L'OPERE
Della sua produzione poetica ci sono giunti sei Inni, numerosi Epigrammi,
quasi tutti contenuti nell'Antologia Palatina (raccolta di epigrammi,
risalente al X sec., che vanno dall'età arcaica all'età bizantina) e poi
frammenti degli Aitia, dei Giambi e dell'Ecale.
Gli Aitia
I Giambi
I Giambi sono tredici componenti che hanno per base metrica il giambo
e i contenuti più vari, dalla polemica letteraria all'aitiov, dalla critica
d'arte alla blanda satira di costume.
Il I giambo, scritto in coliambi, si apre con il ritorno su dall'Ade di
Ipponatte, non più per cantare, ma per tenere una lezione sulla modestia e
sulla concordia ai dotti alessandrini. A costoro, accorsi in massa, il giambografo
racconta l'aneddoto della coppa d'oro di Baticle, affidata in punto di morte a
uno dei figli perché le consegni al migliore dei "Sette Sapienti". Alla fine a
riceverla è Talete e Ipponatte torna nell'Ade.
Il giambo meglio conservato è il IV. Protagonisti sono l'alloro e l'ulivo
che vengono a contesa su un monte. Pieno di sé incomincia l'alloro,
vantando i suoi meriti: è sacro ad Apollo, viene dato in premio ai vincitori dei
giochi pirici, non conosce affanni e non ha nulla a che fare con i morti. Calmo e
sereno, l'ulivo risponde che non è un'umiliazione ma un onore accompagnare la
gente alla tomba; che anche le sue fronde incoronano gli atleti vincitori ad
Olimpia; che, in più i suoi frutti rappresentano un prezioso alimento per gli
uomini. La vittoria è assegnata all'ulivo; ma poiché l'alloro non si rassegna alla
sconfitta interviene dal muro vicino un vecchio rovo esortandoli a cessare una
contesa che li divide e li rende deboli di fronte ai comuni nemici. Il frammento
s'interrompe con la protesta dell'alloro che non accetta di essere assimilato
all'umile rovo.
Al di là del significato preciso del racconto allegorico, più forti
appaiono, ancora una volta, il desiderio di novità e l'insofferenza nei
confronti dei modelli costituiti. Di qui derivano le frequenti variazioni
di tono, l'alternanza di contenuti antichi e nuovi, la mistione dei metri
e dei generi.
Occorre aggiungere tuttavia che le novità strutturali del passato attraverso la
bonaria rappresentazione delle debolezze e dei vizi umani, i quali, portati
in primo piano nella forma dell'aneddoto o della favola, sono
contemplati con distacco e, insieme, con comprensione.
Così l'intento predicatorio si dissolve nell'ironia e nello scherzo, il serio
si mescola al comico, il popolare all'aristocratico.
Nasce una forma di poesia - la satira letteraria - destinata a dare frutti
copiosi e a imporsi nel tempo. Senza i Giambi di Callimaco sarebbero
inspiegabili tanto le Satire di Orazio quanto i Sermones oraziani.
L'Ecale
Gli Epigrammi
1 Nel mondo romano l'ideale artistico callimacheo viene recepito dai poetae novi. Anche presso
di loro l'ostentato disimpegno politico traduce in termini di poetica l'impatto con una realtà esterna
non condivisa e sfuggente. In ogni caso l'otium e il lusus, che i poetae novi esaltano, segnano la
più clamorosa rottura con la tradizione letteraria romana e la sua funzione pubblica. Con i grandi
poeti dell'età classica questo polemico distacco dalla stato viene in gran parte superato, ma i
canoni poetici di Callimaco non sono mai rinnegati: la poesia di Virgilio e di Orazio è pur sempre
una poesia dotta e raffinata.