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Clemente Marconi

I THEROI DI ESCHILO
E LE ANTEFISSE SILENICHE SICELIOTE*
1. Introduzione
c
apita talvolta che tra le barriere che
dividono sempre di pi le discipline che
un tempo ormai lontano concorrevano
a formare la Scienza dellAntichit si creino delle
zone dombra. Zone dombra che nessuno si d
la pena di rischiarare, per il timore di sporger-
si troppo al di fuori del proprio campo, o per
semplice mancanza di interesse. E capita talvolta
che queste zone dombra perdurino per decenni,
nonostante la ricerca interna alle singole disci-
pline faccia progressi che possano rischiararle,
e nonostante che il rischiararle potrebbe, a sua
volta, portare benefcio alle singole discipline. Il
caso che presento sembra fatto a pennello per
illustrare questo stato di cose.
Da oltre sessantanni disponiamo infatti di
un testo che sembra costituire un documento
straordinario ai fni dellapprezzamento esteti-
co e del giudizio critico sulle antefsse sileniche
siceliote. Tuttavia, con leccezione di Fernande
Hlscher e di Erika Simon, nessun archeologo
sembra essersi fn qui accorto di questo testo e
del lavoro di interpretazione prodotto su di esso
dai flologi, per decenni. 1 Contemporaneamen-
te, per, nessuno dei suddetti flologi sembra es-
sersi interessato pi di tanto al lavoro prodotto
negli ultimi cinquantanni dagli archeologi sulle
antefsse sileniche siceliote, pur spesso citate in
margine allinterpretazione del testo.
Chi scrive si preso la briga di saltare la propria
barriera. E di proporre una semplice analisi in pa-
rallelo del testo e delle immagini, e una discussio-
ne delle relazioni che possono sussistere tra i due.
Si badi : una dimostrazione di correlazione non
possibile, con la documentazione a disposizione.
Ma si vorr convenire che le parole del testo in
esame suonano come la voce di commento pi
afascinante a una intera categoria di immagini
tanto importante per larte della Sicilia arcaica
e classica. Gi solo per questo esse meritano la
nostra attenzione.
2. I Theroi Isthmiastai di Eschilo
Nel 1941, nel xviii volume degli Oxyrhynchus
Papyri, Lobel pubblicava dei frammenti papira-
cei con un centinaio di versi riferibili a unopera
drammatica. 2 In base allo stile dei versi e alla
menzione nel testo di Poseidone e dei giochi
Istmici Lobel riferiva i frammenti a un dramma
satiresco di Eschilo intitolato Theroi Isthmia-
stai, del quale fno ad allora si conosceva, a parte
tre vocaboli tramandati dai lessicograf, un solo
verso, citato da Ateneo (xiv, p. 629 f ). Tale attri-
buzione ben fondata e non mai stata revocata
in dubbio dalla bibliografa successiva.
Il termine theros pu signifcare sia membro
di unambasceria sacra che spettatore. Prima
della pubblicazione dei frammenti papiracei, si
riteneva che il titolo Theroi si riferisse al secondo
signifcato, e si supponeva che la funzione dei
Satiri fosse quella di spettatori dei giochi Istmi-
ci. 3 Dato che per nei frammenti papiracei si fa
espresso riferimento a una oferta votiva dei Satiri
a Poseidone, Lobel, seguito dalla bibliografa suc-
cessiva, ha preferito supporre che nel dramma i
Satiri fossero introdotti nella veste di membri di
unambasceria sacra.
Il doppio titolo del dramma eschileo stato og-
getto di diferenti interpetazioni. Lopinione pre-
valente che il titolo originale fosse Theroi, al
quale in un secondo momento si sarebbe aggiunto
Isthmiastai, per meglio determinare lambientazio-
ne dellopera ed evitare confusione con drammi
omonimi, quali quelli di Eufrone e di Epicarmo. 4
Il doppio titolo stato per anche considerato ori-
ginale, 5 e, talora, si osservato che esso conden-
serebbe la trama del dramma, con i Satiri che da
membri di unambasceria sacra si trasformano in
atleti pronti a competere nei giochi Istmici. 6
*
Desidero ringraziare Francesco De Angelis e Rosalia
Pumo per aver letto e discusso con me il testo di questo
articolo e per i loro preziosi suggerimenti.
1 Hlscher 1972, p. 28 ; Simon 1997, p. 1126.
2 E. Lobel in Lobel, Roberts, Wegener 1941, pp. 14-22
num. 2162. I frammenti sono stati riediti da Radt 1985 (TrGF
3 : frammenti 78a-82) e da Diggle 1998 (TrGFS), p. 11 sgg. ; per
un recente riesame dei frammenti cfr. Henry, Nnlist 2000.
3 Di recente, questa interpretazione proposta dalla sola
Zeitlin 1994, p. 138.
4 Cfr. ad es. Setti 1952, p. 206 ; Di Marco 1969-1970, p.
381 sg.
5 Cfr. ad es. Cantarella 1948, 97 e nota 1.
6 Cfr. in particolare Seidensticker 1979, p. 213 ; ma cfr.
gi Snell 1956, p. 10 sg.
76 clemente marconi
La ricostruzione pi plausibile dellantefatto
del dramma che i Satiri del Coro siano giunti al
santuario dellIstmo come membri di unamba-
sceria sacra inviata o guidata da Dioniso in onore
di Poseidone. Una volta giunti nel santuario, i
Satiri avrebbero deciso di abbandonare Dioniso,
e di mettersi sotto la protezione di Poseidone,
preparandosi come atleti per competere nei gio-
chi Istmici. Cos facendo, tra laltro, i Satiri fru-
strerebbero il desiderio di Dioniso di far mostra
delle danze associate al suo culto, o addirittura di
competere in un agone corale, e susciterebbero
conseguentemente la sua ira. 1
Il testo conservato si apre con i Satiri del Coro
dinanzi al tempio di Poseidone allIstmo (F 78a
Radt : vv. 1-22). Il Sileno ringrazia un individuo
non meglio precisato per delle immagini che
rappresentano i Satiri con grande esattezza ; se-
guono i commenti dei Satiri sulla qualit delle
immagini e la scena in cui i membri del Coro
inchiodano tali immagini al tempio del dio, con
losservazione che di l esse terranno alla larga i
viaggiatori che si avvicineranno al Santuario. A
questo punto (F 78a Radt : vv. 23-36), un nuovo
personaggio tradizionalmente (fn da Lobel) e
a buona ragione identifcato con Dioniso 2 entra
in scena dichiarando di essere in cerca dei Satiri
e di essere fnalmente riuscito a scovarli. Con
sua sorpresa, per, Dioniso constata che i Satiri
del Coro, anzich dedicarsi alla danza, si sono
dati allatletica e si stanno allenando duramen-
te per competere ai giochi Istmici : pratica non
appropriata per queste creature, che sprecano i
soldi del dio, e rompono il loro giuramento di
fedelt. I versi successivi sono purtroppo parte
danneggiati e parte mancanti, ma appare pi
che probabile (anche grazie a un recente riesa-
me dei frammenti papiracei ad opera di Henry
e Nnlist) che Sileno replichi ricordando la vita
dif cile, da schiavi, patita dai Satiri al servizio di
Dioniso. Replica questa che suscita un ulteriore
rimbrotto del dio, che accusa i Satiri di calunniar-
lo, sostenendo in maniera infamante ed ingiusta
di essere un vile e una femminuccia imbelle, e
che fnisce con il minacciare vendetta. Eppure,
malgrado la minaccia e ci espressamente
detto ai versi 79-83 (F 78c Radt) i Satiri non ne
vogliono sapere di lasciare il santuario.
Nei versi successivi (F 78c Radt : vv. 85-92) non
chiaro se un cambio di battuta segni il rientro
in scena dellattore che aveva oferto le immagini
ai Satiri come suggerito ad esempio da Snell o
Lloyd-Jones , 3 o se lattenzione rimanga concen-
trata sul confronto tra Dioniso e i Satiri come
suggerito ad esempio da Setti e Di Marco . 4
Fatto sta che questo personaggio si presenta in
scena portando con s strumenti fatti con lascia
e con lincudine (ovvero fatti di legno e metal-
lo), e li ofre ai Satiri. Al rifuto allarmato dei
Satiri segue la replica che si tratta di oggetti che
serviranno ai Satiri per praticare la loro nuova
attivit, ovvero latletica. I sostenitori dellipo-
tesi di un terzo personaggio hanno identifcato
gli strumenti con giavellotti (Snell) o un carro o
carrettino (Reinhardt). 5 I sostenitori dellipotesi
di Dioniso hanno identifcato gli strumenti con
ceppi e catene (Setti) o con la gogna (Di Marco),
agitata minacciosamente verso i Satiri ribelli. 6
Il testo conservato si conclude con due versi in
cattivo stato. Si in genere pensato che il primo
verso contenga un riferimento a un prossimo
viaggio da intraprendere per mare. Il Corifeo
chiederebbe al terzo personaggio : che cosa ti
piace di dare in cambio a me, se ti concedo di
andare via per mare ? (F 78c Radt : v. 93). Doman-
da alla quale il terzo personaggio risponderebbe
che si comporter da buon compagno in occasio-
ne dei giochi Istmici (F 78c Radt : v. 94). Il verso
93 per purtroppo pesantemente integrato, e
non stupisce che pi di recente Henry e Nnlist
abbiano messo in discussione la communis opinio
secondo la quale vi sia qui un riferimento a un
viaggio per mare (ma senza produrre una solu-
zione alternativa soddisfacente). 7 Subito dopo il
1 Cfr. soprattutto Lloyd-Jones 1971, p. 543 sgg. e pi re-
centemente Conrad 1997, p. 56 sgg. Ingegnosa, ma a mio
parere meno economica e meno convincente la ricostru-
zione dellantefatto da parte di Setti (Setti 1952, p. 219 ; cfr.
pi di recente Di Marco 1969-1970, p. 382 ; Krumeich 2000,
p. 176) : Dioniso si troverebbe a Corinto col suo corteggio
di Satiri e Menadi per chiamare le genti al suo nuovo culto ;
i Satiri, per, ribellandosi al dio, lo calunniano e scappano
improvvisandosi theroi alle feste dellIstmo, dove si metto-
no sotto la protezione di Poseidone. Alquanto discutibile il
recente tentativo di Melero 1995 di restituire lintera trama
del dramma, sulla base di una errata interpretazione della
prima scena conservata su papiro (interpretata come una
processione di oferta di maschere a Poseidone, aition di un
rito funebre in onore di Melicerte : per s non una nuova
ipotesi, cfr. Grschen 1954, p. 17). opportuno tenere in
cosiderazione il fatto che il dramma satiresco poteva ave-
re una estensione considerevole, come dimostrano i 709
versi dellunico dramma satiresco conservato per intero,
il Ciclope di Euripide. I Pescatori con la rete di Eschilo con-
tavano pi di 800 versi. Nel caso dei Theroi di Eschilo,
possiamo dunque ragionare solo su un settimo o un ottavo
dellestensione completa del dramma.
2 Ci stato convincentemente dimostrato da Setti
1952, p. 216 sgg. ; cfr. anche Di Marco 1969-1970, p. 374 sg.
3 Snell 1956, p. 7 sg. ; Lloyd-Jones 1971, p. 545.
4 Setti 1952, p. 223 sg. ; Di Marco 1969-1970, p. 380 sg.
5 Snell 1956, p. 8 ; Reinhardt 1957, p. 10 sg.
6 Setti 1952, p. 224 ; Di Marco 1992, p. 97 sgg.
7 Henry, Nnlist 2000, p. 16 ; cfr. gi Di Marco 1992, p.
103 per dubbi sullinterpretazione del passo.
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 77
verso 94, dopo qualche parola non chiara, il testo
conservato si interrompe.
Per lo storico dellarte greca, la prima scena
conservata su papiro, con i commenti dei Satiri
sul realismo dei loro ritratti e sulla funzione delle
immagini una volta fssate al tempio, documen-
to prezioso. Sia per il concetto di mimesi e la
reazione emotiva da essa prodotta nellosserva-
tore, sia per la funzione cosiddetta apotropaica
delle antefsse a testa silenica nella decorazione
templare greca. Questi versi meritano di essere
tradotti per intero : 1
vedendo ritratti realizzati con una perizia superiore
a quella umana. E qualsiasi cosa tu faccia, tutte le tue
azioni sono pie.
Ti sono molto grato per questi oggetti ; sei infatti
molto gentile. Ascoltate tutti, e fate tutti silenzio....
Guardate, e [ditemi] se questa immagine possa esser-
mi pi somigliante, questa imitazione di Dedalo : le
manca solo la voce ! Guardate queste immagini ! Ve-
dete ? Ors, venite ! Venite ! Porto questa oferta votiva
al dio come ornamento, questa mia preghiera ben
dipinta. Farebbe venire un colpo a mia madre ! Ve-
dendola infatti di certo scapperebbe via e urlerebbe,
credendo che si tratta di me, quello che ha cresciuto :
tanto mi assomiglia questa immagine. Ehi ! Guardate
la casa del Signore del mare, dello Scuotitore della ter-
ra ! Che ciascuno di noi inchiodi [la rappresentazione]
della propria bella forma, un messaggero, un araldo
senza voce, che tiene lontani i viaggiatorifermer
gli stranieri sulla loro strada Salve Signore, salve o
Poseidone, protettore
Associati a questo passo sono una serie di pro-
blemi esegetici ancora molto dibattuti.
Il primo problema impossibile da risolvere e
riguarda lidentit del personaggio che ofre le
immagini ai Satiri (forse lo stesso che in una scena
successiva ofre loro gli strumenti per praticare
la loro nuova attivit). Lidentifcazione preva-
lente per il personaggio con Sisifo (Snell), il
re di Corinto fondatore dei giochi Istmici, noto
per la sua panourgia e philotechnia (D.S., vi fr.
6.3). 2 Altrettanto valide sono per le identifca-
zioni alternative con Dedalo (Lobel) unipotesi
suggerita dalla defnizione dei ritratti come Dai-
dalou mimma (7) , e con Efesto (Lloyd-Jones),
frequentemente rappresentato nella ceramica in
associazione con i sileni. 3 Assai meno convin-
centi, al confronto, sono le identifcazioni con
Eracle (Sutton) improbabile artigiano, malgra-
do la sua associazione con i Dattili Idei , o con
il custode del santuario (Setti, Kamerbeek e Di
Marco) unidentifcazione supportata dal solo
confronto con il pi tardo iv mimo di Eroda. 4
Il secondo problema riguarda lidentifcazione
dei ritratti tenuti dai Satiri nelle loro mani, e poi
appesi al tempio di Poseidone. Lopinione preva-
lente formulata per la prima volta da Fraenkel
che si tratti di maschere satiresche in terra-
cotta, dipinte con colori vivaci. 5
Gli attori che recitano la parte dei Satiri, e che
dunque indossano maschere di satiri, sono fatti
avanzare sulla scena tenendo maschere simili
nelle loro mani, formulando commenti sul loro
realismo e sullimpatto emotivo che sono capaci
di produrre. Letto in questa chiave, questo pas-
saggio del dramma risulta un vero e proprio ca-
polavoro di autoreferenzialit, caratteristica della
Commedia, e non estranea allo stesso dramma
satiresco. 6
A questa identifcazione come maschere si op-
pongono per altre proposte, a partire da quella
con pinakes dipinti, di legno o terracotta, che
rappresenterebbero i Satiri a fgura intera. Una
proposta che risale a Lobel, ma che stata risu-
scitata pi di recente da Krumeich. 7
Non c dubbio che il vocabolo pi signifca-
tivo ai fni dellidentifcazione dei ritratti tenuti
dai Satiri sia laggettivo kalligraptos, al verso 12
del frammento 78a Radt. 8 Al verso precedente, i
1 Mi baso sulledizione di Diggle ; per i vv. 8-10 seguo
per le integrazioni di Lloyd-Jones.
2 Snell 1956, p. 7 sgg.
3 Dedalo : E. Lobel in Lobel, Wegener, Roberts 1952,
p. 167, num. 2162. Cfr. Morris 1992, p. 217 sgg. per una
discussione di questo passo. Efesto : Lloyd-Jones 1971, p.
547 sgg.
4 Eracle : Sutton 1980, p. 31 sgg. ; Sutton 1981. Custode
del santuario : Setti 1952, p. 214 sgg. ; Kamerbeek 1955, p. 1 ;
Di Marco 1969-1970, pp. 379 sg., 384 sgg.
5 Fraenkel 1942, p. 245 (cfr. gi in Lobel, Roberts, We-
gener 1941, p. 14 nota 1). Fraenkel seguito da Setti 1952,
p. 213 ; Pohlenz 1954, i 134, ii 66 ; Barigazzi 1954, p. 338 ;
Reinhardt 1957, p. 3 sgg. ; Snell 1956, p. 6 ; Mette 1963,
p. 165 ; Di Marco 1969-1970, p. 392 sg. ; Lesky 1972, p. 151 ;
Ussher 1977, p. 297 ; Seidensticker 1979, p. 213 ; Sutton 1980,
p. 29 ; Sutton 1981, p. 335 ; Green 1994, p. 45 sg., 79 ; Zeitlin
1994, p. 138 ; Conrad 1997, p. 64 sg. ; OSullivan 2000, p.
357 ; Kaimio et alii 2001, p. 56 sgg. ; Steiner 2001, p. 47 sg.
6 Cfr. pi di recente Kaimio et alii 2001. Un confronto
spesso citato per questo riferimento da parte degli attori
a maschere , nella Commedia, un noto frammento dei
Seriphioi di Cratino (fr. 205 K = 218 K-A), nel quale sembra
esservi un invito a rimettersi le maschere. Cfr. ad es. Mette
1963, p. 165 ; Di Marco 1969-1970, p. 388 ; Ussher 1977, p. 297 ;
OSullivan 2000, p. 357, nota 21. Sul dramma satiresco in
generale cfr. Rossi 1972 e 1991 ; Seaford 1984, p. 10 sgg. ;
Krumeich, Pechstein, Seidensticker 1999.
7 Lobel in Lobel, Roberts, Wegener 1941, p. 14 (seguito
solo parzialmente da Richter 1955, p. 17 e nota 3) ; Krumei-
ch 2000 (cfr. anche Krumeich, Pechstein, Seidensticker,
1999, p. 142 sgg.). Meno felice lidentifcazione con una
singola statua portata in processione, in marmo o bronzo,
suggerita da Cantarella 1948, p. 93 sg. Dif cilmente infatti
la si immaginerebbe inchiodata al tempio.
8 Sono troppo generici gli altri termini usati nello stesso
frammento per qualifcare le immagini : eikones al verso 1,
eidlon al verso 6, morph al verso 19. Questultimo termine
78 clemente marconi
Satiri dichiarano di portare (pher) oggetti votivi
(euktaia tauta) come ornamento della divinit
(kosmont the) : segue lulteriore riferimento
a questi oggetti come kalligraptos euch, come
una preghiera ben dipinta. Laggettivo, un
hapax derivato dal verbo kalligraphein, stato
collegato da Krumeich a graphein, nel senso di
disegnare, dipingere, e per conseguenza, gli
oggetti nelle mani dei Satiri sono stati da lui
identifcati come pinakes ben dipinti in legno
o terracotta. 1 Niente di pi errato. Polluce (v.
102) documenta infatti assai esplicitamente luso
di kalligraphein verbo che si riferisce principal-
mente al bello scrivere nellaccezione di im-
bellettare, truccare il viso (to prospon) con
luso del colore, nella parte del v libro dedicata
alle acconciature e al maquillage, al kosmos delle
donne, e pi precisamente nella sezione dedicata
allimbellettarsi il viso usando il colore. Scrive
Polluce : Dirai dunque, porta unguenti al viso,
unge il viso, stropiccia, imbelletta (kalligraphei),
rende rosso con la tinta, imbianca con la biacca
di piombo .
Questo passo di Polluce credo non lasci dub-
bi sul signifcato di kalligraptos nel testo eschi-
leo come imbellettato, non ben dipinto. 2 Al
tempo stesso, questo passo illumina anche sulla
natura degli oggetti tenuti in mano dai Satiri di
Eschilo : dato che prospon signifca non solo viso,
ma maschera (a maschere lascia anche pensare,
naturalmente, linsistere dei Satiri sulla dimensio-
ne acustica degli oggetti, inclusa la loro defni-
zione di preghiera, euch). Che si immaginer
policroma, ovvero imbellettata, ovvero kalligrap-
tos : un gioco del poeta sulluso della policromia
per la realizzazione delle maschere teatrali.
Non si pu non ricordare in questo contesto
come il lessico Suda dopo aver ascritto a Tespi lin-
venzione della maschera teatrale tragica, a Co-
rilo il progresso nella sua manifattura, a Frinico
la distinzione tra maschere maschili e femminili,
assegni ad Eschilo (s.v.) lintroduzione sulla scena
di maschere terrifcanti (deina) e dipinte (chrmasi
kechrismena). 3 Il passo si riferisce alla maschera
tragica : ma stante la funzione di coda del dram-
ma satiresco alla trilogia tragica, e stante il fatto
che gli elementi formali del dramma satiresco
erano molto vicini alla tragedia (per dirla con
Rossi, il dramma satiresco tragedia proprio
perch in un certo senso lesatto rovescio della
tragedia stessa 4) ci si chiede se i commenti dei
Satiri sul colore delle loro maschere e sulla loro
capacit di generare spavento non fossero appun-
to un modo anchesso per sciogliere la tensione
degli spettatori dopo il dramma. In conclusio-
ne, il testo di Polluce conferma quella che, come
si gi osservato, lopinione prevalente circa
lidentifcazione dei ritratti, ovvero che si tratti
di maschere.
Del resto, lipotesi alternativa che gli oggetti
tenuti dai Satiri siano pinakes in legno o terra-
cotta, oferti dai Satiri come tavolette votive,
alquanto debole. Al riguardo, suf ciente guar-
dare alla documentazione raccolta da Krumeich
a sostegno di questa identifcazione per rendersi
conto di quanto essa sia insostenibile. 5 vero
che i pinakes dipinti in legno e in terracotta era-
no una forma di oferta assai difusa nei santuari
greci di et arcaica e classica. Ed anche vero
che talvolta erano proprio i satiri ad essere rap-
presentati, a fgura intera, su queste tavolette,
come dimostrano una serie di rappresentazioni
vascolari. Queste stesse rappresentazioni, per,
mostrano come fosse prassi comune appendere
tali pinakes ai rami degli alberi, non agli edifci ;
altrimenti, nelle rappresentazioni vascolari, i pi-
nakes appaiono appesi a mezzaria, senza indica-
zione del supporto : solo per ipotesi si suggerisce,
in questi casi, che i pinakes pendano dal muro di
peribolo o dal muro del tempio. 6 Ovvero, non
esiste evidenza alcuna per la prassi di appendere
pinakes alla trabeazione dei templi, qual presup-
posta dal testo eschileo, con il suo riferimento
alla funzione delle immagini quali messagge-
ri , araldi senza voce , che terranno lontani i
viaggiatori , e che fermeranno gli stranieri sulla
loro strada (20-21). 7
stato talvolta erroneamente considerato rivelatore del
fatto che le immagini sarebbero a fgura intera (Krumeich
2000, p. 185) : il termine signifca per molto genericamen-
te forma (come precisato contro Krumeich da Kaimio et
alii 2001, p. 57), ed qui usato per la sua connotazione di
bellezza e il suo rapporto implicito con charis e kallos (su
cui cfr. Chantraine 1984-1990, ii 714 s.v.).
1 Krumeich 2000, p. 178.
2

Si potrebbe aggiungere che il frammento eschileo e
il testo di Polluce hanno in comune lassociazione di kal-
ligraphein e kosmos : a tal riguardo ci si chiede se Eschilo
non proponga un gioco comico tra limmagine e la sua
funzione, tra gli oggetti imbellettati tenuti dai Satiri, e
la loro funzione come ornamento della casa del dio. Per
kosmos in riferimento alla decorazione fgurata del tempio
greco mi permetto di rinviare a Marconi 2004, p. 211 sg.
3 Cfr. Pickard-Cambridge 1988, p. 190 ; Calame 1986, p.
129.
4 Rossi 1972, p. 260.
5 Krumeich 2000, p. 178 sgg.
6 Sempre prezioso Boardman 1954 : cfr. in particolare pp.
186 sgg., 193.
7 Di Marco 1969-1970, p. 396 compara molto opportu-
namente questa situazione dellimmagine agelos con la
scena allinizio dellAgamennone, dove il phylax posto di
vedetta sulla cima del palazzo di Argo.
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 79
N il tempio di Era a Olimpia sembra ofrire un
plausibile appiglio in questo senso. Com noto,
il fusto di alcune delle colonne di questo edif-
cio presenta una serie di incassi rettangolari. A
partire da Drpfeld e Schleif questi incassi sono
stati sovente messi in relazione con la notizia di
Pausania (v 16. 3) secondo la quale alle vincitrici
dei giochi Erei era permesso di far dipingere e
dedicare ritratti (anatheinai sphisin esti grapsame-
nais eikonas) : di qui lipotesi che gli incassi nelle
colonne servissero ad alloggiare tali pinakes. 1
Questa ipotesi stata smentita pi di recente da
Rumscheid nel suo studio dedicato alla dedica di
colonne nella Grecia arcaica e classica. Secondo
Rumscheid gli incassi sarebbero piuttosto serviti
ad alloggiare iscrizioni in metallo o in pietra com-
memoranti la dedica delle singole colonne, nel
processo di graduale sostituzione delloriginaria
peristasi lignea con colonne in pietra. 2
Per contro, la prassi di appendere maschere alla
trabeazione del tempio di Dioniso documen-
tata da un cratere attico a fgure rosse della fne
del v secolo da Samotracia, che ha per soggetto
su un lato Dioniso con la lira accompagnato da
un satiro, e sullaltro lato presumibilmente la
fronte Dioniso e Arianna. Questi ultimi sono
rappresentati davanti al tempio del dio, rappre-
sentato in prospettiva, con due maschere teatrali
che pendono tra le colonne del peristilio, come
dimostrato incontrovertibilmente da Green. 3
Come suggerito da Ferrari, sarebbe stato pro-
prio luso di appendere maschere alla trabeazio-
ne del tempio di Dioniso ad Atene a costituire
il contesto di riferimento per la scena eschilea
in esame. 4
Con il frammento di cratere da Samotracia si
accorda infatti un frammento del Gras di Ari-
stofane (fr. 130 K.-A.), nel quale un personaggio
in visita ad Atene chiede indicazioni per rag-
giungere il santuario di Dioniso, e gli viene ri-
sposto che si tratta del luogo dove sono appese
(proskremannutai) le maschere, pi precisamente
quelle che creano paura (ta mormolukeia). 5 Il ver-
bo utilizzato per riferirsi alle maschere appese,
fssate, proskremannumi, ricorda da vicino il verbo
utilizzato da Eschilo per denotare loperazione
dei Satiri di fssare le maschere alla trabeazione
del tempio di Poseidone, epipassaleu.
Il terzo problema esegetico del passo in esame
riguarda la reazione alle immagini. I Satiri insisto-
no anzitutto sul carattere mimetico dei ritratti.
Si tratta di immagini realizzate con una perizia
superiore a quella umana (v. 1), che pi somiglian-
ti non si pu (v. 6) : si tratta infatti di imitazioni
degne di Dedalo (to Daidalou mimma) alle quali
manca solo la voce (v. 7) : di qui i ripetuti inviti a
tacere, per vedere se i ritratti sono capaci di par-
lare (v. 4). Un commento che, naturalmente, si
riferisce anzitutto alla pratica dellinvito al sacrum
silentium che precede il pronunciamento della
formula delloferta votiva. 6 Ma un commento
che al tempo stesso consuona con la successi-
va defnizione delle immagini quali araldi senza
voce (v. 20). Non si pu non evocare un celebre
detto di Simonide secondo il quale la pittura
poesia silenziosa, la poesia pittura parlante . 7
N i numerosi riferimenti alla magia delle statue
eseguite da Dedalo, capaci di muoversi, parlare
e vedere. 8
Non c dubbio che sia proprio il realismo dei
ritratti (nel senso di altheia) a provocare turba-
mento nella madre dei rappresentati : che al solo
vederli si volterebbe indietro e comincerebbe a
urlare, tanto assomigliano (vv. 13-17). La chiosa
garantisce del fatto che sia proprio il realismo
delle immagini a suscitare paura nella loro ma-
dre, non laspetto sgradevole del volto dei Satiri. 9
In questi termini, il passo certamente un do-
cumento importante circa la potenza espressiva
attribuita al ritratto ai sui albori, e come tale esso
non sfuggito a Gisela Richter, nei suoi studi sul
ritratto greco. 10
Ma in presenza di Satiri bene non esagerare.
Non c dubbio infatti che gran parte dellumo-
rismo della scena ruota attorno allincontro tra
lignoranza dei Satiri madre inclusa ed il
progresso dellarte. 11 Si tratta di unimpressio-
ne che scaturisce dal testo conservato, ma che
trova ulteriore conferma in una considerazione
1 W. Drpfeld e H. Schleif in Drpfeld 1935, pp. 49, 170
sg., fgg. 40-41 ; Krumeich 2000, p. 186 sgg.
2 Rumscheid 1999, p. 40 sg. ; cfr. anche Moustaka 2002,
p. 306.
3 Samotracia, Museo Archeologico, 65.1041 : McCredie
1968, p. 204, tav. 59c ; Green 1982, p. 238 sgg., fg. 2-3 ; Ga-
sparri 1986, p. 493, num. 834 ; Green 1994, p. 80 sg., fg.
3.17.
4 Ferrari 1986, p. 19 sg. ; cfr. anche Green 1994, p. 46.
5 Green 1994, p. 182, nota 60 ; OSullivan 2000, p. 316.
6 Cfr. in particolare Setti 1952, p. 233 ; Di Marco 1969-
1970, p. 387.
7 Plutarco, Moralia, p. 346f : cfr. Lanata 1963, p. 68 sg.,
num. 1 ; De Angeli 1988, p. 29, Test. 6 (cfr. anche p. 31 per
una discussione del testo eschileo). Il detto di Simonide
citato in relazione a questo frammento eschileo da Unter-
steiner 1951, p. 27.
8 Morris 1992, p. 220 sgg.
9 Come suggerito invece da OSullivan 2000, p. 361
sgg.
10 Richter 1955, p. 17, nota 3 ; Richter 1965, p. 32. Cfr. pi
di recente Lloyd-Jones 1971, p. 543 ; Philipp 1968, p. 28 ;
Stieber 1994, p. 90 sgg.
11 Cfr. soprattutto Stieber 1994, p. 91 sg. ; OSullivan
2000, p. 354 sg.
80 clemente marconi
pi generale sul genere letterario al quale il testo
stesso appartiene.
Come osservato specialmente da Seaford, un
motivo ricorrente del dramma satiresco era in-
fatti lincontro comico tra i Satiri e la cultura
civilizzata, che si risolveva nello stupore attonito
dei primi. 1 Per dirla con Lissarrague, il dramma
satiresco era un modo per esplorare la cultura
attraverso i suoi antipodi, in un processo di stra-
niamento e ricomposizione. Agli antipodi sono
appunto i Satiri, veri e propri rappresentanti dello
stato di natura. 2
Resta da aggiungere che la bibliografa pres-
soch unanime nel collegare i commenti dei Sa-
tiri sul realismo dei loro ritratti con i progressi
della scultura di et severa, in particolare la mag-
giore vitalit nelle espressioni facciali, nella posa,
e nella gestualit delle statue : un collegamento
che risale a Else. 3
A questa interpretazione si opposta Stieber,
che ha preferito pensare a un riferimento da parte
di Eschilo allarte della tarda et arcaica, ovvero
allarte della sua giovinezza, anzich a quella del-
la sua maturit (il poeta sarebbe infatti nato tra
il 525 e il 523 e morto nel 456/5). 4 Questa teoria,
che si sostanzia nella assai discutibile conclusio-
ne secondo la quale Eschilo si sarebbe ispirato a
un presunto realismo del ritratto tardo arcaico,
quale esemplifcato dalle korai dellAcropoli,
principalmente basata su una presunta predile-
zione di Eschilo per larte arcaica. Di questa pre-
dilezione, secondo Stieber, sarebbe documento
un noto passo di Porfrio relativo alle statue di
culto, nel quale si cita lafermazione di Eschilo
secondo cui le statue antiche (archaia agalmata),
malgrado eseguite con semplicit di mezzi (apls
pepoimena), sono considerate divine (theia no-
mizesthai), mentre quelle moderne (kaina), pur
essendo pi elaborate (periergs eirgasmena) e su-
scitando stupore (thaumazesthai), sono circonda-
te da unaura inferiore di santit (theiou de doxan
tton echein). 5
Contro Stieber, bisogna per osservare che tale
passo non si riferisce, tout court, alla preferen-
za estetica di Eschilo per larte arcaica rispetto
a quella severa, e tanto meno alle qualit mi-
metiche delle immagini, ma alle statue di culto
delle divinit, e al loro grado di santit. E so-
prattutto, contro Stieber, bisogna osservare che
questo passo esprime inequivocabilmente lidea
di Eschilo secondo cui larte moderna capace
di maggiore elaboratezza, e conseguentemente
capace di suscitare stupore, o thauma. Proprio
la concenzione che risiede alla base del passo dei
Theroi.
Se il terrore della madre dei Satiri suscitato
dal realismo dei ritratti, laspetto terrorizzante
del volto dei Satiri a tenere lontani i viaggiatori
e a fermare gli stranieri sulla strada per il san-
tuario.
Che la reazione della madre dei Satiri e quella
dei pellegrini siano ben distinte emerge infatti
chiaramente dal testo : la madre volge la schiena
terrorizzata, i pellegrini si fermano. 6 I Satiri si
prendono consapevolmente gioco di questul-
timo efetto, dato che defniscono i ritratti che
vanno a inchiodare al tempio come rappresenta-
zioni della propria bella forma . Questo gioco
consapevole dei Satiri, tra lafermazione che le
proprie forme siano belle, e la certezza che le
immagini spaventeranno gli osservatori, confer-
ma che sia la sgradevolezza dei loro volti, non il
fatto di vedere teste appese al tempio, a tenere
lontani i pellegrini diretti al santuario.
Merita qui infatti ricordare lipotesi di Snell,
ripreso da Faraone, secondo il quale la paura su-
scitata dalle immagini dipenderebbe dal fatto che
i pellegrini, osservando le teste dei Satiri in cima
al tempio, sarebbero presi dal timore di essere
capitati in un luogo nel quale si decapitano le
teste dei visitatori, e le si usano per decorare il
tetto. 7 Al riguardo Snell cita il caso di Enomao,
che esibiva sul proprio palazzo le teste mozza-
te dei pretendenti di Ippodamia sconftti nella
gara del carro come deterrente contro ulteriori
pretendenti. 8
Luso di teste e cran per decorare o costruire
templi, con particolare riferimento al tetto, di
1 Seaford 1976, p. 212 sg. ; cfr. Lissarrague 1993, p. 219.
2 Lissarrague 1990, p. 235 sg.
3 Else 1958, p. 78 ; Srbom 1966, p. 41 sgg. ; Hallett 1986,
p. 75 sgg. Stewart 1990, p. 142 ; Steiner 2001, p. 44 sgg.
Morris 1992, p. 219 obietta che cos facendo si fnisce con
lattribuire a Eschilo i nostri canoni di giudizio stilistico ;
ma cos scrivendo sembra trascurare la testimonianza di
Porfrio citata di seguito.
4 Stieber 1994, p. 94 sgg.
5 Porphyr. De abst. 2.18 (= T 114 Radt). Ancora meno
convincente luso di Ag. 416-417 da parte Stieber 1994, p.
104 sgg. : contra OSullivan 2000, p. 354. Tralascio linfelice
tentativo della stessa Stieber (1994, p. 96 sg.) di identifcare
una prevalenza di modelli di et arcaica tra le opere dar-
te citate nelle tragedie di Eschilo : lautrice si soferma in
particolare sui riferimenti di Eschilo a dipinti (Eumenidi, 46
sgg. e Agamennone, 228 sgg.) interpretandoli come unallu-
sione alla pittura vascolare, e non, com ovvio, alla pittura
murale o su cavalletto.
6 Ci stato ben notato da Stieber 1994, p. 92.
7 Snell 1956, p. 7 ; Faraone 1992, p. 37 sg.
8 Sofocle, fr 473a Radt ; Igino, Fab. 84 ; Apollodoro Epi-
tome ii.5 ; cfr. lanfora apula attribuita al Pittore di Varrese :
London, British Museum F 331 : Trendall, Cambitoglou
1978-1982, i, 338.5, tav. 109.2 ; Shapiro 1994, fg. 56 ; Triantis
1994, p. 20, num. 8.
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 81
ascendenza Vicino Orientale e difuso in diverse
culture si incontra per altre volte nella mitolo-
gia greca, con Anteo, Cicno, ed Eveno. 1 Il caso di
Anteo, fglio di Poseidone che secondo Pindaro,
nella quarta Istmica, usava i teschi degli stranieri
per realizzare il tetto del tempio del padre, rap-
presenterebbe un confronto pi appropriato. Se
non fosse che questa ipotesi resta purtroppo un
brillante riferimento non verifcabile e non neces-
sario. La maschera del satiro infatti abbastanza
terrifcante di suo.
A questo riguardo, come osservato pi di una
volta, il passo in esame un documento fonda-
mentale circa la funzione apotropaica di questa
categoria di immagini poste a decorazione del
tempio greco : le migliori discussioni al riguardo
spettano ad Alessandro Setti e a Fernande Hl-
scher. 2 A Fernande Hlscher, in particolare, spet-
ta il grande merito di avere riformulato il senso
di tale funzione apotropaica : le immagini di
sileni, gorgoni, leoni nel tempio greco non avreb-
bero la funzione di allontanare il malocchio (il
signifcato letterale del termine apotropaico),
ma, piuttosto, quella di proteggere il tempio,
quali veri e propri guardiani, da eventuali mal-
fattori. Funzione pi che appropriata, se si pensa
ai ripetuti episodi di razzia a cui erano sottopo-
ste le statue e i preziosi oggetti votivi custoditi
nei santuari greci. 3 Nel caso specifco del testo
eschileo, va per osservato che i destinatari delle
immagini non sono i malfattori, ma i pellegrini
( questo, inequivocabilmente, il signifcato di xe-
noi). A ci si aggiunga che lefetto prodotto dal-
le immagini non sar quello (apotropaico) di
farli fuggire terrorizzati, ma di fermarli nel loro
cammino, come trafggendoli. In questo senso,
il passo fondamentale non solo per la funzione
apotropaica di questa categoria di immagini,
ma per la loro funzione di colpire emotivamente
il fedele che entra nel santuario creando un senso
di shock e timore, e di prepararlo cos al mysterium
tremendum dellincontro con il divino. 4
3. Le antefisse sileniche siceliote
A Eduard Fraenkel spetta il suggerimento che
latto dei Satiri di inchiodare le loro maschere alla
parte superiore del tempio di Poseidone Istmio
si ricollegasse alluso di antefsse con teste sileni-
che nella decorazione templare greca di et ar-
caica, per la quale lo studioso citava a paragone
il tempio di Apollo a Termo. Pi precisamente,
Fraenkel suggeriva come laneddoto raccontato
da Eschilo descrivesse linvenzione di quelluso,
divenuto ormai familiare per il suo pubblico. 5
Come si gi accennato, infatti, la scoperta e
linvenzione era motivo caratteristico del dram-
ma satiresco : si trattasse del fuoco, del vino, o
della musica. 6
Lidea di Fraenkel venne ulteriormente svi-
luppata da Snell con il riferimento alle antefsse
sileniche siceliote, in particolare alla serie gelese
pubblicata da Orlandini. Notando che luso di an-
tefsse sileniche era particolarmente sviluppato
nellisola nel secondo quarto del V secolo, Snell
si chiedeva se non fosse stata proprio la Sicilia a
fornire lispirazione al poeta. 7
da precisare che n Fraenkel n Snell iden-
tifcavano i ritratti dei Satiri con antefsse, ma
con maschere. Tale precisazione obbligatoria
in considerazione dellobiezione sostanzialmen-
te ingiustifcata di Lloyd-Jones a Fraenkel, secon-
do la quale le antefsse non venivano inchiodate
(come gi osservato da Richter), come accade
invece ai ritratti dei Satiri nel dramma eschileo.
Comunque, pur lasciando indefnita la natura dei
ritratti, Lloyd-Jones accettava lidea di Fraenkel e
Snell che la scena rappresentata da Eschilo fosse
suggerita dalluso delle antefsse sileniche. 8
Si tratta di una linea di argomentazione alla
quale si sono uniformati pi di recente sia Stieber
che OSullivan, i quali hanno entrambi alluso alla
possibilit che Eschilo avesse tratto lispirazione
per la scena durante i suoi viaggi in Sicilia. Colpi-
to dal potenziale comico di quelle teste sileniche
allineate lungo i tetti, Eschilo avrebbe messo in
scena il motivo per il pubblico Ateniese, privo di
familiarit con questa pratica. 9
Si gi osservato come il referente diretto per
la scena eschilea fosse la pratica votiva in uso
nel Santuario di Dioniso ad Atene di dedicare
nel tempio la propria maschera da parte degli
attori vincitori nellagone drammatico. Ma ci
comunque non esclude che luso di antefsse nel-
larchitettura templare abbia infuenzato Eschi-
lo. In primo luogo, perch ad essere decorato
1 Anteo : Pindaro, Isthm. 4.52-55. Cicno : Stesicoro, fr. 207
Davies ; Eveno : Bacchilide, fr. 20 Maehler. Cfr. in generale
Vermeule 1979, pp. 107, 236, nota 30.
2 Setti 1952, p. 215 sg. ; Hlscher 1972, p. 28.
3 Cfr. pi di recente Hollinshead 1999, p. 207 sgg.
4 Mi permetto di rinviare a Marconi 2004.
5 Fraenkel 1942, p. 245. Che in scena andasse laition per
luso di antefsse fgurate negli edifci sacri greci stato
ribadito, con pari determinazione, da Setti 1952, p. 213 sg. ;
Di Marco 1969-1970, p. 393 ; Lesky 1972, p. 151.
6 Seaford 1976, p. 216 sg. ; Lissarrague 1990, p. 235.
7 Snell 1956, p. 6 e nota 1.
8 Lloyd-Jones 1971, p. 543 ; cfr. Richter 1955, p. 17, nota 3.
9 Stieber 1994, p. 99 sg. ; OSullivan 2000, p. 357. Cfr.
anche Di Marco 1969-1970, p. 392, nota 67. Un riferimento
alle antefsse anche da parte di Zeitlin 1994, p. 138.
82 clemente marconi
dalle maschere dei Satiri sulla scena dei Theroi
non era il tempio di Dioniso, ma un tempio di
unaltra divinit, alludendo cos ad una pratica
pi difusa. E in secondo luogo, perch ad essere
inchiodate al tempio non erano le maschere dei
due-tre attori, ma le maschere dei membri del
Coro : se si considera che le tragedie di Eschi-
lo contavano dodici coreuti, e se si pensa che
il dramma satiresco contava presumibilmente
lo stesso numero (se ne contano undici pi il
Sileno nel celebre cratere a volute del Pittore di
Pronomos a Napoli che rappresenta il cast di
un dramma satiresco della fne del v secolo), ci
che andava in scena era una massiccia opera di
allineamento di maschere che visivamente do-
veva ricordare molto da vicino lallineamento di
antefsse lungo il bordo del tetto. 1 questo, na-
turalmente, il motivo che ha da sempre indotto
i flologi a postulare una relazione tra dramma
e decorazione architettonica.
Che poi la Sicilia sia il luogo privilegiato a cui
guardare, va da s. Fuori dalla Sicilia, in terra gre-
ca, tra et arcaica e classica, le uniche regioni che
dimostrano un interesse nelle antefsse sileniche
sono lEtolia e lItalia Meridionale. In Etolia il ri-
ferimento va al tempio C di Apollo a Termo : qui,
nella fase di rinnovamento del tetto databile al
540-530, le antefsse a testa femminile con polos e le
teste leonine delle tegole angolari del rivestimen-
to del geison della fase Orientalizzante vennero
sostituite da nuove antefsse con teste femminili
con polos e da nuovi gocciolatoi a testa maschile
e silenica. 2 Un sistema di decorazione documen-
tato ulteriormente, negli stessi anni e nella stessa
regione, in un tetto da Taxiarchus. 3 In Italia Me-
ridionale antefsse sileniche sono documentate a
Medma fn dal terzo quarto del sesto secolo (Si-
leno che corre). 4 Agli stessi anni generalmente
datata una serie di antefsse sileniche da Taranto,
il cui uso si protrae fno a et ellenistica. 5 Altro-
ve levidenza alquanto magra : cito unantefssa
silenica da Xoburgo (Tenos) (ca. 490). 6 Niente a
confronto con la documentazione siciliana.
Luso di antefsse sileniche ha infatti una gran-
de popolarit in Sicilia, essendo difuso in nu-
merosi centri ed essendo documentato per un
periodo di tempo ragguardevole, dalla seconda
met del vi secolo al principio del iv secolo. Nel
periodo che qui ci interessa, quello corrispon-
dente alla vita di Eschilo (525-456) le antefsse
possono essere dipinte, e rappresentare sia il si-
leno a fgura intera che la sola testa. 7 Pi difusa,
comunque, lantefssa a rilievo che rappresenta
la sola testa. Antefsse con testa silenica a rilievo
provengono infatti da numerosi centri : si tratta
principalmente delle colonie greche della costa,
e pi precisamente di Naxos, Lentini, Siracusa,
Camarina, Gela, Selinunte, Imera. Antefsse di
questo tipo sono state scavate anche nei centri
dellinterno, come Sabucina e Morgantina. 8 Allo
stato attuale della documentazione, comunque,
limpressione che questo tipo di antefssa godes-
se di maggiore popolarit nelle colonie greche
che nei centri indigeni.
Non c dubbio che tale proliferazione di an-
tefsse sileniche sia da mettere in collegamento
con la difusione del culto di Dioniso, come gi
osservato da Pelagatti. 9 Ci particolarmente
evidente nel caso di Naxos, uno, se non il prin-
cipale dei centri produttori di antefsse sileniche
in Sicilia, la cui monetazione nel v secolo esibisce
spesso la testa di Dioniso con corona di edera
sul dritto, e la fgura del sileno accosciato che
tiene un kantharos nella mano destra sul retro. 10
Com noto, dalla monetazione di Naxos, che
rappresenta in maniera costante Dioniso, i sileni,
o altri attributi del dio, si da tempo dedotto che
il dio occupasse una posizione preminente nel
pantheon della colonia siceliota. 11 E si sugge-
rito che tale ruolo rifettesse un consistente con-
tributo alla fondazione della colonia da parte di
gente da Naxos, lisola delle Cicladi nella quale il
culto di Dioniso era preminente. 12 Comunque la
si pensi al riguardo, resta il fatto che limmagine
del sileno sulla monetazione della citt e sulle
1 Per il numero dei coreuti cfr. Pickard-Cambridge 1988,
p. 234 sgg. ; Green 1994, p. 10. Cratere del Pittore di Pro-
nomos : arv
2
1336.1 ; Bieber 1961, p. 10 sg., fgg. 31-33 ; Pi-
ckard-Cambridge 1962, p. 312, num. 85, tav. xiii ; Trendall,
Webster 1971, p. 29, ii.1 ; Simon 1982, p. 17 sgg. ; Lissarrague
1990, p. 228 sgg. ; Green, Handley 1995, p. 23 sgg., fg. 5 ;
Simon 1997, p. 1124, num. 152.
2 Winter 1993, p. 130 sgg. ; Simon 1997, p. 1126, num.
166.
3 Winter 1993, p. 132.
4 Orsi 1913, p. 67 sg. fg. 73 ; Kstner 1982, p. 144, tipo S ;
Winter 1993, p. 287.
5 Laviosa 1954, p. 243 sgg. ; Kstner 1982, p. 130 sg.,tipi
N-O ; Winter 1993, p. 287.
6 Kontoleon 1949, p. 133, fg. 18 ; Winter 1993, p. 268.
unipotesi verosimile, ma solo unipotesi, che la testa
frontale del sileno fosse rappresentata nella sima dellArte-
mision di Efeso : cfr. il frammento di testa barbata (ma privo
di orecchie che consentano lidentifcazione) pubblicato
da Muss 1986, p. 30 sgg., fg. 1, e da lei datato al 520-510. Si
tratta di Simon 1997, p. 1126, num. 165a.
7 Castoldi 1998, pp. 57 sgg., 63 sgg. ; Lentini 1995.
8 Sabucina : cfr. nota 88. Morgantina : Pelagatti 2003, p.
529 sg., nota 33.
9 Pelagatti 1977, p. 51.
10 Head 1911, p. 160 ; Cahn 1944 ; Rizzo 1946, p. 153 sgg.,
tavv. xxviii-xxx ; Simon 1997, p. 1131, numm. 224-225.
11 Cahn 1944, p. 86 sgg. ; Lentini 1995.
12

Asheri 1980, p. 106 sgg. ; Guarducci 1985 ; Manni Pi-
raino 1987 ; Consolo Langher 1993-1994.
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 83
antefsse si spieghino entrambi con la popolarit
del culto dionisiaco nella colonia siceliota.
Le antefsse siceliote con testa silenica hanno
attirato lattenzione degli studiosi sin dallOtto-
cento, a partire dal volume sulla coroplastica del-
la Sicilia ad opera di Kekul pubblicato nel 1884. 1
Nella prima met del Novecento, questo tipo di
antefssa ha ricevuto la debita attenzione sia da
parte di Van Buren, nella sua pubblicazione de-
dicata alle terrecotte architettoniche della Sicilia
e dellItalia Meridionale (1923), che di Darsow,
nel suo studio concentrato sulle terrecotte ar-
chitettoniche della Sicilia (1938). 2 La conoscenza
di questo tipo di antefssa, per, considerevol-
mente aumentata grazie alle ricerche sul campo
e agli studi di Pietro Orlandini a Gela e di Paola
Pelagatti a Naxos. a questi due studiosi che
dobbiamo il principale contributo sullargomen-
to. 3 In quanto segue mi limiter a una semplice
rassegna del materiale edito, dato che linteresse
di questo studio non risiede nel dettaglio ma nel
quadro generale.
La funzione primaria di queste antefsse era na-
turalmente quella di decorare il bordo del tetto di
edifci sacri di piccolo modulo, distinti dai grandi
templi monumentali caratterizzati da una sima
con gocciolatoi lungo i fanchi. Talvolta, queste
due tipologie di edifci erano associate nello stes-
so santuario, come a Gela nel caso del Santuario
nella zona attorno allex Molino Di Pietro, attri-
buito da Orlandini al culto di Zeus Atabyrios. 4 Le
antefsse di Via Apollo, infatti, dovevano decorare
un edifcio minore di questo santuario non di-
stante da un tempio arcaico di medie dimensio-
ni. Tempio del quale furono ritrovate parte delle
fondazioni e, appunto, terrecotte architettoniche
appartenenti al rivestimento del geison ed alla
sima. 5
opportuno precisare che antefsse sileniche
potevano essere anche impiegate come copri-
giunto al colmo degli spioventi di tombe a cap-
puccina. 6 Tale uso ben documentato a Naxos,
nella necropoli di v secolo in localit Poker Ho-
tel e dovrebbe essere tenuto presente quando si
discute del rinvenimento di antefsse fgurate in
contesti di necropoli (antefsse sileniche proven-
gono anche dalla necropoli di Giardino Spagna
a Siracusa). Si soliti attribuire tali antefsse alla
decorazione di sacelli o naiskoi funerari, ma si
tratta di unequazione la cui immediatezza mes-
sa in discussione dallevidenza archeologica. 7 A
fanco delluso architettonico di tali antefsse, c
infatti un uso funerario, per la tomba a cappucci-
na, che pu avere avuto un rifesso considerevole
sulla loro produzione, circolazione e difusione.
Quanto alla funzione delle immagini in questo
contesto tombale, il legame suggerito da Pelagat-
ti con il Dioniso ctonio e liniziazione dionisiaca,
foriera di un trattamento speciale nellaldil,
certamente seducente. 8 Specie in considerazio-
ne delluso di identifcare il defunto iniziato ai
misteri di Dioniso con il satiro. 9 Ma non si pu
escludere che la funzione di queste maschere si-
leniche fosse semplicemente quella di proteggere
la tomba e il defunto, analoga a quella della sfnge
nello stesso ambito funerario. 10 Resta da aggiun-
gere lequivalenza tra questo uso delle antefsse
e quello di deporre mascherette sileniche dentro
le tombe, documentato tanto a Siracusa che a
Megara Hyblaea. 11
Infne, va menzionato luso delle antefsse
come oferte votive, come lesemplare scavato
nel 1992 a Naxos, deposto con alcune coppette
e tre oinochoai allinterno di una fossa terragna
di piccole dimensioni, in unarea verosimilmente
santuariale. 12
Com noto, i due principali centri di produzio-
ne di antefsse sileniche sono Gela e Naxos.
A Gela sembra risalire lesemplare pi antico.
Si tratta di unantefssa frammentaria da localit
Carrubazza della quale si conserva solo lestre-
mit superiore del viso e parte dei capelli che
incorniciavano la fronte. 13 La resa dei capelli in
1 Kekul 1884, p. 43 sg.
2 Van Buren 1923, p. 144 sgg. ; Darsow 1938, pp. 15 sgg.,
34, 80, 101 sg.
3 Orlandini 1954 ; Orlandini 1956 ; Orlandini 1959 ; Pe-
lagatti 1965 ; Pelagatti 1977, p. 50 sgg. ; Pelagatti 2003, p.
516 sgg. Cfr. anche, in generale, Kstner 1982, pp. 168 sgg.,
184 sgg. ; Epifanio 1990, p. 104 ; Castoldi 1998, p. 63 sgg.
4 Orlandini 1968, p. 31.
5 Orlandini, Adamesteanu 1956, p. 217 sgg. ; Wikander
1986, p. 35, num. 14 ; Panvini 1996, p. 58.
6 In generale, sulluso di antefsse sileniche in contesti di
necropoli cfr. Pelagatti 1977, p. 51 ; C. Ciurcina in Wescoat
1989, p. 93 sg. Per Naxos cfr. A. Rastrelli in Ciurcina, Ra-
strelli, Pelagatti 1984-1985, p. 362, num. 97, fg. 77 (tomba
77), p. 368, num. 122, fgg. 75c, 77, 79 (tomba 83). Per Siracusa
cfr. Cultrera 1943, p. 86 sg., fg. 47 (erratica).
7 Tale equazione che fu suggerita per Taranto da La-
viosa 1954, p. 221 ; cfr. Pelagatti 1965, p. 82 per Siracusa
(Giardino Spagna) ancora alla base dello studio di Mer-
tens-Horn 1991.
8 Pelagatti 1977, p. 51. Una buona discussione dellini-
ziazione dionisiaca in rapporto alla tomba e alle credenze
dellaldil oferta pi di recente da Cole 1993 ; cfr. anche
Burkert 1987 ; Bottini 1992 ; Hoffmann 1997, p. 35 sgg.
9 Cfr. Seaford 1984, p. 9 con ampia bibliografa alla nota
28.
10 Mi limito a citare, oltre a Hlscher 1972, Woysch-
Mautis 1982, p. 84 sgg.
11 Cfr. Pelagatti 1965, p. 88, note 22 e 23.
12 M. C. Lentini in Pugliese Carratelli 1996, p. 639 sg.,
num. 59.
13 Orlandini 1954, p. 257 sg., tav. lxxxiv.1 ; Orlandini,
Adamesteanu 1956, p. 243, num. 1, fg. 1 ; Kstner 1982, p.
84 clemente marconi
ciocche suddivise ciascuna in treccioline serpeg-
gianti sconsiglia, credo, il confronto con il kouros
di Tenea suggerito pi di recente da Castoldi,
che ha conseguentemente datato il pezzo a poco
dopo la met del vi secolo. Preferibile mi sembra
ancora la datazione di Orlandini alla fne del vi
secolo. Non si pu certo non notare il fatto che
lantefssa silenica viene introdotta contempora-
neamente, alla fne del vi secolo, sia in Sicilia,
che in Italia Centrale. 1 Il rapporto tra le due aree
resta per incerto, dato che mancano confronti
stringenti sul piano stilistico tra le due serie.
Per ritornare a Gela, cronologicamente poste-
riore viene generalmente considerato un fram-
mento di antefssa da una cisterna greca nellarea
del Municipio, nella zona dellHeraion. 2 In questa
antefssa il volto comincia ad animarsi : le soprac-
ciglia sono aggrottate e formano rughe arcuate
sulla fronte, gli occhi sono spalancati, le narici
sono dilatate, e la bocca aperta in un sorriso.
Il tipo datato da Castoldi e Kstner alla fne
del vi secolo, da Orlandini nel primo trentennio
del v secolo.
Al quinto secolo data lintroduzione di due
nuovi tipi. Il primo tipo, il cosiddetto sileno
incoronato, caratterizzato dalla presenza di
unalta corona che sormonta la testa (Fig. 1). 3
Tale corona pu essere decorata da foglie di ede-
ra a rilievo o da un meandro dipinto. I capelli
che incorniciano la fronte sono di nuovo arti-
colati in ciocche suddivise in treccioline, come
nel frammento da localit Carrubazza : solo
che qui le ciocche sono molto pi piatte, dando
limpressione di una frangia unica. In questo tipo
lespressione del viso si anima. Le sopracciglia
aggrottate producono una, due rughe semicir-
colari sulla fronte, due rughe compaiono agli
angoli delle palpebre, le guance sono gonfe e
prominenti, il naso camuso ha le narici rigon-
fe, e le labbra socchiuse rendono i denti visibili.
Questo linguaggio espressivo del viso suggerisce
una natura bestiale ribadita dalla barba e i baf
particolarmente folti. Il tipo datato da Castoldi
al primo quarto del v secolo, da Orlandini e De
Miro al secondo quarto (470-460). Certo, non si
pu non pensare, guardando queste antefsse, al
volto frontale di un sileno nella coppa con tiaso
dionisiaco generalmente attribuita a Douris del
Sackler Museum (Harvard) : specie per ci che
riguarda il disegno complessivo della folta barba
e il modo in cui i capelli, coronati da un serto,
incorniciano il viso. La coppa attribuita alla fase
intermedia (Middle Period) di Douris e datata
al 490-480, e questa sembra essere la cronologia
del tipo di antefssa in esame. 4 Non ci troverem-
mo quindi di fronte a una versione fredda e ar-
caizzante del sileno, come suggerito da Orlandini
sulla base del confronto con le antefsse di Via
Apollo ; ma dinanzi a un documento importante
per levoluzione nella rappresentazione del sile-
no verso tratti bestiali, come ben osservato da
Castoldi. Un preludio, dunque, per il secondo
tipo, quello delle antefsse di Via Apollo, giusta-
mente il pi discusso, riprodotto, e celebrato tra
le antefsse sileniche siceliote (Fig. 2).
Il tipo di Via Apollo alquanto originale : con
esso, per usare le parole di Orlandini, si esce dal
campo della generica e convenzionale tipologia
per entrare nel campo dellarte e dei grandi mo-
numenti della plastica siceliota . 5 Come osser-
Fig. 1. Gela, Sileno incoronato.
168, tipo P ; Castoldi 1998, p. 63, nota 359 ; Pelagatti 2003,
p. 529, nota 33.
1 Simon 1997, p. 1126, numm. 168-170.
2 Orlandini 1956, p. 47, tav. xvii.4 ; Orlandini, Adame-
steanu 1960, p. 134, num. 3, fg. 15 ; Kstner 1982, p. 168,
tipo Q ; Castoldi 1998, p. 63, nota 364.
3 Orlandini 1954, p. 257 sg., tav. lxxxiii.3, lxxxiv.2-3 ; Or-
landini 1956, p. 47, tav. xvii.1-3 ; Kstner 1982, p. 168, sg.
tipo R ; De Miro 1986, p. 394, tav. vii.1 ; Stile Severo 1990,
p. 256, num. 92 (A. De Miro) ; Castoldi 1998, p. 63, nota
365, fg. 31 ; Pelagatti 2003, p. 529, nota 31.
4
Cambridge, Mass., Harvard University, Arthur M.
Sackler Museum, 1925.30.129 : arv
2
436.112 ; Add
2
238 ; Bui-
tron 1976, p. 123, num. 157 ; Korshak 1987, p. 54, num. 95,
fg. 23 ; Buitron-Oliver 1995, p. 87 tav. 123, num. E8.
5 Orlandini 1956, p. 252. Su queste antefsse la bibliogra-
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 85
vato da Orlandini, il tipo doveva godere di una
particolare fortuna gi nel v secolo stando alla
sua ampia difusione : oltre che a Via Apollo, a
Gela antefsse di questo tipo sono state trovate
anche a Corso Vittorio Emanuele, nellarea del
Municipio, in contrada Arcia (tra Gela e Nisce-
mi), e sullAcropoli (Molino a Vento). Lo stesso
tipo, sostanzialmente, si trova tradotto in due
dimensioni in unantefssa dipinta di incerta pro-
venienza. 1
La migliore testimonianza della fortuna di
questo tipo di antefssa, comunque, viene dal-
la sua difusione fuori di Gela : a Sabucina e a
Camarina. 2 Si potrebbe aggiungere un piccolo
frammento di antefssa da Himera, che come
notato da Orlandini si avvicina notevolmente
nel poco che resta della fronte e delle orecchie
al tipo gelese. 3
Le antefsse del tipo Via Apollo hanno tratti in
comune con il tipo del sileno incoronato, come
la barba con ampia zazzera e i lunghi baf . Al
tempo stesso, per, questo nuovo tipo porta al-
lestremo la tendenza verso lespressione bestia-
le gi allopera nel tipo precedente. Nella met
superiore del viso si moltiplicano le rughe sulla
fronte, laggrottamento delle sopracciglia si fa
pi accentuato, aumentano il numero di rughe
agli angoli delle palpebre, compaiono addirittura
rughe tra ciglio e sopracciglio. In quella inferiore,
diventano pi prominenti le gote rigonfe, che
danno vita a pieghe al limite con il naso e i baf ;
mentre le labbra dischiuse appaiono pi grosse e
sensuali. Per questuso delle espressioni facciali
per esprimere la natura bestiale del sileno non si
pu non pensare ad alcuni dei centauri del fron-
tone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia,
in particolare la fgura P. 4
Orlandini, e pi di recente Castoldi, hanno
molto insistito, e ben a ragione, sullefetto de-
moniaco di queste antefsse, certo amplifcato
dalla prevalenza della maschera sul coppo e
dalla inclinazione della maschera verso il basso
conseguente allinclinazione del tetto, che faceva
incombere questi volti frontali sullosservatore
che passava vicino alledifcio.
Per tornare al confronto tra questo tipo e il
tipo del sileno incoronato, mette conto sotto-
lineare lintroduzione di due importanti novit :
una lampia fronte calva, che contrasta mar-
catamente con la resa dei capelli ad alta frangia
del tipo precedente, e laltra la prominenza del
naso camuso con le sue narici dilatate. Si tratta
di particolari sui quali si dovr ritornare.
Questo tipo di antefssa stato datato da
Orlandini al 470-460 e a questa cronologia si
uniformata tutta la bibliografa successiva (con
leccezione di Langlotz, che ha proposto una al-
quanto improbabile datazione ai primi decenni
del v secolo). La tendenza a enfatizzare la natura
bestiale del sileno del tipo di Via Apollo ha lascia-
to le sue tracce a Gela : un frammento di antefssa
di provenienza extraurbana (Area Scaloferrovia-
rio), documenta lesistenza di un tipo (datato al
460 da De Miro) con caratteristiche analoghe, per
ci che si riferisce allespressione del viso. 5
La pi antica serie di antefsse sileniche di Na-
xos il cosiddetto tipo A della classifcazione Pe-
Fig. 2. Gela, Tipo Via Apollo.
fa principale : Orlandini 1954, p. 259 sgg., tavv. lxxxv-
lxxxix ; Orlandini, Adamesteanu 1956, p. 229 sgg., fgg.
1-8 ; Orlandini, Adamesteanu 1960, p. 113, fgg. 34-35 ; Or-
landini 1962, p. 44, tav. xxvii ; Langlotz 1963, p. 65, tav. 33 ;
Holloway 1975, p. 13 sg., fg. 92 ; Kstner 1982, p. 169 sg.,
tipo S ; Rizza in Rizza, De Miro 1985, p. 229, fgg. 252-253 ;
Stile Severo 1990, p. 256, num. 93 (A. De Miro) ; Simon 1997,
p. 1126, num. 167 ; Castoldi 1998, p. 63 sg., fg. 32 ; Bennett,
Paul 2002, p. 263, num. 63 (M. C. Lentini) ; Pelagatti 2003,
p. 519 sg.
1 Castoldi 1998, p. 63 sgg., fgg. 30, 73, 75.
2 Sabucina : Orlandini 1963, p. 93, tav. xxxvii.3 ; De Miro
1980-1981, p. 565, tav. xxxvii.2 ; Panvini 2003, p. 81 ; Pelagatti
2003, p. 529, nota 33. Camarina : Pelagatti 2003, p. 519 sg.,
fg. 6.
3 Orlandini 1954, p. 257, tav. lxxxiii.2.
4 Per la quale cfr. in particolare il commento di Stewart
1990, p. 145.
5 De Miro 1986, p. 294 sgg., tav. vii.2 ; Castoldi 1998, p.
64, nota 370.
86 clemente marconi
lagatti (Fig. 3). 1 Il tipo stato datato da Orlandini
al primo quarto del v secolo, e da Pelagatti alla
fne del vi secolo, sulla base di un confronto con
maschere di produzione samia. 2 Si tratta di con-
fronti certamente suggestivi, ma come osservato
pi di recente da Castoldi, questa cronologia alta
dif cilmente sostenibile : lassenza del sorriso
nel volto del sileno suggerisce infatti una datazio-
ne pi tarda del tipo. Non let severa, come sug-
gerisce Castoldi, ma piuttosto gli anni 490-480.
Ci che caratterizza questo tipo di antefsse
la completa assenza di connotazione bestiale
nellimmagine del sileno : unici tratti ferini sono
infatti le orecchie equine e il grosso naso. Per il
resto, il volto del sileno ha, per usare del paro-
le di Orlandini, un tono calmo, austero, e quasi
ieratico, al quale certo contribuiscono, forse in-
tenzionalmente, tratti ancora tardo-arcaici quali
il taglio della barba e la sua articolazione in trec-
cioline. Questa impressione di calma e austerit
ulteriormente raforzata dal confronto con il
quasi coevo sileno incoronato da Gela, che se-
gna invece lintroduzione in quella citt di tratti
bestiali nellimmagine del sileno. Da tali tratti, a
Naxos, sembra ci si voglia astenere. Il tipo A di
Naxos ha una certa fortuna in Sicilia Orientale,
essendo documentato sia a Siracusa che, proba-
bilmente, a Camarina. 3
Lintroduzione di tratti bestiali, a Naxos, cor-
risponde con la creazione del tipo B della clas-
sifcazione Pelagatti, datata da Orlandini al 460
e da Pelagatti al 460-450 (Fig. 4). 4 Si tratta di un
tipo molto popolare, documentato a Naxos da un
centinaio di esemplari. Caratterizzano la nuova
immagine del sileno la leggera stempiatura, le
sopracciglia folte e aggrottate, che formano una-
due rughe sulla fronte, gli occhi spalancati, gli
zigomi prominenti, il naso camuso, la bocca leg-
germente socchiusa. Le orecchie equine, lunghe
e bene in vista nel tipo A, come per compensare
per la generale assenza di tratti bestiali di quel
volto, si fanno in questo tipo B piccole e appun-
tite. Alla base della cronologia di questo nuovo
tipo di antefssa il confronto, che risale a Dar-
sow, tra il rendimento della barba fuente, resa
con lunghe e sottili treccioline dallandamento
sinuoso, con quello della testa di sileno sul ce-
lebre tetradrammo di Aitna (datato da Stazio al
466-461). 5 Un confronto che deve peraltro fnire
qui, dato che nel tetradrammo il Sileno fgura
quasi umana, tuttaltro che bestiale, nella quale
unici elementi ferini sono il naso camuso e le
orecchie equine. Di questo tipo di antefssa esi-
Fig. 3. Naxos, Tipo A.
1 Orlandini 1954, p. 253 sg., tav. lxxix.1-3 ; Pelagatti 1965,
p. 82 sgg., numm. 1-14, tavv. xxxi.1-3 ; xxxii.1-4 ; xxxiv.1-3 ; Pe-
lagatti 1977, p. 51 sg. ; Pelagatti 1980-1981, p. 704, nota 37 ;
Kstner 1982, p. 184 sg. tipo O ; Barletta 1983, p. 27 sg. ; Stile
Severo 1990, p. 250 sg., num. 89 (M. C. Lentini) ; Winter 1993,
p. 279 ; Pugliese Carratelli 1996, p. 639 sg., num. 59 (M. C.
Lentini) ; Castoldi 1998, p. 64 ; Pelagatti 2003, p. 517 sg.
2 Higgins 1954-2001, i, p. 142, num. 523, tav. 70 ; Boehlau
1898, p. 47, num. 48.1, p. 157 fg. 74, tav. xiii.6 ; cfr. Croissant
1984, Samos A 1, p. 33.
3 Siracusa : Cultrera 1943, p. 86 sg., fg. 47 ; Pelagatti
Fig. 4. Naxos, Tipo B.
1965, p. 84, num. 14, tav. xxxii.1 ; Pelagatti 2003, p. 518. Ca-
marina : Pelagatti 2003, p. 517 sg., fgg. 1-2.
4 Orlandini 1954, p. 254 sg., tav. lxxx.1 ; Orlandini 1959,
p. 77, tav. xxxii ; Pelagatti 1965, p. 89 sgg., numm. 15-32,
tavv. xxxiv.4-7 ; xxxv.1-2, 4 ; xxxvi.2 ; xxxvii.1-2, 4 ; Pelagatti
1977, p. 53, fg. 7, tav. i.6 ; Pelagatti 1980-1981, p. 704, nota 37 ;
Stile Severo 1990, p. 252 sgg., numm. 90-91 (M. C. Lentini) ;
Pelagatti 2003, p. 518.
5 Head 1911, p. 131 sg. ; Rizzo 1938, p. 60 sgg. ; Rizzo 1946,
p. 162, tavv. ix.17, xxix.5 ; Garraffo 1985, p. 267 sg., fg. 305 ;
Stazio 1985, p. 104 ; Garraffo 1990, p. 154 sg. ; Simon 1997,
p. 1127, num. 172. Per il confronto : Darsow 1938, p. 101 ;
Orlandini 1954, p. 255 ; Pelagatti 1965, p. 94 ; M. C. Lentini
in Stile Severo 1990, p. 250, num. 89.
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 87
stono diverse varianti, che documentano la sua
fortuna per diversi decenni. A Naxos, ma anche
in altri centri della Sicilia Orientale : a Siracusa e,
probabilmente, a Camarina. 1
Sostanzialmente identico il tipo successivo
prodotto nelle of cine di Naxos, il tipo C della
classifcazione Pelagatti, databile alla met del
secolo, e documentato a Siracusa e, forse, a Ca-
marina. 2
La produzione di antefsse sileniche non era
ignota alla Sicilia Occidentale. A Imera, gi ci-
tata, va aggiunta Selinunte, da cui provengono
quattro esemplari al Museo di Palermo discussi
sistematicamente da Orlandini, e da lui datati a
et severa. 3 Caratterizza queste antefsse, rispet-
to ai tipi della Sicilia Orientale, il carattere deci-
samente bestiale del volto del Sileno. Ci si nota
particolarmente nelle rughe sulla fronte, ben tre,
formate dal forte aggrottamento delle spesse
sopracciglia, nei larghi occhi spalancati, e nella
bocca socchiusa che mostra la fla superiore dei
denti. Unantefssa della Collezione Loeb a Mo-
naco si distingue da questa serie per lassenza di
tratti bestiali (unico tratto ferino sono le lunghe
orecchie equine) : si tratta di un tipo che ricorda,
alla lontana, il tipo A di Naxos, ma che presenta il
sorriso arcaico e potrebbe essere pertanto riferito
ancora alla fne del vi secolo. 4 Lattribuzione di
questa antefssa a Selinunte proposta da Orlandi-
ni ulteriormente supportata dal confronto con
una serie di mascherette sileniche dal Santuario
della Malophoros. 5
4. Eschilo e la Sicilia :
o degli scenari possibili
Eschilo ha visitato la Sicilia almeno due volte. 6
La prima su invito di Ierone, per mettere in
scena il dramma dei Persiani a Siracusa. La te-
stimonianza al riguardo viene da una fonte al-
quanto autorevole : Eratostene. La data di questa
visita cade tra la primavera del 472, data della
messa in scena dei Persiani ad Atene, e la pri-
mavera del 467, data della messa in scena della
tetralogia Tebana. Questultimo limite potrebbe
essere rialzato di un anno, alla primavera del 468,
se questo lanno in cui Eschilo venne sconftto
dal giovane Sofocle.
Quanto alla seconda visita, la sua durata e la
sua esistenza sono deducibili da una serie di dati
biografci : per prima cosa, da presumere che
Eschilo fosse ad Atene nella primavera del 458,
in occasione della vittoria della Orestea ; secon-
do, sappiamo che il poeta mor a Gela nel 456/5,
durante larcontato di Callia il vecchio (Marmor
Parium) ; infne, la Vita parla (10) di un soggiorno
Gelese del poeta durato tre anni (epizsas triton
etos). I conti tornano perfettamente supponendo
che Eschilo abbia lasciato Atene nella primavera
del 458, e sia morto a Gela nel 456/5.
Resta irrisolto il problema se Eschilo abbia vi-
sitato la Sicilia una terza volta, prima delle due
appena menzionate, per la messa in scena, in Si-
racusa, delle Etnee, che glorifcava la fondazione
di Aitna. La Vita aferma infatti espressamente
(9) che quando Eschilo mise in scena il dramma
Ierone stava proprio allora fondando Aitna, un
evento datato da Diodoro (xi 49) al 476/5. Si
talora considerato dif cile immaginare che tale
fondazione fosse portata a compimento in un
solo anno, e si ritenuto pi economico pensare
che la messa in scena delle Etnee avesse luogo in
occasione della stessa visita che port alla messa
in scena dei Persiani, nel periodo dunque tra la
primavera del 472 e la primavera del 468. Tanto
pi che al 470 data la prima Pitica di Pindaro,
con la celebrazione della fondazione di Aitna.
Resta per il fatto che lunica testimonianza a
disposizione la Vita di Eschilo, e che questa
suf cientemente categorica (Hiernos tote tn
Aitnn ktizontos) nel datare la performance del
dramma allanno di fondazione di Aitna. 7 A ci
si aggiunga il fatto tuttaltro che secondario che
la fondazione di Aitna consistette soltanto nel
ripopolamento di Catania con nuovi abitanti fatti
venire da Siracusa e dal Peloponneso, dopo aver
espulso gli abitanti di Catania e di Naxos ed averli
costretti a trasferirsi a Leontini. 8
Mentre la prima visita si spiega agevolmente
con linvito diretto di Ierone, fero del proprio
1 Camarina : Orlandini 1954, p. 254 sg., tav. lxxx.2-3 e
con ogni probabilit lxxx.4 ; Pelagatti 2003, p. 518, fg. 4.
Unantefssa da Lentini a Siracusa (Orlandini 1954, p. 255,
tav. lxxxi.2 Kstner 1982, p. 185 sg. tipo Q), datata da Or-
landini al 460-450, potrebbe piuttosto datare alla seconda
met del v secolo.
2 Orlandini 1954, p. 255, tav. lxxxi.1 ; Pelagatti 1965, p. 92,
numm. 33-36, tavv. xxxv.3 ; xxxvii.3 ; Pelagatti 1977, p. 53 sg.,
tav. ii.1-2 ; Pugliese Carratelli 1996, p. 646, num. 183 (M. C.
Lentini) ; Pelagatti 2003, p. 518, fg. 3. Mal documentato un
tipo ulteriore di antefssa silenica, apparentemente poste-
riore al tipo C della classifcazione Pelagatti, e databile dopo
la met del v secolo : Pelagatti 1977, p. 54, fgg. 8-10.
3 Orlandini 1954, p. 256 sg., tav. lxxxii.2-3 Kstner 1982,
p. 184 sg. tipo P.
4 Orlandini 1954, p. 256 sg., tav. lxxxii.4. Lantefssa
attribuita allItalia Meridionale (Locri) da Kstner 1982, p.
142 sg., tipo Q I.
5 Cfr. Gbrici 1927, p. 222, tav. xli.3.
6 Su Eschilo in Sicilia la migliore discussione resta He-
rington 1967, con una utile raccolta e discussione delle
fonti (raccolte, naturalmente, da Radt 1985, p. 61 sg.). Cfr.
anche Setti 1952, p. 229 ; Bock 1958 ; Cataudella 1963.
7 Cos osserva pi di recente Dearden 1999, p. 230 sg. e
nota 39.
8 Maddoli 1980, p. 52 ; Cordano 2003, p. 123 sgg.
88 clemente marconi
mecenatismo dei poeti (un sentimento al quale
Pindaro allude esplicitamente nella terza Pitica, v.
71), la seconda visita stata da sempre considerata
pi problematica, in quanto fuori dagli schemi.
Sia per la sua durata, sia per lapparente mancan-
za di un invito ad hoc. Colpisce per soprattut-
to il fatto che nel 458 il potere dei Dinomenidi
era tramontato da anni (Ierone era morto nel
467/6), e citt come Siracusa, Gela e Agrigento
erano ormai governate da democrazie. 1 Quale
che fosse la vera natura di queste democrazie,
resta il fatto che questi nuovi governi dovevano
essere ben diversi da quella tirannide che aveva
attirato proprio Eschilo nellIsola una prima vol-
ta. La spiegazione pi plausibile della decisione di
Eschilo di tornare in Sicilia generalmente consi-
derata quella fornita da Plutarco nel suo De Exilio
(13-14, pp. 604e-605b) : Eschilo si sarebbe recato in
Sicilia di sua personale iniziativa, per godere del
piacere di trovarsi allestero e per cercare gloria.
Una versione pi positiva di quella oferta da Plu-
tarco stesso nella Vita di Cimone (8) e dalla Vita
di Eschilo (8), secondo la quale Eschilo avrebbe
lasciato Atene per il disappunto di essere stato
sconftto dal giovane Sofocle (un evento che per
andrebbe datato, come si visto, nel 468).
Che la Sicilia avesse lasciato unimpronta nella
memoria e nella personalit di Eschilo era con-
vinzione comune della letteratura antica, interes-
sata a identifcare parole di derivazione siceliota
nellopera del poeta (come il termine aschedros,
cinghiale, secondo Ateneo, ix, p. 402 b). Stando
a queste fonti, la presenza di sicilianismi nel les-
sico di Eschilo era considerevole (secondo Ate-
neo Eschilo pollais kechrtai phnais Sikelikais), e
la bibliografa moderna non ha avuto dif colt
a identifcarne nellopera conservata, puntando
lattenzione sui dorismi di probabile ascendenza
siceliota. 2
La letteratura antica era per anche interessata
a identifcare riferimenti alla Sicilia che andassero
al di l del dato puramente linguistico (com
noto, gli studiosi moderni hanno avuto pari, se
non maggiore interesse al riguardo, senza per
mai giungere a conclusioni certe). Cos, uno sco-
lio ad Aristofane (Schol. Venet. in Ar. Pac. 73) ri-
corda la conoscenza da parte di Eschilo dei grandi
scarabei che frequentavano lEtna, documentata
da un verso del dramma satiresco Sisifo (dedicato
alla fuga dallAde del re di Corinto), nel quale
Sisifo che emergeva da sottoterra era paragonato
a uno scarabeo dellEtna (F 233 Radt). Come gi
osservato da Head, non si pu non metter in col-
legamento questo verso con il tetradrammo di
Aitna, che rappresenta un grosso scarabeo sotto
il collo del Sileno. 3
Analogamente, Macrobio (Sat. v 19. 17) evoca
la familiarit di Eschilo con il culto dei Palici,
di cui come noto doveva trattare difusamente
nelle Etnee. 4
Il numero di sicilianismi nellopera di Eschilo
al quale alludono le fonti antiche ha spinto He-
rington a ritenere che anche il primo soggiorno
siciliano di Eschilo (472-468) fosse alquanto pro-
lungato, abbastanza da fare del poeta un esperto
del linguaggio dellisola, o, come dicono le fonti,
tropontinaepichrios (Schol. in Ar. Pac. 73 = T
90 Radt ), vir utique Siculus (Macrobio, Sat. v 19.
17 = T 91 Radt).
Va aggiunto per, che oltre a ricevere, Eschi-
lo sembra abbia dato molto allIsola : non c
dubbio, infatti, che la sua opera abbia avuto un
grande impatto in Sicilia. 5 Lo dimostrano per un
verso lampia parodia fatta da Epicarmo del suo
teatro (incluso un dramma dal titolo Persiani) e
dallaltro le notizie relative alla sua infuenza per
decenni dopo la sua morte : inclusa una scuo-
la di tragediograf agrigentini. noto del resto
laneddoto relativo al tiranno Dionigi I, che de-
sideroso di migliorare come autore di tragedie
decise di comprare e utilizzare le tavolette cerate
usate da Eschilo per scrivere i suoi versi (Luciano,
adv. indoctum 15).
La notizia per pi interessante relativa alla
risonanza dellopera di Eschilo in Sicilia quella
della Vita concernente i grandi onori tributati dai
Geloi al poeta al momento della sua morte (Vita
11). I Geloi avrebbero infatti riservato al poeta un
funerale munifco e una sepoltura tra i dmosia
mnmata. Qui la tomba sarebbe diventata un luo-
go di culto, particolarmente da parte degli attori,
che vi sacrifcavano a Eschilo come a un eroe. La
storia secondo la quale Eschilo sarebbe morto a
causa di una tartaruga che unaquila gli fece cade-
re sul capo calvo leggenda. Non per gli onori
tributati dai Geloi al poeta in occasione della sua
morte, dei quali nessuno ha mai dubitato.
Questa revisione del dossier relativo alla presenza
di Eschilo in Sicilia ci d lopportunit di sotto-
lineare che il poeta sembra avere soggiornato
nellisola per diversi anni, complessivamente
1 Sulla natura di queste forme di governo cfr. pi di re-
cente Musti 1990 ; Rutter 2000 ; Cordano 2003.
2 Eccessivo lo scetticismo di Griffith 1978, p. 106 sgg.
che giunge addirittura a mettere in discussione la testi-
monianza di Ateneo : senza tenere conto del fatto che di
Eschilo noi, rispetto ad Ateneo, abbiamo assai di meno per
poter giudicare.
3 Head 1911, p. 131 ; Rizzo 1938, pp. 62, 75, nota 23.
4 Basta Donzelli 1996, p. 84 sgg.
5 Herington 1967, p. 80, nota 29.
i theroi di eschilo e le antefisse sileniche siceliote 89
addirittura sette-otto. Non si sarebbe trattato,
dunque, di una serie di brevi apparizioni, limi-
tate alla messa in scena di alcuni drammi, ma di
lunghi periodi nei quale Eschilo avrebbe avuto la
possibilit di viaggiare nellIsola, visitando diver-
si centri, oltre Siracusa e Gela citate dalle fonti.
Basti pensare a Naxos, che in questi anni subiva
una drastica trasformazione urbanistica, rifesso
di quella fondazione di Aitna che proprio Eschilo
era stato chiamato a celebrare.
Che durante questi viaggi Eschilo possa es-
sere rimasto colpito dalle antefsse sileniche in
uso nelle colonie siceliote, nelle necropoli ma
soprattutto nei santuari urbani ed extraurbani,
non stupirebbe. Tanto pi che gli anni (480-450)
che segnano lauge di questo tipo di antefssa cor-
rispondono appunto al periodo dei vari soggiorni
del poeta nellisola (476-456).
Proprio la vista di sacelli quale quello di Via
Apollo potrebbe avere suscitato nel poeta lidea
di fare allineare sulla scena in un dramma sati-
resco una dozzina di maschere sileniche come
decorazione di un tempio. Mentre la tendenza
progressiva degli autori delle antefsse ad enfa-
tizzare il carattere bestiale e terrifcante deinon
del volto silenico, ed il conseguente impatto
emotivo di tali volti, potrebbero avere suggerito il
riferimento dei Satiri al senso di timore prodotto
dalle loro maschere sui visitatori del santuario,
una volta inchiodate al tempio.
Si sarebbe tentati di dire che leventuale cita-
zione, nel dramma satiresco di Eschilo, delluso
di antefsse sileniche nellarchitettura sacra si-
celiota sarebbe equivalente al suo uso di forme
siciliane a livello linguistico. Per usare le parole
di Ateneo, in riferimento appunto alla lingua di
Eschilo, non c da meravigliarsi che Eschilo,
avendo soggiornato a lungo in Sicilia, abbia usato
molte espressioni siciliane .
Resta da aggiungere che la citazione eschilea
sarebbe alquanto intrigante in quanto traendo
spunto da un sacello di una citt siceliota, Eschilo
avrebbe fnito per ambientare la storia dellin-
venzione dellantefssa fgurata nel Santuario
di Poseidone allIstmo, traslandone luso da un
edifcio di modeste dimensioni a un tempio mo-
numentale. Com noto, il tempio di Poseidone,
costruito in forme monumentali in et Orienta-
lizzante (660-650), venne distrutto da un incendio
in un periodo datato tra il 470 e il 450 ; i lavori
per la ricostruzione del tempio potrebbero essere
cominciati subito dopo lincendio, ma il nuovo
tempio di et classica sembra essere stato com-
pletato solo alla fne del v secolo. 1
Ci si chiede se Eschilo abbia mai avuto loc-
casione di vedere il tempio della fase Orienta-
lizzante, peraltro privo di antefsse fgurate. In
un caso o nellaltro, chiaro che nellattribuire
alledifcio antefsse fgurate Eschilo lavorava di
immaginazione. Unimmaginazione per in sin-
tonia con una nota fonte relativa allinvenzione
delle antefsse fgurate : un celebre passo di Plinio
(xxxv 151-152) nel quale si aferma, tra laltro, che
Boutades, un plasticatore e vasaio originario di
Sicione ma attivo a Corinto, avrebbe per primo
realizzato antefsse in terracotta con volti prima a
basso rilievo e poi ad alto rilievo (questa almeno
linterpretazione di Brunn dei termini prostypa
ed ektypa). 2
Com noto, la notizia di Plinio stata messa
in seria discussione in anni recenti, dato che da
Corinto e dalla Corinzia non emersa alcuna
traccia di antefsse decorate da teste. Ci che pre-
me rilevare qui, per, la possibilit che questa
versione dellorigine corinzia di questo tipo di
antefssa fosse gi difusa al tempo del dramma
satiresco di Eschilo. Che magari si sarebbe anche
divertito ad attribuire alla madrepatria pratiche
in uso nella colonia.
Non si pu ignorare al riguardo che a Siracu-
sa, stando agli scolii a Pindaro (Scholia a Olymp.
xiii.158a, c), si celebravano dei giochi dellIstmo,
a imitazione di quelli di Corinto. Per dirla con
lo Scolio 158c : a Siracusa si celebrano i giochi
Istmici, come a Corinto ; i Siracusani sono infatti
coloni dei Corinzi . 3
Fin qui siamo, grosso modo, nella linea di Snell,
e dei flologi che dopo di lui hanno suggerito
la possibilit che le antefsse sileniche siceliote
abbiano avuto uninfuenza su Eschilo. Come si
visto, per, oltre a ricevere dalla Sicilia, Eschi-
lo sembra avere dato molto. E ci si chiede se in
questo gioco di ricevere e dare non siano rimaste
coinvolte proprio le antefsse sileniche siceliote.
Lidea non , naturalmente, che una messa in
scena dei Theroi abbia avuto ripercussioni su
questa produzione malgrado un mimo fem-
minile di Sofrone di Siracusa intitolato Le donne
1 Cfr. pi di recente Gebhard, Hemans 1998, p. 1 sgg.
2 eaa ii (1959), s.v. Boutades, p. 156 sg. (L. Guerrini) ; Mer-
tens-Horn 1978, p. 30 sgg. ; Winter 1993, p. 19 ; Mertens-
Horn 1994, p. 242 sg. Mi dif cile seguire il suggerimento
di Torelli 1979, p. 311 sg. secondo il quale Plinio avrebbe
arbitrariamente collegato Boutades a Corinto anzich Si-
cione (dove Torelli localizza linvenzione delle antefsse a
testa umana) dato che secondo Torelli a Plinio constava
che a Corinto erano state inventate le tegole ad opera di un
tal Kinyras Nel citato passo di Plinio (vii 195), per, si parla
dellinvenzione delle tegole in terracotta a Cipro (non Co-
rinto), ad opera del re Kinyras (cfr. Winter 1993, p. 19), cele-
bre personaggio mitologico, gi noto a Omero (Il. xi 20 ; cfr.
Der Neue Pauly 6 (1999), s.v. Kinyras, 472 [F. Graf]).
3 Cfr. re ix.2 (1916), s.v. Isthmia 2 (K. Schneider).
90 clemente marconi
che assistono ai giochi Istmici (fr. 10 K.-A.) potrebbe
essere interpretato come una allusione al nostro
dramma satiresco, e suggerirne una messa in sce-
na in Sicilia. Il problema invece il fatto, osserva-
to di recente da Erika Simon, che le antefsse ge-
lesi del tipo di Via Apollo rivelano una ispirazione
Ateniese, dalle prime maschere impiegate per il
dramma satiresco, in due dettagli fondamentali :
la testa calva e il naso marcatamente camuso. 1
Una buona idea circa le maschere impiegate
verso il 480-470 nel dramma satiresco ad Atene
ci data da una kalpis attica a fgure rosse di
Boston, attribuita da Beazley al Pittore di Lenin-
grado (Fig. 5). 2 La kalpis mostra un Coro di Satiri
impegnati a trasportare pezzi di un trono (secon-
do Erika Simon), al suono dellaulos : i Satiri sono
chiaramente contrassegnati come attori che in-
dossano la maschera, dato che i loro volti sono
tutti uguali. Questo vaso documenta in maniera
inequivocabile che la calvizie e il naso camuso
erano i due tratti caratteristici della maschera dei
Satiri nel dramma satiresco ad Atene. Il ritrovarli
nel tipo gelese di Via Apollo, alla vigilia del lungo
soggiorno di Eschilo in quella citt, nel quale era
a quanto pare assai popolare, invita a domandarsi
se non un vaso, ma proprio la messa in scena di un
qualche dramma satiresco di Eschilo (ad Atene
o in Sicilia) non abbia ispirato la produzione di
uno dei capolavori della coroplastica siceliota. Lo
si penserebbe volentieri, considerando che per
gli antichi Eschilo era il principe del dramma
satiresco. 3
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