattei in una diver-
t ent e ri evocazi one, col l ocando su ogni t essera del mosai co
f unebr e la scritta Present e!, gener i ca e suggest i va. Alla
282
Most ra della Ri vol uzi one mont ar ono la guar di a a t ur no gli
esponent i di ogni classe sociale e di ogni cat egori a profes-
sionale: compresi i professori uni versi t ari , che nel 1931 era-
no stati costretti a pr est ar e un gi ur ament o di fedelt al fasci-
smo, pr ome t t e ndo di f or mar e ci t t adi ni oper osi , pr obi , e
devoti alla Patria e al Regime. Su quasi duemi l a docent i ne-
gli At enei i t al i ani , solo 14 avevano ri fi ut at o quest o at t o di
sottomissione.
Ma negl i stessi mesi i n cui assor dava gli i t al i ani con
un' orgi a di ret ori ca, il Regi me offriva l oro una serie di rea-
lizzazioni concr et e, e indiscutibili. Dieci anni dopo la con-
quista del pot er e, Mussolini si diceva certo di avere il fut uro
dalla sua par t e, e di essere il por t at or e di una missione sto-
rica. Davanti alla folla milanese, il 25 ot t obr e del 1932, pr o-
cl am che il secolo vent esi mo sar il secolo del fascismo,
sar il secolo della pot enza italiana, sar il secolo dur ant e il
qual e l' Italia t or ner per la terza volta ad essere la di ret t ri ce
della civilt umana, per ch fuori dei nost ri pri nc pi non c'
salvezza n per gli i ndi vi dui n t ant o meno per i popoli. La
profezi a sfoci i n un fi nal e t r avol gent e: Tra un decenni o
l ' Eur opa sar fascista o fascistizzata. L' antitesi in cui si divin-
cola la civilt cont empor anea non si super a che in un modo,
con la dot t r i na e con la saggezza di Roma.
Ques t a t emer ar i a fut urol ogi a sembr ava t r ovar e fonda-
ment o nelle acclamazioni delle mol t i t udi ni cui il Duce si ri-
volgeva e nelle affermazioni che l' Italia fascista pot eva van-
t ar e, nel l ' ambi t o nazi onal e e nel l ' ambi t o i nt er nazi onal e.
Se mpr e nel l ' aut unno del ' 32 Mussol i ni aveva i na ugur a t o
Littoria, la pr i ma delle ci t t adi ne del l ' agro r omano bonifica-
to, dove gi si i nsedi avano i coloni: nel giro di altri t re anni
sarebbero sorte Sabaudi a e Pontinia. Gr andi navi scendeva-
no dagli scali e nell' agosto del 1933 il Rex conqui st il nast ro
azzurro, ri conosci ment o spet t ant e alla pi veloce t raversat a
atlantica, congi ungendo l ' Eur opa agli Stati Uniti in quat t r o
giorni e mezzo. Ent rava in funzione l ' aut ost rada Milano-To-
ri no. Tra il di cembre del ' 30 e il gennai o del 1931 Italo Bal-
283
bo, mi ni st ro del l ' Aeronaut i ca, aveva gui dat o l a croci era ae-
r ea nel l ' Ameri ca mer i di onal e, compi ut a da dodi ci i dr ovo-
lanti. Poi, nell' estate del 1933, vol con 22 i drovol ant i , pilo-
tati da ufficiali che sotto la uni f or me azzur r a i ndossavano la
cami ci a ner a, da Or bet el l o a Chi cago. Per r i compens a i l
Qua dr umvi r o, che er a gener al e di br i gat a aer ea, f u pr o-
mosso maresci al l o del l ' ari a, con gr a nde stizza del l ' al t r o e
pi anzi ano Qua dr umvi r o De Bono, che r i mase gener al e
dell' esercito. A Roma fu apert a, il 28 ot t obr e del 1932, la via
dei Trionfi, e il Duce ri bad , rivolgendosi ai decorat i al valo-
re - pr esent e il Re che non era atteso, e che er a gi unt o ina-
spet t at ament e - che l' Italia fascista deve t ender e al pr i ma-
to sulla t er r a, sul mar e, nei cieli, nella mat er i a e negli spiri-
ti. La crisi economi ca, che di per se stessa i mponeva un
pr ogr a mma di oper e pubbl i che che alleviasse l a di soccupa-
zione, facilit nell' arco dei due anni fra il ' 32 e il ' 33 lo sfor-
zo del Regi me per offrire al mondo una vet ri na convi ncent e
della sua efficienza e del l a sua vitalit, me nt r e ent r ava nel
secondo decenni o del l ' Era fascista. Prot agoni st a pr i mar i o di
quest a i mmens a par at a fu ovvi ament e Mussol i ni . Ma altri
due uomi ni , con ruol i compl et ament e di versi , f ur ono an-
ch' essi prot agoni st i , accant o a lui: Achille Starace, segret ari o
del part i t o, e gr ande cer i moni er e del Regi me, e Balbo.
Ad August o Tur at i er a segui t o nella carica di segret ari o
del P NF , l ' abbi amo gi accennat o i n pr ecedenza, Gi ovanni
Gi uri at i , che d u r a ppe na 14 mesi ( dal l ' ot t obr e del ' 30 al
di cembr e del ' 31) e fu un per sonaggi o di t ransi zi one. I r r e-
dentista, capo di gabi net t o di D' Annunzi o a Fi ume, Giuriati
non er a stato squadri st a, e al fascismo era arri vat o relativa-
ment e t ardi , nel ' 21. Era un not abi l e, pi ut t ost o che una f i -
gur a di r eal e spicco e i nfl uenza. I ns edi andol o, il Duce gli
aveva affidato, con accenti per ent or i , il compi t o di epur ar e
il par t i t o, di sni dar e la zavor r a, per ch il fascismo un
esercito in cammi no e deve essere gar ant i t o con le pi ele-
ment ar i mi sur e di sicurezza. Giuriati pr ese mol t o sul serio
l a consegna, t r oppo sul serio: come stava accadendo anche
284
a Bottai per il corporat i vi smo. Cent ovent i mi l a iscritti furo-
no radi at i , quasi al t ret t ant i non chi esero il r i nnovo della tes-
sera t emendo di i ncor r er e nella pur ga, l e anzi ani t r et r oda-
tate furono sot t opost e a un vaglio. Ma a cose fatte Mussolini
rivel a Giuriati che secondo lui i r epr obi non dovevano es-
sere pi di diecimila, e che i nsomma il segret ari o del part i t o
aveva esager at o. Quest o abbagl i o, e anche l a s empr e mag-
gi ore pr opensi one di Mussolini a ci rcondarsi di collaborato-
ri docili e duttili, gli yesmen, pr ovoc la sostituzione di Giu-
riati con il ger ar ca che, nel l a i nt er a st ori a del fascismo, fu
pe r pi l ungo t e mpo alla t est a del par t i t o, dal di cembr e
1931 all' ottobre 1939: Achille Starace, gi a l ungo vicesegre-
tario, e pr omot or e, i nsi eme a molti altri, della i ndegna cam-
pagna cont r o August o Turat i .
Starace, nat o a Gallipoli, in Puglia, da famiglia borghese, di-
pl omat o i n ragi oneri a, aveva allora 42 anni . In guer r a si era
bat t ut o val orosament e come ufficiale dei bersaglieri, nel fa-
scismo er a ent r at o sin dalla pr i ma ora, di st i nguendosi i n
azioni squadr i st e nel l a sua r egi one d' or i gi ne, e nel Tr ent i -
no. Di fisico asciutto, capelli i mpomat at i , salutista, mani aco
delle uni formi , non aveva una collocazione politica aut ono-
ma n un segui t o per sonal e. Pr opr i o i suoi difetti pi evi-
dent i , la superficialit, la limitatezza di orizzonti culturali, la
pr opens i one per una p o mp a ps edo guer r i er a e i n effetti
pi ut t ost o sudamer i cana, la docilit agli ordi ni , fecero cader e
su di lui la scelta di Mussolini. I cont at t i t ra il Duce e i suoi
col l aborat ori si er ano ri dot t i a brevi e secchi scambi di do-
mande e ri spost e, senza mai un real e appr of ondi ment o dei
pr obl emi . Per da r e maggi or sol enni t alle sue deci si oni
Mussolini non usava ne ppur pi il s, qua ndo si di chi arava
favorevole a un pr ovvedi ment o. Approvo sentenziava gra-
vement e. Quest a sbrigativit a volte paral i zzant e met t eva in
i mbarazzo i gerarchi pi intelligenti e sensibili, che avrebbe-
r o vol ut o di scut er e, capi r e, far capi r e. Ma per St arace er a
l' ideale.
285
Egli spi eg ogni sforzo - ed er a capace di i mpensabi l i
astuzie, a volte - per monument al i zzar e ancor pi Mussoli-
ni, che di spi nt e in quel senso non aveva mol t o bi sogno. Eb-
be il suo pr i mo colpo d' ala quando coni la formul a del sa-
luto al Duce! che apri va e chi udeva ogni ceri moni a, confer
alla coreografia fascista una i mpr ont a sempr e pi magni l o-
quent e, volle con mani acal e tenacia regol are cost umi , atteg-
gi ament i , frasario, luci, musi che, ent r at e, uscite, nelle recite
in divisa che non si stancava mai di allestire. Fu sua l'inizia-
tiva di far scrivere DUCE in t ut t e l et t ere maiuscole in gior-
nali e libri (anche RE godeva di anal ogo privilegio, ma con
un uso assai pi par co) . Fur ono sue l e t r ovat e grazi e alle
quali, in omaggi o al pri nci pi o della di archi a, si cercava di ci-
t are il Re senza per al t r o ant epor l o a Mussolini. Per vol ere
del DUCE, nel nome august o del RE, viene i naugurat a etc.
etc. A volte eccedeva in zelo adul at ori o e servile: e venne r e-
dargui t o. Cos quando pr omosse una campagna di abbona-
ment i al Popolo d'Italia che in prat i ca aveva car at t er e di im-
posizione e Mussolini gli i ngi unse di smet t ere; cos quando
esager nel l ' i mpor r e il nome di Mussolini o di altri appar t e-
nent i alla sua famiglia a stadi, scuole, ospedali, pont i e cos
via. Tant o che i l Duce, nel 1934, or di n ai Prefet t i di por
t er mi ne al malvezzo. Starace aveva anche di spost o che ogni
l et t era d'ufficio dovesse concl udersi con un Viva il Duce!
anal ogo allo Heil Hitler! prescri t t o in Ger mani a. Pur mi-
t ri dat i zzat o cont r o gli eccessi adul at or i , Mussol i ni quest a
volta s ubodor il rischio del ri di col o e, convocat o St arace,
che lo ascoltava pat et i cament e cont ri t o, comi nci a passeg-
gi are decl amando i pot et i che l et t ere: vi annunci o che siete
l i cenzi at o. Viva il Duce!, vi comuni co che vost ro figlio
decedut o. Viva il Duce!. Starace r i nunci da allora ad imi-
t are i saluti nazisti.
Maschilista (la missione delle donne fare figli), nega-
to al pens i er o ( anche se una volta si azzar d a cri t i care le
poesi e di Mont al e) , St ar ace non er a un esal t at o r e del l a
mor t e come l o spagnol o Mi l l an Ast ray (Viva l a muer t e,
286
abajo la inteligencia!), ma pi ut t ost o della gi nnast i ca e del
muscol o, anch' essi da pr ef er i r e al l ' i nt el l i genza. Obbl i g i
suoi camer at i pi in vista a sal t are at t r aver so il cer chi o di
fuoco o sulla si epe di bai onet t e, li i mpegn in corse bersa-
glieresche (delle quali del rest o si compi aceva anche l' altro
bersagl i ere, Mussolini), una volta pr et ese dal di ret t ori o del
par t i t o che pr ovasse pi vol t e, come se i suoi component i
fossero compar se d' oper a, il saluto al Duce pr i ma di esse-
re i nt rodot t i nella sala del Mappamondo. Trascorreva or e a
di segnare nuove divise (una volta ebbe accanto a s, in que-
sta seria i ncombenza, il Duce in per sona) . I suoi detti furo-
no, a l oro modo, memorabi l i . Leo Longanesi sintetizz l' era
staraciana i n una disposizione che faceva per ent or i o divieto
ai camer at i fascisti di por t ar e il colletto della cami ci a ner a
i nami dat o. St arace stabil che chi dedi t o alla stretta di ma-
no sospet t o, che la cravat t a ne r a svol azzant e significa
anarchi a e socialismo, che la parol a insediare doveva es-
sere evitata per ch connessa alla sedia o peggi o alla pol t ro-
na, che le cur e di magr ant i sono pol i t i cament e sospette.
In quest e sue connot azi oni il nuovo segret ari o del part i -
to fu senza dubbi o un per sonaggi o comico. Nessuno pi di
lui di ede s punt o alle barzel l et t e. Ma svolse la funzi one che
da Mussolini gli era stata assegnata, fu l' esecutore di un pr o-
get t o che non er a suo, ma di Mussol i ni . Ar pi nat i , sot t ose-
gret ari o agli I nt er ni , era sbottato, quando il Duce gli aveva
accennat o ad una possibile nomi na di Starace alla Segret e-
ria: Ma un cretino!. Certo - aveva ri bat t ut o Mussolini -
ma un cret i no obbedi ent e.
Con l ' orbace, il voi al post o del lei (letterati illustri si in-
dussero a giustificare, con argoment azi oni culturali, la nor-
ma), il passo r omano, il fascismo divent, per colpa di Stara-
ce, pi grottesco del solito: ma era farina del sacco del Duce.
La forma era st ret t ament e legata alla sostanza. Mussolini
voleva compl et ar e l' azione di svuot ament o del PNF, toglien-
dogli ogni cont enut o pol i t i co, e per ci ogni possibile fer-
ment o di discussione o di el aborazi one dot t ri nal e e cul t ura-
287
le. Non pi epur azi one degli iscritti ma - con l' occasione del
Decennal e - r i aper t ur a delle iscrizioni, cosicch gli appar t e-
nent i al part i t o passarono nel vol gere di un anno da un mi-
lione a un mi l i one e mezzo. Ma poi, at t raverso le organizza-
zioni scolastiche, giovanili, parami l i t ari , femmi ni l i , St arace
volle met t er e l ' uni forme a tutti gli italiani, ciascuno i rreggi -
ment at o, ciascuno con i suoi distintivi, i suoi cont rassegni , i
suoi fez, i suoi fiocchi, il suo or bace di cat egor i a, una i m-
mensa caserma nella quale movi ment i , orari , adunat e, can-
ti, di ver t i ment i , l i nguaggi o, avr ebber o dovut o obbedi r e a
un' uni ca onni pot ent e regi a. Il par t i t o si confondeva con il
paese. Diventava t ut t o e perci , pol i t i cament e, non era pi
nul l a. Gonf i andol o a di smi sur a, St ar ace l o ucci deva, per
espresso desi deri o di Mussolini.
Le organi zzazi oni fasciste pot e r ono vant ar e mi l i oni di
ader ent i , le adunat e furono sempr e pi oceani che, le sfilate
sempr e pi marziali, i rituali sempr e pi solenni soprat t ut t o
quando era di scena LUI .
Achille St ar ace - che s eppe poi mor i r e br avament e, i n
piazzale Lor et o, - devitalizz e narcotizz il PNF appl i cando
punt ual ment e la volont di Mussolini. Quest a fu, se voglia-
mo usar e una par ol a grossa, l a sua funzi one storica. Il di-
scredi t o che i suoi at t eggi ament i gaglioffi get t ar ono sul fa-
scismo - Starace un cafone ri conobbe pi t ardi Mussoli-
ni - pot evano essere in larga par t e riconducibili al Duce, che
aveva scelto, come filtro delle sue i st ruzi oni , quest o per so-
naggi o medi ocr e e i mpopol ar e. Lo volle, lo difese, lo con-
f er m fi no al 1939, per nomi nar l o poi Capo di stato mag-
gi ore della Milizia.
L' avvento di St arace alla Segret eri a del par t i t o fu det er-
mi nant e per la fine politica di Arpi nat i , il gerarca bolognese
che er a st at o uno dei maggi or i es ponent i del rassismo
squadristico: un duri ssi mo manganel l at ore, ma che spiccava
t ra gli altri, se non per i nt el l i genza, cer t o per i l car at t er e,
per la franchezza, per la spregiudicatezza. Come sottosegre-
t ari o agli I nt er ni Ar pi nat i aveva avut o pi di un mot i vo di
2 8 8
attrito con Mussolini. I nt ant o per ch, t enacement e anticor-
por at i vo, commet t eva l ' er r or e di es pr i mer e ad alta voce
quest a sua convi nzi one; poi per ch - anche sotto l' influenza
di Mar i o Missiroli - er a passat o dal l a i nt r ansi genza di un
t e mpo ad at t eggi ament i l i ber al eggi ant i , di s pone ndo ad
esempi o che nei concorsi per assunzi one nel parast at o e ne-
gli enti locali la tessera del PNF non costituisse un titolo pr e-
ferenziale. Ma pi ancor a per ch non mi surava l e par ol e e
non prat i cava l ' adul azi one con l' assiduit dei suoi camera-
ti. L'Italia non un feudo della famiglia Mussolini aveva
ri spost o seccament e al prefet t o di Forl, che gli aveva chie-
sto come dovesse compor t ar si nei r i guar di di un aspi r ant e
alla concessi one del l e Ter me di Cast r ocar o r accomandat o
da donna Rachel e.
Per at t accar e Ar pi nat i i l segr et ar i o del par t i t o pr es e l o
spunt o da una circostanza margi nal e, ossia pr opr i o dalla in-
sistenza con cui il sot t osegret ari o agli I nt er ni appoggi ava la
domanda di Missiroli per l' iscrizione al PNF. In un r appor t o
al Duce, St arace pr esent quest o fatto come un peri col oso
si nt omo di cedi ment o del ras bol ognese ad equi voche sug-
gest i oni l i ber al - democr at i che. Avendogl i Mussol i ni rinfac-
ciato gli addebi t i st araci ani , Ar pi nat i non si limit a difen-
dersi: in un biglietto al suo accusat ore Starace lo t rat t di vi-
le e di ment i t or e. Uno dei due, a quel punt o, doveva paga-
re, e Mussolini non ebbe esitazioni, sacrific Arpi nat i , che fu
di messo il pr i mo maggi o 1933 e che aggrav la sua disgra-
zia i ndi ri zzando al Duce una l et t era di commi at o che in luo-
go delle pi aggeri e di rito suggellava poche frasi asciutte con
un sobrio con i mmut at a devozione. Forte di quest a enne-
sima i mpudenza, Starace ri part all'offensiva due gi orni do-
po con un l ungo memor i al e nel qual e, vel enosament e, insi-
nuava che Arpi nat i fosse stato implicato - come sbito si era
mor mor at o - nel l ' at t ent at o Zamboni a Bol ogna. A St arace
non bast che Arpi nat i fosse pol i t i cament e fuori giuoco. Lo
volle come August o Turat i (e peggi o di lui) per sonal ment e
di st r ut t o. Ci ri usc infatti. Nel l ugl i o del 1934 il ger ar ca
289
sconfitto fu espul so dal part i t o, ar r est at o con una qui ndi ci -
na di suoi amici per aver e assunt o e ma nt e nut o at t eggi a-
ment o pal esement e cont r ar i o alle di ret t i ve e alla uni t del
Regime, inviato al confino per ci nque anni , cui ne furono
aggi unt i altri ci nque per ch non aveva dat o segni di ravve-
di ment o. Solo a guer r a iniziata fu liberato, ma non riabili-
tato, e si ar r uol vol ont ari o.
Qua ndo comp l a seconda croci era atlantica Balbo aveva
37 anni . L' esperienza e la responsabilit del pot er e lo aveva-
no mat ur at o, pur senza appannar e i l suo piglio da moschet-
tiere. Del l ' aeronaut i ca er a stato non soltanto il mi ni st ro ma,
come ha scritto Federzoni , il padrone, e vi aveva por t at o
mol t o slancio e, i nsi eme, mol t a i nt ol l er anza verso chi non
condividesse le sue impostazioni tecniche. Voleva fare le cose
in fretta, e ot t ener e subi t o risultati. Le t rasvol at e di eder o
una i ndubbi a conferma delle sue gr andi qualit di trascina-
t ore, anche se dal punt o di vista tecnico va pur det t o, oggi,
che le direttrici fondament al i di Balbo, per lo sviluppo della
aviazione, er ano errat e. Egli punt sull' idrovolante e sul tri-
mot or e: formul e, ent r ambe, che si di most r ar ono per dent i ,
in confront o a quelle del l ' aereo t er r est r e e - al meno finch
sopravvisse la propul si one a elica - a pari numer o di mot ori .
Fu, quella di Balbo, una aeronaut i ca da Regi me dittatoriale,
ansioso di affermazioni risonanti, e capace di realizzarle, an-
che se pri va di un adeguat o f ondament o i ndust ri al e e pr o-
dut t i vo (un f enomeno anal ogo fu quello dei voli spaziali so-
vietici, e dei pri mat i che in quest o campo I ' URSS inizialmente
ot t enne) . Cos pur e si p u di scut er e sulla effettiva validit
dello st r ument o bellico che Balbo consegn al suo successo-
re nel ministero, il sottosegretario Valle (titolare era ridiven-
tato Mussolini), alla fine del 1933. Ne fa fede una lettera che
lo stesso Mussolini, piuttosto mal i gnament e, gli aveva scritto,
dopo il passaggio delle consegne: Nella t ua visita di conge-
do mi dicesti che mi lasciavi un totale di 3.125 apparecchi. . -
Ho pr ocedut o alla necessaria discriminazione e ne consegue
che tale nume r o si r i duce a quel l o di 911 appar ecchi , effi-
290
dent i dal punt o di vista bellico, alla dat a odi erna. Balbo r e-
plic conf er mando la giustezza della sua valutazione.
Pur con t ut t e quest e precisazioni, la figura di Balbo rest a
not evol e, nel pa nor a ma fascista: e la sua popol ar i t di ven-
ne, al l ' i ndomani delle trasvolate, i mmensa, non solo i n Ita-
lia ma in t ut t o il mondo. L' uomo era stato capace di accatti-
varsi le folle, al di qua e al di l del l ' Oceano, aveva ot t enut o
un trionfo senza pr ecedent i a Chi cago, che aveva dedi cat o
al suo nome la Set t i ma St rada, offriva l ' i mmagi ne di un fa-
scismo gi ovane, ar di ment oso, efficiente, uma no. I trascorsi
violenti er ano di ment i cat i , per ch er ano cambiati i t empi , e
per ch er a cambi at o lui. Mussolini, che si fregiava del titolo
di pri mo avi at ore d' Italia, capiva l ' i mport anza pr opagan-
distica dei voli di Balbo ma tollerava mal e che il mer i t o an-
dasse, per unani me ri conosci ment o, al gi ovane Quadr umvi -
r o, pi ut t ost o che a lui. Bal bo, che si ost i nava a st r i nger e la
mano e che aveva subito assunt o at t eggi ament i antistaracia-
ni, sembrava un pot enzi al e delfino, e qui ndi un pot enzi a-
le rivale, pi che un corifeo obbedi ent e.
I sospetti e la gelosia del Duce furono al i ment at i dai sug-
geri ment i che gli er ano per venut i per la nomi na di Balbo a
Capo di st at o maggi or e gener al e del l e Forze Ar mat e, ma
con pot eri rafforzati ri spet t o a quelli che la carica fino ad al-
lora comport ava. L' idea er a stata gi espressa dal segret ari o
del part i t o Giuriati: Balbo, con la crociera atlantica (la pri -
ma), ha pr ovat o di essere un organi zzat ore formidabile e si
conqui st at o una fama mondi al e. Poi Balbo fascista, men-
tre Badogl i o non lo : tu hai bi sogno di pr epar ar e le Forze
Ar mat e della ri vol uzi one fascista, non quelle di un qual un-
que stato liberale. Mussolini non se ne di ede per i nt eso, e
si limit, nel luglio del 1933, a r i pr ender e il mi ni st ero della
Guer r a. Poco dopo, ri ent rat o dalla seconda trasvolata atlan-
tica, Balbo gli fece per veni r e un el aborat o pr oget t o che pr e-
vedeva la riunificazione dei dicasteri militari in uno solo, da
affidare al Duce, un rafforzament o della aeronaut i ca, e una
modifica dei pot er i del Capo di st at o maggi or e gener al e,
291
che avrebbe dovut o acqui st are pi aut ori t , e di ri gere effet-
t i vament e gli i ngr anaggi delle Forze Ar mat e (con Badogl i o
la supervi si one del Capo di stato maggi or e general e era as-
sai bl anda) . Bal bo si aut ocandi dava, evi dent ement e, all' in-
cari co. Ques t a volta la r eazi one di Mussol i ni fu a t a mbur
bat t ent e. Nel novembr e ri prese per s anche Aeronaut i ca e
Mar i na, e rel eg Balbo nel dor at o esilio del gover nat or at o
libico. Bal bo s eppe del si l ur ament o i l 5 novembr e, un' or a
pr i ma del ri cevi ment o i naugur al e per l ' aper t ur a del nuovo
circolo degli aviatori, e, secondo Federzoni , ne fu t ramort i -
to. Poi si adat t al nuovo r uol o por t andovi la vitalit di
sempr e.
Tra il 1933 e il 1934, ment r e Balbo t ramont ava, come del-
fino del Duce, un nuovo ast ro si affacciava sul firmamento
fascista: Galeazzo Ci ano, t r ent enne (era nat o nel 1903), fi-
glio della medagl i a d' oro Cost anzo, fascista della pr i ma ora
e notabile tra i maggi ori del Regi me, mari t o di Edda Mus-
solini. Anche se il P NF gli r i conobbe a posteriori i titoli di
sciarpa littoria, e di par t eci pant e alla Marcia su Roma, Ga-
leazzo Ci ano si era sost anzi al ment e disinteressato, da ragaz-
zo, di politica. Era stato fascista, ma passi vament e, da giova-
not t o che pr ef er i va la monda ni t sal ot t i era e frivola alle
cont ese di uomi ni e di pr i nc pi . Le sue ambi zi oni er ano
pi ut t ost o l et t erari e e giornalistiche. Mussolini non aveva co-
nosci ut o a fondo il pr et endent e pr i ma di concedergli la ma-
no del l a sua i nt el l i gent e e i r r equi et a pr i mogeni t a. Le ri u-
ni oni di amici non er ano una sua consuet udi ne, e anche se
Cost anzo Ci ano appar t eneva al gr uppo dei ger ar chi che pi
gli er ano fedeli, e vicini, Galeazzo, di pl omat i co all' inizio del-
l a carri era, er a una incognita, per i l Duce, quando i l fi dan-
zament o fu consol i dat o, e finalmente cor onat o (24 apri l e
1930) da un mat r i moni o sfarzoso: sposa i n bi anco con uno
strascico di alcuni met ri , sposo in t uba e tight, Xestablishment
del Regi me t ut t o mobi l i t at o per quest e nozze d' eccezi one.
Semmai , nel r e nde r e pi i nt i ma l a conoscenza t r a Edda e
292
Gal eazzo, aveva avut o una par t e attiva Ar nal do Mussol i ni ,
bonar i o zio. Nei t el egr ammi che Mussolini inviava alla figlia
(in Ci na assi eme al mar i t o nomi nat o Consol e gener al e a
Shanghai ) Galeazzo s empr e nomi nat o di sfuggita, alla fi-
ne, senza un r i f er i ment o che l o r i guar di per s onal ment e,
t r anne una volta: Mi sono sent i t o per f i no commosso agli
elogi che Galeazzo fa di te e Rachel e. Bene approvo.
Tor nat o in Italia, Ci ano fu aggr egat o nel ' 33 alla missio-
ne pol i t i co- di pl omat i ca i nvi at a alla conf er enza economi -
co- monet ar i a di Londr a , e non sfi gur. I nf or mat o del l a
buona pr ova che il gener o aveva dat o, il Duce decise di con-
ceder e l a luce ver de per un suo r api do cursus honor um.
In agost o - Bal bo r i ent r ava dalla croci era aer ea negl i Stati
Uni t i - il gi ovane cont e Ci ano di venne capo dell' ufficio
st ampa della Presi denza: assunse cio una funzi one di pri -
mo pi ano nel meccani smo at t raverso il qual e i gi ornal i ita-
liani appr endevano quali fossero le notizie da valorizzare e
quel l e da cens ur ar e, qual e i mpost azi one o t ono dovesser o
avere le i nformazi oni o i servizi speciali su det er mi nat i avve-
ni ment i , a volte anche qual e collocazione, quali titoli, e qua-
l e di mensi one, andasser o riservati ad al cuni fatti. Un anno
dopo quest a cent ral e delle veline, sempr e di ret t a da Galeaz-
zo Ci ano - che poi er a l' esecutore di disposizioni di Mussoli-
ni, mai di ment i co di essere il pr i mo giornalista d' Italia - fu
elevata alla di gni t di sot t osegr et ar i at o per la St ampa e la
pr opaganda, e poi di mi ni st ero.
Quest a ascesa fece i nt ui re ai gerarchi , i cui sent i ment i al
r i guar do furono divisi, che il generissimo, o il ducellino,
pr endeva quot a, e pot eva pr est o di vent ar e i l n u me r o due
del Regi me. Come in effetti fu dur ant e gli anni in cui resse
il mi ni st ero degli Esteri. L difetti e qualit di Ci ano appar -
ver o i n pi ena l uce: e possono essere pi e na me nt e val ut at i
dallo storico grazie anche a quel document o i mpareggi abi l -
ment e prezi oso che il suo Diario. Ma, pur sospendendo un
giudizio finale, si pu di re che fin dai pr i mi passi Ci ano ge-
rarca si rivel per quello che era: intelligente ma superficia-
293
le, velleitario pi che virile, fatuo pi che brillante, smani o-
so di i mi t ar e Mussol i ni - anche nel l a ost ent at a r i nunci a a
ogni pr i nci pi o di mor al i t i nt er nazi onal e - ma pr i vo della
testa, della gri nt a, del l ' i nt ui t o di lui. Si atteggiava a r ude, e
riusciva ad essere soltanto goffo. Bel ragazzo, un po' del ge-
ner e t ango, aveva per , nel modo di muoversi , al cunch di
i nguar i bi l ment e mol l e. Cammi nava - ha scri t t o Renzo
Tr i onf er - di var i cando i pi edi come, per def or mazi one
pr of essi onal e, capi t a ai vecchi camer i er i di t rat t ori a. Le
mal e l i ngue gli l ancer anno, qua ndo fi rmer i l pat t o con l a
Ger mani a, una bat t ut a al ci anur o: pi ede-pi at t o d' acciaio.
Aveva anche delle qualit. Capi va i pr obl emi , era coraggi o-
so - ne fa fede il modo in cui affront la fucilazione nel poli-
gono di Verona, nel 1944 - aspi r alla cul t ura, anche se non
la r aggi unse. I suoi vizi f ur ono i ngi gant i t i dalla ful mi nei t
del successo, dalla facilit con cui di vent ava sempr e pi po-
t ent e, i l l udendosi di di vent arl o per suo mer i t o, e non per -
ch era issato a quei vertici dal Duce.
In quelli che sono stati chiamati, e con ragi one, gli anni del
consenso al Regi me, l' antifascismo fu cost ret t o in uno spa-
zio pol i t i co e pr opagandi s t i co s e mpr e pi angus t o, sia in
Italia sia all' estero. Al l ' i nt erno la sorveglianza e le persecu-
zioni poliziesche furono senza dubbi o det er mi nant i nel r en-
der e fievole, e dai pi inascoltata, la voce di chi denunci ava
la grossolanit, la i nvol uzi one burocrat i ca e coreografica, gli
er r or i della di t t at ura. Ma anche se il bavaglio fosse stato me-
no st ret t o l e appr ovazi oni avr ebber o avut o l a megl i o sulle
cri t i che. Super at a l a quest i one moral e post a dal del i t t o
Matteotti, rest avano sui piatti della bilancia, in una soluzio-
ne magar i semplicistica ma convi ncent e, le realizzazioni e la
t ranqui l l i t dell' Italia fascista da una par t e, le lacerazioni e
il di sordi ne degli anni prefascisti dall' altra. Il mi t o dei t reni
in orari o sar i rrazi onal e, ma funziona, e non si pu non te-
ner ne cont o.
L' antifascismo ebbe mol t e sfaccettature, t r oppe anzi. Ma
294
occorre di st i nguere subito due t endenze: quella di chi pen-
sava che ogni forma di opposi zi one pot esse dar e frutti solo
se svolta al l ' i nt erno, in stretto cont at t o con la real t del pae-
se e gli umor i della gent e; e quella di chi dava pr emi nent e
i mpor t anza al l ' azi one i nt er nazi onal e, l a sola che pot esse
avere un' adeguat a cassa di ri sonanza in altre forze politiche,
i n or gani di st ampa a gr ande diffusione, i n gr uppi di opi -
ni one. La scelta fra le due st rat egi e fu a volte obbl i gat a, a
volte del i berat a. Er ano restati i n Italia, per esercitarvi una
opposi zi one anche net t a, o una f r onda caut a, gli esponent i
del part i t o popol ar e - con la insigne eccezione di Don St ur-
zo - e la maggi or anza degli esponent i liberali ( t r anne alcuni
amendol i ani ) . Benedet t o Cr oce, che fu i l p u n t o di riferi-
ment o del l a maggi or anza di quest i di ssenzi ent i moder at i ,
scrisse poi che di gr an l unga pi i mpor t ant e e pi feconda,
[in conf r ont o a quel l a al l ' est ero, N. d. A. ] er a l ' opposi zi one
italiana dal l ' i nt erno, dove si tastava quot i di anament e il pol-
so al popol o, dove ogni gi or no qualcosa, ancor ch piccola,
veniva fatta cont r o l ' oppressi one, dove ogni gi or no si pot e-
va l avorare a conser var e quant o pi era possibile della t ra-
di zi one, della civilt e della cul t ur a italiana, pr e pa r a ndo la
riscossa e, pi o meno vicino che fosse, un avveni re miglio-
re. Il sospet t o che quest o gi udi zi o del filosofo sia stato in-
fl uenzat o dalla sua per manenza in Italia, e che la sua per -
manenza i n Italia sia stata suggeri t a anche dal desi deri o di
non a bba ndona r e gli amat i st udi , l a confort evol e casa, gli
affetti e le amicizie, l egi t t i mo. Det t o quest o, bi sogna rico-
noscere che ol t re front i era a Croce non sarebbe riuscito di
essere, come fu, simbolo di una societ liberale, apert a, raf-
finata, l' antitesi della st upi di t staraciana.
Per l ' opposi zi one i nt er na er ano, i n l i nea di pr i nci pi o, i
comuni st i , anche se gi nel 1927 Togliatti inizi in Svizzera
il l ungo esilio che l ' avrebbe por t at o a Mosca. Noi lavoria-
mo in Italia - scrisse Togliatti - per ch noi neghi amo che
l ' abbat t i ment o del fascismo possa verificarsi all' infuori del -
l ' i nt ervent o delle gr andi masse lavoratrici. I comuni st i era-
295
no del rest o gli uni ci ad aver pr epar at o per t empo una or-
ganizzazione cl andest i na efficiente: e gli unici che pot essero
ancor a cont are, t ra gli oper ai e i cont adi ni , un cert o nume-
ro di ader ent i , sia pur e valutabile i n poche migliaia. Inol t re
i comuni st i avevano una pr of onda sfiducia nella Concen-
t razi one democrat i ca che er a stata format a a Parigi, e che
non ebbe per ci l a l or o appr ovazi one i ncondi zi onat a, ma
anzi sub i l oro attacchi. La r epr essi one dell'ovRA e del Tri-
bunal e speciale infier con part i col are durezza cont ro il PCI ,
por t at or e di una i deol ogi a che - nonos t ant e t e mpor a ne i
riavvicinamenti in campo i nt ernazi onal e - era r i t enut a l' an-
titesi del fascismo, cui pur e l a col l egavano mol t i connot at i
totalitari. Roma era cont r appost a a Mosca. Abbi amo gi ac-
cennat o alle c onda nne pesant i ssi me che f ur ono inflitte ad
esponent i del PCI e che sost anzi al ment e lo decapi t ar ono al-
l ' i nt erno. Ma col oro che ne pr osegui r ono t ra mille pericoli
l' attivit dovet t ero const at are che la base non ri spondeva,
o r i spondeva s empr e me no: t ant o che, dopo l a vi t t ori a i n
Et i opi a, l a di r i genza comuni st a i n Italia dovet t e compi er e
una conversi one propagandi st i ca, e i mpl i ci t ament e politica,
per cer car e di far pr opr i o, al meno i n par t e, l o slancio pa-
t ri ot t i co che per vadeva or mai ogni classe sociale, e che si
t raduceva in appoggi o al fascismo.
Emi gr ar ono anche a Pari gi quasi t ut t i gli esponent i pi
in vista del socialismo e del part i t o repubbl i cano: Nenni , Sa-
r agat , Pacci ardi , Labr i ol a, Tr eves, Tur at i , Buozzi , Ci anca,
Facchinetti e altri. La pr esenza di quest e personal i t di rilie-
vo della vita politica italiana, mol t e delle quali si ost i navano
a consi derare l' Aventino un moment o esempl ar ment e fulgi-
do della lotta alla di t t at ura, e non un i mper donabi l e er r or e,
consent alla Concent r azi one antifascista di nascere prest o,
con disegni ambiziosi. Essa fu varat a nel 1926 e incluse ini-
zi al ment e i due t ronconi del part i t o socialista, il riformista e
il massi mal i st a, il par t i t o r epubbl i cano, la Conf eder azi one
gener al e del l avoro. Nel l ' apri l e del 1927 usc La Libert, un
set t i manal e che arri v, nel suo mome nt o mi gl i ore, a t i rare
296
20 mi l a copi e. Il fronte uni co antifascista sembr ava una
real t , anche se Amendol a espr i meva su di esso pr of ondo
scetticismo gi udi cando col oro che ne facevano par t e stac-
cati dalle l oro basi, i ncapaci di c ompr e nde r e il corso degl i
avveni ment i in Italia, ver ament e dei fuorusciti, degli usciti
fuori dalla real t italiana. Fi l i ppo Tur at i , i n un mani fest o
che recava, tra le al t re le firme di Nenni , di Salvemini, di De
Ambri s, di Cianca, della Balabanoff, scrisse che quello della
lotta al fascismo era un pr obl ema comune a tutti i prol et a-
ri at i e a t ut t i i popol i civili e che la di t t at ur a di Mussol i ni
non era una semplice malattia, una transitoria intossicazio-
ne di cui l ' organi smo sociale si sarebbe s pont aneament e li-
berato, ma pi ut t ost o il tentativo della plutocrazia di tutti i
paesi di conser var e i privilegi acquisiti. Turat i si most rava
pi chi aroveggent e - pur nel suo schemat i smo ideologico -
di quegl i esuli che aspet t avano il vicino crollo del fascismo
sotto il peso delle pr opr i e vergogne.
Il fuoruscitismo ricevette nuova linfa quando si aggi un-
ser o ad esso Car l o Rosselli ed Emi l i o Lussu. Mandat o al
confi no di Li par i pe r l a pa r t e avut a nel l a fuga di Tur at i ,
Carl o Rosselli ne era fuggito, appunt o con Lussu, nel luglio
del 1929, e pr oponeva all' antifascismo una formul a di nami -
ca e at t i va che vol eva punt a r e , qua ndo una crisi si fosse
apert a, sugli obbiettivi decisivi: le armi , le masse, il pot ere.
Molti, nella Concent razi one, furono i mpensi eri t i da un pr o-
gr amma che pr es upponeva un lavoro di penet r azi one poli-
tica in Italia.
Nel l ' ot t obre di quello stesso ' 29 Rosselli aveva fondat o il
movi ment o ri vol uzi onari o Giustizia e Libert che pr opu-
gnava a p p u n t o i l passaggi o al l ' azi one per ch in It al i a l a
gent e stufa del l o spezzat i no antifascista che gi ust ament e
consi der a una del l e massi me cause della nost r a sconfitta.
In quel per i odo si ebbe una recrudescenza di gesti spettaco-
l ar ment e dimostrativi e di at t ent at i : recrudescenza che non
ri usc n e p p u r e a scalfire l a sal dezza del Regi me, ma che
por t alla ribalta un antifascismo diverso da quello dei poli-
297
tici, pi audace, a volte guerri gl i ero e t errori st i co. La fiam-
mat a non appicc al cun i ncendi o, ma Turat i ne fu conforta-
to: Pr opaganda, aeropl ani , bombe? Tut t o meglio di nulla.
Una i mpr es a di nami t ar da, i nut i l ment e cr udel e, aveva
gi funestato il 12 apri l e 1928 l ' i naugurazi one della Fiera di
Milano, dove era atteso il Re. Pochi mi nut i pr i ma che Vitto-
rio Emanuel e I I I vi gi ungesse era esploso un or di gno, che
aveva causat o venti mor t i e quar ant a feriti. I suoi aut or i ri-
maser o ignoti, n se ne conobbe mai la mat ri ce politica. Pi
di r et t ament e ispirata dalla ribellione di Giustizia e Libert
f ur ono l ' at t ent at o di Fer nando De Rosa che spar - senza
colpirlo - cont r o il pr i nci pe er edi t ar i o Umber t o, a Bruxel -
les, il 24 ot t obr e 1929, e il volo di Gi ovanni Bassanesi, nel
luglio del ' 30. Bassanesi er a un val dost ano chiuso e tacitur-
no - forse sintomi della malattia ment al e che pi t ardi lo co-
strinse al mani comi o - e, ent r at o a Parigi nell' orbita di Giu-
stizia e Li bert , aveva pr eso il br evet t o di pi l ot a. Con un
monomot or e Far man, il cui acquisto era stato finanziato da
Carl o Rosselli, decoll da un campo di f or t una i n Svizzera
I TI luglio 1930 e lanci su Milano 150 mila manifestini an-
tifascisti. Mussolini, furioso e i nsi eme ammi r at o, se la prese
con Bocchi ni , che fatic ad acquet ar l o. Riuscito fort unosa-
ment e ad at t er r ar e in Svizzera, Bassanesi vi fu processat o, e
condannat o a una lieve pena.
Laur o De Bosis, aut or e di un altro beau geste di stam-
po da nnunz i a no, er a i l pr odot t o di un ceppo i deol ogi co
mol t o di verso. Tr ent enne era stato t ra i f ondat or i della Al-
leanza Nazionale, che ebbe vita breve, e che avrebbe vol ut o
un' azi one antifascista favorita e appr ovat a dalla Monar chi a
e dal l a Chi esa. Tr a col oro che i ncor aggi ar ono l a Al l eanza
Nazi onal e f ur ono Benedet t o Cr oce, Mar i o Vi nci guer r a,
Gi ovanni Ant oni o Col onna di Cesar , Umbe r t o Zanot t i
Bi anco, pa dr e Rosa del l a Civilt Cattolica ( Vi nci guer r a fu
arrest at o e la formazi one si dissolse poco dopo) . Il padr e di
De Bosis er a un manager di alto livello e un l et t erat o assai fi-
ne, la madr e un' amer i cana. A Parigi il ragazzo non riscosse
298
si mpat i e t ra i vet erani del fuoruscitismo. Campava facendo
il por t i er e d' al bergo e i nt ant o pr epar ava cocci ut ament e la
sua i mpr esa (il mi o tecnico dice che ho una probabi l i t su
dieci di riuscire, ma quest o mol t o pi di quant o mi occor-
ra). Si alz in volo da Marsiglia, con un piccolo monomot o-
re, il 3 ot t obre 1931, gi unse in vista di Roma sul l ' i mbruni re,
lanci qual che migliaio di manifesti mi r ando sopr at t ut t o a
Palazzo Venezia dove gi er ano accese, nella sala del Map-
pamondo, le luci del l ' i nsonne. Non aveva sufficiente carbu-
r ant e per at t er r ar e in Corsica, come proget t ava, e si inabis-
s in mar e. L' indifferente citt et er na non si accorse dell' ac-
cadut o.
Un mese pr i ma, a Genova, un di nami t ar do, Domeni co
Bovone, er a st at o gr avement e ferito da un i nci dent e sul
lavoro ment r e pr epar ava un or di gno a orol ogeri a. La ma-
dr e, che viveva con lui, mor nello scoppi o. Bovone confes-
s di avere compi ut o in pr ecedenza alcuni gesti terroristici,
e il Tr i bunal e speciale lo condann a mor t e. Fu giustiziato.
Cos pur e f ur ono condannat i a mor t e, e fucilati, t ra il ' 31 e
il ' 32, Mi chel e Schi r r u e Angel o Sbar del l ot t o, accusat i di
aver pr epar at o at t ent at i alla vita del Duce. Il t er r or i smo fu
i n quei mesi pr eoccupant e, per l a polizia del Regi me (due
di pe nde nt i del l e f er r ovi e e r a no stati sfracellati, a Roma,
dalla espl osi one di un or di gno allo scalo Ti bur t i no) . Mus-
solini sent l a necessit di pr onunci ar e un dur o moni t o. La
Rivoluzione che r i spar mi i suoi nemi ci nel 1922 li ma nda
oggi , l i ma nde r domani al mur o, t r anqui l l ament e. E pi
forte, qui ndi , oggi di allora. Quant i fra i nost ri nemi ci opi -
nano non esservi ri vol uzi one sino a quando non funzi ona-
no i pl ot oni di esecuzi one, possono pr e nde r ne atto. Qual -
che anno pi t ardi (aprile 1938) il Duce doveva t or nar e sul-
l ' ar goment o: In t ut t o t r e fucilati per aver at t ent at o alla
mia vita o per aver commesso atti di t er r or i smo. Avrei usa-
to cl emenza a Sbardel l ot t o e Schi rru. Ma Sbardel l ot t o, ven-
t i due nne , che r i spose al l ' i nvi t o a f i r mar e l a d o ma n d a di
grazia di chi ar ando di r i mpi anger e di non aver pot ut o com-
299
pi er e l ' at t ent at o; ma Schi rru, anarchi co, ot t i mo combat t en-
t e della gr ande guer r a, che gri da l a sua fede davant i al pl o-
t one d' esecuzi one, sono ver ament e uomi ni degni di un de-
st i no mi gl i ore di quel l o che l a mor t e ha l oro ri servat o. Io
non pot evo i mpedi r e alla l egge di funzi onare, non pot evo,
per debol ezza o per sent i ment al i smo, gar ant i r e l ' i mpuni t
ai miei nemici oppur e, per far pi acere alle libert democr a-
t i che, t r asf or mar mi i n un bersagl i o a di sposi zi one del pr i -
mo venut o.
Carl o Rosselli e Giustizia e Libert, con la l oro strategia
d' attacco, non davano fastidio soltanto a Mussolini. Davano
fastidio anche ad esponent i t ra i pi aut orevol i della Con-
cent r azi one antifascista che di ssent i vano da l or o sia per
scrupol i legalitari, sia per ch t emevano la reazi one del Re-
gi me. Bocchi ni non er a un pol i zi ot t o che volesse asprezze
superfl ue: ma, di fronte a precise mi nacce, era pr ont o a da-
r e un gi ro di vi t e. La Concent r azi one sembr ava i nt ant o
rafforzarsi , al meno dal punt o di vista s t r ut t ur al e, i nt ant o
per ch i due t r onconi del par t i t o socialista esiliato si er ano
ri congi unt i , e poi per ch alla fine del 1931 Rosselli, che ave-
va a l ungo diffidato della atmosfera nebul osa e messianica
in cui i fuorusci t i vi vevano alla gi or nat a, a t t e nde ndo l' e-
vent o risolutivo, accett di i mmet t er e Giustizia e Libert
nella coalizione antifascista.
Quest a intesa non dur a l ungo, la vampat a dell' azione si
esauriva, e i suoi effetti er ano nulli. Le sconfitte di sgregaro-
no la alleanza. Tant o er a sicuro il Regi me che, cel ebrando il
Decennal e, aveva concesso una amnistia e un i ndul t o estesi,
al meno parzi al ment e, anche ai reati politici. Secondo le no-
tizie ufficiali f ur ono l i berat i 639 det enut i (su 1.059) e 595
confi nat i . Diversi fuorusci t i , cui er a stata inflitta la revoca
della cittadinanza, la r i ot t enner o: t ra gli altri Salvemini e De
Ambri s.
Nel gi ugno del 1934 la Concent r azi one antifascista fu
sciolta, e ne di ede atto Modigliani in una rel azi one che ave-
va il t ono e l' amarezza di una orazi one funebre. Cont empo-
300
r ancament e La Libert cess le pubblicazioni. Modigliani ri-
conobbe che l' ascesa di Hi t l er aveva aiutato il Regi me mus-
soliniano sia a rafforzare la sua manomi ssi one al l ' i nt erno sia
ad at t enuar e le ostilit e le ant i pat i e all' esterno. Quest e dif-
fi col t del l ' ant i fasci smo avevano accent uat o l a di ver genza
t ra Giustizia e Libert che voleva - cos la definiva Modi -
gliani - una ri vol uzi one individualista e col oro che soste-
nevano non esservi possibilit di riuscire se non nel gi or no
in cui le masse avr anno r i ot t enut o la l oro capaci t di azio-
ne. Dopo le esperi enze fatte mi l i t ando nei gr uppi di "Giu-
stizia e Li bert " creat i nel l ' i nt er no del paese per lo pi da
socialisti - cont i nuava la rel azi one - alcuni compagni in Ita-
lia sono gi unt i alla concl usi one che er a t empo di r i nunci ar e
alle illusioni di un ri vol uzi onari smo al quant o pri mi t i vo, in-
capace di t r asci nar e le masse. (Nella t er mi nol ogi a at t ual e
l' accusa di avventurismo. ) In effetti il pi serio col po a
Giustizia e Libert er a stato por t at o dalla infiltrazione nel-
l e sue fi l e di una spi a, dal che er a der i vat o l ' ar r est o (con
condanne da sei a venti anni di reclusione) per Bauer, Par-
ri, Ernest o Rossi e altri rimasti in pat ri a. Umber t o Ceva, an-
gosciato dal t r adi ment o, si uccise in carcere. Lo stesso Mo-
di gl i ani citava, pr i ma di ar r i var e al l ' ul t i ma e pi penos a
par t e del suo r a ppor t o, la sort e del nost r o eroi co Pert i ni
arrest at o a Pisa e condannat o a dieci anni di reclusione.
Si cont r apponevano dunque, nella di agnosi di Modiglia-
ni, due t at t i che, quel l a di Giustizia e Libert e quel l a dei
socialisti. Il dissidio non er a sanabile. I di ri gent i all' estero
di "Giustizia e Li bert " pr et endevano di riservarsi non si sa
qual e pr e mi ne nz a di azi one al l ' i nt er no del paese e non si
scost arono dal l oro pi ano di vol er i mpadr oni r s i del movi -
ment o socialista italiano. E quando ogni t ent at i vo di un ac-
cordo si manifest inutile, non ci fu pi nessuno che potesse
cr eder e che l a Concent razi one avrebbe pot ut o sopravvivere
a quest a scossa mortale. Tre anni dopo lo scioglimento del -
la Concent r azi one, Carl o Rosselli e il fratello Nello f ur ono
assassinati nei di nt or ni di Bagnol es-sur-l ' Orne da cagoulards
301
francesi, istigati da Galeazzo Ci ano, di venut o mi ni st ro degli
Esteri, at t raverso i servizi segreti italiani.
Il collasso della emi gr azi one antifascista, o al meno della
sua organizzazione, aveva seguito di poco, e pr obabi l ment e
non senza mot i vo, un nuovo plebiscito i ndet t o dal Regi me a
ci nque anni di distanza dal pr ecedent e. Si vot il 25 mar zo.
I comuni st i , anche con un appel l o lanciato da Gi useppe Di
Vittorio, che si trovava a Parigi, avevano invitato i lavoratori
a non astenersi (Votate no!), ment r e i socialisti avevano la-
sciato ai l oro si mpat i zzant i la scelta t ra il no e l ' ast ensi one.
Giustizia e Libert aveva t ent at o di di ffondere francobolli
raffi gurant i antifascisti processat i dal Tr i bunal e speci al e.
And alle ur ne il 96, 25 per cent o degl i iscritti e i s f ur ono
ol t re dieci mi l i oni cont r o 15 mila no. Dobbi amo r i pet er e,
anche per quest o plebiscito, che la i nt i mi dazi one, la costri-
zione psicologica, il t ambur eggi ament o propagandi st i co as-
si curavano in par t enza al fascismo una val anga di appr ova-
zi oni : ma l ' esi guo n u me r o dei no r a ppr e s e nt non solo i l
frutto della di t t at ura, e dei suoi meccanismi, ma anche il sin-
t omo di una aut ent i ca adesi one di massa al fascismo. Si fos-
se vot at o in t ut t a libert, Mussolini avrebbe ancor a trionfa-
to, s eppur e i n modo meno schiacciante. Lelio Basso dovet t e
ri conoscere, scri vendo a Parigi su Politica socialista, che il fa-
scismo or mai un' abi t udi ne, una real t magar i anche im-
por t una, della qual e si pu br ont ol ar e o r i der e volta a volta,
ma che nessuno penser ebbe ser i ament e a met t er e i n discus-
sione. Perci, secondo Basso, era ormai inutile par l ar e agli
italiani di difesa delle l i bert democrat i che, ma si doveva
par l ar e l oro di cose che conoscono, delle esperi enze che vi-
vono, dei pr obl emi che l i angust i ano ogni gi or no, di t ut t o
quant o i ns omma f or ma da anni or mai e f or mer pe r anni
ancor a la sostanza della l oro attivit.
In quest a at mosfera deve essere i nquadr at o un tentativo
di r i avvi ci nament o al fascismo - dai fuorusci t i gi udi cat o
grave cedi ment o e poco meno che t r adi ment o - compi ut o
dal l ' ex sindaco socialista di Milano avvocato Emilio Cal dara.
302
Tr ami t e un es ponent e socialista che er a r i mast o i n buoni
t er mi ni con il Duce, Cal dara chiese un colloquio a Mussoli-
ni, e l ' ot t enne. In una l et t era a Missiroli aveva spi egat o le
sue i nt enzi oni . Vi sono non pochi cittadini che da anni so-
no dover os ament e i n di spar t e, ma n t e n e n d o equi l i br i o di
pens i er o e di condot t a e fede alle l or o i deal i t socialiste.
Or a, di fronte agli sviluppi che il Regi me i nt ende dar e allo
St at o cor por at i vo, or i ent ano r eal i st i cament e ver so quest i
sviluppi il l oro pensi er o politico. Di r ebber o volentieri ai la-
vorat ori una parol a di fede e di persuasi one. Mussolini ri-
cevet t e Cal dar a il 18 apr i l e 1934, lo ascolt cor t esement e,
afferm che l e Corporazi oni er ano un punt o di part enza,
ebbe un uni co scat t o qua ndo i l suo i nt er l ocut or e accenn
alla necessit di dar e maggi or e libert ai cittadini, e ai lavo-
rat ori i n part i col are. Libert al gr uppo, non all' individuo
sent enzi . Cal dar a se ne and, senza aver ot t enut o al cuna
pr omessa, e in sost anza l ' appr occi o fin l. La veri t che
Cal dara non aveva nul l a da offrire, per ch l a pr esa dei par-
titi antifascisti sulle masse era mi ni ma, e il Duce d' al t ro can-
t o non voleva conceder e ne ppur e l a pi piccola fetta del po-
t ere che il Regi me aveva conqui st at o. In quest o vide giusto,
dal suo punt o di vista. Dopo l a gue r r a d' Et i opi a, i n cui l a
popol ari t del fascismo raggi unse il suo apice, lo scoraggia-
ment o degli antifascisti, e le diserzioni dalle l oro file, si fece-
r o ancor a pi f r equent i , f i no ad as s umer e i n qual che mo-
ment o un carat t ere di frana.
PARTE SECONDA
L' IMPERO
CAPI TOLO S ETTI MO
L' ODIATO PUPI LLO
Anche dopo il discorso del 3 gennai o 1925, e le pr i me misu-
re per la i nst aurazi one della di t t at ura, Mussolini si era mos-
so, in politica est era, con pr udenza. Messa agli archivi l'av-
vent ur a di Corf del 1923, aveva parl at o di politica di rac-
cogl i ment o e di fermezza. Ogni t ant o si concedeva, soprat-
t ut t o per la vet ri na, qual che gesto o di chi arazi one gladiato-
ria, pi ad uso i nt er no che est er no. Ma non esagerava. Gli
ambasci at ori delle gr andi pot enze a Roma, o gli statisti che
vi gi ungevano in visita, si t r ovar ono di fronte un i nt erl ocut o-
re assai meno i mprevedi bi l e e bizzoso di quant o temessero.
Nella pr i maver a del 1925 il mi ni st ero degli Esteri era sta-
to fascistizzato affiancando al titolare, Mussolini stesso, un
sot t osegret ari o. Lo avevano chiesto al cuni ambi ent i del fa-
scismo i nt r ansi gent e, i qual i t emevano che il l oro capo po-
tesse essere i mpr i gi onat o e i rret i t o dalla carriera, ancor a
domi nat a da uomi ni t i epi di o agnost i ci verso il r egi me, di
cui essi vedevano l' esecrata i ncar nazi one nel segret ari o ge-
neral e Cont ar mi . Alla carica di sot t osegret ari o fu nomi nat o
Dino Gr andi . La scelta era stata oculata. Come fascista della
pr i ma or a cui er ano stati per donat i i t ent ennament i dell' ot-
t obr e 1922, Gr andi dava pi ena gar anzi a al par t i t o; come
moder at o piaceva al Re e ai conservat ori . Per di pi er a in-
telligente, dot at o di fascino personal e e di comuni cat i va, an-
sioso di acquistare prestigio sul pi ano i nt ernazi onal e.
In politica est era Mussolini era, come i n quel l a i nt er na,
un pr agmat i co. Non aveva un pr ogr a mma a l unga gittata:
mai egli formul qualcosa che potesse essere par agonat o al
mi l l enari st i co Metri Kampf di Hitler. Ma er a sollecitato da
307
una serie di mot i vazi oni per manent i , e l a pi pe r ma ne nt e
di t ut t e era il prestigio. Voleva affermare il pri nci pi o di una
Italia uguale alle al t re gr andi pot enze eur opee, ri echeg-
gi ando i n quest o i l pe r e nne t ema del l ' i ni quo t r at t at o di
Versailles e della pace mutilata. Uguagl i anza dell' Italia si-
gnificava, in part i col are, avversi one ai di segni di egemoni a
cont i nent al e della Francia.
Il r a ppor t o, psi col ogi co e pol i t i co, di Mussol i ni con la
Franci a ebbe s empr e l e car at t er i st i che del l ' amor e- odi o.
La sua di sor di nat a cul t ur a er a i n l arga par t e francese, l e
glorie e i per sonaggi della storia di Francia - la rivoluzione,
Napol eone - lo affascinavano. Ma la Francia era anche una
tipica democr azi a par l ament ar e, i l model l o di quel r egi me
che sar ebbe poi st at o r i assunt o, dalla pr opa ga nda fascista
pi becera, nella formul a demo-pl ut o-gi udo-l i beral -masso-
nico. Parigi er a il cent r o di raccolta degl i antifascisti emi -
grati o fuggiti, che vi avevano insediato le l oro organizzazio-
ni e le l oro pubblicazioni, e che vi t rovavano appoggi e soli-
dari et . E per di pi aveva, agli occhi di Mussolini, un difet-
to di cui non bi sogna sot t oval ut are l ' i mport anza psicologica:
lasciava mano libera ai caricaturisti e agli chansonniers che lo
pr e nde va no a bersagl i o. Di quest a Franci a che sotto sotto
ammi r ava, e a cui si sentiva l egat o, Mussolini volle t enace-
ment e ost acol are, in quegl i anni , i di segni eur opei e balca-
nici, pur senza t ender e la corda ol t re un certo limite. Litigi
spesso, r ot t ur a mai aveva det t o nel 1926 al mi ni st ro degli
Esteri inglese Aust en Chamber l ai n.
Ma se t emeva la Francia per quello che era, Mussolini te-
meva la Ger mani a per quello che pot eva di vent are. HAnsch-
luss - cio l ' uni one con l' Austria - era la sua ossessione, ogni
accenno dei tedeschi, anche i tedeschi ben i nt enzi onat i della
Repubbl i ca di Weimar, all'Alto Adi ge e alla sorte dei suoi cit-
t adi ni alloglotti, lo faceva andar e sulle furie. Quella gent e
- di chi ar in una i nt ervi st a del febbrai o 1926 - non ha di-
ment i cat o ni ent e, non si rassegnat a a ni ent e ed ancora
attaccata ai suoi sogni di ieri. Il peri col o ger mani co dovreb-
308
be avvicinare sempr e di pi l' Italia e la Francia. Ma la diffi-
denza per l a Ger mani a non gl ' i mpedi va di essere, i n linea
general e, favorevole a una qual che revisione dei t rat t at i di
pace, i nt ant o per ch l' Italia si consi derava pi t ra le vittime
che t ra i beneficiari di essi, poi per ch la cancellazione delle
ri parazi oni di guer r a, dovut e dai Paesi vinti, avr ebbe com-
por t at o anche l a cancel l azi one dei debi t i di guer r a, di cui
er avamo ober at i ; i nfi ne per ch quest a politica, pr at i cat a
verso l ' Ungher i a e l' Austria, di st urbava i pi ani francesi nel
baci no danubi ano e nei Balcani.
I l punt o f er mo del l a di pl omazi a mussol i ni ana er a, per
allora, l' amicizia del l ' I nghi l t er r a, prezi osa per bi l anci are la
pot enza francese e la minaccia tedesca, e i ndi spensabi l e per
ot t ener e via libera ad un qual che t i po di espansi one nel Me-
di t er r aneo e in Africa: espansi one politica ed economi ca che
non compor t ava obbl i gat ori ament e, in questa pr i ma fase,
guer r e per l a conqui st a di t er r i t or i di col oni zzazi one. E
infatti pr opr i o a Londr a la politica est era fascista raccolse,
i ni zi al ment e, i mi gl i ori successi. Essi f ur ono propi zi at i an-
che dal compl esso di superi ori t degli inglesi, che consi de-
r avano i l fascismo un regi me rozzo, ma appunt o per quest o
adat t o a un popol o di scarsa coscienza democrat i ca come l'i-
taliano, e un r i medi o br ut al e ma efficace cont ro il dragone
rosso.
II mi ni st ro degli Esteri Aust en Chamber l ai n, classico con-
servat ore di stile vi t t ori ano, strinse con il Duce r appor t i an-
che per s onal ment e cordi al i . Ed not o che Wi nst on Chur -
chill, cancel l i ere del l o scacchi ere i n quel l o stesso gover no
Bal dwi n, ebbe mol t a ammi r azi one per Mussol i ni . Gli fece
visita a Palazzo Chi gi nel 1927, accompagnat o dal l a sua
guar di a del cor po, l ' i spet t ore di polizia Walter Thomps on.
Poich Churchi l l , ment r e si appr est ava a ent r ar e nello stu-
dio di Mussolini, aveva il sigaro in bocca, un agent e di servi-
zio lo invit a but t arl o. Churchi l l lo fece. Ma quando, varca-
ta la soglia, si accorse che Mussol i ni rest ava sedut o, t rasse
dal por t asi gar i d' or o un al t ro Avana, l o accese con cur a
309
t r aendone densi sbuffi, qui ndi si avvi con aria pr ovocant e
verso l a scrivania del Duce. Ma quest i , che qua ndo ur t ava
cont r o qual cuno capace di t energl i t est a sapeva di vent ar e
malleabile e accattivante, t rov per Churchi l l il t ono giusto.
Lo statista inglese ne fu conqui st at o. Dichiar, dopo il collo-
qui o, alla st ampa: Fossi stato italiano, cer t ament e sarei sta-
t o con voi di cuor e, dal pr i nci pi o alla fi ne della l ot t a vitto-
riosa cont r o gli appet i t i bestiali e le passioni del leninismo.
Pur nella sua iniziale cautela, la politica estera mussolinia-
na cont eneva tuttavia, e rivelava a tratti, le component i dina-
mi che che avr ebber o por t at o i l fascismo al suo massi mo
trionfo, la guer r a di Etiopia: e alla sua rovina, la guer r a mon-
diale. Le di t t at ure debbono sempr e muoversi , e se possibile
di vorare qualcosa per di most rare di essere vive. Quest o vale
per la politica i nt erna come per la politica estera. Il gri do di
dol ore della gr ande prol et ari a, che si era mossa con Giolitti
per conquistare lo scatolone di sabbia che solo ci nquant an-
ni pi t ardi avrebbe rivelato d' essere un forziere di or o ner o,
riecheggiava nei discorsi di Mussolini. Ci sono at t orno all' I-
talia paesi che ha nno una popol azi one i nferi ore alla nost ra
ed un t erri t ori o doppi o del nost ro. Ed allora si compr ende
come il pr obl ema della espansi one italiana nel mondo sia un
pr obl ema di vita o di mor t e per la razza italiana. Dico espan-
sione: espansi one in ogni senso, moral e, politico, economico,
demografico. Mussolini i n quel mome nt o non pensava ad
un conflitto eur opeo e non aveva, concr et ament e, dei pi ani
per una guer r a coloniale. Ma non pot eva appar i r e come i l
conser vat or e del l o status quo. E per quest o aveva creat o
- com' tipico dei di t t at ori - una di pl omazi a parallela di
suoi fiduciari politici o ideologici che spesso ostacol e con-
traddisse quella ufficiale e tradizionale, ma di cui non si deve
sopravval ut are l ' i mport anza. Qual che missione speciale, un
compi t o vago di appoggi o all' azione di pl omat i ca affidato ai
fasci all' estero, poco d' altro, per l ungo t empo.
Il fascismo-dittatura esord, in politica estera, con la par-
t eci pazi one a un pat t o (quello di Locamo) che avrebbe do-
310
vut o i na ugur a r e i n Eur opa, secondo l e sper anze di mol t i ,
un nuovo per i odo di col l abor azi one e di pace. Con quel
t rat t at o la Franci a e la Ger mani a si i mpegnavano a non ag-
gredi rsi aggi ungendo con ci alle gar anzi e gi st at ui t e nel
t rat t at o di Versailles una ul t eri ore garanzi a per l e front i ere
t edesche con Francia e Belgio, ment r e Gr an Br et agna e Ita-
lia garant i vano a l oro volta quest o accordo.
L' iniziativa di Lo c a mo er a st at a vista con sospet t o da
Mussolini, soprat t ut t o per una ragi one: essa raddoppi ava
la difesa della Francia, ma lasciava senza garanzi e la frontie-
ra del Br enner o. Per pot er vant are una par i t i nt ernazi ona-
le con l ' Inghi l t erra, l' altra gar ant e, e anche per non rest are
isolato, Mussol i ni si r assegn a f i r mar e. Ma non per se pi
occasione di di chi ar ar e che l o spi ri t o di Loc a mo si andava
decol orando, che l e illusioni da esso suscitate er ano mal
ri post e, e che la corsa agli ar mament i non ne era stata mi ni -
mament e frenata: il che era vero.
Per sottoscrivere il 16 ot t obr e 1925 il t rat t at o, Mussolini
t or n, da Capo del governo, in Svizzera. A quest o suo viag-
gio oltre frontiera non ne segui rono altri per 12 anni . Forse
un i nci dent e con i gi ornal i st i cont r i bu al l ' avver si one di
Mussolini per gli ambi ent i esteri nei quali non fosse prot et -
to - come sarebbe accadut o in Ger mani a dopo l' avvento di
Hi t l er - dallo scudo di una pr opa ga nda ami ca, e nei qual i
non gli venisse garant i t a una passerella t appezzat a di ap-
plausi ed elogi. Duecent o cor r i spondent i incaricati di segui-
re i lavori della conferenza si er ano i mpegnat i a boi cot t are
un' event ual e conf er enza st ampa del Duce che, i nf or mat o-
ne, affront nel sal one del Palace Hot el l' inviato del Daily
Herald, Geor ge Sl ocombe, por t avoce dei cor r i s pondent i
esteri. Ebbene, va sempr e avanti il comuni smo? doma nd
Mussol i ni , cor r ucci at o, a Sl ocombe. Non sapr ei di r vel o,
non sono comuni st a fu l a ri spost a. Bene, al l ora mi sba-
glio bor bot t Mussolini al l ont anandosi . Al che George Ny-
ples, un ol andese, gli lanci alle spalle un gi, a lei capi t a
spesso.
311
I frutti di Locamo furono effmeri, anche per ch in Ger-
mani a, eletto il vecchio maresci al l o Hi nde nbur g alla presi -
denza della Repubbl i ca, gi si profilava il revansci smo; e la
Franci a reagi va alla mi nacci a r i ar mandosi . Cont r o l a Fran-
cia si accaniva di pi la st ampa fascista: e alla Franci a Mus-
solini pr esent ava, con ar r oganza ver bal e, un Cahier de
dol ances che andava dal l a spart i zi one i ngi ust a dei man-
dat i coloniali allo st at ut o degl' italiani di Tuni si , da una pi
favorevole sistemazione dei confini meri di onal i della Tri po-
litania alla mano libera nei Balcani, e alla situazione dei fuo-
rusciti antifascisti. Pr opr i o nei Balcani, in quel l o scorcio di
anni , l' Italia raggi ungeva, con re Zog di Albania, un accor-
do che inseriva sal dament e il piccolo Stato nel l ' orbi t a italia-
na, st abi l endo un r a ppor t o di al l eanza e pr ot ezi one che i l
De Felice ha par agonat o a quello t ra l ' Inghi l t erra e il Port o-
gallo e che i mpensi eri va, nat ur al ment e, la Jugosl avi a.
Fu in quest a fase pi ri nghi osa che minacciosa che la politi-
ca est era italiana pass, nel set t embre del 1929, da Mussoli-
ni a Di no Gr andi , pr omosso mi ni st r o. Non si t r at t , evi-
dent e, di una del ega t ot al e. Il di t t at or e, al cui fi l t ro er ano
sot t opost e anche le nomi ne mi nor i di funzi onari e dispacci
giornalistici insignificanti, avocava a s le gr andi decisioni.
Ma quest e er ano, in quel moment o, pi insistite e per ent o-
rie i n altri settori che i n quel l o dei r appor t i i nt ernazi onal i ,
dove non er ano t ant o in discussione i singoli at t eggi ament i
quant o una linea.
Gr andi aveva ri cevut o l a carica i n occasione del gr ande
r i mpast o ministeriale grazie al qual e, come abbi amo gi vi-
sto, Mussolini si era spogliato di quasi tutti i ministeri che via
via era andat o accent r ando nella sua persona. Probabi l men-
t e, alla r i nunci a agli affari est eri , aveva cont r i bui t o anche
l ' i mpedi ment o dei viaggi. Sia per motivi di sicurezza, sia per
l a gi accennat a ri l ut t anza ad affront are ambi ent i st rani eri
freddi o ostili, il Duce mal si adattava, come sarebbe stato uti-
le, agli scambi di visite e di i ncont ri : e l' invio di un sottose-
312
gret ari o era a volte i nadeguat o e mal e accetto. Ma l' avvento
di Gr andi compor t ava qual cosa di sostanziale. Gr andi , che
nei quat t r o anni del suo sot t osegret ari at o si era scrupolosa-
ment e pr epar at o al compi t o (aveva anche i mpar at o ot t i ma-
ment e l' inglese) e vi si era di most rat o perfet t ament e tagliato,
aveva una sua linea, o meglio una sua i nt er pr et azi one della
l i nea mussol i ni ana. Anche lui voleva ost acol are i t ent at i vi
francesi di egemoni a cont i nent al e e por r e l' Italia, su un pia-
no di totale uguagl i anza, nel direttorio europeo; anche lui
appoggi ava moder at ament e la t endenza alla revisione delle
nazioni sconfitte; anche lui invocava per l' Italia il diritto alla
espansi one verso l'Africa. Ma per ot t ener e questi scopi pun-
tava su una politica di solidariet e d' intesa con le democr a-
zie, speci al ment e con l ' I nghi l t er r a di cui fu sempr e gr ande
ammi r at or e, e su uno s t r ument o verso il qual e il fascismo,
nella sua ideologia e nei suoi uomi ni , nut ri va una pr of onda
diffidenza: la Societ delle Nazioni.
Il r agi onament o di Gr andi era semplice e, in ast rat t o, ra-
zionale. L'Italia er a t r oppo debol e e sopr at t ut t o t r oppo po-
vera per pot ersi per met t er e una politica compet i t i va sul pia-
no degli ar mament i . Doveva dunque sost enere l a tesi della
pari t , ma su un livello che gliela r endesse accessibile. Nello
stesso t e mpo l ' It al i a doveva evi t are di dar e un' i mpr ont a
ideologica alla sua politica estera, per pot er gi uocare su pi
scacchieri (tipico il caso degli approcci con l ' Uni one Sovieti-
ca, che il gover no fascista era stato del resto tra i pr i mi a ri-
conoscer e) . Qua nt o a un' event ual e - mol t o event ual e -
espansi one in Africa, solo col consenso della Franci a e del -
l ' I nghi l t er r a l' Italia pot eva per segui r l a. E il t er r eno i deal e
per quest o tipo di di pl omazi a er a la Societ delle Nazioni.
Quest a i mpost azi one non i mped a Gr andi di pr omuove-
re cont at t i coi movi ment i fi l ofasci st i dei vari Paesi. Ma mai
fino al punt o di t ur bar e i r appor t i coi governi . La sua di pl o-
mazia mor bi da offriva del fascismo - che gi si era conciliato
con la Chiesa - una i mmagi ne rassi curant e. Quest o met odo
di ede i ni zi al ment e buoni frutti: come nella conferenza na-
313
vale di Londr a del 1930 dove l a Francia, che non i nt endeva
essere legata da una par i t degl i ar mament i con l' Italia, si
t rov in posizione di disagio, e quasi costretta a sconfessare,
dal suo pul pi t o democr at i co, i buoni pr oposi t i che verbal -
ment e andava enunci ando. Ma a l ungo andar e rivel le sue
cont raddi zi oni .
La situazione cambiava infatti pi r api dament e di quan-
t o Gr andi avesse pr evi st o. La Ger mani a, cessata pr at i ca-
ment e la sua condi zi one di nazi one sorvegliata e giuridica-
ment e mi norat a, si riaffacciava alla ribalta, mor t o Strese-
ma nn, con i l vol t o cat t ol i co- conser vat or e di Br ni ng e di
Von Papen; e infine con i baffetti i nqui et ant i di Hitler; Fran-
cia e I nghi l t er r a si ri avvi ci navano i nt ant o per pot er cont e-
ner e la r i pr esa politica e mi l i t are t edesca. All' Italia, con la
manovr a che Gr andi aveva i deat a, rest ava poco spazi o, e
Mussol i ni ne voleva mol t o, per sfrut t are l e sue dot i di op-
por t uni st a.
Il 20 luglio 1932 Gr andi fu destituito, e inviato ambasciato-
re a Londr a. In uno sfogo all' ambasciatore Cant al upo il Du-
ce mot i v cos la sua decisione: In t re anni Gr andi ha sba-
gliato t ut t o. Si lasciato i mpr i gi onar e dalla Lega delle Na-
zioni, ha prat i cat o una politica pacifista e societaria, ha fatto
l ' ul t r ademocr at i co e i l s uper gi nevr i no, ha por t at o l' Italia
fuori dal bi nari o rigido di una politica, ha compr omesso al-
cune ambi zi oni della nuova gener azi one, andat o a letto
con l ' I nghi l t er r a e con la Francia, e siccome i maschi er ano
quel l i , l' Italia er a r i mast a gr avi da di di sar mo. Con previ -
sione azzeccata Mussolini aggi unse che pr obabi l ment e una
gue r r a andava pr e pa r a ndos i s pont aneament e, e forse in-
t or no al 1940 sarebbe scoccata per l' Italia l' ora cruciale.
Secondo Cant al upo, Mussol i ni non at t ri bui va all' America
un ruol o di gr ande i mpor t anza: l a consi derava disinteressa-
ta all' evoluzione del mondo moder no (sic). I nsi eme a intui-
zioni quasi profetiche, il Duce di most rava cos la limitatezza
provi nci al e del suo ori zzont e i nt ernazi onal e.
314
La cadut a di Gr andi provoc esul t anza i n molti ambi ent i
fascisti. Italo Balbo se ne fece i nt er pr et e con un articolo sul
Popolo d'Italia ( appr ovat o nel suo compl esso, e censur at o in
al cuni passaggi consi der at i t r oppo aspr i , da Mussol i ni ) al
qual e l' ex mi ni st ro degli Esteri reag l ament andone, i n una
l et t era al Duce, il t ono canagliesco e vigliacco. Ma anche
Mussol i ni non pot far mol t o - t r a nne una maggi or e ag-
gressivit della pr opaganda, e una pi accent uat a ideologiz-
zazione dei t emi di politica est era - per modificare subito la
l i nea di Gr andi . Le svolte gli e r a no i mpost e dal l ' est er o, e
l'edificio eur opeo era squassato dal vent o di Berl i no.
Mussol i ni non aveva capi t o, all' inizio, l ' i mpor t anza del
movi ment o nazional-socialista, n la forza politica che, sotto
l ' apparenza di un uomo un po' risibile e un po' invasato che
aveva scritto un' oper a, il Mein Kampf, illeggibile - sono pa-
role sue - si nascondeva in Hitler. Il fallimento del putsch di
Monaco del 1923 l' aveva convi nt o del l a goffaggine ma no-
vri era del leader nazista. Il vi vacchi are del suo movi ment o
nelle frange della dest ra revanscista per alcuni anni gli fece
ri t enere che mai potesse arri vare al pot er e, e che semmai si
dovesse punt ar e sullo Stahlhelm, la formidabile organizzazio-
ne degli ex-combat t ent i . Non mancar ono, anche nel per i o-
do tra la Marcia su Roma e gli anni Trent a, contatti di espo-
nent i fascisti con esponent i nazisti. Ma solo a basso livello.
Esisteva t r a i due movi ment i , o megl i o ancor a t ra i due
uomi ni , un amor e a senso uni co, non cont raccambi at o. Hi -
tler nut ri va per Mussolini un' ammi razi one sconfinata, lo con-
si derava un maest r o, i mpossi bi l i t at o ad es pr i mer e l a sua
grandezza dalla qualit det eri ore del materiale umano di cui
doveva servirsi. La debolezza di Mussolini i nsomma era l' Ita-
lia. Al Duce insediato nella sala del Mappamondo di Palazzo
Venezia, Hitler, gol pi st a fallito ma i ndomabi l e, si rivolgeva
con umi l t : non di r et t ament e - avrebbe t rovat o ogni por t a
sbarrata - ma attraverso i nt ermedi ari : e soprat t ut t o attraver-
so il maggi or e Gi useppe Renzet t i che dal 1927 al 1929 er a
stato Console general e a Lipsia, qui ndi fondat ore e presi den-
315
te della Camer a di commerci o italo-tedesca a Berlino. In ef-
fetti, al di l di queste cariche ufficiali, il Renzetti fu un anello
di congi unzi one t ra il fascismo e Hitler, il pi i mpor t ant e
esempi o forse della diplomazia parallela di Mussolini.
All' incirca qua ndo Mussol i ni si i nt r at t eneva con Chur -
chill, Hi t l er gli aveva fatto per veni r e la richiesta di una foto-
grafia con aut ografo. Il Fhr er aveva allora t rent aset t e an-
ni, e il suo part i t o cont ava quar ant anovemi l a iscritti. Musso-
lini scrisse di t raverso sul me mo r a n d u m che gli er a per ve-
nut o: richiesta r espi nt a. Ma l ' i ndi fferenza, quasi i l di-
sprezzo che i l Duce di most rava per Hi t l er non pot eva dur a-
re dopo che le elezioni politiche del 14 set t embre 1930 por-
t ar ono il nazi onal -soci al i smo al secondo post o t ra i part i t i
t edeschi e Hi t l er t ra i pr ot agoni st i del l a nuova Ger mani a.
Da meno di un mi l i one di voti, il nazi smo pass a sei milioni
e mezzo. Le attese dello stesso Hi t l er furono l ar gament e su-
per at e. Aveva pr onost i cat o una ci nquant i na di deput at i al
Reichstag, da dodici che ne aveva, e si trov a cont ar ne 107.
Anche Mussolini fu colto di sorpresa da quest a i rruzi one
sulla scena tedesca, ed eur opea, delle camicie br une. Non se
l ' era aspet t at a, e l' accolse con una soddi sfazi one di circo-
st anza (un al t ro gr a nde paese d' Eur opa si ribella con mi-
lioni di voti al crol l ant e mi t o democratico) alla qual e si me-
scol avano, n e p p u r e t r oppo mascher at i , l ' i mbarazzo e il ti-
mor e. Cert o l' idea fascista, gener i cament e intesa, faceva un
e nor me passo avant i , ma per iniziativa di un popol o che,
dovunque met t esse pi ede, sul campo di bat t agl i a come i n
quel l o della ideologia, t endeva a di vent are padr one; e Mus-
solini se ne r e nde va per f et t ament e cont o. Si aggi unga a
quest o che Hi t l er non aveva mai nascosto, ma anzi ostenta-
t o, i nsi eme al di sprezzo razzista per i meri di onal i , le sue
mi r e panger mani st i che. Esse escl udevano, per uno speciale
r i guar do a Mussolini, l'Alto Adige (ri nunci a che tra gli stessi
compagni di fede del Fhr e r aveva suscitato vivo mal con-
t ent o). Ma i ncl udevano YAnschluss, in una fatale rot t a di col-
lisione con gli interessi italiani.
316
I r appor t i fra il fascismo e il nazi smo di vent ar ono da quel
mome nt o pi stretti e frequent i , e t enut i a pi alto livello.
Le del egazi oni fasciste ai congr essi nazisti di Nor i mber ga
compr es er o esponent i di pr i mo pi ano, come Bot t ai , e G-
r i ng fu ri cevut o in udi enza da Mussolini. Ma verso Hi t l er il
Duce ebbe s e mpr e un at t eggi ament o ci r cospet t o, di l azi o-
nando fi no ai limiti del possibile un i ncont r o per sonal e che
dal l ' emul o t edesco cont i nuava a veni rgl i chi est o con insi-
stenza e con deferenza. Nel l ' ot t obre del 1931 Renzetti, rife-
r e ndo di un col l oqui o (il pr i mo) t ra Hi t l er e il pr es i dent e
maresciallo Hi ndenbur g, ri nnovava l a pr opost a di una visi-
ta a Roma. Hitler ha aggi unt o che i capi del part i t o socialista
hanno fatto le loro visite a Londr a e a Parigi: che egli voleva
farla pr i ma a Roma per la simpatia per l' Italia, l' ammirazio-
ne per il Duce, e per riaffermare la sua volont di gi ungere a
strette relazioni italo-tedesche, da compl et are poi con quelle
tedesco-inglesi. Cosa debbo ri spondergl i ? Per i l mome nt o
Mussolini si limit a conceder e a Hi t l er - finalmente - una
fotografia con dedi ca. Quant o al pr oget t o di un viaggio del
Fhr er a Roma, si di chi arava in linea di massima favorevo-
le, ma con i pi vari pret est i lo dilazionava.
II 30 gennai o del ' 33, il maresci al l o Hi nde nbur g fu co-
st r et t o ad affidare a Hi t l er, sost enut o da t redi ci mi l i oni e
mezzo di voti, la carica di Cancel l i ere. II discepolo, che nel
suo ufficio della Casa br una a Monaco t eneva un ri t rat t o di
Feder i co II di Prussi a e un bust o del Duce, er a cresci ut o.
Pot eva or mai ri vol gersi al maest r o da par i a par i . Ma non
per quest o at t enu i suoi t oni di ammi r azi one e di ri spet t o
verso Mussolini. Anzi, convoc subito Renzetti, e lo invit a
far saper e al Duce che dal mi o post o per segui r con t ut t e
l e mi e forze quel l a politica di amicizia verso l' Italia che ho
f i n or a cost ant ement e cal deggi at o. Qui ndi t or n sul t ema
ormai croni co della visita in Italia: Ora posso andar e dove
voglio. Event ual ment e pot rei r ecar mi in aer opl ano a Roma,
se occorre anche in via pri vat a. Sono arri vat o a quest o pun-
to per il fascismo.
317
La vol ont di r e nde r e omaggi o a Mussol i ni t rovava di -
most razi oni perfi no toccanti nel compor t ament o prot ocol -
l ar e di Hitler. La sera del 7 febbrai o 1933, dur a nt e un so-
l enne r i cevi ment o offerto da Hi nde nbur g, i l Cancel l i er e
di ede il braccio a Elisabetta Cer r ut i , moglie dell' ambasciato-
re italiano che, ul t i mo arri vat o i n sede, era anche i n coda al-
le pr ecedenze, e la scort fino alla tavola i mbandi t a. Poi,
conver sando con lei dur ant e il pr anzo, le disse, ri ferendosi
a Mussolini: Avevo t r oppo ri spet t o verso quel gr and' uomo
per di st ur bar l o pr i ma di avere r aggi unt o ri sul t at i positivi,
ma ora l e cose sono cambi at e. Sono ansi oso di conoscerlo.
Fece una pausa, me di t a bondo, qui ndi concl use: Sar i l
gi or no pi bello della mi a vita. Mussol i ni cont i nu a nic-
chi ar e, e Hi t l er a compl et ar e la conqui st a del pot er e. Il 5
mar zo aveva avut o, i n nuove el ezi oni pol i t i che, i l 44 per
cent o dei voti, il 24 mar zo si er a fatto ri conoscere dal Reich-
stag i pi eni pot eri e il 12 di cembr e, in un plebiscito trionfa-
le, ot t enne il 92 per cent o di s.
Mussol i ni di l azi onava l ' i ncont r o con Hi t l er anche per ch
er a i mpegnat o nel l e t r at t at i ve per quel Patto a quat t r o,
del qual e aveva but t at o gi una bozza dur ant e un soggior-
no alla Rocca del l e Cami nat e, e che pot eva, a suo avviso,
consol i dare e razionalizzare la situazione eur opea. Con esso
sperava di dar avvio a una sorta di di ret t ori o compr endent e
l' Italia, la Franci a, la Ger mani a e la Gr an Br et agna, legate
da accor di di r eci pr oca consul t azi one e di col l aborazi one.
La st esura ori gi nal e del Pat t o dava not evol e soddi sfazi one
alle t endenze revi si oni st i che del l a Ger mani a. Ri conosceva
t ra l ' al t ro che se l a conf er enza del di s ar mo previ st a per l a
pr i maver a del 1934 non avesse appr odat o a risultati defini-
tivi (e non li ebbe, in effetti), la Ger mani a avr ebbe comun-
que ot t enut o dalle al t re t re pot enze i l ri conosci ment o della
sua pari t . Secondo la concezi one mussol i ni ana, er a meglio
avere un r i ar mo t edesco cont rol l at o, pi ut t ost o che un disar-
mo fittizio a coper t ur a di un effettivo r i ar mo selvaggio.
318
Il pat t o fu pr esent at o come un compl et ament o di quello
di Loc a mo e una i nt egr azi one del sistema societario. Mus-
solini si professava ancor a, se non un pat i t o della Lega, al-
me no un suo cor r et t o sost eni t ore. Pr opr i o per ch quel si-
st ema er a mal at o, non er a possibile abbandonar e i l suo ca-
pezzale, disse. In realt il Patto a quat t r o t endeva a di vent a-
re non il tonico, ma il sur r ogat o di una Societ delle Nazio-
ni or mai in stato agoni co: i gi apponesi se n' er ano ritirati ri-
fiutando il suo arbi t rat o nel l oro conflitto con la Cina, e il 19
ot t obre 1933 la Ger mani a imit il l oro esempi o.
Al pr oget t o del Patto a quat t r o, beni ssi mo pr esent at o e il-
l ust rat o dal l ' ambasci at ore Gr andi , gli inglesi di eder o un' ap-
provazi one dappr i ma fervida, qui ndi meno calorosa per ch
le mosse ravvicinate e brut al i di Hi t l er lo r endevano sospet-
to e poco credi bi l e come cont r aent e. L' Inghi l t erra aveva in
quel moment o un gover no di coalizione, definito naziona-
le, capeggi at o da Ramsay Mac Donal d, l aburi st a di ant i ca
osservanza cui t ut t avi a l a maggi or anza del par t i t o negava
or mai ogni fiducia. Mac Donal d aveva per so la sua fede nel -
l a democr azi a. Noi si amo vecchi - doveva conf i dar e ad
amici francesi i n un mome nt o di abbandono - , una nuova
energi a si i mpadr oni t a del mondo. Adesso ha conqui st at o
anche l a Ger mani a. Chi ne pu cal col are l e conseguenze?
Temo per voi e per noi che ci batter. Pur scettico sui suoi
benefici, Mac Donal d accett, nella sua concezi one gener a-
le, il Patto, e conferm quest a pr opensi one dur ant e una vi-
sita a Roma i nsi eme al mi ni st ro degli Esteri Si mon, che poi
di chi ar ai Comuni : L' Europa i nt er a deve essere gr at a al
Capo del gover no italiano per l ' opera da lui svolta i n quest e
set t i mane difficili.
Anche Hi t l er si mos t r favorevol e al Pat t o che r a ppr e -
sentava per lui un mar chi o di rispettabilit e una consacra-
zione di eguagl i anza. I pi ostili f ur ono i francesi bench il
l oro ambasci at ore a Roma, De Jouvenel , gr ande ammi r at o-
re di Mussolini, ne avesse cal deggi at o il pr oget t o. Il diret-
t ori o eur opeo, o Club della pace secondo la defi ni zi one
319
ammor bi di t a di Mac Donal d, er a inviso agli stati mi nor i , e
di conseguenza alla Piccola Int esa (Cecoslovacchia, Jugosl a-
via e Romani a) , della qual e la Francia era prot et t ri ce. Her -
riot era stato sferzante. Per la Francia il Patto o era inutile o
er a dannos o. Dal adi er e Paul Boncour i n ogni modo non
di ssero di no, ma condi zi onar ono il l oro s a mol t e modifi-
che, e Io si capisce. Parigi t endeva pi a f or mar e un fronte
uni co cont ro il revansci smo tedesco che a sottoscrivere inte-
se cui lo stesso Hi t l er part eci passe. Ma nella visuale di Mus-
solini, Italia e I nghi l t er r a - come a Loc a mo, e ancor a me-
glio che a Loc a mo - avr ebber o dovut o essere i gendar mi , o
i giudici conciliatori, di una Eur opa avvel enat a dal croni co
dissidio franco-tedesco.
Alla riuscita del Patto a quat t r o, sua creat ura, e di most ra-
zione - dopo il si l ur ament o di Gr andi - che nelle sue mani
l a politica est era acqui st ava ben al t ro vi gore, Mussolini te-
neva mol t i ssi mo. Pur di var ar l o accet t vari ant i , aggi unt e,
soppressi oni di frasi che in effetti ne st ravol gevano il signifi-
cato ori gi nari o. Baster un esempi o. Nella stesura del Duce,
l' articolo 3 suonava: La Francia, la Gr an Br et agna e l' Italia
di chi arano che, ove l a conferenza del di sar mo non conduca
che a ri sul t at i parzi al i , la par i t di di ri t t i r i conosci ut a alla
Ger mani a deve avere una por t at a effettiva, e la Ger mani a si
i mpegna a realizzare tale pari t di diritti con una gradazio-
ne che r i sul t er da accor di successivi da p r e n d e r e fra l e
quat t r o pot enze, per la nor mal e via di pl omat i ca. Ugual i ac-
cor di l e quat t r o pot enze si i mpe gna no a p r e n d e r e per
quant o r i guar da l a par i t per l' Austria, l ' Ungher i a, l a Bul-
garia. Ed eccone il testo definitivo: Le alte part i cont raen-
ti si i mpegnano a fare tutti i l oro sforzi per assicurare il suc-
cesso della conferenza del di sar mo, e si ri servano, nel caso
in cui la conferenza lasciasse in sospeso questioni in cui esse
si ano speci al ment e i nt eressat e, di r i pr e nde r ne l ' esame tra
l oro medi ant e l ' appl i cazi one del pr es ent e pat t o, al fi ne di
assi curarne l a soluzione nei modi appropri at i .
Cos r i vedut o e corret t o, il Patto diventava una delle soli-
320
t e lettere d' i nt ent i che pr evedeva concer t azi oni r eci pr o-
che pe r r eal i zzar e, s empr e nel l ' ambi t o del l a Societ del l e
Nazi oni , una politica di col l aborazi one di r et t a al mant eni -
ment o della pace. In pi , c' era una pr omessa di cooperazi o-
ne economi ca, e un accenno alla revisione dei trattati, che
cont enut o nell' articolo t re da noi t rascri t t o. L' entrata in vi-
gor e del Patto er a subor di nat a alla ratifica dei Par l ament i .
Esso doveva dur ar e dieci anni .
Pri ma di par t eci par e alla ceri moni a della sigla del Patto,
a Roma, il 7 gi ugno 1933, Mussol i ni aveva spi egat o, quel
gi orno stesso, in un discorso al Senat o, che la posizione d' e-
qui l i bri o che, pe r l a l or o posi zi one e per i fat t ori nat ur al i
che le car at t er i zzano, Italia e I nghi l t er r a sono chi amat e a
r appr es ent ar e i n Europa. . . t rova nel Patto a quat t r o nuova
espr essi one e nuove possibilit di fecondi e cost rut t i vi svi-
luppi. E pi avanti: La Ger mani a esiste nel cuor e dell' Eu-
r opa con l a sua massa i mponent e di sessant aci nque milioni
di abitanti; con la sua storia, la sua cul t ura, le sue necessit:
una politica ver ament e eur opea e di ret t a al mant eni ment o
della pace non si pu fare senza la Ger mani a o, peggi o an-
cora, cont r o la Germani a. Ma alla resa dei conti, il Patto fu
ratificato soltanto dall' Italia e dalla Ger mani a. In effetti non
ent r mai i n vigore.
Alla vigilia della firma del Patto a quat t r o il Cancel l i ere au-
striaco Engel bert Dollfuss era a Roma, per una visita a Mus-
solini che ne aveva avut o, i n occasi one del l or o pr i mo in-
cont r o in apri l e, una i mpr essi one positiva: Mal grado (sic)
la sua mi nuscol a st at ura, un uomo di i ngegno, dot at o an-
che di volont. Dollfuss aveva una radi ce politica cristiano-
sociale, ma si stava i ncammi nando verso un r egi me aut ori -
tario pi per l a forza delle circostanze che per sua vol ont .
La sua posi zi one era precari a. Era attaccato vi ol ent ement e
da sinistra, ad oper a dei socialdemocratici, assai forti, e dei
comuni st i ; ed er a i nsi di at o con azioni palesi o sot t er r anee,
organi zzat e ol t re front i era dai nazional-socialisti. In quelle
321
condizioni, non gli restava che sper ar e i n una garanzi a del-
le maggi ori pot enze eur opee. Ma ebbe pr ont o ascolto solo a
Roma, dove tuttavia Mussolini gli chi edeva in cambi o di fa-
scistizzare l ' Aust ri a, e di dar e una posi zi one di maggi or
spicco alle Heimwehren del pri nci pe St ahr ember g.
Er ano quest e una organi zzazi one parami l i t are di dest ra,
che si poneva come concor r ent e del nazi smo e nemi ca
deiYAnschluss. Le Heimwehren r ecavano l ' i mpr ont a del l oro
capo, conser vat or e e fi l o-aut ori t ari o, che t ut t avi a nel l a se-
conda guer r a mondi al e combat t con l' aviazione alleata. II
pi ccol o Cancel l i ere, che aveva aggi or nat o sine die il par l a-
ment o e messo fuori l egge il par t i t o comuni st a, si risolse a
fine gi ugno 1933 al gr an passo di di chi ar ar e illegale il na-
zional-socialismo. Motivazioni per il pr ovvedi ment o ne ave-
va a iosa. La vita politica dell' Austria er a punt eggi at a da at-
t ent at i t errori st i ci , sconf i nament i , lanci di vol ant i ni che
esor t avano alla ri vol t a cont r o i l gover no, sorvoli ar bi t r ar i .
Ma ne fu attizzato l' odio di Hi t l er che consi derava il gover-
no di Dollfuss una mostruosit e un impaccio ai suoi dise-
gni : anche per ch adesso non gli pot evano essere r i mpr o-
verati eccessivi peccati di democrazi a e di par l ament ar i smo.
Il 19 e 20 agost o il Duce e Dollfuss ebber o l unghe con-
versazi oni a Ri cci one, nel l a villa Mussol i ni . Il Cancel l i ere
aust ri aco er a accompagnat o dal l a grazi osa mogl i e Alwine,
che aveva t r ovat o l ' Adri at i co di suo gust o, e pr omes s o di
t or nar vi anche l ' anno successivo, per l e vacanze. Mussolini
ri conferm il suo appoggi o all' Austria, e ri nnov al Cancel-
liere la richiesta di accent uar e il carat t ere filofascista del suo
gover no, dando maggi or e spazio al pr i nci pe St ahr ember g e
ai suoi uomi ni . Il Duce suggeriva i nol t re che Dollfuss faces-
se una di chi arazi one di amicizia verso t ut t e le nazi oni com-
presa la Ger mani a, ma che ribadisse le storiche e inaliena-
bili funzioni di un' Aust ri a i ndi pendent e nonch le part i -
colari relazioni con l ' Ungher i a e l' Italia.
Dollfuss si adegu. L'11 set t embre, in un discorso a Vien-
na, annunci la nascita dello Stato tedesco cristiano-sociale
322
dell' Austria a base corporativa. Decret anche limitazioni al-
la libert di st ampa e di ri uni one. Ma esitava a t rasformare il
suo regi me in dittatura. La spinta decisiva gli fu data dai mo-
ti di Vi enna e di Linz del febbraio 1934, dur ant e i quali la fol-
la operaia, in massima part e raccolta sotto le bandi ere social-
democrat i che (ma i nvano i capi t ent arono di pl acarne il furo-
re), manifest violentemente cont ro il governo. I nt er venne la
t r uppa, e in tre giorni di scontri 300 mort i ri masero sul t erre-
no. Dollfuss sciolse il par t i t o socialista, e nel maggi o pr o-
mul g una nuova Costituzione che aveva ancora qual che ri-
verbero cattolico (si richiamava alle encicliche Rerum novarum
e Quadragesimo anno) ma che in pratica istituiva uno Stato au-
toritario, federale, corporat i vo, con assemblee esclusivamen-
te consultive. La mossa esasper Hitler che voleva, s, la fa-
scistizzazione dell' Austria, ma sotto il segno della uni t ger-
manica, di cui l' Austria doveva di vent are la marca meri di o-
nal e. Il suo at t eggi ament o si fece cos minaccioso che Italia,
Francia e I nghi l t er r a decisero di f r enar ne l' aggressivit con
una not a congi unt a, che sottolineava la necessit di mant e-
ner e la i ndi pendenza e la integrit territoriale dell' Austria.
L' atmosfera i t al o-t edesca er a dunque t ut t ' al t r o che idil-
liaca quando, nel gi ugno del 1934, si arri v a quel l ' i ncont ro
col Duce, che Hi t l er aveva t ant o agognat o. Quest a volta i l
contatto personal e pr emeva anche a Mussolini che spera-
va di pot er met t er e i n chi ar o, i n modo conf or me alle sue
speranze, la quest i one austriaca: e fu facilitato da una visita
a Roma di Von Papen che Hi t l er aveva i nseri t o nel suo go-
ver no con l a cari ca di vi ce-cancel l i ere. Von Papen aveva
maggi or consi derazi one per il Duce che per il Fhr er : Hi-
t l er aveva s e mpr e una l egger a ari a d' i ncer t ezza, come se
cercasse la sua via, ment r e Mussolini era cal mo, di gni t oso, e
si di most r ava s e mpr e pa dr one di qual si asi ar goment o.
Mussolini e Von Papen si vi dero t re volte, e nel l ' ul t i ma con-
versazione fu stabilito che il 14 gi ugno Hi t l er sarebbe venu-
to a Venezia, ma che si sarebbe t rat t at o di un cont at t o per -
sonale t ra i due Capi di governo, non di una visita di Stato.
323
Il 14 gi ugno 1934 era un gioved soleggiato di t ar da pri -
maver a. Mussolini aspet t ava, i n divisa di caporal e d' onor e
della Milizia, lo Junker che at t er r sulla pista del l ' aeroport o
di San Niccol di Li do. Qua ndo Hitler si affacci al portello
del l ' aereo, il Duce sussurr al gener o Galeazzo Ci ano, allo-
ra capo del suo ufficio st ampa: Non mi piace, e la frase fu
udi t a da un giornalista ameri cano, Geral d Strina. Il Fi i hrer
i ndossava un i mper meabi l e cachi con ci nt ur a, su un abito
grigio, aveva scarpe di vernice, copriva il famoso ciuffo con
un cappello di feltro. Era pallido, e il cont rast o t ra quel suo
di messo abbi gl i ament o bor ghese e l o s chi er ament o di
uni f or mi fasciste l o i rri t . Perch non mi avet e det t o che
dovevo vestire l ' uni forme? r i mpr over al l ' ambasci at ore a
Roma Von Hassel.
L' i ncont ro f u a ppa r e nt e me nt e cor di al e, con una not a
prot et t i va e di superi ori t nel Duce, che bat t familiarmen-
te una mano sulle spalle di Hitler. (Adolfo davant i a Cesa-
re titol un suo famoso articolo il giornalista francese B-
r aud) . Quel pomer i ggi o i due dittatori ebbero il l oro pr i mo
colloquio nella Villa Pisani, a Stra. Fu un tte--tte senza te-
stimoni e senza i nt er pr et e, per ch Mussolini, che si piccava
di conoscere bene il tedesco, aveva voluto cos. In effetti egli
par l ava t edesco megl i o di quant o al cuni pr e t e nda no, ma
non abbast anza per pot er cogliere t ut t o ci che veniva det t o
t or r ent i zi ament e da Hi t l er nei suoi sfoghi politico-profetici
(Un furore di logica all' infinito, e all' infinita ri cerca di un
cor po, di un sangue ori gi nari o e feroce, di qua dalla ragio-
ne confider poi Mussolini alla sorella).
L' incontro, quest o cert o, fu pi ut t ost o uno scontro, per-
ch il Duce pose i mmedi at ament e sul t appet o la quest i one
aust ri aca. Non si sa quant o fossero fondat e le i nformazi oni
diffuse dal l a s t ampa i nt er nazi onal e ( er ano 400 gli inviati
speciali o cor r i spondent i present i ) che accenn a pugni bat-
tuti sul tavolo e a scoppi di voci accalorate nei quali spiccava
la parol a sterrech, Austria. Ma di un idillio non si t rat t si-
cur ament e. Hi t l er si disse comunque disposto a fissare, per
324
l' Austria, al cuni punt i fermi , i l pr i mo dei qual i er a una ri-
nunci a dlVAnschluss che non era realizzabile i nt ernazi onal -
ment e (dove facile scorgere una t r as par ent e arrire pen-
se). Voleva per al t r o la sost i t uzi one di Dollfuss, nuove ele-
zioni, e dopo di esse l ' i ncl usi one nel gover no di esponent i
nazisti. Mussolini prese not a.
L' i ndomani il Duce e il Fi i hrer discussero nuovament e al
Li do, pas s eggi ando sul l ' erba, e af f r ont ar ono t emi me no
scot t ant i . Il di sar mo, la Societ del l e Nazi oni , l ' ant i semi t i -
smo, i r appor t i con la Chiesa. Hi t l er ri bad che nella Societ
delle Nazi oni non sarebbe r i ent r at o, per ch l a consi derava
i nut i l e. Qua nt o al di s ar mo, c onc or da r ono che er a fallito:
Mussolini spieg che avrebbe fatto cost rui re, visto il naufra-
gio delle trattative con la Francia sul naviglio da guer r a, due
corazzat e da 35 mila t onnel l at e. Ma nessuna vera i nt esa fu
r aggi unt a, anche se i n un di scorso i n pi azza San Mar co
- dove la folla r i ser v a lui t ut t i gli appl ausi - Mussol i ni
spieg che Hitler ed io ci siamo i ncont rat i non gi per rifa-
re e ne mme no modificare la carta politica del l ' Eur opa e del
mondo. . . ma per t ent ar e di di s per der e l e nuvol e che offu-
scano l' orizzonte. La par t e prot ocol l are della visita non eb-
be smalto, una passeggiata in motoscafo per i canali fu gua-
stata a Mussolini da un ennesi mo monol ogo di Hitler, la co-
lazione al Golf club del Lido er a stata noiosa (un camer i er e
aveva versato sale, anzich zucchero, nel caff del Fhr er ) .
Qua ndo, la mat t i na del 16 gi ugno, lo Junker decol l ,
Mussol i ni sembr l i berat o da un peso. Quel l a sci mmi et t a
chi acchi erona l' aveva i ndi spet t i t o. Merita una lezione si
sfog con un ufficiale. E a Badogl i o: Hitler un sempl i ce
fonografo a sette voci.
Tut t ' al t ra i mpressi one ricav invece Hitler. Renzetti, che
aveva par t eci pat o subi t o dopo i l r i t or no del Fhr e r a un
pr anzo ri st ret t o da lui offerto, rifer quest e sue parol e: So-
no felice che l ' i ncont ro mi abbia dat o la possibilit non solo
di conf er mar e l a mi a opi ni one ma altres di ampl i arl a. Uo-
mini come Mussolini nascono una volta ogni mille anni , e la
325
Ger mani a pu essere lieta che egli sia italiano e non france-
se. I o, ed nat ur al e, mi sono t r ovat o al quant o i mpacci at o
con i l Duce, ma sono felice di aver pot ut o par l ar e l unga-
ment e con lui. Anche fatta un po' di t ara, per i l sottinteso
adul at ori o verso Mussolini che Renzetti pu avere post o nel
suo r appor t o, rest a in esso, a nost r o avviso, una larga par t e
di veri t . Hi t l er non cess mai di ammi r ar e Mussol i ni . Ma
quest o sent i ment o per sonal e non pot eva modificare un cor-
so politico che gli er a det t at o da un fanat i smo l uci do e im-
placabile.
Di che past a fosse fatto l ' omet t o cui aveva ri serbat o la sua al-
tezzosa condi s cendenza a Venezia, Mussol i ni pot const a-
t arl o due volte, nel vol gere di poche set t i mane. Il 30 gi ugno
1934, nella not t e dei l unghi coltelli, Hi t l er aveva st ermi -
nat o il capo delle SA Rohm, i suoi uomi ni pi fidati, il gene-
ral e Schleicher, opposi t ori della pi varia est razi one, in tut-
t o un mi gl i ai o di per s one. Il Duce ne fu i mpr essi onat o, e
con Rachel e si sfog cont r o quel l ' uomo spiritato e feroce,
che aveva ucciso i camer at i che lo avevano ai ut at o a con-
qui st ar e il pot er e. Sarebbe - aggi unse - come se io am-
mazzassi o facessi ammazzar e Di no Gr andi , I t al o Bal bo,
Gi useppe Bottai, senza mi ni mament e sospet t are che quel
gi or no sarebbe arri vat o, anche per lui.
Il sangue della notte dei l unghi coltelli non si era anco-
ra seccat o, che al t r o ne corse, e i n ci r cost anze ancor a pi
dr ammat i che. Il 25 luglio i nazisti austriaci vollero accelera-
re i t empi , e realizzare subito YAnschluss. Il putsch fu sventa-
to dalle forze del l ' ordi ne; ma i rivoltosi che avevano assalito
la Cancelleria uccisero Dollfuss: aveva quar ant uno anni . Hi-
tler sconfess pubbl i cament e l' azione: ed possibile che es-
sa fosse dovut a all' iniziativa dei nazisti locali. Ma cert o che
i l pi ano i nsurrezi onal e, anche se per avvent ur a non concor-
dat o e pr emat ur o, si i nquadr ava per f et t ament e in una poli-
tica che dell
1
'Anschluss faceva u n o dei suoi maggi or i e irri-
nunciabili obbiettivi. La t ragedi a poneva a Mussolini, insie^
326
me al pr obl ema politico, che er a t r emendo, anche un pr o-
bl ema uma no. L' agonia di Dollfuss er a dur a t a t r e or e. Gli
scher ani nazi st i , che i ndossavano uni f or mi aust r i ache, l o
avevano i nt r appol at o nella Cancelleria, l a stessa dove dopo
il Congresso di Vi enna del 1815 era stata firmata la pace po-
st-napoleonica. Nove t ra gli assalitori avevano qui ndi forza-
to le por t e e sparat o alla gola del Cancelliere, che s' era dis-
sanguat o l ent ament e, mor mor a ndo ad al cuni t ra i suoi che
lo assistevano: Volevo solo la pace, Dio li perdoni e racco-
ma nda ndo poi che il suo ami co Mussolini si pr endesse cur a
della moglie e dei figli.
Al wi ne Dollfuss er a da 11 gi or ni a Ri cci one ospi t e dei
Mussolini i nsi eme ai suoi bi mbi . Per la famiglia del Cancel-
liere er a stata affittata una villa poco l ont ana da quel l a del
Duce. Dollfuss doveva r aggi unger l i : anzi i l gi or no pr ece-
dent e si er a consul t at o con il cor r i spondent e del Popolo d'I-
talia a Vi enna, Eugeni o Morreal e, per la scelta del regal o da
por t ar e al Duce. Mor r eal e stesso, a putsch avvenut o, aveva
messo i n al l ar me i l sot t osegr et ar i o agli Est eri Suvi ch che
non ri usci va a t r ovar e Mussol i ni , anche lui sul l ' Adri at i co.
Suvich si er a al l ora rivolto al sot t osegret ari o alla Guer r a, il
general e Federi co Baistrocchi, e finalmente il Duce er a sta-
to r aggi unt o, e sommar i ament e ragguagl i at o. Negat o forse
alla vera amicizia, Mussolini provava t ut t avi a per Dollfuss il
sent i ment o pi vicino all' amicizia di cui si sentisse capace.
Solo a sera, accompagnat o da Rachel e, si deci se a recarsi ,
sotto l a pi oggi a, alla villa dei Dollfuss, per dar e ad Alwine
- che er a gi coricata e li accolse in vestaglia - la notizia. Le
disse esitante, in tedesco, che il mar i t o er a gr avement e fe-
rito. Ma l' espressione di ent r ambi e la solennit della visita
lasciavano chi ar ament e t rapel are la verit.
In quel l e stesse or e i l Duce or di n che quat t r o divisioni
di stanza al confine nor d- or i ent al e fossero messe in al l arme,
e che alcuni r epar t i si attestassero sulla linea di frontiera. La
sera, r i ent r at o a Roma, chi am a r a ppor t o Bai st rocchi e il
sot t osegr et ar i o al l ' Aer onaut i ca Valle. I nt ant o a Vi enna il
327
pr esi dent e della Repubbl i ca Miklas aveva affidato la carica
di Cancel l i ere a un al t ro cattolico, Kur t von Schuschni gg,
evi t ando ogni vuot o istituzionale e di pot er e. I golpisti, che
dalla r adi o di cui si er ano i mpadr oni t i avevano gi procl a-
mat o che il gover no sarebbe passato al l oro capo, von Rinte-
len, er ano stati t empor aneament e sconfitti. I volontari na-
zisti che er ano pr ont i al confine aust ro-bavarese non si mos-
ser o. Non solo l ' I nghi l t er r a, ma anche l a Franci a di eder o
pi ena appr ovazi one all' iniziativa di Mussolini.
Non accadde nul l a di i rreparabi l e. Chi aveva evocato per
l' occasione l ' ombra di Sarajevo fu sment i t o dai fatti. Se l' Eu-
r opa aveva s uper at o un mome nt o di t ensi one per i col oso
- al t re t r egue dello stesso t i po si sar ebber o succedut e, pr i -
ma della catastrofe - gr an par t e del meri t o doveva essere ri-
conosciuto alla risolutezza di Mussolini, la cui azione er a sta-
t a accompagnat a da una violenta campagna ant i t edesca del-
la st ampa italiana: e nul l a su di essa veni va pubbl i cat o che
non fosse stato pr event i vament e appr ovat o nelle gr andi li-
nee, e cont rol l at o a posteriori dal Duce in persona. Gli artico-
li dedi cat i alla Ger mani a sot t ol i neavano pi ut t ost o le diffe-
r enze che non le affinit t r a fascismo e nazi smo, met t endo
in rilievo di quest ' ul t i mo quelle caratteristiche - il razzismo,
l ' ant i semi t i smo - che pi l o r e nde va no odi oso. Mussol i ni
cont r i bu all' offensiva giornalistica con corsivi anoni mi ma
dovut i alla sua penna, sul Popolo d'Italia, e anche con qual-
che i nequi vocabi l e accenno nei di scorsi : Trent a secoli di
storia ci per met t ono di gua r da r e con sovr ana pi et t al une
dot t r i ne di oltr' Alpe, sost enut e dalla pr ogeni e di gent e che
i gnorava la scri t t ura, con la qual e t r amandar e i document i
della pr opr i a vita, nel t empo in cui Roma aveva Cesare, Vir-
gilio e Augusto.
Fu quello il moment o peggi or e dei r appor t i tra i due dit-
t at ori (i nt ant o ai pr i mi di agost o del 1934, mor t o Hi nden-
bur g, Hi t l er diveniva Capo dello Stato) e l' ambasciatore von
Hassel non manc di fare le sue ri most ranze per la virulen-
za degli attacchi. Tuttavia il dialogo di pl omat i co e le relazio-
328
ni t ra i due part i t i er ano meno det eri orat i di quant o appa-
risse in superficie. La pol emi ca ant i t edesca, che risvegliava
negli italiani sent i ment i pr of ondament e radi cat i , e t rovava
un largo consenso nel l ' opi ni one pubblica, ri spondeva anche
a un preciso fine politico. Il Duce voleva un ri avvi ci namen-
to alla Franci a; e lo voleva per ot t ener e la l uce ver de alla
conqui st a dell' Etiopia. S' era convi nt o che se con la Ger ma-
nia si fosse di nuovo arri vat i alle st ret t e per YAnschluss, In-
ghi l t er r a e Fr anci a non si sar ebber o i mpegnat e a f ondo.
Avremo la di sgrazi a della Ger mani a al Br e nne r o - aveva
det t o a Di no Gr andi - la sola al t ernat i va che ci r i mane l'A-
frica.
Forse quel l ' i dea del l ' Et i opi a Mussol i ni l a mat ur ava da un
pezzo. Ma la spi nt a risolutiva gliel' avevano dat a gli avveni-
ment i austriaci. Nella sua concezi one dei blocchi, delle aree
di influenza e anche delle iniziative di prestigio, ogni mossa
di un avversario o anche di un alleato, se non si pot eva im-
pedi rl a, doveva essere r i pagat a con una mossa anal oga al-
t rove. Su quest o pr i nci pi o si baser anche l a sci agur at a
guer r a di Grecia.
Cer t ament e anche altri motivi vi influirono. Una guer r a
coloniale, di r et t a verso un Paese ar r et r at o e schiavista che
aveva inflitto al l ' It al i a l a sangui nosa umi l i azi one di Adua,
pr esent ava di versi vant aggi e pochi i nconveni ent i . Si am-
mant ava di scopi civilizzatori, dava l avoro alle fabbri che,
una sistemazione in divisa ai disoccupati, una soddisfazione
all' orgoglio nazi onal e, possibilit di sfogo demografi co, glo-
ria al Duce. Nella prospet t i va di oggi, dopo il r api do crollo
dei pi pot ent i i mper i coloniali, e l' affermarsi di un' Africa
frant umat a, i ndi pendent e e rissosa, quel di segno politico ed
economi co appar e rozzo, i ngenuo, e sopr at t ut t o i n i r r i me-
diabile r i t ar do sui t empi . Ma tale non appar i va allora nep-
pur e a statisti espert i e smaliziati. Tale sopr at t ut t o non ap-
pariva agli italiani.
Perch il di segno riuscisse senza grossi i nt oppi ci voleva
3 2 9
l ' assenso francese e l ' assenso br i t anni co. Le due pot enze
er ano t ra l' altro i nt eressat e alle vi cende etiopiche in forza di
un t rat t at o che Italia, Francia e I nghi l t er r a avevano stipula-
t o nel 1906, quando Menelik era ammal at o, per assicurarsi
la spar t i zi one del l e spogl i e se il Paese si fosse di si nt egr at o
pe r l e spi nt e cent r i f ughe. L' I nghi l t er r a volle al l ora fosse
chi aro che non si dovevano toccare le fonti del Nilo, la Fran-
cia che la ferrovia Gibuti-Addis Abeba er a inviolabile, con la
striscia di t erri t ori o che le stava at t or no. All' Italia era lascia-
ta una zona di influenza al nor d, all' est e al sud dell' Etiopia,
con l a pr ospet t i va di un col l egament o t er r i t or i al e t r a Eri -
t rea e Somalia.
Si t rat t ava dunque di convi ncer e Franci a e I nghi l t er r a.
Mussolini cominci dalla Francia anche se con essa non era
facile t rat t are, non solo per le obbiettive di vergenze di i nt e-
ressi e di politica, ma anche per l' instabilit dei suoi gover-
ni, che provocava una vert i gi nosa successione di pr i mi mi-
nistri e di mi ni st ri degl i Esteri. In quat t r o mesi , t ra la fine
del ' 33 e l'inizio del ' 34, Si er ano avvicendati ci nque gover-
ni , lo scandal o Stavisky scuot eva il Paese, e una mani fest a-
zi one di dest r a si er a concl usa con un pes ant e bi l anci o di
mort i e feriti. Ma nel frat t empo sulla scena politica acquista-
va rilievo un uomo che er a assai megl i o di spost o dei suoi
pr edecessor i verso i r egi mi aut or i t ar i d' It al i a e anche di
Ger mani a: Pi erre Lavai, mi ni st ro degli Esteri pr i ma di Dou-
mer gue, e qui ndi di Fl andi n. Il pr edeces s or e di Lavai ,
Bar t hou, era stato assassinato il 9 ot t obre 1934 a Marsiglia,
i nsi eme al re Al essandro di Jugosl avi a, dai t errori st i usta-
scia. Il fascismo, se non la di pl omazi a ufficiale italiana, ave-
va r appor t i stretti con il capo ustascia Ant e Pavel i c, che,
fuggito dal suo Paese, di mor ava sopr at t ut t o i n Italia, dove
aveva costituito una base operat i va, e in Ungher i a: cosic-
ch Mussolini fu addi t at o da molti - t ra gli altri Sforza e Sal-
vemi ni - come il ma nda nt e della st rage. L' ipotesi non sem-
br a abbi a f ondament o sopr at t ut t o per i l mome nt o i n cui i
t er r or i st i agi r ono. Al l ora i l Duce voleva l ' accor do con l a
330
Franci a, e aspet t ava u n a visita di Bar t hou a Roma. Sta di
fatto, per al t r o, che Pavelic, ar r est at o a Tor i no, non fu mai
est radat o.
Lavai non nut ri va, verso Mussolini e qui ndi verso l' Italia
fascista, ostilit i deol ogi che. Er a spr egi udi cat o, ambi zi oso,
amava l a di pl omazi a di ret t a. Con Mussolini, come ha osser-
vato il Baer nel suo libro sulla guer r a italo-etiopica, era fat-
to per i nt endersi . Aveva la stessa et del Duce, le stesse ori-
gini umili, la stessa esperi enza socialista. Col suo pungent e
piglio pol emi co, Leon Bl um aveva sottolineato: I due stati-
sti si r i conos cer anno a vi cenda alla pr i ma occhi at a. Tut t o
quello che dovr anno fare, per stabilire un cont at t o di carat-
t er e i nt i mo, sar di scambiarsi i l oro ricordi. A Lavai pr e-
meva di ot t ener e un successo personal e, che consolidasse la
sua posizione e lo radicasse nella pol t r ona di mi ni st ro degli
Esteri, assegnatagli f or t unosament e. Sapeva di avere cont r o
di s i l gr ande not abi l e radi cal e Her r i ot , ma sapeva anche
che i l pr es i dent e del Consi gl i o Fl andi n, p u r l egat i ssi mo a
Her r i ot , si mpat i zzava con Mussol i ni . Nel l a concezi one di
Lavai i l r af f or zament o dei l egami franco-i t al i ani avr ebbe
dovut o bilanciare il minaccioso di nami smo della Ger mani a,
che anche dopo il fallito putsch di Vi enna persegui va i mpl a-
cabi l ment e la riconquista di posizioni di forza e di prest i gi o.
La pr opaganda t edesca per la riunificazione della Saar alla
Ger mani a, dalla qual e il t rat t at o di Versailles l' aveva stacca-
ta, era stata i nt ensa, spettacolare, e coronat a da un cl amoro-
so successo. Il plebiscito del 13 gennai o ' 35 di ede 477. 119
voti per i l r i t or no del l a r egi one alla Ger mani a, 2. 124 per
l ' uni one alla Francia.
Ma l' Italia pot eva essere catturata solo dandol e il via
per un' es pans i one ver so l' Abissinia. Non esi st evano pi
dubbi i n pr oposi t o. L' i nci dent e di Ual -Ual , ai pr i mi di di-
cembr e 1934, aveva offerto alla st ampa fascista l' occasione
per r e nde r e pal ese, come di pi non si sarebbe pot ut o de-
si derare, il di segno mussol i ni ano di passare al l ' azi one ver-
so l ' i mper o del Negus Neghest i , il re dei re. Ual -Ual er a il
331
L'Etiopia nel 1935
nome di una localit dove esistevano dei pozzi di vitale im-
por t anza, per le popol azi oni del confine somal o-et i opi co. Il
t erri t ori o era di appar t enenza i ncert a. L' Etiopia l o ri vendi -
cava, sost enendo che esso si t rovava al cune deci ne di chilo-
met r i al l ' i nt er no della linea ( per al t r o mol t o cont est at a) di
confi ne. I somal i cons i der avano quel l a zona e quei pozzi
st or i cament e l egat i al l or o gr uppo razziale e alla l oro esi-
st enza. (La ques t i one t ut t or a di bat t ut a, come ha di mo-
st r at o i l confl i t t o somal o- et i opi co del 1977.) Dal 1925 un
presi di o i t al i ano, f or mat o nor mal ment e da dubat , vigilava
sui pozzi.
Poich a Roma rul l avano sempr e pi forti i t ambur i del-
l a guer r a cont r o l' Etiopia, Hai l Selassi pens di svolgere
qual che azione di molestia verso quest o avampost o italiano
del l ' Ogaden. Non l o fece i n pr i ma per sona, ma servendosi
di bande ar mat e, capeggi at e da ras mi nori , che pot evano es-
sere sconfessati qua ndo l a l oro azi one avesse pr ovocat o
compl i cazi oni . Ad aggr ovi gl i ar e ancor pi l a confusi one
cr eat a da quest e scor r er i e, er a s opr avvenut a l a sosta da
quel l e part i di una commi ssi one angl o-et i opi ca per i confi-
ni, che t ut t avi a lev l e t ende pr i ma del l o scont r o ar mat o.
Accadde comunque che i dubat e gli i rregol ari abissini (que-
sti ultimi anche pi di mille in certi moment i ) si fronteggias-
sero con il dito sul grilletto. L' ordine alle t r uppe italo-soma-
l e er a di non spar ar e se non provocat e. Lo furono. Il pome-
ri ggi o del 5 di cembr e (' 34) par t da uno dei due schi era-
ment i (non si sapr mai quale) il solito colpo di fucile, fu in-
gaggi at o un combat t i ment o che i dubat concl user o a l oro
favore. Con le luci del l ' al ba, il 6, si cont ar ono sul t e r r e no
una t r ent i na di mor t i e un cent i nai o di feriti in campo italia-
no, ol t re cent o mort i t ra gli abissini. Si sempr e sospet t at o
che lo scont r o di Ual -Ual fosse stato organi zzat o o al meno
pr ovocat o dagl i i t al i ani , per cr ear e un casus belli secondo
una tecnica antica quant o l a storia delle guer r e. Ma nessun
document o, e nessuna t est i moni anza lo conferma. Va inol-
tre osservato che, in event ual i t del gener e, la guer r a segue
333
quasi subito l ' i nci dent e, e dopo Ual-Ual vi fu invece un l un-
go per i odo di trattative e di pr epar azi one.
Di r emo pi avant i del l e cons eguenze di Ual - Ual . Lo
scont r o non ebbe c omunque riflessi sul l ' accor do con l a
Francia, se non quello di far capi re a Lavai che la campagna
cont r o l' Etiopia er a vicina. Palazzo Chi gi e il Quai d' Or say
avevano pr e pa r a t o l abor i osament e, sul finire del 1934, l o
schema di un' i nt esa gener al e t ra i due Paesi. Er ano i nsort e
difficolt, i n qual che mome nt o si er a t emut o un naufragi o
del l ' i ni zi at i va. Qu a n d o Lavai gi unse a Roma il 4 gennai o
1935, l' accordo non er a ancor a stato perfezi onat o, e fu com-
pl et at o solo nel corso di col l oqui del mi ni st r o degl i Est eri
francese con Mussolini. La trattativa gi unse in por t o per ch
gli obbiettivi dei due i nt er l ocut or i si i nt egr avano perfet t a-
ment e. Il Duce voleva la luce ver de per l' Etiopia; Lavai vo-
leva l ' appoggi o italiano nel braccio di ferro franco-tedesco.
Per ent r ambi i cont raent i il nodo austriaco era sullo sfondo.
Mussolini rifiutava di essere pietrificato al Br enner o, ma
mant eneva f er ma la deci si one di oppor s i , fino a che fosse
possibile, alf'Anschluss. Lavai sper ava che, l i qui dat a la fac-
cenda coloniale, l' Italia ri concent rasse le sue forze al confi-
ne set t ent ri onal e e si augur ava che per quest a operazi one ci
fosse t empo a sufficienza.
A Roma, il 7 gennai o, Italia e Francia addi venner o non a
un accordo ma a una articolata serie di accordi, sette in tut-
to, alcuni dei quali ri masero segreti. Conf or me alla tradizio-
ne di pl omat i ca er a la di chi arazi one gener al e con la qual e i
due Paesi, conf er mat a l a t radi zi onal e amicizia, si i mpe-
gnavano a col l aborare per il mant eni ment o della pace, e a
risolvere le loro fut ure cont roversi e sia at t raverso la Societ
delle Nazi oni , sia at t raverso la Cort e per manent e di giusti-
zia i nt er nazi onal e. Italia e Franci a pr omet t evano anche di
consul t arsi ove l ' i ndi pendenza e l ' i nt egri t dell' Austria fos-
ser o st at e mi nacci at e in vista del l e mi s ur e da pr ender e,
pot endosi anche chi eder e, i n quest a azi one, i l concorso di
altri Stati. Per il di sar mo si stabiliva che, in caso di un accor-
334
do sulla limitazione degl i ar mament i , i due governi coope-
rassero affinch ci ascuno dei due Paesi avesse, i n r appor t o
alla Ger mani a, i vant aggi che fossero giustificati da ciascu-
no di essi.
Seguiva la par t e dedi cat a alle quest i oni coloniali. L'Italia,
che aveva s empr e l ament at o l' ingiustizia fattale a Versailles
nella suddi vi si one delle spoglie coloniali nemi che, ot t eneva
114 mila chi l omet ri quadr at i di deser t o nel sud libico e un
t r at t o di costa ( vent un mi l a chi l omet r i quadr at i ) f r ont eg-
gi ant e, alla f r ont i er a t ra l ' Er i t r ea e la Somal i a francese, lo
stretto di Bab el - Mandeb. Per la Tunisia, sulla qual e l' Italia
rivendicava una ipoteca in base al t rat t at o del 1896, si stabi-
liva che lo speciale st at ut o previsto per i cittadini italiani fos-
se pr or ogat o secondo le vari e si t uazi oni , fino al 1945, o al
1955, o al 1965, fermo r est ando che dopo il 1965 la Francia
non avr ebbe pi avut o al cun obbl i go par t i col ar e. I n com-
plesso, Lavai aveva l i qui dat o l e quest i oni pendent i a buon
prezzo. La fetta di sabbia che ci dava pu avere or a i mpor -
t anza not evol e, o magar i grandi ssi ma, per i gi aci ment i pe-
troliferi, ma allora era soltanto una espressione geografica
senza rilievo politico od economi co. In aggi unt a, Lavai dava
quel che non er a suo, ossia libert di ingresso in Etiopia.
Ques t o capi t ol o degl i accor di non er a scritto nat ur al -
ment e in t ermi ni espliciti, t ant o che il mi ni st ro degli Esteri
francese pot i n segui t o asseri re, i n mal afede, di non aver
affatto vol ut o i nt ender e ci che Mussolini intese. La formu-
la con cui il pat t o segret o fu r edat t o era t ort uosa. Mussolini
scrisse a Lavai una l et t era nel l a qual e accusava ri cevut a di
una l et t era dello stesso Lavai t rascri vendol a pe r i nt er o. In
essa si leggeva che il governo francese non avrebbe ricerca-
to in Et i opi a la soddisfazione di altri suoi interessi che non
fossero quelli economi ci relativi al traffico della ferrovia Gi-
buti-Addis Abeba. Ma ancor a pi el oquent e era, pur nella
sua evasivit, i l secondo par agr af o di un al t ro doc ume nt o
nel qual e si preci sava che il gover no francese si i mpegna,
per quant o r i guar da l' Etiopia - anche nel caso di modifica-
335
zioni dello status quo nella regi one in ogget t o -, a non ricer-
care al cun vant aggi o t r anne etc. etc.
Ot t enut o il placet della Francia, Mussolini mi rava ad ave-
re quello, possi bi l ment e al t ret t ant o preci so, ma i n mancan-
za di meglio anche sottinteso, della Gr an Bret agna. Il frene-
tico Hi t l er gli di ede u n a ma no del i ber ando, i l 16 mar zo
1935, il ri pri st i no del servizio militare obbligatorio, e fissan-
do in 36 divisioni gli effettivi dell' esercito tedesco: livello di
pot enza che sarebbe stato ammissibile con poche pr eoccu-
pazi oni se la uni l at eral i t e la progressivit famelica della ri-
vincita tedesca non avessero fatto capi re che quella era solo
una t appa, alla qual e il Fhr er non si sarebbe fermat o. Ma
la cattura del l ' I nghi l t er r a si ri vel , nonos t ant e il l ungo
flirt con Mussolini degli anni pr ecedent i , assai pr obl emat i -
ca. Il premi er Mac Donal d er a t r oppo sensibile alla opi -
ni one pubbl i ca per pot er accet t are, come Lavai , i pr oget t i
di Mussolini; e nello stesso t empo t r oppo i rresol ut o per t en-
t are di bloccarli con un at t eggi ament o di ferma ostilit. Non
credet t e - o anche se lo credeva fu nell' impossibilit di agire
in conseguenza - che la alleanza di Mussolini cont r o il peri -
colo tedesco valesse il sacrificio dell' Etiopia.
La mi na di Ual-Ual stava i nt ant o pr oduc e ndo i suoi guasti.
Italiani ed etiopici si er ano scambiati vibrate not e di protesta,
ciascuna part e ri versando sull' altra la responsabilit dell'acca-
dut o. L' Italia si fondava sul l ' el ement o, i ncont est abi l e, della
presenza di bande ar mat e abissine i nt orno ad Ual-Ual. Prete-
se per t ant o scuse ufficiali, gli onor i alla bandi er a - il che si-
gnificava riconoscimento della sovranit italiana sui pozzi - la
consegna del ras che aveva gui dat o l' attacco, duecent omi l a
talleri di Maria Teresa come i ndenni zzo (il che corri spondeva
a un milione e mezzo di lire del t empo). Fu anche inizialmen-
te rifiutato, da par t e italiana, di sot t oporre l' incidente al giu-
dizio di una commissione arbitrale prevista da un trattato del
1928. Hail Selassi comp allora una mossa che proiettava la
quest i one italo-etiopica sullo scacchiere i nt ernazi onal e mon-
336
diale: si rivolse alla Societ delle Nazioni, i nvocando quell' ar-
ticolo 11 del Patto societario secondo il quale ogni guer r a o
minaccia di guerra. . . sar considerata come interessante l' in-
t era Societ delle Nazi oni e quest a pr ender ogni iniziativa
che possa risultare oppor t una ed efficace.
L'iniziativa etiopica non ebbe buona accoglienza da par t e
della Francia e del l ' Inghi l t erra, le due pot enze che nor mal -
me nt e r i usci vano a pi l ot ar e l e deci si oni del l a Lega. Non
pi acque nat ur al ment e a Lavai, che voleva favori re l' Italia;
ma non pi acque n e p p u r e al suo collega Si mon, che aveva
visto quant o poco la Societ delle Nazioni riuscisse a cont ra-
st are l a mar ci a cadenzat a del l a Ger mani a nazi st a sulla via
della pot enza, e che preferi va agi re, verso l' Italia con i me-
todi della di pl omazi a t radi zi onal e. I due ministri t r ovar ono
un alleato nel segret ari o general e della Societ delle Nazio-
ni, J os eph Avenol, che non di ment i cava di essere francese e
si sent i va l egat o alla pol i t i ca del gover no di Pari gi . Si ag-
gi unga che l ' Et i opi a non aveva, dal punt o di vista del suo
r egi me i nt er no, l e carte cos i n regol a da pot ersi pr esent ar e
come ant agoni st a democrat i ca del di t t at ore Mussolini.
Con manovr e l abori ose fu evitato che il Consi gl i o del l a
Lega - pr essappoco cor r i spondent e al Consiglio di sicurez-
za delle Nazioni Uni t e - esaminasse, nella sua sedut a dell' 11
gennai o 1935, la richiesta etiopica, e alla fine il mi ni st ro de-
gli Esteri di Addis Abeba acconsent di ri pi egare su una pr o-
cedur a di arbi t rat o che or a anche l' Italia accettava. Avenol
si i l l udeva forse di essersi l i berat o del t i zzone acceso di
Ual-Ual. Ma a quest o punt o, ment r e in Italia cresceva la feb-
br e della guer r a africana, Hail Selassi allarg il pr obl ema,
i nvocando dal Consiglio della Lega un i nt er vent o non per
Ual -Ual , ma per l ' at t eggi ament o aggressi vo i t al i ano nel l a
sua globalit.
Listanza etiopica giaceva sulla scrivania di Avenol quando
i Capi di gover no italiano, francese e inglese si r i uni r ono a
Stresa dall' I 1 al 14 aprile per discutere del revanscismo te-
desco. Ma se quest o era il punt o ufficiale all' ordine del gior-
337
no non v' dubbi o che l' occasione er a pr opi zi a anche per
t rat t are l'affare etiopico. Mussolini, titolare del dicastero de-
gli Esteri, era con il sottosegretario Suvich, Mac Donal d e Si-
mon er ano gli inglesi, Fl andi n e Lavai i francesi. Sul l ' argo-
ment o principale il comuni cat o finale fu abbastanza esplicito
anche se il Duce sapeva quant e esitazioni e reticenze soprav-
vivessero nel fronte ant i t edesco (Non posso essere sempr e
io a minacciare di passare la frontiera del Brennero! aveva
comment at o con un collaboratore). Sull' Etiopia invece silen-
zio, non solo a livello ufficiale, ma anche tra le qui nt e.
Un passo della di chi arazi one comune affermava, nel te-
sto pr opost o, che le t re pot enze, l' obbiettivo della cui poli-
tica il mant eni ment o collettivo della pace nel cont est o del-
la Societ delle Nazi oni , si t r ovano compl et ament e d' accor-
do nel l ' opporsi , con t ut t i i mezzi possibili, a qualsiasi r i pu-
di o uni l at eral e dei t rat t at i che possa met t er e i n peri col o l a
pace ed agi r anno in stretta e cordi al e collaborazione a que-
sto scopo. Qua ndo la frase fu post a al l ' esame dei t re Capi
di gover no, Mussolini pr et ese una modifica. Si doveva scri-
vere, disse, che possa met t er e in peri col o la pace del l ' Euro-
pa. Segui r ono l unghi istanti di silenzio. Mac Donal d - ha
scritto il Barros - guar d Si mon, e cos fece Sir Robert Van-
si t t art , i l sot t osegr et ar i o pe r ma ne nt e del For ei gn Office.
Anche Fl andi n t acque, e Lavai sorrise come assent endo. La
vari ant e del Duce, in forza della qual e l ' i mpegno dei t re per
la pace escludeva l'Africa, fu accettata.
Mussolini r i t enne che, sia pur e st orcendo la bocca e mu-
gugnando, l ' Inghi l t erra si sarebbe rassegnat a alla manomi s-
sione italiana dell' Etiopia. E forse non aveva tutti i torti. Chi
tace consent e. E secondo Gr andi , Mac Donal d gli avr ebbe
det t o che l ' Inghi l t erra, essendo una lady, appr ezza la vigo-
r osa iniziativa maschi l e, pur c h l e cose si ano fatte con di-
screzione, non in pubblico (ma la frase ci sembra pi di re-
per t or i o italiano che di mar ca bri t anni ca).
In seguito gl' inglesi sost ennero che essi avevano preferi-
t o non i nt erl oqui re per agevol are una soluzione ami chevo-
338
l e t ra Italia ed Et i opi a. Ma l a spi egazi one non convi nce.
Ment r e i t re er ano a Stresa, gi convogli di t r uppe italiane
er ano avviati verso l ' Er i t r ea e la Somal i a, e gl ' i ngl esi non
pot evano i gnor ar l o visto l o st ambur eggi ament o pr opagan-
distico che ne faceva la st ampa italiana.
In real t il gover no nazionale di Mac Donal d si t rova-
va, di front e alla i nt r apr endenza mussol i ni ana, in i mbaraz-
zo: e le sue ambi gui t f ur ono segno non della perfidia al-
bionica come poi sost enne l a pr opa ga nda fascista, ma di
una t or ment osa indecisione. Negli anni dell' idillio t ra gli in-
glesi e Mussolini, quest ' ul t i mo era r i t enut o, dal Forei gn Of-
f i ce, un el ement o i ngombr ant e ma anche stabilizzante della
politica eur opea. La Gr an Br et agna aveva una visuale i m-
peri al e, ossia mondi al e, il Duce, nonost ant e t ut t o, er a confi-
nat o in un r uol o settoriale, e in esso svolgeva una funzi one
utile sia verso la Ger mani a sia verso la Francia. Or a che Hi -
t l er menava f endent i cont r o l ' asset t o usci t o da Versailles,
Mussolini er a riuscito a r egol ar e le quest i oni pendent i con
l a Francia, f or mando con quest ' ul t i ma un cont r appeso alla
pr essi one t edesca. Qual che strizzata d' occhi o del fascismo
agli arabi pot eva avere infastidito l ' Inghi l t erra, ma non t an-
t o da guast ar ne l a benevol enza per Mussolini.
La faccenda et i opi ca cambi ava r adi cal ment e l a situazio-
ne. Un r appor t o or di nat o dal gover no di Londr a afferm,
vero, che in Etiopia l ' Inghi l t erra non aveva interessi vitali
tali da i mpor r e l a resistenza ad una conqui st a italiana anche
se, dal punt o di vista della difesa i mperi al e, un' Et i opi a in-
di pendent e sarebbe preferibile ad una Etiopia italiana. Ma,
visto in prospet t i va non i mmedi at a, il cambi ament o della si-
t uazi one appar i va pi pr eoccupant e: l' Italia avrebbe pot ut o
gua r da r e dal l ' Et i opi a al l ' Egi t t o, per s i no a un congi ungi -
ment o t erri t ori al e con la Libia, i movi ment i i ndi pendent i st i
avr ebber o t rovat o una nuova forza cui appoggi arsi , il filoa-
r abi smo verbal e e pr opagandi st i co del fascismo di vent ava
un campanel l o d' al l arme.
Non me no i nfl uent i , per sol l eci t are l a opposi zi one di
339
Mac Donal d e del suo successore Baldwin, er ano i motivi di
politica i nt er na. La opposi zi one l aburi st a, che er a s empr e
stata mol t o dur a cont r o il fascismo, e che ora, affacciatosi il
pericolo hi t l eri ano, aveva r addoppi at o l e sue denunce della
minaccia totalitaria, pr et endeva che l ' Inghi l t erra desse pie-
no appoggi o alla Societ delle Nazioni, ai suoi pri nc pi , alle
sue pr ocedur e. Il gover no non pot eva i gnor ar e quest o mo-
t o d' opi ni one che aveva t rovat o i mponent e appoggi o i n un
r ef er endum sui pr obl emi della pace, i l famoso peace bal-
lo t. Con esso 11 milioni e mezzo d' inglesi si er ano pr onun-
ciati per una politica pacifista, pr opugna ndo (87 per cento)
sanzioni economi che cont r o un aggressore e anche (59 per
cento) sanzioni militari.
I gover nant i inglesi non cr edevano nella efficacia della
Societ del l e Nazi oni come ri sol ut ri ce di conflitti. Ma non
pot evano ne ppur e r i nnegar l a, se non vol evano essere cla-
mor os a me nt e sconfessati dal l e ur ne . Er ano i ns omma alle
prese con la quadr at ur a del circolo. Ogni statista si sarebbe
t rovat o nei guai : ma Mac Donal d e Si mon si compor t ar ono,
anche t enut o cont o delle ci rcost anze, con part i col are volu-
bilit e goffaggine. Ri usci rono a i l l udere ed esasperare, vol-
ta a volta, Mussolini, e a sacrificare l' Etiopia senza farsi ami-
ca l' Italia.
Da Stresa Si mon, Lavai, e il bar one Aloisi che alla Confe-
renza aveva part eci pat o come funzi onari o, er ano part i t i di-
r et t ament e per il Consiglio del 15 apri l e 1935 della Societ
del l e Nazi oni . Il t ema non er a pi sol t ant o Ual - Ual ma l a
pr epar azi one italiana della guer r a. Aloisi obiett che, essen-
do stata avviata una pr ocedur a di arbi t rat o, non c' era moti-
vo di di l at are i limiti di un i nci dent e di front i era. Lavai si
associ. Tede Hawari at e, i l del egat o etiopico, era pr ont o ad
acconsent i r e. Ma a quest o punt o Si mon i nt er venne, d' i m-
provvi so, per chi eder e che gi a maggi o il Consi gl i o cono-
scesse i nomi degli arbi t ri , e i t ermi ni ent r o i quali avrebbe-
ro riferito. Era un colpo basso alla manovr a italiana, la qua-
le mi r ava a far s che la t rat t at i va si pr ot r aesse fino al fatto
340
compi ut o del l ' i nvasi one. Lavai ai ut a svent arl o. Ma l' im-
pressi one a Palazzo Chigi fu enor me. Il silenzio di Stresa era
stato sostituito da un atto di aper t a ostilit.
Gr andi a Londr a chiese udi enza a Si mon. In pr ecedenza
aveva det t o chi aro e t ondo al sot t osegret ari o Vansittart che
l' Italia chi edeva la col l aborazi one della Gr an Br et agna af-
fi nch l ' i mpr esa afri cana si esauri sse nel mi nor t e mpo e
con i l mi nor di s pendi o di mezzi possibile. Solo cos l ' In-
ghi l t er r a pot eva avere una alleata forte i n Eur opa. Vansit-
t art t ent di el uder e l a doma nda t essendo gr andi elogi di
Mussolini e r i mpr over andogl i , i ncongr uent ement e, di non
aver e sollevato a St resa il pr obl ema et i opi co. Pr eg infine
l' ambasciatore di consi derare l' imbarazzo del suo governo e
concluse ch' er a meglio r i nunci ar e a conversazioni bilaterali
sul l ' ar goment o. Era una confessione di i mpot enza. Gr andi
i nform Mussolini che l ' Inghi l t erra avrebbe strillato un po' ,
ma senza cr ear e grossi fastidi.
Di Mussolini si pu di re t ut t o il mal e che si vuol e, a pr o-
posi t o del l a gue r r a d' Et i opi a, ma al meno un mer i t o non
pu essergli cont est at o: quello di avere agito, verso inglesi e
francesi, con si nceri t assol ut a. Spi eg cosa voleva fare, e
per ch lo voleva fare. Non cerc di di ssi mul are che la pr o-
cedur a arbi t ral e per Ual -Ual er a sol t ant o una fi nzi one di-
pl omat i ca e giuridica, cui l' Italia ri correva per guadagnar e
t empo. Or mai si era tagliato i pont i alle spalle.
Nel l ' ul t i ma decade di maggi o i l nodo del l ' ar bi t r at o
italo-etiopico, e della mi sur a in cui la Societ delle Nazi oni
avrebbe pot ut o interferirvi, t or n a Gi nevra. Con sor pr esa
degl i inglesi e dei francesi, Mussolini accet t , per bocca di
Aloisi (che non se l ' aspet t ava ne mme no lui), una sol uzi one
dilatoria. La pr ocedur a di riconciliazione e arbi t rat o doveva
essere por t at a a t er mi ne ent r o il 25 agosto. Il Consiglio del-
l a Lega - che f or mal ment e del i ber quest o accor do, i n
realt messo a punt o dai grandi - si sarebbe occupat o del-
la vert enza se i quat t r o arbitri - due per ciascun cont enden-
te - che er ano stati desi gnat i non fossero riusciti a desi gnar-
341
ne un qui nt o, i mparzi al e, ent r o il 25 luglio, o se ent r o il 25
agosto non si fosse arrivati a un componi ment o. Ancora una
volta er a stato evitato che il Consiglio affrontasse nella sua
totalit il probl ema. Ma non per quest o Mussolini moder il
suo t ono: anche per ch aveva capito, con il suo fiuto per gli
umor i delle masse, che la t rasformazi one della cont esa con
l' Etiopia in una cont esa italo-inglese aveva risvegliato negli
italiani ant i chi rancori , e li liberava da ant i che frustrazioni.
Non er a pi , e non er a sol t ant o, quel l a italiana, l' azione di
un Paese che voleva l egi t t i mament e espander si a spese di
uno stato barbari co per dar e sfogo alla sua popol azi one, la-
voro alle sue braccia, gloria ai suoi soldati, e per lavare l' on-
ta di Adua: era anche il duel l o tra un popol o giovane, dina-
mico, pover o, e un popol o egoista, pasci ut o, abi t uat o a co-
mandar e in casa d' altri.
Tra il maggi o e il gi ugno il fronte di Stresa, che aveva
coalizzato l' Italia, la Franci a e l ' I nghi l t er r a cont r o il ritor-
no tedesco, si sgretol sempr e pi . Il Duce comp , sia pur e
caut ament e, dei passi per stabilire migliori r appor t i con Hi-
tler, anche se il r egi me nazista aveva i ni zi al ment e adot t at o,
nei r i guar di della quest i one abissina, un at t eggi ament o di-
staccato, e semmai benevol o, verso Hai l Selassi. L' amba-
sciatore a Berl i no, Cer r ut i , per il qual e Hi t l er aveva mat u-
rat o una avversione pr of onda, fu trasferito a Parigi, e sosti-
tuito con Attolico.
A quest o p u n t o ci fu, nel compl esso gi uoco, un br usco
cambi ament o di pedi ne. L' Inghi l t erra, gi ai ferri corti con
l' Italia, si trov al limite di r ot t ur a anche con la Francia per
via del pat t o naval e st i pul at o, al l ' i nsaput a di Pari gi , con la
Ger mani a, che concedeva alla flotta di superficie di quest' ul-
t i ma una consistenza pari al 35 per cent o della flotta bri t an-
nica, e alla flotta sot t omar i na un t onnel l aggi o par i a quello
dei Paesi del Commonweal t h. Tut t o quest o era stato combi-
nat o da Si mon che pe r non pot f i r mar e i l pat t o per ch
f r at t ant o i l gover no di Londr a er a cambi at o. Al post o di
Mac Donal d c' era Baldwin, e a quello di Si mon c' era Samuel
342
Hoar e. Hoar e si er a occupat o per quat t r o anni del l ' I ndi a.
Arrivava al Forei gn Office senza una esperi enza i nt ernazi o-
nal e globale. Era un uomo sensibile e pi ut t ost o schivo, che
si illuse dappr i ma di stabilire migliori r appor t i con Mussoli-
ni i nvi andogl i del l e l et t er e per sonal i a r i cor do di r emot i
contatti dur ant e l a pr i ma guer r a mondi al e. Tenent e colon-
nel l o del l ' eserci t o i ngl ese sul front e i t al i ano, Hoa r e aveva
esort at o Mussolini, come di r et t or e del Popolo d'Italia, a pr o-
digarsi per galvanizzare l a resistenza i nt er na dopo Caporet -
t o. Ma quest e mozi oni degl i affetti f ur ono r es pi nt e secca-
ment e dal Duce.
Accanto a Hoar e si er a i nsedi at o negli uffici del Forei gn Of-
fi ce, come t i t ol are del neonat o di cast ero per i r appor t i con
la Societ delle Nazi oni , Ant hony Eden, t r ent ot t enne, consi-
der at o una stella nascent e sull' orizzonte politico bri t anni co.
Eden er a un societario convi nt o, e la sua stessa carica lo
obbl i gava a una sort a di pat r i ot t i smo gi nevr i no. Si er a di-
most r at o caut o, verso l' Italia, i n un discorso ai Comuni nel
qual e, r i s pondendo alle accuse di debolezza e di acquiescen-
za verso la or mai evi dent e volont aggressiva italiana, aveva
risposto che per un pri nci pi o f ondament al e del diritto bri -
t anni co chi unque i nnocent e finch non ne sia stata prova-
ta la colpevolezza. Ma non fu scelto felicemente come lato-
re a Mussol i ni di una pr opos t a di sol uzi one della ver t enza
con l' Etiopia.
Eden er a il pr odot t o di un' al t a scuola di pl omat i ca e poli-
tica, conosceva gli ar goment i di cui si occupava, era un ne-
gozi at ore pacat o, aveva pr esenza ed el eganza, er a ani mat o
da sinceri sent i ment i democrat i ci . Ma era anche t r oppo po-
co duttile, t r oppo poco spregi udi cat o, forse t r oppo poco in-
t el l i gent e ( quando non fu solo l ' esecut or e di di r et t i ve di
Chur chi l l fall, come uomo di gover no) per affront are un
avversario della st at ura di Mussolini in una situazione dive-
nut a i ncandescent e. I suoi pr i nc pi , la sua f or mazi one, gli
r endevano difficile capi re non soltanto la logica del suo in-
343
t erl ocut ore, ma il processo passionale e propagandi st i co at-
t raverso i l qual e una di t t at ura pu trovarsi, su un pr obl ema
che l e pr ocur i ol t ret ut t o un entusiastico consenso popol ar e,
al punt o di non ri t orno.
Eden giunse a Roma il 23 gi ugno 1935. Pri ma di arri var-
vi, aveva fatto sosta a Parigi, ma ai francesi non aveva det t o
una parol a della pr opost a che si accingeva ad avanzare. La
pr emessa che Eden si sent i n dover e di por r e all' inizio del
pr i mo colloquio con il Duce non era la pi adat t a a spi anare
il t er r eno. Egli precis che il gover no inglese era irrevoca-
bi l ment e i mpegnat o verso la Societ del l e Nazi oni , e che
non avr ebbe t ol l erat o senza r eagi r e iniziative che ne com-
pr omet t esser o l e sort i . Qui ndi avanz l' offerta del l a qual e
era stato incaricato. La Gr an Bret agna avrebbe pot ut o cede-
re agli abissini la baia di Zeila e un piccolo t erri t ori o annesso,
nella Somalia britannica, cos da dar e al Paese uno sbocco al
mar e. I n compens o l' Italia avr ebbe pot ut o i ncamer ar e l a
provi nci a del l ' Ogaden, al confine t r a Etiopia e Somalia ita-
liana, e ot t enere concessioni economi che e di altro gener e.
La risposta di Mussolini fu un i mmedi at o e secco no. Egli
ne chiar qui ndi le ragi oni . Con lo sbocco al mar e, sia pur e a
spese degl i inglesi, l ' Et i opi a si sar ebbe rafforzata, avr ebbe
pot ut o rifornirsi di ar mi pi facilmente, e avrebbe precl uso
defi ni t i vament e la possibilit di stabilire una cont i nui t ter-
ri t ori al e t ra Eri t rea e Somalia italiana. Quest o t i po di solu-
zione avrebbe i nol t re i rrobust i t o in Etiopia non la pr esenza
e i nfl uenza i t al i ana, ma quel l a del l ' I nghi l t er r a. Secondo
Mussolini, rest avano aper t e solo due soluzioni: l ' una pacifi-
ca, in forza della qual e passassero all' Italia i t erri t ori abissini
non di razza et i opi ca, con in pi il controllo i t al i ano del
nucl eo cent r al e, che sar ebbe r i mast o i ndi pendent e; l' altra
vi ol ent a, che avr ebbe significato la cancel l azi one del l ' Et i o-
pia, come Stato, dalla cart a geografica.
I due si lasciarono in una atmosfera di pr of onda reci pro-
ca ostilit. Tuttavia Eden chiese, ed ot t enne, un secondo col-
loquio, che si svolse nel pomer i ggi o del 25 gi ugno. Nel cor-
344
so di esso Mussolini indic specificamente i t erri t ori che sa-
r ebber o stati lasciati ad Hai l Selassi (da sot t opor r e t ut t a-
via a un r egi me tipo Egitto o Marocco). Eden ri bat t che
pur t r oppo il punt o di vista i t al i ano non condi vi so dal l a
Gr an Bret agna ma aggi unse, i n un ul t i mo sforzo di di pl o-
mazia, che il t empo pot eva ancora accomodar e le cose.
Or mai , me nt r e l a macchi na mi l i t are i t al i ana st ava gi
pr oducendo uno sforzo che, i n r appor t o ai mezzi del Paese,
er a e nor me , l' offerta i ngl ese ri sul t ava, peggi o che i nut i l e,
pr ovocat or i a. Il di pl omat i co Raffaele Guari gl i a, che non
bri l l ava cer t o per zelo fascista e che sar il mi ni st r o degl i
Est eri di Badogl i o, scrisse dopo l a gue r r a che nel l a mossa
br i t anni ca non si pot eva pi di r e se pr edomi nas s e l ' ot t u-
sit, l ' i mpr ont i t udi ne o il di sprezzo assoluto non t ant o verso
la politica italiana, quant o verso il popol o italiano, fascista o
non fascista che fosse. Guari gl i a espr esse addi r i t t ur a am-
mi razi one per la calma e la pazienza di Mussolini. In ef-
fetti l ' Ogaden non era allettante (non sono un collezionista
di deserti aveva osservato il Duce). La radi ce dello scont ro
er a nei fatti. Ma anche ver o che i due statisti pr ovar ono
una reci proca repul si one. Quel gelido fi guri no i ndi spose
il figlio del fabbro; Eden a sua volta sent enzi che il Duce
non un gent l eman.
Con la t racot anza sgarbat a che affiorava nel suo carat t e-
re, quand' er a di cattivo umor e, Mussolini volle r ender e cla-
mor oso il cont rast o t ra la sua personal i t e quella del giova-
ne mi ni st ro inglese in occasione del ri cevi ment o che, la sera
del 24 gi ugno, fu offerto in onor e dell' ospite all' albergo Ex-
celsior. Dopo essersi ri posat o, nel pomer i ggi o, i n uno chalet
che aveva a di sposi zi one nel l a t enut a di Cast el Por zi ano,
Mussolini era t or nat o a Palazzo Venezia in abbi gl i ament o da
dopo spi aggi a: pant al onci ni bi anchi , giacca con ri nforzi ai
gomiti - citiamo da Duce! Duce! di Ri chard Collier - camicia
col colletto aper t o. E fu in quel l a t enut a che si pr es ent al
banchet t o, dove Eden er a i n abbi gl i ament o formal e, i gno-
r andol o del i ber at ament e dur a nt e l a conversazi one. Quan-
345
do, alla fine, il di pl omat i co Pansa, sollecitato dall' ambascia-
t ore inglese Dr ummond (poi Lor d Pert h), l o aveva invitato
ad avvicinarsi a Eden, affinch il di saccordo non risultasse
evi dent e, il Duce aveva replicato: La distanza t ra noi esat-
t ament e ugual e. Se vuol e par l ar e con me, che venga qui
lui.
Quasi non bastasse, Mussolini t rov modo di infliggere a
Eden un ul t er i or e affront o, i n occasi one di una col azi one
- ul t i ma i ncombenza previ st a dal prot ocol l o - a Castelfusa-
no. Faceva gli onor i di casa i l sot t osegr et ar i o Suvi ch, che
aveva scusato il Duce, t r at t enut o a Roma da i mpegni i nde-
rogabi l i . Gli invitati - con un Eden gar bat o e appar ent e-
ment e sereno - er ano alla frutta quando il ri t mo r umor oso
di un mot or e a scoppi o - ha scritto Federzoni - fece vol gere
gli occhi verso il mar e. Un motoscafo costeggiava l ent amen-
te la spiaggia alla mi ni ma distanza possibile, non cr edo a pi
di ci nquant a met ri dalla t errazza. Ritto in pi edi a pr ua, im-
mobi l e, gua r da ndo avant i , stava Mussolini. Forse i l Duce
stesso si accorse, pi t ardi , di avere eccedut o. Il di pl omat i co
Renat o Bova Scoppa ha por t at o una t est i moni anza che non
smentisce, ma i nt egra l e pr ecedent i . Mussolini, ri cevendol o
a Palazzo Venezi a il 5 gennai o del 1936, gli di chi ar : So
qual i sono le voci che ci rcol ano a Gi nevr a a pr opos i t o del
viaggio di Eden. Sment i t e nella mani er a pi categorica che
io lo abbia accolto e t rat t at o in modo scortese. Io ho accolto
Eden nelle forme pi cortesi possibili, e sino al t er mi ne del-
la visita i nost ri r appor t i personal i sono stati di nor mal e cor-
dialit. Il dissidio pur ament e politico e resta apert o.
Ai pri mi di agosto Eden, Lavai e Aloisi - dove si vede co-
me il mi ni st ro inglese collaborasse ancora, sia pur e, proba-
bi l ment e, a mal i ncuor e, per t ener e la cont roversi a al di fuo-
ri dal Consi gl i o del l a Lega - c onc or da r ono a Gi nevr a un
ennesi mo compr omesso. La famosa commi ssi one arbi t ral e
per Ual - Ual non si sar ebbe occupat a del pr obl e ma delle
front i ere, non avr ebbe cio stabilito a chi appar t enesser o 1
pozzi, r est r i ngendo invece il suo compi t o alle responsabilit
346
degl i scont ri . Tut t avi a, se non si fosse arri vat i a una sen-
tenza ent r o i l pr i mo di s et t embr e, i l quat t r o del l o stesso
mese il Consiglio della Societ delle Nazi oni avrebbe i nt ra-
pr eso l' esame general e, nei suoi diversi aspetti, delle rela-
zi oni t r a Italia ed Et i opi a. Aloisi accet t per ch er a al t r o
t empo guadagnat o. Mussolini non chi edeva al t ro. Allo stes-
so Aloisi disse I TI agosto: Dovete agi re pi da combat t en-
t e che da di pl omat i co, da fascista pi che da negozi at or e.
Anche se mi accor dano t ut t o, preferi sco vendi car e Adua.
Sono gi pr ont o.
I n quest e condi zi oni , anche un nuovo pi ano che Lavai
- di venut o pr i mo mi ni st ro - ed Eden pr esent ar ono ad Aloi-
si, a Parigi, tra il 16 e il 18 agosto 1935, dur ant e una serie di
ri uni oni , non aveva possibilit di accogl i ment o. Lavai si ar-
rovellava per t rovare una formul a accettabile dal Duce. Sen-
tiva crescere, i n Francia, un mot o di opi ni one pubblica che,
al l ar mat o dal revansci smo t edesco e dal nuovo di nami smo
fascista, esigeva dal gover no una posi zi one i nt r ansi gent e.
Pur r i sol ut o a evi t are r ot t ur e, e a ost acol are l ' adozi one di
mi sur e est r eme cont r o l' Italia, Lavai capiva che, senza una
soluzione di compr omesso, si sarebbe t rovat o nella necessit
di ader i r e a una qual che azione di appoggi o alla Lega.
Francesi e inglesi avevano escogitato un espedi ent e i nge-
gnoso ma t ardi vo: concedere all' Italia una specifica posizio-
ne in Etiopia in r appr esent anza della Societ delle Nazioni.
In nome del l a Societ del l e Nazi oni , e f or mal ment e su ri-
chiesta del l ' Et i opi a, l' Italia avr ebbe svolto una mi ssi one di
civilt, che per al t r o l e avr ebbe consent i t o una sovr ai nt en-
denza ammi ni st r at i va ed economi ca assai ampi a. Il par a-
grafo del pr oget t o relativo alle misure cont ro la schiavit
attestava, di per se stesso, la scarsa qualificazione dell' Etio-
pia a collocarsi t ra gli stati civili, e in un cert o senso giustifi-
cava l ' i nt ervent o italiano. L'altro paragrafo secondo il qual e
questo p r o g r a mma non escl uder ebbe i n al cun modo l a
possibilit di ret t i fi che t erri t ori al i schi udeva l a por t a ad
amput azi oni anche vistose del l ' I mper o negussita. Ma anco-
347
ra una volta il no di Mussolini fu reciso. Le propost e pote-
vano essere mat eri a di discussione dieci mesi fa, e le avrem-
mo egual ment e r espi nt e; ma oggi che l' Italia ha inviato i n
Africa 280 mila uomi ni e speso due miliardi, simili pr opost e
equi val gono a t ent ar e di umi l i ar e l' Italia nel peggi or e dei
modi. Un appel l o i mmedi at ament e successivo di Roosevelt
che esort ava a scongi ur ar e l a guer r a per ch sarebbe una
calamit mondi al e, le cui conseguenze influirebbero negati-
vament e sugli interessi di t ut t e le nazioni venne anal oga-
ment e accolto da una prevedibile ripulsa.
A fine agost o la commi ssi one arbi t ral e si pr onunci sul-
l' incidente di Ual-Ual. La commissione era stata compl et at a
con la nomi na del qui nt o arbi t ro, in aggi unt a ai due di cia-
scuna par t e, Al drovandi Marescotti e Mont agna per l' Italia,
La Pradel l e e Pot t er per l' Etiopia. Il qui nt o voto fu affidato
al gr eco Nicolas Politis, mi ni st ro del suo Paese a Pari gi , e
not o giurista, il cui nome era stato cal deggi at o da Lavai, e
appr ovat o da diplomatici italiani. Palazzo Chigi sperava che
Politis ci facesse ot t enere, a maggi oranza, un verdet t o larga-
ment e favorevole. Se ne ebbe invece, all' unanimit, uno che
evadeva il pr obl ema della sovranit su Ual-Ual e delle viola-
zioni di confine, per at t enersi st ret t ament e all' episodio. La
responsabilit, afferm la decisione, era di ent r ambe le par-
ti, ossia di nessuna. Il pr i mo sparo pot eva essere stato acci-
dentale, le scaramucce precedent i e successive ri ent ravano
nella t radi zi one locale, non esisteva dunque un pr obl ema di
ri parazi oni , di scuse, di indennizzi. Addis Abeba non fu mal-
cont ent a del l odo. A Roma dissero: Politis ci ha traditi.
Or a la par ol a t ornava alla Societ delle Nazioni. Cont r o
l' Italia veniva ventilata l' applicazione di quell' articolo 16 del
Patto secondo il qual e, se uno dei membr i della Lega ricor-
reva alla guer r a si considera ipso facto che abbia commesso
un at t o di gue r r a cont r o tutti gli altri membr i . . . i qual i lo
sot t opor r anno i mmedi at ament e alla rot t ura di ogni relazio-
ne commerci al e o finanziaria, al divieto di ogni r appor t o fra
i pr opr i ci t t adi ni e quelli dello Stato che abbia i nfrant o il
348
Patto, e al l ' i mpedi ment o di ogni r appor t o fra i cittadini del-
lo St at o che viola il pat t o e quelli di ogni al t ro St at o, sia o
non sia me mbr o della Societ delle Nazioni. Er ano le san-
zioni economi che, ma i r r i medi abi l ment e svuot at e di cont e-
nut o, a pri ori , dall' assenza degli Stati Uni t i , che della Lega
non facevano par t e, e di al t re pot enze i ndust r i al i come l a
Ger mani a e il Gi appone, uscitene da poco. Il secondo par a-
grafo dello stesso articolo 16 pr evedeva le sanzioni militari:
Sar in tal caso (quello previ st o dal par agr af o pr ecedent e)
dover e del Consiglio r accomandar e ai diversi governi i nt e-
ressati di met t er e a disposizione gli effettivi militari, navali e
aerei, con cui i membr i della Societ cont r i bui r anno rispet-
t i vament e alle Forze Ar mat e dest i nat e a far ri spet t are gli im-
pegni della Societ.
Solo al cuni del egat i mi nor i gi uns er o a Gi nevr a, per i l
Consiglio che si apr il quat t r o set t embr e, risoluti a far la vo-
ce grossa cont ro l' Italia. Lo er ano gli scandi navi , lo er ano le
nazi oni del l a Piccola I nt esa. Ma quel l i che comandavano,
inglesi e francesi, por t ar ono a Gi nevra t ut t e le l oro incertez-
ze e cont raddi zi oni . Eden er a spi nt o al l ' i nt ransi genza dalla
sua per sonal e pr opens i one, dalle sollecitazioni del l ' opi ni o-
ne pubblica bri t anni ca, da un significativo voto degli iscritti
alle Trade Unons che con t r e mi l i oni di s cont r o me no di
duecent omi l a no avevano chiesto l e sanzioni. Ma non pot e-
va di ment i car e gli a mmoni me nt i del l ' Ammi r agl i at o sulla
debolezza militare inglese, i rischi di conflitto con l' Italia, la
minaccia tedesca. A sua volta Lavai, p u r avendo comuni cat o
a Mussol i ni che l a Franci a non avr ebbe pot ut o dissociarsi
dalla Lega, voleva salvare l ' accordo di gennai o: anche per -
ch, avendo chi est o espl i ci t ament e a Eden se l ' I nghi l t er r a
sar ebbe stata cos sollecita nel l o schi er ar si a fianco di una
Franci a aggr edi t a, quant o s embr ava vol er l o essere nel l o
schi erarsi a fianco dell' Abissinia, si er a sent i t o dar e una ri-
sposta evasiva.
Il Duce affettava ormai indifferenza pe r quant o avveniva
alla Societ delle Nazioni. I diplomatici che er ano incaricati
349
di combat t er e la battaglia in seno alla Lega f ur ono lasciati,
in quest ' ul t i ma fase, quasi senza istruzioni. Di l oro iniziativa
avevano pr epar at o un memor i al e che, per l egi t t i mare l' im-
medi at a azi one i t al i ana, pr es ent ava nel l a luce pi cr uda,
con mot i vazi oni spesso val i de, il gover no abi ssi no, sottoli-
neava il di sordi ne i nt er no, il prol i ferare di eserciti locali pi
simili a bande ar mat e che ad accolite di r epar t i regol ari , il
sopravvi vere di usanze bar bar e, pi r i pugnant e t ra t ut t e l a
schiavit. L' Etiopia era i ndegna di sedere a Ginevra, e l' Ita-
lia si appr est ava a compi er e un' oper azi one di i gi ene i nt er-
nazi onal e (i t ermi ni non furono questi, ma il loro significato
s). La tesi italiana, ri bat t ut a da Te de Hawar i at e, dal gi uri -
sta francese Gast one Jze che r appr es ent ava anch' egl i l' E-
t i opi a, dal del egat o sovietico Li t vi nov (l ' Urss er a da poco
ent r at a nella Lega), aveva, dal punt o di vista dialettico, un
difetto grave: denunci ava la situazione abissina non per in-
vocare un' azi one i nt ernazi onal e, ma per fare accet t are una
conqui st a uni l at eral e.
Eden e Lavai si espressero, nei l oro i nt ervent i al Consi -
glio, con cautela, auspi cando al solito una sol uzi one nego-
ziata. Il Consi gl i o nomi n una commi ssi one - f or mat a da
Gr an Bret agna, Francia, Polonia, Spagna, Turchi a e presi e-
dut a dallo spagnol o De Madar i aga - che esami nasse i r ap-
port i t ra Italia ed Etiopia. I delegati dei due Paesi interessa-
ti er ano esclusi per ch Aloisi aveva rifiutato di seder e allo
stesso tavolo degli etiopici.
Il 9 set t embre 1935 si apr , sempr e a Ginevra, la sedicesi-
ma Assemblea della Societ delle Nazioni (finora il caso ita-
i o-et i opi co er a st at o di scusso sol t ant o dal Consi gl i o), cui
part eci p il mi ni st ro degli Esteri inglese Hoar e. Quest i ebbe
una serie i nt ensa di colloqui con Lavai. Ent r ambi deci sero
che dovevano, se possibile, evitare di pr ovocar e Mussolini
a un' ost i l i t aper t a, e che ogni sanzi one economi ca decisa
dalla Lega doveva essere applicata con pr udenza e gradat a-
ment e. Fur ono i nol t r e concor di nel l ' escl udere sanzi oni
mi l i t ari , nel non adot t ar e al cun pr ovvedi ment o di blocco
350
naval e, nel non pr eveder e neanche l a chi usur a del Canal e
di Suez: nel l ' escl uder e i n una par ol a t ut t o quant o pot esse
por t ar e alla guerra.
Ma l ' Hoar e realista e rassegnat o delle conversazi oni con
Lavai lasci il post o, nel discorso all' Assemblea, a un Hoar e
appar ent ement e ri sol ut o, il qual e pr ocl am che la Societ
del l e Nazi oni l' alfiere, e il mi o Paese lo con essa, del
mant eni ment o collettivo del pat t o nella sua i nt erezza e, i n
part i col are, della resistenza t enace e collettiva a tutti gli atti
di aggr essi one non provocat a. Il mi ni st r o degl i Esteri in-
glese riscosse un e nor me successo, che l o lasci st upi t o. I
pi avevano dedot t o dalle sue parol e che l ' Inghi l t erra stava
per f er mar e Mussolini a qualsiasi costo. Le bastava trancia-
re l'esile filo dei ri forni ment i costretti ad at t raversare il Ca-
nale di Suez. A Palazzo Chigi vi fu un moment o di viva an-
sia. Tut t avi a Mussol i ni non di ede segno di r al l ent ament o
nei suoi preparat i vi , anzi li menzi on esplicitamente nel co-
muni cat o segui t o a un Consiglio dei mi ni st ri . Com' nella
logica di t ut t e le di t t at ur e, quel l a fascista si serv a meravi -
glia del l ' ost i l i t del l a Lega per scari care cont r o di essa l e
passioni r epr esse del Paese.
Dopo il discorso di Hoar e si ebbe un altro ancor pi t an-
gibile e temibile segno di i rri gi di ment o del l ' Inghi l t erra. Al-
la met di set t embre l' Ammiragliato trasfer nel Medi t erra-
neo gr an par t e della Home Fleet, in prat i ca ogni nave di spo-
nibile di cui ci si i mmagi nava di pot er fare a meno. Era una
forza i mponent e: 144 uni t per un t ot al e di 800 mi l a t on-
nellate.
Il Duce nat ur al ment e non voleva l a guer r a con l ' Inghi l -
t erra. Ma non pot eva pi t or nar e i ndi et ro. Era in giuoco, a
quel punt o, l a sopravvi venza del suo r egi me. Come i mme-
di at a cont r omossa, annunci l' invio di due divisioni i n Li-
bia, cos da far t emer e una i nvasi one del l ' Egi t t o. Ma nello
stesso t empo avvertiva che la politica dell' Italia non ha mi-
re i mmedi at e o r emot e che possano ferire gli interessi della
Gr an Bret agna.
351
La situazione era abbast anza paradossal e. Gr an nume r o
di osservat ori ri t eneva i mmi nent e l a guer r a t ra i due Paesi
eur opei , ent r ambi i mpr epar at i a sost enerl a, e decisi a non
farla. Infatti qua ndo Mussolini, a fi ne set t embr e, doma nd
che gli inglesi di chi ar asser o f or mal ment e di non vol er in-
t r a pr e nde r e azi oni bel l i che o bl occar e i l Canal e di Suez,
pr ome t t e ndo i n cambi o di r i nunci ar e a cert e precauzi oni
mi l i t ari , Londr a gli forn con sollievo gli af f i dament i ri-
chiesti. Hoar e fece di pi . Scrisse per sonal ment e a Mussoli-
ni che l a Gr an Br et agna non i nt endeva umi l i are l' Italia, ma
vederl a forte e pr osper a. In ogni caso, assicur Hoar e, le
uni che sanzi oni cont r o l ' It al i a s ar ebber o st at e di na t ur a
economi ca.
Il Comi t at o dei ci nque che er a stato i nsedi at o nel Consi-
glio della Societ delle Nazi oni comp di l i gent ement e il suo
l avoro, a ppr ont a ndo un ennes i mo pr oget t o di sol uzi one
del l a cont esa t r a Italia ed Et i opi a - una sor t a di ma nda t o
collettivo con part i col ari incarichi all' Italia - che pot eva es-
sere buono o cattivo, ma er a or mai inutile. Ovvi ament e l' I-
talia disse no. Gli appel l i di Hai l Selassi alla Societ delle
Nazioni di vent avano sempr e pi pressant i e di sperat i . L'im-
pe r a t or e visse quel l e ul t i me gi or nat e i n un' at mosf er a t r a
guer r i er a e pi edi grot t esca. Nel l ' ul t i ma set t i mana di settem-
br e cadeva la festa del Mascal, e una mol t i t udi ne di soldati
er a affluita nella capitale per sfilare, banchet t ar e, bal l are, e
gr i dar e la sua fiducia in una r api da vittoria sull' Italia. Il Ne-
gus at t ese i l 28 set t embr e per fi rmare l ' or di ne di mobilita-
zione general e: quel l ' ordi ne che, cost i t uendo di per se stes-
so una provocazi one, e un atto di ostilit di ret t a, rese super-
flua secondo l' Italia la di chi ar azi one di gue r r a . Ancor a il
pr i mo ot t obre il Duce aveva det t o ad Aloisi che se avesse ot-
t enut o le gr andi r egi oni vassalle dell' Abissinia, l' affare si
sar ebbe pot ut o si st emare, conf er mando i l non ri fi ut o, e
forse il desi deri o, di una sol uzi one parzi al e ma poco costo-
sa. A De Bono aveva telegrafato le sue ul t i me direttive: De-
cisione inesorabile cont ro gli armat i , ri spet t o e umani t per
352
le popol azi oni i nermi , versi one aggi or nat a del parcere su-
biectis et debellare super bos.
Il 2 ot t obr e, di mat t i na, Mussol i ni fu ri cevut o al Qui r i nal e
dal Re. Vittorio Emanuel e era stato a l ungo perpl esso sulla
oppor t uni t del l ' i mpresa, ri echeggi ando in quest o le obbie-
zioni di gener al i e ammi r agl i , compr es o Badogl i o. Ma or a
gli disse: Duce vada avant i . Sono io alle sue spalle. Avanti
le dico. Alle sei e mezzo del pomer i ggi o il Duce si affacci
al bal cone di Palazzo Venezia. La piazza era ner eggi ant e di
folla. Altre mol t i t udi ni at t endevano nelle piazze di t ut t a Ita-
lia davant i agli al t oparl ant i della radi o. Venti milioni di ita-
liani, disse Mussolini, er ano in ascolto. Forse non esagerava.
Fu, il suo, un di scorso suggest i vo e demagogi cament e sa-
pi ent e, nel qual e l' Italia er a la vittima, e la Lega delle Na-
zioni la sopraffattrice. All' Italia era stato negat o un post o al
sole. At t or no al tavolo della esosa pace non le er ano toc-
cate che scarse briciole del ricco bot t i no coloniale. Abbia-
mo pazi ent at o - t uon - tredici anni dur ant e i quali si an-
cora pi stretto il cerchio degli egoismi che soffocano la no-
stra vitalit. Con l' Etiopia abbi amo pazi ent at o quar ant a an-
ni. Or a basta!. Disse che alle sanzioni economi che oppor -
r emo la nost ra disciplina, la nost ra sobriet, il nost ro spirito
di sacrificio e che alle sanzioni militari r i s ponder emo con
mi sur e militari, ad atti di guer r a ri sponderemo con atti di
guer r a. Promi se infine: Noi faremo t ut t o il possibile per-
ch quest o conflitto di carat t ere coloniale non assuma il ca-
rat t ere e la por t at a di un conflitto europeo.
Il 3 ot t obre 1935, alle ci nque del mat t i no, le avanguar di e
var car ono i l Mar eb, fi umi ci at t ol o che di vi deva, a nor d di
Adua, l' Eritrea dal t erri t ori o abissino e che per molti italiani
era la front i era della vergogna. Il dado era t rat t o. Comi n-
ciava la campagna d' Etiopia.
CAPITOLO OTTAVO
LA GUERRA DI DE BONO
Il mezzogi or no del due ot t obr e 1935 il gener al e Emilio De
Bono, Quadr umvi r o della ri vol uzi one, alto commi ssari o i n
Africa Ori ent al e dal gennai o pr ecedent e, comandant e supe-
ri ore delle t r uppe per la conqui st a dell' Etiopia, si er a trasfe-
ri t o da s mar a a Coat i t , un villaggio che di st ava u n a cin-
quant i na di chi l omet ri dalla frontiera del Mar eb. L era sta-
t o i mpi ant at o, i n bar acche pi ut t ost o comode ( Tr oppo co-
mode osserver aci dament e Badoglio i n un suo r appor t o a
Mussolini), il Quar t i er general e.
De Bono aveva al l ora set t ant ' anni , e i nsegui va ancor a
una gloria militare che gli si er a sempr e ost i nat ament e rifiu-
tata. Il comando delle operazi oni cont r o l' Etiopia er a stato
un suo vecchio sogno, gi da quando era mi ni st ro delle Co-
lonie. Nel l ' aut unno del 1933 si era pr esent at o al Duce cui si
rivolgeva (era-uno dei pochi ) con il confidenziale tu e gli
aveva det t o: Senti, se ci sar una guer r a l aggi tu - se me
ne ritieni degno e capace - dovresti conceder e a me l ' onore
di condurl a. Ha riferito lo stesso De Bono che Mussolini gli
rispose: Cert ament e, e avendogl i il Quadr umvi r o chiesto
se non lo considerasse t r oppo vecchio, aveva aggi unt o: No,
per ch non bi sogna per der e t empo.
La scelta di De Bono non spiaceva a Mussolini, per al me-
no tre ragioni. Essendo not a l a medi ocri t del Quadr umvi r o
come st rat ega e come organi zzat ore, il mer i t o della vittoria
sarebbe stato at t ri bui t o pi l ar gament e al Duce; la gui da di
De Bono avrebbe fascistizzato la guer r a; esistevano buone
probabi l i t che si arri vasse a una sol uzi one di compr omes -
so, sul pi ano i nt er nazi onal e, pr i ma che l a campagna assu-
354
messe di mensi oni i mpegnat i ve, e per un compi t o di quest o
gener e De Bono er a l ' uomo i deal e. Poi si pot eva s e mpr e
cambi arl o.
In realt Mussolini voleva essere, sia pur e da Palazzo Ve-
nezia, il condot t i ero della guer r a. Non a caso aveva ri preso i
dicasteri militari e il mi ni st ero delle Col oni e, ai sot t osegre-
tariati aveva scelto o confermat o uomi ni di sua compl et a fi-
duci a: i general i Federi co Bai st rocchi e Valle al l ' Eserci t o e
alla Aeronaut i ca, l ' ammi ragl i o Cavagnar i alla Mari na, Les-
sona alle Col oni e. Nelle di ret t i ve segret e che il Duce aveva
di r amat o a pochi di r et t i col l abor at or i i l 30 di cembr e del
1934 e r a no r i assunt e l e l i nee del l a sua azi one. Per una
guer r a r api da e definitiva ma che sar s empr e dur a, si de-
vono pr edi spor r e gr andi mezzi. Accanto ai 60 mila i ndi geni
si devono mandar e al meno al t ret t ant i met r opol i t ani . Biso-
gna concent r ar e al meno 250 appar ecchi i n Eri t rea e 50 i n
Somalia. Car r i armat i , 150 in Eri t rea e 50 in Somalia. Supe-
riorit assoluta di artiglieria. Dovizia di muni zi oni . I 60 mila
soldati della met ropol i , megl i o ancor a se 100 mila, devono
esser pr ont i in Eri t rea per l ' ot t obre del 1935.
Quest e cifre, che gi pr ospet t avano l' invio di un cor po di
spedi zi one quale mai si er a visto in Africa, furono poi larga-
me nt e s uper at e, al meno per l e t r uppe di t er r a. Mussol i ni
era ossessionato dalla catastrofe di qua r a nt a nni pr i ma. Per
poche migliaia di uomi ni che non c' er ano - aveva det t o -
p e r d e mmo ad Adua. Non commet t er mai ques t ' er r or e.
Voglio peccar e per eccesso non per difetto. Il pr i mo sca-
glione della Gavi nana cominci a sbarcare a Massaua a met
apr i l e del ' 35 e fino al l ' ot t obr e si ammas s ar ono in Er i t r ea
- pr eval ent ement e - e in Somalia ci nque divisioni dell' eser-
cito e ci nque di camicie ner e. Ol t re 200 mila uomi ni di cui
set t emi l a ufficiali, seimila mi t ragl i at ri ci , set t ecent o pezzi
d' art i gl i eri a, cent oci nquant a car r i ar mat i , cent oci nquant a
aerei da caccia e da bombar dament o. L' ar mament o e l' equi-
paggi ament o del cor po di spedi zi one er ano, se raffrontati
alle esi genze di una gue r r a mode r na , e ai pr ogr essi del l a
355
tecnica, pi ut t ost o modest i . Appena quat t r o anni dopo i te-
deschi avr ebber o fatto veder e, nel conflitto eur opeo, qual e
salto di qualit si fosse verificato nel l ' art e della guer r a. Ma
per una i mpr esa coloniale, realizzata da un paese povero, l o
sforzo deve essere consi derat o di di mensi oni gi gant esche.
I nsi eme ai soldati, par t i vano per l'Africa anche i lavora-
t ori , i ni zi al ment e diecimila, secondo le ri chi est e di De Bo-
no, poi pr ogr es s i vament e cresci ut i fi no a ol t r e cent omi l a.
Essi dovevano essere i mpi egat i soprat t ut t o per i ngr andi r e il
por t o di Massaua, per mi gl i or ar e l a st r ada Massaua-Asma-
ra, per cost rui re edifici e baraccament i , per allestire i mpi an-
ti idrici. I segret ari federali profi t t arono di quest a occasione
per spedi r e in Eri t rea e in Somalia el ement i i ndesi derabi l i ,
disoccupati che er ano tali sopr at t ut t o per la scarsa voglia di
l avorare, intellettuali di sadat t at i . De Bono l ament che in
quei pr i mi scaglioni fu i nvi at o gi chi unque, senza scelta,
senza nessuna garanzi a fisica n moral e. Fra di essi ce n' era-
no che non avevano mai pr eso un attrezzo di l avoro i n ma-
no: si t rovavano 12 maest ri di scuola, 4 farmacisti, 3 avvoca-
ti, 9 orologiai, parecchi barbieri.
La profusi one dei mezzi, l' affarismo di appal t at ori e traf-
ficanti, la rivalit e la mancanza di c oor di na me nt o t r a le
Forze Ar mat e, de t e r mi na r ono r uber i e e s per per i , come
sempr e i n circostanze di quest o gener e. Un cert o moment o
l ' i nt endent e del cor po di spedi zi one, il brillante e capace ge-
neral e Dall' Ora, aveva telegrafato or di nando di sospender e
l' invio della paglia e del foraggio per i mul i , per ch era im-
possibile sbarcarli. Il mi ni st ero della Guer r a non se ne die-
de per inteso, e le navi cariche ri masero al largo di Massaua,
in attesa, per set t i mane, e a volte perfi no t re o quat t r o mesi.
L' aeronautica - lo ha raccont at o Lessona - aveva sost enut o
la tesi che non si pot essero cost rui re campi d' aviazione sul-
l' altopiano eri t reo, dove la quot a r endeva difficile il decollo,
ma che si dovesse realizzarli nel bassopi ano. Qua ndo questi
ultimi furono pr ont i , con le l oro dot azi oni di forni, frigori-
feri, vent i l at ori , docce, sedi poco me no che monume nt a l i
356
per i comandi , ci si accorse che non servivano, e si allestiro-
no sul l ' al t opi ano - da dove si decol l ava beni ssi mo - aer o-
port i definiti sussidiari che invece furono quelli r eal ment e
operant i .
Il Duce vide gr ande, per ch aveva fretta, e per ch vo-
leva pr emuni r s i cont r o le quer i moni e dei general i . A volte
r addoppi , sempl i cement e, ci che gli era stato chiesto. Lo
sforzo mi l i t are di ede alla nazi one una frustata economi ca e
mor al e. L' industria ne fu tonificata, il mi raggi o delle nuove
t er r e, delle nuove ricchezze, del nuovo posto al sole, acce-
se le fantasie. Tra i vol ont ari c' erano di cert o anche emargi -
nati e avvent uri eri ; ma c' erano anche molti sinceri pat ri ot i ,
che pensavano di cont ri bui re alla grandezza dell' Italia e, in-
sieme, alla civilizzazione di un paese bar bar o.
I pr oget t i di Mussol i ni i ncont r ar ono le maggi or i diffi-
denze e le pi ostinate obbiezioni pr opr i o t ra gli alti coman-
di del l ' Eserci t o. De Bono era ent usi ast a per ch i l comando
er a st at o affidato a l ui ; ma t r a i professi oni st i del l o st at o
maggi or e i suoi giudizi godevano di scarsissima consi dera-
zione. Egli pr et endeva che pot essero bast are, per l a conqui -
sta dell' Etiopia, 60 mila soldati i ndi geni , e 20 mila nazionali,
ol t r e a quel l i che gi si t r ovavano in Er i t r ea e in Somal i a.
Un calcolo che Badogl i o, i nt er pel l at o nel l a sua qual i t di
Capo di stato maggi or e general e, invert; secondo lui occor-
r evano t rent ami l a i ndi geni , ma cent omi l a soldati met ropol i -
tani e ar mament i a profusi one (l ' una e l' altra previ si one, lo
abbi amo visto, super at e da ci che Mussolini mise a disposi-
zi one dei general i ). Fu da ppr i ma per pl esso i l sot t osegret a-
rio alla Guer r a, Baistrocchi, che t emeva r i manesser o per i -
col osament e sguarni t e, con l ' i mpegno africano, le front i ere
nazionali, ma poi di venne, o al meno si most r, un caldo so-
st eni t ore del l a campagna. Pi a l ungo ostile r i mase Bado-
glio, i n par t e per motivi tecnici, i n par t e per ch riecheggia-
va i dubbi del Re.
Vittorio Emanuel e I I I era angosciato dalla event ual i t di
un conflitto aper t o con l ' Inghi l t erra. I suoi i ncont ri col Du-
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ce furono, nei mesi di pr epar azi one della guer r a, preval en-
t ement e prot ocol l ari (le udi enze per l a firma dei documen-
ti) e non frequent i . Nel corso di essi il t ema etiopico non fu
mai t r at t at o a f ondo. Come s empr e i n quest e eveni enze, i l
Re si t r i ncer ava nel suo r i dot t o cost i t uzi onal e, r i pet eva
che la gui da politica del paese spettava al gover no, preferi -
va i ns omma fare ar r i var e a Mussol i ni i suoi consi gl i per
i scri t t o, o per vie i ndi r et t e. Cos, i n una l et t er a gli racco-
mandava di t rovare i l modo di evitare un ur t o violento con
l ' I nghi l t er r a ( per ch) quest a sar ebbe una faccenda del l a
massi ma gravi t per l' Italia, dat i i dubbi che si pot r ebber o
nut r i r e r i guar do al l ' at t eggi ament o della Francia. Badogl i o
ri echeggi ava le preoccupazi oni del Re. La guer r a - scrisse
a De Bono - anche con risultato a noi pi enament e favorevo-
le, r appr esent er sempr e per i l paese uno sforzo onerosissi-
mo. Calcoli pur e approssi mat i vi da nno una spesa non lon-
t ana dai sei miliardi, ossia all' incirca un terzo della nost ra ri-
serva aur ea. . . Siffatta gr ave i nci si one nel l a fi nanza appor -
t er come conseguenza che t ut t o i l mat er i al e (equi paggi a-
ment o, muni zi onament o, quadr upedi ecc.) non pot r esse-
re sostituito che assai l ent ament e nelle dot azi oni dell' eserci-
t o, come accadde nel l a spedi zi one libica. L' esercito qui ndi
at t raverser una doppi a crisi: dur ant e l e operazi oni , per l a
consi derevol e sot t razi one di forze; dopo la campagna, per il
l ent o ri forni ment o delle dotazioni.
Sapendo che i l Duce voleva l a guer r a all' Etiopia, Bado-
glio, nello stile della sua pr udenza pi emont ese e cont adi na,
non aveva c omunque det t o di no, n t ant o me no si er a di -
messo. Aveva preferito pr ospet t ar e le difficolt dell' impresa,
a volte ragi onevol ment e, cont ro la faciloneria del Qua dr um-
viro, a volte i ngi gant endol e. Aveva ad esempi o chiesto, alla
fine del 1934, due o tre anni di dilazione per ch la macchi na
mi l i t are fosse a punt o: il che compr omet t eva i rri medi abi l -
ment e i pi ani mussoliniani. Il Duce gli aveva t appat o la boc-
ca, lo si visto, dando a lui e a De Bono t ut t o ci che chi ede-
vano, e pi di quant o chi edessero. Tut t o, salvo il t empo.
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Sot t o quest i cont r ast i c' er ano, na t ur a l me nt e , ri val i t e
ambi zi oni per sonal i . Il comando della campagna afri cana
faceva gola a t ut t i i capi militari di pr i mo pi ano, che consi-
der avano De Bono il me no qualificato a eserci t arl o. Si er a
subi t o fatto avant i Baistrocchi, che non per deva occasi one
per pr onunci ar e giudizi taglienti sul Quadr umvi r o. A Les-
sona aveva chiesto che caldeggiasse presso Mussolini l' idea
di r i uni r e in una sola per sona - la sua si capisce - il sottose-
gret ari at o alla Guer r a e la carica di comandant e delle t r up-
pe. Cos, sost eneva, s ar ebber o stati el i mi nat i aut omat i ca-
ment e i possibili cont rast i t r a Roma e il Quar t i er gener al e
i n Africa. Qua ndo si rese cont o che l a part i t a, per quel che
lo r i guar dava, er a persa, il Baistrocchi pr opose il nome del
general e Pirzio Biroli, cos da togliere di mezzo sia De Bono
sia Badogl i o, quest a ombr a i mponent e e i ncombent e sulle
Forze Ar mat e It al i ane.
Badogl i o, nella sua azi one di st ancheggi ament o, sembra-
va volersi t ener e fuori dalla mischia per il comando. Ma era
solo una finzione. Un gi orno, nel l ' ant i camera di Palazzo Ve-
nezia, avendovi i ncont rat o Lessona che, come sottosegreta-
rio alle Col oni e, usciva da un' udi enza del Duce, lo apost rof
con amarezza: Si r ende cont o il Capo del gover no della r e-
sponsabilit che si assume affidando il comando delle t r up-
pe in Africa a un general e esonerat o dal servizio dopo la pri -
ma gue r r a mondi al e, me nt r e ancor a vivo i l maresci al l o
che ha condot t o le nost re ar mat e a Vittorio Veneto?. Infine
c' era, pi del uso e i nqui et o di t ut t i , Grazi ani che, essendo
stato gonfiato dalla pr opaganda fascista per le sue i mpr e-
se cont r o i ribelli in Libia, si credeva ver ament e un Lyautey,
ne aveva assunt o i t oni dr ammat i ci e t eat ral i e consi derava
l e i mpr es e coloniali come sue nat ur al i spet t anze. Rel egat o
invece al comando del l e forze dislocate in Somalia, cui er a
affidato un compi t o secondari o, mor deva il freno, e faceva
di re da sua moglie che bisognava spazzar via i vecchi, Bado-
glio compr eso, e far l argo alle forze gi ovani . Ma Mussolini
resi st et t e alle pressi oni . De Bono, se non al t r o, er a doci l e.
359
Aveva pr edi spost o l' inizio delle operazi oni per il ci nque ot-
t obre; ma quando il Duce gli i ngi unse di iniziare l' avanzata
sulle pr i me or e del 3 ot t obre, obbed .
Da set t ent ri one mossero dunque l e col onne del pi pot ent e
esercito eur opeo di cui l'Africa avesse memor i a. La linea del
f r ont e er a divisa fra t r e cor pi d' ar mat a. Sulla dest r a i l II
Cor po, del gener al e Maravi gl i a, che aveva per pr i mo i m-
por t ant e obbiettivo Adua; al cent ro il Cor po d' Armat a i ndi -
geno di Pirzio Biroli, che si spi ngeva verso le ambe dell' En-
ticci; sulla sinistra il I Cor po del general e Santini che pun-
tava su Adi grat . I r epar t i non i ncont r ar ono resistenza alcu-
na. Marci avano pazi ent i ed entusiasti con l a l oro dot azi one
di cent odi eci car t ucce, viveri per quat t r o gi or ni , due litri
d' acqua a testa, scopr endo passo a passo, su piste e sentieri
pol verosi , la nuova t er r a. Gli ascari davano sfogo alle l oro
fantasie, e sparacchi avano (gli uni ci colpi di ar ma da fuoco
della gi ornat a), qual che fante, di ori gi ne cont adi na, ha rac-
cont at o il giornalista Cesco Tomaselli, si chi nava a raccoglie-
re u n a manci at a di t er r a, e l a sbri ci ol ava per saggi ar ne l a
gr ana, cal col ando la qualit e quant i t dei raccolti che se ne
sarebbero pot ut i ricavare. I bombar di er i avevano comincia-
to a mar t el l ar e gli obbiettivi, Galeazzo Ci ano e Al essandr o
Pavolini, vol ont ari nel l ' avi azi one cos come i figli del Duce
Vittorio e Br uno, at t accarono con i l oro t ri mot ori Adua, ac-
colti da una cert a reazi one cont raerea.
Si t rat t in sostanza di una faticosa passeggiata, il cui esi-
to er a atteso a Roma, da Mussolini, con ansia comprensi bi -
le, anche se del t ut t o spr opor zi onat a alle difficolt i mpost e
dal nemi co, per i l mome nt o i nesi st ent e. Il Duce aveva co-
mi nci at o a t empest ar e il pover o Lessona, al mi ni st ero delle
Col oni e, fi n dal mezzogi or no. Ma dal Quar t i er gener al e di
Coatit non era gi unt o al cun messaggi o. Alle quat t r o e mez-
zo del pomer i ggi o er a gi crucci at o per il r i t ar do, alle otto
di ser a ar r abbi at o, e a mezzanot t e furi oso. Aveva or mai
per so il cont rol l o dei suoi nervi : mi telefonava ogni ci nque
360
Le prime fasi dell'offensiva di De Bono
mi nut i pr eso da un' ansi a febbrile che i o giustificavo, ma che
mi met t eva in un i mbarazzo penoso. Con infiniti sforzi Les-
sona er a riuscito a comuni car e con un funzionario civile del-
l' Asinara dal qual e aveva soltanto avut o la conferma dell' ini-
zio delle operazi oni . Lasci ando quella sera Palazzo Venezia
per Villa Torl oni a, Mussol i ni par l di si l urare i l silenzioso
De Bono. Le notizie ar r i var ono all' alba ed er ano soddisfa-
cent i . Mussol i ni si pl ac, e De Bono si salv. Ques t a man-
canza di cont at t i aveva una spi egazi one mol t o sempl i ce.
Ment r e esisteva da t empo una col l audat a ret e di comuni ca-
zioni della mari na, alla vigilia dell' attacco l' Esercito aveva ri-
vendi cat o l ' onor e di assol vere quest o compi t o con gli i m-
pi ant i - un inutile doppi one - che aveva nel frat t empo alle-
stito. Il risultato s' era visto.
Le operazi oni militari ebber o andament o anal ogo anche
nei t re gi orni successivi. Pochi e sporadici i segni della pr e-
senza di ar mat i etiopici. Il ci nque ot t obr e fu presa Adi grat ,
il 6 la sconfitta di Adua era vendi cat a con la conqui st a della
citt che poi, const at ar ono i nost ri soldati, er a una bor gat a
mi serabi l e, popol at a da ner i pacifici e famelici, che si strin-
gevano at t or no agli occupant i per aver ne un' el emosi na. Ma
in Italia, dove non si sapeva che quella battaglia era costa-
t a al II Cor po d' ar mat a, i n t ut t o e pe r t ut t o, un ufficiale
mor t o, t re feriti t ra gli italiani, una ci nquant i na tra le t r up-
pe di col ore, l a conqui st a di Adua, per t ut t o ci che quest o
nome evocava, suscit un' onda t a di ent usi asmo nel qual e
ver ament e non c' era nul l a di orchest rat o. La famosa onta
di cui tutti i testi scolastici, e anche i ri cordi degli anzi ani re-
cavano traccia, era stata lavata. Mussolini stesso, che amava
at t eggi ament i da impassibile, quest a volta non seppe fi nge-
r e. II solito Lessona, che ebbe con lui i pi assidui cont at t i
nel per i odo della campagna, ce lo ha cos descri t t o: Il suo
viso si i r r adi di gioia. Un bi sogno irresistibile di cordialit
lo prese, e fu affabile come non mai . Volle che lo accompa-
gnassi in aut omobi l e fino a Villa Torlonia. Mi disse: "Oggi
una gr ande dat a per i l fascismo".
362
La marci a verso Adua er a stata un rischio non calcolato,
e avr ebbe pot ut o costarci serie per di t e, se ci fosse stato un
nemi co i n gr ado d' infliggercele. Il t er r eno su cui pr ocede-
vano l e t r uppe del secondo Cor po d' ar mat a era mont agno-
so, con macchi e a volte fitte, e percorso soltanto da due mu-
lattiere. Badogl i o, che essendo stato da subal t er no per due
anni di guar ni gi one i n Eri t rea conosceva beni ssi mo quel l e
zone, aveva sugger i t o a suo t empo che su quel l a di ret t ri ce
fosse lanciata solo qual che banda, tutt' al pi con l ' appoggi o
di una bri gat a i ndi gena. Vi furono invece avviati 30 mila uo-
mi ni , at t raverso un uni co pont e sul Mareb. Scrisse successi-
vament e Badogl i o i n un r appor t o, val ut ando (non benevol -
ment e) quest a azi one: La f or t una ci ha assistiti. Abbi amo
avut o di front e un sol enne mi nchi one: ras Sej um ha di mo-
st rat o di aver e l e stesse carat t eri st i che, not evol ment e peg-
gi or at e, di suo pa dr e ras Mangasci . . . Se i nvece di Sej um
avessimo avut o di fronte un ras Alula, cer t ament e avr emmo
avut o al cune mi gl i ai a di per di t e. Sia d u n q u e l odat o ras
Sejum Mangasci. Il general e Maravi gna e il general e Villa
Sant a, che comandava l a di vi si one Gavi nana, ent r at a pe r
pr i ma i n Adua, l a pensavano tuttavia di versament e, ed era-
no fieri del l oro pi ano. Maravi gna si era affrettato a pr esen-
t are a De Bono una l unga lista di decorazi oni da di st ri bui re,
lista che era stata, per decenza, bocciata.
Se i sol dat i non avevano dovut o dar pr ova di er oi smo,
essendo pr at i cament e mancat a ogni resistenza, era stato tut-
tavia chiesto l oro mol t o sacrificio. La mancanza di vie di co-
muni cazi one, e l ' avanzat a di deci ne di migliaia di uomi ni ,
avevano t agl i at o i cor doni ombelicali che devono uni r e l a
t r uppa di pr i ma linea alla sussistenza. A un cert o punt o fan-
ti, militi, al pi ni , avevano dovut o cibarsi con i l gr anot ur co
raccolto nei campi , e arrost i t o alla meglio. Gli operai si era-
no c omunque messi i mmedi at ament e al l ' opera per apr i r e
nuove st rade e al l argare le piste esistenti, sulle quali avven-
t ur osament e avanzavano, coi l oro pesant i carichi, i cami oni -
sti, che f ur ono i veri eroi di quel l a guer r a: ne mor i r ono a
363
centinaia, precipitati nei bur r oni , o cadut i negli agguat i . La
popol azi one sembrava fraternizzare volentieri con gli inva-
sori che di eder o notizia del bando civilizzatore emanat o da
De Bono. La schiavit er a soppressa. Quest o pr ovvedi men-
t o che, nella feudal e societ etiopica, aveva una por t at a ri -
voluzionaria, non fu accolto con l ' ent usi asmo che il genera-
le si aspet t ava. Devo di r e - r i cor der nelle sue memor i e -
che il bando non fece gr ande effetto sui pr opr i et ar i di schia-
vi, e forse meno sugli stessi schiavi liberati. Molti di costoro,
appunt o lasciati in libert, si pr esent ar ono alle nost re aut o-
rit domandando: "E adesso chi mi d da mangiare?".
Vari si nt omi l asci ar ono capi r e che l e forze cent r i f ughe
stavano gi comi nci ando ad agire t ra gli abissini, e che l' op-
por t uni s mo e i l t r adi ment o l avor avano i n nost r o favore.
Senza aspet t ar e mol t o, i l capi t ol o copt o della cat t edr al e di
Axum si pr esent ad Adua per ri conoscere l ' aut ori t italia-
na, e subito dopo Axum stessa er a presa senza col po ferire.
De Bono ebbe l a soddi sfazi one di un i ngr esso t ri onfal e, a
cavallo, nella citt sant a, e ricevette i bat t i mani di una folla
di i ndi geni istruita - lo raccont lui stesso - per ch appl au-
disse a ggi unge ndo: Non er o t ant o i nge nuo da r i t ener e
quei plausi sinceri. Sempr e in quella pri mi ssi ma fase della
campagna il degiac Hail Selassi Gugsa, gener o del l ' i mpe-
r at or e, si consegn agli avampost i italiani, segui t o da mille-
duecent o uomi ni con fucili e ot t o mitragliatrici. A Gugsa era
stata affidata l ' avanguardi a del l ' armat a di ras Sejum. Il Ne-
gus gli aveva confermat o il comando anche quando l' aveva-
no i nformat o che il degiac era foraggiato dagli italiani. Filo-
sofi cament e, Hai l Selassi aveva osservat o che mol t i suoi
ras i ncassavano quat t r i ni italiani, ma che, t ut t avi a, r i mane-
vano fedeli all' Etiopia. Nel caso specifico si sbagliava.
La mancanza di un vero cont at t o t ra i due eserciti nemici
deri vava da due motivi: la di sorgani zzazi one, e lo sponta-
neismo della st r ut t ur a militare etiopica; e il del i berat o pr o-
posi t o del Negus di lasciare sgombr a una fascia di confine
per r agi oni pol i t i che. Alla Societ del l e Nazi oni egli aveva
364
assi curat o l a evacuazi one del t er r i t or i o per una pr of ondi t
di t r ent a chi l omet ri , cos che non pot esse essergli i mput at a
l a responsabi l i t di i nci dent i e per di mos t r ar e i nequi voca-
bi l ment e che gli aggressori er ano gli italiani. All' inizio delle
oper azi oni l a coper t ur a del front e er a gar ant i t a pr i nci pal -
ment e da ras Sej um che aveva i suoi t r ent a o quar ant ami l a
uomi ni a sud di Adua, un' ot t ant i na di chi l omet r i l ont ano
dal confi ne, e che dopo aver i nvi at o qual che r e pa r t o i n
avanscoper t a, i mpe gna ndol o i n scar amucce, r i nunci a
ogni velleit di cont rast are l' attacco. Gi abbi amo visto cosa
pensasse Badogl i o di Sejum. Il colonnello russo Konovaloff,
che fu suo consi gl i ere mi l i t ar e, ne appr ezzava l a cort esi a,
ma lasci scritto che qua ndo gli aveva chiesto dove fossero
le cart e t opografi che, si era sent i t o r i sponder e: Non ve ne
pr eoccupat e. Io posso fare a meno delle cart e. Ras Cassa se
ne i nt eressa mol t o, capace di st udi arl e per or e i nt ere. Ma
a me non di cono ni ent e. Non vi affaticate.
Nella zona di Macall, con un quar ant a o ci nquant ami l a
uomi ni - era difficile val ut are la consistenza di quegli eserci-
ti quasi personali, ed elastici nella consistenza dei r epar t i -
si accampava ras Cassa Dar ghi , cugi no i n secondo gr ado
del Negus, uomo pi di chiesa che di guer r a. In suo ai ut o
sopr aggi ungeva, con l a maggi or e ar mat a et i opi ca - 70-80
mi l a uomi ni - e la megl i o equi paggi at a, il mi ni st r o del l a
Guer r a ras Mul ughi et , che vant ava notevoli glorie guer r i e-
re nella lotta alle rivolte dei feudat ari periferici, ma che era
ul t r as et t ant enne, e bevi t or e accani t o. Infi ne dal Goggi am
saliva verso il Tacazz, con quar ant ami l a uomi ni , ras Hai l
Selassi I mmi r non ancor a qua r a nt e nne che pot eva mi -
nacci ar e lo s chi er ament o i t al i ano sul fianco dest r o, e alle
spalle. Ma quest a r adunat a avveniva a pi edi , da enor mi di-
stanze, con l ' i nt ermezzo di t appe pi gre, nel di sordi ne di co-
mandi espressi da un paese dove i l 96 per cent o della popo-
lazione era analfabeta, e se Addis Abeba, la capitale, pot eva
essere consi derat a una citt dei t empi feudali, il rest o della
nazi one er a pi i ndi et ro ancora, nei bui secoli barbarici.
3 6 5
D' al t ro cant o gli etiopici er ano t r oppo orgogliosi per ac-
cet t ar e i consigli di tecnici mi l i t ari st rani eri , e ancor me no
per affidare l oro il comando di r epar t i : consigli e comando
che del r est o er a difficile da r e e i mpossi bi l e eser ci t ar e da
par t e di chi avesse una pr epar azi one, una t r adi zi one, una
logica militare eur opea. At t orno al Negus - pr i ma ad Addis
Abeba, poi nel suo Quar t i er general e di Dessi - e anche ac-
cant o ai suoi ras vi f ur ono espert i militari, al cuni seri, altri
pi ut t ost o ci arl at ani e avvent uri eri . Ma non i nfl ui rono deci-
sament e sulle operazi oni . Uno solo t ra l oro, un greco, cert o
Kravasilis, gui d una col onna del l ' ar mat a di ras Desta sul
front e del l a Somal i a. Gli altri, il gener al e t ur co Wehi b Pa-
sci, un gr uppo di belgi i l cui es ponent e pi alto i n gr ado
era il colonnello Leopol d Ruel, il capi t ano svedese Tamm, il
maggi or e svizzero Wi t t l i n, il capi t ano cubano Del Valle, il
gi citato russo Konovaloff, r est ar ono nelle ret rovi e, a orga-
nizzare, per quel poco che pot evano, e a suggeri re. Qual che
pi l ot a st r ani er o non ebbe compi t i bellici. I vecchi Potez e
Fokker della aviazione abissina, nul l a come forza ar mat a, fu-
r ono adibiti sopr at t ut t o al t r aspor t o del l ' I mper at or e e della
sua famiglia, e a ri forni ment i di medicinali e di armi .
Ment r e l e t r uppe i t al i ane pr e nde va no f i at o, nel l ' at t esa
che la macchi na logistica e di sistemazione st radal e consen-
tisse una ri presa del l ' avanzat a, Mussolini deci deva di invia-
re in Eri t rea, per una ispezione, il maresciallo Badogl i o e il
sot t osegret ari o Lessona. Aveva, il Duce, la sensazione che la
pausa non fosse dovut a soltanto alle esigenze della pr epar a-
zione per il prossi mo balzo, ma anche al lassismo di De Bo-
no, che era or i ent at o verso una guer r a l unga. E Mussolini
- per ragi oni di politica i nt er na ed est era gi accennat e nel-
le pagi ne pr ecedent i , e sulle qual i r i t or ner emo pr est o - la
vol eva l ampo. Il 12 ot t obr e i due cont r ol l or i l asci ar ono
Napol i a bor do del Conte Grande. Fu stabilito che a De Bono
avr ebber o det t o di voler val ut are l e possibilit di una punt a-
t a verso i l Sudan angl o- egi zi ano. De Bono, che non er a
sciocco al punt o da ber e quest a panzana, si i mpunt subito
366
quando li vide. Se dovessi subi re un ispezione di cont rol l o
del mi o oper at o - disse a Lessona -, telegraferei al Duce le
mie dimissioni.
Al r i t or no in Italia i due pr es ent ar ono a Mussol i ni r ap-
por t i paral l el i , e sost anzi al ment e coi nci dent i nei gi udi zi .
Quel l o di Badogl i o er a acut o e ricco di buon senso: ma ric-
co anche di osservazioni velenose verso De Bono, probabi l -
ment e giustificate, i n massi ma par t e, dagli er r or i del gene-
rale, che veni vano tuttavia i mpi et osament e sottolineati. Re-
so il dovut o e parsi moni oso omaggi o al rimarchevolissimo
lavoro fatto da De Bono, Badogl i o lo accusava di essere im-
bibito della speciale psicologia eritrea. Poich nella pr i ma
guer r a di Adua i l general e di San Marzano, r est ando fermo
e aspet t ando che gli abissini si dissolvessero per la i ncapa-
cit di organi zzare i ri forni ment i , non aveva avut o guai , e i
suoi successori avevano i nvece br i l l ant ement e manovr at o,
ma er ano i ncappat i i n una catastrofe, i comandi nost ri rite-
nevano, secondo Badogl i o, che l a strategia di San Mar zano
fosse giusta. De Bono e il suo Capo di stato maggi or e Gabba
aspet t avano i ns omma, su forti posi zi oni , che gli abissini si
pr esent asser o, e poi si r i t i r asser o pe r mancanza di viveri.
Sono subito i nt er venut o - scriveva nel r appor t o Badoglio -
di chi ar ando che se Vostra Eccellenza (Mussolini) avesse de-
si derat o tale linea di condot t a avr ebbe inviato in colonia al
pi t r e di vi si oni di r i nf or zo e non l ' equi val ent e di ot t o,
quant e ne sono state fi nora sbarcate... Nel colloquio che ho
avut o con lui pr i ma della par t enza da Coatit De Bono assi-
cur che avr ebbe di spost o per l ' avanzat a su Macal l , ma
concl use di cendo che non r i t eneva affatto necessar i a una
bat t agl i a. Er a chi ar o che, secondo Badogl i o, di f r ont e al
minchione ras Sej um Mangasci stava un altro mi nchi one,
De Bono, e che solo lui, Badogl i o, avrebbe pot ut o r i met t er e
in sesto la situazione.
La rel azi one di Badogl i o fu pr esent at a il 3 novembr e, Io
stesso gi or no i n cui De Bono, mol t o di mal avogl i a, aveva
iniziato l' offensiva verso Macall. Dur ant e l' assenza di Ba-
367
dogl i o e di Lessona il Duce aveva bombar dat o De Bono di
t el egr ammi pe r ot t ener e che ent r o l a met di nove mbr e
tutto il Ti gr ai fino a Macall ed ol t re deve essere nost ro,
poi aveva pret eso che l' attacco scattasse il ci nque novembr e.
De Bono nicchiava, spi egando che l e linee di r i f or ni ment o
si sar ebber o distese per i col osament e per quasi cent o chilo-
met r i , e aveva invitato il Capo del gover no a st are in guar -
di a contro qual che faciloneria che pot r ebbe esserti riferita
da Lessona e magar i anche da Badoglio. Ma Mussolini pr e-
meva i mpl acabi l e. Per si ncroni zzare l e esi genze pol i t i che
con quelle militari ti or di no di r i pr ender e l' azione obbietti-
vo Macall-Tacazz la mat t i na del 3 novembr e. Il 3 ot t obr e
and bene, adesso andr meglio.
In sei gi orni , e con il solo i nt oppo di uno scont ro, peral -
t r o br eve, con ar mat i etiopici, fu real i zzat a l a conqui st a di
Macall, che vendi cava Gal l i ano, ma scopri va i l fi anco de-
st ro dello schi er ament o i t al i ano, non essendo stata segui t a
coor di nat ament e da un pr ogr es s o dei r epar t i che er ano
gi unt i ad Adua. E ancor a Mussolini, spi nt o dalle sue ragi oni
pol i t i che e suggest i onat o dal l ' eco di nomi r i t or nant i dalla
storia pat ri a, i ngi ungeva a De Bono di muover e senza in-
dugio verso l' Amba Alagi. Al che De Bono replicava ed
pr obabi l e avesse r agi one - che a par t e dol or oso r i cor do
st ori co che secondo me non abbi sogna di r i vendi cazi one,
posizione di Amba Alagi non ha al cuna i mpor t anza strategi-
ca et est t at t i cament e difettosa per ch aggirevole ovunque.
Forse con quel di spacci o De Bono segn l a fi ne del l a sua
breve campagna d'Africa. Mussolini, che scalpitava d' i mpa-
zienza ed era sotto l ' i mpressi one dei r appor t i negativi di Ba-
dogl i o e di Lessona, si er a convi nt o che il Qua dr umvi r o
avesse fatto il suo t empo.
Scoccava l' ora del mar chese del Sabot i no (per gli ammi -
ratori) o del responsabi l e di Capor et t o (per i deni grat ori ). A
un comandant e i n capo fascista ne seguiva uno che non era
n fascista n antifascista. Er a escl usi vament e badogl i ano.
In un colloquio con Lessona, Mussolini gli aveva el encat o i
368
nomi degli aspi rant i alla successione di De Bono: Italo Bal-
bo, Cesar e Mar i a De Vecchi, Bai st rocchi , Gr azi ani , Bado-
glio. Quest ' ul t i ma la soluzione da adottarsi aveva subito
precisato. Il maresciallo fu convocato a Palazzo Venezia, do-
ve il Duce gli annunci : Ho deciso di inviarvi in Africa ad
assumer e i l comando. Siete di spost o ad accettare?. Bado-
glio er a di spost i ssi mo, e Mussol i ni ri nvi pi part i col areg-
giate istruzioni a una successiva udi enza.
Quest a t ut t avi a t ar dava a veni r e, un po' per ch i l Duce
non sapeva i n qual modo i nf or mar e De Bono, un po' per -
ch l ' ambi ent e r omano, che aveva mol t o sparl at o di De Bo-
no, or a che la successione er a assegnat a a Badogl i o, sparla-
va di Badogl i o.
Si er a quasi a met novembr e, e Mussolini d' i mprovvi so
si risolse a licenziare ufficialmente De Bono, ma per dor ar -
gli la pillola gli annunci la nomi na a maresci al l o d' It al i a
(qualche mese dopo gli fu anche conferito il collare dell' An-
nunzi at a). Per Badogl i o fu pr enot at o un alloggio su un pi-
roscafo i n par t enza i l 17 novembr e, ma Mussolini, qua ndo
seppe della dat a, fece una smorfia cont rari at a. Questa dat a
non mi pi ace. Il 17 un nume r o sfortunato. La nave lasci
perci Napol i con 24 or e di r i t ar do, i l 18. Pr i ma di i mbar -
carsi Badogl i o aveva t el egrafat o al Quar t i er gener al e i n
Et i opi a di concent r ar e 244 bocche da fuoco nel l a zona di
Macall. La sua vocazi one di art i gl i ere, che si er a espressa
in occasioni fauste e anche in occasioni rovi nose, t ornava ad
affiorare. La guer r a er a sost anzi al ment e ferma, i n attesa del
nuovo capo, e delle sue decisioni.
La fretta di Mussolini non era i rragi onevol e. Egli stava lot-
t ando cont r o i l t empo. Sul pi ano politico, per l i qui dar e al
pi prest o la pendenza etiopica, e r i pr ender e il colloquio
con l e gr andi pot enze eur opee. Sul pi ano economi co, per
evitare che l e sanzi oni pr oducesser o danni gravi. La Lega,
sotto l ' i mpul so inglese, aveva pr eso le sue deliberazioni con
sollecitudine, dopo l' inizio delle ostilit. Il 7 ot t obr e l' Italia
369
fu condannat a i n quant o, s cat enando un conflitto, aveva
commesso un at t o di gue r r a cont r o t ut t i gli al t ri me mbr i
del l a Societ del l e Nazi oni . Qua t t r o gi or ni dopo f ur ono
decise le sanzioni economi che, alle quali ader i r ono ci nquan-
t adue Stati membr i (si di ssoci arono solo l' Austria, l ' Unghe-
ria e l' Albania). Quant o alla Svizzera, che appar t eneva alla
Lega, ma non voleva t r asgr edi r e l a sua tradizionale neut r a-
lit, si at t enne a un criterio del t ut t o part i col are. At t u ri go-
r os ament e l ' embargo delle ar mi sia per l' Italia, sia per l' E-
tiopia, e pur ri fi ut ando di l i mi t are gli scambi con l' Italia si
i mpegn a non dilatarli ol t re i livelli del 1934. Con le san-
zioni gli Stati ader ent i alla Lega pr omet t evano di appl i care
all' Italia, ol t r e all' ovvio embar go del l e f or ni t ur e di ar mi e
muni zi oni , anche il divieto di i mpor t azi one e di esport azi o-
ne di u n a lista di mer ci necessar i e alla guer r a, lista dal l a
qual e fu tuttavia escluso l' indispensabile pet rol i o. Nelle stes-
se sedut e societarie fu affidato alla Francia e al l ' Inghi l t erra,
su pr opost a belga, il compi t o di svolgere ul t eri ori trattative
per un accordo t ra i belligeranti.
In quei limiti, le sanzioni non i mpedi vano a Mussolini di
por t ar e a t er mi ne la campagna d' Etiopia, e per certi aspetti
gli er ano utili. Consol i davano il front e i nt er no, susci t ando
nel l a opi ni one pubbl i ca i t al i ana i ndi gnazi one per i l r i gor e
di nazi oni pr osper e che, essendo di venut e tali anche grazie
a numer os e conqui st e e r api ne coloniali, si most r avano in-
t r ansi gent i e pur i t ane solo nei r i guar di del l ' It al i a pr ol et a-
ria; consent i vano di dar e una giustificazione i noppugnabi l e
alle mi sur e da economia di guerra che veni vano adot t at e;
i mpr i mevano una spi nt a decisiva a quel l a t endenza nazi o-
nalista e aut archi ca, in economi a, che ogni r egi me forte co-
va e al i ment a; pungol avano i combat t ent i a far pr est o, per
dar e una lezione al mondo ostile. Pi che nelle sanzioni cos
come er ano state del i ber at e, i l peri col o er a i n un l oro i na-
spr i ment o, che Eden pr opugnava, e i n una adesi one ad es-
se, dal l ' est erno, di un colosso economi co come gli Stati Uni -
ti. E vero che il set t ant a per cent o del commer ci o est ero ita-
370
liano si svolgeva con nazi oni aderent i alla rappresagl i a. Ma
l' esclusione dal l ' embargo di pr odot t i essenziali, e l' esistenza
di mercat i alternativi di appr ovvi gi onament o - basta pensa-
re a quello t edesco - facevano i nt ravvedere difficolt, non la
catastrofe. Mussolini confess a Hi t l er dur ant e la conferen-
za di Monaco che se la Lega delle Nazioni avesse seguito il
consiglio di Eden ed esteso al pet rol i o le sanzioni cont ro l' I-
talia, nello spazio di ot t o gi orni avrei dovut o bat t er e in riti-
rata in Abissinia.
Le sanzioni pr odusser o t ra gli italiani, sul pi ano emot i vo,
un effetto enor me. Un popol o cos poco ani mat o da spirito
civico e di solidariet fu cement at o nella sua opposi zi one al-
lo st rani ero dalla minaccia dello st rangol ament o, i ngi gan-
tita e drammat i zzat a, nei suoi effetti, da un' abi l e, mart el l an-
te pr opaganda. Nella gi ornat a della fede, il 18 di cembr e,
un mese dopo che le sanzioni er ano ent r at e in vigore, fu of-
ferta alla Pat ri a l a ver a nuzi al e d' or o, sostituita da un' al t r a
di met al l o vile, e l ' esempi o venne dat o dal l a Regi na El ena
che comp quel gest o sul Vi t t ori ano, con gr ande sol enni t ,
ad at t est are che la casa Savoia sosteneva t ot al ment e il fasci-
smo. Milioni di italiani di eder o la l oro fede con gesto gene-
roso e sentito come ha scritto Zangr andi . Vi fu una ondat a
di xenofobia economi ca, ma anche psicologica e perfi no let-
t erari a, i t er mi ni leghista e sanzionista assunsero un signifi-
cat o spregi at i vo, e t ut t o ci che r i guar dava l ' I nghi l t er r a e
gli inglesi (il popol o dai ci nque pasti) di venne ogget t o di
scher no. Gli italiani venner o ossessi onant ement e esort at i a
boi cot t are i pr odot t i sanzionisti e a scegliere s empr e i pr o-
dot t i di casa, anche qua ndo er ano sur r ogat i scadent i . Nel
campo tessile fu dat o svi l uppo alle stoffe nazionali, canapa,
lino, ginestra, l' orbace sardo che Starace volle fosse adot t at o
per le uni formi dei gerarchi , la l ana ricavata dal latte. La li-
gni t e fu r i t enut a un valido sostituto del car bone. Si pr oce-
det t e alla raccolta dei rot t ami metallici, e perfi no la bevanda
pi cara agli italiani - il caff - fu sostituita da un i nt rugl i o
abissino pi ut t ost o simile al t, il carcad.
371
Quest a volont di fare da s, che come concezi one eco-
nomi ca avr ebbe avut o i l nome greci zzant e di aut archi a,
er a per molti aspetti velleitaria, insensata, comica. Ma t rov
r i s pondenza pr of onda, bi sogna p u r di rl o, nei cuor i degl i
italiani di allora. Chabod ha rilevato il grave er r or e inglese
di r ender e a un cert o moment o popol ar e una guer r a che
al t ri ment i non lo sarebbe mai stata. Carl o Rosselli disse che
er a necessario riconoscere con franchezza virile che il fasci-
smo, al meno sul pi ano i nt er no, che poi quel l o che pi di
ogni al t ro ci concer ne, esce rafforzato, consol i dat o da que-
sta crisi. La pol emi ca ant i inglese si col or, ed era inevita-
bile in quel clima e in quel contesto politico, di t ab e divie-
ti grotteschi.
Gli scrittori bri t anni ci furono bandi t i con poche eccezio-
ni: l ' una quella di Shakespeare, per ch anche i l Mi ncul pop
e Starace non avevano il coraggi o di epur ar e dal panor ama
l et t erari o il pi gr ande dr ammat ur go di tutti i t empi ; un' al-
tra, quella di Shaw, per ch l' irlandese bastian cont rari o ave-
va reci sament e depl or at o l e sanzioni. Ma una l unga serie di
espressioni di uso cor r ent e, di nomi di ci nemat ografi e di ri-
trovi, fu censurat a in odi o alla perfi da Albione. Cadde sotto
i ri gori anti inglesi anche l' albergo Eden di Roma, il cui no-
me non aveva ovvi ament e nul l a a che fare con i l mi ni st r o
sanzi oni st a, ma che, venne spi egat o, pot eva ur t ar e, pe r i l
casuale accost ament o, la suscettibilit degli italiani.
Se la raccolta del l ' oro e dei rot t ami di ferro aveva un va-
l ore sopr at t ut t o pr opagandi st i co, altri pr ovvedi ment i adot -
tati nella i mmi nenza delle sanzioni, o subito dopo, mi r ar o-
no a realizzare una economi a di guer r a pianificata. Insie-
me al mi ni st ro delle Fi nanze R Tha on di Revel, altri due uo-
mi ni ebber o un r uol o di spicco nel nuovo corso: i l sottose-
gret ari o agli scambi e valute, Felice Guar ner i , e il commissa-
rio general e per le fabbricazioni di guer r a, il vecchio gene-
r al e Dallolio che gi aveva avut o compi t i anal oghi nel
' 15- T8. Le i mport azi oni furono sot t opost e a un cont rol l o e
a un taglio severo, venne r i pr i st i nat o i l monopol i o statale
372
degli scambi val ut ari , e fu fatto obbligo a tutti di ceder e allo
Stato i credi t i esteri. La Banca d' Italia venne esonerat a dal-
l' obbligo di avere una riserva in or o e in valuta pregi at a non
inferiore al quar ant a per cent o del circolante. Fur ono pena-
lizzati i cons umi vol ut t uar i , si t ent di al l ar gar e ul t er i or -
ment e l a sfera statale della economi a, cos da r ender l a me-
glio regolabile dall' alto, in vista delle esigenze i mpost e dalla
guer r a e dall' assedio economi co mondi al e. La situazione ec-
cezionale provoc una lievitazione not evol e dei prezzi i nt er-
ni, quasi il 37 per cent o dal l ' aut unno del ' 34 al l ' aut unno del
' 36. Nello stesso per i odo si verific una di mi nuzi one di ol-
t re il 10 per cent o nei salari reali, che non avevano t enut o il
passo con l' inflazione.
Ma la guer r a, t oni fi cando le attivit i ndust ri al i , e assor-
bendo al cune cent i nai a di migliaia di uomi ni giovani, allar-
gava gr a nde me nt e l a possibilit di t r ovar e una occupazi o-
ne. o p p o r t u n o r i cor dar e che nel mome nt o di massi ma
pr esenza di italiani - soldati e oper ai - in Africa Ori ent al e,
se ne cont ar ono quat t r ocent omi l a o pi . Se le sanzioni fos-
sero dur at e a l ungo, avr ebber o i mpost o, anche nei limiti in
cui f ur ono appl i cat e, un costo not evol e al l ' economi a italia-
na. Nel per i odo i n cui oper ar ono, l e i mport azi oni di mi ne-
rali di ferro di mi nui r ono del 75 per cent o, quelle di l ana del
60, quel l e di acciaio in lingotti e di cot one del 50, quelle di
car bone del 20. Ma non d u r a r o n o a l ungo, e, r i pet i amo,
esclusero il pet rol i o. Il fascismo ne ebbe, t ut t o sommat o, pi
vant aggi che svantaggi.
La gue r r a non aveva bl occat o l' attivit di pl omat i ca. Anzi
Mussolini, che per il fronte i nt er no ost ent ava verso la Gr an
Bret agna una i nt ransi genza aggressiva, si di most rava, attra-
verso i canali diplomatici, non solo di spost o a dar e alle due
maggi ori pot enze sanzioniste ogni assicurazione, ma anche
a chi uder e la part i t a etiopica con un compr omesso. Gi il 4
ot t obre egli aveva incaricato l' ambasciatore Gr andi di far sa-
per e al mi ni st r o degl i Est eri inglese Hoa r e che l' Italia er a
373
disposta ad at t uar e una smobilitazione di forze nel Medi t er-
r aneo. Ai francesi, un pai o di set t i mane dopo, il Duce ri pe-
teva lo stesso discorso, aggi ungendo che il conflitto in Africa
avr ebbe pot ut o essere compos t o as s egnando i n definitiva
sovrani t all' Italia i t erri t ori abissini occupat i , r i vedendo le
al t re front i ere, affi dando all' Italia stessa un ma nda t o sulle
regi oni peri feri che, e non appar t enent i al gr uppo amari co,
del paese (con la conseguenza di stabilire una cont i gui t ter-
ritoriale t ra Eri t rea e Somalia), concedendo infine uno sboc-
co al mar e all' Etiopia nella baia di Assab.
Gli inglesi non ri sposero, o di eder o risposte scoraggianti,
ai sondaggi italiani. I conservat ori non er ano entusiasti del-
le sanzioni, t ut t ' al t ro, e consent i vano che esse fossero appl i -
cate con i ndul genza (a Suez, ad esempi o, le navi italiane ve-
ni vano r egol ar ment e rifornite di car bur ant e) . Ma non pot e-
vano avvent urarsi in una politica di ri avvi ci nament o all' Ita-
lia, per ch le elezioni politiche i ncombevano - furono t enu-
te a met novembr e - e larga par t e della opi ni one pubblica
era ani mat a da un pr of ondo ri sent i ment o cont ro i l fascismo
aggr essor e. Qua ndo, cel ebr at e le el ezi oni , il gover no na-
zionale ebbe sal dament e conf er mat o l a sua maggi or anza,
di venne possibile r i annodar e una trattativa. Il pr i mo mi ni -
stro Baldwin e il mi ni st ro degli Esteri Hoar e cont i nuavano
ad i nt er pr et ar e, nel gabi net t o inglese, l a t endenza mor bi da,
pr eoccupat i com' er ano da un defi ni t i vo sci vol ament o di
Mussolini t ra le braccia di Hitler. Eden rest ava l ' i nt er pr et e
della linea societaria. Pr opr i o per quest o Eden fu escluso
dagli approcci per un accordo che ebber o come pr ot agoni -
sti, al livello di funzionari, Vansittart e Gr andi , e a livello di
politici il Duce da una par t e, Baldwin e Hoar e dall' altra.
Gli inglesi si dissero dappr i ma disposti a ceder e all' Italia
Adua e Adi grat (ma non Axum, in quant o era la citt sant a
degli abissini), i nol t re la Dancalia e I' Ogaden, in pi l' Italia
avrebbe ot t enut o i n certa mi sura un monopol i o economi co
i n Etiopia, i mpegnandosi ad assicurare all' Etiopia uno sboc-
co al mar e. Era t r oppo poco per l ' appet i t o di Mussolini che
374
disse di no. A quel punt o ent r in scena anche Lavai. Hoar e
aveva lasciato l ' Inghi l t erra ai pri mi di di cembre per trascor-
r er e, si disse ufficialmente, un per i odo di vacanza in Svizze-
ra. Sost invece a Parigi, dov' er a anche Vansittart, e mise a
punt o con Lavai un pi ano di pace. L'iniziativa fu resa pub-
blica da un comuni cat o che par l ava di spirito di concilia-
zione e di intima amicizia franco-britannica, aggi ungen-
do che il pr oget t o sarebbe stato sottoposto al gover no ingle-
se e, se da esso accettato, ai governi italiano ed etiopico non-
ch alla Societ delle Nazioni. In base al pi ano l' Italia avreb-
be ot t enut o dall' Etiopia, i n sovrani t assoluta, un t erri t ori o
che allargava la colonia eri t rea i ncl udendovi il Ti grai ori en-
tale e spi ngendol a con un cuneo fin quasi a Dessi, e un al-
t ro t erri t ori o fra I' Ogaden e la Somalia. Inol t re sarebbe sta-
t a assegnat a all' Italia nel mer i di one del l ' Et i opi a una vasta
ar ea di espansi one economi ca e di col oni zzazi one: zona
che tranciava pr at i cament e il paese seguendo l' ottavo paral -
lelo ( un cent i nai o di chi l omet r i a s ud di Addi s Abeba) ed
est endendosi fino al confine con il Sudan e il Kenia. L'Etio-
pia avrebbe ri cevut o in cambi o uno sbocco al mar e, preferi-
bi l ment e ad Assab.
Nel gover no i ngl ese vi f ur ono vivi cont rast i ma il pi ano
pass, e 1' 11 di cembr e fu t rasmesso a Mussolini, al Negus e
a Gi nevr a. Addi s Abeba r espi nse, quasi a gi ro di post a, il
pi ano, che le i mponeva sacrifici e premi ava l ' aggressore.
Mussol i ni non ne er a soddi sfat t o - Aloisi ha scri t t o che l o
t rov assai cattivo - ma par eva di spost o ad accet t arl o al-
meno come base di discussione. Sembra t ra l' altro che Lavai
si fosse t enut o in cont at t o telefonico con Palazzo Venezia,
dur ant e l a r edazi one della pr opost a. La perplessit di Mus-
solini er a accresciuta dalla di spari t di par er i che egli anda-
va r accogl i endo t ra i vertici civili e militari. Cont r ar i o al
compr omesso er a Badogl i o, e pour cause. Da poco arri va-
t o al Quar t i er gener al e, dove stava p r e p a r a n d o l a sua
guer r a, si sar ebbe sent i t o def r audat o della gl ori a mi l i t are
che dalla conqui st a del l ' Et i opi a si r i pr omet t eva. La guer r a
3 7 5
L'assetto dell'Etiopia secondo il Piano Laval-Hoare
totale t rovava oggi il pi ri sol ut o faut ore nel l ' avversari o
di ieri. Cont r ar i er ano anche al cuni ambi ent i fascisti. Cos
Lessona riferisce di aver sugger i t o al Duce che bi sognava
cont ener si i n mani er a da non appar i r e noi a rifiutarlo, ma
che accettarlo non sarebbe stato conveni ent e.
Favorevol e i nvece al l ' accogl i ment o er a i l mi ni st r o della
St ampa e pr opaganda Galeazzo Ci ano, che risentiva pr oba-
bi l ment e degli umor i del mi ni st ero degli Esteri, con il qual e
mant eneva assi dui cont at t i . I di pl omat i ci tifavano infatti
per i l pi ano, secondo i l r agi onament o gi ol i t t i ano che esso
dava parecchio all' Italia, senza al cun sacrificio o rischio. Il
Duce aveva gi deciso di r i sponder e, se non con un s net t o,
al meno con un s, ma. . . . Poich l a sol uzi one non er a tale
da appagar e le fantasie, e da al zare ul t er i or ment e il pi edi -
stallo di trionfi di Mussol i ni , quest i volle di vi der ne l a r e-
sponsabilit, una volta t ant o, con il Gr an Consiglio del fasci-
smo, che per l' occasione gli t or nava utile. E lo convoc per
il 18 di cembr e, pr edi s ponendo anche il comuni cat o che, a
Consiglio concluso, sarebbe stato di r amat o: comuni cat o che
avr ebbe consi der at o le pr opos t e i n par ol a come possibile
base di discussione, lasciando al gover no di formul are le ri-
serve necessarie a sal vaguardare i diritti della Nazione.
Ma i l var o del pi ano i ncont r ava difficolt i nsuper abi l i
pr opr i o in casa di chi se ne era fatto pr omot or e. Eden, a Gi-
nevra, sabotava sost anzi al ment e l' azione di Hoar e, t ant o che
si pot eva facilmente pr eveder e che la Societ delle Nazi oni
avrebbe vot at o cont r o la formul a adot t at a: quest o bench il
segr et ar i o gener al e del l a Lega Avenol ri t enesse per sonal -
me nt e che i l pi ano er a sost anzi al ment e equo. Una i ndi -
screzione giornalistica francese, dovut a a Madame Taboui s
e a Pert i nax, comment at or i politici accani t ament e societa-
ri e antifascisti, mise il mondo, e in part i col are l ' Inghi l t er-
ra, al cor r ent e di t ut t i i part i col ari del pr oget t o Laval -Hoa-
r e. Il mi ni st r o degl i Est eri br i t anni co si t r ov al cent r o di
una bufera politica di violenza i mpr essi onant e. Tut t avi a l a
sedut a del Gr an Consi gl i o comi nci r egol ar ment e. Poche
377
or e pr i ma, par l ando alla i naugur azi one di Pont i ni a ( dopo
Littoria e Sabaudi a la terza citt creat a sull' agro redent o),
Mussolini aveva ri badi t o che il Regi me t i rer diritto. Una
frase ad effetto che copri va l a pr opens i one per un accordo
t ut t o sommat o abbast anza vant aggi oso, sopr at t ut t o se fosse
stato possibile mi gl i orarl o ul t er i or ment e.
Nella di scussi one del Gr an Consi gl i o l a maggi or anza si
di chi ar per l' accettazione del pi ano Hoare-Laval . Partico-
l ar ment e esplicito in pr oposi t o fu Al bert o De Stefani. Con-
t r ar i o, come al solito, l' oltranzista Farinacci. Il Duce aveva
fatto pr eceder e i l di bat t i t o da una esposi zi one neut r a, che
pr esent ava i pr e i cont ro i mparzi al ment e, nello stile di un
magi st r at o br i t anni co. Non si arri v a ri sol uzi oni di sort a,
n alla emanazi one del comuni cat o, per ch i nt or no alla
mezzanot t e Gr andi comuni c da Londr a che Hoar e si er a
di messo. Baldwin, che pur e aveva par t eci pat o alla el abora-
zione del pr oget t o, si er a disfatto del mi ni st ro degl i Esteri,
di venut o i ngombr ant e, e lo aveva sostituito con Eden, il di-
fensore della Societ delle Nazi oni . Mussolini fu cos costret-
to a lasciar cader e la s per anza di vi ncer e la gue r r a senza
combat t erl a. Secondo Lessona egli er a soddisfatto per il fal-
l i ment o del pi ano. Il Negus e l ' I nghi l t er r a ci ha nno tolto
d' imbarazzo disse al sot t osegret ari o alle Col oni e. Ma pot e-
va essere una soddi sfazi one di mani er a. Il Duce er a domi -
nat o da un i ncubo: l' estensione delle sanzioni al pet rol i o.
CAPI TOLO NONO
LA GUERRA DI BADOGLI O
Ai pr i mi di di cembr e, qua ndo Badogl i o pr ese i n pugno l e
redi ni della guer r a, non er a ancor a avvenut o i l cont at t o t ra
il cor po di spedi zi one italiano e il grosso dell' esercito abissi-
no. Meglio cos, e il maresciallo lo sapeva per f et t ament e. Lo
schi erament o delle sue t r uppe, come si era venut o det er mi -
nando, er a squilibrato e vul nerabi l e: doveva essere rettifica-
to d' urgenza. Per farlo, e per non essere pi per aria come
siamo ora, secondo l ' espressi one curi osa che us i n un te-
l egr amma a Mussolini, gli occorreva una sosta pi ut t ost o l un-
ga. Era facile, a quel punt o, addossar e le col pe a De Bono,
che t ut t avi a, bi sogna ri conoscergl i el o, aveva pr os pet t at o,
senza ot t ener e soddi sfazi one, le stesse difficolt e le stesse
esi genze che or a affacciava Badogl i o. Ma i l Duce l o aveva
costretto a quel balzo su Macall che aveva al l ungat o il fron-
te, i nser endovi un pr of ondo cuneo, e che aveva scopert o il
fianco dest r o, al cui r i par o er ano il Tembi en e la ri conqui -
stata Adua.
Il maresciallo aveva post o il suo Quar t i er general e a En-
da Jesus di Macall, in prossimit del fortino Galliano. Era,
i l suo, un c oma ndo at t endat o, aust ero, ma anche mol t o
articolato, con un ufficio politico e un cent ro per i giornali-
sti: questi ultimi, t enut i al quant o alla larga, al meno in quel -
l e pr i me set t i mane i n cui c' era poco da di rgl i , e Badogl i o
era di umor e scont roso. Col maresciallo, lo stile del Quar -
tier general e er a cambi at o. De Bono aveva dat o all' azione di
comando una i mpr ont a politica e pat ernal i st i ca, governa-
toriale. Il vecchi o Qua dr umvi r o si er a sforzato di sottoli-
near e il carat t ere fascista e quel l o civilizzatore della guer r a:
379
per scrupol i umani t ar i aveva prescri t t o all' aviazione di col-
pi r e solo gli accampament i e le t r uppe in movi ment o, non i
cent ri abitati e le t or me di fuggiaschi. Il maresci al l o oper
da tecnico e da professionista, senza crudel t inutili, ma an-
che senza al cuna esitazione.
Na t ur a l me nt e dovet t e lui p u r e adat t ar si alle necessi t
della pr opaganda, e far buon viso ai per sonaggi i ngombr an-
ti che dall' Italia gli pi ombavano nel t eat ro di operazi oni per
eserci t are una funzi one di r appr es ent anza o pe r arraffare
una medagl i a al valore, qual che volta meri t at a, e mol t e vol-
t e no. Il Duca di Ber gamo er a vi ce- comandant e della divi-
sione Gr an Sasso, il Duca di Pistoia assunse il comando del-
le camicie ner e della 23 Marzo, il senat ore Suar do, Galeazzo
Ci ano, Farinacci, Bottai, Scorza, Pi ero Parini, Dolfin, Casini,
i figli di Mussol i ni Vi t t ori o e Br uno, l ' accademi co e poet a
futurista Mari net t i - che candi dament e si pr esent al Quar -
tier gener al e avendo per t ut t o bagagl i o una borsa da avvo-
cat o - ar r i var ono in Africa per dare l ' esempi o. Pi t ar di
un professore di latino volle esaltare le gesta dei familiari di
Mussolini i n un br ano di versi one per l e scuole medi e infe-
r i or i che - ci t i amo da La Guerra di Abissinia di Angel o Del
Boca - recava t est ual ment e: Digni qui l audent ur sunt Br u-
no et Victorio Ducis fi l i i , qui cum admi ni st r o G. Ci ano au-
dact er host i um pr opugnacul a demol i t i sunt , etc. et c, per
di re i nsomma che i Mussolini e Ci ano er ano valorosi aviato-
ri, e di st ruggevano postazioni nemi che.
Ma, concesso al mi t o fascista e i mperi al e ci che non po-
teva essergli negat o, Badogl i o ebbe un solo obbiettivo: accu-
mul ar e t ant i mezzi e t ant e forze da pot er r api dament e sgo-
mi nar l e ar mat e del Negus, quando fosse arri vat a l' ora dei
gr andi scontri.
Modi f i cando l a r i par t i zi one del l e forze di spost a da De
Bono, cr e i l t er zo Cor po d' a r ma t a (da aggi unger e ai t re
esistenti), che fu dislocato, i nsi eme al pr i mo, a sud di Macal-
l. Il secondo Cor po d' ar mat a pr ot eggeva i l set t or e
Adua- Axum, sul fianco dest ro, al cent r o la divisione Gavina-
380
na copriva il Tembi en. Il Cor po d' ar mat a eri t reo, a ovest
di Macall, era, secondo le par ol e di Badogl i o, non vinco-
lato ad al cuna posizione e pr ont o alla manovra. Infine due
divisioni di camicie ner e i n arri vo dall' Italia er ano dest i nat e
alla riserva, a disposizione del comando super i or e. In totale
nove divisioni nazi onal i e due eri t ree sul l ' al t opi ano: a Gra-
ziani, in Somalia, veniva lasciato un r uol o mi nor e, e infatti
le disposizioni che Badoglio gli aveva inviato, cont r ar i ando-
l o non poco, parl avano di difensiva mol t o attiva per at t rar-
re e mant ener e nello scacchiere somal o il maggi or nume r o
di forze nemi che.
Il 15 di cembr e forti avanguar di e del l ' ar mat a di ras I m-
mi r gi unsero al fi ume Tacazz, pat t ugl i at o da bande i ndi -
gene al comando di ufficiali italiani. Le t r uppe di I mmi r si
er ano mosse, i n buona par t e, dalla r egi one di Debr a Mar-
cos, mille chi l omet ri l ont ano, e avevano subi t o, cammi n fa-
cendo, bombar dament i e mi t ragl i ament i aerei . Per di pi le
avevano assottigliate l e defezi oni . Ma er a pur s empr e una
massa di qual che deci na di migliaia di uomi ni quella che si
faceva sotto.
Una sua col onna ri usc a i mpadr oni r s i del l a st r et t a di
Dembegui n, punt o obbl i gat o di passaggi o per chi dal Ta-
cazz volesse apr i r si il varco verso lo Scir, le posi zi oni di
Selaclac, e qui ndi Axum e Adua. Gli ascari del gr uppo
bande, che er ano al comando del maggi or e Criniti, rischia-
r ono di rest are i nt rappol at i . Tre carri L3 - di quel tipo cio
che aveva mer i t at o, per l a sua fragilit, i l s opr a nnome di
scatole di sardine - non ri usci rono a r omper e l' accerchia-
ment o, e gli ascari dovet t ero i mpegnar si in furiosi assalti an-
che alla bai onet t a per sfuggire alla tagliola. Ma avevano per -
dut o, t ra mor t i e feriti, 9 ufficiali, 22 soldati nazi onal i , 370
eri t rei . L' epi sodi o i r r i t pr of onda me nt e Badogl i o, e nel l o
stesso t empo l o pr eoccup. Era pur s empr e un nost r o in-
successo f or t ement e vant at o dagli abissini e pr opagandat o
dalla st ampa i nt er nazi onal e: e del i neava un possibile aggi -
r ament o del fi anco dest ro. Per di pi quest o non era l' unico
381
si nt omo del risveglio etiopico. Anche le t r uppe di ras Cassa
arri vavano, nel Tembi en, a rafforzare quelle di ras Sejum, e
i r epar t i di ras Mul ughi et si avvicinavano a Macall.
Badogl i o ri t eneva i mprobabi l e che i comandant i etiopici,
divisi da rivalit, sprovvisti di una chi ara visione del front e
nella sua interezza, pot essero avere i n ment e un pi ano stra-
t egi co gl obal e: come quel l o ad es empi o di i nchi odar e i l
grosso del cor po di spedi zi one italiano a Macall e i nt ant o
sf ondar e verso Adua e l ' Eri t rea. Tr a l ' al t ro t r a i l Quar t i er
gener al e dei vari ras i col l egament i e r a no i ncert i : ras I m-
mi r non riusc mai ad avere un servizio r adi o efficiente, e
le notizie gli gi ungevano a distanza di set t i mane. In ogni ca-
so Badogl i o non voleva sor pr ese. Lo schi er ament o a cor-
done che i l nemi co aveva assunt o mi aveva obbl i gat o - ha
scritto - ad adot t ar e uno schi er ament o anal ogo. In tal mo-
do le t r uppe gi udi cat e in un pr i mo t empo necessarie e suffi-
cienti per condur r e l a guer r a fi ni rono per ri sul t are insuffi-
cienti. Egli decise per t ant o di accorci are al cuni settori del
front e, anche a bba ndona ndo t e mpor a ne a me nt e posi zi oni
i mpor t ant i - come quella di Selaclac - e di chi eder e a Ro-
ma due al t re divisioni. Mussolini acconsent i mmedi at amen-
t e, e i nol t r e ne offr una t erza, che Badogl i o accet t senza
esi t ar e, p u r s a pe ndo che quest a gener osi t del Duce nel
pr of onder e uomi ni e mezzi sot t i nt endeva il desi deri o di una
pr ont a offensiva. Cont r o quest o Badogl i o che non solo se-
gnava il passo, ma si faceva t ogl i ere qual che fetta dei t erri -
t ori conquistati da De Bono, Mussolini aveva scatti di mal u-
mor e che il suo ent ourage (in part i col are Baistrocchi, ami -
co di Graziani) non mancava di attizzare. Pr opr i o per placa-
re le i mpazi enze del Duce Badoglio gli telegrafava, dur ant e
quel peri odo nero, che sempr e stata mi a nor ma essere
met i col oso nel l a pr epar azi one per pot er esser e i r r uent o
nell' azione.
Ai pr i mi di gennai o del 1936, dopo due mesi di stasi del-
l e oper azi oni , Badogl i o aveva una gr an voglia di togliersi
dal l o st omaco i l peso del l ' Amba Ar adam, del l a qual e da
383
Macall pot eva veder e i l profilo massiccio, cul mi nant e non
i n una vetta, ma i n un pi anor o. Senonch l' attivit delle ar-
mat e di ras Cassa - cui il Negus aveva affidato il comando
s upr emo del suo esercito nel nor d - e di ras Sej um verso il
Tembi en lo convi nse a cambi ar e i dea. Segnal a Mussolini
che era costretto a sospender e la pr oget t at a offensiva a sud
di Macall, e mise a punt o il pi ano di quel l a che fu poi da
lui stesso definita la pr i ma battaglia del Tembi en. La mi-
naccia che Badogl i o avvert i va er a anal oga a quel l a che gli
veniva da ras I mmi r : uno sf ondament o verso l' Eritrea e un
aggi r ament o del l e nost r e posi zi oni . Nel caso di I mmi r i l
peri col o si del i neava alla est r ema dest r a dello schi er amen-
t o; nel caso del Tembi en, si profi l ava i nvece una manovr a
avversari a che spezzasse in due il fronte italiano, vi creasse
un varco, at t raverso il passo Uar i eu e il passo Abar, verso
l e r et r ovi e, e i nsi di asse da t er go Macall da una par t e, e
Adua dall' altra.
Quest o di segno era si cur ament e spr opor zi onat o, se non
alle ambizioni, cert o alle possibilit abissine. Ma ancor a una
volta Badogl i o volle evitare ogni rischio, e si risolse a pr en-
der e in cont r opi ede ras Cassa e ras Sej um, scagl i ando con-
t r o di l oro t r e forti col onne. Nel l o stesso t empo ras Mul u-
ghi et e ras I mmi r avr ebber o dovut o essere i mpegnat i in
oper azi oni diversive, cos da evi t are che inviassero dalle ali
rinforzi al cent r o dello schi er ament o abissino. La manovr a
i t al i ana doveva far p e r n o sulle posi zi oni di passo Uar i eu
dal l e qual i una col onna si sar ebbe mossa verso Abbi Addi
quel t ant o che er a necessar i o per l ' assol vi ment o del suo
compi t o di most rat i vo, ma senza cor r er e i l rischio di essere
staccata dal passo. La citazione di Badoglio che la volle in
corsivo, nel suo libro sulla guer r a d' Etiopia, i nt endendo di-
most r ar e che la mancat a esecuzione di questi precet t i aveva
compr omesso l' esito della battaglia.
Il 19 gennai o, come pr emessa all' attacco, il neo-costituito
I I I Cor po d' ar mat a di Bastico usciva dalle posizioni di Ma-
call e penet r ava nel punt o di gi unzi one t ra le ar mat e di ras
384
Mul ughi et e di ras Cassa. Il 20 le t re col onne del Tembi en
davano corso alla prevista avanzata, che i ncont rava resisten-
za, ma r aggi ungeva i suoi pr i mi obbiettivi. Il 21 gennai o so-
pravveni va l ' i nci dent e che segn, per Badoglio, i l moment o
peggi or e del l a campagna. La col onna che er a usci t a dal
campo t r i ncer at o di passo Uar i eu, f or mat a da militi al co-
mando del general e Di amant i , si er a spi nt a t r oppo i nnanzi .
Le t r uppe di ras Sej um l ' avevano pr esa i n una mor s a alla
qual e si era pot ut a sot t rarre solo pe r de ndo 355 uomi ni , t ra
mort i e feriti, e t or nando alle posizioni del passo, t enut e dal-
la divisione 28 Ot t obr e. Ma la fort unat a azi one aveva imbal-
danzi t o gli etiopici, che si er ano but t at i sulle fortificazioni,
ed avevano cost r et t o i militi a r i pi egar e dai t r i ncer ament i
periferici. Dal Quar t i er general e del Negus veniva di r amat o
un bol l et t i no t ri onfal e, che annunci ava l ' anni ent ament o
del l a col onna Di amant i e della di vi si one 28 Ot t obr e, non-
ch la cat t ura di 29 cannoni , 175 mitragliatrici e 2. 654 fuci-
li. Er ano le consuet e esagerazi oni dei fantasiosi comuni cat i
di Addi s Abeba. La 28 Ot t obr e er a assedi at a, ma t eneva,
rifornita anche con aviolanci. La seconda divisione eri t rea,
che avrebbe pot ut o accorrere in difesa del presi di o di passo
Uar i eu, si er a mossa in r i t ar do. Scarseggi ava, a passo Ua-
ri eu, l' acqua. Gli attaccanti pr emevano gui dat i dai due fi gl i
di ras Cassa, Averr e Uonduosse. Un cappel l ano, il dome-
ni cano Regi nal do Gi ul i ani , fu ucciso con una sci abol at a,
ment r e dava l ' est rema unzi one a un mor ent e, dur ant e uno
dei t r emendi cor po a cor po di quelle gi ornat e.
Badogl i o, da Enda Jesus, seguiva l e sorti della bat t agl i a
con pr eoccupazi one, i n qual che moment o con angoscia. Di-
spose le mi sur e affinch i difensori del passo fossero soccor-
si, ma nel l o stesso t empo or di n lo st udi o del l e modal i t
da segui r e pe r una event ual e ri t i rat a da Macall. Ques t o
per ch pensare al peggi o e pr epar ar s i a front eggi arl o e a
domi nar l o da forti. La not t e dal 23 al 24 gennai o il mar e-
sciallo non dor m . Rimase t ut t a l a not t e nella t enda del co-
ma ndo - ha r i cor dat o Paol o Monelli - accant o al t el efono.
385
Sedut o sopra uno sgabello, il cappot t o i ndosso, la mant el l i -
na sulle ginocchia come una copert a. Ascoltava mut o l e r ar e
comuni cazi oni , il viso i mpi et ri t o nella luce cr uda della lam-
pada a i ncandescenza. Ogni t ant o det t ava un or di ne. Tut t a
l a not t e non si mosse, non chiese un caff, non disse una pa-
rol a che non fossero quei brevi or di ni , quel l e doma nde al
t el efono. Qua ndo sull' alba gi unse l a notizia che aspet t ava,
l ' ombr a di un sorri so gli distese il volto. La crisi er a stata
superat a, una col onna al comando del general e Vaccarisi si
era ri congi unt a con la guar ni gi one di passo Uar i eu, la pr es-
sione nemi ca andava cal ando. Badoglio sost enne che l a bat-
taglia era stata vinta da lui perch era riuscito a pr eveni r e
e a st r oncar e l' offensiva del l ' avversari o. Senonch Bado-
glio er a i n Africa non per i mpedi r e conqui st e abissine, ma
per conqui st are l'Abissinia, e sapeva che quest o tipo di vitto-
rie a Mussolini non pot eva pi acere.
Il comandant e etiopico ras Cassa spieg a posteriori la sua
r i nunci a al pr os egui ment o della offensiva con l' uso dei gas
tossici, e in part i col are dell' iprite, un terribile vescicante, da
par t e degli italiani. Su quest o ar goment o cr edi amo possano
essere det t e al cune cose non cont roverse. In al cune occasio-
ni gl' italiani fecero uso dei gas. Lo ha ammesso, sia pur e a
scopo r i dut t i vo, Lessona, secondo il qual e il gener al e Gra-
ziani decise di far sganci are, per i nt i mi dazi one e per diritto
di rappresagl i a, tre, dico t re, piccole bombe a gas sul cam-
po nemi co t eat ro di t ant a ferocia. La ferocia era stata eser-
citata sullo svent urat o pilota Minniti che gli abissini avevano
cat t urat o sul fronte somal o, e qui ndi ucciso, decapi t at o, mu-
tilato. La sua t est a fu por t at a i n segno di macabr o t ri onfo
per l a r egi one (scempio anal ogo, con t or t ur e ed evirazioni,
fu ri servat o ad altri pri gi oni eri ). Dell' uso dei gas in mi sur a
assai pi consistente di quella i ndi cat a dal Lessona fa cenno
un vol ume ufficiale i t al i ano nel qual e si at t est a che 5 aer ei
del fronte somal o l anci arono kg 1.700 gas. Mussolini stes-
so, a Graziani che il 16 di cembr e 1935 aveva chiesto libert
di azione per i gas, rispose che autorizzava il l oro i mpi ego
387
nel caso V.E. lo ri t enga necessario per s upr eme ragi oni di-
fesa. I gas furono usati dagl' italiani, cos come le pallottole
esplosive dum- dum f ur ono usat e dagl i abissini. N l ' una
n l' altra di quest e bar bar e ar mi fu adot t at a su tale scala, e
con tale frequenza, da aver pot ut o sensibilmente modificare
il corso del conflitto: quest o t ant o vero che molti combat -
t ent i italiani pot er ono negar e i n perfet t a buona fede che ai
gas si fosse fatto ricorso.
La pr i ma bat t agl i a del Tembi en er a stata dur a: l o era stata
per gli abissini (ottomila uomi ni fuori combat t i ment o, quasi
nessuna resi dua scorta di viveri e di muni zi oni ) e lo er a sta-
ta anche per il cor po di spedi zi one italiano: t ra mor t i e feri-
ti 60 ufficiali, 605 nazionali, 417 eritrei. Badoglio ri conobbe
che le t r uppe del Negus avevano combat t ut o con val ore e
accani ment o. Ma aveva anche pot ut o const at are che l e ar-
mat e et i opi che non formavano un vero esercito, per ch i ras
er ano invidiosi l ' uno dell' altro. Mul ughi et non riconosceva
la supremazi a di ras Cassa e gli rifiutava rinforzi: cosicch il
Negus er a stato cost ret t o a inviarli, i rinforzi che ras Cassa
i nvocava, da Quor a m, a sei gi or ni di mar ci a, me nt r e dal -
l' Amba Ar adam sar ebber o gi unt i i n poche or e. Badogl i o si
sentiva dunque rassicurato, anche se le forze che lo fronteg-
gi avano e r a no s empr e consi st ent i : 80 mi l a uomi ni di ras
Mul ughi et , 30 mi l a di ras Cassa e ras Sej um nel Tembi en
- gi le l oro ar mat e si e r a no f or t ement e r i dot t e - 30 o 40
mila di ras I mmi r nello Scir, 15 o ventimila uomi ni nella
zona del lago Ascianghi. In t ut t o, quasi 200 mila armat i e in
pi una riserva a disposizione del Negus, ma l ont ani ssi ma,
dislocata t ra Dessi e Addis Abeba.
A quest o punt o Badogl i o pot eva fi nal ment e passar e al-
l' offensiva, e l i berarsi di quel l ' i ncubo che er a l ' Amba Ara-
dam: fortilizio nat ur al e largo otto chi l omet ri e pr of ondo t re.
Il 9 febbraio egli convoc, i nconsuet ament e, i giornalisti, e
spi eg l or o i l pi ano di quel l a che sar ebbe st at a defi ni t a l a
battaglia del l ' Endert . Ho deciso - disse secondo il reso-
389
cont o di quello scrupol oso cronista che fu Cesco Tomaselli -
di dar bat t agl i a al ras Mul ughi et . Domani , l uned 10 feb-
br ai o, i l pr i mo Cor po d' ar mat a i ni zi er un movi ment o i n
avant i per pr e nde r e una l i nea a sud del l ' at t ual e. Dopodo-
mani t ant o i l pr i mo Cor po quant o i l t erzo avanzer anno su
due col onne per ri congi ungersi ad Antal, a sud del massic-
cio del l ' Ar adam. La cosa sar grossa, anzi grossi ssi ma. Io
muover una massa di set t ant ami l a uomi ni . Per fiaccare il
mor al e degl i abissini fu rovesci at o su di l oro, da duecent o
pezzi di artiglieria, un ur agano di proiettili, ment r e 170 ae-
rei bombar davano dal cielo. Badoglio seguiva l' avanzata da
un osservat ori o sull' Amba Ghedem, f umando, e svent ol an-
do, come per distrarsi, uno scacciamosche dai crini bi anchi .
Cos l o descrisse Mari net t i : forte, un po' curvo come un an-
tico arco / di guer r a o meglio come una delle sue / bal est re
d' aut ocar r o il maresci al l o Badogl i o / agguant a nel l a l ent e
del suo canocchiale / t ut t a la sua battaglia.
La reazi one di ras Mul ughi et fu incerta, quasi smarri t a.
L' inferno di fuoco lo aveva sconvolto, e i cont rat t acchi furo-
no sporadici e di sordi nat i . Il Negus, che aveva saput o della
offensiva il gi orno 11, t ent o di i ndur r e ras Cassa a soccorre-
re ras Mul ughi et , ma l ' or di ne gi unse a dest i nazi one, o al-
me no cos fu det t o, solo il 15 febbrai o, qua ndo il mi ni st r o
della Guer r a aveva gi dat o l ' ordi ne di ritirata alle sue t r up-
pe. Il favore t ra ras era stato ri cambi at o. Il grosso del l ' arma-
ta di ras Mul ughi et sfugg al l ' accer chi ament o. L' onore di
issare il t ri col ore sulla vet t a fu, per ragi oni pol i t i co-propa-
gandi st i che, concesso alle cami ci e ne r e del l a di vi si one 23
Marzo, anzi ch agli alpini della Pusteria, che se ne ri sent i ro-
no, e non l o nascosero. In uno dei combat t i ment i dei gi orni
pr ecedent i aveva mer i t at o una medagl i a d' ar gent o Gi usep-
pe Bottai.
Nel r i pi egament o, l ' ar mat a di ras Mul ughi et si sband
paur os ament e per le i ncursi oni incessanti dell' aviazione ita-
liana, cui er a stato affidato lo sf r ut t ament o del successo, e
per gli attacchi alle spalle dei guerri gl i eri Azeb Galla, t ra-
391
dizionali nemi ci degl i scioani domi nat or i , che non davano
t r egua ai fuggiaschi. Un figlio di ras Mul ughi et fu ucciso e
mut i l at o da l or o: l a cast razi one dei nemi ci r i ent r ava nel l o
stile di gue r r a di quest e ba nde . Il ras, che er a t or nat o alla
r et r oguar di a per scagliarsi cont ro gli Azeb Galla e vendica-
re il figlio, fu colpito e ucciso, non si sa se dalla raffica di mi -
t ragl i at ri ce di un cacci abombar di er e o dai guer r i gl i er i . Le
t r uppe di Badogl i o avevano dovut o regi st rare circa 800 tra
mort i e feriti, le per di t e degli abissini assommar ono a circa
ventimila uomi ni . In pratica, l ' armat a di ras Mul ughi et , co-
me uni t or gani ca - anche nei limiti i n cui quest o t er mi ne
r i mane valido per l' esercito del Negus - non esisteva pi .
Or a Badogl i o doveva regol are, dopo il cont o con ras Mu-
l ughi et , anche il cont o con ras Cassa e ras Sejum, che nella
pr i ma battaglia del Tembi en gli avevano pr ocur at o non po-
che ansie. Ma la seconda battaglia del Tembi en sarebbe sta-
ta, nello stesso t empo, la pr i ma fase di un di segno a larghis-
si mo r aggi o st r at egi co, che doveva di s t r ugger e l ' eserci t o
abissino. Ras Cassa e ras Sejum, avut a notizia, sia pur e in ri-
t ar do, della disfatta di ras Mul ughi et , sent i vano i ncomber e
l' attacco italiano. A ras Cassa si pr esent avano - ed egli le ave-
va pr ospet t at e al Negus in una serie di comuni cazi oni radi o
che il nost ro servizio d' i nt ercet t azi one e decri t t azi one capta-
va r egol ar ment e - t re possibilit. O pr oceder e verso nor d
ovest, t ent ando di congi unger si alle forze di ras I mmi r ; o
ri pi egare a sud est, t ent ando di aggregarsi a ci che restava
della ar mat a di ras Mul ughi et ; o rest are sul post o, e resiste-
re. In realt i soldati di ras Cassa e di ras Sejum non avevano
pi scampo. Non a ppe na si er a concl usa l a conqui st a del -
l' Amba Ar adam il terzo Cor po d' ar mat a era stato spost at o -
grazie anche al l ' apert ura di una pista di 80 chi l omet ri - nel-
la i mper vi a r egi one di Gael a: ossia alle spal l e del l e forze
abissine del Tembi en, che avevano davant i a l oro il Cor po
d' ar mat a eri t reo.
Il Negus consigliava comunque a ras Cassa di uni rsi a ras
Mul ughi et : e nel l o stesso di spacci o annunci ava che dal
393
Quar t i er gener al e di Dessi si era mosso verso nor d, pr oba-
bi l ment e nella sper anza di r ecuper ar e e r i or di nar e in qual-
che modo gli uomi ni di ras Mul ughi et . Gli abissini del
Tembi en si di fesero con val or e, e at t accar ono con gr a nde
spr ezzo del per i col o, favoriti da un t e r r e no i rt o di pi cchi
scoscesi: come quel l a Amba Uor c che 150 rocci at ori dovet -
t ero r aggi unger e con un' audace scalata not t ur na. Ma la sor-
te delle t r uppe di ras Cassa er a segnat a, e il 29 l ' armat a dei
due ras er a anni ent at a, con per di t e mi ni me del cor po di
spedi zi one - me no di 600 uomi ni t r a mor t i e feriti - gravi
del l ' avversari o, al meno ottomila uomi ni . Anche per quest a
ar mat a vale (e var r per quella di ras I mmi r ) quant o si er a
osservat o per quel l a di ras Mul ughi et : u n a vol t a bat t ut a,
una gr ande uni t abissina ent r ava i n decomposi zi one, per -
ch i suoi soldati er ano sollecitati da un solo desi deri o, il ri-
t or no al paese d' ori gi ne, e 51 t rasformavano in sbandat i .
Or a, alla fine di febbraio, l' intero fronte era in movi men-
t o. I l pr i mo Cor po d' ar mat a, s uper at a l ' Amba Ar adam, si
era mosso verso l' Amba Alagi, senza i ncont r ar e al cuna resi-
stenza, e il gi or no 28 il tricolore vi sventolava. Il 29 febbraio
il secondo Cor po d' ar mat a del gener al e Maravi gna, e il neo
costituito qui nt o Cor po del general e Babbini, sost enevano a
l oro volta la bat t agl i a dello Scir cont r o ras I mmi r . Bado-
glio aveva dunque i n quel moment o ci nque Cor pi d' ar mat a
in azi one, 250 mila uomi ni , il che esigeva uno sforzo colos-
sale della I nt endenza.
L'offensiva nello Scir er a anch' essa cor onat a da succes-
so: or mai non pot eva essere al t ri ment i . Ma subiva cont rat -
t empi che quella del l ' Ender t e la seconda del Tembi en non
avevano dovut o l ament ar e. Una col onna f u pr esa t ra due
fuochi da r epar t i abissini anche per ch, come ha scritto Ba-
dogl i o, non er a stata adot t at a al cuna part i col are mi sur a di
sicurezza la qual e i nvece, t r at t andosi di un nemi co est re-
ma me nt e mobi l e e speci al ment e abile nel l e i mboscat e, sa-
r ebbe stata assai oppor t una. Nei feroci cor po a cor po gli
etiopici di mos t r ar ono un val ore eccezi onal e, l ' avanzat a ne
395
La battaglia dello Scir
fu r i t ar dat a, l e per di t e i t al i ane f ur ono a nor ma l me nt e alte
- quasi mille nazi onal i t r a mor t i e feriti - ma il 3 mar zo il
grosso del l ' armat a di ras I mmi r , pur sfuggito all' accerchia-
ment o, si ritirava sempr e pi di sor di nat ament e, t or ment at o
dall' aviazione e, secondo le fonti etiopiche, anche dai gas.
Li qui dat o I mmi r , Badogl i o t rovava spal ancat e davant i
a s le por t e dell' Etiopia, t r anne quelle della capitale, anco-
ra difesa dalle ul t i me t r uppe del Negus. Col onne celeri ve-
ni vano sgui nzagl i at e verso i capi l uogo delle regi oni set t en-
t ri onal i . Una di esse, al comando del segret ari o del par t i t o
St arace, aveva punt at o su Gondar : oper azi one che St arace
condusse con quel coraggi o che nessuno gli ha mai negat o,
ma che fu una passeggi at a mi l i t ar e, se si consi der a che la
conqui st a della citt, e i successivi due mesi di scaramucce,
ri chi esero un t ri but o di sangue di nove mor t i e nove feriti.
Hai l Selassi er a di sper at o, e i n una l et t era che cadde i n
mano italiana affermava che il nost ro esercito famoso per il
suo val ore ha per dut o i l suo nome, condot t o alla rovi na da
alcuni traditori, che ras Cassa e ras Sejum sono con noi ma
non hanno con l oro al cun armat o, e che infine ras I mmi r
avrebbe dovut o venire qui a mor i r e i nsi eme a noi.
Badogl i o i n compenso er a r aggi ant e, aveva pot ut o dar e
a Mussolini, in coi nci denza con il quar ant esi mo anni versa-
rio di Adua - che ri correva il pr i mo mar zo - l' Amba Alagi, e
pot eva di chi arare ai giornalisti che il nemi co ha subito una
tale sconfitta da pe r de r e perfi no, cosa i naudi t a nella storia
militare etiopica, ogni velleit di combat t ere.
Sul fronte somal o, Rodolfo Graziani aveva dovut o adat t arsi ,
lo sappi amo, a un ruol o mi nor e. Badoglio gli aveva prescrit-
to di limitarsi a i mpegnar e il nemi co. Di sponeva di una sola
di vi si one nazi onal e, l a Pel or i t ana, ed er a f r ont eggi at o da
t r uppe consi der at e t r a l e mi gl i ori del l ' eserci t o et i opi co.
Quar ant ami l a uomi ni er ano r aggr uppat i nel l ' ar mat a di ras
Desta Damt u, che aveva sposato la pr i mogeni t a di Hai l Se-
lassi, Tananye Uor k; altri t r ent ami l a er ano agli or di ni del
397
degiac Nasib Zamanuel , giovane e, per lo st andar d etiopi-
co, par t i col ar ment e pr epar at o, al cui fianco era il consiglie-
re t urco Wehi b Pasci. Infine 10 mila veni vano r adunat i dal
degi ac Amd Micael. Ras Desta ebbe per sua sfort una l' am-
bizione di i nsi di are il t erri t ori o somal o a Dolo. Per realizza-
re quest o obbiettivo r adun a Neghelli, nelle stesse settima-
ne in cui anche Badogl i o, al nor d, era sulla difensiva, le sue
t r uppe, e mosse verso il confine, at t raverso 400 chi l omet ri
di t e r r e no ar i do e i nospi t al e. Fu una manovr a di sast rosa.
Gli attacchi aerei , le malattie, la fame, il desert o, deci mar o-
no l ' armat a, che arri v esausta in vista di Dolo.
Grazi ani l ' at t endeva a pie fermo, non solo, ma aveva pr e-
par at o - t enendosi in cont at t o di ret t o con Mussolini, e sca-
val cando sost anzi al ment e, anche se non f or mal ment e, i l
Quar t i er gener al e di Badogl i o - una reazi one demol i t ri ce.
Pr opr i o a Dolo egli aveva allestito una uni t di 14 mila uo-
mi ni , con 784 mi t ragl i at ri ci , 26 cannoni , 700 aut ocar r i ,
3.700 quadr upedi , al cune deci ne di mezzi corazzati; e il 12
gennai o la scagli, divisa in t r e col onne - quel l a di cent r o
comandat a dal gener al e Bergonzol i , cui l e t r uppe dar anno
i l s opr a nnome di barba elettrica -, cont r o gli abissini di
ras Desta. Una volta sloggiati dalle posizioni che avevano oc-
cupat o a ri dosso di Dol o, at t or no alle qual i era st at o orga-
nizzato un embr i one di servizio logistico, i soldati del Negus
furono per dut i . Lot t avano ormai non per vi ncere ma per i l
cibo e sopr at t ut t o per l' acqua. Il giornalista Sandr o Volta ha
descritto la massa imbestialita degli etiopici che si but t a-
vano cont r o l a mor t e cert a per un sorso d' acqua ed er ano
falciati dalle mitragliatrici. Il 20 gennai o Neghel l i , st ron-
cata ogni resistenza, era occupat a senza che vi fosse sparat o
un col po di fucile. Anche Grazi ani aveva cos avut o l a sua
offensiva, i deat a e condot t a br i l l ant ement e, ma anche con
schiacciante super i or i t di mezzi. Uni ca not a negat i va, nel
successo, la defezi one d quasi mille ascari della quar t a bri -
gat a er i t r ea, i n par t e passati al nemi co, i n par t e sconfinati
nel Keni a. Epi sodi o non uni co, per ch anche sul front e
399
nor d l o sciumbasci Andom Tesfazien, che aveva pr ot est at o
per l a sepol t ur a concessa solo ai mor t i nazi onal i dopo un
combat t i ment o, ed era stato puni t o, pass i n campo avver-
sario con cent o uomi ni , cui se ne aggi unsero poi altri. Tesfa-
zien mor dur ant e la guerri gl i a cont ro gli occupant i italiani
t re anni dopo, nel 1939, insignito da Hail Selassi del gra-
do di general e.
Ai pr i mi di mar zo, me nt r e Badogl i o met odi cament e
schiantava le ar mat e del Negus, la guer r a d' Etiopia passava
i n secondo pi ano, nel panor ama i nt ernazi onal e. Hi t l er ave-
va deciso di rimilitarizzare la Renani a, vi ol ando il divieto
i mpost ogl i dal t r at t at o di Versailles, e il 7 mar zo le t r uppe
t edesche varcavano la linea di demarcazi one t ra il t erri t ori o
cui avevano l egi t t i mo accesso e il t er r i t or i o pr oi bi t o. Er a,
per t ut t a l ' Europa, un nuovo segnale d' al l arme. Ma i n quel
mome nt o Mussol i ni , che pensava pi ai suoi pr obl emi im-
medi at i che non alle l ont ane prospet t i ve della iniziativa t e-
desca, ne fu t ut t o sommat o soddisfatto. Quest o diversivo di
pr i mar i a i mpor t anza st ornava l ' at t enzi one del mondo dalla
vi cenda africana, e ri cordava a t ut t i qual e fosse, t ra le due
di t t at ure, la ner a e la br una, la pi temibile. Il Duce pot eva
i nol t re r i nnovar e alle gr andi pot enze sanzioniste, la Francia
e l ' Inghi l t erra, i suoi ammoni ment i : se avessero vol ut o per -
severare nella l oro politica puni t i va verso l' Italia, o i naspri r-
la, l' Italia stessa non si sarebbe pi sentita legata agli accordi
di Lo c a mo e di St resa, che mi r avano a pr eveni r e, conte-
nendo la Ger mani a, il ripetersi di un conflitto franco-tede-
sco. In Franci a il gover no Lavai era cadut o. Ma il suo suc-
cessore, Sar r aut (con Fl andi n al mi ni st ero degli Esteri), non
mut l a pol i t i ca pr ude nt e , e sost anzi al ment e ami chevol e,
verso l' Italia. Qua ndo Bl um si insedi a palazzo Mat i gnon,
dopo l a vittoria del Fr ont e popol ar e, l a quest i one et i opi ca
era stata or mai risolta dalle armi .
Nella i mmi nenza del gesto di forza t edesco i n Renani a,
del qual e Mussol i ni non era stato pr eavver t i t o, ma che su-
bodor ava, pendeva sull' Italia l a minaccia di un i naspr i men-
401
t o delle sanzi oni : ed Eden si bat t eva per ot t ener l o. Il Duce
aveva messo le car t e in tavola, con l ' ambasci at ore francese
De Chambr un. Io sono sempr e, e voi pot et e ben di rl o al si-
gnor Fl andi n, nel l a l i nea di Stresa. . . Posso assi curarvi che
non vi a t ut t ' oggi nella sfera politica assol ut ament e ni ent e
fra la Ger mani a e me. Il mi o modo di veder e sulla Ger ma-
ni a r i mane es at t ament e quel l o che er a l ' anno passat o i n
apri l e. Ma qualsiasi aggr avament o delle sanzi oni r i get t er
necessar i ament e l' Italia i n un i sol ament o da cui i l suo go-
ver no avr i l dover e i mper i oso di farla usci re. Spet t a alla
Fr anci a e al l ' I nghi l t er r a di non respi ngerci . La Fr anci a
non r est sor da a quest e ar goment azi oni . Ancor me no
avrebbe pot ut o esserlo dopo l a nuova sfida hi t l eri ana. Pro-
pr i o pe r l e pr essi oni francesi l a r i uni one gi nevr i na, che
avr ebbe dovut o deci der e un aggr avament o del l e mi s ur e
cont ro l' Italia, rinvi ogni del i berazi one in proposi t o e si li-
mi t a or di nar e un ul t er i or e sforzo di conci l i azi one t ra l e
part i in conflitto. Ader i r ono gli etiopici e, formal ment e, an-
che gli italiani.
La Franci a er a angosci at a dai si nt omi di un ri avvi ci na-
ment o italo-tedesco, che era ancora psicologico, pi che po-
litico, ma che si delineava. Non che Hi t l er avesse pr eso riso-
l ut ament e par t e per l' Italia, nella guer r a etiopica. Anzi, fi no
alla vigilia del 3 ot t obre 1935, aveva rifornito di ar mi il Ne-
gus: e si capisce per ch. Qua nt o pi la campagna dur ava,
t ant o pi i r appor t i t ra Mussolini e le pot enze occidentali si
det er i or avano. Nello stesso t empo di mi nui va la capacit ita-
l i ana, mi l i t ar e e politica, di r eagi r e a un event ual e nuovo
col po t edesco sull' Austria, e aument ava la pr opens i one ita-
liana ad appoggi arsi al di t t at ore tedesco.
Pr opr i o nel t i more di trovarsi di fronte a un di l emma di
quest o gener e, e di non pot er sfuggirgli, Mussol i ni consi -
der fi no al l ' ul t i mo - anche qua ndo Badogl i o f r ant umava
l e super st i t i resi st enze abi ssi ne - una sol uzi one negozi at a
della guer r a. Ai pr i mi di apri l e egli aveva el aborat o un pia-
no secondo i l qual e i quat t r o qui nt i del l ' Et i opi a sar ebber o
402
passati, in forma di ret t a o nella forma del pr ot et t or at o e del
mandat o, sotto il domi ni o italiano: e un nucl eo cent ral e pi
schi et t ament e scioano (un t erri t ori o con duecent o o t recen-
t o chi l omet ri di raggi o at t or no ad Addi s Abeba) sarebbe ri-
mast o f or mal ment e i ndi pendent e, ma sotto i l cont rol l o ita-
l i ano, in una si t uazi one i rakena o marocchi na. Il pr oget -
t o, s ot t er r aneament e fatto conoscer e a Pari gi e a Londr a ,
nauf r ag sopr at t ut t o per l a opposi zi one di Eden, l a cui vo-
ce, nel gover no br i t anni co, det t ava or mai l egge. Si ar r i v
cos alla soluzione totalitaria della campagna: quella soluzio-
ne che Mussol i ni aveva s empr e det t o di vol ere, pur di spo-
sto, come fu chi aro in mol t e occasioni, a pi di una conces-
sione che salvasse la faccia della Societ delle Nazi oni .
Con assoluta tranquillit, Badogl i o si appr est ava or a a com-
pl et ar e la vittoria st rat egi ca. Era cos si curo del favorevole
svi l uppo degl i avveni ment i che nel l a pr i ma set t i mana di
mar zo, dur ant e una sosta all' Asmara, aveva det t o all' inten-
dent e Dal l ' Ora che si pr epar asse ad allestire una col onna di
pi di mille aut ocarri ; quella che sarebbe servita per la con-
qui st a di Addi s Abeba. Una sola pr ospet t i va l o i nqui et ava:
che il Negus si sottraesse all' ultima decisiva battaglia, e con
le forze di cui ancor a di sponeva - qualcosa di pi di t rent a-
mila uomi ni , ma abbast anza bene i nquadr at i ed equi paggi a-
ti, dal moral e t ut t or a alto - decidesse di ar r et r ar e fino a Des-
si ed ol t re. Il che avrebbe cost ret t o Badogl i o a i mpegnar e
bat t agl i a i n un t er r i t or i o mol t o l ont ano dalle sue basi logi-
st i che, cont r o un nemi co sf uggent e. Ma Hai l Selassi,
ascoltati i suoi consiglieri, aveva pr eso una ri sol uzi one con
la qual e mi rava pr obabi l ment e a salvare, pi che il suo t ro-
no, il pr est i gi o suo e dei suoi sol dat i : avr ebbe accet t at o il
confront o, subito. Anzi, senza at t ender e che ad esso si arri -
vasse per iniziativa italiana, lo avrebbe provocat o.
Qual che cent i nai o di chi l omet ri a sud di Macall, le t r up-
pe del pr i mo Cor po d' ar mat a si er ano attestate su una linea
che aveva i l suo pe r no nel villaggio di Mai Ceu. Dopo l e
404
La battaglia del Lago Ascianghi
asperi t del nor d, qui comi nci ava l ' al t opi ano etiopico nella
sua maggi or e bel l ezza, con pi r ar e e me no aspr e cat ene
mont agnose. Il 21 mar zo il Negus assunse il comando del-
l ' armat a, e la fece muover e verso nor d. Appena i nf or mat o
di quest a manovr a, Badogl i o t i r un r espi r o di sollievo, e
telegraf a Mussolini che la sort e del Negus sia che at t ac-
casse, sia che at t endesse il mi o attacco, er a or mai decisa: egli
sarebbe stato compl et ament e bat t ut o. Hail Selassi scelse
l' attacco: ma lo scelse con esitazioni e ri t ardi che compr omi -
sero ogni sua possibilit di successo, se pur ne aveva, del che
dubi t i amo. Gli appr es t ament i difensivi degl ' i t al i ani - che
avevano i n pr i ma l i nea l a di vi si one al pi na Pust eri a, e due
divisioni er i t r ee - er ano ancor a sommar i e insufficienti, le
linee di ri forni ment o diffcili. Ma dal 24 mar zo l' azione abis-
sina fu ri nvi at a al 28, infine al 31: una set t i mana di r i t ar di
dur ant e la qual e le postazioni italiane si rafforzarono sensi-
bi l ment e. Per di pi gli infidi Azeb Galla, che etiopici e ita-
liani cort eggi avano a suon di talleri, opt ar ono, e definitiva-
ment e, per Badoglio, anche per ch l e casse i mperi al i er ano
quasi vuot e. Un ufficiale della guar di a i mperi al e, di sert ore,
por t nelle linee t enut e dal l e nost r e t re divisioni i nforma-
zioni preziose.
Pri ma che sorgesse l' alba del 31 mar zo t re col onne abissi-
ne, al comando di ras Cassa, di ras Sejum e di ras Ghetacci,
mossero verso gli alpini e gli ascari. I combat t i ment i , che si
pr ot r asser o per l' intera gi ornat a, furono accaniti, ma senza
che mai gli abissini pot esser o i nt accar e l e l i nee i t al i ane.
Qual che effimero progresso i nebri ava i soldati etiopici che,
le spalle cari che di bot t i no, si pr eci pi t avano a most r ar l o ai
capi. L' intervento della guar di a i mperi al e, sei battaglioni be-
ne ar mat i e addest rat i , non riusc, ne ppur e esso, a realizza-
re un sia pur e modest o e parzi al e sfondament o. La sera, dal
suo Quar t i er general e di Aj, il Negus telegraf al l ' Impera-
trice che le nost re t r uppe ha nno attaccato le forti posizioni
nemi che combat t endo senza t r egua, che i nost ri pi im-
por t ant i e fidati soldati sono mort i o feriti e che le nost re
406
t r uppe per quant o non siano i n gr ado di svolgere un com-
bat t i ment o di t i po e ur ope o ha nno sost enut o per l a i nt er a
gi or nat a il confront o con quelle italiane. Era l ' ammi ssi one
della sconfitta.
Il 2 apri l e Hail Selassi abbandonava il suo post o di co-
mando di Aj e iniziava, con i 20 mila uomi ni che gli restava-
no, la ri t i rat a verso il lago Ascianghi. Di et ro di lui gi incal-
zava il Cor po d' ar mat a eri t reo, lanciato da Badoglio all' inse-
gui ment o. Ol t r e che dal l ' avi azi one e dagl i Azeb Galla, le
t r uppe abissine er ano ormai t or ment at e anche dalle popol a-
zioni locali le quali, vuoi in odi o agli scioani, vuoi per deside-
rio di rapi na, si avvent avano sui fuggiaschi e li depr edavano.
Alcuni repart i dovet t ero pagar e un pedaggi o, per essere au-
torizzati a t r ansi t ar e. I resti del l ' ar mat a et i opi ca e il Cor po
d' ar mat a eri t reo pr ocedet t er o ad un certo punt o paralleli, i n
una sort a di gar a di velocit. Hai l Selassi si illuse per un
mome nt o di pot er resi st ere i n Dessi dove er a i l pr i nci pe
er edi t ar i o Asfa Uossen con al cune migliaia di uomi ni . Ma
pr opr i o allora decise di compi er e un pel l egri naggi o alla citt
sant a di Lalibel, p e r d e n d o qual che prezi osa gi or nat a.
Qu a n d o ne t or n, per recarsi a Dessi, appr es e che Asfa
Uossen l'aveva evacuata senza combat t ere, e che il comando
del Cor po d' ar mat a er i t r eo vi si era gi i nsedi at o il gi or no
15. Il 20 apri l e anche Badoglio era a Dessi, ment r e i br an-
delli del l ' armat a del Negus veni vano martellati dall' aviazio-
ne nella l oro tragica rotta, lasciando una scia di mort i .
A Dessi, in t ut t a fretta per non essere sorpreso dalla sta-
gi one delle gr andi pi ogge, il maresciallo Badogl i o organi z-
zava la marci a su Addi s Abeba, as s umendone per sonal men-
t e i l comando. Vi avr ebber o par t eci pat o una col onna aut o-
carrat a e due col onne a pi edi , di prot ezi one. La aut ocar r at a
t r aspor t ava l a di vi si one Sabauda r i nf or zat a dal l a seconda
bri gat a eri t rea, da 3 gr uppi di artiglieria di piccolo e medi o
calibro, da uno squadr one di carri veloci e da r epar t i del ge-
ni o. Repar t i eri t rei avr ebber o costituito l e al t re due colon-
ne, che si sarebbero mosse con anticipo su quella aut ocarra-
408
ta, la cui par t enza fu di spost a per il 26 apr i l e. In t ut t o 10
mila soldati nazionali e 10 mila eritrei, con 1.725 aut omezzi .
Faceva par t e della spedi zi one anche un congr uo nume r o di
cavalli, affinch Badoglio e le pi i mpor t ant i personal i t del
suo segui t o pot essero ent r ar e i n Addi s Abeba con l a solen-
nit di antichi conqui st at ori .
Graziani, sul fronte sud, era pungol at o e amareggi at o dal-
le vittorie del suo super i or e e rivale al nor d. Si l ament ava
senza t regua, con il maresciallo e con Mussolini, per ch non
gli er ano stati concessi in t empo i mezzi e gli uomi ni che ave-
va chiesto e che, affermava, avrebbero consentito di liquidare
pi r api dament e l' esercito etiopico. Ad Harar, lo sapeva, era
atteso dal bastone di maresciallo. Ma la preparazi one di que-
sta nuova offensiva si rivelava pi difficile del previsto, e alla
met di aprile l'inizio delle piogge aveva complicato ulterior-
ment e l' organizzazione dell' avanzata. A quel punt o, pressat o
con il consueto t ono imperioso dal Duce, esortato con bl anda
malizia da Badoglio, Graziani non pot eva pi i ndugi are. Tra
Graziani ed Har ar si frapponeva, oltre a 500 chilometri di de-
serto, anche l' ultima ar mat a abissina che fosse ancora in pie-
di, quella di ras Nasib. Circa 30 mila uomi ni con 500 mitra-
gliatrici e 500 cannoni di piccolo calibro, prot et t i da fortifica-
zioni che il consigliere t urco Wehib Pasci aveva fatto appr on-
t are secondo det t ami tecnici mol t o razionali. Cont r o di essa
er ano schierati 30 mila uomi ni , quindicimila dei quali nazio-
nali. Non una forza i mponent e, ma bene ar mat a ed equi pag-
giata, e mont at a su automezzi. Quando il 15 aprile Mussolini
telegraf che, essendo i mmi nent e la presa di Dessi, attendo
annunci o marci a su Har ar , Grazi ani ri bat t che er a una
profonda ferita per lui il sembr ar e sordo ai richiami: ma
fece finalmente muover e le tre col onne comandat e dai gene-
rali Nasi, Frusci e Agostini. La resistenza etiopica fu da pri n-
cipio tenace. Cedet t e di schianto il 25 aprile, e la conquista di
Har ar fu ral l ent at a solo dalla pi oggi a e dal fango. Il 9 mag-
gio, a mezzogi orno, avanguar di e di Badoglio e avanguar di e
di Graziani s' incontravano a Dire Daua.
410
Ment r e Badogl i o si avvicinava alla capitale, il Negus l' ab-
bandonava, per rifugiarsi al l ' est ero, dopo qual che velleita-
ri o pr oposi t o di uni r si a ras I mmi r e c ondur r e la guer r i -
glia nel Goggi am. I 23 pi alti di gni t ari del l ' I mper o er ano
per l ' abbandono del paese. Alle 4, 20 del due maggi o Hail
Selassi, la famiglia, un cent i nai o di di gni t ar i e servi (tra i
notabili, ras Nasi b e Wehib Pasci che avevano abbandona-
t a al suo dest i no l ' ar mat a del l ' Ogaden) pr e nde va no post o
su un t r eno per Gibuti. Graziani chiese a Roma l' autorizza-
zi one di bombar dar e il convogl i o, che gli fu negat a. Con i
fuggiaschi er a un pr i gi oni er o, il ras Hai l Tacl ehai manot ,
che comandava nel Goggi am e che il Negus aveva ri mosso.
A Dire Daua, dove il t r eno sost pei xh Hail Selassi vole-
va i ncont r ar e un ami co, i l Consol e inglese ad Ha r a r Chap-
ma n Andr ews , Hai l fu l i berat o o fugg, non si sa bene, e
corse a pr omet t er e la sua col l aborazi one agl' italiani che so-
pr aggi ungevano. Pri ma un i ncroci at ore inglese, poi una na-
ve di linea, t r aspor t ar ono qui ndi l ' I mper at or e det roni zzat o
i n Eur opa.
Ad Addis Abeba si er ano i nt ant o scatenati la rappresagl i a
e il saccheggio di guerri gl i eri , bri gant i , sbandat i , cont r o gli
eur opei e cont r o l a popol azi one i n gener al e. Mol t i edifici
er ano stati i ncendi at i , infiniti negozi depr edat i , e i loro pr o-
pri et ari spesso uccisi bar bar ament e. Il colonnello russo Ko-
novaloff ha scritto che il saccheggio fu or di nat o da Hail Se-
lassi i l qual e aveva r accomandat o, dopo aver e i mpar t i t o
quest e disposizioni, che fosse pr eser vat o il ghebb i mperi a-
le. Di st r ugger l o avrebbe por t at o sfort una. Molti eur opei
er ano rifugiati nelle legazioni francese e inglese, e l ' arri vo
degli italiani veniva invocato da tutti come una liberazione.
Nel pomer i ggi o del 5 maggi o Badoglio con la sua colon-
na aut ocar r at a era in vista di Addis Abeba. Mancava ancora
un pai o d' or e al l ' i ngresso nella capi t al e, ma i l maresci al l o
decise di i nvi are in quel moment o a Mussolini il messaggio
fatidico: Oggi 5 maggi o alle or e 16, alla testa delle t r uppe
vittoriose, sono ent r at o in Addis Abeba. Lasciata la sua au-
411
t o, mont a cavallo, e cos pr ocedet t e sotto la pi oggi a fitta
che bagnava i volti e i nzuppava le uni formi . Il gr uppo di ca-
valieri gi unse alla legazione d' Italia, dove fu issato il tricolo-
r e. Addi s Abeba, costellata di cadaveri di assassinati, cadde
senza combat t i ment o.
Quel l a sera stessa, dal bal cone di Palazzo Venezia, Mussolini
annunci al popol o italiano e al mondo che la guer r a fi-
nita, che la pace ristabilita, e fu salutato da ovazioni fervi-
de e spont anee. Dieci volte il Duce dovet t e riaffacciarsi per
r i s ponder e alle acclamazioni, ment r e i n ogni par t e d' It al i a
altre mol t i t udi ni esul t avano. (Il discorso fu t r adot t o in lati-
no da Nicola Festa e la frase d' esor di o Camicie ner e della
ri vol uzi one! di vent Ni gra subucul a i ndut i vos novi r e-
r um ordi ni s auctores!.) Alle 22, 30 del 9 maggi o, con un al-
t r o memor abi l e di scorso, Mussol i ni pr ocl amava l ' I mper o
r i appar so sui colli fatali di Roma. Ne saret e voi degni?
chiese il Duce con una di quelle i nt errogazi oni ret ori che di
cui tesseva sovente il suo di al ogo con le folle. Gli rispose un
formidabile s. Vittorio Emanuel e I I I , re d' Italia e d' Alba-
nia, assumeva, per s e per i suoi successori, il titolo di I m-
per at or e d' Etiopia.
Fu toccato in quei gi orni il moment o pi alto della par a-
bola politica e uma na di Mussolini. L' Etiopia era assai meno
pacificata di quant o egli avesse di chi ar at o agli italiani, e le
oper azi oni di polizia col oni al e avr ebber o i mpegnat o a
l ungo le t r uppe italiane. Alcuni capi, come ras I mmi r e ras
Desta, cont i nuar ono la lotta con i l oro clan, e ras Desta ven-
ne fucilato, dopo l a cat t ura, i n base al pri nci pi o che non vi
e r a no pi combat t i ment i t ra eserci t i , ma scont ri t ra forze
r egol ar i e bri gant i . Ma altri ras, in testa a t ut t i il mi nchi o-
ne Sej um Mangasci , pr omi ser o fedelt e devozi one al-
l' Italia, e il l oro es empi o fu segui t o dal capo del l a chi esa
copt a, l ' abuna Kyrillos.
Il Negus t ent ava nel frat t empo di gi uocare una est rema,
di sper at a cart a, pr es ent andos i di per s ona, i l 30 gi ugno
412
1936, all' Assemblea st r aor di nar i a della Societ delle Nazio-
ni. Hai l Selassi i ndoss, per l' occasione, un mant el l o ne-
r o, i nt onat o alla t ragedi a che stava vi vendo. Qua ndo sal al-
l a t r i buna un g r u p p o di gi ornal i st i i t al i ani , forse esor t at i
dall' alto, gli lanci cont r o - un gesto vergognoso - una salva
di fischi e di i nsul t i , t ant o che il r u me n o Ti t ul escu rivolse
una conci t at a ri chi est a al pr es i dent e Van Zeel and: Faites
taire ces sauvages. Alcuni tra i di st urbat ori f ur ono poi fer-
mat i dalla polizia svizzera e rispediti in Italia.
Il Negus i ndugi sulle atrocit italiane, ma poi aggi un-
se che i l pr obl ema era pi vasto, che non r i guar dava un' ag-
gressione singola, ma la sicurezza collettiva, la esistenza del-
la Societ delle Nazi oni , la moral i t i nt ernazi onal e. Qual e
ri spost a dovr dar e al mi o popol o? chi ese, a concl usi one
del l ' i nt ervent o. La ri spost a fu che la Societ delle Nazi oni ,
ossia le pot enze che ne egemoni zzavano i di bat t i t i , si er a
st ancat a del pr obl ema et i opi co. La pr opos t a del Negus di
una pi dur a condanna dell' Italia fu respi nt a, l a Gr an Bre-
t agna ri t i r pochi gi orni dopo la Home Fleet dal Medi t er r a-
neo, e il 15 luglio le sanzioni furono abolite.
Gi mol t o pr i ma (22 maggi o) Badogl i o aveva lasciato l'E-
tiopia, cedendo la carica di Vicer a Rodolfo Graziani, cui la
vittoria por t , i nsi eme al maresciallato, anche il titolo nobi -
liare di mar chese di Neghelli. Il conto di Badogl i o fu an-
cor pi salato. A Mussolini, egli aveva pr esent at o quat t r o ri-
chieste: il titolo di Duca (il Re gli confer il ducat o di Addi s
Abeba); il t r at t ament o economi co di Vicer a vita, che gli fu
accordat o con una apposi t a legge; il dono di una villa (il mi-
ni st ero della Guer r a, il mi ni st ero delle Col oni e e il governa-
t orat o di Roma r aci mol ar ono a quest o scopo ci nque milioni,
che gli f ur ono versati in cont ant i , e ch' egl i utilizz per co-
st rui rsi una l ussuosa r esi denza) ; l a pr omozi one del f i gl i o
Mari o, di pl omat i co, a mi ni st ro pl eni pot enzi ari o di seconda
classe. Solo quest ' ul t i ma pret esa fu respi nt a.
Vittorio Emanuel e I I I era ansioso di at t est are l a sua gra-
t i t udi ne sopr at t ut t o a Mussolini. Come mai pr i ma di allora
414
- e come mai , forse, dopo - la monar chi a t endeva a identifi-
carsi con il fascismo. Il Duce fu i nsi gni t o del l a gr an croce
del l ' or di ne mi l i t are di Savoia per ch mi ni st ro delle Forze
Ar mat e pr epar , condusse e vinse la pi gr ande guer r a co-
l oni al e che l a st ori a r i cor di , gue r r a che egli, Capo del go-
ver no del Re, i nt u e volle per il prest i gi o, la vita e la gr an-
dezza della pat r i a fascista. Il Re avrebbe desi der at o anche
conferi re a Mussolini il titolo di Pri nci pe, ma Mussolini non
volle. (Maest, io sono stato e voglio essere solo Mussolini...
Le generazi oni dei Mussolini sono sempr e state generazi oni
di cont adi ni , e ne vado un po' orgoglioso.) All' infuori della
vol ont del Re, Mussol i ni fu gratificato del l a qualifica di
Fondat ore del l ' I mper o, di zi one cui St arace si at t enne da
al l ora in poi a nnunc i a ndo i discorsi del Duce. E cont r o la
vol ont di Vi t t ori o Emanuel e, egli ri cevet t e pi t ar di per
del i ber azi one della Camer a, i nsi eme al Re stesso, i l gr ado
militare di Primo Maresciallo del l ' Impero.
L' Italia er a st ret t a at t or no al Duce, e di ment i cava il buco
finanziario aper t o dai 12 mi l i ardi che la guer r a era costata.
Modest o invece il t ri but o di sangue. 1.304 mort i in combat -
t i ment o e 1.009 per cause di servizio t ra le t r uppe nazionali,
1.600 mor t i t ra le t r uppe i ndi gene, e in pi 453 oper ai ca-
dut i . Esponent i della vecchia classe l i beral e, come Vittorio
Emanuel e Or l a ndo, socialisti esuli come Ar t ur o Labr i ol a,
intellettuali critici come Sem Benelli, si ri conci l i arono con
il fascismo, o si ri avvi ci narono ad esso. La opposi zi one degli
emi gr at i di venne pi difficile e pi st eri l e, la opposi zi one
i nt er na vide ul t er i or ment e ri dot t o i l pochi ssi mo spazio che
l e rest ava, t ant o che i comuni st i f ur ono cost ret t i ad usar e,
nella pr opaganda, t ut t ' al t ro t ono, l anci ando appel l i a un af-
frat el l ament o degli italiani: affratellamento che non pot eva
i gnor ar e l ' emozi one pr odot t a nel popol o dal l a conqui st a
del l ' I mper o. L' idolatria per Mussolini er a nut ri t a, a tutti i li-
velli, e in t ut t e le classi sociali, anche di ammi r azi one e di af-
fetto quasi senza riserve. Ma col suo buon senso di reggio-
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ra r omagnol a, Rachel e capiva che t ut t o quest o era t r oppo
bello per dur ar e, ed esort ava il mar i t o a ritirarsi a vita pri -
vata. Abbiamo avut o fi n t r oppa fort una. Andi amocene alla
Rocca.
Il s ugger i ment o di Rachel e er a i ngenuo. Mussol i ni si
consi der ava i nsost i t ui bi l e. Nel suo di spr ezzo per i l prossi -
mo, non i nt ravvedeva l a fi gura, e l a st at ura, di un delfino.
Le vi cende d'Africa avevano rafforzato in lui la convi nzi one
di veder e s empr e giusto. E poi amava il pot er e, l ' appl auso,
il ner eggi ar e delle folle nelle piazze, perfi no la coreografi a
staraciana.
CAPI TOLO DECI MO
LA FAVORITA
Il f ondat or e del l ' I mper o, aur eol at o di gloria, Pr i mo mi ni -
stro pi pot ent e del suo Re, ebbe da quel l ' aut unno del 1936
qualcosa che i l casalingo Vittorio Emanuel e I I I non aveva:
una favorita. La vita sessual e di Mussol i ni er a stata fino a
quel moment o t ant o i nt ensa quant o era stata ari da la sua vi-
t a sent i ment al e. La sua concezi one del l a famiglia er a pa-
triarcale, la sua concezi one della societ era, come si di r eb-
be oggi , maschi l i st a. Le d o n n e non avevano mai cont at o
mol t o, per lui, ne ppur e quelle con cui aveva mant enut o r e-
lazioni dur at e anni , come Mar gher i t a Sarfatti. Di vent at o i l
Duce, era stato ogget t o di una ador azi one femminile tra l' e-
statico e l' isterico. Non aveva bi sogno di cercare avvent ur e:
quest e gli si offrivano - a volte disinteressate, a volte no - a
Palazzo Venezia, dopo un filtro di polizia. L' usciere Navar r a
ha lasciato un' accur at a descr i zi one di quest i i ncont r i , va-
r i ant e quot i di ana della routine di l avoro. Er ano i ncont ri
frettolosi, rustici, senza un mi ni mo di confort o. Avvenivano
su un l ungo sedile in pi et r a della sala del Ma ppa mondo, o
su un t appet o. Mussolini non aveva il pal at o fine, nella scel-
ta delle sue conquiste, e non di sdegnava le t ar done. Se qual-
cuna t ra l oro, illusa dalla pr i ma esperi enza, si faceva t r oppo
i nsi st ent e, pr ovvedeva Bocchi ni a r i condur l a alla r agi one
con adeguat i avvert i ment i .
In quest o carosello di visite si era inserita, dal 1932, an-
che Claretta Petacci: ma per quat t r o anni gli i ncont ri er ano
stati romant i co-i nt el l et t ual i . Il Duce e Cl aret t a s' er ano ca-
sual ment e conosciuti il 24 aprile 1932, una domeni ca, sulla
st r ada per Ostia. Il Duce er a al vol ant e della sua Alfa Ro-
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meo rossa - era ancor a il t empo in cui si compi aceva di gui-
dar e per s onal ment e e sper i col at ament e l ' aut omobi l e - e si
er a vista l a st r ada bl occat a da una l unga limousine. I mpa-
ziente, aveva st rombazzat o per ot t ener e il passo, e Claretta,
ri conosci ut ol o, si er a sbracciata in gesti di sal ut o. Cl ar et t a
Petacci era allora vent enne; una graziosa br una dal volto vi-
vace, dal seno opul ent o, dalle gambe snelle e diritte. Er ano
con lei, sulla grossa macchi na gui dat a da un aut i st a, l a so-
rella Myri am di nove anni , la madr e Gi useppi na, e il fidan-
zato Ri ccardo Federici, t enent e del l ' aeronaut i ca, un giova-
not t o pr est ant e e serio.
Lusi ngat o e incuriosito dallo slancio di quella bella figlio-
la, Mussolini si era accostato alla vet t ur a dei Petacci, che ave-
va frenat o. Non sapeva di essersi i mbat t ut o i n una ammi r a-
trice fanatica, che gli aveva inviato lettere traboccanti di en-
t usi asmo pe r i l politico e per l ' uomo: ent usi asmo espresso
anche in versi. Di questi sfoghi probabi l e ch' egli non aves-
se avut o ne ppur e notizia. Ma Cl aret t a ebbe modo di parl ar-
gl i ene, nei ci nque mi nut i in cui si t r at t enner o in conversa-
zi one, me nt r e i l Federi ci r i maneva i mpal at o sul l ' at t ent i .
L' i ndomani a Palazzo Venezia Mussolini or di n di ri cercare,
nell' archivio della cor r i spondenza a lui di ret t a, le l et t ere di
Claretta, e gliele fece gal ant ement e recapi t are, quasi che gli
fossero state s empr e vicine, e par t i col ar ment e care. Qui ndi
invit Cl aret t a a Palazzo Venezia. Fi no al 1936 ebber o una
vent i na di colloqui, sempr e brevi, sempr e corret t i . All' ado-
razi one della ragazza, Mussolini r i spondeva i n t ono pat er -
no, at t eggi andosi a pot ent e i mmal i nconi t o dalla sua stessa
pot enza e sol i t udi ne.
Il padr e di Cl aret t a, dot t or Francesco Saverio, appar t e-
neva al cosi ddet t o generone: t er mi ne escl usi vament e r o-
mano che stava ad i ndi care, nel t r amont o dello Stato della
Chi esa, le famiglie che vi vevano in agiatezza, r i copr i vano
uffici quasi eredi t ari nei dicasteri pontifici, possedevano una
vi gna e t enevano una carrozza. Il dot t or Petacci di scende-
va appunt o da una famiglia di quello st ampo, ed era infatti
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medi co pontificio. Aveva una buona clientela, er a agiato, si
piccava di di vul gazi one medi ca e infatti pi t ardi col l abor
al Messaggero. Ol t re a Cl aret t a e a Myri am, aveva un figlio,
Marcello: l' unico Petacci che abbia scandal osament e profit-
t at o, per affari e i nt ri ghi , della sua successiva posi zi one di
cognato morganat i co. Ai progressi economi ci della fami-
glia, e alla cost ruzi one, al cuni anni pi t ar di , della villa La
Camilluccia a Mont e Mari o, Mussolini, amant e t accagno (e
quest o non t ant o per pr i nci pi o quant o per ch at t r i bui va
scarsissima i mpor t anza al denar o) non dar alcun cont ri bu-
to. Al professor Petacci quel l egame spur i o servi r pi che
al t ro per r ender e pi accetta e megl i o ret ri bui t a la sua col-
l aborazi one giornalistica; e a Myri am, che voleva fare del ci-
nema e del t eat ro, sar utile per avere spi anat e le vie di una
car r i er a che, nonos t ant e quest o, fu senza smal t o e venne
t roncat a dalla cadut a del fascismo.
Un gi orno d' ot t obre del 1936 Claretta, il cui mat r i moni o
con i l t enent e Federici er a stato poco f or t unat o, t ant o che,
separ at a, er a t or nat a i n famiglia, vi de d u n q u e Mussol i ni ,
nella sala del Ma ppa mondo, per una delle or mai consuet e
conver sazi oni . Ma il Duce le si fece i ncont r o furi oso, le
disse come gli risultasse, grazi e alle i nformazi oni della sua
onni pr es ent e polizia, che lei aveva una nuova r el azi one.
Ment r e ri spet t avo in voi pr i ma la fanciulla e poi la sposa,
voi t radi vat e vost ro mar i t o con i l pr i mo venut o. Cl aret t a,
spaur i t a ma anche l usi ngat a da quest a scena di gelosia, ri-
spose che er ano cal unni e, e come t ut t e l e scene di gelosia
anche quel l a fin nel giaciglio (di pi et r a) . Cl aret t a ent r ava
nella vita del Duce, l ' avrebbe accompagnat o fi no all' ultimo
passo.
La Petacci di vent da allora l' ospite fissa, quasi tutti i po-
mer i ggi , del l ' appar t ament o Cybo, che p r e n d e i l nome da
un prel at o cui il Palazzo Venezia era passato dopo che il car-
di nal e Pietro Barbo, di venut o papa con i l nome di Paolo I I ,
l' aveva lasciato i ncompi ut o. A quest o appar t ament o si acce-
deva solo at t raverso un ascensore pri vat o o dalla sala Regia.
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Sono tre locali, un' ant i camera, uno st udi o, e un salotto, det-
to dello Zodiaco per ch sul soffitto a volta azzur r a er ano di-
pi nt i in or o i segni zodiacali. Il salotto era ar r edat o con un
divano-letto. Da esso si accedeva a una toilette che, ha an-
not at o di l i gent ement e Navar r a, era muni t a sol t ant o di un
lavabo, di un water, di un asci ugamano e di una saponet t a.
Non altro. Mussolini avrebbe pot ut o riposarvisi dopo la co-
lazione, che consumava a volte su un tavolo ovale, nello stu-
di o. Ma non l o fece mai , per ch odi ava l a penni chel l a, da
lui consi der at a una det er i or e abi t udi ne italiana, e r oma na
i n part i col are. Molto r ar ament e aveva por t at o qual che don-
na nel salotto dello Zodiaco per ch, s' visto, preferiva esau-
ri re la sua quot i di ana i mpr esa amor osa sul post o di l avoro.
Ma con Cl ar et t a l e sue abi t udi ni cambi ar ono, l a gi ovane
donna t r ascor r eva or e nel l ' appar t ament o Cybo, l eggi uc-
chi ando e pr ovando qual che nuova vestaglia, in attesa della
visita di Ben, che amava farsi aspet t are, ed era sovente fret-
t ol oso. Tut t avi a dal 1936 fino al 1939 al meno - Mussol i ni
aveva 54 anni , nel 1936, t r ent a pi di Claretta - il l egame fu
appassi onat o e t ener o, anche se non per quest o il Duce in-
t er r uppe i suoi r appor t i con altre occasionali visitatrici.
Mai egli trascorse una not t e con Cl aret t a a Palazzo Vene-
zia. S' i ncont ravano, t ra molti e quasi comici sotterfugi, an-
che a Riccione, quand' egl i vi si recava con la famiglia - i Pe-
tacci si trasferivano per l' occasione in un albergo di Rimini -
o al Termi ni l l o, dur ant e qual che vacanza sciatoria. Forse in
qual che mom nt o la Petacci ebbe l ' ambi zi one di essere l'i-
spiratrice o la consigliera politica, oltre che l ' amant e di Mus-
solini. Non vi riusc mai , o dovet t e limitarsi a quer ul i am-
moni ment i sulla pochezza e sull' infido compor t ament o dei
suoi collaboratori (come Rachel e, del resto).
Cos, nel 1936, Mussolini aveva t ut t o ci che uno statista
cesareo pot esse s ognar e: l ' onni pot enza, una popol ar i t
quasi senza ombr e, l ' I mper o, la sua favorita. E non manca-
vano che nove anni a piazzale Lor et o.
POSCRI TTO
Se la conqui st a dell' Abissinia fu per Mussol i ni il mome nt o
pi alto, esso fu anche l'inizio del progressi vo distacco da lui
e dal fascismo del l e gi ovani gener azi oni che pi ar dent e-
ment e avevano voluto quel l ' i mpresa e vi avevano part eci pa-
to. Uno dei due aut ori di quest o libro ha vissuto quest o pr o-
cesso: gli sia consent i t o ricapitolarlo in pr i ma per sona come
t est i moni anza di ret t a.
Noi gi ovani (di allora) non avevamo aderito al fascismo.
Ci er avamo nati dent r o, e quest o ci aveva esent at o dalle scel-
te. In t ut t e le nost re case c' erano dei vecchi che r i mpi ange-
vano e ci magnificavano l' Italia liberale dei notabili, il suo
ri gore ammi ni st rat i vo, la sua corret t a finanza, la lira che fa-
ceva aggio sull' oro eccetera. Ma er ano vecchi, vecchio era il
l oro l i nguaggi o, e il mitico r egno di Sat ur no che ci descrive-
vano somigliava poco al r i cor do che noi avevamo dei suoi
ul t i mi gi orni : quelli del l ' i mmedi at o dopoguer r a. Per noi l a
l i beral democrazi a era l ' i mpot enza, il di sor di ne, le divisioni
faziose e, da ul t i mo, la di ser zi one e la resa. Forse quest o
s ommar i o gi udi zi o di c onda nna non er a del t ut t o di si nt e-
ressato: esso ci consent i va di abbandonar ci con la coscienza
t r anqui l l a al fascismo, ch' er a in f ondo la sol uzi one pi co-
moda. Il fascismo er a per il moment o il gr egar i smo caro a
tutti i giovani, la divisa militare, le adunat e, il coro, lo sport,
la t endopol i al mar e e in mont agna; e per l ' i mmedi at o do-
mani , una car r i er a sicura, o al meno l ar gament e agevolata.
L' entusiasmo facile quando pr ocur a anche degli utili.
Ma verso la met degli anni Tr ent a le nost re prospet t i ve
comi nci ar ono a cambi are. Ci t rovavamo inseriti in un regi -
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me che non ci lasciava molti spazi, o ne lasciava solo a colo-
ro che non gli ponevano e non si ponevano domande. L'u-
nico modo di salirvi era, in teoria, quello di credere, obbe-
di re, combat t ere, come i ngi ungevano i fogli d' ordi ne del
par t i t o st araci ano; in prat i ca, di met t er si al segui t o e al ri-
mor chi o della vecchia guardi a che faceva quadr at o i nt or-
no al pot er e. I pi se ne cont ent ar ono e si mi sero - qual cu-
no anche in perfet t a buona fede - in gara di zelo: ne venne-
r o fuori del l e carri ere anche r api de, t ut t e basat e sulla
scrupolosa osservanza dei cerimoniali, sulle bat t ut e di tacchi
e di t al l oni , sulla r et or i ca mar zi al e, sul l ' i mi t azi one, quasi
sempr e cari cat ural e e ridicola, del Gr ande Capo. E fu que-
sto a dar e al fascismo quei tratti buffoneschi, che ha nno fat-
to la gioia dei suoi post umi (e facili) deni gr at or i .
I mi gl i ori na t ur a l me nt e non pot evano cont ent ar s ene.
Anch' essi vol evano fare carri era, ma guadagnandos el a
onest ament e, cio por t ando un serio cont r i but o a un Regi-
me che ne aveva ur gent e bi sogno, s opr at t ut t o i n campo
ideologico e cul t ural e. Qui ci sembrava che ci fosse t ut t o da
fare per ch Mussol i ni e i suoi di adochi non avevano fatto
nulla. Bottai er a l' unico che aveva avut o un vago sent ore di
quest o vuot o e aveva cercato di compensar l o coi lttoriali del-
l a cul t ur a, che avr ebber o dovut o di vent ar e l a pal est ra del-
Vintellighenzia fascista. Ma non lo furono. I mmedi at ament e
essi cadder o sotto le grinfie della burocrazi a di part i t o, che
ri dusse anche quelli a una gara di zelo all' insegna della pi
pi at t a ort odossi a. La nost ra reazi one fu il rifiuto di part eci -
parvi.
Quest a di serzi one non er a affatto antifascismo. Credeva-
mo ancor a in Mussolini, ed er avamo convinti che solo in suo
nome si pot eva compi er e una ri vol uzi one cul t ural e che
desse un cont enut o a un Regi me che i n realt non ne aveva
nessuno. Nel suo spregi udi cat o pr agmat i smo, il Duce si era
sempr e most r at o allergico a i mpegni ideologici che potesse-
ro i n qual che modo vincolare l a sua azione, lasciando ineva-
sa la domanda: che cosa il fascismo?. A quest a domanda
423
vol evamo rispondere noi, ci sembrava che quest o fosse il no-
stro compi t o. E qui comi nci un gi uoco in cui ancor oggi
difficile di re come si distribuissero buona e mal afede. Qual -
cuno di noi pensava ver ament e che il fascismo avesse biso-
gno di una seconda ondat a rivoluzionaria che l o liberasse
da t ut t o il sistema clientelare di una vecchia guar di a gi im-
pi gri t a nei suoi privilegi mandar i nal i , e che Mussolini pr o-
pr i o quest o da noi si aspettasse. Altri, pi scettici e oppor t u-
nisti, pensavano di servirsi di Mussolini per cont r abbanda-
r e, at t r i buendol e a lui, le pr opr i e i dee, come i moderat i
del Ri sorgi ment o si er ano serviti di Pio IX per cont r abban-
dar e sotto una insospettabile franchigia le idee liberali.
Nella pr i ma met degli anni Tr ent a era stato t ut t o un fi o-
ri re di piccoli giornali che r ompevano la pl umbea e sol enne
at mosf er a del r egi me e v' i mmet t evano un cer t o f er vor e.
Longanesi con LItaliano e Maccari col Selvaggio er ano stati i
pr i mi , grazie anche al l oro brevet t o di fascisti ant emar ci a e
alle i mmuni t che gliene deri vavano, a r omper e il coro del
conf or mi smo di Regi me. Ma, un po' per vocazi one di arti-
sti, un po' per pr udenza, essi mant enevano i l l oro discorso
sul pi ano della cul t ura e del cost ume, che solo di riflesso in-
vestiva quel l o pol i t i co. Essi pe r i ns egnar ono a t ut t i noi a
scri vere fra l e r i ghe, pe r al l usi oni che sfuggi vano alla oc-
chi ut a ma ot t usa censura, a par l ar e a nuor a per ch suocera
i nt enda, e a colpire il Regi me negli artisti, negli scrittori, ne-
gli archi t et t i , negl i urbani st i del Regi me. Ebber o una fun-
zione i mport ant i ssi ma: in nome della t radi zi one, essi difen-
devano l' Italia prefasci st a r i val ut andone quant o si pot eva
ri val ut are.
Diverso fu l ' at t eggi ament o di chi invece vedeva o voleva
veder e nel fascismo non gi il r i t or no al passato, ma l' aper-
t ur a a un mondo nuovo, e cio t ut t ora sperava di fare di es-
so una vera ri vol uzi one. Ad assumer e quest a posizione, e a
t enerl a con coerenza e ri gore, furono sopr at t ut t o Cantiere e
L'Universale di Bert o Ricci, un gi ovane fiorentino, professo-
re di mat emat i ca, a ppr oda t o al fascismo da un' esper i enza
424
anarchi ca, forse la coscienza pi alta della nost ra generazi o-
ne. Ricci poneva l' accento sopr at t ut t o, anzi quasi esclusiva-
ment e, sui valori moral i e spirituali: per lui il fascismo dove-
va essere l' incubatrice e la scuola di un italiano antico e nuo-
vo, anzi nuovo i n quant o ant i co, del qual e cerc di forni re
egli stesso un model l o che si avvicinava in sostanza a quello
stoico. Sulla s ponda oppost a, Cantiere met t eva i nvece l' ac-
cent o sulle strutture: fu la pr i ma pubblicazione, cr edo, d' i-
spi razi one sociologica, e infatti gr an par t e dei suoi colla-
bor at or i finirono poi in braccio al comuni smo.
Dappri nci pi o Mussolini aveva dat o segno di una cert a at-
t enzi one alle pol emi che che si scat enavano fra questi gr uppi
e gr uppet t i , e aveva anzi most r at o di compi acer sene come
di una ri prova della vivacit che il Regi me sapeva i nf onder e
anche nel campo del pensi er o. Spesso i nt er venne per fer-
mar e l a mano alla censur a che t rovava t r oppo spi nt e cert e
prese di posizione, e a pi ri prese ci ricevette per pr opi nar -
ci elogi, sugger i ment i , moni t i . Da ognuno di quest i i mme-
diati cont at t i , ch' egli sapeva condur r e da grandi ssi mo atto-
re, noi uscivamo non soltanto pi che mai soggiogati dal suo
carisma, ma anche pi che mai convinti che il vero fascismo
fosse quello nost ro e che il Duce affidasse a noi il compi t o di
realizzarlo anche cont r o la vecchia guar di a immobilistica e
paga dei suoi onor i e pri vi l egi . L' unica cosa che un po' ci
t urbava era che, quest e certezze, come le dava a noi, dell'U-
niversale, Mussolini le dava, poni amo, e con lo stesso calore
di convi nzi one, a quelli di Cantiere, che di cevano l ' oppost o
di ci che di cevamo noi . Ma solo i n segui t o ci r e n d e mmo
cont o che si t rat t ava della sua spregi udi cat a tattica di sem-
pr e: i rret i re t ut t i nel suo giuoco, facendo cr eder e a ciascuno
che quel giuoco era il suo.
Nella campagna di Abissinia, noi ve de mmo mol t e cose.
Anzi t ut t o, anche i meno dannunzi ani di noi, la bella avven-
t ura di cui avevamo sent i t o favol eggi are dai r educi della
gr ande guer r a, di Fi ume, della Marcia su Roma. Tut t o som-
mat o, sotto le bar dat ur e romane e imperiali che il fasci-
4 2 5
smo le aveva i mpost o, l' Italia era ri mast a provinciale e asft-
tica. L'Africa ci allettava coi suoi vasti orizzonti, coi suoi libe-
ri spazi, nei quali i nost ri pol moni avrebbero pot ut o dilatar-
si. N il segret ari o federale n il capo-fabbricato er ano mai
stati dei per secut or i ; ma dei grossi seccatori coi l oro conti-
nui ri chi ami all' osservanza dei r egol ament i e delle liturgie,
s. E l' idea di sfuggire ai l oro controlli, al l ' i rreggi ment azi o-
ne delle adunate e al fastidio delle sagre littorie, ci estasia-
va. Da quel che avevamo letto, t ut t o agiografico, di Dogali,
di Adua, di Toselli e di Galliano, ci er avamo fatta l' idea che
una guer r a coloniale si prest asse, mol t o pi di quelle eur o-
pee, all' iniziativa del singolo, al l ' i mpresa eroica e solitaria di
cui tutti, a vent ' anni , smani avamo.
Su quest o el ement o r omant i co, se ne i nnest ava anche
uno politico e nazi onal i st i co. Mart el l at i dalla pr opa ga nda
fascista, t ut t i avevamo fi ni t o per cr eder e sul serio che, alla
fine della gr ande guer r a, l' Italia fosse stata defraudat a della
sua vittoria, e che l ' i mpresa d' Abissinia fosse la gr ande occa-
sione per por r e r i par o a quest a ingiustizia e per pr omuove-
re il nost ro Paese al livello delle Gr andi Potenze imperiali. A
quei t empi non capi vamo, non pot evamo capi re che l' epoca
degl ' i mper i vol geva al t r a mont o. Er avamo r i mast i a Ki-
pl i ng. E molti di noi - compr eso chi scrive - pensavano per-
sino alla possibilit di rest are in Etiopia anche a guer r a fini-
ta, per costruirvi un' al t r a Italia, un' It al i a di pi oni eri , libera
da i nceppi e condi zi onament i , real i zzando magar i l la pa-
lingenesi fascista di cui sognavamo.
Ma la spinta pi forte di t ut t e al nost ro ar r uol ament o co-
me volontari fu la gr ande speranza di guadagnar ci sul cam-
po i galloni e i titoli alla promozi one. Di questi galloni e ti-
toli la vecchia guar di a aveva fatto il pilastro del suo pot er e e
dei suoi monopol i . In nessun Regi me come quel l o fascista,
nast r i ni , medagl i e e mer i t i guer r es chi e r a no t ant o valsi a
creare una casta di ri gent e e a giustificarne i privilegi. Que-
sto vizio del reducismo non era nuovo: anche l' Italia pre-
fascista aveva avut o, al meno fino all' inizio del secolo, un no-
426
tabilato quasi er edi t ar i o, basat o sulle sante memor i e del
Ri sorgi ment o. Ma il fascismo lo aveva por t at o alle sue estre-
me conseguenze cor por at i ve: del l a s uper decor at a vecchia
guar di a si pot eva di vent are i fmuli, non i soci. E l'Abissinia
ci offriva l' occasione di riscattarci da quest a posizione subal-
t er na. E infatti non er a t ant o l' Abissinia che vol evamo,
quant o l a guer r a. Quando, nelle nost re guarni gi oni disloca-
te in Er i t r ea in at t esa del gr an gi or no, si spar se la not i zi a
che il gr an gi or no non ci sarebbe stato per ch Mussolini si
er a messo d' accor do con Lavai e con Hoar e per una solu-
zione pacifica del conflitto che ci dava gratis ci che i nt en-
devamo conqui st ar e con le ar mi , ci furono, t ra noi giovani
ufficiali, proposi t i di ammut i nament o, e un colonnello pr o-
pose persi no di cr ear e il casus belli mar ci ando su Macall.
Non voglio nobi l i t are t r oppo quest e i mpazi enze, di cui
f ummo part eci pi . Per molti, per i pi , si t rat t ava soltanto di
carriera. Ma per altri c' era qualcosa di meno meschi no: la
convi nzi one di essere finalmente i prot agoni st i di una nostra
epopea e di pot er cambiare le cose, anche se non sapeva-
mo bene come e in che senso.
Come guer r a, la guer r a ci del use. Anche noialtri delle t r up-
pe i ndi gene che ne s oppor t a mmo maggi or ment e i l peso,
avemmo poche occasioni di saziare le nost re bal danze. Sal-
vo epi sodi isolati, r ar ament e avemmo occasione di met t er e
a pr ova il nost ro coraggi o, e solo nel l ' ul t i ma battaglia, quel-
la risolutiva del lago Ascianghi, pot emmo veder e in faccia il
nemi co. Ma quello che pi ci t ur b, furono la fiera delle va-
nit, le gare di ret ori ca e la corsa ai pr emi , alle decorazi oni
e agli scatti di gr ado di cui f ummo t est i moni . Tutti i ger ar -
chi er ano accorsi , per conser var e i l posto o per guada-
gnar s ene uno mi gl i ore. I pi i mpor t ant i avevano ci ascuno
la pr opr i a corte: faceva spicco quel l a di Ci ano, in cui or-
mai tutti ri conoscevano il Delfino, e per il qual e i cortigiani
avevano coni at o una strofa di sapore prot osquadri st a: Vie-
ni con noi, Toselli, / vieni con noi, Galliano, / noi siam la Di-
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sperata I di Galeazzo Ciano. Farinacci, non t r ovando nemici
cont ro cui lanciar bombe, le lanciava cont ro i pesci del lago
Ascianghi: un gi orno una gli scoppi nella mano asport an-
dogliela, e se ne fece compensare, senza arrossi rne, con una
medagl i a d' argent o. Via via che un cent ro i mpor t ant e veni-
va conqui st at o, si scatenava la corsa ad occuparvi posizioni
i mpor t ant i , come quel l a di segr et ar i o federal e. Si vi der o
pr omozi oni su campi su cui non si era svolta nessuna batta-
glia. Ognuno voleva passare alla Storia come il conquistato-
re di qualcosa: Starace fece il diavolo a quat t r o per ent r ar e
per pr i mo a Gondar. E Badoglio ebbe il suo daffare per te-
ner e in freno iniziative spericolate e per di r i mer e gelosie e
rivalit. Per la marcia su Addis Abeba, dopo l' ultima conclu-
siva battaglia, si dovet t er o cont i ngent ar e i posti d' i mbar co
sugli automezzi della colonna: volevano andarci tutti.
Anche i quadri e i comandi militari ci si ri vel arono di
modest i ssi ma levatura. I migliori er ano quelli delle t r uppe
i ndi gene che, formatisi in colonia, er ano rimasti fedeli all' e-
tica e al cost ume dell' esercito prefascista. Er ano uomi ni di
poca cul t ur a e di punt e i dee, ma di mol t o mest i er e, e so-
pr at t ut t o di gr ande seriet e corret t ezza, che st orcevano il
naso allo spettacolo d' improvvisazione, avvent uri smo e esi-
bizionismo che offrivano i loro colleghi met ropol i t ani .
Su tutti, il servizio che meglio funzion fu l ' Int endenza,
alle pr ese con probl emi difficilissimi. Essa doveva rifornire
t r uppe i n cont i nuo movi ment o che, spar pagl i at e su un
front e vastissimo, di st avano spesso dal l e basi cent i nai a di
chi l omet ri senza strade. Nonost ant e la rapi di t con cui Ba-
dogl i o fece get t are delle massicciate t r asf or mando i nt er e
guarni gi oni in cantieri e i soldati in stradini, il pr obl ema di
r aggi unger e le forze combattenti penet r at e nel l ' i nt erno del-
l'Abissinia sarebbe rimasto insolubile senza il concorso degli
autisti civili. Dall'Italia ne erano giunti a migliaia, alcuni col
pr opr i o camion, ma i pi col proposito di compr ar sene uno
sul post o a cambiali. Se in quella guer r a ci fu un' epopea, fu
quel l a dei padroncini che coi loro aut omezzi facevano la
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spola fra t r uppe combat t ent i e basi di r i f or ni ment o bat t en-
do not t e e gi orno, in col onna o da soli, senza scorta n mi-
sure di sicurezza, i mpervi e t erre senza al cun tracciato. Mol-
ti mor i r ono in agguat i o in fondo a precipizi. I superstiti pa-
gar ono i n un bat t i bal eno l e cambiali fatte per c ompr a r e
l ' aut omezzo, ne compr ar ono altri, e quasi t ut t i r i maser o in
Abissinia anche dopo l a guer r a, anche dopo i l r i t or no del
Negus, sposati con donne i ndi gene e incapaci di riabituarsi
al l ' Eur opa. I veri coloniali furono l or o, ani mat i da uno
spirito d' i mpr esa el ement ar e e rozzo, ma che document ava
tutta l' impazienza di una certa Italia emergente per i vin-
coli ammi ni st rat i vi e i controlli burocrat i ci che in pat r i a ir-
retivano l' economia corporat i va fascista.
Ma furono anche i soli, e solo per ch c' era assoluto biso-
gno di l oro, che pot er ono sviluppare in pi ena libert la l oro
sete d' iniziativa. Dovunque l' occupazione si stabiliva, la bu-
rocrazia di Stato e di part i t o riaffermava le sue prerogat i ve,
e il funzionario pr endeva il sopravvent o sul pi oni ere. Tut t o
doveva essere regol at o dall' alto, a punt i gl i oso ricalco del si-
stema met r opol i t ano. Non era un' al t ra Italia che nasceva i n
Abissinia, ma la stessa Italia, coi suoi gerarchi , i suoi uggiosi
ri t ual i , l a sua j ungl a di r egol ament i cont r addi t t or i , l e sue
clientele, le sue fazioni. Il nost ro sogno di un mondo nuovo
fece prest o a dissolversi. Subito dopo la pr esa di Addis Abe-
ba, non desi der ammo che di ri ent rare i n pat ri a, convinti di
pot er ci r i met t er e alla testa di un movi ment o di opi ni one
che, sia pur e sempr e al l ' i nt erno del fascismo, desse l'avvio a
qualche svolta.
Ma non ne t r ovammo pi gli st r ument i . All' inizio della
guerra, molti dei giornaletti nei quali fin allora si er a sfoga-
t a l a nost r a i mpazi enza d' i dee nuove avevano sospeso l e
pubbl i cazi oni per ch quasi t ut t i i col l aborat ori er ano stati
richiamati alle armi o si er ano arruol at i volontari. Altri era-
no stati chiusi d' aut or i t per ch, aveva det t o il Minculpop
(cert ament e su or di ne di Mussolini), era t empo di fatti, e i
fatti escl udevano le pol emi che e le discussioni. E quest a di-
429
retriva ri mase anche a i mpr esa conclusa. Non si pot nem-
meno fare il tentativo d' i ndur r e Mussolini a cambi are idea.
La voce dei gi ovani , cui si no a due anni pr i ma egli si er a
most rat o abbast anza sensibile, non r aggi ungeva pi il Duce
che i successi nazionali e i nt ernazi onal i stavano comi nci an-
do a t r asf or mar e nel mo n u me n t o di se stesso. Qua ndo mi
capit di riavvicinarlo i nsi eme ad altri ex-ufficiali delle t r up-
pe i ndi gene, non l o ri conobbi pi . Era i n posa come mai l o
era stato nel colloquio di ret t o, e forse non sapeva ne mme no
chi gli stava di fronte.
Fu allora che la fronda cominci a di vent are divorzio. Fi-
no a quel mome nt o ci er avamo consi der at i , mal gr ado l o
scont ent o, fascisti. Pr obabi l ment e, come ho det t o, per co-
modi t pi che per convi nzi one. Ma ora, per chi aveva un
briciolo di ri spet t o per se stesso e voleva conservarl o, la co-
modi t di vent ava scomoda. Poco dopo i l nost r o r i ent r o i n
pat ri a, Mussolini decise l ' i nt ervent o in Spagna. Vedevamo il
Paese l anci at o i n avvent ur e a cui , dopo l ' esper i enza fatta
sot t o l e ar mi , l o sapevamo i mpr e pa r a t o. Lo s vuot ament o
del Regi me, cio la sua ri duzi one a pur a osservanza di forme
esteriori - divise, adunat e, marce, veglie, formul e di rito - si
faceva sempr e pi evi dent e. E ora veniva a mancar e anche
l ' ul t i ma sper anza che ci aveva fin l sor r et t o: quel l a nel ge-
nio di Mussolini. Ci r endevamo cont o che qui ndi ci anni di
pot er e assol ut o gli avevano ot t uso quel fiuto e i nt ui t o che
dappr i nci pi o er ano stati la sua infallibile bussola, e che l' uo-
mo aveva per so il cont at t o con la realt.
Ma dove andar e, con chi, e a far che? Gli Alicata, gl ' In-
gr ao, e par ecchi altri che, at t r aver so (credo) l ' i deal i smo di
Ugo Spirito e la logica del corporat i vi smo, er ano appr odat i
al mar xi smo, t r ovar ono subito il loro rifugio, anche se clan-
dest i no: il part i t o comuni st a, nelle cui cat acombe scompar-
vero. Per gli altri, il salto del fosso er a pi difficile. Chi scri-
ve ebbe cont at t i , a Pari gi , con Carl o Rosselli, grazi e a una
l et t era di pr esent azi one di suo fratello Nel l o. Rosselli, che
fu ucciso poco dopo (e quest a fu per me un' al t ra spinta, ab-
430
bast anza decisiva, alla r ot t ur a col Regi me) , er a un uomo
est r emament e vivo e sensibile, che cap subito il pr obl ema e
l ' i mport anza, per l' antifascismo, di t r ovar e un agganci o con
la gener azi one del secondo fascismo, in vena di di serzi one.
Ma i fuorusciti a cui mi pr esent mi del usero pr of ondamen-
te: er ano fant asmi del passat o, avulsi dalla real t italiana e
incapaci di compr ender e la crisi del Regi me, che anzi molti
di loro r i t enevano defi ni t i vament e affermato.
Qua ndo ri ent rai da Parigi, fui convocat o da Bocchini. Sa-
peva t ut t o dei mi ei cont at t i di Pari gi : evi dent ement e fra i
fuorusci t i c' era chi l o i nf or mava. Ma dopo u n a pat er nal e,
stracci i l r appor t o. Le conclusioni che ne t r aemmo, quan-
do r accont ai l a cosa agli ami ci ( Longanesi , Pannunzi o,
Brancat i , Benedet t i , Piovene, De Feo), fu che c' era pi da fi-
dar si del l a t ol l er anza del Regi me che del l ' i nt el l i genza dei
suoi nemi ci , e che il nos t r o ant i fasci smo non aveva e non
doveva aver nul l a a che fare con quello, di ci amo cos, stori-
co, nel qual e solo i comuni st i most r avano di capi re il trava-
glio della nost r a gener azi one e di s aper ne appr of i t t ar e ac-
cogl i endone a braccia aper t e i transfughi.
Da allora il nost r o at t eggi ament o fu condi zi onat o dal l a
convi nzi one che una fi ne t raumat i ca del fascismo, r i por t an-
do a galla i r ot t ami dell' antifascismo, non avrebbe pr ocur a-
to nul l a di buono n a noi n al Paese. Forse ancor a una vol-
ta quest a convi nzi one, che ci esentava da una pericolosa mi-
lizia attiva, ce la facilitava anche il desi deri o di salvare la no-
stra i ncol umi t e i nost ri comodi . Ma er a ragi onevol e. E fu
essa a det t ar e, d' al l ora in poi, il nost r o compor t ament o, che
fu esat t ament e l ' oppost o di quel l o t enut o fi n l. I nvece di
dar e un cont r i but o al fascismo, come f i n al l ora avevamo
t ent at o, t i r ammo a svuot arl o pr opa ga ndo i nt or no ad esso
l' incredulit e il disfattismo.
In quest a azi one di sotterfugio, por t at a avanti coi subdo-
li mezzi del l i nguaggi o allusivo, dell' ironia, delle rievocazio-
ni nost al gi che del passat o, t r ova mmo mol t e pr ot ezi oni e
compi acenze anche fra i pi altolocati gerarchi , convinti an-
431
ch' essi che il Regi me si stava mummi f i cando e c omunque
non sarebbe sopravvi ssut o a Mussolini. Bot t ai fu di quest i .
Ma l o f u anche Gal eazzo Ci ano, che p u r e del Regi me er a
consi derat o e si consi derava il Delfino: un po' forse per leg-
gerezza e per il desi deri o snobbistico di atteggiarsi a pat r o-
no del l a intellighenzia pi spr egi udi cat a ed et er odossa, ma
un po' forse anche per accapar r ar si consensi che gli facili-
tassero la successione.
Il maggi or e or gano di quest a fronda fu il set t i manal e Om-
nibus di Longanesi , che det t il model l o di t ut t i i successivi
rotocalchi, ma senza che mai pi nessuno ne abbia r aggi un-
to la perfezi one. Grandi ssi mo talent scout e suggeri t ore, e in-
superabi l e maest r o di quel t i po di critica sul filo dell' eresia,
Longanesi raccolse i nt or no a s, fra giovani e vecchi, il me-
glio del l ' i ngegno i t al i ano i n t ut t i i campi , e per quasi due
anni resistette agli assalti della censur a. Era un distillato di
veleni pr ot et t o da una tale ar mat ur a di gust o e d' intelligen-
za che nessuno osava sconfessarlo aper t ament e. Alla fine fu
Mussolini che ne or di n l a chi usura.
Or mai era chi aro che Vintellighenzia voltava le spalle al fa-
scismo, cui non r est avano che i somari zelanti. Col oro che,
p u r su posizioni di di ssenso, non i nt endevano combat t erl o
pe r scr upol o di l eal t , si t r asser o in di spar t e e si chi user o
nel silenzio. Fu il caso di Ricci, t or nat o a fare il professore di
mat emat i ca. Ecco il br ano di una sua l et t era ( una testimo-
ni anza che gli debbo) a segui t o di un colloquio nel qual e lo
avevo i nut i l ment e esort at o a schierarsi con noi : Questo so-
lo ti chi edo: di pot er cont i nuar e a stimarti come avversario,
visto che devo cessare di st i mart i come ami co e al l eat o. Se
i mbocchi la st rada della dissidenza, devi bat t erl a sino in fon-
do, sino alla gal era o all' esilio.... Non la bat t ei , per allora,
si no i n f ondo. Ma ri vi di Ricci ancor a una volta: a Napol i ,
qua ndo s' i mbarcava vol ont ar i o per l a Libia, agl' inizi della
gue r r a mondi al e. Gli chiesi per ch l o faceva, l asci ando l a
mogl i e e un figlio, or a che ne mme no lui ci credeva pi . Mi
rispose: Nella vita di un uomo c' post o per una conversio-
432
ne, e io l' ho gi avut a. Or a devo affondare con la barca. E
affond: di lui r i ma ne una croce nel deser t o, e nel l a co-
scienza di chi gli fu ami co un r i cor do i nqui et ant e. Ci furo-
no, nella nost r a gener azi one, parecchi altri Ricci, anche se
non del l a sua l evat ur a i nt el l et t ual e. Ce ne f ur ono anche,
mescolati a tanti avvent uri eri e canaglie nella Repubbl i ca di
Sal.
Chi scrive orgogl i oso di appar t ener e alla gener azi one
che ha dat o di quest i uomi ni . stata l ' ul t i ma a dar e degl i
uomi ni .
CRONOLOGIA
1919 - 23 marzo. Fondazione del primo fascio di combattimento
a Milano.
1919 - 16 aprile. La sede dell'Avanti! a Milano devastata dai
fascisti.
1919 - 24 aprile. Orlando e Sonnino abbandonano la conferenza
di Parigi.
1919 - 28 aprile. Approvazione dello Statuto della Societ delle
Nazioni.
1919 - 12 settembre. D'Annunzio a Fiume.
1919 - 16 novembre. Elezioni: 156 deputati socialisti e 100 popo-
lari entrano alla Camera.
1920 - Giugno. Giolitti al governo.
1920 - 9 settembre. Reggenza del Quarnaro.
1920 - 8-12 novembre. Convegno di Rapallo.
1920 - 21 novembre. A Bologna eccidio di palazzo Accursio.
1920 - 29 dicembre. D'Annunzio abbandona la reggenza di Fiume.
1921 - 15 maggio. Elezioni: entrano alla Camera 35 deputati fa-
scisti e 16 comunisti.
1921 - Giugno. Il governo Bonomi subentra a Giolitti.
1921 - 3 agosto. Patto di pacificazione tra fascisti e socialisti.
1921 - 12 novembre. Il movimento fascista si trasforma in partito.
1922 - 22 gennaio. Muore Benedetto XV.
1922 - 24-25 gennaio. Convegno sindacale dei fascisti a Bologna.
1922 - 6 febbraio. eletto papa il Cardinale Ratti (Pio XI).
445
1922 - 25 febbraio. Primo Gabinetto Facta.
1922 - 31 luglio. Sciopero generale di protesta contro le violenze
fasciste.
1922 - 3 agosto. Occupazione di palazzo Marino a Milano da par-
te dei fascisti.
1922 - 24 ottobre. Adunata fascista a Napoli.
1922 - 27 ottobre. Facta propone la proclamazione dello stato
d'assedio, che viene per respinta dal Re il giorno dopo.
1922 - 28 ottobre. Marcia su Roma.
1922 - 29 ottobre. A Mussolini viene affidato l'incarico di formare
il nuovo governo.
1922 - 25 e 29 novembre. Camera e Senato accordano i pieni po-
teri a Mussolini.
1922 - 15 dicembre. Si costituisce il Gran Consiglio del fascismo.
1923 - 10 luglio. Don Sturzo rassegna le dimissioni da segretario
del partito popolare.
1923 - 27 agosto. Viene trucidata in Grecia la missione italiana di
armistizio.
1923 - 31 agosto. Occupazione di Corf da parte delle truppe ita-
liane.
1924 - 5 aprile. Elezioni con il nuovo sistema maggioritario. Vin-
ce il listone.
1924 - 10 giugno. Assassinio di Giacomo Matteotti.
1924 - 16 giugno. Federzoni nuovo Ministro dell' Interno.
1924 - 27 giugno. L'opposizione parlamentare si ritira sull'Aventino.
1924 - 28 ottobre. La milizia giura fedelt al Re.
1924 - 30 novembre. L'Aventino pone la questione morale al re-
gime fascista.
1925 - 3 gennaio. Dichiarazione di Mussolini alla Camera: Assu-
mo, io solo, la responsabilit politica, morale, storica, di
tutto quanto avvenuto.
446
1925 - 12 febbraio. Roberto Farinacci eletto segretario del Partito
Nazionale Fascista.
1925 - 2 maggio. Il generale Pietro Badoglio nominato Capo di
stato maggiore.
1925 - 21 luglio. Giovanni Amendola aggredito e percosso da
un gruppo di fascisti a Montecatini.
1925 - 2 ottobre. Patto di Palazzo Vidoni.
1925 - 5-16 ottobre. Conferenza di Locamo.
1925 - 4 novembre. Arrestati il socialista Tito Zaniboni e il gene-
rale Luigi Capello, sotto l'accusa di aver organizzato un at-
tentato a Mussolini.
1925 - 24 dicembre. Approvazione delle leggi fascistissime.
1926 - 16 gennaio. I deputati del partito popolare, abbandonata
l' astensione aventiniana, si ripresentano alla Camera,
riunita per commemorare la regina Margherita, ma ne
vengono espulsi con violenza.
1926 - 31 gennaio. Entra in vigore la legge sui fuorusciti politici,
che prevede la perdita della cittadinanza e la confsca dei
beni per chi svolga attivit antifascista all'estero.
1926 - 30 marzo. Roberto Farinacci si dimette dalla Segreteria del
partito. Il giorno successivo la carica assunta da Augusto
Turati.
1926 - 3 aprile. Istituita l' Opera Nazionale Balilla.
1926 - 7 aprile. Violet Gibson spara contro Mussolini, che rimane
leggermente ferito al naso.
1926 - 2 luglio. Istituito il ministero delle Corporazioni.
1926 - 18 agosto. Discorso di Pesaro.
1926 - 11 settembre. Mussolini sfugge a un attentato dell'anarchi-
co Gino Lucetti.
1926 - 2 ottobre. Il Consiglio dei ministri approva un disegno di
legge che prevede la pena di morte per gli attentati contro
il Re, il reggente, la regina, il principe ereditario e il Capo
del governo.
447
1926 - 31 ottobre. Attentato contro Mussolini a Bologna: gli viene
sparato contro un colpo di rivoltella, andato a vuoto. Il re-
sponsabile individuato in Anteo Zamboni, che viene linciato.
1926 - 5 novembre. Il Consiglio dei ministri delibera lo sciogli-
mento dei partiti d'opposizione e istituisce il confino di po-
lizia per gli avversari politici.
1926 - 25 novembre. Istituzione del Tribunale speciale. Introdot-
ta la pena di morte per le attivit contrarie al Regime.
1927 - 13 febbraio. Istituita l'imposta sui celibi.
1927 - 21 aprile - Il Gran Consiglio approva la Carta del Lavoro.
1927 - 26 maggio - Discorso dell'Ascensione.
1927 - 9-15 settembre. Processo contro Ferruccio Parri e Carlo
Rosselli, accusati d' aver favorito la fuga dall' Italia di Fi-
lippo Turati.
1927 - 9 ottobre. Mussolini inaugura a Roma la prima mostra del
grano.
1928 - 16 marzo. La Camera approva la nuova legge elettorale.
1928 - 12 aprile. Attentato alla Fiera campionaria di Milano: poco
prima dell'arrivo del corteo reale per l'inaugurazione del-
la rassegna, esplode una bomba a orologeria. Venti perso-
ne perdono la vita.
1928 - 4 giugno. Sentenza del processo contro il comitato centra-
le del partito comunista italiano: Gramsci, Roveda, Scocci-
marro e Terracini condannati a lunghe pene detentive.
1928 - 4 agosto. Firmato ad Addis Abeba un trattato di amicizia
tra l'Italia e l'Etiopia.
1928-14 ottobre. Premiati a Roma i vincitori della battaglia del
grano.
1928 - 24 dicembre. Promulgazione della legge per la bonifica in-
tegrale.
1929 - 11 febbraio. Firma dei Patti Lateranensi.
1929 - 24 marzo. Plebiscito per il Regime fascista.
448
1929 - 25 luglio. Pio XI esce dal Vaticano, ponendo fine alla clau-
sura dei pontefici, e benedice la folla in piazza San Pietro.
1929 - 27 luglio. Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Fausto Nitti fug-
gono in motoscafo dall'isola di Lipari, dove si trovavano
confinati, e raggiungono la Francia.
1929 - 12 settembre. Dino Grandi assume la carica di ministro de-
gli Esteri.
1929 - 24 ottobre. Gioved nero alla Borsa di New York.
1929 - 5 dicembre. Vittorio Emanuele III e la regina Elena si re-
cano in visita da Pio XI.
1930 - 24 aprile. Matrimonio tra Edda Mussolini e il conte Ga-
leazzo Ciano.
1930 - 11 luglio. Bassanesi e Dolci, appart enent i al movimento
Giustizia e Libert e rifugiati all'estero, sorvolano Mila-
no e lanciano sulla citt manifestini di propaganda contro
il Regime.
1930 - 14 settembre. Elezioni in Germania: grande avanzata del
partito nazional-socialista, che passa da 12 a 107 seggi.
1930 - 24 settembre. Giovanni Giuriati eletto segretario del parti-
to, in sostituzione del dimissionario Augusto Turati.
1930 - 17 dicembre. Da Orbetello parte per il Brasile la prima
crociera aerea atlantica: una formazione di 12 idrovolanti
al comando di Italo Balbo.
1931-15 maggio. Enciclica Quadragesimo anno.
1931 - 29-30 maggio. Ordinato lo scioglimento di tutte le orga-
nizzazioni giovanili che non facciano capo al Partito Nazio-
nale Fascista o all'Opera Nazionale Balilla.
1931 - 29 giugno. Enciclica Non abbiamo bisogno.
1931 - 2 settembre. Accordo tra il governo italiano e la Santa Se-
de per l'Azione cattolica.
1931 - 3 ottobre. Lo scrittore A.L. De Bosis, partito dalla Francia in
aeroplano, sorvola Roma lanciando manifestini antifascisti.
449
1931 - 7 dicembre. Achille Starace sostituisce Giovanni Giuriati
alla Segreteria del partito.
1931 - 21 dicembre. Muore Arnaldo Mussolini.
1932 - 20 luglio. Dino Grandi destituito dalla carica di ministro
degli Esteri.
1932 - 31 luglio. Elezioni in Germania: il partito nazional-sociali-
sta sfiora il 38 per cento dei suffragi e ottiene 230 seggi.
1932 - 30 agosto. Il nazional-socialista H. Gring eletto Presiden-
te del Reichstag.
1932 - 28 ottobre. A Roma, per l' anniversario del primo decen-
nale, inaugurata la Via dell' Impero (oggi Via dei Fori im-
periali).
1932 -8 novembre. ED. Roosevelt eletto Presidente degli Stati
Uniti.
1932 - 18 dicembre. Mussolini inaugura la citt di Littoria (Latina).
1933 - 23 gennaio. Deliberata la creazione dell'Istituto per la ri-
costruzione industriale (IRI).
1933 - 30 gennaio. A. Hitler Cancelliere del Reich.
1933 - 27 febbraio. Incendio del Reichstag.
1933 - 24 marzo. Hitler ottiene dal Reichstag i pieni poteri.
1933 - 27 marzo. Il Giappone esce dalla Societ delle Nazioni.
1933 - 7 giugno. Firmato a Roma il Patto a quattro.
1933 - 19 giugno. Il governo austriaco, presieduto da E. Dollfuss,
decreta lo scioglimento del partito nazional-socialista.
1933 - 1 luglio-12 agosto. Crociera aerea del Decennale, guidata
da I. Balbo.
1933 - 19 agosto. Incontro Mussolini-Dollfuss a Riccione.
1933 - 19 ottobre. La Germania esce dalla Societ delle Nazioni.
1933 - 30 ottobre. Celebrazione della prima sagra della nuzialit.
1933 - 21 dicembre. Celebrazione della Giornata della Madre e
del Fanciullo.
450
1934 - 13 marzo. Incontro Mussolini-Dollfuss a Roma.
1934 - 25 marzo. Plebiscito per il Regime fascista.
1934 - 14-15 giugno. Incontro Mussolini-Hitler a Venezia.
1934 - 29-30 giugno. Notte dei lunghi coltelli: sanguinosa epu-
razione tra le SA del partito nazista.
1934 - 25 luglio. Tentativo di colpo di Stato in Austria, per opera
dei nazisti austriaci: il Cancelliere Dollfuss viene assassi-
nato.
1934 - 26 luglio. Quattro divisioni italiane inviate al Brennero.
1934 - 27 luglio. Il vicecancelliere tedesco Von Papen nominato
ministro plenipotenziario del Reich a Vienna.
1934 - 30 luglio. Si costituisce a Vienna un ministero guidato da
K. Schuschnigg.
1934 - 2 agosto. In seguito alla morte del maresciallo Hindenburg,
Hitler assume anche la carica di Presidente del Reich.
1934 - 17 agosto. Luigi Longo e Pietro Nenni firmano a Parigi il
patto d' unit d'azione tra il partito comunista d'Italia e il
partito socialista italiano.
1934- 19 agosto. Plebiscito in Germania: sanzionato l'accentra-
mento dei pieni poteri nella persona di Hitler, Fhrer del-
la nazione.
1934 - 18 settembre. EUnione Sovietica ammessa alla Societ del-
le Nazioni.
1934 - 9 ottobre. Il re di Jugoslavia Alessandro I, in visita in Fran-
cia, assassinato a Marsiglia da terroristi croati; anche il
ministro degli Esteri francese L. Barthou perde la vita nel-
l'attentato.
1934 - 16 novembre. Incontro Mussolini-Schuschnigg a Roma.
1934 - 5 dicembre. Incidente di Ual-Ual.
1934 - 15 dicembre. L'Etiopia si rivolge alla Societ delle Nazioni
per risolvere la controversia sorta con l'Italia.
1935 - 7 gennaio. Firmato a Roma l'accordo Mussolini-Laval.
4 5 1
1935 - 13 gennaio. Plebiscito nella Saar: il 90 per cento dei votan-
ti si dichiara favorevole al ritorno della regione alla Ger-
mania.
1935 - 23 febbraio. Parte da Messina il primo contingente milita-
re italiano diretto in Africa Orientale.
1935 - 1 marzo. Il territorio della Saar ritorna sotto la sovranit
della Germania.
1935 - 7 marzo. Il generale Rodolfo Graziani nominato governa-
tore della Somalia.
1935 - 16 marzo. Ripristinato il servizio militare obbligatorio in
Germania.
1935 - 23 marzo. Il generale Emilio De Bono nominato coman-
dante delle truppe italiane in Africa Orientale.
1935 - 11-14 aprile. Conferenza di Stresa.
1935 - 19 giugno. L'Etiopia chiede alla Societ delle Nazioni l'in-
vio di osservatori neutrali alle sue frontiere.
1935 - 24-25 giugno. Incontri Mussolini-Eden a Roma.
1935 - 6 luglio. Primo sabato fascista.
1935 - 15 settembre. Leggi razziali di Norimberga.
1935 - 28 settembre. Hail Selassi ordina la mobilitazione dell'e-
sercito.
1935 - 3 ottobre. Inizio delle operazioni militari italiane contro
l'Etiopia.
1935 - 5 ottobre. Le t ruppe italiane conquistano il forte di Adi-
grat.
1935 - 6 ottobre. Conquista di Adua. Il generale R. Graziani no-
minato comandante del Corpo di spedizione in Somalia.
1935 - 10-11 ottobre. L'Assemblea della Societ delle Nazioni de-
cide di applicare sanzioni economiche e finanziarie contro
l'Italia.
452
1935 - 15 ottobre. Le t ruppe italiane occupano la citt santa di
Axum.
1935 - 28 ottobre. Inaugurazione di Pontinia.
1935 - 29 ottobre. Per fronteggiare le inique sanzioni, decise re-
strizioni a molti generi di consumo.
1935 - 8 novembre. Le truppe italiane entrano nella citt di Ma-
call.
1935 - 16 novembre. Il generale E. De Bono nominato marescial-
lo d'Italia richiamato in patria. Il comando delle opera-
zioni militari in Etiopia affidato al maresciallo Pietro Ba-
doglio.
1935 - 18 novembre. Entrano in vigore le sanzioni economiche
contro l'Italia.
1935 - 7-8 dicembre. Colloqui Hoare-Laval.
1935 - 18 dicembre. Giornata della fede, dedicata all'offerta al-
la patria degli anelli nuziali. La regina Elena offre il pro-
prio anello e quello del Re.
1936 - 20 gennaio. Le truppe italiane conquistano Neghelli.
1936 - 20-24 gennaio. Prima battaglia del Tembien.
1936 - 10-15 febbraio. Battaglia dell'Endert.
1936 - 27-29 febbraio. Seconda battaglia del Tembien.
1936 - 28 febbraio. Conquista del massiccio dell'Amba Alagi.
1936 - 29 febbraio-2 marzo. Battaglia dello Scir.
1936 - 7 marzo. La Renania occupata dalle truppe tedesche.
1936 - 31 marzo-1 aprile. Battaglia del Lago Ascianghi.
1936 - 15-25 aprile. Offensiva dell' Ogaden.
1936 - 2 maggio. Hail Selassi lascia l'Etiopia.
1936 - 5 maggio. Le truppe italiane entrano in Addis Abeba.
453
1936 - 9 maggio. Proclamazione dell' Impero. Vittorio Emanuele
III assume il titolo di imperatore d'Etiopia.
1936 - 9 giugno. Galeazzo Ciano nominato ministro degli Esteri.
1936 - 15 giugno. La Societ delle Nazioni decreta la revoca delle
sanzioni contro l'Italia.
1936 - 30 giugno. Discorso di Hail Selassi alla Societ delle Na-
zioni.

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