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Apollonio Rodio

Argonautiche
Le Argonautiche: gli antefatti
Il poema narra in 4 libri il mito degli Argonauti: Giasone e i suoi compagni a bordo della
nave Argo si recano in Colchide per riportare in Grecia il vello d’oro.

STORIA DEL VELLO D’ORO


Atamante, re di Beozia, aveva avuto dalla prima moglie, Nefele, due figli, Frisso ed Elle.
Ripudiata Nefele, aveva poi sposato Ino, figlia di Cadmo, con la quale aveva generato altri
due figli. Ino, gelosa di Frisso ed Elle, complotta contro di loro per eliminarli. Convince le
donne a tostare i chicchi di grano, in modo che, seminati, non generino alcuna spiga; quando
Atamante, allarmato dall’infausto fenomeno, decide di mandare dei messaggeri ad
interpellare l’oracolo di Delfi, Ino li corrompe perché dicano che, per far cessare la carestia, è
necessario sacrificare Frisso, il primogenito. Al momento del sacrificio, giunge a salvare il
giovane un ariete volante, inviato da Zeus; Frisso e la sorella montano sulla sua groppa e si
librano nel cielo. Lungo il tragitto, Elle cade nel mare che da lei prende il nome di Ellesponto;
Frisso giunge in Colchide, dove sacrifica a Zeus l’ariete e offre in dono il prezioso vello a re
Eeta, che gli concede asilo e la mano della figlia Calciope.

Apollonio Rodio Argonautiche


Le Argonautiche: gli antefatti
STORIA DI GIASONE
Esone, figlio di Creteo e Tiro, è legittimo sovrano del regno di Iolco, in Tessaglia, fondato
proprio da suo padre Creteo; ha un figlio, Giasone, nato dalle nozze con Polimede (figlia di
Autolico, nonno di Odisseo) o – secondo altre fonti – con Alcimede.
Viene detronizzato dal fratellastro Pelia, figlio di Poseidone e Tiro.
Giasone, in seguito a ciò, abbandona la patria e viene allevato dal centauro Chirone.
Divenuto adulto, decide di tornare a Iolco per rivendicarne il trono, che gli spetta di diritto.
Quando Giasone si reca da Pelia, c’è un dettaglio che sconvolge l’usurpatore: il giovane
indossa un solo sandalo (ha perso l’altro attraversando il fiume Anauro), e Pelia sapeva, da un
oracolo, di doversi guardare «dall’uomo con un solo sandalo».
Il re decide quindi di provare a sbarazzarsi del pericoloso rivale: gli affida dunque l’impresa di
riportare in Grecia il vello d’oro, custodito nella Colchide presso re Eeta.

Lorenzo Costa, La nave Argo (primo terzo XVI sec.)

Apollonio Rodio Argonautiche


Le Argonautiche: libri I-II
Ecco i contenuti del poema, ripartiti nei suoi 4 libri:
libri contenuti
libro I dopo l’invocazione ad Apollo, l’esposizione dell’antefatto e la richiesta di aiuto alle Muse,
il poema inizia con il catalogo degli eroi greci. Si tratta di 54 eroi, che l’autore presenta
in due blocchi da 27 ciascuno: il primo a essere menzionato è Orfeo, il mitico cantore; a
fare da «cerniera» tra i due blocchi è invece Eracle. Tra i membri della spedizione,
ricordiamo il timoniere Tifi, l’indovino Anfiarao, Castore e Polluce, Ida e Linceo, Zete e
Calais (figli di Borea), Telamone (padre di Aiace), Peleo (padre di Achille). Seguono le
prime tappe del viaggio di andata degli Argonauti: Lemno (dove Giasone intreccia una
relazione con la regina Issipile), Cizico (aiuto offerto ai Dolioni contro i Giganti), la Misia
(dove Ila, scudiero di Eracle, viene rapito; in seguito a ciò, Eracle e l’eroe tessalo
Polifemo abbandonano la spedizione)
libro II gli Argonauti giungono presso i Bebrici, il cui re Amico, abituato a sfidare gli stranieri nel
pugilato e a ucciderli, viene sconfitto da Polluce. A Tinia gli Argonauti incontrano il
profeta Fineo, che spiega loro come oltrepassare le Simplegadi. Dopo una sosta presso i
Mariandini (morte dell’indovino Idmone e del timoniere Tifi), approdano all’isola di Ares,
dove si alleano con i figli di Frisso contro Eeta

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Le Argonautiche: libri III-IV
Ecco la seconda parte del poema:
libri contenuti
libro il libro si apre con un’invocazione a Erato, musa della poesia d’amore. Afrodite, su
III richiesta di Atena ed Era, invia il figlio Eros a Medea, perché si innamori di Giasone e
lo aiuti a superare le prove imposte da Eeta come condizione per concedere il vello:
aggiogare due tori feroci, arare un campo enorme, seminarvi denti di serpente e
uccidere gli uomini che ne nasceranno. Dopo una notte di tormenti e angosce, Medea
decide di aiutare Giasone; i due si incontrano presso il tempio di Ecate e Medea dà
all’eroe i filtri magici e tutte le indicazioni necessarie a superare le terribili prove.
Giasone, grazie all’aiuto della fanciulla, trionfa, riuscendo ad ottenere il vello d’oro.
libro IV Medea, che ha tradito la famiglia e la patria, decide di fuggire con gli Argonauti e di
sposare Giasone; non esita a uccidere il fratello Apsirto, che si è lanciato
all’inseguimento. Gli Argonauti raggiungono il Mediterraneo: Giasone e Medea
vengono purificati dalla maga Circe (sorella di re Eeta) a Eea. Gli eroi sfuggono alle
Sirene, a Scilla e Cariddi; infine i due giovani si sposano presso i Feaci. Dopo una
sosta in Libia, dove la loro nave si è insabbiata, gli Argonauti fanno ritorno in patria
grazie ad Apollo.

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Il significato del viaggio
Considerato il genere letterario e il contenuto epico, è inevitabile che si
stabilisca un confronto tra Apollonio e Omero; tale confronto
permette di evidenziare la revisione dei moduli dell’epica omerica
operata da Apollonio.
Una prima differenza di rilievo consiste nel
significato del viaggio:
⮚ nell’Odissea si tratta di un viaggio di ritorno,
con valenza positiva;
⮚ nelle Argonautiche, che in parte ricalcano
l’itinerario odissiaco, il viaggio è circolare
(punto di partenza e punto di arrivo
coincidono) e Giasone torna a Iolco, dove
lo attende un nemico, lo zio Pelia.
Giasone consegna a Pelia il vello d’oro
Apollonio Rodio Argonautiche
Il rapporto con Omero
Apollonio, esempio di poeta doctus, si compiace di inserire nei suoi versi allusioni
a Omero e a questioni testuali relative ai suoi due poemi:
⮚ il catalogo degli eroi nel libro I richiama il
catalogo delle navi di Iliade II;
⮚ l’episodio degli amori di Giasone e Issipile richiama la sosta di Odisseo
presso Circe;
⮚ l’incontro tra Giasone e l’indovino Fineo è
parallelo all’incontro di Odisseo con Tiresia
nell’Ade nel libro XI dell’Odissea;
⮚ alcune tappe dell’itinerario degli Argonauti
coincidono con quelle toccate da Odisseo;
⮚ il verso finale delle Argonautiche richiama
Od. 23,296, verso con cui secondo i filologi alessandrini Aristofane
e Aristarco terminava l’Odissea.

Omero
Apollonio Rodio Argonautiche
Digressioni ed erudizione
La doctrina di Apollonio è testimoniata, oltre che dalla fitta rete di
richiami a Omero e alla tradizione letteraria antecedente in generale,
anche dal suo desiderio di dispiegare una massiccia erudizione
mitologico-antiquaria ed etno-antropologica attraverso numerose
digressioni.
Gli excursus più frequenti sono gli aitia, narrazioni di antefatti mitici
che spiegano le origini della toponomastica, di usi, riti e
testimonianze architettoniche contemporanee al poeta.
La presenza degli aitia determina così tre livelli temporali
all’interno del poema: il tempo remoto del
mito, il tempo della storia, il tempo del poeta.
Numerose le digressioni etnografiche
all’insegna del gusto dello strano e del
singolare.

Apollonio Rodio Argonautiche Giasone e Atena


La struttura narrativa
Numerose le innovazioni introdotte da Apollonio anche nella tecnica narrativa:
le innovazioni narrative
bipartizione del I e II libro seguono un ritmo lento, ma non costante, in cui risultano dilatati alcuni
poema episodi significativi (es. Eracle – Ila). Nel III libro trovano posto gli eventi di soli tre
giorni, incentrati sull’amore di Medea; nel IV, il precipitare degli eventi e la fuga
sono narrati con ritmi incalzanti e tempi più stretti. Nel complesso, si può dire che
la prima parte, lineare, è occupata dalla descrizione lenta e piena di digressioni del
viaggio di andata; nella seconda parte la vicenda si fa concitata e drammatica
inserimento degli fondamentali nel poema sono le analessi, che agganciano il mito argonautico al
aitia passato, delineandone il contesto, e le prolessi, di taglio eziologico, che riportano il
racconto al presente storico, con il risultato che la narrazione si snoda su diversi
piani temporali. In particolare, l’aition ha la funzione di storicizzare il mito, per cui
le Argonautiche divengono opera storia e poetica insieme
scene tipiche le scene tipiche vengono narrate una sola volta oppure, se riprese, servono a
evidenziare aspetti non tradizionali; Apollonio, più che all’azione, è interessato alla
sua preparazione e all’analisi psicologica di chi la compie. Inoltre, così come accade
per gli epiteti formulari, viene meno la loro funzione: il poema apolloniano è scritto
ed è destinato alla lettura, non è frutto della oral poetry
interventi in prima innovando rispetto a Omero, il poeta partecipa in prima persona alla narrazione
persona (esempi: intervento in apertura e in chiusura del poema)
Apollonio Rodio Argonautiche
I personaggi: Medea
Il personaggio dominante nelle Argonautiche è Medea, sia
perché è l’elemento risolutore della vicenda (il suo aiuto è
determinante per permettere a Giasone la conquista del
vello d’oro) sia perché la sua psicologia è resa con
estrema sensibilità.
In contrasto con l’epica, che relega la donna ai margini del
mondo eroico e che passa sotto silenzio l’eros, Apollonio
crea un personaggio fortemente innovativo e credibile
per le sue contraddizioni e la sua evoluzione: dapprima
esitante di fronte all’amore, poi tormentata, infine vittima
della passione e determinata a staccarsi dal mondo
d’origine.
L’interpretazione che Euripide fornisce di Medea è ben
presente ad Apollonio, che nel poema delinea, in un certo
Medea
senso, il prequel della vicenda narrata dal poeta tragico.
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I personaggi: Medea
MEDEA IN EURIPIDE
La Medea di Euripide, databile al 431-428 a.C., narra gli eventi successivi al
ritorno in Grecia degli Argonauti.
Dopo aver aiutato Giasone nella conquista del vello d’oro, aver abbandonato e
tradito per lui la propria patria e la propria famiglia, Medea è ripudiata dall’eroe,
a cui viene offerta in sposa la figlia di Creonte, re di Corinto (città nella quale la
coppia si è trasferita, dopo aver lasciato Iolco).
Medea è disperata e furibonda e medita vendetta. Creonte, che ne conosce la
fama di donna sapiente ed esperta di magia, le ordina di partire
immediatamente. Medea, però, riesce ad ottenere la proroga di un giorno: a
Creonte dice di avere bisogno di tempo per i preparativi, in realtà vuole attuare il
suo piano di morte. In un aspro colloquio con Giasone, Medea gli rinfaccia tutta
la sua viltà, ricevendone in cambio fredde e banali ragioni di convenienza.
Dopo aver ottenuto dal re di Atene Egeo, di passaggio a Corinto, la promessa di
ospitalità, Medea finge di riappacificarsi con Giasone; tramite i figli che ha avuto
dall’eroe, invia alla nuova sposa una corona ed una veste intrise di veleni.
La fanciulla, indossati i doni, viene dilaniata dai filtri mortiferi e, con lei, muore
anche suo padre Creonte. Medea, a questo punto, uccide i propri figli e si
allontana da Corinto sul carro del Sole, impedendo a Giasone anche solo un Medea

ultimo saluto ai bimbi.


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I personaggi: Giasone
Giasone è un personaggio altrettanto innovativo
nell’orizzonte dell’epica greca, ma per motivi
diversi rispetto a Medea:

⮚ è un guerriero inadeguato rispetto allo statuto


eroico: il buon esito della spedizione non è
prodotto dal suo valore, ma dall’iniziativa di
Medea;
⮚ non appare sostenuto né da motivazioni
ideali né da passione per l’azione;
⮚ sembra caratterizzato dall’incapacità di
decidere e di agire (amechania).
Giasone

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Gli dei e il ruolo del fato
Se nell’epos omerico vige una causalità divina (gli dèi determinano l’esito
delle azioni umane), nelle Argonautiche gli interventi degli dèi si limitano
ad accompagnare le azioni umane; la decisione di relegare il mondo
divino in secondo piano rispetto a quello umano è un’altra delle
innovazioni introdotte da Apollonio.
È invece importante il ruolo
assegnato al fato, concepito
come un potere oscuro e
minaccioso che offusca la
lucidità umana e ispira azioni di
cui gli uomini sono inconsapevoli. La processione dei dodici dèi

Lo scarto tra progetto ed effettiva


realizzazione dell’azione produce
l’inquieto pessimismo che
domina nelle Argonautiche.
Apollonio Rodio Argonautiche
Apollonio e Callimaco
A lungo si è creduto all’esistenza di una polemica letteraria tra
Callimaco e Apollonio, fondata anche sull’errata interpretazione delle
Argonautiche come malriuscita imitazione dell’epos omerico.
Considerare le Argonautiche un originale tentativo di innovazione
all’interno del genere epico permette di individuare i punti di contatto tra
Callimaco e Apollonio:
⮚ adeguamento dell’epos al principio dell’elaborazione formale;
⮚ originalità (situazioni, personaggi struttura, tecnica narrativa);
⮚ erudizione.
Diversa la posizione dei due poeti in merito alla lunghezza: Apollonio si
rifà ad Aristotele (le Argonautiche ricalcano la tetralogia tragica);
Callimaco opta per la brevità dell’epillio.

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