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G. B.

PALUMBO EDITORE INSIEME PER LA SCUOLA

Lezione 2 - Analizzare un testo in versi


 
Durante lo scorso anno hai sicuramente tradotto e analizzato, con la guida dell’insegnante, molti
testi di prosatori e soprattutto di poeti dell’età augustea, da Virgilio a Orazio. In qualche caso ti sarà
forse capitato di essere chiamato ad analizzare a tua volta brani poetici, corredati di traduzione, dal
punto di vista grammaticale, stilistico e tematico, mettendo in gioco le tue competenze, che è bene
riprendere in vista del nuovo anno che ti aspetta.
A questo scopo scegliamo una lirica di Orazio (Odi II, 3), corredata da una traduzione che per neces-
sità espressiva non risulta sempre letterale. Il componimento è un consiglio di vita rivolto all’amico
Dellio.

Aequam memento rebus in arduis Ricorda di serbare la mente serena


servare mentem, non secus in bonis nei giorni difficili e di tenerla lontana
ab insolenti temperatam nella fortuna, da una gioia smodata:
laetitia, moriture Delli, perché anche tu devi morire, Dellio,

5 seu maestus omni tempore vixeris sia che tu abbia trascorso il tuo tempo
seu te in remoto gramine per dies in tristezza, sia che nei giorni di festa,
festos reclinatum bearis1 disteso in un giardino remoto, abbia
interiore notā Falerni.2 gustato un Falerno di antica etichetta.

Quo pinus ingens albaque populus Perché l’alto pino e il candido pioppo
10 umbram hospitalem consociare amant amano unire i loro rami in un’unica
ramis? Quid obliquo laborat ombra ospitale? A che scopo l’acqua
lympha fugax trepidare rivo? veloce si affanna a balzare sui ruscelli

Huc vina et unguenta et nimium brevis tortuosi? Fa’ portare vini e unguenti
flores amoenae ferre iube rosae, e i brevi fiori della rosa leggiadra:
15 dum res et aetas et Sororum finché le vicende, l’età e le nere fila
fila trium3 patiuntur atra. delle Parche lo consentono ancora.

Cedes4 coemptis saltibus et domo Lascerai le terre che hai acquistato


villaque, flavus quam Tiberis lavit, e la casa, e la villa lambita dal Tevere
cedes, et exstructis in altum5 giallo; un erede prenderà le ricchezze
20 divitiis potietur heres. che hai accumulato. Che tu sia ricco,

Divesne prisco natus ab Inacho6 nato dal vecchio Inaco, o che tu stia
nil interest an pauper et infima sotto il cielo, povero figlio di gente
de gente sub divo moreris, infima, non ha nessuna importanza:
victima nil miserantis Orci;7 anche tu cadrai sotto l’Orco spietato.

25 omnes eodem cogimur, omnium Tutti siamo spinti in un unico luogo,


versatur urna serius ocius rapida gira la nostra sorte nell’urna
sors exitura et nos in aeternum e prima poi uscirà: ci manderà
exilium impositura cumbae.8 sulla piccola barca, nell’eterno esilio.
[traduzione di I. Donatello]

1.  bearis: forma contratta per il futuro anteriore beaveris.


2. interiore notā Falerni: il verbo deponente beor regge per enallage l’ablativo interiore notā, che significa letteralmente «etichet-
ta più nascosta», a indicare la bottiglia di vino Falerno riposta più addentro nella cella e quindi più antica e migliore.
3. Sororum… trium: si tratta delle Parche, tre sorelle mitologiche che tessono, intrecciano e tagliano il filo della vita degli esseri
umani e sono quindi simbolo del destino.
4.  Cedes: il verbo cedo («mi allontano») regge l’ablativo.
5.  in altum: l’espressione equivale a «fino alle stelle».
6.  ab Inacho: Inaco fu il primo mitico re di Argo, a indicare un’ascendenza nobiliare remotissima.
7.  Orci: l’Orco è l’oltretomba.
8.  cumbae: si tratta della «barca» di Caronte, che traghetta i defunti nell’aldilà.
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La comprensione del significato letterale: traduzioni a confronto


Di fronte a un testo poetico complesso, la prima operazione consisterà nel comprenderne appieno
il senso.
Innanzitutto leggi con attenzione il testo italiano, cogliendone il significato; poi confronta la tradu-
zione con il testo latino, aiutandoti con le note per coglierne l’aderenza e la corrispondenza rispetto
all’originale.
In questa operazione, devi tener presente che, in poesia, le esigenze del metro (in questo caso la
strofe alcaica) e le scelte espressive dell’autore fanno sì che la disposizione dei termini nel verso
sia caratterizzata da frequenti inversioni e iperbati, per cui è fondamentale ‘ricostruire’ la struttura
della frase, guidati dalla traduzione.
Puoi così comprendere che la costruzione della prima strofa è: memento servare mentem aequam in
rebus arduis, non secus (mentem) temperatam ab insolenti laetitia in bonis (rebus), moriture Delli. In
questo caso la traduzione corrisponde alla struttura morfosintattica latina, tranne che nel verso finale,
nel quale il vocativo moriture Delli («o Dellio destinato a morire») viene restituito con una subordinata
causale («perché anche tu devi morire, Dellio»), per rendere più chiaro ed espressivo il concetto.
Nella seconda strofa l’operazione è più complessa, sia per la forma bearis sia per l’enallage interiore
notā, ma in questo caso le annotazioni forniscono un aiuto. La traduzione letterale dei vv. 7-8 sarà quindi:
«sia che tu ti sia rallegrato, sdraiato in un prato solitario, con la bottiglia più vecchia del Falerno». Oppor-
tunamente, il traduttore ha reso diversamente per ottenere una maggiore scorrevolezza del testo.

Ora puoi continuare strofa per strofa in questa operazione di costruzione e confronto con la
traduzione d’autore. Via via, individua i punti in cui questa è libera e prova a renderla in modo
letterale, con l’aiuto delle note.

La relazione con la poetica dell’autore


Una volta compiuta questa operazione – oggettivamente non priva di difficoltà – potremo tornare
a esaminare i nuclei tematici del testo, riportandoli alle tematiche oraziane a noi già note, tra cui il
motivo dell’aurea mediocritas e del carpe diem.
Il primo concetto che emerge dalla lirica è appunto l’invito rivolto a Dellio a mantenere una saggia
medietas interiore, evitando di esaltarsi nei momenti felici e di abbattersi nelle difficoltà. Alla terza e
quarta strofa, introdotta dall’immagine epicurea del prato isolato, subentra la riflessione sulle gioie
semplici della vita: la natura, i fiori e il buon vino.

A quale tematica, apparentemente contrastante con questo quadro gioioso, sono dedicate
le ultime tre strofe? La contraddizione è reale o solo apparente?

L’analisi stilistica
Altrettanto importante è analizzare l’ode dal punto di vista stilistico, osservando gli artifici retorici e
formali utilizzati da Orazio per meglio esprimere questi concetti.
Particolarmente ricorrenti sono le figure dell’ordine, che evidenziano come il poeta abbia disposto
accuratamente le parole nel testo per sottolineare alcuni termini-chiave. Non a caso l’aggettivo
Aequam, collegato in iperbato ed enjambement a mentem, è collocato in posizione incipitaria, men-
tre il verso è chiuso dall’aggettivo bonis, in antitesi rispetto a arduis che chiude il verso seguente.
Il polisindeto con anafora di seu ai vv. 5-6, unito all’omeoteleuto dei verbi (vixeris… rearis) sottolinea
nella seconda strofa come sia impossibile sfuggire alla morte, sia per chi è malinconico (maestus)
sia nella felicità (per dies / festos, con variatio e enjanbement).

Continua tu a osservare altri costrutti sintattici e figure retoriche, anche di suono, presenti
nel testo, descrivendole e non dimenticando di chiarirne la funzione e lo scopo in relazione
al contesto e alla situazione comunicativa.

Trattandosi di un testo in versi, sarebbe opportuno analizzare anche il ritmo particolare ottenuto attra-
verso il ricorso alla strofe alcaica, uno dei numerosi metri che Orazio deriva dalla lirica greca arcaica.
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Può essere utile osservare, oltre agli enjambements, in che modo il traduttore abbia reso gli aspetti fonici
e ritmici, se abbia mantenuto la divisione in strofe e le inarcature del verso. In questo caso la traduzione
è in quartine, ma molte versioni delle Odi oraziane non rispettano la suddivisione originaria dei versi,
creando così una musicalità magari suggestiva ma molto differente da quella del testo originale.
Come vedi, nell’analizzare un brano d’autore – e soprattutto di un poeta – è necessario fare rife-
rimento a una serie di conoscenze e competenze varie e complesse: la conoscenza della lingua,
della retorica e del lessico, oltre che la capacità di analisi contenutistica e la relazione con altri testi.
Al termine del tuo lavoro, tuttavia, la comprensione del brano sarà più completa e ricca.

LAVORA SUL TESTO


Analizza il seguente brano, tratto dal quarto libro delle Georgiche di Virgilio (IV, 153-169), che tratta
della vita delle api, e rispondi in sintesi alle domande.
Solae communes natos, consortia tecta
urbis habent magnisque agitant sub legibus aevum,
155 et patriam solae et certos novere1 penates,2
venturaeque hiemis memores aestate laborem
experiuntur et in medium quaesita reponunt.
Namque aliae victu invigilant et foedere pacto
exercentur agris; pars intra saepta domorum
160 Narcissi3 lacrimam et lentum de cortice gluten
prima favis ponunt fundamina, deinde tenaces
suspendunt ceras: aliae spem gentis adultos
educunt fetus, aliae purissima mella
stipant et liquido distendunt nectare cellas.
165 Sunt quibus ad portas cecidit custodia sorti,
inque vicem speculantur aquas et nubila caeli
aut onera accipiunt venientum4 aut agmine facto
ignavum fucos pecus a praesepibus arcent.
Fervet opus, redolentque thymo fragrantia mella.
1.  novere: = noverunt.
2.  penates: sono gli dèi domestici e indicano per metonimia la casa.
3.  Narcissi: secondo il mito, il fiore del Narciso deriva dalla metamorfosi di un fanciullo.
4.  venientum: = venientium.

Sole hanno i figli in comune, case congiunte


a formare una città; vivono sotto leggi magnanime,
e sole riconoscono una patria e sicuri Penati;
pensose dell’inverso che incombe, faticano d’estate
e mettono in comune il frutto della loro ricerca.
Infatti alcune sono preposte al vitto, e secondo un patto,
faticano nei campi; parte, nel chiuso della dimora,
pongono a primo fondamento dei favi stille di narciso
e vischiosa resina di corteccia; poi vi sovrappongono
cera tenace; altre conducono fuori i figli cresciuti,
speranza della stirpe; altre stipano purissimo
miele, e colmano le celle di limpido nettare.
Ad alcune toccò in sorte la vigilanza davanti alle porte,
e a vicenda scrutano le acque e le nubi del cielo,
o ricevono il carico delle venienti, o strette in schiera,
ricacciano dalle mangiatoie i fuchi, ignavo armento;
ferze il lavoro, olezza di timo il dolce miele.
[traduzione di L. Canali]
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Comprendo il significato
1 Confronta la traduzione con il testo latino. In particolare, fornisci una traduzione letterale dei
seguenti passaggi:
– in medium quaesita reponunt (v. 157)
– foedere pacto (v. 158)
– intra saepta domorum (v. 159)
– Sunt quibus ad portas cecidit custodia sorti (v. 165)
– agmine facto (v. 167)
2 Quali particolarità distinguono le api dagli altri animali, secondo Virgilio?
3 Indica le occupazioni cui sono intenti i diversi gruppi di api.
4 Che cosa sono i fuchi? Perché vengono definiti «ignavo armento»?

Analizzo la lingua
5 Al v. 156 quale forma verbale è venturae e a quale termine è congiunta?
6 Al v. 157 in quale caso è e quale funzione ha il participio quaesita?
7 Al v. 165 da quale verbo deriva il perfetto cecidit? Indicane il paradigma.

Analizzo lo stile
8 Ai vv. 153-155, che funziona ha la ripetizione di solae, riferito a un sottinteso apes?
9 Ai vv. 158-164, i diversi gruppi di api sono indicati con aliae… pars… aliae… aliae. Quali figure re-
toriche si alternano?
10 Osserva il lessico usato per indicare il mondo e l’attività delle api: quali termini contribuiscono a
umanizzare i piccoli animali? Quali espressioni rimandano in particolare al lessico militare e per
quale motivo?

Rifletto e confronto
11 Virgilio si sofferma, nel finale delle Georgiche, sul mondo ordinato e operoso delle api, che in un
passo chiama parvi Quirites, ossia «piccoli Romani». Quali loro qualità, secondo i dettami della
propaganda augustea, il poeta intende sottolineare come modello per la società umana?

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