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Tucidide rappresenta un progresso nella storiografia freca e nella sua creazione di un proprio ambito
specifico, oltre ad un paradigma di metodo accurato per la ricerca storica. Per quanto abbia un certo
debito verso Erodoto, i loro metodi sono in netta contrapposizione: il primo è preciso, critico e
analistico, mentre il secondo è intimo, personale e narrativo, oltre alla differenza di tematiche
trattate, che T parla molto di tematiche politico-militari. Il suo metodo ispirerà numerosi storici,
come quelli di Momigliano definirà "filone alto" (ad es. Senofonte e Polibio), finendo però essere
spesso manipolato e alterato, ci sarà quindi necessario definire che Tucidide =/= norma tucididea.
Parte 1: La vita
Della sua vita sappiamo poco, solo da opere biografice posteriori, che raccoglievano vecchie
tradizioni poco affidabili e riferimenti autobiogragici, come l'Hypomnemata di Didimo o la
biografia scritta da Morcellinio.
Sappiamo che fu chiamato ad Anfipoli come strategos dal collega Eucle per fermare l'attacco del
generale spartano Brasida, arrivando però in ritardo a battaglia persa, limitandosi quindi a difendere
il porto di Eione, e non ci è nota la sua responsabilità nell'evento, ma è fondamentale per noi sapere
che era lì e in che ruolo. Così possiamo capire che aveva circa 30 anni ne 424, portandoci a stimare
realisticamente la sua nascita attorno al 460, quindi è della generazione successiva a quella di
Erodoto; ci racconta che suo padre si chiamava Oloro, ed era suocero di Milziade (il vincitore di
Maratona). Tradizioni più tarde faranno una ricostruzione della sua ascendenza non del tutto
infondata ma che hanno suscitato perplessità, secondo le quali avrebbe avuto legami con l'alta
aristocrazia ateniese, in particolare con due famiglie nemiche di Pericle, e più alla lontana alla
dinastia reale trace, cosa possibile visti i suoi possedimenti a Skapté Hyle tra cui una miniera d'oro,
e pare che sia per questo che fu assegnato a Taso (di fronte alla costa trace), e ci racconta anche di
aver contratto da la peste arrivata ad Atene nel 430/429, che descrive in maniera approfondita. Dopo
Anfipoli non sappiamo cosa successe, nel "secondo proemio", Tucidide ci dice che è stato esiliato
fino alla fine della guerra, secondo alcune versioni nel Peloponneso, secondo altre tra Tracia,
Macedonia e Italia. Finita la guerra si sa che morì in modo violento, non è chiaro se in patria
(secondo Polibio) o presso i suoi possedimenti in Tracia (secondo Pausania), per poi comunque
essere seppellito ad Atene. Luciano Canfora negherà la cosa, attribuendone la scrittura a Senofonte,
se fosse così crollerebbe tutto quello che sappiamo su ciò. Finiscono qui le informazioni attendibili
su di lui, il resto sono tradizioni poco credibili, non verificabili e piene di buchi, come un aneddoto
su un pianto di Tucidide dopo una lettura di un testo di erodoto. Alcuni elementi della sua vita sono
divenuti simboli, come l'esilio simbolo del suo distacco dai bias, che sarà si esempio agli altri
storici.