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compiti italiano/storia

ps. mi scuso per non essere presente in data corrente e so che non
ci crederà ma mi sono beccato un febbrone perché ieri mattina ho
preso una frescata in moto :/

Maggiolata
Giosuè Carducci:
Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l’usignol.

Schiamazzano i fanciulli
in terra, e in ciel li augelli:
le donne han ne i capelli
rose, ne gli occhi il sol.

Tra colli prati e monti


di fior tutto è una trama:
canta germoglia ed ama
l’acqua la terra il ciel.

E a me germoglia in cuore
di spine un bel boschetto;
tre vipere ho nel petto
e un gufo entro il cervel.

parafrasi:
Maggio risveglia il nido degli uccelli e risveglia i cuori umani; fa
crescere le ortiche, sbocciare i fiori, far cantare nuovamente gli
usignoli e risvegliare i serpenti dal letargo. I bambini gridavano felici,
gli uccelli nel cielo cantavano felici e le donne adornavano i capelli
con boccioli di rosa appena raccolti, e i loro volti belli e vivaci
sembravano pieni di sole. Nelle colline, nei prati e sulle montagne si
possono ammirare tappeti di fiori brillanti come ricami, ruscelli
gorgoglianti, terra e cielo che si alternano a germogliare e ad amare,
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perché la natura stessa risveglia l'amore, e questo amore non si limita
a toccare le persone, ma in mezzo di cose.
analisi:
la poesia è composta da 4 quartine e versi settenari con rime invertite
e tronche.
il significato di questa poesia, riassunto è:
la luce del sole di maggio inonda tutte le forme di vita da animali a
umani, da uccelli ad adulti che tutti insieme cantano i volano
riportando tutto ad uno stato quasi di “infanzia infinita” senza pero
dimenticare che la vita è dura come l’inverno e quindi in tutta la poesia
c’è questo velo di morte e disperazione proprio per il senso di limite,
umano e non.
di seguito le figure retoriche più ricorrenti
anastrofe, antitesi, allitterazione, similitudine, metafora e
personificazione
commento:
la poesia è stata scritta intorno nel 1861 e si trova nella raccolta di
poesie “levia gravia” ed esplora tutti le sfaccettature della vita e
dell’amore ma con una attenzione geniale anche agli aspetti brutti
della vita.
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tedio invernale
giosuè carducci:
Ma ci fu dunque un giorno
Su questa terra il sole?
Ci fur rose e vïole,
Luce, sorriso, ardor?

Ma ci fu dunque un giorno
La dolce giovinezza,
La gloria e la bellezza,
Fede, virtude, amor?

Ciò forse avvenne a i tempi


D’Omero e di Valmichi:

Ma quei son tempi antichi,


Il sole or non è piú.

E questa ov’io m’avvolgo


Nebbia di verno immondo
È il cenere d’un mondo
Che forse un giorno fu.

parafrasi:
Ma poi un giorno C'è un sole su questa terra? Ci sono rose e fiori viola,
Luce, sorriso, entusiasmo? Ma poi un giorno dolce giovinezza,gloria e
bellezza,Fede, virtù, amore? Forse è successo allora
Da Omero e Valmich: Ma è successo molto tempo fa
Il sole se n'è andato. Qui è dove mi avvolgo nebbia scura in inverno Queste
sono le ceneri del mondo Potrebbe diventare così un giorno.
analisi e commento:
il testo è formato da 3 quartine e 2 distici. il testo inizia parlando del
passatoe preannuncia la delusione con il paragone passato-presente e con
il pessimismo del pronostico dell’apocalisse, ed anceh il rimando al sole,
emblematico, a seguito le principali figure retoriche:anafora, metafora,
similitudine le quali contibuiscono a creare un atmosfera malinconica e
riflessiva nella poesia, tra il passato glorioso e il presente
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d’estate
Giovanni Pascoli:

Le cavallette sole
sorridono in mezzo alla gramigna gialla;
i moscerini danzano nel sole
trema uno stelo sotto una farfalla.

parafrasi:
Solo le cavallette
sorridevano in mezzo all'erba gialla;
I moscerini danzano alla luce del sole
Un fiore trema sotto una farfalla.

analisi e commento:
la poesia si compone di 4 versi liberi in 1 quartina, è contenuta in myricae e
l’intera poesia gira intorno alla bellezza e armonia della natura che, in
maniera quasi provvidenziale, fa funzionare tutto perfettamente, ed ancora
una volta pascoli ritorna al tema a lui caro della campagna, a seguire
alcune figure retoriche: personificazione, similitudine e sinestesia.
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il tuono
Giovanni pascoli

E nella notte nera come il nulla,


a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.

parafrasi:

E nella notte nera come la pece,


All'improvviso, con il fragore della scogliera
Sul ripido pendio dove la montagna crollò, tuonò all'improvviso:
Ruggiti, echi intermittenti, oscurità ondulante,
tacque, poi echeggiò come la marea ritirata delle onde che si infrangono
sugli scogli,
Poi è scomparso. Poi ho sentito cantare
I movimenti della mamma e i movimenti della culla.
analisi e commento

la poesia si concentra sulla figura del tuono e del fragore subito dopo il
colpo di frusta dato che viene poi mitigato in sicurezza e conforto con la
ninna nanna della mamma, e la metrica (7 versi liberi) suggerisce lo stesso

grazie alle figure retoriche(princ. onomatopee, allitterazioni, similitudini,


sinestesie e anticlimax) che indicano una prima metà veloce ed una
seconda piu lenta
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forse un mattino

Eugenio Montale

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,


arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
Alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
Tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

parafrase:
Forse una mattina, camminando fuori, Dai, quando torno vedrò accadere la
magia: Il vuoto dietro di me Il vuoto dietro di me Da parte mia, con paura da
ubriaco. Quindi, come fronte, si accamparono immediatamente Le colline
ricoperte di alberi sono un inganno comune. Ma è troppo tardi, andrò piano
tra quelli che non tornano indietro, il mio segreto.

analisi e commento:
la poesia, in prosa, si concentra sul concetto di sterilità, aiutato da “aria di
vetro” e “il vuoto” e di come questi possano essere dentro il poeta dopo
aver visto la crudeltà della realtà, come ogni poesia di montale questa si
concentra su un concetto molto più profondo come anche il termine
ubriaco per rimarcare il non essere in sé, una mente deviata.
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Riassunto capitolo 13
Nell'età altomedievale, si sviluppò il sistema sociale ed economico delle
curtis nelle campagne, controllato da potenti signori. La curtis era una
vasta tenuta agricola suddivisa in due parti: la pars dominica, con la dimora
del signore, le case dei servi, campi coltivati, magazzini e altri edifici
essenziali, e la pars massaricia, con le abitazioni dei contadini e i loro
appezzamenti di terra, concessi dal signore, che potevano essere liberi o
servi.

I servi prebendari erano sotto il controllo diretto del signore, che in cambio
di servizi forniva loro cibo e alloggio. I servi casati erano contadini non
liberi, legati a vita al terreno assegnato loro dal signore, noti come servi
della gleba. I contadini liberi, chiamati massari, dovevano pagare un canone
d'affitto in natura o, più raramente, in denaro, per la terra che coltivavano,
oltre a prestare lavoro gratuito, chiamato corvées.

Ogni curtis era autosufficiente, producendo alimenti e strumenti necessari.


Il baratto era comune, con scambi di beni senza moneta. Nonostante la
produzione interna soddisfacesse le necessità di base, gli scambi
commerciali con l'esterno persistevano.

La società altomedievale era caratterizzata dall'immobilità sociale. La


nobiltà, basata sul possesso di terre, dominava, inclusi membri dell'alto
clero. I contadini liberi erano numerosi, mentre i piccoli proprietari terrieri
erano una minoranza. I cavalieri, spesso figli cadetti di nobili, iniziarono
come truppe d'élite ma poi si unirono in gruppi che saccheggiavano. La
Chiesa cercò di porre fine a questo comportamento, conferendo ai cavalieri
il ruolo di difensori della cristianità e dei più deboli.

La schiavitù diminuì, sostituita dallo status del servo, dipendente ma con


una vita migliore. I servi potevano sposarsi e accumulare il denaro per il
riscatto.

Il feudalesimo emerse tra il IX e il XIII secolo, con una forte nobiltà terriera,
predominanza rurale e frammentazione politica. I grandi feudatari
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ereditarono terre e cariche, rinforzando il potere locale e legittimando
l'autonomia rispetto al sovrano.

Le signorie feudali avevano potere politico completo, prendendo il posto del


sovrano, con tassazione, giustizia, leva militare e difesa delle popolazioni
grazie a fortificazioni.

Riassunto capitolo 14
Nel periodo storico analizzato, i Saraceni erano pirati musulmani che
saccheggiavano le coste dell'Europa meridionale, concentrando i loro
attacchi in Italia e nella Francia meridionale. Hanno creato insediamenti
permanenti solo in Sicilia. Gli Ungari, popolazione seminomade, hanno
compiuto incursioni in Germania, Italia settentrionale e Francia, ottenendo
successi militari ma venendo sconfitti da Ottone I nella battaglia di
Lechfeld nel 955. I "uomini del Nord", inclusi vichinghi, normanni e vareghi,
erano navigatori abili che si sono spinti in varie direzioni in Europa e nelle
isole del nord. I normanni hanno ottenuto autorità sulla Normandia e hanno
conquistato l'Inghilterra e l'Italia meridionale.

Le dinastie emergenti in Europa erano i Capetingi in Francia e gli Ottoni in


Germania. Dopo la deposizione di Carlo il Grosso, l'Impero carolingio si è
frammentato in regni autonomi. In Francia, i Capetingi hanno esteso il loro
dominio e hanno influenzato la Borgogna. L'Italia settentrionale era contesa
tra signori locali, mentre il centro-meridionale era controllato dallo Stato
della Chiesa, dai ducati longobardi, dai territori bizantini e dai Saraceni.

In Germania, cinque ducati indipendenti si sono formati, con Enrico di


Sassonia come re di Germania dal 919. Ottone I ha consolidato il potere
monarchico, conquistato l'Italia e ottenuto il sostegno del clero. Ha creato il
Sacro Romano Impero Germanico nel 962. L'imperatore influenzava la
Chiesa e il suo clero si è corrotto.

L'impero ha subito difficoltà sotto Ottone II e Ottone III, il cui tentativo di


rilanciare l'impero ha causato ostilità tra nobili tedeschi e aristocrazia
romana. La Chiesa è stata influenzata dall'imperatore, ma gli ordini
monastici, come Cluny, hanno proposto una riforma spirituale nella Chiesa.
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Scheda di analisi di un libro


Titolo: Ciò che inferno non è

Autore: Alessandro d’Avenia

Casa editrice e anno di produzione: Mondadori, 2014

Protagonisti: Federico, padre Pino Puglisi

Genere: narrativa

L’autore

Alessandro D'Avenia, nato a Palermo il 2 maggio 1977, è un famoso


scrittore e insegnante di lettere. Fin da piccolo subisce l'influenza della
figura di don Pino Puglisi, conosciuto mentre frequentava il liceo classico
Vittorio Emanuele II di Palermo. Ha partecipato attivamente al Colloquio
Fiorentino ed è attualmente docente di Lettere all'Accademia di San Carlo
di Milano.
La sua carriera di scrittore iniziò contemporaneamente a quella di
insegnante. Nel 2010 ha pubblicato il suo libro d'esordio, Bianco come il
latte, Rosso come il sangue, che è diventato un enorme successo
internazionale, vendendo oltre 1 milione di copie ed essendo tradotto in 22
lingue. Davinia continua a scrivere romanzi di successo, tra cui il suo terzo
libro, What Hell Is Not, tradotto in 3 lingue nel 2014, e il suo quarto libro,
L'arte della vulnerabilità. Anche Come Leopardi ti salva la vita nel 2016 è
diventato un dramma.

La trama

La storia ruota attorno al diciassettenne Federico, studente del liceo


classico di Palermo, e al suo professore, padre Pino Puglisi. Gli eventi si
svolgono nel povero quartiere di Brancaccio, che non è esplicitamente
menzionato nel titolo. L'autore, infatti, loda il coraggio di resistere alla mafia
e le difficili condizioni che i personaggi sono stati costretti ad affrontare.
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Federico scopre questo sconvolgente quartiere della sua città che non
aveva mai creduto esistesse. Questo è un posto per bambini che non
hanno una vera casa, né amore, né sogni, e crescono sotto i comandamenti
dell'inferno. Don Pino rappresenta un'ancora di salvezza lontano dalla
corruzione della strada e dalla mafia. Il romanzo si conclude con l'uccisione
da parte della mafia del primo martire della Chiesa, ma senza versare una
lacrima perché ha dimostrato amore incondizionato per il prossimo,
salvando bambini dalla strada, dal sangue e dalla corruzione. I fatti
dichiarati sono basati su storie vere

Tecniche narrative

Il romanzo segue la fabula, ovvero la successione logico-cronologica degli


eventi, infatti esso non presenta analessi o prolessi, e possiamo trovare nel
racconto numerose ellissi, infatti spesso il tempo della storia è maggiore a
quello del racconto
Le vicende si svolgono durante l’estate del 1993, precisamente dall’ultimo
giorno di scuola del protagonista fino al 15 settembre dello stesso anno.

Personaggi

Federico: È un ragazzo di diciassette anni che frequenta il liceo classico di


Palermo; proviene da una famiglia benestante e si ritrova ad esplorare il
quartiere di Brancaccio. Federico non viene mai descritto direttamente, a
favore di una caratterizzazione psicologica e interiore. È alla ricerca della
sua identità e sta attraversando un periodo difficile, sempre alla ricerca di
punti di riferimento (il fratello Manfredi, padre Pino Puglisi e Lucia).

Padre Pino Puglisi: Sacerdote della comunità di Brancaccio; altruista e


benevolo, ma anche pragmatico e deciso, ha dedicato la sua vita
all'allontanamento dei bambini dalla strada, al degrado dei loro quartieri e
al salvataggio della mafia dalla corruzione. La fragilità fisica di Padre Pino
contrasta nettamente con la sua anima forte.

Lucia: una ragazza del quartiere Brancaccio, determinata e coraggiosa;


nonostante suo padre fosse un uomo ricattato dalla mafia, è orgogliosa
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delle sue origini. Lucia riuscirà a colpire Federico al loro primo incontro (i
due si fidanzeranno).

I figli di Brancaccio: sono loro le vere vittime. I bambini con identità multiple
si sono abituati alla violenza e sono esposti ad essa nonostante il
deterioramento delle circostanze in cui vivono. Grazie all'intervento di Padre
Pino alcune persone potranno cambiare la propria vita e rifiutare la
violenza.

Mafia: L'avversario che rappresenta di fatto una società in cui il rispetto e


l'importanza dipendono dal potere e dal controllo sui più deboli.

Manfredi e la Famiglia di Federico: La ricca famiglia di Federico offrì molte


opportunità al ragazzo che amava soggiornare a Brancaccio. Manfredi fu
paziente e disponibile con il fratello e sarebbe diventato un punto di
riferimento per Federico.

Linguaggio

Ci sono due narratori all’interno della storia: uno è Federico (narratore


interno). che espone i fatti in prima persona e narra in maniera soggettivae
mirata. L’altro narratore è esterno, nascosto ed onniscienteed espone i fatti
in maniera vaga. Infatti non appare all’interno della storia e narra in terza
persona in maniera oggettiva, la sua focalizzazione è zero.
L’ambiente è alternato tra spazi aperti e chiusi

Messaggio e temi della storia

Il romanzo tocca numerosi temi come l'emarginazione sociale, i pregiudizi


contro la comunità di Brancaccio, il controllo e il silenzio della mafia e la
mancanza di agency. Il messaggio principale è il coraggio; non stare fermo
e far finta che non stia succedendo nulla, ma agisci e abbi il coraggio di
realizzare i tuoi sogni. Un altro punto degno di nota riguarda gli eroi, spesso
crediamo che siano persone straordinarie, talmente soprannaturali da
essere quasi impossibili da vedere. Ma questo libro ci dice esattamente il
contrario: gli eroi sono persone come noi, senza caratteristiche
particolarmente riconoscibili, ma con privilegi di cui non tutti godono, che
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acquisiscono nel tempo: aprire gli occhi, perché spesso tendiamo a
ignorare la realtà, anche se chiaramente si manifesta.

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