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DECAMERON

il “Decameron” è una raccolta di cento novelle racchiuse dentro una cornice narrativa – fu scritto
probabilmente tra il 1348 e il '53.
durante la peste fiorentina del '48 sette fanciulle e tre giovani (Pampilea, Filomena, Neifile,
Fiammetta, Elissa, Lauretta, Emilia e Filostrato, Dioneo, Panfilo) di elevata estrazione sociale si
rifugiano in campagna per sfuggire al contagio e al degrado della città – i dieci trascorrono le
giornate con gli svaghi tipici dei nobili, nel pomeriggio per sfuggire al caldo raccontano una novella
a testa – ogni giorno viene eletto come re uno tra loro ed è suo compito scegliere il tema della
giornata; Dioneo può però non rispettare il tema indicato e due giornate hanno tema libero – tra le
novelle s'inseriscono i commenti degli astanti e le giornate si chiudono con una ballata cantata a
turno da uno dei giovani.
LE DIECI GIORNATE
1. “Libero sia a ciascuno di quella materia ragionare che più gli sarà a grado” (Pampinea)
2. “Sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla
sua speranza riuscito a lieto fine” (la buona fortuna)
3. “Si ragiona, sotto il reggimento di Neifile, di chi alcuna cosa molto desiderata con industria
acquistasse o la perduta recuperasse” (la sagacia con cui si riesce a riolvere una situazione
negativa)
4. “Sotto il reggimento di Filostrato, si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine”
5. “Sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che ad alcuno amante, dopo alcuni fieri
o sventurati accidenti, felicemente avvenisse”
6. “Sotto il reggimento d'Elissa, si ragiona di chi, con alcun leggiadro motto, tentato, si
riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno”
7. “Sotto il reggimento di Dioneo, si ragiona delle beffe le quali per amore o per salvamento di
loro le donne hanno già fatto a' lor mariti, senza essi essersene avveduti o no” (beffa delle
mogli verso i mariti)
8. “Sotto il reggimento di Lauretta, si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna ad
uomo o uomo a donna a l'uno uomo all'altro si fanno” (beffe reciproche)
9. “Sotto il reggimento d'Emila, si ragiona, ciascuno secondo che gli piace e di quello che più
gli aggrada”
10. “Sotto il reggimento di Panfilo, si ragiona di chi liberamente o vero magnificamente alcuna
cosa operasse intono a' fatti d'amore o d'altra cosa” (la virtù)
nel “Decameron” sono molto rare le novelle d'impianto del tutto favoloso, che si svolgono in un
tempo e in uno spazio imprecisati; è invece frequente l'ambientazione in una realtà storica
determinata e ben riconoscibile: può essere a volte un lontano passato (come nella novella di
Tancredi, principe di Salerno), ma più spesso al centro dell'attenzione è la realtà cittadina
contemporanea o del recente passato – Boccaccio dedica molta attenzione al mondo dei mercanti,
ignorato invece dalla precedente narrativa cavalleresca – Branca ha indicato nelle pagine del
“Decameron” una vera epopea dei mercanti, la celebrazione della loro intelligenza e intraprendenza
– però Boccaccio, pur celebrando l'intelligente industria di questo mondo, ne vede anche i limiti,
come la grettezza e l'avidità che possono condurre a gesti di estrema crudeltà – esemplare in questo
senso è la novella di Lisabetta da Messina – Boccaccio è invece propenso a celebrare i valori
dell'industria e dell'intraprendenza quando sono sorretti da altre virtù: la generosità, la magnanimità,
il gusto del bello – è il tema della cortesia, legato al vecchio mondo cavalleresco, che si affianca ed
intreccia al mondo dell'industria – anzi Boccaccio vagheggia la fusione fra questi due mondi e ne dà
un esempio mirabile nella figura di Cisti Fornaio – viceversa Boccaccio pensa che anche la vecchia
nobiltà feudale debba aprirsi ai nuovi valori cortesi – a tal proposito figura esemplare risulta
Federigo degli Alberighi – questa fusione di due ordini di valori appartenenti a due sistemi sociali
diversi e a due epoche differenti non è affatto il sogno utopico di un intellettuale, ma l'esperienza
storica vissuta direttamente dallo scrittore a Napoli prima e a Firenze poi – in questo mondo però
s'innesta anche il tema della fortuna che in Boccaccio smette di essere medievale, non più collegata
alla provvidenza divina, ma diviene un complesso accidentale di forze che può essere contrastato,
quando avverso, solo dall'intelligenza – l'industria in grado di contrapporsi alla capricciosità della
fortuna è una nuova virtù: emblema di questa nuova virtù è Andreuccio da Perugia che, dopo una
serie di circostanze sfortunate, riesce a cogliere l'occasione propizia grazie alla sua intelligenza –
l'ultima grande forza che anima l'universo del “Decameron” è l'amore che si presenta nelle più varie
forme – può essere fonte d'ingentilimento secondo i dettami cortesi, una fonte d'ispirazione per la
nobiltà del sentire o anche stimolare la parte più abbietta dell'uomo – Boccaccio declina tutte le
forme d'amore dal comico al tragico, dal licenzioso al sublime – alla varietà del reale rappresentato
nel “Decameron” corrisponde anche una pluralità di registri stilistici – una prima e fondamentale
distinzione è tra lingua del narratore e la lingua dei personaggi: la lingua del narratore è
caratterizzata da uno stile alto e sostenuto, costituito da periodi molto lunghi e sintatticamente
complessi – domina l'ipotassi e la disposizione gerarchica attorno alla frase principale – alla
complessità della sintassi si accompagna tutta una serie di procedimenti retorici che rimandano
intenzionalmente al modello del latino di Cicerone, Quintiliano e Tito Livio – questo periodare
costituito classicamente rispecchia una esigenza espressiva che si collega al nucleo della visione
boccacciana: infatti il periodo gerarchicamente costituito serva a dare un ordine rigoroso non solo
alla rappresentazione delle realtà, ma alla realtà stessa che designa – lo stile rispecchia la fiducia
nell'intelligenza propria del Boccaccio – la lingua dei personaggi invece possiede vari registri,
accanto al fiorentino illustre e letterario si possono trovare anche modi vernacolari e popolareschi,
termini tecnici, forestierismi – questa mobilità dello stile rispecchia il carattere del personaggio e
costituisce un elemento della sua definizione .

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