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La famiglia Malavoglia

Comprensione e analisi

1. Riassumi brevemente il contenuto del brano, avendo cura di individuare le sequenze


narrative da cui è composto.
2. Passa in rassegna i personaggi presentati ed indicane le principali caratteristiche.
3. In che cosa consiste “l'etica del pugno chiuso” espressa da Padron ‘Ntoni?
4. Di che cosa sono simbolo la casa del nespolo e la Provvidenza?
5. Individua i proverbi e chiariscine il significato.
6. La regressione è ottenuta anche attraverso il linguaggio dei gesti: individualo nel brano
proposto e spiegalo.
7. Individua la funzione del discorso indiretto.
8. Analizza le indicazioni temporali e spaziali, chiarendo se esse sono vaghe o precise e
spiegando perché.

Interpretazione
1. Per quali tramiti la grande storia entra di prepotenza nella piccola storia del paese di
Acitrezza? Inquadra il romanzo nel contesto storico.
2. A partire dal testo proposto delinea le principali caratteristiche del Verismo verchiano.

TEMA

Il brano “La famiglia Malavoglia” si può dividere in due distinte sequenze narrative. Il testo si apre
con la descrizione della famiglia, che vive ad Aci Trezza, un paesino di pescatori vicino a Catania. I
Toscano, chiamati Malavoglia, erano stati grandi lavoratori e possedevano principalmente la casa
del nespolo e la Provvidenza, ovvero la barca. La famiglia era composta da Padron 'Ntoni, il dito
grosso della mano, il figlio Bastianazzo, grande e obbediente; quest'ultimo era sposato con
Maruzza, chiamata la Longa, una brava moglie che gli aveva dato cinque figli. Il primo era 'Ntoni,
un bighellone di vent'anni; Luca, che secondo il nonno era più giudizioso del fratello maggiore,
Mena (Filomena), soprannominata "Sant'Agata" perché passava gran parte del tempo al telaio,
Alessi, un moccioso già temprato dal nonno e, infine Lia, la più piccola. Nella seconda sequenza del
brano, la vita familiare viene sconvolta quando il giovane 'Ntoni viene chiamato per la leva militare.
Dopo un inutile tentativo di corruzione delle autorità, da parte del nonno 'Ntoni, il ragazzo parte per
Napoli dalla stazione di Aci Castello: prima però saluta la madre affranta e la giovane Sara di
comare Tudda. Infine tornano verso casa e Padron ‘Ntoni consola la nuora con due centesimi di
acqua con il limone. Nel brano viene inserito un proverbio che rappresenta la filosofia di vita di
Padron ‘Ntoni, ovvero l’”etica del pugno chiuso” che esprime l’importanza della famiglia e della
fedeltà ai valori tradizionali, in quanto viene considerato l’unico rimedio contro le sventure, come si
può notare dall’espressione “Per menare il remo bisogna che le cinque dita s’aiutino l’un l’altro”.
Infatti la casa del nespolo e la barca (Provvidenza) rappresentano gli elementi che incarnano i valori
arcaici della famiglia e rientrano negli spazi sicuri. Nel testo sono riportati alcuni proverbi tra cui:
“Perché il motto degli antichi mai mentì”, “Senza pilota barca non cammina”, “Per far da papa
bisogna saper fare da sagrestano”, “Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai”,
“Contentati di quel che t’ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante”. Questi motti,
pronunciati da Padron ‘Ntoni, si riferiscono alla prosperità della famiglia Malavoglia che segue la
tradizionale “religione della famiglia”, dalla quale nessuno si allontana a causa della paura del
mondo esterno; in quanto coloro che “escono dal nido” d’origine sono soggetti a minacce dello
spazio sconosciuto. L’autore sceglie volutamente di inserire proverbi e sentenze, che sono modi di
dire tipici del parlato siciliano e sono caratterizzati da periodi ellittici e brevi. Verga nel brano
adotta la tecnica della regressione che si può riportare con l'espressione "che sono quelli che
possono aiutarci", in questo caso parla il narratore popolare in cui si immedesima anche Verga, che
interpreta i sentimenti e le idee degli abitanti di Aci Trezza. Inoltre l'autore si identifica anche nella
situazione in cui la partenza del figlio più grande 'Ntoni viene vista come uno strazio, che viene
sopportato in silenzio e con grande rassegnazione, dopo tutti gli sforzi attuati da Padron 'Ntoni per
evitare questa disgrazia. Inoltre Verga ricorre anche all'utilizzo del discorso indiretto libero con
l'espressione "gli aveva visti lei, con quegli occhi che dovevano mangiarseli i vermi", che dà
vivacità alla narrazione e sottolinea il punto di vista del popolo, in questo caso la comare Venera (la
Zuppidda) che aveva visto i due ragazzi parlarsi dal muro dell'orto. L'adozione del discorso indiretto
libero permette di riprodurre il parlato siciliano dei ceti bassi, così che la vicenda venga
rappresentata attraverso lo sguardo dei protagonisti con totale realismo. Il narratore adotta punti di
vista variabili nel brano, ad esempio Padron 'Ntoni, la comare Venere ma soprattutto gli abitanti del
paese che determinano un effetto di straniamento. All'inizio il brano è collocato in un tempo
indeterminato e fiabesco, scandito dal lavoro e dai motti di padron 'Ntoni; nella seconda parte del
brano tale tranquillità viene sconvolta dalla partenza di 'Ntoni, infatti Verga inserisce una data,
ovvero il 3 dicembre 1863, che segna l'inizio delle disavventure della famiglia Malavoglia. Alla fine
del brano Verga inserisce un vero e proprio simbolo della modernità, ovvero il treno che strappa il
giovane 'Ntoni dal luogo protetto di Aci Trezza e getta il ragazzo nello spazio minaccioso e ostile
della città di Napoli. La storia si può collocare in un importante periodo storico, ovvero quello
dell'Unità d'Italia. L'Italia è unita, ma mancano ancora le annessioni del Veneto, di Roma e del
Lazio che verranno rispettivamente inclusi nel 1866 con la Terza Guerra d'Indipendenza (per il
Veneto) e nel 1870 con la Breccia di Porta Pia (per Roma e Lazio). Proprio nel 1863 viene emanata
la legge Pica che affida i processi per brigantaggio ai tribunali militari, sottraendoli alla
giurisdizione ordinaria; ciò provoca una vera e propria guerra civile con migliaia di morti. Infatti in
questo periodo il brigantaggio è presente nel Mezzogiorno, in quanto uno dei suoi obiettivi è
proprio il favorevole ritorno dei Borbone sul trono di Napoli. Il Verismo si colloca in una epoca
storica in cui trionfa la borghesia industriale, in questi anni vengono fatte grandi scoperte
scientifiche, vengono inventate nuove macchine, come quella a vapore ed è presente un continuo
progresso della tecnica. E’ anche l'epoca in cui si sviluppa la “questione sociale”, in cui le masse dei
lavoratori prendono coscienza dei loro diritti e delle disuguaglianze sociali e cercano di lottare
contro il capitalismo. Il Verismo ed il Naturalismo sono molto due movimenti molto vicini ma
distinti fra loro. I principali punti in comune sono l'interesse per la realtà sociale dell'epoca dei ceti
meno abbienti, la concezione determinista ed il principio dell'impersonalità. I Veristi, rispetto ai
Naturalisti, inquadrano una società che riguarda il mondo rurale e marinaresco; inoltre i veristi non
hanno più speranze nel progresso, infatti vengono definiti "vinti dalla storia". Verga rifiuta
l'ottimismo positivista ed il progresso economico e sociale è visto come motore della storia umana
ma agisce negativamente sui più deboli, in quanto essi tentano di sfuggire al loro destino e si
scontrano con un peggioramento delle condizioni di vita. Infatti rispetta i principi del darwinismo
sociale e pone un accento sulla "lotta per la vita" e sulla sconfitta dei più deboli, ovvero "i vinti".
L'unico modo per difendersi è accettare la propria condizione rimanendo fedeli ai valori della
famiglia, questo elemento viene definito come "l'ideale dell'ostrica", quindi l'attaccamento
dell'individuo al proprio scoglio sul quale la fortuna l'ha lasciato cadere.

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