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IT H
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FS K. K. H O F B | B L I O T H E K -
- I
25 º º - - –
LETTERE
V O IL G A R I
D I D I V E R. S I
G E N T I L H Vo M 1 N I
D E L M O N F E R- -
R A T O,
R.A C C O L T E D.A M E S S E R.
ST E FAN O G VA ZZ O.
I N B R E S C I.A -
t
222 º S
ALLA ILLVSTRISS,
ET EccELLE NT'ISSIMA
s 1 c. D. I s A B E L L A.
, c o N z A C As
º - a º -
- - - - -
MA Rc H EsA DI PEsc
1 A RA -
V E L D o Lc E,
& pietoſo a
mor della pa
tria,che negli
animi noſtri è
impreſſo dal
la natura, au
mentato dal
- - - - - - - la ragione, 8
conſeruato dall'uſo, mi fece rauede
re molti dì ſono Eccellentiſſima Si
gnora che dalle lunghe, 8 contino
ue guerre paſſate è ſtato inſifatta ma
niera oppreſſo il bel terreno del Mö
ferrato, che molti rari,8 mirabili in
e 1]
egni à guiſa di piante da maluagi
i" offeſe, è da ſpeſſe i"
percoſſe,non hanno potuto ſtendere
i rami,S produrre i deſiati frutti. La
onde volendo io far chiaro il mon
do,che dentro alla ſcorza hanno ſer
bato il naturalvigore, mi ſon poſto
à raccoglier alcune lettere di diuerſi
pur del Monferrato, contra lequali
già mi par di ſentire mille gridi, mil
le beffe, 8 mille punture, concioſia
che vanno attorno tanti volumi di
lettere di famoſi auttori, che hoggi
mai è leuata la ſperanza à più moder
ni non che d'auanzarli, ma quaſi d'ag
guagliarli. Tuttauia non iſchifando
i benigni lettori di ſcorrere quando
che ſia, tutta queſt'opera, diranno è
mia difeſa, che qui ſono molte belle,
& diuerſe materie non più trattate
da altri, 8 ſe ve ne ſono alcune po
che, volgari, S& communi, vengono
ſcritte con ſinuoui concetti, 8 con
tal forma di parole, che non ſi può di
re, che ſiano per pouertà d'ingegno
è rubate, è tolte in preſtanza;& quin
di s'accorgeranno, che oltre all'ha
uerio con queſta picciola fatica eſſal
tato la patria, ſi come è il mio primo
oggetto, haurò anco quaſi impenſa
tamente giouato à molti. Ma ben
veggo,che non ſi reſterà perciò d'ac
º" di mendicata gloria, perche
io habbia con alcune mie inutili &
ſciocche lettere preſo luogo fra tan
te honorate perſone; alche brieue
mente riſpondo, che s'io ho voluto
dar fine à queſta impreſa, ſono ſtato
prima coſtretto di promettere alla
maggior parte di queſti gentilhuomi
ni,che con le loro lettere ne meſco
lerei alcune mie,le quali però voglio
credere, che altro, che lode non mi
poſſano recare; perche ſopportando
io,che con la baſſezza loro ſcoprano
maggiormente la grandezza degli
altri auttori,ne dourei eſſer commen
dato di modeſtia;& ſopportando al
l'incontro eſſi auttori, che le mie let
tereſiano nell'opera riceuute & dal
:: 1 11
loro ſplendore illuſtrate, merito me
deſimamente d'eſſer partecipe della
gloria loro. Queſto volume magna
nima, & virtuoſa Prencipeſſa, a V.
l Eccell. ho voluto conſecrare con
– ſperanza, che non ſdegnerà alcuna
volta tralaſciando i più graui ſtudi di
riuolgerſi con lieto animo à queſta
famigliarlettione,laquale tengo per
fermo,chele debba alcun diletto ap
portare, poi ch'eſſa & nello ſcriuer
delle lettere, & nel conoſcere i leg
giadri ſcrittori è non meno felice,
che giudicioſa. Qui forſe prendereb
be occaſione altra perſona di dire,
che non cedendo voſtra Eccell. nè
di valore, nè di grandezza d'animo,
º nè di ben ordinata, 8 eſſemplar vita
ad alcuna Prencipeſſa, che hoggidì
viua, non ſi poteua abbellire queſt'o-
pera con più ſuperbo fregio, che coi
diuinisſimò nome della MA R-
c H E s A D 1 P E s c A R A, & il
medeſimo direi io ancora, s'io non
ſapeſſi, che voſtra Eccellenza ha per
ſingolar,8 proprio coſtume di chiu
der l'orecchie à coloro, che in fac
cia le ſue lodi le raccontano: onde
mi baſterà di dirle, che tutti queſti
gentilhuomini conſapeuoli dell'a-
more che ella porta è queſto ſtato,
& delle corteſi & honeſte maniere,
con lequali ſe lo rende obligato,
& diuoto, hanno ad vna voce ac
conſentito, ch'io le faccia dono del
picciolo volume, 8 datomi ſperan
za, che le habbia ad eſſer caro que
ſto ſegno della riuerenza & ſeruitù
mia. Et qui humilmente melein
chino,diſiderandole feliciſſimavita.
Di Caſale il primo dell'anno
. . Me D e 1 Kv - º
A. - - . . . .
Di voſtra Eccellenza,
Humiliſſimo & obligatiſs.
Seruitore. -
Stefano Guazzo.
se iiij
S O N E T T O D E L
S I G. A N S E L M O
- M O R R A e
gºgº'o
A L s 1 G. S T E FA N o
C v A z z o. -
E=
01 che naſce dal uostro im
mortal lume -
Vn ſplendorſi mirabile, 3
º ſi raro,
Chiapporta i nostri colli il
di più chiaro,
Eiuaghifiorià le più algenti brume 5
Benuelrò lieto ancor il real fiume
scuoter criſtalli dal bel ſeno caro, (paro
Fal Mincio, è l'Arno, e al Tebro andar di
spargendo arene d'or fior del costume.
Tal che ſaran d'archi, teatri, tempi,
Metalli, marmi, 3 d'altri cccelſi honori
Degni gli ameni colli, el fiume altero.
Nèfiagiamai fra noi, che non s'adori
Il uostro diuin nome; & contro dgli empi
colpi di morte non ſi ſerbi intero.
T A V O L A D E G L I
A V T o R I -
tarvi il L Cataneo
Reuerendo Padre Giorgio
iVA\; S.
ºyA º o -
a Calr. I Callſ,
s N
Vi,
" Al Signor Gaſparo Aran
e . 2,
E - A . . . . 3.
Al Sig. Stefano Guazzo. 5.
Alla Sig. Iſabella . . . . 9
Alla Signora . . . . . . . . IQ
A M. Battiſta d'Alba. I2
A ND RE A PICCO.
A M. Maſſimigliano Montegnano. 23
«A . . . 24.
Al si sianliorapersa. 28
T A v o L A
vAlla Signora . . . . . . . . 27
- BATTISTA C.A NE.
A L Sig. Stefano Guazzo. 28
vAl medeſimo. 3o
B.A TTI STA BA LIA No.
A L Sig. Giouanni Nugnez: 3I
Al Sig. Ottauiano . . . . 32
B O NI FA CI O MA L VEZZI.
A L La Marcheſa di Peſcara, 33
Al Sig. Franceſco Toſabezzi. 34
Al Sig. Ambaſciator Figueroa. 34
Alla Sig. Lelia Sangiorgio. 35
vAl Conte Giulio Maluezzi. 35
«A . . . . 37
Al Sig. Leonardo Arriuabene. 37
Al Sig. Nicolò d'Oria. 38
Al Sig. Luca Grimaldi, 39
Al Sig. Gio. Giorgio della Rouere. 39
«A . . . . - 4o
Al Sig. Guglielmo Guazzo. 4o
B o NI FA ci o c.ARRErro,
A L Sig. Gio: Giorgio Carretto. 4i
Alla Sig. Barbara Carretta. 44
Al Cardinale d'Aras. 46
FED ERI co M.A o Noc.A vallo.
«A - - - - 47
A M. Marco Franceſco Bellino. 48
De c1 1 Avro R1.
Al Sig. Franceſco Gambera. 49
Al Sig. Criſtoforo Picco. - 49
FRAT E FRA NUCESCO
C O C O N A T O,
.A Meſſer Gio. Giacomo Bottaccio. 5o
Al Veſcouo di Caſale. 53
A M. Stefano Guazzo. 55
Al medeſimo. 56
Al medeſimo. - 59
FRA N CES c o P VGI E LL.A.
A L Sig. Stefano Guazzo. 6o
Al Sig. Giacomo del Ponte. . . . . . 61
A M. Henrico Euſibione. 63
A M. Gerontio Baua. 64
A M. Panurgo Fanfaluga 65
Al Sig. Annibale Magnocauallo. 68
FRA NCESCO PA PA LA RAD O.
A L Sig. Stefano Guazzo. 71
.Al medeſimo. 72
Al medeſimo. 73
Al Sig. Federico Natta. . . 74
«Al Sig. Leonardo. Arriuabene. 74
Alla Marcheſa di Peſcara. 75
Al Sig. Tomaſo Belangeri. 76
Al Sig. Giulio Aldriſio. 76 -
Al medeſimo. a . I I 2,
Al medeſimo. - . I 12
GIO. GIA CO MO BOTTA C CI O.
A L Marcheſe di Peſcara. I I3 l
A Teodoro Bottaccio. I 15
Al Sign. Teofilo Bancino I IS -
A M. Franceſco Filopono. I2 I
Al Sig. Stefano Guazzo. - I2 ,
Al Sig. Bonifacio Carretto. I 23
N
T A V O L A -
G I O. G V G L I E L M (2
C A V A G L E A T E,
TRA I A N O B 0 B B.A.
alla Sig. Lauinia Bobba. 2o9
I L F I N E,
A L R: TA D RE GIORGIO
C A T A N E O ,
il -
A L S I G N o R s T E FA N o
G V A Z Z O.
A L LA SI G NUO RA I SA BELLA
x • • • • e •
il EL L 1 ss 1 M A Donna,mia
Signora oſſeruandiſſima. La
ragione in uero dourebbe go
uernar il mondo, poſcia che
tutte le coſe ſenza eſſa hanno
- º del manco, del diſcordante,
& dell'imperfetto; ma ſe ben ueggiamo, ancor
eſſa ſoggiace il più delle uolte all'appetito, zº
molte fiate alla fortuna; ilche aſſai chiaro in
meſi conoſce, che ancor, che la ragione uoglia
chio stia ſempre con uoi, nol uuole però l'or
goglioſa fortuna, laquale furioſamente giran
do per gli stati altrui, uà trauagliando i con
tenti, º ruinando i trauagliati, delche s'io
mi dolga, giudico che ſia più tosto ufficio uo
Stro di crederlo, che mio diſcriuerlo; conſi
derata la differenza dell'eſſer mio preſente à
quello de paſſati giorni, quando m'era lecitogo
der della preſentiauostra forſe più chio non
meritaua,poi che ſi preſto ne ſon reſtato priuo,
che pare appunto, che per errore, ci non per
A LE SS A N D RO
s e - º e
M O L A• 1 r.
diſiderio ſantiſ & principio di noſtra felicita
de,ſenza ilqualuiuédo noi, di ragione, 6 dhu
manità priuiſiamo; ma per nºi far torto al pru
dentiſ.giudicio uostro,ch aſſai più oltre à que
ſto termine ſcorre, laſcierollo per ſouerchio.
Horſe coſi è, come in uero ſi dee credere, che
ſantiſſimo ſia l'amore, º che il bello eſſendo di
ſua natura amabile non ſi poſſa ſenza grandiſ
ſima ingiuria di ſe ſteſſo, º di cui l'ha creato
non amare, che marauiglia ſarà ſè eſſendo uoi
belliſsima uiſcoprirò con queſta mia quanto io
u'ami, & oſſerui? & cheuorrà dir l'ignorante
uolgo, ſe uoi come corteſe accettatrice della
mor miopatirete d'eſſer amata? alla cui ſerui
tù non ſenza maturo conſiglio mi ſon dedicato,
poſcia che tali ſono nobiliſſima Signora oltre
la bellezza eſteriore, che non ha pari, le doti
dell'animo uostro, º le gratie leguali felice
mente poſſedete, che chi fiſamente le mira, -
contempla come io, pian piano come di grado
in grado ſalendo ſcala inauedutamente uſcito
di ſeſteſſo,ſi ritruoua tant'alto aſceſo, che tut
to auolto nella contemplatione della beltà di
uina, come da graue ſonno deſtoſi perſuade poi
d'eſſer diſceſo dal Paradiſo, del che aſſai certa
fede ne fa il belliſſimo uoſtrouiſo,l'aſpetto gen
sile,la grandezza humile,le ſoauiſſime parole,
B tt/
A LE S SAN D R O
i prudentiſſimi diſcorſi, ei costumi honeſti, da
quali ſegni come da traſparete criſtallo riſplen
dono fuori tutte le uirtù dell'animoſi ben rac
colte inſieme,che ſete ſtimata opera la più per
fetta,che per molti ſecoli è dietro(perdoninmi
l'altre)ci ſia ſtata donata. Et ſe per gratia ſpe
tiale donataci, ſiamo tenuti a ringratiarne il
donatore,non ueggo,che quaſi in altro habbia
te à ſpender buona parte del giorno, che in rin
grattar l'altiſſimo Iddio,cheu habbia fra l'al
tre, come ſuo uaſo particolareletta per un ri
tratto naturale, o compiuto della beltà cele
ſte, ond'altro non ſi ſenta riſonar nelle lingue
altrui, che il famoſiſſimo nome uostro, º non
meno di uoi ſiamo noi tenuti a rendergli gra
tie,che i nostri tempi degni col mezo della bel
lezza uostra tirarci ad acceſo diſio, 3 certa
ſperanza di goder quella eterna, che ad ogni
credente è apparecchiata, ma più d'ognaltro
io come più affettionato uostro ſeruitore ho da
lodarlo, che pur m'habbia sbendato gli occhi,
& fattomi per mezo delle diuine qualità uo
ſire
ſinogiungerci la debolezza
alla conoſcenza dell'intelletto
dell'immortalità, º beamio
titudine dell'anime nostre, che ben confeſſò di
nonhauerfin bora mirato tantalto. Et ecco
che nuouo acquiſto è il mio, che oltre l'infinito
e M o 1 A. I 2,
A M. BATTISTA DA LEA
A L si G. E E RIN.A RD I No
G A M B E R A, - *. -
A L S I G. L O RE N Z O ,
! P O G G I V O L O.
za uostra, ci conſiderate ui
prego particolarmente ciò che uoi ſete, chioui
Prometto che uolendone dir quello, che la con
ſcientia ui detterà,uſcirete d'ungrande errore;
che doueui reputate coſa di molto prezzo, ui
Agiudicherete roba di poca ualuta, 6 degna di
paſſar per ogni luogo ſenza pagamento diga
bella. Può egli eſſere, che tanto preuaglia al
uero l'amor proprio, ch'al diſpetto del mondo
uogliate eſſer bella eſſendo la più brutta femi
na, che mai creaſſe la natura? Può eſſere chio
ſoſpiraſſi mai per uoi, come malaccorta cica
late? Io non mi uoglio sforzardi mostrarui
bugiarda perche mi confido nel giudicio di cui
A LE S SAN D R O M o LA.
ci conoſce, ne uoglio manco per uendetta del
uostro ſparlare, pormi attorno alla deſcrittio
me delle uostre bruttezze, ancora che ui ſi fa
ceſſe il douere. Baſtiui queſto, che sio haueſſi
mai hauuto tal penſiero, ſirei ſtato molto più
cieco in amarui,che non ſete uoi ſciocca in per
ſuaderui d'eſſer amata. Non uedete meſchina
uoi, ch'egliè pur forza ch'io lo dica, che i cin
quant'anni della uostra età, gli occhi lagrimo
ſi, le falſe treccie, le ciglia dipinte, il uiſò ma
ſcherato, la grinzata pelle, la bocca fetida, 6
iſdentata, la gola ſcannata, il petto caſcante,le
mani ſuccide, l'habito ſconueneuole, i coſtumi
uili,le parole ſconcie, i concetti baſſi, o l'ani
mo plebeo, adornamenti dell'eſſer uostro fareb
bono disinamorar.Amoriſteſo?Riconoſceteui,
riconoſceteui hormai, 3 cedete l'arme à San
Giorgio, che ui ſi conuienehora più il baſtone
per appoggio, che il giuoco della ciuetta, alqua
le non reſta alla fine appaniato altri che uoi.
gueſto bò uoluto ſcriuerui non per intereſſe
mio, che poco curo il uoſtro dire, ma pel riſpet
tochio porto all'età uoſtra. Dioui doni l'aiu
to ſuo, º ritorni all'antica ſanità l'inferma
uostra mente. Di Piſa alli j. d'Aprile.
M. D. L XII. - -
A N S E L M O M O R RA,
A L si G. FEDERI co
C O L L I e
Trepoſito di Trino.
D 1 sc o R R e della mutatione de
coſtumi nel Monferrato, & loda Ma
dama Eccellentiſſima.
M A Rc H E R1 TA Illustriſſima, º eccellen
tiſſima Marcheſana noſtra di quel pellegrino,
e raro intelletto, chella è, di coſi benigna
uerſo i ſuoi ſudditi, che non tanto ſi compiace in
tener ferma,et retta giuſtitia, quanto in huma.
namente conſeruarpacefra loro,che et dall'eſe.
ſempio di queſta prudentiſ. Prencipeſſa,et dal
ualor di quei pochi piglierano qualità tornan
do al primo loro stato. Ma perche queſte coſe
non poſſono eſſere ſe non con ſpatio di tempo,
penſate ſefrà tanto mi ſtruggo,sio me ne dol
go, 3 s'io me ne rammarico. Scriuerei a uo
ſtra Signoria delle coſe di quà, ma non uoglio
perhora con ragionamentopiù lnngo porgerle,
più noia. Stia ſana V.S. & felice, o di meri
cordeuole. Di Grazzano il v. di Settembre.
M. D. L XIII. -
4 i s. c i vi I o . . . .
M o r r E o G1 A i Medici.
ì O ch E mi ſono ingannato
di gran lunga, Diauolo farſi
Medico? Medico un pari di
º uostra Sig. coſi ricco, ci di
È coſi bell'animo? Medico dico
da douero, ueſtirſi la toga,
C iiii
A N S E L M O -
iS
º
ſ. -
ANDREA PICCO. - ,
4 M. M A ss 1 M 1 A N o
e - M O N T E G N A N o. -
AL SI G NOR MA NULIO
V A L P E R G A.
- La r r 1 RA amoroſa.
- -
,
G I O: B A T T I S T A
C A N E»
A L si G NoR sTE FA No
- - - - G V A Z Z O,
;
º
-
-
oro. E ATT1sTA CAN E.
A L M E D E S I M O,
Gli raccomandavn ſuo amico
io sono stato coſi bene in
formato delle qualità di Meſ
ſer Fabricio preſente porta
tore,che diſiderido egli d'ap
i poggiarſi ad alcuno di cote
Fa H ſti signori, non poſſo manca
rech'io non uelo raccomandi con tutte le forze
dell'animo mio. Tengo per certo che lo uedrete
uolentieri ſenon per altro almeno per riſpetto
delleuirtù alle quali uoi foſte ſempre inclinato.
Ma aggiungendoſi poi è queſto ſtimolo,l'infini
toamore,chioui porto, non poſſo credere, che
monui mouiate un paſſo di più per darefetto è
queſta impreſa: & ſe queſto non baſta ui è an
colopinione delle perſone honorate che m'han
no richieſto à far queſto ufficio, alle quali do
uete ſodisfare con aſſicurarle chioſono altret
tanto amato da uoi. Vi prego adunqne (per
raccoglier tutte le coſe in una) à ſpender que
ſia uolta l'autorità,el credito uostro in modo,
che la uirtù,l'amore, l'opinione non habbia
no a dolerſi di uoi;alquale mi raccomando ſen
za fine ſalutandoui in nome del Signor Giouan
mi mio Padre, che è tutto uostro.
fi
iº BATTISTA BALIANo,
a L si c o 1 o va N
E a L 1 A N o. 32
libertà procurata, 3 racquiſtata con tanto ſu
dore? Hora cominciamo da un'altro capo, ci
dicami di gratia V, S. quante meſſe odestando
in Corte? quante ſi confeſſa, o quante limoſi
ne fa l'anno? ben ſono io pazzo a dimandarlo.
quante uolteſi truoua in compagnia doueſi lo
di alcuno è piaceſſe a Dio, che tante ſi trouaſſe
doue ſi dice male? Quanti trauagli, 3 diſpia
ceri ſente ogni giorno è infiniti. In quindici
anni che ſegue la corte quanto ſi truoua d'a-
uanzo?non mi potrà diraltro ſenon che ſi truo
ua più pouero,che mai, 3 ch'altro guadagno,
che di molte infermità non ha fatto. Etſe tut
te queſte coſe ſono coſi chiare come le ſcriuo,per
che non ſi riſolue V.S. d'abandonar più tosto la
Corte,che d'eſortarme à tornarui? Egliè hor
mai tempo, ch'ancor eſſa riconoſca l'error ſuo,
e ſenza più indugiolo emédi col ritornar dal
la miſera ſeruitù alla felice libertà, dalle lun
che fatiche al neceſſario ripoſo, dalla noioſa
morte alla piaceuole, º beata uita. Ho uolu
to renderle queſto buon ufficio in cambio del ca
tiuo(perdonimi)che dal troppo amor inganna
ta eſſa ha fatto meco, ci aſpettando auiſo di
ualche miglior ſucceſſo della uita ſua,le bacio
e mani. Di Caſale il Xv di Settembre.
M. D, LX I .
B A r r I S T A
3
aiSS A / -
BONIFACIO M ALVEZZI,
A L LA SI G. M.A RC H E S.A
D I P E S C A R A.
AL S. FRATNCESCO TOSABEZZI,
cAsTELLANo DI MANTova.
S1 rallegra della dignità che ha
ottenuta dal Signor Duca.
i : " E tvtti i Prencipi foſſe
" º coſi diligenti nella elettio
- " ne de loro miniſtri, come pru
N dentiſſimo fu l'eccelletiſſimo
E Sig. Duca noſtro in farui ca
a ſtellano di Mantoua, º ſe
E i
E o N 1 F A c 1 o
cretario maggiore, non sudiriano forſe tanti
pianti, ſoſpiri, ci lamenti di queſto, di quel
meſchino per le ſcale de palagi, ne le coſe ſareb
bono tirate in lungo con tanto dannode nego
tianti. Et ſe tutti foſſero come uoi pietoſi,amo
reuoli, ei giuſti, eletti per merito, di lunga
iſperienza, º nonperfauore, beato il mondo.
Godete Signor Franceſco, che queſti honoriſo
noi frutti de uostri lunghi trauagli,douuti al
la fede, 3 alla ſincerità dell'animo uostro: &
ſi come io ne ſento infinito piacere, coſi ui pre
go ad amarmi,etſeruirui liberamente del poco
poter mio, col qualfine à V. S. bacio la mano.
Di Brudio.
A L si G. A M B.A sci.A To R.
F I G V E R O A e
A LL.A IL LVSTRE SI G NO RA
LE LI A SAN GI O R GI O.
º os 1 F A c1 o
va i s. N 1 c o L o D o Ri A
D E L S, GI A CO M O .
4 L s. I ve.A G RI MAL D 1
- FV D E L RE VE REND ISS.
E = O N o N mi dolgo honora -
i tiſ. Sign. Luca,che V. Si
A È gno. m babbia fatto degno,
si ch'io le ſia ſeruitore,ma ſi be
i me, che intendendo molti co
“ teſta bontà ſua, mi ſpingono
a darle noia con mie Lettere in raccommanda
tione loro; & doue io dourei cercar occaſione
di leuarmi dalle ſpalle tanto obligo,chio le ten
go, mi danno ſoggetto di reſtarle più debitor
che mai. Hieri le raccomandai quel Piemon
teſe, bora mi conuien pregarla per queſto gen
tilhuomo,ilquale in effetto è uirtuoſo,cº degno
per le qualità ſue d'eſſer raccolto, amato da
lei: Egli ſe ne uiene con ferma credenza, che
E O N I F A c I O
«A - - - - -
NA R RA breuemente le qualità
appartenenti advn Giudice.
lo v1 dico brieuemente, poi
che in ciò uolete il mio pare
re,che à un Giudice s'appar
i tiene ſopra ogni altra coſa
i l'hauerriguardo alle pouere
- º uedoue,ò i miſeripupilli,al
legiuſte ragioni de carcerati, alla liberatione
de delinquenti per caſo fortuito, per liqualinò
ſolamente non è biaſimo l'eſſergiudice & par
te, ma è ſommamente commendato. Gli hono
ricoſi fatti uengono da Dio ottimo, ci giuſtiſ.
in noi collocati, perche ſolleuiamogli oppreſſi
dall'ingordigia degli auari dalla malignità
B O N I F A C I O
A L S I G. G VGLI ELMO
G V A Z Z O,
BONIFACIO CARRETTO
M A R C H E s E3
M A R C H E S E, 42
ui ha ſempre o la natura inchinato, º la uir
tù dell'animo uostro ſpinto, m'apportaſſe nome
preſſo di uoi più tosto di preſontuoſo, ci inetto
cenſore, che d'amoreuole, e riuerente nipote.
Mauoglio ſperare, che dalla bontà uoſtra mi ſa
rà permeſſo di poterui ragionar liberamente,
poſcia che queſte mie parole hanno da ſeruirui
ſolamente in quel modo, che lo ſperone ſerueal
l'ardito, di ueloce cauallo, perche più tostogiii
ga alla deſiata meta. Io adunque con quella
modeſtia, che mi ſi conuiene uengo ad eſortar
ui,che uogliate con gli homeri dell'ingegnoſo
ſtenere, 3 colali dell'opere uoſtre inalzare u
ma Vedoua, la quale uiuendo ſuo marito hono
ratiſſima è ſempre stata, hora per la perdita di
eſſo & de figliuoli alquanto oppreſſaſi truo
ua. Etperchem intendiate, dicoui Sign. mio,
che la Vedoua, che aiutar douete,è la caſa no
ſtra ueramente uedoua, 6 priua non del mari
to ſolo, ma di tutti quegli huomini illuſtri; de
quali ella ha ſempre ſin dal primo principio
dell'origine ſua come feconda madre il ſuo pae
ſe abondeuolmente arricchito. Questa mentre
il marito, ci i figliuoli hauea, quale honorata
e ſplendida matrona, come ſapete, in luogo il
luſtre & eccelſo habitaua, & bora mancatole
i ſuoi principali ſostegni, ha riceuuta cadendo
F i
B O N I F A CIO e CA R.
B O N I FA CI O CA R R,
del Sig. G1o: viceNzo uostro padre rac
cordargli honori, l'ambaſcierie, i gradi,che per
le loro rare uirtù meritarono dall'Eccellenza,
del Marcheſe Gv GLI ELM o di Monferra
to, quanto haurei da raccontare? 3 siopo
teſſi dire ſenza ſoſpetto di uanagloria di Mon
ſignor Sci P 1 o N E il Protonotario, º del
Sig. A L E E RT o auolo uoſtro, ci biſauolo
mio paterno, quanto miſtenderei? Ma (ſia det
to con buona pace dell'anime loro) ſono tali le
gratie, che hanno i cieli infuſe nel uirtuoſo, 3
srande animo uostro, che uolendo uoi procac
ciarui coſi fatti gradi,haureſte ſenza dubbio è
tutti loro posto il piè auanti. Ma queſti diſcor
ſi hor mi ricordano la perdita del Sig. A L
B E RT o padre mio, 3 fonte onde deriua ogni
mio dolore; percioche s'io haueſſi lui, ſpererei
pure che facendomi egli ſpalla con le ſue uirtù,
come già comminciato hauea,di poter aſcende
re à qualche honorcuolgrado. Ma poi che la
fortuna mi chiuſe queſto paſſo, mi confido in
uoi Signor mio dolce, cheper uostra amoreuo
lezza per pietà, per zelo del uostro honore, cº
per non laſciar riuſcir uana la ſperiza che tut
ti habbiamo posta in uoi, non permetterete,che
io diſideri l'honorato uostro ſoccorſo, e mi ſa
rete corteſe del fauore & conſiglio uostro ne
-
m A R e H E s E. 44
propormi quelle coſe che ponno recarmi riputa
tione, é gloria,ci farmi ſtimar degno figliuo
lo della Vedoua;Spero anco che particolarmen
te per l'amore che portate ancora alle felici oſ
ſa delSig. Alberto uoſtro amatiſſimo fratello
non mancherete con l'eſempio dell'honorate
uoſtre attioni,ed una ben ordinata uita,dine
stare nel tenero arboſcel mio tutti quei frut
ti che à gloria uostra, a beneficio della caſa, cº
è beneficio del mondo ſi poſſono aſpettare; di
che ue ne reſterò ſempre obligato, ci farò sì
che à tutti ſarà manifeſto l'amore, o la riue
renza, chioui porto. Nè altro mi reſta à dir
ui ſenon che ui prego è perdonarmi shoho fat
to torto alla prudenza uoſtra perche la ſopra
bondanza d'amore fa molte uolte i termini del
decoro trappaſſare. Et qui pregando auostra
Signoria ogni proſpero auenimento, le bacio le
mani, 3 mele raccommando in gratia.
Di Caſale allixx. di Decembre.
M, D, LX I I I I.
B O N I FA CI O CARR.
A L LA IL L. SI G N. BARBARA
C A R R E TT A M A R C H E SA
sv A M A D RE ,
1M A R C H E S E. 47
la cauſa, 3 fine di queſta mia uoluntà uoglia
mirare: percioche come ben diſſe ildiuino Pla
rone, Noi non ſolo a noi ſteſſi ſiamo nati, ma al
la patria, è i parenti, agli amici, a tutti gli
huomini: & la natura ſi come tutte le coſe è
noſtro beneficio ha creato, coſi lhuomo per ri
ſpetto dell'huomo ha produtto; alchehauendo
riguardo V.s. Illuſtriſ. ſpero che m'accetterà
per ſuo deuotiſ.ſèruidore, come ſono. Ma per
che io conoſca chellababbia preſo il poſſeſſo di
queſta mia ſeruitù, aſpetterò che mi comandi,
non perche io mi tenga molto atto a poterla ſer
uire, ma per dimoſtrarle il pronto diſiderio,
ch'io ho d'bonorarla, ci riuerirla ſenon quan
to merita la grandezza ſua, quanto potranno
le deboli forze dell'intelletto mio. Et qui à V.
S. Illuſtriſ humilmente raccomandandomi,
ci pregando uita felice faccio fine.
Di Caſale.
F E D E R I C O
M A GN O C A V AL L Oe
-4 . . . . . .
A L S IG N O R C RI
ST OF O R O PI CO.
-.
- i
M A GN o cAv A LL o. 5o
ricco d'una diſpoſitione d'animo ben compoſto
col qualepaſſando per lo tempio delle uirtù ſa
lite ogn bora è quello della gloria. Conſerua
teui più che potete, 3 commandatemi. Dal
Borgo San Martino il xxvII. di Decemb.
M, D . LX I .
, FRATE FRANC
C O C O NO A T 0
º a T E o L o Go. .
º A M. GI O. GI.A C O M O
º - B OTTA C CI O .
r - - -
A Mo N. sc I PIO NE DA ESTE
V ES CO V O DI CASA L E,
-
Di Caſale il iiij. d'Ottobre.
o
M. D. Lxi.
a L M E D E si M o
CoM e ſi debba intendere quel
verſo di Dauit; Iurauit Dominus, &
non poenitebiteumtu esſacerdosſe
cundum ordinem Melchiſadec. º
H iiii
FRANCEsco PvcIELLA
A L SI G. s T E FA No
C v A z z o.
A L S I G N. G I A C O M O
D A L P O N T E,
a M. H E N R1 c o
E VS I BI O N E,
-
p v o 1 E L 1 a 64
A M. GERO N TI O BA V.A.
N
EEsse
l di queſtoR parere:
si, che anch'io ſon
& ſe toccaſ
i ſe à me il darui coſiglio, non
il ci farebbe meſtiero d'altre
parole di più, che la coſa ſa
- rebbe fatta. Chi non sà che
gliè ſempre bene il prêder moglie, 6 che è tan
to meglio chiun uecchio,come ſete uoi ſi accom
pagni con una bella giouane, quanto è più per
fetta la meſcolanza, che ſi fà di due contrari ?
Non habbiamo noi per pruoua certiſſima, che
la primauera è temperata pelgran freddo,cº
caldo, che ſi uengono a incontrare inſieme? Et
per darui un eſempio, che m'intendiate, quan
do ui fate lauari piedi dalla fante, º che la
leſia è troppo calda, non le commandate uoi,
che ui giunga dell'acqua fredda per intepi
dirla? Coſi uoglio inferire al nostro propoſito.
chi negherà, che non ne debba uſcire una rara
compoſitione, ſe ſi congiungono le uostre carni
F R A N C E S C -O
F R A N C E S c O
mini da bene? Io per me ogni uolta ch'io pongo
mente alle barbe lunghe ſparſe per lo petto, al
l'andare altiero, alle ueſti demiſe, alle bocche
ciniche, cheſempre moſtrano di maſticare il cu
ius generis col cuium pecus, & finalmente o
ogniuolta chio conſidero un minimogeſto Pe
danteſco, io ſtupiſco tra me, io reſto inſenſato,
io mi trasformo in un ſaſſo. Hormi par di ue
dere un Triogene andarſene di quà, hora uno
Anaxagora paſſarſene per colà, miſi rappre
ſentano tante imaginationi tante ſimilitudi
ni, all'Idea del capriccio, chio non sò quello,
chio mi faccia, è chio non mi faccia. Non
trouerei hoggi il fine di queſta lettera,sio uo
leſſi raccontar tutte le lodi, che meritamente
ſi ſogliono dare di Pedanti; & per uſar un
uerſo Marroniano,
Antedie clauſo component ueſper Olympo.
Onde cercherò ſolamente come lo promeſſo di
confermar ciò che s'è detto con l'autorità d'al
cun huomo da bene, ci poi farò fine. Et eccomi
appunto col uoſtro Dioniſio,ilquale eſſendo pri
mieramente stato Re di Sicilia,uolſe anco farſi
Tedante,giudicando che meglio non poteaſer
uar la maeſtà regia, che col mezo di tale eſſer
citio. Fà molto per uoi parimente un bel detto
d'Aleſſandro, illuale,eſſendogli addimandato
p v e 1 E L L A 68
a cui haueſſe maggior obligo,è Filippo ſuo Pa
dre,ouero ad Ariſtotele ſuo pedante, riſpoſe,
che più era tenuto ad Ariſtotele, perche mio
Tadre,diſſe, è cagione chioſa, ma Ariſtotele
è cagione chioſiahuomo da bene. Per testimo
nio dunque di queſt'huomo da bene meritano
più i Pedanti, che i propri padri; che coſa ri
cercate di più? Rimaneteui dunque contento
delle già addotte autorità inſieme con quella,
che per maggior uostra ſodisfattione mi pare
di ſoggiungerui, laqualeè, che eſſendo pregato
un maeſtro Apollonio da Antonin Pio Impe
ratore ſi degnaſſe ſua Signoria di andar à caſa
ſua per inſegnarà M. Antonio ſuo figliuolo,e-
sliperſeruar il decoro della grauità Pedante
ſta negò da galanthuomo di uoler ciò fare in
modoueruno, dicendo, che non era honeſto,che
il maeſtro ſe n'andaſſe al diſcepolo, ma ſi bene
douea il diſcepolo andarſene al maeſtro. Et coſi
faccio fine con queſti due uerſi Vergiliani.
Non mihiſi cetum lingue ſint, ora ſi centii
Ferrea uoxpoſélaudes celebrare Pedanti.
Digratia contentaui di queſto, di non mi fa
ſtidite più ſenon uolete chioſtimi per lo inan
zituttii Pedantifaſtidioſi. Di Pauia il III.
di Nouembre. M. D. Lx 1.
1 iiii
F R A N C E S c O -
A L S I G NO R. A N N I B.A E
M A GN O CAVA LLI ,
D 1 s c o R R E dottamente delle
diuerſe maniere dello ſcriuere.
e
FRANCESC
D o, F V D E L S I G.
V I N C E N Z O.
A L S I G. S T E F.A N O
G V A Z Z O.
MC
s F R A N c E s c o
A L M E D E S I M O.
A L LA S1 G N. MARCHESA
- D I P E S C A R A,
ESSEZa
3S A RM 1 per Dio ciaſcun bo
- - - - - 5 -
A L s I G. F V L V 1 o
4 - - - - -
- -
- , li - ,
- -
-
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* - --
. .. .
- - - -
.
- . . .
r R A N c E s c o
.A L M E D E S I M 0.
Lo ammoniſce piaceuolmente è
volere ſcriuer chiaro, 8 laſciarſi in
tendere. -
A LL A M E D E SI M A.
C o NT 1 Nov A nel medeſimo ſog
getto d'amore. º e
- o 1 che Signora perfiero mio
deſtino, o per iniqua mia
ſuétura al traditor d'Amor
i coſi è piacciuto, chio debba
SA ſeguir uoi, che tante uolte à
il coſi gran torto mancidete,
L ii
e R. A N C E S C O
Nemico capitale
Franceſco Papalardo,
Sia Aaſº 2%
GIO. FRAN C E S C o
B E L L o N E.
A L S I G, H I PTP O L I T'O
V. A L V A G N I ,
A L La si o c o NT E ssa
- A v R E L I A D I
GA B I A N O a
R1 e R E N D E vn giocatore,
.
El A prima perdita che face
| ſte di cento ſcudi è primie
i ra,moſſe à compaſſione i uo
| ſtri amici, non meno per lo
danno, che per l'humorma
ninconico, nelauale ſtrug
gendoui intendo che ui doleuate à tutto tran
ſito della fortuna. Queſta che hauete bora fat
- - - -
º c 1 O. F R A N c E s c o
ta di quei pochi, che ui reſtauano, ui ha fatto
anco perdergli amici, cº l'honore. Io non sò
hora ch'altro ui reſti a perdere ſenon la uita
prima che u intrauenga peggio. Horandate
è grattarui la rogna poueraccio, ci nel beſte
miar Iddio habbiate inanti à gli occhi per eter
ma penitenza queſte parole. Ingiuſtamente ſi
duol di Nettuno chi cade nel ſecodo naufragio.
GI O. FRAN C E SC O
C R O V A,
A L SI G. GI O. GI. A COMO
E o T T A c c 1 o, a
D 1 s c o R R E della nobiltà, 8 delle
parti conueneuoli all'huomo nobile.
A R1 E ſono ſtate l'opinio
ni degli antichi e moderni
filoſofi intorno alla nobiltà;
percioche chi la poſe nelle ric
chezze, chi nella antichità
del ſangue, chi ne priuilegi,
o fauori
c R o v A 39
è fauori de Prencipi, º altri nelle uirtù; & s
ancora che con diuerſe forme de parlarin hab
biano trattato,nodimeno ſon concorſi tutti in º r
A L M E D E S I M 0.
A L M E D E s 1 M 0.
R O V i G L I O N E - too
de Mas alcuno per conto d'eſſe lettere mi da
ràbiaſimo di preſontione, nol farà già per
chio non l'habbia ubidito. Conſeruateuiſano,
& raccomandatemi à Madama Margherita
uostra conſorte, é à i figliuoli. Di Occimiano
il xv. d'Aprile del M. D. Lx11.
a Mo NSI G NOR DI
N E V I G L I E -
E1 RA LL E C R o ſenza fine
') | d'hauer inteſo, che V.S. hab
Ai bia ſcacciato da ſe quellhu
ſi mormalinconico, che tanto
le daua noia: ilche è confor
= me all'altezza dell'ingegno,
& alla coſtantia d'animo, di che l'hanno i cie
TN iiii
G H E R A R D O
A L SI G NO R. GVGLI ELMO
S E R R A L O N G A,
i ma Madama Margherita di
Fräcia Ducheſſa di Sauoia,
ilquale fù domenica: in mo
do, che ſiſiamo chiariti, che
coſa uoleſſe importare quel tito ſtrepito d'arti
slieria,che ſi ſentì hierſera, ci ſi ha per nuoua
certa, che ha partorito un fanciullo,et che il S.
Duca ne ha ſentito quel cotento cheſi può ima
sinare meglio che iſprimere. Etgià tutta la
ſua Corte giubila, 6 per queſto Piemonteal
. tro non s'ode che ſuoni & canti, non ſi parla ſe
G, H E R A R D O -
non digioia, ſi uede sfauillarne i uolti delle
perſone l'allegrezza dei cuori loro, ogni città
ogni Villa, ci ogni Caſtello ſi compiace nel fe
ſteggieuole ſuono di campane: Riſplendono al
tiſſimi fuoghi:Danzano le fanciulle per le con
trade, ci inſomma ogni coſa è pieno d'allegrez,
za,cº di conſolatione, 3 ſi tien per fermo, che
da queſto felice parto habbia è naſcer negli a
nimi di queſti altiſſimi Prencipi un'ardente di
ſiderio di confirmarqueſta ſantiſſima pace per
molti anni, non ſolamente à conſeruatione del
Tiemonte, ma etiandio di tutta Italia,laqua
le era hormai coſi afflitta, che parea, che l'eſtre
mo d'ogni infelicità ſolo aſpettaſſe, ma final
mente Iddio clementiſſimo moſſo a pietà delle
noſtre miſerie poſe fine à gl'incendi, alle ruine,
agli strati, alle ucciſioni, di ſacrilegi,allera
pine, à i tradimenti, 3 è tutte quelle coſe che
ſuol ſeco apportar la guerra. Coſi ueniſſero di
fine queſte maladette ſette d'hereſie,che di gior
no in giorno ſi ueggono germogliare in molte
parti d'Europa con poca riputatione de Pren
cipi Chriſtiani. Etperò Signor mio habbiamo
hoggimai è ſperare di poter paſſar queſto rima
mente di uita in conſolatione:ilche à V.S. dou
rebbe eſſere uno stimolo di ritornar à goderſi
della ſua dolciſſima patria, dalla quale è meri
-
-
E o R o o c N 1. 1o2
tamète amata et diſiderata per le ſue rare qua
lità, º con queſto fine mele raccomado in gra
tia pregandola a baciar in mio nome le mani
al gentiliſſimo Signor Gio. Battiſta ſuo fratel
lo, & alla uirtuoſa Sig. Violante ſua cognata.
Di Alba il XVI. di Gennaio del LX11.
Lº raccontailbenechedilei gli
ha detto vn'altra gentildonna.
i A Signora Maria Tartone
è| ſè, uirtuoſa, 3 gentiliſſima
sign mia, m'ha ſalutato in
nome di V.S. & detto mil
l'altre coſe, che mi ſono ſtate
ſommamente grate, cioè che
V. S. uiem molto amata, ci tenuta cara da tut
ta quella honoratiſſima compagnia di gentil
buomini,6 gentildonne di Sauona, º che rie
ſce mirabilmente nei ridutti che costi ſi fanno
ogni ſera per diporto,facendo belliſſimi giuochi o
e recitando leggiadriſſimi ſonetti, e stanze
i molto à propoſito, º con belliſſimagratia, º
º (che più mi piace) chellas è data molto alleg
c: PI E R, A R D O -
O D vB 1T o Signora mia,
che quello ch'io diſſi à V.S.
nelSonetto chio le diedi alla
ſua partenza d'Alba persa
uona, non le ſia uſcito di men
tepoi che chiaramente ſi ue
de, chella non ci attende la promeſſa del ſuo ri
torno. Già tutta l'Academia incomincia lì do
lerſi di lei,percioche ſopragiundengo lefeſte di
TNatale non ſi trouerà à farla lieta della ſua
2entiliſſima compagnia, 3 coſi m'hà impoſto,
chio le ſcriua pregandola in nome ſuo duoler
ci far queſta gratia,concioſia, che già ſi tratta
di far l'Abbate,º credo, che la ſucceſſione del
la Badia del Sign. Vincenzo Belli, toccherà a
M. Luca Borgogni mio zio, il che ci dà ſperan
za di far un lietiſs. Carneuale, ci però la pre
Ago a metterſi in ſtrada quanto prima, accio
che ſopragiungendo il mal tempo non le uenga
impedito il uiaggio con noſtro grandiſſimo di
ſpiacere. Siamo qui ſenza lei come un corpo
e H e R a R D O
ME sc o la famigliarmente diuer
ſi ragionamenti.
I G No R Cugino lonoratiſ.
Alla partita uoſtra d'Alba
ºss" per Iſpagna uoi mi promet
Viº" teſte maria & montes, ma
BAi finalmente ueggio liga pro
i meſſa con l'attender corto.
-
B O R G o C N I Io4
Mi prometteſte dico di ſcriuermi ogni meſe, º
io altrettanto promiſi è uoi. Io ui ho già ſcrit
toſei lettere, ne da uoi ho riceuuto pur un ſe
gno di riſpoſta. Potrebbe eſſer, che nel paſſar
il golfo del Mar Leone laſciaſte conſumardal
la freddura dell'acque le caldiſſime promeſſe
che già mi faceſte,pur mi uò confortando da me
ſteſſo, con dir che m'habbiate ſcritto più uolte
chio à uoi non ho, ma che le lettere ſiano mal
capitate. Ho poi anco da dolermi del Sig. mio
Zio, & del Signor Gherardo mio Cugino,ma
non tanto come di uoi, º certo, che fate un
gran torto al grado chinſieme habbiamo, anco
ra ch'io non mi diſponga in tutto è credere,che
uſcita uiſia dal cuore l'affettione, che moſtra
uate portare a queſta Città, a noi tutti,che
ognhor diſideriamo di riuederui. Voi pur mi
diceuate, che di gran lunga ui piaceua più que
ſta Città, che la uoſtra Villanueua della Xa
ra,i porcierto que teniades razon, poi che ha
uendola io pratticata ſei meſi, l'anno del qua
rantotto non guſtaigiamai una picciola gioia
tutto chio foſſi raccolto molto lietamente dal
ſudetto Sign. mio zio. Non dico già per que
ſto,che non ui ſiano di molti honoratiſſimigen
tilhuomini,et belliſſime gentildonne, fra lequa
. li u è la Sign. Anna Garzia, 6 la Signora Ca
- e H e R A R D O
«A M.
i B o R c o c N 1 r. 1e5
A M. Gio. BATTIs T.a e
A L s i G. c o NT E GI VLIO
- cE sA RE covo. -
a m. c R1 s T o F o R o
P- I C O.
A 1 M E D Es 1 Mo
Lo ringratia del Sonetto che gli
ha ſcritto, 8 gliene mandavno in ri
ſpoſta.
- o non sò il mio honoratiſ.
Signor Criſtoforo a cui mi
6),il| renda più obligato,o alla in
º s
|
9;cóparabile dottrina,ò all'in
gi i" finita bontà di V. S. poi che
-
A L M E D E S I M Q.
D A L P E R o. I 13
ue il ſacerdote alla meſſa, alquale non riſpon
de ſempre, º riſponde poco. Io mi ricordo di
uoi non ſpeſſo, ma di continouo, come diſidero,
& ſon certo, che uoi di me ui raccordate. Ben
m'increſce dei trauagli del noſtro paeſe, i quali
io odo ſolamente, ma uoi di più liuedete; pur
mi conſolo che uoi ſete riſoluto col mondo, 3
che con animo chriſtiano accettate ogni coſa
dalla mano di colui, che il tutto fà, ci il tutto
fà bene. Paſſeranno questi freddi deluerno, &
poi ſe diliberarete di fuggir dalle miſerie, 3 ue
l niruene alla quiete di Mantoua, farete elettio
-
' ne, che mi ſarà di contento: perche della
uirtuoſa compagnia uoſtra io sò di
non poter migliorare. Et à
V. Sign. di cuore mi
raccomando.
Di Mantoua il primo di
Decembre.
M. D. LI II,
B o r T A cc I o,
A LL E cc EL LE NTI SS. SI G.
M A R C H E S E D I
P E S C A R A,
ilGLI È communegiudicio,
che niuna coſa più atta ſia a
recar utile, º honore a chi
diſidera diperuenire ad alcu
ri E famoſa, ſegnalata im
7la
\
-
c1 o. G1 A c. E or TA cc 1o. 114
are, & dirizzarla uita ſua è lodato, ci glorio
fo fine, è tale chegli riuolgendo nell'animo del
continouolagran uirtù, 6 ualor di colui, che
tolto ha come guida è ſeguitare,uiene sforzato
alla fine da un certo natural diſiderio dimi
tarlo in tutto, 6 per quella medeſima ſtrada
caminare, ci per queigradi ſalire, che lo con
ducono a quella altezza di gloria,et fama,che
già nella mente ſua propoſto shauea : Ondeſi
legge,che Theſeofù d'Hercole imitatore, Aleſ
ſandro Magno d'Achille,Scipione di Ciro,Ce
ſare del ſudetto Aleſſandro, i quali huomini
dall'altruigloria ſpinti, fecero eſſi ancora ope
re tali,che per lo ſplendor di quelle, ne ſono poi
diuenuti famoſi et chiari, 6 con eterno grido
della fama i nomi loro fatti immortali. Hono
ratiſſima coſa dunque diremo,ci utiliſſima câ
feſſeremo cotale imitationed huomini illustri,
eſſendo ella da noi con diritto giudicio eletta:
percioche ci inſegna la uia di quelle coſe, che
honeſtamente ſeguire, º fuggir dobbiamo.
Ft ciò da ciaſcuno uedere chiaramente ſi può,
mentre ch'egli conſideri la uita, i costumi,l'im
preſe, i uari º fortunati auenimenti di cota
li huomini, la onde può egli appigliarſi con
giudicio ſaldo è quelle parti che più gli conuen
gono, e che aprirgli poſſono la ſtrada º ren
T j
C I O. G I A C O M G ,
derglorioſi nel gouerno de Prencipati, z de
gli imperi ciuili, ci militari, i quali nelle ma
mi, & amminiſtatione loro ſon poſti. Ma tra
tutti gli altri huomini glorioſi,a me pare degno
d'eſſer imitato Aleſſandro Magno, il quale fà
reputato un di quegli huomini di fortuna, di
conſiglio, di fortezza, ci d'ogn'altra heroica
uirtù talmente accompagnato, che potè in brie
ue tempo far tante magnanime impreſe, quan
te hanno fatte à pena molti inſieme in lunghiſſi
moſpatio di uita, come uederſi può nell'hiſtorie
de ſuoi mirabili, ci diuini fatti ripiene. Onde io
acceſo dalle honoratiſſime uirtù ſue, hò compo
ſto un Dialogo, nel quale ſi diſputa,ſe Aleſſan
dro,ſi come ſoggiogò molte parti del mondo,
haurebbe potuto parimente uincere i Romani
in battaglia quando haueſſe contra di loro l'ar
meriuolte. Et quiuil'Eccellentia uostra brie
ucmente uedrà raccolti inſieme tutti i fatti di
quel magnanimo Rè, & di tutti quei Romani
che furono nell'iſteſſo tempo che Aleſſandro ci
batteua, & ſoggiogaua il mondo, é ſcorgerà
ancor quanto grande ſtata ſia la uirtù della
nimo, o la poſſanza del corpo nei pericoli del
l'una, º l'altra fortuna di queſto feliciſſimo
Trencipe nelle tante ſue attioni paſſate in pic
ciolo ſpatio di uita. Per la qual coſa hauendo
-
º o r T A c c. 1 o. 115
io inteſo da molti, che i fatti di queſto Rèinuit
tiſſimo aggradano a uoſtra Eccelletia, 3 chel
la cò ogni induſtria ſi sforza d'imitarlo in tut
telopere lodeuoli,ch'egli ha fatto, acciò che no
ſolamente poſſa andar di pari con gli ſuoi fllu
striſſimi predeceſſori,ma etiandio per lo ualor
del corpo, º per la uirtù dell'animo preposta
ſia à quelli, º d tutti gli altri inſieme, che con
loro alte impreſe hanno laſciata per tutto il
mondo di ſefama immortale: ho uoluto forſe
troppo arditamente offerirle questo mio Dia
logo, ilquale per rozzo, 6 inutile, che ſia,da
rà forſe ad alcuno ſpirito gentile bella occaſio
medi piu felicemente ſcriuere, che non hò fat
tio,& abbracciare queſta honeſta impreſa con
più limato, ci fauoreuole ingegno, é politoſti
le, non ſenza honor ſuo, 3 maggior ſodisfattio
ne di uostra Eccellenza, la qualprego humil
mente à non ſdegnarfra tanto queſta mia pic
ciola fatica, nella quale quando altra coſa non
ſi uegga di buono, uedraſſi almeno quanto in
queſta mia baſſa fortuna habbia ſempre riue
rentemente ammirato la diuina altezza del
l'animo ſuo,alla quale io per far qui fine pre
go il nostro Sig. che largamente doni ogni ac
creſcimento di dignità, 3 d'honore,
Di Mantoua,
- p iii
c; I 6. e I A C o M o
«A T E O D ORO BOTTA C CI 6
S V O FI GLI V O LO. -
E o T r A e c 1 o. 116
reinterpretati da buoni, é dotti precettori,
generano negli animi degiouani un certo di
fpregio dell'honeſtà, º della religione quando
ſentono gli adulteri,odij,riſſe, ingiurie, 3 al
triuiti nefandi che perli loro libri ſi leggono
i quali ſono atti a radicarſi più tenacemente,
nei petti rozzi, che le coſe buone, ci ſogliono
creſcere inſieme con l'etade,onde auiene che fat
ti huomini diuentino Mezenti, Neroni, cº
Heliogabali; & pertanto il ſauio Maeſtro dee
farſcielta di quei buoni poeti, i quali non ſola
mente trattano di coſe piaceuoli, ma di graui
ſentenze alla vita noſtra appartenenti; Onde à
queſto propoſito diſſe Horatio,che o dilettare,o
siouare mogliono i poeti. Et coſi io più uolte
paſſo il tempo in eſſi per lo piacere chio ſento
e mentre ſcorgo l'artificio grande congiunto con
la profonda dottrina,che tiene l'animo ſoſpeſo
di marauiglia, ci per l'alte, 6 diuine ſenten
ze,che fra queifigurati concetti à guiſa di gem
me fra loro uagamente riſplendono. Di qui na
ſce,ch'io ſono sforzato per uiua ragione à cre
dere, che Vergilio ſia tra tutti i poeti heroici
il più degno che ſi legga è figliuoli, non tanto
per la maeſtà del uerſo, dell'ingegnoſa inuen
tione, º dell'ordinato poema, quanto per le
graui ſentenze,ch'egli ha con furore ucramen
tit/
6: i O. G I A C O M O
E o T T A c c 1 o. 117
ma;perciochelopere fatte da reo, 6 maluagio
huomo ſenza carità, non ſono accette à me
rito di uita eterna alla ſua diuina maestà, al
laquale offerir non ſi può coſa piu grata, che il
cuore,e lo ſpiritoſincero & puro. Et non uo
ler credere di Poeti che dicono, che i Deiſi fan
no amici per mezo de doni. Queſta è ſentenza
più tosto di pagano, di ſciocco, che di chriſtia
mo, º ſauio,perche à Dio ſolamente ſon grati,
ci meritori di premio eterno i doni,che uengo
no dalle mani debuoni,et non altrimente. Chi
oſſeruerà dunque queſti ammaeſtramenti, non
pure faraſſi grato a Dio, ma acquiſteraſſi an
cora fama appreſſo il mondo. Leggeſi appò gli
antichi, che quegli huomini, che cura hauea
no delle coſe diuine, º della religione erano in
uita honorati, é dopò morte come Dij riueri
ti; onde quel famoſo Enea Troiano perche fu
religioſo,etamoreuole uerſo i Dei della patria,
liberandogli dallo incendio Troiano,sacquiſtò
cognome di Pio, ci dopò morte da i popoli la
tinifà come Iddio eſaltato. Numa Pompilio
per la grande religione meritò d'eſſer creato
Rè de Romani, i quali come che haueſſero per
nemici tutti i popoli uicini non furono però
mai d'alcuna parte trauagliati per uia di guer
ra mercè della riuerenza, a riſpetto, che ha
c 1 o. o 1 A c o M o , V
ueano eſſi popoli al detto Rèper la ſua grandi
uotione & riguardo al culto diuino. Laſcio
d'allegarti l'eſempio di molti, chepel contra
riohauendo ſprezzato la religione, crudeliſſi
mamente finironola uita loro con infamia per
petua. Ma poi chioſon giunto coſi innanzi è
parlar della religione: Voglio da capo ridire,
che tra tutte l'altre la noſtra è la più ſanta,più
honeſta, o più perfetta che foſſe, è ſarà mai,eſ
ſendo di lei capo il più ſanto, più honeſto,etpiù
perfetto, che è Chriſto figliuolo del ſommo Id
dio. Et con tutto che in queſti tempi eſſa reli
gione da maluagi, i licentioſi huomini alte
rata ſia,non pertanto uoglio tacere, anzi con
alta uoce uoglio gridare, ci auiſarti, che per
ucruna occaſione, che naſca,ne per perſuaſione
d'huomo,che uiua, quantunque dotto,ò grande
non ti diparti mai con l'animo da quello, che
la ſanta Chieſa Catolica, 3 Romana crede, cº
laſcia caminare per altra strada, chi uuole,te
mendo ſempre tu la uia degli antichi padri,
con hauerà cuore, ei fedelmente effettuare »
quel ſanto ricordo, che diede Gi rhristo è
ſuoi diſcepoli, dicendo, che dou e ſer
penti eſſer ſaggi, e come colon "zo
E o T T A c c 1 o. 12 o
ſiamo per la maggior parte offuſcati dalla neb
bia di queſto amor terreno,ilquale coſi ingom
bra l'intelletto noſtro con le ſue falſe luſinghe,
che non ci laſcia mirare queſta bellezza eter
nà,laquale non ſi conſidera a guiſa della bellez
za humana, icui amatori hanno per lor guida
un ingordo diſiderio, che gli traſporta a mille
ſconueneuoli attioni,onde naſcono, i dishonori
delle caſe,con morte di molti huomini, ci alle
uolteguerre, e diſtruttione degli ſtati, º in
famie perpetue al mondo; lequali coſe ſono mo
ſtrate non ſolamente dall'hiſtorie, ma dalla ſpe
rienza iſteſſa. Ma i ueri deuoti della diuina
bellezza ſi pongono inanzi per lor guida la ra
gione,laquale come moderatrice di tuttigli af
fetti,ci inſegna ad operare, di acquiſtarla col
mezo della fortezza, della prudenza, della tem
peranza,della giuſtitia, 3 di tutte l'altre uir.
tù,atte à gouernare i diſordinati ſenſi, ſotto la
ſua ubidienza. Et perche non ſi poſſono perfet
tamente amare le coſe, che non ſi conoſcono, o
uedono,biſogna ſopra il tutto,chio ui faccia ſa
pere, che i queſta conoſcenza u'introdurrà nel
l’auenire la filoſofia, laquale poi che infin qui
hauete impiegato il tempo nelle buone lettere
greche, ci latine,u inſegnerà a conoſceruoi ſteſ
ſo,cioè qualſiail uero huomo,el non uero, é
v º
C. I O, G I A C O M O
Morr e Go 1 a piaceuolmente i
Procuratori & la lorprofesſione.
- o 1 che ſete fatto pelatore, o
uogliam direprocuratore di
Palazzo, non poſſo più uede
re pur una lettera uoſtra, et
l ueggo da che hauete preſo la
prattica de litigioſi,et laſcia
C E O, G I A C O M O,
B O T T A C C I O, I 25
remo,certamente confeſſeremo, che ſiamo loro
in tutte queſte coſe inferiori. Ma forſe qui mi
ſi " dire,che le bestie non hanno di quel
le uirtù, che ſono proprie dell'huomo, eſſendo
priue di ragione. A queſti brieuemente riſpon
derò, che ſe bene io concedo, che le bestie no han
nol'uſo della ragione, non per queſto concede
rò, che non habbiano dalla natura riceuuta
una parte di queſti doni, di che noi ci gloria
mo,concioſa, che in eſſe ſi ſcorgono, é appari
ſcono ſpeſſo quegli effetti di uirtù, che negli
huomini ſauiſiueggono come nell'Elefante per
certi ſegni d'adoratione,che fà,la religione;nel
Leone la generoſità,o ſia magnanimità, nelleci
cogne l'amore, o pietà uerſo i lorparenti; nel
le Formiche l'induſtria grande nell'apparec
chiarſi il uiuere per lo uerno, et in altri anima
li ſimili coſe, cheſono stimate negli huomini di
gran lode, é honore, ancora che alcuni ſaui ſi
sforzino di prouare, che le beſtie non ſiano in
tutto priue del lume della ragione, come potrei
qui ſcriuere, ſe non foſſe coſa fuori dell'intentio
ne,che hò preſo a dichiararui. Ma per ritornar
al propoſito mio,dico,che chiaramente è mani
feſto,come la diuina prouidenza ha uoluto pri
uilegiare, º illuſtrare l'huomo ſopra tutti gli
altri animali di queſto dono ſpetiale della fa
c 1 o. c 1 A c o M o
nella, accioche come di ſopra ho detto poteſſe i
ſuoi concetti,affetti & diſiderij ſcoprire,cº ci
l'uſo della lingua pratticare o uiuere come
ch'egli ſia di natura ciuile, º atto, º nato è
uiuere in compagnia. Et accioche poi più orna
tamente poteſſe iſprimere, ci ſpiegare le coſe
concepute nella mente ſua, furono ritrouate
queſte diſcipline, i precetti, per liquali que
ſto nostro parlar naturale ſi fa più leggiadro,
ci polito, 3 è queſto effetto furono ritrouate
la Grämatica, la Dialettica, 3 la Retorica, le
quali ſono coſi inſieme l'una con l'altra legate,
che tutte & tre ſono neceſſarie alla cdpoſitione
delle parole che noi chiamiamo oratione,laqua
le douendo eſſer perfetta, biſogna che babbia
in ſe medeſima tre coſe ſopra il tutto notabili,
cioè che ſia ſenza menda nelle parole, che ſia
probabile nell'intentione, e che ſia uaga nella
compoſitione, leguali coſe ſogliono i maeſtri del
bel parlare dalle ſudette tre diſcipline ſcieglie
re. Imperò che la Grammatica ci inſegna co
me noi habbiamo à comporre l'oratione con pa
role proprie,et conueneuoli à quelle coſe, di che
trattiamo, o che ſiano ſenza menda,ò uitio in
eſſa oratione. La Dialettica poi ci fa capaci
peruia di precetto,ci ragioni proue, & dimo
ſtrationi di quello, che ſi diſputa segli ſia coſi
» o r r A c c 1 o. 126
e nò. Segue queſte due la Retorica, laquale
con certi ſuoi uiui colori, º uaghi ornamenti
abbelliſce eſſa oratione in modo, chel'una all
altra uicendeuolmente da luogo & aiuto.Egli
è ben uero, che tra loro ſono alcune poche diffe
renze,percioche la Dialettica ſtringe il ſuo ra
sionamèto in poche parole riſolute, ma la Reto
ricapiglia aſſai più capo di parole, in diſcorre
re delle coſe, che l'huomo uuol dire con no poca
uaghezza per far l'auditore capace di ciò cha
da trattare: onde ſoleua un certo filoſofo aſſo
migliar la Dialettica alla mano chiuſa quan
do fa il pugno, cº la Retorica alla mano ſpie
gata,uolendo egli accennare che l'una di que
ſte più ſtrettamente dell'altra, una coſa
dichiara. Horla Grammatica è quaſi una ma
i".
teria rozza,ma però aſſai atta a riceuer la for
ma ſua propria,laquale è introdotta principal
mente dalla Dialettica, come quella che tratta
anco di uoci,di oratione, come la Grammatica,
non per riſpetto,ch'eſſo parlare ſia ſenza difet
to in quanto alla compoſitione delle parole, ma
piutoſto cheſſa oratione faccia capace l'huomo
ſe la coſa, di che ſi ragiona è uera,o falſa. Etco
ſi uoi uedete l'ordine naturale che hauete à te
nere e cioè che appreſſo alla Grammatica dee
ſeguire la Dialettica, ſi perche l'huomo ſap
“ c I 6. G 1 A c o M o
pia per mezzo di queſto ſtromento diſcorre
re, sì per chiarezza, di intelligenza di eſſa
Grammatica, la quale ſi come poco fà ho det
to, è quaſi materia rozza, e la Dialettica è
d'eſa la forma. Preſſo di queſta uiene la Re
torica, la quale all'altre due pare che porti
un non sò che di ſplendore, o uaghezza con
tutta quella perfettione, di forma, che ſi poſe
ſa ricercare, 3 diſiderare nel parlar d'ogni ſor
te. Et queſta fà in eſſe due quell'effetto, che
ueggiamo farla pittura intorno all'eſtremità
di qualche magnifico palazzo, il quale quan
tunque habbia tutte quelle parti, che ſi ricer
cano alla commodità delle ſtanze; nondimeno
per compiuta perfettione, 3 uaghezza è da
uarie figure, e colori che paſcono, o diletta
no gli occhi adombrato, 6 illuſtrato: ondeſa
rà queſta in ordine l'ultima ad eſſere imparata
come condimento dell'altre due diſcipline: ol
tre à cioè da ſapere, che il parlar commune è,
o naturale,o artificioſo: Il naturale chiamo io
quello che tutti uſano ſecondo le lor lingue, cº
paeſi, 6 queſto è commune à tutti, doue ſi uſa.
L'artificioſo è quello, che uſano ſolamente gli
huomini ammaeſtrati, 6 eſercitati nelle già
dette diſcipline;& queſto orna il naturale, co
me fa la forma la materia. Dipiù ſi come la fa
r o T T A c c 1 o. 127
nella naturale fa l'huomo apparere più eccel
lente di tutti gli altri animali,coſi dico, che le
artificioſa oratione fa l'huomo auezzo nelle di
ſcipline più marauiglioſo, ci piu eccellente, é
più degno di lode & d'honore, che non è l'huo
mo rozzo, 3 ſenza lettere. Et qui farò fine
intorno a queſto mio diſcorſo, dal quale uoi age
uolmente potrete giudicare che ordine hauete
da oſſeruare in queſte diſcipline per apprender
le, lequali poſcia che ſono coſi neceſſarie à chi
uuole auanzariluogo, z% conuerſar fra buo
mini grandi di ſapienza, ci uirtù,ui eſorto ca
ramente à uolerle con queſt'ordine, che ui ho
ſcritto apparare con tutte le forze dell'animo,
& del corpo, º con tutto lo ſtudio, 6 diligen
tia uoſtra, accioche ſiate ſopra il uolgo alzato
per l'acquiſto di queſte tregratie raccolte inſie
me. Etſi come ſete di nobiltà di ſangue e di
coſtumi gentili ornato, diſidero ancora, che in
queſta parte ſiate ſimilmente illuſtre. Et po
trete poi animoſamente ſalire all'altre bonora
te & diuine ſcienze, che ſenza l'aiuto di quelle
potreſte molto affaticarui, ma riportareſte dal
le uigilie, ci fatiche poco frutto: onde pel con
trario con minor fatica, º con maggior ripu
tatione uiuerete negli anni uoſtri maturi, quà
do ſarete compiutamente uagato, ci prattica
c1 o. c1A c. E or TA cc 1 o.
to in questi coſi honorati, º diletteuoli sia:
di delle uere ſcienze, che fanno l'huomo quaſi
un Dio in terra, ci laſcierete di uoi fama im
mortale appreſſo il mondo gloria alla caſa uº:
stra, contento grande à gli amici, ci parenti,
et finalmente alla patria.Et queſta mia opinio
ne ſon certo, che non ſolamente haurà effet
to; ma che per la bontà del uostro ingegno, º
per l'amore che portate alle uirtù, di gran
lunga con l'aiuto di Dio trappaſº
ſerete, con che mi uirac
comando di buon
Ct40re e
ſo SASi Si Sºa.
25 Ai
G I O. G V G L I E L M O
C A V A G L I A T E e
A L co NT E TE O D ORO D.A
SAN GI O R GIO -
A L S I G. L E O N.A RD O
A R R I V A B E N E,
E0 a E B B1 gli Epigrammi,et
E le lettere uostre in queltem
fi poi,
2,
Zº
che il carneuale era al
colmo della ſua azzia, e -
º perciò non ui riſpoſi allhora,
- º perche anch'io era occupato
nella ſchiera de pazzi,parendo d me che pernò
farlo ſchifo più degli altri,quella ſtagione do
ueſſe inuitarmi ad impazzire, e andar con
R. 4
º o I o, G v G L I E L M o
gli altri attorno. Gli Epigrammi ſono belli,ar
guti, 3 dotti, o queſto non dico io ſolo ma i
più intendenti di Poeſia, che qui ſi trouino. N5
poſſo adunque ne dirle lodi loro,nè ringratiar
l'amoreuolezza uoſtra à baſtanza. M'increſce
“oltremodo chio non mi ſia trouato preſente al
- la uenuta del Sig. Ferretti, percioche amando
locomio faccio, eſſendo fra lui et meunami
citia ſenza paragone, mhaurei tolto una ſatol
la deſuoi graui,etpiaceuoli ragionamenti. Ma
non è perciò,che m'habbiate à chieder perdono,
ſe più toſto non me l'hauete ſcritto,ci ſo benio,
che il fallir uostro (ſe pur coſi ui piace chia
marlo)è di ſcuſa degno, perche la ſeruitù della
corteui tiene talmente obligato, che non haue
teotio di far queſto,ne altro. Io sì che tanto ui
ſon tenuto, meriterei d'eſſer incolpato di megli
gente,et poco amoreuole non hauendoui in tan
ti giorni, chioſan qui ſeritto almeno due ri
3he: ma in queſto un ſol conforto mauanza,
Che bellum eſt ſua uitianoſce, mercè della let
tera uostra cò laqualchauete ſuegliata la mia
dapocaggine, ci fattomi accorto dell'error
mio, ilquale emenderò nellauenire pur che la
pena poſſa gir di pari col peccato. Che habbia
tememoria di me, º chem amiate queſto non
m'è purhora nuouo; & s'egli è neceſſario,che
-
- e A v a c 1 1 a r E. - 131
.Amorà nullo amato amor perdoni, qual maº
rauiglia ſia ſe eſſendo io aſtretto ad amar uoi
perle rare, é uirtuoſe doti, º per l'integrità
dell'animo uostro, uoi ricambiate me d'altret
tanto amore? Ho fatto le uoſtre raccomanda
tioni à tutti queſti gentilhuomini, i quali ue le
rendono con uſura. Io, puppi & prora ſontut
to uostro, pregandoui ogni felicità. Viuete
ſano, 3 di me ricordeuole. Di Mantoua il II,
di Marzo. M. P. Lv 1 11. . .
5 . . . . . .
s A L S I G. E M I L I O - -
cAcci AN 1 M 1 co.
- - - - - - - -
. -A L
s .
,
s I G. M 1 c H E L E
- . . -
SAN GI o R GI o .
- -
oro.
G I O. G V G L I E L M O
S E R R A L O N G A ,
RA cc o NT A le lodi, 8 i buoni ef
fetti del matrimonio.
O DA T o ſia Iddio, che alla
fine habbiamo pure indotto
quel nostro amico a laſciar
quella Cialtrona, 6 a pi
il gliar moglie, 3 nel uero io
º non sò perche egli doueſſe
star coſi ostinato: atteſo che oltre alle ragioni
da uoi dottamente allegate, ui è anco, che dal
matrimonio rieſconohonori,amicitie, 6 gran
dezze, e col ſuo mezos accomodano molte li
ti, ci ſi racchetano infiniti odij, ci diſcordie;
nèſi truoua altro inſtromento più atto di que
ſto à riconciliare gli animi dei nemici. Et qual
compagnia èpiù dolcepiùgrata,cº più natu
rale di quella del marito, o della moglie?
quindi neuengono i cari figliuoli,quindi ſi ſchi
ua l'adulterio per mezo del quale non ſolamen
teſi commette il peccato;ma sacquista l'infa
s e R R A L o N G A. 139
mia, & ſi conſumano le facoltà, ſi come faceua
appunto eſſo nostro amico;ilquale conoſcerà in
breue la differenza fra l'ubidiente moglie, 3
la maluagia concubina, la quale ſi dilettaua
estremamente di crucifiggerlohora con ingiu
rie, hora con minaccie, 3 hor con l'ingorde, et
continoue dimande, alle quali è ſtato conſtretto
d conſentire con ſuo grauiſſimo danno, ci con
bauer pagato ſempre un piacere con mille tor
menti. Or rallegriamoci adunque, poi ch'egli
fuggendo la uergogna,uuole appigliarſi all'ho
nore del ſanto matrimonio, del quale ſi gran sti
ma ne fecero i Romani che difficilmente com
metteuano i carichi ci maneggi publici in ma
no d'altri, che di perſone accaſate, tenendo in
maggior conſideratione l'hauer figliuoli, che
l'eſſer carico d'anni: laquallegge fù particolar
menteſeruata dagli Egittij, iquali non admet
teuano l'huomo non maritato al gouerno della
Republica,conchiudendo,chella non poteua eſ
ſere bengouernata da huomo, il quale non ha
ueſſe prima imparato a gouernarla caſa ſua.
Ma qui non m'accade entrar nelle gran lodi
del matrimonio trattate non meno da latini,
che da greci ſcrittori. A me baſta il dirui che
l'opera nostra è stata ſantiſſima, o che uo
gliamo fornirla con trouar una moglie conuc
S i
C 1 o. G v G L I E L M O
neuole all'amico: auuertendo che doue egli ſte
ra permezo nostro di ridurſi a una felice ui
ta, non habbia poi cagione di maledirci, ci do
lerſi che gli ſia stata aſſegnata per compagna
una furia infernale, che tali ſono, anzi peg
giori le male mogli, perche quelle non tormen
tano ſenoni cattiui, & queſte tormentano i
cattini, º i buoni: ben chiom aſſicuro chegli
è galanthuomo, o che ſi farà conoſcerperma
rito, e chegli non uorrà ſecondo il costume
d'Achaia ſcopar la caſa, lauar le maſſeritie,
farilletto, (che è peggio) laſciarſi ingiuria
re, ci battere dalla moglie. Stateſano, 6 a
matemi. Di Mantoua il penultimo di Marzo.
M. D . LX II
A L L I N G RA T 0.
Lo accuſa agraméte d'ingratitudine.
, E LA ſubita mutatione, che
dello Stato uostro ha fatto
la fortuna, non ui ha ſpen
ta in tutto la memoria, do
uete pur ancoricordarui, che
- (tre dì ſono) erauate più
he l'iſteſſa forfanteria, é che ha-.
s e R R A L o N c A. 14o
uendo biſogno dell'aiuto di molte perſone, ui
mostrauate tutto dolce, tutto humile, º tut
to amoreuole. Hora mi uien detto, che per lo
contrario ſete diuenuto tanto orgoglioſo, º ſu
perbo per lo maneggio, che ui è stato dato,che
ben ſono rimaſi ingannati tutti queſti popoli
della ſperanza, che haueano concetta delle uo
ſtre falſe apparenze, o che è quelli principal
mente, dai quali ne i uoſtri biſogni riceueſte
mille piaceri, è quelli iſteſſi ſete nemico capi
tale, º fate loro mille torti. Ma ui ricordo
ſconoſcente che uoi ſete,che à Dio ſommamente
ſpiace il uitio dell'ingratitudine, º che degno
di morte uien chiamato l'huomo ſcordeuole de
i benefici riceuuti. Nè uoglio tacere,che tan
to miſericordioſi furono i Corinti è i micidia
li, o tanto ſeueri à gl'ingrati; che ſi conten
tauano ſolamente di bollare quelli, 3 è que
ſtileuauano la uita. Faccia purlhuomo quan
ti ſacrifici egli può, che eſſendo ingrato, ſa
rà ſempre infame, º odioſo al mondo. Et
ſe pur non uolete penſar tanto oltre, doure
ſte almeno conſiderare quanto ſia uolubile la
fortuna, o come ella poſſa in un momento
farui traboccare nel fondo della uostra pri
ma baſſezza, ci renderui inhabile àpoter più
riceuere beneficio, ne aiuto da alcuna perſo
S iiii
c1 o, c vo L1 EL M o sr R R.
na. Riconoſcete adunque, riconoſcete il pri
mo eſſer uostro, º non ui laſciate gonfiar
tanto dal uento della ſuperbia, ch un giorno
non ue ne habbia è riſultare uno estremo dan
no, ci una perpetua uergogna. Et con que
ſto fine prego Iddio, che ui faccia più auuer
tito nelle attioni uostre, ci che ui in
ſpiri à conoſcere, ci credere, che ha
uete più biſogno di conſiglio
hora nella proſpera for
tuna,che non haue
ſtegià nell'au
uerſa.
Di Caſale alli xv. di
- . Maggio.
M , D. LX I.
-
G V G L I E L M O
G V A Z Z O,
A M. F R A N c E s c o
T E S T A D O R O
D O R IN O ,
A L L A M E D E s 1 M A.
La ringratia delle raccomanda
tioni ch'eſſa gli ha mandate.
FAl I E R1 furono fatte le uosire
raccomandationi à tutti quei
ſti gentilhuomini delSignor
Duca mio, da me in poi, che
reſtai eſcluſo da queſta gra
tia : d'onde preſi opinione
d'eſſerui uſcito dal cuore: ma hoggi eſſendoui
raccomandata a me ſolo col mezzo d'unpag
e v A z z o 148
yio,mi ſono in tutto ſgannato, º mi conoſco ho
ra ſopra gli altri priuilegiato: parendomi ap
punto d'eſſere ſtato cauato fuori di quel nume
ro nel modo che ſi caua dal pane del commune
un pezzo di paſta per la fogaccia della dome
nica,ſi che io stimo più ſaporite queſte racco
mandationi fatte à me ſolo, che tutte l'altre in
ſieme, º me ne ſono già fabricato un monte di
promeſſe. Potrei bene ingannarmi coſi in que
ſta opinione,come nella prima, ma ſe coſi è,non
me lo dite di gratia, º laſciatemi uiuere in
queſto dolce errore che mi tiene in uita. Et con
queſto fine rendo per una cinquecento racco
mandationi, alla buona gratiauoſtra.
A L L A M E D E s 1 M A.
La prega è volergliſcriuerſpeſſo.
01 mi farete diuenir troppo
| glorioſo ſe continuate à ſcri
| uermi le nuoue dell'eſſeruo
ſtro. Sò benio ch'io non me
rito tanto fauore. Ma uoi
= douete forſe coſi fare più to
ſto per manifeſtarà tutto il mondo la bontà uo
ſtra,che per mio particolar riguardo. Horsù
att/
e- cvc L1EL M o GvAzz o
H E TT o R MIR o G LI o,
A L S I G N 0 R D V c A
D I M A N T O V A,
A L ( M E D E S I M O.
; A L S I G. C.A RD I NA L E
- H E R c o L E D I
M ANT o v A.
-
. .
-
A L M E D e s 1 M o.
Co Nr.1N va in dar nuouadiMa
dama,8 ragiona degli effetti che na
ſcono da una grande imaginatione.
- , -
M 1 R o o L 1 o 158
OP o chio ſcriſſi, che per la
lunga, continoua, & lenta
| febre, e per l'indiſpoſitione
dello stomaco di Madama
i Ducheſſa Eccelletiſſima noi
- non erauamo ſenza ſoſpetto
ºttica ſi cºme ne haurà pienamente dato
conto è V.S, Illustriſſima l'Eccellente ſuo me.
dico M. Antonio Capriana, ilquale colſuo
pºntino giudicio, e ferma dottrina
confermò il parer nostro; io le diedi auiſo,che
ſiaEccell ſi ſentiua lo ſtomaco alquantofor
rificato, e che cominciaua à cibarſi meglio,et
dpigliarla notte qualche ripoſo,età darci buo
ºſperanza. Horale aggiungo, che per bon.
; tà del ſommo creatore, ella uiene ogni giorno
con maggior forza uincendo il male, ci ritro:
ºandoſi ºgni mattina libera dalla febre,non ci
laſcia più che dubitare della ſua ſalute. Hoggi
ſi come V.S. Illustriſſima mi commanda, le ho
baciato in ſuo nome le mani, et rallegrandomi
parimente del miglioramento acquiſtato,lebo
detto quanto le ſia stata cara queſta buona
ºlta poiche non aſpettaua,nè diſiderauaal.
º maggior conſolationes dalle quali parole
ſua Eccellenza ha preſoestremo contento, in
ºndendo maſſime ilfeliceiatoin che vis.il
-
1 o A e rr o R
lustriſſima ſi truoua nonostante la mutatione
dell'aere, ſºgno euidente, che Iddio uoglia col
mezo de buoni eſempi, 3 ſante operationi di
lei ridurre à perfetto fine queſto ſacroſanto ci
cilio, o m'ha ordinato, chio la debba humil
mente di tantaſua amoreuolezza ringratiare,
ſoggiungendo, chella è certiſſima no meno per
effetti, che per parole del buon animo di V. S,
Illustriſſima non ſolo uer lei, ma ancora uerſò
gl'Illustriſſimi ſuoi figliuoli:oltre à ciò,che ben
le piace di riſanarſi, ma d'altra parte le duole
di non eſſere stata riconfortata nel ſuo lungo
male dalla preſenza di lei, che ſe foſſe uenuta à
Mantoua,come ſi diceua, ſi ride certiſſima che
l'allegrezza, é contento di uederla l'haurebbe
più facilmente riſanata, ma poi che non è stata
degna di tanto bene, starà aſpettando miglior
occaſione di farle riuerenza. Et nel uero Mon
ſignor Illustriſſimo, chi haueſſe ueduta la mu
tatione, che ſua Eccellenza fece, quando udì
che V.S. Illustriſſima era partita da Trento,
haurebbe giudicato eſſer di più,chella non di
ce. Queſti ſono degli effetti, che naſcono da
una grande imaginatione,o altra paſſione d'a-
mimo,eſſendoſi ueduti molti, che o per paura, o
per allegrezza, o perfede,che haueſſero in al
cune coſe ſono diuerſamente caduti in graui ac
M I R O G L I O 159
cidenti, ci di morte, º di uita. La onde uole
ſero gli antichi nostri dottori che gl'incanti
non per altro operaſſero, ſi come ueggiamo ne
gl'infermi, che per la grande credenza, che è
quelli uien data. Et pertanto eſſendo ſmiſura
ta l'oſſeruanza, ci riuerenza di queſta Eccel
lentiſſima Signora uerſo V.S.Illustriſſima dal
la quale sà all'incontro d'eſſer ſommamente a
mata, era facilcoſa il credere che la preſenza
ſua le doueſſe portarnotabile alleuiamento, ne
marauiglia ſarebbe ſtata, che ne foſſe ſeguito
l'effetto. Horpiaccia a Dio di darle ſanità, cº
forza tale,che ſe ne poſſa ritornar tosto a Ca
ſale, doue per beneficio di quello stato, è ſo
pra modo da tutti diſiderata. Età V.S. Illu
ftriſſima bacio con riuerenza le mani. Di Man
toua il xxx. d'Ottobre. M. D. Lx 1.
- - - - --
a L si o F RA N c Esc a
- c R O -T T O. ...
A M. M A R. C O,
;
º
O L I V I E R O
C A P E L L O,
A L LA S 1 G. H I P P O L I T.A
B o B E A. -
.
º
ſorino diſſe che queſto Amoreera un'animo in
focato che ſi nutriua nell'altrui corpo, il che
uien confermato da S. Agoſtino quando dice,
che l'animo dell'inamorato alberga nel corpo
g della coſa amata, º non in quello, da cui rice
ſl uela uita: Il Petrarca ce lo rappreſentò per
contrari chiamandolo hor uiua morte, hor di
lettoſo male, manſueto fanciul, º fiero ueglio,
fiamma naſcoſta,dolcezza amara,ſaporito ue
neno, ci horpiaga ſoaue. Ma è dauertire,che
due ſono le ſorti di queſto amore,l'una è quan
do la uirtù,et la bellezza ci inuitano ad amar
che che ſia, nel qual amore gli occhi & la men
teſenza alcun uano, 6 laſciuo appetitoſi con
tentano ſolamente di ueder, ci contemplar il
loro oggetto;cº queſto amore benche caduco,et
ſ) mortale, merita però nome di ſempiterno, º di
uino, in modo che a lui non conuengono le ſo
ſ! pradette diffinitioni, anzi ne rieſcono bene,pa
f) ce,gioia, ci tranquillità d'animo. L'altra è
fiſ quando ſenza alcun riguardo, ci riſpettoſia
iº mo traſportati da tutti i ſenſi nel cieco diſio di
ſl fruire à guiſa delle fiere brutte la coſa amata;
ſº e queſto non ſolamente acquista il nome di
O L I V I E R O
ſenſuale, ma di beſtialeancora,eſſendo commu
me à tutti gli altri animalisé à queſto conuen
gono tutte le difinitioni de ſudetti autori, e -
anco di peggio, perche da eſſo non procedono,
(uenendo al ſecondo capo) ſenon angoſcioſela
grime,caldi ſoſpiri, trauaglioſi giorni, inquiete
notti, ci infelice uita, con altri triſtiſſimi effet
ti, i quali troppo lungo ſarebbe a raccontare,
concioſia che non ſi può eſprimer la minor par
te degli ſtrati,riſſe,ci morti, che queſto amo
reordiſce nelle Caſe, Prouincie, Republiche,cº
Regni doues interpone; onde giuſtamente fù
da Vergilio chiamato improbo, ci sforzator
de cuori humani, non trouandoſi malignità,
tradimento, ne ſceleratezza a cui non ſi dia in
preda un animo di coſi fatta rabbia & furore
acceſo, il quale laſciandoſi diſtruggerle forze,
et la bellezza,atterrar tutti gl'alti,etgeneroſi
concetti, macchiarlhonore, e la fama,accor
ciarla uita, º appreſar la morte; non ſi uer
sognerà di ingannargli amici,uccideri paren
ti,ruinari figliuoli,profanari monaſteri,infa
mar le donne caste et honeste prezzaril cul
to di Dio, o perder l'anima, el corpo con eter
ma dannatione. Aggiungete, che non haurà
lhuomo contaminato di queſta peſte timor del
agiuſtitia,ma sforzeraſſi di metter in eſecu
- c A P E L L o 165
tione i ſuoi diſegni, rubando, ci uiolando le dò
ne altrui; non dirà mai uerità, non laurà com
paſſione à poueri,ne riguardo è gli afflitti,ma
intento al falſo idolo, distemperatore d'ogni
buon conſiglio, applicherà il ſuo intelletto ad
una brieue & tranſitoria dolcezza. Da que
fto maluagio Amore ſtanno ritirate la mode
ſtia,la uergogna,l'aſtinenza,l'honeſtà,la ſobrie
tà,la caſtità,et la continenza. In lui non ſi tro
uanè fede,nè ſperanza,nè carità, nè ſapienza
alcuna, perches incorpora con la ſuperbia,ua
| magloria,arroganza,ambitione,diſpregio,ribel
lione, é con tutti gli altri uiti, i particolar
mente s'accende d'ira, d'odio, di diſcordia, di
rancore,d'impatienza, d'oſtinatione, di mali
gnità,di furore,di ſtaſi continouamente inuol
to nelle maledittioni,mormorationi, º inimi
citie,è fratello della crapula, o l'iſteſa luſſu
ria,fornicatione adulterio, inceſto. Queſto
peſſimo uitiohà ſempre meſſo il mondo in ſcom
piglio. Già fà cagione che Dauid ammazzò
l'innocente Vria,fece idolatrar Salomone, leuò
le forze d Sanſone,abbruggiò l'antica Troia,ſu
ſcitò guerra trà i Lacedemoni, 6 Meſſennij,
tra Sabini, e Romani. Per lui Clitemneſtra
diede la morte ad Agamemnone, Laodice ad
.Antioco ſuoi mariti. Fabia medeſimamente
, . 6 L I V I E R O
acciſe il ſuo per meglio effettuare i triſti ſuoi di
ſideri col giouine Petronio. All'incontro per
cagione di queſto infedel Amore, Mitridate
leuò la uita à Laodice ſua moglie con la ma
dre, fratelli, 3 ſorelle per iſpoſar Hipſicratea.
queſto medeſimo induſſe Medea è ſtracciarle
carni de propri figliuoli & fratello. Questo
medeſimo ſoſpinſe Aiace à contaminar Caſſan
dra profeteſſa figliuola di Priamo; & Domi
tiano Imperatore ſua nipote donzella; & che è
peggio tanto ſi ſtende queſto Diabolico uitio,
che ilpadre non abborriſce la figliuola, il fi
gliuolo la madre, il fratello la ſorella,come di
ſcorrendo per l'antiche, ci moderne hiſtorie
chiaramente ſi uede, poi che Amnon figliuolo
di Dauid conuersò con Thomar ſua ſorella,
Cleopatra con ſuo fratello, Maccareo con la ſo
rella, Mirra col padre, Menefan con la Ma
dre, AntonioCaracalla con la matrigna,Theo
dorico Re di Francia con la nipote, Hemon con
Rodope ſua figlia. Siſimbrita Rède Perſi con
la madre,dellaquale hebbe due figliuole.Et qui
taccio molti altri diuerſi & abhomineuoli ui
ti cauſati da queſto maledetto amore, i quali
non potrei raccontare ſenza arroſſirmi di uer
gogna, ci offenderle uoſtre pure orecchie. Re
Iſtamiſodisfar all'ultimo capo intorno ai rime
r
c A P E L L o 167
dij,che ſono neceſſari per liberarſi, o preſer
uarſi da queſto amoroſo ueleno: dei quali non
oſtante che Hermogene, Teſifonte, Dorca -
tio, Nigidio, Lamocratio, 3 Ouidio ne hab
biano copioſamente ſcritto, nondimeno non re
ſtero io di dire per mio parere che il maggio
re, ci più utile rimedio che darſi poſſa contra
l'amore è il non comminciar mai ad amare, o
hauendo comminciato,finirſubito, o fuggirle
conuerſationi, º diſuiarſi dalle occaſioni, non
dâdo luogo,nè modo perche poſſa annidarſi nel
cuore,tenendo per fermo,chedi quei che lo fug
Agono,molti rimangono uittorioſi, ci pochiſſi
mi di quei che l'aſpettano. Marauiglioſe ſono
l'arti chegli uſa per tirarci nella rete, ci col
pigliarci ſcherzando ci ſtringe da douero. Mol
te fiate tentarono di ſepararſi Hercole da Mi
trida, Pirro da Helena, Menelao da Dor
ta, Alcibiade da Dorbetta, Demofonte da
Fillide, Annibale da Sabina, o Marco An
tonio da Cleopatra, ci pure non ſolamente né
poterono, ma all'ultimo per cagion d'eſſe per
dettero ſè medeſimi. Giouano ſopra il tutto i
negotiſ à romper le catene d'amore,ſi comeal
l'incontro ſi rendono con l'otio più forti, o più
3raui,6 per maggior ſicurezza ſi dee con la
lontananza ſpegner la memoria del ſuo male,
o L 1v1 E R o cAP E LLo.
non ricuſando di ſottoporſi è diuerſe fatiche,in
commodi, & diſagi col mezo de quali ſi ſcac
ciano iteneri, º laſciui penſieri. Et finalmen
te non ſarà alcuno ingannato dai luſingheuo
li tradimenti d'amore, mentre pigli per ſua im
preſa la non meno piaceuole che graue ſenten
za del dottiſſimo Signor Luigi Alamani,caua
ta dal fonte del Greco autore, la quale mi pare
che qui ſi debba recitare per ſuggello delle ſu
dette ragioni.
Chi ſpegner brama un amoroſo ardore,
Trauagli quantopuò le membra,el core;
Se ciò non i" lunge uada,
Che non poſſa ueder chi troppo aggrada:
Ets ei duraſſe ancor,l'aſpro digiuno,
Il gel,la pouertà riſana ognuno:
Chi non guariſce poi,il ciel riprenda,
La Natura, il ſuo Fato,e poi simpenda:
Romperpuò ſolo un amoroſa ſorte
Trauaglio,lontananza,fame,o morte.
Et con queſto fine prego V.S. ad iſcuſarmi ſe
con troppo lunga lettera ho trappaſſato il ſè
gno perche eſſendo ampia queſta materia non
hopotuto riſtringerlonde marine in un guſcio
duouo: con che le bacio le mani, pregandole
ogni deſiderata felicità.
Di Caſa il raiiij. Luglio M. D. x L1111.
- PER IM PER GA Mo.
a º si o . . . . .
Gli adduce le ragioni che l'han
no moſſo a prender il carico impo
ſtogli dalla Città d'Alba.
5 .A v E RA Idea della natu
i ralbontà, 3 corteſia uo
ſtra, che nelle più ſecrete
Si parti del cuore,molt anni ſo
| no,porto rinchiuſa come pre
- - tioſo theſoro,mi ſi rappreſen
tò come in un uiuo ſpecchio nell'amoreuoliſſima
lettera, che m'hauete ſcritto, della quale tanto
più ui reſto obligato, quanto meno io l'aſpetta
ua, & molto meno la meritaua. Et benche le
coſe ſiano in termine tale, che il pentirmi ua
glia poco,trouandomi già in questo luogo, non
mi ſono però ſtati mengioueuoli, che gratigli
am. oreuoli, ci ſinceri uoſtri raccordi, ſcorgen
u,
N E R I M
i;
priuano come nella colonna di Rodi in Aſia,
ſº
odi interni, 3 occulti,oltre à i trauagli inſop
iº
portabili della guerra, dalche non ſi poteua a
gi
ſpettarſenon danni certiſſimi, ſi come ſi legge
ſi
della Republica Romana,laquale honoratame
te ſi mantenne, 3 glorioſamente s'aumentò
ſº
mentre che i Cittadini attendeuano ſolo alla ſa
li tedeſchi col coſiglio, chi con le ricchezze,
pº chi con la diligentia, o chi conl'induſtria,ſpo
ſº
gliandoſi in tutto della particolar affettione,
& utilità ma non ſi tosio l'ambitione, cº-la
mor proprio aſſalirono Silla, Mario, Pompeo,
pr Ceſare, º altri, che fù in un momento il ſere
moſtato della Republica mutato in torbidiſi
ma tempeſta. Ilche maggiormente s'hauea da
ºnere della Città d'Alba,ueggendoſi priua de
ſuoi uerisº naturali Prencipi, da quali ſole
ºa tuttodi riportare aiuti, fauori uguali al
la benignità, ci clementia loro: onde eſſendo
tanto diſideroſa della confirmatione de ſuoi pri
filegi, nei qualipiù uolte patiua ingiuria -
ſcorno da ſuoi allora ſuperiori in queſteparti,
& de quali tanto era geloſa, quanto la nobil
tà, & antichità d'eſſa meritauano,non laurei
potuto mancare alle honeſte richieſte fattemi,
ſapendo io maſſimamented'eſſer più tenuto al
Tr
. P E R I M
«A L S I G. G V G L I E L M O
s E R R A L v N o A.
A L S I G N. c.A R. L O
M O N T I G L I O.
A L S I G. N. I c o L o
G V A S C O,
S I sv o L diruolgarmente, è
N meglio tardi, che non mai:il
che intendo quando ſi trat
º ta di coſe ben ordinate, cº
- E meglio eſſequite, ma nel ca
ReAFSF ſo delle lettere,ch'io ui man
do dubito che nè preſto, nè tardi ſia ſtato bene
ad enuiarle; che nel uero meritano più il fuo
co,che la ſtampa: ci non è marauiglia, che un
ſarto non ſappia farzoccoli. Queſta non è mia
profeſſione, o ſe ben m'accade ordinariamen
te à ſcriuerquà, ci là,io perciò non tengo con
M o N T o G E R o. 173
to delle lettere, si perche di natura mia ſonpi
gro allo ſcriuere, & per queſto riſpetto non mi
riſerbo le copie, ci sì perche trattandoſi meco
coſe di poco momento, non ho occaſione di con
ſeruarle. Nondimeno per ſodisfare alla uoſtra
richieſta,ui ho inuiate queſte poche parole,con
penſiero, che la loro groſſa, ci rozza materia
habbia da pigliar forma, i politezza dal uo
ſtro ſcarpello,ſe forſe non uolete,che in mezo di
tanti belli ſpiriti, elle reſtino iſpiritate. Vi
uete felice. Di Verrolengo alli III. d'Aprile.
M. D , L XII, -
- sº
A L LA IL LVSTRE SI G. LE LIA
s A N G 1 o R G 1 o.
A G L 1 H V o M 1 N 1, E T
c o M M v N 1 T A D 1
T R I N O.
Lo E ss o R r A à non voler in
trometter l'autorità ſua in vna cer
ta diſferenza.
-
-
-
- - g
s E
M o N T o C E R- o. 177
Ef E LA ſodisfattione, che ſi ri
E li Si cerca per rintegramento de
"Nº" gli huomini di, ... per lo
º è Vºi caſo ſucceſſo fra loro,co uici
ti Ai ..: - -
A M o I o c a N E.
Fa ſcuſa piaceuole peralcuni ſcu
di leggieri che glihaueasborſati.
O N o N sò come nel numero
dei trecento ſcudi, chio ui
sborſai ſe ne ſiano ritrouati
ſedeci dal Sole di ſi poco pe.
i ſo, come per la uoſtra mi fa
te ſapere:percioche non tan
toio di conſentimento uoſtro gli feci riconoſce
reà l'orefice, ma di mia mano gli hauea prima
diligentemente peſati, nè crederei a me ſteſſo,ſe
uoi inſieme con M. Siluio, alla preſenza mia
al carattero uoſtro non gli haueſte trouati buo
ni, ci traboccheuoli. Onde non ſaprei chi incol
parneſe forſe il mercurio, colguale furono fiſa
-
M o N r o c E R o. 178
ti eſando ſtato ſofiſticamente congelato, non ſi
foſſe in queſto tempo troppo dolce riſoluto.Tut
tauiam è ſtato caro per contento uoſtro, che
M. Antonio mio fratello ue gli habbia cam
biati, che auanti che l caldo li riſolua più,ſpe
ro di dar loro buon ricapito. Fra tanto me ne N
A M. ST E FA NO G VA zzo,
- S.VO FRATELLO, . ..:
A L' I L L V S T R I S S I M O, E T
E C C E L L E N TI S S. S I G.
C E SAR E G o NZA GA.
A L L 1 L L V S TRE SI G No R,
L E L I A S A N G I O R G I O
T O R N I E L L A.
A L SI G. G.A E RI E L- ti -
i c A i z o N I. i
,
RA cco Nra gli effetti della for
tuna, & conchiude, che ciaſcuno ſi
debbe contentare del ſuo ſtato.
-
.
. .. . . .
f, l'Nc o RA ch'io mi ſenta il
º l - capo stordito, la mano debo
i le, gli ſpiriti afflitti,etle for
" xe ſmarrite per una terza
-
- . M E s s A R A N 1.
Raorosa dello ſtile che ſi dee
vſare nelle lettere famigliari.
- t .. .
- - - . - - i º
- - - e-
-- - - - - --- «A M ti,
-
º sº e sa s o
a L S I G. F Rea N c E s c o.
eP A P A L A R D o
i
Rrs P o N D e ad una ſua, 8 diceil
fopareteintornoalpigliarmoglie.
il Ro PP o m'increſce d'hauer,
Pºi aggiunto legna al fuoco in.
l
f| tanti uostri faſtidi. Tutta
Ns . uia mi riconforto, º pren-.
3 do ſperanza, che ſe pigliate.
##Faº queſta moglie, che uoi dite,
eſauiriſoluerà coſi bene gli humori,che potre
te poi è bellagio compiacermi nella richieſta,
chio ui ho fatta. Il conſiglio,che da me uorre i
ſte,noi poſſo dare diuera ſcientia; Darlo di boe
ca altrui è preſuntione. Ma ſiami detto pre
ſuntuoſo e peggio,pur che uoi non mi dichia
te diſubidiente Conchiudo adunque, che non o
stante, che pochiſſimi ſi contentino delle lormo.
gli,co moltiſſimi ſe ne dolgano,nonſi dee però
dar la colpa alle mogli, percheſe fanno il me
- deſimo dei mariti. Etperciò ſon di parere,che
uoi la ui pigliate ſe non per altro, per rimaner,
chiaro di queſto dubbio perche col bel giudicio
de uostro u accorgerete forſe anco al primo giorno
da qual parte naſca il difetto. Sopra il tutto
G V A Z 2 O. 189
non ſtate a far commenti intorno alle qualità
della moglie, perche tutte maglione è qualche
effetto se la pigliate bella uiriſtora gli ſpiriti,
fibrutta ui caua di ſoſpetto ſºpouera ai ubidi
ſee,ſe ricca uitiene agiato ſegiouane, ui dà 4
iuto; ſeuecchia, tanto miglior dote, ſe nobile
ui accreſce ſplendore, ſenile s'illuſtra per uoi»
ſeboneſta,ſi può coſtruareſe lorda le ſi può tor
iericolo. Riſolueteui adunque, é ſaltatº
dentro a tutto corſo, che non potete, auºgº
che può ſe non cader in piedi ºfra tanto pi
gliandola in parole eilaſciandola pigliarà uoi
infatti prego Iddio che ue la mandi buona. Di
caſale il n. di settemb. M. o Lºi. -
i
a Ma po N N 4
Si burla d'vn medico che le do
mandauacento Scudi, per la cura di
ſuo marito. - i
A MESSER A ND RE.A .
D A M I A N I .
Decembre. M. D. LX.
- se - . ,
- - s - - - y
- ,
s r e F a N o
ALLA srG MA RG HERI Torº
- E A LIANA PRATA.
- ,
. Lo d a lebelle&virtuoſe qualità
che ſono in lei. º º
- - - - -- . - r, -
E =s V E L 1'aſino di Melazzo(na
Nel dicogia per lodarlo)mi die
deſeidi ſono la marcia fede
º di condurre in barca le robe
| di uoſtra Sig. 6 conſegnar
º le in caſa di mio Padre; Ma
il forfante con l'eſſerſi partito due giorni pri
ma di quello chegli hauea detto, m'ha laſciata
quì in riua con le robbe,et con la burla. Queſto
ſciagurato uorrebbe a mio giudicio col mezo
delle bugie acquistarſi il credito di uero bar
caruolo, ma non gli uerrà fatto, perche colme
zo della fame, che lo caccia, è hormai conoſciu
to da tutti per famiglio pidocchioſo de barca
ruoli,tolto ànolo perun pezzo di pane a tirar
lanciana. Gliele renderò s'io poſſo. Fra tan
to ſiate certa,ch'io non mancherò con la prima
occaſione d'alcun'altro mentriſto denuiareſe
robbe, lequali sò molto bene, che ſono aſpettate
con molto diſiderio da uostra Sig. alla quale ha
cio la mano pregandola a ſtar inferma il meno
chella può. Di Mantouail Ix. di Decembre.
M, D. LXI. - - - - -
G V A Z Z O. I 94
A, M. G H E R.A R. D o
B o R G o G N I. , .
7 E ss E R Guglielmo Serralon
i ga fà ſempre delle ſue,et me
gli ne duole bora per riſpetto
l' uoſtro,perchegli ui ha pro
I meſſo di me coſe, che non mi
F dà l'animo di poterui oſſerua
re. Ma poi che ui ſete laſciato intenderdi uo
lermi per amico, biſogna che mi godiate coſi fat
lo come io mi ſono. Voglio ben dirui, che ſe in
me non trouateguſto piaceuole,non ui trouere
te almeno cattiuo odore. Io tengo un animo
tutto ſincero, di tutto pronto a i ſeruigi degli
huomini uirtuoſi, tra i quali uedo, che uoi ha
uete bonoratiſſimo grado, la onde io ſottraggo
non poca ſperanza di douer coſi è dentro occu
parla gratia uostra, come sio foſſi ueramente
quel galanthuomo, chioui uengo dipinto. Vi
ringratio molto del uoſtro leggiadroſonetto,et
ui mando qui inſieme la riſposta, la quale ſon
certo che leggerete con uoſtra grande ſodisfat
tione, perche ſi ſcoprirà hora meglio la luce del
BB j
. S r E F A N O
le uostre ſtelle nelle tenebre della mia notte.
Vn certo mio Epigramma qui rinchiuſo uor
rebbe uenir à far riuerenza a Möſignor Vida,
ma è tato mal ueſtito,che ſi uergogna. Io gli ho
ben detto che ſua Sig. Reuerendiſſima pone più
mente all'animo,che à i panni deſeruitori.Tut
tauia per andarſene più arditamente egli ha
urebbe biſogno, che l'introduceſte uoi, º lo co
priſte col manto delle uostre belle parole. Io a
dunque ue lo raccomando. Et ſe per caſo uipa
rech'egli ſia per farmi poco honore, ponetegli
una maſchera al uolto, ci preſentatelo ſotto
l'habito d'incerto autore. Hora io torno è dir
ui che di me ui potete prometter tutte quelle co
ſe,che ſi poſſono aſpettare ſenon da uirtuoſo, al
meno da amoreuole amico, la quale offerta mi
dà il cuore di mantenerui ſempre. Di Man
toua il xvI. di Gennaio. M. D. LXI.
v4 M A D.A M I G E L L A D I
- S A N G I V L I A N O,
A L si o cristo FoRo
- , P 1 cc o. a s
S1 condole con lui, della morte
d'un loro commune amico.
I RA cc o RD A Signore,
| che aigiorni paſſati uiuen
do ancora il Sign. Gio. An
tonio Bazano non ſi poteua
moſatiar di tener ragiona
- mento di lui in camera uo
ſtra? di lodar il ſuo eleuato ingegno? di diuiſa
re ſopra le tante qualità che gli poſſedeua? di
rallegrarci del ſuo honorato appoggio? di star
finalmente in aſpettatione delli ſupremi hono
ri, ai quali egli douea peruenire? Miſeri noi
come ſiamo ſubito da tanto contento in eſtre
mo dolore traboccati. Signor Picco io ſon fuo
ri di me ſteſſo, ne crederò mai, che la felice ani
ma di quel giouane ſenta alcuno dolore più
uicino del mio. Vorrei qui narrarui da capo
il fratenal amore ſtato fra lui ci me, ma ſono
- -
-
G V A Z Z O, 197
troppo oppreſſi i miei ſenſi. Che ui pare bora
dell'interpretatione data da noi alle ultime
ſue lettere? elle furono ben lette,mà molto ma
le inteſe. Le ſue allegrezze ch'egli ci ſcriuea
eranopreſagio dal camino, che uoleaprendere
ucrſo lo ſtato di gloria. Et con quel Sonetto,
ch'egli ci mando, pieno di tanta dottrina, 3
leggiadria, altro non uolea dire, ci intendere,
ſenon che auuicinandoſi alla morte rendea à
suiſa di Cigno le ſue uoci più dolci, º più pie
toſe. Voi Signor Picco,che l'hauete amato per
tante cagioni, i principalmente per amor
ſº
delle uirtù, aiutatemi à piangere queſta com
mune perdita, ci ſenza dar luogo ad alcun'al
tropenſiero, ſtia ſempre con noi la memoria”
del ſuo felice nome, º facciaſi in ogni tempo
di lui parlando, º ſcriuendo honorata men
tione, che di tanto gli ſiamo tenuti. Et perche
egli ſcriſſe di molte belle coſe, ci degne della
posterità, ſarebbe opera uoſtra il fare, che la
Madre, º fratelli ſuoi ci deſſero copie de ſuoi
componimenti da honorar le ſtampe, º far ui
uer lui eternamente, con molta gloria di caſa
ſua, º ſodisfattione de ſuoi amici. Troppo
gran torto gli ſi farebbe in uero, ſe noi altri
conſapauoli del ualore, ci heredi dell'amor
ſuo, non gli procuraſſimo queſti trofei. Io ui
S T E F A N O
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A L S I G. C E S A R. E :
c E P P o.
A L si G. A L Essa ND Ro
M O L A e
|
º
ſe i ruinaſſe il Paradiſo, ci ui darò anco del
Monſignor per la quadra, 6 biſognando mi re
sterò di far tanto il compagno con uoi, del che
forſe ui marauigliate, quaſi ch'io penſi di trat
tarui ancora da condiſcepolo. Dite pure come
ho à gouermarmi, che tanto farò. Il Sonetto
|
º
che m'hauete mandato è bello per eccellenza,
& m'ha fatto sdegnar tanto contra quella Si
gnora che uen ha dato ſoggetto, chio mi ſon
moſſo è dirle alcune parolaccie chioui mando
con queſta mia, le quali ſè ui parranno troppo
ſconcie,incolpatene la colera, che fa ſcappargli
huomini delle celle della poeſia. Io uerrei ben
; anco ad ammazzarla fino in caſa, ſi ch io ui
uerrei per amor uoSiro. Prouate ancora una
fiata sella ſi uuol riſoluere; caſo che non ſcriue
; temi ſubito, ci laſciate poi fare a chi sà. Ho
ſcritto aſſai, o forſe ancotroppo per la prima
uolta, ma di queſto nè cagione la ſudetta ma
donna, a cui mi parea già eſſer attorno coi ma
li ſcherzi. Viuete lieto,ci ſcriuetemi ſpeſſo, ſe
; non uolete ch'io chiuda il mio calamaio con la
chiaue del perpetuoſilentio. Io fra tanto, ui
prego honore,ſanità,et la gratia di Monſignor
S T E F A N O
uostro. Di Mantoua ilxII. di Gennaio del
M, D , L X II -
a M. D o N o I a c o M o
B E N N A T I, -
|
s
riua cantaua il Peſcatore. L'Illuſtriſſimo
Signor Lodouico ruppe lancie, dardi, pic
che,acette, mazze, stocchi, ci andò con la
ſpada in mano infin ſu, la porta dell'inferno,
& dopo l'hauer combattuto col Diauolo fù con
; CC
-
. S T E F A N G
- .
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si o N o RA M 1 a
Col confeſſarle ciò ch'ellagli op
pone, la conſtringe ad amarlopiùar
dentemente.
Cc iii
.
- s r E F A N o
- O 1 uolete in ogni modo, che
i il non hauerui io ſcritto do
º pò Carneuale, ſia cauſato o
ſi dall'eſſermi ritirato in que
si ſi giorni ſanti alla contem
ºs -
cc iii .
s - . . .
- S T E F A N O
A LL E cc E E LE N.TI Ss. SI G N.
- Lo D o v1 c o Go Nz AGA
DVCA DI NEVERS.
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88 I finiſſe finiſce
93 2, Curione Curio
2.
Io5 ,in un giouemil ,che in un giouemil
I I 2, I
Franzino Fanzino
I 2.8 2.
nell'antico ceppo dall'antico ceppo
I 33 I noſtri nemici uoſtri nemici
I cane Ghibellino cane di Ghibellino
134
2142 soſomigliaua saſſomigliaua
136 li peſſo poſſo
iui ci honori ci honore
iui in compagnia in compagnia loro
I42 I 7020tto 7/20t0
I 52. 2 quiui quindi
155 1 ne come credo ne manco credo
166 2 due figliuole duefigliuoli
179 1 ma uolendo egli ſono parole di più
19o I. in un uirtuoſo a un uirtuoſo
191 2 paſſo di paſſò da
197 I conſapauoli conſapeuoli
2o3 I SIGNORA MIA. ma dopo l'ar
gomento.
2 o8 2 noſtro padre uoſtro padre
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A LT R1 che ſono di niun momento ci da
ſe chiari,per manco tedio ſi tralaſciano.
R E G I S T R O,
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IN BREscIA
A P P Ress o to D o v I c o
D I S A B B 1 O,
A IN STAN zA DI GI O. BATTISTA
R Q 2 Z O LA M, D, LX VI.
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