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Α.Ag.

870-3: la versione del mito di Gerione selezionata da Eschilo è quella del mostro tricorpore (e non solo
tricipite come in Esiodo1) che forse lo stesso Stesicoro ha introdotto o almeno fissato, in quanto grande
riscrittore-canonizzatore di miti2

Stesicoro. Tre studi. Frammenti con traduzione a fronte. Paola Lerza.

(Nota al v. 1569 all’ Agamennone) Pleisthenes is a shadowy name in the family to which Agamemnon
belongs, found at several different points in its genealogy (see Gantz 552–6). Most often, Pleisthenes is a son
of Atreus who dies young and whose children, Agamemnon and Menelaus, are brought up by Atreus who
comes to be regarded as their father. However, on the version of events that is assumed in this play, the curse
or evil spirit originated not with this Pleisthenes but with Atreus (and Thyestes), and both this passage and
1602 will make most sense if “Pleisthenes” is assumed to be here merely an alternative name for Atreus
himself (cf. the doubly named Paris/Alexander); such an equation will have been encouraged by the practice
of some lyric poets (Ibycus, PMG 282; Bacchylides 15.6, 48) who speak of Agamemnon and/or Menelaus
both as “Pleisthenids” and as “Atreids” or “sons of Atreus”.

Plutarco, Vita di Crasso 8: The insurrection of the gladiators and the devastation of Italy, commonly called
the war of Spartacus, began upon this occasion. One Lentulus Batiates trained up a great many gladiators in
Capua, most of them Gauls and Thracians, who, not for any fault by them committed, but simply through the
cruelty of their master, were kept in confinement for this object of fighting one with another. Two hundred of
these formed a plan to escape, but being discovered, those of them who became aware of it in time to
anticipate their master, being seventy-eight, got out of a cook's shop chopping-knives and spits, and made
their way through the city, and lighting by the way on several wagons that were carrying gladiators' arms to
another city, they seized upon them and armed themselves. And seizing upon a defensible place, they chose
three captains, of whom Spartacus was chief, a Thracian of one of the nomad tribes, and a man not only of
high spirit and valiant, but in understanding, also, and in gentleness superior to his condition, and more of a
Grecian than the people of his country usually are. When he first came to be sold at Rome, they say a snake
coiled itself upon his face as he lay asleep, and his wife, who at this latter time also accompanied him in his
flight, his countrywoman, a kind of prophetess, and one of those possessed with the bacchanal frenzy,
declared that it was a sign portending great and formidable power to him with no happy event.

La pubblicazione nella seconda metà del secolo scorso di numerosi frammenti papiracei attribuiti a Stesicoro
ha largamente ampliato la nostra prospettiva sull’opera e sul profilo del poeta magnogreco. Da allora i
contributi specifici sui nuovi ritrovamenti si sono rapidamente moltiplicati, senza però oscurare le

1
INSERIRE RIFERIMENTO
2
RIFERIMENTO A DAVIES ET FINGLASS
testimonianze della tradizione indiretta già note, che non hanno perso la loro rilevanza ma sono state situate
in un più ampio contesto, vitale per la loro comprensione.
Fra le opere di Stesicoro a noi giunte soltanto per tradizione indiretta si trova l’Orestea, della quale si
conservano alcuni frammenti che, per quanto brevi, ridotti nel numero e sconnessi, se opportunamente
organizzati e integrati tramite gli altri resoconti della vicenda mitica e alcune verosimili ricostruzioni
possono fornire un quadro abbastanza chiaro dell’intreccio, fino ad una fase avanzata del racconto. Inoltre,
nonostante molti dettagli rimangano incerti, le notizie riguardanti l’opera e le citazioni della stessa forniteci
da altri autori non solo sono sufficienti a farci un’idea dell’Orestea stesicorea, ma ci permettono anche di
indagare i suoi rapporti con le tradizioni precedenti sulle vicende della casa degli Atridi, testimoniate dai
poemi epici e dalle evidenze iconografiche, nonché i debiti contratti da autori successivi – Eschilo, Sofocle
ed Euripide in particolare – con il poeta imerese.
Quanto a quest’ultimo punto di deve notare che quello dell’importanza dell’Orestea di Stesicoro (e forse di
Stesicoro tout court3) come modello per i tre grandi tragici è un problema antico, risalente almeno al I secolo
d.C. Un anonimo papiro ossirinchita dell’inizio del II secolo d.C. ma contenente un’opera composta fra il
150 a.C. e il 100 d.C.4 reca infatti, fra varie osservazioni erudite sui poeti lirici, una comparazione
dell’Orestea stesicorea con quella di Eschilo e con l’Oreste e l’Ifigenia in Aulide euripidei. Alla
consapevolezza del valore paradigmatico di quest’opera di Stesicoro s’accompagnava in antico quella di una
sua derivazione di molti elementi da Xanto, poeta “più vecchio di Stesicoro” 5, anch’egli autore di
un’Orestea6.

Stesicoro, sia come riscrittore-canonizzatore di miti che come punto di transizione nella trattazione dei
racconti tradizionali fra l’epos e la tragedia di età classica, attraverso una mediazione formale - quella della
recitazione citarodica o del canto corale - ed una tematica - quella della sempre più attenta e profonda
indagine psicologica, dell’attenzione alle figure “secondarie” delle grandi saghe.

Athenaeum N.S. Anno XVI Fascicolo 1


Walter Ferrari. L’Orestea di Stesicoro (1938)
Robert (stesicoro originale) poi Wilamowitz (mette in dubbio originalità) impostano problema. Già Odissea
si mostra erede di una tradizione mitica di cui presenta più versioni (oltre che contemporanea e antecedente
di a molta altra produzione epica), tragici rielaborano, ma nel mezzo?
Nella Telemachia ruolo attivo di Egisto, Clitemestra passiva, invece nella Nekyia si invertono i rapporti (vedi
γ 194, 265 e λ 422). Paralleli:
- δ 535 e λ 411 paragone
- δ 535 e λ 419 banchetto
- δ 536 e λ 412 strage dei compagni
- Alla corte di Egisto prima di entrare nella propria casa, δ 532 e anche in λ, se ha con sé Cassandra (λ
422), quindi Clitemestra presso l’amante (come in γ 272)
Però corrispondenze stringenti limitate a λ 409-420, da 421 ss. elemento nuovo: forte e fosco risalto di
Clitemestra. Non solo (pare) diversa intonazione (Bethe): Proteo informa Menelao da una parte, dall’altra
parla Agamennone trucidato; Clitemestra in γ e δ è consapevole e passiva, in λ è complice e domina l’azione.
Problema di Oreste, uccide Egisto di sicuro ma la madre? Solo fuggevoli accenni, nessuna certezza. γ 307
presente variae lectiones:
- Vulgata dice ἀπ᾿Ἀθηνάων
- Aristarco dice ἀπ᾿Ἀθηναίης

3
Per un elenco (seppur ipotetico) dei possibili debiti dei tragici verso Stesicoro vd. Podlecki, A. J. “STESICHOREIA”,
Athenaeum N.S. 49, 1971
4
Finglass, Page DA CONTROLLARE
5
Cfr. PMGF 229
6
Cfr. PMG 700
- Zenodoto dice ἀπὸ Φωκέων, congettura (soggiorno presso Strofio, intervento di Apollo e matricidio
sarebbero implicati)
γ 310 accenna a morte di Clitemestra ma senza specificare come, scoliasta dice che mancavano in edizioni
antiche: probabile interpolazione. TELEMACHIA NON CONOSCE MATRICIDIO. Scolio ad α 300 dice che
matricidio è ignoto ad Omero e quello ad Eur. Or. 257 b dice che Erinni ad inseguire Oreste non c’erano,
perché versione successiva.
Stesicoro: UCCISIONE DI AGAMENNONE A SPARTA. In Iliade è ad Argo la sede dell’Atride (regione e
non città, visto che si parla anche di Micene). Stessa cosa nella Telemachia, ma sempre qui accenno a diversa
localizzazione (antecedente immediato?). δ 514 ss. Agamennone rapito da un turbine e trascinato per il mare,
presso capo Malea: itinerario che non tende ad Argo. Luogo comune nei νόστοι quello del naufragio a capo
Malea? In realtà non c’è naufragio ma illusione di ritorno in patria negata da capo Malea, che risospinge a
nuove peregrinazioni. Non ci sono contraddizioni geografiche insormontabili, ma un riflesso di tradizione
divergente su Agamennone: casa a Sparta (Schwartz). E quindi Menelao dove sta secondo la Telemachia? In
Laconia anche lui (vd. Kunst, γ 326 e δ 313 come riferimenti a Sparta; confronta l’idea in A. Ag. degli Atridi
come sempre in coppia). Esilio di Tieste in Laconia e secondo Androne di Alicarnasso (fr. 11 J.) a Citera;
Agamennone iliadico “signore di molte isole” e in grado di donare città ad Achille). Menelao giunge ad Argo
in Odissea; vedi anche Eur. Or. 360 ss. Interpretazioni varie di Stesicoro che pone a Sparta Agamennone:
- Vürtheim, adesione stesicorea alla politica egemonica spartana
- Bowra, innovatore Stesicoro, viaggio in Grecia (come già Wilamowitz), Elena e Orestea scritte a
Sparta, con grande influenza della politica spartana
STESICORO HA SOLO RACCOLTO VERSIONE ALTERNATIVA A QUELLA PREDOMINANTE
NELL’EPOS, MA NON PER QUESTO L’UNICA IN ESSO PRESENTE.
Cltemestra figlia di Tindaro, eroe legato al territorio arcade prima ostile e poi sottomesso a Sparta.
All’Arcadia e a Tegea richiamerebbe la lezione aristarchea ἀπ᾿Ἀθηναίης, che Schwartz interpreta come
menzione ad Atena Alea. Inoltre, sempre per insieme di tradizioni doriche: culti di Zeus Agamennone e
Cassandra di Amicle. LEGAME CON L’ASPIRAZIONE SPARTANA ALL’EGEMONIA, TRASPORTO
DI OSSA DI ORESTE DA SPARTA A TEGEA, TRATTATO FRA SPARTA E TEGEA (FRA VII E VI
SECOLO A.C.).
Stesicoro seguito da Simonide (fr. 207 B.) e da Pindaro (Pyth. XI, Nem. XI 34; VIII 12); poi anche da
Licofrone, che ne recupera dottamente la versione distaccandosi dalla più comune, adottata dai tragici su
modello prima omerico (per Eschilo) e poi probabilmente eschileo (per Sofocle ed Euripide). COLORITO
SPICCATAMENTE DORICO, POETA DORICO PER NASCITA, FORMAZIONE E CULTURA (? idea
sbagliata di un elemento dorico opposto nettamente ad uno ionico/eolico)
Quanto trasse da Orestea di Xanto? (Cfr. Athen. 12, 513 a; 12, 512 f) Identificazione per via etimologica di
Laodice con Elettra (crf. Aelian. v. h. 4, 26) interpretazione (?) di I 145 (287) e antecedente per Eur. Or. 72.
Da dove partiva, qual era l’impianto dell’Orestea Stesicorea? IFIGENIA forse. Secondo Filodemo (=PMGF
215) Stesicoro segue Esiodo (Theog. 411, 418, 441; Paus. 1, 43, 1: nel Catalogo delle donne Ifigenia
trasformata in Ecate per volere di Artemide, anche secondo gli Arcadi) che la rappresenta come assunta a
Ecate. Paus. 2, 22, 7: già prima di Stesicoro c’era versione argiva secondo cui Ifigenia era figlia di Teseo.
Probabilmente (?) perché nell’Elena, dove la trigama avrà (secondo versione attica) generato Ifigenia (poi
adottata dalla sorella Clitemestra) da Teseo, suo rapitore.
Versioni su Ifigenia che la legano ad una dea: fase precedente in cui eroina era ancora una dea. Certo
Stesicoro aveva sacrificio in Aulide (visto che diventava Ecate), ma perché? Tradizione nelle Ciprie del
ferimento della cerva e vanto dell’Atride (=Elettra sofoclea nel contrasto con Clitemestra 566 ss.); Eschilo
parla del sacrificio per rendere i venti propizi (=Clitemestra in El. 540 ss. = Agamennone nell’Ifigenia in
Aulide 89 ss.); ma Ifigenia in Tauride pare riportare tradizione più antica, del sacrificio della cosa più bella
alla dea. Questa la versione di Stesicoro [IN REALTÀ NO, VEDI P. OXY. 2506].
MOTIVAZIONE? VD. AGAMENNONE ESCHILEO, CLITEMESTRA MOTIVA L’UCCISIONE DEL MARITO CON IL
SACRIFICIO DELLA FIGLIA, INNOVAZIONE STESICOREA PER FERRARI (? VERO). L’epica (anche i Nostoi
conoscono solo l’adulterio e la gelosia per Cassandra come motivazioni (?), fu Eschilo ad innovare? NO cfr.
Pyth. XI, dove Pindaro si chiede se sia stato il dolore per la morte della figlia oppure l’adulterio a spingere
Clitemestra: non si dà risposta. FORMA INDECISA, COORDINA IL MOTIVO AGLI ALTRI DELLA TRADIZIONE,
NON HA L’INTENZIONE DI IMPORLO: NON È STATO PINDARO AD INTRODURLO. In Pindaro altri punti di
contatto con Stesicoro:
- Agamennone ad Amicle
- Oreste lacone
- Clitemestra omicida
- nutrice che salva Oreste
Ifigenia come motivazione per uccidere il marito. Scoliaste (a. v. 23 a, II p 259 Drach.): digressione sugli
Atridi ha scarsi punti di contatto con l’ode.
Frammento col sogno di Clitemestra, varie identificazioni del “re Pleistenide”:
- Agamennone (lo esigono la coerente unità e la elementare immediatezza [?]; inoltre è detto da
Ibico, v.21 fr. 3 D., il frammento più “stesicoreo” per la sovrabbondanza degli epiteti soprattutto,
ma oscillazione di epiteti:

τῶν] μὲν κρείων Ἀγαμέ[μνων


ἆ]ρχε Πλεισθ[ενί]δας βασιλ[εὺ]ς ἀγὸς ἀνδρῶν
Ἀτρέος ἐσ[θλοῦ] πάις ἐκ π̣[ατρό]ς·

Stesicoro:
ὀρείχαλκος

oltre che da Bacchilide 15, 48, a proposito di Menelao, anche qui oscillazione di epiteti; confronta
Ov. Metam. 15, 508 ss. [non molto calzante])
- Oreste (βασιλεῦς sarebbe in tal caso segno di una speranza di riottenere il regno e una menzione di
legittimità; e Πλεισθενίδας la stirpe in generale)
Serpente come animale ctonio, legato al mondo dei morti, sangue simboleggia ferita mortale; da esso per
“improvviso trapasso proprio delle visioni più agitate e febbrili” viene Agamennone, abbandonando
l’aspetto zoomorfo. Plistene senza posto determinato nella genealogia:
- capostipite della stirpe
- morto giovane senza imprese
- fratello di Agamennone
- fratello di Atreo
- figlio di Atreo e padre di Agamennone nel Catalogo delle donne (Stesicoro segue versione esiodea
quindi)
Plistene forse eroe lacone inserito nella genealogia atride al momento del trasporto delle vicende di
Agamennone in Laconia. E se invece il re Pleistenide fosse Oreste? Derivazione da Stesicoro del motivo del
sogno di Clitemestra come configurato nelle Coefore eschilee. Secondo Ferrari sostanzialmente diversi i due
sogni, nonostante la presenza del serpente e la nota coloristica macabra del sangue (due diverse ferite).
Diverso il caso dell’Elettra sofoclea, dove c’è contaminazione con uno spunto novellistico di derivazione
erodotea. STESICORO GUARDA AL RIMORSO DELL’AZIONE COMMESSA IN PASSATO COLLEGANDOLO
ALL’INQUIETO TIMORE DI UN’INCOMBENTE PUNIZIONE, ESCHILO INVECE PREANNUCIA COL SOGNO IL
FUTURO IN MODO PIÙ EVIDENTE, TRAMITE IL RICHIAMO AD UNA MATERNITÀ PRIMA RIFIUTATA E ORA
PERICOLOSAMENTE RIAVVICINATA. Oreste euripideo non aggiunge nulla. Fonte precedente per Stesicoro e
per tragici? Non si sa.
Se il rimorso stringe Clitemestra nel suo sonno inquieto allora è lei in Stesicoro la principale autrice della
vendetta, non più passiva (γδ) ο semplicemente correa (λ): innovazione da non escludere. Nei Nostoi (con
integrazione tramite iscrizioni in rappresentazione figurata: Egisto uccide Agamennone e Clitemestra
Cassandra. Ruolo di Clitemestra nei Nostoi parrebbe confermato dal matricidio di Oreste lì presente
(espressione di Proclo ὑπ᾿Ὀρέστου τιμωρία e presenza di Pilade, connesso al culto di Apollo e assente dalle
versioni omeriche). MA nei Nostoi Clitemestra non deve aver avuto quel ruolo preponderante che le
vediamo attribuito in Eschilo, arricchito da uno straordinario approfondimento psicologico. PYTH. XI
CLITEMESTRA νηλὴς γυνά, SI ERGE SOLA AUTRICE DEL MATRICIDIO. Come due Atridi sono associati, così in
frammento 93 Rz. di Esiodo Clitemestra è associata ad Elena e si pone l’accento sulla sua iniziativa:
tendenza del frammento ad accentuare le colpe dei Tindaridi, Stesicoro avrà accentuate le tinte fosche nel
suo dipinto dell’omicida.
(vd. Schol. Eur.,249 = PMGF 223, dove si guarda alla colpa di Tindaro verso Cipride)

Pyth. XI ci fa presumere che la Clitemestra di Stesicoro fosse figura già complessa, ma non indagata fino al
fondo della sua torta psicologia, come avrebbe fatto poi Eschilo. “Rigidità arcaica” del personaggio (? Forse
esagerazione). Dion. Hal. De imitatione Π. 205, 11 R. (= Tb47 Ercoles DA CONFRONTARE INSIEME AD
ARRIGHETTI 2006, Poesia poetiche e storia nella riflessione dei greci) non solo doti di Pindaro e Simonide,
ma eccelleva anche dove loro facevano difetto: impostazione e dignità delle figure, da notare (-> Ercoles e
Arrighetti, la presenza di lessico tipicamente tragico).
Altra figura importante di donna: nutrice Laodamia che salva Oreste (in Ferecide sacrifica per questo suo
figlio, scambiato per il figlio di Agamennone e trucidato da Egisto), personaggio secondario con molti nomi;
addirittura una parte della tradizione sul mito di Oreste la sostituisce con l’araldo degli Atridi ( vd. Ellanico
Nic. Dam. fr. 25 J.). Scena probabile del ratto di Oreste da parte della nutrice (confrontare Pyth. XI 18 b);
furia omicida di Clitemestra cercava anche figlio Oreste (??). In Eschilo Clitemestra manda il figlio da Strofio
per sottrarlo alla morte; in Sofocle è Elettra a salvare il fratello e non la nutrice (El. 296 ss., 1348 ss.); in
Euripide è il pedagogo a trarre in salvo Oreste (El. 16 ss., 556 s.)
“ACCOSTAMENTO DELLO SCOLIASTE PURAMENTE ESTERIORE"
Notizia nello scolio su consegna dell’arco di Apollo per scacciare le Erinni, ci fa sapere dell’introduzione
innovativa delle Erinni stesse nella vicenda, con ogni probabilità come presenze fisiche, mentre prima
nell’epica erano figure astratte (Φ 412, β 135; Theog. 472). Infine protezione di Apollo, di conseguenza
mandante del matricidio. FATTO DELL’ORACOLO RICHIAMATO DAI TRAGICI IN PIU MODI:
- Eschilo ne fa motivo essenziale, enfatizzando l’angoscia attraverso le minacce del dio (Coeph. 269
ss., 312 ss., 556 ss., 900 ss., 1029 ss.; Eum. 85 ss., 465 ss.)
- Sofocle allude in altro senso all’oracolo di Apollo (El. 32 ss., 82 ss., 1266 s., 1424 s., 244 ss., 209 ss.,
577 ss.)
- Euripide lo ricorda solo per criticarne l’empietà (El. 971 ss; Iph. Taur. 975 ss.; Or. 285 ss., 591 ss.)
In Stesicoro come veniva intesa la colpa? Punizione e purificazione, il dono dell’arco pare un momento di
mezzo, non certo un termine dell’azione. Non sappiamo in che forme avvenisse la purificazione del
matricida. Ambientazione spartana e colorito nettamente dorico (cosa significa?) dell’opera ci fanno
pensare a versione peloponnesiaca della purificazione (erano quattro: arcadica, trezenia, delfica, ateniese
cfr Radermacher Das Jenseit p. 136, Robert Griechischen Heldensage III, 2, pag. 1318). Scena finale
dell’Elettra euripidea, v. 1273 ss. Euripide sembra derivare il motivo da un modello precedente (Robert Bild
u. Lied p. 181 n. 30, perché mostrare ad un pubblico ateniese una versione differente, per di più
peloponnesiaca, da quella encorica già presentata da Eschilo, se non per riprendere un poeta precedente?).
I Dioscuri procedono accennando alle vicende di Elena (anticipazione dell’Elena, esemplata sull’omonima
opera stesicorea fondata sull’ εἴδωλον.
Anche in scena finale dell’Oreste (v. 1644 ss.) esilio arcade di Oreste, in contrapposizione e contrappasso ad
un passaggio sulla sorte e sul catasterismo di Elena (v. 1635 ss.), motivo che sembra dover risalire a
Stesicoro (cfr Eur. Hel. 1666 ss. e Hor. Epod. 17, 40 s.). Esilio ad Oresteion, dove c’era un tempio di Artemide
ἱερεία (Paus. 8, 44, 2) la quale secondo una tradizione trasmessaci da Ferecide (fr. 97 J., da Schol. Eur. Or.
1645) avrebbe protetto Oreste dalle Erinni. Legame con accenno a Palamede? Vd. Or. 432 s.: Eace figlio di
Nauplio che per vendicare morte del fratello Palamede perseguita il matricida. Anche in Paus. 1, 22, 6 si
parla, attraverso una rappresentazione di un quadro della pinacoteca di Atene, di una versione in cui figli di
Nauplio sono trucidati da Pilade mentre Oreste uccide Egisto. Λιτακός: curiosa presenza di elementi litici
nelle tradizioni peloponnesiache sull’espiazione del matricidio (Paus. 8, 34, 2; 3, 22, 1; 2, 31, 4).
TERADIZIONE DORICA SULLE VICENDE DEI PELOPIDI, SI IMPONE CON STESICORO (?).
IPOTESI DI UN’EEA DI CLITEMESTRA (GIÀ KUNST, WILAMOWITZ FA OPERAZIONE SIMILE, MENTRE LESKY
RIFIUTA) CHE INFLUENZÒ LA NEKYIA ODISSIACA. RIENTREREBBE NEL PIÙ AMPIO QUADRO DEI RAPPORTI
FRA STESICORO ED EDIODO; DIFFUSIONE DI MITO DI ORESTE IN AMBITO BEOTICO (->PINDARO, MA CON
INTERMEDIAZIONE STESICOREA); MODELLO IN GRECIA NON OCCIDENTALE PER I TRAGICI.
Diffusione generale dell’Orestea stesicorea deve essere presupposta dalla citazione aristofanea (?
Riferimenti dotti abbondano nel comico, imprudente presupporre una conoscenza dell’opera dalla maggior
parte del pubblico). Quelle di Euripide sono effettivamente plokai (?).
RISCHIO DI VEDERE QUEST’OPERA COME TAPPA DELLA DRAMMATIZZAZIONE DELLA LEGGENDA (GIRARD LE
SENTIMENT RELIGEAUX EN GRECE…) ; IMMAGINI SERENE DEL PROEMIO: POEMA DI INTONAZIONE LIRICA.
VEDI ORESTAS DI CORINNA, TEBANA; QUALE FONTE PER LEI? WIALMOWITZ PENSAVA AD UNA LIRICA
LOCALE SOFFOCATA E SOSTITUITA DALL’EPOPEA. EEA DI CLITEMESTRA COME INFLUENZA PER CORINNA.
ELEMENTI DORICI NELL’ORESTEA DI STESICORO: PER BOWRA SOGGIORNO NEL PELOPONNESO, MA IN
REALTÀ EEA DI CLITEMESTRA.
O’Neill, Kerill Neil. “Aeschylus, Homer, and the Serpent at the Breast.” Phoenix, 52.3-4
(1998) 216-229
Intertestualità diffusa con Omero di Eschilo, sia passo dello scoprimento dei seni da parte di Ecuba
di fronte a Ettore (cfr. Clitemestra con Oreste) sia immaginario del serpente (e di Scilla) associato a
Clitemestra (Ag. 1233; Coeph. 246-261, dove Orestes describes himself and Electra as chicks
orphaned when their eagle father was killed by a snake (Clytemnestra). In the natural world, the
eagle preys upon the snake – it is the superior species. Here the natural order has been subverted as
Clytemnestra and her "man-scheming heart" (Ag. 11) have bested Agamemnon – il serpente ha
ucciso l’aquila. Interestingly, in his appeal to Zeus, Orestes refers to the θηρα πατρωια (251), which
would quite fittingly be the serpent which turned the tables on the eagle. At this point, then, the
young eagles, Orestes and Electra, embark on the hunt of the snake, Clytemnestra.24 The emphasis
on the different, hostile species, which the eagle and serpent represent, temporarily allows the
audience to downplay the importance of the blood-ties between Orestes, Electra, and Clytemnestra.
Thus Orestes' and Electra's hunt of their mother less immoral. […]
Orestes explicitly identifies himself with the snake of his mother's dream (527), and he accepts that
he must become one, εκδρακοντωθεις (549), if he is to kill his mother. This is quite a change from
his earlier claim to be the fledgling son of the eagle, Agamemnon. Now, he is akin to his snake
mother, Clytemnestra, who killed his father. Ironically, this image portrays Orestes as the unnatural
child of a normal, i.e., human, mother, in that he is a snake biting the breast of a typical mother,
caring for her child. On the other hand, in her nightmare, Clytemnestra denies her snaky nature
while acknowledging to herself that the son from her womb is a serpent. Thus, the snake image also
functions to relate Clytemnestra's transgression against the laws of kindred blood to Orestes' own
murder of a family member.
Subsequently, the Chorus encourages Orestes to have the courage of Perseus, which implicitly casts
Clytemnestra as the snake-haired Medusa. 37).30 The myth of Perseus details how, after the slaying
of Medusa, the hero was pursued by other Gorgons.
Scena dei seni, pietà per Clitemestra, but Orestes soon reminds the Chorus of his mother's
serpentine nature by associating her with a μυραινα or an εχιδνα. Alla fine delle Coefore (vv. 1044-
1047) di nuovo associazione degli adulteri con due serpenti, disumanizzando Clitemestra e
umanizzando Oreste.
Vedendo spaventato Furie dalla chioma di serpi, non si identifica più col serpente. Quando il
fantasma di Clitemestra spinge le Furie ad inseguire Oreste ancora è δρακαινη. Oreste vacilla fra
eredità materna e paterna, fra serpente e preda del serpente; Clitemestra è talvolta madre
(sogno/matricicio) e spesso serpente.
Anche per O’Neill è Agamennone il “re Plistenide”; mentre in Eschilo Agamennone non è mai
definito come serpente; d’altro canto la sua opposizione a Clitemestra come quella di un’aquila
contro un serpente è suggerita.
Torniamo a Ettore-Ecuba come Oreste-Clitemestra, dove la supplica a seno scoperto di entrambe le
donne non ha effetto. Poco dopo nell’Iliade (22.92-96) Ettore, nell’attendere Achille, è paragonato
con immagine molto forte ad un serpente montano (ορεστερος, cfr. Oreste, “uomo di montagna”)
che gira intorno alla sua tana lanciando sguardi minacciosi: mette da parte gli appelli della madre e
mira solo ad uccidere il nemico, che però nel suo caso è esterno e non interno alla famiglia.
Famiglia perfetta VS famiglia disfunzionale e corrotta. Ettore-Achille / Oreste-Clitemestra:
transizione da Clitemestra come madre a Clitemestra come nemica attraverso l’associazione con
Achille.
Inseguimento di Ettore da parte di Achille cfr. con Furie in Coeph. ed Eum.:
- κυων e νεβρον per la caccia
- καταπτησσω per la fuga
Specie animali ostili come nel caso del serpente e dell’aquila.
Agamennone nell’Iliade fedeltà da parte di Achille nonostante gli sottragga Briseide, nell’Orestea
si aspetta fedeltà da Clitemestra nonostante l’uccisione della figlia e il tradimento (Criseide e
Cassandra)

Sidgwick 1884: x-xi; Conacher 1987: 114; Smyth 1900: 266-267; Devereux 1976: 172-176, 189-190.
- Conacher, D. J. 1987. Aeschylus' Oresteia. Toronto
- Devereux, G. 1976. Dreams in Greek Tragedy. Berkeley
- Sidgwick, A. ed. 1884. Choephoroi. Oxford
- Smyth, H. W. ed. 1900. Greek Melic Poets. London

Podlecki, A. J. “STESICHOREIA”, Athenaeum N.S. 49, 1971

Mar. Par. dice che è venuto in Grecia, ma la datazione impossibile (485 a.C.) sembra svalutare questa
testimonianza. Solo la data è sbagliata e quindi c’è stato viaggio in Grecia, o anche il viaggio non ci fu, o si
parla di un’altra persona, un altro Stesicoro? Wilamowitz addirittura postulò tre poeti soprannominati (?)
piuttosto che effettivamente chiamati Stesicoro. Vd. altro Stesicoro nominato dal Mar. Par. come vincitore
di una gara nel 370/369 a.C. Poi nella Suda notizia di passaggio a Catana dopo esilio da Pallantio in Arcadia,
luogho menzionato nella Gerioneide. Tesi di Bowra (Stesichorus in the Peloponnesian, CQ 28, 1934, 117) di
una scelta e modifica di miti per soddisfare pubblico spartano: PROPAGANDA POLITICA (?). PALINODIA HA
SCOPO POLITICO (?). Argomenti di Bowra:
- Sparta ambientazione
- Nutrice Laodamia ha stesso nome della madre di Trifilo e figlia di Amicla, re spartano (grande onore
equiparare una nobile ad una nutrice)
- Agamennone “Pleistenide” per estromettere Atreo dalla dinastia (? Difficile provarlo, Plistene non è
personaggio mitico definito chiaramente)
SPOSTAMENTO DEL MITO DI ORESTE DA ARGO E ARCADIA A SPARTA, SOSTENUTO ANCHE DA
TRASFERIMENTO DELLE OSSA DI ORESTE DA TEGEA NEL VI a.C. (Her. 1.68).
- In fr. S 148 Campbell=P. Oxy. 2618 (Erifile?) si parla di Anassandro, che era stato re spartano
durante la seconda guerra messenica, ma improbabile compresenza con spedizione contro Tebe
nella stessa opera; inoltre Lobel completa Λακεδαίμο]νάδ’ ἔβα
- P. Oxy. 2619 (vari elementi)
- P. Oxy. 2735 con riferimento ai Tindaridi (?)
Innovazione di Stesicoro il trasferimento a Sparta? Non sembra suggerircelo Od. 4.514 ss. dove
Agamennone tornando a casa doppia capo Malea. Aveva un significato politico questo spostamento (come
in Eschilo quello ad Argo)? Ipotesi possibile (vedi anche l’atteggiamento verso la figura di Elena, come è
possibile il suo viaggio in Grecia, ma nulla di certo.
Notizie da Pausania (vd. Sisti “Le due palinodie di Stesicoro”, su CONTESTO POLITICO ITALO-SICILIANO PER
LA PALINODIA; resoconto con info su questa guerra tra Crotone e Locri Epizefiri in Giustino.
Crotone chiama in aiuto Stesicoro per controbilanciare aiuto dato a Locri dagli eroi nazionali di Sparta,
Castore e Polluce.
C’è anche ricostruzione contraria che vede una commissione fatta dai locresi a Stesicoro perché celebrasse i
Dioscuri e la loro sorella (MA PAUSANIA PARLA DI UNA CONNESSIONE FRA CROTONE E IMERA NELLA SUA
NARRAZIONE DEI FATTI).
Vd. Arist. Rhet. 1395 a 1, dove sia afferma che Stesicoro abbia avvertito i Locresi che avrebbero fatto meglio
a desistere dalla loro insolenza, “se non volevano che le cicale cantassero al suolo” (terra invasa dai nemici
e alberi abbattuti). Epoca della guerra tra Crotone e Locri (575 a.C. quando ancora Siri poteva stringere
alleanze matrimoniali [antecedente dello scontro era l’assedio di Siri – sostenuta da Locri – da parte di
Crotone, Sibari e Metaponto] e il 530 a.C., fine della fase pitagorica di Crotone) compatibile con quella della
vita di Stesicoro.
Ilioupersis e Nostoi come modelli per Agamennone di Eschilo (524 ss. e 818 ss.; 649 ss.); anche Le figlie di
Helios di Eschilo (fr. 69 N.) potrebbe essere legato a Gerioneide (175 Lobel); Gerioneide forse anche
modello per gli Eraclidi (vd. Olimpio Musso in Aevum 41 (1967) 507-508. ALTRE INFLUENZE SONO NEL
DUBBIO (?)
Debito di Euripide, Gerioneide (fr. 181) forse ha eco in Alcesti (756 ss.). Dall’Orestea:
- Per Euripide Plistene, Tieste, forse le Cretesi
- Per Sofocle modello probabile per molte tragedie perdute: Atreo, Palamede, Egisto, Ifigenia (fr. 305
Pears.), Clitemestra

Luca Pucci, NOTE A STESICHORUS FRR. 172-174 DAVIES / FINGLASS


Edizione di Ursinus 1568
Suchfort 1771
Bloomfield 1816
Kleine 1828
Bergk 1843, 1853, 1867, 1882
Diehl 1925, 1942
Page 1962, 1968
Davies 1991
Davies / Finglass 2014
MA pochi lavori complessivi, più articoli su singoli aspetti.
Bergmann 1970, 53-78
Ercoles 23-26, 561-572
Miasma e possibile destinazione performativa, legame con contesto rituale? (Schmid / Stählin 1929, 475 s.;
Vallet 1958, 266-269; Burnett 1988, 145 s.; 122; Pucci 2015. Sulla purificazione dell'eroe cf. Intrieri
2008; Mele 2011 e id. 2014.
PMGF 210, 211, 212 quasi tutti studiosi li attribuiscono al proemio. Da scolii alla parabasi della Pace di
Aristofane (vv. 775-817). L’unico frammento che ci dice il nome di Stesicoro e dell’Orestea è il fr. 173 D.-F.
(schol. Aristoph. Pax 797c Holwerda)
schol. Aristoph. Pax 798 Holwerda: sul significato di δαμώματα, canti pubblici che sono contesto festivo cui
il poema era destinato. Φρυγιον μελος intonato all’inizio della primavera (ηρος επερχομενου), elementi sulla
stagione della festa e sulla melodia intonata; problematico εξευροντα(ς) realizzatore/i?
Fr.172 D.-F. (schol. Aristoph. Pax 775f Holwerda) πλοκη στησιχορειος, ma non sono citati né i versi-
modello dell’Imerese, né l’opera. Invito alla comunità a concentrarsi sulla festività (abbandono delle imprese
belliche per abbracciare temi epici come nozze divine, banchetti umani e feste dei beati), secondo Bowra
1973, 161 s., 167 (cfr. Vallet 1958, 270) contesto è pace tra Sparta e Tegea.
174 D.-F. (schol. Aristoph. Pax 800 Holwerda è caso intermedio, lo scolio conferma πλοκη στεσιχορειος, ma
non l’opera di provenienza.
Per Bergk non πλοκη ma παραπλοκη per l’uso che fanno i retori del termine quando inseriscono nei discorsi
parole dei poeti e le adattano. Stando agli scolii non vengono dall’Orestea.
Bergk 4 1882, 220. Sulla presenza dei lirici in commedia cf. Kugelmeier 1996, in particolare 1-162. 7) Cf.
Mancuso 1912, 208 ("arbitraria mi sembra anche l'attribuzione dei versi ora citati [seil. fr. 172 D.-F.] all'
Orestea")', Bornmann 1978, 151 ("l'assegnazione allo stesso poemetto del fr.210 [seil. fr. 172 D.-F.] [. . .]
considerato da Bergk in poi addirittura come l'inizio del componimento, non è suffragata dallo scolio [. . .],
che fa semplicemente il nome di Stesicoro e non dell'opera da cui sarebbero tratti i versi").
Distribuzione e ricostruzione dei frammenti minute, ma discutibile nei risultati. Perlopiù editori correggono il
singolare εξευροντα in plurale εξευροντας.
Parodia (Bergk), abuso comico (Davies / Finglass), diluizione delle citazioni e modifica dello stile attraverso
inserzioni (Parker). Silk 2001, 112 n. 31, 115e n.41. Contra cf. Parker 1997, 278
Ricontrolla per editori e attribuzioni.
Il 172 D.-F. è attribuito all’Orestea solo per rispondenza tra l’inizio dell’antode della parabasi di cui abbimao
citazione testuale (173 D.-F.) e l’inizio dell’ode, in cui ci sarebbe stata secondo Bergk un’altra citazione
sempre dall’Orestea. Scolio al v. 778 della Pace secondo cui era abitudine dei poeti antichi cantare le nozze
di dei ed eroi. A nn. 17,18 dell’articolo tutte edizioni del frammento.
Già Mancuso 1912 segnalava la difficoltà di ricostruire versi non pervenuti nella loro forma originaria ma
solamente intrecciati finemente da Aristofane in una veste rielaborata (cfr fr. 174 D.-F.). (sui modi delle
citazioni liriche nei comici vedi Kugelmeier 1996; in che modi e in quale “edizione” i versi sono giunti ai
comici?). Ercoles 587-592 sulla trasmissione. Carmi narrativi ritagliati e adattati a seconda del contesto,
simposiale ad esempio; insegnamento del κιθαριστης ai giovani per poi recitare brani a simposio; agoni
poetici per grandi festività; fruizione libresca, da biblioteca. In questo ultimo caso fissazione più o meno
stabile e possibilità di riutilizzazione diversa rispetto alla conoscenza simposiale.
La corrispondenza metrica ha certamente un peso nell’argomentazione di chi vuol attribuire i frammenti alla
medesima fonte; ma cosa consente di scindere versi supposti originali dalle aggiunte di Aristofane? Perché
includere o meno invocazione alla Musa? Perché escludere o meno il nesso μετ᾿εμου? Ammesso che il
dettato sia stato ricostruito perfettamente, cosa ci dice che provenga dall’Orestea?
Per analoga cautela cf. Davies 1979, 878-887. Parti legate alla performance comica sembrano του φιλου
χορευσον (Aristoph. Pax 775; cf. Härtung 1856, 168, che considera anche μετ᾿εμου non stesicoreo). Silk
(2001, 112 n. 31) considera i nessi πολεμους απωσαμενα e μετ᾿εμου estranei al testo stesicoreo, perché "the
jovial 'relationship' set up between poet and Muse is Aristophanic". Come già citato in n. 18, Kleine (1828,
134) ritiene che si debba ascrivere al frammento stesicoreo anche il v. 781 (σοι γαρ ταδ᾿εξ αρχης μελει), in
questo però contraddicendo l'informazione scoliastica (cf. Davies / Finglass 2014, 493)
Kulgelmeier (1996, 84 s.), per il quale l'invocazione alle Cariti di fr. 173 D.-F. sarebbe desunta dall'incipit di
un componimento melico tematicamente legato all' Orestea di Stesicoro, ma indipendente dal fr. 172 D.-F.,
con il quale qui è stato contaminato. Lo studioso pensa in particolare al carme di Corinna (fr. 690 Page), che
reca il titolo ORESTAS e sembra iniziare con un riferimento alla stagione primaverile. Su tale scetticismo cf.
anche Platnauer (1964, 135), per cui i versi 775-778 "do not seem at all appropriate to an Oresteia"
Spesso si è data per scontata l’appartenenza dei frammenti all’Orestea e si è proceduto ad un’interpretazione
di secondo grado, con tentativi vari di spiegare le ragioni delle loro tematiche. Per la prima cf.
Schneidewin (1838, 336), che attribuisce il frammento all' Elena; Per la seconda cf. Vetta 1999, 110.
Vox 1999. Cf. anche De Martino / Vox 1996, 263.
Fr. 174 D.-F., esecuzione monodica, corale o mista? Occasione festiva? Χρη υμνειν indica obbligo dell
committenza da parte di una comunità (Cingano)? Sul plurale (correzione di Kleine per evitare iato non
accettata da Schneidewin e verso tra cruces in Davies, che non si pronuncia) o singolare di εξευροντα(ς) c’è
problema. Ercoles, a fronte di una serie di dati che spingerebbero per un'esecuzione corale (il suddetto nesso
per la committenza e l'uso del verbo εξευρισκειν , che trovano significativi paralleli in ambito corale), per il
fatto che nel frammento cantore ed esecutore coincidono e in nessun altro caso in cui ricorre il verbo c’è
questa coincidenza (inoltre il trovare è proprio del poeta) sembra che il proemio dell’Orestea prevedesse
un esecuzione monodica (cfr, Ercoles 563-5).
Difficile spiegare con una corruttela lo iato fra εξευροντα e αβρως (cfr Haslam in Cingano, n 34) e la
tradiziione manoscritta è concorde. Αβρως mai in iato con la parola precedente sembra, ma la spiegazione
con il corrotto plurale non è obbligatoria. Scomparsa di fonemi operativi (sigma divenuto spirito aspro
oppure digamma)? Sarebbe spiegabile come fatto tradizionale; errore di omissione di un sigma? Tutto
incerto.
Δαμωματα ha subito a sua volta un’ambigua e forzata lettura, da δαμοομαι (f. Pind. Isth. 8,8; Plat. Theaet.
161e) e interpretato sulla scorta di Smyth 1900, 266 (cfr. anche Cingano 2003, 29) come segno di chiara
esecuzione corale. In realtà come glossato nello scolio alla Pace e anche in Esichio il termine non indica
necessariamente un canto corale (anche quello monodico poteva essere un canto per il δαμος o su sua
richiesta (Rossi 1983, 13; Willi 2008, 81 n. 124; Ercoles 2013, 565. Cf. anche De Martino / Vox 1996, 265
("in questo senso li si può considerare "popolari", perché intrattengono la collettività"). Eraclito (fr. 104 D.-
K.) ricorda i "cantori dei popoli" (δημων αοιδοισιν). Si vedano a riguardo le perfomance di Demodoco
nell’Odissea; cf. Davies / Finglass 2014, 495).
Pensano a una resa monodica sul modello di Demodoco (Od. 8,261-264), accompagnato da un coro muto che
traccia figura di danza, West 1971, 307-313, Pavese 1972, 239 s., Gentili 1995, 17 e n. 11, Gostoli 1998,
146 s., Lazzeri 2008, 389 s.; a una resa completamente corale Calame 1977, 1 164, Burkert 1987, 51-54,
Burnett 1988, 129-131, D'Alfonso 1994, 123-125, Cingano 2003, 43; a una resa mista Calvo Martínez
1974, Vetta 1999, 106 s.; 109. Per una rassegna completa cf. Ercoles 2013, 566.
Scoperta di Gerioneide e Tebaide hanno inflitto un duro colpo alla teoria della performance corale,
adattandosi esse, in ragione della loro natura narrativa, più alla recitazione citarodica che al canto di un coro.
Rossi 1983, 12 fa notare come pratica di dare un titolo ai componimenti, indipendentemente se essa sia stata
antica o tarda, rinvia alle sezioni dell'epica greca, quindi evoca i canti a solo degli aedi e dei rapsodi di epoca
arcaica.
Vox 1999, 131-133 pensa ad una tripartizione di soggetti per la poesia epico lirica. Vetta immagina il fr. 173
D.-F. come la conclusione del proemio iniziato con il fr. 172 D.-F., e il τοιαδε. . . δαμωματα come anaforico
di qualcosa precedentemente citato, come un'invocazione alla Musa e un'aretalogia delle Cariti. Un'ipotesi
ulteriore potrebbe essere quella di due proemi indipendenti (suggerimento venuto da M. Lazzeri in occasione
di alcune discussioni su Stesicoro), forse legati ai due libri in cui il poema è stato diviso dagli alessandrini.
Frammento di Simonide (fr. 273, 4 s. Poltera: ουτω γαρ Ομηρισ ηδε Στασιχορος αεισε λαοις), che attesta una
comunanza di pubblico per la poesia di Omero e Stesicoro, dato che va chiaramente a favore dell'idea delle
diverse possibilità di resa di un canto, e che in particolare offre un indizio del fatto che tra VI e V sec. i carmi
narrativi di Stesicoro fossero eseguiti in contesti pubblici, forse agonali. )
Rossi 1983, 21. Cf. posizione più cauta in Ercoles 2013, 594 s. Sul rapporto tra Stesicoro e l'epica cf.
Arrighetti 2006, 119-141.
Αβρως a cosa va riferito? Per Bowra 1973, 165 è la primavera “che avanza dolcemente” ; per Gerber 1970,
151, sulla scorta di Anacreonte (373,2 Page) legato ad υμνειν; per Bloomfield (1816, 266) stessa cosa, infatti
c’è la virgola. Davies / Finglass (2014, 496), che richiamano studi precedenti (e.g. Verdenius 1962), il
passo si riferirebbe "to the poet's 'luxuriating' in singing".

Indica grazia o splendore, riferito a figure femminili, oppure mollezza eccessiva se detto di popolazioni
ioniche d’Asia Minore. Significativi confronti con il fr. 128 Voigt di Saffo (αβραι Χαριτες) e il fr. 373 Page
di Anacreonte (νυν δ᾿αβρως εροεσσαν / ψαλλω πηκτιδα). In senso specialistico o tecnico per una modalità di
canto con accompagnamento di uno strumento musicale, in un contesto cultuale particolare, festa primaverile
per le Cariti? Legame con φρυγιον μελος (visto che l’aggettivo qualifica spesso gli orientali, in particolare i
Persiani)? Alcuni, sottolineando che il φρυγιον μελος è melodia tipica del ditirambo collegano l’ Orestea a
questo tipo di canto (Ieranò 1997, 196. Burnett (1988, 145 s.) collega la melodia frigia invece ai peani).
Alle occorrenze in Saffo e Anacreonte De Martino / Vox (1996, 267) ne aggiungono altre due: Ibico S 166
(Davies 1991, 248), in cui, stante la lacunosità del testo, l'aggettivo in accusativo neutro plurale (αβρα)
sembra ricorrere in associazione all'ai) αυλητηρ; e un iporchema di Bacchilide (fr. 2,4 Irigoin), in cui
l'aggettivo ricorre come attributo insieme a un pronome indefinito (αβρον τι) di un complemento oggetto,
forse proprio "canto", retto da δειξαι.

Platone definiva la melodia come spontanea, persuasiva e adatta alla vita dei cittadini in tempo di pace, ma
altrove essa è legata alla musica entusiastica, catartica o orgiastica. Plat. Resp. 3. 398e-399d. Cf. Gostoli
1995, ead. 2007; Rivela legame con Dioniso; ambientazione laconica dell’Orestea di Stesicoro, contesto di
Amicle, con riferimenti all’Apollo amicleo ivi venerato in occasione delle Giacinzie. Pucci 2015,
nell’Amiklaion attestato un culto di Dioniso, nell’epiclesi di Psilax, al quale gli studiosi ritengono sia
destinato un culto in occasione delle Giacinzie. Apollo e Dioniso associati in questo culto.

Richer 2012, 366-370

. Successivi ad Haslam, Davies 1979, 876-878; s.; Pavese 2014, 78 s. Gentili / Lomiento (2003, 197-219;
in particolare 201 s., 208 s.) preferiscono adottare la terminologia κατ᾿ενοπλιον-epitriti, divincolando la
prima parte del verso dalla struttura dattilica e legandola a quella degli enopli, dei prosodiaci o dei reiziani.
Per un esame puntuale della teoria di Maas e delle obiezioni di Gentili cf. Rossi 2008.

CONFRONTA ARTICOLO PER SPIEGAZIONE METRICA.


Controlla anche teoria di Haslam sull’evoluzione della forma metrica e anche Rossi 1983, 7 s.: “i dattilo-
epitriti sono originariamente figli sia dell'esametro nella forma metrica sia della narrazione epica nella
strutturazione dei contenuti".
Insieme alla testimonianza di Quintiliano sulla performance stesicorea accompagnata dalla lira, la presenza
di dattilo-epitriti andrebbe come argomento a favore della resa citarodica, ovvero monodica, dell’Orestea.

CONCLUSIONI: l legati forse ad Apollo e Dioniso. In un'edizione critica dei frammenti dell'Orestea,
dunque, sarebbe opportuno catalogare come certamente appartenente al poemetto il solo fr. 173 D.-F.,
mentre i frr. 172 e 174 D.-F. tra gli incertae sedis. Nel caso specifico del fr. 172 D.-F., forse, ci si potrebbe
limitare a citare la rielaborazione di Aristofane o a proporre le ricostruzioni indicate, tuttavia sottolineandole
come congetturali e ipotetiche. Analogo discorso vale per la lettura metrica nel caso di questo ultimo
frammento.

Cingano 1993

Nota 3 per tutti gli autori che credono che Stesicoro si componesse solo carmi monodici (o al massimo
accompagnati da un coro muto danzante. Pochi propendono ancora per un’esecuzione strettamente corale.

Indizio importante dell’indicazione sticometrica N in un frustulo della Gerioneide, che rivelava una
lunghezza superiore a 1300 versi. Kleine 1828, 53: esecuzione monodica “ex veterum rhapsodum more”. De
musica di Ps. Plutarco 1131 f-1132 c cfr. Burnett classical antiquity 7, 1988,130 e D’alfonso, bollettino
dei classici, 10, 1989, 137

Corrispondenza con modi narrativi omerici e coincidenza d’argomento con alcuni poemi del Ciclo epico,
nonché testimonianze antiche su Stesicoro come erede d’Omero. Crusius: la struttura triadica ha
“un’importanza puramente musicale”, esclusi i movimenti di danza del coro. Esecuzione solo monodica per
tutta la produzione stesicorea?
I proemi dei poeti lirici contengono spesso dettagli utili per capirne le modalità di esecuzione e/o l’occasione
del canto. Φιλομολπος in proemio della (prima) palinodia, αρχεσιμολπος in altro frammento, forse sempre
proemiale, μελπω / μελπομαι / μολπη indica sia canto che danza, spesso in un coro (ricorre in Omero e in
Esiodo). Anche in lirica arcaica e tardo-arcaica ricorre in connessione col coro, e l’accento si sposta sul canto
più che sulla danza. Per αρχεσιμολπος: equivalente in Odissea 6, 101, αρχετο μολπης detto di Nausicaa che
guida il canto e la danza delle sue fanciulle; sostanzialmente la Musa assumerebbe funzione coregica. Inoltre
vedi Ateneo 5, 180 e, laddove anche gli altri frammenti citati sono corali. Φιλομολπος compare altre 4 volte
e sempre in contesti corali, in proemi (stesso valore hanno φιλησιμολπος e ερασιμολπος). PMGF 210
probabile esordio di un altro poema, dove stesicoro dice alla musa di evitare i luttuosi temi del canto
dell’epica, per cantare invece temi festivi e conviviali: CONTRAPPOSIZIONE SIMILE IN PMGF 232 TRA
APOLLO E ADE PER ENFATIZZARE GIOIA DELLA FESTA. Stesicoro l’unico ad attribuire a μολπη un
nuovo significato, monodico anziché corale. Coro che danza solamente o canta anche? Forse la seconda visti
i confronti con Alcmane, Pindaro e Bacchilide. PMGF 212 suggerisce canto corale?

Pindaro, Istmica 8, 8 usa δαμοομαι

Vincolo di committenza esplicitato da χρη υμνειν, Stesicoro precorre qui il motivo del χρεος (vedi note per
sapere dove). Υμνειν è attestato per il cantare in coro già negli ultimi inni omerici, nonché in Senofane 1, 13
G.-P. Cfr. per εξευρισκειν note su Alcmane, Bacchilide e Pindaro. Problema del singolare/plurale. Struttura
simile in iporchema bacchilideo (15, 2 Sn.-M.); Ateneo dice che il coro danza mentre canta… Cfr. nota
ricchissima di riferimenti per αβρως (da legare secondo Cingano al melos frigio) e per l’eventuale shift sing-
plur. Delatte su festività in magna grecia in cui si cantavano dei peani in primavera (antiquité classique
1938).

Ma per Cingano non sono peani (i passi di Aristosseno e Giamblico rivelano che sono componimenti di
breve respiro i peani delle feste di purificazione, tematiche religiose e cultuali e non narrative, trasmessi
oralmente e recitati all’occasione da cori improvvisati).

MA CONTESTO: FESTA IN ONORE DI APOLLO: legame del dio con Cariti e primavera, sia in Delatte,
che in Roscher, Mytholg. Lex. I 1 col 425, Stoll I, col 875; sua importanza nella purificazione di Oreste;
localizzazione da parte della tradizione nella città dello Stretto, dove fu attivo Stesicoro, di un culto di Oreste
e della leggenda della sua purificazione ad opera di Apollo (vedi bibliografia); legame tra Apollo e mito di
Oreste per come è trattato nella Pitica 11 di Pindaro (festa a Tebe, cfr. Oreste di Corinna PMG 690 8, con
contesto tebano e PRIMAVERILE per giunta: Page, Corinna 1953, 28). Testimonianza di Timeo su
ambasciatori di Dionisio il Giovane che cantano peani, tra i quali anche alcuni di Stesicoro. “Peana” in età
arcaica significa “inno corale in onore di una divinità”. Timeo dice anche che nel IV secolo a.C. in Sicilia era
usi cantare peani stesicorei durante il simposio, dopo il banchetto, da parte di un coro improvvisato.

- lunghezza limitata dei peani (coro di non professionisti)


- non semplice ripetizione di un refrain rituale (legame tra contenuto religioso del poema e occasione
festiva è più probabile per questi peani che per l’Orestea)
- n. 50 sull’Elena e sua ipotetica destinazione corale
- Rossi pensa a recitazione di strettamente monodica (Orpheus 1983)

A proposito di obiezioni sulla base di lunghezza e paragoni con Omero (Davies class. Quart. 1988; Pavese
1972):

- abbiamo indicazioni di lunghezza solo per Orestea, Elena, Gerioneide, forse Tebaide
- il paragone non concerne, nella maggior parte dei casi, le modalità di esecuzione, ma contenuto e
stile narrativo
- inoltre nulla è dato sapere sull’effettiva continuità, la durata e le modalità tecniche dell’esecuzione
DAVISON 1968,

23 Non c’è traccia di occasioni religiose nei suoi componimenti e nelle testimonianze di altri autori.

77 Attenzione laddove si parli di rapporti di ‘citazione’ ma non siano riportate le parole almeno di chi cita.

84-5 Attenzione a ritenere citazioni quelle che possono in realtà essere semplici concordanze, dovute a una
Kunstsprache e a un ‘inventario’ tematico e formulare comuni.

Herington Poetry into drama


p. ix «Rooted in the entire Greek tradition of poetry from Homer onward, tragedy was that
tradition’s final, hybrid flower. It too was poetry, poetry enlarged by a dimension».

p. xi «In approaching early Greek literature, however, we have boldly to imagine the now almost
unimaginable: a world of heroic and divine myth, in part at least as old as the Bronze Age, which is
the common property and theme not only of poetry, not only of tragedy, but of the very audiences,
the very society, within which these arts had their being. In this respect, as in respect of their
manner of performance, the ancient poetry and the ancient drama were far closer than they had ever
been at any time since. It was not difficult for the one to merge fairly smoothly into the other»

p. 3 «a song culture: a society whose prime medium for the expression and communication of its
most important feelings and ideas was song»

p. 5 le elaborate e sofisticate performance incoraggiate dai santuari più prestigiosi non erano parte
del rito, né erano canzoni cultuali in senso stretto, ma miravano ad onorare il dio. Non erano
necessariamente legate al dio del santuario o alla narrazione delle sue imprese

p. 15 (inizio parte sulla recitazione citarodica): Hom. Hym. 4, vv. 418-33 (Ermes dona la lira ad
Apollo, rappresentazione paradigmatica della citarodia) Her. I 23-4 (il citarodo Arione sfugge ai
pirati suonando la lira vestito di tutto punto, grazie a un delfino che lo salva).

p. 19-20 Stesicoro citarodo, d’accordo con le argomentazioni di West


p. 41 «extraordinary situation of the archaic poet and of his heir, the Attic tragedian»; auralità della
cultura greca arcaica, testi utilizzati per la conservazione della poesia

pp. 45-7 sui testi pre-alessandrini, maestri di scuola: coppa di Duride; lekythos in the Seirig
collection, passi citati sotto di Platone; Senofonte Simposio 4.27; Plutarco Regum et Imperatorum
Apophtegmata 186D; Ateneo 4.164b-d, vv. 1-17

pp. 48-50 sulle re-performances, come conoscevano Platone e Aristotele la musica dei poeti arcaici
altrimenti? Riproposizione delle liriche citarodiche erano normali nelle gare citarodiche, soprattutto
alle Pitiche e alle Panatenee. Protagora platonico (325e-326b), Leggi (7.810e-811a) e Nuvole di
Aristofane (964-71): sapere a memoria e cantare poesia antica con l’accompagnamento della lira era
parte fondamentale dell’educazione tradizionale ateniese (vd. anche “school cup” di Duride). Nel
contesto simposiale sarebbe stato di primaria importanza sapere lirica gnomica, scoli, poesia lirica
corale, citarodica e anche comica.
pp. 63-70 sul mito;

p. 67: «On present evidence it seems that the Greek poets whose works were preserved in writing
received the mythical world complete in its major outlines from a remote preliterate past. Some of
them, without a doubt, contributed much to the organization and articulation of thar world [...];
others succeeded in realizing certain of its characters and events with a clarity and force rare in the
annals of literature [...]; all of them (and here we must not forget the elegiac and the choral lyric
poets, in particular) revealed or at least reemphasized certain messages, implicit in the stories, about
the way human life is. And under the song culture, we must remind ourselves again, the mythical
world was not simply a poets’ world it was shared equally by the Greek visual artists and by the
public for whom both poet and artist created their work. [...] What is perhaps less often observed
[...] is the enormous range of characters, story patterns, themes, and tones that was apparently to be
found already in the inherited legendary repertoire».

p.129 debito con stesicoro dei tragici

Citazione?? Esecuzione ascoltata la rende relativa. Noto in un contesto più ampio, alcune versioni
mitiche associate ai suoi componimenti molto probabilmente note nell’Atene del V sec.

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