Causale:οτι/δίοτι/ώς/έπέί/έπέίδέ+indicativo
Implicita:ώστέ/ώς+infinito
Imperativo o cong. esortativo άν+indicativo dei tempi storici> irrealtà o potenzialità nel passato
Modi:
- Enunciativa= indicativo
- Potenziale= indicativo+ άν
- Dubitativa=congiuntivo presente o aoristo
- Soggettive: espressioni impersonali χρη, εστι/εξεστι, προσηκει, πρεπει, δικαιον εστι, φανερον εστι
- Oggettive: dire, pensare, ritenere λεγω, νομιζω, sentimenti ηδομαι, βουλομαι, ευχομαι
In forma esplicita si chiamano DICHIARATIVE si formano con οτι/ως+ indicativo
In forma implicita si chiamano INFINITIVE e si formano con sogg. In acc.+ verbo infinito
AORISTO CAPPATICO
έ+TV+κά+desinenze storiche
1.con apofonia qualitativa:fanno l’aoristo I passivo 1.con apofonia qualitativa formano l’aoristo II passivo
2. con apofonia quantitativa:fanno l’aoristo I passivo 2. Con apofonia quantitativa formano l’aoristo II
FUTURO PASSIVO dal tema dell’aoristo passivo I FUTURO PASSIVO II dal tema dell’aoristo passivo II
PERFETTO I PERFETTO II
Tema del perfetto + desinenze primarie medie aumento+ tema del perfetto + suff. –κει +
desinenze secondarie attive
PPF II PPF MEDIO-PASSIVO
Aumento + tema del perfetto + suff –ει + desinenze secondarie attive aumento + tema del perfetto +
desinenze secondarie
medie
T.PF + suff. σ+ voc.tem. ο/ε + desinenze primarie attive T.PF+suff. σ+ voc.tem. ο/ε + desinenze primarie
medie
AGGETTIVI VERBALI
Sono forme nominali del verbo. Esistono due tipiche si distinguono per i suffissi:
La seconda ha valore passivo, indica un’azione che deve essere compiuta e corrisponde al gerundivo latino,
con le voci di eimi corrispondono alla perifrastica passiva latina; in greco la perifrastica passiva è usata
generalmente nella forma impersonale; il complemento d’agente è espresso in dativo
T.V.+2 suffissi davanti ai quali i temi in vocale allungano la vocale, quelli in consonante presentano un
ampliamento in η e a volte modificazioni fonetiche.
VERBI POLIMATICI
AUTOS,AUTE,AUTON
Può essere sia pronome sia aggettivo. Pronome che rimanda ad un altro elemento della frase si dice
anaforico.
Come pronome:
- Se si trova in funzione predicativa si traduce con: egli, io tu, lui, egli stesso,noi,voi, essi stessi
- Se si trova in funzione attributiva si traduce con : medesimo
Come aggettivo:
- Se si trova in funzione predicativa si traduce con: quello, stesso, in persona
- Se si trova in funzione attributiva si traduce con: medesimo, uguale a
Allos,alle,allo
Significati:altro, uno..un altro, l’uno..l’altro, restante,rimanente, diverso
Apofonia
L'apofonia, ovvero la gradazione o alterazione vocalica, è il fenomeno fonetico per cui la vocale di una
stessa radice subisce delle varie variazioni:
di quantità,
di timbro.
Mentre l'apofonia quantitativa è propria del greco, la qualitativa è originaria della lingua indoeuropea e
consiste in un vero e proprio mutamento di vocale. Per comprendere il mutamento va ricordato che una
radice può avere tre gradi:
medio (o normale),
forte (o pieno),
debole (o ridotto).
L'apofonia qualitativa è quindi proprio il passaggio tra un grado e l'altro che si indica di solito con il nome
di vocalismo medio, forte, debole. Non tutti e tre le radici hanno tutte e tre i gradi, e non sempre i
fenomeni di apofonia obbediscono a leggi fisse.
NOMINATIVO
Soggetto
ὁ ἄνθρωπος τρέχει
L’uomo corre
È il nome o l’aggettivo che compare nel predicato nominale (cioè insieme al verbo εἰμί).
Κῦρος ἦν Ἀσίας βασιλεύς
Ciro era re dell’Asia
ὁ ἄνθρωπος νομίζεται σοφός
Nominativo assoluto
È un costrutto formato da un nome o un pronome e un participio (entrambi al nominativo), indipendente rispetto al resto della
frase.
GENITIVO
Complemento di specificazione
Complemento partitivo
Indica l’insieme di cui si sta prendendo in considerazione una parte.
Genitivo di possesso
ἡ οἰκία Τηλέφου
La casa di Telefo
Questo tipo di genitivo è molto frequente con i pronomi personali. Ad esempio, ἡ οἰκία ἐμοῦ significa “la mia casa” (letteralmente
“la casa di me”).
Genitivo di pertinenza
Indica una persona a cui spetta un determinato compito o che ha una certa caratteristica.
Il genitivo di pertinenza si trova perlopiù in presenza del verbo εἰμί e si traduce con è tipico di oppure è proprio di.
Genitivo assoluto
È un costrutto formato da un nome o un pronome e un participio (entrambi al genitivo), indipendente rispetto al resto della frase.
Si tratta di un genitivo usato principalmente nel gergo giudiziario e indica la colpa di cui si è accusati o la pena a cui si è condannati
γραφὴ κακηγορίας
κρίνειν θανάτου
Condannare a morte
Nomi
δίκη Pena
γραφή Processo
αἰτία Causa
Verbi
αἰτιάομαι Accuso
κρίνω Condanno
Aggettivi
αἴτιος Colpevole
ἀναίτιος Innocente
ποιεῖσθαι πολλοῦ
Stimare molto
Complemento di materia
DATIVO
Complemento di termine
Dativo di interesse
Consiste in un pronome personale al dativo che rappresenta la persona coinvolta emotivamente nell’azione espressa.
Dativo di possesso
Per tradurre correttamente il dativo di possesso conviene seguire questi tre passaggi:
A Creso → Creso
Erano → Aveva
Complemento di causa
φόβῳ οἴχομαι
Complemento di modo
ACCUSATIVO
Complemento oggetto
ὁρῶμεν τὴν νῆσον
Vediamo l’isola
καλλίστην νομίζουσι Καλλιρόην
Considerano Calliroe bellissima
Accusativo assoluto
Consiste nel participio neutro di alcuni verbi impersonali, di cui i principali sono:
L’accusativo assoluto ha spesso valore concessivo (pur essendo necessario, pur essendo possibile, pur essendo conveniente).
Accusativo di relazione
Circoscrive l’azione del verbo a un particolare ambito (è conosciuto anche come accusativo alla greca).
ἀλγῶ τὰ ὄμματα
L’accusativo di relazione è utilizzato sopratutto in espressioni del tipo “alto di statura“, bello d’aspetto“, “nobile di stirpe” e così
via.
Doppio accusativo
Alcuni verbi reggono due accusativi (generalmente uno indica una persona e uno indica una cosa).
δίκαιος → δικαιότερος
δίκαιος → δικαιότατος
ἡδύς → ἡδίων
ἡδύς → ἥδιστος
Declinazione
Stessa declinazione degli aggettivi di prima classe (il maschile e il neutro seguono cioè la seconda declinazione, il femminile la
prima).
-ίων, -ιον
La persona o la cosa rispetto a cui viene fatto il confronto si chiama secondo termine di paragone, che viene espresso al genitivo
oppure nello stesso caso del primo termine dopo ἤ:
Genitivo
καλλίων θεοῦ
Il secondo termine di paragone (βοῦς) è nello stesso caso del primo termine (ταῦρος), cioè al nominativo.
Il comparativo assoluto
Il comparativo può essere usato anche senza secondo termine di paragone (comparativo assoluto) e in questo caso si traduce
con abbastanza / piuttosto / troppo più l’aggettivo di base:
καλλίων ἦν ὁ παῖς
δικαιότερον
Più giustamente
δικαιότατα
Giustissimamente
IL PARTICIPIO
Sostantivato:
- è generalmente preceduto dall’articolo
- ha la funzione di sostantivo
- si traduce con nome, aggettivo sostantivato, proposizione relativa attributiva
- mantiene il valore aspettuale e temporale del participio
attributivo:
- è generalmente preceduto dall’articolo
- ha la funzione di attributo di un nome
- concorda con il nome in genere, numero e caso
- si traduce con un aggettivo, participio, proposizione relativa
- mantiene il valore aspettuale e temporale del participio
PARTICIPIO CONGIUNTO
- non è mai preceduto dall’articolo
- concorda con un termine della reggente in caso, genere, numero
- mantiene il valore aspettuale e temporale del participio
- svolge la funzione di proposizione subordinata
può avere valore:
- temporale
- causale
- concessivo
- condizionale
- modale-strumentale
- finale
IL PARTICIPIO PREDICATIVO
E’ molto usato in greco, non è mai preceduto dall’articolo e concorda con un elemento nominale della proposizione
reggente: svolge la funzione di complemento del predicato verbale, la cui azione completa il significato di alcuni verbi.
In italiano si può tradurre con un infinito oppure con una dichiarativa introdotta da «che».
1 I verbi che indicano inizio, proseguimento, fine come ἄρχομαι «comincio», παύομαι «smetto», διατελέω «continuo».
Es. οὐ παύσομαι φιλῶν: «non smetterò di amare».
2 I verba affectum, cioè verbi che esprimono sentimenti o stati d’animo, come χαίρω, ἥδομαι «gioisco, mi rallegro»,
αἰσχύνομαι «mi vergogno», ἄχθομαι «mi sdegno», μεταμέλομαι «mi pento» ecc. Es. τοὺς εὐσεβεῖς θεοὶ θνῄσκοντας
οὐ χαίρουσιν: «gli dèi non gioiscono di veder morire i pii».
3 I verbi di percezione, come ὁρῶ «vedo», ἀκούω «sento», αἰσθάνομαι «mi accorgo», γιγνώσκω «conosco», οἶδα
«so», πυνθάνομαι «vengo a sapere» ecc. Es. οἶδα ἀγαθὸς ὤν: «so di essere buono».
4 I verbi che indicano un modo di essere del soggetto, come τυγχάνω «sono, mi trovo per caso», λανθάνω «sono
nascosto», φαίνομαι «sono manifesto», φθάνω «prevengo», φανερός εἰμι, δῆλός εἰμι «sono manifesto, è chiaro che»
ecc. Questi verbi si traducono in italiano con un avverbio, mentre il participio predicativo prende il tempo e la
persona del modo finito.
φθάνω «prima»
Es. ἔλαθεν ἐκφυγών: «fuggì di nascosto»; παρὼν ἐτύγχανε: «era per caso presente»; ἔλαθον ἡμᾶς ἀποδράντες:
«fuggirono a nostra insaputa»; ἠδικηκὼς οὐδὲν φαίνομαι: «è chiaro che non ho commesso nessuna colpa».
1 I verbi di percezione come ὁρῶ «vedo», ἀκούω «sento», αἰσθάνομαι «mi accorgo», γιγνώσκω «conosco»,
πυνθάνομαι «vengo a sapere» ecc. Es. ὁρῶ τὸν παῖδα γελῶντα: «vedo che il bambino ride».
2 I verba dicendi o declarandi, come ἀγγέλλω «annuncio», δηλόω «mostro», δείκνυμι «dimostro» ecc. Es. ἔδειξας
ἡμᾶς ἀγαθοὺς ὄντας: «dimostrasti che noi eravamo buoni».
PARTICIPIO ASSOLUTO
Nominativo assoluto, accusativo assoluto e genitivo assoluto.
Nominativo assoluto
- è costituito da un soggetto e da un participio in nominativo non legati al sogg della reggente
accusativo assoluto
- è formato dal participio neutro di un verbo impersonale o usato impersonalmente
- talvolta è formato con una locuzione costituita da un aggettivo neutro e dal participio di eimi on
- in genere è seguito da una proposizione infinitiva e ha prevalentemente valore concessivo, a volte causale,
temporale e condizionale.
Genitivo assoluto
- è formato da un sogg in genitivo e dal participio concordato in genitivo
- si traduce con un gerundio in forma implicita o in forma esplicita con una subordinata temporale, causale,
concessiva, condizionale; non ha mai valore finale o consecutivo