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14/10/Cannavacciuolo

“La esclava se volvía al paisaje de colores diluidos en azules que la distancia iba diluyendo a la vez. Los
árboles tejían a los lados del camino una caprichosa decoración de güipil”
(Miguel Ángel Asturias, “Leyenda de la Tatuana”, Leyendas de Guatemala, 1930).
“La schiava guardava il paesaggio dai colori sfumati in azzurro; ancora più diluiti dalla distanza ai lati del
sentiero, gli alberi tessevano una capricciosa decorazione di huipil”
Eravamo rimasti all’interno delle perdite.
La scrittrice argentina, racconti per adolescenti in cui affronta questo tema letteratura giovanile in cui si
affronta questo tema doloroso.
1930perdita parziale
Guipil: camicia, tunica indossata dalle donne indigene maya. Costituita da una tela molto colorata che
stessa donne intrecciavano. Ad ogni disegno corrispondeva una storia. In questo tessere fili colorati era
anche un modo di mantenere la storia del popolo.
La traduzione in italiano funziona, tuttavia huipil che cos’è? Tuttavia… si propone di mettere una nota
dove si spiega l’importanza culturale e simbolica del guipil. Perché non era un capo di abbigliamento. Era
un disegno fatto per richiamare una storia.
Qual è una delle scelte di traduzione che fa il traduttore?
Sceglie di tradurre diluyendo…diluitiusa adj sfumato e poi diluito. Non mantiene la stessa parola. Sceglie
un sinonimo. Implica la perdita (perdita parziale) di sonorità perché si perde la musicalità del linguaggio.
Però in italiano viene arricchito. Si guadagna una prosa più ricca.
Che cosa vuol dire perdere la musicalità del linguaggio? perdere una traccia dell’oralità della legenda.
Questa leyenda sono racconti orali che l’autore ha raccolto e ha riscritto. Riscrivendoli in alcuni punti viene
mantenuta o ricreata l’oralità originaria di questi racconti. Una musicalità che ci rimanda all’oralità
originaria del racconto. Ne perdiamo in musicalità, e un po’ profondità di perdita culturale, ma
guadagniamo una prosa più ricca.
Se una traduzione adeguata non è possibile ci sono casi in cui l’autore autorizza il traduttore a saltare la
parola o la frase, se ci si rende conto che nell’economia generale dell’opera, la perdita è irrilevante.
Che cosa vuol dire economia generale dell’opera? Se ho un passaggio di un romanzo dove vi è
un’accumulazione di termini: un elenco di termini, aggettivi, anche se per esempio qualche termine non
viene tradotto, all’interno dell’elenco questa perdita non pesa. Però quando si può, si deve chiedere
all’autore. Il dialogo con l’autore può aiutare la traduzione.
Una lista di aggettiviNome della rosapassaggio di un lungo elenco piante in latinoEconon è una
perdita che incide sull’economia dell’opera. È solo un elenco (elemento di contorno), non un episodio
centrale del romanzoperdita non ha nessuna interferenzail peso non è così fondamentale.
“Todas las partes de la casa están muchas veces, cualquier lugar es otro. […] son catorce (son infinitos)
los pesebres, abrevaderos, patios, aljibes. La casa es del tamaño del mundo; mejor dicho, es el mundo.
Sin embargo, a fuerza de fatigar patios con un aljibe y polvorientas galerías de piedra gris he alcanzado la
calle y he visto el templo de as Hachas y el mar. Eso no lo entendí hasta que una visión de la noche me
revelo que también son catorce (son infinitos) los mares y los templos”.

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“Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. […] son infinite le stalle, le
fontane, i cortili, le cisterne. La casa è grande come il mondo. Tuttavia, a forza di percorrere cortili con
una cisterna e polverosi corridoi di pietra grigia, raggiunsi la strada e vidi il tempio delle Fiaccole e il mare.
Non compresi, finché una visione notturna mi rivelò che anche i mari e i templi sono infiniti”.
(Jorge Luis Borges, “La casa de Asterión” El Aleph 1949)
Casa de AsterionBorges.
chi è Asterione? il minotauro, è il nome che Ovidio da al minotauro nelle Metamorfosi.
La casa de Asterion è il labirinto. Il racconto è in prima persona. Chi parla?
È un racconto in prima persona: omodiegeticoil protagonista è il minotauro.
Il minotauro è il frutto dell’amore extra coniugale, o della passione di Pasifa. Essere ibrido dall’unione
ibrida. Era un labirinto creato da Dedalo. Architetto, ha creato questo labirinto perfetto dal quale era
possibile entrare ma non uscire.
Tutte le versioni del mito classiche, il minotauro era un mostro che esigeva un sacrificio periodico: 7
fanciulle e 7 fanciulli.
le parole evidenziateproblemi di traduzionenel giro di poche righe l’autore ripete questo numero 14 e
inserisce tra parentesi infinito. Perché? È un passaggio importante.
Borges era un grandissimo conoscitore della cabalacatorce è il doppio di sette. Numero divino, perfetto.
Numero divina. Rappresenta la perfezione divina.
Se sette rimanda alla perfezione divina, la divinità si identifica con un qualcosa di infinito, è un’entità
infinita.
L’autore mette sullo stesso piano con il concetto per evidenziare la divinitàper sottolineare la radice
divina.
Asterioneè il frutto di PasiFa, figlia della Lunaorigine divina
Asterionemostro che ha un aspetto divino: creato da un toro bianco da Poseidone.
Nome chiave: colui che viene dalle stelle.
La sua casa ha 14 gallerie, questo numero ritorna perché richiama la sua stessa origine divina. Del
personaggio che la abita.
La casa è un corrispettivo materiale fisico del personaggio che la abita.
Che cosa fa il traduttore? Omette totalmente il numero 14 e lascia solamente l’aggettivo infinito perdita
della filosofia dell’autore, in cui un numero finito 14, in realtà viene concepito attraverso il filtro della
cabala e 14 rimanda a una dimensione esoterica, simbolica importante e quindi divina.
È vero che rende il testo comprensibile al lettore, però siamo amputando il testo di un elemento molto
importante per l’autore.
Altra omissionela casa è grande come il mondola casa è grande come il mondo, è il mondoriassunto
concettuale. Stiamo amputando il testo di un aspetto importante del significato. Asterione aggiunge è il
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mondo. Due ragioni: Asterione non poteva uscire dal labirinto, e non sapeva cosa c’era fuori. La sua casa
diventa il mondo. Il mondo si identifica con la sua casa
Livello concettuale referenziale interno al testo.
Ma abbiamo un secondo livello di significazione che perdiamo in questa traduzione. Il labirinto che cos’è? Il
labirinto è una struttura geometrica perfetto in cui si entra e da cui non si esce. Il labirinto è infinito. Si gira
in esso infinite volte senza trovare l’uscita.
Ecco perché è il mondo
è il mondo richiama che per chi entra, nonostante sia infinita, diventa finito. Anche il labirinto contribuisce
nel testo a disegnare quest’isotopia dell’infinito.
Per Borges la sostanza infinita della realtà era un’ossessione. La sua lettura della realtà mirava anche a
trovare le tracce dell’infinito nella realtà. Ecco perché studia la cabala.
Guadagniamo nella lettura però abbiamo perso un senso importante. Come un numero finito rimandi a
una dimensione infinita della realtà.
Non è grande come il mondo. Non è così perché per Asterione era il mondo. Togliere un numero
importante è un’amputazione importante.
Moneta per Borges è un simbolo dell’infinito=testa e croce. Opposizione irrisolvibile.
Per Borges il Dialogo tra il numero e l’infinito è la base del pensiero di Borges. È ossessionato
dall’irraggiungibilità.
Risposta a A: La traduzione ci dice dell’interpretazione del traduttore.
Ogni traduzione LETTERARIA implica delle perdite perché nessuna lingua compre lo stesso campo di
significato.
Il punto sta nel limitare le perdite e la corretta interpretazione del testo. Per limitare le perdite il traduttore
deve interpretare il testo nel modo più corretto nella corretta interpretazione del testo. Più equilibrato in
modo tale da bilanciare le varie perdite.
Abbiamo parlato delle perdite perché siamo a Negoziazione, che implica sempre delle perdite.
ciò che rende una traduzione migliore delle altre è il peso specifico della perdita.
Dobbiamo valutare il peso della perdita, da minima a massimo. La perdita specifica è rilevante. Bisogna
ragionare sul peso delle perdite a livello di significato del testo. Non quante perdite ma quali! È
fondamentale interpretare in modo preciso.

A volte le perdite possono essere compensate. Se si dice di più è perché si ritiene di dover sottolineare
un’opposizione concettuale, strategica per l’andamento del discorso. Tuttavia, non bisogna aiutare troppo
il testo sostituendosi all’autore.
Il traduttore si muove tra la traduzione e la tentazione di riscrivere il racconto. Di migliorare il testo. Deve
tenere in equilibrio queste due cose.

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<<El almuerzo (con el caldo servido en bols de metal reluciente, como en los ya remotos veraneos de la
niñez) fue otro goce tranquilo y agradecido>>
<<Il pranzo (con il brodo servito in tazze di metallo luccicante, come nelle villeggiature ormai remote
dell’infanzia) fu un altro momento di piacere tranquillo e riconoscente>>
Il traduttore sceglie di tradurre goce come momento di piacere. Invece di tradurlo letterario: piacere
tranquillo e riconoscente.
Si avrebbe Remotos veraneosvacanze lontane/passate vacanze. Però sceglie villeggiature, termine in
disuso. Lo ha fatto per essere vicino al testo fonte.

<<Yo huía de las salas de la gran escalera, del comedor servido con oro en la dulcera, del mueble, de los
cuadros, de orgullosas presencias […]>>
<<Io fuggivo dalle stanze, dalla grande scala, dalla severa sala da pranzo con oro nella coppa, dal mobile,
dai quadri, da fiere presenze […]>>
(Silvina Ocampo, <<La casa natal>>, Poesia completa II, 2003)
Dulcera= recipiente donde se sirve el dulce de almíbar
Non è una coppa qualsiasi.
Almibar= frutta sciroppata
Coppa? Confettiera? perdita di significato minima.
Sceglie un termine generico per tradurre un termine specifico. Se lo avesse tradotto con frutta sciroppata
avrebbe perso la musicalità e il ritmo del poema narrativo.
Non bisogna aiutare troppo il testo sostituendosi all’autore.

Arricchire il linguaggio della traduzione dell’opera d’arrivo <<dicendo di più>> significa ottenere un’opera
apprezzabile ma non una buona traduzione.
Aggiungere o aiutare il significato del testo non è una buona traduzione.
Gadamer
<<La traduzione è una chiarificazione enfatizzante>>
Ogni traduzione mette l’accento su degli aspetti di significato del testo d’origine
<< [il traduttore] non può lasciare in sospeso nulla che non gli riesca chiaro. Deve decidere il senso di ogni
sfumatura. Ci sono casi limite nei quali anche nell’originale […] c’è qualcosa di oscuro. Ma proprio in quei
casi limite viene in luce la piena necessità di decidere a cui l’interprete non può sfuggire. Deve rassegnarsi, e
dire chiaramente come intende anche queste parti oscure del test>>. (Verità e metodo)
Secondo Gadamer è una chiarificazione enfatizzante.
Per Gadamer il traduttore e l’interprete sono la stessa cosa.

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Che cosa ci permette di introdurre questa diapositiva? Il problema delle ambiguità. Che cosa accade
quando ci sono dei punti ambigui? Il traduttore deve operare una scelta. Non potete lasciare nessun punto
oscuro. Non si può saltare. Capire come comportarsi difronte alle ambiguità del testo. E dobbiamo capire di
che tipo di ambiguità parliamo.
L’ambiguità e i suoi 4 problemi:
1. Espressione del testo originale appare ambiguacontestoespressione nel testo originale che
appare ambigua. Usare il primo principio di disambiguazione contestuale e utilizziamo il contesto:
sueno: sonno o sogno?

2. Autore originario ha commesso una non voluta ambiguità che neanche il contesto risolve 
traduttore deve risolvere l’ambiguità nel testo d’arrivo ed eventualmente illuminare l’autore per
future riedizioni.
Ma l’autore non voleva essere ambiguo ma neanche il contesto risolve l’ambiguità. Che fa il traduttore?
Deve risolvere l’ambiguità.
E illuminare l’autore per future riedizioni.
Il traduttore risolve l’ambiguitànon la mantiene nella traduzione e informa lo scrittore.

3. L’autore non voleva essere ambiguo, lo è stato ma il traduttore ritiene l’ambiguità testualmente
interessante il traduttore farà del suo meglio per renderla anche nel testo di arrivo, poiché ha
scoperto che l’intento operis supera l’intentio auctoris.

L’autore non voleva essere ambiguo, però lo è stato. Il traduttore si rende conto che l’ambiguità è
interessante. Crea un significato simbolico. Il traduttore farà che trasferire l’ambiguità anche nel
testo d’arrivo. Il testo si spinge oltre, ancora più interessante rispetto al progetto iniziale dell’autore.
Esempio: l’opera può raggiungere a delle idee che l’autore non ha pensato.
Durante un’intervista a Gabriel Garcianegli anni 70 da un giovane Mario Vargaslo intervista in
merito al suo romanzoè una saga familiare in 100 annipensava che fosse la realtà della famiglia
ispano-americana. L’autore non ci aveva pensato a questo. Vuol dire a colte capita che l’autore
abbia un progetto letterario, ma capita che l’opera è talmente densa di significati che va ben aldilà
del progetto iniziale.
Se il traduttore trova un’ambiguità, che l’autore l’abbia voluta o no, e se ritiene l’ambiguità
interessante è bene se la mantiene nel testo d’arrivo.
Se voi trovate un punto che non è ambiguo nel testo originale ma che nella vostra lingua darebbe origine a
un’ambiguità interessante…Non si può creare un’ambiguità nel testo d’arrivo che non si presente nel testo
originale. Non si può creare un’ambiguità che non esiste perché aggiungiamo un senso che non c’è.
Ma se appare dopo nel testo originare, in questo caso si può. Però attenzione perché anticipa al lettore per
ciò che verrà dopo. non creare un’ambiguità ma sottolineare il paradigma di sguardo (ES Omnibus) però
qui non si crea un’ambiguità ma si sceglie di sottolineare il concetto, che dopo diventa fondamentale.
Però perché l’autore sviluppa l’ambiguità dopo e non prima? Forse c’è un senso.

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4. L’autore (e il testo) volevano rimanere ambigui il traduttore deve riconoscere e rispettare
l’ambiguità e se chiarisce fa male. ( es.Moby Dick)
L’autore aveva l’intenzione di creare un punto ambiguo nel testo. Ambiguità voluta interessante. Il
traduttore la deve mantenere.
Moby Dickinizia con l’incipit call me Ismaelincipit interessante perché abbiamo la voce narrante che
prende la parola e dice Chiamatemi Ismaele. Che vuol dire questo incipit? Inizio ambiguo. Non è chiaro.
Questo personaggio racconterà la storia.
Cesare Pavese 1932 traduce: chiamatemi Ismaelevuol dire che le possibilità sono amleno 3: non è vero
che mi chiamo Ismaele, ma chiamatemi così. Non è importante come mi chiamo. O chiamatemi Ismaele
perché mi chiamo Ismaele. Questa traduzione è perfetta perché riesce a mantenere l’ambiguità del testo di
partenza. chiamatemi perché si rivolge a un pubblico.
2001 Bernardo Draghi: traduce diciamo che mi chiamo Ismaelelui risolve l’ambiguità: non mi chiamo
così però io decido di farmi chiamare così. Non mi chiamo così ma per raccontare questa storia facciamo
che mi chiamate così. fa perdere degli aspetti

<<Desde lo cinco años tenía ideas extrañas sobre la muerte. Nadie se las había inculcado sino ella misma>>
<<Fin dai cinque anni aveva idee strane sulla morte. Nessuno gliele aveva inculcate se non lei stessa>>
(Silvina Oscampo, <<Atropos>>, Cornelia frente al espejo, 1988)
È un fantastico psicologiconel testo non è chiaro se la sovversione: L’ambiguità che si crea non è chiara se
appartiene davvero al personaggio o il personaggio è distorto. E quindi distorce la sua realtà.
I personaggi di Silvina O. sono personaggi con qualche disturboPersonaggio non attendibile
Il testo e l’autore volevano essere ambigui.
C’è un continuo cambiamento di voce narrante, dalla terza alla prima persona. L’ambiguità del testo è
giocata sul fatto che non si capisce chi narra. Se narra la bambina, la bambina diventata anziana o la
bambola della bambinauno dei temi fondamentali è il rapporto tra il personaggio bambino e la bambola.
Chi narra?
Tenia= avevaavrebbe reso l’ambiguità di un dialogo tra un io che parla e un tu, un altro soggettoterza
pers con la prima pers singolare. In italiano bisogna scegliere perché non è la stessa coincidenza come in
spagnolo.
In italiano non esiste questa corrispondenza
Tenia habia=avevo aveva
Riesce a tenere ambiguo una sfumatura
Tenia è sia la prima che la terza pers singolare.

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