Sei sulla pagina 1di 19

STUDI E RICERCHE

POLEMICA CONTRO IPPIÀ


NELLA SETTIMA EPISTOLA DI PLATONE

1. - È toto
che il pensiero antico concreta verso conquiste
sempre nuore anche, è in particolar mcito, nel fervore agonistico del-
la polemica. Ma questa è spetto coperta, pettchiè pag frequente
eta quello di battaglare contre vn avversario, di cui non si faceva il
batne {1} Un compito difficile, ma toh per questo meno urgente, CUT
riste nella necessità di riconoscere il nome dell'autagoniste fo butti i
casi in cui si pino polemica, perché, cori,
qualche nuovo clemetto di dottrine ignote, so in e
riguarda opere per noi perdule.
Fra i sofisti Tppia deve nrer avuto noa vutevole importanza, 84
Platone lo ho introdotto come interlocatore principale due
ghi e come tino dei personaggi del Protagone, ove svolge una sua im
poriante teoria (#37 DI), Ed effettivamente sappiamo che serio
di vario argomento, Ceria Ja testimonianze c i frame
menii che gti sperano, raccolii nei Forsokratiker, non sono memerori,
Ma sn fu um sofista di notevole zilievtà, non si deve escludere che abbia
lasciato di né facto più profonde nella leiterstura
Ca, per quanto esse liano celate nella anonima di cui ho
fatto ceino sopra,
Io ebbi già occasione di rivendicare a Ippia fam-
e capitolo di Tucidide {II
84) (DI Dia, se noa mi
inganno, credo di poter offrive muovi elementi mili alla ricostra-
zione del pensiero di questo sofirta,
Nell'epistola VIT di Platone, che ormai è ritenuta de cpera
del filosofa e che deve essere stala pronta non prima
del 353 {3}, si trova quella cosidetta digressione filosofica, da consi-

(1) Di queso nadia dela polemica si trota qualcha stempio La Marsa


UJNTEPSTEINFH, La doitrimo di Protegora e nuovo setto dossosrofica, «Bir. di
INS. 22-33, 1944-1943, p.
dell'Anonimo con Ippia, « Remdie, dell'Gtit. Lomb. di Sa È Lot. n
1443 1444 Le mie bai solo «iste octpato da a
Canne, Napoli, 1947, 1, p- pid.
(3) {Ceto PASQUALI, La Lottere di Flamne, Fireme 1533, p. f3. CA. snai
G R Monsow Notes,
af Îlligoia vol, FAX, N, 43, Urbane, Ilinols 1935, pPp- di
db, Sì.
102 STITDT I

derane pure autentica (4). Essa, per to meno nell'nttualivà dell'epi


stola, costituisce una polemica contre e il suo speci
lativo, che vieni giusticato da Pistone come fraintandimanta del
proprio pensiero (14 a seggi), donde la necessità di bandire, in op-
fpositione, il tnetsaggio della verità (342 h
Min convinzione è questa, che Platone qui rcomphatta Tppia. Ja
eni sebbene Luna da quella del grande filosofo, poteva
tullavia sembrare gresso modo platonismo per certe coincidenze,
delle quali alcune vedremo prù innanzi (S}: quindi sì trovò a essere
assorbita facilmente dalla superficialità di THonigi, incapace di
levarsi alle altezze della dialettica + delle grandi visioni conquistate
dallo intuitivo di Pistone,
Che la detirica di Ippia potessa esere divulgata in Sicilia, non
pare sia da porte in dubbio quando ricordi cile il sofista andò in
quell'isola, se non altro, nel Lempo in cui vi si rrovava Protagora
giù anziano, mentre egli era molio più giovane, e vi ottenne un vivo
(Plato,
palia incontrata nella terra cicula, dovette certamente lasciare Uraottt
nelle sfere colte della popolizione, Quindi le dottrine di Ippia pore-
orlo in qualche modo essere conosciute e venir sesorbite anche de
Dionigi.
A mesta prova eterna è perciò di carattere puramente nega-
tivo -
postono considerazioni che ibrettono la sostanza
della dottrina formulata da Dionigi e sottoposta alla critica costru
tiva «ii Platone.
Per citenere la dimioatznzione the il filosofo aleniese mirava ai
colpite attraverso lo filosofia di Ippia. noi possediamo, olire
alle testimonianze + frammenti raveolii nei Forvakretiker e IH
famblichi, anche i Bisso Logoi. fmest'opera, composta verso
il 40) av Cr. è dovuis, soprativito nella sua prima sezione {1-5),
a un pitaporico, il quale, di fronte al problema dei contrari hello è
brtattà, huoni e catlivo ete., «Sembra... sia vivamente preorcopato di
dettrezgiarz fra due diversi x quello nesilico è quello dog-
malico, «quali sa erano furmati cti pilagorismo, che srito questo aspei
to appare così affine alla sofisiica {6}. Ma Vultins parto (f e di-

{41 Op. p. 74. Cir. Morone, op. dit., pp. bi sepz.


(5) Per ot, baetl ricordare che da me identificato
Ippis, viemaà Trappfiote un'elica rich a (quella di Socrate (cir W,
fGesch. der griech. futet., Minehéen, 111, 1940, 2212 è di Platone iefr.
Bots, nom Anonima fombiica, Fibingen, 1931, >. TR: d
meruiste un ideale "locato che averne a quelle di (sp. ca, p, bd};
si svolge una Entarno alla genti della tiranalde, cho rilorna in Platone
{W. NESTLE, Fara Mythos ata Logor, 1940, p. 12, - Por il
pelcorico della VII Epiiola, dic. ]. Gereori, Andipistonica, "Henmes*, 64, 1939,
pag.
(5) A. ROsTAGNI, Ur nitro mpicata sella storia della neiorica r dello
" Stadi pt, dh fl. IL.RT NS, po. 115-177,
POLFMICA CORO IPFIA NELLA YI EPISTOLA DI FLATONE 103

perde sostanzialmente da Ippia (7), come anche gli excursiis etnaÈ


logici (2, 9 seggio), cosicché si poitto dirà, how s torto, che 1
Logoi nitalrono a due fomi, una sofistica, baltra D ilagorica {B}
te iden contenme nell'operetta dovevano essere Inolto dif-
fuse e, in particolare, amrbe le dottrine che sono eco dello snecula-
riore di Ippia. Se poi si ammrttero che l'amore possa sesera
stato di Siracusa, poiché « l'ecletticismo dell'amore si riesce com-
pretdere in un grande centto culturaleÈ (#), si delinea ancor meylie
la possibilità che Dinnigi shhia conosrido per detto scritto a ne ab-
bin subito l'influenza,
Che ln polemica della digressione filosofica, contenta nella VIT
epistola di Flatane, a combattere i Logoi, è ricono
stiutà, sia pure. in modo generico è fupgevole, da ]J. Souilbé, che
domanda se e Pietoto non pentarzze a quelle vaghe dissertazioni di
retori, di cui 1 Logo ci offamo un modello così perfetto è
dove si precisa ehe non ci si occuperà affatio dj sapere è, n
sè, Vessenta dell'oggetto studiato, per es, l'essenza del bene e del
male, ma chie ci ti sforzetà malgordo tntto di dimostrare (efr, 1 17}
che sana distinti a (10), Quindi va pienamente accettata Vafferrna-
zone dei Rohde che l'antore dei Bisso: Logoi è tm n contemporanea
di Piatone3 (11).
z, L'esame della dicressone Blosofica, compresa la premessa
intorno allo stritto di che la ha provoraia (341 n 341 d), -

mette in luce vip jerie di mornenti che trovano ii toro riflesso in


alicettonti ponti della dattrina di Ippia,
4} Platone, dice espressamente chie lo scvitto di 1,
contra cai reagisce, irattava di argomenti, intorno ri quali avevano
già altri, the egli sonsiderava persone evanercenti nella doro
mullità (12). Plotone, damme, suole ridurre al pulla ia trattazione di
Dionigi e la colpisce discancacendo commi valore alla fonte di cui il
tiranno rs servito, La poletiica sì allarga e investe nn indivieso

(TM. Au Platoa 1913, pp. di IAN,


cp. piu Fi,
nota ll; 195, mola 3: 245 Corna Tampa, Dia AIAAEEEIE
Cho 18%.
"",
p. Mi; Anccro Loi, Ue heofold Scogomenta, "Amoricam"
Soornal Philotogr él, 1944, np. MH#-301.
(BIT, Bal, de
des Screneta do YI strie 1927, p. 47 nola 21. - «fini
quelle dei
{MuocrarA, FPhG O, 559.362, cir. di "RT, della filoÈ. "> 2, 1447, p. 254,
H eni influno Dionigi 4 a nia.
(M A. Gomrenr, Aikesoril, Leipaiz 1912, p. 15), note 321,
{Hi Pratoni, Greer cimopistes, AU, 1; Lettres. Tote per
I, Saune, Paris. 1926, p. LIL.
(L1} E. Roe, Kleine Sehriften, 1901, pp 330331
{13% tal b, cfr. 345 b. Per l'interpectazione del passo, cfr; UT. kiFiLAMENTIZ,
Piaton, 19215. IE. 7.292, nota 2, È asordo, quando si ria bene interpretati
il pasto,
ta cho gui Platone abbia avoto di mira Aristotele: dr. pg. cs. W.

1993. n. 53. nota 43,


104 STLTDI E RICERCHE

acrolin da molti, Qmindi, questa considerazione iniziale di


Platone può ben alla supposizione di vn attacco contro
Appia, la cu dottrina, anche limitando alle nostre
za, Fu certo nota in Siciha.
Detto questo, Platone entra nel viva delle sua discussione, poi
ché proclama, a proposito di quanti preteadone di aver stritlo in-
terno ni problemi che lo alfaticavano, come not aver com-
preso nulla di «questi; d'altra porte nun «sta, né esisleri uno seritto
suo relalivo È detti problemi. Infatti la propria dostrina non è appor-
tunò che sin dimulgata né con la parole né con lo srritto, mentre solo
dopo essere, per così dire, insieme al problema fondamentale
della Gicsofia è dopo esserti in esso,
intellettuale conclude il procedimento dialettico e porla # raggian-
gere uma conoscenze razionale (341 cd} (13) di phvsts {SAXd, 3420),
che Dionigi aveva preteso di comprendere nel suo perito (344d) (14),
ma che era qualche cosa di complesso, perché essa rappresenta si
la resltà sesoluta, l'essere, che non telude, per altro, da sé il proÈ
blema del divenire (15), Gli attacchi di Platone contro la parola
soritta, non sono lirritati all'epistola settima, ché riscontrano p.
es. nel Protagora (329 a) è, in modo più dilfuso, nel Fedro {274 c-
277 a). Ma è significativo il ritrovate questa opposizione al discorso
scritta, per in via del tutto incidentale, neil'Tppio minore,
ove Socrate, discutendo appunto con Ippiz. che non sh po-
rà mai sapere con quale convento Omero abbia composto dei versi,
di discussione (365 Quindi contro in parola
scritta mell'epistola settima implicava una condanna fra gli altri an-
che di Tppia, giacché costa, imnterpreto di Uknerna è studicen della
parola in tutti i suoi molirpliti aspetti {Plet. Hipp.ma., 285 d =
86 A 11: Xen. Mem. IV, 4,7 DK. 84 A, 14}, 1ap-
presentava proprio l'antitesi della posizione platonica. findi pos
siamo considerare Taccenno dell'ippia che aiuta
Ata bilire, se non altro, on parallelo fra questo punto
dell'epistola a
la dottrina di
Non basta, "E certo noterole il fatto che nell'epistola, Platone
per rappresentare la realtà assoluta vai il termina special.
meme se sì bebe presente che il filosofo accive ai Ikonei pen dar
loro consigli, conforme al desiderio da essi manifestato, perché po
testtro meglio alluare i loto progetti di restaurazione, La dottrina
filosofica è perianto n funziage di un intente
palitico, quello di fon
mare Wominà di governo Kit a conseguite ho scopo
prefisso, Nei

possa
to".1, 1916, p, 1-18, d Mammom, op. ci. p 76 che prre idea di
vislene muita,
(Hi) Cie. per l'interpretazione di questo perso, cit, p. BA
(15) Gr. E. Kenny, Die Corta Nata, « Enmnoa XIV,
Hans RE XX 1 147.
POLEMICA CONTRO MELIA Vi EFISIGLA DI PLATONE 105

fogoi si avverte Lo stesso la ove ni dite: « co-


lui che possiode una conoscenza intorme colla natura di tutto {meg
quarog Tidy dredvcorì, cone non sarà in grado di cperare retlamento
di fronte a ogni siluazione? n {8,2}, Ciò significa che «la physs del-
oggetto della della natura, deva insegnare i criteri
direttivi della condotta nana; (16).
Poiche nella speculazione tteturafistica di Ippia il concetto di
era Fondamentale, sembra proprio che la scelta di Platone
del medesimo non dovelle essere casuale, ima rivolia
prattutto conero chi, facendo uso della parola scritta e intensifican-
done le possibilità espressive, pierveniva a nm falso è vago concetto
dell''astoleto, definito apporto come physis {17}.
Possiamo vedere fin da ora netta m contrasto fra Flatone, cha
rifiuta la paroli scritta e pi è formato na suo concetto particalar-
mette elevato a complesso (giacché vi si perviene com n dialettica)
di a Ippia, coltore cella seritta co asscertore di una
Consezione soperficiale di
E. a) Contra chi erdisce scrivern intorno è problemi elernii.
o un Abr (342 a; cir, 343 c), fin discorso il cui conte
parto è vert, anche se a non può esprimere la scoperta dell'idea se
non inadegratamente per mezzo di immagini 0, come risulterà dalla
definizione di sesto come piso, rho Platone darà al termine dolla
digressione (19).
La formula ussta per inlrodurte la trattazione vera 46
propria, porta sthito è pensare e a quelta
di Arntifoote. Ma questa espressione, con il problema cennnesso, si
ritrova nei Dissci Logoi {8,1} «ia eredo che spetti alla : modesima>
persona e alla arte avere lx di di Con ti

116) [. Fina =] Atotro Lim, 5 Elica fa CONTEE scettico


della
sofistità, n Sophia n, 1542, n°
LO,
{PM Non è
quin& priva di significato l'affermazione & Tppia nel Protagena
337 D {= C 1, secondo la quela i filoanf rioni nelta GioÈ di Calin c ce-
Fiv piloti a. L'oprinaia che, rettavia, molla fanno detto
di degno di erapretesa, prova cho quella conoscente, tm realtà, Tpuia ia nurt-
boiate n ph,
{13} Forte, sebbene possa sempre rigoardare Dianizi (cfr. MA sì,
È Jerito scorge un estro ta ranagioria di [ppia, ehe tanto vial
per i mai in Sicilia (Pet. Mippm 282 T-
DK, 86 A 1), in
mei parsa qua si dice che sola pochi pomono trarre vantaggio
discossione Intero alli inrace, quanto agli altr} sole

ben apche per ippia. rt Jo varicatora che ne fa Finione


I BONE,
119) Gir 13. Si vada anche I. Curi, II problema del
da Tincri "
196%, Memorie, Ciatse di sc. mora i see, $, VIIT vol, I, 3% n. I
pi STLE E RICERCHE

pide risposte (20), conoscere la verità delle cose 0frà ArkFran


saper giudicare rettamente, possedere l'attitudine a
fare discorsi politici, sapere l'arte della parola è egnara intoma
affa natora {puowg) di tutto in relazione alle sue proprietà e alla
mit origine 1,
" verità ' +
Certo la qui posta come mita suprema, deve cassero
pinta superficiale (21), un sensplice 4#88 nel senso prolagoreo {22)
che iraloce da 86E0 (23), Ma quello che importa è l'identità dei
problemi posti da Tppia e da Platone; che le soluzioni siano state
differenti il rispetto del melodo d'indagine e del stsnhiato, è
più che logica.
b) E Platone subita defmisce in cho cos consista la nua ditte
in contrapposto a quello Sencicluprdica e> di phyxss propria di Ippia.
Fer aitinzere la otditeZa dall'idea, bisogna percorrere questi
gradi: il nome, Ja definizione, l'immagine, la conoscenza stessa, dopo
della quale «ta l'oggetto sesso del conoscere, il quale possiede one
realtà assoluta der tu] L'esempio pratico, sul quale sino
chiastiti i cinque gradi di conoscenza, viste tratto dalla ligura geo-
metrica del cerchio, ma il medesimo processo griosenlogico vale per
idea, he dirrreto-si t'uole partecipi di essa (342 n-
342
Platone, dunque, illumina il proprio roricetto di verità", da
eoltrapporre a quelio dell'avversario, il tui pensiero in proposito,
per dra altneno, non vitte fatto votgicere. Si solo 'attenzione
sull'esempio stelto da Platone, per spiegare l'idea, quello del cer-
chio usato a tale scopo in queste Jeitera soliento non pegli aliri
scritti det Blosofo, fatta eccezione per Filebo 62 a b, ma con altra
tenio È un particola re importante
C) Ora Platone vuol dimostrate quatto siano inadeguati i primi
tre gradi della conastenza Sonda, Mre, sitoin. Ma la dimostra-
role, per una ragione che vedremo poi, varir l'ordine, in quanta
aZakov precede Adyoe.
Il passaggio al nuoro urd di idee (342 e-543 n} è la trutta-
sione del rima pablo, sono così chiariti dal Pasquali: «oltre alla
difficoltà derIF
che dal doversi impadranite di totti o quattro i gro-
di, ciesruno ati esi inganna presentando il quale piuttosto che il

(205 Qui son di pesi +icino alla dialettica, che, schbeso


Bon rriluppita secobdo è da cieonoscera giù a Protagora:
XL. UNTEESTEMNPA, Lo dottrina p. 3, nota i, mr * ipterprotzio, io quer
text), Dite, LabrT., IX, 5]; vodasi anche E, Due La Ligonda comico
dee sources de Flaton, 1921, pp. 93, 248-134
(71) E. Zepna, De Philosoplite der Griechen, .1920, 1°, p. 197% a
not i,
158} Ufo. Scusi,
dp. fc, DI, p. 20, doo E. Hrinimarn, Nomo mid
Phys, Basel 1945, p. 155, nola 27. Si moli rome in questa del Mito Logok
È:
SCHIO, op. LIL p. 206, 4 cf. p, 38.
POLEMICA IPPIA NELLA YEL SPISTMA DI PLATONE 107

quid a chi il quid gli chiede, è questo per via di quell'ineufficienza


del lioguaggio, rhe dovrebbe «ittare a uno, per esphmete 1 pensieri
più alti, di servirsi di esso, e tania più di va litguaggio
zato, imbalsameto dalla scritturaÈ (24),
Questa battuta polemica è, per i! nostto assunto, di parucolare
purché si ritordi come le che si modificano nem
pre o non sono qualche cosa che verarnente mia (24%), ai mani-
festano altmandosi, quando l'organo sensibile e un oggetto di quelli
che siano a een commeterebili (euppirpuvi, si avvicinino: ciò sf
situa in tvoda del tutto evidente nel senso della vieta (Flat, Thienef,
156 4-157 b}, Questa dottrina platonica, che dimostra l'antitesi del-
la qualità di fronte all'essere, va confrontata con quella di
docle {Plat, Mena 76 C = 31 A 92), it quale dice che cil co-
lore è di cose alla vista proporzionata trdppereoi) #
suo oggetto di percezione {25}, Lo stesso processa vale anche per
le altre sensazioni, poiché esso è sempre determinsto da quelle <
fmità degli organi del nostro corpo coi i membra mundi, Come
tutto nel monde «i forma, fluiase, scorre, compone di particella
lanciate, accostote, affratellate 0 disgiunte, così Ja coscienza risponde
ulta vicenda {26), Ds cesta simpalia dei simili, che c
ga patto ha nella fisica nella magica anticaÈ, dipende Ippia (27.
* Pistotio, negando valore conoscitivo, in sento assoluto, alle
qualità", viene = combattere la dottrina di Ippis, di cui posse
Imena per la parte sociale (IP). È
noto che egli siabiliva una pertetta fra totti gli domini, pro-

{24} Pasquari, op. 0ch, D 9.


trad. ben fntirprelando Th com
{24% Mazzo, cp. cit., n. #07,
p. E 70 seg. ora # air. Map,
418 niche ANCELIE, af. cs, pp,
.
,
(25) Sulla dottrina della vira esosndo Empedorl: vedad E. Brmott,
Este
pece, Torino 1916, pp. 244.250, Cir. sacora Empedocle DE, 33 B 1A.
(36 Gp, ci.
p. 164.
{299 FR. Pigwone, Studi sul peturiera antico, Napoli HR, pp. 35 È, ivi, soia 1,
. 12].
ansloga a quella vista da Pluote, w trora nei
(V 13-15) che negoe quei GG 11-12. dovuti all'ifr
Iogst,
Fuso
sl
di
termina di
fapia (ele,
uns sezione
op. cià. fi e A. Len, Un tuofold ete.. po.
che anehe 1 XF 13-15 dipendano di queste so
3
401). Quindi non è
dista, T & cansernonza tratti da quanto ri dice ori per. 11.13, Nal
17-14 sono
è nl non del medesimo
"in soa particolare Ihmour, se
dive di con csistere, dies il falso, qualora la sua effermozione rignardi
Dare Geni essere è con non drei
Lepre
dor. (Per Lex. del
nota
pae enefronctare Sophistik n. fihetorik, 191%, pag. 140,
315 e cir. WF,Forsckraziches, TV: Die Ateooì Her
net, 72, 1937, pp. 231, «be, pur bene la fetta della finale,
tirano
nom neee che tcsita di um motivo di Rica che l'oni-
vermalità, cui TIppià miro, si fonda di qualità, eenen rbasciro,
Platone, a tproetdera aftor più in allo di grado.
148 STUDI E RICERCHE

pria sol fandetento della affinità tra i simili (Flat. Prot, 337 =
D.-E.* fé Cl), È possiamo supporre che egli non il prinÈ
tipio, così tenace presso filosofi liti a questo solo proble-
mr. Poiché questo motivo della mmpotia dei simili non è formulato
«hiaramente da Platone pell'epistola VII, di modo che posa riser
dubbio se vi abbia davvero fatto allusione sebbene il citato passo
-

del Treereto 154 d-157 b, dovrebbe aver tolto ogni -,


avrerliatno sbbrto che nella ripresa di sso, di qui diremo a suo
tempo, Pizione svolgerà gira sua dottrina della parentela o
nità fra l'individuo è ln realtà assoluta, che sembra proprio rivalta
a etabilire una concecenza di quella vera qualità che coincide con

poi, Platone a mettere in luce quanto sia lo


ritorna il motivo del cerchio, the viene disegnato ne-
gli esercizi pratici della geometria (23), Per dnuostrare come caso
rappresenti Vantitosi di quello idente, Platone così lo rappresenta:
rircola di quelli che nella vita si disegnano è anche si Lee
votano al tornio, è pieno di ciò che è opposto al quinto [tive è
quello idaale], perché in ogni printa è a conlatta con la tetta, men
tre il circolo in sé, noi diciamo, Dorn contiene piulla, né di piccolo
né di grande, apparienento alla nalura n eso oppostaÈ. Cioé, nr
tralto, preso piccolo, di nea circonferenza disegnata coin
<ide sempre cou m sefmenlo di retia; o, fn sitre prole, n ogni
cimolo figurato la tangente svtà in comme con la circonferenea
Men n punto ma va segriento, mentire queste è impossibile per il
cittolo idenle. Qui l'appiirazione, per esempia, al giusto è semplice
In cità più simeta avrà sempre in molto di ingiusto (29),
Ho detta, più sopra, che l'esempio del cerchio, per chiarire la
differenza intercorrente ira vera manifestazione + la corri-
sporndente realtà quindi, assoluta, è unicum nella
platobita. Non che Pistone non si sia mai serrito a que-
Bio scopo delle figure geometriche, ma ne ha messe innanzi alure.
come per es. bella Repubblica FI d, ove sì pario di quadrata
diagonale par arrivare alla rappresentazione del quadrato * della
diagonale in sé,
Se inquadrinmo l'esempio del cerchio, apparso tome m uni-
cum nel platonismo, nell'ipotesi che qui si contro Ippia,
la scelta fatta da Platone risulta dovpia a un inienio precise, L'abie-
zione falla contro il cerchio sensibile ernsiste nella constatazione che
la tengente ha in sis comune con lx circonferenza un segmento, La
con è uova, ché esa già stata suggerita da Protagora
(Arist, Met, B 2, 997 32 seg, = 847 B 7) nella sur polemita
La matematica razionale, onde trarre sue deduzioni diverse dx

(37) np, cit, IL M. 1294, nota 5.


(2% La del puo e il coniate, seguo, sono di G. Pasquali.
op. ch. p. Ah
POLEMICA CONTRO IPPiA NELLA EFISTLA DI PIATONE 109

quella di Platone (30), Anche Demnocetito in vos ana opera aver


detto lo stessa cose di Protapora {31}, Non si deve per alira di-
zuentitare che, nell'età della sofistica, fa più volte affrontato il proÈ
hlama della del cerchio. L'osservazione di Protagora che
le tangente tocca il cerchio in più di win punto, «
dei sofismi di Antifonie e di Brisone ula quadratura del cor
chio È (32). Antifonte (Arist, Phys. A 1, 185 a 14 regz.; Simpl.
phrs. 54, 12; Thema phyt. 4, 2 DK* 87 B 15) raddoppiava proÈ
-

gressivamente i lati di tn poligono iscrilta in nh cerchio, in


ndo che, sd ogni aperaticne dimimuizzo la superticie esteriore ni
poligoni a. da ultimo adopa numero assi grande ma finita di
Operazioni di questo gencete si striverà a conlmma poligonale coin-
con la circonferenza, cho sarà la cinconferenza a. Brisone,
contemporaneo di Flntone, ai poligoni iscritti poligoni car+
coscritti, partendo di
quadrato e radkdoppiandane progressivamente
il numero. dei lati (Alex, Aphr, 306 4-4
Brandi, Philop., 211
30} (33). Ippia fece un passo innanzi con l'invenzione e lo studiata
della quadtstrice (Proel. in p. 272, 3 Friedì, = DE' 816 B 2]},
quella curva ché, se meccanicamente, risolverebbe la qua-
dratura del circolo + {34}, « L'applicazione della quadratrice alla qua-
drutura del circolo suppone conostinito il punto in evi la squadratrica
vieno n tagliare il raggio orizzontale. Suppesto ronascinto «mesto
puato, allora il rapporio tra l'arco del quadrante fel ciotola c dl
suo raggio è egusle al rapporto di questo raggio ron la distanza
centra del ciccola sil
punto di intersezione della not
raggio orizzontale. Ciò era provato mrdiante assurdo, murtrando
rbe il prime rapporio non può essere né più grande, né più piccolo
del secondo... La proposizione rettifica l'arco, e per conseguenza
circonferenta (35),
Ouesla pettificarione della circonferonza, non poteva essere at-
cettata da Platone, nemico della matematica sensibile (36) e, percid,
combatterla orn che si presenta T'accnsione di dover polemiz-
cars con Ippia, che ne era stato mn asserttore, Di conseguenza sceglie
l'esempio dei cerchio, Si è, pertanto, raggiunia uns prova,

3411 Cir,
68 è confronti, Gli Atomi, Trade
è nota di V. E, Atri, Hari 1936, p. 194 boa 54
(32) ABFI Bo, Lo starà dana Fortiguice, Poria 1939 P-
3; Rey, Up. Paris 1946, TV, p. 214219.
{34} A. E Turion, Continulte in J. Hasrmecs, of Religion
Ethica, Edinborgb, MY, 1911, p 41°, La
n è da riconoscofe coma lorm
zions ili È Cho lo
nel Papa della gromotria ciano posteriori n puella di Antfonte, è dinestrato da
W. Au, Formprobieme de Fribem Prosa, ILetprig 1729, p. 146.
{35} Agr Rev, Op. cir, TY, p. 125-226,
{361 L, Roars, Platon, Paris 1935, pp, #1, 97, 115, + dir. P. FarfocàLLINora,
Berlin und 19288, p. 10, A.
compito, Toto VI, La I.III pp. IXXX -LXXXIIT.
114 STUDI x RICERCHE

credo, che Platone in tutia questa digressione Riosofica aveva di mira


Ippia.
Segue cra Iargomentazione per ditnosirare l'insufficienza di
Agro a E quanto al homeÈ, dite Platone {343 a-b}, «diciamo che
nesso così ha un nome fisso; che nulla ampedizre che gli oggetti
the ora si chiamato rotondi, prendano i) nome di diritti o vice-
versn; 1 Che tuilavia non rimangano punto meno lisi per chi ha
scambiato 1 homi e li chiama ora nel modo opposto. È lo stesso si
può dire anche dal clio dal mamento che consta di nomi è
di predicali, nei è all'atto fisso in modo adeguatamente fissoÈ (37.
Choi il X6yse è sì la a dehnizione n, Come a 342 kh, ma è, anche,
cos di più, poichè nella cilata proposizione Platone viene a
proclamare che a il linguaggio è convenzionale e arbitrario, e quindi
inadezuata alla realtà, Noi sempre più chiaro come secondo
lui non convenga esporre certe cose col lingueggio, non già perché
Le cose siano tuporiori alta ragione, ma perché ib linguaggio & infe-
riore, inadeguato alla ragione, Este per Platotie uma sfera accessi-
bite alla nagione, o tuttavia nen suscettibile di un'espressione linguiÈ
pia davvero BI È {38}, Qui, in cede logita è moseoloziea
viettt condannata la parola socitta ché tanto stava a cuore a Ippia.
Di consetuenza lessenza delle cose (il ti} non può venir dato ella
anima né da Svops, né da né da Abyog, né da quella
noscenza che è cosuituita dnlia Bintesi dei primi tre (333 be). Ora
si può spiegsro il perche «dell'ordine Tola, tliuioy, Aff sr
da Plsicne, per dimostrare come siano inadeguati, Srhbens
quest'ordine contradica alla scala mosevlogica sabibita in 342
Poiche in quesis sezione il filosofo non espone nina teoria sus, ma
confata on avversaria, è naturale che egli segua il medemo ordine
svolto da quest'ultimo nell'esposizione delle proprie idee, Ebbene
ER
questa porticalare euccmmione di problemi coincide con quella adot-
tata da Ippia per svalgera ln corrispondente parte della xua dollrina.
Dui Memorabili di Senofonte [IV 4,7 = DE' 86 À
14) notiamo que
sta gradazione, ypdupara {== fuoua), &mbuo (= matematica
quindi anche pr como quello del cerchio seometrico che ri-
duce, per Pintone, a tm semplice tà dirt {=
TM concetto di ginsto
" per Ippia viene rappresentato coma
quel diritto di natura, valido por tntii t che si manifesta nelle leggi
non scritte (Xen, Mem, IV, 4, 17 sege.; cfr, Flat. Prat, 333 C sen.
= DE' 834 C 1), rappresetitanti l'unità delle singole azioni conrerte
degli vomini, Quindi la legge di natura viene a coincidere
sot il
costume getterale dell'uorno, cor sun E#uc. Il pensiero di Ippia quala
risulta do Senofonte appare chiarito in (Rher, 1421 B

35, p. 13, 23-25, Hammer): a giusto è il costone non scritto proprio

(37) Troduas, di Pasattatt, op. cit, po. 94144.


1341 Pasquatt, op. p. 108: cfr. p. Id.
POLEMICA CONTRO NELLA YI EPISTOLA IH PLATONE 111

tatti odelia magginr patte, che definisce il bello è il inrpen;


teguono pei i medesimi esempi che si trovano in Senofonte (39).
A proposito di questa condanna che Ippia fa della legge seritia,
dere tener presente che anche Platone la respinge, ina per iutÈ
ragioni. È da rilevare anzitulto che la formulazione verbale
delle leggi noo seritte in questa tpistola platonica, sbche se noto
proprio nella digressione filosofica, è di dra (337 a: cfr.
337 ), tépretmone perfettamente identica a quella di Tppia, nello
Anonymous {7, 15) # nello pseudo Tucidide TIT, 84, 3 se,
come creilo, questi due seritti vanno attribuiti al setta (40).
4ia il pensiero platonico nella sua essonza, vedremo pol, quando sarà
ripreso Faltacco, con chi nu era iniziata questa parte filosofica della
lettera, contro la parola scritta, Basti, per ara, l'aver mostrato il
parallelismo dei due filosofi, anche di a questo problema, dà
Inode che Platone doveva per forza di cose prender posizione di
fronte a lui,
Plainne, come già disi sopra, dimestrala che il è inade-
gualo per giungere boo nil'altezza dell'idea, aveva mesta in ice coma
triti i di ronorcenza danno il meioÈ, il queta, hop il ii quad.
In altre parola, ss ritarma sl probleme delle qualità che Nreva dato
inizio n qitesia parte delle digretuene filosofica, La gqualità, come
già ricordai, ci connette con Empedocle e coi Ippia.
La dovrina pedur lea della percezione ressibile e della cons
scenza, fondate rispettivamente an di atto percettivo e cogitativà
del simile per nuezro del simile, doveva risolverti a ionga andare in
mn di tino anlisimico (40 a), mesto medesimo pericolo
doveva profilarsi anche per la dottrina simpatia dei simili so-
stenta da Kppia, Ci è possibile consialere dall'esame dell'Anonymoa
core la dottrina politica im esso formulgia porti
menie a im individualismo estremo: « ritira di fronte
al iutto + nell'interesse di questo ma, in wltima analisi, non a ca
fiune del tutto, ma in vista dal benessere proprio del ngolo per
merito del henesrete della collettività È (41), Cia è del tuito contramo
pensieto politico di Plotone, Naturalmente quanto noi possiamo
tea
stiruoniare per la concertone del Fatta politico elehotata da Ippia, che
in avere definita nel concetto di nutarchia dell'individuo {DE® 86
A 1} (473, va esteso con tutta probabilità anche si fatta gnoscalogico.

{39 Per n Abb. der


dor Kino 11, 17 .1903,
pp- 10-H}.
(40 Cfr., Fonts, nota A,
(4 2)
Per il rapporto del isa di Antimene son la «dottrina dell'attra-
sione Hel simile al simile, efr. FEPh C II 282, fr. d e 285, fr, #9, uva
tpparo che la gnoseologia è fondata sulla quali cho nop ri
ger Uuniversale,

HI e Bemeriange nu den
n

(43) Cir, Nestor, op. und


Sophison, e Philotognna &7, 1506, p, 514.
112 E RICERCHE

DI cerle indivifualismo, non è ancora nominalismo, la vis è


questo è in quello presupposto.
Questo sbocco finale, nb quale finisce con l'esser costretto ehi si
accontenta del quale, invece di inmalzarai al quid, è delineato da
Plarone en queste patale: « ora, in argomenti nei quali, per cattiva
educazione [si ricond dell'educazione per 1 sofisti e
che per Ippia: cfr. Plst. Hipp.me, 286 A = DE' 56 A 9 {43)} non
MENO Ne avverzi a cercare la verità, e ci basta quello delle im-
magini ci è porta, non diventiamo rimbelli gii uni degli altri,
tiè chi è intotrogato di chi interroga [qui può essere rilevata una
ulliione polemica contro un tipo di psrada dialettica tuale è quella
che pretende altnare mediante il metà Peaxd Ippia nei
Bisso Logo: 8, 1 (44) e sa bene disperdere confuisre i quattro
mezzi di conoscenza. Invece, in arsomenti in coi tentiamo di Co
sitingere a rispondere e n thiarire la quinta così, di colote
che sanno maccdare all'aria ib ragionamento, l'ha vinte Tforee qui RI
ha allusione alli prima perte dei Logo la quale sebbene, per
essere di origine pitagorica, come si è ricordata sopra, Non apprerien-
gu a Ippia, vattavia per il fatta di precedere la sesione che da costi
dipendeva, non va per lo mero coosiderata in anlitesi con il pen-
siero del sofista], # ottiene che chi spiega con discorsi & è
risposte [le tre forme di espressione del pensiero sofisticn], sembre
alla maggior parte depli tditori non intender nolle di ciò che egii
tenta scrivere 41 dire, ignorando questi uditoti tulvolla che non è con-
fotete l'attimo di chi hw parlalo o serilto, la natura di ciascun
delle quatira coso, poiché mafamente è maberata È (343 cd} (45).
La dottrina della simpatia dei simili, che groseoloagiramente si
presenta come ricerca del solo quale, è, in renlià, per Piatone, il dia
solvimento della pnossologia, Perciò il filosofa vnole, ora,
nna gnoseolozia che corrisponda elle cripenze dei Blasofi sostenitori
della simpatia dei simili, nea, acche, la superi, Ascoltiamo Platone:
« chi non è affine alla cosa querce) soll npfyparse (46) non lo farà
vedere né prantegza di mente né memoria, ché la cosa
DOT prò essrfe genera in paiure a {e1-1 esiranen x
(344 o} (47) Non basta, dunque, S alla

(Cir. C. P. Crasso, Be sophisiia Crascioe prece Amstolodami


143)
1905, E DI,
144 Gfr., sopra, Dia di.
145) Trad. di G. Pasquati, «it, p- 101. pete Inserito nella trail.
sto tile
viene
pristmtuto con suli. Un cencstto del tutto anslogo tu Rerp. 487 a - n Hannon,
dp. sili p. 74, rileva che nella della lettera implicita la
dotrina delle ido,
Ba mertdo, a tendenro peripatotiozazica (923 o Ll sig.
(#7) Trad. op. pp. 143-114.
POLEMICA CONTI IFPIA NELLA VI] EPISTOLA DI PLATONE 113

scopo di conquistare il più alto grado della conoscenza, perché si ri-


thiede anche e in prima luogo l'affinità con l'opgetto. Questo pen-
siero, come ricorda il Pasquali, era stato formulato giù nella Re-
pubblue (457 al «sin nella Repubblica sia colla lettera questa 9uy"
è tana qualità morale: nella Repubblica essa compretdo s
Resp. VI, 4% bì, ma anche scesra
da a da è coraggiosi è giusta (VI, 465 -
486 ba (48),
Chiesto concetto, che è pertanto con caratteristico di Pintane,
assume sta Lella sua formalazione, tre momenti che si trovano uniti
solo in questo pasto del filoecio.
Filieviamo in primo luogo surf
101 nadypartog. ove si espri
Mme quella « cagnatio animi cum re, i. #. cum idear tcoprosa an
che nel mito del Fedro, Ma è du padicolare per il no
stro siranio del tuito importattte, che a quanto qui Platone dice è
xaccomslata phrriconno de sansibos doclrita a, come risulta da
frammento di Empedocle (DK* 31 B 104), da Aristotele Met.
B 4, 1000 b 5, per
smile. Quindi
i la connscenza del simile per
tta che Platone vuoi dire « illam non prsse philo
del

sophiae summa percipere, cui inietior ille ignis dent ad percipieo-


dum igtem erterfium n, Queste soho Fe antazioni appor-
rune di F, Novatny (4%. Poirhé stato rilevato che Ippir ripreade
la teoria empedoclea quando formula la propria teoria iniarno alla
simpatia des simili, noi col mifffragio delle altre numerose toincidenze
e paralletimni, che lu lettera ci ha divvelati rispetto al pensiero del
sofista, possiamo enpporre con fondamento che qui Platone vuole tir
formate le idee di Ippia. E una conferma gi può dedurre dalla apre
sione che Platone nel Protagora (337 D DR* 86 C 1} attribuisca
1
Ippia e che la maggior partie degli studiosi considera testuale (50):
suv rim È
NaFi batta: le parole ribadiscono In mia della
polemica contro Inpia sviluppata nell'Epistola, Se nuagca,
dice Fiatone, essa non polrà essere muscitata né da bra, né da
Phon cioè de due delle forse hastlari della filosofia di Ippia, poi
ché tr prima allade alla soa notopabia, (Plat, Hipp.mo. 285 b segg
DE 86 A 11}, La speonda a quell'arte della memoria in cui il
solista sta perticolarmente segnalato (Pla, ffipp.mpo, 285 e-Z66 a,
-
DE' dA 11 a Logoi 9 DE' 90 (511 } tant'è vero che +

tan) Pasqtiate, dp. pp, 104-145.


ed, E, Novorm, Bro 190,
p. TESA.
to Piato, Cambridge 1928
(ES), Che, Talhant, Tier
XXI-XXII.
pp,
Pe La da Tppia di qussco capitato del D. L., sr, Sch,
«9. Ill, p. 50, nota 11; H. Germi Spr ar. p. 179; Pomnenz op al.
114 STUDI E kicEAtCHHK

è perfito sIpposte, sebbene con evidente esagerazione (521, che solo


Ippia abbia esercitato la memoria, la cui invenzione si attribuisce a
Simonide {53}: infatti di casa vieno sottolineata p. &,
anche da Goria {Palamede 34 SI 11°, 30),
L'unione di questi tre motivi, così specifici di Ippia, non può
essere casmale 07, per Jo meno, è significativa, Inoline l'ippio magÈ
giore, dinluzo che, sebbene caricaturale, doveva coolenere elementi
fondati culla realtà (54), a me fa prove che, seconda
Piatone, il solista, non era toi spdvuaro, giacchè all'idenia
di una cricerca e profonda, prapria del saggio, che risale
nilzaverso millo difficoltà alle ragioni prime delle coseÈ contrap-
pone la a vana superficialità, propria dell'uomo comune, che, 'in-
di esame e iti obiezioni, s'impiglia nelle apparenze sensi-
bili * non sa oltre È (55).
La filosofia del mete jin luogo di quella del ri è definitivamente
condannata.
B. L'indagine dunque, ora si contentra nurvomente ip quella
dLfSera, che precedentemento era come perentoria
di fronte a quanti illadane che sia vera filotolia quella che si af-
fula eolì
immediatamente it suo ragionare, relitivo
all'affinità che si deve avere con l'idea, per conseguire La vera co-
cor si esprime: « quanti ton #0h6 per nalura rangunii a
(mpssguele . a) al giusto (56) & tutte quelle altre
cote quante sona hrile per quatito essi siano insieme pronti ad
prendere e capari di ritenete chi l'uno e chi nitro genere di cose,
& cos pure quanti siano sì affini, ma lamdi a intendere è sforniti di
frremporia, Lutti vottoro è escluso cha possano apprendere per
quet che è possibile la verità intorno nl bere e al nale (peri...
xe.gì. Ché questi conviene conommre insieme, e insieme la
menzagna {tè leto) e la verità dell'intera PASTE (TR Ping
con ogni limio e molte tempo come t'ho delto in principio È {344
a-b) (ST),
Anche cui, se nen erro, credo di poter scorgere un
moments nella riforma della dottrine di Ipria, Il problema è, ommai,
chiaranzetite elio mpl Per comprenderno Tersenza, dica
Flatome, bisogna avere con essa un'assolata affinità, condizione ne-
perché la memoria eserciti la nua funzione costruttiva, Chi

{ SH Cir M. Poncesr, cp. n.


{53} F, SalWSEH, Die Entuicklima der Logik (N, Piol. Un
tera. IV}, Berhn 159%9, P. 171.
(54 Cir, An Lom, fppio p. Hi.
(55) Fuurome, fppia Maggiore, Tusio ico, intred, a commenta di G.
MFNLOLA, pp.
(56) In Senofonte, Mem, IV, 4, 7, Tppia aveva appanio affrontata P problema
meg
(STI Trad, Pasowizà, on. p. € 10h.
POLEMICA CONTRO IPPIA NELLA VI EPJISTOLAÀ PLATONE 115

queHa sintasi pera «bu verità intorno sl bene e


malaa, che derono resere conosciuti insieme, prima punto
il sus perfetto parsliclo con Fppia, Anzitutto
Dopo over afframiato it problema della fuma ia eni
--

brama viene rinfarciata o Ippia dalla caricatura platonica e aver


-

né delineato un ideale, consistente a nell'aspiragione


Aperti, di riodo che essa sia necestsatinmente TYlin «al servizio di
un fine ttito e giuridico +, l'aviore, cio Ippia, rosi contimi:
al contrario, uno alla preminenza che gli apparliene per
contrari al giusto e nila legalità, tale nua perfezione
il denno maggiore, ta sua mancanza rarebbe più efficace
della sua presenza. E come colui che possiede tra di questo capa-
cità, riesce bumo in melo perfetto in quanta le mette x profitto di
scopi buoni, così del pari e compielamente malvagio chi le mette
* profitto di scopi pervetti n {An, 2 passim + 3, 1-2). 1] pensiero
ble qui si svolge tende ad affermare che la superiorità inditiduala
è bifronte può risolversi tuto vetta il bene, che verso il mala.
A tutto questo si deve porre a confronio passo dell'Ippia mag
giore, Nella continua ricerca di sempre più precise del
bello, Socrate propone che esso sia idetitico all'utile, Wa a dire a
giò che poesede la capacità di fare qualche cos; ma deito questo,
anche corse la capacità e attitudine a compiore qualche
ros, può rivolgersi tanto al bene, quanto ml male (295 b c; 295 e-
296 d). Nel dialogo la sonctasione mira alla deduzione che anche il
Trovo modo di definire il bello è da respingere, A foi ibleressa
tare core bene e bale sinno legati. per Plotone, da nina loro unità
esistenziale, che non etchide, impioe m giodizio di valore. Nel
Afergiore, ove, come già fa biservato (SB), possono ser-
prendere dati rigunrdami il sofisia, ancorché abilmente celati nel
giuoco sleale della polemica (59), si viene, in realtà, a ricordate
dottrina di Tppia che coincide con quella ora richimonta sila nemo-
ria e che sia Famblichi, Banque, per si ha
quella corcelalività dei bene è del male, per coi vi sona, p. cs, dué
invidia, buona è quella cattiva (Stobeo IM 38, 32 = 86
B 16; pe. Thue. {= Tppia] IE 84, 2) Ma inita questa 41

fonde val fenomteno politiro, come si deve dedurre dall'Anorymis


maggiore {60} e dallo pacudo-Tucidide {rirono-
da ma identici con Ippia), Quindi essa rimene limitato a una
prospeltita meramente analitica @ descrittiva, alla quale Platone con-

(ST Cie. nota Sé.


(59) Laapia pet che qui si tratti & un di ml sembra
al possa noergere lo 295 n ove in roposizione di Serata
intorno al di e copiata + sc lo applica po itica cha Uno
rita nella propria cià. Ed & questo il problome dell'in. I,
(60) Ufr. nota precedente, Per il politics da moto dalle qua
invidie, ci che, Hiro, Those, Pilo Fereendies, Leipzig 1907, pp. 299
pag- 30],
116 E BICEECHE

iYappooe un'esigenza diulettica in modo che dall'antitori gi salga nl-


l'idea. Ecco perché già nell'fppia maggiore Socrate porta all'assurdo
la definizione del bello sopra ricordata,
La conquista dell'idea viene raggiunta, tome esprime Platone
nel patao che sfiamo «saminanda, con la contemporanea conoscenza
del bene e del male e quella della menzagna è della verità dell'idea
stessa, dopu insistente travaglio dialettico,
L'anutetica cuppia di bette e di male viene Lora, superata in
quella più ampia di veto e di falso, Gui ij vosra corra
subito sil'fppra minore, dove Socrate, a proposito di un'interpreta
mole cmerita di lppia, lo conduce ad affermare che l'uomo
mette abile e srpiente in ogni scienea, sarà in grado fanta di dire
4l veto quento falso, con piena cognizione di cattsà, non per
effetto di quella casualità che gli suggerisce l'ignoranza (Ibi
367 dì. Guess conchisione, cui Sqcrate Ippia nolente, deva
rispecchiare ma dottrita empirica, perché meramente sbalitica, Jon.
tana dalia dislettica platonica, L'assardo che ne irse Plateme (61),
deriva tutto dalla traspreizione che egli fa del principio dai terreno
analitico alla è connessione dialettica {62},
Nella epistola sì procede oltre, rispetto (an-
cos un lerreno prevalentemente retorino), perché
mella in lute il raggiungimento dell'idea, cioè della conoecenza del-
Pemere è del non essere ihseparabili, per usare l'espressione che
problema avera assento nel (83), Per Ippin la dei
vero c cel Fako si concreta nella totalità delle cose; per
Platone nell'unità, conqpistata, dell'idea, Di fronta
alla totalità concreta di physia, regno delle qualità, sccondo Ippin, a
Conta ppore l'infinità logica delle idee unitarie ognuna ML è per
sé, nl lertnine di procesio dialettico costituito dal giuoco dello

Ché questa sit la opposta posizione di Platone a di Ippia, viece


dommmuintato da passo dell'Ippia maggiore (301 h) che va ricono
#cintà cime una precisa testimonianza ripuordunte ih sobsta (64). Ip
pia, rivolgendo«i ga Socrate, dite: n Per altro, a Socrale, non
11 rente nella totalità {r4 pr Sia TA xptyprrton) 165), leg
pure lo esaminano quelli con i quali eei solito discutere, Invece,
abolate il concetto di beilo e Gascun cuncello nella vostre

{611Cfr, Resp. 33 a, Phoedl, Gi a,


631 Cfr. C. Mincher 1919, Lo p. 556, P.
ch. II (193%) p. 149.
(63) Gir. FP. Faro alla IL Pa dé,
(te) Core ha dimostrato 'W, Zicues, Hippiat Fila, a Hermts a Sì, 1915,
pp. 4543: cfr. anche cit, pp. 20-20L, 246-247, Nall'imerpretialona
del passo seguo la
(65) nell'insieme della toro qualità, valo n Bro il
conttrio è indivisibile ché Ferma #ygni sasore n ep, dll. pi NU
logametie, P. Fitebtartiia, cp, cf, Ti, p. 145 tra ll},
FoLEMICA CUNLFO FFIA NELLA YI EPISTLA IH PLATONE LT
diwvssioti per insimervi; pertanto vi sfuggono manifestazioni natÈ
rali dell'essere cos importanti & ovunque valide È; Ed è da
Meo trascurate l'espressione polemica di Eppia gir Gia pa
ypdrew cui nell'epistola corrisponde rig cholsc, valo 3 dire l'inb-
cite mendo delle di contro all'unità essenziale dell'idea.
E più oltre, in questo passo, il concetto di Ippia definisco, o
pare otel megnadra, « inanifestazioni nalurzi dell'essere a, ars
chela rece Fatta concreta da Sia Sion, cha
mobili in Platone, per Ippia separati, ma connessi l'on è
alira
1
tspressioni no protompere, devanti all'imoe
pinazione di chi filoenficamentle contepiste il tumulto variopinto delle
qualità, Phoyais cortro Eidos! Piatone con uma rapida formula rap-
prisenta Uutta la sa novità di fronte a Tppia * dan chela,
xE a Furia di strofinare gli nni comiro gli altri cieco di que-
sti gradi, nomi € definizioni è rista è aliro diseaszi con
domande è risposte in discussioni henevale e senza odia, riluce d'un
tratto compressione intorno a ciascon (eoncetto], @ intelligenza (a
intelletto), che si sforzi (66) quanto più è 'possibile a capacità
nav (344 (67), Eccoci alla one di quei
sublime quando, al del travaglio dialettico, uma
luce illumina la resltà finalmente conosciuta (cfr. 341 ed).
Al. Siam riscspinti ancera più indietro sulla vis giù percorsa,
Meché ritorno, per Y'uomo verio che debba trattare tdi problemi seri,
di ella scrivere (HA e).
Percio, conclude Platone, « qualora vedo scrittore di chie-
chessia, 0 in leggi di un legislatore o in sita opera di
qualunque sorta, qualunque queste setitture * 'peste cose not
erano per l'autore le «ose più serio, se devrero è strio lui, e questa
come più serie sono invece riposte nel puote più bello dei suoi posse-
dimentia, cioè nell'anima sia e in quella dei suoi sonlari (66),
Platone a ras sceglie l'esempio del legistatore, come partiÈ
colarmente caratteristico, così egli contrappone le proprie leg-
gi non scrille a quelle di Tppia, Per il filosafa Tuomo fi stato, ope
cmdo con la ragione e conoscenza, deve o almeno dovrebbe esere
senza legame con le legki scritte {Polir, 293 d serg.) €69), Ma ia
non scritte, «he egli 54 goa,
sta nelle dee: quelle, invere, di Tppia haona Il loro fondamenin pel-
la natora, La polemica contro il sofista è, ancor una volta, più cha
evidente,
N trattato, che intorno alla privata (cfr. 341 d-342 e) di ciò che

(66) TI Pasquali, op. cir. p. 107 con


cd, I, 295, neta 21
(6T1 Trad. on. dif, n. 106.
(68) Trad. op. cis, po, 111112,
(69) Cfr. op. sà. Lp. L34
HB ATUDI E bICFETHA

d alto e primo (70) ha scritto Pionigi appare, dunque, privo di


e non dipende da Platone (544 d), Put bem essere debitore ad
altri maestri, sc non è opera getta del tirano (345 b Ml b)
3. -
La costanza di mauri paralleli o ia persistente punta po-
lemica - anehe se ratserenata,
rispetto alla violenza del grottesco
dei due dialoghi dedicati al sofsta -
mi ha portato a concludere
che nella digressione dell'epiatola settama di Platone si investe la
dottrina di Îppia, travasala nello scritto di Dionigi.
fingolare è ik procoditnetbto stilisticostrniturale di cesta se-
della lettera platonica, Schematicamette è il seguente;

Introduzione: [honigi ha seritto nn inadeguato


tratinto, con matetizle appreso da
nltri (341 b)

Traitàzione polemion
Dionigi: digressione filosafica. A. Contro la scritta {34}
e} che non può spisgare phrsis
(341 d),
B. L'&4f3ra {342 a) 0 la defini
zione de! vero {il cerchio vero)
(342 bd).
G, Condanna dei primi tra gre-
di della conoscenza: contra
= topa (342 #-343 a}; contro
il cerchio rensibile wow
(343 a-b): Xeyog 343 b
negg.). Necessità di wo
senziale, cioà tale da nubi
essere ffine all'idea (144 sn),
B. e la sua consta
dialettica (H4
4. la parola scritta che
noo può rivelere l'assoltito del-
l'i

Epitago Lo scritto di Dionigi, che non co-


glio physia, dovuto probabile.
te ad altri {344 d-3545 c)

Come gono vede, lx della composizione è quello ad


amelia, caratterisiica dello stile arcrico quello che più importa,

(N} Cir, Pasquali, dp. di,


POLEMICA CONT Fiati NELLA EFISTOLA DI PLATONE 119

propria di 1, già dimostrato fondandomi sull'Ano-


È chi + sullo psendo-Tucidide da idemifcare
pia (71),
Cos è poiula rintracciare prova ulteriore che Platone,
nella polemica, segue una tracciù particolare, per combaltere punta
per punto l'avvereatio seguendo la sun stessa di argo
metti (TZ).

4. Ura è giunto il moteento di triste In sonia dei risnitati


ottenuti, che si posseno ridurre a tre:
1} Una meggior conoscenza del pensiero di Ippia, m quamo
sur idee già note {comprendendo Fra iquesto anche l'Ancona fam-
blichi @ lo vengono eosì coordinate e del
loro ginsta valore, di modo cho ne approfondito il concetto
di
2} Ur chiarimesto det significato dei doe dizloghi platonim im
titolati a lppia, e specialmente dell'ippio questi due dialoÈ
ghi meriterebbero di essere sottoposti a 'indagine acttilissima allo
scope di rintracciare, attravere la schetmitrice confwazione
nica, il filone reale delle idee appartenenti all'avversario,
3} Una circa la diffusione, nello spazio e
nel tempo, delle idee di IppiÈ, sia per mezzo dei soci
sia per di opere di divalgezione, di cui noi
tsempio nei pitagorico-sofistici Pissoi Logo,

(tà) Queste tipo di composizione nen ba nola a che fora quel ritorno
pasto di partenza di certi dialoghi giovanili di Platone
I, pr E08, tota 1; 1léj, anritotto, perché in questi vi tretia di win

Hro del mule ropre dela sottinza pistola. È


« Der wo
bei den P Diulogen, siomlich verwickeli spit Ho and

Potrebbero piacerti anche