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Lasepoltura dei morti si apre con un rovesciamento dei valori tradizionali celebrati nei Racconti di
Canterbury di Geoffrey Chaucer, essendo tradizionalmente l'arrivo della primavera un evento festoso
(finisce la penuria invernale di cibo, torna la stagione dei frutti e delle messi). Per Eliot, "Aprile è il mese
più crudele": davanti al rifiorire della natura, l'uomo moderno, vuoto e senza scopo, sente in modo ancor
più doloroso la propria sterilità interiore. I lillà sono un correlativo oggettivo per indicare il ricordo, il
passato e sono i fiori connessi con i riti della fertilità. Segue un flash-back che ci riporta al clima
dell’Europa centrale intorno alla Prima guerra mondiale. Le allusioni al Vecchio Testamento (v. 20:
Ezechiele predica contro la malvagità degli Israeliti, v. 22: Dio dice ad Ezechiele che romperà gli idoli
eretti da Israele a falsi dèi) offrono un parallelo tra la domanda di Ezechiele “Figliuol d’uomo, queste ossa
possono vivere?” e quella del poeta che chiede al lettore “quali rami crescono su queste macerie?”, una
domanda retorica, dato che quest’ultimo conosce soltanto “un mucchio di rotte immagini, dove batte il
sole, e l’albero secco non dà riparo, e il canto del grillo non dà ristoro”. L’appassionato ma condannato
amore di Tristano ed Isotta è preso a modello universale, in modo da ridimensionare il moderno
concetto di questo sentimento. Alle citazioni da Wagner (in tedesco) segue un excursus ironico sulle
figure profetiche personificate da Madame Sosostris. Qui Eliot ha l'opportunità di inserire un altro
importante tema del poemetto, quello dei tarocchi e dei loro simboli. In seguito il poeta si riferisce alla
City,il quartiere finanziario di Londra,simbolo dell'aridità del capitalismo e della società moderna. La
critica alla City riprende gli stilemi provenienti da Baudelaire e Dante. Il poeta considera i suoi cittadini,
bloccati in una routine distruttiva, paragonandoli dapprima agli ignavi dell'Inferno, a causa della loro
totale indifferenza nei confronti del prossimo, e successivamente alle anime del limbo che, come loro,
sperano in una vita migliore. La figura di Stetson è paragonabile a quella dell'amico Ezra Pound che usava
portare un cappello Stetson. Questa sezione si conclude con un riferimento alla prefazione de I Fiori del
male di Baudelaire "Au lecteur" che descrive l'uomo affondato nella stupidità, nel peccato e votato al
male, ma il peggior mostro è la Noia, definita come "monstre delicat".
2. A game of chess narra di una partita a ascacchi da intendere in senso simbolico. Ispirandosi alle
Metamorfosi di Ovidio (libro VI), il poeta accennda al mito di Filomela, violentata dal cognato Tereo, che
le mozzò la lingua perché non potesse raccontare della violenza subìta, e della vendetta di lei che gli fece
mangiare le carni del figlio, per trasformare infine il suo dolore in dolcissimo canto di usignolo. Ma la
donna sedotta in questa singolare "partita a scacchi" sostituisce al canto melodioso dell'usignolo un
lamento sterile, rinfacciando all'uomo il suo silenzio dopo l’amplesso. Poi, con un brusco e surreale
cambiamento di scena, ci ritroviamo in un pub, in cui la donna si rivolge a una certa Lil (che alla fine si
trasforma in Ofelia annegata), esortandola con estrema volgarità a rimettersi i denti che le mancano,
perché se “Albert si sgancia non potrai dire di non essere stata avvisata”, mentre una voce ripete ai clienti
del pub “SVELTI PER FAVORE SI CHIUDE”. Significativo, dal mio punto di vista, il fatto che nel
"movimento" precedente, intitolato The burial of the dead ("La sepoltura dei morti"), facciano invece la
loro comparsa i Tarocchi, maneggiati dalla "famosa chiaroveggente" Madame Sosostris: in particolare
viene nominato limpiccato (che, più correttamente, si dovrebbe chiamare L'appeso, dal momento che
non è affatto impiccato, ma appeso per un piede a testa in giù): esso è connesso antifrasticamente alla
figura del "re pescatore", impotente e sterile, della leggenda del Graal, che Eliot interpreta in chiave
antropologica come mito della ricerca della fecondità. L'impiccato simboleggia, nelle intenzioni di Eliot, il
"re sacrificale" delle antiche civiltà matriarcali, il cui sacrificio è auspicato per permettere il ritorno della
fecondità nella "terra desolata".
3. The fire sermon è reso chiaro solo alla fine del canto, quando Eliot invoca le figure di Buddha e di
Sant'Agostino. La descrizione idealizzata dell’amore umano sullo sfondo di un Paradiso Terrestre è in
contrasto con il concetto che ne ha la modernità, così sordido e squallido. Il Tamigi è spoglio, non ci sono
più “testimoni delle notti d’estate”, le ninfe che vi dimoravano sono partite. Compare la figura di Tiresia
che riprende il filone profetico.
4. La morte per acqua si contrappone al fuoco, simbolo di lussuria e di depravazione, l’acqua, che invece
infonde un senso di purezza.Un marinaio morto, dai tratti che sembrano quelli del Vecchio Marinaio di
Coleridge, racconta la storia di un’uscita per andare a pescare finita in tragedia. L'episodio ha molti
collegamenti con il viaggio di Ulisse come lo avevano immaginato. Nella sua versione primigenia contava
una quantità di versi maggiore rispetto all’edizione definitiva, e tale modifica fu ad opera dell’amico Ezra
Pound a cui Eliot affidò la revisione del testo. Inizialmente una lunga ed eroica storia di un marinaio
fenicio spinto dalla sete di avventura ai confini del mondo, questa sarà troncata e consegnataci
solamente nella sua scena ultima, quella del corpo annegato di Phlebas, a seguito del naufragio, sospinto
a riva dalle onde del mare. I collegamenti letterari che sembrano emergere dalle acque agitate e ostili di
questo mare confluiscono tutti in una contrapposizione di immagini mitiche: alla dannazione eterna di
Ulisse è contrapposta l’espiazione senza posa del vecchio marinaio di Coleridge, obbligato da una forza
misteriosa a raccontare continuamente la sua storia e a manifestare il suo delirio spirituale. La scena del
naufragio di Phlebas, rimanda alla mente il racconto di Ulisse a Virgilio nell’ottavo girone infernale: spinto
dalla sete di conoscenza e insaziabile quanto morbosa curiosità, dopo aver esortato i compagni a
seguirlo nel suo folle viaggio, alla scoperta di nuovi mondi, la nave attraversa le colonne d’Ercole. Varcare
i confini e sfidare le sorti, equivale a oltrepassare il limite della conoscenza umana fissato dai decreti
divini, e per questo il loro viaggio non potrà trovare altro compimento che nella morte. la morte
dall’acqua è un passaggio di redenzione. La condizione di Phlebas non è, come una visione giudaico-
cristiana potrebbe lasciar intendere, una fine dell’essere. Tutto questo viene ribadito dal fatto che ci è
possibile osservare coi suoi occhi e i suoi pensieri quello che accade attorno al suo cadavere. La
trasformazione personale avviene sempre e solamente quando siamo immersi, anche contro la nostra
stessa volontà, nel vortice dei cambiamenti. La coscienza della propria e altrui mortalità diviene quindi
un ulteriore strumento di confronto e di rivelazione.
5. Ciò che disse il tuono , in un primo momento il discorso descrive il paesaggio desolato e molto arido
della Terra Desolata e dei suoi abitanti, che sono "orde incappucciate che sciamano". L'orizzonte, in
questa parte dell'opera “suona” e così li imprigiona. La contrapposizione tra passato e presente appare
con i nomi delle città: con il crollo delle antiche capitali della cultura (Gerusalemme, Atene, Alessandria),
le future rovine della moderna cultura decadente saranno a Vienna e Londra. Tutto è stato lasciato in
uno stato di completa incuria, anche le tombe, poiché a nessuno importa di due dei valori umani
primitivi, che sono religione e rispetto per gli antenati. Tuttavia, il gallo annuncia un cambiamento, cioè la
pioggia, che può simboleggiare la purificazione e una nuova vita spirituale. Il tema centrale ha il suo
iniziouando il poeta ci informa che ci troviamo Sull'Himalaya, da cui si vede il Gange ( altro simbolo di
purificazion ): il recupero dei valori contenuti nella favola indù del tuono. Quest'ultimo è il padre degli
dei, degli uomini e dei demoni, che, quando gli viene chiesto di parlare, risponde solo "DA".
Nel testo sono individuabili alcuni fondamentali nuclei tematici: Il mito del Graal e del cavaliere Parsifal
che riesce a recuperarlo per salvare il regno di Re Artù (anche chiamato il Re Pescatore, e leggibile come
una figura di Cristo) dalla sterilità e della morte. La ricerca nel mondo moderno, però, non ha successo, a
differenza di quella di Parsifal: nella Terra desolata della modernità, la verità resta inafferrabile. I riti di
fertilità nei quali il sacrificio di un dio (p.es. Cristo) riporta la fertilità, e quindi la vita, al popolo che lo
adora. I riti sono rievocati nel contesto di un mondo contemporaneo che è marcato da sterilità spirituale;
quest'ultima s'incarna nel poemetto in una serie di figure di matrimoni e coppie sterili. I tarocchi,
riconnessi al ciclo di leggende arturiane e al mito del Graal. Va detto che oltre ai veri arcani maggiori Eliot
inserisce nel poemetto anche carte di sua invenzione.