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VERIFICA DI LATINO 15 Dicembre 2015

Fert animus causas tantarum expromere rerum, Mi aspetta una fatica immane, quella cioè di
immensumque aperitur opus, quid in arma furentem svelare che cosa abbia spinto il popolo
impulerit populum, quid pacem excusserit orbi. impazzito alle armi, che cosa abbia cacciato
70 invida fatorum series summisque negatum via la pace dal mondo: invidiosa è la
stare diu nimioque graves sub pondere lapsus successione dei fati, non è consentito a ciò
nec se Roma ferens. sic, cum compage soluta che è giunto al culmine di durare a lungo,
saecula tot mundi suprema coegerit hora pesanti sono le cadute sotto un peso troppo
antiquum repetens iterum chaos, [omnia mixtis gravoso, né Roma è più in grado di
75 sidera sideribus concurrent,] ignea pontum sostenersi. Così - allorquando, scardinato il
astra petent, tellusque extendere litora nolet meccanismo che tiene insieme il mondo,
excutietque fretum, fratri contraria Phoebe l'ora estrema avrà concluso il ciclo di tante
ibit et obliquum bigas agitare per orbem generazioni, dando nuovamente luogo
indignata diem poscet sibi, totaque discors all'antico caos - tutti gli astri si
80 machina divulsi turbabit foedera mundi. mescoleranno e cozzeranno fra loro, le stelle
In se magna ruunt: laetis hunc numina rebus infuocate precipiteranno nel mare, la terra
crescendi posuere modum. Nec gentibus ullis non vorrà estendere le sue spiagge e
Commodat in populum terrae pelagique potentem respingerà le acque, Febe si dirigerà contro
Invidiam Fortuna suam. Tu causa malorum il fratello e, sdegnatasi di percorrere l'orbita
85 facta tribus dominis communis, Roma, nec umquam obliqua, chiederà per sé il giorno; e tutta la
in turba missi feralia foedera regni. struttura del mondo, ormai scardinatasi,
O male concordes nimiaque cupidine caeci! sconvolgerà le leggi dell'universo. La
grandezza precipita su se stessa: gli dèi
posero questo limite alla crescita della
Bellum Civile, I, 67 - 87 prosperità. Né la Fortuna offre ad alcuna
popolazione straniera la propria invidia
contro un popolo potente per terra e per
mare: tu, o Roma, sei la causa dei tuoi mali,
tu, resa possesso comune di tre padroni, e i
patti funesti di un dominio mai prima
affidato a tante persone. O uomini
malamente concordi e resi ciechi da una
eccessiva ingordigia!

1. Comprensione del testo


Sintetizza, con l’ausilio della traduzione in italiano, il contenuto del passo lucaneo,
spiegandolo se necessario.

2. Analisi del testo


 Quid…quid (vv. 68 – 69): di quale figura retorica si tratta?
 Invida (v. 70): rileva tutte le espressioni che si riferiscono alla sorte di Roma:
che concezione degli dei si delinea dal testo? In che termini i critici parlano, a
questo proposito di “Provvidenza crudele” nei confronti della storia di Roma?
 Feralia foedera (v. 86): quale figura retorica di suono è realizzata da questa
espressione? Individua nel testo altri casi simili.
 Individua le apostrofi presenti nel passo.
 Concludendo, illustra le caratteristiche dello stile di Lucano.

3. Approfondimento e contestualizzazione (uno a scelta)

- In questi versi si avverte come Lucano rovesci la prospettiva ottimistica e


provvidenzialistica dell’Eneide virgiliana: spiega in che termini si può parlare, per la
Pharsalia, di Anti-Eneide e argomenta la tua spiegazione, facendo riferimento anche
ad altri testi a te noti, in cui si percepisce tale rovesciamento
- Al v. 85 Lucano fa riferimento a tre padroni a cui Roma sarebbe asservita: quali
sono le tre grandi personalità protagoniste del Bellum civile e quali sono le loro
caratteristiche?
- Alla luce del testo analizzato, proponi una tua riflessione, confrontando il sistema
etico - filosofico di Lucano e quello di un suo lontano ammiratore, Giacomo Leopardi,
che gli fu debitore in particolare per lo stile.
VERIFICA DI LATINO 15 Dicembre 2015

"Sed narra mihi, Gai, rogo, Fortunata quare non recumbit? -- Quomodo nosti, inquit, illam, Trimalchio, nisi argentum
composuerit, nisi reliquias pueris diviserit, aquam in os suum non coniciet. -- Atqui, respondit Habinnas, nisi illa
discumbit, ego me apoculo." Et coeperat surgere, nisi signo dato Fortunata quater amplius a tota familia esset vocata.
Venit ergo galbino succincta cingillo, ita ut infra cerasina appareret tunica et periscelides tortae phaecasiaeque
inauratae. Tunc sudario manus tergens, quod in collo habebat, applicat se illi toro, in quo Scintilla Habinnae
discumbebat uxor, osculataque plaudentem: "Est te, inquit, videre?" Eo deinde perventum est, ut Fortunata armillas
suas crassissimis detraheret lacertis Scintillaeque miranti ostenderet. Vltimo etiam periscelides resolvit et reticulum
aureum, quem ex obrussa esse dicebat. Notavit haec Trimalchio iussitque afferri omnia et: " Videtis, inquit, mulieris
compedes: sic nos barcalae despoliamur. Sex pondo et selibram debet habere. Et ipse nihilo minus habeo decem
pondo armillam ex millesimis Mercurii factam." Satyricon 67

“Ma dimmi un po', Gaio, te ne prego, com'è che Fortunata non è della partita?”
“Come? Non lo sai? - gli risponde Trimalcione - che quella, finché non ha rimesso a posto tutta l'argenteria e
distribuito gli avanzi ai servi, non butta giù nemmeno una goccia d'acqua?”
“Va bene - incalza Abinna - ma se lei non si fa vedere, io alzo le chiappe e tolgo il disturbo”
E aveva già fatto il gesto di alzarsi, quando, su ordine del padrone, tutta la servitù si mette a chiamare
Fortunata quattro volte e più. Così lei arriva, con il vestito tenuto su da una cintura giallina che le si vedeva
sotto la tunica color ciliegia, i cerchietti intrecciati alle caviglie e gli stivaletti dorati. Allora, asciugandosi le
mani con un fazzoletto che aveva al collo, si va a sdraiare accanto a Scintilla, la moglie di Abinna, e mentre
questa batte le mani, la sbaciucchia dicendo: “Te, beato chi ti vede!” Tra un discorso e l'altro, si arriva al
punto che Fortunata si sfila i braccialetti dalle braccia grassissime e li mostra a Scintilla tutta presa dalla
cosa. Poi si toglie anche i cerchietti dalle caviglie e la reticella da capelli che a sua detta era di oro puro.
Trimalcione segue la scena e poi, alla fine, si fa portare il tutto dicendo: “Ecco qua le catene delle donne! E
noi, baccalà, ci facciamo ripulire fino all'osso. Questo qui mi sa che pesa almeno sei libbre e mezzo. Però un
bracciale da dieci libbre ce l'ho anch'io, che me lo son fatto fare coi millesimi del mio Mercurio”

1. Comprensione del testo


Sintetizza, con l’ausilio della traduzione in italiano, il contenuto del passo di Petronio,
spiegandolo se necessario.

2. Analisi del testo


 Videtis, inquit, mulieris compedes: che cosa intende Trimalcione con questa
espressione? Con quale tono la pronunci? La questione del lusso, delle donne e
non solo, è stata oggetto della critica di quali altri autori della Letteratura latina
a te noti. Quali e per quali motivi?
 Sex pondo et selibram: Perché Petronio insiste tanto sul dato materiale della
ricchezza, dando informazioni sul peso dei gioielli? Quali altre espressioni
analoghe è possibile individuare nel brano?
 nisi…nisi: di quale figura retorica si tratta? Crassissimis lacertis: di quale figura
retorica si tratta?
 Barcala (Babbeo) è una forma di hapax legomenon. Che cosa si intende con
questa espressione? Ne conosci altri esempi nell’opera di Petronio? Come è
possibile giustificarne la frequenza?
 Apoculo: perché Petronio usa spesso tali forme linguistiche basse o addirittura
volgari? Concludendo, illustra le caratteristiche generali dello stile di Petronio.

3. Approfondimento e contestualizzazione (uno a scelta)


- Nel passo è citato Abinna, uno dei personaggi del Satyricon. Qual è la sua attività
professionale? Che significato ha la sua presenza al banchetto di Trimalcione? Si
risponda facendo ampio riferimento anche ad altri testi noti dell’opera.
- Il passo della cena di Trimalcione è la più ampia parte del testo di Petronio arrivata
alla posterità. Si presenti l’opera in generale, facendo riferimento in particolare al
genere cui è possibile ricondurla e al significato del titolo.
- Il passo della cena di Trimalcione offre interessanti spunti nella delicata disputa su
valore e senso del realismo nelle letterature. Si presentino i personaggi principali,
Trimalcione e Fortunata, facendo riferimento a testi noti, e si faccia il punto sul
dibattito critico relativo ai limiti del realismo di Petronio

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